la lista dei donatori ovvero guida anarchica per (aspiranti) mamme single

di miamat
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** cap.2 ***
Capitolo 3: *** cap 3 ***
Capitolo 4: *** cap.3 ***
Capitolo 5: *** cap 4 ***



Capitolo 1
*** capitolo 1 ***


LA LISTA DEI DONATORI 
OVVERO
GUIDA ANARCHICA PER (ASPIRANTI) MAMME SINGLE
 
 
Ore 01:45
Rientro a casa. Fine serata: drammatico e prevedibile annuncio arrivato.
Dichiarazione ufficiale della fine di un’era data solennemente. Un sorriso, un brindisi e le felicitazioni in questo caso sono d’obbligo.
Lo sospettava intimamente da settimane, forse più. Margherita aveva quello sguardo negli occhi, i capelli più luminosi e la pelle radiosa… Aveva aspettato i canonici tre mesi, ma le si leggeva in faccia il messaggio: “Sono/Siamo in dolce attesa!” -Cristo, anche Margherita incinta. E con lei anche l’ultima luce di Earendil si spegne-. (Per chi è meno nerd della nostra protagonista: Earendil è la luce della stella più brillante del popolo elfico. Ella è destinata a portare luce e speranza alla sua gente, secondo Tolkien.) Adesso è ufficiale: è amica di sole donne madri. L’ultima rimasta non solo single, ma anche senza figli. Avrebbe potuto scriverci la sceneggiatura per una sit-com. Ed invece se ne sta scompostamente seduta sullo sgabello di legno dell’Ikea a versarsi un Gin, di infimo livello, per prepararsi il suo cocktail preferito. La tonica se la può permettere ancora di buona qualità o, almeno, spacciata per tale.
 -Margherita aspetta un bambino… Non hanno dovuto faticare molto lei e Riccardo. Almeno credo. Comunque lo hanno tenuto per loro-.  
Gin & Tonic, soprattutto Gin, senza ghiaccio, mescolato il giusto, con chiodi di garofano e una spolverata di scorza di limone. Assaggio: perfetto. Muoversi verso la poltrona del soggiorno (casa: quadrilocale con ampio open-space cucina-salotto), accasciarsi su di essa stando attenta a non versare il prezioso contenuto del bicchiere Maury’s. Bravissima, ora rannicchiati in posizione fetale e bevi tranquillamente, te lo sei meritata. 
-Meno di 10 anni, meno di 10 anni tra prima e ultima. Aspetta magari se facciamo i conti a tavolino la scadenza del termine di Margherita coincide, o è prossima, al decimo anniversario dell’annuncio di Martina-
Martina, la prima, quella che ha dato inizio alla catastrofe, alla valanga di: nascite, matrimoni, battesimi e addii al nubilato che hanno caratterizzato gli ultimi, non ancora, 10 anni della sua vita. 
-Ma poi la gravidanza, Cribbio, un’infinità di amiche madri e ancora per me resta “il Mistero” il calco dei termini relativi alla gravidanza. Si comincia con la presunzione di fecondazione. Segue: insano calcolo del tempo su base settimanale e/o giornaliera per le varie date chiave. Per calcolare 9 mesi che poi, se ci si pensa bene, sono 10, perché il nono si deve contare per intero: ci vuole una scienza esatta! Onestamente non mi stupisco di chi si affida alle stelle. Tutte madri o presto tali. Cribbio. Addio serate di sbornia-. 
Già le cose si erano tragicamente ridimensionate da anni. Poche occasioni in cui, sempre meno, partecipanti si lasciavano andare ad un po’ di sano alcol. 
La vita: si cresce, si cambia, si lavora, si mette su famiglia. 
È il “metter su famiglia” il vero problema per la nostra Matilde. Sia ben chiaro, lei adora i bambini in particolar modo quelli di famiglia o delle amiche. “La Zia Preferita”: questo era il titolo a cui aveva sempre puntato. “I bambini sono un amore ma… quelli degli altri e da una certa età in poi”. Era questo il suo mantra. Tutti lo sapevano. Le amiche lo avevano capito tramite esperienza diretta. Il primo anno di vita di tutti i loro figli, maschi o femmine che fossero, Matilde non li aveva mai presi in braccio. Lei, generalmente, cercava il primo approccio diretto col pargoletto di turno tra il primo e secondo mese di vita di quest’ultimo. Contatto sempre riguardoso e discreto: toccare i piedini, sorridere o fare facce buffe. In braccio solo dopo che sa camminare ed è sufficientemente robusto. La verità è che i neonati, a Matilde, sembravano terribilmente fragili, e lei era una nota distruttrice, sbadata di cose. Non voleva rischiare di danneggiare il prezioso risultato di cotanta fatica.
-Figli. Amiche. Parenti. Figli. Figlie. Gemelli, no, almeno quelli mancano per il momento…I gemelli a che settimana si scoprono? Ce lo avrebbe già detto, no? Quanti soldi vanno messi in caso di regalo a gemelli? Due quote calcolate come per singolo o il prezzo si arrotonda un po’? Cribbio… Questo Gin è ignobile. Devo trovarmi un lavoro meglio retribuito, se non altro per bere decentemente. -
Ore 02:57
iPhone, magicamente, carico al 63%. Segno del destino, forse. 
Aprire WhatsApp. Chat. Scorrere, scorrere, scorrere. Stop. Arrivata. 
-Tentar non nuoce…- * Ehi, ciao come stai? È tanto tempo che non ci sentiamo. Tutto bene?*
Esca lanciata, attendi. Non hai fretta. Non hai nessuna fretta, te. 
Ore 03:13 
*Wow. Non ci crederai mai ma ti stavo pensando giusto l’altro giorno. Le coincidenze. Come stai bellezza? Stai già dormendo?*
*Davvero?!? Assurdo! No, non riesco a dormire stanotte. Sai l’insonnia è tornata. Te cosa fai? Ti va di passare da me? Ci beviamo qualcosa e facciamo due chiacchiere in amicizia…*
*Dammi il tempo di salutare i miei amici e arrivo. Un’ora? Troppo tardi?*
*Prenditi tutto il tempo che vuoi caro, io sono qui. Comunque, scrivimi prima di partire sia mai che ad un certo punto riesca ad addormentarmi. J” 
Ed adesso attendi.
Il giocattolino prescelto per la serata è Sandro.
Lui è un giovane, tra i 33 e 35 anni di età, conosciuto un paio di anni prima da Matilde in uno dei suoi tanti, fallimentari approcci all’attività fisica. Sandro è un “critico tuttologo”, ovvero un uomo che riesce a pagarsi: l’affitto, la spesa, le utenze e anche qualche sfizio, ogni tanto, lavorando come critico free-lance per svariate riviste online. Rende i suoi giudizi/opinioni, sempre superiori ed insindacabili, in svariati settori. Pensate, eccellente conoscitore di cinema e letteratura, all’occorrenza anche di ‘arte’. Va da sé che con basi così elevate abbia una conoscenza superiore, perché ad esse connessa, del teatro e anche delle opere liriche. Persona piacevolissima. Beh, senza vestiti davvero notevole. 
Sandro è alto c.a. 1,85, capelli lisci e lunghi, morbidi fili di seta del color del grano. Occhi azzurri, come un cielo estivo privo di nuvole. La pelle, così bianca latte, di quel tipo di incarnato che al Sole non si abbronza, ma diventa al massimo rosso per qualche giorno per poi tornare al suo immacolato candore originario. 
Stupendo.
Sandro è ovviamente fissato con l’attività fisica e, se negli anni non ha cambiato abitudini, è un tipo da sala pesi in palestra. Non è un bodybuilder. È quel palestrato adeguato, tartaruga accennata al punto giusto. 
Ore 04:04
Esprimi un desiderio.
Triiiiinnnn.
“Si, chi è?” “Sono io. Apri.”
Matilde, già alticcia per il prosecco, vino rosso e Gin & Tonic ingerito durante la serata, gli apre senza esitazioni. Sandro sale velocemente i due piani che lo separano dalla sua abitazione. Sono mesi che i due non si vedono, Matilde usa questo soggetto solo quando è in astinenza seria, quando si trovano uno di fronte all’altro si sorridono, Matilde fa due passi laterali e lo invita silenziosamente ad entrare in casa.
“Come stai passerotto?” Lei odia i nomignoli, ma al momento non le interessa realmente. “Sono stata peggio, ora che ci sei tu qui decisamente felice”. Lo bacia senza esitazioni, un bacio lungo e profondo, fa scorrere la sua lingua su quelle labbra morbide come pesche mature, poi entra senza esitazioni nella sua bocca e ne assapora il gusto: menta, tabacco e birra; lo lascia andare solo quando è sazia di lui. “Vuoi qualcosa da bere?” chiede gentilmente “Cosa hai da offrirmi dolcezza?” Matilde non capisce perché Sandro non usi mai, o quasi, il suo nome di battesimo – Forse non se lo ricorda…- “Ho del Gin con ovviamente la Tonica, il prosecco da aprire e una bottiglia di Vernaccia che mi hanno regalato a lavoro”. “Vada per il Gin, te ne fai uno anche per te? Mi ricordo che ne vai matta…” “Ovviamente, che vuoi che faccia che ti lasci bere da solo? Sia mai, sarei una pessima ospite”. Matilde sorride e si dirige verso l’isola della cucina, il Gin come anche la Tonica sono ancora in bella mostra sul bancone: “Cosa vuoi che metta per accompagnarlo, ghiaccio e…?” “Mettici un fettina di limone, grazie”. Matilde prepara entrambi i cocktails mentre Sandro prende posto sul divano. -Mescolare lentamente, prendere i sottobicchieri per sembrare una persona ordinata e pulita a cui importa qualcosa del non rovinare il mobilio, il Tizio ha detto qualcosa?- “Cosa dicevi scusa, sai sono un po’ sorda e non ti sento?” “Stai invecchiando zuccherino o ti stai solo rincoglionendo?” “Ah-ah-ah forse entrambe le cose, comunque cosa dicevi?” “Ti stavo chiedendo come va a lavoro? Lavori sempre per quella rivista?” “Sì continuo a lavorare per la rivista di moda, le cose vanno bene, ma la redazione adesso che siamo vicino alla settimana della moda è un vero caos, puoi immaginare, no?” “Sì, hai letto il mio ultimo articolo su quell’autrice emergente?” “L’ho letto, penso tu ci sia andato giù un po’ troppo pesante.” “Ma come? Uno deve essere onesto e le ho solo suggerito di cambiare lavoro farebbe un favore a noi, come a sé stessa. Capita a tutti di sbagliare nella vita, lei ha evidentemente sbagliato mestiere”. “Le critiche devono essere sempre costruttive secondo me e la parte del giudizio personale non deve mai essere più lunga della parte obiettiva del giudizio”.  Afferma Matilde offrendogli il drink. “Hai scritto molte recensioni di libri in vita tua?” chiede lui in tono un po’ risentito “Beh in effetti sì, ho cominciato proprio con quelle una volta finito Lettere”. “Il modo di scrivere recensioni è del tutto personale e se me l’hanno pubblicata vuol dire che a loro è piaciuta, non trovi?” replica lui. “Sì, sì, ma smettiamola di discutere, ti piace il tuo Gin?” “Troppo forte, ci metti sempre troppo alcol dentro…” -Leggerino- “Mi dispiace, come posso farmi perdonare?”  dice avvicinandosi gattonando con fare sensuale verso di lui. Inutile dire che non finirono mai quei due buonissimi Gin & Tonic preparati con tanta perizia. 
Ore 09:45 
Arrivederci Sandro, è sempre un piacere. 
Il caffè offerto è d’obbligo se l’è meritato; lei gli avrebbe donato volentieri anche un croissant al cioccolato ma lui è sempre a dieta e non può accettare. 
-Forse è stato un bambino grasso, non so, francamente me ne infischio-.
Torna a dormire sperando di esserti finalmente merita un po’ di oblio.



N.d.A. spero vi piaccia questo è un racconto senza pretese scritto qualche mese fa.
sono graditi opinioni e suggerimenti. La pubbliazione sarà abbastanza veloce, spero. 
un saluto MiaMat

 

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Capitolo 2
*** cap.2 ***


31 Ottobre, ore 21:22
-Le app sono inaffidabili, lo sanno tutti. Soprattutto quelle per il calcolo delle mestruazioni… Dai ti affidi così ad una scelta a caso tra la massa-. Scelta dell’app fatta generalmente secondo l’insindacabilmente giusto criterio di quella più carina, per grafica e animalini usati, e naturalmente selezionata tra quelle gratis sul mercato.
-Porca Paletta. Non può essere. Ciclo atipico da sempre. Insomma, tutte sanno che non ci sono regole-.
Non ci sono regole, è vero, ma quando il tuo ciclo si attesta su una durata media di 22/23 giorni al 27° ti fai due domande, nevvero? A maggior ragione se, come un’imbecille, presa dalla disperazione della serata e dall’euforia prodotta dal tuo ‘magico’ elisir, hai trascurato la sicurezza personale. Forse è questo quello che brucia di più, vero Matilde? Le stronzate non le facevi a vent’anni, le fai ora che i 30 li hai superati da un pezzo?
-Silvia dice che tanto è inutile fare il test prima del 29° giorno e più aspetti e meglio è!-
Silvia, amica storica di Matilde; lei della passione per la gravidanza, neonati e donne incinte aveva fatto proprio un lavoro. Oramai donna affermata nel suo settore, moglie e madre di 3 figli. Proprio per via del suo lavoro, ostetrica, era presa come fonte di sapere assoluto in materia.
-48 ore, devo aspettare solo 48 ore. Due stagioni di 24 in una, Kiefer scansate proprio...- Sii seria Matilde, è una cosa importante.
- Non sono incinta, siamo stati abbastanza attenti, ne sono certa! Ero ubriaca? Probabile, ma comunque lucida a sufficienza, la sua gioia è finita altrove, sono sicurissima di ciò! Poi mica ho 16 anni che resto incinta solo se mi si guarda troppo attentamente. 36 tondi, tondi e, se non ricordo male dopo i 35 la fertilità si riduce notevolmente-.
Vai da Tigotà.
-Già stata-.
Dun-Dun.
 
3 Novembre, ore 05:30 
-E’ importante usare la prima urina della mattina-.
Test aperto. “… urinare direttamente sul lato assorbente del test per 7 secondi…” – Fin qui ci arrivo anch’io…- 
Ed invece, test nullo. Hai fatto la pipì anche sul resto del test, Genio. 
-Ci riproverò domani, tanto non cambia niente, giorno più giorno meno-.
 
4 Novembre, ore 04:30
Ti svegli sempre prima…
Questa volta Matilde si è fatta furba e ha comprato anche dei bicchieri di carta per immergere la sola punta assorbente del profetico bastoncino. Sono giorni che prova ad ingannarsi e a riempire la sua mente di altri pensieri, ma sembra circondata più del solito da bambini e donne in dolce attesa. Quando si accorge di star guardando troppo intensamente quelle pance e visini dolci, generalmente riesce a riappropriarsi del flusso dei suoi pensieri, scuotendo vigorosamente il capo. Ieri, però, si è lasciata trasportare un po’ troppo con quella giovane madre e il suo bambino al negozio. 
-Lui mi sorrideva. Era felice di vedermi. Quel bambino ha gli occhi più luminosi che abbia mai visto; due grandissime gocce d’ambra ed io, come uno stupido insetto, mi sono lasciata incantare dalla loro presunta dolcezza. Era bellissimo, sembrava felice di vedermi ed era la prima volta che ci incontravamo-. 
Quando si dice la provvidenza. Ieri mattina, impaziente di acquistare l’occorrente per riuscire finalmente ad avere il suo responso, Matilde si era diretta verso il negozio. Era arrivata qualche minuto prima dell’apertura e all’esterno del market aveva trovato, intenti ad aspettare che questo aprisse, i sopracitati imputati: la giovane madre ed il di lei pargoletto. Matilde si stava bellamente facendo i fatti propri, a modo suo…
Traducendo per i profani: stava mentalmente invitando sé stessa e buona parte delle divinità e santi da lei conosciuti, ad intraprendere un viaggio nei luoghi più inesplorati della Terra, per la propria imbecillità e anche perché, pur avendo consapevolezza di questa sua piccola imperfezione, non era stata tenuta sotto la dovuta vigilanza e tutela. Ad aggravare quella già tremenda mattinata, ci si misero anche le commesse che osarono aprire con due minuti di ritardo. Il neonato, di c.a. 6 mesi, aveva cominciato ad importunarla appena l’aveva vista. Sarà stato il suo discreto e silenzioso movimento frenetico delle labbra ad incuriosirlo, la sua mimica facciale contorta; si sa, gli innocenti sono attratti dalle cose bizzarre. 
-Mi faceva le facce e dopo, dal nulla, ha cominciato a strillare ed agitare manine e piedini; voleva che gli dessi confidenza. Cos’altro potevo fare?-  
Non avevi scelta, lo hai dovuto assecondare. -Certo! Volevo farlo smettere. Così mi sono avvicinata, la madre era un po’ imbarazzata e mi ha detto qualcosa tipo: ‘Mi dispiace è la prima volta che fa così, vuol dire che lei le piace…’- 
Avete ingannato l’attesa insieme. Il pupo sembrava incantato dal suono della tua voce. Te, d’altro canto, eri ipnotizzata da lui. I suoi occhi così brillanti. Le fossette, così perfette ai lati di quella bocca spalancata da una risata piena di gioia. Gli arti così paffutelli. Tutto di quel bambino ti piaceva e ti faceva desiderare di averne uno tuo, tutto tuo. 
Poi il colpo di grazia, la giovane madre con cui ti eri appropinquata all’interno del negozio, ti chiese di tenerle il bambino in braccio perché doveva annusarlo per probabile rischio biologico in atto. Panico! Il piccolo era sì simpatico, ma pur sempre troppo piccolo per i tuoi standard. Come potevi dire a quella ragazza tanto carina e gentile che non potevi prendere in bracci suo figlio? Non sapevi razionalmente come giustificarlo e, mentre stavi ancora elaborando una scusa plausibile, lei senza troppe cerimonie te lo posizionò tra le braccia. Ed eccoti lì, con un bebè in collo. Che sensazione strana, vero? L’odore dei neonati è stupefacente. Quel piccolo angioletto ti prese i capelli tra le mani e cominciò a giocarci. Fu la fine. Lui con le mani tra i tuoi serici capelli bruni, li tirava e arricciava, un po’ ti dava fastidio ma non avresti osato fermalo per niente al mondo. Il bimbo era così bello da guardare e tenere in braccio, non pesava e non si era ancora rotto. Magia.
Lui rideva, sbavava, rideva, era felice e Matilde era incantata da quegli occhi. Immaginò lei stessa con suo figlio in braccio. Vide sé stessa intenta a cambiare pannolini su pannolini, ripulirsi dal vomito e da altra roba strana. Si immaginò le notti insonni, le urla, i pianti, le risa… Riuscì quasi a vedere suo figlio imparare a gattonare, camminare, correre, crescere. E per una che è convinta di essere un po’ veggente questo sogno ad occhi aperti aveva un significato ben chiaro. Generalmente il pensiero di avere figli la turbava e disturbava, ma questa volta non fu così era estasiata da tale prospettiva. 
Una volta restituito il pargolo alla madre sapeva già che il danno era stato fatto. Il desiderio era nato in lei e non poteva fare niente per combatterlo. 
Ti conosci troppo bene Matilde e sai che quando vuoi qualcosa che sia essa: un tramezzino con la salsa verde, una nuova e costosa borsa o un bambino, per te non cambia molto, non è rilevante l’oggetto dei tuoi desideri- la strategia è sempre la stessa. Ti fai un piano, dettagliato e metodico, e lo segui pedissequamente fino a quando non ottieni ciò che vuoi.
Il test è negativo. Quando vedi quell’unica lineetta per poco non ti scende una lacrima a deturpare il tuo bel volto. Ti trattieni, non sei una femminuccia te, non lo sei mai stata.
-Sto bene, non sono incinta e allora? Mica era programmato a questo giro-. 
Cosa stai dicendo? -Sto dicendo che posso sempre riprovarci il mese prossimo e quello dopo ancora…- Vuoi, finalmente, trovarti un compagno di vita?
-Non essere ridicola, no, però voglio avere un figlio, sarei un’eccellente madre-.
 
5 Novembre, ore 03:33
Matilde si sveglia per via dei crampi allo stomaco, va in bagno. Pipì e sangue. Il dannato ciclo finalmente si è degnato di arrivare. Non prova né gioia né tristezza quando vede quelle chiazze rosse che sporcano le sue mutandine di cotone. Si mette l’assorbente e si ripete mentalmente quello che ha deciso la mattina prima. 
-Avrò un bambino, costi quel che costi. Riuscirò a rimanere incinta entro l’inizio della primavera-.
Il piano che Matilde aveva buttato giù il giorno prima era molto semplice, lei non voleva tradire i suoi ideali che le imponevo di rimanere single. Matilde aveva scelto oramai da più di tre lustri che la sua vita era un viaggio per un solo passeggero. Le motivazioni di questa sua scelta risalivano, per l’appunto, all’alba dei tempi. Non era stato per una cocente delusione passata, ma solo perché tra un ragazzo e l’altro nell’adolescenza e prima età adulta, si era guardata intorno e si era fatta un’idea di quello che la circondava. Il deludente mazzo di carte in cui si trovava ad essere la sfortunata Donna, Re o Fanti che fossero gli uomini che erano attratti da lei e di cui lei si invaghiva o a cui si interessava, erano tutti uguali. Esseri giudicanti e prevenuti. Il solo fatto che Matilde fosse briosa e colorata, che non avesse problemi ad indossare minigonne e vestiti corti anche in pieno Inverno, la rendeva leggera ai loro occhi. Il fatto poi che lei fosse anche apertamente atea e le piacesse il sesso era soltanto la ciliegina sulla loro torta. Fin troppo presto Matilde aveva smesso di cercare di cambiare la loro opinione e aveva semplicemente iniziato ad usarli e a ridere di loro tra sé e sé.  
Purtroppo per lei, vivendo in un Paese retrogrado come l’Italia, dove l’inseminazione artificiale è permessa solo alle coppie, sposate tra l’altro; le alternative erano poche. L’adozione era da escludere e l’affidamento le sembrava troppo impegnativo ed il percorso troppo lungo, oltre ad avere un alto tasso di rischio di insuccesso. L’elenco delle possibilità nel giro di poche ore si era ridotto a due sole ipotesi. 1° cercare qualcuno sul web disposto a donarle il suo sperma. Cosa che non la entusiasmava. Pensava -… e se poi quello che me lo vuole dare è brutto? Io non voglio un figlio brutto. E di certo mica posso dirgli una volta che l’ho visto: “No, scusa, dobbiamo annullare perché non rispetti i miei canoni estetici…” sta male!- 
2° cercare qualcuno con cui fare sesso e, facendo tutto alla zitta, rimanere incinta di lui senza mai fargli sapere niente. Questa sembrò la soluzione migliore e più semplice alla nostra suffragetta. Ovviamente anche questa strada aveva delle insidie. Non farsi scoprire nel lungo periodo poteva essere dura. Tuttavia, preferì non pensare ad eventuali conseguenze negative del suo agire. Tutti lo sanno che il trucco è non chiamarsi le disgrazie affinché loro non decidano di farti visita. 
Ed è proprio grazie a questo piano o meglio al totale fallimento di esso, che la nostra storia entra nel vivo. 

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Capitolo 3
*** cap 3 ***


14 Agosto, ore 14:00 Assorta nei suoi pensieri, Matilde sta distrattamente guardando il paesaggio che velocemente cambia davanti ai suoi occhi. I viaggi in treno l’avevano sempre messa in pace col mondo. In treno si possono fare un sacco di cose, leggere un buon libro, ammirare il paesaggio, chiacchierare col vecchietto di turno a cui si è vicini per la tratta. Tante, tantissime cose che aiutano ad evadere dalla realtà, ma questa volta non ci riesce, col pensiero torna sempre lì. Anche questo mese il ciclo inevitabilmente e, ahimè, prevedibilmente è arrivato. Ci stai provando con astuzia e decisione, coerenza e dignità, questo ti va riconosciuto Matilde. Hai scelto attentamente un numero adeguato di candidati, oddio, forse meglio definirli: potenziali ed inconsapevoli donatori. Tutti spariti nel corso dei mesi, ma non ti si può biasimare cara. Te vuoi solo diventare madre, non la nuova Giovanna d’Arco votata al martirio pur di concepire un figlio. Non lo vuoi fare proprio con chiunque. Non devi rimpiangere i soggetti che hai o si sono eliminati; anzi, e qui ti prego di credermi, Darwin ti ringrazia per aver desistito e aver così evitato o, almeno, ritardato la loro riproduzione. Ci stai provando da Novembre e ancora nessun risultato. Non riesci a fartene una ragione, avevi dato per scontato di arrivare al traguardo in pochi mesi. -Colpa dei soggetti prescelti oppure è il karma che mi sta punendo per qualcosa- Generalmente, in questi casi Matilde pensa ad una sua colpa commessa in una vita passata che deve ancor oggi continuare ad espiare. Ti sei data delle regole, le hai sempre rispettate. Regola numero 1: ogni mese nel periodo fertile vedere almeno due diversi potenziali donatori. E questo è già per lei un grande sacrificio. Sopportare persone, sostenere ed assecondare inutili convenzioni sociali per raggiungere l’obiettivo. -Mi sono anche divertita, non è stata una totale perdita di tempo. Mario, ad esempio, è stato unico a modo suo. Non rimpiangerò di sicuro la farina che mi si infilava in parti dove non pensavo che potesse finire della farina...- Già, Mario il fornaio conosciuto a Novembre alla serata di musica latina. “Nel dubbio muovere il culo a ritmo di reggaeton è sempre una buona soluzione per adescare qualcuno…”, ti eri detta ed effettivamente ha funzionato alla grande. La sera in cui lo hai conosciuto stavi cercando un supporto per Sandro. Non volevi rischiare di capire chi fosse l’eventuale padre. Avevi un vestitino svolazzante bordò, adori quel colore. Mario, giovane e sorridente. Sempre solare e pronto a farle fare due risate. Incontri veloci e clandestini, non hai mai sentito la necessità di approfondire la conoscenza con lui. Quanto è durato? -4 mesi, anche troppi. Era un maschilista, uno che ti etichetta e si crede migliore di te solo perché anche se si comporta esattamente come te, lui lo può fare perché è uomo. Soggetto limitato sotto questo punto di vista. Sotto altri tutt’altra storia, ma sono una signora e non mi dilungherò…- Come se non sapessi già tutto. In contemporanea a Mario c’è stato anche Fredrich. Altra perla rara da aggiungere alla tua collezione, Matilde. -Ah, Fredrich, il mio primo svedese, per dirla tutta il primo di tutta la penisola Scandinava. Sono traguardi importanti. – Regola numero due: essere carina e coccolosa. Sempre. Per portare a casa il risultato devi saper bluffare alla perfezione. Carina, dolce, paziente, disponibile, gentile, altruista, interessata. Cosa non si fa per rimediare una, il più delle volte buona, scopata e un bel puttino. Chi è stato il più difficile da tollerare? In tutta onestà chi ha messo più a dura prova il tuo già precario e instabile equilibrio mentale? -Non saprei dire, in tutta onestà devo ammettere che gli altri, i tre oltre Mario, se la giocano al fotofinish. A modo loro sono stati tutti egualmente esasperanti. Ma non è colpa loro senza dubbio, sono io che sono particolare; o ho un’innata capacità a trovarli con un invisibile, anche per me, lanternino-. Vogliamo fare un breve sunto degli altri tre (s)fortunatamente inutili giocattolini, pardon, trombamici di questi mesi? -Fai come ti pare…- Tanto non riesci a pensare a nient’altro comunque. -Non a loro-. Si, capisco, ma è anche colpa loro, no? -Solo colpa loro. Inutili, futili, ingrati…- Ok, che ne dici se andiamo in ordine cronologico? -Adoro le cose lineari e ordinate-. Da come tieni il tuo appartamento non si direbbe… -Che fai, infierisci? Non vedi come sono distrutta e triste e fuori di me? Mi sento malissimo, una fallita, buona a nulla-. Scusa... -No, non importa. Hai detto a sufficienza. Cambiamo argomento: i miei Giocattolini, i preziosi e potenziali donatori. Sono stati tutti scelti su un’unica, fondamentale base e cruciale requisito: dovevano piacermi. Dovevano essere il mio ‘tipo’ per qualche ragione-. (…) Amilcare. Come dimenticarsi di lui. Il bell’angelo con delle soffici onde bionde per capelli e due smeraldi brillanti al posto degli occhi. Lui è quello con cui Matilde si è intrattenuta più a lungo. Tra di loro è durata 5-6 mesi. Erano stati introdotti da amici comuni anni prima; egli è la prova principe che la prima impressione è sempre quella giusta. La prima e forse anche la seconda e terza volta che lo aveva visto, infatti, non le era sembrato niente di imperdibile. Lui ti era sembrato un logorroico coglione, un radical chic che si diverte a fare il povero con i soldi di famiglia. Uno di quelli che ti si attacca stile cozza addosso sperando che tu gli dia l’osso. Ogni volta che eravate nello stesso posto era un dramma: ti vedeva e non ti lasciava più per tutta la sera. Per tua immensa sfiga una sera di quest’anno, sei stata così schiocca da cedere. Eri ubriaca vero, ma quella è stata l’inizio della tua rovina. -Già, il suo pipino mi ha fatto fare follie-. Il sesso, il tuo grande punto debole, se trovi uno bravo istintivamente ti affezioni e tendi ad abusarne. – Sai perfettamente che sono un soggetto incline alle dipendenze-. Ovviamente. In ogni caso, stavamo dicendo che quest’anno alla festa di Capodanno, a cui eravate entrambi invitati, gli hai dato un po’ troppa confidenza e dopo aver riso e scherzato tanto (ora posso dirtelo, non è mai stato lui simpatico era esclusivamente merito del tuo elevato tasso alcolico se ti è sembrato una compagnia gradevole e spiritosa) siete finiti a letto insieme. Gran sesso, ahitè. Da quel giorno le cose sono cambiate per lei, per un po’ Matilde ha mantenuto il controllo della situazione, con le sue solite regole valide per tutti gli amichetti, poi ha provato ad assecondarlo e lui, dopo poco, le ha detto addio. -Non so come sia potuto succedere. Certo, garantiva eccellenti prestazioni ma era solo quello sesso. Niente preliminari. Questo soggettone ha un timore reverenziale per la vagina e quindi non la tocca, non la lecca e la guarda appena. Senza dubbio ha delle patologie mentali serie. Forse la madre lo ha traumatizzato da piccolo con raccomandazioni inappropriate facendoli venire un complesso per gli organi genitali. C’è da dire che almeno è coerente con sé stesso, non si dedica all’autoerotismo e di conseguenza non masturba neanche le altre-. Amilcare, il germofobico. Ti ricordi dovevi farti la doccia prima e/o dopo essere stata con lui. Se ti prestava qualcosa da metterti, anche per tipo mezzo minuto, poi come gliela restituivi lui la buttava in lavatrice. Posso garantirti, se ancora non te ne sei convinta, che non hai perso proprio niente e anzi ringrazia che quel pallone gonfiato si sia rivelato un incompetente anche nel metterti incinta. Regola numero tre: non perdere il controllo. Mai. In concomitanza della fine della sua storia con Mario Matilde conobbe lo Svedese. Fredrich era bello, affascinante in maniera imbarazzante. Seppur tuttavia non proprio come ci si immagina uno svedese. Freddi è alto nella norma, di carnagione olivastra con i capelli del color della pece e gli occhi ancor più scuri. -Vabbè svedese tarocco, come Ibra. Sua madre, viene dal Sud. Mi sembra proprio che lei sia italiana o comunque con qualche legame diretto con il Mediterraneo- Già vedo che ti interessava davvero… Fredrich è un artista. Matilde lo ha conosciuto, per sbaglio, ad una serata di musica dal vivo in un’enoteca che bazzica ogni tanto. Sì, assurdo Matilde beve anche altro oltre il Gin & Tonic. -Occasionalmente- Freddi aveva fatto da subito una buona impressione su Matilde che lo aveva notato appena entrata nel locale. Non perché Fredrich sia un Dio greco; suo unico merito era di aver scelto di indossare un pullover a collo alto bianco: era un golf a trecce, per giunta di quelli pesanti. Il soggetto aveva anche azzeccato il pantalone: verde scuro. Era stato sufficiente per catalizzare l’attenzione di Matilde. La strategia seguita dalla nostra eroina per attirare l’attenzione del soggetto prescelto è molto semplice ed efficace. Simile a quella di ogni grande predatore che deve scegliere il pasto tra il gregge: selezionare il più debole o stupido, nel suo caso, anche dannatamente carino, poi avvicinarsi quanto basta per attaccare e sopraffarlo. Eccellente tattica, 10 punti a Serpeverde! Fredrich è stato quello che si è autoeliminato più velocemente. -No, Pietro è durato di meno- Davvero? -Sì, Pietro solo due mesi, Freddino tre-. Quando è così, chiedo venia e col capo cosparso di cenere vado avanti. Lo svedese era parso in un primo momento un sorprendentemente buono acquisto. Il primo dopo tanto tempo con cui le piaceva anche parlare oltre che fare sesso. Che le piaceva a modo suo. Lui è un appassionato di cinema e teatro ma quello che più le interessava era che condividevano la passione per la lettura. Gusti completamente diversi…- Gli piace la poesia, da quello dovevo capire che c’era qualcosa che non andava in lui. La poesia, come si può apprezzare la poesia?- La tua mancanza di tatto e sensibilità ti agevola e giustifica moltissimo in questo tuo limite. Il candidato per un po’ ha brillato ai suoi occhi, quasi le era dispiaciuto di usarlo senza dirgli niente, senza rivelargli la verità. Poi sì, anche lui è caduto. Il suo essere così boriosamente egocentrico. Proprio lui che l’aveva incuriosita maggiormente durante la sua performance teatrale a cui Matilde era stata invitata. Le loro serate a ripassare copioni e condividere opinioni sulle sue sceneggiature. È questo quello che lo ha rovinato ai tuoi occhi, vero? Leggere quello che scriveva e come lo scriveva. Tutta quella boria e narcisismo mal celato nella parola scritta, che rendeva impossibile la lettura consecutiva di più di due pagine da lui partorite. -E’ che dopo aver cominciato a leggere mi sono accorta gradualmente quanto parlasse di sé stesso, sempre. Tutto girava intorno a lui. Lui era più di tutti in tutto. Alla regia: unico e solo interprete di rilievo, capisci? Ha criticato Wes Craven!- E’ ancora vivo, vero? -Certamente, che domande fai?!? È un attore spiantato e un aspirante regista di talento-. Finivate sempre a parlare della sua carriera in continua ascesa e ad un soffio dalla vetta. -Già, ad un certo punto mi sono solo stufata-. Regola numero quattro: al momento opportuno darsi alla fuga. Ritirata che deve essere fatta con stile ed in maniera efficace ed efficiente. L’autoconservazione prima di tutto. Per ultimo ma non per importanza, il capolavoro indiscusso di quest’anno. Il vincitore del “Lanternino d’oro”, il più complessato dei soggetti a cui Matilde si è approcciata quest’anno. Primo posto meritato ed indiscusso. Pietro. Occhi bicolore ed una piazza in capo che fa invidia a Piazza di Spagna. Lo ha conosciuto una sera al suo jazz-bar del cuore. Lui aveva attirato l’attenzione della Cercatrice grazie ad una sua particolare e palese caratteristica, diversa da tutti gli altri. Aveva un altro fascino. Ha esercitato su di te un altro potere, forse il più letale. Egli aveva chiaramente una mente contorta e complessata, corredata da un’anima logorata per lo più da seghe mentali inutili. Cosa che lei adora, adora spasmodicamente perché anche lei è un po’ così. Sai perfettamente, e di questo te ne rendo merito, di non essere normale o meglio di essere normalmente disturbata, un soggetto tendente alla lunaticità periodica. È stato facilissimo attrarlo a te. Gli insicuri cronici sono le prede più semplici. -E’ come sparare sulla Croce Rossa…- Pietro viveva in un appartamentino carino, arredamento sufficientemente colorato. Le prime volte ti era sembrato un po’ più ‘passionale’ del solito ma per due sculaccioni di troppo nessuna si è mai lamentata, no? Mica è un male. Forse, potevi definirlo ‘bizzarro’ trovarsi per la prima volta nella vita col culo così rosso, ma di certo non ti definivi dispiaciuta da questa nuova esperienza. Poi sono arrivate le corde. La prima e la seconda volta che te lo ha proposto te glielo hai concesso perché ti eccitava, la prima più della seconda… Dalla terza in poi, lo hai trovato patologico ed inaccettabile. Quando hai realizzato che l’unica cosa che a lui davvero piaceva era averti in suo controllo e possesso sei scappata. Fuga eccezionale, una delle migliori mai attuate nella storia. Senza dubbio meno epica di quella di Andy Dufresne, ma sicuramente più veloce ed egualmente perfetta. Matilde ha cambiato numero e non è mai più andata in quel localino che faceva musica jazz dal vivo; quest’ultimo necessario sacrificio è stato per lei la perdita maggiore. Per sua immensa fortuna non lo aveva mai portato a casa sua e quindi non ha dovuto cambiare casa, cosa che sarebbe stata disposta a fare. Quando si dice che l’istinto non fallisce mai, a volte è vero. -Ok adesso che abbiamo finito il disastroso epilogo dei miei inutili candidati possiamo per piacere andare avanti e dimenticarli tutti per sempre? Grazie-. Ogni tuo desiderio è un ordine. Tanto in ogni caso non abbiamo niente da aggiungere riguardo a nessuno di loro, il nostro giudizio è netto e concorde. È per te che mi preoccupo Matilde, non stai affrontando la cosa. -Sto andando a trovare delle amiche. Non voglio pensare a quello. Fa male. Acciderbolina e se davvero non potessi rimanere incinta? Se fosse davvero troppo tardi? Ci pensi? Magari ho aspettato troppo. Dovrei cambiare il piano, avrei perso tempo inutilmente. Non lo posso accettare, non ora, non adesso. Ci penserò al mio ritorno a casa, lunedì. Lunedì è un altro giorno-. Sempre così melodrammatica. Però è la tua vita e devo accettare quello che decidi te. Ah, tra le altre cose sei arrivata in stazione. Buon fine settimana Matilde.

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Capitolo 4
*** cap.3 ***


15 Agosto, ore 22:47

-Certo che devo proprio essere patetica, se le mie amiche…- Coppia lesbica, tale dai tempi del liceo, per giunta -…Sentono il bisogno di portarmi in un club etero per la serata. Miseriaccia, ho proprio scritto ‘disperata’ in fronte-. 

Mesi e mesi di sterili tentativi. I soggetti sebbene gradevoli erano stati totalmente inutili. Matilde stava meditando di prendere in considerazioni metodi alternativi per soddisfare il tanto forte, quanto inatteso desiderio di diventare madre. Era scappata da casa sua per quello che voleva essere un week-end di svago: arte, passeggiate per i parchi e ridere con le sue vecchie compagne di liceo. Era triste e avvilita. Le due amiche avevano una bambina di tre anni e avevano imposto alla loro baby-sitter di fiducia di rimanere con loro figlia un po’ più a lungo del solito per permettere loro di portare l’amica a divertirsi un po’. Ora le due donne se ne stavano comodamente sedute su un divanetto di ecopelle color panna a scambiarsi tenere effusioni. 

-Una vita insieme e ancora sembrano due adolescenti alle prese con la prima cotta… Che invidia…-

Matilde, d’altro canto, sta con decisione guadagnando il meritato posto al bancone. – Mai frapporsi tra un Nazgul e la sua preda.- O tra di lei ed un buon Gin & Tonic in una serata potenzialmente sì, di un periodo decisamente no.

Arrivata con fatica davanti al barman proferisce in tono amichevole:

 “Un Gin & Tonic, per piacere.†“Che Gin preferisci?†La domanda che Matilde sperava intimamente le fosse rivolta; il suo sguardo si illumina involontariamente e rivolgendo il più radioso dei sorrisi al giovane gli chiede gentilmente: “Il Menù dei Gin cortesemente.†Il ragazzo spiazzato, lì per lì, dal suo tono così melenso, ricambia il sorriso e gli passa la lista dei cocktails:†La nostra selezione di Gin è a pagina 4.†Matilde mantiene lo sguardo fisso negli occhi del suo improvvisato speziale e teneramente risponde: “Grazieâ€.

Il giovane si allontana per servire il cliente successivo dandole così il tempo per selezionare il suo veleno per la serata. -Bel Menù, rosso scarlatto come ogni buona maitresse che si rispetti. Pagina 4, pagina 4, pagina 4. Eccoti. Quanti bei Gin…Cosa abbiamo qua: London Dry Gin, classico indiscusso; Bols Genever, dall’Olanda con amore…; Monkey 47; Mare Mediterranean; Gin primo al sale di Romagna…-

 Din-din-din. 

Signore e signori abbiamo un vincitore. 

Matilde alza lo sguardo e fa un cenno al barman di prima che repentino la raggiunge per servirla. “Salve, sempre io, per cortesia un Gin & Tonic con Primo al sale di Romagna. Poco ghiaccio, solo una fetta di lime e due fettine di cetriolo, se ce le hai; se vuoi fare il creativo: usa bacche di ginepro in aggiunta, solo quelle, capito?†“Si, signoraâ€. “Perfetto, grazie mille figliolo.â€

 No, Cristo, non lo hai detto davvero…

Il giovane solleva il sopracciglio perplesso, lei lo guarda di rimando imbarazzata scusandosi con una timida alzata di spalle. Il ragazzo si allontana per prepararle il drink. 

“Un’amante del Gin & Tonic, vedo. Purista, presumo?†a rivolgerle quella domanda è stata una tanto vellutata quanto armoniosa voce maschile che la raggiunge da dietro le spalle. Incuriosita lei si volta con una piroetta che fa roteare la gonna del vestito a balze azzurro che si è messa. “Preferisco: amante esigente del Gin & Tonic… Lei è?â€Â 

– Decisamente un fico…- Questo pensiero però se lo tiene per sé e mantiene col soggetto un cipiglio incuriosito.

Il ‘soggetto’ o ‘fico’ è presumibilmente coetaneo di Matilde, alto c.a. 1,80, indossa con disinvoltura un pantalone di lino dal taglio classico blu notte e sopra una camicia bianca col colletto alla coreana, la cifratura ricamata su di essa è piccola, discreta ma in bella vista: V.C.F. -Carino, mani grandi, dita lunghe e affusolate e cosa più importante: niente fede all’anulare. Grandioso, quindi o è single o un potenziale infame, in ogni caso, non un problema mio-.  L’uomo con un sorriso sornione le si fa vicino al bancone, con un cenno della mano le offre il posto sullo sgabello accanto a lei, che si è provvidenzialmente liberato qualche istante prima; invito che lei prontamente declina. Lui, allora, prende posto con fare giulivo accanto a lei: “ Vieri, un umile amante dell’alcol in generale.†“Apprezzabilissima ammissione, mi piace l’onestà. Quindi lei non ha nessuna preferenza?â€Â 

“Equilibrato…â€Â 

“Come scusi?â€Â 

“Un vino o un liquore dal gusto equilibrato, Signor…? Scusi lei ancora non mi ha detto il suo nome, che è…?†“Matilde.†“Bellissimo nome. Come l’Imperatrice.â€Â 

Detto ciò, Vieri volge il suo sguardo verso il cameriere e con un cenno della mano lo fa avvicinare a sé: “Un Amaro del Capo 100th Anniversary con un solo cubetto di ghiaccio. Grazie.†“Subito, signore.†Congedato il ragazzo con un rapido movimento di assenso del capo, Vieri torna a rivolgere tutta la sua attenzione su Matilde. “Anche lei, quindi, è esigente sul bere?†dice lei con fare civettuolo. “Mi piace bere bene. Che ne dice se abbandoniamo il ‘Lei’ e ci diamo del ‘tu’ visto che io chiaramente ci sto provando e la cosa non le dispiace affatto, o forse sbaglio, Matilde?†“Niente affatto, Vieri.†Si scambiano uno sguardo carico di desiderio e curiosità. Sfortunatamente, quella occhiata carica di tensione viene interrotta dall’arrivo del barman. “Il suo amaro Signor Falcinelli.†“Metti entrambi sul mio conto, Matte.â€

“Quindi sei un cliente abituale di questo locale?†“Non esattamente; che ne dici se andiamo a sederci in un posto più comodo, magari con un po’ meno confusione per conoscerci meglio?†Matilde sorride rivolgendo a lui uno di quei sorrisi spontanei che le erano sempre riusciti tanto bene, perché autentici. Come quelli dei bambini il giorno di Natale. Quei sorrisi che nascono dal cuore e quindi irradiano tutto il volto: gli occhi, la bocca, le labbra e fanno nascere le fossette ai lati di esse. Quei sorrisi infallibili.

“Mi sembra un’ottima idea.â€Â 

Si allontanano velocemente. Le sue amiche, che non si erano perse l’interazione della loro compare con uno avvenente sconosciuto, le fanno un poco discreto segno di assenso e incoraggiamento.

-Pollici all’insù, io dico ci mancano solo gli striscioni con scritto: ‘Go, Matilde, Go!’ Cristo, sempre le solite. Speriamo non se ne sia accorto-. ed invece Vieri se n’era accorto, eccome… Un ghigno malizioso gli salì sulle labbra; smorfia che prontamente e abilmente fu fatta sparire dal suo volto prima che Matilde volgesse nuovamente lo sguardo verso di lui.

“Andiamoâ€. Le dice con tono fermo e tranquillo scortandola verso un privé. 

Seguirono altre due bevute a testa, totalmente inutili a mio modesto parere. Tuttavia, servirono a Matilde per apprendere che Vieri era ‘un uomo d’affari’. La famiglia Falcinelli aveva da sempre avuto numerose attività sparse per Milano e Vieri una volta finiti gli studi aveva pian pianino preso in mano le redini dell’Impero di famiglia, investendo i fondi anche in nuove attività. Il locale in cui si trovavano, ad esempio, era un acquisto fatto da lui un paio di anni prima per: “…vedere come me la cavavo nel settore della ristorazione e intrattenimento…â€Â 

Ore 01:42

Finalmente i due sono dentro un taxi diretti verso la dimora di lui. Il tragitto è stato davvero troppo lungo, almeno per il povero tassista. Non per i nostri due protagonisti, i quali appena entrati nello stretto abitacolo e dato istruzione allo sventurato cocchiere di turno si dedicarono a loro. Baci frenetici, mani curiose ed indecenti. Collo, capelli, spalle, capelli, viso, di nuovo capelli. Tanti, tantissimi capelli: ricci e rossi, ricci molto ricci e rossi di un rosso scuro e ramato irresistibile, non trovi anche tu Matilde? -Taci, non è il momento…-

Giunti nell’appartamento, Vieri mostra una certa prestanza fisica prendendola in collo e sbattendola al muro. -Vestiti, troppi vestiti, inutili vestiti…- Mentre il diavolo di turno le bacia il collo e sdrusciandosi indecentemente contro di lei le manifestava una presenza a lei affatto sgradita, Matilde cerca disperatamente di rimuovergli la camicia il più velocemente possibile senza danneggiarla. 

-Bottoni, io odio le camicie, le T-shirt sono più pratiche. Meno arrapanti ma più pratiche…Oh finalmente, tolta. Via. Mio-.

Vieri la trascina sul divano di pelle marrone. Le toglie il vestito con un movimento rapido. Matilde è confusa, estasiata. La pelle di Vieri è bella, chiara, morbida, delicata e piene di impertinenti lentiggini che ne deturpano la purezza. 

Il resto della notte lo passano a fare un attento tour della casa e dei loro corpi, riescono, ad un certo punto, a raggiungere la camera da letto e lì decidono di stabilirsi. 

 

16 Agosto, ore 10:15

Matilde è sveglia già da un po’. Si è svegliata all’improvviso, di botto nel letto e nell’abbraccio di quel ragazzo conosciuto la sera prima. Ha velocemente abbandonato il letto e cercato qualcosa con cui coprirsi. Dopo numerosi tentativi, è riuscita a farsi un caffè. Adesso siede completamente rivestita china sull’isola della cucina. Sta scrivendo un biglietto. Un Classico. Cosa c’è scritto sopra: ‘Grazie per la splendida serata. Ci vediamo la prossima volta che torno a Milano’? -Più o meno…-

Finito di scrivere Matilde si rimette le scarpe e abbandona per sempre l’appartamento. Scesa in strada chiama un Uber e si fa riportare a casa dalle sue amiche. 

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Capitolo 5
*** cap 4 ***


1 Settembre, ore 05:06

Pipì nel bicchiere fatta, stick imbevuto nel suddetto liquido per un numero di secondi sufficienti, richiuso quest’ultimo con il fondamentale cappuccio.

Ora attendi.

-Tanto è negativo anche a questo giro, lo so ne sono certa. Non voglio guardare, perché mi ci ostino…-

Un minuto

-E’ negativo, lo so, è scontato. Cioè solo una pazza può pensare di rimanere incinta così a caso. Facendo sesso random, non protetto, con degli sconosciuti-.

Due minuti.

-Pazza, pazza e folle. Sconsiderata. Potevo dedicare questi mesi a compilare i fogli per l’affido…-

Tre minuti

-Tanto è negativo, non ha neanche senso guardarlo, cretina io a provarci ancora-.

Quattro minuti. Guarda.

-Porco Mondo-.

Due lineette nette.

Un sorriso, il più brillante e luminoso di tutti e nessuno è lì per ammirarlo.

Ci sei riuscita, visto.

Le cose, certe volte, basta volerle veramente.

 

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