L'uovo di Pasqua

di Alis_Weasley
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Parte I ***
Capitolo 2: *** Parte II ***
Capitolo 3: *** Parte III ***



Capitolo 1
*** Parte I ***


PARTE I


Katsuki aveva in antipatia un po’ tutte le festività. Era una persona molto affezionata alla propria routine e il fatto che questa venisse interrotta di punto in bianco per essere, per altro, sostituita da pranzi di famiglia con parenti fastidiosi che pongono domande fastidiose e bambini urlanti che per linea di sangue avrebbe dovuto riconoscere come propri cugini, tutto questo lo mandava in bestia.

Più del solito, ecco.

Da quando aveva smesso di vivere con i suoi, aveva più possibilità di boicottare queste fastidiose tradizioni, anche se poi gli toccava una bella lavata di capo di sua madre che sbraitava dall’altro capo del telefono. Ma da un po’ di tempo a questa parte era subentrato un altro fastidioso, fastidiosissimo, fattore: il ragazzo che aveva iniziato a convivere con lui e che per qualche assurdo scherzo del destino amava alla follia le feste e tutte le usanze ad esse annesse. Deku era sempre stato una piaga, quel maledetto sassolino sul bordo della strada (come piaceva definirlo a Katsuki) che ti fa inciampare oppure ti causa male sotto al piede quando lo pesti. E a lui facevano male quei dannati occhi da cane bastonato con cui lo guardava mentre diceva “mi piacerebbe tanto avere l’uovo di Pasqua dei supereroi, hai presente Kacchan? Quello che ci facevamo comprare sempre quando eravamo piccoli, quello con All Might e gli altri heroes in-
“-Non mi interessa” lo interruppe lui, fiondandosi violentemente sulla ciotola di riso che aveva di fronte. Dopo qualche boccone aggiunse acido “Tanto te lo comprerà la tua mammina come ogni anno, no?”
Deku deglutì sonoramente e poi con lo sguardo basso rispose “veramente le ho detto di non farlo, quest’anno…”

Ah?!” Katsuki per poco non si strozzò a quelle parole e Midorya arrossì mentre cercava di spiegare.
“Si…ecco… n-non mi sembra giusto che lei continui a farmi regali a quest’età, dovrei essere io a… insomma ormai siamo eroi professionisti, guadagniamo bene-
“Allora non lamentarti” troncò la conversazione Katsuki. Lo sguardo ferito di Deku gli bloccò il boccone in gola ma decise di fare finta di niente.
 
E riuscì a fare finta di niente fino a quando una sera, mentre Deku era in bagno a farsi una doccia, lui si inginocchiò per recuperare un calzino da sotto il letto e ci trovò una busta del supermercato malamente nascosta.
Dentro un uovo dei Supereroi. La scritta “Kacchan” sull’etichetta.
Un gorgoglio risuonò nella stanza. Dannato nerd. Perché doveva fargli questo? Lui era un adulto, era troppo cresciuto per queste stronzate, era un eroe professionista, dannazione! Incredibile ma vero, entrambi lo erano. Eppure Deku lo trattava ancora come un bambino e gli comprava l’uovo di Pasqua della loro infanzia. Inoltre, quale idiota nasconde una cosa simile sotto il letto? Ma soprattutto, perché la cosa doveva fargli effetto?

Per quanto si sentisse indignato, non poté fare a meno di sentirsi anche lusingato e leggermente divertito. Deku era pieno di attenzioni nei suoi confronti. Gli lasciava sempre l’ultima fetta di pizza, cucinava piccante come piaceva a lui, comprava la sua birra preferita anche se il nerd non riusciva a berla senza tirare fuori un repertorio di smorfie incredibile. A ogni loro mesiversario Katsuki apriva gli occhi e trovava sul comodino accanto al letto la sua tazza di latte col miele accompagnata da un biglietto sdolcinato di Izuku. Mentre facevano sesso Midorya non perdeva occasione di ricordargli quanto fosse bravo, incredibile, sexy e per quanto Katsuki cercasse di mostrare l’esatto contrario, il suo ego si beava di quelle parole. Di quelle mani piene di cicatrici che gli carezzavano i capelli mentre lui faceva finta di dormire.

E ora cosa doveva fare? Quell’impiastro si aspettava di ricevere l’uovo di Pasqua dei supereroi da lui. Di certo. Per questo aveva sollevato sua madre dall’incarico. Cazzo, era ridicolo.
Katsuki non si sarebbe mai abbassato a tanto. No signori. Piuttosto si sarebbe fatto esplodere il cervello.


Si ripetè questo mentre quella stessa sera affondava dentro Deku con spinte vigorose.
Deku, che con gli occhi lucidi e il respiro corto era aggrappato come un koala alle sue spalle, le gambe sode strette attorno ai suoi fianchi che lo aiutavano nei suoi movimenti venendogli incontro.
Deku, che mentre lui gli frizionava l’erezione pulsante, chiamava con voce rotta il suo nome, cercando il suo sguardo, persino mentre era perso nel piacere.
“Kacchan… Kacchan…Kacchan…!” gridava con le lacrime ai lati degli occhi “Ti prego… Dio- sei- ah- sei stupendo”
Deku, che dopo essere copiosamente venuto sui loro addomi, si lanciò a tempestare di baci e piccoli morsi la sua spalla, portando anche Katsuki a raggiungere l’orgasmo.

Katsuki si ripetè quelle cose come un mantra per tutto il tempo. Eppure questo non fu abbastanza per impedirgli, mentre Deku dormiva beato accoccolato sul suo petto, di pensare:
"Ma si, che sarà mai. Domani entro nel primo supermercato che trovo e mi tolgo il pensiero. Sempre meglio che vederlo piagnucolare tutto il giorno per non aver ricevuto nulla”.

Peccato che mancavano appena 24 ore a Pasqua e Bakugo Katsuki era un povero illuso.






***Ciao a tutti! Buona Pasqua. Stamattina mi sono svegliata con questa idea e, tra un capitolo di studio e l'altro, ho prodotto il qui presente.
Ho intenzione di scrivere la seconda parte oggi stesso ma non resistevo e volevo già postare l'incipit, nella speranza che a qualcuno possa piacere!***
Alis

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Capitolo 2
*** Parte II ***


PARTE II

Non era stata una giornata lavorativamente troppo pesante, giusto un paio di furti e adesso era libero. Katsuki sarebbe volentieri tornato a casa alla svelta a farsi una bella doccia e poi scolarsi una birra fredda.
Inoltre Deku gli aveva mandato un messaggio per dirgli che non avrebbe fatto tardi neppure lui, quindi sarebbe stato un perfetto pomeriggio a base di coccole e serie tv, di quelli che sosteneva fermamente di odiare. In realtà gli piaceva stare spaparanzato sul divano con Izuku tra le gambe, con la testa verde sul suo petto e bisticciare perché puntualmente non preferivano mai gli stessi personaggi e non shippavano mai le stesse coppie. Lui aggrediva Midorya in continuazione, dicendogli che non capiva niente e che quel suo stupido personaggio sarebbe morto di lì a pochi episodi; Izuku ridacchiava ma quando puntualmente la previsione di Kacchan si avverava e cominciava a tirare su col naso e frignare come un bambino, il biondo gli rivolgeva giusto un paio di insulti e nel mentre gli carezzava la testa finchè non si calmava. Quindi si, quello sarebbe decisamente stato un pomeriggio del genere e avrebbero anche fatto dell’ottimo sesso.

E invece lui doveva comprare quel fottuto uovo di Pasqua.

Entrò nel supermercato più vicino all’agenzia, senza salutare nessuno, pestando i piedi sul pavimento e con la testa bassa. Si diresse verso la zona in cui ci sarebbero dovute essere le uova di Pasqua: i cartoni espositivi erano ancora lì ma sembrava uno scenario apocalittico. Non ne era rimasto neppure uno dei superheroes. Invece ce ne erano ben due delle principesse. Katsuki ghignò e fu quasi tentato di prendere quello a Midorya ma poi ci ripensò. Tanto valeva non prendergli nulla se il risultato doveva comunque essere il suo broncio insopportabile.

Insultò mentalmente (e non solo) quelli del supermercato prima di uscire e dirigersi al prossimo ma ben presto rischiò di trovarsi a corto di parolacce per quante ne aveva dispensate tra il secondo, il terzo e il quarto negozio.
Nel quinto supermercato stava per giocarsi la sua intera carriera, macchiandosi di omicidio.

Lo aveva adocchiato subito, appena entrato e si era lanciato in maniera quasi imbarazzante verso quell’unico dannato uovo dei Supereroi superstite. Ce lo aveva quasi tra le dita e finalmente avrebbe messo fine a quell’incubo. Si sentiva come il protagonista di quei film in cui il padre di famiglia che odia il Natale è costretto a rivivere in loop quello stesso giorno finchè non ne capisce il profondo significato. Ma lui non avrebbe fatto quella fine.

Aveva agguantato l’uovo quando ricevette un odiosissimo calcio negli stinchi che gli strappò un’imprecazione. Cercò con sguardo di fuoco il colpevole per massacrarlo di botte ma lo trovò parecchi centimetri più in basso. Un bambino con una zazzera arruffata al posto dei capelli lo guardava in cagnesco da sotto la frangia. Le braccine incrociate al petto. La bocca distorta in un ghigno. “Ridammelo! Quello è il mio uovo!” strepitò tirandogli l’ennesimo calcio.
“Crepa, moccioso!” gli urlò di rimando Katsuki, evitandolo per un pelo e sollevando l’uovo sopra di lui per dispetto, senza permettergli di arrivarci.
“Oh! Tesoro…” li raggiunse la madre del bambino, lanciando a Katsuki un’occhiata di rimprovero e avvicinando a sé suo figlio.
“Tu sei troppo grande per queste cose!” continuò ad accusarlo il piccolo mostro “L’ho visto prima io, ci sei arrivato per primo solo perchè sei più alto! Io lo dico da settimane che voglio questo uovo…” disse con la voce più bassa di qualche ottava “ma tu dovevi sempre lavorare! E ora sono finiti!” urlò sull’orlo delle lacrime, stavolta verso sua madre.
“Haruki io- mi dispiace tesoro… ma vedi forse anche il figlio di questo signor-
“-non è mio figlio” grugnì in risposta Katsuki, senza pensarci.
“Oh…” disse la donna, che non sapeva se essere mortificata o irritata. Il bambino senza troppe cerimonie si mise a piangere e tra le lacrime le gridò quanto la odiasse.

Forse fu perché Katsuki si rivide in quella scena - era sempre stato il tipo di persona che in preda alla rabbia o a emozioni troppo forti dice parole pesanti (e Deku lo sapeva bene)- oppure perché Midorya non gli avrebbe mai perdonato di essersi procurato il suo uovo di Pasqua infrangendo i sogni di un bambino (anche se si trattava di uno odioso come quello)… alla fine senza dire nulla si piegò sulle ginocchia e smollò l’uovo tra le braccine di Haruki, lasciandolo senza fiato e col naso gocciolante.

Poi si voltò e masticando tra i denti un “dannato nerd di merda…” uscì dalla porta principale.

Era di nuovo punto e a capo.

E gli era appena arrivato un sms da Deku che recitava: Tra quanto torni? Mi manchi… con un allegato.
Una sua foto in soli boxer steso sul divano.

Per poco Katsuki non frantumò il telefono tra le mani, preda della rabbia e della frustrazione.

Gliel’avrebbe fatta pagare a Deku, oh, eccome.

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Capitolo 3
*** Parte III ***


PARTE III

La rabbia era sfumata dopo ore trascorse a perlustrare i vari supermercati e si era tramutata in sconsolatezza. Katsuki era seccato perché sentiva di aver perso l’ennesima battaglia. Deku lo aveva battuto giocando sul tempo, col suo uovo perfetto con tanto di nome scritto sopra. Il suo nome. Invece lui era lì che girava come un coglione per la città, litigando con mamme e bambini per un uovo che ormai pareva proprio introvabile. Bakugo non era solito arrendersi, ma sembrava non esserci proprio altro da fare stavolta.

Dopo aver tirato un calcio a un sassolino sul ciglio della strada, sollevò lo sguardo da terra e si rese conto di essere giunto automaticamente nel quartiere in cui lui e Deku erano cresciuti. Proprio a due passi c’era l’ingresso del parchetto in cui avevano trascorso la gran parte dei pomeriggi e, senza pensarci, ci entrò.
Quante risate si era fatto a spese di Deku e quanti pianti il ragazzo dai capelli verdi si era fatto per causa sua, eppure c’erano anche tanti ricordi felici legati a quel posto: loro che facevano a gara a chi faceva il castello di sabbia più bello, che giocavano a proteggere il “forte” dai nemici, che si spingevano a turno sulle altalene. Un giorno Deku era caduto e si era sbucciato le ginocchia, probabilmente (si rese conto) perché lui lo aveva spinto troppo forte, nonostante le sue grida terrorizzate. Bakugo lo aveva persino sgridato, dicendogli che per colpa della sua sbadataggine gli sarebbe toccato un rimprovero da quella strega di sua mamma che sosteneva fosse colpa sua se il povero Izuku tornava sempre pieno di lividi e graffi (ed effettivamente era così) ma poi si era caricato in spalla il bambino in lacrime e lo aveva portato fino a casa con i suoi muscoletti appena accennati. Deku gli si era accoccolato addosso e si era pian piano calmato, reggendosi forte a lui.

Katsuki aveva un inconsapevole sorrisino sulle labbra mentre era seduto sull’altalena del crimine e si dondolava leggermente.
Neppure si accorse che qualcun altro era entrato nel parco e si era fermato proprio di fronte a lui, finchè non lo chiamo: “Katsuki-kun?”

*** 
E quindi ora si ritrovava seduto nel salotto di casa Midorya, mentre Inko Midorya trafficava in cucina per preparare del tè. Non bastava il figlio, per il quale stava letteralmente uscendo pazzo: ora gli toccava sopportare pure la madre…
Inko era sempre stata una donna estremamente gentile, forse pure troppo per i suoi gusti. Era così simile a Deku da dargli sui nervi. Ma aveva sempre preso le sue difese quando sua madre gli tirava le orecchie perché Midorya si era fatto male mentre giocavano insieme. “Sono bambini!” -diceva- “queste cose capitano. E poi Izuku è così felice di giocare con Katsuki, vero tesoro?” e Deku annuiva con quei suoi occhi grandi e quel sorriso enorme stampato in volto, già dimentico del dolore e desideroso solo di giocare ancora con il suo Kacchan.

“E’ da tanto che non ti vedo da queste parti Katsuki-kun, come stai? Le cose vanno bene tra te e Izuku?” domandò dolcemente la donna.
Lui quasi si strozzò con il biscotto che stava spizzicando.
“Ah… Uhm, si” rispose, leggermente in imbarazzo.
“Domani è Pasqua”
“Già”
“Sei passato a trovare i tuoi genitori per gli auguri?”
“No, macchè. Quei due vecchi mi basta sentirli per telefono. Dovevo comprare delle cose al supermercato…” rispose vago.
“Oh, vi mancavano degli ingredienti quindi?”
“Ah?”
“Si… Izuku mi ha telefonato prima, era tutto indaffarato in cucina per il pranzo di domani. Mi ha chiesto qualche consiglio e … oh- ma forse era una sorpresa..,” realizzò portandosi la mano a coprirsi la bocca, mortificata.
Katsuki si portò le mani al viso in segno di disperazione. Deku era incredibile. Una piaga incredibile. Stava anche preparando il pranzo di Pasqua e avrebbe di certo cucinato i piatti preferiti di Katsuki. Ora si che era incazzato. Era incazzato e si sentiva una merda.
“Cazzo” sbottò. “Cioè… scusi”
“C’è qualcosa che ti preoccupa Katsuki-kun…?” domandò Inko, apprensiva, sedendosi vicino a lui.
“Io- Deku- cioè Izuku non aprirà alcun uovo quest’anno, per colpa mia. Non ho fatto in tempo…e ora i supermercati sono stati praticamente svaligiati” ammise Bakugo controvoglia, trovando particolarmente interessante il tappeto del salotto di casa Midorya.
Rimase spiazzato quando una risata cristallina invase la stanza.
Sollevò i suoi occhi su quelli verdi di Inko Midorya che brillavano di divertimento e di qualcos’altro.
“Che c’è da ridere?” frecciò risentito.
“Scusa Katsuki-kun” disse lei asciugandosi una lacrima e tentando di tornare seria “mi devi perdonare ma temevo potesse succedere una cosa simile, che magari per gli impegni lavorativi tu non facessi in tempo…” -disse così, ma Katsuki le credette poco-“Insomma… io, forse più per abitudine che altro…”
Dio, aveva lo stesso vizio di borbottare cose incomprensibili del figlio.
“Cosa?!” la incalzò lui. Cominciava ad avere mal di testa e non aveva ancora risolto quel dannato problema.
Inko si alzò senza aggiungere altro e sparì per qualche secondo, lasciandolo confuso sul divano.
Fece capolino qualche attimo dopo con aria colpevole ma con le guanciotte ancora rosse per le risate di poco prima. “Ecco io ne avevo comprato uno per sicurezza” disse piano, mostrandogli una carta colorata con All Might in bella vista.
Santa Inko Midorya, pensò Bakugo Katsuki. Non tutti possono vantare una suocera così provvidenziale.
Aspett- suocera?! Ma che stava dicendo? Doveva essersi proprio rincoglionito.
 
***
Quindi infine sopraggiunse la mattina di Pasqua.
Bakugo pensò di aver raggiunto l’apoteosi dell’idiozia quando sgusciò piano da sotto le coperte per non far rumore e si apprestò a sistemare il maledetto uovo di cioccolato sul tavolo della cucina.
Ma si corresse subito. Anche in questo lui sarebbe sempre stato secondo. L’idiota numero uno era Midorya Izuku che, chissà quando, in piena notte si era alzato per fare la stessa cosa. Gli venne da imprecare e ridere allo stesso tempo mentre guardava le due uova dei supereroi vicine. Dopodichè tornò a letto, come se nulla fosse.
Finse di dormire anche quando Izuku si sporse su di lui e gli sussurrò all’orecchio “Buona Pasqua Kacchan” prima di lasciargli un casto bacino all’angolo della bocca.
Poi rimase in trepidante attesa (e si sentì ancora più idiota per questo) mentre ascoltava il suono dei piedi nudi del suo ragazzo che lo portavano in salotto, forse per preparare la colazione da portargli a letto. I passi si arrestarono. Seguì un verso di sorpresa. Un urletto eccitato. Poi un singhiozzo. Stava piangendo quell’idiota? Poi una risata talmente forte da fracassargli i timpani. Altri passi, stavolta affrettati. Un corpo caldo e pesante che si buttava a peso morto su di lui.
“Kacchan! Kacchan! Oh, Kacchan!” gridava Deku mentre lo riempiva di baci ovunque riuscisse a posarli.
Lui fece un verso seccato mentre cercava di coprirsi la faccia col braccio, fingendo di voler dormire ancora.
“Kacchan! Grazie, era proprio quello che volevo! Grazie grazie graz-
Non avrebbe retto ancora per molto quella situazione e per questo Katsuki aveva deciso di stroncarla sul nascere avventandosi con irruenza sulla bocca di Deku, zittendolo e sovrastandolo col proprio corpo, costringendolo sotto di lui.
“Mpf! Kacch-ah! Mmm… “ mugugnava il ragazzo con le lentiggini mentre veniva schiacciato contro il materasso.
Katsuki strinse possessivamente le sue natiche tra le mani strappandogli un piccolo verso di dolore. Tracciò il contorno delle sue labbra con la lingua, mentre spingeva la propria erezione contro la coscia di Izuku.
“Kacchan… Dio, vorrei fosse Pasqua tutti i giorni a questo punto” gemette contro le sue labbra il suo ragazzo.
Katsuki rabbrividì a quel solo pensiero, si staccò da Izuku e con orrore disse “non dirlo neppure per scherzo” facendolo scoppiare a ridere fragorosamente.
Poi con lascivia fece scorrere la propria mano sull’addome di Midorya, fino a raggiungerne il membro teso. Lo strinse strappandogli un gemito di apprezzamento.
“Le uova di Pasqua…” provò a protestare debolmente Izuku.
“Dovranno aspettare” rispose perentorio Katsuki mentre iniziava a masturbarlo con decisione.
 
Nel frattempo sul tavolo della cucina le uova aspettarono a lungo, perché era Pasqua e Katsuki aveva deciso che voleva farsela piacere. Lo decise più o meno tra il primo e il secondo round mentre Izuku gridava per il piacere sotto ai suoi colpi. Ma tanto erano in due, si facevano compagnia e accanto alla scritta “Kacchan” ne era comparsa un’altra che recitava “Deku”.
 
***
Si, la Pasqua piacque a Bakugo Katsuki più o meno per un’ora. Fino a quando le fatidiche uova non vennero aperte…
“MI E’ USCITO ALL MIGHT! KACCHAN!! GUARDA KACCHAN! PROPRIO QUELLO CHE VOLEVO! E’ IN UN FORMATO CHE MI MANCAVA!” strepitava eccitato Izuku, saltando sulla sedia.
“E non urlare, cazzo!” sbraitò Katsuki tirandogli uno scappellotto.
“Kacchan! A te cosa è uscito..? Dai fa-ehi-fammi vedere! Oh… è present Mic…”

“….”

“…”

“Non ti azzardare a ridere, ti ammazzo!”
“N-no…scusa è che…”
“Ok, sei morto”
“N-no! Ti prego! Fermo! Possiamo fare a cambio se vuoi, K-Kacchaaaaaan..!”
“Tzè! Ma figurati se a me importano ste cose da nerd! Crepa!”
“Aiuto! AHAHAHAH FERMO KACCHAN! Il solletico no ti pregoooooo…..”
Per fortuna Pasqua durava solo un giorno, pensò Bakugo Katsuki.

 ***

"Kacchan?"
"Mh"
“Cosa facciamo domani per Pasquetta?”
“…”




*** Angolo autrice ***
Scusate il ritardo ma a una settimana di distanza da Pasqua ce l'ho fatta a terminare <3
Purtroppo gli impegni mi hanno impedito di farlo prima.
Spero vi sia piaciuta, sarei molto contenta di ricevere qualche feedback.
Alla prossima,
Alis

 

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