Star Wars: Il Canto del Lato Oscuro

di InsurgentMusketeer
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo. ***
Capitolo 2: *** Eiren-Kal. ***
Capitolo 3: *** La missione. ***
Capitolo 4: *** L'attacco. ***
Capitolo 5: *** La cicatrice. ***
Capitolo 6: *** Futuri incerti, passati irremovibili. ***
Capitolo 7: *** Soltanto due Jedi. ***
Capitolo 8: *** Quattro mesi prima. ***
Capitolo 9: *** "Nella tua mente". ***
Capitolo 10: *** Simili. ***
Capitolo 11: *** "Vieni con me." ***
Capitolo 12: *** Il Canto del Lato Oscuro. ***
Capitolo 13: *** Lasciar andare. ***
Capitolo 14: *** Anatomia del nuovo fiato. ***



Capitolo 1
*** Prologo. ***


Tempio Jedi, sette anni prima dell'invasione di Naboo. 

 

I colori sgargianti delle spade laser degli Younglings fluttuavano davanti agli occhi di Mace Windu: il Maestro si sentiva pienamente soddisfatto. Quella era un'annata particolarmente promettente. I giovanissimi apprendisti avevano appena compiuto undici anni e tutti possedevano qualità notevoli, già molto evidenti. 

Se non altro, pensò il Maestro fiducioso, ciò significa che il futuro dell'Ordine è in buone mani. 

Li osservò mentre prendevano, man mano, sempre più confidenza con la levitazione degli oggetti: qualcuno era già più in gamba di altri. 

Presto per tutti loro sarebbe venuto il momento di esercitarsi nei duelli, ma la loro preparazione pratica sarebbe dovuta andare di pari passo con quella teorica, pertanto li richiamò alla sua attenzione sollecitandoli verso la biblioteca del Tempio. 

"È il momento di riporre le vostre spade, apprendisti", disse guardandoli con aria seria, "coraggio, dirigetevi verso la biblioteca. Lì sarete indirizzati allo studio."

Eiren-Kal Jinn si voltò lentamente verso il Maestro: non aveva la minima intenzione di separarsi dalla sua spada laser. La lama blu era un tutt'uno con il suo braccio, la sua sete di miglioramento era inestinguibile. 

A differenza del temperamento del Maestro Qui-Gon, suo zio da parte di padre, quello di Eiren era meno equilibrato e molto più volitivo. I Maestri percepivano una brillante articolazione della Forza in lei, tuttavia la bambina ne gestiva l'equilibrio in maniera piuttosto arbitraria. 

Eiren guardò il Maestro Windu con i grandi occhi azzurri mentre lui rivolgeva lo sguardo altrove, verso gli altri Padawan, finché non s'irrigidì improvvisamente. I Padawan percepirono una flessione nella Forza; Windu aggrottò le sopracciglia e, con gli occhi sbarrati, mormorò in tono basso:

"No, non voglio che vi rechiate in biblioteca. Voglio che rimaniate qui ad esercitarvi nell'arte del duello."

La mente di Windu, tuttavia, era solida e potente, perciò l'effetto della manipolazione durò soltanto qualche istante, il tempo necessario perché gli Younglings riprendessero a combattere con le spade. 

Windu si riebbe, come scosso da uno schiaffo. Batté più volte le palpebre, quasi offeso, indignato, si guardò intorno con discrezione, alla ricerca del motivo per il quale i suoi pensieri avevano virato in quel modo così potente, ma faticò a trovare il responsabile: i Padawan così giovani manovravano la Forza in maniera disordinata, senza criterio e soprattutto indistinguibile. Cercando di non rendere evidente il suo disappunto, notò che i piccoli, invece, avevano individuato il responsabile della sua manipolazione mentale. Seguendo i loro sguardi, si voltò verso Eiren con aria interrogativa. 

La bambina sostenne lo sguardo di Windu, i suoi capelli dorati raccolti in un piccolo chignon sfuggirono alla presa dell'elastico. L'attenzione del Maestro si concentrò sul naso della Padawan, dal quale colava un rivolo di sangue color rubino. 

Windu assottigliò lo sguardo per un istante, la bambina si pulì il naso con lentezza e innocenza, lasciando una grossa macchia scura sulla divisa candida. 






Hello There!
Ciao a tutti! Dopo averci tanto pensato, finalmente, mi sono decisa a dare una chance a questa storia.
Spero che possa piacervi, se doveste passare da queste parti! Il mio amore per Star Wars non è storico, ma è accesissimo e in perenne aggiornamento!
È un racconto senza pretese, scritto a quattro mani con il mio amico C. (a cui peraltro è dedicato), se non quello di puro intrattenimento.
Il tutto è nato da una domanda relativa a un potere dei Jedi che ci affascinava particolarmente: "cosa succederebbe se un Jedi potesse manipolare anche le menti più forti?"
Abbiamo pensato che potesse essere un buon modo per addentrarci ancora di più nel sottile confine tra Lato Chiaro e Lato Oscuro!
Siate buoni <3

Grazie sin da ora, vi lascio un biscottino <3
Che la Forza sia con voi!

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Capitolo 2
*** Eiren-Kal. ***


Otto anni dopo. 



 

Un lampo blu colpì in pieno quello verde davanti a sé producendo un clangore metallico. Le spade produssero un unico sfavillìo e le loro rispettive luci si mescolarono. L'impatto durò qualche altro secondo, poi la spada verde schizzò via, richiudendosi e cadendo per terra con un tonfo sordo. 

La sottile treccia di Soren Kolson, il giovane Padawan appena sconfitto, scattò contro la sua fronte e il ragazzo sbuffò seccato. Dall'altra parte Eiren gli puntava la spada al collo dopo averlo disarmato. Emise un sospiro, richiuse la spada e si voltò verso gli altri Padawan: 

"Se vi lasciate disarmare, è finita", disse riagganciando la spada alla fondina sul fianco, "fate bene attenzione ai fendenti che sferrate, ma ancor più a quelli che vi vengono sferrati. Non distraetevi, rimanete concentrati, usate la Forza. Una minima flessione può esservi fatale."

I Padawan annuirono quasi imbarazzati mentre Eiren passava loro oltre senza aggiungere altro, indossando nuovamente il mantello marrone e uscendo dalla sala di addestramento: ogni volta che gliene veniva data la possibilità, supportava i Padawan nell'uso della spada. La ragazza era molto veloce nei duelli e particolarmente portata nella gestione dell'arma. I Padawan imparavano ammirati da lei, sebbene la giovane Jedi non fosse per nulla entusiasta del ruolo di insegnante che, di tanto in tanto, le veniva conferito. 

Tirò su il cappuccio, badando bene che gli sguardi circostanti non si posassero su di lei per un tempo troppo prolungato: sin da quando era una bambina aveva imparato a vergognarsi della sua stessa bellezza. Le era stata fatta pesare ogni giorno e aveva finito per viverla come un handicap. Era giunta alla conclusione che sarebbe stato molto meglio per tutti se da quel momento in poi avesse camminato con un cappuccio a coprirle la testa, senza disturbare nessuno. 

Quello dei Jedi era un Ordine prevalentemente maschile. Vi erano indubbiamente molte valide guerriere tra le sue fila, ma la prevalenza apparteneva agli uomini, da sempre. Eiren si era sempre ben mescolata alla compagine maschile, ma i Padawan erano pur sempre dei ragazzi molto giovani e i Maestri Jedi degli uomini disabituati alla vista di un viso delicato come il suo: Eiren possedeva due grandi occhi azzurri contornati da lunghe ciglia nere, un naso piccolo e costellato da impercettibili lentiggini, una folta chioma di capelli biondi che teneva quasi sempre legati in uno chignon alto sulla testa e le labbra piene, perennemente piegate in un sorriso gentile. 

Essere la nipote di Qui-Gon Jinn, per di più, le complicava ulteriormente la vita: il paragone era sempre dietro l'angolo e, per quanto lei fosse la più giovane Jedi nominata in quell'anno, era estremamente complesso convivere con un parente di quella portata. 

Per via di alcune sue caratteristiche molto peculiari di gestione della Forza, Eiren era stata scelta come Padawan da Mace Windu in persona, immediatamente dopo aver visto quello che era successo. 

"Se il Consiglio non presenta alcuna obiezione", propose con decisione, "addestrerò Eiren Jinn come mia Padawan."

"Indirizzare all'equilibrio quella giovane dovrai", gli aveva risposto il Maestro Yoda, quando Windu aveva riportato al Consiglio cosa quella bambina di sette anni era stata in grado di fare durante un banale allenamento degli Younglings. 

"Tu solo puoi", aveva aggiunto il vecchio Maestro, non senza un velo di tensione nella voce. 

Non che il Consiglio avesse paura di quel potere così particolare, anzi: la speranza era che la ragazza potesse essere debitamente seguita perché quel potenziale venisse espresso nel migliore dei modi, e Mace Windu, l'emblema dell'equilibrio tra il Lato Chiaro e il Lato Oscuro, era senz'altro la persona più adatta ad adempiere a quel compito. 

Eiren raggiunse la biblioteca e tirò giù il cappuccio, prendendo una boccata d'aria liberatoria. Entrò, ansiosa di prendere in prestito un bel po' di libri - da quando era stata nominata ufficialmente Jedi non aveva avuto più il tempo di leggere - per smorzare l'attesa snervante del momento più importante della sua vita: da lì a poco le avrebbero assegnato la sua prima missione. 

Eiren si sporse verso la libreria principale mordendosi il labbro inferiore, strizzò gli occhi e tese la mano, usando la Forza per procurarsi due grossi tomi in cima agli scaffali. Se li adagiò con cura tra le mani, si voltò per andare via e, proprio sulla soglia della porta, sollevò di scatto lo sguardo quando una voce le parlò: 

"Eiren!", esclamò Obi-Wan Kenobi in tono gentile. 

Eiren si destò dal sovrappensiero e spalancò gli occhi: 

"Obi-Wan", mormorò battendo le palpebre e facendo un veloce inchino con la testa, "è un piacere rivederti."

"Il piacere è mio", rispose Kenobi sorridendo, "come stai?"

La ragazza tirò immediatamente su il cappuccio, imbarazzata, ricordandosi della sua personalissima regola di vita. Obi-Wan sentì il cuore stringerglisi: era una giovane donna di rara bellezza, ed era triste constatare che fosse costretta a nasconderla come fosse un furto o un'immoralità. Eiren era una Jedi incredibilmente dotata, eppure ciò che sembrava più importante agli occhi del Tempio era che i suoi coetanei la evitassero, perché non cadessero in tentazione, il suo aspetto fisico prevaleva ingiustamente sulle sue capacità.

Obi-Wan provava una simpatia innata per Eiren: era la nipote di Qui-Gon, e sebbene si trattasse di due persone del tutto differenti, riusciva a rivedere in lei tratti nitidi del suo Maestro. Fece un mezzo sorriso e delicatamente tirò di nuovo giù il cappuccio del suo mantello: per quanto provasse a distaccarsi da quel genere di pensieri, il suo viso incantevole non riuscì a lasciarlo indifferente.  

"Non ne hai bisogno, quando parli con me", la rassicurò. La ragazza arrossì lievemente e strinse i libri al petto, poi sistemò i capelli arruffati dal cappuccio e disse: 

"Sto bene, grazie. E tu?"

Obi-Wan annuì:

"Non c'è male. Ma il fatto che tu non debba più chiamarmi Maestro mi fa realizzare che il tempo passa, ahimè. E che la vecchiaia incombe."

Eiren fece una risata sommessa: 

"Sei sempre lo stesso, Obi-Wan. Tutti al Tempio invidiano la tua età lenta."

"Come vorrei darti ragione. Sei venuta a prendere degli altri volumi?"

Eiren calò uno sguardo sui libri: 

"Oh, sì", rispose spalancando gli occhi, "non leggevo più molto, a dire il vero. Mi mancava farlo."

Obi-Wan annuì e infilò le mani nelle maniche opposte del mantello: 

"Tuo zio sarebbe molto orgoglioso di te", le disse sottovoce, "sei la più giovane Jedi della tua annata."

"Così pare."

"Devi essere molto impaziente per la tua prima missione."

"Lo sono. I libri, a dire il vero, mi servono ad ammorbidire questa attesa, sai."

"Lo avevo intuito. Cosa ne pensa il tuo Maestro?"

Eiren fece un mezzo sorriso: 

"Mace Windu non si pronuncia su nulla che non riguardi strettamente l'addestramento, lo sai bene."

Obi-Wan annuì lentamente e sollevò un sopracciglio, badando di essere al riparo da orecchie indiscrete: 

"Beh, anche se non è un tipo di molte parole, non è da tutti venire addestrati dal Gran Maestro Windu in persona", disse, "magari è anche per questo che il tuo addestramento è terminato con largo anticipo."

Eiren fece una smorfia: 

"Mi guardo bene dall'insultare la tua acuta intelligenza e la tua saggezza, Obi-Wan", rispose allegra, "ma mi preme ricordarti che perfino i muri del Tempio sanno perché Mace Windu si sia scomodato per addestrarmi."

Obi-Wan ridacchiò: era vero. In via del tutto eccezionale, Eiren-Kal Jinn era stata presa da Windu in persona come Padawan, dopo che da bambina aveva manifestato enormi poteri nella manipolazione mentale. 

Durante una normale lezione con gli altri Younglings era incredibilmente riuscita a manipolare proprio la mente di Windu. Da quel momento il Maestro si era preso cura personalmente del suo addestramento, perché incanalasse adeguatamente quella straordinaria capacità. Eiren, però, sentiva di essere una specie di pericolo ambulante tenuto a bada dal Consiglio: mentre vedeva i suoi amici Padawan crescere in saggezza e spensieratezza senza particolari problemi, lei veniva costantemente monitorata da Windu e Yoda, poiché le sue capacità erano largamente temute al Tempio. 

Soltanto Obi-Wan Kenobi sembrava non soffrire particolarmente quel potere, anzi, lo ammirava; Eiren, tuttavia, aveva sempre attribuito quella neutralità al fatto che Obi-Wan fosse stato il Padawan di suo zio, e non piuttosto alla convinzione che la ragazza fosse davvero inoffensiva.

Involontariamente o meno, però, quel potere e la sua inusuale bellezza l'avevano portata a essere perennemente discriminata. Per un motivo o per l'altro, Eiren si ritrovava spesso da sola, così come sola aveva trascorso la maggior parte delle fasi dell'addestramento. Non si poteva certo dire che Windu fosse un Maestro come un altro: non era il tipo con il quale condividere le missioni, poiché gli impegni al Consiglio lo rendevano meno operativo di altri Jedi, e per di più aveva preso il caso di Eiren come una questione personale: il suo scopo, oltre che addestrare un apprendista Jedi, era quello di controllare che Eiren non utilizzasse a sproposito (o per essere precisi: contro il Consiglio) la manipolazione mentale, neppure involontariamente. Era un potere che solo chi aveva trovato un perfetto equilibrio tra Lato Chiaro e Lato Oscuro poteva gestire. 

Aveva capito, tuttavia, che alla ragazza manipolare le menti forti costava un certo sforzo: a quel punto era facile, per Windu, tenerla sotto controllo. Ogni volta che Eiren manipolava una mente particolarmente solida, il suo naso sanguinava.

Non che Windu le impedisse di esercitare quello straordinario potere; piuttosto, cercava di incanalarlo a dovere. Eiren, tuttavia, aveva molto dello slancio ribelle di suo zio, e istruirla non era sempre così semplice. Quel compito aveva fatto di Windu il Maestro di cui Eiren aveva bisogno, ma non quello che avrebbe realmente voluto. Aveva condiviso poche esperienze con lui, non aveva ricevuto troppe parole gentili, non era mai stata in simbiosi col suo insegnante come invece era accaduto a tutti i suoi amici Padawan. 

Il suo addestramento era una questione di tutela interna: niente di quello che Windu era stato per lei aveva mai avuto un significato profondo. Era stato un ottimo Maestro, questo era certo, ma Eiren era, di fatto, la sola giovane Jedi a non aver mai avuto davvero un punto di riferimento a cui affidarsi, neppure per un consiglio o un po' di umano conforto. 

Ciononostante, la Forza dominava in lei e la ragazza riusciva facilmente a generare un equilibrio nella sua gestione dei sentimenti: come tutti i giovanissimi Padawan, era stata allontanata dalla propria famiglia a pochi mesi poiché risultata incredibilmente sensibile alla Forza; tuttavia, anche e soprattutto i rapporti con suo zio Qui-Gon erano molto limitati. Non era consentito a un Jedi seguire la formazione di suoi parenti o affiliati, perciò Eiren crebbe completamente sola, fuori e dentro la propria formazione da Jedi. 

A lungo il Maestro Yoda si era chiesto con preoccupazione se questo non potesse rappresentare un problema per la sfera emotiva della ragazza: ai Jedi era proibito l'attaccamento, ma non provare dei sentimenti. E se lei, a causa della continua solitudine, non fosse stata capace di avere dei sentimenti, questo avrebbe potuto comportare un notevole squilibrio nella Forza, il che, unito al prezioso potere manipolativo di Eiren, avrebbe potuto rappresentare - e Yoda si augurava nella peggiore delle ipotesi - un serio pericolo per l'Ordine dei Jedi. 

La ragazza, tuttavia, sembrava sorprendentemente equilibrata. Yoda si chiedeva spesso se fosse dovuto all'abitudine alla solitudine che fin da piccola ormai aveva consolidato, o se si trattasse di un pericolo latente. Nel dubbio, tuttavia, la ragazza era cresciuta in un limbo di umiltà e pericolosità che solo Windu poteva gestire. 

"Credo tu abbia ragione", replicò Obi-Wan con gentilezza, "devo ammettere che ho sentito parlare delle tue capacità."

Eiren roteò gli occhi: 

"Già, immagino in che termini."

"Lusinghieri, perlopiù. Puoi stare tranquilla."

Eiren guardò Obi-Wan con gratitudine: era fuor di dubbio che il Maestro provasse una certa simpatia per lei perché gli ricordava Qui-Gon Jinn. Eiren, però, aveva appena fatto in tempo a conoscere suo zio e tutto il resto lo aveva appreso dalle testimonianze altrui. Nonostante questo, apprezzava largamente l'incoraggiamento del Maestro. 

La giovane Jedi fece un breve inchino: 

"Molte grazie, Obi-Wan."

"Ci vediamo all'assegnazione."

"Ne sarò felice."

I due si separarono, non senza prima aver fatto qualche passo nelle direzioni opposte ed essersi voltati per scambiarsi un ultimo sguardo: il cuore giovane di Eiren non nascondeva il timore reverenziale e l'ammirazione nei confronti di Obi-Wan, e il Maestro, seppure in privato, riconosceva pienamente quanta maturità e intelligenza albergassero nella giovane. Si sorrisero a vicenda e si allontanarono in direzioni opposte, senza più vedersi fino a tre giorni dopo.

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Capitolo 3
*** La missione. ***


Riunione di assegnazione della prima missione. 

 

Eiren allentò la tensione facendo levitare gli oggetti alla sua portata, dalle piccole sfere di metallo decorative della Sala del Consiglio alle poltrone bianche dell'ingresso. Con la treccia bionda che continuava a scivolarle giù dalla spalla, si morse il labbro guardando i suoi neo colleghi Jedi inchinarsi dopo aver ricevuto la propria missione e uscire dalla Sala, mentre all'interno pullulava di Maestri. 

La ragazza era terrorizzata all'idea di perdere il controllo sulla sua capacità di manipolazione mentale: nonostante tutto l'esercizio e il sacrificio impiegato nell'addestramento con Mace Windu, per lei era ancora estremamente difficile gestire la Forza sul piano dell'influenza mentale. 

Sapeva che questo destava preoccupazione del Gran Maestro Yoda, ed era la personalità del Consiglio dei Jedi che Eiren temeva più di tutti. Cercò di calmarsi respirando a fondo, finché non venne fatto il suo nome. 

"Eiren-Kal Jinn venga dinnanzi al Consiglio", la chiamò la voce severa di Windu. 

La ragazza si voltò di scatto dirigendosi verso il gruppo di Maestri Jedi col cuore che batteva come un tamburo. Serrò le labbra e si fermò proprio di fronte a Yoda, che stringeva la cima nodosa del suo bastone con entrambe le piccole mani. Le sue orecchie a punta tremolarono mentre prendeva la parola: 

"Eiren-Kal Jinn", scandì, "prove di grande capacità in questi anni hai dato. I complimenti e i migliori auguri del Consiglio ricevi."

Eiren, in tensione, annuì cercando coraggio nello sguardo di Mace Windu che tuttavia rimase impassibile, con gli occhi fissi su di lei e il solito sguardo obliquo. In preda all'ansia spostò gli occhi alla destra del Consiglio, dove altri Jedi attendevano trepidanti e fiduciosi di vedere in cosa si sarebbe cimentata la nipote del grande Maestro Qui-Gon Jinn. 

Lo sguardo di Eiren s'incrociò momentaneamente con quello di Sacha Kalon, potente Jedi di razza Twi'lek: gli occhi di Eiren si distrassero per un attimo, concentrandosi sulla lunga e vistosa cicatrice rossa che attraversava di netto il suo naso tagliandolo in due, quando la voce di Yoda la riportò alla realtà. 

"Il Maestro Windu un'importante decisione ha preso", proseguì Yoda, "e opportuno ha ritenuto che tu ricevessi la tua prima missione."

Eiren annuì, la folla di Jedi si infoltì. La ragazza percepì delle flessioni nella Forza che fluttuava tra ciascuno di loro: la esploravano, la studiavano, la vivisezionavano. 

"Sono pronta a ricevere l'incarico", disse sentendo ridicola la propria voce, "qualunque esso sia."

Yoda si alzò lentamente in piedi, scese un gradino e rispose: 

"Un sopralluogo tu dovrai condurre, per sorvegliare alcuni membri della Federazione dei Mercanti che un colpo di Stato meditano, ai danni della Repubblica."

"Come avete avuto queste informazioni, Maestro Yoda?"

"Alcuni prima di te condotto hanno questa missione", rispose Yoda con mestizia, "ma perduti in battaglia, li abbiamo."

Le puntò contro un dito sottile e nodoso: 

"La sola speranza della missione tu ora sei", mormorò. 

Dal pubblico dei Maestri Jedi presenti, Obi-Wan fece un mezzo sorriso di approvazione: Qui-Gon sarebbe stato davvero orgoglioso di lei. 

Eiren trattenne il fiato a lungo, poi si lasciò andare ad un sorriso rilassato, almeno fino a che Yoda non ebbe aggiunto, tornando a sedere al proprio posto:

"Il Maestro Obi-Wan Kenobi nella missione ti sarà affiancato. Insieme per questo incarico partirete."

Eiren si sentì improvvisamente crollare il Tempio addosso. Dall'altro lato della sala, il sorriso di Obi-Wan si spense lentamente. 

"C-cosa?" mormorò incredula la ragazza mentre i suoi neo colleghi Jedi mormoravano dietro di lei. 

"Già, cosa?" diede man forte Obi-Wan raggiungendo a passo veloce il Consiglio. 

"Di che state parlando?" sussurrò guardando Yoda e Windu negli occhi. Yoda tremolò e diede un colpetto di tosse: 

"La missione molto complessa riteniamo noi essere", rispose rauco, "e rischiare di perdere altre preziose risorse Jedi non vogliamo."

Stupidaggini, pensò risentita la ragazza. Nella stanza si percepì nitidamente un'elevazione della Forza a causa sua. Dietro di sé altri giovani Jedi l'additavano parlottando, Eiren non rispose più di se stessa: si voltò di scatto puntandoli con lo sguardo e, senza rendersene conto, manipolò le loro menti spingendoli ad uscire dalla stanza. 

Il silenzio calò nella sala ed Eiren si voltò di nuovo verso il Consiglio riunito. In quello stesso istante, un rivolo di sangue colò dalla sua narice sinistra. 

Accidenti, pensò la ragazza. 

Windu inspirò lentamente e la guardò con aria truce: 

"Questo Consiglio è certo che comprenderai la prudenza usata nei confronti tuoi e di questa missione, Eiren", disse con durezza, "il Maestro Obi-Wan sarà per te di grande ispirazione e supporto in questa pericolosa spedizione."

Eiren pulì via il sangue lasciando una chiazza sulla manica della tunica bianca, che assunse una tonalità nerastra. La ragazza si voltò verso Obi-Wan con espressione di disappunto incontrando quella svanita e presa alla sprovvista del Maestro: Obi-Wan schiuse le labbra con stupore dietro la barba dorata, si ravviò i corti capelli biondi e tornò a guardare il Consiglio con aria smarrita: 

"Maestri del Consiglio", disse con calma, "Eiren-Kal Jinn è la più giovane e capace Jedi della sua annata. Per la mia modesta opinione, credo che sia opportuno lasciarle svolgere la missione in autonomia."

"Il Consiglio apprezza il tuo contributo, Obi-Wan", rispose Windu senza distogliere lo sguardo da Eiren, "ma la decisione è presa. Affiancherai Eiren nella sua prima missione."

Eiren serrò la mascella, chiuse gli occhi per un attimo e poi li riaprì: 

"Accetto la decisione, Maestri", disse con moderazione ma con un tono sostenuto, "confido di portare a termine la missione esattamente come mi avete chiesto."

Yoda annuì e si scambiò un'occhiata con la ragazza, quest'ultima fece un rapido inchino e a passi veloci uscì dalla stanza. 

Obi-Wan sospirò e la seguì di corsa, afferrandole un braccio. 

"Eiren", la chiamò, "aspetta." 

La giovane Jedi si voltò verso di lui investendolo con gli occhi blu che bruciavano di fastidio. 

"Tu lo sapevi, non è vero?" gli chiese in tono severo. Il suo viso incantevole era attraversato da un'equilibratissima rabbia, che aveva quasi più l'aspetto di una delusione. 

"No", rispose sinceramente Obi-Wan, "te lo assicuro, Eiren. Non ne avevo idea."

"Non ti credo."

"Perché mai avrei dovuto prendere parte a una cosa del genere?"

Eiren fece scattare un sopracciglio: 

"Forse perché anche tu hai paura di me."

Obi-Wan assottigliò le palpebre: 

"Paura di te? Pensi che tutti, al Tempio, abbiano paura di te?"

"Penso che il Maestro Yoda abbia chiesto Windu ad addestrarmi per tenermi a bada. Ed evidentemente questo è lo specchio della paura che serpeggia nel Tempio, rispetto alle mie capacità."

"Non dire assurdità, Eiren. Windu ha scelto spontaneamente di addestrarti e sei la nipote del Maestro Qui-Gon, sono certo che il Consiglio voglia soltanto assicurarsi che tu non ti cacci nei guai. Sentono di avere delle responsabilità nei tuoi confronti, un debito verso tuo zio."

"Tutti gli altri Jedi appena nominati andranno in missione da soli. Devo dedurne che essere la nipote di un Maestro Jedi sia uno svantaggio?"

"Eiren.."

"Lascia perdere, Obi-Wan."

"Non ho intenzione di lasciar perdere! Sei la nipote del mio Maestro. Voglio aiutarti. "

"Beh, se non altro, a quanto pare, ti hanno già spiegato come fare."

Obi-Wan sospirò: 

"Ascolta, non posso venir meno alle disposizioni del Consiglio", disse sottovoce, "ma ti prometto che sarò una presenza labile, nella tua missione."

"Oh, ma che gentile."

"Non so cos'altro fare, va bene? Ci atterremo a quanto disposto dal Consiglio e ti seguirò nella missione, ma sarai tu a condurla."

Eiren si sganciò dalla presa di Obi-Wan con un sospiro secco: 

"Lo sai", disse con la voce spezzata guardando l'altissimo soffitto della piramide, mentre tutt'intorno i Jedi si muovevano e la Forza era tangibile, "forse il Consiglio aveva proprio bisogno di un Jedi come lo zio Qui-Gon."

Guardò Obi-Wan con severità e aggiunse: 

"Lui non avrebbe mai permesso una cosa del genere."

Kenobi distolse lo sguardo da lei incrociando le braccia al petto: 

"Hai ragione", le rispose comprensivo, "non lo avrebbe mai permesso."

Eiren annuì con mestizia e delusione, poi gli disse: 

"Partiremo domani all'alba", e gli voltò le spalle guardandolo per l'ultima volta. 

Obi-Wan si sentì fulminato da quegli occhi profondi, poi aggrottò la fronte, fece dietro front e tornò nella sala del Consiglio. 

"Maestri, posso sapere che storia è questa?" chiese concitato a Windu e Yoda, "perché non sono stato avvisato tempestivamente?"

"Opposto ti saresti", spiegò Yoda senza enfasi, "se a te l'avessimo detto prima."

"L'ho incontrata in biblioteca tre giorni fa. Mi sarei risparmiato una pessima figura."

"Abbiamo pensato che tu fossi la persona migliore per tenerla d'occhio", aggiunse Windu poggiando i gomiti sulle ginocchia e incrociando le dita delle mani. 

"Tenerla d'occhio..?" ripeté Obi-Wan stranito, "è un Cavaliere Jedi!"

"Un Cavaliere Jedi piuttosto particolare", puntualizzò Windu. 

"Eiren non è particolare", lo corresse Obi-Wan, "e non è più una Padawan. Questo affiancamento le nuocerà agli occhi degli altri Jedi."

Windu si alzò in piedi e raggiunse Obi-Wan: 

"Aveva undici anni", scandì, "voleva continuare ad esercitarsi con la spada e non le andava di recarsi in biblioteca come avevo richiesto che facessero, lei e gli altri Padawan. Le bastò pensarlo, le bastò pensare quel no. E poi manipolò la mia mente come fosse stata un giocattolo. Capisci cosa intendo, Obi-Wan?"

"Capisco perfettamente."

"Non sono cose che qui al Tempio si vedono tutti i giorni. La manipolazione del pensiero funziona soltanto con le menti deboli, o almeno così ritenevamo; Eiren ha ribaltato tutte le nostre convinzioni al riguardo, e fintanto che non sapremo come gestirla, qualcuno di più esperto dovrà affiancarla nelle missioni."

"La Forza è equilibrata in lei, Maestro. Sono sicuro che.."

"Un carattere molto gentile e generoso la ragazza possiede, questo è vero", soggiunse Yoda alzandosi in piedi e avvicinandosi a Obi-Wan con la mano salda sul bastone, "un animo nobile e caritatevole. Tuttavia, anche una vita estremamente solitaria vissuto ha."

Obi-Wan strinse gli occhi:

"Cosa temete, Maestro?" chiese. 

"Che il Lato Oscuro travolgerla possa", spiegò Yoda con dolcezza, "che manipolata a sua volta possa essere. Molte cose a Eiren sono mancate in questi anni.. E il rischio che venga corrotta molto alto è."

"L'Ordine ha commesso un errore, Maestro Yoda. È ingiusto che siano stati il suo aspetto e il suo potere a determinare il suo isolamento, e noi non avremmo dovuto permetterlo."

"Non abbiamo potuto fare altrimenti", s'intromise Windu, "i Padawan non riuscivano a toglierle gli occhi di dosso."

"E da quando questo è il problema di una giovane donna?"

"Non lo è, infatti. Ma gestirlo ha comportato un contrappeso non indifferente, anche se non volevamo certo che andasse in questo modo."

Obi-Wan scosse la testa: 

"Eiren è una ragazza molto assennata", rispose, "il fatto che la sua gestione della Forza sia così incisiva non deve significare necessariamente l'ombra di una corruzione. È la nipote di Qui-Gon Jinn!"

Yoda annuì lentamente: 

"Ragione tu hai, Maestro Obi-Wan", disse sommessamente, "abbassare la guardia, tuttavia, non possiamo."

"Conosco bene il suo potere", gli diede man forte Windu, "è fuori da ogni logica, e lei è molto giovane. Ha bisogno di un indirizzo."

"Credevo glielo avessi dato tu."

Windu tacque per un istante, preso in contropiede. Poi rispose: 

"L'ho addestrata affinché diventasse un Cavaliere Jedi e si riconoscesse nel Lato Chiaro della Forza. Ma non ha ancora affrontato il mondo esterno, e allo stato delle cose non può farlo da sola."

"Tutti gli altri lo fanno."

"Tutti gli altri non manipolano le menti più potenti dell'Ordine Jedi come se fossero di gomma. Lei sì."

Obi-Wan sospirò e annuì di malavoglia: 

"Sarà fatto", cedette, "la terrò d'occhio. Ma vorrei che questo Consiglio avesse più fiducia nelle sue capacità."

Squadrò Windu e Yoda con un'occhiata profonda: 

"Le nuove generazioni di Jedi sono la speranza viva di questo Tempio. Dobbiamo dar loro modo di crescere."

"E così sarà", replicò Yoda in tono fiducioso, "coltivare le nuove generazioni, a volte, anche questo può significare."

Per nulla convinto, Obi-Wan si congedò dal Consiglio sperando di rivedere Eiren nell'atrio del Tempio. La cercò in lungo e in largo, senza trovarla, sospirò e si rassegnò, ravviando i capelli biondi dietro la testa. 

Maestro, pensò rivolto a Qui-Gon Jinn, confido che la Forza riuscirà a far prevalere il giudizio in Eiren. 

Nel frattempo, all'interno della sala del Consiglio che si era quasi del tutto svuotata, il Cavaliere Jedi Sacha Kalon abbandonò la sua postazione calando il cappuccio sulla testa. 

Uno strano sorriso comparve sulle sue labbra, e nel semibuio del copricapo brillarono un paio di lucide iridi gialle, che illuminarono a giorno l'orrenda cicatrice sul suo viso. 




 

***



 

Nonostante i suoi molteplici talenti, Eiren era un pessimo meccanico. Da circa un'ora stava reggendo un cacciavite e una chiave inglese fra i denti per stringere un paio di fastidiosi bulloni che continuavano imperterriti a saltare e la sua pazienza stava per arrivare al limite. Roteò gli occhi e sbuffò, saltando giù dal veicolo spaziale che l'avrebbe condotta verso la missione, portò le mani ai fianchi e guardò per estensione la navicella con riluttanza. 

Ci mancava solo questa, pensò amareggiata, sembrare un'idiota anche per riparare questo rottame. Se Yoda mi vedesse, mi toglierebbe la missione seduta stante. 

Mollò un calcio alla struttura e abbassò lo sguardo con aria sconfitta: sapeva fin dall'inizio di dover considerare Mace Windu più come un avversario che come un Maestro - e l'ultima uscita alla cerimonia di consegna delle missioni ne era stata l'ennesima prova, ma questo l'aveva messa nelle condizioni di fidarsi poco di chiunque. Non aveva chiesto aiuto a nessuno per riparare la navicella, ma presto si rese conto che quella scelta la stesse nettamente rallentando sul percorso, che già di per sé non era iniziato esattamente nel migliore dei modi. 

Si accasciò per terra e sciolse la treccia bionda mentre Obi-Wan la raggiungeva alle spalle, sorridendo: 

"Serve una mano?" chiese. 

La ragazza roteò gli occhi e si voltò lentamente verso il Maestro: 

"È così evidente?"

Obi-Wan fece spallucce e afferrò delicatamente la chiave inglese stretta tra i denti della ragazza che la lasciò andare: 

"Invidio molto le tue doti, Eiren", disse divertito, "ma nonostante l'umiltà, devo riconoscere che forse come meccanico me la cavo meglio di te."

Eiren fece una smorfia e gli porse tutti gli altri attrezzi, mentre Obi-Wan iniziava a stringere due viti. 

"Come stai?" le chiese senza distogliere gli occhi dalla navicella. 

"Ah.. Male, credo."

"Male?"

Eiren alzò le spalle: 

"Il mio Maestro mi rema contro, i miei amici mi evitano e il Consiglio mi ha affiancato uno dei più ingombranti nomi del Tempio Jedi per portare a termine la mia prima missione. Tu diresti che stai bene?"

Obi-Wan scosse la testa: 

"Hai la stessa ironia di tuo zio", rispose frugando nel motore della navicella, "e non so se apprezzarlo o meno."

"Cosa ti trattiene?"

Un clangore metallico fuoriuscì da dove Obi-Wan aveva ficcato la testa, i corti capelli biondi del Maestro ricaddero in avanti:

"Beh, c'era da preoccuparsi quando Qui-Gon diventava ironico", rispose, "quasi sempre dipendeva dal fatto che fosse indeciso sul da farsi. Smorzava con battute molto taglienti."

Eiren assunse un'aria sostenuta: 

"Io non ho niente da smorzare", rispose. 

"Allora credo che dovrai ridimensionare i tuoi drammi", replicò Obi-Wan, "qual è quello irrinunciabile, fra i tre che mi hai elencato?"

Eiren roteò gli occhi e si tormentò le mani: 

"Non mi va di parlarne", rispose incupendo il tono di voce. 

Obi-Wan si fermò e il motore della navicella ripartì. Si voltò verso Eiren e i loro occhi azzurri si incrociarono: 

"Non volevo essere invadente", ammise con gentilezza, "ti chiedo scusa."

Eiren fece un sorriso sincero: era molto ferita e risentita dalla presenza di Obi-Wan nella missione, ma allo stesso tempo la confortava. Non aveva mai avuto una persona così vicina a sé, e il Maestro le ispirava fiducia. 

"Non sei stato invadente. È solo che.. Sai, a dirle, certe cose, diventano reali. E io non voglio che lo siano. Non più del solito, comunque."

"Parli del rapporto con i tuoi coetanei, immagino", disse Obi-Wan risistemando gli attrezzi. 

Eiren non diede nessun cenno di conferma o smentita, ma al Maestro fu sufficiente. A contatto con quella ragazza così straordinariamente potente ma al contempo dotata di un'innocenza e di una dolcezza inaspettate, Obi-Wan provò delle sensazioni che tentò di rifuggire. Il cuore gli accelerò nel petto per una manciata di secondi, smorzò con un sorriso e le disse: 

"È pieno di potenziali amici, lì fuori. E sono certo che non farai alcuna fatica a guadagnartene molti."

"Temono che avvicinarsi a me significhi farsi fare il lavaggio del cervello."

Obi-Wan inarcò un sopracciglio: 

"Beh, il rischio c'è", commentò divertito tentando di sdrammatizzare. 

Eiren la prese bene e scoppiò a ridere. 

"A dire il vero", confessò, "nella maggior parte dei casi non so neppure come ci riesca. A volte non vorrei nemmeno manipolare le menti degli altri, ma.. Succede. Succede e basta."

Obi-Wan annuì: 

"È la manifestazione della Forza in te. L'addestramento serve a mantenere un alto grado di controllo su di essa."

"Allora perché non ci riesco?"

"Questo non so dirtelo, Eiren", rispose Obi-Wan, "non ti ho addestrato io."

Eiren ammutolì, annuendo silenziosamente. Poi Obi-Wan le tese la mano: 

"Forza, andiamo", disse, "la luce è sorta da un po', ormai, e questo imprevisto sul mezzo ci ha rallentati. Dobbiamo recuperare terreno per la tua missione."

Eiren fece un mezzo sorriso, gli prese timidamente la mano e salì sulla navicella, sistemandosi al posto di comando. Per quanto il Consiglio fosse stato chiaro, Obi-Wan era davvero intenzionato a non interferire con la missione di Eiren. Lo doveva all'Ordine dei Jedi, alla causa alla quale aveva votato la sua vita. E anche a Qui-Gon Jinn. 

Eiren era un pessimo meccanico, ma per contrappasso uno dei migliori piloti del Tempio. Non poté fare a meno di sorridere a Obi-Wan che trasalì durante la partenza:

"Ho saputo che per te volare è un problema", disse, "devo tenerti la mano?"

Obi-Wan s'irrigidì guardando giù dalla navicella: 

"A quanto pare, al Tempio circolano voci un po' troppo insolenti", ribatté piccato. 

Eiren rise e qualcosa vibrò nel petto del Maestro: 

"Non è colpa delle voci", disse, "è colpa mia."

"Che significa che è colpa tua?"

Eiren fece spallucce senza guardare Obi-Wan: 

"Qualche volta chiedo in giro di te", ammise con una punta di timidezza nella voce. A Obi-Wan servì qualche secondo per capire, osservò il profilo della ragazza che guidava con sicurezza e poi replicò un semplice: 

"Oh. Capisco."

Eiren sollevò le spalle: 

"Va.. Va bene."

"Intendo dire.. Perché non chiedi a me di me?"

Eiren lo guardò e non rispose, limitandosi a mordicchiarsi il labbro inferiore e a cambiare discorso: 

"La rotta è piuttosto lunga", disse, "ed è molto presto. Puoi riposare un po', se vuoi."

"Preferisco darti il cambio e far riposare te", rispose Obi-Wan, "non appena ti sarai stancata, guiderò al tuo posto."

"Non mi va di farti fare qualcosa che non ti piace. So com'è. E non è bello."

Obi-Wan la guardò cercando una risposta nei suoi occhi fissi sullo spazio oscuro, senza risultato. 

"Sembra che tu abbia fatto molte cose che non ti piacciono", cercò di aprirsi la strada.
Eiren era una ragazza dal carattere molto buono e gentile, ma anche particolarmente schivo. Quella riservatezza, spesso, si traduceva in risposte brusche e per Obi-Wan era come camminare su un campo minato. Non avrebbe mai voluto, neanche involontariamente, contribuire a costruire un muro tra loro due, men che meno nel contesto della sua prima missione, all'interno della quale avrebbero dovuto collaborare a stretto giro. Eiren, però, non sembrava riluttante a un confronto con lui. 

"Non tutti sono stati Padawan di zio Qui-Gon", rispose, "io sono stata scelta dal Jedi più potente dell'Ordine. Nessuno al Tempio lo diceva apertamente, ma tutti sapevano quanto fosse rischioso addestrare una Padawan con i miei poteri. Solo il Maestro Windu ha deciso di prendermi con sé. Ma non voleva farlo davvero."

"Come fai a dirlo?"

"Il Maestro Windu aveva di gran lunga superato la fase in cui era un Jedi pienamente operativo sul campo. Era un membro del Consiglio, ormai, che combatteva solo se interpellato. Un ruolo conquistato e guadagnato. Era diventato troppo potente per limitarsi ad addestrare i Padawan, ma è stato costretto a farlo. 

E per giunta, con una persona che probabilmente ha odiato per anni, perché gli ha manipolato la mente davanti ad altri Younglings compromettendo la sua autorità ai loro occhi."

Obi-Wan aggrottò la fronte: 

"I tuoi pensieri sul Maestro Windu sono più duri di quanto corrispondano alla realtà", le disse con gentilezza, "sono certo che lui ti sia molto affezionato, e che sia orgoglioso del Cavaliere Jedi che sei diventata."

Eiren esitò per un attimo:

"Prima mi hai chiesto se io abbia mai fatto qualcosa che non mi piaceva fare", rispose Eiren accelerando la velocità della navicella, "e io ti ho risposto che so com'è quando si fanno cose che non ci piacciono.. Ma non ho mai detto di averne fatte."

"E allora?" 

"Io sono la cosa che Windu non ha mai voluto fare", rispose salda la ragazza, "e non voglio che nessun altro, per niente al mondo, si senta come si è sentito Windu a causa mia. Io sono la conseguenza del fare qualcosa controvoglia."

Obi-Wan era sopraffatto dalla durezza delle parole di Eiren: la ragazza le aveva pronunciate con una profondità e una semplicità tali che il Maestro pensò che probabilmente erano state per lei un ritornello scandito per tutta la gioventù. 

Eiren percepì una tristezza greve nel Maestro e tentò di correre ai ripari: 

"Non devi sentirti in colpa, Obi-Wan."

"Se soltanto avessi saputo.."

"Le nostre età non sono poi così distanti. Credo.. Appena sette anni, se non sbaglio. Ma le nostre strade si sono incrociate in momenti molto diversi delle nostre vite, e di me non si è mai parlato molto al Tempio. Non avresti mai potuto sapere."

Obi-Wan guardò la ragazza e lei fece altrettanto. Per un solo secondo i loro occhi si incrociarono e fu come se la Forza in entrambi si fosse concentrata al centro esatto della loro distanza. Qualcosa di elettrico corse lungo la schiena di entrambi, la sensazione di conoscersi da sempre, di essere già in confidenza col reciproco colore blu di quelle iridi.. Ma era troppo, per tutti e due. 

Non era la prima volta che si sentivano in quel modo, ma nessuna di quelle strane sensazioni risuonava nel codice dei Cavalieri Jedi. Con una sensazione di timore incontrollabile, Eiren tornò a concentrarsi sulla guida e Obi-Wan guardò dritto davanti a sé, recuperando la capacità di formulare una frase. 

"Mi dispiace, Eiren", disse solo. 

"Non volevo intristirti", rispose Eiren con sincerità. 

"Vorrei poter fare qualcosa per alleviare tutto questo."

Il tono di Eiren si fece improvvisamente più duro: 

"Non mi devi niente, Obi-Wan."

Obi-Wan si voltò di scatto verso di lei, quasi offeso dalle sue parole: 

"Che significa..?"

"Zio Qui-Gon era molto legato a te, e tu a lui. Sono perfino felice che qualcuno, a questo mondo, sia riuscito a trarre beneficio dalla sua indole buona e coraggiosa. Ma per quanto possa essere in pace con questo pensiero, Obi-Wan.. Non devi capirmi perché credi di avere un debito verso di lui."

Obi-Wan si sentì schiacciare il petto: 

"Non è così, Eiren", si lasciò sfuggire, "forse non ci conosciamo abbastanza."

"Forse no."

"Altrimenti capiresti che non è il debito nei confronti di tuo zio a muovermi verso di te."

"E cosa, allora? Per quale altro motivo saresti qui?"

Obi-Wan si sentì preso in contropiede. C'erano cose che il giuramento Jedi non riusciva a trattenere, e la presenza di Eiren ne smuoveva alcune che per lui era sempre difficile ammettere. Non aveva mai approfondito il rapporto con la nipote del suo Maestro per una serie di motivi che gli anni avevano finalmente messo a tacere, o almeno così sembrava fino al giorno in cui il Consiglio non lo aveva assegnato alla prima missione di Eiren. La ragazza osservò Obi-Wan mantenere il silenzio e guardarla negli occhi, finché lei non sentì un immorale balzo nel petto e decise di cambiare argomento. 

"Come sta il tuo Padawan?", commentò. 

"Oh, sta bene", replicò Obi-Wan, "è a Naboo per ordine del Consiglio."

Eiren sorrise: 

"Sembra che tu ti fidi molto, di lui."

"Gli sono molto legato."

"Perché hai scelto proprio lui?"

Obi-Wan sospirò: 

"Ho fatto una promessa a tuo zio", mormorò, "e intendo mantenerla. È un giovane molto dotato, la Forza è incredibilmente vivida in lui. Spero di esserne all'altezza."

"Come si chiama?"

Obi-Wan sorrise:

"Anakin. Si chiama Anakin."

"Anakin", ripeté Eiren tra le labbra con un sorriso che si spense qualche istante dopo. A Obi-Wan quella sfumatura non sfuggì: 

"Qualcosa non va?" le chiese. 

"Obi-Wan", disse lei, "che tipo di Maestro sei, per Anakin?"

La domanda spiazzò Kenobi, che non se l'era mai chiesto. La guardò con aria interrogativa e la ragazza corse in suo soccorso, fornendogli la risposta che aveva dentro, ma che non riusciva a formulare a parole: 

"Ti prego di ascoltarlo", disse la ragazza con un tono che trasudò sofferenza, "ascoltalo sempre. Fa' che capisca che la tua presenza è forte. I Padawan.."

S'interruppe, deglutì, i suoi occhi divennero lucidi: 

"Il cuore dei Padawan rimane spesso inesplorato", continuò, "forse è per questo che molti dei miei compagni hanno finito per evitarmi. Nessuno ha detto loro che la Forza non basta ad essere empatici. Il giuramento Jedi sostiene che ci sia solo la Forza, ma io mi rifiuto di crederci."

Obi-Wan sorrise e scosse la testa, sorpreso di scoprire quanto del carisma di Qui-Gon era presente in quella giovane e bellissima donna. 

"Ti opponi al giuramento?"

"Non per tutto", mediò velocemente Eiren, "ma.. Per alcune cose, sì."

"Hai ancora molto da imparare."

"Può darsi. Ma la persona che avrebbe dovuto insegnarmi mi teneva a distanza. È per questo che ti ho chiesto che tipo di Maestro vuoi essere per Anakin."

Guardò Obi-Wan e gli sorrise: 

"Promettimi che sarai presente. E se non vuoi farlo per me, fallo per Qui-Gon."

Obi-Wan spalancò un sorriso che placò il suo cuore in tempesta, come sempre quando stava accanto a Eiren: 

"Te lo prometto, Eiren."

La ragazza annuì leggermente, poi entrambi tornarono a guardare lo spazio in silenzio finché le coordinate non diedero esito positivo:

erano sulla rotta giusta per il pianeta Reevel. 

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Capitolo 4
*** L'attacco. ***


"Perché siamo qui?"

La domanda di Obi-Wan era sincera, ma fece aggrottare la fronte di Eiren con altrettanta naturalezza. 

Erano appena giunti su Reevel e la vita sul pianeta era particolarmente attiva: la città di Saareteh, la capitale, era uno dei centri nevralgici delle attività commerciali.

"Mi prendi in giro?" rispose la ragazza. 

Obi-Wan sollevò le spalle: 

"È la tua missione, non la mia."

"Il Consiglio non ti ha informato di nulla?"

"Onestamente, no. Ma se non sarò informato nel più breve tempo possibile, la mia presenza qui sarà solo un ingombro con la barba."

Eiren tacque per un attimo, poi scoppiò a ridere e così fece anche Obi-Wan, trascinato dal buonumore e dalla piega leggera che quel viaggio forzato aveva preso. Reggendosi l'addome dolorante con le braccia, Eiren rispose dopo aver preso fiato: 

"Ti sarai accorto di qualche strano movimento nel Senato, di recente."

Obi-Wan annuì: 

"La Federazione dei Mercanti."

"Proprio loro. Gli scambi commerciali degli ultimi anni sono stati talmente fiorenti da aver garantito loro un potere quasi illimitato, e perciò pericoloso. Non per niente sono arrivati ad aggiudicarsi un posto in Senato."

"Già", convenne Obi-Wan, "Lott Dod."

Eiren accennò affermativamente con la testa, sciolse la treccia e la rifece:

"Il Senato teme che la Federazione possa ricorrere ad accordi poco etici con i Sith per garantirsi più potere", disse, "perciò ha richiesto che i Jedi tenessero d'occhio la Federazione. Per via della sua posizione strategica, Reevel e la sua capitale sono uno dei punti di commercio più fiorenti di tutta la Galassia. Trovare un membro della Federazione qui dovrebbe essere facile come scovare un bambino a nascondino."

"Il Maestro Yoda ha detto che diversi Jedi hanno fallito, in questa missione", osservò Obi-Wan affiancandosi a lei, con la schiena contro la navicella e le braccia incrociate al petto, "cosa intendeva dire?"

Eiren fece un mezzo sorriso: 

"La Federazione non è così sprovveduta come abbiamo creduto finora", rispose, "sentono puzza di Jedi da chilometri di distanza. E forse qualcuno dei nostri aveva addosso un'acqua di colonia troppo forte, nel momento sbagliato."

Obi-Wan avvertì un'improvvisa paura: si scoprì molto preoccupato per la vita di Eiren e, sebbene riconoscesse pienamente le sue capacità, in quel momento fu felice di essere lì. Probabilmente il suo sguardo teso lo tradì, perché il sorriso dolce di Eiren lo inchiodò lì dov'era anticipando i suoi pensieri:

"Obi-Wan", disse lentamente scuotendo la testa, "non c'è motivo per cui tu debba essere così turbato. Andrà bene."

Obi-Wan fece una risata imbarazzata, sentendosi scoperto: 

"Deformazione professionale", mentì, "mi dispiace di averti scossa."

"Non lo hai fatto."

"Non dubito delle tue capacità, Eiren. So che sei perfettamente in grado di portare a termine la missione."

Eiren fece un sorriso obliquo: 

"Sai perché gli altri Jedi sono morti qui a Reevel?" gli chiese a bruciapelo. 

"Immagino si sia trattato di un'imboscata", rispose Obi-Wan. 

"Un'imboscata", ripeté la ragazza, "Reevel ha occhi e orecchie dappertutto. Occhi e orecchie potenti, intendo. I Cavalieri Jedi sono addestrati a prevenire gli attacchi, a prevalere negli scontri corpo a corpo, ma.. Non è detto che sia sufficiente. O perlomeno, non sempre."

Obi-Wan capì immediatamente dove stesse andando a parare, ma non per questo la sua paura diminuì. 

"Un Jedi che sa combattere è un Jedi che può perdere il combattimento", aggiunse Eiren stringendo l'elastico alla base della treccia, "un Jedi che manipola la mente del suo avversario.. Vince senza dover nemmeno iniziare a combattere."

Obi-Wan sospirò: 

"Ti hanno mandata qui perché riesci a manipolare anche le menti più forti.."

Eiren si staccò dalla navicella e andò di fronte a Obi-Wan, nascondendo la spada laser nel retro della cintura e tirando fuori una mantellina blu lunga fino ai polpacci. Poi prese una lunga giacca nera e la lanciò a Obi-Wan: 

"Secondo Windu io sono l'unica che possa uscire viva da questo pianeta", disse guardandolo con un sorriso strafottente, "senza offesa, s'intende, Maestro Kenobi."

Obi-Wan roteò gli occhi e scosse la giacca tra le mani: 

"Ci muoveremo sotto coperta?" chiese. 

"La Federazione sa di avere l'Ordine alle calcagna", disse Eiren abbottonando la giacca per non lasciar intravedere l'uniforme Jedi, "e non vede l'ora di aggiungere altri golosi nomi alla sua lista - il tuo, per esempio, sarebbe un bel colpo. Saremo dei Jedi molto discreti. Scoveremo quei vermi, farò far loro quello che voglio e poi ce ne torneremo al Tempio. Si rovineranno con le loro stesse mani e non sapranno mai come abbiano fatto. Se saremo fortunati, torneremo a casa in capo a una settimana."

Obi-Wan assottigliò le palpebre: 

"È un tuo piano, questo?"

"Ti sorprende?"

"In.. In senso buono."

Eiren gli sorrise e Obi-Wan si sentì di nuovo barcollare. Indossò velocemente la giacca e l'abbottonò fino a coprire completamente l'uniforme Jedi, poi insieme si avviarono verso il centro di Saareteh, ricolmo di luci e auto spaziali sfreccianti. 

"Eiren", chiese Obi-Wan schivando una navicella sopra la testa per un pelo, "il tuo.. Naso sanguina ogni volta che manipoli la mente di qualcuno?"

Eiren annuì con naturalezza, come se quella domanda fosse all'ordine del giorno: 

"Da sempre", rispose, "fin dalla prima volta. Secondo il Maestro Windu, la Forza si manifesta nel mio potere in questo modo. Non so se smetterà mai, se è quello che ti stai chiedendo."

"È dannoso per te, Eiren?"

La domanda di Obi-Wan venne spontanea, gli rotolò via dalla bocca senza controllo e prese Eiren alla sprovvista. 

"No", rispose confusa, "o almeno.. Non che io sappia."

Obi-Wan realizzò soltanto all'ultimo secondo quanto pericolosamente si fosse esposto. La presenza di Eiren inibiva molto del suo noto equilibrio, scompensava la sua calma in modo perentorio: era inutile, ormai, ostinarsi a pensare che la bellezza di Eiren lo lasciasse indifferente. Ma c'era altro che quella ragazza possedeva, interiormente, che gli impediva di trattarla alla stregua di qualsiasi altra donna: con il gentile distacco che apparteneva a qualunque Cavaliere Jedi. 

"Che succederebbe se.. Dovessi abusare di questa capacità?" le chiese. 

"Non ne ho idea", rispose Eiren con sincerità, "finora, la mente più potente che mi sia mai capitato di manipolare è quella del Maestro Windu. Ma anche se lo sforzo è stato importante, non ricordo conseguenze particolari."

La ragazza sollevò lo sguardo sul traffico intenso di astronavi velocissime di Reevel e sorrise, mentre Obi-Wan le chiedeva: 

"Non ti spaventa l'idea che un giorno potrebbe provocarti dei problemi seri?"

"È il mio potere", rispose tranquillamente Eiren, "ciascun Jedi ha il proprio. E poi.."

Lo guardò e nei suoi occhi blu brillarono le mille luci di Saareteh: 

"..Cosa potrei perdere?"

Obi-Wan assottigliò gli occhi:

"Che significa, Eiren?"

La ragazza abbassò lo sguardo sentendosi scavare da quello di Obi-Wan: 

"Non è importante."

Obi-Wan le afferrò il braccio mentre lei gli voltava le spalle:

"Invece lo è."

Eiren lo guardò con lo sguardo così fisso che Obi-Wan temette che stesse manipolando la sua mente, ma dal naso della ragazza non fuoriusciva neppure una goccia di sangue. Improvvisamente il tono di Eiren si fece più duro: 

"Non ho bisogno di manipolare la tua mente, Obi-Wan", gli disse anticipandolo, "so cosa ti rende premuroso."

"Di che stai parlando?"

"Qui-Gon", rispose Eiren velocemente, "la battaglia contro Darth Maul. Tu lo hai visto morire."

Obi-Wan fece una pausa, quei ricordi lo ferivano. Poi disse: 

"Rievocare questi ricordi non è piacevole, Eiren."

"Li rievochi anche standomi vicino", ribatté la ragazza, "vuoi proteggere me perché pensi che così, in qualche modo, potrai ripagare il debito che credi di avere nei confronti di zio Qui-Gon."

"Ti sbagli."

"Sei tu quello che si sbaglia."

"Perché non pensi mai che qualcuno possa voler proteggere te e non i ricordi che rappresenti?"

"Perché non è mai successo."

Obi-Wan rimase momentaneamente stordito, poi reagì con forza: 

"Questo non è affatto vero. Dovresti essere più grata all'Ordine dei Jedi."

Eiren si voltò di scatto verso di lui, visibilmente e improvvisamente alterata: 

"Grata all'Ordine dei Jedi?" disse ridendo, "sono stata addestrata da sola perché sono stata giudicata troppo attraente. Troppo attraente, Obi-Wan. Capisci di che cosa parlo?"

"I Padawan sono imprevedibili", ribatté Obi-Wan avvicinandosi a lei, "l'Ordine non poteva rischiare che qualcuno di loro.."

"Si innamorasse di me, già. Pensi che sia stupida?"

"Ci sono dinamiche che vorremmo gestire diversamente, ma non è sempre possibile."

"Non ho mai avuto un amico per colpa di questo meccanismo idiota. E sai qual è la cosa peggiore, Obi-Wan?"

La ragazza si spinse a guardare Obi-Wan negli occhi finché lui non ricambiò lo sguardo; nello stomaco del Jedi si mosse qualcosa di fin troppo riconoscibile, qualcosa che non era la via del Jedi, distolse lo sguardo da Eiren per non lasciarsi travolgere, poi la sfidò nuovamente: 

"Io non mi sono mai sentita bella", disse funerea Eiren, "l'ossessione per la mia bellezza al Tempio Jedi e quella per il mio potere mi ha resa il mostro dell'Ordine. Non ha fatto altro che sortire l'effetto contrario. L'Ordine sarà molto soddisfatto del risultato, immagino."

"Smettila, Eiren", ribatté severamente Obi-Wan. 

"Ho un potere così grande che Mace Windu non è bastato a contenerlo", insistette Eiren, "e tu sei qui proprio per provarci."

"Il risentimento non è la via dei Jedi."

"È qui che sbagli, Obi-Wan. Non sono risentita. Sono realista."

Eiren trattenne il fiato per un attimo sostenendo il suo sguardo, poi sospirò e abbassò gli occhi: 

"Abbiamo molto da fare", disse mestamente, "mettiamoci in cammino."

"Hai bisogno di riposare", rispose Obi-Wan afferrandola leggermente per il polso, "forza, vieni con me."

"Cosa?" chiese stordita la ragazza. 

"Hai guidato per tutto il tempo, senza mangiare né dormire. È il momento di farlo."

"Dove?" chiese subito Eiren sorpresa. 

Obi-Wan non rispose e la trascinò in un locale molto silenzioso, una dimensione estremamente tranquilla a cui la ragazza era evidentemente disabituata: le luci del soffitto erano soffuse e morbide, alternavano i loro colori tra il viola e l'azzurro; i tavoli, quasi completamente deserti, erano molto distanziati l'uno dall'altro amplificando la sensazione di pace che si provava entrando. Un lungo bancone faceva il giro interno di tutto il locale e Obi-Wan indicò un tavolo a Eiren con un divanetto ad angolo bianco dove sedersi. 

Eiren eseguì e Obi-Wan si sedette di fronte a lei. Quando Eiren ebbe finito di perlustrare con gli occhi tutto il locale, posò di nuovo lo sguardo su Obi-Wan. 

I loro occhi si incrociarono reciprocamente, venendo travolti da un'ondata di reciproco imbarazzo: sebbene si trattasse soltanto di una pausa dopo un lungo viaggio, c'era qualcosa di troppo intimo in quello scambio, che entrambi tentarono di dissimulare. 

Eiren distolse lo sguardo e Obi-Wan schiarì la voce: 

"Qui nessuno verrà a cercarci", disse rassicurandola. 

"Ma la missione.."

"Penseremo alla missione quando sarai più in forze. Va bene?"

Il tono perentorio ma gentile di Obi-Wan acuì nello stomaco di Eiren una sensazione che la spaventò e che tentò di rifuggire. Si tormentò le mani, strinse le labbra e realizzò quello che aveva temuto sin dal primo momento in cui il Consiglio le aveva affiancato Kenobi nella missione: lui aveva uno strano potere su di lei. E questo avrebbe potuto compromettere l'esito di una missione che era già partita male. 

"Sei stanca?" chiese Obi-Wan. 

Eiren scosse la testa, poi roteò gli occhi:

"Solo un po'."

"Non hai bisogno di tutta questa difensiva, Eiren."

Eiren esitò: 

"Non.. Non conosco molti altri modi di interagire."

Obi-Wan soffocò una risata:

"Già, immagino che essere il Padawan di Mace Windu comporti questo."

Eiren poggiò il mento sul palmo di una mano e si sciolse lentamente: a Obi-Wan sfuggì un pensiero troppo veloce per riuscire a trattenerlo. Il sorriso di Eiren era meraviglioso. 

"L'attaccamento è proibito dalla legge Jedi", disse sollevando e riabbassando lentamente un bicchiere con l'uso della Forza, "tanto vale farne uno stile di vita."

"L'attaccamento è diverso dalla leggerezza. Nessuna legge Jedi ti impedirà mai di divertirti o di vivere il Codice in armonia con il tuo carattere."

Eiren sollevò gli occhi verso Obi-Wan e il Maestro percepì in lei una sensazione di smarrimento totale, come fosse stata ancora la bambina che bloccava la mente di uno dei più potenti Jedi della storia: 

"E com'è il mio carattere?" chiese in confusione. Obi-Wan non seppe come rispondere, ma ce la mise tutta per scegliere le parole migliori: 

"Quello che so per certo è che hai un cuore nobile", disse resistendo alla tentazione di prenderle le mani, "e questo può dire molto, sul tuo carattere."

Eiren annuì e portò le mani sul tavolo: 

"È la stessa cosa che dice il Maestro Yoda."

"Ha molta attenzione, nei tuoi riguardi. E anche Windu."

Eiren sospirò e annuì con un sorriso, scoprendo man mano sempre di più della propria personalità con Obi-Wan: stava probabilmente distruggendo piccoli ingranaggi delle catene che la rendevano così rigidaall'esterno, per la prima volta. 

"Voglio molto bene al Maestro Windu", ammise con la voce indifesa. Obi-Wan sorrise a sua volta:

"È così anche per lui. Credimi."

Eiren lo studiò a lungo, poi guardò fuori dalla grande vetrata del locale: 

"Tu mi fai venire voglia di fidarmi di qualcuno", sussurrò, "è.. È contro la legge Jedi dire che avrei voluto che tu fossi stato il mio Maestro?"

Intenerito, Obi-Wan ridacchiò e scosse la testa: 

"No", rispose, "ma la Forza ci affida i Maestri di cui abbiamo bisogno, non quelli che ci rendono la vita più semplice."

Eiren rise: 

"Allora la Forza ti ha chiamato a rendermi più semplice questa missione."

"Può darsi."

"Obi-Wan?"

"Sì?"

"Com'era lo zio Qui-Gon?"

Obi-Wan restrinse il sorriso disteso che aveva appena fatto, qualcosa nello stomaco gli si mosse con violenza come a scuotere di nuovo dei ricordi che avrebbe voluto conservare diversamente. Si prese qualche istante, Eiren lo capì. Poi disse solo: 

"Era un grande Maestro. Forse il più grande."

Eiren sorrise con aria orgogliosa. 

"Vorrei somigliargli, un giorno. L'ho conosciuto talmente poco", mormorò. 

Obi-Wan annuì: 

"Sei sulla buona strada per eguagliarlo, Eiren."

Eiren non rispose, limitandosi a sorridergli. Non mancava mai di guardarsi attorno, di esplorare l'ambiente circostante, di stare attenta ad ogni minimo movimento: per quanto la compagnia fosse gradita, non aveva intenzione di distrarsi. Quella era la sua missione. 

La conversazione tra Eiren e Obi-Wan si spostò su argomenti decisamente più leggeri per tutto il corso della pausa. Parlarono a lungo di Qui-Gon, del percorso da Padawan di Obi-Wan e della battaglia contro Darth Maul. Eiren ascoltava con grande attenzione, Obi-Wan notò che si concentrava molto sui dettagli relativi al combattimento e sulla via del Jedi. 

"Non è da tutti sconfiggere un Sith mentre si è ancora dei Padawan, dopotutto", commentò Eiren sorridendo e incrociando le braccia al petto, "c'è solo una cosa che vorrei chiederti."

"Cosa?" domandò Obi-Wan. Eiren si mordicchiò il labbro inferiore: 

"Hai.. Annientato un Sith dopo che lui aveva ucciso il tuo Maestro", avanzò Eiren, "come hai fatto a non farti trascinare via dal Lato Oscuro? Insomma.. Tu avrai agito con rabbia. Dico bene?"

"In parte è così", rispose Obi-Wan dopo aver preso un momento di pausa, "ma proprio nel momento in cui ho lasciato che il risentimento mi travolgesse, ho rischiato di avere la peggio nel combattimento."

Eiren piegò la testa da un lato mentre Obi-Wan proseguiva: 

"Solo dopo aver recuperato lucidità e aver fatto chiarezza nei miei sentimenti, sono riuscito ad afferrare la spada di tuo zio e a distruggere Maul."

Eiren annuì con vigore e fece per rispondere, quando una flessione violenta nella Forza divenne evidente per tutti e due. Si guardarono negli occhi spalancandoli entrambi, fecero appena in tempo a urlare: 

"Attenzione!" reciprocamente che un raggio laser partì dritto nella loro direzione, andando a schiantarsi alle spalle di Eiren e spalancando una voragine di fuoco dentro il locale. 

Eiren e Obi-Wan si rialzarono di scatto con le orecchie tese, mentre i dipendenti del locale tremolavano dietro il bancone; uno di loro aveva lunghi tentacoli sotto il naso che oscillavano isterici in preda alla paura. 

"Cos'è stato?" chiese Eiren. 

"Non lo so", rispose Obi-Wan facendo saettare lo sguardo dappertutto, "ma dobbiamo.."

La frase gli morì tra le labbra. Eiren aveva intercettato un movimento fulmineo poco lontano dall'uscita del locale e si era lanciata all'inseguimento. 

"Eiren!" urlò Obi-Wan correndole immediatamente dietro, "Eiren, fermati!"

Ma la ragazza non sentì ragioni. Corse a perdifiato guadagnando terreno sulla figura incappucciata che correva spedita e, all'improvviso, non ebbe più dubbi: qualcuno sapeva della presenza dei Jedi su Reevel. Corse senza fermarsi, più spaventata che mai: quella era la sua occasione per dimostrare al Consiglio di essere all'altezza di partire da sola per una missione, senza che nessun egregio Maestro Jedi l'accompagnasse. Non poteva fallire. Lo doveva a se stessa, a tutta la solitudine vissuta in quei primi diciannove anni di vita. 

Dietro di lei, Obi-Wan fece il possibile per raggiungerla ma faticava ad accorciare le distanze: Eiren era incredibilmente veloce. La Forza era straordinariamente potente in lei e, per un attimo, credette che il Consiglio avesse tutte le ragioni per temere che il suo potere potesse venire corrotto dal Lato Oscuro. 

Si riebbe l'attimo dopo, stringendo gli occhi e rimproverandosi per quel pensiero ingiusto: 

Ho visto nel suo cuore, pensò, Eiren ha un animo puro. È talmente evidente che, al confronto, il suo potere è quasi nulla. 

Ma il problema rimaneva. Non poteva lasciare che Eiren si esponesse così tanto, né poteva rischiare di perderla di vista. Accelerò saltando sulle auto spaziali e strisciando lungo i muri dei palazzi, riuscendo finalmente a vederla più da vicino. Eiren allungò la mano, ad un passo dal cappuccio nero del misterioso attentatore, ma proprio mentre fu sul punto di stringere il pugno attorno alla stoffa riuscì a malapena a sfiorarla, perché la creatura sparì nel nulla. 

L'improvviso vuoto colse Eiren di sorpresa, che sgranò gli occhi e trattenne il fiato. Non riuscì a fermarsi, correva troppo veloce, il suo peso la portò velocemente in avanti, inchiodò e rotolò per terra, sbattendo la testa e le spalle dappertutto. I clacson delle auto suonarono all'impazzata mentre anche Obi-Wan, sorpreso dallo stop improvviso, fu sul punto di farsi travolgere da un'auto spaziale. Sollevò di scatto la mano e con l'aiuto della Forza fermò il suo percorso, il muso dell'auto si bloccò a un soffio dal suo stomaco. 

Il conducente, furioso, gli urlò qualcosa in una lingua incomprensibile e Obi-Wan si spostò dal traffico che stava ormai attirando l'attenzione. Nel frattempo, Eiren si massaggiava la testa: era finita con la schiena contro il muro di un locale con le gambe che tremavano e il collo dolorante. Obi-Wan la raggiunse sospirando e le parlò con una vena di irritazione nella voce: 

"Era questa la tua idea di muoverci sotto coperta?" la rimproverò. 

"Ci hanno sparato addosso", replicò la ragazza, "sanno che siamo Jedi. E questo complica le cose."

Obi-Wan sospirò e le tese una mano aiutandola a rialzarsi: 

"Ci serve un contrattacco", disse. 

"Adesso sai come passeremo la notte", rispose Eiren, "accidenti. Come diavolo è potuto succedere?"

"L'hai detto tu. Saareteh ha occhi e orecchie potenti dappertutto."

"Nessuno conosce la mia faccia al di fuori del Tempio."

"Ma la mia sì, purtroppo."

Eiren sospirò: 

"Dobbiamo trovare il modo di rimanere qui il più a lungo possibile senza farci scoprire."

"Sarà sufficiente che non vedano me."

"Ci hanno visti insieme, ormai. Chiunque ci stia dando la caccia, avrà imparato il mio viso a memoria."

"D'accordo, ci muoveremo il meno possibile."

"E come?"

"Soltanto nottetempo. Sarà più semplice."

Eiren annuì e lanciò un'occhiata all'elsa dorata della sua spada laser: 

"Va bene", disse infine sollevando il cappuccio sulla testa, "troviamoci un posto dove andare."

 

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Capitolo 5
*** La cicatrice. ***


Tempio Jedi, cinque anni prima. 



 

La schivò per un soffio. Il fendente incandescente color del mare sfiorò appena Mace Windu, che spalancò gli occhi per un attimo contro il calore atroce della spada laser di Eiren. Indietreggiò di un passo, prese fiato, roteò la spada. 

"Non essere frettolosa", la ammonì nascondendo tutta la sua sorpresa per la potenza sprigionata dalla giovane, "trova il tuo equilibrio."

Eiren-Kal Jinn guardò Windu con l'espressione più determinata che riuscì a produrre, ma quello che venne fuori dai suoi lineamenti non fu altro che confusione. 

"Ci sto provando", rispose la ragazzina, la spada dall'elsa spessa e dorata sembrava enorme tra le sue dita piccole e sottili. 

"Non esiste il provare", la redarguì il Maestro, "esiste fare o non fare. Non c'è provare."

Eiren sospirò e per un attimo, un solo attimo, Windu scorse nei suoi occhi il lampo ribelle di Qui-Gon. 

Avevano perso Qui-Gon Jinn da poco tempo ed Eiren era stata informata molto più tardi del previsto. A causa del suo enorme potere manipolatorio, avevano ritardato di molto la notizia per evitare che la rabbia e il dolore di Eiren prendessero il sopravvento; Yoda, tuttavia, aveva insistito per affrontare la situazione occhi negli occhi con la Padawan. 

"Cosa succede, Maestro Yoda?" aveva chiesto preoccupata Eiren, "ho.. Ho fatto qualcosa di male?"

Il bastone di Yoda puntellava il pavimento risuonando monotono: 

"Di male?" aveva tossicchiato con dolcezza, "che male potresti tu mai fare, giovane Padawan? Chiederti dovresti, invece.. Se qualcosa ha fatto del male a te."

Eiren aveva trasalito: una strana flessione nella Forza era stata avvertita in tutto il Tempio, alla morte di Qui-Gon, ma lei non aveva voluto crederci, o almeno: non finché crederci non fosse stato inevitabile. 

"S-si tratta dello zio Qui-Gon, Maestro", mormorò, "n-non è vero?"

Yoda aveva fatto tremolare le lunghe orecchie verdi e aveva scosso la testa con dolore, afferrando la mano liscia della Padawan tra le sue: 

"Richiamato dalla Forza egli è stato", sussurrò.

La bambina deglutì per trattenere le lacrime:

"Un Sith.."

"Al dolore e alla rabbia, mia giovane allieva, non cedere; la via che conduce al Lato Oscuro, essi sono."

Una piccola lacrima rotolò via dagli occhi di Eiren lungo la sua guancia destra: Qui-Gon era tutto ciò che avesse della sua famiglia. Era una Padawan fortunata: non molti tra loro riuscivano a risalire alla propria famiglia di origine, ma a lei, a fronte di tante altre sfortune, era toccata questa benedizione. 

L'attaccamento era proibito dal Codice Jedi, perciò Qui-Gon risultava essere molto più affettuoso con quel ragazzo - Obi-Wan Kenobi, le sembrava di ricordare che si chiamasse - che non con lei.. Tuttavia aveva molta attenzione per quella piccola Padawan, la figlia di quel fratello che non aveva mai conosciuto. Era come allungare la mano e sapere che avrebbe toccato qualcosa di incredibilmente vicino. 

Aveva nei suoi occhi azzurri qualcosa di molto familiare, di così strano per un Jedi; nonostante i limiti che il Codice imponeva, Eiren e Qui-Gon erano molto legati. Qui-Gon era consapevole del modo in cui la Forza si manifestava in lei e i suoi orientamenti ribelli erano indiscutibilmente una faccenda di famiglia. Questo rendeva particolarmente orgoglioso Qui-Gon, che non smetteva mai di tenere d'occhio la bambina nonostante le sue lunghe assenze dal Tempio. 

Mace Windu aveva fatto del suo meglio per proteggere Eiren da se stessa: le settimane successive alla morte di Qui-Gon erano state fondamentali per evitare che Eiren scivolasse nel risentimento e nella rabbia. Aveva quattordici anni e ancora poco addestramento per reggere la morte di un congiunto come l'avrebbe retta un Jedi, tuttavia c'era riuscita. A dispetto della distanza gerarchica che Windu aveva incastonato nel loro rapporto, teneva d'occhio la bambina con tutto l'impegno e la presenza di cui era capace: affezionarsi a Eiren era semplice, fin troppo, forse. Era una bambina vivace, curiosa, a tratti logorroica e molto affettuosa. Era brillante e intelligente, faceva domande pertinenti e le piaceva circondarsi di persone più dotate di lei, mostrando un'umiltà non comune.

Nel momento del duello, Mace Windu si chiese se forse non avrebbe fatto meglio a parlarle. Per il solito motivo, tuttavia, decise che sarebbe stato molto meglio per entrambi evitare di affrontare l'argomento. Guardò la sua giovane Padawan e la invitò a proseguire: Eiren gestiva la Forza con grande maestria e prometteva d'essere una dei migliori spadaccini del Tempio. Nonostante la tecnica fosse ancora da affinare e la piccola fosse visibilmente impulsiva, suoi movimenti erano puliti e veloci, letali, così forti che per la seconda volta Windu faticò a starle dietro. 

Il clangore delle spade dimorò in tutta la sala fino all'altissimo soffitto. Una mossa estremamente rapida di Eiren disarmò Windu. 

La ragazzina, incredula, formò una grande O con la bocca e guardò il suo Maestro con gli occhi sgranati:

"Accidenti!" esclamò.

Un moto di enorme orgoglio si mosse dentro Mace Windu, che però continuò a guardarla con occhi freddi e inespressivi. Guardò la spada sul pavimento mentre Eiren saltellava tutt'intorno senza sosta, felice come non mai: difficilmente un Padawan riusciva a disarmare il proprio Maestro e Windu era un osso particolarmente duro in duello. Raramente il Maestro aveva visto Eiren così felice, e non riuscì a nascondere a se stesso un moto di tenerezza infinito. Eiren corse da Windu e gli afferrò entrambe le braccia con entusiasmo: 

"Ti ho disarmato, Maestro!" urlò felice, "ti ho disarmato! Come sono andata? Era abbastanza pulita, Maestro? Ho applicato bene la tecnica?"

Ma Windu era molto restìo ad imbastire un legame con Eiren più profondo di quello che già avevano. Da quando Eiren era diventata la sua Padawan, aveva cominciato a provare un profondo affetto nei suoi confronti. Tuttavia, il perfetto equilibrio che il Maestro aveva raggiunto tra Lato Chiaro e Lato Oscuro della Forza rischiava di ribaltarsi: nella sua posizione, Windu poteva permettersi un attaccamento ancor meno degli altri Jedi. 

Con un atteggiamento rigido che gli incrinò il cuore, annuì rinunciando a ridere e ad abbracciarla come avrebbe voluto fare: 

"Ben fatto, Eiren", commentò voltandole le spalle e richiamando a sé la propria spada ormai spenta, "continuiamo domani."

Il sorriso di Eiren si affievolì lentamente mentre Windu si allontanava, mettendo ancora più distanza di quanta non ce ne fosse già. 

Ho fatto qualcosa di male? 

Ormai era una domanda fissa. Il pensiero di non rendere mai abbastanza orgoglioso il suo Maestro cominciò a dilaniarla, allargando un profondo e immotivato senso di colpa in lei. 

La ragazzina sospirò silenziosamente, calò lo sguardo sulla propria spada e si sedette lentamente per terra, incrociando le gambe, mentre la sottile treccina da Padawan le scivolava sulla spalla nel perpetuo silenzio del Tempio Jedi. 

Da dietro il grande portone della sala, il Maestro Yoda la osservava pensieroso e ricolmo di affetto, aggrappato al bastone nodoso che lo reggeva. 




 

***


Saareteh, oggi. 



 

"Se tu fossi un mercante, dove ti nasconderesti?"

"Nel Senato?"

"Molto divertente, Obi-Wan, ma non è d'aiuto."

"Non stavo scherzando. Abbiamo setacciato la zona centrale di Saareteh in lungo e in largo, e per di più esponendoci troppo. Non ci è rimasto molto altro da sondare, a meno che non scegliamo di allontanarci dai confini della capitale."

Eiren-Kal Jinn annuì sommessamente da sotto il cappuccio grigio: 

"Già", mormorò in risposta, "troppo scontato trovare un mercante al mercato."

"Forza, allontaniamoci dal centro", propose Obi-Wan, "dopo ieri sera è nostra priorità mantenere un profilo ancora più basso."

Con amarezza, Eiren pensò che non sarebbe mai stata così esposta se un Jedi del calibro di Obi-Wan Kenobi non l'avesse forzatamente affiancata in quella missione. Con aria seccata, roteò gli occhi e seguì Obi-Wan, con la consapevolezza che avrebbe portato a termine quella missione in meno di ventiquattro ore senza di lui. Emise un sospiro e accelerò il passo, Obi-Wan si accorse del suo umore ingrigito e la raggiunse. 

"Che ti prende?" le chiese sottovoce, "se cammini così veloce, noi.."

"Non sto camminando veloce", sibilò piccata la giovane, "smettila di starmi addosso."

Obi-Wan sospirò e la spinse dentro un vicolo cieco e semibuio, spingendole indietro il cappuccio grigio. Si rese conto di quanto fosse stata una pessima idea: i grandi occhi azzurri di Eiren lo investirono in pieno, le sue leggere lentiggini sfiorarono il suo viso e le sue labbra si schiusero in un'espressione irritata. Obi-Wan distolse lo sguardo e le piantò una mano sulla spalla: 

"Non dobbiamo dare nell'occhio", le sussurrò paterno, "smettila di essere così impulsiva. Vuoi tornare al Tempio il più in fretta possibile o no?"

"Sarei tornata al Tempio oggi stesso, se tu non avessi ficcato il naso in questa missione."

Obi-Wan assottigliò gli occhi: 

"Oh, quindi è questo il problema."

Eiren sospirò e scosse la testa: 

"Lascia perdere", disse afferrando il polso di Obi-Wan e portando la sua mano giù dalla propria spalla. Obi-Wan non si fermò, le prese la mano, Eiren si voltò di scatto verso di lui, Kenobi portò una mano al muro bloccandole il passaggio. Per un attimo, uno soltanto, ebbe la bruciante tentazione di manipolare la mente di Kenobi e condurlo via da Saareteh, ma.. Qualcosa la trattenne. Qualcosa a cui non seppe neppure dare un nome. 

Obi-Wan comprese all'istante. 

"Fallo", la invitò, "forza."

"Di che stai parlando?" mentì Eiren. 

"Manipola la mia mente. Fammi andare via da qui e prosegui la missione da sola."

Sorse tra i due un silenzio granitico, senza domande e senza risposte. Eiren studiò a lungo i lineamenti di Obi-Wan tentando di dissuadere quello strano e sconosciuto battito più veloce degli altri che sentiva in fondo al petto, mentre Kenobi continuava a fissarla con un'espressione comprensiva e severa allo stesso tempo. 

Alla fine Eiren deglutì, distolse lo sguardo da Obi-Wan e rispose secca: 

"Non ho voglia di sanguinare proprio adesso."

Passò sotto il braccio teso sul muro di Obi-Wan e proseguì, ma a passo più lento. Il Maestro sospirò, si guardò alle spalle e la seguì, inteso che Eiren non aveva poi così intenzione di rispedirlo al Tempio. 

Trascorsero le ore e Saareteh diventava sempre più buia. Eiren vedeva il buco nell'acqua di quella missione a chilometri di distanza e quasi s'immaginava la faccia delusa di Mace Windu - che già di suo raramente assumeva un'espressione allegra o distesa, e pensò con amarezza che forse il Consiglio aveva sbagliato ad affidarle quella missione e a riporre fiducia in lei. 

Arrivati nei pressi del grande ostello in cui avevano preso alloggio, Eiren sollevò il cappuccio e Obi-Wan le rivolse la parola dopo ore di silenzio. 

"Mi hanno riferito che sei molto meno scostante di quanto in realtà dimostri", la provocò mentre si appoggiavano al bancone. 

"Ah, davvero?" replicò Eiren, "e chi te lo avrebbe riferito?"

Obi-Wan alzò le spalle: 

"Beh, sai.. Anch'io a volte chiedo in giro di te."

Eiren si voltò di scatto verso Obi-Wan e lui capì di averla presa in contropiede. Per un attimo il Maestro intravide un'apertura e un bagliore al di là del velo di freddezza che Eiren nascondeva su quel viso angelico. Le sfuggì un sorriso e scosse la testa: 

"Potrei chiederti perché non chiedi a me di me", rispose, "ma quella battuta l'ha già fatta qualcun altro."

Obi-Wan fece una risata sommessa e il barista interruppe il loro dialogo. Era un ragazzo con piccole orecchie a punta, occhi allungati e lunghi capelli rossicci che scivolavano sulle spalle. Quando Eiren sollevò gli occhi verso di lui, Obi-Wan scorse un lampo negli occhi del barista e fece correre lo sguardo da lui a Eiren finché il giovane non parlò. 

"Ciao", balbettò, "Cosa posso servirti?"

Obi-Wan guardò il giovane che lo aveva deliberatamente ignorato con aria interrogativa, capendo che fosse rimasto colpito da Eiren. Eiren intanto, per riflesso incondizionato e avendo percepito la stessa sensazione di Obi-Wan, abbassò di scatto il capo e sollevò il cappuccio, sentendosi esposta. 

"Quello.. Quello che prende lui", mormorò indicando Obi-Wan con la testa. Il giovane si voltò verso il Maestro e chiese: 

"Ahm.. Cosa prendi?"

"Un bicchiere e qualche informazione", rispose Obi-Wan. 

"Informazioni di che tipo?"

Obi-Wan tirò giù il cappuccio di Eiren che si sentì come in trappola, la indicò con un dito e si rivolse al giovane barista: 

"Pensi di riuscire a parlarle senza farti cadere la mandibola sotto il bancone?"

"C-credo di.."

"Ottimo, un Choholl per due, allora. E buona conversazione."

Obi-Wan si sporse sul bancone senza guardare Eiren che lo fissava terrorizzata, fece cenno al barista di avvicinarsi e gli disse all'orecchio mentre il ragazzo gli porgeva lentamente un piccolo bicchiere ricolmo di liquido bluastro:

"Ecco come funziona la cosa: lei fa le domande, tu rispondi. Se a fare le domande sarai tu, lei non risponderà. Tutto chiaro?"

Il giovane annuì e altrettanto fece Obi-Wan, con un sorriso cordiale e gentile. Si voltò verso Eiren e quasi trasalì: c'era così tanto di Qui-Gon in lei, in quel momento, che il suo equilibrio vacillò. Nonostante ciò le indicò con un cenno il tavolo in fondo, le si avvicinò all'orecchio e le sussurrò: 

"Non temere, rimango nei paraggi."

Eiren annuì, si mosse nervosamente di scatto e sfiorò la barba di Obi-Wan con la guancia, tornando a rivolgersi al ragazzo. 

Afferrò il bicchiere di Choholl e diede un sorso con aria disgustata: 

Che schifo, borbottò tra sé. 

"Ascolta", disse la ragazza al barista stringendo le spalle e poggiando i gomiti sul bancone, "non ho molto tempo, perciò dovremo essere veloci. Cosa bazzica da queste parti? Intendo dire.. Hai notato qualche movimento strano, ultimamente?"

Il giovane batté le palpebre più volte: 

"Sei un Jedi.."

"Non ho detto che ci saremmo presentati."

"Ma.."

"Io faccio le domande, tu rispondi. Ricordi?"

"D-d'accordo."

"Fantastico. Allora, hai notato movimenti strani, ultimamente?"

Il ragazzo fece una pausa ed Eiren notò che evitava di guardare alla sua destra: 

"Non ne sono sicuro", disse lentamente, "ma a sere alterne qualcuno viene qui."

"Di chi si tratta?"

Il barista scosse la testa: 

"Non so dirtelo. Indossa sempre una tunica nera, un cappuccio come il tuo, tirato sempre su."

"Riesci a ricordare qualche dettaglio?"

Il ragazzo ci pensò su un istante, poi rispose con decisione:

"Sì, una cicatrice. Attraversa il naso in orizzontale. È rossastra, secca. È strana perché sembra vecchia, ma ha l'aria di essere ancora sanguinante."

Il cuore di Eiren perse improvvisamente un battito. 

Una cicatrice 

Attraversa il naso in orizzontale

"L'ho solo intravista", aggiunse il giovane, "potrei aver.."

"Quando è stato qui l'ultima volta?" Chiese velocemente Eiren. 

"D-Due giorni fa."

"Quindi sarà di nuovo qui stasera?"

"Di solito.. Di solito fa così."

"Cosa viene a fare?"

"Niente. Entra, arriva in fondo alla sala, a volte sussurra qualcosa, sembra che parli con qualcuno, poi esce. Mi sono accorto della sua presenza perché non consuma mai niente. Il locale è sempre pieno di gente e forse ha pensato che non mi sarei accorto di lui."

"A che ora si presenta qui?"

"Molto tardi. Direi passata la mezzanotte."

Eiren fece una pausa, si voltò cercando Obi-Wan che, come scoprì guardandolo, non aveva mai distolto lo sguardo da lei. Improvvisamente si sentì quasi felice di averlo lì, soprattutto perché aveva immediatamente bisogno di confrontarsi con lui. 

Eiren tirò fuori dalla tasca una decina di monete: 

"Tieni", gli disse, "il drink è orrendo, ma tu mi sei stato utile."

Il ragazzo guardò le monete: 

"Settanta Crediti della Repubblica? Sei sicura?"

Eiren alzò le spalle: 

"Sì, perché?"

"Beh, sono.. Tanti soldi, per un'informazione."

Eiren fece correre gli occhi da destra a sinistra e fece un sorrisino idiota: 

"Mi farai un cocktail migliore quando tornerò da queste parti."

"Ehi!" le urlò dietro il ragazzo mentre lei si allontanava, "possiamo uscire, qualche volta?"

Obi-Wan roteò gli occhi e si alzò dal tavolo mentre Eiren si voltava di scatto verso di lui: 

"Non credo sia una buona idea", rispose la ragazza ridacchiando, "ma.. Grazie!"

L'attimo dopo afferrò nel semibuio il braccio di Obi-Wan e scese le scale verso un'altra stanza del locale, trascinandolo con sé.

"Si può sapere che razza di robaccia bevi?" lo rimproverò la ragazza. 

Obi-Wan Kenobi alzò un sopracciglio: 

"Non so spiegarti quanto mi deluda il fatto che tu non apprezzi il Choholl."

"Farò finta di non aver sentito."

"Anch'io."

"Obi-Wan", sospirò Eiren col cuore che batteva all'impazzata, "abbiamo un problema."

"Certo che abbiamo un problema, o non saremmo.."

"Una lunga cicatrice che gli attraversa il naso", lo interruppe Eiren sottovoce, "sembra secca, ma sanguina ancora. Ti ricorda nessuno?"

Obi-Wan aggrottò lentamente le sopracciglia: 

"Cosa..?"

Eiren annuì lentamente e Obi-Wan rispose a fior di labbra:

"Non può essere.."

"Invece sì", replicò Eiren tirando fuori dalla tasca un pezzo di carta, "prima di partire ho cercato informazioni su questa missione, come già sai il Maestro Yoda ha detto più volte che altri l'hanno condotta prima di me."

"Sì, ma sono tutti.."

"Morti, è quello che ha detto Yoda, sì. Ma non tutti."

Eiren gli mostrò il foglio che teneva in mano e che riportava i nomi delle squadre di Jedi inviati a portare a termine la missione.

"Tra gli ultimi Jedi ad aver partecipato a questa missione c'era anche Sacha Kalon", disse Eiren, "qui risulta essere ancora disperso."

"Aspetta, dove l'hai preso, questo?" le chiese Obi-Wan guardando il foglio di sottecchi.

Eiren si accigliò: 

"Pensa agli affari tuoi."

"Eiren.."

La ragazza roteò gli occhi e sospirò: 

"La stanza di Windu", rispose, "non potevo mica portarmi dietro tutto il file dell'archivio."

"Questo non è da Jedi, lo sai?"

"Non se rimarrà tra noi."

"Eiren, non si rubano informazioni da.."

"E dove saremmo se non l'avessi fatto?" ribatté Eiren, "sono morti dieci Jedi prima di noi due, in questa missione. Non ho intenzione di lasciarci le penne anch'io."

Obi-Wan sospirò, si fece pensieroso, poi alzò gli occhi verso Eiren: 

"Gli archivi del Tempio non sono stati aggiornati per via dell'invasione di Naboo", disse, "è per questo che il dato su Sacha Kalon non è mai stato ricalcolato."

"Sacha ha fatto ritorno al Tempio dopo quattordici mesi", aggiunse Eiren, "ed è tornato con quella cicatrice in faccia."

Obi-Wan annuì: 

"Windu lo interrogò a lungo", disse, "trovava così strano che fosse sopravvissuto soltanto lui nella squadra di Jedi mandata in missione. E che fosse tornato a distanza di così tanto tempo."

".. Ma lui raccontò di un rapimento e di una lunga prigionia", continuò Eiren, "e la cicatrice sul viso avallò la sua teoria agli occhi del Consiglio. Venne reintegrato. Windu non se l'è bevuta, chiaro. I migliori medici del Tempio tentarono di guarirlo, ma ad oggi la cicatrice di Sacha Kalon continua a sanguinare nonostante siano passati quasi due anni. Nessuno ha ancora capito come se la sia procurata, come possa non provocargli dolore e, soprattutto, come possa essere ancora vivo dopo quella perdita costante di sangue."

Obi-Wan guardò Eiren terrorizzato: 

"Dobbiamo tornare immediatamente al Tempio", disse. 

"No", lo riprese Eiren, "è esattamente ciò che vuole che facciamo."

"Non possiamo restare qui. Yoda e Windu non sono informati."

"Ieri sera siamo stati attaccati, Obi-Wan. Qualunque cosa stia pianificando Sacha Kalon, non è da solo. E soprattutto, sa che tu ed io siamo qui. Se anche volessimo tornare al Tempio, non ci farebbe mai lasciare Reevel."

Obi-Wan guardò nel vuoto per un attimo: 

"L'assegnazione della missione.. Sacha Kalon era lì, quando ti hanno affidato la missione che aveva svolto anche lui."

Eiren annuì debolmente e Obi-Wan sospirò poggiando la schiena contro il muro. 

"Non posso crederci", mormorò il Maestro restituendo il foglio a Eiren. La ragazza lanciò un'occhiata all'ingresso del locale per monitorare chiunque entrasse, poi assottigliò le labbra e disse: 

"Obi-Wan."

Il Maestro si voltò verso di lei aspettando la sua domanda. 

"Credi che Sacha sia.. Passato al Lato Oscuro?"

Obi-Wan esitò, poi rispose: 

"Non possiamo darlo per scontato. Ma è quello che dobbiamo scoprire."

"Il ragazzo al bancone mi ha detto che viene qui a sere alterne", disse Eiren, "non fa niente di particolare, entra, va in fondo alla sala, bisbiglia qualcosa, poi esce senza consumare. Molto probabilmente lo scambiano per un ubriaco, quindi nessuno ha mai fatto caso a lui. È stato qui due sere fa."

Obi-Wan trasalì:

"Perciò sarà di nuovo qui stanotte.."

Eiren annuì con energia: 

"È l'unico modo che abbiamo per scoprire qualcosa. La missione è cambiata, Obi-Wan: la Federazione dei Mercanti in subbuglio era un pretesto. Il punto non è il Senato, non è mai stato il Senato. Era solo un'esca per il Tempio Jedi. È per questo che sono morti tutti quei Cavalieri. Se Sacha Kalon sta mirando a qualcosa, è a disgregare il Consiglio. E quando ha capito che io sarei stata investita di questa missione, ha capito anche che tu e io saremmo state le esche perfette."

Obi-Wan chinò la testa e sospirò, poi guardò Eiren e le sorrise:

"Sapevo che non avresti avuto bisogno del mio aiuto."

 

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Capitolo 6
*** Futuri incerti, passati irremovibili. ***


Eiren batté velocemente le palpebre più volte, sentì il viso avvampare e fece per rispondere, quando qualcosa attirò la loro attenzione. Avvertirono una strana flessione nella Forza, poi qualcuno - o qualcosa - fece il suo ingresso nel locale. 

Nessuno sembrò badarvi. Era esattamente come il ragazzo al bancone lo aveva descritto. 

Camminava così lentamente da sembrare che scivolasse sul pavimento, indossava una lunga tunica nera. Il locale sembrava vivere una dimensione totalmente parallela a quella, pareva che gli unici due a vederlo, in quel momento e al centro della taverna, fossero Eiren Jinn e Obi-Wan Kenobi. 

La ragazza trattenne il fiato, Obi-Wan la tirò più vicino a sé per nasconderla il più possibile dalla visuale di Sacha Kalon. La flessione nella Forza si faceva sempre più cupa e oscura, pesava come la pressione sott'acqua. 

Il silenzio tenne le briglie dei fiati sospesi di Obi-Wan ed Eiren finché, di scatto, Sacha Kalon non si voltò nella loro direzione. 

Le iridi gialle del Sith illuminarono a vista la stanza, le sue palpebre restavano immobili. La lunga e sanguinante cicatrice era più riconoscibile e spaventosa che mai e i due Jedi trasalirono. 

"Corri!" urlò Obi-Wan Kenobi spingendo Eiren fuori dal locale. La ragazza e il Maestro sfondarono le vetrate del locale cominciando a correre a perdifiato mentre Sacha Kalon mosse rapidamente le mani dietro le sue spalle, uccidendo i presenti e il giovane barista dietro al bancone. 

Eiren e Obi-Wan presero a correre a perdifiato in mezzo al traffico, con la mano che tremava la giovane Jedi afferrò l'elsa dorata della propria spada laser accendendola con un colpo secco; la luce blu elettrico brillò nella confusione della fuga e presto vi si accostò anche la lama di Kenobi, dello stesso colore. 

Dietro di loro, Sacha Kalon proseguì con apparente tranquillità. Soltanto avanzando di qualche passo ribaltava i mezzi spaziali e sbalzava la gente di passaggio, ad ogni suo movimento sui palazzi e sull'asfalto fiorivano decine di crepe. 

Eiren si assicurò che Obi-Wan fosse ancora accanto a lei e stesse correndo al suo stesso ritmo. Dopo qualche minuto di corsa sfrenata, però, si bloccò lì dov'era. 

No. 

Obi-Wan ci mise qualche istante ad accorgersi che Eiren aveva interrotto la corsa ed era rimasta indietro, inchiodata al terreno, con la spada sguainata e lo sguardo rivolto verso Sacha Kalon, ma quando se ne accorse fu già troppo tardi. 

Il Maestro si arrestò immediatamente, si voltò col cuore in gola: a metri e metri di distanza da lui, Eiren Jinn era immobile davanti a Sacha Kalon che avanzava più lentamente, sempre più lentamente. 

Il cuore di Obi-Wan implose dentro al suo petto:

"Eiren!"

Ma la ragazza non rispose. Strinse forte l'elsa pesante e dorata della spada e cominciò. 

Conosceva la tecnica. L'aveva praticamente inventata. Si allenava da anni con quel metodo, e non aveva mai fallito. 

Fissò la cicatrice di Sacha Kalon intensamente, senza mai flettere le ciglia, soppesandolo in religioso silenzio. Tutt'intorno il mondo divenne ovattato, i suoi movimenti futili e goffi, niente contava al mondo se non il passo lento e cadenzato di Sacha Kalon. 

Improvvisamente fu buio, nonostante gli occhi aperti di Eiren. La ragazza era nella mente del Sith, ma.. 

"Eiren!"

Qualcosa non funzionava. Qualcosa non stava andando come al solito. 

Un denso rivolo di sangue rosso scuro scivolò dalla narice sinistra di Eiren solleticandole la pelle tra il naso e il labbro superiore. Il sangue scorse tanto velocemente da tagliare in due le sue labbra e il suo mento, eppure quel buio permaneva. 

Era nella mente di Sacha Kalon, è vero.. 

Ma nella mente di Sacha Kalon non c'era niente.

La ragazza sgranò gli occhi, presa in contropiede. 

Come.. Com'è possibile?! si chiese in preda al panico, io non.. Non riesco a manipolare la sua mente! 

La ragazza respirò a fatica e uscì rapidamente dalla mente del Sith, sentendosi come risucchiata da una voragine tenebrosa che sembrava averle aspirato via ogni forma di entusiasmo e che sembrava averle fatto provare, in una frazione di secondo, tutte le emozioni del mondo. Passione, rabbia, violenza, vendetta, impeto: il corpo e la mente di Eiren, avvezzi a un equilibrio totale, vennero scossi come rami secchi al vento da quelle pulsioni così oscure. Prese un respiro profondo, fece appena in tempo a restituire un perimetro a tutto ciò che la circondava che l'enorme cicatrice di Sacha Kalon le comparve ad un centimetro dal viso. 

Eiren trasalì, i suoi occhi si spalancarono. Non era mai stata più in pericolo di così. Quasi si chiese se ne sarebbe mai uscita viva. 

"Eiren!"

Ma qualcosa tratteneva la ragazza a terra. E non era il potere del Sith né la paura, ma solo l'incapacità assoluta di trovare una spiegazione.

Fu allora che le labbra sottili come stringhe di Sacha Kalon si accucciarono in un sorriso malvagio:

"Nella mia mente", sibilò tendendo la mano davanti alla ragazza, "c'è tutto.. E non c'è niente."

Eiren prese un lungo respiro, paralizzata dalla paura. Sentì il proprio corpo sollevarsi da terra, poi tutto durò una manciata di secondi. 

Il clangore energetico della lama laser, l'inconfondibile calore che emanava, il colore blu lampante. 

Obi-Wan Kenobi era intervenuto con prontezza e coraggio, con forza e disperazione. Il Sith scattò lo sguardo verso di lui e increspò il naso tumefatto in un'espressione carica di odio: 

"Kenobi."

Il sibilo di Sacha Kalon raggiunse le orecchie di Obi-Wan che portò in avanti la mano sinistra sguainando la spada nella destra. Eiren, intanto, vorticava a mezz'aria senza riuscire a poggiare i piedi a terra. Con un gesto rapido delle dita, Obi-Wan la fece scattare al suolo ma immediatamente Sacha Kalon la riportò a due dita da terra. Kenobi sussultò: Kalon era estremamente potente nella Forza e la maneggiava con grande maestria e facilità. Eiren sentì la gola stringerlesi, tra Kalon e Obi-Wan proseguiva la sfida a chi riusciva a tenere la ragazza più salda dal proprio lato: le mani di entrambi fiorivano di tendini tesi e tremanti finché Eiren non strinse gli occhi: 

Basta così. 

Puntò una mano a terra spingendo il proprio corpo a toccare il suolo, Sacha Kalon scattò lo sguardo irritato e sorpreso verso di lei. I piedi di Eiren impattarono troppo velocemente a terra, la ragazza avvertì una scossa elettrica fulminarle la spina dorsale attraverso un dolore insopportabile. Si riebbe, scosse la testa, tutto durò soltanto una manciata di secondi. 

Eiren tese la mano verso l'elsa dorata della propria spada, l'accese, la lama blu fuoriuscì con violenza e impazienza. La ragazza fece roteare la spada velocemente, un lampo blu raggiunse Kalon mancandolo per un soffio sul petto. 

Eiren asciugò via il sangue dal naso e Sacha Kalon ridacchiò: 

"Un sorprendente potere", biascicò ammirato, "un meraviglioso, sorprendente potere."

Eiren e Obi-Wan gli puntarono contro le spade senza perderlo di vista un istante. In quello stesso momento, Obi-Wan sussurrò a Eiren: 

"Contatta il Maestro Windu. L'Ordine ha qualcosa di cui discutere con Sacha."

Eiren annuì e tirò fuori dalla tasca, molto lentamente, l'oggetto per proiettare l'ologramma. Si mise in contatto con Windu che le rispose quasi immediatamente: 

"Che succede, Eiren?" domandò la voce autoritaria verso cui la ragazza provava ancora un forte timore reverenziale. 

"Sacha Kalon, Maestro", rispose velocemente Eiren senza distogliere lo sguardo dal Sith, "lo abbiamo trovato. E ha molto da dire al Consiglio."

Ma la reazione di Mace Windu non fu quella che Eiren si aspettava. 

Il Maestro aggrottò la fronte e fece silenzio, Obi-Wan si voltò verso di lui con aria accigliata.

Cosa c'è che non va? si chiese.

Windu, nella sala del Consiglio, si voltò leggermente sulla sinistra, poi tornò da Eiren con un'espressione confusa e di rimprovero insieme: 

"Allora dovrai darmi delle spiegazioni, Eiren", disse, "perché Sacha Kalon è proprio qui con me, in questo momento."

Il sangue si ghiacciò dentro le vene di Eiren e in quelle di Obi-Wan Kenobi, che si voltò lentamente prima verso l'ologramma e poi verso Eiren che, atterrita, spostò lo sguardo su Sacha Kalon. 

Il Sith sorrise, il sangue vivo della cicatrice brillò sul suo voltò oscuro come mai aveva fatto, dopodiché, sotto gli occhi di Eiren e Obi-Wan, scomparve. 

Eiren aveva le labbra schiuse in un'espressione confusa, mentre dall'altro lato Windu attendeva le sue risposte. 

"Eiren? Obi-Wan? Non riesco a sentirvi."

La ragazza si riebbe, scosse la testa, strinse gli occhi: Obi-Wan aveva ragione. Tornare al Tempio, in quel momento, era l'unica cosa da fare. 

Fu lì per dire qualcosa, ma Obi-Wan la precedette. 

"Maestro", disse Kenobi in tono teso, "dovete assolutamente abbandonare il Tempio."

"Di che stai parlando, Obi-Wan?" rispose Windu. 

"Sacha Kalon", intervenne Eiren, "Sacha Kalon.. Lui era qui. Proprio davanti a noi. E.. E contemporaneamente.. Lì con te."

Windu si prese una pausa, guardando Sacha Kalon con la coda dell'occhio dietro di sé di alcuni metri. 

"Eiren, siete certi di quello che avete visto?" domandò a fior di labbra. 

"Sì, Maestro", soffiò Eiren, "siete tutti in pericolo, ve ne prego, mettetevi in salvo. Ho provato a manipolare la sua mente, e non ha funzionato."

Windu si prese un istante, poi chiese: 

"Cosa?.."

"Una mente potentissima, piena e al contempo.. Così incredibilmente vuota. Non riesco a spiegarmelo. Tutto quello che c'era nella sua mente erano pensieri contorti, malvagità, emozioni, pulsioni elevate all'ennesima potenza. Quel che è certo, Maestro, è che qualcosa non va. Sacha Kalon è passato al Lato Oscuro."

Quelle parole accesero i sensi di Mace Windu che cercava tracce di menzogna sul viso della sua Padawan per convincersi che non fosse vero, ma non ne trovò. Dietro i grandi occhi azzurri di Eiren c'era tensione vera, preoccupazione tangibile. E di certo concreta. Non aveva mai messo in dubbio l'attendibilità o l'onestà della sua allieva, men che meno il suo coraggio; negare a se stesso che le parole di Eiren avessero un fondamento gli serviva soltanto per tentare, invano, di esorcizzare il terrore che la sua allieva fosse in pericolo di vita. 

"Passeremo al contrattacco", disse Windu con durezza, "voi rimanete dove siete."

"Maestro, per favore", lo invitò Obi-Wan mantenendo a stento la calma, "dobbiamo rientrare al Tempio e contribuire alla sua protezione."

"Non se ne parla neanche", ribatté Windu, "se c'è qualcuno che può mettersi in salvo, quelli siete voi. Non saremo così stupidi da farvi rientrare al Tempio, se quest'ultimo corre un grave pericolo."

Eiren interpretò male il discorso del suo Maestro, lo fraintese. Secondo il suo cuore abituato a ricevere pessime risposte dal suo Maestro, Windu voleva tenerla fuori perché non la riteneva in grado di fronteggiare la situazione senza che questa le sfuggisse di mano. Era già successo, per tanti di quegli anni di fila che sarebbe suonato strano il contrario. Strinse le labbra e non replicò, sebbene Windu si aspettasse invece qualcosa da lei. Interruppe la comunicazione proprio nel momento in cui Windu e Obi-Wan furono sul punto di dire qualcosa e a Kenobi non sfuggì. 

"Perché hai bloccato l'ologramma?" le chiese, conoscendo già la risposta. La ragazza si ficcò in tasca il piccolo proiettore e si allontanò da Obi-Wan a passi svelti. Kenobi sospirò, le corse dietro, sollevò il proprio cappuccio e poi, con cura, quello di Eiren sulla sua testa. 

"Non preoccuparti di rendermi meno riconoscibile, Obi-Wan", disse mesta la ragazza, "che io sia presente in questo Universo o meno, nessuno si accorgerebbe della differenza. L'hai visto tu stesso."

Obi-Wan l'afferrò per le spalle e la guardò dritto negli occhi: 

"Windu sta cercando di proteggerti", mormorò, "non è giusto che tu vanifichi i suoi sforzi."

"Perché invece non ti chiedi se tutta questa protezione ne valga la pena, Obi-Wan?" tuonò la ragazza, visibilmente ferita e nervosa, "perché non ti chiedi se sia necessaria o se non nasconda qualcos'altro?"

"Ma di che accidenti stai parlando?"

"Windu non mi vuole al Tempio. Ha paura che la manipolazione mentale mi sfugga di mano."

"Eiren.."

"No, tu non sai niente!" sbraitò la ragazza mentre cominciava a venir giù pioggia fresca, "il tuo Maestro era diverso! Lo zio Qui-Gon ti supportava, ti affiancava, eravate come padre e figlio. Parli come uno che è cresciuto cullato nella Forza, ma sei stato solo fortunato. I Maestri non sono tutti uguali, Obi-Wan!"

Obi-Wan tacque, lasciandola sfogare. Era chiaro che Eiren avesse trattenuto dentro di sé troppo a lungo la frustrazione e l'insoddisfazione per un rapporto che non era mai stato come lei l'avrebbe voluto, come avrebbe avuto bisogno che fosse stato. 

Obi-Wan guardò con dolcezza al tentativo di Eiren di confondere le proprie lacrime nella pioggia che grondava e, ciononostante, non riusciva a essere meno bella. 

Kenobi si sentì scuotere da una sensazione di protezione che tuttavia non era soltanto protezione, trattenne la tentazione elastica di stringerla a sé e di affondare gli occhi chiusi tra i suoi capelli anche solo per un attimo, contro la confusione e la paura degli ultimi giorni. Era riuscito a nascondere al resto del mondo quanto Eiren lo coinvolgesse e quanto si sentisse dolcemente scomodo accanto a lei, sin da quando erano poco più che adolescenti, ma per fortuna le missioni erano riuscite a tenerlo lontano da lei quel tanto che bastava a sopire quella sensazione.. Finché il Consiglio non li aveva affiancati l'uno all'altra in quella missione.

Si limitò a guardarla e i suoi occhi provocarono un battito in più nel petto di Eiren, che sentiva il sangue fluire a una strana velocità. 

Obi-Wan Kenobi le faceva quell'effetto da sempre. Era contro i dettami dei Jedi? Sì. Lo aveva mai confessato a qualcuno? Decisamente no. Ma lo aveva custodito dentro se stessa, accumulando talmente tanto di quel sentimento che assomigliava all'amore da rischiare di non riuscire più a trattenerlo davanti a lui: andare in missione insieme a Kenobi aveva realizzato una delle sue paure più grandi, non soltanto perché l'affiancamento di un Jedi tanto esperto l'avrebbe fatta passare per incapace con i suoi coetanei, ma anche perché l'estraneità di quel sentimento e la spinta incontrollabile che la guidava verso il corpo di Obi-Wan stavano diventando parte integrante dei suoi problemi. 

Obi-Wan Kenobi fece un altro passo verso di lei, come lo si fa davanti a un cucciolo spaventato e aggressivo. Gocce di pioggia gli attraversarono il viso assottigliando i suoi capelli biondi e imperlando la sua barba, mantenne il contatto visivo con Eiren mentre le sussurrava: 

"So che i Maestri non sono tutti uguali. Ma Mace Windu non è il tipo di Maestro che tu vedi."

Una grossa lacrima, ben distinguibile dalla pioggia, scavò la guancia di Eiren: 

"Da bambina lo disarmai", mormorò, "era un qualcosa di straordinario per me, qualcosa che avrebbe meritato una parola di incoraggiamento, magari un abbraccio."

Fece uno strano sorriso, triste e consapevole allo stesso tempo: 

"Non arrivò nulla di tutto questo", aggiunse sollevando gli occhi al cielo, "e lì feci per la prima volta un atto di coscienza: a Windu non importava un accidenti di me. Gli ero stata affidata perché mi tenesse a bada, non gli importava di chi fossi o di cosa potessi aver bisogno. E arrivai alla conclusione che il suo atteggiamento avesse influenzato anche quello di tutti gli altri, che li avesse convinti del fatto che io non valessi abbastanza. I miei coetanei, quelli che potevano essere miei amici e non lo diventarono mai: lentamente mi resi conto che a nessuno importava di me, che ero diventata un Cavaliere Jedi senza contatti, senza riferimenti, senza il senso di coesione che il Tempio elargiva a chiunque altro. Al troppo potente si aggiunse il troppo attraente, e così il Tempio Jedi divenne quanto di più lontano dal concetto di casa ci fosse al mondo. Eppure lo era, era casa mia. Una casa in cui non ero autorizzata a muovermi se non quando mi fosse stato espressamente ordinato."

Obi-Wan sospirò, fissò l'asfalto per un istante, rialzò lo sguardo sotto lo scroscio della pioggia e le afferrò una mano. Eiren sobbalzò: la mano di Obi-Wan era calda e grande, conteneva completamente la sua. I loro sguardi si incrociarono: quello confuso, ferito e in tempesta di Eiren incontrò quello solido e calmo di Obi-Wan Kenobi. Eiren trattenne il fiato, il battito forsennato del proprio cuore le impediva di fare respiri profondi e la situazione peggiorò quando Obi-Wan rispose lentamente: 

"A me importa."

Eiren batté più volte le palpebre, schiuse le labbra come a dire qualcosa, ma Obi-Wan la precedette: non aveva intenzione di perdere il momento, non di nuovo. 

"Ti ho sempre osservata da lontano guardando con quanta umiltà e saggezza tu stessi crescendo nella Forza e non c'è sforzo che non farei per mostrarti quanto mi importi di te", aggiunse avvicinandosi a una distanza che cominciò ad assumere sfumature pericolose, "avrei voluto parlare più spesso con te, ma.. Certe cose, Eiren.. Non.."

Riavvolse il nastro nel silenzio interrotto solo dalla pioggia: 

"Quello che voglio dire è che ho un debito verso tuo zio, e avrei dovuto onorarlo anche avvicinandomi di più a te. Ma non ho potuto. Non come avrei voluto, comunque. Qualcosa mi trascinava verso di te e io non l'assecondavo."

Eiren aggrottò le sopracciglia, provò timidamente a muovere la mano in quella di Obi-Wan, così lentamente da sembrare il disinnesco di una bomba - e non lo era, forse?, con la paura che Kenobi la tirasse via riassorbendo in sé quel momento perfetto, ma.. Non accadde. A labbra serrate, Eiren giocò lentamente con le dita di Obi-Wan incastrandole tra le proprie. Contro ogni aspettativa e spinto dalla timidezza di Eiren, Obi-Wan l'assecondò e le loro dita s'intrecciarono stringendosi, intervallate da rivoli d'acqua incessanti. 

Il viso di Obi-Wan era così vicino a quello di Eiren che alla ragazza sembrò di star percependo il suo respiro sulle labbra. 

"Non.. Non è colpa tua", mormorò Eiren. 

"È anche colpa mia", ribatté Obi-Wan, "avresti avuto un'esistenza più serena se io.."

La voce di Eiren lo interruppe e accelerò:

"Ci sono cose di te che io.." mormorò con una lieve risata tra le labbra, "che io ho sempre pensato di dirti, ma.. Non riuscivo mai a farlo. Tu eri sempre così.. sempre migliore di com'eri il giorno prima, sempre più potente nella Forza, e io.. Io ti guardavo diventare un grande Jedi, da lontano, e.. E non hai mai dovuto fare niente, non serviva, bastava che tu.."

Calò il silenzio, senza accorgersene la ragazza aveva fatto un altro passo verso di lui, il sangue le batté sempre più nelle tempie man mano che la distanza tra le loro labbra si accorciava. Obi-Wan sollevò la mano sinistra e si avvicinò con delicatezza alla guancia bagnata di Eiren, su cui i capelli biondi rimanevano incollati. La mano destra non voleva saperne di lasciare le sue dita, quel momento gli sembrò talmente lontano dal Lato Oscuro della Forza che si chiese cosa potesse mai avere quel viso angelico di così vicino alla malvagità dei Sith.. 

Chiuse gli occhi, prese coraggio. 

Fu sul punto di sfiorarle le labbra quando una bomba esplose davanti a loro, distruggendo tutto ciò che rimaneva nei paraggi per chilometri. 




 

***

 

Coruscant, 

Diciannove anni prima. 

 

Un'atmosfera insolitamente bollente, per essere Coruscant. La periferia era sempre povera come la ricordava, ma il tempo aveva corroso alcuni dettagli e ne aveva aggiunti degli altri, rendendo difficile e doloroso il confuso passaggio di Qui-Gon Jinn in mezzo ai luoghi della sua infanzia. 

Infanzia, poi: ci voleva coraggio a definire infanzia quell'unico anno di vita trascorso tra le braccia della propria famiglia, eppure non c'era altra parola per descriverla. Risultato sensibile alla Forza, Qui-Gon venne portato al Tempio e crebbe,  come ogni Jedi, lontano dalla famiglia, allevato fin dal primo anno di vita dai Gran Maestri. 

Nulla seppe della sua famiglia di origine, se non che esisteva un certo Daar-Kon, suo fratello maggiore. Uomo dalla grande sensibilità e dall'ancor più acuta intelligenza, Daar-Kon non era sensibile alla Forza e soffrì molto il distacco dal fratello minore. 

Com'è ovvio, non ebbero mai rapporti. Ai Jedi era proibito avere dei legami, Qui-Gon sapeva dell'esistenza di un fratello sofferente profondamente segnato dalla sua assenza, da quel fratellino strappato via dalle braccia così prematuramente e dopo averlo tanto desiderato. 

Ma Daar era anche molto determinato, e al contrario di Qui-Gon che, sebbene lo desiderasse, non lo cercò mai per non contravvenire alle leggi del Codice Jedi e per non rischiare che l'amore per suo fratello maggiore lo trascinasse nel Lato Oscuro, lo cercò in lungo e in largo osservando la vita del fratello da lontano. 

Un Jedi, quindi. Daar-Kon non si rassegnò mai all'idea che quel dannato Ordine avesse alterato in quel modo così radicale la vita della loro famiglia. 

Tanti anni e diversi vuoti interiori dopo, Daar-Kon si sposò. L'odio e il risentimento verso i Jedi non cessò mai, ma diminuì considerevolmente quando Dajna, sua moglie, diede alla luce la loro primogenita, Eiren-Kal Jinn. 

La piccola era incredibilmente bella: il suo viso di porcellana rosea incastonava armoniosamente due grandi occhi blu come il mare, incorniciati da lunghissime ciglia nere. Le labbra erano minuscole e carnose, semichiuse nel respiro lento tipico dei neonati e che lasciava intravedere le gengive rosate. Cortissimi filamenti d'oro spuntavano sulla sua piccola testa, arricciandosi lungo le tempie e nei pressi delle minuscole orecchie, le manine erano già vivaci e scattanti e la sua voce decisa e acuta. 

Il parto, però, fu difficile, e Dajna morì dopo aver visto la piccola per la prima e l'ultima volta. Daar-Kon fu travolto da un'insolita, irriconoscibile paura: l'uomo cambiò, il suo viso si stravolse in un'espressione di perenne terrore. I suoi occhi si cerchiarono di grosse occhiaie violacee, il suo corpo smagriva di giorno in giorno e quando non era troppo impegnato a chiedere ai vicini di casa erbe mediche per tentare di riportare in vita sua moglie, stringeva morbosamente a sé la piccola Eiren, alla quale forniva le cure più assidue e costose. 

L'amore per la piccola e il lutto per la moglie lo travolsero e si mescolarono alla vena pulsante della follia. Daar non dormiva, non mangiava, le sue costole si contavano attraverso la tunica lercia che indossava e da cui non riusciva a separarsi, poiché era quella con la quale aveva dormito accanto a Dajna nella notte in cui lei lo lasciò ed Eiren venne alla luce. 

Si convinse che la bambina fosse sensibile alla Forza come suo fratello Qui-Gon, e che quel potere avesse ucciso sua madre. Si persuase, con terrore, che i Jedi avrebbero portato via anche sua figlia, destinandolo a un'esistenza misera e di solitudine in cui i giorni di piombo non iniziano e non finiscono mai. Il pensiero del distacco consumò quel pover'uomo, esausto dalle miriadi di voci che gli si accavallavano in testa e perennemente in tensione ogni volta che sentiva rumori alla porta, credendo che fossero i Jedi pronti a portar via l'unica ragione rimasta della sua vita, sua figlia Eiren. 

Quando la mente ammalata di Daar fu ben oltre il limite tracciato dall'umano buon senso, l'uomo prese una decisione drastica: i Jedi non avrebbero mai messo le mani su sua figlia. Non gliel'avrebbero portata via come il suo fratellino.

Le erbe mediche accatastate sul tavolo della cucina rinsecchirono facilmente e, con un senso di pace definitiva, Daar diede loro fuoco e attese di buon grado la morte, stringendo la piccola Eiren tra le braccia. 

I vicini di casa chiamarono aiuto. La voce dell'incendio in casa di Daar-Kon Jinn si sparse giungendo serpentina fino al Tempio Jedi, dove il Maestro Yoda chiuse gli occhi addolorato stringendo tra le piccole dita il bastone nodoso. 

Ciò che accadere deve, lo farà.

Comprendendo immediatamente cosa fosse accaduto, raggiunse al più presto la dimora di Daar-Kon Jinn portando con sé Mace Windu e Qui-Gon, che aveva completato da pochi anni il suo addestramento e si preparava ad avere il suo primo Padawan. 

La devastazione che ritrovò nella casa in cui era nato colpì nel profondo il giovane Maestro, che si accovacciò per terra raccogliendo polvere e pezzi di vetro rimasti illesi. Scosse lentamente la testa: 

"Sono stato troppo lontano", mormorò. 

Yoda gli si avvicinò con lenta dolcezza e gli portò le tre dita della mano sulla spalla: 

"Lontano soltanto una parola è", commentò, "ma l'opportunità di rimediare avrai."

Qui-Gon non capì immediatamente cosa il Maestro Yoda intendesse, ma il pianto di un bambino scosse i suoi pensieri mandandoli in frantumi come fossero stati bicchieri di vetro. Si tirò lentamente in piedi proprio mentre il pianto del neonato si faceva più insistente e più vicino e solo allora vide il Maestro Yoda raccogliere delicatamente un fagottino minuscolo dalle braccia di Windu.

Una copertina bianca macchiata di fuliggine, non era null'altro. L'animo di Qui-Gon si colorò nuovamente: 

È impossibile, disse tra sé. 

Batté le palpebre più volte, guardando sorridere il Maestro Yoda: 

"Dal fuoco del disastro", disse lentamente, "qualcosa di meraviglioso sempre risorge."

La piccola Eiren-Kal Jinn smise di singhiozzare e fece un lungo sbadiglio. I suoi grandi occhi azzurri incontrarono quelli di uno sconvolto Qui-Gon, che portò dolcemente la bimba al petto mentre le mani di Yoda gliela porgevano con delicatezza. La bambina gorgogliò per qualche istante, afferrò il dito dello zio e lo strinse forte: un'ondata d'amore e di sollievo travolse Qui-Gon Jinn, incredulo di fronte a quanto stava vedendo. 

"Come.." balbettò, "come ha potuto mai salvarsi?.."

"La bambina è potente nella Forza", rispose Mace Windu in tono serio, guardandosi attorno in mezzo alle macerie della casa in fiamme, "si è salvata da sola."

Qui-Gon batté le palpebre due volte, tornò a guardare Eiren che sbadigliò a piene labbra e si addormentò. Era vero: la bambina era sensibile alla Forza. Qui-Gon la percepiva nitidamente in lei. Windu aveva ragione: era grazie alla Forza che era riuscita a salvarsi. 

"Come.. Come si chiama?" chiese Qui-Gon. 

"Eiren-Kal", rispose Windu, "ha circa sei mesi. È la figlia di Daar. Tua nipote."

Qualcosa si fermò dentro Qui-Gon che guardò immediatamente i Maestri con l'aria di chi aveva estremamente bisogno di aiuto. Windu e Yoda colsero immediatamente il suo allarme: 

"L'attaccamento proibito è dall'Ordine dei Jedi", gracchiò Yoda, "consapevoli siamo che non potrai tu occuparti di lei."

Qui-Gon scosse la testa guardando le lunghe ciglia di Eiren calate sugli occhi addormentati: 

"No", mormorò, "ma non posso commettere due volte lo stesso errore."

"Non lo commetterai", replicò Windu, "la bambina è sensibile alla Forza, pertanto crescerà al Tempio come ogni altro Padawan. Ti sarà concesso entrare in contatto con lei e vegliare sulla sua vita, ma non sarai il suo Maestro, né potrai interagire con lei in maniera continua. La bambina saprà che c'è un legame di parentela tra voi, ma non prima di aver compiuto i suoi dieci anni e sarà entrata nell'età in cui un Maestro possa prenderla come Padawan."

Qui-Gon annuì debolmente, ancora stordito: 

"Lei.. Saprà ogni cosa di tutto questo?"

"Necessario non sembra", avanzò Yoda a passi lenti verso di lui, "la sofferenza al Lato Oscuro, potrebbe condurla."

Il giovane Maestro annuì, lasciò che il vento attraversasse i suoi capelli, stringendo più forte al petto Eiren per non esporla all'aria bollente dell'incendio:

"Non soffrirà", chiese, "vero?"

"Faremo in modo che non accada", lo confortò Windu, "il Tempio si farà carico del suo addestramento e della sua protezione al meglio delle proprie possibilità."

L'idea che sua nipote crescesse nella Forza, sebbene lontana da lui, generò sentimenti ambivalenti in Qui-Gon Jinn: da un lato la certezza che Eiren-Kal sarebbe stata al sicuro, dall'altro la paura che in qualche modo, a causa della sua vicinanza, potesse venire a conoscenza del proprio passato. 

Lo espresse come poté ai Maestri: 

"La mia presenza al Tempio potrebbe metterla nelle condizioni di farmi delle domande."

"Quando lei verrà a conoscenza della tua identità, avrà già un Maestro e un addestramento molto duro da seguire", rispose Windu, "e tu un Padawan col quale partire in missione spesso. Molto spesso."

Qui-Gon capì:

"Devo stare lontano dal Tempio."

"Almeno finché Eiren non sarà formata e matura nella Forza. A quel punto saprà gestire la tua presenza come quella di un qualunque Maestro."

"Potrò controllare come sta?"

"Naturalmente", soggiunse Yoda col tono di chi voleva rassicurare un uomo senza più certezze, "nella tua discrezione confidiamo. Entrambi dal Lato Oscuro intendiamo proteggere: te quanto lei."

"Mio fratello è morto perché non è riuscito ad affrontare il distacco", commentò Qui-Gon, "non voglio che a lei capiti alttettanto."

"Costruire un legame che non sia pienamente tale", rifletté Windu, "ma che lo sia abbastanza da garantirle una crescita sana. Non abbiamo scelta, Qui-Gon. Eiren è destinata a diventare un Cavaliere Jedi."

Qui-Gon annuì, stavolta con decisione. Raddrizzò lentamente la schiena e allentò la presa su Eiren che - solo ora se ne rendeva conto - era più disperata che protettiva. 

I tre Maestri si scambiarono uno sguardo d'intesa, poi si avviarono sulla via per il Tempio mentre Qui-Gon Jinn si voltava per l'ultima volta verso la sua dimora d'infanzia di cui ormai non restavano che ricordi. 

Dedicò un pensiero amorevole al suo fragile fratello e gli promise, con tutto se stesso, che Eiren-Kal Jinn non avrebbe mai conosciuto la sofferenza.

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Capitolo 7
*** Soltanto due Jedi. ***


Saareteh. 


La testa gli rimbombava come mai prima d'ora. Era devastante, come se la bomba fosse esplosa esattamente a metà strada tra le sue tempie. Obi-Wan Kenobi venne destato dall'odore pregnante del fumo e dal rivolo caldo di sangue che gli bagno le labbra. Si rialzò con la vista doppia e appannata, barcollò intravedendo un disastro intorno a sé: polvere, suolo annerito, fiamme, disastri. Cercò di riavvolgere il nastro, cos'era accaduto? 

Una bomba, era esplosa una bomba proprio accanto a loro. 

Eiren. 

Fece un passo lento, poi un altro finché non recuperò completa praticità, poi urlò: 

"Eiren! Eiren!"

La sua voce risultava impastata, lontana perfino dalle sue stesse labbra. 

Barcollò fino a che non riuscì a reggersi al primo muro rimasto in piedi, lo utilizzò per darsi una scossa: riattivò lentamente i propri sensi, dall'olfatto che percepiva l'odore del fumo alla vista che recuperava fluidità. Respirò profondamente, ancora intontito dall'esplosione, poi dritto davanti a sé riuscì a scorgere la sagoma di Eiren. 

Era in piedi. Com'era possibile? Si era già rialzata. Come aveva potuto resistere a una tale esplosione?

Un ricordo lontano nel tempo riaffiorò alla sua mente: era il suo Maestro, Qui-Gon Jinn, che per la prima volta parlava di sua nipote Eiren a lui, che era ancora un Padawan. 

Si è salvata da sola, aveva ridacchiato senza guardare il suo allievo negli occhi, abbiamo trovato la casa ridotta in cenere, così come tutto ciò che la circondava. Di mio fratello.. Era rimasto poco più che il necessario per riconoscerlo. Ma lei.. Lei era sopravvissuta. Senza un graffio, una macchia di fuliggine. Era viva. Mi convinsi che, forse, Eiren aveva la capacità di resistere al fuoco, ma cambiai idea immediatamente. Era soltanto.. Una manifestazione della Forza in lei. La Forza.. In qualche assurdo modo, sembrava.. Proteggerla. 

Obi-Wan ritornò al presente, si avvicinò a Eiren e immediatamente capì che la ragazza era rigida come un blocco di marmo. I suoi occhi erano perduti chissà dove, fissi su un punto indefinito, le sue belle labbra dischiuse leggermente. 

"Eiren", mormorò Obi-Wan prendendole delicatamente le mani. La voce del Maestro vibrò nelle orecchie della ragazza che rispose senza guardarlo: 

"Sto bene", disse atona. 

"Sei ferita?" insistette Obi-Wan. Fu allora che Eiren distolse lo sguardo da quel punto sperduto nello spazio e lo piantò negli occhi azzurri di Obi-Wan. Il Maestro sfidò il Codice Jedi che gli premeva dietro il collo, allungò una mano sulla guancia di Eiren: 

"Se non parli con me", le disse, "io non posso aiutarti."

Eiren deglutì, sembrò improvvisamente una bambina indifesa. Tirò in dentro le labbra e mormorò guardando Obi-Wan negli occhi: 

"Lui è qui."

Obi-Wan sentì un peso premergli sul petto: 

"Parli di Sacha Kalon?"

Eiren annuì: 

"È qui. È ovunque, Obi-Wan."

Obi-Wan si guardò intorno con attenzione, ma non percepì alcuna flessione della Forza lì intorno. 

"Eiren, dobbiamo allontanarci", disse, "devo controllare che tu stia bene, che non abbia ferite alla testa, che.."

"Non lo troveremo", lo interruppe Eiren parlando fluidamente, "non so come abbia fatto, ma.. Ha creato delle copie di sé. Lui non è qui. Non fisicamente, almeno.. Ma non è neppure al Tempio. Lui è.. Immobile, da qualche parte, e.. E riesce a scomporsi."

Era la cosa più assurda e incredibile che Obi-Wan avesse mai sentito. Aggrottò le sopracciglia sperando di riuscire a proteggere Eiren e contemporaneamente a mantenere l'attenzione salda su quello che la ragazza stava dicendo: 

"Come fai a sentirlo?"

"Non lo so", ammise la ragazza, "non riuscivo a manipolare la sua mente, ma quando ho fatto il tentativo è stato come.. Come se fosse lui a essere entrato nella mia."

Obi-Wan trasalì: 

"Eiren, ne sei sicura?"

Eiren annuì lentamente, chiuse gli occhi, sembrò cercare qualcosa. Dopo qualche istante si riebbe completamente, inspirò come fosse appena riemersa dall'acqua del mare e disse:

"Lui sa dove siamo."




 

***


Scappare non serviva a niente. Era completamente inutile, se non controproducente. C'era bisogno di un piano, ma quale? 

Eiren sembrava avere pieno controllo sulla situazione, a tratti invece sembrava perderlo completamente. L'obiettivo di Obi-Wan era diventato quello di proteggerla, era prioritario: era chiaro che qualcosa non andava nella comunicazione tra Eiren e Sacha Kalon, sembrava quasi che il potere di Eiren le si fosse ritorto contro. Ma lei resisteva, Obi-Wan la vedeva resistere. 

Ogni tratto di strada sembrava pericoloso, vischioso, una bomba inesplosa. Dovunque guardassero, sembrava a entrambi di incrociare l'orrenda e sanguinolenta cicatrice di Sacha Kalon. Camminavano in silenzio per le strade di Saareteh tentando di dare meno nell'occhio possibile: sapevano entrambi che farsi riconoscere non era nei piani del giorno. 

Qualcuno, però, dal fondo di un mercato, prese a fissare insistentemente le loro figure. Eiren si arrestò immediatamente, si voltò verso Obi-Wan a cui dava le spalle. 

Obi-Wan Kenobi incrociò gli occhi azzurri di Eiren con i propri, il profumo dei suoi capelli investì il suo viso e rimase come paralizzato. Eiren sembrava stanca, ma la sua bellezza era ancora piena. Lo faceva sentire come a un passo dal cielo, e questo gli risvegliò una morsa allo stomaco. 

"Che succede?" le chiese stordito. 

"Qualcuno ci guarda", rispose Eiren sottovoce, "non sporgerti. Sei troppo riconoscibile."

Obi-Wan sospirò e roteò gli occhi:

"Non possiamo rimanere qui tutto il giorno", replicò, "devo tenerti al sicuro."

Eiren non ebbe il tempo di sciogliersi per quella frase, sentiva gli occhi di quel mercante ancora addosso: poteva essere un altro Sith. Una spia di Kalon, non ne aveva idea. Era troppo sconnessa per poter ragionare con lucidità, perciò assecondò l'istinto. 

"Dobbiamo depistarlo", disse Eiren a fior di labbra. 

"Hai qualche brillante idea a portata di mano?"

Eiren si prese un momento di pausa, poi socchiuse gli occhi con aria colpevole e disse:

"Promettimi che non urlerai."

Obi-Wan assottigliò le palpebre: 

"Cosa..?"

Ma non ebbe il tempo di aggiungere altro. Eiren chiuse gli occhi, azzerò le distanze, il cuore le batteva dentro le orecchie come un tamburo. Fu un attimo: le sue mani tiepide e affusolate si posarono sulle guance di Obi-Wan sfiorando la sua barba, Kenobi avvertì il respiro leggero di Eiren sopra il suo quando improvvisamente la ragazza lo baciò. 

Le labbra di Eiren si poggiarono delicatamente sulle sue, la ragazza sentì il sangue esploderle lungo tutto il corpo, un formicolio di emozione l'attraversò. Obi-Wan trasalì, spalancò gli occhi, ma il suo corpo si mosse da sé, senza che lui potesse alcunché. 

Dopo un istante di esitazione durante il quale Eiren mostrò tutta la sua insicurezza e la sua inesperienza, Obi-Wan si abbandonò a quel bacio e schiuse le labbra nelle sue. Chiuse gli occhi smettendo di contare le ore, i minuti e i secondi, tenne ferme le mani per un tempo ristretto, dopodiché le lasciò abbandonarsi sulla vita stretta di Eiren. La ragazza sussultò, tentò di sganciarsi ma Obi-Wan la inseguì, banciandola più a fondo. Non seppero neppure quanto quel momento stesse durando: era una strategia bellica? Serviva davvero a fuggire da Sacha Kalon? Non lo sapevano. Nessuno dei due se lo stava chiedendo. 

Fu Obi-Wan il primo a tirarsi indietro. Il Codice Jedi gli risalì in mente come un incubo, Eiren venne raggiunta da quel pensiero un attimo dopo. Obi-Wan abbandonò gentilmente la presa sui fianchi di Eiren e la ragazza fece scivolare via le mani dalle sue spalle larghe. Si guardarono negli occhi storditi e confusi, poi Eiren si voltò verso la direzione nella quale lo sconosciuto li stava puntando e notò che il pericolo era scampato: lo strano mercante era tranquillo e stava conversando amabilmente con alcuni clienti. 

La ragazza sospirò: il peggio era passato. O forse no? 

Si voltò verso Obi-Wan che si schiarì la voce e sollevò un sopracciglio, passando il pollice sul proprio labbro inferiore: 

"Ahm", borbottò, "direi che.."

"Era una vita che volevo farlo", lo interruppe Eiren con un sorriso isterico e la voce che vibrava, voltandogli immediatamente le spalle. 

"Eh?!" disse stridulo, Obi-Wan, "cosa..?"

"Muoviamoci", rispose Eiren velocizzando il passo, "ci serve tempo!"

Obi-Wan si soffermò un istante, uno soltanto, guardò Eiren correre e sentì un battito in più nel petto. 

Era sbagliato. Era completamente sbagliato. 

Eppure non riusciva a vederci assolutamente nulla di oscuro. 


***


Mentre attraversavano le strade di Saareteh Obi-Wan la osservava attentamente, sollevandole il cappuccio sulla testa tutte le volte che questo le scivolava di dosso. La ragazza alternava fasi di trance a fasi di estrema lucidità, e questo preoccupò Obi-Wan. 

"Si sta facendo buio", disse porgendole la mano, "se Sacha Kalon è davvero dappertutto, dubito che riusciremo a lasciare Reevel così facilmente. Dobbiamo trovare un nascondiglio efficace, almeno fino a quando non avremo un piano."

Eiren guardò stordita la mano di Obi-Wan e l'afferrò, lo fissò negli occhi per un attimo, poi voltò lo sguardo verso un locale dal quale provenivano musica alta e luci accese. 

"Vieni con me", gli disse con la voce stanca. 

"Dove?" chiese Obi-Wan seguendola a passi veloci. 

Eiren si grattò la fronte: 

"C'è un'altissima probabilità che Sacha Kalon sappia dove siamo", rispose, "dobbiamo nasconderci in un posto che possa confondere il collegamento che ha con noi. Un posto che abbia abbastanza interferenze esterne da rendergli difficile l'ingresso."

"L'ingresso a cosa, Eiren?"

La ragazza tirò in dentro le labbra: eccolo, ci erano arrivati. Era il bivio al quale non sarebbe mai voluta arrivare. 

Stava succedendo qualcosa nella sua mente, Eiren lo sapeva benissimo. Il problema era che Obi-Wan avrebbe rischiato di non comprendere, o forse di comprendere abbastanza bene da esporsi a un pericolo enorme al suo posto. Ed Eiren non lo avrebbe mai permesso. 

"Ti spiego più tardi", tagliò corto. Obi-Wan, visibilmente contrariato, sospirò concedendo del tempo a Eiren che probabilmente aveva percepito qualche strana movenza nella Forza, pur consapevole che il tempo stringeva. 

Intanto si erano avvicinati al locale tanto rumoroso che avevano avvistato. L'aria di Eiren sembrava sempre meno svagata e sempre più presente a se stessa, ma al contempo anche molto più tesa di prima. Obi-Wan tenne d'occhio il suo sguardo fulmineo, la ragazza gli afferrò un braccio e, eludendo facilmente la sorveglianza manipolando le loro menti, Eiren lo trascinò all'interno e Obi-Wan capì perché la giovane aveva scelto proprio quel posto. 

Un'esplosione di luci accecanti di ogni colore colpì i suoi occhi, e le sue orecchie furono invase da una musica assordante. 

I corpi in movimento lì dentro erano incalcolabili: c'erano tantissime persone, di diverse razze, che ballavano forsennatamente appiccicati l'uno all'altro. Obi-Wan chiuse un occhio e urlò a Eiren per farsi sentire al di sopra della musica: 

"Una discoteca? Era questa la tua idea di interferenze esterne?"

Eiren gli lanciò un sorriso con il quale Obi-Wan realizzò che era davvero presente a se stessa, e subito si pentì di quella domanda: probabilmente aveva ragione. Da quando erano entrati nella discoteca Eiren aveva gli occhi meno velati, sembrava più viva di com'era stata durante tutto il tragitto fino alla discoteca. 

"La Forza collega tutto", rispose Eiren Jinn a voce alta, "e questo significa che è molto influenzabile da quel tutto." 

Eiren afferrò la mano di Obi-Wan e lo trascinò al centro della pista, raggiunsero il bancone: 

"Due Choholl", disse Eiren alla barista portando le mani a coppa ai lati della bocca. La ragazza annuì e l'attimo dopo li servì. 

"È proprio necessario?" chiese Obi-Wan ad alta voce. 

Eiren sollevò il bicchiere: 

"Ti toccherà ubriacarti, Maestro Kenobi", rispose Eiren, "se la mia mente sarà confusa, Sacha Kalon non potrà entrarci."

Obi-Wan rimase di ghiaccio. 

"Cosa..?" chiese con un filo di voce, "Sacha Kalon.."

"Forza, Obi-Wan!" lo interruppe Eiren facendo cin col bicchiere di Kenobi, "alla mia prima, disastrosa missione!"

A Obi-Wan Kenobi non sfuggì la sfumatura di malinconia che Eiren aveva messo in quel brindisi. Di malavoglia sollevò il bicchiere e brindò, guardando Eiren mandarlo giù tutto d'un fiato. 

"Il Choholl non si beve così", l'ammonì, "va sorseggiato con calma."

Eiren era disgustata dal sapore del liquore, ancor più della prima volta in cui l'aveva assaggiato. Resistette dallo sputarlo sul bancone e si pulì le labbra con la manica della tunica, fece una faccia schifata che fece ridere Obi-Wan, poi ne ordinò altri due.

"Altro giro!"

"Non esagerare."

"Andiamo, Obi-Wan. Rilassati."

"Pensavo che odiassi il Choholl."

Eiren annuì:

"È così, infatti. Ma non posso farne a meno."

Obi-Wan comprese che la questione era seria: Eiren stava cercando di stordirsi. Kenobi mise insieme tutti i pezzi del suo discorso fino a quel momento, capì che aveva a che fare con il fatto che Kalon, a quanto pare, riusciva a localizzarli con facilità. Intuì che Eiren stesse cercando di confondere le acque al Sith rendendo meno lucida la sua mente, perciò l'afferrò per le spalle, le ravviò i capelli davanti agli occhi e disse seriamente, mentre il baccano della discoteca proseguiva alle sue spalle: 

"Eiren, devi dirmi cosa sta succedendo."

Lo sguardo di Eiren era lucido, ma stanco. Il Choholl non le faceva effetto: per come l'aveva mandato giù, avrebbe dovuto essere già ubriaca, ma non lo era. La ragazza arricciò il naso, si avvicinò al viso di Obi-Wan - l'intimità ritrovata dopo quel bacio mise a proprio agio entrambi - e lo guardò:

"Io non sono riuscita a entrare nella sua mente", sussurrò come a chiedergli aiuto, "ci ho provato più volte, ma non ci sono riuscita."

Obi-Wan scosse la testa e fermò la mano di Eiren che cercava di mandar giù il terzo Choholl. 

"Stai gestendo perfettamente la missione", le disse, "entrare nella mente di un Sith non è semplice, perfino per un potere grande come il tuo."

Eiren negò col capo e proseguì guardando la gente ballare in pista: 

"Non è questo il punto", rispose. 

"E allora qual è?"

Eiren lo guardò, gli sorrise dolcemente, poi contrastò la sua espressione confusa afferrandogli il braccio:

"Vieni!"

Obi-Wan la seguì senza capire, si ritrovarono al centro della pista dove Eiren cominciò a saltellare tutt'intorno. 

"Mi spieghi che sta succedendo?" commentò Obi-Wan portando le mani sui fianchi. 

Eiren scoppiò a ridere e si strinse le tempie con le dita, poi afferrò un braccio di Obi-Wan e fece una giravolta su se stessa: 

"Divertiti, Obi-Wan!" esclamò tenendogli le mani e cercando di farlo ballare, "adesso o mai più!"

"Non credo sia il momento adatto."

"Non lo sarà mai!"

"Il Codice non prevede questo tipo di attività, Eiren."

Eiren-Kal Jinn si avvicinò a Obi-Wan, fece una smorfia: 

"Ho seguito il Codice per tutta la mia vita", ribatté, "e tutto quello che ho capito è che non ti impedisce di essere felice."

Obi-Wan sospirò, incrociò le braccia al petto, poi la guardò: Eiren rise, si sciolse la treccia, alzò le mani al cielo e seguì la musica continuando a saltellare tutt'intorno. Kenobi si lasciò sfuggire una risata, porse le mani a Eiren e si fece coinvolgere, sebbene senza mai abbassare la guardia. 

Eiren-Kal Jinn si scatenava, ma Obi-Wan intuì che quello era il suo modo di tenere d'occhio la situazione. Forse, addirittura, era anche molto più presente di lui. Ammirato, Obi-Wan non riuscì a non soffermarsi su di lei. 

Una ragazza scampata alla morte a pochi mesi dalla nascita, così bella da sembrare pericolosa. Un Jedi potente ma umile, timido, riservato, che aveva ricevuto un'educazione rigida, forse troppo, un mancato allenamento alle emozioni. Aveva avuto un Maestro complesso, sempre in bilico tra Lato Chiaro e Lato Oscuro, per il quale abbandonarsi ai sentimenti era molto più difficile che per chiunque altro; una Padawan fortunata ad avere un parente nell'Ordine, ma altrettanto sfortunata a non poterne godere. 

Una ragazza dal potere più strutturato e importante mai visto al Tempio Jedi, gentile, intelligente, dallo sguardo acuto, cresciuta con pochi contatti e ancor meno amici, e quell'aspetto non era comunque riuscito a minare il suo cuore puro e la sua rettitudine. 

Sì: Obi-Wan aveva sempre provato qualcosa per Eiren Jinn. Sin dai suoi primi anni da Padawan, quando il suo sguardo ricadeva su di lei l'effetto non era il solito. Ed era reciproco, lo era sempre stato. 

La missione per la quale erano nati impediva loro da sempre di entrare in contatto, e loro stessi avevano sempre evitato di mettersi in situazioni scomode o di favorirle, ma.. 

Erano in trappola. Bloccati su un pianeta semisconosciuto e braccati a pelle da un Sith che si era rivelato anche una talpa dell'Ordine, dotato di un potere tale che neppure Eiren riusciva a scalfire. Si erano blindati dentro a una discoteca sperando di eludere il controllo di Sacha Kalon, ma non c'era nulla di scontato. C'era solo il rischio che da lì a poco sarebbero morti comunque, e che l'Ordine rimanesse scoperto da qualunque protezione: Obi-Wan realizzò immediatamente che, forse, stava trascorrendo le ultime ore della sua vita insieme a Eiren. 

Quando Eiren si accorse che Obi-Wan la guardava, si fermò lentamente. 

"Cosa c'è?" chiese con i capelli scompigliati lungo tutto il viso. 

Obi-Wan non rispose, si limitò a sorridere. Si avvicinò a lei mentre la musica si alzava ancora di più e le luci dorate e rosate illuminavano le leggere lentiggini di Eiren, la ragazza batté le palpebre più volte e porse le mani a Obi-Wan che gliele tendeva. 

Kenobi sollevò le braccia di Eiren, le fece fare due piroette, scoppiarono a ridere entrambi. Poi Obi-Wan portò le mani di Eiren sul proprio petto, si mossero lentamente al centro della pista, irriconoscibili, liberi soltanto in quel minimo spazio, forse troppo poco Jedi per la situazione, ma abbastanza uomini e donne da potersi guardare negli occhi senza timore. Mentre i corpi degli altri li spingevano e festeggiavano, Eiren e Obi-Wan si limitavano a studiarsi come non avevano mai fatto prima. Obi-Wan strinse leggermente le mani di Eiren e la ragazza fece un sorriso leggero. Obi-Wan Kenobi portò delicatamente le mani sulle sue guance e, come a chiedere il permesso, la baciò. 

Eiren sentì un'onda marina risalirle lo stomaco e fermarsi sullo sterno, la sentì premere forte sopra il suo cuore. Non aveva mai baciato un uomo. Qualche ora prima era riuscita a dissimulare, forse, ma lì, in quella discoteca dispersa nella periferia di Saareteh, non poteva più fuggire. Non poteva più mentire. 

Obi-Wan assecondò la sua inesperienza, la guidò con dolcezza. Passò una mano tra i suoi capelli dorati, premette con decisione le sue labbra contro quelle morbide di lei. Eiren si lasciò solleticare dalla sua barba ramata, si sciolse, si morse il labbro inferiore, strinse i fianchi di Obi-Wan come ad aggrapparglisi. L'inesperienza si scostò, Eiren prese un lungo respiro, affondò le labbra in quelle di Obi-Wan con slancio e passione. Obi-Wan la seguì, chiuse gli occhi, il Codice e il timore gli schiantarono lo stomaco, ma non si fermò. Lentamente sfiorò la lingua di Eiren con la propria, la ragazza mugolò, gli morse leggermente il labbro inferiore come a sfidarlo. Obi-Wan sentì qualcosa bruciargli nel petto, la baciò senza darle tregua, Eiren giocò alla pari. Gli sfuggiva e lo rincorreva, lo baciava e respirava dopo l'apnea. Lei sembrava volerlo come l'aria, lui le dava tutto ciò di cui aveva bisogno. A lei e a lei soltanto, perché era quello che segretamente aveva sempre sperato di fare. 

Strinse Eiren al petto e l'accompagnò spingendola fino al muro rossastro del locale. La musica non accennava a diminuire, Eiren cominciò a sentire una forte pressione al basso ventre, Obi-Wan tentò di trattenersi, di limitarsi, di non andare oltre. Quello strano equilibrio era gestibile: restavano immobili dove tutti ballavano, danzavano leggeri in quel limbo in cui nessuno avrebbe chiesto loro chi fossero e perché si stessero lasciando andare a tanto. C'era dell'egoismo così buono, Obi-Wan lo riconobbe: si stavano dando quello che volevano, a vicenda. Eiren non si stancava di concedersi, le mani di Obi-Wan la sfioravano con rispetto e decisione, la giusta distanza dal punto a partire dal quale non sarebbero più riusciti a tornare indietro. 

Obi-Wan adagiò Eiren con la schiena sul muro, la guardò, si assicurò che stesse bene. La ragazza respirava a fatica, i suoi occhi erano lucidi. Gli poggiò le mani sulle spalle e lo tirò a sé. Obi-Wan non si risparmiò: schiuse le labbra sulle sue chiudendo gli occhi, assaporando il suo respiro teso e coinvolto, la sentiva, la sentiva forte, non intendeva tirarsi indietro. Eiren fece scivolare le mani lungo il suo petto, si fermò quel tanto che bastava a sentire il suo cuore battere all'impazzata, poi le bloccò poco sopra i suoi fianchi. Obi-Wan fece una smorfia, qualcosa gli ruggiva forte nel petto. Eiren lo capì, replicò con un bacio dolce ai suoi così decisi e fermi, Obi-Wan si sciolse, sperò che quel momento durasse per l'eternità. 

"Fermati", gli disse Eiren tremando, "o dovrò lasciare l'Ordine stanotte stessa."

Obi-Wan sospirò, scosse la testa. Poggiò la fronte sulla sua, la baciò: 

"L'Ordine ha bisogno di te", disse, "e anche io."

Senza malinconia e senza desiderare null'altro, Obi-Wan si staccò da Eiren. La ragazza avvertì un vuoto disumano insidiarsi tra il suo corpo e quello di Kenobi, tentò di riavvicinarsi, ma Obi-Wan le sfiorò le guance con dolcezza:

"È stata la cosa più giusta della mia vita", sussurrò, "ma così come la tua esistenza al Tempio dipende da me, la mia dipende da te."

Si sorrisero a vicenda: avevano fatto pace con il Codice. Erano di nuovo dei Jedi. Non avevano mai smesso di esserlo. La missione era ancora una priorità, l'unica. 

Eiren scoppiò a ridere, si portò una mano alla bocca, poi entrambe sulla fronte: 

"Che accidenti è successo?"

Obi-Wan fece un sorriso e rispose: 

"Era una vita che volevo farlo."

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Capitolo 8
*** Quattro mesi prima. ***


Quattro mesi prima. 



 

"Devo proprio venire anch'io, Maestro? Non posso rimanere al Tempio?"

"No."

"Ho la febbre."

"Non è vero."

"Sono indietro con alcuni studi."

"Ah sì?"

"Beh.. Solo un pochino."

"Ti prenderai la strigliata per lo studio un'altra volta. Stasera verrai con me e il Maestro Yoda."

"Oh, ti prego. Lo sai che questa roba mi annoia."

"Questa roba, Eiren-Kal, è indetta soprattutto in onore di tuo zio. È un evento importante per l'Ordine dei Jedi, perciò verrai senza fare storie."

Eiren roteò gli occhi e sospirò:

"Già", borbottò affondando nella poltrona, "l'anniversario della liberazione di Naboo."

Mace Windu agganciò la spada alla cintura e invitò Eiren ad alzarsi con un cenno della testa, piantando le mani sui fianchi: 

"Forza, alzati. Siamo in ritardo."

"Senti, so come vanno queste cose", disse Eiren schizzando in piedi, "mi ci porti da quando avevo quattordici anni."

"Perché è giusto che sia così", replicò Windu facendosi seguire dalla Padawan, "quest'anno più che mai la tua presenza è fondamentale, in qualità di erede diretta di uno dei più significativi Cavalieri Jedi che hanno combattuto la battaglia di Naboo."

Eiren gli si parò davanti e fece un sorriso ruffiano:

"Quest'anno più che mai ho poca voglia di essere il fenomeno da baraccone della serata."

"Da chi hai preso questa esorbitante vena drammatica?"

"Mace, ti prego. Non ho voglia di parlare di mio zio con dei perfetti sconosciuti avidi e ruffiani. I Mercanti sono degli avvoltoi. E di sicuro non gli importava un fico secco dello zio Qui-Gon."

Windu sospirò aprendo le porte con l'ausilio della Forza: 

"Sei stata appena nominata Cavaliere Jedi", commentò Windu atono, "il tuo comportamento deve adeguarsi alle norme del Codice."

Eiren gli saltellò intorno con le braccia dietro la schiena: 

"E cosa dice il Codice riguardo alla noia che si prova agli eventi pubblici?"

Windu sorrise divertito, Eiren accolse quella rarità come il più prezioso dei tesori, poi il suo Maestro rispose:

"Assolutamente niente."

La cerimonia per la memoria della Battaglia di Naboo ebbe luogo un paio d'ore più tardi, al Palazzo della regina Padmé. Eiren conosceva la routine: da qualche anno, quando Qui-Gon era morto per mano di Darth Maul e lei ne aveva tredici, presenziava a quella che, molto sinceramente, definiva la pagliacciata dell'anno. Era fortemente convinta che fosse tutta una messinscena per tenere d'occhio i Jedi più potenti, e sin da quando Qui-Gon era morto, lei era considerata tra quelli. Per quanto Mace Windu tentasse di proteggerla da quell'esposizione, minimizzandone il più possibile la portata, neppure lui poteva fare a meno di tenerla fuori da faccende che riguardavano personalmente lei e la sua famiglia. 

In diverse occasioni lui stesso aveva chiesto a Yoda di non portare Eiren alla cerimonia, di non esporla; tuttavia il Gran Maestro era d'un altro avviso: in virtù del modo in cui era cresciuta e del suo enorme potere, Eiren avrebbe dovuto vedere e conoscere il mondo esterno il più possibile per sviluppare al più presto una coscienza critica e una maturità politica. 

Così, suo malgrado, anche i diciannove anni di Eiren vennero scanditi dalla celebrazione. La cerimonia era già iniziata quando lei, Mace Windu e il Maestro Yoda fecero il loro ingresso a Palazzo. Per fortuna della giovane Jedi passarono a lungo inosservati, Eiren si guardò intorno sbuffando e puntò il tavolo con il banchetto, quando Windu la fulminò con lo sguardo: 

"Comportati bene", le intimò, "non voglio vedere facce buffe o espressioni annoiate."

Eiren afferrò una tartina e sollevò un sopracciglio: 

"La noia non è un'espressione, Maestro", rispose, "è un dato di fatto."

"Sei un Cavaliere Jedi, adesso."

"D'accordo, d'accordo, ho capito. Niente facce buffe e niente espressioni annoiate."

Windu la squadrò poco convinto e annuì, facendole cenno di seguirlo. A poco a poco l'attenzione di concentrò sui Jedi presenti, Eiren notò che si faceva strada anche il resto del Consiglio e intravide i Maestri Ki-Adi Mundi, Kit Fisto e Plo Koon.

A poca distanza da lì comparve Padmé Amidala. La giovane regina notò Eiren dentro la stanza e i suoi occhi brillarono: interruppe immediatamente la conversazione con i Senatori che aveva ospitato per precipitarsi da lei. Eiren si sentì immediatamente più leggera: Padmé era una giovane donna così brillante. Adorava confrontarsi con lei, e la cosa era più che reciproca. 

"Eiren!" esclamò Padmé con gioia prendendole le mani, "oh, sono così felice che tu sia qui."

Eiren sorrise a sua volta: 

"Lo sono anch'io, Padmé. Sono lieta di rivederti."

Padmé sospirò guardandosi intorno: 

"È un sollievo avere qualcuno con cui poter scambiare opinioni stimolanti", disse, "i discorsi di circostanza che galleggiano in questa sala.. Ah, ma del resto lo sai meglio di me."

Eiren scosse la testa mentre Windu si allontanava di poco: 

"Senatori", ridacchiò, "sai come sono fatti. Recitano una parte."

"Puoi dirlo forte. Ma a me non va sempre di recitare."

"Tu non lo fai mai, Padmé."

Padmé sospirò, si sedette sul divano, tirando a sé le mani di Eiren per farle fare altrettanto: 

"A volte sono costretta", confessò, "e tutte le volte in cui mi trattengo dal farlo, poi torno tra queste mura e la sola cosa che voglio è il silenzio.. O al limite, qualcuno di interessante con cui parlare."

Eiren rise e indicò Windu con un cenno della testa: 

"Posso prestarti lui, se vuoi", disse, "di sicuro è pessimo, nei discorsi di circostanza."

Padmé scoppiò a ridere: 

"In realtà.. Stavo pensando a te."

Eiren socchiuse un occhio: 

"A.. A me?"

"Sì. Mi piacerebbe se.. Sai.. Se qualche volta venissi qui a trascorrere del tempo. O ad accompagnarmi alle sedute del Senato."

Eiren batté velocemente le palpebre e si aprì in un sorriso: 

"Padmé, dici.. Dici sul serio?"

"Mai stata più seria di così. Sei la nipote dell'uomo che mi ha salvato la vita. Fidarmi di te è come.. Come potermi fidare ancora di lui."

Eiren fece un sorriso sincero: 

"Sono orgogliosa che il ricordo di mio zio ti accompagni così spesso, mia Regina", disse, "e sarei immensamente onorata di poterti affiancare nelle tue giornate come protettore. Ma non mi è stato ancora affidato il primo incarico da Jedi, perciò.. Non posso avanzare alcuna proposta, né accoglierne una che provenga da una fonte diversa da quella del Consiglio."

Padmé annuì con dolcezza: 

"Certo, capisco. Sei stata appena nominata Jedi. Dev'essere molto importante, per te."

"Aspettavo questo momento da che ne ho memoria."

Padmé sorrise con affetto: 

"Ne sono certa. Chiunque godrà dei tuoi servigi sarà certamente fortunato."

"Beh, potrei sempre manipolare la mente del Consiglio per farmi affidare a te.."

Le due ragazze esitarono per un istante, poi scoppiarono a ridere nello stesso momento. 

"Sarebbe davvero divertente", disse Padmé asciugandosi una lacrima con attenzione, per non sbavare il trucco, "ma no: tu andrai dove c'è bisogno."

Eiren annuì: 

"Ma se fossi tu ad aver bisogno di me.. Non esitare a chiamarmi, e io correrò da te. Va bene?"

"Promesso."

Padmé strinse di nuovo le mani di Eiren, poi si voltò dove la chiamavano. La guardò per un ultimo istante, poi svanì verso la folla. 

I Maestri si avvicinarono nella direzione di Eiren scambiando qualche parola con Yoda, finché il Senatore Bail Antilles di Alderaan non si fece avanti con un sorriso. 

"Maestro Windu!" salutò con trasporto, "è un gran piacere rivederla."

Windu fece un mezzo sorriso e strinse energicamente la mano di Antilles:

"Bentrovato, Senatore", rispose, "molto lieto. Solo lei da Alderaan, stasera?"

Antilles annuì incrociando le mani davanti a sé: 

"Ho preferito spostarmi da solo", disse, spostando lo sguardo su Eiren. La ragazza, con le braccia incrociate dietro la schiena e un impeccabile portamento, fece un leggero inchino: 

"Ben ritrovato, Senatore Antilles", disse con un sorriso, "è passato molto tempo."

Antilles socchiuse gli occhi, poi li riaprì sgranandoli: 

"Non posso crederci", mormorò tendendole la mano e scuotendogliela con forza, "Eiren.. Eiren Jinn!"

"Proprio io", rispose Eiren sorridendo. 

"Oh, ma che immenso piacere! Eri alta così, l'ultima volta che ti ho incontrata."

"Già. Molto è cambiato."

Ad Antilles brillarono gli occhi: 

"Oh, sei davvero incantevole, Eiren. Che meravigliosa giovane Padawan può vantare, Maestro Windu."

"Non è più una Padawan", lo corresse Windu spostando gli occhi su Eiren, "è stata nominata Cavaliere Jedi appena un mese fa."

Antilles spalancò gli occhi:

"Per la miseria. Congratulazioni, mia cara!"

"Molte grazie, Senatore."

"Devi essere molto orgogliosa. Sei così giovane.. In effetti, non ricordo di aver mai visto un Jedi tanto giovane."

"È la più giovane Jedi della sua annata", aggiunse Windu, "il suo addestramento è stato relativamente breve."

"Quanti anni hai, Eiren?" domandò Bail Antilles. 

"Diciannove", rispose Eiren. 

"Strabiliante", mormorò Antilles ammirato, "che dire, il futuro dell'Ordine è in ottime mani!"

Eiren fu lì per rispondere quando qualcuno alle loro spalle irruppe nel discorso: 

"Già. Purché i Jedi non muoiano come mosche uno dietro l'altro."

Il vecchio Senatore Malvi Kaduina si fece avanti barcollando sul bastone, con la solita espressione austera e arcigna dipinta sul viso. All'esordio di Kaduina Eiren tentò un approccio poco diplomatico, stroncato sul nascere da Windu che conosceva bene l'impulsività della sua allieva e che le assestò una gomitata nel fianco. 

"Senatore Kaduina", disse il Maestro con disappunto di Eiren, "felice di rivederla."

"Spiacente di non poter dire lo stesso", sputacchiò il Senatore, "voi Jedi portate guerra e distruzione ovunque andiate. E celebrare le vostre gesta in queste ricorrenze non fa che investirvi di un potere ingiustificato."

Eiren sollevò un sopracciglio e sorrise: 

"L'obiettivo di un Jedi è quello di proteggere la vita, non di strapparla via."

Kaduina fece una smorfia:

"La scia della vostra protezione è infestante come un morbo", gracchiò, "sono molti i pianeti ai quali dovete delle scuse."

"Sono molti anche quelli che ci devono dei ringraziamenti."

"Sei la nipote di Qui-Gon Jinn, non è vero?"

"Proprio io."

Kaduina squadrò Eiren dalla testa ai piedi, poi sbatacchiò il bastone per terra: 

"Troppo giovane per fare il Jedi", borbottò, "e troppo esile. Lascia l'Ordine e trova marito, ragazzina, se vuoi il consiglio di un vecchio. Sei abbastanza incantevole da non trovare difficoltà."

Eiren non lo ammise mai, ma quelle parole la ferirono. Anni di studio e fatica al solo scopo di proteggere la comunità e quello era il risultato? Sentirsi dire che era troppo carina per combattere? 

"I vostri tentativi di dissuadere Eiren dalla propria missione chiunque farebbero vacillare, ma non lei", intervenne prontamente Yoda avanzando col bastone, "Eiren Jinn un validissimo Cavaliere Jedi è. Ed un gran cuore e un grande talento possiede."

Eiren batté più volte le palpebre e sorrise appena al Maestro Yoda: le sue parole le avevano scaldato l'anima dopo che quelle di Kaduina gliel'avevano raggelata. Il vecchio Maestro le ricambiò il sorriso: provava un enorme affetto nei confronti di quella giovane tanto educata e valorosa. Del resto, era stato il primo a tenerla in braccio dopo il disastro provocato da Daar-Kon Jinn che l'aveva quasi uccisa. 

"Questo non cambia le cose", chiosò il vecchio Senatore, "la morte di Qui-Gon Jinn non è che l'ennesima prova della vostra inadeguatezza."

"A dire il vero, l'Ordine spende tutte le proprie energie per mantenere alto il proprio onore e il proprio scopo", ribatté Eiren tentando di riqualificarsi nella discussione, "se soltanto voi.."

"Baggianate da Jedi", replicò Kaduina serafico voltandole le spalle, "Abbandona la spada, Eiren Jinn, dammi retta. E tuo zio te ne sarà riconoscente."

Eiren lo guardò allontanarsi e deglutì, rimanendo impassibile e continuando a stritolarsi nervosamente le mani dietro la schiena dritta. 

Yoda ridacchiò guardando la sua espressione ferita. 

"Mi scuso se le mancherò di rispetto, Maestro Yoda", articolò la ragazza offesa, con la voce che tremava, "ma proprio non so cosa ci trovi di tanto divertente."

"Essere un Jedi maturo anche questo comporta, mio giovane Cavaliere", tossicchiò Yoda, "ancora molto coinvolta nel giudizio altrui sei."

"No", mentì Eiren sapendo di mentire, "questo non è vero, io.."

"L'Ordine dei Jedi è posto a capo della protezione dei civili e della salvaguardia dell'equilibrio nella Forza", intervenne Windu tranquillo, "ma chi non maneggia la Forza, si ritrova spesso nella posizione di Kaduina. Un Jedi deve discernere la differenza tra la critica costruttiva e il giudizio, senza lasciarsi trasportare dal risentimento e dalle emozioni. Era questo che il Maestro Yoda cercava di dirti."

Eiren annuì serrando la mascella, non troppo convinta. Windu ridacchiò e le batté una mano sulla spalla: 

"Sei stata comunque più brava e controllata del solito", disse, "non pensarci più."

Eiren sospirò e guardò Yoda che le sorrise di rimando, cambiando direzione insieme a Windu e lasciandola da sola. La ragazza si sciolse, si guardò intorno, tutti la fissavano con sguardi e sorrisi di ammirazione: Qui-Gon Jinn aveva lasciato un'eredità importante, senza dubbio, ed erano in molti a vedere in lei qualcosa di molto simile al Maestro. 

Eiren l'aveva sempre presa come un moto di forte orgoglio, aveva profondamente amato suo zio e altrettanto profondamente aveva sofferto quando l'aveva perduto. Il paragone con lui la onorava, ma spesso il peso di quel confronto era arduo da portare. 

Prese un respiro profondo e, tormentandosi le mani, si schiarì la gola facendo un giro su se stessa. La sua uniforme bianca arricchita in vita da una cintura dorata come la sua spada - a cui era agganciata - e un paio di stivali neri la facevano spiccare in tutta la stanza: tutti gli uomini presenti seguivano la traiettoria della sua treccia bionda che ondulava dietro il suo collo niveo, rapiti, studiando quegli occhi azzurri e quelle lentiggini così ben disegnate, gli sguardi addosso la fecero sentire in imbarazzo. Decise di allontanarsi e di andare verso il lungo tavolo, alzò lo sguardo e improvvisamente lo vide. 

Aveva tagliato i capelli, ma lo avrebbe riconosciuto tra mille. L'uniforme Jedi color sabbia, una mano sul fianco e l'altra intenta a gesticolare parlando con qualcuno che Eiren non conosceva o che stava deliberatamente ignorando; la sua risata inconfondibile la raggiunse, lo vide passarsi una mano tra i capelli biondi. Intravedeva la sua spada agganciata al fianco, il cuore della giovane prese a battere come un tamburo e quasi sembrò che lui la sentisse agitarsi. 

Obi-Wan Kenobi si voltò come richiamato da una qualche forza estranea e i loro occhi si incrociarono senza riuscire a sganciarsi. Eiren non sentì altro che il rombo del proprio cuore nelle orecchie: 

Obi-Wan Kenobi.

La pelle di Eiren fiorì di un nugolo di piccoli brividi. La ragazza amava e rispettava il Codice Jedi in tutte le sue sfaccettature, ma c'era una cosa, una soltanto della quale aveva deliberatamente deciso di non curarsi: l'attrazione che provava per Kenobi. 

Era quel misto fatale di rispetto, ammirazione e innegabile fascino che Eiren subiva sin da quando Obi-Wan era un Padawan. Si erano incrociati spesso, anche in passato, e il loro primo vero contatto risaliva al giorno del funerale di Qui-Gon. 

Eiren percepiva, capiva che da parte di Obi-Wan l'interesse nei suoi confronti ci fosse. Al di sotto della divisa Jedi batteva il cuore di una donna e certe cose una donna le sapeva; ma per uno strano, doloroso gioco con se stessa, la ragazza aveva imparato a vivere Obi-Wan come un fantasma, intoccabile e irraggiungibile, che viveva su un piano della realtà diverso dal proprio. 

E irraggiungibile lo era, incredibilmente e per davvero: era però, allo stesso tempo, un uomo talmente affascinante che i diciannove anni di Eiren tremarono tutti, incuranti del fatto che Obi-Wan fosse più grande di lei di nove, come solo gli anni di un'adolescente potevano essere. 

Dall'altro lato della sala, Obi-Wan Kenobi non riuscì a trattenere un sorriso: i suoi occhi azzurri brillarono e anche il suo cuore perse un battito guadagnandone altri due o e tre. Benché il suo autocontrollo fosse più che solido, neppure Obi-Wan riusciva a dirsi completamente estraneo a quella sensazione così strana che lo coinvolgeva ogni volta che Eiren era nei paraggi. 

Per chiunque Eiren era solo una ragazza molto attraente, ma per Obi-Wan c'era di più. 

Aveva visto crescere quella ragazzina fin da quando entrambi erano Padawan. Da sempre gli occhi di Eiren trasmettevano volontà, coraggio, talento, vivida intelligenza. Non era bella soltanto fuori, o perlomeno era quello che tutti vedevano; lui si considerava fortunato ad aver potuto vedere quanto bella Eiren fosse anche dentro. 

Obi-Wan batté le palpebre due volte, distolse completamente l'attenzione dalla persona che gli stava parlando, si voltò verso Eiren. La ragazza sorrise, emise un sospiro, gli si avvicinò a passi veloci e cominciò a parlargli che non era ancora neppure arrivata da lui, ma lui fece altrettanto e dissero la stessa frase nello stesso momento: 

"Sei qui!"

Si guardarono, scoppiarono a ridere, Obi-Wan mise via il bicchiere da cui stava bevendo e abbracciò Eiren stringendola forte al petto. 

"Eiren-Kal Jinn", scandì, "è bello vederti."

Eiren si guardò rapidamente intorno: 

"Anche per me", rispose, "sei l'unica persona interessante nel giro di chilometri."

Obi-Wan rise e si passò una mano tra i capelli: 

"Beh, mi hai appena sganciato da una conversazione molto noiosa, perciò.. Potrei dire lo stesso."

Eiren fece un mezzo sorriso, poi sfiorò il tovagliato bianco e dorato che avvolgeva il tavolo: 

"Non pensavo fossi qui."

Obi-Wan alzò le spalle: 

"Non mi sarei perso la commemorazione della Battaglia per niente al mondo", replicò, "per me è sempre come.. Come se tuo zio fosse ancora qui."

Eiren annuì, sul suo viso comparve un'ombra che a Obi-Wan non sfuggì: 

"Già", concordò, "scambierei molto volentieri queste cerimonie pompose con la sua semplice presenza. Anche solo per cinque minuti."

Obi-Wan piegò la testa da un lato e le sorrise: 

"Ma guardati: sei un Cavaliere Jedi, adesso."

Eiren fece spallucce: 

"Così sembra, anche se qualcuno non pare soddisfatto."

Obi-Wan aggrottò le sopracciglia: 

"Contro chi dovrò sguainare la mia spada?"

Eiren scoppiò a ridere e scosse la testa: 

"Puoi risparmiarti la fatica", gli disse divertita indicando Kaduina con un cenno della testa, "il Senatore non è molto entusiasta di questo proliferare di Jedi, ma sembra piuttosto inoffensivo."

"Oh, Kaduina", disse Obi-Wan, "uno dei più resistenti individui al mondo, quando si tratta del Tempio. Che voleva da te?"

"Niente. Solo consigliarmi di prendere marito e lasciare l'Ordine."

Quando Eiren pronunciò quest'ultima frase, Obi-Wan percepì una nota di peso nella sua voce. 

"Non devi dargli retta", la consolò, "sei il più giovane Jedi della tua annata. È di questo che devi essere orgogliosa."

Nessuno nel raggio di chilometri che parlasse di quell'argomento sarebbe mai riuscito a tirare su Eiren dopo lo schiaffo morale di Kaduina. Nessuno, a eccezione di Obi-Wan Kenobi. Fu lì per rispondergli, quando il giovane Senatore Marcus Freya si fece avanti tra i due. 

"Eiren Jinn", salutò porgendole la mano, "e Obi-Wan Kenobi. Che meravigliosa serata, signori. Non ci speravo più."

Marcus Freya era un esponente del Comitato Senatoriale per la Sicurezza, giovane e ambizioso. Da anni, però, il Comitato Senatoriale di cui faceva parte era in cordiale conflitto con i Jedi, pronto a mettere in discussione qualunque decisione dell'Ordine che rischiasse di far scoppiare una guerra e Freya, che segretamente si diceva covasse odio e invidia verso chi manipolava la Forza poiché lui non era nato con quel tipo di sensibilità, era uno dei suoi più agguerriti esponenti. Non di meno: Marcus era un giovane aitante dall'autostima piuttosto spiccata ed entrare in conflitto con lui era abbastanza semplice. Non c'era mai stato uno scontro aperto, ma Yoda e Windu erano molto cauti quando si trattava della Delegazione della Sicurezza. 

"Senatore Freya", lo salutò Obi-Wan Kenobi, "è un piacere incontrarla. Come sta?"

"Non c'è male, Maestro Kenobi", replicò il ragazzo senza distogliere lo sguardo da Eiren, "la serata sembrava decollare a fatica, fino a questo momento."

Eiren provò un evidente imbarazzo a essere squadrata in quel modo: ebbe la tentazione di sollevare il cappuccio, come sempre faceva quando qualcuno la fissava, ma resistette e strinse piuttosto una mano dentro l'altra, dietro la schiena. 

"Buonasera, Marcus", salutò educatamente facendo un leggero inchino, "è un piacere anche per me."

Obi-Wan tenne d'occhio Marcus Freya con un'aria che scoprì più minacciosa di quanto avrebbe voluto: non riusciva neppure ad immaginare quanto Eiren potesse sentirsi a disagio, e l'uscita infelice di Kaduina poco prima non aveva aiutato granché. 

"Come procedono i lavori in Delegazione, Senatore?" chiese Obi-Wan porgendogli un bicchiere per interrompere il contatto visivo tra lui ed Eiren. Freya smise di fissare la ragazza con aria distratta, ma continuò a lanciarle occhiate mentre rispondeva: 

"Oh, piuttosto bene, Maestro. Stiamo vagliando nuove strutture protettive per le città.."

Diede un sorso al cocktail e continuò: 

"..A meno che l'Ordine dei Jedi non sia contrario."

Obi-Wan sollevò un sopracciglio, Eiren lo osservò attentamente: era un'occasione irripetibile per lei di imparare come gestire situazioni complesse come quella. 

"L'Ordine dei Jedi non può opporsi alla protezione", rispose con tranquillità Obi-Wan, "non persegue alcun interesse se non quello di preservare la vita, in ogni sua forma."

Marcus Freya allargò un sorriso da un solo lato della bocca: 

"E l'incantevole Cavaliere che abbiamo qui", disse, "sa di possedere un potere che potrebbe invalidare ogni sforzo del Consiglio e della Delegazione alla protezione delle persone?"

Eiren sentì un brivido gelido calcarle la schiena. 

"Dicono che il tuo naso sanguini ogni volta che manipoli una mente potente. Affascinante, dico sul serio. Ma un po' riconoscibile come caratteristica, non credi?"

Come sa del potere di Eiren? si chiese Obi-Wan. Ma Eiren ebbe la risposta pronta al posto suo: 

"Ciascun Jedi nasce con un potere specifico", disse la ragazza senza cenno di esitazione nella voce, "e quello della manipolazione è il mio. Ma i Maestri e il Tempio sono guide indispensabili per i Padawan, perché senza di loro nessuno dei giovani Jedi riuscirebbe a gestire le proprie capacità e a metterle al servizio del popolo."

"Dunque, tu sei al servizio del popolo."

"Come qualunque Jedi."

"Eppure il tuo fascino ti precede. Raccontano che tuo padre fosse un uomo di inusuale bellezza."

"Ne sono onorata, ma lavorerò affinché venga riconosciuta anche la mia devozione al Codice e al Tempio."

"E non hai mai pensato a quello che una ragazza della tua età così carina potrebbe perdersi?"

"Basta così, Senatore", intervenne Obi-Wan mentre dall'altro lato della sala Mace Windu percepì la flessione malinconica della Forza in Eiren. Il Maestro si voltò immediatamente e vide che Eiren era nelle buone mani di Obi-Wan.. Ma estremamente esposta con Marcus Freya, una delle persone di cui si fidava meno al mondo e che troppo spesso aveva rapporti e contatti ravvicinati con un membro del Consiglio Jedi di cui Windu diffidava fortemente da qualche tempo: Sacha Kalon. 

Marcus Freya scoppiò a ridere facendo oscillare il liquido alcolico rossastro all'interno del calice: 

"Tranquillo, Maestro Kenobi. Eiren sa che sto scherzando."

"Sta mancando di rispetto a un Cavaliere Jedi."

"Sarà un Cavaliere Jedi quando porterà a termine le missioni affidatele senza il supporto del nome di suo zio."

"Il talento e le capacità di Eiren Jinn non sono in discussione, Senatore. Eiren potrebbe siedere in Consiglio tra pochi anni. Fossi in lei, userei maggiore cautela."

Marcus Freya batté le palpebre più volte, poi girò lentamente la testa verso Eiren: 

"Dicono che il Lato Oscuro canti una melodia irresistibile, ammaliante", disse sibilando, "e il tuo potere sembra proprio intonato a quella musica."

"Se la mia indole fosse dedita a quel canto, Senatore", rispose Eiren con gli occhi lucidi, "le assicuro che lei non si troverebbe più qui da un pezzo."

Freya tacque per un istante, poi sbuffò una risata e le passò oltre: 

"Prova superata, principessa", soffiò nel suo orecchio, "per ora."

Eiren rimase impassibile e dignitosa finché Marcus Freya non le fu passato oltre. Prese un lungo respiro e chiuse gli occhi, riaprendoli l'attimo dopo e trovando quelli di Obi-Wan davanti a sé. 

"Stai bene?" le chiese immediatamente. 

Eiren distolse lo sguardo dal suo, il mento le tremò.

"Non credergli nemmeno per un istante", sussurrò Obi-Wan, "mi hai capito, Eiren? Marcus Freya è un noto provocatore. Non cedere."

Windu osservò la scena da lontano, assottigliando le palpebre, mentre Eiren finalmente parlava: 

"Lo sai, fino a quest'anno avevo sempre pensato che venire qui fosse solo una perdita di tempo", disse con gli occhi lucidi e velati di delusione, "adesso, invece, ho la prova del fatto che sia principalmente una pessima idea."

Voltò le spalle a Obi-Wan e si diresse a passi veloci verso la vetrata del palazzo che dava sul bellissimo lago di Naboo. 

"Eiren!" la richiamò Obi-Wan, "aspetta!"

Ma Eiren non aspettò. Spalancò la vetrata usando la Forza e senza nemmeno dover tendere il braccio, una ventata di aria fresca le sferzò il viso e il profumo degli alberi e dei fiori di Naboo sostituì la calura della sala ricevimenti e l'odore pungente dei cocktail. 

Il panorama era meraviglioso: il Palazzo di Padmé Amidala si tuffava su un lago cristallino, che di notte sembrava placido e temibile allo stesso tempo. Gli alberi frusciavano tutt'intorno e il terriccio che portava al lago era soffice e chiaro. 

Eiren inspirò a fondo e una lacrima le sfuggì dall'occhio sinistro, scivolando lungo tutta la sua guancia. Incrociò le braccia al petto e si strinse nelle spalle, scossa dal vento fresco della sera: le luci sfavillanti del Palazzo arrivavano a stento sulla sabbia, Eiren si sporse verso il lago, poi si ritrasse con un brivido: aveva una paura matta di tutto quello che poteva stare al di sotto del pelo dell'acqua. Massi giganti, animali sconosciuti, perfino il buio profondo; Eiren conviveva con questa strana fobia sin da bambina. Fece un passo indietro e si voltò verso il Palazzo, lanciando un'occhiata alla vita che continuava a scorrere indisturbata nella sala. Il vento le sferzò la treccia, un paio di capelli dorati le finirono tra le labbra. Mentre li ravviava dietro l'orecchio, sentì una voce dietro di sé sovrastare il torbido silenzio del lago: 

"Pesca grossa oggi, marinaio?"

Eiren si voltò lentamente roteando gli occhi, fece un mezzo sorriso: Obi-Wan Kenobi la stava raggiungendo seguendo il sentiero. Lui le sorrideva, le sorrideva sempre, qualunque cosa accadesse; Eiren lo apprezzava, ma in quel momento si pentì di non starlo facendo abbastanza. 

"Pare di no", rispose, "in effetti non ho molto da offrirti."

Obi-Wan la affiancò e incrociò le braccia al petto sorridendo: 

"Che ci fai quaggiù? Sei venuta a fare un tuffo?"

Eiren fece una smorfia: 

"L'acqua profonda mi terrorizza. Cioè.. Quello che può esserci sotto. Credo."

"Sul serio?"

"Mai stata più seria di così."

"Quindi esiste davvero qualcosa di cui hai paura."

"Oh, più d'una, puoi credermi."

Obi-Wan annuì:

"Sono mortificato per quello che è successo."

Eiren scosse la testa:

"Come potrebbe essere colpa tua se Freya è un idiota?"

"Conosco Marcus Freya da molti anni. Avrei dovuto distoglierti dalla conversazione con lui."

Eiren tirò su col naso: 

"Come vedi, il mio Maestro non è intervenuto", disse cupa, "non assumerti responsabilità che dovrebbero essere sue. Mace dice sempre che io devo imparare a resistere."

"Ti ha tenuta d'occhio per tutto il tempo della conversazione."

"Non hai bisogno di rendermelo più sopportabile. Gli voglio bene, ma.. So com'è fatto. Un monolite che parla. E me lo tengo così com'è."

Obi-Wan fece una risata sommessa che a Eiren sembrò musica: 

"La tua intelligenza è tagliente e brillante", le disse, "ero sincero quando ho detto a Freya che potresti sedere in Consiglio, tra pochi anni."

"Già", ribatté Eiren con una punta di acidità nella voce, "sempre che prima non vinca un concorso di bellezza a Coruscant. A quanto pare, sono tutti autorizzati a pensare che io valga più come modella che come Jedi."

Obi-Wan fece una pausa, qualcosa gli si mosse nello stomaco. Cercò di metterla a tacere, ma non ci riuscì. 

Tese la mano a Eiren e la ragazza la guardò, nel buio intimo del lago silenzioso: 

"Beh, il tuo bel viso è un dato di fatto", disse Obi-Wan con gentilezza, "ma solo chi ti conosce sa quanto il tuo talento e il tuo coraggio vadano oltre quello che tutti gli altri vedono."

Eiren batté le palpebre due volte, poggiò delicatamente la mano su quella di Obi-Wan e lui le afferrò piano l'altra. Il cuore della ragazza prese ad accelerare come non mai, scrutò il viso di Obi-Wan illuminato dalla luce della luna e si soffermò sui suoi occhi azzurri:

"Ti.. Ti senti mai come se fossi..", disse a bassa voce, ".. Diverso?"

"Non mi è capitato così spesso. Probabilmente perché non sono abbastanza speciale. Tu invece sì."

Eiren alzò un sopracciglio, si ritrovarono a giocare l'uno con le dita dell'altra senza accorgersene: era una cosa così strana, ma allo stesso tempo talmente naturale. 

"Davvero? Con la fama di mio zio da un lato e il mio potere dall'altro? Direi che i fattori che mi ostacolano solo molti. E non mi rendono poi così speciale, anzi."

Obi-Wan sorrise: 

"Nei duelli ti insegnano a vedere anche con strumenti diversi dagli occhi", disse paziente facendo scivolare via le mani da quelle di Eiren, "perché non mi mostri di cosa sei capace?"

Eiren non fu sicura di aver capito. Nello stesso istante Obi-Wan sfoderò la spada illuminando con la lama blu tutto il buio circostante. Il suo viso brillò alla luce della spada laser ed Eiren gli vide spuntare un sorriso. 

"Dici sul serio?" chiese Eiren con un filo di voce. 

"Coraggio", rispose Obi-Wan, "non vorrai tirarti indietro."

Eiren esitò per un attimo, poi fece una risata che trapassò il petto di Obi-Wan. Sganciò la spada dorata dalla cintura, l'accese. Il laser blu divenne un tutt'uno con l'oscurità e lei e Obi-Wan si ritrovarono uno di fronte all'altra, in posizione di difesa. 

Gli occhi penetranti di Eiren reggevano lo sguardo esperto di Obi-Wan, che non riusciva a distoglierlo né da Maestro, né da uomo; contemplò il viso dolce di Eiren che sorrideva in moto di sfida troppo a lungo, perché il fendente della ragazza arrivò immediatamente squarciando l'aria. 

Le spade laser frizionarono tra loro, Obi-Wan contrastava a fatica gli attacchi potenti e veloci della ragazza: la traccia di Windu era riconoscibilissima in quello stile di combattimento. 

Obi-Wan ammise a se stesso di essere stato preso alla sprovvista: non immaginava che Eiren fosse tanto potente. Sapeva che fosse una validissima spadaccina, ma non che riuscisse perfino a prevenire gli attacchi di un Jedi più esperto. 

Obi-Wan si spostò velocemente prima che un fendente di Eiren lo colpisse in pieno. Puntò la mano sulla ragazza e la trascinò all'indietro con la Forza, Eiren puntò la mano sul terriccio umido del lago per fermarsi e utilizzò la Forza a sua volta per riavvicinarsi a Obi-Wan. Roteò la spada e puntò il fianco di Obi-Wan, che però reagì contrastandola con la propria. Le lame blu illuminarono lo sforzo reciproco di reggere il peso dell'altro: per una manciata di attimi si guardarono negli occhi ed Eiren si distrasse. La ragazza scivolò all'indietro, Obi-Wan la puntò con la spada, Eiren si spostò prontamente schizzando di nuovo in piedi. 

"Ti sei distratta, Cavaliere", ridacchiò Obi-Wan roteando la spada tra le dita. Eiren soffiò su un ciuffo di capelli che le era finito davanti agli occhi: 

"Non capita così spesso", rispose in affanno. 

"Capita con me", azzardò Obi-Wan. Eiren sentì il cuore accelerare, ma quel posto sapeva mantenere i segreti. Decise di accogliere la sua provocazione: 

"Con le persone interessanti", rispose avvicinandosi lentamente a lui e facendo roteare la spada. A Obi-Wan sfuggì una risata quasi tremula, ma che riuscì abilmente a dissimulare. 

Eiren non riuscì a fare a meno di pensare che Obi-Wan non aveva risposto alla provocazione, ma si concentrò al momento giusto per capire che la stesse attaccando. Sollevò la spada sopra la testa contrastando la lama di Obi-Wan e il Maestro trascinò entrambe le armi all'altezza del petto: nel fuoco incrociato delle spade, Eiren e Obi-Wan si guardarono negli occhi illuminati dal cristallo blu delle lame, così vicini che l'uno non distingueva il respiro dell'altra. 

La tensione combattiva si allentò, Eiren sentiva le gambe tremare. Obi-Wan si ritrovò inaspettatamente a combattere contro la strana e pericolosa voglia di baciarla, scoprendosi disarmato: il Codice attribuiva l'oscurità a quelle sensazioni, ma per una volta, una soltanto, non riuscì a vedere negli occhi grandi di Eiren alcuna minaccia. 

La sua espressione insicura tradiva l'interesse nei suoi confronti, Obi-Wan lo percepiva; la paura del Maestro era che, dall'altro lato, Eiren potesse percepire anche il suo verso di lei. 

"Poca resistenza, Maestro", ridacchiò Eiren mettendo più forza nello scontro. 

"Capita con le persone interessanti", replicò Obi-Wan. 

Eiren rise, i filamenti dorati dei suoi capelli le sfiorarono le labbra e i denti bianchi. Obi-Wan si lasciò sfuggire parole pericolose, ma che non trattenne con molta convinzione: 

"Mi trafiggeresti con la spada se fossi d'accordo con Marcus Freya?"

"Cioè pensi anche tu che dovrei sposarmi e lasciare l'Ordine?"

Obi-Wan si prese una pausa:

"Penso soltanto che tu sia bellissima."

A Eiren mancò il fiato. Obi-Wan Kenobi spense la spada, Eiren scivolò all'indietro sentendo mancare il sostegno. Obi-Wan l'afferrò per un braccio e la tirò su, sbattendo la fronte contro la sua. Scoppiarono a ridere, Eiren si massaggiò la testa: 

"Hai la testa dura", disse asciugando una lacrima all'angolo dell'occhio. 

"Anche la tua non è niente male", rispose Obi-Wan sfiorando la fronte di Eiren e assicurandosi che non si fosse fatta male. 

Kenobi assunse di nuovo un'espressione seria e la guardò negli occhi: 

"Non intendevo offenderti. Ti chiedo scusa se l'ho fatto."

"Tu non potresti mai offendermi."

I loro corpi erano pericolosamente vicini e il buio era pericolosamente alleato. Eiren allungò timidamente la mano destra verso il braccio di Obi-Wan sfiorandolo appena: 

"Sentirlo da te non fa paura."

"Non devi averne, con me."

Eiren tirò in dentro le labbra, si mosse come a capire se quello fosse un sogno oppure no:

"Forse ho.. Ho un po' paura di una cosa come questa."

Obi-Wan sorrise: 

"Anch'io."

"Non ti metterò nei guai, Obi-Wan."

"Lo so. Ma.."

"So cosa stai per dire", rise Eiren, "non dirlo."

"Perché no?"

"Perché potresti scoprire quanto sia simile a quello che penso io."

"D'accordo, allora. Nessuno di noi due lo dirà."

"Io ci finirei volentieri nei guai con te."

Calò il silenzio, e poco dopo una risata. 

"Il fatto che tu sia da qualche parte nel mondo mi fa sentire al sicuro", sussurrò Eiren. 

Obi-Wan si avvicinò alla sua fronte, la sfregò lentamente con la propria: 

"Dopo stasera, ci toccherà prendere un po' le distanze", disse Obi-Wan, "lo sai, vero?"

Eiren annuì con convinzione: 

"Lo so."

"Sei un bravo Jedi."

"E tu un gran bugiardo."

Obi-Wan sorrise, le sfiorò la guancia con una carezza: 

"Saprai sempre dove trovarmi, se avrai bisogno di me."

"Spero di averne presto."

"Sono sicuro che non succederà. Combatti bene."

Eiren alzò un sopracciglio: 

"Meglio di te?"

Obi-Wan scoppiò a ridere e nel frattempo Windu li aveva raggiunti. La spada di Eiren era ancora sguainata e illuminava a vista tutto il buio del lago: 

"Cosa si festeggia?" chiese piantando le mani sui fianchi. 

"Niente, Maestro", rispose Eiren celando il rossore alle guance, "io e il Obi-Wan abbiamo.. Fatto qualche scambio."

Windu annuì: 

"Non era esattamente il momento opportuno, direi."

Eiren abbassò la testa: 

"Mi dispiace, Maestro."

"Eiren non c'entra", intervenne Obi-Wan guardandola, "sono stato io a spingerla a duellare. Ho pensato.. Che gli eventi della serata l'avessero appesantita."

Windu si rivolse a Eiren:

"Ha ragione?"

Eiren annuì controvoglia:

"Sì, Maestro. Questa volta è stato.. Un po' difficile."

Windu annuì: sapeva perfettamente che Obi-Wan avesse fatto la cosa giusta. Tuttavia, notava che Eiren nutrisse per lui un affetto quasi ingiustificato: inevitabilmente era la persona più vicina a suo zio Qui-Gon presente al mondo, e Windu credeva fosse questo il motivo di tanta stima. Tuttavia, un avvicinamento era pericoloso: avrebbe preferito tirare su il morale di Eiren personalmente, ma il rapporto che aveva impostato con lei era estremamente rigoroso e formale, fatta eccezione per qualche raro momento in cui l'affetto reciproco si manifestava con le dovute cautele. 

Fece un cenno a Eiren di tornare a Palazzo: 

"Lieto che l'allenamento fuori programma sia andato bene", disse in tono fermo, "ma è il momento che tu rientri in sala."

Eiren annuì, richiuse la spada, l'agganciò alla cintura e guardò Obi-Wan per un istante ancora, ringraziandolo con tutti gli sguardi che poteva:

"Sissignore."

Obi-Wan non poté fare a meno di notare l'approccio quasi militaresco che Eiren aveva nei confronti di Windu e pensò al fatto che Qui-Gon non l'avesse mai messo in quella condizione. Si sentì quasi dispiaciuto per Eiren finché lei, arrivata all'altezza di Windu, venne bloccata dal Maestro che le portò una mano sulla spalla: 

"Va tutto bene?" le chiese squadrandola con gli occhi severi. Eiren era ormai abituata a gestire quel genere di sguardi, perciò lo resse e rispose:

"Sì. Grazie."

Continuò a camminare senza più voltarsi e Windu raggiunse Obi-Wan. Entrambi la guardarono risalire il sentiero e rientrare lentamente nella sala del ricevimento, richiudendosi la vetrata alle spalle con cura e attenzione. 

"È stata una Padawan complessa", commentò Windu incrociando le braccia al petto, "cosa sei riuscito a cogliere?"

Obi-Wan sospirò, sperò che Windu non lo prendesse in fallo:

"È una combattente incredibile", rispose, "una velocità e una potenza d'impatto che raramente ho visto in altri Jedi. A parte lei, Maestro."

Windu fece un sorrisetto orgoglioso: 

"Le ho trasmesso quello che potevo."

"Il suo marchio. Inconfondibile."

Windu sospirò: 

"Ha ancora molto, su cui lavorare."

"Non sia così duro con lei, Maestro. Eiren sa qual è il suo posto nel mondo. È una Jedi equilibrata e gentile."

Windu esitò, poi scelse di sbilanciarsi poiché il buio era anche suo complice: 

"Non so come sia avere dei figli, Obi-Wan", disse sommessamente guardando verso il lago, "ma Eiren è la cosa più vicina a una figlia che io abbia mai avuto nella mia vita. Ho addestrato altri Padawan, ma non era la stessa cosa. Ho tenuto in braccio Eiren quando aveva pochi mesi.. Dovrei essere diverso, con lei. Ma non posso."

"Eiren sa che tiene a lei."

"Non lo sa fino in fondo. E questa sarà per sempre la mia condanna e la mia salvezza, al tempo stesso."

Obi-Wan annuì e sorrise: 

"Ha un futuro straordinario, davanti a sé. Se la caverà."

Windu annuì con aria seria: 

"Ne sono certo."

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Capitolo 9
*** "Nella tua mente". ***


 

Saareteh. 

 

La notte corse velocemente e quando il locale si fu svuotato, tutto ciò che rimase non era che l'ombra di una serata in cui incatenare quello che, con la luce del giorno, non sarebbe mai potuto uscire da lì. 

Eiren e Obi-Wan erano rimasti svegli tutta la notte. La ragazza non lo confessò mai a Obi-Wan, ma aveva paura di addormentarsi: qualcosa nella sua mente si muoveva in disarmonia con i suoi pensieri. Come se qualcuno, da fuori, li stesse smuovendo come marionette, nell'attesa che le sue difese si abbassassero. 

Uscirono dal locale prima dell'alba, si sollevarono i cappucci e si guardarono attorno con discrezione. 

"Pare che abbia funzionato", osservò Obi-Wan prendendo la mano di Eiren e trascinandola via a passi veloci. 

"Già", replicò la giovane, "se non fosse che non possiamo passare tutto il mese chiusi in una discoteca. Dobbiamo trovare un'alternativa."

"Puoi metterti in contatto con il Tempio?"

Eiren scosse la testa: 

"Kalon ha manomesso il mio trasmettitore", disse, "sento una flessione nella Forza che proviene da lì."

"Perciò.. Non possiamo neppure utilizzarlo per inviare messaggi a nostra volta."

"Temo che sarebbe controproducente. Kalon ci individuerebbe in pochi minuti."

Lo porse a Obi-Wan e lui lo osservò a fondo, ci puntò il palmo sopra: Eiren aveva ragione. Si percepiva chiaramente qualcosa di profondamente oscuro provenire da lì dentro. 

"Liberiamocene", propose Kenobi, "non possiamo portarlo con noi."

Eiren annuì, si appartarono in un vicolo. La ragazza sollevò un sopracciglio, mostrò il trasmettitore olografico a Obi-Wan, lo fece saltare nella mano un paio di volte, poi lo lasciò a mezz'aria. Gli puntò una mano contro, la strinse a pugno e il congegno si disintegrò completamente. 

"Notevole", commentò Obi-Wan, "ottima mossa non utilizzare la spada laser. Dove hai imparato queste cose?"

Eiren fece spallucce:

"Ho passato tanti momenti noiosi, al Tempio."

"Hai un talento non indifferente."

"Beh, Windu mi ha detto che i talenti vanno esercitati perché diventino capacità, altrimenti restano solo talenti."

Obi-Wan annuì e riprese a camminare:

"Non che abbia tutti i torti."

Eiren tacque per un attimo, si mordicchiò il labbro inferiore:

"Sono preoccupata per lui."

Obi-Wan si fermò, tornò indietro, le accarezzò i capelli e le sollevò il mento: 

"Stiamo andando al Tempio", le disse con fiducia, "qualunque cosa stia succedendo, la fermeremo."

Eiren esitò: come potevano muoversi da lì? Sacha Kalon aveva dimostrato di poter essere dappertutto. Era difficile perfino provare a scappare da Reevel, e Obi-Wan se ne accorse quando vide Eiren guardarsi attorno con foga,  come se stesse cercando qualcosa. 

"Va tutto bene?" le chiese. Eiren si riebbe dai suoi pensieri proprio nel momento in cui qualcuno gridò dall'altra parte della strada. 

"Al ladro! Al ladro!"

Era una donna vestita con abiti goffi e ingombranti, che correva a fatica verso quello che molto probabilmente era il ladro in questione: un uomo alto e magro, che nella corsa la staccava di parecchio e reggeva in mano il frutto del furto, un sacchetto di iuta che conteneva chissà cosa, ma che tintinnava al punto da sembrare prezioso. 

Eiren sospirò, roteò gli occhi e guardò Obi-Wan: 

"Scusami", biascicò annoiata. Quando il ladro fu sulla sua traiettoria, lo bloccò puntandogli una mano al petto. La Forza fece in modo che Eiren non percepisse il rinculo dell'impatto e il tizio, con il viso scavato dalla Spezia e gli occhi grossi e ingialliti, la guardò innervosito. 

"Togliti di torno!" sbraitò cercando di scappare. 

"Quanta fretta. Vai da qualche parte?" chiese Eiren. Il tizio tentò di tirar fuori un coltello dalla tasca e Obi-Wan trasalì, ma Eiren puntò velocemente una mano contro il coltello che si accartocciò su se stesso per effetto della Forza. 

"Andiamo", gli disse in tono gentile e piegando la testa da un lato, "alla tua età ti metti ancora a rubare candelabri alle signore?"

Il ladro fece per reagire ma Eiren entrò nella sua mente e, senza muoversi, gli disse: 

"Vuoi restituire tutto quello che hai rubato. Non è vero?"

L'uomo si ammorbidì come un biscotto nell'acqua. Si voltò barcollando verso la donna e sollevò il maltolto: 

"Voglio.. Restituire tutto quello che ho rubato", cantilenò.

"E chiedere scusa, ovviamente. Andrai dalla signora e le dirai che sei stato un gran maleducato."

"So-sono stato.. Maleducato."

A Obi-Wan scappò da ridere, Eiren batté amichevolmente una mano sulla sua spalla: 

"Bravo", gli disse dandogli una spinta in avanti, "va' e rendimi fiera!" 

Purtroppo non si accorsero che dietro alla signora arrivavano anche quelli che probabilmente erano gli uomini della famiglia e che, prima che il ladro mostrasse tutte le sue buone intenzioni, lo sommersero gonfiandolo di calci e pugni. 

"Uuh", osservò Eiren socchiudendo un occhio e scuotendo la testa, "la città è davvero crudele, non c'è che dire."

Obi-Wan scoppiò a ridere e per un attimo dimenticarono ogni cosa, per un attimo tutto sembrò privo di pericoli e di rischi.. Perlomeno finché Eiren, in mezzo alle risate, non sentì il fiato andare in pezzi e una morsa agganciarle il cervello. 

Una lunga coda di brividi le si arrampicò lungo la schiena: si sentì improvvisamente come se qualcuno stesse tenendo ferma la sua testa, immobile, riusciva a muovere tutto, tranne la testa.

Un dolore lancinante si fece strada nel suo corpo, Obi-Wan notò che i suoi occhi si erano fatti vitrei. 

"Eiren", disse afferrandole le spalle, "Eiren, che succede? Eiren!"

Ma Eiren non rispondeva più. Lentamente il suo corpo si accasciò su quello di Obi-Wan e, mentre la folla si disperdeva, Kenobi la prese in braccio e la portò via, il più lontano possibile da occhi indiscreti. 

Tentò di tornare alla nave spaziale ma qualcosa di strano, visioni, si facevano largo nella strada. Ovunque gli sembrava di vedere la cicatrice di Sacha Kalon, ad ogni angolo, finché non si rese conto di essere in trappola.

Così come era riuscito a sparire proprio lì, davanti ai loro occhi, nel momento in cui comunicavano con Mace Windu, allo stesso modo e per qualche strano potere riconducibile al Lato Oscuro, riusciva ad apparire di continuo, ovunque, anche se probabilmente lì non c'era davvero. 

Sudato e col fiato corto, Obi-Wan strinse gli occhi e portò Eiren dentro al primo palazzo che trovò. La fece sedere contro il muro, la ragazza era completamente assente. 

"Eiren", disse prendendole il viso tra le mani, "Eiren, ti prego, rispondimi."

Nello stesso istante, mentre la voce di Obi-Wan si allontanava sempre di più, Eiren si svegliò, ma non a Saareteh. 

Aprì gli occhi e davanti a sé non era che buio. Si alzò lentamente da terra - era riversa sul pavimento -, i suoi piedi sembravano immersi in un'acqua che però non era bagnata. 

Il buio non accennava a dissiparsi e nello stesso momento Eiren udì la voce che riconobbe, senza ombra di dubbio, come quella di Sacha Kalon. 

"Strana sensazione, non è vero?" gracchiò la voce del Twi'lek, "quella di non essere padrone dei propri pensieri."

Eiren lo fissò e lo ignorò, chiededogli: 

"Dove siamo?"

Kalon fece un sorriso obliquo tenendo le mani dietro la schiena: 

"Nella tua mente, Eiren-Kal Jinn."

Eiren si sentì morire. Nella dimensione reale fece uno scatto in avanti col corpo, mise mano alla spada, Obi-Wan non capì, ma sapeva che le cose si stavano mettendo male e che avrebbe dovuto fare qualcosa. 

Guardò Eiren in viso e il suo naso cominciò a sanguinare. Obi-Wan sentì una goccia di sudore scavargli la schiena, afferrò il viso di Eiren tra le mani, poggiò la fronte sulla sua e prese un respiro profondo, affidandosi alla Forza. 

Andiamo, Eiren, andiamo.

Qualunque cosa le stesse succedendo, ovunque stesse succedendo, doveva trovarla. 

Nella dimensione buia, Eiren accese la spada protendendola verso Kalon: 

"Non te lo chiederò un'altra volta, Kalon", disse minacciosa, "dimmi  dove ci troviamo. Adesso."

Kalon non proferì parola, ma al posto della sua risposta il terreno su cui Eiren poggiava divenne come di gomma. Si modellò, diventò più circoscritto, man mano sempre più familiare. Lentamente Eiren capì che si trattava del Tempio. 

Guardò attentamente, riconobbe alcuni passaggi, le ricordò qualcosa. 

Fino a che una bambina non le passò accanto. 

La vide correre verso una figura voltata di spalle, che era il Maestro Windu. Eiren assottigliò gli occhi, poi ricordò: era la sua prima settimana da Padawan. Aveva quasi dodici anni. 

"Sei in ritardo", disse la voce severa di Mace Windu. 

"Ho fatto tardi in biblioteca, Maestro", rispose la voce squillante e infantile di Eiren, "mi dispiace."

Windu non le rispose, la ignorò e prese a camminare. La piccola Eiren gli corse dietro, affaticata, consapevole che quello non sarebbe mai stato un rapporto esattamente tra Padawan e Maestro. Eiren adulta sentì il cuore incrinarsi di fronte alla malinconia della sé bambina, le lacrime le bruciarono le palpebre ma non cedette: riconobbe il tentativo di Kalon di portarla al Lato Oscuro. 

Strinse gli occhi e in un attimo lo scenario cambiò. Quando li ebbe riaperti, sentiva odore di fumo e c'era una fitta nebbia tutt'intorno. Tossì, Sacha Kalon non era presente. Eiren si avvicinò a passo lento tra i detriti, attraversando l'insopportabile puzza di fumo finché non intravide la figura di Windu, che riconobbe immediatamente. Il suo cuore fece un salto, poco accanto vide Yoda e, quando la nebbia fu dissipata, Eiren distinse Qui-Gon che si rialzava lentamente da terra con un fagottino in braccio. 

Eiren sentì le lacrime affiorarle alle ciglia, fece un sorriso triste graffiato dalla nostalgia: Qui-Gon era così giovane. I suoi capelli non erano lunghi come li conosceva, né spruzzati appena di bianco come li aveva visti l'ultima volta. Non portava la barba, né i baffi, ma quegli occhi azzurri così simili ai suoi, quelli sì, li avrebbe riconosciuti tra mille.

Zio Qui-Gon..

Eiren spostò lo sguardo sulle sue braccia, si riconobbe: non aveva idea di come un ricordo del genere, risalente ai suoi primi sei mesi di vita, potesse essere tanto concreto nella sua mente, ma capì che in realtà erano nitide soltanto le immagini. Quanto più il viso di Qui-Gon e i lineamenti di Yoda e Windu erano precisi, tanto più le parole che scorrevano tra loro, invece, erano indecifrabili. Eiren tentò di leggere il labiale alternando lo sguardo sulle sue piccole dita che giocavano con quelle di Qui-Gon finché la scena non si modificò nel peggiore dei modi.
Vide una spada laser verde, una stessa arma dall'altro lato ma a doppia lama. Era rossa.
Darth Maul schiantò la spada contro quella di Qui-Gon Jinn finché, colpo dopo colpo, gli occhi confusi e sgranati di Eiren non videro quello che fino a quel momento avevano solo immaginato:
Maul affondò una lama della spada nel petto di Qui-Gon.
Eiren trasalì, il cuore le si fermò.

No!

Mentre Qui-Gon cadeva in ginocchio per terra davanti al Sith, Eiren fece per correre nella sua direzione ma si sentì spingere all'indietro, cadde pesantemente di schiena sentendosi mozzare il fiato e qualche istante più tardi Sacha Kalon le aveva puntato una lunga e bollente spada rossa contro il viso. 

Eiren aprì un solo occhio, illuminata a vista dalla lama del Sith che la guardava da sotto l'orrenda cicatrice, scivolò lontano dalla portata della spada, si alzò di scatto, sguainò la propria. 

Nella dimensione reale Obi-Wan percepì uno scatto del corpo di Eiren, che in realtà rimaneva immobile. C'era quasi, lo sentiva. Sapeva di essere quasi dove doveva essere. 

Andiamo, Eiren, andiamo, pensò, fammi capire dove sei. 

Ma Eiren, col naso che continuava a colare sangue rosso brillante, non era ancora abbastanza vicina a Obi-Wan. Nella dimensione buia protese le mani in posizione di guardia e non distinse gli occhi da Kalon. 

"Esci dalla mia mente", gli intimò, "subito."

Sacha Kalon sospirò solennemente, avanzò tendendo l'elsa color rame della sua spada e replicò: 

"Un potere straordinario, il tuo, Eiren Jinn. Peccato non sia abbastanza approfondito, né studiato, per sovrastare il mio."

Eiren tentò di prendere tempo, ma era complicato. La paura la paralizzava, ma doveva mostrarsi solida.

"Che ci fai nella mia testa?"

Kalon fece un sorrisetto: 

"C'è di meglio che manipolare le menti potenti, Eiren-Kal. Anche la tua è una di quelle, sai? Una delle più lucide e potenti che io abbia mai esplorato, in effetti. I tuoi ricordi sono nitidi e il tuo animo è candido, giovane Cavaliere. Io non posso manipolarti a mio piacimento, ma.. Devo ammettere che anche mostrarti il tuo passato non è poi così male."

"Il tuo tentativo di portarmi al Lato Oscuro è fallito", rilanciò Eiren sperando che la voce le rimanesse salda, "ora vattene immediatamente."

"Questo lo vedremo, ragazzina."

Non appena ebbe pronunciato queste parole, Kalon si lanciò all'attacco. Sferzò la spada contro Eiren, la ragazza contrattaccò. La forza di Kalon era sorprendente, ma Eiren cercò di non lasciarsi sopraffare. Indietreggiò parando i colpi veloci di Kalon, si girò su se stessa portando la spada dietro la schiena. L'impatto delle due armi provocò un bruciore sulle spalle di Eiren, in quell'istante lei e Kalon incrociarono gli sguardi: Eiren non lo avrebbe mai ammesso, ma quegli occhi ambrati le fecero tremare l'anima. 

Kalon fece un sorriso malvagio, le puntò la mano contro e la spinse indietro, Eiren volò per qualche metro, cadde a terra pesantemente, le mancò il fiato, sbatté la testa. La sbatté anche nella dimensione reale, dando un colpo contro il muro. Obi-Wan sussultò, le portò una mano dietro il capo, verificò che non perdesse sangue, tornò a concentrarsi. 

Finalmente vide qualcosa.

Sentiva l'impatto delle spade laser, ne distingueva le luci, ma erano segni ancora troppo poco nitidi per poter dire di essere arrivato dove lei aveva bisogno. 

Nella dimensione buia Eiren si scagliò contro Kalon prendendolo di sorpresa. Il Sith sgranò gli occhi, impreparato: Eiren continuò a colpirlo senza sosta e senza stancarsi, Kalon scansò l'ultimo colpo e si fece da parte. 

"Combatti, vigliacco!" urlò Eiren sudata e stringendo l'elsa dorata della spada fino a sbiancarsi le nocche. Kalon ridacchiò facendo vorticare la spada: 

"La traccia che il tuo anaffettivo Maestro ha lasciato in te è più che visibile", commentò, "hai uno sbalorditivo talento in battaglia. Una risorsa impagabile."

"Non parlare di lui."

"Troppo duro fare i conti con un rapporto mai nato, non è vero, mia giovane Jedi?"

Devo uscire da qui, pensò Eiren, non posso lasciare che prema ancora a lungo sulle mie debolezze. 

"Non riesci a penetrare la mia mente", aggiunse Kalon, "qualcosa vorrà pur dire. Evidentemente la preparazione Jedi non è sufficiente a far esplodere il tuo potere, oppure.. Qualcuno, all'interno del Consiglio, non ha interesse a che ciò accada. Ti sei chiesta come mai, piccola Eiren?"

"Cosa pensi di ottenere?" ribatté Eiren.

Kalon sorrise sbieco:

"La risposta è dentro di te, piccola Eiren."

"Se pensi che anche una soltanto delle tue parole possano rivoltarmi contro il Tempio o contro il mio Maestro, ti sbagli di grosso."

Fece un ultimo, disperato tentativo di manipolare la mente di Kalon senza riuscirci. Di nuovo quel buio pesto, e Kalon non rimase a guardare.
Soltanto voltando la testa a sinistra, il Sith scaraventò violentemente Eiren a terra. Nella dimensione reale prese a sanguinare anche la seconda narice della ragazza. 

Nella dimensione buia, invece, Eiren cominciò a sentire qualcosa. Qualcosa che anche Kalon percepì, sebbene in lontananza. 

Eiren si voltò di scatto, quella presenza era familiare. Quasi palpabile. Era un'energia che conosceva bene. 

Cosa..?
Non è possibile.

Nella dimensione reale, Obi-Wan strinse i denti e serrò gli occhi: 

Eiren!

Nella dimensione buia, il cuore di Eiren si fermò. Sacha Kalon rimase impietrito: 

Kenobi..

Fu allora che Eiren capì di doversi dare una mossa. 

In lontananza, lì alle sue spalle, intravedeva una sagoma che conosceva bene e che avanzava a passo veloce verso di loro, sul corridoio che traboccava quella strana acqua. 

Eiren!
Non dargli ascolto.
Non fidarti di quello che ti dice!

 

La voce di Obi-Wan era estranea alla mente di Eiren, rimbombò cupa nel mezzo del corridoio coprendo la distanza tra Eiren e Kalon. Il Sith, furibondo, digrignò i denti e protese in avanti la mano, la cicatrice sanguinò copiosamente, sembrava bruciare. 

Eiren decise di improvvisare. Non aveva scelta. Doveva proteggere Obi-Wan. 

Accidenti, vattene da qui, maledetto imbecille, pensò serrando la mascella. 

Tese la mano in avanti, piegò le dita, si concentrò con tutta se stessa. Pensò a tutto quello che Kalon non avrebbe potuto mai intaccare. 

Chiuse gli occhi, nella dimensione reale il suo sguardo assente accompagnò la mano che pretendeva in avanti con le dita contratte e tremanti. Usò tutta la sua concentrazione e, nonostante la Forza impiegata da Kalon la spingesse all'indietro come una tempesta, ruggì con tutta l'energia che aveva in corpo e davanti a sé, lentamente, il corpo di Sacha Kalon si sgretolò. 

Il Twi'lek ululò osservandosi le mani finché ne ebbe il tempo. Eiren non riuscì neppure a vedere la sua spada cadere in terra, ormai spenta, che un turbine la risucchiò immediatamente al centro di Saareteh, nel vicolo buio, dove inspirò urlando come appena riemerse dall'acqua. 

Obi-Wan si riebbe nello stesso istante, scattò all'indietro, andò a sbattere contro il muro dietro di sé. L'impatto gli sferzò le scapole, ma non appena i suoi occhi dissiparono la nebbia che intravedevano, la sagoma di Eiren di fronte a lui divenne sempre più nitida. 

La ragazza era di fronte a lui, con la mano ancora tesa in avanti, entrambe le narici sanguinanti, gli occhi sgranati e le labbra schiuse in un respiro affannoso; parte del suo ciuffo biondo era spettinato e riverso sui grandi occhi azzurri che Eiren sbatté ripetutamente finché non ebbe incrociato lo sguardo di Obi-Wan. 

Si fissarono per qualche istante senza sapere bene cosa né come fosse successo, poi Obi-Wan si alzò di scatto, barcollò, il sangue gli crollò giù dalla testa ai piedi ma raggiunse Eiren, cadde in ginocchio davanti a lei, le prese il viso tra le mani: 

"Eiren", sussurrò con la voce lenta, "stai bene?"

Eiren prese un lungo respiro, fece una smorfia, si sporse in avanti staccando la schiena dal muro: si sentiva come se fosse stata investita da un'astronave. 

"Accidenti", biascicò reggendosi la testa e portando una mano al naso, "sì.. Credo."

Alzò gli occhi verso Obi-Wan che passò un pollice sulle sue labbra, pulendo via una parte del sangue. 

"Come.. Come hai fatto..?" gli chiese Eiren confusa. Obi-Wan scosse la testa con sincerità: 

"Non lo so. Ma non potevo lasciarti lì."

Eiren aggrottò le sopracciglia, scosse la testa: 

"È entrato nella mia mente", mormorò, "mi ha.. Mi ha mostrato dei ricordi."

Obi-Wan chinò la testa:

"Che tipo di ricordi..?"

Eiren si morse il labbro inferiore:

"C'era Windu. In una delle tante volte in cui mi ha ignorata. E poi.. C'era lo zio Qui-Gon."

Il cuore di Obi-Wan sussultò: ormai era chiaro. Sacha Kalon stava tentando di trascinare Eiren nel Lato Oscuro. 

Da parte sua, poteva essere un'idea molto fruttuosa. Il passato di Eiren, anche quello più recente, era costellato di sofferenza. La perdita di suo zio, l'indifferenza del suo Maestro, la solitudine vissuta al Tempio. Eiren era una giovane Jedi potente nel corpo e nello spirito, Obi-Wan comprese immediatamente i piani del Sith e non poteva biasimarlo; eppure non riusciva a immaginare un animo puro come quello di Eiren annegato nelle tenebre del Lato Oscuro. 

Guardò la ragazza negli occhi cercando in lei anche il più insignificante barlume di malvagità, risentimento o rancore, ma prima ancora che potesse parlare, fu Eiren a dire qualcosa: 

"Non devi preoccuparti, Obi-Wan", mormorò, "sono stata fragile di fronte a quelle visioni, lo ammetto. Ma Kalon non è stato abbastanza convincente da trascinarmi via con lui."

Obi-Wan sembrò recuperare linfa vitale immediatamente, i suoi occhi azzurri si riaccesero. Aiutò Eiren a rialzarsi, le pulì il viso dal sangue e le prese le guance tra le mani: 

"Sei stata incredibilmente potente", sussurrò combattendo la voglia di baciarla di nuovo. Eiren tenne duro perché avvertiva lo stesso impulso: 

"Ho fallito", rispose stringendo le mani di Obi-Wan fisse sul suo viso, "non sono riuscita a manipolare la sua mente neppure questa volta. Lui invece è entrato nella mia."

"Questo non ha importanza."

"Vuol dire che la missione di oggi è sfumata, Obi-Wan. Ricordi cosa pensava il Consiglio quando me l'ha assegnata?"

"Non mi importa del Consiglio, Eiren. M'importa che tu stia bene."

Eiren scosse la testa: 

"Il Tempio è in pericolo", sussurrò con gli occhi bassi, "ora collego ogni cosa. Windu mi ha mandata qui perché sospettava di Kalon. Voleva tenerlo d'occhio, ma lui è stato più furbo di noi. È riuscito a essere contemporaneamente qui su Reevel e su Coruscant, al Tempio. Conosce perfettamente i piani del Consiglio e ha seguito passo passo le nostre operazioni. Credevo che avrei dovuto manipolare la mente di un Sith, ne ero quasi certa, ero sicura che si nascondessero tra le fila dei Mercanti, ero pronta, e invece.."

".. E invece si nascondeva proprio tra noi", mormorò Obi-Wan, "è stato al Tempio. È sempre stato al Tempio. E nessuno di noi se n'è accorto."

"Mace", rispose Eiren, "lui sospettava qualcosa. Prima che cadesse il collegamento con il Tempio, ha fatto in tempo a capire che qualcosa non andava."

"Kalon ha agito in modo spettacolare", rispose Obi-Wan, "voleva che noi capissimo che lui poteva essere ovunque."

"E questa è la sola falla in tutto il suo piano", rispose Eiren, "Mace non è stupido. Sarà corso ai ripari. Probabilmente il Consiglio non è così scoperto come pensiamo."

Eiren e Obi-Wan si guardarono negli occhi per una manciata di secondi, respirando l'uno tra le labbra dell'altro, finché Kenobi non disse: 

"Dobbiamo tornare al Tempio."

Eiren annuì: 

"Lui è debole", disse, "non l'ho annientato, ma l'ho scalfito. Dobbiamo approfittarne."

Obi-Wan annuì energicamente, la guardò con l'aria tesa:

"Credevo di averti persa."

Eiren sorrise: 

"Sono qui."

Obi-Wan sospirò, chiuse gli occhi, le baciò la fronte con la convinzione di chi sapeva che quelli sarebbero stati gli ultimi momenti così intimi della loro vita. A Eiren mancò il fiato, si strinse a lui mentre Obi-Wan consumava la sua anima dentro a quel bacio sapendo che non avrebbe potuto desiderarne mai altri. Il sospiro di Eiren era libertà, ingenuità, dolcezza, coraggio, le dita di Obi-Wan correvano lungo i suoi capelli, il suo respiro corto scaldava il collo della ragazza che chiudeva gli occhi e pregava di dimenticare ogni cosa nel più breve tempo possibile. Entrambi furono grati per quel momento perfetto, poi Kenobi disse: 

"Brava."

Eiren fece un mezzo sorriso, le guance arrossate dall'emozione. L'attimo dopo corsero entrambi contro il tempo, verso la nave spaziale più vicina. 

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Capitolo 10
*** Simili. ***


 

Sei anni prima. 


Poggiò le mani sui fianchi e fece un lungo sospiro: mai avrebbe pensato che sarebbe stato tanto difficile. 

Mentre camminava su e giù per la sala che dava sul panorama di Coruscant, Qui-Gon Jinn lo ripeteva continuamente a se stesso: quel momento era scritto fin dal primo istante. Presto o tardi sarebbe arrivato, e così era stato. 

Gli ci era voluto dell'addestramento anche per quello. Dopotutto, era il primo caso da moltissimi anni in cui un Maestro Jedi conviveva con la presenza di un parente tanto stretto al Tempio, e le circostanze erano talmente poche che ai Maestri veniva richiesto di prepararsi al momento in cui avrebbero conosciuto i loro congiunti. 

Nel caso di Eiren, Qui-Gon era stato piuttosto discreto pur non mancando mai di essere presente. Teneva d'occhio la piccola Eiren fin dai suoi primi addestramenti da Youngling, ricordava perfettamente il giorno in cui gli riferirono di che tipo di potere fosse dotata. 

"Qui-Gon", gli aveva detto Windu, "noi dobbiamo parlare."

Qui-Gon aveva aggrottato le sopracciglia sopra le braccia incrociate al petto: 

"Parlare di cosa?"

Windu aveva tentennato, in una delle pochissime occasioni in vita sua, poi aveva sputato il rospo: 

"Di Eiren."

"Le è successo qualcosa?" aveva chiesto impensierito il Maestro. 

"No", aveva risposto Windu, "ma ha fatto succedere qualcosa a me."

"Non ti seguo."

"Durante la lezione con i piccoli.. Io non ho idea di come abbia fatto, ma ha manipolato la mia mente."

Qui-Gon restò immobile lì dov'era, guardando Windu con aria interrogativa e confusa:

"Scu-scusami..?"

"Hai capito perfettamente. Mi ha manipolato."

"Ha soltanto undici anni. Ne sei sicuro?"

"È quello che ho pensato anch'io, eppure è successo. Tua nipote ha un potere incatalogabile, nessuno tra i Jedi è mai riuscito a manipolare le menti salde."

"Non ci posso credere."

"Perde sangue dal naso ogni volta che manipola una mente potente. È chiaro che sia una diretta conseguenza."

"Pensi che questo possa danneggiarla?"

"Non lo sappiamo ancora. Quello che sappiamo è molto poco, in realtà. Ho proposto al Maestro Yoda di prenderla come mia Padawan."

"Cosa? Come.. Padawan?"

"Immaginavo che avessi qualche perplessità. Puoi condividerla con me, se vuoi."

"No, certo che no, è solo che.. Non è un po' troppo presto? Di questo passo, il suo addestramento finirà tra poco più di sette anni."

"Non possiamo lasciare un potere del genere inesplorato e fuori controllo dentro al Tempio."

Qui-Gon si era rabbuiato: 

"Eiren è buona e diligente", rispose, "non farebbe del male a nessuno."

"Non è quello che intendevo dire", aggiustò il tiro Windu, "ma non abbiamo mai conosciuto questo tipo di potenziale. Eiren ha bisogno di aiuto per incanalarlo."

Qui-Gon annuì sovrappensiero: 

"Quindi tu.. Sarai il suo Maestro."

"Sarà un privilegio e un piacere che spero di onorare."

"Ti ringrazio. Abbi cura di lei."

"Lo farò. Ad ogni modo, sai bene che al compimento dei suoi tredici anni è previsto che vi incontriate. E che vi conosciate come congiunti."

Qui-Gon incrociò le braccia al petto e sospirò:

"Spero di essere all'altezza di questa prova."

Mace Windu non seppe davvero cosa rispondergli. Del resto, non riuscì ad ammettere che perfino lui aveva il dubbio di essere all'altezza di una Padawan tanto complessa. 

Riemerso da quel turbine di pensieri, Qui-Gon Jinn aspettò che Eiren varcasse quella soglia. Dall'altro lato, accompagnata da Windu e dalla Maestra Jocasta Nu, Eiren aspettava. Jocasta sorrideva mentre le sistemava le due composte trecce sulla testa, che terminavano poco sotto le spalle. Jocasta, che da anni ormai aveva interrotto il ruolo attivo di Jedi e si era dedicata agli Archivi del Tempio, conosceva Eiren quasi più di Windu: il tempo che la piccola trascorreva in biblioteca era sbalorditivo. Sembrava avesse letto tutti i testi e i file contenuti nelle scaffalature, dall'origine dei Jedi fino a quei giorni: era indubbiamente una bambina brillante e dalla vorace curiosità. Del resto, a fronte della sua triste dipartita, sembrava che anche Daar-Kon, suo padre, fosse un uomo molto intelligente. Così tanto, si diceva, che la sua stessa mente gli avesse giocato il tiro mancino che gli era costato la vita. 

"Ecco fatto, tesoro", disse dolcemente Jocasta sollevando con delicatezza il mento di Eiren con entrambi i palmi delle mani, "sei perfetta. E guarda che portamento: un vero Cavaliere Jedi."

Eiren fece un mezzo sorriso: aveva fortemente voluto Jocasta al proprio fianco, in un momento fondamentale come quello. Le avevano comunicato che quel giorno avrebbe conosciuto un Maestro Jedi per lei molto importante, ma non aveva ancora la più pallida idea di chi si trattasse: conosceva tutti i Maestri Jedi del Tempio e non capiva perché uno di loro dovesse essere così importante: dopotutto, lei aveva già un Maestro. 

"Jocasta", chiese Eiren guardando Windu con la coda dell'occhio, "tu sai chi è il Jedi che dovrò incontrare?"

Jocasta finse di sistemare la tunica di Eiren sulle spalle, sollevando lo sguardo verso Windu che ricambiò: 

"Mi dispiace, piccola", mentì Jocasta, "non ho davvero informazioni, su questo."

"E anche se le avessi, non me le daresti", replicò Eiren con un sorriso. Jocasta sorrise a sua volta, le poggiò affettuosamente una mano sulla testa: 

"Ogni cosa ha il suo tempo e il suo passo", la confortò, "sii paziente, Eiren. Ricorda che la pazienza.."

"..È la via del Jedi, lo so", concluse Eiren annuendo annoiata. Windu fece un sospiro, le poggiò una mano sulla spalla e disse: 

"Forza, Eiren. È il momento, andiamo."

La piccola fece un cenno affermativo con la testa, la porta davanti a lei si aprì e, con sua enorme sorpresa, al centro della stanza trovò il Maestro Qui-Gon Jinn. 

Per qualche strano motivo, Eiren si sentì sollevata: il Maestro Qui-Gon le piaceva. Era uno di quelli più gentili e carini, e le parlava molto spesso. In effetti non si era mai spiegata come mai Qui-Gon fosse tanto disponibile proprio con lei, soprattutto considerando che Mace Windu era un Maestro molto rigido e distante. Di certo Eiren apprezzava le attenzioni del Maestro Qui-Gon, ma non osava chiedere di più. 

Dall'altro lato della stanza, col cuore che batteva all'impazzata, Qui-Gon sorrise e si portò davanti a Eiren. Era sbalorditivo: aveva tredici anni e sembrava già una donna adulta e matura. Aveva uno sguardo serio, limpido e penetrante, un atteggiamento equilibrato e posato. La sua schiena era dritta, le sue braccia morbide lungo i fianchi e la tunica bianca, una grossa spada dorata era agganciata alla cintura dello stesso colore. Negli occhi azzurri di Eiren Qui-Gon riconobbe il colore chiaro della famiglia, ebbe paura di quella sensazione così amorevole che provò verso di lei, ma la interpretò come una prova che la Forza voleva impartirgli.

Incrociò le mani davanti al ventre, fece un mezzo sorriso, Eiren batté più volte le palpebre e poi, come il suo Maestro le aveva insegnato, si protese in avanti in un piccolo inchino e disse: 

"Saluti, Maestro Qui-Gon."

Qui-Gon allargò il sorriso, fece a sua volta un inchino e rispose: 

"Saluti a te, Eiren."

Eiren fece un mezzo sorriso, poi Windu prese la parola: 

"Eiren", le disse guardandola negli occhi, "immagino tu ti stia chiedendo come mai siamo qui insieme al Maestro Qui-Gon."

Eiren alzò il sopracciglio: 

"Direi di sì", rispose con una risatina, "conosco il Maestro Qui-Gon. Avevi detto che si sarebbe trattato di un Jedi importante per me."

Jocasta sorrise: 

"Beh, è proprio così", disse, "guarda bene il Maestro, Eiren."

Ed Eiren così fece. Voltò gli occhi verso Qui-Gon e il Maestro si sentì quasi giudicato da quegli occhi vispi e intelligenti, si avvicinò di un altro passo a lei finché non furono abbastanza vicini da riuscire a guardarsi perfettamente negli occhi: 

"Sei cresciuta molto, Eiren", le disse, "come vanno i tuoi addestramenti?"

"Bene.. Credo", rispose Eiren guardando Windu, "il Maestro Windu è molto bravo."

Qui-Gon rise spezzando la formalità: 

"Non lo dici solo perché è qui con noi, vero?"

A Eiren sfuggì una risata, Windu fece un mezzo sorriso e strinse la spalla della sua Padawan. 

"Jocasta dice che ho iniziato molto presto ad addestrarmi", disse Eiren, "di solito i Padawan vengono scelti dai Maestri intorno ai quattordici anni. Io ho iniziato a undici."

Qui-Gon annuì: 

"E sai perché?"

Eiren esitò, guardò Windu in cerca di autorizzazioni. Windu le rispose facendole un cenno verso Qui-Gon. 

"Perché manipolo le menti potenti", mormorò Eiren. 

Qui-Gon sentì il bisogno di soccorrere la giovane nipote, la cui voce era stata graffiata da un momento di tensione. Le poggiò una mano sulla spalla ed Eiren, finalmente, vide qualcosa di familiare in lui: 

"Perché la Forza è potente in te, Eiren", disse Qui-Gon, "e il Maestro Windu era il più adatto a prenderti con sé."

Eiren tacque per un attimo, poi gli chiese: 

"Maestro Qui-Gon.. Lei è qui per aiutarmi con l'addestramento?"

Qui-Gon guardò Windu con tensione e quest'ultimo sospirò pesando le parole al millesimo: 

"Eiren", disse, "ti avevamo riferito che avresti incontrato un Maestro per te molto importante. Oggi Qui-Gon Jinn non è qui per validare i tuoi insegnamenti, ma per motivi personali."

Eiren deglutì, studiò più attentamente i lineamenti di Qui-Gon e capì lentamente qualcosa

"Qui-Gon Jinn è qui perché tu sei sua nipote", disse Windu spalancando il petto di Eiren, "era giunto il momento che conoscessi tuo zio."

In quell'istante in cui tutto sembrò fermo, Qui-Gon si sforzò di non distogliere lo sguardo emozionato da Eiren ma, piuttosto, di comunicarle tutta la sicurezza di cui la giovane Jedi avrebbe avuto bisogno in quel momento. Eiren trattenne il fiato, batté le palpebre: 

"M-mio.. Zio?" chiese con un filo di voce. Jocasta, che fino a quel momento aveva mantenuto un aplomb adeguato, tentennò. La reazione di Eiren l'aveva disorientata, era sicura che la ragazzina avrebbe attutito bene il colpo, ma.. Del resto si trattava di una giovanissima Padawan. Guardò Windu in cerca di sostegno, con gli occhi preoccupati, ma lui alzò una mano con aria sicura. Jocasta guardò Eiren mantenere un atteggiamento composto ed educato, e la direttrice degli Archivi comprese: lei conosceva bene Eiren, senz'ombra di dubbio. Ma Windu era davvero il suo Maestro. 

"Non devi aver paura", disse Qui-Gon sperando di essere convincente. 

"Non credo di averne", rispose candidamente Eiren piegando la testa da un lato, "ma.. Perché lo so soltanto adesso?"

"Abbiamo ritenuto che avessi raggiunto una maturità adatta per saperlo", rispose Windu tempestivo. 

Eiren aggrottò le sopracciglia, prese un respiro profondo, fece un passo verso Qui-Gon e allungò timidamente una mano verso l'attaccatura dei suoi capelli, ripercorrendo il suo profilo senza toccargli il viso. Qui-Gon osservò le labbra schiuse e concentrate della ragazzina, che tentava con equilibrio di mettere a posto i pezzi di quella conversazione così strana finché Eiren, a un certo punto, non fece un passo indietro e scosse la testa: 

"I-io non posso", mormorò, "Maestro Qui-Gon, io non.."

Qui-Gon prese in mano la situazione, afferrò delicatamente Eiren per le spalle e disse: 

"Conosco bene questo smarrimento, Eiren. È stato il mio per molto, moltissimo tempo."

Eiren trattenne il fiato, cercò lo sguardo di Windu che però continuò a indicarle Qui-Gon.

"Sei arrivata al Tempio in circostanze sfortunate, che qui non posso raccontarti", le disse dolcemente, "ma vorrei che imparassi qualcosa, oggi."

"E.. E cosa?.." balbettò Eiren. 

"Ai Jedi è precluso l'attaccamento, e tu questo lo sai bene", aggiunse con pazienza Qui-Gon, "ma non è precluso loro l'affetto. La differenza tra un Jedi e un uomo comune, Eiren, è la capacità di gestire il distacco."

Eiren deglutì, i suoi occhi divennero lucidi ma serrò la mascella per non far venir giù neppure una lacrima. 

"Quello che intendo dire, Eiren", conclude Qui-Gon, "è che posso essere tuo zio senza che questo intacchi il tuo addestramento. Posso essere tuo zio, e contemporaneamente continuare a essere un Maestro del Tempio."

Eiren deglutì profondamente: 

"Maestro, il suo supporto è stato molto gradito in questi anni", disse con la voce che tremava - Qui-Gon si intenerì davanti al tentativo della giovane Padawan di non far prevalere lo slancio e l'affetto -, "ma questo.. Questo mi aveva già portata ad affezionarmi a lei."

Qui-Gon sospirò: 

"Eiren, puoi.. Puoi chiamarmi zio. Va bene?"

Eiren ci rifletté sopra come se quella parola suonasse strana, poi si morse il labbro e riprese: 

"I-io non.. Non penso di essere abbastanza forte."

"Per cosa?"

Eiren esitò, Windu intervenne con decisione: 

"Ti è concesso costruire un rapporto con il Maestro Qui-Gon, Eiren", disse con fermezza, "noi saremo qui per guidarti a gestirlo nel migliore dei modi."

Eiren sembrò calmarsi. Guardò Windu e poi Qui-Gon e, dal momento in cui le avevano dato quella notizia, le sembrò subito che Qui-Gon le somigliasse sempre di più. Cominciò a notare lentamente la fossetta sulla guancia destra che si formava ogni volta che, per via della tensione, si innervosiva; fece caso al blu cangiante degli occhi, alle venature color ghiaccio, alla curva un po' storta del naso e alla direzione delle labbra. Quei tratti così somiglianti riuscirono a tranquillizzarla, anche solo temporaneamente. 

"È.. È già capitato ad altri?" chiese Eiren. 

"Sì", confermò Windu roteando gli occhi, "e nessuno di loro ha mai fatto tutte queste storie."

Jocasta guardò Windu impietrita, ma Eiren ribatté per com'era abituata a fare: 

"Tu ce l'hai un nipote, qui dentro, Maestro?"

"Tu basti e avanzi."

Eiren sospirò e scosse la testa, tornando a guardare Qui-Gon che ridacchiò: 

"Mi avevano parlato di questo caratterino", disse. 

"Già", rispose Eiren, "ma probabilmente in questo non ci somigliamo."

Qui-Gon sorrise: 

"Mi farebbe piacere scoprire cos'abbiamo in comune, invece."

Eiren si sciolse sorridendo a sua volta: 

"Anche a me, Maestro Qui-Gon."

"Zio Qui-Gon. Intesi?"

"Sì, beh, io.. Mi ci devo abituare."

Windu tirò un sospiro di sollievo mentre Eiren si voltava verso Jocasta: 

"Grazie per avermi fatto compagnia", le disse con gratitudine. 

Jocasta si chinò verso di lei e l'abbraccio stretta:

"Non mi sarei persa questo momento per niente al mondo."

"Vorremmo lasciarvi soli", aggiunse Windu rivolto a Qui-Gon, poggiando le mani sulle spalle di Eiren, "ma temo che il tempo a nostra disposizione sia finito. Eiren deve tornare agli allenamenti e Qui-Gon ha un Padawan che lo aspetta."

"Un Padawan?" chiese curiosa Eiren, "sul serio?"

Qui-Gon annuì sorridendo: 

"Mi piacerebbe presentartelo. Ti andrebbe di conoscerlo? Credo che andreste molto d'accordo, voi due."

Eiren fece un mezzo sorriso: si sentiva così strana. 

Qui-Gon Jinn era suo zio. Portavano lo stesso cognome, ma tutte le volte in cui si era posta il problema aveva pensato che, comunque, provenivano dalla stessa zona, la periferia di Coruscant. Magari Jinn era un cognome diffuso, da quelle parti. Nella condizione in cui un Jedi non poteva affezionarsi a nessuno, non avrebbe mai pensato che lei e Qui-Gon potessero essere parenti. 

Però ora si svelava tutto, lentamente: suo zio era un Maestro Jedi. Uno dei più potenti del Tempio. 

Le domande nella sua testa erano talmente tante che sentì le tempie pulsare. Si dovette trattenere mentre Qui-Gon le portava le mani sulle spalle e la guardava negli occhi:

"Possiamo prenderci un momento quando preferisci", le disse con dolce fermezza, "chiedi al Maestro Windu quando potrai fare una pausa dall'addestramento. Ti porterò con me."

Qui-Gon notò la splendente luce entusiasta negli occhi della ragazzina, cercò di non sbilanciarsi troppo con un abbraccio, ma le prese il viso piccolo e tondo tra le mani lasciandole una lieve carezza. 

Quando le fu passato oltre, Eiren lo seguì con gli occhi finché non fu vicino alla porta, poi lo salutò con poche parole che fecero tremare l'animo di Qui-Gon, felice di aver ritrovato sua nipote e al contempo terrorizzato dall'affetto che quella ragazzina gli strappava via dal corpo, trascinandolo via con sé:

"Ciao, zio."

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Capitolo 11
*** "Vieni con me." ***



Saareteh.


"Questo bidone non parte."

"Non è un bidone."

"D'accordo, ma non parte. Non c'è un droide interno che possa riesumare i comandi?"

"Non tutte le navi sono come quella di Windu, Eiren."

"Quindi cosa facciamo? Torniamo su Coruscant in autostop? Su un Eopie?"

"Sei un grande Jedi ma un pessimo meccanico, e per di più dotato di una pazienza ai minimi termini. Riesci a darmi cinque minuti?"

Spazientita, Eiren allargò le braccia e le lasciò cadere lungo i fianchi sospirando.

"Non te l'ha detto mai nessuno che la pazienza è la via del Jedi?" le chiese Obi-Wan stendendosi di schiena sotto la nave spaziale. 

"Anche troppo", ribatté Eiren. 

"Quindi non hai imparato niente?"

"Perché non ti limiti a fare il salvatore dei motori perduti anziché farmi la morale?"

"Permalosa."

"Se non torniamo al Tempio entro sera, forse non ci sarà più un Tempio a cui tornare."

Obi-Wan sospirò, strinse l'ultimo bullone e tornò su, fece saltare gli attrezzi in mano e li ripose nella cassetta, che spinse nel droide interno che custodiva gli strumenti della manutenzione. 

Eiren incrociò le braccia al petto e quando sollevò lo sguardo ritrovò gli occhi di Obi-Wan nei propri e il suo viso pericolosamente vicino al proprio. 

"Soddisfatta?" chiese Kenobi sollevando un sopracciglio. Eiren gonfiò le guance per evitare di concentrarsi troppo su di lui, ma Obi-Wan sembrava di tutt'altro avviso. Emise un sospiro così leggero da sembrare impercettibile, ma la ragazza sentì il cuore strapparlesi nel petto quando si rese conto che era così vicino a lei. Obi-Wan deglutì, mise via i guanti facendosi violenza e le fece cenno di salire sulla nave. 

Dopo il salto nell'iperspazio Obi-Wan aumentò la velocità, ma Eiren sembrava troppo silenziosa. 

"Va tutto bene?" le chiese. 

Eiren si morse il labbro:

"Ho un brutto presentimento."

Obi-Wan non si sentiva di darle torto, ma dopo aver constatato che Sacha Kalon poteva entrare nella mente di Eiren preferiva non metterla in allarme. La situazione era grave, ma non aveva intenzione di costringere Eiren a sentirsi in colpa. 

“Andrà tutto bene”, mentì Obi-Wan senza guardarla, Eiren se ne accorse e rimasero in silenzio finché non arrivarono nei pressi del Tempio. 

Si accorsero che qualcosa non andava già non appena intravidero il giardino e le navi spaziali in circolazione: qualcosa era profondamente diverso. 

Mentre osservavano la loro casa e tutto ciò che c'era intorno quasi rimpicciolirsi nella sua grandezza, si avvicinarono al Tempio mettendo mano alle spade laser. Eiren si guardò intorno con circospezione, la sua treccia bionda scivolò da una spalla all'altra proprio mentre udì la voce di Obi-Wan spaccare il silenzio a metà: 

“Eiren, attenta!

Eiren si voltò di scatto verso la voce di Kenobi, più veloce che poté. Quando riaprì le palpebre, la cicatrice di Sacha Kalon la fissava dall'altra parte. 

La ragazza trasalì, accecata dalla spada rossa che frizionava contro la sua lama blu. Kalon fece un sorriso obliquo, poi scomparve dissolvendosi. Eiren riprese fiato, cadde a terra su un ginocchio, respirò affannosamente. 

Dietro di lei, Obi-Wan era confuso ed aveva affrontato la stessa identica circostanza. 

“Sono le sue copie”, disse Kenobi, “le sta disseminando sulla nostra strada.”

Eiren annuì: 

“Ho la sensazione che non sarà facile arrivare al Tempio.”

“Possiamo farcela. Dobbiamo dividerci.”

Obi-Wan sollevò lo sguardo verso il Tempio osservando inorridito quanto le navi spaziali al di sopra di loro si muovessero lentamente: Kalon era lì da tempo. Eccome, se c'era. A Eiren sfiorò il pensiero che fosse troppo tardi: non volle pensarci. Ogni minuto sottratto all'azione era un minuto che la separava dal salvare Windu. 

“Dividerci?” chiese tornando stordita alla vita reale. 

Obi-Wan annuì: 

“Kalon può moltiplicarsi in quanti corpi desidera, ma noi siamo solo in due. Dobbiamo ottimizzare i tempi.”

Eiren si morse il labbro e annuì:

“D'accordo”, concluse, “scegliamo due percorsi diversi. Cerchiamo di arrivare al Tempio il più in fretta possibile.”

Obi-Wan sapeva che Eiren avesse più possibilità di entrare al Tempio di quante non ne avesse lui, ma doveva mettercela tutta per garantirle l'ingresso. Doveva dimezzarle i problemi. Era vero: Eiren non riusciva a manipolare la mente di Kalon, ma dopo l'esperienza intrusiva era senz'ombra di dubbio il Jedi che lo conosceva meglio. Se c'era qualcuno in tutto il Tempio che avesse una possibilità contro di lui, era proprio Eiren. 

Eiren aggrottò le sopracciglia quando Obi-Wan distolse lo sguardo da lei e le intimò di procedere: 

“Forza, vai. Non possiamo perdere altro tempo.”

Eiren guardò il Tempio Jedi sopra di lei e rispose:

“Non siamo noi due a cercare di prendere tempo. Sei tu. Non è vero?”

Obi-Wan si trovò spiazzato, ma non era il tempo delle spiegazioni. Si limitò a guardarla negli occhi fino a che riuscì a reggere il suo sguardo blu, poi le poggiò una mano sulla spalla: 

“Vai”, la esortò, “ci vediamo al Tempio. Te lo prometto.”

Eiren deglutì, fece un passo indietro, riaccese la spada. Voltò le spalle a Obi-Wan, corse verso il Tempio senza guardarsi indietro e mentre la distanza tra di loro aumentava, Obi-Wan la guardò come si guarda il fiore più bello del prato che si rinuncia a cogliere per concedergli una vita più florida e lunga. Sentì la gabbia toracica affossargli il cuore, coprì il rumore dei propri pensieri con il suono serpentino della spada laser e guardò dritto di fronte a sé, dove un'altra copia di Sacha Kalon intralciava il suo cammino verso le porte del Tempio. 

Eiren, dall'altro lato, corse con tutto il fiato che aveva in corpo. Le onde sonore della spada laser le riechieggiavano nelle orecchie, il sudore gelido le s'incollava alla schiena. Con la coda dell'occhio intravide due copie di Sacha Kalon, ed entrambe le andarono addosso. Eiren trattenne il fiato, le combatté entrambe con paura e disperazione; quando colpì la prima alla spalla, si dissolsero entrambe. 

Intimorita ma sollevata, Eiren riprese a correre senza chiedersi cos'altro stesse accadendo intorno a lei. 

Obi-Wan non era così lontano dalle porte del Tempio, riusciva a scorgerne in alto le rifiniture e le sfumature di colore; tuttavia, tre copie di Sacha Kalon avevano appena sguainato le spade davanti a lui. Combatté su tre fronti senza esitare, tentando di fare un passo in più ogni volta che allontanava da sé una delle copie di Kalon. Anche in questo caso, non appena ebbe sconfitto la prima copia, anche le altre due si dissolsero senza lasciare traccia. 

Obi-Wan trattenne il fiato per un attimo, guardandosi attorno con gli occhi sgranati. Poi smise di pensarci e corse a perdifiato verso il Tempio. 

Eiren era stanca: aveva il fiatone e le gambe le tremavano. Aveva ancora i postumi dell'invasione mentale da parte di Sacha Kalon e in qualche modo si sentiva una sorta di burattino in mano al Sith; la tensione che non si allentava, la fretta di raggiungere il Tempio e la paura di non sapere cos’avrebbe trovato al suo interno la sfibravano. 

Non c'è paura, c'è solo la Forza.

Eiren strinse i denti più forte che poté dietro la bocca serrata, fingendo di crederci. Fu ad un passo dal prendere coraggio e riaccendere la spada quando qualcuno la chiamò. 

“Eiren.”

La ragazza non si affrettò a voltarsi: quella voce le schiantò il petto e gli occhi le si riempirono di lacrime. 

Abbastanza lontana nel tempo da avvertirne l'assenza, ma troppo familiare per ignorarla; Eiren pregò qualunque Dio abitasse il cielo che non fosse come pensava, ma a nulla valsero le sue implorazioni: si voltò lentamente mentre una lacrima rotolava lungo la sua guancia destra e, come era accaduto per l'ultima volta pochi anni fa, associò un viso a quella voce. 

Qui-Gon Jinn la osservava a un pugno di metri da lei; la nostalgia le aggredì lo stomaco, lo masticò. La giovane tirò su col naso e lo strofinò contro la manica della tunica: 

“Z-zio Qui-Gon..” mormorò. 

Qui-Gon fece un mezzo sorriso dolce e comprensivo, tenendo le mani intrecciate davanti a sé. Diede un passo, ma Eiren indietreggiò portando una mano in avanti: 

“Non ti muovere”, gli disse con la voce impastata. 

Qui-Gon assottigliò gli occhi: 

“Sei cresciuta così tanto, Eiren.”

La voce morbida di Qui-Gon fece vacillare le difese di Eiren che si morse nervosamente l'interno della guancia. 

“Come.. Com'è possibile che tu sia qui?” chiese Eiren. 

“La Forza può ogni cosa”, rispose Qui-Gon, “basta saperla.. Incanalare, diciamo cosi.”

Ma Eiren non mollò. Strinse tra i denti il labbro inferiore, fece un passo indietro. 

“Mi resisti, nipote”, commentò Qui-Gon. 

Eiren scosse la testa: 

“Tu non sei reale”, mormorò, “non sei reale neanche la metà di quanto vorrei che lo fossi.”

“Chi stabilisce cos'è reale e cosa no?”

“Mio zio non mi avrebbe mai fatto questa domanda.”

“Eppure il tuo cuore e la tua mente esitano, Eiren. Una parte di te vuole credere che io sia reale. Perché non cedervi, allora?”

Qui-Gon porse dolcemente la mano a Eiren e la ragazza la guardò, spostando poi gli occhi sul viso dello zio: le mancava così tanto. Quel sorriso così simile al suo, gli occhi azzurri come tratto in comune. Per un attimo Eiren ebbe davvero la tentazione di cedere. 

“Se vieni con me”, le disse Qui-Gon, “tutto questo potrebbe essere reale.”

Eiren scosse lentamente la testa, singhiozzò: 

“M-mi manchi molto, zio. A volte sono.. talmente confusa.”

Qui-Gon annuì solennemente:

“Lo so. Me ne sono andato troppo presto.”

Eiren strofinò il naso sulla tunica, poi si riebbe:

“I Jedi non posso cedere alle emozioni.”

“La mia posizione nel Tempio è sempre stata.. Anticonformista, al riguardo. Lo sai bene, questo.”

Eiren distolse lo sguardo, Qui-Gon continuò: 

“Non è alle tue emozioni che cederai, Eiren, ma a una declinazione migliore del tuo potere.”

Eiren tacque, immobile e timorosa, e Qui-Gon si aprì in un sorriso: 

“Possiedi delle qualità incredibili”, le disse, “affidati a me. Dove sono io, tutto è raggiungibile.”

Eiren deglutì, guardò suo zio negli occhi e poi guardò la sua mano: 

Potrò vederti sempre, se faccio come dici?
Tornerai da me, se farò quello che mi chiedi?
 

Fu un pensiero che Eiren, sospesa nel silenzio di quei pochi istanti, non tradusse mai in parole: la sua mente venne attraversata da tutti i ricordi e i momenti passati fino a quell'istante. Da quando suo zio le era stato presentato come tale, la vita al Tempio le era sembrata più sicura e luminosa. Aveva potuto godere della saggia compagnia di Qui-Gon per due anni, finché non venne assassinato da Darth Maul in battaglia. Subito dopo, Eiren rifiutò di soffermare la sua mente sul periodo buio che ne seguì: la strana compagnia del Conte Dooku, il dolore fisico e mentale, la paura, la protezione premurosa di Obi-Wan e il rapporto burrascoso con Windu. Tutto ciò che aveva vissuto l'aveva portata a quel momento, quel preciso, cristallino momento: era chiamata a qualcosa di più grande. Non c'era tempo per se stessa, non c'era tempo per ricongiungersi a suo zio sebbene fosse la cosa che più desiderava al mondo: Eiren alzò gli occhi verso il Tempio silenzioso e capì. Con le lacrime agli occhi guardò quella proiezione di Qui-Gon così simile a suo zio eppure così profondamente diversa, distolse lo sguardo dalla mano che lui le porgeva e fece silenzio. 

Perlomeno finché non fu Qui-Gon a parlare di nuovo. 

“Capisco”, disse la voce del Maestro, ora macchiata di una leggerissima e rigida flessione che Eiren percepì nitidamente. 

Eiren deglutì, strinse forte l'elsa dorata della sua spada: 

“Lasciami andare”, disse, “devo entrare al Tempio. Mio zio capirebbe.”

Qui-Gon fece un largo sorriso, lasciò scivolare sinuosamente una mano lungo la spada: 

“È vero. Capirebbe.”

La spada laser di Qui-Gon si aprì con un sibilo:
A Eiren mancò il fiato quando vide che la sua lama era rossa: 

Lui capirebbe.”

Eiren ebbe appena il tempo di assottigliare gli occhi e schiudere le labbra in un'espressione sbigottita, poi Qui-Gon le fu addosso alla velocità della luce. Eiren trattenne il fiato, sgranò gli occhi, sollevò la spada in difesa che si scontrò violentemente con la lama di Qui-Gon; finirono a guardarsi negli occhi e quello che Eiren vide la convinse, l'addolorò e la rassicurò al tempo stesso: gli occhi azzurri erano diventati ambrati, il suo sorriso pacato e comprensivo un ghigno di rabbia e sfida. Eiren capì che lì dentro non c'era niente di suo zio. 

Eiren ringhiò, respinse Qui-Gon con forza, il Maestro indietreggiò. Eiren fece roteare la spada, non ci pensò due volte e attaccò. Qui-Gon non si rivelò tale neppure in battaglia: la pulizia della tecnica, l'esperienza e la moderazione che il Maestro impiegava nei duelli lasciavano il posto all'aggressività e all’impeto.

Non riesce soltanto a sdoppiarsi, 
pensò la ragazza rincorrendo gli attacchi della proiezione di Qui-Gon, Kalon riesce ad assumere anche altre forme. 

Il duello divenne estenuante dopo pochi scambi: la potenza che Sacha Kalon riusciva a conferire all'immagine di Qui-Gon era fuori scala, ma Eiren non si arrese. Proiettò una mano in avanti e tentò di spingere Qui-Gon all'indietro, ma lui non si mosse da lì. Un ghigno innaturale gli si dipinse sul volto, Eiren si distrasse, per poco Kalon non la colpì. Il Sith spinse via Eiren senza neppure protendere le mani, la ragazza impattò con la schiena contro un albero e il suo respiro si mozzò. La sua testa girò vorticosamente per qualche secondo finché non sentì il calore della lama avversaria avvicinarsi al suo viso. Si spostò velocemente, si rimise in piedi, riprese a contrastare gli attacchi di Sacha Kalon che non le lasciava scampo: la parte più difficile di quel duello era concentrarsi sul fatto che non si trattasse di suo zio, sebbene i lineamenti fossero i suoi. 

Kalon lo sapeva. Aveva puntato tutto fin dall'inizio sulla debolezza di Eiren, l'immagine di suo zio, e la ragazza dovette ammettere a se stessa che c'era riuscito. 

Ma non lo avrebbe mai lasciato andare fino in fondo. 

In un momento in cui le loro spade si incrociarono, di nuovo si guardarono negli occhi. 

“Vieni con me, Eiren”, sussurrò al suo orecchio un Qui-Gon per nulla sopraffatto o stanco dal duello, “vieni con me e conoscerai il vero potere. Il vero riconoscimento per ciò di cui sei capace.”

Quelle ultime parole rimasero impresse nella mente di Eiren come tanti piccoli moscerini fastidiosi. La voce di Qui-Gon le rimbombò nel cervello, strinse gli occhi, scosse la testa e a malincuore, con una lacrima che le rigava la guancia, spinse indietro suo zio, roteò la spada dietro la schiena e scagliò un ultimo colpo, ma la proiezione di Qui-Gon svanì prima che la spada di Eiren potesse raggiungerlo. 

Eiren rimase immobile, col fiato corto e la spada sguainata e sibilante che ritrasse appena poté. Davanti ai suoi occhi Qui-Gon non c'era più. Si portò una mano alla bocca, singhiozzò per qualche secondo. 

Zio Qui-Gon
Mi dispiace
Lo giuro, mi dispiace


Si rialzò lentamente, quasi dolorante, scoprendo sulla propria pelle quanto costasse la via del Jedi, eppure rendendosi conto di quanto fosse l'unica via possibile. 

Non si guardò più indietro, il Tempio era raggiunto. 

 

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Capitolo 12
*** Il Canto del Lato Oscuro. ***


Eiren voltò le spalle al luogo silenzioso in cui prima aveva visto suo zio per l'ultima volta e corse a perdifiato lungo tutte le scale, sentendo freddo. Non appena ebbe raggiunto la cima, non credette ai suoi occhi: 

Obi-Wan Kenobi era arrivato appena qualche istante prima di lei, e ora si voltava guardandola come non l'aveva mai guardata prima. Eiren chiuse gli occhi e riprese fiato, Obi-Wan le corse incontro e l'abbracciò stretta: 

“Eiren”, la chiamò, “stai bene?”

Eiren, sinceramente, scosse la testa: 

“È ovunque”, mormorò, “ha proiettato..”

“Cosa?”

“.. Lo zio Qui-Gon. Kalon sa.. Sa trasformarsi anche in altre persone.”

Obi-Wan inorridì:

“È terribile..”

“Non abbiamo molto tempo”, rispose Eiren con la voce rotta, “dobbiamo trovare il Maestro Yoda.”

Obi-Wan annuì, si portò sul fianco destro di Eiren e le resse la mano finché non si riprese del tutto. Lasciò che la ragazza riprendesse in mano la spada senza forzarla, non riuscendo a non notare quanta forza emanasse: il tentativo di Kalon era chiaro. Il potere di Eiren ingolosiva il Lato Oscuro, e riuscire a convertire la ragazza sarebbe stato per il Sith un colpo senza precedenti. Obi-Wan fu sollevato dal vedere quanto Eiren avesse resistito, ma al contempo era preoccupato dal non sapere quanto a lungo avrebbe retto ancora. La tenne d'occhio mentre Eiren alzava lo sguardo lungo il Tempio: 

“Non è mai stato così deserto”, mormorò.

Obi-Wan scosse lentamente la testa, poi la guardò: 

“Sei pronta?”

Eiren annuì: 

“Andiamo.”

Entrambi si aspettavano di trovare chissà quante altre copie di Kalon lungo la via che portava alla stanza del Consiglio, ma non ne incrociarono neppure una. Il Tempio era immobile come se il tempo si fosse fermato, quasi freddo, privo di vita, e questo dava a Eiren l'impressione che la strada verso la sala del Consiglio fosse più lunga del solito. 

Lei e Obi-Wan presero a correre con tutto il fiato che avevano nei polmoni, una goccia di sudore gelido le ghiacciò la schiena ma non si fermò. Guardò Obi-Wan durante la corsa e il cuore per poco non le collassò: avrebbe dovuto dirgli addio? 

Quei giorni al suo fianco avevano avuto la consistenza di un sogno. Lontani dal Tempio, loro due soltanto, scoprendosi come non avrebbero mai potuto fare nel luogo in cui erano cresciuti. Ma tutti i sogni, presto o tardi, erano destinati a finire, compreso quello. 

Gli corse affianco senza mollare il colpo, lei distolse lo sguardo da lui rendendosi conto che il pensiero di doverlo lasciare andare cominciava a pesare sul suo cuore, e dopo aver scivolato due lunghi corridoi raggiunsero la sala del Consiglio che era sbarrata, si lanciarono con le spalle contro la porta spalancandola.

Quando i loro occhi appannati dalla corsa e dalla fatica riacquistarono lucidità e il battito dei loro cuori decelerò, la voce di Mace Windu irruppe potente. 

"Eiren!"

La ragazza alzò lo sguardo, ma non riuscì a distinguere le figure che vedeva dinnanzi a sé. Obi-Wan le afferrò un polso e le disse: 

“Non avanzare.”

Eiren batté più volte le palpebre, si voltò verso Obi-Wan e finalmente le vide:

La sala era ricolma di uomini incappucciati. Di occhi rossi. Quel posto non era più quello che Eiren aveva conosciuto: era presidio di qualcosa che sembrava la Forza, ma aveva un tono molto più cupo. 

Accese la spada, si portò di spalle a Obi-Wan e lui poggiò la schiena contro la sua. Entrambe le spade sguainate, i Jedi studiarono la situazione in guardia, capendo che quelle figure sarebbero rimaste immobili. Obi-Wan assottigliò gli occhi nella speranza di capire: erano tutti dei Sith? O erano soltanto delle copie di Kalon? 

Nel secondo caso, sarebbero scomparse non appena Kalon lo avesse voluto. Ma se per caso quella folla riunita nella sala del Consiglio fosse stata composta da Sith.. 

Obi-Wan non volle nemmeno rifletterci. Scacciò in malo modo quel pensiero dalla testa, concentrandosi sul supportare Eiren quanto più possibile finché un applauso lungo, lento e solitario non li accolse. 

“I miei complimenti”, disse la sibilante e atona voce di Sacha Kalon ai due Jedi, “ammetto di essere stato molto più pessimista delle aspettative, circa il vostro arrivo.”

Finalmente Eiren riuscì a guardare la sala nel complesso: fece correre rapidamente gli occhi ovunque finché, alle spalle di Kalon, non vide il Yoda e Windu sotto lo scacco della spada laser rossa di quello che, senza ombra di dubbio, era Marcus Freya.

Eiren trattenne il fiato e fece per avanzare: 

Mace!” urlò, ma Obi-Wan la trattenne. 

“Eiren, fermati!” le disse stringendole una spalla, “non muoverti, o li ucciderà.”

Eiren trasalì, guardò Mace Windu dall'altra parte della sala e per un attimo, uno soltanto, le sembrò di scorgere negli occhi del suo Maestro qualcosa di molto simile alla paura. 

“Dagli retta, Eiren”, disse Windu all'improvviso, “non avanzare.”

Accanto a lui, Yoda fissò malinconico la giovane e annuì solennemente. 

“Lasciali andare!” ruggì Eiren sguainando la spada davanti a Kalon, “non sono loro il tuo obiettivo!”

Il Twi'lek fece un mezzo sorriso che inclinò la cicatrice sanguinante sul naso: 

“Il tuo grande cuore fa di nuovo capolino, Eiren-Kal”, disse scendendo i gradini della sala verso di lei, “auspico che, per impedirmelo, tu riesca in un miracolo, considerando che i tuoi poteri non hanno effetto su di me.”

“Avrei dovuto immaginare che in te qualcosa non andava”, avanzò Obi-Wan con durezza puntandogli contro la spada, “poco importa se Eiren possa penetrare o meno la tua mente, non vincerai qui dentro.”

“Maestro Kenobi”, rispose Kalon piegando la testa da un lato, “quanto orgoglio in questa tua presa di posizione. Ti sei chiesto come mai non hai mai saputo nulla di me?”

“Non m'interessa.”

“Tipico retaggio da Jedi. Sempre così.. Arroganti, e talmente presi da se stessi, da non vedere cosa accade intorno. Cosa sfugge tutt'intorno.”

“Non ci sei affatto sfuggito. Ti abbiamo dato una possibilità, ed è molto diverso.”

Kalon fece un sorriso più ampio: 

“Lieto che tu abbia condiviso la missione con quest'adorabile giovane guerriera”, disse sfiorando la guancia di Eiren con il dorso della mano, “ma è tempo che tu ti faccia da parte, Kenobi. Quello che accadrà qui dentro è fuori dalla tua portata.

“Libera i Maestri”, gli impose Obi-Wan, “e ti garantisco che troveremo un modo per non sacrificare la vita di nessuno.”

“Sei fuori strada, Obi-Wan. Il mio intento non è mai stato quello di sacrificare vite, o meglio.. Non è mai stato l'intento di Sacha Kalon.

“Chi sei?” gli chiese Eiren in tono grave. 

“Il mio nome è Darth Noctis”, si presentò il Sith portando una mano al petto e inchinandosi con aria solenne, “sono il Signore dei Sith. E costui è il mio Apprendista, che da quanto mi risulta avete già avuto il piacere di conoscere.”

Eiren fece correre lo sguardo verso Marcus Freya e lo guardò con aria truce mentre il giovane ex Senatore puntava la spada sul collo di Windu. Freya sorrise amabile a Eiren e salutò:

“Bentrovata, dolcezza.”

“Sei peggio di quanto pensassi”, lo accusò Eiren con durezza. 

“Il mio allievo è stato di grande supporto nel tracciare le tue fragilità, piccola Eiren”, disse Kalon muovendosi lentamente attorno a Eiren e Obi-Wan, “spero che l'incontro con il tuo caro zio non abbia acuito i tuoi dispiaceri. Il mio obiettivo era, piuttosto, quello di farti un favore.”

Windu aggrottò le sopracciglia, mentre Yoda chiuse gli occhi e scosse la testa, affranto. 

“Cosa le hai fatto?!” tuonò Windu senza riuscire a muoversi. Kalon sollevò una mano alle sue spalle per farlo tacere: 

“Soltanto il suo bene”, rispose incrudelito, “non è così, mia giovane guerriera?”

Qualcosa si spense nella testa di Eiren. La ragazza fissò Kalon e, di nuovo, tentò di entrare nella sua mente ma il suo naso non sanguinò neppure. 

Senza muoversi, Sacha Kalon scagliò violentemente Eiren contro il muro e la ragazza sbatté la testa. Obi-Wan smise di rimanere fermo: si scagliò contro Kalon che combatté contro di lui senza nemmeno scomporsi. Muoveva la spada con grande maestria, ma Obi-Wan non si lasciò intimidire. Mentre guardava ancora Eiren rialzarsi lentamente, continuava a colpire Kalon senza fermarsi fino a che, in un attimo in cui il Sith si espose, Kenobi riuscì a incastrare la sua spada con la propria e a tenerla inchiodata al pavimento. 

Darth Noctis sollevò lo sguardo con aria sorpresa: aveva chiaramente sottovalutato il potere di Obi-Wan. Per contro, Kenobi fu più agguerrito che mai. Con una smorfia di rabbia si scagliò contro Darth Noctis continuando ad attaccarlo e quest'ultimo fu lì per rispondere all'attacco sollevando una mano, ma Eiren apparve alle sue spalle e con un fendente tagliò di netto la mano alzata del Sith.

Un urlo grottesco si disperse per tutta la sala, coprendo fino all'ultimo centimetro d'aria presente. Le copie di Kalon assunsero la consistenza del fumo senza tuttavia svanire, rimasero dov'erano mentre Kalon si voltava rabbioso contro Eiren. 

La ragazza fece un sorriso vittorioso che però durò poco: la sagoma di Kalon davanti a sé svanì com'erano svanite tutte le altre nel giardino e tra Eiren e Obi-Wan non ci fu, in un attimo, più nulla. I due si guardarono con gli occhi sgranati mentre dietro Obi-Wan ricompariva Kalon con entrambe le mani:

“Bene, bene”, disse avanzando a passo veloce, “direi che con questo abbiamo finito di giocare.”

Eiren batté le palpebre più volte, incredula, e indietreggiò mentre Kalon le afferrava la mascella; la ragazza rimase incatenata in quegli immobili occhi color dell’ambra e trasalì. 

“Questi stolti Maestri ti avevano convinta di essere la più potente del Tempio, non è così?” ringhiò Darth Noctis mentre una sua copia tratteneva Obi-Wan sul posto con la Forza, impedendogli di avanzare verso Eiren non appena lui fece un passo. 

“Hai dato tutto a questo Tempio, e guarda come ti ha ricambiata”, insistette Kalon, “isolandoti, come se il tuo potere e la tua bellezza fossero dei morbi da estirpare.”

Windu non riuscì più a stare a guardare. Si scambiò un'occhiata con Yoda e, dopo aver chiuso gli occhi per qualche istante, richiamarono a sé le proprie spade e le sguainarono, liberandosi dal giogo di Marcus Freya. 

L'apprendista Sith sussultò mentre Yoda gli puntava la spada alla gola: 

“Di certo molto furbo e malvagio tu sei, Senatore Freya”, commentò il Gran Maestro socchiudendo gli occhi, “ma le Vie della Forza di gran lunga la tua malizia superano.”

Freya rimase impassibile ad occhi sgranati, mentre Windu avanzava verso Kalon. 

“Levati di mezzo”, gli intimò senza mezzi termini, “è me che vuoi. Regoliamo i nostri conti.”

“Oh, come vorrei che fosse così semplice, Mace”, disse malinconico Darth Noctis, “ma, vedi, non credo che sarò più io a decidere del futuro di questo Tempio.”

Kalon avvicinò Eiren a Mace Windu continuando a stringerla per la mascella: Eiren cominciò a provare un dolore acuto man mano che Kalon affondava la presa. 

“Lasciala andare”, ruggì Mace Windu con gli occhi pieni di rabbia. 

“Oh, ma che avvincente sviluppo della trama”, lo derise Sacha Kalon, “dopo anni trascorsi a denigrare questo valoroso, giovane talento Jedi, ora improvvisamente lo reclami?”

“Non dargli ascolto, Eiren.”

Per tutta risposta, Kalon si avvicinò all'orecchio di Eiren: 

“Un'intera esistenza sprecata, la tua”, sibilò, “allontanata da tutti perché troppo bella, temuta dal Consiglio perché troppo potente. Quanto hai dovuto soffrire, Eiren-Kal, perché tutto questo trovasse un senso? Ne è valsa la pena?”

Eiren strinse gli occhi, deglutì, un moto di pianto le serrò lo stomaco e sentì di essere sul punto di arrendersi: come poteva dar torto a Sacha Kalon? 

Il suo Maestro aveva gestito freddamente il loro rapporto fin dalla sua più tenera età. Mentre gli altri Padawan costruivano una relazione paterna con i loro Maestri, lei sembrava vivere al di sotto di un regime militare. Era senza dubbio l'aspetto della vita al Tempio che aveva sofferto di più. 

Cercò conforto nello sguardo di Windu che provò a rassicurarla: 

“Eiren, non dargli retta”, la pregò, “sai che tengo molto a te. L'ho sempre fatto.”

“Il Maestro Yoda gli ha imposto il tuo addestramento”, sibilò Kalon a Eiren. 

“Non è così”, ribatté Windu guardando Eiren negli occhi, “sono stato io a sceglierti. Il Maestro Yoda ha soltanto accolto la mia richiesta. Ti ho voluta io. E fortemente, anche.”

Una piccola lacrima scivolò lungo la guancia di Eiren quando, dietro di lei, Obi-Wan parlò: 

“Eiren”, disse, “so che è stato difficile, ma ti prego, pensa a tutto quello per cui hai vissuto finora. Tu sei più forte di così. Il Lato Oscuro non è il tuo posto.”

Mace Windu tese la mano verso Eiren: 

“Ho sbagliato, Eiren”, confessò, “ho sbagliato tante volte, con te. Ma non potevo, lo sai. Non potevo lasciarmi andare, non così facilmente.”

“Sarebbe bastato poco, Maestro Windu”, replicò solennemente Sacha Kalon, “un abbraccio, una pacca sulla spalla, un complimento. E Obi-Wan Kenobi, oh.. Il Padawan tanto amato dal suo Maestro, Qui-Gon Jinn. L'uomo che preferì portare lui in missione, anziché te. Non è vero, dolce Eiren?”

"Eiren", disse Obi-Wan avanzando lentamente e con la mano protesa verso di lei, "Qui-Gon non ha mai preferito me. Non ha portato te su Naboo per proteggerti."

Eiren sentì le lacrime affiorarle alle ciglia e quasi si sentì in colpa per star mostrando quella fragilità. Eppure, in un forte e concentrato attimo, i suoi occhi incrociarono quelli del Maestro Windu ed Eiren capì. 

Improvvisamente, seppe qual era il suo destino. 

“L'amore precluso non è ai Jedi”, disse Yoda sommessamente alla giovane, “ma disciplinato esso deve essere. Il Maestro Windu smesso non ha mai di amarti e proteggerti, Eiren: testimone di ciò, io sono.”

Lo sguardo colpevole di Windu accompagnò le parole di Obi-Wan alle sue spalle, ed Eiren si voltò a guardarlo negli occhi: 

“Non farlo, Eiren”, le disse Kenobi, “ricorda chi sei.”

Ricorda questi giorni
avrebbe voluto dirle, ricorda cosa sei per mema ancora una volta il Codice gli era avverso, quello stesso codice che Sacha Kalon tentava di scardinare dall'anima di Eiren una volta per tutte. 

“Sei finita in un turbine di uomini egoisti”, l’ammonì Kalon, “io posso darti ciò che meriti. Potere, riconoscimento, un mondo in cui non dover nascondere la tua bellezza come una colpa, ma valorizzarla come un dono: ascolta. Asseconda la voce ammaliante che senti bruciare nel petto: oh, il Lato Oscuro canta una melodia meravigliosa. Non è soltanto potenza, bambina. Il Lato Oscuro è soprattutto libertà."

Seguì un silenzio lungo e pesante, dopo il quale lo sguardo di Eiren non fu più lo stesso. Kalon sentì una strana flessione nella forza da parte sua, quasi morbida; lasciò la presa sulla sua mascella ed Eiren fece un passo indietro, ormai libera. Fece scorrere lo sguardo da Yoda a Freya e da Obi-Wan a Windu, soffermandosi su quest'ultimo, prese un respiro profondo, tese la mano verso di lui e lo sollevò con la Forza. 

“Eiren, no!" urlò Obi-Wan. 

Windu si ritrovò a mezz'aria, stretto nella morsa di Eiren che, dopo qualche secondo, lo lasciò cadere contro il muro; guardò il suo Maestro con tutta la rabbia che riuscì a comunicare e poi si voltò verso Kalon. 

Il Sith spalancò un sorriso vittorioso, aprì le braccia e tuonò: 

“Vieni a me, potente figlia! Ascolta il Canto del Lato Oscuro!"

Il cuore di Yoda si spezzò: il Gran Maestro trattenne una lacrima di sconforto e chiuse gli occhi, senza neppure più tenere sotto scacco Marcus Freya. 

Poco lontano da lui, lo sguardo di Obi-Wan si adombrò: 

Eiren..

Sentì una pressione al centro del petto, così forte che temette che il suo cuore stesse per cedere. Eiren evitava il suo sguardo: com'era possibile? Dopo tutto quello che era successo tra di loro? 

Arrivò con dolore alla conclusione che il Lato Oscuro comportasse questo ed altro. 

Alzò lo sguardo da terra e la scena che vide gli spezzò il cuore: Eiren si era lentamente inginocchiata davanti al Signore Oscuro dei Sith. 

Sacha Kalon emise un sospiro rauco di soddisfazione mentre Eiren si alzava lentamente da terra e affiancava Darth Noctis sulla destra, guardando dritto davanti a sé. Fu allora che qualcosa accadde: il Sith portò una mano davanti a sé, col palmo rivolto verso l'alto; chiuse gli occhi e, dopo qualche istante, una tremante palla di fuoco si materializzò al di sopra di esso. 

“No!” urlò Yoda, immediatamente fermato da Marcus Freya che lo paralizzò con la Forza. Eiren non si voltò neppure verso di lui, ma attese istruzioni da parte di Darth Noctis. 

“Eiren!” urlò Obi-Wan, “non può finire così, lo capisci? Torna in te, ti prego!”

Eiren lo gelò con lo sguardo: in nessuno di quei tratti Obi-Wan riconobbe la ragazza dolce e posata che aveva conosciuto. 

“È già finita così, Obi-Wan”, disse solo, con il tono più piatto di cui fu capace. 

Mace Windu si avvicinò a passi lenti verso la ragazza: 

“Eiren.”

La giovane si voltò appena, ma non rispose. Windu prese fiato: 

“Una volta, diversi anni fa, mi chiedesti se ti volevo bene. Te lo ricordi?”

Ancora una volta, Eiren non rispose. 

“Eri esasperata”, proseguì Windu con la voce rotta, avanzando un passo dopo l'altro verso la sua allieva, “non ne potevi più del mio comportamento rigido e scostante. Io non ti risposi. Ti voltai le spalle, me ne andai, com'ero abituato a fare. Quella sera venisti qui, in questa sala, aspettandomi per tutto il giorno per potermi parlare, ma io non mi feci mai trovare. A tarda notte ti trovai addormentata su quelle poltrone. Avevi quindici anni, tuo zio era mancato da appena uno. E tu stavi elaborando un lutto più grande di te, senza avere gli strumenti per farlo al meglio. Senza un Maestro che ti facesse da padre.”

Eiren prese un respiro profondo, ma la sua espressione non cambiò. 

“Ti portai in camera tua, quella notte. In braccio. Ti misi a letto, ti rimboccai le coperte. Nel tuo dormiveglia ti dissi qualcosa. Te lo ricordi, Eiren?”

Obi-Wan sentì il cuore incrinarsi a sentire quella storia:

Mace..

La ragazza deglutì, lo guardò con aria severa e rispose:

“Non ho ricordi di quella notte. E se ne avessi, non sarebbero belli, né confortanti.”

Mace Windu annuì sconfitto:

“Ho fallito con te, Eiren”, sussurrò guardandola negli occhi e gettando in terra la spada, “ho fallito. Avrei dovuto fare di più.”

Eiren non guardò il suo vecchio Maestro, serrò la mascella e replicò serafica: 

“Tutti paghiamo per i nostri errori e tutti gli errori hanno delle conseguenze. Questa, Mace, è la conseguenza del tuo."

“Non mi arrenderò a guardarti sprofondare nel Lato Oscuro. Non puoi chiedermelo.”

Eiren fece un istante di silenzio, poi rispose:

“Non ho avuto neanche bisogno di chiedertelo.”

Accanto alla ragazza, Darth Noctis chiamò a sé tutte le sue copie che replicarono la tecnica del fuoco. In breve, tutti i suoi cloni tennero in mano delle sfere infuocate. 

“Oggi il cerchio si chiude”, solennizzò Darth Noctis, “colei che al fuoco è sopravvissuta, dal fuoco genererà, al mio fianco, un nuovo Ordine.”

Sollevò lentamente la mano con la sfera di fuoco e sorrise: 

“La storia del sacro Tempio dei Jedi finisce qui.”

Tutto si compì in un istante. Obi-Wan chiuse gli occhi in attesa della morte, e così fece Yoda; il solo a tenere lo sguardo fisso su Eiren fu Mace Windu, che non credette ai propri occhi. 

Ogni cosa fu ferma, ma soprattutto fu immobile Darth Noctis. Mentre i tre Jedi aspettavano che qualcosa accadesse, nulla di fatto si mosse. Tutti e tre alzarono gli occhi sul Sith che improvvisamente fissava il vuoto, inerme, con la sfera di fuoco sospesa sul palmo della mano e il respiro appena accennato. 

Obi-Wan si guardò immediatamente intorno, tutte le copie di Sacha Kalon avevano la stessa espressione vacua. Quelli che puntavano le spade laser contro Windu, Yoda e Kenobi si immobilizzarono: i Jedi non erano più sotto scacco. Regnava il silenzio. 

Obi-Wan si scambiò un'occhiata con Yoda che guardò subito Marcus Freya, paralizzato a sua volta, e con gli occhi velati dalla stessa immobilità. 

Windu distese i lineamenti del viso e tutti e tre portarono lo sguardo su Eiren. 

Quello che videro li atterrì.

Eiren aveva gli occhi fissi su Kalon. Imperturbabili, inamovibili, blu come non lo erano mai stati. La sua mano destra puntava contro Darth Noctis, le sue dita erano contratte, la mano sinistra si sollevava lentamente dal fianco, col palmo protratto verso l'alto.. 

Dalla narice destra, un rivolo di sangue rosso brillante come un rubino tagliò in due le sue labbra rosee.

Ce l'aveva fatta. 

Eiren stava incredibilmente manipolando la mente di Sacha Kalon. 

Nessuno dei tre ebbe il tempo di elaborare la situazione, di analizzarla. A Obi-Wan mancò il fiato. Windu dischiuse leggermente le labbra, a Yoda sfuggì un sorriso stanco e affiancò lentamente Obi-Wan: 

“Dal fuoco del disastro”, mormorò, “qualcosa di meraviglioso sempre risorge.”

Tutto il resto fu fulmineo. 

Eiren batté velocemente le palpebre, increspò le labbra, lo sforzo era intollerabile. Quando un altro rivolo di sangue prese a scivolarle via dalla narice sinistra e da entrambe le orecchie, il panico s'impadronì di Windu e Obi-Wan. 

"Eiren!
esclamarono all’unisono, ma il tempo fu troppo poco. 

Le sfere di fuoco nelle mani di Sacha Kalon e delle sue Copie di Forza si intensificarono, la temperatura salì vertiginosamente. 

Eiren fece appena in tempo a lanciare uno sguardo a Obi-Wan e lui, finalmente, rivide la ragazza alla quale avrebbe dato tutto se stesso. 

Con gli occhi sgranati per la paura, Windu sfoderò la spada viola e insieme a Obi-Wan fece per avanzare mentre la ragazza tremava sulle ginocchia. Stava per crollare.

"Eiren!"

Con gli occhi lucidi, Eiren riuscì a fare un lievissimo sorriso a entrambi e a scuotere leggermente la testa: 

No.

Fecero appena in tempo a capire. Capirono ogni cosa. Ma la mano sinistra della ragazza che era sollevata con il palmo verso l'alto si proiettò verso di loro, tutti e tre vennero spinti con violenza all'esterno della sala, mancò loro il fiato per qualche istante. Nel medesimo secondo in cui riaprirono gli occhi, la Sala del Consiglio esplose. 

La detonazione fu devastante. Le possenti vetrate del Tempio tremarono, molte andarono in frantumi sfasciandosi in frammenti talmente piccoli che ciò che rimase sembrò nebbia inconsistente. 

Le fiamme abbracciarono le stanze del Tempio, il soffitto crollò, le colonne cedettero. I Jedi si radunarono nell'atrio in un fulgore riunito di spade laser sguainate troppo tardi, qualcuno tossiva, molti urlavano; il calore era insopportabile. 

Un dolore pulsante avvinghiò la testa di Obi-Wan che si rialzò in piedi aprendo un occhio alla volta, barcollando: sangue freddo colava lungo la sua tempia. Sentì tutto ovattato, percepì tutto estremamente distante eccetto il rosso acceso del fuoco e il calore soffocante dell'incendio. 

Si voltò immediatamente riacquistando lucidità. Yoda reggeva con la Forza tutte le colonne del Tempio che lentamente si crepavano, il vecchio Maestro lo guardò affaticato, con le mani tese e disse: 

“Va’!”

Accanto a lui, con uno sforzo sovrumano, Windu ringhiava dipanando le fiamme e sollevando con la Forza le decine di pesanti macerie della Sala del Consiglio che man mano si accumulavano le une sulle altre: Obi-Wan non ci pensò su due volte. 

Si addentrò tra le fiamme senza riflettere, accese la spada, tagliò in due tutto ciò che gli crollava addosso dal soffitto mentre il pavimento gli tremava sotto i piedi. Affannando e con i capelli incollati alla fronte dal sudore, tossì respirando nella tunica finché, esattamente dove l'avevano lasciata, non vide Eiren inerme, stesa per terra, accanto a ciò che rimaneva di Sacha Kalon: 

Non restava più alcuna traccia delle sue Copie di Forza, né del suo Apprendista Marcus Freya, che giaceva riverso sui gradini a faccia in giù. 

Obi-Wan sfaldò per un pelo un grosso masso che gli pioveva sulla testa, spense la spada a suo rischio e pericolo e, quando notò con orrore che il pavimento sotto di loro si stava aprendo, prese Eiren tra le braccia e la guardò per un istante sentendo i brividi della paura fiorire sulla sua schiena: il viso bianco della giovane era ricoperto di sangue rappreso lungo le labbra, il naso, il collo e le orecchie. I suoi occhi erano semichiusi, così come le sue labbra incolori. Trattenne un moto di pianto e, assecondando la distruzione della Sala, corse via senza più guardarsi indietro, mentre il pavimento ormai in frantumi inghiottiva i corpi di Darth Noctis e del suo apprendista. 

Obi-Wan fu fuori dalla Sala nel limite di tempo nel quale Windu crollò a terra sulle ginocchia, lasciando che le macerie seppellissero per sempre dietro Obi-Wan tutta la storia di Darth Noctis. 

Quando il fuoco ebbe lasciato il posto al fumo e le urla al silenzio, Obi-Wan si lasciò andare. 

Cadde bocconi per terra, guardò il viso assente di Eiren stringendola tra le braccia e singhiozzò silenziosamente, con dignità, che nessuno potesse accorgersene. 

Eiren..

Accarezzò la fronte della ragazza che non reagì, le sue mani si sporcarono di sangue. Windu si trascinò davanti a lui con gli occhi lucidi e il respiro corto, raccolse tremante una delle mani fredde di Eiren e la chiuse dentro le proprie. Guardò la sua Padawan sperando che lei ricambiasse, ma non accadde. Windu ispirò profondamente, chinò il capo, portò una mano sulla guancia della ragazza e, quando Yoda li ebbe raggiunti, anche lui si chinò accarezzando dolcemente la fronte della giovane Jedi. 

“Il coraggio di questa giovane”, gracchiò, “mai sarà dimenticato. E nel suo nome noi andremo avanti.”

Nessuno rispose. 

Il tempo delle risposte era finito. 

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Capitolo 13
*** Lasciar andare. ***


Una settimana dopo.


Il dolore di Jocasta Nu era tanto profondo, quanto discreto. Da giorni la donna solcava il corridoio del reparto medico del Tempio con una precisione e una puntualità tali che i Jedi sapevano esattamente quando chiedere o non chiedere di lei. 

Da una settimana Eiren Jinn occupava un letto medico, in coma, viva ma non abbastanza, morta ma non così tanto, in una condizione che Jocasta aveva definito ingiusta e crudele, una trappola che bloccava quella creatura tra la vita e la morte, in uno spazio incollocabile.

Quando aveva saputo che a salvare il Tempio era stata Eiren, proprio Eiren, aveva quasi detto a se stessa che avrebbe potuto prevederlo. 

Un respiro profondo e dolorante accompagnò la sua ennesima camminata fino al reparto medico, dove Eiren giaceva sotto strettissima sorveglianza. 

Mentre camminava lentamente lungo i corridoi e man mano l'odore dei medicinali si faceva strada nelle sue narici, Jocasta deglutì tenendo strette le mani in grembo e sforzandosi di trattenere le lacrime: non incrociò lo sguardo di nessuno. Tutti sapevano dove stesse andando. 

Era già finito tutto, al Tempio, quando aveva saputo cos'era successo. 

Aveva visto Eiren inerme, tra le braccia di Obi-Wan Kenobi, e le sue funzioni vitali si erano come incatenate. 

Aveva attraversato il viso sanguinante e freddo di Eiren con una carezza:

Mio tesoro,
 aveva pensato. Mio tesoro, e null'altro. Lo sguardo atterrito di Mace Windu aveva detto tutto il resto. 

Anche lui faceva un notevole andirivieni dalla sala medica, ma in orari molto meno ortodossi. Non era raro trovarlo al cospetto di Eiren, al di qua della spessa vetrata che la proteggeva da infezioni esterne, in piena notte o alle prime luci dell'alba. 

Ma quello che più di tutti, perfino più di Jocasta o Windu stessi, si ritrovava più spesso davanti alla vetrata di Eiren, era proprio Obi-Wan.

Jocasta provava un dolore materno, Windu mille emozioni contrastanti, mentre Kenobi sembrava mosso da qualcosa di più forte per essere lì per Eiren. Passava ogni giorno dal reparto medico, rimaneva lì per ore, fissava Eiren talmente a lungo e con così tanta concentrazione che sembrava volerle entrare nella testa. 

Inizialmente Jocasta pensò che si sentisse colpevole per via del proprio rapporto con suo zio, ricordò con molta facilità il periodo immediatamente successivo alla scomparsa di Qui-Gon durante il quale Eiren e Obi-Wan si avvicinarono. Obi-Wan intendeva proteggerla, soprattutto dalla minacciosa presenza del Conte Dooku che l'aveva avvicinata, ma Eiren era un'adolescente molto restìa: era terrorizzata dalla caduta nel Lato Oscuro, se mai si fosse di nuovo affezionata a qualcuno così com'era successo per suo zio. Ci aveva messo un po’ a recuperare fiducia nelle persone, ma Obi-Wan sembrava aver toccato i tasti giusti nel suo cuore, e lei non l'aveva dimenticato. 

Erano passati gli anni e quei due sembravano sempre a bordo di un'altalena: passavano dalla confidenza e dalla complicità più limpide all'atteggiamento di chi, reciprocamente, si conosce appena. Jocasta non ci aveva mai pensato, ma il dolore che le schiacciava il corpo da parte a parte la spingeva a pensare ad altro; e così rifletté, sebbene senza darci troppo peso, tanto che sorrise perfino a Obi-Wan quando lo vide al di qua del vetro temperato mentre tre infermieri Kel Dor la sorvegliavano a vista, incessantemente. 

Obi-Wan si accorse della presenza di Jocasta e si voltò di scatto verso di lei, salutandola come quando ci si desta da un lungo sonno. Jocasta gli sorrise con affetto a sua volta: 

“Difficile impegnare la giornata con qualcos’altro. Non è vero, Obi-Wan?”

Obi-Wan scosse la testa e sospirò:

“I medici non sanno stimare una ripresa”, mormorò, “ma neppure una morte certa. Eiren non merita di rimanere in questo limbo.”

Obi-Wan staccò lentamente le mani dal vetro senza lasciare impronte, fece un passo indietro e lasciò che Jocasta prendesse il suo posto. La Jedi si affacciò sulla finestra, schiuse le labbra: Eiren era inerme sul letto, con una grossa maschera sul viso a coprirle le labbra e le lunghe ciglia calate sugli occhi spenti. Il suo petto si sollevava e si abbassava con lentezza e con una strana pace. Gli occhi di Jocasta divennero lucidi, un braccio di Eiren era rivolto verso l'alto ricolmo di aghi ed elettrodi, non faceva un solo movimento. Jocasta emise un sospiro doloroso, scosse la testa, Obi-Wan le strinse una spalla:

“La Forza è con lei”, disse, “dobbiamo supportarla quanto più possibile.”

“L'ho vista crescere”, raccontò Jocasta, “la sua condizione non le aveva consentito di farsi degli amici. Io ero l'unica amica che aveva.”

Obi-Wan chiuse gli occhi cercando di nuovo di immaginare la solitudine nella quale Eiren aveva vissuto per tutta la sua vita e, ciononostante, non si era risparmiata per salvare un Tempio che forse non avrebbe meritato i suoi sforzi. 

Jocasta portò una mano al petto e poggiò un bacio sulle proprie dita, sperando che Eiren lo percepisse. Purtroppo, anche quella volta, non accadde nulla. 

Obi-Wan andò via senza dire una parola dopo qualche minuto. 

Jocasta rimase, perché Obi-Wan pensò che quella donna meritasse tutto il tempo del mondo insieme a Eiren. 



 

***


A tarda notte, e con miriadi di stelle ad illuminare il Tempio nei giardini, nei chiostri e dalle sue finestre, Mace Windu camminava con sicurezza nel corridoio buio che conduceva al reparto medico. 

Aveva imparato a orientarsi anche senza luce e, del resto, preferiva così. Quando l'unica luce presente nei paraggi si avvicinò, capì di essere arrivato al cospetto di Eiren. 

Inizialmente tenne lo sguardo basso, lo sollevò dopo poco augurandosi di vedere qualcosa di diverso dall'ultima settimana, ma Eiren era ancora lì. 

C'è una speranza? 
Aveva chiesto al personale medico.

Non sappiamo dirlo, Maestro Windu, 
avevano risposto, potrebbe svegliarsi domani, oppure mai più. Il vero problema, laddove si destasse, sarebbe stimare i danni residui al suo cervello e alla sua capacità motoria. 

Windu aveva richiesto altri dettagli, sforzandosi di mantenere la calma, ma niente di quanto gli veniva riferito era incoraggiante. 

La manipolazione mentale che Eiren Jinn ha operato nell'Oscurità ha avuto su di lei l'effetto di una batteria scarica. L'ha svuotata. Non sappiamo cosa sia rimasto, dentro di lei, né se sia abbastanza stabile da garantirle una vita normale. 

Windu provava un senso di colpa impossibile da gestire, ma nessuno al Tempio eccetto Yoda riusciva a percepirlo. Windu si era chiuso in un silenzio ostinato, cementificato, dal quale perfino lui stesso sarebbe uscito difficilmente. Guardò il corpo inerme di Eiren e ripercorse con nostalgica tenerezza tutta la vita della sua allieva. I suoi occhi divennero lucidi e deglutì per mandar giù le lacrime; si passò una mano sul viso, la fermò all'altezza della bocca perché nessuno notasse che il suo mento tremava. 

Nella propria stanza del dormitorio immobile, Obi-Wan non riusciva a dormire. 

Con le mani dietro la testa e lo sguardo fisso sul soffitto, non capiva se stesse cercando di scappare dalla risata cristallina di Eiren che continuava a sentire nella testa o se la stesse cercando con foga e disperazione scavando nei propri ricordi. Chiuse gli occhi, rivide i suoi capelli morbidi così vicini alle sue labbra, il suo respiro lento e le sue mani sul viso. 

Fermati, o dovrò lasciare l'Ordine stanotte stessa.
L'Ordine ha bisogno di te. E anch'io.

Un vortice di nostalgia, desiderio e dolore gli inondò lo stomaco, gli premette sul basso ventre. Non riusciva a chiudere gli occhi senza incappare in quelli di Eiren, nello slancio tenero e pieno di paura che aveva messo in quel bacio al centro della pista da ballo, nella sua voglia di averlo trasmessa solo tramite il respiro accelerato; nel cuore che accelerava dentro al suo petto, Obi-Wan incrociò la maturità di Eiren nel fare un passo indietro e salvare entrambi. L'uomo Kenobi e il Jedi Kenobi si incontrarono a un bivio e, sebbene il primo avesse nitidamente in mente soltanto il desiderio di affondare le labbra nel collo di Eiren, il secondo lo riportava sui binari facendo prevalere la stima all'amore - era amore, quindi? -, il rispetto al desiderio, la voglia di seguirne l'esempio e lasciare che quella storia rimanesse eterea, sospesa, consistente quanto necessario per sapersi l’uno l'amore dell’altra, ma mai abbastanza per concretizzarsi. 

Sospirò pesantemente, si alzò dal letto, mise su una maglietta scura a maniche corte e si avviò verso le sale mediche. 

Non alzò lo sguardo per tutta la percorrenza del corridoio, fino a quando non intravide la sagoma di Windu in piedi e immobile davanti al vetro. Batteva a stento le palpebre, quasi che non volesse perdersi neppure un istante del monotono respiro di Eiren. 

Obi-Wan gli si avvicinò lentamente, non parlarono, entrambi guardarono oltre il vetro. Il silenzio si protrasse per oltre quindici minuti, dopodiché Kenobi disse: 

“Ha mentito.”

Windu attese, assimilò quelle due parole, poi annuì lentamente: 

“Ha mentito tutto il tempo”, mormorò senza staccare gli occhi da Eiren, “e lo ha fatto così bene che non l'abbiamo capito neanche noi.”

“No. Ma a lei serviva che non lo capissimo.”

“Non è mai passata al Lato Oscuro. Non ha mai davvero sposato la causa di Kalon. Non è mai stata un Sith. Aveva calcolato tutto, e per di più senza di noi.”

Obi-Wan fece un mezzo sorriso triste: 

“Non ci siamo fidati di lei. Non ne sarebbe così contenta, credo.”

Windu fece un sorriso a sua volta:

“Penso proprio di no. Ma tanti, prima di Eiren, sono caduti nel Lato Oscuro per molto meno di ciò che ha attraversato lei.”

Obi-Wan si adombrò: 

“Questo Tempio aveva sottovalutato la sua preziosa fedeltà, la sua abnegazione alla missione.”

“A quanto pare il primo ad averla sottovalutata sono stato io. Non sarebbe successo, se fossi stato più presente.”

“Non poteva esporsi. Era pericoloso.”

“Forse avrei potuto. Forse avrei dovuto.

Fecero entrambi una pausa durante la quale Obi-Wan comprese che non sarebbe mai riuscito a risollevare Mace Windu da quella perdita, poi quest'ultimo gli disse: 

“Avevi ragione, Obi-Wan. Il Lato Oscuro non era il suo posto.”

Obi-Wan scosse la testa lentamente senza distogliere gli occhi da Eiren:

“No”, rispose, “ma vorrei che tornasse ad occupare quello che le spetta.”

Windu chinò il capo, annuì leggermente: 

“Ha manipolato la mente di Kalon come quella di un bambino. Esattamente come aveva fatto con la mia.”

“Su Reevel non ci riusciva. In nessun modo.”

“Non è riuscita a farlo nemmeno al primo tentativo appena arrivata al Tempio. Dev'essere successo qualcosa le ha permesso di farlo.”

Obi-Wan scosse la testa: 

“Non saprei dire cosa. Ma ho il sospetto che sia legato all'aver fatto credere a Kalon di averlo accettato come suo nuovo Maestro.”

Mace Windu assottigliò le palpebre:

“E infine, ci ha salvati. Ha trovato perfino il tempo di sbatterci fuori dalla sala prima di far esplodere tutto.”

Un groppo di malinconia si aggrappò alla gola di Obi-Wan senza riuscire a salire né a scendere. 

“Obi-Wan”, disse Windu a bruciapelo, “la sera in cui la riportai a letto. Quando la ritrovai addormentata nella Sala del Consiglio.”

“Sì?..”

Windu prese un lungo respiro: 

“Quel giorno discutemmo animatamente. Era stanca, provata. Pesava pochissimo. Aveva bisogno di me, e ancora una volta io non c'ero stato. Eppure mi aveva aspettato per ribadirmelo, mi aveva aspettato per tutto il giorno. Nel dormiveglia le dissi che le volevo bene. Che gliene avevo sempre voluto. Era quello che mi aveva chiesto quella mattina, e a cui non avevo mai risposto.”

Obi-Wan voltò lentamente lo sguardo verso Eiren, sorrise, ma gli fece male. Lasciò che Windu riprendesse la parola: 

“Pensi che mi abbia mai perdonato, Obi-Wan?”

Obi-Wan gli poggiò una mano sulla spalla: 

“Ha messo la sua vita al di sopra della propria. Non ha mai pensato di doverla perdonare.”

Windu non rispose, ma i suoi occhi fissi su Eiren divennero così lucidi che Obi-Wan ritenne opportuno indietreggiare. Intendeva rimanere lì fino al mattino, dormendo con la schiena contro il muro come due notti prima, perché sapeva che la voce di Eiren l'avrebbe tormentato fino al mattino seguente e lo avrebbe costretto a rigirarsi nel letto bollente per ore, tanto valeva contorcersi potendo contare le sue ciglia. Proprio mentre voltava le spalle a Windu, però, quest'ultimo lo fermò. 

“Obi-Wan.”

Nel silenzio del corridoio Obi-Wan si voltò verso di lui e i loro sguardi si incrociarono. Obi-Wan avvertì un brivido lungo la schiena che gli fece stranamente presagire quello che Windu stesse per chiedergli; del resto, il buio era alleato di chiunque, nei baci come nelle domande che, di giorno, non si facevano mai. 

“Amare Eiren è facile. Non trovi anche tu?”

Obi-Wan raggelò, ma resse alto lo sguardo di Windu. Prese qualche secondo di pausa, poi annuì e rispose: 

“Lei lo ha sempre reso facile.”

Windu fece un mezzo sorriso, socchiuse gli occhi soppesando Obi-Wan che ricambiò lo sguardo per proteggere Eiren, se stesso e quel sentimento tanto forte per entrambi, poi Windu tornò a guardare dritto di fronte a sé mentre Obi-Wan appoggiava la schiena contro il muro, con delicatezza, quasi a volerlo reggere col proprio peso ma senza accorgersi davvero di quanto fosse stanco. 

Chiuse gli occhi, scivolò lungo il muro fino a sedersi per terra, passò una mano tra i capelli e aspettò un sonno che non arrivò mai. 



 

***

 

Due settimane dopo.


I valori di Eiren peggioravano, sembrava una maledizione. Anziché guarire, Eiren sprofondava nel coma sempre di più. Questo disse il medico a Jocasta Nu quando la donna chiese con apprensione se quel team fosse arrivato ad una qualche conclusione. Gli occhi grigi di Jocasta si adombrarono a quella risposta così fredda, quasi distaccata, e d'improvviso sentì il cuore batterle fuori dal petto come se qualcuno gliel’avesse strappato da dentro con forza. 

Senza dire nulla, Jocasta poggiò i polpastrelli sul vetro che la separava da Eiren mentre quelle parole finestra continuavano a tormentarle la mente: 


***


“Siamo spiacenti, Maestro Windu. La ragazza non si riprenderà.”

Nella Sala del Consiglio quelle poche parole assiderarono il cuore e la mente di Mace Windu. Si limitò a fissare il suo interlocutore per infiniti minuti cercando una risposta che non sarebbe mai arrivata, deglutendo a vuoto e tentando di nascondere gli occhi lucidi chinando lo sguardo. Yoda e il resto del Consiglio lo guardarono addolorati, in attesa di un suo cenno che, quando arrivò, fu del tutto difforme da come se lo sarebbero aspettati. 

“Che significa la ragazza non si riprenderà?" chiese minaccioso. 

“Abbiamo fatto il possibile”, rispose il medico imperturbabile, “ma non risponde agli stimoli.”

“Allora i vostri stimoli sono inefficaci.”

“Non è così semplice, Maestro.”

"Riprovate, ho detto."

“Mace..” tentò invano Ki-Adi Mundi, ma Windu lo ignorò. 

“Siete i migliori medici di Coruscant e siete sensibili alla Forza. Siete qui per insistere", li minacciò Windu. 

Il medico tacque per un attimo, poi, su suggerimento di un suo collaboratore che gli parlò all'orecchio, rispose sospirando: 

“Avremmo voluto risparmiarle il verdetto, Maestro, ma se ci mette alle strette saremo costretti a condividerglielo.”

“Parlate.”

Gli infermieri fecero un passo indietro, il medico rimase dov'era e proferì queste parole in piedi davanti a Mace Windu: 

“L’attività cerebrale è dimezzata. Se Eiren Jinn si svegliasse adesso, non avrebbe la facoltà di interagire con alcuno e, probabilmente, neppure di scendere autonomamente dal letto. I suoi cinque sensi risultano inattivi. Eiren Jinn al momento non vede, non ascolta, non parla, non ha sensibilità alle dita. La sua fertilità è gravemente compromessa, se non completamente azzerata. L'attività cardiaca rasenta lo zero e i movimenti cerebrali risultano fermi all'ultima immagine che ha memorizzato: il volto del suo avversario.”

Quel fiume di parole investì Mace Windu come uno schiaffo in pieno viso. Deglutì, completamente incapace di replicare, e tutto ciò che riuscì a fare fu passare oltre ai medici e allontanarsi dalla sala. Riuniti nel Consiglio, Yoda, Plo-Koon e Ki-Adi Mundi si scambiarono un'occhiata affranta finché Plo-Koon non pronunciò le prime parole: 

“Il suo senso di colpa dovrebbe essere anche il nostro. Spesso questo Consiglio ha commesso degli errori, con Eiren Jinn.”

Yoda annuì con dolore: 

“Mmh, ragione tu hai. Ma tornare indietro impossibile è. Lavorare dobbiamo con ciò che abbiamo oggi. La memoria di aiuto ci sarà.”

In quell'istante Obi-Wan Kenobi incrociò Mace Windu nei corridoi: 

“Mace”, disse andando di fretta. Ma Windu non rispose. Obi-Wan intuì che qualcosa non andava, perciò lo inseguì. 

“Che sta succedendo?”, chiese allarmato, “qualcosa non va?”

Windu rispose senza guardarlo, procedendo spedito verso il reparto medico: 

“Eiren non ha alcuna possibilità di risvegliarsi.”

Obi-Wan rimase lì dov'era, colpito a morte dalle frecce avvelenate di quelle parole. 

“Come.. Come sarebbe a dire..?”

“I medici non danno speranza”, replicò Windu, “hanno parlato di attività cerebrali assenti, sensi sconnessi, attività cardiaca compromessa. Ed è il meno che siano riusciti a mappare dentro e fuori dal suo corpo.”

Obi-Wan rimase pietrificato, il suo pensiero corse a Qui-Gon Jinn e il suo cuore si fermò: quanta ingiusta sfortuna aveva travolto la famiglia del suo Maestro? 

“No..” disse senza nemmeno accorgersene, e cominciò a correre a perdifiato verso il reparto medico. Una volta arrivato davanti alla vetrata che lo separava da Eiren, ci puntò sopra le mani e guardò con disperazione il corpo inerme della ragazza di fronte agli sbigottiti medici e infermieri del team. 

Eiren..

Chiuse gli occhi tentando di nascondere le lacrime, ci provò, si concentrò per cercarla, proprio come aveva fatto quando Darth Noctis aveva fatto irruzione nella mente di Eiren: fu un tentativo così lungo e uno sforzo così grande che le sue dita sul vetro sbiancarono, la sua mascella si contrasse, un furioso mal di testa emerse lentamente dalle sue tempie fino alla nuca. Trattenne il respiro finché Mace Windu non comparve al suo fianco insieme al medico che lo aveva informato dell'irreversibilità della condizione di Eiren. 

Fu lì che Obi-Wan realizzò che da parte di Eiren non proveniva alcuno stimolo. Non c'era che buio. Ovunque. 

“Maestri”, avanzò il medico con tono deciso, “dobbiamo procedere con l'interruzione delle cure.”

“Non provateci neanche”, ringhiò Mace Windu. 

“Maestro”, insistette pacato il medico, “abbandonare una creatura vivente al dolore non è la Via del Jedi. La ragazza soffre. È intrappolata nel suo stesso corpo. Non se ne rende conto?”

Ma Windu se ne rendeva conto, eccome. Semplicemente, non era per nulla pronto a lasciarla andare per sempre. 

“Aspettate ancora domani”, disse sperando che non venisse intesa come una preghiera, sebbene si trattasse esattamente di quello.

Il medico sospirò quando Obi-Wan lo supplicò con lo sguardo di dare ascolto a Windu: 

“Lo faremo”, concluse il medico, “ma badi, Maestro: le stiamo conferendo soltanto il tempo di cui ha bisogno per salutarla. Non di insistere a trattenerla inutilmente in questa vita.”

Gli poggiò una mano sulla spalla e aggiunse: 

“Il modo migliore che ha per rendere onore al suo sacrificio è lasciarla andare, Maestro Windu.”

Obi-Wan sentì gli occhi bruciare: 

“Non.. Non siete in grado di fare più niente?” chiese. 

Il medico scosse impercettibilmente il capo e guardò Eiren: 

“Non ci era mai capitato un caso simile, prima d'ora. Eiren Jinn si sta unendo alla Forza, e sappiamo tutti quanto sia irreversibile un processo di quella portata.”

Seguì un lungo silenzio durante il quale Windu non staccò mai gli occhi da Eiren, e il medico aggiunse: 

“Rallegratevi, poiché Eiren Jinn sta diventando tutt'uno con la Forza. Fate che il suo sacrificio non sia vano.”

Dopo queste parole, si allontanò da loro rientrando nella camera sterile, profondamente invidiato da Mace Windu cui invece quel privilegio era precluso. D'improvviso al Maestro mancò ogni cosa di Eiren: il suo sorriso puro e rassicurante, le sue battute sarcastiche, i suoi silenzi assordanti ma soprattutto il suo affetto incondizionato, quello che lo stesso Windu aveva stentato a ricambiare per anni e che sapeva che lo avrebbe tormentato per sempre. 

La ragazza che aveva amato come una figlia stava morendo davanti ai suoi occhi senza sapere quanto davvero l'avesse amata. 

Chinò lo sguardo e lasciò Obi-Wan lì da solo senza aggiungere altro, recandosi nelle sue stanze e rimanendo lì per tutto il resto della giornata. 

Per quanto Obi-Wan avesse tentato di mantenere la calma, quello fu un momento così critico che non riuscì a trattenersi dal battere un pugno contro il muro: era finita. 

Amava Eiren? Forse. Non lo avrebbe mai più saputo. Che importava, comunque? Quel limbo sarebbe stato per sempre la sua condanna. 

E se anche avesse potuto dirglielo, se avesse potuto condividere con lei certi sentimenti; che ne sarebbe stato delle loro vite, delle loro carriere?

Obi-Wan giunse alla dolorosa conclusione alla quale non sarebbe mai voluto arrivare: forse il medico aveva ragione. Lasciare andare Eiren era la decisione più misericordiosa che l’Ordine potesse prendere nei suoi confronti. La più giusta, la meno egoista, soprattutto dopo quasi vent'anni trascorsi ad averle impedito di esprimersi per come avrebbe voluto. 

Mace Windu sembrava essersene fatto una ragione, per quanto gli costasse. Era il suo turno, adesso, di dirle addio. 

Con gli occhi che bruciavano poggiò le dita sul vetro e tra le labbra disse addio, sperando che le sue parole sussurrate raggiungessero i flebili battiti del cuore di Eiren. 

Negli archivi, in silenzio e dignitosa solitudine, Jocasta Nu pianse tutte le lacrime che aveva conservato gelosamente negli anni.

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Capitolo 14
*** Anatomia del nuovo fiato. ***


 

Le palpebre pesavano come non mai, al loro interno gli occhi bruciavano come le fiamme dell'inferno. La fatica incredibile di riuscire a muovere un solo dito, che devastante sforzo.. 

Con un mugolìo eloquente, Eiren si destò con lentezza, si sforzò di aprire un solo occhio, poi l'altro, ma quello che intravide glieli ferì di nuovo come se una lama li trapassasse. 

Improvvisamente, a seguito dello shock, scoprì che le sue dita si muovevano eccome, e non solo quelle: portò le mani agli occhi per coprirli, istintivamente, e solo quando ebbe compreso che poteva muoversi agilmente si tirò su sulla schiena - che pure faceva un male lancinante. 

Quando ebbe recuperato pienamente la consapevolezza del suo corpo, Eiren riaprì gli occhi e quasi sentì il petto esplodere quando vide che tutt'intorno non era che un'accecante luce bianca. 

Ci fece molto lentamente l'abitudine, continuando a schermare gli occhi quel tanto che bastava a tenerli perlomeno socchiusi. Cercò qualcosa, qualsiasi cosa lì nei paraggi che potesse avere una qualche forma nello spazio, ma c'era solo bianco.

Si guardò istintivamente per capire perché il suo corpo sembrasse tanto pesante, e quando chinò lo sguardo vide che anche lei era vestita di bianco. Era una tunica, ma aveva una consistenza strana. Aggrottò la fronte, si ravviò i capelli dietro le orecchie - almeno quelli li aveva ancora. Poi una voce parlò alle sue spalle, come leggendole nel pensiero:

“Certo che li hai ancora”, disse divertito Qui-Gon Jinn, “così come tutto il resto.”

Eiren si mosse di scatto verso la voce di suo zio e, stavolta senza sorprendersi, vide che anche lui era vestito di bianco ed incrociava le mani dietro la schiena. Eiren spalancò gli occhi, inerme, per qualche istante che sembrò infinito, poi reagì: 

“Zio..” 

Qui-Gon fece un sorriso obliquo e annuì, avanzando verso di lei. Lei, però, memore dell'esperienza con Sacha Kalon, indietreggiò. 

“Sei prudente, nipote”, ridacchiò Qui-Gon orgoglioso, “ma puoi abbassare la guardia, ora. Darth Noctis non può arrivare fin qui.”

Eiren rilassò il corpo e avanzò lentamente verso di lui: 

“Sei.. Sei davvero tu?”

“Il tempo che ci è concesso è poco”, rispose Qui-Gon sorridendo, “ma faremo in modo che possa ospitare le tue domande e le mie risposte.”

Eiren fece un sorriso che le annacquò gli occhi: 

“Non posso crederci”, mormorò afferrandogli le braccia e poggiando la testa sul suo petto, “ma come posso.. Come possiamo noi due essere nello stesso posto?”

Il sorriso di Qui-Gon si affievolì, cullò sua nipote tra le braccia per qualche secondo, poi la distanziò per poterla guardare negli occhi: 

“Beh, mettiamola così”, rispose, “questo è il mio posto. E ti sto temporaneamente ospitando.”

A Eiren bastò una manciata di secondi, poi la paura prese il sopravvento su di lei risalendole lo stomaco come un'onda annerita. Si toccò il viso: 

“Sono.. Io sono..?”

“Questo è un luogo di passaggio”, disse Qui-Gon, “la tua vita è appesa a un filo. La battaglia contro il Lato Oscuro ha esaurito le tue energie vitali.”

Eiren si portò una mano dietro la testa:

“Che accidenti è successo? Non ricordo niente. Solo.. Un momento di silenzio totale.

Qui-Gon sollevò le sopracciglia:

“Beh, da lì in poi la storia ricomincia”, disse, “credo che le dinamiche siano più chiare di quanto possano sembrarti.”

“Non sono riuscita a manovrare la mente di Darth Noctis”, commentò Eiren sovrappensiero e delusa, “ricordo di aver mentito. Ho dovuto.. Attaccare Mace perché i Sith si fidassero di me.”

“Ed ha funzionato. Darth Noctis ha fatto leva sul tuo trascorso difficoltoso al Tempio, sulle tue mancanze. Credeva di poter scatenare in te l'odio che avrebbe innescato il tuo passato al Lato Oscuro.”

“Ho finto di aver sposato la sua causa. E poi.. Lui si è come rilassatoNon so spiegarlo, zio, ma da quando Darth Noctis ha soltanto creduto che io fossi passata dalla sua parte, le sue Copie di Forza hanno perso ogni consistenza. Vibravano, come se fossero state instabili.”

“Questo perché Darth Noctis non poteva manipolare la tua mente, ma solo introdursi al suo interno. Ricordi? Entrare nella tua mente e gestire al contempo tutte le sue copie gli richiedeva uno sforzo imponente. Non appena ha potuto riequilibrare la Forza senza dover più violare la tua mente, ha sbilanciato il peso della sua concentrazione.”

“Certo. È stato come se non avesse più ritenuto necessario muoversi di nuovo nella mia mente. Ha abbassato la guardia. E si è depotenziato, consentendomi di entrare nella sua.”

“Alla fine sei riuscita a manipolarlo”, aggiunse Qui-Gon, “ti è costato molto, Eiren.”

Eiren annuì tristemente:
"Il Lato Oscuro ha cantato. Ma non ho sentito quella melodia irresistibile di cui Noctis aveva parlato.."

Qui-Gon sorrise:
"Sei rimasta fedele alla tua missione."

“Ho perso molto sangue”, rispose Eiren, “ricordo che non riusciva a fermarsi. Le mie orecchie.. Sentivo il sangue fluire lungo tutto il mio collo. È stato lì che ho iniziato a sentire silenzio. Soltanto silenzio.”

“Le Copie di Forza di Darth Noctis sono sparite subito dopo”, replicò Qui-Gon Jinn, “hai manipolato la sua sfera di fuoco perché esplodesse nella sala, ma ecco qual è il punto sorprendente, Eiren: nonostante lo sforzo e la concentrazione estenuanti che la manipolazione ti hanno richiesto, hai trovato il tempo e la forza di spingere il Maestro Yoda, il Maestro Windu e Obi-Wan fuori dalla stanza.”

Eiren scosse la testa: 

“Non so come ho fatto”, disse, “ho solo pensato..”

Il pensiero di Eiren corse immediatamente non a se stessa, ma a qualcun altro: 

“Mace.. Come sta Mace? Dov'è? E Obi-Wan? Sono vivi?”

“Sono vivi”, confermò Qui-Gon, “ed è a te che devono la loro vita.”

Eiren sospirò: 

“Sto morendo. Non è così?”

“Le vie della Forza sono infinite, nipote. E la Forza stessa scorre potente in te. Se è finita o meno, sei tu a deciderlo.”

Eiren ci rifletté su un momento: 

“No”, disse, “forse è meglio che io rimanga qui.”

Qui-Gon aggrottò la fronte, sorpreso, e lei continuò: 

“Il mio potere e la mia presenza hanno scatenato tutto questo. E quanto a Obi-Wan.."

Si fermò immediatamente, impaurita da non sapeva neppure cosa: era quasi morta. Le emozioni avrebbero dovuto smettere di far parte di lei, e invece quasi con amarezza constatò che non era per niente così.

"Vuoi dirmi qualcosa?" chiese Qui-Gon, all'apparenza per nulla turbato.

"Sono sicura che tu sappia già tutto", rispose Eiren, "forse lo sapevi da prima che lo sapessi io stessa. Ho ceduto, zio. Ho lasciato che il Lato Oscuro aprisse la strada per raggiungermi."

Qui-Gon poggiò una mano sulla spalla impalpabile della nipote:

"Amare non è una colpa, Eiren", la confortò, "nemmeno per un Jedi. Qualunque Jedi riesca ad equilibrare i sentimenti nella propria vita, assimilandoli alla missione per la quale è nato, sarà sempre lontano dal Lato Oscuro."

"Ho creato solo problemi, Maestro. Forse il mio tempo è davvero finito.”

"È in nome di quell'amore che hai sconfitto il Male. Chiediti se questo non faccia la differenza tra cosa lo è davvero e cosa, invece, no."

Eiren lo guardò quasi stordita, e 
Qui-Gon Jinn annuì lentamente: 

“Le tue riflessioni ti fanno onore, Eiren. Tuttavia, ci sono volontà che si ergono al di sopra della tua e che, in questo momento, hanno stabilito che il tuo posto sia altrove. Al Tempio.”

Eiren esitò, poi disse con cautela:

“Darth Noctis ha devastato ogni cosa. Ha squarciato il Tempio, lo ha violato. Sento che qualcosa è cambiato: i Sith hanno scoperto i nostri punti deboli. Non saremo mai più al sicuro.”

“La tua analisi è corretta”, rispose Qui-Gon, “ma è anche la base dell'equilibrio nella Forza. Gli eventi si ripetono ciclicamente, la Storia succede a se stessa; il giovane Skywalker, Anakin: tu lo hai conosciuto, non è così?”

“Mi dispiace, zio. Non conosco il ragazzo.”

“Lui è il Prescelto.”

Eiren aggrottò la fronte:

“Quello di cui.. Ha parlato la Profezia?”

“È esatto. E perché la Storia si svolga esattamente per come è scritto e tracciato, egli dovrai essere presente nel suo cammino.”

Eiren aggrottò le sopracciglia:

“Io non.. Non posso essere una guida per Anakin.”

“Il Prescelto non è guidato, ma guida a sua volta. Anakin Skywalker sarà il peso che bilancerà l'equilibrio nella Forza, e questo influirà anche sulla tua esistenza.”

“Ma allora.. Cosa devo fare?”

Qui-Gon fece un sorrisetto furbo: 

“Fidarti del tuo vecchio.”

“Cosa..?”

Eiren temette di non aver mai pronunciato quella domanda. Improvvisamente e a una velocità sconcertante, il suo corpo si allontanò da quello di Qui-Gon: la ragazza credette di aver urlato, ma non lo fece mai; piuttosto aprì la bocca per prendere respiro nel vortice in cui si sentiva risucchiata fin dalla radice dei capelli e l'aria che penetrò i suoi polmoni fu vorace e violenta. 

Si risvegliò spalancando gli occhi su un'altra luce, meno fredda e meno bianca, e tutt'altro che infinita. Il suo petto si alzò e si abbassò a gran velocità, come fosse appena riemersa dall'acqua, la luce davanti ai suoi occhi si ridimensionò ed assunse le forme umane e concrete di una lampada. Sotto le sue dita che lentamente recuperavano sensibilità il tocco era soffice, Eiren riconobbe un letto: il suo olfatto si acuì lentamente finché un forte odore di medicinale non le invase le narici. 

Era in ospedale? 

Gli occhi di Eiren schizzarono ovunque, si levò a sedere con la schiena che faceva male, aveva ancora indosso quella specie di tunica bianca che portava davanti a Qui-Gon, si guardò le mani: riusciva a muoverle. 

Intorno a lei qualcosa si mosse così velocemente che la spaventò. 

Eiren Jinn è..

Ma questo è impossibile!

Chiamate un medico, presto!

Voci. Tante voci. Tutte impastate, confuse, accavallate le une sulle altre. Che stava succedendo? 

Si toccò la testa dolorante, strinse gli occhi. 

Zio Qui-Gon.

Mentre un infermiere le afferrava delicatamente i polsi lei lo guardò negli occhi, e lui trasalì: 

“Eiren-Kal”, disse flebile, “sei.. Sei proprio tu?”

Eiren non capì quella domanda. Un brusìo maledetto continuava a ronzarle nella testa senza sosta. Annuì per quel che poteva, poi si sforzò a rispondere perché temeva che la voce non la seguisse nell'intenzione: 

“Sì”, mormorò, “ho sete.”



 

***


La notizia si sparse velocemente come un'epidemia: Eiren Jinn era viva. 

I medici non riuscivano a spiegarselo in alcun modo. A nulla era valsa la tavola rotonda imbastita per analizzare, definire, capire cosa fosse andato storto nelle cure e cosa, invece, avesse funzionato, perché nessuno del team medico ne veniva a capo. 

A costo di sembrare insistenti, era stato più volte ripetuto il tracciato cerebrale e cardiaco a Eiren che però sembrava in perfetta forma: man mano che i controlli si approfondivano, venivano a galla alcune complicazioni. 

“Quello che ti è accaduto ha del miracoloso”, disse il medico togliendosi lo stetoscopio di dosso, “è soltanto alla Forza che possiamo attribuire un risultato del genere.”

Eiren annuì: 

“Già”, disse sciogliendo i polsi e ricostruendo l'immagine di suo zio nella mente, “suppongo che sia così.”

“Le complicazioni che ti ha causato la manipolazione permarranno. Dovrai andarci cauta.”

“Peggiorerà?”

“Questo dipende soltanto da te.”

Due infermieri l'aiutarono a vestirsi mentre i passi familiari di Jocasta Nu correvano riempiendo l'aria del corridoio. Quando la donna fu giunta al cospetto di Eiren, i suoi lineamenti erano ancora perfettamente come la ragazza li ricordava: nitidi e materni. 

Quando i loro sguardi si incrociarono sull'uscio della porta, gli occhi di Jocasta si annacquarono. La donna portò una mano alla bocca: non poteva crederci. 

Eiren..

La ragazza batté le palpebre più volte, scese dal lettino lentamente, si aspettò che Jocasta le andasse incontro con foga e pertanto si preparò fisicamente, ma quello che arrivò dalla Responsabile degli Archivi Jedi non fu che una stretta dolce e morbida, rassicurante, lunga, data con cautela. 

Eiren abbracciò Jocasta di rimando sentendo quasi un formicolìo alle dita per la sensazione ritrovata. 

“Eiren”, sussurrò la donna prendendo il viso della ragazza tra le mani, “tu.. Ma come..?”

Eiren fece un sorriso, accarezzò le mani di Jocasta e annuì: 

“Zio Qui-Gon”, disse a bassa voce, “è stato lui.”

Jocasta aggrottò gli occhi e fece un sorriso incredulo: 

“Qui-Gon..”

Eiren annuì, le venne spontanea una risata. Le due si abbracciarono strette e, nella confusione che la circondava, Eiren capì che la vita era tornata a scorrere dentro al suo corpo. 

Prese un respiro lungo, profondo: l'aria penetrava i suoi polmoni, le sue dita si muovevano, le sue labbra sorridevano. Si portò una mano alla bocca, il personale medico si strinse attorno a lei toccandola e dicendo “che la Forza sia con te”. Jocasta l'aiutò a scendere dal lettino, a muovere i suoi nuovi, primi passi. 

La notizia che Eiren Jinn fosse tornata alla vita fece il giro del Tempio in pochi istanti, ma non fu altrettanto per il resto della Galassia, dove le voci non arrivarono tempestivamente. 

Mace Windu e Obi-Wan Kenobi si erano allontanati dal Tempio senza parlarsi, consapevoli di non voler essere presenti quando Eiren sarebbe stata addormentata. Il Maestro Yoda, invece, venne informato tempestivamente. 

“Maestro Yoda”, disse un giovane Padawan, “devo.. Devo dirle una cosa.”

Nella sala del Consiglio ormai quasi completamente ricostruita, Yoda si voltò con lentezza ruotando sul proprio vecchio bastone:

“Ascolto io ti porgo, giovane Padawan”, disse. 

Il ragazzo prese un lungo respiro:

“Eiren Jinn. Si tratta.. Di Eiren-Kal Jinn.”

Yoda assottigliò le palpebre rugose, qualcosa nella Forza si mosse di nuovo:

“Eiren.. Viva è”, mormorò. 

“È esatto, Maestro”, confermò il Padawan, “si è.. Risvegliata dal coma. Da sola, pare.”

“Ah.. Da sola, tu dici..”

“È quanto.. Quanto sostengono i medici, Maestro.”

Yoda si concentrò per un attimo, chiuse gli occhi e protese il viso verso l'alto: sì. 

Un sorriso si spalancò sulle sue guance rugose. Quella era proprio Eiren Jinn. Espirò profondamente e con delicatezza, poi replicò: 

“Oggi la Forza con grande potenza si è manifestata al Tempio. Da Eiren conducimi, ti prego, giovane Padawan.”

E il ragazzo così fece. Scortò un veloce e impaziente Yoda nelle stanze mediche dove Eiren, reggendosi al braccio di Jocasta, ricominciava ad esercitarsi nel cammino e nell'uso delle braccia. Un piccolo passo alla volta, sorretta dai medici e da Jocasta, incrociò lo sguardo di Yoda nell'esatto momento in cui percepì la sua presenza nella stanza. 

Eiren spalancò gli occhi, ancora affaticata da tutte le forti emozioni provate in pochi istanti; Yoda, commosso, si sporse verso di lei con un inchino solenne: 

“Eiren Jinn”, disse rauco, “la Forza una prova difficile richiesto ti ha. Onorati siamo, e felici, di poterti riabbracciare. Tutte le nostre vite ti dobbiamo.”

Con gli occhi lucidi Eiren portò la mano al petto e s'inchinò:

“Dovere, Maestro Yoda”, rispose, “avrei dato la mia vita al Tempio, se fosse stato necessario. Mi scuso per la confusione che ho generato nei vostri animi.”

Yoda afferrò le mani di Eiren tra le proprie, piccole e ruvide: Eiren non le aveva mai toccate prima di quel momento. Quello del Maestro era un tocco dolce e paterno. 

“Giovane, coraggioso Cavaliere”, disse solennemente, “siamo noi che le nostre scuse a te dobbiamo. Il Consiglio molto a lungo la distanza da te ha mantenuto; altro non siamo che uomini, ed all'errore esposti. Ma ciò non ci giustifica. Perdono io ti chiedo, Eiren. Per averti costretta a mentire.”

Gli occhi di Eiren divennero lucidi, Jocasta le strinse forte il braccio in cenno di vicinanza. 

“Non c'è niente da perdonare, Maestro”, rispose, “mentire era l'unico modo. Sono addolorata.”

Yoda annuì: 

“Addolorati noi siamo, per averti portata a tanto.”

“Ho dovuto colpirlo. Ho dovuto.. Colpire il mio Maestro.”

Yoda strinse le mani di Eiren con affetto e fiducia: 

“Lui saprà il perché.”

Eiren chinò lo sguardo e poi chiese mestamente: 

“Dov'è?”

Yoda sospirò: 

“Un ritiro spirituale egli ha scelto”, rispose, “per poter ritrovare se stesso.”

“Oh.”

“Molto in colpa egli si sente, per aver pregiudicato il tuo futuro, Eiren-Kal.”

“La prego di contattarlo, Maestro Yoda”, rispose frettolosamente Eiren, “deve sapere che sono viva. Deve tornare qui.”

Un groppo alla gola tentò di bloccare le parole di Eiren, ma le scalfì appena: 

“Ci sono.. Cose che devo dirgli. E non posso più aspettare. Ho aspettato già abbastanza.”

Yoda annuì e fece per voltarle le spalle, ma Eiren lo richiamò col cuore in gola: c'era un ultimo nome, forse il più importante, di cui le interessava sapere. 

“Il Maestro Kenobi”, disse d'un fiato, “lui..”

Yoda fece un mezzo sorriso reggendosi sul bastone: 

“Di ritorno da una missione egli è”, rispose, “di certo la notizia che la nipote del suo Maestro è sopravvissuta, il suo rientro accelererà.”

La nipote del suo Maestro. 

Eiren vide improvvisamente il confine che il Tempio aveva tracciato, nella relazione tra lei e Obi-Wan: lui era l'allievo di Qui-Gon Jinn, lei era sua nipote. Il Consiglio dava per scontato il legame che correva tra di loro, era innegabile che ci fosse, perfino lo vedeva di buon occhio - o non avrebbero mandato Obi-Wan in missione con lei; peccato che la natura di quel rapporto fosse stata del tutto travisata. E decisamente diversa da come il Consiglio la percepiva. 

Immersa in pensieri complicati e quasi di sollievo, di cui Eiren ebbe paura perché sperava che l'atteggiamento di Yoda occultasse quel sentimento, Eiren perse di vista il Gran Maestro che si era già diretto verso la Sala del Consiglio. Alzò il braccio per richiamarlo, ma si sentì improvvisamente debole: non era ancora il momento giusto per reggere sforzi fisici tanto importanti. 

Sospirò profondamente, si appoggiò a Jocasta e aspettò che le gambe smettessero di formicolare. 



 

***



 

Quattro giorni dopo. 


Non era stato facile, ma finalmente era riuscita ad arrivare fino ai dormitori e nella sua stessa stanza senza l'aiuto di qualcuno che la sorreggesse. Fatto salvo il primo giorno, Eiren cominciava a mal sopportare il fatto di essere così poco autonoma dopo due intense settimane di coma. Ma non c'era stato verso di tenerla inchiodata nel Corpo Medico: aveva chiesto a più riprese di esercitarsi a camminare e aveva intensificato l'attività il più possibile. Voleva che Windu la ritrovasse nel pieno delle forze al suo ritorno, o almeno in condizioni decenti. 

Faceva tutti i giorni esercizi fisioterapici per la ripresa della mobilità del corpo, e a nulla erano valsi gli avvertimenti o peggio, le minacce dei medici, per trattenerla. Si sentiva perfettamente in grado di recuperare il controllo senza farlo gradualmente. 

Yoda e Jocasta la supportavano in tutto, ma c'erano momenti in cui Eiren preferiva la solitudine. Tutte le volte in cui riusciva a chiudersi la porta della camera da letto alle spalle, tirava un sospiro di sollievo col quale pareva lasciar andare tutta la pressione accumulata nel corso della giornata. 

Al Tempio, da quattro giorni a quella parte, tutto era diventato una processione, un bagno di folla. Tutti i Jedi le stringevano la mano, i bambini l'abbracciavano stretta, le dicevano che la Forza sia con te. 

Eiren era estremamente grata per tutto quell'amore e quella cura, ma non riusciva a sottovalutare quanto i medici le avevano riferito in merito alle conseguenze della battaglia. Il quadro non era per nulla incoraggiante, anche se a livello fisico era stato quasi tutto tracciabile nei minimi dettagli nel breve e nel lungo periodo.

Tanto per cominciare, avrebbe avuto importanti conseguenze sulla coordinazione braccia-gambe per qualche mese, e sarebbe stata vittima di forti mal di testa, vuoti di memoria e perdite dell'equilibrio. Le epistassi tipiche della manifestazione del suo potere sarebbero potute diventare più frequenti anche senza manipolazione mentale e avrebbe potuto riscontrare qualche difficoltà nel linguaggio, faticando a trovare le parole per esprimersi o parlando più lentamente di quanto il suo cervello pensasse. 

Le sue dita sarebbero state meno veloci del solito e più soggette a scatti involontari, e la sua capacità di generare figli era definitivamente compromessa, avevano detto i medici. Non si sarebbero mai sbilanciati se non fosse stata proprio Eiren a chiedere di farlo: 

Siate più onesti che potete,
 aveva chiesto perentoria, da questo dipenderà la direzione di tutta la mia vita.

E così era stato. Alla richiesta di Eiren di avere stime e numeri spietati e concreti, i medici avevano risposto che la sua fertilità era diventata simile a quella di una donna di oltre sessant'anni di età. Il suo corpo si era come sgonfiato, avevano detto.

Una possibilità su un miliardo. 
Quello era il suo grado di fertilità. 

Al momento della manipolazione mentale contro Darth Noctis, Eiren aveva dato tutto ciò che aveva e il suo impianto riproduttivo aveva avuto la peggio. 

La ragazza aveva preso atto della cosa, consapevole che essendo un Jedi l'idea di una gravidanza sarebbe stata comunque fuori discussione, ma non era riuscita a trattenere un barlume di malinconia nel sentirsi mutilata fino a quel punto. 

Guardando fuori dalla propria finestra, che affacciava sui giardini interni, Eiren sospirò a lungo e chiuse gli occhi, recuperando le forze prima di tornare a dedicarsi agli esercizi. 



 

***


“Generale Kenobi, c'è un messaggio per lei da parte del Tempio.”

“Non adesso, J3-PO.”

“Sono consapevole del suo stato d'animo e delle impellenze da gestire, Generale, ma mi riferiscono l'urgenza della comunicazione.”

Seccato dall'insistenza del droide che lo seguiva a pie’ pari, Obi-Wan sospirò e si fermò sul posto, guardandosi intorno: era fuggito quanto più lontano possibile in tutta la galassia per prendere fiato e scansare l’eventualità che il Tempio lo contattasse. Mille strani sentimenti si affollavano nel suo cuore: la rabbia e il dolore da dover contenere, la confusione, l'amore provato per Eiren che non avrebbe più saputo dove mettere una volta che la ragazza fosse morta - sì, quel viaggio gli era servito soprattutto per quello: abituarsi a chiamare le cose con i loro nomi. 

Eiren era clinicamente morta. Prima di separarsi, lui e Mace Windu si erano perfino definitivamente arresi alla possibilità prospettata dai medici di indurle un'eutanasia perché soffrisse il meno possibile. Non c'era altro di cui discutere. A fior di labbra avevano commentato la cosa con distacco, poi annuendo si erano voltati le spalle a vicenda, dirigendosi in due punti della Galassia completamente opposti e lasciando sgomitare i reciproci sensi di colpa. 

L'uomo Obi-Wan avrebbe combattuto fino all'ultimo barlume delle proprie forze per trattenere Eiren con sé, affinché la vecchiaia non lo costringesse a dimenticare il suo volto. Avrebbe costretto il Corpo Medico a lavorare giorno e notte per cercare una cura, una soluzione, sarebbe andato a cercarne personalmente una fino in capo all'universo; ma il Cavaliere Obi-Wan, il Maestro e il Generale avrebbero fatto la volontà di Eiren: lasciarla andare con dignità. 

Eiren si era riunita alla Forza, proprio come suo zio prima di lei. Da quando si era allontanato dal Tempio, Obi-Wan non aveva potuto fare a meno di notare quanto l'influenza della famiglia Jinn avesse formato il proprio carattere. Con i Jinn avrebbe avuto un debito eterno, che non avrebbe mai più potuto ripagare. 

Si era fatto violenza per familiarizzare quanto più possibile con quel pensiero doloroso, e tra le dune di quel desertico e minuscolo pianeta stava soltanto aspettando che il suo corpo assorbisse il colpo, che quel pensiero diventasse parte integrante delle sue fibre e delle sue ossa.

Tuttavia, non sembrava affatto un'impresa semplice. 

“Non prendo in carico messaggi, PO. Te l'ho già detto.”

Il droide protocollare esitò per un istante, poi riprese: 

“Desolato di dover insistere, Generale. Si tratta di Eiren Jinn.”

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