something special ~

di EllaYaYa
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** -PROLOGO- Stupid Cupid ***
Capitolo 2: *** -CAPITOLO 1- La smetti di parlarmi? ***
Capitolo 3: *** -CAPITOLO 2- Buon non-compleanno! ***
Capitolo 4: *** -CAPITOLO 3- Cose stupide ***



Capitolo 1
*** -PROLOGO- Stupid Cupid ***


something special ~

 

-PROLOGO-

Stupido Cupido

 

Io, Roxanne Weasley, pensavo di saperla lunga, sui sentimenti.

Un po’ di tempo fa, se qualcuno mi avesse chiesto che cos’ è l’amore, io avrei risposto qualcosa tipo: l’amore è un’inutile fregatura, che instupidisce le persone,  le rende sdolcinate da far venire il diabete, ed ha innumerevoli effetti collaterali: tachicardia, crampi allo stomaco e sudorazione eccessiva, tanto per fare degli esempi.

Ecco, questo era all’incirca ciò che pensavo.

Pensavo che l’amore fosse un qualcosa di superfluo, fatto apposta per le stupide romanticone che volevano credere nelle fiabe e nel principe azzurro.

Pensavo che fosse un qualcosa che si sceglieva, un qualcosa di premeditato – anche se non riuscivo ad immaginare quale pazzo potesse scegliere volontariamente di innamorarsi.

E, soprattutto, pensavo che mai, mai, io mi sarei innamorata.

Perché io, Roxanne Weasley, pensavo di saperla lunga, sui sentimenti.

Non davo retta a nessuno, quando si trattava di queste cose. Neppure alla mia saggia cugina/migliore amica, Molly Weasley, che non faceva che dirmi che non si può sfuggire all’amore.

«Prima o poi Cupido colpisce tutti», continuava a ripetermi, con aria saputa.

Quasi non la stavo a sentire, lo ammetto.

Ero troppo sicura di me stessa per prenderla sul serio.

Io non mi facevo fregare da nessuno. Tanto meno da una specie di omino alato inesistente che scagliava frecce maledette.   

Invece avrei dovuto darle retta.

L’omino alato non risparmia nessuno. Nemmeno Roxanne Weasley.

Eh si, alla fine è riuscito a colpire anche me. Stupido Cupido.

 

 

 

Note dell’autrice

Dunque, questo prologo fa decisamente schifo, quindi ringrazio in anticipo chi avrà il buon cuore di recensirlo. In tutto saranno al massimo una decina di capitoli.

Tutta la storia sarà dal POV di Roxanne.

Il pairing principale è Lorcan Scamander/Roxanne Weasley. So che non è molto diffuso, ma non sono la prima ad usarlo, e devo dire che in altre fic – più che altro inglesi – che ho letto, mi è piaciuto molto <3

Ah, ho fatto una piccola sigla per la fic *_* Si, sono assurda. E’ che sono fissata con i telefilm e adoro gli opening credits, quindi ho voluto provarci XD

Va bene, ora vi lascio in pace.

xoxo, Ella

 

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Capitolo 2
*** -CAPITOLO 1- La smetti di parlarmi? ***


something special ~

 

-CAPITOLO 1-

La smetti di parlarmi?

 

James Sirius Potter continuava a camminare al mio fianco, con un sorrisetto da ebete stampato in faccia. «Allora? Stai andando … ?».

«Di fretta», dissi, secca.

Si, insomma, non è che fossi in ritardo per una lezione o qualcosa del genere. Ma era ora di colazione, avevo fame, e, se non mangiavo qualcosa alla svelta, sarei potuta diventare parecchio irritabile.

«Perché mi gironzoli sempre intorno, ultimamente?», aggiunsi, non poco irritata.

«Perché tuo fratello mi ha chiesto di controllarti», rispose, con aria seria.

«Cosa?», esclamai, sorpresa. Mio fratello maggiore, Fred, aveva finito la scuola solo l’ anno prima. Io avevo tirato un sospiro di sollievo: finalmente non avrei più avuto intorno un fratellone iperprotettivo. E adesso scoprivo che il suo posto era stato preso da James. Fantastico. «Io non ho bisogno di essere controllata», bofonchiai.

Alzò un sopracciglio. «Ah no?».

«E poi tu hai già una sorellina!», gli ricordai. «Perché non controlli lei?».

«Controllo anche Lily, tranquilla», rispose, sempre sorridendo.

«E comunque come fai a sapere ogni mio spostamento?», chiesi, stringendo gli occhi.

Lui scrollò le spalle.

«Vuoi farmi credere di essere passato in questo corridoio proprio mentre passavo io per puro caso?».

Restò un attimo in silenzio. «Posso fidarmi? Non correrai a denunciarmi ai professori?».

Sorrisi tra me. Certo, dovevo immaginare che fosse qualcosa che andava contro le regole.

James non si curava di nulla, faceva solo ciò che gli andava. Ne combinava una al giorno, un po’ come Fred.

Io ero diversa da loro. Anche a me, in verità, non piacevano molto le regole, ma non mi davo mai la pena di infrangerle. Diciamo pure che mi ci sentivo completamente al di sopra.

Presuntuosa? Si, forse un po’. D’altronde, in famiglia non facevano che ripetermi che, se non fossi stata intelligente, sarei stata smistata di sicuro a Serpeverde. Ed io ero d’accordo. Ero acida, a volte arrogante, e spesso non mi curavo dei sentimenti delle persone, finendo inevitabilmente per ferirle.

Quando mi avevano messo il Cappello Parlante in testa, avevo quasi dato per scontato che avrebbe urlato «Serpeverde».

E invece ero finita a Corvonero. Solo per la mia intelligenza? O per la mia maturità? O magari per la mia insensata ossessione per i libri? Mah. Forse per tutte e tre le cose, in fin dei conti.

«So mantenere un segreto», gli risposi.

«Bene, allora fermati, così ti faccio vedere».

«Oh, no. Mi dirai tutto in Sala Grande, mentre faccio colazione».

«Sei matta? Ci sentirebbero tutti».

Mentre James ancora parlava, mi bloccai di colpo, esasperata. Lui mi superò di quattro o cinque passi, prima di rendersi conto che non ero accanto a lui.

«Beh, allora?», chiesi, incrociando le braccia. «Su, sbrigati».

«Okay», fece, piazzandosi di fronte a me. Abbassò lo sguardo, e cacciò qualcosa dalla tasca della divisa, per poi schiaffarmela davanti con aria trionfante.

«Una pergamena?», borbottai, delusa. «Wow. E’ tutto?».

«Non è solo una pergamena!», mi contraddisse James. Sembrava deluso che non ci fossi arrivata da sola. «Guarda qui».

Alzai gli occhi al cielo, mentre James prendeva la sua bacchetta e la posava sulla pergamena. Batté un colpetto. «Giuro solennemente di non avere buone intenzioni».

Sulla pergamena cominciò ad apparire qualcosa; o meglio, si riempì di disegni e puntini indefiniti. Affilai lo sguardo, curiosa. «Da’ qua!», dissi, togliendogli il foglio di mano.

Lo osservai per qualche istante. «Una mappa di Hogwarts?», domandai, a bocca aperta.

«La Mappa del Malandrino», annuì James, fiero di se stesso. «E vedi quei puntini? Sono …».

«… tutti! Tutti quanti!», proseguii, continuando a fissare avida la pergamena.

«Già», fece lui, sorridendo.

«Ma è geniale!», esclamai, alzando finalmente lo sguardo. «Dove l’hai trovata?».

«Nella scrivania di mio padre, quest’estate. Ma ho capito da poco come funziona».

«Alla faccia di zio Harry …», mormorai, ridacchiando. «Quindi è grazie a questa che sai sempre dove sono?».

«Esatto».

«Grandioso». Arricciai il naso. «E … inquietante».

James ridacchiò.

Io tornai a guardare la mappa. Individuai i puntini che rappresentavano me e lui; e un altro puntino che si avvicinava a noi.

«Arriva qualcuno!», esclamai, allungandogli la pergamena. «Nascondila!».

James la prese, e vi posò di nuovo la punta della bacchetta. «Fatto il misfatto».

La infilò di nuovo in tasca e, nello stesso momento, dall’angolo del corridoio spuntò un ragazzo molto alto – beh, almeno più alto di me, che non ero esattamente una gigantessa -, dai capelli biondi e gli occhi celesti.

Il principe azzurro? Macché. Era solo Jesse Roberts.

«Buongiorno, splendore!», mi salutò, accostandosi a noi.

Non potei fare a meno di alzare gli occhi al cielo.

«Non hai bisogno di essere controllata, eh?», mormorò James, sorridendo.

Lo fulminai. Non era colpa mia: se fosse dipeso da me, avrei tenuto Jesse almeno a due pianeti di distanza. Quel ragazzo era il mio incubo, la mia persecuzione.

Era uno di quei playboy da strapazzo convinti di avere tutte le ragazze della scuola ai loro piedi. Faceva il cretino con tutte, ma negli ultimi mesi aveva preso una fissazione per me.

Forse perché ero l’unica che lo respingeva senza nemmeno sforzarsi di essere gentile.

Lo guardai. «Era un buon giorno fino ad un minuto fa», risposi, sbattendo le ciglia con aria innocente. Capito cosa intendevo?

«Oh!». Jesse si portò le mani sul cuore. «Così mi ferisci».

«Sai che dispiacere», mormorai, trattenendo uno sbuffo. «E ora, se volete scusarmi, il mio stomaco sta reclamando la sua colazione».

«Ah, io ho appena finito di mangiare», borbottò Jesse, deluso, «o ti avrei accompagnata volentieri».

«Che peccato», feci, sarcastica.

La cosa peggiore della sua cotta non corrisposta era che Jesse era anche un mio coetaneo e concasata,  perciò non potevo nascondermi da lui o cercare di evitarlo. Me lo ritrovavo al Tavolo Corvonero, alle lezioni, in Sala Comune. Ovunque.

«Dai, Roxy», disse James, scimmiottando la voce di Jesse ed offrendomi il braccio. «Ti accompagno io».

Sorrisi e intrecciai il mio braccio al suo. «Andiamo».

Sorpassammo Jesse, che borbottò un «Ci vediamo dopo».

« … ma anche no», mormorai tra me, strappando una risatina a James.

 

~

 

James mi seguì al Tavolo Corvonero.

Appena lo vide, nostra cugina Dominique arricciò il naso. «Dovevi per forza portartelo dietro?».

«Oh, è sempre bello vederti, Nicky», commentò James, con un sorrisetto ironico.

Mi accomodai sulla panca, senza neanche sentire la risposta di Dominique, e la prevedibile contro-risposta di James, e così via. Ero troppo abituata ai loro battibecchi, ormai; era risaputo che non si potevano sopportare.

Ed io avevo cose ben più importanti a cui pensare … come, ad esempio, il mio stomaco che brontolava. Afferrai una fetta di pane tostato e la addentai.

«Ciao ragazzi». Lysander Scamander si sedette accanto a noi, con un’arietta allegra e soddisfatta che dava quasi sui nervi.

«Buongiorno», borbottai. Mi sentivo davvero poco amichevole, quella mattina. Beh, non che normalmente fossi l’immagine dell’affabilità, ma quel giorno ero particolarmente nervosa.

E Lysander non avrebbe di certo contribuito a migliorare il mio umore. Eravamo molto amici, ma lui …  era alquanto bizzarro. Tutti gli ripetevano quanto fosse simile a suo padre nell’aspetto – stessi occhi scuri, stessi capelli neri, stessa corporatura alta e robusta -, ma sinceramente io trovavo molto più evidente la somiglianza di carattere che aveva con sua madre Luna. Erano due personaggi particolari, ecco. “Due macchiette”, li definiva mio fratello.

«Sai, ho finito il mio progetto per Babbanologia», mi informò Lysander, compiaciuto.

«Quale progetto?», chiesi subito, preoccupata. Frequentavo anch’io il corso di Babbanologia, ma non ricordavo che ci fosse stato assegnato un progetto.

«Oh, è stata una mia iniziativa», chiarì lui.

«Ah». Sospirai di sollievo. «E … che progetto sarebbe?».

«Una relazione», mi spiegò, gonfiando il petto con orgoglio. Poi si chinò un po’ verso di me. «L’ho intitolata Usi e corrispondenze magiche degli elettrodomestici babbani», mormorò a bassa voce, enfatizzando per bene ogni parola.

«Wow», feci, fingendomi entusiasmata. «Complimenti».

In questo, invece, Lysander somigliava molto a mio nonno Arthur. Entrambi avevano un’assurda passione – ma si potrebbe benissimo definire fissazione - per il mondo dei Babbani. Quando si erano incontrati per la prima volta, qualche anno prima, avevano passato un’ora a discutere dell’ingegnosità delle metropolitane. Inutile dire che il resto della famiglia li aveva gentilmente ignorati.

«Non vedo l’ora di mostrarlo alla professoressa», disse lui tutto allegro, mentre si riempiva un bicchiere di succo di zucca.

«Mmm», mugugnai, riprendendo a mangiare.

In quello stesso momento, ci venne incontro Molly Weasley, con un sorriso smagliante dipinto in faccia. «Buongiorno!», ci salutò, allegra.

Molly frequentava il mio stesso anno – il quinto -,era la persona più dolce e ingenua che io conoscessi, ed era la mia migliore amica. A volte io stessa mi stupivo della nostra amicizia: eravamo così diverse.

Ricambiai il suo saluto con un fiacco cenno della mano.

Molly si fece posto tra me e Lysander, con uno sbuffo divertito. «Ti sei svegliata con la luna storta?».

«No».

«E perché hai quella faccia?».

«No. Perché tu hai quella faccia?».

Molly sprizzava gioia da tutti i pori. «Non so. Sono di buon umore».

«Buon per te», borbottai, per niente sorpresa. Lei era tutti i giorni di buon umore.

Con la coda dell’occhio, guardai Lysander. Appena Molly era arrivata, i suoi occhi avevano iniziato a brillare: aveva una cotta per lei fin dal primo anno.

Roteai leggermente gli occhi.

L’amore mi dava la nausea, a quell’ora di mattina.

… Anzi, sempre.

«Molly?», la chiamò Lysander, cercando di attirare la sua attenzione.

«Si?», chiese lei.

«Sai, ho appena finito un progetto che …». Ecco, ora riattaccava con Babbanologia.

«Io. Diventerò. Pazza», mormorai tra i denti.

Lysander non mi sentì. Qualcun altro si.

«Non c’è pericolo», disse Lorcan, prendendo posto davanti a me. «Lo sei già, no?».

Lo fissai per un attimo, stringendo gli occhi. Era un Grifondoro, un mio coetaneo, un idiota totale, e il gemello di Lysander. Probabilmente non li avrei mai distinti, se Lorcan non avesse avuto i capelli più corti.

Io e lui non eravamo amici, non eravamo niente di niente. Probabilmente, se non fosse stato il fratello di Lysander, non avrei mai neppure saputo della sua esistenza.

Oh no, non è che non ci sopportassimo. Beh, in effetti si; ma abbastanza cordialmente, ecco.

«Ti prego», feci, spazientita. «E’ troppo presto per la tua cosiddetta “ironia”».

«Meglio l’ironia che l’acidità, non trovi?».

Sbuffai. «La smetti di parlarmi?».

«Snob».

«Sfigato».

«Un biscotto?».

Lo guardai, sorpresa. Lui mi avvicinò un vassoio pieno di biscotti al cioccolato. «Magari ti addolcisce un po’».

Gli rivolsi un’occhiataccia e mi voltai di nuovo verso Molly, con un piccolo sospiro annoiato.

Non potevo sapere che presto sarebbe cambiato tutto.

 

 

 

Note dell’autrice

Voilà, ecco l’aggiornamento <3 Questo primo capitolo è ambientato prima del prologo.

So che è un po’ – molto – schifoso, ma è solo un capitolo introduttivo, per farvi capire come vedo i personaggi e i rapporti tra loro ^^ Nel prossimo comincerà la vera storia, ecco.

 

Passo ai ringraziamenti:

Bec Hale: oh, thaanks <3 Ossì, l’omino alato XD Sinceramente non ho idea di come mi sia venuto in mente ò_ò Ma io sono assurda, quindi bisogna abituarsi a certe idiozie, si u_u XD Ancora grazie, e spero che riavrai la connessione al più presto <3

memi: uhm, mi piacerebbe che fosse così, ma la Roxanne/Lorcan non l’ho inventata io XD Ho letto molte fan fiction inglesi, e se non sbaglio anche un paio italiane, su questa coppia, e mi ha subito colpita *_* Comunque grazie mille, anche per il video <3

Eliatheas: wow, thank you <3 Sono contenta che il prologo ti sia piaciuto, e spero di non averti delusa con questo scialbo primo capitolo -.- Ah, mi hai fatto venir voglia di vedere Dr. House *_* Tanto ormai seguo millemila telefilm, perciò uno in più non farà differenza XD

 

Alla prossima, guys

xoxo, Ella

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Capitolo 3
*** -CAPITOLO 2- Buon non-compleanno! ***


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-CAPITOLO 2-

Buon non-compleanno!

 

«E dai, Roxy! Non merito di essere ignorato in questo modo!».

Ecco, se avessi dovuto decidere cos’ era più assillante tra l’iperprotettività di James e il corteggiamento di Jesse, giuro che avrei trovato serie difficoltà, ma probabilmente avrei scelto la seconda opzione.

«Oh, avanti, perché devi fare tanto la difficile?».

Jesse mi si piazzò davanti, a braccia aperte e con un ghignetto demente che mi faceva venir voglia di prenderlo a schiaffi.

«Jesse, quale parte di “Lasciami in pace” non ti è chiara?», chiesi.

«La parte in cui ti lascio in pace», rispose, sorridendo.

Alzai un sopracciglio. «Non fai ridere».

«Avanti, so che in fondo ti piaccio», disse. «Vuoi solo fare la preziosa».

«Certo, certo. Sogna pure», borbottai, roteando gli occhi.

«Che succede?», chiese una terza voce. Molly ci raggiunse, sempre con il suo irrinunciabile sorriso stampato in faccia.

«Niente, la tua amica ancora non vuole ammettere che le piaccio», rispose Jesse. Forse voleva davvero essere preso a pugni, quel giorno.

«Lo farei, se fosse vero», sibilai. «Comunque volevi dirmi qualcosa, o volevi solo rompermi le scatole?».

Molly ridacchiò.

«No, volevo dirti qualcosa», disse lui. «Ma tu non mi hai lasciato parlare».

Incrociai le braccia. «Beh, parla».

«Dunque, volevo avvertirti che io e i miei amici abbiamo organizzato una piccola festicciola in Sala Comune», disse. «Ovviamente tutti i Corvonero sono invitati», aggiunse, distogliendo finalmente lo sguardo da me per spostarlo su Molly.

«Oh, è fantastico!», esclamò Molly, allegra. «Ma avete avvertito i Prefetti?».

«Certo che no», rispose Jesse, alzando gli occhi al cielo come se avesse appena sentito qualcosa di ridicolo.

«Non credo che Mary e Jason vi lasceranno fare una festa senza un motivo», mormorò Molly, ragionevole.

Mary e Jason, i Prefetti di Corvonero, erano simpatici, si. Ma rigidi come dei manici di scopa.

«Beh, ci inventeremo qualcosa», borbottò Jesse. Evidentemente non si era posto il problema.

«Sarà la mia festa di compleanno», intervenni all’improvviso.

Molly aggrottò la fronte. «Oggi non è il tuo …».

Le rivolsi un’occhiata eloquente.

«Oh!», fece Molly, aprendosi di nuovo in un sorriso. «Beh, auguri!».

Ridacchiai.

«Grazie Roxy», disse Jesse, il ghigno ancor più allargato di prima. «Allora ci vediamo stasera».

«Uhm, non vedo l’ora», dissi, alzando gli occhi al cielo.

Lui scoppiò a ridere e si allontanò nel corridoio.

 

~

 

«Questo o questo?».

Molly mi sventolò davanti alla faccia due rossetti.

«Uhm. Quello più chiaro», risposi.

Lei annuì e buttò sul comodino l’altro.

Nel frattempo, io mi appoggiai addosso l’ennesimo vestito e mi guardai allo specchio. Era lungo fino al ginocchio, color panna, con una cinturina nera e la gonna a balze. «Questo mi piace», dissi. Feci una piccola giravolta. «Tu che dici?».

«Carino», rispose, mentre rovistava nel suo baule alla ricerca di chissà quale cosmetico. «Elegante».

«Beh, devo essere elegante. E’ o non è il mio compleanno?».

Molly ridacchiò, tornando a sedersi sul suo letto. «Comunque non ho ancora capito perché ti sei fatta mettere in mezzo».

Scrollai le spalle. «Così. La festa mi è sembrata una buona idea. Ho voglia di fare qualcosa di diverso».

Ogni tanto era bello spezzare la monotonia. La mia vita non era altro che un noioso susseguirsi di banalità, dopotutto.

«Quindi … Jesse non ti piace per niente?», chiese Molly, esitante.

«Neanche un po’», risposi, sincera. Non avrebbe mai potuto piacermi: non solo perché lo consideravo una palla al piede, ma anche perché non era proprio il mio tipo.

«Okay», borbottò, abbassando lo sguardo.

La osservai per qualche istante. Buttai l’abito sul letto. «Non dirmi che piace a te».

«No!».

Alzai un sopracciglio, vedendola arrossire e iniziare ad attorcigliarsi le dita.

«Beh, forse un pochino», ammise, con una vocina piccola piccola.

«Oh, apri gli occhi, Molly», mormorai. «Ci sono ragazzi migliori in giro».

«Si, ma nessuno si interessa a me», fece lei, mentre si avvicinava allo specchio per controllare il lucidalabbra. «Non sono bella come te, io».

Alzai gli occhi al cielo. «Tu sei bellissima», la contraddissi. «Sei solo un po’ troppo insicura. E comunque … chi ti ha detto che non interessi a nessuno?», aggiunsi.

Strabuzzò gli occhi. «Piaccio a qualcuno?».

Mi morsi il labbro. Maledetta boccaccia. «Può darsi».

Mi tirò per il braccio, sorridendo. «E chi è?».

Sospirai. Probabilmente era l’unica della scuola a non sapere che Lysander era innamorato di lei da una vita. «Se non lo capisci da sola non posso dirtelo».

«Come sei noiosa!», brontolò, ridendo.

Per fortuna Molly non era una tipa a cui piaceva insistere. Non mi andava di “tradire” Lysander.

«Dai, ora infilati quel vestito e andiamo a divertirci un po’», disse alla fine Molly,con un gran sorriso.

Sorrisi a mia volta, pensando improvvisamente a quanto fossi fortunata ad avere un’amica come lei.

 

~

 

Quando uscimmo dal dormitorio e raggiungemmo gli altri in Sala Comune, eravamo entrambe bellissime – modestia a parte, ovviamente.

La prima cosa che notai, oltre alla gran folla – rara in quella saletta silenziosa -, fu l’enorme quantità di cibo sui tavoli di legno.

«Dove l’avranno preso?», chiesi a Molly, sorpresa.

«Dalle cucine, immagino», rispose lei.

Già. E come c’erano entrati?

… Beh, ma in fondo che me ne importava?

«Ciao ragazze!», ci salutò Mary Jenkins, la Prefetta, venendoci incontro con un sorriso radioso. Aveva solo un anno in più di noi, ma sembrava molto più grande. «Buon compleanno, Roxy».

«Uhm, grazie mille». Sorrisi, sperando di risultare convincente.

«Non fate troppo tardi», si raccomandò.

«Tu non resti?», chiesi, senza troppo entusiasmo.

«No, sono stanca, vado in dormitorio», rispose. «E non fate troppo baccano, okay?».

«Sta’ tranquilla», la rassicurai, sorridendo.

«Bene. A domani, allora. Buon divertimento». Si congedò con un cenno della mano, e scappò via.

«Fuori entrambi i Prefetti!», esclamò una voce conosciuta.

James si fece largo tra un paio di studenti e si avvicinò a noi.

«James!», dissi, sorpresa. «Che ci fai qui? Come hai fatto a entrare?».

«Ho i miei metodi», rispose lui, facendoci l’occhiolino. «Comunque non sono l’unico Grifondoro in circolazione. Ci sono anche Hugo e Lily».

«E Albus e Rosie non ci sono?», chiese Molly, che andava molto d’accordo con loro.

James alzò gli occhi al cielo. «Figurati. Li conosci, no? Sono dei Prefetti Perfetti, non oserebbero mai entrare qui dentro».

«A proposito», intervenni, curiosa. «Perché prima hai detto “Fuori entrambi i Prefetti”? Jason non è qui in giro?».

«No. Credo che qualche vostro compagno l’abbia chiuso nel bagno al pieno di sotto», rispose James, con un ghignetto. «Penso che ne avrà per un po’».

Poi individuò qualcosa alle nostre spalle, e rimase per un attimo imbambolato. Mi voltai, curiosa.
Dominique, incantevole nel suo semplice abito nero, stava chiacchierando con un paio di amiche accanto ad uno dei tavoli.

«Bene, mademoiselles», disse James. «Se volete scusarmi, io vado a prendermi qualcosa da bere».

«A dopo», mormorai, mentre si allontanava.

Molly, che pure aveva notato dove stava andando James, aggrottò la fronte. «Ma perché gironzola sempre intorno a Dominique?».

«Boh. Forse si sente in dovere di controllare anche lei», bofonchiai.

Molly mi rivolse un’occhiata confusa.

Scossi la testa. «Lascia perdere».

Lei ridacchiò. Prese a guardarsi intorno. «Lì c’è Lysander!», disse, indicandomi un punto indefinito in mezzo alla folla. «Andiamo a salutarlo?».

Intanto, io avevo individuato Jesse a pochissima distanza da noi. «Andiamo», dissi, frettolosa.

La spinsi verso la direzione che mi aveva indicato, sperando che Jesse non mi avesse ancora vista. Non mi andava affatto che si attaccasse a me per il resto della serata.

«Ciao Lysander!», salutò Molly, quando ci trovammo di fronte a lui.

Come prevedibile, lui arrossì. «Ciao. Sei … stupenda». Poi si accorse che c’ero anch’io, e si affrettò ad aggiungere. «Oh, anche tu, Roxy».

«Grazie», rispondemmo, in coro.

Notai che Lysander era ancora in divisa. Sempre il solito anticonformista.

«Ehi!». Mi voltai, per vedere Lorcan Scamander che ci veniva incontro.

Arricciai il naso. «Ormai qui dentro entrano proprio tutti, eh?».

«Oh, io sto bene, grazie. Tu?», fece lui, ironico. «Allora, buon compleanno!».

Aggrottai le sopracciglia. «Sai benissimo che non è davvero il mio compleanno».

«Bene. Allora buon non-compleanno!».

Roteai gli occhi, accennando un sorriso.

«Spero che non ti dispiaccia se non ti ho preso un regalo», disse, fingendosi dispiaciuto.

«Oh, puoi sempre smettere di rivolgermi la parola», risposi. «Quello sarebbe un bellissimo regalo».

Fece un ghignetto. «Ti accontenti di poco».

«Okay». Sventolai una mano come per scacciare una mosca fastidiosa. «Allora sparisci, su».

«Certo, certo». Sorrise e fece un passo indietro. «Alla prossima», disse, prima di raggiungere qualche suo amico dall’altro lato della sala.

Con un sospiro, mi voltai. Molly e Lysander non c’erano più.

Invece, vidi Hugo e Lily, i miei due cugini dai capelli rossi, parlottare tra loro con aria guardinga.

«Ehi», mi avvicinai a loro.

Lily sobbalzò. «Roxy!», fece, sorridendo.

Anche Hugo sorrise. «Che bello vederti!».

Il mio sguardo passò dall’uno all’altro, sospettoso. «Che state tramando, voi due?».

«Niente», disse subito Lily.

«Proprio niente», ribadì Hugo.

Alzai un sopracciglio. «Devo credervi?».

«Ovvio», risposero in coro.

Non mi fidavo affatto. Quei due erano i quattordicenni più pestiferi e scatenati che avessi mai conosciuto. Se c’erano loro nei paraggi, non si poteva mai stare tranquilli.

«Roxy!», James sbucò all’improvviso. Mi prese per un braccio e mi portò in disparte dagli altri.

«Che succede?», chiesi, preoccupata.

«Il vostro Prefetto è stato tirato fuori dal bagno», rispose. «Dalla professoressa Miller».

La Miller era l’insegnante di Incantesimi. «Come lo sai?», chiesi, confusa.

«Stavo dando un’occhiata alla Mappa», mormorò.

«Oh», feci. «Allora stanno venendo qui?».

«Non lo so, ma penso di si», rispose. «Sono al piano di sotto».

«Per Merlino!», esclamai. Lo spinsi nella direzione dell’uscita. «Prendi Hugo e Lily e andatevene. Se la prof vi trova qui finirete nei guai!».

«Okay, ma di’ ai tuoi amici di cacciare via tutti», disse, mentre si avviava. «Non siamo gli unici imbucati».

Annuii e corsi a cercare Jesse.

… C’era qualcosa di molto strano in questa frase.

Mi feci strada tra gli altri studenti, borbottando molto gentilmente «Levatevi di mezzo».

Vidi Jesse con un paio di amici. «Jesse!», lo chiamai.

Lui si girò. Da sorpresa, la sua faccia divenne compiaciuta.

Oh, che nervi.

Fece un cenno ai suoi amici e mi raggiunse. «Ehi, splendore», mi salutò. «Sentivi la mia mancanza?».

«No», dissi, irritata. «Volevo solo avvertirti che sta arrivando Jason con la Miller!».

«Con la Miller?», domandò lui, scettico. «E tu come lo sai?».

«Lo so e basta», risposi. «E’ meglio se fai sloggiare tutta questa gente, o finiremo nei casini».

«Va bene, va bene», fece, nervoso. «Ragazzi!», si allontanò di nuovo verso i suoi amici.

Io mi guardai intorno, cercando di individuare Molly e Lysander. Non li vedevo da nessuna parte.

«Roxanne!». Lysander mi sbucò alle spalle, seguito da Molly. «Devi aiutarmi a cercare la mia relazione!», disse, tutto agitato. «L’avevo appoggiata su quello scaffale, ma è sparita …».

«Co … Quale relazione?».

«Quella di Babbanologia!», trillò lui.

«Oh senti», dissi, esasperata. «Non è il momento di pensare a questo. Sta arrivando la Miller, dobbiamo tornare in dormitorio».

«La Miller? Oh … ma la mia relazione?».

«Ci penseremo domani!», esclamai. Presi Molly per mano. «Su, andiamo via».

Me la trascinai dietro verso il dormitorio, lasciando finalmente quel covo di matti.

 

 

Note dell’autrice

Salve *___* Ed ecco a voi il secondo capitolo. Niente di che, certo, ma spero che vi piaccia<3

Ora devo andare, ho ancora due versioni di latino che mi attendono -.- E domani inizia la scuola ç__ç Okay, sorvoliamo XD Comunque ringrazio Eliatheas, memi e Bec Hale per aver recensito e per i complimenti <3 Grazie, grazie, davvero <33

E ora scappo >__<

xoxo, Anto

 

 

 

 

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Capitolo 4
*** -CAPITOLO 3- Cose stupide ***


something special ~

 

-CAPITOLO 3-

Cose stupide

 

Avete presente quando volete essere solo e soltanto lasciati in pace, e invece qualcuno insiste e insiste a gironzolarvi intorno?

Ecco, per me era quasi tutti i giorni così.

Un giorno c’era James, con la sua missione “proteggi-la-cuginetta-dagli-estraneimade in Fred; un giorno c’era Jesse, con il suo assiduo corteggiamento/pedinamento.

Quel giorno, invece, c’era Lysander, con il suo mistero della relazione scomparsa.

«Tu devi avere un’idea di chi l’ha presa!», stava brontolando, mentre scendevamo nei sotterranei per raggiungere l’aula di Pozioni.

«Perché dovrei saperlo?», dissi, cercando inutilmente di nascondere la mia esasperazione.

«Non lo so! Ma tu sei amica di quei tipi, no?», rispose, con la fronte aggrottata.

«Se per “quei tipi” intendi Jesse e il suo gruppo di idioti … no, non sono miei amici». Accelerai il passo per levarmelo di torno, ma lui continuò a starmi dietro.

«Si, ma …».

Mi fermai e lo fulminai con lo sguardo. «Senti, io non ho idea di chi abbia preso il tuo tema, okay? E non è neanche certo che lo abbia effettivamente preso qualcuno!».

«Ma era sullo scaffale della Sala Comune!», si lamentò lui. «Non può essere svanito nel nulla!».

«Va bene». Scossi la testa. «Ma comunque, perché diamine l’hai lasciato incustodito su uno scaffale? Era ovvio che così l’avresti potuto perdere!».

Certo, non era proprio ovvio. In fondo chi avrebbe dovuto rubare un tema di Babbanologia che non ci era neanche stato assegnato?

Per quanto ne sapevo io, non c’erano altri babbani-maniaci a scuola.

«Io volevo portarlo in dormitorio …», cominciò Lysander, ma improvvisamente arrossì in zona orecchie. «… però poi mi sono messo a parlare con Molly … e l’ho appoggiato lì».

Scossi la testa, ridacchiando tra me. Certo, aveva visto Molly e il suo cervello era partito. Che guaio, l’amore. Faceva fare cose stupide, si.

«Ma in ogni caso», dissi, «considera la questione ragionevolmente: perché qualcuno avrebbe dovuto prendere il tuo tema?».

«Era su un argomento interessante!», rispose, illuminandosi. «Gli elettrodomestici babbani sono così affascinanti … sai che la lavastoviglie …».

«Okay, okay», lo interruppi. «Senti, non molti hanno la tua stessa passione per Babbanologia». Nessuno, a dir la verità. «Quindi sarei pronta a scommettere la mia bacchetta che nessuno ti ha rubato la relazione. Perché non cerchi meglio in Sala Comune?».

«Ho già cercato!», esclamò. «Senti, tu chiedi a quei tuoi amici …».

«Non sono miei amici», dissi tra i denti.

«Si si», fece lui. «Comunque, chiedi se l’hanno vista, almeno».

Sospirai. «Va bene. Adesso andiamo a lezione?».

Sorrise. «Okay». Un istante dopo, il sorriso svanì. «Ma siamo in ritardo?».

«Un po’».

«Oh no, sbrighiamoci!». Riprese a camminare a passo di marcia.

Io, con un mezzo sorriso sulle labbra, gli andai dietro.

 

~

 

Nell’ora di Pozioni, presi posto accanto a Jesse, che salutò la mia decisione con un sorriso a trecentocinquanta denti.

Ecco, fare una cosa del genere spontaneamente, e in pieno possesso delle proprie facoltà mentali, era qualcosa di davvero stupido. E tutto per aiutare Lysander. Quindi non solo l’amore, ma anche l’amicizia, a volte, faceva fare cose stupide. Che schifo di mondo.

«Jesse?», mormorai, mentre Lumacorno si affannava a spiegare alla classe la Pozione Corroborante.

«Si?», chiese lui.

«Senti, mi chiedevo se tu sapessi qualcosa di una certa relazione di Babbanologia … di Lysander …», dissi, voltando le pagine del mio libro con aria distratta. «Sai, è scomparsa ieri, durante la festa».

Jesse aggrottò la fronte. «No, mi dispiace. Non ne so niente».

«Sicuro? Magari l’ha presa qualcuno dei tuoi amici, o che so io …».

«Ti assicuro di no», rispose subito. «Non frequentano il corso di Babbanologia».

Annuii.

Mi voltai a guardare Lysander, qualche banco davanti a me. Stava seguendo la spiegazione del prof.

«Pss», feci, piano, nella sua direzione.

Lysander si girò, e mi guardò, curioso.

Scrollai le spalle, sillabando con le labbra «Jesse non sa niente».

Lui mi rivolse un’occhiata delusa, prima di tornare al suo libro.

«Non dirmi che ti sei seduta qui solo per chiedermi del tema del tuo amico?», sussurrò Jesse, guardandomi con un sorrisetto scettico.

«Uhm, si», risposi, sincera.

Lui si azzittì.

 

~

 

Quando finalmente suonò la campanella ed uscimmo dall’aula, vidi subito Lysander venire verso di me. Quel giorno non sarei riuscita a liberarmi di lui, ne ero certa.

«Roxy!».

Mi voltai. Lily e Hugo mi raggiunsero, con delle espressioni serie che non avevo mai visto sulle loro facce.

«Ciao ragazzi», li salutai. «Che succede?».

«Uhm, vedi, dobbiamo dirti una cosa …», cominciò Hugo, ma Lily lo zittì con una gomitata.

«Lascia parlare me!», lo rimbeccò, severa.

«Che c’è?», domandai, preoccupata.

«Ecco …», fece Lily, torcendosi le dita. «Hai presente ieri, alla festa?».

«Si», risposi, cauta. «Non vi sarete fatti scoprire dai professori?».

«No, no!», disse Hugo, scuotendo la testa. «La verità è che …».

«Hugo!», lo richiamò Lily. «Parlo io!».

«Okay, uno di voi due mi dice qual è il problema?».

Entrambi restarono in silenzio, con aria colpevole.

«Lily?», fece Hugo, alzando un sopracciglio. «Non volevi parlare tu?».

Lily gli rivolse un’occhiataccia. «Si, allora … abbiamo sentito che Lysander sta chiedendo a tutti della sua relazione di Babbanologia …».

Però. Le voci correvano più in fretta di quanto pensassi, in quel castello. «E allora? Ne sapete qualcosa?».

«In effetti …», disse Lily, esitante.

«Oh, siamo stati noi!», sbottò Hugo, guadagnandosi un’altra gomitata della sua migliore amica.

«L’avete presa voi?», chiesi, incredula. «Perché?».

«Non l’abbiamo presa!», esclamò Lily. «E’ che … era su uno scaffale, noi stavamo bevendo del succo di zucca e …».

«… e per sbaglio l’abbiamo rovesciato sulla pergamena», concluse Hugo, funereo.

«Oh no», borbottai, passandomi una mano sulla fronte. Avrei dovuto immaginare qualcosa del genere. «Beh … forse con un incantesimo possiamo ancora metterla in sesto».

Lily si morse il labbro.

«Uhm …», fece Hugo, esitante. «In realtà … la pergamena ormai non … non c’è più».

Strabuzzai gli occhi. «In che senso?».

«Nel senso che … abbiamo provato a sistemarla noi …», disse Lily.

«Veramente sei stata tu», intervenne Hugo.

Lily gli lanciò uno sguardo assassino, e lui scosse la testa. «Beh, sono dettagli», si contraddisse, sventolandosi una mano davanti al volto.

«Ecco», concordò la Potter. «E, beh, abbiamo fatto un incantesimo, ma la pergamena … ecco, si è … bruciata».

Deglutii. «Bruciata?».

«Bruciata», ribadirono i due, in sincronia.

Perfetto. La relazione di Lysander era bella che andata. E adesso chi glielo diceva?

Guardai Lily e Hugo, improvvisamente in balia di un brutto presentimento. «E lo avete detto a me perché …?».

«Beh, tu sei amica di Lysander», rispose Lily, abbozzando un sorriso. «Se glielo dici tu, forse si arrabbierà di meno».

«Oh, no, no». Scossi la testa, nel constatare che il mio brutto presentimento era giusto. Pretendevano che fossi io ad immolarmi, che mi buttassi a braccia aperte tra le fauci del leone per una loro colpa? «E’ un problema vostro. Poi voi non siete Grifondoro? Dovreste essere coraggiosi, in teoria». Incrociai le braccia.

«Ti prego, Roxy!», disse Hugo, supplichevole, unendo le mani a mo’ di preghiera.

«No!», ripetei, categorica.

«Ti prego!», si intromise anche Lily, tirando fuori il suo migliore sguardo da cane bastonato.

«No», dissi di nuovo, un po’ meno decisa.

«Ciao!».

Lysander mi sbucò alle spalle. Che tempismo. «E’ successo qualcosa?», chiese, confuso dalle nostre facce.

«Uhm …», feci, indecisa. Gettai un ultimo sguardo alle due pesti. Poi, rassegnata, alzai gli occhi al cielo e mi voltai verso di lui. «Devo dirti una cosa».

«Bene!», esclamò Hugo. Il vigliacco era impaziente di scappare. «Allora noi ce la svi …».

«Ce ne andiamo!», intervenne Lily, prima di afferrare l’amico per la manica della divisa e trascinarlo via con sé.

 «Ciao», mormorò Lysander, stupito. Poi tornò a guardare me, con la fronte aggrottata. «Allora?».

«Beh, ho scoperto che fine ha fatto la tua relazione», dissi, abbozzando un sorriso.

Lysander strinse gli occhi, sospettoso. «Pensavo che Jesse non ne sapesse nulla».

«Infatti», annuii. «Sono stati Lily e Hugo a dirmelo».

«Okay», disse lui, impaziente. Allargò le braccia. «E allora? Chi l’ha presa? Dov’è?».

Mi morsi il labbro. «E’ andata».

Lysander abbassò di scatto le braccia, deluso. «Come sarebbe “è andata”?».

«Sarebbe che non c’è più», risposi, facendo spallucce. «Mi dispiace».

«Perché non c’è più?», chiese ancora, con un cipiglio preoccupante sul volto.

«Ecco, Hugo e Lily hanno …». Gli raccontai tutto ciò che le pesti avevano detto a me.

Alla fine del monologo, Lysander aveva ancora quell’espressione accigliata. Brutto segno.

«Va bene», mormorò, stranito. «Mi toccherà riscriverla».

«Perché non lasci perdere e basta?», suggerii, cauta.

I suoi occhi si spalancarono, come se avessi appena detto un’assurdità. «Lasciar perdere? Ma neanche per idea!», rispose, gonfiando il petto. «Non mi arrendo alle prime difficoltà».

Sembrava che stesse parlando di una spedizione militare.

Mi morsi ancora il labbro, stavolta per trattenermi dal ridergli in faccia.

«D’accordo», feci.

«Certo, mi ci vorrà un sacco di tempo», brontolò poi, afflosciandosi all’improvviso. «Dovrò ritrovare tutti i libri che ho usato l’ultima volta. Sai, non riesco a ricordare tutto …».

Annuii. Non stava provando a convincermi ad unirmi a lui o a farmi sentire in colpa, vero?

«Sarà una bel lavoraccio … Se faccio tutto da solo, impiegherò dei giorni», continuò, guardando per aria. «Se solo avessi qualcuno ad aiutarmi, invece, potrei sbrigarmela in un paio d’ore».

No, non lo stava facendo. Stava semplicemente riflettendo ad alta voce, come faceva sempre. E forse, sarebbe stato carino da parte mia offrirmi di aiutarlo. Già.

… Ma anche no.

«Bene, io ora devo andare», conclusi. «Ci vediamo».

Scappai via prima che potesse dire qualunque altra cosa.

 

~

 

Sala Grande. Ora di pranzo.

«Avresti dovuto offrirti di aiutarlo».

Molly mi guardava con aria severa, come se le avessi appena fatto un torto.

«Perché avrei dovuto?», chiesi, alzando un sopracciglio. «Non sono stata io a bruciargli il tema».

«No, ma sei sua amica».

«Anche tu sei sua amica!», protestai. «Perché non lo aiuti tu?».

«Ma io non c’entro niente in tutta questa storia».

«Si». Sorrisi. «Bella scusa».

«Avanti», fece Molly, ricambiando il sorriso. «So che non sarà divertente, ma tra amici bisogna aiutarsi a vicenda, no?».

Sbuffai. «Si. Immagino di si».

«Ecco», concluse lei, soddisfatta.

Con un sospiro, allungai un po’ il collo per cercare Lysander.

Era seduto a poca distanza da noi, accanto a Dominique.

Alzai una mano per farmi notare. «Lysander?».

Lui sollevò lo sguardo vacuo. Aveva sempre quella strana aria sognante. Stava costantemente sulle nuvole.

«Vieni un attimo», dissi.

Lui si alzò e mi raggiunse. Si chinò verso di me, curioso. «Che c’è?».

«Ecco, stavo pensando …». Guardai Molly, per ricordarmi perché diavolo stessi per dire ciò che stavo per dire. Lei mi rivolse un’altra occhiata severa.

Sospirai. «Si, stavo pensando che, se vuoi, posso aiutarti … con la relazione di Babbanologia».

Sperai quasi che dicesse di no.

Invece sorrise. Maledizione. «Sarebbe fantastico!». Poi mi si fece un po’ più vicino, per dirmi qualcosa all’orecchio. «Fai attenzione», mormorò, serio. «Credo che ti sia entrato un Gorgosprizzo nella testa».

Fece un altro sorriso e si allontanò.

«Che cos’è un Gorgosprizzo?», domandai a Molly, con le sopracciglia inarcate.

Scrollò le spalle. «Non ne ho idea».

Non lo sapeva, e neanche io.

L’unica cosa che sapevo, in quel momento, è che avevo appena fatto l’ennesima cosa stupida della giornata.

 

 

Note dell’autrice

Ed eccovi il terzo capitolo, con enorme ritardo >__> Mi dispiace, è tutta colpa della scuola. E’ solo la seconda settimana, e già non ce la faccio più.

Cooomunque, ammetto che questo capitolo mi piace abbastanza. Sarà che adoro muovere Hugo e Lily XD Li adoro, quei due<3 L’unica cosa negativa è che non è comparso neanche una volta Lorcan, direi. Ma tranquille, lo rivedrete al prossimo aggiornamento <3

Vabbè, passo ai ringraziamenti:

 

Veronica Potter Malandrina: grazie per aver recensito<3 Ribadisco che non ho inventato io la coppia Lorcan/Roxanne, esisteva già XD Comunque sono felice che la storia ti piaccia, spero che continuerai a seguirla ^^

Ombrosa: grazie mille per i complimenti<3 Sono contenta che i personaggi ti piacciano, ho sempre il terrore di non caratterizzarli per bene. Grazie ancora<3

memi: OMG, quanto mi rendi felice *__* Grazie, grazie. Davvero, sono troppo felice che apprezziate i miei personaggi. Beh, non che siano proprio “miei”, ma in fondo non sappiamo nulla di loro, quindi me li sto inventando da zero XD In particolare sono contenta che vi piaccia Roxanne. All’inizio pensavo che sarebbe risultata antipatica, dato che mi somiglia un po’ XD E’ acida come me XD Però in fondo in fondo è simpatica, si. Vabbè, sto divagando, passiamo avanti.

Eliatheas: aww, grazie, grazie darling<33 Lo so che sono ripetitiva, ma ricevere complimenti da te mi fa troppo piacere<3 E anche tu ami i personaggi *__* Che bello, così mi fate saltellare di gioia XDD Grazie ancora, ti adoro<3

Bec Hale: non preoccuparti per il ritardo, come hai visto neanch’io sono molto puntuale -.- Maledetta scuola. 10 capitoli di francese!? ò_ò Caspita, spero che l’interrogazione ti sia andata bene! (L) Coomunque, grazie tanto tanto anche a te. Troppi complimenti, non me li merito XD  

TonksTonks: oh, thank you<33 Quante nuove lettrici *__* Ho già detto che sono troppo contenta, vero? XD Beh, spero che ti piaccia anche questo capitolo<3

 

Grazie anche a chi ha aggiunto la storia tra le preferite o le seguire, e chi ha solo letto.

Alla prossima – spero presto <3

xoxo, Anto

 

 

 

 

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