In Tre si è in Compagnia

di dirkfelpy89
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Un Torneo a Lungo Atteso ***
Capitolo 2: *** La Prima Prova ***
Capitolo 3: *** Un Ballo a Lungo Atteso ***
Capitolo 4: *** La Seconda Prova prt.1 ***
Capitolo 5: *** La Seconda Prova prt.2 ***
Capitolo 6: *** La Terza Prova ***



Capitolo 1
*** Un Torneo a Lungo Atteso ***


Capitolo 1, Un Torneo a Lungo Atteso

 



C'era un'atmosfera particolarmente intensa all'interno della Sala Comune dei Grifondoro. Il banchetto serale era appena terminato, il calice di fuoco posizionato al centro della sala d'ingresso, pronto a ricevere le candidature dei vari studenti provenienti dalle tre scuole in gara.

"Onore. Onore, gloria e denaro attendono i campioni. Ma fate attenzione perché, una volta iscritti, è impossibile ritirarsi," aveva proclamato Silente, qualche minuto prima. A quelle parole Edgar Bones, il responsabile per l'ufficio della Cooperazione Magica Internazionale, con un colpo di bacchetta aveva tolto il panno che copriva la grande coppa del Torneo.
Ancora una volta la sala si era ammutolita, tutti gli occhi, in particolar modo quelli degli alunni che frequentavano il sesto anno in su (limite imposto, quell'anno, per partecipare al torneo) rivolti verso la coppa scintillante.
"In bocca al lupo!" La voce squillante di Marc Ezdig, responsabile per l'ufficio dei Giochi Magici, era risuonata nella Sala Grande, a sua volta estasiato.

"Io dico che dovremmo partecipare!"
La voce di James Potter risuonò all'interno della sala comune. Non che molti si sorprendessero da quella dichiarazione, a tutti i Grifondoro era chiaro che i Malandrini si sarebbero fatti avanti per quella competizione leggendaria.
"Questo è il nostro ultimo anno a Hogwarts e potremo lasciarlo decisamente con il botto!" Continuò il ragazzo, rivolto al capannello di amici riunito attorno alla finestra vicino al camino.
"Sì, insomma, l'onore, il denaro, il fatto che saremo esonerati dagli esami… sì, tranquillo, Lunastorta, so che non parteciperai proprio per questo motivo… però, insomma, secondo me dovremmo pensarci!" Concluse Potter.

"Concordo, con gli esami e il mio… piccolo problema, non penso che sia saggio per me partecipare," confermò Lupin, tornando a leggere i suoi appunti di Pozioni.
"E inoltre dicono che sia molto pericoloso! In passato diverse persone sono morte e io… non lo so, James," Codaliscia ansimò, palesemente in preda a una crisi di nervi.
"Vale davvero la pena rischiare la vita per partecipare a questo torneo?"
Ramoso osservò i due con una punta di disgusto per poi rivolgersi a Sirius e Marlene, seduti sul divano, davanti al fuoco che guizzava allegro.
Lily non c'era, sarebbe tornata da lì a due giorni… troppo tardi per iscriversi. Del resto, le condizioni del padre si erano aggravate e aveva dovuto chiedere un permesso speciale per accorrere al suo capezzale.

Sirius sogghignò.
"Pensate un po', un derelitto come me campione di Hogwarts. I miei faranno sicuramente partecipare Regulus, sarei uno sciocco se non fossi da meno! Gli farò venire un colpo…"
"Davvero credi che i tuoi genitori chiederanno a Regulus di partecipare? Insomma, è del sesto anno e non mi sembra questo gran genio…" commentò Remus, riemergendo dalla lettura.
Sirius alzò le spalle.
"Se avesse un po' di sale in zucca non parteciperebbe, potrebbe solamente fingere di farlo ma credo che parteciperà… o per lo meno metterà il suo nome nel calice," rispose il ragazzo, scuro in volto. "Ovviamente ai miei genitori non interessa se si farà male, l'importante è che mandi avanti il nome dei Black, cosa che io sono riuscito a fare!"

"In ogni caso," si intromise Marlene, cercando di risollevare l'umore della conversazione, "non penserete davvero che lascerò solamente a voi ragazzi il divertimento!"
"Cosa? Ti candiderai anche tu?" chiese James, improvvisamente sollevato.
La ragazza annuì convinta mentre Sirius alzò ancora una volta le spalle.
"Ho provato a convincerla ma non c'è stato verso!"
"Certo che no! Anche Dorcas si candiderà!" Rispose Marlene, sorridendo. "Spero proprio che almeno uno dei campioni sia una ragazza!"

"A proposito, devo andare," esclamò la ragazza, dopo qualche secondo di silenzio, "c'è la riunione del club di scacchi tra dieci minuti!"
"Ancora non capisco come tu possa partecipare a quel club di sfigati," sbottò James, mentre la ragazza, dopo un bacio leggero sulla bocca di Sirius, si alzava dal divano.
"Gli scacchi aiutano con la strategia, ecco perché sono la migliore Cacciatrice della squadra!"
"Non ti affatturo solo perché sei la ragazza del mio migliore amico… e la migliore amica della mia ragazza," sbottò James. "In pratica sei fregato, amico…" ghignò Sirius.

Dopo l'uscita di scena di Marlene nel gruppo tornò il silenzio. Remus si concentrò sulla lettura mentre Peter estrasse dallo zaino un panino col prosciutto che mangiò avidamente.
Le menti di James e Sirius però erano altrove: entrambi pensavano alla stessa cosa, partecipare al torneo.
E quella sarebbe stata l'ultima e la più grande avventura dei Malandrini.

Prima della guerra.

/ / / / / / /

Non solo la casa di Grifondoro era in preda all'eccitazione, anche nei sotterranei si respirava una certa atmosfera carica di tensione. Ad esempio, nella sala comune di Serpeverde si erano venuti a formare dei gruppetti intenti a commentare il torneo, proprio come nelle altre sale.
Le voci più disparate si rincorrevano e Regulus Black davvero non sapeva cosa pensare e, cosa ancor peggiore, cosa fare.

Aveva ancora tra le mani un piccolo foglio di pergamena appena ricevuto da Grimmauld Place.

Abbiamo appena saputo. I tuoi genitori, la casata intera, si aspettano che tu prenda la giusta decisione e che metta il tuo nome nel calice.

La verità era che l'idea di partecipare al torneo lo intrigava parecchio: l'onore che avrebbe guadagnato sarebbe bastato a far dimenticare il disonore provocato dalla fuga di suo fratello. La gente sarebbe tornata a guardare i Black con il rispetto dovuto dal loro status!
E però, d'altra parte, dubitava di avere le giuste qualità per essere campione: sentiva di non eccellere particolarmente in nessuna materia e forse non era ancora pronto. Mise la lettera in tasca e poi si rivolse al compagno seduto accanto a lui, in un tavolino al lato opposto del camino che a malapena rischiava gli angoli di quella sala comune.

"Severus, tu parteciperai?"
Il ragazzo per un attimo alzò lo sguardo dal libro di pozioni, scostò una ciocca di capelli unticci e poi rispose con un secco "no".
"Non sei tentato? L'onore e il denaro…"
"L'unica cosa che davvero mi tenta, in questo momento, è poter frequentare quest'anno senza troppi scossoni e prepararmi a quello che verrà… dopo…" rispose Piton, enigmatico.
"Però, partecipando al torneo non dovremmo nemmeno dare gli esami e quindi avremmo più tempo per esercitarci!" Commentò Regulus.
"Black, se vuoi partecipare a questo stupido torneo fallo ma, ti prego, non tediarmi oltre," Piton sbottò, scuotendo la testa e tornando a leggere.
Proprio in quel momento il migliore amico di Regulus, Barty Crouch, emerse dalla folla intorno al camino.

"Un po' di nostri amici si candideranno," disse, prendendo posto accanto a Severus.
"Io non lo so, da una parte i miei genitori se lo aspettano ma, dall'altra, non sono bravo quanto te, Barty," rispose Regulus.
Normalmente, di fronte a degli estranei non avrebbe mai espresso ad alta voce quei pensieri che lo tormentavano da ore, ma, di fronte a gli amici più intimi, sentiva di poter smettere i panni del giovane rampollo e indossare quelli di un adolescente che ancora non aveva capito dove la vita l'avrebbe portato.
Un qualcosa di strano si accese negli occhi di Barty. Osservò per qualche istante l'amico e poi la folla dall'altra parte della stanza.

"Mio padre non mi ha scritto, pensavo che lo facesse, un po' come il tuo, Reg, ma non ho sentito nulla da parte sua," sussurrò, infine.
"Forse non si aspetta che tu partecipi," buttò lì Severus.
"Esatto. Quasi tutti i nostri compagni hanno ricevuto delle lettere, tutti tranne me perché è ovvio che mio padre non mi reputi degno abbastanza per partecipare a questo torneo," riprese Barty, una luce di follia negli occhi.
"E io, invece, lo farò."
"Cosa, ti vuoi candidare?" Chiese Regulus.
"Sì, amico mio. Mi candiderò e se per caso il calice dovesse scegliermi vedrò finalmente, con somma gioia, lo sguardo di mio padre," rispose Barty. "Non se lo aspetta, capisci? Per lui non valgo niente… immagina lo shock che subirà quel vecchio quando sarò un campione Tremaghi."
"Sì, immagino che gli verrà un colpo," commentò Severus.

Un sorriso diabolico spuntò sul volto del giovane Crouch.
“Allora è deciso, io parteciperò.”
“Penso… penso che ti seguirò!” esclamò Regulus, sollevato dalle parole dell’amico. "Benissimo!” ululò Barty, prendendo sotto braccio l’amico. “Andiamo subito e il mondo si ricorderà di Barty Crouch jr. e Regulus Black!"

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Questa storia partecipa al “Torneo Tremaghi - Harry Potter Edition” indetto sul gruppo Facebook L’angolo di Madama Rosmerta’ e ovviamente… anzi, no, se non siete nel gruppo vi lascerò scoprire chi il calice sceglierà e quali saranno i tre protagonisti!

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Capitolo 2
*** La Prima Prova ***


Capitolo 2, La Prima Prova

 



“Ok, sappiamo di preciso che la prima prova avrà delle Acromantule come protagoniste! Ora, il problema è: come si affrontano queste bestie?”
L’atmosfera all’interno di quella piccola aula in disuso era di palpabile euforia: dopo settimane di voci e illazioni, finalmente, i campioni erano riusciti a capire cosa avrebbero dovuto affrontare durante la prima prova.
Sirius Black, Marlene McKinnon e Barty Crouch, i tre campioni di Hogwarts per quell’edizione speciale del Torneo Tremaghi, erano in piedi intorno a un tavolo, pronti a una scelta importante. Chi di loro avrebbe affrontato la temibile Acromantula?

Era stata un’autentica sorpresa quando il Calice di Fuoco aveva estratto tre nomi per scuola, sorpresa che aveva lasciato Silente e gli altri presidi particolarmente compiaciuti da quel giochetto teso agli studenti.
Era stata un'idea del preside di Hogwarts, prontamente appoggiata dagli altri presidi e dal ministero: tre campioni avrebbero diminuito le chances di errore, aumentando la collaborazione tra case diverse.
Per lo meno in teoria.

“Siamo certi di queste informazioni? Qual’è la fonte?” chiese Barty, incrociando gambe e braccia. Si sentiva estremamente a disagio da solo con due Grifondoro, avrebbe voluto essere da tutt’altra parte ma le circostanze erano improvvisamente, e drasticamente, cambiate.
Adesso doveva collaborare con quelli che, molto probabilmente, dopo la fine della scuola, sarebbero stati suoi nemici mortali.
Sirius alzò gli occhi al cielo mentre Marlene si affrettò a rispondere.
“Sirius e James hanno fatto ubriacare Hagrid ieri sera, nella sua capanna.”
“Un’impresa tutt’altro che facile,” aggiunse Sirius, massaggiandosi le tempie. “Ci sono voluti diversi boccali, ma alla fine ha sputato il rospo e, cosa ancora migliore, non si ricorda di averlo fatto! Così non finiremo nei guai!”
“Geniale da parte vostra!” esclamò Marlene. Barty non riusciva a esserne così convinto.
“Quindi la nostra unica informazione… viene da una persona ubriaca?” chiese, alzando un sopracciglio.
“Ehi, Hagrid non è uno stupido, anche se ubriaco era sicurissimo delle sue parole!” Ribatté Sirius.
“E poi ha senso, Silente sa che Hagrid è un verso esperto nel campo,” aggiunse Marlene.
Barty continuava a credere che affidarsi a un ubriacone non fosse certo la migliore delle idee ma rimase in silenzio. Aveva ben presto capito quanto Black e McKinnon fossero cocciuti. La coppia perfetta.

“Ok, sta bene. Quindi, se prendiamo come buone le parole di Hagrid… cosa dovremo fare?” Chiese, suo malgrado.
Sirius tirò fuori da una delle tasche della veste da mago un foglio stropicciato.
“I Campioni affronteranno questa Prima Prova in un’arena. L’obiettivo è quello di recuperare un cilindro di piombo che la Creatura porta attaccata a un collare alla gola.” Lesse.

Il silenzio cadde nuovamente nel gruppetto.
“Le Acromantule sono bestie pericolose, con tenaglie praticamente di ferro,” bisbigliò, infine, Barty.
“Sì, questo lo sapevo anche io, grazie!” sbottò Sirius.
“Scusa, ma, viste le tue limitate doti intellettuali, ne dubitavo,” ghignò Barty.
“Limitate doti intellettuali, te le faccio vedere io…” sbottò Sirius, estraendo la bacchetta.
“Nessuno farà vedere niente!” esclamò Marlene, cercando di far tornare un briciolo di calma nel gruppo. "Sfogherete altrove, e in un altro momento, il vostro testosterone! Ora dobbiamo capire cosa fare!”

Sirius e Barty, lentamente, annuirono.
“Hai ragione, Marlene,” ammise Crouch. “Comunque, come stavo cercando di dire prima che Black mi interrompesse, le Acromantule hanno una debolezza.”
“E cioè?” chiese, suo malgrado, Sirius.
“Sono piuttosto lente e, se riusciamo a sopravvivere alle chele e alle zampe… il ventre molle è il loro punto debole!” continuò Barty.
Non era mai stato una cima in Cura delle Creature Magiche ma nei suoi studi privati, quelli per diventare Mangiamorte, aveva ben presto trovato affascinanti quelle creature.

Solo lui sapeva come affrontare quella prova, solo lui sarebbe riuscito a passarla senza problemi.

/ / / / / / /

Il colpo di cannone che annunciò l'inizio della prova del campione di Durmstrang riscosse Barty dai suoi pensieri. Si trovava, ormai da solo, nella tenda costruita proprio fuori dall'arena dove avrebbero dovuto affrontare l'Acromantula.
Udì le urla del pubblico e poi i rumori attutiti della lotta ma al giovane Serpeverde tutto quel baccano non interessava, rimase seduto con gli occhi chiusi, ripassando il piano che avevano accuratamente stabilito con gli altri due campioni di Hogwarts.
Nonostante le loro divergenze di opinioni, alla fine erano riusciti a elaborare una buona strategia, Barty ne era sicuro.

Certo, non poteva non provare un po' d'ansia all'idea di quello che avrebbe dovuto affrontare, ma allo stesso tempo sapeva che suo padre avrebbe assistito, forse sperando in un fallimento del figlio, chissà.
No, avrebbe dato il massimo, sarebbe riuscito a sconfiggere quell'Acromantula in un battibaleno e avrebbe visto la faccia del suo indegno padre contorcersi mentre l'intera scuola l'avrebbe acclamato.

L'allievo di Durmstrang impiegò dieci minuti ma alla fine riuscì nella sua impresa e Barty sentì il grido di gioia da parte della folla e poi, dopo qualche secondo, il colpo di cannone che annunciava l'inizio della sua prova.
Il ragazzo scattò in piedi e con passo malfermo si avviò verso l'uscita.
Dopo un ultimo sospiro, uscì e si ritrovò direttamente trasportato all'interno dell'arena.

Al suo ingresso la folla ruggì e il giovane Crouch dovette rimanere qualche secondo con gli occhi semichiusi, abituandosi alla luce del sole. Lo spazio dove si sarebbe svolta la prima prova era circolare, non più largo di una trentina di metri, con pareti di legno alte più di quattro metri tutto intorno a delimitare i confini.
All'interno dell'arena il terreno era pianeggiante ma qua e là erano stati piantati degli alti alberi di quercia e abete. Su un grosso masso stava l'Acromantula.

Non appena Barty estrasse la bacchetta, la bestia si mosse con una velocità che il ragazzo non riuscì a prevedere. Si gettò di lato, per evitare le aguzze tenaglie del ragno, ed evocò immediatamente un grosso scudo d'argento che pose davanti a sé, come protezione.
L'Acromantula si gettò all'attacco, furiosamente, colpendo ripetutamente con le zampe e le tenaglie l'estrema difesa del ragazzo.
Un rimbombo cupo e lugubre echeggiò per l'arena ma lo scudo resistette e alla fine l'avversario dovette ritirarsi, dando modo al giovane campione di attuare il suo piano.
Con la coda dell'occhio vide un masso grosso quasi tre metri. Perfetto.

"Le Acromantule temono i Basilischi e, in generale, un po' tutti i serpenti."
"Perfetto, Severus. Piccolo problema, mi porto un serpente in tasca?"
L'altro aveva alzato gli occhi al cielo. "Hai una bacchetta, usala."


Barty chiuse gli occhi e si immaginò, al posto del masso, un lungo serpente verde e strisciante dalle zanne aguzze e gli occhi glaciali. Poi puntò la bacchetta verso la pietra, mormorò la formula giusta, e dopo qualche istante, al suo fianco comparve una grossa vipera.
Funzionò.
Anche se solo per qualche istante, l'Acromantula distolse la sua attenzione dal ragazzo e pose i suoi occhi neri sul serpente, abbassando completamente la guardia.

"Impedimenta!" Urlò Barty, puntando la sua bacchetta contro la bestia la quale venne spinta immediatamente indietro, lasciando intravedere il ventre privo di difese.
"Bombarda!" Urlò ancora una volta il ragazzo.
Il risultato andò al di là delle sue speranze: l'incantesimo colpì il ragno proprio in pieno petto, facendolo volare via per finire addosso ad un albero il quale, sotto il peso della bestia, si spezzò in due, travolgendo l’animale.

Un urlo di giubilo pervase la folla mentre l’'Acromantula, intontita dall'incantesimo e dalla botta ricevuta, schiacciata sotto il peso del tronco, perse i sensi.
Con un ultimo sforzo, Barty recuperò il cilindro, assistette alle votazioni dei giudici (primo a pari merito con uno dei campioni di Durmstrang) e poi non riuscì più a ricordare che cosa fece nel corso di quella giornata.
Il resto fu avvolto in un sereno oblio.

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Salve a tutti, Spero vi sia piaciuto questo capitolo dove finalmente affrontiamo la prima prova dei Campioni.
Ammetto che non è stato facile intuire un modo per far svolgere questa prova, spero di essere riuscito a crearne uno abbastanza plausibile, mi è venuto in mente il trucco usato da uno dei Campioni contro il drago, cioè quello di trasformare una pietra in un cane, se non mi ricordo male.
Prima di Natale pubblicherò anche un'altra capitolo e cioè il tanto temuto ballo del ceppo! Temuto anche da me perché non so cosa inventarmi ma sicuro un po' di drama ci sarà!

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Capitolo 3
*** Un Ballo a Lungo Atteso ***


Capitolo 3, Un Ballo a Lungo Atteso.

 



Il castello di Hogwarts aveva subito, nel corso dei secoli, numerose trasformazioni e migliaia di addobbi diversi ma, i fantasmi erano pronti a giurare, mai la scuola era stata così splendente.
Per il tanto atteso Ballo del Ceppo, per certi versi vero e proprio fulcro del torneo (specialmente per chi non vi partecipava) gli sforzi furono raddoppiati e il Salone d'Ingresso, luogo di ritrovo per le coppie, appariva semplicemente perfetto.

“La vuoi finire di agitarti tanto?” sbottò Sirius, sistemando la giacca di James, il quale appariva decisamente a disagio.
“Come fate voi Black a sembrare così… dannatamente perfetti? Io sembro un damerino in questa veste,” borbottò Potter, cercando, inutilmente, di dare un contegno ai suoi capelli indomabili e osservando con una punta di invidia la lunga chioma nera dell’amico.
“Secoli di matrimoni tra lontani cugini schifosamente puri,” borbottò Sirius, distrattamente. “Oh, guarda, c’è Peter.”
Proprio in quel momento, in effetti, dalle scale era apparso il loro amico il quale, dopo qualche secondo di smarrimento, vide James e Sirius e perciò si fece strada tra la folla, verso di loro.

“Ragazzi, Remus proprio non ce la fa, sta ancora malissimo, l’ultima luna pie…”
“Abbassa la voce, idiota!” lo rimbeccò Sirius.
“Sì, scusa, è che questa cosa del ballo mi manda al manicomio!” borbottò Peter. “Insomma, Remus è tornato ora dall’Infermiera e la Chips non gli ha dato il permesso…”
“É colpa nostra, eravamo così concentrati sul Ballo che abbiamo abbassato la guardia, ieri notte,” ammise James, amaramente.
“Ma d’altra parte forse Lunastorta è più contento così,” sogghignò Sirius. “Un’occasione mondana del genere… no, il vecchio Luna ne farà volentieri a meno.” Peter annuì e poi, dopo una rapida occhiata a un gruppo di studentesse di Durmstrang appena entrate, si congedò.

“Non riesco ancora a credere che Pete abbia trovato una per il ballo,” commentò James, tornando a tormentarsi i capelli.
“Ragazze.” borbottò Sirius, scuotendo la testa.
Finalmente, dopo altri minuti di attesa, la campionessa di Hogwarts apparve sulla scalinata: Marlene per l'occasione indossava un bellissimo abito nero, il suo colore preferito.
Sirius si fece prontamente avanti, prendendola sotto il braccio.
Nello stesso istante anche i primi ospiti di Durmstrang entrarono nella sala e il cappello a punta della Mcgranitt spuntò in mezzo alla folla.
"Bene, Crouch sta aspettando la sua dama per la sera, voi due," indicò Sirius e Marlene, "avviatevi verso la porta del salone, sarete i primi a entrare."

L'attenzione di James però immediatamente calò e si pose altrove: in quel preciso momento, dietro l'amica, era apparsa Lily in un lungo abito blu trapunto di stelle argentate.
E tutta l'ansia, le mille domande e paure che affollavano la mente del ragazzo sparirono alla sola vista della ragazza.
Erano giovani, innamorati, quella sera non sarebbero esistite guerre e politica ma solo divertimento e gioia di vivere.
Avevano tutta la vita davanti.

/ / / / / / /

Emozioni per certi versi simili albergavano anche in Barty, mentre vide avanzare la sua dama per il ballo. In effetti, quasi tutti i Serpeverde non avevano provato quell'ansia che precedeva la serata, la paura di non trovare un partner, perché semplicemente le varie famiglie esigettero che gli alunni già promessi sposi si accompagnassero ai loro futuri mariti o mogli.
Poco romantico ma molto utile per rinsaldare vecchie e future alleanze.
Ma per Barty la cosa era diversa, non era ancora stato promesso a nessuna, e per quella sera aveva invitato una giovane strega di Durmstrang, Wilfreda, sicuro che avrebbe fatto ulteriormente arrabbiare suo padre, visto il tremendo odio che l'uomo provava per quella scuola e ciò che rappresentava.

"Ciao. Tu molto pello stasera, antiamo?" la ragazza disse, in un inglese piuttosto claudicante.
"Oh sì, certo, stavo solo…" Barty notò gli altri campioni già davanti alla porta, Regulus intento a conversare con Wilma Goyle, la sua dama per la sera.
Con la coda dell'occhio vide Lily Evans parlare con Potter e, quasi automaticamente, Crouch voltò la testa verso Severus, alle sue spalle, intento a parlare con la strega di Durmstrang che gli aveva rimediato per la sera.
I suoi timori ebbero conferma: completamente disinteressato alla sua compagna, il ragazzo stava ora osservando la Evans con espressione omicida, le mascelle contratte.

"Severus, andiamo? Io devo stare con gli altri campioni," disse Barty.
"Mi sa che me ne torno… di sotto," borbottò Severus.
A quelle parole qualcosa scattò in Barty. Prese l'amico per il braccio e sibilò: "potresti smettere per una sera di essere così patetico? Non capisci che questa è la tua occasione di far ingelosire quella Evans? Falle vedere che puoi vivere senza di lei, che sei andato avanti e che anche tu puoi avere tutte le donne che vuoi."
"Io… io non provo nulla per quella… per quella Sanguespor…"
"Quando avrete finito di confabulare, signor Crouch, le dispiace avvicinarsi al portone?"
La voce tagliente della Mcgranitt pose fine a quella diatriba.
Barty si scusò e si avvicinò al portone, pronto per iniziare quella serata. E al diavolo Severus e la sua Evans.

/ / / / / / /

Tutto sommato, la prima parte della serata non fu affatto disdicevole. Sin da piccolo Sirius si era dovuto sorbire tutta una serie di lezioni sul bon ton e sul ballo e, per quanto giurasse a tutti che aveva dimenticato quelle noiose nozioni da Purosangue con la puzza sotto il naso, inspiegabilmente durante il ballo fu uno dei più bravi e acclamati dalla folla.
Anche Barty trovò il ballo piacevole: certo, la sua dama era particolarmente tesa e lui piuttosto imbranato, ma alla fine, osservando con la coda dell'occhio le altre coppie, notò che erano riusciti a non sfigurare.

Dopo un'ora di danze fu il momento della cena e i nove campioni, insieme agli insegnanti e presidi, si misero a sedere in un enorme tavolo centrale.
Su ogni posto c'era un menù con numerosi piatti diversi e molto elaborati. Per ordinare era sufficiente dire ad alta voce il nome del piatto selezionato e, in pochi secondi, quello appariva davanti a loro.
Sirius e Marlene ben presto presero l'attenzione, coinvolgendo la maggior parte dei presenti alla tavolata, compresi gli altri campioni, in un'accesa discussione sul Quidditch, su quale scuola o nazione fosse la più forte in quel campo.
Barty fu uno dei pochi non farsi coinvolgere in quella discussione: aveva già partecipato a decine di quei banchetti e ben presto era arrivato alla conclusione che la cosa migliore da fare fosse rimanere in silenzio per non farsi coinvolgere in discussioni inutili.

Edgar Bones, che sedeva accanto a lui lisciandosi i lunghi baffi neri, sorrise.
"Non sei un appassionato di Quidditch? Chiese, ilare.
"No, non particolarmente. Preferisco tifare dagli spalti," rispose Crouch.
"Sai, pensavo che il vecchio Barty Crouch Sr. avrebbe utilizzato la sua sempre più importante influenza per prendere il mio posto, questa sera. E, detto tra noi, sarei stato molto felice di lasciarglielo fare," Edgar disse, asciugandosi la bocca del tovagliolo.
"Sì, lui… insomma, sarebbe stato contro le regole prendere il suo posto e quindi, ovviamente, si è astenuto dal visitare il figlio," il ragazzo replicò, la voce carica di sottile ironia e sarcasmo che evidentemente l'altro notò, perché una piccola ruga si formò sulla fronte di Bones.
"Toccato un tasto dolente?" Chiese.
Proprio in quel momento la sua dama, Wilfreda, terminò il dolce con aria soddisfatta.
"No, si figuri," rispose Barty, seccato. "Andiamo?" Chiese, voltandosi verso la ragazza la quale annuì e si affrettò ad alzarsi e raggiungerlo in mezzo alla pista.

Il mood nel frattempo era cambiato. A prendere il palco era stata una band piuttosto in voga nelle giovani ragazze della Gran Bretagna, il suo leader, dai lunghi capelli biondi e lo sguardo angelico, era intento a gorgogliare tutta una serie di canzoni che mandarono ben presto in brodo di giuggiole le sue numerose fan.
Barty iniziò a ballare distrattamente, la sua mente altrove. Possibile che tutti gli adulti, in sua presenza, pensassero bene di rivolgersi a lui non in quanto persona con sentimenti ma come il semplice figlio del grande Barty Crouch?
Adesso che era campione pensava che le cose avrebbero potuto prendere un'altra piega e invece…
Oh, ci avrebbe pensato ben presto lui a far capire a tutti quei vecchi mentecatti chi davvero fosse e…
"Io dovere andare momento in pagno. Tu aspetta?" Chiese Wilfreda. Il ragazzo annuì distrattamente e si appoggiò ad una sedia, osservando la ragazza lasciare la sala seguita poco dopo dalla Evans e dalla Mckinnon, cercando di programmare il resto della serata.
Ma non ci riuscì.

Proprio in quell'esatto momento vide, con sommo orrore, Severus Piton, con in mano una bottiglia vuota di whisky incendiario, avvicinarsi goffamente a James Potter e Sirius Black.
"Proprio te stavo cercando, stasera!" Biascicò.
"Mocciosus, sei ubriaco per caso? No, perché già sei patetico normalmente, adesso la cosa non potrà che peggiorare ulteriormente!"
"Dai, silenzio Sirius, sentiamo cosa vuole dirmi," disse James.
"Non so quale sortilegio tu le abbia imposto o quale pozione tu le abbia fatto bere, ma sappi che la Evans non sarà mai tua!" Urlò Severus, puntando il dito verso il petto di James.
"Uhm, peccato che questa sera abbia scelto di accompagnarmi. So che l'invidia ti rode dentro, ma non puoi dare la colpa a me," rispose Potter, beffardo.
"Ho visto come ti comporti, come sei cambiato da quando stai con lei. Ma sappi che non potrai nascondere ciò che sei davvero, il marcio prima o poi verrà fuori e quando lei lo scoprirà…" continuò Piton.
"Capirà davvero chi la ama e tornerà da te?" si intromise Sirius, "ma fammi il piacere, Mocciosus. Torna a giocare con le tue provette da chimico e…"

E il pugno di Severus colpì forte Sirius al volto, mandandolo lungo disteso.
James fece per estrarre la bacchetta ma in quel momento Barty capì che doveva intervenire, se voleva salvare l'amico la morte certa. Quindi fece un balzo verso i due e si frappose tra di loro.
"Basta così, andiamocene Severus."
"Tu non te ne vai da nessuna parte, hai colpito il mio amico e…"
"E i professori stanno per arrivare e rovinare la serata," aggiunse Crouch, sussurrando velocemente, "avrete modo di rifarvi… ma non stasera."

James voltò il capo ed effettivamente quel parapiglia aveva attirato l'attenzione della Mcgranitt. La videro alzarsi e confabulare con Silente..
Lentamente Potter abbassò la bacchetta e si voltò per aiutare l'amico a rialzarsi mentre Barty e Severus si dileguarono dalla scena.
Per un pelo.

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Quando Remus tornò dall'infermeria, dove si era recato per ricevere una dose ulteriore di Pozione Corroborante, trovò la sala comune ancora piuttosto vuota, Sirius e James seduti ai loro soliti posti, intenti a confabulare.

"Potrà sorprendervi, ma ho trovato Coda che ci dava dentro con una ragazza nel passaggio segreto dietro all'arazzo al terzo piano," disse, mettendosi a sedere accanto a James. "Com'è andato il ballo?"
"Lily e Marlene sono andate a letto qualche minuto fa, diciamo che questa sera non eravamo dell'umore adatto," borbottò Sirius.
Ben presto riferì all'amico della serata, a partire dal ballo fino ad arrivare all'ennesimo litigio con Severus.

"Non pensavo che il buon vecchio Piton fosse ridotto così male da fare a pugni al Ballo del Ceppo," sorrise Remus. "E Lily come l'ha presa?"
"Non gliel'ho detto," borbottò James, chino su un foglio di pergamena. "Ma, puoi giurarci, mi vendicherò. Potevamo avere una serata normale, comportarci come adolescenti tranquilli, e invece no, Mocciosus doveva rovinare tutto!"
"Però ti conviene stare attento, non so se a Lily farà piacere vederti tornare al vecchio James Potter," notò Remus.
"Oh, per quello non ti preoccupare, sarò estremamente minuzioso e attento a non farmi scoprire," rispose James, lo sguardo malandrino. "E poi, andiamo, per Mocciosus si può fare un'eccezione!"

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Di tutti i modi in cui Barty Crouch si era immaginato di poter concludere quella serata, rimanere in compagnia di un Severus Piton vomitante non era certo nel novero delle possibilità.
Fino a quel momento aveva avuto con Severus Piton un rapporto che avrebbe fatto fatica a dire di amicizia... certo, fuori dalle lezioni frequentavano gli stessi ambienti, entrambi coltivavano passioni simili e la stessa visione del futuro ma, insomma, non aveva con lui lo stesso rapporto che coltivava con Regulus.
Eppure quella sera aveva mollato tutto per aiutarlo.

Si dava dello stupido perché aveva perso un'occasione d'oro, anche se comunque ebbe ll'occasione di scambiare due parole con la sua dama e darsi appuntamento per il giorno successivo, perché invece di godersi quella festa non aveva fatto altro che rimuginare su suo padre e aiutare un compagno in difficoltà.
Un bilancio pessimo.
Eppure, osservando Piton in quelle condizioni, non poté non provare un briciolo di pietà nella sua coscienza.

"Com'era? No, io non provo niente per quella Evans, figurati, è una Sanguesporco," disse, imitando la voce di Severus il quale rimase inerte, abbracciato al gabinetto. "E meno male che dovevi mostrarle che eri andato avanti, farla ingelosire. Un patetico ubriacone non piace a nessuno, amico mio."
"Non bevo quasi mai, eppure… vedendoli insieme… io non…," sussurrò l'altro, cercando di rialzarsi.
"È evidente che abbia fatto la sua scelta. Potter è il vincitore, è tempo che tiri fuori gli attributi e che la smetta di piangerti addosso. Sono tantissime le donne là fuori, metti una pietra sopra sulla Babbana e datti da fare, se non vuoi trascorrere la vita a rimuginare sul passato," disse Barty, prima di lasciare il bagno e tornare nella sala comune insieme a Regulus.

Ma ovviamente Severus non dette ascolto ai consigli dell'amico; rimase a sedere nel bagno, la testa tra le mani.
Che cosa ne sapeva Barty di cosa c'era stato tra lui e Lily?
Potter prima o poi avrebbe fatto una mossa falsa, sarebbe riuscito a mostrare la sua vera natura e allora, quando Lily avrebbe capito l'errore commesso allora lui ci sarebbe stato.

Che cosa ne sapeva Barty Crouch dell'amore?

/ / / / / / /

Ammetto che mi sono divertito a scrivere questo capitolo inserendo anche, ovviamente un po' di drama adolescenziale, perché altrimenti che capitolo sarebbe stato?
Spero vi sia piaciuto, vi aspetto con la seconda prova!

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Capitolo 4
*** La Seconda Prova prt.1 ***


Capitolo 4, La Seconda Prova prt.1

 



Barty si svegliò di scatto, bruscamente. Sulle prime non si rese conto di dove si trovasse, il mondo appariva appannato ai suoi occhi, poi, lentamente, si riscosse. Sentì il duro pavimento sotto la schiena, aprì a fatica gli occhi e capì immediatamente di trovarsi in una stanza che non aveva mai visto prima.
Sembrava una vecchia aula in disuso: era terribilmente polverosa e vuota, eccezion fatta, da quello che riusciva a vedere dalla sua posizione, per un grosso tavolo e due sedie posizionate proprio al centro dell’aula.
Accanto a lui, in piedi, l'ultima persona che avrebbe voluto vedere al suo risveglio: Sirius Black.
Era stato lui a svegliarlo: reggeva tra le mani una strana pergamena e appariva piuttosto contrariato.

"Ma cosa…"
"Svegliati, è iniziata la seconda prova!" Borbottò Black, mettendosi a sedere vicino all'unico tavolo della stanza, le mani tra i capelli.
"L'ultima cosa che mi ricordo è Lumacorno che mi chiamava nel suo ufficio," sospirò Crouch, rialzandosi da terra e, suo malgrado, mettendosi a sedere accanto a Sirius. Osservò la pergamena, che il ragazzo nel frattempo aveva appoggiato sulla superficie polverosa, ma non riuscì a comprendere cosa rappresentasse quel dedalo di passaggi e di corridori.
"C’è anche uno Specchio Gemello, l'altro ce l'ha Marlene, immagino," spiegò Sirius, mostrando al compagno un piccolo specchio rovinato. "Serve per comunicare direttamente con la persona che possiede l'altro."
"Immagino sia Marlene," sussurrò Barty, ormai ripresosi, "e forse si trova nel luogo che indica la mappa.”
"Già. Marlene!" Chiamò il Grifondoro.
"Marlene, svegliati!"

/ / / / / / /

Dormiva così bene, beandosi di un sonno senza sogni… pura beatitudine.
Eppure c'era qualcosa che continuava a disturbarla, un rumore di fondo che ronzava come una mosca fastidiosa; un qualcosa, o qualcuno, che chiamava il suo nome.

"Ma… e… ne…"
Dormiva così bene…
"Marl…ene…"
Che scocciatore…
"MARLENE!"

La ragazza si riscosse, aprendo gli occhi.
Si trovava in un ambiente strano… ma poteva giurare che fino a qualche secondo fa era nel caldo e accogliente ufficio della McGranitt! Che cos’era successo?
Si mise a sedere sul pavimento, la testa che girava, cercando di capire dove fosse finita: quell’ambiente maleodorante non aveva certo nulla a che fare con la professoressa di Trasfigurazione… ma certo, la prova!
Accanto a sé vide un piccolo specchio, la fonte del rumore che l'aveva svegliata. Sbuffando, l'afferrò e con sorpresa vide la faccia piuttosto stravolta di Sirius.

"Oh, meno male. Ascoltami, Marlene, ci siamo, sei all'interno della seconda prova!" Esclamò il ragazzo.
"Sì, lo avevo capito, ma quanto tempo è passato, l’ultima cosa che mi ricordo è la McGanitt che mi parlava della prova…"
"I professori ci avranno incantato per farci addormentare. Noi siamo in quella che sembra un'aula in disuso, tu, credo, in mezzo alle fogne, a giudicare da questa mappa…" disse una voce a lei meno familiare, ma che riconobbe come quella di Barty.
"Ok, A quanto pare…” Fece per estrarre la bacchetta e lanciare un “Lumos” ma con orrore si accorse che mancava qualcosa.
“Oh, per Godric, ma sono senza bacchetta!"
Cercò in ogni tasca della veste ma niente.
Quella proprio non ci voleva: sicuramente i professori avrebbero riempito le fogne di strane creature o di ostacoli… come poteva pensare di affrontarle senza lanciare incantesimi? Erano impazziti?
Lei ancora non aveva imparato a lanciare anatemi, o anche il più semplice degli incanti, con l'uso delle mani.

Presa dal panico, cercò ancora una volta in tutte le tasche della veste fino a quando non trovò un foglio di pergamena. Lo tirò fuori, lo aprì e lesse ad alta voce quella che sembrava una strana filastrocca.

"Ti saranno date tre ore di tempo,
vedi di trovare l'uscita nel frattempo.
Sarai sola, isolato e inzuppato,
senza alcun incantesimo come alleato.
Ascolta i tuo compagni e usa l'intuito,
saranno il tuo unico aiuto."


"Oh, fantastico, Silente non ci dà una bacchetta ma una filastrocca! Ecco fatto, sei salva!" Esclamò Sirius, aspro.
"Zitto," lo rimbeccò Barty. "Allora, a quanto pare hai tre ore di tempo per uscire dalle fogne."
"Questo è ovvio…"
"Già, e non posso utilizzare nessun Incantesimo. 'Nessun Incantesimo come alleato'. Penso proprio che dovrò affidarmi a voi, ragazzi," rispose Marlene, cercando di alleviare la tensione.
"Ascolta i tuo compagni e usa l'intuito, saranno il tuo unico aiuto," sbuffò Barty.

"Ok, fantastico, dove devo andare?"
I due ragazzi osservarono a lungo la mappa fino a quando non notarono una piccola X vicino a uno degli ingressi delle fogne.
"Marlene, forse sappiamo dove devi dirigerti. Dove ti trovi in questo momento? Descrivi cosa vedi di fronte a te!" Disse Black ma già l'immagine all'interno dello specchio iniziava a svanire.
"Grandi corridoi… tre di… a me…"
Con un ultimo sussulto l'immagine della ragazza sparì dall'immagine.

Marlene urlò la sua rabbia, vedendo l'immagine del suo ragazzo sparire.
Era da sola ma dopo qualche istante di panico si calmò, respirando profondamente. Era una Grifondoro, una campionessa Tremaghi, non si sarebbe certo arresa davanti alle difficoltà.
Aveva i suoi assi nella manica: suo fratello era un Auror, i genitori, sebbene allora fossero già in età avanzata, quando non frequentava ancora la scuola la portavano spesso in campeggio e nella natura selvaggia Marlene trovava davvero se stessa.
La situazione non era poi così diversa rispetto a trovarsi sperduta in un bosco. Doveva usare tutti i suoi cinque sensi e l'intuito, se i presidi avevano deciso di non far usare una bacchetta agli studenti forse non c'era niente di davvero mortale in quel dedalo.

Delle tre strade che aveva di fronte una procedeva in salita, una in discesa e quella centrale sembrava proseguire in piano. Scelse di percorrere proprio il corridoio centrale ma dopo pochi metri dovette tornare indietro: era una strada senza uscita ma non se ne crucciò.
Si trovava in una specie di labirinto, quella sarebbe stata la normalità, non poteva permettersi di perdere la calma. Non ancora.
Scelse quindi la strada a destra, quella che scendeva lentamente, e in effetti sembrò rivelarsi la scelta più giusta.
L'aria divenne ben presto quasi del tutto irrespirabile, ma il corridoio proseguiva diritto, senza deviazioni, nel cuore delle fogne.

Proseguì in quel modo per più di mezz'ora, avanzando lentamente con passo breve ma costante, fino a quando, all'improvviso, uno strano rumore, come se tante voci cantassero insieme un coro melodioso e armonico, interruppe il silenzio che ormai premeva sulle orecchie della ragazza.
Fece per estrarre la bacchetta dalla tasca ma rimase con la mano vuota a mezz'aria.
Il suo istinto le diceva a chiare lettere che davanti c'era qualcosa di pericoloso: udire delle voci nelle fogne rappresentava quasi sicuramente un pericolo. Eppure…
Le voci sembravano così belle, quasi paradisiache e tanto armoniose! Andare avanti le costava così tanta fatica…

Strascicando i piedi, arrivò in una stanza enorme per essere in una fogna, sulla destra vide chiaramente dei Maridi dipinti con maestria incredibile alla parete. Ce n’erano una decina, tutti dipinti in maniera impressionante e fedelissima, e la osservavano.
A quanto pareva erano infatti i dipinti a formare quello strano coro che produceva un canto inebriante, come acqua fredda dopo una giornata assolata e calda, come una comoda coperta in una stanza fredda e buia.
Erano così belli… perché continuare in quella stupida missione quando poteva tranquillamente rimanere lì ad ascoltarli per l'eternità?
Che cos'era il torneo Tremaghi di fronte alla poesia dei Maridi e il loro canto che…

"Marlene!"
La ragazza scosse lentamente la testa. Chi è che parlava?
Chi osava distrarla dalla contemplazione dei…
"MARLENE NON ASCOLTARLI!"
Questa volta la voce di Sirius riuscì a penetrare in maniera più decisa la mente velata della ragazza la quale si riscosse, anche se con molta fatica, rendendosi conto solo allora di cosa stesse facendo
S'era messa seduta per terra, l'espressione beota davanti a quei ritratti… chissà quanto tempo aveva perso!
Si rialzò e, tappandosi le orecchie, corse via da quella stanza fino a quando il coro di voci angeliche non divenne che un lontano mormorio.

/ / / / / / /

Marlene si appoggiò alla parete, il cuore che rimbalzava furioso contro la gabbia toracica.
Era stata una sciocca, aveva rischiato di mettere a repentaglio l'intera missione e per di più l'immagine di Sirius era nuovamente scomparsa: evidentemente potevano parlare con lei ma solo pochi minuti.
Dopo essersi riposata per qualche secondo, una mano sul petto, la ragazza decise di ricominciare il suo lento avanzare. Aveva già perso troppo tempo!
La zona dove era arrivata si fece improvvisamente più complicata.
I corridoi divennero lentamente sempre più costretti e labirintici: diverse volte sbagliò direzione, dovendo tornare indietro mentre l'aria continuava a rimanere fetida, non contribuendo a schiarire le idee della ragazza.

Dopo quella che apparve un’altra infinità di minuti, accolse la voce di Sirius con sollievo.
"Allora, abbiamo fatto un po' di calcoli," mormorò.
"Ho fatto…"
"Zitto, Crouch. Abbiamo preso come base di partenza quella grande stanza dove hai incontrato i Maridi… a quanto pare, se i nostri calcoli sono giusti, sei a circa metà del percorso che devi fare per uscire dalle fogne. Le prossime svolte che devi fare sono destra, sinistra, sinistra, destra e poi dovresti trovarti in un'area più semplice."
Marlene si fece ripetere le indicazioni ancora due volte, per impararsele a memoria.
"Sei bravissima, vedrai che ce la farai," sussurrò Sirius, mentre la sua immagine ancora una volta spariva.

/ / / / / / /

"Ne sei sicuro? Abbiamo perso troppo tempo con il canto dei Maridi…"
Barty osservò la mappa con sguardo torvo.
"Certo, non ne faccio una colpa alla ragazza. Se ci fossi stato tu, all'interno del labirinto, saresti rimasto là per ore!"

Ma Sirius sembrava non voler rispondere alle provocazioni del ragazzo: osservava lo specchio con espressione tesa come mai l'aveva visto prima.
Era evidente che ci tenesse molto alla ragazza e che stare là, non potendo fare niente, lo divorasse.
In fondo lo capiva: se all'interno delle fogne ci fosse stato Regulus avrebbe avuto i nervi a fior di pelle anche lui.

Si zittì.
In realtà era teso anche lui e non poter avere il controllo della situazione, lasciare nelle mani di un’altra persona una missione così importante, lo divorava dentro. Prendere in giro Sirius era l'unico passatempo che poteva avere per non pensare a quello che sarebbe potuto andare storto ma si rese conto che non era il caso e a sua volta osservò pensieroso lo specchio.
"Coraggio, Marlene," sussurrò, suo malgrado.
La rivincita nei confronti del padre passava anche da lei, ora. Non poteva fallire.

/ / / / / / /

Eccoci qui con la seconda prova che ho diviso in due capitoli per meglio affrontare i vari ostacoli sul cammino di Marlene.
Riuscirà la ragazza a uscire viva (e in tempo) dalle fogne? Lo scopriremo presto ^^

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Capitolo 5
*** La Seconda Prova prt.2 ***


Capitolo 5, La Seconda Prova prt.2

 



Destra… sinistra e poi com'era? Ah sì, sinistra ancora una volta.
Marlene avanzava a tentoni ormai da diversi minuti, cercando di ricordare le indicazioni dei suoi compagni, compito tutt'altro che facile quando aveva mille pensieri che le passavano, vorticosi, per la testa.
Poteva chiaramente sentire, nelle vicinanze, dell'acqua che scorreva, non il massimo quando ti trovi nelle fogne.

Fortunatamente la memoria non fallì Marlene e infatti, dopo qualche minuto passato in dei cunicoli particolarmente stretti e oscuri, finalmente riuscì ad entrare in un ambiente più grande e luminoso e capì da dove proveniva l'acqua che sentiva.
Un tubo aveva ceduto e nel mezzo della stanza si era venuta a creare una grande, apparentemente profonda e puzzolente pozza d'acqua verde.
Tappandosi il naso con una mano, la ragazza decise di passare alla sinistra della pozza, cercando di tenersene bene alla larga.

Ovviamente le cose non si rivelarono così facili: non appena Marlene mosse un passo, un qualcosa di oscuro schizzò fuori dall'acqua, diretta a velocità folle verso di lei.
Prima che potesse reagire, la ragazza sentì delle fredda dita serrarsi intorno al suo collo e stringere. Solo allora si rese vagamente conto di che cosa l'avesse attaccata: un'Avvincino.
Erano delle creature pericolose, sebbene di piccole dimensioni, e Marlene poteva giurare che i presidi delle scuole avessero particolarmente preparato gli Avvicini per attaccare i campioni.
Non aveva mai sentito prima che uno di loro attaccasse direttamente la gola dell'avversario.

Lottò per scrollarselo di dosso, provando ad afferrarlo, con le mani libere, e tirarlo via, prendendolo a pugni, ma quello non mollava e già sentiva le forze, e il respiro, venir meno.
Ragiona.
Non farti prendere dal panico.
Non poteva mollare ora.

Gli Avvicini, pensò mentre si accasciava contro un muro, la gola sempre più serrata, il loro punto debole erano le… maledizione, ma certo, erano le dita! La loro stretta d'acciaio ma le dita erano molto fragili!
Smise di lottare inutilmente, afferrò gli artigli della creatura e strinse con tutta la sua forza.
Sentì distintamente l'Avvicino strillare con la sua vocetta acuta e malvagia e lasciare per un attimo la presa: era la sua unica occasione.
Afferrò la creatura per la testa e la gettò contro il muro della parete opposta.
Vide distintamente il suo avversario, dopo una breve parabola, rimbalzare e poi ricadere nella pozza. Non ne uscì più… ce l'aveva fatta!

/ / / / / / /

L'atmosfera, nella piccola aula in disuso, nel corso di quelle ore aveva vissuto di momenti molto diversi tra loro.
Sirius e Barty ormai avevano capito che potevano parlare con Marlene per pochi minuti ogni ora, perciò i momenti immediatamente precedenti e successivi a quei brevi incontri a distanza erano pervasi da ansia ed eccitazione.
Che cosa stava facendo Marlene? Quali ostacoli aveva e avrebbe dovuto superare?
Ma per il resto, nella piccola stanza calava il silenzio e una certa apatia. I due ragazzi si guardavano a malapena, parlando solo dello stretto necessario.

Capivano benissimo che quella era solo una breve tregua, che terminato il torneo, e l'anno scolastico, si sarebbero trovati su posizioni molto diverse, dopo la scuola.
E allora a che cosa serviva fraternizzare con il nemico, come diceva giustamente James?
Per quale motivo avrebbe dovuto parlare con quel traditore, come saggiamente suggeriva Severus?

Non gli tirava un pugno solo perché c'era la vita di Marlene in gioco.
Non lo Cruciava solo perché erano all'interno della scuola.

"Mancano pochi minuti al prossimo collegamento," mormorò Sirius, osservando l'orologio e prendendo carta e penna.
"Potrebbe essere l'ultimo, dato che manca a malapena una ventina di minuti al raggiungimento delle tre ore," notò Barty.
"Ce la farà," rispose l’altro, più a se stesso che a Barty.

"Ragazzi…"
La voce di Marlene arrivò lontana. Videro dallo specchio che aveva diversi graffi sul volto e una specie di granchio sui capelli.
"Queste maledette bestiacce!"
"Come va? Cosa è successo?" Chiese Barty.
"Ho dovuto affrontare un nugolo di Chizpurfle in un corridoio ma per fortuna parevano prive di sostanze magiche e quindi me la sono cavata, correndo velocemente," spiegò Marlene, afferrando il granchio magico e gettandolo via.
"Ti hanno ferito?" Chiese Sirius.
“E dove ti trovi?” aggiunse, pratico, Crouch.
"No e… uhm, mi trovo in un corridoio abbastanza largo che sembra procedere dritto per metri e metri," rispose la ragazza.

Sirius e Barty immediatamente consultarono la mappa, cercando di capire dove potesse trovarsi la loro compagna.
"Guarda, qui!" Disse infine Barty.
Aveva effettivamente indicato quello che sembrava un lunghissimo corridoio.
"Ascoltami, Lene, se effettivamente ti trovi dove noi crediamo… manca poco, davvero poco all'uscita!" Esclamò Sirius, raggiante.
La ragazza sorrise e fece per replicare ma l'immagine svanì.

Barty osservò la mappa, scuotendo la testa.
"Cosa c'è?" Chiese l'altro, suo malgrado.
"Tutto qui? Un lungo corridoio e poi è finita?" Rispose il Serpeverde. "No, ci deve essere sotto qualcosa… un’ultima prova, ne sono sicuro."

/ / / / / / /

Marlene dopo quelle ore di ansia, angoscia e prove fisiche era lo stremo delle forze ma, vedendo la meta così vicina, corse il più velocemente possibile verso la fine di quel corridoio.
Verso la sua tanto agognata meta.
Giunta a quel punto, non le importava più se alla fine del percorso avesse trovato qualche strana creatura o inganno partorito dalle menti sadiche dei tre presidi. Voleva solo uscire da quel labirinto.

E alla fine, dopo aver corso per quelle che le parvero ore, arrivò al termine del corridoio. Ma non trovò una porta, solo solida pietra. No, non era possibile, quel passaggio che aveva appena percorso non poteva portare a un vicolo cieco.
Avanzò ancora e improvvisamente una parete apparve alle sue spalle. Era in trappola?
Si preparò mentalmente ad affrontare qualsiasi tipo di ostacolo o creatura, ma quando vide che da alcune aperture della parete iniziò a entrare una copiosa quantità di acqua, le sue certezze crollarono.

Si voltò e provò ad analizzare la parete apparsa dietro di lei… ma non c'erano maniglie o varchi dove infilare le dita.
Sentendo montare di nuovo l'ansia (l'acqua era già quasi alle ginocchia) la ragazza prese a toccare, spingere, colpire ogni centimetro disponibile. Niente.
No, c’era qualcosa che non andava, non potevano avere escogitato una trappola che la uccidesse. No?

L'acqua era ormai alla vita quando scorse una possibile via di uscita.
All'inizio si era concentrata unicamente sulle cose che poteva toccare e raggiungere con le sue mani, ma dopo aver lasciato vagare lo sguardo per la stanza riuscì a intravedere, sul soffitto, una specie di pulsante.
Ma certo… era l'unica cosa possibile.
Doveva lasciare che l'acqua riempisse la stanza, lasciarsi andare, farsi guidare dall'acqua fino a quando questa non avesse raggiunto il soffitto e allora spingere con tutte le sue forze.
Più facile a dirsi che a farsi.

Già provata dall'incontro con l'Avvincino, da quelle ore frenetiche e dall'ultima corsa, Marlene trovò molto difficile rimanere a galla e lo fece aggrappandosi alla parete… ma questo le costò ulteriori forze.
Ben presto l'acqua riempì la stanza e la ragazza, aggrappandosi alla parete, poteva iniziare a scorgere nitidamente che sì, c'era un pulsante a pochi centimetri sopra di lei. Un pulsante con sopra incisa una porta.
Provò a raggiungerlo, ma era ancora troppo lontano: doveva lasciarsi trascinare in alto dalla forza della corrente ancora per qualche secondo.
Per sua fortuna non soffriva di claustrofobia altrimenti sarebbe impazzita.

Finalmente, dopo un'ultima spinta si distaccò dalla parete e nuotò verso la sua salvezza presunta. Sentiva ormai la forza dell'acqua travolgerla ma non poteva mollare, non dopo tutto quello che aveva dovuto affrontare nel corso di quelle tre ore maledette.
Allungò la mano e premette il pulsante.
Niente.
Riprovò ancora e il pulsante di pietra si mosse appena di qualche millimetro.

Il panico pervase Marlene.
Doveva spingere con più forza ma come faceva se non ne aveva più?
Se si sentiva svuotata e a malapena riusciva a rimanere a galla?

E riprovò ancora, cercando di prendere a pugni, spingere con tutte le sue forze quel maledetto pulsante.
Ormai l'acqua le arrivava alla gola e non c'era più possibilità, nessun'altra via di uscita.
Ormai le spinte e i suoi tentativi si stavano facendo via via meno insistiti e forti.
L'acqua le arrivò alla bocca e al naso.

Era finita.
Ci aveva provato ma aveva fallito, pensò, mentre sentiva che trattenere il respiro diventava più difficile e mille coltelli le pugnalavano i polmoni.
Spinse ancora ma niente.

Vide le facce di Sirius, di James e dei Malandrini.
Di Lily, delle sue amiche e di tutti i Grifondoro.
Perfino Barty.

Aveva deluso tutti.

No, era una Grifondoro, non poteva mollare.
Avrebbe combattuto, dando tutta se stessa… la sua avventura non sarebbe finita là.
Spinse ancora e questa volta, come per magia, fu come se dalle sue mani fosse scaturito un incantesimo “Depulso” perché sentì distintamente il pulsante muoversi, con un rombo secco. E poi il nulla.

/ / / / / / /

Quando si riscosse la prima cosa che vide fu una finestra, illuminata dalla luce solare rimpiazzata, subito, dalla faccia di Sirius.
"Sei sveglia!" latrò.
"Lasciala respirare, Black, te la puoi sbaciucchiare quando sarete da soli."
E quello era Barty.

"Dove sono?"
Chiese, si sentiva ancora intontita e solo con estrema difficoltà stava cominciando a comprendere che si trovava in una stanza, sdraiata su un comodo letto.
"In infermeria, la prova…"
Quelle parole riscossero completamente la ragazza.
"La prova! Come…"
"Tranquilla, schiacciando quel pulsante sei immediatamente comparsa nella stanza dove si trovavano i giudici," spiegò Sirius, sorridendo, orgoglioso. "A quanto pare, sei riuscita a ottenere il tempo migliore! La ragazza di Durmstrang non ha completato il labirinto mentre il campione di Beauxbatons è arrivato un quarto d'ora dopo di te!"

Ce l'avevano fatta. Ce l'aveva fatta.
Aveva affrontato quei pericoli e ne era uscita viva e vittoriosa.
"Ovviamente il nostro aiuto è stato di fondamentale importanza," ghignò Barty. "Ma te la sei cavata bene, lo devo ammettere.”
“É stata la migliore!”
“Non ti allargare…”

“E gli altri ragazzi?” chiese Marlene, interrompendo quell’ennesimo battibecco.

"Madama Chips ha insistito affinché ti riposassi e non ha ammesso nessun altro al di fuori di noi due," spiegò Sirius.
Dietro di lui, Barty alzò gli occhi al cielo ma a Marlene ormai non importava. Non le importava più nulla.

Mancava solo una prova ma era così lontana nel tempo…
Si sarebbe potuta godere un ultimo trimestre di pace e tranquillità… per quanto fosse possibile a Hogwarts, in compagnia dei Malandrini, e con una guerra fuori che infuriava.

/ / / / / / /

Eccoci qui alla fine di questa seconda prova che mi sono divertito a scrivere, sebbene all'inizio, davanti al bando, sia rimasto parecchio interdetto xD
Protagonista è stata Marlene, guidata da quel duo (che ormai nel mio cuore si piazza al secondo posto dopo Sandra e Raimondo) improponibile composto da Barty e Sirius.

Spero che questi due capitoli vi siano piaciuti, appuntamento con la prova finale.

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Capitolo 6
*** La Terza Prova ***


Capitolo 6, La Terza Prova

 



La Sala Grande era gremita di studenti, tutto il corpo insegnanti al completo e una decina di invitati di eccezione. Tutti erano intenti ad osservare, con estrema attenzione, il piccolo spazio ricavato davanti al tavolo dove solitamente mangiavano gli insegnanti.
Erano stati posizionati tre letti e accanto a ognuno di essi era presente un campione. Tutti e tre apparivano tremendamente emozionati, il volto pallido di Sirius risaltava quasi comicamente in mezzo ai lunghi capelli neri; per la prima volta, nella sua breve esistenza, non riusciva proprio a trovare un modo per rendere esilarante quell'occasione così formale e ricca di suspense.
Vide, tra la folla, i suoi compagni d'avventura, i Malandrini, tutti, tranne i suoi genitori. Non se ne stupì, non era così sciocco da credere che sua madre o suo padre potessero trovare quell'esperienza del figlio maggiore degna della loro presenza.
Accanto a Regulus intravide però Kreacher, sicuro emissario da parte dei Black per riferire loro un suo probabile fallimento.

Al solo pensiero sentì il sangue ribollire dalla rabbia, perciò preferì prestare ascolto a Silente, il quale si era appena alzato.
"Diamo inizio ufficialmente all'ultima prova di questo Torneo Tremaghi."
A quelle parole, tutte le luci si spensero mentre tre calici apparvero sui mobiletti posizionati accanto ai tre letti.
"I nostri campioni dovranno bere questa pozione, cadranno così in un sonno profondo che li trasporterà in un posto a loro familiare. Dovranno affrontare ostacoli molto difficili e avranno solo dodici ore di tempo per arrivare nella radura in mezzo alla foresta e toccare la coppa… a partire da ora!"

A quelle parole, così come il preside aveva insegnato loro quel pomeriggio, i tre campioni trangugiarono le loro pozioni e si stesero sui letti.
Era una sensazione strana, stare là, distesi nel bel mezzo della Sala Grande con centinaia di occhi puntati spasmodicamente su di loro.
Ben presto Sirius si sentì stanco, troppo affaticato perfino per alzare la testa e scrutare la folla.
Sospirò, chiuse gli occhi, e dopo qualche istante era già caduto in un sonno profondo.

/ / / / / / /

Non appena apri gli occhi capì che si trovava in un luogo a lui conosciuto e familiare.
. Era la Foresta Proibita, illuminata da un caldo sole di mezzogiorno. Eppure c'era qualcosa di strano, sembrava proprio fosse un sogno, anche se riusciva distintamente a percepire il calore del sole.
"Buongiorno, dormiglione. Sai, come dice la mamma, effettivamente una delle pochissime cose che sei in grado di fare è dormire."
No, non era possibile. Quella voce…
Era Regulus. Ma non sembrava davvero lui, aveva le fattezze di uno spettro: traslucido, galleggiava a qualche centimetro dal terreno.
"Sei morto e io nel frattempo non l'ho saputo? No, perché questa sarebbe la prima bella notizia da un bel po' di tempo," sbottò Sirius, rialzandosi da terra e cercando di orientarsi.
"No, zuccone, sono, credo, la tua coscienza. La scorsa prova Marlene aveva voi come guida, quest'oggi tu avrai me," rispose lo spettro, sogghignando.
"Tutte le fortune capitano proprio a me," sibilò l'altro. “Ok, bene, ‘coscienza’. Dove devo andare?”
“E che ne so, sono apparso insieme a te, non ho avuto il tempo di esplorare i dintorni…” rispose Regulus, grattandosi i lunghi capelli.
“Utile come la controparte in carne e ossa,” borbottò Sirius, incamminandosi verso il folto degli alberi seguito, a breve distanza, dallo spettro dalle fattezze del fratello.

I due avanzarono in silenzio per quella che parve un'ora fino a quando, alle orecchie del campione, non giunse un verso straziante a non più di una decina di metri sulla destra.
Il ragazzo estrasse la bacchetta e corse, come meglio poteva, verso l'origine di quel rumore. Arrivati vicino a una piccola radura nella foresta, però, Sirius si bloccò. Lo spettacolo che si parava davanti ai suoi occhi era terribile.
Un immacolato unicorno bianco giaceva per terra, ferito, mentre un' enorme Acromantula incombeva su di lui.
Il ragazzo fece per gettarsi a soccorso della creatura, ma lo spettro si frappose tra Sirius e l'unicorno.

"Lasciami passare, devo salvare quella bestia!" Sirius ringhiò ma Regulus sembrava inamovibile.
"Per lasciarti morire sotto i colpi del ragno? La cosa non mi dispiacerebbe, ma oggi non posso proprio permettertelo!"
Crunch
Sirius e Regulus si voltarono e videro, con orrore, che una decina di ragni erano accorsi dagli alberi davanti a loro mentre l'Acromantula che aveva aggredito l'unicorno affondava le zanne nella morbida carne della creatura.
"Oh merd…"
"Che ti avevo detto?" Sibilò lo spettro, "E adesso, se mi dai ascolto, scappiamo piano piano."
Sirius annuì e mosse un piede, lentamente, spezzando però, inavvertitamente, un ramoscello. Le teste dei ragni si voltarono immediatamente, con perfetta sincronia, verso di loro.
"Ok. Scappa!"

Il giovane Black non se lo fece ripetere una seconda volta: spiccò una corsa selvaggia attraverso la foresta mentre sentiva distintamente i ragni farsi sempre più vicini alle sue spalle.
Certo, aveva un vantaggio perché quelle creature erano sgraziate e negli spazi angusti della foresta non potevano utilizzare al meglio la loro agilità, ma anche per lui valeva la stessa cosa.
Un paio di volte inciampò o finì in un vicolo cieco e i ragni erano sempre più vicini. Sempre più vicini.

A un certo punto vide una luce rischiarare gli alberi e quindi, utilizzando le ultime forze rimaste, si gettò verso la salvezza… o così credeva perché la foresta finiva proprio su un piccolo dirupo e Sirius non fece in tempo a frenare la sua folle corsa o ad aggrapparsi al terreno.
Cadde per tre metri finendo esattamente al centro di un fiume ghiacciato che passava là sotto.
Per il ragazzo, accaldato dalla corsa forsennata, quello shock termico fu quasi fatale: l'acqua si infiltrò ben presto sotto i vestiti, fin sulla pelle, e fu come se centinaia di coltelli aguzzi lo accoltellassero tutti insieme, nel medesimo istante.

La corrente era forte e Sirius faticò a rimanere a galla, ma alla fine, dopo un paio di centinaia di metri, il fiume arrivò in un tratto pianeggiante e il ragazzo poté aggrapparsi ad una pietra e faticosamente rialzarsi.
Si trascinò lontano dall'acqua ghiacciata e si sdraiò per terra.
Era stanco, infreddolito, e aveva affrontato soltanto il primo ostacolo di quella prova.

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"Alzati, non puoi perdere tempo in queste quisquiglie."
La voce di Regulus svegliò Sirius di soprassalto.
"Oh santo Godric, mi sono addormentato? Perché non mi hai svegliato?" Borbottò il ragazzo, alzandosi di terra.
"Perché non posso teletrasportarmi in giro, avevo perso le tue tracce. Ma non ti preoccupare, non saranno passati più di una quindicina di minuti," rispose lo spettro, piccato. "Invece di fare la morale a me, guarda dove ti sei addormentato, cialtrone.”
In effetti era finito in una distesa erbosa e a coprire la loro visuale non c'erano alberi ma bensì alte rocce, e su ogni masso c'erano numerosi nidi di uccello.

"Golden Snidget," dichiarò la sua guida.
“Bah, sono uccellini indifesi,” borbottò Sirius, “mi hai fatto prendere un colpo per nulla.”
"Sicuro? Prova ad avanzare… ma questi animaletti, quando covano le loro uova, sono molto aggressivi e, mentre tu eri intento a dormirtela della grossa, ho contato una cinquantina di nidi," spiegò Regulus. "Penso che i genitori ci stiano osservando e se ci avvicinassimo alle rocce, cosa necessaria per proseguire, ci attaccherebbero. E un centinaio di quegli animaletti che puntano ai tuoi occhi non sono molto simpatici."
Sirius rimase per qualche secondo in silenzio. Detestava dare ragione a quel fratello/fantasma/coscienza ma, effettivamente, la strada passava troppo vicino ai massi.
Forse c'era un'altra strada da percorrere.

"Potremmo sempre seguire il fiume…"
In effetti il corso fluviale girava a sinistra dopo pochi metri, lontano dai nidi, e sembrava proprio che proseguisse in pianura.
"E chi ti dice che il fiume non ci porterà fuori strada? Potrebbe improvvisamente diventare un pericolo mortale… ripeto, la cosa non mi preoccupa più di tanto, ma dato che devo fungere da tua coscienza, devo comunque presentarti le alternative,” sibilò Regulus.
"L'alternativa è farmi cavare gli occhi. Io vado di qua," rispose Sirius, piccato. “Se vuoi seguimi altrimenti stai qui a guardare i nidi.”
Lo spettro sospirò e, scuotendo tristemente il capo, fece strada.

Il fiume adesso era poco profondo,la corrente tutto sommato gestibile e Sirius avanzò lentamente, ma con un certo ritmo, per qualche chilometro.
Certo, avanzare camminando sul fondale pietroso, con l'acqua ghiacciata alle caviglie, non era il massimo, ma non incontrarono ostacoli per circa un paio di ore, fino a quando non videro che il fiume si gettava in una piccola cascata, qualche metro più avanti.

I due rimasero per qualche secondo a osservare i paraggi e poi Regulus parlò.
"La vegetazione si sta facendo sempre più fitta. Secondo me, siamo vicini al centro della foresta."
Sirius non ne aveva più pallida idea. Aveva esplorato la foresta in lungo e in largo ma mai per via fluviale.
Gli alberi effettivamente sembravano molto più vecchi e robusti, la luce del sole ormai filtrava appena dalle fronde degli alberi che si sporgevano sul fiume.

"Penso che sia meglio girare a destra, mi sembra che filtri un po' di luce là in fondo," suggerì il ragazzo.
Lo spettro si grattò il mento, pensieroso.
"Vorrei poter dire qualcosa in contrario… ma non ci riesco, per la prima volta sono d'accordo con te. È tempo di uscire da questa oscurità."
Non fu facile, perché ormai gli alberi erano molto fitti, ma dopo un'altra oretta di dura lotta, dove Sirius più volte si graffiò la faccia e le mani, finalmente sbucarono in una nuova, grande, radura nel bel mezzo della foresta.

"Sì, lo sento, siamo vicini," sussurrò il ragazzo.
Il sole era ancora alto nel cielo, segno che avevano ancora tempo.
Per questo motivo, il giovane Black si avvicinò ad alcuni alberi e, mormorando "Diffindo", ne tagliò alcuni rami.
"Che cosa hai intenzione di fare?" Chiese lo spettro, mentre Sirius accatastava i rametti.

"Sono già stato in questo posto, il centro della foresta sarà vicino, a non più di cinquecento metri."
"E perché ci fermiamo?"
"Perché sono stanco, affamato e con il sedere e le gambe gelate. Ho bisogno di un fuocherello per riposarmi qualche minuto e affrontare gli ultimi metri con un po' più di forza. Sicuramente ci sarà qualche sorpresa ad attendermi," rispose Sirius, “E così come sono non sarei in grado di affrontare quello che Silente ha in serbo per me.”
"E quel qualcosa che ti aspetta potrebbe essere attratto dal fuoco, non ci hai pensato?" Fece notare Regulus, scuotendo la testa spettrale.
"Sarai anche la mia coscienza ma sei anche tremendamente noioso. Un calco perfetto della realtà," sbottò il ragazzo. "Non ce la faccio ad andare avanti, il sole è ancora alto nel cielo. Cinque minuti, non ti chiedo tanto."

Detto questo sussurrò "Incendio" e dopo qualche istante, un fuocherello acceso rischiarò parte della radura.
"Non capisco come fai a riposarti in questa occasione, tutto dipende da te e cosa fai? Accendi un fuocherello, sei proprio un’irresponsabile…"
"Adesso sembri più nostra madre," ghignò Sirius, "anche se, in realtà, sei diventato la sua esatta copia, quindi non mi dovrebbe sorprendere."
Regulus fece per rispondere a tono ma si bloccò, gli occhi spettrali puntati dietro alle spalle del giovane Black.
Il fratello fece per chiedere che cosa lo disturbasse tanto… ma non ebbe bisogno di proferir parola. Sentì immediatamente il tempo cambiare, le cime degli alberi ghiacciarsi e un'oscurità calare sulla radura.
Si voltò ed ebbe conferma.

Dissennatori. Tanti, troppi per loro.
"Io l'avevo detto…" sentì Regulus bisbigliare.
Era un sogno ma le sensazioni identiche alla realtà. Estrasse la bacchetta, pensò al giorno in cui avevano fondato i Malandrini e urlò "Expecto Patronum."
Un grosso cane argentato eruppe dalla punta della bacchetta e si gettò contro i Dissennatori, lottando ferocemente. Ne bloccò un paio ma altri avanzavano.
"Corri, scappa!"
Non poteva, già il buio lo divorava.

Sua madre che cancella il nome di Andromeda dal ritratto.
Voldemort che visita casa di Black in occasione del matrimonio della cugina.
Lui che scappa di casa e Regulus fermo, immobile.
"Non sei più mio fratello."


Cadde nell'oscurità più fitta e buia.

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"Svegliati!"
Sirius faticò a tornare nel mondo dei vivi ma alla fine, con un enorme sforzo, riuscì ad aprire gli occhi. Era sdraiato per terra, nella radura, e le sue orecchie potevano percepire i rumori di una battaglia.
Borbottando, si alzò e vide un nutrito gruppo di Centauri intento a scacciare via i Dissennatori che, forse, avevano inavvertitamente invaso il loro territorio.
"Hanno concentrato la loro attenzione sui Dissennatori… ma se ti vedono ti faranno a fettine," borbottò Regulus.
"E allora è venuto il momento di usare le mie ultime forze," sibilò Sirius.

I Centauri e Dissennatori si erano concentrati sulla parte destra nello spiazzo, a sinistra c'era la sua possibilità di salvezza.
"Propongo di passare dagli alberi, allungando il percorso…"
Ma Sirius ne aveva abbastanza di quello spettro. Se voleva scappare e non dare nell’occhio aveva un’unica possibilità.
Si trasformò in Felpato, raccolse le ultime energie e spiccò una corsa forsennata, passando vicino alla lotta furibonda.
Per sua fortuna, i contendenti erano talmente impegnati nella lotta che non videro un cane correre in maniera forsennata e il giovane Black poté scappare liberamente fino agli alberi e poi ancora oltre, fino a una nuova radura e alla coppa, posizionata sul piedistallo.

Là si trasformò nuovamente in umano e concentrò la sua attenzione sulla coppa.
Era così bella, un sogno materializzatosi ai suoi occhi.
"Bravo, non me l'aspettavo."
Era Regulus.
"Ancora una volta ho dimostrato di essere il migliore della famiglia," sorrise Sirius. "Campione Tremaghi!"
"Sai benissimo che senza il mio aiuto saresti finito ucciso dalle Acromantule… o senza gli occhi, ma sei troppo orgoglioso per ammetterlo," rispose il fratello. "Ma io so come sono andate le cose e tanto basta. Vai, afferra la coppa."

Sirius annuì e toccò la coppa con la mano. Era fredda ma improvvisamente, sul coperchio, apparvero delle cifre… una specie di conto alla rovescia.

"5… 4…"
"Tieniti pronto."
"3… 2…"
"Mi manchi," sussurrò Sirius. Regulus fece per rispondere ma in quel momento il conto alla rovescia arrivò allo 0.

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Sirius si risvegliò nel bel mezzo della Sala Grande. Aveva la coppa tra le mani ed era circondato da una folla festante. Marlene, Dorcas, James, Remus e Peter, tutti i Grifondoro e anche quelli delle altre case si avvicinarono a lui, in un abbraccio collettivo.
Riuscì a scorgere anche Barty, pure lui visibilmente sollevato.
“Hogwarts è la scuola vincitrice del Torneo Tremaghi!” dichiarò Silente.

Del resto della serata, dei giorni successivi, Sirius non prestò nessun ricordo. Troppe le emozioni, la felicità… le bevute.
Anche Barty approfittò dell’atmosfera per uscire definitivamente dall’anonimato. Non era più il “figlio di”, era Barty Crouch, campione.

“Se non la smetti di aggiustarti i capelli, e sorridere alle ragazze, diventerai la copia di Potter.” “Tutta invidia, Sev.”
Barty, Severus e Regulus erano seduti sotto un grande pioppo nei pressi del Lago Nero. Il clima era speciale, caldo al punto giusto.
Regulus sorrise a quell’ennesimo battibecco degli amici. Sorriso che subito venne meno quando vide passare il fratello in compagnia degli amici. “Cos’è, adesso che tutto è finito non vi salutate nemmeno?” chiese Piton, sibillino, rivolto a Barty.
“Erano compagni di squadra… tra qualche mese saranno nemici mortali. Cosa credi, che mi sia affezionato a loro? Puah,” rispose Crouch, pronto.
“Sai, tuo fratello mi ha detto che durante l’ultima prova ha avuto una specie di guida,” continuò il giovane Crouch. “E, non ci crederai, quella guida aveva il tuo aspetto, Reg. L’aspetto della sua coscienza.”
Regulus rimase in silenzio a quella rivelazione.
Che cosa poteva mai voler dire tutto quello? La coscienza del fratello aveva preso la sua forma? Gli sembrava più che giusto, a pensarci bene.
Se l’avesse ascoltato non sarebbe scappato di casa…

“Vabbè, chiuso questo capitolo con il botto, siamo pronti a diventare i Mangiamorte migliori di tutti!” Esclamò Barty, ridendo.
“Zitto, idiota, vuoi farci scoprire?” sbottò Piton ma anche Regulus si era unito a quella risata, portata lontano dal vento estivo.
Una delle ultime nella loro vita.

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Termina così questa challenge, spero vi sia piaciuta, ancora una volta faccio i miei personali complimenti agli ideatori^^
Alla prossima!

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