The Chronicles of Black Swan Vol. I

di Chiarazzz95
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 16 ***
Capitolo 17: *** Capitolo 17 ***
Capitolo 18: *** Capitolo 18 ***
Capitolo 19: *** Capitolo 19 ***
Capitolo 20: *** Capitolo 20 ***
Capitolo 21: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***



La principessa.
 

"E' qualcosa da cui non puoi scappare Il mare. Ma soprattutto: il mare chiama. Non smette mai e ti entra dentro, ce l'hai addosso perché è te che vuole. Puoi anche far finta di niente, ma non serve. Continuerà a chiamarti senza spiegare nulla, senza dirti dove. Ci sarà sempre un mare che ti chiamerà a sé."

-Alessandro Barrico-

 

L'amaro e rarefatto odore dei vicoli bui non era per nulla paragonabile a quello dei corridoi del castello. Quelli sapevano di pulito, sapone e gelsomini, quelli che puntualmente ogni settimana venivano sostituiti con altri freschi e bianchi dalla servitù, che si occupava ogni singolo centimetro della sua gabbia dorata.

Lei in realtà l'aveva sempre odiato quell'odore.

Troppo regale, le ricordava che era in trappola. Una semplice pedina da muovere e vestire a piacimento del padre.
Santarellina nella sua verginità imposta, lei che non poteva nemmeno parlare con un ragazzo se non in un futuro prossimo, quando il Re avrebbe deciso a chi donarla come la sua giumenta preferita.

E quel giorno orribile, era arrivato.

Girò per un altro vicolo imboccando una strada stretta e umida.
Il leggero suono della musica ovattata iniziava a farsi sentire perfino da lì.

Anche quello era diverso.

Il cinguettio signorile e la musica dei violini non aveva nulla a che fare con quella caciara burbera e le risate, in sottofondo l'allegro motivetto suonato a ritmo da una fisarmonica.
Rebeca si tirò su il cappuccio, coprendosi per bene i lunghi capelli biondi stretti in una treccia appositamente fatta da lei per la serata. Se l'avessero vista le sue inservienti, le avrebbero fatto una bella ramanzina per aver trattato così la sua adorabile chioma, che ogni mattina lisciavano con la spazzola in madreperla.
Le tiravano i nodi senza alcun remore, le acconciavano i capelli a loro piacimento, come se si stessero dilettando con una bambola di pezza.

«È ora di colazione, signorina»
«In dentro la pancia, signorina»
«Le ho sostituito i gelsomini nel vaso in camera, signorina»

«Bruciateli quei maledetti fiori» Sputò, aumentando il passo verso l'edificio che si apprestava a raggiungere.

In realtà sperava che l'intero castello prendesse in fiamme in sua assenza. Lei non voleva essere una principessa, non l'aveva chiesto a nessuno e nessuno l'aveva chiesto a lei.
Da piccola le era parso diverso.
Ogni mattina si alzava e scrutava l'orizzonte del mare dal balcone della sua camera. L'odore di salsedine invece, era la sua più totale perdizione. Il frizzante frusciare delle onde e il calore del sole che ammantava il regno. Si accontentava di quello: guardare un' infinita distesa d'acqua e ringraziare il cielo di essere nata con una tale fortuna da poter contemplare ogni giorno.

Poi però aveva iniziato a voler di più con il crescere.
La sola vista non le bastava, aveva cominciato a chiedersi come fosse al di là di quell'oceano, oltre i confini che le era impedito di scoprire e vedere.

«Sei una principessa, non puoi imbarcarti sul vascello regale»

«Dovrai regnare qui con il tuo sposo, cosa ti interessa sapere del resto?»

Le aveva detto suo padre con disgusto in voce.

«Tutto» pensò in risposta, e l'unica cosa che le rimase da fare da quel giorno, fu quella chiudersi nella biblioteca Reale e leggere per filo e per segno ogni libro che parlasse d'altro.

Con il tempo si era appassionata alla lettura. Divorava storie, tomi e romanzi d'amore che le capitavano a tiro. Impazzendo per quell'amore, che forse lei, non avrebbe mai e poi mai conosciuto e di sicuro, non finché sarebbe stata alla mercé del padre. Solo un finto matrimonio combinato con qualcuno che odiava le era stato concesso e questo era inaccettabile.

Si fermò non appena la luce del lampione al di fuori del locale le illuminò i vestiti. Nessuno l'avrebbe riconosciuta così mal messa, con una tunica bianca sgualcita a coprirle le forme e il cappuccio a velarle il viso dalla carnagione chiara. Alcuni uomini ubriachi sbiascicavano qualcosa a lei apparentemente sconosciuto e non le diedero peso, troppo interessati ai loro bicchieri stracolmi di birra frizzante. Dalla vetrata del locale filtrava una pesante luce rossa e la calca di gente all'interno sembrava coinvolta nel ballare e brindare ferocemente.
Se suo padre l'avesse vista in un posto simile nel cuore della notte, sicuramente l'avrebbe lapidata l'indomani con le sue stesse mani.

Spinse la porta facendo attenzione a non colpire nessun ubriacone al di là della soglia, non voleva di certo far scoppiare una rissa e ritrovarsi con un occhio nero, o la cipria non sarebbe bastata a coprire la sua scappatella serale.

Era la prima volta che disubbidiva agli ordini del Re e mai si era sentita così elettrizzata. Proprio per caso si era diretta nel posto di cui aveva sentito tanto parlare dalla servitù:

«uno dei locali più caotici e divertenti della città»

Così l'avevano etichettato, e Rebeca ovviamente voleva e doveva verificare con i suoi stessi occhi. Difatti era l'unico luogo strettamente proibito che le rimaneva più comodo da scoprire. Non si poteva di certo addentrare nei sette mari da sola, così di punto in bianco, e quella piccola scappatella le parve perfetta per una ripicca al padre.
Doveva esserle grato di aver pensato in piccolo.

La musica aumentò al solo entrare. Un forte odore di tabacco, alcol e oppio le pizzicò le narici, ma stranamente non le diede per nulla fastidio.
Un enorme balcone si presentava dall'altro capo della stanza, dove barriste a dir poco svestite rifilavano ai clienti alcolici e smancerie. La gente intorno a lei sembrava divertirsi parecchio.

Rebeca iniziava ad avere caldo lì dentro, non tanto per l'atmosfera, piuttosto per l'afa, la calca e il fumo intenso degli oppiacei che annebbiava la sala. Fece qualche passo, schivando alla perfezione chiunque si mettesse sulla sua strada. Alcuni erano incuriositi da lei, un estranea sospetta e incappucciata che irrompeva nella loro bolla di quotidianità, ma perdevano l'interesse quasi subito non appena avventi ragazze richiamavano la loro attenzione. Dopo averlo adocchiato, si sedette su uno sgabello libero, leggermente scossa per quella nuova realtà a cui non aveva mai partecipato. Cominciava ad avere dubbi anche sul perché fosse finita lì, ma al contempo la sua curiosità e l'idea di star rompendo le regole la eccitava troppo per farla andar via a gambe levate.

«Cosa ti porto dolcezza?» Una voce smielata e calda le arrivò alle orecchie, e dovette far più attenzione nel rendersi conto che la cameriera ce l'aveva proprio con lei. Una bellissima ragazza dai capelli neri e mossi come le onde del mare, lasciati liberi sulle spalle scoperte. Rebeca puntò le pupille sulla provocante scollatura impossibile da non notare, e sul neo del seno altrettanto visibile, fino a tornare agli occhi di lei, azzurri come il cielo più limpido che avesse mai visto. La donna sembrò sorpresa quando si rese conto di star parlando con una giovane ragazza nascosta sotto un mantello, ma scrutandola meglio le sorrise e Rebeca dovette tirare leggermente il lembo del suo cappuccio per non farsi vedere bene in volto.

«Allora ragazzina? Qui non ci si viene a divertire a sbafo, o si consuma o la porta è quella»

Si irrigidì a quel tono sferzante che con lei non era mai stato usato. E si chiese come avrebbe reagito al contempo quella donna se avesse minimamente saputo di star parlando alla sua futura regina. Cosa di cui poi, a lei, in realtà non fregava un fico secco.

«Mi porti un bicchier d'acqua» Rispose solamente, evitando lo sguardo incuriosito della donna.
Il sopracciglio le salì quasi fino alla fronte con sospetto, e Rebeca la guardò con la coda dell'occhio finché non scoppiò in una fragorosa risata.
«Una novellina di buone maniere» la prese in giro. «Non serviamo acqua qui dolcezza, hai minimamente idea di dove ti trovi?»
Rebeca si guardò meglio attorno: uomini, anziani e giovani festeggiavano chissà cosa, mentre le ballerine vestite di corti abiti e scollature da capogiro flirtavano con i clienti imbevuti di Rum.
Alcune li abbracciavano e chiacchieravano lascivamente, altre salivano al piano di sopra portandoli in chissà quale luogo di perdizione.

Sbiancò.

«Esatto ragazzina, questo è un bordello. Per l'esattezza il Sirène, il posto di perdizione più gettonato della capitale. Non credo tu debba essere qui»

Rebeca non credeva alle sue orecchie, proprio come aveva letto in alcuni libri a lei sconsigliati, quella era una casa del piacere, e lei ci era finita dentro con tutti i suoi connotati da vergine.
Un occasione d'oro le era balenata in testa all'istante.
«Rum» Disse all'improvviso interrompendo il civettare della donna. «Portami del rum allora, ho un'improvvisa voglia di festeggiare» La barista la guardò per un attimo, finché con un alzata di spalle non fece schioccare i tacchi sul pavimento in modo da darle ciò che voleva e raccattare la prima bottiglia che le era capitata a tiro. Fece scorrere un pesante bicchierino in vetro sul bancone di legno e stappò il tappo di sughero con i denti, versandole una dose abbondante.

«Fanno tre scellini, hai per pagare, si?»
Rebeca tirò fuori da sotto la tunica un pesante borsello, stando ben attenta a non far vedere quanto in realtà fosse stracolmo, e appoggiò le monete richieste sul legno. La ragazza se ne andò con i soldi, lasciandola da sola con il suo bicchiere. Non aveva mai provato a bere qualcosa di così forte che non fosse vino raccattato di nascosto dalle cucine e assaggiato per curiosità. Dovette ammettere, che quella volta le era anche piaciuto. Non poté dire lo stesso di quel liquido ambrato, che appena lo ingerì, le bruciò la gola facendola anche tossire malamente. Si nascose dietro la manica, cercando di ingoiare quella brodaglia senza dare troppo nell'occhio, non era quello il modo migliore per celare la sua inesperienza.

«Quindi la mia scappatella mi ha portata dritta dritta in un bordello?»

Ghignò, ridendo per la situazione in cui si era cacciata. Rebeca sapeva perfettamente cos'era il sesso, ne aveva letti parecchi di romanzi osé e origliava spesso i pettegolezzi della servitù, specialmente quelli piccanti. Peccato che, ogni qual volta la beccassero, gli inservienti imbarazzati, diventavano muti come pesci e cambiavano argomento.

Come se non sapesse della dolce Ornella, sempre impeccabile e pura tranne che per il giovane stalliere Corner, o della cuoca Ginevra, che si scambiava occhiate di fuoco con una delle guardie reali di cui le sfuggiva il nome. Pensavano veramente che fosse così ingenua?

Beh in un certo senso non aveva mai avuto esperienze, nessuno si avvicinava a lei anche solo per paura di fare un torto al Re e finire alla gogna, ma si era ben informata di sua spontanea volontà, e nessuno le impediva di sperimentare quando rimaneva da sola in camera. Aveva pur sempre i suoi ventidue anni adesso, e la sessualità era qualcosa che andava scoperta man a mano, tremava al solo pensiero di doverla condividere con un bastardo nobile, che di li a poco, sarebbe diventato suo marito solo per salire al trono.

Se pensava di averla pura e intatta si sbagliava di grosso.

Quello era un altro torto che avrebbe volentieri fatto al padre. Avrebbe rischiato, tanto. La verginità era qualcosa di essenziale importanza per una principessa obbligata a perderla solo per mano di un futuro sposo approfittatore. Forse il Rum stava iniziando a fare effetto, o forse era merito degli oppiacei che passivamente le avevano fatto galleggiare i pensieri.

Fatto sta, che Rebeca non era una giumenta obbediente e non lo sarebbe mai stata.

Si scoprì il capo, sciolse la lunga treccia che le arrivava fino al sedere e la strigò con le dita lasciando cadere a terra il mantello. Il corpetto elegante poteva anche andar bene, ma la gonna troppo lunga non le serviva ad alcun ché, per questo la arrotolò sotto la veste accorciandola quel tanto per scoprire le gambe avvolte dalle calze bianche. Le accavallò bevendo un altro sorsetto di liquore e non si sorprese nel ricevere un immediata compagnia.

Un uomo le si era affiancato chiedendo al cameriera un giro di bevute per entrambi, ma Rebeca aveva fatto male i suoi conti perché non era proprio quello che andava cercando.

«Ciao piccoletta, che ci fai qui tutta sola?» Sbiascicò l'uomo con voce impastata.
Puzzava tremendamente di alcol e aveva si e no una quarantina d'anni in più di lei, non era schizzinosa, ma il viscido sguardo di lui le era bastato per farle capire che non fosse quello giusto. «Grazie, ma ho già bevuto abbastanza» Rispose, passandogli educatamente il bicchiere che le era stato servito.

L'uomo storse l'angolo delle labbra in disappunto, mostrandole i denti marci.

«Sei nuova? Non si trattano così i clienti affezionati specialmente quando sono disposti a pagare un sacco di soldi» Insinuò, indicandole con un cenno del capo il tariffario appeso dietro il bancone.
Rebeca lo guardò, rabbrividendo per quanto poco in realtà le prostitute di quel posto erano disposte a vendere il proprio corpo. Poi alzò le spalle, lei non era nessuno per giudicare quando era disposta a farlo solo per disubbidire agli ordini della corte e macchiare di vergogna il padre.
Sentì un leggero spostamento d'aria, e nella calca qualcuno le si sedette di fianco per ordinare qualcosa da bere.

«No messere, semplicemente sono già occupata» Colse la palla la balzo, facendo intendere al tipo che avesse un impegno con lo sconosciuto incappucciato che le si era seduto di fianco, ignaro ovviamente di tutto.

Il viscido spostò di poco il busto per guardare alle spalle di lei, prima di tornare a fissarla. «Sono disposto a pagare di più, un bel visino come il tuo merita un prezzo maggiorato» Insistette afferrandole le guance con le dita luride. Rebeca strinse i denti, rischiando di spaccarseli ma sfilò via dalla sua presa. «Ho detto di no, sei sordo?!» Rispose stizzita, sperando di aver sottolineato per bene il fatto di non essere interessata.
Spacciarsi per una prostituta non era stata poi una così sfavillante idea.

Fece per andarsene ma l'uomo l'afferrò per i lunghi capelli tirandosela contro.

«Ehi puttanella! Come ti permetti di rispondermi in questo modo?!» Ringhiò, innescandole un coniato di vomito per l'alito pessimo.
«Lasciami schifoso!» doveva aspettarselo, in fin dei conti se l'era cercata, e adesso non poteva che finire nel peggiore dei modi: uno schiaffo in piena faccia la costrinse a piegare il capo. Nessuno in sala se ne curò, ovviamente abituati a quei comportamenti rudi.
Gli occhi di Rebeca si infiammarono per le lacrime causate dal dolore, ma soprattutto dalla rabbia. Era impotente rispetto a quell'armadio dal cervello offuscato dall'alcol e l'unica cosa che poté fare, fu quella di divincolarsi da quella stretta salda che non sembrava volerla lasciare andare.

«La signorina ha già specificato che sta con me, e detto mi pare, che non gradisce la tua compagnia»

Si sorprese nel sentire una voce peculiare dallo stravagante accento provenire dallo sconosciuto dietro lei, che ancora con il cappuccio, si stava tranquillamente bevendo il suo Rum.
Si fermarono entrambi ad osservarlo, o meglio, lei riuscì solamente a vedere i numerosi anelli a fasciargli le dita magre e l'indice tinto dallo smalto nero. Metteva una certa inquietudine senza nemmeno aver bisogno di lanciargli uno sguardo, mentre continuava a far roteare il liquido bruno nel bicchiere.

«Fatti i cazzi tuoi, non ho chiesto il tuo parere, coglione» Masticò il viscido battendo la mano sul bancone e stringendo la presa a sangue sulle sue ciocche.
Rebeca gemette per il dolore «Lasciami!» Gridò, calciandogli lo stinco, per un attimo pensò veramente di avergli fatto male quando l'uomo lasciò effettivamente la presa guaendo. Si rese conto tuttavia, che la causa di quell'atroce urlo che ne seguì, fu causato dal coltellaccio dello sconosciuto: La lama gli aveva perforato la carne, trapassato il palmo e inchiodato l'arto al legno del bancone dove era appoggiato.
L'incappucciato si era mosso talmente tanto veloce che non era riuscita a
vederlo e con destrezza aveva pugnalato la mano del viscido che gli era a portata.

«Penso che tu non abbia afferrato bene le mie parole, forse mi sono spiegato male o la confusione ha offuscato la mia voce, quindi te lo ripeto. Lasciala. andare.»

Le iridi nocciola di Rebeca si sgranarono quando lo straniero si scoprì il volto.
Non si aspettava di vedere un ragazzo di etnia diversa, dai neri e freddi occhi dal taglio a mandorla e i capelli corvini, rasati sui lati e più lunghi sopra. Le labbra erano rosa, dal ghigno saccente stampato sopra, le orecchie cariche di piercing e orecchini in pendant con le collane oro e argento ad appesantire il collo.
Era fottutamente bello, particolare e..spaventoso al contempo. Non sembrava amichevole, tantomeno un bravo ragazzo, fatto sta che l'aveva aiutata in qualche modo... anche se brusco.

Il viscido come lei, rimase di stucco, sicuramente non per la sua bellezza o per la perdita ingente di sangue dalla mano, ma perché aveva intravisto sul polso scoperto e abbronzato un tatuaggio raffigurante due trapezi posizionati verticalmente e paralleli l'un l'altro. Fece due calcoli mentali: Il particolare disegno, i tratti asiatici, il solo indice della mano sinistra tinto di nero, Il settimo dito a partire da destra

«Tu sei..sei il uno della flotta del Cigno Nero, Jeon Jungkook!» Disse, facendo qualche passo indietro. Era spaventato molto più di prima ed ora il dolore della mano sembrava scomparso a quella scoperta.
Rebeca d'altro canto, rimase a bocca aperta, quasi spalancata.
Conosceva i Cigni neri o meglio, la loro nomea li precedeva. Una flotta coreana di pirati folli, sconsideratamente pericolosi per chiunque gli desse rogne, tutto pensava fuorché le capitasse un incontro simile.

«Allora hai ancora qualche rotella che gira in quella tua testa di cazzo. Sparisci adesso!»

Il viscido senza farselo ripetere due volte si sfilò il coltellaccio dalla mano e Rebeca pensò per un attimo che lo avrebbe usato per difendersi, ma quando lo lasciò cadere sul bancone e scappò via, dovette rimangiarsi i pensieri.
Quel codardo si era dato alla fuga.

Accennò un sorrisetto soddisfatto, che sfumò non appena si ricordò con chi adesso avesse effettivamente a che fare. «Grazie per avermi salvato» Disse nervosamente.

Jungkook per sua sorpresa tornò con lo sguardo annoiato al suo Rum.
«La prossima volta che immischi qualcuno nei tuoi problemi, assicurati almeno che non possa dartene altri» La riprese, scoppiando l'intero contenuto del bicchiere tutto in sorso. Si pulí la bocca con la manica della giacca e sbatté il bicchierino ormai vuoto sul bancone.
«Adesso..come può una prostituta ripagarsi del suo debito?» Domandò, mostrandole i denti bianchi in un ghigno.
Rebeca lo guardò bene: Era di bell'aspetto, pericoloso, le aveva salvato la pelle e soprattutto era il peggior nemico del regno e l'ultimo uomo con cui suo padre l'avrebbe voluta. Si leccò le labbra rosa, rispondendo al sorrisetto con uno tutto suo, quello che le venne meglio da interpretare.

«Con quello che sa fare meglio, messere»

°°°

🏴‍☠️Angolo autrice:

Eccoci qui, con il primo capitolo della mia storia piratesca!!🌴
Che dire, questa è una piccola introduzione ai personaggi: della principessina ribelle Rebeca, e del pirata poco raccomandabile Jungkook.
Sembrerà un cliché, ma vi ricrederete con il passare del tempo che non è così.
Qui non si scrivono storie scontate e telefonate, ma solo puro e sano trash misto a spicy e una forte dose romanticismo e colpi di scena. Caricherò anche i capitoli con scene abbastanza forti, sia di violenza che sesso, quindi fate attenzione a quello che andrete a leggere🔥
Ormai chi mi conosce saprà che è un marchio tutto mio. Non scandalizzatevi per imprecazioni o dettagli ben messi in evidenza per favore, stiamo parlando di pirati e non certo del principe azzurro. Aggiungo che ci saranno anche scene comiche per strapparci qualche sorriso e vedrete che, mano a mano, alla fine vi affezionerete alla scellerata ciurma del Cigno Nero tanto quanto me.

Bene!Ci vediamo al prossimo capitolo, che come ho scritto nella prefazione, uscirà ogni martedì💪🏻
Mi raccomando commentate e fatemi sapere cosa ne pensate!!

Vi si ama, ciurma!🖤😭

ChiarazZz 💜

 

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Il pirata.

"Il sole dell'alba è sempre una promessa. Quello del mezzogiorno, implacabile, ci giudica. E quello del tramonto, irrimediabilmente ci ha già condannato"

-Lorenzo Olivan-

Era sicura di star facendo una cazzata, ma in fin dei conti, chi era lei per tirarsi indietro proprio ora?

Se chiunque fosse a gestire quel posto l'avesse beccata, o se Jungkook l'avesse scoperta, sarebbero stati guai seri.
Tuttavia sarebbe comunque morta, no?

Lo aveva accompagnato nelle stanze di sopra, fingendosi per bene per quello che non era, ed aveva continuato a mentire spudoratamente.
Ringraziò il cielo, che nessuno parve interessato a quella sconosciuta che si avventurava nei corridoi in cerca di una camera libera. Alla prima occasione in cui ne aveva adocchiata una, Rebeca ci si era fiondata dentro come un uragano portando il pirata con sé. Era stata talmente brava a interpretare quella parte e calmare il tremore, che Jungkook non aveva sospettato di nulla.

Si chiuse la porta alle spalle, tirando un sospiro di sollievo quando si accertò di essere al sicuro una volta inchiavata la serratura.
Si pentì però, di non aver ripreso di nuovo abbastanza ossigeno quando si ritrovò le labbra del pirata sulle sue senza esitazione.

Rebeca sgranò le iridi nocciola colta alla sprovvista, rimanendo incollata alla porta dove il ragazzo l'aveva inchiodata con il suo corpo. Le schiuse le labbra avventurandosi nella bocca di lei con la lingua, ricoprendole la pelle di piccoli brividi impercettibili.
Era il suo primo bacio, e a dirla tutta, non fu per nulla casto.
Quel finto ruolo che si era imposta prevedeva una conseguenza simile, e lei non poteva di certo farsi scoprire per mancanza di esperienza.

Presa coscienza gli artigliò le braccia, cercando di stare al suo passo e di farsi valere. Ma quasi svenne, quando il pirata le ringhiò in gola afferrandola per il sedere. Arrossì di colpo, perché mai era stata toccata così, violata nelle sue parti più intime da un uomo che le mani sapeva, a quanto pare, usarle bene.
Come poteva uno sconosciuto farle perdere la ragione in quel modo? Come il sapore di alcol e fumo, poteva piacerle tanto da farle contorcere lo stomaco?

Aveva paura si, ma allo stesso tempo si sentì tremendamente sgombra da ogni obbligo, e sarcasticamente pensò che quel minimo senso di libertà glielo stesse donando proprio un criminale.

«Come ti chiami?»

Quando si staccò da lei per porgerle quella domanda, Rebeca passò qualche minuto buono a schiarire i pensieri. Lo fissò negli occhi, scontrandosi con le pupille nere del ragazzo liquide di piacere.

Ma lei non era una sciocca.

«Sofia, mi chiamo Sofia» Mentì.

«Hai mai baciato qualcuno..Sofia?Non fraintendermi, ma la tua inesperienza è lampante»

Rebeca avvampò, il sopracciglio le tremò leggermente per il nervoso : dettaglio che non sfuggì all'occhio attento del pirata.

«In realtà no, sono una novellina signore. Oggi è il mio primo giorno di lavoro al Sirène» assunse un comportamento particolarmente loquace con quel ragazzo, che non le apparteneva.

Jungkook non né sembrò sorpreso, doveva aver fatto proprio una brutta impressione con quel bacio goffo tanto da averlo insospettito.

«Quindi hai intenzione di perdere la verginità con me? Con un pirata?» Domandò, alzando un sopracciglio con fare cuorioso.

Rebeca strinse la mascella, voltando il capo di lato offesa da quel commento maleducato.
«Quello che ho intenzione di perdere a lei non deve interessarle, sono qui per fare il mio lavoro» Rispose piccata.

«Bene allora»

Jungkook si allontanò, facendo ticchettare le suole degli stivali sul parquet della camera. Raggiunse il letto e si tolse la mantella che lo copriva sganciando il cinturone della bandoliera in pelle che indossava sopra.
Rebeca sbiancò, quando Jungkook lasciò cadere a terra le due pesanti pistole infilate nei passanti. Il pirata si sfilò gli stivali neri e si sedette sul letto, mentre con le dita, senza alcun pudore, iniziò a sbottonarsi la leggera camicia bianca che aveva indosso partendo ovviamente dal colletto già in parte aperto.
Si fermò bruscamente e alzò gli occhi su di lei, come se avesse appena avuto un idea in mente. La principessa deglutì nel ricevere quello sguardo di fuoco al di sotto della sua chioma nera scompigliata.

«Vieni qua» Disse con voce calda, cercando di metterla a proprio agio. Lei anche se tentennante, obbedì accorciando le distanze tra loro.

«Ho un'idea migliore novellina, perché non lo fai te?» Propose, indicandole con l'indice il lavoro che aveva cominciato per metà.

«Perché dovrei?Stavi andando alla grande»

«Perché è un ottimo modo per rompere il ghiaccio non credi? Come pensi che io possa toccarti, spogliarti e farti urlare in queste lenzuola, se tu non sei in grado nemmeno di aprirmi una maledetta camicia?»

Il ragionamento di Jungkook non faceva una piega. Peccato però che lei quel tipo di cose cose, fino a qualche ora fa, non aveva minimamente pensato di farle.
Ma cosa le costava aprire una camicia? E quanto poteva essere difficile?
Si avvicinò di poco, con gli occhi fiammeggianti per la sfida appena lanciata: se pensava che fosse scappata così facilmente si sbagliava di grosso.

Si piegò appena con il busto, in modo da agganciare con le dita i bottoni della maglia di lui, rimanendo per qualche secondo stordita dall'odore di uomo sulla sua pelle.
Sapeva di sapone neutro, quello offerto per lavarti in quel genere di posti, prima di un incontro piccante. Doveva essersi fatto un bagno da poco, e i capelli ancora leggermente umidi ne erano la prova schiacciante. Nonostante ciò, il leggero odore di salsedine non l'aveva abbandonato.
All'ennesimo tentativo, il primo e il secondo bottone si sganciarono facilmente, ma al terzo iniziarono a tremarle le mani.

Jungkook intanto, comodamente seduto sul materasso, la guardava dall'alto. Rebeca poteva sentire perfettamente il peso di quegli occhi, il respiro pesante del ragazzo e il petto che man mano si scopriva a ogni suo successo. Mai avrebbe alzato lo sguardo, perché sapeva di non poter affrontare qualsiasi espressione il pirata avesse stampata in viso.
Evitò di soffermare gli occhi sulla pelle lavorata dei pettorali, sul ventre scolpito, l'ombelico e soprattutto su alcune cicatrici che sbucarono da sotto la stoffa. Iniziava ad avere caldo ed essere scomoda in quella posizione troppo ravvicinata a tutto quel ben di dio.

«Adesso toglila, segui i miei consigli » Le disse, afferrandole la mano per portarsela lentamente sulle spalle. Rebecca tastò sotto i polpastrelli la consistenza dura della pelle, che anche attraverso la stoffa, emanava un calore incredibile. Aprì de tutto l'indumento, sfilandolo piano dalle braccia di lui quando le alzò per agevolarle il lavoro. Jungkook a differenza sua non provava alcuna vergogna, né di rimanere a petto nudo davanti ad una sconosciuta, né di mostrarle ogni suo più piccola cicatrice. Tantomeno i tatuaggi, che sorprendentemente macchiavano metà pettorale destro, la spalla e tutto il braccio fino a quello che rappresentava la sua ciurma di appartenenza al polso.
Quel ragazzo era da strapparsi i capelli, al limite della perfezione per quel corpo abbronzato, lavorato allo scalpello.
Rimase con la camicia in mano, paralizzata alla sola presenza di quel petto nudo, con la consapevolezza scioccante che il pirata avesse ragione: se non era in grado di sostenere nemmeno una cosa simile,come pretendeva di andare oltre?

Sospirò per la sorpresa, non appena percepì la l'indice di lui carezzarle la guancia delicatamente per studiarla in ogni suo aspetto.

«Adesso la patta del pantaloni, Sofia» La ragazza prese letteralmente fuoco e le guance chiare le si colorarono di un rosso intenso con il pompare del sangue.
Abbassò lo sguardo sul cavallo di lui e con tutta la sua buona volontà si chinò appena, incatenando lo sguardo ai bottoncini delle braghe nere e non ad altro. Le sue stesse mani le parvero di burro, ma la tenacia la spingeva and andare avanti, diventò era ferrea.

«Sarai una perfetta sposina, devi solo obbedire agli ordini di tuo padre»

«Una regina non è nulla senza un suo Re, vostra grazia»

«Stai ancora cercando l'amore in quegli stupidi libri? L'amore non esiste sciocca di una figlia, te l'ha dimostrato tua madre»

La rabbia avvampò in lei, scorrendole nelle vene. Un padre che non l'aveva mai amata, un marito che l'attendeva al solo scopo di procreare figli, una madre che l'aveva abbandonata quando era solo una ragazzina, e forse la cosa che le faceva più male, forse era proprio quest'ultima.

«Tua madre è solo una poco di buono, una sgualdrina senza valore. Non voglio sentir parlare di lei mai più!»

L'aveva sgridata il padre in passato, e di lei Rebeca, non aveva trovato altro che un ritratto rovinato accatastato nello stanzino della biblioteca reale e un paio di orecchini di perla. Rebeca li portava ancora indosso.

Mosse le dita piano, aprendo i passanti a forza. Alzò il capo guardando Jungkook negli occhi a dimostrargli che aveva fatto un ottimo lavoro.
Lei era più di quello che pensavano gli altri, anzi lei in realtà, era meglio di tutti loro messi insieme.

Gli occhi le pizzicavano, il cuore le batteva come un forsennato nel petto. Sentiva in sé una gran voglia di piangere, tuttavia la mano che le sfiorò la pelle stringendole delicatamente una guancia la calmò.
La rabbia sparì, non appena il pirata posò delicatamente le labbra sulle sue in un tenero bacio inaspettato.

«Calmati, non devi farlo se non vuoi»

Rebeca doveva aver perso il lume della ragione, perché per la prima volta, il suo implacabile istinto ribelle si placò. E forse proprio perché per la prima volta, qualcuno le aveva dato la possibilità di scegliere.
Si sciolse come la neve sotto un sole splendente e talmente caldo da farle bollire il sangue in corpo, prese coscienza di sé ma senza pensare ad altro, si avventò sulle labbra di lui, chiudendo gli occhi e arpionando i folti capelli corvini del pirata con le dita.
Improvvisamente voleva assaggiare tutto di quel ragazzo, guastarsi ogni singola emozione che potesse darle, non era più questione di ripicche o altro, la sola essenza di Jungkook era diventata un'ancora di salvataggio.
Poteva sembrarle sciocco, anzi era sciocco perdere così il controllo con la prima persona che l'aveva trattata da tale, ma sinceramente, non le fregava assolutamente nulla.
Il petto le urlava di farlo, il cuore tamburellava come un matto a ritmo del suo flusso sanguineo e non appena Jungkook le morse le labbra, si lasciò trascinare via dalle onde di quel mare burrascoso e inghiottire dalla foga del ragazzo.
Jungkook la distese sul letto con un colpo di reni, passandole le mani sul corpetto color perla troppo stretto, che le mozzava il respiro. Doveva aver inteso quel fastidio,perché abilmente con le dita slacciò i fili che le imprigionavano la schiena. Una volta libera le tornò l'aria nei polmoni e quando il pirata lo sfilò del tutto, facendolo cadere sul pavimento, contrariamente alle sue aspettative, Rebeca non si coprì. Non ebbe il minimo imbarazzo proprio perché Jungkook non le diede motivo. Non si fermò a fissarla o sbavarle addosso, e di questo gli fu grata, ma si fiondò sul collo per morderle piano i punti sensibili.

Rebeca piegò il capo gemendo a quell'assalto e la schiena le si inarcò, quando con le dita ricoperte dai freddi anelli, il pirata le pizzicò i capezzoli facendoli indurire sotto i polpastrelli. Sentì la pelle del ventre di lui scaldare la sua, mentre con l'altra mano le slacciava la sottana e qualsiasi ostacolo si parasse tra loro. Nuovamente un leggero senso di nervosismo rischiò di bloccarla, quando Jungkook si alzò solo per potersi infinocchiare tra le sue gambe in modo da sfilarle il tessuto della sottana dalle caviglie.
Automaticamente chiuse le cosce contro la sua volontà.
Strano, perché in realtà ogni donna le avrebbe aperte a quella vista: Jungkook con i capelli scompigliati, in ginocchio e a petto nudo alla sua mercé.

Abbassò lo sguardo sul cavallo dei pantaloni del ragazzo, stretti, talmente stretti da far intravedere ogni singola curvatura del suo piacere. Senza timore le tolse le scarpe, appigliandosi con le dita all'estremità delle calze bianche.

«Hai un buon profumo Sofia, chissà se posso dire lo stesso del tuo sapore» Pronunciò con tono di fuoco, facendo bruciare anche i polpastrelli callossi sulle cosce lisce, mentre nell'abbassarle le calze, con parsimonia, le baciava tutta la pelle che scopriva nel percorso.
Rebeca deglutì, insoddisfatta nel non avergli svelato il vero nome, sarebbe stato fantastico sentirlo venir pronunciato da quella bocca vorace e in quel contesto.

Il pirata una volta completato il lavoro, fece una leggera pressione con le mani aprendole le gambe ancora sigillate e lei, di conseguenza, spostò gli occhi altrove per non guardarlo in faccia. Arrossì sul cuscino, anche se la curiosità la divorava.

«Devi guardare»

Le ordinò con tono imperativo, tanto che a conti fatti, l'idea di ascoltarlo per questa volta non le sembrò poi così tanto male.
Vide le labbra di jungkook danzare sulla sua pelle e ripercorrere la strada di poco prima nel senso inverso. I baci bollenti, lasciarono scie umide ovunque fino al linguine dove, ad un tratto, Rebeca sentì la lingua sostituirsi alle labbra.
Si ritrovò costretta ad afferrare il lenzuolo candido, sgualcendolo con le dita, quando la testa corvina del ragazzo finì proprio nel punto più intimo.
Piegò il capo all'indietro, rischiando di svenire al primo contatto dell'appendice umida di lui con il suo piacere. Ovviamente non era un esperta, non né sapeva nulla di certe cose, ma era sicura che Jungkook sapesse perfettamente usare quella linguaccia maledetta, perché le stava per far avere un infarto.
Le strinse le cosce con le dita, affondando sempre di più in lei e disegnando piccoli cerchi immaginari, che di volta in volta, si alternavano a lunghe e calde passate. In un gesto involontario si ritrovò costretta a strinse le gambe, e il pirata rise divertito interrompendo il suo lavoro di bocca solo per poterla spalancare meglio.

Le parve in tutti i sensi, di essere appena diventa il suo banchetto personale.
Rebeca tremò per il piacere, così puro e intenso da accartocciarle lo stomaco, ma non durò molto.

Difatti Jungkook senza avvertirla inserì un dito nella sua intimità eccitata e inaspettatamente una fitta intensa di dolore sovrastò il piacere della lussuria.
Si ritrovò a stringere i denti e scalciare, e per l'ennesima volta dovette ascoltare la voce roca del pirata che dal basso cercava di farla rimanere calma.

«Tranquilla passerà in fretta»

Come poteva non ascoltarlo?
COME?!

Specialmente quando aveva ragione.
Mano a mano che continuava a stuzzicarla con la lingua, il fastidio interno divenne meno intenso. E anche quando in un secondo affondo ne inserì un altro, il bruciore iniziale fu in pochi minuti sostituito da un viscerale piacere.

«Oh Dio!»Imprecò la ragazza, sentendo l'orgasmo risalire dal suo interno.

«Sono la persona più dissimile a Dio che tu conosca, dovresti chiamare me piuttosto» La prese in giro Jungkook fermandosi sul più bello per ripicca.
Rebeca imprecò nuovamente, gli avrebbe volentieri tirato un calcio se non solo non le avesse bloccato il piede tempestivamente, e se solo, non se lo fosse trovato completamente spalmato sopra l'attimo dopo.

«Solitamente non faccio lavori di bocca, specialmente con le prostitute» Le soffiò a un palmo dal naso. «Ma tu hai chiaramente detto che non di non avere esperienza, mi sembrava lecito dartela» Quella spocchiosità tutto ad tratto le stava facendo girare i connotati.

«Non è stato un granché, forse fare l'amore non è proprio il tuo forte» Mentì stizzita, sperando di farcelo rimanere almeno un po' male, o almeno quanto ci fosse rimasta lei.
Ma il suo piano miseramente fallì, perché Jungkook non era cieco tantomeno sordo, e aveva percepito perfettamente gli spasmi del suo corpo traditore, così come udito i suoi gemiti.

«Ascoltami ragazzina, il mio non era un insulto. Solitamente io scopo, non faccio l'amore o come dici te, e sinceramente non so nemmeno il perché mi sto trattenendo quando potevo sbatterti su quella porta anche a farti male» Le sussurrò nell'orecchio facendola congelare sul posto.

«Scommetto che ti piacerebbe parecchio sperimentare questo lato di me, ma sei ancora vergine, e se vuoi ritrovarti a camminare con le tue gambe domani, dovresti rilassarti e lasciarmi fare. Sempre se è quello che vuoi» Concluse, mandandola in confusione più totale.

A Rebeca fumava il cervello.
Quel pirata era rude, grezzo e anche sboccato, ma al contempo si stava comportando da vero cavaliere con una apparente prostituta, che nemmeno conosceva fino a qualche ora prima.
Le tornò in mente quello che le disse la sua nutrice un tempo; «Non tutti i diamanti hanno cinquantasette facce, eppure sono pur sempre diamanti.»

Rimase ammaliata da quello sguardo. Si vedeva lontano un miglio che Jungkook si stava trattenendo dal prenderla brutalmente in quella squallida camera di un bordello. Eppure non aveva mai alzato un dito di troppo su di lei, o perlomeno non nel senso spiacevole che intendeva, e le lasciava il libero arbitrio, come anche adesso, che aveva racchiuso in quella frase una richiesta sottintesa.

E Rebeca pensò nuovamente che fosse così ironico il fatto che stesse parlando di un pirata.

Chissà quante vite avevano strappato quelle mani apparentemente pulite che l'avevano toccata, e quante bocche aveva assaggiato quella lingua che l'aveva mandata fuori di testa. Pensò che non fosse necessariamente importante saperlo, non ora, che quelle mani erano impegnate con lei e che quelle labbra fossero a sua completa disposizione.

Decisa allungò il braccio, sfiorando con la punta delle dita la liscia e tonica schiena del ragazzo che, di conseguenza, le si inarcò contro.
«Puoi fare l'amore con me per stanotte, Jungkook?» Non riconobbe quella scintilla che si accese negli occhi di lui, pensò addirittura di aver osato troppo con la confidenza nell'averlo chiamarlo per nome in una situazione tanto intima.
Ma per sua sorpresa Jungkook non la strangolò tra le lenzuola, ponendo così fine alla sua breve e decisamente poco intensa -se non nelle ultime ore- ma la prese alla sprovvista con un bacio, dapprima dolce e casto, che passò oltre quando sentì il suo stesso sapore espandersi in bocca.
Rebeca si ritrovò pochi istanti dopo ad ansimare, mentre le assaggiava i seni nudi e le apriva delicatamente le gambe insinuandosi nel mezzo. Rimase con le ginocchia piegate, mentre il pirata si sistemava meglio, e piegò la testa per poterlo baciare sullo zigomo, scendendo fino alla mascella.

«Farà male» L'avvertì, prima di spingersi in lei con un secco colpo di reni.

Male? Male era una diminutivo. Faceva fottutamente male. Se non fosse stata ben educata adesso l'avrebbe preso a imprecazioni. Strinse i denti, soffocando un gemito di dolore lancinante a causa de bruciore. Qualcosa le si ruppe dentro ma non si trattava di nulla che riguardasse la dignità o cose simili, quella in realtà adesso la sentiva ancora più sua, ma qualcosa di prettamente fisico che andò a macchiare le candide lenzuola.

Il moro non si mosse, rimase teso e immobile come una statua, con i nervi del collo tesi e i muscoli del corpo completamente tirati. Le stava dando il tempo di abituarsi a quella nuova intrusione.

«Farà male si, ma tra poco ricordati di urlare per bene il mio nome» E senza che Rebeca potesse rispondere, uscì da lei solo per rientrare ancora una seconda volta, ancora più giù, ancora più affondo.
A quel secondo doloroso colpo, dalla gola di Jungkook uscì un gutturale gemito che le solleticò le orecchie, ma lei dovette afferrargli i bicipiti dove affondò le unghie per trasmettergli un po' della sua sofferenza.

«Sei così fottutamente stretta» imprecò il moro, uscendo e rientrando ancora una volta, e la ragazza si sorprese nello scoprire che in realtà, fino ad ora, aveva inglobato solo parte di quell'erezione.
Jungkook si fece più spazio in lei e si sistemò meglio, appoggiandosi sul gomito per non pesarle addosso, mentre con l'altro braccio si agganciò alla spalliera in ottone del letto. Rebeca se lo trovò in bella vista, con i capelli ancora arruffati, il petto abbronzato e un insana voglia stampata in faccia. Gli afferrò con la mano il retro del collo mascolino, incastrando le dita tra i capelli della cervice leggermente umidi per il sudore che iniziava ad impregnarli la pelle a causa del caldo asfissiante, e con un cenno del capo lo spronò ad andare avanti.
Il pirata piegò il capo, lasciandosi domare da quella mano che gli stringeva le ciocche, mentre con altri numerosi colpi di bacino iniziò a dettare il suo gioco. Bastò poco, per trasformare i gemiti di dolore in piacere, che mano a mano aumentava facendo scemare il primo. Più il moro aumentava di velocità più Rebeca pensava di sprofondare in quell'abisso fatto di lussuria e salsedine. Non si immaginava minimamente che il sesso fosse così bello, e non capiva se fosse merito del suo compare, o semplicemente era così e basta. Fatto sta che più passavano i secondi e più dal pirata voleva dell'altro.
Si accontentò di toccarlo, di afferrarlo per le spalle mascoline e graffiargli la schiena umida, mentre Jungkook le ringhiava nelle orecchie e la baciava di continuo ovunque gli fosse concesso arrivare. Le doghe del letto cigolarono a ritmo dei movimenti del ragazzo e il materasso le si incollò alla schiena ora zuppa.
Come se le avesse letto nella mente riuscì a farle sperimentare qualcosa di nuovo.
Con un colpo di reni la portò sopra il suo corpo, facendola torreggiare sul suo fisico asciutto.

«Da brava, scopami a modo tuo adesso»Rebeca dapprima esitante, capì al volo cosa intendesse. Iniziò a muoversi sulla sua erezione facendo affidamento alla forza nelle gambe, creando così mano a mano una frizione spaventosa. Il pirata le strinse i fianchi, agganciando le mani sui glutei in modo da aiutarla, si morse il labbro inferiore e buttò il capo all'indietro sul cuscino in piume d'oca.
Jungkook schiuse la bocca gemendo e mostrandole il pomo d'Adamo, lei d'altro canto, si sentì obbligata a mordere e baciare quello che gli era stato servito su un piatto d'argento.

«Il tuo sapore mi fa impazzire» Ammise, vergognandosi appena di come fosse completamente cambiata in quella situazione, ma mai era stata più onesta. La pelle di quel ragazzo le lasciava sulla lingua una deliziosa sapidità.
Jungkook sembrò risvegliarsi dalla stregoneria, si tirò su con la schiena artigliandole un seno con la mano libera e lo strinse rudemente tra le dita.

«Non dire così, potrei fraintendere e farti assaggiare altro»

Rebeca avvampò per quella volgarità gratuita.
Sporco, rozzo e senza peli sulla lingua.
Peccato che tutto ciò le piacesse da impazzire.
Quando arrivò allo stremo della sua resistenza il pirata parve intuirlo. Le arpionò la vita in modo da tenerla ferma e alla sua mercé, colpendola con dei movimenti di bacino più forti, urgenti e arroganti. E Rebeca provò a sostenere quella furia fino all'ultimo, ma questa la travolse in un violento orgasmo con il nome del pirata ben urlato tra le labbra, facendole vivere l'esperienza più elettrizzante della sua vita. E l'istante istante dopo il moro la seguì, assestando uno, due, te colpi ben diretti, prima di sfilarsi da lei e lasciare che il suo stesso seme gli si riversasse tra le dita.
R

ebeca cadde sfinita sopra il suo corpo, sorpresa di quello che aveva appena fatto.

La realtà della situazione le cadde addosso come una doccia gelata.
Era spacciata, finita, non appena il suo futuro marito avrebbe scoperto il tutto, sicuramente sarebbe stata lapidata nella piazza pubblica, e ci avrebbe scommesso il regno intero, che il primo a lanciare la pietra sarebbe stato Jungkook stesso nel solo scoprire di cosa lo avesse reso complice a sua insaputa.

Era già pronta al primo problema, lo aveva messo in conto quando aveva deciso di commettere quel gesto folle, ma non credeva di provare risentimento nell'aver usato qualcuno per i suoi scopi.
Il leggero russare sotto di lei le ricordò che Jungkook la teneva ancora stretta a sé, ma si era bellamente addormentato come un bambino dopo una giornata stancante al parco. Le sfuggì un sorriso nel vederlo in quell'espressione tenera e rilassata e non dura come lo aveva conosciuto.
Si tirò su stando ben attenta a non svegliarlo e raccattò i suoi abiti. Impiegò un sacco di tempo per indossare il tutto e una volta pronta frugò nei cassetti dei comodini in cerca di ciò che le serviva.

Lei ne avrebbe pagato le conseguenze, ma lui doveva restarne fuori.

L'indomani avrebbe raccontato la verità a suo padre o meglio parte della verità, così che il matrimonio sarebbe saltato e non l'avrebbe ammazzata direttamente il suo futuro marito nello scoprire la sua non più verginità nell'atto stesso.
Sinceramente nemmeno le fregava più di tanto, le interessava solamente che quell'essere ripugnante tenesse le sue manacce lontano da lei.
Le dispiaceva però morire con quel peso sul cuore che gravava come un macigno. Prese il pennino e appuntò qualcosa sul foglio sgualcito che aveva trovato, illuminata solamente dalla luce della lampada a olio. La spense prima di uscire dalla camera in silenzio.

°°°

Quando Jungkook si svegliò il giorno successivo trovò il letto completamente vuoto, e solo la luce del sole a fare capolino dalle tendine della finestra.
Si alzò, stiracchiandosi le braccia indolenzite e impiegò istante prima di mettere a fuoco il fogliettino di carta appoggiato sul comodino.
Si massaggiò gli occhi e la testa dolorante, chiedendosi dove fosse finita quella donna, scioccante prima di leggere le poche righe scritte in un elegante corsivo.
Fortuna o sfortuna, volle che Jun gli avesse insegnato a leggere:

"E' stato bello, talmente tanto che non c'è bisogno di alcun pagamento.
Grazie per avermi regalato un po' della tua libertà.
Tua, almeno per un giorno,
Rebeca."

 

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Il cigno nero.

"Qualsiasi vento è vento di mare, e qualsiasi città, anche la più continentale, nelle ore di vento, è marittima.
C'è odor di mare, no. Ma c'è aria di mare, l'odore lo aggiungiamo noi. Anche il vento del deserto è di mare, anche quello della steppa è di mare. Giacché al di là di ogni steppa e di ogni deserto, c'è il mare. Ogni viuzza in cui tira vento, è la viuzza di un porto."

-Marina Cvetaeva-

Non aveva mai assistito apertamente ad eventi simili. Le si rivoltava lo stomaco al solo pensiero di dover vedere con i suoi occhi quella povera gente massacrata in piazza davanti a tutti.

Spesso, quando il padre l'accompagnava per obbligo alle impiccagioni, Rebeca si tappava gli occhi e evitava fino all'ultimo di guardare il cappio strappare via la vita da quelle persone, mentre la folla esultava e gridava alla giustizia. In quelle occasioni il Re se la rideva soddisfatto, con quella corona scintillante a coprirgli i capelli bruni.
Rebeca poteva ancora veder bene quella corona, ma da un'altra prospettiva e da più di stante, mentre le gambe procedevano a passo lento verso il soppalco in legno.
Le facevano male i piedi scalzi, le catene pesanti strusciavano sulla terra polverosa creando un rumore raccapricciante.
Alzò lo sguardo sul padre, che comodamente sedeva nel suo posto in prima fila, ma non vide nessun sorrisetto sprezzante dipinto su quel viso severo dai lineamenti marcati. Sentì un velo di risentimento stringerle il cuore, l'aveva deluso, e in realtà era quello che aveva sempre voluto, o almeno così pensava.

Lei non era una sua bambola, lei non era una principessa o almeno non più.
Si ricordò in fatti di essere una prigioniera proprio nel momento stesso in cui una guardia la spinse bruscamente spronandola ad aumentare il passo verso la gogna.
«PUTTANA!» Gridò una donna uscita dalla folla che l'aveva accerchiata nel suo cammino, strappandole parte dell'abito già logoro che indossava. Rebeca nemmeno ci fece troppo caso.

«CAGNA!»Le urlò un altro in faccia, lanciandole un secchio di quella che sembrava urina addosso prima di essere rimesso in riga da una guardia reale, che lo colpì con il calcio del moschetto facendolo accasciare a terra. Non era un atto di gentilezza, ma la conseguenza di qualche schizzo che gli aveva macchiato gli stivali puliti.

Rebeca abbassò il capo continuando a camminare. Non sentiva vergogna o altro, quello era il popolo del regno che non aveva mai sentito come suo e non le interessava cosa pensassero di lei in tutta franchezza.
Fece scricchiolare con i piedi scalzi le assi della scalinata in legno che portavano al patibolo. Lì la folla non la poteva raggiungere, ma poteva insultarla a gran voce da sotto, attendendo con ansia che giustizia fosse fatta.

Quale giustizia poi?
L'essersi concessa ad un uomo prima del suo futuro marito? Il fatto che avesse macchiato di vergogna il padre? o forse l'aver scelto per sua volontà a chi concedersi?
Oh se solo avessero saputo a chi in realtà avesse donato la sua preziosa verginità.
Aveva esplicitamente omesso i dettagli, mentendo sul fatto che si fosse ubriacata talmente tanto da non riuscire a ricordare nemmeno più chi l'avesse deflorata per non dargli noie.

Rebeca viaggiava chilometri avanti alle loro mentalità becere e chiuse. Ecco un altro aspetto che la allontanava dal popolo di Caicos. Quei tipi la odiavano solo perché lei a differenza loro, aveva ragionato con la sua testa, ecco cosa.

Fece qualche passo in avanti, per nulla spaventata da quella corda che penzolava di fronte a lei.
Tanto meglio farla finita in fretta.
Non si pentiva della sua scelta, perché se l'opzione migliore che le rimaneva era quella di rimanere rinchiusa in gabbia a vita, sposata con con quel damerino e a regnare su quella gentaglia, preferiva morire nei suoi ventidue anni anche subito.

Il boia le si affiancò, coperto da una mantella nera che gli ricopriva completamente il volto, e mentre le infilava il cappio al collo facendoglielo passare dalla testa, vide solamente i suoi occhi scoperti, duri e freddi, come se quella che avesse davanti fosse solo un'altra delle innumerevoli vite da spezzare.
Rebeca non provò repulsione nei confronti di quell'uomo. Si posizionò sulla botola che da lì a poco si sarebbe aperta spezzandole l'osso del collo e alzò lo sguardo sul padre.
Quello era il suo vero assassino. Colui che l'aveva messa al mondo con il solo scopo di farla prigioniera.

«Rebeca Taylor, principessa di Caicos e figlia del Re Robert Taylor II. Per il tuo crimine di adulterio verso il tuo futuro sposo, e l'aver dissacrato moralmente la famiglia reale, fornicando con un altro uomo in promessa di matrimonio, sei condannata a morte per ordine del Re in persona!»
Dichiarò il portavoce della guardia reale a tutti i presenti.

«Le tue ultime parole?»Domandò con poco interesse. A nessuno in realtà era fregato mai nulla delle ultime parole di un condannato a morte, se non a lei che anche ad occhi coperti ascoltava sempre cosa avessero da dire quei poveri martiri che in passato era stati al suo posto.

«E' considerato adulterio anche tradire qualcuno con cui non si è nemmeno ancora sposati?» Domandò invece, sorridendo sarcasticamente al lacchè del Re.
La folla si infiammò ancor di più, reclamando la sua testa ancor prima di subito.

«Bene, se non hai delle ultime parole, possiamo andare avanti e farla finita» Rispose offeso il tizio dalla ridicola parrucca bianca.
Mosse la mano, facendo un gesto veloce al boia, che prontamente raggiunse la leva apposita per aprire la botola sotto i suoi piedi.
Rebeca alzò nuovamente lo sguardo sul padre, dopo le sue particolari ultime parole, lesse ancor più delusione in quello sguardo vacuo.

Chiuse gli occhi, respirando a pieni polmoni la brezza marina che dalla costa poco distante le giungeva al naso, pizzicandolo appena con la salsedine. La gente sbraitava e urlava sotto di lei come una mandria impazzita, ma le sue orecchie andarono oltre, oltre quel fastidioso rumore d'ingranaggi che azionavano il meccanismo del pavimento, e si bearono del frastuono delle onde del mare che si infrangevano sugli scogli, del nitrire dei gabbiani che cercavano cibo, del rombo del vento che animava i cavalloni.

Stava per finire tutto.

Quando la botola si aprì lasciandola senza nulla sotto i piedi, Rebeca cadde a peso morto sotto di essa, ma udì un altro suono per nulla appartenenti quello di un'arma da taglio che sferzò l'aria passandole a pochi centimetri dalla testa.
Una sciabola affilata troncò di netto la corda che pendeva sopra di lei prima che questa si tendesse del tutto spezzandole l'osso del collo. Si andò a conficcare contro la palizzata che aveva alle spalle, facendola di conseguenza cadere di fianco sul terreno polveroso.

Le grida della gente cambiarono tono. Da prima sconvolte, iniziarono ad urlare come se qualcuno avesse iniziato ad assaltare la folla.
Si tirò su confusa e dolorante, tossendo per la polvere entrata nei polmoni. Rimase spiazzata da quel via vai confusionario di persone che aveva iniziato a correre.
Udì alcuni spari di fucile, e le grida delle guardie che allertavano al nemico e farfugliavano qualcosa riguardo al proteggere il Re.
Nella caciara nessuno si era preoccupato di controllare se fosse in grado di fuggire..e lei, lo era.

Si tolse in fretta il cappio dal collo, raggiungendo la colonna portante del patibolo per nascondersi e controllare la situazione.
Sgranò gli occhi, smarrita da quella confusione.
Alcune guardie stavano ingaggiando il combattimento con quelli che a primo impatto le parvero proprio pirati.
Lo capì dalle sciabole d'abbordaggio che portavano, dai vestiti in parte logori e dai sorriseti divertiti che avevano uno ad uno stampati in faccia nell'uccidere i loro nemici.
C'era chi sguainava le pistole, chi prendeva a pugni in faccia le guardie malcapitate, le parve perfino di intravedere una donna destreggiarsi con alcuni pugnali e calci sui genitali.

«Ma che..»Soffiò, prima che le parole le si incastrassero in gola nel momento stesso in cui una mano le tappò la bocca.
Rebeca scalciò, colpendo chiunque fosse dietro di lei, che guaì per il dolore alla gamba colpita dal suo tallone.

«Porca troia che male!! stai calma, sono io!» Si lamentò una voce maschile che riconobbe all'istante.
Non credeva di esserne capace, ma gli occhi le pizzicarono e qualcosa dovette averle preso a bastonate il cuore, perché le venne da piangere e non ne comprendeva il motivo.

Jungkook le era accanto, con la pistola in mano. Alcuni schizzi di sangue a macchiargli la blusa bianca e l'inconfondibile tricorno pirata in testa. Lo guardò da cima a fondo come se fosse un fantasma, anche se in realtà con quel sorriso saccente in volto le sembrava più vivo che mai.

«Capisco che tu voglia guardarmi ancora un po', ma dobbiamo andare piccola principessa bugiarda» Marcò quell'ultima parola con cura, in un ordine ben detto e sparando dritto sulle catene che aveva ai piedi.
Rebeca saltò sul posto per lo spavento dello scoppio, ma non appena comprese che fosse libera, in testa le ronzò il pensiero di scappare dal pirata stesso. Il nomignolo con cui l'aveva appellata, le rese palese il fatto che Jungkook avesse scoperto tutto.
Forse era venuto per vendicarsi e non dare la possibilità a qualcun'altro di strozzarla, così da potersi riscattare con le sue stesse mani.
Jungkook tuttavia non sembrava tanto in vena di trattare con lei, anzi quando la prese per mano senza chiederle il permesso, la portò via con sé attraverso quel campo di battaglia.
Rebeca iniziò a corre per stare al suo passo, schivando goffamente le spallate e i calci che le arrivavano da tutte le parti, mentre il pirata le teneva saldamente la mano per non perderla nella folla.

«Per di qua!»Disse virando a destra, portandola con sé in quell'improvviso cambio di rotta.
Mano a mano che si avvicinavano alla costa la ragazza iniziò a capire le sue intenzioni. Oltre la luce solare che le annebbiava la vista, e il trambusto che iniziava a scemare, vide l'enorme bompresso e la prua di un vascello spaccare le onde, e più si avvicinava a gran velocità, più diventava grande. Seguirono le enormi vele nere ancorate ai tre altissimi alberi portanti, gonfiate dal vento a favore. Spalancò le labbra sorpresa nel vedere per la prima volta quel pezzo di stoffa orgogliosamente esposto a chiunque, nero e con il tatuaggio che Jungkook portava al polso dipinto sulla testa del teschio bianco stilizzato sopra: fiera quella nave batteva una vera e pericolosa bandiera pirata.

La ciurma del Cigno Nero era venuta a prenderla.

Quando però Jungkook si fermò improvvisamente, Rebeca distratta dalla nave gli si fiondò addosso, sbattendo il naso dolorosamente sulla sua schiena. Stava per prenderlo a parole per quella brusca frenata che le sarebbe costata un bel livido nero in faccia, ma rimase zitta nel vedere di fronte a loro il capo della guardia reale con due dei suoi uomini sbarrarle la strada.

«Quindi è così? il famoso fornicatore non era altro che uno stramaledetto pirata del Cigno Nero. Mia piccola Rebeca sei proprio caduta in un abisso» Non appena gli puntò il moschetto contro, la ragazza lasciò di conseguenza la mano che Jungkook le teneva ancora stretta. Non lo avrebbe di certo coinvolto in quelle sue faccende.
Non ancora una volta.

«Lui non c'entra niente con questa storia. Mi riporti alla gogna, pagherò per le mie colpe ma la prego lo lasci andare»

«Vedo che tuttavia sei ancora alquanto ragionevole» Rispose, dando l'ordine alle due guardie di riacciuffarla.
Rebeca arresa, fece qualche passo verso di loro per agevolargli il lavoro, lasciandosi così il pirata alle spalle, ma si ritrovò nuovamente dietro al corpo di Jungkook quando questo gli afferrò il polso al volo per portarsela dietro.

«Principessina ti facevo più sveglia, dubito che questi qua lascino andare un pirata così facilmente, e poi vuoi mandare a puttane tutto il mio lavoro solo per un tuo sporco capriccio?»
La ragazza si sentì offesa, quello non era un capriccio, ma una questione di rispetto. E poi cosa stava a significare tutto ciò? Perché diamine si era sbattuto tanto per una che gli aveva addirittura mentito.

«Lasciami andare pirata! Non ho bisogno della tua protezione, so affrontare i miei problemi da sola» Rispose ribellandosi alla sua presa.

«Protezione?» Domandò tuttavia il pirata alzando un sopracciglio sorpreso.

«Tralasciando il fatto che senza il nostro aiuto ora staresti dondolando appesa per il collo, credo che tu non abbia capito, nessuno qui ti sta offrendo protezione»
Le agganciò il bicipite al collo stringendo poco, ma impedendole di sfuggire a quella stretta, salda come l'acciaio. Il ragazzo sollevò il braccio libero per puntare la pistola in testa al capo delle guardie, che di conseguenza sbiancò di colpo come un panno lavato.

«Che sia chiaro a tutti voi mezze seghe, da oggi questa qui è ostaggio del Cigno Nero»

Tuonò, premendo il grilletto.

°°°

🏴‍☠️Angolo autrice:

Allora, eccoci qui con il terzo capitolo di Black Swan!
Diciamoci la verità: questi capitoli introduttivi sono abbastanza lenti, (Esclusa la parte Hot del secondo😂) ma servono per creare lo scheletro della storia che andremo a leggere.
Rebeca la nostra protagonista, è stata promossa da condannato a morte, a ostaggio. Perché poi? cosa vuole da lei la ciurma del Cigno Nero?

Nei prossimi capitoli scopriremo anche gli altri personaggi, e partiremo per nuove e intriganti avventure piratesche dal gusto..piccante e salato, ma anche divertente e strappa lacrime.

𝕳𝖔𝖎𝖘𝖙 𝕿𝖍𝖊 𝕮𝖔𝖑𝖔𝖚𝖗𝖘!! ciurma!🌊

ChiarazZz 💜

 

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Il Capitano.

"Il vento, il sole e il mare: La Trinità del Dio dei marinai."

-Bernard Moitiesser-


In un lampo di secondo, il proiettile schizzò fuori dalla canna della rivoltella del pirata colpendo il capo delle guardia cittadina in piena fronte, lì dove si aprì un foro perfetto.

L'uomo cadde all'indietro privo di vita e Rebeca urlò per quell'orrore nel momento stesso in cui un secondo proiettile proveniente dalla parte opposta, ed esplose nel cranio dell'altro scagnozzo in un fuoco incrociato.
Questo seguì il corpo del superiore a terra, lasciando così spazio alla figura che gli era comparsa alle spalle e che l'aveva ammazzato senza alcun remore infamatamente da dietro.

Il terzo, l'ultimo rimasto, cadde in ginocchio alzando le braccia in resa e iniziando a sudare a freddo, quando il nuovo arrivato gli appoggiò la canna della pistola sulla fronte scendendo piano fino alla bocca.
Era un bel ragazzo dai tratti somatici facilmente riconoscibili. E grazie a quelli e all'abbigliamento inconfondibile, Rebeca capì al volo che si trattasse di un membro della flotta del Cigno Nero.
Portava pochi orecchini ma numerosi anelli e un particolare cerchietto al naso. Aveva i capelli bruni, lisci e un po' scompigliati per la brezza e il sudore. Le braccia abbronzate e scoperte, a causa dalla blusa senza maniche e del gilet nero dai bottini colore oro. Sulla spalla fieramente spiccava il tatuaggio di riconoscimento.

«Hai sentito cosa ha detto il mio compare» Domandò, ficcandogli la canna della pistola tra i denti.
A quello sguardo divertito nel giocare con la sua preda e quella follia intravista nelle iridi colo acqua marina, la guardia non potendo parlare acconsentì con il capo, facendo ben attenzione a non far partire il colpo con qualche movimento brusco.
Quel pirata aveva degli occhi stupendi tanto quanto malvagi.

«Bene bamboccio, fila via e riferiscilo ai tuoi superiori del cazzo» Ringhiò calciando via la pistola che l'uomo aveva gettato in terra, prima di lasciarlo rialzare e correre a gambe levate.
Il tipo soddisfatto, sputò sul terreno voltandosi verso il suo rapitore.

«E con questa siamo a cinque Jungkook» Disse avvicinandosi.

«Eh? Ma sei ubriaco per caso? Guarda che ce l'avevo sotto tiro!» Rispose il corvino per le rime, infoiato tutto d'un tratto.

Rebeca lo guardò sconvolta da quel cambio repentino d'umore. Avevano appena ucciso due uomini a sangue freddo, eppure sembravano due bambini pronti a bisticciare come se nulla fosse.

«No moccioso, vedi di far bene ammenda di tutte le volte che ho salvato il tuo culo e pagami da bere una volta per tutte!» S'infuocò lo sconosciuto facendo scontrare la fronte contro quella di Jungkook.
«Taehyung, vuoi fare a botte per caso?!»Rispose, finendo faccia a faccia con il pirata.

«Emh..scusate ma non mi sembra veramente il caso di..»Provò a dire la ragazza, rimanendo però fulminata dallo sguardo minaccioso di quel Taehyung.

«Ma cosa cazzo state facendo voi due imbecilli?!»

Un calcio perfettamente mirato alla schiena di quest'ultimo lo fece volare a terra e piegare per il dolore. Jungkook tutto d'un tratto sembrava paralizzato dall'arrivo della donna che li travolse come un uragano.

«Vi ricordo che avete una missione da svolgere, e l'unica cosa che siete stati capaci di fare è far fuori due mezze calzette e spaventare una ragazza a morte!» sbraitò ai due, facendo tremare a Rebeca le gambe.
Quella che la stava spaventando in realtà più di tutti, era lei.
L'aveva riconosciuta subito, era proprio la donna che poco prima aveva visto combattere con i pugnali e massacrare mezza guardia cittadina.
Alta, dalla capigliatura bruna e boccoli folti tagliati in un caschetto, i lineamenti femminili ma pungenti, e l'avrebbe perfettamente scambiata per una caucasica se i suoi occhi non avessero avuto quella piccola inclinatura agli angoli, donandole una bellezza mozzafiato da sangue misto.

«Karen maledetta stronza, vuoi forse uccidermi?!» Si lamentò Taehyung rialzandosi da terra ancora dolorante, con la blusa nera ormai sporca di polvere.

«Oh, vorrei tanto averne l'onore piccolo insetto, ma a differenza tua io so quanto il tempo è denaro e io odio perdere entrambi»
Rispose a tono la donna, mostrando a Rebeca quanto lei, nonostante femmina, i due pirati non li temesse per nulla.

Taehyung finalmente stette zitto, e Jungkook più furbo di lui non volle proferire parola contro quella belva che era appena arrivata.

«Andiamocene prima che ci mettano tutti sulla forca» Aggiunse, scambiandosi con la principessa un veloce sguardo.

Raggiunsero in fretta la costa, dove l'enorme galeone li attendeva dormiente a cavallo delle onde, e Rebeca dovette alzare al cielo il naso per riuscire a scorgere da sotto la vetta dell'albero maestro.

Nessun ponte, nessuna pedana.
Come poteva lei salire su quell'enorme costruzione?
Karen velocemente afferrò la cima di una corda e dopo aver dato due o tre colpetti veloci questa la tirò su facendola agilmente risalire a bordo, e il secondo dopo, anche Taehyung era sparito imitando i movimenti della donna.

«Come faccio a salire?» Domandò a Jungkook, guardando stralunata la cima della corda d'avanzo.

«Non è un mio problema principessa, trova te una soluzione dato che sei tanto furba»
La derise, afferrandone una tutta sua.

«Ma..» Non capiva che cosa gli stesse succedendo, fino ad un secondo prima era venuto per salvarla, o rapirla non aveva ancora ben compreso, ma adesso non si spiegava cosa fosse tutta quella freddezza.

«Jungkook, gli altri sono tutti a bordo. Stanno arrivando quindi datti una mossa!» Ringhiò Karen da sopra.

Il pirata sospirò pesantemente e senza darle nemmeno il tempo di concepire cosa stesse facendo, agganciò Rebeca per la vita stringendola a sé, facendola finire sottobraccio come un sacco di patate.

«Questa è l'ultima volta che ti dò una mano, la prossima ti arrangi» Le disse, tirando quel tanto che bastasse per farli risalire.

Incastrò abilmente gli stivali sulle assi sporgenti dello scafo, e con l'aiuto della fune fece forza sulle braccia per sollevare entrambi fino in cima, fino a dove Rebeca spaventata dall'altezza poté finalmente riprendere aria nei polmoni.
Almeno finché Jungkook non la lasciò cadere rigorosamente sul pavimento di legno umido con un tonfo.

«Che modi..»Si lamentò, sistemandosi quello che era rimasto del suo vestito sgualcito e ormai a brandelli.

«Sai puzzi un po' troppo per essere trattata con cura» La schernì, e lei solo ora si ricordò di quel maledetto che poco prima le aveva inzuppato gli abiti di urina.
Si guardò attorno sentendo le risate sguainate dei numerosi membri della ciurma, li analizzò uno ad uno e dovette ammettere che non godevano tutti del bell'aspetto dei tre che aveva conosciuto. C'era a chi mancava qualche dente, chi alto chi basso, chi magro come uno spillo o molto più in carne. Non erano tutti asiatici, c'era chi più scuro di pelle, altri caucasici, ma la maggioranza aveva il tipico occhio a mandorla.

«Detto da un pirata mi sembra un ossimoro» Rispose infastidita al commento di Jungkook.

«Un ossi-che?»

Rebeca ruotò gli occhi al cielo, aveva dimenticato per un attimo con chi avesse a che fare.

«Lascia stare, te lo spiego in un'altra occasione, sempre che uno come te possa comprendere» Disse facendo ridere stavolta lei i membri dell'equipaggio.
Prima che Jungkook potesse risponderle per le rime con i suoi metodi- che decisamente non voleva provare- la voce squillante di qualcuno le fece alzare il naso al cielo.

«Quindi è lei?!»

Un pazzo, con l'agilità di un gatto si era catapultato giù dall'albero maestro atterrando -con l'aiuto di una fune- proprio di fronte alla sua persona.
Un altro giovane pirata dal caschetto nero e liscio e la frangia para. Non era tanto alto, ma vantava un fisico allenato e abbastanza muscoloso, la pelle abbronzata come tutti e il petto quasi completamente scoperto dalla canotta bianca dallo scollo vertiginoso. Un piccolo anellino nero stringeva il carnoso labbro inferiore, e vari orecchini del medesimo colore gli pesavano sulle orecchie. Sembrava curioso e felice di vederla, e aveva l'aria furba, tanto furba. Eppure Rebeca percepiva che dietro quel sorriso a trentadue denti che le aveva fatto, quel tipo nascondeva una pericolosità assurda.

« è così che è fatta una principessa?» Domandò un po' deluso a Jungkook, afferrandole senza consenso le guance per studiarla meglio.
Rebeca in quel preciso istante vide con la coda dell'occhio lo smalto nero sul mignolo destro del ragazzo. Cacciò immediatamente via la mano del pirata, appena si rese conto dell'insulto nascosto dietro quelle parole.

La nave intanto aveva iniziato a salpare e Rebeca non aveva intenzione di posare il minimo sguardo a quella città che stava abbandonando.

«Non sono più una principessa, ma posso dirti che questo non è il modo di toccare una donna»

«Ah..ma tranquilla so perfettamente come ti piace essere toccata, vero JK?» Rispose il pirata voltandosi verso il moro.
Rebeca impallidì, non fece nemmeno caso al diminutivo che aveva usato per chiamare l'amico, era troppo impegnata ad elaborare quelle parole che le avevano dato la spinta necessaria per alzare il braccio, aprire la mano e colpire in pieno viso con uno schiaffo la guancia del suo interlocutore.

In realtà quello schiaffo se lo sarebbe meritato Jungkook, ma doveva mettere in conto che lui da bravo porco, si era andato a vantare dell'aver sverginato una prostituta, scoperta poi principessa di Caicos con i suoi compari.
Ma lei in tutta onestà, a quest'ora doveva essere morta, e non aveva minimamente immaginato di dover affrontare quell'imbarazzante conversazione.
Tutti si zittirono, l'equipaggio non rideva più dopo lo schioccò che aveva rimbombato in mare aperto, e lei si rese conto di aver fatto una cazzata enorme nel momento stesso in cui gli occhi del ragazzo tornarono nei suoi.
Un brivido le risalì lungo la schiena, ricoprendola di pelle d'oca a causa di quelle iridi taglienti, molto più sottili e affilate di quelle di Jungkook. Non sembrava per nulla aver gradito quell'affronto da una donna, specialmente da una sconosciuta per la quale avevano rischiato la vita.

A proposito, per quale maledettissimo motivo?

«Jimin!» Fu la voce tagliente di Karen a sferzare l'aria come un coltello. Jimin, così si chiamava quel tipo che anche sotto richiamo non aveva smesso di guardarla male.

«Jimin, chiedile scusa.» Rebeca sussultò, non si aspettava che quella donna prendesse le sue difese dopo aver colpito uno dei suoi compagni.

«Rebeca sarà uno dei nostri da oggi, quindi pretendo rispetto nei suoi confronti» Continuò, facendo schioccare i suoi stivaletti sul legno.

Jimin, alzò l'angolo delle labbra indispettito, finendo poi a piegare il capo per non guardarla in faccia.

«Scusami, a volte non riesco a tenere a freno la lingua»
Disse in un sussurro, che Rebeca capì perfettamente.

«Mi spiace, anche la mia mano soffre dello stesso problema» Si scusò la ragazza, sentendo il palmo arrossito pizzicare.

«E tu..Ti chiedo cortesemente di non alzare le mani sui miei uomini»
Continuò Karen, sgridandola per quel comportamento.

La cosa che tuttavia Rebeca non capiva, era come potesse avere quella donna tutto quel potere nei confronti di quei buzzurri che le stavano attorno. Quando allungò un braccio però e le porse il palmo, lei rispose senza alcun indugio in una salda stretta, e allora capì.

«Mi chiamo Karen, e sono il capitano del Cigno Nero»

Karen, aveva tutte le unghie delle dita smaltate.

°°°

🏴‍☠️Angolo autrice:

Bene, alcune carte vengono messe in gioco e qui abbiamo proprio la regina🙇🏻‍♀️
Come vi sembra a pelle il nostro capitano? ve la immaginavate una donna a capo di tutti? Come gestisce il suo rapporto con i suoi sette sottoufficiali? Tante domande curiose, a cui avremo risposta presto.

Allora ditemi come sta procedendo la storia? vi piace? è di vostro gradimento? Mi raccomando, lasciate un commento se volete supportare il progetto⭐ 
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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


La Vedetta e il Mastro.


Dopo quella brutta esperienza Karen l'aveva scortata sotto coperta, in quella che a colpo d'occhio le parve una sottospecie di bagno.

Le pareti fatte ovviamente di legno, ospitavano una latrina poco bene messa, una specchiera e una tinozza d'acqua, che appositamente era stata riempita per lei. Il capitano l'aveva abbandonata lì, portandole poco dopo dei vestiti puliti da donna che appoggiò su una piccola sedia prima di richiudere la porta ed andarsene. Rebeca tirò un sospiro di sollievo. Temeva difatti che un covo di barbari pirati non vantasse di tali confort come acqua pulita, o sapone profumato, ed era sicura che tale mancanza fosse proibita da quella donna che avevano a bordo.

Sfiorò con le dita la superficie dell'acqua, che increspata leggermente dai movimenti della nave le risultò drasticamente fredda. Ovviamente non poteva pretendere tutto, volente o no, doveva accontentarsi di un bagno gelido.
Si tolse i vestiti, slacciando le spalline e facendo cadere a terra l'abito ormai logoro.
Schiuse le labbra, rabbrividendo non appena infilò un piede in acqua, aveva chiuso per sempre con vasche bollenti e schiuma.
Una volta dentro prese un respiro profondo, immergendo completamente la testa sott'acqua, e riemerse subito dopo battendo i denti.
Mano a mano che il suo corpo iniziava ad abituarsi, non lo trovò poi così tanto male.
Afferrò un barattolo dal mobiletto di fianco per sbirciarne il contenuto. Il piccolo contenitore di ceramica rosa confetto, aveva sopra stampato in caratteri corsivi ed eleganti:
Per Miss Kate.

Sapeva cosa fossero, sali profumati al bergamotto appositamente realizzati per quella sconosciuta. Anche lei ne aveva ricevuti in dono a palazzo. Chissà quale nave da carico avevano depredato per rubarli, le dispiacque anche un po' per la signorina Kate che non avrebbe mai ricevuto il suo regalo.
Con un alzata di spalle ne gettò un abbondante contenuto in acqua, macchiandola di conseguenza di un colore biancastro.

«Mi spiace, ma serviranno più a me che a te Miss Kate» Disse, iniziando a strofinarsi capelli e corpo.
Dopo una decina di minuti finalmente era di nuovo pulita, lo sporco se ne era andato e anche il terribile tanfo che si portava a presso.
Alla faccia di Jungkook che l'aveva presa in giro.

«Ehi principessa il capitano l'attende sulla prua!»

Rebeca si coprì il seno con le braccia alla ben in meglio, e quasi le prese un infarto quando un tizio dalla bandana in testa aveva aperto di colpo la porta senza nemmeno bussare.

«Ma sei impazzito? Che modi sono!» Urlò, tirandogli in faccia il primo strofinaccio che le capitò a portata di mano. Il pirata ci rimase abbastanza male ma afferrò al volo quel proiettile improvvisato. Anche dopo il pessimo trattamento non si scompose rimanendo con la mano appigliata alla maniglia della porta.
Ora che Rebeca poteva scrutarlo meglio, superato lo shock, si rese conto di non averlo mai visto.
Sotto la bandana rosso fuoco i corti capelli biondi spiccavano drasticamente. Indossava una blusa ocra, un lungo giaccone di pelle che arrivava fino agli stivali dello stesso materiali e un paio di pantaloni blu larghi sulle cosce ma stretti sui fianchi da una cintura improvvisata anch'essa di stoffa rossa, dove un cannocchiale in ottone era saldamente attaccato.

«Non fare tante storie, pensi che sia la prima volta che vedo una donna nuda? Muoviti a vestirti gli ordini del capitano non si discutono e quella donna non gode di grande pazienza» Le disse, prima di regalarle un devastante sorriso.

Rebeca arrossì, ad un tratto si era sentita più nuda di quanto in realtà non fosse.

O Karen aveva buon gusto, o era lei ad avere un debole per tutti i sotto capitani di quella ciurma. Quarto dito a partire da destra, quello era uno degli uomini più fidati del Cigno Nero.

«Quanti siete?» Domandò con curiosità dimenticandosi improvvisamente di essere in una situazione alquanto imbarazzante. Il pirata alzò un sopracciglio e scemò il sorriso.

«Se intendi tutta la ciurma si e no una trentina tra mozzi, contrabbandieri, e carpentieri»
Rebeca scosse il capo.

«No, intendo quelli di voi che hanno un dito smaltato della mano, non siete per caso i componenti più importanti?»

«Tutti sono importanti sulla nave» Rispose, prima di analizzare le sue stesse dita.
«Ma capisco cosa tu voglia dire. Quartiermastro, trafficante, cuoco, cartografo, vedetta, timoniere e maestro d'armi, siamo in sette.» Lo starnuto che lo interruppe lo destò dal continuare.

«Piacere sono la vedetta Hope, adesso vestiti prima che ti venga una polmonite e esci da sotto coperta» Concluse, richiudendo velocemente la porta.

Rebeca ringraziò il cielo che non fosse rimasto lì a guardare senza pudore, lasciandole almeno la privacy che le spettava. Uscì dall'acqua agganciando un canovaccio abbastanza grande e pulito da asciugarle il corpo. Prese i vestiti che Karen le aveva lasciato e la biancheria pulita, sbiancò nel non trovare abiti lunghi o corpetti strozza respiro. Poco convinta li indossò, rimanendo scioccata di fronte alla specchiera non appena si rese conto di quanto fosse corta quella gonna tabacco che le copriva a stento il sedere, e scollata la blusa rossa che metteva in mostra il seno dalla carnagione chiarissima. Gli stivaletti non le dispiacevano invece, peccato che a coprire le gambe non ci fosse nulla, nemmeno un misero pezzo di stoffa a farle da calze. Girò su sé stessa, tirando giù con le mani le balze della gonna quando queste sia alzarono al primo movimento più brusco.

«Principessa ho perso metà vita qua fuori!» Urlò Hope da fuori la porta.

Rebeca legò velocemente i capelli ancora umidi in una treccia e sconfitta si decise ad uscire prima che a quel tipo venisse nuovamente la strana idea di rientrare.

Una volta fuori per sua fortuna Hope non la degnò di uno sguardo, come se non fosse assolutamente interessato nel vedere una giovane nobile in abiti succinti e poco conformi al suo status.

«Per di qua»la guidò risalendo la scalinata che portava al lato opposto della nave. Appena mise piede all'aria aperta fu investita dalla brezza dell'oceano e dal sole che le scaldò la pelle solitamente abituata all'oscurità. I suoni del mare e dei cavalloni, il vociare in sottofondo della ciurma che si dava da fare le pizzicò il cuore.

Molti dei presenti non reagirono come il pirata nel vederla così conciata, incuriositi dalla nuova arrivata, alcuni uomini si voltarono tirandole occhiate lascive, altri le fischiarono facendo allusioni imbarazzanti.

«Ehi bellezza! Che ne dici se dopo vieni a trovarmi in cabina!»Le gridò uno dall'alto della poppa.

«Samuel non sapresti nemmeno cosa farci con quelle gambe, lascia che la faccia divertire io la signorina» Rispose un altro, per poi scoppiare a ridere tutto soddisfatto con il compare.

«Ehi voi due stronzi! Che ne dite invece di tornare a lavorare prima che venga io in cabina con voi due? E vi avverto non sarebbe piacevole..»
Li riprese un ragazzo molto più alto di loro, dalle spalle larghe e i pettorali non indifferenti, un armadio ecco cosa era, con capelli color miele e gli occhi spaventosamente minacciosi.

«Certo Nam, stavamo solo scherzano» Impallidirono i due, tornando a stringere i nodi della vela che stavano sistemando. Il pirata scocciato, fece dietro front e incrociando le braccia al petto continuò a camminare ed esaminare ogni singolo membro dell'equipaggio al lavoro, assicurandosi che tutti stessero sbrigando le loro faccende.

«Hai appena conosciuto Namjoon, o meglio il quartiermastro. Solitamente il suo scopo è impartire disciplina e un po' di paura a questa gentaglia che altrimenti finirebbe a creare problemi a Karen e al Cigno Nero in generale. Non farlo arrabbiare, non conviene» Le spiegò Hope cogliendo la sua curiosità.

Rebeca assimilò quell'informazione, prendendo appunti sul suo taccuino immaginario: Non far arrabbiare Karen, non far arrabbiare Jimin, non far arrabbiare Nam, Hope non lo conosceva ancora bene per dirlo, e Taehyung le sembrava abbastanza pazzo da poter essere compreso nella lista, Jungkook invece già l'aveva fatto incazzare.

Meglio di così non le poteva andare.

Giunti alle scale che portavano al dritto di poppa Hope si fermò, facendole cenno con la mano di andare avanti da sola verso il capitano che l'aspettava vicino al timone. Al suo fianco Taehyung con le mani aggrappate ad esso e lo sguardo perso nell'orizzonte, l'ascoltava parlare e di tanto in tanto virava lievemente seguendo la scia del vento e del mare calmo.

«Un cavallo pazzo alla guida del cigno nero..bene»Pensò ironicamente Rebeca. La scelta del timoniere non le sembrò proprio delle migliori.

Non appena Karen la vide cessò di riempire la testa del pirata di parole, e fece per raggiungerla, ma alla giovane non sfuggì la piccola spintarella che Taehyung le diede con la mano dietro la schiena, come a infonderle coraggio.

Un gesto che non si aspettava tra pirati.

«Rebeca vieni con me» Le disse, portandola lontano da orecchie indiscrete. Karen per la prima volta da quando l'aveva conosciuta sembrava nervosa, e priva di quella sua spavalderia piratesca che metteva in riga ogni singolo uomo di quella nave.

Si sedette sulla balaustra, lasciando che il vento le scompigliasse i capelli bruni, e alcuni schizzi d'acqua salata le bagnassero la schiena.

«Ti starai chiedendo perché ti ho portata qui» chiuse gli occhi e li riaprì non appena elaborò in testa il discorso che stava per farle.

«Perché sono un vostro ostaggio no? Sicuramente vorrete offrirmi al re in cambio di una ricompensa o un lauto bottino» Rispose, facendo storcere il naso alla donna.

«Ma che..chi ti ha detto una stronzata simile? Assolutamente no»Rebeca evitò di accennare al fatto che fosse stato Jungkook proprio quella mattina a dire così alla guardia reale, ma Karen sembrò intuirlo da sola.

«Oddio sono circondata da idioti di prima scelta» Borbottò, massaggiandosi il canale del naso, evidentemente stanca.

«Ti stanno proprio bene questi vestiti comunque»

«Karen, cosa stai cercando di dirmi?» Domandò, stufa di quel tergiversare.

Il capitano la guardò affondo, per poi spostare lo sguardo sull'orizzonte lontano, e sistemandosi una ciocca di capelli dietro l'orecchio prese un grosso respiro.

«Sai chi è Isabella vero?»
La principessa rimase spiazzata, non pensava che Karen conoscesse il nome della donna che l'aveva abbandonata solo quando era una bambina di un anno.

«Certo era mia madre»
Rispose, cercando di non far trapelare la tristezza che ad un tratto sentiva scoppiare dentro come un uragano. Nessuno doveva farla sentire più in quel modo, specialmente il fantasma di sua madre.

Lei era meglio.
Lei era diversa.
Lei non aveva bisogno di nessuno.

«Isabella è anche mia madre» Confessò la bruna, togliendosi dallo stomaco quel peso insopportabile.

Un onda troppo grande si infranse sullo scafo, creando un frastuono che sicuramente a Rebeca aveva fatto capir male.

«Come? Non ho capito» Il cuore le si fermò in petto. Era successo tutto troppo velocemente per poter assimilare quell'informazione.

«Hai capito benissimo invece, mi sembri abbastanza grande da poter capire che sono tua sorella, o meglio sorellastra, sai no? quando due persone si attraggono e fanno cose e..»

«No aspetta ferma, ferma. So come funzionano queste cose, stavo per essere impiccata proprio qualche ora fa per adulterio... Intendevo, che cosa è successo?»
Non ci stava capendo più niente, per un attimo temette che fosse la nave a darle il mal di mare e farle risalire quella nausea tremenda.

Karen la guardò di nuovo, abbassando poi gli occhi sulle tavole di legno umide del pavimento.

«Al tempo ti ha abbandonata perché si era invaghita di un pirata, precisamente il capitano di questa nave e mio futuro padre, Il capitano Jun. Morì insieme a lui durante un abbordaggio finito male, ed io mi ritrovai costretta a soli dieci anni a prendere le sue redini, questo perché la sua stessa flotta mi giurò fedeltà. Mamma non era fatta per vivere da regina, non poteva starsene rinchiusa andando contro quello spirito avventuriero che le faceva battere l'anima. Sposata con un uomo che non amava e rinchiusa in un regno che non sentiva suo, ha sofferto molto, fin quando non è scappata lasciandosi tutto alle spalle»

«Quando dici qualcosa che si è lasciata alle spalle, parli di me, di una bambina piccola che non aveva nessuna colpa!» Karen sembrò sorpresa da pare di quel cambio di tono, Rebeca era sul punto di scoppiare da un momento all'altro.

«E' stato tuo padre a darle la possibilità di fuggire, ma solo ad una condizione, lasciare la sua eredità nel regno di Caicos» Continuò spiegandole per filo e per segno tutto quello che la madre gli aveva detto in passato.

«Non giustificarla, tu non hai il diritto..»

«Non la sto giustificando, ti sto solo dicendo come sono andate le cose. Ma se può farti sentire meglio, posso dirti che mamma ti ha sempre voluto bene. Mi ha parlato di te ogni singolo giorno e dannazione era convinta che lasciarti in un palazzo invece che portarti in mezzo ad una mandria di pirati fosse la scelta migliore per il tuo futuro..»

«STA ZITTA!»L'urlo di Rebeca tuonò sovrastando il rumore del mare e delle vele incoccate dal vento. Perfino Taehyung e Hope la udirono da poco più in là, ed alzarono lo sguardo sull'unica persona che si era permessa a parlare in quel modo al loro capitano.

«Sta zitta...»Singhiozzò, cercando di cacciare in dietro le lacrime che scesero comunque copiose dagli occhi nocciola. Karen tuttavia continuò a guardarla impassibile come se si aspettasse quello sfogo da parte sua.

«Non sto dicendo che ha sbagliato nel fare ciò che voleva, non sto dicendo che ha sbagliato ad innamorarsi di un pirata. La sto incolpando di non avermi portato con sé..»Disse strofinandosi gli occhi con la manica della maglia. Rabbia e tristezza violentemente si mischiarono in un connubio di emozioni tossiche.

«Mi prendo anche le mie colpe per non essere venuta io stessa a prenderti quando ne avevo l'occasione, ma non pensavo che avessi ereditato lo stesso identico desiderio di libertà di mamma.. Mi dispiace» Rebeca cercò di calmarsi quando il tono debolmente mesto di Karen le sfiorò il cuore. Con la mano cercò di carezzarla ma ci rimase male quando la principessa la cacciò con uno schiaffo veloce.

«Non dovevi scomodarti a tanto, potevate lasciarmi lì a penzolare da una corda, l'unica via di fuga che avevo trovato con le mie mani»

Rebeca girò i tacchi e se ne andò, lasciando la ragazza ancora scossa in viso e a passo svelto superò i due pirati impiccioni che fingevano di non aver sentito nulla. Con la coda dell'occhio ne intravide un terzo appoggiato di schiena e con le braccia incrociate all'albero di poppa. Non riuscì a vederlo in viso per tutte le lacrime che le offuscavano la vista.

Karen si voltò a guardare il mare, portandosi una mano a coprire la bocca e zittire i singhiozzi spiacevoli che non avrebbe voluto far sentire a nessuno, finalmente poteva dar sfogo ai sentimenti e a quel lato di sè che nascondeva a tutti pur di non apparire debole.

L'oceano era colui a cui in passato come adesso, era concesso di vedere le sue lacrime.

°°°

Angolo della ciurma (ormai mi piace chiamarvi così 🤣):

Bene bene, a quanto pare c'è un motivo per cui Karen si sia così datata da fare per la nostra principessa, un motivo di sangue.😏
Pensate che JK si sarebbe comunque mosso da solo? O è tutto merito del bel capitano?
Abbiamo fatto anche la conoscenza della bella vedetta e del nostromo bacchettone..e scoperto quale è il ruolo di Taehyung sulla nave. Vediamo..come sono i loro rapporti e chi, svolge i restanti incarichi elencati da Hope?
Non resta che aspettare il prossimo capitolo🖤

Saluti!!
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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


Il Cartografo e il Cuoco.

La notte era calata presto.
Aveva ammantato il cielo con il suo velo scuro riempiendolo di piccole e numerose stelle brillanti.
Quello era il momento che tutti su quella nave stavano aspettando; quando si gettava l'ancora e la ciurma -prima di andare sotto coperta a risposare le ossa- cenava e brindava, raccogliendosi nella sala comune bandita a festa.

Rebeca poteva sentire le urla da lì, dal castello di prua dove si era rintanata, all'aperto e con solo uno straccio come coperta a coprirla dal freddo della notte.
Si era seduta a terra con le gambe strette in petto per scaldarsi, e aveva rifiutato l'invito a cena gentilmente offerto da Hobi per evitare spiacevoli incontri e imbarazzanti conversazioni.
Non aveva per nulla voglia di fare baldoria o di divertirsi con il morale a terra che si ritrovava dopo aver discusso con..come doveva chiamarla adesso? Sua sorella?

Fatto sta' che sapeva di avere un caratteraccio, specialmente dopo aver finalmente abbandonato quella maschera da finta principessina perfetta.
Non era colpa sua, non sapeva da chi avesse preso, forse proprio dalla madre che mai aveva conosciuto. Era permalosa, acida quando ci si metteva, a volte si stava sulle palle da sola. Ma nessuno lo sapeva, perché sempre stata sola e non lo dava a vedere. A nessuno a palazzo importava se avesse avuto una brutta giornata.
Sospirò e tirò i lembi della piccola coperta improvvisata cercando di coprire le braccia infreddolite.

«Maledettissimo straccio del cavolo!» Sbraitò sfogando la sua rabbia sull'oggetto inanimato.

«Non avevo mai sentito una principessa imprecare»
Rebeca sobbalzò, trovandosi davanti due paia di stivali neri. Continuò a percorrere con lo sguardo la figura del pirata impiccione che la stava punzecchiando, risalendo dalle gambe al busto, fino a mettere a fuoco la faccia da schiaffi di Jungkook a due passi da lei.
Si era cambiato da quella mattina e aveva indossato saggiamente un giaccone in pelle per la sera, cosa di cui lei, era sprovvista per ovvi motivi.

«Sei venuto qui per deridermi?» Domandò sbuffando, notando solo ora la bottiglia mezza vuota che teneva in mano.
Jungkook non rispose, ma si piegò sulle ginocchia arrivando alla sua altezza con il volto. I perfetti lineamenti illuminati dalla luce lunare e gli occhi liquidi per l'alcol. Afferrò con le dita la sua coperta strofinandola tra il pollice e l'indice.

«Comunque si dice maledetto straccio del cazzo, dovresti imparare a parlare come noi» La corresse, stordendola con l'odore di Rum che gli impregnava il fiato.

«Sei ubriaco per caso?»Chiese arricciando le rughe della fronte. Il moro accennò un sorrisetto porgendole la bottiglia di liquore dal tappo di sughero.

«Ce ne vuole bene altro per ubriacarmi, vuoi?» Domandò.

Rebeca non riuscì a credergli più di tanto, ma perlomeno il liquore doveva averlo reso più accondiscende -dato che le stava rivolgendo la parola senza insultarla- tanto da spingerlo addirittura ad offrirle da bere.
Senza aggiungere altro gli sfilò la bottiglia dalle mani e si attaccò al collo con le labbra per berne un sorso. Inutile dire che tossì facendo ghignare il ragazzo. Era palese che si stesse trattenendo dal prenderla in giro per quella scena imbarazzante.

«Allora sei venuto qui per far ubriacare me?"»Domandò Rebeca, sentendo la gola pizzicare.

Il pirata non rispose, ma si sedette riprendendosi il suo Rum solo per poterne tracannare un'abbondante quantità.

«A volte quando discuto con qualcuno, o faccio a pungi con i miei compagni, la soluzione è sempre il Rum» Disse con lo sguardo puntato verso la cambusa.

«Non è un bell'insegnamento questo» Rise lei, riprendendosi la bottiglia in quel passamano continuo.

Jungkook alzò le spalle.
«Sarà, ma abbiamo sempre risolto tutti i nostri problemi dietro un bicchiere e una pacca sulla spalla»

«Ho così tanti problemi da risolvere io, che un barile non basterebbe» Al quarto o quinto sorso, Rebeca aveva iniziato a sciogliersi, non le dava nemmeno più fastidio quel saporaccio che dovette ammettere iniziava a piacerle.

«Iniziamo dal nostro di problema allora, che ne dici?»

A quella domanda si ammutolì. Tremò al pensiero che fosse giunto il momento.
Rebeca, perava con tutta se stessa che Jungkook avesse accantonato quella storia e odiata in silenzio, ma in realtà sembrava convinto di voler affrontare l'argomento proprio ora.
Il pirata si voltò e incatenò le iridi scure con le sue, il cuore poverino le fece una capriola mortale nel petto.

«Perché mi hai mentito?» Domandò con un filo di voce che risultò lievemente bagnata. Non poteva fuggire, non poteva gettarsi in mare e annegare perché era sicura che l'avrebbe salvata solo per poterle porgere ancora quella domanda, con quella voce, con quello sguardo.

Rebeca gli riprese il Rum delle mani e ne bevve una quantità urgente come da consiglio.

«Cosa avrei dovuto fare? Presentarmi come la principessa Rebeca di Caicos e chiedere a te un pirata di sverginarmi? Avresti potuto riportarmi da mio padre per chiedere un riscatto, avresti potuto ridermi in faccia, avresti potuto fare tante cose JK con una preda di valore nelle tue mani»Ammise, rimanendoci anche un po' male quando il ragazzo non negò le sue affermazioni.

«Sai cosa ho fatto invece una volta scoperto chi veramente fossi?» Rispose lui, avvicinandosi per farle capire bene il concetto.

«Ho avvisato Karen che mi ha quasi ammazzato per quello che ti avevo fatto, e ovviamente, avendo calcolato le conseguenze delle nostre azioni, ha mobilitato tutto il Cigno Nero per venirti a salvare» Rebeca rimase di stucco. Il leggero sfrusciare delle onde faceva da sottofondo al silenzio creatosi dopo quelle parole.
Si sentiva uno schifo.

«Mi spiace Jungkook, ti ho usato e non deve essere stato piacevole, ma era l'unica opportunità che avevo per vivere almeno una notte da donna libera e allo stesso tempo smettere di respirare»
Ammise, abbassando lo sguardo sui suoi stivaletti.

Sentì un leggero spostamento d'aria al suo fianco, si ritrovò l'attimo dopo con il braccio del ragazzo ad incatenarla al pavimento.

«Oh..assolutamente invece è stato più che piacevole Rebeca» Le disse a due centimetri da volto.
Quella era la prima volta che l'aveva chiamata con il suo nome e non principessa o Sofia e questo le fece uno strano effetto nello stomaco, molto più del Rum.

«Ma non mentirmi mai più, detesto essere preso in giro, ma soprattutto non screditare più così la tua vita. Credimi, ho perso molti amici e fratelli che pagherebbero oro pur di respirare ancora e questo tuo desiderio li offende» Il tono di Jungkook non era minaccioso, ma dolce e di conseguenza i loro respiri si intrecciarono, la mente si confuse e la gola si seccò.
Rebeca scossa da quella vicinanza accennò un si con il capo, respirando piano pur di rimanere concentrata su di lui e non su quella bocca che aveva a portata della sua.
Jungkook abbassò lo sguardo sulle labbra di lei, e morse appena le proprie come se stesse immaginando cosa farne. Contrariamente alle sue aspettative prese un bel respiro, e si allontanò.

«Dovresti venire a cena, non hai mangiato nulla, fa freddo e Karen sta dando di matto perché convinta che tu la odi»

Rebeca si sistemo meglio lo straccio addosso, strofinandosi gli occhi stanchi e ancora arrossati per le lacrime di poco prima.

«Io non la odio, è solo che è successo tutto così in fretta che non ho saputo bene come reagire»
Jungkook si alzò con un movimento agile e si rimise in piedi, facendo uno scatto impossibile per una persona con tutto quell'alcol in corpo.
Evidentemente come le aveva già detto non era minimamente ubriaco, a differenza di lei, che ora iniziava a vedere doppio.
Le porse la mano che Rebeca, dapprima dubbiosa, afferrò l'istante dopo per aiutarsi.
Quando mise male un piede però -che si andò ad intrecciare con l'altro poco reattivo- perse l'equilibrio finendogli addosso.
Per sua sorpresa Jungkook rise di quella goffaggine, mostrandole i denti bianchi superiori leggermente più grandi degli altri. Rimase incantata da quel sorriso, tanto che non le fregò nemmeno nulla del fatto che la stesse prendendo in giro.

«Principessa non reggi molto l'alcol vero?»Rebeca si sistemò, tornando composta in un batter d'occhio.

«Non chiamarmi principessa, ho un nome e mi piace anche parecchio» Rispose gonfiando le guance stizzita.

«Non lo metto in dubbio Rebeca, ma pensò che ti abituerai a farlo diventare il tuo nomignolo preferito, perché la prossima volta che ti farò mia, ti chiamerò così e per mio diletto»
Gli occhi del pirata brillarono di una strana luce, e lei arrossì prendendo tutti i toni della scala cromatica del rosso. Non credeva di tornare a flirtare con il pirata a seguito di quello che era successo tra loro.

«H-ho cambiato idea, forse dovrei trovare un posto dove dormire e sistemare la situazione domani» Cambiò discorso, e Jungkook le diede una leggera spintarella, spronandola ad andare verso la sala comune.

«Muovi il culo principessa» Disse, saltellando agilmente poco distante da lei prima che Rebeca potesse tirargli un calcio sullo stinco.

°°°

Lo sferzante rumore delle onde fu immediatamente sovrastato dalla cacofonia di urla e risate della ciurma del Cigno Nero.
Pirati ubriachi brindavano a tavola, ingozzandosi come animali di cibarie varie accatastate sui tavoli in legno.
C'era di tutto, dai pasticci di carne, alle zuppe di pesce, ai contorni salati.
Tutti ingredienti palesemente rubati e cucinati per il loro fabbisogno giornaliero. Dopotutto una mandria di uomini inferociti non era facile da tenere sotto controllo se a stomaco vuoto.

Rebeca riconobbe subito Hobi e la sua zazzera bionda, che con un veloce gesto le fece cenno di avvicinarsi al tavolo dove erano seduti lui, Jimin, lo spaventoso Namjoon, Taehyung e un altro ragazzo che non aveva mai visto.
Notò anche Karen che le dava le spalle, accasciata sul ripiano con un boccale vuoto di birra in mano, priva forse di coscienza.
Il capitano non l'aveva vista.

«Non hai capito Jimin, lei mi odia ne sono sicura! Tu non c'eri e non hai visto come mi ha guardata in quel momento!» si lamentò improvvisamente la donna con voce impastata, puntando il calice contro il ragazzo che esausto,alzò gli occhi al cielo.
A Rebeca cigolò il cuore, superata la rabbia adesso si sentiva sempre più in colpa per aver trattato in quel modo la stessa sorella che l'aveva salvata.

«Almeno la prossima volta impari a difenderla»Le scoccò una frecciatina acida il moro, approfittando di quella scena patetica.
Karen in movimento più che rapido si sporse sul tavolo afferrando Jimin per il colletto della camicia sgualcita.

«L'ho difesa perché ti conosco, so cosa può fare il mio trafficante! Non farla tanto lunga per uno schiaffetto, perché sai che posso staccarti il cazzo se solo le torci un capello!» ringhiò facendogli faccia a faccia. Rebeca impallidì, a differenza di tutti i presenti che non sembravano per nulla sconvolti da quel litigio, come se fosse all'ordine del giorno

«E poi come ti svagherai nelle tue notti solitarie?» rispose Taehyung alzando l'angolo delle labbra in un ghigno malvagio,mentre con il coltellaccio sbucciava una mela.

Rebeca avvampò, non sapeva che Karen avesse quel tipo di rapporto con il suo trafficante. Jungkook al suo fianco si massaggiò esausto il canale del naso.

«Semplicemente mi limiterò al tuo» soffiò la ragazza, facendo ghignare quest'ultimo e ridere gli altri, tranne Jimin che offeso non poté che staccarsi dalla sua presa ferrea.

Oddio..quindi era così che ci si comportava tra pirati?
Anche se donna, Karen finiva nel giaciglio di chi più gli aggradava ogni qual volta avesse voluto?

«Oh.oh..la situazione si fa interessante Jimin» replicò il tizio che non conosceva. Aveva i capelli pallidi scoloriti da chissà quale sostanza, il viso tondo e la carnagione chiara nonostante fosse un pirata come loro. Rise talmente tanto a quel commento che gli scomparvero gli occhi,

«Suga non hai altro da fare? Tipo controllare le rotte o le tue noiose carte?!» sbraitò il moro contro il compare.
«Guarda che tu senza quelle noiose carte, adesso saresti in mare aperto a farti mangiare dai pesci, cazzone!» Rispose, battendo con foga un pugno sul tavolo e facendo così cadere un bicchiere di birra. Il liquido ambrato andò di conseguenza a rovesciarsi sui pantaloni di Namjoon, seduto al suo fianco.

Tutti si zittirono e la situazione si tese come una corda di violino. Suga rimase con il pugno sul tavolo, l'intero corpo ingessato al pavimento.

«Rebeca.. perché non ti nascondi sotto al tavolo?» Disse Jungkook dal nulla, spingendola via con urgenza.

La ragazza inizialmente non capì, ma quando una sedia le volò di fianco finendo contro un povero mozzo che passava di lì, si lanciò praticamente dove il pirata le aveva consigliato di rifugiarsi.

Nel giro di pochi secondi era scoppiata una rissa generale.

Sgranò gli occhi nel panico del momento, dove c'era chi tirava pugni a destra e manca senza un reale motivo, chi lanciava vassoi e stoviglie, un mozzo addirittura salì sul tavolo dove era nascosta, che tremò pericolosamente sotto il suo peso.
Un urletto le sfuggì dalle labbra, quando JK con un calcio in pieno petto fece volare giù e il povero ragazzo ubriaco lesso che finì incosciente sul pavimento.
In volto JK aveva di nuovo stampato quel saccente sorriso.
Sembrava divertirsi parecchio.

Rebeca controllò la situazione più in là, dove sua sorella -in piedi su una sedia precaria- tifava a gran voce, e scommetteva sui suoi uomini. Nam ovviamente gettonato come cavallo vincente, aveva praticamente imbandito una rissa con i Suga e Jimin, infischiandosene momentaneamente la sua posizione di quartiermastro.

Rebeca scivolò via da sotto il tavolo andandosi a nascondere dietro il bancone del bar. Fu in quel momento che vide Taehyung correre sopra il ripiano in legno con l'agilità di un gatto e atterrare proprio su Jungkook che lo stava aspettando a braccia aperte, pronto a chiudere la questione di quella stessa mattina.

Quei tipi erano tutti fuori come muli.

«E' la tua prima rissa?» Le domandò un giovane, che tutto tranquillo - e impalato come uno stoccafisso dietro il bancone- stava pulendo dei bicchieri con un canovaccio. Aveva i cappelli color caffè lunghi fino alle spalle larghe, e una cicatrice vicino le labbra. Indossava una stravagante blusa scolorita verde bottiglia e un ridicolo grembiule macchiato d'olio. Sembrava più maturo degli altri, più grande ma non meno attraente. Anzi il fascino non gli mancava, compresa la bellezza esasperante.
Rebeca notò subito l'indice della mano destra tinto, quello completamente complementare a quello di JK.

«Fanno sempre così?!» Urlò per farsi sentire in mezzo a quella bolgia.

«Tranquilla prima o poi smetteranno. Comunque io sono Jin, il cuoco del Cigno Nero, non ché secondo braccio destro di Karen»la ragazza lo guardò allibita, a questo ragionamento era anche arrivata da sola più o meno, ma non le pareva quello nè il momento nè il caso di fare le dovute presentazioni.
Difatti fece appena in tempo a scostarsi poco più in là, quando Taehyung - lanciato da Jungkook a peso morto- travolse completamente Jin, schiacciandolo con il peso del suo corpo.

«Jin santo dio! Stai bene?!» domandò Rebeca impaurita.

«Jungkook pezzo di merda! Me la paghi per questo!» urlò Taehyung rialzandosi, ma stramazzando al suolo di nuovo quando Jin gli spaccò il boccale sul capo.

«Mocciosi!! Vi sembra questo il modo di comportarsi con chi è più vecchio di voi?!» Urlò ad entrambi sano come un pesce, finendo però inglobato a sua volta in quella caciara.
Rebeca allora chiuse gli occhi, si tappò le orecchie e le scoprì solo quando minuti interminabili dopo non sentì più nulla.
Quando riaprì le palpebre confusa, si guardò attorno.
Alcuni se ne erano andati, altri erano a terra privi di sensi, altri erano tornati a mangiare e a bere dagli avanzi salvatosi dalla confusione.
Avvistò poco più in là il gruppo dei sette e il loro capitano.
Jin si era unito a loro, mentre Nam era tornato al suo gustoso coscio di pollo. Suga e Jimin vantavano invece di un bel paio di occhio neri per uno, tuttavia erano tornati a bere e scherzare come se nulla fosse successo.

«Ecco dove eri finita principessa!» Jungkook sbucò da dietro il bancone e la sollevò di peso rimettendola in piedi. Rebeca ancora confusa sbiancò nel vedere le condizioni di quel posto, dove drappi e sedie erano disintegrati, i vetri e pezzi di cibo raccolti sul pavimento ormai ridotto ad un porcile.
Notò che anche il ragazzo non fosse perfettamente in ottima forma. Aveva un brutto spacco sul labbro inferiore e alcuni lividi sulle braccia, tuttavia non sembrava curarsene minimamente.

«Jungkook..il..hai un..» provò a dirgli indicandogli il taglio che perdeva sangue. Resosi conto il pirata si passò il pollice sulle labbra.

«Ah si, è solo un graffio»rispose con un alzata di spalle.
Il brontolio dello stomaco di Rebeca ruppe quel silenzio imbarazzante.
Non aveva ancora cenato e fisiologicamente aveva una fame da lupi.

«JK, perché non porti qui la ragazza? guarda che si fredda tutto!» gridò Jin servendo al tavolo del pollo arrostito anche per lei.
Un intero pollo arrostito..
Karen che stava medicando alla ben in meglio la testa di un imbronciato Taehyung con del cotone imbevuto di alcol, alzò lo sguardo liquido quando si accorse di lei, distraendosi e facendo gemere il timoniere per il dolore causato dalla mano pesante.

«Dannazione Karen! Sei delicata come un cavallo!»si lamentò il castano, beccandosi uno scappellotto dietro il collo.

«Avevo fame» Si giustificò Rebeca, evitando il suo sguardo.
Nonostante ciò il capitano le sorrise dolcemente, prima di indicarle il posto a sedere vuoto.
Rebeca spostò la pesante panca e si inserì tra Jungkook e Nam.

«Tieni» Le disse il mastro dai capelli color miele, che velocemente le aveva passato un boccale colmo di birra frizzante, senza aggiungere altro. Lo ringraziò per quel gesto, e ringraziò anche Jin che le servì il cibo su delle stoviglie di forme e colore diversi.

Hobi che aveva tutta l'aria di uno che di boccali ne aveva tracannati parecchi, le sorrise tutto euforico e singhiozzò, prima di finire addormentato sul palmo della sua stessa mano.
Rebeca si trattenne dallo scoppiare a ridere, per quanto fosse inusuale quella situazione.

Lei che fino a qualche giorno prima, mangiava ad una lunga tavola imbandita di stoviglie di cristallo, solo con suo padre o a volte completamente da sola, adesso si ritrovava a mangiare pollo, su un tavolino mezzo scassato e circondata da pirati ammaccati e ubriachi a farle compagnia.

«Quindi tu sei la principessa di Caicos?»Chiese curioso Suga, poggiandosi sull'occhio una bottiglia di birra fredda, a refrigerare il livido bluastro che si stava già formando. JK al suo fianco rispose al posto suo.

«Non le piace essere chiamata principessa, preferisce Rebeca»disse, ingoiando il suo boccone.

«Ah, mi spiace ma non lo sapevo. Piacere comunque io sono Yoongi il cartografo della nave, ma puoi chiamarmi Suga, lo preferisco anche io»
Toccò poi a Nam, che anche se preceduto per fama, si sentì in dovere di presentarsi con la sorella maggiore del suo capitano.

«Namjoon, sono il quartiermastro, nonché braccio destro di Karen» La stretta che le diede rischiò di spaccarle le dita per quanto salda. Ma Rebeca rispose con un sorriso, stando ben attenta a non rovesciargli nessun bicchiere addosso, era sicura che un occhio nero non le sarebbe stato per nulla bene in faccia.
Spostò lo sguardo su Karen che tutta felice aveva appena completato il suo lavoro da infermiera.

«Come nuovo» Trillò tirando a Taehyung una vorace pacca sulla schiena che lo fece sbraitare.

«Karen..»Azzardò Rebeca chiedendo la sua attenzione.
«Mi spiace per quello che ti ho detto oggi, ho esagerato»Ammise, punzecchiando con la forchetta un povero pezzo di carne.
Non sapeva come potesse reagire la donna, non la conosceva abbastanza, e aveva ben inteso che la mancanza di rispetto le faceva altamente girare le palle. Quindi non si sorprese quando non le rispose, facendo calare sulla tavola una nuvola d'imbarazzo. Rebeca piegò la testa, tornando al suo piatto, e si stupì quando Karen si riempì nuovamente in calice e lo alzò solo per farlo scontrare con il suo già pieno in un brindisi.

«Acqua passata, abbiamo ben altro a cui pensare io e te»Le sorrise, soddisfatta di aver risolto in parte quella situazione. Rebeca rispose al brindisi, felice di aver riappacificato il rapporto.

«Tipo?» Domandò, bevendo un sorso di birra.
La piratessa arricciò il naso, e sembrò elaborare un pensiero.

«Non abbiamo una cabina per farti dormire» Rebeca quasi cadde dalla sedia. Pensava che le dicesse chissà cosa e invece quell'espressione sconvolta della sorella era dovuta a una tale sciocchezza.

«Può sempre dormire nelle cuccette dell'equipaggio, russano un po' ma ci si farà l'abitudine» propose Hope risvegliatosi dal suo coma. Si lamentò quando un calcio di Jungkook gli arrivò in pieno stinco.
Rebeca nemmeno ci fece caso.

«Consiglio respinto. Altre proposte?» Chiese il capitano riluttante.

"
«Beh se vuole può dormire nella mia cabina» La forchetta che JK piantò nel tavolo a mo di minaccia, escluse anche la proposta di Jimin posta forse con troppa indecenza.

«Karen è tua sorella, perché non la fai stare da te» disse Jin senza troppi preamboli. «Così almeno Jungkook la smette di distruggere le stoviglie» aggiunse guardando male il pirata, che rispose a quello sguardo di fuoco con uno innocente tutto suo.

«Va bene, per ora come soluzione temporanea mi sembra la migliore, anche se dispongo di un letto singolo, ma posso dormire tranquillamente sul pavimento» Concluse con un alzata di spalle.

«Assolutamente no! Dormirò io sul pavimento, non voglio dare noie, basta che mi diate una coperta decente e un cuscino» Si sentì in dovere di precisare la ragazza. Già era tanto che l'avevano salvata, poi ci mancava solo che facesse dormire il capitano sulle assi di legno.

«Tranquilla non farti di questi problemi novellina, il capitano non dorme quasi mai nella sua cabina» Lo schiaffo che Jimin ricevette dietro il collo fece imprecare il ragazzo, e Rebeca rischiò di soffocarsi per quanto le venne da ridere in quel momento.

Se lo era meritato, lui è la sua linguaccia.

«Un problema è risolto allora, resta quello più grande» disse con la mano ancora alzata a mezz'aria.

«Rebeca, sai che tuo padre ti verrà a cercare vero?» il cambio di tono, da giocoso a serio di Karen non prometteva nulla di buono.
Lo sapeva, sapeva perfettamente che quell'uomo le avrebbe dato la caccia. Perché non solo gli aveva macchiato la reputazione con tutta la storia del matrimonio. Ma era fuggita con una mandria di pirati nemici del regno proprio sotto il suo naso. Cosa che sicuramente il Re di Caicos non avrebbe lasciato impunita.

«Cosa posso fare?» domandò, giocherellando con le sue stesse dita. Improvvisamente le era passata la fame.

«Niente, per ora non farai assolutamente nulla se non addestrati in modo da poterti difendere ad ogni evenienza. Siamo una ciurma forte, una famiglia, ma non siamo immortali Rebeca non del tutto almeno, e quello che a te manca è allenamento e esperienza» Karen si sedette e accavallò le gambe avvolte nei stretti pantaloni in pelle nera, al fianco i fedeli coltelli agganciati alla cinta.

«Jungkook è il nostro maestro d'armi e ti insegnerà tutto quello che sa» Continuò.

A quelle parole il ragazzo sputò la birra che stava sorseggiando addosso a Suga che schifato, gli tirò un tovagliolo di stoffa per pulirsi.

«Come scusa? Perché dovrei addestrare questa qua, l'hai vista? Non riuscirebbe ad alzare una sciabola senza pugnalarsi» domandò tossendo convulsamente.
Non credeva Karen capace di tendergli un'infamata simile.

«Hai capito bene JK. Sei quello con l'esperienza nell'uso di tutte le armi, a maggior ragione il più propenso per questo ruolo. E se vogliamo dirla tutta, quello che l'ha messa in questo casino»
Jungkook non sembrava per nulla contento di quella decisone, ma Rebeca non aveva sentito nulla di quel discorso, era rimasta ferma al:

"non riuscirebbe ad alzare una sciabola senza pugnalarsi."

Ma chi si credeva di essere quel pallone gonfiato?

«Io ci sto!» rispose battendo le mani sul tavolo, anche con troppo fervore infiammato dalla sfida.

«Ben detto..Aspetta cosa?! Scordatelo!»Sottolineò il pirata guardandola male.
Lo sguardo di Karen divenne spaventosamente minaccioso, talmente tanto che perfino Rebeca provò angoscia.

«Jungkook, forse non ci siamo capiti, non è una richiesta ma un ordine.»
tuonò con fare imperativo.
Per la prima volta Rebeca lo vide impallidire.

 

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


Il Maestro D'armi

Finito di mangiare e innumerevoli brindisi dopo, Rebeca era sfinita.
Non riusciva più a mandare giù nulla, né cibo, né tantomeno birra.
L'acqua da quel che aveva capito, era un bene di lusso destinato al bagno o alla cucina, per questo i pirati erano costretti a tracannare birra o Rum pur di assumere liquidi.

Sarebbe morta da lì ad un mese con quel ritmo a cui non era per nulla abituata.

Era arrivata negli alloggi del capitano per miracolo, sorretta dalla sorella che cercava di mantenere il suo equilibrio precario. Una volta dentro, quando Karen si chiuse la porta alle spalle non riuscì nemmeno a studiarne gli interni, ma si lasciò cadere sul letto con un tonfo che cigolò sotto il suo peso morto. Mise a fuoco una scrivania e una sedia, un piccolo armadio, affiancato ad un baule, e una lampada ad olio attaccata alla parete. E quando le onde del mare iniziarono a cullarla e farle da ninna nanna, Rebeca si addormentò come un sasso.

°°°

Aprì di scatto gli occhi, il rumore della porta che si chiudeva e il forte mal di testa che le martellava il cervello a disturbarle il sonno.
Si stiracchiò guardando fuori dalla piccola finestrella, sorprendendosi del fatto che fosse ancora notte fonda. Resasi conto di dove si trovasse, si affacciò su un lato del letto controllando il pavimento, convinta di trovarci Karen, un buco nell'acqua come si vuol dire. L'unica cosa che trovò fu la coperta di lana arruffata da una parte e nessun capitano a terra.
Scese dal materasso, sorpresa di non avere gli stivaletti ai piedi e sorrise. Karen doveva averglieli sfilati mentredormiva. Quelle piccole attenzioni dovette ammettere che le piacevano molto.
Decisa a fare due passi e prendere aria per il caldo soffocante tra quelle quattro mura ristrette, girò il pomello della porta e fece per uscire.

Rebeca dbadigliò sonoramente ma rimase così: Con la maniglia in mano e la bocca spalancata.

Poco più in là, sulla piazzola appena fuori la cabina, si stavano consumando atti indecenti e a sua insaputa Rebeca ne era stata testimone senza volerlo.
Aveva inteso qualcosa perché di certo le frecciatine di Jimin e della stessa Karen erano state chiare, ma non pensava di dover assistere ad un rapporto tanto intimo.
Karen e Taehyung appoggiati alla balaustra si stavano baciando. Ma fin qui nulla di troppo scandaloso. Peccato che non era uno di quei baci romantici narrati nei finali dei libri, o nei matrimoni, quando finalmente i due protagonisti si mettono insieme e tutti felici e contenti.
Quello era un vero e proprio scambio di saliva, urgente, vorace e famelico.
Karen lo aveva bloccato contro il parapetto in legno, e Taehyung senza alcun ritegno gli impastava il sedere stretto ancora nella stoffa aderente dei pantaloni. Le sollevò la maglia, insinuando la mano sotto l'indumento, morsicandole le labbra quando questa gemette non appena gli strinse il seno con il palmo.

Rebeca prese fuoco.
Non sapeva se chiudere la porta o rimanere a guardare curiosa di scoprire come ci si divertiva tra pirati, analizzando per filo e per segno ogni gesto per compararlo ai suoi meno schietti e sicuri.
Era anche un'impicciona, doveva ammetterlo.
Vide la donna affondare le labbra nel collo del timoniere, e assaggiare ogni singolo lembo di pelle che gli capitava a tiro. Taehyung in compenso le tirò i capelli bruni piegandole il capo.
Fantastico le risultò come di giorno quei due si prendessero a parole e calci, mentre nel silenzio della notte diventavano amanti focosi.
Ricollegò molti punti.
Lui che la incoraggiava a parlarle, la pacca sulla schiena, Karen che lo medicava, e proprio come nei suoi libri preferiti, Rebeca fiutò del romantico.
Sicura che se glielo avesse chiesto le avrebbero riso in faccia, giustificando quel comportamento come sesso occasionale.
Il gemito gutturale di Tae la distrasse da quei pensieri. La principessa sgranò le pupille nel vedere la mano di Karen slacciare la cinta dei pantaloni di lui e scendere birichina nella stoffa, fin sotto, fino al piacere del ragazzo.

Aveva visto fin troppo.

Richiuse la porta senza fare rumore, sudando a freddo. Ecco qualcosa che lei non aveva mai avuto il coraggio di fare. Rimase scioccata da quella intraprendenza e dalla sicurezza con cui la donna aveva fatto impazzire il suo sottoposto. Lei in quell'occasione di intimità con JK era stata puramente passiva e priva di iniziativa.
Naturale le venne da chiedersi, come sarebbe stato sperimentare quel genere di cose.
Scosse il capo scioccata dai suoi stessi pensieri e si rimise al letto.

Perché proprio quel pirata le veniva in mente per mettere in atto quelle sconcerie?

Immagini di quella notte vivide e precise tornarono.
Jungkook che la toccava, Jungkook che le infilava la testa tra le gambe e la assaggiava facendo danzare quella lingua esperta sul suo piacere. Che le mordeva i seni e le cosce, che la prendeva tra quelle lenzuola sgualcite facendola urlare a quelle spinte volgari. Rebeca non aveva mai desiderato tanto qualcuno. Solitamente le sue cotte, i suoi interessi passavano in fretta. Non era tipa da rimanere con un chiodo fisso in testa, tanto da indurla ad arrossire nella notte.

La mano si mosse da sola, andandosi a insinuare tra le gambe. Non si sentì sporca, volgare, ma le sembrò tutto così naturale. Era solo una giovane e inesperta, curiosa di provare tutto quello che JK inconsciamente le trasmetteva.

«Ti chiamerò principessa la prossima volta che ti farò mia e per mio diletto"»

Mosse gentilmente le dita e un sospiro si espanse nella buio, al ricordo di quella voce sensuale che si era ben impressa in mente.
Nessuno l'avrebbe vista, nessuno l'avrebbe saputo.
Tantomeno Karen, che quella notte l'avrebbe trascorsa in un'altra cabina.

°°°

Non si era mai svegliata così bene, con il fruscio delle onde e il rumore delle corde che si tendevano con lo spostarsi delle vele e del vento. Il Cigno Nero si era rimesso in viaggio e aveva issato l'ancora, Rebeca riuscì a intuirlo non appena percepì il leggero movimento ondulato del veliero.
Rimase distesa ancora un po' tra le coperte, beandosi di quel terapeutico e silenzioso momento.

«Principessa è ora di alzare il culo!»

Rebeca cadde giù dal letto atterrando di schiena sul pavimento duro.
Jungkook urlante le piombò in camera facendole prendere un infarto.
Certo che anche i risvegli mattutini erano cambiati. Nessuna domestica le aveva portato la colazione, o l'aveva costretta a farsi un bagno e districarsi i capelli. Jungkook era tutto fuorché uno dei suoi precedenti servitori, tantomeno l'aveva accolta con un vassoio strabordante di cibo in mano.
In effetti l'aveva visto e sentito da solo tre secondi scarsi, e già le aveva dato il buongiorno con un imprecazione colorita.

«Buongiorno a te mio principe»lo prese in giro, tirandosi su con l'aiuto della testiera del letto.

«Oh mia cara, dispongo di tutto tranne che della delicatezza di un principe»

«Mia cara»

Lo stomaco le vibrò e non per la fame. Ma Rebeca si incollò alla testiera del letto con la schiena nel ricordare effettivamente cosa avesse fatto nella solitudine della notte precedente.
Arrossì sotto lo sguardo incuriosito del pirata.

«Che ti succede?» Domandò il ragazzo entrando nella stanza, privandola così del suo spazio vitale. Rebeca sentì i propri respiri diventare pesanti, le guance innescare una reazione esagerata a quel ricordo poco casto e la realtà le piombò addosso come un acquazzone di dimensioni bibliche.

Si era toccata pensando al tipo che adesso le stava a due passi dal naso.

«N-niente» balbettò, sistemando il lenzuolo sgualcito con le dita. Jungkook anche se poco convinto, lasciò stare momentaneamente l'argomento, concentrandosi sul suo vestiario.

«Karen dice che puoi prendere nel baule un cambio»disse indicandole il pesante mobile alla sua sinistra. «hai due minuti netti per farti trovare pronta, oggi inizia l'allenamento, e se ci metterai più del previsto sfonderò la porta e ti porterò sulla prua anche mezza nuda se necessario»
Rebeca boccheggiò, sentendo le dita delle mani prudere.
Quel tipo le faceva sfrigolare la pancia ma anche saltare i nervi.

«Ah..ed è già passato un minuto» concluse chiudendo la porta con un tonfo.
Lo mandò al diavolo, senza farsi sentire, iniziando così a cercare in tutta fretta qualcosa da mettere. Optò per una gonna nera e una blusa blu notte sbracciata, sicura del caldo che da lì a poco avrebbe patito. Allo scattare dell'ultimo secondo JK come un orologio svizzero riaprì la porta, sorprendendosi nel trovarla bella che pronta e addirittura con i capelli biondi acconciati in una nuova treccia. Lei gli sorrise tutta soddisfatta, contenta di aver deluso le aspettative basse che aveva nutrito nei suoi confronti.

«Ottimo, adesso fila in bagno. Ci vediamo nella sala comune per fare colazione»

°°°

Fortunatamente la colazione si rivelò molto più tranquilla della cena.
Gli uomini parlavano poco, se non per nulla, in un leggero vociare stanco a causa delle sbornie delle notti precedenti. Rebeca ancora assonnata, raggiunse il tavolo dove Jungkook la stava aspettando. Si sedette e il pirata le piazzò un piatto di aringhe in salamoia sotto il naso.
Trattenne a stento un coniato di vomito, non perché non le piacessero, ma di prima mattina e con ancora i postumi a sconquassarle lo stomaco delicato, quello non le sembrava per niente un pasto leggero.

«Mangia» Le ordinò pretenzioso.

«Non ho fame» Rispose, allontanando la pietanza da sé. Jungkook storse l'angolo delle labbra, in un espressione di disappunto.
«Non fare la viziata Oggi ti allenerai tutto il giorno e hai bisogno di energie cara la mia principessa. E io sono uno che ne fa consumare parecchie» La prese in giro, e fu quasi sicura per un secondo che alludesse ad altro.

«Ieri eri molto più accondiscende, pirata» Rispose infastidita, addentando un pezzo di quella colazione disgustosa.

«Te l'ho già detto, l'alcol risolve molti problemi. Ma oggi non sono il tuo compagno di bevute, sono il tuo insegnante e tu devi fare ciò che ti dico»Sottolineò, innescando con le labbra un fastidioso sorrisetto.
Chissà cosa le avrebbe ordinato di fare...
Rebeca si schiaffeggiò da sola a quel pensiero, e un brivido le percorse la schiena, allusioni su allusioni che forse JK non si rendeva conto nemmeno di darle. O forse era impazzita del tutto e qualsiasi cosa le dicesse lo mistificava in un doppio senso scandaloso.

«Oggi sei strana, sei sicura di sentirti bene?»Si allungò quel poco che bastasse per studiarla da vicino.

«Ah-ahah..è solo che ho un forte mal di testa» Mentì, ridendo nervosamente.
JK alzò il sopracciglio sinistro poco convinto e a quel movimento Rebeca si rese conto della piccola sfera d'argento chi vi era appigliata. Tutto al renderlo ancora più sexy.

Non vi fu altra conversazione per sua fortuna, e una volta finita la colazione il pirata si alzò spronandola a seguirlo fin sopra coperta, dove l'aria calda e il sole cocente la stavano aspettando. Una volta fuori si beò del calore dei raggi, e della tiepida brezza salata che le accarezzava le guancie. L'infinita distesa blu del mare tutto intorno a circondare il veliero, che a massimo regime spaccava le onde verso destinazioni a lei ignote. Osservò la ciurma, che stavolta senza degnarla di troppe attenzioni si dava da fare, pulendo i pavimenti, lustrando le armi, sistemando le attrezzature e le vele. Lo scintillante brillio proveniente dall'albero di mezzo le fece alzare la punta del naso. Era stato il cannocchiale di Hope ad attirare la sua attenzione, che sulla vertiginosa cima dalla coffa, scrutava l'orizzonte per controllare se vi fosse nave nemica o altro. Il pirata lasciò per un attimo fare quell'aggeggio solo per poterli salutare entrambi con un cenno della mano, prima di tornare al suo dovere.
Raggiunsero il castello di prua dove vi era più spazio, e senza aspettare che Rebeca fosse almeno pronta, Jungkook si sfilò dal cinturone una sciabola e la lanciò. L'arma affilata si andò a conficcare nelle assi del pavimento, proprio accanto ai suoi stivaletti.

«Mi vuoi forse mozzare un piede, stronzo?!»Protestò la ragazza guardandolo con occhi adirati.

«Bene questo è lo spirito! Adesso prendi la tua arma e fatti sotto, voglio testare le tue sicuramente scarse abilità» Rispose JK con sarcasmo e facendole segno di farsi avanti.
Rebeca accettò la sfida, ma prima dovette superarne un'altra, dato che impugnata l'elsa della pesante arma, con le sue forze non riuscì ad estrarla dal pavimento.
Dopo innumerevoli sforzi, e alcune risate da parte di chi non si faceva gli affaracci suoi, trionfò nell'impresa. L'espressione arrogante di JK le fece bollire il sangue nelle vene. Senza indugiare oltre si lanciò su di lui goffamente. L'attimo dopo si ritrovò a terra dolorante, quando il pirata scostatosi le fece uno sgambetto traditore che le costò l'equilibrio.
Non si arrese.
Si risollevò, facendo ondeggiare la sciabola contro l'avversario, ma ogni affondo andava a vuoto ad ogni agile deviazione del ragazzo. Jungkook tutto divertito nonostante fosse disarmato, le dimostrò l'abisso che li separava.

«Che succede? La principessina viziata è in difficoltà?» La canzonò, facendole venire il sangue nero. Rebeca impiegò un istante, un secondo di concentrazione in più le bastò per muovere velocemente la mano tanto da lacerargli con la punta della lama la camicia proprio sul petto. Accertatasi di non averlo ferito, ma solo zittito, gli sorrise tutta contenta.

«Che c'è non parli più?»
Il realtà vide un barlume di soddisfazione comparire e sparire velocemente nelle sue pupille.

«Cazzo, mi piaceva questa» Sbraitò, analizzando lo squarcio che gli aveva rovinato la maglia. Rebeca perse la sua spocchiosità, e anche qualche tacca di sanità mentale quando lo vide sfilarsi la blusa dalla testa e lanciarla a terra. Onestamente gli erano mancati quei pettorali perfetti, quella carnagione olivastra e tutti quei tatuaggi ben visibili. Adesso sotto la luce del sole poteva anche vederlo meglio dell'ultima volta. Non era colpa sua, non lo faceva nemmeno apposta, ma era colpa dei suoi occhi traditori, che indisponenti, percorsero tutto l'addome scolpito fino alla perfetta V che spariva nei pantaloni.
Doveva aver preso un colpo di sole, perché iniziava a galleggiarle la testa.
Tornò a quella notte ancora una volta, e alla sera precedente. Inutile dire che si ingessò al pavimento come una statua. Non lo vide nemmeno arrivare su di lei come una furia, tantomeno lo schivò. Si ritrovò incollata al pavimento con la schiena dolorante quando le cadde addosso per disarmarla. Lo stesso Jungkook si sorprese della sua immobilità, pensava che almeno si sarebbe difesa, e invece lei passiva come un'alga, si era ritrovata con il culo per terra e corpo del pirata a pesarle addosso.

Rebeca rimase a guardarlo per minuti interminabili, così come lo stesso JK, che con i suoi splendidi occhi neri spalancati le respirò ad un palmo dal naso. Non appena sentì nuovamente le risate degli spettatori, le si riaccese il cervello, e con tutte le forze che aveva se lo tolse di dosso portandolo sotto di lei. Jungkook la lasciò fare, ritrovandosi con la lama della sciabola puntata alla gola.

«Ho vinto» Disse soddisfatta, sentendo però qualcosa di freddo e duro premere sullo stomaco. Abbassò il capo e vide la canna della pistola di Jungkook puntata all'ombelico.

«Tu dici?» Rispose, arpionandole la gamba con la mano libera in modo da tenerla ferma. «Adesso, o ti togli da sopra di me..» minacciò tirando su la schiena in modo da parlarle faccia a faccia. «O questo allenamento finirà per diventare qualcos'altro»Ringhiò facendole salire il sangue alla testa.
Rebeca non aveva più alcun dubbio, sicura adesso, che quella FOSSE una allusione vera e propria, e non che si fosse immaginata tutto. Quel bastardo fino ad ora aveva veramente giocato con le parole e solamente per farle andare in fumo i neuroni.

«Porco» Rispose, spostandosi da sopra il suo corpo per rimettersi in piedi.

«Non fare la santarellina Rebeca, non lo farei se non fossi sicuro di sapere che piace sentirmi parlare così» Scacco matto JK non c'è che dire, quel tipo era più intelligente di quanto non sembrasse.

«E cosa ti rende così egocentrico per dirlo, di grazia?» Domandò, incrociando le braccia sotto il seno.

«Il fatto che arrossisci ogni volta, come questa mattina. A cosa stavi pensando quando mi hai visto?» le sembrò appropriato cambiare argomento, subito.

«Non avevamo un allenamento da fare io e te?»

«E' appena finito per ora, continueremo dopo pranzo, dovevo solo testare il tuo livello, ovviamente scarso» Alzò le spalle il pirata, rinfoderando la sciabola. «Andiamo» Aggiunse, iniziando ad incamminarsi verso la parte opposta della nave. Rebeca tirò un sospiro di sollievo per aver schivato quel proiettile, meglio di quanto facesse negli attacchi fisici.

Raggiunsero il timone che Tae strava tranquillamente pilotando, con un tricorno in testa a riparare gli occhi dai raggi solari fastidiosi. Karen era lì insieme a Suga, spaparanzata a terra con una cartina in mano, un pennino in bocca e l'aria pensierosa, mentre il pirata albino, a carponi disegnava una rotta su quella più grande e ingiallita dispiegata sulle tavole di legno del pavimento. Li saluturano con un cenno del capo tornando poi al loro discutere.

«Se seguiamo questa corrente, saremmo lì in meno di una settimana» Spiegò il cartografo a entrambi. «tuttavia potremmo correre il rischio di passare per la baia di Anegada e sai cosa comporta» Karen strinse i denti, mordendo nervosamente il pennino.

«Finiremmo in pasto a quelle puttane» Rispose, arrocciando con le dita il povero foglio che aveva in mano.

«Non se saremo preparati, e seguendo i venti dell'ostro che incontreremo lì, in men che non si dica arriveremo a Tortuga, precisamente..» Disse Suga aprendo una piccola meridiana che teneva nel taschino. " 104 ore dopo" concluse richiudendola tra le dita.

«E' troppo pericoloso..Ma...» Il capitano non sembrava per nulla d'accordo con quella rotta da seguire, preoccupata da qualcosa che Rebeca non comprendeva.

«Ma dobbiamo arrivare a Tortuga il prima possibile, non abbiamo molto tempo dalla nostra parte» Concluse per lei Taehyung mostrandole un sorrisetto saccente. «Karen, dubiti per caso della mia fedeltà?» A quel punto il capitano tirò il pennino al suo timoniere dalla lingua lunga. «Non è questione di fedeltà o altro, quella è stregoneria bella e buona» Si lamentò la donna.

«Cosa c'è nella baia di Anegada di tanto spaventoso per tipi con voi? Insomma dai, siete pirati..» Domandò Rebeca unitasi a loro, curiosa di quel battibeccare.
Karen spostò le iridi scure sulle sue, riluttante si decise a confessarle qualcosa che lei sicuramente fino ad ora aveva classificato come leggende o dicerie.

«Sirene. Fottute e perfide sirene»

 

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


La baia di Anegada.

La stavano prendendo per il culo e Rebeca trovò quello scherzo al quanto mal riuscito. Scoppiò a ridere, ma dovette fermarsi quando Karen e gli altri non sembravano per nulla divertiti da quella faccenda.

«Non sarai seria vero?»

«Karen dice un sacco di stronzate, ma ti assicuro che adesso sta dicendo la verità» Rispose Tae, sbadigliando sonoramente. Doveva aver fatto le ore piccole il timoniere del Cigno Nero.
Il leggero fruscio del vento accompagnò il silenzio che si creò.
«Grazie per le belle parole Tae..»

«Eh? Ma siete ubriachi già di prima mattina?» Sbraitò la principessa.

«Rebeca, ci sono cose in questo mare che a solo noi pirati è dato scoprire se sono leggende o storie vere» Le spiegò JK.

«M-ma mi sembra improbabile che queste rimangano leggende, no? Se le avete viste con i vostri occhi allora perché nel regno nessuno ne parla se non nei libri di fantasia?» balbettò, ricordandosi degli amanti testi in cui passava le giornate.

«Perché chi diavolo crederebbe ad una storiella spiattellata da un pirata ubriaco o a una chiacchiera da taverna? Con il passare del tempo è come se tutti i pirati in circolazione avessero stretto un patto con il mare, solo noi avremmo saputo la verità a nostro vantaggio» Continuò Jimin comparso dal nulla. Lo vide seduto sulla balaustra con un piede a penzolone, un paio di pantaloncini addosso scoloriti e una canotta leggera color zolfo. Giocherellava con un coltellino affilato, che lanciava in aria solo per riprenderlo al volo con la stessa mano fasciata da delle garze logore.
Non lo aveva sentito avvicinarsi.
Il suo discorso non faceva una piega, ma stentava ancora a credere in una diceria simile, cosa le avrebbero rivelato poi? Che esisteva anche il Kraken e le navi fantasma? Al solo pensiero le venne la pelle d’oca, Rebeca pensò che fosse meglio non chiedere di cose di cui voleva ignorare l’esistenza.

«Io stesso ne ho vista una» continuò il trafficante, schioccando la lingua sul palato. «A Tortuga, l’isola dei pirati, prigioniera della flotta olandese di Musk, ma era bella che morta una volta separata dal branco»

«Ma è terribile» Le sfuggì, non poteva pensare a cosa potesse averle fatto una mandria di pirati senza scrupoli. Jimin saltò giù dalla balaustra e la raggiunse, portando con sé il suo fidato pugnale. «No terribile è ciò che possono fare quei mostri, metà della loro ciurma era finita in mare e trascinata nelle profondità, ad uno di loro era stata strappata la faccia a morsi. Musk non aveva mai navigato in quelle acque ed era scettico proprio come te, per questo non si fece problemi a percorrere la via più breve per Tortuga pagandone le conseguenze» Il tono di Jimin era incredibilmente macabro, tanto da farle chiudere lo stomaco ancora sotto sopra.

«La stai spaventando Jimin»lo riprese Karen, facendolo arretrare di qualche passo.

«Che si abitui. Se vuole diventare una dei nostri deve sapere che il mare è oscuro e pieno di segreti» gli occhi sottili e seri del ragazzo la misero in guardia. Rebeca non la prese nemmeno a male, piuttosto captò quel comportamento come un consiglio. Doveva indurirsi come l’acciaio per stare tra loro, doveva diventare molto più fredda, perché se avesse incontrato uno di quegli esseri per lei e gli altri, pietà non né avrebbero avuta.

°°°

 

Le giornate erano trascorse velocemente sul Cigno Nero. Ogni giorno JK l’addestrava e ogni giorno temeva di diventare pazza. Non aveva fatto dei veri e proprio progressi, ma assimilava come una spugna qualsiasi cosa le dicesse il ragazzo. Avevano fatto lezioni corpo a corpo, con spade e pugnali, ma la teoria come sempre le riusciva meglio. Difatti aveva imparato a fare i nodi velocemente, anche se di questi ne esistevano una quantità oscena, e pian piano era riuscita anche a capire come si smontasse una pistola per pulirla e non farla inceppare a causa dell’umidità.
Karen invece era sempre impegnata con Taegyung e Suga riguardo la rotta, studiando bene i piani insieme a Nam. Si erano organizzati in quei giorni ma Rebeca non capiva proprio cosa ci dovessero fare con tutto quel cotone e quelle corde che avevano tirato fuori dalla cambusa. Jimin invece  sembrava scettico nel voler attraversare la baia di Anegada, ma dopo vari tentativi di persuasione falliti verso il suo capitano, si decise a dare una mano. Hoseok, era sempre impegnato sulla coffa, e ogni mattina la salutava puntualmente prima di tornare al suo orizzonte tanto amato. Jin lo vedeva poco che niente, ma avevano instaurato una specie di routine, dove lei prima dei pasti lo andava sempre a trovare nelle cucine per sbirciare cosa stesse preparando. La cena era l’unico momento in cui riuscivano a radunarsi tutti e starsene un po’ in tranquillità, eccetto varie risse che non mancarono e battibecchi continui.
Si era decisa a indurire il suo carattere è vero, ma ogni giorno si sentiva di star diventando sempre più morbida, perché doveva ammetterlo, si stava affezionando a ognuno di loro. Perfino al mozzo Jones che sbucciava una mela e gliela offriva ogni volta finiva l’allenamento con JK e si riposava con lui esausta. Al vecchio Martin, che le dava le previsioni del tempo se la incrociava sul veliero, quell’uomo aveva un vero e proprio dono e anche se gli mancava qualche dente, a ogni sorriso Rebeca trovava quel nonnino incredibilmente dolce. «tra qualche giorno pioverà a dirotto» Le aveva detto l’ultima volta.

Sfinita dopo l’ennesima lezione di Jungkook, Rebeca si fiondò sotto coperta per raggiungere le cucine. Non appena aprì la piccola porta, l’odore del brodo di pesce le accarezzò le narici facendole brontolare lo stomaco. Davanti ai fornelli impegnato nell’affettare patate, un impeccabile e bellissimo Jin.
«Cosa offre oggi di gustoso la cucina? Eccetto il cuoco ovviamente» Rebeca senza nemmeno rendersene conto aveva iniziato a parlare con Jin come se si conoscessero da una vita, facendo battutine e chiacchierate senza reali doppi sensi. Jin alzò gli angoli delle labbra, gonfiandosi ogni volta per quegli apprezzamenti che solitamente amava farsi da solo.

«Zuppa di crostacei e patate. Nam ne ha pescati alcuni, e anche se non bastano per tutti sono riuscito ad allungare la brodaglia con le verdure solo per dargli sapore. Aah e mi dispiace, io non sono sul menù» Rispose, affettando abilmente con un coltellino i tuberi.

«Peccato» Bofonchiò Rebeca beccandosi una spallata amichevole.

«Perché chiedi di me quando sappiamo tutti che ti piace la carne dura? Io sono tenero lo sai» Il rumore del bollore di sottofondo e lo scoppiettare del fuoco creavano una melodia accogliente. Il vapore rendeva l’ambiente afoso, tanto che la ragazza si chiese come potesse Jin sopportare ciò in pieno mezzo giorno.

«Quale carne dura? Lo sai che preferisco il pesce» Rispose appoggiandosi allo stipite della porta e addentando una carota rubata da sopra il tagliere. 
Jin le diede uno schiaffetto sulla mano, ma la lasciò stare di finire quello che ormai aveva mezzo ingerito.

«Intendo quella bella abbronzata, con i tatuaggi e le cicatrici»
Le cadde l’ortaggio di mano, che finì sul pavimento rotolando fin sotto il tavolo.

«Dai Rebeca non fare quella faccia, ti vedo sbavare per Jungkook ogni singolo giorno, i mozzi ormai puliscono il ponte solo a causa tua e della tua saliva» La prese in giro, tornando alla sua brodaglia che vorticò con un mestolo di legno.

«Io non sbavo per JK!» Squittì imbarazzata, diventando dello stesso colore dei pomodori raccolti e accatastati nella sacca a terra, proprio a qualche passo da lei.

«Si come no, e io sono Barbanera. Cazzo Rebeca è ora che voi due vi diate una svegliata. È l’uomo a cui hai concesso la tua preziosa verginità, e sappiamo tutti che per una nobile non è una cosa da tutti i giorni, parliamoci chiaro ci sei finita sotto come un tonno!»

Non sapeva che dire, nessuno le aveva parlato così schiettamente, nemmeno Karen con cui a dirla tutta aveva evitato l’imbarazzante argomento come la lebbra. Era attratta fisicamente da JK questo lo sapeva da sé, ma niente di più, almeno così credeva. Provare sentimenti? questo non lo sapeva, ma era certa di una cosa, non doveva e non voleva far gonfiare ancora l’ego di quel pallone gonfiato che le faceva da insegnante. Sarebbe annegata piuttosto. 

«Ti sbagli Jin quella volta ho solo usato Jungkook per fare uno sgarro a mio padre, e al suo posto potevano esserci anche Jimin o Nam ma questo non avrebbe cambiato la realtà dei fatti. Non provo nulla per lui che non sia qualcosa di fisico, né ora né mai.» Vomitò di getto, non pensando minimamente alla vera pesantezza di quelle parole.

“Bugiarda”

“falsa”

“Codarda”

Le ripeteva una vocina in testa.
Rebeca rimase con il fiatone, come se nell’aver detto quella bugia provasse improvvisamente agitazione. Ci rimise un po’ per riprendersi mentre Jin la guardava allibito, sguardo che comprese subito dopo non fosse diretto a lei, ma al ragazzo che aveva alle spalle.
Come se i piedi le fossero diventati di piombo Rebeca si voltò lentamente, impiegò veramente un eternità per la paura di scoprire chi avesse origliato a quella conversazione. Purtroppo però, lei di fortuna ne aveva avuta da sempre fin poca.
Spalle che conosceva bene, capelli corvini e carnagione olivastra.

«J-Jungkook..» Le uscì dalle labbra come un sospiro. Tra tutti lui era l’ultimo che avrebbe dovuto trovarsi lì. Che fosse venuto a cercarla per pranzo? Rebeca si sentì uno schifo.
Le si contorse lo stomaco per quell’espressione delusa e arrabbiata che aveva in volto.

«Quindi è cosi?» Domandò ironicamente il moro, facendo schioccare la mandibola. Girò i tacchi andandosene da lì, ma le gambe di Rebeca si mossero da sole e per istinto partirono al suo inseguimento.
Cercò di raggiungere quel passo svelto e furioso che si era imposto. JK risalì la scalinata mentre lei per un pelo lo riacciuffò per la manica della blusa.

«Aspetta io non..» Provò a dire, ma l’assordante suono della campanella d’allarme distrasse entrambi per la chiamata a raccolta.
La ciurma iniziò ad uscire come una furia da sotto coperta, superandoli a grandi falcate. Rebeca lasciò andare la manica della maglia, e JK gli sfuggì dalle dita come il vento. La sua espressione si era indurita al suono di quel richiamo martellante e della voce squillante di Hope che come un pazzo stava allertando tutta la ciurma.

«Tempesta in arrivo!»

°°°

🌊Angolo della ciurma:

Bene gente. Siamo arrivati al punto di stallo. Mi spiace lasciarvi sempre così, ma allo stesso tempo tiene alta la suspence😌
Il prossimo capitolo si chiamerà "Le Sirene" e sarà abbastanza avventuroso e interessante.
Tanto quanto il nostro cuoco cucina crostacei 😏

Alla prossima 😘
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ChiarazZz 🖤

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


Le Sirene.

Martin aveva fottutamente ragione. Forse non si era neanche sbilanciato troppo, perché quello non era un semplice temporale era un vero putiferio. Rebeca sentì man a mano l'inclinazione della nave aumentare, e quel tiepido dondolante andamento di sempre -il martellante scontro delle onde - lo stava trasformato in un burrascoso disequilibrio continuo che a stento le permetteva di stare in piedi.
Uscì dalla cambusa, spostando la tendina strappata che la portava all'aria aperta e si spaventò nel vedere i grigi nuvoloni riversare sul veliero e nel mare che li circondava, l'intero carico d'acqua di cui erano trenfi. Si zuppò quasi subito i capelli, i vestiti e a maglia, e dovette combattere contro il vento che le spruzzava in faccia acqua salata e dolce, per avanzare verso sua sorella.

"Forza ammasso di scansa fatiche!! la festa è finita e la baia di Anegada ci ha accolto a sé!!" Urlava Karen da sopra il parapetto, un sorriso sfacciato in volto a infuocare i suoi uomini.

"Prendete le corde, legatevi a qualsiasi cazzo di appiglio troviate in questa nave e tappatevi bene le orecchie, perché non ho intenzione di perdere nessuno di voi oggi!" Nam lanciò un secchio carico di palline di cotone sul pavimento, che la ciurma raccolse velocemente uno ad uno per infilarselo nelle orecchie. Vide Jungkook lanciarle un occhiata, mentre con le dita si infilava il cotone nei padiglioni e si legò una fune allo stivale dove strinse un nodo, per poi agganciarne l'estremità all'albero di poppa. Una volta finito, le diede nuovamente le spalle. Rebeca pensò che non fosse questo il momento di fare scenate, e con difficoltà raggiunse il secchio per prendere la sua razione di cotone e le corde.

"No, tu no! Mi serve qualcuno che possa aiutarmi e con le orecchie ben aperte. Noi donne siamo esenti dal richiamo di quelle sgualdrine" Le disse Karen, saltando giù dal soppalco con un fluente balzo. Il richiamo del mare era assordante, i cavalloni battevano inferociti sullo scafo creando uno scricchiolio spaventoso, il vento contraeva e le vele a suo piacimento.

"AHAHAHAHAH dobbiamo aver fatto incazzare qualche divinità del mare!!!" Urlava Hope da sulla cima dell'albero maestro, tutto euforico, zuppo fin dentro gli stivali, mentre si reggeva alla scaletta di corda appigliata alla coffa. Questa oscillava pericolosamente facendolo ondeggiare a destra e a sinistra, rischiando di farlo sfracellare al suolo.

"Con tutto questo casino non credo di riuscire bene a sentire tutto!" Urlò Rebeca a Karen, che nonostante fosse a due passi le fece cenno di ripetere. Lasciò stare, seguendola fino al timone, dove Taehyung si era aggrappato con tutte le sue forze. Non aveva più quell'espressione annoiata e spenta in viso come quando il mare era calmo e alla sua mercé, piuttosto masticava una radice di tabacco, o perlomeno Rebeca pensò fosse quella, e sferzava il timone a destra e a sinistra facendo ondeggiare pericolosamente la nave sulle onde infuriate, con quell'eccitazione che Rebeca aveva già visto nel suo sguardo.

Quella di un pazzo che si stava divertendo parecchio.

Iniziò musica:

https://youtu.be/tPLodwT58nE

 


Rebeca si agganciò al primo barile che le capitò a tiro con il capitano a suo seguito, in attesa di superare quell'orribile tempesta che stava inglobando il Cigno Nero.
Presto il rumore delle onde si mescolò a qualcosa che non aveva mai sentito.

"Sono arrivate." Disse Karen, stringendo i denti quasi a spaccarseli.

Non le servì concentrazione, perché quella melodia le arrivò alle orecchie come un dolce bacio.

"Upon one summer's morning, I carelessly did stray,
Down by the Walls of Wappingwhere I met a sailor gay."

Rebeca si guardò attorno, lasciando per un attimo andare il suo appiglio, curiosa di scoprire come fosse fatto chi stesse cantando con una voce tanto bella. Si avvicinò al bordo del vascello, aggrappandosi con le dita al legno zuppo della balaustra. Guardò giù nel blu sconfinato, dove tra la spuma e la corrente qualcosa o meglio qualcuno uscì dall'acqua.

"My heart is pierced by Cupid, I disdain all glittering gold,
There is nothing can console me but my jolly sailor bold."

Una giovane ragazza bellissima, dai capelli color rame zuppi, appiccicati alla pelle perlacea delle spalle. Gli occhi blu, simili a zaffiri, incastonati in quel viso perfetto dalle rosse labbra. Le orecchie inumanamente appuntite. La guardò e allungò le braccia, accarezzando con le dita lo scafo del veliero dove si era aggrappata, mostrandole così il seno scoperto. Altre figure accerchiarono la nave, iniziando ad intonare quella melodia dolce.

"His hair it hangs in ringletshis eyes as black as coal,
May happiness attend him wherever he may go,
From Tower Hill to Blackwall, I'll wanderweep and moan,
All for my jolly sailor, until he sails home."

Rebeca non credeva ai suoi occhi, ma era sobria e quella che aveva davanti era a tutti gli effetti una sirena. La verità le arrivò in faccia come uno schiaffo nel momento stesso in cui vide la lunga coda squamata e dai riflessi color oro danzare nell'oceano. Si lasciò cullare da quel canto, immune a quelle parole pericolose solo per gli uomini, eccitata ma allo stesso tempo spaventata da quella rivelazione. Le leggende erano vere, quelle donne esistevano, ma al contempo le mettevano una paura tremenda.
Tuttavia Rebeca non era la loro preda.

Jimin poco più in là si era praticamente incatenato all'albero, la frangia nera appiccicata alla fronte e la mano libera in modo da poter trangugiare il suo rum con funzione di calmante.

"Ve lo avevo detto che saremmo morti tutti!!" Imprecava contro Suga e il timoniere che ovviamente non lo sentivano, sia per i tappi improvvisati che per il trambusto.

"Dammi qua!" rispose il cartografo, strappandogli la bottiglia di mano per poterne bere un'abbondante quantità. La lasciò cadere a terra una volta finita solo per tirar fuori dalla tasca la sua bussola preferita.

"Taehyung! Vedi di andare un po' più a destra stiamo deviando la rotta!" Consapevole del fatto che il pirata non l'avesse sentito gli fece segno con la mano indicandogli la direzione. Taehyung capì al volo facendo improvvisamente virare la nave.
Fu lì che Rebeca intravide Jungkook sul ponte.
Gli stivali persero frizione sulle assi scivolose e il pirata cadde a quel movimento brusco, di conseguenza uno dei tappi che aveva alle orecchie gli sfuggì finendo sul pavimento. Jungkook prontamente cercò di riacciuffarlo, ma la voce della sirena impiegò meno tempo.

Come all you pretty fair maidswhoever you may be,
Who love a jolly sailor, that ploughs the raging sea"

Rebeca perse un battito quando il pirata alzò lo sguardo sul parapetto, spento e annegato in chissà quale pensiero. Infatuato, prese il coltello che aveva al fianco e troncò di netto la corda che aveva legata allo stivale.

"Jungkook no!" Gridò Rebeca, lasciando il suo appiglio e finendogli addosso per poterlo bloccare da qualsiasi sciocchezza stesse per commettere. Cercò Karen con lo sguardo, in una richiesta d'aiuto, ma il capitano era impegnato con altri suoi uomini che avevano subito lo stesso trattamento. Rebeca urlò ancora quando vide Jones, il ragazzo che le sbucciava le mele, gettarsi tra i cavalloni a braccia aperte.

"Cazzo Jungkook riprenditi! E' tutto un inganno ti annegherà!" Provò a dire, finendo però travolta dallo spintone che le diede il pirata. Rebeca finì con il culo per terra, ma si rialzò al volo per afferrare JK dal retro della camicia prima che questo potesse buttarsi nelle braccia della sirena che lo aspettava sotto vento.

"There is nothing can console me but my jolly sailor bold."

Troppo lente però, le dita andarono a vuoto sfiorando il retro del tessuto che le sfuggì di mano.

Jungkook si lanciò in acqua.

Il panico l'assalì, Karen che era riuscita a legare chiunque fosse rimasto senza protezioni la raggiunse velocemente, per controllare dove fosse finito il ragazzo. La sirena le sorrise, prima di immergersi nelle profondità.

"Pensa cazzo!Pensa in fretta Rebeca!"

Vide la sorella fare lo stesso, e lesse la follia in quegli occhi ferrei.
Un idea le venne in mente, malsana e priva di logica. Acciuffò la prima fune che trovò libera, legandola all'albero di mezzo. Le dita le tramavano e a stento riuscì a vedere bene con tutta l'acqua che le finì negli occhi.

"NON FARLO!" le urlò Karen capendo le sue intenzioni folli.

"Non interferire nel mio momento di gloria, sorella" Le sorrise nervosamente, tirando bene l'ultimo nodo alla corda che aveva avvolto alla caviglia, proprio come le aveva insegnato Jungkook nelle sue lezioni. Karen sgranò gli occhi non appena la vide stringere un coltellaccio tra i denti e prendere velocità.

"ASPETTA!" Cercò di fermarla, ma senza successo, quando Rebeca preso un bel respiro e una dose di coraggio, si tuffò oltre la balaustra.

"No, no, non anche lei" Urlò il capitano. Le gambe si mossero da sole, e Karen senza indugio si lanciò al suo inseguimento. "Lasciami!" Tuttavia non le fu permesso. Con le lacrime agli occhi si contorse come un'anguilla tra quelle braccia, quando in un lampo di secondo finì a terra presa al volo da Taehyung, che la portò con sè sul pavimento umido.

"Porca puttana Karen! Non posso lasciarti da sola un attimo che cerchi di ammazzarti?!" La rimproverò infuriato.

"Jungkook, Rebeca, i miei uomini, sono stati portati via, devo aiutarli!" Sbraitava lei, divincolandosi in quella stretta. Il pirata chiuse gli occhi, amareggiato per quello che era accaduto, voleva aiutarli, davvero, ma perdere il loro capitano era qualcosa che sulla nave non era concesso, ed era qualcosa che lui soprattutto non poteva permettere.

"Lasciami stupido!" Gridò ancora Karen spingendolo via da sé, finché Nam comparso all'improvviso, non la mise a tacere con il calcio della sua pistola con cui le colpì la nuca, facendole perdere i sensi.

"Il capitano del Cigno Nero, è il Cigno Nero stesso. Non siamo nulla noi senza di lui" Disse, rinfoderando l'arma nel cinturone. Taehyung lo ringraziò con lo sguardo, per aver fatto quello che lui non avrebbe avuto il coraggio di mettere in atto.

°°°

Lei non sapeva nuotare. Non aveva mai imparato, ma non perché non le piacesse, ma proprio perché non le era mai stato concesso. Suo padre non ne vedeva il motivo, tantomeno lei in realtà, anche se una buona dose di lezioni adesso le sarebbero servite parecchio. Fortuna volle che era furba, Rebeca si era appositamente legata alla nave in modo da poter risalire se le cose fossero andate male, e in quel buio, sotto quelle onde le cose potevano andare veramente di merda. Avanzò, improvvisando movimenti delle braccia per affondare, non sapeva nuotare certo, per questo le riusciva perfettamente cadere come un sasso nelle profondità gelide dell'oceano. Strizzò gli occhi, che bruciavano a causa dell'acqua salata a cui non erano per nulla abituati, e fu in quel momento che vide brillare quelle odiose squame dorate. Mise a fuoco, avanzando di qualche metro verso il suo obbiettivo.
La sirena era lì, con ancora Jk tra le mani, mentre lentamente cercava di trascinarlo nelle profondità, come se si stesse godendo ogni istante.

"Sadica bastarda!"

Sperava solo che la corda e soprattutto l'ossigeno bastasse. Intorno a lei il rumore soave del nulla a rimbombarle nei timpani.
Rebeca scalciò con i piedi, e come una furia non appena gli fu a portata si scagliò verso di loro, presa alla sprovvista la sirena lasciò andare le guancie di JK dove aveva affondato le mani, dandole la possibilità di afferrarlo da dietro la maglia.

Stavolta c'era riuscita, e stavolta non lo avrebbe lasciato andare.

Tuttavia la donna sembrò non gradire. Fece schioccare la coda in acqua come una frusta, e Rebeca impallidì quando le mostro i denti affilati soffiandole contro come un rettile. Gli occhi della donna-pesce erano diventati completamente neri, i canini e le zanne affilate e lunghe come spilloni. Era spaventosa, la cosa più orribile che avesse mai visto era celata sotto quella perfezione apparente. Tutto sommato, non era mai stata così d'accordo con Jimin.

Vide Jungkook in stato d'incoscienza, con gli occhi chiusi, i capelli neri sciolti e liberi di farsi trasportare dalla corrente. Un senso di rabbia incredibile le lacerò le viscere. Lo afferrò per la vita, mentre la sirena le girava attorno come il migliore dei predatori e poggiò le labbra sulle sue, portando ossigeno nei suoi polmoni.

Non funzionò subito, tanto che Rebeca dovette dargliene tutto pur di farlo tornare cosciente, e all'ultimo tentativo la ragazza iniziò a sentire la testa pesante e i suoni divennero ancor più ovattati di quanti non fossero. Il coltello le sfuggì dalle dita, ma Jungkook lo prese al volo mente questo fluttuava nell'acqua. Fu allora che vide quegli occhi neri aperti, impegnati a guardarla come se fosse la sua ancora di salvezza.

In effetti Rebeca era stata la sua ancora.

La baciò restituendole quel poco di ossigeno, ma lei perse i sensi comunque lasciandosi andare su quelle labbra morbide.

Era successo tutto così in fretta che la sirena non aveva avuto ancora tempo di reagire, curiosa di quel contatto che i due umani stavano avendo. Jungkook, invece sapeva bene cosa fare, vide la fune agganciata alla gamba della ragazza e sapeva che dall'altra parte qualcuno avrebbe inteso la sua richiesta d'aiuto.
Una, due, tre volte, il pirata con tutte le forze che aveva strattonò la corda e sorrisetto gli comparve sulle labbra, proprio diretto alla sirena, quando questa li trascinò su verso la nave lontano da lei.
Scemò tuttavia quando la donna-pesce infuriata li seguì, e per quanto potessero tirare forte i suoi compagni da sopra la nave, non aveva nulla a che vedere con la velocità di quel mostro in acqua. Stava per raggiungerli e JK dovette pensare in fretta.
Tenne ben salda la vita Rebeca sotto il braccio, e quando la sirena gli fu abbastanza vicina, e allungò le mani per afferrarlo, gli graffiò il bicipite con le unghie spaventosamente lunghe.
Fu allora che Jungkook le agganciò il polso con forza, piantandole il coltello sulla fronte.
Vide gli occhi della donna squamosa cambiare cromatura e perdere quel nero intenso che si trasformò in bianco latte, le labbra si schiusero appena, mostrando le zanne affilate. La coda smise di muoversi. Morente o già morta la sirena affondò negli abissi, portando con sé una rivolo di sangue color rubino.
Il pirata alzò la testa, i luminosi e caldi raggi del sole gli avevano appena sfiorato le guancie.

Issati sulla nave come pesci appigliati ad una rete, uscì finalmente dall'acqua. Jungkook prese un respiro spaventoso. Mai gli era mancato così tanto l'ossigeno, anche se, quello che Rebeca gli aveva donato aveva tutt'altro sapore.
Finì a rotolare sul ponte con la ragazza ancora sotto braccio, mentre Nam e Taehyung ostinatamente tiravano quella fune. Sfinito, rantolò sul pavimento e tossì convulsamente, prima di essere soccorso dai due.

Era tornato il bel tempo e la luce iniziava a scaldare la ciurma infreddolita e spaventata, JK però non ci fece caso. Prontamente girò la ragazza portandola a pancia in su e appoggiò l'orecchio sullo sterno di lei cercando di ascoltare il battito. Si sentì sollevato nel sentire ancora quel lieve ma costante rumore. Si tirò indietro i capelli zuppi, e le schiuse le labbra infreddolite, finendo poi con poggiare ancora la bocca sulla sua per darle aria, e contemporaneamente spingere sull'addome in modo da farle un massaggio cardiaco.

Tutti intorno a loro stavano in parsimonioso silenzio, aspettando e sperando in un cenno di vita, tuttavia il pirata stava per impazzire, perché Rebeca non sembrava volersi svegliare. Uno, due, tre spinte sul petto e un passaggio d'aria da bocca a bocca.
Rebeca non dava nessun segno.

La frustrazione gli massacrò la gabbia toracica. Le mani iniziavano a tremare senza spiegazione.

"Avanti principessa!" Colpì ancora, sputando aria nei polmoni fino allo stremo. Era il suo di cuore adesso, che rischiava di fermarsi per la paura.

Uno, due tre, ancora aria. Jungkook sentiva fastidio agli angoli degli occhi.

"N-non chiamarmi principessa" Tossì improvvisamente lei, riaprendo le palpebre e sputando acqua salata sul pavimento.

Quello fu l'istante in cui Jungkook sentì qualcosa nascere dentro, diramarsi come un edera all'interno del suo stesso corpo e scoppiare in quella che era pura felicità.
Rebeca si strofinò la faccia e si strizzò i capelli e gli abiti, finendo seduta.

"La prossima volta ti lascio in pasto alle sire-" La ragazza non finì la frase, perché il pirata in ginocchio, gli nascose il volto nell'incavo del collo e la strinse a sé in un abbraccio che le mozzò nuovamente l'aria nei polmoni.

Forse questa volta, era crepata sul serio.

°°°

🏴‍☠️Angolo della ciurma:

Beh, beh due capitoli in un giorno. Evviva me🤣
Che ne pensate di queste sirene? Belline no? Un po' meno il loro vero aspetto... Pensavate che la donzella da salvare fosse Rebeca? E invece è stato proprio il contrario 🤣
Comunque, abbiamo un po' di romanticismo in questo capitolo 😏
Che bello JK preoccupato per Beca 😭😭😭
Lasciate un commento per sostenere la storia💪🏻⭐

Ci vediamo alla prossima 😘
ChiarazZz 🖤

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Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***


Caro vecchio Rum.


“Tu stupida. Deficiente. Scema di una sorella!” Rebeca assorbì ogni insulto e ogni schiaffetto che Karen le tirò sulla base del collo. Era arrabbiata si, ma non la smetteva di sorridere mentre le faceva una bella ramanzina.

“Karen ho capito, mi dispiace!!” Si difese, cercando di sfuggire dalle mani della donna.
Il mare ora tornato calmo e il cielo limpido, batteva sul Cigno Nero con le vele dispiegate al vento. Il vascello aveva ripreso la sua rotta verso Tortuga e con una settimana di anticipo per quella “piccola deviazione”.

“E poi Taehyung mi ha detto che anche tu ti stavi per lanciare di sotto! Quindi non farla tanto lunga, che io e te non siamo molto diverse” il capitano fulminò il diretto interessato con lo sguardo, che dal timone la salutò con un serafico sorriso a prenderla in giro.

“Brutto spione del cazzo!” ringhiò la bruna alzando un pugno in aria. Tempo tre secondi esi era creato un gran putiferio, dove Nam impediva a Karen di ammazzare Taehyung, e Hope se la rideva insieme a Yoongi per aver lasciato Jimin legato all’albero come un salame.
Jin uscito dalle cucine aveva risollevato il morale della ciurma con la botte di birra che si era portato appresso e Rebaca contagiata da quell’aria di festa sorrise e alzò lo sguardo su JK, rimanendoci male quando lo vide dare le spalle a tutti e andarsene.

Accantonando per un attimo le urla di Karen, di Jimin e della ciurma che brindava in pieno giorno, lo seguì in silenzio. Non sapeva se quella fosse una buona idea, ma si era sinceramente scocciata di quel comportamento bizzarro.
Prima l’abbracciava e poi se ne andava come se non gli fregasse nulla della loro vittoria e di quello che era accaduto tra loro.
Il bacio, la respirazione bocca a bocca, Rebeca sapeva che fossero fatti accaduti per necessità, soprattutto per darsi ossigeno a vicenda, ma sentiva che qualcosa era cambiato, lo percepiva proprio sulla sua pelle quando aveva visto gli occhi di JK nell'istante in cui li aveva riaperti sott'acqua.
Lei gli aveva salvato la vita e lui aveva fatto lo stesso per ben due volte, questa era la realtà dei fatti.

Jungkook scese sotto coperta, finendo poi in una delle cabine che presunse fosse la sua. Si chiuse la porta alle spalle e Rebeca attese qualche minuto prima di bussare delicatamente sull’anta di legno.

-Toc toc-

Seguirono alcuni secondi di assoluto silenzio, tanto che pensò di lasciar perdere e tornarsene dagli altri a festeggiare, invece di starsene lì a perdere tempo. Resistette all’impulso di buttare giù quella maledetta porta con un calcio e picchiarlo, solo perché lo sentì rispondere dall’altro lato.

Avanti

Si sorprese Rebeca di aver dato per una volta fiducia nella sua pazienza, che era stata ripagata con una risposta. Secca e scocciata, ma pur sempre una risposta.
Spinse il pomello ed entrò, rimanendo ferma sulla soglia quando lo vide seduto sul letto, con capelli ancora zuppi e senza maglia. Pensava di essersi abituata a quella visione, ma nonostante tutti gli allenamenti si ritrovò ad arrossire come una stupida bamboccia al primo appuntamento.

“Se hai da fare, posso passare più tardi” Disse, stringendo le dita sul freddo metallo del pomello, pensò addirittura che potesse rimanerle in mano da un momento all’altro.

Jungkook la guardò. Sembrava sorpreso di vederla, ma nemmeno deluso. Con un cenno del capo le fece intendere di rimanere.

“No, sono solo stanco” Rispose, sfilandosi gli stivali fradici. Gli occhi della ragazza finirono per quel movimento in terra, sulla maglia che si era dapprima tolo e aveva gettato in un angolo, notò con orrore fosse macchiata di rosso. Tornarono di conseguenza sulla figura del pirata, e si rese conto del graffio profondo che gli deturpava il bicipite.

“Jungkook, ma tu sei ferito!” gli finì davanti e lo afferrò per braccio che sollevò per guardare meglio. Non fece nemmeno troppo caso alla loro vicinanza, o al fatto che non si stesse imbarazzando nel toccarlo in un modo tanto intimo senza nemmeno avere il suo permesso, troppo presa da quella ferita. Passò le dita ancora infreddolite sui contorni del taglio, facendo ben attenzione a non fargli male, cinque solchi rossi e grondanti di sangue fresco avevano aperto la pelle abbronzata.

“Non è niente, non devi preoccuparti per un graffietto” Rispose lui, sfuggendo alla sua presa.

Rebeca lo guardò male, talmente male che al pirata mancò un sorriso.

“Non mi sembra proprio un graffietto, potrebbe infettarsi e allora si che sarebbero guai”

“Ho subito di peggio”

“Jungkook!” Il pirata tornò serio quando sentì quel tono preoccupato. Osservò le dita di Rebeca che erano tornate ad accarezzargli il bicipite inconsapevolmente del calore che emanavano, e quegli occhi, nocciola e grandi dalle ciglia lunghe. Le spalle tremanti in quegli abiti ancora bagnati e la treccia scompigliata e sfatta, da dove continuavano a cadere gocce d’acqua salata sul pavimento.

Sospirò.

“Va bene, prendi quella bottiglia di rum sul comodino, nel cassetto troverai delle bende pulite” Rebeca fece come richiesto e tornò da lui, con la bottiglia di alcol in mano e garze.

“Ci penso io” Disse, versando il Rum sulla benda pulita, cacciando via la mano di JK con uno schiaffetto, prima che questo potesse fermarla e fare da sé.

Si piegò un poco per vedere da vicino la ferita, e delicatamente ci poggiò sopra il tessuto imbevuto per disinfettarla.

JK strinse i denti, e un leggero sibilo gli sfuggì dalle labbra quando il bruciante alcol fece friggere la ferita aperta. Si scostò per riflesso ma Rebeca gli bloccò l’avambraccio in modo da non farlo muovere. “Scusami, farò in fretta, tu intanto bevi un goccio di questo” Disse, passandogli la bottiglia.

La cura con cui Rebeca gli tamponava la ferita era ammirevole. Le dita delicate e sottili sembravano una carezza, anche se faceva comunque male, stava attenta a non fargliene dell’altro con movimenti goffi o bruschi.

“Sai quando ero piccola mi facevo male spesso. Uscivo di nascosto nei giardini e mi arrampicavo sugli alberi per vedere il mare dalla cima di questi, più di una volta sono caduta o mi sono ferita sulla corteccia, ma per non farlo sapere a mio padre o alla servitù, filavo in cucina e mi disinfettavo con stracci e aceto. Quando passavo per i corridoi nessuno capiva chi li appestasse così tanto con il tanfo di quel condimento, ma fortuna volle che non mi scoprirono mai” La risatina malinconica della ragazza lo fece deglutire.
Jungkook bevve un sorso del liquore dal collo di vetro, tenendo a freno un imprecazione per una fitta alla spalla.

“Ti manca la tua casa? Cioè il palazzo e tutto il resto?” In realtà quella volta aveva origliato la conversazione tra lei e Karen, e sapeva che Rebeca non amasse letteralmente la sua vita, ma quel tono triste lo aveva portato a pensare che forse in cuor suo si fosse pentita di quella scelta, e con il tempo avesse iniziato a rimpiangere le sue ricchezze.
Dubbio però che la ragazza gli tolse con lo sguardo irrisorio.

“Tsk, mancarmi? Non essere ridicolo, preferisco di gran lunga il tanfo dell’acqua stagnante e di sudore, che l’odore di quei maledetti gelsomini del cazzo” Rimase di stucco per quella franchezza, Rebeca in realtà fin dall’inizio non le era mai sembrata una principessa, e per quanto amasse torturarla con quel nomignolo, sapeva che ambisse ad altro. 

Tuttavia proprio non lo comprendeva.

Non aveva capito nemmeno come avesse potuto guardarlo in quel modo la prima volta che l’aveva portata al letto, con quegli occhi e quello sguardo triste, in una richiesta d’aiuto. Erroneamente pesò fosse solo inesperienza ed imbarazzo di una prostituta alle prime armi, ma alla fine adesso, aveva ricollegato i punti. Rebeca non cercava amore, soldi, affetto od altro, ma una via di fuga.

“Perché mi chiedo..Eri schifosamente ricca, non sapevi cosa fosse la fame o la sete e un giorno saresti diventata ancora più potente. Guarda noi, per un po’ d’oro e delle provviste rischiamo la nostra vita e uccidiamo anche innocenti” Fu a quel punto che la ragazza smise di tamponare la ferita, rimanendo con le fasce sporche di sangue a mezz’aria.

“Non volevo sposarmi, non volevo che qualcuno decidesse per me come ha fatto mio padre per tutti questi anni”

Inconsciamente a quelle parole, il pirata strinse furiosamente tra le dita le lenzuola sgualcite. Un uomo con Rebecca? Un marito che l’avrebbe toccata contro la sua volontà? Aveva la nausea solo a pensarci.

“Perché sei diventato un pirata Jungkook?” Domandò allora lei, con lo sguardo fisso sul graffio.

JK schioccò la lingua sul palato, temendo di aver osato troppo con le parole e averla ferita in qualche modo. Sfiorò la collana che aveva al collo, una rosa dei venti incisa su un doblone d’argento.

“Perché lo erano i miei genitori, tutto qui” Rispose sincero, senza nulla da nascondere, come quel gioiello che Rebeca comprese immediatamente fosse appartenuto ad uno di loro.

“Te ne penti?” Domandò passando le garze pulite attorno al braccio in modo da completare la fasciatura.

“No nemmeno per un secondo, sono io ad aver scelto di continuare a far parte del Cigno Nero, anche quando il capitano morì lasciando il posto a Karen”

Rebeca a quel punto finalmente alzò lo sguardo, e JK incastrò le pupille con le sue, nere e senza ombra di pentimento. Non era mai rimasto così tanto a corto d’aria, nemmeno con quella dannata sirena.

“Ecco la differenza tra me e te. Io non ho scelto chi essere e come vivere, mentre tu hai sempre fatto ciò che volevi. Chi è il viziato dei due Jungkook?” Lo prese in giro.

Non seppe perché, ma ad un tratto la bocca era rimasta asciutta, e nemmeno il Rum aveva contribuito a renderla meno impastata. La verità era che Jungkook si sentisse uno schifo anche solo per aver dubitato di quella ragazzina.
Non era viziata, non faceva tutto ciò solo per un capriccio, Rebeca conviveva con un spirito troppo libero, troppo avventuriero per essere soppresso in quel palazzo.
Mosse la mano, andando a spostarle una ciocca di capelli ribelli sfuggita da dietro l’orecchio, e le accarezzò dolcemente la guancia, proprio come la prima volta che si erano conosciuti. Rebeca, sembrò apprezzare, anzi non si mosse aspettando che qualcosa accadesse, che JK le dicesse effettivamente qualcosa di cui aveva bisogno.

“Sei felice adesso, principessa?” Soffiò quella domanda con un tono diverso. Talmente diverso che la ragazza sentì le dannate farfalle mangiarle lo stomaco. Pensò di impazzire per quel cambio di atmosfera improvviso, ma stavolta non sarebbe scappata. Lei sapeva cosa voleva, non aveva senso nascondersi nella cabina di Karen a fare cose sconce, tantomeno mentire a quel ragazzo che sembrava leggerle dentro.

“si, da adesso voglio essere libera..” Si aggrappò alle sue spalle stando ben attenta a non fargli male sulla ferita e si tirò su, salendo piano sul letto dove gli incastrò il busto nudo con le braccia.

“Voglio sentirmi felice, voglio poter vedere cosa c’è oltre il regno, anche che si tratti di mostri o pericoli, voglio vivere un avventura, voglio sentire il sole bruciarmi la pelle e l’acqua salata incrostarla e ricoprirla di cristalli bianchi” Salì ancora, finché con le labbra non rimase a pochi centimetri da quelle del pirata, che sempre più soddisfatto arricciava le sue in un ghigno.

“Voglio piangere, e ridere e scopare con chi voglio e quando voglio, e ubriacarmi e vomitare quando sono allo stremo” continuò, con gli occhi che bruciavano come fiamme. Non si era mai così aperta con qualcuno, tantomeno con un uomo che poteva giudicarla, ma JK non era così. JK non giudicava nessuno, tantomeno coloro che avessero il suo stesso animo.

“Manca qualcosa, o meglio qualcuno, e mi sento offeso” Le disse all’orecchio, facendola impazzire completamente con il suo fiato caldo a  rabbrividire la pelle morbida.

“Voglio te, tanto che ho sperato tutte le notti che entrassi in camera di Karen per farmi di nuovo tua” ammise senza alcun dubbio, finendo con il carezzargli la mascella scolpita con le labbra tenere.

Jungkook stava per impazzire. Non pensava minimamente di arrivare a quel punto, e non immaginava neppure di poter creare una situazione simile e viverla fino a quell’istante.
La voleva, cazzo se la voleva. Voleva rivivere lei, la sua essenza, il suo corpo, le sue labbra da quella singola maledetta notte. Voleva prenderla ad ogni allenamento, anche quella volta che avevano chiacchierato ubriachi sul castello di prua, ma si era contenuto per rispetto, per quel rispetto che non aveva mai provato per nessuna donna che non fosse il suo capitano.
Certo le lanciava frecciatine, e palesemente flirtava con lei, ma faceva sfumare tutto nel momento stesso in cui sapeva di star superando il limite. E Jungkook stranamente non era un tipo paziente.
Fu lieto di sapere che per lei fosse lo stesso. Glielo stava praticamente dicendo chiaro e tondo, senza veli e senza troppi preamboli Rebeca era cambiata dalla prima volta. Sembrava più sicura di sé, meno impacciata, tantomeno quando gli sfiorò i pettorali con la punta dell’indice.

Jungkook allora le infilò una mano sotto la maglia umida, risalendo in piccoli cerchi fino al seno, ma non lo toccò, non finché lei non gli spiegasse per bene cosa intendesse con quell’ultima frase.

“Ti sei toccata pensando a me principessa?” Rebeca non ci stava capendo più nulla, sentiva solo il movimento circolare delle dita bollenti di lui sulla pelle, che bastarde, continuavano ad indugiare attorno al seno morbido. Capì che non le avrebbe dato nulla in cambio di nulla, e a quanto pare sia a lei che a JK piacevano le parole sporche.

“Si..”Ammise, contraendo la schiena quando il pirata le pizzicò il capezzolo con le dita, rendendolo duro in pochi secondi. Ormai completamente a cavalcioni si di lui, Rebeca strinse le gambe su quelle toniche del moro, rimanendo particolarmente soddisfatta quando al disotto della gonnellina lo sentì eccitato tanto quanto lei.

“Come, così?” Le domandò lascivo, finendo con la mano libera nel suo punto privato. Rebeca si aggrappò a lui, finendogli completamente addosso quando Jungkook senza darle un attimo per realizzare le spostò l’intimo per stuzzicarle il centro del piacere. Le scappò un gemito, ma non si trattenne stavolta, sicura che il pirata gradisse sentirla vociare nelle orecchie. Le insinuò un dito dentro, e lei gli morse la spalla, non provava più dolore ma solo un concreto piacere scaturito da quelle dita esperte, su cui Rebeca iniziò a danzare,  su e giù per poterne godere appieno.

“Cazzo, sei così fottutamente bagnata” Rebeca non aveva ancora sperimentato quel Jungkook a dirla tutta, sboccato e volgare. Lo aveva conosciuto come un pirata, si bravo nel fare quello che stavano facendo, ma comprese, che si fosse trattenuto la prima volta solo perché fosse vergine.
La cosa ironica fu che non le diapiaque per niente.

Quando sfilò le dita da lei ingenuamente pensò che fosse pronto per altro, che Jungkook la voltasse sulle coperte e la facesse sue come la prima volta. Ma rimase incastrata in quello sguardo perverso, nel momento stesso il cui spinse con il suo pollice sulle labbra di lei. “Apri” Le ordinò con tono imperativo, e dapprima scettica, non capendo bene quelle intenzioni, lo lasciò comunque libero di fare ciò che preferiva, e pronta ad imparare cose nuove, schiuse le labbra e lo inglobò. Jungkook le accarezzò la lingua con il polpastrello del pollice, uscendo ed entrando da quelle labbra rosa oscenamente aperte più volte, con la pelle bagnata dall saliva. Si morse le labbra, quando lei improvvisò mordendo piano e leccando l’appendice.

“Ho una voglia tremenda di scoparti Rebeca”
Rebeca, principessa, non riusciva più a connettere i pensieri. Chi cazzo era lei? Ah si per adesso solo la sua puttana, e questa volta sul serio.

“Allora fallo” Rispose, quando JK ritirata la mano dalle sue labbra le permise di parlare, e solo per infilarla insieme all’altra sotto la gonna, là dove impastò il sedere scoperto.

Per informazione, Rebeca non se ne stette con le mani in mano, non voleva come l’ultima volta passare per quella che non sapeva come funzionasse bene il corpo maschile.

Gemette, sapendo di guidare la mano nella direzione giusta, quando massaggiò da sopra la stoffa ciò che Jungkook nascondeva sotto i pantaloni fradici.
Trovò ad attenderla una dura e già eccitata erezione. “N-non così” la voce rotta di JK le fece intendere che fosse compiaciuto da quelle attenzioni, tuttavia non comprese subito cosa volesse intendere con l’ultima frase.

Come doveva fare allora?

Quando l'afferrò da sotto le gambe e la sollevò di peso portandola contro la parete di legno, Rebeca capì. Gli strinse le gambe nude attorno alla vita e JK la baciò, facendole scontrare la schiena con il muro grazie ad un colpo di reni.

“Ti voglio così tanto che domani faticherai a camminare, e sarà difficile per te non inciampare sui tuoi stessi piedi” Comprese che quella minaccia deliziosa, presagiva un sesso violento e per nulla delicato. Jungkook si era trattenuto fin troppo per trattarla con dolcezza. Nonostante ciò le si arricciarono le dita dei piedi e lo stomaco finì sotto sopra a quel pensiero, perché lei lo voleva così.

Arrogante come la sua stessa lingua, che finì tra le sue cosce quando si inginocchiò davanti a lei. Le spostò una gamba portandola sulla spalla, in modo da bloccarla se solo avesse cercato di interrompere quei movimenti di bocca. Rebeca sospirò, appoggiando il capo alla parete, ma si ricordò che Jungkook amava essere guardato quando l’assaggiava, per questo abbassò il capo per vederlo meglio.

Dall’alto, in ginocchio sotto lei a venerarla come una dea, si sentì stranamente potente. L’assaporò tutta, finché non allungò un braccio e con le dita le strappò i bottoni della blusa. Rebeca si trovò accaldata, sudata, ansimante e alla mercé della lingua che aveva imparato a conoscere.

“Jungkook ti prego” Lo supplicò, afferrandogli le ciocche corvine che tirò verso sé.
JK seguì quel movimento, lasciando andare il suo punto preferito solo per sollevarsi piano e poter passare la lingua in una lunga scia umida, che andava dallo stomaco al collo di lei. Rebeca gli afferrò il cinturone agganciato ai pantaloni e lo sganciò con le dita facendo cadere a terra con un tonfo sordo i pantaloni del pirata. Non tremava se non di aspettativa, e non provava paura, perché si fidava ciecamente di lui. Non le avrebbe fatto del male, o meglio non nel modo cattivo del termine, se non in altre..beh circostanze.
Affondò lo sguardo in quello onice del pirata. JK aveva il respiro pesante e una voglia immensa nelle mani con cui la toccava e la stringeva a sé. Poteva sentire il suo cuore battere nel petto, e appiccicato al suo seno, fare comunella con il proprio in un intimo scambio di ritmo reciproco. Jungkook quello che stavano facendo lo chiamava scopare, lei gli aveva chiesto di scopare. Eppure sentiva che c’era dell’altro oltre quel desiderio carnale più vivo che mai.

Nel momento esatto in cui la penetrò Rebeca perse completamente il controllo della voce. Non era stato delicato, tantomeno paziente stavolta. Le alzò entrambe le gambe, incastrandola contro la parete e con tutto il suo peso. Uscì da lei e rientrò con voracità, facendole involontariamente colpire con la testa il legno, e lei dovette aggrapparsi alle sue spalle e baciarlo per soffocare quelle urla, dando così vita a uno scontro di lingue bagnato e poco casto.

“Mi sei mancata…mi sei mancata così tanto” Ringhiò facendola impazzire completamente con un altro colpo di reni ben mirato. Voleva rispondergli, voleva ammettere che anche lui le fosse mancato. Anche se poi, in realtà, non erano andati proprio da nessuna parte.
Lo fece con le dita, con cui gli graffiò la schiena nuda e liscia, scendendo piano fino ai glutei marmorei. JK sembrò apprezzare quel gesto, tanto che si lasciò trasportare da un ritmo continuo e indiavolato. Entrò e uscì da lei più volte facendo sbattere il suo corpo contro la parete in un rumore deliziosamente poco fraintendibile. Rebeca si agganciò agli avambracci lavorati, finendo a mordergli il collo abbronzato.
Principessa urla per me, fatti sentire dagli altri” Le disse, colpendola con più forza.

“Jungkook sto per..”

“Non osare”

Rebeca presa alla sprovvista, sbatté le palpebre confusa, quando il pirata la lasciò andare facendole poggiare i piedi a terra. A stento riuscì a rimanere in equilibrio e dovette ammettere i polpacci le facevano piacevolmente male. Jungkook le diede una leggera spintarella da dietro, e lei si salvò dallo sbattere la faccia sul materasso solo grazie ai suoi riflessi e alle sue braccia, che tempestivamente fermarono la caduta.

“Ma sei impazzito?! Potevo farmi male razza di..Ooh” Non finì l’insulto, perché un delizioso gemito le sfuggì dalle labbra, non appena sentì la calda lingua del ragazzo bagnarle e i denti morsicarle il sedere.
Era in una posizione ambigua e imbarazzante. L'aveva messa a quattro zampe ed era parzialmente nuda, a causa della gonna alzata. Lui invece, le stava dietro. Rebeca capì immediatamente, grazie a quei libri sconci che alle volte leggeva, le sue intenzioni.

“Non mi sento a mio agio..” Disse, ficcando la faccia arrossata nelle lenzuola sgualcite. Non era del tutto vero, in realtà le piacevano quelle attenzioni, e amava come JK la mordesse e la baciasse senza tralasciare o dare per scontato quello che le faceva fremere il corpo. Eppure il cuore le martellava in petto e le guance continuavano ad assumere un incarnato rossastro, aveva paura di apparire come una ridicola inesperta.

“Perché? Non dovresti..” Le disse, schioccandole un bacio sulla nuca.

“Facciamo così, se ti imbarazza troppo o non dovesse piacerti, mi fermerò” Propose, solleticandole la guancia con i capelli umidi, mentre con il corpo si stendeva per bene dietro di lei, tanto da farle sentire il calore della sua pelle.

“Ma sarai tu a chiedermi di andare avanti Rebeca” aggiunse, sfiorandole la spina dorsale nuda con le dita.
JK sostituì la mano con la punta del naso, e odorò la pelle della schiena solitamente liscia ma ora ricoperta di piccoli brividi. Allungò le mani, afferrandole a coppa ai seni, che strinse facendola di conseguenza inarcare contro il suo corpo.
Non serve dire che un sorrisetto gli comparve in volto.
Il corpo di Rebeca cercava il suo, era un dato di fatto e per quanto il pirata si sarebbe fermato a un solo suo dissenso, era sicuro del fatto, che non ce ne sarebbe stato alcun bisogno. Passò ad usare le labbra bollenti, con cui le baciò la schiena, andando poi a percorrere sentieri sconnessi con la lingua, dalle spalle al sedere troppo appetibile per un uomo affamato come lui.
Gli morse il retro delle cosce, i polpacci e risalì, indugiando sul  suo punto preferito, senza però mai andare oltre all'inguine con la bocca.

Rebeca nel mentre stava dando di matto. Massacrò con le dita le coperte, affondando il viso nel morbido tessuto. L’imbarazzo era stato sostituito da una voglia insulsa di avere altro.
Jungkook le sfiorò l’entrata, facendo ben attenzione a farle percepire la ruvidità delle dita con cui la frizionò. La penetrò con l’indice non appena il movimento brusco del bacino di lei alla ricerca della sua mano, gli fece intendere di voler di più. Rebeca alzò la testa, lasciando che uno sporco gemito le uscisse dalle labbra rosa.

“Pregami principessa e avrai altro”

La ragazza in realtà volve farlo, aveva tutte le intenzioni di battere bandiera bianca e arrendersi, d’altronde era già perfettamente prostrata a lui, ma il suo orgoglio, quella piccola parte di orgoglio da donna iniziò a ruggire dentro.

“Perché non lo fai te invece?” Jungkook si fermò solo per guardarla, e rimase fisso su quel sorriso per metà celato dalle lenzuola, che adesso aveva preso posto dell’imbarazzo. Inserì un altro dito e lo ruotò, gustandosi con parsimoniosa attenzione ogni sfumatura di piacere che assunse il volto di lei a quel movimento.
Ma quella ragazza non demorse, nemmeno un supplica le sfuggì.

Jungkook allora passò oltre.

“Io l’ho già fatto minuti fa e sono in ginocchio dapprima che tu me lo chiedessi” Ammise prendendosi in mano l’erezione. Cominciò a tastarla piano, facendole vedere tutta la voglia che aveva di lei. A JK piacevano quei giochetti e dalla faccia che Rebeca fece, intese che nemmeno a lei dispiacevano affatto.

“E mi inginocchierei ancora e ancora, e ti vorrei far urlare in questo cazzo di letto per tutto il giorno, per tutte le notti se solo me lo permettessi” Ringhiò, muovendo costantemente le dita dentro e fuori, senza mai smettere al contempo di darsi piacere. Il suo tocco e quelle parole illegali pronunciate con lussuria malsana, divennero benzina sul fuoco, che al limite dell’orgasmo si ritrovò a scalciare quando JK tolse l’indice e il medio lasciandola insoddisfatta.

“No, no Jungkook, per favore” Chiese con frustrazione nel tono, cosa che il pirata apprezzò molto.
A Jungkook bastarono cinque secondi netti per sollevarsi, afferrarle la vita con la mano libera e affondare in lei con urgenza. Rebeca si ritrovò ad urlare di nuovo, spiazzata da quella nuova, grande e appagante intrusione in una posizione molto più che intensa. Si rese conto che il sesso aveva delle piacevoli sfumature e tutte diverse, e queste cambiavano a seconda di determinati fattori.
Un semplice letto, la parete o l’essere presa da dietro, a quanto pare potevano cambiare le carte in tavola anche se il partner rimaneva lo stesso.

Si chiese anche, se fosse solo merito di Jungkook e il suo modo di prenderla e di farle sperimentare cose nuove a farla sentire così completa.
Ma quel pensiero le scoppiò in testa come una bolla, quando il pirata si spinse in lei neanche troppo dolcemente facendola inarcare e annaspare sul materasso. Che stupida domanda, era ovvio che fosse lui a farle provare ciò.

Quando le caricò contro un altro colpo di reni, si creò nella stanza un volgare suono di carne, ma Rebeca stranamente non si imbarazzò, troppo impegnata a gestire i fremiti del suo corpo perfettamente incastrato in quello del pirata. E sempre quando lo sentì gemere alle sue spalle, fu impossibile per lei non piegare il capo per gustarsi quella nuova e appagante visione. Setacciò l’intero corpo nudo del ragazzo, rimanendo incollata a quella pelle tatuata e a quei muscoli vibranti, alla V perfetta che finiva proprio dietro il suo sedere, lì dove la stava prendendo con vigore, e al suo volto. Quel volto che se lo sarebbe impresso a fuoco in testa e a vita, ne era sicura.
Dai lineamenti perfetti sfigurati dal piacere, i capelli corvini umidi che ricadevano sulla fronte imperlata di sudore. La bocca leggermente schiusa, da dove fuoriuscivano suoni a dir poco piacevoli e gli occhi attenti, così neri e intensi che avevano assunto lo stesso tono delle pupille dilatate. Jungkook era da rinchiudere in qualche cella malsana, perché non poteva andarsene in giro con quella faccia mentre faceva sesso.
Non appena si accorse del suo sguardo le sorrise, afferrandole gentilmente la treccia sfatta che strinse tra le dita, a Rebeca non diede fastidio nemmeno quando la tirò appena, facendo mischiare il leggero dolore alla cute con il piacere più intenso del rapporto.

La stava scopando si, ma capì che fosse quello il suo modo di fare l’amore e darle amore. Non si aspettava fiori, un baciamano o qualche smanceria smielata, lo aveva messo in conto quando aveva conosciuto il vero aspetto, e l’altro lato del rapporto umano.

Jungkook si spinse ancora più in lei, voleva arrivare in profondità, finché gli era concesso, e si rese conto che amava farla urlare e piangere per il piacere tra le sue mani, e farla contorcere sotto il suo corpo che non ne aveva mai abbastanza. Sapeva che in lei si celasse dell’altro, nascosto in quel sorriso e quella sfida che le aveva lasciato poco prima, per questo le diede uno schiaffo sul sedere che la spronò solamente a rispondere ai suoi feroci colpi di bacino.
Rebeca era di più di una semplice donna da domare, Rebeca era la donna che avrebbe potuto domarlo. Difatti lei iniziò ad assecondare quei movimenti portandolo al limite e quando lei venne e il suo corpo tremò con lievi spasmi, Jungkook le piegò la testa e le lasciò un bacio strappa ossigeno, prima di sfilarsi da lei e riversare il suo seme caldo sulla schiena nuda e sudata.

Anche quando le sporcò i bordi della gonnellina con il suo seme Rebeca non si disgustò affatto. Non era un principe, non un nobile o un futuro re, ma un pirata, un uomo dettato dall’istinto e dalla lussuria che amava come voleva. E per quanto da occhi esterni quello che c’era stato tra loro poteva apparire solo come un volgare rapporto di carne, entrambi sapevano che c’era dell’altro che non si erano ancora detti.
C’era stato qualcosa, soprattutto in quel bacio e in quello sguardo che le aveva dato prima di lasciarla cadere sulle lenzuola sfinita, quando aveva tolto la mano dalla vita che l’aveva sorretta fino a quel momento. E in quel sorriso stanco e affaticato che le aveva rivolto mentre la ricopriva con una coperta e si sdraiava accanto a lei, mentre le passava il braccio dietro la testa per farle da cuscino. Mentre le sfiorava la tempia con la punta del naso e le accarezzava la pancia con le dita, e mentre le afferrava la mano solo per portarsela al petto, li dove la ragazza sentì il battito accelerato del pirata calmarsi mano a mano che il tempo passava. Sarebbe stato stupido da parte di Rebeca non riconoscere tale sentimento che aveva visto anche in altri occhi, e che si vantava di intravedere in tutti gli altri anche prima di loro.

Non era scema, non ingenua fino a tal punto, tantomeno cieca. Perché Jungkook le stava silenziosamente chiedendo, di non spezzargli il cuore.

°°°

🏴‍☠️Angolo della ciurma:

Sto..sto cercando di riprendermi da questo JK..Non so, voi come lo trovate? Troppo? troppo poco? Volgare? Io sinceramente, sto invidiando la nostra protagonista 😂 anche se mi è piaciuta molto Rebeca in questo capitolo, finalmente si è data da fare!!! 🎻
Beh? Voi fatemi sapere! Come sempre con commenti e stelline.
Il prossimo capitolo sarà: Tortuga 🌴🌊

Alla prossima 😘
ChiarazZz 🖤

 

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Capitolo 11
*** Capitolo 11 ***


Tortuga.

"Ehi ehi ehi, bella addormentata non sembra l'ora di darti una svegliata?!"

Quello non era stato uno dei risvegli migliori che Rebeca avesse avuto in vita sua, tuttavia da quando tutte le notti dormiva nella cabina di Jungkook, ogni mattina aveva lo stesso pensiero.

La prima volta in cui avevano fatto sesso sulla nave, era stato Taehyung a beccarli la sera stessa, proprio per avvertirli che la cena fosse pronta. Rebeca era caduta dal letto mezza nuda e Jungkook si era ovviamente azzuffato con lui e cacciato a parole dalla camera, quando senza bussare li aveva presi alla sprovvista facendogli prendere un infarto. Rebeca pensò addirittura che JK fosse un tantino geloso del fatto che l'amico le avesse visto le grazie ben esposte. E dalla faccia che Tae aveva fatto, beh sicuramente l'occhio del timoniere c'era finito.

Il giorno dopo era venuto Hope a svegliarli, non sapeva perché, ma nonostante Jungkook fosse un tipo mattiniero, sembrava aver di punto in bianco maturato il sonno pesante, o forse il solo fatto di dormire insieme lo faceva stare bene a tal punto da concedersi qualche ora in più. Ma ovviamente Rebeca deviò immediatamente quell'opzione improbabile dal suo cervello.
Fatto sta' che anche Hope si beccò una manata mattutina, e una lavata di capo esilarante, da lei stavolta.

La terza mattina Rebeca si era fatta trovare pronta, e anche se era finita nuovamente al letto con JK, aveva dormito vestita. Era stata furba perché Jin non si beccò un bel nulla del suo spettacolino, sembrò perfino insoddisfatto, come se quei furbetti, facessero a turno per metterla in imbarazzo, o vederla nuda.

Karen invece non era mai venuta.

Parlava poco con lei ultimamente, e a cena gli lanciava sguardi da far tremare le ginocchia. Forse si aspettava che le parlasse di quelle sue scappatelle, o del motivo per cui le avesse concesso la cabina del capitano e lei non ci avesse praticamente mai dormito.
Taehyung dalla lingua lunga, le spifferò fosse offesa, perché Rebeca non le avesse parlato per nulla del suo rapporto con Jungkook.
Ma la cosa le sarebbe passata presto.

"Karen non tiene mai il muso a lungo", le aveva rivelato il ragazzo dagli occhi colore mare.

Difatti con il suo maestro d'armi le cose erano cambiate parecchio dalla prima volta. Jungkook era molto più malleabile e a tratti le sembrava felice di passare i giorni in sua compagnia. Non mancava di allenarla, anche se delle volte si erano ritrovati a fare i conti in cabina o nella cambusa o dove capitasse senza farsi vedere da occhi indiscreti, e solo per calmare i loro bollenti spiriti.
Spesso era colpa sua doveva ammetterlo, non manca di tentarlo con posizioni ambigue e sguardi poco fraintendibili, una volta si era addirittura messa a carponi mostrandogli tutto il suo ben di dio, solo per poter raccogliere da terra un coltellino che le era "accidentalmente" caduto.
Brava Rebeca.
Inutile dire che Jungkook le aveva strappato i vestiti due minuti dopo nella dispensa, non era arrivato nemmeno in cabina per la fretta di impartirle una lezione a quell'impertinenza. Ma nonostante la loro discrezione, ogni mattina qualcuno li beccava in flagrante a dormire insieme e praticamente ormai sulla nave, per colpa di quelle suocere, sapevano tutti della loro "Relazione".

Li sfottevano spesso lanciando battutine o facendo allusioni alquanto imbarazzanti, ma a Rebeca in realtà non dispiaceva. Superato l'imbarazzo dopo due o tre bicchieri di birra se la rideva con loro a cena, mente Jungkook pensava a sedare le battute indecenti su di lei con occhiatacce o minacce di morte. Trovava molto tenero quel suo modo burbero e gretto di proteggerla, come se lei non avesse imparato a tirare calci e pestare piedi quando a tavola calcavano troppo la mano.

Quel quarto giorno però era stato Jimin a dargli il buon giorno, facendola rigirare nelle coperte stropicciate. Non era solo, a fare da sfondo alla sua voce, difatti il dolce gracidare dei gabbiani creava una frizzante melodia.

"Jimin arriviamo, dacci solo due minuti" Rispose, con la voce impastata da sonno.

Quando si rotolò nel letto però lo sentì vuoto e si sorprese nel non vedere Jungkook al suo fianco.

"Jungkook e sul ponte, si è svegliato prima perché aveva delle faccende da sbrigare e mi ha mandato a chiamarti" Rebeca si stropicciò gli occhi mettendo a fuoco la figura del pirata tutto arzillo. Aveva indosso una divisa che non gli aveva mai visto, un pantalone aderente dalla tonalità verde bottiglia e una giacca dello stesso colore, una blusa ocra e delle fasce sulle mani nere, si era addirittura sistemato i capelli corvinj, e truccato gli occhi, dove una leggera matita era stata passata all'interno della palpebre inferiori.

"Dove vai? Ad una festa?" Gli domandò ironicamente, poggiando i piedi nudi sul pavimento in legno.

"Più o meno" Rispose sarcasticamente il moro, tamburellando con la lingua l'anellino d'argento che aveva agganciato al labbro inferiore.

"Siamo arrivati a Tortuga bamboccia, è bene che anche tu ti dia una sistemata prima di mettere il culo sulla terra dei pirati"

Rebeca a que punto sgranò gli occhi.
Saltò giù dal letto fremendo per l'emozione e senza dire altro superò Jimin di corsa passandogli sotto braccio.

"Ehi aspetta!!"

Salì la scalinata, strizzando le palpebre quando la luce del sole le bruciò le retine e si beò del gracchiare degli uccelli marini, doveva capirlo subito: gabbiani significavano terra ferma.
Corse sul pavimento umido, creando un rumoroso suono di passi, raggiungendo il ponte ed evitando tutti i membri della ciurma che la salutavano e le passavano di fianco.
Si fermò solamente quando impennò con il corpo e si agganciò con le mani la balaustra rimanendo incantata da quella vista.
Erano approdati in un porto che si estendeva su una terra ricca di palme e sabbia e numerosi edifici dalle varie tonalità e tinture pastello stravaganti. Sembravano le terre di cui aveva letto solo in alcune enciclopedie, erano proprio quelle dove la musica aleggiava in aria, mischiata a schiamazzi e al rumore del mare in sottofondo. Un sorriso raggiante le comparve in volto.

"Ehi passerotto, sei il bottino di Karen oppure sei libera di venire a divertiti con noi?"

La voce proveniente da una nave di fianco la fece voltare. Si rese conto in quel momento che il Cigno Nero non era il solo e unico vascello approdato, ma numerose navi pirata galleggiavano in quell'acqua cristallina.
A chiamarla era stato un ragazzetto, di bell'aspetto a dirla tutta ma dalla faccia da schiaffi e una benda sull'occhio. Rebeca storse la bocca per quel commento impertinente, ma ormai abituata alla sfacciataggine dei pirati gli diede manforte.

"Non saresti in grado di farmi divertire neanche se ti ci mettessi d'impegno, scommetto che quei gabbiani ce l'hanno più grosso del tuo" Rispose, facendo rimanere il tizio con la bocca spalancata.

Uno a zero per te Rebeca.
Non sapeva neanche da quando fosse diventata così gretta.

"Ehi stronza! Vieni qua che ti faccio il culo!" Le urlò il pirata, sbraitando come un cane sulla prua del suo vascello. Rebeca rise di gusto, ma si zittì quando sentì dietro di sé l'imponente presenza di qualcuno.

"Si può sapere che stai facendo?" Ruotò la testa, beccata in flagrante nel suo battibecco mattutino, rimase con la faccia da schiaffi impressa, mentre Jungkook la guardava con le braccia incrociate al petto.
Indosso aveva una blusa color canna di fucile senza maniche, che lasciava intravedere il petto abbronzato e le braccia scoperte, dove i tatuaggi spiccavano sotto il sole cocente. Una paio di pantaloni in pelle neri aderenti sulle gambe toniche le fasciavano come fossero una seconda pelle e portava la sciabola al fianco saldamente attaccata al cinturone insieme alle pistole. Rebeca pensò di avere un insolazione in corso quando rischiò di sbattere la testa sul pavimento.

Non si sarebbe mai abituata a quel ragazzo.

"Sto..sto facendo amicizia non vedi?" Rispose mostrando il medio al suo nemico. Jungkook alzò un sopracciglio, facendo brillare alla luce la pallina che vi era appesa.

"Perché invece non ti dai una sistemata? Non mi pare il caso di fare amicizia mezza nuda in un isola di pirati" Rebeca a quel tono scocciato, capì che qualcosa non andasse. E solo in quel momento si rese conto le effettive condizioni in cui era uscita dalla cabina. La camicia era mezza aperta e abbottonata decisamente alla bene in meglio, tanto che aveva la pancia scoperta e una scollatura vertiginosa. Arrossì e si coprì di colpo con le braccia, nascondendosi dietro la balaustra.

"E tu.." Disse Jungkook al pirata con cui stava discutendo. Lo sguardo decisamente meno accondiscende di quando si era rivolto a lei l'istante prima.

"Tappati quella fogna di bocca e sparisci dalla mia vista prima che ti faccia saltare il cervello" Non voleva insinuare troppo, ma quel JK le parve particolarmente geloso.

Il pirata alzò le mani sconfitto e ridente ma si ritirò comunque sotto coperta, a quanto pare la ciurma del Cigno Nero vantava di un certo prestigio tra i suoi simili.

"Aaah!! Che vergogna! Non mi ero resa conto di essere uscita così, perché Jimin non mi ha avvertito dannazione!" Si lamentò, sistemandosi la maglia sgualcita.

"Veramente ci ho provato" Rispose Jimin in sua difesa comparendo dal nulla, con le mani appoggiate dietro la nuca a stiracchiare le braccia.

"Ma sei sempre così silenzioso tu?" Domandò, guardandolo male.

"No veramente sono un tipo abbastanza rumoroso, dipende dalle circostanze mia cara" Rispose a tono, umettandosi lascivamente le labbra.

Jungkook alzò gli occhi al cielo, così come Rebeca tentata di dargli un gancio per quel commento dal doppio senso.

"Comunque, come ti stavo dicendo prima che tu corressi via come una pazza: Karen ti ha preparato dei vestiti per l'occasione e un bel bagno, sono nella sua cabina. Cambiati e ti porteremo con noi a fare un tour dell'isola"

"Non siamo qui per fare baldoria Jimin, avremmo anche degli impegni ricordi?" Aggiunse JK, appoggiandosi al parapetto con la schiena e le gambe accavallate.

"Quanto sei noioso tu, dovere e baldoria, faremo entrambi" Concluse il moro, sciogliendo le braccia e infilando le mani in tasca prima di dargli le spalle.

Rebeca guardò Jimin andarsene e curiosa spostò gli occhi su Jungkook al suo fianco.

"Cosa dobbiamo fare di preciso qui?" Domandò.

"Oh beh, cose come compare dei vistiti, della merce per il prossimo viaggio, e parlare con una fattucchiera" Rispose, porgendole la mano in modo da farla rialzare da terra.
Rebeca accettò l'aiuto e si tirò su, sistemandosi la gonna sgualcita.

"Una fattucchiera?"

"Già, se le leggende sono vere, è l'unica persona in grado di darci una mano"




 

 

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Capitolo 12
*** Capitolo 12 ***


Il rispetto,
non è cosa per tutti.

Non credeva che mettere i piedi in terra dopo tutti quei giorni, potesse crearle una sensazione simile. Rebeca sentiva la testa galleggiare e l'equilibrio seguire il continuo oscillare della nave, anche se ora i suoi stivali stavano pestando la sabbia bianca.

"Stai bene?" Le chiese Jungkook ridendosela sotto i baffi, perfettamente a conoscenza di quella sensazione nauseante che con il tempo il suo corpo aveva imparato a ignorare.

"Mai stata meglio" Mentì lei, alzando una mano per zittirlo.
Cosa che lo fece ancor più ridere, perché nel farlo si era piegata sulle ginocchia in modo da riacquistare l'equilibrio precario.
Una volta che quella strana sensazione di vuoto le fosse passata, Rebeca come se nulla fosse, stirò con le dita la stoffa della leggera blusa bianca che aveva indosso e dei pantaloni di camoscio aderenti che mai si era sognata di indossare prima. La sensazione di portare un capo simile le era ancor meno famigliare, solitamente era abituata a gonne o abiti lunghi. Non capiva come Karen potesse sentirsi a proprio agio in quegli abiti, che le risaltavano ogni curva, mettendola più a nudo di quanto in realtà non fosse. Proprio Karen le passò di fianco in quel momento, sorridendole raggiante, Taehyung aveva ragione, Karen si arrabbiava e permalosamente smaltiva il suo cattivo umore tutta da sola. "Giorno Karen"

Il capitano le fece un saluto con la mano e si sistemò il cappello con la piuma, ma sobbalzò quando Jimin superandola le lasciò un pizzicotto sul sedere. Doveva aver apprezzato quell'abbigliamento.

"Porco!" Lo additò il capitano, storcendo le labbra.

"No, una volta era: Oh si Jimin, più forte Jimin oppure: amo come mi scopi Jim.." Non Finì di prenderla in giro con quella vocina irritante, perché un calcio in pieno retro delle ginocchia da parte di Taehyung lo fece rotolare giù dal ponte di abbordaggio.

"Non avevo bisogno di aiuto!" Rispose, tuttavia soddisfatta nel vedere il moro zuppo fradicio uscire dall'acqua in cui era finito.

"Perego eh.. Guarda che l'ho fatto perché mi stava facendo giare le palle, lui e il suo urlare di prima mattina. Jimin và troppo su di giri ogni volta che approdiamo a Tortuga" Le disse Tae stizzito, anche se Rebecca assistendo alla scena, avrebbe voluto immischiarsi e dirgli che in realtà si vedeva lontano un miglio che se la fosse presa sul personale.

Aveva iniziato a comprendere con il tempo, che in realtà, i sette non fossero realmente spaventati da Karen, e allo stesso tempo avevano istaurato un certo legame con lei, che oscillava tra rispetto e la consapevolezza di sapere quando potevano osare nel trattarla come una di loro.
Sapeva e percepiva il bene che quei ragazzi si volessero bene e non facevano distinzioni delle classi sociali se non quando si trattava di prendere le vere e proprie decisioni.
Il capitano era il capitano certo, tuttavia aveva vissuto sulla sua pelle come fossero in effetti una vera e propria famiglia, che non mancava di prese in giro e battibecchi amichevoli.

Fatto sta' che a Rebeca tutto ciò puzzava terribilmente. Continuava ad avere il dubbio, e la supposizione croccante e appetitosa che gli sfrigolava in bocca, che Tae provasse qualcosa per la bella piratessa.
Ok, è vero che poteva pensare lo stesso di Jimin per quelle frecciatine e gesti espliciti, ma quel ragazzo non mancava mai di lanciare allusioni anche a lei, e alcune voci, che stava poi sempre a lei decidere se prenderle per vere o no, parlavano addirittura di una sessualità un po' particolare del trafficante del Cigno Nero.

"Perché Jimin sta facendo un bagno di prima mattina?" Domandò Suga scendendo il ponte a braccia conserte. I capelli chiari brillarono sotto la luce del sole, come piccoli fili bianchi.

"Doveva calmare i bollenti spiriti" Spiegò Jungkook, lanciando una divertita occhiata veloce a Rebeca. Non solo lei allora sospettava qualcosa.

Il cartografo si grattò con la punta dell'indice lo zigomo. Ancora non riusciva a capire come fosse così latteo, nonostante lei stessa avesse acquistato un po' di colorito. Forse perché se ne stava sempre rintanato nel suo studiolo a disegnare rotte e cartine, da aggiornare e studiare continuamente.
"Sicuramente se lo sarà meritato" Disse solamente il pirata, alzando le spalle come se fosse già disinteressato dall'argomento.

"Allora scansafatiche" Iniziò Karen, non appena scesero a terra anche Hope, Jin e Nam. Il resto della ciurma, se l'era svignata già da un pezzo per andare a fare baldoria o altro.

"Avete tutta la giornata per fare ciò che volete, ma non sono io a dovervelo dire. Ci rincontreremo stasera alla Taverna della spuma. Mi raccomando.." Disse puntando gli occhi su Jimin, che imbronciato e seduto a gambe incrociate si stava strizzando i vestiti. "Non fate cazzate"

"Agli ordini signora" Rispose Jin tutto euforico, agganciando un braccio intorno al collo di un Nam già scocciato. "A chi va di accompagnarmi a fare provviste di cibo? Ho bisogno di braccia forti" Domandò al pirata, che come sempre era stato incastrato da Jin, e le sue continue richieste di favori.

"Io vado comprare degli abiti nuovi, ne prenderò alcuni anche per Rebeca" Rispose prontamente Hope, sfuggendo allo sguardo di Jin.
"Io ho bisogno di materiale per le mie mappe, ho finito inchiostro e pennini, ci vediamo più tardi" Li liquidò Suga allontanandosi a passo veloce insieme alla vedetta.

"Io ho una reputazione in questo posto, i bordelli non si mantengono da soli" Ammise Jimin senza peli sulla lingua.
"Io ho ben altro da fare, Rebeca e Jk verranno con me" specificò il capitano alzando le spalle.
Jin allora guardò Taehyung, che spostò velocemente lo sguardo altrove. "Vengo con voi, meglio avere cent'occhi se si va in giro con una ex principessa " si affrettò a dire quest'ultimo, pur di non scaricare casse e barili per tutto il giorno.

L'attimo dopo erano tutti scomparsi e fu allora che Nam sospirò esasperato, mentre Jin gli lasciava pacche amichevoli sulla spalla.
"Come sempre, siamo rimasti io e te vecchio mio"
"E va bene, ad una condizione però, stasera offri da bere tu" si accordò con il cuoco del Cigno Nero, sicuro di una cosa, Jin sarebbe tornato sulla nave tra qualche giorno con neanche un misero doblone in tasca.

°°°

Rebeca stentava a credere che la terra ferma le fosse mancata tanto. Non che non amasse il mare, ma il suo obbiettivo era di scoprire cosa si celasse oltre, e quell'isola, quell'affascinante mucchio di sabbia e terra piazzata al centro dell'oceano faceva parte proprio della sua lista personale di esperienze da voler fare. Celare l'entusiasmo era difficile, soprattutto girando per le vie e i sobborghi di quella piccola cittadella caciarona. Ma sapeva al contempo di essere finita in un posto pieno zeppo d'infami e criminali che avrebbero potuto farle le peggio cose. Non che i suoi accompagnatori fossero angeli, anzi, chiunque pareva riconoscerli dal solo aspetto fisico e i tatuaggi, e lo capì dai vari saluti che di tanto in tanto alcuni estrani gli lanciavano con sguardi e alzate di mano. Tuttavia comprese anche, che a loro volta bene o male, Karen e gli altri conoscessero perfettamente chi gli passasse di fianco. Uomini e donne di tutte le età, nazionalità e aspetto fisico differente, c'erano gretti e rozzi che al volo poteva etichettarli come pirati, di altri invece Rebeca non ci avrebbe mai giurato.
Però di una cosa era certa, non doveva far incazzare nessuno e quella quiete sarebbe rimasta.

Percorsero la via principale della città di Tortuga, e presto si immersero nel cuore dei negozi pieni zeppi di gente. All'esterno mercanti sfacciati vendevano cianfrusaglie e trafficanti dall'aspetto sinistro merce e accozzaglie di roba, tutto su bancarelle di fortuna, tavoli o teli stesi in terra.
Lo sguardo affamato della ragazza osservò tutto: c'era chi vendeva tappeti appesi dai colori più pittoreschi, chi comprava e studiava al dettaglio armi di vario genere, coltelli, sciabole, moschetti e pistole. Chi vendeva cibo esotico, o prelibatezze per nulla appartenenti al centro America e sicuramente importato o..rubato da qualche nave mercantile.
Non le sfuggì il peculiare negozietto pieno zeppo di gabbiette appese al soffitto, e senza farlo apposta le sue gambe si fermarono per farle osservare la vetrina.

"Il serraglio" Lesse ad alta voce. Era un nome banale, ma d'effetto perché potevi comprendere al volo cosa offrisse. Sbirciò al suo interno e rimase fissa a guardare le voliere che ospitavano uccelli di ogni genere e colore e che non aveva mai visto in vita sua. Uno in particolare le saltò all'occhio, era quello più vicino alla vetrina e meno vistoso, un pappagallo dal becco nero e con il piumaggio completamente grigio, se non fosse per le sole punte delle penne timoniere di un intenso color rubino. Tra gli altri non brillava, anzi rimaneva quello che sicuramente scartavano tutti per il colore noioso, eppure Rebeca e quel volatile rimasero a fissarsi, mentre lui beccava insistentemente quella gabbia color oro in cui era rinchiuso.
"Vuoi entrare?" Rebeca sobbalzò quando Jungkook le comparve alle spalle facendole prendere un colpo. La stava aspettando e da chissà quanto, mentre Karen e Taehyung erano dietro poco più in là, e sembravano presi in un accanito battibecco con un mercante d'armi.

Rebeca scosse la testa, allontanandosi dal negozietto.
"No, ero solo curiosa" ammise, lasciando interdetto il pirata.

"Non ti piacciono gli animali?" Domandò, affiancandola nel passo.

"In realtà mi piacciono un sacco, solo che odio vederli rinchiusi in delle stupidi gabbie, non sono nati per questo" Jungkook non fece altre domande, perché capì al volo che fosse meglio non toccare quell'argomento e evitò di guastarle ulteriormente l'umore.

"Zoha vecchio bastardo, questa pistola che mi hai venduto è difettosa, si inceppa continuamente e ha una mira da far schifo. Non è la prima volta che mi giochi questo scherzetto e la mia pazienza ha un limite, quindi vedi di rendermene una migliore o ti sfascio questa merda di negozio!"

Gli insulti e il vociare alto di Karen arrivarono per primi alle orecchie di Rebeca. La povera vittima contro cui stava sbraitando Karen era un signorotto cicciottello dai capelli incerati, e anche un po' troppo per i suoi gusti.
Era a quanto pare il proprietario di una piccola armeria ambulante e da come aveva inteso, aveva anche deciso di spennare il pollo sbagliato. Trovò coraggioso l'intento di vendere armi difettose al capitano del Cigno Nero, o forse l'aggettivo migliore da usare era stupido, e questo lo capì non appena vide lo sguardo demoniaco della sorella.
Karen gli sbatté la pesante pistola sul bancone, creando un frastuono che fece girare alcuni passanti incuriositi da quel trambusto.

"Karen, non capisco di cosa tu stia parlando, sai che a te vendo solo la mia merce migliore" Rispose l'uomo, sudando a freddo e impastando alcune parole. Si strofinò i baffi scuri con le dita grassocce e si asciugò la fronte umida con un fazzolettino che tirò fuori dal taschino. Gesti nervosi che facevano palesemente intendere che stesse mentendo.

Rebeca e JK intanto li avevano raggiunti, proprio quando Karen perse completamente le staffe e scaraventò a terra con una bracciata la merce che aveva sotto il naso.
Rebeca non seppe che dire, ma d'istinto tirò la maglia di Jungkook come per spronarlo a fermarla, mentre Taehyung che non aveva spiccicato parola continuò annoiato come se nulla fosse a osservare le lame e la linea di taglio delle sciabole ribaltate al suolo.

"Karen non credi che.." In risposta Jungkook la zittì con un gesto della mano, perché ovviamente doveva imparare e osservare come ci si guadagnava il rispetto da quelle parti.

"Schifoso cialtrone da quattro soldi, hai per caso dimenticato con chi hai a che fare?!" Ringhiò la bruna, calciando il tavolo che traballò pericolosamente.

"No signora, mi chiedevo solo se non si trattasse di un equivoco spiacevole, perché come sa', la mira delle mie pistole viene sempre calibrata prima della vendita e il problema dovrebbe essere di chi la impugna in questi casi.." Insistette l'uomo, troppo attaccato al denaro per ammettere di averla truffata.

Successe tutto così in fretta che Rebeca ebbe difficoltà a seguire la figura di Tahyung.

Questo lasciò cadere a terra l'arma che stava esaminando senza rispetto, in un gesto maleducato, per raggiungere l'uomo e afferrarlo per il bavero della camicia elegante. La ragazza tenne la bocca chiusa, anche quando il mercante rischiò di soffocare in quella stretta ferrea, mentre il pirata con espressione spaventosa lo tirava verso di sé a forza.

"Stai per caso insinuando che il mio capitano non sappia sparare o sia sprovvisto di mira, eh faccia di merda?!" Ringhiò, facendogli accapponare la pelle quando gli puntò la bocca della pistola sotto la mascella.
"Facciamo così, vediamo se anche a me manca" Tae lasciò andare la presa solo per tirare fuori dalla giacca un doblone.

"Testa o croce Zoha?"

"Non mi sembra il caso di.."
Taehyung allora gli sfiorò la pelle con la fredda consistenza del ferro della canna.

"TESTA O CROCE?!" Urlò, facendolo quasi pisciare addosso per la paura.

"C-croce" Rispose, chiudendo gli occhi quando il pirata lanciò in aria la moneta. Rebeca vide il doblone volteggiare in aria e si mise una mano davanti agli occhi per non guardare, anche se a dirla tutta si lasciò un piccolo spazio tra le dita per intravedere il risultato.

Taehyung prese la moneta al volo, e piano aprì il palmo gustandosi secondo per secondo quel momento, sembrava felice di impiegarci un eternità e prendere tempo, mentre l'uomo tremava tra le sue mani.

"Peccato" Disse, facendo sobbalzare la ragazza e il mercante, quando lo sparo partì.

Un colpo colpì la parete. Un proiettile che sfiorò l'orecchio dell'uomo e aprì un buco sullo stucco del muro.
"Oggi anche io sono sprovvisto di mira, sei fortunato Zoha"
Rinfilò l'arma nella cintura con un movimento fluido, e solo allora il mercante, che stava quasi per piangere, tornò a respirare.

Immediatamente tirò fuori da una pesante cassa sotto il bancone, da dove prese una pistola nuova di zecca che consegno a Karen. "Ecco a te" si affrettò, sperando di togliersi dai piedi quei pazzi.
Jungkook si avvicinò, raccogliendo da terra una delle sciabole, quella più leggera e affilata che aveva visto, con l'elsa bianca e le rifiniture color oro. Forse anche la più costosa.

"Prendiamo anche questa se non ti spiace, come omaggio per l'inconveniente" Disse sorridendo malignamente all'uomo, che ovviamente non si oppose a quella scelta obbligata. Ruotò su se stesso solo per tornare dalla ragazza e porgerle l'arma, cosa che la fece rimanere confusa per un bel po'.

"Beh, non hai un arma tutta tua, ho pensato di rimediare" Rebeca, senza fare domande o ripensare a come se la fosse effettivamente procurata, la prese in mano, rimanendo sorpresa nel sentire quanto poco pesasse rispetto a quelle con cui si era allenata fino ad ora.

"Dovrei..dire grazie?"
Jungkook le ghigno, infilando le mani nelle tasche.

"Dovresti ringraziare Zoha e il suo buon cuore"

Rebeca si sporse sulla sua spalla, salutando il povero mercante che -mentre imprecava spiacevolmente- raccoglieva da terre la sua merce per metà contraffatta.

"Grazie Zoha è un piacere fare affari con te" Sorrise dolcemente, ovviamente beccandosi un occhiataccia da parte dell'uomo.

"La signorina ti ha ringraziato, dove sono le tue buone maniere?" Lo minacciò JK sfoderando il suo miglior sguardo intimidatorio.

"Grazie a lei signoria!" Civettuò allora l'uomo, salutandola energicamente con la mano.
Rebeca capì un po' meglio quel mondo. I pirati non erano cattivi.. Certo non del tutto, solo che per vivere in quel determinato contesto non bastavano sorrisi e accondiscenda, bisognava tirar fuori le palle e per farsi rispettare e rivaleggiare su un mondo che altrimenti ti avrebbe inghiottito come l'oceano. Non era una vita che faceva per tutti, non sapeva nemmeno se fosse fatta per lei in effetti, ma se il costo della libertà era quello, beh era disposta anche a farsi crescere due appendici belle grandi e diventare una squinternata pur di ottenerla.

°°°

🏴‍☠️Angolo della ciurma:
Allora, vi piace Tortuga e il suo fascino? Non avete visto ancora niente😆
Il prossimo capitolo si chiamerà "Sellen" e conosceremo finalmente questa fantomatica fattucchiera😌 Sarà una bella ragazza provocante?E cosa vorranno da loro i nostri pirati confusionari? Chissà.
Lo scopriremo nel prossimo capitolo!

Baci🌊
ChiarazZz 🖤

 

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Capitolo 13
*** Capitolo 13 ***


Sellen.

Dopo quel peculiare evento, i quattro era tornati tranquillamente al loro gironzolare per le vie di Tortuga. Il sole era alto, e faceva un caldo bestiale su quell'isola, tanto che Rebeca dovette sventagliarsi con la mano aperta pur di non essere sopraffatta dall'afa. Stavano camminando da ore e doveva ammettere che stava iniziando a sentire i piedi dolere e lo stomaco brontolare per la fame, dopotutto non aveva nemmeno fatto colazione prima di scendere dalla nave.

"Per di qua" Disse Karen, imboccando un vicolo meno affollato, dove aleggiava una rinfrescante ombra. La seguirono senza fare troppe domande, ma Rebeca sapeva perfettamente di essere l'unica all'oscuro della loro destinazione. La strada si fece più stretta e a mala pena riuscirono singolarmente a passare tra i claustrofobici muri delle costruzioni diroccate che svettavano in entrambi i lati. Sembrava uno di quei vicoli diffamati, dove qualcuno poteva sgozzare tranquillamente una persona e lasciarla marcire lì a terra. Cacciò via quel pensiero prima che le mettesse i brividi addosso. Non era sola, c'era Jungkook alle sue spalle per difenderla da eventuali serial killer, o sua sorella più avanti che faceva da apri fila, che di tanto in tanto si fermava solo per fare mente locale e ricalcolare il percorso. Davanti a lei c'erano le spalle di Tae, che seguiva il capitano come un segugio, la mano pronta, sempre ad accarezzare la pistola nel cinturone. Dove diavolo stavano andando?

Rebeca non lo fece neppure in tempo a chiederlo, perché Karen si fermò proprio sulla soglia di quello che le parve un emporio diroccato. C'era una piccola insegna all'esterno, rotta e dalla scrittura sbiadita che si reggeva a stento.
"Sellen, unguenti e talismani" Citava, e in quel momento si ricordò della fattucchiera di cui le aveva parlato JK quella stessa mattina.

"Che ci facciamo qui?"

Karen bussò alla minuscola porticina di legno, quattro colpi dati in sequenza diversa che intonarono una specie di codice. Lo spioncino si aprì di colpo, e degli occhi giallognoli comparvero con sguardo sospetto.

"Cosa volete?" Domandò una voce simile ad un sibilo graffiante, appartenente ad una donna che di tabacco doveva averne fumato parecchio nella sua vita.

"Il canto del mare non termina sulla riva" Citò Karen con occhi seri, facendo rimanere la donna in silenzio.

"Ma nei cuori di chi l'ascolta" Concluse al posto suo la sconosciuta, schiavando la serratura dopo qualche momento di esitazione.
La porticina si aprì facendo scricchiolare il legno vecchio e cigolare i cardini arrugginiti. Karen entrò, facendo cenno ai suoi accompagnatori di seguirla in quell'antro buio. Non appena si richiuse alle spalle di Rebeca, un odore insopportabile di incenso le offuscò le narici facendola starnutire.

Era molto buio, solo alcune lampade ad olio illuminavano il piccolo emporio con una luce calda a dir poco inesistente. La stanza era tappezzata di drappi logori e variopinti, alcuni quadri dal dubbio gusto e candele profumate che si mischiavano tra i vari odori e sentori diversi a darle la nausea. I mobili di legno erano pieni di polvere, e Rebeca se ne accertò lei stessa quando ne raccolse un bel po' con il dito da una libreria ingiallita e piena di tomi vecchi. Ora che le sue pupille si erano meglio abituate all'oscurità, si rese conto di quanti volumi ci fossero in quel negozio. Pile e pile abbandonate sul pavimento sporco, altri erano accatastati alla rinfusa e disposti malamente sui ripiani, le doleva il cuore alla sola vista di come fossero stati trattati. Vide anche delle teche, dove oggetti mai visti e dal dubbio utilizzo erano custoditi decisamente meglio insieme a collane, anelli e altre cianfrusaglie varie. Al centro della stanza vi era un tavolo decadente, dove la signora che li aveva accolti -se così si può dire- sedeva su una sedia in velluto malridotta. Aveva i lunghi capelli bianchi stretti in un chignon approssimato, la pelle ricoperta di rughe a causa dell'età, il naso appuntito, e i piccoli ma vispi occhietti allungati, dalla sclera giallognola e dalle iridi nere come lo zolfo.

"Cosa porta il capitano del Cigno Nero nel mio umile emporio? Ti serve un unguento curativo, un talismano di buon auspicio per un bottino più fruttuoso?" Domandò, con quella voce spaventosamente sottile, inspirando dal bocchino in ottone che aveva tra le dita una boccata di fumo. Fece cigolare la sedia, quando notò Rebeca in fondo alla stanza, e allungò il collo rugoso per osservarla meglio. Rebeca si sentì tremendamente a disagio a quello sguardo, se non fosse stato per Jungkook che le si parò davanti per ammantarla con le spalle
"Oppure un siero d'amore?" Osò la vecchia ridendo, sputando fuori dalle labbra una nuvola di fumo bianco.
Karen sospirò, appoggiando entrambi i palmi delle mani sul tavolo.

"Non ho bisogno delle tue cianfrusaglie Sellen, sono qui per informazioni"

"Le informazioni hanno un prezzo, molto più altro delle cianfrusaglie mia cara" Rise,battendo la punta del bocchino sullo spigolo del tavolo, una piccola quantità di cenere cadde sul pavimento. "Sono disposta a pagarlo" Specificò Karen, rispondendo a quello sguardo furbo con un ghigno tutto suo.
"Ho bisogno di sapere di più sul canto dei figli del mare, e so che tu puoi dirmi di più"

Sellen stranamente cadde in un mutismo inaspettato. Rebeca invece non capiva proprio perché l'avessero trascinata in quel buco solo per parlare di una stupida canzone. Una risata sguainata e raccapricciante le fece accapponare la pelle al disotto dei vestiti. Sellen era scoppiata a ridere come una matta, mostrandole i denti marci e storti al disotto delle labbra. "In alto i colori, una bella melodia che tutti noi furfanti conosciamo e amiamo intonare quando più ci aggrada, ormai diventata solo un motivetto da tramandare alle future generazioni di pirati. Non c'e nient'altro da sapere su quella canzonetta"

Karen spostò lo sguardo su Taehyug che al suo gesto del capo infilò una mano sotto la giacca. Rebeca sbiancò, credendo di dover assistere nuovamente a qualche minaccia e colpi di pistola, ma dovette ricredersi quando vide il pirata gettare sul tavolo un pesante borsello pieno di dobloni. Rimase di stucco persino Sellen che smise di ridere non appena vide tutto quel denaro sotto il suo naso.

"Questo cambia parecchie cose" Karen le fermò la mano che stava per arraffare la sacchetta di pelle.

"Aspetta strega, prima dimmi quello che non so"

La vecchia storse la bocca e si alzò, risultando ancora più bassa di quello che Rebeca aveva inteso da seduta, si e no le arrivava alla spalla.
Raggiunse una delle sue librerie e iniziò a spulciare diversi tomi finché non le capitò a tiro quello che cercava.
Tornò a sedere, facendo scricchiolare le ossa e cadere il pesante libro sul tavolo che alzò all'impatto una nube di polvere che fece tossire Karen. Sellen lo aprì, e tutti e quattro si avvicinarono per vedere meglio. Girò alcune pagine ingiallite con le dita raggrinzite, dove l'inchiostro nero appuntava varie parole e disegni scritti in maniera confusionaria, finché con l'indice non picchiettò su un punto preciso.

"Per i figli del mare si deve invocare il canto, per la flotta dell'abisso in aggiunta, è richiesto sacrificare ciò a cui si tiene tanto" Citò, leggendo per filo e per segno quello che vi era scritto.
Era palese dalla faccia di Rebeca che non avesse inteso una singola parola, così come quella di JK e Taehyung che si guardarono all'unisono, come se avessero appena realizzato che fosse solo una vecchia pazza. Karen invece sembrava preoccupata.

"Che genere di sacrificio?" Domandò. Non voleva farlo trasparire, ma dalla voce si comprese come si fosse improvvisamente tesa come una corda di violino.

Sellen le regalò uno dei più terrificanti sorrisi che ricordasse.

"Oh niente di che mia cara, basta dare al mare un piccolo pegno, anche un oggetto a cui si tiene particolarmente, non c'è bisogno di ammazzare nessuno" Rispose, richiudendo il libro con un tonfo. Karen sentì la paura scemare e la rabbia salire per quel piccolo scherzetto che la vecchia strega le aveva giocato. Si trattenne da darle un pugno solo perché non se la sentiva di menare un anziana.

"Tutto qui?" Domandò Jungkook, aggrottando le sopracciglia.

Sellen annuì con il capo, poi riportò lo sguardo curioso su Rebeca.

"Puoi avvicinarti cara?"

Rebeca si guardò attorno, come a cercare consenso da parte dei suoi compagni, e quando nessuno si oppose fece qualche passo verso la donna. Rimase paralizzata non appena le afferrò la mano, stringendola nella sua fredda e rugosa. La guardò attentamente, facendo brillare le iridi zolfo nelle sue.

"Oh, che deliziosa donzella, Karen non mi avevi detto di avere una sorella, tantomeno così.. regale" Rebeca tirò via la mano, spaventata. Nessuno sapeva chi fosse, tantomeno una vecchia che non aveva mai visto in vita sua. poteva anche averla riconosciuta certo, ma a sapere del suo legame di sangue con il capitano erano solamente lei e la flotta stessa.

"La stai spaventando Sellen" L'ammonì Karen, per nulla scioccata a differenza sua.

"Beh prendi questo consiglio come un omaggio della casa, per far si che il canto funzioni anche la ragazza deve prenderne parte, e non si può intonare una maledizione pirata senza esserlo a tutti gli effetti"

Maledizione? Cosa volevano fare quei matti e perché poi? Rebeca non ci stava capendo più nulla.

"Ci stiamo lavorando" Rispose Jungkook incrociando le braccia al petto. Sellen lo guardò, poi tornò con lo sguardo su Rebeca e le fece cenno di avvicinarsi in modo da parlarle all'orecchio. "E' per merito suo allora, se il tuo piccolo cuore batte ancora. Sei proprio come tua madre.." Le sussurrò.

"Basta così! Ne ho abbastanza di stregonerie per oggi, non mi piace essere letta come un tarocco" La fermò Rebeca, rossa in viso.

"Siete proprio sorelle, avete reagito allo stesso modo" Rispose offesa Sellen, tornando a fumare i suo amato bocchino. Rebeca allora guardò Karen, che non avendo sentito la conversazione non sembrava aver inteso nulla e continuava ad esaminare annoiata i ninnoli impolverati.

Se la rise sotto i baffi. Forse quelle stregonerie non erano poi così tanto male quando le mettevano appetitose pulci nell'orecchio.

 

°°°

"Hai veramente comprato dei libri da quella stramba?" Rebeca era tornata a passeggiare per strada, con un bel sorriso sornione stampato in faccia e numerosi tomi stretti al petto. Era felice come una bambina per quegli acquisti, specialmente quando aveva scoperto alcuni romanzi abbandonati tra gli scaffali polverosi. Non si era l'asciata sfuggire l'occasione, o meglio, Karen li aveva pagati per lei due spicci, anche perché non aveva un solo soldo con sé.
Nello scappare dal regno poco prima di essere giustiziata e ovviamente per la fretta, non aveva proprio pensato di portare alcune delle sue ricchezze. In effetti a pensarci bene, adesso era a carico della sorella minore in tutto e per tutto.
Si vergognò un po' nel realizzarlo.

"Perché Tae? È così strano voler leggere quando si ha tempo? Sulla nave ne avrò parecchio tra un allenamento e l'altro" Rispose, mostrando euforica al pirata uno dei tomi dalla copertina violacea sgualcita.
Tae assottigliò gli occhi mettendo a fuoco il titolo in corsivo elegante dal pigmento oro.

"Romeo e Giulietta?" Lesse, grattandosi lo zigomo pensieroso. "Tsk..non sarai una di quelle che crede nell'amore platonico, tutto sospiri e baci smielati" La prese in giro, facendole incurvare le sopracciglia.

"Conosci questa storia?"

"Ho visto la rappresentazione comica in un bordello e non esiste finale più stupido di quei due bambocci. Ironia a parte, come si può morire per amore?" Rise, rubandole il libro solo per poterlo studiare da vicino. Rebeca storse le labbra in disappunto.

"Non sono due bambocci, loro si amavano più di qualsiasi cosa al mondo e non potevano vivere l'uno senza l'altro. E' così difficile per te comprenderlo?" Rispose con un filo di ironia, puntando lo sguardo sulle schiene di Karen e Jungkook che poco più avanti parlavano animatamente di qualcosa.

Taehyung seguì la sua stessa linea di sguardo, per poi tornare con gli occhi sula copertina del libro.
"Stronzate ragazzina. Non conosco l'amore e non ci credo nemmeno più di tanto se devo essere sincero, ma se mai dovessi amare qualcuno non permetterei ma che si uccida per me, tantomeno mi ammazzerei spezzandole il cuore" Disse restituendoglielo.
"Che senso ha amarsi, quando si finisce tutte e due sotto terra a farsi sbranare in fondo al mare dai pesci? Molto meglio scoparsi e viversi tra le lenzuola fidati"

Rebeca arrossì, non aveva mai parlato troppo con il timoniere del Cigno Nero, e si era dimenticata che come tutti non avesse tatto per quel genere di cose.
"Ma Romeo e Giulietta non hanno avuto questa possibilità, sono stati costretti"

"No, questo è vero" Rispose Taehyung infilando le mani nelle tasche dei pantaloni. "Ma si sono arresi e hanno scelto la strada facile, per questo per me restano due bambocci"
Rebeca allora si fermo, rimanendo impalata in mezzo alla strada finché Taehyung accortisi della cosa non fece lo stesso. Rimase a guardarla con curiosità per un istante.

"Allora che mi dici di te? Non moriresti per Karen?"
Le iridi scure del pirata brillarono, e rimase visibilmente spiazzato da quella domanda.

"Cosa c'entra Karen ora?"

Oh...Rebeca sapeva bene cosa c'entrasse la sua sorellina in tutto quel discorso.

"Non moriresti per il tuo capitano Tae?" lo mise sotto scacco.
Taehyung si spostò la frangia castana dalla forte.

"Quella stupida donna non meriterebbe la mia morte, e preferisco di gran lunga vivere e proteggerla, in modo da non far mai avverare la possibilità inversa."

Vivere entrambi e proteggersi a vicenda. Taehyung un pirata gretto e con la delicatezza di uno scoglio, aveva appena distrutto con le sue mani il tipo di amore che Shakespeare aveva tanto decantato al mondo con anni di tragedie e spettacoli teatrali. Non poteva negarlo, quello nella visione di Taehyung era un concetto di romanticismo completamente diverso, ma che Rebeca non poteva di certo contraddire.

"Questo perché è il mio capitano sia chiaro, magari per la donna che amerò un giorno sempre se ne troverò una, sarà completamente diverso questo ragionamento." Spiegò poi, massaggiandosi in evidente difficoltà il retro del collo.

Ripensò a come Tae avesse fermato la sorella durante l'attacco delle sirene dal buttarsi in mare, e a come lei invece si fosse gettata per Jungkook senza esitazione e come il pirata l'avesse salvata a sua volta. Capì da quelle parole che anche lei non era disposta a morire, Rebeca aveva lottato per riprenderselo, così come aveva fatto Jungkook, solamente stavano cercando di tenersi in vita a vicenda senza arrendersi o risultare deboli proprio come Romeo e Giulietta, ma in modo completamente inverso, più potente. Se fosse morta dubitava che Jungkook si fosse suicidato, e così anche lei in caso contrario. Magari lei sarebbe stata distrutta, ma l'unica punizione che avrebbe accettato, sarebbe stata quella di continuare a vivere e rimuginare sul fatto di aver fallito. E JK oltretutto sarebbe stato fiero di lei se si fosse ammazzata? Aveva i brividi al solo pensiero. uno come Jungkook l'avrebbe presa a calci nell'aldilà.

"Si..si certo Tae, solo perché è il tuo capitano" Lo liquidò per nulla convinta, tornando a camminare sulla scia di Karen e Jungkook.

"Ehi aspetta Rebeca! Cosa vorresti insinuare? Ehi!" Le urlò da dietro. Rebeca con l'aria di una che la sapeva lunga, fece finta di non sentirlo, per tornare a camminare di fianco al Jungkook, che aveva rallentato il passo e si era fermato in mezzo alla via affollata, solo per poterla aspettare.

°°°

🏴‍☠️Angolo della ciurma:

Penso che la fattucchiera non sia proprio la super bonazza che vi aspettavate vero? Chissà poi cosa nasconde quella strega. 😂
A cosa servirà il canto"in alto i colori" e maledizione annessa? Cosa avrà in mente Karen per salvare Rebeca?
Ahh che casino!!🤣🤣
Bene il prossimo capitolo sarà ambientato sempre a Tortuga, città di cui mi sono innamorata 🥺
Ci vediamo nei commenti!!!🌊

ChiarazZz 🖤

 

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Capitolo 14
*** Capitolo 14 ***


Il contrabbandiere.

 

Rebeca raramente si sentiva fuori luogo negli ultimi giorni. Quando veniva la sera e la baldoria iniziava, non le pareva proprio possibile incombere in quella sensazione. Eppure lei, in quella taverna si stava innervosendo a morte.
Non ché fosse colpa dei suoi compagni, che ubriachi come spugne e belli arzilli, passavano da un tavolo all'altro, chiacchierando animatamente e mangiando fino a sazietà le prelibatezze della taverna della spuma, ma le giravano per altri motivi.
Dopo aver prenotato una stanza e essersi fatta un bel bagno caldo, li aveva raggiunti nella sala. Ad accoglierla la musica assordante e le risate di numerosi uomini e donne provenienti da ciurme diverse.


Non era una vera e propria taverna, offriva anche camere e alloggi per quelle quattro sciaquette che dilettavano i pirati per qualche doblone. Donne dai facili costumi che si divertivano a fare le gatte morte con i suoi compagni. Rebeca non giudicava mai nessuno, ma era la rabbia farle fare certi pensieri.


La cosa non l'aveva innervosita all'inizio, in realtà quando si era seduta al tavolo con Karen e gli altri si era abbuffata di pesce arrosto a sazietà, che aveva mandato giù con un bel boccale di birra fresca. Ma le era tornato su tutto e rischiava di spaccare il piano di legno, quando due gatte morte avevano preso posto con loro.
Jimin -quel maledetto donnaiolo, le aveva portate lì per offrigli da bere e queste si erano fiondate come condor sulla ciurma.
Fin lì tutto bene, finché una di loro superò il limite, battendo sull'invisibile porta della sua pazienza.
Rebeca stava per staccarle a morsi la mano. Quella dannata mano che la moretta aveva appoggiato sulla coscia di Jungkook al suo fianco senza battere ciglio.


Il pirata in realtà non sembrava nemmeno rendersi conto di come quel gesto civettuolo le avesse fatto girare le palle a mo' di trottola, tanto che Rebeca fumava dalle orecchie. Ma lui come se nulla fosse continuava a parlare con Nam riguardo alcune faccende che lei nemmeno aveva ascoltato, troppo presa dall'incendiare quella donnaccia con il solo sguardo.



"Rebeca mi stai ascoltando?"


Scosse il capo, trovandosi la mano di Hobi a due centimetri dalla faccia che schioccava le dita. Non aveva sentito una singola parola di quello che le aveva detto.



"Scusa, ero distratta" Ammise. Hoseok scosse le spalle non indagando oltre.



"Dicevo..ho fatto recapitare sulla nave alcuni abiti che ti ho comprato. Ti piaceranno un sacco, anche se non sono vestiti da corte, sicuramente apprezzerai il loro stile da pirata cattivo" Le sorrise, facendole scaldare il cuore per quel gesto. A modo loro tutti si stavano prendendo cura di lei, le avevano comprato dei libri, rubato un arma..ed ora questo. Si sentiva come se la stessero viziando senza che avesse preteso nulla.



"Grazie, sei stato dolcissimo Hobi" Rispose. Hoseok tossì, e si nascose dietro il boccale arrossendo per quel complimento bizzarro.



"M-ma che stai dicendo?!" Balbettò facendo ridere tutti.



"Hobi non ti facevo così dolce" Lo prese in giro Yoongi, mimando dei baci con le labbra.



"Rebeca non è giusto! Fai dei complimenti anche a me!" Si lamentò Jin facendo da parte Hobi con una spintone. "Mettiti in fila Jin!" Ringhiò Hoseok e Rebeca scoppiò a ridere, perché le stavano facendo tornare il buon umore con solo quel bisticciare tra loro.



"Piantatela morti di figa" Ruotò gli occhi al cielo Karen, cacciandoli via amichevolmente.



"Vedo che ti è passato quel muso lungo, che c'è che non và sorella?" Domandò riempiendole il boccale con il liquido ambrato. La spuma bianca fuoriuscì di poco dal vetro andando a sporcare la superficie del tavolo. Karen non era proprio in ottima forma, lo comprese dall'odore del suo alito alcolico.



"Nulla, non c'è assolutamente niente che non vada"


Karen aggrottò le sopracciglia, e appoggiò pigramente la guancia sul palmo della mano. Un sorrisetto consapevole le si dipinse sulle labbra rosa.

"Sei gelosa per caso?" Colpì dritto al punto, facendo sobbalzare e arrossire Rebeca sulla panca. Fortuna che nessuno stesse ascoltando la loro conversazione, troppo presi a bisticciare come bambini.

"Ma come ti viene in mente?" Domandò guardandosi attorno pur di non farsi sgamare. Lo sguardo di Karen però le fece intendere che non aveva molte speranze di mentirle.
La bruna si sporse sul tavolo per poterle parlarle più da vicino.

"Non dovresti, quelle non possono competere con te sorella neanche tra mille anni" Rebeca boccheggiò per quella sincerità inaspettata.

"Hai salvato la vita JK ricordi? Non esiste che un uomo dimentichi un gesto tale solo per due smancerie."
La tranquillizzò, giocherellando con le unghie su un solco del tavolo grezzo.

"Certo che..però che la carne è debole, a volte bisogna ricondurli sulla strada giusta" Aggiunse, spostando lo sguardo su Taehyung che sul lato opposto a loro, stava tranquillamente limonando con una delle prostitute. Una ragazza dai capelli biondi e gli abiti succinti si era completamente aggrappata al corpo del pirata come una piovra e sembrava volerlo divorare per quanto si stesse impegnando nel baciarlo.


Che fosse una sirena capace di uscire dall'acqua?

"Come fai Karen? Voglio dire non ti da fastidio?" Karen sembrò intendere al volo a cosa insinuasse. Ma la cosa che più sconvolse Rebeca fu, l'assenza effettiva di una negazione da parte della sorella riguardo a ciò che aveva sospettato tra lei e il timoniere del Cigno Nero. Si aspettava che le ridesse in faccia e invece ubriaca, le sorrise con quegli occhi liquidi, forse era la birra a darle la giusta spinta nel parlare così apertamente.

"Mi stai paragonando a quella, sorellona?" Ok quel discorso era più che strano. Karen aveva quasi spaccato il boccale che aveva in mano quando aveva visto per la prima volta Tae al limite dello sbattersi quella donna sotto i loro nasi. Eppure lei non aveva fatto scenate di gelosia, se ne stava lì a bere e ridere come se nulla fosse.
Non era questione di aspetto fisico o fascino, Karen in effetti l'avrebbe stracciata a quella povera ragazza, e anche se di femminilità mancava sotto ogni punto di vista, la sua bellezza esotica rimaneva indiscutibilmente superiore. Le ciglia folte e le labbra carnose umide e rosa, le pelle abbronzata con alcune lentiggini spruzzate sul naso all'insù. Il seno non le mancava, stretto in una camicia scollata e provocante, dove si intravedeva il tatuaggio della sua flotta appena sopra al cuore.
Non era molto alta, proprio come lei, ma magra, con un fisico tonico e allenato messo in evidenza dai pantaloni attillati.
Karen era il prototipo di donna minuta ma pericolosa.

"Non sto dicendo questo. È solo che io non potrei mai accettare una cosa simile"

"E chi lo accetta?" La fulminò, scoppiando tutto d'un fiato la birra. Rimase scioccata nel vederla tracannare come un uomo l'intera pinta. Batté il boccale sul tavolo e si tolse la schiuma dalle labbra con una passata di lingua. La lussuria trapelò da quegli occhi scuri e felini.

"Mi sembra abbastanza inutile starsene qui a piangersi addosso sorella, guarda e impara, se voglio una cosa io vado e me la prendo" Disse, alzandosi di scatto sotto il suo sguardo curioso.
Karen elegantemente sgusciò da dietro il tavolo e raggiunse il centro della sala dove si accaparrò il primo individuo maschile che le arrivò a tiro. Non era Jimin tantomeno un membro della sua flotta, un ragazzo caucasico abbastanza anonimo ma giovane, dai capelli chiari e gli occhi nocciola. Rebeca spalancò la bocca quando la vide strusciarsi come una gatta su di lui e appoggiargli il palmo aperto sul petto. Ovviamente il ragazzo, ignaro di tutto, non si lasciò sfuggire l'occasione di flirtare con una bella donna che gli si era fiondata addosso. Karen gli sorrise lascivamente e gli morse le labbra prima di ficcargli la lingua in gola senza indugiare troppo.

"Oh cielo" Rebeca impallidì quando comprese cosa stesse facendo sua sorella. Era talmente fuori di testa e ubriaca che quella scena le parve comica.

"Ci risiamo" Disse Jin, improvvisamente tornato con tutta la combriccola. Si sistemò i capelli, tirando fuori dalla tasca un paio di monete.

"Non cambieranno mai vero?" Rispose Hobi, guardando il suo capitano limonare con uno sconosciuto, replicando il gesto del cuoco.


Rebeca di sfuggita tornò con gli occhi su JK e sulla ragazza che si era avvicinata tanto da salirgli sopra le gambe. Trattene l'impulso omicida di spaccarle una sedia in testa. Jungkook sembrava invece usare quella moretta come decorazione, perché non la degnava nemmeno di uno sguardo mentre continuava a discutere con Jimin e Nam.

"Io scommetto due dobloni su Tae" disse Yoongi immischiandosi tra i due, lanciando con il dito una moneta sul ripiano.

"Voglio fidarmi dello sconosciuto questa volta" Rispose Hobi alzando la posta.

"Di che state parlando?" Domandò Rebeca alzando un sopracciglio.

"Te ne renderai conto tra..tre..due..uno.."


Non si era nemmeno accorta che Taehyung si fosse alzato dal suo posto e adesso se ne stava ad un passo da Karen e dal suo compagno di pomiciate. Allo scadere del conto alla rovescia di Jin, il timoniere aveva tirato un pugno in pieno viso al biondino.

Rimase di stucco a guardare quella scena poco fraintendibile. Tae con un diritto aveva steso a terra il povero mozzo che a stento riuscì a rimettersi seduto sul pavimento. Si massaggiò la mascella, guardandolo in una totale confusione.
Karen in tutto ciò se la sghignazzava al suo fianco. Quello era il suo piano geniale?

"Non dovremmo fermarli?" Domandò Rebeca alzandosi nervosamente, venendo però rimessa a sedere da Hobi.

"Non se ne parla! ho appena puntato tre dobloni sul mingherlino, diamogli appena il beneficio del dubbio"


Ah..ecco cosa stavano confabulando con quelle monete..

"MA CHE CAZZO FAI COGLIONE?!"


Rebeca si voltò verso quel teatrino non appena sentì per la prima volta la voce del biondo. Si era rialzato ed aveva afferrato Taehyung per il bavero finendogli faccia a faccia. Oh..no

"L'ultima volta se non sbaglio Tae ha rischiato di brutto con quella montagna di muscoli che aveva palpato il capitano, ho quasi vinto se non fosse stato così furbo da sparargli ad un piede" Rebeca impallidì alle parole di Hoseok, chissà che fine aveva fatto quel molestatore, sinceramente non voleva saperlo.

Portò nuovamente lo sguardo sull'azzuffata. Il tipo stava ancora minacciando il pirata e alzò un braccio per colpirlo con un pugno, ma si ritrovò a dover far i conti con il naso rotto che la veloce testata di Tae gli procurò, facendolo guaire per il dolore e stendere a carponi in terra privo di sensi.
Finì con Taehyung che prendeva Karen per un polso e la trascinava via tra la calca, non aveva idea dove la stesse portando, ma era sicura che il folle e infame piano della sorella avesse funzionato.

Vide le dita di Yoon e Jin scorrere sul tavolo e dividersi il bottino.


"Mi spiace Hope, sarà per la prossima volta" ghignò il cartografo accaparrandosi i suoi dobloni.

Un loro amico si era appena picchiato con qualcuno e loro pensavano a scommettere su chi avesse la meglio, quei tipi erano dei completi cavalli pazzi.

"Non capisco, perché allora Taehyung non si comporta così con Jimin?" Non sapeva se fosse giusto fare quella domanda, ma a quanto pare nessuno di loro provò disturbo nel risponderle con sincerità.

"Jimin è molto amico di Tae, ed anche se è un bravo provocatore e continua a farlo, non è cieco come quei due bambocci. Come tutti noi ha percepito qualcosa tra loro e non ha toccato più il capitano con un solo dito, per questo Taehyung non prova odio o risentimento nei suoi confronti perché sa che nessuno dei due ha provato sentimenti nel loro rapporto ed è stato solo puro divertimento"
Spiego Jin facendo roteare una moneta.

"Quindi...praticamente tutti sappiamo che quei due sono perdutamente cotti l'uno dell'altra tranne loro?"

"Esattamente. L'orgoglio pirata è qualcosa di insensato. Lui non lo ammetterà neanche sotto tortura di aver perso la testa per Karen e lei continuerà a far finta di nulla ricorrendo a questi trucchetti per un po' d'attenzione. È un giochetto che si è creato negli ultimi anni, ma credo che il tuo arrivo li abbia avvicinati parecchio." Continuò il cuoco, spaparanzandosi sulla panca di legno.

"per quale motivo? Io non ho fatto proprio nulla" Rispose Rebeca aggrottando la fronte.

"Non personalmente certo, ma li ho visti parlare spesso a causa tua, e Karen si è confidata con lui numerose volte, specialmente prima e dopo la vostra litigata, se non è crollata è solo merito di Taehyung che l'ha sostenuta fino all'ultimo. Sai Rebeca è stato lui a darle quella spintarella in più per venirti a salvare e dirti la verità. Ovviamente solo per farla liberare di quel peso che si portava sulle spalle"

Rebeca si concesse un altro sorso, non credeva proprio di dover ringraziare Taehyung per aver aiutato indirettamente lei e sua sorella.

"E poi è merito tuo se il nostro capitano è di così buon umore ultimamente" Aggiunse Yoongi grattandosi la nuca.

"Beh aspetta Jin, anche Jungkook ha rotto abbastanza i coglioni per andarla a recuperare"

Rebeca tossì e rischiò di strozzarsi con la birra quando Hope le spifferò quell'informazione.

"Come scusa?" Domandò, pensando di aver capito male.

"E' colpa mia se la impiccheranno, è la sorella del nostro capitano e dobbiamo fare qualcosa, non possiamo permettere che quella ragazza muoia. Ripeteva cose così a pappagallo, ero quasi tentato di gettarlo in mare" Lo prese in giro Hobi, facendo drizzare le orecchie al diretto interessato, che a quanto pare, aveva appena concluso di parlare con Nam e flirtare con la sua donzella.

Si zittì di fatti Hoseok, sorridendo dietro il suo boccale quando JK si unì a loro tutto curioso.

"Di che state parlando?" Domandò, e a Rebeca si contorse lo stomaco nel vedere la sciacquetta spuntare da dietro le sue spalle e aggrapparsi al collo con le braccia per poterlo toccare meglio.

"Jungkook, perché non andiamo a divertirci un po'?"
Disse baciandogli la mascella, proprio lì dove lei qualche sera prima aveva passato le sue stesse labbra.

"Sei ancora qui?" rispose annoiato il pirata senza però ottenere successo.

"Con permesso" Rebeca si alzò, facendo strusciare la panca sul cotto legno del pavimento. Senza aggiungere altro sotto lo sguardo curioso di tutti, Rebeca spostò il pesante portone e si fiondò fuori dove una coltre di stelle l'accolse insieme alla tiepida e alla notturna brezza marina.

"Ho detto qualcosa di male?" Domandò JK ai suoi compagni, che alzarono le spalle.
Jin si massaggiò il canale del naso esausto.

"Forse ha solo bisogno di prendere un po' d'aria, lasciale schiarire le idee" propose. Sapeva perfettamente che l'affrontarsi dei due adesso avrebbe comportato solamente un litigio, e per stasera ne aveva abbastanza di azzuffate.

"Jungkook chi è quella ragazzina? La tua fidanzata verginella?" Domandò la donna ridendo di quella situazione imbarazzante. Passò le mani sul suo petto facendo attenzione a sfiorargli la pelle nuda attraverso lo scollo della blusa. Rimase tuttavia congelata, quando il pirata le bloccò dolorosamente il polso.

"Te lo ripeto per la centesima volta: non mi piace colpire le donne e non l'ho mai fatto, ma se mi tocchi un'altra volta senza permesso ti spezzo le dita" La moretta lo lasciò andare impaurita, e gli servì uno sguardo sdegnato prima di girare i tacchi ed andarsene.

"Dove è Jimin?" Domandò JK, deviando quella conversazione.

"Sicuro con qualche donna...o uomo chissà" Rispose Yoongi con una scrollata di spalle.
 

°°°


Rebeca non aveva mai provato una gelosia simile. Era infastidita, talmente tanto che moriva dalla voglia di alzare le mani su qualcuno. Non era mai stata una tipa violenta, certo i suoi pensieri lo erano e anche spesso, ma non era mai andata oltre, forse aveva qualcosa in comune con Karen più di quanto pensasse.
Prese una boccata d'aria e si sedette sulla panca all'esterno. Non c'era nessuno se non due o tre uomini poco più in là presi a fumare un sigaro. Giocherellò con le dita nervosamente, sperava solo che Jungkook non la seguisse perché era l'ultima persona che adesso avrebbe voluto vedere.

Ma poi perché sarebbe dovuto uscire? Era talmente impegnato che non avrebbe avuto tempo da perdere dietro una bambinetta gelosa. Certe volte avrebbe voluto avere il coraggio della sorella. Karen quello che voleva l'aveva ottenuto senza piangersi troppo addosso, ed era sicura che adesso si stesse rotolando tra le coperte con Taehyung nel fare pace.



"Ciao passerotto"


Quella voce..Rebeca alzò il capo trovando seduto a canto sé il ragazzo che aveva malamente conosciuto quella stessa mattina. Una benda sull'occhio nera i capelli nocciola e i lineamenti delicati, nonostante ciò la faccia da schiaffi predominava sul suo aspetto. Trasalì non tanto per la paura, ma perché quella serata non poteva andarle più di merda di così.

L'estraneo si accomodò meglio sulla panca e infilò una mano in tasca facendola mettere sull'attenti, per quanto poteva saperne poteva tirar fuori un coltello e sgozzarla senza da un momento all'altro.

"Ehi stai calma, non voglio farti del male" Le disse e Rebeca si tranquillizzò un po' quando lo vide tirar fuori un piccolo sigaro avvolto nelle foglie scure di tabacco e un fiammifero.


Lo accese, facendo schioccare la scintilla nella penombra della notte. Un pungente odore fastidioso le pizzicò le narici.

"Non potresti fumare altrove?" Disse, guardandolo male, cacciando con la mano il fumo grigiastro che le finì in faccia.

"Dovresti provare, è rilassante passerotto. Magari può alleviare quella tua linguaccia e la nuvola di malumore che grava sulla tua testa" Rispose il tipo, schioccandole un occhiata da sotto la frangia.

"O magari potresti farti i cazzi tuoi e andartene nella panchina di fianco" Propose Rebeca.

"Touchè" Alzò le spalle il tipo, tirando una boccata di tabacco.


Passarono alcuni minuti in totale silenzio, solo il rumore dei grilli e della musica ovattata a fare da sottofondo. Erano rimasti solo loro due là fuori.

"Perché sei qui tutta sola? Dov'è il tuo amico di stamane?"


Rebeca sospirò, non se lo sarebbe tolto di mezzo tanto facilmente e quel tipo, sembrava inistente nel voler aprire una conversazione amichevole con lei.

"Sinceramente adesso non so dove sia e non mi interessa"


Il ragazzo storse le bocca, e rise poggiandosi il sigaro sulle labbra.

"Siamo partiti con il piede sbagliato passerotto, che ne dici di fare una tregua e conoscersi meglio?" Propose, passandole il piccolo sigaro.

"Mi chiamo Mitch" Rebeca lo guadò da sotto il sopracciglio inarcato, ma poi dopo aver mandato al diavolo tutte i suoi buoni propositi decise che quello fosse il momento giusto per fare una nuova esperienza, magari il tabacco le avrebbe rilassato i muscoli. afferrò il bastoncino e indugiò alcuni istanti prima di portarselo alle labbra.

"Sofia, e non so se sia un piacere" Disse tirando appena in modo da riempirsi la bocca con quel nuovo sapore. Tossì facendolo ridere, cosa del tutto normale per una persona che non aveva mai fumato in vita sua, ma si sorprese nel sentire due o tre tirate dopo, la testa più leggera i nervi meno tirati. Non pensava che il tabacco potesse farle quell'effetto.

"Allora, vuoi dirmi perché hai quel muso lungo?"

"Fai sempre così tante domande Mitch? Oppure hai un altro fine nei miei riguardi?" Non lo faceva apposta, ma era la lingua a muoversi da sola e tagliente, farle cospargere di veleno le parole. Mitch in realtà era stato fin troppo gentile con lei, eppure non riusciva a calibrare le risposte.
Per sua sorpresa il ragazzo le rise, mostrandole i denti bianchi, uno di questi si rese conto fosse lievemente storto.
Doveva essere ubriaca perché oltre la testa molle sentiva anche una strana attrazione verso quello sconosciuto. Chissà come avrebbe reagito Jungkook se fosse rientrata proprio con lui nella sala, magari doveva testare gli insegnamenti di sua sorella.

"Più o meno, quando una persona mi interessa tendo ad andare dritto al punto" Rispose accavallando gli stivali. Rebeca puntò gli occhi sul terreno polveroso, e fece un altro tiro sviando quella conversazione che aveva preso una piega imprevista.

"Non te la sarai veramente presa per quello che ti ho detto oggi? Guarda che non ho nessuna intenzione di verificare con i miei occhi se ce l'hai piccolo o meno e per tua informazione non mi interessa"
Scoppiò a ridere delle sue stesse parole.

"Oh non è questo il mio obbiettivo" Ammise il ragazzo alzando le mani in segno di resa.

"Capisco perché sei meno cazzone di stamane adesso, è merito di questo" Rispose Rebeca mentre continuava a ridere come una scema. Non capiva cosa le stesse prendendo, perché la mente le si era bloccata in una specie di bolla immaginaria che le faceva volteggiare i pensieri.
Mitch rispose al suo sorriso, doveva ammettere che fosse davvero un bel ragazzo se solo quell'orribile benda non gli coprisse l'occhio sfregiato da chissà che.

"In realtà.." Tirò fuori dalla tasca qualcos'altro. Una minuscola boccetta dal vetro blu e il tappo di sughero che tenne con il pollice e l'indice per mostragliela. "E' merito di questo" continuò scuotendola quel poco che bastasse per smuovere i cristalli bianchi al suo interno. Rebeca non sapeva minimamente cosa fosse.

"Oppio purissimo, proveniente dall'oriente. Ho riempito le foglie del tabacco che stai fumando, solitamente un semplice sigaro non alleggerisce così tanto la testa..principessa Rebeca"

"C-cosa?" Provò ad alzarsi, non appena Mitch la chiamò con il suo vero nome, ma le gambe non si mossero.

"Adesso ti sentirai spossata non è così? più rilassata e con meno merda in testa" Mitch aveva cambiato espressione, ora il suo sorriso era meno rassicurante e amichevole. Le afferrò il braccio ma Rebeca ebbe i riflessi lenti quando le strinse saldamente le dita attorno al gomito. Voleva muoversi, staccarsi da quella presa e da quegli occhi maligni che le presagivano pericolo, ma il suo corpo e la sua mente non collaboravano, finendo con l'innescare movimenti scoordinati facili da gestire per un ragazzo allenato.

"Lasciami andare Mitch!" Disse con voce flebile, la testa le girava come una trottola.

"Mi spiace principessa, ma ho un lavoro da compiere e le mie tasche non si riempiono da sole" Le soffiò sulle labbra, carezzandole con l'indice una ciocca di capelli biondi. Rebeca provò repulsione a quel gesto tanto intimo, nessuno che non avesse avuto il suo consenso si era più permesso ad avvicinarsi a lei in quel modo.

"Adesso, da brava vieni con me" Aggiunse, alzandola di peso da sopra la panca. Stava per tirargli un calcio sulle palle, o meglio, il suo cervello stava cercando di collegare il comando a muscoli della gamba, che però non sembravano aver proprio voglia di collaborare.

"Lasciami, mi fai male!" Si lamentò ancora, provando a scappare da quella presa ferrea. Non si era mai sentita così stupida, eppure doveva aspettarselo che qualcuno prima o poi le avrebbe fatto visita una volta scoperta la sua identità. Si era talmente adagiata sugli allori quando rimaneva circondata dai suoi compagni, che si era completamente dimenticata chi in effetti fosse. Una ricercata del regno di Caicos e per quanto fosse lontano da casa, non poteva mai dirsi al sicuro.

Era completamente fottuta.

"Smettila o sarò costretto a tapparti la bocca con i miei metodi, e sta sicura che non ti piaceranno!" Le ringhiò contro Mitch, strattonandole il braccio già dolente. Stava per scoppiare in lacrime.

"Sono curioso... sono veramente curioso di sapere quali siano questi metodi"

Rebeca granò gli occhi, e Mitch fece lo stesso quando sentì a punta di un coltello pungergli il fianco. Il ragazzo non lasciò la presa, ma rimase immobile e smise di trascinarla con sé quando la voce tagliente di Jimin gli arrivò da dietro le spalle.
Entrambi non si erano minimamente resi conto della sua presenza, e il pirata silenzioso come una pantera era sgusciato fuori dall'ombra della notte. Come meglio sapeva fare il trafficante del Cigno Nero.


Mitch sudò a freddo ed impallidì, cercò di voltarsi ma il pugnale che gli lacerò i vestiti affondando verso la pelle lo fece desistere.

"Shh..non provare a muoverti se ancora tieni al tuo rene" Minacciò Jimin, fermando la lama appena prima di perforare l'organo, ma lacerandogli comunque la pelle. Mitch strinse i denti e la giacca si colorò di rosso intenso.

"Lascia andare la ragazza e forse eviterò di sgozzarti come un maiale" Minacciò Jimin con occhi taglienti, la luce della luna si riflesse in quelle perle completamente nere.

"Va bene, va bene.." Rispose, staccando finalmente le sue manacce dal braccio di lei e solo per poterle alzare in segno di resa. Una goccia di sudore gli colò dalla tempia al collo.

"Bene vedo che sei collaborativo, adesso dimmi come sai il suo nome e chi ti manda" Rebeca fece qualche passo indietro, finendo quasi con l'inciampare pur di ottenere una certa distanza da quell'uomo e dalla furiosa espressione di Jimin. Doveva aver ascoltato l'intera conversazione, e si chiese solamente da quanto la stesse proteggendo nell'ombra senza che lei se ne fosse minimamente accorta. Tra tutti non pensava proprio di dover ringraziare proprio quel malefico tappo.

"Come facevi a sapere che stessi seguendo la ragazza?" Domandò per lei Mitch, finendo però con il coltello alla gola.

"Faccio io qui le domande, intesi pezzo di merda?!" Gli ringhiò nelle orecchie, passando la lama sulla carne tenera della carotide. Rebeca era combattuta sul scegliere se rimanere ad assistere il ragazzo o rientrare ed avvertire i restanti membri della ciurma. Scelse di rimanere, anche perché Mitch sembro sfoggiare un ghigno poco rassicurante alla medesima minaccia. Jimin non si accorse della testata che velocemente il pirata gli tirò, e non mosse il coltello a sgozzarlo perché il suo intento non era quello di ucciderlo ma farlo parlare.
A Rebeca di fermò il cuore per la paura quando vide Jimin fare qualche passo indietro con il sangue che gli sgorgava dal naso. Si ripulì con la manica della giacca ma in quel momento Mitch ne approfittò per saltargli al collo. Jimin finì a terra con il peso del corpo del nemico sopra di lui pronto a tirargli un pugno in pieno volto. La reazione del moro però fu tempestiva. Gli afferro i lembi della giacca e con un colpo di reni lo portò sotto di lui, rotolandosi nel terreno polveroso. Fu lui difatti a spaccargli il naso con un pugno, e Mitch lo colpi in pieno petto con un calcio per allontanarlo dal suo corpo. Iniziò un violento pestaggio, dove Jimin incassato il colpo, ne sferrò uno proprio sulla mascella del tipo con le nocche sporche di sangue.


Rebeca non sapeva cosa fare, intromettersi non le pareva la cosa più sensata poteva solamente stare tra i piedi del pirata. Si guardò attorno non c'era più nessuno che potesse aiutarli e solo in quel momento vide brillare la lama del coltello che a Jimin era sfuggito poco prima dalle mani. Lo raccolse da terra e senza pensarci troppo la prima cose che le venne in mente fu quella di chiamare la sua attenzione.

"Jimin!" urlò facendo voltare il ragazzo, che al volo prese l'arma che gli lanciò contro.


Chiuse gli occhi per riflesso quando Mitch urlò con il coltello conficcato nel fianco. Quando li riaprì una pozza di sangue si espanse sotto di loro a macchia d'olio, andando a mischiarsi con la terra. Jimin con un sadico sorriso in faccia spinse ancora più affondo facendo latrare il pirata sotto di lui per il dolore che la lama gli stava procurando nel lacerare la carne fino al ventre.

"Giuro su Dio che ti apro in due se non mi dici immediatamente chi ti manda" Minacciò aprendo la carne con il pugnale, mano a mano che il tempo passava. Mitch colpì il terreno con il palmo in segno di resa facendo alzare un mucchio di polvere, mentre a fatica stringeva i denti pur di non svenire per la ferita.

"E' stata un ordinanza da parte del Re di Caicos" confessò, respirando pesantemente.

"Che significa?" Domandò allora Jimin tornando a fare pressione al manico del pugnale.


Mitch compresa la minaccia parlò ancora.

"Ha messo una taglia sulla testa della principessa, offrendo una somma in denaro schifosamente grande per riportarla viva al suo cospetto. Io sono solo un mercenario che si guadagna la pagnotta" Rebeca sentì le gambe tremare e un peso enorme gravargli sul petto. Suo padre non l'avrebbe mai lasciata libera, anche a costo di spendere tutte le sue fortune pur di riportarla da lui e ucciderla con le sue stesse mani. Jimin sembrò schifato di quella scoperta tanto quanto lei, eppure non lasciò che la rabbia offuscasse la sua concentrazione.
Lo ammirò per questo.

"Quanti siete a sapere che si trova qui?" Chiese ancora, sfilando dalla bocca del mercenario ogni informazione utile.

"Solo io. Lavoro da solo e mi sono arruolato in una ciurma senza che nessuno ne sapesse il reale motivo e ho raggiunto l'isola di Tortuga. Immaginavo che avreste fatto rifornimento qui come tutti i pirati. Adesso per favore lasciami andare, ti ho detto tutto quello che so!"

Jimin storse il naso e sfilò il coltello dal fianco del ragazzo che gridò sia per il dolore che il sollievo di essere ancora vivo. Mitch nonostante la fitta di dolore si mise a sedere, tamponando con la mano la ferita aperta. Fu a quel punto che il contrabbandiere del Cigno Nero si voltò verso Rebeca con sguardo serio.

"Chiudi gli occhi" Le disse.

Stavolta però Rebeca non lo ascoltò.


"ASPETTA! ASPETTA TI PREGO!" Urlò Mitch scivolando con il sedere sul terreno. Jimin senza battere ciglio alzò il pugnale e con un colpo netto gli recise la pelle del collo facendolo stramazzare al suolo, quando uno squarcio gli aprì la gola di netto.
La pietà non era ammessa, non se quell'uomo rischiasse di spifferare in giro la loro posizione.
La ragazza sobbalzò per lo shock non poteva negarlo, ma era stanca di fuggire e nascondersi dietro una mano e negarsi le atrocità della morte.
Realizzò che fosse quello il momento di guardare il suo aguzzino negli occhi, mentre la vita gli sfuggiva via dal corpo e gli privava le iridi della luminosità. Mitch non avrebbe indugiato, dato che per denaro era disposto a farla impiccare. Chissà se anche lui l'avrebbe guardata negli occhi una volta tornata di fianco al boia.
Rebeca era felice di sapere di essere dall'altra parte.

Tuttavia l'oppio e la birra che aveva in corpo, misto alla vista del sangue non furono un bel mix per il suo stomaco e dovette rigettare l'intera cena in cespuglio. Si rilassò solo quando sentì la mano di Jimin sulla spalla.

"Stai bene?" Sapeva che non stava bene, lui stesso aveva fatto gli incubi per giorni quando aveva ammazzato la sua prima vittima, ma con il tempo ci aveva fatto l'abitudine, tanto che ormai gli rimaneva fin troppo facile, come togliere un sassetto incastrato nello stivale.

"Mai stata meglio" Ironizzò lei, pulendosi la bocca con la giacca. Quando si tirò su però, un altro capogiro rischiò di farla collassare a terra, fortuna che Jimin la sostenne al volo dalle spalle.

"Sai non credo che fumare oppio sia proprio nelle tue corde" La prese in giro, ma Rebeca non fece in tempo a rispondere, distratta dalla figura che comparve alle spalle del pirata.

"Jimin!!" Urlò quando una bottiglia di vetro si fracassò sulla testa del ragazzo.
Jimin cadde a terra con i capelli neri imbrattati del suo stesso sangue.

"No, no!" Si piegò, vedendolo con gli occhi chiusi e privo di sensi.
Le si fermò il cuore.

"Sta buona piccoletta" L'uomo dalla folta barba che aveva colpito Jimin le puntò una pistola contro, ma Rebeca non lo ascoltò e tempestivamente allungò un braccio per afferrare il coltello che Jimin aveva ancora stretto tra le dita.
Il dolore che seguì alla spalla fu agghiacciante.

Sentì le ossa frantumarsi e un bruciore assurdo tagliarle i nervi e i muscoli, un proiettile le si era appena conficcato nella spalla sinistra per la sua disobbedienza. Rebeca urlò e fece qualche passo indietro per il contraccolpo. Si portò una mano sul foro alla giacca già umida nel punto dove sgorgava il sangue scarlatto, che andò a macchiarle le dita.

"Ho detto sta buona, e niente passi falsi"

 

🏴‍☠️Angolo della ciurma:

Allora gente, finalmente un po' d'azione e gelosia. Vi aspettavate che Jimin fosse così, così.. non so nemmeno come definirlo. Intrigante? Spietato? Sexy?🤣 E la nostra Beca povera? Cosa le succederà? Si è anche presa un proiettile in spalla. Però caro mio signore con la barba, devo dirle che Mitch era stato più furbo da mercenario e non aveva fatto tanto casino. Glielo devo dire io che un colpo di pistola effettivamente lo avranno sentito tutti?!🤔 Scopriremo le conseguenze di questa stupidaggine nel prossimo capitolo!!🌊
Baci😘
ChiarazZz 🖤

 

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Capitolo 15
*** Capitolo 15 ***


Fa tanto male?

"Ho detto sta buona e niente passi falsi" Sottolineò l'energumeno corpulento, dai vestiti logori e sporchi. La pistola che aveva puntata contro era ancora fumante e quando innescò nuovamente il cane con il pollice, il suono metallico del meccanismo la fece desistere dall'afferrare l'arma.

Si avvicinò a lei facendo scricchiolare i sassi sotto gli stivali e l'afferrò per il collo. La tirò su di peso stringendo le dita sulla pelle. Rebeca però strinse i denti e accantonò il dolore alla spalla solo per poterlo guardare con disprezzo.

"Si da il caso che io e i miei compari abbiamo assistito a un'interessante conversazione" Lo riconobbe subito per la cicatrice sul labbro e l'alito fetido che sapeva ancora di fumo. Quando fu accerchiata da altri due uomini poco raccomandabili, capì che si trattasse dei tre che stavano fino a poco prima fumando al di fuori del locale.

"Non capita tutti i giorni di avere a che fare con principesse e ricompense. Devi valere parecchio per essere sotto la protezione del Cigno Nero" Disse uno di loro, quello alto e magro dai riccioli neri, sputando a sul corpo di Jimin ancora steso in terra.
Le disgustò quel gesto irrispettoso.

"Lasciatemi andare, proprio perché sono sotto la protezione del Cigno Nero, dovreste tenere gli occhi aperti" Rebeca cercò di calciare il tipo che la teneva prigioniera, ma fermò la gamba e si zittì quando il terzo dei tre - un ragazzo dai denti in ferro e alto poco più di lei- poggiò la suola dello stivale sulla testa di Jimin. Fece pressione quel tanto che bastasse per affondargli la faccia nella terra.

"Non fategli del male lui non c'entra niente, collaborerò lo prometto!" Disse, sentendo gli occhi pizzicare per la rabbia a quel gesto.

"Bene signorinella, vedo che parliamo la stessa lingua allora. Ragel, Josè prendetela e portatela sulla nave"
Rebeca voleva tanto gridare e chiedere aiuto, ma il costante pensiero che Jimin fosse ucciso di conseguenza le bloccava la lingua.

"Josè, Ragel..Siete diventati sordi?!" Ripeté l'uomo, quando i due non risposero al comando. Si voltò di scatto indispettito da quel silenzio e sbiancò diventando dello stesso colore della spuma della birra.
Vide lo stomaco di Josè -quello alto e magro- trafitto da una sciabola affilata. Il ragazzo sputava sangue dalle labbra e la sua pelle era diventata slavata. Mentre l'altro, Ragel aveva una seconda lama puntata alla gola, Rebeca si sentì sollevata nel vedere il volto sogghignante di Yoongi e la sua mano reggere l'elsa. L'arma dallo pancia di Josè si ritirò e il suo corpo cadde ai piedi di Nam, che soddisfatto fendette un colpo in aria per ripulirla dal sangue.

"Prendersela con una signorina nel cuore della notte e spararle.." Disse Yoongi, facendo scivolare la lama sulla pelle del collo di Ragel. Spaventoso era suono che gli uscì dalle labbra quando a corto d'ossigeno e sangue finì sgozzato a terra, di fianco al suo compare.

"Tramortire alle spalle un nostro compagno, che errore maldestro" Rispose Nam, avvicinandosi a Jimin e girandolo supino con lo stivale. Si piegò appoggiandogli due dita sul collo per controllare il battito, dall'espressione che fece non sembrava in pericolo di vita.

"Ma che.." soffiò l'uomo, tornando a guardare avanti a sé quando altre due figure gli bloccarono la strada.
Hoseok si stava già scroccando le nocche, affiancato da Jin che continuava a scuotere il capo, deluso da quel comportamento.

"Che gesto disonorevole, anche per un pirata" Disse quest'ultimo.

"Fermi! O le squarcio la faccia sul serio a questa puttana!" Minacciò allora l'energumeno, puntando la bottiglia spaccata sul voto di Rebeca. Il vetro appuntito le sfiorò pericolosamente l'occhio, cosa che parve non piacere per nulla ai suoi compagni.

"Lasciateci passare" Intimò.

Una mano gli bloccò il braccio e si spaventò nel vedere Jungkook già così vicino a lui. Provò a sfuggire a quella stretta, ma il pirata gli affondò il pollice nel nervo del polso e lo girò in modo da fargli lasciare la presa. Ci riuscì con facilità e l'arma improvvisata cadde a terra. Rebeca vide la sofferenza nascere sulla volto dell'energumeno contorto dal dolore che si inginocchiò sul terreno polveroso di fianco ad essa.

Jungkook stava per rompergli il braccio.

Ma quel gesto a lei permise di tornare a respirare, e tossì quando le lasciò andare il collo.

"Provaci" Disse il pirata all'uomo, con voce spaventosamente tetra.

"HO DETTO PROVACI!" il rumore di denti che si frantumavano le fecero accapponare la pelle. Jungkook con una ginocchiata in piena bocca gli aveva fatto sputare del sangue e un incisivo.
L'uomo anche se riluttante acconsentì a quel giochino. Ubbidendo agli ordini del pirata spostò lo sguardo sul collo della bottiglia rotta e allungò il braccio per afferrarla. C'era una cosa che Rebeca scoprì più fastidiosa del rumore dei denti rotti, era quello dei legamenti sdinocciolati. Lanciante fu l'urlo dell'energumeno che lasciò cadere a peso morto il braccio sul fianco, quando JK lo contorse tanto da slogarlo.

Il pirata si spiegò sulle ginocchia, finendo faccia a faccia con il malcapitato. Gli diede due o tre schiaffetti di strafottenti sulle guancie. Rebeca non l'aveva mai visto così infuriato con nessuno, ma non si sarebbe concessa il lusso di svenire per il dolore finché non fossero usciti da quella situazione del cazzo.

"Non hai il diritto di toccarla con le tue mani sudice, non hai il diritto di guardarla con quegli occhi da porco, non hai il diritto di farle del male" Disse, rialzandosi solo per guardarlo dall'alto in basso con fare minaccioso. Poteva ucciderlo fin da subito, tuttavia sembrava divertito nel farlo soffrire almeno un po' prima di strappargli la vita, o farlo pentire di ciò che aveva fatto. L'uomo a terra, in realtà sembrava aver inteso ciò che volesse fare.

"Eppure, hai pensato che farlo non portasse ripercussioni alla tua persona" Continuò, puntandogli la pistola alla fronte.

"Chiedile scusa"

Rebeca stava per dire che non fosse necessario, stava anche per proporre di lasciarlo andare, perché nonostante tutto le iniziava a far pena.. quel verme.

"Che il mare reclami il suo corpo e lo scheletro del Cigno Nero con esso." Rispose invece per sua sorpresa, intollerante nel gettare l'orgoglio ma solo capace di sputare una maledizione, che per i pirati valeva più di mille offese assieme. Il forte rumore dello sparo che seguì le sue parole le rimbombò nelle orecchie, e Rebeca -ormai sfinita e sicura di aver salva la pelle- lasciò che l'oscurità l'avvolgesse.

°°°

I dolore fisico sulla sua pelle non l'aveva mai provato, o meglio non ne aveva provato mai uno così forte. Fortuna che l'oppio in realtà le stava attenuando un po' di quella sofferenza, non per nulla era spesso utilizzato nelle pratiche mediche. Tuttavia era rimasta intrappolata in un limbo di incoscienza, a causa del sangue perso e della droga ancora in circolo, ma poteva comunque sentire ovattate nella sua voce le orecchie dei suoi compagni che la chiamavano. Non riusciva ad aprire gli occhi, eppure sentiva le mani di JK attorno al suo corpo, la sua voce preoccupata e il rumore dei suoi stivali che velocemente la portavano di peso da qualche parte. Rebeca poteva benissimo sentire il cuore di lui battere come un forsennato nel petto, quando gli appoggiò la testa pesante sullo sterno.

"Levatevi!"

"Dov'è Karen!? Chiamatela!"
Percepì il rumore di bicchieri e piatti lanciati a terra, lo strappo di un tessuto e la voce preoccupata di Hobi che continuava a fare domande sulle sue condizioni.
Le uscì un sospiro quando dietro il suo capo percepì la consistenza dura del legno del tavolo sulla quale l'avevano appoggiata per farle soccorso. Qualcuno aveva gettato a terra i vetri rotti che potevano procurarle ulteriori ferite. Non si era nemmeno resa conto di star sudando e di avere così caldo quasi a soffocare.

"Via tutti! Non c'è niente da vedere!" Urlò Nam facendo uscire dalla sala i presenti, che minacciò con la pistola carica.

"Che succede?!" Karen piombò nella stanza, non curante del fatto di essere ancora mezza nuda e in condizioni poco fraintendibili, seguita da Taehyung e la sua matassa di capelli castani ancora scompigliati.
Una serie di frasi mescolate le vorticò nelle orecchie.

"Tu portami dell'alcol!" Urlò JK alla cameriera, che ancora scossa stava assistendo a tutta la scena.

"Chi è stato?!" Domandò allarmata Karen ricevendo un occhiata apprensiva da Nam.

"Dobbiamo impedire che si infetti la ferita, Suga tu pensa a Jimin poi portalo in camera e lascia che si riprenda" Disse Jin al minore, lanciandogli in mano una bottiglia di whiskey.
Metodi rudimentali da pirata per azioni tempestive.
Rebeca riuscì per qualche miracolo ad aprire gli occhi, vedeva doppio e appannato, ma non si sarebbe mai confusa nel riconoscere il volto bellissimo di Jungkook a uno schiocco di dita dal suo.

"S-sono in paradiso?" Domandò con la voce da ebete, e per un attimo vide di sfuggita un sorrisetto divertito mischiarsi all'espressione preoccupata del pirata.

"No principessa, ma se non facciamo subito qualcosa rischierai di andarci seriamente" Rebeca allora chiuse gli occhi, con ancora le labbra incurvate all'insù.

"Rebeca no, resta cosciente! Devi rimanere con noi, devi rimanere con me!" Ordinò Jungkook scuotendola vigorosamente.

"Jungkook devo confessarti una cosa.." Bisbigliò allora lei, completamente soggiogata dagli oppiacei.

"Va bene, basta che continui a parlarmi" Rispose, strappandole i bottoni della camicetta. Rebeca non si concesse nemmeno il lusso di arrossire, anche se sicuramente era esposta mezza nuda a tutta la ciurma.

"Amo quando mi chiami principessa. Lo trovo sexy da far paura" Confessò, ridendo come una scema.

"Ah si?" Jungkook prese il bicchiere il coltello che Karen gli passò in tutta fretta.

"Continuerò a farlo allora"

"E poi ho scoperto di essere una persona gelosa JK, tanto.." Jungkook stavolta si trattenne veramente dallo scoppiarle a ridere in faccia. Capì cosa avesse fatto infuriare tanto Rebeca quella stessa sera. Era stato uno sciocco a non accorgersene, ma in parte si sentiva anche colpevole di quello che le era accaduto.

"Allora non te ne darò più modo. Sono stato un coglione, ma non devi assolutamente pensare che quelle donne abbiano la minima chance di paragonarsi a te" Ammise, accarezzandole la nuca.

"Ora però stringi i denti principessa" Continuò, infilandole la mano- avvolta in uno strato di stoffa- di taglio in bocca. Rebeca fece come detto, e la morse quando sentì la lama conficcata nella ferita aperta. Jungkook girò la punta del pugnale, facendole vedere le stelle e conficcare i denti nella carne della mano.

"Ci sono" Disse nervosamente, ruotando ancora un po' prima di far uscire la pallottola dal muscolo lesionato.
Rebeca si sentì molto meglio quando lo vide con il proiettile sferico e cosparso di sangue tra le dita.

"Ecco la tua prima pallottola, facciamo che sia anche l'ultima sorella. Adesso un ultimo sforzo"

Karen le bloccò la spalla e Tae l'altra. Rebeca comprese che non aveva sopportato ancora nulla di ciò che la aspettava veramente. Rise a quel commento, ma sgranò gli occhi quando JK le versò del liquore sulla ferita aperta.
Urlò e il corpo si mosse da solo. Alcuni spasmi involontari le fecero calciare e colpire Jungkook, mentre Karen cercava di tenerla ferma. Era insopportabile tutto ciò, tanto da farle uscire le lacrime e mordere più forte la mano del pirata. Continuò finché il bruciore non cessò di martoriarle la pelle.

"Principessa è tutto finito, adesso starai meglio" La voce di Jungkook diventò distante, quella di Karen era assolutamente incomprensibile. L'insana voglia di svenire di nuovo le fece chiudere le palpebre stanche. Non pensava che un tavolo potesse essere così comodo per schiacciare un pisolino.

°°°

Il tintinnio ferroso di collane e lo stridio dei gabbiani che volavano alto, erano il buon giorno che le spettò. Ancora con gli occhi chiusi e la confusione in testa, Rebeca percepì la freschezza di qualcosa di umido sulla fronte.

Un panno inzuppato di acqua fresca era la cosa più bella in cui potesse sperare.

"Oh Cristo.." Bisbigliò con soddisfazione, appagandosi di quelle cure piacevoli tanto quanto un massaggio ai piedi stanchi.

"Vedi, che ti dicevo? Ha imparato anche a imprecare come un pirata, ormai è una dei nostri sotto tutti i punti di vista" Rebeca riconobbe la voce ironica di Taehyung e aprì gli occhi come fanali trovandosi lo sguardo preoccupato di Karen ad un palmo dal naso.

"Buon giorno sorellina!"

Si tirò su spaventata dandole una testata in piena fronte, che fece piegare il capitano in due per il dolore.

"Che testa dura Rebeca, complimenti" Scoppiò a ridere Tae.

"Scusami, scusami!"

Rebeca costernata, fece forza sul bacino, piegandosi sul busto per appoggiare la schiena alla spalliera del letto dove a l'avevano coricata per la notte. Una fitta intensa le colpì la spalla a ricordarle della ferita, e della sua prima pallottola battesimale.

"Non fa niente, me lo sono meritato" Rispose Karen, tamponandosi con lo straccio la sua stessa fronte.

"Invece che proteggere mia sorella, ho passato la serata a fare baldoria, sono stata un'incosciente come capitano" Il triste tono della bruna non le piacque affatto. D'altronde si aspettava che quella stupida si caricasse sulle spalle un peso simile, facendosene un inutile colpa. Rebeca le pizzicò la pelle, e prima che potesse sfuggirle le afferrò le guancie con le dita per tirarle come si fa con i bambini capricciosi.

"Stupida sorellina frignona, non mi piace quella faccia da pesce lesso che stai facendo" La prese in giro, facendole gonfiare arrossire, offesa.

"E' tutta la notte che fa così. Dille qualcosa perché sono tentato di mettere in atto un ammutinamento." Si lamentò il timoniere ruotando gli occhi al cielo.

"Sorellina..la tua dolcezza mi commuove. Ma ci vorrà più di una pallottola, una sirena o un cappio al collo per liberarti di me.. in effetti ora che ci penso, porto sfiga a questa ciurma" Karen sorrise finalmente, quando Rebeca si grattò il capo in imbarazzo.

"Oh povera Rebeca, è colpa mia se sta così Rebeca, faccio schifo come capitano e come sorella..Non la sopportavo più!!" La imitò Taehyung, mimando alla perfezione la voce femminile del suo capitano.

"Io non parlo così" Arrossì Karen, friggendo allo stesso tempo per la rabbia.

"Parli proprio così capitano. Potrei imitare alla perfezione ogni tua singola tonalità vocale, le conosco tutte e in qualsiasi sfumatura."

Rebeca scoppiò a Ridere, e dovette reggersi la spalla che di conseguenza le tirò una fitta per quella schiettezza. Karen aveva assunto ogni singola palet del rosso, e non riuscì proprio a trattenere le lacrime per la faccia che fece.

Tae aveva messo a segno un punto impeccabile.

Seduto sulla poltrona di fianco al letto, non si rese conto dello straccio zuppo d'acqua che gli arrivò dritto in faccia.

"Abbi un po' di rispetto per il tuo capitano, o ti licenzio!"

Tae si tolse dalla faccia il tessuto, ma ghignò, consapevole di aver fatto un ottimo lavoro nel mettere quella donna in imbarazzo. Rebeca si stava soffocando con le coperte pur di trattenere le risate.

Quei due erano perfetti l'un per l'altro.

A smorzare quel teatrino fu Jungkook che senza dare preavviso entrò in camera con una caraffa di acqua in mano. Si guardò attorno, e Rebeca nascose il viso arrossato sotto le coperte.

"Ho interrotto qualcosa?" Domandò, alzando un sopracciglio con fare curioso.

Karen gli lanciò un occhiata, e parve riservarle un sorrisetto fin troppo consapevole. Era giunto per lei adesso il momento di divertirsi.

"No, nulla io e questo idiota ce ne stavamo andando" Rispose alzandosi, e facendo cenno al timoniere di seguirla.

La salutò, sorridendole come una strega malefica e uscì dalla camera per lasciarli soli, ma Tae prima di fare lo stesso si fermò di fianco a letto con le mani incrociate al petto.

"Prima dicevo sul serio"

Jungkook si sedette alla base del materasso, mentre Rebeca fece capolino da dietro le lenzuola bianche per poterlo guardare in faccia.

"Intendo Karen, era veramente preoccupata per te e ti ringrazio" Continuò con voce seria, spostando gli occhi smeraldini nei suoi.

"Per cosa?" Domandò, allora confusa. Jungkook d'altro canto lo sembrò tanto quanto lei.

"Per averla fatta sorridere di nuovo, io non ne sono stato capace stavolta"

La porta che si chiuse lasciò Rebeca e JK nel silenzio più totale. Solo il vociare al di fuori della finestra affacciata sulla strada a fare da sottofondo.

"Ma che gli è preso?" Domandò Jungkook versandole un bicchiere d'acqua. Rebeca era rimasta a fissare la porta da dove era scomparso Taehyung.

"Niente, ultimamente io e Tae parliamo per enigmi che solo noi due possiamo intendere" Sorrise, afferrando il bicchiere che il ragazzo le porse. Se lo portò alle labbra, mentre Jungkook poco convinto, si sedette sul ciglio di fianco a lei.

"E dimmi, da quando tu e Taehyung siete così in confidenza?"

"Da quando ho scoperto che è palesemente innamorato di mia sorella" Rebeca alzò le spalle, mandando giù una fresca e rigenerante sorsata che le alleviò il fastidio alla gola.

"Tu invece Jungkook? Da quando sei così geloso?" Domandò, indicandogli con il mento le mani che stavano per strappare le povere coperte. JK lasciò la presa, come se non si fosse reso conto di quel gesto involontario.

"Potrei dire lo stesso di te, ieri me lo hai confessato chiaro e tondo" Mise in porto quel colpo, e Rebeca si zittì nel ricordare in frammenti sconnessi, flash della serata precedente.

Perché non se ne stava zitta con quella linguaccia?

"Touché" Ammise, spostando lo sguardo verso la finestra, pur di non incontrare il suo.
Stava morendo di vergogna.

Il materasso sotto di lei si abbassò e le assi cigolarono.
Jungkook si era adagiato sopra il suo corpo per afferrarle il viso e farla voltare nuovamente verso di sé. Rebeca se lo trovò a uno schiocco di dita, tentata di baciarlo come se fosse aria stessa.

"Non solo Karen si è sentita una merda per quello che è successo ieri sera. Rebeca, non voglio fare il cane da guardia o alitarti addosso ogni secondo, ma promettimi che non ti caccerai più in un guaio simile" Era stato terribilmente sincero, il rammarico a segnarli ogni centimetro del volto.

"Non è colpa tua e io sono stata una cretina è vero, ma l'unico che mi sento di incolpare è quel maledetto di mio padre che è capace di rovinarmi la vita anche a chilometri di distanza. Adesso però sto bene, davvero, alla fine conta il fatto che io sia ancora viva e vegeta" Jungkook le sfiorò la spalla, facendo scorrere le dita sulla fasciatura, e il piccolo sussulto che le sfuggì, la tradì prima che potesse aggiungere altro.

Il pirata non disse nulla, continuò il tragitto invisibile fino al cuore, lì dove sfiorò con i polpastrelli la pelle livida attorno alla ferita.

"Solo qualche centimetro più in basso e non saresti qui a parlare con me, ad arrossire tra le mie mani. Solo qualche centimetro..e avrei mosso mari e monti per prendermi la testa del Re di Caicos. Trovo tutto ciò molto bizzarro" Le diede un buffetto scherzoso sul naso, ma lei non ebbe per nulla voglia di ridere.

"Ti prenderesti una briga simile? te un pirata del Cingo Nero, contro il regno intero?" Domandò sbattendo le palpebre per l'incredulità. Doveva esserle finita della salsedine nelle orecchie.

Jungkook allontanò le mani, ma si avvicinò con il volto sfiorandole il naso con la punta del proprio. Rebeca indietreggiò lentamente finendo incastrata tra la testiera del letto e la bocca del pirata, che piano avanzava verso la sua.

"Non sarei solo, l'intera ciurma si smuoverebbe per vendetta, ormai siamo una famiglia" Disse piano, abbassando lo sguardo sulla bocca di lei.

"Io sono un pirata lo sai bene principessa, e da bravo pirata non amo condividere il mio tesoro"

La porta che si aprì li fece allontanare di colpo. Hope tutto felice fece irruzione seguito dal resto della combriccola.

Rebeca fermò il cuore che rischio di imploderle nel petto.

Lei un tesoro? Che fino al giorno prima pensava di essere una palla di cannone al piede.

Jungkook scocciato, sbuffò e si rimise composto.

"Voi due scansa pidocchi, avete intenzione di raggiungerci sulla spiaggia o volete fare i piccioncini ancora per molto?" Domandò il Nam, lanciando a Jungkook il suo tricorno. Il pirata lo afferrò al volo e lo mise in testa.

"Rebeca come stai? Hai cenato e fatto un bagno?" Domandò Hope, e solo allora la ragazza notò il tenue arancio al di fuori delle tende.

Quanto cavolo aveva dormito?

"In realtà non ho molta fame, ma gradirei tanto poter usufruire di quella splendida vasca che sembra chiamarmi a sé, senza nulla togliere alla tinozza della nave sia chiaro, quella ha un posto speciale nel mio cuore." Rispose, poggiando i piedi nudi a terra per alzarsi.

"Beh non mi importa un fico secco se non hai fame, dopo ti preparo qualcosa e niente scuse"Le puntò il dito contro Jin.
"Adesso fila a lavarti, Karen è impaziente di farti diventare una di noi a tutti gli effetti.

"Una di voi?" Ripeté Rebeca, sostenendosi alla spalla di JK per rialzarsi.

"Jungkook ma oltre ad insegnare a questa ragazza l'arte del baciare non hai fatto nient'altro?" Lo prese in giro il cartografo, facendo ridere i compagni sotto i baffi e affossare la bionda.

"Sta zitto Yoon"Lo riprese il pirata, accompagnandola fino al bagno.

"Come sta Jimin?" Domandò la ragazza, non appena si ricordò chi effettivamente l'avesse protetta prima di tutti. Era stata una sciocca a non aver chiesto di lui fin da subito.

"Aaah non preoccuparti ha la testa dura quello, pensa che sta già bevendo in riva al mare con tutta la ciurma." Rebeca assottigliò gli occhi nocciola e sospirò, era stata sciocca anche nel credere che una cosa simile potesse mettere fuori gioco un tipo incandescente come Jimin.

"Dopo aver fatto il tuo amato bagno, scendi di sotto, ti aspetto nel salone e mi raccomando non dare confidenza a nessuno che non sia uno della nostra flotta" Jungkook la lasciò andare, seguendo i compagni fuori dalla camera.

"Jungkook, cosa faremo su quella spiaggia?" Lo fermò.

Il pirata le sorrise da sotto il cappello e se lo sistemò meglio sul capo con un colpetto di dita.

"Un rituale principessa, uno di quelli che si svolge con il sangue" Rebeca impallidì e lo guardò come se di fronte avesse il più spaventoso degli uomini. Forse non aveva capito bene, cosa avevano intenzione di fare quei folli??

"Non temere ci sarà anche un falò e del rum" Tagliò corto JK chiudendo la porta senza aggiungere altro.

Ah beh, adesso si che si sentiva meglio..
 

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Capitolo 16
*** Capitolo 16 ***


La piratessa.
 

C'era veramente un falò Jungkook non raccontava cazzate.
In realtà c'era proprio tutta la ciurma bella e arzilla che festeggiava attorno ad esso. Sullo sfondo il mare calmo che armoniosamente si univa a loro con le tenui onde. Ombre scure di pirati in controluce, danzavano sotto il tramonto arancione e rosso sangue e il sole stanco, spariva pian piano dietro la linea netta dell'oceano.

"Rebeca finalmente sei arrivata! Dai sbrighiamoci il sole sta per annegare!" Karen raggiante, troncò la conversione che stava avendo con Nam e le porse la mano. Rebeca la seguì, stando al suo passo andante e Jungkook al suo fianco, lasciò che la sorella la trasportasse verso la riva.

"In che senso sta annegando?" Karen non rispose, ma smise di stringerle la mano solo per poter prendere un ramoscello portato a riva dalla spuma bianca.
La ciurma cessò di cantare e brindare, e si accostarono a loro, porgendo lo sguardo sull'orizzonte.

Karen tracciò una linea sulla sabbia, e sopra di essa rappresentò un cerchio.
"Ecco vedi, questo è il sole. Tra pochi secondi scenderà sotto questa linea e allora lì annegherà, per far sorgere sua sorella la luna" Disse, cancellando il cerchio con il palmo, per poi ridisegnarlo al disotto della linea dell'orizzonte.
"Ogni notte si uccide per dare la possibilità a sua sorella di risorgere e vegliare sul mare e su di noi nell'oscurità" Continuò tracciando un semi cerchio.
"E ogni mattina sua sorella si eclissa e scompare per permettere al fratello di regnare sul giorno. Ma è proprio nel momento in cui il sole annega che a gente come noi può fare dare voce al patto." spiegò come la migliore delle tutrici. Dai suoi occhi Rebeca capì che Karen tenesse molto a quei racconti di fantasia, che le illuminavano il volto di una luce più speciale e bella.
"Ci carichiamo sulle spalle un po' del loro peso, vivendo una vita non facile e piena di pericoli, ma in cambio avremo dalla nostra parte l'appoggio dei quattro elementi"

"I..quattro elementi?" Rebeca non capì in tutto e per tutto di cosa stesse parlando, mentre Karen sfoggiava l'espressione più fiera che avesse.

"I pirati donano la loro vita all'oceano, al sole, alla luna, e al vento i quattro elementi fondamentali per l'equilibrio in mare" Spiegò afferrandole dolcemente la mano, con la sua ancora sporca di sabbia biancastra e umida.
"Noi tutti abbiamo un patto con essi, un legame che ci accomuna" Karen le mostrò il tatuaggio sul palmo della mano sinistra, il fiero simbolo del Cigno Nero e Rebeca spostò lo sguardo alle sue spalle, sulla ciurma e i suoi uomini che uno ad uno le mostrava il proprio. Hoseok si tolse lo stivale, dove sulla caviglia riconobbe lo stesso simbolo, Nam scoprì l'avambraccio destro, Jimin si scoprì il ventre e così via..

"Questi tatuaggi non rappresentano solo la nostra ciurma, ogni pirata che naviga i sette mari ne ha uno appartenente alla propria, ma nascondono la cicatrice più importante: quella che ci ricorda ogni giorno che non apparteniamo a nessuno se non all'oceano stesso. Il mare è il nostro compagno, la luna la nostra amante, il sole il nostro ristoro, il vento la nostra guida" Recitò porgendole uno dei suoi coltellini.

"Se sei disposta a diventare una di noi, devi donagli il tuo sangue nel momento stesso in cui il sole sparisce dietro l'orizzonte. Recita queste parole e dì al mare chi è la tua famiglia"

Rebeca capì, e afferrato il coltello, senza alcun indugio si tolse gli stivali. Fece qualche passo, finché la fredda acqua salata non le bagnò i piedi scalzi . Rimase fissa con lo sguardo su quella palla di fuoco rossa che lentamente scendeva verso la notte. Jungkook rimase indietro, con un sorriso sulle labbra, la brezza a scompigliargli i corti capelli sotto la bandana rossa che aveva indossato.

Aprì un palmo, il destro, complementare a quello della sorella, lì avrebbe stipulato il patto e lì aveva scelto di portare il tatuaggio dei Cigni Neri. Respirò la brezza e con cautela aspettò il momento giusto.
Quando il la notte giunse, senza alcun timore, affondò il coltello nel palmo aprendo un taglio nella pelle.
Recise il suo titolo da principessa, da donna nobile e di corte, tagliò ogni ponte che la legava al padre per crearne uno nuovo e più forte. Un rivolo di sangue le sporcò la pelle e strinse i denti, sopportando il bruciore fisico quando il liquido scarlatto finì tra le onde e scomparve inghiottito dai cavalloni famelici.
"Il mare è mio compagno, la luna la mia amante, il sole il mio ristoro, il vento la mia guida, il Cigno Nero..la mia famiglia" Disse.
Il blu scuro della notte sostituì l'arancione del tramonto e il vento aumentò facendole ricoprire la pelle di brividi caldi.
Chiuse il palmo ancora sanguinante e quando lo riaprì, come per stregoneria sopra la ferita ancora aperta, comparve pian piano lo stesso simbolo che li accumunava tutti; due trapezi posizionati verticalmente e paralleli l'un l'altro.
Schiuse le labbra sorpresa.

Allibita, si voltò verso la persona che le aveva delicatamente poggiato una mano sulla spalla.

"Benvenuta nella ciurma, piratessa" Jungkook, con un sorriso a increspargli le labbra perfette, le accarezzò la schiena coperta dalla sola camicetta di lino. Rebeca rispose al suo sorriso, finendo con il seguirlo sul bagnasciuga dove i pirati si erano nuovamente riuniti attorno al falò.
"Piratessa" si inchinò a lei Jin, porgendole un calice stracolomo.

Lo scoppiettante e rilassante suono dei ceppi arsi, fu nuovamente di lì a poco sovrastato dalla caciara della ciurma che iniziò a intonare brindisi in suo onore.

"Ehi JK perché non ci delizi con una canzone" Domandò Yoongi, passandogli un liuto consumato. Jungkook si sedette su uno dei ceppi adibito a panca e pizzicò alcune corde, facendo vibrare i suoni in aria. Rebeca rimase a fissarlo, con il calice che le aveva dato Jin tra le dita. La ferita al palmo era scomparsa e solo il tatuaggio era rimasto a macchiarle la pelle.

"Triste o felice?" Le domandò JK, il nero dei suoi occhi si mescolò al rosso delle fiamme.

"Felice, voglio festeggiare" Rispose la ragazza sedendosi di fronte a lui.

Jungkook pizzicò nuovamente le corde, prima di girare il liuto e colpirlo sul retro con in palmo in modo da utilizzarlo come grancassa. Di lì a poco iniziò a far risuonare una base a tamburo.

Aveva conosciuto bene molte delle sue doti. Maestro d'armi, pirata sanguinario, ottimo spadaccino e tiratore, bravo sopra coperta e sotto coperta, ma non pensava assolutamente che Jungkook potesse anche avere quella bellissima voce.

Inizio musica:

 

"There once was a ship that put to sea,


the name of the ship was the Billy of Tea

the winds blew up, her bow dipped down

Oh blow, my bully boys, blow..Huh!"

Non solo lui conosceva quella canzone, difatti Hope, Taehyung, Jin, Nam, Jimin, Suga e perfino Karen con il resto della ciurma, iniziarono a intonarla, creando un armonioso e festivo piccolo concerto.

"Soon may the Wellerman come


to bring us sugar and tea and rum

One day, when the tonguing is done

we'll take our leave and go.."

Rebeca bevve un sorso del suo Rum prima che Hope potesse afferrarla per un braccio e tirarla su. Rise quando il pirata la portò con sé in un ballo caciarone. La fece volteggiare, mentre Jungkook ancora cantava quella melodia che le metteva felicità, e fece svolazzare la gonna -che Hope stesso le aveva comprato quella mattina- in aria, affondando i piedi ancora nuda nella sabbia tiepida.
Rimase sorpresa quando il pirata le lasciò calcolatamente andare la mano e si unì al coro, solo per donarla a Jin che le sorrise e le fece l'inchino prima di chiederle di ballare. Rebeca accettò di buon grado, ritrovandosi a ridere come una scema quando la fece freneticamente muovere i piedi. Il ragazzo a sua volta la buttò al centro del cerchiò che avevano creato i membri della ciurma, che nel mentre cantavano e battevano le mani a ritmo della canzone.

"Soon may the Wellerman come

to bring us sugar and tea and rum

One day, when the tonguing is done

we'll take our leave and go.."
 

Non si era mai divertita tanto in vita sua e con un branco di pirati poi. Dovette correggersi, perché da adesso anche lei lo era. Per questo si lasciò andare, trasportata dalla musica provò a vivere come una di loro, libera, con la sabbia tra i piedi, il rum nello stomaco e la brezza sulle guancie.
Fu il turno di Karen, che entrò nel cerchio e l'abbracciò facendole battere il cuore.
"Mamma sarebbe fiera di te" Le sussurrò, sfiorando gli orecchini di perla che aveva ai lobi. Quelli che gli aveva lasciato nel suo scrigno la madre prima di sparire. Toccò contemporaneamente anche il suo stesso pugnale che portava al fianco. Rebeca capì che anche quello, come le sue perle, fosse appartenuto a quella donna. A lei gli orecchini per la sua vita di corte, e all'altra figlia la piratessa, un arma per difendersi. Involontariamente quei due oggetti avevano assorbito la stessa importanza, ma avevano scopi completamente diversi a secondo della vita che avevano a quel tempo.

"Forse non voleva questo" Si rattristì, abbassando il capo.

"No, a lei basta sapere che sei felice e nient'altro, ammetterà di aver fatto qualche errore di calcolo quando ha ben pensato di lasciarti lì per il tuo bene" Le disse, alzandole il mento con l'indice.

"Adesso sorridi, è la tua festa pirata! Vuoi che ti cacci dalla ciurma oggi stesso?!" Il tonò improvvisamente ironico e pretenzioso di Karen la fece ridere nuovamente. Rebeca anche se provava ancora un certo dolore alla spalla, la ringraziò con lo sguardo prima che la lanciasse contro Taehyung. Rimase paralizzata petto a petto con il pirata che la squadrò da cima a fondo.

"Ti dispiace se ti rubo la dama?" Domandò, e Rebeca annuì con il capo in un accordo silenzioso tra loro due. Tae ghignò, accarezzandole la testa in un gesto inaspettato prima di superarla e di inchinarsi al cospetto di Karen, in un invito cordiale. Rebeca tutta contenta li lasciò alle loro faccende. Captò tra la folla Jimin e gli afferrò la mano per portarlo con sé nella danza, e senza chiederglielo gli rubò di mano il bicchiere che tracannò velocemente in un sorso.

"Ehi quello era mio!" Si lamentò il pirata, con ancora le fasce in testa e un sorrisetto da schiaffi in volto. Rebeca non lo ascoltò, volteggiando contro di lui armoniosamente fino a finirgli faccia a faccia. "Grazie per avermi aiutato ieri, mi dispiace per come è finita"

Jimin le afferrò la mano, ridendo prima di sfilarle il bicchiere vuoto dalle mani e lanciarlo tra la sabbia.

"E' il mio dovere, e non preoccuparti per me ho la testa dura"

"Si me lo hanno già detto" Lo prese in giro, quando Jimin le fece fare un elegante casquette.
Era bravo a ballare quel nano.

"Come facevi a sapere che fossi lì?" Domandò. Le era rimasto quel chiodo fisso in testa da quella sera stessa. Jimin arricciò le labbra, e la tirò su facendola scontrare con il suo petto.

"Le puttane sanno tanto cose, molto più delle spie, e gli uomini chiacchierano molto con loro in determinati frangenti, non sapendo di finire dritti dritti nella mia rete di informazioni" Spiegò, facendo vibrare le parole nelle orecchie.

"Alla fine tutti parlano, quando sono io a chiedere e mi danno ciò che voglio. Ma adesso prima che qualcuno mi spacchi quel liuto in testa, farai bene ad andare dal tuo cavaliere" La musica non era cessata, eppure Jungkook era stato sostituito da Suga nel suonare e si era immischiato nella calca solo per picchiettare insistentemente sulla spalla del pirata.

"Rebeca dolcezza, tra noi due non avrebbe mai funzionato" Jimin senza fare altre storie alzò le mani e la lasciò andare, Rebeca ruotò gli occhi al cielo. Come se lei avesse mai proposto a Jimin di far innescare qualcosa oltre l'amicizia.

"Di che stavate parlando?" domandò JK curioso, afferrandola per la vita. Respirò il suo profumo finendo con il viso sulla sua spalla.

"Non lo so, credo di essere stata appena scaricata da Jimin" Jungkook rise così come lei, che alzò la testa solo per guardarlo dritto negli occhi. Le prese la mano, poggiando le labbra sul marchio che adesso le apparteneva.

Non gli importava di essere sotto gli occhi di tutti, anche se i membri della ciurma ballavo e cantavano come una mandria scalmanata attorno al falò.

"Prima o poi capita a tutti di essere scaricati da Jimin. Ho il cuore ancora in pezzi"

"Vuoi dire che tu..e lui?" Sbatté le palpebre più volte tra loro, mettendo su una faccia sconcertata che fece ridere il pirata. Jungkook le colpì scherzosamente la fronte con l'indice.

"Ero ironico, sempliciotta"

Rebeca offesa, appoggiò la guancia sulla sua spalla continuando accennare leggeri passi di danza, seguendo quella melodia non propriamente lenta.

"Peccato, sarebbe stata una bella scena a cui assistere, Jimin sembra essere così focoso in certe circostanze"

I movimenti di JK si fermarono e a Rebeca comparve un furbo sorriso. Aveva fatto breccia nella gelosia del ragazzo ancora una volta.

"Vieni con me, piratessa dalla lingua lunga"

 

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Capitolo 17
*** Capitolo 17 ***


La mia X

Jungkook le strinse dolcemente il polso,trascinandola via da quella folla scapestrata. Man a mano che si allontanano, la musica si fece meno intensa e il calore del fuoco venne sostituito dalla corrente estiva notturna. Camminarono lungo mare per molto tempo, dove le onde accarezzavano il bagnasciuga e la boscaglia oltre la spiaggia si infittiva. Alcuni grilli e animali sconosciuti trillavano in sottofondo.

"Dove stiamo andando?" Domandò Rebeca, puntando gli occhi sulle spalle larghe di Jungkook, le mettevano una sicurezza disarmante anche se ora era a qualche passo da lei, illuminato dalla sola luna che brillava in cielo.

"In un posto speciale" Rispose, mostrandole parte del profilo del volto. Rebeca non chiese altro, e ingoiò la saliva che le si era incastrata in gola.
Quanto poteva esser bello il sorriso di quel pirata?
Raggiunsero una fetta di spiaggia più ampia, dove il rumore insistente dello scrosciare d'acqua, quasi coprì quello delle onde.
Un fiume, o meglio un torrente proveniente dalla boscaglia stessa di banani e piante tropicali, spaccava la spiaggia e finiva diretto in mare aperto, lì dove l'acqua dolce si mescolava a quella salata.

Era bellissimo.

Caratterizzato dall'acqua cristallina e dai massi bianchi arrotondati dalla leggera corrente. Una piccola cascata, finiva in un bacino poco più grande e ampio, perfetto per quello che il pirata aveva in mente.

"Ma è stupendo!" Disse entusiasta, iniziando a correre verso il ruscello. Rebeca non attese oltre, con i piedi ancora scalzi superò JK e li immerse nell'acqua fredda. Alcuni brividi le fecero rizzare la pelle d'oca, ma era troppo piacevole per potersene privare oltre.

"Quest'isola è il paradiso, un paradiso dove mi hanno quasi ucciso e rapito, ma pur sempre un paradiso" Sorrise, rimanendo con l'acqua fino alle ginocchia.

"Qui era dove venivamo sempre da piccoli, io e gli altri intendo, compresa quella peste di Karen. Era la più piccola e noi da bravi fratelloni le giravamo attorno come cani da guardia, anche perché il capitano ci avrebbe gettato in mare se le fosse successo qualcosa. mentre gli adulti pensavano a divertirsi e agli affari in città, i loro marmocchi venivano qui a fare quello che fanno i piccoli pirati" Le spiegò Jungkook sfilandosi gli stivali.

"Questo è il mio paradiso. Mi porta lontano da tutto e da quello che sono per ogni singolo istante che trascorro qui" continuò togliendosi velocemente la maglia leggera, che lanciò sul un ramo di un albero con la funzione di appendiabiti. La ragazza rimase a guardarlo da cima a fondo, non si sarebbe mai e poi mai stancata di quelle linee perfette e di quel corpo, di quella pelle abbronzata e quelle cicatrici che nascondevano storie una dietro l'altra.
Un giorno se le sarebbe fatte raccontare tutte.
Jungkook si tolse anche i pantaloni, e senza pudore, senza la minima vergogna si avvicinò a lei, risalendo la corrente. Le orecchie e le gote di Rebeca si imporporarono di rosso, ma era una reazione ormai involontaria del suo corpo e assolutamente naturale, e a cui non poteva opporsi. Eppure non smise mai di fissarlo, neanche quando le accarezzò le spalle, scendendo sui gomiti fino alle mani, che racchiuse nelle sue, più grandi e calde.

"Volevo far diventare questo posto speciale anche per te, per questo te l'ho mostrato"

Non sentiva più i piedi, forse perché era stati immersi nell'acqua fredda e senza muoversi per troppo tempo. Forse perché lo sguardo di Jungkook era talmente dolce e famelico allo stesso tempo, che si era dimenticata come si cammina. Attese qualche minuto, prima di elaborare in testa qualche parola o frase da dire, ma non voleva interrompere la quiete della notte estiva e i grilli che si impegnavano tanto ad acclamarla. Prese un bel respiro e si avvicinò al petto del pirata, inalando l'odore speziato e mascolino della pelle.

"Non credo che il mio luogo speciale dipenda da questo. Sono convinta che oltre il mare, in altri paesi o isole ce ne siano tanti altri tutti da scoprire per me. Non è la mia X sulla mappa questa Jungkook, l'ho capito ora" Ripose chiudendo gli occhi.

Il pirata a sua volta sembrò rimanerci abbastanza male, perché non colse fin da subito a cosa lei stesse alludendo.

"La mia X si sposta su una nave, viaggia su tutta la cartina e fa tragitti pericolosi e tuffi in acqua. Approda nei porti, nei bordelli e salva fanciulle che non conosce, per poi portarsele al letto. Fa risse nelle taverne e picchia chiunque possa far del male alla sua famiglia o a chi tiene, è gelosa marcia e ti fa saltare i nervi o ridere per una stupidaggine. E' veramente rozza e sboccata a volte, ma anche estremamente dolce e passionale ed è proprio tutto questo che la rende speciale. E' il mio primo giorno da pirata e già potrei ritenermi soddisfatta, perché la mia meta, la mia X è sotto il mio naso ogni volta che ti guardo"
Attraverso gli strati di pelle e carne, Rebeca sentì il cuore di Jungkook accelerare e tamburellare ogni secondo che passava. Si staccò da lui, per poterlo guardare nuovamente, non seppe quale coraggio le fece fare un gesto simile.
Gli occhi di JK erano sgranati e le pupille dilatate, la bocca semiaperta per lo stupore di quella dichiarazione improvvisa. Il rum poteva anche averle infuso il coraggio, ma era sicura che anche non ne avesse toccata una goccia in quella occasione, in quel frangente così perfetto, gli avrebbe confessato ogni singola parola.

"Una lucciola potrebbe entrarti in bocca" Spezzò il silenzio, spingendogli il mento con le dita e ridendo nervosamente per quell'imbarazzante circostanza che si era creata. Risata, che venne soffocata dall'improvviso e irruento assalto alle sue labbra. Rebeca rischiò di cadere in acqua se non fosse stato per la mano di Jungkook che la sostenne per la schiena, bloccandola contro il suo corpo e impedendole di sfuggire a quel bacio furioso. Onestamente non sarebbe scappata nemmeno per tutti i dobloni del mondo, neanche se qualcuno le avesse puntato una pistola alla testa. Rispose al bacio, agganciando le braccia al retro del collo del pirata, e schiuse le labbra in modo da far entrare la lingua che prepotente batteva sui denti. Speciale era quel contatto, e diverso dalle altre volte. poteva apparire come un comune bacio dato di foga, ma entrambi sapevano che nascosto dietro quel gesto c'erano un infinità di altre parole non dette, che forse JK per orgoglio non le avrebbe mai confessato, e lei testarda non avrebbe aggiunto a quella dichiarazione velata, ma onestamente non le importava un fico secco. Lo sentiva bruciare sulla sua pelle, chiamarla a sé come se fosse la cosa più preziosa del mondo, come se fosse lo stesso tesoro utopico che tutti i pirati andavano cercando nella loro vita. Quello che forse nemmeno esisteva materialmente.
Jungkook la spinse poco più in là facendola arretrare di qualche passo, spingendola parte più alta del ruscello, verso il bacino. E per un soffio, Rebeca riuscì al volo a sganciare i bottoncini della gonna e gettarla a riva insieme alla camicia, prima che questi si zuppassero.
Non smetteva di toglierle il respiro, nemmeno quando la schiena di lei rabbrividì una volta bagnata dal pelo dell'acqua cristallina. Eppure lei sentiva un gran caldo.
Staccò la punta dei piedi dal fondo, andando ad agganciare le gambe alla vita del ragazzo, che febbricitante le morse il labbro inferiore quando le loro intimità finirono a contatto. Rebeca riuscì a respirare di nuovo per quel gesto, e prese una boccata d'aria finendo incatenata allo sguardo nero di JK, liquido e impregnato di lussuria. Ma c'era dell'altro da leggere, una forma di rispetto quasi tenera, come se stesse guardando la cosa più bella e importante del suo mondo.

"Credo, di aver detto una cazzata enorme la prima volta che ti ho incontrato" Disse, baciandole il retro dell'orecchio.

"Quando immischi qualcuno nei tuoi problemi, assicurati almeno che non te ne dia altri?" Citò lei, ridendogli in faccia.

Jungkook scosse la testa sorridendole. Un bellissimo sorriso simile a quello di un coniglio dalla dentatura bianca.

"No principessa, di problemi te ne darò comunque molti, come tu ne darai a me"

Sotto l'acqua le sue mani si mossero e si appoggiarono sui fianchi stretti di lei. Rebeca fece le fusa quando le passò i polpastrelli duri sulla pelle morbida.

"Quando ti dissi che solitamente scopo e non faccio l'amore. Rebeca.. io credo di non aver mai scopato con te"

Jungkook dovette darle un pizzicotto per farla riprendere dallo shock, ma che non bastò. Infondo lei non se lo aspettava, specialmente che dietro frasi ben calcolate potesse confessarle una cosa simile a sua volta.
Cosa significava ciò?
Che non l'aveva mai vista come un semplice svago fin dal primo giorno? Che ogni volta che facevano sesso, lui provasse qualcosa?
Che..l'amava?
Rebeca non fece in tempo a mettere su due pensieri, perché il cervello le stava letteralmente andando in fiamme. Fortuna che JK prontamente le estinse, quando tolse i piedi dal fondo e portò entrambi sotto l'acqua gelida. Una volta tornati in superficie Rebeca prese aria e tossì, facendo scoppiare a ridere il ragazzo che ancora la teneva stretta a sé.
Non l'aveva mai lasciata andare.

"Ma sei impazzito? Potevi avvertirmi, cafone!"

"Hai fatto la mia stessa faccia di qualche minuto fa. Ora posso ritenermi soddisfatto" Non le importava veramente della piccola vendetta, quelle parole e con un peso specifico erano state dette ed era sicura di averle ben impresse in testa. Non tenne troppo il broncio, non poteva quando Jungkook con un sorriso smagliante e i capelli neri, zuppi e appiccicati alla fronte le stava davanti al naso. Rebeca non resistette all'impulso e rise a sua volta per la felicità.

Un tenero bacio le finì sul naso, sulle guancie e sulle labbra.

"Sei così bella quando ridi" Ammise il pirata, In effetti con quelle labbra piene e i capelli biondi aperti a ventaglio sulla superficie dell'acqua, sotto la luna bianca, chiunque si sarebbe infatuato di lei scambiandola per una sirena. Eppure Rebeca continuava a sentirsi al pari di un ciottolo che dormiva sul fondo del mare, paragonata a quella creatura che le stava di fronte. Bella, mascolina, dai capelli corvini e le spalle muscolose.

"Lo so" Rispose saccente, baciandolo ancora. Se le avesse detto la verità era sicura che Jungkook l'avrebbe affogata sul serio stavolta.

Il pirata non sembrò negare quei baci, e presto le fu nuovamente con le mani su ogni parte del corpo, mentre con le labbra umide le baciava le fasciature bagnate e la ferita alla spalla. Rebeca apprezzò la particolare attenzione a non farle male, a toccarla come se potesse rompersi da un momento all'altro e fosse fatta di porcellana. Sentì la pressione della sua virilità sulla coscia, e si infiammò. Quell'attesa, quella titubanza le stava facendo perdere la pazienza.

"Jungkook, voglio fare l'amore con te. Adesso." Rispose a quelle carezze, passandogli la lingua sulla mascella, fin dietro l'orecchio. Raccolse ogni singola gocciolina di acqua dolce che incontrò sul suo cammino. Sale e zucchero mescolati al sapore della pelle del pirata. Il gutturale suono che sfuggì dalle labbra di JK le fece contorcere lo stomaco. Ringraziò il cielo che fossero in acqua, altrimenti sarebbe andata in autocombustione dando fuoco alla spiaggia con tutta la radura a seguito.
Jungkook le strinse le dita sulle natiche, e la spinse contro di sé penetrandola sott'acqua.
Rebeca gli allacciò le braccia al collo, graffiandogli la schiena con le unghie. I baci di lui divennero rudi, passionali come sempre, ma i suoi tocchi stranamente dolci, le carezze gentili e le mani la ispezionarono con cura, sfiorandole il seno. Jungkook ancora in lei, la guardò negli occhi prima di far scorrere le sue ruvide labbra lungo la trachea. Iniziò a muoversi, lentamente e con costanza, ma non la morse, lasciandole solo piccole scie di baci infuocati sulla pelle. Si stava palesemente trattenendo, non voleva farle male, ma farla godere come solo lui sapeva fare.
Rebeca lo chiama, odora il suo profumo e lo accompagna in quei movimenti sotto il chiaro di luna. Lo afferra da dietro la nuca intrecciando le dita nei capelli zuppi. Jungkook le avvolge la lingua ai seni facendole piegare il capo all'indietro, fin tanto che i capelli biondi potessero immergere le loro punte in acqua.
Le venne la pelle d'oca sotto il tocco delle sue labbra. E il pirata la lasciò scendere contro i suoi fianchi, aiutandosi con le mani. Rebeca non lo aveva mai visto in questa sfumatura così sensuale e romantica. Rientrò in lei, facendola saltellare in acqua e presa dal momento, gli baciò la spalla, finendo con la bocca su i suoi pettorali da dove leccò via qualche gocciolina sfuggente.
Non nascose i gemiti, sicura che tanto in quel posto nessuno potesse sentirli e tornò a guardare i suoi occhi color onice, neri e oscuri come la notte che li circondava e ne rimase ammaliata dall'espressione contorta dal piacere più puro.
I respiri del pirata divennero spezzati, ma mai stanchi, così come il suo corpo allenato, e il suo bacino in continuo movimento. Lei non fu da meno, determinata a far scrosciare l'acqua sotto di loro. E anche se affaticata, non si impedì di farlo scorrere in lei, come un fiume in piena, come l'uragano che era.
Rebeca raggiunse il limite e presto, si ritrovò a dover far i conti con l'appagante sensazione dell'orgasmo. Allacciò la lingua quella del ragazzo, sentendo i suoi muscoli tendersi sotto le dita, e il bacino scontrarsi contro il suo con colpi più rudi e ben assestati. Non avevano spiccicato parola per tutto l'atto, d'altronde non sembrava esserci nulla da aggiungere a quel momento tanto perfetto. E senza rendersene conto dei minuti che scorrevano, continuarono ad amarsi in quell'angolo di paradiso, perché lei dovette ammetterlo a sé stessa una volta per tutte:

La non più principessa che era, si era innamorata follemente di un pirata.

 

°°°
 

🏴‍☠️Angolo della ciurma:

Allora, un bel momento. Un capitolo molto dolce 🤧 come di vuol dire..la quiete prima della tempesta 🥲
Che mi dite di JK? Ve lo immaginate così dolceee😭😭😭😭😭 Ne voglio uno anche io!
Comunque vi invito a ricordarvi di questo bel posticino dove ha portato la nostra Rebeca. Perché sarà molto importante anche per il futuro della nostra storia. Bene vi lascio ai commenti 🔥

Alla prossima 🌊
ChiarazZz 🖤

 

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Capitolo 18
*** Capitolo 18 ***


Cookie

Il tintinnio costante della campana suonata da Hope stava a significare solo una cosa. Il viavai di gente che caricava casse piene zeppe di abiti, cibo, e beni necessari continuava a passarle di fianco.
Ben presto quella mattina, il Cigno Nero sarebbe ripartito per mari. Rebecca si strinse la bandana blu -che Hope gli aveva comprato- in testa, tirò su le maniche e raccolse una delle casse di mele. Pesava, e neanche poco a dirla tutta, ma adesso lei era parte della ciurma, e le sembrava giusto dover sudare almeno un po' per dare una mano.
Il tatuaggio sul palmo non pizzicava più e in quei giorni la spalla non le faceva più così tanto male. Fece schioccare gli stivali sulle tavole di legno, sorridendo e aumentando il passo per raggiungere la stiva.

"Cosa fai?"
Si fermò quando una figura gli si parò davanti all'improvviso, e alcuni mele rosse caddero rotolando a terra per la brusca frenata. Rebeca guardò male Jimin e si piegò per raccoglierle e riparare il danno. Quei dannati frutti costavano un occhio della testa ed erano abbastanza pregiati, se si fossero ammaccate gliele avrebbe fatte ingoiare intere.

"Stavo cercando di fare qualcosa di utile, al contrario tuo" Borbottò, allungando la mano per prendere l'ultima mela in fuga sul pavimento. Non servì, perché Jimin la bloccò con lo stivale, impedendole di rotolare ancora a causa dell'oscillazione della nave. La prese lui al suo posto.

"Per questi lavori ci sono i mozzi, la tua spalla non è del tutto guarita e potresti peggiorare la
situazione"

"E da quando ti preoccupi per me?"

Vide gli occhi sottili di Jimin finirle sul ventre per solo un istante, e risalire fino al suo viso, c'era qualcosa che non andava in quello sguardo per nulla da lui.

Non rispose a quella domanda, ma lucidò annoiato la mela sulla blusa che aveva indosso.

"Jungkook mi ha mandato a chiamarti, si trova in cabina" Disse, lasciando un ingordo morso sul frutto, prima di lanciarlo nuovamente nella cassa. Rebeca con sguardo disgustato gliela spinse contro, lasciandogliela in mano.

"Allora pensaci tu a queste" Jimin sconcertato, rimase con la cassa in mano e la guardò andare via. Fregato da quella ragazzina impertinente.

Rebeca nonostante fosse un pirata novizio, aveva comunque mantenuto un briciolo di educazione. E per quanto i suoi compagni avessero l'abitudine di irrompere nelle stanze altrui senza bussare, lei lo fece non appena raggiunse la cabina di JK.

"avanti" Rispose il ragazzo dall'altro capo della porta in legno.

Trovò Jungkook seduto sul letto ad accoglierla, mentre si aggiustava il gilét smanicato che aveva appena indossato. I capelli arruffati e gli occhi ancora assonnati. Aveva l'aria di uno che aveva appena schiacciato un pisolino invece di lavorare. "E' bello sapere di poter contare su di te per i preparativi alla partenza" Ci scherzò su Rebeca incrociando le braccia al petto.

JK alzò l'angolo delle labbra, infilandosi lo stivale. "Hai ragione, ma non ho dormito molto questa notte per colpa di qualcuno, sai com'è sono abbastanza stanco" Colpì il pavimento con la suola in modo da farlo aderire completamente al piede.

"Potrei dire lo stesso di me, ma non sono una persona che si lamenta di tutto, non almeno come il nostro maestro d'armi" Lo prese in giro, finendo però contagiata da quel sorriso.

"Jimin ha detto che mi cercavi e.. era piuttosto strano"

"Jimin è sempre strano"

"No, ma stavolta era uno strano diverso.."

La guardò per qualche istante, seri i suoi occhi si fermarono in quelli di lei come se stesse pensando a qualcosa.

"C'è qualcosa che ancora non so?"

"Dimmelo te, perché anche io ne sono all'oscuro" Rebeca lo guardò stranita, e Il pirata si grattò la testa finendo con lo sputare il rospo.

"Ok, Ricordi la vecchia Sellen? Quella raccapricciante strega da cui ci ha portato Karen?"

Rebeca rabbrividì ancora a quel ricordo, quella donna le metteva una paura incredibile.

"Ecco, lei è la nonna di Jimin" Confessò.

"COSA?!" Urlò, e prontamente JK si alzò per tapparle la bocca.

"Jimin non ama che si parli di questa storia, ma è giusto che tu lo sappia, Non sono in ottimi rapporti, o meglio quella donna lo ha ripudiato dal momento stesso che il nipote a seguito la stessa strada di suo figlio, non ha mai accettato che Jimin fosse un pirata, ma credo gli voglia bene lo stesso"

Rebeca ascoltò ogni singola parola, potevano comunque fidarsi di quella donna? dopotutto il Cingo Nero gli aveva portato via l'unico nipote che aveva.

JK tolse il palmo dalle labbra di Rebeca e lei poté finalmente tornare a parlare.

"Si, ma cosa centra tutto questo con il suo essere strano? A parte l'essere il nipote di quella donna che è già abbastanza peculiare"

"E' proprio questo il motivo. Vedi, Jimin è il suo erede, e anche se non è del tutto una strega capace di fare fatture o leggere tarocchi, -cosa più debole nei maschi- ha assorbito alcune capacità di presagio al di fuori delle capacità umane.."

Rebeca collegò il tutto. gli avvertimenti di Jimin sulle sirene, e sul fatto che fossero in pericolo, il suo essere presente nel momento stesso in cui l'avevano attaccata, i suoi comportamenti ambigui..

"Mi stai dicendo che Jimin, è uno stregone!?"

"No, non esageriamo..diciamo più un veggente, che combatte ogni giorno con le voci che gli circolano in testa. Non ha mai sviluppato un pieno potere e non sa quando o come quelle voci gli diranno cosa accadrà, ma a volte è un passo avanti a noi" Continuò Jungkook, iniziando a camminare avanti e indietro per la stanza.

"E cosa vuole da me allora?" Domandò Rebeca ancor più confusa di prima.

"Credo dovrò chiederglielo di persona. Jimin non ama usare i suoi poteri e spesso preferisce tenere i suoi segreti per sé"

Rebeca acconsentì con la testa, se non avesse detto la verità a Jungkook, allora gliela avrebbe fatta sputare lei in qualche modo. Perché ricordava come l'aveva guardata, gli occhi che si erano sgranati non appena qualche voce gli aveva sussurrato nelle orecchie. Lei doveva spere cosa si stesse tenendo dentro quel pirata.

"Beh..tralasciando ciò, per quale motivo sono qui?" Domandò, deviando il discorso.

Jungkook ripresosi, cacciò via i pensieri preoccupati dalla mente e raggiunse a passo svelto il cassettone, dove sopra vi era appoggiata una specie di campana coperta da un lenzuolo sgualcito. Quando quella mattina erano tornati alla nave, era sicura che JK non avesse nulla con sé e non capiva proprio da dove saltasse fuori quell'affare.

"In realtà, oltre ad aver consumato metà delle mie energie per farti venire ben tre volte stanotte, mentre dormivi sono sgattaiolato fuori dalla taverna dove alloggiavamo, per questo non ho dormito molto. Sono sicuro che ti piacerà." Tolse il velo, rivelando una gabbietta dorata. Rebeca rimase di stucco nel vedere al suo interno il cenerino che qualche giorno prima aveva adocchiato nella vetrina di quel negozio. Non appena la luce svegliò l'animale, questo stiracchiò le piume grigie e gracchiò, mordendo le sbarre della sua cella.

"Ma..cosa? E' per me?!" Trillò entusiasta avvicinandosi alla gabbietta.

"Aspetta..ma stanotte il negozio era aperto?" Domandò inarcando un sopracciglio sospetta. Jungkook alzò le spalle e si guardò attorno per non incrociare il suo sguardo.

"Jungkook, non dirmi che sei sgattaiolato via di notte, proprio per rubare un parrocchetto da un negozio di animali..." Sospirò, quando Jungkook non le negò il misfatto.

"Hai idea di quanto costino? E poi sono sicuro che starà meglio con te che ad invecchiare in quella bettola. Guarda" Disse, senza minimo scrupolo, aprendo la porticina della voliera. Allungò una mano e il pappagallo ne approfittò subito per uscire e iniziare a volteggiare nella stanza. JK alzò il braccio e l'animale furbo lo utilizzò subito per appigliarcisi sopra con le zampette e appollaiarsi lì tutto soddisfatto. Rebeca lo osservò estasiata. Era così carino che avrebbe voluto poterlo tenere lei sulla spalla.

"E' ben addomesticato, ma ha l'aria da ribelle" Disse ritirando la mano, quando il parrocchetto provò a pizzicarle le dita. Sembrava molto più in sintonia con Jungkook che con lei. Era furbo quel bastardello.

"Infatti mi ricorda molto te. Non è un tipetto facile, ma vedrai che andrete d'accordo" Jungkook gli accarezzò la testolina, gesto che sembrò piacere parecchio a quel parrocchetto indisponete. Era sicura che se ci avesse provato lei, le avrebbe staccato le dita.

"Biscottino!" Rebecca si pulí le orecchie e si guardò attorno per accertarsi di non avere le traveggole. Si sbagliava, oppure il pennuto le aveva appena parlato?

"Forse posso farmelo amico in qualche modo" La ragazza tirò fuori dalla tasca della giacca una tovagliolo arruffato.

"Li avevo conservati per me, ma a quanto pare dovrò condividerli con questa peste" Continuò, aprendolo in modo da poter prendere i dolcetti secchi che la cameriera le aveva servito con la colazione quella stessa mattina.

"Mi accusi di derubare negozi di animali, e poi tu ti rubi gli avanzi della colazione? Mia cara Rebeca, vedo che stai imparando" La prese in giro il pirata, come se quello fosse il più grande furto che avesse commesso in vita sua.

Lo ignorò e ne porse uno al parrocchetto, che anche se titubante, lasciò andare il braccio di Jungkook per finire sul suo e arraffarsi il pasto. Sembrava molto più tranquillo ora, se solo appena Rebeca osò carezzargli la schiena, non le pizzicò il dorso della mano.

"Stronzetto!" Lo etichettò lei, lasciando comunque che le camminasse fino alla spalla, lì dove si appollaiò tutto soddisfatto.

"Biscottino!" Rispose l'animale, facendola ridere.

"Ma te l'ho appena dato!"

"Biscottino!"

"Credo che lo porterò a Jin e lo farò fare arrosto.."

Jungkook rise per quella discussione continua con l'avversario piumato, non era sicuro di sapere chi dei due fosse più testardo.

"Grazie comunque, è stato molto carino da parte tua rubare Cookie" Lo interruppe Rebeca. Arrossendo appena e giocherellando con il pappagallo ancora sulla sua spalla.

"Cookie eh? Quindi gli hai dato un nome?" Domandò, avvicinandosi a lei, a quel gesto l'animale l'abbandonò subito per tornare sul braccio del ragazzo.
"Si mi piace, anche se traditore sarebbe più azzeccato" Lo guardò male e il parrocchetto malefico voltò la testolina con altezzosità.

"Non prendertela, l'ho liberato io è nomale che mi faccia le avance, così come te, che sei completamente impazzita per me nel momento stesso in cui ti ho portata via da Caicos. Ve l'ho detto, siete uguali"

"Che allora io abbia una sindrome di stoccolma e mi sia invaghita del mio rapitore?Forse in realtà, poteva portarmi via chiunque e mi sarei prostrata ai suoi piedi..hai ragione Jungkook" Rispose per le rime Rebeca, facendolo imbronciare. Aveva messo a segno un bel punto.

"Divertente principessa" Bofonchiò, strizzandole una guancia. Il momento più bello però, arrivò quando le lasciò un delicato bacio a stampo prima di uscire dalla stanza con il parrocchetto ancora in spalla. Rebeca rimase senza parole, da sola in quella stanza ormai vuota e scossa da quel bacio dato con pura semplicità, come se fosse abituata a riceverne simili ogni giorno, come se Jungkook non l'avesse baciata fino ad ora solo in occasioni ben diverse e più intime che finivano con del sano sesso. Quel gesto non confermarle quello che poco prima, scherzando le aveva detto.

Lei era completamente impazzita per Jeon jungkook.

Ma questo lo sapevamo già.

°°°

I giorni passavano come uno schiocco di dita.

Il Cigno Nero era tornato a vagare per mari, alla ricerca di qualche nave a detta di Karen da depredare in cambio di oro e dobloni. Rebeca non se ne era nemmeno stupita più di tanto, sapeva cosa andasse in contro e a come campassero i pirati, a dirla tutta non le fregava proprio nulla di quello che combinavano finché lei fosse stata libera. Tuttavia la situazione era leggermente cambiata. Da quando era diventata a tutti gli effetti un pirata, non le permettevano di fare più nulla e questo le dava sui nervi. Jungkook non l'allenava più da giorni, Karen ogni volta che la incrociava le chiedeva come stesse e se si sentisse bene, anche se era tornata in splendida forma. Jin la costringeva a mangiare come se fosse deperita, e Nam le strappava sempre il bicchiere di mano, impedendole di bere alcolici. Hope era rimasto lo stesso, ma sembrava sempre agitato e su di giri. Suga..beh Suga e Tae erano stranamente accondiscendi con lei, e meno scorbutici. Nonostante ciò odiava il fatto che tutti, proprio tutti, da un giorno all'altro la guardassero sempre con quello sguardo apprensivo.

Aveva appena finito di pelare alcune patate insieme a Jin e annoiata, si era spostata sulla prua della nave ad osservare il mare. Quel pomeriggio le onde sembravano agitate, ma il sole batteva alto in cielo inglobando il veliero con il suo bruciante calore. Si sedette a terra a gambe incrociate e iniziò a leggere alcuni passi del suo nuovo libro.

"-Ti avrei aspettata altri cinquecento anni. Mille anni. E se avremo avuto a disposizione solo questo tempo...è valsa comunque la pena di aspettare- Le asciugò le lacrime che le scorrevano lungo le guance. -Credo che tutto sia successo esattamente come doveva..perché io potessi trovarti- Gliene asciugò un'altra con un bacio."

Rebeca tirò su con il naso, leggendo ad altra voce quella dichiarazione stupenda tra i due protagonisti. Il momento stesso prima della battaglia in cui avrebbero potuto perdersi l'un l'altro.

"Ancor a leggere questi romanzetti?"

Rebeca chiuse il libro con un tonfo, guardando male il ragazzo che le area davanti.
"La corte di rose e spine non è un romanzetto qualunque, rispecchia perfettamente l'amore vero che ha salvato due persone psicologicamente distrutte" Rispose, alzandosi in piedi. Ormai il suo momento lettura era stato rovinato da quel guasta feste di Jimin.

Il ragazzo non se la prese, si avvicinò a lei e la seguì, accostandosi alla balaustra, dove Rebeca si era appoggiata a fissare l'orizzonte.

"Rebeca non sono stato del tutto sincero con te" Disse, sistemandosi i capelli corvini, che disubbidienti seguivano la corrente del vento.

"Ma non mi dire Jimin, non mi ero proprio resa conto di essere l'unica sulla nave a non essere al corrente di qualcosa che tu sai già da giorni" Rispose ironica, con una punta di acidità che fece incupire il ragazzo.

"Non.." Rebeca era già pronta ad infierire oltre, ma forse per colpa della colazione o delle onde agitate, una tremenda nausea causata dal mal di mare la costrinse ad affacciarsi dal parapetto e rigettare in acqua tutto quello che le era rimasto nello stomaco. Non doveva essere un bello spettacolo eppure, sentì la presenza del ragazzo dietro di lei per tenerle la treccia, impedendo così ai capelli di sporcarsi. Adesso avrebbe anche dovuto ringraziarlo.

Jimin le passò una borraccetta in pelle con dell'acqua fresca, che bevve tutta in un sorso per cancellare quel sapore orribile dalla lingua.

"Grazie" Disse, poco convinta, rimanendoci male quando il moro senza avvertirla, le appoggiò il palmo della mano sul ventre. Rebeca lo vide inalare l'aria frizzante, e chiudere gli occhi. Per qualche secondo sembrò non essere lì, e anche se quel contatto la innervosiva, non si spostò ma lo lasciò fare.

"E' un maschio Rebeca"

Il mare non le era sembrato così profondo, il cielo cosi azzurro e i gabbiani-insieme alle onde contro lo scafo- così rumorosi. Jimin che ancora le teneva la mano sul ventre le aveva confessato la verità lasciandola in completo stato di shock.

Era incinta.

Ecco perché tutti erano così strani, gli otto membri più importanti l'avevano saputo prima di lei, JK doveva aver fatto sputare il rospo a Jimin e loro si erano consultati alle sue spalle.

Era incinta.

Si ma era anche arrabbiata, sconvolta e destabilizzata per tutte quelle informazioni arrivatale addosso come uno tsunami. Felice? Sicuramente era felice di mettere al mondo una creatura, l'eredità sua e del ragazzo che amava. Il loro bambino sarebbe stato bellissimo, di questo era certa, pirata fin dentro l'amina, ma anche un principe ribelle.

Era incinta.

La travolgente verità le finì improvvisamente addosso. Avevano ancora troppo da affrontare, troppo da rischiare, perché perdere la sua stessa vita era conto, ma perdere anche quella di suo figlio, non avrebbe potuto accettarlo.
E Jungkook? Come avrebbe digerito la faccenda? Gli importava? Come aveva fatto a non dirle una cosa tanto importante? Doveva parlare assolutamente con lui. Si rese conto di pensare in modo completamente opposto a prima, perché se fino ad un attimo fa non le importava un cazzo di affrontare pericoli, adesso sentiva un peso enorme gravarle sulla spalle.

"Ho chiesto io a Jungkook di non dirti nulla, dovevo farlo io" Rispose Jimin, come se sapesse già a cosa stesse pensando.

Rebeca spinse via la mano del ragazzo, infuriata.

"E perché cazzo lo hai fatto? Perché non me lo avete detto subito invece di trattarmi come una malata terminale?!" Urlò, facendo voltare alcuni mozzi che passava nodi lì. In realtà non era nemmeno colpa di Jimin, ma era troppo scossa per poter pensare lucidamente.

"Rebeca ascoltami, quello che stiamo per affrontare non è qualcosa che una donna in attesa possa gestire. Tu e tuo figlio ve ne andrete momentaneamente in un porto sicuro, e rimarrete lì mentre noi affrontiamo tuo padre" Le spiegò il ragazzo, cercando di mantenere la calma.

"Assolutamente no!"

"Ecco vedi perché non te lo abbiamo detto?" La voce di Karen raggiunse entrambi, al suo seguito c'era tutti i sei membri portanti, compreso Jungkook. Rebeca gli lanciò uno sguardo di fuoco, contro quello dispiaciuto, ma allo stesso tempo duro del ragazzo.

"Non deciderete per me, questo è fuori discussione" Ringhiò alla sorella, facendole alzare gli occhi al cielo.

"Certo che non decido per te, questa è solo una proposta che voglio farti. Sarò d'accordo con qualsiasi decisione tu prenda da capitano del Cigno Nero."

"Karen, questi non erano i patti!" Jungkook fece qualche passo avanti, tirando la spalla della ragazza con fare aggressivo. Karen gli incendiò la mano con il solo sguardo.

"Spetta a lei decidere"

"Lo so, ma.." Jungkook sembrava distrutto, combattuto dalla sua natura permissiva, e la paura. Il capitano si avvicinò a Jimin per spronarlo a parlare con una pacca sulla spalla. Chiuse nuovamente gli occhi e sospirò amareggiato, sfiorò gli orecchini in perla di Rebeca e poi il suo tatuaggio sul palmo. Seguirono minuti di silenzio interminabili che la fecero agitare ulteriormente.

"Anche se ci seguirai, o no, comunque vada devi sapere che ci sarà uno scontro con la flotta di tuo padre e perderemo qualcuno di importante. Quindi devi essere disposta a mettere in conto che questi potrebbe anche essere vostro figlio" Dedusse, facendole però intendere che non potesse percepire chiaramente tutta la visione, ma solo immagini sfocate e ben poco comprensibili. Rebeca sentì la paura crescere, e impennare nel corpo. Suo padre la stava cercando, con un intera flotta e questo non era un bene.
Quanto era disposto ad andare avanti quell'uomo pur di rovinarle la vita?
Comprese anche che se fosse scappata, le cose sarebbero comunque andate male per il Cigno Nero, ormai anch'esso diventato l'obbiettivo principale del regno. Tutti erano in pericolo e questo per causa sua.

"Quando?"Domandò Karen allora, facendo stridere i denti. Jimin osservò il mare agitato, sfregando le unghie sul legno umido della balaustra.

"Tre giorni a partire da oggi, saranno sulla nostra rotta, ma sé deviamo potremmo evitarli" Rispose.

"Non possiamo scappare per sempre, prima o poi ci troveranno, o continueranno a mandare uomini a cercare Rebeca e non sarà mai al sicuro" Nam, si sistemò la piuma sul tricorno, facendo collidere gli occhi castani in quelli scuri del capitano. Karen prese in considerazione anche quel consiglio da parte del fidato quartiermastro.

"Possiamo affrontarli Karen, una volta per tutte e far finire questa storia" Propose Suga, in completo accordo con Hope.

"Si ma perderemo qualcuno a noi importante, non prendete alla leggera le parole di Jimin" Taehyung, le fu di fianco, e guardò il capitano negli occhi. "Sei disposta a rischiare?" Le domandò, appoggiandole la mano sulla spalla.

Il ghigno compiaciuto della donna gli assicurò che non temesse anche quella sfida. Taehyung sembrò orgogliosamente compiaciuto del sangue freddo del capitano, nonostante egli stesso provasse un disagio tremendo. Aveva un bruttissimo presentimento.

"Non morirà nessuno, possiamo sempre cambiare le visioni di Jimin. Ricordati che non sono assolute, ma probabili" Rispose la donna, tornando a guardare la sorella.

"Allora? Che vuoi fare?"

Rebeca ci pensò per qualche minuto. Jungkook da lontano la implorava con il solo sguardo di non prendere scelte azzardate. Ma lei, ovviamente, aveva tutt'altro in testa. Poteva risultare sconsiderata, folle ed egoista, ma quella era la sua battaglia. Suoi compagni stavano andando verso morte certa per difendere lei, e loro stessi dall'uomo che l'aveva messa al mondo. Come poteva essere così codarda da farsi da parte per paura di non poter cambiare un destino poco chiaro e incerto?

"Rimango con voi, ho intenzione di finirla qui" La risposta decisa di Rebeca fece stridere i denti a Jungkook che si fiondò verso di le per afferrarle le spalle.

"Pensaci Rebeca, è pericoloso. Se non vuoi farlo per me, fallo almeno per lui" Disse, sfiorandole con la mano la pancia ancora inesistente. Rebeca provò un temendo calore sotto quelle dita, la dolcezza con cui JK gli chiese di non mettere in pericolo entrambi. Eppure anche se felice di quelle carezze, strinse la mano di Jungkook nella sua, e lo guardò intensamente.

"Non ho intenzione di aspettare su un isola come una principessina indifesa, con il terrore che uno di voi non possa tornare, o che tu non possa tornare da me..questa è la mia battaglia e il non esserci farebbe ancor più male, sia a me, che al bambino" Spiegò, facendo sciogliere i nervi tesi del ragazzo, che accettata la sconfitta la strinse a sé, davanti a tutti senza alcuna vergogna.

"Non sono d'accordo.." Disse, esausto poggiandole le labbra tra i capelli biondi.

"Ma ti prometto, a costo di massacrare chiunque e spedire centinaia di vite in fondo all'oceano a sfamare i pesci, che nessuno farà del male a te, tantomeno al mio bambino" Una promessa un po' tetra e spaventosamente sincera, ma che le fece vibrare il cuore nel petto. Il tono di Jungkook era diverso e per nulla dolce rispetto a quello di poco prima. Ma quel "mio bambino" le aveva fatto tremare le ginocchia per l'emozione. Vide i sorrisi di soddisfazione sui volti dei compagni e su quello della sorella. La flotta del Cigno Nero non temeva nessuno, tantomeno navi reali o morte certa.

°°°

🏴‍☠️Angolo della ciurma:

Oh..oh..oh ecco a voi la bomba di turno. Rebeca aspetta un bambino 😭😭😭😭
Allora, chi sarà secondo voi questa possibile perdita? E si avvererà? Siete d'accordo con le decisioni di Beca sull'affrontare la sua battaglia? Ma soprattutto, avete realizzato che siamo quasi a fine della storia?? 🤧
Aspetto i vostri commenti 🍿

Baci 🌊
ChiarazZz 🖤

 

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Capitolo 19
*** Capitolo 19 ***


Hoist the Colours.

Parte 1

Quella sera a cena, sembravano tutti essersi scordati delle parole di Jimin.

Non vi era persona intimorita dall'imminente battaglia, eppure erano al secondo giorno della premonizione e l'indomani potevano esser già tutti sott'acqua, morti e con i polmoni trenfi.
Nonostante ciò Yoongi continuava a tracannare rum come se fosse acqua, annoiato guardava Jin e Jimin litigare con Nam, mentre i dadi sul tavolo battevano a sorte. Karen si era unita a loro, e tirava i capelli di Taehyung, spronandolo a fare qualche vincita per il loro banco. Jungkook invece, aveva coinvolto Rebeca in quel gioco d'azzardo abbastanza semplice, dove per vincere era richiesta solo una sana dose di fortuna sfacciata.

"Sette e quattro. Il banco di Junkook vince ancora" JK esultò abbracciandola quasi a strozzo. Si tirò su, facendo cadere la sedia puntando il calice pieno fino all'orlo contro Taehyung. Il volto piegato in una smorfia sfacciatamente soddisfatta.

"Mi spiace amico, ma la ragazza qua ha una fortuna invidiabile!" Disse, brindando con Yoongi. Mentre il ragazzo scocciato raccapezzava i suoi pochi dobloni rimasti per darli agli sfidanti. Rebeca era sicura, che se avesse potuto puntargli la pistola in faccia, Tae senza esitazione, lo avrebbe fatto.
Non sembrava proprio il tipo di persona che sapeva accettare una sconfitta il timoniere. Tuttavia chi la preoccupava di più era proprio Karen, che avvelenata aveva iniziato a scutere Taehyung come un sacco di patate. Insultandolo e prendendolo a parole poco carine per averle fatto sfumare fino all'ultimo spicciolo giocato.

"Kim Taehyung, ancora non capisco perché ho deciso di fare coppia con te!!" Si lamentò, di conseguenza la vena sulla tempia del ragazzo pulsò come se stesse per esplodere, altri cinque secondi di prese per il culo e il il pirata avrebbe fatto scoppiare una rissa generale. Rebeca dispiaciuta gli sorrise, finendo incastrata i quegli occhi smeraldini infuriati, capiva perfettamente come la sorella potesse avere un debole per lui. Era capace di mandarti in paranoia con un semplice sguardo d'astio.

"Fate schifo" Gracchio Kookie il parrocchetto da sopra la spalla di Rebeca. Jungkook scoppiò a ridere, mentre la ragazza gli tappò il becco con la mano per non farlo finire spennato.

"Vedi di far star zitto quel piccione Beca, o lo accompagno con delle patate" Ringhiò Tae puntando un dito contro il parrocchetto dispettoso. Essere preso in giro anche da un pennuto non doveva essere proprio il massimo.

"Non piangere Karen, come si vuol dire: sfortunata nel gioco, fortuna in amore" La prese in giro Hope, facendo ruotare un doblone sul tavolo, che con Jimin aveva comunque ancora qualche speranza di vincere contro la sfacciata fortuna di Rebeca e JK.

Karen alzò il mento, indispettita si imbronciò come una bambina piccola fin troppo viziata.

"Ah, bella questa Hobi. Peccato che io faccia schifo in entrambe le cose" Ironizzò.

Rebeca ruotò gli occhi al cielo, se solo quell'idiota di sua sorella aprisse gli occhi e si guardasse attorno, adesso si sarebbe resa conto dello sguardo incrinato del ragazzo al suo fianco. Non doveva esser facile per Taehyung avere a che fare con una tale testona senza tatto. Hope, per nulla soddisfatto della risposta data alla sua frecciatina ben mirata, tagliò lì la conversazione. Tae era stato già abbastanza mal menato per meritarsi ancora pugnalate in petto.

"Stai insinuando che noi siamo sfortunati allora Hope?" Domandò improvvisamente JK, decisamente troppo in vena di chiacchierare per i gusti di Rebeca. Che ovviamente, avvampò come un cerino acceso sul bordo ruvido della scatola. Hope scoppiò a ridere, così come Jimin che a stento trattenne le lacrime.

"Non lo so JK.. la conosci da poco tempo e già è avete un marmocchio sulle spalle. Non so se definirla fortuna questa" Lo prese in giro il contrabbandiere, facendo allusione alla poca simpatia che aveva per i bambini. Jin gli tirò uno schiaffo diretto dietro la nuca che lo fece coricare sul tavolo.

"Non dire sciocchezze, e non chiamare il mio futuro nipote marmocchio!" Lo rimproverò, sciogliendo la ragazza con quel sorriso dolce al solo pensiero. Zio Jin suonava veramente bene.

"Sciocchezze Jin stavo solo scherzando, alla fine sappiamo tutti che amerà me più di tutti, e saprà da chi venire a chiedere consiglio per questioni da adolescenti" Jimin si puntò un dito contro il petto, auto proclamandosi da solo il preferito del bambino. Cosa che sembrò non rassicurare proprio Jungkook.

"E allora? Io gli insegnerò a usare la sciabola!" Rispose Nam, battendo un palmo a piena potenza sul tavolo, dove i dadi vibrarono per il colpo.

"Io invece gli comprerò un binocolo e gli insegnerò a conoscere i venti!" Aggiunse Hope, con fin troppo entusiasmo.

Presso a poco, in pochi secondi si trasformò in un battibecco su chi potesse diventare l'eventuale Zio preferito del loro bambino, e lui non si era nemmeno ancora formato in pancia che già veniva litigato da una mandria di pirati. Yoongi aveva palesemente specificato di volergli inculcare l'arte di saper leggere le mappe, Karen si era intromessa reclamando la posizione come Zia di sangue a tutti gli effetti della quale a nessuno fregò un fico secco. Taehyung invece, non si era esposto troppo, forse era quello meno interessato a competere per un ruolo che non gli interessava.

Rebeca, sorrise ma cercò di calmare i bollenti spiriti, che si stavano propagando nel salone come una fiamma. Ma non riuscì ad aprire bocca e dire la sua. Guardò Jungkook e il suo sorriso scemare dalle labbra ora diventate serie, e i pirati si zittirono. Perché lo spaventoso suono della campanella della vedetta sopra coperta- che radunava al pericolo- tolse a tutti ogni singola vena di gioia che avevano ancora in corpo.


°°°

"Capitano!! Quella nave batte vela con il sigillo reale!" Karen salì le scale, ancor prima che l'uomo di vedetta a sostituzione di Hope potesse darle la notizia. Gli rubò il cannocchiale e lo allungò per guardare meglio con i suoi stessi occhi.
Non una, non due, ma bene presto dietro la foschia di nubi una dozzina di galeoni armati fino ai denti solcavano le onde. Tolse il cannocchiale e rimase a guardare l'armata che pian piano avanzava verso il Cigno Nero. Rebeca al suo fianco si sporse sul parapetto e aguzzò la vista, non vi era più bisogno di una lente per capire che fossero fottuti.

"Che facciamo?!" Domandò con voce agitata.

Karen non rispose, ma le bastò lanciare un occhiata veloce al suo equipaggio, zitto e in riga pronto a ricevere ordini. Non tutti erano d'accordo con quella decisione di affrontare il regno stesso di Caicos. C'era comunque chi tremava, chi sembrava star per vomitare da un momento all'altro della tensione. Gli unici impassibili erano i suo sette subordinati scelti, che in piena e pura fiducia aspettavano l'arrivo della flotta.

"KAREN CHE FACCIAMO!?!" Urlò Rebeca, quando vide le navi ancor più vicine, avanzare a gran velocità verso loro. Non voleva farsi prendere dal panico, ma adesso era del tutto comprensibile che avesse una para tremenda. Jungkook le appoggiò una mano sulla schiena. "devi fidarti del capitano, Rebeca" nemmeno lo sentì, troppo agitata per quello che poteva accadere a tutti loro. A suo figlio, a sorella, ai suoi compagni e a Jungkook stesso. E il tono serio di Jk non la rassicurò come aveva sperato.

Karen superò la folla, sfuggendo alle domande di Rebeca. Salì sul ponte finendo di fianco a Taehyung che aveva preso posto al timone, cacciando il momentaneo ragazzino che aveva preso il suo posto. Nam al suo fianco le lanciò il tricorno che prese al volo, e ruotò in mano.

"Bene, razza di mezze seghe! I nostri amici qui ci sono venuti a trovare prima del tempo, e ci daranno la caccia fin quando avremo aria nei polmoni e rum sotto coperta. Abbiamo scelto questa vita, io.. anzi no, mio padre vi ha dato l'opportunità ancor prima che io nascessi di fare delle scelte e seguire i vostri istinti. Quindi vi chiedo: Chi ha intenzione di morire, scenda da questa cazzo di nave e si arrenda a quei porci!" Urlò il capitano, infilandosi il copricapo in pelle nera, che tese ben in testa.
Alzò gli occhi fieri sulla folla, che febbricitante ascoltava il suo discorso come se dipendesse unicamente da quelle parole.

"Ma chi vuole vivere, rimanga con me, rimanga sul Cigno Nero e affronti questa battaglia che il nostro nemico non potrà mai vincere! Perché quelle navi non sanno! Quelle navi solcano i mari senza avere il suo permesso..e ne dovranno mandare molte altre perché possano rivaleggiare con noi a nostro pari!" Rebeca la guardò improvvisamente con orgoglio, affrancata da quella capacità di trasportare la massa che pendeva dalle sue labbra.
Bellissime e fameliche labbra da donna con il potere in mano. Ma non capiva, come poteva Karen avere così fiducia in loro, che per quanto valorosi, numericamente erano al disotto delle possibilità di vittoria.

"Abbandonate la nave!" Gridò uno dei più giovani, dalla pelle olivastra e le cicatrici sul mento.

A quanto pare, non era l'unica a pesarlo. Difatti alcuni, i più deboli presi dalla paura si lanciarono in acqua preferendo di gran lunga la resa alle parole di Karen. Jungkook anche se disgustato da quella scelta, prontamente con la sciabola tranciò le corde di una scialuppa, che raggiunse i fuggiaschi in acqua dandogli la possibilità di fuga che chiedevano. Rebeca lo trovò un gesto anche fin troppo signorile per dei codardi. Ma giustamente, chi era lei per giudicare dei poveri malcapitati che non avevano nessuna intenzione di rimettere la propria vita per errori altrui?

"Bene!" Aggiunse Karen, facendo qualche passo verso la folla. I rimanenti le avevano giurato fedeltà, e questa mossa aveva scremato la ciurma, lasciando i più leali verso colei che ogni giorno mandava avanti la baracca.
"Siamo cani randagi noi, ma non ci facciamo spaventare dai nostri accalappiatori. Loro ci volevano far marcire nella loro società, nella loro insulsa cerchia a cui tirano le fila ogni giorno, sfamando il ricco e sotterrando il povero. E noi siamo macchiati della colpa di non aver accettato le loro condizioni, quindi ora che è troppo tardi, l'unica cosa che daranno ad un pirata è un ingiusta morte sulla picca. Facciamogli vedere cosa significa essere liberi" Ringhiò la ragazza, alzando la sciabola al cielo.

"IN ALTO I COLORI!" L'intero equipaggiò urlò, e seguì il suo gesto, con le loro armi e pistole rivolte al cielo, che nella notte risaltarono comunque sotto la luce della luna.

"In alto i colori!" Gridò Jungkook, sfoderando la sua sciabola e allacciando il braccio alla vita di Rebeca.
Karen agile come un puma, salì su alcune corde dell'albero di prua di fianco al timone, e rimase appigliata lì con un sorriso spaventosamente minaccioso. Mentre con la spada indicava a Taehyung il loro obbiettivo. Questo rise a sua volta
"In alto i colori!" Rispose Taehyung, virando in direzione dell'armata. Pronto ad andargli poppa a poppa.

"In alto i colori!" Si unì Hope, già dalla cima della colfa.

Jin e Yoongi, tirarono le corde logore delle vele, per farle gonfiare dal maestrale.

"Oh fanculo..In alto i colori!" Gridò Jimin, agguantando una delle cime e legandola all'albero. Questo facilitò il lavoro ai due e portò la nave a raggiungere la piena velocità di navigazione. Il rumore del legno che si adattava, ma non spezzava sotto la foga del vento.

Nam con un saccente sorriso tirò la fune che spiegò la bandiera pirata.

"In alto i colori!" Urlò a
sua volta. E questa, nera e fiera iniziò a sventolare nel cielo stellato, trasportata dal vento.
Rebeca capì cosa significava ciò, e rimase a fissare quel telo di stoffa prima di sfoderare la sua nuova sciabola dal manico perlaceo che JK le aveva preso a Tortuga.

"In alto i colori!" Si unì a loro coro, sentendo le braccia formicolare e lo stomaco in subbuglio per l'adrenalina.

Ma il suo entusiasmo, andò mano a mano a scemare, quando vide attraverso la fitta nebbia al di là della flotta nemica alcune prue spazzare le onde.
La ciurma si zittì e rimase in silenzio. I nemici non erano più una dozzina, e più si avvicinavano, e più la loro superiorità numerica si espandeva.

Avevano fatto mali i calcoli, perché per quanto il Cigno Nero valesse come almeno dodici di loro, non avevano armi, flotta e vite a sufficienza per poter affrontare una trentina.

Suo padre era un mostro. L'aveva addirittura seguida scomodandosi da quel trono insulso per poter partecipare alla sua vittoria. Ed ora se ne stava lì in piedi sulla poppa della primo veliero nemico, a guardarla dall'alto in basso come se l'avesse già in pungo.

Rebeca strinse la mascella, creando un fastidioso suono con i denti.

"Padre.."


Karen scese dall'albero, avanzando piano e a bocca aperta verso la prua. Jungkook lasciò andare Rebeca e la seguì con tutti gli altri in muto silenzio. Solo il rumore delle onde, e del legno e delle vele a colmare quel vuoto.

Rebeca la raggiunse, il panico di nuovo nel suo volto. Non voleva rivedere quell'uomo ma lui si era presentato direttamente alla sua porta. Le strattonò il braccio quando la vide il capitano le dita sulla balaustra con una ferocia meglio occhi spaventosa. Sua sorella le faceva paura.

"Taehyung! blocca il timone su questa rotta e vieni qui!" Ordinò al ragazzo, che raggiunse immediatamente l'intera ciurma sulla punta della nave.

"Karen, che facciamo ora? c'è il Re in persona e sono troppi"

Domandò Hope, scendendo abilmente da sopra la coffa dell'albero maestro.

"Quello che non volevo fare, ci giochiamo l'ultima carta"Rispose la donna, voltandosi verso di loro.

"Quale carta? Karen ti prego, che hai in mente?! Potrei sempre consegnarmi a loro e farvi uscire indenni da.."

Rebeca si zittì a causa dello sguardo fulminante di Jungkook, che sputò a terra e tornò a guardare male l'amato suocero.
"Non dirlo nemmeno per scherzo, ti sei dimenticata perché sei con noi? Chi sei ora e cosa sarai per sempre? Piratessa mi spezzi il cuore. Pensi veramente che siamo venuti qui senza nemmeno un piano B? Devi fidarti di Karen, devi fidarti di noi." Disse, stroncandosi dal collo l'amata collana che indossava sempre. Rebeca non gli aveva nemmeno chiesto perché ci tenesse tanto a quel gioiello, una mancanza che non si era ancora perdonata, ma troppo sicura di poter far riaffiorare nel ragazzo ricordi poco piacevoli.

Karen si voltò nella sua direzione, e tirò fuori dal cinturone i suoi fidati pugnali. Quelli che le aveva regalato la loro madre.

"Per i figli del mare si deve invocare il canto, per la flotta dell'abisso in aggiunta, è richiesto sacrificare ciò a cui si tiene tanto.."Citò le stesse parole che la strega Sellen e nonna di Jimin le aveva detto in quell'emporio su Tortuga.

"Rebeca, i tuoi orecchini, prego" La ragazza fece come detto, e anche se riluttante si tolse l'unico ricordo che ancora portava della madre.

Vide Nam, sfilarsi il suo capello con la piuma. Jimin si sganciò un bracciale in pelle intrecciato. Hope, prese in mano il suo cannocchiale e Yoongi tirò fuori dalla tasca la sua bussola. Jin sbuffò, prima di sfilarsi il suo pesante anello dal verde rubino incastonato, sembrava molto attaccato a quell'oggetto, ma Rebeca non ci aveva mai fatto troppo caso. Taehyung diede un bacio ad una delle sue due pistole preferite.

Inizio musica:

https://www.youtube.com/watch?v=5JhQG2u8Ow8

 

 

Tutta la flotta, compresi i mozzi iniziarono a sfilarsi roba di dosso da chincaglierie, gioielli o armi di valore.

"No!"

Rebeca cacciò un urletto quando vide Karen gettare in mare il suo pugnale, che affondò e sparì nel nero più oscuro e profondo.
Gli altri seguirono il gesto del capitano, e lasciandola confusa tirarono sotto vento i loro averi più preziosi.

"Rebeca segui la nostra voce"

Jungkook le si affiancò e la guardò con dolcezza, prima di riservare un'ultima e triste occhiata alla collana che aveva in mano. Dal nulla iniziò a intonare una canto.
 

"The King and his men,
Stole the queen from her bed.
And bound her, in her bones..."
 

Esitò ancora Rebeca, osservando i due orecchini di perla bianchi come la neve. Mentre JK ammaliava tutti con la sua voce in un canto triste e solenne dalle sfumature macabre. Il pirata continuando a cantare gettò il ciondolo. Rebeca vide per qualche secondo il volto della madre in quelle perle, che ancora le aveva indosso su quel quadro, e strinse i denti.

Con rabbia li cacciò in acqua.

Le navi erano ormai vicinissime e avevano iniziato ad aprire le finestrelle dello scafo da dove uscirono i cannoni già pronti. Invece nessuno di loro sembrava intento a combattere. Se ne stavano lì a offrire doni al mare, ascoltando la voce di Jungkook. Qualcosa di surreale.

Finché dal nulla, tutta la ciurma iniziò a cantare seguendo quel ritmo spaventoso.
Dal mare si alzarono alcune voci sconosciute, basse e roche come l'eco di una canto intonato nel padiglione di una conchiglia vuota.

Jin, Jimin, Nam, yoongi, Hobi, Tahyung e perfino Karen, avevano iniziato a cantare. Rebeca rimase paralizzata da quel tono tetro, che ne cuore della notte le mise ancor più ansia. Non era per nulla paragonabile a quello festivo e gioioso che avevano intonato al falò di qualche sera prima. Era più personale, più cupo e profondo di quanto sembrasse. Tutta la ciurma ad un tratto, con i volti rivolti verso la flotta nemica e una mano sul cuore, calciava colpi di stivale a ritmo sulle assi del pavimento creando un tempo intimidatorio.
Pensò a cosa stessero vedendo ora i loro nemici. Una flotta di pirati folli che invocavano una melodia sconosciuta, che solo loro sembravano aver appreso. Le onde intanto iniziarono ad agitarsi, e una fitta nebbia ricoprì l'intera visuale delle flotte nemiche.

Rebeca sorprese Jungkook guardarla, con occhi neri mescolati a qualche strana stregoneria. Non aveva paura, ma la pelle rabbrividì lo stesso, finché non comprese cosa le stava chiedendo di fare ricordandosi cosa le aveva detto Sellen:

"Per far si che il canto funzioni anche la ragazza deve prenderne parte, e non si può intonare una maledizione pirata senza esserlo a tutti gli effetti"
Ecco cosa stavano facendo. Tutta quella roba di cui avevano parlato con la strega, il canto, gli oggetti importanti, la maledizione e il fatto che Karen l'avesse resa un pirata proprio perché aveva previsto un attacco da parte del padre.

Il capitano aveva calcolato tutto.

Rebeca sorrise. quasi le venne da ridere come.una scema nel pensare a come Karen avesse fregato il Re di Caicos, e si fidò ciecamente di lei e di tutta la ciurma del Cigno Nero ancora una volta.
Prese aria nei polmoni, mise il palmo sul cuore ancora battente e agitato, e cantò:

Yo ho! All hands,
Hoist the colours high.
Heave ho!
Theives and beggars,
Never shall we die"

La nave sotto di loro iniziò a tremare, come se un maremoto imminente stesse spostando le zolle di terra al disotto del fondale. Un forte vento si alzò, spingendo il Cigno Nero contro i nemici. Rebeca rimase paralizzata nel vedere il mare aprirsi e le onde spaccarsi, e da sotto di esso fuoriuscire una enorme prua di una nave.
Si corresse, non era una, ma una quindicina almeno, Rebeca fece fatica a contarle per quante navi fracassate e grondati d'acqua uscirono da sotto le onde e continuavano ad aggrapparsi in superficie, come se fossero cadaveri che affioravano nuovamente dalla loro fossa.

In realtà erano proprio questo.

Avevano richiamato dal mare navi fantasma con tanto di equipaggio non-morto armato fino ai denti.
La ciurma di ogni nave invocò il canto a loro volta. Quella canzone, che a quanto pare riuniva tutti sotto un'unica stella di appartenenza di cui andavano fieri anche dopo la morte.

Si rese conto fossero tutte navi pirata, dalle bandiere diverso colore che battevano sull'albero maestro. Erano malmesse, rotte e le vele tutte differenti strappate e logore, ma si muovevano sopra il filo dell'acqua come fantasmi in grado di superare ogni legge fisica. Schiuse le labbra e sgranò gli occhi nocciola, quando vide meglio i membri dell'equipaggio a bordo. Erano scarni, e non in condizioni migliori delle loro navi, ma strane ombre oscure li avvolgevano rendendo i loro corpi traslucidi attraversati dalla forte luce lunare. Non credeva ai suoi occhi mentre il vento le sferzava colpi di frusta sulle guance arrossate e gli schizzi di acqua salata le bagnavano i vestiti.

"E' una canzone pericolosa" Aveva detto Sellen a sua sorella, e non poteva che darle che ragione.

"ANDIAMO!!!" Gridò Jungkook, indicando con la sciabola sguainata il loro obbiettivo comune.
Cookie il parrocchetto, che neanche per un secondo aveva abbandonato la spalla di Rebeca, volò in alto raggiungendo Karen appesa alla ragnatela di cordoni spessi.
La donna volteggiava insieme alla nave, e finì per perdere il cappello che finì ai piedi di Rebeca. Ma non si scompose, anzi un sorriso smagliante le comparve in faccia, entusiasta della riuscita del suo piano ben studiato. Con i capelli corti al vento e gli occhi famelici. Sua sorella non le era mai sembrata così bella come ora.

Fu allora, quando le navi accerchiarono la flotta nemica, che Taehyung tornò in tutta fretta al timone. Virò quel tanto che bastasse per schivare il primo vascello, quello da dove il Re li stava guardando con astio e disprezzo in volto. Velocemente tutti tornarono alle loro postazioni, la nebbia si infittì ancora, e una nave tornò in superficie accerchiando quella del padre, incastrando il galeone reale, tra essa e il Cigno Nero.

A Rebeca si fermò il cuore, quando vide il fantasma dai lunghi capelli biondi sulla prua.

Jungkook corse da lei e l'afferrò da dietro la giacca per non farle commettere qualche sciocchezza.

"MADRE!" Urlò alla donna, che non avrebbe mai creduto di poter vedere di persona.

 

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Capitolo 20
*** Capitolo 20 ***


Hoist the Colours.

Parte 2

Sulla prua di quella nave fantasma, la donna dai capelli biondi si voltò nella loro direzione sorridendo dolcemente ad entrambi.
Era bella, talmente bella che quel ritratto non le dava giustizia. Beca alzò lo sguardo e vide Karen salutare la donna, con gli occhi gonfi, come se stesse per piangere da un momento all'altro, ma sapeva che si stesse trattenendo solo per il momento poco adatto.

"Madre!" singhiozzò ancora Rebeca, non sapeva se negli occhi le dessero più fastidio le lacrime o gli spruzzi salati.

La donna non rispose, forse non le era concesso farlo. Sicuramente non poteva smettere di cantare o non aveva più la possibilità di parlare.

Il Re era diventato bianco cadaverico, non appena spostò gli occhi sulla defunta moglie.
Rebeca anche attraverso quel frastuono sentì la voce del padre incrinata nel pronunciare il quel nome dopo tantissimi anni.

"Isabella..."

La donna però non gli sorrise, non almeno come aveva fatto con lei. Ma una sfumatura di ovvia delusione le sporcò le labbra.

La rabbia sopraggiunse sul Re di Caicos, quando un'altra creatura spettrale uscì dalle spalle della compagna morta.
Un uomo, dai lineamenti esotici e simili a quelli di Karen. I capelli castani corti e gli zigomi alti. Gli occhi allungati e color cioccolato fondente, freddi e minacciosi, ma tremendamente affascinanti.
Jun, l'ex capitano del Cigno Nero non che padre di quello attuale, aveva appoggiato la mano sulla spalla della donna che amava, per poi incatenare lo sguardo severo a quello della figlia sull'altra nave. Sembrava soddisfatto nel vederla così cresciuta in sua assenza.

"Puttana! Maledetta puttana! E' colpa tua se nostra figlia è scappata come te!"
Urlò il Re furibondo verso Isabella. La donna non batté ciglio, sembrava sentirlo eppure non si scomodò nemmeno di rispondere. Jun d'altro canto non parve apprezzare, ma si limitò ad alzare la mano in aria.

Rebeca rimase con il fiato sospeso, così come so padre che si limitò a dare l'ordine di puntare i cannoni.

Troppo lento.

Jun abbassò il braccio di colpo, e tutte le navi scheletriche attorno a lui fecero fuoco. L'intera artiglieria della flotta fantasma aveva colpito all'unisono creando un putiferio di enormi dimensioni. Rebeca si coprì le orecchie per il frastuono, e schegge di legno schizzarono da tutti i lati mentre le navi nemiche affondavano e gli uomini su di essi gridavano in cerca di un aiuto impossibile.

"FUOCO!" Gridò Karen con tutto il fiato che aveva in gola. "FUOCO!" ripeté il quartier mastro alla ciurma del Cigno Nero, che obbediente si apprestò ad accendere le micce dei cannoni già carichi di piombo. I numerosi proiettili colpirono lo scafo della nave reale, e a fuoco incrociato, quelli della nave fantasma massacrarono il lato opposto, rendendo il vascello del Re un ammasso di buchi. Alcuni uomini in divisa vennero travolti dalle palle di cannone, o dalle schegge di legno che come proiettili schizzarono ovunque. altri sfuggirono alle fiamme lanciandosi in mare, alcuni con i vestiti bruciati e il volto ridotto ad una maschera di sangue.
Rebeca guardò un ultima volta suo padre, mentre altri navi nemiche sfuggite all'attacco di Jun accerchiavano il Cigno Nero e la nave fantasma. In quel trambusto Taehyung ruotava il galeone come una forsennato, portando la nave sulla facciata opposta a quella del vascello reale. Hope da sopra l'albero si reggeva alle corde delle vele, e si occupava di tenere sotto controllo ciò che restava della flotta nemica, mentre Yoongi, Jimin e Jin aiutavano i mozzi e gli artiglieri a caricare i cannoni, sotto gli ordini di Nam.

Il momento di stallo fu interrotto solo per un attimo, quando un vascello speronò il Cigno Nero da dietro. Rebeca cadde a terra per il contraccolpo insieme a Jungkook. Che si rialzò in tutta fretta portandola con sé lontano dal fuoco nemico.
Karen a quella mossa abbandonò la postazione di comando, per andare a controllare i danni sul retro della nave e guidare i mozzi.

Tuttavia il nuovo arrivato, pronto a disturbare il loro prossimo attacco, non era il loro obbiettivo principale. Taehyung girò il timone, facendo virare ancora la nave e le vele sull'acqua nera. Le navi ad una distanza parallela erano pericolosamente vicine, tanto che Hope da sopra la coffa, si trovò praticamente a un palmo dal naso la vedetta avversaria, anche lei appesa sull'albero maestro.
Il pirata rise, piombando sul povero malcapitato come se fosse il demonio, e il biondo, senza muoversi dalla coffa, cacciò fuori la pistola, incoccò il cane, e sparò facendogli saltare il cervello.

Le navi adesso erano così vicine che quasi potevano sfiorarsi, e Rebeca non era mai stata così a poca distanza da suo padre dopo tanto tempo. Ormai metà della ciurma della nave nemica si era arresa, sotto la potenza dei cannoni del Cigno Nero e delle navi fantasma che avevano affondato quasi tutta la flotta restante.

Fu allora che Jungkook tirò fuori la pistola e la puntò verso l'uomo che gli stava a qualche metro di distanza.

Suo padre tuttavia guardò lei e non batté ciglio, tantomeno sembrò spaventato dalla canna puntata addosso dal pirata che gli aveva strappato la figlia dalle mani.

"Sciocca di una bambina, non basterà uccidermi per far si che tu sia libera" Le disse, spezzandole l'ultimo brandello di cuore a quella resa impossibile. In suo, sperava che almeno dopo quella schiacciante sconfitta quell'uomo potesse almeno arrendersi o farsi perdonare. Ma era talmente marcio e corrotto che ormai, Rebeca si era arresa all'idea che fosse solo un guscio vuoto con in testa una corona sgargiante.

"Stai zitto, pezzo di merda! Chi sei tu per decidere la sua sorte?Tu non la conosci, non hai apprezzato nemmeno un brandello di quello che è, anche se è stata sotto i tuoi occhi per tutto questo tempo. E se pensi che io ti permetterò di fare ancora del male alla donna che amo, ti sbagli di grosso!"

JK ringhiò e incoccò il cane, cercando di rimanere con la mira ferma puntata contro la sua figura. Non sapeva se ammazzare quell'uomo fosse la cosa che Rebeca avrebbe voluto, ma a un suo consenso non avrebbe e esitato a fargli saltare la testa.

Alla ragazza il cuore tamburellò nel petto. Non si aspettava una dichiarazione di quel peso e in quella circostanza. Ironico era il fatto che sembrasse una richiesta di matrimonio da genero a suocero per chiedere la mano della figlia, tralasciando il fatto però, che il suocero in questione avesse una pistola puntata contro.
"La conosci tu? Un pirata? Uno sporco ladro dei mari?" l'uomo sputò a terra, consapevole di esser sotto tiro.
"Feccia, tu e tutta la tua stirpe"
A Rebeca balenò la follia in testa. Non Jungkook, non suo figlio. Non doveva permettersi di giudicare nessuno delle persone che amava.

"Ti sbagli padre" Rispose con voce ferma.

Strappò la pistola di mano a Jungkook che rimase sorpreso a quel gesto, e la puntò lei stessa contro il nemico. Non aveva mai sparato, se non negli allenamenti con Jungkook, ma ovviamente non si era mai trattato di bersagli vivi e a cui, in fondo, aveva voluto anche bene in passato. Il Re sembrò a suo modo sorpreso di quella presa di posizione.

"Ti sbagli quando appelli queste persone come feccia, e ti sbagli quando dici che non sarò mai libera" Disse, guardando per un istante il compagno negli occhi.

"Il fatto e', che lo sono diventata proprio quando i pirati mi hanno portato via. Dovevo solo trovare i ladri giusti " il dito si mosse in automatico e spinse il grilletto che sparò il colpo secco contro il padre.

In quel preciso istante Nam urlò al fuoco, facendo saltare ciò che restava dello scheletro del vascello reale, così come l'ultimo legame che teneva Rebeca ancorata da qualche parte al regno di Caicos.
Vide l'uomo accasciarsi e reggersi il cuore dove il proiettile aveva aperto una chiazza rossa sull'elgante giacca. La guardò un ultima volta, prima di sputare sangue e collassare sul pavimento. Rebeca abbassò l'arma, gli occhi lucidi e la mandibola stretta a causa di quel gesto, di cui oltretutto non si era pentita. Era la sua prima uccisone, eppure non aveva perso i sensi, non aveva rigettato o chiuso gli occhi. Semplicemente il peso che si tolse dallo stomaco, valeva più di mille incubi che avrebbe fatto nelle notti future. E non sarebbe nemmeno scoppiata in lacrime, se solo Jungkook non le avesse stretto la schiena in un abbraccio, scaldandola con il suo corpo.

"E' tutto finito" Le soffiò in un bacio sulla fronte. Dolce, ma salato. Anche lui sembrava essersi tolto di dosso un macigno. "Ti amo" La rassicurò, abbracciandola ancor più forte. E per come la guardò, con quell'intenso e folgorante modo di fare che aveva sempre avuto, Rebeca si liberò in un pianto esaustivo, al limite del ridicolo che l'accompagnò fino ad inginocchiarsi a terra. "Anche io Jungkook, anche io ti amo" Rispose tra i singhiozzi.

I cannoni ormai avevano smesso di fare fuoco, e le navi ricoperte da fumo e ridotte a derelitti, affondavano attorno a loro, se non per una o due che si erano arrese e avevano iniziato la ritirata. Ormai dei vascelli fantasma non vi era più traccia. Tornati sicuramente al disotto del misterioso e freddo mondo marino. Ma Rebeca era sicura di aver sentito su di sé la mano della madre accarezzarle i capelli prima di scomparire tra le onde. O forse era stata solo la sua immaginazione che iniziava a giocarle brutti scherzi.

Si rialzò grazie all'aiuto di Jungkook solo quando fu completamente esausta.

Il Cigno Nero non era in pessime condizioni, ma nonostante i danni minimi, raggiunsero Yoongi e Jin che sembravano abbastanza preoccupati per lo scafo posteriore della nave. La pala, collegata al timone aveva subito un danno grave, e avrebbero dovuto sistemarla prima di poter ripartire per mare. Il vascello che li aveva speronati, e che batteva in ritirata li superò. Rebeca lo trovò saggio, senza gli ordini del Re non aveva alcun senso rischiare di morire inutilmente.

Fu quello che anche tutta la ciurma erroneamente pensò.

Rebeca difatti, come gli altri troppo tardi, si rese conto di una incolmabile assenza sulla nave.

"KAREN! HANNO PRESO KAREN!" Urlò Hope da sopra l'albero.

Il sangue tornò a pomparle nelle vene per l'agitazione.

Sulla caravella che se la stava dando a gambe, vide la sorella con le mani legate da delle corde strette. Mentre inutilmente atterrava alcuni uomini che cercavano di tenerla ferma. Per quanto potesse essere abile on combattimento, a causa della superiorità numerica non poteva far nulla, e impiegarono poco per attaccarla al pavimento e minacciarla con una pistola alla testa. La ciurma del cigno nero, prestò tutta la sua attenzione verso i rapitori del capitano. O meglio il rapitore in questione. Un ragazzo sulla trentina, dai capelli biondi e la pelle chiara, così come gli occhi verdi. Vestiva un di un elegante giacca blu, dai bottoni oro, e un paio di braghe bianche dall'aria costosa.

"Damien.." Soffiò Rebeca, vedendo il suo non più futuro sposo, salutarla con la stessa pistola che aveva puntato contro la sorella. Quello spocchioso francese con cui avrebbe dovuto dividere il letto per volere di suo padre.

"Au revoir, mia dolce amata! Dato che circostanze non l'hanno permesso, se non ti spiace, porto con me questa rumorosa fanciulla. La tua salvezza, per l'impiccagione di questo capitano abbastanza rinomato, mi sembra, almeno per ora, una piccola vittoria soddisfacente nei tuoi confronti" Il saccente ghigno di Damien le fece venire il ribrezzo. Sapeva che avere in mano Karen significava avere allo stesso tempo in pugno lei e tutta la ciurma e che adesso teneva sotto scacco come pedine.

"Aspetta Damien! Aspetta verro io, ma lascia andare Karen!" la fragorosa risata del ragazzo le mise i brividi. E lei a quelle parole poté sentire chiaramente Jungkook, non troppo d'accordo e imprecante al suo fianco.

Quando avrebbe smesso Rebeca di sacrificarsi per gli altri?

"Non dire stronzate!" L'ammonì il pirata. Anche se in cuor suo JK voleva salvare Karen come tutti gli altri, ma nonostante le buone intenzioni, quelli ad avere le mani legate erano proprio loro.

"Sante parole, amico mio" Rispose Damien, afferrando Karen per i corti capelli.

"Lasciami andare, schifoso porco!" La donna tirò le sue corde, sputando contro il ragazzo, che in risposta le diede un calcio in pieno stomaco con lo stivale, facendola tossire convulsamente.

"No, no, piccola stronza. Non ho nessuna intenzione di venir affondato da quella corazzata fantasma che siete riusciti a richiamare dal mare. Io le mie battaglie le combatto sulla terra ferma" Damien non era al corrente del fatto che non avessero altra possibilità alcuna di richiamare i pirati dal regno dei morti, ma la sua mossa era perfettamente comprensibile.

Rebeca vide la nave allontanarsi, e più i metri aumentavano, più la paura di perdere Karen le faceva tremare le ginocchia. Non sapeva che fare, ma le parole di Jimin erano chiare e le battevano nelle orecchie.

"Perderemo uno di noi"

Nessuno era morto, ma non poteva immaginare che questa perdita fosse riferita proprio a Karen. Il Cigno Nero era caduto in preda all'agitazione. Jimin cercava di muovere inutilmente il timone rotto, Hope di mollare gli ormeggi, anche se tutto risultò inutile.

Tutti erano caduti nel panico più frustrante a causa del rapimento del capitano, e Rebeca allarmata rialzò gli occhi sulla sorella, quando l'urlo atroce di Karen si disperse in mare.
Mentre cercava di sfuggire, Damien senza pietà le aveva calpestato la mano con il tacco dello stivale. Un colpo secco che le frantumò tutte le ossa delle dita.
Fu allora che un'ombra ben visibile grazie alle prime luci dell'alba le passò di fianco, sfrecciando come una saetta e librandosi in aria in direzione della nave nemica.

"TAEHYUNG ASPETTA!"

Urlò Jungkook, cercando inutilmente di fermare quel gesto suicida.

Aggrappato ad una fune il timoniere aveva tagliato una corda di netto con la sciabola, e spiccato il volo verso la caravella, diminuendo così la distanza tra lui e i rapitori.

Successe tutto troppo in fretta.

Taehyung superò la coltre d'acqua, e lasciò la presa.

"NO TAE!" Gridò Karen dall'altra parte, vedendo il ragazzo con espressione omicida puntare al biondo.
Con lo slancio il pirata per un pelo raggiunse l'altra nave.
Poco, gli bastava così poco per poter riavere Karen ad un palmo dal naso, e riportarla nel luogo sicuro che era la loro casa.
Ma mentre era in aria, lo squarcio di uno sparo fece urlare il capitano e la ciurma del Cigno Nero di terrore. Il proiettile di Damien lo colpì in viso, e Taehyung cadde in mare aperto finendo tra le onde e i detriti della battaglia.

"NO, NO!!!"

Karen iniziò a piangere. Per la prima volta la sua ciurma la vide riversare lacrime come un fiume. E in quel momento non le fregò un cazzo di sembrar patetica o debole. L'enorme consapevolezza di aver perso una delle persone più importanti per lei le precipitò addosso come la peggiore delle condanne. Rebeca sbiancò e si portò le mani alla bocca per fermare i singhiozzi. Jungkook seguito da Jimin e gli altri, si tuffarono in mare senza battere ciglio, alla ricerca del corpo dell'amico o di ciò che ne era rimasto.
Rebeca tornò a fissare la nave, e il sorriso strafottente di Damien che mano a amano diventava meno chiaro, mentre soddisfatto si rinfilava la pistola fumante nel cinturone. Sentì la testa pesante e le urla di Jungkook e degli altri sotto vento, mentre invano cercavano di ripescare Taehyung tra i detriti in acqua. Ancora da lontano, le urla di Karen, travagliate dal pianto disperato le fecero provare una fitta terribile al cuore.
Le voci divennero ovattate nelle orecchie, i singhiozzi rischiarono di strozzarla.

Nel mentre si era fatta mattina. La luna aveva vegliato sulla ciurma, e il sole era giunto per sostituire il lavoro della sorella. Eppure Rebeca vide nero, come se fosse appena calata l'oscurità della morte su tutti loro.

°°°

🏴‍☠️Angolo della ciurma:

Sorpresa!! Ecco a voi l'ultimo capitolo della storia, ma non temete il prossimo sarà l'epilogo. Così verrano spiegate le ultime cose. Beh che dire è stata un esperienza bellissima, che ovviamente ho intenzione, da come si capisce, di continuare. Insomma il capitano dovrà pur essere salvato..
Taehyung..beh, ho il cuore lacerato 🥲

L'urlo di Karen e lui che si lancia dalla nave in un'azione scioccamente folle, ma disperata, è qualcosa che va contro ogni suo precendente modo di pensare e alla fine non è che diventato il nostro Romeo.

Allora che ne pensate?
Finirà così?
Cosa ci aspetta nel volume due?
Fatemi sapere nei commenti, e se vi è piaciuta la storia.

Grazie per avermi sostenuto e seguito fin qui!! Vi voglio BENE ciurma!🤧🏴‍☠️💜
ChiarazZz 🖤

 

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Capitolo 21
*** Epilogo ***


Il Timoniere.


Erano passati diversi giorni dalla sconfitta del Cigno Nero.
Beh in realtà non era stata una vera e propria sconfitta.
Rebeca era viva, suo padre era morto, e suo figlio stava bene. Ma cosa valeva la vittoria di una ciurma se questa costava la perdita di qualcuno?

I lavori al timone era quasi ultimati. I Gabbiani attorno a loro ancora si cibavano dei corpi che galleggiavano i mare, librandosi in aria come predatori.

L'umore era pessimo.

Nessuno spiccicava più di tre parole, preoccupati delle sorti di Karen.

Erano in ritardo sulla tabella di marcia e dovevano mettersi in viaggio verso quella che fino a poco tempo fa per Rebeca era solo stata una prigione dorata.
Damien sicuramente sull'isola di Caicos li attendeva a braccia aperte, in quella che ovviamente era una trappola, ma avendo con sé un ostaggio a dir poco importante il Cigno Nero non aveva altra possibilità che finirci dentro con tutti gli stivali. Non avevano impostato un piano, non avevano l'umore adatto per prendere le redini della situazione, e Nam più di tutti si era rifiutato di salire al comando.
Sembravano diventati di pasta frolla, tutti dal primo all'ultimo camminavo sul vascello come fantasmi.

Rebeca salì la scalinata che portava al timone, lì dove Nam e Jimin si apprestavano a sistemare le ultime riparazioni prima della partenza. Nam appena la vide, si asciugò la fronte grondante con la manica, finendo con lo sporcarsi la pelle d'olio nero. Jimin alzò lo sguardo su di lei. Rebeca sembrava un lenzuolo bianco. Non si era fatta nemmeno un bagno, aveva ancora i capelli in condizioni disastrosi e gli occhi gonfi. In testa il cappello della sorella, l'unica cosa che era rimasta di lei su quella nave. Girava sul Cigno Nero senza fare rumore, come un guscio vuoto senza anima.

"Hai mangiato?" Le domandò Jimin, pulendo con la pezza il legno logoro del timone. Rebeca acconsentì con il capo. Se mangiava era solo per non fare un torto al bimbo che aveva in pancia, ma tanto anche lui sembrava nervoso, dato che ogni giorno le faceva rigettare ogni cosa toccasse il suo stomaco accartocciato.
"Bene" Rispose il pirata, strofinandosi le mani con il canovaccio.

Cookie le finì in spalla, e prontamente Rebeca gli diede un biscottino secco ancor prima che parlasse. Accennò l'unico sorriso pigro che le era stato strappato dopo giorni. Quando il cenerino le mordicchiò la guancia.

"Tra meno di un ora saremo pronti per salpare di nuovo. Yoongi e Hope si stanno occupando della rotta, Jin sta dando una mano alla cirma, nel controllare le scorte e catalogare le rimanenze. Dobbiamo valutare una tappa prima di Caicos." Le disse il contrabbandiere, carezzandole la testa prima di passarle di fianco.

"E lui dov'è?" Jimin si fermò, portando lo straccio logoro sulla spalla, tirò su il mento indicando la coffa, da giorni non più proprietà di Hope.
Rebeca di conseguenza alzò lo sguardo, e gli occhi le scottarono per il sole rovente e la luce diretta.

"Sempre lì, prima gli ho portato da mangiare, ma..quei gabbiani sembrano diventati più famelici di lui" Rispose, prima di avviarsi nuovamente verso la vasca da bagno che lo stava aspettando. Rebeca rimase imbambolata ancora per qualche minuto, finché Nam non le diede una pacca sulla spalla per farla riprendere.

"Non devi sentirti in colpa Beca, è solo a causa di quel Damien se siamo in questa situazione del cazzo"

"In realtà non mi sentivo in colpa, ma per come lo hai detto, adesso mi sento anche peggio" In realtà quelle non erano le vere intenzioni del pirata, ma purtroppo Rebeca era diventata incredibilmente suscettibile nell'umore. Nam lasciò stare, filando dritto dietro a Jimin che era già scomparso.
La ragazza tornò a guardare in cima all'albero, dove non vide altro che un paio di stivali spuntare a penzoloni dalla pedana. Doveva fare qualcosa, eppure non sapeva bene come far incollare quella situazione, quando lei più di tutti aveva il cuore frantumato.

Si fece coraggio, arpionando con le dita la corda a mo' di ragnatela che pendeva dall'albero maestro e con tutte le sue forze si tirò su in modo da scalare quella matassa. Mise un piede dietro l'altro agganciando gli stivali alle celle, utilizzando così i legacci come fossero una grande scala, con le braccia fece forza per salire. Passo dopo passo, il pavimento della nave si faceva più lontano e il vento leggermente più forte.
Rebeca cercò ad ogni modo di non guardare giù, rischiando così di morire d'infarto. Se solo qualcuno della ciurma l'avesse vista fare un'azione così sconsiderata per una donna in dolce attesa, l'avrebbero fatta mangiare dagli squali.
La corda le scricchiolò sotto le dita, ma comunque rimase salda e poté continuare la risalita. Dondolò un po' troppo, ma superata la paura Rebeca strinse i denti e si gonfiò del coraggio che la fece avanzare oltre.
Tuttavia raggiunta la cima si rese conto di una cosa non da poco. La coffa era troppo stretta per due persone, ed essendo già occupata, lei sarebbe rimasta appesa come una bandierina al vento.
Ad un soffio da lei, seduto sul legno e con lo sguardo perso nel vuoto,
Rebeca vide il profilo del pirata che stava cercando.
Il ragazzo si voltò solo quando si rese conto di chi fosse venuto a trovarlo questa volta. Rebeca non l'aveva più visto da giorni, e rimase scossa da quella benda nera che gli copriva lo splendo occhio sinistro una volta color acqua marina.
Fortuna, le aveva raccontato Jungkook che fosse svenuta nel mentre lo avevano ripescato dal mare, perché il suo perfetto volto era stato sfigurato, e macabra era la ferita che gli aveva inferto quel pezzo di merda di Damien che lo aveva anche di conseguenza privato per metà della vista.
La cosa buona però, era che Taehyung fosse vivo e vegeto, nonostante da giorni passava le sue ore lì, in cima all'albero scendendo solo per il minimo necessario.
Rebeca sospirò e Taehyung la guardò con l'occhio buono, finendo però subito dopo con lo sguardo rivolto nuovamente verso l'orizzonte. Come se lì, potesse vedere qualcosa che gli altri non erano in grado nemmeno di percepire.

"Tae, perché non scendi?" Domandò, rimanendo incollata alle corde. Le braccia iniziavano a farle male, ma nulla le avrebbe impedito di tirare giù quel musone da lì.

"Non vi è motivo" Rispose con voce bassa. E Rebeca sapeva bene il perché. Il suo motivo se ne era andato per miglia in mare, come prigioniera e condannata a morte, ma nonostante ciò quella piccola speranza in lei non si era spenta. Eppure quella fiammella in Taehyung sembrava svanita del tutto. Come se quella luce fioca fosse scomparsa da un momento all'altro, portandolo in quello stato di depressione che non era per niente da lui. Rebeca stette qualche secondo in silenzio, finendo con l'ascoltare il rumore delle onde e il gracidare dei gabbiani non ancora sazzi.

"Tahyung, stiamo per ripartire e abbiamo bisogno del nostro timoniere. Ci servi tu per salvare Karen" A quel nome il pirata sembrò reagire con un piccolo spasmo, ma scomparve non appena i pensieri cupi del ragazzo tornarono a mangiargli il cervello.

"Salvare? Come si può salvare qualcuno che è sicuramente già morto?" Rispose, giocherellando con l'anello che portava all'indice.

"Non dire cazzate, non sappiamo se sia così e sono sicura che Damien non abbia intenzione di giustiziarla, almeno non finché non avrà il suo vero obbiettivo. Che adesso è appeso ad almeno dieci metri di altezza con solo qualche corda. Quindi o scendi giù, o mi lancio disotto, facendo scomparire l'ultima possibilità di salvezza del capitano e anche il suo adorato nipotino ancora non nato"

"Non me ne frega un cazzo"

Taehyung la guardò con occhi infiammati, e Rebeca resistette all'impulso di vuotare il sacco e ammettere che fosse tutta una farsa. Ma sembrò funzionare, perché il pirata mosse impercettibilmente l'angolo delle labbra, contrariamente alle sue parole.

"Ah così non ti interessa?" Rispose staccando la mano sinistra. Rimase appesa per miracolo, finendo con il dondolare pericolosamente sulle corde instabili. Un solo passo falso e l'equilibrio se ne sarebbe fottuto della sua buona volontà, facendola fracassare al suolo.

"Il povero e depresso Taehyung deve rimanere qui a piangersi addosso. Chissà cosa farebbe Karen se ti vedesse. Uno dei suoi migliori, se non il preferito, intento a perdere tempo invece di andare a salvarla. Scommetto che perderebbe interesse in te, magari se ne tornerebbe da Jimin che si sta dando tanto da fare per riaggiustare la nave e correre da lei" Non le piaceva dire quelle cose, ma stimolare la rabbia di Taehyung era l'unica cosa che avrebbe potuto farlo tornare con i piedi per terra.

Eppure non sembrava funzionare, anzi rischiava che fosse proprio Taehyung a spingerla disotto e togliersela dai piedi una volta per tutte.

"Stai rischiando grosso ragazzina" Ringhiò, stringendo le nocche. Una reazione che finalmente la portava da qualche parte.

"No, tu stai rischiando grosso! Hai questa occasione che stai sprecando inutilmente. Quando c'è la minima speranza che lei sia ancora viva lì da qualche parte e ci stia aspettando..ti stia spettando. Non sei riuscito nemmeno a dirle che l'amavi, eppure sono convinta che lei non aspetti altro, e vuoi farla rimanere con il dubbio che tu sia morto?!" Rebeca alzò talmente tanto la voce che il fiato la costrinse a respirare affannosamente.

"Sai come si sentirà mia sorella? Volete entrambi lasciarvi morire come due coglioni? Non eri te che disprezzavi Romeo e Giulietta? Non hai quell'irrefrenabile impulso di andare fino in fondo pur di salvarla!?"

Taehyung sgranò l'occhio e distese i nervi tesi delle guancie, le sue labbra si schiusero e fu allora che la ragazza puntò dritto al suo cuore.

"Non eri te che dicevi che non ha senso amarsi quando si finisce tutte e due sotto terra a farsi mangiare dai vermi, o in fondo al mare sbranati dai pesci?! Molto meglio scoparsi e viversi tra le lenzuola!, No Tae?!" Era talmente presa, che non si rese conto della corda che si spezzò tra le sue mani. Rebeca spinta dalla gravità si ritrovò a cadere all'indietro presa alla sprovvista.
Pensò a quanto fosse stato stupido quel gesto avventato.
Non voleva veramente gettarsi, eppure ironia della sorte, la fortuna le aveva reciso l'unico appiglio che la distanziava da una caduta mortale. Chiuse gli occhi e attese il momento stesso in cui si sarebbe schiantata, sicura di sfracellarsi al suolo come un pomodoro troppo maturo.
Non successe, ovviamente.
Taehyung le stava finalmente sorridendo, agganciato alla cima che aveva usato per gettarsi di sotto per acchiapparla al volo. Rebeca si sentì soddisfatta e decisamente sollevata, le aveva salvato la vita e l'aveva stretta a sé portandola fino a terra, lì dove la ragazza tentennò alcuni passi incerti in cerca dell'equilibrio perso a causa dell'adrenalina.
Lasciò andare il torace di Tae e fece qualche passo tremolante, finché non andò a sbattere contro il petto di Jungkook. Rebeca sorrise come una bambina colta con le mani nella marmellata, al pirata che aveva lo sguardo più intimidatorio che gli avesse mai visto in volto.

"Ciao, stavo..io stavo recuperando..avevamo bisogno del timoniere così pensavo.."

"Stavi per ammazzarti ecco cosa.." Rispose scocciato il ragazzo, finendo però con gli occhi sorpresi sulla figura di Taehyung a pochi passi da lui. accantonò quella vicenda, avrebbe fatto una lavata di capo a Rebeca più tardi, e ringraziò il compagno con un cenno del capo di tutto rispetto.

"Sei di nuovo dei nostri?" Domandò, porgendogli la mano. Taehyung la guardò schifato, prima di alzare gli occhi al cielo e stringerla in una amichevole riappacificazione.

"Non vorrei rovinare questo bel momento di ritrovo, ma dobbiamo andare e ancora non abbiamo un sostituto capitano" Intervenne Namjoon, incrociando le braccia al petto. Dietro di lui la bandana rosso fuoco di Hope- che lo rendeva inconfondibile- spiccò tra i marinai. Insieme ai capelli chiari di Yoongi e alle spalle larghe di Jin.

"Si, mi sto annoiando qui, e poi siamo tutti d'accordo su chi debba essere a guidare questa spedizione" Jimin era già dietro di lei, e si stava pulendo le unghie con un coltellaccio. Rebeca so sobbalzò per non averlo sentito arrivare nemmeno questa volta.

Ma come diavolo faceva?

Jungkook sorrise, dandole una pacca dietro al sedere. Rebeca, anche se sorpresa da quella poca galanteria, capì al volo e si sfilò il cappello di Karen solo per passarlo a Taehyung.

"Starà molto meglio a te" Disse.

Il pirata le sorrise, mostrandole i denti bianchi, e il suo occhio chiaro si infiammò di una luce intensa quando lo prese in mano. La benda nera che gli copriva l'occhio, nonostante nascondesse una ferita orribile, lo rendeva ancor più uomo rendendolo ancor più maturo e affascinate di quanto già non fosse. Una cicatrice sarebbe rimasta a ricordargli lì dove aveva fallito e continuava a far male. Ma quando Taehyung afferrò il timone e si mise in testa tricorno della donna che andavano a riprendersi, le sussultò il cuore.
Rebeca strinse il palmo della mano che Jungkook le aveva poggiato sul ventre e felice, lasciò che le schioccasse un tenero bacio tra i capelli.

La bandiera del Cigno Nero iniziò a svolazzare fiera, battendo sull'albero maestro. I venti sembravano favorevoli e issate le vele la nave iniziò a prendere velocità sulle onde cristalline. I mozzi gridarono di gioia quando il veliero riuscì finalmente a salpare per mare.

"In alto i colori, razza di mezze seghe!" Ringhiò Taehyung esuberante in quella nuova veste da comandante. Facendo sorridere tutti. Ricordò molto qualcuno di loro conoscenza.

"Si va a Caicos! Abbiamo un cazzo di capitano da recuperare!" Urlò, sfoggiando il suo miglior sorriso d'intraprendenza.

E il Cigno Nero, senza temere nuove sfide e a favore di vento, partì per una nuova avventura.
Pericolosa, amara, ma anche avvincente e romantica.

Ma questa, ciurma.. sarà un'altra storia.
 

-Fine.

🏴‍☠️Angolo della ciurma:

Allora ciurma, quest'avventura per ora finisce qui. Sono veramente felice di aver intrapreso questo viaggio con voi, che mi avete sostenuto tanto, interagendo molto con la storia, e facendomi divertire come una pazza nei commenti. Grazie di cuore💜

Spero di aver concluso secondo le vostre aspettative, Tae è vivo, i protagonisti anche, ma ovviamente in futuro è già in progetto un volume 2 . JK e Rebeca saranno comunque molto presenti, ma si andrà soprattutto a scavare nel profondo del nostro timoniere e forse..ci sarà qualche nuova sorpresa?😏

Bene, non mi resta che ringraziarvi ancora e augurarvi tante cose belle💜

Un bacione e alla prossima 😘
ChiarazZz 🖤

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