Royals - Kim Taehyung

di serendipityh
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il re? ***
Capitolo 2: *** Capricci e sicura saltata ***
Capitolo 3: *** Sua Altezza ***
Capitolo 4: *** Scuse ***
Capitolo 5: *** La legge dei numeri pari ***
Capitolo 6: *** Realtà e finzione ***
Capitolo 7: *** Ling ***
Capitolo 8: *** Non è finita ***
Capitolo 9: *** Non sei la benvenuta ***
Capitolo 10: *** Unione fatale ***
Capitolo 11: *** Collane e figli ***
Capitolo 12: *** Sei felice? ***
Capitolo 13: *** Sensi di colpa ***
Capitolo 14: *** Iseul Lee ***
Capitolo 15: *** Minaccia ***
Capitolo 16: *** Lacrime ***
Capitolo 17: *** Incrocio di mani ***
Capitolo 18: *** Resta ***
Capitolo 19: *** Ricchezza ***
Capitolo 20: *** Titolo ***
Capitolo 21: *** Occhi lucidi ***
Capitolo 22: *** Sorpresa ***
Capitolo 23: *** Domande e risposte ***
Capitolo 24: *** Soluzione ***



Capitolo 1
*** Il re? ***


Premessa: la storia è completamente frutto della mia fantasia, anche e soprattutto dal punto di vista storico.
I personaggi non riflettono in alcun modo le persone reali.
Spero la storia vi piaccia.
Se avete consigli/critiche costruttive, sentitevi liber* di scriverle!
Buona lettura ♥️

_____________

Elisabeth Grace Herbert

Fissavo il mio nome scritto con una grafia disordinata su quel foglio. Avevo avuto tanti motivi per odiare il mio cognome in passato, ma mai ero arrivata a provare talmente tanto disprezzo per esso come in quel momento.
La libertà che avevo tanto agoniato e per cui mi ero a lungo battuta, mi stava scivolando dalle mani senza che potessi fare niente.
Ero assolutamente impotente e per la prima volta nella mia vita non sapevo cosa fare.

"Liz, l'auto é pronta. Ti stanno aspettando" Meredith entró nella stanza per avvertirmi. Avevo passato le ultime ore in quella casa che avevo sempre odiato cercando un modo per rimanerci. Mi veniva quasi da ridere al pensiero che fino a qualche settimana prima avrei fatto di tutto per andarmene mentre in quel momento avrei tentato il tutto per tutto per restare.

"Ascoltami bambina mia" Meredith si inginocchiò ai piedi del mio letto, esattamente di fronte a me, prendendo le mie mani nelle sue. Lei era stato il mio faro in tutti quegli anni di buio. Mi aveva cresciuta proprio come se fossi stata sua figlia: mi aveva rimproverata, mi aveva aiutata, consigliata, aveva gioito per me e pianto con me.
Se ero diventata la donna forte di cui ero tanto fiera, lo dovevo solo a lei. Non a mio padre, a mia madre e a nessuna delle tante educatrici che erano passate in quella casa, solo a Meredith, la donna che era stata al mio fianco dall'esatto momento in cui avevo aperto gli occhi per la prima volta.

"So che non è facile, lo capisco. Ma ce la farai, come sempre. Quando ti sembrerà di non farcela ricordati che anche nelle situazioni più disperate sei tu l'artefice di te stessa, tu e nessun altro. Sei la persona più forte che conosca, saprai trovare il tuo equilibrio" posò una mano sulla mia guancia destra accarezzandola in modo gentile.

"Passerà?" le chiesi sussurrando dopo alcuni minuti di silenzio. Quando la vidi aggrottare leggermene le sopracciglia e assumere un'espressione confusa compresi di dover aggiungere qualcosa.

"La sensazione di star morendo, passerà?" Non ricevetti risposta a quella domanda. Meredith si limitò a fissarmi in silenzio per alcuni secondi, probabilmente provando pena per me, per poi alzarsi velocemente e abbracciarmi.
Quello fu l'ultimo abbraccio che ricevetti da lei, quella fu l'ultima volta che mi fu consentito vederla. Dentro di me lo sapevo, per questo aspettai che fosse lei a sciogliere quell'abbraccio dentro il quale mi sarei rifugiata per il resto della mia vita.

Non ricordo quali furono le ultime parole che i miei genitori pronunciarono in quella occasione. Tutti sapevano che non avrei mai più rimesso piede in quella casa e tutti erano consapevoli di cosa stessi affrontando in quel momento,ma nessuno sembrava esserne turbato, soprattutto mio padre che non aveva smesso di sorridermi neanche per un secondo.
Quella fu la prima volta in assoluto che pensai di odiarlo. Come poteva essere felice mentre io stavo morendo? Sapevo di non essere stata la figlia che lui avrebbe voluto, ma ero pur sempre sua figlia, come poteva avermi fatto quello?

Venni fatta accomodare all'interno di un'auto nera di lusso e per le ore successive non feci altro che provare a immaginare quale sarebbe stata la mia vita da quel momento in poi.
Mio padre mi aveva praticamente venduto ad una persona di cui non conoscevo neanche l'esistenza. Nonostante ciò non era questo che mi faceva stare male. La cosa che più mi turbava era che per tutta la vita avevo combattuto per una libertà che avevo ora definitivamente perso. Clark Herbert aveva vinto la guerra dimostrando a tutti di essere stato in grado di domare anche la più indomabile delle sue figlie.
Il viaggio per raggiungere la mia nuova casa fu lungo, ma nell'esatto momento in cui l'auto si fermò e un signore ben vestito venne ad aprirmi la portiera pensai che avrei preferito di gran lunga che non fosse mai giunto a termine.

"Sua Altezza, benvenuta a palazzo. Spero che il viaggio sia andato bene. Il mio signore la sta aspettando nelle sue stanze". Il signore ben vestito mi parlò in modo gentile. Tirai immediatamente un sospiro di sollievo non appena compresi che l'uomo non fosse la persona con cui avrei dovuto condividere il resto della mia vita. Non che sembrasse una brutta persona, ma per me era decisamente troppo grande.

"Io sono Geon, può rivolgersi a me qualora abbia qualsiasi tipo di esigenza. Sono il responsabile del palazzo e collaboro con la famiglia reale da ormai tanti anni. Immagino che la situazione per lei non sia semplice, ma non si preoccupi, sono più che sicuro che non avrà problemi ad ambientarsi qui. Il signor Kim è un uomo molto dolce, non sarà un problema per lei abituarsi a lui" le sue parole mi spiazzarono. Da dove venivo io nessuno aveva mai aperto un argomento del genere con così tanta leggerezza, nemmeno Meredith. Parlare di come io potessi sentirmi o cosa io stessi provando in merito all'argomento matrimonio era quasi un tabù.

"Se vuole seguirmi, le faccio strada. I suoi bagagli verranno portati nelle sue stanze e disfatti. Avrà a disposizione tutto il personale di cui ha bisogno. Se lo ritiene insufficiente o ha un qualsiasi tipo di problema con loro, può rivolgersi a me o al signor Kim. La informerò nelle ore successive dei ritmi, delle abitudini e delle tradizioni del palazzo, ma non credo che questo sia il momento giusto per lei.
Questa sera la famiglia del signor Kim, la sua nuova famiglia, ci farà visita. Le è già stato preparato qualche abito qualora non sapesse o avesse al momento qualcosa di consono con lei, ma si senta libera di indossare quello che più preferisce" Geon era una macchinetta. Parlava camminando alla mia destra, pochi passi avanti a me.
Mentre lo ascoltavo cercando di assimilare tutte le informazioni che stavo ricevendo, osservavo quella che sarebbe stata la mia casa per probabilmente il resto della mia vita.
Era bella, tanto, e questo era innegabile. Non sfarzosa quarto quella in cui ero cresciuta, ma il palazzo di questo Kim non era niente male.
Dopo aver salito l'enorme scalinata presente all'ingresso del palazzo, ci ritrovammo in una stanza alta e spaziosa, con finestre coperte da pesanti tende che impedivano alla luce del sole, che si stava preparando a calare,di penetrare.
C'era tanta gente all'interno. Tutti correvano da una parte all'altra della stanza impegnati a sbrigare nel minor tempo possibile le proprie mansioni.
Nel momento in cui due donne si  resero conto della mia presenza , fermarono immediatamente la loro attività per alcuni secondi, voltandosi verso di me e rivolgendomi un piccolo inchino. Tutti pian piano seguirono l'esempio delle due, riservandomi lo stesso trattamento.
In quel preciso momento un brivido salì lungo tutta la mia colonna vertebrale. Non ero pronta a vivere quella vita e probabilmente non lo sarei mai stata. Il disagio che provai in quell'occasione ero sicura fosse evidente a tutti, ma ognuno di se di non notarlo.
Anche Geon non diede peso a quel susseguirsi di azioni. Anche lui probabilmente finse di non notare il mio evidente disagio e continuò a camminare attraversando diverse stanze e lunghi corridoi. Ci ritrovammo presto di fronte ad una seconda scalinata, più piccola della precedente. In cima ad essa, ad attenderci, c'era un lungo corridoio. Era stretto, ma ben illuminato. Le porte presenti erano veramente poche diversamente da tutti i corridoi che avevamo percorso poco prima.

"Queste sono le sue stanze.
Il signor Kim l'attende al loro interno. Benvenuta a casa, Sua Altezza" Geon si inchinò leggermente, per poi voltarsi e ripercorrere la stessa strada dalla quale eravamo venuti senza attendere nessuna risposta da parte mia, lasciandomi da sola davanti ad una grande porta bianca.
Avevo apprezzato quel gesto; aveva probabilmente compreso che avessi bisogno di qualche istante prima di entrare.
Avrei visto per la prima volta la persona con la quale avrei dovuto condividere la mia vita. Non sapevo niente di lui, solo il suo nome. Mia madre aveva provato a dirmi qualcosa su quest'uomo, ma non gliene avevo dato possibilità. Avevo trascorso le ultime due settimane in quella casa senza rivolgere la parola a nessuno dei miei famigliari. Tutti loro avevano tramato contro di me, tutti mi avevano tradito.
Ero sposata legalmente  già da due settimane, ma mio padre aveva dovuto rifinire gli ultimi dettagli degli accordi prima di mandarmi definitivamente via, proprio come se fossi stata dello sporco denaro.
Ero stata venduta per instaurare un patto di pace tra due regni che per lungo tempo si erano combattuti.
Non sapevo molto sul regno di Silla , sulla sua storia e sul suo sovrano. Avevo sentito mio padre parlarne poco bene e questo mi aveva infastidito ulteriormente: aveva venduto sua figlia ad un uomo di cui non si fidava, ad un uomo che reputava una minaccia e nei confronti del quale non nutriva di certo una buona opinione.
Non gli importava niente di me.

Presi un grande respiro, cercando di reprimere quel sentimento di rabbia,contai fino a tre e bussai leggermente alla porta che mi stava di fronte per poi afferrare la maniglia e abbassarla. Non pensavo di dover attendere che qualcuno mi aprisse, in fondo quelle erano le mie stanze.
Richiusi la porta dietro di me e iniziai a guardarmi in giro. Non ero interessata all'ambiente in quel momento, stavo solo cercando la figura dell'uomo che sembrava però non essere da nessuna parte.
Dove era finito?
Attesi diversi minuti, che impiegai per scoprire quel nuovo ambiente, quando sentii la porta dalla quale ero entrata poco prima aprirsi e poi chiudersi. Era esattamente alle mie spalle, girandomi avrei probabilmente potuto vedere la faccia di mio marito.
Restai paralizzata sul posto per alcuni secondi.

Andiamo Elisabeth, non fare la rammollita. Non lo sei mai stata e questo non è il momento giusto per iniziare.
Continuavo a ripetermi questa frase in mente per spronare me stessa a non far trapelare nessuna emozione.
Fredda e spietata, indifferente e distaccata, proprio come mi ero sempre mostrata davanti a chiunque, solo questo dovevo mostrare.

"Perdonami se ti ho fatto attendere, una questione urgente mi ha richiamato e sono dovuto correre nel mio ufficio. Spero non sia molto che aspetti" non mi ero ancora girata, continuavo a dargli le spalle, ma la sua voce riuscì in un qualche modo a tranquillizzarmi. Era profonda, ma sembrava appartenere ad una persona abbastanza giovane.

"Va bene, non è un problema" presi un grande respiro e mi voltai. La sorpresa era sicuramente leggibile nei miei occhi e dall'espressione che assunse colui che avevo di fronte compresi che doveva essersene reso conto.

Andiamo Elizabeth, indifferente e distaccata!

Ma come potevo fingere indifferenza quando davanti a me avevo un giovane uomo, alto ed estremamente bello? La sensazione che provai in quel momento fu strana, quasi impossibile da spiegare: mi sentivo a disagio nel mantenere il mio sguardo fisso nel suo ma allo stesso tempo mi era impossibile distoglierlo, i suoi occhi erano magnetici.
Schiarii la gola cercando di ricompormi.
Elisabeth Herbert non si lasciava incantare dai bei faccini.
Lui continuava a fissarmi, quasi aspettando che io facessi o dicessi qualcosa.

"C'è qualche problema?" chiesi quindi in modo diretto

"Niente inchino?" spalancai gli occhi a quella sua domanda. Voleva che mi inchinassi davanti a lui?

"Perdonami?"

"Niente inchino e parli con me in modo confidenziale. Sai, non è così che ci si dovrebbe comportare secondo le regole" incrociò le braccia al petto. Le sue parole mi infastidirono, ma la sua espressione non sembrava essere di rimprovero o di giudizio. Un leggero sorriso comparve infatti sulle sue labbra.
Si accorse probabilmente dell'espressione di fastidio che era sorta sul mio volto e che non ero riuscita a nascondere perché subito dopo tentò di tranquillizzarmi.

"Non che io lo richieda da te, è solo strano. Mia madre lo ha sempre fatto con mio padre e mi è da sempre stato insegnato che è così che ci si comporta a palazzo. Deduco che per te non sia stato lo stesso, ma va bene così" sorrise non cambiando mai posizione.

"Tua madre si inchina sempre davanti a tuo padre?" domandai sorpresa. Lui annuì semplicemente in risposta.

"E non parla con lui in modo confidenziale?" Continuai.

"Oh, effettivamente quello non più. Nei primi incontri però, che siano essi da sposati o no, la donna è tenuta a portare rispetto all'uomo, soprattutto al sovrano, non parlando in modo confidenziale. È una forma di rispetto aspettare che sia lui a concedere un certo grado di confidenza" spiegò mantenendo il suo sguardo fisso nel mio. Un brivido percorse tutta la mia schiena.

"Giusto perché tu lo sappia, non farò niente del genere. Non mi sono mai inchinata davanti a nessuno, non inizierò di certo adesso" mi misi subito sulla difensiva. È vero, aveva detto che non avrebbe richiesto da me tutto quello, ma preferii mettere in chiaro il tutto.

"E per la cronaca, non sono inferiore a te. Non lo è proprio nessuno. Siamo tutti uguali, uomini e donne. Il semplice fatto che tu sia re non ti rende una persona migliore di me o di qualcun altro" aggiunsi indispettita. Sapevo perfettamente che le mie idee fossero lontane anni luce da qualsiasi politica regia, proprio per questo avevo sempre avuto problemi con mio padre, ma non mi era mai importato. Non mi ero mai considerata inferiore ai miei fratelli o a qualsiasi altro uomo e avevo più volte dimostrato a me stessa e ad altri di avere ragione di credere ciò.
Non ero scesa a compromessi nei miei 22 anni di vita, non avrei di certo iniziato in quel momento.

"Non l'ho mai pensato. Sai Elisabeth, ho sentito parlare molto di te. Il tuo modo di fare e di pensare mi intriga. Il conformismo non mi è mai piaciuto" sciolse le braccia per poi muovere qualche passo verso la mia direzione. Si fermò a pochi centimetri da me e piegò le ginocchia per fare in modo che i suoi occhi si trovassero alla stessa altezza dei miei, perfettamente allineati. Rimase immobile per alcuni secondi durante i quali potevo percepire il suo respiro su di me.
Il suo buon profumo attraversò le mie narici e raggiunse il mio cervello dandomi quasi alla testa.
Ubriaca, ecco come mi sentivo. Avevo perso il controllo della ragione.

"E per la cronaca, io non sono il sovrano" e poi rise. Rise di gusto portando la testa all'indietro e le mani sulla pancia quando notò l'espressione che assunsi a quella sua affermazione. Stava ridendo di me.
Mio padre mi aveva detto che avrei sposato il re di Silla, significava che non era lui mio marito?
Il panico mi assalì per qualche secondo. Lo fissai con gli occhi sbarrati cercando di far chiarezza nella mia mente.
Mi era stato detto che l'uomo che avevo sposato mi avrebbe atteso proprio in quelle stanze e lui era entrato scusandosi per il ritardo. Doveva quindi essere per forza lui.
A meno che non avesse tentato di prendersi gioco di me.

"Cosa significa?"

"Quello che hai sentito. Non sono il re di questo regno" scosse le spalle continuando a ridacchiare.

"Ma allor-"

"Mio padre. Per il momento resta lui il sovrano del regno. Apparentemente non si fida poi così tanto di me" mi interruppe.

"Aspetta un attimo, cosa significa questo? Mi era stato detto che avrei sposato il re del regno di Silla. Se tu non sei il re, vuol dire che..." non poteva essere. Non riuscii a completare la frase.
Il ragazzo davanti a me, di cui a questo punto non conoscevo neanche il nome, era sicuramente poco più grande di me, il che voleva dire che suo padre dovesse avere all'incirca l'età del mio.
Non era possibile.
No. No. No. No.
Prima ancora che potessi fare o dire qualcos'altro la porta alle nostre spalle si aprí rivelando la figura di una donna bassa e dal volto simpatico.

"Taehyung, ti sto cercando da non so quanto tempo. Ti avevo espressamente detto che dovevi-" smise di parlare quando il ragazzo davanti a me si spostò dalla sua posizione, affiancandomi e rivelando la mia figura alla donna che ora mi fissava senza parole.

Taehyung. Kim Taehyung.

"Oh, mi dispiace. Non sapevo che fosse già arrivata. Sono Hea, pronta per servirla. Tolgo il disturbo sua maestà, mi perdoni per l'intrusione" inchinandosi, senza lasciarmi neanche il tempo di dire niente, uscì esattamente da dove era entrata, richiudendo la porta dietro di se.
Spostai lo sguardo nuovamente sulla figura del ragazzo che continuava a fissarmi con un ghigno sul volto.

"Qualcuno deve averti mentito, Elisabeth. Non sei sposata con il sovrano di Silla, non con quello attuale, almeno. Ma sei mia, solo mia" avrei tanto voluto rispondergli a tono dicendogli che non appartenevo a lui né a nessun altro, ma non trovai la forza per farlo. Ero felice, in fondo. Felice che per lo meno la persona accanto a cui avrei passato il resto della mia vita avesse più o meno la mia età.

"Vado a vedere cosa voleva Hea. Mando subito qualcuno che possa aiutarti a prepararti per stasera. Geon dovrebbe averti avvisato. Ho dato ordini di prendere alcuni vestiti tra i quali scegliere, ma qualora avessi altro da mettere, sentiti pure libera di farlo. Hai un po' di tempo prima che arrivino i miei, ma credo che per farti bella te ne serva davvero poco" mi sorrise in modo sghembo per poi darmi le spalle e camminare verso la porta di ingresso della stanza.
Nell'esatto momento in cui questa si chiuse alle sue spalle lasciai che una grande quantità d'aria entrasse nei polmoni.

Mi aveva fatto un complimento?

 

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Capitolo 2
*** Capricci e sicura saltata ***


Almeno dieci persone avevano fatto il loro ingresso nella stanza pochi minuti dopo l'uscita di Taehyung.
I miei bagagli erano stati disfatti velocemente e dopo poco più di un'ora tutto si trovava esattamente dove doveva essere.
Avevo guardato, o meglio ammirato, gli abiti che mi erano stati portati e seppure fossero tutti estremamente belli avevo deciso di non indossarne nessuno. Non volevo regali, avevo già tutto ciò di cui avevo bisogno.

Nel momento in cui avevo chiesto a tutta la servitù presente nella stanza di andare via, mi ero ritrovata con una marea di occhi puntati addosso. Tutte mi guardavano sbalordite a tratti preoccupate. Avevo dovuto ripetere la mia richiesta una seconda volta per fare in modo che le prime donne iniziassero a muovere i primi passi verso l'esterno della stanza. A casa avevo sempre rifiutato l'aiuto della servitù per prepararmi per qualsiasi evento, ero sempre stata in grado di fare tutto da sola come Meredith mi aveva insegnato e avrei di certo continuato così.

Non ci avevo messo molto tempo a prepararmi, nonostante avessi cercato di fare le cose con molta calma. Dopo aver scelto un abito che avevo ritenuto consono, basandomi su quelli che mi erano stati poco prima mostrati, avevo pettinato i capelli decidendo di non legarli.
Nell'ambiente in cui ero cresciuta mi era stato insegnato che una reale non dovesse mai mostrarsi con i capelli sciolti in pubblico. Far ciò avrebbe, in un qualche modo a me ancora oggi sconosciuto, leso all'immagine della corona. Pur non essendo mai stata d'accordo, avevo ceduto di fronte a questa regola non scritta fino ai miei 16 anni di vita. Mi piacevano i miei capelli, erano molto lunghi e legarli in pompose acconciature ritenevo che non avrebbe reso alla loro bellezza. Per questo motivo avevo iniziato pian piano a venir meno a quella norma. Non c'è bisogno di specificare che la decisione non era piaciuta di certo a mio padre che per tanti anni aveva combattuto anche questa mia forma di ribellione per poi comprendere che a niente sarebbero serviti tutti i suoi tentativi: io avrei deciso per me stessa.
Non sapevo se quella stessa regola vigesse anche nel regno di Silla.
Per un solo momento avevo pensato che avrei potuto aprire la porta e richiamare una qualsiasi delle donne che avevo da poco mandato via per chiedere loro quella piccola informazione, ma velocemente avevo cambiato idea.
Non dovevo omologarmi per forza a quelle regole se non mi piacevano. Dopotutto, adesso anche io avevo un certo potere lì. Volevo essere libera di scegliere cosa indossare e come acconciare i miei capelli come facevo da ormai tanto tempo, volevo difendere con le unghie e con i denti quelle poche libertà che mi erano rimaste e desideravo profondamente che tutte le donne potessero essere libere di fare altrettanto.
Era qualcosa di irrealistico, lo sapevo, ma per lo meno ci avrei provato.

Taehyung non si era fatto vedere per  le ore successive e pensai che questo non fosse altro che un bene. Quel ragazzo mi aveva davvero colpita e non per la sua bellezza disarmante, o almeno non solo. Non sapevo niente di lui se non il suo nome, ma una cosa l'avevo capita sin da subito: il suo modo di fare era qualcosa di atipico.
Non mi aveva accolto con fronzoli e cortesie estreme come avrebbe fatto chiunque al suo posto, non si era degnato di aspettarmi all'esterno del palazzo quando ero arrivata e quando ci eravamo incontrati non si era nemmeno presentato formalmente. La prima cosa che aveva fatto, subito dopo essersi scusato del suo ritardo, era stata quella di farmi notare la mia diversità dalla normalità a cui lui era stato abituato. Un atteggiamento a tratti scostumato, così si sarebbe potuto interpretare, eppure niente di tutto quello mi aveva infastidito. Anzi, oserei dire che mi aveva quasi rincuorato.
Non mi era mai piaciuto essere trattata come un vaso di porcellana, come qualcuno che merita qualcosa in più di altri solo per aver avuto la "fortuna" di nascere con un cognome importante.
Ecco perché quell'atteggiamento non mi avevo infastidito ma intrigato. Non solo non aveva tentato di compiacermi e comprarmi, ma era stato sincero e non aveva giudicato i miei modi di fare che agli occhi di tutti gli altri sarebbero stati considerati irrispettosi, o almeno non lo aveva fatto apparentemente. Mi era sembrato quasi che il mio atteggiamento "ribelle", così come era sempre stato definito dalle mille educatrici che erano passate nella mia casa e dalla maggior parte delle persone che mi avevano conosciuta, lo avesse in qualche modo compiaciuto.

C'era una frase in particolare, comunque, che continuava a ripetersi nella mia mente. Per tutto il tempo in cui ero rimasta da sola in quella stanza avevo continuato a sentire la sua voce ripeterla.

Sei mia, solo mia.

Sapete cosa mi spaventava più di tutto di quelle poche e semplici parole? Non il fatto che fossero in parte vere, perché in fondo appartenevo a lui legalmente come lui a me, ma il fatto che la cosa non mi dispiacesse tanto quanto avevo immaginato. Dentro di me sentivo che non andava bene e continuai a ripetere a me stessa che dovevo cancellare quei pensieri dalla mia testa velocemente se non volevo avere problemi, ma alla fine decisi di non dare troppo peso a quello che il mio cervello stava elaborando in quei momenti.  In fin dei conti, sapevo di non essere pienamente lucida. Ero ancora sconvolta da tutto quello che mi era capitato.

A distrarmi da tutti quei pensieri furono dei leggeri colpi alla porta. Ero seduta su una delle tante poltrone della stanza quando la maniglia fu abbassata e vidi fare la sua comparsa a quella stessa donna che mi aveva, solo poche ore prima, fatto sospirare di sollievo, Hea.
La donna entrò lasciando la porta alle sue spalle aperte, si inchinò leggermente, seppure notai con qualche difficoltà, e si fermò a pochi metri da me.

"Sua maestà, mi scuso nuovamente per il disturbo, sia per ora che per prima. Non sapevo fosse già arrivata, andavo di fretta e mi sono dimenticata di bussare. Spero di non averle creato troppo disturbo" il tono che utilizzò per parlare con me in quel momento era totalmente diverso da quello che aveva utilizzato prima con Taehyung. Lui era stato quasi rimproverato da quella donna, io venivo da lei trattata come la persona più importante del pianeta terra.

"Oh, non preoccuparti, davvero. Hea, giusto? Il tuo nome" mi alzai dalla poltrona andandole incontro.

"Si, Sua Maestà"

"Puoi chiamarmi Elisabeth, Hea. E non c'è davvero bisogno di inchini e tutte quelle robe lì. Non ne sono mai stata una grande fan" arricciai il naso aspettandomi più o meno lo stesso sguardo che mi era stato riservato da tutte le altre donne solo poco prima. Invece no, mi ero sbagliata di grosso. I suoi occhi si illuminarono alle mie parole e un grande sorriso comparve sul suo volto.

"Oh mio Dio, non credevo che mi sarebbe capitato di nuovo nella vita di ascoltare qualcosa del genere. Bene Elisabeth, mi piaci già così tanto" si portò una mano sul cuore continuando a sorridermi. Il cambio di tono e di atteggiamento mi lasciarono quasi interdetta. Come poteva una persona cambiare così velocemente il suo modo di fare? Di rimando mi limitai semplicemente a sorriderle, aspettando che mi dicesse cosa dovevo fare.

"Mi ha mandato Taehyung. Mi ha chiesto di riferirti che quando vuoi puoi raggiungerlo nel suo studio, se ti va. I suoi genitori dovrebbero arrivare a breve" e ancora quel modo di fare mi sorprese. Non mi era stato ordinato di andare da qualche parte, mi era stato chiesto che cosa volessi.

"Va bene. Hea, posso chiederti un favore? Non conosco per niente questo posto, ti dispiacerebbe accompagnarmi da Taehyung? Credo che da sola mi perderei" risi leggermente.

"Certo che sì, ovviamente." rispose entusiasta.

"Allora andiamo" affermai preparandomi a seguirla. Lei iniziò ad incamminarsi, ma improvvisamente si bloccò voltandosi nuovamente verso di me.

"Oh, che stupida. Quasi dimenticavo" affermò portandosi drammaticamente una mano alla testa che scuoteva energicamente.

"Taehyung mi ha anche chiesto di informarti che forse ti potrebbe essere utile portare con te qualcosa per ripararti dal freddo. Potreste dover percorrere un tratto esterno al palazzo e qui le temperature la sera scendono molto" aggiunse. Io annuì semplicemente, voltandomi e raggiungendo la stanza in cui erano state riposte tutte le mie cose alla ricerca del capo più adeguato. Una volta individuato, raggiunsi velocemente Hea che non appena mi vide iniziò a camminare per uscire da quella stanza. La strada tra quella parte del palazzo e il posto a cui eravamo dirette sembrava essere lunga.
Hea pensò bene di approfittare di quel tempo per mostrarmi velocemente gli ambienti principali di quel palazzo che sembrava ancora più grande di quanto avevo pensato. Avrei sicuramente fatto fatica a memorizzare quell'ambiente, ma dopotutto non c'era fretta, avevo semplicemente tutta la vita.

"Da questo corridoio si accede allo studio di Taehyung. L'accesso è consentito a poche persone, come potrai immaginare. A quanto pare, tu sei una di queste" mi guardò sorridendomi dopo essersi fermata all'inizio di un corridoio più buio. Alla punta, proprio di fronte a noi c'era una grande e alta porta bianca che in quel momento era semi aperta.

"Vai, ti aspetta" mi sorrise un'ultima volta e poi semplicemente andò via.
Mi piaceva il fatto che tutti loro, prima Geon e poi Hea, mi concedevano tutto il tempo di cui avevo bisogno senza forzarmi a fare qualcosa velocemente. Prima di loro solo Meredith si era preoccupata di far questo, le altre persone avevamo sempre pensato a loro stesse e avevano sempre cercato di impormi i loro tempi.
Scossi la testa per rimuovere quei pensieri dalla mente e mi avviai a passo sicuro verso quella porta aperta. Quando arrivai di fronte ad essa mi fermai riflettendo sul da farsi: dovevo bussare o potevo semplicemente entrare? Concludendo che, per quanto mi fosse stato concesso l'accesso all'ufficio, cosa che mi aveva stupita dato che mai in 22 anni, se non due settimane prima di allora, avevo avuto la possibilità di entrare nell'ufficio di mio padre, non era il caso di tirare troppo la corda, mi limitai a bussare.

"Avanti" la voce di Taehyung mi era sembrata  ancora più profonda di qualche ora prima.
Come era possibile?

"Elisabeth?"  domandò quando esitai ad entrare.
Un pensiero mi colpì improvvisamente, facendomi paralizzare.
Non ero pronta.
Non ero per niente pronta a giocare alla famigliola felice. Sapere che avrei di lì a poco incontrato i suoi genitori, che come mio padre avevano anteposto i loro interessi al volere di altri, mi paralizzò. Sapevo che da quell'incontro non ne sarebbe uscito niente di buono.

"Cosa c'è? Non ti fidi?" me lo ritrovai così davanti. Non avevo sentito il rumore dei suoi passi farsi sempre più vicino, ecco perché mi spaventai leggermente quando me lo ritrovai di fronte, con la mano sinistra poggiata sulla maniglia della porta che era stata da lui completamente aperta.
Si spostò di poco alla sua sinistra per lasciarmi lo spazio necessario per passare ed entrare nella stanza che mi era ora completamente visibile. Quella semplice domanda, pronunciata forse anche ironicamente, fece scattare qualcosa nella mia testa e per quanto fino ad allora il ragazzo di fronte a me si fosse comportato egregiamente, io non riuscii a tenere a freno la lingua.

"Credo sia poco saggio da parte tua sperare di avere già la mia fiducia, non trovi?" detto ciò mi decisi ad entrare. Senza aspettare che fosse lui ad indicarmi cosa fare presi posto in una delle due sedie di fronte a quella che doveva essere la sua postazione.

"Già, davvero stupido da parte mia. Eppure credo che tu non abbia molta scelta, Elisabeth. Così come non l'ho avuta io" aveva chiuso la porta, ma per pronunciare quella frase non aveva aspettato di raggiungere la sua postazione per potermi guardare negli occhi. Si trovava invece alle mie spalle, fermo davanti alla porta dalla quale ero appena entrata. All'udire quelle parole il sentimento di rabbia che avevo provato a reprimere in tutte quelle due settimane riaffiorò velocemente. Abbandonai la sedia che avevo occupato e mi voltai per guardarlo negli occhi.

Inespressivi, erano totalmente e spaventosamente inespressivi.

"Ti sei opposto? Al matrimonio intendo" cercai di mantenere la calma. Ero quasi certa della sua risposta, ma sperai fino all'ultimo di essere smentita.

"Sarebbe servito a qualcosa? Tu l'hai fatto, a quanto so, ma non è servito a niente lo stesso" quella fu la goccia che fece traboccare il vaso.

"Allora non provare mai più a dire che non hai avuto una scelta. Non ci hai neanche provato, io sì, disperatamente. Ho fatto tutto quello che ho potuto, a differenza tua, quindi non paragonarti a me" utilizzai il tono di voce più duro di cui fossi capace. Tutto il mio corpo era in tensione, qualsiasi cosa, anche la più stupida, avrebbe potuto farmi scattare.

"Avrei dovuto sbattere i piedi a terra e fare i capricci come quando avevo sei anni? Come hai fatto tu?" la persona che avevo davanti era totalmente diversa da quella che avevo incontrato solo poche ore prima. Mi sentii una stupida in quel momento ad aver pensato che una persona del genere potesse essere diversa dalle altre. In fin dei conti, erano tutti uguali.

"Rivendicare la propria libertà non vuol dire fare i capricci. Era, è e sarà sempre un mio sacrosanto diritto. Ti avverto Taehyung, non sono qui per mia scelta e non ho nessuna intenzione di fingere che tutta questa storia mi vada bene. Sei un idiota proprio come tutti gli altri, un idiota che per compiacere i suoi genitori è disposto a mettere sé stesso sotto i piedi. Sei libero di fare quello che vuoi, ma non aspettarti niente dal genere da me" cercai di non alzare la voce, ma stavo perdendo il controllo di me stessa, lo sapevo.
Lui rise ironicamente continuando a guardarmi.

"Io sarò anche tutto quello che hai detto, ma sei sicura di essere migliore di me? Per quanto non ti piaccia hai delle responsabilità da prenderti, ma fino ad ora te ne sei fregata. Hai tutto il diritto di reclamare la libertà di cui parli, ma la tua libertà non deve ledere quella degli altri. Non sei così matura come credi e millanti di essere, Elisabeth. Hai mai pensato che le tue azioni hanno delle ripercussioni sulle persone che ti stanno intorno? Ti è mai veramente importato di qualcuno se non di te stessa?" fece una breve pausa per poi riprendere. Il suo tono di voce era spaventosamente calmo.

"No, non ti è mai importato di nessuno se non di te. Hai sempre pensato a proteggere te stessa senza considerare chi ti stava intorno. Quante proposte di matrimonio hai rifiutato? Non sei stupida, sapevi sicuramente che se tu non ti fossi sposata, in quanto primogenita, nessuna delle tue sorelle avrebbe potuto farlo. Ti sei mai chiesta per tutto questo tempo se a loro andava bene? Se loro, come te, non volevano costruire un futuro con qualcuno?" continuò.

"Non è di certo colpa mia se il sistema impone questa stupida regola. E comunque, erano solo delle ragazzine e non avrebbero di certo avuto modo di scegliere la persona con cui stare, mio padre avrebbe semplicemente imposto loro la presenza di persone che avrebbero fatto comodo ai suoi affari, come ha fatto con me. Nessuna di loro ha ma-

"Ma tu glielo hai mai chiesto?" mi interruppe alzando di poco la voce.

No, non l'avevo mai fatto. Ma nessuna di loro aveva mai manifestato il desiderio di volersi sposare o si era legata a qualcuno tanto da desiderare di costruirci un futuro insieme, né aveva mostrato  malcontento per la propria condizione. Me lo avrebbero detto altrimenti, o me ne sarei accorta in qualche modo, e avrei cercato una soluzione a quel problema.

Non ero egoista, non lo ero mai stata.

"Allora forse non sei migliore di me. E sai cosa, Elisabeth? Io non ti ho giudicata, nonostante mi sia stato detto di tutto su di te, ma non mi pare che tu ti sia fatta così tanti problemi a giudicare me senza neanche conoscermi. Quindi sì, hai ragione, io e te non siamo per niente sullo stesso livello" la rabbia non fece che crescere dentro di me.
Non potevo permetterglielo. Avevo combattuto tanto per difendere i diritti di tutti, non solo i miei. Non avevo mai pensato solo a me stessa.

Prima che qualcuno dei due potesse aggiungere qualcosa, un bussare alla porta ci distrasse. Geon fece il suo ingresso nella stanza con uno sguardo preoccupato. Aveva sentito tutto?

"Il re e la regina sono arrivati, vi attendono in sala" non avevo distolto lo sguardo dal ragazzo di fronte a me e lui aveva fatto lo stesso. Eravamo come due bombe la cui sicura stava per saltare.

"Può riferire loro che non mi unirò alla cena" pronunciai quelle parole guardando solo Taehyung. La sua espressione non cambiò minimamente quando le pronunciai. Attesi alcuni secondi e poi lasciai semplicemente la stanza, cercando di ricordare la strada che Hea mi aveva mostrato poco prima.

__________

Buongiorno/ buonasera!
Innanzitutto grazie a tutti coloro che stanno decidendo di continuare la lettura di questa storia.
I primi capitoli potrebbero essere leggermente più "mosci" rispetto agli altri perché mi servono per impostare bene il quadro della storia e per delineare bene i personaggi, ma comunque qualcosa succede, no?!
Credo che già da questo secondo capitolo si inizino a conoscere meglio i due personaggi principali, i loro caratteri e i loro modi di fare, ma nei prossimi capitoli ci saranno altri tasselli che ci permetteranno di conoscerli ancora meglio e di capire che cosa c'è dietro di loro, il loro passato, che influenza indubbiamente il loro modo di fare e pensare.
Taehyung ed Elisabeth hanno avuto la loro prima discussione (precoce, aggiungerei), ma proprio questa ci fa capire qualcosa in più su loro due.
Elisabeth reclama la sua libertà, Taehyung l'accusa di non essere poi così tanto sincera.

Voi da che parte state?

Se avete consigli/pareri su qualsiasi cosa, che sia sul modo di scrivere, sulla trama o altro, sentitevi liber* di esprimervi.
Cercherò di aggiornare la storia ogni lunedì, quindi, salvo imprevisti, ci vediamo lunedì ♥️

 

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Capitolo 3
*** Sua Altezza ***


Inutile dire che per tornare nella mia stanza ci avevo impiegato molto più tempo del previsto. Mi ero persa per ben due volte e alla terza ci ero riuscita solo perché Geon mi aveva trovata mentre vagavo lungo uno dei tanti corridoi tutti simili tra loro.

"Posso accompagnarla?" mi aveva chiesto, ma solo per formalità. Non aveva infatti aspettato una mia risposta per iniziare a camminare e io non avevo esitato molto a seguirlo. 

Aveva probabilmente sentito gran parte di ciò che io e Taehyung ci eravamo detti, ma non vi aveva fatto accenno. Camminava mantenendo la sua perfetta posizione, guardando sempre e solo davanti a sé.

Grazie al suo aiuto ritrovai velocemente la strada che stavo cercando. Proprio come qualche ora prima mi accompagnò vicino la porta della mia stanza, ma questa volta esitó ad andar via.

"Sua Altezza, sarò onesto con lei" ma lo interruppi ancora prima come potesse continuare 

"Elisabeth, chiamami Elisabeth. Odio quel titolo" 

"Mi dispiace Sua Altezza, ma non farò quello che mi sta chiedendo" e questo mi spiazzò. Geon mi era sembrato uno di quegli uomini perfettini e ligi alle regole, sempre pronto a rispettare e soddisfare gli ordini che riceveva, ma in quel caso stava chiaramente venendo meno ad un ordine di un suo superiore. 

Se glielo avesse ordinato Taehyung, avrebbe ubbidito immediatamente. Tu sei una donna, per cui conti poco e niente.

Il pensiero che questo fosse il motivo per cui l'uomo davanti a me si stava sottraendo alla mia richiesta non fece altro che accrescere la rabbia che provavo in quel momento. 

"Sarò il più onesto possibile con lei, come il mio lavoro richiede da me. Lavoro accanto a signor Kim da ormai molti anni, sono il suo braccio destro e proprio come sto per fare con lei gli ho sempre reso noto il mio pensiero su determinate criticità. Non voglio entrare nel merito dei vostri fatti provati e delle vostre discordie, quelli sono problemi che dovreste cercare di risolvere tra di voi, ma Sua Altezza, lei sa esattamente quanto importante sia cercare di far funzionare un matrimonio reale. Se si venisse a sapere in giro del malcontento che entrambi celate, ciò porterebbe a conseguenze troppo tristi per questo paese e le assicuro che non ce lo possiamo permettere" manteneva il suo sguardo era fisso nel mio.

"Cosa vuoi dire?" 

"Credo che sia necessario che lei sappia qualcosa in più. Mi segua un momento solo, non le ruberò tanto tempo" e ancora non attese una risposta da me. Iniziò a camminare ma si fermò poco dopo davanti ad una porta che era già aperta. Si trattava della libreria di corte, Hea me l'aveva mostrata poco prima.

Era molto grande e sembrava contenere migliaia di libri. Le pareti erano decorate con opere pittoriche meravigliose. Non ero entrata prima, Hea me l'aveva indicata dall'esterno e avevo intravisto solo qualcosa sbirciando in fretta dalla porta di ingresso che,proprio come ore, era aperta.   

Geon non mi diede il tempo di soffermarmi ad ammirare l'ambiente, entrò e velocemente si mosse fino ad una grande scrivania posta al lato destro della stanza.

Esattamente sopra di essa, appeso al muro, c'era uno dei ritratti più grandi che avessi mai visto.

Per un istante pensai che si trattasse di Taehyung, ma compresi velocemente che non potesse essere lui. Quel ritratto sembrava essere molto vecchio.

La somiglianza tra l'uomo raffigurato e il ragazzo era strabiliante. L'unica sofferenza erano i folti baffi che l'uomo del ritratto aveva. L'età dell'uomo del riquadro doveva essere pressoché la stessa del giovane ragazzo, forse solo qualche anno in più. Che fosse suo padre da giovane? 

Una cosa era certa, la bellezza non sembrava mancare nella famiglia. 

"Kim Minoh" si fermò voltandosi verso di me per potermi guardare negli occhi. 

"Il padre dell'attuale re, il nonno del signor Kim. È stato il monarca più benvoluto dal popolo della storia del regno di Silla. Era un uomo molto buono, ma sapeva essere forte e risoluto se le situazioni lo richiedevano. Ha regnato per 60 anni. 60 anni durante i quali il popolo non ha dovuto preoccuparsi di possibili azioni nemiche ne tantomeno di come fare a sopravvivere. È il re che ha risolto situazioni che sembravano irrisolvibili. La grandezza e la potenza del Regno di Silla la si deve a quest'uomo che ha saputo ridare onore ad una terra che lo aveva perso per sempre" fece una pausa ammirando la figura di quell'uomo.

"Alla sua morte la situazione ha iniziato a cambiare velocemente, degenerando di anno in anno. Tutti coloro che avevano accettato i suoi accordi improvvisamente pensarono di poter prendere il sopravvento. Forse per la paura che il nuovo re non avrebbe mantenuto i patti o forse semplicemente perché tutti volevano impossessarsi del territorio più prospero della zona. Le reali ragioni non sono mai state rese note, sfortunatamente, ma da allora è iniziato un periodo difficile per il nostro popolo che purtroppo non si è ancora concluso. Può ben immaginare il risultato che le continue guerre che siamo costretti ad affrontare hanno sulla popolazione, Sua Altezza" perché mi stava dicendo quelle cose? 

"Questo è anche il motivo per cui lei si trova qui e per cui è necessario che il vostro matrimonio agli occhi di tutti funzioni. Serve dare una speranza ad un popolo che da ormai molto tempo non ha niente e soprattutto è necessario far capire a chi pensa di poterci sconfiggere che il Regno è forte e stabile e che niente e nessuno può cambiare ciò" come un matrimonio potesse essere in grado di fare questo, però, in quel momento non mi fu molto chiaro e Geon non ritenne necessario chiarire quel punto. Io, d'altra parte, non riuscii a fare nessuna domanda a riguardo perché l'uomo di fronte a me, che continuava a mantenere la sua postura perfettamente eretta, con le braccia dietro la schiena, riprese a parlare. 

"Posso immaginare quanto sia difficile per lei accettare questa situazione, ma posso garantirle che non è stato facile per nessuno. Ci sono semplicemente delle responsabilità da onorare e a cui rispondere che a volte costringono a dover sacrificare sé stessi e alcune delle proprie libertà. 

È per questo che vorrà perdonarmi se non esaudirò la richiesta da lei espressa. È necessario che lei ricordi quotidianamente il ruolo che ricopre e che ricoprirà e se io accettassi di fare quello che mi ha chiesto, contribuirei in qualche modo al non aiutarla" quando aveva detto che avrebbe parlato con me in modo totalmente onesto non mi aspettavo di certo che lo sarebbe stato così tanto.

Non ero abituata ad essere trattata così, ma infondo la cosa non mi dispiaceva. 

"Quindi cosa vuoi dirmi? Dovrei scendere e fingere di essere felice di tutta questa situazione? Non riesco a fingere, non ne sono mai stata in grado" come lui era stato onesto con me era giusto che io lo fossi con lui. Non avrei negoziato o finto che tutta quella storia mi andasse bene, proprio come avevo reso noto pochi minuti prima a Taehyung. 

"Ci sono delle cose che dobbiamo imparare a fare, Sua Altezza, anche andando contro noi stessi. Io non voglio dirle cosa deve fare, sono convinto che sia una delle donne più intelligenti che io abbia mai incontrato, saprà decidere da sé cosa è meglio. 

L'ho portata qui e le ho dette queste cose per farle capire una cosa sola: il cattivo non è qualcuno che si ritrova nella sua stessa situazione" Taehyung non era il cattivo, questo mi stava dicendo. 

"Non ho pensato che Taehyung fosse il responsabile di tutto questo neanche per un secondo. È solo che lui-" esitai alcuni secondi. 

Era Geom la persona giusta con cui sfogarmi? Alla fine avrebbe preso sempre e comunque le parti di Taehyung piuttosto che le mie. Lavorava per lui, lo conosceva da molto tempo e sembrava in un qualche modo essergli molto legato. 

Vedendo la mia esitazione nel parlare Geom pensò di prendere la parola.

"Sua Altezza, capisco cosa voglia dire e posso solo immaginare cosa sta provando. Le assicuro però che non è l'unica ad aver combattuto così tanto. Come lo ho detto prima, ci sono delle responsabilità che prendono il sopravvento e si antepongono a qualsiasi nostro volere senza che possiamo fare molto per cambiare le cose. Arriva un momento in cui non ci resta che accettarlo, se vogliamo vivere bene" sospirai sconfortata. 

Come avevo immaginato Geom non aveva perso tempo nel difendere Taehyung.

Le sue parole però mi fecero tornare in mente ciò che Taehyung mi aveva detto poco prima.

Lo avevo giudicato talmente in fretta da non cercare di capire il suo punto di vista. Anche per lui non era stato sicuramente facile accettare tutta quella situazione, non lo sarebbe stato per nessuno, o almeno questo era quello che avevo letto tra le righe delle parole dell'uomo che mi stava di fronte.

Aveva sicuramente sbagliato i modi, ma forse io avevo fatto altrettanto. 

Ero consapevole che la maggior parte della responsabilità della discussione che avevamo avuto ricadesse su di me. Me ne ero resa conto nell'esatto momento in cui avevo lasciato il suo studio.

La rabbia mi aveva annebbiato il cervello impedendomi di pensare a ciò che stavo dicendo. Gli avevo dato dell'idiota e del burattino senza però conoscere la realtà dei fatti.

Meredith mi aveva sempre detto che dovevo imparare a pensare prima di parlare, cercando di tenere più a freno la lingua, soprattutto quando le sensazioni e le emozioni che provavo erano molto forti. Era un mio punto debole e all'inizio avevo fatto fatica ad accettarlo. 

Pensavo di esserci riuscita, di aver raggiunto un equilibrio e un autocontrollo nel mio modo di fare, ma quell'episodio mi aveva fatto fare dieci passi indietro.

Era forse lo stress, il peso di tutta quella situazione, l'accumulo di rabbia che avevo covato in quelle due settimane, che mi aveva fatto scoppiare, ma forse, mi resi conto in quel momento, lo avevo fatto con la persona sbagliata.

Continuavo a pensare che anche Taehyung mi doveva delle scuse, lui non si era di certo trattenuto con me, ma forse,per quella volta, avrei dovuto fare io il primo passo. 

Meredith diceva sempre che chiedere scusa per primo non è sinonimo di debolezza o remissione, ma di forza e intelligenza.

Era giusto riconoscere i propri errori.

Ti stanno facendo un lavaggio del cervello bello e buono.

Una parte del mio cervello continuava a ripetermi che l'uomo che mi aveva parlato in quel modo fosse semplicemente molto bravo con le parole. Probabilmente lo aveva mandato Taehyung per convincermi a scendere e a mettere su tutta una farsa davanti ai suoi genitori e al resto del palazzo, ma quello che mi aveva detto sapevo che fosse in parte vero. 

"Va bene. Ho solo bisogno di un po' di tempo. Penso di avere tutto il diritto per richiederlo" Geom annuì con la testa senza aggiungere altro. Restò in silenzio per alcuni secondi, poi pronunciò una frase e si declinò in fretta.

"Mi auguro che lei riesca a trovare l'equilibrio perfetto per poter vivere al meglio delle possibilità. Non è impossibile e sono certo che troverà la chiave giusta per farlo" con un inchino frettoloso lasciò la stanza. Rimasi all'interno di quella libreria per diverse tempo prima di decidere di tornare nelle mie stanze. 

Avevo deciso che non avrei raggiunto Taehyung e i suoi genitori per quella sera. Avevo bisogno di tempo per metabolizzare l'intera situazione e pretendere che dopo sole poche ore dal mio arrivo sarei riuscita a reggere tutto quello era troppo. Forse ce l'avrei fatta col tempo, ma quel momento non era ancora arrivato. 

___________

Buongiorno!

Innanzitutto scusate il ritardo. Avrei dovuto postare il capitolo lunedì, ma per una serie di problemi non ho potuto. 

Taehyung è inesistente in questo capitolo, ma alla fine ne è protagonista comunque. 

Qui conosciamo meglio la figura di Geom che avrà un ruolo fondamentale nel corso della storia (più di quanto possiate immaginare). Il capitolo è leggermente più corto dei precedenti, ma comunque non troppo, sono circa 2000 parole!

Elisabeth inizia forse a cedere? No e questo ci tengo a precisarlo. La nostra protagonista ha le idee ben chiare e non perdonerà a Taehyung facilmente le parole che le ha rivolto, ma capisce di aver anche esagerato. Elisabeth è davvero una ragazza intelligente, come verrà fuori meglio nel corso della storia, e proprio per questo è giusto che si renda conto dei suoi errori e che capisca cosa è necessario cambiare nel suo atteggiamento.

Non  ha partecipato alla cena e vedremo che questo avrà delle conseguenze (non per forza tutte negative), ma in fondo il suo atteggiamento non è neanche così tanto discutibile. Sono davvero poche ore che ha raggiunto il palazzo e ha oggettivamente bisogno di più tempo per realizzare il tutto e per accettarlo. 

Nel prossimo capitolo ci sarà un nuovo confronto tra Taehyung ed Elisabeth. Chissà come andrà a finire!! 

Come sempre, grazie a coloro che continuano la loro lettura. Se avete consigli/opinioni, scrivetemele pure. Mi farebbe tanto piacere leggere un vostro parere (anche non necessariamente positivo , purché sia sempre costruttivo).

Detto ciò, vi auguro una buona giornata e, per chi volesse, ci vediamo lunedì!

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Capitolo 4
*** Scuse ***


Taehyung mi aveva mandata a chiamare la mattina successiva. Una giovane donna aveva bussato alla mia porta dicendomi che avrei dovuto raggiungere il prima possibile la sala da pranzo perché mio marito mi stava attendendo per la colazione.

Mio marito.
Non riuscivo ancora a realizzare che fossi davvero sposata con un estraneo.
Mio marito era uno estraneo.
Avevo compatito tutte quelle povere ragazze che prima di me si erano ritrovate in quella stessa situazione e mi ero sempre chiesta come facessero a fingere che il tutto andasse loro bene. Il sistema era questo, funzionava così, è vero, ma come si poteva rinunciare alla propria libertà senza combattere?
Era questo che non capivo anche di Taehyung che mi aveva fatto arrabbiare così tanto la sera precedente. Aveva rinunciato alla sua possibilità di essere felice con qualcun altro, di esserlo per davvero e non per finta o per circostanze,per assecondare i desideri egoistici dei suoi genitori che non si erano invece fatti problemi ad anteporre altre questioni alla felicità del loro figlio.

Quando la giovane donna era venuta a bussare alla mia porta io ero pronta, avrei potuto raggiungere la sala anche immediatamente, ma decisi di  prendermi ancora un po' di tempo per decidere esattamente cosa avrei detto all'uomo che apparentemente mi stava attendendo. Ci avevo pensato e ripensato durante tutta la notte, ma non ero riuscita a formulare un discorso coerente e che risultasse poco aggressivo.
Gli avrei posto le mie scuse, e questo era certo, ma volevo rendere chiaro che non ero tornata indietro sui miei passi e che quello che avevo detto, forse in maniera troppo diretta o con parole sbagliate, lo pensavo davvero.

Probabilmente però impiegai più tempo del previsto per cercare di mettere ordine prima di tutto nella mia testa perché la stessa donna di prima fu costretta a ribussare alla mia porta.

"Si, perdonami. Arrivo" lei, senza aggiungere niente, mi aveva accompagnato all'interno della sala dove, seduto ad un'estremità del tavolo, Taehyung mi stava aspettando.
Non stava facendo niente, fissava solamente un punto al di fuori della grande vetrata che occupava tutta la parete destra della stanza. Avevo notato da subito che il posto che era stato preparato per me si trovava esattamente di fronte al ragazzo, all'altro estremo del tavolo, ma avevo finto di non vederlo e avevo iniziato a camminare in direzione della sedia che si trovava immediatamente alla sua destra.
Dovevamo parlare e non avevo nessuna intenzione di urlare.

Sembrava che Taehyung non avesse notato la mia presenza. Non mi aveva guardata neanche per un secondo. Aveva continuato a fissare con sguardo perso qualcosa all'esterno.
Io, come lui, non osai dire niente.
Dopo aver riflettuto alcuni secondi sul da farsi, mentre mi avviavo all'interno della stanza, dirigendomi verso il posto che avevo designato come il mio, cambiai direzione e mi voltai verso quello che era già stato preparato per me. Afferrai alcune delle stoviglie presenti sul tavolo e le spostai. Ripetei l'azione per tutte le volte necessarie fino a quando non terminai di spostare tutto ciò che era stato posto sul tavolo.
Per tutto il tempo non guardai Taehyung neanche per un secondo per cui non sapevo se il suo sguardo fosse puntato su di me o no.

"Ovviamente" lo avevo sentito sussurrare mentre terminavo ciò che avevo iniziato, ma nonostante ciò non mi ero voltata. Avevo continuato il mio lavoro senza dare peso alla sua presenza.
Solo dopo che avevo finito di sistemare tutto nell'esatto ordine in cui era stato precedentemente predisposto presi posto alla sua destra, cercando il suo sguardo che questa volta era già puntato nel mio.
Nessuno dei due, però, disse niente. Aspettammo solo che il cibo fosse sistemato sul tavolo e che tutti lasciassero la sala lasciandoci soli. Taehyung, distogliendo la sua attenzione da me, iniziò a portare alcuni dei cibi presenti sul tavolo nel suo piatto senza permettere a neanche un solo sussurro di uscire dalla sua bocca. Una volta che ebbe terminato, sorprendendomi, non iniziò a mangiare come avevo immaginato. Afferrò il piatto che aveva riempito e lo sostituì al mio che invece era ancora vuoto.
A che gioco stava giocando?
La sera prima mi aveva detto tutte quelle cose e ora faceva il gentile?

Lui, comunque, sembrò non badare più a me. Iniziò semplicemente a mangiare le cose che aveva meticolosamente scelto fingendo che andasse tutto bene. Io, invece, ancora scossa e basita dal suo atteggiamento non avevo ancora toccato niente.
Era il momento giusto per parlare?
Il brontolio proveniente dal mio stomaco mi fece però capire che sarebbe stato meglio metterlo a tacere prima di iniziare una conversazione di cui non conoscevo l'esito e che magari mi avrebbe impedito di terminare, o meglio iniziare, anche quel pasto.
La sera precedente non avevo mangiato niente e non mi sembrava il caso di ripetere l'esperienza anche quella mattina.

"Non voglio avvelenarti" mi disse senza guardami.
Quando non ricevette una risposta da parte mia si voltò verso di me. Male interpretò, probabilmente, il mio sguardo stranito.

"Tieni, mangia di qua. Almeno sei sicura che quello che è nel mio piatto non possa ucciderti" sembrava infastidito e offeso, anche se cercava di nasconderlo. Allungò il braccio per afferrare il mio piatto, ma prima che potesse afferrarlo portai la mia mano sul suo polso fermandolo.

"Avvelenarmi? Ma di cosa stai parlando?" ritrasse il braccio costringendo me a rimuovere la mano.

"Non mangi nonostante sia più che chiaro che hai fame. Cosa dovrei pensare? Mangia, no?" sollevò le spalle continuando a guardarmi. Decisi di non rispondergli, abbassai lo sguardo su tutto il cibo che riempiva il piatto di fronte a me e iniziai a mangiare. Dopo qualche secondo Taehyung riprese a fare lo stesso e il silenzio calò di nuovo tra di noi.
La sala era vuota, c'eravamo solo io e lui.
Continuavo a chiedermi se quello fosse davvero il momento giusto e soprattutto se valesse davvero la pena aprire il discorso.
Non ero poi più così tanto sicura di voler affrontare quell'argomento. Avrei semplicemente potuto ignorare la situazione e continuare a vivere la mia vita cercando di ignorare il più possibile l'uomo seduto affianco a me. Infondo il palazzo era talmente grande che avremmo potuto evitare di vederci anche per giorni.
Poi, però, pensai che avrei davvero dovuto porgergli le mie scuse per come mi ero comportata la sera precedente e dovevo farlo non per lui, ma in primo luogo per me stessa.
Non mi era mai importato niente dell'opinione che gli altri si creavano su di me, e non sarebbe stato diverso con quella di Taehyung, ma avevo sempre dato molto peso, forse anche troppo, all'opinione che io avevo di me stessa e in quel momento, a motivo dell'atteggiamento impulsivo che avevo assecondato la sera precedente, io non stavo bene con me stessa.
Quindi presi coraggio e decisi di parlare.
Masticai con tutta calma il pezzo di qualcosa, che onestamente non sapevo esattamente cosa fosse anche se era davvero buono, e presi un sorso d'acqua. Una volta posato il bicchiere appoggiai le mani sulle mie cosce, sfregandole su di esse per scaricare un po' di agitazione che, non capivo per quale motivo, mi stava salendo.

"Devo farti delle scuse" non avevo cercato il suo sguardo in un primo momento, ma avevo poi valutato che invece sarebbe stato più  corretto da parte mia guardare l'uomo diritto negli occhi.
Le cose andavano fatte bene, altrimenti era meglio non farle proprio.
Lui non mi rispose , ma lo sguardo che mi rivolse mi fece intendere che lo avevo spiazzato.

"Per ieri. Ho esagerato con le parole. Non avrei dovuto" feci una breve pausa che probabilmente fece pensare a Taehyung che avessi finito e che potesse prendere parola, ma lo bloccai prima che potesse dire qualsiasi cosa.

"No, aspetta un attimo per favore. Ho davvero bisogno di chiarire questa cosa o finirò per impazzire.
Ti chiedo scusa per le parole e i modi, ma ci tengo a precisare che il concetto alla base di quello che ho detto lo penso davvero. Non condivido e non approvo il fatto che tu abbia passivamente, per tua ammissione, accettato tutta questa situazione e non fingerò davanti a tutti che mi vada semplicemente bene perché è qualcosa che ho sempre odiato che gli altri facessero e sarebbe ipocrita da parte mia ora fare altrettanto.
E per quanto riguarda le tue accuse, non ci sto. Non sono egoista e non permetterò a nessuno di mettere in dubbio questa cosa, neanche a te.
Per cui mi dispiace per come ho espresso il mio parere e per averti dato dell'idiota, ma questo è quello che penso" alla fine non era stato così difficile come avevo immaginato, le parole erano uscite quasi spontaneamente.

"Hai finito ora?" Mi chiese ed io annuii in risposta

"Devo essere sincero, non me lo aspettavo ma mi fa piacere e ti ringrazio per questo. Non so se ti aspetti che io faccia altrettanto, ma Elisabeth, vuoi che io sia sincero?" che domanda era? Annuii nuovamente cercando di capire dove ci avrebbe portati quel discorso.

"Io, dal profondo, non credo di dovermi scusare con te. Non è stata mia intenzione insultarti, volevo solo portare alla tua attenzione una realtà e un atteggiamento che tu non avevi notato" quindi stava ribadendo lo stesso concetto della sera prima. Per lui ero egoista.

"Tu puoi pensare quello che vuoi, non mi importa" risposi un po' sulla difensiva

"Vedi Elisabeth, tu prendi tutto come un attacco personale, ma io non ti sto attaccando. Sto solo cercando di farti notare che, probabilmente anche inconsciamente ,tendi a concentrarti su te stessa e a combattere le tue battaglie trascurando gli altri. Non ti sto criticando né ti sto dicendo che devi cambiare questo tuo modo di fare. Quello che voglio dire è che ognuno di noi ha qualcosa che non va in sé, è normale e questo non fa di noi delle cattive persone. Dovremmo solo imparare a rendercene conto ed essere disposti a farci aiutare anche"il suo tono di voce era calmo e basso. Sembrava quasi stesse conversando con qualcuno riguardo alle temperature piacevoli di quella giornata per quanto si stava mostrando tranquillo e pacato.

"Continuo a non essere d'accordo con te, ma sei libero di pensare quello che vuoi proprio come lo sono io" cercai di chiudere quella conversazione. Quello che dovevo dire, io glielo avevo detto, lui poi poteva pensare quello che voleva, non era più un mio problema.
Il moro alla mia sinistra sospirò, si lasciò cadere sulla sedia abbassando le spalle, fissò per qualche secondo il piatto pieno per metà per poi scuotere la testa in segno di negazione senza però aggiungere altro.
Riprese subito a mangiare smettendo di prestarmi la sua attenzione e io cercai di fare la stessa cosa.
Taehyung non ci mise molto a terminare e senza accertarsi che anche io come lui avessi finito si alzò dalla sedia preparandosi a lasciare la stanza.

"Mio padre vorrebbe conoscerti. Prenditi il tempo di cui hai bisogno, ma non temporeggiare troppo, non ha una pazienza illimitata. Quando pensi di essere pronta, fammelo sapere" detto ciò si voltò e uscì.
Decisi di ignorare temporaneamente quelle parole cercando di terminare di mangiare senza rovinarmi il resto del pasto, ma le cose quel giorno non sembravano andare come volevo.
Il rumore di passi frettolosi distolse la mia attenzione portandomi a girare lo sguardo.
Hea. Stava correndo verso di me.

"Buongiorno Elisabeth. Ho bisogno di saper dove si trova Taehyung, mi avevano detto che era qui" aveva l'affanno e pronunciò quella breve frase portandosi una mano sul petto e quasi sussurrando a causa dello sforzo che quella azione le costava.

"È appena andato via, non so precisamente dove. Va tutto bene?" Chiesi curiosa.

"Si cara, non preoccuparti. Continua pure la tua colazione" e corse via velocemente tanto quanto era entrata.
C'era chiaramente qualcosa che la turbava, ma apparentemente io non potevo venirne a conoscenza.
Affranta, stanca e decisamente più nervosa di quando mi ero svegliata, decisi di alzarmi e andare via. Anche la fame mi era passata.
Non tornai però nella mia stanza. Avevo deciso quella mattina, non appena mi ero svegliata e mi ero affacciata dalla finestra della mia camera, che si affacciava sui giardini del palazzo, che questi meritavano una visita da parte mia. Visti dall'alto sembravano essere meravigliosi, molti più di quelli in cui ero cresciuta.
Pensai che sarebbe stato complicato per me arrivarci, ma non so come, riuscii a raggiungere la mia destinazione senza perdermi neanche una volta.
Mentre gioivo internamente, congratulandomi con me stessa per essere riuscita nell'impresa senza intoppi, intravidi una piccola figura seduta su una delle tante panchine che erano state istallate.
Quella che sembrava essere una bambina mi dava le spalle e aveva qualcosa nelle mani che riceveva tutte le sue attenzioni. Solo quando mi avvicinai ancora di più riuscii a notare che quel qualcosa fosse una vecchia bambola di stoffa, un po' rovinata e decisamente vissuta.

"Anche io ne avevo una da bambina, sai?" Cercai di parlare con voce calma per non rischiare di spaventarla. Lei al sentirmi parlare si voltò verso di me e si limitò a fissarmi senza dire niente.
Non era spaventata, almeno non sembrava, ma probabilmente non si fidava di me, ero una sconosciuta.
Che ci faceva una bambina da sola lì? Era piccola, non era di certo possibile che non ci fosse nessuno lì con lei.

"Io mi chiamo Elisabeth. Posso sapere il tuo nome?" Mi avvicinai ancora, pronta ad abbassarmi per fare in modo che i nostri volti si allineassero. Non feci in tempo a fare niente di tutto ciò però perché una mano afferrò bruscamente il mio braccio spingendomi indietro.

"Tu chi saresti? Sei una delle nuove dimestiche? Questo non è il posto per te, vattene" una donna alta e seria, con il volto duro e un'espressione sprezzante, mi guardava aspramente.

"Cosa c'è? Sei sorda? Te ne devi andare. Non costringermi ad usare le maniere forti" come osava parlarmi così.
In tutti i miei anni di vita non avevo mai fatto valere la mia posizione sugli altri, ma l'atteggiamento che quella donna stava manifestando nei miei confronti mi stava portando al limite.

"Tu sarai stupida. Sai che c'è, andiamo via noi. Se ti vedono e ti trovi in qualche guaio, poi sono problemi tuoi.  Andiamo" si rivolse infine alla bambina, afferrandola per un braccio e tirandola dalla parte opposta da cui io ero arrivata.

______
Buonasera!! (O buongiorno se state leggendo di mattina 😂)
Come state?
Sono riuscita ad aggiornare, anche se in ritardo!

Allora, che dire?
C'è stato il confronto di cui vi parlavo la settimana scorsa.
Secondo voi come è andato?
Secondo me non così bene, ma poteva anche andare peggio.
La nostra Elisabeth ha posto le sue scuse, mentre Taehyung, con tutta la sincerità di cui è dotato, ha ammesso di non ritenere necessario di fare lo stesso tentando anche di legittimare e spiegare il suo atteggiamento della sera precedente.
Abbiamo visto poi, anche se solo per qualche secondo, una Hea molto di fretta. Per cosa?
Questo lo scoprirete (prima o poi).
Altre due figure hanno fatto poi la loro comparsa: una dolce bambina con la sua vecchia bambola e una signora che di dolce, invece, non aveva proprio niente.
Chi potrebbero mai essere?Come sempre, qualsiasi consiglio/parere abbiate sentitevi liber* di esprimerlo e soprattutto grazie per aver dedicato un po' del vostro tempo per leggere anche questo capitolo.
Non ho avuto il tempo di rileggerlo attentamente, quindi se dovesse essermi sfuggito qualche errore, soprattutto di battitura, fatemelo pure notare.
Detto ciò, vi auguro una buona serata (o giornata) e ci vediamo lunedì!

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Capitolo 5
*** La legge dei numeri pari ***


Erano passati otto giorni da quello strano incontro e, pur avendo cercato e ricercato il volto di quella donna tra tutte le persone che abitavano o quotidianamente entravano e uscivano dal palazzo, non lo avevo intravisto da nessuna parte. Avevo cercato dappertutto.
Mi ero rivolta anche ai domestici indagando e chiedendo informazioni in modo indiretto, seppur fossi consapevole che le possibilità che quella donna fosse una di loro fossero piuttosto remote. L'atteggiamento che aveva avuto era stato troppo sprezzante e gli abiti che indossava, a differenza di quelli della bambina, non sembravano essere poi così tanto semplici.
Quella  donna sembrava essere definitivamente scomparsa e questo era decisamente strano, troppo.

Ero stata poi costretta a sospendere temporaneamente le mie ricerche perché Geon mi aveva impegnato diversamente. Taehyung aveva dovuto lasciare il palazzo in tutta fretta quella stessa sera per occuparsi di alcune questioni importanti insieme a suo padre ed evidentemente la sua partenza era stata talmente improvvisa che non aveva trovato neanche un minuto per comunicarmelo personalmente. Aveva mandato al suo posto Geon che, oltre a fornirmi quella piccola informazione, non aveva perso occasione per rendere chiaro che in assenza del Signor Kim sarei stata io a dover gestire eventuali situazioni problematiche. Mi aveva anche detto che dalla mattina successiva avrei dovuto iniziare a tenere delle lezioni che, a detta sua, erano fondamentali per una principessa. 

"Deve sapere perfettamente come comportarsi in ogni situazione, non può permettersi di sbagliare" aveva affermato severamente.

Avevo tentato di ribattere  affermando che già da bambina ero stata costretta a seguire tutta una serie di lezioni in merito a quegli stessi argomenti e che fossi totalmente consapevole di cosa dovessi o non dovessi fare in determinate situazioni, motivo per cui quelle lezioni sarebbero state totalmente inutili, ma lui mi aveva risposto che ciò che avevo imparato negli anni precedenti avrei dovuto dimenticarlo; le regole da seguire nel Regno di Silla erano completamente diverse. Su questo, devo ammetterlo, aveva avuto ragione.  Dalle lezioni che tutti i giorni ero stata costretta a seguire avevo potuto appurare la veridicità delle sue parole.
Avevo scoperto che per salutare il re ci si dovesse inchinare fino a far toccare il ginocchio destro, e solo quello, a terra, per poi afferrare la mano sinistra del sovrano e lasciare sul dorso di essa un finto bacio. Finto perché mai le labbra di qualcuno, anche se parte della famiglia reale, dovevano toccare la pelle della persona più importante del Regno.
Avevo imparato anche che i numeri dispari non fossero consentiti in nessuna situazione. Le stanze del palazzo o di qualsiasi abitazione del regno , i gradini di una scalinata, gli alberi e le piante piantate nei campi, addirittura il numero dei propri figli, dovevano essere sempre pari.
Proprio per questo motivo, l'insegnante mi aveva raccontato, quando l'attuale regina aveva avuto il suo primo figlio, Taehyung, essendo a conoscenza di questa legge, dopo soli pochi mesi dalla sua nascita aveva cercato di concepirne un altro. Nonostante i suoi tentativi, però, per ben tre anni non ci era riuscita.
Era stata formulata una legge, molti anni addietro, secondo la quale se la consorte del re non fosse stata in grado di donargli un erede al trono, o come in quel caso di donargli un altro figlio o un'altra figlia per soddisfare la legge dei numeri pari, così come era stata da me denominata, una donna esterna al matrimonio avrebbe fornito il suo contributo per risolvere quel grave problema dello stato.
Il figlio nato da questa unione sarebbe stato considerato figlio del re e della regina a tutti gli effetti, anche se quest'ultima non fosse stata nella realtà la sua madre biologica. C'erano apparentemente proprio alcune famiglie che crescevano le loro figlie preparandole ad un'eventualità del genere e la cosa, per quanto avesse fatto indignare me, agli occhi della popolazione di quel Regno sembrava assolutamente normale.

Perché solo figlie femmine, vi chiederete.

Beh, avevo scoperto in quelle stesse lezioni che nel Regno di Silla solo gli uomini erano presi in considerazione per la linea di successione al trono. Qualora il primo figlio del re e della regina fosse stata una donna, quest'ultima avrebbe dovuto semplicemente  accettare il fatto che a prendere il suo posto sarebbe stato il suo primo fratello.
Ad ogni modo, non si sa esattamente come, ma la regina fu in grado di concepire ben due gemelli dopo quei due anni, per cui l'intervento di una di queste donne fu temporaneamente scongiurato.
La nascita del quarto e ultimo figlio della regina, avvenuta ben otto anni dopo quella del primogenito, aveva finalmente riappacificato gli animi di tutti, la legge dei numeri pari era stata rispettata.
Inutile dire che ascoltare quei racconti mi aveva fatta inorridire. Alcune delle donne che mi avevano preceduta erano state costrette a concepire figli continuamente per rispettare una legge che non aveva un minimo di senso.
Avevo chiesto al signor Lin, il mio insegnante, quale fosse la ragione alla base di quella norma, ma apparentemente nessuno sembrava saperlo. Era stata stabilita dal bisnonno dell'attuale re e nessuno aveva mai osato rimuoverla.
A me non importava se fino ad allora tutti si erano semplicemente piegati davanti a leggi insensate come quelle, di una cosa ero assolutamente certa: non sarei diventata una sforna bambini per raggiungere il numero desiderato da questa legge né avrei consentito a nessuna donna di prendere il mio posto. Permettere qualcosa del genere avrebbe significato mancare di rispetto a me stessa, proprio come lo era stata in passato per tutte le regine che si  erano ritrovate in quella situazione.  
Loro avevano probabilmente taciuto e assecondato quell'insensatezza, io non avrei di certo fatto altrettanto.

Quello stesso giorno in cui avevo appreso tutto ciò, comunque, qualcuno sembrava voler rigirare il coltello nella piaga, in qualche modo.
Taehyung era partito da tre giorni e io avevo ricevuta una visita di cortesia che non era di certo stata di mio gradimento.
Mio fratello Abel, un anno più grande di me, nonché primogenito ed erede al trono, aveva pensato di venire a vedere in quali condizioni stessi vivendo. Mio padre lo aveva palesemente mandato per controllarmi e assicurarsi che non stessi mandando in fumo quello per cui lui aveva lavorato tanto, ma non aveva di certo considerato  le grandi incapacità del suo prediletto.

Abel era un bel ragazzo, non era mai stato estremamente cattivo, ma non era assolutamente in grado di prendersi alcun tipo di responsabilità o di gestire situazioni difficili. Lasciava sempre che fossero gli altri a scegliere per lui, e per altri intendo principalmente mio padre che lo aveva plasmato e plagiato facendogli fare tutto ciò che lui desiderava.
Perché quella visita non fu piacevole per me? 

"C'è tanta gente qui a palazzo, potrai divertirti con chi vorrai" mi aveva detto quando lo avevo fatto accomodare. Avevo colto perfettamente il doppio senso dietro le sue parole, ma avevo preferito evitare di rispondere. Lui, però, non aveva evidentemente colto il mio intento perché pensò bene di continuare.

"O magari hai già iniziato a farlo? Dai sorellina, a me puoi dirlo. Non mi scandalizzo di certo. So bene come funzionano queste cose, ci sono passato prima di te" Abel era sposato da tre anni e anche il suo matrimonio era stato puramente utilitaristico.
Aveva sposato la principessa di un regno molto lontano che secondo mio padre avrebbe garantito un'alleanza indistruttibile al nostro regno, facendoci apparire forti e intoccabili, ma nessuno dei due a distanza di tempo si ritrovava soddisfatto della propria situazione. Avevano entrambi trovato un metodo alternativo per poter sopravvivere e accettare quella triste situazione: mio fratello si era buttato nelle braccia di centinaia di donne che lavoravano nel suo palazzo, sua moglie aveva fatto altrettanto con alcuni figli di nobili che frequentavano i loro stessi eventi. Avevano sempre mantenuto il massimo riserbo su questa situazione, ma io ne ero comunque venuta a conoscenza e avevo valide ragioni per credere che anche mio padre fosse stato messo al corrente di ciò, anche se fino a quel momento non aveva fatto o detto niente per cambiare qualcosa.

"Io non sono te, Abel. Questo ti dovrebbe essere piuttosto chiaro. Il fatto che tu abbia accettato e appoggiato un tale abominio, non significa di certo che io dovrei fare altrettanto" avevo risposto semplicemente prendendo poi un sorso della bevanda calda che ci avevano appena servito. 

"È così che funzionano le cose, Elisabeth. Non puoi di certo sottrarti alla realtà dei fatti. Credi che tuo marito sarà fedele solo a te? Se si, cara sorella, credo tu non abbia cognizione del mondo che ti circonda. Mi hai detto che adesso non è qui,no? Sara sicuramente altrove e ti garantisco che non starà di certo pensando a te. È giovane in fondo, ha tutto il diritto di divertirsi" quella era stata l'ultima cosa che gli avevo lasciato dire. Dopo ciò gli avevo ordinato di lasciare il palazzo e di non tornarci più.
Abel aveva inizialmente pensato che stessi scherzando, ma il mio sguardo severo e probabilmente cattivo gli aveva fatto concludere che andare via fosse la cosa migliore. Sapeva di cosa ero capace e soprattutto era a conoscenza di non poter tirare troppo la corda con me; avrei potuto distruggere la sua reputazione e mettere a rischio la sua futura ascesa al trono in un niente.
Tante volte avevo pensato di farlo, onestamente. C'erano solo due cose che mi avevano trattenuta: io ero la seconda in linea di successione, avrei dovuto prendere io il posto di mio padre se avessi tolto mio fratello di mezzo e non ne avevo mai avuto intenzione. Inoltre, sapevo che mio fratello non sarebbe mai stato in grado di onorare il suo ruolo e  mio padre se lo meritava. Volevo che vedesse crollare davanti a sé ciò che aveva anteposto a tutto e a tutti, anche alla sua stessa famiglia, per la sua vita intera.

Gli altri tre giorni che erano trascorsi dalla visita di mio fratello erano stati tranquilli. Io avevo continuato con le lezioni e le mie normali attività, ma le parole di Abel non avevano lasciato la mia testa neanche per un secondo.
Alla fine sapevo che potesse essere vero. Io e Taehyung eravamo sposati sulla carta ma non c'era nessun altro legame che ci unisse e le probabilità che il moro cercasse una valvola di sfogo altrove non erano neanche troppo remote. Non ero stupida, sapevo  come le cose funzionassero in quel mondo, ma fino a quando mio fratello non mi aveva spiattellato quella triste realtà in faccia, portandola alla mia attenzione, avevo evitato di pensarci.
Non avevo di certo bisogno di altri motivi per non fidarmi di Taehyung.

Non avevo prove di niente, non avevo sentito voci di quel genere da nessuno ne avevo direttamente visto qualcosa che potesse farmi dubitare di mio marito, eppure il mio cervello mi convinceva sempre di più, ogni ora che passava, che molto presto mi sarei ritrovata difronte quella mancanza di rispetto che tanto odiavo. 

 

______________

Buonasera a tutt*

Perdonate il ritardo nel pubblicare ma quella settimana è stata infernale. Alla
fonw però ce l'ho fatta!!

Allora, capitolo leggermente più stazionario. Taehyung è partito per non sappiamo cosa ed Elisabeth ha iniziato queste fantomatiche lezioni. Inizia nella sua testa a fare anche qualche confronto tra il posto in cui è cresciuta e quello dove si trova adesso. La differenza che più di tutte spicca, almeno apparentemente, è la differenza del ruolo della donna. Nel Regno di Silla lo scopo della donna sembra essere piuttosto chiaro: deve garantire un erede (rigorosamente maschio) al re e soprattutto non ha possibilità di salire al trono. Da dove viene Elisabeth, invece, capiamo dal capitolo, questo è possibile. Elisabeth infatti si risparmia dal "togliere di mezzo" suo fratello perché altrimenti spetterebbe a lei il ruolo di regina e lei proprio non vuole. 

Abel le fa una visita che potremmo descrivere con un "breve ma intensa". Mette un tarlo nel cervello della nostra protagonista e vedremo che, in un qualche modo, questo porterà a delle conseguenze. 
Taehyung verrà a sapere di questa conversazione? Se sì, come la prenderà? Ma soprattutto, quello che Abel insinua, è vero? 

Come sempre, qualsiasi parere, consiglio o altro, sentitevi liber* di esprimerli!
Ci vediamo lunedì!

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Capitolo 6
*** Realtà e finzione ***


"Non vorrei metterti pressione, ma è davvero necessario che tu conosca i miei genitori. Fra una settimana si terrà il matrimonio di un mio caro amico, figlio di nobili del nostro regno, a cui dovremo partecipare e non mi sembra davvero il caso che il tuo primo incontro con i miei coincida con questo evento"

Taehyung era rientrato dal suo viaggio, di cui non aveva raccontato niente, e una delle prime cose che mi aveva detto era stata proprio quella. Il giorno dopo avrei incontrato i suoi genitori e non avevo di certo chance per obiettare.
Il giorno successivo l'intero palazzo era stato messo in subbuglio. Apparentemente il re non frequentava molto quell'ambiente e in quelle rare volte che ciò capitava ognuno voleva dare il suo meglio.

Avevo cercato di parlare un po' con Geon per chiedergli alcune informazioni, ma l'uomo era stato talmente occupato da non potermi concedere neanche un solo minuto.
Avevo perciò pensato di cercare Hea e parlare con lei ma avevo scoperto che non aveva ancora fatto ritorno a palazzo. Lo stesso giorno in cui era partito Taehyung anche lei era dovuta andare via. Geon me lo aveva riferito pochi giorni dopo, ma non aveva saputo aggiungere niente in merito ai motivi. Apparentemente era fuori per conto di Taehyung, ma nessuno sembrava sapere molto di più.
Scartata anche Hea l'unica possibilità che mi restava era chiedere qualcosa direttamente al moro, il quale, però, non sembrava poi così tanto propenso a parlarmi. Quello stesso giorno, infatti, avevamo fatto colazione e pranzato ad orari diversi per suo volere. Non avevo capito se fosse stato perché anche lui era estremamente impegnato nel cercare di mettere tutto in ordine per la visita del padre o se perché semplicemente volesse evitarmi dopo il nostro ultimo confronto, fatto sta che non avevo avuto modo di vederlo quasi per niente se non per pochi secondi ad una certa distanza mentre era indaffarato nel leggere qualcosa su un foglio che il suo uomo di fiducia, Geon, gli aveva consegnato.

Non sapevo niente sulla coppia che avrei incontrato di lì a poco e questo mi destabilizzava. Ero solita raccogliere quante più informazioni possibili delle persone che incontravo per non farmi trovare mai impreparata, ma in quel caso sembrava proprio che non avrei potuto sapere molto di più all'infuori dei loro nomi:
Kim Daehyun e Kim Misun.

Avevo letto, in uno dei libri che avevo velocemente sfogliato nei pomeriggi precedenti per impiegare il mio tempo in qualche modo e non impazzire, che nel Regno di Silla tutti i nomi avessero un significato ben preciso. Si credeva che il nome assegnato al bambino rispecchiasse in un qualche modo la personalità o una qualità che questi avrebbe maturato nel corso della sua vita. Nonostante la mia estrema diffidenza nel credere a qualcosa del genere quella mattina mi ero recata in biblioteca e avevo cercato il libro che sapevo contenesse tutti quei significati. Avevo sfogliato le sue pagine cercando i due nomi e avevo scoperto che il significato del nome Daehyun fosse "grande e onorevole", mentre quello di Misun "bellezza e bontà". Leggere in merito a ciò, comunque, non era servito a tranquillizzarmi più di tanto e nelle ore che mancavano all'incontro fatale avevo continuato a conversare con me stessa ripetendomi che non mi importava fare bella impressione, dovevo solo essere me stessa.
Sapevo di non poter esprimere interamente ciò che pensavo e mi ero ripromessa di fare il possibile per tenere la lingua a freno anche nell'eventualità in cui le mie orecchie avessero ascoltato qualcosa non di mio gradimento, ma contavo comunque molto sul fatto che una serie di argomenti non sarebbero stati neanche sfiorati durante quelle ore. Per lo meno ci speravo tanto.

Fu Taehyung ad avvisarmi dell'arrivo dei suoi genitori. Era nervoso e questo era più che evidente. In pochi minuti aveva passato la mano destra tra i capelli almeno dieci volte, aveva continuato a mordersi il labbro e lo avevo visto, nonostante avesse tentato di non farsi vedere da me, prendere due grandi sospiri. Dopo aver preso il sopra abito che mi aveva consigliato di portare con me per un'eventuale visita da parte nostra all'esterno del palazzo, lo raggiunsi all'ingresso della mia stanza aspettando che si girasse e uscisse, ma lui non fece niente di tutto ciò. Se ne stava lì, immobile, e mi fissava insicuro.

"Io-" iniziò a parlare, ma si interruppe nuovamente. Questa scena l'avevo vissuta già altre volte, sapevo esattamente cosa volesse dirmi. Ogni volta che mi ritrovavo a dover comparire pubblicamente o quando dovevo incontrare qualcuno di 'importante', almeno secondo mio padre, ricevevo sempre il solito discorsetto del "fai la brava e comportati decentemente".
Ad essere sincera non lo ricevevo da tanto tempo. Mio padre me lo aveva fatto per tanti anni, aveva poi pensato che mandare mia madre o mia sorella sarebbe stato più utile, e alla fine ci aveva rinunciato.

"Non mi metterò di certo a litigare con i tuoi, puoi stare tranquillo" avevo tentato di celare il fastidio che provavo in quel momento, ma forse con scarsi risultati.

"Non è questo. Io- io non so come dirtelo senza farti arrabbiare. Ascoltami, prima di dire qualsiasi cosa per favore fammi finire di parlare" si passò nuovamente una mano tra i capelli e riportò lo sguardo che aveva momentaneamente abbassato su di me.

"Ho bisogno che questa cosa funzioni. Non per mio padre, per mia madre, per il regno né per nessuno. Ho bisogno che questa cosa funzioni per me. Lo so che non condividi e che tutta questa situazione non ti piace, okay? Non piace neanche a me e avrei preferito mille volte continuare con la mia vita come stavo facendo, ma non ho avuto altra scelta. Non ti racconterò i particolari spiegandoti perché, non sono cose che ti riguardano, e per favore, ti prego di non obiettare su questo. Non è mancanza di fiducia o rispetto nei tuoi confronti, ma sono cose mie e preferisco che restino solo cose mie. Sappi solo che ho avuto le mie buone ragioni per accettare tutto questo e ora nessuno di noi due può tornare indietro, che ci piaccia o no. Dentro queste mura puoi ignorarmi quanto vuoi. Vuoi odiarmi? Fallo. Vuoi urlarmi contro che sono un idiota? Fallo. Vuoi fingere che io non esista? Va bene. Ma per favore, ho bisogno che questa cosa funzioni agli occhi degli altri" fece una breve pausa, ma era evidente che non avesse finito.

"Non è ipocrisia, ci tengo a precisarlo. Potrebbe esserlo per te, lo capisco, ma non lo è per me. So che non mi devi niente e che neanche mi conosci, ma te lo sto chiedendo a titolo di favore. Farò quello che vuoi Elisabeth, ma ti prego, fingi che funzioni" terminò il suo discorso ancora più agitato di quando lo aveva iniziato.

"Non ho ben chiaro cosa mi stai chiedendo. Se vuoi che io finga di essere felice e innamorata e che-"

"No, non è questo. Nessuna si aspetta che a poco più di una settimana tu sia felice e innamorata, Elisabeth. Voglio solo che tu finga che le cose tra noi stiano andando per il verso giusto. Ho bisogno che gli altri, che mio padre, creda che questo matrimonio possa funzionare" mi aveva interrotto e, probabilmente inconsciamente, aveva mosso altri passi nella mia direzione. Adesso si trovava a soli pochi centimetri di distanza e la differenza d'altezza che c'era tra me e lui aumentava ulteriormente il disagio che stavo provando in quel momento. Per questo motivo mi allontanai superandolo, raggiungendo la porta per poi afferrare la maniglia.
Continuando a dargli le spalle e mantenendo lo sguardo rivolto sulle decorazioni della porta gli diedi la conferma che aveva da me richiesto.

"Ci proverò, ma ti avverto, non sono mai stata molto brava a mentire" detto questo abbassai la maniglia aprendo la porta ed iniziai ad incamminarmi per il lungo corridoio camminando lentamente per permettere a Taehyung di superarmi e di farmi strada.

Non fu poi così difficile per me fingere quella sera. I genitori di Taehyung, in particolare sua madre, si erano rivelati migliori dell'idea che io mi ero fatta di loro. Si vedeva che volevano davvero bene ai loro figli e questo non aveva fatto altro che spingermi a cercare ancora di più la risposta alla domanda che mi attanagliava la testa dall'esatto momento in cui avevo conosciuto Taehyung: perchè se gli volevano così bene lo avevano costretto a sposare una persona che non amava? Perché avevano preferito dare in moglie a loro figlio una perfetta sconosciuta e soprattutto una persona che non aveva di certo la fama di essere tra le donne più tranquille e collaborative? 

Sapevo perfettamente che cosa si dicesse in giro di me: che ero una persona difficile, che non rispettavo le persone più grandi, che non mi interessava avere una buona reputazione. Perché i genitori di Taehyung, sicuramente a conoscenza di questo ed altro, avevano scelto me per loro figlio?
Da sola sapevo di non poter trovare la risposta a nessuna di quelle domande, ma forse prima o poi Taehyung avrebbe potuto aiutarmi a trovarne qualcuna.

Avevamo finito di cenare parlando del più e del meno. Non era stato sollevato nessun argomento scomodo e i genitori di Taehyung erano stati molto gentili.
Li stavamo accompagnando, da buoni padroni di casa, all'ingresso. Doehyun aveva detto che purtroppo, per loro, non sarebbero potuti rimanere ancora più a lungo senza aggiungere ulteriori particolari sul perchè.
Camminava poco più avanti insieme a Taehyung e discutevano di qualcosa che non sembrava rendere troppo felice il più giovane. Misun, invece, si trovava proprio accanto a me. Era una donna molto loquace e anche in quel momento stava dicendo qualcosa a cui io, comunque, non stavo prestando la dovuta attenzione. Non per disinteresse, intendiamoci, ma volevo davvero capire che cosa stesse infastidendo in maniera così evidente Taehyung.
A distrarmi da quell'intento fu la mano della donna alla mia destra che dolcemente aveva afferrato la mia spalla. 

"Sarò sincera con te, Elisabeth. Io non ero favorevole a questo matrimonio e i motivi erano tanti. Avevo tanti dubbi e tante riserve. Ho sempre voluto il meglio per i miei figli e non ero convinta per niente che questo potesse essere il meglio per Taehyung, ma lui sembrava così sicuro. Sono davvero poche le volte in cui l'ho visto così determinato in vita sua e non ho ancora capito pienamente perché, ma conoscerti stasera mi ha rassicurata" mi guardava dritto negli occhi, con quello sguardo tanto simile a quello di suo figlio che riusciva a mettermi in soggezione.

"Vedere come lo guardi, come cerchi sempre di capire cosa stia passando per la sua testa, cosa stia provando, mi ha fatto capire che mi ero sbagliata e che devo imparare a fidarmi di più di lui, che ha tutto sotto controllo" aveva pronunciato l'ultima parte del suo discorso guardando, con tutto l'amore di cui una madre può essere capace, il suo primogenito. 

Per la prima volta in vita mia quella sera mi sentii in colpa. L'idea che la madre di Taehyung si era fatta di noi, di me, era totalmente contraria alla realtà dei fatti e il timore di vedere tramutare quell'espressione felice e sollevata in una affranta e delusa non fece altro che aggiungere un ulteriore peso sulle mie spalle.
Era vero, avevo osservato molto Taehyung quella sera, ma non per il motivo che sua madre aveva ipotizzato. Per tutta la durata della cena avevo cercato di carpire quante più informazioni possibili per dissolvere tutti i dubbi e rispondere a tutte le domande che da due settimane attanagliavano la mia mente.
Non c'era nessun altro scopo dietro al mio atteggiamento.
Non mi importava veramente che cosa Taehyung provasse e come stesse vivendo quella situazione, volevo solo capire il perché. 

“Sono contenta che entrambi vi stiate trovando bene. So bene che l’inizio può essere problematico, ma se c’è volontà e determinazione , tutto è possibile. Ti ringrazio Elisabeth, sono sicura che saprai prenderti perfettamente cura di lui” pronunciò quelle parole abbassando leggermente il tono di voce perché la distanza tra noi e i due uomini si era quasi azzerrata.
Questi ultimi si trovavano vicino alla lussuosa auto che aveva scortato il re e la regina e che di lì a pochi minuti li avrebbe riospitati. Sia Taehyung che suo padre avevano concluso la loro discussione e avevano rivolto la loro attenzione su di noi, attendendo che li raggiungessimo per i saluti finali.
Io non ebbi il tempo di rispondere niente alla madre di Taehyung e fui più che grata per questo in quel momento perché non avrei saputo cosa dirle. 

Io e suo figlio la stiamo prendendo in giro? In realtà a stento ci parliamo? 

Avevo promesso a Taehyung di reggergli il gioco, ma anche se lui non me lo avesse chiesto, davanti a quelle affermazioni di sua madre non avrei avuto il coraggio di dire niente del genere.

“È stato un piacere fare la tua conoscenza Elisabeth, speriamo di rivederci presto” il padre di Taehyung mi aveva poi abbracciato e lasciato tre baci sulle guance, due sulla sinistra e uno sulla destra per salutarmi, così come era consuetudine nel Regno di Silla e io, stupendo me stessa e ancora di più Taehyung, mi ero inchinata davanti a lui e davanti a sua moglie per salutarli. La madre di Taehyung aveva fatto altrettanto con me. Avevano abbracciato subito dopo loro figlio per poi salire sull’auto e scomparire dalla nostra vista. 

Nessuno dei due per alcuni minuti fece o disse niente, eravamo semplicemente lì, immobili, immersi nei pensieri che creavano confusione nelle nostre teste. Quando mi decisi a muovere qualche passo per tornare in casa, raggiungere le mie stanze e prendermi un po' di tempo per pensare a tutto quello che era successo, un sussurro da parte di Taehyung mi bloccò. 

"Grazie" quando voltai alla testa verso di lui per poterlo osservare notai che aveva lo sguardo basso e le mani nelle tasche. Alcune ciocche di capelli coprivano leggermente i suoi occhi.
Non ricevette risposta da parte mia e forse per questo motivo alzò lo sguardo portandolo nel mio. 

"Grazie, davvero" ripeté con un tono di voce più sicuro. Io in risposta annuì leggermente, ancora incapace di parlare, e senza aggiungere altro mi voltai lasciandolo solo.

Ero pienamente consapevole che quella notte non avrei dormito. Le parole della madre di Taehyung avrebbero continuato a tormentarmi  ancora per molto tempo. 

 

___________

Buonasera!

In ritardo, ma sono riuscita ad aggiornare. Perdonatemi, ma questa settimana tra una serie di impegni e imprevisti miei non ho potuto rispettare la 'scadenza'. Chiedo venia. 

Non mi dilungo molto questa volta, almeno ci provo!
In questo capitolo c'è una specie di tregua tra i nostri due protagonisti e un accordo tra loro. Forse Elisabeth stupisce un po' in questo capitolo per tutta una serie di cose, che dite? 
Che abbia iniziato ad accettare che le cose stiano semplicemente così?! Mh, vedremo. 
Ad inizio capitolo si parla anche di qualcosa che nei prossimi capitoli ci permetterà di conoscere qualche altro personaggio che nella storia ha un ruolo particolarmente importante e che ce ne farà vedere delle belle. 

Come sempre, sentitevi liber* di esprimere qualsiasi parere e grazie per essere arrivat* a leggere fin qui. 
Probabilmente non aggiornerò lunedì, ma martedì, ma ancora non ne ho certezza. Come si suol dire "chi vivrà, vedrà". 

Detto ciò, vi auguro una buona settimana, buone vacanze e ci vediamo la settimana prossima!

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Capitolo 7
*** Ling ***


Quella notte non dormii.
Così come la successiva.
Non avevo mai lasciato la mia stanza.
Per due giorni avevo rinchiuso me stessa in quelle mura cercando di ritardare il più possibile l'incontro con Taehyung.

Non so bene cosa mi spaventasse di più dell’incontrare il moro, se la reazione che io avrei potuto avere di fronte a lui dopo quello che sua madre mi aveva rivelato o il prendere definitivamente coscienza che ormai non avevo più vie d'uscita; dovevo farmi andare bene il tutto senza poter più fare niente a riguardo. Ed ero stata io a mettermi in quella situazione nell'esatto momento in cui avevo accettato di aiutare Taehyung in quella grande presa in giro nei confronti dei suoi genitori che, convinti che tutto andasse per il meglio, avevano lasciato il palazzo due sere prima più felici che mai.

La mia reclusione,però, fu interrotta bruscamente. Dopo due giorni in cui avevo evitato i contatti con qualsiasi persona, se non la donna che costantemente mi aveva servito i pasti in camera, Geon aveva rotto il silenzio dentro il quale mi ero rintanata. Aveva bussato alla porta e senza aspettare che aprissi o che lo invitassi ad entrare mi aveva comunicato che la mia presenza era richiesta, anche con una certa urgenza, nell'ufficio del Signor Kim.

Non ero mai stata una persona molto ansiosa, probabilmente perché in un modo o nell'altro ero sempre riuscita ad avere tutto sotto controllo, eppure in quel momento percepii l'ansia pervadermi e paralizzare il mio corpo. Forse perché a differenza di tutte le altre volte in quel momento niente era sotto il mio controllo, tutto mi stava sfuggendo di mano.
Geon, parlando oltre la barriera bianca che ci separava, in modo sempre diplomatico, mi aveva invitato a prepararmi velocemente. Ero pronta fisicamente, ma mentalmente avevo grossi dubbi che sarei riuscita a mantenere i nervi saldi.
Nonostante tutto cercai di darmi forza e di costringermi a fingere di avere tutto sotto controllo.
Non c'era bisogno che Geon, Taehyung o chiunque altro venissero a conoscenza di quei miei sentimenti; anzi, era assolutamente fondamentale che mi mostrassi sicura e ferma, come avevo sempre fatto.
Per questo motivo non lasciai attendere l'uomo al di fuori della mia stanza per molto tempo; prendendo un grande respiro avevo aperto la porta quasi immediatamente e, dopo aver ignorato l'inchino che mi aveva rivolto, lo avevo seguito fino a quella parte del palazzo che avevo 'visitato' solo una volta da quando ero arrivata.
Diversamente dalla volta precedente, questa volta la porta era completamente chiusa.
Geon bussò e solo dopo aver ricevuto il permesso dalla persona all'interno della stanza aprì la porta muovendo i suoi passi al suo interno. Io continuai per tutto il tempo a restare dietro di lui fino a quando, entrato in quella grande stanza, subito dopo aver aperto la porta si spostò di lato per invitarmi a fate lo stesso e per poter chiudere la porta esattamente dietro di me.

"Sedetevi" pronunciò semplicemente Taehyung, indicando le due sedie che si trovavano dalla parte opposta del tavolo su cui aveva appoggiato i gomiti. Sembrava ancora più stressato dei due giorni precedenti e questo fece scattare un campanello d'allarme in me, stava per riferirmi qualcosa che probabilmente non mi sarebbe piaciuto e la sua frustrazione era dovuta al fatto che lui ne fosse totalmente consapevole.
Cercai di mantenere la calma e di non far trapelare nessuna emozione attraverso le mie espressioni. Mi accomodai velocemente su una delle due sedie, aspettando che Geon facesse lo stesso.
Una volta che ognuno si trovava al proprio posto, Il moro seduto esattamente di fronte a me portò le mani sulla faccia, sfregandole leggermente, per poi farle passare attraverso i suoi capelli che questa volta, per la prima volta, erano stati tenuti lisci.

Sta meglio con i capelli mossi, rendono di più alla sua bellezza.

Mi rimproverai mentalmente per quel pensiero che avevo avuto. Non era un mio problema, dovevo farmi i fatti miei e soprattutto cercare di restare il più concentrata possibile per rispondere nel migliore dei modi alla bomba che di lì a poco avrebbe sganciato.

"Cosa succede?" domandai dopo alcuni minuti di silenzio, in cui lui e Geon si erano solamente scambiati una serie di sguardi, ma durante i quali nessuno aveva osato pronunciare neanche una sola parola.
Taehyung guardava Geon supplicandolo di prendere in mano la situazione, Geon se ne stava sulle sue guardando severamente l'uomo di fronte a me.

"Qualcuno ha intenzione di dire qualcosa o questa è una gara di sguardi? Mi avete fatta venire qui a vuoto?" pronunciai ancora leggermente spazientita.

"Non so se ricordi, ma qualche giorno fa ti ho detto che ci sarebbe stato a distanza di una settimana il matrimonio di un mio caro amico-" iniziò il moro prendendo coraggio, ma venendo velocemente interrotto

"Oltre che un nobile fedele e leale alla corona con la cui famiglia collaboriamo da ormai decenni" aggiunse Geon senza esitazione, puntando il suo sguardo gelido nel mio.

"Si, ecco. C'è questa usanza nel Regno secondo la quale la sera che precede il matrimonio si debba tenere una festa a cui sono invitati tutti i nobili del paese e non solo. È una sorta di presentazione del proprio marito, o come in questo caso della propria moglie, al resto della società" continuò a spiegare. Seguivo il suo discorso ma facevo fatica a capire che cosa gli creasse tale ansia: il fatto che avrebbe dovuto farsi vedere pubblicamente con me? Che avrebbe dovuto presentarmi davanti a tutti, anche i suoi amici, come sua moglie? Non avrebbe avuto senso. Lui aveva scelto me, lui si era imposto con i suoi genitori per questo matrimonio.
Temeva che in un qualche modo potessi tirarmi indietro? Beh, non l'avrei fatto.

Per quanto la situazione non mi piacesse, quei due giorni che avevo trascorso con me stessa e solo con me stessa mi erano serviti a prepararmi psicologicamente anche a quella situazione.
Oltre al fatto che non mi era mai piaciuto assistere e partecipare ad eventi pubblici nei quali i nobili dei vari regni fingevano di passare bel tempo in compagnia dei loro simili, mentre cercavano di capire chi dei presenti avrebbero potuto meglio sfruttare per i loro affari e mentre cercavano di individuare i possibili pretendenti per i loro figli e le loro figlie, sapevo che avrei sicuramente incontrato qualcuno di mia conoscenza e che con molte probabilità la mia famiglia stessa sarebbe stata presente. Per convincermi a non disertare e rifiutarmi di presentarmi, mi ci era voluto non poco tempo. Avevo convinto me stessa che mi sarei presentata a quel grande evento e che avrei semplicemente mostrato a tutti coloro che avevano sperato di avermi messa fuori gioco che non ci erano riusciti, che ad avere il controllo sulla mia vita, dopotutto, ero ancora solo io.

Dopo l'ultima affermazione di Taehyung non ne seguirono altre ne da parte sua ne tantomeno da parte dell'uomo seduta alla mia destra.

"Mi hai chiamato per questo? Me lo avevi già detto e so come funziona un matrimonio, non era di certo necessario che me lo dicessi tu. Avevo già messo tutto in conto" aggiunsi quindi semplicemente.

"Partirete domani. Sosterete nel palazzo del signor Park per i tre giorni successivi in attesa del giorno del matrimonio" parlò per la prima volta Geon. Mi scrutava attentamente, aspettando che comprendessi che dietro ci fosse ancora dell'altro e che non era tutto così semplice.

"Perché così tanto tempo prima? Il matrimonio si terrà tra tre giorni"

"Il signor Park ha bisogno del sostegno dei suoi amici in questo momento ed è stato proprio lui a richiedere la presenza di suo marito" rispose velocemente Geon.
Era quello che avevano faticato talmente tanto a dirmi?
Avevano forse pensato che non avrei avuto voglia di passare quei giorni fuori dal palazzo, ma si sbagliavano di grosso. Ero stanca di vedere sempre le stesse facce e di non avere mai niente da fare, visitare un posto diverso non sarebbe stato poi così male.
Certo, la situazione e l'evento in sé li avrei felicemente evitati, ma appurato che ciò non ero possibile avevo cercato gli aspetti positivi della situazione.
Eppure, avevo intuito che non era quello che i due uomini nella stanza avevano paura di riferirmi.

"Va bene. Volete che organizzi io il tutto? Che controlli che sia tutto pronto e che non manchi niente per la partenza?" pensai che il discorso che Geon mi aveva fatto due settimane prime potesse in qualche modo aiutarmi a capire che cosa i due uomini nella stanza stavano cercando di comunicarmi.

"Questo è il suo compito, Sua Altezza, non è necessario che nessuno dei due glielo ricordi" aggiunse allora Geon. Stufa di quella situazione portai lo sguardo sull'uomo seduto di fronte a me che stava torturando il suo labbro inferiore cercando di trovare le parole migliori per dirmi qualcosa.

"Qualcuno di voi due ha intenzione di parlare chiaramente? Altrimenti io adesso mi alzo e me ne vado senza venire da nessuna parte" pronunciai infastidita e leggermente nervosa.

"La futura sposa sarà anche lì. Arriverà il giorno successivo al nostro" e questo iniziò a preoccuparmi. Perché avevano temporeggiato così tanto per darmi quell'informazione che normalmente non avrebbe dovuto turbarmi e interessarmi più di tanto?

"Chi è? La conosco, no? Per questo mi avete chiamato e ci state girando in torno così tanto" Taehyung in risposa sospirò e Geon pensò che spettasse a lui concludere nel più breve tempo possibile quell'agonia. Le sue  parole riuscirono a far perdere qualche battito al mio cuore.

"La signorina Ling, Mei Ling" mi riuscii molto difficile non alzarmi da quella sedia, andare in stanza, raccogliere le mie cose e lasciare quel palazzo e quella vita definitivamente. Sembrava tutto uno scherzo, un orribile e disastroso scherzo.
Non avevo niente contro di lei direttamente, non ci avevo neanche amai parlato.
Il problema era sua madre. Aveva recato troppo dolore alla mia famiglia e sapere che quei giorni lei sarebbe stata lì faceva cadere tutte le certezze che avevo cercato di costruire nei due giorni precedenti. Se mio padre fosse stato presente al matrimonio, non avrei avuto modo di contenermi.

"Come lo sapete?" chiesi semplicemente, cercando di mantenere il tono di voce calmo.
Fu il mio corpo a tradirmi. La mia mano destra aveva iniziato a stringere con forza il bracciolo della poltroncina su cui ero seduta e la gamba sinistra aveva iniziato a tremare leggermente per il nervosismo.
Nessuna doveva essere al corrente di quella storia, eppure loro erano riusciti a scoprire qualcosa.

"Suo padre non è riuscito a nascondere bene tutte le tracce. Prima che arrivasse qui e che sposasse il signor Kim abbiamo dovuto cercare tutto riguardo lei e la sua famiglia ed è uscita fuori anche questa storia. Purtroppo è qualcosa di cui più di qualcuno è a conoscenza, Sua Altezza" quelle parole non fecero altro che far aumentare la rabbia che provavo in quel momento e Taehyung sembrò notarlo immediatamente. Osservò come la presa sul bracciolo della poltrona si era intensificato e come le nocche della mano che stringeva il bracciolo fossero diventate totalmente bianche per lo sforzo.

"Geon, potresti lasciarci soli?" chiese all'uomo seduto accanto a me che apparve inizialmente leggermente sorpreso, ma che non esitò ad ubbidire all'ordine, seppur impartito gentilmente, che aveva appena ricevuto.
Non appena quest'ultimo chiuse la porta alle sue spalle Taehyung si alzò dal suo posto, facendo il giro del tavolo e fermandosi accanto alla sedia che Geon aveva occupato fino a qualche istante prima. Attese una reazione da parte mie che però non arrivò e per questo decise di sedersi lì, spostando la poltrona leggermente per fare in modo che potesse trovarsi quasi totalmente di fronte a me e potermi guardare direttamente negli occhi.

"Mi dispiace. Se ci fosse un modo per evitarlo, lo farei, ma non posso tirarmi indietro, non possiamo farlo" pronunciò mantenendo un tono di voce basso. Utilizzava lo stesso tono di voce che si è soliti usare con i bambini quando si vuole spiegar loro qualcosa di difficile da capire.

"Ci sarà anche la mia famiglia, che tu sappia?" se mio padre non fosse stato lì presente, sarebbe stato sicuramente tutto più semplice.

"Non lo so. Ho chiesto a Jimin, ma mi ha detto che non sa esattamente chi  abbia invitato la famiglia di Mei. La tua famiglia non rientra tra gli invitati della famiglia Park, ma lui non può garantire la loro non presenza"

"Cosa vuoi che faccia? Che finga anche davanti a quella situazione che vada tutto bene? Non lo posso fare, okay? Avrei potuto continuare con la farsa del nostro matrimonio, ma non posso fingere che quella donna possa andarmi a genio o che possa semplicemente tollerarla" pronunciai quelle parole cariche di odio, ma sempre mantenendo il tono di voce basso.
In fondo sapevo di non potermela prendere direttamente con lui. La sua unica colpa era essere amico di questo scemo che aveva accettato di scendere a patti con una famiglia come quella dei Ling.

"No, so perfettamente che non potresti e non ti biasimo certo per questo. Probabilmente non avrei potuto fingere neanche io. Cercheremo di stare alla larga di lei. Scongiureremo un possibile incontro con loro così non dovrai neanche parlarci" risi a quelle parole.

"Tu non hai idea di chi sia Chie Ling. Quella donna ci prova gusto a vedere gli altri stare male. Quando vedrà che sono lì non perderà neanche due secondi per venire da me Taehyung ed io so perfettamente di non potermi controllare con lei. Non so esattamente cosa tu sappia di tutta quella storia, ma tra me e quella donna non scorre per niente buon sangue. Tu non ne hai idea" non poteva sapere ciò a cui mi riferivo e io non ero decisamente pronta a rivivere quegli episodi.
Non gli avrei raccontato niente di quello che ero certa lui non sapesse. Ne ero certa perché c'erano cose di cui solo io e quella donna eravamo a conoscenza. Lei aveva  rovinato la mia famiglia ed io avevo ricambiato il favore.
Non andavo fiera di quello che avevo fatto, ma in quel momento la rabbia aveva agito per me.
Non me ne ero pentita però, non per lei almeno. Forse i componenti della sua famiglia non c'entravano niente in tutta quella storia, ma io non avevo potuto fare niente per salvaguardare nessuno di loro.

Credevo di esserci riuscita, di averli allontanati definitivamente, eppure ora mi ritrovavo ad affrontare quella stessa realtà che da ormai alcuni anni avevo seppellito.

"Chiederò a Jimin di collocarci nelle stanze più lontane dalle sue. È l'unica cosa che posso fare, Elisabeth. Cercherò di fare il possibile per fare in modo che lei non ti dia fastidio. Non sono solito far valere la mia posizione, ma se dovesse servire, le ordinerò di starti alla larga" ero ancora profondamente arrabbiata, seppure con nessuno in particolare, nervosa e soprattutto in ansia, ma quelle parole in qualche modo mi rincuorarono. Sapevo che non sarebbe servito a niente, che se Chie Ling avesse deciso di fare qualcosa non l'avrebbe potuta fermare facilmente nessuno, ma in un qualche modo sapere che Taehyung era disposto a fare il possibile per venirmi incontro mi aveva fatto piacere.

In fondo, era una persona buona.
Forse dovevo solo imparare a conoscerlo meglio e avrei potuto rispondere da sola a tutte le domande su di lui che erano rimaste in sospeso e che desideravano e pregavano di essere risolte.

_______
In ritardo, come sempre, ma ci sono.
Buongiorno ♥️

Cercherò di non dilungarmi troppo anche perché non ho moltissimo tempo a disposizione.
Allora, che ve ne pare?
Forse è un po' tutto ingarbugliato e poco chiaro al momento, ma tempo al tempo e tutti i pezzi del puzzle saranno collegati tra loro.
Che ne pensate di Taehyung? Alla fine si sta preoccupando per Elisabeth, anche se sa di non poter fare moltissimo a riguardo.
Chissà cosa succederà a questo matrimonio!
Il prossimo capitolo ci introdurrà una serie di nuovi personaggi. Alcuni li ameremo, altri non li capiremo, altri ancora li odieremo...
Come sempre, grazie per il tempo che dedicate a Royals (sia che la lèggiate semplicemente, sia che commentiate e votate, a me fa sempre tanto tanto piacere).
Fatemi sapere cosa ne pensate.
Buona giornata e alla settimana prossima!

 

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Capitolo 8
*** Non è finita ***


Avevo fatto del mio meglio controllando meticolosamente che tutto andasse secondo i piani e che tutto fosse pronto per tempo. Saremmo partiti nel primo pomeriggio, in modo da non arrivare troppo tardi e da non arrecare troppo disturbo a nessuno.
Avevo ancora un giorno per prepararmi all'idea di dover rivedere e riaffrontare quella donna perfida e spietata, ma sapevo che in realtà, alla fine dei conti, pronta non lo sarei stata mai.

Da quando avevano affrontato l'argomento avevo cercato di non pensare a ciò che mi riservava il prossimo futuro provando a distrarmi tenendomi impegnata, seppure, ogni qual volta mi fermavo anche solo per pochi istanti, la mia mente mi riportasse sempre a quel pensiero.
Non avevo voglia di partecipare a nessuno degli eventi che sarebbero stati organizzati in quei giorni in occasione del matrimonio e il motivo principale era proprio quella donna piccola e minuta, ma tanto pericolosa, che anni fa aveva distrutto quelle poche certezze che ero riuscita a costruirmi in merito alla mia famiglia.

Mi era da sempre stato insegnato che il perdono fosse una delle cose più importanti nella vita di noi esseri umani. Meredith mi aveva ripetuto costantemente che per vivere bene con sé stessi è fondamentale essere in pace con gli altri e per essere in pace con gli altri ogni disguido deve essere appianato e soprattutto ogni individuo deve essere perdonato.

La rabbia, il desiderio di vendetta e l'orgoglio fanno male alla salute, bambina mia. Non lasciare che qualcuno ti rovini in questo modo, sii superiore e vai avanti.

Questo mi aveva sempre detto, ma per il mio carattere fare ciò non era mai stato facile. Però ci avevo sempre provato, avevo sempre cercato di passare oltre tutti quei piccoli torti che avevo ricevuto nel corso del tempo, non tradendo mai e poi mai però la promessa che avevo fatto a me stessa: nessuno mi avrebbe messo i piedi in testa.
Le volte in cui ero riuscita a perdonare completamente, comunque, non erano state poi così tante; ne ero consapevole, proprio come sapevo perfettamente che nessuno avrebbe potuto convincermi a perdonare e dimenticare il più grande torto che avevo dovuto subire nel corso della mia vita.
Sì, il torto che Chie Ling mi aveva fatto, insieme a mio padre che non era esente da nessuna responsabilità, era ancora più grande dell'ultimo che avevo ricevuto. Quello che loro avevano fatto era stato ancora più grave dell'avermi privato della libertà di scegliere cosa fare della mia vita.

"Sua Altezza, l'auto è pronta" mi trovavo nella biblioteca quando Yun, una ragazza poco più grande di me che lavorava a palazzo e con cui avevo avuto modo di scambiare qualche parola, mi avvisò. Mi diressi velocemente in camera per controllare che avessi preso tutto ciò che mi sarebbe servito in quei giorni e poi raggiunsi il grande ingresso del palazzo dove Taehyung mi stava aspettando insieme a Geon.

Avevo inizialmente pensato, forse anche stupidamente, che anche l'uomo più anziano ci avrebbe accompagnati, ma osservando meglio gli abiti che indossava e notando che non aveva niente con sé se non la sua normale divisa, compresi che avrei affrontato quel viaggio sola con Taheyung.
Il pensiero,comunque,non mi disturbò più di tanto. C'era davvero tanto altro che occupava la mia mente in quel preciso istante per potermi concentrare e preoccupare di quello che in quel momento era solo un piccolo dettaglio.
Avrei di gran lunga preferito passata tutta la mia vita sola con lui piuttosto che dover affrontare quel supplizio che di lì a poche ore mi sarei ritrovata dinanzi. In più, in quei due giorni Taehyung era stato più che gentile con me e i nostri problemi erano momentaneamente e apparentemente passati in secondo piano.

Nell'esatto momento in cui lo sportello dell'auto era stato chiuso dal nostro autista, il moro accanto a me mi aveva informata che il viaggio sarebbe durato alcune ore. Apparentemente la dimora della famiglia Park si trovava agli estremi occidentali del territorio del Regno di Silla, esattamente al confine con il territorio in cui io avevo passato la maggior parte dei mie anni di vita. Sarei stata a pochi chilometri da casa mia, ma questo non mi rendeva per niente felice.

E poi un pensiero mi colpì all'improvviso, qualcosa che ormai avrebbe dovuto essermi chiaro, ma su cui in quelle settimane avevo preferito non soffermarmi: quella che per tanto tempo avevo chiamato casa mia, non lo era più. La terra che mi aveva accolto e nella quale ero cresciuta non era casa mia e questo, stranamente, non mi rendeva nostalgica.
L'avevo odiata tante volte, così come mi ero ritrovata ad amarla in alcune circostanze.
Mi erano sempre piaciuti gli inverni che avevo trascorso in quelle distese innevate, seppur più volte avevo pensato di abbandonarle.

"Conosci da tanto tempo questo ragazzo?" domandai poi di punto in bianco a Taehyung. Se il viaggio era lungo, avrei preferito impiegare il tempo per conoscere meglio mio marito piuttosto che annoiandomi e chiedendomi costantemente quando quel calvario sarebbe giunto a termine.
I lunghi viaggi in auto li avevo sempre odiati, sin da bambina.

"Avevo sei anni quando l'ho conosciuto la prima volta. Ci incontrammo in maniera piuttosto bizzarra e non c'era poi così tanta simpatia tra noi, poi le cose sono semplicemente cambiate. Lui ha fatto in modo che cambiassero e dall'essere quasi nemici, siamo diventati buoni amici. Jimin è uno degli amici più cari che ho. Ultimamente non siamo stati molto insieme perché entrambi siamo stati piuttosto impegnati, ma eravamo soliti passare tanto tempo insieme. Per questo non ho potuto tirarmi indietro quando mi ha chiesto di raggiungerlo alcuni giorni prima. Non sarà semplice per lui e ha bisogno del sostegno di qualcuno. Lui ha aiutato me in diversi miei momenti critici ed è mio dovere essere lì per lui in questo momento" spiegò facendo alternare il suo sguardo tra me e il paesaggio freddo e spento che scorreva fuori dal finestrino.
L'inverno del Regno di Silla non era bello e affascinante tanto quello a cui io ero stata abituata; la terra era semplicemente spenta e triste.

"Non vorrebbe sposarsi? Qualcuno lo costringe?" domandai quindi e lui scosse la testa aspettando qualche minuto prima di rispondermi in modo completo.

"Lui avrebbe voluto sposare qualcun altro, ma le circostanze non glielo hanno permesso. Nessuno gli sta imponendo questo matrimonio, ma sa che è suo dovere sposare una donna di una famiglia nobile e la famiglia Ling ha proposto la propria figlia minore. Ha solo fatto due conti e ha appurato che questo matrimonio è quello che gli conviene di più tra tutti gli altri. A questo punto per lui non cambia niente tra una persona o l'altra" storsi il naso all'udire quelle parole e lui in risposta rise.

"Già, immagino cosa tu stia pensando. Ma non è così davvero. Jimin non è così, ma la vita con lui non è stata così gentile. Lui crede che non gli resti altro che questo. Sai, sarebbe disposto a tutto pur di tutelare le persone a cui vuole bene e in questo caso sa che l'unico modo che ha per tutelare la sua famiglia è sposarsi. Ha sempre messo gli altri prima di sé, il bene degli altri è sempre venuto quasi sempre prima del suo" sorrise pensando al suo amico. Era piuttosto evidente che l'affetto che provava nei suoi confronti fosse davvero profondo.

"Sono sicuro che ti piacerà. Tu potresti essere un grande aiuto per lui e lui potrebbe esserlo per te" ridacchiò pensando a qualcosa che non si disturbò di rendere noto.

"Con questo cosa vorresti dire?" chiesi

"Oh, niente. Lo capirai da sola" il resto del viaggio proseguí in quello stesso modo. Lui continuò a raccontarmi alcuni dettagli sulla loro amicizia ed io continuai ad ascoltare cercando di memorizzare quante più informazioni possibili su alcune delle persone che avrei di lì a poco conosciuto.
Taehyung aveva fatto salire le aspettative che mi ero creata su questo ragazzo e avevo pensato, per tutta la seconda metà del nostro viaggio, che questo avrebbe significato solo una cosa: sarei rimasta molto probabilmente delusa dalla persona che avrei incontrato. Uno dei miei più grandi problemi era quello: mi creavo sulle persone aspettative troppo alte, e forse a tratti anche surreali e irrealizzabili, e puntualmente loro non se ne rivelavano all'altezza.

Eppure, Jimin fu perfettamente in grado di rispettare quelle aspettative, che anzi sembravano non rendergli abbastanza onore. Non volevo essere troppo frettolosa nel giudicare, ma quel ragazzo mi aveva fatto una bella impressione.
Non appena la nostra auto si era fermata era stato lui ad aprire la mia portiera e dopo avermi offerto la mano per aiutarmi a scendere dal veicolo si era presentato senza fronzoli e pomposi titoli.

"Io sono Jimin. Elisabeth, sono contento di fare la tua conoscenza. Posso darti del tu, vero? Di' di sì , ti prego" mi aveva fatto sorridere ed io avevo fatto appena in tempo a rassicurarlo che si era poi buttato tra le braccia del suo amico per salutarlo calorosamente.
Provai una punta di invidia nel vedere le figure dei due uomini abbracciati e più che felici di rivedersi dopo un po' di tempo perché io non avevo mai avuto nessuno con cui instaurare quel tipo di rapporto e seppure la cosa non mi era mai pesata, in quel momento qualcosa mi fece pensare che avevo perso una delle possibilità più belle della vita.
Scacciai quel pensiero dalla testa quando Jimin ci fece entrare accompagnandoci in quella che sarebbe stata la nostra stanza.

Avrei ovviamente dovuto condividerla con Taehyung, ma la cosa non mi sorprese più di tanto. Tra tutte le cose a cui avevo pensato in quei due giorni c'era stato anche quello e dopo un'attenta riflessione ero giunta alla conclusione che condividere la stanza con lui non avrebbe di certo potuto uccidermi. Anche perché tanto avrei avuto altre cose a cui pensare che mi avrebbero distratta dalla presenza del moro.

"Sistematevi e appena avete finito scendete pure, la cena è pronta e verrà servita non appena sarete pronti. Gli altri sono arrivati qualche ora fa e vi aspettano giù" Jimin ci aveva liquidato velocemente lasciandoci lo spazio e il tempo di cui avevamo bisogno. Gli altri, Taehyung aveva specificato, erano alcuni altri loro amici a cui mi aveva fatto breve accenno durante il nostro lungo viaggio.
Il fatto che ci sarebbero state anche altre persone in quel palazzo oltre noi e la famiglia Ling mi aveva rassicurata.
Chie Ling avrebbe dovuto contenersi per forza davanti ad altra gente nobile. Per lei la reputazione veniva prima di tutto ed io gliela avevo fatta giocare già una volta, non avrebbe di certo rischiato che questo accadesse una seconda volta.

"Sei pronta?" mi aveva chiesto Taehyung quando aveva terminato di sistemare alcune sue cose ed io in risposta avevo semplicemente annuito.
Il palazzo della famiglia Park era abbastanza grande, forse anche di più di quello che da ormai qualche settimana mi accoglieva, e senza Taehyung, che invece sembrava sapersi orientare perfettamente lì dentro, non avrei mai e poi mai raggiunto la nostra destinazione.
Un forte vociare era perfettamente udibile dalla sala verso cui eravamo rivolti. Taehyung si fermò a pochi metri dalla porta di ingresso, dove non era possibile essere visti ne tantomeno vedere nessuno dei presenti al suo interno, si voltò verso di me e mi sorrise leggermente per incoraggiarmi. Attese che arrivassi esattamente al suo fianco prima di portare la sua mano sinistra sulla mia schiena per spronarmi ad entrare per prima. Mi irrigidii inizialmente, ma apprezzai molto quel gesto, era un segno di rispetto che lui stava manifestando nei miei confronti nonostante di certo, oggettivamente, non gliene avessi dato ragioni.

Nel momento in cui entrambi iniziammo a muovere i primi passi in quella grande sala, il silenzio calò momentaneamente nella stanza. Un silenzio che, comunque, durò poco. Gli schiamazzi dei giovani uomini che avevano abbandonato le loro sedie interruppero infatti quei brevi istanti facendomi bloccare sul posto e facendo arrestate di conseguenza Taehyung che continuava a tenere la sua mano sinistra poggiata sulla mia schiena.

"Chi non muore si rivede, marmocchio" uno di loro si fermò davanti a noi, portando la sua mano destra tra i capelli del moro affianco a me che, nell'udire quelle parole, sorrise calorosamente. Alla vista di quelle persone i suoi occhi si erano illuminati, brillavano di gioia.

"Il marmocchio potrebbe sbatterti fuori, se solo volesse. Porta rispetto, stai parlando al futuro re del Regno" rispose scherzando Jimin che invece era rimasto seduto al suo posto.

"Ah, re o non re resta un marmocchio" rispose ancora il ragazzo di fronte a noi

"Come se ci fosse chissà quanta differenza, Jin. Parliamo piuttosto di te, ti vedo un po' invecchiato. Qualcosa ti stressa particolarmente?" rispose punzecchiando Taehyung.

"La tua lingua è sempre stata troppo lunga, amico mio. La tua maleducazione segue. Non so, vuoi aspettare un invito ufficiale per presentarcela?" il cosiddetto Jin spostò il suo sguardo su di me.
Era molto alto, la sua pelle era molto chiara e il suo sguardo sembrava decisamente simpatico.

"Lei è Elisabeth, mia moglie" si voltò verso di me guardandomi negli occhi mentre pronunciava quelle due parole. Un brivido risalì lungo tutta la mia schiena e non fui in grado di fare niente nel mentre, soprattutto non riuscii a distogliere il mio sguardo dal suo.

"Elisabeth, loro sono alcuni miei amici" continuò distogliendo lo sguardo al posto mio e facendolo posare sui vari presenti nella stanza.
Mi presentò tutti loro,alcuni dei quali avevano portato le loro mogli.
Non riuscii a memorizzare i nomi di tutti inizialmente. Ricordavo ovviamente il nome di Jimin, del ragazzo che aveva scherzato inizialmente con Taehyung e di sua moglie Jieun, una giovane donna dal carattere pacato e di poche parole, di quello che avevo capito essere il fratello minore di Jimin, Seojun, che sembrava un ragazzo molto più giovane di me, anche se in quella sera mi fu impossibile determinare la sua età effettiva, e della moglie di uno degli amici di Taehyung, Asami. Il suo nome mi era rimasto impresso perché da questo avevo capito che provenisse da lontano, un posto di cui non avevo mai sentito parlare. Aveva sposato suo marito, un nobile del Regno di Silla, due anni prima. Avevano avuto un bambino e lei era in attesa del loro secondo figlio. Sembrava felice della sua condizione e questo mi portò a pensare che in fondo suo marito non dovesse essere un uomo molto cattivo, anche se all'apparenza poteva sembrare piuttosto duro.

Terminate le presentazioni Jimin ci impose di accomodarci per poter dare l'ordine di servire la cena. Lui era seduto a capo tavola, Taehyung si trovava alla sua sinistra e io alla sua destra. Avevo immaginato che avessero semplicemente seguito le regole imposte dal regolamento. Sapevo perfettamente che tutto fosse organizzato nei minimi dettagli in eventi come questo, anche se si trattava di una cena condivisa tra persone che si conoscevano da ormai tanti anni e tra le quali c'era ormai un certo grado di confidenza. Avevo comunque sempre preferito ignorare dettagli di questo tipo e non ero a conoscenza di tali regole che dovevano essere seguite in queste situazioni, soprattutto considerando che per tanti anni ero stata in grado di sottrarmi a qualsiasi tipo di impegno preso dalla mia famiglia. Il matrimonio del moro alla mia sinistra sarebbe stato il primo grande evento a cui avrei partecipato dopo diversi anni e questo di per sé era bastato a crearmi un po' di ansia, la quale era andata via via accentuandosi man mano che la situazione era andata complicandosi.

Pensando proprio al matrimonio posai il mio sguardo sull'uomo seduto alla mia sinistra. Non lo conoscevo per niente, sapevo di lui quel poco che Taehyung mi aveva raccontato durante il viaggio, ma non riuscivo a spiegarmi come avrebbe fatto a sposare una donna della famiglia Ling. La sua futura moglie poteva anche essere completamente diversa dalla madre, ma la presenza di Chie Ling sarebbe stata pressante e opprimente in qualsiasi caso e questo lo sapevano tutti. Non avrebbe lasciato loro tregua per assicurarsi che, anche dopo il matrimonio, tutto proseguisse secondo i suoi piani proprio come aveva fatto con i suoi primi tre figli.
Jimin sembrava una persona buona e gentile e se tutto quello che Taehyung mi aveva raccontato di lui era vero, non meritava davvero niente del genere.
Lui probabilmente percepì il mio sguardo su di sé perché dopo pochi secondi i nostri sguardi si incontrarono per poi perdersi per qualche secondo, mentre lui voltò la testa per controllare se Taehyung ci stesse osservando, e rincontrarsi una seconda volta dopo aver appurato che il moro era distratto e preso da un'altra conversazione.

I suoi occhi, guardandoli bene, apparivano terribilmente tristi.
Non sapendo cosa dirgli, mi limitai solamente ad accennare un sorriso; distolsi poi lo sguardo posandolo sul piatto mezzo pieno davanti a me.

"Lui ci sta provando, dagli una possibilità" il suo tono di voce era basso, non voleva che Taehyung udisse niente di ciò che mi avrebbe detto. Con la coda dell'occhio, infatti, continuava a tenere sotto controllo il moro alla sua sinistra.

"So che può essere difficile da capire in alcuni casi e capisco che ti risulti difficile accettare questa situazione, ma lui ha dovuto farlo. Non è facile occupare quel posto, non è facile avere su di sé di se il carico del futuro del paese e soprattutto è estremamente difficile sopportare il peso di dover proteggere la propria famiglia. Te lo assicuro" era troppo criptico nel suo modo di parlare e facevo fatica a comprendere pienamente che cosa stesse dicendo. Si stava riferendo al mio matrimonio, questo mi era chiaro, ma cosa c'entrava con il proteggere la sua famiglia? Aveva avuto la necessità di sposare qualcuno? Aveva sicuramente avuto una lista infinita di pretendenti che avrebbero saltato di gioia al posto mio.

"Credo stia cercando di discolparsi con te, anche se non credo che debba veramente farlo. Per questo mi ha chiesto di revocare l'invito alla tua famiglia, Elisabeth" seguirono istanti di silenzio tra noi due. Io fissavo lui scioccata, mentre lui faceva vagare il suo sguardo da me al resto dei presenti per assicurarsi che nessuno origliasse quella conversazione, soprattutto il diretto interessato.
Aveva fatto revocare un invito che era stato già mandato.

"Mi ha chiesto di farlo a nome suo, non mio" aggiunse ancora.

Fare qualcosa del genere era sempre stata considerata una delle più grandi mancanze di rispetto in assoluto.
Non era mai stato tollerato un atteggiamento del genere e ad azioni simili erano sempre seguite conseguenze drastiche. Queste conseguenze erano sempre state imposte dalla famiglia reale, alla quale spettava anche il compito di mantenere un certo equilibrio tra tutte le famiglie nobili presenti sul territorio. Qualora tra queste sorgessero problemi era proprio il re ad intervenire cercando, in un modo o nell'altro, di ristabilire il dovuto equilibrio. Questa volta,però, il gesto, la mancanza di rispetto, era stato compiuto da un membro stesso della famiglia reale e questo non avrebbe fatto altro che ingigantire ancor di più l'assurdità della situazione.

Taehyung aveva deciso di addossarsi una responsabilità per qualcosa che non lo riguardava in prima persona, compiendo un'azione che avrebbe di certo portato a conseguenze negative.
Che cosa avrebbe detto suo padre quando lo avrebbe scoperto? E il resto delle persone?

Erano le uniche domande che riuscivo a pormi in quel momento.

Non riuscii a rispondere all'uomo che aveva ritenuto importante fornirmi quelle informazioni in quel momento. Prima ancora che potessi farlo avevo sentito il mio nome essere chiamato da qualcuno ed ero stata costretta a lasciare in sospeso quella conversazione per entrarne in un'altra di cui, però, mi interessava decisamente meno.
Non avemmo più possibilità di terminare il nostro discorso quella sera, facendo nascere in me sempre più domande e dubbi sulle conseguenze che avremmo dovuto affrontare.
Mio padre non avrebbe semplicemente lasciato correre qualcosa del genere e lo stesso avrebbe fatto sicuramente Chie Ling, che avrebbe invece tentato di sfruttare quella situazione per ricambiarmi il favore di alcuni anni prima.
Dovevo prepararmi, la nostra guerra non era di certo finita.

_______

Buongiorno!
Come state? Spero bene. 

Capitolo lungo, un po' più degli altri, ma non volevo spezzare queste scene in quanto strettamente collegate. 
Che carino Jimin, a me il suo personaggio piace già tanto. La tregua tra Taehyung ed Elisabeth sembra continuare e anzi, grazie al modo di fare di Taehyung Elisabeth sta iniziando ad apprezzare anche alcuni aspetti di lui. Magari la loro tregua continuerà. 
Qui vengono introdotti alcuni nuovi personaggi, alcuni dei quali in modo molto superficiale. Ognuno di loro sarà importante però nella storia e verrà presentato adeguatamente al momento opportuno. 
Che ne pensate? Vi piace? A me è piaciuto molto scrivere questo capitolo (e anche il prossimo, in realtà, che, spoiler, contiene un po' più di "azione". Vi dico solo che il carattere di Elisabeth si manifesterà ancora più chiaramente). 
Come sempre grazie per leggere e commentare la storia. È un piacere leggere i vostri pensieri!
Detto ciò, vi auguro una buona giornata e ci vediamo lunedì prossimo con il capitolo 9. 

 

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Capitolo 9
*** Non sei la benvenuta ***


Il signore e la signora Park, i genitori di Jimin e Seojun, ci avevano raggiunto al termine della cena. Avevano dovuto lasciare il palazzo per alcuni giorni per ragioni a noi sconosciute, molto probabilmente affari, ed erano appena rientrati per prepararsi al grande giorno del loro primo figlio.

Se i due fratelli mi erano sembrati simpatici ed estremamente ospitali, lo stesso non si poteva di certo dire dei loro genitori, soprattutto non di loro madre. Da quando era arrivata e aveva posato gli occhi su di me era stato più che evidente a tutti che la mia presenza lì, almeno da parte sua, non fosse poi così gradita.
Quella sera non riuscii a capirne pienamente il motivo, il quale, comunque, alla fine di quei tre giorni mi risultò piuttosto chiaro.
Non erano facce totalmente a me sconosciute le loro, a differenza di quelle dei loro figli. Non avevo mai avuto la possibilità di parlare direttamente con nessuno dei due, ma mi era capitato di intravederli da lontano il giorno del matrimonio di mio fratello Abel in quanto "amici" di lunga data dei genitori di sua moglie.
Non sapevo molto su di loro; non avevo mai avuto grossi motivi per interessarmi della loro identità o dei loro affari perché non avevano mai intercettato quelli di mio padre, per cui non avevo avuto valide ragioni per cercare alcun tipo di informazioni.
Fino a quella sera persino il loro nome mi era rimasto sconosciuto.

Non appena avevamo terminato la cena, sotto suggerimento di Seojun, ci eravamo spostati in una grande sala adiacente a quella che avevamo occupato fino a quel momento. Jimin ci aveva invitato a prendere posto sui vari divanetti e sulle diverse poltrone presenti e aveva fatto servire qualcosa da bere dal colorito davvero strano. Io avevo semplicemente declinato l'offerta pensando che non fosse il caso di assaggiare in quel momento qualcosa che mi avrebbe di sicuro lasciato l'amaro in bocca. Eppure, a lasciarmi l'amaro in bocca quella sera non sarebbe stata di certo nessuna bevanda.
Ci eravamo sposati da ormai diversi minuti in questa seconda sala e stavamo continuando lo stesso discorso che avevano già iniziato quando eravamo stati raggiunti dai signori Park che sin da subito avevano mostrato indisponenza nei miei confronti. Avevano salutato i presenti e, così come le regole imponevano di fare, avevano riservato a Taehyung una profonda riverenza; lui, a sua volta, aveva risposto con un leggero inchino.
Avevo intuito che si conoscessero molto bene e mi risultò difficile capire il perché del loro gesto. Avevo dato per scontato che, a motivo  del  livello di confidenza che ci fosse tra tutte quelle persone, i convenevoli potessero essere risparmiati, proprio come era accaduto con tutti gli amici del moro che avevo da poco conosciuto. Eppure, le cose non erano andate così. Senza badare troppo a quei dettagli mi preparai immediatamente per fermare le loro azioni da possibili inchini o saluti particolari che avrebbero, di regola, a quel punto dovuto riservare anche a me, ma non fu necessario che dicessi o facessi niente del genere.
Io  non avevo lasciato il fianco di Taehyung neanche per un secondo e anche in quel momento mi ero ritrovata accanto a lui, ma loro, o meglio lei,  mi aveva semplicemente ignorata. Mentre il padre di Jimin mi aveva guardata ed aveva abbassato leggermente la testa per accennare un inchino, seppur cercando di camuffare la sua azione in qualche modo, sua moglie mi aveva rivolto semplicemente le spalle, senza pronunciare neanche una sola singola parola in segno di saluto, andando a prendere posto in una delle varie sedute ancora disponibili.
Non volevo ricevere inchini, li avevo sempre odiati e perciò mai pretesi e mi ero già preparata per fermare qualsiasi loro azione, ma in quel momento il fastidio iniziò a crescere in me.

Il suo gesto, la sua mancanza di rispetto, fu notata da tutti, ma nessuno provò a dire niente. Anche Taehyung lo aveva chiaramente notato, così come aveva sicuramente capito anche cosa stessi pensando in quel momento. Ne ebbi la conferma quando anche il signor Park si voltò per andare a prendere posto insieme a sua moglie e lui portò il suo sguardo su di me.
Che cosa volesse comunicarmi, senza pronunciare parole, in quel momento non mi fu chiaro. Forse si stava scusando, forse mi stava compatendo, o forse mi stava chiedendo tacitamente di non rispondere in alcun modo a quell'offesa. Io, dal canto mio, distolsi lo sguardo dal suo camminando verso una poltrona libera che si trovava il più lontano possibile da quella donna.
Avevo passato, sorprendentemente, una bella serata, la compagnia mi era sembrata piacevole e avevo davvero pensato che forse quelle persone mi sarebbero potute piacere per davvero, ma le cose stavano già iniziando a cambiare. Proprio per le ore tranquille che avevo trascorse con il resto delle persone presenti nella sala, però, decisi in quel momento che non avrei risposto in nessun modo al gesto della donna che forse, invece, desiderava ricevere una reazione da parte mia.
Taehyung mi raggiunse prendendo posto accanto a me, ma io non mi disturbai neanche di guardarlo. L'atmosfera era decisamente più tesa di pochi istanti prima.

"Mi fa davvero piacere rivedervi tutti. Asami, come prosegue l'attesa? Dov'è il piccolo Yoon?" la donna che mi aveva appena ignorato intavolò una conversazione a cui non partecipai. Mi limitai ad ascoltare ciò che tutti dicevano, senza emettere alcun tipo di suono.
Il discorso fu presto portato, dopo le solite domande, sul futuro matrimonio che tutti aspettavano.

"Tutto è pronto. Manca solo la famiglia Ling. Conoscete già la giovane Mei. È una ragazza davvero a modo, sono sicura saprà essere una buona moglie per mio figlio e donargli un bel bambino" la sua battuta mise in evidente imbarazzo Jimin che preferì non rispondere alle parole di sua madre.
Forse non la pensava poi proprio come lei.

"Taehyung, come stanno i tuoi genitori?"cambiò argomento interpellando il moro accanto a me che fino a quel momento non aveva preso parte attiva alla conversazione proprio come me.

"Stanno bene. Ci saranno anche loro al matrimonio, ovviamente" sorrise appena.

"Verranno anche i tuoi fratelli, non è così?" chiese ancora la donna.

"Certo"

"Sono davvero contenta. Siete davvero una buona famiglia. I vostri genitori hanno fatto un bel lavoro con voi, con tutti voi. Siete sempre così ubbidienti e non avete mai causato grossi problemi. Sono sicura che, con la giusta compagnia, riuscirai a fare grandi cose Taehyung. Sei un ragazzo in gamba" percepii quella battuta come un attacco personale, ma ancora una volta decisi di ignorarla, chiedendomi però quanto ancora sarei stata in grado di tenere a freno la lingua prima di dire qualcosa che avrebbe sicuramente rovinata il resto della serata.

"È stato un peccato che tu non abbia potuto festeggiare il tuo matrimonio come farà Jimin. Tua madre ha sempre sognato in grande per te, sono sicura sarebbe stata contenta di organizzare il tutto" a quella frase iniziai ad irrigidirmi e forse Tahyung, che si trovava affianco a me, riuscii a percepirlo.

"Va bene così, è stato meglio che le cose siano andate in questo modo" rispose semplicemente, senza sbilanciarsi troppo.
La verità era che loro avrebbero voluto organizzare un matrimonio come tutti gli altri, ma io mi ero rigorosamente opposta. Mio padre mi aveva parlato di quel matrimonio quando già aveva firmato tutte le carte necessarie, quando i conti erano ormai stati fatti, sapendo che in quel modo non avrei potuto trovare nessun modo per tirarmi indietro. L'unica cosa che avevo potuto fare era stata impormi su quel dettaglio: non avrei partecipato a nessun festeggiamento perché per me non c'era assolutamente niente da festeggiare.
Di quel dettaglio, intuii quella sera, ne erano al corrente tutti i presenti in quella stanza, che, all'udire quelle parole, abbassarono immediatamente le loro teste sperando che il soggetto della conversazione si spostasse velocemente su qualcosa di diverso.

"Resta comunque un peccato. Al popolo sarebbe piaciuto; all'intero Regno avrebbe sicuramente fatto piacere. Elisabeth, a te sarebbe piaciuto anche, no? Il giorno del matrimonio è qualcosa che una donna sogna da quando è piccola" finse una risata e internamente pensai che quella donna aveva appena acceso una miccia che, se non fosse stata attenta, avrebbe potuto farle molto male.

"Come ha detto Taehyung, è stato meglio così" risposi concisamente senza accennare neanche un sorriso, cose che invece lei mi rivolse immediatamente.

"Perché non facciamo una veloce passeggiata? La serata sembra essere abbastanza piacevole. Credo che respirare un po' di aria fresca farà bene a tutti" Jimin interruppe quella conversazione salvando momentaneamente la serata e tutti pensarono bene di appoggiarlo.
Lo seguimmo per raggiungere l'esterno del palazzo, dopo aver indossato le giacche che ci erano gentilmente state porte dalla servitù. Ognuno passeggiava al fianco di poche persone intavolando conversazioni per far passare il tempo velocemente. Taehyung era avanti a me e stava parlando con Jimin e suo padre, senza però perdermi mai di vista. Spesso infatti si girava per controllare che fossi lì e che andasse tutto bene.

Peccato che niente stava andando bene.

"Non dovresti essere qui. Sapevo fossi sfacciata, ma non avrei mai immaginato fino a questo punto" non mi ero resa conto che non ero di certo rimasta da sola,come avevo sperato, alla fine della fila. La signora Park si era mantenuta dietro di me, fingendo inizialmente di intavolare una conversazione con Asami e suo marito che erano poi stati richiamati da Jin, sua moglie e Seojun lasciando alla donna la possibilità di parlare da sola con me e riferirmi ciò che probabilmente aveva voluto dirmi dal momento preciso in cui i suoi occhi si erano poggiati su di me.
All'udire le sue parole spostai il mio sguardo su di lei che mi guardava accusatoria, con un sorriso finto e derisorio in volto.

"Sai perfettamente che questo non è il posto per te. Mi domando solo quale sia il posto giusto per te, se esiste. Non dovresti di certo essere affianco a Taehyung" portò il suo sguardo davanti a sé,indurendolo, mentre pronunciava quelle parole.

"Non credo questi siano affari che la riguardano" risposi aumentando il passo per potermi distanziare da lei. La mia unica salvezza era raggiungere mio marito. Davanti a lui non avrebbe potuto parlarmi in quel modo e io non avrei rischiato di perdere la pazienza.
Eppure, lei non demorse.
Una cosa doveva riconoscerla: quella donna era caparbia, forse troppo.

"Devi andartene" mi fermai all'udire quelle parole e mi voltai verso di lei. Aveva alzato leggermente il tono della voce affinché, nonostante avessi affrettato il passo e mi trovassi poco più avanti di lei, potessi udirla alla perfezione, ma non troppo per fare in modo che solo io potessi ascoltarla.

"Non sei la benvenuta, né  nostra né tantomeno della famiglia Ling. Credevo fossi intelligente abbastanza da decidere di non farti vedere, ma ti ho fin troppo sopravvalutata. Forse sei solo una stupida ragazzina viziata che pretende di mettere il naso in cose che non la riguardano. Tuo padre è stato uno sfortunato ad avere te, soprattutto ad averti avuto come primogenita. È più che evidente che tu non abbia la stoffa per occupare la posizione che ti spetta" quello fu il momento esatto in cui compresi che quella serata non sarebbe mai potuta finire bene.

"Io starei attenta a quello che dice, signora Park. Forse io tra le due non sono quella che non merita il posto che ha" eravamo entrambe ferme. Io ero completamente voltata verso di lei e davo le spalle al resto del gruppo che, probabilmente, stava continuando la passeggiata in tranquillità.

"Sei l'ultima persona sulla faccia della terra che merita di stare accanto a Taehyung. Non so cosa sia preso a tutta la sua famiglia per aver appoggiato un oltraggio del genere. Tu rovini, sai fare solo questo. Lo hai fatto con altri in passato e lo farai anche con loro. Sarai la rovina della loro famiglia e di questo Regno" continuò abbassando ancora la voce.

"I bambini non riescono a fare cose così grandi, signora Park. Dovrebbe saperlo. Come potrebbe una stupida ragazzina rovinare un Regno intero? Sta forse insinuando che i suoi sovrani siano dei burattini talmente poco intelligenti? Dovrebbe stare attenta a quel che dice, qualcuno potrebbe farla condannare per tali pensieri che nutre nei confronti della corona" lei non rispose a quelle mie affermazioni. Restò interdetta per alcuni secondi e posò poi il suo sguardo su qualcosa, o qualcuno, dietro di me non facendolo più incontrare con il mio.

"Sembrava una bella serata e invece sta iniziando a piovere, sarà meglio rientrare" sentivo i passi di diverse persone dietro di me che si facevano più vicini. Il gruppo si stava avvicinando a noi che eravamo ancora ferme.
La signora Park continuava a non guardarmi e pensai che avesse finalmente desistito e che mi avrebbe lasciato stare. Non mi ero resa conto che alcune gocce, poche e piccole, avevano iniziato a cadere dal cielo. Il fastidio che le parole di quella donna mi avevano procurato aveva fatto passare in secondo piano qualsiasi altra cosa, anche quella.

"Tutto bene?" Taehyung arrivò al mio fianco poggiando ancora una volta la sua mano sinistra sulla mia schiena. Con discrezione,ed evitando di farlo in modo brusco, questa volta mi spostai, cercando di evitare qualsiasi contatto con lui.
Io non risposi alla sua domanda, ma la signora Park non perse occasione di tenere la bocca chiusa.

"Abbiamo solo scambiato due parole. Tua moglie è molto giovane Taehyung, ha molto da imparare dalle persone che le stanno vicino. Ma non preoccuparti, Elisabeth sembra una donna molto intelligente, capirà perfettamente cosa fare e come comportarsi nel migliore dei modi" sorrise a me e al ragazzo accanto a me.

"Mamma, andia-" Jimin iniziò a parlare, facendo accavallare la sua voce alla mia, ma interrompendosi nell'esatto momento in cui notò che anche io avevo preso parola e che non avevo nessuna intenzione di fermarmi per lasciarlo parlare.
Riservai a quella donna un sorriso cercando di sembrare il più serena e tranquilla possibile davanti agli altri, mentre in realtà dentro di me era appena scoppiata una tempesta.

"Forse non sono io a dover imparare come comportarsi, signora Park. Io conosco bene il mio posto, lei, invece, forse avrebbe bisogno di ripassarlo.
Ed è Sua Altezza per lei, non Elisabeth" il silenzio calò immediatamente tra tutti i presenti. La donna davanti a me mi guardava sorpresa e delusa, delusa dal fatto che non avrebbe potuto rispondere in nessun modo a quella mia contestazione, non davanti a tutte quelle persone che conoscevano il protocollo, non davanti a Taehyung.

Odiavo profondamente il mio titolo e la mia posizione, ma in quel momento sapevo che l'unica cosa che avrebbe potuto metterla a tacere  fossero solo e unicamente quelli. Non poteva mancare di rispetto ad un membro della famiglia reale pubblicamente, avrebbe significato disonorare la corona e questo, da sempre e in qualsiasi Regno, era uno dei reati contro la legge più gravi in assoluto.
Io, socialmente parlando, ero pur sempre superiore a lei e lei non poteva fare assolutamente niente per cambiarlo.

"Con permesso, andrei nella mia stanza. Sono piuttosto stanca dopo il viaggio. Grazie per la cena e per l'accoglienza" mi voltai verso Jimin pronunciando quelle parole e senza poi guardare nessun altro, mi voltai raggiungendo l'interno del palazzo.
Piccole e sporadiche gocce di pioggia continuavano a cadere dal cielo, ma erano talmente leggere e insignificanti che la loro presenza era quasi difficile da notare.

Non sapevo come avrei raggiunto la stanza che Jimin ci aveva riservato. Non ricordavo la strada, ma non mi importava; non avrei continuato a passare neanche un secondo di più con quella donna.
Avevo appena varcato il portone di ingresso del palazzo quando udii dei passi dietro di me.
Non fu necessario voltarmi per capire chi fosse perché la persona mi aveva velocemente affiancata, senza dire niente e senza nemmeno guardarmi. Taehyung camminava in silenzio, stando un passo avanti a me per poter fare strada senza dovermi indicare a voce il percorso.

Era arrabbiato? Forse
Mi importava? Decisamente no.

Quella donna mi aveva mancato di rispetto insultandomi davanti a tutti e non mi sarei di certo pentita di averle risposto in quella maniera. Se lui pensava di prendersela con me per qualcosa del genere era unicamente un suo problema.

___________
Ciao a tutti!
Come state?
Capitolo piuttosto intenso, eh?! Fino ad ora forse è stato il capitolo che tra tutti ho più preferito scrivere. Mi piace il carattere di Elisabeth, mi piace il fatto che non si faccia mettere i piedi in testa da nessuno.
L'atteggiamento della signora Park neanche lo commento. Spocchiosa, odiosa e altezzosa pensa di spalleggiare la famiglia Ling cercando un modo per disfarsi della presenza di Elisabeth, che, però, non gliene manda di certo a dire!
Il padre di Jimin, invece, al momento sembra un uomo meno deciso e forte di sua moglie.
E Taehyung? Forse avrebbe anche potuto spendere una parola per difendere Elisabeth, sua moglie, dalle mancanze di rispetto che dal primo momento le vengono riservate, no?
Voi come la vedete? Che ne pensate? Fatemi sapere!
Vi auguro un buona giornata, vi ringrazio come sempre per il tempo che dedicate a questa storia e, salvo imprevisti vari, ci vediamo lunedì! ♥️

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Capitolo 10
*** Unione fatale ***


Silenzio.
Questo mi aveva riservato Taehyung per tutto il tragitto che avevamo fatto per arrivare nella nostra stanza, il quale, in aggiunta, era sembrato molto più lungo di quello che avevamo percorso solo poche ore prima.
Io non avevo osato dire niente e speravo in cuor mio che anche lui decidesse di non aprire l'argomento; ad essere sincera, speravo che per il resto della serata non mi rivolgesse proprio la parola.
Quando giungemmo finalmente davanti alla porta della nostra stanza lasciai andare un sospiro di sollievo sapendo che finalmente non avrei dovuto avere a che fare con nessun altro se non il moro che davanti a me stava aprendo la porta e che continuava quasi a fingere che io non fossi lì con lui. Io decisi di giocare al suo stesso gioco e senza rivolgergli neanche uno sguardo mi diressi all'interno della stanza, preparandomi mentalmente alle ore che avrei dovuto spendere da sola in sua compagnia, che, comunque, avrei sicuramente preferito a quella di altri.
Nessuno di noi continuò a pronunciare parola mentre concedeva all'altro lo spazio e la riservatezza necessari per potersi preparare alla notte fredda e buia che avrebbe preceduto un giorno che, probabilmente, sarebbe stato uno di quelli da dimenticare. Quando fui pronta, notando che Taehyung mi dava le spalle e si accingeva a sostituire i suoi abiti con altri più comodi e consoni per la notte, mi infilai velocemente sotto le calde e profumate coperte, dando le spalle a quella che sarebbe stata la postazione che lui avrebbe occupato di lì a poco.

Ero agitata e questo non potevo di certo negarlo. Era la prima volta in assoluto che passavo la notte condividendo non solo la stessa stanza ma anche lo stesso letto con un uomo. Per di più quell'uomo era pressoché un estraneo e seppure fossi pienamente consapevole che se solo avesse voluto ottenere da me qualcosa di diverso avrebbe tentato già da un po' di tempo, internamente non facevo altro che pensare a cosa avrei potuto fare se la situazione avesse iniziato a degenerare. Era più forte di me fisicamente e oppormi sarebbe stato estremamente difficile. Avrei potuto urlare, ma alla fine non ero certa che qualcuno avrebbe davvero osato aprire la porta delle stanze del futuro Re di Silla.
Sentii il materasso del letto che avremmo condiviso abbassarsi e compresi che si fosse seduto su di esso. Non percepii altri rumori o movimenti provenienti dalle mie spalle e questo non fece altro che accrescere l'ansia in me. Cosa dovevo fare?

"Ti ha detto qualcosa?" parlò all'improvviso dopo diversi minuti in cui non si era mosso dalla posizione che aveva assunto, la quale, però, era ancora a me sconosciuta.

"Voglio sperare che ti abbia detto qualcosa per aver causato una reazione del genere in te" non riuscivo a leggere l'intenzione delle sue parole, non comprendevo se fosse arrabbiato o no dal suo tono di voce. Mi tirai su velocemente, sedendomi e appoggiando la schiena sulla dura spalliera in legno del letto voltando la testa e cercando di incontrare lo sguardo di Taehyung. Lui però mi dava le spalle. I suoi piedi erano ancora poggiati sul pavimento e le mani sorreggevano la sua testa.

"Anche se non mi avesse detto niente avrei avuto tutte le ragioni per reagire in quel modo. Hanno visto tutti chiaramente quanto mi abbia mancato di rispetto. Altrove sarebbe già stata condannata" la mia voce era tagliente.
Quelle mie parole causarono finalmente una vera reazione da parte sua. Drizzó infatti la schiena, voltandosi con la parte superiore del corpo verso di me e guardandomi molto duramente.

"Non andare troppo oltre Elisabeth" io cosa feci in risposta?
Risi.
Risi talmente forte che mi si iniziarono a formare le lacrime agli occhi.
Penso si possa facilmente intuire che la mia non fosse certo una risata dettata dal divertimento o dalla felicità. Ero estremamente nervosa e avevo sfogato il nervosismo in quella maniera che, onestamente, spiazzò un po' anche me, figuriamoci l'uomo che mi guardava confuso e forse spaventato dal mio atteggiamento.
Dovevo sembrare una pazza ai suoi occhi.

"Sai cosa, Taehyung? A me non frega proprio niente di quello che pensi tu o chiunque altro. Alla fine io ne sono uscita a testa alta, tu un po' meno" risposi dopo essermi ripresa. Non ci era più traccia di neanche un piccolo sorriso sulla mia faccia. Decidendo di terminare lì il discorso assunsi la stessa posizione precedente, dandogli le spalle e chiudendo gli occhi per cercare di comunicare al mio cervello che era il caso che si spegnesse e che mi lasciasse riposare per alcune ore, concedendomi una tregua da tutto ciò che da qualche settimana aveva scombussolato la mia vita.

Il mio cervello, però, non ne voleva sapere di assecondarmi e il moro dietro di me sembra volerlo aiutare a farmi uscire di senno. Percepii il materasso sollevarsi leggermente indicandomi che Taehyung non vi fosse più appoggiato sopra e sentii subito dopo il leggero rumore dei suoi passi che, seppure lieve, risultò piuttosto chiaro all'interno di quella stanza estremamente silenziosa.
Non riuscii a capire che direzione avesse preso, ma decisi di continuare a tenere gli occhi chiusi nell'eventualità in cui,  in qualsiasi punto della stanza si trovasse, seppure avesse deciso di osservarmi, avrebbe potuto notare che il discorso per me era chiuso e non avevo voglia di parlarne ancora.

"Hai ragione, mi dispiace" le sue parole mi fecero spaventare e scattai immediatamente sollevando il busto dal materasso andando ad invadere la parte di letto a lui riservata. Ad avermi fatto spaventare non erano state ovviamente le sue parole, per quanto assurde mi fossero sembrate, ma il fatto che le aveva pronunciate a pochi centimetri da me. Si trovava esattamente alla mia sinistra, a così poca distanza dal bordo del letto che solo allungando un braccio avrei potuto toccarlo, con le braccia incrociate e lo sguardo fisso nel mio.

"Sei per caso impazzito? Vuoi farmi morire?" alzai la voce quasi urlando cercando di far calmare i battiti del mio cuore che per lo spavento erano diventati fin troppo veloci.

"Mi dispiace" disse ancora

"Sai dire altro oltre mi dispiace?" pronunciai ancora più infastidita. Inizialmente non rispose a quelle mie parole, per poi prendere un po' di coraggio e iniziare a parlare.

"Non avrei dovuto arrabbiarmi, hai perfettamente ragione. Non si è comportata bene e avrei dovuto difenderti meglio, è solo che-" si fermò nuovamente sciogliendo le braccia e passando la mano destra tra i suoi capelli. Era un vizio che aveva, lo faceva troppo spesso.

"Non sono abituato a questo e conosco la famiglia di Jimin da molti anni. Con me sono sempre stati gentili e sono molto amici dei miei genitori. Ha dato fastidio anche a me il loro atteggiamento, ma non possiamo semplicemente reagire così a qualsiasi provocazione. Il protocollo dice anche questo e sono cresciuto così" spiegò abbassando lo sguardo. Risi amaramente all'udire le sue parole e in risposta lui rialzò lo sguardo cercando il mio e trovandolo immediatamente.

"Torniamo sempre allo stesso punto, no? Non è giusto che qualcun altro decida per noi cosa è giusto e cosa non è giusto fare, ma va bene; onestamente non ho nessuna voglia di riaprire il discorso un'ennesima volta. Lascia perdere" richiusi gli occhi concludendo il discorso quando improvvisamente un pensiero mi colpì.

"Anzi no, non lasciare perdere per niente. Tu mi fai arrabbiare così tanto. Spiegami il senso del tuo atteggiamento: davanti a questa mancanza di rispetto non fai niente, però poi fai revocare l'invito del matrimonio alla mia famiglia e tra l'altro rendendo noto che sei tu l'artefice di tale gesto. In questo caso il protocollo che fine fa?" Taehyung non si era spostato neanche di un millimetro. Aveva spalancato leggermente gli occhi in segno di sorpresa quando aveva capito che fossi a conoscenza di quel dettaglio, ma faceva probabilmente fatica a capire come.

"Tu cosa ne sai?" mi chiese semplicemente, continuando a non muovere neanche un passo.

"Non si risponde ad una domanda con un'altra domanda e comunque questo non è un tuo problema" non parlava. Per la prima volta in tutte quelle settimane ero riuscita a zittirlo e nella discussione stavo avendo la meglio.
Per quanto il momento non fosse quello giusto questo mi fece sorridere internamente: il moro era bravo con le parole e lo aveva ampiamente dimostrato e sapere che ero riuscita a metterlo in difficoltà mi riempiva leggermente di orgoglio.

Non capii in quel momento perché gli costasse così tanto ammettere che era stato lui a fare quella richiesta e a spiegarne il motivo, fatto sta che il tutto non fece altro che accrescere maggiormente il fastidio e il nervoso che tutte le situazioni di quei giorni mi avevano fatto accumulare. Nonostante non avessi ricevuto le spiegazioni che avrei voluto e profondamente insoddisfatta dall'esito di quella discussione e di quell'intera giornata decisi per la mia sanità mentale di chiudere definitivamente il discorso.

"Sai cosa Taehyung? Probabilmente hai ragione, io dovrei imparare ad accettare un po' meglio tutta la realtà in cui vivo come fai tu, ma forse tu dovresti imparare a fare e dire un po' di più quello che vuoi senza doverti preoccupare degli altri o delle regole" detto ciò mi stesi completamente sul materasso, portando le lenzuola a coprire la mia faccia per fargli comprendere che non avevo più voglia di sentire altro.

"Peccato che tu non ti renda conto che ci sto provando" rispose con voce bassa, molto bassa. Io finsi di non aver sentito e lui alla fine non aggiunse altro. Si limitò a fare di nuovo il giro del letto e sentii solo pochi secondi dopo le lenzuola sollevarsi ed essere sistemate mentre cercava di predisporsi per la notte.
Mi allontanai ancora di più da lui raggiungendo il bordo del letto, un solo movimento e sarei caduta, ma preferivo stare più tranquilla così.
Per tutta la notte riuscii a dormire poco; mi svegliavo e riaddormentavo continuamente, acquistando man mano la consapevolezza che il giorno dopo un grande mal di testa mi avrebbe accompagnato, peggiorando ancora di più, se possibile, la giornata che mi aspettava.

Quando sorse il sole io ero sveglia. Le tende della stanza erano state chiuse la sera prima ma il sole si fece man mano sempre più forte tanto che riusciva a trapelare anche attraverso esse. Percepii dei movimenti alle mie spalle e quando compresi che Taehyung fosse sveglio chiusi immediatamente gli occhi fingendo di dormire. Se avesse capito che fingessi o no mi è ancora oggi ignoto, ma l'obiettivo riuscii a raggiungerlo comunque. Una volta essersi preparato, infatti, lasciò la stanza senza svegliarmi lasciandomi tutto il tempo per alzarmi e sistemarmi al meglio per affrontare le ore successive.

*********

"Adesso dobbiamo aspettare, le cose cambiano" pronunciai duramente, muovendomi nervosamente sulla sedia che avevo occupato per due ore intere.
Ero stanco. Stavamo ripetendo continuamente le stesse cose da troppo tempo senza giungere ad una conclusione sensata e utile e la cosa mi stava facendo innervosire.
Non mi piaceva cambiare i piani; mi era sempre piaciuto avere tutto in ordine e sotto controllo.

"Perché dovremmo? Non è necessario, possiamo semplicemen-" Kyong fu velocemente interrotta dall'uomo che per tutto quel tempo si era limitato ad ascoltare senza pronunciare neanche una sola parola

"No, non possiamo fare niente adesso. Ti ha vista Kyong e le hai anche parlato. Hai creato un ricordo nella sua mente e se ti rincontrasse le tornerebbe subito alla mente la vostra conversazione. Cercherebbe di avere informazioni su di te e rischieremmo di far saltare tutto ciò per cui stiamo lavorando da anni" pronunciò fermo spostando il suo sguardo dalla donna a cui si era rivolto a me.

"Come ti è venuto in mente di dirle quelle cose?" la mora al mio fianco borbottò, alzandosi in piedi e distendendo la schiena, probabilmente indolenzita dalla posizione che la giovane aveva assunto nelle ore precedenti.

"Non avevo idea di chi fosse e nessuno di voi aveva pensato di informarmi della sua presenza. Cosa potevo saperne?" rispose la donna alterata.

"Facciamo passare del tempo, facciamo in modo che si dimentichi di questo incontro e poi decidiamo che fare. La cosa che tutti voi dovete capire è che da adesso in poi dovete stare doppiamente attenti: Taehyung è pericoloso per noi. È molto intelligente e astuto e difficilmente qualcosa sfugge alla sua vista"

"E questa non è una novità, no? Non capisco perché vi stiate preoccupando così tanto per niente" parlò ancora Kyong

"Perché Elisabeth Herbert è altrettanto pericolosa. E sai cosa significa questo? Che insieme potrebbero causare a tutti noi danni permanenti. La loro unione, se per alcuni sembra essere salvifica o per altri semplicemente fastidiosa, per noi potrebbe essere fatale. Un solo passo falso e siamo tutti fuori" concluse il suo discorso.

"Sappiamo tutti cosa si dice su di lei e alcuni di noi la conoscono anche fin troppo bene, è altamente probabile che il suo rapporto con Taehyung non funzioni e questo è un punto a nostro favore. Potremmo cercare di sfruttarlo"

"Magari hai ragione tu, magari no. Non sottovalutatela e non traete conclusioni affrettate. Aspettiamo per adesso e vediamo cosa succede.
Adesso andate, ci abbiamo messo fin troppo tempo. Provvederò io ad informare gli altri. Non parlate di questo fuori di qui, anzi, non parlate proprio. Meno contatti abbiamo, meno probabilità di destare sospetti avremo.
Vi farò sapere io quando sarà necessario rincontrarci" massaggiai le tempie cercando di alleviare il dolore mentre aspettavo che tutti lasciassero la stanza.

Kim Taehyung me l'avrebbe pagata, era solo questione di tempo.
Non avrei permesso a nessuno di interferire nella questione, tantomeno ad una ragazzina viziata e capricciosa.
Elisabeth Herbert non sarebbe stata un ostacolo per me, sarebbe invece stata il mio scacco matto.

____________

Buonasera!!!
Da qui si entra nel vivo della storia.
All'inizio c'è un confronttra Elisabeth e Taehyung, l'ennesimo, che sottolinea ancora una volta le differenze tra i due ragazzi che, però, apparentemente possono imparare l'uno dall'altro.
Chissà se lo capiranno e deporranno l'ascia di guerra.
Elisabeth rende noto a Taehyung di essere a conoscenza della richiesta che ha fatto a Jimin, ma lui non sembra particolarmente contento della cosa.
Elisabeth riflette, giustamente, sull'ambiguità dell'atteggiamento del moro che davanti ai genitori di Jimin non ha proferito parola, ma che è disposto a mettersi in cattiva luce davanti agli occhi dell'intero Regno.
Che cosa gli frulla nel cervello?
Il pezzo forte, e che sicuramente crea più domande, è sicuramente l'ultimo. Chi è che ce l'ha con il nostro Taehyung? Perché? Chi sono le persone coinvolte e qual è il famoso piano che adesso devono rimandare?
Vediamo comparire nuovamente la donna che solo pochi giorni fa ha trattato Elisabeth con disprezzo e sufficienza non essendo evidentemente a conoscenza di chi avesse di fronteQuesto creerà problemi?
Chi vivrà vedrà!
Come sempre grazie per il supporto e l'apprezzamento che dimostrate anche solo leggendo. Se vi va e fa piacere, mi farebbe tanto felice leggere la vostra opinione o se avete qualsiasi tipo di consiglio/domanda.

Non ho avuto molto tempo per correggere il capitolo perché sto studiando per un esame che mi sta risucchiando l'anima e che mi lascia poco tempo libero, quindi appena avrò dieci minuti di tempo lo rileggerò per correggere eventuali errori, ma ci tenevo a rispettare la scadenza.
Vi avviso già che molto probabilmente lunedì non riuscirò ad aggiornare perché ho l'esame di cui vi ho parlato ed è di pomeriggio. È un esame che richiede 4 ore al termine delle quali sarò probabilmente sfinita, per cui è altamente probabile che non sarò in grado di fare nient'altro se non dormire al mio ritorno, ma farò il possibile per cercare di pubblicare lunedì. 
Dovessi quindi riuscirci, a lunedì, altrimenti a martedì 😂♥️
Detto ciò torno a studiare e vi auguro una buona serata/ giornata (nel caso leggeste di giorno) ♥️

 

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Capitolo 11
*** Collane e figli ***


Avevo appena finito di cambiarmi quando qualcuno bussò alla porta.
Stavo cercando di agganciare  la collana intorno al collo, mente ero seduta davanti al grande specchio che rifletteva proprio l'ingresso della stanza quando diedi il permesso a chiunque si trovasse all'esterno di aprire la porta ed entrare.
Sperai con tutta me stessa che non si trattasse della mamma di Jimin. Non avrei potuto affrontare un secondo confronto con lei a così poca distanza di tempo e soprattutto non ne avevo nessuna voglia.

Durante la lunga notte passata quasi insonne ero arrivata alla conclusione che la cosa migliore da fare per me, per sopravvivere ai giorni che mancavano al termine di quel supplizio, fosse quello di ignorare tutti coloro che potenzialmente avrebbero potuto causarmi problemi.
Sarebbe sicuramente stato più facile a dirsi che a farsi, ma io avrei tentato il tutto per tutto per cercare di salvaguardare quel poco di sanità e pace mentale che mi era rimasta.

"Sei pronta? Andiamo a fare colazione" Taehyung si affacciò aprendo la porta il minimo indispensabile e affacciandosi solamente mostrando solo la testa quando comprese che per potermi guardare non era necessario entrare nella stanza perché io ero proprio davanti a lui. 

"Si, arrivo" sbruffando per non essere riuscita ad agganciare la collana la tolsi poggiandola sul grande e pregiato comó che avevo di fronte. Odiavo non riuscire  a fare le piccole cose da sola, odiavo il dover dipendere da qualcuno anche solo per poter indossare una collana.
Passai velocemente la spazzola attraverso i miei capelli non scomodandomi a legarli. Erano lunghi, molto, ma mi piacevano.
Quando ero bambina gareggiavo con mia sorella a chi li avesse più belli.  Meredith era il giudice delle nostre gare. Faceva vincere quasi sempre lei, ma nell'esatto momento in cui il gioco terminava e mia sorella lasciava la stanza, mi rassicurava dicendo che nessuno avrebbe potuto battere la bellezza della mia 'chioma corvina' ed io sorridevo felice a quelle parole. Quello mi bastava a dimenticare la delusione di aver perso una stupida gara.

"Ti aiuto io" non mi ero accorta che Taehyung fosse entrato definitivamente nella stanza chiudendo la porta dietro di se. Aveva sicuramente notato la mia espressione contrariata e doveva evidentemente aver capito anche a cosa fosse dovuta. Non riuscii a rispondergli prontamente che non fosse necessario e che non avrei indossato la collana per quel giorno perché lui fu più veloce di me e afferrò il gioiello che avevo appena appoggiato di fronte a me.

"Potrei impiegarci un po' di tempo, ti avviso. Non so perché ma ho sempre tanti problemi con questi ganci. Sono davvero piccoli" decisi di non rispondere alle sue parole essendo ancora infastidita e arrabbiata per il giorno precedente. Più che per le sue azioni, ciò che mi mandava in malora il cervello erano le cose che aveva detto, tutte senza senso e prive di fondamento.
Ci impiegò davvero molto più tempo del dovuto, ma anche in quella situazione cercai di tener a freno la lingua; dopotutto anche io avevo avuto problemi con quell'aggeggio e non ero certo nella posizione adatta per commentare la sua incapacità nel fare qualcosa di così semplice.

"Mi dispiace" non appena portò a compimento quell'ardua impresa lo sentii pronunciare quelle due parole quasi in un sussurro. Sollevai lo sguardo cercando il suo attraverso lo specchio e riuscii a trovarlo quasi subito. Guardandomi negli occhi le pronunciò nuovamente, con tono più sicuro e facendo in modo che lo udissi perfettamente.

"Pensavo che avresti preferito affrontare una cosa per volta e non potendo escludere la famiglia Ling restava solo tuo padre. Per questo ho revocato il suo invito. Mi dispiace se la cosa ti ha, in un qualche modo,infastidito, non era mia intenzione" pronunció non distogliendo il suo sguardo dal mio.

Se qualcuno ti chiede scusa guardandoti negli occhi, perdonalo. È davvero pentito di quello che ha fatto.
Meredith me lo aveva ripetuto fino allo sfinimento e in quel momento le sue parole mi tronarono in mente. Taehyung non aveva distolto il suo sguardo neanche per mezzo secondo.
Sospirai rumorosamente, lasciando la spazzola che avevo ancora in mano e alzandomi dalla sedia che avevo occupato durante tutto il tempo. Mi voltai immediatamente verso di lui, ritrovando il contatto che per pochi secondi avevo perso.

"Io non sono arrabbiata per questo Taehyung. Quando ho saputo che la mia famiglia non ci sarebbe stata, che mio padre non sarebbe stato qui, il mio cuore ha letteralmente sobbalzato per il sollievo. Quando ho scoperto che eri stato tu a fare questo ne sono rimasta sorpresa, avevi fatto qualcosa per me senza che io te lo avessi chiesto e non so neanche perché tu lo abbia fatto. Non mi devi niente, avresti semplicemente potuto ignorare la situazione.
Mi ha fatto piacere e te lo avrei detto, ma poi ieri te ne sei stato zitto per tutto il tempo e ti sei permesso di rimproverarmi per la reazione che ho avuto dopo essere stata umiliata e derisa da quella donna che non capisco perché mi odi così tanto" ero calma, ma nelle mie parole si poteva sicuramente leggere il fastidio che provavo nel ricordare ciò che quella donna mi aveva detto la sera prima e che cosa mi aveva fatto fare.
Non mi piaceva usare la mia posizione contro gli altri e lei mi aveva costretta a farlo. Forse era questa la cosa che più mi aveva fatto arrabbiare.

"Dimmi perché.
Sei stato tu a chiedermi di fingere davanti agli altri, non io. Io non avrei problemi a far vedere alle persone come stanno le cose a differenza tua. Ho accettato di fare tutto questo è tu ti sei permesso di rimproverarmi per essermi difesa. Perché?" Il mio tono era leggermente più alto e disperato in quel momento.
Per tutta la notte avevo cercato di rispondere da sola a quelle domande che mi ero posta e a cui, ovviamente, senza di lui non avrei mai potuto rispondere.

"E non ti azzardare a dirmi che è per il protocollo perché mi rifiuto di credere che siate tutti un grande branco di imbecilli che si fanno schiacciare da chiunque solo perché il protocollo dice che è buona regola non rispondere.
Tra l'altro, il protocollo parla chiaramente anche su altre cose e quello che hai fatto tu con la mia famiglia va decisamente contro il protocollo. Quindi trovati una scusa migliore" aggiunsi arrabbiata.

"Non so farlo. Non ne sono capace" non compresi il senso di quelle sue parole e la mia espressione sembrò parlare chiaro.

"Non ho mai vissuto un rapporto a due. Ho combattuto le mie battaglie, ma non mi sono mai immischiato in maniera così diretta in quelle degli altri. A te forse viene naturale, a me no" e forse sarebbe stato meglio che avessi continuato a rimanere nella mia ignoranza perché quelle sue parole mi fecero innervosire ancora di più.

"Allora perché diavolo hai deciso di sposarti? Perché hai scelto me? Hai detto che avevate fatto tutte le ricerche necessarie sul mio conto, eri perfettamente consapevole a cosa stavi andando incontro, no? Mi hai tolto l'unica cosa che mi era rimasta e ti aspetti che io ora ti giustifichi?" non so come, ma non pronunciai quelle parole urlando. Mantenni il tono di voce basso, ma estremamente duro.

"Tua madre me lo ha detto. Questo non è stato un accordo tra i tuoi genitori e i miei. Tu hai deciso che ti saresti sposato e tu hai scelto che avresti sposato me.
Perché non mi hai lasciato in pace?" Aggiunsi ancora non dandogli il tempo di poter rispondere.
Aspettò qualche secondo prima di aprire la bocca e dire qualcosa, ma fu interrotto dal rumore di qualcuno che stava bussando alla porta.

"Taehyung, vi aspettiamo? Scendete a fare colazione con noi?" Era Jimin. Non era entrato, aveva parlato non aprendo la porta.

"Dacci qualche minuto. Potete iniziare, non preoccuparti" 

"Va bene" il ragazzo dietro la porta si allontanò immediatamente senza aggiungere altro.

"L'ho fatto per questo. Ho scelto te per questo motivo.
Sapevo che non sarebbe stato facile stare al mio fianco per una serie di motivi ed ero consapevole che qualcun'altra al tuo posto non avrebbe retto. Tu ti sei sempre fatta valere ed ero certo che avresti continuato a farlo. Vuoi la verità? Ho delle battaglie da combattere anche io e da solo non potrei. Sapevo che tu in un qualche modo avresti potuto aiutarmi. Sono stato egoista in questo, lo so, ma non avevo altra scelta. Ho sbagliato ieri e cercherò di non farlo di nuovo. Ti dirò tutto con calma una volta che saremo ritornati a casa, te lo prometto" Taehyung era sicuramente una delle persone più sincere e dirette che avessi conosciuto, questo dovevo ammetterlo.
Lo apprezzavo per questo, ma in quel momento la cosa passo in secondo piano.

"E poi ti sei permesso di dire a me che sono egoista e che penso solo a me stessa. Allora forse non sei così tanto diverso da me, no?" Non ero più arrabbiata, ero solo profondamente amareggiata.
In quell'ambiente non esistevano persone buone e ne stavo avendo la conferma giorno dopo giorno. Tutti pensavano a loro stessi e a nessun altro.

"Mi sono sentito in colpa subito dopo averlo fatto.  Sapevo che tu non volessi.
Per questo mi sono ripromesso che ti avrei trattato nel miglior modo possibile e lo farò. Non posso tornare indietro sulle mie azioni e onestamente non lo farei pur avendone la possibilità, ma posso tener fede alla parola che io ho dato a me stesso. Ieri non l'ho fatto, ma da ora in poi cercherò di farlo.
Mi dispiace davvero, Elisabeth. Una volta tornati a casa ti lascerò in pace, se è quello che vuoi.
Avrai a che fare con me solo in eventi pubblici, per il resto cercherò di rendermi invisibile. Se questo può farti stare bene, lo farò" nessuno dei due aggiunse altro a quella conversazione ed io non feci altro che pensare per tutto il resto di quella giornata se quello fosse effettivamente ciò che volevo.

Non incontrai ne la madre ne il padre di Jimin e non appena raggiungemmo gli altri che avevano già iniziato a mangiare, il ragazzo si scusò con me per ciò che era accaduto la sera prima sostenendo che non riusciva a capire perché sua madre si fosse comportata in quel modo.
Lo rassicurai dicendogli che non aveva colpe a riguardo e che non doveva preoccuparsi e per il resto della giornata non facemmo altro che assecondare tutte le proposte che il moro ci fece.
Per la prima volta montai a cavallo, con non poche difficoltà, aiutata da Seojun che si era invece rivelato il migliore nel campo. Jimin ci portò anche a visitare la serra del suo palazzo e subito dopo un'ala che aveva appena finito di far realizzare nella quale erano contenute opere d'arte provenienti da tutto il mondo e di ogni specie.
Avevo conosciuto poi il piccolo Yoon, il figlio di Asami e suo marito che memorizzai fosse Namjoon. Il bambino aveva quattro anni, ma era particolarmente calmo. Assomigliava tanto alla sua mamma, era bello tanto quanto lei e avevo capito, osservandolo attentamente, che fosse anche estremamente intelligente. Mi aveva confessato di non essere particolarmente contento dell'arrivo di un fratellino o una sorellina, ma non aveva detto niente ai suoi genitori perché loro si erano invece mostrati contenti sin da subito e lui non voleva di certo andare contro di loro. 

'Me lo farò andare bene' mi aveva detto facendomi ridere subito dopo. 

Voleva bene a Taehyung e gli si era affezionato molto e proprio per questo lo aveva rimproverata perché ultimamente non era andato a trovarlo. Il moro si era scusato e dopo averlo preso in braccio ed avergli lasciato un sonoro bacio sulla guancia destra, cosa che aveva infastidito il bambino che si era prontamente asciugato la faccia utilizzando il palmo della mano assumendo un'espressione schifata, gli aveva detto che sarebbe potuto venire a trovarci a casa ogni qual volta avrebbe voluto. Suo padre, Namjoon, lo aveva rimproverato quando lo aveva messo giù dicendogli di non mettere in testa queste cose a suo figlio perché il viaggio da casa loro alla nostra sarebbe stato troppo lungo per Asami, ma Yoon non lo avrebbe di certo capito e avrebbe iniziato a piangere e strillare perché suo padre non voleva accompagnarloa casa di Taehyung. Ridacchiai silenziosamente quando in maniera molto infantile quest'ultimo aveva detto che Namjoon avrebbe semplicemente potuto accompagnarlo e poi venirlo a prendere, che lui non aveva nessun impedimento fisico che non gli permettesse di affrontare quel viaggio e quando Namjoon lo aveva guardato male rimproverandolo Taehyung aveva risposto facendogli una linguaccia e correndo poco più avanti per giocare un po' con il bambino che si era allontanato un po' da noi altri. 

"Non fate figli, perchè per te sarebbe un disastro Elisabeth. Taehyung delle volte è così infantile. Per questo i bambini si innamorano di lui, è praticamente al loro livello" pronunció di punto in bianco Jin lasciandomi senza parole.
Io che facevo in figlio con Taehyung?
Io con facevo un figlio?
Non sarebbe mai accaduto niente del genere.
Cercai di fingere di non aver sentito quello che Jin aveva detto. Mi trovavo avanti a lui e gli davo le spalle, pensavo  quindi di potermi permettere di fare qualcosa del genere. Purtroppo, però, la voce che il ragazzo aveva utilizzato era stata talmente alta che persino Taehyung che si trovava ancora più avanti di me con Yoon lo aveva sentito e si era voltato verso di noi indispettito. Aveva posato il suo sguardo su di me per qualche secondo per poi guardare  Jin. Sogghignando aveva semplicemente detto

"L'invidia è una brutta malattia Jin, è così che si dice, no?" era rimasto voltato verso di noi aspettandosi una risposta da parte del ragazzo più grande che non tardò di certo ad arrivare. 

"Di cui io non sono sicuramente affetto" Taehyung si era preparato nuovamente a rispondere a quella battuta, ma Jieun si era messa in mezzo imponendo a suo marito di smetterla.

"Non mettere in difficoltà le persone" gli aveva sussurrato e quando Jin aveva chiesto a chi si stesse riferendo avevo sentito sua moglie pronunciare il suo nome. In tutto ciò, io non mi ero voltata.

Avevamo raggiunto tutti il punto in cui Taehyung e Yoon si erano fermati e il piccolo mi aveva letteralmente tirato fuori dal calderone bollente afferrandomi la mano e tirandomi per farmi intendere che voleva che lo seguissi perché voleva mostrarmi qualcosa che aveva trovato quella mattina quando con la sua tata era passato di lì. Senza fare troppe storie seguii il bambino allontanandomi dal gruppo che aveva coinvolto Taehyung in una conversazione di cui non riuscii a comprenderne il soggetto. Noi ci fermammo diversi metri avanti a loro, dopo aver quasi corso per raggiungere quel punto.
Cercavo di guardare lo stesso punto che il bambino stava osservando, tentando di capire che cosa stesse cercando, ma quando lui alzò gli occhi verso di me notai quanto fossero lucidi e quanto la sua espressione fosse decisamente triste.

"Che succede Yoon" mi inginocchiai davanti a lui  che aveva portato le manine davanti agli occhi, strofinandoli per cercare di non piangere, ma fallendo miseramente.

"Io- io. Non c'è più" scoppiò a piangere lasciandomi lì da sola mentre corse verso suo padre che non appena vide il bambino iniziò a preoccuparsi prendendolo velocemente in braccio. Cercava di capire che cosa fosse successo, ma il piccolo non collaborava nascondendo il viso nel suo collo.
Namjoon guardò me chiedendo spiegazioni che io, però, non potevo dargli.
Mi alzai e iniziai a camminare verso di loro.

"Cosa è successo?" Domandò Asami

"Stava cercando qualcosa che evidentemente non c'è più, ma non ho capito cosa" scrollai le spalle guardando come il bimbo continuasse a nascondere il suo bel faccino.
Solo quando il bambino si fu calmato riuscimmo a capire che stava cercando lo stesso animaletto che aveva visto lì quella mattina, una lumachina, e ridacchiando Namjoon gli aveva spiegato che era quasi impossibile ritrovarla lì.
In quel momento ammirai tanto quell'uomo che si stava prendendo tutto il tempo per rispondere dettagliatamente e nel modo più serio possibile a tutte le domande che il suo bambino gli stava facendo.
In quell'esatto momento ebbi anche la certezza assoluta che io non avrei mai potuto avere un figlio mio. Non ero paziente e pensare me al posto di Namjoon mi faceva solo rabbrividire. Yoon ci lasciò poco dopo. Si era fatto tardi per lui, doveva mangiare e subito dopo andare a letto.
Noi cenammo poi tardi con più calma, sempre e solo noi, senza avere il piacere di godere della compagnia dei signore e della signora Park.
Non appena terminammo di mangiare ognuno iniziò a dirigersi nelle proprie stanze. Io stavo aspettando che Taehyung decidesse di fare altrettanto, ma il ragazzo non sembrava interessato a fare niente di ciò.

"Sei pronto?" Aveva semplicemente chiesto al suo amico che aveva velocemente perso il suo sorriso.
Il giorno dopo sarebbe arrivata la sua futura moglie.
Non aveva risposto, aveva scosso le spalle e abbassato la testa.
Sapevo che non ero nessuno per intromettermi e cercai di fermare la mia lingua, ma ogni mio tentativo fu del tutto inutile.

"Non sei costretto Jimin. Se non vuoi lei, arriverà la persona per te" avevo poggiato la mia mano sinistra sul suo braccio destro restando ancora seduta al suo fianco.
Taehyung mi guardava semplicemente, spostando il suo sguardo da me al suo amico. Voleva che parlasse, voleva farlo sfogare.

"La mia persona è già arrivata" sorrise amaramente il moro al mio fianco alzando la testa e puntando il suo sguardo nel mio.

"Mi è scivolata via Elisabeth, esattamente sotto gli occhi" il suo sguardo era triste e malinconico. La mia curiosità mi spingeva a chiedergli di raccontarmi che cosa intendesse, ma pensai di trattenermi. Forse non gli avrebbe fatto bene rivivere un'esperienza triste.

"Non preoccupatevi, sto bene. Troverò il mio equilibrio, come avete fatto voi, no? C'è solo bisogno di tempo.
Ci sono delle cose che bisogna fare. Devo farlo io,  non posso permettere che Seojun si precluda la possibilità di aprire il suo cuore a qualcuno" sorrise per davvero questa volta ed io sentii il mio cuore perdere un colpo.

"Perché devi precluderla a te allora?" Domandai semplicemente spostando la mano dal suo braccio e poggiandola sul mio grembo.

"Perché io l'ho già vissuto e so che non potrò più riviverlo, quindi è giusto che sia così" si fermò qualche secondo a fissarmi.

"Andate a dormire, su. Io sto bene, andrà tutto bene" si alzò dalla sedia aspettando che anche noi facessimo lo stesso.
Taehyung lo seguí velocemente salutandolo e promettendogli che la mattina successiva avrebbero passato un po' di tempo insieme solo loro, prima dell'arrivo di Mei Ling, io invece mi presi un po' più di tempo per permettere al mio cuore, che si era spezzato, di ricompattarsi.

"Buonanotte Elisabeth. Grazie per esserti preoccupata per me" Jimin mi aveva richiamata facendomi portare l'attenzione su di lui. Mi aveva sorriso e dopo aver salutato con una pacca Taehyung se ne era andato.
Il moro si era spostato affianco a me e prima di avviarsi verso il corridoio che ci avrebbe portato a trascorrere insieme la nostra seconda notte mi disse qualcosa che non avrei dimenticato facilmente.

"Non siamo tutti uguali. C'è ancora gente che si preoccupa degli altri e che ha a cuore il bene delle altre persone prima del proprio. Non tutto è marcio nel nostro mondo" io non gli avevo risposto. Lui aveva iniziato a dirigersi fuori dalla stanza a passo lento e quando si era reso conto che avevo iniziato a seguirlo aveva accelerato leggermente, certa che gli sarei stata dietro.
Quella notte dormii, pensando però sempre a Jimin e alle parole di Taehyung.
Che veramente non fosse tutto marcio?

 

________________

Salve a tutti! 

Avevo detto che avrei pubblicato martedì e alla fine oggi non è martedì, ma mercoledì 😂 
Scusate, ma l'esame mi è stato spostato a martedì e sono tornata a casa tardi e stanca per cui mi è stato impossibile aggiornare.
Ho scritto però una buona parte di questo capitolo proprio sul treno durante il viaggio di ritorno, meglio conosciuto come il viaggio della speranza.

Per quanto riguarda il capitolo, che ne pensate? Taehyung ha rivelato qualche cosina in più su di se a Elisabeth che non sembrava averla presa proprio benissimo, avendo in parte anche ragione. 
Taehyung secondo me è un tipo che divide: da una parte lo apprezzi perché si vede che è buono e non vuole far veramente del male a nessuno, ma dall'altra parte poi ti rivela cose come quella dell'inizio del capitolo e ti fai due domande. 
Perché Taehyung ha scelto proprio Elisabeth? Quali battaglie deve combattere? E perché ha voluto che Elisabeth ascoltasse le parole di Jimin? Taehyung conosceva perfettamente i pensieri di Jimin e comunque avrebbe potuto chieder in un altro momento, trovandosi da solo con lui, ma ha voluto farlo proprio quando anche Elisabeth avrebbe potuto ascoltare la risposta del suo amico.
Jimin è un pezzo di cuore. Mi dispiace tanto per lui. Non è facile veder svanire un amore  in cui hai tanto creduto, qualsiasi sia la ragione, no? Beh, avremo sicuramente modo di conoscere meglio anche questa storia.
Nella seconda parte del capitolo abbiamo modo di conoscere un po' di più alcuni personaggi.
Quanto è tenero il piccolo Yoon che piange perché non trova la lumachina? E quanto è ancora più dolce Namjoon che lo consola e gli spiega che è perfettamente normale che ciò accada? 
Termino il monologo ringraziando come sempre tutti per il sostegno, il tempo, le recensioni e tutto il resto. Grazie davvero.
Detto ciò vi saluto e ci vediamo lunedì! ♥️

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Capitolo 12
*** Sei felice? ***


Quella mattina il mio risveglio sembrò essere uno dei migliori.
Per qualche secondo avevo quasi dimenticato che quello sarebbe stato il giorno in cui avrei incontrato Mei Ling e sua madre.
Mi ero addormentata dando le spalle a Taehyung, occupando l'estremità sinistra del letto, cercando di mantenere quanta più distanza possibile tra il mio corpo e il suo, ma in un qualche modo durante la notte mi ero voltata e quella distanza si era notevolmente ridotta. Ora me lo ritrovavo esattamente di fronte, a così poca distanza dal mio viso che potevo percepire il calore del suo respiro regolare.
Era la prima volta che potevo prendermi del tempo per osservarlo senza essere notata e la cosa, per quanto in parte mi creasse imbarazzato, in un qualche modo sembrava essere piacevole.
Il moro al mio fianco stava dormendo e i suoi occhi erano ben serrati.

Quella forse fu la prima volta che non notai quel piccolo cipiglio sulla fronte che dalla prima volta che lo avevo visto avevo notato. Fu questo piccolo dettaglio che mi fece realizzare che la vita di Taehyung, per quanto lui avesse cercato di non darlo a vedere in quelle settimane, non doveva essere particolarmente semplice.Portava su di sé un carico importante: non solo le sue spalle dovevano reggere il peso del titolo che aveva ereditato, ma era anche colui che, per dovere, avrebbe dovuto farsi carico della sua intera famiglia dopo suo padre. Io non ero in grado di comprendere perfettamente cosa questo volesse dire perché fin dal principio avevo reso chiaro a tutti che non avevo nessuna intenzione di prendermi quelle responsabilità e, seppur controvoglia, alla fine tutto avevano dovuto accettarlo e farsene una ragione. Mio padre aveva sempre saputo che non avrei rispettato e accettato gli oneri che derivavano dall'essere la primogenita della famiglia Herbert, l'erede al trono del Regno di Gyora e alla fine aveva deciso di puntare tutto su mio fratello, il quale però non gli aveva dato poi così tant'è soddisfazioni.
In quel momento, osservando i lineamenti del suo volto, realizzai che forse quell'uomo che dormiva tranquillo accanto a me meritava di ricevere il beneficio del dubbio. Alla fine non era stato lui a costringermi a fare qualcosa, non era lui la persona che meritava la mia rabbia e il mio odio. Avrebbe di certo dovuto migliorare su alcuni aspetti, ma non potevo aspettarmi la perfezione da qualcuno se io ero la prima ad avere avuto notevoli mancanze nei suoi confronti, e purtroppo questa era la dura verità. Non mi ero comportata bene. La rabbia mi aveva spinto a dire e pensare cose che probabilmente il moro non aveva meritato. Era stato egoista, è vero, ma nella vita sbagliare è decisamente possibile ed io dovevo imparare ad accettarlo, anche perché di certo non potevo esentarmi dal fare lo stesso.

Mi sentii leggermente in imbarazzo a restare lì ferma, ad una distanza così ravvicinata dal suo volto. Se avesse aperto gli occhi non avrei saputo giustificare in nessun modo le mie azioni, ma decisi di non pensarci e prendermi qualche altro minuto per assaporare quella sensazione di pace e tranquillità che non provavo da tanto tempo. Era bello, tanto e questo non potevo negarlo in nessun modo. Ero sicura che tante donne mi avevano invidiato e continuavano a farlo; molte di loro mi avevano probabilmente odiata pensando che la fortuna che avevo avuto io non l'avevo di certo meritata e forse in parte avevano ragione. Avevo incontrato tante persone nei miei anni di vita, ma lui era decisamente tra le più belle e affascinanti e non solo fisicamente.
Non riuscivo pienamente a capire quali fossero i sentimenti che provavo nei suoi confronti in quel momento. Pensavo di essere arrabbiata con lui, di avere tutte le ragioni per odiarlo come avevo fatto con mio padre, ma proprio in quel momento, mentre i miei occhi scorrevano sul suo viso tranquillo, compresi che non potevo davvero avercela con lui.
Aveva lottato per sé stesso come avevo fatto io. Che colpa ne aveva?
Mentre non distoglievo lo sguardo da lui e continuavo ad ammirare quei lineamenti quasi perfetti, il mio cervello mi riportò, senza un apparente motivo, a ciò che era accaduto la sera precedente, alle parole che Jimin ci aveva rivolto.
Era la prima volta che mi capitava di vedere con i miei stessi occhi quel sentimento che Meredith mi aveva raccontato. All'interno della mia famiglia nessuno si era sposato per amore; i matrimoni erano stati combinati tutti per fini economici e logistici e per un po' di tempo questa mi era quasi sembrata la normalità. Che cosa fosse l'amore che spingesse due persone a desiderare di spendere la propria vita insieme, tanto da star così male quando una delle due venisse a mancare, io non lo sapevo. Meredith me lo aveva raccontato, ma io non l'avevo mai potuto osservare con i miei occhi.

Meredith mi aveva raccontato che lei lo aveva vissuto. Suo marito l'aveva amata talmente tanto, regalandole così tanto amore, che aveva potuto sopravvivere alla sua mancanza solo grazie a questo. Mi aveva raccontato come si erano conosciuti, come avevano dovuto combattere per stare insieme, come avevano vinto e avevano vissuto insieme i momenti più felici della loro vita. Suo marito era stato poi chiamato in guerra, senza nessuna possibilità di rifiuto. Un giorno era partito, lasciando Meredith sola con le loro due bambine e poi non era più tornato. Andare avanti con la propria vita, mi aveva detto, era stata la cosa più difficile che avesse mai potuto fare. Non aveva più la sua persona con cui condividere tutto, con cui vivere, la sua persona da amare.
Era questo che era successo anche a Jimin? La sua persona lo aveva lasciato volontariamente o non c'era più? Quanto doveva aver sofferto e quando ancora stava soffrendo per aver accettato di sposare qualcuno che sapeva non avrebbe mai potuto amare?

"Andrà tutto bene, non preoccuparti" quella voce mi aveva decisamente destabilizzata. Rauca e bassa, come non l'avevo mai sentita. Non mi ero resa conto che Taehyung si fosse svegliato. I nostri visi si trovavano ancora molto vicini e nessuno dei due sembrava intenzionato a spostarsi.
I miei pensieri mi avevano quasi accecato la vista. Avevo tenuto gli occhi aperti per tutto il tempo, ma non mi ero resa conto che anche Taehyung si era svegliato e mi aveva fissato per qualche secondo comprendendo che la mia mente mi aveva portato altrove. Aveva immaginato, comprensibilmente, che il tutto fosse dovuto all'incontro che di lì a poche ore non avrei potuto evitare.

"Sei nervosa?" mi domandò continuando a fissarmi.

"Non pensavo a questo, se devo essere sincera, ma sì. Non credo sarò mai pronta per una cosa del genere" non mi ero aperta mai molto con nessuno, solo con Meredith. Non avevo avuto amiche con le quali confidarmi ne nei momenti belli ne in quelli brutti e la mia famiglia si era sempre mostrata abbastanza indifferente nel cercare di comprendere che cosa veramente mi passasse nella testa. Proprio per questo motivo ero cresciuta tenendo per me quasi tutto.

"A cosa pensavi?" il suo sguardo era genuinamente curioso

"A Jimin" non lo lasciai attendere molto per la mia risposta. Lui sapeva e in quel momento era l'unico che poteva aiutarmi a capire che cosa stesse succedendo. Non avevo quasi nessuna confidenza con Jimin per potergli chiedere direttamente quelle cose, ma la mia curiosità era davvero tanta.

"È morta" disse velocemente rispondendo alla mia domanda senza che io gliela avessi neanche posta.

"Una malattia sconosciuta. Ha iniziato a stare male e dopo poco è morta. Stavano per sposarsi" non fui in grado di aggiungere niente a quelle parole. Il mio cuore piangeva silenziosamente immaginando la sofferenza che quel povero ragazzo aveva dovuto affrontare.

"Starà bene. Ci vorrà un po' di tempo, ma starà bene" Taehyung cercò di rassicurarmi portando contemporaneamente la sua mano destra sul suo volto, stropicciando i suoi occhi gonfi.

"Noi staremo bene? " domandai quasi sussurrando abbassando lo sguardo. Reggere il suo era diventato quasi impossibile.
Non ero rosicata a controllare la mia lingua. Non avrei mai voluto pronunciare quella domanda a voce alta, ma il mio cervello sembrava quasi essersi scollegato con la lingua.

"Farò il possibile perché ciò accada" sussurrò lui in risposta. Non ci fu nessuna risposta da parte mia a quella sua affermazione. Annuii debolmente per poi sospirare, chiudere gli occhi e prendere forza per lasciare il letto.
Cosa era appena successo facevo fatica a capirlo, ma la sensazione era stata piacevole. Mi era piaciuto parlare con lui.

"Ho promesso a Jimin che stamattina avremm-" lo interruppi senza aspettare che terminasse

"Già, c'ero anche io ieri sera. Vai pure, non è un problema. Io probabilmente resterò qui" gli diedi le spalle dirigendomi verso le tende chiuse della stanza. Le aprii leggermente osservando tutto ciò che la vista poteva offrire. C'era tanta gente che correva a destra e sinistra. Sembravano tutti così agitati. Ridacchiai pensando che il giorno in cui ero arrivata al palazzo di Taehyung, quella che ormai reputavo casa mia, le persone avevano fatto lo stesso. 

"Se hai bisogno di qualcosa puoi chiedere ad una delle domestiche. Asami dovrebbe essere nell'altra ala del palazzo, ma se avessi voglia di stare un po' con lei non esitare a chiedere di accompagnarti. Ieri mi ha detto che le piaci molto e che le piacerebbe poter passare un po' più di tempo con te" il mio sorriso si amplificò ancora di più nell'udire quelle parole. Rassicurando Taehyung che sicuramente avrei raggiunto Asami e il piccolo Yoon lo osservai uscire dalla stanza diretto chissà dove pronto a sostenere il suo amico in quella situazione.

Le ore trascorsero velocemente. Stare in compagnia di Asami si era rivelato più che piacevole. Il piccolo Yoon ci aveva raggiunto più tardi, dopo essersi svegliato e aver fatto colazione. Una donna poco più grande di noi era poi venuto a prenderlo per portarlo non so dove, dando la possibilità a me e ad Asami di trascorrere altro tempo da sole.

"Stai bene, Elisabeth?" mi aveva chiesto di punto in bianco. Eravamo nella sua stanza, sedute su uno dei tanti divanetti presenti mentre sorseggiavamo una bevanda calda che non avevo mai provato. C'erano tante cose che da quando mi ero trasferita nel Regno di Silla avevo conosciuto di cui non avevo mai neanche sentito parlare e quella era una di queste.
La domanda mi spiazzò. Stavo bene? E perché me lo stava chiedendo?

"Per me l'inizio non è stato per niente facile. Non avevo mai neanche visto Namjoon e avevo paura di qualsiasi cosa mi aspettasse. Essere molto lontana dal posto in cui ero cresciuta mi spaventava talmente tanto che per molti giorni non ho osato mettere il naso fuori dalle mie stanze. Ero terrorizzata" ridacchiò ripensando a quei momenti.

"Piano piano ho capito che non avevo niente da temere. Ce l'avevano fatta tante prima di me, io non ero da meno rispetto a loro. Namjoon mi è stato di grande aiuto. Ha capito che avevo bisogno di tempo anche per poter iniziare a fare le cose più semplici, ma non me lo ha mai fatto pesare" continuò con il suo discorso. Io rimasi in silenzio cercando di capire dove volesse arrivare.

"Conosco Taehyung da qualche anno e mio marito mi ha parlato molto di lui. A volte potrebbe essere difficile da gestire, ma puoi star certa che non ti farà mai del male intenzionalmente. So che tutta la situazione è difficile da accettare ed è giusto che tu ti prenda tutto il tempo di cui hai bisogno, anche se stai già andando molto meglio di me sicuramente, ma quando ti capiterà di pensare che non c'è via di uscita da tutta questa situazione e che questa non è la vita che avevi immaginato, pensa che poteva andarci molto peggio di così" ed aveva ragione, lo sapevo.

"Tu sei felice?" le chiesi sinceramente curiosa di ascoltare la sua risposta. A me lo era sembrato.

"Non avrei mai immaginato di poterlo dire, ma sì, sono felice Elisabeth. Questo non è esattamente quello che avrei voluto e ho dovuto rinunciare a ciò che secondo me alcuni anni fa era la mia vera felicità, ma ho realizzato recentemente che mi sbagliavo. Sai cosa ho capito?" mi domandò a sua volta. Scossi la testa per invitarla a continuare il suo discorso troppo immersa e presa dalla conversazione per poter anche solo pronunciare una domanda.

"Che la felicità dipende solo ed unicamente dal modo in cui noi ci poniamo nei confronti di ciò che ci circonda. Non sono le persone o le situazioni, ma i nostri sentimenti" si fermò riflettendo su qualcosa.

"Adesso ti sembra impossibile, ma sono sicura che se darai una possibilità a Taehyung non ti sarà così difficile comprendere che puoi essere molto più che soddisfatta della tua vita con lui" in quel momento dubitai qualche secondo. Dovevo fingere anche davanti a lei che non ci fossero problemi e che la mia relazione con Taehyung procedesse a gonfie vele? Le sue parole sembravano quasi urlare chiaramente che fosse già consapevole di tutto, ma potevo rischiare? Avevo promesso a Taehyung che lo avrei aiutato e non volevo rischiare che fidarmi della persona sbagliata mi avrebbe portato a venir meno alla mia promessa.

"Noi non-" esitai qualche secondo indecisa sul da farsi. Non potevo rischiare, non in quel momento.

"Non capisco quale altra possibilità dovrei dargli. Noi non abbia-" mi interruppe poggiando la mano destra sul mio braccio sinistro e mi sorrise.

"Taehyung ce lo ha detto. Lui e mio marito sono davvero molto amici, più di quello che potrebbe sembrare" tirai un sospiro di sollievo comprendendo che almeno con qualcuno avrei potuto evitare di fingere. Poi però mi sorse una domanda in mente? I suoi amici erano tutti a conoscenza di quello che era successo tra di noi? Se sì, perché nei giorni precedenti aveva voluto continuare con la farsa del matrimonio felice? Decisi di non fare quelle domande ad Asami non volendo tirare troppo la corda. Per quanto quella donna sembrasse totalmente degna di ricevere tuta la fiducia del mondo e per quanto Taehyung stesso mi aveva invitata a spendere del tempo con lei decisi comunque di andarci con i piedi di piombo e di prendermi il tempo necessario per decidere da me se fosse davvero il caso di fidarmi pienamente.
Il discorso terminò così. Asami cambiò velocemente argomento e continuammo a parlare per diverso tempo fino a quando Namjoon non fece il suo ingresso e ci avvisò che di lì a poco avrebbero servito il pranzo e che era quindi opportuno che ci preparassimo. Mi congedai velocemente da quella stanza ripercorrendo, con qualche difficoltà, la strada per tornare nella stanza che condividevo con Taehyung attendendo che tornasse prima di raggiungere gli altri nella sala da pranzo.

Erano da poco passate le quattro del pomeriggio quando, mentre ci trovavamo nei giardini del palazzo con Taehyung, Jin e sua moglie Ji-eun, avevamo notato un grande via vai di gente. L'agitazione che avevo notato quella mattina guardando fuori dalla finestra della stanza si era triplicata.

"Sono arrivati" avevo sentito pronunciare da una delle domestiche ad un'altra mentre correva all'interno del palazzo. Nessuno di noi aveva fatto in tempo a dire niente che la figura della mamma di Jimin ci comparse davanti improvvisamente. Fece scorrere lo sguardo su noi quattro, inchinandosi leggermente davanti a Taehyung e, seppure evidentemente contro voglia, a me prima di informarci che la famiglia Ling si trovava lì.

"Sto andando ad accoglierli. Stasera saranno presenti anche loro a cena e avremo modo di fare le dovute presentazioni, per coloro che ancora non li conoscono, ovviamente" aveva aggiunto alla fine guardando me negli occhi per poi congedarsi velocemente da noi senza dare il tempo a nessuno per poter rispondere niente.
Il momento era arrivato ed io non potevo fare assolutamente niente per tirarmi indietro. Mentre ritornavamo all'interno del palazzo, dirigendoci verso l'ala presso la quale le nostre stanze si trovavano, pregai silenziosamente di non incontrare nessun componente di quella famiglia e in un qualche modo riuscii a farcela. Quando richiusi la porta dietro di me tirai un grosso sospiro che mi aiutò a rilasciare un po' della tensione che nelle ultime ore avevo accumulato.
Taehyung si diresse verso il letto dicendo che avrebbe riposato un po' e invitandomi a fare lo stesso, ma sapendo che non avrei potuto chiudere occhio in quel momento declinai gentilmente l'offerta dirigendomi in una delle altre stanze per provare ad impiegare quelle ore leggendo un libro che avevo trovato lì. Inutile dire che la mia mente non riuscii a concentrarsi e presto abbandonai l'idea di poter continuare a leggere quelle pagine.
Sbuffando, mi alzai affacciandomi nella stanza dove si trovava Taehyung. Quando realizzai che non stava dormendo e che non lo avrei disturbato raggiunsi la parte che io occupavo del letto, sedendomi su di esso.

"Mi piace Asami" avevo sussurrato cercando di intavolare una conversazione. Avevo bisogno di distrarmi e starmene da sola non mi avrebbe aiutato a spegnere il cervello.
In situazioni del genere avevo sempre risolto uscendo, facendo una passeggiata negli immensi giardini di casa mia, chiacchierando con le persone che mi avevano vista crescere, raggiungendo anche di tanto in tanto le cuoche nella grande cucina del palazzo chiedendo loro di insegnarmi qualcosa, ma in quel momento non potevo fare niente di tutto ciò. Non avrei messo piede fuori da quella stanza fino a che non sarei stata costretta a farlo. Non volevo rischiare di incontrare quella donna per sbaglio e volevo continuare a ritardare quell'incontro il più possibile.

____________

Buonasera!
Innanzitutto grazie per la pazienza e per aver apettato un giorno in più. Questo periodo è stra pieno di cose da fare, spero in tempi migliori.
Non ho moltissimo tempo per cui non mi dilungherò molto. Non ho avuto modo di rivedere bene il capitolo, quindi potrebbe esserci qualche errore. Se doveste notarli, fatemelo pure sapere e appena possibile li corregerrò.
Che ve ne pare del capitolo? Più piatto sicuramente, ma mi serviva per lo sviluppo della storia, soprattutto la conversazione tra Taehyung ed Elisabeth.
Che carini che sono però, eh? 
Chissà se la situazione tra di loro si sbloccherà o se ciò che sta per succedere li allontanerà ancora di più, se possibile.
Come sempre grazie di tutto e spero vivamente di riuscire ad aggiornare lunedì prossimo,ma non ne sono molto sicura; quindi vi saluto dicendovi solo a presto😂♥️
Fatemi sapere cosa ne pensate!

 

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Capitolo 13
*** Sensi di colpa ***


Avevamo appena occupato i posti che ci erano stati indicati.
Jimin era lì, seduto alla destra di quello che sarebbe stato il posto occupato da suo padre, alla sua sinistra era stato collocato Taehyung ed io mi trovavo esattamente accanto a lui.
Sulla base di quanto era stabilito dalle regole di protocollo, un uomo e una donna fidanzati, ma non ancora sposati, non potevano sedersi l'uno accanto all'altra. L'unica opzione possibile sarebbe stato il sedersi di fronte. Ciò, quel giorno, non era possibile. Di fronte Jimin in quel momento c'era Taehyung che, essendo tra tutti la persona con il titolo più alto, doveva sedere esattamente accanto al padrone di casa ed io, essendo sua moglie, dovevo sedere accanto a lui. La madre di Jimin avrebbe occupato il posto all'altra estremità del tavolo. Avevo sospirato in segno di sollievo quando avevo capito che non avrei dovuto sopportare la sua presenza nella mia immediata vicinanza, ma quel sollievo era presto stato sostituito da un senso d'ansia quando avevo compreso che il posto alla mia sinistra sarebbe stato occupato da Mei Ling e, peggio ancora, il posto di fronte a me, alla destra di Jimin, sarebbe invece stato occupato da sua madre.
Tentai di mantenere la calma e di non far trapelare nessuna emozione attraverso le mie espressioni e non so se ci riuscii.
Ad ogni modo, Taehyung sembrò notare, o magari fu solamente in grado di immaginare, il disagio che stavo provando.

"Elisabeth, vieni qui. Cambiamo" mi aveva guardato sorridendo. Avevo notato il maggiordomo dietro di lui sussultare nell'udire quelle parole e quando aveva mosso un passo per avvicinarsi a Taehyung e fargli notare che effettuare cambiamenti non fosse possibile il moro al mio fianco aveva solamente sussurrato un semplice "me ne prendo io la responsabilità" sollevando la mano sinistra. Questo era bastato a zittire il pover'uomo che non aveva però nascosto la sua espressione contrariata la quale Taehyung aveva sicuramente notato, ma aveva preferito ignorare. Si era prontamente alzato, mi aveva posto una mano invitandomi ad alzarmi e aveva accompagnato la mia sedia mente avevo occupato il posto che, secondo le regole, sarebbe dovuto essere il suo.
Jimin aveva osservato in silenzio lo spostamento, porgendomi un semplice sorriso quando il mio sguardo aveva incontrato il suo.
Era nervoso? Non lo sapevo. Il suo viso sembrava tranquillo, ma non aveva detto niente da quando si era seduto.
Poco dopo fecero il loro ingresso nella stanza il signore e la signora Park seguiti dall'intera famiglia Ling. Quando il mio sguardo incontrò quello die Chie Ling riuscii a percepire perfettamente il brivido che risalì lungo tutta la mia schiena. Cercai in tutti i modi di non far trapelare niente attraverso il mio volto delle sensazioni che stavo provando.
Chie Ling non doveva pensare di avere alcun tipo di effetto su di me, altrimenti sarebbe stata la fine.
Sapeva che mi avrebbe trovata lì; il suo sguardo non era di certo sorpreso.
Il signor Park diede un'occhiata veloce ai posti che io e Taehyung avevamo occupato, ci rivolse uno sguardo stranito, ma quando nessuno dei due disse niente, fingendo che tutto fosse normale, distolse velocemente lo sguardo, scegliendo di non sollevare una questione in quel momento.
Il silenzio era calato all'interno della stanza; tutti attendevano che i padroni di casa prendessero l'iniziativa e facessero le presentazioni.
I presenti nella sala da pranza si conoscevano tutti l'un l'altro, tutti sapevano molto sul conto degli altri, eppure avrebbero semplicemente finto di non conoscersi a vicenda. Quasi mi venne da ridere al pensiero.
A distrarmi fu il rumore della sedia di Jimin. Il moro che mi stava di fronte si era alzato e aveva raggiunto i suoi genitori, inchinandosi in segno di saluto verso la famiglia di colei che di lì a poche ore sarebbe diventata sua moglie.
Fu quello il momento in cui i miei occhi si posarono sulla figura minuta che affiancava sua madre. Mei Ling mi era sempre sembrata una ragazzina fragile e debole; era questa la sensazione che dava incontrarla. In tutte le volte in cui ci eravamo incontrate lei non aveva mai parlato. Aveva sempre mantenuto lo sguardo basso e si era limitata semplicemente ad annuire o a negare ad alcune domande che le erano state poste. Non sembrava avere niente a che vedere con sua madre, che, invece, non aveva mai colto l'occasione per chiudere la bocca e fare una figura migliore di quella che invece aveva sempre fatto.
La giovane sollevò lo sguardo dal pavimento per pochi secondi, prima di incontrare quello del suo futuro marito che le stava rivolgendo un sorriso dolce. Notammo tutti perfettamente come le sue guance già rosee si colorarono ancora di più e in quel preciso istante lei riabbassò lo sguardo, puntandolo sul'estremità del suo vestito che copriva le scarpe che stava indossando. Rivolse a Jimin un leggero inchino in segno di saluto e di rispetto continuando a non cercare lo sguardo del ragazzo che non aveva perso il suo sorriso.
Osservai Taehyung con la coda dell'occhio notando che stava per alzarsi. Per quanto avrei decisamente preferito restare seduta lì fingendo che nessuno fosse entrato da quella porta, compresi che ciò non era affatto possibile. Taehyung mi osservò per qualche secondo porgendomi la mano e sorridendomi leggermente e questo, in un qualche modo che non riuscii a comprendere pienamente in quel momento, mi rassicurò. Se lui fosse rimasto al mio fianco tutto il tempo come mi aveva promesso, non sarebbe potuto succedere molto. Chie Ling non avrebbe potuto fare o dire niente davanti a colui che, prima o poi, sarebbe diventato il suo re.
Afferrai prontamente la mano di mio marito e lasciai che mi conducesse al fianco del suo migliore amico. Il mio sguardo incontrò prima quello della giovane Mei.
Io sapevo chi fosse lei e lei, ero più che certa, sapeva perfettamente chi fossi io. Ne ebbi l'assoluta certezza quando notai i suoi piccoli occhi sbarrarsi nell'esatto momento in cui, dopo aver alzato lo sguardo, si era ritrovata di fronte proprio me. Spostai lo sguardo da lei a sua madre la quale, invece, mi guardava con un'espressione piena di odio e disprezzo. 

"Il principe Taehyung è intimo amico di Jimin e per noi è sempre un piacere passare del tempo con lui e la sua famiglia" la signora Park aveva preso in mano le redini della conversazione introducendo la figura di Taehyung ai nuovi arrivati, tagliando fuori dalla conversazione me, come se semplicemente io non fossi stata lì di fronte a loro.
La famiglia Ling si inchinò leggermente davanti a Taehyung.

" Sua Altezza, è un piacere poterla conoscere di persona. Siamo onorati" prese parola il signor Ling che fino a quel momento era rimasto in silenzio. Tarhyung rispose con un semplice sorriso e un leggero inchino in segno di saluto per poi portare la sua mano destra sulla mia schiena e rivolgere tutta la sua attenzione a me. Mi sorrise leggermente, per poi voltare la testa verso coloro che solo alcuni secondi fa lo avevano salutato.

"Lei è mia moglie, Elisabeth" non aggiunse altro. Si limitò a fissare le tre persone davanti a lui aspettando che mi riservassero lo stesso trattamento che avevano riservato a lui. Per qualche secondo nessuno dei tre fece niente, fino a quando Mei, per la prima volta, parlò.

"È un piacere fare la sua conoscenza" disse prima di inchinarsi leggermente davanti a me. Il vuoto nello stomaco che percepii in quel momento è difficile da spiegare, ma probabilmente non la dimenticherò mai. Mei Ling era probabilmente l'unica persona tra quelle che avevo di fronte che meritava le mie scuse. Si era ritrovata in mezzo ad una situazione che non l'aveva riguardata, ma ne aveva pagato le conseguenze comunque e forse più di tutti.
Non era qualcosa che avevo semplicemente potuto evitare. Nel corso degli anni avevo cercato di convincermi del fatto che non avevo avuto scelta, che la sua sofferenza non era stata colpa mia, ma della sua stessa famiglia, ma avevo poi realizzato che, in realtà, non avevo mai neanche solo pensato a salvaguardare la figura di quella ragazza che in tutto quel contesto era forse l'unica vera innocente, in quel momento la sete di vendetta mi aveva portato a non pensare a niente se non al fatto che anche loro dovevano pagarla, ma alla fine, per quello, ne ero stata male. Il pensiero che avevo causato sofferenza ad una persona che aveva come unica colpa quella di essere nata in una famiglia sbagliata mi aveva mangiato il cuore e il cervello, portandomi a trascorrere notti insonne a causa dei sensi di colpa.
Quei sentimenti che ero riuscita a mettere a tacere nell'ultimo periodo, però, nell'esatto momento in cui quel corpo minuto aveva fatto un passo avanti e si era inchinato davanti a me, erano ritornati a galla, facendo quasi fermare il mio cuore.
Non riuscii a rispondere a parole in nessun modo. Cercai di tirare un leggero sorriso e mi inchinai di rimando chinando leggermente la testa. A peggiorare la situazione, involontariamente, subentrò Jimin.

"Elisabeth è una delle persone più belle che ci siano, sono sicuro che andrete più che d'accordo" la risposta di Mei non fece altro che aumentare i miei sensi di colpa

"Già, lo so" sorrise sinceramente e la cosa mi scioccò. Potevo notare gli sguardi arrabbiati e delusi dei suoi genitori dietro di lei e probabilmente anche lei se ne rese conto, perché con la coda dell'occhio di tanto in tanto cercava di osservare le loro figure, ma preferì ignorare tutto ciò.

Taehyung era ancora al mio fianco e la sua mano destra non aveva abbandonato neanche un secondo la mia schiena. Era lì, ferma e salda e lui non dava nessun segnale di volerla spostare. Riportò il suo sguardo sui genitori della giovane Mei attendendo che anche loro mi riservassero ciò che il protocollo stabiliva e forse percependo il suo sguardo su di loro, seppur chiaramente di controvoglia, chinarono le loro teste in segno di saluto. La mia intenzione non era di certo quella di rispondere, ma attraverso la mano che Taehyung teneva ancora poggiata sulla mia schiena mi aveva fatto capire che fosse proprio necessario da parte mia farlo. Mi aveva pizzicato leggermente, senza farmi male ed io, quasi alzando gli occhi al cielo, avevo risposto al loro gesto.
Terminate le presentazioni ognuno aveva preso i propri posti. Chie Ling si trovava esattamente di fronte a Taehyung e potevo ben capire attraverso l'espressione che aleggiava sul suo viso che in mente non aveva niente di buono.
Ero preparata psicologicamente a qualsiasi cosa avrebbe potuto dire; almeno pensavo.

"Sua Altezza" aveva iniziato guardando Taehyung
"O forse posso chiamarla Taehyung?" aveva osato. Jimin aveva puntato gli occhi sulla figura del moro affianco a me attendendo la sua risposta. Non era da tutti richiedere apertamente una tale confidenza al futuro erede al trono del Regno di Silla, ma ciò non aveva di certo fermato quella astuta signora che già sapeva perfettamente che una tale richiesta non le sarebbe stata negata.

"Certamente, non ci sono problemi" aveva infatti acconsentito con espressione curiosa.

"La ringrazio, Taehyung. Sa, sono contenta di poter rivedere i suoi genitori. È passato tanto tempo dall'ultima volta" aveva continuato la conversazione

"Ha avuto modo di conoscerli direttamente?" chiese cordialmente mio marito mentre le prime portate venivano servite. La tavolata era lunga e ognuno conversava con le persone che le erano più prossime. Eppure, nonostante ciò, il chiacchiericcio nella stanza era talmente basso da non avere poi molti problemi nell'essere in grado di ascoltare l'argomento sopra il quale vertesse la conversazione che si stava tenendo all'altra estremità del tavolo. Proprio per questo motivo la signora Park, pur trovandosi esattamente all'altro estremo della tavolata,  prestava fin troppa attenzione a ciò che la sua ospite stava dicendo.

"Oh, certo che sì. Sono una grande amica di sua madre. Siamo praticamente cresciute insieme. Da quando si è sposata è stato più difficile incontrarci, ma è sempre un piacere rivederla quando capita" sorrise afferrando il bicchiere d'acqua e prendendo un scorso. Fu quasi impercettibile, ma io riuscii ad individuare lo sguardo che mi lanciò pochi istanti prima di riposare il suo bicchiere e iniziare a mangiare.

"Non lo sapevo, non mi è parso di sentirgliene parlare" aveva cordialmente risposto Taehyung.

"Beh, è davvero tanto che non ci vediamo, certo" quella conversazione era momentaneamente caduta. Jimin aveva preso la parola cercando di includere la figura minuta che sedeva alla sinistra di Taehyung e che non aveva più detto altro da quando ci eravamo accomodati. Le stava raccontando qualcosa che riguardava la sua amicizia con i ragazzi, ma io non riuscii a prestare molta attenzione a quella conversazione.

"Elisabeth, mangia" mi aveva sussurrato nell'orecchio Taehyung dopo essersi chinato per fare in modo che solo io potessi udirlo.

"Sta tranquilla, fra poco sarà tutto finito" aveva aggiunto subito dopo prima di sorridermi dolcemente. Ci credetti a quelle parole, mi erano sembrati convincenti, ma mai errore da parte mia fu più fatale di quello.

"Elisabeth, come stanno i tuoi genitori?" mi aveva chiesto Chie Ling sorridendomi fintamente. Mi presi qualche secondo per decidere cosa risponderle.

Dovevo semplicemente far finta di niente? Ero veramente in grado di farlo?

"Non li sento da un po', non vivo più con loro, come può immaginare" avevo risposto cercando di nascondere l'odio che provavo nei suoi confronti, ma non essendo certa di esserci riuscita.

"Già. Sai, mi ha sorpreso molto sentire che avevi accettato finalmente di sposare qualcuno. Sono contenta che anche tu abbia capito qual è il tuo posto" quelle parole mi avevano infastidita e non sapevo ancora per quanto avrei potuto trattenermi. Percepivo lo sguardo di Taehyung su di me che cercava di implorarmi di mantenere la calma, ma in quel preciso momento quello non era ciò che volevo.

Fu ascoltare quelle sue parole e osservare il suo atteggiamento che mi fece realizzare che, forse, in realtà, in tutti quegli anni non avevo fatto altro che aspettare quel confronto con quella donna, che non c'era ragione per cui fossi io a provare ansia o ad avere paura di un eventuale incontro con lei perché non ero stata io a sbagliare e di questo non avevo nessun dubbio. Avevo fatto quello che qualsiasi persona avrebbe fatto per salvare la propria famiglia e non c'era assolutamente niente di cui dovessi vergognarmi o che dovessi temere. Fu proprio questa realizzazione che mi spinse a rispondere nel modo più sicuro di cui fossi capace.

"Io ho sempre saputo quale fosse il mio posto. Non è certo un matrimonio che lo ha stabilito o che me lo ha fatto realizzare, signora Ling" mi ero fermata qualche secondo, ma avevo ripreso subito dopo per non darle la possibilità di ribattere. Doveva capire che io non avevo paura di lei e che il suo potere su di me fosse nullo, solo così la avrei davvero avuta vinta.

"Sa signora Ling, è questo il problema di tante donne come lei: vi date un valore solo in virtù del matrimonio dentro il quale vi siete ritrovate e, tra l'altro,  non di certo per vostra scelta. Per me non è così, non lo è mai stato e non lo sarà mai. So quello che sono,  qual è il mio posto e cosa voglio fare a prescindere dal mio matrimonio"

"Senza nessuna offesa, ovviamente" avevo concluso sorridendo allo stesso modo in cui lei aveva fatto con me dall'inizio per poi iniziare a mangiare. Era calato un silenzio fin troppo assordante all'interno di quella stanza che fu poco dopo spezzato da Asami che giunse in mio soccorso.

"Elisabeth ha ragione. Dovremmo pensare più a quello che valiamo di nostro e non alla posizione che occupiamo per il nostro matrimonio" mi aveva sorriso. Jimin aveva appoggiato il suo discorso aggiungendo che anche lui l'aveva sempre pensata così.

"Questo è il motivo per cui ho scelto proprio lei" aveva aggiunto Taehyung guardando negli occhi Jimin, il signor Park e Chie Ling che in tutto ciò aveva preferito restare in silenzio, annuendo leggermente con la testa e lasciando cadere il discorso.

Che fosse stata quella la nostra resa dei conti? Lo speravo, ma avevo la sensazione che fosse stato tutto fin troppo semplice.
Chie Ling non si era arresa neanche nei momenti più difficili e apparentemente senza via d'uscita, perché avrebbe dovuto farlo allora?

__________

Buonasera!
Allora, anticipo che questo è niente in confronto alla vera e propria discussione che Elisabeth e Chie Ling avranno in una situazione più 'intima'. Nel prossimo capitolo sarà chiaro a tutti il motivo per cui è nato questo astio profondo tra le due donne e sempre nel prossimo capitolo vedremo uscire fuori il vero carattere della signora Ling.
Ci sarà anche l'atteso matrimonio del nostro Jimin, si spera 😏
Di Mei invece che ne pensate? Che sia veramente una semplice vittima delle conseguenze a cui portano le azioni della sua famiglia o sta fingendo per un proprio tornaconto personale? E quanto è carino Taehyung in questo capitolo? Si sta riscattando abbastanza bene, no?
Come sempre grazie per continuare a seguire la mia storia. Spero che possiate lasciarmi un feedback, non per forza positivo, se ve la sentite! Penso che in fondo sia l'unico modo effettivo per migliorarsi.
Ribadisco ancora una volta che qualsiasi consiglio di scrittura/ trama è sempre ben accetto, non createvi problemi nel farmi sapere se qualcosa vi convince un po' meno o non vi convince proprio. Ciò detto vi lascio e ci vediamo lunedì prossimo.
Buona serata ♥️

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Capitolo 14
*** Iseul Lee ***


La cena era terminata senza particolari intoppi. Chie Ling aveva finto per il resto della serata che la mia presenza in quel momento non le creasse alcun tipo di problema. Non mi aveva però più rivolto la parola, spostando l'argomento della conversazione generale su ciò che sarebbe accaduto il giorno successivo.
Per la famiglia Ling il fatto che la loro ultima figlia avrebbe sposato un membro della famiglia del rango dei Park era una grande conquista, soprattutto dopo quello che era successo solo pochi anni prima. Quella era un'occasione che non avrebbero di certo potuto perdere e la gioia e la felicità che questo arrecasse al signore e,soprattutto, alla signora Park era più che evidente a tutti. Era normale. I matrimoni si combinavano proprio per cercare di salvare la situazione in cui verteva la propria famiglia o per ricavare, in generale, un qualche tipo di beneficio, per cui non potevo di certo far loro una colpa di questo.
Per tutto il tempo in cui la signora Park e la signora Ling avevano parlato di alcuni dettagli del giorno successivo, né Jimin né Mei avevano ritenuto opportuno intervenire. Avevo notato come Jimin avesse studiato attentamente la figura della giovane donna accanto a Taehyung, ma alle conclusioni a cui fosse giunto non riuscii ad arrivarci; non potevo di certo leggere il suo pensiero nè tantomeno ebbi la possibilità di scambiare due parole con lui al termine della cena. Sua madre, infatti, lo aveva spinto a far fare un giro veloce del palazzo a Mei pensando che fosse opportuno che i due si prendessero un po' di tempo prima del loro matrimonio per conoscersi, come se quei minuti sarebbero davvero serviti a qualcosa.

Taehyung aveva salutato Jimin con una leggera pacca sulla spalla promettendogli che la mattina successiva lo avrebbe raggiunto nelle sue stanze il prima possibile. Io, affiancandolo, avevo solamente sorriso al moro, non sentendomela di aggiungere niente. Avevo poi guardato Mei, chinando leggermente la testa per congedarmi e la stessa cosa aveva fatto Taehyung prima di portare nuovamente la sua mano sulla mia schiena, salutare il resto dei presenti e spingermi ad abbandonare quella stanza, cosa che io feci molto felicemente.
Mai come in quel momento fui felice di dover trascorrere il resto delle ore solo con lui e nessun altro.
Non avevamo parlato di tutto ciò che era successo durante quella cena, delle parole che io avevo rivolto alla signora Ling e dell'atmosfera che queste avevano generato, e di ciò io ne ero più che grata. La pressione e la tensione psicologica che avevo accumulato in quelle poche ore mi aveva sfinita e l'unica cosa che volevo fare era mettermi nel letto e dormire.
Ero stremata.
Mi ero voltata nel letto dando le spalle a Taehyung e avevo chiuso gli occhi pronta ad abbandonarmi ad un sonno profondo prima che il moro decidesse di stravolgere i miei piani.

"Dovrei fermarlo?" chiese semplicemente. Mi voltai sdraiandomi a pancia in su per poi girare la testa e guardarlo. Cosa intendeva?
Anche lui come me era sdraiato di schiena, ma la sua testa non era voltata verso di me. Fissava il soffitto della stanza e teneva gli occhi ben aperti.

"Chi?" chiesi continuando ad osservarlo

"Jimin" sussurrò il nome del suo amico chiudendo gli occhi. Non capivo il perchè si stesse ponendo quel problema solo in quel momento; era decisamente tardi per poter effettivamente fare qualcosa e il suo amico si era mostrato abbastanza convinto di fare quel passo, quindi mi risultó difficile comprendere perché in quel momento gli fosse venuto quel dubbio.

"Non credo sia forte abbastanza per reggere il peso che questo matrimonio comporterebbe. La sofferenza che deriva dal vivere una vita che non hai veramente scelto e voluto lo schiaccerebbe" parlò ancora e le sue parole mi provocarono una leggera fitta al cuore. Lo diceva perché lo stava sperimentando su se stesso? Il nostro matrimonio gli causava tutta questa sofferenza tale da desiderare di portare il suo amico a rinunciare a tutto a sole poche ore prima dal matrimonio causando uno scandalo che di certo avrebbe rovinato l'intera famiglia?
Mi presi qualche secondo per riflettere su questo e capire come comportarmi, cosa rispondergli. Decisi di non aprire quell'argomento, cercando di concentrarmi sulla situazione di Jimin.

"Io non conosco Jimin, ma mi è sembrato abbastanza consapevole di ciò a cui stava andando incontro" mi ero fermata alcuni istanti per poi continuare.

"Forse è più forte di quello che pensi. E poi-" mi fermai nuovamente quasi non credendo alle parole che stavo per pronunciare

"Mei alla fine non sembra così male. L'importante sarà tenere sua madre lontana da loro" ridacchiai silenziosamente cercando di smorzare la tensione, ma Taehyung sembrò non seguirmi in questo ed io ritornai immediatamente seria. Decisi di voltarmi completamente verso di lui poggiando il gomito destro sul materasso e poggiandosi sopra tutto il peso. Tirai su la parte superiore del corpo facendo si che la mia schiena abbandonasse, seppur per qualche minuto, la superficie morbida e comoda sulla quale era poggiata per poter guardare negli occhi quell'uomo che si stava auto distruggendo.
Taehyung, notando il movimento, aveva portato i suoi occhi su di me senza voltare completamente il volto. Adesso lo guardavo  dall'alto, cercando di scorgere i lineamenti del suo viso sfruttando quella poca luce che penetrava attraverso le tende.

"Non devi farti carico di questo peso, Taehyung. Jimin ha scelto liberamente, no?" chiesi attendendo una risposta da parte sua che arrivò quasi immediatamente, silenziosa.

"Non puoi scegliere per gli altri, né tantomeno puoi sentirti responsabile per le scelte che fanno per la propria vita. È giusto che sia così. Sono più che sicura che Jimin saprà come affrontare tutta la situazione. Tu puoi restargli affianco, puoi aiutarlo quando la situazione gli sembrerà impossibile da gestire, quando l'ansia lo schiaccerà. Potrai essere la sua spalla, la sua colonna, ma non puoi decidere per lui. Non sarebbe corretto" aggiunsi ancora non distogliendo lo sguardo dal suo. Taehyung si limitò a fissarmi senza dire niente. Dopo quello che a me sembrò un tempo infinito percepii un leggero movimento della sua testa. Stava annuendo silenziosamente, processando le parole che avevo appena pronunciato. Pensando che non avrebbe aggiunto altro e che la conversazione sarebbe terminata così, mi sdraiai nuovamente, facendo aderire la mia schiena al materasso. La stanchezza continuava a farsi sentire e i miei occhi chiedevano incessantemente di potersi chiudere.

"Questo è un altro motivo per cui ho scelto te" avevo sentito sussurrare da Taehyung. Aveva usato un tono di voce talmente basso che per un momento pensai quasi di essermelo immaginato. Forse non era sua intenzione dirlo ad alta voce, fatto sta che non sapendo come comportarmi, non essendo sicura di aver udito la cosa giusta o che addirittura avesse davvero pronunciato una cosa del genere, decisi di far finta di niente e chiusi gli occhi sperando di potermi addormentare velocemente tanto quanto desideravo. Eppure, in quel preciso momento, il sonno sembrava quasi essere sparito.

*******

L'agitazione e la confusione in quella casa, quella mattina, erano tali che pur tenendo la porta chiusa potevo udire perfettamente il rumore dei passi della gente che correva a destra e a sinistra, quasi urlando per fare in modo che tutto fosse pronto e perfettamente in ordine. Taehyung era uscito già da un po'. Si era preparato velocemente indossando gli abiti che la sera precedente erano stati preparati per lui ed era uscito ancora prima che io potessi svegliarmi. Quando avevo aperto gli occhi e avevo notato la sua assenza nel letto e nell'intera stanza avevo immaginato che avesse già raggiunto Jimin, ma ne avevo avuto la conferma quando alcune donne erano entrate nella stanza pronte ad aiutarmi e una di loro mi aveva detto che Taehyung stesso le aveva chiesto di informarla che era uscito presto per raggiungere il suo amico e che avrei potuto raggiungere la sala che avevano adibito per il matrimonio insieme ad Asami, dato che anche Namjoon si trovava con i due uomini e anche lei fosse da sola.
Accettai prontamente l'aiuto che mi fu offerto da tutte le donne presenti perché di prepararmi da sola, in quel momento, non ne avevo nessuna voglia. Ci misi molto più tempo del previsto e al termine mi convinsi di essere in ritardo, affettando il passo per poter raggiungere l'altra ala della casa il più velocemente possibile, ma non appena raggiunsi Asami, guidata da una delle donne che si era gentilmente offerta di farmi strada, compresi che così non fosse. Il piccolo Yoon era già vestito e giocava in un angolo della stanza da solo, Asami era invece circondata da tre persone che le stavano acconciando i lunghi capelli assicurandosi che nessuna ciocca sfuggisse al loro controllo. Notando che fosse occupata e che ne avesse ancora per un po', le comunicai che sarei ritornata dopo poco tempo per darle il tempo di finire di prepararsi in tutta tranquillità e nonostante lei mi avesse più volte ripetuto che sarei potuta rimanere lì, preferii uscire per fare una piccola passeggiata e schiarire un po' i pensieri che dopo la sera precedente non sembravano voler andare via.
Avevo raggiunto lentamente l'esterno del palazzo utilizzando una delle uscite secondarie per evitare di incontrare alcuni degli ospiti che, troppo precocemente, stavano già iniziando ad arrivare. Non appena misi piede all'esterno delle mura interne di quella grande casa il freddo mi colpì, portandomi a rimproverarmi da sola per non aver portato con me la giacca che avevo dimenticato nella stanza di Asami. Feci immediatamente inversione decidendo di entrare per evitare di ammalarmi, ma non appena mi voltai, la figura di Chie Ling mi comparve davanti.

Era una bella donna, questo non lo si poteva di certo negare. Indossava un vestito lungo, bianco e rosso che esaltava la sua carnagione chiara. I capelli erano stati legati perfettamente, talmente tanto che anche il forte vento non riuscii a mandare fuori posto neanche una sola ciocca.
La donna mi guardava attentamente, fissandomi negli occhi con un'espressione decisamente diversa da quella della sera precedente. Non c'era Taehyung con me né nessun altro che avrebbe potuta fermarla dal dire o fare qualcosa e, ne ero certa, lei ne avrebbe sicuramente approfittato non lasciandosi scappare un'occasione come quella che non si sarebbe probabilmente mai più ripetuta.
Io non mi tirai indietro e drizzai la schiena, sollevando il più possibile la testa per cercare di assumere una posizione che trasmettesse sicurezza. Mio padre su una cosa aveva sempre avuto ragione: ci aveva sempre ripetuto che il tutto stava nel mostrarsi sicuri attraverso il proprio corpo anche se psicologicamente ed emotivamente non lo si era ed io stessa avevo sperimentato che questo fosse un ottimo contrattacco in situazioni come quella in cui mi ero ritrovata improvvisamente. Eppure, questo non sembrò intimorire per niente la donna che continuava a guardarmi, mantenendo la sua posizione ferma e non spostandosi da quel posto.
Avevo freddo, troppo e stavo cercando di contenere i brividi che le basse temperature stavano causando al mio corpo.

"Hai bisogno di qualcosa?" chiesi semplicemente, decidendo di prendere l'iniziativa per concludere il più velocemente possibile quell'incontro.

"Adesso che non c'è Taehyung fai uscire il tuo vero lato, no? Irrispettosa come sempre" rispose sogghignando riferendosi al fatto che non avessi utilizzato un tono formale nei suoi confronti, considerando la differenza di età che c'era tra le due.

"Non te lo meriti, Chie, non l'hai mai fatto. Non meriti nessun rispetto da parte mia" risposi ancora, non distogliendo lo sguardo dal suo. Lei in risposta rise, per poi tornare seria immediatamente.

"Non voglio il tuo rispetto, Elisabeth, non me ne farei niente" rispose. Le sue parole non mi toccarono per niente. La cosa era reciproca.

"Va bene così, la cosa vale per entrambe. Dato che le cose stanno così, puoi non scomodarti e venire a parlarmi. Fingi che io non esista per te, così come farò io con te. Non ho nessun interesse nel sprecare tempo e fiato con gente come te" cercai di andare via superandola, ma prima ancora di poter effettivamente afferrare la maniglia della porta che mi avrebbe garantito di entrare e ripararmi dal freddo, la donna, che ora si trovava dietro di me, aveva afferrato il mio braccio sinistro, stringendolo fin troppo forte e rivelando una forza che non avrei di certo associato a quella figura minuta.

"Non così in fretta. Sarebbe troppo facile, Elisabeth. Credi che tu possa risolvere la situazione così dopo quello che hai fatto alla mia famiglia?" i suoi occhi neri si erano ridotti ad una fessura.

"Sei stata tu a causare tutto quello, tu e tuo figlio. Avreste potuto fermarvi prima e non sarebbe successo niente, ma avete preferito continuare. Quindi non provare a dare la colpa a me per qualcosa di cui tu sei la prima responsabile. Avresti dovuto educare meglio i tuoi figli, pensando un po' meno al denaro e alla posizione. Forse avresti potuto salvaguardarli meglio" ero consapevole che le parole che avevo pronunciato fossero molto forti e che avrei di certo scatenato una reazione da parte sua, ma non mi aspettavo decisamente la reazione che ottenni.
Chie Ling mi aveva tirato uno schiaffo, che non mi aveva fatto male fisicamente, ma che mi aveva sicuramente lasciata momentaneamente senza parole. Riportai lo sguardo sulla sua figura, voltandomi completamente e dando le spalle alla porta di ingresso. La rabbia e il fastidio che stavo provando avevano fatto passare quasi in secondo piano il freddo e i brividi che percorrevano il mio corpo non erano decisamente causati dalle basse temperature, ma dal nervosismo che il suo gesto e le sue parole avevano causato.

"Tu sei solo una stupida ragazzina. Tuo padre aveva ragione: il giorno in cui sei nata è stato una disgrazia. Non hai fatto altro che causare danni e sofferenza alla tua famiglia e agli altri. Come puoi vivere così? Immagino tu non abbia una coscienza" continuò arrabbiata sperando di potermi ferire.
La cosa che più mi sorprendeva era che lei fosse davvero convinta di essere esente da qualsiasi tipo di responsabilità; non si rendeva conto che la causa dei problemi della sua famiglia, della morte di suo figlio, era stata lei e non io.

"Hai rovinato la vita di così tante persone.  Sei contenta di sapere che mio figlio è morto per colpa tua? Vuoi rovinare anche Mei adesso? Non te lo permetterò, Elisabeth, stanne certa. Taehyung aprirà gli occhi e capirà di aver fatto l'errore più grande della sua vita ad aver preso te in moglie. Non sei mai stata in grado di assumere un ruolo del genere e mai lo sarai. Non sei degna del cognome porti, né del tuo né tantomeno di quello di tuo marito" si fermò prendendo un lungo respiro prima di continuare

"Taehyung è solo un ragazzino che ha sempre giocato a fare il ribelle e crede che tu possa essere il suo asso nella manica per vincere la grande partita, ma i suoi genitori non sono stupidi. Quando capiranno che sei solo una minaccia per la famiglia, per il Regno e per loro figlio, ti cacceranno e tutte le tue certezze crolleranno. Non meriti niente di buono da questa vita. Ti auguro tutto quello che tu hai causato agli altri" le parole su Taehyung mi infastidirono, ma mi fecero realizzare che lei fosse al corrente del fatto che a decidere di quel matrimonio fosse stato lui stesso e non i suoi genitori.
Il come facesse ad esserne al corrente, però, non mi era chiaro.
Poi,improvvisamente, una realizzazione mi colpì. Lei aveva sperato che Mei occupasse il mio posto. Sposare l'erede al trono del Regno avrebbe garantito alla famiglia Ling la credibilità che pochi anni prima aveva perso a causa di Yun Ling.

Yun Ling, primogenito della famiglia Ling, aveva sposato l'unica persona che mi aveva veramente voluto bene in tutta la mia vita e per cui io avrei fatto di tutto. Avevamo la stessa età.
Non era la figlia di una famiglia nobile, almeno non di nascita. Sua madre era rimasta incinta, ma non essendo sposata la presenza di quel bambino non sarebbe mai stata accettata. Per questo era scappata e aveva trovato rifugio nella casa di una famiglia nobile del mio regno; una giovane coppia che, fingendo di essere mossa a compassione, aveva accettato di darle un lavoro e di concedere a lei e al nuovo nascituro una prospettiva migliore di quella che avevano in quel momento. La loro compassione era stata finta, in realtà, perché avevano chiesto qualcosa in cambio e la giovane donna era stata costretta ad accettare. La coppia non era riuscita ad avere figli, pur desiderandoli, ma rendere noto ciò al resto della società sarebbe stato impensabile considerata la loro posizione; una donna che non è in grado di procreare non vale niente e perde tutta la sua utilità agli occhi della società. Per questo avevano pattuito che dall'esatto momento in cui la bambina o il bambino sarebbe nato avrebbe preso il cognome Lee. La coppia avrebbe semplicemente finto che quello fosse il frutto del loro matrimonio.
Non potendo permettersi di rifiutare ed essendo consapevole che sua figlia o suo figlio avrebbe avuto una vita più degna di quella che lei gli avrebbe mai potuto garantire, sua madre aveva accettato.
Quando Iseul era nata era ufficialmente diventata l'unica erede della famiglia Lee. Essendo il signor Lee un grande collaboratore di mio padre, nonché suo amico, i miei genitori erano sempre stati al corrente di questa situazione che non era mai stata rivelata né a me né a Iseul né a nessun altro. Una volta raggiunta l'età di 16 anni, però, Iseul aveva in un qualche modo scoperto la sua vera storia. Contrariamente a quello che avevo pensato, però, non aveva reagito male.

"Alla fine loro mi hanno cresciuta e mi hanno garantito una vita degna di essere chiamata tale, non posso essere arrabbiata con loro" mi aveva detto. Aveva chiesto ai suoi genitori informazioni su sua madre che, però, apparentemente era morta pochi anni dopo la sua nascita a motivo di una grave influenza.

Io e Iseul, avendo la stessa età, eravamo cresciute insieme ed avevamo costruito un legame talmente stretto che era come se fossimo vere sorelle. Io ero la sua confidente e lei la mia. La situazione era cambiata con la comparsa di Yun Ling. La famiglia Ling e la famiglia Lee avevano concordato un matrimonio tra i loro figli già alcuni anni prima. Né io né Iseul avevamo mai sentito parlare di questo certo Yun, ma mentre io mi ero mostrata immediatamente diffidente e restia al conoscerlo, Iseul, a motivo del suo carattere espansivo e buono, non si era tirata indietro e alla fine aveva accettato il matrimonio che i suoi genitori le avevano proposto. Essendosi trasferita lontano da casa mia per noi era stato più difficile mantenere i rapporti. Ci eravamo sempre scambiate lettere, almeno per il primo anno, fino a quando da parte sua la corrispondenza era diminuita sempre di più, fino a sparire quasi del tutto.
Non riuscendo a capire che cosa stesse succedendo avevo chiesto il permesso a mio padre per poter andare a trovarla, senza specificare la reale ragione, e avevo affrontato quel lungo viaggio per poter ritrovare la mia unica amica. Quello che avevo scoperto, una volta arrivata lì, mi aveva fatto raggelare il sangue. Iseul non era più lei. Aveva perso la sua spensieratezza, la sua serenità e la sua gioia e questo era evidente anche a livello fisico. Mi mandò via velocemente, non volendo che restassi lì con lei.

"La nostra amicizia deve finire qui, Elisabeth" mi aveva semplicemente detto. Avevo provato ad insistere, a convincerla a parlarmi e rivelarmi che cosa stesse succedendo. L'avevo rassicurata che l'avrei aiutata, che insieme avremmo trovato un modo per risolvere qualsiasi cosa, ma il tutto era stato totalmente inutile.

"Se mi vuoi bene come dici, devi solo lasciarmi andare" non avevo potuto aggiungere altro. Lei aveva dato ordine ad alcuni uomini di scortarmi all'esterno del palazzo e di assicurarsi che partissi per davvero.
Io però non mi ero arresa. Ci avevo impiegato diversi mesi per poter riparlare con lei e convincerla a dirmi che cosa stesse succedendo, ma alla fine ce l'avevo fatta.

Lei, in un qualche modo che io non avevo di certo compreso, si era innamorata per davvero di quell'uomo che, invece, non aveva fatto altro che ignorarla e mancarle di rispetto. Da diversi mesi aveva dato ospitalità ad alcune ragazze, affermando che avrebbero lavorato a palazzo come serve, ma in realtà ogni notte raggiungeva le loro stanze e trascorreva, a turno, la notte con loro. Sua madre, Chie Ling, era sempre stata ben consapevole delle abitudini di suo figlio e non aveva mai fatto niente per farlo ragionare e fargli capire che la persona che aveva accanto avrebbe potuto dargli cento volte di più di quello che gli concedevano tutte le altre.
La situazione peggiorò irreparabilmente quando una di queste ragazze restò in cinta e, minacciando di rendere pubblica quella realtà, affermando di avere tutte le prove a portata di mano, aveva costretto quello stupido Yun a prendere una posizione, ad abbandonare sua moglie e riconoscere lei e il loro figlio. Yun, non pensando di avere via di scampo, e andando contro le indicazioni che la sua stessa madre gli stava fornendo, aveva acconsentito a quella richiesta facendo in modo, però, di uscirne pulito e illeso. Aveva provato che, contrariamente alla realtà dei fatti, Iseul aveva tramato contro di lui, alleandosi con alcuni suoi nemici che volevano mandarlo in rovina, fornendo loro una serie di informazioni che avrebbero potuto danneggiare lui e il suo paese. Purtroppo, soprattutto grazie all'aiuto di sua madre che alla fine aveva deciso di aiutare suo figlio, riuscì a far credere a tutti che quella fosse la verità. Gli fu concesso il divorzio e Iseul fu cacciata, rimandata indietro a casa dei suoi genitori, umiliata e derisa, consapevole che la sua vita, da allora in poi, non avrebbe potuto garantirle nessuna delle gioie che aveva sempre desiderato. Nessuno l'avrebbe mai più accettata come moglie, nessuno avrebbe mai anche solo pensato di poter creare una famiglia con lei, nessuno, tranne me, avrebbe voluto anche solo sentir nominare il suo nome.
La famiglia Lee era stata tagliata fuori dalla società perdendo quasi tutto ciò che aveva e mio padre, pur essendo 'amico' del signor Lee, gli aveva semplicemente voltato le spalle, pensando che un'alleanza con la famiglia Ling sarebbe stata nettamente superiore in quel momento e che difendere il suo amico e la sua famiglia gli avrebbe causato solo problemi. 

Lo stato in cui Iseul era caduta, subito dopo il suo ritorno, l'aveva portata a stare male tanto da non poter quasi lasciare il letto. Della mia vecchia amica Iseul, di quella bambina sorridente e perennemente felice, non era rimasto più niente.
D'improvviso la famiglia Lee aveva deciso di lasciare il paese e trasferirsi il più lontano possibile, in un territorio in cui avrebbero potuto vivere la loro vita più tranquillamente, senza dover essere continuamente giudicati dal resto della società. Non avevo mai più rivisto la mia Iseul né avevo più avuto sue notizie.
La cosa mi aveva fatto stare male. Mi ero arrabbiata con mio padre per aver appoggiato quella famiglia meschina e criminale e mi ero ripromessa che, in un modo o nell'altro, gliel'avrei fatta pagare.
Ci avevo impiegato un anno e mezzo, ma, alla fine, ero riuscita nel mio intento. Ero arata in grado di dimostrare che le accuse che Yun Ling aveva mosso contro Iseul fossero tutte infondate e che l'unico vero colpevole, in realtà, fosse lui. La cosa aveva creato scandalo in tutto il Regno tanto che Yun, non sopportando il peso delle conseguenze delle sue azioni, aveva deciso di togliersi la vita. La famiglia Ling aveva trascorso anni ai margini della società, cercando di trovare un modo per rientrarci, senza però riuscirci nell'immediato.
Chie Ling era riuscita, però, a far credere a tutti che nessuno di loro fosse consapevole della realtà che Iseul e Yun stavano vivendo e in un qualche modo aveva fatto in modo che la colpa ricadesse interamente sull'uomo che ormai non c'era più.
Quella donna, comunque, non aveva mai smesso di provare odio nei miei confronti. Ero io, per lei, che le avevo tolto suo figlio, non rendendosi conto che lei, invece, avrebbe potuto evitare tutte quelle sofferenze molto facilmente.

"Chie, ti ho dimostrato già una volta di non dovermi sottovalutare, non commettere di nuovo lo stesso errore" risposi alla donna che mi fissava in silenzio, arrabbiata

"Sei tu che hai sottovalutato troppo me, Elisabeth. Ti pentirai di tutto quello che hai fatto e desidererai non avermi mai incontrata"  disse ancora lasciando la presa sul mio braccio.

"Fidati, desidero questo già da tanto tempo" le risposi quasi sussurrando prima di darle le spalle, aprire la porta e tornare da Asami. Avrei semplicemente aspettato nella sua stanza che terminasse di prepararsi; avrei dovuto restare lì dall'inizio.
Dalla brillante idea che avevo avuto ci avevo guadagnato solo freddo, nervosismo e uno schiaffo che probabilmente mi avrebbe lasciato qualche segno. Come lo avrei giustificato?

________

Allooooraaaaa,
che dire? C'è troppo da dire su questo capitolo.
Innanzitutto capiamo il motivo alla base dell'astio delle due donne. Chie Ling ha uscito tutto il suo carattere, ma anche Elisabeth non gliene ha mandate di certo a dire, no? Si è difesa abbastanza bene anche se forse il suo corpo presenterà alcuni segnali di guerra 😅
Che ne pensate?
Ma poi la parte iniziale tra Elisabeth e Taehyung? Elisabeth, forse per la prima volta, mette da parte un po' l'orgoglio e dà la priorità a Taehyung, cercando di rassicurarlo seppure le sue parole suscitino in lei qualche dubbio. Che la compagnia di Taehyung le stia facendo bene?
E le parole che Chie Ling riserva a Taehyung? Perché pensa quelle cose su di lui? Si arrenderà semplicemente o farà davvero qualcosa per ostacolare Elisabeth?

Il capitolo è più lungo di tutti gli altri, ma non mi andava di spezzare questa scena. Ho dovuto spostare la celebrazione del matrimonio perché altrimenti sarebbe stato troppo lungo; nel prossimo capitolo vedremo come andrà a finire quest'altra situazione.
Grazie per aver letto fino a qui. Fatemi sapere cosa ne pensate, se avete dubbi al riguardo o il vostro parere su tutta la situazione.
Volevo anche informarmi che, probabilmente, da questa settimana o dalla prossima, inizierò ad aggiornare due volte alla settimana. Ho terminato gli esami per cui al momento sono leggermente più libera e volevo portarmi avanti con la scrittura, ma al momento ancora niente di certo. Nell'eventualità in cui la cosa vada in porto, il secondo aggiornamento sarà di giovedì. Quindi se giovedì vedete il capitolo 15, significa che sono già partita con il doppio appuntamento.
Detto ciò vi saluto dicendovi solamente alla prossima, visto che ancora non so quando sarà questa prossima volta.
Buona giornata! 

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Capitolo 15
*** Minaccia ***


Ero entrata nella stanza di Asami e avevo raggiunto immediatamente Yoon, prendendo posto sulla poltroncina accanto al punto esatto in cui il bambino stava giocando, seduto sul pavimento. Asami mi aveva chiesto come mai fosse rientrata ed io, non volendole raccontare dell'incontro spiacevole che avevo appena avuto, mi ero limitata a giustificarmi utilizzando la scusa del freddo. Che poi, non avevo mentito; quello originariamente era il motivo per cui ancor prima di incontrare Chie Ling avevo deciso di rientrare.
Io e Yoon avevamo atteso pazientemente che sua madre terminasse i preparativi e non appena anche lei fu pronta, io e il piccolo ci alzammo per poter uscire dalla stanza. Asami era bellissima e nel momento in cui Yoon la raggiunse, afferrando prontamente la sua mano, quello che avevo di fronte mi sembrò quasi fin troppo perfetto per essere reale. La loro bellezza, quasi identica, era eterea e da togliere il fiato.
Namjoon era stato così fortunato.

"Va tutto bene?" mi aveva chiesto Asami scrutandomi attentamente. Mi ero fermata nel bel mezzo della stanza per osservare le loro figure, sorridendo nel realizzare che i loro vestiti fossero in un qualche modo abbinati. Annuì semplicemente in risposta ad Asami, afferrando la giacca che avevo poggiato su uno dei divanetti che affiancavano l'ingresso.
Il fatto che non avesse chiesto informazioni su eventuali rossori presenti su una delle mie guance mi aveva rincuorata. Non avevo potuto osservare il mio volto allo specchio per non rischiare di dare nell'occhio. Avevo lasciato i capelli sciolti e li avevo portati tutti sul lato destro, per fare in modo che il volume che mi aveva dato il lavoro di Haru, colei che si era auto incaricata di occuparsi dei miei capelli, avrebbe potuto in parte coprire eventuali segni lasciati da quel gesto dettato dalla rabbia. Ero riuscita a dare un'occhiata alla mia faccia attraverso uno specchio solo da lontano e non avevo notato grossi segni che potessero destare sospetti ad occhi estranei, ma non potevo averne la certezza assoluta.
Asami e Yoon camminavano davanti a me. Il bambino stava chiedendo dove si trovasse suo padre ed Asami non fece in tempo a rispondergli che la figura di Namjoon ci comparve davanti agli occhi, seguita da quelle di Jin, Jimin e Taehyung.
Soffermai il mio sguardo su quest'ultimo. Era estremamente bello. I suoi capelli erano leggermente mossi e il colletto alto e arricciato che stava indossando risaltava la perfezione dei suoi tratti marcati.

"Papà, la mamma ed io abbiamo quasi gli stessi colori del vestito, perché tu no?" il bambino era corso verso di lui ed era stato prontamente afferrato dal suo papà che lo guardava sorridendo. Non fu lui a rispondere, ma la figura dell'uomo da togliere il fiato che si trovava esattamente dietro di lui.

"Perché ovviamente non è bello come te e la mamma, Yoon" aveva risposto Jin concludendo con un occhiolino e scatenando una risata generale da parte di tutti. I miei occhi si spostarono sulla figura che si trovava in fondo al gruppo. Lui non aveva riso, un solo sorriso, leggero e quasi impercettibile, era comparso  sul suo volto. Percependo forse il mio sguardo su di sé permise ai suoi occhi di incontrare i miei.
Ero sempre stata abbastanza brava a studiare gli occhi delle persone e capire che cosa stessero provando in quel momento, ma con Jimin la storia era completamente diversa. Facevo fatica a comprendere cosa stesse pensando o quale fosse il suo stato d'animo, per quanto fosse abbastanza visibile che in quel momento ci fosse decisamente qualcosa che non andava. Gli sorrisi sperando di poter infondergli un conforto che sapevo, però, in quel momento non sarebbe servito a molto.
Immaginavo cosa stesse provando, io ci ero passata solo poche settimane prima. La situazione, forse, non era esattamente la stessa, ma lo stato d'animo avevo il sentore che fosse quasi identico. Perché stava costringendo sé stesso a fare qualcosa che non voleva? Avevo sbagliato a convincere Taehyung la sera precedente a lasciar perdere?
Nell'esatto momento in cui pensai ciò i miei occhi si spostarono nuovamente sull'uomo che, affiancando il suo amico e tenendo una mano poggiata sulla sua spalla sinistra, mi stava osservando. Non aveva staccato gli occhi da me neanche per un secondo da quando ci eravamo incontrati, me ne ero resa conto, e il motivo, ahimé, non avrei mai potuto neanche lontanamente immaginarlo.

"Dobbiamo andare, è quasi ora" le parole di Namjoon avevano innalzato il livello di tensione a livelli estremi. Nessuno diceva niente, nessuno abbandonava la sua posizione. Fu Jimin che, dopo aver sospirato rumorosamente, fece il primo passo.

"Andiamo, non sto di certo andando in guerra. Non mi pare che abbiate fatto così al matrimonio di Namjoon o Jin né tantomeno avete reagito in questo modo quando Taehyung ci ha comunicato le sue intenzioni. So cavarmela. Il matrimonio non ha ucciso voi, non ucciderà di certo me" aveva tirato un leggero sorriso e aveva iniziato a camminare seguito immediatamente da Jin. Sua moglie, ci aveva detto, ci avrebbe aspettato direttamente nella sala dato che si trovava molto vicina ai loro appartamenti.
Io avevo aspettato che Taehyung mi affiancasse prima di iniziare a muovere qualche passo. Eravamo in fondo a quel piccolo gruppo di persone, leggermente distanziati dagli altri dato che i passi del moro sembravano essere fin troppo lenti.

"Per favore, resta accanto a me. Non allontanarti" aveva detto semplicemente continuando a camminare senza neanche guardarmi negli occhi. Il suo sguardo era puntato dritto davanti a sé, sulle schiene dei suoi amici che si trovavano pochi metri avanti a noi. Io non gli avevo risposto, avevo solo annuito, non comprendendo il perché delle sue parole.
Temeva che creassi qualche guaio? Voleva controllarmi? O voleva semplicemente mantenere la parola che mi aveva dato per evitare che qualsiasi membro della famiglia Ling, o in generale qualcun altro, potesse infastidirmi? Se solo avesse saputo che solo pochi minuti prima avevo affrontato quella donna!
Cosa avrebbe pensato? Mi avrebbe dato la colpa per aver reagito? Per averle parlato in quel modo?

********
Taehyung al mio fianco aveva mantenuto un cipiglio quasi arrabbiato in volto per tutto il tempo della cerimonia. Neanche un piccolo sorriso si era affacciato sul suo volto ed io non avevo potuto fare molto per aiutarlo in qualche modo. Ero seduta esattamente in mezzo a lui e sua madre che mi aveva abbracciato calorosamente non appena aveva preso posto subito dopo il loro ingresso nella stanza.
Il padre di Taehyung, invece, era stato leggermente più distaccato, ma sempre rispettoso.
Avevo conosciuto sua sorella che era venuta da molto lontano per assistere a quel matrimonio. Viveva lontano da casa e non perché fosse sposata e suo marito vivesse lontano. Mi aveva raccontato velocemente sua madre che erano ormai due anni che Kyung-Mi aveva deciso di lasciare casa. Viveva con una lontana zia della madre e lì dove si trovava, mi aveva assicurato, stava sicuramente meglio di dove sarebbe dovuta stare.
Non appena sua madre ci aveva presentate mi aveva abbracciata e dopo aver sciolto l'abbraccio mi aveva guardato negli occhi, con un'espressione indecifrabile e strana, e mi aveva chiesto come stessi. Se avessi dovuto rispondere sinceramente le avrei sicuramente detto che quel giorno, per me, era sicuramente da cancellare e che non vedevo l'ora di poter ritornare a casa, il più lontano possibile da quel passato che non faceva altro che continuare a torturarmi.

"Sto bene" le avevo invece risposto ricambiando la domanda per essere cortese. La nostra conversazione, comunque, ebbe vita piuttosto breve.  Non avevamo avuto modo di continuare perché la cerimonia era iniziata quasi subito, ma lei mi aveva garantito che prima di partire sarebbe stata con me.

"Mi piaci. Non sembri una di quelle che se la tirano" mi aveva detto per poi occupare il suo posto poche file dietro la nostra. Sembrava avere un bel caratterino e la cosa non mi dispiaceva per niente. Forse, pensai, non mi sarebbe dispiaciuto trascorrere del tempo con lei. Avrei potuto sfruttare quel tempo anche per conoscere meglio il passato di Taehyung che, di certo, per me era ancora piuttosto buio. Mio marito sapeva tante cose di me, del mio passato e della mia famiglia.
Avevo scoperto che avrebbe partecipato a quel matrimonio anche un altro fratello di Taeyhung, il quale però ancora non era arrivato. Sapevo perfettamente che Taehyung avesse due fratelli e una sorella, ma di uno di loro nessuno sembrava parlarne. Mi chiesi ovviamente quale fosse il motivo, ma non ebbi il tempo di pensarci per molto, perché presto tutti occuparono i loro posti ed io fui costretta a prestare attenzione alle parole che venivano pronunciate.
La cerimonia celebrativa era durata più del previsto, anche se tutti erano stati puntuali, anche Mei che quel giorno era estremamente bella. I suoi lunghi capelli erano stati in parte alzati ed abbelliti da tanti piccoli fiori banchi è una coroncina che spuntava in mezzo ad essi dandole un'area da bambina. Dimostrava ancor meno anni di quelli che realmente aveva, seppure fosse molto giovane.
Lo sguardo di Chie Ling, che sedeva alla fila opposta alla mia, si era alternato tra me e la coppia che, una volta terminata la cerimonia, aveva iniziato a ricevere gli auguri da parte degli invitati che, arrivati solo quella mattina, sprizzavano felicità, la maggior parte fingendo, da tutti i pori.
Nel momento in cui tutti abbandonarono i loro posti notai le figure dei coniugi Ling dirigersi verso di noi.
I genitori di Taehyung erano il loro interesse principale. Avevano ignorato la mia presenza intavolando una conversazione con loro che escludeva quasi totalmente me e il moro che, alla mia destra, aveva stretto leggermente i pugni e si era irrigidito notevolmente.
Non capivo che cosa gli prendesse, ma non mi ci volle molto per notarlo.
I genitori di Taehyung furono richiamati dalla signora Park che voleva presentare loro qualcuno che mi sembrava di non aver mai visto. Non riuscii a focalizzare molto l'attenzione sulla donna che affiancava la signora Park perché la voce di Chie Ling attirò la mia attenzione.

"È stata davvero una bella cerimonia, non crede?" Stava parlando con Taehyung, il suo sguardo era rivolto interamente a lui.
Il ragazzo non rispose alla sua domanda. Osservò lei è subito dopo portò il suo sguardo sull'uomo che l'affiancava.

"Signor Ling, glielo dirò ora e non ho nessuna intenzione di ripetermi, quindi mi ascolti attentamente" la sua espressione era così dura che nonostante le sue parole e la sua rabbia non fossero dirette a me, fui io ad avere paura.
Il signor Ling, non comprendendo cosa stesse succedendo, sembrava disorientato e non cercò di nascondere in nessun modo il suo stupore. Anche lui, come me e sua moglie, non comprendeva cosa stesse accadendo.

"Impari a gestire e controllare sua moglie o sarò costretto a prendere seri provvedimenti" i miei occhi si spalancarono alle sue parole. Cosa stava dicendo?

"Non- non capisco" balbettò in risposta l'uomo, non comprendendo il motivo di tale minaccia.

"Se lo faccia spiegare da sua moglie cosa intendo" e il suo sguardo si spostò su di lei.
La sala si era quasi del tutto svuotata. Era stato preparato un grande pranzo per l'occasione e nel pomeriggio di sarebbe tenuto un ballo in onore del grande evento. Tutti si stavano dirigendo proprio presso la sala che li avrebbe ospitati per il resto della giornata.

"Taehyung, non capisco di cosa stia parlando" rispose Chie, spaventata. Temeva che io gli avessi raccontato cosa era successo qualche ora prima, ma non lo avevo fatto e nessuno era presente in quel momento, per cui Taehyung non poteva essere arrabbiato per quel motivo.

"Allora le rinfresco io la memoria" fece un passo verso di lei, puntandole un dito contro.

"Elisabeth è mia moglie, sarà la sua regina e in quanto tale le deve massimo rispetto. Se osa alzare nuovamente le mani con lei mi prenderò la briga di assicurarmi che lei non possa trovare nessun modo per risolvere la situazione come ha fatto in passato. Le garantisco che se continua così, sarà lei a desiderare di non aver mai incontrato me" le sue parole mi fecero realizzare che lui sapeva tutto. Sapeva cosa fosse successo, sapeva cosa lei mi avesse detto e con tutta probabilità cosa io avevo detto a lei.
La signora Ling sembrò riprendersi velocemente dal suo stupore e prima che suo marito potesse aggiungere altro, rise.

"Non ti fidi di lei e la segui? Un buon inizio per il vostro matrimonio" sfidò il moro di fronte a sé che strinse ancora di più le sue mani in un pugno. Le vene sul dorso della mano era perfettamente visibili.

"È di te che non mi fido, non di  certo di lei. Non scherzare con me perché ti giuro che implorerai aiuto e nessuno sarà disposto a dartelo. Posso ridurti a un niente in men che non si dica e tu sarai l'unica a perderci. Non parlare mai più con mia moglie, non avvicinarti a lei, non parlare di lei e non osare neanche solo pensare a lei, perché sarà l'ultima cosa che sarai in grado di fare" pronunció a voce così bassa che quasi feci fatica a sentirlo.

"Questa è una minaccia?" Rispose il marito della donna, cercando di farsi coraggio.

"Lo è e ringraziate che mi stia limitando a questo. Spero di essere stato chiaro" senza aspettare una risposta da parte loro afferrò la mia mano e mi trascinò al di fuori della sala. Suo padre ci richiamò non appena mettemmo piede al di fuori della stanza dove la cerimonia era stata celebrata, ma Taehyung gli rispose semplicemente che li avremmo raggiunti a breve e che potevano avviarsi. Continuò a camminare un passo avanti a me, non lasciando la mia mano e continuando a guidarmi verso una destinazione a me non nota. Incrociai lo sguardo di Jimin che mi sorrise ampiamente e mi riservò un occhiolino prima di scomparire dalla mia visuale.
Che cosa stava succedendo?

Ci eravamo fermati nella sala in cui avevamo pranzato e cenato i giorni precedenti. Taehyung aveva lasciato la mia mano e aveva portato le sue tra i capelli, scombinandoli, ma non rovinando la loro bellezza.
Era nervoso e questo era più che evidente dal suo atteggiamento. Mi dava le spalle, non potevo osservare il suo volto, ma riuscivo a immaginare l'espressione che lo occupava.
Non lo avevo mai visto così. L'atteggiamento che aveva appena rivelato non pensavo potesse in alcun modo appartenergli. Quel Taehyung che avevo appena osservato, io non lo avevo ancora incontrato e conosciuto.

"Mi hai seguita?" chiesi semplicemente per cercare di iniziare quella conversazione, considerando che lui non sembrava averne intenzione. Si girò e si limitò a guardarmi in silenzio per qualche minuto prima di rispondermi.

"Sei seria?" lasciò cadere le sue braccia lungo il corpo, facendo collidere i suoi palmi con le sua cosce e provocando un rumore che rimbombò all'interno di quella stanza vuota.

"Ho appena minacciato qualcuno per difenderti e la cosa che mi chiedi è se ti ho seguita. Ma sai cosa sia la gratitudine, Elisabeth?" e per quanto il suo tono mi infastidii riconobbi che aveva ragione.

"Come fai a saperlo? Dello schiaffo, di quello che mi ha detto..." continuai senza rispondere alla provocazione. Prima di darmi qualsiasi spiegazione sospirò rumorosamente, portando la sua mano destra tra i ricci.

"Mia madre"

__________

Il doppio aggiornamento è partito!
Questa volta non mi dilungo molto, almeno ci provo.
Abbiamo innanzitutto l'atteso matrimonio, che si celebra. Jimin ha ufficialmente preso moglie!
Conosciamo un nuovo personaggio, Kyung-Min, la sorella di Taehyung, che sembra essere un bel peperino. Nei prossimi capitoli avremo sicuramente modo di conoscere meglio lei e i suoi fratelli.
Che carino che è Taehyung? Ha fatto bene a difendere a spada tratta la sua Elisabeth o si è esposto fin troppo?
Ci vediamo lunedì con la continuazione. Sentitevi liberi di esprimere i vostri pareri, a me farebbe tanto piacere leggerli!
Buon fine settimana.

 

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Capitolo 16
*** Lacrime ***


"Tua madre?" domandai sbarrando gli occhi aspettando di ricevere conferma. Come aveva fatto a saperlo sua madre?

"A quanto pare ti ha intravista uscire da qualche porta e ha cercato di raggiungerti, ma la signora Ling è stata apparentemente più veloce di lei e l'ha preceduta. Ha semplicemente visto tutta la scena e me l'ha raccontata"
"E si, mi sono arrabbiato anche con lei per non essere intervenuta, gradirei non sentire lamentele anche su quello" aggiunse immediatamente prima che potessi rispondergli. Chie aveva detto di essere amica della madre di Taehyung, era per questo che quest'ultima aveva preferito restarne fuori e non intervenire? Allora perché si era sentita in dovere di raccontare tutto a suo figlio? Avrebbe semplicemente potuto fingere di non sapere, nessuno avrebbe mai scoperto il contrario, ma non lo aveva fatto.

Non mi piaceva affatto sapere che ancora un'altra persona si aggiungeva alla lista di coloro che erano a conoscenza di tutta la storia e speravo vivamente che potesse tenerla per lei, senza raccontarla neanche a suo marito, ma, purtroppo, sapevo che sarebbe stato difficile che ciò accadesse.
Sapevo di non essere pienamente dalla parte del torto; avevo difeso quella che avevo quasi da sempre considerato una sorella, ma avevo anche più volte pensato al fatto che a causa mia un uomo si era tolto la vita e, seppure fossi sempre stata pienamente consapevole che era più che giusto rivelare la verità, non avevo potuto impedire al mio cervello di portarmi a pensare che ora la mia coscienza aveva il peso di una vita da portare su di sé.
Non ne avevo mai parlato apertamente con nessuno di ciò. L'unica con cui avrei potuto aprire un argomento del genere sarebbe potuta essere solo Iseul, la vecchia Iseul che, però, aveva smesso di esistere ormai già da troppo tempo.

"Me lo avresti detto?" Taehyung si era voltato completamente verso di me e mi guardava profondamente, curioso e speranzoso di ricevere la risposta che lui avrebbe voluto.
Glielo avrei detto? No, non l'avrei fatto.
Il mio silenzio non fu la risposta di cui aveva bisogno e notai, mentre lo guardavo negli occhi, la tristezza prendere il sopravvento. Mi dispiaceva esserne la causa, davvero, ma non era una cosa che facevo intenzionalmente.
Ero semplicemente fatta così.

"Quando ho detto che avrei fatto il possibile per aiutarti e difenderti, lo intendevo davvero. Se tu non ti fidi e non mi racconti cosa succede, io come faccio ad aiutarti?" era rassegnato. Teneva le spalle basse e non c'era nemmeno l'ombra di un sorriso sul suo volto. I suoi occhi erano stanchi e le rughe  sulla sua fronte più che evidenti.
Era più che chiaro che tutta la situazione lo stesse stressando e proprio osservando ciò mi convinsi ancor di più che era giusto continuare a lasciarlo fuori da tutto quello. Era troppo, troppo per lui.

"Non sei costretto a farlo. Non penso tu abbia bisogno di anche questo carico. Posso cavarmela da sola" risposi cercando di alleggerire la situazione, ottenendo però il risultato contrario. Il mio tono di voce era tranquillo, almeno speravo che lo fosse, ma la verità era che in quel momento avrei solo voluto piangere.

"Per questo motivo solo due giorni fa mi hai fatto una scenata per non aver preso le tue difese davanti alla madre di Jimin" rispose ironicamente; dalla sua voce traspariva chiaramente fastidio. Sospirai in risposta, cercando di trovare le parole più corrette per esprimermi nel modo più chiaro possibile e per evitare qualsiasi tipo di fraintendimento.

"Ascolta, Taehyung" iniziai venendo interrotta immediatamente da lui

"No Elisabeth, ascoltami tu. Io non capisco cosa vuoi? Cosa devo fare? Non dico niente, non va bene, mi espongo per te, non va bene ugualmente, cosa vuoi da me? Io ti ho trascinata in tutta questa situazione, è vero, ma sto cercando di fare il possibile per rimediare in qualche modo. Con te però non capisco mai cosa fare per non sbagliare, per quanto ci provi. Quindi sii chiara e dimmi cosa devo fare perché non penso di poter continuare a lungo così. Ho appena minacciato una persona per difenderti e l'unica cosa che sei stata in grado di fare è stato chiedere come fossi venuto a conoscenza della vicenda" l'esasperazione traspariva perfettamente dal suo tono di voce e dalle sue espressioni e questo non fece altro che aumentare ulteriormente il mio malessere. Non lo avevo ammesso neanche a me stessa in un primo momento, ma vedere come avesse preso chiaramente posizione per difendermi davanti a quella donna meschina mi aveva fatto piacere e mi aveva fatto sentire importante.

"Non sono abituata a farlo" risposi a voce bassa, portando lo sguardo sul pavimento lucido e lussuoso della stanza non essendo più in grado di sostenere il suo sguardo.

"Me la sono vista da sola in praticamente tutte le situazioni più difficili della mia vita. Quando ho chiesto aiuto a mio padre per la situazione di Iseul lui mi ha voltato le spalle, proprio come il resto delle persone a cui mi sono rivolta. Quando mio padre mi ha comunicato che avrei dovuto sposarmi con un perfetto sconosciuto ho chiesto aiuto ai miei fratelli, ma da loro ho ricevuto solo indifferenza. Sono stata isolata dalla mia stessa famiglia per tutti questi anni perché non mi sono mai voluta omologare al loro modo di fare e di pensare e per quanto abbia cercato di mostrare loro che non mi importasse, nella realtà mi scoppiava il cuore perché io volevo sentirmi a casa. Oltre Iseul non ho mai avuto amici che potessero aiutarmi perché non ho mai imparato a fidarmi pienamente degli altri e nessuno mi ha dato motivi per aiutarmi ad imparare a farlo. Non so come fare" quella era forse la prima volta che ammettevo quelle cose a voce alta. Forse era addirittura la prima volta che ammettevo a me stessa tutte quelle cose e faceva male realizzare che in 23 anni non avevo mai potuto, e probabilmente saputo, contare su qualcun altro.

"Ho capito che la tua situazione non deve essere semplice, anche se ancora non la conosco pienamente e per quanto sia stato tu a trascinarmi in tutto questo, ci sono cose che sono troppo grandi per te, che sono troppo grandi per chiunque, e che sono una mia responsabilità e un mio peso e non è giusto che sia tu a fartene carico. Ho sbagliato a dirti quelle cose quella notte, l'ho realizzato solo ora" terminai pronunciando l'ultima frase a voce bassa. Mi aveva difeso perché io glielo avevo chiesto e si era esposto fin troppo.
La signora Ling trovava sempre un modo per vendicarsi alla fine e temevo che potesse davvero prendersela con lui e fare qualcosa che non avrebbe fatto altro che aumentare i sensi di colpa che ormai da molti anni mi perseguitavano.

"Elisabeth, sei mia moglie, come pretendi che non ti aiuti a portare i tuoi pesi? Lo so che hai dovuto fare tutto da sola e sei stata bravissima nel farlo, questo è stato il motivo principale per cui ho scelto te su tutte le altre, ma ora non devi più. Tra noi potrebbe non esserci quell'amore fantastico che tanti fingono ci sia, ma adesso tu fai parte della mia famiglia, della cerchia di persona che io devo e voglio proteggere e non smetterò di farlo solo perché tu decidi che devi sbrigartela da sola. Portiamoli insieme questi pesi e diventeranno leggeri per entrambi" fece alcuni passi verso di me, portando le sue mani sulle mie guance. I suoi pollici le accarezzavano lentamente e dolcemente.
Era la terza volta da quando ci eravamo conosciuti che ci trovavamo ad una distanza così ravvicinata, ma fu definitivamente la prima volta in cui sentii il mio cuore perdere qualche battito. Mi aveva costretto a sollevare lo sguardo e puntarlo dritto nel suo e la sua presa era forte abbastanza, senza farmi male, da impedirmi di poter venire meno a quel contatto ravvicinato che lui sembrava desiderare.

Da che avessi memoria, nella mia vita, togliendo gli anni della mia infanzia, avevo pianto solo tre volte: quando avevo realizzato di aver perso definitivamente Iseul, quando avevo saputo che Yun Ling si era tolto la vita e quando, all'età di 16 anni, avevo capito di non poter contare su nessuno della mia famiglia, di essere sola.
Quelle erano state le uniche volte in cui il mondo aveva visto delle lacrime percorrere le mie guance. Erano passati quasi 6 anni dall'ultima volta che avevo pianto e avevo decisamente dimenticato quanto liberatorio potesse essere.
Quella volta, però, per quanto ci provai, non riuscii a controllarle; all'udire quelle parole non riuscii ad impedire alle mie lacrime di ripercorrere quella strada che,nonostante fosse passato tanto tempo, loro non avevano dimenticato. Scesero lungo il mio viso arrivando  a bagnare le mani di Taehyung che si trovavano ancora lì e che non sembravano intenzionate a lasciare il loro posto.
Perché faceva così? Perché mi trattava in quel modo? Non lo meritavo.

"Elisabeth" sussurrò stringendo leggermente la presa.

"Tu- tu non hai idea" un singhiozzo mi impedì di completare la frase costringendomi a fermarmi e a lasciare che quanta più aria possibile entrasse nei miei polmoni in un vano tentativo di calmarmi.

"Tu non hai idea di quanto possa far bene avere qualcuno che è sempre lì pronto ad aiutarti, Elisabeth. È una cosa meravigliosa sapere che qualsiasi cosa succeda, non sei solo. Ti dà sollievo anche quando la situazione sembra disperata" parlò ancora Taehyung concedendomi qualche secondo in più per respirare.
Chi era la persona su cui lui poteva contare a tal punto?

"Chie Ling, lei non si fermerà. Mi odia Taehyung, io le ho tolto suo figlio e lei vuole-" mi interruppe nuovamente.

"Non sei stata tu a toglierle suo figlio e so che sei fin troppo intelligente per averlo già realizzato da sola. Iseul era tua sorella,no? Non è questo che si fa per la propria famiglia? Non si combatte con le unghie e con i denti?" aveva spostato la sua mano destra tra i miei capelli facendole compiere movimenti lenti, cercando, forse, di aiutarmi a calmare il mio respiro e a fermare le mie lacrime.

"È quello che io sto facendo e farò anche con te, anche se tu non vuoi e mi chiederai di non farlo. Chie Ling potrà essere molto astuta, ma è da sola. Suo marito non ha nessun potere e non è decisamene un uomo stimato. Tu non sei sola e non lo sono neanche io. Io ho te e tu hai me, i miei genitori, Jimin, tutte persone che sono disposte a fare qualsiasi cosa per aiutarti. Se si è insieme, non si può perdere, soprattutto se si è dalla parte della ragione" e ci credetti. In quel momento le sue parole furono talmente tanto convincenti e i suoi occhi sembravano talmente tanto sinceri che io mi convinsi che avesse ragione, che avrei dovuto fidarmi.
Quella fu la decisione più bella che avessi potuto prendere in tutta la mia vita, ma forse anche la più dolorosa.
Riuscii dopo diversi minuti a fermare le mie lacrime. Taehyung le asciugò, assicurandosi di far sparire ogni traccia di esse dal mio volto, raccogliendo i pezzi del mio cuore e rimettendoli insieme.
Dovevo fidarmi di lui, potevo farlo.

"Adesso raggiungiamo gli altri, va bene? Ignora la signora Ling o chiunque possa darti fastidio. Stai con me, con Asami, Ji-eun, Jimin, Jin, Namjoon, con chi ti pare, con chi può farti stare bene e sorridere. Domani sarà finita e potrai riprendere la tua vita" quello che le sue parole mi fecero realizzare in quel momento, però, fu che io non volevo tornare alla mia vita di solitudine. Volevo poter iniziare a vivere la vita che Taehyung mi aveva descritto, ma non ero sicura di sapere come poterci riuscire.
Mi limitai ad annuire alle parole del giovane uomo davanti a me e lasciai che lui afferrasse la mia mano destra e mi guidasse attraverso le mura di quella casa. Potevo udire, mentre stavamo attraversando il lungo corridoio che ci avrebbe condotti alla sala che era stata allestita per ospitare tutte quelle persone, il forte mormorio derivante dalle voci di tutti gli invitati che si divertivano a mangiare, ballare, conversare e divertirsi, almeno alcuni di loro. Potevo già scorgere alcuni dei vestiti pomposi e lussuosi di alcune donne presenti, ma prima di poter entrare e immergermi in quel rumore e in quella folla di gente che fingeva di essere felice, strattonai leggermente il braccio di Taehyung per fargli capire che avevo bisogno che si fermasse un minuto. Lui lo capì prontamente, pensando però forse che ci fosse qualcosa che non andava. Si voltò infatti verso di me guardandomi con uno sguardo interrogativo, chiedendomi silenziosamente che cosa stesse succedendo.
Era giusto che anche lui lo sapesse, che anche lui, come me, avesse le mie stesse certezze, era giusto che anche io, così come lui aveva più volte fatto con me, glielo dimostrassi.

"Anche tu puoi contare su di me. Anche tu fai parte della mia famiglia e anche io farò tutto ciò che serve per proteggere te. Porterò i tuoi pesi insieme a te, anche se tu non vorrai e spero che anche tu possa rendermi partecipe delle situazioni che più ti turbano perché anche io ho intenzione di combattere con le unghie e con i denti per te" mi fermai un attimo e pensai fosse necessario aggiungere altro.

"E grazie per quello che hai fatto e ancora di più per ciò che mi hai detto. Non avevo realizzato quanto avessi bisogno di qualcuno che mi aprisse gli occhi e che mi facesse notare anche ciò che non va in me. La verità è che hai avuto ragione fin dall'inizio, fin dalla prima discussione  che abbiamo avuto e io l'ho realizzato solo ora. Cercherò di fare del mio meglio per essere una brava moglie e per essere un buon sostegno per te, anche se magari questo non è ciò che avevo immaginato per me e per il mio futuro" terminai il mio breve discorso con un piccolo sorriso al quale lui rispose con uno ancora più intenso. Strinse leggermente la mia mano nella sua e senza aggiungere altro mi condusse all'interno di quella grande sala.

La giornata si concluse tranquillamente. Taehyung mi presentò tante persone, alcune delle quali già conoscevo e che proprio per questo mi chiesero informazioni sulla mia famiglia, alle quali risposi fintamente e sbrigativamente che andava tutto bene.
Eravamo stati affiancati per tutto il tempo da sua madre, che aveva finto di non essere al corrente di tutta la situazione, cosa di cui le sarei stata grata a vita, da suo padre e di tanto in tanto anche da sua sorella. Avevamo avuto anche la possibilità di scambiare qualche parola con Jimin prima che questi fosse raggiunto dalla sua nuova moglie. Sembrava sereno nonostante tutto e internamente sperai davvero che lo fosse. Lo avevo conosciuto poco, certo, ma mi era sembrata una delle persone più vere che avessi mai incontrato. Inoltre, Taehyung teneva tanto a lui e lo sguardo che gli aveva rivolto per il resto della giornata mi aveva fatto capire quanto anche lui desiderasse che il suo amico potesse ritrovare quella pace che aveva sperimentato un tempo.
Il signore e la signora Ling cercarono di camuffare al meglio l'amaro in bocca che le parole di Taehyung avevano lasciato, ma non furono poi così tanto bravi nel farlo, o forse semplicemente non volevano più di tanto.
Non seppi mai se avevano raccontato tutto alla signora Park, la quale li aveva affiancati per il resto della giornata accompagnata da suo marito.
Neanche lei mi aveva più rivolto parola dall'ultima conversazione che avevamo avuto. Percepivo lo sguardo giudicante delle due donne su di me, ma così come avevo imparato a fare nel corso degli anni lasciai che mi scovolassero addosso e che non mi rovinassero ulteriormente un momento che, paradossalmente, sarebbe potuto essere divertente per me.
Taehyung, invece, mantenne la sua parola non abbandonando il mio fianco neanche per un secondo. Era stato costretto ad allontanarsi qualche minuto da me quando Jin lo aveva chiamato per comunicargli qualcosa, ma prima di seguire il suo amico si era raccomandato con sua sorella di non lasciarmi sola e di restare con me e Kyung-Mi aveva preso questo incarico molto seriamente. Era letteralmente stata la mia ombra per tutto il tempo in cui Taehyung era mancato, seppure relativamente poco.
La madre di Taehyung mi aveva presentato il suo secondo figlio, Siwoo. Assomigliava molto fisicamente a Taehyung: il taglio degli occhi era quasi identico, mentre le sue labbra erano leggermente più piene. Era un po' più basso di Taehyung e nonostante fosse più giovane di lui, seppur sicuramente di poco, dimostrava almeno dieci anni in più.
Si era sposato un anno prima di Taehyung. A quanto pare nel Regno di Silla non vigeva la regola del prima il più grande e questo mi sembrava più che giusto.
Non aveva scambiato molte parole con Taehyung, ma era stato molto gentile con me. Non avevo ben capito quale fosse il rapporto tra i due uomini; intuivo che ci fosse dell'affetto, ma questo non era decisamente evidente.
Siwoo, a fine serata, invitò me e Taehyung a raggiungerli presso la loro abitazione, non distante dalla nostra, di tanto in tanto. Avrebbe voluto farmi conoscere sua moglie che non aveva potuto assistere al matrimonio in quanto in dolce attesa; apparentemente il dottore le aveva detto che era assolutamente necessario che si sforzasse il meno possibile, per cui affrontare quelle ore di viaggio per lei era assolutamente impensabile e solo Siwoo aveva preso parte alla cerimonia a cui, in quanto membro della famiglia reale, non aveva potuto mancare. Nell'esatto momento in cui ci fu rivolto questo invitò percepii lo sguardo di Taehyung cambiare, non sembrava essere particolarmente euforico all'idea di trascorrere del tempo lì.
Forse alla fine il loro rapporto non era davvero dei migliori, pensai.
Nessuno nominò o fece alcun tipo di riferimento a quello che sarebbe dovuto essere il fratello gemello di Siwoo. Tutti vivevano la situazione come se la propria famiglia fosse al completo ed io non me la sentii quella sera di fare alcuna domanda al riguardo; avrei sicuramente avuto occasione di saperne di più.
La festa non finì tardi e, a differenza degli altri ragazzi che avevano deciso di fermarsi lì quella notte e di partire la mattina successiva, Taehyung aveva ritenuto opportuno partire quella stessa notte, affrontando quel lungo viaggio di notte.
La verità, compresi solo dopo, era che voleva evitare un altro possibile incontro con quella donna che, in un modo o nell'altro, avrebbe trovato la soluzione per ferirci e convincersi che, in parte, lei aveva vinto quella guerra.
Salutammo tutti un po' frettolosamente perché dovevamo partire.
Asami e Namjoon dovevano raggiungere le loro stanze più velocemente perché Yoon era andato via dalla festa già diverse ore prima. Mi dispiacque non poterlo salutare, ma Taehyung aveva promesso ad Asami che presto saremmo andati da loro ed io avrei potuto rivedere il piccolo.
Jimin mi abbracciò forte.

"Le cose andranno meglio" mi aveva sussurrato all'orecchio assicurandosi che nessuno oltre me lo udisse. Portai il mio sguardo nel suo, cercando di studiarlo e di capire come stesse. In un momento in cui chiunque avrebbe pensato a se e alla propria situazione lui ancora una volta aveva pensato che fosse opportuno rassicurare una persona che fondamentalmente, per lui, era ancora un'estranea. Il mio cuore in quel momento si riempì di felicità e il mio volto fu contornato da un sorriso che non riuscii a contenere.

"Anche per te" e ne ero certa. Non sarebbe stato semplice, ma avrebbe trovato il suo equilibrio e avrebbe vissuto la vita che meritava.
Taehyung arrivò immediatamente, abbracciò il suo amico e i due ti guardarono intensamente, senza comunicare verbalmente. La loro comunicazione non necessitava di alcun tipo di parole.
Subito dopo aver terminato con i saluti generali, che avevano incluso i genitori e il fratello di Taehyung, che come noi sarebbe partito quella sera stessa per raggiungere sua moglie, e, purtroppo, i padroni di casa e i signori Ling, salimmo in auto pronti a partire.
Kyung-Mi venne con noi, dopo aver chiesto il permesso a suo fratello. Sarebbe ripartita una settimana dopo e voleva passare del tempo con lui prima di salutarlo e non rivederlo per diverso tempo. Gli aveva chiesto se potessimo andare a stare qualche giorno nel palazzo reale in cui loro erano cresciuti, dove risiedevano i loro genitori, ma Taehyung aveva negato silenziosamente. Quando sua sorella aveva insistito per ricevere spiegazioni lui le aveva semplicemente detto che c'erano degli affari da sbrigare e che era stato già troppo tempo lontano da casa sua. A queste parole la giovane non aveva potuto obiettare e aveva immediatamente deciso che sarebbe venuta con noi.
Il viaggio di ritorno fu tranquillo. Kyung-Mi, stremata da tutti i balli che l'avevano vista occupata, crollò immediatamente. Io provai a chiudere gli occhi, ma nel preciso momento in cui la mia testa si poggió contro il finestrino e i miei occhi si serrarono le emozioni che solo poche ore prima avevo provato ritornarono alla mente.
Ero felice.
Portai lo sguardo sull'uomo affianco a me che guardava fuori dal finestrino. Sembrava stesse cercando qualcosa, anche se il paesaggio all'esterno dell'auto era buio ed era impossibile poter scorgere qualsiasi cosa ci circondasse. Nero, l'unico volte nel quale sembravamo totalmente immersi. Non c'era neanche la luna nel cielo e le nuvole coprivano le stelle nascondendole alla nostra vista.
Mentre lo osservavo ripensai alla promessa che mi aveva fatto e a quella che io, subito dopo, avevo fatto a lui: lui non avrebbe lasciato sola me ed io, mi ripromisi, avrei fatto lo stesso con lui.
Adesso erano due le persone di cui dovevo occuparmi: me stessa e mio marito.

_________
Buongiorno!!
Come state? Spero bene ♥️

Posso dire che scrivere questo capitolo è stata, almeno fino ad ora, la parte più emozionante della storia?
Per quanto Elisabeth abbia cercato di mostrarsi dura e infrangibile dall'inizio della storia, la realtà dei fatti è che proprio non lo è.
Ci tengo a questo perché sono fermamente convinta che nessuno, ma proprio nessuno, nella vita sia davvero in grado di pensare da solo a se stesso, anche se magari qualcuno di noi si convince che ciò sia possibile e secondo me questa non è una cosa negativa: l'essere umano non è fatto per stare da solo, ha bisogno degli altri e, a mio parere, questa è una cosa meravigliosa. Arriva un momento in cui tutti necessitiamo dell'aiuto o anche solo del sostegno di un'altra persona perché, come dice il nostro saggio Taehyung, i pesi, se portati in due, diventano più leggeri.Che ve ne pare del capitolo? Troppo smielato? 😂
Un po' di miele ogni tanto non fa male, no?😂
Ciò detto vi saluto e vi auguro una buona giornata♥️
A giovedì!

 

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Capitolo 17
*** Incrocio di mani ***


Kyung-Mi era un'esplosione di energia.
Era rimasta da noi cinque giorni per poi raggiungere i suoi genitori prima di partire. L'affetto che univa lei e Taehyung era qualcosa di inquantificabile e questo poteva notarlo chiunque trascorresse con loro anche solo cinque minuti.
Taehyung la guardava proprio come io avevo sempre desiderato essere guardata dai miei fratelli e si assicurava, giorno per giorno, che tutto andasse bene e che lei avesse tutto ciò di cui aveva bisogno.
Avevamo trascorso tanto tempo insieme io e lei da sole e avevamo parlato tanto.
Kyung-Mi aveva il corpo di una diciassettenne, ma la sua mente era molti anni più avanti.
Eravamo entrate talmente in confidenza che mi aveva rivelato qualcosa che, mi aveva fatto giurare, sarebbe dovuta rimanere tra noi; qualcosa di cui, apparentemente, neanche Taehyung ne sapeva niente.
C'era un ragazzo che le piaceva. Mi aveva raccontato tutto di lui descrivendomi il tempo che avevano passato insieme, di come lui fosse educato e fin troppo rispettoso, delle mille e uno cose che le aveva insegnato. Mentre mi raccontava tutto ciò vedevo i suoi occhi brillare e quasi mi commossi all'idea che lei stava sperimentando quel sentimento forte che Meredith mi aveva raccontato nel corso degli anni.
Quando le avevo chiesto perché desiderasse tenere segreta la situazione, non comprendendone la necessità dato che un matrimonio, in quella società, sarebbe stato visto più che positivamente, il suo sguardo si era rattristato. Aveva abbassato gli occhi e aveva pronunciato una frase con un tono di voce così basso che non ero riuscita a capire praticamente niente; per questo le avevo chiesto di ripetere. Avevo dovuto aspettare alcuni secondi affinché esaudisse la mia richiesta.

"Non è uno di noi

Il suo nome era Chul: era figlio di un mercante, proveniva da una famiglia umile e per aiutare suo padre a sostenere la sua numerosa famiglia aveva iniziato a lavorare sin da bambino. Svolgeva qualsiasi lavoro fosse necessario e che potesse garantirgli una paga minima. Kyung-Mi lo aveva conosciuto mentre curava la piccola serra del palazzo in cui viveva insieme a sua zia.  Si erano intravisti le prime volte e lui era stato piuttosto schivo, ma pian piano aveva capito di potersi fidare e trascorrendo del tempo insieme raccontandosi l'un l'altro per loro era stato inevitabile non far battere il proprio cuore sempre di più. Tenevano la situazione nascosta a chiunque, mi aveva detto, perché altrimenti sua zia per prima avrebbe impedito al ragazzo di recarsi a casa sua per fare in modo che i due non si incontrassero più.
Era  poco più grande di lei, ma pur sempre molto giovane, e mentre mi raccontava le loro "avventure", così come le definiva lei, sorridevo all'idea che magari, un giorno, quelle cose avrei potuto provarle anche io.
L'avevo rassicurata al termine della nostra conversazione dicendole che tutto sarebbe andato per il meglio, nonostante fossi pienamente consapevole che qualcosa del genere, soprattutto all'interno della famiglia reale, sarebbe stato difficile da accettare. Avevo però imparato nel corso degli anni che c'era sempre un modo per risolvere la situazione e forse ne avevo già individuato uno. Avrei dovuto rompere la promessa che le avevo fatto, certo, ma se ciò le avesse garantito di vivere liberamente il suo amore sarei stata anche disposta a farlo. 

Non c'era nessun motivo in particolare per cui mi dovessi sentire costretta a fare qualcosa per aiutarla, ma dentro di me c'era qualcosa che sembrava obbligarmi a non starmene con le mani in mano: avevo promesso a Taehyung, solo pochi giorni prima, che avrei fatto di tutto per aiutarlo a portare i suoi pesi e sapevo che quella di sua sorella fosse una grossa responsabilità per lui, per cui diventava quasi automaticamente anche una mia responsabilità. Kyung-Mi faceva parte del pacchetto che avevo accettato di prendere in mano quando avevo pronunciato a voce alta quelle parole e non sarei mai e poi mai venuta a meno a quella promessa.
Aspettai che la giovane andasse via per iniziare ad attuare il mio piano. Dovevo essere cauta e andarci piano perché l'argomento era delicato e un passo falso avrebbe potuto rovinare la situazione, per cui decisi di prendermi il tempo per studiare attentamente le mie parole. 

Quando eravamo tornati a casa, dopo il lungo viaggio che avevamo affrontato, la prima cosa che avevo fatto era stata recarmi nella mia stanza e riposare. Avevo dormito per diverse ore sentendomi finalmente leggera tanto da poter riposare senza ansia e non avevo realizzato per tutto il giorno seguente che Hea non aveva fatto ritorno al palazzo e, nell'esatto momento in cui presi coscienza di ciò, la cosa iniziò a preoccuparmi. Era decisamente successo qualcosa.
Non avevo potuto parlare dell'argomento con Taehyung per i giorni successivi perché sua sorella mi aveva tenuta impegnata tutto il tempo e lui, purtroppo, per adempiere ad alcuni suoi doveri che aveva tralasciato nei giorni precedenti, non aveva avuto molto tempo libero. Quel poco che aveva potuto ritagliare e trascorrere con sua sorella non avevo voluto rovinarglielo per cui mi ero ripromessa che avrei atteso qualche altro giorno e avrei chiesto direttamente a lui che cosa fosse successo: lui ne era sicuramente a conoscenza.
Non me ne ero stata però con le mani in mano: avevo chiesto a chiunque mi era capitato sotto tiro se fosse al corrente di dove si trovasse la donna, ma nessuno, neanche Geon, era stato in grado di darmi informazioni. L'unica informazione che ero stata in grado di trovare era che Hea aveva dovuto lasciare il palazzo per ordini superiori; girava voce tra la servitù che fosse stata richiamata a lavorare al palazzo reale per questioni urgenti perché la signora Kim aveva assoluto bisogno del suo aiuto per affrontare una grave situazione di cui nessuno, però, sembrava sapere niente, ma la cosa mi era sembrata più che assurda. Che cosa avrebbe potuto fare Hea per risolvere una situazione grave all'interno del palazzo? Perché non era tornata dopo diverse settimane? Si sarebbe trasferita lì e non avrebbe lavorato più con noi?
Mi era parso di capire che Hea avesse un ruolo importante in quella casa e nessuno, mi era stato riferito dalle cuoche, aveva preso il suo posto. Ciò significava che prima o poi sarebbe tornata, ma quando?

Kyung-Mi era andata via da alcune ore. Eravamo in attesa di poter cenare, io nella biblioteca del palazzo e Taehyung nel suo studio che lo aveva ospitato fin troppe ore in quei giorni. Chiusi il libro che avevo iniziato a leggere e decisi di colmare quell'attesa risolvendo il dubbio che da diversi giorni aveva occupato la mia mente. Camminando velocemente percorsi la strada per raggiungere la stanza in cui il moro si era chiuso insieme a Geon diverse ore prime. Non appena arrivai davanti alla porta chiusa bussai, ma senza attendere una vera e propria risposta entrai. Le reazioni dei due uomini all'interno furono totalmente diverse, una delle quali mi lasciò pensare che ci fosse qualcosa che non andava. Mentre Taehyung mi sorrise, invitandomi ad entrare mentre terminava di leggere qualcosa su un foglio, Geon assunse per qualche secondo un'espressione preoccupata. 

"Sua Altezza, ha bisogno di qualcosa?" aggiunse all'invito che mio marito mi aveva rivolto.

"Avrei bisogno di parlare con Taehyung" risposi con quanta più sicurezza possibile

"Sua Altezza, stiamo concludendo una questione importante, ci vorranno solo pochi altri minuti. Magari può attendere all'esterno e rientrare non appena avremo terminato" suggerì l'uomo più anziano facendomi storcere il naso. 

"Non è necessario, può restare"

"Perché non posso aspettare qui?" io e Taehyung gli rispondemmo contemporaneamente. Geon si voltò verso il giovane uomo che lo affiancava come per fargli capire, senza dire niente, che la risposta a quella mia domanda era più che ovvia.

"Non è un problema che lei venga a conoscenza di queste situazioni, Geon. Se c'è una cosa di cui sono più che certo è che tante volte il consiglio di una donna può salvare la situazione ed io ne ho a disposizione una molto più che intelligente, no?" concluse sorridendo.

"Ma Taehyung, non è consentito. Non può venire a conoscenza di queste informazioni private. Il protoco-" Taehyung non lo lasciò terminare, alzando una mano per fargli comprendere che doveva fermarsi lì.

"Ho detto che non è un problema" rispose guardando severamente l'uomo al suo fianco, il quale sembrò turbato e preoccupato da quella sua risposta. Potevo capire perfettamente le ragioni delle sue preoccupazioni: il suo compito era quello di assicurarsi che tutto fosse fatto nel migliore dei modi e che le regole fossero sempre rispettate e Taehyung, come tanti altri avevano fatto prima di lui e altri ancora facevano, stava venendo meno ad alcune regole. Tutti sapevano che questa regola non era quasi mai rispettata, almeno per alcune questioni, ma Geon, estremamente ligio alle regole, questo probabilmente non poteva tollerarlo. Eppure, non poté fare molto al riguardo: alla fine dei conti non poteva dire a Taehyung, un principe, che cosa avrebbe dovuto fare. Per cui, pur di malavoglia, accettò silenziosamente quella decisione e per quanto avrei tanto voluto sapere di che cosa stessero parlando e quale fosse la questione che doveva rimanere segreta, in quel momento decisi di andargli incontro; dopotutto, lui era stato colui che sin dal principio, seppur duramente, mi aveva aiutata in diverse situazioni mostrandosi sempre disponibile, per cui pensavo di dovergli ricambiare il favore. 

"Dovete terminare per forza ora? State lavorando da molte ore e io volevo parlarti di una cosa" mi rivolsi al moro che aveva spostato la sua attenzione su di me. 

"Possiamo fermarci qui, continuiamo domani" aveva annuito e Geon, sicuramente più sollevato, aveva lasciato la stanza. 

"Dimmi. C'è qualcosa che non va?" mi aveva chiesto Taehyung appoggiando i gomiti sul grande tavolo nero e portando le sue mani a sorreggere la sua testa. Doveva essere molto stanco, i suoi occhi sembravano dimostrarlo molto chiaramente. 

"Stai bene?" chiesi non rispondendo direttamente alla sua domanda. Non sembrava stare bene per niente. Era più pallido del solito e i suoi occhi erano leggermente arrossati e lucidi.
In risposta lui annuì semplicemente.

"Perché non puoi semplicemente essere sincero?" gli avevo risposto con un leggero fastidio che traspariva attraverso le mie parole. Aveva sospirato rumorosamente, portando le mani che stavano sorreggendo il suo viso a coprire il suo volto.

"Sono stanco, ad essere sincero. Molto. Tutta questa situazione non- non lo so" aveva iniziato a parlare fermandosi. Probabilmente aveva paura di condividere quei pensieri con me.

"Non preoccuparti, domani mattina mi sarà già passata. Di cosa volevi parlarmi?" cercò di cambiare argomento, ma di certo non aveva compreso con chi veramente aveva a che fare. Gli avevo promesso che lo avrei aiutato nel miglior modo possibile e niente e nessuno avrebbe potuto fare niente per impedirmi di rispettare la parola che gli avevo dato. 

"Credo che sia più urgente parlare di questo. Cosa c'è che ti sta portando via tutto questo tempo e che ti crea problemi? Puoi dirmelo, magari posso aiutarti" continuai ad insistere e riuscii a percepire come la sua determinazione di tagliarmi fuori da quella situazione, cosa che avevo letto solo poco prima nei suoi occhi, stava pian piano venendo meno; stavo abbattendo qualche piccolo mattoncino di uno dei vari muri che avevamo eretto tra di noi. 

"Si tratta di ciò che stavi discutendo con Geon e che lui non voleva che sapessi? È tanto grave e complicata la situazione? Hai detto che non sarebbe un problema se ne venissi a conoscenza. So che teoricamente non dovrei immischiarmi in questi affari, ma magari posso aiutarti. Ho sentito tante volte mio padre parlare di qualsiasi tipo di argomento con un'infinità di persone e so decisamente molte più cose di quelle che puoi immaginare. Posso aiutarti, parlamene" avevo continuato ad attaccare quel piccolo muro sperando che cadessero quanti più mattoncini possibili. Sarebbero crollati tutti e lui si sarebbe aperto con me.  Avrei semplicemente continuato ad insistere fino a quando lui non avrebbe deciso di parlare.
Avevo appurato nel corso del tempo che questa fosse la tattica migliore per far parlare le persone. L'avevo usata più e più volta anche con mio padre per cercare di ricavare informazioni in merito ad alcune vicende nelle quali, almeno teoricamente, non mi sarei dovuta immischiare e di cui sarebbe stato meglio non esserne a conoscenza, ma era stato solo grazie a tutte quelle informazioni che avevo potuto vincere tante battaglie, anche quella contro Chie Ling. La mia libertà l'avevo mantenuta proprio perché avevo compreso che farsi lasciare fuori da un mondo che, ad ogni modo, avrebbe influenzato la vita di chiunque, anche la mia, non fosse la soluzione giusta.

"L'ho detto e ne sono convinto, ma più cose si sanno più responsabilità e pesi ne derivano. È il mio lavoro questo, non è necessario che te ne faccia carico tu" mi rispose, con però poca convinzione. 

"Hai detto che insieme i pesi si portano meglio e che è giusto combattere per la propria famiglia, no? Tu aiuti me e io aiuto te. Non è così che funziona?" continuai e, finalmente, sembrai essere riuscita nel mio intento. Si sedette composto sulla sedia sulla quale era seduto e dopo aver dato un'occhiata incerta ai vari fogli che aveva davanti mi guardò rassegnato: avrebbe parlato. 

"C'è qualcuno che sta lavorando contro di noi. Abbiamo degli alleati in alcuni territori vicini che, però, stanno venendo meno ad alcuni patti. C'è qualcuno che è in trattativa con loro e che vuole portarli ad allontanarsi da noi per indebolirci, ma non sappiamo chi. Abbiamo mandato dei vicari per parlare con i re di questi regni, ma nessuno di loro è tornato indietro e non posso mandarne altri rischiando di perdere uomini inutilmente.
Uno dei nostri alleati, inoltre, un Regno che ha collaborato con noi per decenni, adesso ci sta costringendo ad entrare in guerra con un altro Regno, sempre nostro alleato. Ci ha minacciato di rompere il trattato di pace se non mandiamo subito loro un'armata" la preoccupazione si poteva leggere chiaramente anche attraverso il suo tono di voce. 

"Non è qualcosa di cui dovrebbe occuparsi tuo padre questa?" chiesi spontaneamente. Era il re di un Regno che doveva prendere decisioni in ambito militare e politico, non di certo un principe. Perché quindi Taehyung aveva deciso di accollarsi questa responsabilità prima del tempo? 

"Mio padre non ha più alcun tipo di potere decisionale, Elisabeth. La sua figura è puramente fittizia" avevo sentito parlare mio padre di tante situazioni diverse e complesse a livello sociale e politico, ma mai avevo sentito qualcosa del genere. 

"Un anno fa ci sono stati dei problemi con un gong* molto influente del Regno. Mio padre-" si fermò non convinto se fornirmi quell'altra piccola informazione. Abbassai lo sguardo su quelle carte che occupavano il tavolo e il mio sguardo cadde sulla sua mano sinistra che si trovava proprio su alcune di esse. Ritenni opportuno in quel momento dargli l'incoraggiamento necessario per parlare, per fargli capire che poteva dirmi tutto, che sarebbe rimasto tutto tra noi, ma non era il momento giusto per usare le parole. Senza pensarci troppo allungai il mio braccio e, seppure con qualche fatica dovuta alla larghezza del tavolo, afferrai la sua mano stringendola nella mia. Non avevo mai apprezzato molto i gesti fisici ma avevo capito, osservando il modo di fare che Taehyung aveva avuto con me e con gli altri, che invece lui ne avesse bisogno e conclusi che, forse, avrebbero funzionato meglio delle parole. Misi da parte ciò che a me piaceva o ciò che pensavo che secondo me sarebbe stato più utile e mi sforzai di venirgli incontro.
Taeyhung sembrò sorpreso da quel gesto. Portò il suo sguardo ad osservare le nostre mani unite e poi su di me. Notando che la mia posizione non fosse sicuramente comoda a motivo della tensione a cui era sottoposto il mio braccio per essersi allungato troppo per raggiungere la sua mano, e non volendo evidentemente interrompere quel contatto, allungò un po' di più il suo braccio, permettendomi di stare leggermente più comoda. Sorrisi internamente a quel gesto. Era lui ad aver bisogno di sostegno, ma non smetteva mai di pensare anche agli altri. 

"Mio padre ha avuto una relazione con la moglie di questo nobile e lui lo ha scoperto. È un uomo molto influente e che sa fin troppe cose e quando lo ha scoperto ha minacciato di distruggere la nostra famiglia e di conseguenza tutto il nostro Regno. Mio padre è dovuto scendere a patti: ha rinunciato al suo ruolo, mantenendo solo la sua figura per evitare che al di fuori uscisse qualcosa e che i nostri nemici potessero sfruttare questa situazione a loro favore, e ha lasciato su di me tutto il carico che il ruolo di un re comporta. Mia madre non ne sa niente. Ho imposto a mio padre di non raccontarglielo; le avrebbe spezzato il cuore e non se lo merita" aveva terminato velocemente il suo racconto stringendo leggermente la mia mano. L'idea che mi ero fatta di quell'uomo, del signor Kim, crollò immediatamente; aveva voltato le spalle a sua moglie e aveva lasciato che suo figlio si prendesse tutto il carico e la parte più difficile di quel ruolo mentre aveva tenuto per sé la parte bella, sfruttando il suo titolo  e la sua posizione a suo piacimento.
Forse era per questo che mio padre, quando mi aveva comunicato che mi sarei sposata, mi aveva parlato del re. Noi non avevamo mai avuto rapporti con il Regno di Silla e avendo preso contatti direttamente con Taehyung aveva pensato, senza sprecarsi a informarsi più di tanto, che fosse lui il monarca del Regno e non suo padre.
Taehyung si stava rivelando, giorno dopo giorno, una persona migliore di quanto potessi anche solo immaginare . Non solo si era fatto carico di tutte quelle responsabilità pur non essendone costretto, ma aveva anche pensato a cosa fare per evitare che sua madre scoprisse la verità e che potesse starci male. 

Sei proprio fortunata, Elisabeth. 

Fu questo ciò che riuscii a pensare mentre osservavo l'uomo davanti a me che ora avevo abbassato lo sguardo posandolo sull'incrocio delle nostre mani. Mentre lo faceva notai un sorriso comparire sul suo volto, leggero e quasi impercettibile, e con il pollice della sua mano iniziò ad accarezzare dolcemente il dorso della mia.
È vero, non avevo mai apprezzato il contatto fisico, ma mentirei se dicessi che la cosa non mi stesse piacendo. 

Ripensai alle parole che mi aveva detto in merito alla situazione che negli ultimi giorni gli aveva creato ansia e stress e pensai a cosa avrei potuto dirgli per aiutarlo. Non conoscevo il Regno in questione, almeno credevo.
Nel momento in cui questo pensiero colpì la mia mente riflettei sul fatto che lui non mi aveva identificato il Regno.

"Di quale Regno si tratta?" chiesi infatti prontamente. Lui alzò lo sguardo verso di me quasi non comprendendo la mia domanda. Si prese qualche secondo per realizzare che avevo spostato l'attenzione del nostro discorso da suo padre e le sue azioni vili alla minaccia che un altro re gli aveva rivolto, ma non appena comprese non esitò a rispondere, pur non comprendendo sicuramente il motivo alla base della mia domanda. 

"Goryeo" e in quel momento esatto compresi che avrei potuto fare molto più che aiutarlo. 

Sunjong Kim era un uomo che avevo conosciuto quando ancora non avevo idea di come funzionasse il mondo. Aveva avuto un solo figlio dalla donna che aveva amato e sposato prima che lei morisse. Si era risposato poco dopo, nuovamente, con una donna che avevo sempre odiato: A-Yeog Chung. Era la più piccola delle sorelle Chung; la maggiore era mia madre. La famiglia Chung viveva lontano dal posto in cui mio padre era cresciuto con la sua famiglia, ma ma a motivo di affari e politica i sovrani dei due regni si erano incontrati e avevano pattuito un matrimonio tra due dei loro figli: la maggiore delle sorelle Chung e il secondogenito della famiglia Herbert. Era così che mio padre si era ritrovato a possedere un titolo che, diversamente, non gli sarebbe mai e poi mai stato attribuito. Quando mio nonno era morto, poco dopo il matrimonio dei miei genitori, mia madre, in quanto primogenita della famiglia Chung, era stata chiamata a vestire la corona reale e mio padre l'aveva affiancata diventando Re del regno e prendendo nelle sue mani tutte le responsabilità che mia madre non aveva voluto e lo aveva mantenuto per tutti quegli anni, anche a distanza. Infatti, eravamo stati costretti a lasciare il regno per alcuni anni per motivi che non avevo mai compreso, ma lui aveva ugualmente mantenuto il suo potere e la sua posizione.
Il Regno di Beok, nel quale avevo trascorso praticamente la maggior parte della mia vita, affiancava il Regno di Silla da una parte e il Regno di Goryeo dall'altra; eppure, io non avevo mai sentito parlare di quel Regno che ora mi avrebbe ospitato per il resto della mia vita. Mio padre, prima di decidere di costringermi a sposarmi con Taehyung, non aveva mai fatto affari con loro a differenza di quello di Goryeo che, per forza di circostanze, aveva dovuto includere nei suoi piani. Probabilmente era stato questo il motivo per cui non avevo mai sentito neanche solo nominare il Regno, unito al fatto che per volere di mio padre non avevo mai potuto uscire dai limiti, seppur piuttosto vasti, del palazzo reale in cui ero cresciuta se non per determinati eventi, ai quali avevo smesso di partecipare già da molto tempo. 

Sunjong Kim, monarca del regno di Goryeo, aveva sposato mia zia quando io avevo sei anni. Non ricordo la prima volta che lo vidi, ma ricordo perfettamente la sua presenza costante in alcuni miei anni di vita. Mia madre era particolarmente legata alla minore della sue sorelle che, per questo, aveva frequentato assiduamente casa mia insieme a suo marito. I due non avevano niente in comune e sin da bambina mi ero chiesta che cosa avesse spinto un uomo buono come Sunjong a fare accordi con una famiglia come quella dei Chung che, purtroppo, di buono aveva poco e niente. Erano diversi anni che non vedevo mia zia e suo marito, ma ero sicura che se ci avessi parlato avremmo risolto facilmente la questione scendendo a patti e trovando un accordo che non creasse problemi a nessuno.
Taehyung, stranamente, non sembrava essere al corrente del legame di parentela che legava me al monarca che in quel momento gli stava creando problemi e non appena lo informai del fatto sembrò più che sollevato dalla questione. La speranza che potesse risolvere il tutto senza mettere a repentaglio la vita dei suoi soldati e degli abitanti del suo regno lo avevo rincuorato a tal punto che per la prima volta da quando eravamo tornati vidi comparire sul suo volto un sorriso profondo e sincero che contagiò anche me. 

"Te l'avevo detto che avrei potuto aiutarti. Non ti preoccupare, Sunjong è un uomo molto saggio, ci ascolterà e ci verrà incontro" alle mie parole tornò nuovamente serio.

"Sei sicura? Elisabeth, un passo falso e crolla tutto" sussurrò ed io annuì alle sue parole. Era vero, un solo passo falso e si sarebbe giocato tutto ciò che aveva.

"Ne sono sicura Taehyung, stai tranquillo. E poi Sunjong mi vuole molto bene, mi ha sempre detto che tra tutte le mie sorelle e i miei fratelli, io ero la sua preferita" cercai di scherzare per risollevargli l'umore e la cosa sembrò funzionare perché vidi un piccolo sorriso ricomparire sul suo volto. Anche se la nostra conversazione lo aveva rincuorato, la sua stanchezza era ancora più che evidente.
Comprendendo che avesse bisogno di riposare, quindi, gli feci una proposta, che era più che altro un ordine, al quale però lui non si sottrasse. 

"Va' nella tua stanza e riposati un po'. Appena mi informeranno che la cena è pronta te la farò servire in camera così potrai sfruttare tutto il tempo per recuperare le ore che hai perso in questi giorni" annuì alla mia proposta. La sua mano teneva ancora stretta la mia e non sembrava intenzionato a lasciarla andare.

"Di cosa volevi parlarmi tu?" in quel momento pensai non fosse necessario mettergli altri pensieri in testa e quindi liquidai la sua domanda con un'alzata di spalle e una semplice risposta che lui, forse per la stanchezza, sembrò accettare.

"Non era niente di troppo importante, può aspettare. Ne parliamo domani che sarai più tranquillo" gli sorrisi cercando di sfilare la sua mano dalla mia per alzarmi dalla sedia che avevo occupato e lasciare la stanza.
Lui ridacchiò mentre mi permetteva di prendere le distanze.

"Se ti sentisse Geon si arrabbierebbe molto. Lo abbiamo mandato via per una questione non importante" ridacchiò silenziosamente mentre mi alzavo dalla sedia sembrando quasi un bambino. Seguii la sua risata, unendomi a lui.

"Vai subito a dormire Taehyung" ribadii dandogli le spalle mentre camminavo verso la porta della stanza. 

"Elisabeth" mi richiamò nell'esatto momento in cui aprii la porta. Era tornato serio, troppo.

"Vieni anche tu" mi fermai voltandomi verso di lui, puntando il mio sguardo nel suo

"Vieni a cenare nella mia stanza, vorrei stare un po' con te" mi aveva detto sfacciatamente. Non riuscii a rispondere in alcun modo alle sue parole. Volendo andare via il più velocemente possibile da lì mi limitai ad annuire per poi voltarmi e lasciare la stanza per evitare che vedesse le mie guance colorarsi a motivo delle sue parole. 

Voleva passare del tempo con me

 

*gong = duca 

_________

Io mi innamoro di questa coppia capitolo dopo capitolo. E dovete vedere il prossimo!😏😍
Questo capitolo è anche piuttosto intenso (oltre che lungo): Taehyung racconta ad Elisabeth qualcosa di cui non è a conoscenza quasi nessuno e che potrebbe ledere, e non poco, a tutto il Regno. Elisabeth può aiutare Taehyung a risolvere una situazione altrettanto importante: ci riuscirà? Lo scopriremo nei prossimi capitoli. 
Scopriamo anche perché, nel caso in cui qualcuno di voi se lo sia chiesto dall'inizio della storia, la nostra Elisabeth non sembra avere origini coreane: suo padre non lo è, a differenza di sua madre grazie alla quale lui ha ereditato il titolo di sovrano quasi arrogandosi tutte le responsabilità che, altrimenti, non avrebbe mai avuto. Ricordate che nel Regno di Beok una donna può ereditare la corona, a differenza del Regno di Silla in cui solo un uomo ha questa possibilità.
Vorrei ricordare che i riferimenti storici non sono esatti, ma quasi del tutto inventati!
Il Regno di Silla e quello di Goryeo sono realmente esistiti, a differenza di quello di Beok, ma la datazione storica della storia non rispecchia ovviamente quella reale.
Spero come sempre che il capitolo vi sia piaciuto 
Detto ciò vi saluto e vi do appuntamento a lunedì prossimo!

Buona giornata♥️

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Capitolo 18
*** Resta ***


Erano trascorsi già dieci minuti da quando mi avevano informato che potevo recarmi nelle stanze di Taehyung per cenare.
Una ragazza giovane, forse anche più di me, mi aveva invitato già due volte, per ordine di Taehyung, a raggiungere le sue stanze. Al secondo invito avevo iniziato a camminare verso la sua stanza, ma quando ero arrivata davanti alla  porta mi ero fermata.
Non so quantificare quanto tempo trascorsi fissando ogni piccolo dettaglio di quella barriera che separava me da lui, ma più il tempo passava, più mi convincevo che andare via e trovare una scusa per non entrare sarebbe stata la cosa migliore.
Eppure, non avevo idea di quanto mi stessi sbagliando.
Di cosa avessi paura non mi era ben chiaro. Ero rimasta altre volte da sola con Taehyung, ma non nelle sue stanze. Non ci ero mai entrata lì dentro e la cosa mi creava ansia.
Lui poi mi aveva espressamente detto che avrebbe voluto passare del tempo con me e la cosa, per quanto mi fosse piaciuta, aveva scatenato in me sensazioni mai provate prima, sensazioni che non riuscivo a comprendere e che mi spaventavano.
Perché quelle semplici parole mi avevano mandata in crisi?
Presi coraggio e senza pensarci una seconda volta, per non rischiare di ripensarci nuovamente e andare via, mi decisi a bussare con forza a quella porta che fu aperta fin troppo velocemente.
Avevo già visto Taehyung indossare vesti non ufficiali, comode per trascorrere la notte, ma nel momento in cui il mio occhio cadde sulla scollatura della camicia larga che stava indossando e che rivelava parte del suo corpo che non avevo mai potuto osservare fino ad allora, sentii il calore salire dalla mia pancia e raggiungere le mie guance.

"Eccoti qui, vieni" facendo finta di non notare il mio imbarazzo il moro si spostò lasciando il passaggio libero, invitandomi ad entrare. Chiuse subito dopo la porta dietro di lui.
Le sue stanze erano abbastanza simili alle mie, forse un po' più personali, ma estremamente lussuose. Il mio sguardo cadde sul tavolo al centro della stanza sul quale erano stati poggiati i piatti coperti dai quali avremmo mangiato. Il mio stomaco era decisamente chiuso, ma mi sarei sforzata di mangiare qualcosa per evitare che facesse domande riguardo a cose rispetto alle quali in quel momento non volevo né tantomeno potevo rispondere.

"Siediti Elisabeth. Perché sei così agitata?" Mi chiese senza troppi giri di parole mentre mi guardava ora seduto su una delle due sedie poste intorno al tavolo. Scossi la testa, senza rispondere alla sua domanda ed iniziai a mangiare per fargli capire che non avevo intenzione di continuare con quell'argomento. Lui sembrò capirlo e mi seguì imitandomi. Mangiammo in completo silenzio e nel mentre io non feci altro che rimproverarmi.
Perché avevo accettato se dovevo sentirmi così a disagio? Avrei inutilmente trasmesso quel mio disagio a lui e non era il caso, soprattutto in quel momento.

"Tua sorella ti vuole davvero tanto bene" parlai non appena terminai di masticare il mio ultimo pezzo di quella carne, che non avevo ben identificato ma che era eccessivamente buona, che avevo messo in bocca. A quelle mie parole il suo volto si illuminò.
Lui era innamorato di sua sorella.

"È davvero bello vedere come ti prendi cura di lei, anche se cerchi di nasconderlo. Siete davvero belli da guardare" aggiunsi esponendo ad alta voce i miei pensieri facendo comparire un sorriso sul suo volto che sembrava voler diventare sempre più grande.

"È un mio dovere, sono suo fratello,no?" aggiunse guardandomi negli occhi. Non era semplice senso del dovere e di questo ne ero più che certa.

"Non è così e lo sai anche tu. È una cosa bella, non serve fingere il contrario. Anche tua sorella lo sa e sono sicura che lo apprezza tanto" aggiunsi dicendogli apertamente quanto apprezzassi quel suo modo di fare. Nessuno dei miei fratelli aveva mai manifestato nei miei confronti quell'affetto che per alcuni anni avevo bramato e ricercato e comprendevo perfettamente quanto fosse importante e ti facesse sentire bene riceverlo.

"Anche lei ha aiutato tanto me nel corso del tempo. È quello che si fa in una famiglia: ci si ama e ci si aiuta" pronunció quelle parole con tono solenne, non perdendo il sorriso.

"Anche tu fai parte della nostra famiglia Elisabeth. Vorrei che non lo dimenticassi" aggiunse. Avevamo finito entrambi di mangiare. Ce ne stavamo semplicemente lì, seduti, a parlare e a prenderci del tempo per capirci.
Alle sue parole sorrisi: avevo una famiglia, delle persone che mi avrebbero aiutato e sostenuto.
Era vero? Sarebbe durato? Non lo sapevo, ma contrariamente al mio solito modo di fare decisi di godermi quel preciso momento non pensando al futuro, alla possibilità di perdere quello che avevo sempre desiderato.

Se si verificherà, mi rialzerò come ho sempre fatto, pensai.

"Anche tu lo stai facendo per noi. Sei disposta ad aiutarmi in una situazione che avresti potuto semplicemente ignorare" riflettè a voce alta, riportando la sua mente nuovamente al problema che lo turbava.
Non volevo che ci pensasse. Ero sicura che tutto si sarebbe risolto nel migliore dei modi, ma desideravo davvero che lui potesse semplicemente distrarsi per qualche ora, dimenticandosi di tutti i problemi legati al ruolo che suo padre gli aveva relegato.
Taehyung era un uomo coraggioso e forse troppo buono. Per il Regno era solo un principe, ma nella realtà dei fatti stava facendo cose che appartenevano ad un ruolo che non era il suo e che gli stava togliendo anni di spensieratezza.
L'unico motivo per cui aveva accettato tutto ciò era stata la sua famiglia, sua madre. Per proteggere sua madre aveva rinunciato al tempo, essendo consapevole che non sarebbe tornato indietro.

"Perché hai deciso di sposarti?" Gli chiesi immediatamente, cambiando argomento. Era una domanda a cui avevo cercato risposta in tutti i modi, ma non ero riuscita a trovarla e solo lui poteva davvero a aiutarmi a dissolvere quel dubbio.
La mia era semplice curiosità che ero riuscita a tenere a bada fino a quando avevo quasi imposto a me stessa di avere una brutta opinione di lui, ma nell'esatto momento in cui avevo realizzato, o meglio lui mi aveva costretta a realizzare, che la realtà fosse decisamente lontana da quella che io avevo processato e che lui fosse una delle persone più belle che avessi mai incontrato, la curiosità era ritornata e placarla mi era risultato impossibile.

"Perché dovevo farlo. Non credo che mio padre manterrà il suo posto ancora per molto ed io devo essere pronto a ricevere il titolo. Se non lo avessi fatto, avrei lasciato il carico sopra mio fratello e non me la sono sentita. Lui non vuole ed io sono il più grande, è compito mio diventare re" aveva risposto serio. Non c'era più traccia del sorriso di prima sul suo volto.
La sua risposta mi aveva basita. Non pensavo che il legame con suo fratello potesse essere così profondo; non mi avevano di certo dato ragione di crederlo, in realtà.

"C'è qualcosa che non va con lui, però. No?" chiesi nuovamente in modo diretto. Sapevo che avrei potuto infastidirlo, ma avevo voluto tentare comunque. Magari si sarebbe semplicemente aperto con me e magari avrebbe potuto anche sfogarsi; era mio dovere fare anche quello, lo sapevo. Fino ad allora, inoltre, Taehyung si era aperto abbastanza con me, molto di più di quanto io avessi fatto con lui, ecco perché avevo azzardato qualche domanda in più.

"Non ti sfugge proprio niente, eh?" Aveva scherzato lui. Io avevo solo sorriso in risposta, aspettando che lui continuasse a raccontarmi.
Realizzai in quel momento che forse dovevo fare io qualcosa per convincerlo ad aprirsi  totalmente con me quella volta, qualcosa di diverso dal semplice tartassarlo per farlo cedere e parlare. Se volevo sapere qualcosa di lui, qualcosa di più intimo, era giusto che anche io gli raccontassi qualcosa di me.

"Mio fratello Abel, l'unico mio fratello maggiore, era la persona che più preferivo al mondo quando ero bambina. Giocava sempre con me. Abbiamo solo un anno di differenza, per cui siamo praticamente cresciuti insieme.
Credevo che mi volesse bene tanto quanto io ne volevo a lui. Forse era davvero così, non lo so.
Un giorno però, improvvisamente, quando io avevo dieci anni e lui undici, andai nella sua stanza per chiedergli di venire a giocare con me in giardino, ma lui mi mandò via. Io ero già allora una bambina molto insistente e continuai a chiedergli di scendere e stare un po' con me. I miei tentativi furono del tutto inutili e servirono solo a farlo innervosire. Era seduto sul letto quando ero entrata e in quel momento, preso dalla rabbia, si alzò e mi spinse letteralmente fuori, facendomi cadere. Mi vide seduta sul pavimento, mentre piangevo perché mi aveva fatto male, ma non fece niente, si limitò a guardarmi per poi sbattermi la porta in faccia" iniziai a raccontare.

"Sono cose che capitano, Elisabeth. Non possiamo essere sempre di buon umore. Magari per tuo fratello è una semplice giornata no. Questo mi aveva ripetuto Meredith per tutto il giorno cercando di consolarmi.
Peccato che quel giorno no è durato per molti anni. Abel aveva iniziato ad odiarmi senza che io gli avessi fatto niente, almeno non intenzionalmente. Cosa poteva aver fatto una bambina di dieci anni di così grave?
Ho provato a parlargli, ma più tentavo di recuperare il rapporto con lui, più lui si incattiviva contro di me.
Alcuni anni fa ha cercato di convincere mio padre a farmi sposare un duca del nostro Regno che aveva 22 anni in più di me perché sapeva che non avrei retto. Sperava che mi convincessi di non poter continuare a vivere così; forse voleva semplicemente mandarmi via.
Io sono sempre stata più furba di lui e ho sempre saputo trovare un modo per difendermi, anche quando la situazione sembrava drastica. Ci sono riuscita fino a quando non sei arrivato tu che non mi hai lasciato nessuna via di uscita" ridacchiai contagiando anche lui che mi guardava rapito.

"Lui invece non è mai stato particolarmente arguto, ha sempre avuto bisogno di essere guidato nelle scelte della sua vita e mio padre ha sfruttato ciò a suo favore facendogli fare cose che lui non avrebbe mai fatto di sua iniziativa.
Alcuni mesi fa però qualcosa in lui è cambiato. Ha ripreso a cercare la mia compagnia, veniva a trovarmi più spesso ed io non capivo perché. Non era lo stesso Abel che da bambino era stato il mio compagno in tutto, certo, ma in un qualche modo cercava nuovamente di avere un contatto con me. Non mi sono sbilanciata cercando di continuare  di rimanere sulle mie  per non illudermi e ho fatto bene perché alla fine ho capito che lo stava facendo solo perché era venuto a conoscenza, ancor prima di me, della proposta che tu avevi fatto a mio padre; forse era stato proprio mio padre a parlagliene. Aveva capito che avrei avuto le mani legate in questa situazione ed era soddisfatto perché avrei finalmente sofferto.
Non me lo ha detto lui, ovviamente, ma non ci vuole molto per capirlo.
Sai che è venuto anche qui? Nei giorni in cui tu sei stato via è venuto a trovarmi cercando di rigirare ancor di più il coltello nella piaga.
E sai cosa mi ha dato fastidio? Nonostante io non gli abbia dato la soddisfazione di vedere che il suo desiderio si stava realizzando, le sue parole mi hanno fatta stare male per diversi giorni" conclusi il discorso. Non ero triste, non più.
Avevo accettato già diversi anni addietro quel cambiamento e me ne ero fatta una ragione. All'inizio ero stata male, ma alla fine avevo capito che potevo farcela anche da sola.

"Cosa ti ha detto?" domandò curioso

"Stupidaggini" cercai di sorvolare non volendogli rivelare il pensiero che mi aveva tenuta sveglia per diverse notti e che ancora in quel momento, se ci pensavo, mi faceva attanagliare lo stomaco, forse ancora più di prima.

"Se ci sei stata male non erano di certo stupidaggini. Cosa ti ha detto?" riprovò Taehyung e lì decidi di essere sincera. Avevo iniziato ad aprirmi con lui perché avevo voluto e avrei semplicemente dovuto terminare il discorso. Questo era quello che volevo lui facesse anche con me e se non gli dimostravo di fidarmi pienamente di lui, gli sarebbe stato più difficile raccontarsi.

"Che tu avresti fatto con me quello che fanno tutti gli uomini con le loro mogli quando si stancano o non sono sodisfatti di loro" non abbassai lo sguardo e non lo fece neanche lui. In un primo momento sembrò non capire le mie parole, ma non gli ci volle molto per afferrare il loro significato.

"Perché ti darebbe così tanto fastidio?" mi chiese ed io lo guardai scioccata da quella domanda. Non avrebbe dato fastidio a chiunque una tale mancanza di rispetto?

"La cosa che più non sopporto è la mancanza di rispetto e quella per me sarebbe la più grande in assoluto. Non varrebbe lo stesso per te?" volevo conoscere la sua risposta per cercare di tranquillizzare me stessa. Se avesse acconsentito forse il rischio che ciò accadesse, a meno che non fosse già successo, sarebbe stato più basso.
Lui annuì alla mia domanda dopo averci pensato qualche secondo, poi si alzò e si avvicinò a me. Io ero seduta, lui era in piedi e mi guardava dall'alto. Si abbassò facendo in modo che i nostri occhi si trovassero alla stessa altezza. Il suo naso sfiorava il mio e il suo profumo mi inebriava.
La sua vicinanza, contrariamente alla prima volta in cui si era verificata, non mi aveva turbata. Mi sentivo stranamente a mio agio e non avevo l'impulso o la voglia di allontanarmi da lui.

"Non c'è bisogno che ti preoccupi di questo Elisabeth, non ti farei un torto del genere" pronunciò quella frase quasi sussurrando, come se mi stesse confessando qualcosa che desiderava nascondere ad orecchie indiscrete che, però, non erano di certo presenti in quella stanza.
Annuì alla sua risposta, non riuscendo però a fare nient'altro. Non volevo allontanarmi. Mi piaceva sentirlo così vicino;  il perché non riuscivo a spiegarlo neanche a me stessa.

"Tu lo faresti a me?" Continuò lui mantenendo la stessa posizione.
No, non l'avrei mai fatto.
Non fu necessario che pronunciassi quelle parole a voce alta, il mio sguardo e le mie espressioni furono una risposta più che chiara per lui che mi regalò un sorriso, per poi portare la sua mano sinistra tra i miei capelli e avvicinare ancora di più il mio viso al suo.
Chiusi gli occhi istintivamente non sapendo come reagire a quella situazione nuova per me, ma decisamente piacevole.
Le cose però, andarono diversamente da come le avevo immaginate. Taehyung inclinò leggermente il suo volto verso l'alto portando le sue labbra a sfiorare la mia fronte.
Rimase in quella posizione per alcuni secondi prima di allontanarsi e rimettersi dritto.
Mi diede le spalle e si avviò verso la porta dalla quale poco tempo prima io ero entrata.
Lo sentii richiamare uno dei maggiordomi che si trovavano all'esterno della stanza e diede ordine di far portare via tutto ciò che era posato sul tavolo.
Immediatamente quattro persone fecero il loro ingresso nella stanza, inchinandosi in segno di rispetto  sia verso di lui, che si trovava accanto alla porta, che verso di me che invece ero ancora seduta. Mi passarono affianco e in men che non si dica erano già spariti, lasciando me e Taehyung nuovamente da soli.
Lui, senza dire altro, chiuse la porta dietro di sé, mi guardò qualche secondo e poi si diresse verso la stanza sinistra del suo appartamento.
Ero indecisa su cosa fare. Voleva che andassi via?
Dove stava andando?
Decisi di seguirlo e percorsi la sua stessa strada.
Mi ritrovai nella sua stanza da letto. Lui si era sdraiato a pancia in su e fissava il soffitto tenendo gli occhi aperti.
Prendendo l'iniziativa, non essendo sicura di cosa fare, iniziai a muovere qualche passo verso di lui decidendo poi di fare il giro e di sdraiarmi sull'altro lato del suo letto spazioso.
Eravamo l'uno affianco all'altro. Anche io ora fissavo il soffitto decorato di quella stanza e cercai di interpretare tutti gli affreschi che lo decoravano.Erano diversi da quelli che avevo sempre visto.
Il colore che più prevaleva in quella stanza era il dorato che non faceva altro che evidenziare il lusso nel quale Taehyung era cresciuto e viveva.

"È la moglie di mio fratello il vero problema, non lui. Non sembro starle molto simpatico nonostante non le abbia fatto niente. Mio fratello si è trovato in difficoltà all'inizio: doveva scegliere se tenere lei e perdere me o tenere me e perdere lei" mi voltai verso di lui distogliendo l'attenzione da quegli affreschi che invece lui continua ad osservare.

"Non ha scelto alla fine. Non ha rinunciato né a me né a lei, ma il nostro rapporto non può essere come quello di prima. Non può dedicarmi il tempo che vorrebbe perché sua moglie non glielo permetterebbe e io non posso vederlo più tanto spesso, però va bene così. L'importante è che lui stia bene" terminò la frase chiudendo gli occhi e sorridendo leggermente.
Come faceva ad essere così bello dentro e fuori? Non era umanamente possibile.

"Mi dispiace" sussurrai. Quelle mie due parole non si riferivano alla sua situazione, non solo.
Mi girai di lato, portando il mio braccio destro a sorreggere la mia testa per poter osservare meglio quell'uomo meraviglioso.
Come avevo fatto a pensare tutte quelle cose brutte su di lui? Mi ero sempre vantata di riuscire a capire le persone dal primo sguardo, ma con lui avevo decisamente sbagliato.

"Va bene così. Sono felice di non averlo perso definitivamente. So che c'è, non è sempre affianco a me, ma c'è" mi rispose girando la testa per guardarmi negli occhi.
I suoi occhi sembravano così tristi in quel momento.

"Mi dispiace aver pensato male di te. Credo tu sia la persona più vera che io abbia mai conosciuto" esplicitai il significato più profondo di quelle mie parole. Lo ero davvero.
Avevo trascorso l'ultimo mese cercando di convincere me stessa che lui fosse meschino tanto quanto tutto gli altri, ma alla luce delle ultime settimane non potevo non pensare che mi fossi decisamente sbagliata.
Nessuno dei due pronunciò nient'altro in quel momento. Ci limitammo ad osservarci; i nostri occhi si persero all'interno di quelli che avevano di fronte riuscendo a farci comunicare anche senza usare le parole.
Come facevo a sentirmi così legata ad una persona che fino a poco prima non conoscevo? Era possibile qualcosa del genere?
Mentre mi prendevo tutto il tempo per studiare il suo volto notai quanto fosse evidente la sua stanchezza. I suoi occhi stavano lottando per restare aperti e nonostante le giornate infernali che aveva dovuto affrontare stavano vincendo quella battaglia; lui voleva stare sveglio anche se era tremendamente stanco. Un piccolo sorriso comparve sul mio volto con quella realizzazione.

"Dormi" sussurrai essendo vicina a lui e non avendo bisogno di alzare la voce per permettergli di sentirmi.

"Resta qui" e come poche ore prima non riuscii a far altro se non limitarmi ad annuire alla sua richiesta.
Lui voleva stare con me ed io, ammisi a me stessa, volevo stare con lui.

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Credo che alcun* di voi vogliano uccidermi 😂
Elisabeth ha molto autocontrollo, no? O forse è Taehyung ad averne manifestato di più in questo capitolo 😏
A parte gli scherzi, che ve ne pare? A me piace tanto il rapporto che i due stanno creando. Taehyung ha lavorato tanto per far capire ad Elisabeth che poteva fidarsi di lui ed Elisabeth adesso sta facendo lo stesso per aiutare Taehyung a capire che può fare lo stesso.
Ricompare, seppure indirettamente, la figura di Abel, che se avete dimenticato aveva fatto una piccola apparizione nel capitolo 5.
Perché sembra odiare così tanto sua sorella? Chissà se lo rivedremo?!
Come semore, se volete e ve la sentite fatemi sapere cosa ne pensate. 

Buona giornata a tutti e ci vediamo giovedì!

 

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Capitolo 19
*** Ricchezza ***


C'era qualcosa che accarezzava il mio volto, un'aria calda che ritmicamente sfiorava il mio naso e che, dolcemente, mi portò ad aprire gli occhi.
Taehyung si trovava esattamente di fronte a me. Il suo viso a soli pochi millimetri di distanza dal mio.  I suoi occhi erano chiusi, le palpebre serrate mi nascondevano lo sguardo dolce e allo stesso tempo furbo del moro privandomi di una vista che, stavo iniziando ad ammettere a me stessa, non mi sarebbe dispiaciuto avere per il resto della vita.
Stavo iniziando quasi ad abituarmi a quella distanza ravvicinata che avevo già sperimentato ormai diverse volte. Mi venne da sorridere al pensiero che pochi giorni prima ci eravamo ritrovati in quella stessa situazione, per circostanze decisamente diverse. Quella volta eravamo stati costretti dall'intera situazione a condividere le stesse stanze e lo stesso letto perché richiedere stanze separate avrebbe sollevato polemiche e chiacchiericci inutili agli occhi di coloro che ci avrebbero guardati, questa volta invece eravamo stati noi a decidere di condividere quello stesso spazio nuovamente. 

Mentre i miei occhi, proprio come qualche sera prima, si beavano della vista ravvicinata del volto del moro, scorrendo lungo i lineamenti di tutto il suo viso, ripensai a ciò che era accaduto poche ore prima: io gli avevo raccontato, senza che lui neanche me lo avesse chiesto, una parte di me e lui aveva deciso di fidarsi di me tanto dal rendermi partecipe di qualcosa che, se finito nelle mani sbagliate, avrebbe potuto rovinare lui e tutta la sia famiglia, tutto ciò che aveva e per cui aveva combattuto. Io gli avevo consegnato volontariamente alcune armi che, se solo lui avesse voluto, avrebbe potuto usare per colpirmi. Questo mi spaventava, è vero, ma avevo deciso che non avrei permesso ad un mio timore di privarmi di qualcosa di talmente bello. Per la prima volta avevo qualcuno che camminava al mio fianco e non ero disposta a rinunciarci. Pensando all'atteggiamento che avevo avuto nel corso degli anni, a quanto avessi combattuto con le unghie e con i denti per non ritrovarmi in una situazione come quella che stavo vivendo, quasi mi veniva da ridere di me stessa.
Avevo rinunciato per anni a qualcosa che sembrava essere così bello? Forse avevo fatto bene. Taehyung era così, ma gli altri? Il padre di Taehyung, mio fratello Abel, erano esempi lampanti del fatto che non tutti fossero come mio marito, anzi, lui sembrava quasi essere l'eccezione.

Sorrisi da sola nel pensare a cosa avrebbe pensato mio fratello se mi avesse vista in quel momento. Aveva cercato di togliermi l'unica cosa che mi aveva tenuta in vita nel corso degli anni, aveva gioito quando aveva pensato di avercela fatta, ma ancora una volta gli avrei dimostrato che io ero più forte di lui, che anche questa volta avevo vinto io.

Volendo evitare di essere colta nuovamente in flagrante dal moro mentre lo osservavo, decisi di girarmi, sdraiandomi di schiena e cercando di scorgere, attraverso il buio della stanza causato dalle grandi tende che coprivano le molte vetrate presenti, gli stessi affreschi che avevano catturato la mia attenzione la sera precedente, ancor prima che il moro al mio fianco mi proponesse di restare con lui. Le mie guance si arrossarono nuovamente al ricordo di quelle sue parole. Mi aveva fatto piacere la sua richiesta, ovviamente, ma per me era tutto nuovo. Prima di lui non avevo avuto nessun tipo di contatto con l'altro sesso, salvo quello dei miei fratelli il quale, comunque, non poteva essere paragonato in nessun tipo a quello con Taehyung. Avevo rifiutato qualsiasi tipo di avvicinamento da parte di altri giovani che, troppo pieni di loro, si erano fatti avanti in modi che non avevano portato all'esito che avevano sperato, ma anzi, non avevano fatto altro che spingermi ad allontanarmi ulteriormente. L'esperienza di Iseul, poi, non aveva fatto altro che aumentare la mia convinzione che il mio modo di pensare e fare in merito all'argomento fosse più che giusto e che dovevo mettere quanta più distanza possibile tra me e loro. Eppure con Taehyung non era accaduto niente di tutto ciò sin dalla prima volta che ci eravamo incontrati.
Non so spiegare perché, se per il suo fascino o per il carisma che riusciva ad emanare anche senza bisogno di parlare, ma dal primo momento qualcosa in lui mi aveva spinta a non allontanarmi da lui come avevo fatto prima con tutti gli altri.
Ero quasi sicura che l'effetto di Taehyung sulle persone fosse quello in linea generale. Lo avevo osservato il giorno del matrimonio di Jimin per tutto il tempo interagire con le persone e avevo notato quanto il suo atteggiamento riuscisse ad ammaliare tutti coloro che lo circondavano, uomini e donne che fossero. Gli uomini lo guardavano con ammirazione e timore, ma un sano timore, uno di quelli conquistati con il rispetto e non con il terrore, e le donne con il desiderio e il rammarico di non averlo potuto avere come partner, proprio come invece era capitato a me. Quel giorno mi ero sentita estremamente fortunata, non considerando il disagio che l'intera situazione mi aveva causato, e lo sguardo che tutte le donne presenti nella sala, giovani e non, gli avevano rivolto non mi aveva infastidito perché, almeno teoricamente, lui apparteneva a me, come io appartenevo a lui. E solo poche ore prima mi aveva dato la conferma che non avevo bisogno di temere l'intromissione di eventuali terze persone.
Non ero mai stata il tipo da fidarsi ciecamente solo delle parole di una persona. Non ero stupida e sapevo che per potersi fidare veramente di qualcuno erano le azioni che si dovevano guardare, ma con Taehyung quel lavoro lo avevo già fatto e avevo capito, sperando di non essermi sbagliata, che le sue parole fossero degne di fiducia. Speravo vivamente di non dovermi ricredere su quell'aspetto. 

"Lo spegni mai il cervello tu?" la sua voce così roca non l'avevo mai sentita e devo dire mi fece un certo effetto. In un primo momento mi spaventai, quasi balzando sul letto per lo spavento. Non mi aspettavo di certo di sentirlo parlare se solo pochi minuti prima lo avevo visto immerso in un sonno profondo. 

"Dovresti dormire. Devi chiudere gli occhi per farlo" aggiunse nuovamente non ricevendo altre reazioni da parte mia. Sollevò contemporaneamente la sua mano portandola sui miei occhi, coprendoli in modo da costringermi a chiuderli ed io ridacchiai silenziosamente a quel gesto. Alcune volte si comportava in maniera così infantile che quasi non potevo credere al fatto che quella fosse la stessa persona che portava su di sé il carico decisionale di ogni singolo aspetto di quel paese. Come poteva essere allo stesso tempo due persone completamente diverse?

"Sei tu quello che qualche ora fa stava morendo per la stanchezza, non io.  E proprio per questo motivo: perché sei sveglio? Non dovresti dormire qualcosa come venti ore di fila?" gli risposi continuando a sorridere perché non aveva ancora spostato la mano dal mio volto. 

"Il mio corpo ha bisogno di veramente poche ore per riprendersi. E poi, non controllo io quando i miei occhi devono aprirsi, succede e basta" rispose decidendo ti riportare la mano sul suo fianco. Non risposi alla sua affermazione, decidendo di voltarmi nuovamente sul fianco destro per potermi trovare faccia a faccia con lui senza costringere il mio collo ad una tensione che, altrimenti, il giorno dopo mi avrebbe portato diversi dolori. 

"Ti senti meglio?" sussurrai semplicemente. Non sapevo che ore fossero, certo era che il sole non fosse ancora totalmente sorto. Potevo intravedere le  prime luci dell'alba entrare attraverso le finestre, ma prima di poter godere della piena luce dovevamo aspettare ancora. Lui non mi rispose subito; in silenzio osservai i suoi occhi compiere gli stessi movimenti che i miei avevano eseguito poco prima. Anche lui stava osservando il mio volto, con l'unica che differenza che io lo avevo fatto in un momento in cui lui non aveva potuto rendersene conto, lui invece, molto sfacciatamente, lo stava facendo davanti ai miei occhi vigili. 

"Sto bene" rispose dopo aver fatto fermare i suoi occhi sui miei.
Come potevo stare talmente bene con una persona di cui solo poco tempo prima non conoscevo l'esistenza? Come aveva fatto lui a costringermi a cambiare, senza che neanche me ne rendessi conto, l'atteggiamento che avevo manifestato per tutti gli anni della mia vita? Doveva esserci qualcosa nell'aria del Regno di Silla che ti portava a perdere totalmente la ragione; questa doveva essere l'unica ragione perché mi sembrava che quello era ciò che stava accadendo a me: avevo perso la mia ragione. 

"Sei molto bella" aveva sussurrato tutto d'un tratto e lì, in quel preciso momento, ero sicura il mio cuore si fosse totalmente fermato. Era la prima volta che qualcuno mi diceva qualcosa del genere in maniera così sincera e soprattutto così diretta. Era capitato altre volte che alcuni nobili del Regno di Beok, quando venivano a palazzo per conferire con mio padre, o durante alcuni eventi che si tenevano a palazzo e che prevedevano la presenza di diverse persone che mi avevano conosciuto da bambina, gli dicessero qualcosa del genere riferendosi a me, ma era qualcosa che semplicemente dovevano dire, anche se non lo pensavano davvero, per cercare di ingraziarsi il loro re. Taehyung non poteva ricevere niente da me in quel momento,non c'era niente che potessi dargli in cambio e non aveva di certo bisogno di ingraziarsi mio padre o qualcuno a me vicino. Forse fu questo il motivo per cui quella mi sembrò la prima volta in assoluto che qualcuno mi dicesse qualcosa del genere.
Mi lusingava sapere che pensasse qualcosa del genere perché lui, oggettivamente, e nessuno poteva anche solo pensare di dissentire, era davvero bello. 

"Ed io credo non ci sia scelta migliore che abbia potuto fare il giorno in cui ho scelto te" continuò. Quella sarebbe stato il giorno del mio decesso se lui avesse deciso di continuare. Perché stava dicendo quelle cose in quel momento? Non era necessario, non doveva e non era vero. Lui non si rendeva veramente conto di quanto sarebbe stato più semplice per lui prendere in moglie un'altra donna tra le mille che sicuramente gli erano state proposte. Lo avevo trattato male per settimane, riservandogli parole, pensieri e atteggiamenti che non aveva di certo meritato e lui era stato quasi sempre rispettoso nei miei confronti. Anche quando mi aveva fatto notare cose che non andavano in me, non aveva esagerato mancandomi di rispetto, cosa che io invece avevo fatto con lui.
Fu questo il motivo per cui negai con la testa, muovendola lentamente, quando riuscii a processare completamente quella sua affermazione. 

"Tu non ti rendi nemmeno conto di quello che puoi fare, Elisabeth" continuò sussurrando. Si sbagliava, lo sapevo. Ero pienamente consapevole di cosa potessi fare e avessi fatto, ma non era niente di cui andare fieri. Avevo fatto quello che chiunque avrebbe fatto al mio posto per difendere la propria libertà, il proprio volere e la propria famiglia; niente di più e niente di meno. Lui non si rendeva conto di quanto invece fosse davvero speciale. Aveva accettato una realtà che avrebbe potuto rifiutare se solo avesse pensato un po' di più a sé stesso, ma aveva anteposto il bene degli altri al suo, ritrovandosi a perdere più di quanto avrebbe mai potuto guadagnare. 

"Non posso fare niente di così tanto speciale Taehyung, non l'ho mai fatto. Sfruttare il proprio potere e le proprie conoscenze per fare in modo che tutto giri come si desidera, non rende una persona speciale e degna di ammirazione. Farsi carico di compiti che non sono i propri, rinunciando a ciò che di più bello c'è nella vita, invece, quello rende una persona degna di qualsiasi cosa" non volevo che pensasse di me più di quello che ero. Conoscevo le mie capacità, non era di certo per umiltà che stavo dicendo quelle cose, ma non era niente di speciale rispetto a quello che tanti altri avevano.
Ecco, io non avevo niente di più rispetto agli altri, lui, invece, sì. Era stato in grado di unire astuzia, intelligenza e bontà e tutto ciò avrebbe fatto di lui uno dei re migliori che quel Regno avrebbe mai potuto avere, ne ero certa. 

"Non credo di aver rinunciato a ciò che di più bello c'è nella vita, sai?" aveva risposto alle mie parole. Eravamo ancora così vicini, ma l'imbarazzo iniziale sembrava essere quasi del tutto sparito. 

"Mia madre mi ha insegnato che l'amore è la cosa più bella che possa esistere ed io non ho mai rinunciato a riceverlo. Le scelte che ho fatto sono state dettate tutte da questo: ho continuato a ricevere l'amore della mia famiglia e dei miei amici e non ho niente che mi manca. Sono ricco Elisabeth" era ricco, era estremamente ricco a differenza mia. Ridacchiò leggermente dopo aver osservato l'espressione che il mio volto aveva assunto alle sue parole 

"Riesco a leggere i tuoi pensieri senza che tu dica niente" si era fermato un secondo

"Tu sei ricca tanto quanto me" aveva aggiunto tornando serio.
Come potevo essere ricca tanto quanto lui? Mi avrebbe detto che la sua famiglia e i suoi amici avrebbero regalato anche a me parte del loro amore, ma non sarebbe mai stato tanto quanto quello che avrebbero riservato a lui ed era più che giusto che fosse così. Sulla mia famiglia, invece, in merito a questo non si poteva di certo contare. 

"Io posso renderti ancora più ricca di me" aveva continuato non avendo ricevuto nessuna risposta da parte mia. Più ricca di lui? Non sarebbe stato possibile.

"Mi permetterai di farlo?" 

Sì. In quel momento non sarei stata in grado di rispondere no a nessuna delle domande che mi avrebbe potuto fare. Il Regno di Silla aveva davvero provocato l'annientamento della mia facoltà di ragionare, ma forse, realizzai in seguito, quello non era stato di certo un male.
Per la terza volta nel giro di poche ore mi ritrovai a limitarmi a rispondere ad una sua richiesta utilizzando solo il mio corpo e non le mie parole. Per la terza volta nel giro di poche ore mi ritrovai ad annuire, non essendo in grado di dire niente. Probabilmente, se anche avessi provato a parlare, le mie corde vocali non sarebbero state in grado di emettere alcun tipo di suono.

"Vuoi vedere come si fa?" mi aveva domandato ancora ed io, nuovamente, avevo solo annuito alle sue parole. Volevo imparare come fare a rendere ricco qualcuno; questo non me lo aveva insegnato mai nessuno.
Senza perdere altro tempo e pensarci due volte Taehyung avvicinò ancora di più il suo volto al mio annullando, così come aveva fatto la sera prima, la distanza tra noi. A differenza di qualche ora prima, però, le sue labbra non si erano poggiate sulla mia fronte, ma sulle loro gemelle che avevano esitato a seguire quel movimento. 

I miei occhi erano rimasti aperti e il mio intero corpo sembrava essere paralizzato. Il primo istinto che ebbi fu quello di allontanarmi velocemente da lui; avevo avuto la sensazione di star facendo qualcosa di sbagliato, di proibito. Avevo però subito dopo realizzato che niente di tutto quello fosse sbagliato: Taehyung era mio marito e proprio per questo non stavamo facendo niente di male o proibito.
Il suo naso sfiorava il mio, i nostri respiri si fondevano diventando uno solo. Credevo che il mio cuore non avrebbe potuto reggere tutte quelle sensazioni ancora per molto. Era la prima volta che condividevo così tanto, fisicamente parlando, con qualcuno e non avrei mai potuto immaginare quanto bello sarebbe potuto essere.
È una di quelle sensazioni che non si possono spiegare nè tantomeno immaginare; per poterle capire veramente le devi solo vivere.
Fu lui ad interrompere il contatto. Le nostre labbra si erano sfiorare leggermente, ma quel semplice e breve contatto aveva acceso qualcosa in me: ne volevo ancora, il mio corpo e il mio cervello gridavano 'ancora'.

"Immagino che io debba ricambiare" avevo sussurrato in risposta sorridendo leggermente e senza aspettare nessuna reazione da parte sua, che si era limitato ad aprire gli occhi non appena aveva messo fine a quel contatto, annullai nuovamente la distanza tra noi. Questa volta fu lui ad essere preso alla sprovvista e per qualche secondo restò immobile per prendersi il tempo di processare ciò che avevo appena fatto.
Sorrisi nel bacio realizzando che lo avessi sorpreso: non si aspettava di certo quella reazione da parte mia.
Quel mio gesto sembrò in un qualche modo risvegliarlo e, prendendo coraggio, portò la sua mano destra, la stessa che poco prima aveva coperto scherzosamente i miei occhi, tra i miei capelli, afferrando la mia nuca e cercando di avvicinare la mia testa maggiormente alla sua, come se fosse stato possibile. La distanza tra i nostri volti era nulla e quella tra i nostri corpi si era notevolmente ridotta.
Fui io questa volta a dirigere il movimento delle nostre labbra e fui sempre io, seppure costretta, ad interrompere il nostro contatto.
Il mio cuore stava letteralmente impazzendo. Avrei vissuto così per il resto dei miei giorni? Se sì, era un sacrificio che ero decisamente disposta a fare. 

__________

Tadaaaaaaaaaaaa. 

Habemus bacio! Spero siate content*. Io siiiii. 
Avevo inizialmente pensato di aspettare ancora un altro po', ma alla fine mi sono detta: perché no? Il loro rapporto si sta decisamente evolvendo, quindi poteva starci. Questo capitolo interamente dedicato a loro perché sì, perché io sono innamorata di questo coppia forse più di chiunque altro.
Magari potessimo avere un Taehyung nella vita, no? 
E ora? Cosa succederà? Ci sono decisamente tante questioni in sospeso e vi preannuncio che, da ora in poi, i capitoli saranno piuttosto movimentati e lunghi: quindi preparatevi!
Nel caso in cui qualcuno si stia chiedendo che fine ha fatto la donna con la bambina che ha fatto la sua comparsa nei primi capitoli, sappiate che non me la sono dimenticata! 😂
Questa donna è già comparsa diverse volte nella storia: la prima quando ha incontrato Elisabeth, la seconda quando abbiamo assistito alla conversazione di un gruppo di persone che cospirava contro Taehyung, tra i quali c'era anche lei, ed è comparsa nuovamente, anche più di una volta, ma non dirò né come né dove, altrimenti spoilererei troppo. 
Vi chiederete: possibile che sia comparsa ed Elisabeth non l'abbia riconosciuta? Ehh, magari la memoria di Elisabeth gioca brutti scherzi, magari è passato un po' di tempo e tutta la situazione con la signora Ling e con i problemi del Regno l'hanno distratta e non se ne è resa conto (anche perché si sono viste per qualche secondo, davvero poco tempo) o magari la memoria di Elisabeth non ha nessun tipo di problema e sotto c'è dell'altro😂😏
Piano piano e tutto diventerà più chiaro.
f
atemi sapere cosa ne pensate!

A giovedì!

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Capitolo 20
*** Titolo ***


La lettera era stata spedita da ormai quindici giorni e ben due uomini erano stati mandati per poter ricevere una risposta o almeno richiedere un incontro con Sunjong, ma tutto taceva. Taehyung era estremamente nervoso, nonostante tentasse di nasconderlo, e lo stress sul suo volto era fin troppo evidente.
La situazione stava degenerando giorno per giorno. Il Regno continuava a subire minacce sotto molti punti di vista: alcuni nobili del paese sembravano essere intenzionati ad interrompere la collaborazione con la corona, ma i motivi di queste loro intenzioni non ci erano di certo stati resi noti.
Il padre di Taehyung, insieme a sua moglie, avevano raggiunto il palazzo subito dopo la partenza di Kyung-Mi e da allora non erano andati via.
Dae, la madre di Taehyung, non aveva idea del motivo reale per cui si trovassero lì. Le era stato riferito da suo marito che era stato Taehyung a richiedere la loro presenza perché desiderava  trascorrere con loro un po' di tempo, dato che dal matrimonio le possibilità di poter trascorrere del tempo insieme si erano notevolmente ridotte, ma Dae, da donna estremamente intelligente quale era, questa scusa non se l'era bevuta. Aveva intuito che ci fosse qualcosa di importante sotto il loro trasferimento momentaneo del quale non si conosceva il termine e che né suo figlio né suo marito erano intenzionati a renderla partecipe della situazione; aveva intuito tutto tranne che io fossi complice dei due.
Non le avevo riferito che fossi pienamente consapevole di ciò che stava accadendo, che Taehyung mi aveva raccontato tutto e che mi rendeva partecipe di ogni aggiornamento , e lei sembrava non averlo capito.

"Sai, credo che sotto ci sia qualcosa di grosso" mi aveva riferito un pomeriggio mentre stavamo bevendo un tè. Stavamo parlando di Kyung-Mi e di quanto le mancasse, per questo nel momento in cui pronunciò quelle parole pensai fossero riferite alla giovane. Che avesse compreso qualcosa della situazione tra lei e Chul? Che qualcuno lo avesse scoperto e le avesse riferito qualcosa? 

"Cosa intendi?" le avevo chiesto chiarimenti.

"Forse Taehyung non te lo ha detto, ma tra lui e suo padre non c'è mai stato questo grande rapporto. Non mi spiego per quale motivo passi praticamente tutto il giorno insieme a lui. E poi vedo quanto sia fuori di sé mio marito in questo momento. E Taehyung è sicuramente più bravo di lui nel nasconderlo, ma purtroppo per lui lo conosco fin troppo bene" avevo tirato un sospiro di sollievo per Kyung-Mi, ma la preoccupazione per Taehyung si era invece triplicata. Dae doveva restare fuori da tutta quella storia. Cercai di trovare una scusa plausibile per spostare la sua attenzione su altro e l'unica cosa che mi venne in mente fu puntare sul nostro rapporto.

"Credo- credo che non ci sia niente di cui devi preoccuparti Dae. Io e Taehyung abbiamo avuto una discussione e non ne siamo ancora venuti fuori, per questo è un po' nervoso. Non preoccuparti, non è niente di serio" cercai di essere il più credibile possibile, ma mentire non era mai stato il mio forte.

"Oh cara, cosa è successo?" inaspettatamente lei sembrò crederci ed io dovetti inventare improvvisamente qualcosa. Lei lesse la mia titubanza come una resistenza da parte mia a fidarmi di lei, perché prese prontamente parola cercando di consolarmi e convincermi che con lei potevo parlare di tutto, che era sempre stata una donna piuttosto oggettiva e che in ogni occasione in cui i sui figli si erano meritati una tirata di orecchie lei non si era mai tirata indietro dal riservargliela.
Cercai di chiudere velocemente il discorso dicendole che avremmo sicuramente risolto senza troppi problemi, che erano stupidaggini sulle quali si discuteva inutilmente e lei sembrò credere a tutte quelle scuse. Fui così convincente che non appena Taehyung e suo padre ci raggiunsero alcune ore più tardi per cenare, con la stanchezza che delineava i loro volti, Dae non mancò nel riprendere suo figlio.
Io non me ne resi conto, ma nell'esatto momento in cui ci separammo dai genitori di Taehyung per andare a dormire, non appena chiudemmo la porta della stanza di Taehyung, che in quei quindici giorni avevamo condiviso per le ore notturne, il moro si voltò verso di me scioccato.

"Cosa hai detto a mia madre? Mi ha rimproverato per averti trattata male" sbuffò quasi sbattendo i piedi a terra come un bambino.
Mi venne da ridere nel guardarlo. Era un uomo per le responsabilità che aveva su di sé e che sapeva gestire egregiamente, ma un ragazzino per il suo modo di fare in determinate situazioni, come quella.

"Non ridere. Perché le hai mentito?" continuò insistendo per ricevere una risposta da me ed io, tornando seria, lo accontentai.

"Taehyung, quando hai chiesto a tuo padre di venire qui non hai pensato che tua madre potesse capire qualcosa? Ha intuito che c'è qualcosa che non va e tu e tuo padre, lui soprattutto, non state facendo molto per nasconderlo. Ha iniziato a chiedersi perché tu fossi così strano e stressato e per distogliere la sua attenzione da questo dubbio ho inventato che abbiamo avuto una discussione, ma non le ho detto che mi hai trattato male. A quella conclusione ci è arrivata da sola" sospirò subito dopo aver sentito la mia spiegazione e si avvicinò alla finestra, poggiando la testa contro il vetro. Le cose dovevano star andando male.

"Sunjong non ha ancora risposto?" chiesi avvicinandomi a lui. Non rispose verbalmente, si limitò a negare semplicemente con la testa. Allungò il suo braccio leggermente, aprendo il palmo della sua mano per farmi capire che voleva che la afferrassi e non appena lo feci la portò vicino a sé, portando la sua mano sinistra a sigillare quello scrigno che era formato dalle nostre mani. Avevo appurato in quegli ultimi giorni che uno dei motivi per cui Taehyung sembrava apprezzare il contatto fisico era che questo gli consentisse di scaricare ansia e stress ed io non mi ero tirata mai indietro. Avrei fatto di tutto pur di poter alleviare un po' delle ansie che lo stavano schiacciando.

"Ci sono novità?" aggiunsi. Non parlava, ma era più che chiaro che qualcosa fosse successo quel giorno e questa cosa non doveva di certo essere positiva.

"Hai presente il duca di cui ti ho parlato qualche giorno fa?" continuò a tenere la testa appoggiata al vetro. I suoi occhi erano chiusi e parlava molto pacatamente, forse troppo. Annuii in fretta comprendendo che stesse facendo riferimento allo stesso uomo che aveva causato il passaggio di responsabilità da suo padre a lui. Attesi qualche secondo che continuasse, ma lui non lo fece. Si voltò leggermente verso di me aprendo gli occhi, aspettando che dicessi o facessi qualcosa. Compresi in un secondo momento che non aveva potuto vedere il mio segno di assenso perché aveva tenuto gli occhi chiusi.

"Sì, me lo ricordo. Ha fatto qualcosa?" l'ansia iniziò leggermente a salirmi. Aveva intenzione di rivelare qualcosa? Lui accarezzava il dorso della mia mano con la mano sinistra che non era incrociata alla mia e nel mentre parlava, questa volta guardandomi.

"Non ci ha detto chi, ma ci ha informato che c'è qualcuno che lo ha contattato parlandogli di noi. Sapeva così tante cose che non avrebbe dovuto, cose di cui non ero a conoscenza nemmeno io, pensa" non riuscii a comprendere di cosa stesse parlando. Cosa potevano sapere di lui senza che lui stesso ne fosse a conoscenza?

"Tipo cosa?" chiesi spingendolo a parlarmene.

"Apparentemente mia sorella ha una relazione con un umile sguattero" pronunciò duramente quelle parole e il mio cuore all'udirle sembrò fermarsi per alcuni secondi. Come era possibile? Non riuscii a reagire in nessun modo a quelle parole. Taehyung era arrabbiato; la sua espressione era cambiata nel giro di poco. Per tutto il tempo in cui eravamo stati con i suoi genitori aveva dissimulato alla perfezione di stare bene; guardandolo l'unica impressione che si poteva avere era che fosse un po' stanco. Invece in quel momento era talmente arrabbiato che le pupille dei suoi occhi si erano ristrette a tal punto da scomparire. La mia non reazione suscitò alcuni dubbi in Taehyung che girò completamente il suo corpo, ponendolo esattamente di fronte al mio. La mia mano era ancora stretta nella sua.

"Perché la cosa non ti sorprende?" aveva smesso di accarezzare il dorso della mia mano. Aveva lasciato ricadere la sua mano sinistra lungo il suo corpo e con la sua mano destra, quella incrociata alla mia, aveva stretto la presa, quasi facendomi male.
Inghiottii la saliva che mi si era formata cercando di trovare velocemente le parole per non peggiorare la situazione.
Temevo che potesse rimanerci male: sua sorella aveva preferito parlare con me, una totale sconosciuta, piuttosto che con lui che le era stato affianco per tutta la vita.

"Lo sapevi" asserì prima ancora che potessi dire qualcosa. Allentò la presa sulla mia mano volendo sciogliere la presa, ma questa volta fui io a non permetterglielo. Non gli avrei permesso di arrabbiarsi senza prima ascoltare tutte le mie ragioni.

"Ascolta Taehyung, aspetta un atti-"

"Lasciami Elisabeth" mi avvertì cercando di liberare la mano che io invece stringevo sempre di più. Se pensava che l'avremmo chiusa lì lui di me non aveva capito proprio niente.

"No, ascoltami. Si, lo sapevo. È stata tua sorella a raccontarmelo e te lo avrei detto" lui cercò di negare la mia affermazione, ma non gliene diedi occasione.

"Si, lo avrei fatto, ma non ho potuto" alzai leggermente la voce. Lasciai andare la presa sulla sua mano sperando che mi facesse finire di parlare senza dare di matto.

"Cosa te lo ha impedito negli ultimi 15 giorni? Siamo stati insieme praticamente-"

"Mai. Taehyung, siamo stati insieme, da soli, solo durante la notte e non potevo dirtelo giusto in quel momento. Quelle erano le ore in cui dovevi spegnere il cervello e rilassarti, se te lo avessi detto non avrei fatto altro che avere questa stessa tua reazione: non sarebbe servito a niente se non ad aumentare lo stress" cercai di farlo ragionare, cosa che però non risultò essere per niente facile.

"E pensi che adesso sia meglio? Non sarebbe stato meglio scoprirlo da te o da lei invece che da un vecchio che non vede l'ora di farci fuori? Te lo avevo detto che un solo passo falso avrebbe mandato tutto all'aria. Elisabeth, ti ho raccontato i dettagli di tutta la situazione e tu avevi promesso di aiutarmi, invece non hai fatto altro che peggiorarla" stava urlando e probabilmente non se ne era neanche reso conto.

"Taehyung, calmati. Ascoltami. Stavo venendo a parlartene. Quando-" mi interruppe per la terza volta quella sera non facendo altro che aumentare ulteriormente il mio nervosismo

"Certo, lo avresti fatto" cercai di ignorare il suo commento e continuai come se lui non avesse mai parlato.

"Quando sono venuta nel tuo ufficio quella sera, quando ho chiesto a Geon di concederti una pausa perché volevo parlarti, era questo che volevo dirti. Ti volevo raccontare ciò che tua sorella mi aveva rivelato e volevo proporti una soluzione per evitare qualsiasi situazione come questa, ma quando ho visto in che condizioni fossi non me la sono sentita. Non era di certo un argomento leggero e credevo potesse aspettare" cercai di parlare con quanta più calma possibile nonostante internamente stessi morendo. Il mio piano poteva essere attuato, ma non sapevo se lui avrebbe accettato.

"Forse dovresti iniziare a pensare di meno e ad agire di più" rispose duramente Taehyung. Ci rimasi male quando realizzai che cosa mi avesse detto, ma capii che quello non era un momento facile per lui. Stava rischiando di perdere tutto e aveva bisogno di sfogarsi con qualcuno: io sarei stata la sua valvola di sfogo.

"C'è una soluzione al problema Taehyung. Non sarebbe la prima volta che succede" cercai di continuare ma lui si diresse verso la porta della stanza pronto ad andarsene.

"Dove stai andando? Non ho finito di parlare" mossi qualche passo affrettandomi per posizionarmi davanti la porta.

"Non mi interessa sentire la tua soluzione, okay? Me la vedo da sola da qui in avanti" per quanto fossi pienamente convinta che fosse in grado di sbrigarsela da solo, sapevo anche che non avrebbe fatto niente per agevolare sua sorella finendo per rovinare il loro rapporto probabilmente per sempre e non potevo permettere che ciò accadesse.

"Taehyung, per favore. Devi ascoltarmi, solo questo. Puoi decidere liberamente di non seguire il mio consiglio, ma per favore, ascoltami" lo stavo letteralmente pregando sperando che cedesse.
La mi schiena aderiva perfettamente  alla superficie bianca della porta che si trovava dietro di me. Taehyung aveva portato le sue mani sulla parte superiore delle mie braccia, poco al di sotto delle spalle, per cercare di spostarmi e uscire e io avevo fatto lo stesso con lui per fermarlo.
In seguito alle mie parole si fermò un momento e sospirando lo vidi cedere. Mi guardò negli occhi senza dire niente e il suo sguardo, in quel momento, mi fece mancare il fiato.
Sembrava estremamente deluso, deluso da me. Avevo solo bisogno che mi ascoltasse; ero sicura che avrebbe capito le mie ragioni e anche quelle di sua sorella e che insieme avremmo trovato la soluzione migliore per tutti.

"Possiamo sederci e parlare normalmente?" Lo spinsi leggermente cercando di condurlo verso alcuni divanetti presenti nella stanza, ma lui si rivolse verso il letto, sedendosi sul materasso morbido e poggiando subito dopo i gomiti sulle sue ginocchia, poggiando la testa sulle sue mani.
Provai pena per lui in quel momento. Non era giusto, non era lui che si sarebbe dovuto trovare in quella situazione.
Presi posto esattamente affianco a lui. La mia gamba destra sfiorava la sua attraverso il tessuto del mio vestito e del suo pantalone.

"Taehyung" lo richiamai desiderando ottenere un contatto visivo che lui non mi negò.

"Tua sorella aveva paura, ha paura che possiate allontanarla da lui. Non hai mai avuto paura di perdere qualcosa? La paura ti blocca e non ti fa pensare lucidamente. Ti vuole bene e sei la persona più importante della sua vita, ma non puoi biasimarla per non averti detto niente. Ha solo cercato di proteggere qualcosa che pensava le sarebbe stato portato via" inizia usando un tono di voce basso e calmo. Dovevo innanzitutto fargli capire che sua sorella si fidava di lui come sempre e che non era quello il motivo per cui lo aveva tagliato fuori.

"Come posso non allontanarla da lui? È un servo, non potrei mai appoggiare un matrimonio del genere. Mia sorella merita il meglio, non un-" lo bloccai impedendogli di terminare la frase

"Non è lo status di una persona che ne determina il suo valore e tu questo dovresti saperlo più che bene. Non è un servo Taehyung" asserii prontamente leggermente infastidita dalla sue parole.

"E allora cos'è?"

"È un umile ragazzo che combatte tutti i giorni per la sua vita e per la sua famiglia, che lavora duramente per poter vivere dignitosamente. Un ragazzo che sta facendo sperimentare a tua sorella il sentimento migliore che possa esserci e che la tratta così come merita di essere trattata" risposi prontamente. Sapevo che in realtà non pensasse davvero quelle cose e che fosse ancora molto arrabbiato. Era la rabbia che stava parlando per lui e che non lo rendeva pienamente lucido.

"E tu cosa ne sai?" Era così testardo.

"Me lo ha raccontato lei. Mi ha raccontato tutto ciò che hanno fatto insieme, cosa lui ha insegnato a lei e cosa lei ha insegnato a lui. Dovevi vedere i suoi occhi Taehyung, brillavano per la felicità. Non puoi spegnere quegli occhi, non te lo perdoneresti mai" decisi di puntare sul contrattacco e di colpire quello che avevo capito essere il suo punto debole: il rapporto con i componenti della sua famiglia, il bene estremo che voleva a sua sorella.
Non rispose per un po', restò semplicemente in silenzio assimilando le mie parole, elaborandole e forse cercando una soluzione alla quale però, in quel momento, non riuscii ad arrivare.

"Cosa dovrei fare? Condannare tutti noi per assecondare mia sorella?" era giustamente esasperato e la disperazione, mista allo stress, che stava sperimentando non gli permetteva di trovare quell'unica soluzione possibile.

"Diamogli un titolo" gli avevo detto io senza giri di parole, facendogli sbarrare gli occhi subito dopo.

"Elisabeth, stai scherzando? Come faccio a-"

"Non è la prima volta che succede, si può fare e ne sono più che certa. Ho visto mio padre farlo così tante volte" avevo continuato esponendo ciò che avevo pensato già diversi giorni prima.
Era questo di cui avrei voluto parlargli quel giorno con calma: avremmo potuto dare un titolo a quel ragazzo risolvendo qualsiasi problema agli occhi di chiunque. Nessuno si sarebbe potuto opporre a quel matrimonio perché, almeno formalmente, non ci sarebbe stato niente che non andava.

"Non ho un terreno da assegnargli. Non posso toglierlo a qualcuno per darlo a lui. Tra l'altro, non ho idea di come sia e di quali siano le sue capacità, non posso dargli questo potere con il rischio che ci rovini. Non è il momento giusto per rischiare" avevo ovviamente messo in conto che avrebbe detto qualcosa del genere, avendone tra l'altro tutte le ragioni. Perciò, avevo trovato una soluzione alternativa.

"Hai ragione. Non devi darglielo tu il titolo Taehyung" avevo appoggiato la mia mano su una delle sue, impedendogli di fargliela passare nuovamente tra i capelli che avevano definitivamente perso il loro ordine.

"Glielo do io. Mio padre ha assegnato un territorio ad ognuno di noi nell'esatto momento in cui siamo nati. Sarebbe diventato nostro a tutti gli effetti dal giorno del nostro matrimonio. Io non ho chiesto di riscuoterlo perché non l'ho mai voluto, ma di diritto è mio e posso farne quello che mi pare, anche passarlo a qualcun altro" non avrei accettato un no come risposta. A me non interessava gestire quel territorio, non ci avrei ricavato niente e non volevo avere più niente a che fare con qualsiasi cosa mi collegasse a mio padre, soprattutto ai suoi affari. Quel ragazzo invece aveva un disperato bisogno di qualcuno che lo aiutasse e io avrei potuto farlo senza troppi sforzi e sacrifici.
Taehyung si mostrò restio al mio suggerimento e
ci misi un po' a convincerlo, ma alla fine fu costretto a cedere: sua sorella era pur sempre sua sorella.

"Devo prima accertarmi che sia una persona responsabile: prima di tutto perché altrimenti non gli affiderei mai Kyung-Mi e poi perché non possiamo assegnarli un titolo, concedendogli potere, senza valutare la sua responsabilità" avevamo chiuso il discorso così ed io non avevo ovviamente obiettato. Era più che giusto che le cose andassero così.
Avevo immediatamente tirato un sospiro di sollievo quando Taehyung aveva ceduto:Kyung-Mi ne sarebbe stata più che felice e avrebbe potuto vivere la sua storia serenamente, senza aver paura che qualcuno potesse portargliela via da un momento all'altro.
Avevo deciso anche che il giorno dopo avrei mandato una lettera a mio padre comunicandogli le mie intenzioni.
Tutto si sarebbe aggiustato, ne ero certa.

"Andiamo a dormire? Sei stanco" io e Taehyung eravamo rimasti sul letto seduti nelle stesse posizioni per diversi minuti. Taehyung non sembrava essere più arrabbiato con me, anzi. Afferrò nuovamente la mia mano baciandone immediatamente il dorso e causando strane sensazioni all'interno del mio stomaco e del mio cuore.

"Mi dispiace aver detto quelle cose. Ho solo paura che possa scivolarmi tutto via" aveva sussurrato subito dopo.

"Non devi scusarti Taehyung, lo so. Sta tranquillo, troveremo un modo per risolvere tutto" cercai di rassicurarlo portando la mia mano libera ad accarezzare il suo volto. Sorprendendolo mi sporsi verso di lui facendo incrociare le nostre labbra. C'erano stati altri contatti come quello tra noi nei giorni passati, ma era sempre stato lui a ricercarli ed io mi ero solo limitata ad assecondarlo. Quella volta invece era partito tutto da me.
Il bacio che ci scambiammo quella sera fu totalmente diverse dai precedenti. Entrambi sentivamo un bisogno di vicinanza che traspariva dai nostri movimenti che pian piano diventarono sempre più intensi. Lui mi spinse per farmi sdraiare totalmente sul letto, poggiando la schiena sul materasso e mi seguì facendo in modo che il suo petto aderisse completamente al mio. Iniziavo a sentire il bisogno di prendere aria, ma non volevo interrompere quel contatto perché avevo paura che terminasse.
Lui fece scendere una delle sue mani lungo il mio corpo e nonostante i diversi strati di vestiti che stavo indossando riuscii a seguire perfettamente ogni suo singolo movimento.
Poi improvvisamente finí tutto: lui interruppe quel movimento allontanando le sue labbra dalle mie. Respirava pesantemente, quasi come se avesse appena terminato di correre per diversi chilometri.
Non distogliendo il suo sguardo dal mio poggiò  la sua fronte sulla mia.

"Piano o non risponderò di me stesso" sussurrò.
Restammo in quella stessa posizione per tanto tempo, un lasso che a me sembrarono ore, restando in un silenzio assoluto che di tanto in tanto veniva interrotto dal rumore dei nostri baci.
Quanto avrei voluto vivere il resto della mia vita così. Eppure, ciò non era decisamente possibile.

________
Ciao a tutti!
La situazione inizia a "complicarsi", anche se apparentemente un primo problema è già stato risolto.
Menomale che c'è Elisabeth.
Dae, la madre di Taehyung, inizia a farsi qualche domanda ed Elisabeth cerca di sviarla. Chissà se ci riuscirà o no!
Taehyung in un primo momento non prende benissimo la notizia di sua sorella, giustamente aggiungerei, ma sua moglie lo fa ragionare servendogli anche la soluzione migliore (a suo parere) e forse questo piccolo problema, che poi tanto piccolo non è, si chiude così.
O magari no, chissà 😂
Vi avviso che da ora in poi ci sarà poca tregua, quindi tenetevi forte 😂

Come sempre, fatemi sapere cosa ne pensate♥️
A lunedì♥️

 

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Capitolo 21
*** Occhi lucidi ***


Erano passati altri quattro giorni da quando Taehyung aveva scoperto di sua sorella e della sua relazione nascosta e pian piano sembrava essersene fatto una ragione. Il giorno successivo alla nostra discussione avevo spedito una lettera a mio padre informandolo della mia decisione; lo avevo fatto solo perché, in fin dei conti, lui era pur sempre il sovrano del Regno. Contemporaneamente Taehyung aveva mandato a chiamare sua sorella ordinandole di raggiungere al più presto il palazzo insieme a questo nuovo ragazzo sul quale erano partite una serie di ricerche per poter racimolare quante più informazioni possibili. Di questo se ne occupava Geon che, a detta di Taehyung, era da sempre stato il migliore ad eseguire quel tipo di lavori nel migliore e più breve tempo possibile.
Di Sunjong non avevamo ancora avuto nessuna notizia e questo non faceva altro che complicare l'aria che si respirava nel palazzo. Tutti erano arrivati alla conclusione che qualcosa non andasse ed ero più che sicura che tra i dipendenti girassero anche voci, ma gli unici a sapere che cosa ci fosse dietro tutta quella situazione eravamo solo io, Taehyung, suo padre e Geon, che negli ultimi giorni avevo avuto modo di osservare in prima persona svolgere il suo lavoro.
Era davvero bravo: un uomo attento, arguto e profondamente astuto; si vedeva chiaramente quanto tenesse al suo Regno e in particolare a Taehyung. Ero riuscita a capire dai suoi atteggiamenti, per quanto lui fosse stato decisamente bravo nel nascondere i suoi veri pensieri, che non nutrisse molta stima nei confronti dell'attuale Re, forse perché anche lui era a conoscenza di tutta la situazione e a motivo dell'affetto che provava per quel ragazzo che lui aveva visto crescere probabilmente non accettava il carico che quest'ultimo aveva dovuto assumersi a motivo dell'irresponsabilità di colui che invece avrebbe dovuto averne più di tutti.
Io, a differenza di Geon, non ero riuscita a nascondere il mio totale disgusto per quell'uomo con il quale avevo scambiato pochissime parole, solo lo stretto indispensabile davanti a Dae per evitare che si facesse ancora più domande di quelle che già si era posta.
Quel giorno Taehyung e suo padre si trovavano insieme a Geon in giro per il palazzo e, ancora una volta, come spesso era accaduto nelle ultime settimane io mi ero ritrovata da sola con Dae. Stavamo passeggiando, avevamo appena terminato di svolgere tutti i nostri incarichi e lei aveva suggerito di fare una breve passeggiata nei giardini del palazzo. L'aria era fresca ma piacevole: il sole splendeva alto nel cielo e nonostante fosse ancora pieno inverno il freddo quel giorno era più che sopportabile.

"Avete risolto con Taehyung, no?" aveva aperto nuovamente l'argomento. Avevo capito una cosa di Dae nel tempo che avevo trascorso in sua compagnia: era molto curiosa, soprattutto di conoscere i dettagli del rapporto che si stava creando tra me e suo figlio. Nonostante ciò non era mai stata invadente; aveva aperto l'argomento più volte cercando di spronarmi a parlare con lei, ma io, non abituata a farlo, mi ero sempre trattenuta limitandomi a dirle lo stretto necessario e lei non aveva mai forzato troppo la mano, seppure aveva riprovato per giorni ad aprire nuovamente l'argomento. Non volevo parlare con lei del mio rapporto con Taehyung non per sfiducia, ma perché non volevo che questo venisse distrutto da qualcuno o qualcosa ed ero pienamente convinta che meno persone fossero venute a conoscenza dei dettagli, più avremmo potuto preservare il nostro legame che continuava a stringersi sempre di più giorno per giorno. Eravamo ancora lontani dal poter asserire di conoscerci bene a vicenda tanto da poterci capire anche solo guardandoci, ma entrambi stavamo facendo tutto il possibile per assecondare questo processo.
Il tempo per stare insieme a nostra disposizione non era mai molto considerando che sia io che lui avevamo i nostri impegni. La presenza dei suoi genitori limitava anche di molto i momenti di privacy che potevamo prenderci, per cui non era sempre facile poter parlare liberamente, ma non appena ne avevamo l'occasione nessuno dei due esitava nell'aprirsi con l'altro.
Taehyung mi aveva raccontato qualcosa del rapporto che aveva con i suoi genitori, ad esempio. Mi aveva descritto il rapporto con sua madre come qualcosa di unico e speciale: non avevano mai avuto segreti l'uno con l'altro. Mi aveva anche detto che da bambino non era mai riuscito a nasconderle niente e non perché lei riuscisse a venire a conoscenza di qualsiasi cosa accadesse o perché fosse da tutte le parti, ma perché lui non riusciva a non raccontarle tutto. Avevo riso ascoltando i suoi racconti di situazioni in cui questo suo modo di fare lo aveva messo nei guai nel corso del tempo, ma avevo anche riflettuto su quanto fosse stato fortunato nel sapere che aveva qualcuno su cui contare, qualcuno al quale avrebbe potuto dire tutto senza temere che avesse tentato di fargli del male.
Mi aveva anche confessato che proprio per questo non era stato facile per lui mantenere quel segreto con sua madre pee tutto quel tempo, per evitare di dirle qualcosa si era convinto che se lei avesse saputo la verità ne avrebbe sofferto molto e volendo fare il possibile per risparmiarle ogni tipo di sofferenza si era costretto a nascondere a sua madre una serie di situazioni, anche molto importanti, forzandosi ad andare contro se stesso.

"Ho paura che lo scopra e che inizi ad odiarmi. Sarebbe devastata nel sapere che io ero a conoscenza di tutto e che per tutto questo tempo non le ho detto niente. Lei si fida di me" mi aveva detto durante una cena. Quel pomeriggio i suoi genitori si erano dovuti recare ad una piccola festa organizzata da un duca del Regno che non viveva molto distante dal palazzo e noi avevamo avuto un po' di tempo per parlare liberamente, senza temere che qualcuno potesse ascoltare qualcosa che non avrebbe dovuto sapere. Lo avevo rassicurato dicendogli che semmai sua madre avesse scoperto qualcosa non era con lui che se la sarebbe presa: non stava facendo niente di male, stava solo cercando di proteggerla ed era impensabile per me credere che avrebbe potuto odiarlo, soprattutto dopo che avevo visto con i miei stessi occhi quanto bene gli volesse.

"Sì, era una cosa passeggera. Capita di litigare, no?" risposi alla domanda di Dae e la mia risposta sembrò soddisfarla perché annui velocemente, accompagnando il gesto con un grande sorriso.

"Ti stai trovando bene con lui?" mi domandò subito dopo approfittando di quel momento di quiete per convincermi a raccontarle qualcosa che evidentemente Taehyung non le aveva detto. Mi voltai verso di lei e mi presi qualche secondo per osservarla. Aveva un'espressione speranzosa che le disegnava il viso: sperava che la domanda a quella mia risposta fosse affermativa.

"Molto" risposi provocando un sorriso ancora più grande da parte sua. Quella vista mi riscaldò il cuore: lei era contento per suo figlio, era felice perché quando Taehyung le aveva detto che avrebbe sposato me lei aveva avuto paura. Non era stata d'accordo da subito a quel matrimonio probabilmente per quel poco che aveva saputo di me; aveva temuto che suo figlio si sarebbe auto condannato ad una vita difficile e infelice. Vedere come la situazione si stava evolvendo in maniera del tutto diversa da quella che aveva immaginato all'inizio, l'aveva rasserenata facendole capire che forse le cose per suo figlio potessero andare bene. Il tutto, però, forse lei non lo sapeva, non era dipeso da me. Era stato solo grazie a Taehyung se avevamo raggiunto un punto di accordo e se tra noi la situazione stava pian piano migliorando era quasi unicamente merito suo. 

"Sa, non avrei pensato neanche io. Non le nascondo che non ho accettato particolarmente bene la situazione che mi era stata imposta all'inizio, ma suo figlio è stato in grado di gestirmi meglio di come abbia fatto chiunque altro, portandoci al punto di poter instaurare tra noi un rapporto molto più che civile. Taehyung è davvero una brava persona e sono sicura che gran parte del merito sia il suo" quel pensiero mi era uscito quasi senza che ci pensassi. Tutto quello lo pensavo davvero, non lo avevo di certo detto per lusingarla: se Taehyung era una così bella persona il merito doveva essere in gran parte di sua madre. Anche perché Taehyung stesso mi aveva raccontato in quegli ultimi giorni che la presenza di suo padre nel suo processo di crescita, ed ipotizzai anche in quello dei suoi fratelli, era stata piuttosto saltuaria e pressoché disinteressata; per cui la responsabilità dei figli, così come accadeva quasi in tutte le famiglie, era ricaduta tutta su Dae. 

"Non è stato merito mio, Elisabeth. Taehyung è sempre stato così, senza che io facessi niente" rispose sorridendo.

"Sono sicura che sia anche merito suo. I suoi figli sono tutti molto bravi, almeno per quello che ho potuto constatare. Questo deve pur significare qualcosa" asserii riferendomi principalmente a Kyung-mi, dato che di Siwoo sapevo veramente poco. Hyun-Ki, l'ultimo fratello di Taehyung del quale non avevo sentito proferire parola da loro, avevo scoperto fosse venuto a mancare quando era ancora un bambino. La sua salute era sempre stata cagionevole, sin dai suoi primi anni di vita, e un brutto male aveva posto fine alla sua vita quando aveva solo 13 anni. A raccontarmi questo dettaglio era stata una delle domestiche che ogni mattina si recava nella mia stanza e mi aiutava a prepararmi nonostante inizialmente avessi tentato di dirle che non fosse necessario. Da quando avevo ricevuto quell'informazione, non avevo aperto l'argomento con Taehyung, non sapendo quale reazione avrei potuto scatenare in lui. Quel momento non doveva sicuramente essere stato facile per lui che era poco più che un ragazzino e probabilmente aveva deciso di non parlarmene per non rivivere sensazioni che, forse, avevano creato un clima particolare anche all'interno della sua famiglia. 

"Posso essere sincera con te?" Mi aveva improvvisamente chiesto Dae fermandosi nel bel mezzo del percorso e poggiando la sua mano sul mio braccio sinistro.
Mi guardava dritto negli occhi con uno sguardo triste e quasi colpevole.

"Non credo di meritare nessuna lode e non lo dico per modestia. Voglio bene ai miei figli, molto, ma c'è stato un momento in cui non ho combattuto per loro come avrei dovuto e adesso ne sto raccogliendo i frutti. Kyung-Mi vive lontano da casa da ormai molti anni, è andata via quando era ancora una bambina, e Taehyung e Siwoo quasi non si parlano. La mia famiglia sta cadendo a pezzi e non c'è niente che io possa fare a questo punto per risolvere questa situazione. Se siamo arrivati a questo punto è perché anche io ho commesso i miei errori Elisabeth" aveva gli occhi lucidi, ma nessuna lacrima lasciò i suoi occhi. Mi sentii male per lei in quel momento. Era ovvio che si stesse riferendo a qualcosa in particolare, ma non essendo a conoscenza del loro trascorso mi fu difficile trovare le parole giuste per consolarla.

"Sai che Siwoo ha una bambina? Taehyung e Kyung-Mi l'hanno vista una sola volta da quando è nata" Taehyung mi aveva parlato del rapporto complicato con suo fratello, ma non mi aveva riferito che lui avesse già una bambina. Quando avevo incontrato Siwoo al matrimonio di Jimin mi aveva detto che era venuto da sola perché sua moglie era in attesa e non poteva permettersi di affrontare quel lungo viaggio, ma non avevo di certo capito che quel bambino sarebbe stato già il secondo della coppia. Ricevere quell'informazione mi destabilizzò per qualche secondo: Siwoo era più piccolo di Taehyung, seppur di poco,  e stava per diventare padre già per la seconda volta. Taehyung invece, che tra l'altro era colui che prima o poi avrebbe ereditato ufficialmente il ruolo di Re prendendo il posto di suo padre, ancora non aveva nessuno e questo poteva significare solo una cosa : presto sarebbe stato richiesto anche a me di adempiere a questo dovere. Realizzai che quello però non fosse di certo il momento più adatto per affrontare anche quell'ansia e riportai la mia attenzione sulla donna alla mia sinistra che continuava silenziosamente ad incolparsi. Mi sentii quasi costretta a dire qualcosa per farle capire che forse la situazione non era terribile come lei pensava. Forse lei non era riuscito a realizzarlo, ma Taehyung voleva molto bene a suo fratello e questo era stato proprio lui a confermarmelo.  

"Taehyung mi ha parlato di Siwoo e del loro rapporto. Si vogliono bene e questo me lo ha confermato lui stesso. Potranno non vedersi spesso, ma l'importante è l'affetto che c'è tra i due, no?" cercai di consolarla non essendo pienamente convinta delle parole che le avevo rivolto. Ero assolutamente consapevole che la presenza nella vita delle persone fosse una delle cose fondamentali in un rapporto, ma per Siwoo, purtroppo, la situazione si era complicata e per non rinunciare definitivamente alla sua famiglia era dovuto scendere a compromessi. Era inaccettabile che per una sola persona si rovinasse il legame di un'intera famiglia e la cosa, al solo pensiero, mi faceva profondamente arrabbiare, ma era pur vero che, purtroppo, nella vita situazioni del genere capitavano molto spesso e non tutti riuscivano come Siwoo a preservare entrambi i rapporti, seppur sacrificando ugualmente qualcosa.
Dae non ebbe il tempo di rispondere o reagire in alcun modo alle mie parole perché Geon ci interruppe chiamandomi: quella fu la prima occasione in cui lo sentii pronunciare il mio nome. La sua voce proveniva  dalle nostre spalle e non appena mi girai per osservare l'uomo che camminava a passo svelto verso di noi, lui si corresse velocemente.

"Sua Maestà, sua Altezza" si inchinò non appena ci raggiunse. Geon, da quando ero arrivata a palazzo, non mi aveva mai chiamato con il mio nome nonostante io avessi insistito molto, per cui quella situazione creò in me e in lui un certo imbarazzo, per quanto in realtà mi avesse fatto più che piacere. Geon non si rivolgeva a Taehyung utilizzando il suo titolo e desideravo che con me potesse fare altrettanto perché avrebbe significato, almeno per me, che mi avrebbe ritenuta degna del posto e delle responsabilità che avevo ereditato. In quel momento, evidentemente, non era ancora così.

"Sua Altezza, suo marito ha bisogno di parlare con lei urgentemente. Potrebbe seguirmi? Mi dispiace interrompere la vostra passeggiata, ma è abbastanza urgente" capii che si trattasse di qualcosa che riguardava Sunjong.

"Si tratta di qualcosa di grave?" si allarmò velocemente Dae che aveva letto turbamento nelle parole dell'uomo che ormai da anni collaborava con loro.

"Niente di grave, Dae. Stavo aspettando una risposta da mio padre per una questione familiare ed evidentemente è arrivata ora. Non preoccuparti, è tutto sotto controllo" non le avevo mentito fino in fondo. Stavo davvero ancora aspettando una risposta da mio padre e non avevo la certezza assoluta che Geon fosse venuto da me per Sunjong, magari mio padre era il motivo reale per cui Taehyung mi aveva richiamato con tale urgenza; dopotutto, anche quella situazione era particolarmente delicata, anche se, nel profondo, sapevo che questo fosse pressoché impossibile.
Mi congedai velocemente da Dae che, mi informò, avrebbe raggiunto suo marito; Geon le aveva riferito che si fosse recato nelle loro stanze. Io invece,  mi affrettai dietro quest'ultimo per raggiungere il più velocemente possibile Taehyung. Non avevo avuto molte preoccupazioni nei giorni precedenti per la situazione con Sunjong perché mi ero convinta che avremmo decisamente trovato una soluzione a quel problema. Ciò che mi aveva rassicurata erano stati i ricordi del bene e dell'affetto che Sunjong aveva mostrato sin dal primo momento nei miei confronti.  Eppure in quel momento, mentre camminavo velocemente dietro Geon per raggiungere Taehyung, puntando il mio sguardo sui suoi passi veloci, qualche preoccupazione iniziò a venirmi.
E se Sunjong non avesse accettato di trovare un accordo? Era un po' che non ci vedevamo, quell'affetto che aveva provato per me era ancora lì? Aveva cambiato idea?

Geon si trovava alcuni passi davanti a me. Mi sorpresi di vedere quanto velocemente potesse camminare. Non voltò la testa per guardare indietro nella mia direzione neanche una sola volta; non si assicurò di vedere se riuscissi a stargli dietro e il messaggio celato da questo suo atteggiamento mi apparve più che chiaro: non importava se ce la facessi o no, dovevo sbrigarmi e raggiungere il più velocemente possibile lo studio di Taehyung. Io, da parte mia, non mi lamentai della fatica a cui stava costringendo il mio corpo, pensando a cosa potesse essere successo per richiamarmi così d'urgenza: non poteva essere davvero qualcosa che riguardava mio padre perché non aveva nessuna possibilità di opporsi alla mia decisione e perché, comunque, erano passati troppi pochi giorni da quando gli avevo spedito la lettera per pensare che l'avesse già ricevuta, letta e addirittura risposto. Per cui, andando per esclusione, doveva trattarsi di Sunjong. Cos'altro poteva esserci dietro? 

"La attende all'interno, sua Altezza" Geon mi condusse fino alla porta dello studio che era chiusa e riservandomi un piccolo inchino si allontanò. Non sarebbe entrato con me e la cosa mi insospettì: Geon era stato presente e ben informato di qualsiasi cosa fosse successa ancora prima di me perché quello era il suo ruolo, invece quella volta si era allontanato velocemente tanto quanto vi era arrivato. Dissolsi velocemente quelle domande che mi stavano sorgendo pensando che Geon fosse stato già messo al corrente di tutto da Taehyung, per cui per lui risentire nuovamente quelle parole sarebbe stata solo una perdita di tempo. Mentre pensavo a tutto ciò bussai alla porta, abbassando la maniglia nell'esatto momento in cui la voce di Taehyung mi concesse il permesso. 
Era seduto di fronte alla sua scrivania e non appena alzò gli occhi e si rese conto che ero  entrata nella stanza mi sorrise calorosamente. La sua espressione riuscì immediatamente a tranquillizzarmi: se stava sorridendo doveva trattarsi di una cosa positiva.

"Cosa è successo?" chiesi velocemente andando dritta al punto senza perdere tempo in conversazioni inutili. Chiusi velocemente la porta dietro di me e mi affrettai a prendere posto di fronte a lui.
Taehyung non mi rispondeva, si limitava a guardarmi e a sorridere.

"Taehyung! Ti ha risposto?" chiesi nuovamente e lui semplicemente annuì in risposta.

"Mi ha chiesto udienza, o meglio, l'ha richiesta a mio padre" questo non voleva di certo dire che avrebbe accettato di collaborare con noi e di abbandonare la sua idea e proprio per questo non riuscii a spiegarmi la sua serenità.

"Va bene. E quando gliela darete?" Chiesi ancora spingendolo a fornirmi tutti i dettagli

"Il più presto possibile, ovviamente. Manderò qualcuno da lui senza utilizzare lettere. Sara più veloce. È probabile che venga qui con sua moglie" mi informò di qualcosa che, comunque, avevo pensato anche io.
Non mi piaceva mia zia e questo Taehyung lo aveva capito, ma se ero riuscita a superare Chie Ling, potevo farcela anche con lei. Annuii quindi semplicemente in risposta.

"Pensi che sia un buon segno?" mi chiese subito dopo ed io mi presi qualche secondo per rispondergli realizzando che quella serenità che aveva mostrato, fingendo più che bene, fosse solo una parvenza. Aveva paura, come era assolutamente normale e comprensibile. 
Ripensai alla domanda che mi aveva posto. Era un buon segno? Non potevo averne la certezza, ma doveva esserlo, altrimenti non avrebbe avuto senso per lui percorrere tutta quella distanza. Se avesse già deciso come agire e non fosse stato disposto a dialogare e trovare un compromesso, non si sarebbe scomodato a richiedere un confronto diretto e avrebbe semplicemente risposto informandoci delle sue intenzioni, per cui quello doveva essere un segno positivo. 

"Penso di sì. Perché dovrebbe scomodarsi a venire fin qui se avesse già deciso? Non avrebbe senso, no? È un chiaro segno che c'è qualcosa che può fargli cambiare idea. Sono sicura che andrà tutto bene" gli sorrisi cercando di convincere anche me stessa di quello.
Dopo quella mia affermazione il silenzio calò nella stanza, entrambi  persi nei nostri pensieri che, sicuramente, in quel momento non erano gli stessi.
Misi da parte, quasi senza rendermene conto, quel problema e la mia mente mi ripotò alle parole che  Dae mi aveva rivolto solo poco prima. Si riteneva responsabile per la situazione difficile in cui si trovava la sua famiglia e questo non era di certo giusto: poteva non aver fatto sempre la cosa giusta, ma sicuramente non lo aveva fatto volontariamente e il bene che i suoi figli, Taehyung e Kyung-Mi me lo avevano espressamente detto, le volevano voleva dire che nella sua vita, come madre, doveva essere stata più che brava. Per questo cercai di trovare una soluzione a quel problema: volevo che comprendesse che i suoi figli le volevano bene e la apprezzavano e che tra di loro, nonostante non fossero vicini e non trascorressero tanto tempo insieme, c'era un buon legame, che potevano sempre contare l'uno sull'altro. 

"Taehyung" richiamai la sua attenzione interrompendo il silenzio che si era creato. Mi fermai un attimo riflettendo su quello che stavo per dirgli. Era davvero necessario aprire quell'altro argomento in quel momento? La risposta a quella mia domanda fu sì, per cui iniziai a parlare non appena mi resi conto che l'attenzione del moro era rivolta completamente a me. 

"Prima ero in giardino con tua madre e stavamo parlando di un po' di cose. Tra le tante cose mi  ha detto che le manca molto poter stare un po' con tutta la sua famiglia. In più è un po' preoccupata in questo periodo, credo abbia intuito che dietro la loro venuta qui ci sia qualcosa. Perché non la distraiamo un po'? Facciamole una sorpresa" Non gli avevo ovviamente raccontato tutta la verità riportandogli ciò che davvero Dae mi aveva detto. Non volevo aggiungere un ulteriore peso sulle sue spalle e quello mi era sembrato il modo migliore per poter mettere in pratica l'idea che mi era venuta. 

"Di che parli?" la confusione era più che evidente sul suo viso.

"Perché non chiedi a Siwoo di venire qui? Solo per pochi giorni. Tua madre ne sarebbe molto contenta" le mie parole non sembrarono convincerlo molto, per questo ritenni necessario aggiungere altro.

"Elisabeth, mia madre può andare da Siwoo quando vuole. Non capisco il senso di farlo venire fin qui. Non verrebbe mai, tra l'altro, e sai perfettamente perché" mi rispose velocemente, quasi senza pensarci. 

"Ma adesso non può andarci. Non lascerebbe mai il palazzo adesso, soprattutto perché vuole capire che cosa non va e tuo padre non potrebbe andare con lei perché hai bisogno di lui qui. E poi non piacerebbe anche a te? Ti manca tuo fratello, me lo hai detto tu, e sono sicura che se le cose stanno come tu mi hai detto anche a lui manchi molto tu. Invitalo a state qualche giorno da noi.Garantiremo a sua moglie tutte le comodità di cui ha bisogno. Il viaggio non è così lungo, può affrontarlo" continuai insistendo.

"Non verranno mai qui Elisabeth. È inutile anche solo provarci" cercò di ribattere, ma io non mi arresi facilmente.

"Di' a tuo padre di ordinare loro di venire qui. Non possono venir meno all'ordine del re"

"Con quale scusa? Elisabeth, se si riceve un ordine da parte del Re vuol dire che sotto c'è qualcosa, non posso chiedere a mio padre qualcosa del genere" rifletté e su questo dovetti dargli ragione.

"Non può chiederlo in via non ufficiale? In qualità di padre e non di re? Sarebbe comunque più difficile dire di no a lui anche da parte di sua moglie, no?" tentai ancora, seppure lui non sembrasse molto convinto. 

"Andiamo Taehyung, non è giusto che qualcuno rovini il vostro rapporto. Non credi che a tuo fratello farebbe piacere stare un po' con voi? Magari questo sarebbe il modo perfetto per poterlo fare senza incrinare il rapporto con sua moglie: sarebbe tuo padre a chiederglielo, non tu né tantomeno lui. Sua moglie non potrebbe prendersela con nessuno dei due e dubito che direbbe qualcosa a tuo padre, no?" chiesi conferma, la quale ricevetti subito dopo, senza dover aspettare molto. 

"Siwoo potrebbe non avere la forza di combattere, ma tu ce l'hai e hai tutte le carte in regola per vincere anche questa battaglia. Non permettere a qualcuno di continuare a rovinare il rapporto tra te e tuo fratello" io non conoscevo di certo tutta la situazione che c'era dietro quella loro realtà, ma di una cosa l'avevo capita: Taehyung aveva combattuto e sacrificato tanto per al sua famiglia, non avrebbe avuto senso fermarsi davanti ad una sola persona. Tentare non gli sarebbe costato nulla. 

"Sono sicura che anche lui sarà contento di stare un po' con voi" ribadii nuovamente terminando il mio discorso, accompagnando quelle parole con un sorriso gentile e il tutto alla fine sembrò funzionare. 

"Proverò a parlare con mio padre"

___________
Ciao a tutti!
Scusate come sempre per il ritardo ma questo periodo non ho tempo per fare quasi niente!
Proprio per questo motivo, purtoppo, non posso dilungarmi molto. 
Se vi va, fatemi sapere cosa ne pensate. 
Volevo anche avvisarvi che probabilmente per qualche settimana non riuscirò ad aggiornare due volte a settimane. Cercherò di pubblicare sempre il lunedì, ma sul giovedì non posso assicurare nulla. Cercherò comunque di fare il possibile. 
Grazie per la pazienza. 
A presto!

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Capitolo 22
*** Sorpresa ***


Taehyung aveva parlato con suo padre.
Non mi aveva detto che cosa si fossero detti e quale motivazione suo padre aveva dato a Siwoo, l'unica cosa di cui mi informò, due giorno dopo la nostra conversazione, fu che suo fratello e tutta la sua famiglia sarebbe venuto da noi entro la fine della settimana. Io non me la sentii di chiedergli i dettagli di quella conversazione, la quale, dedussi, non dovesse essere stata semplice da affrontare per nessuno dei due dato che per tutto i giorni seguenti le loro interazioni si erano limitate alle strette indispensabili. Loro avevano certamente cercato di nasconderlo, ma sia io che Dae lo avevamo notato, nonostante entrambe avessimo concluso, ognuna per contro proprio, che fosse meglio ignorare la situazione e dare loro il tempo per risolvere il loro problema privatamente, sempre se fosse stato davvero un problema facilmente risolvibile.
La realtà, credevo, fosse solo che Taehyung aveva cercato e stava ancora cercando qualsiasi pretesto per avercela con suo padre, per quanto avesse già valide ragioni per farlo, e quest'ultimo invece non sembrava aver compreso di non essere nella posizione di richiedere molto da suo figlio.
A quanto avevo capito alla base della loro ultima discussione c'era stata proprio una richiesta che il padre di Taehyung aveva rivolto a suo figlio e che a lui non era andata a genio. Questo lo avevo scoperto passando per caso in un corridoio nel quale due donne erano impegnate nel pulire quella zona del palazzo. Loro non si erano rese conto della mia presenza, che io avevo avuto premura di nascondere per terminare di ascoltare le loro parole. Apparentemente una delle due si era ritrovata nei pressi dello studio di Taehyung quando i due uomini avevano avuto la loro discussione, alzando anche la voce. Non era riuscita a capire, perché arrivata dopo, che cosa il Re avesse chiesto a suo figlio, ma una cosa era certa: il motivo della loro  accesa discussione era stato una richiesta che non era stato accettata di buon grado.
Anche Geon sembrava sapere qualcosa, forse molto di più di chiunque altro, riguardo a tutta quella situazione e questo fu probabilmente il motivo per cui per i giorni successivi cercò di evitare che i due restassero soli all'interno di una stanza. Era sempre lì, presente e vigile.
Non avevo chiesto niente a Taehyung neanche di quella situazione, o meglio, ci avevo provato, ma lui mi aveva stroncato sul nascere cambiando velocemente discorso e tranquillizzandomi con un semplice "va tutto bene"; io però, a motivo della mia forte curiosità, non ero riuscita a starmene zitta e ferma. Avevo cercato di parlare con Geon, ma così come avevo presupposto, da lui non ero stata in grado di ottenere nessuna informazione. Per questo motivo ero passata poi da Dae: a differenza di come avevo fatto con Taehyung e il suo stretto collaboratore, non avevo fatto domande dirette, ci avevo girato intorno sperando di poter ricavare alcune informazioni, ma anche così non ero riuscita nel mio intento: Dae non mi aveva permesso di capire neanche se stesse semplicemente fingendo di non sapere niente o se davvero non fosse a conoscenza di ciò che stava succedendo tra i due.

"Sua Altezza. Domani mattina il principe Siwoo, sua moglie e la loro figlia arriveranno a palazzo. Le stanze dovrebbero essere già pronte, le dispiacerebbe controllare che sia tutto in ordine e che non manchi niente?" Geon mi aveva distratto da tutta quella situazione e gentilmente come solo lui sapeva fare, mi aveva appena dato un ordine a cui avevo risposto velocemente. Volevo davvero che Taehyung potesse trovare un punto di incontro con suo fratello. Sapevo che il suo malessere di quei giorni era dettato anche dal fatto che di lì a poco si sarebbe trovato a dover gestire una terza persona che all'interno della sua famiglia, purtroppo, aveva creato un po' di danni, per cui avevo assolutamente bisogno che tutto andasse bene, che la moglie di Siwoo, che avevo scoperto chiamarsi Kyong, non trovasse nulla da ridire sul trattamento che noi le avevamo riservato e che magari potesse cambiare idea su Taehyung, vedendo con i suoi stessi occhi quanto buono potesse essere e quanto fosse disposto a sacrificare per il bene della sua famiglia di cui anche lei, pur non volendo, faceva parte. Speravo di riuscire a parlare sola con lei per capire che cosa non andasse, se alla base del suo fastidio ci fosse un motivo reale o magari un semplice fraintendimento. Io, mi ero convinta, in questo caso avrei potuto capirla più di chiunque altro: i primi pensieri che mi ero fatta su Taehyung non erano stati di certo positivi ed ero riuscita a cambiare idea piano piano, trascorrendo un po' più di tempo con lui e conoscendolo davvero. Magari anche a lei sarebbe successa la stessa cosa.

L'attesa della loro venuta, proprio per tutte queste ragioni, per me fu estenuante. Taehyung era sempre più nervoso e la sera prima del loro arrivo aveva discusso anche con me per una stupidaggine che, però, lo aveva portato a trascorrere la notte al di fuori di quella che era diventata la nostra stanza. Avevo sperato che rientrasse da un momento all'altro per molte ore e proprio per ciò mi ero addormentata veramente molto tardi, consapevole che quella mia decisione mi avrebbe causato una stanchezza non indifferente il giorno successivo.
Il mattino seguente avevo cercato di alzarmi il più presto possibile per poter controllare un'ultima volta che fosse tutto sotto controllo e in ordine. Per i corridoi avevo incontrato veramente poca gente, considerando che fosse appena l'alba, ma a chiunque avevo chiesto se avessero notizie di Taehyung. Sembrava essere semplicemente scomparso nel nulla: nessuno lo aveva visto. Fu Geon ad informarmi, quando lo incontrai circa un'ora dopo, che Taehyung era chiuso nel suo studio dalla notte precedente. Quella mattina lo aveva trovato lì: stava lavorando già all'alba. Ringraziandolo velocemente cambiai direzione rinunciando al cibo che il mio stomaco stava reclamando per poter risolvere la situazione con quell'uomo che, ero pienamente convinta, meritava un po' di tregua da tutta quella situazione.
Quando arrivai davanti alla porta del suo studio non bussai chiedendogli il permesso, sapendo che non me lo avrebbe concesso, abbassai velocemente la maniglia aspettandomi di vederlo seduto al suo solito posto, con lo sguardo accigliato e concentrato, ma la realtà fu decisamente diversa: la porta non si aprii, per la prima volta l'aveva chiusa a chiave, forse proprio perché era riuscito ad anticipare le mie azioni e non aveva nessuna intenzione di vedermi.

O forse perché voleva semplicemente nascondere qualcosa.

Cercai di non pensare a quello e prendendo un respiro profondo bussai velocemente, facendo scontrare le mie nocche con il legno duro della porta ripetutamente, aspettando di ricevere una risposta da chi si trovava dall'altra parte. Fui costretta a tentare diverse volte prima di ricevere segnali di vita.

"Taehyung, puoi aprire?" domandai velocemente subito dopo aver bussato la terza volta, convinta che sarebbe stato necessario ritentare ancora e ancora prima di poterlo convincere. Ma ancora una volta non riuscii a prevedere bene la sua prossima mossa: sorprendendomi, infatti, sentii la chiave girare nella serratura che, nel giro di pochi secondi, fu sbloccata.
Taehyung aveva fatto solo quello, senza aprire la porta per farmi vapore che potevo entrare, ma io non lasciai di certo che quel dettaglio mi scoraggiasse e per la seconda volta afferrai la maniglia abbassandola, convinta che questa volta l'esito sarebbe stato differente dal primo. E così fu, la porta si aprii rivelando la figura del moro poggiata sul grande tavolo al centro della stanza, con le braccia incrociate al petto e lo sguardo serio puntato su di me. Non sembrava arrabbiato e sperai vivamente che quella mia intuizione fosse più che giusta perché un Taehyung arrabbiato era l'ultima cosa di cui avevo bisogno in quel momento.

"Sono passata per vedere se andava tutto bene. Stanotte non sei più tornato e mi hai fatto preoccupare" decisi di dirgli la verità, senza girarci troppo intorno. Lui non si mosse per niente né si scomodò di emettere alcun suono. Se ne stava lì, a braccia conserte, a fissare qualsiasi mio movimento.
Mi presi qualche secondo per riflettere su cosa fare e poi iniziai a camminare verso di lui fermandomi solo quando la distanza tra i nostri corpi fosse quasi pari a zero. Lui non distolse il suo sguardo dal mio nemmeno per un secondo, scrutandomi quasi curioso di capire quale sarebbe stata la mia prossima mossa. Io, sorprendendo lui, ma ancora di più me, senza pensarci due volte portai le mie braccia ad avvolgere il suo busto e lo strinsi a me, poggiando la mia testa sul suo petto, facendo in modo che il mio orecchio si trovasse esattamente in direzione del suo cuore che, notai, aumentò velocemente il suo movimento a causa della mia azione. La cosa mi fece sorridere, ma cercai di reprimere il sorriso che prepotentemente chiedeva di spuntare sul mio viso; non era il momento adatto.
Lui restò fermo per qualche secondo, ma poi cedette e avvolse le sue braccia attorno al mio corpo, poggiando il suo viso sulla mia testa e sospirando leggermente.
Questo mi tranquillizzò. Voleva dire che non era arrabbiato con me, forse.
Poi ad un certo punto, dopo alcuni minuti in cui nessuno dei due aveva voluto interrompere quel contatto, percepii il suo petto muoversi velocemente. In un primo momento pensai stesse singhiozzando silenziosamente e velocemente allontanai il volto dal suo coro per poterlo guardare in faccia e appurare che stesse davvero piangendo, ma nel momento in cui i miei occhi scrutarono il suo viso compresi che quello che io avevo interpretato come un pianto fosse in realtà una risata. Taehyung stava ridendo.
Non chiesi niente, mi limitai ad osservare quel sorriso che per diversi giorni mi era mancato. Non ne conoscevo la ragione, ma se stava ridendo allora in quel momento doveva essere sicuramente meno triste della sera precedente e questo mi andava più che bene.
Fu lui a parlare e a spiegarmi il perché di quella sua reazione.

"Chi avrebbe mai detto che saresti mai stata tu a cercare me così?" sollevò le sopracciglia per dare enfasi al pensiero che aveva appena espresso e che, in fondo, era più che lecito. Pensare che settimane prima avevo cercato di evitare la sua compagnia, in quel momento, sembrava essere una cosa folle.

"Va tutto bene?" gli chiesi io ignorando il suo commento, al quale non avrei saputo come rispondere, ad essere sincera.
Taehyung era l'unica persona che nel corso della mia vita mi aveva lasciata senza parole e per quanto la cosa non mi fosse piaciuta in un primo momento, alla fine mi ci ero rassegnata, riflettendo sul fatto che questo, per me, lo rendesse ancora più speciale.

Lui si limitò ad annuire in risposta alla mia domando e abbassò il suo volto sul mio facendo in modo che le sue labbra accarezzassero la mia fronte. Chiusi gli occhi a quel contatto che avevo desiderato nei giorni precedenti, ma a cui avevo dovuto rinunciare a motivo del suo umore.

"Va tutto bene. Mi dispiace per ieri, me la sono presa per niente" non ero abituata a ricevere delle scuse. Nel corso del tempo con me non si era scusato quasi nessuno e la stessa cosa avevo fatto io, certo. Ero cresciuta con la convinzione che chiunque facesse parte del nostro mondo fosse pienamente incapace di chiedere scusa. Stavo pian piano imparando a realizzare, però, che questo non era vero: i miei genitori non erano mai stati in grado di chiedere scusa, la mia famiglia non lo avevo a mai fatto, la signora Ling e tutto il resto della sua famiglia anche, io stessa non avevo imparato a chiedere scusa, ma non potevo fare di tutta l'erba un fascio.
Taehyung non faceva di certo parte di quel fascio.

"Non preoccuparti, capisco che sia un momento difficile per te. L'importante è che vada tutto bene" sorrisi ancora avvicinando il mio viso al suo. Taehyung era più alto di me e pur volendo non avrei mai potuto raggiungere le sue labbra per lasciargli un bacio ogni volta che volevo, come lui faceva con me, contando solo sulla mia altezza, ma in quel momento l'unica cosa che desideravo profondamente era quel contatto con lui di cui ero stata privata nei giorni precedenti e del quale, avevo realizzato, ,ne fossi diventata quasi dipendente, per cui portai le mie mani ad afferrare la sua nuca e spinsi il suo volto verso il basso, forzandolo a raggiungere la stessa altezza del mio. Nel momento in cui le mie labbra accarezzarono le sue percepii un sorriso comparire sul suo volto, cosa che causò anche la fine di quel contatto.

"Che c'è?" chiesi cercando di capire che cosa lo avesse fatto sorridere e lui mi accontentò senza farmi insistere.

"Mi piace che tu sia più aperta nei miei confronti, che tu faccia quello che ti passa per la testa" e quelle parole fecero sorridere di riflesso anche me.

"Posso garantirti che presto non sarai più di questo parere" ridacchiai riflettendo sulle cose che il mio carattere mi avrebbe portato a fare ora che stavo iniziando a sentirmi davvero a casa.

"Non credo proprio" e fece in modo che le nostre labbra si unissero nuovamente, approfondendo però quel contatto come non aveva mai fatto fino a quel momento. Le mie conoscenze a riguardo erano decisamente limitate e quelle per me erano tutte prime esperienze, ma una cosa la capii senza troppi problemi: quel bacio ci avrebbe portato ad un punto di non ritorno ed io, realizzai in quel momento, ero disposta a raggiungerlo. Non riuscivo a ragionare lucidamente: la vicinanza con il suo corpo, il suo profumo e le sue mani che accarezzavano frettolosamente la mia schiena, cercando di avvicinare ancora di più il mio petto al suo, nonostante ciò non fosse logisticamente possibile, avevano fatto spegnere il mio cervello. La mia pancia faceva quasi male per le strane sensazioni che stavo provando e delle fitte leggere e per niente dolorose colpivano ripetutamente il mio basso ventre portandomi a compiere movimenti veloci, che sfuggivano dal mio controllo, e che avvicinavano ancora di più la parte bassa del mio corpo al suo. Non avevo idea di cosa stesse succedendo, ma mi piaceva e non avevo nessuna intenzione di fermarmi o di permettere a lui di fermarsi.
I miei polmoni reclamavano aria, ma non volevo che quel contatto tra noi terminasse, avendo paura che poi tutto sarebbe finito, riportandoci alla trista realtà che di lì a poco avremmo dovuto affrontare.
Fu qualcun altro però ad assecondare quella richiesta e ad interrompere quel contatto al posto nostro. Geon si trovava dall'altra parte della porta e aveva bussato già una seconda volta per attirare la nostra attenzione.

"Taehyung, Siwoo è qui. Tua madre è stata già informata e sta raggiungendo l'ingresso" Geon si era allontanato senza aspettare nessuna risposta dall'uomo che di fronte a me continuava a respirare pesantemente. La sua fronte era premuta contro la mia, i nostri nasi erano praticamente uniti e le nostre labbra si sfioravano ripetutamente. Mi avvicinai ancora una volta a lui facendo in modo che le nostre labbra si toccassero definitivamente, questa volta non approfondendo il bacio. Avevo notato come non appena Geon gli aveva riferito quella notizia il suo corpo si fosse messo in tensione e quello era stato il mio modo per rassicurarlo che io sarei stata lì con lui, che non avrei permesso a nessuno di fargli ulteriormente del male.

"Andiamo?" aveva sussurrato lasciandomi un altro bacio veloce. La sua voce non sembrava pienamente convinta, ma non aveva più nessun modo di tirarsi indietro.

Siwoo era arrivato decisamente prima del previsto, ma non lasciai che questo mi destabilizzasse come invece aveva fatto con Taehyung. Uno dei due doveva rimanere estremamente lucido e compresi che quel compito, in quel momento, spettasse a me.

"Andiamo" afferrai la mano di mio marito e lasciai che mi guidasse tra i vari corridoi per raggiungere la stanza in cui già diversa gente era radunata. Nell'esatto momento in cui facemmo il nostro ingresso i miei occhi passarono in rassegna tutte le persone presenti.

Il padre di Taehyung fu il primo a rendersi conto della nostra presenza, seguito subito dopo da Geon che lo affiancava e che, per rispetto del protocollo, si inchinò leggermente verso di noi. Posai il mio sguardo subito dopo su Dae che sorrideva profondamente, evidentemente felice di poter trascorrere del tempo con un'altra piccola parte della sua famiglia. Affianco a lei, con una mano poggiata sulla sua schiena, c'era Siwoo che, nonostante fosse palesemente teso, sorrideva. Ero più che sicura che lui nel profondo fosse felice di essere lì.
Il mio sguardo si posò poi sulla donna che si trovava dietro di lui, dallo sguardo serio e dal volto decisamente meno allegro di quello di suo marito. I suoi vestiti nascondevano il fatto che fosse incinta e proprio per questo dedussi che il momento del parto fosse piuttosto lontano. Quando il mio sguardo incontrò il suo i miei occhi si spalancarono leggermente in segno di sorpresa: era lei la donna che settimane prima avevo incontrato nei giardini di quello stesso posto e che mi aveva trattato con estrema sufficienza, la donna che avevo ricercato in tutti i volti del palazzo, ma su cui fino a quel momento non avevo ottenuto nessuna informazione. Spostai i miei occhi sulla bambina che si trovava dietro di lei per avere conferma del fatto che non stessi sbagliando e che si trattasse davvero di quella persona, ma osservando il volto della bambina non riuscii ad ottenere le conferme che avevo sperato. Il volto della piccola ai miei occhi era decisamente nuovo, a differenza di quello di sua madre, e questo non fece altro che aumentare la confusione. Perché si trovava in compagnia di una bambina che non era neanche sua figlia? Che cosa ci faceva quel giorno al palazzo?
Il mio sguardo ricadde subito dopo sulla figura di una donna che, dietro tutti, accompagnata da altre tre giovani ragazze, teneva la testa rivolta verso il basso. La riconobbi ugualmente, senza che fosse necessario che sollevasse lo sguardo verso di noi. Si trattava di Hea.
Cercai di nascondere velocemente lo stupore e i mille dubbi che iniziarono ad attanagliare la mia mente.
Nel momento in cui tutti si accorsero della nostra presenza Taehyung avanzò qualche passo verso il resto dei presenti ed io dietro di lui ragionai su cosa avrei dovuto fare.
Kyong Kim mi scrutava, quasi preoccupata. Forse realizzò solo in quel momento che la persona a cui aveva rivolto parole sprezzanti ero io e, forse, temeva che potessi in qualche modo rivelarlo a qualcuno.
Sapeva perfettamente che lei non avrebbe dovuto trovarsi lì dove l'avevo incontrata, anche perché Taehyung non si trovava a palazzo e la sua presenza lì non era giustificabile in alcun modo, almeno per me. Il fatto che il suo rapporto con Taehyung non fosse dei migliori rendeva la situazione ancora più assurda.
Fu proprio la sua reazione che mi convinse a nascondere velocemente tutto ciò che in quel momento stavo pensando e provando: prima di poter agire in qualsiasi modo volevo capire che cosa stesse succedendo e sapevo già da chi avrei dovuto iniziare.
Subito dopo aver salutato Siwoo mi rivolsi a Kyong fingendo di non conoscerla e di averla incontrata in quel momento per la prima volta. Se lei avesse creduto a quella mia scena o no, però, non riuscii a capirlo.
Osservai nuovamente il volto della bambina, Jee, per avere conferma che non si trattasse della stessa bambina che quel giorno aveva in mano e custodiva gelosamente una bambola di pezza, e in ultimo, voltai la testa osservando nuovamente Hea che questa volta mi guardava. Non interruppe il contatto visivo che io avevo creato e il suo solo sguardo, per quanto la conoscessi poco, mi diede conferma che qualcosa non andava: sembrava volermi dire qualcosa, ma non era quello di certo il momento per farlo.

Avrei iniziato proprio da lei: Hea sarebbe stata la prima persona con cui avrei parlato.

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Buonasera a tutti!
Allora, avevo pensato ad una situazione diversa, ma in corso d'opera ho cambiato idea!
Habemus un altro bacio, ma anche questo momento non ha un compimento, per così dire, a causa dell'arrivo di Siwoo e della sua famiglia.
Ritroviamo finalmente la donna del capitolo 4, ma non la bambina. Perché? Eh, vedrete! Insieme a lei compare anche la figura di Hea che sembrava misteriosamente scomparsa. Se ricordate, ad Elisabeth era stato riferito che si fosse momentaneamente trasferita al servizio dei genitori di Taehyung, ma ora la ritroviamo qui: ha accompagnato Siwoo e Kyong, il che vuol dire, in realtà, che non si trovava a palazzo ma che fosse proprio al servizio di questi? E perché si trova proprio lì?
S
u Elisabeth e Taehyung niente da dire, sono proprio carucci.
Se avete domande, fate pure, se avete consigli/ suggerimenti/ critiche, sentitevi liberi di esprimervi e se notate qualsiasi tipo di errore, fatemelo notare. Appena avrò un minuto di tempo rileggerò attentamente il capitolo per corregger alcuni errori che magari mi sono sfuggiti.
Detto ciò vi auguro una buona serata.
Forse, giovedì riesco ad aggiornare. Se non subentrano ulteriori imprevisti, quindi, vi do appuntamento a giovedì, altrimenti a lunedì prossimo ♥️♥️

 

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Capitolo 23
*** Domande e risposte ***


Io e Dae avevamo accompagnato Siwoo, sua moglie e la loro bambina in quelle che sarebbero state le loro stanze per quei giorni. Non mi era stata comunicata la durata della loro permanenza, che sarebbe quindi potuta protrarsi anche per diverso tempo. La cosa, ovviamente, avrei cercato di sfruttarla a mio favore.
Avevo proposto a Kyung di raggiungermi non appena avesse terminato di predisporsi con calma. Volevo parlare con lei per poter ricavare quante più informazioni possibili sul suo conto. Non la conoscevo e non avevo idea di chi fosse: il fatto che non l'avessi riconosciuta quel giorno, quando l'avevo incontrata nel giardino del palazzo, era un chiaro segno che il suo volto lo avevo visto per la prima volta in quel momento. Ero solita ricordare i volti delle persone che incontravo, in merito a ciò la mia memoria mi era sempre tornata più che utile e proprio per questo mi ero sempre fidata ciecamente di essa e quel caso non avrebbe di certo fatto eccezione.

Un'altra cosa di cui mi fidavo profondamente era il mio intuito: nel corso degli anni avevo lasciato che fosse proprio questo a guidare le mie azioni e decisioni e non mi ero mai trovata male. Proprio il mio intuito, non appena i miei occhi, solo qualche ora prima, si erano posati sulla figura di quella donna, mi aveva suggerito che ci fosse qualcosa che non andava e non solo avrei capito di cosa si trattasse, ma avrei fatto di tutto per risolvere qualsiasi cosa ci fosse stata sotto.
Non avrei però di certo perso di vista lo scopo principale per cui io stessa avevo fatto in modo che Siwoo e la sua famiglia venissero da noi: avrei fatto cambiare idea a Kyung su Taehyung, ma prima dovevo capire che cosa non andasse tra loro. Per questo avevo insistito affinché noi due potessimo passare un po' di tempo insieme; questo mi avrebbe permesso di conoscerla meglio, di appianare qualsiasi dubbio mi fosse sorto su di lei e di cercare di farle capire che quella famiglia in cui lei come me si era ritrovata a far parte non era così male come tante altre.

Mentre attendevo che lei fosse pronta pensai di cercare Hea. Mi diressi verso quella che era la sua vecchia stanza ritenendo che si sarebbe accomodata lì, ma una delle domestiche presenti mi disse che se volevo parare con lei dovevo raggiungere la fine del corridoio: quelle erano le stanze che erano state riservate per il personale che aveva accompagnato Siwoo e sua moglie ed Hea sarebbe stata lì con loro perché il suo ruolo, in quel momento, era essere al servizio del principe Siwoo e non nostro. Cercai di non far trapelare il fastidio che provai nell'udire quelle parole e senza aggiungere altro, dopo aver ringraziato per l'informazione che avevo ricevuto, mi diressi verso quella parte della casa che non avevo mai visitato, alla ricerca della donna che avrebbe potuto aiutarmi a capirci qualcosa di più.
Arrivai davanti a due porte, quelle che sarebbero dovute essere le stanze dedicate alle poche persone che avevano seguito la famiglia, secondo quanto mi era stato riferito, e trovandole entrambe chiuse, bussai prima ad una di esse e dopo non aver ricevuto nessuna risposta anche all'altra. Attesi diversi minuti, ma il silenzio fu l'unica risposta che ricevetti. Mi voltai indietro ripercorrendo la stessa strada di prima e cercando qualcuno che potesse indicarmi dove si trovasse Hea.

"Stanno sistemando le stanze del principe e sua moglie. Posso aiutarla io con qualcosa, sua Altezza?" mi domandò cordialmente Hayoon.

"No, non preoccuparti. Cercavo Hea" le risposi semplicemente prima di iniziare ad incamminarmi e abbandonare l'idea di parlare immediatamente con la donna. Avevo dato solo pochi passi quando un'idea mi saltò in mente. Mi voltai nuovamente verso Hayoon che era rimasta esattamente lì e mi stava ancora osservando aspettando che lasciassi la stanza per riprendere le sue faccende e dopo averla osservata per qualche secondo feci qualche passo avvicinandomi nuovamente a lei.

"Hayoon, scusami se te lo chiedo, ma ti dispiacerebbe andarmi a chiamare Hea. Se qualcuno ti dice che c'è bisogno di lei per terminare il lavoro, sostituiscila tu fino a quando non torna" ovviamente la giovane donna non poté opporsi a quell'ordine che le avevo detto. Le dissi di riferire ad Hea che l'avrei aspettata nelle stanze di Taehyung e velocemente mi recai lì pensando che non ci sarebbe voluto molto tempo per fare ciò che le avevo chiesto.

Le cose però andarono diversamente. Ero arrivata in stanza da pochi minuti quando qualcuno bussò alla porta. Mi precipitai velocemente verso di essa per aprirla e sperare di vedere la figura bassina di Hea sorridente, ma ciò che mi trovai davanti dopo aver aperto quella porta non fu certo Hea.

"Sua Altezza, la principessa Kyong non ha permesso ad Hea di venire. Le ho detto che avrei completato io il lavoro al suo posto, ma ha detto che era qualcosa di cui poteva occuparsi solo gente scelta da lei ed io non rientro tra queste. Mi dispiace" Hayoon si inchinò leggermente, tenendo il volto basso e non guardandomi negli occhi.
Kyong aveva impedito ad Hea di raggiungermi nonostante io, che in quel momento e in quel luogo avevo decisamente più potere decisionale di lei, avevo impartito quell'ordine.
Non volendo però rovinare precipitosamente la situazione già al loro arrivo decisi di non dire niente al riguardo e mi limitai a ringraziare la giovane donna che era ancora davanti a me dicendole che poteva andare.

"Sua Altezza, la principessa mi ha anche chiesto di riferirle che non potrà raggiungerla al momento come da lei richiesto e che il vostro incontro dovrà essere rimandato" e quello fu il momento in cui iniziai ad avere la quasi totale certezza che Kyong Kim nascondeva qualcosa. Ciò che lei non sapeva, però, era che io la avrei avuta sempre vinta, che se cercavo di scoprire qualcosa non mi arrendevo fino a quando non avevo tutto le risposte di cui avevo bisogno e questo non sarebbe di certo cambiato in quel momento con lei.
Lei non voleva venire da me? Allora l'avrei costretta a farlo.

Quella mattina trascorse più velocemente del solito. Io avevo raggiunto Dae la quale mi ave a detto di non provare così tanta gioia da ormai troppo tempo.
Avevamo giocato anche un po' con la piccola Jee che si era rivelata, per me, uno strumento fondamentale. Dae era stata richiamata all'interno per risolvere una questione ed io ero rimasta da sola con la bambina.
Avevo cercato di farle qualche domanda, sfruttando L'ingenuità e la semplicità che caratterizza i bambini per ricavare qualche informazione che mi sarebbe potuta tornare utile.

"Sei mai stata qui Jee? O è la prima volta?" La prima cosa che pensai di fare, nonostante fossi più che certa che la bambina che avevo davanti non fosse la stessa che avevo incontrato precedentemente,  fu quella di accertarmi che fosse davvero così e che la mia memoria non mi stesse giocando un brutto scherzo proprio in quel momento.
La bambina scosse la testa energeticamente dandomi la conferma che stavo aspettando.
Lei non era mai stata lì.

"E ti piace questo posto?" Le chiesi ancora, facendola annuire nuovamente. Mi ci volle un po' per farla sbloccare e farla iniziare a parlare, ma alla fine riuscii nel mio intento e la piccola iniziò a raccontarmi ciò che faceva normalmente a casa.
Passava la maggior parte del suo tempo con alcune donne, di cui mi disse i nomi, ma non fu ovviamente in grado di spiegarmi il loro ruolo, che compresi immediatamente fosse quello di educatrici.
Voleva molto bene a suo padre. Le piaceva vederlo suonare. Almeno questo avevo dedotto dalla frase sconnessa che mi aveva rivolto in merito all'argomento. Non avevamo avuto modo di parlare per molto altro tempo perché Dae, più velocemente di quanto avevo immaginato, era tornata. Jee era riuscita a raccontarmi qualcosa di sè, di suo padre, ma non mi aveva neanche nominato sua madre il che mi era sembrato abbastanza strano: doveva essere lei a trascorrere più tempo a casa con sua figlia, a prendersi cura di lei e della sua educazione, e la bambina invece non aveva pensato di nominarla neanche una volta.

Fummo presto raggiunte da Taehyung, suo padre e Siwoo, i quali attesero con noi per il tempo restante che il pranzo venisse servito. Kyong non aveva lasciato la sua stanza e Siwoo, che era rimasto ugualmente con noi, lo avevo visto decisamente a poco agio. Quelle persone che lo circondavano, all'infuori di me, avevano condiviso ogni momento della vita con lui e vedere come in soli tre anni fosse riuscito a tirarsi fuori da quella che era stata la sua normalità tanto da sentirsi quasi un estraneo mi fece ritenere tutto quello impossibile.

"Forse dovremmo rientrare adesso. La stagione calda non è ancora arrivata e nonostante il sole non vorrei che Jee si ammalasse. Possiamo aspettare dentro che il pranzo sia servito" suggerì Dae e sotto suo consiglio iniziammo tutti ad avviarci verso l'interno del palazzo. Siwoo affiancava sua madre e alla sua destra teneva ben salda la mano della piccola Jee che si guardava curiosa intorno, presa a studiare attentamente quell'ambiente che per lei era decisamente nuovo. Alla loro sinistra c'era Taehyung che insieme a sua madre cercava di poter tenere una conversazione con suo fratello. Neanche lui si trovava a suo agio e questo era abbastanza evidente nonostante cercasse di nasconderlo in tutti i modi. Il signor Kim, invece, camminava accanto a me e per la prima volta da quando lo avevo conosciuto fu lui ad intraprendere una conversazione con me, facendo irrigidire ogni singola parte del mio corpo. Io non mi sentivo a mio agio con lui, soprattutto non dopo aver conosciuto ciò che c'era dietro quella facciata che presentava a tutti, ma che era la cosa più finta che potesse esistere.

Pensai in quel momento esatto, proprio mentre osservavo Taehyung camminare al fianco di suo fratello e sua madre, e proprio mentre loro padre mi affiancava, che la loro situazione, almeno in parte, era simile alla mia.  Anche suo padre come il mio aveva anteposto il suo desiderio al bene della propria famiglia, mancando di rispetto a sua moglie e caricando i suoi figli di responsabilità e carichi che non spettavano loro. Proprio per questo motivo non riuscivo ad accettare la figura dell'uomo che camminava affianco a me, tranquillo e quasi spensierato, mentre poco più avanti, proprio sotto i suoi occhi, la sua famiglia stava cadendo a pezzi.

"Sunjong sembra aver risposto. Presto verrà qui" asserì voltando la testa verso destra per poter guardarmi negli occhi. Io cercai di studiare le sue espressioni per capire dove quel discorso ci avrebbe portati, ma gli feci capire che aveva la mia attenzione e che poteva continuare.

"Sai Elisabeth, credo che dietro la decisione di convocarlo ci sia tu e non mio figlio" quella frase mi chiarii tante cose che Taehyung non mi aveva di certo riferito. Sunjong non conosceva il mio legame con l'altro re e quasi sicuramente non gli aveva raccontato niente di noi, del nostro rapporto e del fatto che io fossi a conoscenza di tutto ciò che lo riguardasse, anche dell'azione vile che aveva commesso nei riguardi di sua moglie.

"Sarò totalmente sincero con te Elisabeth, come lo sono stato con mio figlio. Tu non mi piaci, così come non mi piace tuo padre e tutta la tua famiglia. Ho sentito parlare così tanto di te: credo che tu stia solo cercando di raggirare mio figlio facendogli credere in un rapporto idilliaco che tra voi non potrà mai esserci, mentre lo studi attentamente e cerchi di comprendere quando e dove colpire per poter fare più del male a questo Regno. Sono abbastanza certo che tu non abbia niente direttamente contro mio figlio, è con tuo padre che ce l'hai, è lui che vuoi colpire e usare Taehyung al momento ti risulta essere la cosa più semplice" le sue parole mi fecero bloccare immediatamente, rendendomi impossibile dare anche solo un altro passo. Come poteva dire una cosa del genere? Non mi conosceva, ma era decisamente l'ultima persona che potesse anche solo pensare qualcosa del genere. Si preoccupava in quel momento per suo figlio, o forse solo per la posizione che agli occhi di tutti stava mantenendo, ma nella realtà dei fatti non ci aveva pensato due volte, almeno sulla base di quello che mi era stato riferito, a complicare la vita di quella stessa persona che ora stava fingendo di voler proteggere.

"Volevo solo farti sapere che non ti lascerò fare niente di ciò che la tua mente potrà immaginare, dovesse essere l'ultima cosa che sarò in grado di fare. Sarai una persona molto scaltra, ma io ho pur sempre molta più esperienza di te.
E poi, per quale motivo hai chiesto a Taehyung di chiamare Siwoo? Non ti conviene stravolgere nessun equilibrio Elisabeth, perché ti si ritorcerà tutto contro" non ebbi modo di rispondere a nessuna delle cose che mi aveva detto perché proprio nel momento in cui aprii la bocca per buttargli addosso tutto ciò che di negativo pensavo di lui, Taehyung mi chiamò ed io persi la mia occasione.
Quelle parole mi perseguitarono per il resto della giornata , motivo per cui fui costretta a mettere da parte per qualche ora la curiosità che avevo in merito a tutto ciò che di poco chiaro ruotava intorno a Kyong e iniziai a cercare il modo migliore per far capire a quell'essere spregevole che io non ero la persona giusta da mettersi contro.

Taehyung notò sin da subito il cambio di umore che avevo avuto e da uomo estremamente intelligente quale era aveva anche associato la mia breve chiacchierata con suo padre alla ragione di tale cambiamento, ma aveva atteso di restare da solo con me, la sera, per affrontare l'argomento.

"È successo qualcosa?" portò le mani sulla mia nuca, passandole poi tra i capelli che avevo nuovamente lasciato cadere sulla schiena. Mi piaceva così tanto quel tocco che mi stupii nel realizzare quanto potessero essere un calmante per me in quel momento in cui volevo solo scoppiare.
Ritenendo inutile riportargli ciò che suo padre mi aveva detto, e non volendo mettergli nessuna pulce strana nell'orecchio, chiusi semplicemente gli occhi beandomi del suo tocco e scuotendo la testa cercando di negare qualcosa che era più che evidente.

"Non mentirmi" afferro alcune ciocche dei miei capelli tra le mani stringendole leggermente e tirandole senza farmi male.

"Non lo sto facendo. Sono solo stanca" sussurrai.

"Sono abbastanza certo che tu mi stia nascondendo qualcosa. Cosa ti ha detto mio padre fuori?" colpí ancora, ma io non avrei ceduto. Il loro rapporto era già più che complicato e letteralmente appeso ad un filo che avrei rischiato di spezzare definitivamente, il che avrebbe portato a troppe conseguenze negative per tutte quelle persone che negli ultimi mesi con me erano state più che gentili.

"Niente di che in realtà" mentii ancora, mantenendo i miei occhi chiusi. Le mie scarse capacità nel mentire sarebbero venire fuori definitivamente se mi avesse guardato negli occhi.

"E perché mi sei sembrata infastidita subito dopo?" Chiese ancora, facendo scendere e salire le sue mani sulla mia schiena ripetutamente e avvicinando la sua fronte alla mia, facendo mischiare i nostri respiri.

"Perché tuo padre mi infastidisce. Ti ha creato una marea di problemi e nonostante tutto tu gli vieni incontro" pronunciando quelle parole aprii gli occhi certa che non mi avrebbero tradito. In quel momento non sarebbe stato possibile perché stavo dicendo la verità, quello era uno dei motivi per cui non tolleravo la figura di suo padre.
Mi guardò qualche secondo negli occhi e poi avvicinò dolcemente le sue labbra alle mie, facendole solamente sfiorare e allontanandosi subito dopo.

"Non lo faccio per lui e non è necessario che ti preoccupi per me" sorrise leggermente ed io realizzai in quel momento di essere stata la donna più fortunata del mondo. Ero abbastanza certa che pochi uomini rispettassero tutti i limiti che dal primo momento io gli avevo imposto, forse nessuno al posto suo lo avrebbe fatto.

"Io credo che tu sia la persona più buona che ci sia al mondo. E sai perché la cosa è strana? Perché sei anche molto capace nel gestire qualsiasi tipo di situazione ti si presenti, anche più grave" questa volta fui io a portare le mani tra i suoi capelli imitando le sue stesse azioni.
Era la prima volta che lo facevo e la sensazione che quel mio gesto scaturì in me fu una delle cose più eccitanti che avessi mai vissuto.

"E perché questo dovrebbe essere strano?" la sua risposta mi fece ridere, anche se cercai di contenermi. Non aveva negato il complimento che gli avevo rivolto.

"Perché purtroppo per gestire quel ruolo non sempre si riesce ad essere buoni. Ho visto fin troppe persone trasformare se stesse con un po' di potere in mano. Tu hai l'intero Regno nelle tue mani, ma pensi sempre al bene degli altri" spiegai mantenendo il mio sguardo fisso nel tuo.

"Non hai ancora risposto alla domanda che ti ho fatto però. Non pensare di deviare il discorso, cosa ti ha detto mio padre?" avevo davvero pensato di essere riuscita a distogliere la sua attenzione dell'argomento, nonostante pensassi davvero ciò che gli avevo detto. Sbuffai allontanandomi da lui, raggiugnendo il letto e sedendomici sopra.

"Perché io devo dirti tutto ma tu puoi non dirmi quello che ti pare?" forse pronunciai quelle parole con un tono di voce fin troppo infastidito, più di quanto lo fossi nella realtà. Me lo fece capire l'espressione confusa e scioccata che il viso di Taehyung assunse.

"Che cosa non ti avrei detto?" mi chiese sedendosi sul letto accanto a me. Mi voltai velocemente guardandolo con la stessa espressione con la quale lui aveva guardato me poco prima.

"Stai scherzando?" Fu la prima cosa che pensai e pronunciai.

"Mi pare di averti detto anche fin troppo, in realtà. Non credo di averti nascosto niente" parlò lui e mi sembrava totalmente sincero in quel momento. Ci sarei cascata pienamente se non avessi saputo che davvero ci fossero delle cose che non mi aveva rivelato.

"Oh, e il motivo per cui hai mandato via Hea senza dire niente a nessuno? O l'ultima conversazione che hai avuto con tuo padre e che molto evidentemente ti ha infastidito al punto tale da non riuscire a parlare civilmente da solo con lui?" risposi in fretta, pensando che forse quello sarebbe stato il momento perfetto per iniziare a racimolare alcune informazioni in più.

"Non ti ho nascosto niente di tutto ciò, semplicemente tu non mi hai chiesto niente a riguardo e non pensavo che la cosa ti interessasse. A te che importa sapere dove va Hea?" alzò le spalle accompagnando con le azioni le sue parole.

"Ti ho chiesto però di tuo padre e tu mi hai semplicemente liquidata con un 'va tutto bene'" risposi non volendo lasciare a lui l'ultima parola.

"Mi hai chiesto se andasse tutto bene ed io ti ho detto di sì perché ciò che mi ha detto non cambierà niente di ciò che faccio o penso. Tutto qui, ma se proprio ci tieni non ho problemi a dirti tutto ciò" a differenza mia lui sembrava totalmente tranquillo e a suo agio, diversamente da tutto il tempo che aveva trascorso insieme a suo fratello.

"Allora ti conviene metterti comodo ed iniziare a rispondere alle mie domande. Ti dirò cosa mi ha detto tuo padre solo quando tu mi avrai detto tutto ciò che voglio sapere" rise alle mie parole, alzando la testa e portandola dietro di se.
Cavolo se era bello.

"È così che la piccola Elisabeth è sopravvissuta alle grinfie di questo mondo?"

"Ed è così che continuerà a farlo. Dimmi innanzitutto per quale motivo hai mandato via Hea di punto in bianco"

_________
Ciao a tutti!
Sono viva😂
Scusate il ritardo immenso e lo stop delle scorse settimane, ma sono tornata e riprenderò anche con i doppi aggiornamenti cercando di non fermarmi più fino alla fine della storia.

In questo capitolo c'è il primo vero confronto tra il padre di Taehyung ed Elisabeth, la quale però non ha modo di rispondere in nessun modo, almeno per ora.
Taehyung ovviamente nota che qualcosa non va ed esplicitamente le pone le sue domande a cui, almeno per il momento, non riceve risposta.

Kyong è totalmente assente come figura nella vita del palazzo. Rifiuta qualsiasi contatto con Elisabeth, forse per paura che lei si ricordi del loro primissimo incontro (cosa che Elisabeth, però, non ha mai dimenticato).
Nel prossimo capitolo iniziano ad arrivare le prime risposte che Elisabeth cerca, ma chissà se saranno davvero quelle che la aiuteranno a collegare tutti i tasselli del puzzle!
Se vi va, fatemi sapere cosa ne pensate.
Detto ciò vi saluto e vi do appuntamento a giovedì! ♥️
Buona serata

 

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Capitolo 24
*** Soluzione ***


"A quanto pare Siwoo ha richiesto il suo aiuto" questa fu la semplice risposta che, nel modo più tranquillo che potesse esserci, Taehyung aveva dato alla mia domanda.
Non poteva essere, c'era ovviamente qualcosa che non andasse. E poi, a me era stato riferito qualcosa di diverso: mi avevano detto che Hea fosse stata richiamata a lavorare nel palazzo reale per Dea, non per suo figlio e la sua famiglia.

"E perché tuo fratello ha chiesto proprio di lei?" Chiesi ancora.

La sua prima risposta fu, nuovamente, una semplice alzata di spalle, la quale ovviamente non fu sufficiente per me e la mia espressione fu ancora una volta più efficace di qualsiasi cosa potessi dire. Il moro accanto a me sembrò capirlo immediatamente. 

"Elisabeth, io e Siwoo siamo cresciuti con Hea. Lei c'è sempre stata, dal primo momento. Onestamente non so per quale motivo mio fratello mi abbia chiesto di lei, ma la cosa non mi è sembrata strana, come non dovrebbe sembrarlo a te, perché probabilmente lo avrei fatto anche io" potevo capire le sue parole, ma c'era un dettaglio ulteriore che non gli avevo ancora riportato e di cui lui forse non era al corrente, dettaglio che per me era stato un tarlo per tutto quel tempo e che mi aveva fatto intuire che dietro la sua 'scomparsa' ci fosse qualcosa di più grande di un semplice bisogno del suo aiuto. 

"Siwoo lo ha chiesto direttamente a te?" domandai per riuscire ad avere due risposte contemporaneamente, ma questa volta la risposta che ricevetti non  fu esaustiva come le prime che mi aveva rivolto, anzi, non ricevetti proprio nessuna risposta alla mia domanda. 

"Perché ti interessa così tanto Elisabeth? Hai conosciuto Hea per pochissimo tempo, a te cosa cambia se lei sia qui o no e soprattutto che ti importa dove lavora?" la sua domanda non mi era piaciuta non per ciò che mi avesse chiesto in sé, ma per il modo in cui lo aveva fatto. Il suo volto non era più rilassato. Mi guardava scrutandomi attentamente e nonostante non fossi in grado di leggere i suoi pensieri, non era poi così difficile intuire che non fossero decisamente tutti positivi. Cosa stava succedendo?

"Tu rispondi alle mie domande e poi io risponderò alle tue, il patto era questo" il mio tono di voce risultò decisamente più stizzito e quello non fece altro che aumentare la paglia presente nel mucchio che una piccola miccia aveva già acceso e che presto sarebbe divampato sfuggendo da qualsiasi controllo. Io questo, però, non potevo di certo saperlo. 

"Io credo proprio che il nostro patto sia saltato. Vado a dormire" lasciò il posto accanto a me che aveva occupato e si voltò dandomi le spalle, pronto a dirigersi fuori dalla stanza.
Non glielo avrei permesso, non poteva semplicemente troncare la nostra conversazione così.

"No, aspetta. Perché fai così? Perché ti stai arrabbiando?" Mi affrettai a raggiungerlo per impedirgli di andare avanti.

"Perché non funziona così Elisabeth. Io rispondo alle tue domande, ma alla fine dei conti tu non rispondi alle mie" non era arrabbiato, ma infastidito. Stavo per rispondergli che avevamo concordato ciò ancor prima di iniziare la nostra conversazione, ma compresi che quella risposta non avrebbe fatto altro che aumentare il suo fastidio e spingerlo a lasciare la stanza ponendo ufficialmente fine alla nostra conversazione ed io non potevo permettermelo. Quelle erano le prime risposte che ricevevo e non ci avrei rinunciato così facilmente.

"Va bene, ti dirò perché mi interessa. Per favore, puoi sederti di nuovo?" cercai di addolcire il tono della mia voce sperando che questo potesse contribuire a salvare le acque.

"Preferisco restare in piedi" mi rispose lui semplicemente ed io feci un passo indietro, concedendogli più spazio, ma restandogli sempre vicina nel caso in cui avesse tentato un'altra fuga da quella stanza.

"Non c'è una motivazione particolarmente importante dietro Taehyung, è solo che Hea è scomparsa così all'improvviso che la cosa mi ha lasciata perplessa. La mattina del giorno in cui ha lasciato il palazzo ti stava cercando e sembrava così agitata che era più evidente che fosse successo qualcosa, e poi tu l'hai mandata via. Volevo solamente capire che cosa fosse successo" spiegai le mie motivazioni solamente in parte, non mentendo comunque al moro che mi guardava attentamente. Nel momento in cui gli avevo riferito che quel giorno avevo intravisto Hea agitata che lo stava cercando aveva aggrottato le sopracciglia.

"Io non ho parlato con Hea quella mattina. Ha fatto tutto mio fratello, io l'ho saputo solo perché me lo ha riferito Geon" pronunciò con un tono di voce più basso del normale.
Quindi lui non aveva mai parlato con Hea.
Annuii alle sue parole processando ciò che mi aveva detto e annotandole mentalmente. Per capire cosa ci fosse che non andava dovevo parlare con Hea. Era l'unica che poteva effettivamente darmi risposte.

"Perché non me lo hai chiesto subito?" Chiese di punto in bianco, mentre io fissavo il vuoto persa nei mille pensieri che la mia mente stava processando in quel momento.

"Volevo farlo, ma sono successe troppe cose velocemente. Il matrimonio di Jimin, i suoi genitori, la signora Ling. Non ho avuto modo di parlartene" A questo si aggiungeva il fatto che in quel momento i nostri rapporti erano ancora particolarmente compromessi. La mattina stessa in cui avevo incontrato Hea per l'ultima volta avevamo appena terminato di discutere. Questo, comunque, preferii ometterlo.
Questa volta fu il suo turno di annuire e restò in silenzio per qualche minuto fissandomi.
Decisi che quello fosse il momento giusto per toccare il secondo tasto, sicuramente il più pericoloso.

"E con tuo padre?" sussurrai. Usai un tono di voce talmente basso che temetti per qualche istante che non mi avesse sentito. Il fatto che per diversi minuti si limitò a restare lì in piedi, fermò e immobile, mi stava convincendo sempre di più che non avesse sentito la domanda che gli avevo posto. 

"La cosa ti darà fastidio, quindi pensaci bene prima di chiedermelo" rispose dopo minuti di silenzio facendomi sbarrare gli occhi in segno di sorpresa. 

"Ci ho pensato bene" risposi poi con tutta la sicurezza di cui fossi dotata, preparandomi ad ascoltare qualcosa che a suo parere non mi sarebbe piaciuta.

"Nel nostro Regno esiste una legge da tanti anni. Se debba essere attuata o no è il re a deciderlo, però" pronunciò silenziosamente interrompendo subito dopo il contatto che i nostri occhi avevano stabilito.

"Di cosa si tratta?" domandai ansiosa di ricevere quella risposta. La sensazione che avevo non era di certo positiva.

"Entro un anno dal matrimonio l'erede al trono deve generare un figlio, per garantire la successione" non seppi bene come reagire a quelle parole. Da una parte mi veniva da gridare e sottolineare quanto le leggi di quel Regno fossero totalmente prive di senso, dall'altra mi veniva quasi da ridere. Suo padre non poteva aver detto a lui che era costretto ad avere un figlio con me, quando solo poche ore prima mi aveva chiaramente rivelato ciò che pensasse di me.

"Altrimenti?" cercai di mantenere la calma e di continuare la conversazione senza che degenerasse. Taehyung poteva imporsi contro suo padre, ne aveva tutto il diritto.

"Lascia stare Elisabeth, me la vedo io con questa cosa" tentò di chiudere il discorso e quella per me fu una prima e abbastanza eloquente risposta.
Altrimenti un'altra donna si sarebbe intromessa tra di noi.
Nell'esatto momento in cui questa realizzazione mi colpì, mi tornò immediatamente in mente ciò che avevo appreso durante alcune delle lezioni che avevo tenuto nelle mie prime settimane a palazzo. Lo avevo dimenticato, ma io ero stata messa al corrente di quella legge, anche se qualcosa mi era stato omesso.
Non mi era stata riferita nessuna scadenza, né tantomeno mi era stato rivelato che a decidere se attuarla o meno sarebbe stato il sovrano.
Mantenendo lo sguardo su Taehyung riuscii a comprendere anche per quale motivo avesse scelto di non rivelarmelo, o almeno potevo credere di riuscire a capirlo. Io gli avevo rivelato ciò che mio fratello mi aveva detto quando era venuto a trovarmi a palazzo, cosa che mi aveva creato non poco fastidio per diverso tempo, e ora ci saremmo trovati in quella situazione che io avevo già immaginato e che non avrei mai potuto accettare. 

"Tuo padre vuole imporci questa regola?" risi amaramente non muovendo nessun passo e continuare ad osservare scioccata il moro di fronte a me che non sapeva evidentemente come reagire alla mia reazione. 

"Seriamente? Tuo padre, colui che ti ha creato tutti i problemi che oggi hai e che pensato solo a se stesso e a nessun altro, ora sta pensando di fare una cosa del genere?" avevo sempre criticato mio padre per il suo egoismo, ma in quel momento realizzai che non ci fosse mai veramente fine al peggio. La colpa, però, non poteva essere solo la sua. Se si era permesso di dire qualcosa del genere era sicuramente stato perché sapeva che in un modo o nell'altro l'avrebbe avuta vinta su suo figlio che, forse, non era stato mai veramente in grado di imporsi. Quello che Hwan Kim non aveva capito, però, era che io non ero suo figlio e soprattutto che non ero una che mollava così facilmente. 

"Con quale diritto pensa di farlo? Sa che puoi rivelare tutto ciò che lui sta nascondendo a-" non riuscii a terminare la frase perché Taehyung mi interruppe

"Sa perfettamente che non posso rivelare niente di tutto ciò che c'è sotto. Non posso farlo per mia madre e non posso farlo per il Regno e lo stesso vale per te" il tono che aveva usato per pronunciare l'ultima frase era stato decisamente più duro e severo. 

"Quindi hai accettato e basta questa cosa?" era quasi comico vedere come la situazione si era ribaltata nel giro di pochissimo tempo. Prima era lui quello che doveva essere calmato, ora ero io che avrei potuto ridurre a brandelli chiunque mi si fosse presentato dinanzi. 

"Sto cercando una soluzione" rispose abbassando il tono della voce e dandomi le spalle. Quelle parole mi infastidirono talmente tanto che non riuscii a far altro se non lasciare quella stanza il più velocemente possibile.
Camminai per diverso tempo vagando all'interno di quel palazzo vasto e buio a motivo dell'ora tarda fino a quando i miei piedi non mi condussero all'interno della biblioteca nella quale avevo trascorso fin troppo tempo al mio arrivo. Era lì che mi erano state comunicate alcune delle  norme di quel paese, tra le quali anche quella che ora mi avrebbe creato non pochi problemi.
Come avevo fatto a dimenticarlo? Come avevo potuto abbassare la guardia in quel modo? Avrei potuto trovare una soluzione in un momento diverso, quando avrei avuto la capacità di  pensare lucidamente e tutto il tempo per analizzare la questione e trovare il modo per uscirne fuori. 

Per evitare di farmi sopraffare da tutta la situazione decisi di raggiungere il posto che ero solita occupare quando mi trovavo lí, sedendomi sull'ultima poltrona presente nella sala, più nascosta della altre, e di cercare di provare a tranquillizzarmi: dovevo trovare una soluzione.
Hwan Kim aveva un obiettivo preciso in mente ed ero quasi certa di essere riuscita ad identificarlo: voleva che io me ne andassi, ma sapeva che suo figlio non sarebbe ritornato su suoi passi e voleva spingere me ad allontanarmi volontariamente. 

Non sapevo cosa fare, ma di una cosa ero assolutamente certa: come avevo detto a Taehyung in un'altra occasione, non avrei permesso a terze persone di entrare all'interno del nostro matrimonio e non avrei tollerato nessuna mancanza di rispetto così grande nei miei confronti come quella, dovevo quindi trovare una strada.
Non so quantificare le ore che trascorsi all'interno di quella grande stanza, facendo vagare i miei occhi sui vari angoli della biblioteca, cercando di trovare l'illuminazione che mi avrebbe potuta salvare da quella situazione, ma ad un certo punto sentii il rumore della porta, che avevo precedentemente chiuso, che mi indicava che qualcuno aveva fatto il suo ingresso all'interno di quella stanza. Non sarebbe stata una cosa troppo inusuale se non fosse stata piena notte. Che ci faceva quella persona in quel posto? Era Taehyung?
Da dove mi trovavo, in un angolo all'estremità della stanza, non mi era possibile scorgere neanche l'ombra di colui o colei che era appena entrato, per cui decisi di alzarmi velocemente, muovendomi silenziosamente, per cercare di capire chi si trovasse lì con me. Man mano che camminavo lentamente, stando attenta a non fare troppo rumore con le scarpe che indossavo per cercare di mantenere la mia presenza segreta, pregavo internamente che non si trattasse di Taehyung o ancora peggio di Hwan. In quel momento non avrei potuto reggere un confronto con nessuno dei due.
Anche Dea mi avrebbe seriamente causato problemi in quanto non ero certa di riuscire a tenere la bocca chiusa e non rivelarle tutto ciò che sapevo, ma avrei sicuramente preferito lei ai due uomini.
Per quanto avessi fatto attenzione e avessi cercato di essere il più silenziosa possibile, i mie piani erano sfumati improvvisamente quando un botto provocato dalla tempesta che si era scatenata all'esterno mi aveva fatto sussultare troppo rumorosamente. 

"Chi c'è lì?" riconobbi immediatamente la voce di Geon e tirai immediatamente un sospiro di sollievo realizzando che lui avrebbe potuto aiutarmi a risolvere tutta quella situazione. Senza esitare troppo tempo uscii allo scoperto e nel buio quasi totale della stanza l'uomo si voltò velocemente verso di me, spalancando gli occhi alla mia vista. 

"Sua Altezza, cosa ci fa qui?" chiese prontamente, inchinandosi subito dopo in segno di rispetto. Il suo gesto mi fece sollevare gli occhi al cielo, ma decisi di non dire niente. 

"Potrei farti la stessa domanda"  risposi semplicemente. Con molta tranquillità, a differenza di come avevo fatto io, Geon rispose alla mia domanda. 

"Sto semplicemente svolgendo il mio lavoro Sua Altezza" annuii leggermente non facendomi troppe domande su cosa nello specifico avrebbe fato. Ero più che certa che Geon fosse un uomo degno di ammirazione e stavo pian piano comprendendo per quale motivo lavorasse al fianco della corona da ormai diverso tempo: era disposto a sacrificare anche il suo sonno per svolgere al meglio il suo lavoro. 

"Geon, ho bisogno di parlarti" la disperazione perfettamente udibile nella mia voce fece irrigidire velocemente l'uomo che non poteva certo aver intuito cosa ci fosse che non andasse in quel momento. 

"Mi dica Sua Altezza" ero sicura che avesse pensato che avrei potuto aspettare il giorno successivo per parlargli, ma non mi disse niente al riguardo.
Io non potevo aspettare. Avevo bisogno di trovare una soluzione in quel momento o il mio cervello sarebbe scoppiato e insieme a lui il mio cuore. 

"Tu sai cosa è successo tra il re Hwan e Taehyung" la mia non era una domanda, ma lui la interpretò come tale. 

"Sua Altezza, io sono al corrente di ciò che riguarda l'aspetto amministrativo e burocratico, di ciò che accade nel privato non è compito mio occuparmene" rispose in fretta.

"Non era una domanda Geon, so che sai cosa è successo" ribattei ancora.

"Sua Altezza, non sono io che devo dirle co-" questa volta non gli lasciai la possibilità di terminare la frase e ripresi la parola.

"So già tutto, è proprio questo il problema"
Geon era stato sempre freddo e distaccato e non aveva mai lasciato trapelare nessuna reazione attraverso il suo volto, ma quella volta, in quel preciso momento, lo stupore sul suo viso fu perfettamente leggibile, seppure solo per qualche secondo. Cercò infatti di ricomporsi velocemente, tornando ad assumere la sua solita espressione. 

"Mi perdoni Sua Altezza, cosa desidera da me? Come posso aiutarla?" 

"Aiutami a trovare una soluzione. Ci deve essere un modo per fermare la pazzia di quell'uomo. Non può trattare così suo figlio e non è giusto" piagnucolai cercando di portare la sua attenzione su Taehyung e su quanto lui dovesse soffrire a causa di tutta quella situazione, sperando che il forte legame che avevo intuito ci fosse tra i due potesse spingere Geon ad aiutarmi a vincere quella guerra. La risposta che mi diede, però, questa volta spiazzò me.

"Sua Altezza, crede davvero che Taehyung starebbe così male in una situazione del genere?" non riuscii a comprendere inizialmente a cosa si stesse riferendo: al fatto che io e lui avremmo dovuto avere un figlio o al fatto che se io mi fossi rifiutata sarebbe dovuta subentrare una terza persona? In quale caso Taehyung non sarebbe stato male?

"Cosa vuoi dire?" gli chiesi quindi per risolvere velocemente quel dubbio. 

"Taehyung sapeva perfettamente che questa realtà prima o poi gli si sarebbe prospettata davanti una volta sposato e quando ha scelto lei ha messo in conto anche questo, non capisco quindi come questo dovrebbe farlo stare talmente male" e il suo discorso era più che logico, ma era diverso. Avremmo potuto semplicemente continuare così, senza bambini di mezzo. 

"Il problema è davvero Taehyung, Sua Altezza?" mi chiese subito dopo l'uomo muovendo un passo verso di me, ma mantenendo sempre la dovuta distanza tra noi. 

"Sua Altezza, mi perdoni se le dico ciò, ma è una cosa totalmente naturale quella di avere un figlio all'interno del matrimonio che sono più che sicuro che lei abbia messo in conto sin dal principio. O sbaglio?" si sbagliava, sì. Mi ero categoricamente rifiutata di pensare di prostrarmi a quel gioco sporco e mi ero convinta che ci sarei riuscita. Il mio sguardo fu una risposta sufficiente per lui che si prese qualche istante per riflettere sulla risposta da darmi. 

"Se non se la sente o pensa che sia presto, la legge dice che non deve prestarsi per forza. Può richiedere l'intervento di una-" nuovamente non gli diedi la possibilità di terminare quella frase. Non volevo neanche sentir parlare di quella ipotesi. 

"Non chiederò l'intervento di nessuno. Come fa ad essere così normale qui risolvere la questione in questo modo? Io sono sua moglie e solo io dovrei essere in grado di generare un suo figlio, non una totale donna scelta caso" alzai sicuramente il tono di voce in quel momento, presa dalla situazione, ma Geon non sembrò darci troppo peso. 

"Capisco che possa essere difficile da accettare per lei, ma nel Regno di Silla questa è la normalità. Mi perdoni nuovamente, Sua Altezza, ma se la cosa le dà così tanto fastidio allora non ha già trovato la risposta alla sua domanda?" a quella domanda che mi aveva fatto rimasi qualche secondo in silenzio. Le possibilità che avevo, a quel punto, erano solo due: andare via e chiudere definitivamente quel capitolo, o accettare quella regola garantendo al regno un erede. 

"Non c'è niente che Taehyung possa fare? Voglio dire, non sarà ufficialmente re, ma è come se lo fosse. Fa tutto ciò che dovrebbe, gli manca solo il titolo"  pronunciai in silenzio mentre la mia mente, pian piano, mi stava conducendo alla mia decisione. 

"Il problema sta proprio lì Sua Altezza, ufficialmente non è Taehyung ad essere re e purtroppo non può sottrarsi alle decisioni prese dal sovrano così come non può lei, io e nessun altro cittadino del Regno. Se la sua speranza è che il re cambi idea e scenda a compromessi, le posso garantire qui e ora che non sarà così" e quella risposta fu ciò che mi convinse di cosa avrei dovuto fare.
L'unica cosa possibile per uscirne totalmente vincitrice sarebbe stata quella di rivelare al Regno intero cosa il re stava nascondendo, ma questo non avrebbe fatto altro che danneggiare anche tutti coloro che dal principio con me erano stati gentili e disponibili, Taehyung e Dae per primi, e questo non avrei mai potuto perdonarmelo. Non volevo però  darla vinta a Hwan. Pensando alle parole che mi aveva rivolto quella mattina tutto tornava: quello era il suo modo di sbarazzarsi di me o di costringermi a non poter fare niente contro il suo Regno. Se me ne fossi andata avrei perso tutto il potere che in quel momento avevo, dimostrando di non volere e di non essere in grado di rispondere alle mie responsabilità; se fossi rimasta e avessi accettato di generare un erede al trono, invece, non avrei potuto fare niente per danneggiare quella che sarebbe stata la mia casa a tutti gli effetti.
Quello che Hwan non aveva capito è che io non avrei fatto niente contro il suo Regno perché avrebbe significato fare del male a Taehyung, perché tutte le altre persone non meritavano di pagare per qualcosa di cui era colpevole solo lui.

"Sarebbe davvero così terribile pensare di fare qualcosa del genere con Taehyung, Sua Altezza" aggiunse ancora Geon, avendo intuito anche lui, come me, che la mia decisione l'avevo già presa.
No, forse non sarebbe stato così terribile. 

"Ti ringrazio Geon, sei sempre così utile" e senza dargli tempo per rispondere mi precipitai all'esterno della biblioteca, aumentando il passo sempre di più fino a ritrovarmi quasi a correre, diretta in quella stanza in cui sapevo avrei trovato Taehyung. Il dettaglio a cui non avevo pensato, e che mi venne in mente solo nel momento in cui arrivai davanti alla stanza che ormai era diventata anche mia, era che eravamo in piena notte e probabilmente Taehyung stava dormendo. Per accertarmi di ciò abbassai la maniglia della porta, pronta a raggiungere la camera da letto e intravedere la figura del moro dormiente, ma le cose andarono diversamente. Taehyung era in piedi, mi dava le spalle. Si trovava di fronte alla finestra e stava ammirando lo spettacolo macabro che quella tempesta gli stava concedendo. Non appena sentii il rumore della porta richiudersi alla sue spalle, si voltò velocemente, trovandomi lì ferma a fissarlo, cercando di selezionare le parole per esporre nel modo più chiaro i tanti pensieri che avevo in mente. 

"Non lascerò che tuo padre vinca ancora su di te. Nè gli permetterò di vincere su di me" feci una piccola pausa camminando lentamente verso di lui e fermandomi nel momento in cui la distanza tra i nostri corpi era quasi nulla. 

"Posso farlo" sussurrai appoggiando la mia guancia sul suo petto e portando le mie braccia ad accarezzare la sua schiena, cercando di trovare un confronto attraverso il suo calore per tutto ciò che da quel momento in poi tutto ciò avrebbe comportato. 

__________

Insomma, situazione non troppo semplice. 
Questo capitolo è particolarmente denso di dialoghi e forse proprio per questo mi è piaviuto particolarmente scriverlo. 
Chissà come reagirà Taehyung alle parole di lisabeth. 
E Geon? Quanto è stato d'aiuto? Anche se alla fine Elisabeth alla conclusione ci è arrivata da sola. 
Avessimo comunque tutti un Geon a portata di mano che ci aiuta a risolvere i problemi così velocemente!
Fatemi sapere cosa ne pensate!

A lunedì e buona serata ♥️

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