in another world ... a Heartstopper (revisione)

di ClostridiumDiff2020
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 01. Pulse ***
Capitolo 2: *** 02. Crush ***
Capitolo 3: *** 03. Kiss ***
Capitolo 4: *** 04. Empty Spaces ***



Capitolo 1
*** 01. Pulse ***



01. Pulse

 
 

bip
 
Aprire gli occhi parve un’impresa impossibile, il mondo sfocato confuso.
Dischiuse le labbra asciutte e screpolate.
Un’altra fitta di dolore, ancora…
 
Un tubo gli discendeva in gola rubandogli l’aria, gemette e quando cercò di muoversi una mano lo afferrò.
 
Calda, una stretta salda, rassicurante.
 
«Ehi, tranquillo…Sei al sicuro…»
 
Quella voce…
Una lacrima gli scivolò lungo la guancia, era rimasto veramente fino alla fine?
Avvertì il peso dell’altro sul suo braccio.
«Temevo… Che… Non ti… Che non ti saresti più risvegliato… Di averti perso per sempre…»
La sua voce è spezzata, scossa dai fremiti.
Avrebbe voluto stringerlo, se solo le sue braccia non fossero state tanto pesanti…
 
Cercò di invocare il suo nome…
Quel momento, quel calore improvviso, gli bloccava il cuore…

 
 






 



un anno e mezzo prima...

 
 

«Esci da quella tinozza, sei in ritardo!!!!» urlò Oscar sbracciandosi oltre il bordo della piscina.
Il ragazzo si protese più che poté sperando di essere notato ma quando rischiò di cadere in acqua arretrò e si lasciò cadere sula panca a bordo vasca.
Si rassettò i ricci scuri e incrociò le braccia.
 
«Ancora a mollo il pesciolino? Entreremo un’altra volta dopo la seconda campana sai che vuol dire…»
 
Marco atterò con un tonfo accanto all’amico, appoggiandosi anche lui a braccia conserte.
 
«Nessuno vi obbliga a star qua ad aspettarlo invece di andare in classe…»
 
I due si voltarono verso la ragazza che li scrutava a pochi passi da loro, Violet portava i capelli biondi intrecciati in lunghe ciocche viola.
 
Finalmente Julian emerse e si aggrappò al bordo, osservò il terzetto di amici,
«Avevo davvero bisogno di fare due vasche per schiarirmi le idee…»
Mentre si sollevava oltre il bordo i tre bofonchiarono svariate parole.
 
Annaffiare le idee…
Annacquare la tua media voti…
Tu hai sempre voglia di nuotare…
 
Si stava infilando nell’accappatoio quando Marco ringhiò un «Muoviti!»
 
«Mi date il tempo di asciugarmi?» chiese massaggiandosi gli occhi dorati circondati da un alone rossastro per via del cloro.
 
Un coro di No lo seppellì.
Julian rise osservando Marco farsi piccolo mentre Violet lo spingeva addosso a un brontolante Oscar.
Mentre i tre discutevano Julian schizzò nello spogliatoio e si vestì al volo.
 
Stavano ancora discutendo quando ne emerse facendo loro cenno di seguirlo e proseguirono fino all’aula.
 
Julian maledì la scelta di non aver asciugato i capelli osservando la professoressa Seniga. La sua insegnante di matematica gli ricordava sempre più Spock di Star Trek con le sue orecchie a punta, lo sguardo austero e severo di chi possiede un’inappuntabile logica. Quasi tutto gli ricordava l'ufficiale scientifico vulcaniano della nave stellare Enterprise.
 
Sorrise sperando che le sue fossette potessero far breccia nel cuore di ghiaccio dell'insegnante, ma comprese ben presto che era fatica sprecata.
I tre amici con un sorriso carico di scuse sgattaiolarono in classe e lo lasciarono da sola contro l’austero vulcaniano.
 
L’insegnante attese che la porta si chiudesse e inarcò un sopracciglio.
«Venga, le rimangono almeno venti minuti di lezione Signor Kaminsky! Si segga e cerchi di non inzuppare tutta l’aula! Dopo dovremo parlare»
 
Julian si nascose nell’ultimo banco desiderando solo sprofondare, ma il difficile fu non dormire. Si era svegliato presto per allenarsi e adesso avrebbe solo voluto chiudere gli occhi e appisolarsi invece di scribacchiare formule che non comprendeva.
 
Quando la sua breve tortura finì si ritrovò la sua severa insegnante davanti al banco, stretta a un fascicolo pieno di documenti.
 
«Il suo rendimento scolastico è in calo Signor Kaminsky! Essere uno sportivo non la autorizza automaticamente a marinare la scuola e non le garantirà la promozione, comprende cosa sta rischiando?»
 
Julian annuì sentendosi sempre più piccolo sotto quel severo sguardo.
La professoressa non sembrò soddisfatta della sua espressione mesta, troppe volte l’aveva vista apparire su quel volto, così rincarò la dose.
«Perdere l’anno implicherebbe anche la cancellazione della borsa di studio e quella santa donna di tua madre non merita questo dopo tutti i sacrifici fatti per te!»
 
Lui strinse i pugni furioso, mentre le lacrime iniziavano a bruciagli gli occhi, deglutì a fatica mantenendo lo sguardo basso.
Dilatò le narici, trasse un profondo respiro.
«Si signora!»
 
Si concentrò su sua madre e sui suoi amici che lo incitavano ad ogni sua gara, ormai non era più solo per se stesso, doveva fare di più per loro.
Così sollevò lo sguardo sull’insegnante.
 
«Cosa posso fare per rimediare?»
 
Lo sguardo della professoressa si addolcì e gli passò un fascicolo.
«Vorremmo che si affiancasse a questo studente, si chiama William Russo, ha ripetuto più volte il secondo e il quarto anno, dato che è serio rischio il suo diploma io e il consiglio abbiamo deciso di trovargli un Tutor. Le chiediamo di dedicargli qualche ora dei suoi preziosi pomeriggi, che gli si affiancasse per le attività extrascolastiche. Siamo certi che se vi controllerete l’un l’altro vedremo un sicuro miglioramento nel rendimento di entrambi. Confidiamo che assieme riuscirete a guadagnarvi l’ammissione all’esame finale.»
 
Lui aprì e chiuse la bocca incredulo e finalmente si decise a parlare.
«Mi sta chiedendo di fare da tutor a un altro studente? Io? E poi quando ne avrei il tempo?»
«Mi sta dicendo che non vuole fare tutto il possibile per evitare perdere la sua borsa di studio?»
 
L’obbiezione dell’insegnante fu più che sufficiente.
 
«Nonono ci mancherebbe» si affrettò ad aggiungere Julian.
 
A quelle parole la professoressa sorrise «Ottimo! Direi che puoi iniziare anche subito, visto che la mia lezione è praticamente finita, va a conoscere il tuo nuovo compagno di studi, ti aspetta in biblioteca, l'abbiamo messo li a scontare la sua punizione, puoi raggiungerlo, e iniziare a scontare la tua! Per inciso Signor Kaminsky, non ammetterò più alcun ritardo da oggi!»
 
I suoi amici lo aspettavano fuori dall'aula impazienti
Marco lo scrutò dall'alto con il suo consueto sguardo torvo, Violet giocherellava con le sue ciocche viola mentre Oscar aveva le cuffie gatto calate sulle orecchie.
Julian osservò il fascicolo e scorse rapidamente il nome di quello che sarebbe diventato il suo gemello siamese.
 
«Russo…William…»
Poi sollevò lo sguardo sui suoi amici e disse tutto loro.
 
Il primo a reagire fu Marco che grugnì torvo.
«Gran brutta storia! Quel Russo... Billy lo chiamano, è un teppista di prima categoria! Un attaccabrighe nullafacente, ci credo, visto dove vive... Una specie di casa d'accoglienza, senza genitori ne regole. Sono tutti degli sbandati là dentro... Dice che si arruolerà il prossimo anno, una volta raggiunta l'età minima per non finire sotto a un ponte a prostituirsi per vivere o a sgozzare le persone... »
«Sei una vera pettegola Marco, non è da te parlare alle spalle di chi non conosci!» lo riprese Violet.
«Non è colpa mia se è quello che è» borbottò offeso Marco.
 
«Un orfano?»
 
Julian scrutò entrambi.
Non aveva mai visto Violet davvero arrabbiata, almeno non con loro.
Ma nemmeno aveva mai sentito Marco sparare sentenze così caustiche.
 
«Sì vive in una casa famiglia, è vero so che quel posto è orribile ma non ci è finito per scelta, dovresti smettere di sparare sentenze!»
Marco ribatté e a quel punto anche Oscar volle mettersi in mezzo, con le cuffie messe di traverso trai suoi riccioli arruffati.
 
A quel punto Julian smise di ascoltare e si concentrò sui suoi passi che lo avrebbero condotto alla sua meta, li conosceva troppo bene, le discussioni tra i due amici potevano andare avanti all'infinito.
Concordava però con Violet, certe volte Marco si faceva fuorviare dai pregiudizi e dalle dicerie che sentiva a giro, nemmeno si prendeva la briga di controllare e Julian sapeva fin troppo bene quanto potessero danneggiare.
 
Oscar gli diede una pacca sulla spalla quando arrivarono davanti alla biblioteca.
«In bocca al lupo campione, vedi di portare a casa la promozione! Magari non sarà così terribile...»
 
Julian annuì trattenendo la porta, salutò rapidamente gli amici prima di entrare.
 
Un po’ si vergognava a sentirsi tanto sbagliato in quel luogo, umido, gocciolante, aggrappato al suo ingombrante borsone.
 
Avanzò sentendosi infreddolito e stanco guardandosi attorno senza troppa convinzione
Il difficile sarebbe stato spiegare all' allenatore che avrebbe dovuto sottrarre del tempo alla preparazione delle gare per colpa di quell'ingrato compito.
Ma era il solo modo per ingraziarsi il consiglio di classe e mostrarsi volenteroso, poteva solo ingoiare quel rospo.
 
Cercò la responsabile dell'aula e si fece indicare lo studente che avrebbe dovuto seguire, lei gli indicò un tavolo vicino alla finestra dove, nascosto sotto a un cappuccio c'era un ragazzo dalle spalle larghe, lunghe gambe mollemente abbandonate sotto al tavolo e braccia conserte.
Aveva abiti consunti e stropicciati, i pantaloni gli lasciavano le caviglie scoperte le scarpe erano bucate, la borsa di tela era aperta su un lato.
 
Julian gli si avvicinò guardingo, lo scrutò, non gli sembrava il terribile teppista di cui aveva parlato Marco ma solo un ragazzo annoiato avvolto in abiti di seconda mano.
 
E così quello era il suo nuovo compagno di scuola.
Si chiese quale destino avesse deciso di mettere in collisione i loro percorsi.
Ma era inutile chiederselo, ormai la professoressa Seniga gli aveva accollato quel peso, quel William "Billy" Russo.
Così quando gli fu davanti appoggiò lo zaino sul tavolo, forse con più enfasi del dovuto finendo per farlo sussultare,
 
Il cappuccio scivolò via mostrando un ciuffo di capelli scurissimi, un volto affilato ma ciò che maggiormente colpì Julian furono i suoi occhi.
Enormi pozze scure in cui fu certo di essersi immediatamente smarrito.
 
Rimase ad osservarlo, tentando di radunare le parole mentre l'altro lo osservava incuriosito e alla fine fu lui a prendere parola per primo.
 
«Sei il mio nuovo tutor?» gli chiese quasi annoiato.
Julian sorrise sentendosi un perfetto idiota, invece di annuire o confermare la sua identità e presentarsi si ritrovò a farfugliare un «Ehi...»
 
In quel preciso istante fu certo che il suo cuore si fosse fermato, quando l'altro divertito rispose un incerto «Ehi»
 
In quel momento Julian comprese che se le loro strade erano state parallele e quasi divergenti, in quel momento si erano decisamente scontrate, aggrovigliandosi come le sue viscere.
 
Billy spiccava in quella biblioteca come una scheggia di luce, improvvisamente agli occhi di Julian esisteva solamente lui, il suo sorriso sghembo e quelle meravigliose pozze oscure in cui già sapeva di adorar naufragare, una notte profonda colma di parole inespresse.
 
Sono fregato!
Pensò Julian mentre le farfalle gli si agitavano frenetiche nello stomaco.
 

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Capitolo 2
*** 02. Crush ***



 

02. Crush

 




 
«Ci vediamo da me per una serata cinema?»
 
Violet scoppiò a ridere prima di dare un pugno alla spalla di Marco.
«Io sì ma sono abbastanza sicuro che il bell'innamorato non potrà!»
Indicò con la testa una figura in lontananza, Julian si stava avvicinando a loro incespicando con passo sognante.
«Non vedi la pila di libri che ha sottobraccio? Quando mai gli hai visto tante pagine? Quando mai lo hai visto leggere?»
 
Marco sbuffò e in quel Julian rise, pareva così rapito dalla sua lettura, un saggio, lo aveva scovato all’interno di uno dei libri che Billy aveva lasciato sul tavolo al loro ultimo incontro.
 
Era perso in quelle parole, un'analisi così accurata ed attenta di Oscar Wilde che solo una mente brillante poteva averle scritte, e Billy lo era, incredibilmente intelligente.
 
Julian non capiva perché la professoressa gli avesse chiesto di aiutarlo? Come poteva una persona così aver bisogno di un tutor? Da quando aveva iniziato l’affiancamento era accaduto tutto il contrario, Billy aveva aiutato Julian a concentrarsi e ottimizzare i tempi di studio. Ma per quanto si impegnasse non sarebbe mai riuscito a scrivere qualcosa di così buono, Julian non riusciva a scollarsi da quelle pagine.
Ci rivedeva così tanto di quel ragazzo ombroso tra le righe. La malinconia, la tristezza...
 
Ad ogni incontro scopriva una nuova sfumatura del suo spirito, desiderava solo passare con lui ogni momento e attendeva l'arrivo in biblioteca con sempre più crescente attesa.
Billy era come un bozzolo roccioso che racchiudeva una farfalla scintillante che si rifiutava di mostrare al mondo i propri colori.


«Guardalo è perso... completamente andato…» borbottò Violet divertita.
 
Quando Julian gli si avvicinò, con un immenso sorriso assorto stampato in volto, Marco gli dette un calcio allo stinco.
 
Era stanco di non ricevere le dovute attenzioni dall'amico.
 
Julian incassò il colpo e parve riscuotersi.
«Non riesco a credere che William non sia il primo della classe, è un genio! Scrive come… Come un letterato, non esagero! È bravo in matematica, conosce la teoria di ogni strumento musicale e prima che si infortunasse alla spalla era anche un asso nello sport vero Oscar? Sei stato tu a dirmi che la squadra di Football abbia perso ogni speranza di vincere il torneo scolastico quando lo ha perso vero? È tutto assurdo!» esclamò incredulo.


Marco incrociò le braccia furibondo e scoccò a Oscar uno sguardo carico di rimprovero. L’altro fece spallucce come ad intendere che non avrebbe alterato la verità solo per fargli piacere.
 
«Andiamo ha perso un anno intero, la sua vita è un vero disastro!»
Davanti allo sguardo incredulo di Julian Marco alzò gli occhi al cielo
«Non puoi non sapere perché ha perso un anno ed è bocciato più volte!»
 
Violet colpì l’amico alla spalla. «Idiota! Julian non c'era quando è successo! Quell’anno lo ha passato in Europa ricordi? Come può sapere delle disavventure di Billy? Poi la scuola ha fatto di tutto per insabbiare ogni cosa!»
 
Julian sbattè le palpebre allibito «Cosa?»
 
«Billy ha perso un anno perché si è dovuto operare alla spalla dopo il suo infortunio!» gli spiegò Violet.
 
«E non dimenticare che quell’anno è stato inquisito per la scomparsa di una sua sorellastra! Una delle bambine che vivevano assieme a lui nella casa-famiglia scomparse, l’ultima volta era stata vista con lui, per questo lo hanno interrogato! Alla fine è stato scagionato! Per questo ha perso l’anno, la spalla non c’entra nulla! Insomma, i professori da allora lo trattano come... Beh... Quello che è un poco di buono!»
 
Marcò protestò quando Violet lo colpì di nuovo alla spalla.
 
«Gli rendono la vita impossibile senza alcuna ragione! È stato assolto, la ragazza è stata trovata morta purtroppo ma hanno dimostrato oltre ogni dubbio che Billy era innocente! Quindi Marco smettila di sputare sentenze!» esclamò Violet indignata!
 
Julian riguardò i fogli con nuovi occhi.
La caducità della vita, un fato destinato ad avverarsi, ogni parola assumeva un nuovo aspetto. Sentiva un impellente bisogno di abbracciarlo e non lasciarlo più andare.
 
«Ma voi esattamente cosa fate in tutte quelle ore in biblioteca?»
 
La domanda di Marco riportò Julian alla realtà.
Ripensò a tutte le ore passate seduto accanto a Billy a leggere.
Poi rise rivedendo le sue boccacce, quando gli si era rotta la penna in bocca e si erano ritrovati a correre in bagno ridendo per la sua lingua color puffo! Billy alla fine lo aveva ribattezzato Gargamella e si era complimentato per essersi mangiato quei pestiferi cosini blu! Julian era stato certo che si sarebbe mangiato tutte le bic del mondo pur di sentirlo ridere in quel modo ancora.
 
Oscar nel frattempo aveva iniziato a discutere con Marco delle relative squadre di pallavolo e calcio. Alla fine fu Marco a riagguantare l’attenzione dell’amico.
 
«Ci vediamo dopo agli allenamenti, vedi di non fare ancora tardi! Il Coach si è innervosito alquanto ieri! Sai bene quanto siano importanti le prossime gare! Potrebbero valerti le qualificazioni per le nazionali!»
 
Julian riemerse dai suoi pensieri.
«Però sono riuscito a andare bene all'ultima interrogazione, La professoressa Vier non credeva alle sue orecchie! Boom! Billy è fiero di me!» esclamò Julian.
 
Marco inarcò un sopracciglio «Guarda che dovresti essere tu il tutor!»
Julian non poté che annuire «Vero! Sembra che sia più lui ad aiutare me che io lui!» borbottò Julian.
Prese il suo zaino e guardò l'orologio, era l'ora che più aspettava nella giornata e non voleva assolutamente fare tardi!
 
«Sai ci servirebbe proprio un quarto elemento per la staffetta!» soppesò Oscar.
Julian lo guardò incerto l’amico.
«Da quando tuo fratello ha cambiato scuola Violet non siamo più riusciti a completare per la staffetta mista di nuoto quattro per cento, era la cosa che ci ha sempre unito dai tempi delle elementari! E da quel che dice Julian a Billy non manca certo il fisico, è allentato!»
 
«Sei pazzo? Non assecondare la sua crush malsana per un pazzo che quasi sicuramente è etero! Non lo voglio nella nostra squadra, nel nostro gruppo...»
 
Violet gli diede uno scappello con forza e mentre Marco si lamentava massaggiandosi Julian rincarò la dose.
«Non c'è nessun gruppo Marco! Siamo in tre ormai e così la nostra staffetta è azzoppata! Se qualcuno non si aggrega non possiamo più competere! Peccato perdere l’ultimo anno in cui possiamo farlo assieme…»
 
«Già potrebbero essere punti utili quelli ottenuti da un buon piazzamento nella squadra mista! Se Billy non si unisce a noi…» proseguì Oscar ignorando lo sguardo ardente di Marco. «Ti farebbe comodo Julian spiccare anche in questa competizione per essere convocato dalla nazionale di nuoto! E magari tesserato da una società blasonata una volta uscito da qua…»
 
«Ci vediamo dopo!» bofonchiò Julian non riuscendo da trattenere il sorriso.
«Non fare tardi!!!» gli urlò dietro Marco.
«E portati dietro anche Billy per l’allenamento! Scommetto che batterai il tuo personale se saprai che ti sta osservando!»
 
Alle parole di Violet Julian ridacchiò.
Camminò per gli affollati corridoi della scuola spinto dall’entusiasmo di tornare a quello sguardo profondo.
Quasi corse finché non si fermò alla porta della biblioteca.
Il suo cuore accelerò quando vide Billy seduto al solito posto, le gambe allungate sotto al tavolo, una ciocca di capelli che gli ricadeva sul viso.
Gli si avvicinò furtivo sperando di sorprenderlo, ma come sempre la spalla dell’altro scattò in alto, segnalando che si fosse accorto della sua presenza, come ogni volta.
 
«Il Ritratto di Dorian Gray? Non lo sai ancora a memoria?»
 
Billy chiuse il volume e gli rivolse un sorriso sornione.
«Qualcuno deve pur compensare la sempre più dilagante ignoranza in materia, io posso rimediare solo alla tua!»
 
«Guarda che l'ho letto…» iniziò a giustificarsi Julian ma quando Billy inarcò un sopracciglio rise imbarazzato.
«Ok... Ne ho letto qualche pagina perché mi hanno obbligato…»
«Davvero? Tutto da solo? Non sembrava sapessi leggere…» bofonchiò ridacchiando Billy.
 
Julian appallottolò il foglio che aveva davanti e glielo lanciò dritto in faccia.
«Ops... scusa... mi è scappato!»
 
L'altro si adombrò ma poi scoppiò a ridere e la responsabile di sala li riprese.
Julian colse l’occasione e lo afferrò per la maglia.
«Usciamo? Devo chiederti una cosa…»
 
Billy annuì mise via il libro nel suo zaino malmesso di tela e seguì Julian verso l'uscita di emergenza.


«Mi chiedevo…» iniziò Julian una volta chiusa la porta a vetri che portava al cortile interno.
Billy lo guardava in attesa, aggrappato alla sua borsa e proteso verso di lui.
Julian avrebbe voluto chiedergli di guardare altrove, o almeno di non fare quegli occhi da cucciolo, ma avrebbe dovuto confessargli che i suoi occhi causassero la nascita di una miriade di creature sfarfallanti costituite solo di pura immaginazione.
 
Mi chiedevo se volessi passare altro tempo assieme a me, perché ne ho maledettamente bisogno!
Non riesco a fare nient'altro se non desiderare di parlare e ridere con te...
Ti prego vieni con me alle gare o non sarà più in grado di nuotare! Senza di te affogo, Affondo!
Credo di essermi perdutamente innamorato di te!


«Vorresti unirti alla squadra di nuoto?»
 
Billy sbattè le palpebre perplesso, aprì e chiuse la bocca ma poi la sua spalla scattò in alto.
«No grazie, la mia spalla…» borbottò massaggiandosela.
 
«Non sei mica obbligato a vincere!»
Billy incrociò le braccia sul collo. «Non credi che ne sia capace?»
Per un attimo Julian temette si fosse offeso ma poi lo vide ridere.
«Sei tu che pensi di non farcela! Senti... Io, Oscar e Marco formavamo con il fratello di Violet il team per staffetta mista di nuoto quattro per cento... Io sono lo specialista di stile libero, Oscar è per la rana, Marco si occupa del dorso e mancherebbe qualcuno per la farfalla e... insomma pensavo che tu... potresti…»
 
«No!» tagliò corto Billy.


Julian deglutì un po’ ferito, ma preferì no arrendersi.
«Dai ti prego, almeno oggi vieni all'allenamento, prova…»
 
Billy ridacchiò «Vuoi solo che qualcuno si assicuri che tu arrivi puntuale!»
Julian si sentì punto sul vivo, ma prima di poter commentare l’altro gli scompigliò i capelli e annuì.
 «Ok pesciolino! Ti accompagno, ma non farò altro!»
 
Julian arrossì violentemente perché solo sua madre lo chiamava in quel modo, aveva un suono del tutto diverso quella parola pronunciata da quelle labbra.
 
Julian lascò correre lo sguardo lungo il viale che costeggiava la scuola, poteva intravedere la cupola di cemento della piscina della scuola, Julian si sentiva incredulo ma felice come non mai. Quel sì aveva lo stesso sapore di una medaglia d’oro.
 
«Ai tuoi amici andrà bene se vengo? Non molti sopportano la mia presenza in questa scuola…»
«Scherzi?» esclamò Julian maledicendo l'eccessiva enfasi che sentiva di aver messo nella voce. «Pensa che sono stati loro a propormelo!»
 
Evitò di dire che Marco non perdeva occasione per attaccarlo, avrebbe affrontato il problema al momento.
 
Billy non aggiunse altro, fece spallucce e indicò la porta della biblioteca.
«Torniamo dentro bighellone! Ci cono esercizi di matematica che devi rivedere!»
 
«Ok prof…» borbottò Julian soddisfatto di se stesso per aver ottenuto un assenso.
Era impaziente di vedere Billy nel suo posto preferito, di scorgerlo sugli spalti mentre lo osservava battere ogni maledetto record.
Se poi fosse anche riuscito a convincerlo ad allenarsi con lui ulteriore tempo assieme e il solo pensiero gli strappava un sorriso felice.
 
Osservò la schiena di Billy incurvata, era come ripiegato su se stesso, quando la sua spalla destra scattò nuovamente in alto Julian non poté impedirsi di chiedersi cosa gli fosse davvero successo, quando la toccava il suo sguardo si smarriva e Julian era certo di intravederci orrore. Davvero si trattava di un semplice infortunio?


 

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Capitolo 3
*** 03. Kiss ***




03. Kiss

 


 
Quando finalmente batté sul blocco guizzando oltre la superficie, dal boato che ne scaturì Julian comprese di aver vinto.
Sorrise esaltato mentre il palazzetto esplodeva di luce.
In quell’oceano di volti ce n’era solamente uno che veramente contasse in quel momento ai suoi occhi.
 
Billy!
 
L’altro esultava e saltava sugli spalti, alle sue spalle intravide anche i suoi amici.
 
Violet e Oscar lo scrutavano felici quanto Billy ma Marco lo scrutava torvo.
Si era seduto il più lontano possibile da quell’intruso, ogni tanto gli scoccava occhiate ostili.
 
Julian preferì ignorarlo, Billy stava correndo nella sua direzione, seguito con lentezza dagli altri tre.
 
Quando Billy si protese per aiutarlo ad uscire dalla vasca con un guizzo Julian lo afferrò e lo trascinò in acqua.
 
«Dannazione! E adesso chi li tirerà più fuori di lì?»
Esclamò Marco alzando le braccia al cielo prima di imprecare.
«Andiamo ragazzi! Uscite! Dobbiamo festeggiare!»
«Julian deve uscire, quell’altro coso per me può anche affogare!»
 
Marco gemette quando Violet gli rifilò una decisa gomitata allo stomaco.
«Aspetteremo quanto serve, Billy dovrà cambiarsi!»
«Dobbiamo trovare il modo trascinarlo ad ogni singola gara!»
 
Marco ringhiò in direzione di Oscar.
«Questa è senza alcun dubbio la peggiore delle idee!»
«Io direi che è geniale! Hai mai visto Julian andare così veloce? Non aveva mai virato così agilmente, ed è matematico, se vuoi fare colpo ci metti più impegno! Se ce lo portassimo dietro a ogni gara il nostro Julian avrà l'oro assicurato e la qualifica per i mondiali, fidati!» esclamò Violet.
 
Oscar annuì e Marco li mandò entrambi a quel paese.
«Sei solo geloso perché prima Julian metteva sempre te al primo posto! Ma questo atteggiamento è veramente molto infantile lo sai vero? Non ti facevo così tanto possessivo… E credimi sarà questo a farti perdere Julian, non Billy!»
 
Marco si isolò appoggiandosi alla parete, osservò con rabbia Julian uscire dall’acqua aggrappandosi a un fradicio Billy, afferrare l’asciugamano per avvolgerlo con fare protettivo. Odiava quel suo modo di essere così mamma chioccia!
O meglio odiava quando lo faceva con qualcuno che di certo non lo meritava, non con Billy Russo. Come poteva dirgli che non lo conosceva davvero.
Lui non c’era stato quando erano girate le voci.
Osservò Julian.
Era rimasto imbambolato a rimirare la schiena di Billy allontanarsi.
Non avrebbe sopportato di vedere il suo cuore spezzarsi ancora una volta, ricordava le chiamate nel cuore della notte, aveva rimesso assieme i pezzi una volta, non voleva doverlo fare ancora, gli voleva troppo bene per tollerare che gli facessero ancora del male.
 
Prima di tuto doveva chiarire le cose con quel Russo.
Si mosse piano, cercando di non essere notato, soprattutto da Violet.
Lei era la più cieca di tutti a quella verità, ma avrebbe fatto ricredere anche lei.
 
Quando uscì dal palazzetto ogni suo dubbio trovò conferma.
Billy se ne stava appoggiato alla parete ancora avvolto dall’asciugamano di Julian e parlottava con una ragazza dagli scuri capelli ricci.
Marco l’aveva già vista in zona, sua madre era avvocato, si chiamava Dinah.
Erano decisamente troppo vicini, troppo in confidenza per essere dei semplici conoscenti.
 
Rientrò nel palazzetto e si riunì agli amici.
Avrebbe tanto voluto dire a Violet quanto sbagliasse a incoraggiare Julian, lo avrebbe spinto verso una bruttissima delusione, Ma Marco si risollevò dicendosi che ci avrebbe pensato lui a proteggerlo, era il suo migliore amico dopotutto.
 
 
 
Julian sollevò lo sguardo, ancora non aveva chiesto a Billy se volesse unirsi a loro per la cena. Non vedendolo da nessuna parte dovette decidersi a ritirarsi per una doccia.
 
Ancora non sapeva cosa volesse dirgli.
 
Ti prego vieni, vorrei presentati la mia gattina Benny
 
Dette un colpetto alla parete dello spogliatoio con la fronte. No, decisamente non era il migliore degli approcci.
 
«Ehi cerca di non romperla zucca dura!»
Marco gli lanciò l’accappatoio.
«Sbrigati, se ci fai aspettare ancora Oscar finirà per azzannare me o Violet, non vorrai davvero averci sulla coscienza vero?»
Julian aspettò un momento prima di rispondere.
«Aspettavo Billy, lo hai visto?»
 
Marco lo scrutò per un po’
«A Billy interessa una tipa della sessione F! Li ho visti assieme!»
 
Julian aprì la bocca ma non riuscì a dire nulla.
«Mi spiace sbatterti in faccia la verità ma è bene che la finisca con queste illusioni, Quel ragazzo è etero e non solo è un poco di buono! Prima te lo scrollerai di dosso e meglio sarà!»
 
Julian gli dette le spalle e entrò nel vano docce senza una parola, rimase sotto il getto di acqua calda ad occhi chiusi.
Davvero ci era cascato ancora? Si era illuso perdendo così tanto di vista l’obbiettivo?
Quando tornò al borsone Billy era seduto mezzo svestito e cercava invano di sciugare al bocchettone dell’aria calda a parete.
Era così impacciato, i pantaloni sbottonati i capelli ancora umidi.
 
Non impiegò molto nel decidersi a dirlo, aprì l’armadietto, afferrò la tuta da corsa e si avvicinò a Billy per porgergliela.
 
«Tieni! Non puoi andare a giro mezzo fradicio!»
Billy prese i vestiti borbottando un sommesso «Grazie…»
Quando si abbassò i pantaloni Julian si voltò improvvisamente imbarazzato.
 
«Violet, Oscar e io pensavamo di uscire per mangiare un boccone…»
Ma tu probabilmente hai da fare con la tua ragazza…
 
«Bene, ci vediamo domani! Sai dove trovarmi!»
 
Julian si voltò incerto su come proseguire, le parole di Marco ancora gli bruciavano nella mente. Non lo aveva mai visto con nessuno in quella scuola, ne ragazzi ne ragazze, se ne stava sempre in disparte, chiuso in se stesso, come se aspettasse le ore che trascorrevano assieme per dischiudersi.
Quando stavano assieme spesso gli si appoggiava, sorrideva e i suoi grandi occhi scuri si illuminavano di nuova vita.
 
Forse sarebbe stato respinto, ma non poté impedirsi di fare quel passo avanti.
 
«Altrimenti verresti da me?»
Aveva parlato quasi senza riflettere.
«Potremmo vedere un film se ti va o…»
 
Ogni pensiero si sciolse quando Billy lo strinse a se in un forte abbraccio.
 
 
Quando comunicò la sua decisione di tornare a casa fu grato a Oscar e Violet che trascinarono via un ribollente Marco.
Non gli portava quello che gli aveva detto, magari era vero o magari no.
Non aveva importanza, Billy lo aveva guardato ancora in quel modo, i grandi occhi scuri sgranati, non voleva lasciarlo da solo anche se non gli aveva voluto dire cosa lo turbasse, era evidente che lo fosse.
Lo aveva stretto per un tempo quasi infinito senza dire nulla, la sua pelle odorava ancora di cloro.
 
Viaggiarono in auto in silenzio e quando arrivarono a casa Julian non si sorprese di trovarla vuota, sua madre probabilmente aveva avuto di nuovo da coprire un turno in più. Non la vedeva quasi mai, ma era il suo modo di affrontare la realtà. Tanto Julian si dedicava allo sport tanto lei rifuggiva nel lavoro. Docente di anatomia, direttore del suo dipartimento, era orgoglioso di lei e felice che avesse come lui un posto dove ritrovare la serenità ma talvolta era dura dover affrontare il dolore da solo.
Era felice che quella sera Billy fosse là assieme a lui, odiava affrontare il silenzio di quella grande casa, soprattutto dopo una gara la mancanza si faceva quasi insostenibile.
 
Si sistemarono nella sua stanza ignorando quel buio silenzio.
Tra poster, medaglie, trofei scolastici, vestiti aggrovigliati Julian cercò di far spazio per l'altro.
Billy si tolse le scarpe sedendosi sul letto con sguardo circospetto Julian si sorprese a chiedersi come potesse essere la stanza dell’altro e se mai gli avrebbe concesso di vederla. La prima cosa che aveva capito di Billy era che non amava parlare di sé e del luogo dove viveva così si sdraiò in silenzio accanto a lui e accese la televisione.
 
Alla fine optarono per un classico della fantascienza, MATRIX.
 
Billy alternava momenti rilassati ad altri in cui controllava il telefono con fare preoccupato.
Quando il film finì era quasi mezzanotte.
 
Julian si ritrovò ad appoggiarsi alla spalla dell’altro più stanco di quanto pensasse.
Era tanto che non si rilassava davvero, che non provava conforto nella sua vecchia casa. Non voleva lasciarlo andare.
 
«Ehi Bill… Posso tenerti con me?»
 
«Come?»
Julian si sollevò per scrutarlo negli occhi, Billy sembrava sia sorpreso che felice di quella domanda.
Aveva parlato senza riflettere troppo, così deglutendo tentò di nuovo.
 
«Visto che si è fatto tardi potresti dormire qua, altrimenti domani…»
«Chi ti butterà giù dal letto? Afferrato» rispose Billy completando la frase dell'altro.
 
Julian gli passò uno dei pigiami e non poté impedirsi di sorridere guardandolo con altri dei suoi vestiti indosso.
 
«C’è sempre tanto silenzio a casa tua?»
A quella domanda Julian annuì, da due anni sì… c’era davvero troppo silenzio in quella casa… Ma non era sempre stato così, ma non aveva davvero voglia di parlarne.
«Vieni, il letto è grande, c’è spazio per entrambi…»
Fu la sola cosa che riuscì a dire.
 
Quando spense la luce e si ritrovò al buio però le lacrime affiorarono inesorabilmente. Il vuoto era sempre là, rovente e piantato nel suo cuore.
 
Poi nell'oscurità Billy gli si avvicinò, i suoi capelli gli solleticarono la pelle, il suo respiro alla menta lo trattenne in bilico tra il mondo dei sogni intriso di ricordi e la veglia.
Il suo braccio lo avvolse, il suo corpo caldo un salvagente che lo tratteneva oltre quel mare di tristezza che minacciava di sommergerlo come ogni volta che chiudeva gli occhi. Avrebbe voluto ringraziarlo, condividere le sue ombre e chiedergli di fare altrettanto, ma riusciva solo a nascondersi ricercando il calore del corpo che lo stava avvolgendo
 
«Grazie…»
La voce esitanti di Billy lo raggiunse oltre il buio, poi le sue labbra sfiorarono quelle di Julian, fu un contatto breve e disperato. La mano di Billy gli si era aggrappata alla nuca e ogni altra emozione aveva cessato di esistere.
Quando gli si raggomitolò accanto Julian rimase immobile, cercando di imprimersi nella mente il suo sapore, mentre il cuore in petto ballava la quadriglia.

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Capitolo 4
*** 04. Empty Spaces ***




04. Empty Spaces

 
 



Julian sbattè le palpebre incredulo.
«Non ho nessuna intenzione di cambiare squadra, città, stato!»
 
Sua madre sospirò, sembrava così stanca, quando si passò le dita trai lunghi capelli biondi.
Era apparsa come uno spettro quella sera facendo sobbalzare Julian come un gatto.
Aveva chiesto a Billy di restare nella stanza farfugliando, scendendo al piano inferiore aveva temuto di aver dato una pessima impressione all’altro.
 
Non si vergognava di lui, ma aveva già una mezza idea di come sarebbe evoluto il discorso di sua madre e non voleva che assistesse.
 
In più in quei giorni di assenza Billy era stato il suo rifugio da quei cupi pensieri.
Da quel bacio rubato si era fatto sempre più intraprendente.
Non c’erano state molte parole ma se quello era ciò che Billy desiderava Julian non sarebbe certo stato contrario.
Era perfetto.
 
«Penavo che avresti compreso se non desiderato la medesima cosa. Vendere la casa, cambiare città… Dobbiamo lasciarci tutto alle spalle!»
 
«Puoi fare questo passo da sola, non serve che venga con te! Ho vissuto da solo un anno intero in Germania, sono bravo a cavarmela senza di te!»
 
Quasi si pentì della sua rabbia quando intravide lo sguardo addolorato della madre.
 
La verità era che gli era dispiaciuto lasciarla sola, come la distanza che tra loro sembrava incolmabile sempre più di giorno in giorno.
 
«Così vuoi lasciarmi anche tu?»
 
La rabbia lo riafferrò in un momento.
Odiava quelle frasi lanciate solo per solleticare il suo senso di colpa, come se potesse imputargli ogni perdita, ogni ferita che non si era prodigato a curare.
 
Era andato in Germania, non aveva rinunciato al nuoto e adesso non voleva assecondarla in quella fuga.
Stava per urlare, batter ei pugni sul tavolo, esplodere e forse piangere ma non le avrebbe dato questa soddisfazione.
 
Così represse dentro di se ogni cosa le dette le spalle.
«Non sono mio padre, ne posso riportarlo a casa. Non sono responsabile del vostro divorzio… Ne per ciò che Simon…»
 
Le parole gli si ingarbugliarono in gola, sperò che anche per la madre evocare il nome dello spettro di suo fratello avesse lo stesso effetto, in fondo condividere il dolore era ancora un sollievo, un tenue contatto che quel maledetto giorno li aveva avvolti entrambi come un filo rovente.
 
«È proprio per Simon che ti chiedo di venire via…»
Julian scosse la testa.
«Io non vado da nessuna parte, oltretutto senza di me sarà anche più facile andare avanti e dimenticare tutto!»
 
Il silenzio che calò tra loro fu la spinta per lui ad andarsene.
Lo sapeva, ma averne conferma faceva comunque male.
 
Raggiunse la sua camera con passo rapido e sbattè la porta e imprecando.
 
Odiava comportarsi come un bambino, non lo era da tanto, di sicuro la sua infanzia aveva cessato definitivamente di esistere assieme a Simon.
In fondo davvero si aspettava che sa madre si comportasse diversamente?
Non quando era ormai una presenza fantasmica nella sua esistenza.
Non dopo la distanza che si era instaurata tra loro.
 
Anche lui quando si vedeva allo specchio rivedeva il gemello e sentiva il cuore sanguinare.
 
Si premette le mani sul volto e represse un grido, ingoiando lacrime amare.
«Andiamo Julian, smettila!»
Gorgogliò fremente.
 
Poteva sentire la voce di Simon borbottargliele stretto nella sua solita felpa di Star Wars, forse sarebbe anche riuscito a calmarlo, ma ormai si era spenta ormai da tempo.
 
«Terribilmente melodrammatico ma adorabile!»
 
Julian trasalì alle parole di Billy e si mosse quasi ad occhi chiusi.
 
Un secondo dopo aveva spinto Billy contro la porta semiaperta e lo stava baciando con pieno trasporto.
Dopo l’iniziale sorpresa l’altro aveva risposto con altrettanta energia.
Forse anche lui voleva scordare la realtà con altrettanta brama.
 
Quando le sue lunghe dita gli si insinuarono sotto la felpa Julian rabbrividì.
 
«Scusa per le mani fredde…»
Gli sussurrò Billy ad un orecchio riprendendo fiato spostando la sua attenzione sul suo collo.
 
La porta semiaperta li osservava minacciosa così Julian si spinse sempre più verso quel corpo fremente che lo stava avvolgendo e la chiuse con uno colpo.
 
Rimasero in piedi quasi in attesa poi dondolando in modo lento Billy lo condusse verso il letto dove crollarono senza separarsi nemmeno un istante.
Voleva sbattere fuori ogni emozione, l’idea che sua madre se ne stesse per andare, lo spettro di Simon, l’abbandono di suo padre, ogni cosa fuori, oltre quel corpo caldo e vivo.
 
E funzionò, il litigio con sua madre, i ricordi di quanto perso, la rabbia e la frustrazione accumulati in tutti quei mesi… Ogni cosa svaniva in quel contatto.
 
Billy non gli faceva domande fastidiose, ne pretendeva che esprimesse la gioia che non poteva mostrare. Semplicemente trovavano rifugio l’uno nell’altro.
 
«Sei così carino con la divisa della squadra di nuovo…» gemette Julian strattonandogli via la felpa.
 
Un’ombra attraversò lo sguardo di Billy, ma svanì spazzato via da un sorriso sornione. «Strano… Visto che non fai altro che togliermela di dosso…»

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