Una missione particolare.

di OmegaHolmes
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Superiori. ***
Capitolo 2: *** Scuola ***
Capitolo 3: *** Tra Shakespeare e fazioni. ***
Capitolo 4: *** Cena per due... o forse più. ***
Capitolo 5: *** Resa dei conti. ***



Capitolo 1
*** Superiori. ***


 

Uno scampanellio sordo della porta d’entrata della libreria attirò l’attenzione dell’angelo proprietario che uscì dal retrobottega per dirigersi verso il presunto cliente.

Alla vista del visitatore, però, il sorriso luminoso svanì.

 

“Aziraphale! Quanto tempo!” esordì con tono di finta cordialità l’uomo dal cappotto grigio e gli occhi viola.

“G-Gabriele… Che-che sorpresa!” rispose cercando di mantenere la calma e la cordialità il principato.

 

Erano passati 8 mesi dalla mancata Apocalisse e dalla tentata esecuzione capitale dell’angelo.

Per tutto quel lasso di tempo, Aziraphale non aveva più ricevuto alcuna notizia da parte del paradiso… fino ad ora.

 

“Vedo che questo posto non è ancora crollato!” scherzò con una risata finta Gabriele.

“Già…” rispose in un soffio imbarazzato l’altro.

“Tranquillo, vengo in pace!” disse infine l’Arcangelo, mostrando i palmi perfetti e ben curati.

“Oh, bene… una- una tazza di the?”

“No, grazie, sai che non amo quelle cose… ad ogni modo, sono qui per darti un nuovo incarico, sempre che tu riesca a portarlo a termine senza mandare tutto all’aria come l’ultima volta.”

Aziraphale deglutì sonoramente, cercando di celare il nervosismo delle sue mani da dietro alla schiena: “Oh… e di che si tratta?”

“Abbiamo bisogno di capire se l’Anticristo è ancora una minaccia o meno. Sappiamo che il ragazzo si è iscritto in una scuola privata a Tadfield. Abbiamo bisogno che tu indaghi al riguardo.”

“Ma… il ragazzo è ormai umano, insomma-”

Gli occhi dell’arcangelo si fecero glaciali ed il suo sorriso scomparì: “Stai disobbedendo un’altra volta, Aziraphale?”

“N-no! No, io stavo solo dicendo che non credo che… insomma lo possa ancora essere.”

“Alcune fonti stanno notando dei movimenti strani... Capisci cosa intendo?”

“S-sì, certo, certo… cosa dovrei fare dunque?”

“Trova un modo per tenerlo d’occhio. L’hai già fatto in passato. Sai cosa fare. Ah, e ci sarà anche il demone Crowley, penso tu ne sia felice.”

Un altra doccia gelida, la terra che quasi si apriva sotto ai suoi piedi: “F-felice? No… Perchè d-dovrei?”

“Sappiamo come siete riusciti a sopravvivere. Lui è stato convocato dall’inferno, secondo le nostre fonti, per riattivare l’Anticristo.”

Gli occhi di Aziraphale si spensero, andandosi a perdere oltre la spalla di Gabriele, oltre alla folla che camminava frenetica per le strade di Soho.

Stava accadendo di nuovo, uno contro l’altro, per le loro rispettive fazioni.

Un colpo di tosse del superiore lo fece trasalire: “Inizi domani. Qui hai tutte le istruzioni.” gli porse una busta candida come la neve: “E Aziraphale… non puoi fallire questa volta. Altrimenti dovrai dire addio alle porte del Paradiso. Bene, detto ciò, a presto.”

Appena si ritrovò solo, sprofondò nella proprio poltrona e prendendosi la testa fra le mani mormorò: “Buon Dio… che cosa devo fare?”

 

***

 

SMS da Crowley:

Dobbiamo parlare.

 

L’angelo stava scegliendo gli abiti da mettere in valigia quando lesse il messaggio del demone, il che lo travolse tra un misto di sollievo ed angoscia.

 

Ancora poco abituato agli SMS, premette il contatto dell’altro, attivando la chiamata.

 

Angel-”

Siamo sotto stretta osservazione, lo sai vero?”

“… Sì.”

Crowley… dove possiamo incontrarci?”

In libreria?”

Temo… temo non sia più sicura.”

Puoi venire da me.”

Io- Io non credo sia una buona idea al… al momento.”

Hai un’idea?”

Pensavo… ad una chiesa sconsacrata.”

Cooosa?!”

Senti, devi fidarti. Il paradiso ha un rifiuto verso le chiese sconsacrate, non controlleranno mai laggiù.”

Va bene, quale?”

Ti mando la posizione. A-a dopo.”

 

Con dita tremanti Aziraphale digitò l’indirizzo sul cellulare, gettandolo sul letto con un sospiro appena fu inviato.

 

***

 

Crowley viaggiava in silenzio all’interno della sua Bentley, continuando a pensare al terribile incontro di quella mattina con Hastur.

Era comparso sul suo televisore al plasma dal nulla, nel bel mezzo di una gara di cavalli da corsa.

Crowley era rimasto impassibile, ma dentro di sé aveva iniziato a maledire tutti i demoni che conosceva.

“Hastur! Quanto tempo… vedo che sei sempre più brutto!”

“Noto che invece l’acqua santa non ti ha rovinato per nulla la pelle… o era quel tuo amichetto biondo al tuo posto?”

Il fulvo si pietrificò sul posto, cercando di pensare velocemente una via di fuga.

“Cosa credevate, che non vi avremmo scoperti? Ma non preoccuparti, non sono qui per questo lurido bastardo di un serprente… sono qui per la tua nuova missione.”

“Lord Belzebù desidera ancora i miei servigi?”

“Sei un gran bastardo Crowley, ma nessuno conosce la Terra meglio di te… e c’è da tenere d’occhio l’Anticristo. Ha ancora i suoi poteri.”

“Ne siete sicuri?”

“Sì. Devi riportarlo dalla nostra parte. Lord Belzebù ti da quest’ultima possibilità in remissione dei tuoi peccati.” ringhiò Hastur mostrando i denti gialli e marci.

“Perchè dovrei fidarmi?” chiese serio.

“Perchè non hai altra scelta, altrimenti tu ed il tuo amichetto verrete giustiziati una volta per tutte.”

“Beh… mi sembra chiaro. Cosa devo fare?”

“Riceverai tutte le informazioni via radio. Sappi che ti teniamo d’occhio Crowley e che io non vedo l’ora che tu commetta un passo falso.”

“Nulla di personale insomma, capito.”

Hastur scomparve in una nuvola di fumo e Crowley urlò: “Cazzo!”

 

***

 

All’interno della chiesa sconsacrata, Aziraphale sedeva su una sedia di plastica trasparente, perché ora il luogo era dedito ai convegni farmaceutici o a piccoli concerti.

Sedeva immobile, mentre le sue mani si torturavano ansiose come i pensieri all’interno della sua testa, in cerca di una soluzione. Quando la porta in fondo alla navata centrale si spalancò, il suo stomaco fece un salto nel vuoto, in ascolto verso i passi irregolari del suo amico, che andò a sedersi silenzioso al suo fianco.

 

“Da quanto non facciamo cose così clandestine?” sospirò roco il demone.

“Non abbiamo molto tempo. Dobbiamo trovare una soluzione.” deglutì nervosamente l’angelo, incapace di guardare l’altro negli occhi, o meglio gli occhiali scuri.

“Non credo ci siano molte soluzioni, angelo.”

“Questa è davvero la tua risposta?” si girò di scatto, fulminandolo con lo sguardo.

“Hai paura?” chiese in un tono dolce il fulvo.

Le sopracciglia del biondo si contrassero in una fitta di dolore: “Più dell’ultima volta. Gabriele è stato molto chiaro. Se sbaglio questa volta-”

“...ti fanno la festa.” finì la frase l’altro “Lo so.”

“Loro sanno che ci saremo entrambi. Ed è questo che mi spaventa. Se fosse una trappola?”

“Sì, l’ho pensato anche io. Ma come sempre il nostro lavoro è opposto. Io dovrò attivare l’Anticristo e tu cercare di fermarmi.”

“Adam. Si chiama Adam…” puntualizzò l’angelo prima di voltarsi definitivamente a guardare l’amico: “Ma sai cosa vuol dire seguire la missione per salvarci la pelle? Non potremo più essere amici Crowley! E non potremo nemmeno farlo di nascosto, perché evidentemente è ciò che vogliono!” il tono era quasi disperato.

“A meno che…”

“A meno che?”

Crowley si tolse gli occhiali per mostrare gli occhi da rettile: “A meno che il loro obbiettivo non sia metterci insieme per vedere cosa possiamo fare collaborando.”

“Oh Crowley… non essere ridicolo! Dalle parole di Gabriele non era esattamente una “collaborazione” quella a cui si andava a pensare.”

“Ma se fosse quello che Lei volesse? Se volesse darci una seconda possibilità? Siamo stati sulla terra per 6000 anni, angelo! Se fosse parte del suo-”

“...piano ineffabile…” continuò Aziraphale, travolto improvvisamente da una nuova corrente di pensieri: “Ma Crowley… non possiamo giustificare tutto con ciò, Lei non-”

“Lei gioca con l’universo costantemente, Aziraphale! Con gli umani, la Terra e pure con noi, l’ha sempre fatto!” insinuò il demone, allargando le braccia, alzando la voce a tal punto da far riecheggiare l’eco per tutta la struttura.

“Lo sai che io non la vedo come te. Sono un angelo, Crowley, il mio compito è servirla, esserle fedele e avere fiducia nel suo piano, qualunque esso sia.”

“Anche se questo comporterebbe non vederci mai più, essere divisi per l’eternità?” ribattè a denti stretti il demone, sporgendosi in avanti, a tal punto che il biondo potè percepire il suo respiro contro il viso.

Crowley era un demone, sapeva sempre che tasti premere per farlo vacillare, un tempo avrebbe ciecamente diffidato dalle suo parole, ma ora… era cambiato tutto da dopo l’Apocalisse.

Gli occhi dell’angelo si addolcirono, facendosi improvvisamente lucidi: “Non puoi… non puoi dirmi questo… non mi aiuti così.”

“Ma è quello che potrebbe accadere arrivati a questo punto, angelo.”

“Io voglio continuare a servirla, Crowley. Ma non voglio…” le parole le morirono in gola, abbassando il capo, tristemente.

“Nemmeno io, angelo.” e con un tocco gentile, andò a posare la mano sopra quella del biondo, che sorpreso dal gesto, la strinse timidamente.

“Troveremo una soluzione, angelo. Ora è meglio andare, temo che riusciranno comunque a rintracciarci.”

“Sì, meglio andare… alla nostra nuova missione, allora.” disse tristemente l’angelo, alzando lo sguardo verso Crowley.

“Alla nostra nuova fottuta missione.” accennò un sorriso sghembo il fulvo.

Nota dell'autrice: Ed eccoci alla fine del primo capitolo! La storia è già completa, quindi sarà caricata ogni sabato.
Spero che vi possa piacere e che possa farvi un po' di compagnia o regalarvi qualche sorriso (o qualche lacrima ops).
Questi due mi stanno migliorando le giornate e non vedo l'ora di vederli ancora insieme nella nuova stagione.
Enjoy - A.

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Capitolo 2
*** Scuola ***


L’odore d’erba appena falciata, mista alla rugiada del mattino, diedero un pizzicore al buon umore di Aziraphale, che con passo concitato superò il vialetto che portava all’entrata dell’antica scuola in mattoni. L’orologio indicava le 7:30 precise e all’interno della struttura era già presente una fiumana di addetti ai lavori, tra collaboratori scolastici, segretarie e docenti.

Venne accolto con frettolosa cortesia, fino a quando non venne invitato nell’ufficio della Preside.

“Signor Fell, piacere di conoscerla!” lo accolse calorosamente la donna “Il suo arrivo è un vero miracolo, ero convinta di aver ormai chiamato tutti i docenti di letteratura del Paese!”

Un sorriso luminoso, cordiale e pacifico si allargò sul viso dell’uomo: “Ne sono lieto.”

“Anche se, devo ammettere, non avevo mai visto così tante credenziali in un professore delle medie. E’ certo di essere nel posto giusto?” chiese la donna, sedendosi alla scrivania.

“Mai stato più sicuro di così. Quante classi avrò?”

“Lei è stato assegnato al corso di letteratura Inglese e avrà tutte le 6 classi. La avverto, sono ragazzi molto difficili. Hanno fatto scappare diversi insegnanti.”

“Bene, cercherò di non fare lo stesso.”

“Lo spero! Ecco il suo orario e ora una collega le mostrerà la sua aul- ma cos’è questo trambusto?” si alzò improvvisamente la donna, dirigendosi verso la finestra che dava sul cortile.

Bohemian Rapshody echeggiava dal patio della scuola a tutto volume da una Bentley nera che si era parcheggiata con poca eleganza di fianco all’entrata.

Due gambe avvolte dai jeans neri ed attillati uscirono dall’abitacolo, mettendo in mostra un individuo dalle caratteristiche singolari.

Gli occhi di Aziraphale fecero un giro fino al soffitto, mentre una segretaria entrò con il fiatone nell’ufficio della Preside: “Il nuovo insegnante di Scienze, Preside! E’ arrivato!”

Alle sue spalle comparve la cresta fulva di Crowley, avvolto in un cappotto lungo e nero, con una dolcevita dello stesso colore che lo avvolgeva perfettamente.

“Salve! Molto piacere, Anthony J. Crowley, il nuovo insegnante di Scienze!” esordì andando a stringere con forza la mano della donna che lo fissava ancora incredula per la singolare eccentricità dell’uomo.

“S-salve. Non l’aspettavamo prima del prossimo mese.” lo guardò dubbiosa: “Ci era stato detto che stavate compiendo degli studi presso la Nasa.”

Aziraphale non potè fare a meno di fulminarlo con lo sguardo, abituato all’incredibile propensione di Crowley per mentire e gonfiare la realtà.

“Beh, sa com’è! Avevamo finito le stelle, quindi, eccomi qua. Dove sono i mocciosi?”

“Signor Crowley!” lo riprese la donna “Sono dei ragazzi in età di sviluppo, appellarli in questo modo è del tutt-”

“Andiamo, stavo scherzando!” esclamò con un largo sorriso, continuando a masticare la gomma in bocca: “Allora, quando si inizia?”

 

***

 

“Salve a tutti!” esclamò con gioia Aziraphale, guardando con un sorriso euforico la classe: “Io sono il vostro nuovo insegnante di letteratura inglese ed il mio nome è…” si diresse con ampi movimenti, simili a quelli d’uno strano prestigiatore alla lavagna, dove iniziò a scrivere Professor Fell.

“Bene, ora, vorrei avere le vostre presentazioni!”

Una ragazza in prima fila, dai capelli ricci e l’aria truce, alzò la mano.

“Cara, dimmi pure!”

“Lei è gay?”

Aziraphale preso alla sprovvista, sorrise nervosamente: “Come scusa?”

“Ho chiesto se lei è gay. La gente non si veste così dall’800, amico.”

“Come ti chiami?” chiese cordialmente.

“Jenny.”

“Beh, Jenny è molto maleducato chiedere un qualcosa senza nemmeno presentarsi. Ad ogni modo il mio orientamento sessuale o meno non è in alcun modo di tuo interesse, cara. E non sono tuo amico.”

Un paio di risolini iniziarono a soffocarsi da in fondo alla classe, rendendo il povero angelo ancora più nervoso.

Buon Dio…” pensò, prendendo il libro di testo “Dammi la forza.”

“Bene, iniziamo! Prendete il libro a pagina 11!”

 

***

 

La classe chiassosa continuava a muoversi in attesa dell’arrivo del nuovo Professore. Essendo una classe dell’ultimo anno, erano ormai abituati a fare quello che volevano, sentendosi padroni anche dei granelli di sabbia di quella scuola.

La porta si aprì in un gesto secco, attirando l’attenzione di trenta occhi adolescenziali.

La figura alta e affusolata di Crowley entrò lentamente, fino a quando non andò a sedersi sul bordo della scrivania.

“So a cosa state pensando in quei vostri piccoli cervelli bombardati di ormoni e videogiochi: questo me lo fotto. Ma vedete, provate a toccare una sola provetta senza il mio consenso, a toccare una sola singola goccia d’acqua senza che io vi abbia dato il permesso e vi faccio espellere. Io non voglio rotture di scatole, non mi interessa se studiate o meno, anzi godrò nel mettervi le insufficienze. Questo è un laboratorio di scienze, non la vostra cameretta infestata dalle magliette dell’allenamento di calcio del 1998. Dovete trattarlo come un tempio, ci siamo intesi?”

Nessuno osò fiatare, continuando a fissare immobili quella figura sinistra.

“Ho detto… CI SIAMO INTESI?” urlò, nello stesso modo con cui amava urlare alle sue piante.

Un coro di “Sì” balbettati uscì dalle loro labbra.

Forse” pensò “Sarà più divertente di ciò che mi aspettassi.”

 

***

 

Esausto, l’angelo si lasciò cadere sulla sedia del tavolo della mensa, in un profondo sospiro, iniziando ad aprire le posate di legno usa e getta.

“E’ libero?” domandò una voce a lui così familiare che gli fece tornare il sorriso.

“Certo!” alzò lo sguardo verso il fulvo, che a differenza sua, sembrava più in forma che mai: “Oh buon dio… come ci riesci?”

Crowley accennò un ghigno: “Sono un demone, ricordi?” disse a bassa voce, fissando il proprio vassoio della mensa, chiedendosi cosa esattamente avrebbe dovuto fare con quella roba.

“Ora, in 6000 anni non ho mai visto tanti ragazzi così maleducati ed impertinenti! Stavo spiegando Shakespeare quando uno ha iniziato a fare i versi di- di accoppiamento.”

“Angelo, sono dei mocciosi… non gliene frega nulla di tutto questo… devi fare uscire il bastardo che è in te e so che, in fondo, non vede l’ora di uscire.” gli accennò un sorriso.

Lo sguardo di intesa di Aziraphale restò in silenzio, ma stranamente quelle parole avevano già migliorato il suo umore.

“Nessuna traccia del ragazzo?” chiese il demone, guardandosi attorno.

“Temo che per oggi non sarà tra i miei allievi, ho controllato l’elenco. Non credi che sia strano che non ci possa riconoscere?”

“Già… ma così dovrebbe essere.”

“Eppure ho la netta sensazione che ci riconoscerà.”

“Perchè?”

“Perchè lo abbiamo aiutato quando più ne aveva bisogno.”

 

***

 

Ora, il nostro caro Adam, quello che era stato l’Avversario, il distruttore dei Re, l’Angelo del pozzo senza fondo, la Grande Bestia chiamata Dragone, principe del mondo, comunemente nominato Anticristo, aveva continuato la sua serena vita in quegli otto mesi, ignaro di ciò che nuovamente Paradiso ed Inferno avevano cercato di compiere alle sue spalle.

Come ben ricordiamo, l’Apocalisse era stato un ricordo solamente per coloro che l’avevano vissuta, peccato che né il Paradiso, né l’Inferno erano a conoscenza del miracolo che aveva compiuto Adam, ed entrambe le fazioni avevano lavorato per cancellare totalmente la mente del ragazzino, annullandosi a vicenda.

Per cui, quando quel primo giorno di scuola, all’uscita vide le due figure di un angelo ed un demone imbellettati come due insegnanti, si chiese cosa stesse accadendo questa volta.

Aziraphale stava passeggiando verso la fermata dell’autobus, impugnando la propria cartella in pelle chiara, quando il ragazzo gli si parò davanti: “Buongiorno, che cosa ci fai qui?” chiese diretto il ragazzo, con il volto la solita espressione impassibile.

“A-Ad… Intendo, ragazzo, ci conosciamo?” cercò di fingere in malo modo l’angelo, guardandosi attorno nervosamente, in attesa che tutti i ragazzi uscissero dal cortile.

“Certo che ci conosciamo. Tu sei l’angelo, avevi una spada… ti chiami Aziraphale, giusto?”

Un sospiro di sollievo uscì dai suoi polmoni, facendo allargare sul suo viso paffuto un luminoso sorriso: “Allora ti ricordi! Oh caro ragazzo, che piacere rivederti.”

“Certo che mi ricordo, perché dovrei dimenticare? Ma che cosa ci fai qui?”

“E-ecco, è un po’ complicato, credo che dovremmo parlarne in privato.” disse abbassando la voce.

“C’è anche il tuo amico, vero? E’ il nuovo insegnante di scienze.”

“Sì, ecco… vedi-”

“Adam!” una voce femminile chiamò il ragazzo dal fondo del vialetto: “Adam! Dobbiamo andare o faremo tardi!” continuò la donna che ora si stava sbracciando.

“Devo andare, mia mamma mi cerca. Ci vediamo domani.”

“Sì, certo. A domani!” lo salutò dolcemente con la mano, colto però da un improvviso senso di inquietudine.

 

***

 

“Ti dico che non ha scordato nulla, Crowley! Si ricordava addirittura il mio nome!” lamentò Aziraphale, mentre osservava il demone andare avanti ed indietro per la stanza, camminando a grandi falcate per il perimetro.

Essendo entrambi supplenti provenienti da fuori città, la scuola aveva messo a disposizione un paio di stanze alla locanda in centro al Paese. Su un tavolino in noce, la cioccolata di Aziraphale fumava lentamente, mentre se ne stava seduto su una poltrona accanto alla finestra, cercando di trovare l’ennesima soluzione al problema con Crowley:

“Cazzo!” esclamò quest’ultimo: “Lo sapevo! Sono degli incompetenti quelli dell’inferno!”

“Beh è ovvio.” rispose stizzito l’angelo: “Si sa che il male ha al suo interno il germe del proprio fallimento.”

Il demone rispose con un sordo grugnito all’appunto dell’altro, decidendo di ignorarlo.

“Ma devo ammettere…” continuò Aziraphale: “Che anche il Paradiso aveva assicurato di avergli cancellato la memoria.”

“Ma se l’hanno fatto insieme…” iniziò Crowley.

“...hanno annullato l’effetto a vicenda.” concluse l’altro, prendendo un sorso della propria bevanda.

“Quindi che facciamo?”

“Dobbiamo parlargli. E fargli capire che è ancora tenuto sotto controllo… che deve totalmente rifiutare i suoi poteri.” annuì infine, per sottolineare la decisione del suo discorso.

“Ma se non lo facesse? Gesù non ha mai rifiutato i suoi poteri.” disse serio il demone.

Una faccia quasi sconvolta fu la risposta dell’altro: “Spero tu stia scherzando. Ad ogni modo sappiamo com’è andata a finire con lui, quanto ha dovuto soffrire. Se in fondo anche ad Adam portasse solo dolore? Non è Cristo, è l’Anticristo, è stato creato per la distruzione. Se non li rifiuterà definitivamente, sarà destinato a distruggere tutto ciò che tocca, Crowley!”

“Ma se potesse non essere così? Se potesse cambiare, se ci fosse un altro modo?!”

L’angelo, ora colto da un moto di preoccupazione, si alzò di scatto, facendo alcuni passi verso la figura slanciata del fulvo: “Da che parte stai, Crowley? Credevo che volessimo la stessa cosa! Annientare i suoi poteri!”

“Ma non posso!” ringhiò a denti stretti: “Non posso essere io a portarlo su questa strada! Il mio compito è quello di mostrargli tutti i Regni del mondo, illustrargli quanto è bello il potere di Satana e fargli vedere che “Ehi, il lato oscuro non è così male!” Sono un demone, angelo! E’ questo ciò che devo fare.” allargò le braccia, in segno di resa.

La fronte candida del biondo ora era contratta in un segno di preoccupazione: “E’ così allora… tutti questi 8 mesi, sono solo stati un illusione. Non è così?”

“Angelo, non è quello che ho detto-”

“Oh no, Crowley, è esattamente ciò che hai detto. Hai ragione, è ovvio e l’ho sempre saputo. Siamo diversi non c’è...alcuna speranza per noi due di collaborare, non è così? Tutte quelle belle parole sulla nostra parte e ora… ora è tutto come prima.” gli occhi gli si erano fatti lucidi e sentiva il petto fargli male dalla delusione.

Crowley si avvicinò di scatto, cercando di cingergli le spalle con le mani, ma il biondo si tirò indietro: “Aziraphale, ti sbagli, non è come prima! E che… non posso fare il lavoro di un angelo, lo capisci questo? Io sono destinato alla dannazione eterna!”

“Ma tu non sei come gli altri demoni Crowley. Quando sono andato all’inferno, buon Dio… tu sei diverso da loro. E lo sai pure tu!”

“Aaaah, non dire idiozie, angelo! Io sono come tutti gli altri, semplicemente ho vissuto qui dall’inizio e mi piace farlo.” rispose stizzito.

“Non ti permetterò di portarlo dalla loro parte, Crowley. Adam non si merita di vivere tutto questo.”

“Sarebbe un Principe, Aziraphale. Prima o poi il potere fa gola a tutti… lo sai qual’è il nostro compito… mostrargli il meglio delle due fazione e lasciare a lui la scelta.” sospirò infine il demone.

“Ma se accettasse il male… sarebbe di nuovo l’inizio della fine… e questo vorrebbe dire-”

“Perchè non scappi insieme a me?” chiese infine, in uno slancio disperato il demone.

“Crowley, scappare non è mai una soluzione, non possiamo farlo, loro ci troverebbero comunque!” lamentò il biondo, massaggiandosi una tempia.

“Non se andiamo in tutte le costellazione che ci circondano o in un altra Galassia! Angelo, possiamo farlo… tu ed io! Niente più fazioni, niente più paura di essere divisi, solo noi due!” ansimò, togliendosi gli occhiali per guardarlo dritto negli occhi.

Gli occhi celesti dell’angelo si alzarono verso quelli gialli del demone, perdendosi in quella luce calda, familiare:

“Oh Crowley… lo vorrei così tanto...ma non possiamo abbandonare il ragazzo, abbandonare questo mondo…”

“Perchè deve essere sempre così difficile, angelo?”

Si osservarono per alcuni minuti che sembrarono eterni, fino a quando Crowley non fece un passo indietro, indossò gli occhiali e freddamente disse: “Notte, angelo.”

Le labbra del principato si schiusero cercando di dire qualcosa, ma le trattenne, abbassando il capo dopo aver visto l’altro scomparire fuori dalla stanza.

 

Note dell'autrice: Ecco un nuovo capitolo! Ho aggiornato di venerdì, perchè purtroppo non mi era possibile il sabato. Spero vi possa piacere! Ho sempre amato l'idea di questi due versione insegnanti. Soprattutto Aziraphale, mi ispira molto come docente di letteratura. Ad ogni modo, grazie a te che hai appena terminato di leggere :)
-A

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Capitolo 3
*** Tra Shakespeare e fazioni. ***


Non sia mai ch'io ponga impedimenti
all'unione di anime fedeli; Amore non è amore
se muta quando scopre un mutamento
o tende a svanire quando l'altro s'allontana.
Oh no! Amore è un faro sempre fisso
che sovrasta la tempesta e non vacilla mai;
è la stella-guida di ogni sperduta barca,
il cui valore è sconosciuto, benché nota la distanza.
Amore non è soggetto al Tempo, pur se rosee labbra e gote
dovran cadere sotto la sua curva lama;
Amore non muta in poche ore o settimane,
ma impavido resiste al giorno estremo del giudizio:
se questo è errore e mi sarà provato,
io non ho mai scritto, e nessuno ha mai amato.”

 


Aveva letto con voce dolce, sognante alla classe, togliendosi gli occhiali tondi dalla punta del naso con un profondo sospiro: “Ecco ragazzi, così si conclude il sonetto numero 116 di William Shakespeare. Vorrei che per la prossima settimana mi scriveste un breve saggio del significato che può avere questo testo secondo voi, in base alla vostra esperien-”

La campanella strillò isterica, facendo alzare la classe in un gran boato, mentre Aziraphale cercava di farli rimanere ancora seduti per alcuni istanti, in vano.

Restò in piedi, le mani strette in grembo, guardò il vuoto di fronte a sé, prima di voltarsi a guardare fuori dalla finestra ed osservare il cielo cupo e la pioggia fitta scendere rendendo tutto più triste.

Amore non muta in poche ore o settimane,ma impavido resiste al giorno estremo del giudizio…” ripetè tristemente.

Quando lo avrebbero ammesso, lui è Crowley, quanto profondo era il loro legame?

In 6000 anni aveva imparato ad amare ogni lato, ogni sfaccettatura del demone, restandone sempre così sorpreso di fronte alla bontà, anche se l’altro odiava ammetterlo. La discussione della sera prima l’aveva lasciato terribilmente turbato, non riuscendo a trovare sollievo nemmeno nella preghiera. Quanto l’aveva pregata di farle trovare una soluzione, di parlarle, di aiutarlo a capire che cosa doveva fare, ma come sempre non ricevette risposta.

Si sentiva un angelo abbandonato, più che mai.

Prese la propria valigia ed uscì dall’aula, quando restò sorpreso dalla scena che gli si parò davanti: un giovane allievo di prima stava piangendo sulla scalinata ed al suo fianco Crowley lo stava consolando.

“Ehi, ehi… non è niente, è solo una bruciatura. Passerà prima che te ne accorga...forse ti resterà una lieve cicatrice.”

Il ragazzo continuava a tremare: “N-non è quello...è...è che… me l’hanno lanciato… me l’hanno lanciato...p-perchè volevano...I-io non piaccio a nessuno…” singhiozzò, cercando di nascondere il viso.

“Purtroppo nel mondo ci sono dei gran bastardi che se la prendono con gli altri… ma tu non devi sentirti debole, anzi sei più forte di loro… perché devi cercare di essere un ottimista anche quando tutto va male. Anche quando il fuoco ti brucia attorno, devi cercare di rialzati sempre in piedi.”

“Lei non dovrebbe… dire le parolacce p-professore…”

Crowley sbuffò: “Fammi vedere la mano.”

Con un tocco gentile, fece scomparire il dolore dal braccio del ragazzo: “Ora va… e manda a quel Paese quegli idioti. Tu sei forte amico.”

Il ragazzo se ne andò ed il cuore di Aziraphale per poco non era uscito fuori dal suo petto a quella scena.

 

“Ehi angelo…” lo salutò piano l’altro appena lo notò: “Volevo-”

“No, Crowley… non devi dire nulla.” gli sorrise dolcemente, porgendogli la mano per aiutarlo ad alzarsi dalla scalinata: “Va bene. Facciamo il nostro lavoro. Dobbiamo essere ottimisti, non è così?”

Un sorriso largo illuminò il viso del demone: “Puoi dirlo forte.”

***

I giorni si susseguirono e divennero settimane. Angelo e demone passarono le giornate a cercare di rincorrere Adam, ma ogni qualvolta che si presentava l’occasione di parlare con il ragazzo, qualche strano imprevisto o incidente li coglieva alla sprovvista.

Dal pavimento imprevedibilmente bagnato, al suono della campanella nel preciso istante in cui stavano quasi per incontrarsi portando così alla fiumana dei ragazzi che si riversava nei corridoi, alla ragazzina che colta da improvvise nausee vomitava sulle scarpe di Crowley.

Li stava evitando, con l’utilizzo evidente dei suoi poteri.

Nel complesso, anche all’interno della scuola iniziavano ad accadere strani avvenimenti, che secondo le teorie di Aziraphale, erano correlate ai malumori del ragazzo o alle rispettive simpatie.

Se un insegnante riprendeva Adam, c’erano buone possibilità che il giorno dopo fosse colto da una terribile gastroenterite fulminante.

Aziraphale che iniziava ad essere preoccupato della resistenza, decise di provare, dopo una delle sue lezioni, a lasciargli un biglietto all’interno del compito che gli consegnò:

 

Vediamoci alla locanda dopo scuola, per favore Adam, non scappare.

Voglio aiutarti.

Az.

 

Come il ragazzo l’ebbe letto, il messaggio si autodistrusse nelle suo mani, lasciando al suo posto una candida piuma.

 

***

 

L’orologio segnava ormai le sei di sera passate e del ragazzo non c’era ancora stata traccia.

Aziraphale aveva provato a far passare il tempo leggendo, camminando per la stanza, ma nulla, l’ansia lo stava letteralmente uccidendo.

Fino a quando non sentì bussare piano alla sua porta e quando aprì si trovò il giovane di fronte.

“Adam! Che piacere vederti, presto entra.”

“Se non sapessi che sei un angelo ti avrei già denunciato.” disse secco il ragazzo entrando: “Sai è illegale che un insegnante faccia certe richieste.”

“Lo so, ma è evidente che ci- mi stai evitando, Adam. E devi credermi, io voglio solo aiutarti.” iniziò gentilmente l’angelo, che con uno schiocco di dita miracolò un paio di biscotti al cioccolato: “Gradisci un the?”

“No, grazie… tra poco dovrò essere a casa per mangiare cena. Di cosa volevi parlarmi?”

“Ecco...vedi, tu possiedi ancora i tuoi poteri, non è così?”

“Sì, mi piacciono.” rispose secco, alzando le spalle.

“Vedi, il problema è che tenendo i tuoi poteri è come se tu avessi riattivato il conto alla rovescia vero l’Armageddon… tutto quello che hai cercato di fermare una volta, verrebbe riattivato.”

Le sopracciglia del ragazzo si incurvarono: “Ma io non voglio distruggere il mondo, a me piace, come piace ai miei amici.”

“Lo so, ed è meraviglioso!” sorrise l’angelo: “Ma… tu sei l’Anticristo, il Re della distruzione… anche se questi poteri ti fanno comodo… prima o poi, crescendo, diventeranno sempre più potenti e finirai con il distruggere tutto ciò che ti circonda.”

“Ma…” iniziò, mentre vagava per la stanza, toccando con la punta delle dita i profili dei soprammobili, dei libri impolverati e di quadri sbiaditi: “Se io invece li usassi per fare il bene? Per far terminare le guerre, la fame nel mondo e dare fine alle siccità!” lo guardò con occhi sognanti.

“Non voglio fare male a nessuno. La mia mamma mi ha insegnato che devo fare sempre la cosa giusta...ed è ciò che vorrei. Per questo non voglio rinunciarci! E nessuno può impedirmelo!”

Il cuore gentile dell’angelo venne intenerito a quelle parole di coraggio: “Caro ragazzo, come sono nobili le tue idee… ma la tua natura resta quella dell’Anticristo.”

“Ti sbagli… ti sbagli e te lo dimostrerò.” lo guardò con una luce capace di far gelare il sangue nelle vene.

“Ora devo andare. E’ stato bello vederti, Aziraphale. Ci vediamo a scuola.”

“Adam, aspetta!” lo richiamò, prima che se ne andasse. Con uno schiocco di dita l’angelo fece apparire un libro tra le sue mani: “Leggi questo. Poi fammi sapere se ti è piaciuto. Non è un compito per scuola.” sorrise infine.

Il ragazzo osservò il romanzo: “Jane Eyre? Non è roba da femmine?”

“Tu leggilo, poi fammi sapere.”

 

***

 

La bicicletta rossa sfrecciava veloce lungo le vie di Tadfield verso la scuola, quando d’un tratto la strada che faceva ogni giorno, era stata misteriosamente chiusa. Adam Young cercò un’altra scorciatoia, ma una voce lo fece fermare di scatto:

“Ciao Adam, fretta di andare a scuola?”

Poggiato alla sua Bentley, Crowley osservava il ragazzo a braccia conserte.

“Ti va di fare un giro?”

Il ragazzo annuì, seguendolo, fino a lasciare la bici contro un albero: “Tu sei il demone, vero? Crowley, giusto?”

Il fulvo annuì: “Salta sù, voglio mostrarti una cosa…”

 

Adam non era mai salito su un auto come quella, non aveva mai visto degli interni così eleganti ed era certo di non aver mai visto qualcuno guidare in quel modo.

“Com’è essere un demone?” chiese ad un certo punto.

“Nggh… una vera seccatura, ma ha i suoi lati positivi. Sai noi non abbiamo bisogno di mangiare o dormire… anche se io adoro dormire. Il nostro compito è...fare casino. Portare nuove anime all’inferno e così via… sai la tentazione e tutta quella storia, beh quello è ciò che faccio.”

“Quindi tu sei la causa di molte catastrofi?”

“Non… non direi proprio così. Non sono quel tipo di demone. Io installo il dubbio nelle persone… sai Adamo ed Eva, beh sono stato io. L’M25… anche quella è stata opera mia. Lavoro magnifico.” disse con una punta di orgoglio.

“Mio padre odia quell’autostrada.”

“Beeeh…” arricciò il naso “E’ stato quello l’obbiettivo.”

“A te piace fare queste cose?” chiese con una punta di timore.

Le sopracciglia del demone si alzarono: “Beh… a volte sì. Mi piace, altre… devo. Sai il lavoro. Devi fare quello che ti viene detto.”

“Però sei amico di un angelo…”

“...già.” sospirò: “Ma non è di me che dobbiamo parlare, piuttosto di te. Sei ancora l’Anticristo, lo sai che vuol dire?”

“Sì…Aziraphale ieri me l’ha detto… ma io non voglio esserlo, solo… non voglio rinunciare ai miei poteri. So che posso fare del bene…”

“Lo so ragazzo, ma questo non cambia la tua natura: un demone resta un demone. Capisci cosa intendo? Tanti anni fa ho incontrato il tuo opposto, sai il figlio del grande capo… beh, ho fatto il mio lavoro, lui aveva i tuoi stessi poteri… ma lui mi disse che per quanto i miei sforzi sarebbero stati apprezzati, non ci sarei riuscito a tentarlo. E sai perché?”

“Perchè?” chiese curioso il ragazzo.

“Perchè la sua natura era quella di essere il figlio del pezzo grosso. Vedi Adam, se io ti mostrassi tutti i regni del mondo, cosa faresti? Se ti dicessi che il mondo dalla parte dei cattivi è molto più divertente, perché il male è la vera natura dell’uomo, non ne saresti attratto? Se ti dicessi che potresti avere il potere su tutto il mondo, su tutti gli uomini potenti, su tutti quei ricconi che rovinano il mondo che ti piace tanto… non ne saresti tentato?”

“Io… n-non lo so…” ripose sinceramente confuso.

“Te lo dico io: alla fine cederesti. Perchè dentro di te c’è ancora una parte del male. E ti piacerebbe, ti piacerebbe eccome!” rise appena alla fine di quella frase.

“Tu però un tempo eri un angelo.”

“C-come scusa?” chiese il demone, colto alla sprovvista.

“Tu eri un angelo. Sei caduto, ma anche se ora sei un demone, dentro di te c’è ancora un lato di quella natura.”

“E’...è diverso, Adam.”

“Io non credo. Non penso che li vorrei vedere tutti questi posti che dici. A me piace Tadfield, mi piace giocare con i miei amici e forse chissà, un giorno viaggerò, ma chi dice che tutto debba per forza finire in una Apocalisse? Scendo qui. Grazie per il passaggio.”

Colto alla sprovvista da quel pensiero, Crowley fermò l’automobile, fissando il ragazzo in silenzio mentre si allontanava verso la scuola.

 

***

 

“Un buco nell’acqua.” mormorò, massaggiandosi la fronte con una mano, mentre fissava il bicchiere d’alcool di fronte a sé da sotto gli occhiali scuri: “Un vero buco nell’acqua.”

“Lo so, è stato lo stesso per me. Quel ragazzino è davvero un pezzo duro, non c’è che dire.”

“Osso, Aziraphale, osso duro.” lo riprese stizzito il demone, ingurgitando tutto l’alcool in un solo sorso.

“Ad ogni modo… è ora di mandare ai nostri superiori un resoconto e vedere cosa succede.” propose il biondo, bevendo un paio di sorsi: “Non credo che sia in nostro potere riuscire a convincerlo.”

“Lo penso anch’io… anzi credo che nessun funzionario ci riuscirebbe. Ci vorrebbero i due grandi capi…”

“Tu intendi?” chiese sbalordito l’angelo: “Non credo che...insomma, è da parecchio che non si fanno vedere… beh eccetto il tuo… Dio, ho ancora i brividi al pensiero.” rabbrividì sul posto, terminando del tutto il proprio bicchiere, per poi continuare: “Ad ogni modo, è meglio che io vada, ho molti compiti da correggere e domani mi aspetta una lunga giornata.”

“Perchè invece non usciamo? Quante settimane sono passate in questo posto dimenticato da Satana? Troppe per i miei gusti.” sbuffò scansando il bicchiere vuoto con la mano.

“Ma Crowley…” sorrise lusingato per l’invito “Davvero non posso, insomma-”

“Sei un angelo, non puoi miracolare quei compiti? Andiamo… una toccata e fuga a Londra, una buona cena al Ritz… tutto questo lavoro ti fa male, angelo. Non se ne accorgerà nessuno.”

Le incredibili capacità manipolatrici del demone fecero vacillare nuovamente la buona volontà di Aziraphale, che colto dalla malinconia dei vecchi tempi, alla fine cedette: “Oh, al cielo le correzioni. Una buona cena al Ritz non farà male a nessuno!” sorrise raggiante.

“Ecco il mio bastardello.”

E a quello strano complimento, l’angelo arrossì più del dovuto.

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Capitolo 4
*** Cena per due... o forse più. ***


Il tramonto scendeva lento all’orizzonte della campagna inglese, riscaldando i campi incolti ed allungando con eleganza le lunghe ombre degli alberi secolari che affiancavano la strada deserta. Crowley guidava speditamente, come suo solito, ma Aziraphale si sentiva al sicuro, come non si avvertiva da settimane. Di sottofondo la voce di Freddie Mercury li accompagnava come d’abitudine, ma stranamente questa volta l’angelo stava facendo caso alle parole del cantante:
 

Ooh, you make me live
Whatever this world can give to me
It's you you're all I see
Ooh, you make me live now, honey
Ooh, you make me live

Oh, you're the best friend that I ever had
I've been with you such a long time
You're my sunshine and I want you to know
That my feelings are true
I really love you
Oh, you're my best friend…”

 

“Mi piace molto questa canzone…” sorrise dolcemente l’angelo, voltandosi a guardare il guidatore, che rispose con un lieve cenno: “Anche a me.”

“Mi ricorda quando mi sono scorporato e ti ho incontrato in quel locale… e tu hai detto ho appena perso il mio migliore amico… non ti ho mai chiesto di chi si trattasse.” espose con aria ingenua, profondamente commosso al pensiero di quel Crowley così devastato.

Il demone parve irrigidirsi leggermente al ricordo di quel preciso istante: “Davvero non ti viene in mente nessuno, angelo?”

“Beh, non saprei non conosco tutti i tuoi amici-”

“Angelo…” sospirò, voltandosi a guardarlo “Eri tu. Ero appena stato alla tua libreria, ti stavo cercando, ma aveva preso fuoco ed ero convinto…” la voce gli si spezzò in gola, come colto da un improvvisa commozione.

Le sopracciglia del biondo si alzarono verso l’attaccatura dei capelli a quella confessione, per poi sentirsi improvvisamente in colpa: “Oh caro… mi dispiace, mi dispiace così tanto! Non credevo che ciò ti avesse arrecato così tanto dolore… deve essere stato terribile.”

“Non devi scusarti, non è stata colpa tua… solo non mi piace pensarci, ecco.”

“Anche tu sei il mio migliore amico, Crowley…” disse l’angelo, abbassando timidamente lo sguardo verso i propri pantaloni che sembravano così interessanti tutto d’un tratto: “Anzi credo tu sia stato l’unico vero amico che io abbia mai avuto ed è servita un Apocalisse per capirlo.” sorrise appena, per poi stringere le labbra.

“Beh, meglio tardi che mai, no?” ironizzò Crowley, mentre pensò “Vorrei essere più di un amico… vorrei essere-”

“Crowley per l’amor del cielo sta attento!” urlò Aziraphale, aggrappandosi alla maniglia dell’auto, notando la velocità con cui aveva preso un dosso.

“Tranquillo angelo, con me non può accadere nulla di male!”

 

***

 

L’aria pungente di Londra li travolse appena scesero dall’auto, facendo sorridere di piacere l’angelo nel sentirsi nuovamente a casa e Crowley per l’incredibile aura di cattiveria, rabbia e stress, prese una lunga boccata d’aria: “Come amo questa città. Forza angelo, muoviamoci, il nostro tavolo ci aspetta!”

Il Ritz restava il locale migliore del mondo per la ghiottoneria dell’angelo e il più sofisticato per la ricerca costante di stile del demone. Il loro tavolo li attendeva al fondo della sala, candido e apparecchiato per due.

Crowley lo raggiunse a lunghi passi per precedere l’angelo e spostargli la sedia per farlo accomodare.

“Oh… grazie.” sorrise imbarazzato il biondo, guardandosi attorno come una ragazza al suo primo appuntamento.

“Sai che non lo devi fare…” sospirò il demone, sedendosi a sua volta, aprendo il menù alla pagina degli alcoolici.

Anche se per via della missione passavano molto tempo insieme, la tensione della situazione non gli permetteva di avere quelle loro rilassanti uscite a suon di alcool e strani discorsi. La scuola, tutte quelle scadenze, li aveva consumati, rendendoli esausti.

“Grazie per avermi invitato ad uscire… devo ammettere che mi era mancato farlo.”

“Lo so, per questo hai bisogno di un demone come me… che ti tenti di tanto in tanto a fare qualche scappatella ingenua…” rispose, mentre continuava ad osservare il menù.

“Beh, sono un angelo, scappatelle non ne ho mai fatte… non volontariamente almeno.”

Gli occhiali scivolarono sulla punta del naso di Crowley che lo fissò: “Le crepes nel 1793? Il viaggio a Tokyo per il sushi? Non sono scappatelle, angelo?” ridacchiò, guardandolo maliziosamente.

“Beh, ecco…” si sistemò a sedere sul posto il biondo, lisciandosi i pantaloni: “Non erano esattamente scappatelle… più ricerca culinaria dell’usanze umane nei secoli.”

“Come vuoi…” rispose il demone: “Ma io so che in fondo, un santo non lo sei nemmeno tu.”

“Che- che cosa intendi?”

“Andiamo! Devo elencarti tutti gli amanti che hai avuto durante i secoli?”

Il volto di Aziraphale si fece paonazzo: “Io non ho mai avuto degli amanti, sono un angelo! Non ho mai, dico mai toccato anima viva in quel senso. Avevo… delle simpatie, ecco.”

“Avevi dei corteggiatori, amori platonici, chiamali come ti pare angelo… ma dalla Grecia in poi hai fatto una marea di cuori infranti…” continuò, facendo un gesto secco con la mano.

L’angelo si fece torvo: “E tu come lo sai? Come fai a sapere tutte queste cose sul mio conto?”

Le spalle del demone si alzarono in un gesto secco: “Perchè ti tenevo d’occhio… era il mio lavoro no? Controllare il nemico… e diciamo che ho tentato un po’ di gente a cercare di conquistarti… ma tu non hai mai ceduto.”

“Vecchio serpente!” quasi urlò sconvolto l’angelo: “Hai cercato di farmi cadere!”

“Naaah, non dire idiozie. Non si cade per così poco…” rispose amareggiato il demone: “Solo… mi sembravi molto solo. E sappiamo entrambi quanto Oscar Wilde ti piacesse.”

Le orecchie del biondo si fecero rosso fuoco: “Perchè devi sempre tirarlo in ballo, ogni volta… sai che non mi va di parlarne… povero uomo, ha sofferto così tanto… era un animo tanto gentile…” sospirò tristemente il biondo.

Il cameriere prese l’ordine e ben presto la loro tavola fu imbandita dalle solite prelibatezze e leccornie, capaci di far gola ad un Re.

“Non credo che però tu…” iniziò Aziraphale, asciugandosi i bordi della bocca con il tovagliolo: “Te ne sia mai rimasto in disparte con gli umani. Dopotutto sei un demone, la lussuria è una delle tue qualità.”

“Sul serio?” alzò le sopracciglia sconvolto Crowley “E’ questa l’opinione che hai di me? Di uno stupratore di vergini?”

“Non è quello che ho detto!” ribattè piccato l’angelo: “Ma vorrai ben ammettere di aver… beh capisci cosa intendo.”

“Sì… sì l’ho fatto…” sospirò Crowley: “Ma solo un paio di volte… non ho mai, sai, provato quelle cose che sembra ci siano nei film. Naaah… ho solo fatto qualche missione per conto dell’inferno, niente più.”

“Quindi…” chiese piano, necessitando di bere alcool per evitare che l’imbarazzo lo discorporasse prima del termine della frase: “… non sei mai stato innamorato?”

Le labbra del demone si schiusero in un espressione di sorpresa, lasciandolo così per almeno un paio di secondi, prima che riuscisse a mettere insieme i pensieri uno dopo l’altro.

“Beh… nnngh… non saprei… sono un demone non-”

“Oh, ma smettila con questa scusa!” sbottò impaziente l’angelo: “Sappiamo entrambi che per quanto tu sia dannato, provi… certe cose. Anche se non lo vuoi ammettere.”

“Perchè mi fai questa domanda allora?” chiese Crowley, ora sulla difensiva.

“Per…” deglutì l’angelo “Per parlare… insomma, ci conosciamo da tanto eppure non abbiamo mai parlato di certe cose… scusa, non avrei dovuto chiedertelo, che sciocco angelo che sono.” disse improvvisamente deluso: “Credo… che andrò in bagno, sì. Devo lavarmi le mani!” sorrise, per poi alzarsi di scatto e dirigersi alla toilette.

Crowley l’aveva fissato, a bocca spalancata, cercando di dire qualcosa, senza sapere che cosa.

“Cazzo…” imprecò appena l’altro era scomparso, nascondendo il viso magro tra le mani affusolare “Cazzo, cazzo, cazzo, cazzo! Sei un idiota, Crowley… uno stupido, stupid-”

“Szzzalve Crowley.” alle sue spalle la voce di una donna era giunta alle sue orecchie come un ronzio, e quel suono non portava mai nulla di buono.

“Lord Belzebù!” esultò il fulvo, alzandosi per inchinarsi con un sorriso smagliante: “Quale onore è incontrarvi!”

“Falla finita e zzzzziediti.” tagliò corto la donna che andò a posizionarsi dove prima era seduto l’angelo.

 

***

 

Come aveva solcato la superficie della toilette, gli occhi di Aziraphale avevano iniziato a pizzicare e bruciare, come se un paio di lacrime volessero scendere, ma lui combattè per tenerle ben ancorate ai suoi occhi. Aveva sfregato le mani con forza sotto il getto d’acqua gelida, perso in un turbinio di pensieri più tristi del dovuto.

Una voce maschile, d’un tratto lo fece sussultare: “E’ qui dove vieni con il tuo amico demone a sprecare il tuo tempo, non è così?”

L’angelo si girò di scatto, tremendamente spaventato: “G-gabriele! Buon dio, che spavento! Cosa- cosa ci fai qui?”

“Beh, ti tengo occhio, è ovvio!” sorrise allargando le mani: “Cosa credevi, che non ti stessimo controllando?”

“N-no… i-intendo che non mi aspettavo di vederti qui… ecco, stavo giusto per mandarti il rapporto, vedi-!”

“Lascia stare il rapporto. E’ ora che smetti di giocare, Aziraphale e ti rendi conto della gravità delle tue azioni inaccettabili.”

“I-io non…”

“Lascia che ti chiarisca le idee.” si avvicinò, andando a cingergli le braccia con le mani, sorridendo duramente: “Tu sei un angelo. Gli angeli stanno in paradiso o sulla Terra o nei regni di Dio, ma non hanno amici demoni. Non possono fraternizzare con il nemico… perché altrimenti vuol dire che stanno tradendo il loro posto. Lo capisci, questo?”

“Ma io non sto...tradendo Lei… le sono sempre stato fedele e lo sono tutt’ora…” lamentò tristemente Aziraphale, colto da un’improvvisa ansia: “Ho sempre fatto del mio meglio, per tutti questi anni… io e Crowley, siamo stati insieme dall’inizio, anche se ovviamente prima-”

“Ecco, è questo il punto.” lo fulminò l’arcangelo: “Prima non ci andavi a cena insieme come fosse tuo marito. E’ un demone, Aziraphale. Non può esserci un unione fra di voi.”

L’aria mancò nei polmoni del principato, che si sentì spogliato del suo segreto più recondito: “N-non so di… di cosa tu stia parlando. Io e Crowley, noi siamo solo… solo…”

Gabriele lasciò la presa, facendo un passo indietro: “Stai giocando con il fuoco, Aziraphale. Questo è l’ultimo avvertimento. Aspetto il tuo rapporto.” e come un soffio di vento l’Ancangelo sparì.

 

***

 

“Ci farebbe comodo qualche nuovo affiliato dalla nostra parte…” iniziò la donna, giocherellando con la punta del coltello da burro: “E di quezzzto pazszo, zarà dei noztri.”

“No.” rispose seccamente Crowley, improvvisamente pallido in viso: “Non cadrà.”

“Piccolo bazztardo… che cozzza credi? Che gli altri lo voleszzero? Ogni angelo che ha avuto rapporti con un demone… è caduto. E’ il nozztro dezztino.”

“Noi eravamo subdoli, noi non volevamo che gli uomini prendessero il nostro posto, eravamo troppo curiosi, troppo dubbiosi… lui non è così.”

La donna si alzò, sospirando: “Come vuoi… ma ricordati… che sze cadrà, non szi ricorderà più di te. E un ultima coza… non mi interezsza chi ti zzzzscopi. Ma guai a te ze fallizci ancora…A presto Crowley…” e con uno schiocco di dita, scomparì.

Quando il demone alzò lo sguardo, vide in Aziraphale, infondo alla sala, il suo stesso volto cadaverico: erano fottuti.

 

***

 

La tanto desiderata uscita sfavillante era andata a naufragarsi dopo l’incontro con i rispettivi capi. Ora, un angelo e un demone passeggiavano lentamente, in silenzio, lungo le vie Londra. Dopo essersi raccontati a vicenda l’accaduto, erano crollati in un mutismo quasi spaventoso, dato che entrambi avevano omesso la parte relativa ai loro sentimenti. Crowley, sapeva che Belzebù aveva ragione: se Aziraphale fosse caduto si sarebbe dimenticato di lui, questa era una delle dannazioni dei demoni, dimenticare il volto di chi avevano amato in Paradiso o nella vita precedente. Aziraphale, invece, sentiva il cuore dolergli nel petto, come se stesse per avere un infarto da un momento all’altro: le mani non smettevano di arrovellarsi e lo stomaco sembrava andargli a fuoco. Il demone se ne stava cupo, con le mani in tasca, mentre lui sembrava una mina pronta ad esplodere.

“E va bene, basta!” esclamò, fermandosi improvvisamente in mezzo alla strada: “Sono stanco, Crowley. Sono esausto e non ce la faccio più...Sono stanco di tutta questa situazione, di questa… stupida persecuzione che sta avvenendo nei nostri confronti!”

Il demone lo fissava, tristemente: “Lo so, angelo, io-”

“No che non lo sai, Crowley! Non sai che cosa ho passato per tutti questi anni a convincermi che eri il male assoluto, che prima o poi mi avresti fatto del male...ad autosabotare ogni minima speranza di un amicizia… a cercare costantemente di soffocare i miei sentimenti per te! Sono stanco, Crowley… stanco di non poterti amare, anche se è l’unica cosa che voglio fare! Perchè sono un angelo e sono fatto di amore! E so che non sto facendo nulla di male, eppure tutti non fanno altro che dirmi che cosa devo fare!” le lacrime calde avevano iniziato a scendere, come un fiume in piena sul volto candido dell’angelo che aveva finalmente dato sfogo a tutte le parole che fino ad ora aveva solo confidato al suo diario: “E mi sono innamorato di te, Crowley, in un modo così naturale, che mi chiedo che cosa ci sia di male...perchè ogni volta che avevo bisogno, che ero solo e mi sentivo così inutile per l’umanità, così incapace, tu ci sei sempre stato...e non posso rinunciare a te, ci ho provato, ma… non posso farlo, Crowley… non posso.” la sua voce prima acuta, ora si era spenta in un sussurro.

Il povero Crowley, nell’ udire quelle parole, aveva provato due sentimenti: il primo, si sentiva come l’uomo che sull’orlo del precipizio ha appena scoperto di aver vinto alla lotteria, diventando così miliardario; secondo, la sua anima stava andando a fuoco con la consapevolezza delle parole di Belzebù.

Si sporse in avanti, verso quel corpo tremante che era diventato Aziraphale, andando a stringerlo con forza nelle sue braccia: “Oh angelo…” sussurrò, travolto da una scossa di emozioni: “...tu credi che non lo sappia… ma io l’ho sempre saputo… o almeno ci ho sempre sperato. Per te farei qualsiasi cosa, angelo, qualsiasi. Rifarei tutto quello che ho fatto, perché ti ho sempre amato così tanto… sono innamorato di te dalla prima volta che ti ho visto sulle mura dell’Eden…e quanto ti ho odiato per avermi fatto questo. Per me questa era la più grande dannazione e seccatura: amare un angelo. Una creatura perfetta, intelligente, luminosa, meravigliosa come te… Ho sempre temuto che l’inferno ti facesse del male… e che il paradiso ti facesse ciò che aveva fatto a me…” posò le labbra contro la chioma lucente: “E io ti amo, Aziraphale… ma temo che potresti cadere… se solo noi due-”

“Non mi interessa.” ribattè seccamente, stringendo con forza il corpo magro del demone, nascondendo il viso nell’incavo della sua spalla: “Nessuno mi vuole… solo tu…” lamentò, simile ad un fanciullo.

“Aziraphale…” lottò in quella stretta il fulvo: “Se tu cadi, ti dimenticherai di me…” confessò, guardandolo dritto negli occhi: “Ma io mi ricorderò di te e questo mi farà morire…”

“Ma se io cadessi… saremmo liberi?”

“No… tu non saresti più tu… saresti un’ anima in pena alla ricerca di chi eri stato… e quando si diventa demoni, si odiano gli altri demoni. Non puoi fidarti di nessuno…”

“Ma…” un altra contrazione tra le lacrime: “Io non voglio cadere… io la amo, Crowley e so che lei lo vuole. So che vuole la nostra unione… perché lo sento dentro di me.”

“Angelo, non-”

Con un gesto secco, l’angelo aveva cinto il viso del demone, portandolo alle sue labbra, unendo finalmente le loro bocche, stanche delle troppe parole.

Crowley avrebbe dovuto respingerlo, allontanarlo, ma non ci era riuscito, anzi…

Avvolse le sue lunghe braccia attorno alla vita dell’angelo, sorreggendolo con forza verso di sé, approfondendo con più delicatezza e passione quel dolce, fatidico, primo bacio.

Aziraphale si era chiesto molte volte come sarebbe stato, ma mai avrebbe pensato che baciarlo sarebbe stato così familiare, caloroso, naturale. Gli sembrava di mangiare una torta di fragole e panna, ricoperta da un pizzico di miele.

Le loro labbra sembrava create per la loro unione, nate per cercarsi, per scoprirsi, per amalgamarsi.

Quando si divisero, avevano il fiato corto ed entrambi i visi erano sconvolti.

“Torniamo a Tadfield…” ansimò Crowley “...sistemerò tutto, non devi avere paura.”

Gli occhi del biondo si illuminarono d’un blu intenso, perdendosi nella dolcezza di quelle parole.

Si sporse in avanti a lasciare un ultimo bacio a stampo sulle labbra dell’altro: “Grazie, mio caro.”

 

***

 

Il ritorno fu lungo e silenzioso per Crowley, dato che come l’angelo entrò nell’abitacolo, finì per l’addormentarsi, sfinito dalle troppe emozioni. Ma il demone si sentiva felice, leggero, quasi al limite di un esplosione. Di tanto in tanto si voltava per controllare con la coda dell’occhio se l’altro stava ancora dormendo: ed eccolo lì, angelico, luminoso, con la bocca socchiusa a sognare chissà quale prelibatezza.

Appena furono arrivati a Tadfield, parcheggiata l’auto fuori la locanda, Crowley si sporse lentamente verso l’altro e con delicatezza, gli posò una mano sulla gamba per svegliarlo: “Ehi… siamo arrivati.” mormorò dolcemente.

Aziraphale aprì gli occhi, gradualmente, incredulo lui stesso di essersi assopito: “Oh cielo… Crowley, mi dispiace...non credevo di essermi addormentato.”

“Non importa… hai dormito bene?” chiese accarezzandogli leggermente la gamba.

“Credo di non aver mai dormito meglio, anche se lo faccio raramente…” si stiracchiò appena, prima di voltarsi a guardare il demone, porgendogli un dolce sorriso: “...ancora non riesco a crederci.”

Crowley sorrise sghembo: “Non dirlo a me… avevo ormai perso le speranza dopo 6000 anni…”

“Lo so… mi dispiace molto… sono proprio uno sciocco angelo…”

“No, non lo sei…” soffiò sporgendosi di più verso l’altro: “Sei un piccolo bastardo.”

“Crowley!” lo richiamò arrossendo, innamorato perso di fronte al sorriso smagliante del demone.

“Sei così bello quando sorridi…” disse quasi lamentoso il biondo: “Ho sempre voluto dirtelo.”

“Ah sì? E cos’altro ti piace…?” chiese malizioso il fulvo, facendo spostare la sua mano lungo la coscia dell’angelo un po’ più verso l’alto.

“Beh...e-ecco…” deglutì, andando ad allargarsi il collo della camicia con un dito, in cerca d’aria: “I tuoi occhi… mi-mi piacciono molto, nessuno li ha… e poi i tuoi capelli, hanno un colore così particolare e...e…” lo sguardo era sceso sulle labbra dell’altro che si era avvicinato sempre di più verso il suo profilo.

Aziraphale non aveva più la forza o la capacità di parlare, percependo l’elettricità che si produceva appena i loro respiri si univano.

Fu Crowley questa volta a baciarlo, languidamente, lussurioso, stuzzicando la bocca angelica con la propria lingua in un modo così malizioso, che il biondo non potè fare a meno di lasciarsi scappare un gemito. Ora la mano era andata a cingergli un fianco da sotto la giacca beige, facendogli girare la testa.

“Così va meglio?” chiese il demone, allontanandosi di nuovo verso il posto del guidatore.

“Io… io credo di sì.”

“Tu credi?” chiese alzando le sopracciglia.

“Ecco… ne vorrei ancora, sai per essere sicuro di stare meglio.” lo stuzzicò l’angelo.

“Beh, per avere il resto dobbiamo scendere dall’auto…”

“Oh, mi sembra più che ragionevole.”

 

***
 

La luce timida del mattino entrava dolce tra le spesse tende verdoni, tirate frettolosamente la sera prima. Aziraphale aprì piano gli occhi, sconcertato da quanto lo stesse accecando un raggio di sole che batteva dritto sugli occhi, che sbatté un paio di volte, prima di rendersi conto di essere avvolto dal corpo caldo e sinuoso di Crowley che lo stringeva a sé, quasi con la paura che potesse scomparire da un momento all’altro. I loro corpi ancora nudi gli ricordarono ciò che era accaduto in quella strana notte da segnare sul calendario di tutti i secoli a venire.

Un lieve sorriso sbocciò sulle labbra dell’angelo che si sporse fino a raggiungere il viso del demone, dove posò un dolce bacio su una guancia. Un mugugno di risposta, gli fece scoppiare una risata che cercò di soffocare in malo modo. Un occhio giallo si aprì sul mondo, ricordando più quello di un felino che di un serpente.

“Buongiorno…” sorrise Aziraphale, posando un secondo bacio a fior di labbra.

“...Giorno.” rispose Crowley, portando le braccia oltre il collo del biondo che ora se ne stava coricato sopra di lui, più luminoso di una supernova. I suoi ricci erano fili dorati scompigliati in un modo che lo rendevano ancora più adorabile, o così pensò Crowley appena aprì entrambi gli occhi.

“Sto ancora sognando, angelo?” chiese roco.

“Non saprei… a me sembri piuttosto reale. O almeno così sembra il tuo corpo… così caldo.”

“Lo sai che stai illuminando l’intera stanza, vero?”

“O santi lumi!” arrossì l’angelo, rendendosi conto di aver erroneamente esposto la propria luce angelica insieme all'areola: “...scusa.”

“No, mi piace...è figo. Sembri una di quelle stelle che ho creato, tanto tanto tempo fa.” sospirò, andando ad accarezzargli uno zigomo.

Gli occhi dell’angelo si ingrandirono sorpresi: “Tu...tu l’hai aiutata a creare le stelle?”

“Sì, un paio…” sminuì Crowley: “Mi piaceva farlo.”

“Solo gli angeli più potenti ci riuscivano… come l’arcangelo perduto, Raphael…”

“Già…” mormorò “Era quello il mio nome…” un altro sospiro pesante.

“Che cosa?!” si alzò di scatto Aziraphale, mettendosi a sedere: “Tu eri Raphael? Ma come- come te lo ricordi?”

Crowley si mise a sua volta a sedere: “Beh… ci ho messo molti anni per recuperare tutti i ricordi… ho dovuto corrompere un po’ di gente per riaverli… ma è stato molto tempo fa, angelo. E non si può tornare indietro. E credo che non fossi proprio tagliato per quel ruolo. Troppo curioso, troppo arrogante, troppo dubbioso… non ero puro come te. Mi piaceva giocare a fare il Dio mentre creavo le stelle… e lei mi ha punito.”

“Deve… aver fatto molto male…” iniziò Aziraphale, grattandosi imbarazzato un braccio.

“Sì… ha fatto male… come ogni volta che si cade. Per questo non voglio che ciò ti accada…”

“Grazie Crowley… ma non devi più preoccuparti per me.” gli sorrise gentilmente, prima di alzarsi: “Ora, dobbiamo darci una mossa, tra poco inizia la scuola… e non voglio altre brutte sorprese dopo ieri.”

La figura scomparve oltre la porta del bagno ed il demone lo osservò tra un misto di preoccupazione e innamoramento, pensando “Cadrei mille volte pur di rincontrarlo in un altra vita…”

Nota dell'autrice:Spero che questo capitolo possa avervi regalato un po' di tenerezza fra questi due.
Al prossimo sabato!
A.

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Capitolo 5
*** Resa dei conti. ***


Spedì la candida lettera contenente il rapporto in quella che sembrava una classica casella postale, invece era un collegamento che portava direttamente al Paradiso, infatti, appena imbucata, scomparve nel nulla.

Un rantolo lo colse, facendolo rabbrividire per l’ansia: “Coraggio, Aziraphale.” si ripetè, prima di continuare la strada a piedi verso la scuola.

Una mattinata tranquilla, tra allievi che parlavano senza alzare la mano, palline di carta lanciate alle sue spalle e risatine nascoste. La sua presenza angelica, però, aveva nettamente migliorato l’andamento delle classi che partecipavano alle sue lezioni. I ragazzi uscivano sentendosi sempre stranamente ispirati, quasi colti dal desiderio di tornare a casa e leggere tutti i sonetti di Shakespeare d’un fiato. L’entusiasmo con cui Aziraphale parlava degli scrittori, esattamente come se li avesse realmente conosciuti, raccontando così tanti aneddoti divertenti da riuscire ad intrattenere anche il più sfaticato degli alunni, rendeva la letteratura quasi un passatempo.

Lo stesso non si poteva dire delle lezioni “del terrore” che avvenivano nell’aula di scienze. O almeno, i ragazzi ne uscivano terribilmente eccitati, con l’incredibile desiderio di andare a casa e far saltare in aria la cantina con la fusione tra coca cola e mentos. Per tutti il Professor Crowley era un pazzo fulminato, che si divertiva a fare esplosioni incredibili e a dar fuoco “quasi con uno schiocco di dita” agli elementi più infiammabili. Aveva però vietato il sezionamento delle rane, questo solo perché nel vedere aperto il corpo di un altro rettile gli procurava i conati di vomito e la voglia di scappare in Mexico. Quel giorno, cominciò un nuovo argomento, iniziando a parlare di stelle, costellazioni, galassie, con una precisione tale e una malinconia nello sguardo, che aveva completamente attirato l’attenzione degli studenti, che rapiti, osservavano le foto uniche di Galassie lontane.

Adam Young sedeva in ultima fila durante quella lezione, restando colpito dal modo in cui quel demone così pittoresco, (che aveva a suo dire inventato l’M25, tentato Adamo ed Eva, fatto scoppiare centinaia di Guerre e chissà che altro) parlava di un qualcosa di così “divino”. La campanella suonò e Crowley salutò bruscamente i ragazzi: “Ora fuori dai piedi, non voglio vedervi fino alla prossima settimana.”

Adam si avvicinò con la cartella in spalle, guardandolo intensamente: “Non pensavo fossi il tipo che ama le stelle.”

“Come non si possono amare le stelle?” rispose alzando le spalle.

“Ma tu non dovresti… odiarle?”

“Sono un demone, non un idiota. Ho dei gusti ed un certo senso per lo stile… e le stelle sono belle. Finito l’interrogatorio?”

“Mi chiedevo solo… se non ti ricordassero qualcosa di più...lontano.”

“Sta zitto.” disse in mal modo, indossando il cappotto: “Non hai preso una decisione su altre cose?” sottolineò.

“Sì… non voglio diventare come te.” disse con una sincerità che disarmò il demone.

“Oh...beh, grazie…”

“Intendo, non che tu non mi piaccia, ma… non voglio avere nostalgia di qualcosa di bello perché sono dannato. Credo… credo… forse Aziraphale ha ragione… forse-”

 

Un urlo, terrificante squarciò l’aria.

 

Crowley venne travolto da un brivido che lo trafisse da capo a piedi.

“Aziraphale…” mormorò con voce rotta, prima di scattare in una corsa disperata verso l’aula dove insegnava l’angelo.

“Aziraphale!” urlò ora più forte, in quei corridoi colmi di allievi che lo fissavano come se avesse perso totalmente la ragione.

Spalancò la porta con un calcio e lì di fronte a sé trovò Michele e Gabriele che tenevano l’angelo inginocchiato a terra con le ali spiegate, mentre il primo Arcangelo impugnava una spada di fuoco, quella che un tempo era stata di Aziraphale.

“Bene, ora siamo al completo.” disse freddamente Gabriele sorridendo, continuando a bloccare il principato a terra, mentre l’altro Arcangelo gli teneva ferme le ali.

“Lasciatelo… lasciatelo ho detto!” ansimò Crowley, che spiegò a sua volta le nere ali.

“Cosa credi di farci, demone? Siamo due Arcangeli… non puoi farci nulla… Se non è caduto, deve comunque essere punito.”

“La perdita delle ali, la peggiore punizione per un angelo.” aggiunse Michele.

“Vi prego… vi prego…” gemette Aziraphale, cercando di divincolarsi: “Vi prego, deve esserci un’altra soluzione… perché mi fate… tutto questo.”

“Perchè tu sei…” iniziò a denti stretti Michele.

“Troppo buono!” esclamò Crowley, avvicinandosi minacciosamente: “Non è così? E’ per questo che lo odiate… lui è così buono e puro da vedere il bene addirittura in un demone… e voi non potete accettarlo, non è così?” ringhiò a denti stretti.

“Non fare un altro passo.” lo ammonì Gabriele “O la spada sarà usata contro di te. Sappiamo cosa può farti un arma sacra.”

“Fate cosa volete di me…” ammise: “Ma non osate toccarlo!”

Con un sorriso di sfida, Michele iniziò a tirare un’ala, portando il principato ad urlare nuovamente dal dolore.

“Fermi.” disse freddamente la voce del ragazzino alle loro spalle, che incredulo aveva osservato la scena.

“Bene, ci mancava il moccioso figlio di Satana.” sbuffò irritato Gabriele, tirando gli occhi al cielo: “Ciao ragazzino, non è questo il momento, okay?”

“Ho detto fermi.” ripetè irremovibilmente, mentre i suoi occhi divennero neri come la pece: “Dovete lasciare l’angelo portatore di luce o una terribile sventura cadrà sulle vostre teste e sui popoli dei vostri Regni” sentenziò ora, con voce posseduta.

I due Arcangeli restarono impressionati di fronte a ciò, ma Michele decise di agire, abbassando la spada con un colpo secco.

In quel momento i riflessi di Crowley si acuirono, lanciandosi contro l’Arcangelo, buttando così entrambi a Terra.

Tutti i demoni temevano Michele, perché era il più efferato massacratore del maligno e Crowley lo sapeva e se ne rese conto appena l’altro lo gettò sul pavimento con una facilità che si maledì mentalmente per essere stato così stupido.

L’arcangelo lo aveva bloccato contro il suolo freddo, alzando la propria spada verso l’alto, quando con la forza dei poteri Adam lo bloccò.

Michele urlava cercando di sbloccare il braccio e far cadere la lama infuocata contro lo sterno di Crowley, mentre con l’altra mano teneva il demonio fermo per la gola, soffocandolo.

L’esile demone si dimenava, cercando di liberarsi dalla sua condanna.

Aziraphale, nel frattempo stava lottando per sciogliersi dalla stretta con cui Gabriele l’aveva bloccato tenendo un avambraccio intorno al suo collo e l’altro attorno la sua ala. Se si fosse mosso, si sarebbe rotto l’arto piumato.

“Michele, lascialo, smettila, così lo soffocherai!” pregava tra le lacrime l’angelo, odiando l’incapacità di non riuscire a far nulla.

Michele stava vincendo contro la forza telepatica di Adam, la punta della spada stava ormai bruciando i vestiti del demone che iniziò ad urlare a denti stretti.

“Il male deve perire, questo è il tuo destino demon-”

 

“FERMI.”

 

Un lampo squarciò la stanza, congelando i due Arcangeli sul posto.

Michele, sconvolto, lasciò cadere la spada a terra a pochi centimetri dal volto di Crowley, che tossì rumorosamente appena la sua gola fu libera dalla presa.

“M-mia Signora…” iniziò Gabriele, inginocchiandosi di fronte a quel raggio di luce luminoso: “Stavamo punendo questi traditori per il loro-”

“NON E’ IL TUO COMPITO PUNIRLI, GABRIELE.”

“Per questo son venuto con Michele, Signora.”

L’arcangelo Michele abbassò il capo, in segno di riconoscenza.

MICHELE, COLUI CHE E’ COME DIO. MA NON E’ ME.”

“Signora…” iniziò Michele “E’ mia missione combattere il maligno.”portandosi una mano al petto.

NON E’ LUI CHE DOVRESTI GIUSTIZIARE, MA IL FIGLIO DI SATANA.”

Aziraphale, colto dalla durezza di quelle parole, si protrasse verso quel raggio di luce: “Mia signora, la prego non lo faccia è solo un ragazzino!”

AZIRAPHALE, ANGELO DELLA PORTA DI ORIENTE E PRINCIPATO DEL POPOLO, IL TUO NOME MI GIUNGE SPESSO ALLE ORECCHIE ULTIMAMENTE.”

“M-mia Signora… so di non essere il migliore degli angeli e di aver fatto tanti pasticci, ma deve credermi… Adam Young non è un ragazzino crudele, è solo…”

IL FIGLIO DI SATANA, AZIRAPHALE. DEVE ESSERE ANNIENTATO.”

“Ma l’Apocalisse… potrebbe essere riavviata.” disse Gabriele garbatamente.

L’APOCALISSE ERA SOLO UNA PROVA.”

“U-una prova?” deglutì Gabriele.

Aziraphale non riuscì a trattenere un sorriso luminoso.

AZIRAPHALE HA MOSTRATO CORAGGIO, HA CERCARE DI PROTEGGERE IL POPOLO CHE SERVE E GUIDA PER MIO CONTO. MA SO CHE PURTROPPO LO HA AIUTATO...RAPHAEL, QUANTO TEMPO.”

Tutti si guardarono confusi, mentre Aziraphale sorrise rivolto verso Crowley, che si sentì quasi svenire a sentire quella voce chiamarlo come un tempo.

“Err...S-salve…” sbiascicò, alzando la mano in segno di saluto.

“Che cosa?!” esclamò pietrificato Michele “l’Arcangelo perduto eri...tu?”

L’ARCANGELO CADUTO. CROWLEY ORA ...O MI SBAGLIO?”

“Corretto…” deglutì, provando profonda vergogna.

L’UNICO DEMONE CHE ANCORA MI INVOCA IN PREGHIERA…”

L’imbarazzo sul viso di Crowley era diventato così palpabile, da desiderare quasi di essere morto poco prima infilzato da quella maledetta spada.

AD OGNI MODO, PERCHE’ STAVATE GIUSTIZIANDO IL MIO PRINCIPATO?” chiese con tono evidentemente irritato il Grande Capo.

“E’ un traditore, Signora. E’ stato colto a fraternizzare con il nemico per tutti questi secoli.” confessò serio Gabriele.

“E’ COSI’ AZIRAPHALE?”

L’angelo raccolse tutto il suo coraggio: “Sì, mia Signora. Ho passato questi 6000 anni di servizio lavorando per il bene dei popoli, cercando di contrastare i suoi poteri, ma in lui ho trovato in realtà un alleato gentile e spesso buono. Del mio nemico ne ho fatto un amico e… lo amo, mia Signora. Io vi sono sempre stato fedele, anima e corpo, la luce che mi donate ogni giorno la sento come il primo brillare in me, ma… lo amo. E se dovete punirmi, sono pronto. Ma vi prego, non fategli del male. La colpa è solo mia.”

SO CHE SARESTI STATO DIVERSO, DAL GIORNO CHE TI HO CREATO. NELLA TUA MENTE ED ANIMA C’E’ ANCORA LA STESSA PUREZZA DEL PRIMO GIORNO. IN TE NON C’E’ CORRUZIONE. MA SE VERRA’ INTACCATA DALLA VICINANZA DEL DEMONE, SAI COSA TI ATTENDE.”

“Sì, lo so.” annuì risoluto Aziraphale.

L’AMORE E’ AMORE IN OGNI SUA FORMA. SE UN ANGELO E UN DEMONE POSSONO GUIDARE L’UMANITA’ ATTRAVERSO LE PEGGIORI CALAMITA’, IO VI DO LA MIA BENEDIZIONE.”

“Cosa?” chiese Gabriele sconcertato.

“Cosa?” mormorò Michele stupefatto.

“COSA?” quasi si strozzò con la propria saliva Crowley, ricordando un Dio molto meno comprensivo ai suoi tempi.

“Ti ringrazio, mia Signora.” s’inchinò dolcemente Aziraphale, regalando il più luminoso dei suoi sorrisi.

ADAM YOUNG, E’ GIUNTO IL MOMENTO DI UNA SCELTA.” tuonò infine.

“Rinuncio ai miei poteri. Sono stanco di queste cose bibliche.” disse il ragazzino, totalmente scoraggiato da quella scena appena vissuta.

MOLTO BENE.”

La luce si fece accecante, tanto che tutti dovettero chiudere gli occhi, travolti da un coro di voci celesti ed infine tutto tornò come prima.

Gli Arcangeli, sconvolti, raccolsero le loro cose. Gabriele si avvicinò ad Aziraphale e con quel suo sorriso agghiacciante gli lisciò i vestiti: “Ecco come nuovo. Prenditi una vacanza, ne hai bisogno.” ridacchiò teso dandogli una pacca sulla spalla. Con un soffio di vento scomparvero, lasciando i restanti a bocca aperta.

“Ce l’abbiamo fatta… ce l’abbiamo fatta!” esultò euforico l’angelo, saltando al collo di Crowley che sinceramente, non aveva capito molto.

“Io...uhm… sì.” rispose, scambiando sconvolto l’abbraccio.

“Bene.” s’intromise Adam, schiarendosi la voce: “Sono contento che siate vivi… e Aziraphale?”

“Sì, caro?”

“Il libro che mi hai dato… era davvero noioso… però mi è servito.” annuì: “Posso tenerlo?”

“Certo caro, è tuo.” sorrise gentilmente l’angelo.

“Beh, ora è meglio che vada a casa. Ciao.” e così dicendo prese lo zaino e se ne andò.

“Dovrai ammettere però…” iniziò Crowley fissando il ragazzo: “Che è parecchio inquietante per avere 12 anni…”

“Non ha più importanza…” sorrise l’angelo, che andò a sfiorare la punta del naso di Crowley con la propria: “Ora siamo liberi. E’ finita!”

Crowley lo guardò per alcuni istanti, gli occhi gialli spalancati ed infine scoppiò a ridere: “Cazzo sì, è finita! Ma… Aziraphale?”

L’angelo lo guardò con un sorriso smagliante: “Dimmi.”

“Che libro avevi dato al ragazzo?”

“Jane Eyre.”

“Tu hai dato ad un ragazzino di 12 anni, Jane Eyre?!” chiese arricciando il naso il demone.

“E’ un libro meraviglioso.” lo fulminò con lo sguardo “E credo che gli abbia fatto capire che non possiamo pensare di tenere i piedi in due scarpe, perché prima o poi il destino ci punisce.”

Crowley alzò un sopracciglio: “Quindi mi stai dicendo che ora è tutto merito tuo?”

“Ovviamente. Il bene prevarica sempre sul male.” disse con quel suo tono leggermente snob da checca del sud.

Il demone sbuffò, omettendo che forse il merito della scelta di Adam era più opera sua.

“Come vuoi…” disse soltanto: “Ma andiamocene da questo posto infernale, sono stanco di vedere ragazzini… voglio tornare a Londra.”

“Stavo pensando… che dovremmo festeggiare. Posso offrirti il pranzo?”

“Mi stavo domandando quando me l’avresti chiesto.” sorrise prima di piegarsi in avanti a posare un lungo bacio su quelle labbra angeliche.

***

Un paio di giorni successivi alla fine della missione e dei loro tormenti, un angelo ed un demone sorseggiavano allegramente vino italiano all’imbrunire della sera, comodamente seduti su un divano leggermente scolorito e sfondato, ma che sapeva essere incredibilmente soffice ed accogliente.

I calici si alzarono in aria un ultima volta, mentre i due si sorrisero complici: “A noi due.” disse il demone.

“A noi due.” rispose l’angelo con un filo di emozione nella voce.

Dopo che i due bicchieri tintinnarono brillantemente, le loro labbra si cercarono per sigillare l’ennesimo bacio.
 

“Sai…” iniziò Aziraphale, sistemandosi tra lo spazio che il braccio teso di Crowley poggiato sul sedile del divano aveva lasciato: “Credo che tu sia il demone meno demone dell’universo.”

Le labbra del fulvo tremarono in uno sbuffo, sonore: “Smettila… sono un demone molto molto pericoloso.”

“Ah sì? E cosa fai di così demoniaco in questo momento?” ridacchiò malizioso l’angelo.

“Beh...per cominciare” schioccò le dita “Ho appena risistemato tutti i tuoi libri in ordine alfabetico.” sorrise orgoglioso del suo misfatto.

L’angelo si rizzò seduto, con la bocca spalancata: “Non avrai osato-” alzò gli occhi verso la libreria più vicina e notò che invece l’aveva realmente fatto: “Tu!” si elevò posando il bicchiere di vino sul tavolo vicino: “Tu vecchio serpente! Come hai osato!” disperato l’angelo corse a controllare se davvero tutti gli scaffali erano ridotti in quel modo.

“Oh andiamo, è così divertente!”

“Anthony J. Crowley.” iniziò stizzito: “Non c’è nulla di divertente nel torturare la mia sanità mentale ed il mio duro lavoro.”

“Beh, hai l’eternità per abituarti a questo demoniaco vecchio serpente.” si elogiò, facendo un inchino, dopo aver finito l’intero bicchiere.

“Oh ma non temere, conosco i miei metodi per tenerlo a bada. Credo che abbia bisogno di un educazione. Dopo tutto… è un serpente. Deve essere addomesticato.” proferì Aziraphale con ormai una colonna di libri in mano.

“Ed in che modo, sentiamo…” incriociò le braccia al petto, allargando le lunghe gambe per mettersi più comodo.

“Beh, come suo amante, avrò modo di approfondire la faccenda.”

“Uh, mi piace questa svolta.”

“Ma solo se quel vecchio serpente rimette tutto come prima. Altrimenti non gli rivolgerò più la parola.” disse imbronciato, con tono leggermente offeso.

Un altro sbuffo, non riusciva a sopportare quando l’angelo gli metteva il broncio, era più forte di lui.

Uno schiocco echeggiò in tutta la stanza, donando ad Aziraphale un luminoso sorriso che si schiuse con un delicato: “Grazie, caro.”

“Sappi che non funzionerà per sempre questa scusa del non parlarmi. Ora…” si avvicinò languido il demone: “Fossi in te, metterei via quei bei libri e verrei a farmi un bel giretto al piano di sopra. Ho una sorpresa per te.”

“U-una sorpresa?” si illuminò d’emozione l’angelo.

Crowley gli rispose con un occhiolino, salendo dinoccolato le scale in attesa del compagno che lo seguì fino alla piccola terrazza della libreria che dava su un meraviglioso cielo stellato.

“Oh Crowley, ma è magnifico!”

“Vieni qui…” gli porse la propria mano, che l’altro accolse delicatamente.

Crowley andò a posizionarsi alle sue spalle, cingendo con entrambe le braccia l’addome dell’angelo.

“Vedi lassù, da qualche parte, c’è una stella che porta il tuo nome adesso.”

“C-cosa?”

“Sì...beeeh… è stata appena creata, ci vorrà qualche mese prima che la scoprano… ma il suo nome è Aziraphale.”

Gli occhi dell’angelo si fecero lucidi e dovette girarsi in quella stretta per poterlo guardare nelle iridi dorate, mentre con i palmi cingeva il viso magro: “Oh Crowley… questo… questo è il più bel regalo del mondo! Grazie, non so che dire…”

“Allora…” sussurrò il fulvo sulle sue labbra “Non dire niente.”

E tutto quello che accadde dopo, furono baci e tenere promesse tra un angelo non troppo efficiente ed un demone non troppo malvagio.

 

EPILOGO

 

I due supplenti di letteratura e scienze erano scomparsi nel nulla da un giorno all’altro, portando la Preside della scuola di Tadfield al limite dell’esaurimento nervoso.
Tutto ciò che avevano lasciato era biglietto con su scritto:

 

Il Professor Fell e il Professor Crowley le porgono i migliori auguri, dimettendosi dal servizio.
Questi ragazzi sono meravigliosi, hanno solo bisogno di essere ascoltati.
Le auguriamo il meglio.

Az. Fell e A.J.C

PS: Smettetela di far sezionare le rane o ci vedremo all’inferno.
 

Fine
 


Nota dell'autrice: eccoci giunti alla fine! Spero che questa storia vi sia piaciuta e se vi va di lasciare un piccolo commento siete i benvenuti/e. Non vedo l'ora di vedere la nuova stagione!
Grazie a tutti/e coloro che l'hanno letta.
A-

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