Il tempo può aspettare

di fiorediloto40
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Amore non corrisposto (?) ***
Capitolo 2: *** Ti odio (?) ***
Capitolo 3: *** Attrazione innegabile ***
Capitolo 4: *** Non è ancora il momento ***
Capitolo 5: *** Non può essere ***
Capitolo 6: *** Saresti comunque tu ***
Capitolo 7: *** Verità ***
Capitolo 8: *** La vita che meriti ***
Capitolo 9: *** Il tempo può aspettare ***



Capitolo 1
*** Amore non corrisposto (?) ***


 - Cosa diavolo credi di fare Ariete?! - nonostante l’asprezza della sua voce, il volto di Saga rimase impassibilmente duro. Come sempre. Ruvido come tutto il suo essere.

Dritto, nella sua abituale posa marziale, guardava il cavaliere della prima casa senza manifestare alcun tipo di sentimento, né mostrare alcuna comprensione.

- Nulla...sei tu che mi hai chiamato per chiedermi spiegazioni... - spiegò Mu con calma, mascherando l’imbarazzo che una situazione come quella inevitabilmente portava con sé - è giunto alle tue orecchie il fatto che provo dei sentimenti per te...ho voluto semplicemente essere onesto e farti sapere come mi sento - sebbene si aspettasse quella reazione, non poté comunque evitare un tonfo sordo nel suo cuore.

Ciononostante, non lo dette a vedere. 

- Sono al corrente della tua relazione con Shaka, e non ho alcuna intenzione di mettermi in mezzo…volevo solo chiarire le cose - la voce calma del tibetano suonò dolce e profonda tra le pareti cupe del terzo tempio.

Saga allargò un sorriso cinico.

- Tu…metterti in mezzo? - il tono odioso accentuava lo scherno evidente sul suo volto - Ti ricordo che il mio partner è quasi una divinità…come potresti tu, un cavaliere d’oro qualunque, competere con l’uomo più vicino agli dei? -.

Come tutti, Mu sapeva della relazione che legava il terzo ed il sesto guardiano del Santuario, tuttavia, quella mattina si era visto costretto a confessare a Saga l’affetto speciale che nutriva nei suoi confronti, poiché qualcuno, negli ultimi tempi, si era preso la briga di scoprirlo e riferirglielo. Con tutta probabilità lo stesso Shaka. 

Sapeva che vi erano ben poche speranze che il suo sentimento fosse ricambiato, ma avendo sempre pensato che la chiarezza fosse alla base di tutti i rapporti umani, volle semplicemente essere onesto, per dare a se stesso la possibilità di andare avanti, evitando fraintendimenti e false illusioni. 

Tuttavia, pur avendo immaginato una reazione più simile all’indifferenza, non si sarebbe aspettato l’inutile crudeltà che il proprietario del suo cuore non aveva problemi a mostrare. 

Se ci fosse stato un premio per la detestabilità, Saga avrebbe potuto tranquillamente concorrere per le prime posizioni. Seguito a ruota dal suo assente ed oltremodo arrogante compagno.

Da quando erano tornati in vita, per gentile intercessione della dea Atena, che era riuscita a riscattare l’onore dei suoi fedeli cavalieri agli occhi degli altri dei, molte erano le coppie che si erano formate all’interno dell’élite d’oro. In alcuni casi non era stata una sorpresa per nessuno, dato che alcune relazioni esistevano già prima della guerra santa… Milo e Camus avevano finalmente deposto i fantasmi del passato per darsi una nuova possibilità, Aphrodite e Deathmask avevano semplicemente ufficializzato ciò che era sempre stato evidente, Saga e Shaka avevano ripreso la relazione interrotta con la morte del primo nella battaglia delle dodici case… 

Al contrario, una coppia che aveva lasciato più d’uno sconcertato era quella formatasi tra il Sagittario, anch’esso riportato in vita dall’amore della sua dea, ed il Capricorno. Il fatto che Aiolos avesse ufficializzato la relazione con colui che era stato il suo assassino aveva suscitato non poche perplessità all’interno dell’ordine, soprattutto da parte di Aiolia, che all’inizio non aveva ben compreso la scelta di suo fratello, tuttavia, bastava guardarli insieme per comprendere ciò che legava i due cavalieri…Aiolos aveva saputo curare le ferite di Shura, permettendogli di perdonarsi ed iniziare una nuova vita insieme.

Saga e Shaka erano indubbiamente la coppia più potente, la più rispettata o meglio…la più temuta. E la ragione era più che ovvia, dato il potere che li caratterizzava. Allo stesso tempo, però, rappresentavano anche la più strana…difficilmente si poteva vedere i due scambiarsi un gesto di affetto, o anche solo di complicità, mentre più spesso, era l’altezzosità di entrambi a spiccare nelle loro scarse relazioni sociali. 

- No, infatti… - Mu abbassò lo sguardo per non mostrare come le poche parole crude di Saga lo avessero ferito - ti chiedo perdono per averti disturbato…non accadrà più…e spero che questo evento spiacevole non pregiudichi la nostra relazione come compagni d’armi...arrivederci Saga - furono le sue ultime parole, deluse ma ferme, prima di voltare le spalle al padrone del tempio e ritirarsi.

Quando fu solo, Saga non poté evitare di scoppiare a ridere.

Idiota Ariete…pensava davvero che confessandomi di amarmi sarei caduto ai suoi piedi?!

Allo stesso tempo, però, sentì uno strano disagio all’altezza del petto...una puntura sottile che avrebbe volentieri ignorato se non fosse stata così insidiosa da spingersi in fondo alla sua carne. 

Quel fastidio fece suonare la sua risata tremendamente amara, e sebbene le sue orecchie lo percepissero, scelse di fingere indifferenza, e stava ancora ridendo, quando sentì un cosmo ben noto entrare nel suo tempio senza chiedere il permesso.

- Congratulazioni Saga… - il cavaliere della Vergine si avvicinò in modo felino al suo compagno applaudendo - vedo che hai degli ammiratori… - anche in questo caso, lo sfottò era evidente nelle parole del sesto guardiano - che peccato aver spezzato il cuore tenero del dolce Mu… -. 

Naturalmente non c’era alcuna empatia nelle parole di Shaka, né tantomeno fastidio, essendo certo della propria superiorità rispetto ai compagni d’armi.

- Lo sai bene…dato che sei stato tu ad informarmi... - si limitò a rispondere Saga. Senza alcuna ironia.

- Sciocco Ariete… - Shaka girò intorno ai Gemelli con sguardo predatorio – chi sarebbe così pazzo da lasciare me per lui? Lo sai…vero…Saga, che stare con me è un privilegio che ti concedo? -.

Il greco non rispose. Non gli importava quando Shaka si poneva su un piano di superiorità rispetto agli altri, anzi, in un certo qual modo lo inorgogliva, ma quando lo faceva con lui lo trovava a dir poco odioso. Quindi fece ciò che normalmente faceva quando voleva far tacere il suo compagno...lo prese per la vita, sollevandolo facilmente, per perdersi con lui nella parte più privata del tempio.

Ad onor del vero, per quanto imponente fosse la casa dei Gemelli, e lo era davvero, era un luogo troppo piccolo per contenere l’ego smisurato di quella coppia. 

Qualunque tempio lo sarebbe stato.

****

L’indomani mattina, non appena i deboli raggi del sole filtrarono attraverso le pesanti tende che oscuravano la sua stanza, Saga si alzò. Di buonora come tutte le mattine. 

Solo come ogni giorno.

Per scelta sia sua che di Shaka, non condividevano mai il letto durante la notte, trovandola un’abitudine sciocca e poco civile. Entrambi avevano le proprie abitudini radicate e la necessità di privacy, e non avevano mai trovato la ragione per abdicare a questa, a detta loro sana, consuetudine. In realtà, Saga non aveva mai trascorso la notte insieme a nessuno...anche nelle sue avventure aveva sempre evitato la compagnia notturna, trovandola oltremodo molesta e fastidiosa.

Senza perdere troppo tempo si diresse in cucina, dove lo aspettava il suo più grande peccato in questa nuova vita... 

Quando il liquido caldo scese attraverso la sua gola, Saga ricongiunse la propria anima al mondo...il caffè era uno dei suoi pochi piaceri...forse l’unico che si concedeva prendendosi tutto il tempo necessario. Che non era poco. Ed infatti era questa la ragione delle sue levate mattutine.

E stava ancora godendo del conforto che il calore dell’oro nero infondeva nel suo petto, quando qualcosa attraversò la sua mente, proiettandosi di riflesso nelle sue iridi viridiane, provocandogli un insolito sussulto.

Grandi occhi verde smeraldo sembravano passarlo da parte a parte. 

Lo sguardo che, il giorno precedente, Mu gli aveva rivolto aprendogli il suo cuore, lo aveva colpito più di quanto volesse dare a vedere. Per quanto avesse cercato di ignorare la sensazione che gli occhi dell’Ariete avevano lasciato in lui, o finto di averlo fatto, non vi era stato modo di rimuoverla. 

Una lama di luce che attraversa il petto...solo in questo modo avrebbe potuto descrivere quel turbamento. 

Anche scavando nella sua memoria non avrebbe potuto ricordare una tale fermezza, dolcezza e purezza messe insieme.

Scosse la testa visibilmente infastidito per scacciare quell’immagine...l’Ariete era l’ultima persona alla quale avrebbe voluto rivolgere i suoi pensieri mattutini, non valeva la pena perdere tempo su riflessioni inutili...ma così facendo attirò la curiosità di qualcuno che, proprio in quel momento, stava entrando in cucina.

- Stai bene Saga? - domandò Kanon passandogli accanto ancora assonnato e guardandolo perplesso.

- Sì - fu l’unica sillaba che Saga si limitò a grugnire.

Kanon alzò le sopracciglia confuso, tuttavia, decise di non infastidire suo fratello provocandolo con le sue solite battute. Almeno non ancora...

Per evitare qualunque tipo di interrogatorio, Saga terminò in fretta la colazione per dirigersi verso la sua stanza da letto. Senza prestarvi particolare attenzione, si preparò con la sua divisa da allenamento, per essere dopo poco fuori dal suo tempio diretto verso il Colosseo per l’addestramento mattutino. 

Era da un po' che non si dedicava a quel tipo di routine, e la ragione era che da quando Shion aveva ripreso il suo ruolo nel Santuario, gli affidava missioni piuttosto delicate, che lo tenevano occupato per quasi tutto il tempo.

Un po' di allenamento con i compagni d’armi non gli avrebbe fatto male. Magari lo avrebbe anche aiutato a non sprecare inutilmente le energie in questioni di scarsa importanza.

Sebbene fosse ancora presto, tutti i cavalieri, o quasi tutti, dato che nelle retrovie qualcuno impiegava un po' più di tempo, erano già in piedi, o almeno quelli ai quali Saga avrebbe dovuto chiedere il permesso per passare. Alzò gli occhi al cielo pensando di dover attraversare il tempio dell’Ariete e sperando che quel giorno la fortuna fosse dalla sua parte evitandogli incontri imbarazzanti...

Con Aldebaran non ci furono problemi, dato che il Toro gli concesse il passaggio prima che gli fosse richiesto...tuttavia, quando arrivò in prossimità del primo tempio, accadde qualcosa di insolito.

Normalmente non avrebbe dato peso ad una scena come quella, passando oltre con disinteresse e celerità, tuttavia, qualcosa di più forte di lui lo costrinse a fermarsi...il terzo guardiano non avrebbe saputo spiegare perché, ad un certo punto, sentì il bisogno di sopprimere il proprio cosmo per nascondersi dietro ad una delle colonne...ma fu proprio quello che fece, osservando di nascosto le due persone che parlavano tra di loro.

- Che bastardo! -.

- Aiolia...per favore...non parlare così -.

Saga aggrottò le sopracciglia, vedendo Mu impegnato nel tentativo di placare un Leone furioso. Qualcosa gli diceva che quella conversazione aveva a che fare con lui.

- Stai scherzando Mu? Lo stai davvero difendendo?! - Aiolia stringeva i pugni sdegnato, desiderando ardentemente sfogare la sua rabbia su una persona in particolare. 

- Non lo sto difendendo... - Mu mantenne il tono più calmo possibile, tentando di placare l’ira del suo amico - Ma converrai con me che ho fatto tutto da solo, sapendo già in partenza che non avrebbe potuto ricambiare i miei sentimenti -.

Sì. Chiaramente stavano parlando di lui.

- No Mu...un conto è non ricambiare, un altro è prendersi gioco del tuo affetto, deridendolo e disprezzandolo come ha fatto - si avvicinò lentamente all’Ariete, e con la massima cura prese il viso delicato di Mu tra le sue mani ruvide - Saga non merita l’amore di una persona speciale come te... -.

Per la prima volta nella sua vita, Saga fu colto impreparato. Come se una scheggia si fosse conficcata tra le sue costole, sentì una insolita pressione opprimergli il petto. 

Tuttavia, liquidò quella sensazione come fatto meramente casuale, riportando la sua attenzione ai due cavalieri di fronte a lui, e soprattutto facendo attenzione a non tradire la propria presenza.

- Posso farti una domanda? - Aiolia vide Mu annuire, mentre con i pollici accarezzava il suo volto - Perché lo hai fatto? Voglio dire...se sapevi già cosa avrebbe risposto... -.

- L‘ho fatto per me...solo per me - rispose Mu sorridendo tristemente - per non illudermi -.

Il quinto guardiano annuì, prendendo subito dopo un respiro profondo.

- Mu...tu sai che se volessi...beh, sì, insomma, noi potremmo... - ma non riuscì a terminare, perché un dito si posò delicatamente sulle sue labbra chiedendogli silenziosamente di tacere.

- Non potrei mai Aiolia - Mu parlò con serietà - L’amore può finire, ma l’amicizia no...e non sarei mai così sciocco da rischiare di perdere un’amicizia preziosa come la tua per qualcosa di incerto ed effimero -.

Quello che seguì fu un abbraccio carico di affetto, tra due persone che provano un bene sincero l’una per l’altra. 

Ed era tutto vero. Aiolia avrebbe volentieri cominciato qualcosa con Mu se gliene avesse dato l’opportunità, tuttavia, comprendeva perfettamente le sue remore nel non voler mettere a repentaglio un rapporto bello e sincero come quello che già avevano. Conosceva i sentimenti di Mu e a chi erano diretti, per sua sfortuna...e lui stesso, dovendo scegliere tra una relazione precaria con Mu o un’amicizia longeva, non avrebbe avuto dubbi.

Di nuovo quella sensazione sgradevole si manifestò all’altezza del petto. Di nuovo Saga la ignorò.

Quando infine si separarono, Aiolia allargò un grande sorriso, lanciando uno sguardo malizioso in direzione del tibetano.

- Beh...allora adesso non hai più scuse per rifiutare il tuo corteggiatore... -.

Mu roteò gli occhi - Aiolia...smettila di dire idiozie... - ma il suo sorriso tradì il finto fastidio.

- Fai sul serio Mu? - continuò a stuzzicarlo Aiolia - Non dirmi che il modo in cui Kanon ti guarda ti lascia indifferente... -.

Se Saga non avesse avuto una prontezza di riflessi eccezionale, si sarebbe certamente tradito, lasciando il suo cosmo libero di manifestarsi nel primo tempio. Quello era l’ultimo nome che si sarebbe aspettato di sentire. 

Era vero che ultimamente non aveva frequentato assiduamente gli allenamenti, però...diamine...Kanon!

Dopo averci riflettuto per qualche istante, pensò che si trattasse di uno degli sproloqui tipici del quinto guardiano, relegando la questione ad un mero scherzo. Aiolia a volte poteva essere un po’ distratto con le parole...non era raro vedere lui e Milo accapigliarsi per questioni sciocche o per la reciproca verbosità avventata.

Sì...doveva essere così...uno degli scherzi dello sciocco Leone.

Quando fu certo che Mu e Aiolia avessero lasciato il primo tempio in direzione del Colosseo, Saga riprese i suoi passi tenendosi ad una certa distanza per non farsi notare... dare a quei due l’idea che stesse curiosando era l’ultima cosa che avrebbe voluto, anche se...in effetti era proprio ciò che aveva appena fatto. 

Arrivando in prossimità dell’arena, vide diverse sopracciglia alzarsi meravigliate. Non era usuale vedere il maggiore dei Gemelli agli allenamenti quotidiani, tuttavia, nessuno osò dire niente, a parte il consueto scambio di saluti mattutini. Il genio di Saga poteva essere alquanto imprevedibile.

- Che onore Saguita! -.

Naturalmente faceva eccezione il suo gemello furbo, che, vedendolo lì, non riuscì ad evitare di prenderlo in giro. Non dopo averlo già graziato di prima mattina. 

Saga strinse gli occhi infastidito, ma Kanon lo ignorò dirigendosi direttamente verso Mu e riservandogli tutt’altro saluto.

Anche se sommessamente, tutti i presenti sorrisero...Kanon era in grado di far crollare in un attimo l’austerità del gemello. 

Saga si limitò a guardarlo di traverso, e non avrebbe dato alcun tipo di importanza alle sciocchezze di suo fratello, se qualcosa non avesse attirato la sua attenzione.

Il fatto che parlasse con il tibetano probabilmente non era una novità, dato che nessuno sembrava trovare strana l’interazione tra i due, ma il modo in cui lo faceva non poteva che richiamare la sua attenzione. 

Il piccolo sorriso mentre Mu parlava... l’annuire come se stesse ascoltando la cosa più interessante al mondo...la lieve carezza sul mento dell’Ariete per guardarlo negli occhi e lo sguardo fisso sulle sue labbra...

- Ti va di allenarti con me...Saga? -.

Non si era reso conto di quando aveva aggrottato le sopracciglia, ma una voce lo distrasse riportandolo alla realtà. Rimase stupito per qualche istante quando vide Aiolia di Leo guardarlo in attesa di una risposta, tuttavia, dopo quel breve momento di sorpresa, un sorriso malizioso si allungò sulle labbra del cavaliere dei Gemelli mentre annuiva lentamente.

Se il Leone voleva vendicare il trattamento subito dall’amico, gli avrebbe dato una bella lezione...ed infatti, senza troppe cerimonie, i due cavalieri iniziarono l’allenamento con una raffica di colpi reciproci, non risparmiando nulla l’uno all’altro.

In realtà, la vendetta di Aiolia non era propriamente quella immaginata da Saga...per quanta voglia il Leone avesse di sfogare la sua rabbia proprio su di lui, ed in parte lo stava facendo, la sua intenzione era piuttosto quella di metterlo alla prova con qualcosa di meno violento e più emotivamente impattante...poco prima aveva visto il minore dei Gemelli chiedere a Mu di allenarsi insieme, e non gli ci era voluto molto per mettere insieme le cose e comprendere le sue reali intenzioni...

Volendo verificare se davvero Saga fosse così indifferente al tibetano come gli aveva crudelmente fatto credere, volutamente scelse un’area limitrofa a quella in cui Kanon si stava allenando con Mu. Lì avrebbe confermato i dubbi che aveva in mente da un po' di tempo.

Ed infatti, se Saga e Aiolia non risparmiavano colpi, accanto a loro le cose erano ben diverse...

Di per sé già era strano vedere l’Ariete e il gemello più piccolo allenarsi insieme, data la loro palese differenza fisica, ma era ancor più strano vedere il modo in cui lo stavano facendo. O meglio, in cui lo stava facendo Kanon...

- Per favore Kanon, ti ho chiesto di fare sul serio! - sebbene fosse un rimprovero, la voce di Mu suonò calma e piacevolmente dolce, facendo sorridere il Drago del mare.

- Come vuoi montone... - Kanon gli rivolse uno sguardo malizioso, pregustando ciò che aveva in mente.

Non era un mistero per nessuno l’interesse che l’abitante del terzo tempio nutriva nei confronti del cavaliere dell’Ariete. Da quando erano tornati in vita, Kanon, accettando di rimanere al Santuario, aveva avuto modo di conoscere i suoi nuovi compagni. Con alcuni di loro, come Milo, Deathmask e Dohko, aveva creato un buon rapporto di amicizia, e spesso passavano il tempo libero insieme, con altri si limitava ai reciproci convenevoli...ma l’Ariete aveva attirato fin da subito la sua attenzione.

La bellezza così particolare, il suo modo di fare, pacato ma fermo, quei grandi occhi verdi che non si abbassavano davanti a niente e nessuno, il sorriso gentile e il suo volto delicato, e quel corpo all’apparenza esile che nascondeva la forza del fabbro celeste che era...per Kanon, un uomo alla ricerca di riscatto dopo gli errori del passato, Mu dell’Ariete rappresentava lo stesso richiamo del miele per un orso....

L’imponenza del gemello rendeva difficile per Mu schivare i suoi colpi, tuttavia, dalla sua il tibetano sfruttava la maggiore agilità che la sua corporatura gli conferiva. In questo modo, il combattimento mantenne un suo equilibrio per un tempo ragionevole, che però non fu eterno...

Approfittando di un attimo di distrazione, Kanon riuscì a far cadere Mu, immobilizzandolo a terra con il suo corpo e guardandolo con aria predatoria...scivolando agilmente, l’Ariete riuscì a rialzarsi, ma Kanon lo seguì e lo immobilizzò bloccandogli le spalle con le braccia e attirandolo contro il suo petto. Mettendo una gamba tra quelle di Mu gli rese impossibile muoversi.

Il risultato fu che più Mu tentava di divincolarsi, più il suo corpo si strofinava contro quello del gemello minore, con somma soddisfazione di quest’ultimo.

Quando, poi, si rese conto dello spettacolo che stavano dando si bloccò all’istante, vedendo tutti i compagni guardarli divertiti - Kanon...che stai facendo?! - sussurrò Mu, non potendo evitare che il suo viso si tingesse di vergogna. 

- Io niente Mu...ma non posso negare di divertirmi parecchio... - rispose Kanon non preoccupandosi di tenere basso il tono di voce, e facendo sorridere più di un compagno. 

Tuttavia, l’azione successiva del gemello fu di liberare il primo guardiano e guardarlo con un sorriso mentre sistemava con cura una delle sue ciocche lilla dietro l’orecchio.

- Stavo solo scherzando Mu...non farei mai niente contro la tua volontà... -.

Ed era vero. L’interesse di Kanon nei confronti di Mu non era mai stato sfacciato né volgare, ma piuttosto sottile. Come l’indole discreta del primo guardiano richiedeva. Il minore dei gemelli rispettava molto il tibetano, e, per quanto approfittasse di ogni momento buono per insinuarsi maliziosamente nella sua vita, lo rispettava troppo per metterlo in imbarazzo. Per di più davanti ad altre persone.

Mu ricambiò il sorriso, che tuttavia apparve triste - Kanon...io... -. Avrebbe davvero voluto ricambiare le attenzioni di Kanon. Ma purtroppo quell’interesse era già rivolto a qualcun altro...e per quanto fosse conscio di quanto poco lo meritasse, non poteva dominare quel sentimento.

- So tutto Mu...non preoccuparti - Kanon gli prese il mento per guardarlo nelle iridi smeraldine - E ti auguro il meglio, di cuore, perché te lo meriti - disse serio, prima di riacquistare la sua solita posa allusiva - Ma se cambi idea... - sorrise strizzando l’occhio, lasciando la frase a mezzaria e voltandosi subito dopo per dirigersi verso la fontanella al bordo del Colosseo.

Anche se la distanza non aveva permesso agli altri di ascoltare la conversazione, tutti sorrisero divertiti per quell’intermezzo. 

Tutti meno uno.

Per Saga non era difficile parare i colpi di Aiolia, al contrario...la sua fisicità imponente gli permetteva di schivare qualsiasi attacco con facilità. Ma era necessaria una concentrazione costante per poterlo fare. Ed il problema era proprio quello...

Le allusioni di Kanon avevano attirato l’attenzione di tutti e la sua in particolare. In prima battuta aveva cercato di ignorare ciò che stava accadendo, limitandosi a sbirciare di tanto in tanto, ma quando anche tutti gli altri si fermarono per assistere alla scena, non poté fare altrimenti. 

Vedere quella vicinanza pericolosa ed il volto compiaciuto di suo fratello mentre stringeva a sé l’Ariete gli aveva procurato una fitta simile a quella che aveva provato quella stessa mattina, quando aveva ascoltato di nascosto la conversazione tra Mu e Aiolia.

- È brutto...vero? -.

Le parole sussurrate al suo orecchio ebbero come effetto di far girare rapidamente Saga nella direzione dalla quale provenivano, e di farlo accigliare quando vide Aiolia, a pochi centimetri da lui, sorridere astutamente.

- Di che diavolo stai parlando?! - la voce di Saga suonò dura come sempre.

Aiolia mantenne la sua espressione sarcastica, mentre scrutava il suo compagno d’armi dalla testa a i piedi - Volere qualcosa che avrebbe potuto essere tua...ma che hai disprezzato a causa della tua arroganza...e stupidità! -.

Saga stava per rispondere per le rime all’insolenza del quinto guardiano, e gli avrebbe anche assestato volentieri qualche altro colpo, se qualcuno non li avesse interrotti proprio in quel momento.

- Aiolia...tieni - Mu allungò un braccio, offrendo una bottiglia al suo amico - È succo d’arancia -.

Aiolia mostrò un bel sorriso, molto diverso da quello rivolto poco prima a Saga - Grazie Mu, sei molto gentile, come sempre... -.

- Figurati - rispose l’Ariete alzando leggermente le spalle - So quanto ti piace -.

Ignorando la presenza di Saga, stavano per allontanarsi insieme verso gli spalti, ma qualcuno fu più veloce di loro, circondando le spalle dell’Ariete con aria teatralmente depressa.

- E per me...non hai preparato niente per me?! -.

Mu scoppiò in una bella risata, che riempì l’aria di un suono cristallino. Un suono che più di un orecchio trovò tremendamente piacevole...

Senza dire nulla, prese dalla sua borsa un’altra bottiglia, porgendola a Milo che lo stava ancora abbracciando.

- Mele... - esclamò Milo estasiato - guarda, Camus, mi ha preparato il succo di mele! - gridò al compagno, che si stava avvicinando con la sua solita discrezione.

- Non essere maleducato Milo! - Camus rivolse un’occhiataccia allo Scorpione, prima di rivolgere a Mu un’espressione contrita - Perdona il disturbo Mu...a volte non si rende conto di essere quantomeno... inopportuno!  -.

Mu sorrise, apprezzando gli eufemismi dell’Acquario - Non preoccuparti Camus, nessun disturbo -.

- Mi spieghi come fai a sopportarli? - domandò il francese indicando in direzione di Milo e Aiolia che, come al solito, avevano già cominciato ad accapigliarsi.

- Non lo so... - rispose Mu sorridendo e alzando le spalle - ma è da quando abbiamo combattuto insieme nella guerra santa che non riesco a fare a meno di quei due...abbiamo condiviso troppo per non essere legati anche in questa nuova vita - lo sguardo di Mu vagò lontano, ripensando a quei momenti - Credo che tu possa capirmi, sicuramente hai lo stesso legame con Shura e Saga... -.

Camus annuì, mostrando un leggero sorriso - Più che altro con Shura, ed il fatto di essere vicini di casa aiuta, ma con Saga è diverso...non sai mai come prenderlo - aggiunse alzando le spalle - A proposito...tu come stai? - domandò cambiando la direzione del discorso. 

Normalmente Camus non entrava nei problemi degli altri, ma data l’amicizia che intercorreva tra l’Ariete e lo Scorpione, il tempo trascorso con il primo guardiano gli aveva permesso di conoscerlo e stimarlo molto. Inoltre, suo malgrado, sapeva benissimo cosa fosse accaduto...

Il giorno precedente infatti, dopo che Mu ebbe lasciato il terzo tempio, si diresse verso la sua casa, incontrando lungo la strada Milo e Camus di ritorno da Rodorio. Per Milo non era stato difficile capire cosa fosse accaduto, essendo al corrente delle intenzioni del tibetano ed avendolo lui stesso incoraggiato, e sebbene Mu serbasse con discrezione il suo dispiacere, era chiaro che le cose non fossero andate per il verso giusto. 

Per di più, passando poco dopo per il terzo tempio, poterono sentire benissimo le parole di scherno che il sesto guardiano rivolse al loro amico prendendosi gioco dei suoi sentimenti...

Camus dovette faticare non poco per trattenere il suo compagno dall’entrare nel tempio dei Gemelli e dare a Shaka la lezione che avrebbe meritato, tuttavia...non poteva negare che lui stesso gli avrebbe assestato più che volentieri un colpo che gli togliesse dal volto quella risata inopportuna, inumana e completamente fuori luogo.

- Passerà - disse Mu guardando negli occhi l’Acquario, mostrando quel velo opaco che offuscava il suo cuore - Ci vorrà del tempo...ma passerà -.

Camus annuì, stringendo affettuosamente una delle spalle di Mu.

Ad una certa distanza, il maggiore dei Gemelli osservava tutto con aria accigliata. Com’era possibile che il dannato Ariete piacesse a tutti?!

Scuotendo leggermente la testa, si voltò e, senza degnarsi di salutare, diresse i suoi passi verso il luogo dal quale era venuto. La terza casa. Non sarebbe mai dovuto venire, quell’allenamento era stata solo un’inutile perdita di tempo...

****

Più tardi, nel tempio dei Gemelli, dopo un bagno che lo aveva aiutato a rilassare i suoi muscoli, Saga si godeva la lettura di un libro disteso sul divano del soggiorno.

Erano rari i giorni in cui Shion gli lasciava un po' di tempo libero, e, quando accadeva, lo passava prendendosi del tempo per sé, di solito a casa, dedicandosi a ciò che non poteva fare quotidianamente a causa dei suoi impegni. 

Ragion per cui, fece una smorfia seccata quando sentì il suo vivace fratello tornare a casa portando con sé i soliti schiamazzi.

- Ciao Saguita...già a casa vedo... - Kanon amava prendere in giro suo fratello, e amava ancora di più quando riusciva a farlo uscire fuori di sé - L’allenamento ti ha stancato? - aggiunse prima di dirigersi in cucina, per tornare subito dopo con una bibita fresca in mano.

Saga non rispose, limitandosi a guardarlo dall’alto in basso...cosa che peraltro gli riusciva piuttosto bene data la frequenza con la quale lo faceva.

- Allora...perché non rispondi? Non ti sei divertito oggi? - insistette Kanon.

- E cosa avrebbe dovuto divertirmi...eh Kanon? - Saga strinse gli occhi, segno che stava iniziando ad infastidirsi - Forse avrebbe dovuto divertirmi vedere mio fratello...il mio gemello...rendersi ridicolo davanti a tutti mentre si strofinava contro uno dei suoi compagni?! -.

- Per la precisione era lui che si strofinava contro di me, anche se...beh...in effetti non gli ho lasciato molta scelta - rispose Kanon sorridendo maliziosamente.

Senza rendersene conto, Saga chiuse il libro che stava leggendo, segno che il suo relax era terminato. Al contrario, dal modo in cui stringeva le labbra, la discussione non sarebbe finita lì.

- Cosa diavolo credi di fare? - domandò a denti stretti.

Kanon alzò un sopracciglio, guardandolo incuriosito in attesa che continuasse.

- Ti informo che meno di ventiquattrore fa, il tuo caro Ariete era qui...in questo tempio... a confidarmi di provare dei sentimenti per me... -.

- E tu sei stato così idiota da rifiutarlo...giusto? - uno strano sorriso comparve sul volto di Kanon, soprattutto vedendo l’espressione turbata di Saga - Non fare quella faccia...so molte cose...più di quante tu possa anche solo lontanamente immaginare... -.

Il maggiore non si aspettava le parole del gemello, ma soprattutto, non le comprendeva.

- Che vuoi dire? - domandò Saga, ora confuso - Come avrei potuto accettare quello che mi ha detto? Io sto insieme a Shaka che è... -.

- L’uomo più vicino agli dei... - concluse Kanon con voce annoiata, provocando ancora più sconcerto in suo fratello - Ancora con questa storia? Ma non ti ha stancato? - domandò allargando le braccia per enfatizzare le sue parole - Viviamo in tempi di pace... grazie alla nostra dea tutti, e ribadisco TUTTI, abbiamo avuto una nuova opportunità di vivere...e tu pensi ancora a queste sciocchezze?! -.

Saga aprì la bocca nel tentativo di rispondere, ma non uscì alcun suono. Aveva sempre pensato che il fatto di stare insieme a Shaka li rendesse rispettati, temuti...e forse in un certo qual modo era ancora così, ma probabilmente aveva ingigantito la dimensione del fenomeno...i tempi delle guerre erano finiti.

Approfittando dello sconcerto di suo fratello, Kanon sfruttò il momento per togliersi qualche sassolino dalla scarpa...

- Posso sapere perché stai ancora insieme a lui? -.

- Che vuoi dire? -.

Kanon roteò gli occhi esasperato - Perché stai ancora insieme a lui se non puoi neanche sopportarlo?! -.

- Che stai dicendo?! - rispose Saga allarmato. In realtà era stato preso in contropiede da suo fratello...dopo l’allenamento, aveva pensato di potersi prendere gioco di lui quando fosse tornato al tempio, ma la verità era che stava accadendo l’esatto contrario.

- Saga... - lo guardò con finta compassione - non sopporti neanche di sentirlo parlare...fai sesso con lui solo per zittirlo... -.

-  Non è vero... - a dispetto delle parole, la voce di Saga suonò debole...ma il suo tentativo fece solo innervosire Kanon.

- NON DORMI NEANCHE CON LUI! -.

Saga spalancò gli occhi, tuttavia la ragione non era nell’urlo del fratello...bensì nel fatto che gli stesse sbattendo in faccia ciò che non poteva controbattere in alcun modo.

- Come...come sai tutto questo? - quando ritrovò la voce, Saga disse l’unica cosa coerente che gli venne in mente.

- Te l’ho detto...so molte cose...più di quelle che tu stesso puoi vedere... - Kanon abbassò il tono di voce, puntando al tempo stesso un indice in direzione di suo fratello - e ti dirò una cosa Saga, ma sappi che non ti piacerà -. 

Il maggiore si limitò a fissarlo con espressione interrogativa.

- La verità - cominciò Kanon e le sue parole suonarono dure - è che sebbene tu sia rinato, come tutti noi, ed abbia una nuova opportunità di vivere, preferisci rifugiarti nella tua vecchia vita e fingere di essere ciò che sei stato, per la dannata paura di guardarti dentro e trovare davvero ancora tracce di quello che eri una volta... - poi prese un respiro profondo - fingi di rifugiarti in quello che eri per paura di scoprire di essere realmente così... -.

Saga puntò gli occhi verso il pavimento, non osando proferire parola, e quando rialzò lo sguardo, vide il suo gemello voltarsi per lasciare la stanza. Ma prima di uscire, Kanon volle dirgli un’ultima cosa...qualcosa che, da quel momento in poi, si sarebbe insinuata nella mente di suo fratello piantando un seme che sarebbe germogliato a poco a poco...

- L’amore è un’altra cosa...Saga... - la voce di Kanon si ammorbidì leggermente - ti rende felice, anche quando non hai alcun motivo per esserlo...perdona, non ti umilia...è incondizionato, e non per gentile concessione... -.

Saga deglutì a secco restando in silenzio, poiché non aveva argomenti per controbattere. 

Quella che aveva davanti, si preannunciava una notte difficile.

****

Come previsto, la notte appena trascorsa non aveva dato un minimo di tregua al cavaliere dei Gemelli, e quando il sole fece capolino rischiarando con i suoi timidi raggi la cupa stanza da letto, decise di alzarsi per mettere fine agli infruttuosi tentativi di riposare. Le parole di suo fratello riecheggiavano ancora nella sua mente, provocandogli un buco all’altezza dello stomaco.

Perfino il caffè quella mattina non aveva lo stesso sapore, o quantomeno non gli dava il solito conforto. Peraltro non dedicò nemmeno il solito tempo a quel rito, temendo l’arrivo del gemello...non aveva intenzione di affrontare nuovamente Kanon...non così svuotato come si sentiva in quel momento.

Una volta richiusa alle sue spalle la porta della camera da letto, prese un respiro profondo passando una mano tra la sua folta chioma blu...di andare al Colosseo non aveva alcuna voglia...di vedere il suo “partner” tantomeno, e peraltro quell’appellativo gli fece stranamente storcere il volto in una smorfia di fastidio...di dedicarsi ai suoi interessi non aveva lo spirito...sospirò irritato.

Senza avere un programma migliore, decise quindi di dedicarsi a riordinare la sua stanza. Non che Saga fosse una persona disordinata, al contrario...la differenza tra la sua camera e quella di Kanon era abissale, e non era infrequente vedere il fratello maggiore inseguire per casa il minore urlandogli contro a causa del caos che creava dentro casa...ma, in assenza di altri programmi, una rinfrescata alla biancheria e una pulita non avrebbero fatto male.

Stava per cominciare, seppur svogliatamente, nel suo proposito, quando una chiamata dal tredicesimo tempio catturò immediatamente la sua attenzione. La voce di Shion nella sua mente risuonò chiara nel suo sintetico ordine di recarsi da lui il prima possibile.

Senza neanche rendersene conto, Saga alzò gli occhi al cielo tirando un sospiro di sollievo...se Shion gli avesse affidato una nuova missione, magari ad una buona distanza dal Santuario e per un tempo ragionevolmente lungo, gli avrebbe solo fatto un favore, liberandolo dai suoi pensieri...

Naturalmente non indugiò oltre, partendo immediatamente dal terzo tempio in direzione della stanza del Patriarca.

I suoi compagni erano già agli allenamenti mattutini, quindi non fu un problema passare attraverso i loro templi, tuttavia, quando stava per oltrepassare la sesta casa, qualcosa attirò la sua attenzione. 

Appoggiato ad una delle colonne del sacro tempio della Fanciulla, vide Shaka parlare amabilmente in compagnia di qualcuno...per Saga non fu difficile riconoscere nell’ospite il cavaliere d’argento della Lucertola...tuttavia, lungi dall’infastidirlo come si sarebbe convenuto data la confidenzialità con la quale stavano parlando tra di loro, una risata maliziosa si allungò sul suo volto.

Ah Shaka...vecchia volpe...

Solo quando si fu allontanato, dopo essere passato velocemente ed aver rivolto ai due cavalieri un breve cenno con la mano, il pensiero che la sua non fosse una reazione normale gli balenò nella mente. 

Avrei dovuto dire qualcosa?

Il problema, tuttavia, non era il fatto di dover dire o meno qualcosa, bensì che non si fosse innescato nulla che lo portasse a farlo...

D’altronde, era anche vero che, a dispetto della relazione di lungo corso che aveva con il cavaliere della Vergine, durante i suoi anni da Patriarca nessuno dei due si era mai privato di nulla, tantomeno delle avventure sessuali. Il che non era mai stato un problema. 

Di conseguenza, non vedeva la ragione per la quale avrebbe dovuto diventarlo ora...

Per un momento, ed in modo del tutto involontario, gli tornò in mente la scena di suo fratello che si strofinava contro l’Ariete e la conseguente fitta che il giorno precedente si era fatta largo nel suo costato.

Con una smorfia rimosse quella sensazione di fastidio, proseguendo lungo la scalinata.

Fortunatamente non ci furono altre interruzioni lungo la strada, il che gli permise di arrivare dopo poco nelle stanze private di Shion, e data la frequenza con la quale Saga vi si recava, non dovette neanche passare il vaglio delle guardie che sorvegliavano il tredicesimo tempio.

Non avrebbe saputo spiegare il motivo dello strano nervosismo che gli impediva di bussare alla porta davanti alla quale era fermo già da qualche istante, ma quando, dopo aver preso un respiro per calmarsi, batté i due soliti colpi ricevendo il passaggio che infilò spedito, comprese perché il suo sesto senso gli avesse giocato quel tiro.

Seduto ad un lato della grande scrivania dove Shion stava esaminando alcuni documenti c’era lui... Mu dell’Ariete.

Saga strinse leggermente le labbra. Era possibile che Mu avesse a raccontato a Shion quanto accaduto nei giorni precedenti?

Che diamine...è venuto a piagnucolare dal suo maestro!

Tuttavia, al contrario degli strani pensieri che si erano formati nella mente di Saga, Shion alzò lo sguardo nella sua direzione salutandolo con la sua abituale cordialità.

Da quando erano tornati in vita, Shion aveva un atteggiamento molto pacato nei confronti dei cavalieri d’oro...pur accettando di riprendere il suo vecchio ruolo, aveva ben compreso di avere ormai a che fare con uomini adulti e non più con i ragazzini che aveva lasciato diversi anni prima. Non poteva permettersi di redarguirli come bambini...a meno che non fosse necessario naturalmente!

Con Saga aveva chiarito le cose, non portando alcun rancore per quanto accaduto in passato, e discolpandolo dagli errori commessi dal suo malvagio alter ego. D’altronde...Shion sapeva perfettamente cosa sarebbe accaduto, avendolo letto nelle stelle, e aveva accettato che le cose si compissero così come erano destinate. Ragion per cui, nel momento in cui tornarono in vita, non solo aveva appianato le divergenze con il cavaliere dei Gemelli, ma lo aveva fatto suo uomo di fiducia, affidandogli le missioni più delicate. Anche perché conosceva perfettamente la portata della forza di Saga...

- Buongiorno Saga -.

- Buongiorno - rispose Saga, e subito dopo rivolse lo sguardo a Mu, che si limitò ad annuire in segno di saluto senza alzare gli occhi dalle carte che stava guardando.

Beh...che saluto è?

- Per quale ragione mi hai chiamato Shion? - senza tradire il fastidio dovuto allo strano atteggiamento dell’Ariete, Saga andò dritto al dunque, sperando davvero nell’affidamento di una missione. Ormai era sempre più convinto del fatto che allontanarsi dal quel luogo per schiarirsi le idee fosse essenziale per riprendere le fila della sua vita.

Shion allungò un piccolo sorriso - Niente di particolarmente impegnativo Saga...stavolta non ti ho chiamato per una missione - per un attimo gli parve di cogliere una sorta di delusione sul volto del terzo guardiano - È solo che abbiamo... -.

- No! - la voce di Mu suonò perentoria, mentre scuoteva lentamente il capo in segno di diniego.

Shion sbuffò leggermente - Va bene...ho - sottolineò a voce un po' più alta - pensato che potresti essere utile per un incarico che Mu sta svolgendo per conto del Santuario -.

Dunque era stato Shion a convocarlo, e contro il volere del suo vecchio allievo...con la coda dell’occhio Saga guardò il primo guardiano, che, braccia incrociate, ora fissava un punto imprecisato di fronte a sé continuando ad evitare il suo sguardo.

Saga riportò l’attenzione sul Patriarca, inclinando leggermente il capo e facendo capire di essere in ascolto.

Shion sorrise leggermente prima di parlare, anche se...non gli era di certo sfuggita l’occhiata di Saga al suo allievo, né tantomeno, la riluttanza di quest’ultimo nei confronti del Gemelli...

- Come ben sai Saga, sto procedendo ad un riordino della documentazione ufficiale del Grande tempio... - Shion vide Saga annuire, essendo a conoscenza di tutta l’organizzazione necessaria per il ripristino del buon funzionamento del Santuario dopo la guerra santa, e facendone parte lui stesso - Ho affidato a Mu il compito di redigere i rapporti del periodo in cui sei stato Patriarca - la voce di Shion suonò calma e morbida, sebbene vide comunque il terzo guardiano accigliarsi - Bene...a mio parere sarebbe opportuno che tu lo aiutassi in questo lavoro...nessuno meglio di te potrebbe... - e non aggiunse altro, lasciando tutti i presenti in un silenzio scomodo.

Saga rifletté per qualche istante prima di parlare - Sembra che il tuo discepolo non sia d’accordo... -.

Stranamente, fu l’unico pensiero che gli venne in mente. Per tutto il tempo aveva guardato di sbieco Mu, non perdendo l’evidente disappunto che tradiva il viso del sempre calmo cavaliere dell’Ariete.

Shion alzò i tilak sorpreso...era l’ultima cosa che si sarebbe aspettato di sentire da Saga, tuttavia, allungò un sorriso comprensivo mentre scuoteva dolcemente il capo.

- No, infatti...Mu non la ritiene una buona idea... -.

- E posso sapere perché? - Saga si voltò in direzione del diretto interessato, non nascondendo la sua irritazione. Evidentemente l’Ariete non lo riteneva affidabile, o all’altezza del compito. 

Sciocchezze! Chi meglio di lui era in grado di riferire in merito al suo periodo come Patriarca?!

Continuando ad evitare lo sguardo di Saga, Mu si limitò a scuotere dolcemente il capo - Sinceramente, non mi sembra il caso... - senza aggiungere altro. 

Il che inasprì ulteriormente l’umore dei Gemelli. Cosa che non sfuggì all’attuale Patriarca.

- Mu... chi meglio di Saga può aiutarti? - Shion si rivolse direttamente a Mu mantenendo il tono pacato. L’ultima cosa che voleva era scatenare una discussione nel suo tempio.

- Ci sono altre persone che possono aiutarmi - Mu rispose con fermezza guardando il suo maestro - Aphrodite e Deathmask erano parte attiva di quello che accadeva nel Santuario e sono certo che non avranno problemi a collaborare... -.

- Anche Shura? - domandò Shion.

- Sì, e sono sicuro che mi aiuterebbe, ma preferirei non coinvolgerlo -.

- Perché? -.

- Shura ha faticato molto per ritrovare un po' serenità, e ci è riuscito grazie ad Aiolos - Mu sospirò leggermente - Non voglio turbare la sua tranquillità... -.

Shion annuì, sebbene non fosse del tutto convinto.

- Sono certo che sia Aphrodite che Deathmask possano essere un valido aiuto...anche perché sono davvero poche le cose in grado di turbare quei due... - strappò un leggero sorriso al suo allievo - tuttavia, nessuno meglio di Saga sa cosa accadesse davvero in quegli anni...non solo nel Santuario...ma anche qui dentro - aggiunse picchiettando una delle sue tempie.

- Non è l’unico... - la sicurezza con la quale Mu parlò lasciò sorpresi sia Shion che Saga, che lo guardarono accigliati in attesa che continuasse.

- Anche Kanon sapeva tutto - Mu prese un respiro profondo - e mi ha già dato la sua disponibilità per... -.

- Per me non c’è alcun problema! - la voce di Saga, dura, profonda, virile, riecheggiò nell’ufficio di Shion, impedendo all’Ariete di proseguire, e mettendo fine a tutte quelle sciocchezze.

O almeno così le riteneva Saga...

La verità era che il nome di Kanon aveva fatto scattare qualcosa nel suo cervello, provocando in lui un netto rifiuto che non aveva potuto tacere.

Riflettendoci, attribuì la sua impulsività all’idea che suo fratello lo scavalcasse...che accidenti ne sapeva suo fratello?! Anche se, a ben pensarci, Kanon era stato parte in causa di ciò che era accaduto e dunque ne sapeva molto più di quanto Saga fosse disposto ad ammettere.

Non avrebbe mai confessato, nemmeno a se stesso, che il fatto di aver immaginato suo fratello trascorrere ore interminabili accanto al primo guardiano gli avesse risvegliato la solita fitta che, ormai da qualche giorno, era diventata una costante quando c’era di mezzo l’Ariete...

Nel frattempo, un lieve bussare aveva attirato l’attenzione del Patriarca, che, dopo aver risposto alla guardia che aveva richiesto la sua presenza in un’altra area del Grande tempio, fece il gesto di alzarsi dal suo scranno.

- Bene, allora è deciso... - sentenziò Shion - accordatevi tra di voi per gestire i vostri incontri...ora, se volete scusarmi, sono richiesto altrove... - terminò alzandosi per infilare speditamente la porta alle sue spalle.

Dopo che il Patriarca fu uscito, un silenzio imbarazzante regnò all’interno della stanza.

Saga puntava il suo sguardo insistente su Mu, che, a sua volta, con la stessa insistenza faceva finta di non vedere, e quando il primo guardiano fece per alzarsi per rimettere a posto le carte che stava precedentemente visionando, probabilmente con l’intenzione di tornare nella propria casa, Saga gli si parò innanzi, mettendo una mano sui documenti per costringerlo a guardarlo.

- Posso sapere che accidenti di problema hai con me?! - andò dritto al punto. Secco come sempre.

Mu si limitò a stringere con due dita il ponte del naso, senza rispondere.

- È perché ti ho rifiutato...giusto? - insistette Saga infastidendo visibilmente il suo interlocutore - E quindi vuoi vendicarti estromettendomi... -.

- NON DIRE SCIOCCHEZZE! -.

Era molto raro sentire il pacifico cavaliere dell’Ariete inalberarsi, o meglio...anche andando indietro con la memoria, Saga non riusciva a ricordare un solo episodio in cui Mu avesse alzato la voce contro qualcuno.

Per qualche secondo non riuscì a dire nulla, quella reazione lo aveva spiazzato. Anche se...non poté negare che un insolito brivido lo percorse da cima a fondo. Dunque l’Ariete aveva mostrato le corna...

- E allora perché? - quando ritrovò la parola, la sua voce uscì meno dura del solito.

Continuando a fissare insistentemente Mu, lo vide alzarsi per dirigersi senza ulteriori indugi verso l’uscita, ma quando il tibetano posò la mano sulla maniglia della porta, si fermò, voltandosi leggermente di lato e guardandolo da oltre la spalla.

- Non voglio...perché ti farà male... -.

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Capitolo 2
*** Ti odio (?) ***


Disteso nella penombra della sua camera da letto, per la prima volta nella sua vita Saga trovava il soffitto particolarmente interessante.

O almeno questo era ciò che aveva pensato Kanon quando, passando diverse volte davanti alla stanza di suo fratello, lo aveva visto sempre fermo nella stessa posizione.

- Sei ancora vivo? - domandò con un sincero accenno di preoccupazione, ma il risultato fu che Saga si alzò giusto il tempo di arrivare alla porta e richiuderla sonoramente in faccia a suo fratello. Solo grazie alla prontezza di riflessi, Kanon evitò un colpo in pieno viso.

Che caratteraccio!

Ma almeno appurò che il suo gemello fosse vivo...

Tornato al suo letto, Saga si distese nuovamente, riportando lo sguardo sullo scuro soffitto di pietra. 

- Non voglio...perché ti farà male... -.

Da quando aveva lasciato il tredicesimo tempio, le parole di Mu continuavano a vorticargli nel cervello non lasciando scampo ai suoi pensieri. Qual era il loro significato? Cosa intendeva dire l’Ariete?

La realtà era che si rifiutava di comprendere ciò che appariva evidente, ma che suo malgrado dovette ammettere con se stesso...quelle parole non racchiudevano altro che tutta l’angoscia del primo guardiano nel sapere che il viaggio mentale che avrebbe dovuto intraprendere avrebbe inevitabilmente riaperto vecchie ferite, facendolo soffrire. E Mu temeva la sofferenza della persona che amava molto più della propria, perché non ne aveva alcun controllo.

Senza volerlo, sentì un calore sconosciuto salire dal centro del suo petto, irradiando un’insolita pace attraverso tutto il suo corpo.

Nessuno mai, da quando aveva memoria di essere al mondo, si era mai preoccupato del suo benessere...forse Kanon, anzi, sicuramente Kanon, ma il rapporto con suo fratello non era dei più semplici, ad onor del vero anche a causa del suo carattere non proprio accomodante...tuttavia, la premura del suo gemello non era mai stata determinante nel suo umore...essendo il loro un legame determinato dal destino, la reciproca cura era fuori discussione.

In quel momento odiava il proprio corpo, vergine delle sensazioni inesplorate che mandava al suo cervello, e odiava la persona che aveva causato tutto questo.

Tuttavia, quello era un odio alquanto singolare...

Da quando i suoi occhi avevano lasciato la schiena dell’Ariete, l’unica volontà di Saga sembrava essere quella di vederlo il prima possibile, e per quanto attribuisse questo desiderio ad una non meglio identificata volontà di comprensione, la verità era che si stava costringendo nel suo letto per non ammettere che voleva davvero rivedere il primo guardiano.

Senza più pazienza, virtù che già non rientrava tra i doni conferitigli dalla natura, sbuffò strofinandosi il viso con le mani.

- Al diavolo! - sussurrò tra sé prima di alzarsi e dirigersi determinato verso la porta - Ho preso un impegno con il Patriarca e il dannato Ariete dovrà collaborare! - continuò attraversando il corridoio che collegava la parte più privata del tempio al soggiorno.

In tutta la sua risolutezza, non notò neanche suo fratello che, proprio in quel momento, gli passò accanto con un enorme cesto di panni sporchi...

Sta impazzendo...di nuovo... pensò Kanon alzando gli occhi al cielo. Tuttavia, un sorriso malizioso abbelliva il suo viso abbronzato, avendo sentito perfettamente ciò che il gemello aveva detto.

Scendendo lungo la scalinata che portava al tempio del Toro, Saga vide salire, in direzione contraria alla sua, Aphrodite e Deathmask.

Di solito questi due cavalieri mostravano senza remore la sfrontatezza e la malizia tipica dei loro caratteri, seppur ammorbidite dopo il loro ritorno in vita, tuttavia, non era necessario essere degli attenti osservatori per vedere come sembrassero provati...

- Buongiorno Saga - il saluto di Aphrodite non aveva nulla a che vedere con la vivace accoglienza che solitamente il dodicesimo guardiano riservava ai suoi compagni, ed anche il lieve cenno del capo di Deathmask era molto lontano dalle battute che normalmente uscivano dalla sua bocca. 

In condizioni normali Saga non avrebbe dato alcun peso all’umore dei suoi parigrado, tuttavia, il suo sesto senso lo spinse a fare la fatidica domanda...

- Buongiorno...tutto bene? - le sopracciglia aggrottate riflettevano la sua perplessità.

Deathmask si limitò a fare un cenno di noncuranza con la mano, portandola poi tra i suoi capelli blu e facendola scorrere avanti e dietro scompigliandoli più di quanto già non fossero, mentre Aphrodite si fermò prendendo un respiro profondo.

- Abbiamo avuto giorni migliori... -.

- Qualche problema nel Santuario? - domandò Saga allarmandosi all’ipotesi che qualcosa non funzionasse come doveva all’interno dell’organizzazione che aiutava a presiedere.

- No... - Aphrodite minimizzò con un cenno della mano scuotendo il capo in segno negativo - è solo che...siamo stati da Mu per...si beh...per via di un lavoro che sta svolgendo per l’archivio del Patriarca... - vedendo Saga annuire comprese che ne fosse al corrente - è solo che...beh...è stata piuttosto dura... - terminò alzando le spalle e allargando le braccia.

- Dunque il montone c’è andato giù pesante... - concluse Saga con un mezzo sorriso - deve essere un vero bacchettone... - ma tornò alla sua abituale serietà vedendo lo sguardo perplesso che si scambiarono i due cavalieri di fronte a lui.

- No, affatto - negò Aphrodite.

- Ci ha anche offerto un tè... - fu l’unica cosa che riuscì a dire Deathmask, più che altro sussurrandola a se stesso.

Saga non aveva capito nulla...era più che evidente dall’espressione smarrita.

- Mu è stato gentile, nonché un ospite squisito... - cercò di chiarire Aphrodite - ha cercato di metterci a nostro agio sapendo che per noi sarebbe stato difficile ricordare molte delle cose che abbiamo fatto -.

- E devo dire che quel dannato tè era maledettamente buono... - Deathmask parlava tra sé, suscitando ancora più inquietudine in Saga.

- Il fatto è che... - continuò il guardiano dei Pesci cercando di ignorare il compagno che sembrava perso nel suo mondo - da quando siamo tornati in vita, ci sentiamo così diversi che rivivere quegli anni ci è sembrato più che altro ripercorrere la vita di qualcun altro...inoltre... - abbassò leggermente lo sguardo - non andiamo esattamente fieri di molte delle cose che abbiamo fatto... -.

- E pensare che non mi è mai neanche piaciuto il tè! - esclamò a voce più alta il quarto guardiano, rendendo evidente che stesse seguendo solo il filo dei suoi pensieri.

Aphrodite girò leggermente il capo guardandolo di traverso e alzando gli occhi al cielo sospirò.

- Scusaci Saga, continuerei volentieri il discorso, ma il mio granchio sembra troppo provato... - si scusò il cavaliere congedandosi - devo prendermi cura di lui! - aggiunse mostrando un piccolo sorriso.

Saga si limitò a fare un cenno con il capo in segno di saluto. Non aveva capito molto, ma non importava. Tuttavia, non poté fare a meno di seguire con lo sguardo i due cavalieri che salivano tenendosi per mano e sorreggendosi l’un l’altro...quell’immagine agitò qualcosa all’altezza del suo petto ed un interrogativo nella sua mente. Sarebbe stato capace di vivere una relazione come quella? O meglio...una relazione fatta di sostegno, protezione, e discreti gesti d’affetto in pubblico...

Scuotendo leggermente il capo per rimuovere quei pensieri, riprese il cammino nella direzione in cui stava andando prima di incontrare Aphrodite e Deathmask. A dire il vero non comprendeva molto bene se stesso...negli ultimi giorni stava dedicando tempo ed energie a pensieri che mai prima di allora avevano anche solo lontanamente sfiorato il suo interesse.

E naturalmente, la colpa di tutto ciò era di Mu...dato che, da quando gli aveva dichiarato i suoi sentimenti, nulla era più stato come prima.

Anche se...tutto sembrava molto strano. Prima di allora aveva ricevuto molte dichiarazioni...quando aveva ricoperto il ruolo di Patriarca, quando aveva supervisionato gli allenamenti degli apprendisti, o anche solo semplicemente recandosi a Rodorio per sbrigare delle commissioni...in effetti aveva richiamato l’attenzione ovunque fosse andato, poiché il fascino che naturalmente emanava il guardiano dei Gemelli non lasciava facilmente indifferenti. Eppure non gli avevano mai provocato alcuna emozione né disagio. Si era limitato ad ignorare quelle esternazioni liquidandole come fatti di poca, o nessuna, importanza.

Cosa c’era di diverso questa volta?

Proprio mentre si poneva questo interrogativo, si rese conto di essere arrivato in prossimità dell’ampia piattaforma che antistava l’ingresso del primo tempio. Uscendo dai suoi pensieri, si preparò ad affrontare il suo guardiano.

Non percependone la vicinanza, Saga sollevò il proprio cosmo senza preoccuparsi di essere discreto, rendendo chiara la sua presenza.

Quando Mu sentì quel cosmo annunciarsi, non poté evitare al suo cuore di accelerare i battiti rimbombandogli nel cervello...il cosmo di Saga era forte, virile, potente...

Sospirando dolorosamente, gli concesse il passaggio senza indugio, tuttavia, il permesso richiesto dal guardiano dei Gemelli non era esattamente quello appena accordato da Mu.

Tornando al suo da fare, e complice il fatto che Saga avesse soppresso il suo cosmo per non essere eccessivamente invadente, Mu non si rese conto che il greco non stava attraversando il suo tempio, bensì vi stava entrando...

Man mano che si addentrava nella casa del montone bianco, Saga non poté evitare che il suo sguardo perlustrasse dappertutto. Di solito non era un ficcanaso, ma qualcosa di più forte di lui lo spinse ad esplorare quegli ambienti...quantomeno con gli occhi. Il soggiorno, rustico ma accogliente, era arredato con mobili fatti sicuramente dalle mani del tibetano...un divano che aveva tutta l’aria di essere molto comodo, due poltroncine ed un tavolino sul quale una scacchiera con i pezzi in posizione di gioco tradiva una partita in corso...

Con chi?

Doveva trattarsi di qualcuno che avesse la confidenza di poter venire in qualunque momento, e allo stesso tempo la pazienza di portare avanti una lunga sfida. Per la seconda ragione scartò automaticamente sia Aiolia che Milo...e quanto ad Aldebaran, non sembrava un tipo da scacchi. 

Ma allora...chi?

Fece una leggera smorfia di fastidio...più che altro per l’attenzione che, non volendo, stava dando a quel particolare.

L’ambiente era poi arricchito da due grandi scaffali di legno, colmi di libri, molti dei quali in una lingua che Saga non conosceva ma che riconobbe subito...tibetano...ed un tavolo di legno oltre il quale si intravedeva la cucina al servizio del tempio.

Tuttavia, del padrone di casa neanche l’ombra.

Saga allora si addentrò ancora di più. Era conscio di non comportarsi in modo corretto...avrebbe potuto sollevare nuovamente il cosmo attirando l’attenzione di Mu, tuttavia, un’insolita curiosità lo spinse verso quella singolare caccia all’uomo.

Oltrepassando il soggiorno, si infilò in un corridoio sul quale davano due camere da letto, poste ad una notevole distanza l’una dall’altra. Probabilmente per garantire una certa privacy ai rispettivi occupanti. La porta della stanza di Kiki era spalancata, rivelando il disordine tipico della peste rossa, mentre l’altra concedeva solo uno spiraglio, oltre il quale la meticolosità di Mu era evidente in ogni angolo...il letto perfettamente rifatto, gli abiti ben piegati, i fogli e i libri ordinatamente disposti sulla scrivania... Saga sorrise leggermente...quella stanza era molto simile alla sua.

Oltre le camere, un’altra porta rivelava la presenza di un bagno padronale, tuttavia, Saga non si soffermò su quel particolare, poiché qualcosa attirò la sua attenzione.

Il suono cadenzato del metallo battuto. 

Saga aggrottò le sopracciglia. L’ingresso della forgia era posto in basso rispetto all’entrata del primo tempio, lo sapeva perché vi si era recato per far riparare l’armatura dei Gemelli dopo il loro ritorno in vita.

Era possibile che l’eco provocato dagli strumenti di Mu potesse attraversare le spesse pareti di pietra del tempio dell’Ariete?

Avanzando ancora un po’ scoprì che il suono non arrivava da oltre le pareti, bensì da molto più vicino. Sporgendosi, vide una scala di pietra che conduceva ad un piano inferiore.

La forgia è collegata alla casa...

Saga non fu meravigliato da quella particolare scoperta...effettivamente aveva senso che la casa avesse un collegamento interno con quell’ambiente che ne era parte integrante, nonché elemento determinante per la sopravvivenza stessa del Santuario. Era giusto che il fabbro avesse un ingresso preferenziale nel suo laboratorio.

Senza preoccuparsi di essere indiscreto e continuando a tenere nascosta la sua presenza, cominciò a scendere i gradini, illuminati solo dal bagliore tremolante delle fiaccole appese al muro. Decisamente ciò che stava facendo non era da lui...guardandosi da fuori si sarebbe biasimato per quella mancanza di buon senso ed invasione dell’intimità altrui, tuttavia...non poteva negare quanto quella strana ricerca lo stesse intrigando...la cosa bizzarra, però, era non conoscerne la ragione.

Dopo aver percorso una decina di gradini, Saga si ritrovò in quella che doveva essere la biblioteca del tempio dell’Ariete. Tante volte ne aveva sentito parlare da Shion...quel sacrario, nonostante non fosse enorme, era secondo solo alla biblioteca del grande tempio per la rarità delle opere che vi erano custodite. Saga fu leggermente intimidito dal valore di ciò che i suoi occhi potevano ammirare in quel momento, tuttavia, il ritmo metallico lo riportò alla realtà.

Il suono più acuto gli diceva che si stava avvicinando al suo obiettivo.

Si addentrò ancora di più nelle viscere di quel tempio pieno di misteri e tesori, e dopo aver percorso un altro paio di scalinate, l’aria calda e acre di fuliggine indicò la fine della sua ricerca.

Tuttavia, quando i suoi occhi ebbero la completa visuale della fucina, ciò che vide lo lasciò senza fiato.

Vestito solo di un paio di pantaloni leggeri di cotone bianco, il fabbro del Jamir martellava incessantemente un pezzo di armatura che con amore e pazienza stava rivivendo tra le sue mani.

Saga seguì il movimento del suo braccio che, alzandosi ritmicamente per poi cadere, delineava i muscoli delicati dal polso fino alla base della schiena...non avrebbe mai pensato che quel corpo marcato e snello avesse tanta forza...

Le alte fiamme del camino danzavano irrequiete riflettendo bagliori corallo sulla schiena nuda di Mu, mentre le gocce di sudore che il caldo soffocante della forgia ed il lavoro fisico avevano fatto germogliare sulla sua pelle si affollavano al limite delle natiche, inzuppando la stoffa e facendola aderire.

Lo sguardo di Saga si soffermò proprio su quel punto...quella rotondità perfetta e scultorea attirava magneticamente la sua attenzione, tuttavia, ciò che lo colpì più di tutto fu la sensazione che la vista di quella pelle pallida sortiva su di lui... delicata, morbida, liscia.

Le leggere tracce di fuliggine e i riflessi argentei del sudore non facevano altro che rendere quell’incarnato ancora più allettante...e senza che se rendesse conto, i piedi di Saga cominciarono a muoversi in una direzione ben precisa...

Non era così sprovveduto da perdere la concentrazione e tradire la sua visita inattesa ed inopportuna, ma, ancora una volta, qualcosa di più forte di lui e che ormai lo guidava da quando aveva messo piede in quel tempio, lo spinse a proseguire verso un non meglio precisato obiettivo.

Fortunatamente, e di ciò ringraziò mentalmente gli dei, il suono provocato dal lavorio degli strumenti celesti lo aiutava a nascondere la sua presenza.

Quando si trovò a pochi piedi di distanza da Mu, Saga allungò una mano, facendo scorrere tra le sue dita i sottili fili lilla che sfuggivano dalla coda improvvisata e che il calore lasciava liberi di danzare in aria, mentre il leggero profumo emanato dalla pelle del tibetano lambiva delicatamente le sue narici sensibili, lasciandolo stordito...gelsomino...chiuse istintivamente le palpebre...

Tornando in sé, le riaprì quasi subito...che diavolo stava facendo?!...

In quel momento però, strani lampi di luce gli attraversarono la mente...tutti portavano impressi l’immagine del tibetano, e il profumo di gelsomino era così forte da fargli dolere la testa. 

Fortunatamente non durò a lungo. Svegliandosi da quell’insolita e improvvisa sofferenza, e rendendosi conto della situazione pericolosa ed imbarazzante nella quale si stava infilando, si affrettò a tornare sui suoi passi, defilandosi con la stessa riservatezza con la quale era arrivato. Silenzioso e rapido come un felino, ripercorse la strada al contrario per ritrovarsi, poco dopo, nuovamente all’ingresso del tempio dell’Ariete. Dopo aver preso un respiro profondo per calmare i battiti del suo cuore, innalzò il proprio cosmo richiedendo, stavolta inequivocabilmente, la presenza del padrone di casa.

All’interno della forgia, Mu poté finalmente espirare, rilasciando l’aria che aveva trattenuto nei polmoni...

Ripensando a quello che era appena accaduto, e che non aveva compreso, guardò di fronte a sé il pezzo dell’armatura che aveva lucidato poco prima che Saga arrivasse...sebbene fosse confuso, un piccolo sorriso si mostrò sul suo volto delicato...puoi essere il cavaliere più forte, la mente più scaltra e astuta, essere in grado di ingannare uomini e dei, ma non puoi prevedere l’imponderabile...

Nella fattispecie, l’imprevedibile può essere rappresentato da un semplice pezzo di un nobile metallo, che riflette ciò che accade alle tue spalle...

Tuttavia, quel sorriso durò poco. Il tempo di percepire un potente cosmo che, a differenza di prima, reclamò chiaramente la sua presenza all’ingresso della casa.

****

- Idiota...è solo un idiota! Come ha osato? Con quale coraggio?! -.

Un po' più in alto, nel quinto tempio, il cavaliere del Leone camminava avanti e indietro nervosamente parlando tra sé, e facendo accigliare due paia di occhi che stavano assistendo allo strano spettacolo.

- Tutto bene ‘Olia? -.

Credendo di essere solo, Aiolia si voltò di scatto, vedendo suo fratello e Shura venire verso di lui vestiti con abiti da allenamento.

- Non si usa più annunciarsi? - commentò Aiolia un po' seccato.

- Aiolia... - Aiolos parlò con il tono paternalistico che usava quando voleva infastidire suo fratello - il tuo cosmo è talmente pesante da aver completamente ignorato tutte le nostre richieste di passaggio... - vide il Leone arrossire e un sorriso divertito si allungò sul suo volto - Allora? A chi stai dando dell’idiota da un po'? -.

Aiolia sbuffò fingendosi piccato. In realtà era sollevato all’idea di poter parlare con il fratello maggiore, Aiolos sapeva dare sempre il consiglio giusto...anche se non l’avrebbe mai ammesso!

- Saga...l’idiota è Saga! -.

Aiolos e Shura si guardarono aggrottando le sopracciglia, ma non proferirono parola, in attesa che Aiolia continuasse.

- Sì...beh...in realtà non riguarda me... - tentennò incerto se continuare, dato che implicava la vita privata di un’altra persona. Ma qualcuno lo anticipò.

- Riguarda Mu...vero? - domandò a bruciapelo Aiolos, guadagnandosi lo sguardo sorpreso del fratello.

- Come...come lo sai?! -.

- È semplice... - Aiolos parlò con una naturalezza disarmante - se una faccenda ti coinvolge così tanto e non interessa te, può riguardare solo qualcuno che ti sta molto a cuore...cioè Mu! - concluse alzando le spalle per sottolineare l’ovvietà della spiegazione.

Ciò gli fece guadagnare non solo l’espressione sorpresa del Leone, ma soprattutto quella piena di ammirazione di Shura...

Quello sguardo cominciò ad innescare strani pensieri nella mente del Sagittario, tuttavia, li mise da parte per concentrarsi su Aiolia. 

Almeno per il momento.

- Sì... - annuì il quinto guardiano - il fatto è che...sì, beh...Mu si è dichiarato a Saga e lui lo ha trattato senza alcun riguardo...quale idiota farebbe una cosa del genere?! - aggiunse sdegnato.

Aiolos divenne improvvisamente serio, e stranamente pensieroso.

- Ma...Saga non sta con Shaka? - da quando era entrato, Shura si manifestò rivolgendosi al cognato, ed alternando lo sguardo tra lui ed Aiolos, dato che non gli era sfuggita la reazione del Sagittario.

- Sì - confermò Aiolia - ma...tralasciando il fatto che più che una coppia sembrano soci in affari... - vide Shura e Aiolos scambiarsi un sorriso divertito - Mu voleva solo essere sincero... per evitare situazioni imbarazzanti e.…beh...anche false illusioni... -.

- Aiolia... - il nono guardiano guardò suo fratello dritto negli occhi, l’espressione pacata ma seria - sei innamorato di Mu? -.

Passarono diversi secondi di silenzio imbarazzante prima che Aiolia rispondesse, e quando lo fece, rilasciò tutta l’aria che stava trattenendo nei polmoni.

- No.…non sono innamorato di Mu... - disse puntando un indice verso Aiolos - ma se mi desse la possibilità di stargli accanto, non impiegherei molto tempo per innamorarmene... -.

- Perdonatemi se mi intrometto dove non sono chiamato... - Shura attirò nuovamente l’attenzione dei due fratelli - ma Mu è una persona seria, e se è davvero innamorato di Saga, non darà false speranze né a te - disse indicando Aiolia - né a nessun altro... -.

Aiolos annuì alle parole del suo partner, prima di riportare l’attenzione su Aiolia.

- C’è una cosa che però non capisco... - vide Aiolia aggrottare la fronte - se pensi che Saga sia un idiota, perché sei così arrabbiato? Voglio dire...dovresti essere felice che Mu abbia schivato un simile pericolo! -.

- Il fatto è che... - Aiolia sospirò prendendosi qualche secondo per rispondere - il fatto è che credo che Saga non sia così indifferente come vuole far credere... -.

- In che senso? - domandò Shura sorpreso. Tuttavia, non gli sfuggì l’espressione enigmatica di Aiolos, che annuì pensieroso alle parole del fratello.

- Vedi Shura...non so spiegarlo neanche a me stesso...ma qualcosa mi dice che il Gemello idiota è interessato a Mu...anche Milo ha notato la stessa cosa! - aggiunse Aiolia alzando le spalle, non riuscendo a dare un’altra giustificazione. Ma Aiolos terminò al posto suo.

- Il modo in cui lo guarda... -.

Sia Shura che Aiolia guardarono sopresi Aiolos.

- Credo che Saga non ne sia neanche consapevole... - continuò il maggiore dei fratelli - ma quando guarda Mu lo fa come se non esistesse altro... -.

- Ne sei sicuro? - domandò Shura cautamente.

- Conosco bene Saga... - Aiolos rispose sicuro, tuttavia, ciò che disse fece improvvisamente accigliare il suo compagno, che, a quel punto, tacque incrociando le braccia. Gesto che, ovviamente, catturò l’attenzione di Aiolos.

- Possibile che Shaka non se ne sia accorto? - domandò Aiolia, riportando gli altri due presenti sul discorso.

- Shaka sa tutto, è consapevole di tutto...ma non ha intenzione di cedere la posizione di privilegio che gli da il fatto di essere il compagno di Saga... - spiegò il Sagittario - ed è per questa ragione che si comporta con lui come se gli facesse un favore...e Saga è talmente convinto di non meritare questa nuova vita da non rendersene conto... -.

Aiolia alzò le sopracciglia...aveva fatto bene a parlare con suo fratello. Aiolos era sempre in grado di decifrare le stranezze delle persone...o almeno di quelle che abitavano nel Santuario! Tuttavia, non poté evitare di notare il cruccio che Shura nascondeva malamente...lo spagnolo era schivo e discreto per sua natura, e se non riusciva a contenere il suo fastidio, evidentemente doveva essere grande. 

Così decise di liberare quella coppia in modo tale che si chiarisse. Augurandosi che Aiolos avesse fortuna...

- Grazie Aiolos...Shura...credo che la cosa migliore da fare, per me, sia stare vicino a Mu come amico, e poi...vedremo cosa accadrà... - disse Aiolia rivolgendosi prima all’uno e poi all’altro e vedendoli annuire - scusatemi se vi ho fatto fare tardi per l’allenamento...ma ho apprezzato molto i vostri consigli... - aggiunse con un leggero sorriso - ora vi lascio liberi, anzi...vado a prepararmi anch’io, così tra un po' scendo al Colosseo... - e senza attendere risposta, si addentrò nel suo tempio lasciando un po' di privacy a suo fratello e a suo cognato.

Dopo che Aiolia fu rientrato, Shura si avviò verso l’uscita senza guardare Aiolos; consapevole del fatto che fosse dietro di lui, sentiva gli occhi del greco bruciargli le spalle, tuttavia, non si voltò né gli rivolse alcun cenno.

- Shura... -.

Stavano già scendendo i gradini che portavano alla quarta casa, quando Aiolos decise di rompere quel silenzio scomodo. E inutile.

- Shura... -.

Sapendo perfettamente perché il suo compagno si stesse comportando in quel modo, Aiolos faceva fatica a non ridere dell’atteggiamento del sempre stoico Capricorno. A dire il vero, adorava quando Shura perdeva il suo rigido contegno per una cosa così naturale ed indomabile come la gelosia...ma sapeva che se avesse riso lo avrebbe indispettito ancora di più, quindi si trattenne il più possibile.

- Shura... -.

Tuttavia, quando anche il suo terzo tentativo andò a vuoto, venendo impassibilmente ignorato, Aiolos decise di averne abbastanza e passò alle maniere forti.

Senza indugiare oltre, prese per mano Shura, che si voltò dapprima arrabbiato, salvo poi sorprendersi e lasciarsi portare quando venne trascinato dietro una delle imponenti colonne che fiancheggiavano la scalinata. Il modo in cui Aiolos lo guardava non gli dava possibilità, né diritto, di replica.

- Allora...posso sapere cosa succede? - la voce di Aiolos suonò ferma e decisa, pur non perdendo l’abituale sfumatura morbida.

Shura guardò dritto, arrossendo, ed evitando il più possibile gli occhi del Sagittario. Non avrebbe resistito...

-Allora? - insistette Aiolos.

Shura sapeva quanto il greco potesse essere insistente quando voleva qualcosa, e sapeva altrettanto bene che non si sarebbero mossi da lì se non gli avesse dato delle risposte.

- Conosci bene Saga... - la voce del Capricorno uscì più aspra di quanto avrebbe voluto, ma si innervosì ancora di più, pensando di essere stato fin troppo morbido, quando vide un sorriso compiaciuto farsi strada tra le labbra carnose di Aiolos.

Non guardare le sue labbra, non guardarle!

- Sì...lo conosco molto bene... - Aiolos prese il mento di Shura, costringendolo a guardarlo negli occhi - ma non nel modo assurdo in cui stai pensando... -.

Vide Shura sgranare gli occhi, arrossendo ancora di più...stavolta non per rabbia, ma per vergogna.

- Abbiamo passato molto tempo insieme, perché eravamo amici...ma soprattutto rivali...ed il modo in cui sono andate le cose ti da l’idea di quanto lo fossimo... - mentre parlava, Aiolos accarezzava con un dito il profilo affusolato del suo compagno.

Quello era stato il punto di svolta nella loro relazione. Riuscire a parlare liberamente di quello che era accaduto quando l’alter ego di Saga aveva preso il sopravvento nel Santuario, aveva permesso ad entrambi di abbandonare i fantasmi del passato e darsi la possibilità di vivere finalmente l’amore che avevano sempre custodito nel loro cuore. Quando arrivarono a scambiarsi persino delle battute riguardo a quegli eventi, capirono di essere definitivamente guariti da quelle ferite profonde.

- Allora...non sei mai stato innamorato di Saga? - domandò Shura cautamente...era così piacevolmente turbato dalla presenza di Aiolos da pensare che anche il greco potesse sentire il battito furioso del suo cuore contro il suo petto.

- Neanche tra mille rinascite...e sai perché? - mentre parlava, Aiolos portò le braccia di Shura sopra la sua testa, fermandole saldamente con una mano, e cingendogli la vita con l’altra.

- Perché? - Shura deglutì a secco, lasciando Aiolos libero di fare quello che voleva.

- Perché c’è solo una persona che mi attrae... - Aiolos sussurrò all’orecchio di Shura, facendolo rabbrividire - che mi fa impazzire... - diede un leggero morso al lobo, provocando nello spagnolo un leggero gemito che lo istigò ulteriormente - che amo... - concluse riportando il viso davanti solo per guardare le labbra sottili, leggermente aperte, che tradivano il respiro veloce del loro proprietario.

Quando Shura vide lo sguardo predatorio di Aiolos, capì di non avere alcuna difesa da opporgli, inoltre...non ne aveva la benché minima intenzione.

Senza aggiungere altro, Aiolos si avventò su quelle labbra tentatrici, mettendo fine a quell’assurda discussione, mentre la mano libera cominciò a percorrere il corpo dello spagnolo con sempre più audacia.

Shura era un uomo discreto, irreprensibile, corretto fino a peccare di rigidità eccessiva in certe occasioni...ma nelle mani dolci e forti di Aiolos diventava semplicemente...cera...

Quando un barlume di lucidità gli attraversò la mente riuscì, a malincuore, a staccarsi dalle labbra del Sagittario.

- Se qualcuno ci vedesse... -.

- Ci direbbe di andare in uno dei nostri templi? - continuò Aiolos, vedendo Shura annuire.

- È proprio quello ho intenzione di fare... - concluse Aiolos con un sorriso malizioso, prima di riprendere la bocca di Shura con ancora più foga.

Le guance arrossate, le labbra schiuse, il respiro agitato...quello spettacolo era troppo allettante per il nono guardiano. Senza dare al suo compagno il tempo di pensare, lo prese per mano cominciando una corsa per tornare da dove erano partiti.

Shura aveva perso. Tuttavia, niente lo rendeva più felice di quella sconfitta che lo portava tra le braccia appassionate del suo Sagittario.

****

All’ingresso del primo tempio, Saga si mostrava impassibile, in attesa di essere ricevuto. Schiena dritta e mento alzato, nella sua abituale posa, faceva di tutto per non tradire il nervosismo che lo stava divorando.

Non riusciva a comprendere se stesso, né tantomeno le azioni che lo avevano portato ad invadere la privacy di un’altra persona in modo così sfacciato. Cosa sarebbe accaduto se Mu si fosse voltato e lo avesse trovato lì, a due passi da lui, intento ad accarezzare l’aria?

Non voleva neanche pensarci. E non fu necessario, perché un cosmo ben noto lo avvertì che l’attesa era finita.

- Buonasera Saga - la voce di Mu giunse alle orecchie di Saga seguita dal suo proprietario, che, con la sua camminata discreta ed elegante, uscì da una delle colonne del tempio dirigendosi verso il suo ospite.

- Buonasera Ariete - rispose Saga, rimarcando la distanza che intendeva mostrare con il tibetano.

Che più che altro tentava di dimostrare a se stesso, dato che il cosmo di Mu lo aveva avvolto in un’aura di pace e calore che lo aveva fatto vacillare nel suo obiettivo di apparire il più distaccato possibile. Inoltre, anche se il tibetano appariva coperto da una tunica che gli copriva la parte superiore del corpo, le ciocche di capelli che ricadevano sul viso e le lievi tracce di fuliggine sulla pelle, riportavano alla sua mente le immagini di qualche minuto prima. Pur non volendo, Saga non poté evitare di pensare che quei grandi e limpidi occhi color smeraldo contrastassero magnificamente con quel leggero disordine. Un’immagine quasi primordiale. Dannatamente allettante...

- A cosa devo la tua visita? - domandò Mu con la consueta gentilezza, guardandolo negli occhi, ma senza tradire alcuna emozione.

Anche Mu stava facendo un grande sforzo per contenere tutto quello che si agitava nel suo petto. Non capiva nulla...perché il guardiano dei Gemelli fosse entrato nella sua casa...perché sembrasse contemplarlo nella fucina...e perché ora si trovasse di fronte a lui come se nulla fosse...

Tuttavia, esattamente come chi ora lo stava fronteggiando, sapeva mascherare bene i suoi turbamenti.

Prima di rispondere, Saga lo scrutò dall’alto in basso. Un atteggiamento piuttosto tipico, e che solitamente rimarcava la sua alterigia, ma non in questo caso. Stavolta stava davvero guardando Mu, e, con suo sommo dispiacere, dovette ammettere di trovarlo dannatamente bello. Di nuovo, le immagini di poco prima balenarono nella sua mente rompendo la stabilità del suo orgoglio.

- Sono venuto per prendere accordi con te - Saga parlò con la solita serietà e freddezza - abbiamo un lavoro da svolgere, e credo sia opportuno concordare i nostri rispettivi impegni... -.

- Perdonami se ti contraddico - lo interruppe Mu, anche se il suo tono non mostrava alcuna scusa - ma continuo a credere che questa non sia una buona idea...Kanon può benissimo... -.

- Quello che tu pensi non mi interessa...Ariete! - Saga lo interruppe tagliando rudemente le sue obiezioni. Sentire il nome di suo fratello dalle belle labbra di Mu (quando accidenti le aveva notate?!) aveva rotto quel minimo di pazienza che, a fatica, aveva fino ad allora dimostrato - Ho preso un impegno e non intendo disattenderlo a causa tua...o dell’idiota di mio fratello! -.

- Non parlare di lui in questa maniera - lo ammonì Mu con voce calma ma ferma - Non in casa mia... -.

Saga allungò una strana smorfia...in realtà avrebbe voluto sorridere, ma non gli riuscì proprio. Mu era lì, in piedi di fronte a lui, ad esigere rispetto per Kanon...suo fratello...colui che non esitava un secondo ad insinuarsi nei suoi confronti in modo inopportuno e malizioso...

Qualcosa nel cervello di Saga si inceppò all’idea che Mu in realtà gradisse le attenzioni del suo gemello, e, come sempre faceva quando la rabbia sopraffaceva la sua ragione, parlò senza filtri.

- Cosa hai con mio fratello? - domandò senza mezzi termini. Il mento alzato e gli occhi semichiusi in una fessura sprezzante, fissava le iridi smeraldo pretendendo, senza averne alcun titolo, una spiegazione.

Che infatti non arrivò.

- Niente che ti riguardi, né che ti interessi, né che tu debba sapere... - fu la laconica risposta di Mu, che non spezzò il collegamento visivo neanche per un momento.

Naturalmente, una risposta come quella non avrebbe mai potuto soddisfare Saga, anzi...l’unico effetto che provocò fu di infastidirlo più di quanto già non fosse. Rispondendo al suo istinto predatorio, si mosse lentamente in direzione del lemuriano studiandolo da cima a fondo, e quando gli fu vicino, cominciò a girargli intorno cercando di innervosirlo. 

Se qualcuno gli avesse chiesto perché stesse facendo tutto questo, non avrebbe saputo spiegarne neanche lui la ragione...sapeva solo di voler portare il primo guardiano fuori dalla sua zona di sicurezza, condurlo al limite e guardare bruciare il fuoco che nascondeva dietro a quella natura che, ne era certo, fosse mite solo in apparenza. 

Vedendo Saga avvicinarsi con fare felino, Mu strinse istintivamente le palpebre, sentendo un brivido percorrergli la spina dorsale.

Non può succedere...non di nuovo.

Riaprì gli occhi quasi subito, riconnettendosi all’ambiente circostante con la necessità di mantenere il controllo della situazione... che stava già prendendo una strana piega. Sebbene sentisse il pesante sguardo di Saga su di sé non si mosse, né sussultò, né tantomeno lo guardò, limitandosi a percepire solo con i suoi sensi ciò che il gemello maggiore stava facendo. Respirando impercettibilmente, si costrinse a restare calmo.

- Certo che mi riguarda... - Saga parlava muovendosi alle spalle di Mu, che poteva sentire quella parte del suo corpo bruciare sotto il suo sguardo indagatore - mi riguarda nella misura in cui ti stai prendendo gioco di mio fratello... -.

- Di cosa stai parlando? - Mu si accigliò - Non è mia abitudine prendere in giro le persone...né Kanon né nessun altro - rispose categorico.

- Ah no? - lo canzonò Saga portandosi davanti a lui e ripiantando i suoi occhi viridiani nei grandi smeraldi di Mu - E come chiameresti nutrire le false speranze di mio fratello? -.

- Chi ha detto che sono false?! - domandò Mu a bruciapelo, guardandolo con aria di sfida.

Saga si aspettava di tutto, che Mu si offendesse, che lo insultasse, che lo cacciasse, ma non quello...i suoi occhi divennero una fessura, rendendo il suo sguardo ancora più duro. Quasi furioso.

- Ti ricordo... - anche la sua voce tradiva la collera che stava montando - che meno di due giorni fa sei venuto nel mio tempio - indicò se stesso con la mano - a dichiararmi i tuoi sentimenti... -.

- Che non hai esitato a trattare come spazzatura! - lo interruppe Mu guardandolo con rabbia.

Saga si accigliò...perché era stato interrotto...e perché dovette riconoscere che ciò che Mu aveva detto era vero. Lo aveva deriso come cavaliere, come uomo, e soprattutto era passato sopra il suo affetto come se non contasse nulla...

- Che diavolo pensi Saga? - Mu continuò alzando la voce e mostrando il suo risentimento - Che passerò tutta la vita a rimpiangerti?! -.

Saga si mosse quasi impercettibilmente, attutendo sorpreso quelle parole. Mu stava mostrando nuovamente il suo elemento naturale, e per quanto lui stesso lo avesse volontariamente provocato, dovette ammettere con se stesso di non essere preparato a fronteggiare il fuoco che scorgeva ardere tra le iridi limpide.

Inoltre, ma non era ancora pronto ad accettarlo, ciò che Mu aveva appena detto non gli era piaciuto per niente.

E se ciò che Mu aveva detto non gli era piaciuto, quello che seguì gli piacque ancora meno, suonando alle sue orecchie come una velata minaccia. 

- In tutti questi anni sono molte le cose che ho rimosso dalla mia vita, dalla mia mente, dal mio cuore... - Mu prese un respiro profondo prima di continuare, espellendo insieme all’aria il dolore che gli stringeva il petto - e tu non farai eccezione Saga... -.

Dopodiché, senza neanche attendere una risposta dal suo interlocutore, il tibetano gli voltò le spalle riavviandosi verso la parte privata del tempio.

Mu cominciava ad essere stanco. Di tutto. Stanco di dover giustificare sentimenti che appartenevano solo a lui e che avrebbero dovuto rimanere intimi e discreti, stanco di essere sulla bocca di tutti, stanco di ricevere un’attenzione che non aveva mai richiesto. Avrebbe solo voluto riavvolgere il nastro della sua vita e tornare all’infelice momento in cui, confidandosi con Aiolia e Milo, non si era reso conto del fatto che Shaka, a poca distanza, stesse ascoltando tutto...

Tuttavia, aveva percorso solo pochi passi quando si sentì tirare per un braccio senza molta gentilezza; voltandosi, vide le iridi furiose del terzo guardiano guardarlo come se volessero attraversarlo da parte a parte, incenerirlo, farlo sparire...ma prima che potesse anche solo lamentarsi, si trovò il volto di Saga a pochi centimetri dal suo.

- Domani mattina...Ariete... - la collera era evidente, parlando come se volesse imprimere le sue parole nella mente del tibetano - alle nove in punto sarò qui per iniziare il nostro lavoro... e non accetterò altre sciocche scuse da parte tua! -.

Quella vicinanza non era un bene. Nessuno dei due lo avrebbe ammesso, ma il sangue di entrambi aveva cominciato a pompare più velocemente del dovuto, e nonostante la prova di forza che stavano mostrandosi l’un l’altro, la verità era che sentivano un’insolita sensazione di benessere farsi sempre più largo in quella distanza ridotta.

Mu non abbassò lo sguardo di un millimetro, divincolandosi, a fatica, dalla presa del gemello maggiore.

- Francamente non capisco tutta questa fretta... - disse irritato - non ho una scadenza per questo lavoro, c’è tutto il tempo per... - ma non riuscì a terminare.

- Il tempo non aspetta...Ariete... - fu l’unica risposta coerente che Saga riuscì a formulare. E nel mentre liberava il braccio del primo guardiano, l’unica cosa che riusciva a pensare era quanto fossero belli i suoi occhi. E le sue labbra.

Scosse lentamente il capo per liberarsi da quei pensieri, ma, preso dalla discussione con Mu, non si era accorto di una terza presenza che, già da qualche istante, stava assistendo a tutta la scena.

- Tutto bene...Mu? -.

Non poteva essere altri che lui.

La sua voce inconfondibile fece innervosire Saga...possibile che apparisse sempre nei momenti meno opportuni? O meglio...che apparisse sempre?!

Chiudendo gli occhi infastidito, li riaprì solo per voltarsi e fissare un volto identico al suo, non facendo alcun tentativo per nascondere la sua irritazione, ma prima che potesse parlare, dicendo sicuramente qualcosa di sgradevole, Mu lo precedette nel tentativo di evitare una discussione.

Ci mancava solo che quei due cominciassero a litigare in casa sua.

- Kanon... - la voce dell’Ariete riecheggiò nel silenzio del tempio.

Troppo fredda, per i gusti di Kanon.

Troppo dolce, per i gusti di Saga.

- Cosa ti porta al mio tempio? - Mu ignorò i reciproci sguardi omicidi, attirando l’attenzione di Kanon con la sua voce morbida.

- Tu... - rispose il minore dei Gemelli, dimenticandosi velocemente di Saga e sfoggiando un sorriso sensuale che fece arrossire Mu - volevo vedere come stavi e...magari assaggiare quel tè di cui mi hai parlato...quello che hai portato dal Jamir... -.

- Tu non bevi tè...non ti è mai piaciuto! - lo interruppe Saga guadagnandosi lo sguardo omicida del fratello, e restituendoglielo dato che il rossore sulle guance di Mu non gli piaceva per niente.

O meglio...gli piaceva...a non piacergli era chi lo stava provocando. Lui e il suo dannato sorriso da attore di fotoromanzi!

- Beh...i gusti possono cambiare...Saguita... - rispose Kanon mantenendo la sua espressione maliziosa - a volte siamo convinti che qualcosa non sia di nostro gradimento...salvo poi scoprire che non possiamo farne a meno... - aggiunse provocandolo.

No. Lì il tè non c’entrava più nulla, e Saga cominciò ad innervosirsi seriamente. Se non fosse stato per il guardiano del tempio, la faccenda avrebbe preso una piega poco felice.

- Non c’è problema... - Mu ignorò lo scambio di battute tra i fratelli, mostrando a Kanon un piccolo sorriso - entra...lo preparo subito - ma prima di rientrare nel suo tempio si rivolse a Saga, che era ancora lì a guardare la scena.

- Ci vediamo domattina Saga - Mu parlò con serietà - alle nove in punto -.

In silenzio, lanciandogli un ultimo sguardo che lo ispezionò da cima a fondo, e viceversa, Saga si voltò avviandosi con passo deciso verso l’uscita. Ignorando volutamente la presenza di suo fratello.

Tuttavia, prima di uscire dal tempio, un impulso più forte di lui lo fece voltare un’ultima volta, e quando vide Kanon sorridere dolcemente accarezzando la schiena dell’Ariete, sentì la solita fitta risvegliarsi all’altezza del costato.

Se non fosse uscito da lì il prima possibile, avrebbe rischiato di picchiare suo fratello...quindi non indugiò oltre, riportandosi in fretta sulla scalinata del Santuario. 

Non notando lo sguardo obliquo che Kanon allungò nella sua direzione.

Ormai fuori da quella situazione incomprensibile, pensava che il suo malumore si sarebbe gradualmente attenuato, tuttavia, mentre saliva i gradini in direzione del tempio del Toro, il suo fastidio, invece che scemare, non fece altro che aumentare...

Aldebaran stava uscendo di casa in quel momento, e quando vide passare il terzo guardiano, fece un gesto con la mano per salutarlo. Il risultato fu che venne prontamente ignorato da Saga che, pur essendogli di fronte, non dette segno di averlo visto. 

E non lo aveva visto davvero...nonostante la mole del Toro non fosse trascurabile...

Il pacifico cavaliere del Toro avrebbe dovuto richiamare la disattenzione dei Gemelli per non aver chiesto il passaggio attraversando il suo tempio, tuttavia, la vista di Saga, particolarmente stralunato e nervoso, lo fece tornare sui suoi passi...non era una buona cosa stuzzicare la sua irascibilità quando era già evidentemente inquieto. Di solito Saga era molto ligio al dovere e alle regole, e se non si era preso la briga di chiedere il permesso, era perché qualcosa non andava come avrebbe dovuto. Senza alcuna voglia di indagare, né di rischiare un viaggio non richiesto per un’altra dimensione, Aldebaran tornò ad occuparsi delle sue faccende.

Per quanto lo riguardava, il terzo guardiano procedeva verso la sua casa con la determinazione di chi avrebbe abbattuto anche le colonne se fosse stato necessario. Insofferente...questo era il termine che meglio avrebbe potuto descrivere il suo stato d’animo riguardo a quanto accaduto in casa dell’Ariete.

Il maggiore dei Gemelli non si sarebbe di certo aspettato un invito, non dopo la strana piega che aveva preso il suo confronto con Mu, ma essere liquidato come se fosse qualcosa di cui liberarsi per dare importanza a Kanon, gli provocava un disagio sgradevole, oltre alla voglia incontrollabile di assestare un colpo in faccia a suo fratello.

Era proprio necessario che la sua copia ficcanaso si mettesse in mezzo?!

Ma poi...in mezzo a cosa esattamente?

Saga avrebbe davvero voluto riprendere il filo logico dei suoi pensieri, tuttavia, ogni qualvolta provasse a spostare l’attenzione su qualcos’altro, la sua mente tornava sempre al punto di partenza, riproponendogli immagini più o meno piacevoli...

La vista di Mu alla fucina...quella pelle così invitante e profumata...gelsomino...

Una fitta improvvisa attraversò la testa di Saga, provocandogli un dolore breve ma acuto. Lo stesso disagio che aveva avuto poco prima alla fucina, quando l’essenza del primo guardiano aveva invaso le sue narici.

Che accidenti c’era in quell’odore da turbarlo così tanto?!

Tuttavia, quel pensiero fu presto sostituito da un’altra immagine, indubbiamente meno piacevole.

Kanon e la sua mano...la sua dannata mano, che accarezzava la schiena di Mu. Certo, aveva anche visto il tibetano allontanarsi da quella confidenza con discrezione, e per un attimo, che naturalmente aveva finto di ignorare, si era sentito molto più leggero...ma non poté evitare di pensare a quante libertà suo fratello si sentisse in diritto di prendersi con l’Ariete.

Solo quando, infine, alzò lo sguardo, Saga si rese conto di essere arrivato al suo tempio. Senza indugio, entrò nella sua casa desiderando finalmente rilassarsi nella tranquillità della sua privacy.

Il fatto che Kanon fosse fuori casa implicava la possibilità di godersi la pace per un po', anche se...non poteva negare che avrebbe preferito sapere suo fratello altrove...

Dirigendosi direttamente verso la sua stanza, rimosse la parte superiore dei vestiti, desiderando più di ogni altra cosa immergersi nella sua grande vasca da bagno. Il calore dell’acqua avrebbe sciolto la tensione dei suoi muscoli, rilassando dolcemente le sue membra...

- Non mi saluti neanche? -.

Saga stava già pregustando il momento in cui i vapori lo avrebbero avvolto in una mistica atmosfera di pace, quando una voce nota smorzò qualunque tipo di entusiasmo, facendogli abbassare le palpebre in un’espressione di evidente fastidio.

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Capitolo 3
*** Attrazione innegabile ***


Seduto sul divano del soggiorno, il sesto guardiano sorrideva maliziosamente, accarezzando con indolenza una delle sue lunghe ciocche bionde, e ripetendo pigramente il gesto di lisciarla dalla base alle punte.

- Shaka... - la voce di Saga suonò secca come sempre - non ricordavo che avessimo appuntamento - una forma più o meno cortese di dirgli che non era il benvenuto.

Shaka rise leggermente. - Devo prendere un appuntamento con il mio fidanzato per poterlo vedere? - domandò provocatoriamente.

Saga non rispose, limitandosi a fissare il suo partner senza tradire alcuna emozione. Che, in effetti, non aveva.

Ed il problema era proprio quello...

Guardando il sesto guardiano, percorrendo il suo corpo da cima a fondo, si rese improvvisamente conto del fatto che, invece di provare gioia e desiderio, come sarebbe stato naturale in una relazione di lungo corso come quella che avevano, non provava nulla.

Niente. Eppure anche solo la bellezza del cavaliere della Vergine avrebbe dovuto smuovere qualcosa dentro di lui...come d’altronde era sempre stato.

Di fronte all'inerzia del suo spirito, per un momento temette di essere morto per l’ennesima volta, anche se...no, non poteva essere...perché ricordava perfettamente come da morto le sue emozioni sembrassero addirittura amplificate...

Sospirò, rendendosi finalmente conto di ciò che, ormai da molto tempo, aveva finto di non vedere.

- No, non devi prendere appuntamento - rispose stancamente Saga - semplicemente avevo altri programmi -.

Mantenendo la sua espressione maliziosa, Shaka fece il gesto di alzarsi. Sapeva come irritare il terzo guardiano, così come sapeva che, infastidendolo, lo avrebbe preso per sfinimento, ottenendo sempre da lui ciò che voleva.

Decisamente era una strana relazione quella che avevano i cavalieri Vergine e Gemelli.

Intuendo le sue intenzioni, Saga si voltò dandogli le spalle, smorzando i suoi propositi prima di rivivere per l’ennesima volta lo stesso film. Non era uno sciocco, lui stesso conosceva perfettamente la dinamica di quello strano rapporto, e per quanto nel corso degli anni non avesse mai rappresentato un problema, ora sentiva uno strano fastidio...un disagio che gli impediva di replicare quelle azioni per l’ennesima volta.

Inoltre, e questo sembrò strano anche a lui, non sentiva il bisogno di condividere alcuna intimità con Shaka.

- Non ti faccio perdere tempo... - disse Saga congedandolo - sicuramente anche tu hai da fare... -.

Shaka non si aspettava quella reazione, che fece momentaneamente vacillare la fiducia che riponeva in se stesso; tuttavia quell’esitazione durò poco, giusto il tempo di riprendere il suo solito aspetto.

- È per via di quello che hai visto questa mattina? - domandò sorridendo astutamente.

Saga stava già imbroccando la strada verso la sua stanza, quando si fermò richiamato dalla domanda della Vergine. Dandogli ancora le spalle, per un momento sollevò gli occhi al cielo, come se il soffitto del terzo tempio potesse illuminarlo su cosa fosse accaduto quella mattina. Onestamente, non lo ricordava.

Poi, come un lampo squarcia un cielo nero, il ricordo del sesto guardiano in compagnia del cavaliere della Lucertola gli balenò alla mente, provocandogli, al posto del fastidio che sarebbe stato naturale, una smorfia divertita.

Che, tuttavia, non dette a vedere. Conosceva l’orgoglio di Shaka, e ridergli in faccia non sarebbe stata l’opzione migliore in quella situazione...soprattutto se desiderava uscirne il prima possibile. 

Quando si voltò verso di lui il suo volto mantenne la solita espressione stoica.

- C’è qualcosa che vuoi dirmi riguardo a questa mattina? - domandò Saga.

Shaka allungò un sorriso malizioso - Non dirmi che sei geloso di Misty? - disse facendo seguire alle parole una piccola risata.

Saga si accigliò. Quello era l’ultimo dei suoi pensieri.

- Ascolta Shaka... - Saga parlò cercando di rimanere il più serio possibile, anche se, in tutta onestà, avrebbe voluto ridere per quanto fosse grottesca quella situazione - Cosa c’è che non va? In questi anni non ci siamo mai posti questo tipo di limite...né tu... - disse indicando il sesto guardiano - né io... - indicò se stesso - se ti piace Misty...se gli piaci...non vedo il problema... - concluse alzando le spalle.

Shaka lo squadrò da cima a fondo. Un insolito campanello d’allarme cominciò a suonare nella sua mente brillante.

Di che diavolo stava parlando Saga?!

È vero...ognuno di loro si era sempre fatto i fatti propri, non privandosi di nulla, tantomeno delle avventure, tuttavia...mai, in tanti anni di relazione, uno di loro era stato così schietto con le parole. 

Qualcosa in Saga stava cambiando. Strinse gli occhi in una fessura, portando lo sguardo sul suo partner.

- Saga... - il tono non prometteva niente di buono mentre scandiva lentamente le parole - hai per caso dimenticato chi sono e come funziona il nostro rapporto? -.

Il terzo guardiano aggrottò le sopracciglia stringendo a sua volta gli occhi - Illuminami! - rispose rudemente.

Shaka si alzò dal divano, avanzando verso Saga e girandogli pigramente intorno con gli occhi fissi su di lui. Come un cacciatore con la sua preda.

- Credi che sia facile stare con me...essere il mio compagno? -.

Saga non rispose, limitandosi a guardarlo con la coda dell’occhio.

- Dovresti considerarti un privilegiato...come in effetti sei...mio caro Saga... - continuò Shaka, stavolta irritandosi per la calma mostrata da Saga.

A questo punto, come sempre accadeva, Saga avrebbe dovuto prenderlo e portarlo nella sua stanza, mettendo fine alle parole che lo irritavano, tuttavia...non mosse un dito, e se non fosse stato per il movimento dei suoi occhi, Shaka avrebbe potuto scambiarlo per una delle magnifiche statue greche che impreziosivano il Santuario.

- Credo che faresti meglio a tornare al tuo tempio...te l’ho detto...ho da fare - quando infine parlò, Saga si limitò a ribadire quello che aveva già detto, provocando, ovviamente, l’ira del suo compagno.

- Se questo è ciò che pensi...Gemini Saga... - il nome del cavaliere fu pronunciato quasi con disprezzo - da qui in appresso considerami nel mio tempio...a tempo indeterminato! -.

- Mi stai dicendo che ci stiamo prendendo una pausa? - domandò Saga, e la sua voce suonò più incuriosita che dispiaciuta. La qual cosa fece innervosire ancora di più la Vergine.

- Ti sto dicendo che abbiamo chiuso...Saga! - urlò e, senza attendere una risposta, si incamminò rapidamente verso l’uscita.

Per diversi istanti, Saga rimase esattamente nella posizione in cui si trovava, domandandosi cosa fosse accaduto, ma soprattutto, come si sentisse.

Niente. Di nuovo non provava nulla.

Razionalmente sapeva di dover seguire il suo compagno e tentare una mediazione, ma, in tutta onestà, non ne sentiva alcun bisogno. E volontariamente scelse di non interrogarsi sulla ragione di tale disinteresse.

Scuotendo leggermente il capo, si avviò di nuovo verso la sua stanza. Sperando sinceramente di non essere interrotto un’altra volta...

Quando il calore dell’acqua penetrò nei suoi muscoli fino ad arrivare alle ossa, una sensazione di benessere si impadronì completamente del suo corpo.

Solo quando l’abbandono dei sensi lo alleggerì del suo stesso peso, Saga si rese conto di quanto disperatamente avesse bisogno di rilassarsi. Gli ultimi eventi lo avevano messo alla prova. Tanto. Troppo.

La verità era che da quando l’Ariete, come lui stesso si ostinava a chiamarlo, era entrato nella sua vita, nulla era stato più come prima...

Faceva fatica a riconoscere molte delle sue stesse azioni, inoltre...aveva rotto la sua relazione con Shaka, che era un evento impensabile fino a qualche giorno fa.

Impensabile perché la relazione con la Vergine era sempre stata la stessa, nulla era cambiato, dunque...se la relazione non era cambiata, se Shaka non era cambiato, l’unica conclusione plausibile era che ad essere cambiato fosse proprio lui.

Ed il bello di tutta questa situazione era che non provava alcun tipo di dolore, o anche solo fastidio, al contrario...da quando Shaka gli aveva comunicato la fine del loro rapporto, l’unica sensazione che Saga provava era di liberazione... 

Mise temporaneamente da parte quel pensiero, volendo, per il momento, solo godersi la meravigliosa leggerezza ed il sollievo che il dolce movimento dell’acqua calda provocavano nel suo corpo. I vapori dell’acqua annebbiavano la stanza rendendo l’atmosfera quasi mistica, e Saga chiuse gli occhi, abbandonandosi al piacere che quelle sensazioni stimolavano nella sua coscienza.

Ah...solo gli dei sapevano quanto ne avesse bisogno...

Gli ultimi giorni erano stati pesanti per il cavaliere dei Gemelli, soprattutto dal punto di vista emotivo. I pensieri che si erano fatti largo nella sua mente...il sonno ridotto e di scarsissima qualità...decisamente aveva bisogno di un balsamo per il suo spirito.

E quelle acque calde sembravano la risposta più semplice ed efficace per alleviare la tensione.

Tuttavia, proprio mentre quella piacevole sensazione di benessere permeava la sua mente allentando i vincoli che spesso si autoimponeva, fantasie nuove si facevano largo tra le nebbie della sua ragione...fantasie che traducevano le immagini di quel pomeriggio nella fucina dell’Ariete e che mai avrebbe pensato potessero attecchire nella sua immaginazione...

Avvicinò il proprio corpo a quello del tibetano, lasciando che il suo bacino si adattasse perfettamente alle natiche dure e perfette, ed incollando il suo petto alla schiena ancora umida di sudore.

Portò una mano su una spalla di Mu, facendo scorrere dolcemente la punta delle dita su quella pelle morbida e liscia...meravigliandosi della sua consistenza...così delicata...così eccitante...così perfetta...

Con l’altra mano sollevò le ciocche lilla, tirandole gentilmente e portandole sulla sommità del capo per lasciare il collo pallido alla completa mercé delle sue labbra...che, senza indugio, lasciarono scie umide percorrendo lo spazio che dalla parte bassa dell’orecchio portava alla clavicola.

Mentre si deliziava di quel sapore, un aroma arrivò, delicato ma deciso, alle sue narici. Gelsomino...

Una fitta di dolore trapassò il suo cranio da parte a parte, costringendolo a tenere la testa tra le mani, e risvegliandolo dal piacere nel quale stava scivolando.

Dannazione!

Quando quel momento passò, Saga rimase statico, fissando un punto inesistente di fronte a sé. Dopo pochi istanti, si sfregò il viso, prima di appoggiare la schiena alla vasca da bagno e rivolgere, pensieroso, lo sguardo al soffitto.

Ormai non poteva più essere considerata una mera casualità. Ogni qualvolta il profumo dell’Ariete penetrasse nelle sue narici, quel dolore improvviso e acuto gli attraversava il capo lasciandolo stordito e scomparendo nel nulla dopo qualche istante. 

Perché?! Eppure non era un odore fastidioso, al contrario...era molto gradevole.

Da quando ne aveva memoria, il tibetano aveva sempre emanato naturalmente il profumo del gelsomino...era stato così da quando era solo un apprendista, ed il suo naso aveva sempre trovato gradevole quel leggero sentore dolce e fresco che Mu lasciava dietro di sé, non dandogli mai alcun problema.

Possibile che, nel corso degli anni, avesse sviluppato qualche forma di allergia?

Scosse il capo negando. No.…l’allergia non passa attraverso i sogni...inoltre, Mu aveva sempre usato per la sua igiene prodotti semplici e naturali...lo sapeva perché Shion era sempre stato molto rigido sul fatto che il suo apprendista imparasse a fare da sé tutto ciò che gli serviva. All’epoca non aveva compreso perché al piccolo tibetano fosse proibito persino utilizzare i saponi che preparavano gli inservienti del Santuario, e che tutti loro usavano quotidianamente senza problemi, ma oggi, vedendo quella pelle così candida...delicata...liscia...perfetta...probabilmente un’eredità della razza lemuriana, aveva compreso quanto fosse necessario avere determinate accortezze.

Con quella riflessione, si rese finalmente conto di cosa fosse accaduto solo qualche istante prima.

No, no, no, no, no! Non poteva essere...aveva fantasticato su Mu dell’Ariete!

Mettendo nuovamente da parte il problema che il profumo di Mu gli causava, una preoccupazione ben più grande si fece largo nella sua mente confusa...possibile che gli piacesse l’Ariete?!

La sua parte razionale rifiutava anche solo l’idea, altrimenti avrebbe dovuto ammettere la gigantesca idiozia commessa qualche giorno prima... tuttavia, non poteva negare a se stesso che quei pensieri avessero acceso qualcosa dentro di lui.

E no, non era solo mero turbamento fisico...

Anche se...sarebbe stato ipocrita negare che fosse presente...tant’è che volutamente evitava di guardare in basso tra le acque striate di sapone... ma il punto è che tutta quella situazione, per quanto scomoda ed inopportuna, aveva svegliato un sentimento che non apparteneva alla sua routine, spezzando quegli schemi mentali che lui stesso si imponeva.

Dopo un tempo che non avrebbe saputo quantificare, o forse da sempre, si sentiva vivo.

Ed era una sensazione strana. In un certo senso quella novità gli incuteva un certo timore, poiché per sua natura non era molto incline ai cambiamenti, però doveva ammettere che lo faceva sentire terribilmente bene. Aveva indirizzato i suoi pensieri verso sentieri sconosciuti, aveva risvegliato l’emozione...

Emozione. Un sentimento che Saga era convinto di non poter provare.

Non era mai stato curioso, eppure, quello stesso pomeriggio aveva profanato la sacralità di una casa altrui, e lo aveva fatto con piacere, contravvenendo alla riservatezza che aveva sempre professato e praticato.

Possibile che il discreto e riservato Mu dell’Ariete avesse risvegliato tutto questo?

Con un movimento rapido immerse la testa nell’acqua, covando l’illusione che con quel semplice gesto potesse lavare via i suoi pensieri, e quando risalì, lisciò con le mani i suoi capelli bagnati, appoggiando nuovamente la schiena contro la vasca e chiudendo gli occhi nel tentativo di riprendere il suo rilassamento da dove lo aveva interrotto.

Purtroppo, però, non appena le palpebre oscurarono i suoi begli occhi viridiani, l’unica immagine che gli si parò innanzi fu nuovamente la stessa...un bellissimo tibetano...che, nell’ormai inarrestabile fertilità della sua immaginazione, assumeva atteggiamenti via via più maliziosi...

Saga aprì gli occhi sbuffando infastidito. Infastidito perché quella visione gli piaceva terribilmente...infastidito perché il suo corpo non smetteva di farglielo notare. C’era solo un modo per calmarsi, e per quanto il greco avesse cercato fino a quel momento di evitarlo, dovette arrendersi all’evidenza...

Lì, nel terzo tempio, e più precisamente nella vasca da bagno del cavaliere dei Gemelli, a sua insaputa Mu dell’Ariete divenne per la prima volta il protagonista indiscusso delle fantasie di Saga. 

Un protagonista inaspettatamente provocante...incredibilmente passionale...e dannatamente sexy...

****

- Allora...cosa ne pensi Cami? -.

Il cavaliere dell’Acquario distolse momentaneamente gli occhi dal libro sul quale era concentrato già da un paio d’ore, alzando un sopracciglio nel tentativo di far comprendere al suo partner quanto odiasse quel diminutivo.

Ovviamente, Milo ignorò i suoi segnali di fastidio, continuando a fissarlo con i suoi occhi color mare in attesa di una risposta.

Avevano trascorso il pomeriggio riposandosi nel patio del tempio dell’Acquario, come sempre facevano quando il tempo lo permetteva. A Milo piaceva quella zona della casa perché il profumo delle rose di Aphrodite arrivava piacevole e delicato, quindi aveva organizzato quell’angolo arredandolo con un divano sul quale lui e Camus si rilassavano nel tempo libero.

- A proposito di cosa? - domandò Camus sospirando.

Non avrebbe mai vinto contro lo Scorpione... ma, tutto sommato, andava bene così.

- Come a proposito di cosa?! - chiese Milo sgranando gli occhi - A proposito di Mu e Saga naturalmente! - allargò le braccia come se parlarne fosse la cosa più naturale del mondo.

Cercando di mantenere la calma, Camus chiuse pazientemente il suo libro, mettendo un segno sull’ultima pagina letta. Era evidente che la sua lettura fosse finita lì...più precisamente, nelle inutili fantasie di Milo.

- Penso... - attese qualche istante, divertendosi dentro di sé nel vedere Milo in attesa - che siano affari di Mu e Saga! - concluse guardandolo con rimprovero.

- Ma come?! - Milo lo fissò sospettoso - Possibile? Tu hai sempre un’idea per tutto...su tutto...e non su questo? -.

Si avvicinò a Camus cominciando ad osservarlo da diverse angolazioni. Sapeva che, così facendo, lo avrebbe irritato...ed infatti...

- Smettila di fissarmi - Camus parlò con tono calmo, sebbene stesse già cominciando ad innervosirsi.

- È vietato? - un sorriso furbo comparve sul volto di Milo.

- Non è vietato, ma mi infastidisce -.

- Ah...d’accordo...allora posso continuare! -.

Conscio del fatto che non avrebbe avuto pace se non avesse dato a Milo ciò che voleva, Camus sollevò gli occhi al cielo sbuffando sonoramente, e facendo sorridere il suo partner, consapevole di averlo fatto capitolare.

- Cosa vuoi sapere esattamente? - domandò il francese guardandolo di traverso.

- Camus... - nel momento in cui si fu assicurato l’attenzione del compagno, Milo divenne improvvisamente serio - mi spieghi perché una persona normale dovrebbe rifiutare uno come Mu? -.

- Stai cercando di dirmi qualcosa? - lo schernì Camus - Ah no...scusa...il termine normale ti esclude automaticamente... -.

- Non dire idiozie... - Milo fece una smorfia - Mu è un mio amico -.

- Vuoi dire che non lo trovi attraente? - Camus alzò un sopracciglio, cercando di provocare il suo partner.

Che non si innamorò minimamente di quello scherno.

- Camus... - Milo prese Camus per le spalle fissando i suoi occhi in quelli azzurri del compagno e scuotendolo dolcemente - Credo che Mu sia bellissimo...attraente...e sospetto che dietro a quella faccia da pecorella angelica nasconda una natura molto passionale... - vide le sopracciglia di Camus alzarsi sorprese - ma...ti amo talmente tanto da non riuscire ad immaginarmi con nessun altro che non sia tu... cubo... - concluse prima di rubargli un piccolo bacio. Che poi approfondì...con tacito accordo dell’undicesimo guardiano, che adorava quando il suo compagno assumeva quel tono serio. Anche se non lo avrebbe mai ammesso.

Quando si separarono, Camus si schiarì un po' la gola, lasciando una carezza morbida sulla guancia di Milo. Sapeva quando Milo scherzava e quando invece fosse serio, ed il fatto che tenesse davvero al bene del suo amico non faceva altro che farlo innamorare ancora di più di quel tenace Scorpione che, ormai da un tempo inquantificabile, gli aveva rubato l’anima.

- In tutta onestà... - anche Camus tornò serio - sono d’accordo con quello che hai detto su Mu, e non sono in grado di spiegarmi il comportamento di Saga - vide Milo annuire - se non con il fatto che sia davvero innamorato di Shaka... -.

- Sei serio Camus? - domandò Milo alzando un sopracciglio - Ti sembra una coppia quella? -. 

Camus scosse dolcemente il capo - Non sta a noi giudicare, anche se... - anticipò Milo prima che aprisse bocca - no...sinceramente non mi sembra una coppia...né credo che lo sia... - concluse accigliandosi.

- Che intendi dire con questo? - chiese Milo sorpreso. Lo sapeva...sapeva che parlare con il suo partner gli avrebbe aperto gli occhi su qualcosa che non aveva visto...

- Intendo dire - ricominciò Camus - che, più che una relazione, credo che quello tra Saga e Shaka sia una sorta di accordo...tacito...ma pur sempre un accordo... - vedendo le sopracciglia aggrottate di Milo capì di doversi spiegare meglio - Entrambi sono cavalieri estremamente potenti, e, con tutta probabilità, ritengono che questa unione garantisca loro un posto di prestigio all’interno del Santuario... -.

- Dici sul serio Camus?! - domandò Milo a bocca aperta - Ma...ma...non ha alcun senso! Viviamo in tempi di pace...Shion è nuovamente a capo di tutto...che accidenti se ne fanno di una posizione di prestigio?! - lo Scorpione non riusciva a dare un senso a ciò che aveva sentito...anche se non avrebbe mai messo in dubbio le parole del suo cubo.

- Non è solo questo...o almeno... - più che spiegare, ora l’Acquario cominciò a seguire il filo dei suoi pensieri ad alta voce - credo che da parte di Shaka sia così...anzi, sono certo che sia così... -. 

Milo lo guardò rapito senza interrompere.

- Ha sempre avuto un ruolo di rilievo all’interno di tutto questo... - sottolineò le parole roteando un dito - come consigliere ufficiale del Patriarca, nelle decisioni che riguardavano gli altri cavalieri, come stratega in molte missioni...senza dimenticare che è, o almeno dovrebbe essere, il cavaliere più vicino agli dei...e ora che non ci sono battaglie si sente messo da parte...probabilmente cerca di rimanere ancorato a quell’essere semidivino che gli altri quasi veneravano...e non importa se attraverso il timore o la forza, l’importante è continuare ad essere il grande Virgo Shaka... -.

- Ma quello non è il titolo di Mu in Jamir? - domandò Milo provocatoriamente.

- Ironia della sorte... - gli fece eco Camus sorridendo maliziosamente.

- Quello che tu dici è assolutamente plausibile Camus - Milo riprese il discorso da dove aveva interrotto il francese - ma in tutto questo come si incastra Saga? Voglio dire...perché sta con Shaka? - alzò le spalle allargando le mani - E sono sicuro che non si tratti di amore! -.

Camus sospirò, spostando gli occhi da un lato all’altro - Su Saga sono abbastanza sicuro...non crede di meritare questa nuova vita, e si autopunisce replicando alcune delle dinamiche che già in passato lo avevano reso infelice...e una di queste è la relazione con Shaka -.

- Come fai ad esserne sicuro? - domandò Milo continuando a fissare Camus con attenzione.

- Ho passato molto tempo con lui nel periodo della guerra santa, e so come ragiona...si sente ancora terribilmente in colpa - rispose Camus senza esitazione.

- Ok, lo posso anche capire...non deve essere facile per lui...ma perché trattare Mu in quella maniera? Voglio dire...Mu è uno di quelli che ha pagato di più durante il suo patriarcato...perché fargli questo?! -.

Camus spostò lo sguardo di lato, riflettendo su ciò che stava per dire. Sebbene non fosse una persona che entrava nelle faccende altrui, non aveva potuto evitare alla sua mente di riflettere sugli ultimi eventi...un po' perché sapeva quanto Milo, ed anche lui stesso, fossero affezionati a Mu, e un po' perché, in fondo, provava dispiacere per Saga. Avevano condiviso momenti importanti, portato sulle loro spalle l’onta del falso tradimento...avrebbe voluto vederlo sereno, proprio come era accaduto a lui e a Shura.

- Il punto è che con Shaka può mentire, fingere di essere chi vuole, dato che entrambi lo hanno sempre fatto...mentre con Mu non potrebbe mentire...dovrebbe gettare qualunque maschera... - Camus parlò lentamente, ponderando le parole - con Mu sarebbe costretto ad essere se stesso... -.

- Ed è un problema essere se stessi? - domandò Milo confuso.

- Sì...se sei il primo ad aver paura di guardarti dentro e scoprire che, in fondo, non sei migliore di come appari... -.

Milo guardò il suo partner meravigliato sia delle sue deduzioni che da ciò che aveva detto.

- Quindi pensi che Saga abbia, in un certo senso, paura di Mu? -.

Camus non rispose, limitandosi ad annuire con decisione.

- Però... - a questo punto Milo mise in movimento il suo cervello - questo non giustifica il suo comportamento...anche perché... - mise un indice sulle labbra pensando ad alta voce - io l’ho visto Cami...ho visto come Saga guarda Mu...credo che non se ne renda neanche conto... i suoi occhi parlano una lingua diversa da quella che esce dalle sue labbra...con lo sguardo lo contempla e con le parole lo allontana... - continuò Milo - ma poi... allontanarlo da cosa? -.

- Da se stesso... -.

- Perché?! -.

- Bella domanda... - concluse Camus fissando un punto indefinito di fronte a sé.

****

Con il solo asciugamano avvolto in vita, Saga uscì dalla sua stanza in direzione della cucina. Il bagno era stato tutto fuorché rilassante, tuttavia non avrebbe negato che avesse avuto anche dei risvolti molto piacevoli...a causa di questi, una sete improvvisa aveva reso la sua gola secca e bisognosa di un ristoro immediato, spingendolo a recarsi in cucina prima ancora di vestirsi. 

Il ristoro gli venne da una delle bibite fresche di Kanon, una di quelle che il suo gemello beveva per reintegrare i liquidi dopo ogni allenamento, e che lui aveva sempre snobbato considerandole inutili...beh, dovette ammettere che non erano poi così male...

Il liquido fresco accarezzò la sua gola portando sollievo, facendo sfuggire un gemito di soddisfazione dalle sue labbra. Decisamente quello che ci voleva...tuttavia, quel momento di piacere fu presto interrotto.

Evidentemente quella non era la giornata del riposo...

Sebbene desse le spalle alla porta, non fu difficile per il suo orecchio percepire il movimento di qualcuno che, proprio come lui, aveva appena varcato la soglia della cucina.

- Ciao Saguita...hai sete vedo... -.

Voltandosi infastidito trovò di fronte a sé l’espressione maliziosa di Kanon che, con un sopracciglio alzato, guardava la bevanda che aveva in mano.

- Ma come...non hai sempre detto che quelle bevande sono stupide? - domandò prima di dirigersi verso il frigorifero e prenderne una per sé.

Saga si limitò ad emettere un grugnito di fastidio, tuttavia, quando lo vide prendere una di quelle bevande, non poté evitare di provocarlo con la battuta che gli salì spontanea alle labbra.

- Non dirmi che il tè dell’Ariete non è stato di tuo gradimento... - disse in tono sarcastico.

- Mu... - lo tagliò Kanon guardandolo con espressione seria - il suo nome è Mu, non Ariete, come ti ostini a chiamarlo -.

- È la stessa cosa! - Saga ritrovò il suo solito tono secco.

- Ti sbagli...non è affatto la stessa cosa... - Kanon lo fissò negli occhi - vuoi continuare a mostrare un distacco e un’indifferenza che in realtà non provi affatto... -.

- Di che stai parlando? -.

- Poco fa ho incontrato il tuo fidanzato...o meglio ex fidanzato...era furioso! - Kanon rise leggermente - E quando gli ho chiesto cosa fosse accaduto mi ha detto di andare al diavolo e poi... - alzò gli occhi al cielo fingendo di pensare - ah...sì...di andare al diavolo e di portarti con me! - concluse ridendo.

- E questo cosa c’entra? - al contrario del suo gemello, Saga non rideva affatto. Soprattutto perché immaginava dove sarebbe andato a parare.

- C’entra Saguita...c’entra... - rispose Kanon squadrandolo dalla testa ai piedi e viceversa - perché lui è furioso, mentre tu sei di una calma impeccabile...anzi...direi che sembri quasi sollevato... -.

- Quindi? -.

- Perché vi siete lasciati? - Kanon lo incalzò.

Gli occhi di Saga si ridussero ad una fessura mentre rifletteva se fosse prudente mettere suo fratello al corrente di quanto accaduto, tuttavia, sapeva perfettamente quanto sarebbe stato difficile toglierselo di torno... quando Kanon voleva qualcosa poteva diventare particolarmente fastidioso. Più del solito.

- Perché avevo voglia di stare da solo e lui non ha gradito - furono le uniche parole di Saga. Nonché l’unica spiegazione che fosse disposto a concedergli, anche perché lui stesso non era in grado di darsene una migliore.

Dal canto suo, sentendo quelle parole, Kanon allungò sul volto un sorriso da lupo.

- Ah sì? Non avevi voglia di stare con lui? - gli fece eco in tono ironico - E come mai? Forse...pensavi a qualcuno? -.

- Non dire idiozie! - Saga lo interruppe bruscamente - Volevo solo stare da solo...è forse un reato? -.

- No, non è un reato, ma è molto strano... -.

- Perché?! -.

- Perché solo pochi minuti prima eri nel tempio dell’Ariete...è singolare la tua solitudine Saguita... -.

Per qualche frazione di secondo i gemelli si fronteggiarono studiandosi in silenzio, tuttavia, volendo evitare che suo fratello potesse trovare una sciocca giustificazione, Kanon riprese la parola riportando la conversazione alla domanda originaria. 

Il punto è che per quanta voglia avesse di aprire gli occhi a suo fratello, sapeva quanto poco saggio sarebbe stato premere il piede sull’acceleratore. C’erano cose che Saga doveva comprendere da solo...lui lo avrebbe aiutato, stando silenziosamente dalla sua parte, ma solo Saga poteva percorrere il viaggio che lo aspettava, e avrebbe dovuto trovare dentro di sé il coraggio per farlo.

- Comunque, tornando alla tua domanda...devo ammettere che...sì...il tè di Mu mi è piaciuto molto! Era delizioso...come tutto ciò che quelle belle mani toccano... - un leggero gemito accompagnò le parole allusive di Kanon.

Saga si accigliò. Le mani del tibetano...le aveva notate già quel pomeriggio...nonostante il duro lavoro della fucina sembravano morbide e delicate...inoltre, avevano fatto cose meravigliose nella sua fantasia solo qualche minuto prima...

Ovviamente, non era stato il solo a notarle, ed il fatto che anche suo fratello potesse fantasticare su quelle mani, o su chissà cosa, non fece altro che irritarlo.

- Allora come mai hai già sete? - lo provocò.

- È normale Saguita... - Kanon parlò con finta innocenza - dopo tutta quell’attività è normale avere sete... -.

La smorfia ironica sul volto di Saga morì trasformandosi in un’espressione seria, mentre i suoi occhi puntavano dritti in quelli di suo fratello.

Kanon poté vedere le narici del fratello allargarsi leggermente sotto il suo respiro e non era un buon segno...non era un bene continuare a provocarlo.

- Sai...parlando la gola si secca! - chiarì accompagnando alle parole una alzata di spalle.

Saga dovette fare uno sforzo enorme per evitare di mandare al diavolo Kanon. Nel tentativo di contenersi, portò due dita al ponte del naso cercando di calmarsi, rievocando lo stesso gesto che Mu aveva fatto il giorno prima nell’ufficio del Patriarca.

Dannazione! Ormai la sua mente lo portava sempre allo stesso punto, e stava cominciando a diventare stancante...da quando l’Ariete era entrato nella sua vita, o meglio, nella sua testa, dato che Saga non gli aveva permesso di farne parte né Mu lo aveva chiesto, tutto ciò che aveva fatto, o anche solo pensato, lo avevano irrimediabilmente portato ad avere innanzi agli occhi l’immagine del tibetano. 

Un’immagine bella, delicata, angelica, ma anche sensuale, passionale, provocante...

Accidenti...di nuovo!

Un sonoro sbuffo uscì dalle sue labbra...Saga, infastidito, voltò le spalle al suo gemello e, senza preoccuparsi di dargli alcuna spiegazione, uscì dalla cucina dirigendosi speditamente verso la sua stanza. 

Appoggiato al mobile della cucina, con le braccia e le gambe incrociate, Kanon scoppiò in una risata fragorosa, non curandosi che la sua ilarità raggiungesse le orecchie del fratello facendolo innervosire ancora di più. 

Mentre Saga sognava ad occhi aperti, si era divertito ad osservarlo, riuscendo ad indovinarne facilmente i pensieri...tuttavia, quando ebbe finito, di quella risata rimase unicamente un sorriso triste...

Trovandosi solo, Kanon prese un respiro profondo, espirando rumorosamente, sentendosi libero di abbandonare la sua solita aria istrionica per mostrare i suoi veri sentimenti. Preoccupazione e inquietudine.

Quello che attendeva Saga non sarebbe stato un viaggio facile, affatto...e poteva avere solo due epiloghi possibili...condurlo alla serenità e alla felicità, liberandolo finalmente dalle ombre del passato...o farlo sprofondare in un baratro senza fondo.

L’esito sarebbe dipeso dalla forza di Saga. Ma, soprattutto, dalla forza di Mu. 

Quanto grande poteva essere la clemenza del tibetano?

****

L’indomani mattina, Saga si alzò di buonora. A dire il vero non aveva dormito molto la notte precedente, ed il motivo era lo strano nervosismo che lo aveva costretto a tenere lo sguardo fisso sul soffitto concedendogli un po' di tregua solo a sbalzi.

Sì, si sentiva nervoso.

E non ne comprendeva la ragione.

Come tutte le mattine prese il suo amato caffè, augurandosi che quel piacere potesse lavare via un po' dell’ansia che provava, ma, purtroppo, neanche il suo oro nero fu in grado di dargli il conforto di cui aveva bisogno. E infatti non vi dedicò più tempo del necessario.

Tornato nella sua stanza cominciò a prepararsi con una certa cura, e solo quando si ritrovò a contemplare il suo guardaroba senza sapere cosa indossare, si rese conto di cosa stesse facendo...più che un uomo che si accinge a svolgere un compito sembrava un ragazzino al primo appuntamento...con un gesto di fastidio per i suoi stessi pensieri, prese la prima cosa che trovò, che si rivelò essere una delle sue tuniche da tempo libero; la indossò stringendo una fascia in vita e, dopo aver dato una rapida, nonché inutile, pettinata alla sua indomabile chioma blu, si diresse verso l’uscita del suo tempio diretto in un altro ben preciso.

Volutamente, ignorò il buongiorno che Kanon farfugliò ancora assonnato, quasi urtandolo nel corridoio.

Dopo il confronto della sera precedente non aveva alcuna voglia di parlare con suo fratello...le sue allusioni non gli erano piaciute per niente, al contrario...lo avevano solo reso ancora più nervoso di quanto già non fosse. Inoltre...perché accidenti aveva dovuto nominare le mani di Mu?!

Mancavano solo pochi minuti alle nove quando attraversò la casa del Toro. 

Come tutte le mattine, dopo aver fatto colazione, Aldebaran si trovava fuori dal suo tempio dedicandosi ad annaffiare le piantine che ne abbellivano l’atrio; alcune erano davvero rare ed erano regali di compleanno di Mu che, sfruttando la sua telecinesi, riusciva facilmente ad arrivare in posti impervi ed inospitali per fare quei doni graditi ad uno dei suoi più cari amici.

Quando vide Saga passare per il suo tempio, si limitò ad alzare un sopracciglio e a salutarlo con un cenno del capo. Segno che poteva passare.

Fortunatamente, stavolta il terzo guardiano aveva chiesto il permesso, evitando al Toro il fastidioso dovere di richiamarlo per la mancata richiesta...

Con discrezione, Aldebaran seguì con lo sguardo il passaggio del cavaliere dei Gemelli fino a quando la sua schiena fu visibile, scuotendo impercettibilmente il capo quando lo vide sparire in direzione del primo tempio.

Anche se tutti pensavano che il buon Aldebaran fosse calmo, pacifico e mansueto, e di certo lo era, la maggior parte degli ori ne sottovalutava l’intelligenza e l’arguzia...il Toro era socievole ma parlava il giusto, limitandosi ad esprimersi solo quando aveva qualcosa da dire...in linea di massima preferiva ascoltare ed osservare...

Dunque, gli era bastata un’occhiata per notare il nervosismo del terzo guardiano, ed essendo un così fine osservatore, non gli era stato difficile indovinarne la ragione. Né gli era stato difficile capire dove fosse diretto. Ovviamente entrambe le cose avevano un minimo comun denominatore...

Mancava solo un minuto alle nove quando Saga, all’ingresso del primo tempio, alzò il cosmo annunciando la propria presenza al padrone di casa. 

Saga era molto puntuale, sempre, ed essendo a conoscenza della sua precisione, Mu si fece trovare pronto, concedendogli immediatamente il passaggio.

Entrando nel tempio, Saga si rese conto di essere nervoso...anche più di prima. Più si addentrava, più velocemente il suo cuore batteva. 

Che diavolo stava succedendo?

A dire il vero si sentiva un po' spaesato...non conosceva quelle reazioni del suo corpo, non sapeva se fossero normali, né quanto potessero durare...

Senza darlo a vedere, prese diversi respiri profondi per calmare i battiti del suo cuore, e quando si trovò al cospetto del primo guardiano, mise sul suo volto la solita serietà facendo appello alla sua abituale freddezza.

- Buongiorno...Ariete... -.

Avrebbe tanto voluto che la sua voce suonasse come sempre...altezzosa, inespressiva, distaccata, rude...ma la verità era che, quando aveva guardato di fronte a sé, la sua volontà era venuta meno, facendola suonare insolitamente morbida.

Insolitamente per un uomo come lui.

Seduto al tavolo del soggiorno, Mu era concentrato nella lettura. Approfittando dell’attesa del suo compagno, stava riordinando gli appunti già raccolti. 

Avrebbe dovuto essere un lavoro d’archivio eppure...anche solo rileggendo i racconti di Deathmask e Aphrodite non aveva potuto evitare il dispiacere nel ricordare l’imbarazzo, nonché il dolore, che aveva percepito da parte dei due compagni d’armi nel rivangare quelle vecchie storie. Sia i Pesci che il Cancro avevano i loro torti, tanti...ma avevano anche pagato l’onta del disonore e del tradimento, talvolta forse ingiustamente...come tutti avevano avuto una nuova opportunità di vivere, e nessuno, se non la dea, poteva permettersi di giudicarne l’operato. 

Questo gli aveva riportato alla mente l’immagine di Saga...anche lui aveva pagato la vergogna del tradimento...anche lui era tra quelli che avevano preso sulle proprie spalle pesi troppo gravosi...

Aveva chiuso gli occhi nel tentativo di assorbire i suoi stessi pensieri, ritrovandosi ad aprirli subito dopo, quando aveva sentito un cosmo ben noto annunciarsi all’ingresso in tutta la sua potenza. Sospirò, cominciando a raccogliere con cura i fogli sparsi sul tavolo.

E così lo trovò Saga, entrando nel soggiorno e fermandosi ad osservarlo senza neanche rendersene conto. 

I capelli raccolti sulla sommità del capo gli davano un aspetto aggraziato, mettendo in risalto il viso, bello e delicato, il collo pallido e le spalle che si intravedevano dalla scollatura della tunica. Come Saga, anche Mu aveva scelto quel capo.

Sotto il tavolo erano chiaramente visibili le belle gambe del tibetano...lunghe...affusolate...pallide...lisce...

La distanza che li divideva permise a Saga di deglutire a secco senza darlo a vedere.

- Buongiorno Saga - la voce di Mu suonò dolce come sempre mentre alzava lo sguardo per incontrare gli occhi del terzo guardiano - Accomodati... - disse invitandolo.

Rispondendo positivamente, Saga fece per sedersi su una delle sedie accanto al lemuriano, quando Mu lo precedette dissuadendolo e facendogli cenno con una mano di sedersi di fronte. 

Cosa che, naturalmente, lo fece accigliare.

- Hai paura che ti faccia qualcosa...Ariete? - lo provocò infastidito. Non gli piaceva pensare che Mu preferisse tenerlo lontano.

Ma Mu fece un leggero sorriso scuotendo negativamente il capo.

- No.…affatto...è solo che...credo che il mio odore ti dia un po' fastidio...ecco tutto... - disse alzando le spalle.

Saga seguì l’invito di Mu, sedendosi di fronte a lui e perdendosi per un attimo nei suoi pensieri.

Fastidio? Fastidio?! Se solo sapesse che il suo odore mi fa impazzire in tutti i modi possibili e immaginabili...

Ed in effetti era così...anche perché, per una strana ragione che non avrebbe saputo spiegare, quel profumo che fino a poche ore prima gli aveva procurato fitte lancinanti, ora appagava i suoi sensi lasciandolo piacevolmente stordito. Facendogli dimenticare persino di domandarsi come facesse il tibetano ad essere a conoscenza di quel particolare...

- Posso offrirti un tè? - domandò Mu da buon padrone di casa riportandolo alla realtà.

A dire il vero lo aveva chiesto più per cortesia che non perché si aspettasse una risposta affermativa, ed è per questa ragione che, quando invece questa arrivò alle sue orecchie, la sua reazione fu di totale stupore.

Dentro di sé, Saga fu compiaciuto di vedere la sorpresa sul volto del primo guardiano. Non sapeva perché, ma gli piaceva terribilmente destabilizzarlo, portarlo fuori dalla sua zona di sicurezza...e gli piaceva vedere quei grandi occhi verdi guardarlo meravigliati.

Per questo motivo aveva accettato quell’invito che, ne era certo, fosse stato dettato solo dalla cortesia di un buon padrone di casa.

Ad essere onesti era anche curioso di assaggiare quello che ormai sembrava essere diventato una celebrità all’interno del Santuario...il famoso tè dell’Ariete...

Fece una leggera smorfia ricordando i commenti di Deathmask ma, soprattutto, la sfacciataggine di Kanon, al quale, ne era certo, del tè non importasse un accidente...

Mu impiegò qualche secondo per elaborare quella strana risposta affermativa, domandandosi sinceramente se si trattasse di una presa in giro ma, trascorsi alcuni istanti senza vedere segni di scherno sul volto di Saga, si alzò prontamente, lasciando il suo posto per dirigersi verso la cucina.

Senza perderlo di vista nemmeno per un momento, Saga approfittò di quella mossa per guardare Mu con più attenzione.

La tunica che portava, nella sua semplicità, gli stava divinamente, segnando con discrezione la vita sottile e mettendo in evidenza le belle gambe del tibetano. Di nuovo la vista della pelle di Mu lo attrasse magneticamente, provocandogli un brivido al solo pensiero di poterla toccare...o magari sentirne la consistenza con le sue labbra...

Inconsciamente si morse il labbro inferiore.

Dal punto in cui era seduto riusciva agevolmente a sbirciare ciò che accadeva in cucina...Mu si muoveva sicuro mentre preparava la bevanda da offrire al suo ospite...i gesti erano fermi, sicuri e calmi al tempo stesso, e i suoni che provenivano da quell’angolo del tempio suscitavano in Saga una insolita sensazione di conforto.

Una sola parola balenò nella sua mente. Casa.

Per quanto assurdo potesse sembrare, dato che la sua dimora era situata solo ad un paio di templi di distanza, il calore che in quel momento gli scaldava il petto era molto simile al benessere che si prova tornando a casa dopo tanto tempo.

Quando Mu ricomparve in soggiorno portando un vassoio con il tè, Saga continuò a guardare i suoi movimenti ipnotizzato, e nel momento in cui gli porse la tazza di porcellana sfiorò volontariamente la sua mano, facendolo sussultare sorpreso.

Mu non si aspettava quel contatto. Anche se era durato un attimo ed era stato solo uno sfioramento, era stato sufficiente per farlo arrossire imbarazzato. Cercò di nascondere la sua reazione abbassando leggermente il capo ed evitando lo sguardo di Saga, ma fu inutile...dentro di sé Saga sorrise divertito. E compiaciuto. Gli piacevano molto quelle reazioni...

Portando la tazza alle labbra, chiuse gli occhi notando subito come l’odore del tè fosse piacevolmente allettante, e quando lo assaggiò prendendone un piccolo sorso, dovette ammettere, suo malgrado, che fosse dannatamente buono.

- Cannella... - disse tra sé e quando riaprì le palpebre vide il primo guardiano annuire sorridendo.

- Più altre piante che crescono intorno alla torre del Jamir - precisò Mu con la sua voce gentile.

Gli istanti successivi furono di totale silenzio, con Saga che, sorbendo lentamente il suo tè, continuava a fissare intensamente Mu, il quale, a sua volta, si accingeva a prendere il suo posto per iniziare a lavorare.

- Dunque... - Mu cominciò a raccogliere i fogli mentre fingeva di ignorare lo sguardo dei Gemelli - da dove vorresti... -.

- Hai saputo cosa è accaduto? - lo tagliò Saga.

Mu lo guardò sorpreso, per il modo brusco in cui lo aveva interrotto, ma, soprattutto, perché non si aspettava quella domanda.

Ovviamente lo sapeva. La Vergine aveva fatto un tale scandalo il giorno precedente che probabilmente anche le rocce di Capo Sunion erano al corrente della fine della relazione con Saga...

Tuttavia, l’unico sentimento che quella notizia aveva suscitato in lui era stato di preoccupazione. Indipendentemente da come erano andate le cose...indipendentemente dal fatto che Saga non meritasse il suo amore...pensare che colui che amava potesse soffrire gli faceva male. Mu avrebbe voluto solo il bene di Saga, anche se ciò significava saperlo accanto ad un’altra persona.

Il tibetano non rispose, limitandosi ad annuire appena.

- E cosa ne pensi? -.

Quella domanda lo spiazzò ancor di più. Anche perché...cosa avrebbe dovuto pensare?

Mu non si era mai intromesso nella vita altrui, lo riteneva sciocco e profondamente irrispettoso... e non sarebbe stato di certo il suo sentimento per il gemello a fargli cambiare idea.

- Non penso nulla - la voce suonò calma e distaccata - sono affari vostri - e mentre parlava, notò il terzo guardiano poggiare la tazza vuota sul piattino.

Intravedendo in quel gesto la possibilità di divincolarsi dalla scomoda conversazione, si alzò nuovamente per raccogliere la porcellana e portarla in cucina. I suoi movimenti mostravano la solita calma, che contrastava nettamente con i sentimenti che si agitavano nel suo petto.

Con quale coraggio Saga lo interrogava?! Come se gli fosse mai importato qualcosa del suo parere... 

Dopo aver lasciato i pezzi nel lavandino, prese un respiro profondo prima di girarsi e tornare al suo posto, tuttavia, quando si voltò, trovò un corpo imponente a bloccargli il passaggio...i begli occhi viridiani lo guardavano come se volessero passarlo da parte a parte.

Mu trasalì sorpreso di trovarsi intrappolato tra la cucina e Saga, tuttavia, per quanto quella vicinanza lo imbarazzasse e cercasse mentalmente una via di fuga, mantenne gli occhi fissi in quelli del greco non muovendoli di un millimetro. 

Cosa che a Saga piacque terribilmente. Non avrebbe saputo spiegare perché, ma quel modo particolare che l’Ariete aveva di sfidarlo, non arretrando mai e sostenendo il suo sguardo con quei bellissimi occhi color smeraldo, scioglievano qualcosa all’altezza del suo petto sprigionando un piacevolissimo calore.

Saga non ricordava a quando risalisse l’ultima volta in cui ebbe voglia di ridere, ma lì, in quel momento, se non fosse stato certo che Mu lo avrebbe preso per matto, avrebbe riso...di cuore e di gioia...perché ne aveva una voglia incredibile...

Intuendo le intenzioni di fuga del tibetano, Saga si avvicinò ancora di più.

- Non hai risposto alla mia domanda...cosa ne pensi? -.

- Te l’ho già detto... - disse Mu cercando con gli occhi uno spiraglio per fuggire.

- La notizia non ti ha rallegrato...nemmeno un po'? - lo provocò.

- No -.

- Perché menti? - la voce di Saga suonò stranamente morbida. E dannatamente rauca.

- Non sto mentendo - Mu lo fissò nuovamente negli occhi - per quanto ti possa sembrare strano - rimarcò l’ultima parola - vorrei che tu fossi sereno...vorrei... - le ultime parole uscirono più come un sussurro - che tu fossi felice... -.

Diversi sentimenti si agitarono nel petto di Saga. Non era abituato a quelle emozioni, soprattutto perché non sentiva menzogna né malizia provenire dalla voce dolce di Mu. Con sforzo enorme, ricacciò indietro le lacrime che insistevano per uscire dai suoi occhi.

Il tempo sembrava essersi fermato mentre ognuno di loro poteva sentire il respiro dell’altro colpire dolcemente il proprio e mescolarsi in un suono silenzioso.

Con lo sguardo, Saga accarezzò i lineamenti delicati del viso del tibetano. Possibile che non avesse mai notato una bellezza così aggraziata?

Dopo essersi soffermato a lungo sui lineamenti sottili della sua pelle delicata, fantasticando sulla consistenza, fu quando arrivò alle sue labbra che si perse del tutto.

Così...perfette...

Mu sentì il sangue scorrere nelle vene più velocemente...Saga era così vicino...con i sensi acuiti dalla distanza ridotta e dal silenzio poteva sentire l’odore della sua pelle...deciso e morbido al tempo stesso...

Per un momento chiuse gli occhi nel tentativo di calmare il respiro ed i battiti, temendo che da un momento all’altro il cuore potesse uscirgli dal petto o peggio...arrivare alle orecchie di chi gli stava di fronte rendendo vana ogni resistenza che stava cercando di interporre con lui.

Riaprendoli, si rese conto di quanto Saga fosse vicino e di come sembrasse scrutare ogni centimetro del suo viso...tuttavia, un campanello d’allarme cominciò a suonare pericolosamente nella sua mente, facendolo tornare in sé.

- No.…non sarò mai un sostituto...né di Shaka né di nessun altro! - le parole uscirono senza che potesse controllarle, e approfittando del fatto che Saga sembrasse perso, sgattaiolò dall’angolo nel quale il corpo del greco lo aveva rinchiuso per tornare frettolosamente a sedersi al suo posto.

Avrebbe preferito trascorrere l’eternità da solo piuttosto che dividere la sua vita con qualcuno che non lo amava davvero!

Per un momento Saga rimase immobile...le mani appoggiate al lavandino, fissava la ceramica senza vederla davvero. Un sorriso vero, rarissimo da vedere sulle sue labbra, adornava il suo bel volto.

Mu era lontanissimo dalla realtà...Shaka era l’ultimo dei suoi pensieri. Tuttavia, non poteva negare come quella breve scenata di gelosia avesse acceso qualcosa dentro di lui.

Di nuovo, provò quella insolita sensazione di essere vivo, e gli piacque terribilmente.

Senza alcuna fretta, si staccò dal lavandino per tornare a sedersi al posto che il tibetano gli aveva assegnato, e nel mentre, i suoi occhi non abbandonarono per un istante la figura elegante del primo guardiano. Ora più che mai la sua intenzione era quella di provocarlo, farlo uscire dalle sue linee, stuzzicare le sue rare reazioni istintive...

Doveva ammetterlo. Mu era calmo, paziente e aveva un’empatia invidiabile. Ma nonostante queste qualità ne facessero una persona amabile, era terribilmente difficile domarlo. Al contrario, era l’Ariete che con la sua grazia sembrava essere in grado di avviluppare gli altri in fili invisibili ed infrangibili...

Scosse impercettibilmente la testa. Non poteva succedere, non di certo a lui...

Quando vide Mu preparare ordinatamente carta e penna, focalizzò nuovamente l’attenzione sul loro lavoro, sorridendo tra sé per la meticolosità dell’Ariete...così simile alla sua...tuttavia, prima di lasciare da parte le sue riflessioni, un pensiero gli attraversò la mente, riportandolo a qualche istante prima, e lasciandolo sinceramente perplesso.

Era stato così vicino a Mu da poterne percepire ogni sfumatura...le sue narici erano state delicatamente conquistate dal tenue profumo del gelsomino e, se il tibetano non fosse scappato, era certo che avrebbe puntato alla fonte...il suo collo pallido e delicato...per averne di più...

E non gli aveva fatto male.

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Capitolo 4
*** Non è ancora il momento ***


Prima di iniziare con il nuovo capitolo ci tengo a dire...grazie!

Grazie a tutti coloro che stanno leggendo questa storia, e un ringraziamento speciale a chi ha dedicato un po' del suo tempo per farmi conoscere le sue impressioni e...perché no?...anche consigli!
Il capitolo che segue è più breve del precedente, che, forse, è risultato un po' lunghetto; evidentemente mi sono fatta prendere la mano, tarandolo sui miei gusti, che vorrebbero capitoli lunghi non in base alle pagine, ma alle settimane! ;-)

Grazie ancora per il vostro tempo che, oltre a “non aspettare”, è sempre prezioso...
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Era già passata qualche ora ed i ricordi che Saga riportava man mano alla sua memoria diventavano parole scritte su fogli bianchi dalle mani delicate e veloci di Mu.

- Ed è stato così che l’ho ucciso...anche se era il Patriarca...anche se si era preso cura di me e Kanon quando non avevamo nessuno al mondo a cui importasse di noi... -.

Sforzandosi di non mostrare alcuna emozione, la voce imponente di Saga riecheggiava tra le ampie volte del tempio dell’Ariete, scontrandosi contro le massicce pietre secolari ed infrangendosi, silenziose, contro la loro immutabilità.

- Cosa hai provato in quel momento? Voglio dire...eri parzialmente cosciente, oppure non sentivi nulla? - con la sua tipica delicatezza, Mu tentava di aiutare Saga a sbrogliare la complessa matassa che erano i suoi ricordi quando il demone dentro di lui aveva preso il sopravvento sulla sua volontà...o meglio...aveva preso il sopravvento su tutti...

- È strano...a dire il vero... - Saga muoveva gli occhi mentre tentava di ricordare, ma, soprattutto, di spiegarsi - Era come se...una parte del mio cervello tentasse di impedirlo, ma era debole, molto debole...mentre un’altra, che odiavo, volesse solo proseguire in quella spirale di morte... -.

- Deve essere terribile - Mu parlò tra sé - sentirsi una marionetta nelle proprie mani... -.

Saga lo guardò sorpreso. Lui stesso non avrebbe saputo spiegarlo meglio di come quella breve frase avesse appena fatto.

Una marionetta...un burattino...niente di più, niente di meno che una bambola priva di volontà la cui inerzia era spezzata solo dalle abili mani di quel demone che ne teneva magistralmente le fila...

Tuttavia, non aveva mai tollerato la pietà nei suoi confronti, e non avrebbe di certo cominciato oggi...inoltre, anche se non lo avrebbe mai ammesso, era anche interessato a capire come vedesse le cose il tibetano. Quindi fece ciò che gli riusciva meglio fare...provocarlo.

- È stato così che ti ho reso orfano - apparentemente quella frase uscì senza alcuna emozione - e dopo essermi rivolto contro Atena ed aver fatto uccidere Aiolos, ti ho costretto a scappare dal Santuario e a vivere con il sospetto del tradimento... - lo provocò in attesa di osservare la sua reazione.

Mu smise momentaneamente di scrivere. Con gli occhi bassi sui fiumi di parole che aveva già fissato sulla carta, non le guardava davvero, sembrando piuttosto perdersi nei suoi ricordi.

Saga si aspettava un rimprovero, un biasimo...se non altro per il modo rude con il quale si era espresso. Ed è per questo che quasi gli cadde la mascella quando vide un leggero sorriso sul volto del tibetano.

- Non tutti i mali vengono per nuocere - furono le laconiche parole di Mu prima di tornare a scrivere. E che lasciarono Saga di stucco.

No.…non poteva essere vero. Mu gli stava dicendo che, in fin dei conti, le cose non erano andate poi tanto male...

Perché...perché Mu lo stava giustificando? Perché lo stava difendendo?! 

Non lo merito.

- Di che diavolo stai parlando Ariete?! - quando Saga uscì dalla confusione nella quale lo avevano gettato le parole di Mu, non riuscì a controllare il tono con il quale parlò - Mi stai forse dicendo che non ti importa che abbia ucciso la persona che si prendeva cura di te? Che non ti importa di essere stato emarginato a lungo a causa mia? Che non ti interessa tutto quello che ho fatto? Perché mi difendi...perché non riesci a vedere che razza di mostro sono?! -.

Per istanti che nessuno dei presenti avrebbe potuto quantificare, gli unici suoni presenti nella prima casa furono gli echi delle urla di Saga, che dopo aver risuonato sempre più debolmente tra le imponenti mura del primo tempio, andarono a morire nella calma che naturalmente consegue ad uno sfogo di quella portata.

Il silenzio che seguì mise Saga in allerta. Il respiro accelerato mentre i suoi occhi erano ancora fissi sulla testa bassa di Mu, gli fece capire che, con tutta probabilità, la sua reazione era stata completamente fuori luogo. 

E allora rifletté.

Mu fino a quel momento era stato gentile, non gli aveva fatto pesare nulla, lo aveva accolto nella propria casa nonostante le sue prese in giro...e sebbene avesse rievocato ricordi che, ne era certo, lo avessero fatto soffrire, aveva cercato di alleviargli la pena.

E lui lo aveva ripagato provocandolo ed urlandogli contro. Nel suo tempio. 

Sapeva quanto fastidio provasse Mu per quel tipo di atteggiamenti...era una persona discreta, cercava di dare ai compagni i minori fastidi possibili, non era mai stato invadente con la vita altrui...

Per un momento, avrebbe voluto essersi morso la lingua prima di parlare, ma quando realizzò quel pensiero, si stupì di se stesso. 

Quando accidenti gli era interessato urtare la sensibilità altrui?!

Tuttavia, prima che potesse analizzare le sue azioni, i grandi occhi di Mu si posarono su di lui guardandolo in modo indecifrabile.

In un attimo, il terzo guardiano smise di interrogarsi tendendo inconsapevolmente i nervi, in attesa di una qualunque reazione da parte dell’Ariete.

- Hai mai conosciuto qualcuno che sappia leggere le stelle meglio di Shion? - domandò Mu non distogliendo lo sguardo dagli occhi di Saga neanche per muovere le palpebre.

In prima battuta Saga rimase perplesso. Si aspettava di essere cacciato per la sua maleducazione, o quantomeno ripreso, ma, come ormai stava diventando d’abitudine, Mu lo aveva spiazzato con qualcosa che, almeno per lui, non aveva nulla a che vedere con la questione. Tuttavia, sapendo che l’Ariete difficilmente parlava a vanvera, accettò di seguire il filo dei suoi pensieri.

Sebbene in quel momento si sentisse nudo sotto gli occhi di Mu, resse il suo sguardo limitandosi a negare con il capo senza proferire parola. Dandogli così la possibilità di spiegarsi.

- Saga... - la sua voce uscì con un tono talmente dolce da impressionare chi aveva di fronte - sei uno dei più potenti cavalieri di tutti i tempi...lo sei sempre stato...tuttavia... - Mu prese un momento per soppesare le parole - credi davvero che Shion, un cavaliere d’oro, uno dei reduci della penultima guerra santa, un fabbro celeste, il Patriarca...si sarebbe fatto cogliere impreparato da un ragazzo di quattordici anni? -.

Nei secondi di silenzio che seguirono, Saga si mostrò sorpreso, attutendo il colpo mentre la sua mente elaborava le parole di Mu.

In tutta onestà, quella era una domanda che in tanti anni non si era mai posto.

Aveva sempre pensato di essere riuscito a sopraffare facilmente Shion a causa dell’età avanzata di quest’ultimo...d’altronde, all’epoca dei fatti l’ex cavaliere dell’Ariete aveva già 243 anni, e Saga aveva immaginato che non avesse potuto difendersi dall’irruenza e dalla forza con le quali il suo demone lo aveva attaccato. Onestamente non si era interrogato più di tanto sulla questione, ritenendola di semplice spiegazione.

Tuttavia, Mu sembrava pensarla diversamente, dandogli una nuova chiave di lettura degli eventi. E questo inevitabilmente accese la sua curiosità.

- Che intendi dire Ariete? Che Shion si è fatto uccidere volontariamente? - provò ad infastidirlo con una smorfia di scherno - Forse si era stancato di vivere così a lungo? - e nonostante l’intenzione fosse quella di essere ironico, la voce tradì il suo interesse. Saga era davvero curioso di ciò che Mu aveva detto.

- Non sto dicendo questo...sto dicendo altro - Mu fece scivolare nel vuoto la provocazione di Saga, mantenendo il suo tono morbido - e cioè che Shion sapeva quello che sarebbe accaduto...lo aveva letto nelle stelle molto tempo prima, accettando che tutto si compisse per come era stato destinato - vide Saga guardarlo sorpreso - Ti sei mai chiesto perché a sette anni fossi già un cavaliere d’oro? Perché i miei allenamenti come cavaliere e come fabbro ad un certo punto si fossero intensificati? - per un momento tornò indietro con la memoria - Non sei stato tu stesso a raccogliermi più di una volta svenuto a causa del sangue versato per riparare le armature perché ero ancora inesperto? -.

- Perché non aveva tempo... - Saga sussurrò tra sé spostando nel vuoto lo sguardo incredulo, prima di riportarlo sul lemuriano e scontrarsi con le sue belle iridi smeraldo. 

Per un momento rimase ipnotizzato dall’espressione dolce e comprensiva che vide rivolta verso di sé, e senza poter controllare i suoi pensieri, si chiese perché uno come lui meritasse l’affetto di una persona come Mu.

Sapeva che Mu era speciale, lo era sempre stato...fin da quando era solo un bambino la spiccata sensibilità del tibetano gli aveva fatto immaginare che, oltre che un valoroso cavaliere, sarebbe diventato un grande uomo. La sua attenzione ai dettagli, la gentilezza ed il rispetto che mostrava nei confronti di tutti, da coloro che occupavano le cariche più alte nel Santuario, ai suoi compagni, agli inservienti...c’era una nobiltà innata in lui che, lungi dall’essere fastidiosa, lo rendeva solo più amabile. 

Anche se...e qui Saga fece un leggero sorriso riportando alla memoria quei ricordi...non tutto era idilliaco. Il piccolo Mu aveva un livello di testardaggine insolito per la sua età, oltreché una certa tendenza ad essere permaloso...ricordava perfettamente quanto poco saggio fosse stuzzicarlo ad oltranza...

E lo era ancora. La soglia di tolleranza di Mu era alta, ma una volta superata, l’Ariete non aveva remore a mostrare la sua natura...

Nel frattempo, Mu guardava Saga sentendo un macigno sul petto...perché insisteva a caricare sulle sue spalle il peso del mondo? Cosa lo spingeva a torturarsi inutilmente?

Nonostante la sua espressione comprensiva, il lemuriano sentiva il suo cuore spezzarsi al dolore che Saga cercava di nascondere, ma che traspariva dalle parole sprezzanti che rivolgeva nei confronti di se stesso. Mostro...così si era definito...

Mu aveva finto di ignorare le sue parole ma gli avevano fatto male, attraversandogli il petto con la forza di una lama.

Aveva visto Saga pagare per tutte le sue colpe, prendendo su di sé anche quelle che non meritava, e per lui non sarebbe mai stato un mostro. Per lui era solo l’uomo che amava...e così sarebbe sempre stato, a costo di portare da solo il peso di quel sentimento inevitabilmente forte ed inesorabilmente doloroso.

- Non sto dicendo che sei esente da colpe Saga... - la voce morbida di Mu arrivò alle orecchie del Gemello riportandolo alla realtà - ma che non ha senso caricarti anche di quelle che non ti appartengono -.

- Perché? - il tono incrinato della sua voce tradiva ciò che stava provando - Perché mi dici queste cose? Se è per consolarmi, ti avverto che... -.

- Non ti sto consolando - lo interruppe Mu - ti sto solo dicendo la verità...sei stato parte del destino e hai svolto il tuo ruolo, come ha fatto ognuno di noi, nel bene e nel male... -.

Senza aggiungere altro, i due cavalieri si guardarono negli occhi.

Non c’era ombra di menzogna, né di dubbio, nelle sfere limpide di Mu, e questo provocò in Saga emozioni contrastanti...speranza, perché per la prima volta in tutto quel tempo in cui si era considerato niente di più che un misero traditore, c’era la possibilità che le cose non stessero come aveva sempre pensato...che forse, forse, poteva illudersi di essere migliore di come si era sempre visto…

Ma anche una paura folle...paura di non sapere come vivere una vita in cui il peso delle colpe non gravasse sul suo cuore come un macigno...paura di non sapere come svegliarsi ogni mattina senza pensare a come redimere la sua persona agli occhi degli altri...

Paura di non saper affrontare una vita senza senso di colpa.

E Mu vide tutto questo...nello sguardo perso dei bellissimi occhi del greco vide lo smarrimento di non saper sostenere un’esistenza che non conosceva. Infatti, per quanto male gli facesse, Saga aveva già pianificato di vivere la sua vita all’ombra del dolore, lottando contro di esso e nutrendosene al tempo stesso per alimentare le sue colpe. 

Tuttavia, per quanto quei sentimenti negativi occupassero un grande spazio nella mente e nel cuore di Saga, Mu lo vide...sebbene fosse relegato nel fondo del suo sguardo turbato, il desiderio che le parole ascoltate fossero vere, illuminava gli occhi di Saga di speranza...quella che non aveva più visto da tanti, troppi, anni.

In quel momento, Mu si costrinse pragmaticamente ad uscire dai suoi pensieri. Temeva infatti che, rendendosi conto di essersi scoperto imprudentemente, da un momento all’altro, Saga potesse rinchiudersi nel suo guscio corazzato di spavalderia e sofferenza mettendo fine a quello che avrebbe potuto considerare un attimo di vulnerabilità. 

Doveva insistere. Ora o mai più. 

- Tutti abbiamo sbagliato Saga...nessuno di noi è esente da colpe... -.

- Ah sì? - gli fece eco Saga con un sorriso amaro - E di quali colpe ti saresti macchiato tu? -.

- Avrei potuto lottare per farti tornare... - Mu si morse la lingua rendendosi conto di ciò che stava per dire, correggendosi all’ultimo secondo - ...indietro...avrei potuto lottare per farti tornare indietro... -.

Saga si accigliò. Aveva notato l’esitazione di Mu...sebbene fosse sconcertato dalla piega che aveva preso quel confronto lo sapeva...c’era qualcosa che Mu non gli diceva...lo sentiva...tuttavia il tibetano non gli dette molto spazio per interrogarsi, cosicché Saga relegò quel particolare in un angolo della sua mente. Ma non cancellandolo affatto.

- Tutti abbiamo dovuto fare uno sforzo enorme per tornare alla nostra quotidianità - la voce dolce di Mu lo riportò alla discussione - Credi che sia stato facile per Shura e Camus cominciare una nuova vita con coloro ai quali avevano fatto tanto male? Come credi che affrontino le loro colpe Aphrodite e Deathmask, se non sperando che ogni giorno vada sempre meglio? - prese una breve pausa affinché Saga assimilasse le sue parole - Non passa giorno senza che Milo pensi al disastro provocato sull’isola di Andromeda...Aiolia e Aldebaran si sentono responsabili di molte delle azioni commesse negli anni in cui reggevi il Santuario, perché non hanno fatto nulla per opporsi...e persino Aiolos non riesce a comprendere come abbia potuto ignorare i segnali che qualcosa non andava... -.

Volutamente omise il nome di Shaka. E la ragione era che non poteva nominarlo, perché in Shaka non aveva mai percepito ombra di pentimento.

Ad onor del vero, non pensava che l’indiano fosse una cattiva persona. Avevano anche lottato fianco a fianco più volte, arrivando a provare una totale sintonia in battaglia, tuttavia, c’era qualcosa in cui Shaka difettava completamente...qualcosa che lo rendeva un perfetto cavaliere ed un mediocre essere umano. La sua immensa arroganza. Che era anche il suo più grande limite, perché Shaka non aveva mai compreso che le sue eccezionali qualità dovessero essere messe al servizio di tutti, e non rivolte a nutrire un ego che aveva solo finito per fagocitare ogni traccia di umanità dentro di lui.

Ovviamente quella dimenticanza non passò inosservata a Saga.

- Non hai detto nulla su Shaka... - gli fece notare, anche se, stavolta, senza malizia.

- Perché non lo conosco abbastanza... - fu la laconica risposta di Mu - forse su questo dovresti interrogare te stesso -.

Impercettibile...minuscola...chiunque altro non avrebbe colto la sfumatura nella voce morbida di Mu. Ma Saga non era chiunque...

E conosceva perfettamente il modo sottile e affilato con cui Mu esternava ciò che lo infastidiva.

Gelosia. 

Il terzo guardiano sorrise a quella reazione apparentemente normale, ma chiaramente irritata agli occhi di chi conosceva il montone...per qualche ragione, quella piccola dimostrazione gli fece venire voglia di avvicinarsi a Mu, tuttavia, decise saggiamente di non muoversi.

Non era ancora arrivato il momento. 

E così trascorse quella prima giornata di lavoro, nella quale i due cavalieri si concessero solo una veloce pausa per il pranzo, nei rispettivi templi, prima di ricominciare a mettere ordine tra gli eventi accaduti al Santuario durante i lunghi anni di patriarcato del terzo guardiano.

Era quasi ora di cena, quando Saga, infine, tornò nella propria casa. 

Passando oltre l’ingresso ed infilando il corridoio che portava alla parte privata del tempio, si fermò davanti alla porta della cucina. Vide Kanon affettare delle verdure mentre, al tempo stesso, teneva sotto controllo una pentola che bolliva sul fuoco.

- Ciao Saguita...dammi un quarto d’ora...un quarto d’ora e la cena è pronta! - disse con il suo abituale tono vivace, avendo percepito la presenza del gemello nella stanza.

Saga non rispose, limitandosi ad osservare suo fratello districarsi abilmente tra i fornelli, mentre la sua mente vagava oltre i confini della loro casa.

Dovette riconoscerlo. Kanon era energico, deciso, forte...sebbene portasse colpe simili o peggiori delle sue, sembrava essere riuscito a perdonarsi e ad andare oltre. Ed i compagni d’armi sembravano apprezzare il suo modo di fare, non imputandogli nulla del suo passato, né portandogli rancore.

Per un attimo pensò che la cosa più naturale, per il primo cavaliere, sarebbe stata quella di innamorarsi di Kanon, una versione ben più smagliante ed empatica di se stesso...tuttavia, il fastidio che quell’osservazione generò fino allo strato più superficiale della sua pelle, rese quel pensiero molto breve, facendolo durare la frazione di secondo necessaria a ricacciarlo da dove era venuto.

Saga sospirò.

Ormai aveva deciso di rinunciare a capire. Di una cosa era certo...non aveva più il controllo delle sue emozioni. E la cosa davvero strana era che non si sentiva così bene da tanto tempo...

Di spalle, impegnato nella preparazione del cibo, Kanon sorrideva maliziosamente, sapendo che suo fratello non poteva vederlo.

Ci aveva visto giusto, ne era certo...il fatto che, rincasando, Saga non avesse emesso i soliti grugniti o non l’avesse rimproverato per qualcosa, era un chiaro segnale del fatto che, in un modo o nell’altro, la vicinanza di Mu stesse sortendo su di lui gli effetti che sperava.

Chiuse gli occhi e strizzò le palpebre, augurandosi, dal profondo del suo cuore, che la pazienza dell’Ariete potesse reggere l’inflessibilità del suo gemello...

****

Siberia del Nord, al limite del Circolo Polare Artico.

- Signore...purtroppo portiamo brutte notizie... -.

Nella sala principale del palazzo, un uomo anziano, seduto sul suo scranno, si passò stancamente una mano sul volto. Temeva l’esito della missione, tuttavia, era conscio sin dall’inizio delle scarse probabilità che potesse portare buoni risultati.

- Dimmi...Einar... - la voce suonò gravemente tra le gelide pareti del palazzo.

- Abbiamo riportato i corpi dei ragazzi alle loro famiglie - disse dolorosamente il capo della spedizione - Non c’è nulla da esaminare, nulla da ispezionare...le modalità sono sempre le stesse... -.

Trascorsero lunghi minuti di silenzio, durante i quali i presenti si presero il loro tempo per elaborare la triste notizia, prima che il capo della missione, l’uomo di nome Einar, tornasse a parlare.

- Signore... - richiamò l’attenzione dell’anziano, che stava ancora versando copiose lacrime per la sorte dei ragazzi che aveva visto crescere, e che vedeva scomparire giorno dopo giorno senza poter fare nulla.

- Signore...credo che sia arrivato il momento di chiedere aiuto...da soli non siamo più in grado di proteggere la nostra gente...-.

Il più anziano si alzò, dirigendosi a passo lento verso una delle grandi finestre, oltre la quale la luce della luna riverberava il suo pallore sulla terra ghiacciata rimandando l’immagine di una distesa brillante. Un paesaggio incantevole, che avrebbe potuto apprezzare se il suo cuore non fosse stato afflitto dal dispiacere.

Sospirò, abbassando le palpebre e creando, con il suo respiro, un piccolo alone in un angolo del vetro.

- Sì, hai ragione...spero che Shion possa darci una mano, o saremo presto condannati all’estinzione... -.

****

Era passata da poco la mezzanotte quando Saga si distese nel suo letto. L’indomani lo avrebbe atteso un’altra giornata di lavoro con l’Ariete, e questo, lungi dal dargli fastidio, gli rendeva difficile riuscire a prendere sonno.

Le parole di Mu sfilavano davanti ai suoi occhi, rimbombandogli nelle orecchie e scendendo fino al petto, dove irradiavano una insolita e piacevole pace.

Shion sapeva quello che sarebbe accaduto, lo aveva letto nelle stelle molto tempo prima, accettando che tutto si compisse per come era stato destinato...

Sei stato parte del destino e hai svolto il tuo ruolo, come ha fatto ognuno di noi, nel bene e nel male...

Credi che sia stato facile per Shura e Camus cominciare una nuova vita con coloro ai quali avevano fatto tanto male? Come credi che affrontino le loro colpe Aphrodite e Deathmask, se non sperando che ogni giorno vada sempre meglio? 

Non passa giorno senza che Milo pensi al disastro provocato sull’isola di Andromeda...Aiolia e Aldebaran si sentono responsabili di molte delle azioni commesse negli anni in cui reggevi il Santuario, perché non hanno fatto nulla per opporsi...e persino Aiolos non riesce a comprendere come abbia potuto ignorare i segnali che qualcosa non andava...

Per la prima volta nella sua vita qualcuno lo aveva messo di fronte alla realtà della quale lui, giudice spietato di se stesso, non si era mai reso conto. Ma che era, di fatto, vera, tangibile, reale.

Tutti avevano dovuto superare le proprie barriere, i sensi di colpa, i rimpianti, i rimorsi...

Ora gli era anche più semplice comprendere come Shion si fosse lasciato tutto alle spalle.

D’altronde, quello che Mu aveva detto era più che plausibile. Un uomo come Shion non si sarebbe mai lasciato sopraffare da un ragazzo. A meno che non lo avesse voluto lui stesso...

Ma c’era anche qualcos’altro che si insinuava nella sua mente...qualcosa che solo momentaneamente aveva relegato in un angolo della sua memoria.

Avrei potuto lottare per farti tornare... - Mu si morse la lingua rendendosi conto di ciò che stava per dire, correggendosi all’ultimo secondo - ...indietro... -.

C’era stata un’esitazione di troppo. 

Pensieroso, Saga si alzò dal letto portandosi alla finestra e scostando la tenda che oscurava la stanza. Ironia della sorte, da quel punto era visibile una parte del primo tempio, e nonostante l’ora tarda, poteva facilmente scorgere la luce ancora accesa. Un involontario sorriso si formò spontaneamente sulle sue labbra.

Proprio in quella casa, rassegnandosi al fatto che, pur guardando da diversi minuti la stessa pagina, la sua concentrazione fosse altrove, Mu sospirò, chiudendo il libro che stava tentando di leggere, e riponendolo sul comodino accanto al letto.

Perché mi difendi...perché non riesci a vedere che razza di mostro sono?!

Quelle parole continuavano a vorticargli nella mente. Una su tutte...mostro...

Adesso era solo, e potendo lasciare libero sfogo alle sue emozioni, chiuse gli occhi, sentendo calde lacrime scivolargli lungo le guance.

Mai...neanche all’inferno avrebbe potuto considerare Saga un mostro.

Fin da quando era bambino aveva ammirato quel cavaliere elegante e potente, e nonostante tutto quello che era accaduto, lo sapeva...sebbene il demone con gli occhi di fuoco avesse soppiantato il valoroso guardiano dei Gemelli, sapeva che Saga, quello vero, era lì da qualche parte. In attesa di essere riportato alla luce.

E per un attimo era successo...lui, Mu, era stata quella luce. 

E fu in quel momento che comprese che, al di là di tutto, oltre al male e all’oscurità in cui quel cuore nero aveva gettato l’esistenza di colui al quale aveva usurpato il corpo, non avrebbe mai potuto smettere di amarlo.

Di amare quel cavaliere...tanto nobile ed intransigente...quanto fragile...

Con il dorso della mano Mu raccolse le sue lacrime, e dopo essersi rannicchiato su un fianco, spense il lume sul comodino oscurando la stanza. 

Si calmò nel tentativo di addormentarsi, e, quando chiuse gli occhi, il suo cervello riportò alla mente momenti ben precisi della giornata.

Si vide intrappolato tra la cucina ed il corpo di Saga...sentì il proprio respiro mescolarsi a quello del greco mentre inconsciamente si portava pericolosamente vicino al suo viso...

Abbandonandosi a quelle immagini, Mu scivolò lentamente in un sonno del quale aveva disperatamente bisogno, ma prima di perdere del tutto conoscenza un suono dolce uscì dalle sue labbra, evocando un nome a lui ben noto...

Due templi più su, Saga sussultò leggermente vedendo il primo tempio oscurarsi. Quando l’immagine di Mu abbandonato al sonno degli angeli gli passò per la mente, sorrise nuovamente, pensando che probabilmente l’Ariete avesse le sembianze di un angelo quando dormiva...

Richiuse le tende con l’intenzione di tornare al letto, ma, quando ebbe mosso solo qualche passo, si voltò di scatto. Per un attimo, solo per un breve momento, la sensazione di ascoltare il proprio nome gli accarezzò dolcemente le orecchie...

Scosse leggermente il capo rendendosi conto di essere solo, tuttavia, mentre si dirigeva verso il letto, una insolita e piacevole sensazione di calore si irradiò dal suo petto raggiungendo ogni fibra del suo corpo.

Dopo aver spento il lume, si rannicchiò di lato, lasciando che quel delizioso calore intorpidisse i suoi sensi, e, forse per la prima volta dopo innumerevoli anni, scivolò in un sonno ristoratore...un sonno senza incubi...

****

L’indomani mattina, Saga si presentò al tempio dell’Ariete in perfetto orario.

Al contrario del giorno precedente, in cui l’incertezza dell’interazione con Mu aveva giocato brutti scherzi sui suoi nervi, si sentiva più tranquillo. A dire il vero aveva passato una notte serena come non succedeva ormai da tempo immemore...il sonno pacifico e quieto gli aveva permesso di alzarsi con uno spirito più leggero, e questo si riverberava inevitabilmente sul suo umore, rendendolo, se non proprio buono, di sicuro meno amaro del solito.

- Buongiorno - rivolgendo il saluto mattutino, la voce suonò ammorbidita, provocando un lieve sorriso nel padrone di casa. 

Per la prima volta dopo molto tempo, Mu non si era sentito chiamare con il suo segno zodiacale.

- Buongiorno Saga - gli rispose con il solito tono calmo, aprendo verso di lui i suoi grandi occhi verdi - accomodati -.

A differenza del giorno prima, in cui Mu lo aveva invitato a sedersi distante da lui, ora gli stava indicando un punto qualunque...e Saga non se lo fece ripetere due volte, scegliendo di accomodarsi proprio accanto all’Ariete.

Deciso a vivere tutto come il suo istinto lo spingeva a fare, ormai aveva anche smesso di fingere disinteresse per le reazioni del suo corpo quando era vicino a Mu. D’altronde, se, ad un certo punto della sua nuova vita, il destino lo aveva messo di fronte all’Ariete, una ragione doveva pur esserci...

Mentre Mu traduceva in parole tutto ciò che risorgeva dai meandri della memoria di Saga, quest’ultimo non poteva fare a meno di guardare di sottecchi il suo compagno di lavoro...

Mu era bello, nel senso più autentico del termine. I lineamenti fini e delicati...quasi femminili...la pelle perfetta...quelle labbra piccole e carnose che sussurravano dolcemente ciò che la sua mano scriveva...

Come accidenti aveva fatto a non notarlo finora?!

Quando portò alle labbra la penna che aveva tra le dita cominciando a morderne distrattamente l’estremità, Saga sentì i suoi sensi mettersi in allerta, mentre un calore, che non aveva nulla di innocente, percorreva come una scarica elettrica i suoi muscoli.

- Saga...va tutto bene? - quando Mu si accorse della strana espressione sul volto del compagno, si fermò all’istante, allarmandosi e rivolgendogli tutta la sua attenzione - Aspetta...ti prendo un po' d’acqua, sembri accaldato... -.

Se avesse saputo di cosa si trattava...e che sarebbe servito altro per spegnere quel fuoco...

Mentre Mu correva in cucina, Saga non poteva fare a meno di sorridere dolcemente dell’ingenuità dell’Ariete. Pensò che, con tutta probabilità, non ne sapesse molto di relazioni, soprattutto in termini di intimità...

D’altronde Mu aveva vissuto molti anni in Jamir, che era a tutti gli effetti un posto fuori dal mondo, e dubitava che avesse mai avuto un compagno, o anche solo un partner fisico...stranamente, questo pensiero gli piacque, e molto, ritrovandosi inconsapevolmente a rivolgere uno sguardo compiaciuto al suo compagno, che ora si dirigeva verso di lui. 

Oltre ad avergli fatto bere un bicchiere d’acqua del quale, effettivamente, Saga non avrebbe avuto alcun bisogno e che mandò giù solo per non essere scortese, Mu pretese poi che si stendesse sul divano per riposare, senza dargli alcuna possibilità di obiettare.

Il tibetano, infatti, era convinto che il suo compagno si sentisse provato dal rievocare gli anni in cui era stato Patriarca, e, temendo che il suo disagio potesse diventare un malore, volle dargli il maggior conforto possibile.

Ragion per cui sistemò sul divano dei cuscini che prese dalla sua stanza, sui quali fece distendere il cavaliere dei Gemelli, dopodiché rimodulò l’illuminazione della stanza per permettergli di riposare un momento. 

Saga si mostrò stranamente docile alle indicazioni dell’Ariete...ma la realtà era che, contrariamente a quanto avesse mai pensato, si stava godendo quelle attenzioni come mai gli era accaduto prima di allora...

In quei pochi minuti scoprì che gli piaceva essere accudito, ma soprattutto, gli piaceva guardare il lemuriano muoversi per la sua stessa casa. La delicatezza con la quale si spostava per non disturbarlo...la discrezione affinché lui potesse riposare. Il brontolio dell’acqua proveniente dalla cucina lo fece sorridere lievemente...di certo Mu aveva messo in infusione il suo tè per farlo riprendere.

In quel momento Saga pensò che stare a casa non fosse poi così male. Ovviamente, quella sensazione di conforto non poteva prescindere dalla compagnia...

Adagiandosi più comodamente tra i cuscini, sentì le sue narici inebriarsi del dolce profumo del lemuriano, e inalando ad ogni respiro quella delicata fragranza, avvertì il suo corpo rilassarsi completamente. 

Quella sensazione di benessere lo invase al punto da farlo scivolare in un piacevole torpore, e quando sentì un lieve tocco scostargli dolcemente i capelli dalla fronte, la sua reazione fu di fermare la mano per portarla più in basso e accarezzarla con il solo tocco delle labbra.

Un movimento delicato, e tremendamente dolce...

Mu rimase spiazzato da quella reazione. Pensando che Saga dormisse si era avvicinato per controllare la temperatura corporea, ma quando la mano del greco bloccò la sua, immaginava di trovarlo arrabbiato, o infastidito. E invece no...

Ringraziando gli dei dello stato di dormiveglia nel quale Saga versava, e che gli impediva di vedere il rossore che rendeva scarlatte le sue guance, Mu chiuse gli occhi, abbandonandosi per un momento a quelle carezze inaspettate...e dannatamente deliziose.

Tuttavia, si sa...le cose più piacevoli sono anche le più brevi, e infatti...

Sia Mu che Saga trasalirono, quando un cosmo, ben noto ad entrambi, annunciò la sua presenza all’ingresso dell’Ariete. 

In realtà, più che sorpresa, quella che traspariva dal volto di Mu era frustrazione, dalla quale cercò di riprendersi in fretta per non dare al suo compagno l’idea che si stesse godendo quel momento, mentre il sentimento evidente sul volto di Saga era ben diverso. 

Fastidio.

Sì, un enorme fastidio, perché...in effetti...si stava godendo quel momento...e, diversamente da Mu, non fece nulla per nasconderlo.

Senza attendere che gli venisse accordato il permesso, il nuovo arrivato entrò liberamente nel tempio, muovendosi con una disinvoltura eccessiva per chi non fosse il suo guardiano, e quando arrivò in soggiorno, trovò i due cavalieri nuovamente seduti al tavolo.

Conoscendo l’indole di chi stava entrando ed immaginando che non avesse intenzioni pacifiche, entrambi avevano deciso, in silenzio e saggiamente, di riprendere le loro posizioni.

- Saga...sapevo di trovarti qui... - il tono suonava infastidito, oltreché ansioso.

- Buongiorno anche a te Shaka...non mi sembra di aver sentito la tua richiesta di passaggio... - gli fece notare Mu quando si rese conto del fatto che, oltre a non aver mostrato alcun riguardo per la proprietà che presidiava, la Vergine non si era neanche premurata di essere cortese.

Per tutta risposta, Shaka sollevò un sopracciglio, guardando dall’alto in basso chi aveva osato riprenderlo.

- Non ho mai avuto bisogno di chiedere il passaggio... questo tempio è sempre stato vuoto... -.

- Non più Vergine... - Mu gli rispose con un tono calmo, ma che non ammetteva repliche - per cui, se hai intenzione di visitare il mio tempio, ti chiedo di uscire, attendere che ti accordi il passaggio, e poi...eventualmente...rientrare... -.

Shaka spalancò gli occhi. Chi accidenti pensava di essere quell’insignificante Ariete?! Nessuno...nessuno aveva mai osato parlargli in quel modo.

- Come diavolo osi? Traditore... -.

Tuttavia, il sorriso ironico che gli rimandò Mu lo zittì all’istante. Quell’atteggiamento avrebbe potuto funzionare fino a qualche tempo prima, quando i suoi compagni lo consideravano a tutti gli effetti un traditore del Santuario, ma ora, dopo che la verità era venuta alla luce nella sua interezza, quelle parole sprezzanti suonavano solo grottesche.

- Per cortesia Shaka...abbi almeno un minimo di senso del ridicolo! - fu Saga a parlare mettendo fine alla discussione - E fai quello che ha detto Mu...tu stesso non tollereresti mai che qualcuno si comportasse nel tuo tempio come stai facendo! - concluse visibilmente irritato.

Le due paia di orecchie in ascolto rimasero allibite a quello sfogo. Shaka, perché era stato ripreso come uno scolaretto indisciplinato, e Mu...beh...Mu fece un leggero sorriso tra sé quando si rese conto di cosa fosse accaduto...

Per la prima volta dopo tanto tempo Saga lo aveva chiamato con il suo nome

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Capitolo 5
*** Non può essere ***


Sentendosi messo alle strette, Shaka fece, a malincuore, ciò che gli era stato ordinato, e quando rientrò dopo che Mu gli ebbe concesso il passaggio, non nascose il suo volto furioso.

- Abbiamo finito con le idiozie? - la voce tradiva la sua rabbia - Vieni Saga...dobbiamo parlare! -.

- Dovrà essere in un altro momento - Saga si limitò a guardarlo di traverso, dopodiché incrociò le braccia riportando lo sguardo in avanti - come puoi vedere, sono occupato -.

- Stai scherzando, vero?! - domandò Shaka non nascondendo il suo nervosismo - Occupato a fare cosa? Le tue sciocchezze con l’Ariete possono aspettare! -.

- Shaka...quale parte di “sono occupato” non riesci a capire? - adesso era Saga che faticava a trattenere i nervi. Già non sopportava quando Shaka assumeva questo atteggiamento con lui, ma farlo davanti ad altre persone lo faceva davvero arrabbiare. Per di più, il fatto che si comportasse così davanti a Mu lo faceva letteralmente incazzare.

Shaka incassò le parole di Saga rimanendo in silenzio per qualche istante, tuttavia, voltandosi e vedendo il confortevole giaciglio che l’Ariete aveva creato sul divano, non ci mise molto a collegare le cose, ed una strana paura cominciò ad invadere la sua mente.

Per la prima nella sua vita ebbe paura di perdere Saga o meglio...la sua relazione con Saga.

Durante gli anni del loro rapporto era capitato spesso che discutessero, anche animatamente, e più volte erano giunti sull’orlo della separazione, salvo poi far rientrare tutto. Anche ciò che era accaduto l’altro giorno era stata più una scenata da parte dell’indiano che non una reale fine...e se aveva sbraitato per l’intero Santuario era stato solo per mettere pressione al suo compagno. 

Tuttavia...ciò che era accaduto dopo lo aveva turbato non poco.

Per due giorni aveva atteso nel sesto tempio che Saga si degnasse di andare da lui per rappacificarsi, come d’altronde era sempre stato, ma non era accaduto, al contrario...ed il problema, ora che lo aveva davanti, era constatare come Saga sembrasse sinceramente disinteressato ad una riconciliazione. Oltreché visibilmente infastidito dalla sua presenza...

C’entrava qualcosa l’Ariete?

L’idea che il suo arrivo avesse interrotto qualcosa fece aggrottare la fronte del sesto guardiano. Non poteva perdere. Il grande Virgo Shaka non poteva perdere...

- Amore mio... - nel giro di qualche istante la voce della Vergine si ammorbidì, ma questo, lungi dall’essere piacevole, suonò inquietante per gli altri due presenti - sono sicuro che l’Ariete ha abbastanza materiale per il suo lavoro - parlando, appoggiò delicatamente una mano sulla spalla di Saga - mentre noi due abbiamo molto di cui discutere... -.

- Ti ho detto che ho da fare Shaka...non insistere - ribadì Saga spostando quel tocco dalla sua spalla.

In quella frazione di secondo, Shaka tentò di afferrare la mano di Saga accarezzandola, ma, dopo un momento, si ritrovò a stringere l’aria.

- Saga... - la sua voce si ammorbidì ulteriormente - cosa credi di ottenere lontano da me? - tuttavia, quello che Shaka avrebbe voluto suonasse come un dolce conforto sembrava più che altro una velata minaccia - ricorda che nessuno...nessuno ti conosce meglio di me... - guardò fugacemente Mu che gli rimandò lo sguardo senza battere ciglio - nessuno conosce il demone che vive dentro di te come lo conosco io...e nessuno sa trattare con lui come so fare io... -.

Su quelle ultime parole, il volto di Saga cambiò all’improvviso. La durezza della sua espressione lasciò il posto allo smarrimento quando le parole di Shaka ferirono la sua coscienza come un colpo di frusta.

Dannazione...chi voleva prendere in giro? Era un mostro...lo era sempre stato e sempre lo sarebbe stato! Nessuna illusione, magia o miracolo avrebbe mai potuto cambiare ciò che era. Si stava solo illudendo pensando che, per uno come lui, potesse esserci un futuro diverso da quello di convivere con la sua colpa e tentare di preservare gli altri dalla sua follia...che per uno come lui potesse esserci speranza...che uno come lui potesse ambire ad essere felice...che uno come lui potesse condividere la propria esistenza con una creatura come...

- Perché ti sei sempre premurato di tenere in vita quel demone...vero Shaka?! -.

In piedi, i palmi delle mani premuti con forza contro il tavolo di legno, i capelli sciolti a causa del movimento rapido...l’ira del primo guardiano fece sussultare i presenti.

Nessuno, da che ne aveva memoria, aveva mai visto Mu così arrabbiato, né tantomeno lo aveva sentito urlare...

Questa inattesa interruzione, tuttavia, sortì l’effetto benefico di placare la mente del gemello che, troppo sorpreso dalla reazione appassionata di Mu, smise di infliggersi inutili torture.

Rendendosi conto di ciò che stava accadendo a Saga, infatti, Mu non aveva più potuto tacere. Shaka lo stava manipolando...e ovviamente il dannato sapeva perfettamente come fare, toccando i punti nevralgici che tenevano Saga saldamente ancorato al senso di colpa, e facendo leva su di esso affinché lo vedesse come il salvatore della sua anima...

- Perché hai sempre fatto in modo che la sua coscienza...quella vera...continuasse ad essere soggiogata, sottomettendola tu stesso alla tua volontà...vero Shaka?! -.

La Vergine socchiuse gli occhi, rivolgendo a Mu uno sguardo omicida.

- Come osi? - parlò a denti stretti - Non sai niente di cosa accade quando... -.

- Come osi tu Shaka?! - lo interruppe duramente Mu - So perfettamente cosa accade quando la parte malvagia di Saga prende il sopravvento su di lui...così come so anche che la sua coscienza può essere riportata indietro...se lo si vuole... -.

Il sesto guardiano spalancò gli occhi, provocando uno spostamento d’aria al quale nessuno dei presenti dette importanza.

- Non so di cosa stai parlando... - la sua voce, tuttavia, per la prima volta davanti ad altre persone, suonò incrinata.

- Non mi provocare Shaka...non ti conviene... - furono le ultime, lapidarie, parole di Mu prima che la Vergine, dopo avergli rivolto un’ultima occhiata sprezzante, uscisse dalla prima casa senza voltarsi indietro.

Per diversi secondi, l’unico suono presente nel tempio fu l’eco dei passi di Shaka, e la fretta con la quale i suoi piedi calpestarono le pietre, la disse lunga su quanta urgenza avesse di lasciare quel luogo. 

Saga pensò a quanto fosse strano quell’atteggiamento...molto strano, per una persona sempre così studiatamente misurata come la Vergine. Aveva seguito quello scontro tra Mu e Shaka in silenzio, limitandosi a spostare lo sguardo dall’uno all’altro. Era evidente che fosse accaduto qualcosa lì davanti a i suoi occhi, solo, non sapeva ancora cosa... che accidenti stava succedendo?!

Il fatto che parlassero di lui come se non fosse presente lo aveva reso terribilmente nervoso. Chiaramente i due cavalieri erano a conoscenza di qualcosa che lo riguardava, e che lui non sapeva o.…forse...non ricordava, ma questo, lungi dal consolarlo lo rendeva solo più inquieto. Soprattutto perché aveva tutta l’aria di essere qualcosa di importante. Tremendamente importante. E lui era più che determinato a scoprirla.

- Puoi spiegarmi cosa è appena successo? - stavolta non c’era scherno, né malizia, e nemmeno arroganza nella voce di Saga, solo un sincero bisogno di comprensione.

Mu, che dopo il breve scontro con Shaka si era chiuso nei suoi pensieri, trasalì quando sentì la voce di Saga riecheggiare nel silenzio del tempio.

In quel momento il suo cuore sembrò fermarsi. Da tempo taceva molte cose, e avrebbe continuato a tacerle solo per il bene della persona che amava, ma ora, quello stupido alterco con Shaka rischiava di portare alla luce cose che erano rimaste sepolte a lungo nelle sabbie del passato, e che lì sarebbero dovute rimanere per il bene di tutti.

- Niente - Mu tentò di far suonare la sua voce calma come al solito. Ma non gli riuscì molto bene.

- Risposta sbagliata - lo tagliò Saga, che vide il tibetano alzare gli occhi al cielo.

- Lo sai bene che io e Shaka non andiamo molto d’accordo...abbiamo opinioni differenti...su tutto... - Mu cercò, a fatica, di minimizzare quanto accaduto, ma il modo evidente con cui evitò accuratamente lo sguardo penetrante di Saga, dette a quest’ultimo la conferma del fatto che stesse mentendo.

- Mu - pur non essendo impaziente, il tono di Saga suonò serio - sei sempre stato un pessimo bugiardo...ora vuoi dirmi, cortesemente, che cosa è successo poco fa? -.

- Niente...davvero Saga... -.

Sebbene ci provasse, Mu faceva fatica a mentire mentre cominciava a riordinare i fogli sparsi sul tavolo. Era evidente come, almeno per oggi, il loro lavoro fosse terminato lì...a parte il fatto che gli sarebbe stato impossibile continuare a causa dei nervi che minacciavano di cedere, sperava che, così facendo, Saga non insistesse sulla questione, limitandosi a tornare al suo tempio.

Cosa che, naturalmente, Saga non aveva la benché minima intenzione di fare. Tutt’altro...

Nel timore che il tibetano si defilasse proprio come sembrava essere intenzionato a fare, Saga si avvicinò, vedendo Mu sussultare quando con la sua grande mano avvolse il polso più sottile, nella silenziosa richiesta di fermarsi.

- Per favore... -.

Un tocco delicato, una richiesta gentile...così lontani dagli atteggiamenti aspri e burberi tipici del terzo guardiano, e che furono sufficienti a far pompare più velocemente il sangue nelle vene di entrambi.

Per lunghi secondi il silenzio carico di tensione ebbe solo l’effetto di rendere entrambi consapevoli dei loro battiti accelerati, ed anche il tempo, quel tempo che secondo Saga non poteva mai aspettare, si fermò nell’emozione di quel piccolo gesto.

Quando Mu trovò il coraggio di alzare lo sguardo trasalì, trovando nelle bellissime giade di Saga, incredibilmente vicine al suo viso, un’espressione che non aveva mai visto prima. Un misto di attesa, aspettativa, speranza...e anche desiderio...

Qualcosa che andava ben oltre i suoi sogni più sfrenati..

Cosa fare? La risposta più sensata sarebbe stata quella di liberarsi dal tocco di Saga ed allontanarsi da lui il prima possibile, però...

Come se una strana forza avesse preso il sopravvento sulla sua volontà, Mu vide il suo corpo disattendere le ragioni della sua mente, ignorando ciò che il buon senso sussurrava alle sue orecchie ed avvicinandosi pericolosamente al greco fino a sentire il suo respiro sul viso.

Un’insolita sincronia permetteva ad entrambi di inalare l’aria dell’altro, mentre i battiti sempre più veloci spingevano il petto di ognuno in un saliscendi carico di attesa.

Non avendo alcun controllo sulle proprie reazioni, Mu poteva sentire il suo cuore spingere furiosamente contro i timpani, mentre il sangue affluiva al viso, tingendo di carminio le sue guance e rendendo più tumide le sue belle labbra.

Saga si sentì venire meno davanti a quello spettacolo...così deliziosamente dolce...così tremendamente sensuale...

Conscio del fatto che quella breve distanza che ormai residuava tra di loro potesse essere cancellata da un solo, piccolo movimento, proprio quando nei suoi occhi si manifestò chiara la volontà di azzerare quello spazio, la voce solenne di Shion risuonò nelle loro menti, spezzando la magia di quegli istanti.

Cavalieri, richiedo la vostra presenza al Grande Tempio il prima possibile. E il prima possibile è.…ora!

Per nessuno dei dodici fu difficile notare che, oltre all’abituale solennità, la voce portava con sé una grande preoccupazione che il lemuriano più anziano, pur tentando di dissimulare, non era riuscito a nascondere. Di conseguenza, ognuno di loro lasciò le attività alle quali si stava dedicando per adempiere immediatamente a quell’ordine. 

- Dobbiamo andare - con gli occhi fissi sul pavimento per nascondere l’imbarazzo, Mu parlò con voce dolce e ferma, sebbene il saliscendi del suo petto tradisse ancora il respiro agitato che la vicinanza del greco aveva provocato - Siamo i più lontani dal Grande Tempio e sicuramente impiegheremo... - tuttavia non riuscì a proseguire.

Mentre con una mano teneva ancora il polso, Saga portò l’altra sotto il mento di Mu, e sollevandolo dolcemente per riportare i bellissimi smeraldi dell’Ariete all’altezza dei suoi, recuperò la leggera distanza che l’interruzione di Shion aveva creato tra di loro.

Mu rimase statico. Per quanto il suo cervello gli suggerisse di muoversi da lì immediatamente per adempiere all’ordine del suo maestro, un’altra ragione, ben più radicata e saggia, gli impedì di fare anche solo un passo, lasciandolo in un’attesa che sembrava infinita, ed in cui l’unico movimento ammesso era il battito del suo cuore, che sembrava voler uscire dal petto da un momento all’altro.

Dandogli tutto il tempo per fuggire, se avesse voluto, Saga portò la mano libera alle labbra di Mu sfiorandole delicatamente con la punta delle dita e facendole aprire leggermente...

Con la stessa gentilezza percorse la linea della mascella, sfiorando la pelle liscia del tibetano fino al collo...quel collo pallido e delicato sul quale lasciò piccole carezze con la punta delle dita.

In un riflesso incondizionato, Mu godette di ogni singolo tocco chiudendo gli occhi, e riaprendoli il tempo necessario per vedere il viso del gemello a pochi millimetri dal suo. Trascendendo ogni ragione, un attimo dopo sentì le gambe venire meno, mentre il sangue affluiva tutto alle sue guance.

Le labbra di Saga premevano dolcemente contro le sue...

Un tocco leggero, una carezza sensuale... il gemello si prese il suo tempo per assaggiare quella pelle liscia e delicata, assaporandola e mordendola delicatamente, prima di chiudere gli occhi e portare la mano dietro la nuca di Mu per approfondire il contatto.

Se il cuore di Mu pompava sangue ad un ritmo maggiore del dovuto, quello di Saga non era da meno. La bocca di Mu era proprio come l’aveva immaginata negli ultimi giorni, perché sì...aveva fantasticato su quella bocca e sul suo proprietario fino ad esserne stanco...

E ora che finalmente una parte, seppur minima, delle sue fantasticherie si stava avverando, dovette suo malgrado ammettere che la realtà andava ben oltre l’immaginazione, perché quelle labbra sfacciatamente perfette erano piene come aveva pensato, sensuali come aveva sognato, e dolci...come mai avrebbe immaginato...

Ho detto ora!

Era evidente come Mu e Saga non fossero gli unici a ritardare la loro presenza al tredicesimo tempio...tuttavia, la voce secca del Patriarca li riportò bruscamente alla realtà mettendo fine a quella deliziosa intimità.

Quando, a malincuore, si staccarono, Saga poté vedere il rossore sul viso di Mu, ed il suo tentativo di nasconderlo puntando lo sguardo in basso gli sembrò talmente adorabile che, se non ci fosse stata di mezzo la convocazione di Shion, nulla gli avrebbe impedito di approfondire ciò che aveva appena cominciato a fare. E solo gli dei sapevano quanta voglia ne avesse...

- Dobbiamo andare - Mu approfittò di quella nuova interruzione per voltare le spalle a Saga nel tentativo di ritrovare un minimo di coerenza, ma sentendo il suo polso ancora trattenuto, riportò il suo sguardo sul gemello in una silenziosa richiesta di spiegazioni.

- Continueremo più tardi... - fu tutto ciò che disse.

E Mu non sapeva bene come interpretare quelle parole, perché se da un lato la richiesta di spiegazioni di Saga era rimasta ancora in sospeso, dall’altra, il modo in cui la voce roca del greco aveva sussurrato al suo orecchio non aveva lasciato possibilità di fraintendimenti circa le sue intenzioni di continuare anche un altro discorso...

Lo vide recarsi verso l’uscita del primo tempio, probabilmente in direzione del suo per poter recuperare l’armatura prima di salire da Shion, tuttavia, prima che sparisse completamente dal suo campo visivo, lo vide fermarsi ed indugiare, prima di voltarsi un’ultima volta verso di lui.

- Non dimenticarlo Mu...abbiamo ancora molto in sospeso - disse senza ombra di scherno, né di malizia. I suoi stessi occhi rifletterono le sue parole, mostrando attesa, aspettativa...ed un briciolo di speranza.

Mu si limitò ad annuire debolmente, e quando Saga fu fuori dalla sua vista, dovette poggiare le mani sul tavolo per reggersi, perché tutte quelle emozioni insieme rischiavano di sopraffarlo. E per quanto l’angoscia di ciò che poteva accadere martellasse nella sua mente non lasciandogli tregua, non poteva negare al suo cuore silenzioso e immutabile di battere forte.

Sulla gradinata che dal tempio dell’Ariete portava a quello del Toro, già vuoto, mentre correva rapidamente saltando i gradini, Saga si fermò di colpo, chiudendo gli occhi e portando una mano alle labbra per sfiorarle appena. Si prese un momento per godere degli ultimi residui del sapore dolce di Mu e del calore del suo cosmo...

A memoria non ricordava nulla che vi somigliasse. Anche se...

Riconnettendosi alla realtà, aprì gli occhi di colpo, ritrovandosi a fissare il vuoto, sinceramente turbato, e piacevolmente inquieto. Al di là di ciò che la sua mente ricordava, c’era un’altra memoria...ben più forte e primordiale...quella del corpo...

****

Le fiamme che si alzavano dai bracieri tingevano di bagliori rossastri le scure pareti del tredicesimo tempio, mentre un leggero brusio rappresentava l’unico suono udibile nel silenzio sepolcrale del luogo.

In semicerchio di fronte al trono patriarcale, seduti sui rispettivi scranni rappresentanti il rispettivo segno, i dodici cavalieri d’oro attendevano impazienti che Shion arrivasse per metterli al corrente delle novità.

Non sapendo come interpretare l’ordine perentorio di Shion, se non con il rischio di una seria minaccia alle porte del Santuario, alcuni compagni d’oro si interrogavano tra di loro a voce bassa, mentre altri lo facevano solo con lo sguardo, non osando proferire parola per non turbare la sacralità del tempio.

A questi facevano eccezione Dohko, che, braccia conserte, attendeva pazientemente ad occhi chiusi seduto sullo scranno della Bilancia, e Kanon, che occupava una delle posizioni ai lati del Patriarca; dopo la loro rinascita, pur mantenendo l’armatura del Drago del Mare, Kanon fu considerato cavaliere dei Gemelli a pari merito con Saga, quindi, quale parte integrante dell’esercito di Atena, ebbe diritto al suo scranno.

Proprio Kanon inarcò leggermente un sopracciglio quando vide il suo gemello arrivare trafelato per sedersi al suo posto, seguito pochi istanti dopo dall’Ariete nelle medesime condizioni.

Con finta noncuranza, nascose tra le sue belle labbra un impercettibile sorriso...oltre al fatto che fossero gli ultimi arrivati, il volto di entrambi non lasciava dubbi sul fatto che fosse accaduto qualcosa. E Kanon era troppo furbo per non notare i particolari; soprattutto quelli che riguardavano il suo gemello di cui, a dispetto di quanto questi gradisse, riusciva a decodificare ogni singola espressione. Dunque, non gli fu difficile notare sia quell’atteggiamento vagamente stralunato che Saga cercava di nascondere, sia gli sguardi furtivi che lanciava in direzione del primo scranno, occupata da qualcuno che versava nelle sue stesse condizioni... 

Sia i pensieri di Kanon che l’attesa dei cavalieri furono interrotti quando la tenda rossa alle spalle dell’altare sacro si aprì lasciando passare l’antico cavaliere dell’Ariete, e facendo sì che il silenzio diventasse ancora più pesante mentre prendeva il suo posto sul trono principale.

- Cavalieri... - Shion avrebbe voluto dire figli, perché era così che considerava quei giovani uomini, tuttavia, il suo ruolo in quel momento non lasciava spazio ai sentimenti. Anche se...il suo volto volutamente scoperto in luogo della maschera da Patriarca, che sempre più spesso giaceva abbandonata dietro al trono, spiegava meglio di qualunque parola il rapporto che aveva instaurato in questa nuova vita con i suoi cavalieri più fidati.

- Sono spiacente di aver interrotto così bruscamente le vostre attività - ed il suo sguardo desolato confermava le sue parole - tuttavia, accadimenti troppo gravi richiedono la nostra attenzione, e, se vi ho convocati con urgenza, è perché non è più possibile tardare... -.

- Cosa sta accadendo Patriarca? - la voce di Aiolos, considerato a tutti gli effetti una delle figure più autorevoli nel Santuario dopo Shion e Dohko, interruppe il silenzio da parte degli ori, lasciando trasparire una preoccupazione che rifletteva perfettamente quella di tutti gli altri.

Shion annuì lievemente prima di riprendere la parola.

- Cose brutte Aiolos...molto brutte... - Shion prese un lungo respiro prima di continuare - È giunta una richiesta di aiuto al Santuario da parte di una popolazione che vive nell’estremo nord della Siberia e che nelle ultime settimane è assediata da forze oscure... -.

- Che intendi per forze oscure? - stavolta a parlare fu Saga, ugualmente titolato al pari di Aiolos.

- Non lo sappiamo - fu la sincera risposta di Shion - purtroppo non abbiamo molte informazioni da parte della popolazione locale, perché neanche loro sanno di cosa si tratti...in sostanza, non sappiamo con chi o cosa abbiamo a che fare...l’unica certezza è che dobbiamo fermarle -.

- Come si stanno muovendo? - domandò Dohko, ancora fermo nella sua posizione meditativa.

- Anche questo non è chiaro, tuttavia...il loro obiettivo è abbastanza preciso - Shion vide tutta l’attenzione rivolta verso di sé - Colpiscono i ragazzi...molti ragazzi stanno scomparendo all’improvviso...si tratta principalmente di giovani, che escono normalmente di casa per svolgere le loro attività quotidiane, salvo farne ritorno pochi giorni dopo...privi di vita... - le ultime parole furono pesanti da pronunciare.

- Ci sono elementi che accomunano queste sparizioni o i giovani vengono rapiti in modo casuale? - mentre parlava, cercando di mantenere un tono fermo, Aiolos stringeva con discrezione la mano di Shura. 

Il suo sesto senso gli diceva che quella faccenda era molto...troppo...pericolosa. Erano cavalieri di Atena, al servizio degli altri, e la loro missione era e sarebbe sempre stata quella di anteporre il bene altrui al proprio, tuttavia...erano anche uomini, con sentimenti, desideri, timori...e la paura che il suo partner venisse scelto per quella missione lo lasciava in preda ad un’irrazionalità che, in altre occasioni, non avrebbe avuto.

- Sì - Shion annuì - in effetti c’è qualcosa che accomuna i giovani che finiscono vittime di queste entità...sono tutti prossimi al matrimonio... -.

Le parole di Shion innescarono un leggero brusio che si diffuse rapidamente nel tempio, ma mentre alcuni cavalieri cercavano di formulare tra loro le prime congetture, il vocio fu messo a tacere quando uno di loro parlò. 

L’unico che potesse farlo, dato che era il solo tra i presenti ad avere cognizione di quel territorio...

- Se posso mettermi... - Camus prese la parola interrompendo il rumore di sottofondo.

- Speravo che lo facessi - gli fece eco Shion, che sin da quando era stato messo a conoscenza del problema aveva sperato che l’Acquario potesse essere d’aiuto - Prego... - lo invitò a continuare con un cenno della mano che tradiva la sua ansia.

- Questa storia mi riporta alla mente qualcosa che ho già sentito...quando vivevo ancora in Siberia - continuò l’undicesimo guardiano - sebbene il villaggio in cui vivevo con i miei allievi si trovasse in una zona abbastanza centrale della regione, ed i collegamenti tra un paese e l’altro fossero difficoltosi, le notizie riuscivano ugualmente ad arrivare...spesso in ritardo, ma comunque arrivavano, soprattutto quando avevano una grande rilevanza... -.

Vide Shion annuire in un silenzioso incoraggiamento a continuare.

- Non più di un paio di anni fa, giunse la voce che in un paese situato nelle propaggini settentrionali del Paese morissero improvvisamente giovani uomini e donne...per quanto la notizia avesse sconvolto tutta la regione e allarmato le autorità, nessuno riuscì a trovare una spiegazione a questo fenomeno, anche perché i corpi dei giovani non recavano segni di violenza né di sofferenza... - Camus si prese un momento per scavare nella sua memoria alla ricerca di elementi utili - All’epoca fu impossibile giungere ad una conclusione logica in merito a quelle morti -.

- Non c’erano neanche congetture? - domandò Shion alzando un sopracciglio, e sebbene la domanda potesse suonare strana, nella sua mente aveva perfettamente senso. Infatti, sulla base della sua esperienza secolare, la gente riusciva sempre a dare una spiegazione, per quanto irrazionale potesse essere, a qualsiasi avvenimento. E quella non poteva essere di certo un’eccezione...

- In effetti sì... - Camus strinse gli occhi cercando di mettere a fuoco i ricordi - ma erano prevalentemente racconti di fantasia, legati a leggende, miti popolari... - disse accompagnando le parole con un gesto di noncuranza.

- Lascialo stabilire a me Camus - la voce di Shion suonò decisa, pur mantenendo quella sfumatura morbida che ormai riservava ai suoi ragazzi - dimmi tutto... -.

- Beh... - l’Acquario alzò leggermente le spalle - ricordo che alcuni anziani parlavano di vendette...castighi messi in atto da entità soprannaturali -.

- Cioè? - Shion strinse gli occhi, mentre la sua espressione si faceva stranamente seria.

- Stando a ciò che dicevano gli anziani del nostro villaggio, sembra che prima delle attuali popolazioni quella zona remota del nord fosse abitata da un altro popolo...probabilmente nomadi che, in cerca di un posto in cui stabilirsi, avevano scelto proprio quella parte lontana da tutti gli altri abitanti della regione per mantenere intatta parte della loro natura impenetrabile -.

- E cosa è successo? - Shion ascoltava Camus con la massima attenzione, mentre gli altri cavalieri alternavano, con la stessa concentrazione, lo sguardo tra il Patriarca ed il loro compagno.

- In realtà non è molto chiaro - Camus scosse dolcemente il capo - ma sembra che, nel corso dell’ultimo secolo, quella zona sia diventata la base di molte ricerche per lo studio del comportamento dei ghiacciai nel circolo polare artico... -.

- Decretando così la fine dell’isolamento di quella gente che aveva cercato di mantenere il resto della popolazione all’oscuro della propria presenza - terminò Shion al suo posto.

- Non solo... - Camus annuì alle parole del vecchio Ariete - non essendo abituati a vivere in comunità con estranei, la fine del loro isolamento decretò anche la loro scomparsa... -.

- Shion...credi che questa storia possa essere plausibile? - con gli occhi finalmente aperti, Dohko guardò Shion in una richiesta sincera. Non c’era scherno né malizia nella sua domanda, solo un’autentica curiosità.

- Non ne sono sicuro... - il Patriarca si prese un momento per pensare nella sua tipica posa riflessiva...la mano sinistra, poggiata sul bracciolo, reggeva il mento mentre la mano destra si apriva e si chiudeva provocando un leggero scrocchio delle dita - però, al momento, è l’unica informazione che abbiamo, e, per quanto possa sembrare assurdo, credo che dovremmo partire da qui -.

- Chi di noi manderai in avanscoperta? - per quanto la domanda, posta da Kanon, fosse assolutamente legittima, generò tra i presenti una tensione pesante.

Quella missione, oltre ad essere difficile e dall’esito incerto, sembrava davvero inquietante.

- In realtà... - rispose Shion deciso - avrei pensato di inviare due di voi per una prima ricognizione - sottolineò le sue parole indicando il numero con le dita - e la mia scelta è ovviamente ricaduta su coloro, tra voi, che hanno una maggiore tolleranza ai climi freddi... -.

I due interessati incrociarono immediatamente lo sguardo, annuendo silenziosamente alle parole del Patriarca.

- Esatto - confermò Shion - Camus...Mu...tra tutti i cavalieri siete quelli in grado di tollerare meglio il clima del posto...cosa ne pensate? -.

Entrambi annuirono con il capo, tuttavia, prima che potessero parlare, due voci sovrapposte li precedettero.

- No! -.

- Assolutamente no! -.

I presenti si scambiarono sguardi confusi, e Kanon alzò le sopracciglia per attutire la sorpresa...la prima voce era nota e la reazione del suo proprietario comprensibile, ma la seconda no...

Perplesso, Shion alternò lo sguardo tra coloro che avevano interrotto Mu e Camus, non riuscendo a comprendere il loro atteggiamento. Né perché lo guardassero in modo apertamente ostile.

- Milo! - Camus rimproverò prontamente l’interruzione del suo partner, fermandolo prima che potesse aggiungere qualcosa che fosse fuori luogo...

Per quanto comprendesse la reazione dello Scorpione, e fosse certo che al suo posto avrebbe provato la stessa preoccupazione, non poteva dimenticare che il loro dovere veniva prima di ogni altra cosa.

- Basta - sebbene non avesse alzato la voce, il tono dell’Acquario non ammetteva repliche, e l’espressione accigliata sul volto Milo segnò la fine del suo disaccordo.

E mentre Milo e Camus regolavano i loro conti, Shion fissava, incredulo, il proprietario della seconda voce dissenziente, non comprendendone minimamente l’operato.

- Saga... - la voce di Shion tradiva il suo stupore - cosa ti porta ad essere in disaccordo con la mia decisione? -.

In effetti, da quando era tornati in vita, non era mai accaduto che il gemello maggiore si fosse opposto alle decisioni del Patriarca. Certo, a volte c’era discordanza di vedute su come fosse meglio organizzare la gestione del Santuario, ma venivano appianate discutendo, e sempre in un clima di collaborazione e di massimo rispetto dei ruoli.

Quella era decisamente una novità per Shion. Tuttavia...oltre a non essere uno sciocco, aveva sulle sue spalle l’esperienza secolare di saper osservare in silenzio. Dunque non gli fu difficile mettere insieme le cose, e correlare quanto stesse accadendo con lo strano confronto di qualche giorno prima nel suo studio, quando la tensione tra Saga ed il suo allievo aveva ingenerato non pochi pensieri nella sua mente...

- Non credo che sia la scelta migliore - rispose Saga tentando di mantenere, a fatica, la sua abituale serietà - Non sappiamo con cosa abbiamo a che fare...non conosciamo i nostri nemici, e se si trattasse di entità immateriali, le tecniche dell’Ariete... - guardò Mu di soppiatto - nonché dell’Acquario... - si affrettò ad aggiungere per non essere troppo ovvio - potrebbero non essere sufficienti -.

Se qualcuno gli avesse chiesto che diavolo stesse facendo, Saga non avrebbe saputo rispondere.

Quella risposta non spiegava niente, ed il modo in cui Shion aveva alzato i suoi tilak rendeva evidente come anche lui non avesse capito nulla. Il fatto, poi, che il Patriarca guardasse Kanon alla ricerca di una qualche spiegazione plausibile per le parole di suo fratello, non gli lasciava dubbi sulla sciocchezza di essersi esposto così apertamente.

Ma poi...perché? Qual era il senso di ciò che aveva appena fatto?

Cercò di ricacciare le emozioni in qualche luogo recondito del suo pensiero attingendo alla logica per trovare una spiegazione a quanto avesse appena fatto, tuttavia, avendo promesso a se stesso di non ignorare più le sue reazioni, prese un respiro profondo, mentre la sua mente realizzava chiaramente l’unica ragione che lo avesse spinto ad opporsi al Patriarca.

L’idea che Mu andasse in missione, in quella missione, non gli piaceva per niente.

Ecco...lo aveva detto! Era stato sincero...quantomeno con se stesso...ma ora? 

Trasalì rendendosi conto che gli occhi dei suoi compagni d’armi erano puntati su di lui in attesa di una spiegazione...persino Shaka, che mai si sarebbe degnato di aprire gli occhi in una situazione come quella, lo fissava sbalordito.

Dirigendo lo sguardo verso il primo guardiano, vide come fosse l’unico a non osare alzare le palpebre per guardarlo, al contrario...il modo in cui si ostinava a fissare il pavimento come se fosse la cosa più interessante del mondo, rendeva evidente la sua fatica nel tentare di nascondere l’imbarazzo che aveva tinto di carminio le sue guance.

Una visione adorabile ai suoi occhi...

Ma che diavolo sto pensando?!

Saga si prese mentalmente a sberle nel tentativo di focalizzare nuovamente l’attenzione sulla questione, riuscendoci solo dopo un buon numero di tentativi. E quando tornò in sé, si rese conto della situazione grottesca nella quale si era infilato, perché oltre ad essersi stupidamente esposto, aveva trascinato con sé l’Ariete, mettendolo in imbarazzo davanti a tutti.

Tuttavia, fu proprio Mu a tirarlo fuori da quella situazione difficile, guadagnandosi la silenziosa gratitudine di Saga. Ormai stava diventando un’abitudine.

- Credo che ciò che Saga sta cercando di dirci... - la voce pacata di Mu ebbe l’effetto di attirare su di sé l’attenzione di tutti distogliendola dal gemello - è che nel caso in cui dovessimo avere a che fare con entità malvagie, il potere di alcuni nostri compagni potrebbe essere più efficace del mio o di quello di Camus... -.

- Di questo sono certo - lo assecondò Shion sporgendosi verso di lui - e, in altre circostanze, avrei sicuramente mandato Deathmask con voi... - disse spostando lo sguardo su tutti i presenti - tuttavia, questa è solo una missione di ricognizione...dobbiamo cercare di capire cosa sta accadendo, ed è per questo che ho bisogno di due persone che siano già abituate a climi estremi, ma soprattutto...che abbiano la pazienza di raccogliere informazioni e che non agiscano in modo impulsivo... - concluse guardando la smorfia maliziosa sul volto di Deathmask.

- Per me non c’è nessun problema - confermò Mu.

- Lo stesso per me - lo seguì subito dopo Camus.

- Bene... - Shion raddrizzò la sua postura - allora è deciso...domattina, alle prime luci dell’alba, partirete alla volta della Siberia... - tuttavia, prima di continuare con le indicazioni per i due cavalieri, un pensiero gli attraversò la mente...qualcosa a cui aveva già pensato quando aveva riflettuto su chi inviare, e che nella discussione aveva rischiato di dimenticare.

- Ah...beh...no...in verità...prima delle istruzioni ci sarebbe anche un altro particolare di cui discutere... - il leggero balbettio di Shion attirò, come una calamita, l’attenzione dei presenti. 

Non era frequente che il Patriarca, un uomo con esperienza secolare e capacità fuori dal comune, mostrasse imbarazzo davanti ai suoi ragazzi...eppure, quel particolare rendeva evidente come l’argomento fosse scomodo. Di conseguenza, anche coloro i quali erano già in procinto di alzarsi per lasciare il Grande Tempio si fermarono a mezzaria tornando rapidamente a sedersi.

- Come ho avuto modo di dirvi... - prese un respiro profondo - ad essere rapiti sono prevalentemente giovani...più precisamente, ragazzi prossimi al matrimonio, e la ragione è facilmente intuibile... - alzò leggermente le spalle.

- La loro innocenza... - fu Kanon a concludere la frase, facendo annuire il Patriarca - la purezza di quei ragazzi rafforza le anime oscure... -.

- Proprio così - confermò Shion - Mu...Camus...è per questa ragione che ho bisogno di appurare una cosa, prima di confermare definitivamente la missione... -.

In una frazione di secondo, gli occhi di Mu e Camus si incrociarono in una mutua espressione di terrore comprendendo ciò che l’antico guardiano dell’Ariete stesse chiedendo loro, e se l’Acquario, seppur con molta fatica, riuscì a mantenere una postura impassibile, il rossore sulle guance di Mu tradì la vergogna di dover discutere di quell’argomento davanti a tutti i loro compagni d’armi.

Le iridi magenta di Shion si mossero alternativamente tra i due cavalieri interessati dalla missione, mentre questi, a loro volta, avrebbero solo voluto che una voragine si aprisse sotto ai loro scranni per inghiottirli senza possibilità di ritorno...

Dal canto suo, il Patriarca non era così sciocco da non rendersi conto dell’imbarazzo nel quale stava mettendo i suoi cavalieri, peraltro due tra i più discreti di tutto il Santuario...tuttavia, quell’informazione gli era necessaria per la loro incolumità, e non avrebbe avuto senso parlarne in privato per poi, eventualmente, dover convocare nuovamente il consiglio. Inoltre, riteneva che questo genere di pudore fosse fuori luogo per chi, come tutti loro, era cresciuto insieme.

- Come avrete già capito, ho bisogno di escludere che quella condizione riguardi anche voi - Shion cercò di mostrarsi il più disinvolto possibile, sebbene non fosse facile - perché vi renderebbe prede appetibili per quelle forze oscure... -.

- Per quanto mi riguarda non c’è problema - Camus si limitò a scuotere il capo in segno negativo, fissando un imprecisato punto nel vuoto e pregando dentro di sé che quella tortura finisse il prima possibile...tuttavia, ciò non fu possibile, perché un certo Scorpione si sentì nello sconsiderato diritto di intervenire...

- Patriarca, stai per caso insinuando che non faccio il mio dovere?! -.

Del tutto fuori luogo, l’unico pregio del commento di Milo fu quello di strappare un sorriso alla maggior parte dei suoi compagni, smorzando così la tensione che, ormai da diversi minuti, si tagliava con il coltello.

Tuttavia, non poté dire altro, perché un colpo sulla testa da parte di Aiolos, ed uno sulla nuca da parte di Dohko, lo misero a tacere.

- Non dire idiozie... - l’arciere parlò a denti stretti.

- Comportati da gentiluomo... - fu il monito del cinese.

Camus non fiatò, ma il modo in cui strinse con due dita il ponte del naso, rese evidente il tentativo di placare il desiderio di uccidere il suo partner, il quale, passando la mano dove era stato colpito, si limitò a borbottare qualcosa che nessuno comprese, né ebbe interesse a farlo.

In tutto questo, l’unico cavaliere che sembrava aver ritrovato un po' di tranquillità era, neanche a dirlo, Saga.

Sì, perché sapere che la purezza fosse un requisito che escludeva i cavalieri da quella missione lo aveva reso insperatamente tranquillo...nella sua mente, infatti, era convinto del fatto che Mu non avesse mai avuto un partner in vita sua e questo, oltre a renderlo incredibilmente tenero e degno di protezione, lo metteva praticamente al sicuro.

È per questa ragione che, qualche secondo più tardi, ciò che quella voce dolce e pacata disse lo colpì come una frustata in faccia.

- Nessun problema - furono le laconiche parole di un lemuriano che continuava a fissare il pavimento sperando nella voragine...

Se la situazione di Camus aveva generato una piacevole ilarità, l’inaspettata risposta di Mu ebbe l’effetto di tacitare completamente l’uditorio. 

Shion alzò i tilak fin quasi all’attaccatura dei capelli, Aiolia guardò Mu con la bocca spalancata tentando di articolare sillabe che non avevano alcun suono, mentre Kanon si limitò ad alzare gli occhi al cielo per poi serrare le palpebre in un’espressione sconfitta...solo lui poteva notare la pesante aura proveniente dal cosmo di Saga, ed in cuor suo, pregò che quella adunanza finisse il prima possibile.

Quando il sospiro di Aphrodite, che era il più distante dal primo scranno, arrivò alle orecchie di Mu, l’Ariete ebbe solo l’ulteriore, spiacevole, conferma di essere al centro dell’attenzione...ed il fatto che quel sospiro fosse di dispiacere per lui, non alleviò la sgradevole sensazione di essere trapassato da tredici paia di occhi.

- Bene... - fu Shion il primo a riprendersi, rendendosi conto di dover spezzare quell’inutile tensione - allora è deciso...Mu, Camus, rimanete per i dettagli...tutti gli altri possono andare, fino a nuova convocazione - furono le ultime parole del Patriarca prima che gli altri ori cominciassero a disperdersi per tornare nei rispettivi templi.

****

Senza alcuna voglia di fermarsi per i pettegolezzi, una volta uscito dal tempio Saga oltrepassò i suoi compagni, ignorando sia le chiamate di Shaka che quelle di Kanon.

In quel momento non aveva davvero voglia di parlare con nessuno.

Sapeva benissimo di non avere alcun diritto né pretesa, ma la verità era solo una e doveva accettarla. Era furioso. L’idea che qualcuno avesse messo le proprie mani sopra ciò che considerava sacro ed inviolabile gli faceva serrare i pugni con forza per impedire a se stesso di sfogarsi su qualunque colonna incontrasse.

Dannazione! Perché?!

A voler essere ragionevole, faceva fatica a comprendere la propria reazione...Mu era un uomo adulto, e, come tale, aveva il diritto di fare ciò che voleva della propria vita. Come d’altronde lui stesso aveva sempre fatto.

Concentrato sulla sua rabbia procedeva spedito, tuttavia, quando si sentì strattonato per un braccio, dovette suo malgrado fermarsi, e, voltandosi, trovò gli occhi del sesto guardiano fissarlo con evidente ansia...questo non era per niente normale per il viso sempre impassibile di Shaka...ciononostante, in quel momento non era dell’umore giusto per sopportare i discorsi dell’indiano, e con un movimento secco si liberò dalla sua presa, riprendendo in silenzio il viaggio in direzione del suo tempio.

- Dobbiamo parlare! - Shaka non era una persona arrendevole, e vedendo che le sue parole non sortivano alcun effetto sull’ormai ex partner, giocò tutte le sue carte - Riguarda quello che è appena successo al Grande Tempio...riguarda Mu... -.

L’ultima sillaba fu l’unico suono in grado di fermare il cammino di Saga e richiamare la sua attenzione, facendolo voltare nuovamente, ed assestando un duro colpo all’ego di Shaka...quella era solo l’ennesima conferma di quanto avesse ormai compreso perfettamente...ma, nonostante ciò, doveva cercare di recuperare il terreno perso. Che era davvero tanto.

- Non qui...è meglio parlare in un posto più tranquillo. Saliamo al mio tempio, lì nessuno ci disturberà... - e sebbene Saga lo fissasse di traverso con evidente sospetto, si incamminò dietro di lui. 

In cuor suo il gemello sapeva benissimo di non potersi fidare di Shaka tuttavia...sembrava davvero essere al corrente di qualcosa che lui ignorava, e le immagini ancora vive del suo battibecco con Mu quello stesso pomeriggio, non facevano altro che avvalorare la sua tesi. Ragion per cui, con celerità da parte di entrambi, anche se per scopi diversi, scesero rapidamente per i templi. 

Procedendo spediti, potevano già scorgere le imponenti statue che sovrastavano il sesto tempio, quando una voce alle loro spalle li fermò sorprendendoli, ma soprattutto, mandando all’aria i piani di Shaka...

- Saga! - la voce imponente fece voltare entrambi i cavalieri. 

- Kanon...che ci fai qui? - Saga sussultò leggermente sorpreso trovandosi di fronte a suo fratello. Li aveva seguiti? Perché?

Shaka, invece, divenne terribilmente nervoso. Lui e Kanon non andavano per niente d’accordo ed il motivo era abbastanza semplice...Kanon non subiva alcun fascino da parte dell’indiano, non gli riconosceva alcuna superiorità, non gli interessava se fosse o meno la reincarnazione di Buddha, e non era in alcun modo intimidito dal fatto che fosse l’uomo più vicino agli dei. Anzi...proprio a questo riguardo, nutriva una serie di dubbi che non faceva fatica a mostrare...

- Scusaci Kanon...io e Saga dobbiamo parlare e... - ma non riuscì a continuare, perché il gemello più giovane lo tagliò senza troppo riguardo.

- Sarà in un altro momento! Saga... - proseguì rivolgendosi al fratello - è con me che devi parlare - e il suo tono non ammetteva repliche.

Saga si accigliò leggermente. Perché tutti sembravano saperne sempre più di lui?

- Kanon...ciò di cui devo parlare con Shaka è importante e.... - ma anche lui fu interrotto bruscamente.

- So perfettamente di cosa dovete parlare - disse facendo trasalire entrambi - ma se vuoi capire qualcosa...Saga...è con me che devi parlare...Shaka ti racconterà solo quello che vuole, come vuole, e per come gli fa più comodo...come ha sempre fatto - concluse guardando di traverso l’ultimo menzionato.

A quel punto, il cervello di Saga cominciò ad elaborare le informazioni ricevute, mettendole insieme e traendone conclusioni...che però erano quanto di più lontano dalla realtà.

Se Kanon sapeva, se era al corrente di tutto, allora, forse, era stato lui...no, non poteva essere...Kanon...con Mu...no no no no no...

Dimenticandosi completamente di Shaka si diresse verso suo fratello con la rabbia e l’incredulità stampata sul suo viso.

- Sei stato tu?! - sussurrò a denti stretti quando fu talmente vicino da trapassarlo con lo sguardo e prenderlo per le spalle.

- Non dire idiozie... - rispose Kanon con una smorfia eloquente e liberandosi facilmente dalla presa - vieni con me! -.

Dunque, infine, era arrivato il momento. Ciò che era stato sepolto per tutelare l’integrità del terzo guardiano sarebbe tornato alla luce, innescato da una serie di azioni e coincidenze che erano solo servite ad affermare la potenza e la grandezza della verità sulle menzogne. Non si poteva più tornare indietro...l’esito, tuttavia, sarebbe dipeso solo dai diretti interessati...

Questi erano i pensieri di Kanon mentre, con Saga al suo fianco, raggiungeva speditamente il loro tempio. Quando entrarono, fu il primo a parlare, nel tentativo di essere il più delicato possibile. Anche se era difficile in quella situazione...

- Saga...perché sei così arrabbiato? - chiese cercando di addolcire la sua voce.

- Come perché?! - Saga lo guardò turbato - Lo so...non ho alcun diritto...ma non ce la faccio... - strofinò le mani sul viso - non riesco a pensare che qualcuno possa avere messo le mani su di lui... -.

- Mu? - domando cautamente Kanon, vedendo Saga annuire con gli occhi chiusi. Sapeva perfettamente di chi stesse parlando, ma voleva che suo fratello lo ammettesse una volta per tutte.

- Vuoi dire che non tolleri che qualcuno diverso da te abbia messo le mani su Mu? - chiese vedendo suo fratello annuire nuovamente - Saga...si tratta di gelosia? - e dicendolo sembrò strano anche a lui, perché Saga non aveva mai mostrato quel tipo di sentimenti.

- Chiamala come ti pare! - rispose Saga con rabbia senza rendersi conto di cosa stesse ammettendo - voglio solo sapere chi è il maledetto... -.

- Saga... - Kanon chiamò suo fratello abbassando le palpebre con aria rassegnata.

- Chi ha osato? Chi?! -.

- Saga... - alzò leggermente il tono di voce, venendo prontamente ignorato.

- Come ha potuto? Con che coraggio il dannato si è permesso di mettere le sue mani su... -.

- Saga! - Kanon dovette urlare per farsi sentire dal gemello. Che si zittì guardandolo accigliato in attesa di sapere che diavolo volesse.

- Sei stato tu -.

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Capitolo 6
*** Saresti comunque tu ***


Per lunghi, eterni, minuti, l’unico suono udibile nel terzo tempio fu il vuoto greve del silenzio.

Il volto di Saga, più simile a quello di una delle statue del Santuario che ad un profilo umano, non permise a nessuno degli innumerevoli muscoli che lo componevano di muoversi...bianco come il marmo delle sculture che evocava, sembrava persino non respirare, dato l’immobilismo delle sue narici.

- Saga... - Kanon chiamò il fratello con cautela.

Per quanto bene lo conoscesse, dovette ammettere di non ricordare una reazione anche solo simile a quella alla quale stava assistendo. Mai, da quando aveva memoria, aveva visto il suo gemello in quello stato. Catatonico, granitico. Persino quando aveva sopraffatto Shion non era arrivato ad un tale livello di alienazione. In quel momento, Kanon tremò all’idea di averlo perso un’altra volta...

- Saga...dì qualcosa... - la voce del gemello tradiva l’angoscia che gli opprimeva il petto.

Per tutta risposta, Saga finalmente si mosse dalla sua inerzia, e, per quanto il suo viso non mostrasse alcuna emozione, il corpo seguì tutt’altro turbamento...in pochi istanti, il rumore metallico dell’armatura che sbatte contro la pietra nuda rianimò i suoni del tempio, svegliandolo da quell’apatia sgradevole ed innaturale.

- Ripeti quello che hai detto! - furono le uniche parole del gemello maggiore, mentre, con la forza di una morsa, stringeva le spalle del minore tenendolo immobile contro il muro.

- Saga... -.

- Ripetilo! - urlò - Ripetilo se...se è vero... - l’ultima frase uscì spezzata, proprio come chi l’aveva appena pronunciata.

- Sei stato tu Saga... - consapevole di potersi ritrovare ad incassare la furia del suo gemello, Kanon confermò quanto detto pochi istanti prima. 

Dopodiché chiuse gli occhi e tese tutti i muscoli, pronto a ricevere il colpo che di certo sarebbe seguito, riaprendoli qualche istante dopo, quando sentì il suo corpo alleggerirsi dalla forte presa. E quel che vide gli strinse il petto...

Sapeva che quella notizia lo avrebbe devastato, e se in quegli anni era stata taciuta, era proprio perché sia lui che Mu immaginavano gli effetti che avrebbe potuto avere sulla mente fragile di Saga...la vista del volto di suo fratello rigato di lacrime non faceva altro che confermare quanto avessero ragione.

- Saga... -.

- Quando è successo? - lo tagliò il diretto interessato.

- Circa tre anni fa... -.

Un sorriso amaro si formò sul bel volto di Saga - Il dannato si è assicurato che Mu fosse maggiorenne... - disse passandosi le mani tra i capelli e affondando le unghie nella pelle morbida.

Kanon annuì lentamente - Arles era molto furbo...non sarebbe mai caduto in un errore così grossolano... -.

- Tu come fai a saperlo? - domandò Saga guardando suo fratello negli occhi, e mostrando la delusione che provava nei confronti di se stesso. Più quella storia andava avanti, meno capiva.

- Anche se ero chiuso a Capo Sunion, Arles comunicava mentalmente con me... mi mostrava ciò che voleva, quando voleva...e quel giorno è stato così - spiegò Kanon brevemente.

Saga sgranò gli occhi in uno sguardo a metà tra la sorpresa ed il terrore - Vuoi dire che... tu... hai visto quello che... -.

- No.…no...assolutamente no! - si affrettò a chiarire il minore scuotendo il capo e agitando le mani - Mi ha mostrato dove sarebbe andato e che intenzioni avesse...nulla di più -.

- E perché avrebbe fatto una cosa del genere?! -.

- Perché era un pazzo esibizionista! - Kanon spalancò le braccia come se fosse ovvio - Godeva nel far soffrire la gente e se mi ha reso partecipe delle sue intenzioni è stato perché sapeva che non avrei approvato! -. 

Saga guardò negli occhi il suo gemello, ed il tono con cui parlò liberò tutto il dolore che provava in quel momento. Che non era poco. 

- Perché non ricordo niente? -.

- Non lo so...sinceramente Saga...non lo so - Kanon sentì il suo cuore pesante vedendolo così - è come se i tuoi ricordi fossero stati cancellati... - e mentre lo diceva, entrambi realizzarono il medesimo pensiero, figurando nelle loro menti lo stesso volto. Qualcuno che, tra le sue abilità, annoverava proprio quella tecnica...

- Shaka... - Saga vide suo fratello annuire d’accordo - devo parlargli...-.

- Sì - rispose Kanon - ma non ora... sei troppo confuso e lo userebbe a suo vantaggio... -.

Suo malgrado, Saga dovette incassare il colpo. Per quanto poco gli piacesse ammetterlo, Kanon aveva ragione...Shaka riusciva sempre a girare le situazioni a suo favore, e lui non era certo nelle condizioni di poterlo combattere.

Di nuovo, lunghi silenzi riempirono lo spazio tra i due gemelli. Ognuno perso nei propri pensieri, portavano entrambi sulle spalle fardelli troppo ingombranti...Kanon portava il peso dell’istigazione e dell’inganno, Saga quello della fragilità e del male...e le loro riflessioni li condussero al medesimo interrogativo...

Poteva esserci davvero una nuova vita per loro? 

Fu Saga a spezzare quella calma apparente, quando trovò infine il coraggio di guardare in faccia la realtà.

- Cosa gli ho fatto... - le sue parole mostravano tutto...incomprensione, confusione, pentimento...ma soprattutto dolore - cosa gli ho fatto... - ripeté guardando nel vuoto e scuotendo lentamente il capo.

- Saga...guardami - in quel momento Kanon capì di dover intervenire se non voleva che suo fratello si perdesse un’altra volta - lo so che è devastante, ma devi essere razionale... - vide Saga guardarlo con un’espressione che gli spezzava il cuore - e soprattutto devi sforzarti di non giungere a conclusioni affrettate... -.

- Conclusioni affrettate? - un sorriso amaro contorse il viso di Saga - Mi sono approfittato di lui...questa è l’unica conclusione...e non c’è niente di affrettato! -.

- Non lo dico per consolarti - ribatté Kanon con convinzione - ma in tutta onestà, credo che le cose non siano andate come stai immaginando -.

Saga si accigliò. Tutto stava andando così veloce da travolgerlo...fino a qualche ora fa era nel primo tempio, riuscendo addirittura ad intravedere un piccolo pezzo di paradiso, e sperando di poter avere un po' di pace almeno in questa nuova vita, mentre ora stava nuovamente fronteggiando il demone che era dentro di lui. Il suo viso manteneva un’espressione di disgusto nei confronti di tutto ciò che stava accadendo, principalmente di se stesso e della sua debolezza, tuttavia, non replicò alle parole di suo fratello, lasciandolo libero di continuare. 

- Mu ti ama... - Kanon approfittò dello spiraglio che Saga gli aveva aperto per dire ciò che pensava - ti sei mai chiesto perché? -.

- Onestamente è l’unica domanda che mi pongo da qualche giorno...e l’unica alla quale non riesco a trovare una risposta - replicò Saga con sincerità e stanchezza - non ha alcun senso...dovrebbe odiarmi... -.

- Esatto - concordò Kanon annuendo energicamente - dovrebbe odiarti, rifuggire la tua presenza e maledire il tuo nome, tuttavia...non fa nulla di tutto questo -.

- Evidentemente la sua nobiltà d’animo è talmente grande che... -.

- Saga...non estremizzare tutto come fai sempre! - lo tagliò Kanon con fermezza facendolo accigliare - Fino a qualche giorno fa lo schernivi, mentre oggi sei pronto a metterlo su un piedistallo! - calmo, ma deciso, si avvicinò a suo fratello, mettendo cautamente una mano sulla sua spalla.

- Mu non è l’indifesa pecorella che stai idealizzando nella tua mente, ma un uomo e come tale devi trattarlo - vide Saga sull’orlo delle lacrime - se prova dei sentimenti forti e profondi nei tuoi confronti deve avere le sue buone ragioni -.

- Quali? - lo interrogò Saga mostrando in volto la sua sofferenza - Quali sono le ragioni per amare un mostro come me?! -.

- Te lo ripeto... - Kanon incassò le parole del fratello, sforzandosi di non mostrare quanto male gli facessero - non credo che le cose siano andate come stai immaginando...se hai provocato un sentimento così forte in una persona come Mu, non puoi essere il mostro che credi... - dopodiché pregò dentro di sé che i secondi di silenzio che seguirono servissero a far ragionare suo fratello.

- Cosa devo fare? - Saga si sentiva completamente prosciugato...in tutta onestà non avrebbe potuto assicurare di sostenere il peso di quello che stava accadendo, e che minacciava di schiacciare la sua coscienza. Quella coscienza che, a poco a poco e con fatica, stava cercando di rimettere in piedi dalla loro rinascita, e che ora rischiava di crollare miseramente davanti allo spettro delle sue nefandezze. Che sembrava non volergli dare pace in nessuna vita.

- Devi parlare con lui - rispose Kanon sicuro davanti allo sguardo terrorizzato di Saga - Davvero Saga...Mu è l’unico che può dirti come sono andate le cose... -.

****

Al Grande Tempio, Mu e Camus erano ancora seduti sui rispettivi scranni, prendendo mentalmente nota di tutti i dettagli che Shion stava fornendo loro in previsione dell’imminente missione.

- ...e con questo è tutto...ora non vi resta che partire... - disse stancamente Shion, non senza risparmiare un’occhiata preoccupata ai due giovani uomini che aveva di fronte.

Sebbene cercasse di mostrarsi sereno, una singolare angoscia si agitava nel suo petto, portandolo ad alternare il suo sguardo magenta tra i cavalieri dell’Ariete e dell’Acquario. Ad essere onesti, quella missione non gli piaceva per niente...lui stesso non avrebbe saputo spiegarne la ragione, ma in tutta quella faccenda c’era qualcosa che non tornava...sentiva di avere i pezzi, ma non riusciva a metterli insieme per avere un quadro più definito della situazione.

La ragione che l’aveva portato a scegliere Mu e Camus per quella missione era stata la necessità di reperire informazioni per poter organizzare un piano d’azione, e loro erano i cavalieri perfetti per questo scopo. Discreti, sagaci, razionali al punto da non cadere facilmente nelle loro emozioni, ma al tempo stesso dotati di una certa sensibilità...sebbene la mostrassero in modi differenti.  

Shion sospirò senza farsi notare. Nonostante temesse sinceramente per la loro incolumità, non sarebbe tornato sui suoi passi. Per quanto male facesse, la realtà era che, per i cavalieri d’oro, la sicurezza degli altri sarebbe sempre stata al di sopra della loro.

Tuttavia, prima di congedarli, prima che si incamminassero verso quella missione delicata, volle dare loro un ultimo consiglio. Non da Patriarca, ma da padre...

- Cercate di passare una buona nottata - parlò con quel tono morbido che riservava loro in alcune occasioni - riposatevi ma soprattutto...non lasciate niente in sospeso...né i vostri desideri... - disse rivolgendosi a Camus - né i vostri tormenti... - proseguì fissando le sue iridi in quelle di Mu, leggendovi molte più cose di quelle che il suo ex allievo avrebbe mai potuto immaginare.

Per alcuni istanti il tempio fu immerso nel silenzio, mentre sia Mu che Camus assimilavano le parole di Shion, forse non comprendendo fino in fondo le sue reali paure...né potendo essere biasimati per questo, poiché erano ben lontani dall’esperienza di vita dell’antico Ariete. Quando uscirono dalle loro riflessioni, annuirono e ringraziarono il Patriarca per tutte le raccomandazioni, prima di voltare rispettosamente le spalle ed avviarsi verso l’uscita augurandogli la buonanotte.

- Buonanotte... - rispose Shion, e quando i due cavalieri furono già oltre la sua vista, alzò gli occhi al cielo nel tentativo di reprimere una lacrima che minacciava di uscire - abbiate cura di voi... -.

****

- Ti informo di essere in procinto di attraversare il tuo tempio! -.

Poche parole, secche, pronunciate senza particolare riguardo, precedettero l’ingresso del cavaliere della Vergine nel quinto tempio. E dato che la casa rappresentava un passaggio obbligato per raggiungere quella che era la sua reale destinazione, Shaka non ritenne opportuno perdere tempo in inutili formalità. Cosa che peraltro non aveva mai sentito la necessità di fare neanche in periodi di tranquillità.

- Informi un accidente! - gli fece eco il guardiano del luogo, mostrandosi da una delle colonne antistanti l’ingresso e manifestandosi nella sua figura...fiera come il suo orgoglio, e maestosa come il felide che governava il suo segno.

Per un attimo, solo un impercettibile istante, Shaka sobbalzò, colpito sia dai modi ruvidi del Leone, che dalla sua solenne presenza. Come sempre, però, si riprese prima di mostrare anche un piccolo spiraglio di umanità. 

- Lasciami passare Leone...non ho la pazienza di perdere tempo con te! -.

Proprio come accadeva per tutti gli altri compagni, anche Aiolia non veniva risparmiato dall’essere appellato con il segno che lo governava piuttosto che con il nome che lo identificava, tuttavia, al quinto guardiano sembrava non importare nulla.

- Ah no? - Aiolia alzò un sopracciglio avvicinandosi con passo lento al sesto guardiano - Mi dispiace...perché invece io di tempo da perdere ne ho parecchio e.…guarda un po'... - fece una faccia fintamente dispiaciuta - voglio perderlo proprio ora! -.

- Che diavolo vuoi Leone?! - istintivamente Shaka si mosse indietreggiando davanti all’avanzare di Aiolia, pentendosene subito dopo quando vide un mezzo sorriso sul volto abbronzato del greco.

- Da te niente... - la voce uscì quasi sprezzante - voglio solo impedirti di continuare a fare danni! -.

- Di cosa stai parlando?! - Shaka spalancò gli occhi muovendo l’aria intorno.

- Lo sai perfettamente...non fingere con me...- di nuovo quel mezzo sorriso sul volto - stai andando da Saga... -.

- Non sono affari tuoi! - Shaka riprese la sua solita posa superba - È una faccenda tra me e il mio fidanzato... - ma si interruppe, sentendo l’eco della risata divertita di Aiolia risuonare tra le volte della quinta casa.

- Il tuo cosa? - domandò Aiolia con un ghigno sul volto che fece irritare non poco Shaka.

- Il mio fidanzato! -.

- Ex...Shaka...ex... - precisò il Leone riprendendosi dal momento di ilarità.

- Te lo ripeto - con grande sforzo Shaka fece appello alla pazienza che non aveva - non sono affari tuoi...lasciami passare! -.

- No! - e prima che la Vergine potesse obiettare continuò - In questo momento Saga non ha bisogno di parlare con te... -.

La realtà era che Aiolia aveva assistito a quello che era accaduto poco prima.

Quando, dopo essere usciti dal Grande Tempio, aveva visto il sesto guardiano avvicinarsi a Saga e convincerlo a seguirlo, si era furtivamente messo al seguito di Kanon che, proprio come lui, aveva visto tutto. Una volta arrivati al tempio della Vergine, aveva assistito all’interruzione del gemello minore che, senza giri di parole, aveva letteralmente trascinato il fratello lontano da Shaka...non gli ci era voluto molto per capire come, in quel momento, la Vergine fosse la compagnia meno adatta al cavaliere dei Gemelli, ma soprattutto, non gli ci era voluto molto per capire che tutta quella faccenda avesse a che fare con Mu e con quello che aveva rivelato davanti al Patriarca qualche minuto prima.

Per Aiolia sarebbero potuti andare tutti all’inferno per quello che gli interessava, ma Mu era un’altra cosa...e se il bene di Mu dipendeva dal benessere di Saga, pur a malincuore, avrebbe fatto tutto quanto in suo potere per tutelarlo. Anche se questo significava dover fronteggiare l’ira del cavaliere della Vergine che, da quanto vedeva, stava pericolosamente sollevando il suo cosmo...

- Tu non sai niente - ritrovando, almeno apparentemente, la sua proverbiale impassibilità, Shaka parlò con voce falsamente serena, rivolgendosi ad Aiolia come ci si rivolgerebbe ad un bambino - sei uno sciocco che crede di sapere cose che in realtà non sa e che non lo riguardano...peraltro derubando gli altri, nello specifico me, del proprio tempo - espirò infastidito in maniera da essere sentito - evidentemente il nostro scontro di qualche tempo fa al Grande Tempio non ti è bastato... - socchiuse gli occhi - ma sappi che, questa volta non avrò remore... - detto ciò, Shaka iniziò a prepararsi per il suo attacco, ma, proprio mentre stava concentrando il suo cosmo, un’altra risata spezzò nuovamente la solennità del momento.

- Piantala di dire e fare idiozie...Shaka! - Aiolia non si mosse di un millimetro, né predisponendosi in posizione di attacco, né tantomeno in difesa, limitandosi a guardare dall’alto in basso il compagno d’armi - Sono lontani i tempi in cui Saga comandava questo Santuario...e potevi fare il comodo tuo! Premesso che non avrei alcuna remora a battermi contro di te, se alzassi ulteriormente il tuo cosmo non faresti altro che attirare l’attenzione del Patriarca...che metterebbe fine a tutto prima che tu possa anche solo accorgerti del suo arrivo... - alzò le spalle sottolineando l’ovvio.

A malincuore, Shaka dovette ammettere con se stesso quanto le parole del quinto guardiano fossero vere. Ed era quello che faceva più male. C’è stato un tempo in cui tutto il Santuario doveva piegarsi al suo volere, in cui nessuno, nemmeno un parigrado, avrebbe mai potuto alzare la voce contro di lui...invece, ora, persino un cavaliere che aveva vissuto emarginato per lunghi anni, come Aiolia, si permetteva di redarguirlo come un bambino. Al cospetto di un ego come quello di Shaka questo atteggiamento era inaccettabile, ragion per cui, fece ciò che gli riusciva meglio fare quando non riusciva a spuntarla con la prepotenza. Ferire.

- Perché stai facendo tutto questo...Leone? - ma la domanda era solo una sfida, poiché un sorriso storto si andava allungando sul suo bel viso - Speri che, così facendo, l’Ariete ti sia riconoscente? Che si arrenda a te per gratitudine? - e ancora rilasciò altro veleno - Non ti noterà mai...per lui non significhi niente...muore dietro ad un altro mentre tu sei qui, a spalleggiarlo, come un idiota! -.

Aspettandosi una delle reazioni accalorate del quinto guardiano, che in condizioni normali non avrebbe lasciato passare provocazioni così grossolane, Shaka fu sorpreso quando vide un sorriso dolce abbellire il viso abbronzato di Aiolia.
- Non puoi capire...non capirai mai cosa significhi battersi per un amico...volere solo il suo bene senza che ciò debba portarti alcun vantaggio - e prima di voltarsi per rientrare nel suo tempio, rilasciò le ultime parole puntando i suoi begli occhi verdi in quelli di Shaka - Provo pena per te Shaka...una pena infinita -.

Nei lunghi minuti che seguirono, Shaka rimase immobile, solo, all’ingresso del quinto tempio. Impietrito innanzi alle parole che ancora riecheggiavano nel suo cervello. Provo pena per te Shaka...una pena infinita... Per la prima volta nella sua vita dovette ammettere di sentirsi piccolo...non gli piaceva per niente, ma, suo malgrado, era così. 

Dopo aver lanciato un’ultima occhiata alle colonne dietro le quali la figura di Aiolia era lentamente sparita, si voltò, rassegnato a tornare da dove era venuto.

Il Leone aveva presidiato il suo territorio. E lui aveva molto su cui meditare.

****

Nel primo tempio, Mu si trovava nella sua stanza, intento a preparare un piccolo bagaglio per il giorno dopo e per quelli successivi. L’impresa non era delle più semplici, perché avrebbe dovuto portare il necessario per ripararsi dal freddo siberiano, nel minor spazio possibile...nonostante ciò, il risultato non gli sembrò male. Alzò un sopracciglio guardando la sua valigia...sì...poteva andare!

Dopodiché si sedette sul letto, stanco, tirando le gambe al petto ed appoggiando la fronte sulle ginocchia. In realtà, da quando aveva salutato Camus all’undicesimo tempio, aveva tentato di tenere la sua mente occupata per evitare di pensare a quello che era accaduto nelle ultime ore. Ora, però, tutto tornava inevitabilmente alla mente, facendolo sospirare sconfitto.

Com’era stato possibile? Come si era arrivati a quel punto?

Da quando erano stati rianimati aveva evitato accuratamente ogni contatto con Saga, e questo indipendentemente dalla relazione con la Vergine. Aveva sempre temuto che anche solo un piccolo riavvicinamento avrebbe potuto innescare i ricordi del terzo guardiano, portando la sua mente in chissà quali percorsi.

E ora...una semplice domanda posta relativamente ad una missione rischiava di far crollare tutti i suoi sforzi.

Sì...non era stato solo Kanon a notare come l’aura di Saga fosse diventata improvvisamente pesante. E pericolosamente oscura.

Mu non temeva che Arles potesse nuovamente prendere il controllo della mente di Saga...sapeva, infatti, come il terzo guardiano avesse imparato a convivere con le scorie della sua personalità malvagia per impedire che facesse nuovamente danni, ma temeva che potesse soffrire...

Se avesse scoperto quello che era accaduto qualche anno prima in Jamir, senza un’adeguata spiegazione da parte sua, avrebbe potuto fare diversi passi indietro nel suo progresso. A meno che non avesse ricordato tutto, il che era fuori discussione dato che, con tutta probabilità, Shaka aveva manomesso i suoi ricordi...

- Saga... - tenendo ancora la testa tra le ginocchia che abbracciava saldamente, il nome del cavaliere dei Gemelli uscì con quel tono dolce che solo Mu poteva usare. In quelle due sillabe sospirate c’era tutto...preoccupazione, cura, amore... 

- Sono qui Mu... -.

Furtivo come già aveva avuto modo di essere in precedenza, Saga era entrato nel primo tempio dopo aver accuratamente soppresso il proprio cosmo. Stavolta, però, la ragione non aveva nulla a che vedere con il desiderio che lo aveva spinto qualche giorno prima a curiosare nella casa dell’Ariete...temeva piuttosto di essere rifiutato molto prima di giungere davanti all’ampia piattaforma antistante il tempio, e non poteva permetterlo. Anche se fosse stato solo per farsi insultare aveva bisogno di vederlo...

Mu sollevò la testa di scatto trovandosi di fronte il cavaliere dei Gemelli. Non se lo aspettava. Per un attimo pensò...sperò...che quella voce conosciuta fosse uno scherzo della sua mente, ma non era niente di tutto ciò.

Saga era di fronte a lui, e la sua espressione non aveva niente a che vedere con quella che normalmente il suo viso mostrava. Mu poté facilmente vedere la delusione e la sofferenza che i suoi lineamenti ed i suoi occhi confessavano senza remore, e le scie secche ancora visibili sul suo volto ne erano solo l’ulteriore prova.

Un brivido di paura scorse lungo la sua colonna vertebrale. Lo sapeva...Saga sapeva tutto. 

Ma prima che potesse fare anche solo una domanda, vide il greco avvicinarsi, lentamente, fino a portare la sua imponente figura di fronte a lui e accovacciarsi ai suoi piedi. 

I bellissimi occhi di Saga percorsero il viso del lemuriano, finendo il loro viaggio nelle magnifiche iridi smeraldine che lo fissavano con ansia. 

- Cosa ti ho fatto... - la sua stessa voce tradiva incredulità. Oltreché un’infinita delusione, mentre spostava lo sguardo nel timore di leggere il disprezzo negli occhi del lemuriano.

Non aveva il coraggio di toccarlo...avrebbe voluto così tanto...anche solo sfiorarlo con la punta delle dita...ma non osava sporcarlo più di quanto avesse già fatto. Per questa ragione gli venne quasi un colpo quando sentì sul viso un leggero tocco che lo invitò a voltarsi nuovamente.

- Niente Saga...non mi hai fatto nulla... -.

- Che stai dicendo?! - lo interruppe incredulo - Ho forzato le difese della torre, mi sono approfittato di te, sono stato un vile, spregevole dannato che ti ha costretto a... - ma non poté continuare quando sentì le mani delicate di Mu cingergli il volto per obbligarlo a guardarlo negli occhi.

- Non mi hai fatto niente...che non volessimo entrambi... - la voce dolce dell’Ariete arrivò alle sue orecchie lasciandolo stordito.

- Cosa...che vuoi dire? Io...io non ricordo nulla... - ammise Saga sconfitto cercando conferme nel tenero sguardo di fronte a sé.

- Tu non ricordi - Mu accennò un piccolo sorriso - ma io sì... - e, senza aggiungere altro, unì la fronte a quella del gemello, sollevando dolcemente il suo cosmo, e lasciando che quella calda energia, dopo un’iniziale resistenza, sciogliesse ciò che bloccava la sua memoria. Senza più barriere, la mente di Saga accolse immediatamente quel flusso di ricordi, come se non aspettasse altro che colmare il vuoto lasciato anni prima... 

I venti impetuosi del Jamir sferzavano senza pietà le spoglie montagne himalayane, infilandosi tra le strette finestre della torre con il loro tipico sibilo; l’autunno stava lentamente lasciando il passo all’inverno, ma lì, in quelle crude terre nascoste agli occhi del mondo, il tempo spesso non consentiva di distinguere le stagioni. Di notte, poi, quelle correnti sembravano ancora più inclementi.

Con la porta ben chiusa per non disperdere il calore che proveniva dal camino, Mu dell’Ariete si stringeva tra le lenzuola, rannicchiandosi sotto la coperta di pelle di pecora che gli garantiva il giusto calore. Più in là, con l’avanzare dell’inverno, avrebbe dovuto aumentarne il numero, ma per il momento una coperta era più che sufficiente per assicurare a lui, ed al suo allievo che dormiva al piano di sotto, il giusto tepore.

Stranamente quella notte il sonno si ostinava a giocare con lui. Nonostante la giornata fosse stata come al solito impegnativa, trascorsa tra le faccende di casa, la fucina, e l’addestramento suo e di Kiki, continuava a rigirarsi nel letto, crogiolandosi nel delizioso tepore del suo giaciglio, ma senza riuscire a trovare il giusto abbandono. 

Qualcosa lo rendeva terribilmente inquieto, pur non riuscendo a comprendere la ragione di quel turbamento. Per diverso tempo passò in rassegna le sue faccende quotidiane, cercando in esse cosa continuasse a tenerlo sveglio, tuttavia, pur concentrandosi, non riuscì a trovare nulla, e fu solo quando l’inquietudine si trasformò in un’altra sensazione che, finalmente, capì voltandosi di scatto.

La luce della luna, per quanto fioca, filtrava dalla piccola finestra illuminando debolmente la stanza...rivelando l’inatteso ospite...

Due occhi di brace rendevano ben riconoscibile la figura maestosa che, da un angolo della stanza, fissava il padrone di casa in attesa di essere riconosciuto. Un sorriso sinistro si allungò sul suo volto quando vide la sorpresa farsi largo sul viso e negli occhi del primo guardiano. Quegli occhi...così belli...così sfacciatamente limpidi da non nascondere il loro stupore di trovarsi di fronte al mostro...

Un brivido percorse Arles da cima a fondo. Adorava incutere timore e percepirlo nella vittima...quella sensazione di dominio lo rendeva talmente vivo da risultare simile ad una droga...inoltre, dovette ammettere che Mu dell’Ariete era diventato bellissimo, come aveva sempre immaginato, anzi...ad essere onesto, molto di più.

Senza attendere oltre, mosse i primi passi in direzione del giaciglio dell’Ariete, traendo un perverso piacere dal vedere l’espressione sul suo volto. Il suo passo era lento, volutamente calmo per caricare la sua vittima di una tensione crescente...cosa che lo divertiva terribilmente, oltre ad aumentare il livello di adrenalina nel suo sangue...

Dopo aver mosso solo alcuni passi, però, si rese conto di come qualcosa non stesse andando nel verso giusto...almeno non come lo aveva pensato nella sua mente. Man mano che avanzava, un profumo di gelsomino penetrava con sempre maggiore forza nelle sue narici, fino al punto da arrivare al cervello e lasciarlo quasi stordito.

Il profumo di Mu...lo avrebbe riconosciuto ovunque...

Istintivamente coprì il naso con una mano, mentre con l’altra strinse le tempie, cercando di alleviare il dolore acuto che quell’odore stava provocando, mentre molte immagini scorrevano nella sua memoria e davanti ai suoi occhi senza che potesse controllarle. I giovani apprendisti e le loro risate...le azzuffate di Milo e Aiolia...le battute di Aldebaran...la gentilezza di Aiolos...grandi occhi verdi e capelli lilla che svolazzavano diffondendo un piacevole aroma...ed infine se stesso ancora ragazzo...

Portò una mano al petto stringendolo forte, nel tentativo di placare il dolore fisico che quelle immagini gli provocavano, e mentre lottava contro se stesso per rimanere ancorato a quel barlume di coscienza che si stava facendo strada attraverso il suo cuore nero, una voce giunse alle sue orecchie, richiamando la sua attenzione.

- Saga... -.

Erano passati anni dall’ultima volta in cui le sue orecchie avevano sentito quella voce, eppure...nonostante il tempo avesse fatto il suo corso, e quel bambino avesse lasciato il passo all’uomo che aveva di fronte, il suo tono suonava dolce come allora...

- Non chiamarmi così! - qualcosa si ribellò dentro di lui quando si rese conto della sua vulnerabilità - Non azzardarti! -.

- Saga... - ignorando completamente l’avvertimento, Mu non solo divenne ancora più dolce, ma allungò una mano nella sua direzione, invitandolo ad avvicinarsi - Sei venuto da me... -.

Istintivamente la figura oscura si ritrasse. Che diavolo significava quell’atteggiamento? Dov’era la paura...quella paura che gli era necessaria per nutrire il suo ego perverso?!

Mu non era uno sciocco...sapeva perfettamente quanto fosse pericoloso quello che stava facendo. Davanti a lui c’era Arles, quel demone che non aveva esitato un momento ad uccidere, istigare ad uccidere, e sottomettere il Santuario. Tuttavia...

Sotto la corazza malvagia, relegato in un angolo di quell’animo oscuro c’era Saga, il suo Saga...che in quel momento stava tentando di farsi largo tra le nebbie dell’oscurità. E lui lo avrebbe aiutato.

Senza attendere oltre, Mu si alzò dal letto e lentamente si avvicinò alla figura che giaceva per terra, rannicchiata, con la testa ancora tra le mani.

- Ti ho aspettato tanto...finalmente sei venuto... - la voce dolce di Mu arrivò alle sue orecchie colpendolo nel profondo della sua coscienza, scatenando dentro di lui sentimenti contradditori. Rifiuto e negazione, ma anche un folle desiderio di abbandono.

Sebbene il chiarore della luna fosse l’unica fonte di luce, non fu difficile per Mu vedere come alcune ciocche dei lunghi capelli grigi di Arles stessero cambiando colore, virando verso il blu del loro legittimo proprietario. Con delicatezza portò una mano a quel viso contorto da tutto ciò che stava provando, vedendo come le sue iridi fossero tornate di quel meraviglioso colore che ricordava, e sfiorando la pelle del volto con la punta delle dita. Come se potesse rompersi da un momento all’altro...

Che poi fu quello che accadde, perché nel momento in cui Arles percepì quel tocco sul suo viso, Saga ruppe tutte le sue resistenze, riconoscendo pienamente la figura delicata che gli stava di fronte e abbandonandosi ad un fiume di lacrime.

- Mu... - e prima che il lemuriano potesse dire qualcosa, Saga lo abbracciò stringendolo con disperazione, affondando la testa nell’incavo tra il collo e la spalla appena scoperta, lasciando le sue narici libere di riempirsi del dolce profumo della sua pelle.

Mu lo ricambiò pienamente, avvolgendolo con le sue braccia con delicatezza e tenerezza, sussurrando al suo orecchio parole dolci...parole che, a poco a poco, calmarono il pianto di Saga, inducendoli a separarsi solo per guardarsi negli occhi, e portando, dopo pochi istanti, il turbamento di entrambi ad un altro livello... 

Con le fronti ancora unite, Saga rivisse gli accadimenti di quella notte. Sebbene quel flusso di ricordi avesse rotto gli argini della sua memoria riportandola gradualmente alla luce, preferì continuare a vedere attraverso la mente di Mu...così tenera, così discreta, ma anche così sensuale...

Sorrise quando rivide il cuscino cedere sotto la passione delle sue mani abbronzate intrecciate a quelle pallide di Mu...un brivido percorse la sua schiena sentendo nuovamente i gemiti dolci, ma carichi di passione, del lemuriano allacciato saldamente ai suoi fianchi...infine, si sentì quasi venire meno rivedendo il volto di Mu sciogliersi di piacere mentre, insieme, raggiungevano l’estasi...

Non avrebbe più dimenticato quell’espressione. Qualunque cosa fosse accaduta, non l’avrebbe mai più dimenticata.

Quando quel flusso di ricordi cessò, con tutta la cura possibile, Mu allontanò le loro fronti.

- Come vedi non ti ho mentito - disse guardando Saga negli occhi - quello che abbiamo fatto lo abbiamo voluto...entrambi... -.

Saga annuì, prendendo una delle mani di Mu e portandola alle labbra per baciarla delicatamente.

- È stata la notte più bella della mia vita...ora ricordo tutto - lo guardò dritto negli occhi - anche se...non capisco cosa sia accaduto dopo... perché, per quello che ricordo, ho continuato a fare quello che ho sempre fatto... - disse sinceramente smarrito.

Mu alzò le spalle annuendo alle sue parole - Quella notte avevi intenzione di tornare al Santuario e confessare tutto ai nostri compagni, accettando anche di pagarne tutte le conseguenze... - vide Saga ascoltarlo con attenzione - ma quando, trascorso qualche giorno, non ho ricevuto notizie, ho capito che avevi dimenticato tutto - sottolineò quella parola, e lo fece a ragione, dato che entrambi sapevano come avesse dimenticato.

- Perché Mu? - Saga portò le mani al viso del lemuriano, accarezzandolo - Perché non sei tornato per costringermi a ricordare? -.

- Perché sarei dovuto tornare al Santuario...ma questo non sarebbe stato possibile prima del ritorno di Atena - Mu sorrise tristemente - inoltre...qui, in quello che Arles considerava il suo regno, credi che mi avrebbe permesso di avvicinarmi a te? -.

Saga annuì. Era vero... avendo compreso quanto Mu fosse importante per Saga, Arles non solo non gli avrebbe permesso di avvicinarsi a lui, ma probabilmente lo avrebbe fatto uccidere prima di raggiungere l’ingresso del Santuario...

- C’è solo una cosa che davvero non capisco...non l’ho capita allora e continuo a non capirla adesso... - vide Mu rivolgergli uno sguardo interrogativo - Perché...perché io? - con la punta delle dita percorse i lineamenti del primo guardiano, perdendosi nella grazia del suo volto - Chiunque sarebbe onorato di averti Mu...perché hai scelto me? -.

Mu sorrise leggermente, circondando con le mani il viso di Saga - Non ho scelto...semplicemente...sono sempre stato innamorato di te e, crescendo, quel sentimento si è trasformato in amore... - allargò il sorriso vedendo lo stupore sul volto di Saga - ma ti dirò un’altra cosa...se avessi potuto scegliere, saresti stato sempre tu... -.

- Ma perché? - Saga non poteva credere che quel sentimento così forte, così puro, potesse essere rivolto alla sua persona - Dopo tutto quello che ho fatto?! Perché io? - e mentre parlava, non poteva evitare di perdersi in quegli occhi che, solamente guardandolo, trasmettevano un amore forte ed immutabile.

La cura con la quale il lemuriano si dedicava a scostare le ciocche blu che cadevano davanti agli occhi del greco era solo uno dei tanti modi con i quali, fino a quel momento, gli aveva dimostrato ciò che provava...ma ora che anche l’ultima barriera tra loro era crollata, si sentiva libero di dire ciò che pensava veramente.

- Se per un attimo, un solo momento, potessi guardarti con i miei occhi, capiresti che innamorarmi di te era il minimo che potessi fare, inoltre... - lo guardò con serietà - smettila di denigrarti...se continui a disprezzare te stesso, disprezzi anche me...-.

Saga non ce la fece più. Senza preoccuparsi di nascondere le lacrime che solcavano il suo volto, si alzò all’altezza di Mu, e portando le mani dietro al suo collo, lo tirò dolcemente a se, guardandolo con stupore e devozione, prima di prendere le sue labbra in un bacio disperato.

Disperato perché se non lo avesse fatto, avrebbe perso la sanità mentale. Affamato, perché sentiva di non aver bisogno di nient’altro in quel momento. Avido, perché voleva che durasse per sempre.

E Mu rispose. Con dolcezza...con passione...con amore...perché non poteva fare altrimenti. E nemmeno lo voleva.

Si presero il tempo che volevano. Famelico, Saga strinse Mu tra le sue braccia baciando, succhiando, mordendo le sue labbra come se da questo dipendesse la sua vita. Ed in parte era così, perché, sebbene il suo cervello non fosse ancora in grado di decifrare i suoi sentimenti per il primo guardiano, il suo istinto lo guidava verso di lui...pur non sapendo cosa provasse per Mu, sapeva di non voler più fare a meno di lui... 

Dopo aver devotamente gustato le sue labbra, Saga scese lentamente, percorrendo con baci morbidi la linea della mascella fino a raggiungere il collo, quel collo pallido e delicato che lo faceva impazzire, nel quale tuffò il suo naso per riempirsi del suo profumo.

Adesso capiva perché quell’odore gli causava dolore e piacere. Quando era lontano da Mu gli riportava alla mente ciò che aveva provato nei panni di Arles, la stessa follia e smarrimento, la ferita profonda per aver distrutto ciò che di buono c’era nel Santuario, mentre quando era vicino a lui era di nuovo se stesso.

Con Mu era se stesso.

Quando, finalmente, realizzò quel pensiero, capì come la sua vita, la sua anima, la sua forza sarebbero sempre stati legati indissolubilmente al tibetano. Forse era sempre stato così... E questo legame lo aveva creato proprio lui, sia nel momento in cui, in quella notte in Jamir, aveva scelto di aprire la sua coscienza a Mu, sia raffermandolo in quel momento, perdendosi nuovamente tra le sue braccia.

Avrebbe potuto dire tante cose, o nessuna, ma nel momento in cui riportò lo sguardo negli occhi di Mu, vedendoli aprirsi lentamente per riconnettersi alla realtà e lasciandolo turbato con quel semplice movimento, le uniche parole che uscirono dalla sua bocca espressero il suo più grande desiderio in quel momento.

- Non voglio che tu vada Mu...non andare... - razionalmente sapeva quanto la sua richiesta fosse fuori dal mondo, perché mai e poi mai un cavaliere d’oro avrebbe potuto rifiutarsi di partire per una missione, ma aveva deciso di agire senza alcun filtro, perché Mu meritava solo sincerità - Abbiamo molte cose da chiarire... -.

- Non preoccuparti - l’Ariete gli rivolse un mezzo sorriso, perché, in realtà, quella missione lo inquietava moltissimo - Tornerò presto e potremo chiarire tutto con calma... - anche se il suo era più un augurio che una convinzione.

Quello che accadde subito dopo lo lasciò sorpreso. Con un movimento rapido, vide Saga rimuovere qualcosa dal proprio collo per infilarla nel suo; dopo aver guardato in basso, alzò i suoi tilak, vedendo un ciondolo di Atena pendere dal suo collo.

- Me lo ha dato Saori, subito dopo essere tornati in vita - spiegò Saga davanti all’espressione interrogativa di Mu - connette le due anime che vivono dentro di me permettendogli di esistere in pace... -.

- E perché lo stai dando a me? - domandò Mu curioso, sebbene avesse riconosciuto subito la fattura di quel monile. Lo aveva fatto lui stesso.

- Mi allerta se c’è qualcosa che non va... - rispose Saga guardandolo intensamente - in caso di pericolo, lo saprò prima di te -.

Mu sentì i propri battiti accelerare, non riuscendo a trattenere un bellissimo sorriso; circondando con le mani il viso di Saga, lasciò un lungo bacio di gratitudine sulla sua fronte - Grazie -. 

Il terzo guardiano avrebbe voluto che quel momento non finisse mai, si sentiva così bene, così...in pace...come non accadeva da...neanche lo ricordava...tuttavia, sapeva che Mu doveva finire di prepararsi, era già molto tardi e l’indomani sarebbe dovuto partire presto, per cui, a malincuore, si staccò dal lemuriano per lasciarlo libero - Devo andare -.

Mu annuì...sebbene sentisse il suo cuore pesante all’idea di doversi allontanare da Saga, sapeva di non avere altra scelta. 

In silenzio, lo seguì fino all’ingresso del tempio godendo di quegli ultimi istanti della sua vicinanza. Avrebbe voluto dirgli che gli sarebbe mancato, avrebbe voluto dirgli ancora quanto l’amava, ma non era giusto...Saga doveva chiarire ancora molte cose con se stesso, e avrebbe dovuto farlo con la massima libertà, senza che i suoi sentimenti lo influenzassero. Quando lo vide sulla soglia del tempio, in procinto di congedarsi, si sentì morire, ma nonostante questo non lo dette a vedere, nascondendo la sua tristezza dietro il suo viso calmo.

Tuttavia, a dispetto delle intenzioni nobili di Mu, fu Saga a sparigliare di nuovo le carte, perché, prima di salutarlo, lo sorprese prendendolo per la vita e attirandolo a se per baciarlo ancora. Approfittando del suo stupore approfondì il contatto esplorando con cura la bocca del tibetano, che non impiegò molto a rispondere, e senza fretta, si presero il loro tempo per scoprirsi ancora gustandosi a vicenda.

Quando si staccarono per la mancanza d’aria, Saga si portò all’orecchio di Mu, sussurrando con voce roca il suo desiderio.

- Se dipendesse da me, non mi muoverei da questo tempio, e nemmeno tu... - sentì il corpo di Mu tendersi tra le sue braccia in attesa che continuasse - ti porterei in camera da letto per fare l’amore con te tutta la notte...come desidero...e soprattutto come meriti Mu... -.

Stringendo a sé il corpo forte e delicato del primo guardiano, Saga percorse con le labbra il suo collo pallido senza fretta, stordendosi ancora del suo gusto. 

- Torna presto... - furono le ultime parole prima di congedarsi. 

E non era una frase di circostanza. Saga lo sperava davvero, e se lo augurava per due ragioni...la prima riguardava l’incolumità di Mu, perché sarebbe stato finalmente al sicuro, e la seconda per perseguire le sue intenzioni...

Senza aggiungere altro, lasciò andare Mu con cura, pentendosene un istante dopo quando sentì il suo calore abbandonarlo...a malincuore, e non senza aver rivolto al tibetano un ultimo, intenso sguardo, si mosse in direzione della sua casa.

La mattina successiva, all’alba, Mu e Camus lasciarono il Santuario.

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Capitolo 7
*** Verità ***


Il giorno lottava ancora contro le ultime luci della notte per fare capolino dalle montagne intorno a Rodorio, mentre due cavalieri si lasciavano alle spalle i tredici templi. In silenzio, ognuno perso nei propri pensieri.

Flashback

- Fa attenzione...te ne prego... - le iridi color mare di Milo erano fisse sul suo compagno, tradendo l’angoscia del loro proprietario.

E sebbene Camus fosse restio alle effusioni in pubblico, non poté evitare di accarezzare con amore il volto preoccupato dello Scorpione.

A qualche metro di distanza, per dare loro l’intimità che meritavano, Mu fissava il paesaggio, ripensando agli eventi della sera precedente. Inconsciamente portò una mano alle labbra, ricordando ed accarezzando il sapore che quelle di Saga avevano lasciato sulle sue.

Per un momento si voltò, sorridendo nel vedere Milo rubare un bacio a Camus, che si finse infastidito.

Quel gesto lo fece riflettere...gli sarebbe piaciuto avere una relazione? Qualcuno che si preoccupasse per lui? Qualcuno che lo aspettasse?

La risposta gli sembrò abbastanza scontata. Ed inevitabilmente la sua mente andò al terzo guardiano.

Sapeva che sarebbe stato impossibile per lui presentarsi quella mattina, come aveva fatto Milo. D’altronde, non erano una coppia, in effetti non erano nulla perché non avevano ancora chiarito nulla. C’era stata una gran confusione, e adesso bisognava aspettare che la calma facesse decantare tutte le emozioni vissute per capire cosa effettivamente rimanesse in superficie.

Eppure...

Quando, senza rendersene conto, con lo sguardo si rivolse alle sue spalle, in direzione della terza casa, non poté evitare al suo cuore di perdere un battito...

In piedi, maestoso come una delle statue che abbellivano il Santuario, Gemini Saga antistava il proprio tempio con lo sguardo rivolto in basso. O meglio...su di una persona in particolare.

Attirati dallo stupore dell’Ariete, Milo e Camus osservarono furtivamente ciò che stava accadendo poco distante da loro, limitandosi a scambiarsi occhiate eloquenti senza osare intromettersi in quella connessione, che appariva evidente essere non solo visiva.

Fine flashback

- Ecco, qui dovrebbe andare bene -.

Quando furono abbastanza lontani da aver superato la barriera al teletrasporto imposta da Atena, Mu si fermò, e, dopo aver appurato che lui e il suo compagno avessero tutto ciò di cui avrebbero avuto bisogno per la loro missione, prese le mani di Camus e le strinse forte.

La distorsione spazio temporale poteva essere davvero fastidiosa per chi non vi era abituato, e quel contatto era necessario affinché tutto andasse per il meglio. Nonostante ciò, e sebbene tutti ne fossero a conoscenza, le due paia di occhi che assistevano alla partenza non riuscirono ad evitare il fastidio che provocò loro quella piccola confidenza...

Dopo pochi istanti, i due cavalieri scomparvero lentamente, rivolgendo un ultimo sguardo a coloro che amavano.

****

- Tutto bene Camus? -.

L’Acquario non era molto avvezzo a quel tipo di tecnica, ed il capogiro che lo aveva colto materializzandosi di nuovo, aveva indotto Mu a sorreggerlo delicatamente.

- Sì - il francese annuì - dammi solo un momento... - disse prendendo lentamente confidenza con l’ambiente circostante.

Il luogo nel quale si trovavano era di difficile localizzazione. Un’immensa distesa di neve e ghiaccio era l’unico paesaggio visibile anche proiettando lo sguardo a qualche centinaio di metri di distanza.

- Mu...sei sicuro che questo sia il posto giusto? - domandò Camus guardandosi intorno.

- Secondo le indicazioni di Shion, il villaggio non dovrebbe distare più di un chilometro - rispose Mu alzando le spalle. Proprio in quel momento percepirono dei deboli suoni in lontananza, che li fecero annuire in silenzio dopo un rapido sguardo.

- Faccio strada - Camus si avviò verso quella che gli sembrava la direzione giusta, seguito da Mu, che non mostrò la minima esitazione. D’altronde, nessuno più del suo compagno sapeva orientarsi in quel territorio senza apparenti punti di riferimento.

Come avevano immaginato, l’intuizione di Camus si rivelò corretta, ed infatti, dopo pochi minuti i due cavalieri si ritrovarono in quello che appariva l’ingresso del villaggio. Facendo attenzione a che i vasi di Pandora fossero ben coperti, si mossero tra la gente con calma, cercando di non dare nell’occhio; approfittando del fatto che fosse giorno di mercato, riuscirono ad attraversare il Paese senza richiamare troppa attenzione.

Certo...sarebbe stato difficile per loro, di aspetto notevole e per di più stranieri, passare inosservati...ciononostante, il fatto che alcuni commercianti non fossero del luogo, permise di rendere discreto il loro passaggio.

Una volta usciti dalla piazza principale, per Mu e Camus non fu difficile localizzare il palazzo al quale erano diretti. 

Imponente, maestoso, dominava da una collina la sottostante distesa ghiacciata. 

La loro prima reazione fu di stupore nei confronti di quella che appariva quasi una scultura di ghiaccio, tuttavia, la differenza tra la regalità di quell’edificio e la semplicità del paese che governava strideva al punto da provocare, in chi guardava, un fastidio epidermico.

Sebbene la vista non fosse piacevole, i due cavalieri misero da parte i loro pensieri e, non indugiando oltre, si mossero in direzione del palazzo, con l’intenzione di iniziare subito la loro missione. Prima avessero cominciato, prima avrebbero finito, e solo Atena conosceva il desiderio di entrambi di tornare a casa il prima possibile... 

Quando, però, giunsero all’ingresso, si trovarono innanzi al primo vero inconveniente del viaggio, poiché, senza alcun riguardo, le guardie bloccarono loro il passaggio qualificandoli automaticamente come intrusi.

- Tornate indietro. Non potete passare oltre! - ed il modo in cui incrociarono le alabarde non lasciò spazio a dubbi che la loro minaccia fosse reale.

- Non siamo in visita - Mu abbassò il cappuccio che lo riparava dal freddo, invitando silenziosamente Camus a fare altrettanto - Veniamo dal Santuario di Atena -.

La reazione attesa, tuttavia, non ci fu, e le guardie non si mossero di un millimetro, rimanendo immobili nella loro posizione di difesa, e facendo accigliare vistosamente i due cavalieri.

Pur senza scambiarsi una parola, Mu e Camus fecero le stesse riflessioni scambiandosi rapidamente un’occhiata. L’atteggiamento di quei guardiani non era quello tipico di chi aspetta visitatori annunciati...dunque, non erano al corrente del loro arrivo.

- Lasciateli passare! - una terza voce mise fine allo stallo, tirandoli finalmente fuori da quella situazione scomoda.

- Ma...comandante Einar... -.

- Niente ma! - l’ultimo arrivato parlò con durezza alle sue guardie - Li abbiamo chiamati noi...e lasciarli attendere all’ingresso è quanto di più disdicevole possiamo fare! -.

I due guardiani si guardarono confusi, ma nonostante ciò obbedirono immediatamente al loro capo, abbassando le armi e permettendo a Mu e Camus di entrare.

- Vi chiedo perdono - disse il comandante venendo verso di loro ed abbassando lievemente il capo - siate i benvenuti a palazzo! - con un gesto della mano fece cenno di seguirlo, facendoli avanzare lungo il ponte che separava il castello dalla terraferma e, subito dopo, guidandoli all’interno della fortezza.

Una fortezza che non era meno algida di come apparisse all’esterno. Inoltre, nonostante il comandante avesse mostrato nei confronti dei suoi visitatori un atteggiamento rispettoso, le circostanze continuavano ad apparire quantomeno singolari...infatti, pur avendo riservato loro un’accoglienza diversa rispetto a quella delle sue guardie, li accompagnò lungo tutto il tragitto nel silenzio più completo, senza dare una minima spiegazione né fare cenno al motivo per il quale i due cavalieri si trovassero in quel luogo.

In conseguenza di ciò, e per non turbare quell’insolita calma, anche Mu e Camus, di tacito accordo, non scambiarono una parola tra di loro, limitandosi a seguire quella figura dalle tipiche fattezze nordiche che gli stava facendo strada, e preferendo comunicare con gli usuali sguardi eloquenti...

In effetti, anche in situazioni normali, il rapporto tra Mu e Camus aveva la singolare caratteristica di non avvertire mai il peso del silenzio...che poi era stato proprio il motivo che li aveva portati a diventare amici in breve tempo, nonostante la natura schiva dell’Acquario e quella discreta dell’Ariete.

Inoltre, entrambi approfittarono di quel tragitto guidato per osservare l’ambiente circostante, constatando come la loro prima impressione si fosse rivelata corretta. Quel posto si caratterizzava, neanche a dirlo, per la sua austerità e freddezza.

- Il maestro anziano vi sta aspettando - dopo aver camminato per svariati minuti, finalmente il comandante fermò il suo passo rompendo quel silenzio scomodo.  Con un movimento deciso aprì una massiccia porta di legno per fare loro strada in una grande sala, all’altro capo della quale, una figura solenne sedeva sul suo scranno. Lunghi capelli bianchi, occhi cristallini, coperto di una veste candida e algida come l’ambiente circostante, sembrava evitare persino di respirare. In apparente posizione di attesa.

- Vi stavamo aspettando - furono le parole che l’anziano pronunciò, in tono grave, quando i due stranieri si avvicinarono - Ben arrivati cavalieri -.

Mu e Camus osservarono rapidamente l’ambiente nel quale si trovavano, non percependo la presenza di nessun altro oltre a loro, sebbene l’anziano avesse parlato al plurale, dopodiché si limitarono ad abbassare il capo in segno di saluto e di rispetto, non prima, però, di essersi scambiati un rapido sguardo...ognuno di loro era convinto che l’altro avesse le sue medesime sensazioni...

- Shion mi aveva detto che avrebbe inviato due tra i suoi più fidati e seri cavalieri - riprese il maestro con la sua voce stanca e leggermente rauca - ma devo dire che, di primo acchito, superate le mie aspettative... -.

Se quella voleva essere una battuta o un modo di smorzare la tensione nella stanza, non ebbe molto successo, tuttavia, indusse quantomeno Mu ad uscire da quella situazione di stallo.

- E lo speriamo maestro anziano... - per un momento Mu provò una sorta di fastidio nel pronunciare quelle parole, perché, per lui, l’unico maestro anziano era il suo...Dohko. Tuttavia ignorò quel sentimento, che riconobbe un po' infantile, in favore di una maggiore tolleranza. 

- Io e il mio compagno Camus - Mu continuò indicando la figura alla sua sinistra - siamo stati messi al corrente da Shion di cosa sta accadendo nella vostra comunità o almeno...di quel poco che anche voi sapete - vide l’anziano annuire - Dunque siamo a disposizione per qualunque aiuto possa dipendere dalle nostre capacità -.

- Non ne dubito cavaliere - rispose il maestro continuando a fissare l’Ariete come aveva fatto da quando aveva iniziato a parlare - anche perché non dubito della saggezza del mio vecchio amico Shion.... -.

I secondi di silenzio che seguirono servirono solo a sottolineare il disagio di tutti i presenti.

- Da questo momento avete pieno accesso alla biblioteca del palazzo e agli archivi di tutta la comunità... - fortunatamente, il comandante Einar, che era rimasto in disparte fino a quel momento parlò, smorzando l’imbarazzo - potete organizzare le vostre ricerche come meglio credete, e potete rivolgervi direttamente a me per tutto ciò di cui possiate aver bisogno -.

- Grazie - rispose Mu inchinandosi educatamente.

- Potrete cominciare quando lo riterrete opportuno - riprese Einar - per il momento vi mostro le stanze che abbiamo preparato per voi -.

- Non sarà necessario -.

Per la prima volta, da quando avevano messo piede nel palazzo, Camus fece sentire la propria voce, lasciando sinceramente perplesso il suo interlocutore.

- Noi cavalieri siamo abituati alla vita comune, quindi per noi non sarà affatto un problema condividere la stanza...e per voi sarà certamente minore disturbo... -.

Mu si limitò ad annuire confermando le sue parole. Sicuro del fatto che, dietro al suo silenzio fermo, il francese stesse in realtà osservando tutto con estrema attenzione, si era posto come interlocutore per poter permettere al compagno di fare le dovute riflessioni, e se Camus aveva optato per quella scelta, voleva dire che era la migliore per la loro sicurezza.

- Beh...come preferite... - disse il comandante ancora dubbioso. Soprattutto per il fatto che due uomini adulti volessero dividere la stessa stanza...

Tuttavia, non aggiunse altro, e, sotto l’occhio vigile del maestro anziano, che non aveva neanche battuto le palpebre da quando quei due stranieri erano giunti al suo cospetto, li invitò a seguirlo per condurli nell’alloggio designato.

Una volta arrivati a destinazione, Mu e Camus si sistemarono nella stanza assegnata. Il posto aveva già due letti, ragion per cui non fu necessario chiedere alcuna modifica e la loro guida poté finalmente congedarsi. Finalmente per tutti.

- Mu... - una volta soli, Camus attirò l’attenzione del compagno, apparentemente concentrato ad osservare il paesaggio lunare che si stagliava oltre la piccola finestra - ti sembra normale che sia Einar che l’anziano maestro parlino la nostra lingua? -.

- Ad essere onesti qui nulla mi sembra normale - lentamente, Mu si voltò, portando lo sguardo negli occhi interrogativi del compagno - Camus...questo non è un palazzo... - vide il francese accigliarsi - è una tomba... -.

****

Seduto nella tipica posizione meditativa, Shaka non era realmente immerso in una realtà trascendentale, sebbene avesse provato a raccogliersi in se stesso dal momento in cui aveva preso posto sul loto di pietra. Tentativi andati tutti a vuoto.

Stanco di fallire nella ricerca di una concentrazione che, ormai ne era sicuro, quella sera non sarebbe arrivata, fissava un punto indefinito davanti a sé senza guardarlo davvero. Quando, poi, avvertì una presenza conosciuta salire da alcuni templi più in basso per fermarsi all’ingresso del suo, sospirò stringendo le palpebre.

Ora o mai più. 

Se anche questa volta avesse mancato l’obiettivo di riprendersi Saga, non ne avrebbe mai più avuto l’occasione. 

La sera precedente aveva atteso con impazienza il suo arrivo, convinto che il gemello sarebbe andato a chiedergli spiegazioni non appena Kanon gli avesse rivelato la verità e invece...dopo aver aspettato per diverse ore, la sua delusione poté solo aumentare quando si rese conto che il cosmo del terzo guardiano bruciava in sintonia con un altro...molto caldo e amorevole...

Intuendo cosa stesse accadendo al primo tempio, il cavaliere della Vergine si ritirò nella parte più privata della sua casa, pensando a come poter rimediare a tutto quello che stava accadendo. Conscio che, almeno per quella sera, nessuno sarebbe venuto a reclamarlo.

Dopo aver fatto attendere il suo ospite solo il tempo necessario a mostrare un distacco che era lungi dal provare, Shaka concesse il passaggio ricomponendosi nella sua abituale posizione riflessiva, lasciando intendere a chi stava entrando di essere già impegnato nelle sue meditazioni.

Una scena della quale Saga non si innamorò affatto.

- Lo so che non stai meditando...il tuo cosmo è talmente pesante che persino Aphrodite si è rintanato nel suo tempio per avere un po' di pace... - la voce del terzo guardiano era seria, e quella non voleva essere affatto una battuta.

Ad essere sinceri, la prima reazione di Saga alla vista del suo ex partner immerso in quella sceneggiata fu di fastidio.

Come aveva fatto a non accorgersi di quella farsa già da tempo?

La sua domanda, però, lo portò subito ad un’altra riflessione, e cioè che Shaka non aveva cambiato nulla nei suoi modi di fare...era sempre stato così...da quando ne aveva memoria, l’indiano aveva sempre fatto quello che voleva, ignorando la correttezza, il buon senso, ma soprattutto la sincerità. In modo particolare quando gli faceva comodo.

Dunque...se Shaka non era cambiato, l’unica spiegazione plausibile per quel fastidio che sentiva percorrere sottilmente lo strato più superficiale della sua epidermide, era che ad essere cambiato fosse lui.

E realizzando quel pensiero, sentimenti contrastanti si agitarono nel suo petto...timore...di affrontare una parte di se stesso che non conosceva...ma anche, e soprattutto, sollievo...di accogliere la parte di se stesso che avrebbe sempre voluto conoscere...

In quel momento ricordò la sensazione che aveva provato la sera prima quando, confrontandosi con Mu, si era reso conto di quanto fosse piacevole e gratificante la sensazione di poter essere, di potersi sentire, se stessi, senza aver paura di essere giudicati, e con la sicurezza di trovare sempre il conforto di chi ami.

Un momento...la sua mente stava andando senza freni...e, quando realizzò ciò che aveva appena pensato, trasalì rendendosi conto di quello che significava...

Il conforto di chi ami...ed inevitabilmente l’immagine del primo guardiano si materializzò davanti ai suoi occhi. Amava Mu?

Dopo il confronto della sera precedente, non aveva chiuso occhio interrogandosi su cosa provasse davvero per il tibetano, non riuscendo ad addivenire ad una soluzione, ed ora...gli era bastato lasciare il suo cuore libero per pochi istanti, perché gli desse la risposta che la sua ragione, da sola, non gli avrebbe dato neanche tra mille reincarnazioni.

Ora più che mai, il suo unico desiderio era quello di lasciare il sesto tempio e, contravvenendo a tutte le indicazioni del Patriarca, raggiungere Mu il prima possibile, tuttavia...sapeva di non poterlo fare. In primo luogo, per il rispetto dovuto a Mu nella sua funzione di cavaliere e quindi delle missioni a lui affidate, ed in secondo luogo, perché non aveva più senso scappare da Shaka. 

Già non erano più una coppia, ma a parte questo, Saga aveva bisogno di sapere. E anche se non si fidava minimamente dell’indiano, sapeva che quel confronto, prima o poi, avrebbe dovuto avere luogo.

Shaka non insistette nella sua farsa, rendendosi conto di quanto fosse insensato prendere in giro il gemello, e, dopo aver aperto gli occhi, osservò il suo compagno concentrato nei suoi pensieri, prendendo consapevolezza di quanto fosse lontano...

- Saga...amore mio... - la voce insolitamente dolce di Shaka ebbe solo l’effetto di preoccupare Saga - mi fa piacere che tu sia qui...per poter finalmente appianare le nostre divergenze... - era chiaro come l’indiano avesse trovato il giusto compromesso per far sapere a Saga che lo stesse aspettando, ma senza mostrare disperazione. 

Shaka era un maestro...ma sottovalutava lo sfinimento di Saga.

- Per cortesia... - la voce di Saga suonò stanca - sai perfettamente che non sono qui per appianare qualcosa...ma solo per avere le spiegazioni che mi devi... -.

- Non so cosa ti abbia detto Kanon... - Shaka finse di ignorare le parole del greco - ma sono certo che ti abbia mentito -.

- Se non sai cosa mi ha detto...come sai che ha mentito? - non solo la voce, ma anche la postura di Saga tradiva tutta la sua stanchezza. E non era fisica. 

Saga era sfinito...da Shaka e anche da se stesso...dal modo in cui, insieme, si erano barricati dentro ad un microcosmo fatto di bugie, sotterfugi, scappatoie ed espedienti per aggirare la verità. Ma se gli ultimi giorni con Mu gli avevano insegnato qualcosa, era che la verità non può essere taciuta per sempre, perché porta con sé una forza tale da rompere gli argini di qualsiasi omertà, abbattere i muri della più aspra resistenza. E si presenta in modo aggressivo, violento, feroce, senza preoccuparsi di chiedere il permesso a chi, passando, travolge...tuttavia...la sua è una devastazione a fin di bene...per portare la meritata luce nell’ottusa oscurità della menzogna.

Shaka incassò il colpo, ma rimase attento a non mostrare segni di nervosismo. Per un momento, un solo momento, un pensiero gli attraversò la mente, ma, sfortuna per lui, fu un momento di troppo, che dette a Saga l’opportunità di anticipare le sue intenzioni spegnendole sul nascere.

- Non pensarci nemmeno Shaka! - il terzo guardiano tagliò i suoi pensieri e i suoi propositi - Se provi a cancellarmi nuovamente la memoria non avrai un posto in cui nasconderti... - il tono divenne greve, volutamente sinistro - Kanon non è tenero come me... -.

Un brivido percorse la schiena dell’indiano. 

Non avrebbe mai indietreggiato in un combattimento contro uno dei suoi compagni, ma Kanon...beh...Kanon era un’altra cosa. Il gemello minore non aveva limiti, e lo aveva dimostrato in più di un’occasione. Poteva anche essere un illuminato, una reincarnazione di un essere divino, ma Kanon aveva ampiamente dimostrato di non avere remore neanche nell’ingannare gli dei...

No, Kanon era l’ultima persona che avrebbe sfidato.

Sconfitto, sospirò. Impercettibilmente, per non dare l’impressione della resa...ma sospirò.

- Cosa vuoi sapere? -.

- Cosa è accaduto quella notte...dopo il mio ritorno dal Jamir? - senza tanti giri di parole Saga andò al punto - E non provare a mentirmi, perché me ne accorgerei prima di te - concluse fissando con serietà il volto dell’indiano, pronto a coglierne qualsiasi sfumatura sospetta.

Shaka prese un respiro profondo, concedendosi qualche attimo di riflessione.

- Lo vuoi sapere davvero? - vide Saga annuire in modo deciso - Bene...sei tornato al Santuario la mattina, presumibilmente dopo aver passato la notte con il tuo amante tibetano - la voce della Vergine sottolineò sprezzante l’ultima parte, e se il suo intento era quello di mostrare sdegno, la reazione di Saga fu tutt’altra cosa.

Le parole amante e tibetano gli procurarono un brivido di piacere, riproponendo nella sua mente le immagini del primo guardiano perso tra le sue braccia...

Suo malgrado, però, fu costretto a mettere quei ricordi in un angolo della sua memoria, quantomeno per portare a termine il suo obiettivo in quel momento. Poi, una volta solo, si sarebbe nuovamente perso nei suoi pensieri, ricominciando da dove li aveva interrotti...nello specifico, dai grandi occhi di Mu socchiusi, dai suoi lunghi capelli sensualmente sciolti e dalla deliziosa sensazione dei fili lilla che sfioravano la sua pelle accarezzandola...

- Mi stai ascoltando? - domandò Shaka infastidito, rendendosi conto di come il gemello fosse altrove.

Saga non rispose, limitandosi ad annuire, mettendo, suo malgrado, una momentanea fine alle sue fantasie. Serio, senza far trapelare emozioni.

- Come tua abitudine, salisti direttamente al tredicesimo tempio - l’indiano ricominciò il suo racconto - tuttavia, per me non fu difficile sentire il tuo cosmo completamente diverso anzi...credo che anche tutti gli altri si fossero accorti di qualcosa di diverso... -.

- Che vuoi dire? - Saga si accigliò - Cosa aveva il mio cosmo? -.

- Era... - Shaka sospirò - era lo stesso cosmo che avevi prima che...che... -.

- Prima che Arles prendesse il sopravvento...giusto? - Saga terminò al posto suo, vedendolo annuire con convinzione.

- E allora perché Shaka...perché lo hai fatto?! - continuò spalancando gli occhi - Quante ingiustizie, quante sopraffazioni, quante morti avremmo potuto evitare?! -.

Forse per la prima volta nella sua vita, Shaka incassò veramente il colpo. Pur non mostrando emozioni, abbassò leggermente lo sguardo sul pavimento, interrogandosi sulle parole di Saga.

Era vero? Avrebbe potuto evitare tutte le ingiustizie perpetrate da Arles da quel momento in poi?

Probabilmente sì. Ma non aveva più alcun senso pensare a quello che sarebbe potuto accadere e che non è stato.

- Sarebbe stata la completa anarchia... - rispose la Vergine cercando di mostrare una sicurezza che neanche lui aveva - anche se il tuo governo aveva le sue falle era pur sempre un ordine...e la sua caduta avrebbe portato soltanto caos nel Santuario... -.

- Oltre alla perdita del controllo su tutto e tutti...vero Shaka? - lo provocò il gemello - Soprattutto per te... -.

Quando vide l’indiano irrigidire il suo corpo, Saga capì di aver toccato il vero punto nevralgico. Ed una tristezza immensa lo pervase da capo a piedi.

- Posso capire Deathmask...o Aphrodite...che credevano in quell’ordine costituito al punto da guadagnarsi la fama di assassini spietati... ma loro almeno hanno avuto il coraggio di sopportare la loro reputazione prima e l’onta del disonore poi - la voce di Saga suonò delusa - tu invece dovresti essere l’uomo più vicino agli dei...e non hai neanche il coraggio di assumerti le tue responsabilità... -.

Ciò detto, Saga si voltò dando le spalle a Shaka, non avendo più la forza di guardare quel viso che continuava a mostrarsi inespressivo nonostante l’evidenza dei fatti; senza dare alcun peso ai suoi richiami, si avviò verso l’uscita incurante della voce dell’indiano che si faceva sempre più lontana, e desiderando essere fuori da quel tempio il prima possibile.

Non c’era più niente da capire. O, forse, non c’era mai stato.

****

Il viso di Camus si mostrò impassibile come sempre, mascherando perfettamente lo sgomento che provava davanti a quello spettacolo sconcertante.

Lo sguardo rapido che scambiò con Mu gli fece tornare in mente ciò che il lemuriano aveva detto la sera prima.

Questo non è un palazzo... è una tomba...

E non è che non avesse dato peso a ciò che aveva detto il suo compagno, semplicemente, aveva preferito lasciare decantare le emozioni intense della giornata passata, attribuendo le sue parole alla strana atmosfera che si respirava nel palazzo. Perché l’unica cosa certa era che fosse strana davvero...e sì che lui non era un tipo facilmente impressionabile.

Ora, però, davanti al mesto spettacolo delle bare di ghiaccio, perfettamente allineate, all’interno di una delle sale che costeggiava il corridoio che conduceva alla biblioteca, dovette ammettere che la sensazione di Mu era corretta.

Ma...perché erano lì?!

- Abbiamo preferito tenerli all’interno del palazzo - intuendo la perplessità degli ospiti, il comandante Einar si sentì in dovere di spiegare ciò che stavano guardando - il fatto è che...sono talmente giovani che non ce la siamo sentita di seppellirli sotto le nostre terre fredde.... -.

Percependo la leggera commozione che traspariva dalle parole del comandante, sia Mu che Camus si limitarono ad annuire, senza chiedere ulteriori spiegazioni. La sensazione di entrambi era che quell’uomo, a dispetto delle sue poche parole, avesse dei sentimenti sinceri. E forse era l’unico, fino a quel momento, ad aver mostrato un vero interesse alla loro presenza. 

Senza dire nulla ripresero a muoversi, e dopo aver percorso un’altra serie di corridoi, giunsero finalmente alla biblioteca che custodiva tutti gli archivi del palazzo. 

Per un momento, sia Mu che Camus rimasero sorpresi da ciò che videro...la volta della biblioteca era talmente alta da non riuscire a scorgerne la sommità, mentre, tutt’intorno, file interminabili di libri si perdevano nell’oscurità di cunicoli bui ed apparentemente senza fine.

- In tutta onestà, anch’io non saprei da dove cominciare... - davanti alla loro perplessità il comandante allargò le braccia desolato - tutto ciò che posso dirvi è che avete libero accesso ad ogni angolo di questo luogo e.… - vedendo il sopracciglio alzato di Camus si affrettò ad aggiungere - so perfettamente che non è facile, anche perché credo che nessuno abbia mai davvero perlustrato questo luogo fino in fondo...ma se avete bisogno di aiuto, per qualunque cosa, io sono a vostra disposizione -.

I due cavalieri lo ringraziarono per la disponibilità, convinti sempre di più della sincerità di quell’uomo, dopodiché lo congedarono, rimanendo soli in quel posto che, nella sua bellezza e imponenza, incuteva lo stesso timore che suscitava ogni angolo ed ogni singola pietra di quel luogo apparentemente fuori dal mondo.

- Credo che la cosa migliore sia dividersi - Mu ruppe il silenzio vedendo Camus acconsentire con un cenno del capo - se preferisci puoi cominciare da qui, mentre io... - ma si interruppe subito, quando vide lo sguardo dell’Acquario perdersi insolitamente nel vuoto.

Insolitamente per uno come Camus, che riusciva ad apparire stoico anche nelle situazioni più critiche.

- Camus? - Mu si avvicinò lentamente, portando una mano su una spalla del francese - Tutto bene? - domandò sinceramente preoccupato. 

- Mu... - la voce già seria di Camus suonò ancora più grave del solito - in tutta onestà...neanche io sarei in grado di fare una bara così spessa e perfetta... - disse scuotendo leggermente il capo.

Mu si limitò ad annuire alle parole del compagno, lasciando scorrere la mano sul suo braccio e stringendolo delicatamente per dargli forza. Per darla ad entrambi. Purtroppo era quello che aveva immaginato.

Si guardarono negli occhi il tempo sufficiente a scambiarsi il pensiero che avevano formulato nelle loro menti.

C’era qualcosa di più grande di loro in tutta quella faccenda, qualcosa al di là delle loro forze...

Tuttavia, nessuno di loro temeva per la propria vita, che, in qualità di cavalieri di Atena, era perennemente in bilico. La paura vera era di non avere il tempo di fare luce sulla questione, perché, in tal caso, la loro sconfitta sarebbe stata vana...

Per questa ragione, di tacito accordo si mossero in direzioni diverse, iniziando immediatamente il loro lavoro di ricerca. Se quella doveva essere la loro tomba, non le avrebbero reso le cose facili...

****

Seduto sui gradini del terzo tempio, Saga guardava la volta celeste come se potesse trovarvi la risposta a tutti i suoi dubbi. Mu era partito da pochi giorni, eppure non poteva fare a meno di sentirsi sempre più inquieto.

- Non fa un po' freddino per stare qui fuori a guardare le stelle? - quando voleva, Kanon aveva la straordinaria capacità di passare inosservato, come ora, arrivando in silenzio e scivolando accanto al suo gemello per prendere la stessa posizione.

- Non ho sonno... - fu la laconica risposta di Saga. Ovvia, data l’ora...

- Fammi indovinare... - un sorriso malizioso si allungò sul volto di Kanon - ha grandi occhi verdi...un bel viso...lunghi capelli setosi... -.

- Come fai a sapere che sono setosi?! - Saga guardò sospettoso il suo gemello, che non poté evitare una risata.

- Beh...si vede...inoltre, se devo essere sincero, durante gli allenamenti mi è capitato di approfittare della vicinanza... - disse provocando il fratello, che ridusse gli occhi ad una fessura - Geloso? -.

Saga rispose con una smorfia sul volto, non nascondendo il fastidio di essere caduto per l’ennesima volta nei tranelli del gemello, che a sua volta rise di quell’espressione; ma quel momento durò poco, perché subito dopo Kanon espresse la vera ragione della sua presenza.

- Sei preoccupato -. Non era una domanda.

Prima di sedersi accanto a Saga, Kanon lo aveva osservato a lungo, notando il suo cosmo farsi sempre più pesante.

- C’è qualcosa che non mi convince in tutta questa storia - disse Saga vedendo suo fratello accigliarsi, segno inconfutabile di avere tutta la sua attenzione - Una missione senza capo né coda...ci hanno chiamati in Siberia pretendendo aiuto senza darci uno straccio di spiegazione...non sappiamo con chi abbiamo a che fare, né per quale motivo, né se davvero abbiamo a che fare con qualcuno... - la sua voce tradiva tutta la preoccupazione che provava.

- Sembra quasi una trappola... -.

Saga si voltò di scatto verso il suo gemello quando lo sentì pronunciare quelle parole, e la sua espressione seria non lasciò dubbi sul fatto che non stesse scherzando. Quella...era proprio quella la sensazione che gli opprimeva il petto e alla quale non era ancora riuscito a dare un nome...

Tuttavia, Kanon non aggiunse altro, forse meditando su ciò che aveva appena detto, e quando girò il viso per incontrare quello di Saga, lo sguardo gli cadde immediatamente sul suo collo, distraendolo momentaneamente.

- Dov’è la tua collana? - chiese stringendo gli occhi. Non era un buon segno il fatto che Saga non portasse la sua collana.

- Non è come pensi - Saga scosse lentamente il capo negando - Non l’ho tolta perché mi dava fastidio...l’ho solo data a qualcuno che, in questo momento, ne ha più bisogno... -.

- Mu? - domandò Kanon più sollevato, vedendo l’espressione sul volto di Saga addolcirsi al semplice suono di quel nome.

- Beh...allora è tornata al suo legittimo proprietario...giusto? - aggiunse strizzando un occhio, e volendo smorzare la tensione che si era creata negli ultimi minuti. 

Per un momento il gemello minore si era chiesto se fosse giusto svelare quel dettaglio, ma il dubbio era durato giusto il tempo di decidere che il tempo dei misteri era finito e che suo fratello dovesse conoscere la verità. Tutta. E l’espressione smarrita di Saga non lasciava dubbi sul fatto che non sapesse di cosa stesse parlando.

- Perché Mu dovrebbe esserne il proprietario? È stata Atena che... - ma il movimento del capo di Kanon in segno di diniego gli fece chiaramente capire che le cose non stavano così.

- Saori ha dato a Mu l’incarico di forgiare la collana, ed il motivo è molto semplice... - Kanon soppesò le parole guardando intensamente il suo gemello - Saga...credi che sia l’amore della nostra dea a proteggerti da Arles? -.

Saga stava per rispondere in modo affermativo, ma l’espressione di suo fratello lo convinse a tacere in attesa di ascoltare il resto.

- Anche quando eri un giovane apprendista...anche quando hai ottenuto l’armatura...anche quando ti prendevi cura dei piccoli cavalieri... era l’amore della dea a guidarti...eppure, questo non ti ha impedito di attentare alla sua vita né di uccidere il Patriarca... -.

Saga non si mosse, evitando persino di respirare nel tentativo di elaborare le informazioni che Kanon gli stava riversando addosso.

- Per poterti proteggere Saori aveva bisogno di un sentimento forte, immutabile, sincero, e del quale Arles avesse paura...non è stato difficile per lei comprendere ciò che Mu ha sempre provato nei tuoi confronti... -.

- Mi stai dicendo che è Mu a proteggermi? - domandò Saga con gli occhi sgranati, vedendo Kanon annuire.

- Conosci qualcun altro sul quale Arles non abbia mai avuto alcuna influenza? - chiese Kanon allargando le braccia - Beh...a parte Dohko...ma si da il caso che non provi alcun interesse romantico nei tuoi confronti... - aggiunse più per smorzare l’atmosfera - Sì, è proprio così - tornò serio - sai meglio di me che Mu non è un fabbro qualunque...la sua capacità di comunicare con il mondo minerale è fuori dalla nostra portata e dalla nostra comprensione...quella che hai portato fino ad ora al collo è la benedizione di qualcuno che ama te più di se stesso... - concluse portando una mano sulla spalla del fratello.

Saga fissava un punto nel vuoto, mentre assorbiva le parole di Kanon. 

- Perché non si sono mai accorto di niente? Dico sul serio Kanon...perché non so niente? - il suo dispiacere era evidente - Inoltre...devi essere stato molto vicino a Mu per aver visto tutto questo... - aggiunse non riuscendo a mascherare il disagio che questo gli provocava.

- Per questa idea assurda, e sottolineo assurda, di Mu di volerti sempre proteggere - con una smorfia di ovvietà Kanon rispose alla prima domanda - Quanto al resto...sì, sono stato molto vicino a Mu - sorrise maliziosamente della gelosia del fratello - ma, come sai, questo non è bastato a toglierti da qui... - disse battendosi leggermente una mano sul petto. Poi, tornando serio guardò il suo gemello costringendolo ad incrociare gli sguardi.

- Saga...cosa provi per Mu? - domandò provocando una visibile sorpresa negli occhi di Saga, che si prese qualche istante di silenzio per riflettere.

- Ti giuro... - deglutì a secco - che non c’è niente che mi abbia mai fatto tanta paura come ammettere di... -.

Saga stava per dire qualcos’altro, quando una stretta all’altezza dello sterno gli bloccò il respiro. Istintivamente portò una mano al petto per placare quella sensazione, tuttavia, il disagio non fece che aumentare, provocandogli una vera e propria smorfia di dolore.

- Saga...che hai?! - allarmato da quel cambiamento improvviso, Kanon urlò, prendendo il suo gemello per le spalle e costringendolo a guardarlo negli occhi - Dimmi che cosa hai! -.

Saga avrebbe voluto essere in grado di spiegare cosa provava, l’angoscia terribile che lo schiacciava, ma le uniche parole che riuscì a pronunciare furono quelle che uscirono a fatica dalla sua bocca.

- Sta per succedere qualcosa Kanon...sta per succedere qualcosa a Mu... -.

****

- L’hai notato anche tu? -.

Erano già passati due giorni da quando Mu e Camus erano rinchiusi in biblioteca, ma le informazioni trovate fino a quel momento non erano state di alcun aiuto. Quando l’Acquario notò qualcosa di diverso, richiamò l’attenzione del suo compagno.
- Sì, ho visto - rispose Mu alzando gli occhi da uno dei tomi che stava sfogliando senza alcun entusiasmo.

- Non ti convince -. Non era una domanda, ed il modo in cui Mu asseriva confermava le sue parole.

- Per niente Camus... - disse dopo qualche istante di silenzio - perché in un posto così perfettamente ordinato dovrebbero mancare dei volumi? In questo luogo nulla è casuale...c’è un rigore quasi irritante...inoltre, dalla quantità di polvere che c’è nessuno entra qui da molto tempo... -.

- Pensi che sia una trappola? - domandò Camus alzando un sopracciglio. Anche se quella era la sua stessa sensazione.

- Non c’è un granello di polvere nello spazio vuoto dei libri mancanti - osservò il lemuriano.

- Sono stati spostati da poco - Camus vide Mu annuire.

- Credo appositamente per noi...quindi è ovvio che sia una trappola -.

- Sono d’accordo con te Mu, però... -.

- Però è l’unica pista che abbiamo, giusto? - e senza attendere oltre, Mu si alzò avvicinandosi al suo compagno - Allora...a questo punto non abbiamo altra scelta Camus...seguiamo la scia dei libri mancanti e vediamo dove porta -.

In realtà non fu difficile, perché i tomi erano stati rimossi in maniera tale da definire un percorso ben preciso, che, senza troppe difficoltà, condusse i due cavalieri al terzo piano dell’immensa biblioteca. Non furono di certo sorpresi di trovare una delle stanze che davano sul ballatoio già pronta...la luce accesa, e, sul vecchio tavolo di legno posto al centro della stanza, diversi libri già aperti...

- Ovviamente... - fu l’unica parola che Camus pronunciò rivolgendo a Mu uno sguardo d’intesa, e, senza perdere altro tempo, si misero ognuno ad un lato della scrivania, uno di fronte all’altro per iniziare la loro vera missione, e guardarsi reciprocamente le spalle.

****

Con il suo tipico piglio deciso, Kanon non impiegò molto tempo per richiamare tutti i suoi compagni, e nonostante l’ora tarda, riuscire a radunarli in breve tempo al tredicesimo tempio.

Naturalmente a Shion non era sfuggito il trambusto generato dal gemello minore, ragion per cui, quando la sua élite si trovò fuori dal Grande Tempio in richiesta di udienza, il Patriarca era già seduto sul suo scranno in attesa di riceverli. E sebbene il suo atteggiamento saggiamente calmo lo rendesse apparentemente impassibile, era davvero preoccupato.

- Shion...chiedo scusa a te e a tutti i miei compagni per l’ora...ma è accaduto qualcosa di importante...qualcosa che non può attendere domattina... -.

Senza inutili giri di parole, né soffermandosi su dettagli troppo personali, Saga raccontò quanto accaduto pochi minuti prima, nonostante fosse ancora provato da quel peso invisibile che gli schiacciava il petto.

- Sta per accadere qualcosa di brutto... Mu e Camus non sono più al sicuro... - furono le ultime parole che il terzo guardiano rivolse all’uditorio raccolto in un angosciato silenzio, e ad un Patriarca molto più tormentato di quanto sembrasse.

****

- Non è possibile... - la voce incredula di Camus attirò l’attenzione di Mu, che sollevò rapidamente il capo - Dannazione! Come abbiamo fatto a non accorgercene? -.

- Che succede Camus? - per Mu sentire l’imperturbabile Acquario così agitato non era un buon segno...

Erano già passate un paio d’ore da quando entrambi avevano chinato il capo sui libri, evitando persino di respirare per non perdere la concentrazione.

- Questo è un diario Mu...un diario appartenuto ad uno degli abitanti della popolazione nomade che abitava queste terre e che si è estinta quasi un secolo fa - vide Mu stringere gli occhi in attesa che continuasse - Secondo quello che è riportato qui - disse indicando una delle pagine - la loro estinzione fu voluta dalla popolazione stessa e... - tuttavia Camus non riuscì a continuare, sentendo la lingua impastarsi e la mente offuscarsi lievemente.

Mu si alzò di scatto dal suo posto, avvicinandosi al suo compagno e allontanando bruscamente il diario che aveva tra le mani.

- Non toccarlo Camus... - e annusando il volume con attenzione si rese conto di come l’odore non fosse quello tipico delle pagine antiche e polverose -  ti sta avvelenando - in realtà, esaminando anche gli altri libri sulla scrivania, scoprì che tutti esalavano lo stesso odore. Chi li aveva condotti in quel luogo li stava avvelenando lentamente.

- Perché su di te non ha alcun effetto? - chiese dopo un po' Camus, respirando profondamente e riprendendosi lievemente dallo stordimento che il contatto con le pagine aveva provocato.

In effetti Mu si stava ponendo la stessa domanda...perché su di lui quel veleno sembrava non avere effetti? Cosa c’era di diverso? Non di certo la sua discendenza, anzi...la sua gente era sempre molto accorta nel maneggiare erbe e distillati...un veleno era pur sempre un veleno.

Veleno...Veleno...

- Aphrodite! - il nome del loro compagno uscì dalla bocca di Mu come se fosse ovvio, facendo accigliare visibilmente Camus...che, a questo punto, perse il filo del discorso...

Vedendo l’espressione perplessa dell’Acquario, Mu si sentì in dovere di spiegare.

- Camus...che rapporto hai con Aphrodite? -.

- Nessuno in particolare - Camus alzò leggermente le spalle ancora più confuso - di cordialità, suppongo... considerata la vicinanza... -.

- Quindi non vai mai a trovarlo? Non passate mai del tempo insieme? - lo incalzò Mu.

- No - Camus aggrottò le sopracciglia, continuando a non capire cosa c’entrasse in quella situazione il guardiano dei Pesci.

- Tu sai che, da quando siamo tornati in vita, di tanto in tanto io e Aphrodite ci facciamo visita reciprocamente per chiacchierare un po'... - Mu vide Camus annuire - ed in quelle visite beviamo il tè che ognuno prepara all’altro... -.

Camus strinse leggermente le palpebre, cominciando ad intuire dove Mu stesse andando a parare.

- Camus...non esistono rose inoffensive nel giardino dei Pesci... - a questo punto l’Acquario spalancò gli occhi - certo...non tutte sono letali, ma anche la rosa più innocua contiene una piccola percentuale di veleno...e ovviamente Aphrodite prepara il tè con le sue rose... -.

- Stai dicendo che ti ha avvelenato a poco a poco rendendoti immune?! - domandò Camus sbalordito.

- Beh... - Mu sorrise leggermente scuotendo il capo in senso affermativo - non volontariamente, questo è certo, ma sì...è quello che è successo...anche se ora non posso fare altro che ringraziarlo - dopodiché prese il posto di Camus, lasciando l’amico ad una distanza che gli permettesse di non respirare il veleno - lascia continuare me nella lettura... -.

Cosa che Mu fece, ad alta voce, apprendendo da quel diario le informazioni che Camus aveva letto poco prima. Pochi minuti furono sufficienti, prima che il tibetano si alzasse dal suo posto, cominciando a girare intorno al tavolo pensieroso.

- Dunque è così - vide Camus annuire - hanno preferito togliersi la vita pur di non continuare ad integrarsi con altre popolazioni... -.

- E lo hanno fatto proprio qui Mu...su questo colle dove in seguito è stato costruito questo palazzo -.

- Dunque, se ho ben capito, la popolazione che abita il villaggio non discende da quel gruppo nomade? - domandò Mu.

- In realtà... - Camus si avvicinò abbastanza da indicare un punto sul diario, ma non troppo per subirne gli effetti - non tutti parteciparono a quel suicidio collettivo...qualcuno fuggì, probabilmente per difendere la propria famiglia... - disse tenendo una mano sul naso.

Mu sgranò gli occhi - Secondo te è possibile che quei superstiti siano gli antenati dei ragazzi che sono stati uccisi? -.

- Potrebbe essere... - rispose Camus cominciando a collegare le cose, ma senza riuscire a dargli un senso. Dopodiché vide Mu tornare al suo posto per riprendere in fretta uno dei libri che aveva consultato e scorrere velocemente le pagine.

- In questo libro di antichi rituali - Mu divorò letteralmente le parole - c’è scritto che bruciare il corpo permette all’anima di liberarsi da ogni gabbia, da ogni costrizione, per renderla finalmente libera ed immortale... -.

- Si sono dati fuoco Mu...sono bruciati vivi in questo posto... - incredulo, Camus mosse lo sguardo da una parte all’altra, non riuscendo a credere che fosse vero - ma quindi questo significa... -.

- Che quelle anime liberate...sono ancora qui... -.

Gli attimi di silenzio che intercorsero tra i due compagni affinché assimilassero le informazioni furono bruscamente interrotti da una risata che spezzò definitivamente la pace effimera di quel luogo. Una risata cupa, grottesca e gelida. Che non aveva niente di umano.

- Ma che bravi! Aveva ragione Shion... -.

Mu e Camus non fecero in tempo a voltarsi nella direzione in cui si era materializzato improvvisamente il proprietario di quell’inquietante ilarità, che la stanza si era già riempita di strane figure. Né umani né fantasmi, li guardavano con un inquietante ghigno sul volto in attesa che chi li comandava desse loro indicazione di muoversi.

- È quasi un peccato liberarmi di voi - una nuova risata spezzò l’aria.

- Quasi... -.




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Capitolo 8
*** La vita che meriti ***


In silenzio, Mu studiò rapidamente la situazione.

Lui e Camus erano letteralmente circondati da figure sospese tra il mondo dei vivi e quello dei morti...non ne conoscevano la forza né tantomeno le capacità...l’unica cosa certa era l’identità di chi capitanava quell’inquietante esercito.

L’anziano maestro.

La cosa ancora più strana era che vederlo lì, con intenzioni chiaramente bellicose, non lo stupiva minimamente. Quell’uomo, se di questo si trattava, non aveva mostrato sollievo al loro arrivo, non aveva manifestato un briciolo di entusiasmo, e allo stesso tempo non aveva esternato ostilità, né fastidio. In realtà, non aveva mostrato niente. Per questa ragione, il dubbio che non si trattasse di un essere umano era divenuto nella sua mente sempre più plausibile. Fino all’evidenza di quel momento.

Ad una certa distanza poté scorgere anche il comandante Einar, con quelli che presumibilmente erano i suoi uomini fidati, sparpagliati tra le fila, tuttavia...esattamente come loro in questo momento, sembravano più prede che parte integrante del gruppo...ed infatti, guardando con più attenzione, vide che, oltre ad essere visibilmente increduli, erano immobilizzati, potendo muovere a malapena il capo. Con tutta evidenza erano tenuti sotto tiro.

Per Mu, oltre al fatto di essere letteralmente in un vicolo cieco, già sufficiente a rendere preoccupante la situazione, il problema era il fatto che Camus non fosse ancora al cento per cento delle sue capacità. Lo stordimento del veleno era parzialmente passato, ma non in maniera tale da renderlo completamente vigile in tutti i suoi sensi. Purtroppo, l’unica cosa da fare in quel momento era prendere tempo, sperando di trovare qualche idea migliore, anche se...al di là di questo, voleva realmente comprendere cosa ci fosse dietro tutto quello che stava succedendo.

- Perché? - domandò rivolgendosi direttamente all’anziano. Non fu necessario specificare a cosa si riferisse, data l’ovvietà...

Un ghigno fu l’unica espressione che attraversò il volto del chiamato in causa, mentre squadrava dall’alto in basso il cavaliere dell’Ariete, prendendosi il suo tempo per rispondere. Cosa che fece.

- Hai idea... - disse dopo un tempo di riflessione sufficientemente lungo - hai una vaga idea di cosa significhi vedere la tua terra invasa da estranei che si comportano come se fosse casa loro? - la voce roca parlava in modo chiaramente ostile - Distruggendo ogni traccia del tuo popolo, consegnando all’oblio la sua cultura e la sua essenza?! -.

Mu allungò sul suo bel viso un sorriso storto. Amaro. Certo che lo sapeva.

- Purtroppo sì...so perfettamente cosa significa... - per un momento vide la sorpresa sul volto cinereo del maestro anziano - la mia razza si sta estinguendo, per ragioni che non starò a spiegare in questo momento, ma che non dipendono affatto dalla nostra volontà... -.

- Dunque puoi comprendermi? - gli fece eco l’anziano ancora stupito dalla rivelazione.

- No! - rispose Mu categorico - Non vi comprendo affatto! - la rabbia era chiaramente udibile nel suo tono di voce - Non posso comprendere chi fa del male alla propria gente...non posso comprendere quello che state facendo a questi giovani innocenti...colpevoli esclusivamente di essere i discendenti delle uniche persone che tra di voi abbiano mostrato un minimo di buonsenso! -.

- Come ti permetti?! Tu non... -.

- Mi permetto perché ho ragione! - lo tagliò Mu - Ma non è il solo motivo che vi spinge ad ucciderli...vero? - e mentre parlava vide il vecchio tendersi incassando il colpo - C’è dell’altro...questi ragazzi hanno qualcosa che vi interessa... - ma non finì di parlare, fermandosi quando realizzò di cosa si trattava.

Tuttavia fu Camus a continuare. Nonostante non fosse nel pieno delle sue forze, aveva ascoltato tutto con attenzione, ed avendo recuperato un altro po' di lucidità, era giunto alle medesime conclusioni del suo compagno.

- La loro purezza...vi rivitalizza...li private dell’anima per rafforzarvi fino a poter riprendere completamente le vostre sembianze... -.

Per un tempo di pochi secondi, ma dilatato all’inverosimile dalla tensione crescente, un silenzio ovattato fu l’unico suono percepibile, almeno finché l’anziano maestro decise di romperlo.

- Ma che bravi...l’ho già detto, no?! - il vecchio squadrò entrambi da capo a piedi, con un’espressione di disprezzo - Quei ragazzi discendono dai traditori...non possono fare nulla di buono per noi...se non darci la loro vita per permetterci di ricostituirci... -.

- Sei pazzo... - Mu e Camus parlarono contemporaneamente. Stavolta non fu neanche necessario accordarsi in modo più o meno tacito, dato che nessuno dei due riusciva a capacitarsi di come qualcuno potesse essere così folle e crudele da ideare un piano del genere.

- Non funzionerà... - Mu parlò in modo così sicuro da generare nuovamente la sorpresa sul volto che lo fronteggiava - ogni anima ha un proprietario ed è l’unico al quale risponde...infatti, nonostante le vostre atrocità, siete ancora sospesi tra il mondo dei vivi e quello dei morti...destinati a rimanerci per sempre... -.  

Dalle espressioni che Mu vide rivolte verso di sé, capì che le ultime parole avevano colpito nel segno, perché il problema era proprio quello...se non fossero riusciti a risvegliarsi completamente anche nella forma umana, non avrebbero mai potuto ricostituirsi definitivamente, rimanendo così sospesi tra i due mondi, senza riuscire a trovare realizzazione, né pace...

Fu questo che Mu concluse, sotto lo sguardo omicida dei presenti. Che non nascondevano minimante quell’intenzione, dato che il loro ghigno si era spento in favore di un’espressione meno beffarda...

- Allora...perché ci avete chiamati? - domandò Camus, cercando di prendere altro tempo per recuperare le forze - Perché avete chiesto aiuto al Santuario se avete intenzione di proseguire nel vostro folle piano? -.

L’anziano strinse le palpebre rugose, prendendosi un momento di riflessione e soppesando le parole. Che senso aveva mettere quei due stranieri al corrente di tutto? Beh...in fin dei conti, non sarebbero di certo potuti tornare indietro per raccontare ciò che stava accadendo...quindi...stando così le cose, avrebbe quasi potuto considerarlo un atto di pietà.

- Gli abitanti del villaggio sono spaventati dalle recenti morti - cominciò a parlare con la sua voce roca, sorprendendo i due stessi cavalieri, che, in tutta onestà, non si aspettavano una risposta - potrà sembrarvi strano, ma la nostra intenzione non è quella di fare del male, ma solo riprenderci ciò che era nostro e che ci è stato tolto... - si fermò solo un attimo per sospirare - qualche decina di anni fa Shion ci è stato d’aiuto per fronteggiare alcune calamità che hanno colpito questa zona, mandando uomini del Santuario per aiutarci e venendo anche di persona...per questa ragione la nostra gente si fida di lui... -.

Sia Mu che Camus sentirono un rivolo di sudore freddo percorrere lentamente l’incavo della colonna vertebrale. Che accidenti di potere aveva costui, se lo stesso Shion non si era accorto della sua vera natura? È vero che, all’epoca dei fatti, l’antico Ariete era già molto anziano, ma era pur sempre...Shion!

Con franchezza, dovettero ammettere la realtà...questo nemico non era alla portata di due soli cavalieri d’oro. O, forse, il potere di entrambi non era quello più adatto a fronteggiarlo.

- Dunque... - Camus cercò ancora di prendere tempo - avete finto di chiedergli aiuto solo per tranquillizzare la gente del villaggio... - vide il vecchio annuire - e come giustificherete la nostra morte? - domandò senza remore, considerata la chiara intenzione dei presenti.

L’interpellato riallungò un ghigno sul volto ruvido - Queste terre sono molto ostili...per chi non le conosce bene... - dopodiché scoppiò nuovamente in una risata, tirando indietro la testa ed inarcando la schiena, diffondendo nell’aria quel suono lugubre e spiacevole del quale era ormai quasi satura.

Gesto del quale Mu approfittò per fare ciò che aveva in mente da un po'...quando l’anziano maestro spostò lo sguardo, innalzò il muro di cristallo, nel tentativo di isolare se stesso e Camus da quelle anime perse per poi teletrasportarsi lontano da lì. Il piano, in teoria, avrebbe potuto funzionare, tuttavia, il suo nemico non era così facile da ingannare...e quando Mu si rese conto di averlo isolato insieme a loro nel suo muro, questi era già attaccato a Camus, tenendolo per un braccio e stringendolo nel tentativo di congelare i suoi organi vitali.

- Non pensarci nemmeno... - gli intimò il vecchio smorzando la risata - disfa il muro o il tuo amico morirà soffrendo... -.

- Non dargli ascolto Mu! - lo interruppe Camus, parlando con difficoltà perché il potere di quell’uomo era davvero grande - trasportati...al Santuario...ed informa tutti gli altri! -.

Mu rifletté sulla situazione non più di un paio di secondi. La sfortuna dell’anziano maestro era stata quella di aver attaccato l’unico cavaliere in grado di sopportare le basse temperature che stava conducendo nel suo corpo...le stesse che avevano ucciso quei giovani all’istante…tuttavia, sapeva anche che Camus non avrebbe potuto sopportare all’infinito. La sua resistenza era fuori dall’ordinario, questo era certo, ma il suo corpo era pur sempre quello di un umano. Il suo cuore non avrebbe retto a lungo, tutt’altro...avrebbe potuto cedere da un momento all’altro...

Sconfitto, disfò la parete di cristallo. Non avrebbe mai abbandonato il suo compagno.

****

Dopo che Saga ebbe spiegato brevemente, e non senza la fatica di quel peso orrendo che gli opprimeva il petto, ciò che stava accadendo, Shion si prese un momento per riflettere, immerso nel silenzio che la tensione nella stanza non faceva altro che enfatizzare.

- No - fu la sua risposta davanti allo sguardo stupito di undici cavalieri.

- Stai scherzando...vero Shion? - e sebbene più d’uno volesse fare la stessa domanda, fu Dohko a parlare. La qual cosa era insolita, poiché Dohko non interveniva mai pubblicamente, né per confermare né per smentire ciò che Shion diceva.

In realtà, ciò era dovuto semplicemente al fatto che il Patriarca non prendeva mai una decisione senza prima consultarsi con colui che gli era pari, in tutto e per tutto, ragion per cui, l’intervento del cavaliere della Bilancia lasciò gli altri senza parole.

- Ho già mandato due cavalieri...- Shion sospirò - non posso mandarne altri, sulla base di sensazioni, distraendoli da doveri ugualmente importanti - gli pesò terribilmente pronunciare quelle parole, eppure, dovendo essere razionale, non c’era altra scelta. Gli era già sembrato eccessivo inviare due ori in una mera missione esplorativa, figuriamoci mandarne altri...nella sua mente Mu e Camus erano più che sufficienti per svolgere un compito di quel livello. Ovviamente, questo aveva senso dal suo punto di vista e non considerando l’imprevedibile, come invece, un Patriarca dovrebbe fare... 

- Non ci sono doveri ugualmente importanti - controbatté Dohko, mettendosi pubblicamente contro il suo compagno. E amante...

E poiché Shion non rispose, si prese la libertà di continuare, sentendo la rabbia montare a causa della sua inerzia.

- Mi stai dicendo che preferisci rischiare la vita di due cavalieri d’oro perché non vuoi distrarre gli altri?! -.

- Non posso basarmi su delle sensazioni Dohko... - rispose il Patriarca alzando leggermente la voce.

- Shion...quelle sensazioni, come tu le chiami, provengono da un oggetto che porta il sigillo di Atena... - la voce di Dohko si fece seria, pesante - Inoltre...uno di quei due cavalieri è Mu... -.

- Per me Mu vale quanto gli altri...com’è giusto che sia! - ribatté Shion innervosendosi e sfuggendo lo sguardo di colui che, al contrario, lo fissava senza dissimulare la sua ostilità. Sì...Dohko era ostile, e non fece nulla per nascondere la sua contrarietà.

In effetti, l’antico, nonché attuale, cavaliere della Bilancia, era sempre stato molto schietto con i suoi sentimenti, non avendo mai fatto mistero dei rapporti instaurati con quelli che considerava compagni d’armi. Certo...nessuno avrebbe mai potuto rimpiazzare Manigoldo, oppure Kardia, o gareggiare con lo spirito incrollabile di El Cid, ma nutriva un grande affetto per questi ragazzi. Andava molto d’accordo con Kanon, ritenendolo estremamente intelligente e autentico, al punto da scambiare con lui battute aspre e provocanti solo per riderne insieme...amava la spontaneità e la furbizia di Milo, il modo in cui riusciva ad essere subdolo quando voleva ma anche a meravigliarsi per piccole cose...provava molta tenerezza per Aiolia, a cui riconosceva un cuore enorme e che spesso redarguiva bonariamente per il suo carattere irruente...gli piaceva trascorrere del tempo a parlare con Aiolos, considerandolo saggio quasi quanto lui...

Mu però era un’altra cosa. Quando scappò dal Santuario nella notte in cui Arles prese il potere, mise sulle sue piccole spalle l’armatura dell’Ariete e si teletrasportò a Rozan, dove rimase sotto la sua cura fino a quando divenne abbastanza grande per trasferirsi in Jamir. Mu aveva ottenuto l’Ariete con Shion, che lo aveva ugualmente iniziato all’arte della riparazione delle armature, ma era stato anche il suo piccolo allievo, e pur non essendone il maestro ufficiale, lo aveva reso un cavaliere a tutti gli effetti...era stato lui a prendersene cura le rare volte in cui si ammalava...era stato lui ad insegnargli a domare la natura che governava il suo segno, incanalando l’energia del fuoco per rendere il suo cosmo sempre più forte. Infatti...il cosmo di Mu aveva l’inconsueta caratteristica di essere caldo, amorevole, e tremendamente potente, nonostante l’indole apparentemente tranquilla di chi lo governava. Molto più magnanimo di quello energico ed istintivo di Shion. Molto più simile al suo.

Con tutto il rispetto dovuto...Mu non sarebbe mai stato come gli altri.

- Per me no... - gli fece eco Dohko, con molta più sincerità e sfidandolo con lo sguardo.

Dopodiché, per alcuni istanti, che sembrarono ore per coloro che fino ad allora avevano assistito a quell’insolito combattimento verbale, il silenzio prese il sopravvento, rendendo l’atmosfera ancora più pesante di quanto già non fosse. Un silenzio che, tuttavia, era solo il preludio fintamente tranquillo della confusione che, di lì a poco, avrebbe nuovamente riacceso gli animi.

- Con tutto il rispetto Patriarca... - stavolta fu Milo a prendere la parola, stufo della piega che quella faccenda stava prendendo e del tempo che i due decani stavano perdendo - mi sembra francamente una sciocchezza lasciare i nostri compagni al loro destino...io non ho altre missioni di cui occuparmi, quindi, ti chiedo di inviarmi in loro aiuto... -.

- In realtà ce l’hai... - rispose Shion facendogli abbassare lo sguardo - Non dovresti partire stasera per portare aiuto alle regioni del nord est colpite dalle piogge? - sospirò prima di continuare - Milo...comprendo la tua preoccupazione per Camus e il tuo desiderio di andare in suo aiuto, ma devi anche capire che ognuno di voi ha ruoli e compiti da rispettare ed adempiere... -.

Sebbene il ragionamento di Shion non facesse una piega da un punto di vista logico, Milo voleva controbattere alle sue parole...stava per farlo e lo avrebbe fatto, se qualcuno non lo avesse preceduto, mettendo fine a tutti quei discorsi che, indipendentemente dalla ragione e dal giudizio, stavano solo sottraendo tempo all’unica soluzione possibile.

- Ti chiedo di perdonarmi Shion -.

In piedi, tenendo ancora una mano sul petto nel tentativo di contenere il peso che lo soffocava, Saga fronteggiava il Patriarca, nel silenzio che lo stupore di quel gesto aveva generato.

- Non ne comprendo il motivo - rispose Shion accigliandosi - Non mi risulta che tu abbia fatto qualcosa di cui doverti scusare... - disse sinceramente perplesso.

- Non è per qualcosa che ho fatto - Saga scosse la testa negando - Ma per quello che sto per fare... -.

Dohko fu l’unico a comprendere ciò che stava per accadere. Con un mezzo sorriso, annuì in segno di approvazione, attirando l’attenzione di Shion, che, di conseguenza, capì.

- Non pensarci nemmeno Saga! Ti proibisco... - le parole gli morirono in gola quando vide Saga attraversare il portale dimensionale che aveva appena aperto, davanti ai suoi occhi e contravvenendo ai suoi ordini.

Né lento né pigro, Milo si alzò dal suo posto lanciandosi verso il varco creato dal cavaliere dei Gemelli con tutta l’intenzione di attraversarlo, tuttavia, prima di infilarlo e sparire, fece in tempo a prendere per il braccio uno dei suoi compagni, portandolo con sé quasi di peso.

- Ma che... - Deathmask non ebbe il tempo di chiedere quando si sentì strattonato e trascinato, rendendosi conto solo dopo qualche istante di avere Milo a pochi centimetri dal suo viso.

- Mi dispiace...ma per quanto io creda fermamente nell’utilità del mio colpo letale, non rischierei mai Camus per stupido orgoglio! Mi duole ammetterlo...ah se mi duole! Ma temo che in questa circostanza tu sia più utile di me... -.

Il quarto guardiano non capì nulla e, prima di essere inghiottito dal portale dimensionale di Saga, ebbe solo il tempo di girarsi e vedere Aphrodite fargli un piccolo cenno di saluto con la mano.

La stessa mano, pochi istanti dopo, si piegò stancamente sul bracciolo dello scranno sorreggendo la testa del guardiano dei Pesci che, senza particolari clamori, si limitò a sospirare scuotendo il capo - Ciao amore mio... - poi, rivolgendosi a Shura, che era il più vicino, domandò con noncuranza - torneranno per cena? -.

Sconcertato, Shura diresse lentamente lo sguardo verso Aphrodite squadrandolo dalla testa ai piedi, prima di voltarsi verso Aiolos, che lo guardava con un’espressione beffarda stringendosi nelle spalle.

- Sono amici tuoi... -.

Dopodiché, passarono solo alcuni istanti di silenzio, prima che nella stanza si scatenasse il caos di recriminazioni tra i due pluricentenari del Santuario.

****

Tutto accadde in una manciata di secondi.

Mu ebbe solo il tempo di disfare il muro per lanciarsi con l’intenzione di liberare Camus, quando l’Esplosione Galattica invase la stanza, provocando una deflagrazione di energia che travolse tutti i presenti.

Immediatamente quello strano esercito perse la concentrazione tentando di ripararsi dalla forza dell’inattesa esplosione, tuttavia, lo smarrimento durò solo il tempo di riprendere coscienza di quello che erano...né morti né vivi...portandoli a ricompattarsi dopo qualche istante.

Nel caos che l‘arrivo di altri tre cavalieri d’oro aveva provocato, l’unico che riuscì a non farsi distrarre fu l’anziano maestro che, non solo non lasciò andare Camus, ma, con un movimento fulmineo, troppo rapido per l’età che avrebbe dovuto avere se fosse stato umano, riuscì ad afferrare anche il guardiano dell’Ariete...

Per Saga, Milo e Deathmask non fu difficile comprendere la natura dei loro nemici, e, quando si voltarono alla ricerca di Mu e Camus, non nascosero l’espressione di terrore sul volto, vedendoli entrambi tra le mani di quello che sembrava capitanare quella truppa malefica.

Istintivamente Saga e Milo si mossero ma Deathmask, che, in quella situazione, era di certo il più lucido li fermò, impedendo loro di subire la stessa sorte di chi intendevano salvare. 

Il quarto guardiano non avrebbe mai messo in discussione il potere di Saga, né il fatto che fosse uno dei cavalieri più forti mai esistiti, ma quelli che avevano davanti non erano uomini, quindi non potevano essere battuti con la forza. Bisognava usare la logica, cosa di cui in quel momento sia Saga che Milo difettavano, e muoversi sul loro stesso terreno, portandoli più vicini al mondo al quale sarebbero dovuti appartenere. Davanti all’incomprensione dei suoi compagni, che non capivano perché li stesse trattenendo, fece l’unica cosa che potesse fare in quel momento...l’unica che, forse, avrebbe potuto salvarli... 

- Sekishiki Maikai Ha! -.

Quello che accadde dopo fu talmente rapido, che solo la vista dei cavalieri d’oro poté vederlo. Né l’anziano maestro né tantomeno la sua truppa ebbe il tempo di comprendere cosa stesse accadendo, perché in un istante, le loro anime in pena si separarono dai corpi vuoti che li ospitavano, riempiendo di luci evanescenti la stanza nella quale si trovavano e l’ambiente che si intravedeva oltre...

Neanche Einar e i suoi uomini capirono cosa stesse succedendo, e nonostante sentissero la presa allentarsi su di loro, rimasero talmente meravigliati da quello spettacolo da non osare pronunciare una parola.

Unendosi alle anime, Deathmask lasciò momentaneamente la biblioteca, nella quale ciò che restava dei loro corpi andava via via polverizzandosi, per guidarli a Yomotsu.

Con un riguardo impensabile, almeno fino a poco tempo prima, per un cavaliere sadico ed assassino come il quarto guardiano, condusse le anime attraverso la Valle della Morte per permettere loro di liberarsi dalla condizione che li teneva sospesi tra il mondo dei vivi e quello dei morti, trovando, finalmente, la pace.

In quella processione che marciava solennemente verso una fine ben più dignitosa, tuttavia, Dethmask notò qualcosa di strano...alcune di quelle anime, pur manifestandosi in luci più piccole emettevano un bagliore molto più intenso, riuscendo a spiccare tra le altre nonostante le dimensioni...non conoscendo la ragione di quel fenomeno ma seguendo il suo istinto, il Cancro chiamò a sé quelle anime, impedendo loro di proseguire verso la Bocca di Ade, e quando si fu assicurato che le altre avessero raggiunto la loro destinazione, le prese con sé, riportandole nel posto in cui tutto era iniziato.

Tornato a Palazzo, quelle piccole luci fecero tutto da sé sotto gli occhi sgomenti dei presenti...dopo aver fatto un paio di giri intorno a Deathmask in segno di ringraziamento, si avviarono, seguiti prontamente da Einar e dai suoi uomini, fuori dalla biblioteca dirette in un posto ben preciso...la stanza in cui, distesi dentro bare di ghiaccio, riposavano i loro legittimi proprietari, per potersi finalmente ricongiungere ai loro corpi. E risvegliarsi.

Deathmask non avrebbe saputo spiegare perché, ma si sentiva insolitamente tranquillo, in pace...quello che era appena accaduto lo aveva emozionato, e stava per dire qualcosa, se i volti pallidi di Milo e Saga non lo avessero costretto a prendere coscienza di ciò che, durante la sua breve assenza, era accaduto, facendolo voltare nella direzione in cui guardavano. E sgranare gli occhi.

In un angolo della stanza, in evidente stato confusionale, Camus era rannicchiato in un angolo con il volto rigato di lacrime, stringendo tra le braccia un Mu che appariva esanime.

- Non...avvicinatevi...nessuno deve avvicinarsi... - non avendo pienamente compreso ciò che era accaduto, e con il cosmo completamente fuori controllo, Camus era concentrato solo sul proteggere il compagno, impedendo a chiunque di avvicinarsi. 

A dispetto della nomea che lo aveva sempre preceduto, Camus non era il cavaliere freddo che molti pensavano, tutt’altro. Era solo molto riservato con i suoi sentimenti, preferendo serbarli per sé e manifestarli con discrezione, e avere visto un suo compagno, un suo amico, negarsi la possibilità di mettersi in salvo per aiutarlo, gli aveva fatto male. Ora avrebbe dovuto essere lui a prendersi cura di Mu, e lo avrebbe fatto...ed era talmente convinto di farlo che, in quel momento di totale confusione, persino i compagni d’armi sembravano rappresentare una minaccia per l’amico inerme.

- Milo... - Saga sussurrò attirando l’attenzione di uno sconcertato Scorpione - fà qualcosa... -.

- Non so cosa fare - rispose Milo a denti stretti - non lascia avvicinare neanche me... - e dicendolo avrebbe solo voluto piangere, perché vedere Camus respingerlo era qualcosa che lo aveva ferito.

- Milo... - Saga proseguì in quello che sembrò un ordine - il cosmo di Camus è completamente sbilanciato...lui crede di proteggere Mu, ma lo sta congelando più di quanto già non sia senza neanche rendersene conto... -.

Milo sgranò gli occhi e, voltandosi nuovamente in direzione dell’Acquario, dovette constatare la veridicità delle parole di Saga...se non avesse fatto nulla, Mu sarebbe morto nel giro di qualche minuto. Con conseguenze devastanti anche per Camus. E l’ultima cosa che voleva era perdere sia il suo partner che il suo amico...

- Camus... - sussurrò Milo con amorevolezza - amore mio... - riprese muovendo leggermente i passi - siamo noi...sono io...possiamo tornare a casa - continuò timidamente non vedendo obiezioni provenire dal suo compagno - vieni con me...lascia che Saga si prenda cura di Mu... -.

Camus, che aveva mantenuto gli occhi fissi su Milo mentre parlava, abbassò lo sguardo riportandolo su Mu, rendendosi finalmente conto di ciò che stava succedendo. Ma non ebbe il tempo di dire niente, perché, prima che potesse aprire bocca, si ritrovò amorevolmente stretto da Milo, mentre Saga, con la massima cura, gli sfilava Mu dalle braccia.

- Fa’ attenzione... - mormorò l’Acquario, ma non ebbe bisogno di dire altro vedendo con quanta delicatezza Saga teneva Mu tra le braccia. Cercando di trasmettergli più calore possibile.

Saga abbassò le palpebre, tirando un leggero sospiro di sollievo.  Dopo il terrore che aveva provato vedendo Mu esanime, sentì l’anima riconnettersi al corpo. Mu respirava...e, sebbene fossero flebili, poteva sentire i battiti del lemuriano contro il suo petto. 

Lo strinse ancora di più a sé, e, senza perdere tempo, aprì nuovamente il portale dimensionale, per permettere ai suoi compagni di tornare al Santuario. Ma senza dare alcun cenno di volerli seguire.

- Non preoccupatevi... - chiarì davanti al loro sguardo perplesso - una volta entrati Kanon verrà a prendervi -.

- Ma... - Milo si accigliò - stai dicendo che non hai intenzione di tornare con noi? E Mu? Ha bisogno di cure, non può rimanere qui... - si interruppe vedendo Saga scuotere il capo in segno di diniego.

- Mu non ha la forza di viaggiare attraverso le dimensioni... - spiegò Saga non senza una nota di dolore nella sua voce - è troppo debole e lo sforzo potrebbe essergli fatale... -.

- Proprio così! -.

La voce sconosciuta, che aveva appena confermato le parole di Saga, fece voltare tutti nella direzione dalla quale proveniva. Un uomo, alto e distinto, avanzava elegantemente verso i cavalieri d’oro.

- E tu chi diavolo sei?! - la voce di Deathmask spiccò fra tutte, provocando una smorfia ironica sul volto di Milo, che annuì facendo intendere come il compagno lo avesse battuto sul tempo.

- Sono il comandante Einar... - l’uomo si presentò senza dare importanza al tono usato dal quarto guardiano - il vostro compagno Camus potrà confermarvi che sono il capo delle guardie del villaggio - aggiunse vedendo diverse sopracciglia aggrottarsi per il suo arrivo.

Il cenno affermativo del capo di Camus, mentre tutti guardavano verso di lui, confermò le sue parole.

- Innanzitutto vi ringrazio per quello che avete appena fatto... - riprese Einar.

- Solo il nostro dovere - lo tagliò Deathmask, a cui non piacevano le manifestazioni emotive. E non perché non provasse sentimenti, al contrario...semplicemente non amava esternarli. Oltre al fatto di imbarazzarlo oltremodo.

- I nostri ragazzi si stanno lentamente svegliando e potranno tornare a vivere la loro vita... - continuò Einar rispondendo al cavaliere del Cancro - inoltre...avete dato finalmente pace ai nostri predecessori...e vi saremo sempre debitori per questo -.

I cavalieri presenti si scambiarono rapidi sguardi per decidere se parlare o meno. Qualcuno, in tutta onestà, avrebbe voluto chiedere al comandante come avesse fatto a non accorgersi di ciò che nascondeva l’anziano maestro, tuttavia...era anche vero che persino Shion non si era reso conto della sua pericolosità...

Se ad essere ingannato era stato il Patriarca del Santuario di Atena, era più che plausibile che un comune mortale avesse subito la stessa sorte. Quindi decisero di tacere. Anche perché erano più che certi del fatto che, una volta tornati a casa, Shion sarebbe venuto di persona a verificare il tutto.

- Come dicevo...il vostro compagno ha ragione - Einar si rivolse nuovamente a tutti indicando Saga - Mu al momento è molto debole, non può affrontare un viaggio dimensionale... - poi, parlando direttamente a Saga - permettici di dargli almeno il primo soccorso...ovviamente sotto la tua supervisione... - aggiunse vedendo lo sguardo accigliato del terzo guardiano. Che non aveva potuto evitare di mostrare il suo fastidio per tutta quella premura. In modo del tutto irrazionale, ne era ben cosciente...

- Anche Camus ha bisogno di essere visitato - Saga si rivolse a Milo, che continuava a tentennare non fidandosi del comandante - portalo subito indietro e chiedi a Shion di controllare che sia tutto a posto - lo sollecitò, facendolo tornare alla realtà.

Milo guardò Camus, prendendo coscienza di ciò che Saga aveva detto. Era vero che l’Acquario aveva una grande resistenza al freddo e al ghiaccio, ma lo sforzo che il suo organismo aveva dovuto subire per non congelare lo aveva lasciato fortemente provato.

- D’accordo - acconsentì lo Scorpione - ma per favore Saga... - lo guardò con sincerità e apprensione - prenditi cura di Mu... -.

Saga sapeva perfettamente ciò che Milo gli stava chiedendo. E non avrebbe potuto dargli torto.

Da quando erano tornati in vita non era stato per niente delicato con Mu, limitandosi, nella migliore delle ipotesi, ad ignorarlo, e arrivando addirittura a disprezzare i suoi sentimenti sinceri, permettendo anche al suo ex compagno di prendersene gioco. Era ovvio che i suoi amici, le persone a lui più vicine, temessero la sua vicinanza a Mu. Che, pur non avendo fatto nulla per meritarlo, aveva ricevuto da lui solo un trattamento spregevole.

Ma da parte sua c’era, ovviamente, quello che tutti ignoravano...vale a dire la consapevolezza che, negli ultimi tempi, aveva riconquistato grazie a Mu, recuperando una parte di vita che aveva dimenticato, e riprendendo finalmente le fila di quella attuale.

E poi c’erano i sentimenti...quelli che non era ancora riuscito a confessare.

Finora.

Sì, perché se avesse avuto ancora qualche dubbio in merito alla natura di ciò che lo legava a Mu, vederlo esanime, tra le braccia di Camus, gli aveva definitivamente aperto gli occhi su ciò che provava.

Lo amava.

Tremendamente...e, per un momento, la sola idea che potesse essere morto lo aveva portato vicino all’orlo del baratro...a quella terrificante sensazione di follia che già una volta, in vita sua, aveva spaccato la sua mente. 

Per questa ragione, quando, nonostante tutto, percepì il residuo cosmo di Mu, sentì l’anima ricongiungersi al corpo. Era debole, molto debole, ma la piccola fiamma di vita che ancora ardeva dentro di lui alimentava anche la sua concedendogli il lusso di sperare. Perché con Mu era sempre così...non importava come, né dove, né quando...c’era sempre speranza.

- Non dubitarne - fu ciò che, con estrema sincerità, Saga rispose a Milo, vedendolo annuire. Dopodiché riaprì nuovamente il portale dimensionale, connettendosi contemporaneamente con il suo gemello affinché scortasse gli altri ori a casa. 

****

Kanon richiuse il portale dimensionale, portando Milo, Camus e Deathmask direttamente al tempio del Patriarca, circondati dai loro compagni.

Quando Saga aveva avvisato il suo gemello di scortare i tre cavalieri al Santuario, sia Kanon che tutti gli altri erano ancora impegnati ad assistere allo scontro verbale che si stava consumando tra i due amanti pluricentenari...tuttavia, vedendo arrivare i compagni superstiti, smisero tutti di dare importanza a quanto stesse accadendo per poter fornire loro l’aiuto necessario.

- Cos’è accaduto?! - fu l’ovvia domanda di Shion vedendo Camus ancora provato tra le braccia di Milo. Riusciva a reggersi in piedi, e questo era di certo un buon segno, ma la sofferenza era evidente sul suo volto.

- Dopo ti racconteremo tutto Patriarca... - Milo rispose in maniera sbrigativa - ma, per il momento, Saga ha detto di visitare Camus - e vedendo Shion accigliarsi spiegò brevemente - è stato sottoposto a scariche di temperature glaciali...il suo corpo ha resistito perché è il più predisposto a farlo tra tutti noi...ma è necessario visitarlo per assicurarsi che non abbiano danneggiato organi interni -.

Il silenzio che seguì nella sala fu più eloquente di qualunque domanda. Gli sguardi che i cavalieri d’oro si scambiarono valevano più di mille parole...sebbene la spiegazione fosse stata molto rapida, tutti i presenti avevano compreso la situazione, formulando, nella propria mente, il medesimo quesito.

Se Camus, il mago dei ghiacci, era in quello stato...Mu come stava? E soprattutto...dov’era?!

Shion stava proprio per fare quella domanda, quando qualcuno, meno timido di lui, lo precedette.

- Dov’è Mu? - la voce di Dohko risuonò profonda, andando a sbattere contro le mura e le volte del tempio, rimandando un’eco ancora più cupa.

Riguardo a Saga non chiese nulla per ragioni più che ovvie...era lampante che il terzo guardiano fosse rimasto insieme al lemuriano...

Questo, però, lungi dal tranquillizzarlo, non fece altro che preoccuparlo più di quanto già non fosse, perché significava che Mu non stava affatto bene. E gli sguardi che Milo e Deathmask scambiarono tra di loro non fece altro che confermare la sua tesi.

- Allora? - sollecitò non nascondendo un moto di impazienza.

- È rimasto in Siberia - fu il quarto guardiano a parlare, dopo aver preso un bel respiro - Saga si sta prendendo cura di lui... - e per quanto cercasse di mostrarsi neutrale, non poté evitare alla sua voce di tremare leggermente. Sia per la preoccupazione nei confronti del compagno ferito, che per l’espressione impassibile sul volto del cavaliere della Bilancia.

- Cosa è successo? - fu Shion a parlare, ma nessuno dei presenti gli dette peso, perché Dohko lo tagliò seccamente.

- Con tutto il rispetto Shion...non mi importa un accidente di cosa sia accaduto! Voglio solo sapere come sta... -.

Per lunghi secondi il silenzio fu l’unico suono nella sala. Nessuno dei presenti, nemmeno Shion, da che ne aveva memoria, aveva mai visto Dohko così. Solitamente era calmo, pacato, sempre pronto a dispensare consigli oculati e assennati, come la sua veneranda età gli concedeva il lusso di fare...ma ora no.

La tigre. Quella tigre che, da secoli, segnava indelebilmente la pelle della sua schiena sembrava aver permeato la stessa natura del vecchio guardiano di Rozan, portandolo fuori dalla zona confortevole che tutti conoscevano, o meglio...credevano di conoscere. Perché la verità era che nessuno, a dispetto del rapporto che aveva con lui, avrebbe potuto dire di conoscere veramente quell’uomo straordinario...quell’uomo che aveva passato oltre duecento anni davanti ad una cascata padroneggiando qualunque evento atmosferico, quell’uomo che, a dispetto degli scherni, aveva creato una corazza di vecchiaia e decrepitezza, che non aveva esitato a distruggere in pochi secondi, riportando il suo corpo alla giovinezza senza subire alcun contraccolpo. Quell’uomo che, in questo momento, non esitava a mostrare le fiamme del drago che sottilmente serpeggiavano nelle sue iridi glauche.

Fu nuovamente Deathmask a parlare. E bisognava dargli atto del suo coraggio...era vero che, fra tutti, era quello che meno subiva l’autorità del settimo guardiano, tant’è che, in tempi passati, lo aveva perfino minacciato...ma, vedendolo in quelle condizioni, in tutta onestà, avrebbe fatto volentieri a meno di essere il suo interlocutore...

- Anche lui è stato colpito dalle stesse cariche che ha ricevuto Camus...solo che... -.

- Solo che? -.

- Al momento non è cosciente... - dirlo, dispiaceva anche a lui.

- È vivo? -.

- Sì - Deathmask annuì anche con il capo - ma non ha le forze per affrontare un viaggio dimensionale...Saga se ne sta prendendo cura per poterlo riportare a casa -.

Dohko non disse nulla. Niente. Dalla sua bocca non uscì alcun suono, sebbene il suo volto inespressivo facesse paura. Dopo aver rivolto un ultimo sguardo al quarto guardiano, accennando con il capo in segno di ringraziamento, si voltò dirigendosi verso l’uscita, nel silenzio generale dei presenti, che non osavano proferire parola.

Tutti tranne uno.

- Dove stai andando? - chiese Shion accigliato, facendo sì che il settimo guardiano fermasse i suoi passi.

Lentamente, si voltò verso la fonte dalla quale quel suono proveniva, continuando a dimostrare un’impassibilità minacciosa.

- Al mio tempio...ovviamente - anche la sua voce suonava inespressiva.

- A fare cosa? - anche Shion era perplesso...non riconosceva quell’atteggiamento in Dohko...sia come compagno d’armi che come amante non aveva mai mostrato quella sfaccettatura.

- A preparare quello che serve per Mu...quando tornerà -.

****

- Grazie - fu l’unica cosa che Saga disse quando Einar gli mostrò la camera che aveva messo a disposizione per lui e Mu.

La luce serale filtrava attraverso i vetri regalando un residuo calore all’ambiente; spazioso, non era eccessivamente grande da disperdere il tepore assicurato dal caminetto che, evidentemente, era in funzione già da un po’. Al centro della stanza, un letto ampio aveva tutta l’aria di essere comodo. Guardandolo, Saga si rese finalmente conto di quanto anche lui fosse stanco, dopo quella giornata che sembrava non voler finire mai...e, guardandolo ancora, si rese conto di un dettaglio al quale, su due piedi, non aveva dato peso.

Un letto...per due...

Non disse nulla, e neanche il comandante si sentì in dovere di dare spiegazioni. 

D’altronde, dopo aver visto con quanta cura Saga tenesse il lemuriano ancora stretto a sé, non era stato difficile per Einar comprendere la natura del rapporto che li legava. Né aveva ritenuto necessario chiederne conferma. Saga stringeva Mu come se da questo dipendesse la sua via, come se temesse di vederlo scivolare via dalle sue braccia da un momento all’altro. O forse, pensò Einar, era già successo in passato...

- Vi faccio portare qualcosa di caldo da mangiare...ne avete bisogno entrambi - sebbene i suoi modi fossero sbrigativi e non fosse un tipo loquace, indubbiamente Einar era una brava persona - se avete bisogno di qualunque cosa fatemi chiamare...a qualsiasi ora...buonanotte - fu l’ultima cosa che disse prima di congedarsi.

Saga rispose con un cenno del capo, limitandosi a ringraziarlo e a ricambiare il saluto, dopodiché, una volta soli, adagiò Mu su una delle poltrone vicine al camino, premurandosi poi di chiudere a chiave la porta della camera. Non che temesse sorprese, si fidava delle guardie del palazzo che, proprio come loro, erano stati sotto tiro dell’anziano maestro e della sua truppa, tuttavia...aveva una sola cosa in mente. Tenere Mu al sicuro. Per questo, la prudenza non sarebbe mai stata troppa...

Mentre le fiamme riflettevano bagliori corallo sul viso candido di Mu, Saga non poté fare a meno di mostrare un piccolo sorriso, rimanendo nuovamente stupito dalla sua bellezza. Ormai, ogni qualvolta guardasse il primo guardiano la reazione era sempre la stessa...

Con il dorso della mano accarezzò il suo viso con delicatezza, domandandosi nuovamente come accidenti avesse fatto a non notarlo prima, come avesse potuto dimenticare quello che avevano vissuto insieme. 

Certo...una tecnica come quella usata da Shaka, con il suo potere, non avrebbe mai potuto essere inefficace però...come aveva potuto accettare di nuovo Shaka dopo quello che aveva provato quella notte in Jamir?

Saga scosse lentamente il capo, facendo fatica a comprendere i suoi stessi atteggiamenti, anche se...riflettendo con più attenzione, dovette comunque riconoscere che sia il suo corpo che il suo subconscio gli avevano lanciato più di un segnale...

Lo scarso interesse che provava nei confronti dell’indiano...il fastidio sempre più evidente quando era costretto a sopportare i suoi sermoni, o gli scherni che troppo spesso si concedeva in virtù del suo essere quasi divino...l’assenza di uno slancio fisico diverso dalla mera necessità di metterlo a tacere...

Sì. A ben pensare, il suo corpo era stato molto più onesto della sua coscienza, mostrando con evidenza tutti i limiti di una relazione che non desiderava più da tempo. Ma ormai non aveva più senso pensare al passato. Non aveva nulla di buono e non avrebbe potuto cambiarlo. L’importante era relegarlo nel tempo che gli apparteneva, impedendo ad inutili propaggini di affacciarsi sul presente e, soprattutto, sul futuro.

Un leggero bussare lo distolse dai suoi pensieri. 

Saga prese il vassoio con la cena ringraziando l’inserviente e congedandolo da ulteriori obblighi, dopodiché, per prima cosa, si premurò di far mangiare Mu. Lo mise in una posizione comoda affinché la zuppa scivolasse fino allo stomaco, e, con tutta la pazienza che non aveva mai avuto in passato, lo imboccò facendo in modo che nessuna goccia andasse sprecata.

In cuor suo ringraziò chiunque avesse avuto l’idea...quel brodo, caldo e decisamente sostanzioso, ebbe il miracoloso effetto di far tornare un leggero colore sul volto troppo pallido di Mu. Quello era un buon segno...significava che le membra intorpidite di Mu reagivano positivamente ad una buona dose di calore...

Dunque, avrebbe dovuto insistere.

Si diresse verso il bagno, dove riempì la grande vasca di marmo con acqua che riscaldò utilizzando il proprio cosmo, dopodiché tornò in camera, e spogliò Mu di tutti i suoi abiti, per poi adagiarlo con attenzione dentro l’acqua. Per essere sicuro che non scivolasse, anche lui si spogliò ed entrò nella vasca, sistemandosi dietro il lemuriano e stringendolo a sé, facendo aderire la schiena al suo petto.

Un sorriso malinconico attraversò il suo volto. Non era così che l’aveva immaginato. Negli ultimi tempi aveva rimuginato spesso su una situazione di quel genere, solo che, nelle sue fantasie, Mu era felice e lo guardava con i suoi bellissimi occhi...così dolci...

No, decisamente non l’aveva immaginato così. Ma in quel momento poco importava...l’unica cosa che contava era riportarlo indietro. Da lui.

Con calma invidiabile, Saga massaggiò i muscoli di Mu risvegliandoli dal torpore che il freddo aveva lasciato, pulì i suoi capelli passando le dita attraverso ogni singola ciocca, e lavò il suo corpo lasciando al calore dell’acqua il compito di riscaldarlo.

Dopo averlo pulito con cura, con la stessa calma e meticolosità, lo asciugò e lo mise a letto, dopodiché, ricordandosi di non aver toccato cibo da molte ore, mangiò frettolosamente il suo piatto di zuppa, per poi tornare da Mu e sdraiarsi sotto le coperte insieme a lui. 

- Svegliati... - sussurrò stringendolo a sé, accarezzandogli il viso, per poi affondare la mano nella morbida chioma lilla - ti scongiuro...svegliati... -.

E anche se Mu non dette cenno di riprendere conoscenza, il colore sul suo viso ed il leggero calore della sua pelle, faceva ben sperare Saga di essere sulla strada giusta.

Sperava che, l’indomani, Mu avesse abbastanza forze affinché potesse riportarlo nella sua casa. Nella loro casa.

Era sicuro del fatto che, una volta tornati al Santuario, Shion e Dohko avessero il rimedio in grado di svegliare il primo guardiano dal sonno che lo teneva intrappolato, e quanto a lui...ovviamente non avrebbe lasciato il suo fianco finché non fosse accaduto. E dopo...se anche Mu lo desiderava.

Guardandolo con tutto l’amore che non poteva e non voleva più nascondere, Saga parlò, senza smettere di accarezzarlo, e sicuro che Mu potesse sentirlo. 

- Te lo giuro amore mio... quando ti sveglierai e se lo vorrai, ti darò finalmente tutto quello che, fino ad ora, ho negato sia a te che a me stesso - disse prima di sfiorare le labbra di Mu con le sue.

Gli avrebbe finalmente dato la vita che meritava.

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Capitolo 9
*** Il tempo può aspettare ***


Eccoci, infine, arrivati all’epilogo di questa storia. 
Ringrazio in modo speciale chi, con grande gentilezza, mi ha lasciato le sue impressioni man mano che i capitoli si sono avvicendati, e ringrazio di cuore tutti voi che li avete letti.
Siete stati tanti, e io, sinceramente, non me lo aspettavo. Non me l’aspettavo perché questa non è una coppia convenzionale, non è tra le più gettonate...è una coppia che io stessa non avrei mai pensato potesse piacermi, e infatti non mi piace...mi ha stregata! 

E proprio perché non me l’aspettavo, la vostra partecipazione costante mi ha davvero emozionata.
Grazie ancora, uno ad uno. Di cuore.
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La luce che filtrava dalle tende attraversò le palpebre chiuse di Saga, destandolo dal sonno profondo.

In realtà, si era addormentato tardi, molto tardi, e la ragione era più che ovvia...completamente perso a guardare Mu non si era accorto del tempo che passava, e dopo aver vegliato sul suo sonno, il suo stesso corpo si era arreso alla fatica di una giornata infinita, prendendosi il meritato riposo indipendentemente dalla volontà del suo proprietario.

Un grugnito di fastidio accompagnò lo scomodo risveglio dei suoi sensi, e stava quasi per girarsi, cercando l’agognata oscurità nell’altra sponda del letto, quando finalmente si rese conto di non essere solo. Tra le sue braccia, nella stessa posizione in cui lo aveva sistemato la notte precedente, Mu sembrava dormire un sonno pacifico.

Saga non sapeva cosa stesse accadendo nel corpo del lemuriano, tuttavia, la sua espressione, così beata, e dolce, lo rendeva più simile ad un angelo che ad un essere umano...sembrava il volto di qualcuno che non fosse mai stato sfiorato dal male e invece...

E invece no. Sospirò. Il male lo aveva attraversato più volte nella sua giovane vita, talvolta, ahimè, anche per colpa sua.

Ma per uno strano scherzo del destino, una delle peculiarità che rendevano il primo guardiano un essere speciale, differente da tutti gli altri, era proprio questa...sebbene il male avesse incrociato più volte la sua vita, direzionandola e determinandone le sorti, sembrava essere impermeabile ai suoi effetti...

Con tenerezza accarezzò il suo viso delicato, scostando alcune ciocche di capelli che, durante la notte, erano sfuggite al laccio che le teneva legate, provocando un sospiro nel loro proprietario. Saga sorrise della grazia che, persino nel sonno, era parte integrante dell’essenza di Mu. Inoltre, cosa non meno importante, il fatto che i suoi riflessi rispondessero non poteva essere altro che un buon segno.

Con i sensi ormai completamente desti, Saga si rese finalmente conto di cosa fosse davvero accaduto nelle ultime ore.

Mai, da che ne aveva memoria, aveva trascorso la notte dividendo il suo letto con qualcun altro. Né con le tante avventure che si era concesso nei lunghi anni di reggenza del Santuario, né, tantomeno, con Shaka. Il solo pensiero di dover dividere il suo spazio più privato con qualcun altro, gli aveva sempre provocato un certo fastidio a livello epidermico...e il suo vecchio partner la pensava esattamente come lui, dato che non aveva mai avanzato quel tipo di pretesa né dato l’idea di volerla. Per fortuna.

Il sesso era una cosa, e il grado di conoscenza non aveva alcuna importanza...ma trascorrere un’intera notte con un’altra persona significava dargli accesso alla propria intimità...stabilire una confidenza che non contemplava passi indietro.

Eppure...lì, tra le quattro mura più fredde tra le quali avesse mai dormito, Saga poteva tranquillamente ammettere di non essersi mai sentito così bene. Il senso di pienezza che provava non era paragonabile a nessuna delle soddisfazioni che, con le buone o con le cattive, si era preso nel corso della sua vita. La sensazione di essere vivo e di non aver bisogno di nient’altro di più di ciò che aveva lo faceva sentire così bene da fargli desiderare di rimanere in quella posizione per sempre.

Spostò lo sguardo in basso, riportando i suoi occhi su ciò che teneva ancora saldamente tra le braccia. 

È così che doveva essere. È così che avrebbe dovuto essere già da molto tempo.

Portò due dita sotto il mento di Mu, alzandolo con delicatezza per potergli baciare le labbra...sorrise sentendo il loro calore. Finalmente. Sperava con tutto il cuore di essere sulla strada giusta, e che, a breve, Mu si risvegliasse...

- Oggi torniamo a casa - gli sussurrò in un orecchio, ed il modo in cui Mu mosse gli occhi sotto le palpebre lo convinse ulteriormente del fatto che potesse sentire tutto ciò che gli diceva - Torniamo a casa nostra Mu...e non vedo l’ora che tu apra gli occhi...per poterti finalmente dire quanto ti amo... -.

Un sussulto. Un sospiro. Sì...Mu aveva sentito tutto.

****

- Come sta Camus? - domandò con le spalle rivolte all’ingresso.

Sebbene fosse intento a lavorare nel suo tempio, Dohko non ebbe difficoltà a sentire Shion entrare nel suo personale spazio, nonostante il passo leggero del Patriarca.

- Sta bene - rispose Shion niente affatto sorpreso - È molto provato...questo è certo...il suo organismo è stato messo a dura prova, ma, oltre ad avere dimestichezza con le basse temperature, è giovane...quindi si riprenderà presto -.

- Molto bene... - Dohko annuì continuando a dare le spalle al vecchio Ariete - io ho quasi finito -.

- Cosa stai facendo? - Shion aggrottò i tilak.

La tensione tra loro avrebbe potuto fendere l’aria per quanto fosse spessa e stesse appestando il settimo tempio.

- Ho preparato una medicina a base di erbe...crescono solo ai Cinque Picchi... - dopodiché, senza dare ulteriori spiegazioni, prese la bottiglia nella quale aveva filtrato lo strano liquido, per dirigersi verso l’uscita.

- Dove stai andando? -.

- Che domande...da Camus ovviamente... - il guardiano della Bilancia allargò le braccia come se fosse ovvio - deve berlo finché è caldo -.

Nonostante il tono di voce usato da Dohko fosse calmo come sempre, Shion non poté non notare la freddezza con la quale il suo amante gli parlava. Lo conosceva bene...ah se lo conosceva! Sapeva perfettamente che Dohko non aveva affatto digerito la discussione che avevano avuto al Grande Tempio...

Allo stesso tempo, però, non voleva che le cose rimanessero così.

- Dohko... - Shion prese un respiro profondo, prima di continuare - dobbiamo parlare -.

Il settimo guardiano annuì, non sfuggendo allo sguardo color ametista del compagno, che sembrava supplicarlo di sistemare le cose. E Shion non era uno che supplicava. Non era uno sciocco...anche lui odiava litigare con Shion...quell’Ariete ingestibile era la sua ragione di vita, soprattutto dopo la loro rinascita. Aveva giurato a se stesso che, pur continuando a servire la causa di Atena, in questa nuova vita si sarebbe finalmente concesso di essere felice, e la sua felicità non poteva prescindere dall’avere accanto la sua pecora scontrosa.

Avrebbe sistemato le cose, ma non ora. Ora la priorità era guarire quei ragazzi che si affidavano ciecamente alla loro saggezza, al loro giudizio...in quel momento la priorità era Camus, che necessitava di recuperare le sue forze il prima possibile. 

In attesa che anche Mu tornasse.

Senza rispondere, Dohko si voltò dando le spalle a Shion, continuando in direzione dell’uscita.

****

Dopo aver ringraziato dell’ospitalità il comandante Einar, che ora occupava il posto che fino al giorno prima era stato dell’anziano maestro, Saga tornò nella stanza che aveva occupato con Mu, pronto a tornare finalmente al Santuario. E riportare Mu a casa.

La cura mattutina aveva seguito quella della sera precedente, con un’unica variante...la sensazione, quella sorta di adrenalina che aveva percorso Saga come una scossa quando, svegliandosi all’alba, aveva aperto gli occhi sul viso di Mu. E che continuava in quella che avrebbe potuto considerare un’anteprima di un’eventuale vita insieme. Se Mu fosse stato d’accordo ovviamente...

In quel momento pensò che se il lemuriano avesse aperto gli occhi su di lui gli sarebbe venuto un colpo; sì, perché se la sola vista di quel viso serenamente addormentato aveva sollecitato il suo muscolo cardiaco fino spingerlo furiosamente contro le sue costole, poterlo guardare in quei grandi occhi color smeraldo gli avrebbe potuto far perdere la ragione.

Anche se...nonostante questi pensieri, dai quali uscì sorridendo leggermente, non c’era niente che desiderasse più del risveglio di Mu...

- Andiamo a casa amore mio - sussurrò sfiorando l’orecchio con le labbra, prima di sentire un piccolo sospiro uscire dalle labbra di Mu...sulle quali naturalmente non si attardò a poggiare le sue, in una leggera e morbida carezza.

Sì. Decisamente Mu poteva sentire tutto. E soprattutto, stava meglio, quindi avrebbe potuto riportarlo a casa.

Quando entrambi furono pronti, aprì il suo portale dimensionale e, tenendo sempre Mu tra le braccia, lo attraversò con l’intenzione di arrivare al Santuario il prima possibile. Mu stava benino, ma non voleva rischiare che il passaggio stressasse troppo le sue deboli difese, ragion per cui accelerò il passo il più possibile.

Come se qualcuno avesse ascoltato i suoi pensieri, e forse era così dato che questo qualcuno sapeva sempre prima di lui di cosa avesse bisogno, dopo qualche secondo trovò Kanon, che gli venne incontro per aiutarlo a tornare rapidamente nelle loro case.

Anche se...non gli permise di portare il primo guardiano, nonostante la sua offerta...

- Come state? - la domanda di Kanon era rivolta ad entrambi. Sebbene Mu sembrasse quello messo peggio, sapeva che anche per Saga tutto ciò che era accaduto non era stata una passeggiata.

- Io sto bene - Saga annuì in segno di ringraziamento - e per quanto riguarda Mu sta meglio di ieri...anche se non si è ancora svegliato - concluse indicando il lemuriano tra le sue braccia. E non senza lasciare trasparire un velo di malinconia nella sua voce.

- Non preoccuparti - Kanon mise una mano sulla spalla del fratello - Mu è forte inoltre...adesso è a casa sua... -.

- Spero che Shion o Dohko sappiano cosa fare - Saga guardò Kanon negli occhi alla ricerca di una conferma che, razionalmente sapeva di non poter pretendere, ma che irrazionalmente sperava di poter ricevere.

- Sta’ tranquillo...la vecchia mummia si è già messa all’opera - Kanon sorrise usando l’epiteto con cui normalmente punzecchiava Dohko e che gli procurava sempre una risposta sarcastica - quando ha saputo quello che è successo si è rinchiuso nel suo tempio...è sparito solo per qualche ora...immagino per andare a Rozan...dopodiché nessuno lo ha più visto fino a quando non è uscito per andare da Camus... - e prima che Saga potesse chiedere anticipò la risposta - Camus sta bene...un po' ammaccato...ma dopo la visita di Dohko sta meglio -.

Saga annuì, dopodiché riportò l’attenzione sul dolce peso che portava, scuotendo lentamente il capo - Ho cercato Kanon...ho fatto di tutto per rianimarlo, ma, come vedi, non ci sono riuscito -.

- Si sveglierà - Kanon strinse la mano che teneva sulla spalla del fratello guardandolo fiducioso - prima di quanto immagini -.

Dopodiché si avviarono nella parte più privata del tempio, portando Mu in camera e adagiandolo con cura sul suo letto.

Se, fino a qualche tempo prima, qualcuno avesse detto a Kanon che il suo gemello fosse capace di trattare qualcuno con tale riguardo, probabilmente gli avrebbe riso in faccia senza molta cortesia, ma ora, guardando i movimenti attenti di Saga come se li vedesse per la prima volta, si rese conto di quanto suo fratello fosse cambiato nel giro di così poco tempo. O piuttosto...Saga era sempre stato così, solo, non aveva mai trovato qualcuno che lo meritasse.

- Vuoi che vi lasci soli? - domandò Kanon uscendo dai suoi pensieri.

- Ti chiedo solo un momento per spogliare Mu e metterlo a letto - rispose Saga mentre sistemava le coperte, facendo sorridere il gemello per la sua gelosia malcelata - puoi attendere in soggiorno e tra l’altro...credo che non sarai solo per molto... - aggiunse alzando un sopracciglio.

Kanon annuì con una leggera smorfia.

Per entrambi, infatti, non era stato difficile riconoscere l’imminente arrivo di due cosmi molto potenti, i cui proprietari, avendo percepito il ritorno degli ultimi ori mancanti, si stavano dirigendo speditamente verso il primo tempio. E infatti, poco dopo, Kanon ricevette entrambi nel soggiorno dell’Ariete, portandoli subito dopo nella camera da letto di Mu.

- Come sta? - domandò Shion non riuscendo più a fingere indifferenza nei confronti del suo allievo. Quell’allievo che, ora, giaceva sul suo letto come una bellissima statua addormentata.

- Meglio...ovviamente rispetto a quando è stato attaccato - Saga rispose non staccando gli occhi da Mu - ma, purtroppo, è ancora incosciente - la voce tradì il suo dispiacere - ho cercato di svegliarlo ma...al momento ancora niente -.

Shion non rispose, ma gli era bastato quel poco che aveva visto e sentito per rendersi conto di molte cose, in modo particolare, del perché Saga fosse ancora lì, al capezzale del suo allievo, invece che nel suo tempio a riposare, come sarebbe stato logico al ritorno da una missione così difficile. Tuttavia, scelse di non dire niente. Sia Mu che Saga erano grandi abbastanza per decidere da soli cosa fare della loro vita sentimentale.

Ovviamente Shion non era stato il solo a notare cosa stesse accadendo tra i due cavalieri, ma, esattamente come il suo compagno, anche Dohko decise saggiamente di non intromettersi. La cosa più importante, al momento, era che Mu si svegliasse, dopodiché, sarebbe stato più che capace di prendersi cura della sua vita senza consigli non richiesti. 

Nel silenzio generale, fu proprio Dohko che, con la tipica calma che lo caratterizzava, quella calma alla quale così bene aveva educato anche Mu, si avvicinò al letto, abbassandosi per portarsi all’altezza del primo guardiano. 

Con una mano accarezzò il bel volto addormentato e, avvicinandosi leggermente all’orecchio di Mu, cominciò a parlare, intonando qualcosa di simile ad una canzone. 

Saga e Shion si guardarono perplessi, non capendo cosa la Bilancia stesse facendo. Forse stava cantando una nenia, anche se nessuno dei due avrebbe saputo dire di cosa si trattasse, dato che Dohko recitava quelle parole nella sua lingua madre.

Una lingua madre antica probabilmente, considerato che neanche Shion, che aveva imparato i rudimenti dell’idioma cinese, ne comprendeva il senso.

Tuttavia, dopo un po’ il risultato di quelle parole, che apparivano incomprensibili ai presenti, ebbero come effetto quello di meravigliare Shion, oltreché di far spalancare gli occhi di Saga...piccolo, leggero, ma visibile...il sorriso sulle labbra di Mu strappò il velo di malinconia e preoccupazione che aleggiava nella stanza.

- Quindi... - Shion faticò un po' a riprendersi - quindi...può sentirti?! Cosa gli stai dicendo? - chiese rivolgendosi a Dohko.

- Una canzone...gliela cantavo sempre quando non stava bene o non riusciva ad addormentarsi... - Dohko parlò con la sua solita calma - Certo che può sentire... - annuì sorridendo leggermente - Mu sente tutto...gli manca solo un piccolo passo in più per svegliarsi - aggiunse accarezzando la testa del lemuriano.

- Allora...non c’è tempo da perdere... - farfugliò Shion preparandosi a tornare al tempio patriarcale - devo andare al mio tempio...lì ho tutto l’occorrente per preparare il mio rimedio tibetano...sì, certo...quello che davo sempre a Mu quando era piccolo e... - ma si bloccò seduta stante quando vide il settimo guardiano scuotere il capo in segno di diniego.

- No - Dohko confermò a parole - purtroppo quel rimedio non farebbe altro che indebolirlo -.

- Di che stai parlando? - Shion si accigliò. Il rimedio lemuriano, un infuso preparato principalmente con piante che crescono solo intorno alla torre del Jamir, era sempre stato un rimedio infallibile per la loro razza. Lui stesso lo aveva dato più volte al piccolo Mu quando era preda di malanni infantili.

Comprendendo la perplessità del suo partner, Dohko si sentì in dovere di dargli delle spiegazioni - Evidentemente, con il tempo, Mu deve aver sviluppato un’allergia a qualcuna delle piante del Jamir - il tono di voce della Bilancia continuava ad essere calmo - L’ultima volta che ha preso quell’infuso era già a Rozan...ebbe una reazione allergica che lo portò vicino alla morte... - poi, con un sorriso di comprensione, incoraggiò il Patriarca - non preoccuparti, ho già tutto pronto, devo solo andare al mio tempio a prenderlo -.

- Non so più niente di lui... - ammise Shion scuotendo leggermente la testa, mostrando un sorriso malinconico - Sono stato il suo maestro eppure...non so più niente di ciò che lo riguarda... -.

- La colpa è solo mia - fino a quel momento, Saga si era limitato ad ascoltare ciò che veniva detto, senza particolare interesse a dire il vero, dato il suo sguardo perennemente fisso su Mu - Se fossi stato più forte...se non fossi impazzito... - tuttavia non poté continuare, messo a tacere dai gesti eloquenti di entrambi i decani che disapprovarono le sue parole.

- Ne abbiamo già parlato Saga - disse Shion alzando una mano per zittirlo - tutti noi abbiamo accettato il nostro destino...allora come adesso... -.

- È proprio così - continuò Dohko - e se ora siamo qui, e viviamo in tempi di pace, è perché tutto è andato esattamente come doveva andare...sarebbe bastato cambiare una cosa, la più piccola, e ora la terra sarebbe un inferno -.

Saga annuì spostando lo sguardo sul pavimento. Non era la prima volta che faceva quel discorso con i due cavalieri più anziani del Santuario eppure...era più forte di lui. Quando pensava alle sofferenze che il suo alter ego aveva inflitto nei tredici anni di potere incontrastato finiva sempre con il sentirsi responsabile. Sarebbe mai riuscito a guarire dai sensi di colpa?

Sospirò leggermente riportando lo sguardo davanti a sé...il viso sereno di Mu gli scivolò negli occhi arrivando alla sua anima, accarezzandola come un balsamo e facendo piegare le sue labbra in un piccolo sorriso.

Forse sì.

****

Seduto sul divano, Kanon vide Shion e Dohko attraversare con passo spedito il soggiorno del primo tempio in direzione dell’uscita, che infilarono dopo avergli rivolto un rapido cenno di saluto.

A voler essere onesti, ad un certo punto della conversazione si era sentito di troppo, preferendo ritirarsi in un’altra parte della casa e rispettando la privacy delle persone realmente coinvolte. Infatti, per quanto gli stesse a cuore il destino di Mu, era perfettamente conscio di non rappresentare altro che un amico per lui, mentre, in quel momento, aveva urgente bisogno dei suoi affetti più cari.

Kanon allungò un sorriso storto, che abbellì ulteriormente il suo già splendido viso.

Non gli aveva fatto particolarmente male. Certo...non avrebbe potuto dire di essere contento, perché, per un momento della sua vita, aveva davvero sperato di poter avere un compagno come Mu, un partner che sapesse capirlo, che lo accompagnasse in questa nuova vita, che avesse la forza di affrontare il suo passato quando il peso di ciò che era accaduto era troppo anche per lui...tuttavia, per quanto la sua parte irrazionale potesse pensare a quest’evenienza, quella razionale era ben più cosciente...

Mu amava Saga. Lo aveva sempre amato. 

E, per fortuna, sembrava che anche suo fratello si fosse finalmente svegliato dal sonno che aveva annebbiato la sua ragione, rendendolo facile preda di chi non lo meritava affatto. Sì...perché anche se Saga non se ne rendeva conto, la sua indole gentile lo rendeva davvero una persona fuori dal comune, degna di qualcuno che avesse un animo nobile almeno quanto il suo.

Kanon sbuffò. Quanto tempo aveva sprecato suo fratello a causa di Shaka...

E, per una strana ironia della sorte, si ritrovò ad alzare gli occhi al cielo quando si rese conto di come il suo pensiero avesse invocato uno dei suoi incubi peggiori. Sì, perché per lui non fu difficile sentire il cosmo della Vergine farsi sempre più vicino...

Senza lavorare troppo di fantasia, si rese conto di quanto l’arrivo del sesto guardiano fosse tutto fuorché un buon segno, anche se sembrava non essere solo. Un altro cosmo, forte, energico, impetuoso, lo seguiva ad una distanza ravvicinata.

****

- Adesso mi segui anche...Leone?! - Shaka non poté impedire di mostrarsi acido. Non quando, dopo aver attraversato il quinto tempio, si rese conto di non essere solo nel tragitto che stava percorrendo in direzione della prima casa.

Ebbene sì...nonostante gli ultimi giorni avessero portato alla luce la verità su molte questioni, la Vergine si ostinava a rinchiudersi nel suo mondo, nella convinzione che, tutto sommato, Saga stesse solo attraversando un periodo, e che presto sarebbe tornato sui suoi passi. D’altronde, per il cavaliere della Vergine era inconcepibile l’idea di essere secondo a qualcun altro...almeno nella sua testa.

- Stai delirando - senza scomporsi e con un tono di voce incredibilmente basso per lui, Aiolia non accennò neanche a fermarsi per rispondere alla domanda del suo compagno.

- Ah sì? - Shaka lo sfidò - Perché sembra proprio che tu mi stia seguendo! E, per uno strano caso del destino, hai deciso di uscire quando io sono passato davanti a casa tua...giusto? - .

Aiolia, che nel frattempo era avanzato rispetto alla Vergine, fermò i suoi passi, riflettendo per qualche istante prima di voltarsi lentamente e guardare il compagno d’armi. Uno sguardo che lo percorse dalla testa ai piedi, per poi soffermarsi sui bellissimi occhi azzurri dell’indiano.

Aiolia pensò che lo sarebbero stati davvero...bellissimi...se solo avessero espresso qualcosa di più della solita sufficienza che riservavano al prossimo. Scosse con lentezza il capo, pensando che no...Shaka non sarebbe mai cambiato. Se tutto ciò che avevano vissuto non lo aveva spinto ad intraprendere un nuovo percorso che partisse dal dover mettere in discussione molte delle sue convinzioni, niente lo avrebbe mosso dalle sue posizioni granitiche. Per quanto palesemente errate fossero.

- Sto andando a trovare Mu, il mio amico Mu - sottolineò le ultime parole con serietà - per vedere come sta...e questo non ha niente a che vedere con te...che con tutta probabilità sei diretto nello stesso posto, ma solo per tentare di braccare Saga, dato che, da quando sono tornati, il suo cosmo non si è mosso dal primo tempio... -.

Shaka strinse leggermente gli occhi. Ovviamente Aiolia aveva ragione su tutto, e odiava terribilmente il fatto che ce l’avesse.

- Te l’ho detto l’ultima volta Shaka...provo una tristezza infinita per te - Aiolia non usò mezzi termini, proprio come chi lo fronteggiava - una tristezza che non può fare altro che aumentare... -.

Se ciò che Aiolia aveva detto lo colpì, Shaka non lo dette a vedere, limitandosi a sorpassarlo per riprendere il suo cammino e chiudendo il discorso con l’ultima parola - Tieniti la tua tristezza Leone...perché a me non serve! -.

Dopo essere scesi in silenzio per le restanti case, arrivarono al tempio dell’Ariete trovando Kanon che, appoggiato allo stipite della porta, con le braccia incrociate, li squadrò dalla testa ai piedi, non nascondendo il fastidio di vedere due intrusi in procinto di entrare.

- Spostati Kanon! - gli intimò Shaka, non trovando, però, alcun riscontro alla sua richiesta, se non una smorfia divertita del gemello minore.

- Buongiorno anche a te Shaka...che accidenti fai qui? - domandò non smettendo di sorridere.

- Niente che ti riguardi... - la Vergine lo sfidò con lo sguardo - devo parlare con Saga e... - tuttavia la risata di Kanon lo bloccò all’istante, facendolo accigliare.

- Che diavolo hai da ridere?! - davanti allo sfottò di Kanon, Shaka cominciò a perdere la sua solita impassibilità.

- Vedo che non ti arrendi... - rispose il drago marino con le tracce della risata ancora sul viso - bene...se proprio insisti vai...va’ a parlare con il tuo Saga... - lo schernì facendosi da parte e lasciandogli lo spazio per passare.

Insospettito dall’improvvisa apertura di Kanon, il cavaliere della Vergine socchiuse gli occhi, tuttavia preferì soprassedere, infilando rapidamente l’ingresso e ignorando sia le sue parole che il suo modo ironico di parlare. Non aveva alcuna voglia di perdere tempo dietro alle prese in giro del gemello minore e, a questo proposito, si ripromise di parlare con Saga affinché rimettesse il fratello al suo posto. 

Sì, Shaka era convinto che tutto sarebbe tornato come prima, ma, ovviamente, questa era un’idea che esisteva solo nella sua fantasia...e se ne rese conto nel momento in cui, dopo aver attraversato in fretta il soggiorno dell’Ariete, si avvicinò alla camera da letto, dove la porta era chiusa solo a metà, lasciando una perfetta visuale di ciò che accadeva all’interno.

Se Shaka non avesse avuto una padronanza impeccabile del proprio cosmo avrebbe rischiato di far deflagrare il tempio per quanto spalancò i suoi occhi...

Accanto al lemuriano addormentato, inginocchiato per poter essere alla sua altezza, Saga accarezzava il suo viso con cura, non distogliendo mai lo sguardo.

Anche ad una certa distanza, Shaka poté vedere con quanta delicatezza Saga sfiorasse la pelle dell’Ariete...ed il modo in cui lo guardava...quasi lo stesse venerando. E sebbene non potesse sentire ciò che sussurrava, non gli fu difficile intuirlo, soprattutto quando lo vide avvicinarsi al suo viso per baciargli le labbra.

Istintivamente girò la testa all’indietro. La vista di quello spettacolo era dura da digerire. Ma, come se non bastasse ciò che aveva appena visto, rendersi conto di non essere solo amplificò la sua umiliazione.

- Shaka...smettila! - furono le uniche parole di Aiolia. Ferme, ma quasi sussurrate, per non disturbare chi era dentro la stanza.

Aiolia non avrebbe mai saputo se fu per il suo monito, o per quello che anche lui poté vedere oltre la porta, o entrambe le cose...fatto sta che, senza proferire neanche una parola, il sesto guardiano sparì dal primo tempio alla velocità della luce. Inoltre, da quel momento in poi, nessuno dei suoi compagni lo avrebbe più visto uscire dal tempio della Vergine se non per ragioni indifferibili...

- L’ha presa male? - quando Aiolia tornò in soggiorno, vide la smorfia ironica sul volto di Kanon, che, dalla sua comoda posizione sul divano, non aveva potuto evitare di divertirsi alle spalle della Vergine. Né tantomeno di tenere lo sfottò per sé.

- Non puoi proprio sopportarlo... - continuò Aiolia con quella che era una constatazione - e non ne fai mistero...solo che non ne capisco la ragione - aggiunse alzando le spalle.

Kanon si sistemò meglio, assumendo una posa più composta, mentre il sorriso aleggiava ancora sul suo volto - Per quanto possa sembrarti strano...non ho niente contro Shaka... - l’espressione confusa di Aiolia lo fece ridere nuovamente - davvero, non sto scherzando...non ho niente contro di lui, o meglio... - assunse un’espressione sorniona - non mi è simpatico, detesto i suoi atteggiamenti, e disapprovo la sua arroganza...ma nulla di tutto questo mi toccherebbe, se non avesse influenzato la vita di mio fratello... -.

- Credi che Shaka sia in parte responsabile di quello che è accaduto durante i tredici anni di patriarcato di Saga? - domandò Aiolia sinceramente interessato al modo in cui il gemello minore vedeva le cose.

Kanon si prese qualche momento per rispondere, e approfittò di quegli istanti per studiare meglio chi aveva di fronte.

Un sorriso, diverso dai precedenti e senza alcuna presa in giro, gli illuminò il viso guardando l’espressione del quinto guardiano. Aiolia era di una tenerezza disarmante...

Sebbene la sua fama lo precedesse e fosse noto per il suo carattere energico ed impulsivo, aveva delle espressioni che lo rendevano semplicemente adorabile. Il modo in cui guardava il suo interlocutore era più simile a quello di un bambino in attesa di un regalo che del cavaliere navigato che era. E la cosa appariva ancora più straordinaria se si pensava che, nonostante tutto quello che aveva passato, Aiolia manteneva intatta la purezza e l’onestà d’animo che lo aveva sempre caratterizzato. E i suoi begli occhi verdi non erano altro che lo specchio del suo grande cuore.

Per rispondere alla domanda del quinto guardiano, Kanon si costrinse a tornare alla realtà. Anche se non del tutto, rimanendo ancora leggermente turbato dai suoi pensieri...

- Sì...assolutamente sì - Kanon annuì alle sue stesse parole - Shaka ha sempre usato a suo vantaggio la fragilità di Saga...perché, tutto sommato, gli faceva comodo...e continuerebbe a farlo, se mio fratello gliene desse la possibilità... -.

- Già...ma sembra che Saga sia di tutt’altra opinione... - Aiolia indicò in direzione della stanza di Mu, mostrando una smorfia divertita, provocando, a sua volta, la stessa espressione in Kanon.

Però...è davvero bellissimo...

Aiolia si prese mentalmente a calci per quel pensiero sul gemello minore. Eppure...eppure non poté evitare di pensarlo né di arrossire. Un rossore che, naturalmente, non sfuggì di certo all’occhio furbo di chi aveva di fronte.

Kanon sapeva perfettamente come attirare l’attenzione, come sedurre...e, sebbene in questa circostanza stesse accadendo tutto in modo inaspettato e straordinariamente naturale, riconosceva perfettamente determinati segnali. Anche perché, senza falsa modestia, accadeva spesso che le persone si interessassero a lui...

- Ti senti male Leoncino? - domandò Kanon sfoggiando uno dei suoi sorrisi, determinato a vederci più chiaro - Sei tutto rosso... - non avrebbe saputo spiegare neanche lui perché, ma voleva vedere quale fosse il limite del quinto guardiano.

- No.…no! - Aiolia agitò le mani per rimarcare le sue parole, ma il suo nervosismo era palpabile. Soprattutto per qualcuno navigato come Kanon.

- Ti sto mettendo in imbarazzo? - diretto. Come sempre. E se la sua domanda suonava piuttosto semplice, il modo di parlare e la posa che assunse muovendosi sul divano erano piuttosto allusivi.

Aiolia spostò rapidamente lo sguardo su un angolo del salotto per sfuggire all’immagine allettante che Kanon stava dando di sé, non riuscendo però a nascondere il rossore che infiammava il suo viso.

- Credo...sì beh...credo... - anche parlare non era il suo forte quando si sentiva sopraffatto dall’imbarazzo - di dover tornare al mio tempio...Mu è.…sì...è.…in buone mani quindi...la mia presenza qui è inutile! - e senza rischiare di guardare ancora una volta il gemello minore, si avviò verso l’uscita, sperando così di tirarsi fuori dal primo tempio e dalla vergogna il più velocemente possibile.

- Aspetta - con la lucidità che mancava ad Aiolia, Kanon si alzò con tutta calma e con passi lenti raggiunse il quinto guardiano, che gli dava le spalle dopo essersi fermato al suo richiamo - Anch’io torno a casa quindi...che ne dici di fare un pezzo di strada insieme? -.

Sfuggendo alla vista del dragone marino, Aiolia alzò gli occhi al cielo...se la vergogna lo aveva sopraffatto per un semplice scambio di battute, non osava immaginare cosa sarebbe potuto accadere durante il tragitto!

Anche se...Aiolia non difettava certo dell’onestà, e volendo essere sincero con se stesso, dovette ammettere che non gli dispiaceva affatto l’idea di passare un altro po’ di tempo con Kanon, tutt’altro...il solo sentire l’imponente presenza del gemello alle sue spalle lo metteva in piacevole agitazione. Per qualche strana ragione si sentì al sicuro, e fu una sensazione che gli piacque terribilmente.

Concentrato sulle sue sensazioni, Aiolia continuava a dare le spalle a Kanon, non potendo vedere l’espressione che in quel momento era stampata sul suo volto...quel meraviglioso sorriso da lupo che adornava il suo viso quasi perfetto...un sorriso capace di portarti altrove solo guardandolo...un sorriso in grado di farti sognare...un sorriso ipnotico che aveva la capacità di farti perdere la ragione...in pratica, un sorriso che prometteva guai seri!

****

Esatto. È proprio così...come Saga e Dohko hanno già capito.

Posso sentire tutto.

Non ricordo molto di ciò che è accaduto dopo che il vecchio maestro ha scaricato nel mio corpo le sue raffiche di ghiaccio...credo di essere stato incosciente per diversi minuti, e non so cosa sia accaduto nel frattempo. Ma so per certo quando mi sono risvegliato. O per lo meno quando lo ha fatto la mia coscienza.

Riconoscerei le tue braccia ovunque...Saga...e quando ho sentito la tua presa stringersi intorno al mio corpo, ho avvertito letteralmente la mia anima ricongiungersi all’involucro che l’ha sempre custodita.

È stato il tuo calore a risvegliarmi. Sin da subito...anche se, quello che è successo dopo, quando ti sei preso cura di me per tutta la notte, ha infuso nuovamente la vita in ogni recondita parte del mio corpo. E lo fai ancora adesso. Continuo a rendermi conto di tutto quello che fai e mi fa male…mi fa male non riuscire ad aprire gli occhi per poterti finalmente dire tutto quello che conservo da anni nel mio cuore. Per te. Sempre. Da sempre. E, se anche tu lo vuoi, per sempre.

Anche adesso posso sentire tutto. Quello che dici, il modo delicato in cui mi accarezzi, i baci che lasci sulle mie labbra...ed io vorrei solo aprire gli occhi. Sono sveglio, sono perfettamente sveglio, mi manca solo poter aprire le palpebre che, per qualche assurda ragione, pesano come macigni al pensiero di schiudersi. Mi sento frustrato, perché vorrei vederti...e non posso.

Mentre mi concentro su quello che fai, sento nuovamente il cosmo dei miei maestri avvicinarsi alla prima casa.

Mi dispiace molto per te, maestro Shion, perché ho percepito la tua tristezza nello scoprirmi così diverso rispetto a quando te ne sei andato via più di tredici anni fa. Triste nella consapevolezza di non conoscere più il tuo allievo. Sai tutto del bambino che sono stato, e non sai nulla dell’uomo che sono diventato. Ma non è colpa tua...e non è nemmeno colpa di Saga...le cose hanno solo seguito il loro destino e tutti noi abbiamo accettato di non interferire. Tu per primo...e questo fa di te un grande uomo e un grande cavaliere. L’unico vero Patriarca. L’unico possibile.

Senza dimenticare che mi hai lasciato nelle mani di qualcuno che non ti era secondo in nulla, e che mi ha reso quello che sono oggi. Lo so...a volte percepisco il tuo sguardo indagatore, quello sguardo che cerca in me tracce di quello che sei stato...non trovandone neanche una. Il maestro Dohko ha fatto un lavoro eccezionale, insegnandomi ad incanalare il fuoco, quel fuoco che istintivamente brucia nel mio cuore diramandosi costantemente nel mio corpo, nella mia mente. Per rendere il mio cosmo sempre più forte, sempre più resistente.

Ma se guardassi con più attenzione, andando oltre quello che i tuoi occhi esperti vedono, ti renderesti conto che c’è qualcosa di tremendamente forte che ci accomuna, e lo farà in eterno. Adesso giace tranquillamente addormentata nel vaso di Pandora, e lo farà fino a quando non sentirà il mio richiamo, e allora si sveglierà per rispondere alla mia volontà. Come ha fatto un tempo con la tua.

Non hai bisogno di cercare tracce di ciò che ci accomuna. Lo ha già fatto l’Ariete.

Percepisco il maestro Dohko avvicinarsi a me con il suo solito fare tranquillo. La sua presenza è molto rassicurante per me...lo è sempre stata, fin da quando ero a Rozan, fin da quando sono arrivato, in una triste notte di oltre tredici anni fa, non sapendo cosa avrei trovato in quel luogo privo di altro suono che non fosse lo scroscio assordante della cascata. E fu lì che lo vidi per la prima volta...

Per diverso tempo mi interrogai su chi fosse quell’uomo piccolo e anziano che, immobile davanti alla forza dell’acqua, sembrava non essersi accorto della presenza di un piccolo intruso. Sembrava...perché, quando, finalmente, parlò, mi resi conto del fatto che sapeva tutto su di me. Mentre io avrei dovuto scoprire tutto su di lui.

In realtà non ho scoperto molto...il vecchio maestro...beh...non più così vecchio a dire il vero...è un uomo difficile da decodificare. Non è introverso, non è scontroso, e non è neanche timido, ma la sua mente è inespugnabile. In pratica, potrei dire molto su come non è, ma non saprei dire molto su come, invece, è.

Ma non importa, perché sebbene i suoi pensieri fossero impenetrabili, i suoi gesti erano più che eloquenti. Dohko non è stato un maestro tenero, al contrario...potrei dire che, per certi versi, è stato anche più severo di Shion. Non doveva essere facile, per un guerriero secolare come lui, avere a che fare con un impaziente Ariete in miniatura...che di cavaliere aveva solo l’armatura, perché il resto era da forgiare. Però...quando smetteva le vesti del cavaliere sapeva avere gesti di grande premura, gesti che non ho dimenticato e che, nei miei ricordi, mi hanno tenuto compagnia nel periodo solitario che ho trascorso in Jamir.

Gesti proprio come quelli che sta facendo ora, mentre accarezza i miei capelli e intona quella canzone che cantava quando faticavo a prendere sonno.

Riconosco immediatamente il sapore dell’infuso che mi sta dando, mentre Saga mi tiene assicurandosi che il liquido scenda...è lo stesso infuso che mi preparava quando stavo male...quando la febbre non voleva saperne di scendere e doveva avventurarsi tra le rocce di Rozan per reperire tutto ciò che gli serviva...

Grazie. Ad entrambi, perché avete fatto un lavoro difficilissimo. Grazie, perché senza di voi non sarei me stesso.

Le erbe stanno facendo il loro lavoro e mi sento incredibilmente stanco. Inoltre, le braccia di Saga intorno al mio corpo mi fanno sentire così al bene...al sicuro...al caldo.

Finalmente posso addormentarmi.

****

Con le prime luci dell’alba, i timidi raggi del sole penetrarono agevolmente tra le tende socchiuse della camera da letto, colpendo senza pietà le palpebre di Saga.

- Mmpf! - sbuffò tirando il lenzuolo sul viso, nel tentativo di mettere gli occhi al riparo dalla luce per poter godere ancora di qualche istante di sonno. Si era addormentato tardi, come stava diventando abitudine ormai, quando il suo corpo reclamava l’agognato riposo a dispetto della sua volontà di essere vigile per vegliare sul primo guardiano.

Sì, perché, da quando erano tornati al Santuario, Saga si era rifiutato di lasciare il primo tempio. Sebbene sia Shion che Dohko gli avessero consigliato di tornare a casa sua e riposarsi, il gemello era stato categorico nella sua intenzione di non muoversi da lì. Non finché Mu non avesse riaperto gli occhi. Non avrebbe rischiato che si svegliasse pensando di essere solo...

I due decani non erano certo nati ieri, e quindi non insistettero...era lampante il sentimento che legava i due compagni d’armi, ed entrambi pensavano che sia Saga che Mu fossero abbastanza grandi da decidere delle loro vite. Di conseguenza, non avendo altro da fare lì, abbandonarono la casa dell’Ariete, lasciando Mu alle premurose cure del gemello maggiore. 

- Buongiorno -.

Una voce dolce colpì le sue orecchie, facendogli spalancare gli occhi e dissipando il sonno residuo che ancora aleggiava nella sua mente. Aveva sentito bene? O stava sognando?!

Con la lentezza di chi teme di essere stato beffato dalla propria fantasia, Saga si destò timidamente, e quando si trovò completamente girato, sentì il suo cuore perdere un battito. Prima di accelerare in una corsa sfrenata alla vista di ciò che gli si parò innanzi.

Il sorriso più bello che avesse mai visto.

- Buongiorno... - reggendosi su un gomito, Mu guardava divertito la reazione del suo compagno - Saga -.

Il terzo guardiano non avrebbe saputo dire se fosse la sua reazione alla sorpresa di vedere Mu sveglio o il tono dolce con il quale pronunciò il suo nome, fatto sta che fece l’unica cosa che sentiva di voler fare in quel momento...

Dopo aver circondato con le mani il viso dell’Ariete, osservandolo in ogni remoto angolo delle sue fattezze perfette, lo avvicinò a sé, prendendone le labbra con urgenza...prima dolcemente, poi, con un crescente impeto che fu assecondato dal completo abbandono del lemuriano, che gli rispose con la stessa forza finché non sentirono il bisogno di respirare.

- Buongiono a te...amore mio... - gli fece eco Saga guardandolo stregato - come stai? - chiese accarezzandogli il viso.

Mu sorrise, intrecciando una mano a quella libera di Saga - Bene...a dire il vero...sono stato curato molto bene... - aggiunse con un tocco di malizia.

- Sì...beh...le erbe di Dohko devono essere miracolose se... - Saga non poté continuare, zittito dalle dita di Mu che gli accarezzarono dolcemente le labbra.

- Mi riferisco ad un’altra cura... - il sorriso del lemuriano assunse una sfumatura sensuale, ipnotizzando Saga.

- Quindi potevi sentire tutto? - domandò Saga, e vedendo Mu annuire strinse gli occhi mostrando un piccolo sorriso - Allora non ti sarà di certo sfuggito che ti ho chiesto di svegliarti per poterti dire quanto ti amo - e mentre parlava, spinse delicatamente Mu facendolo stendere sotto di lui e prendendo nuovamente le sue labbra, per poi depositare baci su tutto il viso - Ti amo... -.

Mu sorrise - Anch’io ti amo Saga... - e se il gemello si muoveva con una certa cautela per non affaticarlo, lui era di tutt’altra idea...

Dopo aver portato una mano dietro alla nuca del terzo guardiano, approfondì il bacio che si stavano scambiando, incitandolo ad esplorare con cura la sua bocca e a stendersi completamente sopra di lui. Cosa che Saga fece, ma proprio quando le rispettive carezze cominciarono a non avere più nulla di innocente, i due ormai ben noti cosmi fecero sentire nuovamente la loro presenza all’ingresso dell’Ariete.

Saga roteò gli occhi al cielo, mentre Mu non poté evitare di ridere.

- Da domani ci trasferiamo al terzo tempio... - furono le sue parole prima di alzarsi, sbuffando per il fastidio di dover lasciare il posto più bello del mondo. Per di più, immaginando che ai suoi maestri avrebbe fatto piacere vedere Mu nuovamente in piedi, andò loro incontro facendoli accomodare e dando al lemuriano il tempo di lavarsi e vestirsi per poterli ricevere in soggiorno.

A dire il vero, Shion e Dohko non si trattennero molto, giusto il tempo di appurare che il loro allievo stesse bene. Non erano sciocchi e avevano l’esperienza sufficiente per rendersi conto di essere di troppo in quella situazione, tuttavia, subito dopo la loro partenza, altri quattro cosmi annunciarono il loro arrivo. Con grande disperazione di Saga. E divertimento di Mu.

Milo, Camus, Kanon e Aiolia arrivarono al tempio dell’Ariete incrociandosi con Shion e Dohko e rimanendo perplessi dall’espressione divertita dei due che, avendo compreso perfettamente il fastidio di Saga, ridevano di sottecchi augurando il benvenuto ai nuovi ospiti...

Non appena videro Mu seduto tranquillamente sul divano, Milo e Aiolia si fiondarono su di lui...come d’altronde facevano normalmente...provocando l’evidente gelosia di Saga. 

- Milo...controllati! - lo rimproverò Camus, al quale non era sfuggita la smorfia di fastidio del gemello - Così ammazzerai il povero Mu! -.

- Volete proprio finire in un’altra dimensione... - gli fece eco Kanon con un sorriso divertito - Non è vero Saguita? - aggiunse provocando suo fratello.

Che, tuttavia, non sentì nulla. Né provocazioni né rimproveri. Troppo impegnato a capire come liberarsi di quei due esseri fastidiosi...

Fortunatamente, sia Kanon che Camus recepirono il messaggio...non senza fatica, riuscirono a scollare Aiolia e Milo da Mu e, dopo essersi accertati delle reciproche condizioni di guarigione, partirono dal primo tempio per lasciare la meritata privacy ai loro compagni. Milo tenendo per mano Camus, mentre Kanon cingeva con discrezione la vita di Aiolia.

Saga e Mu si guardarono sorpresi prima di rilassarsi in un sorriso complice. Il Leone aveva un carattere irruente, ma era la persona più buona del mondo, e Kanon non avrebbe potuto fare scelta migliore.

- Vado ad accertarmi che si tolgano dai piedi...voglio dire...vado ad accompagnarli all’uscita! - Saga sussurrò all’orecchio di Mu, che non poté evitare di ridere alle parole schiette del suo partner.

Tuttavia, quando il terzo guardiano tornò in soggiorno, non trovò nessuno. Si accigliò, e pensando che Mu non stesse bene, si recò rapidamente in camera da letto. Ma quando aprì la porta, per poco non gli cadde la mascella.

Seduto sul bordo del letto, Mu lo guardava con un sorriso molto sensuale...

I soliti vestiti avevano lasciato il posto ad una tunica corta che, oltre all’ampia scollatura, lasciava scoperte le belle gambe allungate provocatoriamente su un fianco. Ma era il modo in cui lo guardava a lasciarlo di sasso. Come se gli chiedesse di fare qualcosa...

E Saga la fece. 

Avvicinandosi con fare felino, e dopo essersi fermato a pochi centimetri dal lemuriano, con lentezza esasperata, Saga sciolse i lacci che tenevano la tunica di Mu, lasciandola scivolare appena per scoprire una delle sue candide spalle...alla sola vista di quella parte, di quella piccola zona di pelle scoperta, si leccò inconsciamente le labbra, pregustando ciò che si accingeva a fare. Con tutta la calma del mondo, vi pose sopra le labbra per assaggiarla con devozione, percorrendo lo spazio che divideva l’orecchio e la clavicola e traendo dal tibetano piccoli gemiti mentre piegava la testa all’indietro per lasciargli più spazio.

Musica per le sue orecchie... e continuando a spogliarlo, Saga accarezzò con la punta delle dita la pelle levigata di Mu, meravigliandosi di quanto potesse essere morbida...più di quanto ricordasse. Più di quanto avesse fantasticato fino a quel momento.

Dal canto suo, Mu godeva di quelle carezze come neanche nei suoi sogni era riuscito. Le mani di Saga...quelle mani fatte per la guerra, per distruggere, per annientare...lo sfioravano con sacralità...quasi con timidezza...e, nonostante il tocco delicato, accendevano il fuoco ovunque passassero.

Rimuovendo il laccio che legava i capelli, Saga lasciò la chioma di Mu sparsa sulle spalle e sulla schiena, rendendo l’immagine che gli si poneva innanzi tremendamente seducente. Affondando una delle sue mani tra i morbidi fili lilla, avvicinò il viso di Mu al suo per prendere con urgenza quelle labbra morbide e carnose che offuscavano la sua ragione, mentre l’altra mano si dedicava a rimuovere completamente il capo che copriva quel corpo tanto desiderato.

Quando l’ebbe completamente spogliato, Saga lo distese sul letto, fermandosi poi per assimilare quello che i suoi occhi vedevano.

La chioma morbida sparsa sui cuscini...i grandi occhi verdi a mandorla che lo guardavano in attesa...incorniciati da un viso bellissimo e delicato...quasi femminile...il corpo forte ma delicato...sinuoso...

Sentiva di poter raggiungere l’apice del piacere con la sola vista di quello spettacolo, così dolce ed erotico allo stesso tempo. Tuttavia, quell’immagine così poetica non gli avrebbe impedito di dissacrarla, facendo ciò che il suo cuore ed il suo corpo reclamavano ormai da tempo...

Continuando a riempirsi gli occhi della vista seducente dell’Ariete, si spogliò lentamente, permettendo al tibetano di percorrerlo da cima a fondo con il suo sguardo terribilmente sensuale, e quando fu completamente nudo, si distese su di lui avendo cura di non schiacciarlo sotto il suo peso.

- Sei sicuro Mu? - sussurrò dolcemente al suo orecchio, prima di mordere con delicatezza il lobo e riportare lo sguardo nei suoi occhi.

- Non sono mai stato così sicuro di qualcosa... - rispose Mu senza tentennare, avvicinandosi lentamente alle labbra del terzo cavaliere per morderle dolcemente. E desiderando, più di ogni altra cosa, sentire sotto le sue mani la pelle calda e forte di Saga, accarezzò le sue spalle per poi scendere lentamente, prendendosi il suo tempo per dedicarsi ad esplorare ogni parte di quel corpo che lo sovrastava deliziosamente quasi fondendosi con il suo.

E se, fino a quel momento, era stato Saga a prendere l’iniziativa, modellando la volontà di Mu tra le sue mani appassionate, il modo in cui ora il lemuriano lo stava seducendo lo lasciò semplicemente stregato...la tortuosa calma con cui sfregava le loro labbra leccandole con la punta della lingua...il ginocchio piegato per accarezzare il suo fianco in un silenzioso invito...le mani che, in punta di dita, graffiavano dolcemente la sua colonna vertebrale percorrendola fino alle natiche...con le iridi fisse in quei due grandi smeraldi, Saga si lasciò fare andando e tornando dagli Elisi.

Quando finalmente ritrovò la voce, le uniche parole che riuscì a pronunciare furono quelle che non poté controllare, lasciate finalmente libere dalla sua ragione - Dammi tutto Mu... - disse strofinando la loro intimità prima di perdersi definitivamente nella sensualità del primo guardiano - sono stato il primo, e voglio essere l’ultimo, l’unico...sii mio Mu, perché mi hai già... -.

Con estrema cura, ed altrettanta passione, accarezzò ogni remota parte di quel corpo, proprio come aveva sognato di fare da quando l’Ariete aveva preso possesso dei suoi pensieri.

Le sue mani ruvide sfioravano quella pelle candida accendendola di più ad ogni tocco, mentre quelle di Mu si deliziavano di ogni muscolo che sentivano reagire alle loro carezze.

- Saga... - la sua voce...quel modo di chiamarlo che aveva solo lui, così dolce ed erotico al tempo stesso, mostrava il suo completo abbandono non lasciando al gemello il tempo di pensare.

Percorrendo con le labbra ogni centimetro di pelle incontrata sulla sua strada, giunse all’altezza della sua virilità, fermandosi solo per alzare lo sguardo e scorgere la reazione di Mu, rendendo quell’azione fatale per il suo autocontrollo...la vista del suo viso arrossato, il petto impegnato in un rapido saliscendi, le sue labbra aperte e gonfie dei baci che lo avevano deliziato...gli fecero persino dimenticare il suo nome.

Senza attendere oltre, assaporò con gusto ciò che ormai desiderava da tempo, traendo dal lemuriano sospiri che non facevano altro che farlo impazzire.

Ma Saga voleva di più. Molto di più. Voleva ascoltare la musica di Mu, perdersi nella melodia del suo piacere, tra le dolci note della sua passione elegante...e così fece, portando la bocca nel suo punto più nascosto ed iniziando a stimolarlo, portandolo al limite, sentendolo stringersi intorno a lui e segnare con le unghie la sua pelle ormai infuocata...

Senza attendere oltre scivolò nuovamente su di lui andando a riprendersi le sue labbra, per poterle tormentare ancora...e ancora...intrecciando le sue mani abbronzate con quelle pallide di Mu le portò ai lati della testa del lemuriano prima di staccarsi leggermente solo per guardarlo negli occhi.

- Io...entro... - non era un ordine, e non si sarebbe mai permesso di avanzare se non avesse prima visto le labbra di Mu piegarsi in un sorriso dolce, mentre annuiva lentamente con il capo. Per fortuna...perché non ne poteva davvero più di aspettare...

E Saga lo fece...con calma e delicatezza, perché ferire Mu non era un’opzione, fino a quando fu completamente dentro il lemuriano, spingendolo lentamente per dargli modo di abituarsi al loro nuovo legame.

- Tutto bene? - sussurrò unendo le loro fronti mentre il respiro rapido e corto tradiva la sua impazienza. Ma, come ormai d’abitudine, anche in questo caso Mu lo sorprese.

Sì, perché il modo in cui si strinse intorno ai suoi fianchi abbandonandosi completamente al dolore prima, ed al piacere poi, portò via dalla mente di Saga qualunque ragione, lasciandolo finalmente libero di esprimere fisicamente tutto ciò che aveva costretto nella sua coscienza...il rispetto, la passione, il desiderio, ma soprattutto l’amore che provava per quell’uomo che si muoveva all’unisono con lui, che con elegante erotismo lo stava portando all’apice dell’appagamento facendolo perdere nei suoi occhi dolci...e tremendamente sensuali. La sua voce poi...il modo in cui gemeva il suo nome...il modo in cui chiedeva di più sussurrando nel suo orecchio, portarono il terzo guardiano ad un livello di eccitazione esasperante e difficile da controllare.

Ed infatti non ci riuscì più.

Quando sentì Mu affondare le unghie nella sua carne urlando il suo nome nel momento in cui raggiungeva l’apice del piacere, Saga non si trattenne più, e dopo essersi immerso con più vigore nel corpo del suo partner, lo marchiò con la sua essenza, sciogliendo definitivamente ciò che restava della sua ragione in una ragione ben più grande.

Il sentimento che lo univa a Mu. L’amore che li univa reciprocamente.

Per alcuni minuti, l’unico suono nella stanza fu il respiro che entrambi tentarono di regolarizzare. Con estrema cura Saga uscì dal suo compagno e, abbracciandolo per le spalle, lo fece rotolare con sé in modo che Mu potesse tenere la testa sul suo petto.

Ancora ansimanti, si guardarono per un momento, prima di sciogliersi in un bacio...un bacio che segnò la fine di tutto ciò che era stato e l’inizio di un nuovo corso.

E sebbene nessuno dei due sapesse cosa avrebbe riservato loro il futuro, una cosa era ben chiara... nessuno dei due si sarebbe mai più permesso il lusso di sprecare...consumare...sperperare...il tempo che, da quel momento in poi, avrebbe scandito la loro vita insieme.

Quel tempo che...a volte...può aspettare. 

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