Say my name

di lovinfaber
(/viewuser.php?uid=117754)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Un giorno come gli altri ***
Capitolo 2: *** Doveri ***
Capitolo 3: *** Cerimonia ***
Capitolo 4: *** Incontro ***
Capitolo 5: *** La tratta degli schiavi ***
Capitolo 6: *** Incongruenze ***
Capitolo 7: *** Tico ***
Capitolo 8: *** Rivelazione ***
Capitolo 9: *** Addio ***
Capitolo 10: *** Perdono ***
Capitolo 11: *** La Nuova Repubblica ***



Capitolo 1
*** Un giorno come gli altri ***


La bellezza dell'alba non conosceva rivali su Lieraan.

Alyna non poté fare a meno di ammirare il modo in cui i primi raggi dorati proiettavano la sua ombra sul bel sentiero acciottolato di quel paesaggio fertile, mentre si recava a palazzo per svolgere le mansioni che le spettavano.

Fu presto raggiunta da una presenza che riconobbe subito, dato che condivideva con lei i medesimi compiti.

«Buongiorno, bella ragazza.»

«Ehi, Aly. Spero tu abbia dormito bene.»

«Non mi lamento, il tempo promette abbastanza bene»

«Fosse per te ci sarebbe il sole tutto l'anno».

Le due giovani impregnarono l'alba delle loro risate argentine, anche se ad Alyna apparve ben chiaro che Iris, sua compagna di stanza e di lavoro, aveva di nuovo dormito male, ma preferì non farglielo notare. L'aveva sorpresa, in precedenza, a fissare il cielo nel bel mezzo della notte, preda di chissà quali pensieri. In quanto ancella che era da più tempo al servizio di Lady Miranda, le intimò allora di riposare, in quanto la stanchezza o i malanni non avrebbero giovato ai suoi compiti, e la signora non ne sarebbe stata contenta. In quell'occasione Iris sospirò, tornando al suo dormitorio. Da allora, Alyna l'aveva sorpresa altre volte nella medesima situazione, ma preferì non tornare a redarguirla e di lasciarla ai suoi pensieri.

«Hai sentito? Sembra che una delegazione proveniente dal bordo centrale sia in viaggio verso Lieraan. Lo ha saputo Myra da James delle cucine e sembra che saranno nostri ospiti!»

«Da noi? Ma se non viene mai nessuno dai mondi centrali e poi...» Iris rifletté «da Lady Miranda! La signora nemmeno ama gli eventi mondani!»

Alyna annuì: «Già, è molto strano. Forse sono alcuni suoi parenti del perduto Alderaan» azzardò. Il fatto che la loro padrona fosse figlia di un alderaaniano era una voce che girava da tempo.

Iris chiese: «Ne ha mai parlato? Tu sei qui da molto più tempo.»

Smorzata dunque la sua ipotesi, Alyna scosse il capo, e quando si separò da Iris lasciò che gli interrogativi sfumassero in fretta sotto le regolari pressioni del lavoro. In effetti, Lady Miranda condivideva molto raramente informazioni sulle sue origini, per cui non era cosa certa che a visitare il lussuoso palazzo sarebbero state persone della sua famiglia.

Nonostante la sua inequivocabile riservatezza, Iris rifletté che la padrona era molto affabile con la servitù, probabilmente più di quanto fosse concesso normalmente a un padrone. In fondo, essere in schiavitù su Lieraan non era poi così male: era severamente vietato trattare gli schiavi con crudeltà, inoltre Lady Miranda si era sempre assicurata che ognuno, uomo o donna, avesse una sistemazione confortevole e fosse adeguatamente nutrito e in salute. Seppur priva di libertà, le era andata di lusso, almeno rispetto a quanto accadeva nel resto della galassia. La ragazza aveva sentito spesso degli infelici destini di altra gente come lei che, venduti su altri pianeti, erano vittime di situazioni raccapriccianti: ridotti alla fame e ricattati nei modi più subdoli e schifosi. A pensare a queste cose, nella mente della giovane si produsse una curiosa immagine, simile a un déjà-vu, o a una visione di qualcosa che le era estraneo e noto al tempo stesso...

Fu interrotta nelle sue fantasticherie da una terribile fitta. Non le succedeva molto spesso, fortunatamente tali episodi erano tanto rari quanto dolorosi. La brunetta si ricompose in fretta e ringraziò la fortuna di essere sola.

Si toccò delicatamente la testa, per assicurarsi di non aver danneggiato la sua acconciatura. Nessuna ancella al servizio di Lady Miranda poteva essere sorpresa in disordine, poiché nella dimora vigevano regole piuttosto inflessibili sulla cura della propria persona. Iris riprese i suoi doveri e giunse finalmente sera.

Il violaceo vespro che accarezzava il palazzo fece sì che l'ancella si affrettasse a tornare al dormitorio femminile. Si mosse, silenziosa come un gatto, nella semioscurità del corridoio, interrotta dalle piccole luci messe a una regolare distanza l'una dall'altra.

Come se la sfortuna avesse letto le sue mosse, vi fu un blackout. Iris si arrestò, permettendo ai suoi occhi di abituarsi al buio. Avanzò cautamente, sonnecchiando e pregustandosi il calore del morbido letto che l'aspettava.

Ma...

Il cuore si arrestò tutto d'un tratto, riconoscendo la ben nota sensazione, quando lo vide:

«Dove sei?» lo spettro che la perseguitava da alcuni mesi si ripresentò, ripetendo come un mantra quella dannata domanda. Iris deglutì, il suo giovane viso, normalmente abbronzato, sbiancò fino a diventare come quello del suo spettrale interlocutore. Non disse nulla e si affrettò a correre nella direzione opposta, eppure non riuscì a seminarlo, come se tra i due non vi fosse stata alcuna distanza.

Maledicendosi per la sua lentezza, Iris corse più forte. Svoltò un angolo del corridoio, per andare a sbattere contro qualcuno che trascinò con sé a terra. Gridò, certa di essere presa in trappola.

«Iris! Si può sapere che hai?! Calmati!»

Sbarrando gli occhi terrorizzata, nella semioscurità la ragazza si accorse finalmente di Alyna, la cui presenza non era mai stata così gradita.

«Dobbiamo chiedere aiuto!» ansimò, trascinando con sé la sua amica

«Che diavolo fai? Il nostro alloggio è da quella parte!»

«No! Lui è proprio là»

«Lui chi, Iris?» Alyna la trattenne per le spalle, con fermezza.

Fu in quel momento che il blackout cessò e le luci tornarono. Iris parve non accorgersene, guardando con occhi spiritati nella direzione da cui era venuta, in preda al puro terrore.

«Iris, guardami! Non c'è nessuno lì, a parte le altre. Chi sarebbe così invisibile da entrare nel palazzo, eludere droidi e sorveglianza per poi girare indisturbato nei nostri alloggi?»

Riportata alla realtà da questa domanda, Iris parve riacquisire un momento di tranquillità, anche se la sua tensione era ancora piuttosto alta. Si liberò dolcemente dalla presa di Alyna e si voltò verso l'angolo appena svoltato, guardinga come un topolino che sa di avvicinarsi a una trappola. Tirò un sospiro per farsi coraggio e guardò il corridoio da cui era venuta, completamente vuoto, in procinto di essere riempito solo dai passi e dalle voci sommesse delle loro compagne, che giunsero a poco a poco e dirigendosi verso i rispettivi dormitori.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Doveri ***


«Ho sentito i suoi passi e la sua voce, voleva prendermi...» Iris scoppiò in lacrime «Era l'uomo del sogno!»

Alyna non credeva alle sue orecchie, ma restò in un fiducioso silenzio. Entrambe le ragazze sedevano sul letto di Iris, in compagnia del buio e del lieve russare delle loro compagne di stanza.

«Da un po', quasi ogni notte, vedo questo sconosciuto in sogno. Non sempre capisco ciò che mi dice, è come se mi parlasse attraverso una barriera d'acqua, non saprei come spiegartelo»

«Sicura di non averlo mai visto prima? Al mercato, magari...»

Iris scosse la testa e si asciugò le lacrime «Mai, almeno non qui»

«Da un'altra parte, forse? Nei posti in cui sei stata finora?»

«Sono passata di padrone in padrone da quando ho memoria. Ero destinata a Canto Bright prima di essere comprata dalla nostra signora, vidi un sacco di gente lì, ma non ricordo questo tizio, e...» si interruppe a causa di una fitta «Dannazione!»

«Ti succede ancora di avere mal di testa?» chiese Alyna

«Sì, dovrei riposare»

«Bene, cerca di farlo adesso, prima che arrivino altri fantasmi a rapirti»

Iris alzò un sopracciglio: «È il tuo modo di essere rassicurante?»

«Per i miei standard, credo di esserlo fin troppo con te!»

Risero entrambe sommessamente per non svegliare Myra e Silena, che ormai dormivano da una buona ora. 

«Non vedo cosa ci trovino di così interessante nel nostro pianeta, a dirla tutta

«Non vedo cosa ci trovino di così interessante nel nostro pianeta, a dirla tutta.» La giovane Lady Miranda si pizzicò il ponte del naso, visibilmente seccata dall'argomento del giorno nella grande sala del Consiglio Interplanetario, ove si riunivano i latifondisti e i governatori locali.

Lady Sohra incalzò «Lady Miranda ha ragione, non disponiamo di giacimenti che possano interessare, le nostre tecnologie non sono più avanzate degli altri sistemi, inoltre è risaputo che abbiamo giurato di non finanziare alcun conflitto e di non parteggiare!»

«Per loro non è niente! Pensano di comprare la fedeltà coi crediti o peggio, con l'intimidazione!» esclamò Lord Taumar, tanto anziano quanto rassegnato a non concludere i suoi giorni in santa pace.

Miranda non proferì più parola, limitandosi ad ascoltare le imprecazioni e i giudizi dei membri del Consiglio, ne ascoltò la paura dietro i loro volti rossi d'ira, l'impotenza dietro le belle parole di ribellione, ma anche lei sapeva che non c'era molto da fare, le notizie sugli holonet erano cristalline: il Primo Ordine stava raccogliendo sempre più consensi, riducendo la Resistenza ai minimi storici, e nessuno si sarebbe sognato di allearsi con chi aveva ormai le ore contate, né di rifiutare un'alleanza con chi era in grado di distruggere interi pianeti. 

Da quando era in grembo a sua madre, le era stato insegnato a tenere fede al giuramento fatto dagli esuli che erano riusciti ad approdare, trent'anni prima, su quel pianeta povero quanto accogliente

Da quando era in grembo a sua madre, le era stato insegnato a tenere fede al giuramento fatto dagli esuli che erano riusciti ad approdare, trent'anni prima, su quel pianeta povero quanto accogliente. Lieraan non poteva schierarsi con nessuno, ai suoi abitanti era permesso soltanto di ringraziare gli dei per essere sopravvissuti alle stragi di Darth Sidious, e dare vita a una società tranquilla e vivibile per chiunque cercasse asilo: era stato l'unico modo per garantirsi la sopravvivenza e per preservare quello che rimaneva della memoria dei pianeti d'origine.

Le intricate trecce che adornavano la sua testa erano testimoni della defunta cultura Aleraaniana: Lady Miranda imparò con gli anni a tollerarne gli intricati motivi e ad andarne fiera, nonostante la loro preparazione richiedesse spesso lunghe ore e sonore cefalee. Ritirata nel segreto delle sue dimore, quella sera la donna non si affrancò dalla tensione con la compagnia delle sue ancelle: voleva la solitudine, panacea dei suoi mali e unica via per meditare su quanto le pendeva sul capo, più pesante della complessa capigliatura che recava in testa. Il destino della politica del pianeta era nelle sue mani, e gli dei solo sapevano quanto avrebbe voluto sottrarsi a quel compito. Cosa speravano di ottenere lasciando una giovane donna in pasto ai cani del Primo Ordine? Credevano davvero che un bel faccino potesse distogliere il loro lunatico Leader Supremo dal mettere le mani su Lieraan? Illusi al limite dell'isteria, o semplicemente disperati.  

A Miranda non restò che la magra consolazione della scrittura dei suoi diari, unica via per sollevarla dal giogo dei doveri verso la sua gente.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Cerimonia ***


Trascorsero quattro mesi da quando il Consiglio aveva deliberato di accogliere i rappresentati del Primo Ordine nel fasto di una cerimonia ufficiale, designando come luogo prescelto la residenza di Lady Miranda, vero fiore all'occhiello dell'architettura lieraaniana. Naturalmente, il fermento la fece da padrone: nulla fu lasciato al caso o fuori posto, tutto era pronto a ricevere i visitatori stranieri, nonché le più alte personalità di Lieraan, politiche e non.

Dai vari punti di osservazione che il palazzo offriva, le ancelle poterono riconoscere uomini e donne visti solo sui notiziari o nei film che si trasmettevano sugli holopad.

«Guarda, c'è Jodie Norman! È bellissima.»

«Brad Neat lo facevo più alto!»

«Invece John Stepford dal vivo è ancora più bello che nei film! Mi ha anche sorriso quando l'ho incrociato!»

«Oh, mamma, non ci credo! Quella è Brittany Monram!»

Naturalmente, i protocolli vietavano al personale di infastidire i celebri ospiti, ma non era affatto proibito guardare e fare commenti nel segreto di innocenti pettegolezzi. Nemmeno Alyna e Iris si astennero da questo entusiasmo collettivo, per qualcosa che non si sarebbe ripetuto facilmente.

Giunse, al tramonto, il momento di ricevere gli ospiti venuti dal bordo centrale e, come dei presagi di morte, delle gigantesche figure adombrarono il cielo bellissimo di Lieraan. Iris ne vide le forme spettrali da lontano.

«Mettono i brividi, non è vero?» Alyna appoggiò una mano sulla spalla dell'amica, guardando, in quella forzata oscurità, le mostruose navi del Primo Ordine.

Iris annuì e, come pervasa da un terribile presentimento da cui doveva fuggire, ricordò ad Alyna che c'era molto lavoro da fare.

La cerimonia per accogliere il Primo Ordine fu molto sontuosa ma non troppo lunga, per il sollievo di tutti, ospiti compresi. La serata trascorse relativamente tranquilla: durante la festa che ne seguì, la padrona di casa si trattenne a parlare con tutti, mentre gli schiavi dovevano allietare gli ospiti con canti, danze e musica, oppure assicurarsi che avessero tutti da bere e mangiare in abbondanza.

Iris aveva il compito di distribuire calici di vino a tutti. In poco tempo, il vassoio che recava fu vuoto, così andò a prendere altri bicchieri e a riempirli. Fece attenzione a non indugiare troppo a lungo nel guardare gli ospiti, specialmente quelli che indossavano divise militari. Si concesse il solo lusso di guardare con ammirazione la sua padrona, così sicura di sé mentre rivolgeva la parola ai suoi ospiti con distaccata cortesia. Lady Miranda stava parlando in particolare a qualcuno che aveva visto migliaia di volte sui notiziari, era impossibile non riconoscere la sua maschera, che indossava anche in quell'occasione mondana: pochi conoscevano il suo vero volto, e le parve curioso che, anche in un evento come quello, quello strano essere non si concedesse di liberare il suo viso e di bere e mangiare come tutti. Che fosse inguardabile? Forse si trattenne a guardarlo qualche istante di troppo, perché colui che tutti conoscevano come Kylo Ren si voltò nella sua direzione. Non poteva dirlo con certezza, ma quella maschera terribile sembrava fissare proprio lei, e le sembrò di guardare la morte negli occhi. Come poteva farle quell'effetto una persona che nemmeno conosceva? L'unica cosa che comprese era un continuo richiamo a fuggire via. Così fece, ritrovando un po' di lucidità per abbassare lo sguardo e allontanarsi non troppo lentamente dalla visuale della creatura. 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Incontro ***


Era lei. Non poteva crederci, non dopo un anno che la stava cercando in lungo e in largo. Lì, in un semplice abito azzurro da serva, adornata da un bracciale e una pettinatura semplice. Che fosse in missione per la Resistenza? Impossibile, la davano per dispersa da quasi più tempo di lui, inoltre, le sue spie si erano abbondantemente assicurate che Lieraan non intrattenesse rapporti con le forze ribelli. Che ci faceva lì, allora? Che avesse scelto di agire da sola? Improbabile, ma non impossibile. Doveva portarla via da là e convincerla che la sua strada fosse l’unica percorribile per il bene della galassia. Dubitò che i lieraaniani sapessero chi era veramente, per cui doveva procedere a un arresto molto discreto, lontano dagli scandali che avrebbe potuto creare mettendo a ferro e fuoco l’intero pianeta, coinvolgendo anche vite innocenti. Nonostante il suo immenso potere, il Primo Ordine aveva comunque bisogno di consensi, più che di terrore. Non capì mai da dove provenisse tutta questa ritrovata passione per la diplomazia, guardata con disgusto fino a un anno prima. Da quando Snoke era morto, nell’anima di Kylo Ren avvenne qualcosa di molto insolito per lui: l’oscurità che lo accompagnava sin da quando era in fasce affievolì sempre di più, le voci che lo torturarono divennero sempre più lontane e indistinte, fino a lasciare qualcosa che non gli riuscì mai di definire, più simile a un vuoto che aveva bisogno di riempire con sessioni di allenamento estenuanti, missioni e riunioni con i suoi generali. Infine, il bisogno di ottenere ascolto e informazioni con l’utilizzo di torture mentali o soffocamenti con la Forza divenne col tempo sempre meno pregnante. Cosa era successo al cazzuto e possente Kylo Ren? Si sentiva incredibilmente rammollito e incapace di trovare nel lato Oscuro della Forza il conforto che nella vita gli era sempre stato negato. Erano mesi, ormai che ripeteva giorno e notte il codice dei Sith, ma per ogni verso che recitava, puntuale come la morte, una voce si insinuava nella sua mente a fendere quei principi in cui voleva ancora credere. Non ci mise molto a capire che quella voce era proprio la sua, l’unica che non aveva mai ascoltato:
La pace è una menzogna, c’è solo la passione.
“Vallo a dire a chi ne ha abbastanza di vivere nella guerra, e che può fare a meno di coloro che vogliono a tutti i costi “liberarlo” con le armi, per poi imporre altra oppressione in un eterno ritorno dell’uguale”.
Attraverso la passione, acquisto forza.
“Hai patito tutta la vita, eppure sei ancora debole.”
Attraverso la forza, guadagno potere.
“Quale potere? Parli forse di quel veleno che ti ha impregnato tutta la vita, facendoti credere che l’amore e il rispetto si guadagnassero con la forza?”
Attraverso il potere, guadagno la vittoria.
“Cos’hai vinto, miserabile?! Cosa hai ottenuto pagando con il duro prezzo della vita di tuo padre? Avanti, mostrami la tua vittoria, quella di aver perso l’affetto di chi amavi, di chi chiamavi zio e ti ha sparato nel fianco per difendere colui la cui vita avresti dovuto preservare? Quella di chiamare Generale Organa colei che un tempo chiamavi madre? Quella di aver perso l’unica donna che credeva di poterti riportare indietro?
Attraverso la vittoria, spezzo le mie catene.
“Catene che hanno stretto solo la loro morsa, imbrigliandoti in una prigione di burocrazia e di nemici che hai in casa, inghiottiti come te da una chimera mostruosa che divora e partorisce se stessa”.
La Forza mi libererà.
“Credici, piccolo uomo”.
“Credici ancora fino a nausearti, sai anche tu che è tutto falso, quanto falsa è la via del rinnegare la propria natura. La propria storia, piccolo uomo”.
Da quando le cose stavano prendendo quella strana piega? Fatto fu che, per mano sua, il Primo Ordine ebbe sempre meno occasioni di attaccare pianeti o di bombardare sospette basi ribelli, insieme alla drastica riduzione di condanne a morte e sempre meno arruolamenti di assaltatori e, ogni volta che aveva occasione di rifletterci, Ren si chiese cosa ne avrebbe mai pensato Rey a riguardo. Dopo il suo rifiuto, lui tentò di distruggerla insieme agli altri ribelli, preda di una rabbia cieca e incurante delle conseguenze. A guardare tutta la distruzione che aveva generato, insieme allo sguardo arrabbiato di Rey, che chiuse per sempre il suo legame con lui, Kylo si sentì nuovamente dilaniato, proprio come quando aveva ucciso suo padre.
Nei mesi a seguire, tentò in tutti i modi di riattivare quello strano fenomeno che li aveva messi in contatto quando lei era in addestramento presso Luke Skywalker, ma senza successo. Solo alcune volte l’aveva vista, ma sembrava irraggiungibile, come se tra loro vi fosse un ostacolo insormontabile. Che il vecchio bastardo non avesse mentito, e che era stato davvero lui a generare quello strano legame tra loro, di cui erano rimaste poche tracce?
Non ebbe tempo di chiederselo, perché lasciò con una scusa la seppur piacevole compagnia di Lady Miranda e si avviò dove aveva visto la ragazza sparire. La vide camminare a passo svelto nei corridoi del palazzo
«Fermati!» le intimò, appena la ebbe a pochi metri di distanza.
La ragazza trasalì, ma scelse di obbedire
«Rey!»
Lei cominciò a balbettare: «C-come mi ha chiamato?»
Tremò. Kylo si meravigliò di vederla così: non era forse la feroce, piccola guerriera che gli aveva tenuto testa in più occasioni e che gli regalò uno squarcio in faccia?
«Rey, vieni con me.» Incalzò «Insieme possiamo fare grandi cose per la galassia»
«Chi è Rey?» Domandò la ragazzina.
«Non prendermi in giro e unisciti a me! La Resistenza è finita, non possono fare più nulla per te. Unisciti a me prima che uno dei miei uomini ti riconosca e tenti di ucciderti» Il Leader Supremo era sgomento. Perché recitare questo teatrino?

«Signore, deve avermi confuso con qualcun altro» rispose timidamente lei «Io mi chiamo Iris…» Solo adesso, Ren fece caso che lei lo guardava come se avesse visto un fantasma. Non che fosse una novità per lui, ma l’indomita cercarottami non lo avrebbe mai guardato così. 

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** La tratta degli schiavi ***


Il Leader Supremo provocò in Iris un terrore fin troppo noto, spropositato. Si sentì patetica, ma non poté fare a meno di tremare, sentire questa paura così grande, quasi estranea a sé, come se ci fosse qualcosa a indurla a sudare freddo e a temere oltre ciò che era normalmente concesso di fronte a qualcuno che avrebbe dovuto incuterle un profondo timore riverenziale. Sentì una strana forza tentare di abbattere i muri della sua mente, come un terribile sogno che vuole insinuarsi nella realtà, un ricordo, un nome...

Ben.

Si risvegliò ore dopo, nel caldo del suo letto, coccolata dai primi raggi del sole e circondata dalle sue compagne di stanza, in chiara apprensione per lei.

«Finalmente sei sveglia, ci hai fatto preoccupare.»

Piovvero raccomandazioni e domande su quel semplice giaciglio, e Iris era troppo impegnata a rassicurare tutte per elaborare cosa fosse accaduto la sera prima. I suoi interrogativi trovarono presto risposta, perché Alyna le disse che il Leader Supremo in persona l'aveva trovata priva di sensi e aveva allertato la padrona di casa, la quale aveva subito provveduto a mandare i droidi medici. 

Alcuni minuti dopo, a Lady Miranda era stato riferito che Iris si era risvegliata e che sembrava in salute

Alcuni minuti dopo, a Lady Miranda era stato riferito che Iris si era risvegliata e che sembrava in salute. Ciò la rincuorò, ma era impegnata in una conversazione tutt'altro che piacevole con Kylo Ren in persona. Congedò il droide che le aveva riferito questo messaggio e si rivolse al suo interlocutore: «Le assicuro, Leader Supremo, che l'acquisizione di Iris è stata legale. Posso mostrarle l'atto di compravendita del mercato di Ryloth!» esclamò la signora, che fece sfoggio di tutto il suo orgoglio.

«Il Primo Ordine ha già indagato a riguardo e ha appurato che sta dicendo il vero, ma...» Ren fece una pausa «Sembra che la schiava in questione abbia avuto contatti con la Resistenza in passato, e che il suo nome non sia nemmeno Iris Tico.»

«Ma se è registrata così sui suoi documenti di nascita!» Miranda era incredula.

«Guarderemo anche quelli. Inoltre, vorrei che mi dica tutto quello che sa su Iris».

«È un interrogatorio, Leader Supremo?»

«Mi creda, milady, se lo fosse se ne accorgerebbe. Il Primo Ordine non è famoso per la delicatezza dei suoi mezzi di persuasione»

«Iris è nata a Kijimi in schiavitù. Ha trascorso lì la maggior parte della sua infanzia, prima di essere venduta. L'ho comprata a Ryloth, e dai suoi documenti non ci sono informazioni sulla sua famiglia. Questo è tutto ciò che so».

Ren annuì, capì che la donna non stava mentendo.

«Quanto vuole per lei?» Chiese, dopo alcuni momenti di riflessione.

«Non è in vendita, signore» rispose la nobildonna «Ma mi permetta una domanda. Se ritiene di dover indagare su di lei, perché mi sta proponendo una compravendita e non si limita a portarla via, visti i vostri sospetti?»

«Una volta accertata la sua estraneità ai fatti, voglio assicurarmi che lei viva da donna libera.» mentì Kylo, chiedendosi come mai avesse il bisogno di giustificarsi di fronte a questa giovane donna un po' minuta, affascinante nella sua cortese fierezza. Forse in lui vi era rimasto un briciolo di galanteria di fronte a una bella signora, o semplicemente fu il suo garbo naturale, per nulla lezioso a farlo desistere dall'usare toni troppo autorevoli o maniere forti, fatto era che provò verso di lei un profondo rispetto in quanto, nonostante la sua gentilezza, Lady Miranda non provò a circuirlo o adularlo, come facevano quasi tutti coloro che incontrava.

A questo punto, la donna sospirò: «Se può esserle d'aiuto, ogni schiavo che mette piede nella mia dimora è libero di andarsene quando lo ritiene opportuno»

Sotto la maschera di Kylo Ren si poté udire un risolino sardonico: «Vorrebbe farmi credere che compra schiavi per poterli liberare?» la sua incredulità era palpabile.

«Nessuno di loro ha un chip di tracciamento, non amo sottoporli punizioni e sì, il mio scopo è di liberarli, assicurarmi che possano vivere in piena autonomia»

«È consapevole di essere poco credibile, visto il numero di schiavi che vive nel suo palazzo? Si dice che ne compri più lei che altri governatori locali.»

«C'è un motivo, Lord Ren. Come può accertare lei stesso dai nostri registri, gli schiavi che acquisto restano qui per pochissimi anni, dopodiché lasciano il palazzo spontaneamente.» La donna sospirò «Naturalmente, non tutti coloro che ricevo qui sono pronti a iniziare una nuova vita altrove».

«Come fa a dire questo?» A quel punto, il Leader Supremo fu sinceramente curioso.

«La schiavitù è come una cicatrice impressa nella carne, la si porta dietro tutta la vita, e riesce difficile immaginare di vivere senza quel marchio impresso. Nel mio palazzo accolgo uomini e donne che nemmeno sanno cosa voglia dire la parola "libertà", e quando ne sentono parlare per la prima volta mi guardano stralunati. Non tutti vogliono andar via, una volta messi al corrente delle mie intenzioni, almeno non subito. Accettare la libertà dopo una vita di catene è più arduo di quanto si pensi.»

Ren ringraziò la sua opprimente maschera per aver celato la sua commozione. Non era nato schiavo, eppure le parole di questa donna sembravano riguardarlo, conscio che le sue catene erano meno visibili.

«Ha la mia parola che tratterò Iris con riguardo, Lady Miranda»

 

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Incongruenze ***


Non passarono molti giorni e la cerimonia di accoglienza terminò, riportando i lieraaniani alla loro ordinaria tranquillità. I vari governatori e il Primo Ordine avevano raggiunto un accordo per la gestione politica del pianeta, a cui fu garantito un più che discreto margine di autonomia dei governi locali, per la gioia di molti. Lady Miranda fu molto elogiata per le sue capacità diplomatiche e per aver accolto la delegazione del bordo centrale in modo impeccabile. Tutto, grazie al suo lavoro, era andato meglio di quanto ci si aspettasse, peccato che questo successo ebbe dei retroscena piuttosto tristi: fu proprio Lady Miranda a convocare Iris e a dirle che avrebbe dovuto andare via da Lieraan. La giovane capì da subito di non avere scelta in merito, e nemmeno la sua padrona. Ebbe appena il tempo di salutare le sue compagne tra lacrime e promesse di rivedersi, prima di essere scortata su un trasporto che l'avrebbe condotta alla Supremacy.

Non si meravigliò di essere condotta al cospetto di Kylo Ren, colui che lei chiamava fino a poco prima "l'uomo del sogno". Tremò di fronte a quel volto così pulito e perturbante al tempo stesso.

«Voglio sapere tutto su di te. Chi erano i tuoi genitori, chi sono stati i tuoi padroni e su quali pianeti sei stata finora.» il Leader Supremo fu categorico «Dimmi tutto quello che ricordi, anche le informazioni che ti sembrano più irrilevanti».

La ragazza si mostrò oltremodo collaborativa e sincera nelle sue affermazioni. Dopo averla interrogata a lungo, Ren provvide immediatamente a passare le informazioni ricevute agli uffici competenti per indagare sul passato di Rey, o per meglio dire, di Iris, decise infine di farla alloggiare in stanze non lontane dai suoi appartamenti, per tenerla meglio d'occhio, secondo quanto raccontò a se stesso.

Trascorse giorni seguenti concentrandosi ancora di più durante i suoi allenamenti, o perdendosi in mille affari burocratici, per illudersi di ingannare l'attesa, nella speranza di trovare una risposta a un mistero così intricato.

Trascorse giorni seguenti concentrandosi ancora di più durante i suoi allenamenti, o perdendosi in mille affari burocratici, per illudersi di ingannare l'attesa, nella speranza di trovare una risposta a un mistero così intricato

Cosa le era accaduto? Perché affermava di essere un'altra persona? Meditò a lungo e un lieve sospetto si affacciò alla sua mente. Una sola parola: amnesia. Forse avrebbe dovuto sottoporla ad accertamenti medici per assicurarsi che non recasse danni neurologici. Kylo Ren era nei suoi alloggi, aveva da poco terminato i suoi inutili tentativi di mettere su una meditazione decente, ma era impossibile, visto che i suoi pensieri erano indirizzati alla giovane donna che era a poche decine di metri dai suoi alloggi.

"Se soffrisse di amnesia non dovrebbe ricordarsi nulla, ma allora perché...?"

Fu il tenente Mitaka a interrompere le sue elucubrazioni: «Leader Supremo, ho qui i risultati delle ricerche che ha chiesto» mostrò un olopad con tutta una serie di dati.

Congedato l'ufficiale, Kylo Ren prese a consultare le informazioni sui nomi che la ragazza gli aveva lasciato:

Dankan Nest n. 12 BBY – m. 4 ABY

Lithor Ebert n. 36 BBY – m. 0 BBY

Landor Smith record inesistente

Le successive righe erano riferire a gente morta anni prima che la ragazza nascesse o mai nemmeno registrata negli uffici anagrafici dei vari pianeti. Stessa cosa era evidente per i luoghi in cui aveva vissuto. Nessuna Iris Tico era mai nata a Kijimi, e nessuna Iris Tico era mai stata nei pianeti da lei stessa nominati i giorni precedenti. Era come se Iris non fosse mai esistita, se non fino a un anno prima, con l'atto di compravendita di Lady Miranda.

Un moto d'ira lo invase, si diresse così a passo svelto verso gli alloggi della giovane, sorvegliati a vista dagli assaltatori, che avevano l'ordine di limitarsi ad avvisarlo qualora lei avesse deciso di lasciare le stanze. Ignorò il saluto delle guardie ed entrò nell'alloggio senza troppe cerimonie:

«Hai smesso di prendermi in giro, ragazzina?»

La sorprese intenta a fare qualcosa che mai le avrebbe attribuito: disegnava. Kriff, tutto ciò che sapeva di Rey era la sua innegabile competenza come meccanico, non vi erano altre attività che avesse mai appreso nell'arco della sua giovane vita, e lui lo sapeva bene, perché con le loro connessioni avevano sondato a vicenda le rispettive vite. Era come se avesse vissuto con lei per quindici lunghi anni in quello squallido avamposto di un pianeta dimenticato da tutti e lei, allo stesso modo, conosceva ogni insondabile segreto delle sue ferite inferte da Snoke, ogni delusione proveniente dalla sua famiglia.

La ragazza lasciò la sua opera incompiuta e si alzò in piedi, guardandolo spaventata e sorpresa.

Ren lasciò perdere la sua perplessità e incalzò: «Basta giocare, Rey! Ho capito che stai bluffando. Stai raccogliendo informazioni per la Resistenza, non è vero? Mi sorprende che la mia cara madre» sottolineò la parola "madre" con malcelato disprezzo «metta a repentaglio la vita del suo prezioso Jedi. Credevo che il tempo l'avrebbe resa meno cinica di quanto ricordassi!»

«Di cosa sta parlando, signore?» la ragazza era terribilmente sopraffatta. Ren represse i suoi sensi di colpa, rifiutandosi di farsi ammorbidire da due occhi lucidi.

«Le hai detto del nostro legame, di come ho ucciso Snoke per te, vero?»

Fece un'amara risata «ha ben pensato di tendermi una trappola e di usarti come esca, come ho fatto a non pensarci?»

«Leader Supremo, le giuro che non capisco nulla di quanto dice. Io...»

«Basta! Piccola serpe, non voglio più sentire una parola! Adesso si fa a modo mio»

Tese una mano «Non volevo farlo, ma non mi lasci altra scelta.» Violò la sua mente con veemenza, certo dell'inganno architettato da lei insieme al Generale Organa. La rabbia lo stava ancora pervadendo quando scrutò a fondo nei ricordi, alla ricerca dei diabolici piani che lo volevano vittima di due donne scaltre. Passarono i minuti, ma nulla di cui aveva sospettato si palesò. Rey, no, Iris, sembrò aver perso anche la capacità di tenere testa all'invasione spietata della sua mente, e a Ren sembrò di leggere i pensieri non di una potentissima utente della Forza, ma di una ragazza cresciuta nei luoghi e con le persone di cui gli aveva parlato appena qualche giorno prima.

Non solo non gli aveva mentito, ma sembrava davvero fosse priva di qualunque potere e legame che condivideva con lui. La lasciò andare, sconvolto da quanto appena scoperto. Un volto così bramato non gli aveva mai instillato tanta inquietudine. Dov'era Rey? Quella giovane schiava, così remissiva e spaventata condivideva soltanto le fattezze fisiche con l'intrepida cercarottami di Jakku, ma era altro rispetto a lei: un'altra persona, un'altra storia, un'altra vita. Si maledisse per averla cercata, e si chiese se fosse stato meglio restare nell'ignoranza.

Un pianto sommesso lo ridestò dai suoi tormenti e guardò cosa avesse combinato.

«La prego, fa male!» singhiozzò la donna, rannicchiata sul freddo pavimento mentre si reggeva la testa con le mani. Ren non ebbe il coraggio di guardarla a lungo: dopo aver balbettato qualche sillaba, si defilò e la lasciò lì, vinto dal disgusto verso sé stesso.

«Portate immediatamente dei droidi medici nell'alloggio della signorina Tico!» Abbaiò alle guardie, minacciando l'indicibile se lei non avesse avuto le migliori cure. Si rintanò poi nelle sue stanze, in compagnia della sola vergogna.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Tico ***


Il clima alla Starkiller non fu mai così bizzarro. Del Leader Supremo non si avevano più notizie da quando si era rintanato nei suoi alloggi. Stanco di quell'immotivata clausura che durava da quasi una settimana, il generale Hux incedette con ostentata disinvoltura nelle stanze di Kylo Ren: lo avrebbe volentieri lasciato marcire nei suoi alloggi, ma la situazione appena verificata richiedeva l'attenzione del Leader.

Col volto tra le mani e rifiutandosi di guardare alcuno, Ren borbottò: «Credevo di aver detto di non disturbarmi, generale».

«Signore, l'incursione ad Ajan Kloss non ha avuto il successo sperato. Non abbiamo prove che lì vi fosse una base della Resistenza. Abbiamo, tuttavia, trattenuto alcuni sospettati, forse potrebbero rivelarci informazioni utili».

Fu a quel punto che Ren alzò lo sguardo, e Hux si meravigliò di vederne le profonde occhiaie e un viso non rasato.

«Portateli al settore sei. Sarò lì tra un'ora.»

Kylo Ren diede una fugace occhiata alla lista dei detenuti: solo un elenco di nomi senza alcuna importanza, finché non si soffermò su un cognome a lui familiare: Tico

Kylo Ren diede una fugace occhiata alla lista dei detenuti: solo un elenco di nomi senza alcuna importanza, finché non si soffermò su un cognome a lui familiare: Tico. Era solo un semplice caso di omonimia, ne era sicuro, doveva essere così, eppure i suoi passi lo guidarono proprio verso questo prigioniero.

Tico si rivelò una ragazza dalla pelle scura e gli occhi a mandorla, molto carina, che lo guardava con aria distaccata, come se si apprestasse a fare una frivola conversazione al tavolino di un bar.

«Rose Tico»

«Sono io»

«Signorina Tico, è trattenuta qui in quanto è accusata di essere un membro del movimento terroristico chiamato "Resistenza"»

«Le accuse sono vere».

Ren fu compiaciuto, la ragazza sembrò volesse collaborare: «Molto bene, la informo che se ci darà altre informazioni, il Primo Ordine potrebbe decidere di mostrarle clemenza.»

«Mi manderete a morire in un campo di lavoro invece di fucilarmi sul momento? Direi che è un'offerta piuttosto generosa»

«È questo che vi raccontano nelle propagande?» ribatté Ren.

«Non è forse vero, signore?»

«Affatto. Il Primo Ordine ha da un po' adottato misure più... tollerabili, specialmente verso coloro che decidono di collaborare.»

Rose restò in silenzio, Ren credette per un secondo di averla colta impreparata a una rivelazione del tutto nuova per lei. Si aspettò che cominciasse ad esprimere la sua incredulità, o che chiedesse ulteriori rassicurazioni; invece, disse una cosa che lo spiazzò: «Prima che tu possa chiedermi qualunque cosa, voglio sapere» e qui lui colse nel bel viso della donna un velo di preoccupazione «cosa ne hai fatto di Rey?»

Kylo restò in silenzio per un lungo momento e, non sapendo cosa dire, glissò su una domanda:

«Cosa ti fa credere che abbia trovato il vostro Jedi?»

«Dimentichi che sei l'uomo più celebre di tutta la galassia: giornalisti e leccapiedi ti seguono ovunque, sei su ogni notiziario. Sapevo che saresti andato a Lieraan, da lì avevo capito che era questione di tempo prima che la trovassi».

Ren le voltò le spalle, tormentato da mille dubbi: «È lei, dunque?» pensò ad alta voce.

«Dov'è?»

"È lei che tormenta le mie notti insonni?"

«Che ne hai fatto?»

"È ancora suo il volto di quella sconosciuta?"

«Ren, dannazione...»

"Mi ero rassegnato a credere che stessi impazzendo..."

«Dimmi dove cazzo è Rey!»

Calò il silenzio, violato solo dal respiro di Rose che, perso tutto il suo autocontrollo, aveva ceduto all'ira e al terrore che lui potesse aver fatto del male a Rey. La ragazza si sentì perforata dallo sguardo del Leader Supremo, colui che aveva sfidato con le sue imprecazioni. Rose sapeva di non avere un carattere facile, Paige non faceva che ripeterle che si sarebbe messa nei guai con quella lingua tagliente. Si aspettò di ricevere, di lì a poco, ciò che l'avrebbe uccisa: un colpo della sua spada laser, un soffocamento, l'ordine di impiccarla da qualche parte...

Non avvenne niente di tutto ciò, solo un sospiro:

«Lei sta bene, ma non è più lei. Non so come spiegarlo...»

Rose ascoltò ogni parola con trepidazione, e non riuscì a trattenere le lacrime.

Ren l'afferrò per le spalle, implorante come un bambino: «Tu sai cosa le è accaduto!»

«Ho giurato di non dirlo...» singhiozzò.

«Ma io devo sapere!» gridò frustrato.

«L'ho giurato a lei!» La solennità di uno sguardo greve, arrossato dal pianto, lo fermò. Lasciò andare le spalle della giovane e si allontanò da lei: «Ascoltami, Rose. Sai che posso strapparti le informazioni con un semplice gesto della mano, ma non ho intenzione di farlo. Devo sapere cosa le sia accaduto, e se c'è qualcosa che posso fare per lei.»

Rose ritrovò tutta la sua grinta: «Intendi dire convincerla a stare dalla tua parte?» asciugò le lacrime e lo guardò con disappunto: «Sì, so perché la cercavi. So che volevi trasformarla in una macchina da guerra e farle uccidere tutti quelli che chiamava "amici". Me lo disse lei, prima di...» si zittì.

«Prima di cosa?!» esclamò Ren.

«Ti ripeto che ho giurato di tenere il segreto. Non costringermi a tradirla, Rey non se lo merita. Se hai un minimo di considerazione per lei, non andare oltre. Le faresti solo del male».

Ren lasciò il settore sei in tutta fretta. Diede ordine che i ribelli catturati fossero scortati nelle prigioni. Avrebbe deciso più tardi cosa farne.

Rose avrebbe dovuto aspettarsi di essere condotta a morte certa, eppure era innaturalmente tranquilla, sapeva che sarebbe andato tutto bene: «È successo qualcosa anche a te. Non sei più quello di cui parlavano, Ren».

 

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Rivelazione ***


Trascorsero molti giorni. Ren non volle sapere nulla della ragazza: si limitò a tenerla negli alloggi disposti per lei, assicurandosi che fosse nutrita e curata. Dopo quanto accaduto, trovare il coraggio per parlarle era un compito piuttosto arduo. Lui, il leader Supremo del Primo Ordine, il terribile Kylo Ren, irretito da una ventenne: era caduto veramente molto in basso. Dovette riconoscere a sé stesso di aver ammorbidito gran parte della sua spigolosa personalità da quando aveva spedito il suo vecchio maestro all'altro mondo. Persino i suoi sottoposti cominciavano a guardarlo non più con terrore, ma con una sorta di timore riverenziale, aspettandosi sempre meno spesso di essere scaraventati contro qualche macchinario o strangolati fino a perdere i sensi. Insomma, cosa era successo a quell'ideale creato a immagine e somiglianza di Darth Vader, a cui Ren aspirava fino a poco tempo prima? No, non poteva averne perso interesse. Provò a parlare ancora a quella maschera mortifera, feticcio di tutto ciò che avrebbe voluto essere, ma non ottenne risposta.

L'avvilimento lo sopraffece, chi era adesso? E se fosse diventato qualcun altro? Qualcuno il cui nome era pronunciato da coloro che un tempo amava? Da lei...

No, no, no. Non poteva essere, e se anche fosse stato, non poteva tirarsi indietro, era bloccato in un meccanismo che lo avrebbe divorato. Ben Solo o Kylo Ren, un involucro di carne che racchiudeva quelle due esistenze era spacciato, non poteva vivere che di guerra e dominio, condividendo la sorte dei suoi uomini.

«Interrompo qualcosa?»

Dei tanti fantasmi della Forza, al giovane Leader Supremo era toccato proprio quello che non avrebbe mai voluto più rincontrare, né da vivo né da morto.

«Cosa ci fai qui?»

«Ti avevo detto che ci saremmo rivisti, ragazzo», rispose tranquillamente Luke Skywalker.

«Sparisci!» esclamò sguainando la sua spada laser, con la quale tentò di colpire il fantasma di suo zio; sapeva che sarebbe stato inutile, ma sperò in questo modo di mandarlo via.

Come fosse un bastoncino di poco conto, la spada di Kylo Ren fu bloccata dalla mano di Luke, che non si scompose: «Suppongo di meritare quest'accoglienza, in effetti».

«Sei rammaricato per non avermi ucciso in tempo, caro zio?»

Lo sguardo di Luke si intristì: «Ho sbagliato, Ben. Ho vissuto per il resto della mia vita nel rimorso per quello che ti ho fatto».

Arresosi all'impossibilità di allontanare Skywalker, Ren spense la sua spada laser: «So perché sei qui, vecchio stolto. Temi che possa far del male a Rey. Va' tu stesso a farle visita, non le ho torto un solo capello! E per quanto riguarda la Resistenza, possono venire a riprendersi la loro "ultima speranza" e togliere il disturbo. Per quel che mi riguarda, ogni sua utilità in questa guerra è perduta».

«Sapevo che non le avresti fatto del male» rispose Luke.

«A proposito, credo che tu c'entri qualcosa con quanto le è accaduto...» interpretò il silenzio di suo zio come una mezza confessione.

Il tacere ostinato di quello spettro lo infastidì ancora di più «Che cosa le hai fatto? Devo saperlo!»

Il Jedi abbassò lo sguardo, contrito dalla necessità di rivelare qualcosa che non avrebbe dovuto nemmeno dire ad alta voce.

«Hai ragione, Ben. Devo dirtelo, ma sappi solo che è perché lo devo a lei!» esclamò con fermezza.

«Poco prima di ricongiungermi alla Forza ho deciso, seppure contro ogni mia intenzione, di aiutare Rey»

«Dopo la battaglia di Crait?» chiese Ren stupito, convinto che suo zio fosse morto quel giorno.

«Sì. Riuscii a recuperare le forze, poco prima di ricevere una visita da parte di lei. Era... cambiata dopo Crait, era come turbata».

Fece una pausa: «Rey era certa che ti avrebbe aiutato a passare al lato Chiaro della Forza, in nome di visioni che ti riguardavano... Qualunque cosa sia accaduta quando vi siete rivisti, l'ha indotta in uno stato che non ho mai compreso, pareva disperata. Probabilmente, il legame che vi univa non era effetto di un maleficio di Snoke, o episodi che riguardassero semplici visioni. C'era dell'altro...»

«Cosa?» incalzò il ragazzo.

«Tu e Rey siete una Diade nella Forza. Non si assisteva a tale prodigio da migliaia di generazioni».

Kylo Ren restò senza parole e annuì debolmente, nella speranza che Luke gli dicesse altro.

«Tutto in voi è connesso: spazio, tempo, emozioni. Fisicamente siete due individui separati, ma siete uno nella Forza. Il vostro è dunque un legame molto potente, che né io né lei potevamo gestire: c'era il pericolo che avresti trovato la Resistenza attraverso lei, ma non era solo quello...» fece una pausa: «Rey era privata della sua controparte nella Diade, e ciò era per lei motivo di tormento. Temevo che si sarebbe lasciata andare, che abbracciasse il lato oscuro. Così, sconfitto dallo sconforto, cercai il modo di fermare il dolore che la stava indebolendo sempre di più».

«Hai eliminato la nostra connessione?»

«Eliminato? No... la Diade è indissolubile. Ciò che ho potuto fare è mettere a tacere il vostro legame, far sì che foste l'uno per l'altra come prima che vi incontraste...»

«...così sei intervenuto sulla sua memoria» concluse Kylo Ren.

«Esattamente»

«Le hai cancellato i ricordi e ne hai creati di fittizi per impedirle di risalire alla sua storia e, di conseguenza, a me.»

«Per quanto ne avrebbe dovuto saperne lei, tu eri solo il Leader Supremo del Primo Ordine. Non ti ha mai conosciuto di persona, almeno non fino a quando non vi siete incontrati di nuovo» Luke sospirò: «Naturalmente, il compimento di tale impresa mi è costato la vita».

«Sapevi che l'avrebbero mandata su Lieraan?» chiese Kylo.

«No. Sapevo solo che non sarei sopravvissuto, così chiesi aiuto a Rose, una ragazza che nel frattempo è diventata una grande amica di Rey. Mi assicurò che l'avrebbe mandata in un posto sicuro e tenuta d'occhio, lontano dalle attenzioni del Primo Ordine. Non immaginava, forse, che le vostre stare si sarebbero nuovamente incrociate»

Pensando ad alta voce, Kylo Ren ricostruì i suoi ultimi mesi: «Ero così preso dal cercarla che non riuscivo a vedere altro, come se qualcosa mi fosse stato strappato. Non mi capacitavo di averla persa, non volevo arrendermi, ma ogni ricerca era inutile: Rey era scomparsa fino al giorno in cui l'ho incontrata di nuovo su Lieraan. Non era previsto che dovessi visitare proprio quel luogo: un pianeta piccolo, di poche pretese, abitato da brava gente che vuole solo essere lasciata in pace. Ci sono posti non molto distanti da lì e ben forniti di risorse minerarie o di armi eppure, contro il parere dei miei generali, decisi di andare proprio là, come se stessi obbedendo a un richiamo. Ed è stato nell'ultimo posto che avrei cercato che l'ho trovata, uguale a come la ricordavo eppure così diversa». Il giovane chiuse gli occhi, ciò che lo percorse in quel momento era indefinibile quanto chiassoso.

«C'è un'altra cosa che devi sapere» riprese suo zio dopo avergli permesso di interrogare i suoi pensieri «Il mio intervento ha un limite. Più Rey sarà esposta a te, più proverà a ricordare, e la sua salute ne risentirà, i suoi sforzi potrebbero... farle molto male»

«Capisco» concluse Ren, sconvolto e addolorato da quanto appreso. Il chiasso indistinto della sua anima si trasformò in senso di colpa: ancora una volta, aveva causato dolore a una persona a cui teneva. Una parola attraversò la sua mente: mostro. Forse era ciò che meritava, il marchio che la sua famiglia gli aveva riservato e a giusta ragione.

Il fantasma del Jedi sembrò ascoltare il tormento del nipote, e lo rassicurò come non faceva ormai da tempo: «So che farai la cosa giusta, ragazzo» così dicendo, Luke Skywalker si dissolse.

So ciò che devo fare, ma non so se ho la forza di farlo.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Addio ***


Non ebbe nemmeno il tempo di mangiare il suo semplice pasto. Rose fu condotta con urgenza negli alloggi del Leader Supremo, con la meraviglia di tutto il personale: era insolito che la più alta carica volesse parlare in privato con i prigionieri.

Congedate le guardie, Rose fu liberata dal giogo delle manette.

«Ho dato ordine di lasciarti andare. I miei uomini sanno che sei una spia e che lavori per noi».

Rose restò muta, a parlare per lei fu la sua contentezza mista a sorpresa: non si aspettava una generosità di tale portata.

Ren le porse una borsa di cuoio: «Tieni, e prendi con te Rey. È nel suo alloggio, non lontano da qui. Andrete all'angar e mostrerete tutti i pass per lasciare questo posto. È tutto in questa borsa. Non fatevi mai più vedere» tagliò corto.

La ragazza continuò a restare senza parole, per qualche secondo, prima che sussurrasse un "grazie" quasi impercettibile, e lasciò gli alloggi di Ren di corsa.

Restò di nuovo in solitudine, avvertì, ancora una volta, quel vuoto che lo aveva accompagnato per tutta la sua vita: lasciato dalla sua famiglia, da uno zio di cui si fidava e che aveva tentato di ucciderlo, da suo padre, ucciso con le sue mani; infine, dalla donna che aveva visto andar via per sempre dopo la battaglia di Crait quando, delusa, chiuse con lui ogni legame, portando via anche un pezzo della sua anima. Adesso stava accadendo di nuovo, ma stavolta era lui che la lasciava andare, per proteggerla da lui stesso, da ciò che rappresentava e da ciò che aveva messo in piedi, che le avrebbe causato dolore, motivo per cui aveva chiesto a Luke il privilegio dell'oblio.

Proprio pensando a lei, se la ritrovò davanti, che lo guardava con occhi sbarrati: «Leader Supremo, non l'ho vista entrare», sussurrò spaventata da quell'uomo che le aveva fatto molto male con quello strano incantesimo e che ora la guardava con gli occhi lucidi e un sorriso appena abbozzato. Una connessione, comprese Ren, il loro profondo legame che giocò loro un ultimo scherzo, forse per permettergli di dirle addio.

«Potrai mai perdonarmi?» sussurrò.

La ragazza non comprese a cosa si riferisse: «Mi ha fatto molto male, signore, ma la perdono...», e andava bene così. Doveva essere così, lasciata nell'ignoranza che aveva scelto lei stessa.

Trascorse qualche secondo, e la vide voltarsi, probabilmente per ascoltare qualcuno che l'aveva appena raggiunta: Rose Tico doveva essere già lì, a portarla via.

Confusa, la giovane si voltò di nuovo verso di lui dopo un breve scambio di battute con la nuova arrivata, probabilmente chiedendosi perché quella ragazza sconosciuta non lo vedesse.

«Fai quello che ti dice, Iris. Vai, e che la Forza sia con te»

 

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Perdono ***


Passarono i mesi, e Ren comprese finalmente cosa si provava quando due parti di una Diade erano separate. Si sentiva dilaniato, privo di qualcosa di impercettibile ma profondo come un respiro. Aveva dapprima taciuto questo strazio dando la caccia a Rey ma, quando ogni traccia di oscurità si dissipò in lui, capì che la sua caparbietà nel trovarla altro non era che un palliativo, una sorta di terapia antalgica per un'anima che era andata in cancrena. Talvolta, gli riusciva ancora di far tacere i suoi tumulti con una sessione di allenamento, che rifiorivano puntualmente una volta terminato. Governare un ordine militare con la paura non fu più per lui tanto appagante, e il potere gli aveva chiesto un prezzo troppo alto. Nonostante il suo governo fosse meno opprimente di quello di Snoke, Kylo continuava a non darsi pace: ogni suo gesto e azione era motivato da ciò che Rey avrebbe voluto.

Pensò a lungo alla sua famiglia, a suo padre, accompagnato sempre dall'ombra soffocante del rimorso.

«Sapevo che saresti tornato, Ben». Il Leader Supremo udì una voce familiare che non lo turbò affatto.

«È tardi per tornare indietro», rispose.

«Hai ragione, figliolo. Non si può tornare indietro, ma puoi andare avanti e, direi che lo stai facendo piuttosto bene».

«Quello che ho fatto è troppo grande per essere cancellato con un colpo di spugna».

«Ciò non ti impedirà di fare la cosa giusta»

«Sei il secondo che mi parla di "cosa giusta", papà» Ren si voltò verso Han Solo «Non so nemmeno se sei reale o...» pianse, perdendo ogni coraggio di guardarlo in faccia. Si coprì il volto con le mani, chinato come in un tempio, a implorare un perdono che sapeva di non meritare. Fu confortato dal suo tocco, una mano gentile che gli accarezzò i capelli: «Su, su!» Han lo fece alzare in piedi, ricordandogli che sarebbe stato per sempre con lui. Quando il fantasma, o il ricordo di suo padre prese commiato da lui, Ben Solo conobbe una condizione umana che, fino ad allora, gli era sconosciuta: la speranza. Ne assaggiò il sapore per la prima volta, bonaria follia in un mondo di amaro raziocinio. 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** La Nuova Repubblica ***


Non trascorse molto tempo prima che il Leader Supremo ricevette una comunicazione da un mittente a lui sconosciuto. Prima di passargli il contatto, i suoi sottoposti tentarono di identificare la fonte della misteriosa chiamata, inutilmente.

«Identificati!»

La voce disse di chiamarsi Iris Tico. Al sentire quel nome, il ragazzo passò la comunicazione al suo canale privato, criptato e al sicuro da potenziali intercettazioni. Avviò la trasmissione senza proferire parola, ascoltando il silenzio intervallato da un suono statico, finché non udì una voce:

«Ricordo tutto».

Passò un anno da quel giorno, in cui gli assaltatori videro il Leader Supremo correre verso l'angar come un dannato e prendere il suo Tie Silencer, per poi sparire nello spazio

Passò un anno da quel giorno, in cui gli assaltatori videro il Leader Supremo correre verso l'angar come un dannato e prendere il suo Tie Silencer, per poi sparire nello spazio. I resti della sua nave furono trovati su Jakku, reduci da una terribile esplosione. Si pensò che ormai fosse morto, che fosse precipitato su quel pianeta trovando la fine dei suoi giorni grazie a un'avaria dei motori o di un attentato della Resistenza. Da lì seguì il panico nel Primo Ordine, che fu teatro di diserzioni e tensioni interne. Tra i generali emerse un clima di reciproco astio, a cui seguirono attentati, avvelenamenti e intrighi di ogni sorta, perché tutti coloro che erano al vertice erano guidati dalla sola sete di potere. Troppo impegnati a distruggersi a vicenda, non si accorsero del vantaggio che la Resistenza acquisì giorno per giorno, la quale cominciò a stanare e ad attaccare tutte le basi operative, anche quelle top secret. La capacità del nemico di anticipare ogni mossa aumentò esponenzialmente, ponendo il Primo Ordine in uno stato di vulnerabilità, dal momento che il generale Organa era sempre un passo avanti. Si parlò allora di un complotto, di una spia. Cominciarono ad accusarsi a vicenda e a perpetrare le lotte intestine che ridussero i generali a uno stato di paranoia, dal momento che il nemico lo avevano in casa.

Finalmente resosi conto dello svantaggio e, per salvarsi la pelle, i capi del Primo Ordine proposero un armistizio, che fu immediatamente accolto dalla Resistenza. Entrambe le parti produssero e firmarono trattati di pace: tra le clausole vi fu l'immediato annullamento del programma Stormtropper, e gli assaltatori furono liberati e avviati a un percorso di inserimento nella Nuova Repubblica come liberi cittadini; molti riuscirono anche a ricongiungersi con le famiglie perdute da tempo.

Il generale Organa si ritirò dopo la guerra, conducendo una vita lontana dalle responsabilità del Senato. Pochi conoscevano la sua esatta ubicazione, si dice abbia ripreso contatti con i sopravvissuti di Alderaan, e che avesse stabilito la sua dimora in un semplice pianeta del bordo esterno.

Sono trascorsi quasi dieci anni dalla fine della guerra, e dei due prodigiosi utilizzatori di Forza, l'ultimo Jedi e il leader Supremo, si seppe solo che erano morti, spariti nei cieli della galassia, inglobati dall'oblio riservato alle leggende, o alle condizioni che vogliamo solo dimenticare. Quasi nessuno parlò più dell'uno o dell'altra, e i pochi che avevano memoria di questi due leggendari personaggi, liquidarono le loro esistenze come fugaci e brevi, poco utili ai fini della guerra, andata avanti e conclusasi con tattiche militari, non certo con spade luminose sbucate da chissà dove.

Ma se vi capitasse di trascorrere una piacevole estate nelle suggestive campagne di Lieraan, potreste imbattervi in una coppia di giovani contadini e nei loro tre bambini, di cui l'ultima fatica a camminare, visto che ha da poco compiuto i suoi primi passi, tenuta per mano da sua madre, mentre il loro padre, un uomo dalla stazza imponente e dai capelli corvini, bada ai fratelli maggiori.

Potreste vederli camminare sereni incontro al tramonto, rincasare a sera in una casa modesta ma bella, da cui potreste sbirciare in lontananza un'ultima luce accesa, prima che anch'essa scompaia, lasciando entrare in quelle mura il conforto del buio e il meritato riposo.

Non vi è dato di sapere chi siano questi giovani e i loro figlioli, vi basterà apprendere che questa famiglia è in pace, lontana da ogni battaglia.

E adesso che anche questo giorno volge alla notte, lascio a malincuore questo scrittoio che mi ha ha vista compiere i primi segni grafici, e torno a rimirare il cielo stellato, docile manto su questa terra generosa che vive sotto l'insegna della Nuova Repubblica.

A questo diario le mie memorie, e che la Forza sia con noi. Sempre.

Lady Miranda


 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=4052086