Demiurgo

di Dioni
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Un uomo e il suo prezzo ***
Capitolo 2: *** La sacerdotessa ***
Capitolo 3: *** L'imboscata ***
Capitolo 4: *** Zanne e artigli ***
Capitolo 5: *** Gioco di squadra ***
Capitolo 6: *** Veni Vidi Vici ***
Capitolo 7: *** La città dalle bianche mura ***
Capitolo 8: *** La torre di Aegis ***
Capitolo 9: *** Accordo ***
Capitolo 10: *** Faccia a faccia con l'invasore ***
Capitolo 11: *** La furia alata ***
Capitolo 12: *** Una vecchia conoscenza ***
Capitolo 13: *** Un trattamento inaspettato ***
Capitolo 14: *** Intrusione ***
Capitolo 15: *** Altro giorno, altro incontro ***
Capitolo 16: *** Una tregua instabile ***
Capitolo 17: *** I pitagorici ***
Capitolo 18: *** Partenza ***
Capitolo 19: *** Trappola a Cherunensis ***
Capitolo 20: *** Tra l'incudine e il martello ***
Capitolo 21: *** Indigitamenta ***
Capitolo 22: *** Punizione ***
Capitolo 23: *** Innocenza e colpevolezza ***
Capitolo 24: *** Tra i campi di grano ***
Capitolo 25: *** Il fuoco della rabbia ***
Capitolo 26: *** Spirito e uomo ***
Capitolo 27: *** Odio ***
Capitolo 28: *** Il fuoco della passione,la forza dell'ambizione ***
Capitolo 29: *** Il medico ***
Capitolo 30: *** Un passato colmo di dolore ***



Capitolo 1
*** Un uomo e il suo prezzo ***


L'aria era pregna di umidità dove fredde mura di pietra erano segnate dalla presenza di muffa, indicando di come la sotto l'ambiente fosse poco curato e dismesso da tempo.

Nel mentre, una figura magra sedeva su di un vecchio scranno di legno,che posava vicino ad una grande tavola ricoperta interamente di pergamene e papiri, i cui testi lasciavano traccia di chissà quali misteri, ormai perduti da tempo.

Geroglifico,runico,cuneiforme,latino,più e più lingue testimoniavano la presenza degli scritti di più culture all'interno di quella camera sotterranea,eppure lui non riusciva a trovare quello che più gli interessava.

L'uomo era vestito di un lungo abito blu,vecchio,logoro e segnato dalle intemperie,con un cappuccio tenuto sopra la testa e che l'unica cosa che faceva vedere del volto era la lunga barba che arrivava allo sterno.

Leggeva avidamente il contenuto dell'ennesimo scritto in latino,un altro foglio originario dell'impero,faceva fatica a scrutare quelle informazioni,non che la lucerna ad olio posta sul tavolo non aiutasse, ma la vista non era più quella di una volta.

"La vecchiaia è una brutta bestia".

Disse l'uomo con voce stanca e provata,erano ore che si era introdotto la sotto,in quella rovina ormai dimenticata da tempo,la cui unica testimonianza della sua esistenza era un antro artificiale,con due colonne doriche scolpite nella roccia.

Una volta passato l'ingresso l'uomo aveva attraversato camere sotterrane, una grande sala disabitata ed infine la trovò.

La biblioteca.

Una camera molto grande, abbastanza da poterci tenere un intero reggimento, interi scaffali ,ormai marci e corrosi dal tempo,facevano da testimoni silenziosi,di un epoca ormai lontana.

Tutto si stava svolgendo con una lunga e monotona calma,quando all'improvviso,notò un punto in particolare,dopo tanto passato su quei fogli era giunto ad un punto interessante.

Per sicurezza passò col dito sotto la parte interessata,come a sottolineare quello specifico paragrafo,poi girò la pergamena,costatando quello che cercava tanto ardentemente.

La figura di uomo nudo,glabro,con la testa di un leone e con un serpente ad avvolgerne il corpo.

"Eccoti,sapevo che ti avrei trovato qui".

E con queste ultime parole si alzò dallo scranno,arrotolò la pergamena e se la mise all'interno delle sue vesti.

Poi spostò lo sguardo verso un bastone,era appoggiato al tavolo,aveva un lungo corpo di legno con una delle estremità appuntita,per molto tempo gli era stato utile come appoggio per i lunghi viaggi e occasionalmente come arma improvvisata.

Lo recuperò,prese anche la lucerna e se n'è andò ripercorrendo la strada per l'ingresso della rovina.

Ormai,l'utilità di quel posto era passata in secondo piano.

"Mi chiedo,se i tempi non siano maturi."

E se ne andò,lasciando che l'oscurità e il silenzio tornassero a dimorare in quel luogo.



Il sole splendeva come non mai e nel cielo dominava un azzurro limpido e senza nuvole.

L'estate portava con se un aria calda e piena di vita,ma quella mattina soffiava un vento leggero e piacevolmente giocoso,quella doveva essere una bella giornata.

Era quello che pensava un uomo,a cavallo di una stupenda giumenta pezzata,magra e dalla corporatura leggera,con addosso una semplice sella di cuoio.

Il suo cavaliere era un uomo alto,dai lunghi capelli neri,occhi marroni dallo sguardo vivace e una barba rada e incolta gli copriva volto.

Indossava una corazza di bronzo e le braccia erano scoperte,sotto indossava un gonnellino in stoffa bianca e ai piedi portava dei calzari di cuoio e poco sopra di essi due gambali di bronzo coprivano gli stinchi e le ginocchia.

Per la sua difesa personale era solito portare una corta spada monofilare,leggermente ricurva verso l'interno e con una punta particolarmente acuminata,mentre su un fianco del cavallo,avvolta da un lungo panno di lana e legata con delle strisce di cuoio,vi era custodita una lancia.

Guardava l'ambiente intorno a lui,una vasta distesa di erba verde chiaro é di tanto un cipresso compariva alla sua vista.

In quel momento stava percorrendo una strada sterrata è più là lo vide.

Il villaggio di Lenistos.

"Già sento l'odore della ricompensa."

E con l'idea di una cospicua somma di denaro sbatté le briglie e con i talloni picchiettò leggermente i fianchi del cavallo,spingendo la cavalcatura ad una leggera corsa verso il piccolo centro abitato.

Ci mise poco a raggiungere il villaggio,quel piccolo insieme di case mescolate tra di loro,alcune di esse dotato di un piccolo recinto per i maiali o le oche,era presenti anche le botteghe di un fabbro e di un calzolaio e un piccolo tempio dedicato a Cerere,divinità il cui culto era comune tra gli agricoltori,gli allevatori e tutto ciò che aveva a che fare con la campagna.

Ma non erano quelli gli edifici che attiravano la sua attenzione,no,lui era tornato li per giungere al posto più chiassoso dei dintorni,la taverna.

Era una semplice costruzione di legno a due piani,dotata di qualche finestra e un tetto di paglia e una vecchia stalla sul retro per poter far riposare i cavalli.

L'uomo si avvicinò all'edificio,scese dal cavallo e portò l'animale in una delle celle della stalla,dove la sua cavalcatura si sarebbe potuta rifocillare di foraggio e riposare le membra.

Spogliò l'animale della sella,delle briglie,delle sue armi e di un grosso sacco imbrattato di sangue che l'animale trasportava sopra il posteriore,legò la spada al fianco e la lancia dietro la schiena e infine prese il sacco,per poi dirigersi verso l'entrata.

Una volta entrato riconobbe un ambiente rumoroso e pieno di vita,urla,schiamazzi e grida erano sempre presenti in questo genere di ambienti,i contadini che si fanno due chiacchiere parlando del più e del meno,giovani avventurieri che freschi di carriera si riempivano lo stomaco e discutevano di quale richiesta,dietro lauto compenso o una coraggiosa impresa da intramprendere in nome della gloria ,chi poteva dire se quello non fosse il loro ultimo pasto?

Tra le tante persone che c'erano la dentro però n'è cercava solo una in particolare è anche molto appariscente,che vide molto facilmente.

Era seduto ad un tavolo,vicino ad un angolo della taverna,era vestito di un lungo abito rosso,con il simbolo di un aquila dorata cucita nella parte sinistra del petto,dal viso sembrava un ragazzo,forse aveva quindici o sedici anni,ma poco gli importava,tanto,mica doveva farci conoscenza.

Si avvicinò al giovane,con aria strafottente e arrogante,cosa che faceva molto spesso e con molte persone.

"Sono qui per quella richiesta riguardo l'uccisione di quel grosso lupo che ha fatto la tana vicino alla strada maestra,ho ucciso la bestia insieme al suo branco,ora sono qui per la ricompensa".

Il ragazzo quasi intimorito si rivolse all'uomo con una certa timidezza.

"M-ma certo,ha qualcosa che dimostra ciò che afferma?"

"Giudica tu."

E in un istante l'uomo svuotò il contenuto del sacco sul tavolo è senza troppe finezze,sul tavolo ricadde la testa mozzata di una grossa bestia,sembrava la testa di un lupo,ma era innaturalmente grande,tanto che in dimensioni eguagliava quella di un cavallo,grosse zanne lunghe,bianche,spesse come un pollice,ricoprivano la grande bocca,che con la lingua sul tavolo emanava un incredibile puzzo di morte,mentre gli occhi,una volta vispi e feroci in quel momento parvero spenti e privi di qualsivoglia traccia di vita, ormai passata violentemente.

Il ragazzo saltò sulla sedia, non aspettandosi di certo una cosa simile, sarebbero bastati anche una zanna, oppure un occhio per confermare la sua morte, i mezzi per accertarsi della veridicità dei fatti certo non mancavano.

"Non hai idea di quanto sia stato difficile tranciare le ossa del collo, il bastardo ha voluto farmi sudare anche da morto".

"Capisco..."

Disse il ragazzo fortemente impressionato dalla cosa.

"Allora, questi soldi?"

Disse l'uomo un po' impaziente.

Il ragazzo si riprese dal macabro spettacolo che aveva di fronte e si rivolse di nuovo al suo interlocutore.

"Si si, subito.

Il ragazzo si affrettò a infilare una mano dentro la veste e n'è estrasse un piccolo sacchetto di cuoio,lo mise davanti agli occhi e poi pronunciò qualcosa che l'uomo non capì bene.

"Ecco la sua paga, duemila cesari d'argento."

Disse il ragazzo consegnando il compenso al proprietario della somma, che appena ricevuto in mano fece saltellare il sacchetto, compiacendosi della ricompensa tanto agognata.

"E stato un vero piacere"

E così dicendo, l'uomo si allontanò verso uno dei tavoli vuoti della locanda, pregustando l'idea del lauto pasto, che tra poco avrebbe mangiato in tutta tranquillità.

L’uomo passò una giornata piuttosto tranquilla, dopo aver ricevuto la sua paga per il lavoro svolto, ordinò una zuppa di lattuga, carote e lenticchie accompagnata con pane sfornato nella mattinata, seguita da quaglia, aromatizzata con rosmarino e salvia e da bere un anfora di vino rosso, dal sapore corposo e deciso.

Un pranzo da re, infondo se lo era meritato, dopo tutta la fatica che aveva fatto per stanare la bestia. Si era svegliato poco prima dell’alba, con l’aria fresca del mattino ad accoglierlo al suo risveglio, dormendo all’addiaccio, con un paio di pelli di pecora a tenerlo caldo vicino al fuoco e come colazione solo pane raffermo e carne di coniglio sotto sale, spense il fuoco e poi andò a caccia.

Il grosso lupo aveva fatto la tana in un boschetto vicino alla strada principale, da qualche tempo, mercanti, messaggeri, pellegrini e una truppa a cavallo dell’esercito imperiale, si erano imbattuti nel famelico predatore, fortuna che qualcuno stanco della situazione aveva fatto richiesta alla prefettura locale di lasciare volantini su di una cospicua somma di denaro a chi avesse ucciso la bestia.

Fortuna per lui che di avventurieri c’è n’erano pochi, avere a che fare con mostri e individui di ogni sorta non era una vita facile. Orchi, goblin, non morti, maghi folli, briganti, cultisti invasati, licantropi, grifoni, draghi e la lista andava ancora avanti.

Fortuna che a lui era toccato solo un lupo più grosso del normale.

Seguì le tracce con minuziosa precisione, piano piano, lentamente, il più silenzioso possibile, fino a che non la vide.

La tana della bestia.

Un buco scavato a lato di un grosso rialzamento di terra, all’apparenza sembrava un luogo tranquillo, ma il buon senso gli diceva che era meglio non fidarsi troppo delle apparenze, per questo aveva già estratto la lancia dalla sua custodia e la impugnò, con presa salda e sicura.

Si avvicinò, quatto quatto, restando il più possibile sottovento, per non far sentire alla creatura il suo odore, cosa che lo avrebbe messo in serio svantaggio, dato che combattere un lupo in una foresta era già di per se un azzardo, specie se le voci dicevano fosse grande quanto un bue e che aveva una certa passione per la carne umana.

Si avvicinò alla grotta, mentre puntava l’arma verso l’antro della tana, in attesa che la creatura attaccasse, ma non succedeva nulla, non un ringhio, un guaito o qualsiasi altro verso giungeva dall’entrata, era strano, troppo strano, c’era qualcosa che non quadrava.

Poi, fu assalito da un dubbio, forse non era lui che si stava avvicinando alla bestia, forse, era tutto l’opposto.

Ruotò gli occhi, da un lato all’altro del suo campo visivo, ma non scorgeva nulla, per istinto cominciò a indietreggiare lentamente, mantenendo la stessa identica posizione, non voleva dare alla bestia l’idea di essersi accorto della situazione a suo svantaggio, no, era meglio restare calmi, non avrebbe permesso a quel lupo troppo cresciuto di mangiare la foglia.

I suoi muscoli erano tesi, la sua attenzione verso l’ambiente circostante era al massimo, doveva solo attendere, essere paziente, poi l’occasione si sarebbe presentata da se.

Infatti, era proprio quello che accadde.

Un leggero rumore di passi simile al galoppo di un cavallo si fece sentire nell’aria, poi, ebbe la conferma subito dopo, quando il suono di un ramo spezzato lo fece girare verso di lui.

Ed infine, lo vide, un grosso lupo, dal pelo grigio, molto più grande dei suoi simili, con occhi grandi quanto il pugno di un uomo e una bocca così larga da inghiottire un bambino, se lo ritrovo davanti intento a balzargli addosso con tutto il suo peso.

Prontamente l’uomo schivò l’assalitore con prontezza, schivando all’ultimo le zanne e con la stessa velocità contrattaccò, menando un fendente di taglio al costato dello sproporzionato molosso.

Subito si girò puntando la lancia verso la fronte del lupo, in modo dargli fastidio, ma anche per ostacolarne la visuale.

Certo che sei bello grosso,spero che tu valga tanto oro quanto pesi”.

Disse l’uomo parlando tra se e se.

La creatura cercò divincolarsi dalla punta dell’arma, ma il suo avversario continuava a tenerlo a distanza, sfruttando la gittata della lancia per creare una sua zona sicura, abbastanza lontana dai letali morsi della creatura.

Il lupo tentava di avvicinarsi,continuando a mordere la parte lignea dell'arma,nel tentativo di strappare via la lancia dalle mani dell'uomo,ma senza ottenere alcun vantaggio,d'altro canto però il suo avversario umano tentava di colpire la grande bestia,ma nonostante la sua stazza il lupo sembrava possedere riflessi molto più svelti di quelli che dava a vedere.

All'improvviso però la situazione cambiò totalmente,con un balzo improvviso,il grosso l'enorme bestia approfittò di colpo di lancia andato a vuoto per compiere un balzo,superare l'arma e affondare i denti nella testa dell'umano,prontamente però l'uomo rotolò in avanti evitando dal basso l'ennesimo morso che avrebbe potuto staccargli la testa e la bestia oltrepassò la sua preda.

Era giunto il tempo di porre fine alla partita, sia l'uomo che il lupo sapevano che quello era il momento adatto per portare il colpo decisivo.

Entrambi cercarono di riprendere posizione il più velocemente possibile,ma per quanto l'uomo potesse essere veloce il lupo lo fu di più,che si era subito girato e che aveva deciso di dare l'ultima carica contro il suo inseguitore,tuttavia l'uomo non ebbe altra scelta se non tentare il tutto per tutto,era ancora posato su di un ginocchio quando decise di tenere la lancia con una mano sola,portare il braccio fin dietro la testa,tendere il forte bicipite e fletterlo al massimo della tensione,prendere bene la mira e poi,scagliò la lancia.

Il volo dell'arma durò poco,poiché centrò la creatura,penetrando la gola e giungendo fino al cuore,che adesso era ridotto ad un colabrodo,facendo così precipitare la bestia al suolo,senza grazia,senza posa,solo il nudo terreno ad attutire il suo corpo ormai prossimo alla morte.

L'uomo si rialzò,si avvicinò all'animale e poi lo guardò dritto negli occhi,non più lo sguardo del predatore,feroce e indomito,ma la bestia sofferente che con occhi lucidi e carichi di sofferenza trasmettevano il dolore che stava provando in quel momento.

L'umano di fronte a lui sembrò indifferente alla cosa,il suo viso non trasmetteva gioia,n'è rimorso,n'è rabbia,era li,mentre lo fissava estrasse la spada,con una mano strinse sul manico e con l'altra sul pomolo,poco alla volta mise la punta della spada alla base del collo e lo fissò dritto negli occhi,per l'ultima volta.

Nulla di personale”

Disse l'uomo con assoluta tranquillità,per poi affondare il colpo con entrambe le mani,tranciando l'ultimo fiato di vita del grande lupo,il divoratore di passanti era morto,ma lui da tutto questo non aveva tratto nessuna gioia,in compenso avrebbe tratto una somma generosa.

Ed ora era li,in taverna a riempirsi lo stomaco con quel denaro faticosamente sudato,un lavoro come un altro,tanto peggio,tanto meglio.

Tra non molto il ragazzo,quello dalla quale aveva ricevuto il denaro,avrebbe informato i suoi superiori presso la prefettura che poi avrebbe dato l'ordine di togliere la richiesta del mercante,dato che ormai il compito era stato portato a termine,ma infondo a lui cosa importava della burocrazia? Lui aveva fatto la sua parte,del resto non gli importava più nulla.

Nel pomeriggio passò da un fabbro presente nel villaggio,una piccola fucina,nulla di straordinario,ci andò per far rifare il filo alle armi,dato che si era rovinate contro il lupo,sopratutto la spada,che non era adatta per essere utilizzata come coltello da macellaio e a lavoro completato pagò e se ne andò.

Passò il resto della serata senza fare nulla di particolare,affittò una stanza,nella quale si fece portare la cena,questa volta mangiò solo qualche tozzo di pane accompagnato con un po' di garum,una salsa ottenuta con le interiora di pesce lasciate fermentare sotto sale,mangiava seduto ad un piccolo tavolino di legno mentre consultava una mappa della regione,se avesse continuato nel suo percorso presto si sarebbe avvicinato ad Aegis,la città stato che non si era piegata di fronte alle legioni dell'impero di Nova,la potenza incontrastata che da più di sette secoli dominava svettando le sue bandiere rosso sangue e le sue aquile dorate in giro per il mondo conosciuto,dalle montagne di ferro dominate dai nani del picco del drago,al reame di Marathel,dimora degli elfi silenti,fino a giungere ai confini con il sabbioso regno di Amenosi,dove pochi avevano visto di persona le grandi piramidi di pietra,rivestite di stucco bianco e dalla punta d'oro,fino al mare di ghiaccio,oltre la quale si dicesse che popoli primitivi e selvaggi vivessero a contatto con divinità sanguinare e che praticassero culti altrettanto brutali.

Insieme al suo destriero,si era avventurato per una buona parte dell'impero,viveva alla giornata,senza preoccuparsi troppo del futuro,buona parte del denaro che spendeva veniva da quelle commissioni che solitamente pochi osavano accettare,avventuriero,cacciatore di taglie,guardia del corpo,insomma,tutti lavori che una lama vagabonda come lui potesse accettare,non ricordava nemmeno da quanto tempo ormai era in viaggio, ma che importanza aveva pensarci adesso? Nessuna,caricarsi di pensieri inutili non serviva a niente.

Passò un ora ed infine chiuse la mappa e decise di andare a dormire,si tolse l'armatura,poi le vesti,restando solo con un perizoma di cotone addosso e si coricò a letto,in attesa che il sonno prendesse il sopravvento. Passarono poco più di due ore,a stento era riuscito a riposarsi quando sentì un rumore di passi,che pian piano si avvicinavano verso di lui,restò calmo,con gli occhi ancora chiusi,non voleva dare l'impressione all'intruso di essere sveglio,poi appena fu sicuro della sua mossa agì. Aprì gli occhi,notando nella penombra della stanza la lama di un pugnale puntata sopra di lui,le sue mani si mossero più velocemente della sua mente,afferrando il polso del suo aggressore e con l'altra mano andò a prendere il pollice della mano estranea,l'afferrò saldamente e glielo torse a tal punto da rischiare di spezzarglielo.

La mano si aprì lasciando che la lama cadesse innocua sul pavimento e nel mentre,il guerriero avanzò il suo contrattacco,liberandosi con un veloce movimento di gambe e con una di esse tirò un calcio con la pianta del piede verso l'addome del suo avversario,che per reazione al colpo fu spinto a terra,non ebbe nemmeno il tempo di agire che subito si ritrovò la sua mancata vittima sopra di lui,con un ginocchio appoggiato sullo sterno,impedendogli sia di muoversi che di respirare normalmente e con l'altra gamba appoggiata a terra.

Il guerriero sferrò un diretto dritto al setto nasale del suo aggressore,con tale forza che gli fece sbattere la testa contro il pavimento.

Perché hai cercato di uccidermi?”

Disse lui freddo e tagliente.

Si accorse che l'intruso era vestito con una semplice veste di cotone grezzo nera e sulla schiena portava un mantello del medesimo colore dotato di un cappuccio.

Il guerriero proveniente da una terra senza più nome giungerà a cavallo,per incontrare colei che lo spingerà verso il suo destino,la profezia diceva il vero”.

L'uomo ebbe l'impressione di parlare con un folle,di cosa stava parlando?E perché mai,qualcuno,in questo caso una donna,avrebbe dovuto condurlo verso cosa?Il destino?Lui?Era un guerriero che viveva la vita di tutti i giorni solo allo scopo di restare in vita,non aveva obbiettivi,non aveva grandi ideali per la quale combattere,lui uccideva per mangiare,bere,dormire,mostro o persona che fosse,quel genere di scemenze non gli interessavano.

Tu stai male,sicuro di non aver assunto troppa Belladonna?”

Ridi pure,ma il fato e già scritto,presto o tardi te ne renderai conto anche tu.

Se lo dici tu...”

E detto questo l'uomo sferrò un poderoso gancio verso la mascella del suo aggressore che svenne al momento dell'impatto,il guerriero si alzò e decise di vestirsi di fretta è furia,infilò le vesti,mise la corazza è una volta riarmato uscì dalla stanza,diretto verso le stalle,non sarebbe rimasto un attimo di più in quel posto,dato che a quanto pare,qualcuno voleva fargli al pelle. Non sapeva perché,non gli interessava e sopratutto non voleva restare per scoprirlo. Uscì dalla porta e subito scese al piano inferiore,dove ad attenderlo c'erano due altri loschi individui,vestiti ed armati allo stesso modo dell'aggressore precedente.

L'oblio ti attende,guerriero”

Ma che problemi avete nella testa?”

A quel punto estrasse la spada e avanzò verso i due sconosciuti,era calmo e sicuro delle sue capacità,teneva la spada vicino alla coscia,senza nemmeno mettersi in posizione di guardia,tanto aveva fiducia nelle sue capacità. I due assalitori si lanciarono addosso al loro bersaglio con i pugnali stretti nel pugno,contavano nel fatto di essere in due per poterlo sopprimere con facilità. Colpì il primo con un rude affondo che all'uomo bastò scartare di lato col busto per farlo avanzare oltre la sua posizione e fargli mancare il bersaglio,mentre il secondo attaccò di lato con un colpo orizzontale che venne subito parato,quello fu il momento di rispondere all'aggressione. Per prima cosa colpì il secondo incappucciato con un affondo laterale verso il collo,che penetrò facilmente nella carne e passò le ossa del collo da parte a parte,uccidendolo all'istante,il guerriero estrasse la lama facendo cadere il corpo a terra,per poi rivolgersi verso il primo uomo.

Riprovaci,magari sarai più fortunato”.

Disse l'uomo con fare arrogante,appena vide il suo avversario riprendersi gli corse in contro e con un breve scatto gli si avvicinò e con un fendente verticale,dall'alto verso il basso fece uno squarcio che andava dalla spalla fino al basso ventre e senza dargli il tempo di reagire,sarebbe morto nel giro di poco.

E invece no”

Era meglio andarsene finché poteva,le persone alloggiate nelle stanze si sarebbero svegliate a breve e non sarebbe voluto restare li a farsi farsi fare domande sull'accaduto,meglio andarsene il più presto possibile.

Uscì dalla porta e si diresse immediatamente verso le stalle,una volta giunto si avvicinò nel punto in cui aveva lasciato la sua cavalcatura e quando arrivò notò che la sua cavalla stava bene,la cosa lo confortava molto,anche se nella fretta non lo diede a vedere,di fretta e furia riuscì a legare la sella all'animale per poi salirvici in groppa.

Più veloce del vento Briseide”

La giumenta si lanciò fuori dal suo recinto ma la sua corsa non ebbe nemmeno il tempo di cominciare che subito altri loschi individui erano giunti alle stalle,questa volta erano almeno una ventina,in gran numero potevano sembrare pericolosi,ma se presi singolarmente erano piuttosto scarsi nel combattimento ravvicinato,senza contare che loro erano a piedi e lui invece aveva un cavallo,per tanto combatteva da una posizione privilegiata,si,avrebbe potuto farcela anche in questa occasione,estrasse la lancia tenendola con una sola mano,mentre con l'altra teneva le briglie.

Sotto a chi tocca”.

Disse lui con fare di sfida,mentre con la lancia puntava nel mucchio di fronte a lui. A quella risposta tutti gli incappucciati si lanciarono verso l'uomo con foga omicida e i pugnali alla mano,in risposta il cavaliere si lanciò con il suo cavallo in carica improvvisa,mentre con la lancia puntava a quello più vicino alla punta della sua arma. Tutto sembrava andare come da programma per l'uomo,quando all'improvviso due sibili perforarono l'aria. Due degli aggressori si trovarono a terra,con due frecce conficcate nel torace,che causarono una grave emorragia facendo finire grandi quantità di sangue sul terreno che subito si coprì di rosso. Nello stesso dal fondo del gruppo si fece sentire un altro suono,questa volta più sordo e grossolano,poi lo videro tutti,un piccolo essere dalla vaga forma umanoide,sembrava una sorta di omino alto all'incirca un metro e mezzo e con gli arti corti e tozzi,ma compensava la bassa statura con muscoli gonfi,una folta barba nera e cattive intenzioni,il suo corpo era rivestito da protezioni in acciaio e tra le mani reggeva un maglio,un grosso martello da lungo manico e la testa pesante almeno una ventina di chili ed era sporca di sangue,infatti,uno degli incappucciati giaceva a terra,con la testa fracassata e frammenti di ossa e cervello erano sparsi tutt'attorno,il suo corpo si muoveva ancora per via degli spasmi dovuti al letale trauma cranico.

CHI DI VOI BASTARDI VUOLE UN MAL DI TESTA?”

Disse lo strano essere con una nota di tronfio orgoglio,mentre tra le mani faceva ruotare la pesante arma,in segno di quanto fosse abile con quello strumento di morte. A quel punto confusi,gli assalitori non seppero più chi aggredire e presi da chissà cosa cominciarono a dividersi in due gruppi più piccoli,diviso tra chi voleva fronteggiare il cavaliere e chi il nuovo arrivato.

PER IL DEMIURGO”

Gridarono gli incappucciati all'unisono in preda ad un euforia omicida,l'uomo non restò a guardare impassibile,con un veloce colpo di entrambi i talloni alle costole della cavalcatura istigò l'animale a caricare,mentre con la lancia,dritta davanti a lui puntò a due degli aggressori,li colpì entrambi,prima uno al petto e poi l'altro alla gola e nel frattempo altre due frecce giunsero in suo soccorso mentre altri due incappucciati volevano prendere l'animale di spalle. Dall'altra parte invece il piccolo uomo stava mulinando il grosso martello,fracassando teste,gabbie toraciche,uno era stato persino preso ad una gamba così violentemente che la rotula si spezzò uscendo dal ginocchio e spezzandosi come se fosse un bastoncino. Presto il tutto si ridusse ad un vero e proprio bagno di sangue,ossa spezzate,organi bucati e ci fu anche un calpestamento da parte della giumenta,che presa dallo scontro non si accorse di aver investito uno degli aggressori che era ancora vivo e che la forza dell'urto,unito al peso dell'animale lo uccise senza troppe cerimonie.

L'ultimo fu preso da un colpo di lancia che gli trapasso lo sterno da parte a parte,riducendo ad un colabrodo ,infine si rivolse all'unico salvatore che riusciva a vedere in quel momento.

Grazie per l'intervento nano,ma c'è l'avrei fatta anche da solo”

Sentendo quelle parole lo straniero gli puntò contro la testa del martello,reggendo quella pesante arma con un braccio solo.

Non n'è dubito ragazzo,ma hai troppa fiducia nelle tue capacità,metti caso che avessero colpito il cavallo con un colpo ben assestato,tu saresti finito a terra e forse non avresti avuto il tempo di rialzarti che subito ti sarebbe saltati addosso e po ti avrebbero tagliato la gola,non ci avevi pensato vero?”

Perché avrei dovuto? Avevano delle capacità combattive decisamente scarse,per non parlare che erano stupidi quanto un troll,ma comunque,grazie per l'aiuto ed ora,sei mi vuoi scusare,preferisco andarmene finché posso,ci si vede in giro.

Girò il cavallo in direzione dell'uscita del villaggio,stava per spronare il cavallo a correre,via da li,lontano da quel delirio,da quelle specie di folle assalto alla sua vita,per chissà quale motivo vi era rimasto invischiato,forse erano seguaci di chissà quale culto esoterico privo di ogni logica accettabile,né giravano molti in giro e ogni tanto aveva accettato di sbarazzarsi di qualche setta minore in cambio di una lauta ricompensa,comunque,non era affatto un suo problema,quindi,se né sarebbe andato.

O forse no.

Prima ancora che l'animale potesse scattare un altra freccia giunse vicino a lui,questa volta finì di fronte al cavallo,poco distante dal muso,che tuttavia non intaccò in alcun modo la pelle dell'animale,che però si spaventò e si tirò sulle zampe inferiori,impennandosi per lo spavento.

Temo che tu non te ne possa andare straniero,i problemi che hai affrontato stasera riguardano ben più di un semplice attacco da parte di semplici invasati”

La voce che sentì proveniva da un ombra e possedeva un timbro maschile,proiettata tra due case accostate tra di loro,dalla quale uscì una figura alta e longilinea,indossava protezioni di cuoi che gli coprivano il torace e le braccia,mentre alle mani portava dei sottili guanti pelle,sopra le protezioni portava un cappuccio verde scuro che gli copriva il volto e sotto di esso un lungo mantello del medesimo coloro con sopra il ricamo della testa di un barbagianni,mentre dalla vita in giù portava un lungo pantalone bianco e un paio di stivali.

Tra le mani teneva un lungo arco,dal legno liscio e ben lavorato,sulla quale intagli simili a rami e incisioni di temi floreali percorrevano tutta la superficie dell'arma,da sotto il mantello spuntava una faretra ricolma di frecce. Aveva intuito qualcosa su chi potesse già durante il combattimento,quel tipo di precisione,quell'assoluta padronanza del tiro,della traiettoria,anche durante una mischia così improvvisata,ma poi quando lo vide non ebbe più alcun dubbio,non per i vestiti che portava,ma per il modo di muoversi e la calma nel parlare,non aveva bisogno di guardarlo in faccia per capire con cosa avesse a che fare.

Un elfo,devo ammettere che questa serata si sta facendo sempre più strana,un branco di pazzi,un nano,un elfo e poi cosa?L'idra la tirate fuori all'ultimo?

L'elfo e il nano videro l'umano farsi beffe della situazione,come se la cosa fosse uno scherzo per lui e nel mentre un sorriso sornione e ironico si allargava sul suo viso leggermente barbuto,gli altri due restarono immobili,si scambiarono un occhiata di incredulità,davvero erano giunti in soccorso di uomo simile?Un completo menefreghista che sembrava prendere la cosa come se fosse uno scherzo?A quel punto avrebbero voluto andarsene,ma avevano un compito da portare a termine,costi quel che costi.

Siamo venuti a prenderti,Milziade”.

A sentire quel nome l'uomo cambiò totalmente espressione,se prima sembrava burlarsi dei suoi salvatori ora invece sembrava più serio che mai,il suo sguardo si fece tagliente,un accenno di rabbia gli si poteva leggere negli occhi,quegli occhi tanto rancorosi da poter infilzare un uomo solo guardandolo.

Chi ti ha dato questo nome?”

Colei che devi incontrare,era da tempo che ti stava aspettando”.

Salve a tutti,questa è la prima volta che pubblico una storia originale e vi ringrazio per aver letto il primo capitolo sperando che sia stato di vostro gradimento,fatemi sapere cosa ne pensate,ciao =).

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Capitolo 2
*** La sacerdotessa ***


Non ci volle molto prima che seguisse silenziosamente quei due individui,erano sbucati chissà come e lo aveva aiutato con quella banda di invasati senza battere ciglio,come se il loro intervento fosse in qualche modo obbligatorio,chi erano e perché volevano che incontrasse questa donna?E sopratutto chi era colei che doveva incontrare,l'aveva nominata quell'incappucciato che aveva tentato di assassinarlo e persino quell'elfo aveva accennato a lei,era così importante che lui la conoscesse? E se si perché mai? Aveva le idee troppo confuse per dare un senso logico a tutto questo,era notte fonda,aveva dormito poco e soprattutto non voleva averci niente a che fare con questa storia,ma a quel punto tanto valeva seguirli,almeno non avrebbe rischiato di ritrovarsi con una freccia nel cranio,oppure una martellata sulla spina dorsale,doveva stare attento a ciò che faceva,ma per ora si sarebbe accontentato di seguirli,poi,avrebbe visto il da farsi. Si diressero fuori il villaggio,poco oltre le protezioni di legno dove li un cavallo era stato legato ad un albero solitario,coperto dalle ombre della notte.

Gordlack,tu sali dietro”

Disse l'elfo dopo aver slegato l'animale e poi salirvici,il nano sembrava infastidito dalla cosa.

Perché devo salirci sempre io dietro al ronzino?”

Perché tu sei quello più basso e poi il cavallo e mio,quindi decido io dove stai”

Lo saprei condurre meglio di te questo coso,lasciami le redini”

Te lo scordi e poi con la statura che ti ritrovi come faresti a vedere la strada,se la testa del cavallo ti ostruisce la visuale?”

L'elfo allungò la mano verso il compare che in tutto risposta mise le braccia incrociate al petto e con fare indignato girò la testa dall'altra parte.

Sali o giuro che ti lascio qui”.

Il nano guardò prima la mano e poi l'elfo dritto negli occhi,mantenendo la stessa identica espressione.

Nym,questo discorso lo continuiamo in un secondo momento.”

Disse il nano aggrappandosi saldamente al braccio dell'elfo e poi tirarsi su con una certa fatica,dato che l'armatura e la bassa statura non gli rendevano il compito molto facile.

Come siete teneri,mi viene quasi da piangere.”

Disse Milziade con tono sarcastico e strafottente,ma i due lo ignorarono bellamente,senza dare alcuna importanza alle sue parole,tuttavia speravano realmente che fosse lui quello da reclutare con così tanta fretta,ai lori occhi l'umano non brillava per simpatia. Una volta mossi i cavalli si diressero lungo un altra strada,che faceva un percorso differente da quello che percorso in precedenza da Milziade,per un buona mezz'ora spronarono gli animali a gran velocità,la prateria attorno a loro era scivolata in una tenebra sottile,rischiarata da una luna piena,bianca come la madreperla,che dolcemente illuminava il paesaggio,che contrastava ampiamente il massacro che si era compiuto sotto quella candida luce. Dopo una corsa sfrenata giunsero in un punto dove la continuità della prateria era interrotta da una grande foresta,molto più grande di quella dove si era rintanato il grosso lupo,questa sembrava perdersi per chilometri e chilometri di soli abeti a fare da scenario,senza alcuna esitazione i tre entrarono al suo interno. Si mossero lentamente,passando dalla corsa al trotto,dato che l'ambiente stesso non favoriva grandi movimenti,soprattutto per animali così grossi come dei cavalli,creature a loro agio nei grandi spazi e non negli ambienti stretti dato che permettevano poco spazio di manovra,per non parlare dei probabili predatori che avrebbero potuto incontrare:lupi e orsi se andava loro bene,forse qualcosa di peggio se fossero stati sfortunati,per il momento sentirono solo un gufo solitario,la cui voce riecheggiò nella notte.

Dove siamo diretti?” Chiese Milziade.

Verso l'interno della foresta si trova un vecchio santuario dedicato ad Artemide,una volta arrivati troverai risposta alle tue domande. Disse l'elfo senza nemmeno rivolgersi direttamente all'umano.

E come mai dobbiamo andare in questo posto?”

Lo saprai a tempo debito.”

E non posso saperlo adesso?”

No.”

Scese un silenzio di tomba tra i tre e per un attimo sembrava che i suoni della foresta fossero l'unica che tornarono a sentire,l'elfo non sembrava un tipo molto estroverso e il nano di per se stava sulle sue,dei due era quello che sembrava meno scontroso,tuttavia Milziade non poteva dirlo con certezza,dato che li aveva appena conosciuti e sperava di scordarseli al più presto,quella notte stava proprio scorrendo nel peggiore dei modi.

Sei proprio simpatico”.Disse l'umano con ironia.

Fidati,l'apprezzamento e reciproco”Disse l'elfo con tono piatto e distaccato.

Il ragazzo è testardo,sbruffone,arrogante e pensa di essere simpatico...il fatto che sappia far saltare i nervi ha un orecchie a punta come te e già un punto a suo favore. Disse il nano con fare divertito,per contro l'elfo restò calmo,arrabbiarsi per una battuta fatta da un nano non era certo qualcosa di cui stupirsi,non lo faceva per cattiveria,dato che questo era il carattere più comune in voga tra i nani,sopratutto nei confronti degli elfi,la rivalità tra le due razze era un fatto risaputo e poi,lui ormai lo conosceva da un po' di tempo,tempo abbastanza a lungo da aver imparato a sopportarlo. Tuttavia non era lui il problema. Era l'umano,Milziade,che gli dava delle preoccupazione, a prima vista non sembrava un tipo molto affidabile,sembrava svogliato,stanco,come se non facesse altro che trascinarsi per il mondo,quasi per inerzia,gli era bastato uno sguardo e qualche parola per capire che non era un tipo facile con la quale avere a che fare,se fosse cattivo o no questo non poteva saperlo,eppure sembrava sfuggirgli qualcosa di quel guerriero,ma non sapeva dire cosa,chissà cosa ci aveva visto lei in quell'individuo,lui personalmente non ci trovava nulla di utile,oltretutto non sembrava nemmeno affidabile,solo lei lo sapeva,quindi porsi domande su cose a lui sconosciute era solo un inutile cruccio.

Impiegarono almeno una ventina di minuti a cavallo,giunsero nel luogo prestabilito,per raggiungerlo dovettero percorrere un sentiero naturale che si dilungava lungo la foresta,che per via della poca luce che filtrava tra gli alberi era stata una fortuna che l'umano riuscisse a vederla e seguire le sue guide non fu certo una passeggiata,dato che ogni tanto gli parve di perderli di vista,per l'elfo e il nano invece la mancanza di luce forte non era un problema,dato che le loro razze erano abituate a che fare con le attività notturne nel caso degli elfi,oppure nello scavare in gallerie profonde e piene di strane creature,come nel caso dei nani,che quindi riuscirono a percorrere la strada senza troppa fatica,per poi arrivare.

Era una strano edificio di legno rettangolare,costruito coi tronchi degli alberi presenti nei dintorni,con un tetto piatto,mentre l'esterno era privo di decorazioni,fatta eccezione per le due sculture fuori dalla porta d'ingresso,che rappresentavano due cerve alte più di un uomo. Le porte del tempio erano chiuse.

Siamo arrivati”.Disse Nym mentre scendeva dalla cavalcatura,Gordlack lo seguì subito dopo,ma ebbe qualche difficoltà a scendere,data dall'altezza e dal peso dell'armatura,che gravò non poco sulla discesa,che per poco rischiò di farlo inciampare.

Mai una volta che riesca a scendere con semplicità da questo dannato ronzino.”

Non chiamarlo ronzino,stupido goffo barile di lardo,ti ci vorrebbe un oca come mezzo di trasporto,altro che un cavallo.

Vieni a dirlo più da vicino,specie di effeminato,rinsecchito,bastardo dalle ossa gracili,sei così magro che nemmeno un ratto proverebbe a nutrirsi del tuo cadavere.”

I due continuarono a rispondersi per le rime e tuttavia avanzarono verso l'ingresso,come se per quei due fosse la cosa più naturale del mondo,dal suo punto di vista l'umano preferì non intromettersi,vederli litigare non rendeva la serata migliore,ma se non altro sentiva di non dover stare sulla difensiva. Poco dopo i due aprirono dalla porta e invitarono il loro ospite a scendere da cavallo,a quel punto anche Milziade lasciò la sua cavalcatura,così da poter entrare nel tempio,una volta dentro vide l'interno dell'edificio,era pieno di polvere,era sul pavimento,sui muri,persino l'aria ne era piena,sui muri erano presenti delle decorazioni,molto probabilmente erano affreschi riguardanti il culto della dea e di leggende inerenti al suo culto,ma il tempo non era stato clemente con quelle rappresentazioni,che ormai erano sul punto di sgretolarsi,insieme al legno sottostante,ormai vecchio e con traccie di muffa. Nel fondo della stanza era presente la statua di una donna,anch'essa di legno,alta,vestita da un chitone a gonna corta,armata di un arco di piccole dimensioni e con una faretra dietro la schiena,sotto di essa era presente una figura non ben riconoscibile,era girata di spalle,illuminata a malapena da una lucerna posta vicino a lei,era in ginocchio di fronte alla scultura lignea,come in segno di devozione.

Mia signora”.

Dissero il nano e l'elfo con rispettosa educazione. La figura si alzò in piedi,per poi girarsi verso di loro,era una ragazza,dai lunghi capelli biondi e gli occhi verdi,avvolti in un velo trasparente e sulla fronte portava un diadema dorato con al centro una decorazione del medesimo materiale con la forma del sole,era magra,vestita con un sontuoso chitone bianco ,sovrastato da un mantella di seta color porpora che gli copriva il braccio destro,dalla spalla fino al polso.

Ti stavo aspettando,Milziade.

Disse lei con tono gentile e rispettoso.

Si....certo,tu saresti?

Oh perdona le mie maniere,mi presento...”

La ragazza fece un piccolo inchino.

Il mio nome e Augusta Lucilla,sono una sacerdotessa di Apollo,sono stata io a mandare i miei amici a cercarti,ti ho convocato qui per chiederti un favore,prima però devi sapere per quale motivo sei stato attaccato,forse ti chiederai per quale motivo sappia dell'attacco...

Tranquilla dolcezza e chiaro come il sole che le uniche risposte sensate sono due,o quei pazzi c'è li hai mandati tu e adesso sono qui,caduto in chissà quale trappola,oppure,sapevi dell'attacco prima ancora che avvenisse e hai mandato il signor sono simpatico come un manico di scopa e il signor decorazione da giardino a farmi da balia,dico bene?.”

I due accompagnatori lo guardarono in cagnesco,sentirsi definire in quel modo da uno alla quale avevano appena salvato la vita era proprio una sensazione piacevole. Sapevano bene che gli umani erano una razza strana,invecchiavano troppo velocemente,vivevano vite brevi ,che in tempi di guerra non esitavano a buttar via per inseguire ambizioni personali e capricci di vario genere fini a se stessi,molti umani erano così,ma quella sera scoprirono che potevano essere anche arroganti,presuntuosi e ingrati fino all'eccesso,persino Gordlack che per carattere si era sentito avere qualcosa in comune con quell'uomo ora doveva ricredersi. Ma sopratutto rivolgersi a lei in quel modo,senza nemmeno il dovuto rispetto,come se fosse una qualunque ragazza come tante altre,questo proprio non riuscirono a sopportarlo. Proprio quando stavano per dirgliene quattro la ragazza si rivolse ai suoi due collaboratori.

Tranquilli,va tutto bene”,Disse lei indicando a loro di non arrabbiarsi verso Milziade,”So bene che il nostro ospite ha un carattere un po' difficile,vi chiedo solo di avere pazienza,se gli dei hanno voluto che fosse qui ci sarà pure una ragione”.

Come fai a dirlo con certezza?”

Disse Milziade con una certa curiosità.

Perché l'ho visto”

L'ho hai visto?”

Si,nelle mie visioni”

Ah,certo,come il tipo che mi ha aggredito nella mia stanza e mi ha detto che ti avrei incontrato,se la sua profezia fosse stata veramente accurata avrebbe saputo che gli avrei mollato quel gancio secco,ascolta,sarò anche uno scettico,ma ho già avuto a che fare con degli indovini,sopratutto quando mi pagavano per dare la caccia a membri di sette esoteriche,pensano tutti di essere bravi a vedere il futuro,di essere gli unici a poter intravedere eventi che si devono ancora manifestare e scemenze di questo genere,quando poi apparivo io per catturarli o per ucciderli non sapevano più che cosa fare,ho visto personalmente com'erano bravi e facevano tutti pena,dal primo all'ultimo,quindi mi perdonerai se sono così scettico a tutto questo e comunque,io cosa ci guadagno a stare qui con voi mentre potrei andare via da tutto questo?”

C'è una motivazione per la quale ti ho fatto venire fin qui,Milziade,voglio che tu svolga un compito per me”.

Un compito?”

Si,tranquillo sarai lautamente ricompensato”.

L'uomo se ne restò in silenzio per un istante,non aveva idea di chi fosse lei,chi fossero quei due tizi lo avevano portato fin li,n'è il gruppo che lo aveva aggredito,n'è tanto meno cosa fosse tutta quella storia e in che modo lui potesse centrare,ma tuttavia,così tanta segretezza doveva pur avere una spiegazione e poi,considerate le vesti che portava la ragazza avrebbe dovuto essere per lo meno una nobildonna,ho una persona molto influente dalle sue parti,oltretutto il nano e l'elfo possedevano protezioni e armi di una certa qualità,non molto comuni da trovare in giro,per non parlare delle loro abilità nel combattimento,un arciere così talentuoso e un combattente così abile in un arma così pesante non erano certo un sostegno da poco,forse erano mercenari,ma dal modo in cui la trattavano erano molto più che semplici uomini prezzolati,no,forse la posta in gioco,per quanto non fosse certo della sua effettiva esistenza era un piatto piuttosto ghiotto.

Milziade restò calmo,statuario,l'espressione neutra sul suo volto era segno di una precisa valutazione di quella offerta,la cui risposta arrivò poco dopo.

In questo caso accetto,tuttavia...

Tuttavia?”

Chiese Lucilla con ansia,mentre vedeva l'uomo di fronte a lui allungare una mano aperta di fronte a lei.

Prima voglio un assicurazione,un pegno per assicurarmi che questo accordo venga onorato in tutto e per tutto”

Milziade squadrò un attimo la ragazza da capo a piedi cercando sul corpo di lei qualcosa che potesse prendere,che fosse piccolo,facile da nascondere e che si potesse custodire con facilità,poi,lo trovò.

era un anello d'oro,dal disegno semplice e senza pietre posizionato sull'indice destro,non spiccava certo per sfarzosità o per lusso,si quello sarebbe andato bene.

quell'anello andrà più che bene”

Come,il mio anello?”

Milziade fece un cenno e la ragazza istintivamente strinse la mano destra con la sinistra,come a voler nascondere l'oggetto alla vista del guerriero.

Non posso,per me questo e un oggetto molto caro”

In tal caso va ancora meglio,dubito che dietro vi siate portati inchiostro e pergamena per stipulare un contratto,dato che comunque,non credo proprio che il compito che mi volete affidare sia legale,o in un qualche modo autorizzato,quindi,se volete che accetti,forse a voi sembrerà una richiesta assurda o priva di senso,ma preferisco sapere di avere una qualche sorta di garanzia,piuttosto che accettare un compito a vuoto.

La ragazza non seppe come reagire,a quella richiesta la ragazza era titubante,sapeva bene cosa fosse giusto,ma quella richiesta tuttavia gli sembrava crudele,lui la vedeva solo come un qualcosa alla quale affidarsi,un assicurazione simbolica,ma per lei era molto di più,qualcosa dalla quale non voleva separarsi,il guerriero davanti a lei sembrava impassibile,freddo,completamente distaccato da quello che per lei avesse importanza.

Va bene,accetto.”

Si sfilò l'anello dal dito e poi lo posò sulla mano di Milziade,ma quando la sua mano sfiorò quella di lui accadde qualcosa,si sentì mancare,quasi stesse per svenire,mentre nella sua mente,immagini e suoni assaltavano il suo inconscio,come una branco di lupi che si avventano su una pecora. Fiamme,fumo,donne che urlavano,corpi martoriati,uomini in scintillanti armature che uccidevano civili inermi e tra loro spiccava un simbolo,un asta sulla quale era posata l'effige di un aquila d'oro,illuminata dal fuoco,più splendente del sole,un immagine maestosa,potente,ma anche crudele,priva di ogni pietà. Poi la ragazza si riprese di colpo e fissò dritto negli occhi l'uomo che aveva davanti.

Ehi dolcezza,tutto bene?” Disse Milziade mentre le schioccava le dita di fronte agli occhi,”Sei con noi?”

Si sto bene,ho solo avuto...non importa.”

Disse lei girando lo sguardo da tutt'altra parte.

E tardi,dovremmo riposare tutti,dato che domani ci aspetta un lungo viaggio,poi,parleremo del vostro compito”.

Concordo”.

Pronunciate queste parole Milziade si allontanò dal resto del gruppo,giocherellò con l'anello passandoselo tra un dito e l'altro,quasi fosse un piccolo svago personale,come un gatto che batte la zampa su un topo solo per vederlo dimenarsi,poi,ormai annoiato lo infilò sotto la corazza,in una tasca interna posta vicino all'ombelico,dove solitamente ci teneva erbe o ungenti,che solitamente usava per impedire che le ferite più gravi si infettassero.

In quello stesso istante il nano e l'elfo sentirono il forte impulso di andare dal nuovo arrivato e dirgliene quattro sul suo comportamento,poi forse chissà,un paio di frecce e un martellata sulla zucca gli avrebbero insegnato due cose sulle buone maniere,sopratutto quando si era rivolta a Lucilla in quel modo,se soltanto avesse saputo chi era lei veramente avrebbe certamente tenuto un atteggiamento di gran lunga più rispettoso.

Signora,chiedo il permesso di poter usare il mio arco contro quell'uomo,così almeno imparerà cosa sia l'umiltà”.

Disse Nym mentre la sua mano si stringeva ancora di più sul manico dell'arma,Gordlack lo imitò in pieno.

Per una volta sono d'accordo con lui,lascia che me ne occupi io bambina mia,le maniere di un uomo cambiano molto quando qualcuno gli fracassa il costato con un martello.”

No,non posso permettere che gli facciate una cosa simile,se Apollo ha voluto che lui fosse qui avrà le sue ragioni,oltretutto...”

Lei abbassò il volto,chiuse gli occhi e si concentrò,cercò di ricordare le immagine che aveva visto in precedenza,sangue,morte,distruzione e poi,quell'aquila,quell'animale dall'aspetto così fiero e regale,molti erano i popoli che erano stati sottomessi,con la forza o la paura sotto quell'insegna,che era divenuto simbolo di conquista e dominazione,portata col pugno di ferro. Gli era bastato un tocco,il solo sfiorare la pelle di quell'uomo gli aveva scaturito in lei quella visione orrenda,che gli impediva di provare un sentimento negativo verso Milziade,non dopo quello che aveva visto,non dopo quella che aveva sentito.

Rialzò la testa rivolgendo sguardo carico di volontà verso gli altri due.

Ho visto nella sua anima e ho trovato in lui un forte dolore,non trattatelo male,ve ne prego,fatelo per me.”

Il nano e l'elfo sostennero lo sguardo della ragazza,forte,deciso,ma anche caritatevole,come potevano dire di no a lei,così buona,anche verso una persona simile,avrebbero preferito tenerla lontano da un uomo di quel tipo,che non sembrava ne eroico ne disposto a servire,era solo un mercenario,un cacciatore di mostri,un sicario,insomma,un uomo che dava valore alla propria vita solo al prezzo a lui più conveniente. Non sapevano cosa potesse aver visto in lui,ma se la loro signora diceva di non fare nulla,allora non avrebbero fatto nulla.

Se questo è il suo volere io non mi opporrò,faccio il primo turno di guardia.

E Detto questo,Nym si allontanò con l'arco già in mano e uscì dal tempio,al suo passaggio notò di fronte a se Milziade,che tra le mani teneva una coperta,recuperata dalla sella del sua giumenta,i due scambiarono un occhiata,l'arciere gli rivolse un occhiata carica di antipatia,con il volto statuario,mentre l'umano gli rivolse un occhiata divertita,quasi sornione,con un sorrisetto che gli dava un espressione decisamente arrogante.

Ti tengo d'occhio”.

Disse Nym con tono piatto,per risposta Milziade gli fece un occhiolino come a volerlo provocare,poi si distanziarono,allentando la tensione che già si percepiva nell'aria. Restò fuori dal tempio,controllava che non ci fossero movimenti sospetti,strani suoni nell'aria,come ogni elfo che si rispettasse sapeva distinguere il suono emesso da un coniglio che muove qualche cespuglio,da un orso in cerca di una preda assai sostanziosa,tuttavia non dovette preoccuparsi di sentire simili cose,per quanto fosse bravo a farlo,il suo turno di guardia,circa tre ore smise senza dare problemi,si fece dare il cambio dal nano,che come si sapeva era gente poco avvezze ai boschi e alle foreste,troppi alberi,troppe piante in generale,non come la montagna,solida roccia da poter chiamare casa,con gallerie e passaggi che si estendevano quasi all'inverosimile per miglia e miglia nella roccia calcarea,tuttavia,Gordlack fece il suo turno con operosa dovizia,alla pari del suo compare più alto,arrivando fino all'alba,per poter anche lui farsi una dormita mentre tutti gli altri si sarebbero svegliati un paio di ore dopo.

Arrivata la mattina,passò qualche ora,prima che gli unici due umani e il nano si svegliassero,i turni fatti per sorvegliare i dintorni del tempio erano stati fatti in modo piuttosto approssimativo,dato il fatto che recuperare il nuovo sgradito membro della squadra,sempre se così lo si potesse definire,aveva richiesto più energie e risorse del previsto,sbilanciando così il tempo dovuto per la sorveglianza notturna,per fortuna che elfi e nani necessitavano di meno ore di riposo degli umani,solitamente dormivano solo dalle quattro alle sei ore per notte,avendo anche ritmi naturali legati alla loro natura di umanoidi ancora a contatto con la natura.

Fecero una breve colazione a base di focacce al miele e acqua,nulla di troppo regale,ma abbastanza sostanziosa da permettere di affrontare il viaggio. Durante la prima parte della mattina,l'aria nel gruppo era piuttosto tesa,Lucilla notò molto facilmente come Gordlack e Nym guardavano Milziade,non erano troppo entusiasti di vedere che era rimasto,almeno in caso di fuga,avrebbero avuto la scusa per inseguirlo e poterlo malmenare un po',invece niente,era rimasto li con loro,come voleva lei,almeno adesso sapevano che un minimo di dignità c'è l'aveva anche lui,anche se la promessa di un guadagno cospicuo non lo rendeva ai loro occhi più ammirevole.

Allora,in cosa consisterebbe il mio compito?”

Chiese Milziade tutto ad un tratto,come a voler spezzare quel silenzio di tomba.

Dovete accompagnarmi fino alla città stato di Aegis.

Posso sapere perché?”

La ragazza dal canto suo sembrò non voler parlare così,di getto,come a volergli tenere nascosto qualcosa,persino i suoi due accompagnatori non sapevano cosa rispondere,si scambiarono sguardi preoccupati,come a non sapere cosa fare in quel momento,poi in loro soccorso intervenne Lucilla.

Ho degli affari da svolgere li,affari che richiedono la mia presenza”.

Fate la misteriosa vero?

Ho le mie ragioni,cercate di comprendere.”

E giusto,voi non mi conoscete nemmeno,sono solo un umile lama vagabonda,che viene pagata per i suoi modesti servigi”

Quindi siete un mercenario?”

Diciamo solo che cerco le opportunità più remunerative che la vita mi offre,non sono un eroe se è questo che volete sapere,ma non sono nemmeno un tagliagole,insomma,sono un tipo dai mille impieghi.”

Disse Milziade con il sorriso sulle labbra,la ragazza da parte mostrò un timido sorrisino appena accennato,sembrava timida o in un qualche modo non abituata a confrontarsi con persone di quel genere,tuttavia non gli dava un impressione cattiva o alcuna sensazione sgradevole di qualche,forse perché era stata influenzata in qualche modo dalle immagini che la sera prima erano entrate forzatamente nella sua testa,in caso o nell'altro Milziade si era conquistato la fiducia di Lucilla,anche se non n'è era consapevole.

E meglio cominciare a raccogliere le nostre cose,prima arriviamo in città meglio e”.

Disse Nym senza nascondere una sensazione di fastidio verso Milziade,sul volto dell'arciere si era posata un'espressione quasi furente,come se qualcosa lo infastidisse,tuttavia Gordlack e Lucilla non diedero troppo peso alla cosa,Milziade invece si era totalmente disinteressato,dato che non sentiva alcun legame con gli altri del gruppo. Presero le loro cose,si sistemarono al meglio e si avviarono ai cavalli,ma proprio quando uscirono dal tempio,ecco che si ritrovarono di fronte ad un creatura bizzarra,sembrava una specie di cervo,alto quanto una delle statue fuori dal tempio,dalle lunga corna color dell'oro,che si ramificavano in numerose direzioni e con le estremità più acuminate della punta di una lancia,il suo manto era marroncino,qualche puntino bianco alla base del collo e gli zoccoli parevano rivestiti di bronzo,persino Milziade,per quanto fosse abituato ad affrontare creature di ogni sorta era rimasto affascinato da quella creatura,così bella da sembrare irreale.

Videro la ragazza avvicinarsi all'animale allo stesso modo di come si tratterebbe uno stallone purosangue,con rispetto e gentilezza annullò la distanza tra loro due e allungando la mano invitò il grande cervo ad annusarla,che subito la riconobbe come una persona fidata,una volta conquistata la sua fiducia,Lucilla gli salì in groppa e si rivolse agli altri tre.

Non abbiate paura,la cerva di Cirenea non farebbe del male a nessuno...se può evitarlo”.

Milziade non riuscì a credere alle sue orecchie,aveva detto veramente la cerva di Cirenea? La stessa cerva di Cirenea? Quella stessa cerva del mito di Eracle? No,non poteva crederci,un animale simile di fronte a lui?

All'inizio era rimasto basito dall'accaduto,ma poi,un pensiero si fece largo nella sua mente,si guardò attorno e vide solamente Gordlack e Nym,oltre a Lucilla e quel ruminante di dimensioni innaturali,grande quanto il lupo che aveva ucciso il giorno prima,il gruppo che lo aveva attaccato la sera precedente,l'arrivo di quei due e alla fine lei,quella ragazza,che aveva richiesto la sua presenza in quel bizzarro gruppo ed infine,quello.

All'inizio ci aveva scherzato su,sarebbe stata una delle sue tante disavventure della sua vita,eppure sentiva che qualcosa non quadrava,come se il tutto avesse un qualcosa di connesso,ma anche se fosse stato così perché mai era stata richiesta la sua presenza? Non poteva saperlo per certezza,forse era solo una sua impressione,ma forse non era così.

Ma in che razza di situazione mi sono andato a cacciare?”

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Capitolo 3
*** L'imboscata ***


Era passata mezz'ora da quando il gruppo aveva lasciato il tempio di Artemide,continuarono il viaggio a velocità sostenuta permettendo così al gruppo di accorciare i tempi del loro arrivo ad Aegis,presto sarebbero giunti nella città stato che non si era mai arresa alle legioni di Nova,tuttavia,era presto per cantare vittoria dato che mancava un ora buona all'arrivo al confine della città, ma era meglio stare attenti visto che sarebbe potuto accadere qualunque cosa durante il tragitto. Durante il tragitto avevano programmato di spostarsi in formazione,Milziade in avanti,così che in caso di problemi avesse potuto usare la lancia da cavallo e combattere con tattiche di sfondamento così da poter liberare la strada in caso di pericolo,Nym e Gordlack sarebbero rimasti nelle retrovie così che l'elfo potesse offrire copertura,con le sue abilità come tiratore provetto avrebbe abbattuto qualsiasi cosa alla velocità di un battito di ciglia,poi,dato che il nano era con lui sarebbe stato protetto dagli scontri corpo a corpo,con la corazza e l'arma che si ritrovava sarebbe stato in grado di ingaggiare un scontro senza troppi problemi,persino da cavallo la lunghezza del suo maglio gli permetteva di spaccare qualsiasi cosa anche con lo svantaggio della bassa statura,visto che con la forza tipica della sua razza sarebbe stato in grado di usare quell'arma anche con una mano sola. Invece Lucilla sarebbe rimasta al centro dove la sua difesa sarebbe stata facilitata dalla posizione dei suoi difensori,ovviamente lei era quella meno dotati per gli scontri diretti,ma sarebbe stato meglio dire che il combattimento in qualsivoglia variante,diretto o meno,era qualcosa per la quale non era portata,ma l'animale che montava era un assicurazione in più per la sua salvaguardia,poi con le corna che si ritrovava e la sua stazza spropositata,la cerva sarebbe stata un ottima guardia del corpo. In sostanza avevano buona possibilità di farcela in caso di attacco.

Continuarono a spostarsi sempre più avanti,sempre più vicini alla zona sicura e senza che niente e nessuno li aggredisse da quando avevano lasciato il tempio,le cose stavano andando a gonfie vele. Passò un altra mezz'ora e stavano ancora avanzando verso la destinazione prefissata,quando ad un certo punto Milziade rallentò la corsa,facendo rallentare anche il resto del gruppo,per poi alzare una mano come a fermare le altre due cavalcature.

Che succede?”

Chiese Lucilla preoccupata,nel sentire quel tono di voce l'elfo scese da cavallo e si diresse verso Milziade,quest'ultimo a sua volta era a sua volta sceso dal cavallo,notò qualcosa sul loro percorso,coperti dalla vegetazione e dall'erba alta alcuni solchi fatti nel terreno a gli occhi del guerriero sembravano un cerchio con all'interno un mano artigliata,appena lo vide cominciò a guardarsi intorno preparando la lancia a sferrare il primo colpo,controllò tra gli alberi,tra i cespugli,tra le felci,ovunque,ma non vide niente,eppure non si era sbagliato,c'era qualcosa li ma non sapeva bene cosa.

Hai sentito?”

Chiese Milziade a Nym,che lo aveva sentito avvicinarsi.

Si,un gruppetto ma non saprei dire quanti sono.”

Nervi saldi e armi in mano,questa a tutta l'aria di essere una trappola”.

Concordo,per quanto darti ragione mi faccia schifo”.

Prego,non c'è di che”.

I due si misero ad osservare zone opposte e controllando che nulla uscisse dalla fitta vegetazione che potesse prenderli alla sprovvista,mentre gli occhi guizzavano di qua e di la con la relativa calma mentre con l'udito cercavano di percepire il più piccolo segno di scoperta, la loro posizione era svantaggiata per quella situazioni, o almeno lo era per la maggior parte di loro , ma non per Nym, lui era un elfo e come tale era abituato a scontri che richiedessero capacità sensoriali sviluppate e una buona mira,la sua lunga vita gli aveva insegnato che colpire un secondo prima o un secondo dopo faceva la differenza tra la vita e la morte ed infatti,l'esperienza ebbe ragione anche in quel momento. L'improvviso rumore di un ramoscello che si spezzava lo fece girare ad un velocità che molto avrebbero definito disarmante e senza pensarci puntò l'arco nella direzione da lui scelta e istintivamente scoccò,facendo volare la freccia verso quello che sembrava il bersaglio giusto. La punta acuminata della freccia si infilò nel petto di uno strano esserino dall'aspetto buffo,sembrava una specie di omino alto all'incirca due piedi e aveva la pelle di un verde chiaro abbastanza scuro e dalle sfumature cupe,la bocca grande con denti sottili e triangolari,due orecchie lunghe e triangolari e occhi piccoli ma dallo sguardo maligno. Era un goblin, creature famose per la loro malignità,solitamente erano molto deboli sopratutto se presi singolarmente,ma il guaio e che dove c'è ne era uno c'è ne erano molti altri. Era questo a renderli pericolosi,infatti, colpito il primo ne sbucarono fuori altri due, armati di piccole spade arrugginite, tentarono subito di colpire il guerriero sfruttando il fattore sorpresa, peccato però che Milziade fosse poco sorpreso e senza esitazione fece vorticare la lancia e con un sol colpo uccise entrambi gli assalitori,poi ne sbucarono altri,questa volta da ogni direzione,se ne poteva contare almeno una decina,cinque per lato. Da dietro Gordlack si occupò velocemente dei due goblin che lo attaccarono,questi in particolare non sembravano tanto furbi dato il che stavano cercando di aggredire un avversario in un posizione rialzata e con armi dal raggio molto corto,uno dei due non fece in tempo a tentare un attacco decente che ricevette una martellata sui denti così forte che la testa del maglio gli sfondò la mandibola,riducendogli la testa ad un colabrodo,il secondo nel frattempo provò a compiere un balzo nel tentativo di raggiungere il nano,ma venne preso a mezz'aria da un mano di quest'ultimo e con una poderosa testata degna della sua razza lo abbattè sul colpo per poi lasciarlo andare. Altri due nel mezzo cercarono di colpire la sacerdotessa alla stessa maniera dei due compagni caduti,ma la cerva fu veloce a rispondere e con dei veloci movimenti di testa infilzò entrambi i mostriciattoli che in preda alla paura della morte si contorsero per sfuggire alle affilate corna,ma ottennero solo una morte più veloce ma non meno indolore,dato l'orrendo fetore delle viscere che rilasciarono liquami era ormai chiaro che i loro organi interni erano ormai maciullati e ben presto morirono,la vista di quella scena inorridì la sensibilità di Lucilla. Nym e Milziade ci misero meno di un attimo a sbarazzarsi degli altri goblin,qualche freccia e qualche veloce sferzata di lancia aveva migliorato la loro situazione,ma era ormai chiaro che a lunga andare le cose si sarebbero complicate ed oltretutto c'era qualcosa che non quadrava,solitamente quegli esseri erano si abituate a tendere imboscate,eppure molte cose non tornavano,la maniera di ingaggio era la più sospetta,le imboscate dei goblin comportava solitamente un numero molto più alto di assalitori,una ventina sarebbero stati troppo pochi,a quel punto l'arciere e il guerriero si guardarono negli occhi,complici di aver covato lo stesso sospetto,senza dare spiegazioni a nessuno salirono subito in groppa sopra i loro destrieri.

VIA DI QUI”

Urlò Milziade in preda ad un atroce preoccupazione,un po' come tutti gli altri del resto. Subito ripartirono facendo scattare gli animali con la fretta di chi si sente preda della muta di caccia personale della stessa Artemide. Sfrecciarono in mezzo agli alberi come soffi di vento originati da un tifone improvviso e violento,nonostante il terreno non fosse il più adatto a loro i cavalli si mossero bene in mezzo alla vegetazione,mentre per la mitica cerva era come sentirsi a casa,la foresta e gli alberi erano il suo ambiente naturale e nonostante la grossa stazza la creatura si mosse con agilità e prontezza nei riflessi nel superare le grosse radici e i fastidiosi cespugli che di tanto in tanto comparivano sulla loro strada. Nella rocambolesca fuga da quella trappola il gruppo intero notò la presenza di altre due creature ai loro fianchi,sembravano particolarmente grossi e correvano su quattro zampe,ma la forte presenza di alberi nel loro campo visivo e la distanza che li separava non li rendeva ben nitidi ai loro occhi,poco alla volta le creature si avvicinavano sempre più rivelandosi nell'aspetto per quello che erano in realtà,a un primo sguardo sembravano dei grossi orsi bruni,grandi quanto un elefante adulto,avevano due occhi completamenti bianchi con il volto contratto in un espressione feroce e sul pelo delle strane strisce nere percorrevano tutto il corpo con tratti ondulatori,cosa ben peggiore e che sopra la schiena portavano tre goblin ciascuno,adesso le cose si mettevano male. Uno degli orsi cercò di azzannare la cerva per le corna,nel tentativo di farla cadere,ma l'animale fu più svelto del suo aggressore e in un rapido movimento schivò il morso del grosso predatore e rispose a quell'attacco con una feroce incornata al collo dell'orso,che seppur preso in pieno se ne uscì solo con una ferita leggera,dato che a proteggerlo sia il pelo che il grasso corporeo giocarono a suo favore. A quel punto intervennero i tre goblin che portava in groppa,tutti e tre si lanciarono verso Lucilla che in preda allo scontro tra il grande erbivoro e l'orso la sua situazione non poté far altro che peggiorare,L'altro orso invece decise di aggredire La giumenta di Milziade cercando di prenderla a se con una poderosa zampata,ma la Briseide non era estranea a quel genere di attacchi scartò di lato il colpo mentre il suo cavaliere portò un colpo di lancia verso il muso del predatore,che con la vicinanza della punta vicino agli occhi rallentò di poco perdendo il suo vantaggio contro la preda designata. Cosa ben peggiore però andò ad uno dei passeggeri dell'orso,che nel tentativo di saltare sulla cavalla non previde quell'improvvisa piega degli eventi e mentre saltò cadde e si ruppe la testa contro un albero,se c'era qualcosa che la maggior parte dei goblin non comprendeva bene era la mancanza di saggezza nelle loro azioni,infatti morivano nelle maniere più stupide che si potessero immaginare,cosa che li rendeva popolari nelle storie di paese per divertire i bambini e in quel momento Milziade ebbe prova che quel storie erano più che autentiche,l'orso tornò ad attaccare,rimasto indietro per colpa dell'attacco precedente l'orso decise di attaccare con un morso diretto al posteriore della cavalla ma per fortuna del suo bersaglio Milziade aveva intercettato la bocca del predatore e diede un veloce colpo di punta verso la bocca della bestia che per timore di restare ferito restò dietro alla cavalla con ancora due goblin smaniosi di uccidere il guerriero e la sua cavalcatura,doveva ammetterlo a se stesso,il suo primo giorno con quel gruppo non era cominciato nel migliore dei modi. In quello stesso istante Lucilla si trovò nei guai,due dei goblin che volevano uccidere la sacerdotessa si erano aggrappati alle corna della cerva mentre un altro,finì maldestramente sul muso del cavallo di Nym,la cavalla ritrovatosi con lo vista occlusa cominciò ad agitarsi che correndo continuò ad avanzare alla cieca,l'elfo voleva tirare col suo arco agli altri due goblin che erano finiti sulla cerva,ma era troppo impegnato a tenere le briglie per poter combattere con efficacia il mostriciattolo di fronte a lui,che mentre si arrampicava sulla testa dell'equino teneva nel contempo la sua arma tra le marce fauci. Ma proprio quando la situazione sembrava più disperata ecco che un mossa più azzardata ancora saltò nella mente nel nano,con la mano libera si aggrappò ad una spalla dell'elfo e facendo forza su di essa si alzò in piedi sulla groppa del cavallo e con l'altra mano impugnò il manico della sua arma sull'estremità di legno così da poter aumentare il massimo raggio d'azione della sua arma,poi con molta forza e poca precisione colpì il goblin,che ormai arrivato a portata di colpo ricevette un martellata così forte da rompergli le ossa della faccia,cosa che lo uccise immediatamente e lo fece cadere da cavallo,ora bisognava pensare agli altri due,oltre che all'orso.

TI E' DATO DI VOLTA IL CERVELLO?AVRESTI POTUTO SPACCARMI LA TESTA”

Disse Nym rivolto al suo passeggero con tutta lo stupore che provò in quel momento,sapeva bene che quel colpo era stato tirato quasi a casaccio e per poco non lo avrebbe colpito,lo aveva sentito fin troppo vicina la pesante testa d'acciaio che per poco non lo mandava dritto dai suoi antenati.

OH TRANQUILLO,LA TENTAZIONE ERA MOLTO FORTE”

TU RAZZA DI...”

Ma non era quello il momento di litigare,c'era una persona che aveva bisogno di loro. In quel momento Lucilla era in balia degli altri due goblin che impigliati sulle corna della cerva cercavano di scendere fino a raggiungerla mentre l'orso continuava a importunare il grande ruminante,anche perché in caso di vittoria avrebbe fatto un pranzo degno di un predatore della sua grandezza,il tempo per intervenire era davvero poco e avrebbe dovuto pensare bene a come reagire dato che usare l'arco a cavallo era impossibile vista la sua posizione sul retro del cavallo con il basso compagno a ostruirgli la traiettoria e il maglio del nano non era abbastanza lungo per poter colpire i piccoli assalitori,l'elfo non sapeva cosa fare e l'attacco verso la sacerdotessa sarebbe stato solo questione di secondi. Poi l'elfo spostò lo sguardo verso la ragazza e nonostante la furia del momento la vide nell'intento di pronunciare qualche parola e fare strani gesti con le dita,nonostante i sensi acuti tipici degli elfi lo stesso Nym non seppe riconoscere quali suoni fossero usciti dalla bocca di lei,che in quel frangente appariva vulnerabile e debole, poi avvenne ciò che temeva di più,i due goblin ormai giunti liberatosi dal fitto groviglio di corna si lanciarono addosso alla ragazza sicuri delle loro azioni di poterla uccidere con i loro rozzi strumenti di morte,ma proprio li,nella loro sicurezza furono imbrogliati da un eventualità inaspettata. I due esseri sbatterono a mezz'aria contro qualcosa di solido, a prima vista pareva una sostanza non ben definibile,era solido come una roccia ma al tatto e alla vista era liscio e semitrasparente come vetro,era apparsa dal nulla,come se fosse stata evocata e in virtù di quella strana presenza i due aggressori non solo fallirono l'attacco ma caddero a terra e furono lasciati indietro così da non rappresentare più un problema,ora restava solo l'orso di cui occuparsi. Per Milziade invece le cose non potevano essere peggiori,dalla sua aveva ancora a che fare con altri due goblin e un orso che lo volevano tutto per l'oro,sfortuna voleva anche che in quel momento nessuno gli coprisse le spalle,cosa che con il suo mestiere succedeva fin troppo spesso,ma ormai ci aveva fatto il callo per cui fece quello che gli riusciva meglio,cavarsela da solo.Continuava a correre,mentre la bestia e i suoi sudici cavalieri continuavano ad inseguirlo,certamente la sua giumenta avrebbe potuto anche continuare a correre data la sua grande resistenza,se non fosse che continuare a respingere l'orso a colpi di lancia non avrebbe fatto che mantenere quella sfiancante situazione di stallo,doveva risolvere il problema e in fretta,il rischio di cadere nelle grinfie dei suoi inseguitori era veramente alta e per vincere avrebbe dovuto giocare il tutto per tutto. Entrambi gli orsi occupavano il gruppo su due fronti diversi,se si fosse ricongiunto col resto del gruppo avrebbe portato con se il predatore,chiudendo il gruppo su se stesso rischiando così di essere circondati e attaccati tutti e quattro da due bestie contemporaneamente,no doveva trovare un altra soluzione e forse sapeva bene cosa fare,era rischioso ma se ci fosse riuscito sarebbe sopravvissuto per vivere un altro giorno,la rapidità sarebbe stata la sua più grande alleata. Tutto ad un tratto Milziade spronò la cavalla ad allontanarsi dal gruppo e percorrendo una zona totalmente differente della foresta, com'era ovvio l'orso e i due goblin lo seguirono cosa che stava dando credito all'efficacia della sua strategia,poi cominciò a passare di nuovo in mezzo agli alberi e naturalmente l'orso gli fu dietro in men che non si dica e fu proprio a quel punto che scattò la trappola. Proprio mentre stava correndo di nuovo in rettilineo subito il guerriero si spostò in un altra direzione e di nuovo l'orso cercò di seguirlo,continuò così ancora per diverse svolte improvvise,sinistra,destra,di nuovo dritto,due volte a sinistra,tre volte a destra,il tutto in una corsa all'apparenza confusa e disordinata,priva di qualsivoglia logica accettabile. Ma presto si videro i frutti di quella caotica corsa,l'orso,data la grande mole aveva un fisico forte e resistente,ma il peso eccessivo e la poco agilità,faceva del predatore un goffo inseguitore,fin tanto che l'inseguimento si svolgeva su un percorso dritto e con poche varianti era un perfetto maratoneta,ma quando si presentavano ostacoli improvvisi,continui cambi di strada e curve improvvise allora i suoi vantaggi diventavano i suoi più grossi ostacoli,il peso,le zampe corte e tozze e la destrezza di un zoppo ubriaco lo rendevano inagibili con creature molto più veloci di lui,a quel punto Milziade girò per l'ennesima volta,questa volta tornò rapidamente indietro e senza che l'orso potesse fermare la corsa della giumenta,essendo troppo impegnato per capire in quale punto girarsi,subì l'ennesimo attacco dell'umano che con velocità fulminea colpì entrambi i goblin,che rimasti storditi da tutto quel turbinoso movimento non seppero reagire con efficienza e morirono per mano del guerriero,che lì passò entrambi con un solo fendente di lancia,ora l'orso era rimasto solo nell'affrontare Milziade e la sua giumenta,quest'ultimo spinto dall'istinto tentò di colpire grossolanamente il guerriero con pesanti zampate che con forza avrebbe potuto abbattere cavallo e cavaliere in un colpo solo,ma nella sua lentezza riusciva a colpire solo gli alberi attorno a lui,mentre Milziade con la sua lancia continuava imperterrito a girare attorno alla goffa bestia che veniva colpita più e più volte in tutto il corpo. Dalla schiena al ventre,dalle zampe al volto,nessun punto venne risparmiato dai rapidi affondi di lancia che a forza di colpire più e più volte passarono le naturali difese dell'orso e alla fine,un colpo portato in carica affondò così profondamente da trapassare le costole e bucando un polmone facendo accasciare così la bestia,l'orso pareva sofferente,piena di ferite che formavano numerosi rivoli di sangue che si univano in altri piccoli fiumi che poco alla volta abbandonavano il corpo. Lo scontro con quel mastodontico essere era finito,non avrebbe aspettato che l'orso emettesse il suo ultimo respiro,gli diede un ultima occhiata e se ne tornò indietro,fortuna che a ricondurlo dal gruppo ci fossero i rumori dello scontro in corso,almeno così non avrebbe avuto il timore di perdersi,Milziade fece scivolare una mano sul collo della sua Briseide,facendo sentire alla cavalla una leggera carezza,segno di ringraziamento verso una vecchia compagna di sventure.

Cosa farei senza di te?”

Disse Milziade con aria quasi divertita,ora l'unica cosa che restava da fare era tornare indietro.

Mentre si allontanava un dubbio si insinuò nella sua mente,quell'imboscata era stata preparata in precedenza,su questo non c'era alcun dubbio,la presenza di goblin in una foresta non era una cosa poi così sorprendente,ma la presenza di quei due orsi,con in groppa tre goblin ciascuno,la tattica di accerchiamento e quello strano simbolo che aveva trovato in mezzo alla vegetazione, c'era qualcosa che non quadrava,tutto questo non poteva essere opera di semplici goblin,no, la mente dietro a questo attacco era da tutt'altra parte,ma non c'era tempo per pensare a certe cose,era meglio ritrovare il resto della squadra,ai suoi pensieri ci sarebbe tornato in un secondo momento. Era rimasto solo un orso ancora in piedi e questa volta era lui ad essere in svantaggio,dalla cerva al nano in fondo ora tutti poteva collaborare per uccidere la grossa bestia tuttavia, quest'ultima non aspettò che gli altri potessero reagire e con un improvviso slanciò si scaraventò contro la cerva che con le grosse zanne la addentò al collo,mentre le due zampe si aggrapparono al corpo del sacro erbivoro,una teneva con forza la punta del muso mentre la conficcava gli artigli nella schiena,in modo da portare a terra la cerva e finirla,la forza e il peso dell'orso interruppero la corsa della cerva che subito finì al suolo,per fortuna non cadde facendo leva sulle giunture delle zampe che si fletterono al momento giusto per acconsentire al grande ruminante di appoggiarsi al suolo e non di cadere rovinosamente contro il suolo erboso della foresta,che attutì l'impatto evitando così all'animale di farsi più male del previsto,tuttavia la situazione era critica,il grande orso stava affondando le zanne nel collo dell'erbivoro,che essendo una creatura leggendaria possedeva muscoli più forti e resistenza più grande del normale,ma quelle zanne così vicine alla gola erano un grande pericolo e gli artigli stavano danneggiando gravemente il muso e la schiena,che in quella condizione non riusciva a fare molto. Fu li che la situazione cambiò nuovamente,Lucilla assistendo alla scena cominciò a sentire un forte empatia verso quella povera creatura,lei l'aveva chiamata,lei era salita sulla sua groppa,segno che la dea della caccia e delle foreste le dava il suo sostegno ed ora,quell'animale così bello,così buono era sotto il doloroso giogo di quella bestia dall'aspetto innaturale,no avrebbe permesso di farle più male di quello che stava già subendo,strinse le mani in segno di preghiera mentre dalla bocca uscirono delle parole comprensibili solo a lei,poco alla volta una tenue luce comparve da sotto le mani della sacerdotessa ma che si faceva sempre più radiosa,poi arrivò il momento decisivo,separò le mani e con i palmi aperti urlò verso la bestia con tutto il fiato che aveva in gola.

BAGLIORE DI APOLLO”

Una luce accecante colpì in pieno il volto dell'orso i cui occhi furono travolti da un lampo accecante,le pupille entrarono in contatto con quella luce che non solo lo accecò ma gli ustionò anche le pupille provocandogli così un acuto dolore che lo costrinse a lasciare la presa sulla cerva,cosa che permise alla sua vittima di scampare a morte certa,tuttavia l'orso non si arrese e nonostante la cecità continuò a combattere,girava su se stesso come una furia impazzita colpendo tutto ciò che gli capiva a tiro,si muoveva confuso mentre le pesanti zampate ad abbattere arbusti,lasciare profondi solchi nel terreno e lasciare il segno dei propri artigli sui robusti alberi della zona,ormai era andato nel panico e tutta quella violenza era la manifestazione della sua attuale condizione,la paura permeava ogni sua azione. A quel punto la cerva ne approfittò per alzarsi,gli ci volle qualche secondo per potersi riprendere dai traumi subiti dal predatore che causavano in lei un dolore lancinante,il naso era ridotto ad un grumo ad un orrendo sfregio dalle quale si mostrava,oltre alla carne rossa e sanguigna una parte bianca di osso sottostante,la schiena invece se l'era cavata meglio,gli squarci erano presso che più brutti a vedersi che a sentirsi dato che nonostante il dolore e le lacerazioni non aveva intaccato punti più sensibili come le costole o la spina dorsale.

Ma era il collo il punto più sensibile tra quelli colpiti,le zanne rischiarono di bucare la trachea oppure prendere la parte ossea del collo e girarlo a tal punto da spezzarlo come se fosse un ramoscello,ma fu grazie all'intervento di Lucilla se la cosa non accadde e quindi poté riprendersi la sua occasione sul nemico ormai disorientato,la cerva irrigidì il corpo e subito dopo partì alla carica lanciandosi verso il suo nemico con una tale furia che un animale così aggraziato non avrebbe mai dovuto possedere,colpì l'orso a testa bassa con forza tale da far penetrare le corna nel ventre della bestia, che si ritrovò infilzato e spinto con la sola forza della rabbia contro un massiccio albero nelle vicinanze. Le corna erano penetrate tanto in profondità da passare da parte a parte il corpo dell'orso che adesso in preda all'agonia e alla violenza dello scontro da cercare di colpire la cerva,ma le ferite erano talmente gravi da causare ulteriori lacerazioni mentre l'orso si dimenava,portandolo così rapidamente alla morte,era fatta,lo scontro si era finalmente concluso. Il grande erbivoro dovette appoggiare una zampa al corpo del predatore per estrarre le corna e liberarsi così dalla carcassa di quest'ultimo,la ragazza nel vedere una scena simile dovette girare lo sguardo verso tutt'altra direzione dato che la violenza di quella fine fu tale da farle venire la nausea, non era abituata a quella violenza nuda e cruda.

Eh brava la mia bambina,hai saputo fargliela vedere a quel maledetto bestione”.

Era Gordlack ad aver parlato che insieme all'elfo si erano posizionati con il cavallo vicino alla sacerdotessa,tutti e tre osservarono il corpo del loro bestiale aggressore spinti da una più che naturale curiosità,lo videro lì accasciato contro il tronco dell'abete mentre i loro occhi catturavano i dettagli del suo corpo con grande attenzione,le grandi linee che percorrevano il corpo non aveva nulla di naturale,sembravano seguire un intricato disegno composto da una mano abile ed esperta,tuttavia il significato di quei tratti aveva qualcosa di misterioso e di diabolico.

Nym,per caso sapresti dirmi di più su come sono stati fatti quei simboli?”

Chiese Lucilla all'elfo con voce preoccupata.

Controllo subito.”

L'elfo scese dalla sua cavalcatura e si avvicinò al corpo esanime dell'orso,per poi inginocchiarsi di fronte ad esso,con un mano percorse il cadavere alla ricerca di segni particolari,come ossa dislocate in maniera innaturale oppure escrescenze particolari,cosa che trovò in numerose parti del corpo,in particolare su busto e sulla base del collo,poi passò le dita su una delle strisce nere e strappò una ciocca di peli di quel punto preciso,se la portò sotto il naso e ispirò assorbendo così l''odore di quel composto nei suoi polmoni,era un aroma assai strano,ricordava in qualche modo l'odore del legno,ma con una nota sgradevolmente ferrosa.

Quest'orso presenta numerosi segni di cambiamenti fisici,come se il corpo fosse stato in qualche modo deformato,inoltre le linee che percorrono tutto il corpo devono essere state fatte con l'ausilio di un pennello e la tintura usata sembra un qualche miscuglio di carbone vegetale e sangue,c'è qualcosa che non mi torna in tutto questo,voi cosa ne pensate?”

Non saprei,la forma delle linee potrebbe essere frutto di un qualche rituale tribale,ma non saprei indicare nulla di preciso,le mie informazioni riguardo a questi argomentazioni non sono sufficienti,vi chiedo scusa.”

Tranquilla piccola”. Disse il nano con tono rassicurante, “Hai detto tu stessa di essere ancora alle prime armi e poi, tu di queste cose nei sai molto più di me e di lui messi assieme, senza di te noi due saremmo perduti”.

La ragazza si rivolse verso il nano e in cambio di quelle parole gli mostrò uno dei suoi sorrisi più teneri,il nano in cambiò gli ricambiò un sorriso così grande da aprire da mostrare tutti i denti davanti quasi stesse digrignando,lei era grata di quel supporto emotivo che seppur così semplice lei lo sentiva così importante,sopratutto da quando aveva iniziato quel cammino,già,quello stesso cammino che stava percorrendo con così tanta difficoltà e fin troppa inesperienza del mondo,se non fosse stato per Nym e Gordlack sarebbe stata spacciata fin dal primo istante,troppo delicata per combattere come faceva il nano,troppo poco pratica della natura e delle strade del mondo per muoversi come l'elfo e fin troppo buona per essere come...

Ma lui adesso dov'era? Che fine aveva fatto? Si guardò attorno mentre il suo sguardo vagava convulsamente tutt'attorno,suoi suoi occhi da cerbiatta si poteva chiaramente leggere una grande preoccupazione.

Dové andato?”

Disse lei con tono preoccupato, gli altri due in compenso la osservarono confusi, si guardarono l'un l'altro quasi a cercare una risposta nell'altro, solo per poi tornare sulla figura di lei con espressione completamente vaga.

Chi?”

Risposero entrambi all'unisono mentre lei li osservava ansiosa.

Milziade, dev'essersi perso mentre combatteva contro l'altro orso, dobbiamo andare a cercarlo, forse si è fatto male, forse si è perso...e se lo avessero circondato? E se fosse caduto in una trappola? Per gli dei dobbiamo cercarlo.”

Ma non sappiamo neanche dov'è andato,oltre tutto e stato lui a separarsi da noi, saprà tornare indietro, ma forse e meglio così visto che era un comune mercenario, te lo dico io bambina mia, certa gente e meglio perderla che trovarla, tanto a farlo stare con noi ci avremmo solo perso”.

Disse il nano con una tale schiettezza da far sembrare le sue aspre e dure,alle orecchie della sacerdotessa suonavano come parole ingiustamente cattive,dopo tutto Milziade aveva tenuto testa all'altro orso completamente da solo e senza battere ciglio, com'era possibile insinuare parole tanto cattive verso qualcuno che conoscevano da così poco,certamente lui non aveva fatto nulla per apparire migliore di quello che dava a vedere e si era anche comportato male verso i suoi salvatori sbeffeggiandoli e prendendoli in giro, per non parlare poi che come pegno per il pagamento promesso aveva chiesto in cambio il suo anello, non gli era bastata la parola di una sacerdotessa di Apollo,ma aveva chiesto il possesso di quell'oggetto come se fosse una qualsiasi valuta economica e ora c'è l'aveva lui,che si era perso da qualche parte in mezzo agli alberi ed altri possibili assalitori.

Eppure in cuor suo,mentre pensava a lui rivide di nuovo quelle scene,quei momenti così violenti e dolorosi che aveva visto in lui:violenza,devastazione,sangue e morte,seguite alla fine da un dolore acuto e straziante,sapendo quelle cose,come poteva provare antipatia per lui se dentro al suo cuore si nascondeva così tanta tristezza? All'improvviso si udì il frusciare di alcuni cespugli da dietro le loro spalle,istintivamente ognuno si preparò al meglio per affrontare cosa sarebbe uscito da li. ,L'elfo impugnò l'arco mentre nello stesso momento il nano strinse tra le mani il grosso martello e la cerva si mise in posizione per caricare in caso di combattimento,dai cespugli videro uscire la testa di un equino seguito dalla figura di un uomo.

Ehi gente vi sono mancato?”

Era Milziade,che coperto in buona parte dalla vegetazione non era stato riconosciuto,si avvicinò agli altri membri del gruppo mentre i tre che si erano preparati al combattimento tornarono a rilassarsi,le armi furono rinfoderate e i nervi non furono più tesi come prima,erano appena sopravvissuti ad un imboscata e non avevano certo voglia di combattere ancora,anche se per Nym e Gordlack la voglia di colpire Milziade era certamente un invito difficile da ignorare.

Dove eri finito?”

Disse l'elfo in maniera scontrosa.

Forse non te ne sei reso ma ho tenuto a bada un orso e i suoi cavalieri completamente da solo,senza contare il fatto che quel grosso ammasso di pelo ci ha messo un po' a morire,comunque,vedo che anche voi avete risolto la vostra parte di problema”.

Si,si e rivelato piuttosto ostico per essere un comune predatore,in questi due esemplari c'era qualcosa di strano.”

Che intendi?”

Pare che qualcuno abbia modificato il corpo e la mente dei nostri due assalitori,le strisce nere che hanno sul corpo odorano di sangue e carbone vegetale e il corpo di questo orso presenta delle strane protuberanze,forse dovute ai cambiamenti subiti,comunque e meglio proseguire,prima arriveremo in città e meglio sarà per noi”.

Penso che sia una magnifica idea”.

Disse Milziade finendo così la loro breve discussione,il fatto che non si fossero insultati era già un passo avanti per quella strana collaborazione con il resto della squadra,Milziade si spostò nuovamente davanti a tutti e cominciando ad avanzare si rivolse agli altri mostrando loro un espressione beffarda e impudente.

L'ultimo che arriva e un goblin basso,grasso e stupido”

E detto ciò Il guerriero spinse il cavallo a fare uno scatto improvviso e poco dopo venne raggiunto da tutti gli altri,si guardò ancora una volta indietro e si chiese perché mai era finito in una situazione simile,prima la taverna e adesso quell'attacco,ripensandoci le cose non gli erano andate poi così bene,ma quell'attacco in particolare,l'imboscata dei goblin prima e l'attacco degli orsi poi,aveva già visto una cosa simile, a prima vista poteva sembrare un attacco confuso e disorganizzato,il fatto che due orsi uscissero poco dopo un imboscata avrebbe potuto far sembrare la cosa come un arrivo improvviso di rinforzi giunti all'ultimo momento,ma se la cosa veniva osservata da un punto di vista esterno allora l'attacco appariva come qualcosa di ben elaborato,certamente non era un capolavoro di tattica militare ma sembrava più simile a una buona tattica di caccia,simile a quelle usati dai lupi con le prede più grosse,solo che qui erano stati adoperati dei goblin,chiunque li avesse mandati contro di loro sapeva bene della loro scarsa efficacia come combattenti era palese,erano gli orsi il vero pezzo forte di quella tattica,spuntati all'ultimo da entrambi i lati della squadra,la cosa più sorprendente era che gli orsi erano animali solitari ed era raro,se non impossibile,che due predatori del genere potessero collaborare volontariamente come parte di una squadra,no una cosa simile era da escludere a priori. Il vero problema ora non era capire se ci fosse qualcuno che avesse escogitato tutto questo,ma piuttosto era meglio chiedersi dove si trovasse,quali altre risorse erano a sua disposizione e sopratutto perché mai compiere un imboscata verso questo gruppo,c'erano troppe cose che non quadravano. Se non altro adesso erano tutti insieme e per il momento era il vantaggio migliore che Milziade potesse sfruttare a sua favore per restare in vita,dopo tutto aveva ancora una grossa somma da intascare,non poteva permettersi di morire così facilmente.


Nel frattempo,mentre la squadra si rimise in cammino verso Aegis,un piccolo fringuello aveva assistito all'uccisione dell'orso da parte della cerva,aveva un corpo piccino piccino,retto su due zampette nere,piccole piume marroni scuro ricoprivano il suo corpo e con sguardo innocente assisteva alla disavventura capitata alla sacerdotessa e al suo seguito,aveva osservato attentamente ogni parte dell'accaduto con meticolosa attenzione,vide il ritorno del guerriero in mezzo alla squadra e di come stesse parlando con l'elfo delle ultime scoperte fatte,per poi vederli allontanarsi sui loro destrieri. A quel punto l'uccellino volò via diretto chissà dove,superando fitti grovigli di rami e voluminose fronde rigogliose fino a giungere all'antro di una caverna,il piccolo volatile si posò sul duro terreno della grotta guardandosi attorno come se nulla fosse.

Che notizie mi porti oggi,mio piccolo amico?”

Una voce maschile si fece sentire sul fondo della cavità naturale e poco dopo il fringuello volse lo sguardo verso l'entrata della grotta,rivolgendo il suo sguardo al proprietario di quella voce,era un uomo alto,dai lunghi capelli neri che gli arrivano fin dietro le ginocchia e gli coprivano parte del volto,aveva occhi marroni,un viso liscio e un espressione selvaggia,enfatizzata da un sorriso simile al digrignare di un lupo inferocito,il petto e le braccia era totalmente scoperte mostrando segni incomprensibili,tutti neri,su tutta la parte alta del corpo mentre sotto indossava lunghe braghe di pelle sporche di terra,polvere e fuliggine e ai piedi non portava niente.

L'uomo si abbassò allungando un indice verso il fringuello e quest'ultimo vi si posò sopra,per poi essere portato all'altezza del viso del sinistro individuo.

Mostrami quello che hai visto”

L'uomo chiuse gli occhi e con la fronte si avvicinò ancora di più all'uccellino che,come in una sorta di irreale tranquillità non fece nulla per spostarsi,l'uomo restò fermo per una manciata di secondi,il volto parve cambiare espressione,più concentrata,come se quell'uomo si stesse impegnando in una qualche tipo di azione,ma il ghigno non parve scomparire dal suo volto,che restò li anche per tutta la durata di quella strana operazione,infine aprì gli occhi. L'uomo sembrò in qualche modo felice di quello che era successo dato che ora il selvaggio sorriso sulle sue labbra si fece ancora più inquietante,con un veloce movimento della mano cacciò via il fringuello spingendolo così a volare via,mentre il selvaggio guardò l'uccellino volare via ripercorrendo così lo stesso percorso fatto in precedenza per poi perderlo poco dopo mentre volava via attraverso i numerosi alberi che dominavano il paesaggio.

Dunque le cose stanno così,uno dei miei orsi e stato ucciso e l'altro è scomparso,ma dato l'arrivo di quello nel gruppo devo intuire che nemmeno l'altro possa essermi più utile,peccato,se non altro adesso so con chi ho a che fare,di questo passo arriveranno in città in men che non si dica e una volta superati i confini non potrò più prenderli,però forse...un modo ci sarebbe”

E mentre rifletteva sul da farsi si girò verso l'entrata della grotta sapendo già quale soluzione avrebbe potuto risolvere il suo dilemma,non aveva bisogno di pensarci un secondo di più,sapeva esattamente cosa andava fatto.

Si diresse verso l'interno della caverna con passo calmo ma deciso,mentre la sua figura scompariva ancora una volta nelle viscere della terra,mentre la sua mente andava già alla sua prossima azione,il piano era deciso,la risolutezza permeava le sue intenzioni e il suo ghigno si fece ancora più crudele,ora sapeva bene cosa c'era da fare e l'avrebbe fatto senza alcuna esitazione.

Se faranno come previsto andranno in città percorrendo l'unico punto per la quale saranno costretti a passare e quando ci giungeranno vedremo se saranno ancora così fortunati,la battuta di caccia non e ancora finita,voglio proprio vedere come si comporteranno di fronte ad un vero cacciatore.”

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Capitolo 4
*** Zanne e artigli ***


Le bestie erano in fermento e la loro corsa dimostrava la loro giustificata frustrazione,anche se il gruppo era sfuggito alla trappola ordita da chissà chi restava il fatto che ora sapevano di essere esposti e la foresta ora non pareva più così bella,con i suoi numerosissimi abeti,la sua natura incontaminata e la nuda sensazione di nuda libertà che regalava a chiunque ci passasse dentro.

Ora appariva infida e meschina,pronta a tradirli al primo segno di distrazione,Milziade era di nuovo alla testa del gruppo tornando così a svolgere il ruolo di unità sacrificabile in quella squadra che a lui non andava tanto a genio,se non altro il sentimento era reciproco,almeno verso il nano e l'elfo.

Lucilla invece non gli aveva fatto niente,tranne che assumerlo e averlo inserito in quella gabbia di matti,gli era stato chiesto di scortarla fino ad Aegis con la prossima di una somma più che generosa,se non fosse che stava cominciando ad avere seri dubbi sulla questione,non tanto per l'ammontare di denaro che ancora non possedeva,ma per il fatto che era soltanto mattina e si era già ritrovato a combattere contro degli orsi di grandezza anormale,i goblin invece erano il meno dato che erano troppo stupidi per risultare un problema serio,almeno finché erano così pochi,per non parlare poi che la sua Briseide aveva rischiato l'osso del collo per fare da bersaglio mobile contro un bestione così grosso,che fosse lui a rischiare la vita in nome della sua avidità era un conto,ma mettere in mezzo la sua cavalla,che l'aveva seguito in mille e più disavventure era un altra questione che non andava neanche toccata,se non altro lei risultava una compagnia migliore di Gordlack,di Nyme di molte altre persone di sua conoscenza. Il resto del gruppo seguiva il mercenario allo stesso modo che aveva fatto in precedenza,stessa formazione,nessun cambiamento,con l'unica eccezione che adesso sapevano di non essere soli nella foresta e che qualcuno probabilmente stesse spiando le loro mosse,a parte questo però erano in netto svantaggio contro questa minaccia,prima di tutto non sapevano dove fosse,non sapevano da quanto tempo li stesse spiando,quante erano le forze di cui poteva far uso e sopratutto,chi accidenti era? Non sapevano niente,tranne il fatto che molto probabilmente i goblin e gli orsi era stati lasciati li da lui,visto che l'imboscata,seppur fallita miseramente,era stata orchestrata nei minimi dettagli,per quanto fosse stata una strategia piuttosto semplice. La buona notizia però era che presto avrebbero oltrepassato i confini della città stato e una volta all'interno dei suoi confini sarebbe stati inattaccabili da nemici esterni ai territori del piccolo governo libero,ma fino a quel momento avrebbero dovuto attraversare le ultime leghe del loro insicuro tragitto in territorio imperiale,poi avrebbero avuto tutto il tempo necessario per riposarsi. Passò una ventina di minuti quando ad un certo punto,in mezzo agli alberi e alla vegetazione più incolta e selvaggia si intravide qualcosa di molto grande in lontananza.

FERMI.”

Urlò Milziade facendo segno agli altri di rallentare la loro corsa,ai loro occhi si presentò una lunga struttura orizzontale la cui misura in lunghezza da li non era ben definibile dato l'alto tasso di vegetazione che copriva la misura per intero,ma per quanto riguardava l'altezza si poteva intuire che misura almeno 19 piedi e che fosse fatta interamente di pali di legno l'uno affianco all'altro,come in una struttura ben ordinata.

E un palizzata,forse è un fortino militare,oppure un villaggio.”,disse Nym mentre con il suo cavallo si metteva a fianco della sacerdotessa.

Magari c'è qualcuno suo interno,possiamo chiedere di farci passare.”

Dubito che c'è ne sia bisogno mia signora,a giudicare dall'aspetto della mura e della vegetazione attorno non si direbbe abitata e comunque,anche se gli abitanti avessero voluto tenerla in un tale stato di degrado qualcuno ci avrebbe avvistato dall'alto,no,credo che il posto sia disabitato...o almeno lo spero.”

L'elfo aveva ragione,considerando la probabile importanza della struttura sarebbe dovuto essere abitato o per lo meno controllato,ma non era stati lanciati avvertimenti,n'è tanto meno aveva notato segni di vita provenire dalla stessa,per cui non c'era modo di verificare l'assenza di ostilità se non provando ad avvicinarsi.

Perfetto,a questo punto sarebbe meglio controllare se c'è qualcuno,chi viene con me?”

Vengo io simpaticone,almeno così evitiamo che ti perdi un altra volta,tanto mi ero stancato di stare sopra il ronzino.”

Disse il nano mentre scendeva da cavallo,che con un leggero balzo arrivò a contatto col suolo con la grazia di una toro in una vetreria,il rumore della pesante armatura d'acciaio fece così tanto rumore che alcuni uccelli nei dintorni volarono via spaventati per il forte frastuono,non si poteva certo dire che fosse un compagno di viaggio molto silenzioso.

La prossima volta fai ancora più rumore,penso che non ti abbiano sentito abbastanza chiaramente.”

Disse ironicamente Milziade mentre anche lui scendeva da cavallo,lui ovviamente fece a stento un sussulto quando toccò terra,dato il fatto che avesse protezioni di metallo ben più leggere di quelle del suo basso e secolare accompagnatore.

Attenzione,il signor mi vendo per due soldi a paura di farsi notare,quando hai finito di fartela sotto fammelo sapere.”

Disse Gordlack in maniera provocatoria,sul volto di Milziade si fece spazio un espressione tra il nervoso e lo scocciato,se proprio ci doveva essere qualcuno che faceva finta di essere simpatico quello doveva essere solo lui e oltretutto,dato che preferiva avere a che fare con loro il meno possibile aveva preso la decisione di collaborare,per quanto non gli piacesse l'idea di avere a che fare con gente come quella,che piombava nel cuore della notte a salvarlo da una situazione che a suo dire si sarebbe salvato benissimo anche da solo,lo aiutano a fare man bassa di un gruppo di imbecilli con un cappuccio sulla testa,urlando cose di cui lui non importa niente,solo alla fine per ritrovarsi insieme ad un elfo con la puzza sotto il naso e fin troppo schizzinoso,una sacerdotessa brava,buona e utile quanto un secchio bucato durante un incendio e che aveva tirato fuori il suo nome da chissà quale oracolo ricevuto da un dio con la quale non aveva molta confidenza ed infine lui,il nano,un essere basso,forte quanto basta per spaccare un uomo comune in due ma con le capacità intellettive di un mattone,insomma,un vero e proprio nano da giardino,come lo aveva definito la scorsa sera. Ai suoi occhi Gordlack sembrava tutto tranne il compagno più adatto per un controllo all'interno della struttura,ma ormai il danno era fatto,si era fatto sentire e lui non se ne curava per nulla,appoggiando il manico del martello su una spalla mentre con una mano teneva sulla parte più bassa e la testa del maglio sporgeva da dietro,guardava dritto di fronte a se con la tranquillità di chi sta facendo una passeggiata trasmettendo un aura di benessere e goliardica tranquillità. Avanzava tranquillo mentre la pesante armatura continuava a tintinnare e muovere le placche di metallo che coprivano tutto il suo corpo,quasi a voler mettere alla prova la pazienza del mercenario.

Vogliamo andare?”,rispose Gordlack con fare spavaldo e sicuro di se e superò Milziade che poco a poco lo vide dirigersi verso il grande muro di legno,fissò per un attimo il cielo appena visibile e sentendo un moto d'ira salirgli dai più bassi recessi del suo animo chiuse un attimo gli occhi e prese un lungo respiro.

Atena dammi la pazienza,perché se mi dai la forza rispedisco quel nano alla montagna dalla quale e uscito a suon di calci nel sedere.”

Fattosi forza di dover sopportare il basso umanoide si avviò anche lui in direzione del muro,con la speranza nel cuore di giungere in città il prima possibile,così da potersi liberare di loro il prima possibile,i due guerrieri si mossero verso la grande costruzione e mentre camminavano notarono qualcosa di sinistro sulle mura del fortino,quelli che all'inizio parevano segni di bruciature e di usura del legno in realtà erano in realtà schizzi di pittura rudimentale,non aveva mai visto nulla di simile,forme di uomini stilizzati in una qualche battaglia,uomini che uccidevano altri uomini,le immagini non erano molto chiare in proposito,però sembravano rappresentare la presa della fortezza dato l'alto tasso di scene violente. Ma il particolare più importante e che le scene rappresentate sembravano essere state fatte con una pittura nera,fresca a giudicare dalla lucentezza con la quale risaltava con quella parte di luce solare che penetrava nel bosco.

Hai visto anche tu?”Chiese Milziade con fare serio verso Gordlack,”la stessa identica pittura che si trovava sui corpi dei due orsi,mi sorge spontaneo pensare che questo non sia un semplice caso”.

Tu dici? In ogni caso se il bastardo che ci ha mandato quelle bestiacce si trovasse qui gli spaccherei la faccia senza troppi problemi,un colpo di questo e vedrai che non si sentirà più tanto furbo come in precedenza.”

Sempre se riusciamo a trovarlo,sempre se sia qui naturalmente,in ogni caso dovremmo stare attenti dato che potrebbe non essere solo”.

Parli dei Goblin di poco fa?”

A parte loro,mi preoccupano di più le bestie,vedi quei segni sulla palizzata?”

Si”,disse il nano mentre osservava i segni della lotta selvaggia che si era scatenata in quel luogo,”Sono molti e sparsi un po' ovunque e la cosa più incredibile sono i solchi che hanno lasciato,se riescono fare questo ad una fila di tronchi immagina cosa possono fare ad un semplice uomo,senza armatura o altre protezioni in generale.”

Già,comunque adesso cerca di fare meno rumore possibile e vedi di coprirmi le spalle.”

Continua con questo atteggiamento e vedrai che le spalle te le dovrai guardare da solo,sempre che tu abbia gli occhi dietro la testa,arrogante di un umano avaro senza onore e con l'animo più putrido di una sgualdrina di una bettola malfamata,frequentata solo da scarafaggi ed elfi effeminati,nel caso tu dovessi morire mi riprenderei l'anello di Lucilla senza neanche darti una degna sepoltura,giusto perché tu lo sappia”.

Grazie per la tenerezza,me né ricorderò come uno dei nostri momenti migliori.”

Disse Milziade mentre chiudeva la conversazione con Gordlack e nel frattempo tirò fuori la spada corta in attesa di un probabile scontro,oltre ad utilizzarla per farsi spazio tra i cespugli,gli arbusti,le felci e qualsiasi corpo legnoso abbastanza sottile da poter essere tagliato. Alberi più grandi avevano occupato buona parte del margine delle mura difensive,rendendo così più difficile il loro percorso,ogni passo presentava loro un ostacolo da superare e ogni radice rischiava di farli inciampare sul loro tragitto,in confronto alla corsa di prima li il terreno sembrava più aspro e difficile attraversamento,cosa che non avrebbe permesso a cavalli una buona capacità di spostamento,la cerva invece se la sarebbe cavata tranquillamente anche se forse la sua grossa mole gli avrebbe ostacolato,seppur di poco la grande agilità che prima aveva dimostrato con tanta facilità durante l'attacco degli orsi. Con non poca fatica giunsero di fronte alla palizzata,cosa che aveva richiesto un certo impegno,ora bisognava soltanto trovare l'entrata della struttura,il problema era trovarla,quindi decisero di percorrere il muro e vedere dove conduceva. Camminarono per circa dieci minuti e ancora non trovavano nessuna traccia di un entrata,una porta,un cancello o un qualsiasi tipo di accesso che permettesse di oltrepassare le mura,stavano facendo il giro della intera palizzata e l'unica cosa che videro erano altri segni di graffi,artigliate e solchi nel legno,c'era da dire che tutti quei danni erano segno di aggressione su larga scala verso le stesse mura,come se una moltitudine di bestie avesse cercato di oltrepassare quella barriera di solido legno,in un attacco simile ad un assedio,con macchine da guerra e squadre di demolitori,per quello che sapeva lui sulla guerra poteva dire che le mura avevano svolto il loro lavoro più che decentemente,ma per quanto riguardava i segni e le pitture sulle mura non ci capiva assolutamente niente,perché mai uan cinta muraria avrebbe dovuto essere arricchita con immagini tanto incomprensibili? Ma in fondo a lui cosa gli importava se non oltrepassare quell'ostacolo,dato che si trovava sulla loro strada per andare ad Aegis e bloccava la strada principale per raggiungerla,certamente avrebbero potuto fare il giro e continuare per la loro strada,se non fosse che l'area attorno a loro aveva un così alto tasso di vita vegetale che per spostarsi in maniera veloce avrebbero dovuto spostarsi alla stessa velocità con la quale si erano spostati durante l'inseguimento da parte degli orsi se non avessero voluto arrivare nelle terre della città stato prima che fosse calato il sole,per non parlare della catena montuosa che divideva la foresta nella quale si trovavano con i picchi innevati delle montagne più infondo.

No,aveva senso fare un giro così lungo e contorto solo per tentare di trovare una scorciatoia che non esisteva,avrebbero dovuto aprirsi la strada verso l'interno del fortino se volevano andarsene dalle terre dell'impero il più presto possibile.

Ad un certo punto,mentre i due continuavano a camminare attorno alla struttura notarono,tra i segni del conflitto passato e le rappresentazioni pittoriche uno strano cerchio di pietra inserito nel legno,aveva una forma tonda e sulla sua superficie vi era inciso una strano simbolo,un quadrato diviso nel mezzo da una riga,per Milziade non volle dire niente,come tutto in quella storia nella quale ci si era infilato dentro,ma sul volto del nano comparve un espressione sorpresa,guardò la pietra come occhi pieni di curiosità e meraviglia,un po' come un bambino che osserva stupefatto un giocattolo nuovo. Gordlack pose un mano sul corpo estraneo della palizzata e cominciò a farci scivolare i polpastrelli quasi la stesse accarezzando.

Che ti prende nano?”,chiese Milziade con tono incuriosito,Il nano non si girò e continuò con la sua stranezza.

Questa è una runa mio poco caro ed ingenuo umano.”

A me sembra un sasso”.

Sasso?”

Gordlack a sentire quell'affermazione girò la testa molto lentamente e scrutando la figura del guerriero umano come se avesse ricevuto il peggior insulto immaginabile rivolto verso sua madre,Milziade dal suo punto di vista Gordlack sembrava guardarlo con sguardo da pazzo,i suoi occhi parevano volergli lanciare fulmini e incenerirlo sul posto.

QUESTO...NON E....UN SASSOOOOOOOO.”

Che ti prende?”

Questa e una runa,una pietra utilizzata fin dai tempi dei miei antenati per custodire la magia donata a tutti i popoli nanici,come segno di benevolenza da parte degli signori di Asgard, lo stesso Odino si è dovuto impiccare all'albero del mondo per apprendere la saggezza che stava dietro il loro potere,quindi,mi perdonerai se mi sento un tantino offeso riguardo alla tua mancanza di rispetto verso una tale sacralità,comunque,vedi questo simbolo di forma quadrata?”

Si.”

Questo è un simbolo di protezione,l'incisione reca l'immagine di un portone stilizzato,quindi se i miei calcoli non sono errati la cosa giusta da fare e questa.”

Appena Gordlack finì di parlare mosse un mano verso la pietra e pigiò con una piccola dose di forza verso la stessa,una parte dei pali cominciò a tremare visibilmente e subito a dopo cominciarono ad affondare nel terreno aprendo così una breccia all'interno della fortificazione. Nel vedere ciò Milziade rimase stupito da quell'avvenimento,di certo l'idea di base che si era fatto sulla cosa e che una serie di pali e scivolata sotto terra e mostrando a loro due un passaggio segreto,quindi di per se non era una cosa inimmaginabile,però si non aspettava di certo di avere a che fare con un simile sistema di difesa,doveva ammetterlo,quel nano si era dimostrato più utile di quello che credeva.

Bene,dopo di te.”

Il nano non se lo fece ripetere due volte e si inoltrò verso l'interno della struttura con aria sprezzante e sicura di se,l'umano lo seguì a breve,lasciandosi dietro quella grande marmaglia di alberi,un elfo che a suo dire aveva sempre la puzza sotto il naso e una sacerdotessa che gli doveva un pagamento più che generoso,sperava che in caso di pericolo l'arciere riuscisse a tenerla al sicuro o addio giusto pagamento per i suoi sforzi. Superata la cinta difensiva i due si trovarono con loro grossa sorpresa in un grande centro abitato, le prime cose che riuscirono a intravedere la dentro era una serie di case,la base delle piccole costruzione aveva una forma circolare,con la base e i muri fatti di legno mentre il tetto era composto da fascine di paglia e rametti di legno l'uni legati agli altri in modo da formare strati di paglia sovrapposti tra di loro a formare un tetto dalla forma conica con la punta rivolta verso l'alto,agli occhi del mercenario le abitazioni sembravano avere dei grossi cappelli appuntiti. Insieme ad esse erano presenti anche delle strade,che tanto strade non potevano essere definite,erano dei sentieri in terra battuta che si divincolavano in una maniera più o meno casuale,con l'erba che cresceva ai lati delle numerose diramazioni in quello che si presentava ai due non come quello che doveva essere un fortino militare di una qualche guarnigione di soldati presso una zona di confine,ma quello che in realtà era un villaggio situato in quella zona impervia e senza buone comunicazioni verso l'esterno,dato la quasi inaccessibilità a quel luogo,ma la cosa più strana non era tanto il posto in se,quanto piuttosto il fatto che non ci fosse anima viva.

Nessun segno di civiltà all'infuori delle costruzioni li presenti,non c'erano persone che facevano avanti e indietro presi dalle loro faccende,nessuna madre che richiamava i figli in casa per dirgli che il pranzo era pronto e appena messo sulla tavola,nessun uomo che vendeva cianfrusaglie a lato della strada e nessun marmocchio sporco e con il corpo quasi ridotto all'osso dalla fame che cercasse di derubarlo,mendicanti,zoticoni,ubriaconi rumorosi o prostitute,niente di niente,non c'era nessuno,vuoto assoluto.

Ora capisco perché nessuno ci ha aggredito nonostante tutto il rumore che hai fatto.” Disse Milziade in maniera preoccupata mentre i suoi occhi scrutavano ogni minimo dettaglio dell'insediamento deserto,”Però adesso mi sorge un dubbio atroce riguardo a questo posto...”

Dove accidenti sono finiti tutti gli abitanti?”

Già,mi hai tolto le parole di bocca...sarà meglio dare un occhiata in giro,c'è qualcosa che non quadra in tutto questo.”

E fu così che iniziò l'esplorazione dello strano borgo,entrarono in alcune case e videro i loro interni messi completamente a soqquadro,le zone addette alla cucina erano completamente ricoperte dalla fuliggine mentre i resti di cibo ormai ammuffiti e immangiabili emanavano un fetore marcio e nauseabondo,attraente solo per le mosche,il resto delle altre stanze aveva subito un destino simile,i mobili sfondati con colpi d'arma,tavoli rovesciati,ceramiche,terracotte e materiali simili erano sparsi un po' dappertutto e i numerosi cocci segnavano la violenza con la quale ci si era scagliati contro,mentre le anche le stanza dedite al riposo era state distrutte con la stessa identica brutalità. Nelle tre abitazioni la scena era sempre la stessa,segni di selvaggia violenza era stati gratuitamente distribuiti come in una sorta di razzia brutale e sconsiderata,eppure c'era qualcosa che non quadrava in quella situazione,se le mura esterne aveva retto così bene allora perché all'interno erano presenti solo case in rovina e disabitate? Per sicurezza era meglio andare a fondo a questa faccenda.”

Decisero di inoltrarsi ancora di più nel cuore del villaggio,più andavano avanti e più si rendevano conto della grandezza della distruzione che era stata portata al suo interno e lo spettacolo che videro non fece altro che fargli comprendere la grandezza di quella violenza,raggiunsero un grande spiazzo al centro dell'abitato,era una sorta di piazza,una grande spazio ricavato dall'incrocio delle vie e viette che si incrociavano tra di loro in un area molto semplice e rurale,resti di bancarelle e banconi erano stati spaccati oppure erano stati bruciati,mentre i carretti,le case e i negozi li vicino erano stati riempiti di graffi e segni di morsi,molto probabilmente lasciati dagli stessi che aveva recato danni alla grande palizzata di legno che circondava il borgo.

Poi lo videro,il vero orrore si apriva di fronte ai loro occhi,molte ossa erano sparse per tutta l'area e

disposte in maniera casuale,teschi,femori,costati e gabbie toraciche erano sparse dappertutto e non una di quelle parti era più attaccata ad uno scheletro intero e nel vedere ciò un sinistro e gelido brivido percorse le loro schiena,confermando che almeno loro una colonna vertebrale c'è l'avevano ancora attaccata al resto del corpo.

Milziade comprese molto bene la reazione che ebbe Gordlack nel vedere un così macabro spettacolo,non era la prima volta che vedeva della ossa disposte in maniera particolare,quando viaggi per lungo tempo alla ricerca di un lavoro pagato bene può capitare di vedere scene simili,qualche volta gli era capitato di avere a che fare con dei negromanti,uomini e donne intenti a praticare strani rituali sui corpi di persone morte da poco,con ancora la carne in buono stato,tentavano di muovere i corpi e di utilizzarli per gli scopi più semplici come servi o aiutanti di qualche tipo,oppure per i compiti più pericolosi come soldati equipaggiati alla ben meglio oppure come guardie del corpo,ma in questo ultimo caso preferivano i cadaveri dei soldati,che già in vita avevano le membra allenate per il combattimento e per la loro precedente esperienza con le armi,ma l'esperienza gli aveva insegnato che solitamente affrontarli era relativamente semplice dato che pur essendo tornati come non morti non erano molto furbi e quindi era facile ingannarli,il vero problema era averci a che fare quando erano in gruppo o addirittura più di dieci e chiusi nello stesso identico posto,cosa che a lui era capitata e che avrebbe preferito non rivivere quell'esperienza.

Eppure qui non si trattava di quel genere di cose,la disposizione delle ossa e il loro trattamento era più simile a quella di una bestia che mangiava la sua preda,finiva di spolparla e buttava via i resti che non poteva digerire,si,quello era più l'atteggiamento di un animale,grosso e molto affamato,ciò confermava la presenza di bestie particolarmente grandi nella zona,come quei due orsi di poco fa e i disegni lasciati sulle palizzate di legno erano delle stesso colore che gli orsi portavano sulla pelliccia.

Ormai non c'erano più dubbi,l'attacco subito nella foresta e il luogo in cui si trovavano ora erano collegati,forse il misterioso attentatore alle loro vite c'entrava qualcosa anche con quell'abominevole scempio.

Dobbiamo tornare a informare gli altri due di attraversare questo posto il prima possibile,prima c'è ne andiamo di qui e meglio è.” Disse Milziade con tono seriamente preoccupato.

Sono d'accordo con te,questo posto da i brividi,giusto il tempo di prendere i cavalli e poi c'è ne andiamo,un modo per farli passare dalla boscaglia lo troviamo lo stesso.”

Diedero un ultima occhiata alla piazza del villaggio e tornarono indietro,disgustati dall'orrido spettacolo che trovarono li,per quanto entrambi fossero uomini abituati alla morte e al combattimento una scena simile era decisamente spaventosa,non tanto in se per la presenza delle numerose ossa presenti sul posto e che di certo facevano la loro parte nello spaventare chiunque ci potesse posare gli occhi sopra,ma all'aver immaginato come fosse avvenuto il tutto,uomini,donne e bambini che venivano dilaniati e fatti a pezzi da morsi e artigli di creature spinte da chissà quale furia omicida,mentre le vittime morivano tra dolori e sofferenze inaudite,se davvero questo osservatore sconosciuto aveva era stato l'artefice di quell'orrore era meglio che se ne fossero andati e alla svelta,combatterlo in quello che ormai poteva essere un suo territorio e cosa ben poco furba da fare,sopratutto se non sapevano con chi avevano a che fare. Ma proprio quando stavano per tornarsene alla relativa sicurezza della foresta lo videro,neanche il tempo di fare il primo passo che subito si sentirono spaesati nel vederlo li,quella figura inattesa che stava adesso di fronte a loro,ai loro occhi pareva un uomo alto e snello,con lunghi capelli neri e che indossava solo un paio di braghe di pelle,con le braccia scoperte,i piedi nudi e diversi tatuaggi sul petto completamente neri.

Andate da qualche parte,pecorelle?”

Disse il sinistro individuo con tono provocatorio e il sorriso sulle labbra,i due nel vederlo si sentirono inquietati dallo strano figuro,all'infuori del malefico sorriso non riuscirono a scorgere molto del suo viso data la moltitudine di capelli che gli copriva la parte alta del volto,l'unica reazione logica alla quale riuscirono ad arrivare fu di quella di stringere più forte la presa sulle armi.

Tuttavia non persero il controllo delle loro emozioni e restarono calmi,per quanto l'arrivo improvviso di quel tipo di certo non migliorava la sensazione sgradevole che emanava quel luogo,anzi,l'amplificava notevolmente.

Non so chi tu sia amico,ma se pensi di essere stato furbo a voler tentare di spaventare un nano con un arma in manoi,allora ti avviso che hai fatto l'errore più grosso della tua vita,razza di mingherlino tatuato dei miei stivali.”Disse Gordlack mentre picchiettava su una mano aperta la testa del grosso martello in segno di minaccia,ma per tutta risposta lo sconosciuto non si spostò di un passo,non arretrò e non diede segno di esserti spaventato,restava li,continuando a tenere i denti in una smorfia innaturale,quasi stesse digrignando,come un animale selvaggio.

Io dico che siete stati voi due ad aver fatto l'errore più grosso delle vostre vite,mentre noi stiamo qui a conoscersi come fanno le persone civili,i miei numerosi goblin giungeranno a bizzeffe per occuparsi dell'elfo e della sacerdotessa,o dovrei dire principessa?Ma state tranquilli,l'arciere lo uccideranno di sicuro,lei invece no,troppo preziosa per ucciderla,io so per quale motivo si sta dirigendo in città,dimmi la verità,lei lo ha visto vero?”

Milziade girò lo sguardo il nano al suo fianco e vide il volto di Gordlack contrarsi in un emozione violenta,la rabbia stava prendendo il sopravvento sulla sua calma,che già normalmente era molto poca di suo,figurarsi poi se alle sue orecchie di nano collerico delle chiare minacce sulle intenzioni di quel tipo inquietante verso Lucilla,non ci vedeva più dalla rabbia. La mano si strinse sul manico della sua arma come poche volte nella sua vita.

Non so di cosa parli.”

Davvero? Eppure non mi sembra un caso che la tua principessa abbia una scorta così piccola,ma ben armata e molto abile,io dico che sai bene di cosa sto parlando,potrei chiedervi di consegnarmi la ragazza e aver salva la vita,ma dato che voi non mi permettereste di toccarla con un dito e io non vi lascerei andare via sulle vostre gambe,direi che a questo punto l'unica cosa certa e che io vi uccida il prima possibile e quando avrò finito con voi,mi occuperò anche di lei,vedremo quanto riuscirà resistere dopo una ripassata da parte dei miei collaboratori.”

TE LA SEI CERCATA BASTARDO.”

A quel punto Gordlack aveva un rancore in corpo così incandescente che la metà bastava ad incendiare tutti gli alberi attorno al villaggio,se prima lo sconosciuto sembrava semplicemente irritante,ora invece era diventato meritevole dell'odio di Gordlack,parlare a quel modo di lei era come attentare alla sua stessa vita di persona e le sue parole era una chiara profezia sul male che intendeva farle per i suoi scopi,sapeva benissimo di cosa stesse parlando l'inquietante e se quel tipo pensava di passarla liscia dopo le chiare minacce che aveva spudoratamente dichiarato,allora della sua testa sarebbe rimasto solo un ricordo,meno di poltiglia sulla quale le mosche si sarebbero deliziate ben volentieri. Impugnò il martello con entrambe le mani e lanciandosi in avanti portò l'arma su un fianco,caricando il colpo che scattato da li a poco in un tremendo attacco in grado di far diventare polvere le ossa del sinistro figuro davanti a lui. Giunto alla distanza giusta mosse di nuovo il grande maglio,questa volta diretto alla testa dello sconosciuto,il grande peso sull'estremità dell'arma contundente era carica di forza che presto si sarebbe abbattuta con violenza sul suo obbiettivo,tuttavia il selvaggio davanti non sembrava preoccupato in alcun modo,anzi,se ne restò fermo,perfettamente immobile nonostante la minaccia che gravava su di lui,come se la cosa non avesse alcuna importanza.

Sei lento.”

Disse lo sconosciuto prima che il colpo lo raggiungesse,la sua schiena si piegò in maniera innaturale verso un fianco,curvandosi appena in tempo per schivare il colpo senza nascondere una certa somiglianza a quella di un serpente,che si ripiega su stesso per evitare di venire colpito dalla zampata di un animale più grosso,appena il colpo andò a vuoto Gordlack rimase sbilanciato per l'impeto con la quale cercò di attaccare il misterioso sconosciuto e trovandosi alla merce del selvaggio. Ma durante la schivata dello straniero notò una parte della fronte i cui capelli avevano scoperto parte del volto mostrando così un occhio con una riga nera stretta in mezzo ad un occhio azzurro,molto somigliante a quello di un serpente,ma la cosa non sembrava avere importanza sul momento,dato che ormai per colpa del suo errore di giudizio stava dando le spalle al suo avversario,cosa che era sempre meglio non fare,grosso errore da parte di Gordlack puntare tutto sulla forza bruta. A sua volta l'uomo seminudo,ancora piegato in quella strana posizione,si spinse in avanti con la schiena e allargò la bocca in maniera innaturale,snudando zanne da lupo che prima non si erano fatte notare in tutta la loro crudeltà,denti aguzzi come punte di frecce si stavano per muovere verso il collo del nano,che non potendo reagire poté solo accorgersi in parte del contrattacco nemico.

Ma un nuovo e inaspettato colpo cambiò il risultato dello scontro,la lama di una spada ricurva si avventò verso il torace dello straniero che con gli stessi riflessi fulminei evitò appena in tempo,saltando in aria e atterrando sul tetto di una delle case vicine,in quel salto più che un serpente sembrava un grillo. Aggrappandosi con le mani al tetto di paglia vide il terzo incomodo che era intervenuto nello scontro,era Milziade che vedendo il nano in difficoltà decise di intervenire e dovette ammettere a se stesso che l'altro guerriero aveva saputo essere leggero e veloce come non mai,nonostante la corazza,gli schinieri e le altre protezioni di metallo l'umano aveva compiuto uno scatto a dir poco rapido,ora gli avversari temibili erano due.

I miei complimenti umano,non mi aspettavo un tuo intervento a salvaguardia del nano,da quello che ho visto voi due non andate molto d'accordo,perché lo hai salvato?”

Combattere in due e meglio che combattere da solo,se lui morisse dovrei vedermela con te senza neanche sapere come affrontarti,così invece ho più probabilità di sopravvivere,anche se l'idea di salvare questo zuccone di un nano non mi entusiasta poi molto.”

Dopo la chiara affermazione del mercenario calò un improvviso silenzio mentre Milziade e il loro aggressore si studiavano,non c'era bisogno di guardare oltre la folta frangia di quel tipo per capire che lo stava osservando con attenta curiosità,un po' come un predatore che osserva un suo simile che non ha mai visto prima.

Se e così che volete giocare a me sta bene,ma vi consiglio di fare presto se volete tornare indietro a salvare gli altri due,quindi sbrigatevi a farmi vedere se siete dei cacciatori più capaci di me.”

A quel punto il selvaggio aggressore compì un altro balzo in direzione delle case precedenti, scomparendo così alla vista dei due guerrieri. Milziade non riusciva a credere ai propri occhi,era la prima volta che vedeva una cosa simile,un uomo in grado di fare certe cose col proprio corpo era sicuramente più vicino all'essere un mostro che una persona vera e propria,chi era quello strano tipo e perché mai voleva così tanto Lucilla? Se c'era qualcuno che poteva dargli le risposte che cercava c'è l'aveva accanto a se e poco priva aveva rischiato di fare una pessima fine,volse lo sguardo verso Gordlack che appena ripresosi dal trambusto si voltò verso Milziade con aria confusa.

Allora,questa storia della principessa cosa sarebbe?”

Chiese Milziade leggermente irritato.

Non era necessario che tu lo sapessi e comunque sei un lama venduta,fai ciò che fai per una promessa di pagamento strappata con costrizione,sei qui per denaro,non per lei.”

Mi state nascondendo qualcosa,cosa c'è sotto veramente,avanti parla e vedi di risparmiare i dettagli inutili.”

Non posso farne parola,mi è vietato e comunque prima di dirlo ad una canaglia come te preferisco crepare.”

Davvero? In questo caso allora appena saremo arrivati in città avrò una motivazione in più per chiedere un compenso più alto,in parte per gli sforzi che sto facendo per farvi arrivare ad Aegis,in parte per mantenere il silenzio sul vostro viaggio e infine come mancia per arrotondare il conto,visto tutto il tempo che ho perso stando con voi,mi sembra un offerta ragionevole,tu non credi?”

T-tu razza di...” Il nano dovette trattenere la rabbia che provava verso Milziade,non gli era mai capitato di incontrare qualcuno di più avido di quel mercenario,tuttavia doveva riconoscere che il suo intervento era stato indispensabile per aver salva la dura pellaccia alla quale era affezionato,quindi fece un bel respiro per scaricare i nervi e poi si rivolse nuovamente verso il mercenario,ma questa volta con atteggiamento più calmo e tranquillo,combattere tra di loro non sarebbe servito a niente.

Allora,che si fa adesso?”

Milziade aveva notato il cambio d'umore del suo accompagnatore e decise di assecondarlo,per tanto anche lui si calmò quel tanto che bastava a giustificare una riappacificazione temporanea,quel tanto che bastava per poter ragionare con quello scorbutico nano.

Per prima cosa dovremmo restare insieme,ovvio che se ci separassimo lui n'è approfitterebbe per attaccarci singolarmente,cosa che sarebbe meglio evitare,secondo,dobbiamo tenere occhi e orecchie ben aperti,ora che sappiamo cos'è in grado di fare non dobbiamo cedere alle sue provocazioni e n'è tanto meno dare per scontato che anche se siamo in due si lascerà accerchiare o tanto meno ingannare così velocemente,per non parlare del fatto che sembra conoscere questo posto,quindi il suo vantaggio su di noi e considerevole e se la storia dei goblin e vera allora anche il tempo e contro di noi.”

Quanti giri di parole solo per dire che dobbiamo fracassargli le ossa il più presto possibile,ma sono d'accordo con te,adesso andiamo prima che ci prenda di nuovo alla sprovvista.”

E così facendo i due si misero alla ricerca del selvaggio,stando alle parole dell'uomo avevano ben poco tempo prima che molti altri nemici arrivassero a piombare su gli altri due membri della squadra e insieme a loro anche Briseide,che era rimasta indietro insieme ad all'elfo e alla sacerdotessa,Milziade certamente non avrebbe permesso che la sua giumenta rimanesse invischiata in una situazione nella quale non sarebbe potuta sopravvivere,senza contare il fatto che la sua unica speranza di essere pagato consisteva nel proteggere quella ragazza,ora ne aveva certamente la conferma,quella era decisamente una pessima giornata da ricordare,sempre se fosse sopravvissuto ovvio. Tornarono indietro nella direzione in cui si era diretto il selvaggio,dovettero rimettersi a cercare in mezzo alla case,ai ruderi ormai disabitati da chissà quanto tempo,se era stato lui ad attaccare borgo allora aveva avuto tutto il tempo necessario per preparare un piano per fronteggiare l'intera squadra al completo,dato che l'attacco degli orsi era fallito allora ne avrebbe tenuto un altro di riserva,nel caso i due grossi predatori fallissero nel loro compito,cosa che effettivamente era successo. Ora dovevano fronteggiare il diretto responsabile di quell'agguato,cosa che si stava rivelando una situazione ardua e inaspettata. I due si misero alla ricerca del loro nemico in mezzo alle case,si guardarono attorno alla ricerca di segni,tracce,indizi di qualunque genere sulla presenza di quell'essere nei dintorni,ma niente,non un suono,non un occhiata di sfuggita,o chissà quale strana forma vagamente umanoide nei dintorni,nulla,sembrava scomparso,eppure la loro attenzione per l'ambiente circostante era al massimo delle loro capacità,era ormai chiaro che quell'uomo,chiunque sia o qualunque cosa fosse,non era certo qualcuno da sottovalutare.

Dove si è cacciato quella specie di mostro?” Si chiese il nano a voce alta.

Milziade non gli rispose,era troppo concentrato per preoccuparsi delle irascibilità del suo basso accompagnatore,troppo rumoroso e fin troppo suscettibile,certamente era forte e molto capace in combattimento,ma per quanto riguardava la parte tattica aveva delle forti lacune che andavano colmate,cosa che Gordlack non faceva nulla per quale rimediare. Avanzarono verso una stradina laterale che passava per un altra serie di casupole,si diedero un occhiata attorno e guardinghi decisero di proseguire per quella via,nel frattempo Milziade diede un occhiata al cielo e notò che il sole era quasi nel suo punto più in alto,ormai doveva essere quasi mezzodì e il tempo ormai stringeva,in aggiunta a questa preoccupazione se ne aggiunse un altra,un suono improvviso si fece udire da una delle case nella via,sembrava il cigolio di legno vecchio misto a cianfrusaglie che cadevano a terra,entrambi guardavano nella stessa direzione e si diressero verso l'entrata della modesta abitazione. La porta era socchiusa mentre dall'interno della casa non si sentì più nulla,i due si guardarono un attimo negli occhi e senza la necessità di dire alcun che il nano fece la prima mossa e si lanciò dentro la casa dando una forte spallata alla porta già aperta e con il maglio tenuto sopra la testa,in attesa di spaccare la testa a quel dannato,ma appena entrò non vide niente se non l'interno diroccato,si girò verso Milziade e con un chiaro segno di rabbia e confusione,poi tutto ad un tratto una forza inaspettata lo colpì dietro la schiena facendolo sollevare a mezz'aria e poi farlo cadere a terra con la faccia rivolta verso il terreno.

Milziade lo vide li in piedi sull'uscio di casa con fare rilassato e col suo irritante digrignare,l'estraneo trasformista era di nuovo con loro e per li aveva presi di sorpresa per la seconda volta.

Fammi vedere quello che sai fare,pecorella.”

Milziade non se lo fece ripetere due volte e superando il nano steso al suolo si accinse ad affrontare di persona quella nuova minaccia a colpi di spada,emise il primo fendente diretto verso il torace nudo dell'avversario con l'intento di squarciare il centro del tronco con un colpo di punta,a sua volta il selvaggio piegò di colpo la schiena dandosi una spinta di reni invogliando Milziade ad affondare il colpo in un punto vuoto mentre il suo avversario schivava di lato e rispondeva al colpo con un rapido movimento della mano destra,tenuta aperta come se fosse la zampa di un orso e scagliarla verso il viso del guerriero. Per istinto Milziade parò il colpo di mano con la mano libera,intercettandolo con la sua guardia del pugno alzato poco più avanti del suo volto e bloccandolo col dorso della mano all'altezza del polso,come un pugile che si difende da un gancio diretto alla mascella,fu una fortuna che la sua difesa fosse così buona dato il fatto che li ci volle un occhiate per capire cosa ci fosse in quella mano che tanto lo preoccupava,strani artigli neri erano spuntati al posto delle unghie apparentemente umane che lo sconosciuto aveva in precedenza,era sottili sporgenze dalle estremità affilata erano pronti a squarciargli la faccia e a giudicare dal contatto diretto con quel mostro doveva ammettere che stava facendo una certa fatica a contrastarlo.

Come sospettavo,sei un umano decisamente interessante,sei troppo forte per essere un semplice soldato,dimmi,dove si trova il primo frammento del Demiurgo?

Non ho la ben che minima idea di cosa tu stia parlando pazzoide.”

Bugiardo,sai benissimo cosa c'è in gioco in questa faccenda,sono ben informato riguardo alla fuga della principessa dal santuario del vostro caro e luminoso Apollo e del manipolo di uomini che la stanno scortando fino alla città stato di Aegis,se no perché preparare il nostro incontro in questo buco di villaggio se non per uccidervi...e a tal proposito....”

La mano libera del selvaggio si mosse in direzione torace del guerriero che sembrava completamente scoperto,vulnerabile al suo prossimo attacco.

MUORI”

Anche sull'altra mano spuntarono all'improvviso degli artigli,che scattarono fuori dalla carne intenti a voler trapassare la gabbia toracica di Milziade,quest'ultimo da parte sua ebbe buon occhio e si accorse del colpo improvviso e fece appena in tempo a sollevare una gamba e tirare una pedata in pieno ventre allo strano individuo,allontanandolo da se appena in tempo prima che gli artigli potessero colpirlo,tuttavia il braccio del selvaggio si era improvvisamente allungato di almeno un palmo,abbastanza da penetrare di poco la corazza e graffiare la pelle di Milziade,ma ciò nonostante adesso era stato spinto dentro la casa,in un area in cui non si sarebbe più potuto spostare come voleva poiché adesso anche lui,seppur dotato di chissà quali stregoneria ad avvantaggiarlo era soggetto ad un limite dettato da un un fattore esterno alle sue abilità,si ritrovava chiuso in uno spazio stretto,cosa che gli impediva di saltare e nascondersi come più desiderava. Milziade mosse la mano libera verso e se la portò al petto,tastando con le dita i graffi lasciati sulla corazza e sulla carne poco sotto di essa,una sensazione di fastidioso e pizzicante dolore lasciato dai graffi aperti,le sue non erano ferite gravi,ma se non fosse stato per la corazza sarebbe andata molto peggio,quella strana creatura dai tratti bestiali aveva trapassato con una sola mano una corazza di bronzo,non che fosse impossibile dato che era un metallo malleabile e piuttosto tenero se confrontato al ferro,ma che comunque offriva una buona protezione e concedeva una certa agilità nei movimenti di gambe e braccia,ma pensare che qualcosa fosse riuscita a passare la sua difesa lo preoccupava,avrebbe dovuto essere ancora più cauto adesso.

Spiacente,non ci tengo ancora ad andare negli inferi.”

L'uomo a torso nudo era steso a terra quando sentì quelle parole pronunciate con tanta sicurezza in se,l'uomo che avrebbe dovuto essere vittima delle sue personali capacità stava di fronte a lui,ergendosi come un trionfante eroe pieno di se,se fino a quel momento sul suo volto si era spalancato un chiaro sorriso di scherno ora invece si capovolse tramutando in una smorfia di rabbia e rancore,come osava quell'uomo civilizzato prendersi gioco di lui,un predatore nato,lui che aveva modificato il suo corpo al punto da poter emulare le migliori capacità di ogni animale che lui considerava utile per i suoi scopi,lui era il lupo e l'orso,la vipera e l'aquila,quell'uomo in armatura avrebbe dovuto temerlo e invece si stava prendendo gioco di lui,la pecora che insultava il lupo e poi la faceva franca era un affronto contro di lui e contro il ciclo naturale del mondo....E lui questo non poteva tollerarlo. Il selvaggio si rialzò in un battibaleno e assunse una posizione degna di un vero animale,allargò le braccia mostrando vistosamente gli artigli che gli spuntavano da quelle dita tanto umane e nel mentre snudava i denti,che sembravano alla vista del mercenario zanne vere e proprie,la sua testa fece un veloce sbattimento del capo che libero un occhio dalla frangia scura e folta,mostrando a Milziade l'occhio da serpente.

Adesso faccio sul serio spaccone.”

Ma tu guarda,stavo per dire la stessa cosa.”

I due si guardarono ancora una volta,si studiarono un ultima volta prima di tornare a menare fendenti per la seconda volta,ormai per Milziade l'unica cosa certa e che da quando aveva lasciato il tempio di Artemide era andata sempre peggio e non osava immaginare cosa sarebbe successo se il viaggio fosse stato più lungo. Ma all'infuori di ciò quella mattina aveva scoperto altre cose riguardo al gruppo alla quale malauguratamente si erano unito,cos'altro gli avevano nascosto quei tre?

E poi c'era quella parola che aveva già sentito,Demiurgo,la stessa che avevano urlato tutti insieme quei balordi la sera precedente,quello fino al suo risveglio sembrava una serie di sfortunati eventi ora cominciava a pensare che la situazione nella quale si era cacciato era forse qualcosa di molto più complicato di quello che credeva. Ma la cosa non aveva importanza in quel momento ora doveva concentrasi su altro,si mise in posizione di combattimento mentre teneva la spada vicino al costato e la mano libera vicino al basso ventre,si fissarono negli occhi e si prepararono al meglio delle loro capacità.

Il vero scontro stava per iniziare.


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Capitolo 5
*** Gioco di squadra ***


Fuori dalle mura del villaggio Lucilla e Nym attendevano pazientemente il ritorno degli altri due e nel frattempo erano scesi dalle loro cavalcature godendosi un meritato riposo per la fatica che avevano affrontato prima nel contrastare la minaccia dell'agguato,l'elfo teneva l'arco al suo fianco mentre da seduto si godeva la vista sull'immensa area verde che lo circondava,si sedette a terra ispirando a pieni polmoni i profumi e gli odori che attorno a lui vagavano liberi mentre il suo udito percepiva tutti i suoi a lui più familiari alla sua razza,il cinguettio degli uccelli più piccoli,i passi di una lepre nelle vicinanze,lo scuotere delle foglie da parte di un venticello giocoso che si muoveva tra le numerose fronde. Era da tempo che ormai non sentiva più queste sensazioni di benessere.

Ti senti bene?”La leggera e cristallina voce di Lucilla richiamò l'attenzione dell'arciere e i suoi occhi incontrarono quelli di lei,che lo guardavano con aria preoccupata.

Si...e solo che è da molto tempo non sentivo più questo contatto con la natura,da quando abbiamo cominciato questo viaggio sono stati pochi i momenti in cui ho potuto prendere tempo per me stesso.”

Mi spiace che la mia protezione occupi molto del tuo tempo mio caro Nym,se fossi più forte non vi avrei mai coinvolti in questo viaggio,per te e Gordlack dev'essere fastidioso questo compito.”

Non dica così maestà...”, Nym si alzò tutto d'un colpo e subito superò in altezza Lucilla che al pari di lui sembrava una ragazzina, “Se io e quel testardo di un nano siamo qui e per lealtà e riconoscenza verso di lei, se non fosse stato per lei a quest'ora noi saremmo....”

Non fece in tempo a parlare che alle sue orecchie giunse un frusciare tra gli alberi,subito guardò in direzione del rumore,prese l'arco e incoccò una freccia in un tempo inferiore ad un battito di ciglia,il volto dell'elfo trasmetteva tensione e nervosismo.

Nym che succede?” Chiese Lucilla con tono preoccupato.

Mia signora salga sulla cerva e si metta al riparo,temo che ci abbiano raggiunti.”

La ragazza non se lo fece ripetere e si avvicinò al grande ruminante che la fece salire sulla schiena,la cerva alzava e abbassava la testa,tuttavia non sembrava spaventata ma piuttosto il contrario,come se si stesse preparando allo scontro. Per quanto riguardava i due cavalli quello di Nym batteva una zampa sul terreno a ritmo regolare e agitava la criniera in segno di nervosismo,poi c'era Briseide,la giumenta sembrava stranamente calma,nessuna reazione,nessun segno di irrequietezza,l'unica cosa che faceva era nitrire e fissava anche lei il punto in cui Nym stava prendendo la mira,l'elfo si accorse della cosa e pensò che era incredibile come quell'animale non solo non si stesse facendo prendere dal panico,ma sembrasse addirittura sul piede di guerra,come un soldato che attende di ricevere il nemico,doveva riconoscerlo,quel mercenario di un umano aveva proprio un ottima compagna di viaggio,non che lui non avesse un magnifico esemplare. La corda era tesa,la freccia pronta a partire,i muscoli erano tesi e il cuore in attesa di un battito più forte a dar via alla carica ai numerosi esserini verdognoli che in precedenza li avevano attaccati,a quel punto poteva solo sperare che avesse abbastanza munizioni da uccidere una ventina di goblin,a quel punto avrebbe fatto uso della piccola ascia che nascondeva dietro la schiena,in caso di combattimento ravvicinato.

Ora bastava solo aspettare,il resto sarebbe venuto da se.


L'interno della casa non sembrava un luogo molto adatto per uno scontro,nemmeno per solo due persone. Nonostante il grande spazio all'interno consentisse a due persone di muoversi liberamente per una decina di metri,dato il fatto che l'ingresso dell'abitazione facesse anche da sala da pranzo e che i pochi resti ancora in piedi e la mancanza di mobili a ostruire i movimenti rendeva il luogo adatto per uno scontro diretto con qualcuno che tendeva a nascondersi e colpire di sorpresa come quello strano tipo,tuttavia Milziade avrebbe dovuto stare attento,chissà quale altre bizzarrie era in grado di compiere il selvaggio di fronte a lui. L'aria li dentro sapeva di chiuso e la polvere per terra si era sollevava al minimo cenno di movimento,un breve sguardo dell'uno verso l'altro,gli artigli pronti a squartare,la spada in attesa di affondare nelle carni dell'animalesco assalitore, e poi iniziò. Il primo a scattare fu Milziade che si avventò sull'avversario colpendo con un fendente laterale,ma l'altro fu rapido a schivare il colpo,abbassandosi con un veloce movimento di gambe per poi rispondere con un serie di fendenti portati con un entrambe le mani,che agli occhi di chiunque lo avesse visto era più simili alle zampe di una bestia. Il guerriero a sua volta fu rapido a evitare gli artigli con piegamenti di schiena oppure usando il piatto della spada per parare i colpi subiti,attacchi feroci e rapidi come mossi da una furia omicida. Spada e artigli,lama metallica contro lame naturali,botta e risposta sia di uno che dell'altro combattente,uno però combatteva in maniera civile,se così si poteva definire,attaccava come un uomo,parava come un uomo,schivava come un uomo. L'altro invece portava attacchi rapidi misti ad una tattica diretta e aggressiva,era carente di tecnica ma avvantaggiato da forza e riflessi anormali, infatti ,dopo l'ennesimo attacco da parte di Milziade, il selvaggio schivò un altro colpo,abbassarsi poggiando tutti e quattro gli arti a terra,piegare le gambe e poi saltare addosso al guerriero,che non aspettandosi quel genere di mossa si fece prendere di sorpresa,cadendo per terra e col suo nemico che aveva fatto presa sulle sue braccia e affondava gli artigli nei muscoli tonici ed allenati,il dolore fu grande e gli scappò un gemito di dolore trattenuto a stento dai denti stretti al massimo. Il mostro guardò Milziade dritto negli occhi mentre col suo occhio da serpente non coperto dalla frangia brillava di eccitazione primordiale mentre pregustava già il momento di dare la morte con le stesse mani,il predatore aveva tutta l'intenzione di finire la sua preda. Sollevò una mano verso il soffitto,con gli artigli pronti a infliggere il colpo finale.

Qualcosa da dire prima di morire?”

Si...questo farà più male a te che a me.”

Disse Milziade con un sorrisetto arrogante sulle labbra. Il selvaggio non riuscì a capire per tempo quello che gli aveva detto il guerriero che poco dopo sentì un sibilo perforare l'aria,se ne accorse all'ultimo e per istinto guardò di fronte a lui e quello che vide,seppur per brevissimo tempo fu un grosso blocco di metallo diretto sulla sua faccia,la curiosa visione fu seguita da forte dolore al centro della stessa,seguita da un senso di disorientamento. Era il maglio del nano che era andato centrare il viso dello straniero,che lo costrinse a liberare la presa su Milziade,rovesciarsi all'indietro e cadere a terra mentre nel contempo si portava le mani all'altezza del naso. Milziade diede un occhiata dietro di se mentre si trovava ancora a terra e poi lo vide chiaramente,era Gordlack e teneva le braccia dritte davanti a lui e le mani congiunte,chiaro segno che era stato lui a compiere quel salvataggio in tutta fretta. Milziade si rialzò e si girò verso il nano.

Ehi nano da giardino,perché ci hai messo così tanto?”

Cosa? Dopo quello che ti stava per fare ancora che ti lamenti? Avrei dovuto lasciare che ti finisse e poi intervenire per ucciderlo all'ultimo momento,di certo avrei fatto la scelta giusta.”

Il nano entrò nell'abitazione e appena fu vicino all'umano allungò un braccio verso di lui e gli offrì una mano aperta che non venne rifiutata,Milziade si aggrappò alla mano per poi essere tirato in su e tornare in posizione eretta.

Ti odio nano,ho un debito nei tuoi confronti.”

Ti potrai sdebitare appena ti sarai levato dai piedi.”

Cosa che intendo fare il prima possibile,ma per ora...”

L'umano non finì la frase che subito girò il suo sguardo verso l'essere poco più avanti di lui,era a terra e sembrava molto sofferente,si era messo in ginocchio e teneva le mani ancora premute sul naso mentre da sotto di esse un leggero fiotto di liquido rosso colava verso il basso sporcando la zona della bocca e del mento,per poi finire in terra. Era evidente che il loro aggressore avesse il naso rotto o peggio,un colpo simile avrebbe dovuto spaccargli la testa a metà o se non altro fargli un buco in faccia grande quanto un melone,il fatto che fosse ancora vivo aveva dell'incredibile. L'uomo

rivolse uno sguardo carico di rabbia verso i due che a loro volta lo fissavano con aria fredda e distaccata,tanto in quelle condizione non era molto quello che poteva fare,era questo quello che pensavano Gordlack e Milziade,mentre il selvaggio che avevano di fronte era in preda al dolore,ma ancora cosciente e in grado di sentire e vedere quello che stavano facendo i suoi avversari.

Fine dei giochi amico,arrenditi e ti prometto che non ti farò troppo male quando ti ucciderò.”

Disse Milziade puntando la spada verso il volto dello straniero,nel mentre Gordlack recuperava il suo maglio e si affiancò al mercenario,poggiando la testa del grosso martello sul pavimento e poggiando le mani sulla base del manico,come se stesse in posa per intimorire l'uomo ai suoi piedi e occludergli ogni via di fuga.

L'occhio serpentino guizzava da un volto all'altro con chiara dimostrazione di nervosismo,non c'era bisogno di un occhio attento che il selvaggio era furente e l'espressione che trapelava dal suo sguardo lo dimostrava ardentemente,si tolse le mani dal naso e le appoggiò sulle ginocchia,mostrando agli altri due l'evidente stato del suo volto distrutto e l'osso del naso spaccato esattamente nel mezzo. Lo guardarono dritto negli occhi mentre le mani stringevano forte la presa sulle armi decisi a dargli il colpo di grazia e poi attaccarono all'unisono.

Ma proprio quando pensarono di averla avuta vinta il selvaggio fece un improvviso atto di resistenza,rimasto in ginocchio e notando le parti scoperte della loro difesa il suo corpo fece uno scatto completamente inaspettato,irrigidendo i muscoli della schiena e del collo la sua colonna vertebrale si allungò e con la testa colpì entrambi a livello del costato con tale forza da aprirsi una strada in mezzo ai loro corpi. Il colpo subito era paragonabile allo scatto di una vipera e la forza dell'incornata di un ariete e della botta appena arrecata si sollevò sulle sue stesse gambe,per poi correre fuori dalla casa e sfuggire alla vista dei suoi avversari,corse per le stradine sterrate con una velocità degna di coniglio per poi fermarsi all'angolo di una casa,poggiarsi le mani sul setto nasale e spingere sulla sezione dell'osso rotto. Il naso fece un leggero scricchiolio e subito dopo un acuto dolore fece scappare un urlo all'uomo mezzo nudo,facendogli scendere lacrime di pungente sofferenza,ora poteva tornare a respirare come prima. Si guardò un attimo indietro per vedere se lo stessero seguendo,anche se lui stesso sapeva che alla velocità alla quale aveva corso era impossibile che lo avessero già trovato. Si passò il dorso della mano sulla bocca per togliere la fastidiosa presenza del sangue,che tra l'altro era colato anche sotto il mento e gli aveva macchiato il petto magro e tatuato,tornò col pensiero all'umano e al nano che aveva lasciato nella casa e cominciò a pensare tra se e se con rabbia e nel farlo tirò con leggero pugno contro il muro.

Dannati,dovevo essere io il cacciatore e loro le prede,non il contrario,nonostante il nano sia fisicamente il più forte e chiaro come sia anche il più lento e il più facile da ingannare,il vero problema e quell'umano,è forte quasi quanto l'altro ma non abbastanza da resistere ai miei colpi,eppure é rimasto calmo ,nonostante stessi per finirlo non ha fatto una piega,come se avesse previsto l'intervento del compagno. Forse può aver visto di sfuggita il nano rialzarsi e continuare a combattere finché non l'ho buttato a terra,non posso dire con certezza che abbia previsto il tutto,ma sta di fatto che quello li non me la racconta giusta,devo stare più attento,quelle pecorelle hanno dimostrato di essere più ostinate del previsto,ma se pensano di averla vinta si sbagliano,la caccia non si è ancora conclusa.”

L'uomo si staccò dalla parete e fece rientrare gli artigli fino a far tornare nuovamente le sue unghie originali,si addentrò ancora di più tra le case in cerca di un posto sicuro dove riposare,nel far compiere così tante imprese al suo corpo si era stancato più del dovuto e la frattura del naso aveva contribuito a dover lasciare andare le sue prede,doveva riposarsi,per il resto avrebbe dovuto attendere.


Erano a terra,contusi,senza fiato e con una grande frustrazione a tormentarli,l'area dello scontro era tornata ad essere una casa fatiscente senza più nulla di interessante,compreso il soffitto,che in quel momento era l'unica cosa sulla quale il loro sguardo riusciva a vedere. Il nano si passò una mano sulla zona del costato che era stato colpito in maniera decisa e diretta,mentre l'umano al suo fianco si portò una mano vicino alla bocca e cominciò a tossire,il colpo era stato così forte da bloccargli l'aria nei polmoni,che sentendo il colpo avevano momentaneamente tolto il respiro al mercenario.

Stai bene?”

Chiese Gordlack dolorante.

Una meraviglia...”,ma non finì la frase che un altro colpo di tosse lo prese alla sprovvista, “...e tu?”

Splendidamente.”

Entrambi si rialzarono a fatica,il dolore che sentivano si fece sentire ancora di più spingendoli a voler restare per terra a riprendersi dal forte urto che avevano subito,ma nonostante ciò si fecero forza e si rimisero in piedi e si tolsero la polvere che si era posata sul loro equipaggiamento.

Ho delle domande da farti nano?”

Disse Milziade a bruciapelo.

E necessario farle proprio adesso?Non puoi aspettare che prima uccidiamo quella specie di mostro?”

Hai visto com'è scappato via no? Non penso che tornerà indietro così presto e sono certo che sta tramando un altro attacco a sorpresa,quindi,dubito che ripeterà la stessa mossa una seconda volta e adesso dimmi quello che voglio sapere.”

E cos'è che vorresti sapere?”

Per cominciare la motivazione di questo viaggio,perché la ragazza ha tutta questa urgenza di raggiungere la città di Aegis?”

Non posso dirlo.”

Come mai una principessa necessita di viaggiare con una tale segretezza da dover attraversare luoghi così pericolosi?”

Non posso dire nemmeno questo.”

Perché mai sono stato assunto io per un compito così segreto?”

Perché l'ha voluto lei.”

In questo caso ho un ultima domanda da fare,che cos'è un demiurgo?”

Lo domandi alla persona sbagliata,ma questo lo sapevi già vero?”

Si,ora so per certo a chi lo devo chiedere e di certo non sei tu,Lucilla e l'unica a potermi dare le risposte che cerco e i soldi che voglio,possibilmente prima i soldi e poi le risposte.”

Gordlack si aspettava una risposta simile,ai suoi occhi Milziade era solo un affarista,un abile combattente che aveva scambiato il suo onore di guerriero in cambio del prezzo corretto,uno come tanti che aveva visto nella sua lunga vita da abitante della montagna,un guerriero semplice alla vecchia maniera della sua gente: basso,tozzo,burbero e con un pessimo carattere,pronto a difendere il clan,la propria comunità e propri alleati. Cosa che si allontanava molto dall'idea che si era fatta dell'umano accanto a lui. Come poteva Lucilla aver richiesto l'aiuto di un uomo simile,se tutto quello che chiedeva era una ricompensa in denaro e poi andarsene come se nulla fosse? Era un mercenario,questo ai suoi occhi lo rendeva un personaggio poco raccomandabile.

Andiamo a inseguire quel mostro a forma d'uomo?”,chiese il nano mentre si diede un ultima spolverata alla testa del grosso martello.

Si,ma non nella maniera che si aspetta da noi,ascoltami attentamente,ho un piano....”


Era seduto in un angolo buio ed umido,in mezzo alla polvere e alla sporcizia quando nel frattempo si stava riprendendo dal pesante trauma che il suo setto nasale aveva subito. Se ne stava li a terra e con gli occhi chiusi mentre le sue mani premevano forte contro il pavimento della catapecchia e nel mentre recitava una nenia fatta di borbotti e ringhi,di versi animali e parole dal suono antico e sconosciuto,si concentrava e nel mentre qualcosa nel suo corpo cambiava,i muscoli furono percorsi da leggeri spasmi involontari e nello stesso tempo la sua carne riprendeva il tono,l'elasticità e la forza dimostrata prima. Sentiva la violenza dell'orso scorrergli nelle vene la pazienza del lupo farsi spazio nella sua mente,mentre poco alla volta il dolore al volto spariva e il naso si riprendeva dalla martellata tornando completamente come prima.

Magia,era quella il vero accesso per doni che la natura non concede a tutti,la forza selvaggia e brutale con la quale i predatori nascono e gli uomini sviluppano a fatica,troppo impegnati con la loro civiltà,i loro governi e tutte quelle cose che allontanano le creature con il loro io primordiale. E lui ne aveva dovuto fare di strada prima di apprendere quelle potenti capacità che ora gli appartenevano e che usava contro coloro che non riteneva degni,quelli che lui chiamava le pecorelle,individui troppo deboli e insignificanti,come le pecore,animali buoni solo per essere macellati e sfamare i carnivori,questo era il solo ed unico scopo per quale esistevano e lui accettava questa idea,perché questa era la verità dell'esistenza,il forte si nutrirà sempre del più debole,così era e così sempre sarà.

Era passato un po' di tempo da quando quella bestia a forma d'uomo si nascosta,era giunto il tempo di riprendere la caccia e di finire il compito una volta per tutte,si rialzò in piedi carico di rabbia e rancore per l'umiliazione subita,dentro di lui una grande sete di sangue si impossessava del suo essere mentre l'occhio serpentino sprizzava vita come non mai,l'eccitazione della caccia gli ridiede la spinta necessaria per tornare all'attacco.

NON CI PENSO NEMMENO,IL TUO PIANO E UN AUTENTICA IDIOZIA.”Una voce in lontananza destò l'attenzione del selvaggio,la riconobbe subito e spinto dalla curiosità decise che era giunto il momento di riprendere da dove aveva interrotto il suo intento omicida,sbirciò fuori dall'uscio e vide che non c'era nessuno di fronte alla porta,si guardò attorno e quando si sentì abbastanza sicuro decise di uscire e di tornare all'attacco,ma prima avrebbe controllato bene la situazione da un posto sicuro e che gli avesse dato un buon riparo nel caso avesse voluto compiere un agguato,proprio come piaceva a lui. Ora che era tornato in piena forma fece compiere un altra trasformazione al suo corpo,le ossa del corpo cominciarono a dislocarsi formando così un assetto quasi differente dalla struttura originale e subito dopo l'uomo cominciò ad abbassarsi a livello del terreno e nel mentre appoggiò le mani sul terreno argilloso,assumendo così le movenze di un animale in tutto e per tutto. Si spostava a quattro zampe nella maniera simile a quella di una lucertola o di un coccodrillo,con il costato che ondeggiava da una parte e dall'altra per poter coordinare i movimenti simili a quelli di un rettile. Passò in mezzo ai vicoli e alle stradine secondarie mentre allo stesso tempo cercò di orientarsi attraverso il suono e la direzione dell'ultimo urlo sentito in precedenza,gli ci volle un po' per orientarsi e alla fine li ritrovò a discutere l'uno contro l'altro in un acceso battibecco,urla,schiamazzi e rimproveri di ogni sorta volavano gratuitamente come se fosse una discussione di un quartiere di periferia,mancavano solo i vicini a fare da sfondo al tutto.

IO DICO CHE I TUOI ANTENATI SI STANNO RIVOLTANDO NELLA LORO PUTRIDA E FETIDA TOMBA SAPENDO QUELLO CHE HAI INTEZIONE DI FARE.”,Disse Gordlack puntando rabbiosamente il dito contro Milziade, a sua volta l'umano diede un ceffone alla mano del nano e subito gli rispose a tono.

IO HO CONOSCIUTO POCHI NANI NELLA MIA VITA MA TI ASSICURO CHE TU SEI IL PIU' COCCIUTO,TESTARDO E STUPIDO CHE ABBIA MAI INCONTRATO,SE TI DICO CHE QUESTA E LA COSA MIGLIORE DA FARE ALLORA ASCOLTAMI E LASCIA QUESTO POSTO.”

SEI SOLO UN CODARDO,SAI CHE C'E' ? FAMMI UN FAVORE, SPARISCI DALLA MIA VISTA E NON FARTI PIU' RIVEDERE,SE CAMBI IDEA E TI RICORDI COSA SIA UN VERO UOMO ALLORA MI TROVERAI IN QUEL POSTO,PER IL RESTO FA COME VUOI.

A quel punto i due guerrieri si separarono e presero due strade diverse,da quello che il selvaggio riuscì a vedere dal suo nascondiglio,era evidente che i due avessero litigato animatamente,per lui la cosa poteva essere solo un occasione ghiotta. Molto probabilmente pensavano che avendo riportato una frattura nasale così devastante sarebbe stato fuori dai giochi per molto tempo e che avevano tutto il tempo per venirlo a cercare e farlo fuori,quanto erano stupidi quei due. Sarebbe bastato che si fossero impegnati a cercarlo seriamente invece che litigare,così sarebbero stati costretti a dividere le loro forze rendendo più arduo il compito di finirlo,se non impossibile, mentre adesso il compito di ucciderli sarebbe stato molto più facile di quello che credeva,ma doveva stare attento,avrebbe dovuto essere silenzioso e preciso e solo all'ultimo saltare fuori ad azzannare la propria preda con un fatale affondo dei suoi artigli,o dei suoi morsi a seconda dell'attacco a lui più conveniente. Doveva scegliere chi dei due uccidere per primo,il nano o l'umano,ovviamente voleva occuparsi di entrambi,il primo per il colpo che gli aveva inferto e anche perché tra i due sembrava il più facile da prendere di sorpresa,con tutto quel metallo che si portava addosso ai suoi occhi sembrava pesante e goffo,lento come un maiale,grasso e dalla zampe tozze,il secondo invece avrebbe voluto ucciderlo più lentamente,si era preso gioco di lui con quello scambio di colpi dentro la vecchia casa,solo per poter essere ferito dal suo compare più basso,quel suo ghigno arrogante era la cosa che lo irritava di più,si sentiva preso in giro da una creatura che riteneva più debole di lui,un infimo uomo di città,con la sua cultura e la sua civiltà. Lui ci sputava sopra a tutto ciò che rappresentava la città e tutto ciò che lo ricordava e quel guerriero era un ottimo rappresentante. Poi alla fine prese la sua decisione e spostò tutta la sua attenzione sul nano, infondo tra loro due era il bersaglio più facile,lo seguì di soppiatto,attento a non farsi sentire,restando nell'ombra mentre Gordlack borbottava tra se e se si quanto si sentisse bene a non avere più a che fare con il mercenario e di come si sarebbe occupato di quel mostro in forma d'uomo,ovviamente il nano non poteva sapere che l'individuo che voleva finire col suo maglio era esattamente dietro di lui,a qualche casa di distanza,in attesa di sferrare il colpo fatale. Dopo un po' di camminata il nano entrò in un edificio diverso da molti altri,era molto più grande e all'apparenza sembrava un enorme capanno di legno,come molti altri edifici in città era vistosamente rovinato ed era segnato da segni di graffi e morsi di ogni sorta,appena lo vide entrare il selvaggio si prese un momento per ricomporsi e tornare nella sua forma originaria,le articolazioni,le ossa,i tendini e i legamenti ricominciarono a scrocchiare mentre nel frattempo riprendeva la sua posizione da bipede e la sua schiena eretta,tornando così' ad una struttura umanoide. Gli artigli uscirono di nuovo sostituendosi alle unghie,mentre sul suo volto un sorriso da lupo nascondeva a fatica una gioia personale,uccidere quel nano come un pecora braccata da un lupo gli dava una sensazione di potere oltre ogni lecita ragionevolezza,nessuna persona che si ritenesse un essere civile osava far passare tali pensieri di morte per la sua testa e la sua anima,ovviamente lui di civile non aveva niente,coscienza compresa. Uscì dall'ombra mostrando il suo corpo alla luce del sole,poi con fare lesto ma cauto si avvicinò all'ingresso,poggiò l'orecchio alla porta e cercò di comprendere cosa stesse succedendo dietro la stessa,di certo entrare così dalla porta principale come se nulla fosse era un idea azzardata e priva di qualsiasi vantaggio,cercò di sentire se c'erano rumori sospetti,però nulla,non sentì niente. Si fece coraggio e aprì la porta molto cautamente nel caso la porta potesse cigolare e segnalare la sua presenza,ma per sua fortuna andò tutto bene e aprì la porta senza fare alcun rumore e si decise ad entrare. L'interno dell'edificio mostrava al suo interno la presenza di quattro grandi colonne di legno che reggevano il pesante tetto di paglia e tutto attorno vide la presenza di grandi recipienti di terracotta contenenti vino,grano,olio d'oliva,malto e orzo,il tutto distribuito in maniera ordinata e in appositi spazi dedicati ad ogni alimento.

Questo dev'essere un magazzino,perché mai un nano avrebbe scelto di rifugiarsi proprio qui?”,disse tra se e se il mostruoso umanoide mentre con passi leggeri si spostava tra un otre e l'altro,gli artigli accarezzavano dolcemente la superficie dei vasi nell'attesa di affondarli nella carne di quel basso e tarchiato ometto,poi all'improvviso sentì un paio di passi pesanti e metallici provenire nella sua direzione,si acquattò dietro una delle file di vasi che componevano una delle tante file presenti li in mezzo,preparò una delle mani a colpire,non lo sentiva parlare ne lamentarsi dell'altro guerriero come faceva in precedenza,ma poco importava,il rimbombo dei pesanti stivali nanici dichiaravano molto bene la posizione di Gordlack. Il respiro si fece pesante,la pressione al culmine della sua forza,appena lo sentì vicino scattò,una mossa rapida e il colpo partì,non aveva bisogno di vedere la sua preda sapendo già la sua posizione,ma quando credeva di essere riuscito a colpire la sua prima vittima l'unica cosa che i suoi artigli fendettero e l'aria,un espressione stupita era scolpita sul suo volto,non vide nessuno di fronte a se ma solo la presenza di due pesanti stivali di cuoio con rinforzi e protezioni in ferro e ornato da immagini cesellate sugli stessi. L'uomo parve confuso di fronte a quell'inaspettata scoperta,si chiese come fosse possibile che solo gli stivali del nano fossero li di fronte a lui e non il loro proprietario tutto d'un pezzo e ancora allibito dalla cosa continuò a fissare le calzature.

Ehi bestia.....”

Lo sentì chiaramente e subito guardò di fronte a se e poi,lo rivide,era Milziade e tra le mani teneva una grossa e pesante anfora,l'espressione sul volto del selvaggio era di puro stupore e per un attimo gli sembrò che il cuore gli si fosse fermato.

Prendi.”

Il guerriero lanciò con forza il grande vaso contro lo strano essere che aveva di fronte a se,rapidamente il suo avversario rispose all'offensiva e con una artigliata frantumò il vaso venendo così investito dal suo contenuto. N'è uscì una sostanza semiliquida,color dell'ambra il cui contatto con la pelle nuda del selvaggio pareva molto appiccicoso, molta di quella sostanza gli finì in volto e sulla testa impastandogli i capelli in maniera fastidiosa,in particolar modo sulla fronte dove una parte del fronte era completamente occlusa e non poté più vedere attraverso i capelli. Finì anche sulle labbra dove istintivamente passò la fila di denti superiore sul labbro inferiore e ne sentì il sapore,dolce,molto dolce. Con l'unico occhio scoperto da perfida serpe osservò il proprio corpo con fare stupito e arrabbiato.

Miele....questo e miele....”,Disse il selvaggio mentre spostava lo sguardo su Milziade che lo fissò a sua volta con scherno e arroganza, “Questo e miele delle api di bronzo”. L'ape di bronzo,un insetto poco più grande di un ape normale,la cui caratteristica principale,cosa che dava nome al piccolo animale era la tonalità del duro esoscheletro assomigliante quanto ad una sottile lamina di bronzo brunito,la preoccupazione di quell'uomo era più che naturale dato che peggior cosa dell'essere punto da una di quelle creaturine od essere colpito da un centinaio di esse era avere a che fare con il loro miele. Una sostanza dall'ottimo sapore e perfetta anche in ambito medico,ma il contatto con la pelle era altamente dannoso in quanto il solo venire a contatto con il corpo nudo rendeva la sostanza altamente pericolosa, il solo contatto diretto poteva seccare,sgretolare e perforare la pelle nel caso si fosse asciugato e tentato di levarselo di dosso senza le giuste conoscenze su quella sostanza,che solitamente appartenevano ad un medico o a un mago esperto del mondo naturale.

Ma come è possibile che una sostanza simile si trovi in un posto del genere?”.

Te lo spiego io...”,disse Milziade mentre avanza lentamente verso il suo avversario, “immagino che tu non lo sappia dato la maniera nella quale poco ti vesti,vedi,ogni tanto mi è capitato di sorseggiare una bevanda tipica dell'impero detta mulsum,si mescola del miele ad una brocca di vino e poi lo si serve poco prima del pranzo,il miele delle api di bronzo e particolarmente amato da tutte quelle persone che sono disposte a spendere anche dieci cesari d'oro solo per poterne bere un bicchiere,per tua sfortuna questo e un deposito mercantile e tra i prodotti più costosi al suo interno c'è anche questo miele,che fortuna che ho avuto vero?Ma sai qual è stata la mia fortuna più grande? La tua natura predatoria.”

Il miele cominciò a seccarsi,processo che il selvaggio temeva più di tutto e nel mentre i suoi occhi astiosi e iracondi fissavano il guerriero con intensità.

Cosa?”

Ancora non ci arrivi?Fin da quanto siamo entrati qui dentro non hai fatto altro che osservare me e il nano per tutto il tempo,saresti potuto intervenire anche appena entrati al villaggio,ma hai preferito aspettare e farti vivo solo quando abbiamo notato la distesa di scheletri presenti al centro di questo posto,come a volerci incutere timore e ucciderci senza troppe difficoltà,hai dato per scontato il fatto che avremmo combattuto divisi e in maniera impacciata,ma quando hai notato che in due abbiamo avuto un vantaggio su di te sei subito fuggito,in quel momento ho realizzato quale fosse la tua strategia di ingaggio,così ho escogitato un piano,abbiamo fatto finta di litigare pensando di essere osservati e poi come sperato hai seguito il nano pensando che io mi fossi dileguato,lasciandolo a morte certa,quando in realtà ho corso giungendo fin qui passando per altre strade,mentre tu hai fatto un giro più lungo per arrivare fin qui,quando io ci ho impiegato metà del tempo,trovando tutto ciò di cui avevo bisogno per farti cadere in trappola e poi mi sono nascosto in mezzo alla merce,in questo momento quel cocciuto di un nano starà già tornando indietro dagli altri due ad informarli dell'accaduto,come vedi bestia,io sono il lupo....”

Milziade arrivò ad un palmo di naso dalla strana creatura che aveva davanti a se,gli appoggiò la spada sul lato del collo e lo osservò con una divertita sfrontatezza,il viso rilassato e la smorfia del vincitore,un sorriso carico di derisione.

...e tu la pecora.”

A quel punto l'espressione del selvaggio si tramutò dalla rabbia alla follia sanguinaria,emise un urlo

improvviso e primordiale,mentre con un botta incontrollata allontanò il braccio di Milziade con mal curata mira e subito il mercenario balzò indietro con un rapido scatto.

TI AMMAZZO VERME SCHIFOSO.”

Urlò furioso l'essere bestiale,subito si lanciò contro il guerriero sferrando una serie di colpi animaleschi,molto forti ma poco precisi. Per lo più erano ampie zampate di una bestia furiosa che,ferita e disperata,lotta con tutte le forze rimaste per uscire vincitrice,sapeva che il tempo non giocava a suo favore e che il miele presto o tardi lo avrebbe reso inagibile e inerme contro il suo avversario,sentiva già adesso la pelle che si induriva per colpa del dorato prodotto delle api di bronzo,una potere concesso dalla natura per difendere l'alveare in caso di golosi invasori.

Milziade guardava quella serie di artigliate disperate come un successo in piena regola,la vera trappola non consisteva solo nel bloccarlo nel miele,cosa che stava riuscendo alla perfezione,ma anche di farlo arrabbiare,infuriare,di costringerlo a dare tutto se stesso senza alcuna strategia e tattica degne di tale nome,voleva sfruttare le capacità del suo avversario contro se stesso e per quello che stava succedendo ci stava riuscendo. Lo straniero si dimenava più che poteva per poter anche solo sfiorare l'arrogante che lo aveva condotto in quella trappola,ma il miele rendeva vani i tentavi di colpirlo con i suoi inquietanti artigli da predatore,ma la ferocia non gli era di alcun aiuto in quel momento e i movimenti serpentini che prima gli erano stati molto utili ora sembravano inutili contro quella sostanza viscosa che rendeva doloroso ogni movimento,lasciandolo vulnerabile alle risposte di Milziade. Il guerriero ora poteva scontrarsi col suo assalitore su un piano più umano,i movimenti del selvaggio erano diventati più prevedibili e quindi più facili da evitare o parare,diversi fendenti della sua corta lama ferirono la bestia in forma d'uomo sul ventre e sul torace,mentre con un po' di agilità e un buon gioco di piedi Milziade rendeva vani i colpi del rivale. Troppi erano i danni che stava subendo per mano di quel semplice umano e i suoi tentativi andati a vuoto per ucciderlo gli stavano facendo perdere tempo prezioso,per questa ragione decise di giocare il tutto per tutto e in quel momento compì un nuovo e sorprendente colpo di scena. Puntò entrambi le mani contro il volto di Milziade mentre da tutte e dieci le dita gli artigli si strapparono via dalle punte delle dita per poi volare come frecce in direzione dell'uomo e che si piantarono sul pettorale,due sotto il mento e una aveva rischiato di recidere l'arteria sul lato sinistro del collo.

SEI MORTA PECORELLA.”,ruggì il selvaggio mentre si lanciava a fauci spalancate contro il mercenario,tutti e trentadue i denti erano divenute zanne affilate come le cuspidi di un muro di lance pronte a strappare la gola dell'arrogante che si era preso gioco di lui,non gli importava del dolore alle dita,non gli importava del miele che presto gli avrebbe strappato la pelle,la sua mente spinta dalla rabbia e dall'umiliazione aveva in mente solo lui,Milziade,che si era permesso di prenderlo in giro fin dall'inizio,doveva fargliela pagare,le pecore non si fanno beffe dei lupi. Gli sembrava vulnerabile in quel momento,come un agnello che stava per essere preso tra le fauci di un lupo,la sua ora era segnata. Poi all'improvviso lo vide,gli parve solo un attimo,il tempo di un battito di ciglia,ma il selvaggio lo vide chiaramente,dagli occhi di Milziade scaturì in quel momento uno sguardo diverso da quello che aveva portato fin a quel momento per tutta la mattina,lo sguardo del mercenario da prima rilassato e quasi scherzoso era passati in un lampo a seri e decisi,una luce diversa illuminava ora le pupille dell'uomo,il bagliore di una determinazione calma come il fuoco e lucente come il sole. Non c'era esitazione in quegli occhi,ma solo una grande forza di volontà della quale il selvaggio ebbe un timore improvviso e inaspettato,proprio come la mossa del guerriero. Mentre il mostro in forma d'uomo avanza senza sosta nella sua carica forsennata Milziade fece la sua mossa, per quanto gli artigli volanti lo avessero preso alla sprovvista ebbe il tempo di compiere una mossa fulminea,mosse il braccio che teneva la spada corta in un gesto rapido,forte e deciso, in obliquo dal basso verso l'alto che si scontrò col volto del selvaggio. Una profonda linea era nata sul volto della bestia e che adesso aggiungeva mostruosità ad altra mostruosità,lo squarciò fu così dannoso da andare a prendere anche l'occhio serpentino dell'uomo seminudo il cui urlo di dolore e paura lo faceva sembrare più umano. Atterrò bruscamente contro il pavimento mentre in preda al dolore e alla perdita dell'occhio si dimenava come una bestia impazzita,il sangue scendeva copiosamente imbrattando il volto di un rosso vivo e caldo. Si portò una mano sull'orbita squarciata e nessun pensiero passò nella sua mente se non quello di tamponare la perdita subita e di salvare il salvabile. Era stato troppo sicuro delle sue capacità e aveva sottovalutato i suoi nemici,ora ne pagava le conseguenze. Milziade rimase fermo giusto un paio di secondi prima di rendersi conto dell'accaduto,non sapeva bene cosa fosse successo,era stato distratto dal volo degli artigli del selvaggio cosa che lo costrinse a mettersi sulla difensiva,poi lo vide saltare contro di lui,come una fiera sanguinaria e feroce saltargli incontro e in attimo trovò subito la soluzione,non per effetto di chissà quale magia o per via di una capacità sovrumana,ma solo grazie all'esperienza,ai riflessi pronti,ad una mente attenta e un braccio forte e scattante,non si poteva dire che quella fosse stata una delle sue mosse migliori e più sicure da realizzare,ma nel momento del bisogno,quando più la sua vita era in pericolo,qualcosa era scattato in lui e come un fulmine a ciel sereno il suo colpo partì quando meno era previsto. Il fuoco della battaglia era ancora vivo nel guerriero e lo sentiva scaldare ogni muscolo del suo corpo,ogni frammento di se ardeva come le fiamme della fucina di Efesto e ci sarebbe voluto del tempo prima che anche il più piccolo tizzone ardente si spegnesse in tutta tranquillità. Eppure il respiro era calmo e tranquillo e il suo cuore batteva privo di qualsiasi ritmo scoordinato dovuto all'emozione, ma i suoi occhi dicevano altro su ciò che sentiva in quel momento,lo sguardo di chi non sente alcuna esitazione o di pentimento su ciò che sta per fare e sapeva esattamente cosa c'era bisogna di fare, si voltò verso la bestia dolente ai suoi piedi e puntandogli la punta della spada contro una tempia si rivolse a lui con tono asciutto e distaccato.

Perché quella ragazza e così importante per te? Cosa c'entra questo attacco col suo rapimento?”.

L'uomo tatuato rivolse un occhiataccia rancorosa con l'unico occhio che gli era rimasto e la sua bocca si serrò in un silenzioso ringhiare colmo di un odio profondo e primordiale,ma Milziade restò indifferente nel vedere quell'essere e non reagire alla sua rabbia,improvvisamente il guerriero alzò l'arma dal collo del suo inerme aggressore e con il piatto della corta lama diede uno schiaffo sullo squarcio dalla quale fuoriusciva abbondantemente linfa vitale,che fece sobbalzare il selvaggio per l'ennesima botta.

Sto parlando con te schifoso,o forse devo essere più convincente per farti parlare?

Sei solo uno stupido, tu credi che solo io gli dia la caccia? Che non ci sono altre persone interessate a lei? Presto ti renderai conto di quanto vale realmente quella ragazza.”

Di cosa stai parlando?”

So che l'hai visto,nella foresta,il simbolo che ho lasciato per voi nel luogo dell'imboscata...siamo venuti qui a prenderla per noi, i veri predatori di questo mondo e i distruttori di quella debole e fragile menzogna che voi chiamate civiltà e giunta al termine,stiamo arrivando in centinaia di migliaia di guerrieri,barbari,razziatori,saccheggiatori,druidi e quanto c'è di più pericoloso proveniente dal gelido e spietato nord,stiamo arrivando....”

Mentre parlava fece alcune gesti con le dita della mano libera e subito dopo la sua pelle cominciò a sgretolarsi come pergamena vecchia e dai solchi usciva uno strano fumo caldo e nero,dall'odore nauseabondo.

E non potete far nulla per fermarci,SACRIFICIO DELLA VECCHIA CARNE.”

All'improvviso come un fulmine a ciel sereno un forte boato fece scoppiare la pelle e la carne sottostante del selvaggio,ricoprendo così Milziade di sangue e filamenti di pelle e carne, il colpo fu improvviso e distolse l'attenzione del mercenario dalla bestia appena sconfitta. Gli occhi erano chiusi per via del sangue che aveva lordato totalmente di sangue il volto e tutta la parte frontale del corpo,per istinto provò a colpire l'avversario con un fendente alla cieca,ma colpì solo l'aria e sentì che il selvaggio si stava allontanando da lui a gran velocità,si passò una mano sulle palpebre rosse ripulendosi dal sangue caldo e disgustoso ed infine lo vide. Era completamente nudo e con la pelle arrossata come se fosse stata bruciata da un getto d'acqua bollente, i segni presenti sul petto erano scomparsi,poi lo vide puntagli un braccio contro mentre con l'altra mano continuava a tenersi l'orbita dolorante.

TI UCCIDERO' UMANO,TRA TORMENTI E SUPPLIZI CHE NON HAI MAI OSATO IMMAGINARE,TI SBUDELLERO',TI SPELLERO' VIVO E TI FARO' DIVORARE AGONIZZANTE TRA LE BESTIE DELLA FORESTA E I VERMI DELLA TERRA,PROPRIO COME HO FATTO CON QUESTA GENTE,PAROLA DEL MEZZELFO NIMERIN,...E UNA PROMESSA.

Con queste ultime parole corse verso la porta con una postura bipede e uscì,scomparendo dalla vista di Milziade,in tutta fretta quest'ultimo provò a ricorrerlo, ma non appena arrivò alla porta non vide alcuna traccia del mezzelfo,era scomparso nel nulla e a quel punto al guerriero non restò altro da fare che tornare indietro a prendere gli stivali del nano. Rimuginò su quello che gli aveva detto riguardo all'invasione,la grande ora che stava scendendo da settentrione e si chiese cosa potesse centrare con una principessa in fuga per chissà quale motivo,poi c'era questo Demiurgo,perché mai la sera precedente un gruppo di fanatici avrebbe dovuto attaccarlo nella taverna nella quale alloggiava e il giorno dopo un maniaco trasformista seminudo aveva organizzato così' meticolosamente due trappole nell'arco di una sola mattinata?Cosa c'era veramente in questa storia che rendeva il tutto così appetibile?Ma sopratutto cos'era questo Demiurgo? Qualunque cosa fosse era così prezioso da scatenare una sequenza di eventi così catastrofica e frettolosa da coinvolgere chi c'entrava veramente poco con tutto questo. Non ci capiva più niente di questa storia,l'unica cosa certa e che c'era una sola persona che avrebbe potuto rispondergli e quella persona probabilmente era in compagnia di un elfo saccente e una cerva particolarmente grossa e pericolosa,avrebbe dovuto stare attento a ciò che avrebbe dovuto dire,inimicarsi più di così l'arciere e quello col maglio non sarebbe di certo stato una cosa saggia. Tornò dentro all'edificio e recuperò gli stivali di Gordlack e appena li prese in mano sentì il peso di quei calzari,doveva ammettere che erano stati molto più utili di quello che credeva,gli era bastato sbatterli ritmicamente contro il pavimento per simulare una camminata e poi lanciarli al momento più opportuno,una buona improvvisata se pensava alle poche risorse sulla quale poteva affidarsi,avrebbe dovuto riposarsi almeno una decina di minuti,ormai quell'individuo era scomparso e adesso toccava agli altri occuparsi dei goblin e contin... .Si girò fulmineo verso la porta del magazzino e tornando al pensiero al resto del gruppo si era ricordato che insieme a Lucilla e a Nym era rimasta anche la sua Briseide e cominciò a correre a perdifiato,la sua giumenta era certamente una cavalcatura affidabile,animale che non era solo veloce ma anche intelligente e forse era l'unica creatura vivente della quale si fidasse veramente,era anche in grado difendersi da sola potendo mordere e scalciare così forte da spaccare la testa di un uomo come se fosse una zucca matura. Ma forse non avrebbe potuto reggere il confronto con un intera banda di goblin,infondo erano solo un elfo,una principessa sotto mentite spoglie e una possente cerva grande abbastanza da sradicare un abete,ma Briseide restava pur sempre una cavalla,non aveva capacità magiche o chissà quale attacco segreto per potersi difendere,aveva solo i suoi zoccoli e la sua testaccia dura,ma a parte quello nulla. Arrivò ai confini del villaggio,superò la grande porta,fece il giro della mura e trovò il sentiero che si era aperto insieme al nano,in quel punto preciso trovò Gordlack che correva al massimo della sua velocità con le gambe tozze e momentaneamente nude,il nano cercò di dirgli qualcosa ma non lo stette a sentire e gli lasciò i suoi stivali di fronte a lui senza dare al nano il tempo di chiedergli cosa fosse successo all'altro tizio. Infine arrivò al punto dov'erano rimasti gli altri due e per quanto avesse corso e tutte le ferite subite nei due scontri precedenti sentiva che poteva ancora combattere,poteva ancora alzare la spada e trucidare più di una decina di quei piccoli bastardi verdognoli senza neanche troppa fatica,una fida compagna di sempre e la sua unica possibilità per essere schifosamente ricco stavano rischiando la vita contro un orda di goblin,poteva solo sperare che la situazione non fosse troppo grave. Ma quando credeva che lo aspettava un altro combattimento si accorse dello spettacolo di fronte a lui,numerosi corpi di goblin erano sparsi per terra senza vita,alcuni con una freccia o due in diversi punti vitali,altri presentavano segni di bruciature e pesanti ustioni,poi vide chiaramente la cerva che stava calpestando alcuni goblin superstiti sotto i suoi zoccoli di bronzo,poi da un altra parte vide un altra figura alle prese con un paio di goblin ancora vivi,due dei esserini verdi brandivano un coltellaccio ciascuno contro quello che sembrava un umano molto giovane. La pelle del giovane era molto abbronzata e portava dei corti capelli crespi di tinta bianca e vestiva solo di un corto gonnellino blu con dettagli geometrici neri,uno spallaccio di bronzo posto sulla spalla destra e un paio di sandali di cuoio vecchio e consunto,tra le mani teneva nella destra un corto tridente dalle punte affilate e come dettaglio all'attaccatura delle tre punte al corpo di legno portava la forma di un idra a tre teste,che dalle bocche aperte fuoriuscivano i rebbi e nell'altra mano reggeva una grande rete formata da sottili catene alle cui estremità dei pesi di piombo di forma sferica rendevano quello singolare strumento ancora più pesante. Uno dei goblin attaccò annunciando le proprie intenzione con un grido stridulo e fastidioso e si lanciò reggendo la sua arma con molto violenza ma poca abilità,in risposta il ragazzo lanciò la sua rete contro il piccolo essere che rimase intrappolato tra le sottili catenelle e che per il peso della stessa non riuscì a scrollarsela di dosso,nel mentre il giovane si lanciò sul secondo brandendo la sua arma con un mano sola e subito infilzò il secondo goblin all'altezza del volto,devastandogli la faccia con un colpo rapido e diretto uccidendolo sul colpo e senza neanche dargli il tempo per reagire. Il goblin rimasto assistette alla scena e preso dalla disperazione cercò di sollevare la rete con tutta la forza che aveva,ma i pesi laterali impedivano al verdastro piccoletto di poter fare qualsiasi cosa,spingeva,tirava,sollevava,ma non c'era nulla che potesse fare e quindi si sforzava con tutte le sue piccole e miserevoli forze,ma il giovane estrasse il tridente e subito lo infilzò nella schiena dell'altro compare,stramazzandolo al suono e facendogli emettere un ultimo grido di dolore misto a stupore prima della morte,estrasse nuovamente l'arma dall'altro assalitore e con un solo braccio tirò a se la pesante rete metallica per mezzo di una catenella esterna al resto della matassa e legata attorno alla mano che l'aveva lanciata,mezzo ingegnoso per poterla riprendere senza doversi disturbare di doverla raccogliere e poterla richiamare a se quando voleva.

Braxus.”,Il giovane si voltò a sentire la voce di colei che lo aveva chiamato,Lucilla lo intravide da lontano e gli fece segno di avvicinarsi,il giovane raccolse la rete e se la mise in spalla raggiungendo così la sacerdotessa di Apollo,lei appariva stanca,sfibrata e molto provata per lo scontro che era avvenuto li in quello spiazzo in mezzo agli alberi,ma contrariamente alla fatica il volto di lei era così sorridente e sereno che l'arduo scontro non sembrava pesare in alcun modo sull'animo del giovane. “Ti ringrazio per essere giunto in nostro soccorso,sei un vero amico.”,Disse lei con delicata gentilezza mentre si asciugava la fronte madida di sudore e il cervo sotto di lei finiva l'ultima di quelle creature.

Figurati faccio solo il mio dovere e poi,tutto sommato non avevo niente da fare in città e oltretutto sono qui per una questione della massima urgenza,vedete...”

Principessa.”

Una terza voce si intromise nel discorso e nel sentirla i due giovani si voltarono nella stessa direzione,era Milziade che si stava avvicinando a loro con fare disinvolto,nonostante tenesse la spada in mano e il sudore imperlava ogni centimetro di pelle scoperta. Il mercenario appena si avvicinò alla ragazza venne subito fermato da Braxus che gli puntò sotto la gola la sua arma in asta.

Non ti conosco amico.”, Disse il ragazzo con aria sospetta.

Se vuoi ci possiamo conoscere....amico”, Disse Milziade con tono freddo e controllato mentre il giovane inaspettatamente si ritrovò la punta della spada appena sotto il suo occhio sinistro,era stupito da come l'arma di quello sconosciuto lo avesse colto di sorpresa,eppure era sicuro che la spada corta si trovasse nell'altra mano mentre adesso c'è l'aveva nella sinistra,doveva ammetterlo,era stato preso alla sprovvista.

Ve ne prego smettetela.”, Lucilla implorò i due ad abbassare le armi con supplicandoli con voce tenue e gentile,Braxus fu il primo ad abbassare l'arma dato che fu persuaso dalla sua voce e dai suoi modi così pacati e puri da farla sembrare ai suoi occhi una musa,poco dopo fu seguito dal mercenario ma solo perché era lei quella che gli aveva promesso dei soldi che non aveva visto,ma che tuttavia si sentiva di avere già a portata di mano. Fu solo per quello che rinfoderò la spada e non perché lei gli avesse ispirato un gesto di accondiscendenza provenire dal cuore ma per il suo desiderio pecuniario,nulla di più e nulla di meno che il vile denaro.

Mia carissima ragazza,c'è una cosa della quale dobbiamo discutere.”

Da come mi hai chiamato prima posso immaginare di cosa vuoi parlare.” Disse lei preoccupata mentre lui le si rivolgeva con un espressione statuaria e lo sguardo glaciale,per qualche secondo il mercenario la fissò intensamente,come se volesse scrutarle dentro l'anima,o almeno era questa l'impressione che gli dava. Da parte sua la Lucilla non abbassò lo sguardo e ciò mostro un qualche tipo di coraggio,ma i suoi occhi non davano quell'aria da ragazzina viziata che solitamente ci si aspetterebbe da una signorina di nobili natali,anzi c'era una sorta di candore e gentilezza nel suo sguardo,anche di fronte ad uomo il cui unico compenso per quello sforzo sarebbe stato il denaro non riusciva ad essere più cattiva,non era troppo difficile capire che entrambi non potevano essere l'uno più diversa dall'altra. Lei lo scrutò con attenzione e nel mentre si accorse degli squarci presenti sul pettorale di lui e delle ferite sottostanti, “Ma tu sei ferito,aspetta ci penso io.”,Disse lei mentre presa da un improvviso impulso di pietà verso il guerriero scese dalla cerva e si avvicinò ancora di più al suo interlocutore.

Già e proprio di questo che dobbiamo...”

Ma lei non gli fece finire la frase che subito appoggiò le sue mani sul petto di Milziade,la candida pelle di lei pareva la più nobile delle sete se confrontata all'armatura di morbido bronzo e pur non appoggiando i palmi con malizia sopra gli squarci dell'armatura pareva un contatto piuttosto intimo al quale il mercenario non riuscì a sfuggire,cosa che lo mise in grande imbarazzo.

Che il tocco di Apollo lenisca i tuoi mali.”,Disse lei mentre una tenue luce scaturì dai suoi palmi facendo risplendere quel punto della armatura. Il mercenario si sentì pervadere da un sensazione di puro benessere,il tepore di energia calda e benefica circolava in tutto il suo corpo facendosi pacificamente strada nei muscoli e nelle ossa dell'uomo,che subito parve più sereno e meno imbronciato,al contempo le fatiche di quella mattina e le ferite ricevute in combattimento si richiusero ad una velocità sorprendente e senza provocare il minimo dolore. Milziade sentiva le energie tornare e tutte le sue ferite scomparire,come se non ci fossero mai state.

Ma cosa....”, Milziade dovette interrompere nuovamente le sue parole che vide Lucilla sentirsi mancare e rischiando di cadere al suolo, ma rapidamente Braxus l'afferrò in tempo con le sue agile e leggere ma forti braccia. Le sollevò la testa appoggiandole una mano sulla nuca e poi delicatamente la posò sul terreno erboso.

E svenuta.” Milziade sentì una voce alle sue spalle e vide la sottile figura dell'elfo fare la sua comparsa,tra le mani stringeva ancora l'arco e la sua faretra era quasi completamente vuota, “ Non so bene come funziona ma da quello che hai visto e dovuta dalla magia che gli scorre dentro,in passato a fatto la stessa cosa con me e con il nano,la luce che hai visto e in grado di curare o di bruciare a seconda dell'uso che lei ne fa.”

Quindi i goblin con i segni di ustione sul corpo sono bruciati per mano sua.”

Esattamente,ma l'uso di questi poteri la stancano velocemente e tutte le volte che esagera tende a svenire per lo sforzo eccessivo,ma a parte questo non le succede nient'altro di spiacevole,tempo un ora e si riprenderà.”

Milziade si riprese subito dallo stupore iniziale e distese i nervi,quella mattinata aveva tirato fuori una serie di cose della quale poteva fare anche a meno,bestie,goblin e un folle mezzelfo dai tratti animaleschi che aveva tentato di ucciderlo,lo aveva minacciato di morte e che vociferava di un orda di popoli selvaggi che avrebbero distrutto qualunque cosa sul loro cammino,se l'avesse saputo prima forse avrebbe rifiutato di affrontare tutto quel delirio di viaggio,mai prima di allora aveva affrontato una impresa simile e di certo avrebbe chiesto un cifra così grande da vivere di rendita per il resto dei suoi giorni,cosa che secondo lui si sarebbe meritato.

Braxus,com'è la situazione in città?”,chiese Nym con fare serio e preoccupato.

Non bene,un esercito noviano e stanziato fuori dalle mura della città,temo che questa volta facciano sul serio.”

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Capitolo 6
*** Veni Vidi Vici ***


Il sole splendeva radiosamente nel cielo quando sotto la sua luce,la grande città di Nova,capitale della nazione più potente della sua epoca,si ergeva maestosamente nel mezzo di un territorio collinare e circondata da titaniche mura di calcestruzzo,alla cui porta principale spiccava fiera il simbolo dell'impero e delle sue legione,la statua di una grande aquila con le ali spiegate ricoperta di foglia d'oro,simbolo della sua gloria che si estendeva verso tutti gli angoli del suo vasto territorio. Al suo interno si ergevano nella loro maestosità le grandi terme di Venere,I giardini delle della lupa madre e il Cortile di Bellona,un immenso edificio di base rotonda in puro calcestruzzo,al cui interno si tenevano i ludi gladiatori, cruente esibizioni dove uomini e donne,di tutte le razze e provenienze combattevano contro altri individui o contro mostri esotici e rari, un luogo dove certamente il sangue macchiava l'arena tutto l'anno e le persone godevano ad assistere a quegli spettacoli. Ma di tutte le costruzioni della città,se non addirittura dell'intero impero era il palazzo imperiale,un edificio la cui estensione era così grande da formare da solo un quartiere a se stante in tutta la città,lo si poteva vedere da miglia e miglia di distanza,aveva una forma rettangolare con un tetto formato da tegole in oro purissimo,sottratto nelle precedenti vittorie contro i nani nelle guerre di espansione diversi secoli or sono nei territori montani ad ovest della capitale e un rivestimento di puro marmo bianco estratto da un giacimento dove un tempo sorgeva a sud della capitale, ed ora ridotto ad una piana bianca e lineare,il colonnato esterno era formato da pilastri tanto larghi che ci sarebbero voluto venti persone per circondarne uno solo e attorno ad esse numerosi legionari controllavano il perimetro del titanico edificio come fedeli cani da guardia. Ma al suo interno lo spettacolo era persino migliore, appena superata la gigantesca porta principale,fatta interamente di bronzo e così pesante che veniva chiusa solo in caso di pericolo da un accurato e complesso sistema di ingranaggi e leve, si poteva vedere dentro un mondo segreto alla maggior parte del mondo, un complicatissimo intrico di scale e ponti di marmo collegavano i numerosi piani all'interno della struttura,il palazzo imperiale era dotato di centinaia di uffici,assemblee,aule,comitati,ambasciate, un mondo intero fatto di stanze e saloni costruiti l'una sopra l'alto e alla fine,in cima a tutto e tutti,c'erano le due aree più inviolabili di tutto l'impero,la sala del trono e le stanze dell'imperatore. Superato un ampio ingresso si trovava un ampio salone ornato da sei colonne di marmo nero,due vicino all'ingresso,due vicino al trono e due poste vicino ai muri laterali della stanza e tra le colonne quattro spalti di pietra,due vicino all'ingresso e due vicino al trono sedevano e sedevano in tutto cento persone,venticinque per ogni posto a sedere per spalto e ognuno era un membro di spicco di una delle cariche politiche più importanti della storia dell'impero,il senatore. Il senato era formato dai membri di spicco di rango più alto delle famiglie più nobili non solo della capitale,ma anche dell'impero,che si erano ritrovato vicino all'uomo più potente della nazione dopo una lunga e ardua selezione di candidati che avevano studiato e appreso nozione e leggi dell'intera costituzione noviana e imparato ogni sua clausola e comma in pieno rigore legislativo,anche se vi erano stati casi in cui alcuni potevano sedersi li dopo attente e studiate corruzioni oppure attraverso raccomandazioni di parenti,sia stretti che lontani all'interno dell'amministrazione statale,l'impero non era poi così nobile e fiero come voleva farsi vedere. Tutti i senatori erano presenti nella stanza e la maggior parte di essi erano umani, ma erano presenti anche: elfi,nani,mezzelfi e molte altre razze all'interno della struttura sociale dell'impero,ognuno di loro che non fosse umano era considerato come membro esemplare della propria razza che rappresentavano e quindi erano veri e propri araldi della loro gente,manifestando così la lealtà delle culture delle razze sotto la protezione dell'impero,sia esse parte dei territori interni che come stati clienti. E mentre i senatori discutevano tra di loro sulle ultime alleanze da stringere all'interno dell'assemblea da una porta laterale posta in fondo alla sala uscì un soldato,indossava un corazza anatomica che riproduceva perfettamente i pettorali e gli addominali scolpiti e ornata di dettagli in argento,sulle spalle portava un lungo mantello blu sotto alla vita portava un gonnellino ornato dello stesso colore del mantello e ai piedi indossava un paio di calzari di cuoio da legionario e in testa portava un elmo con cresta verticale blu,le sue mani reggevano da una parte lo scutum,un grosso scudo rettangolare con l'immagine di una lupa d'argento intenta ad allattare due bambini e nell'altra mano reggeva una lunga lancia alta quanto un uomo,mentre al fianco portava il gladio,una spada corta dalla lama a doppio filo,arma d'ordinanza di tutti i soldati dell'esercito imperiale,dal più umile dei legionari alla più stimata guardia pretoriana. Ed infatti era quello il ruolo svolto da quel soldato,la guardia pretoriana,la guardia scelta dell'imperatore,dove c'era una di loro c'era anche lui,questo i senatori lo sapevano bene.

Che tutti i senatori si alzino in piedi,sta per fare il suo ingresso nella sala del trono l'imperatore, Lucio Cornelio Silla.”, Disse il soldato con tono di voce controllato e autoriatario,data l'acustica del salone e del rispettoso silenzio portato dai senatori. Il soldato si tolse dalla porta accostandosi sul muro a fianco ad essa e poco dopo n'è un individuo il cui aspetto e portamento dicevano molto sull'uomo che adesso tutti guardavano con un misto di rispetto e timore reverenziale. Era un umano, alto,dai lineamenti rigidi e con un espressione imbronciata sul viso,occhi azzurri gelidi come il ghiaccio e un corta capigliatura bionda come grano appena reciso conferivano un aspetto regale e maestoso alla figura dell'uomo,che con fierezza ostentata portava una corona d'alloro in lamina d'oro come simbolo del suo potere regale. Vestiva di una corta veste di lino bianca senza maniche e con una spilla a forma di un piccolo pugno chiuso a chiudere la corta veste sulla spalla,sulle spalle fin giù a dietro le caviglie una lunga pelle di lupo grigio gigante gli copriva tutta la parte dietro del corpo,alla vita portava una cintura di cuoio con una fibbia d'oro a bloccare la cinghia e poco sotto un un gonnellino ornato con protezioni di cuoio e acciaio lucido,lasciandogli scoperte le gambe poco sotto le cosce mostrando così degli stivaletti bianchi con intarsi in oro e argento che andava fin poco sotto al ginocchio e sullo stesso veniva posto la decorazione di una testa di leone in argento. Ma più di tutto nella figura dell'imperatore non era tanto il vestire,quanto piuttosto il suo corpo,per quanto potesse essere coperto di indumenti era chiaramente visibile la qualità più prominente nel suo aspetto,il suo fisico possente e maestoso. Il collo taurino,le braccia spesse come fossero scolpite nel marmo più puro,il petto gonfio,il ventre piatto e duro e quella gamba che sporgeva sembrava agli occhi delle altre persone come il grosso ramo di un olmo maturo. Era chiaro come quell'uomo potesse mettere soggezione con un solo sguardo tutti i presenti nel grande salone,facendo calare un silenzio di tomba tra tutti i presenti,in confronto a tutti loro lui pareva una montagna circondata da colline. Silla si sedette sul trono,anch'esso fatto del marmo più nero,proprio come per le colonne e osservò tutti i senatori con sguardo freddo e distaccato.

Ave Silla, sovrano di tutti i popoli civili.”,Disse l'intero senato mentre tendevano un braccio verso di lui,con il palmo della mano rivolta verso l'alto,come a voler offrire una mano amica verso il dominatore del mondo civilizzato,per poi sedersi ai propri posti. L'imperatore restò impassibile al senza ricambiare il saluto,cosa che non era tenuto a fare.

In questo preciso istante la ventiduesima legio Superba e stanziata poco fuori dalle mura della città stato di Aegis,colpevole di aver offerto asilo alla nobile Augusta Lucilla e interferendo così negli affari di stato dell'impero,in caso di necessità verrà dato l'ordine di attaccare il piccolo stato ribelle e di annetterlo,anche con la forza se necessario nei territori di Nova.”

Ciò potrebbe considerarsi un problema nobile Silla,Aegis dispone di possenti mura al pari di quelle della nostra capitale,per non parlare che è difficile cingere d'assedio un simile luogo.”,disse un umano tra i presenti. “ I nostri strateghi collaborano con gli ingegneri militari per poter superare ogni difficoltà che si presenti nel caso di un probabile attacco, diecimila uomini addestrati al combattimento,di cui quattromila esperti veterani, compongono la ventiduesima e in loro appoggio trecento macchine d'assedio tra arieti,torri d'assedio,catapulte,baliste e scorpioni vengono trasportate e montate in questo preciso istante,se sono le mura a preoccuparvi state pure tranquilli,cadranno come sabbia al vento.”

Un altro senatore intervenne nella discussione,questa volta era un elfo,in confronto a molti altri suoi colleghi pareva ancora un giovane uomo,nonostante avesse almeno un secolo e mezzo di vita. “ Ciò che desta più preoccupazione non è solo la città in se di per se,bisogna valutare anche il fatto che all'interno della città vivono almeno i rappresentanti di altre tre nostre acerrime rivali,all'interno di quelle mura vivono Ameniti,abitanti del nord e i rifugiati dei precedenti territori argosiani,a parte quest'ultimi dubito che le loro nazioni d'origine possano accettare la cosa,anzi,potrebbero usare l'assedio di Aegis come scusa per infangare e screditare le azioni dell'impero,dopo tutto abbiamo già avuto problemi in passato con queste due potenze.”,Molti nell'assemblea cominciarono a discutere tra di loro di questa eventualità,bassi borbottii e leggeri sussurri divennero ben presto un accesa disputa di riflessioni e scelte opposte,alcuni erano più moderati e preferivano un approccio più diplomatico,mentre altri optavano per una chiara dimostrazione di forza,cosa che nelle scelte della politica estera noviana non mancava di certo,dato l'alto tasso di soldati e mezzi militari in possesso dell'impero. E mentre tutti quegli uomini considerati dotti e saggi litigavano come galline in un pollaio l'imperatore restava fermo e impassibile,come una sfinge,enigmatico e rigido nella sua freddezza,poi alzò una mano verso il soffitto,la chiuse a pugno e in un attimo la batte contro il marmoreo bracciolo del trono,il rumore del pugno fece sobbalzare tutti i presenti nella stanza,tale fu la forza del colpo che il botto generato rimbombò per tutto il salone e genero un misto di panico e stupore in tutti coloro che avevano sentito il poderoso pugno,persino il soldato vicino alla porta scosse nel sentire quella forza disumana.

Silenzio...se dovete spettegolare come schiave alla fontana pubblica mentre lavate i panni per i padroni allora uscite di qui e cominciate sfregare le mani nell'acqua,siete senatori,comportatevi come tali.”,nessun riuscì a replicare alle parole di Silla,la forza di quel colpo lo si poteva ancora percepire nell'aria,come il boato di un fulmine che squarcia il cielo e nell'aria riecheggia come una brezza leggera che segue ad una folata improvvisa. A quel punto l'imperatore si alzò in piedi mostrandosi nuovamente in tutta la sua stazza e indirizzò un braccio verso l'intero senato mostrando a loro la mano aperta, “ Ci troviamo in un momento di crisi, le squadre di ricognizione ci informano della presenza di un grande adunanza delle tribù più barbare e selvagge che il mondo abbia mai conosciuto,già ai tempi della nascita della nostra civiltà abbiamo dovuto affrontare nemici di ogni sorta proveniente dal freddo e inospitale nord del mondo,le coalizioni di orchi delle grandi paludi di Melma morta ,le orde di goblin provenienti dalla fossa mondo,per non parlare delle invasioni guidate dai re barbari che nei secoli hanno cercato di impedire l'avanzata delle nostre legioni,nonostante gli aurispici abbiano visto il futuro negli innumerevoli fegati degli animali sacrificati e gli auguri che hanno voluto interpretare il fato nel volo degli uccelli posso dirvi adesso che il futuro e più incerto che mai,ma sappiate questo,io,Lucio Cornelio Silla,insignito della corona d'alloro e sovrano indiscusso della nazione più potente che il mondo abbia mai visto,non vacillerò alla vista di qualche pezzente armato d'ascia,o ai capricci di una principessa che cerca rifugio presso quei traditori di Aegis. Il dissenso genera disordine e il disordine non è contemplato nel mio impero.”

Alla fine di quelle parole la mano aperta si chiuse a pugno,mostrando molto chiaramente il messaggio che voleva mandare con quel gesto,lui era l'imperatore e la volontà dell'imperatore era innegabile e non discutibile,certamente non era un mellifluo,debole e viziato tiranno come alcuni del passato,che erano ricordati per aver compiuto atti terrificanti e che avevano mandato avanti altri per fare il loro sporco lavoro. No, lui pensava a se stesso come un fiero guerriero,alto,possente,magnifico in tutto il suo essere,lui era ciò che Nova avrebbe dovuto rappresentare: forza,sicurezza,incrollabilità,fama e gloria,un immagine di potenza assoluta,un araldo del vero noviano per eccellenza...la rappresentazione vivente della Virtus,in tutto e per tutto. Abbassò lentamente il braccio mentre il suo sguardo fissava ancora tutti i senatori presenti nella stanza,non uno degli eminenti ed illustri politici si era azzardato di dire qualcosa,anche il più piccolo soffio d'aria non osava uscire dalle loro bocche,Silla aveva ottenuto l'effetto desiderato,obbedienza assoluta,cosa che gli riusciva molto bene e molto spesso. “ L'ordine di tenere la città stato di Aegis sotto assedio resterà immutato,nel caso la nobile Augusta Lucilla dovesse avvicinarsi alle mura della città,verrebbe catturata e riportata alla Domus lucis,se invece dovesse essere avvistata e riuscisse a entrare nella città,allora sarà macchiata col titolo di traditrice e trattata come una qualsiasi nemica dell'impero,questo e il mio volere...questo e il volere di Lucio Cornelio Silla e ricordate...”, alzò il proprio pugno verso il soffitto e ispirando a pieni polmoni gridò forte tre semplici parole, 

“VENI VIDI VICI."

 I senatori si alzarono tutti insieme e imitando il gesto dell'imperatore ripeterono le sue stesse parole. Silla avrebbe seguito alla lettere il semplice ma efficace significato di queste tre parole,Nova sarebbe andata,avrebbe visto e avrebbe vinto,così citava quell'antica locuzione in latino, Nova non avrebbe fallito nel raggiungere i propositi di Silla, Il senato era con lui,il popolo era con lui,l'esercito era con lui, tutto l'impero era schierato dalla sua parte,persino in quel momento sentiva che se avesse giocato bene le sue carte anche Fortuna,la dea bendata che segretamente e con capriccio favoriva o danneggiava il destino degli uomini e le loro imprese,potesse baciarlo e favorirgli non solo una gloria eterna,ma un controllo totale del fato del suo impero,ora come ora,poteva solo attendere l'esito delle sue decisioni. Dopo che il sovrano ebbe espresso il suo giudizio sulla questione di Aegis e le sue parole di incoraggiamento,o di intimidazione,a seconda di come ogni singolo individuo avesse espresso gli ordini di Silla passarono due ore nelle quali il senato aveva cominciato a dibattere sulle questioni più disparate,dalla costruzione di un nuovo acquedotto,all'allestimento dei prossimi ludo gladiatores, i giochi che si svolgevano nel cortile di Bellona,la più grande erena in tutto l'impero,si era passato poi a parlare di tasse, dei fondi da stazionare nelle casse pubbliche per la restaurazione del quartiere degli umili, detta anche la città dei poveri,dove i cittadini dello strato più basso della società viveva e rappresentava una buona fetta della popolazione. Due ore a sentire parlare e discutere i membri delle diverse razze e rappresentanti dei diversi quartieri,delle diverse mansioni,dei diversi ceti sociali e così via,poi alla fine i senatori misero fine all'ennesima riunione per poi essere congedati da Silla stesso e facendoli tornare alle proprie vite private e ai propri doveri civici,scortati da un corpo di guardie ben equipaggiate,non era poi così strano dato che omicidi e attentati di ogni sorta era la prassi nella politica imperiale. Prima di tornare nelle sue stanze Silla congedò il soldato a fianco della porta sciogliendolo momentaneamente dal suo dovere,finalmente solo l'imperatore poté tornare nelle sue stanze e concedersi un momento di tregua dai suoi obblighi verso la corona d'alloro dorata che portava attorno alle tempie,le tante dispute all'interno del senato,i giochi di potere dentro il suo stesso palazzo e gli avvenimenti che si stavano compiendo non gli rendevano certo la vita facile. Prima di tutto c'era il problema delle orde barbariche,delle singole tribù minori non veniva resa traccia nei documenti ufficiali degli archivi storici imperiali e nemmeno nelle lezioni di strategia militare,erano troppe e fin troppo piccole per costituire un problema a se stanti,per non parlare poi delle numerose razze e sotto razze che li componevano,il problema maggiore costituiva dalle tribù maggiori,tanto grandi ed estese che se non fossero state considerate come semplici tribù allargate e vivendo come popolazioni di tradizione nomade avrebbero anche potuto essere definite delle piccole nazioni in continuo movimento e che adesso pareva si fossero formate in un alleanza di razze e popoli differenti in una grande ed estesa massa di artigli, di zanne e chissà quali altre bestialità che si portavano dietro,presto o tardi gli scontri sarebbero cominciati. Ma nella sfera pubblica della società noviana premeva sul cuore di tutta la popolazione della capitale,la fuga di Lucilla Augusta aveva scatenato un putiferio come pochi scandali avevano fatto fino ad allora,una ragazza dell'alta società che aveva fatto giuramento di servire nella Domus Lucis,il grande tempio dedicato ad Apollo situato sull'isola dell'alba gloriosa era il luogo di culto più importante dell'impero a cui la splendente divinità era associata, un glorioso tempio situato nel mezzo di un isola,in un mare degno della benedizioni di Nettuno,era stato profanato dalla rottura di solenne fedeltà che una sacerdotessa potesse fare alla sua divinità patrona. Solo in pochi conoscevano le vicende che avevano condotto a quella scelta disastrosa per la giovane ragazza e lui era uno di quelli,dato che la promessa fatta ad un divinità veniva infranta meritava una punizione gravissima,ma se Lucilla avesse avuto veramente quelle visioni,se ciò che aveva detto fossero state le parole della divinità profetica allora non c'era alcun dubbio,la ricerca del grande potere che nel mondo era iniziata e forse il fatto che la grande orda si stesse muovendo verso i confini dell'impero non era una semplice coincidenza,la clessidra stava facendo scivolare la sua sabbia inesorabilmente verso il basso,la corsa al potere ultimo era iniziata. Tuttavia sapeva fin troppo bene che era ancora presto per agire in maniera diretta e forte e smobilitare truppe a destra e manca sarebbe stato ingiustificabile di fronte agli occhi del senato,che per quanto singolarmente potessero essere deboli,messi insieme formavano la colonna portante della stessa società multiculturale e multirazziale che era Nova,per non parlare poi delle potenze straniere rivali dell'impero,la grande orda avrà mandato qualcuno oltre i confini per penetrare nei territori alla ricerca della ragazza,stessa cosa valeva per il regno di Amenosi,il grande stato sovrano delle tempestose terre desertiche,ufficialmente il regno di Amenosi era rimasto isolato dalle ultime faccende del resto del mondo che riguardassero i conflitti militari e l'espansione territoriale,era un governo ancora aperto alle rotte commerciali e ogni tanto l'ambasciata Amenosiana accoglieva messaggeri dal suo paese natale con la scusa di ricevere missivedirettamente dal loro sovrano. Ma la verità era che il regno delle piramidi era politicamente chiuso in se stesso,gli ultimi contatti diretti con quella civiltà fu durante le precedenti conquiste delle città sulla costa di Temerit e Himsa,città commerciali che si affacciavano sul mondo e i cui porti esportavano alcune delle merci più ricercate ed esotiche e nel tentativo di riprendersele il precedente faraone aveva inviato diverse armate formate da strani umanoidi con tratti animali,alcuni sembrano un incrocio tra umani e coccodrilli,altri erano gatti,altri ancora sciacalli e così via,per la maggior parte molti erano soldati di fanteria,ma tra di loro c'erano anche imbalsamatori in grado di risvegliare mummie,altri controllavano i movimenti della sabbia del deserto oppure la modellavano a loro vantaggio nelle maniere più disparate,altri ancora erano arcieri provetti e si spostavano su carri a due ruote trainati da grandi tori bianchi dalle lunghe corna ricurve e ornati da paramenti d'oro. Le aspre battaglie combattute in quei territori avevano segnato l'inizio di un conflitto che per quanto potesse considerarsi terminato era ben lungi dall'essere dimenticato e quindi le grandi potenze si guardavano ancora con sospetto. Se l'intervento dei barbari del nord coincidesse con la fuga della giovane principessa era probabile che anche le spie provenienti dai confini più sabbiosi di Nova si erano infiltrate all'interno dei territori Noviani e non era poi così strano includere lo stesso palazzo imperiale ricolmo di spie straniere,c'era da ammettere che le fazioni in gioco all'interno di questa faccenda erano certamente tra le potenze più grandi della loro epoca. Silla superò uno stretto e lungo corridoio con una sola ed unica porta situata in fondo allo stesso,sui muri ai lati erano presenti dei busti di bronzo dei più grandi personaggi della storia dell'impero come grandi politici e famosi condottieri,eroi dell'antichità e imperatori straordinari,tutti li presenti in quelle forme artefatte che riprendevano in pieno le forme dei loro visi alla perfezione,non come personaggi appartenenti al mito come Ercole o Achille,ma come uomini mortali,le cui imperfezioni erano ben visibili sulle forme bronzee e ben lavorate,a ricordare a uomini come Silla che coloro che fecero grande Nova non furono fatte da coloro il cui destino era già scritto,ma da individui che dovettero passare mille pericoli e altrettante sfortune per giungere alla gloria che si erano meritati e che il loro esempio potesse ispirare sempre il buon esempio in coloro che avevano l'onore e l'onere di governare su un territorio così vasto. Silla li osservò quasi con noncuranza dato che ormai li vedeva tutte le volte che doveva passare da li arrivando alla porta senza la sensazione di quegli sguardi metallici che metaforicamente si posavano sulle ambizioni di Silla,Aprì la porta e si ritrovò nelle sue stanze personali,gli interni erano decorati con uno strato di rosso scuro su cui erano poi state dipinti degli affreschi raffiguranti scene di vita bucolica accompagnate da maestose marce di soldati in fila che con orgoglio portavano con se l'insegna dell'aquila dorata,animale fiero,dal cuore saldo e lo spirito puro,animale sacro a Giove, o Iupiter Maximus se si voleva usare il latino,animale sacro al sovrano olimpico e simbolo dell'impero nel mondo conosciuto. Girando ancora con lo sguardo si poteva notare un altro grande affresco su di un altro muro,la scena raffigurata stavolta rappresentava una foresta nella quale si faceva spazio,nel mezzo di quegli alberi dalle fronde verde smeraldo,l'antro di una caverna dentro la quale una grande lupa dal pelo bianco come la neve allattava al seno due infanti,Romolus e remus, i leggendari fondatori della città di Nova,era una scena che al popolo piaceva molto ricordare,dava loro un senso di orgoglio nell'avere origini tanto umili e nel caso di Silla,gli rammentava che ogni grande conquista necessitava di impegno, volontà e se necessario anche della violenza,in fondo Nova non aveva raggiunto la sua attuale gloria con meri atti di bontà. Silla chiuse la porta dietro di se e si tolse la corona dal capo per poi posarla su di un basso mobile vicino al letto,che era tanto grande per contenere tutta la sua grandezza fisica. Si spogliò dei suoi indumenti e li collocò su sostegni appositamente fatto per ogni parte di quel complesso e lussuosissimo vestiario,rimanendo infine solo con indosso il subligaculum,una sorta di pantaloncino di cotone aderente,che riduceva al minimo l'immaginazione di chi avesse visto l'imperatore in quello stato. I muscoli grossi e sodi sembravano scolpiti da un dio in persona mentre diverse cicatrici percorrevano diversi punti del corpo,ogni segno su quella pelle tonica ed energica era il segno di uno scontro importante,il simbolo di una sbavatura che lo avrebbe seguito a vita e ognuna di esse era parte di uno scontro importante,di una vicenda personale e di glorie passate,ognuna inferta da qualsiasi genere di creatura che avesse mai affrontato,i pesanti martelli dei nani,le frecce acuminate degli elfi,le macchinazioni e l'ingegno degli umani,per non parlare poi della sfilza di mostri come centauri,minotauri,eserciti di orchi,agguati di goblin e tanti altri ancora,sarebbe dovuto morire moltissime volte e invece era ancora li,pronto a dimostrare che Lucio Cornelio Silla poteva essere l'uomo più potente della sua epoca e quella situazione era ciò che aspettava per dimostrarlo. Mentre si dirigeva verso un altra porta che dava su di un grande balcone esterno il leggero sibilo di una brezza giocosa passava vicino al suo orecchio,il suo corpo si irrigidì immediatamente e si bloccò nel mezzo della stanza,mentre i suoi occhi continuavano a puntare davanti a lui,i muscoli delle gambe erano tesi e le sue mani erano aperte mentre le punta delle dita erano rivolte in basso. Un secondo soffio passò alla sua sinistra,gli toccò appena il collo e lasciandogli un graffietto appena visibile sulla pelle,ma lui restava ancora fermo,poi un terzo soffio e questa volta più forte proveniente da sopra la testa e a quel punto Silla reagì,le sue grosse braccia si mossero ad una velocità sovrumana afferrando in due punti differenti qualcosa a mezz'aria. A prima vista sembrava che non ci fosse nulla,eppure le sue mani tastavano qualcosa di solido e allo stesso tempo morbido.“Per quante volte ancora vuoi provare ad uccidermi razza di stupida? Sai bene che posso spezzarti quando voglio.”,Disse Silla mentre la si rivolgeva al suo aggressore invisibile,poco alla volta una figura prese visibilità e il suo vero aspetto tornò alla normalità,era magra e dalle sue forme curve e aggraziate era evidente che fosse una donna,aveva lunghi capelli neri e i suoi occhi erano rosso sangue,la sua pelle era nera come l'ossidiana mentre due orecchie da elfo spuntavano ai lati della testa e un bavaglio nero gli copriva la parte del volto che andava da setto nasale fino al collo,sotto portava un corpetto di cuoio nero e lunghi guanti di pelle dello stesso colore. Più sotto una sottile cintura di pelo grigia stringeva in vita l'orlo di un lungo e sottile pantalone di cuoio nero e indossava bassi stivaletti di pelo,anch'essi neri. Il suo sguardo di fuoco si posava sugli occhi glaciali dell'imperatore mentre la sua gola e il polso della mano che reggeva un corta lama venivano stritolato allo stesso modo di cui un gigante stritolava un contadino,le mani di Silla parevano due morse di ferro dalla quale non sembrava esserci scampo se non che lui la lanciò via e la vide fare una capriola al suolo,cosa che le impedì un rovinoso contatto col suolo. Lei si riprese dalla forte presa di lui e lo guardò dritto negli occhi con lo sguardo iniettato di sangue,al limite dell'odio,nello sguardo della donna si poteva leggera una profonda rabbia verso L'imperatore.

Che notizie giungono dal mio generale? ”,Disse Silla in maniera autoritaria.

La ventiduesima continua a tenere d'assedio la città e nel mentre il tuo generale cerca un punto debole nelle mura di Aegis, pare che qualche giorno fa un manipolo di soldati abbia intravisto la tua cara ragazzina accompagnata da un elfo e un nano,hanno provato a catturarli ma molti soldati sono caduti sotto le frecce dell'elfo e i colpi del nano non sono stati di meno.”,disse lei con tono sommesso,ma si sentiva abbastanza chiaramente che cercava di trattenere la furia omicida che la pervadeva.

Abbiamo informazioni su questi due soggetti?”

Non ancora,le mie spie stanno consultando i loro informatori,ma e probabile che entrambi siano esperti del loro mestiere e c'è anche un ultima novità riguardo alla città di Aegis,il mago ha deciso di parlare con il tuo generale nel tentativo di evitare un scontro,pare che sia pronto a rivelare informazioni preziose riguardo al Demiurgo.”

A quella notizia Silla non poté fare altro che restare in un controllato silenzio,se ciò che la sua attentatrice corrispondeva a realtà ciò stava a voler dire una sola cosa,che la situazione era più grave di quanto si potesse immaginare,se era quell'individuo a voler rivelare delle informazioni così riservate non sarebbe stato lui a dirgli di no,ma era meglio non sottovalutare la cosa,infondo non sapeva ancora nulla su ciò che aveva intenzione di dirgli e ovviamente credere che il Demiurgo potesse essere già a portata di mano era pura ingenuità e di certo lui non sarebbe cascato nelle sue stesse fantasie.

In tal caso il mio generale saprà come gestire questa evenienza, se quel vecchio ha deciso di farsi avanti con delle informazioni che parli pure, ma resta pur sempre un mio nemico ed è meglio agire con prudenza,se si è rifugiato ad Aegis e la principessa e diretta in quel luogo c'è un sola spiegazione logica,lui sa qualcosa che a noi sfugge. Per il momento aspettiamo,agire di impulso non ci servirà a nulla ed ora va,tieniti pronta per quando avrò bisogno di te.”

La ragazza si girò e si incamminò verso il balcone,mentre nello stesso istante la sua figura snella ed atletica tornò poco alla volta invisibile. Si fermò un attimo e la sua occhi si girarono in direzione dell'imperatore.

Io vado,ma ricordati o potente conquistatore,potrai avermi sconfitta,potrai anche aver sottomesso la mia gente,ma attento,uno di questi giorni potresti morire in qualsiasi momento,affogato nelle terme,mangiare del cibo avvelenato,cadere giù dalle scale,colpito accidentalmente durante una battuta di caccia,se c'è qualcosa che ho imparato sulla morte e che essa colpisce in maniera inaspettata...io lo so bene.”

Silla rimase impassibile di fronte a quella minaccia e l'unica cosa che fece e allungare la sua mano verso di lei e poi stringerla a pugno mostrando il braccio gonfio di forza fisica.

E tu ricordati elfa delle ombre,se mai dovessi morire sappi che non sarà mai per mano tua ne di altra lama che si nasconde nelle tenebre,i tuoi metodi rispecchiano la tua natura,vile ed empia,un vero dominatore affronta la morte guardandola negli occhi,non si nasconde aspettando il momento più opportuno ne usa bassezze in uno scontro leale,tu questo non puoi capirlo,perché non hai mai stretto il tuo destino nelle tue mani,ci vuole forza per emergere e ribellarsi ai capricci della sorte,no Filora, tu non puoi capire,a impugnare una lama sono bravi tutti,ma solo pochi possono stringere il fato nel proprio pugno e io sono uno di loro. Usa pure tutti i trucchi che conosci,ma i miei pugni colpiranno ancor prima che tu possa riuscire nei tuoi intenti...è una promessa.”

Le parole dell'imperatore giunsero alle orecchie dell'elfa come una chiara sfida al suo desiderio di morte verso di lui,prima di vederla scomparire notò per l'ultima volta i suoi occhi rossi come il sangue,quello non era uno semplice sguardo ricolmo di rabbia,no,quello era odio puro. Lei scomparve dalla sua vista e non la sentì nella stanza,tornò con la mente al suo desiderio di andare sul balcone,come sempre si sarebbe soffermato sul cornicione e avrebbe osservato dall'alto la capitale,la sua capitale,dalla quale comandava un vasto territorio che comprendeva centinaia civiltà e altrettante armate,meraviglie di ogni sorta,artificiali o naturali che fossero esistevano sotto il controllo dell'aquila dorata, Lucio Cornelio Silla avrebbe stretto il Demiurgo nelle sue mani e solo allora avrebbe raggiunto i suoi scopi, Veni Vidi Vici non era solo una locuzione,era il suo credo più profondo.

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Capitolo 7
*** La città dalle bianche mura ***


Mezzogiorno era già passato e tutti si prendevano una pausa più che meritata dopo la dura mattinata che li aveva travolti così ferocemente,prima un agguato e poi la comparsa di un folle mezzelfo che si muoveva,si comportava e sopratutto combatteva come un animale selvaggio. Milziade ricordava bene lo sguardo da rettile e gli artigli inumani con la quale combatteva,non aveva mai affrontato nulla di simile e gli era andata bene che quel piano improvvisato era riuscito perfettamente. Si trovava vicino alla cavalla e delicatamente gli stava accarezzando la criniera con la sola mano nuda.

Mi hai fatto preoccupare da morire Briseide.”

E mentre si prendeva cura della sua compagna di avventure una bassa figura gli si avvicinò e gli batte un leggero pugno sul lato della corazza, Milziade si girò infastidito e vide Gordlack,senza martello e con gli stivali di nuovo ai piedi.

Che vuoi o mio basso disturbatore?”,disse il guerriero in maniera canzonatoria.

Come facevi a sapere che quel grosso edificio era un deposito?”,Chiese il nano curioso.

Milziade reagì a quella domanda facendo un subdolo sorrisetto e tornò a occuparsi di Briseide.

Non lo sapevo.”

Gordlack non poteva credere alle sue orecchie e l'espressione esterrefatta della sua faccia barbuta era una chiara dimostrazione di quello che sentiva in quel momento.

Come?Vuoi dirmi che siamo riusciti a ingannare quel maledetto figlio di una bestia immonda e malsana con un piano campato sul momento?”

Si.”

Ti e dato di volta il cervello?Noi nani in battaglia necessitiamo di solidità quando combattiamo,tu mi hai fatto credere che avessi un piano concreto non una blanda improvvisazione.”

Se ti vuoi lamentare fallo col mio datore di lavoro,in questo caso la tua principessina e chiedigli di licenziarmi,ma sta di fatto che lei mi vuole qui. Puoi anche arrivarci da solo alla conclusione di questo dilemma,per cui....”

Milziade non si degnò di finire la frase e tornò alle attenzioni che dava alla giumenta,controllando nel frattempo che non ci fossero ferite di alcun genere e controllando se la sella e le briglie fossero apposto. A quel punto il nano non ci vide più e si allontanò mentre le sue mani fremevano dalla voglia di piantare un colpo di maglio sulla testa del mercenario.

Resta pure in compagnia del tuo ronzino,tra tutti i presenti sembra l'unico a sopportare la tua presenza.”

Disse il nano prima di incamminarsi e tornare da gli altri.

Il mercenario ignorò bellamente la provocazione del nano e rimase concentrato sulle sue faccende. Passò una ventina di minuti che passò sdraiato a terra a godersi un più che meritato attimo di riposo.

Si era tolto le protezioni di bronzo e aveva posato la spada nell'apposito spazio che aveva sulla sella e che a sua volta aveva tolto i finimenti da Briseide lasciandola libera di riposarsi un po' e di mettersi anche lei a terra, stando vicini l'uno accanto e nessuno dei due emetteva un singolo suono. Milziade osservava le fronde degli alberi mentre il suo corpo si rilassava e nel frattempo la sua mente tornava ai momenti dello scontro con quel mezzelfo. Non aveva mai visto nulla di simile e si sentiva fortunato ad esserne uscito con solo qualche graffio,dato l'inaspettato successo del suo piano poteva considerarsi soddisfatto del risultato. Il corpo di quel Nimerin,così aveva detto di chiamarsi quando lo aveva minacciato di una morte orrenda, era stato in grado mutare in maniere inaspettate,sembrava più di avere a che fare con trasformista che con un uomo da come poteva piegare i muscoli del torace o il fatto che degli artigli erano spuntati al posto delle unghie. Ricordava ancora come nella bocca del selvaggio erano apparse zanne degne di un predatore famelico e la maniera in cui schivava la sua spada in maniera tanto innaturale da fargli pensare che l'intera ossatura del mezzelfo si disarticolasse per poi tornare al proprio posto,in una maniera tale da farlo sembrare semplice ed inquietante allo stesso tempo. Ma chi era veramente quel tipo e perché mai un essere così strano dava la caccia ad una ragazzina? Lei era davvero così importante? E cosa centrava quella storia della massa brutale di uomini e mostri che sarebbero scesi dalle lontane terre selvagge?E quella cosa del Demiurgo,cosa mai poteva essere di così prezioso da farlo mettere nei guai così facilmente?Qualunque cosa fosse era chiaro che dal momento in cui aveva accettato l'incarico era ormai tardi per tornare indietro,il suo compito consisteva nel portarla ad Aegis il più presto possibile,prendere i propri soldi e andarsene,era la prima volta che desiderava di ricevere il proprio pagamento in fretta. Tranne quella volta che dovette fare la guardia a quel ricco mercante grasso come un maiale,spilorcio come pochi e che aveva la strana abitudine di vestirsi da contadina nelle sue stanze private,preferì non ricordare quella scena e tornò a osservare con più attenzione le verdi foglie attaccate agli alberi.

In che razza di situazione mi sono cacciato Briseide?”

Disse Milziade mentre continuava ad osservare quel arborea visione sopra di lui per poi chiudere gli occhi,forse una dormitina non gli avrebbe fatto così male. Passò poco meno di una decina di minuti e subito sentì qualcuno avvicinarsi a lui,aprì gli occhi e vide Lucilla sopra di lui,lei lo guardò con un espressione divertita.

E ora di andare,dobbiamo arrivare in città.”

Adesso? Ma non dovremmo almeno mangiare?”

Tranquillo non c'è ne sarà bisogno,dai vieni e prendi il cavallo.”

E senza neanche dargli il tempo di rispondere che la ragazza si allontanò e tornò da gli altri,lasciando il mercenario confuso e scombussolato. Non sapeva nemmeno lui cosa gli prendesse a quella sacerdotessa da strapazzo e per tanto decise di non farsi troppe domande. Erano già troppi i dubbi che lo assillavano. Si rialzò e rimise la sella e le redini alla giumenta e si avvicinò agli altri,notando che tutti gli altri maschi della compagnia facevano cerchio attorno alla sacerdotessa,ritti e immobili come statue,quasi stessero aspettando qualcosa. Il nano se ne stava con il maglio stretto tra le mani e teneva la testa ben piantata contro il terreno,stessa cosa valeva per il ragazzo con il tridente,i cui rebbi sembravano volessero scavare nel terreno tanto che si erano infilati nel manto erboso e nella soffice terra. L'elfo invece teneva vicino a se il suo cavallo mentre teneva l'arco al sicuro sulla sua schiena. Alla vista di quella scena Milziade si sentì un po' spaesato.

In nome di Zeus che cosa state facendo?”

Il mercenario non ricevette risposta e di conseguenza la sua preoccupazione aumentò. Sapeva che c'era qualcosa di strano in questo gruppo,ma adesso ne aveva la conferma,si guardò attorno in attesa che accadesse qualcosa, ma non sembrava ci fosse qualcosa di insolito all'infuori di quella silenziosa riunione. Ma poi però notò qualcosa di sconcertante quando vide che la grande cerva che fino a quella mattina li aveva accompagnati lo stava fissando,poi la vide allontanarsi verso la strada percorsa in precedenza lasciandoli li,vicino al villaggio abbandonato.

Sta tranquillo....”,Disse Lucilla rivolta al guerriero, “Non c'è più bisogno dei suoi servigi.”

Di che stai parlando?”

Pronta Lucilla?”, Chiese Braxus divertito.

Si.”,rispose lei preoccupata.

Il ragazzo spostò il proprio sguardo e il suo sorriso divertito verso Milziade, “Adesso ci divertiamo amico.”

Che intendi dire?”

Lucilla chiuse gli occhi,poggiò le dita di entrambe le mani intorno al diadema e cominciò ad intonare una serie di parole.

Apollo,io ti invoco come signore della luce,tu che conduci il carro del sole,tu che scacci le tenebre della notte e del male,invoco il tuo divino aiuto per condurci alla città dalle bianche mura,invoco il tuo nome affinché mi conceda un viaggio rapido e sicuro....”

Mentre le parole venivano recitate una strana energia sembrava manifestarsi attorno al gruppo,appariva come una sorta di nebbiolina dorata che a malapena si alzava dal suolo e non sembrava che facesse nulla di male. Ma subito cominciò ad alzarsi coprendo le gambe fino al bacino. Milziade cominciò a preoccuparsi e vide la cavalla agitarsi esattamente come la cavalcatura di Nym.

Che ti succede Briseide?”

La giumenta cominciò a mordere le briglie ancora più forte,mentre vedeva nei suoi occhi equini una luce dorata impossessarsi della vista dell'animale. L'elfo invece se ne stava serio mentre con rapide mosse prese il nano e lo mise sopra il cavallo e subito dopo ci salì anche lui,nello stesso istante Braxus si mise vicino alla ragazza e si strinse a lei con lo stesso braccio con cui teneva la rete.

Sali anche tu o preferisci fartela a piedi?.”,disse Nym con ostentata ironia. Milziade da parte sua non capiva bene cosa stesse succedendo,ma d'istinto salì su Briseide e strinse forte le mani sulle briglie. I due cavalli iniziarono ad alzarsi dal suolo sollevati dall'inquietante nube lucente posta sotto il corpo dei due cavalli.

Ma che razza di....”,disse Milziade fortemente preoccupato dalla cosa,in risposta l'elfo si girò verso di lui mantenendo la stessa identica espressione di prima.

Adesso vediamo quanto fai il gradasso signor prezzolato.”

La risposta dell'elfo fece vacillare ancor di più la sicurezza di Milziade,ora era seriamente preoccupato di quello che stava per accadere.

VIENI A ME SPLENDENTE CARRO SOLARE”

La voce di Lucilla tuonò all'improvviso mentre posizionò le braccia rigide di fronte a se mentre la nebbia attorno al gruppo cominciò a muoversi in maniera frenetica e allo stesso tempo si dava una forma. Parti della nebbia si allungavano verso le selle dei due equini formando quello che all'apparenza sembravano due lunghe corde che cingevano i corpi dei due animali alla stessa maniera in cui due animali venivano legati ad una biga,con le cinghie che passavano sopra e sotto il torace e il ventre e si collegavano verso il corpo centrale del veicolo. Nel mentre la nebbia attorno ai due giovani si mosse in maniera grossolana come un cumulo di neve attorno ad una casa dopo una forte nevicata per ridefinirsi e cambiando in qualcosa di più ordinato,dando forma ad un corpo dalla forma tondeggiante sul davanti e lineare dietro e ai lati due grandi ruote nebulose affiancavano la parte centrale di quella massa composta di sola nebbia lucente. Lucilla teneva la posizione salda e ritta di fronte alla cosa.

Ho un gran brutto presentimento.”,disse Milziade rivolto di fronte a se.

VOLATE.”

E in men che non si dica i due cavalli iniziarono la loro corsa com'era nella loro natura,solo che la direzione era leggermente differente...si lanciarono verso il cielo. Milziade sentì che il proprio peso era ancora ancora in qualche modo al corpo del cavallo e che in modo o nell'altro non sarebbe potuto cadere. Ma la distanza tra lui e il suolo si faceva così ampia che la vista di quel panorama gli dava l'impressione di doversi schiantare al suolo da un momento all'altro. Il fitto tratto di foresta da lassù sembrava molto più ampio di quello che si aspettava e il vista del villaggio da quell'altezza gli fece comprendere la vera vastità del danno che Nimerin e le sue bestie avevano causato. Si stringeva forte sulle redini dell'animale mentre il suo sguardo intimorito continuava ad osservare quel pezzo di mondo sulla quale rimpiangeva di non trovarsi più.

I cavalli continuavano a correre come se fossero ancora sulla terra e nel mentre il sole sopra di loro continuava a inondarli della sua luce,che da lassù pareva ancor più fulgida e radiosa che mai,con l'aria che a quell'altezza pareva più fredda e con l'aria che gli veniva contro il mercenario aveva l'impressione che facesse più fatica a respirare,come se un vento contrario gli soffiasse contro e data la sua forza non gli facesse prendere aria. Era una situazione sgradevole. Milziade girò il volto che teneva incassata tra le spalle e si rivolse a Lucilla.

CHE RAZZA DI STREGONERIA E QUESTA?”,urlò lui in parte per farsi sentire bene da lei e in parte per il nervosismo che scorreva dentro per quella situazione inaspettata. Non gli piaceva essere preso alla sprovvista da chi doveva collaborare,sopratutto se si trattava di magia.

E UN INCANTESIMO DI MIA INVENZIONE,TI PIACE?”,disse lei con la sua solita espressione sorridente.

PER NULLA.”,e detto questo tornò a fissare il panorama di fronte a lui,subito in lontananza vide una serie di piccoli monti spadroneggiare sull'ambiente circostante,la cui pietra grigia e le vette innevate segnavano la presenza di un ambiente di montagna,infatti,sotto di loro la grande foresta lasciava spazio una serie di valli erbose e piccole catene montuose più in la sull'orizzonte. Ora ne era certo,la conclusione del suo compito era finalmente giunto,erano nel territorio della città stato Aegis. Nella mente del mercenario la prospettiva di ricevere un altissimo compenso lo ripagava pienamente di tutte le fatiche passate in una sola mattinata. Per un attimo Milziade si sentì in pace col mondo intero.


Una vasto accampamento militare,detto castrum nella lingua dell'impero,era stato montato in una valle di fronte e alla città Aegis e che occupava l'unica strada lastricata che faceva da collegamento terrestre tra la città-stato e il resto del mondo,dato che per il resto la città era protetta da nord da un alta catena montuosa,troppo ripida da sormontare. A ovest da una serie di centri abitati esterni dove principalmente vivevano contadini,allevatori,viticoltori e altre professioni legate alla terra e all'agricoltura,riuniti in piccole comunità semi autonome e che venivano protette dalla diverse squadre di ricognitori e manipoli di guardie che presidiavano la zona attraverso piccole stazioni di comando che in caso di necessità potevano lanciare l'allarme e preparare una controffensiva. Anche attaccare da li sarebbe stato inutile. A est la città era collegata ad un lago grazie ad una zona portuale che garantiva un continuo afflusso di pesce ed acqua pulita e in caso di attacchi a sorpresa dall'acqua piccole navi con a bordo soldati e alcuni maghi potevano controllare che nessun potesse prendere la città alla sprovvista,sia che l'attacco venisse a filo dell'acqua o da sotto di essa. Solo l'occupazione della zona sud,l'unica che una grande armata come la ventiduesima Legio Superba,nome che si era meritata per l'enorme efficienza della legione e dei numerosi successi militari in alcune delle battaglie più famose dell'impero,come lo scontro sulle rive del fiume Xanto contro le orde di centauri e di satiri guerrieri per il controllo del fiume,oppure nelle piane di Cleomene durante la guerra civile per il controllo dei collegamenti stradali per i porti che davano alla capitale. La Superba era penetrata all'interno delle terre della città-stato di Aegis senza incontrare resistenza alcuna riuscendo ad arrivare di fronte alle bianche mura e allestire l'accampamento in un solo giorno,non a caso quella legione era stata inviata li per mandare un messaggio che solo chi vedeva un così alto numero di soldati,formati da razze,culture e armamenti così differenti che si poteva intuire cosa volesse dire uno spettacolo simile:non sfidateci....non n'è uscireste vivi. E mentre i soldati si occupavano delle varie mansioni all'interno dell'accampamento,come scavare le buche per le latrine o occuparsi delle palizzate di legno un altra figura era impegnata nel suo difficilissimo compito. All'interno dell'area occupata dall'esercito una struttura più grande di altre sorgeva nel mezzo delle altre installazioni,il pretorium,una grande costruzione di legno e sormontata da un grande tendone rosso sulla quale erano state cucite due grandi ali di stoffa grigia,al cui interno vi erano stati messi un lungo tavolo di legno sulla quale erano posate diverse mappe e altri documenti legati alla spedizione che si stava svolgendo li,un tavolino più piccolo era situato all'angolo della stanza dove un segretario annotava tutti gli svolgimenti,gli eventi e le informazioni che aveva il compito di registrare per ordine diretto del comandante. Vi erano presenti anche una grande vasca di bronzo trasportabile dove il comandante poteva farsi un bagno,dato che l'istruzione sull'igiene era consigliato ed obbligatorio per tutti coloro che stavano all'interno di una qualsiasi armata,cosa che gli si insegnava per distinguersi dai cosiddetti <> delle culture meno civilizzate,ed infine il letto personale del comandante,nulla di troppo elaborato,solo un letto singolo con una semplice coperta di lana sopra,per quanto l'estate potesse essere calda di giorno,li in montagna c'era sempre il rischio che la notte potesse fare più freddo del solito e che era sempre meglio essere previdenti. E tra tutte quelle cose disposte in maniera ordinata e disciplinata c'era una donna umana,seduta su di una grande sedia di legno posta all'altro capo della lunga tavola, portava una corta chioma di capelli neri che gli arrivavano dietro la nuca e i suoi occhi erano marroni,indossava una semplice veste rossa senza maniche che gli si fermava a metà coscia e che scopriva le gambe,mostrando una sottile cicatrice verticale sopra la tibia destra,che non andava ad intaccare la bellezza naturale della giovane donna. La sua corporatura era minuta e ad un occhio inesperto sarebbe parsa debole e non adatta a quella vita,ma i soldati di quella legione sapevano bene che sotto quell'apparenza da ragazza indifesa si nascondeva un corpo allenato,molto più forte e resistente dei molti legionari li presenti. Stava controllando una missiva che aveva ricevuto direttamente dall'imperatore che le chiedeva degli aggiornamenti riguardo le negoziazioni con la città-stato e che le dava il permesso di parlare a nome dell'imperatore in persona per quanto riguardava le trattative,ogni parola che sarebbe uscita dalla bocca di lei sarebbe stato come se le avesse pronunciate lo stesso Silla. Improvvisamente un uomo entrò in tutta fretta all'interno del castrum,era vestito con un semplice pettorale di cuoio,un gonnellino in strisce dello stesso materiale e in una mano teneva stretta un rotolo di pergamena. Nel vederlo arrivare l'espressione del suo viso si fece serio e autoritario.

Che notizie porti dal consiglio della città?”,disse lei con tono deciso e il soldato nel sentirla si portò il pugno sul cuore,come voleva la tradizione dell'esercito noviano in segno di rispetto.

Ave comandante,ho con me la risposta della città.”

Mostramela.”

Il soldato passò la pergamena arrotolata alla donna e lei notò che aveva ancora il sigillo di cera intatto,segno che il messaggio non era stato ancora letto da nessuno all'infuori del destinatario,il cui simbolo era un scudo rotondo con una folgore nel mezzo. Ruppe il sigillo e aprì la pergamena leggendo la sola ed unica riga su quel foglio bianco.

Un aquila grassa non vola lontano.”

Appena finì di leggere un moto di rabbia si fece largo sul volto di lei,che buttò a terra il foglio e rivolse al soldato.

Vai dal mio sottoposto e fallo venire qui,immediatamente..”

Obbedisco.”

E il soldato in tutta fredda si incamminò verso l'entrata. La donna si alzò in preda alla furia che gli montava dentro e si diresse verso un punto della sala posto dietro di lei,incamminandosi con passo pesante. Aveva capito il significato del messaggio da parte del consiglio di Aegis,una sorta di insulto alla grandezza dell'impero in quanto nazione largamente estesa e la sua continua espansione vista come la voracità di un animale che non è mai sazio e che in preda ad una fame senza limiti continuava a mangiare fino al punto di ingrassare e non potersi muovere,restando così vulnerabile,debole e divenendo preda di altri animali. Un simile insulto non poteva essere tollerato. Finì di camminare e giunse di fronte ad un manichino sulla quale era stata messa un armatura talmente bella che pareva essere stata fabbricata da Vulcano in persona. L'armatura era composta da un elmo la cui forma ricalcava fedelmente la testa di un aquila,con due fessure abbastanza grandi poste sugli occhi dell'animale per avere una buona visuale e al contempo un aspetto minaccioso. Il petto invece ricalcava perfettamente del tronco della sua indossatrice,accompagnato da un gonnellino rosso sangue con un rinforzo di ferro presente nella sottoveste e in più,spallacci d'acciaio ricoperte da piume di aquila reale,bracciali per la protezione degli avambracci e guanti di cuoio a mezza dita per una presa migliore sull'arma e per le gambe portava schinieri e stivaletti con rinforzi di metallo. Ma la cosa più spettacolare di quell'armatura erano gli altri quattro elementi presenti su quella meravigliosa creazione: due grandi ali dalle piume di metallo grandi quanto le ali di un giovane grifone poste dietro le spalle e su entrambi i fianchi dell'armatura era presenti due gladi riposti all'interno di due foderi d'argento,il solo guardare quella magnifica opera di esperta metallurgia simboleggiava la gloria stessa di una delle armate più importanti di cui l'impero potesse disporre. Per un istante il comandante rimase ad osservare quella splendida meraviglia dall'aura gloriosa e imponente che si poteva percepire semplicemente guardandola,poi allungò una mano verso il pettorale e riprese già come altre volte l'operazione che l'avrebbe fatta di nuovo scendere sul campo di battaglia,cominciando a vestire pezzo per pezzo le diverse componenti della splendida protezione in totale autonomia,dato che una delle caratteristiche più importanti di queste armature era il sistema in cui l'indossatore o in questo caso l'indossatrice,grazie all'attenta e minuziosa lavorazione del materiale e una buona dose di energia magica infusa durante la creazione della stessa permetteva l'assemblaggio senza alcun tipo di aiuto esterno come si faceva solitamente con le armature normali dove in alcuni casi era necessario l'assistenza di un aiutante,che nel caso di una donna in mezzo a tanti uomini non era la scelta migliore. Non una sola parte sembrava scomoda su quel corpo armonioso e allo stesso tempo forte, i gambali calzavano perfettamente mentre la corazza esaltava e valorizzava le curve di lei senza mancare nella loro funzione difensiva,le membra di lei e il lucido metallo sembravano far parte di un solo ed unico essere. Nel mentre entrò una creatura ben diversa dalle tipiche razze che giravano nell'impero: sembrava un uomo dagli occhi verdi e una folta barba marrone,ma le due grandi corna da ariete poste sopra la testa e le gambe da capra dicevano tutt'altro sulla vera natura dell'essere,reso più civile da una corta veste di nobile stoffa tenuta addosso per un sola spallina e due lunghi flauti di legno che teneva nelle mani.

Mia signora,quale melodia devo suonare oggi?”,disse la creatura senza porgere il saluto al comandante.

Di guerra e conquista,raduna gli uomini e fa sapere che Nevia Placidia Sannita ordina un attacco contro la città che osa sfidare il volere dell'imperatore,oggi questa città entrerà a a far parte dei domini di Nova una volta per tutte.”

Come desiderate,il vostro Leuco annuncerà all'esercito le vostre intenzioni.”

E svelto nell'andare come nel venire uscì aggirandosi per l'intero campo suonando entrambi i flauti nello stesso identico momento facendo un uso esperto di quella curiosa maniera di suonare.”

La donna ormai rimasta sola e con solo l'elmo da indossare chiuse gli occhi,chinò la testa,alzò le braccia con i palmi rivolti verso il volto e intonò una preghiera.

Marte signore degli eserciti,dona alla mia legione la disciplina e il coraggio in battaglia,Minerva signora della saggezza e della strategia,donami l'acume e l'astuzia per vincere sui i miei avversari più insidiosi e subdoli,possa tu Bellona ricoprirci di onore e gloria per questo scontro,poiché tuo e il nome che la guerra porta e ti rendiamo omaggio col sangue versato.”

Dopo aver finito indossò l'elmo completando così l'armatura e armata di tutto punto uscì dal castrum ritrovandosi così al centro di una grandissima area centrale totalmente sgombra da qualsiasi che non fosse un soldato. Per tutta l'area risuonava la musica dei flauti che Leuco,l'unico satiro che si accompagnava alla legione,girava per tutto l'accampamento intonando la sua musica,forte e ritmata,chiamando a se tutti gli uomini in armi e che da tempo il suono dei suoi strumenti significava una sola cosa...era giunto il tempo di fare la guerra. Rapidamente i primi a giungere alla chiamata furono i legionari,la fanteria di base dell'esercito imperiale,composta da uomini che indossavano la lorica segmentata,una corazza formata da strati di metallo sovrapposti l'uno sopra l'alto e un elaborato elmo di metallo e con lo portavano il gladio,lo scutum e due pilum,un giavellotto dalla morbida punta di metallo,utile non solo per infilzare l'avversario ma anche per incastrarsi negli scudi dei nemici,rendendoli scomodi e inutilizzabili. Dietro di loro vi erano i sagittarii,gli arcieri dell'esercito imperiale,in questa legione erano mischiati tra gli umani e gli elfi,la cui naturale efficienza nelle armi da tiro li rendeva tiratori provetti e sia gli umani che gli elfi indossavano un semplice cotta di maglia,un elmo di cuoio,un arco in legno di mareth,un tipo di albero molto conosciuto tra tutte le genti elfiche per la sua flessibilità e la sua resistenza,molto usato tra i costruttori di archi del popolo verde,altro nome con la quale erano conosciuti gli elfi. Subito dopo giunsero due squadre di equites,la cavalleria leggera noviana,specializzata negli spostamenti rapidi come sentinelle e veloci ricognitori nei momenti di pace,usati per incursioni veloci e attacchi alle truppe più lente e vulnerabili durante le battaglie. In brevissimo tempo si aggiunsero altre squadre più piccole ma altrettanto importanti come gli scavatori,che passavano sotto le mura,distruggendone le fondamenta e facendole crollare sotto il loro stesso peso,usando solo pale,picconi,asce e torce,oppure i medici da campo, che già da qualche secolo si erano inseriti come unità permanente negli eserciti di tutto l'impero,a differenza della maggior parte di tutti gli altri campi militari erano relativamente nuovi. Erano addetti al recupero dei feriti e alla loro cura,usando erbe,pozioni,bende e nei casi più gravi anche spatole,pinze e piccoli strumenti da taglio per poter aprire le carni e ispezionare l'interno,spesso quando il paziente era già morto e in molti le infezioni e la sporcizia dovuta alle ferite o alle pessime condizioni igeniche potevano portare alla morte del soggetto,anche a medicazione finita,ma nonostante ciò l'utilizzo di medici aveva permesso all'esercito di perdere meno unità,risparmiando così soldi e tempo per l'arruolamento di nuove truppe. Quando tutte le truppe interessate furono chiamate a raccolte migliaia di animali e di uomini furono chiamati a raccolta Nevia si rivolse a quella grande formazione con voce grande ed autorevole.

Soldati,oggi e arrivato un messaggio da parte dei cittadini di Aegis e quello che ho letto non mi è piaciuto per niente. Dietro quelle mura quelli che dovrebbero essere dei fedeli figli dell'impero si sono dimostrati ancora una volta dei miserabili ribelli che non riconoscono il nostro diritto come giusti dominatori di questa città come dovrebbe essere. Altro che città-stato,questa dovrebbe essere una delle nostre città più fiorenti dell'impero e non un governo indipendente all'interno dei nostri territori e visto che si sentono così liberi dal controllo di Nova hanno deciso di ospitare una principessa ribelle,nonché sacerdotessa di Apollo che ha lasciato il tempio senza alcuna giustificazione. Per come la vedo io questa città merita una severa punizione,serrate i ranghi e marciate uniti,oggi la ventiduesima si ricoprirà di gloria ancora una volta,NOVA CAPUT MUNDI”.

L'urlo finale del comandante venne accompagnato da uno dei gladi che puntò verso il cielo mentre nel contempo le due grandi ali di metallo presero vita e si spiegarono in una maestosa esibizione di metallico splendore. La vista di quello spettacolo aveva innescato in tutti i soldati presenti un improvviso senso di fierezza crescere spontaneo nei loro cuori. “NOVA CAPUT MUNDI”, urlò la massa di soldati a sua volta,Nova capitale del mondo,era questo quello che l'antico motto degli eserciti imperiali recitavano ad ogni nuova conquista,il continuo allargarsi dell'impero ispirava visione di forza e di grandezza per la quale i soldati sarebbero potuti anche morire,se motivati nella maniera giusta. I primi reparti di fanteria si stavano riunendo nei classici squadroni formati da cento unità dette centuria,ognuna comandata da un centurione,un soldato a capo di questa squadra e che a differenza dei loro uomini portavano un armatura più elaborata e con un elmo dotato di pennacchio rosso,ma erano privi dello scudo e dovevano guidare i loro uomini posizionandosi in prima fila sulla destra,così da mostrare il loro valore in battaglia,sia agli uomini che a loro dei. E fu proprio in quel momento,quando ormai lei si sarebbe messa alla testa della Superba per l'ennesima volta vide qualcosa in lontananza sorvolare il cielo,ai suoi occhi pareva come una stella,ma non era possibile dato che erano in pieno giorno e per lo più la direzione nella quale stava avanzando passava proprio sopra la città di Aegis,non poteva essere una coincidenza e per dissipare il dubbio ricorse al potere insito nell'armatura,in particolar modo quello situato nell'elmo. La vista della donna si potenziò e i suoi occhi poterono guardare molto più lontano di quelli di una persona normale,al pari di quella di un aquila e proprio come il nobile rapace riuscì a identificare con chiarezza l'oggetto delle sue attenzioni,un grande carro che sorvolava il cielo trainato da due cavalli con in groppa tre figure non molto chiare e sul veicolo altri due figure non molto chiare,ormai non aveva più dubbi,qualcuno stava cercando di aggirare la presenza dell'esercito e lei di certo non gradiva la cosa. Le ali di metallo ricominciarono a muoversi e questa volta più forte e in movimento continuo,come fossero dotate di vita propria e prima ancora che i soldati potessero rendersi conto della cosa la loro signora balzò in aria con un potente colpo d'ali e in men che non si dica si sta già dirigendo verso la sua preda,con i gladi tra le mani,pronta a ghermire chiunque fosse,Silla gli aveva dato un ordine personale scritto di suo pugno e lei lo avrebbe portato a termine a qualunque prezzo,visto che aggirare lei in quel momento era come cercare di aggirare l'imperatore in persona e questo lei non lo avrebbe mai permesso,ne andava del suo onore e della sua credibilità,ma sopra tutto non voleva deludere il suo imperatore,la cosa non era minimamente concepibile per lei.

Sarai fiero di me, non mancherò al giuramento fatto.”

E con queste parole nel cuore e nella mente si diede una spinta maggiore dando un colpo d'ali più forte degli altri,chiunque fossero non sarebbero entrati in città...non finché ci sarebbe stata lei a impedirlo.


Il volo era da sempre il sogno che molti non avrebbero mai realizzato e che sempre avrebbero inseguito. L'idea di destreggiarsi nel cielo librandosi in aria come un uccello migratore,libero di viaggiare sospinto da venti leggeri che li aiutassero a viaggiare lontano...ma non Milziade,a lui piaceva stare coi piedi per terra,lui era ben lontano dal suolo e per la prima volta si rese che volare di certo non faceva per lui,sfortuna volle che lo scoprì sul dorso della propria giumenta che in quel momento veniva usata per condurre un carro volante insieme ad un elfo,un nano,una principessa che sapeva tanto e diceva poco e il suo probabile abbronzato amico-servitore armato di rete e tridente. In qualunque altro giorno se qualcuno gli avesse raccontato una cosa simile prima si sarebbe piegato in due dalle risate per l'assurdità della cosa e poi gli avrebbe chiesto come se ne fosse uscito con una scemenza simile. Milziade stava in groppa a Briseide completamente rigido e per nulla interessato a vedere di sotto,cosa che gli ricordava di come fosse lontana la terra da i suoi piedi,strano come in un momento simile si ricordasse di aver sempre dato per scontato la polvere delle strade di campagna o il pietrisco che si trovava sui sentieri di montagna,cominciava davvero a mancargli il semplice e comune camminare.

Come ti senti Milziade?”,chiese Lucilla diretta al mercenario.

Una meraviglia e sempre stato il mio sogno quello di affiancarmi alle nuvole e poter volare fino a raggiungere il sole e poi cadere in mare come Icaro,sfracellarmi a pelo dell'acqua,con la testa spaccata in due come un frutto maturo.”

Se ti accadesse io non resterei dispiaciuto della cosa,se non altro sarà l'unica cosa buona che mi ricorderei di te.”,disse Nym con voce piatta,mentre scrutava tranquillamente il paesaggio intorno a se.”

Grazie per l'interessamento spaventapasseri,sei un vero duro con l'arco,forse se ti avvicini ancora un po' non ti sentiresti così sicuro di te stesso.”

Quanta sicurezza da un uomo che si porta tutto quel bronzo addosso,sicuro che non ti abbia ossidato il cervello? Oltre che la poca simpatia che susciti negli altri individui sia ormai arrugginita da tempo,dammi retta,da vicino o da lontano non avresti speranze contro un elfo degno di questo nome.”

In questo caso non avrò problemi contro di te.”

E mentre il guerriero stava litigando con l'arciere si accorse che il nano lo stava fissando intensamente e preso dalla cosa si rivolse anche a lui.

Anche tu vorresti dirmi qualcosa di carino?”

Restando in silenzio Gordlack cominciò a fare uno strano verso con la bocca,come se si stesse strozzando,indietreggiò con la testa e in men che non si dica la spinse in avanti facendo forza col collo e poi sputò una goccia di saliva così grossa che aveva le dimensioni di un moscone. Milziade lo schivò appena in tempo e fissò il nano con aria di sfida.

Ah peccato,ti servirà qualcosa di più grosso per potermi pren....”

Non fece in tempo a finire la provocazione che effettivamente qualcosa di più grosso gli venne contro,non fece in tempo a capire che cos'era poiché le uniche cose che riuscì a vedere furono due grosse ali e un corpo non ben definito passargli accanto ad una velocità inaudita. I cavalli si spaventarono e cominciarono a imbizzarrirsi senza tuttavia rallentare la marcia e per istinto cominciarono a correre di più.

COS'E ERA QUELL'AFFARE?”

Urlò Braxus in preda allo spavento per la cosa che aveva appena intravisto,non fece in tempo a identificarla con niente di quello che conosceva,era velocissima,questa era l'unica certezza sulla quale chiunque di quel gruppo avrebbe confermato quello che aveva visto. La videro fermarsi di colpo e notare per prima cosa le grandi ali riflettere la luce del sole dandole un aspetto mitico,poi videro tutte le altri parti del corpo che ai loro occhi parve metallico,fu per breve tempo data la velocità con la quale viaggiavano,ma tutti si fecero un idea generale di quello che stava succedendo e sapevano benissimo che vicino alla città un esercito era pronto ad un assedio,quindi il fatto che fosse comparsa voleva dire una sola cosa,c'era ancora un ultimo ostacolo da superare prima di entrare ad Aegis.

CORRETE.”,urlò Lucilla rivolta ai due cavalli e questi si lanciarono ancora più veloci verso il loro obiettivo. Ma il carro non fece in tempo a volare più rapidamente che l'essere volante si lanciò di nuovo all'inseguimento,cominciando così una folle corsa sopra i cieli di quel paesaggio di montagna. Il carro procedeva a grande velocità mentre lo strano essere continuava a stargli dietro con la tenacia di un predatore tanto feroce quanto determinato. Braxus teneva il tridente tra le mani in attesa che l'essere volante si avvicinasse a tal punto da fargli assaggiare le punte della sua arma,ma se era facile a dirsi a farsi invece era tutta un altra storia, considerando le netti differenze tra lui e il mostro volante. I movimenti del carro per quanto bruschi e improvvisi fossero di volta in volta per sfuggire alla creatura non impedirono al ragazzo di restare ancorato al luminoso veicolo,la cui magia impediva ai conducenti e ai loro accompagnatori di perdere l'equilibrio,rendendo così più agevole e fluido la guida del carro,questo Lucilla lo sapeva bene,dato che non era la prima volta che ne faceva uso. L'essere alato si diede un colpo d'ali più forte e in uno scatto improvviso raggiunse il

carro dove Braxus attendeva di ingaggiare battaglia,eppure il mostro sembrò puntare alla ragazza muovendo un colpo verso di lei,ma il ragazzo intervenne in tempo per parare l'attacco andando a scontrarsi così con quello che all'inizio aveva scambiato per un grosso artiglio. I rebbi del suo tridente cozzarono contro una spada corta dalla lama dritta e dal metallo di splendida fattura,poi capì con cosa,o meglio chi aveva a che fare,non era un mostro,era un soldato dell'impero noviano e questa comprensione aumentò in lui la voglia di infilzare quello che hai suoi occhi non era altro che uno spregevole sgherro imperiale e con questo pensiero in testa passò al contrattacco. Pur tenendo la rete nelle mano sinistra l'aprì abbastanza da poter tenere l'arma con entrambi le mani e far forza per colpire l'aggressore metallico,ma a malapena sfiorò una spalliera dell'armatura che il colpo venne bloccato dall'altro gladio,della quale non si era ancora accorto e con il gladio destro muovere un fendente verso il collo di Braxus,ma lui fece in tempo a piegare la testa prima che il filo tagliente gli recidesse la testa e con la rete non ancora aperta far incastrare la lama nella trama metallica. Il tentativo riuscì rimase impigliata tra le catenelle e sentendosi in vantaggio nello scontro il ragazzo avvolse il braccio nella rete,ingarbugliando l'avversario nel sua trappola e rendendogli arduo l'impugnatura sulla spada.

Adesso non mi scappi dannato.”

Ne sei sicuro?”,disse il suo avversario provocatoriamente,facendo così notare la voce femminile,seppur coperta dall'elmo.

Aspetta ma tu sei....”Ma la sua avversaria non gli diede il tempo di comprendere appieno la situazione che lei diede uno strattone col braccio intrappolato talmente forte,da rompere la rete metallica,spargendo in aria i diversi anelli che la componevano rendendola così inutilizzabile,poi con lo stesso braccio mosse due fendenti,uno alla vita e l'altro all'altezza del volto lasciando un taglio alla base del ventre e una ferita superficiale su di una guancia,dato che braxus aveva fatto in tempo a pararsi il viso,incassando la testa tra le spalle e facendo in modo che il gladio colpisse il suo spallaccio,piuttosto che aprirgli la testa in due. Oramai non poteva più fare uso della rete e quindi dovette affidarsi solo alla sua abilità col tridente,riprese l'arma con entrambe le mani e ripartì all'attacco portando diversi attacchi di punta molto rapidi e precisi,ma lei potendo contare su due armi e la libertà del movimento aereo riusciva a parare o deviare i colpi con grande facilità e nel mentre rispondeva con veloci e brevi stoccate con entrambe le spade mentre continuava a volare come se nulla fosse. Il corpo di Nevia restava in una posizione orizzontale mentre con le ali aveva assunto una posizione lineare e rigida per sfruttare le correnti aeree senza dover costantemente preoccuparsi della velocità e affidando giusto qualche pensiero alle manovre di volo,cosa che risultava piuttosto strana visto che gli umani per loro natura non potevano volare e che sapersi destreggiare con quell'arte era un impresa non da pochi,non per nulla era il comandante della Superba e che sapersi muovere in quella maniera aveva richiesto tempo ed un impegno costante,il risultato furono l'efficienza che aveva nello sfruttare il grande potenziale dell'armatura. Il ragazzo invece da parte sua non poteva far altro che stare a contatto con il nebuloso veicolo e che doveva accontentarsi dello spazio che gli era disponibile e la mancanza di un armatura gli permetteva grandi spostamenti e manovre evasive quando aveva a disposizione un spazio abbastanza largo per poter schivare gli attacchi con schivate e continui cambi di posizione,ma in quel momento si sentì limitato dallo spazio ristretto e quindi non riusciva a combattere al meglio delle sue capacità,cosa che lo svantaggiava notevolmente. Tutto ciò che poté fare era restare sulla difesa e sperare di riuscire a colpirla,nella speranza di assestarle un colpo che potesse offrirgli uno spiraglio di speranza,ma sapeva bene che non sarebbe stato facile,tutto ciò che poteva fare per il momento era difendersi.

Lucilla sapeva bene che se la situazione andava avanti in quella maniera c'era il rischio che il suo amico rischiava di essere ammazzato,tutto ciò che poteva fare era controllare il carro con la forza dei suoi poteri,a parte condurre la corsa non c'era nulla che potesse tentare. Ma in quello stesso istante,quando pensava di essere in balia degli eventi che più in basso vide la speranza farsi più forte di prima e prendere forma come mai non si sarebbe mai immaginata potesse vedere,con l'aspetto di spesse mura più bianche del marmo e resistenti come le montagne che la circondavano,con un altissima torre che sorgeva al centro di quattro grandi strade che si incrociavano formando così una croce,riconosceva l'edificio e se la memoria non la ingannava c'era una cosa che poteva ancora per sfuggire dalle grinfie di quella donna,lei non aveva l'accuratezza nel combattimento a distanza di Nym,la forza di Gordlack o la leggerezza di Braxus,a parte i suoi poteri l'unica cosa che poteva fare adesso era rischiare tutto ciò per cui stava mettendo in gioco la sua vita e quella di chi l'aveva scortata fin li,che l'avesse seguita per fedeltà o per ricevere una ricompensa. Il destino del suo viaggio sarebbe dipeso dalla sua decisione.

REGGETEVI FORTE.”,Urlò lei,più a se stessa che a gli altri e in meno di un battito di ciglia i cavalli cambiarono direzione,questa volta verso il basso. Tutti gli altri membri della squadra si preoccuparono non poco quando l'improvvisa discesa sorprese tutti,che non ebbero nemmeno il tempo di chiedergli cosa avesse intenzione di fare,i loro corpi furono schiacciati dalla pressione dell'aria mentre il vento soffiava forte sui loro visi che sentivano le fredde correnti raffreddare le loro membra e la velocità farsi sempre più pesante sui loro corpi.

Ma cosa...”,si chiese la comandante mentre osservava l'assurdità della scena con fare sbigottito,ma non aveva tempo da perdere con le supposizioni che stava già perdendo la sua vicinanza con l'obbiettivo,perciò drizzò le ali dietro la schiena a e si lasciò cadere anche lei verso il mondo sotto di lei. Milziade da parte sua strinse ancora di più le gambe attorno al corpo della giumenta mentre guardava la città sotto di lui farsi sempre più grande e sempre più in fretta,gli occhi gli cominciarono a lacrimare mentre l'aria soffiava contro quest'ultimi e nel mentre una forte sensazione di vuoto lo prese allo stomaco e persino respirare gli riusciva difficile data tutta l'aria che gli veniva in faccia e che non riusciva a inalare. L'unica cosa alla quale riusciva a pensare e che presto sarebbe morto,in compagnia di un elfo,di un nano,di una ragazza che nascondeva troppe cose e di un ragazzo che...in effetti il ragazzo non sapeva nemmeno che tipo di persona era e nemmeno gli interessava,tanto se anche lui faceva parte del gruppo non gli sarebbe andato tanto a genio,esattamente come gli altri,per la fine che stava per fare,tra di loro,non se ne salvava uno.

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Capitolo 8
*** La torre di Aegis ***


Nevia precipitava anche lei ma ad una velocità superiore,lei sue mani fremevano all'idea di infilzare le sue spade nella tenera carne della principessa,non per chissà quale macabro piacere omicida,ma perché spinta da una forte lealtà verso il suo imperatore,lei era un soldato,avrebbe obbedito agli ordini ricevuti e di certo,anche se Lucilla non era ancora entrata in città era inevitabile che anche da prigioniera non si sarebbe sottomessa alla volontà del divino augusto e che sarebbe stato meglio ucciderla che portala viva alla capitale,un elemento del genere era troppo pericoloso e per tanto non avrebbe esitato ad alzare le sue armi contro di lei. Nevia stava puntando i gladii sotto di lei come a voler fare del suo corpo una grossa freccia che avrebbe trafitto la traditrice e le sue lame non avrebbero tardato a sporcarsi di sangue,la velocità della discesa avrebbe fatto tutto il resto e sarebbe stato veloce ed imprevedibile,come un fulmine a ciel sereno. Il carro e l'aquila,la sacerdotessa in fuga e il soldato,la fuggitiva e la sua inseguitrice,l'aquila che dava la caccia alla colomba,solo una delle due avrebbe ottenuto ciò che voleva e il tutto si sarebbe svolto in una manciata di secondi. Nevia scendeva sempre di più,sempre più velocemente,le sue mani erano pronte a sferrare l'attacco decisivo e seppur protetta da Braxus era chiaro che in quella situazione lei non sapeva come reagire al meglio,poteva solo andare giù,sempre più giù,lasciando che la sua magia continuasse a funzionare almeno per il tempo necessario. Le forze della sacerdotessa stavano cominciando ad abbandonarla,mantenere un tale incantesimo richiedeva uno sforzo e un energia tale che rischiava di terminare il suo effetto,dare forma al carro con qualcosa di così leggero come delle nubi necessitava di una forza magica molto grande,ma per quanto talentuosa fosse era ancora alle prime armi come sacerdotessa di Apollo,creare un nuovo incantesimo era una cosa,saperlo gestire era un altra. Lucilla stava per cedere,Nevia era da un passo dal poterla colpire e nessuno su quel carro poteva evitare quello che stava per accadere,la punta di uno dei gladi si stava avvicinando,sempre di più,sempre più minacciosa e non c'era verso di cambiare la cosa,questo Nevia lo sapeva benissimo...quello che non sapeva era che il suo attacco non avrebbe avuto successo,infatti,un lampo improvviso si manifestò dalla torre sotto di loro. Un piccolo bagliore improvviso entrò nelle attenzioni della comandante e per istinto diede un colpo d'ali e subito si spostò di lato cosa che gli salvò la vita,perché se fosse rimasta sulla stessa traiettoria sarebbe stata colpita in pieno da un lucente raggio blu che attraversò il cielo in un battibaleno.

In nome di Bellona....”,disse lei in quella con fare stupito,non era la prima volta che vedeva un raggio magico impiegato come contro misura durante gli assedi ed usata su interi reggimenti per respingere gli invasori,ma vederne uno lanciato fino a lei,a quell'altezza nel cielo e con così tanta precisione,sapeva delle contromisure della città-stato,ma non si aspettava di certo una cosa simile e su quella distanza,un tale attacco magico necessitava non solo di un grande potere,ma anche di mezzi specifici per quel tipo di magia,come i macigni per le catapulte o i dardi per la balista,evidentemente Aegis possedeva molte più contromisure di quelle che la comandante si aspettava. Oramai il carro si era allontanato a tal punto da risultare irraggiungibile e quindi non poté far altro che stare a guardare il suo tentativo di cattura,ma sarebbe stato meglio definirlo omicidio,fallire nel momento stesso in cui aveva schivato il raggio per evitare di essere colpita in pieno per poi morire chissà come e di certo non intendeva sperimentarlo sulla sua pelle. Diede un ultima occhiata verso il carro e i suoi occupanti e poi se ne volò indietro,diretta verso il castrum dove i suoi uomini attendevano di essere guidati per la marcia contro la città,aveva dato l'ordine di comporre l'esercito in assetto da battaglia,ma non aveva dato l'ordine di lasciare il castrum ne tanto meno di condurre l'attacco ad un suo sottoposto nel caso non fosse tornata per tempo per iniziare l'assedio. No, era lei che doveva condurre le sue truppe mostrandosi in volo poco sopra la prima linea di fanteria,mostrando così come altre volte il suo impegno a sporcarsi di terra e sangue insieme ai suoi uomini,l'attacco alla principessa aveva fallito,ora era compito dell'esercito a porre rimedio al suo errore. La città avrebbe visto la sua fine volare contro di loro con ali d'acciaio. C'è l'avevano fatta,erano riusciti a scampare a quel nuovo e inaspettato pericolo,ora tutto ciò che restava da fare era trovare un posto dove poter scendere in tutta sicurezza,il carro continuava la sua folle e spericolata discesa verso il palazzo mentre Lucilla cercava di mantenerlo il controllo del luminoso mezzo di trasporto,ormai sentiva le energie mancargli,lo sforzo era stato eccessivo e l'incantesimo da lei creato necessitava di più energia di quello che credeva per poterlo mantenere stabile ed impedire che tutti i passeggeri rischiassero di precipitare al suolo. La velocità era eccessiva e ormai gli edifici più sotto cominciavano a diventare sempre più nitidi e chiari al loro sguardo, da lassù pareva che la stessa struttura urbana diventasse sempre più grande,peccato che in quel momento potessero rendersi conto della cosa dato che l'idea che stessero rischiando la vita era ben radicata nelle loro menti e quindi avevano poco tempo pensare al panorama che li circondava.

SE PROPRIO DEVO MORIRE VOGLIO CHE SAPPIATE UNA COSA,VI HO DETESTATO TUTTI FIN DAL PRIMO MOMENTO.”, Urlò Milziade ormai convinto che non c'é l'avrebbe fatta e in uno slancio impulsivo strinse con entrambe le mani la criniera della sua giumenta,unica creatura tra i presenti che sentiva degna del suo rispetto e che presto avrebbe rivisto nell'oltretomba. La principessa ormai era allo stremo delle forze e sentiva che i sensi la stavano abbandonando,le forze la lasciavano,era fiacca e tuttavia non si diede per vinta,chiamò a se le ultime energie rimastogli per controllare il carro e raddrizzarlo abbastanza bene da potersi posare al suolo senza subire troppi danni. Invocò il nome del suo luminoso patrono e drizzando un braccio davanti a se strinse il pugno per poi portarlo lentamente a se,come se stesse tirando delle briglie invisibili,usando tutta la sua forza d'animo e la massima concentrazione per poter richiamare a se il pieno controllo della sua magia,ma il carro era già pesante di suo,senza contare le persone che stava trasportando e la velocità di caduta di certo non gli rendeva l'impresa più facile per cui dovette stringere i denti,nel vero senso della parola e tirare con quanta forza gli era rimasta in corpo. Il carro cominciò a inclinarsi e poco alla volta si stava riposizionando nella giusta posizione dando dimostrazione a Lucilla che la sua fede in Apollo e nella sua missione non l'aveva abbandonata,era giunta nella città di Aegis e tra poco le conferme a ciò che aveva previsto si sarebbero rivelate di fronte a lei in tutta la loro pericolosità,era fuggita dal domus lucis esattamente per trovare conferma ai suoi timori e quel viaggio era stato come un sentiero per mettere alla prova la sua fiducia in Apollo,che con la sua sua luce l'aveva guidata e protetta fin li adesso sentiva che nulla poteva andare più storto. Ma proprio quando pensava che tutto stava per andare per il meglio sentì un improvviso calo delle sue forze e il magico veicolo cominciò a slittare a destra e a sinistra,creando così un altra preoccupazione ai suoi accompagnatori.

Lucilla che ti prende?”

Chiese il ragazzo fortemente preoccupato. La sacerdotessa sembrava stesse per dirgli qualcosa ma subito si piegò al bordo del carro come in preda ad un forte dolore mentre la bocca si apriva in un urlo senza voce e le sue mani si mossero per aggrapparsi al petto,di colpo il carro riprese a scendere ancora più rapidamente e cosa ben peggiore il carro cominciò lentamente a svanire e la nebbiolina luminosa cominciava a disperdersi nell'aria. Oramai era chiaro a tutti i passeggeri che mancava poco al contatto col suolo,per cui Milziade restò aggrappato alla criniera della sua giumenta,mentre l'elfo all'apparenza più calmo e controllato strinse le briglie del suo cavallo e il nano dietro di lui strinse con le gambe il costato dell'animale e strinse il martello con entrambe le mani tenendolo in orizzontale,sperando che quella posizione potesse mantenergli un basso baricentro e avere più possibilità di non essere sbalzato dalla cavalcatura mentre più infondo Braxus usò il tridente per circondare il corpo di Lucilla verso il suo così da fargli da scudo con la sua stessa carne. L'impatto era imminente e i loro corpi si stavano già irrigidendo all'idea di scontrarsi col duro pavimento cittadino che nel caso fossero sopravvissuti se la sarebbero cavata con qualche frattura ma almeno avrebbero avuto salva la vita...in caso contrario sarebbero morti sul colpo.

REGGETIVI FORTE.”,urlò il nano in preda alla paura che gli scorreva nelle vene. Un attimo prima dello schianto e videro che un centinaio di persone sotto di loro si spostarono mentre un ondata di panico si dilagò tra gli altri passanti vicino a loro,creando così una ondata di paura nata da un basilare istinto di sopravvivenza che spingeva i presenti ad allontanarsi il più possibile. Ormai erano quasi giunti vicino al terreno pronti al dolore imminente che li avrebbe travolti,quando all'improvviso la loro corsa si arrestò,così a mezz'aria,come se una forza invisibile li tenesse bloccati li,senza poter muovere un muscolo. Dopo qualche secondo si sbloccarono e atterrarono dolcemente sul terreno mentre il carro stava scomparendo definitivamente,mentre quella strana nebbia si diradò come soffiata da una leggera brezza d'estate. Il mercenario non fece nemmeno in tempo a spiegarsi cosa fosse successo che subito la giumenta si imbizzarrì e cominciò a sollevarsi sulle due zampe posteriori e a nitrire in maniera incontrollata,con rapida mano Milziade prese le redini e tirò a se le due cordicelle di cuoio con tutta la forza che aveva e da parte sua lo sforzo non fu poco.

Buona Briseide,buona e tutto a posto,ora sei a terra e al sicuro,tranquilla ci sono io...ci sono io”.

Gli ci volle qualche minuto e una buona dose di rassicurazioni per farla calmare,glielo leggeva in quei grandi occhi marroni che l'esperienza di quello strano volo era stata troppo forte per il suo grosso cuore da cavallo e anche per lui,che una cosa del genere non lo aveva mai vissuto e di certo non lo avrebbe mai più fatto. Si diede una rapida occhiata attorno e osservò con attenzione il nuovo ambiente che aveva di fronte agli occhi. Erano precipitati in una piazza immensa,lunga almeno un paio di leghe e di forma rotonda,attorno a loro era presente una grande folla di persone di razze e culture delle più disparate,molte non le aveva nemmeno mai viste,per la maggior parte umani ma altri presentavano caratteristiche differenti e insolite,come alcuni individui magri,dalla pelle rossa e glabra e giravano con un semplice perizoma,oppure di un altra figura con occhi da falchi e una serie di penne bianche che gli circondavano gli occhi e indossava una tunica di lino bianco latte,oppure ancora di un grosso uomo,due volte un uomo adulto dal corpo grassoccio e rotondetto e vestito come un contadino. Ma la cosa più sorprendente era l'altissima torre di fronte ai suoi occhi,alta quasi a sfiorare il cielo e dalla forma rettangolare la cui immagine volesse mostrare forza e sicurezza nella sua solidità. Ma la sua attenzione era incentrata su tutta un altra cosa,si girò indietro verso Lucilla con l'intenzione di dirgliene quattro sul fatto che sarebbe stato meglio avvertirlo che aveva intenzione di farlo volare e che per colpa di quella manovra improvvisa il prezzo per i suoi servigi era lievitato e che adesso si aspettava una paga molto,ma molto cospicua,al punto tale che avrebbe potuto vivere di rendita per tutta la vita. Ma proprio quando stava per dire la sua vide la ragazza a carponi mentre boccheggiava in cerca di aria,poi qualche rapido colpo di tosse e poi venne il peggio quando vomitò un gettò di sangue e accasciarsi al suolo priva di coscienza per la seconda volta in un solo giorno. Nel vedere quella scena Gordlack fu il primo a reagire con risolutezza e lasciando cadere il maglio si lanciò subito verso la principessa,cercando di sollevarla con le sue piccole ma forti braccia.

Che ti succede bambina mia? Rispondimi piccola,forza....”

Ma le sue parole non riuscivano a farla rinvenire e lei era ancora li,con gli occhi chiusi e il sangue che gli usciva dalla bocca e dal naso e che aveva macchiato il suo preziosissimo abito. Il nano la scosse leggermente nella speranza di farla rinvenire,ma non accadde niente e lei restava ancora immobile,molle nell'abbraccio di Gordlack. Di getto anche Nym si avvicinò alla ragazza e le pose due dite a lato del collo,sopra l'arteria e il suo volto assunse un aria concentrata.

Il battito e debole,come se la sua energia vitale stesse svanendo.”

Che intendi?”,chiese il nano con gli occhi spalancati che guardavano verso Nym come se avesse paura della risposta che non voleva sentire.

Che ha bisogno di cure e anche immediate e credo di sapere dove possiamo trovarle,passamela,la porto io”.

Nym prese Lucilla tra le sue braccia e cominciò a muoversi,seguito dagli altri tre mentre con un breve fischio verso il suo cavallo gli ordinò di restare dov'era,stessa cosa provò a farla anche Milziade con la sua giumenta,ma sembrava non aver capitò la cosa.

Resta li e non ti muovere”,disse velocemente il guerriero a Briseide,prima di riprendere la corsa e di raggiungere gli altri,la sua meritata ricompensa per i suoi servigi era tanto vicino da sentirlo già in tasca il peso di quell'oro che gli faceva moltissima gola,restarle vicino l'avrebbe fatto figurare come una specie di eroe e quindi nessuno si sarebbe lamentato se si fosse preso il prezzo del breve ma intenso periodo di guardia che aveva fatto a quella ragazza,peccato che non aveva ancora deciso la somma che voleva ricevere e oltretutto aveva ancora l'anello di lei come pegno della stipulazione del contratto,cosa che teoricamente gli garantiva un pagamento. La folla attorno a loro si spostava con gran facilità,sopratutto perché il nano aveva ripreso il martello e lo agitava come un pazzo nel tentativo di disperdere tutte quelle persone che gli bloccavano la strada.

FATE LARGO MARMAGLIA,NON AVETE NIENTE DA VEDERE QUI”

E altre frasi del genere venivano pronunciate da Gordlack con autentica rabbia mista a preoccupazione mentre Nym la sorreggeva con le sue braccia,forti ma dal tocco delicato,teneva il corpo della ragazza con la stessa cura di cui si occupava del suo arco e a differenza di quest'ultimo lei una volta morta non si sarebbe potuta riparare,ed era quella la ragione per cui correva con tutte le forze che aveva in corpo per salvarle la vita,ma altrettanto spaventato da quella situazione era Braxus. Il giovane era stato tutto il tempo insieme a Lucilla,le era stato accanto quando erano entrati nei territori di Aegis e l'aveva difesa da quella donna con l'armatura alata al meglio delle sue capacità,ma quando vide i primi segni di cedimento della sacerdotessa non seppe come reagire,aveva paura e non sapeva cosa fare,era rimasto pietrificato dalla paura e per questo se ne vergognò,forse standole accanto avrebbe potuto risolvere qualcosa,ma sapeva anche lui che una cosa simile era solo una flebile speranza,ma non sapeva cos'altro fare e quindi anche lui come gli altri si mise a correre verso l'unico posto dove forse avrebbero potuto salvarla. In lontananza videro l'ingresso dell'alta torre che si innalzava su tutta la città allo stesso modo di un re che si impone su i suoi sudditi,protetta da tre fila di guardie armate di scudi rotondi e lance e formando la falange,il muro di uomini,scudi e lance in grado di fermare un avanzata nemica come un onda che si abbatte su di una scogliera,non c'era bisogno di avvicinarsi così tanto capire che quegli uomini avrebbe opposto resistenza piuttosto che farli passare senza protestare,a quanto pareva quella giornata non era ancora sazia di combattimenti. Ma proprio quando i quattro si stavano preparando al peggio accadde un altro evento bizzarro,proprio quando si stavano muovendo per raggiungere la torre videro una figura scendere dalla torre lungo la parete esterna della costruzione,come se stesse levitando senza sforzo alcuno e toccare terra con noncuranza dell'accaduto. Lo videro incamminarsi verso di loro e pian piano che si avvicinava notarono la sua veste blu e un cappuccio che gli copriva il capo e dalla quale usciva una lunga barba bianca,mentre in una mano teneva un lungo bastone di legno dalla punta logora che gli faceva da appoggio sul terreno. Camminava lentamente e sembrava si sforzasse di restare in una postura ritta quando in realtà si sforzava di non curvarsi in avanti,come se compiere qualche passo fosse uno sforzo immane per un corpo vecchio e indebolito. Appena giunsero in corsa di fronte a lui l'elfo si fermò imitato da tutti gli altri mentre mostrava la ragazza all'anziano e con movimenti delicati si inginocchiò di fronte a lui.

Le avevo già detto che il carro solare richiede troppa energia magica per essere mantenuto così a lungo e con tale sregolatezza,anche per una sacerdotessa talentuosa come lei...sciocca ragazzina,non è ancora pronta per manifestare così tanta magia.”,disse il vecchio con voce piatta.

Salvala mago...sai bene per quale motivo siamo qui,per cui non farla morire inutilmente...non farla morire affatto.”,disse Nym con voce pacata e piena di tristezza,i suoi occhi si posarono sul viso di lei con fare protettivo e pieno di timori,la sua premura nel volerle salvare la vita aveva qualcosa di protettivo,come un custode geloso del suo tesoro,nel volerla salvare e rivederla sveglia,anche solo per vederla sorridere,quel sorriso caldo,raggiante e luminoso,come il sole sopra le loro teste e che lei pregava con tutta se stessa.

L'anziano se ne restava li immobile,con l'elfo ai suoi piedi,il nano e il ragazzo ansiosi di vedere cosa sarebbe accaduto e infine il mercenario che se ne stava in attesa con espressione confusa l'intera scena,la serie di incontri che stava facendo in un solo giorno aveva del comico,a quel punto qualcuno avrebbe potuto scriverci una commedia degna delle migliori opere comiche per tutte le famiglie e ci sarebbe stato sicuramente da ridere,dato l'alto tasso di sfortunati incontri che gli si erano presentati in un lasso di tempo così breve. Una cosa però era certa,la prossima volta che avrebbe pernottato in un villaggio avrebbe controllato di non essere perseguitato da una banda di pazzi,sicuramente la cosa gli avrebbe giovato alla salute,sia a quella del corpo che dello spirito. Mentre stava pensando alle proprie sfortune notò che il vecchio lo stesse fissando,non n'è aveva la totale certezza dato che il cappuccio gli copriva gli occhi,ma in un qualche modo sentiva una strana sensazione provenire da quel figuro dall'aria sinistra,aveva appena aggiunto un altra persona alla sua lista di cose che non gli piacevano e da quando aveva cominciato quel lavoro erano diventate molte.

Stai tranquillo,lasciarla morire sarebbe controproducente per i nostri scopi,se agisco per tempo potrò ancora salvarla e pregate che sia così,o il vostro viaggio fino a qui sarà stato inutile.

Il mago fece dei rapidi gesti con le dita e senza pronunciare una singola parola il corpo di Lucilla si sollevò dalle mani di Nym e se lo portò a se vicino al suo petto,sostenuta apparentemente da nulla e tuttavia era sospesa da qualunque appoggiò fisico,facendola sembrare leggera come una piuma. Il vecchio diede loro le spalle e si sollevò dal suolo allo stesso modo della sacerdotessa,poi girò appena la testa e diede voce ai suoi pensieri.

Tu devi essere l'uomo che questa fanciulla ha cercato con tanto impegno,Milziade giusto?”

Il mercenario ancora stupito da quello che era in grado di fare l'uomo,rispose al meglio della sua spavalderia.

Si...e tu sei uno strano ometto volante della quale dubito che abbia i soldi che mi erano stati promessi,in ogni caso ti chiedo anch'io di salvarla.”

Un altro avventuriero che si è unito alla causa della nostra Lucilla?”

Spero proprio di no,dato che il nostro rapporto è puramente professionale,quindi non credo che abbia delle motivazioni stupide per restare con loro dopo aver ricevuto il mio compenso.”

Ne sei sicuro?”

E senza dargli il tempo di ribattere il mago si alzò in aria allontanandosi da dove si trovavano i quattro accompagnatori e lasciandoli li, con la folla attorno a loro a guardare il tutto.

Milziade,forse la tua presenza in questo luogo potrebbe non essere un caso,se le visioni di questa ragazza sono più che autentiche,allora posso stare sicuro che d'ora in avanti le cose potranno solo peggiorare,non è un caso che Silla abbia voluto fare la sua mossa prima del previsto.”

Pensò tra se e se l'anziano mentre si dileguava lontano dai guai.


Un ora dopo.


Bene,qualcuno di voi geniacci sa spiegarmi come siamo caduti così in basso?”

Era Milziade a parlare e da dentro una cella,insieme agli altri tre accompagnatori. Dopo che videro il mago portare via Lucilla furono raggiunti da un manipolo di soldati che li avevano circondati e intimato a tutte le creature intelligenti nei paraggi di farsi da parte. Ovviamente erano pronti a combattere,ma dato che Lucilla era ormai all'interno dei palazzo avevano svolto il loro compito e quindi combattere sarebbe stato inutile e avrebbe solo peggiorato le cose,dato che erano entranti in città con un carro caduto giù dal cielo e una legione che stava per assaltare la città non era certo un clima pieno di comprensione per le situazione che stavano vivendo,quindi decisero tutti di arrendersi ed evitare di aggiungere guai a quelli che avevano già causato arrivando ad Aegis. Furono disarmati,presi in custodia e sbattuti nella stessa cella sotto il palazzo,in attesa che le cose si mettessero meglio per loro,la loro sola speranza di salvezza era che la ragazza riprendesse i sensi,prima che li spedissero da qualche parte a fare lavori forzati da qualche parte sui monti a estrarre ghiaccio,o così pensava il mercenario del suo probabile e tragico futuro. La cella nella quale si trovavano era ampia e i muri erano rovinati,con traccie di muffa nera e diverse ragnatele sparse qua e la,a pensarci bene Milziade avrebbe preferito la compagnia dei ragni,almeno loro se ne stavano al loro posto sulle loro ragnatele,senza far del male a nessuno,sempre se non le si disturbava ovvio. Al contrario la presenza dei suoi collaboratori,se così li poteva definire,erano fastidiosi anche senza doverli disturbare,anche se in realtà dal suo punto di vista l'uomo prezzolato sentiva che erano stati loro a disturbarlo per offrirgli un lavoro,certo lui aveva accettato per il gusto dei soldi,ma sapere che sarebbe finita così avrebbe rinunciato subito,senza troppi ripensamenti. Il nano se ne stava sdraiato su di un giaciglio di paglia a guardare il soffitto e Braxus se ne stava in un angolo a guardare un ragno che tesseva una ragnatela,mentre Nym se ne stava in piedi appoggiato ad un muro con le palpebre abbassate e le braccia conserte mentre Milziade stava vicino alle sbarre con espressione smorta e senza vitalità,come un cane vecchio e malaticcio che attende la morte in un vicolo.

Beh...se non altro sono stato in posti peggiori.”

Disse Milziade tra se e se,osservando con noncuranza lo squallido sotterraneo in cui lo avevano messo,almeno qui non avrebbero provato a mangiarlo, o squartarlo o fargli chissà quale diabolica maledizione nei suoi confronti.

Su questo non ho dubbi lama venduta.”

Disse l'elfo con tono sarcastico e facendo voltare il guerriero che senza distogliersi dalle sbarre girò la testa in direzione di Nym.

Hai detto qualcosa orecchie da capretta?”

Rispose Milziade con tono irritato.

Sei hai problemi di udito prova a venire più vicino,magari lo capisci meglio.”,Disse Nym con tono sarcastico

I due si squadrarono un attimo per capire l'uno le intenzioni dell'altro,entrambi tenevano i pugni serrati in attesa del primo colpo da sferrare oppure della mossa avversaria. Era chiaro che i due ormai erano ai ferri corti e il fatto di averli rinchiusi insieme in una cella poteva solo peggiorare la tensione già nervosa in precedenza ed entrambi sentivo un certo prurito sulle dita,quella sensazione che sale quando si vuole sferrare un colpo a qualcuno e la senti nella mano quella voglia incontrollabile di dare un pugno a qualcuno dopo tanto tempo di sole provocazioni e subdole frecciatine. Entrambi provavano lo stesso identico sentimento che aveva l'uno verso l'altro. Le mani erano pronte e il sangue era caldo,mentre Gordlack e Braxus se ne stavano in disparte come se la cosa non gli importasse,non tanto per codardia,quanto piuttosto al fatto che il loro fosse solo un battibecco e poi Nym era sempre stato un elfo che sapeva rendersi antipatico,come il più classico stereotipo degli elfi Nym senza l'elmetto di cuoio appariva con corti capelli biondi e il suo modo di comportarsi con la maggior parte delle persone lo etichettava come una persona fredda e distaccata,con una certa cura nel vestirsi nel tempo libero e l'abitudine di parlare con lingua tagliente ed affilata,pronto a fare una battutina sarcastica con le persone che non gli piacevano. Ma i pochi che lo frequentavano conoscevano bene anche le sue capacità combattive e anche senza l'arco se la cavava bene nel combattimento a mani nude,anche se negli scontri diretti preferiva l'uso di piccole armi da taglio come pugnali o coltellacci,che erano molto adatte alle sue capacità da ricognitore e arciere,ma quando c'è ne era bisogno faceva capire alla gente che se all'apparenza un elfo appare magro e longilineo,non vuol dire che sia debole e inerme,anzi,un arco elfico di buona fattura richiedeva una certa esperienza e una buona forza fisica solo per montare la corda sul legno,tra poco l'avrebbe fatto scoprire anche a quello che hai suoi occhi appariva feccia della peggior specie. I pugni erano carichi,le intenzioni erano cattive e uno dei due non si sarebbe rialzato molto presto.

Ehi...”

Ma proprio quando i due stavano per risolvere le loro divergenze una voce si fece sentire da fuori le sbarre. Era una guardia e a giudicare dall'aspetto doveva lavorare in quel posto da moltissimo tempo data la corta barba bianca e una leggera calvizia sulla parte frontale del capo.

Vi vuole il capo del consiglio,vuole vedervi e non pensate neanche di scappare,oltre a me ci sono due corpi di guardia appositamente preparate per impedirvi di fare qualsiasi cosa di stupido,muovetevi.”

Nym e Milziade per un attimo persero tutta la loro grinta e comprendendo ricordandosi la situazione nella quale si trovavano sarebbe stato meglio non fare nulla di stupido,per quanto la voglia di massacrarsi a vicenda era chiaro che una baruffa avrebbe solo peggiorato le cose e in più avrebbero rischiato di essere rinchiusi in una cella di isolamento,per cui sarebbe stato meglio tenere le mani basse. Tra l'altro c'era una motivazione in più per la quale avrebbe fatto meglio a restare lucido e non spaccare la faccia all'elfo,se lui restava in cella per più tempo del previsto chi si sarebbe occupato di Briseide? Certamente era una giumenta più intelligente di molte persone con la quale aveva avuto a che fare e di certo sapeva cavarsela anche da sola,ormai era la sua compagna di avventure da anni e sapeva che lo avrebbe aspettato. Ma dopo essere stata sfruttata per essere parte di una qualche magia che l'aveva fatta volare,trainare un carro fatto di nuvole e farla precipitare a tutta velocità all'interno di una grande città come quella era facile intuire che forse il suo precedente attacco di panico incontrollato,mentre nitriva,calciava e si impennava senza alcun controllo delle sue azioni,era comprensibile lo stato d'animo di un animale che a rigor di logica non avrebbe dovuto volare,ne tanto meno trainare una nuvola. Per il momento avrebbe dovuto aspettare prima di tornare da Briseide.

I quattro uscirono di cella percorrendo un lungo corridoio con altre celle sparse per tutto il tragitto,che percorsero fino alla fine arrivando di fronte ad un spessa porta di legno con rinforzi in metallo e con uno spioncino posto ad altezza d'uomo,dalla quale due occhi scrutavano cosa ci fosse dietro la porta,la quale si aprì e subito si ritrovarono in una stanza più piccola. Al suo interno vi erano presenti quattro guardie armate di tutto punto ed un altra era seduta ad un tavolo sulla quale erano presenti un foglio di pergamena e una penna bagnata nell'inchiostro,la vecchia guardia si avvicinò all'uomo seduto.

Chiedo la conferma per poter far scortare i prigionieri nella sala del consiglio.”

L'uomo seduto non rispose e con un gesto indicò la penna con la quale la guardia firmò il foglio con un movimento secco e automatico.

Scortate i prigionieri ai piani alti e fate in modo che non possano fuggire.”,disse l'uomo seduto guardando i quattro soldati armati con tono annoiato. Due guardie si mossero per prime e subito uscirono da un altra porta posta poco più avanti di quella precedente mentre le altre due si misero dietro i prigionieri,pronte ad usare la lancia e lo scudo se necessario.

Andate avanti.”

I quattro prigionieri non dissero niente e sotto minaccia delle armi tornarono ad avanzare,uscendo dalla porta e trovandosi subito dopo infondo ad una scala che una volta percorsa tutta si ritrovarono a posare il loro sguardo su di un area dalla quale erano già passati per essere messi sotto terra,ma alla cui vista non si erano ancora abituati. Era una gigantesca sala forma rotonda dell'ampiezza tale da contenere una piccola armata,decorata con affreschi e pitture delle culture più disparate,con grandi figure di eroi e mostri,di forti guerrieri e saggi filosofi mentre armi e armature glorificavano i muri più in basso donando un aspetto di forza e solidità. La stanza era gremita di persone delle razze più disparate e il continuo via vai di gente creava in quel luogo una sensazione di continuo movimento,soldati,funzionari,filosofi,sacerdoti, un piccolo mondo si trovava alla base di quella torre e nonostante fosse la seconda volta che lo vedevano erano rimasti stupiti dal continuo via vai di razze in un solo ed unico,seppur grande,edificio come quella torre. All'ennesimo cenno della guardia i quattro furono scortati in mezzo alla fiumana di gente che rischiava di disperdere le i quattro prigionieri nel mezzo della folla che non sembrava amai avere fine,le quattro guardie armate però avevano anche il compito di non far avvicinare nessuno che non fosse autorizzato ad avvicinarsi a loro a meno di dieci passi da loro e il solo vederli metteva tutti i passanti in allerta impedendo così a tutti coloro che incrociavano la loro strada di astenersi a non prestare dal loro passaggio. Poco dopo raggiunsero il centro della sala dove le quattro guardie armate si fermarono all'improvviso fermando così l'avanzata dei quattro stranieri,che si erano fermati sopra un cerchio intagliato nel pavimento di pietra e notando i quattro uomini armati si distanziarono un po' di più dagli altri quattro intimando con le armi di mantenere le distanze dai prigionieri.

Ehi ragazzi che succede?”,Chiese Milziade alle guardie con disinvoltura.

Alla camera del consiglio”. Disse la vecchia guardia che non si era allontanata da loro e all'improvviso sentirono il pavimento sotto di loro sollevarsi,rivelando che quello su cui avevano messo piede era una pedana e si stava sollevando dal suolo,senza che niente la reggesse sotto.

La forma di pietra cominciò a salire sempre più in alto,mentre il caos che prima li circondava adesso si allontanava lentamente da loro osservando con stupore quello che stavano vivendo in quel momento.

Si guardarono attorno, notando che una lunga scala percorreva tutto la parete interna e che il soffitto sopra di loro aveva un foro largo quanto la piattaforma sulla quale si trovavano e dopo quello c'è n'era un altro,ed un altro,ed un altro ancora,passando il primo e scoprendo così che avevano superato un altro piano molto e subito dopo un altro,non avevano mai visto nulla di simile,un palazzo con una struttura interna cava e sostenuto solo dalle pareti esterne,a rigor di logica non poteva esistere edificio così grande in grado di sostenersi senza l'ausilio di colonne o di una qualche forma di sostegno,il solo poter realizzare un impresa simile aveva dell'incredibile.

Ehi elfo,sai stavo pensando ad una cosa.”,Disse Milziade in maniera tranquilla,mentre osservava velocemente tutti i piani che la pedana stava attraversando.

Ma non mi dire,tu pensi...non l'avrei mai detto.”,Disse Nym in maniera sarcastica e volutamente offensiva. Ma il prezzolato non gli diede segno di essersi offeso e quindi continuò la conversazione.

Come stavo dicendo...stavo pensando ad una cosa,prima,quando ti sei rivolto al mago per salvare la ragazza,ho notato una cosa interessante.”

E sarebbe?”

Tu sei stato l'unico a rivolgergli la parola,gli altri due sono stati zitti come se fossero pietre.”

E con ciò?”

Ciò mi ha fatto giungere ad una conclusione,tu sai chi è quel tipo o meglio,tu lo conosci personalmente,quindi forse tu puoi rispondere ad un mia domanda che non vuole lasciare la mia testa per nessuna ragione al mondo.”

Sentiamo,quale sarebbe questo grande dilemma che ti tormenta,ammesso che io lo voglia sapere e fidati non mi interessa,chiedi e forse ti risponderò.”

Che cos'è il Demiurgo?”

Calò il silenzio ma l'elfo non volle rispondere,lo osservò in volto e lo vide inespressivo.

E tanto importante saperlo?”

Voglio sapere per quale ragione ho rischiato la mia vita per dei soldi che per ora non ho ancora visto.”

Ti basti sapere che sarai ricompensato per i tuoi servigi,anche se fosse per me ti avrei già piantato una freccia nella schiena...”

Ed io ti avrei spaccato la testa col mio maglio e avrei lasciato le tue ossa insepolte in una landa putrida e fangosa.”,Disse il nano con tono leggermente irritato.

Ma visto che la nostra signora vuole rispettare i patti pagherà un prezzo fin troppo generoso e potrai ritirarti non appena possibile e si spera che sia molto presto.

Che e quello che ho intenzione di fare non appena possibile,però sai,devo ammettere che sono curioso,tutta questa segretezza farà di certo gola a molti,chissà quante persone saranno disposte a pagare per quel poco che so su di voi.”

A sentire quelle parole Nym e Gordlack e Braxus lo fulminarono con lo sguardo e un espressione rabbiosa comparve sui loro volti,ma Milziade restò calmo e con quella sua aria arrogante mise in avanti entrambe le mani facendo segno di calmarsi,allo stesso modo in cui una persona cerca di far calmare un amico.

Rilassatevi ragazzi,vi stavo prendendo in giro,non sono diventato bravo nel mio mestiere raccontando i fatti altrui,io sono un tipo molto discreto sapete? Tutto sommato per quanto sia uno spaccone mi piace pensare di essere un professionista,quindi potete stare tranquilli,non dirò niente a nessuno,voglio solo prendere i miei soldi e andarmene,fine della storia.”

Vorrei ricordarti che c'è un esercito noviano nei pressi della città,come pensi di superarlo?”

Segreto professionale,se te lo dicessi...poi dovrei ucciderti.”

Nym fu sul punto di rispondergli,ma si trattenne e decise di restare in silenzio,tanto parlare con quel genere di persona era un totale spreco di fiato,pensò lui,non lo avrebbe più rivisto e di sicuro di dove sarebbe andato non gli importava,per cui preferì il silenzio piuttosto che buttar via un altro soffio d'aria per lui. Non ne valeva la pena.

Dopo aver superato innumerevoli piani arrivarono all'ultimo piano dell'edificio,l'unico che non potesse essere raggiunto dalla scala principale e di tutti quelli precedenti sembrava anche il più piccolo,ma questo non lo rendeva di certo il meno bello. I muri era rivestiti da mattonelle azzurre e gli angoli dei muri erano ricoperti da una sottile linea d'oro. A parte le decorazioni l'unico percorso sulla quale si poteva proseguire era un lungo corridoio alto e non molto lungo,ma era ben decorato con un grande mosaico della città sulla sinistra e un altro raffigurante Zeus,che con atteggiamento regale sedeva sul trono e in una mano teneva una folgore,simbolo del suo potere divino al di sopra di tutti gli uomini.

Siamo arrivati,forza che vi aspettano.”,Disse la vecchia guardia indicando loro il tragitto da percorrere,loro scesero dalla pedana,ma la guardia non li seguì e rivolse a loro altre parole.

Da qui in poi siete soli,io non ho il permesso di proseguire,però attenti a ciò che fate o dite,o rischiate di non uscirne vivi da li,se sarete fortunati tornerò a prendervi.”, e con quelle parole si separò dai quattro stranieri e tornò al pian terreno,lasciandoli li,di fronte a quel corridoio,che prometteva tante speranze quante erano le loro incertezze su come sarebbe continuata la loro presenza in quel palazzo. Si guardarono l'un l'altro spaesati e confusi,erano stati lasciati li senza la benché minima idea su cosa fare,sapevano che avrebbero dovuto percorrere quel corridoio,ma a parte ciò erano completamente persi e senza la presenza di Lucilla a giustificare la loro presenza in quella città loro quattro erano inutili e nessuno di loro sembrava il più adatto a presentarsi ad un gruppo che risiedeva ai vertici di quella magnifica torre. Il nano aveva un aspetto rozzo e privo di grazia,Braxus era un ragazzino e sembrava il più titubante di tutti a continuare,Nym aveva un atteggiamento distaccato e nonostante la mancanza delle protezioni elfiche si comportava come un vero presuntuoso e Milziade era il più cinico e provocatorio di tutto il gruppo,sempre con quell'atteggiamento strafottente e al limite del sopportabile,cosa che di certo non lo avrebbe aiutato in quella situazione.

Venite avanti,siate i benvenuti nella nostra città.”

Una voce di uomo si fece udire aldilà della porta,ma la sentirono come se fosse vicino a loro,convinti da quelle parole decisero di muovere i primi passi verso il consiglio. Una volta percorso una decina di passi videro una porta a due ante rivestita da una sottile strato di foglia d'oro sulla quale era stato inciso il simbolo di un grande scudo rotondo,con la testa di una gorgone posta nel centro. Raggiunsero la porta e proprio quando Gordlack fece per aprire la porta questa si mosse da sola mostrando una grande sala rotonda al cui interno quattro colonne di marmo bianco erano poste in modo da farli sembrare i quattro angoli di un quadrato immaginario,sostenevano un soffitto decorato con l'affresco di una grande battaglia,dove i soldati della città fronteggiano le truppe imperiali in uno scontro dalla portata immensa. Il resto della stanza era decorato con vasi e anfore ornamentali e sui muri erano state appese delle lucerne di ottima fattura e in mezzo alle quattro colonne era posto un tavolo in legno alla quale erano sedute quattro figuri,due donne e due uomini. La prima aveva lunghi capelli rossi raccolti in una lunga treccia che gli scendeva dalla spalla sinistra e aveva gli occhi azzurri,indossava una lunga veste verde con cuciture dorate attorno al collo e sulle maniche che gli arrivavano fino ai polsi e attorno al collo portava un pelliccia di volpe.

La seconda figura possedeva un corpo simile a quello umano,ma la sua testa era quella di un grosso cane nero,dal muso liscio e le orecchie dritte e suoi occhi erano attenti come quelli di un segugio. Era magro e vestiva di un semplice gonnellino di lino bianco sul braccio sinistro portava un bracciale d'oro con sopra l'incisione della testa di un uccello dal lungo becco. La terza figura invece era una gipvane donna molto bella,magra con una corta capigliatura castana,dai capelli mossi,aveva occhi marroni e il viso era leggermente tondo,indossava una lunga veste bianca senza maniche con una sola spallina dov'era posizionato uno spillone d'argento a forma di civetta. La cosa più strana che la riguardava era il fatto che per quanto sembrasse umana emanava una strana aura intorno a se,come un qualcosa di positivo,ma nessuno del gruppo di Lucilla seppe dire di cosa potesse trattarsi. E la quarta presenza alla tavola era quella con l'aspetto più bizzarro. Sembrava un uomo piuttosto basso,persino più basso di Gordlack e indossava una lorica anatomica,le stesse armature indossate dagli alte cariche dell'esercito di Nova,pareva un bambino in confronto a tutti gli altri e in effetti la sua sedia presentava anche una piccola scaletta.

Voi dovete essere coloro che hanno scortato la nobile Lucilla togliendola alle grinfie di Nova.”,disse il più piccolo dei quattro,nonostante le dimensioni la sua voce era paragonabile a quella di un comune uomo di mezza età ma con il tipico tono del soldato,forte e deciso.

E voi sareste il consiglio della città giusto?” Chiese Milziade con tono stupito.

Ovvio che si”,disse la ragazza dai capelli corti con tono rilassato.

Ma siete solo in quattro.”

Noi rappresentiamo la massima autorità dei quattro quartieri che compongono la città-stato di Aegis e vi basterà sapere questo,perché non abbiamo tempo da perdere.”,disse l'uomo con la testa da sciacallo con tono cupo, “Il vostro compito è appena iniziato.”

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Capitolo 9
*** Accordo ***


Un attimo per sentire quelle esatte parole,un attimo per comprenderle e meno di un battito di ciglia per reagire in una maniera che solo Milziade poteva fare,anche di fronte a persone di quella carica cittadina così importante come quella del consiglio della città.

Io non credo proprio,il mio compito e terminato qui.”,Disse Milziade determinato ad andarsene da quel posto. Per risposta nessuno dei quattro membri sembrò interessato a degnarlo di una risposta e quindi restarono fermi ai loro posti e senza scomporsi minimamente. Ci fu un attimo di imbarazzante silenzio dove Milziade non poté far altro che aspettare una risposta e tuttavia non n'è sentì nessuna,la cosa lo preoccupava un poco,dato che si trovava in una città che non conosceva,sulla cima di un palazzo,circondato da sconosciuti e disarmato. Sicuramente non una delle situazioni migliori della sua vita.

N'è è sicuro? Perché da quello che sappiamo e che tutti voi fate parte della scorta della principessa Lucilla e siete incaricati di proteggerla nel suo compito,o mi sbaglio?”, Disse l'uomo con la testa di sciacallo in maniera piatta e distaccata.

Mi creda,si sbaglia e anche di molto,sono stato ingaggiato solo per scortare la ragazza fino a qui,poi di quello che succede dopo non è un problema mio,questa è una cosa che non mi riguarda e tanto meno mi interessa,quindi,dato che ho finito,chiunque di voi sia il capo,fuori i soldi e io me ne vado per la mia strada.

Qualunque genere di accordo sia stato stipulato non è un problema di questa città e del suo governo.”

Bene,se le cose stanno così....”.

Milziade si girò in direzione della porta,dando deliberatamente le spalle ai quattro membri del consiglio e fece i primi passi per tornare alla pedana,ma quando aprì la porta e Braxus stava per fermarlo vide di fronte all'entrata una figura stranissima, era un uomo alto,di circa mezz'età,con lunghi capelli color dell'oro che gli scendeva sulle spalle fino ad arrivare dietro la schiena e una folta barba che gli circondava tutto il bordo della testa e lasciava scoperta la parte centrale del viso. I suoi occhi erano di giallo topazio e un sorriso sincero ornava il suo volto. Il suo corpo pareva massiccio e forte ed era vestito di una peplo che gli copriva solo il pettorale sinistro,mentre ai polsi portava due bracciali d'oro,con sopra inciso il simbolo della città. Sotto la vita portava una lunga gonna dall'aspetto virile di colore nero e con lo spacco laterale,dove sul bordo in basso il dettaglio in oro di piccole onde continue facevano il giro di tutta la circonferenza della parte più basse di quella strana veste.

Non dovremmo far altro che convincerla a restare.”,disse l'uomo di mezza età con fare felice e sorridente. Nel vedere quello sconosciuto così raggiante restò momentaneamente paralizzato,stava per uscire quando si era ritrovato quell'uomo dal petto imponente che lo osservava come se fosse un amico di vecchia data,cosa che gli metteva una certa impressione.

E lei sareb....”Ma l'uomo non gli diede tempo di completare la domanda che lo aveva già superato e grandi passi aveva raggiunto l'altro capo della sala,dove attaccato al muro era stato collocato un trono di pietra e sopra di esso quattro bandiere differenti,ognuna fatta di materiali differenti e ornata con altrettanti simboli della loro civiltà d'origine: c'era la bandiera del quartiere Amenosita fatta del lino più bianco,il cui simbolo era uno scarabeo nero con delle corna da vacca ricurve che tenevano nel mezzo un disco solare. La bandiera del quartiere nordico era fatta con grezza lana tinta di verde con dettagli marroni era la testa di un drago,della stessa forma di quelle che si trovavano sulle polene delle drakkar,le tipiche imbarcazioni che si intravedevano scendere a sud dalle glaciali acque del mare del nord. Poi vi era appesa anche la bandiera del popolo Argosiano,fatta con elaborato tessuto del cotone più pregiato,completamente azzurra e il cui simbolo era una trireme,una lunga nave con tre file di remi l'una sopra l'altra e che sulla vela dell'albero maestro portava il simbolo di un grande occhio. E per finire la bandiera del quartiere Noviano,tessuta con la stessa stoffa che si usa per le vesti dei soldati imperiale e immancabilmente anche li si mostrava gloriosa una aquila dorata dalla ali aperte. Milziade guardò per un attimo la bandiera recante il simbolo dell'aquila e nonostante mostrasse il suo solito atteggiamento da arrogante,non poté non trattenere un occhiata colma di disprezzo per quell'aquila che tanto odiava,se avesse potuto avrebbe sputato per terra tutta la bile che gli saliva su per lo stomaco solo per togliersi la sensazione di nausea che gli faceva venire ogni volta che ci aveva a che fare. Ma preferì controllarsi e non peggiorare ulteriormente la situazione,almeno non finché non sarebbe uscito da li con la ricompensa che si era meritato.

Vedo che avete iniziato senza di me.”, disse l'uomo rivolto al consiglio.

Veramente abbiamo solo discusso dell'attuale situazione che la città sta subendo,ma a parte questo temo che abbiamo brutte notizie da darle presidente.”,disse il piccolo umanoide in armatura.

E quali sarebbero?”

Ha presente l'uomo che ha appena superato e gli altri tre che lo accompagnato?”

L'uomo diede un occhiata ai quattro sconosciuti e notò che effettivamente quando era entrato non diede loro molta attenzione,anche perché non si era accorto della loro presenza.

Si.”

Loro sono la scorta della nobile Lucilla.”,disse la ragazza con la spilla a forma di civetta.

Capisco...”

Poi l'uomo si rivolse verso il gruppo dei quattro stranieri.

Sono desolato per la vostra incarcerazione,ma le mie guardie non vi hanno visto insieme alla principessa e hanno pensato che foste degli aggressori,inoltre,anche se avessero saputo chi siete in realtà sareste stati arrestati lo stesso,in quanto dovevamo salvaguardare le apparenze.”

Le apparenze? Che intendete dire?”,chiese il nano confuso.

Gli abitanti di questa città non sanno che il nostro governo sta dando asilo ad una principessa Noviana,per tanto gli unici a saperlo sono i presenti in questa stanza,il nostro mago che si sta occupando della ragazza e l'imperatore di Nova,che già da tempo intendeva far rientrare la città di Aegis all'interno dei territori dell'impero.”

Come sta Lucilla?”,chiese l'elfo preoccupato.

Non saprei,sono stato informato di quello che gli è successo ma personalmente non so nulla,se non che il mago si sta occupando personalmente della vostra signora...sono dispiaciuto per quello che gli è accaduto.”

Mai quanto noi nobile....non ho ben capito il vostro nome.”

Il grande uomo fece per alzarsi dal trono,mostrandosi in tutta la sua aurea maestosità.

Midas,presidente della città-stato di Aegis e giudice supremo della camera del consiglio,la mia città e a vostra disposizione,chiedete nei limiti del possibile e vi sarà dato.”

Ora si comincia a ragionare.”, intervenne subito Milziade, “Io voglio ricevere il compenso che mi spetta di diritto,niente di più.”

E quanto ammonterebbe la somma delle vostre gesta?”

Allora,facendo un rapido calcolo dei pericoli corsi,delle essermi librato in cielo come un aquila contro la mia volontà,di essere stato imprigionato e separato dalla mia compagna di disavventure,direi almeno quarantamila cesari d'argento,mi sta bene anche un altro tipo di moneta purché la somma sia la stessa .”

E se facessimo quarantamila scudi d'oro,una stanza ai piani di sotto,un letto morbido,un bagno caldo,la vostra giumenta a riposo nelle scuderie reali e un armatura nuova di zecca? Infondo mi sembra un prezzo ragionevole per un uomo che ha salvato una principessa dalle grinfie di Nova e dalle sue mire di espansione.”

L'intera stanza cadde nel silenzio più totale,tutti i presenti restarono basiti da quella proposta assurda. Quella che gli era stata fatta era certamente una proposta molto,molto,molto allettante e certamente la voglia di appropriarsi di quella somma era impossibile da rifiutare,sopratutto per lui,che con le grandi somme ci andava a nozze,come un ladro e attratto da un bottino o un conquistatore e attratto dall'impossessarsi di nuove terre. Come si poteva rifiutare un premio di così abbondante?

Io davvero mio signore non so cosa dire,non riesco a trovare le parole per una generosità simile se non...che cosa credete,che sia nato ieri?”,disse Milziade con un sorriso da lupo stampato sul volto.

Come hai detto mercenario?”,Parlò improvvisamente la donna dai capelli rossi.

Ehi,che ti prende razza di imbecille?Vuoi farci rinchiudere a vita nelle segrete del palazzo?”,disse il nano visibilmente irritato per il comportamento del guerriero.

Per quanto possa essere incredibile per una volta sono d'accordo con il nano,hai perso completamente il senno o fino ad ora ci hai nascosto il fatto che sei deficiente?”,anche l'arciere si unì alle accuse di Gordlack,mentre quest'ultimo faceva fatica a trattenersi dal saltargli addosso come e riempirlo di testate,tanto da fargli mettere del sale in zucca. Ma Milziade sembrava completamente estraneo alle loro lamentele e continuò a fissare il presidente e l'intera sala del consiglio,mantenendo la sua arroganza e la sua scioltezza nel parlare come meglio credeva,che fosse in una taverna,in un bordello,in un tempio o nel luogo più importante dell'intera città di Aegis. Non gli importava,non gli interessava,per tanto avrebbe continuato,infondo era bravo ad irritare chi gli stava intorno e lo sapeva bene.

Allora,facciamo un attimo il quadro della situazione generale.”,Disse la lama venduta mentre univa le mani e intrecciò le dita per poi farle scrocchiare tutte d'un colpo, “Sono stato prelevato nel cuore della notte da questi due mattacchioni,dopo che una banda di maniaci mi aveva attaccato,ma ovviamente io avrei avuto la meglio anche se non mi avessero soccorso,poi mi hanno portato in un tempio abbandonato dove una ragazza ha pensato,molto poco intelligentemente di scappare dal più grande e bellicoso impero al momento esistente,che non tollera la ben che minima ribellione e non si fa scrupoli a mandare un armata per schiacciare il più piccolo e infimo rifiuto all'obbedienza,esattamente cosa che stanno facendo con voi. Ma questo e più che evidente. Stamattina siamo stati attaccati da una marea di goblin,due orsi,un pazzo scatenato e un soldato volante non meglio identificato e adesso mi volete liquidare con la scusa di volermi dare quattro soldi e un trattamento da re dopo che sono stato imprigionato? Siete seri? Io non mi ritengo un genio ma devo ammetterlo,mentite da far schifo e la storia di scortare una principessa noviana in un territorio all'infuori dei confini imperiali e in tutto questo casino ho solo una domanda alle quale desidererei che voi mi diate una risposta....che cos'è questo dannato Demiurgo?”

I volti degli altri presenti si oscurarono,alle loro orecchie dei suoi tre momentanei compagni d'armi era giunto di nuovo quel nome mentre le loro labbra si serravano e con gli occhi guardarono da tutt'altra parte,come a voler evitare di dare una risposta ad un quesito che per loro non andava neanche proposto. Milziade sapeva bene quello che stava facendo e le conseguenze che le sue parole e il suo comportamento portavano con se,ma avrebbe continuato lo stesso,pur sapendo e constatando dove si trovava,ben consapevole di essere disarmato e senza protezioni,sapendo anche che non avrebbe potuto fare affidamento sulla sua giumenta,sapeva che avrebbe dovuto giocare d'azzardo contro la sorte,sapeva di non essere nessuno la dentro,ma doveva farsi valere e far capire a tutti gli altri che non era solo un uomo prezzolato,che si poteva pagare e cacciare via come se nulla fosse. Cosa che però cominciava a dubitare sarebbe accaduta. Ormai aveva lanciato i dadi,tanto valeva giocare la partita fino alla fine.

Non lo sa nessuno...”

Una altra voce si fece udire nella sala del consiglio e nel sentirla tutti si girarono verso la porta,era il mago,che nella sua lunga veste consunta si era presentato in quel luogo appoggiato al bastone di legno, “O meglio,nessuno sa che forma e aspetto abbia,a grandi linee si sa che cos'è.”

Il mercenario nel vederlo arrivare si mise a braccia incrociate e lentamente si avvicinò all'anziano,che lo vide muoversi verso di se con un espressione che aveva tra l'incuriosito e il nervoso,come se si stesse preparando ad una rissa e lui era intenzionato a tirare il primo colpo. Arrivatogli di fronte l'atmosfera nella stanza si fece cento volte più pesante quando entrambi si trovarono faccia a faccia e Milziade notò con la coda dell'occhio che Nym lo stava osservando come a volergli dire di stare attento a quello che faceva e che gli conveniva non fare nulla che aggravasse ancora di più la sua posizione. Aveva notato come all'elfo gli prudevano le mani e che al minimo segnale di pericolo sarebbe scattato senza la ben che minima esitazione. L'unica cosa che gli spontanea fare era portarsi una mano al mento e accarezzarsi quella parte del viso con fare pensoso,come se stesse riflettendo su qualcosa mentre fissavo il vecchio mago dritto negli occhi,o per lo meno ci provava,dato il cappuccio posato sopra la testa.

E cosa sarebbe di preciso?”

Se ti dicessi che la più grande fonte di potere che mortale abbia mai sentito nominare e persa da qualche parte nel mondo e che l'unico modo per ritrovarla e legata alle visioni di una giovane sacerdotessa di nobili natali,perseguitata dall'uomo che governa la nazione più potente che sia mai esistita negli ultimi milleduecento anni,mi crederesti?”

In qualsiasi altro giorno ti avrei detto sparisci vecchio pazzoide,ma oggi non sono dello stesso avviso,sono stato partecipe di troppo scemenze per passarci sopra come se nulla fosse .”

Vedo che sei saggio.”

Ti sbagli,voglio solo capire cosa sta succedendo,sarà già una benedizione se ne esco sano di mente da questa storia,comunque spiegati meglio,cos'è questa storia della più grande fonte di potere?”

Lo vuoi davvero sapere?”

Ho altra scelta? Sono intrappolato nel palazzo più alto,di una città che non conosco,con un armata che sta assediando le mura,non mi sembra di avere altre possibilità.”

Il mago e il mercenario si squadrarono l'un l'altro allo stesso modo di due lottatori che studiano le tecniche e il comportamento dell'avversario. Ma nessuno dei due aveva intenzione di dare il minimo segno di cambiamento,entrambi piatti e apparentemente calmi. Milziade mostrava una certa spavalderia,facendo la voce grossa,ma il suo sguardo attento e tagliente non era sfuggito all'anziano,che restava fermo e retto nella sua impassibilità,era chiaro che nessuno dei due voleva dare segno di cedimento. Poi lentamente il mago girò il capo in direzione di Midas.

Signor presidente,chiedo il permesso di condurre quest'uomo in presenza della principessa e di prenderne la custodia momentanea,c'è una cosa che devo discutere con lui.”

Midas restò in silenzio,come a voler ponderare attentamente quale decisione prendere,sapeva bene cosa aveva intenzione di fare il mago,ma era certo che sarebbe stato sicuro? Che avrebbe funzionato ? Forse c'era da tentare,o forse no,ma in ogni caso doveva prendere una decisione non facile e avrebbe dovuto farla alla svelta. Mentre lui rifletteva l'esercito nemico poteva iniziare l'attacco da un momento all'altro e i quattro membri del consiglio fissavano la figura del grande uomo con ansia . C'era molto da discutere per quando gli assedianti avrebbero iniziato l'attacco e alcune delle decisioni più importanti che riguardavano i quattro quartieri andavano ancora prese. Il tempo era poco e perderne altro sarebbe stato controproducente.

Mago,quest'uomo si è dimostrato rozzo,arrogante e incurante della sua posizione di fronte a me e questo consiglio....”Poi di punto in bianco batte una della sue grosse e forti mani contro uno dei braccioli del trono e si lasciò andare ad una breve ma fragoroso risata,che sorprese tutti in maniera inaspettata e improvvisa,tranne che per il mago,che restò impassibile di fronte a quella reazione,che aveva preso alla sprovvista tutti quanti. “ QUELLA RAGAZZA AVEVA PROPRIO RAGIONE, E' LUI QUELLO CHE STAVAMO CERCANDO,MAGO,TI AUTORIZZO A FARE DI LUI CIO' CHE MEGLIO CREDI.”

La ringrazio buon Midas....”,il mago si rivolse a Milziade, “Andiamo,abbiamo alcune cose di cui discutere.”, dopo aver pronunciato queste parole il mago si incamminò lentamente verso la piattaforma. Il guerriero restò a fissare la figura del mago e per un attimo gli parve un umano anziano come tanti altri,debole,piegato dallo scorrere degli anni e dalla mancanza della gioventù ormai sparita da molto tempo. Si reggeva su di un semplice bastone di legno,un semplice attrezzo che si poteva recuperare da un qualsiasi ramo e con la giusta manualità modellarlo anche da se,nulla di troppo complicato. E tuttavia lo aveva visto sollevarsi in aria,con la leggerezza e il controllo di un uccello che si libra nel vento,chiunque fosse sapeva il fatto suo e non era il tipo che si faceva intimorire tanto facilmente,cosa che aveva constato personalmente. In un certo senso era un duro,a differenza dei molti omaccioni grandi e grossi con la quale aveva avuto a che fare nelle bettole,o quando si era trattato di un qualche capo brigante fisicamente messo bene,solitamente era gente molto grossa ma che alla fine si era dimostrati tutto fumo e niente arrosto. Ma non quel vecchio,lo aveva visto volare,chissà cos'altro era in grado di fare. Milziade fece per raggiungere il mago ma dal nulla vide un braccio bloccargli il cammino e vide chiaramente che era l'elfo.

Vedi di non combinare casini,hai rischiato di farne abbastanza per oggi.”,disse Nym volendo avvertire dei rischi che correva,ovviamente non per tenerlo al sicuro,ma come minaccia,o ne avrebbe pagato le conseguenze.

Lascialo andare Nym,abbiamo poco tempo e tu non c'è lo stai facendo guadagnare.”,disse il mago in lontananza,mentre continuava ad avanzare nel corridoio. Nym abbassò il braccio e lasciò libero il passaggio al mercenario che passato l'ingresso richiuse la porta. Milziade non disse niente e continuò per la sua strada,raggiungendo senza troppa fretta l'incantatore. Gli sarebbero bastati una decina di passi e lo sarebbe ritrovato davanti. Gordlack si era limitato a osservare la figura di Milziade allontanarsi senza dirgli nulla,l'elfo aveva detto tutto quello che c'era da dire e quando un nano come lui non parlava era perché da dire qualcos'altro sarebbe stato solo superfluo e privo di senso,lui era così,se bisogna aprire la bocca si apriva la bocca,quando bisogna combattere bisognava combattere,quando bisognava fare una cosa la si faceva e basta,nulla di più e nulla di meno. Per quanto riguardava Braxus invece se n'era rimasto sulle sue,non perché non avesse nulla da dire o perché mancava di coraggio,semplicemente quello stava vivendo adesso era la sua prima vera avventura e non si era mai trovato tra degli avventurieri. Sapeva bene come muoversi e combattere in un arena contro una bestia feroce o contro un altro gladiatore,per quanto fosse giovane la sua abilità con il tridente e la sua rete metallica,che ormai era andata perduta,erano impressionanti,ma in confronto a quelle persone si sentiva un dilettante e non sapeva bene come comportarsi,il mondo per lui era ancora qualcosa di vasto e indecifrabile,lo stesso Milziade per lui sembrava un mistero. Fortuna che Nym e Gordlack li conosceva da tempo,almeno sapeva con chi aveva a che fare.

Signor presidente,lei sa bene che ci stiamo giocando il destino della nostra democrazia nella mani di questa profezia.”,chiese l'uomo con la testa da sciacallo.

Lo so Kemuti,lo so molto bene,ma sarebbe meglio dire che stiamo scommettendo il destino di un intero mondo,ed e per questo che bisogna avere speranza.”

Speranza dice?”,intervenne la donna dai capelli rossi, “Personalmente mi riesce difficile credere che la sola speranza possa essere una garanzia di successo. La gente di questa città teme che l'esercito noviano possa entrare nella città e riprendersi la libertà che Aegis si è meritata con fatica,volontà e spirito d'iniziativa,la speranza non è un assicurazione sufficiente.

Io propongo una sortita per spezzare l'assedio alla città con un assalto veloce e dirompente. La nostra fanteria non ha nulla da invidiare alle numerose legioni dell'impero...”,disse il piccolo omino alzando il pugno in segno di risolutezza, “E sapete bene come il nostro esercito sia formato dalle razze di ben quattro civiltà differenti. Possiamo contare sul vantaggio del territorio e sulle migliori tipologie di truppe che il mondo conosciuto possieda,per non parlare della magia. Si,io dico che possiamo scacciarli.”

Non mi trovo d'accordo col tuo pensiero Glomi.”, parlò la ragazza dal vestito bianco, “Anche se riusciremmo a vincere,cosa ci fa credere che l'imperatore non manderà un altra armata a sostituire quella precedentemente distrutta? Suggerisco piuttosto un altra soluzione. Invece di rispondere alla violenza con la violenza io propongo di mandare messaggi ai nostri sostenitori che si trovano tra i nemici di nova e di intervenire ora che siamo più bisognosi di aiuto,per quanto l'imperatore possa disporre di molti eserciti non può far nulla con le relazioni diplomatiche che tempo abbiamo instaurato oltre i confini di Aegis. Senza contare che il quartiere a te assegnato Glomi e popolato dai primi coloni noviani che hanno contribuito alla costruzione di questa città. Silla sa bene che un attacco diretto contro i civili imperiali che risiedono tra queste mura scatenerebbero l'indignazione di tutto il suo popolo e che apparirebbe alla sua gente come un tiranno. Per ora stiamo sulla difensiva e vediamo che succede.”

E mentre i quattro membri del consiglio discutevano sul da farsi e Midas ascoltava con attenzione,Nym,Gordlack e Braxus dovette restare li ad aspettare,senza poter intervenire in alcun modo nelle decisioni che si stavano facendo in merito a quella storia assurda. Erano stranieri in una terra straniera,eppure la sorte di Lucilla era strettamente legata ad Aegis,se lei voleva nascondersi da Nova in quella grande città-stato aveva le sue buone ragioni,ovviamente sapevano della faccenda del Demiurgo,cosa che si era ampiamente dimostrata con il loro eccessivo silenzio e per tanto su questo fronte avevano già perso a tal punto che persino un uomo prezzolato come quel Milziade potesse verificarlo di persona. Loro tre erano guardie e nulla di più,non erano maghi,sacerdoti,filosofi o grandi sapienti. Erano solo un nano con un maglio,un elfo con un maglio e un ragazzo umano con un tridente,nulla di più. Erano fedeli alla loro signora,anche restare in quella sala era un atto di fedeltà.


Nel Castrum i soldati erano ancora in attesa di nuovi ordini nei riguardi dell'assedio,restarono nell'accampamento con ancora le armature e le armi addosso,pronti al combattimento e posizionati in modo da poter uscire in formazione e formare le prime fila per la manovra d'assalto. Era passata un ora e ancora il comandante non si faceva viva. Quand'era tornata dall'inseguimento era atterrata in malo modo e fece non poca fatica a non schiantarsi al suolo e dare una parvenza di controllo durante la discesa,sebbene la stanchezza nei suoi movimenti era evidente. Scese dal cielo piantando entrambi i piedi al suolo per ruzzolare per terra e la prima cosa che fece fu togliersi l'elmo e prendere un profondo respiro mentre sgranava gli occhi,quasi le uscissero dalle orbite. Aveva speso troppa energia per inseguire una ragazza nella speranza di ucciderla e cosa ne aveva ottenuto? Un tentativo d'omicidio andato a vuoto e il rischio che un raggio proveniente dalla città rischiasse di cancellarla dall'esistenza e per di più ora la sua legione la guardava con una nota di imbarazzo,non comprendendo bene cosa avesse fatto la loro signora per potersi ridurre in quel modo,ricevendo l'ordine di ritardare l'attacco alla città in attesa di nuovi ordini. Ora era seduta sul suo scranno personale,con l'armatura rimessa al suo posto sul manichino e l'elmo insieme ad essa,mentre lei,ancora a riposo e con la veste madida di sudore,sorseggiava dell'acqua da una coppa d'argento decorata con due ali,regalo da parte dell'imperatore come simbolo al valore militare durante la guerra civile. Sul volto della ragazza si poteva leggere la rabbia e l'imbarazzo che ora occupavano i suoi pensieri,aveva a portata di mano la persona più ricercata dell'impero e lei,nonostante tutto lo sforzo s'è l'era fatta sfuggire da sotto le mani ed ora poteva immaginare cosa stesse facendo in quella città,mentre tramava,complottava e dava quante più informazioni ai nemici dell'impero e questo lei non lo poteva tollerare. Ora l'ordine era ufficiale,Lucilla aveva passata le mura di Aegis,ora poteva essere considerata nemico dello stato e per tanto punibile con la morte. Ora Nevia aveva tutte le carte in regola per poter uccidere la nobile traditrice e questa volta non si sarebbe lasciata sfuggire questa occasione. Avrebbe offerto all'imperatore non solo la testa della sacerdotessa di Apollo,ma anche la tanto rinomata città di Aegis e lo avrebbe fatto in un solo giorno...se andava bene. A qualche sedia di distanza sul tavolo era seduto anche Leuco,il suo schiavo fauno,che stava mangiando tranquillamente una mela con un tranquillità che era la antitesi dell'umore della sua padrona,la guardò dritto negli occhi mentre lui dava un poderoso morso al frutto e che mastico di gran gusto.

Non avrebbe dovuto lanciarsi in quel modo,questa volta ha rischiato sul serio.”,disse il fauno con calma.

Che ne sai tu? Non ho chiesto il tuo parere e comunque se vuoi proprio saperlo,ero a tanto così da poterla uccidere,così da poter far rientrare la legione nel posto che merita,sui veri campi di battaglia,nelle vere guerre,così da poter servire meglio il nostro paese.”

Eppure ha saputo darvi filo da torcere,per essere una ragazza dell'alta società sa il fatto suo in quanto scappare,ora che è in città sarà più difficile raggiungerla.”

Sono al comando di una delle migliori legioni che il mondo possa invidiare. La ventiduesima e composta dai veterani delle guerre passate e dalle nuove reclute ansiose di dimostrare il proprio valore e insieme alla nuove macchine d'assedio che abbiamo fatto costruire non dovremo temere le possenti e bianche mura di Aegis,per quanto riguarda la magia a difesa della città non preoccuparti,anche noi abbiamo in nostri maghi e sacerdoti pronti a offrire supporto. Si può dire che lo scontro tra questa armata ed Aegis e alla pari,ma noi abbiamo un vantaggio che loro non possiedono.”

E sarebbe?”

Il valore e l'esperienza delle nostre truppe,trionferemo perché siamo stati chiamati dall'imperatore in persona,questo ci infondo un orgoglio che ci rende più duri della pietra e più distruttivi del fuoco.”

Se lo dice lei....”,disse Leuco con fare incredulo,conosceva da tempo la sua padrona,di sicuro lo trattava meglio di altri padroni di schiavi in giro per l'impero,ma quando Nevia si convinceva di una cosa non c'era niente che potesse succedere da farle cambiare idea. Era più testarda di un mulo ed era quasi impossibile trovare qualcuno che le facesse cambiare idea,nemmeno tra i suoi uomini qualcuno osava obiettare senza avere una buona motivazione per farlo. Vederla seduta li,ansiosa di riprendere le energie e tornare alla testa dei propri uomini,mentre quest'ultimi aspettavano ancora un segnale da parte sua di poter iniziare con l'avanzata,piuttosto che restare fermi a non far nulla. Quante volte lo aveva visto passando tra soldati di tutti i tipi: umani,elfi,nani,non importava da dove venissero o a quale razza appartenevano,li,in quel campo di tende e palizzate di legno,di spade e di scudi,per quanto ci fossero delle inimicizie private e delle antipatie pubbliche,tutti si riconoscevano sotto un solo ed unico desiderio,la smania di combattere. In fondo erano soldati di Nova,combattere per l'impero era il primo sogno che ti mettevano in testa all'inizio dell'addestramento,o illusione,ma certa opinioni Leuco preferiva tenerle per se,lui era un suonatore,oltre che uno schiavo,delle armi e delle battaglie non gli importava nulla.

Appena avrò finito con questa città,chiederò un periodo di riposo per l'intera legione,abbiamo passato troppo tempo lontano da casa e questi soldati meritano di poter rivedere le loro famiglie,mi hanno servito bene.”

Ho sentito dire che la prima volta che li ha comandanti non volevano eseguire gli ordini perché era una donna ad averli emanati.”

Già,quello stesso giorno fratturai la mandibola del primo soldato che si ribellò a un mio ordine diretto,ricordo ancora il nome,Vetulo,un tipo grande e grosso,non esattamente un uomo furbo. Mi bastò un singolo pugno per fargli saltare sei denti,so che ancora adesso fa un po' fatica a masticare quando mangia.”,disse lei terminando la frase con un piccolo sorriso,come se avesse trovato la cosa divertente, “E da allora ci pensano due volte prima di insultarmi perché sono una donna al comando di uomini,cosa che questa città,questa Aegis non sa ancora,ma presto lo capirà molto bene....con il ferro e il fuoco,Marte mi è testimone.”


Mentre la piattaforma scendeva Milziade e il mago stavano scendendo verso gli alloggi dell'incappucciato,mentre tra i due l'atmosfera non sembrava particolarmente tesa o imbarazzante,ma piuttosto come se entrambi fossero distratti dai loro pensieri. Per Milziade ormai il suo compito era terminato e la sua ricompensa già intascata....o quasi. Ne aveva affrontate troppe e dei soldi nemmeno l'ombra,si era detto che sarebbe stato un lavoro come un altro o perlomeno sperava che andasse bene come la maggior parte delle volte,prendeva il lavoro del momento,lo portava a termine e infine riceveva il dovuto e se qualcuno cercava di fregarlo lui tornava dal diretto interessato e lo conciava per le feste. Ma questa volta si era trovato in una situazione molto più grande di lui e l'unica cosa che sperava ormai e solo andarsene con quanto dovuto,ma a quanto pare no,sentirsi dire dal presidente di Aegis che era la persona che stavano cercando lo preoccupò un poco,ma forse era solo per quello che era ancora vivo e che nessuno degli altri tre aveva cercato di ucciderlo o forse la sua era solo fortuna sfacciata. Fatto sta che se l'era cavata ad essere li,su quella piattaforma mobile con quel vecchio forse non era poi così male come la vedeva,ma sapere quando si sarebbe preso i suoi soldi lo avrebbe certamente reso più felice.

Questo coso non va più veloce?”,disse Milziade in tono annoiato.

Hai fretta di andare da qualche parte?”,disse il mago in modo pacato e tranquillo.

Si,lontano da tutto questo,prendo i soldi,prendo il cavallo e me ne vado.”

Andartene?Con un esercito che assedia la città?”

Non è un impresa difficile,un po' come nascondersi da una banda di briganti,solo che in questo caso sono soldati,con un equipaggiamento di gran lunga migliore e armati fino ai denti. La cosa è solo lievemente più ardua,nulla di speciale.”

La fai facile vedo.”

Se ogni volta dovessi farla difficile non farei il mio lavoro,ma scemenze a parte,perché hai voluto che venissi con te?”

Non ti importa della tua cliente?”

Sono certo che starà bene anche senza di me,forse un po' meno perché le avrò portato via un gruzzolo piuttosto capiente di monete,oppure lo prenderò a quell'omone grande e grosso che sedeva al consiglio. Non mi importa a chi prendo i soldi,basta che paghi e che sia una somma vera.”

E se ti pagassimo con una moneta migliore del comune denaro? A patto che tu resti con la principessa ovviamente.”

Il guerriero fissò il vecchio con un espressione tra la curiosità e la cautela,il modo in cui il mago glielo aveva chiesto era un po' come una sirena che tenta un marinaio,una richiesta suadente che aveva stuzzicato la curiosità del prezzolato. Ma Milziade era guardingo da certe proposte e proprie come prima nella sala del consiglio decise di ascoltare la proposta del suo anziano accompagnatore e se non gli sarebbe piaciuto avrebbe rifiutato,tanto a quel punto non aveva ancora ricevuto i suoi soldi e difficilmente avrebbe accettato altro,voleva solo andarsene da quella città con il suo compenso a cavallo della sua Briseide e poi via verso altri incarichi,uscire dalla città sarebbe stato qualcosa da pensare in un altro momento,ora però era curioso di sapere cosa aveva da proporre e si mise a braccia conserte,pavoneggiando la strafottenza.

Ammesso e non concesso che io voglia restare,cosa che dubito molto fortemente,cosa avresti di così prezioso da propormi,ci tengo a precisare che se stai per rifilarmi un ovvia menzogna come ha fatto quel Midas prima hai già perso in partenza,dovresti aver capito che con me certi trucchi non funzionano.”

E la promessa di vendetta non è forse la tentazione migliore? Vero mercenario? O preferisci che ti chiami col tuo vecchio titolo?....strategos.”

All'improvviso Milziade si sentì male nell'animo,come se qualcuno gli avesse dato una pugnalata in pieno stomaco,si sentì male nel sentire quella parola,strategos. I muscoli del suo corpo si irrigidirono,le mani si strinsero a pugno mentre i quell'istante un brivido scese lungo tutta la schiena. I suoi occhi,da prima rilassati e vagamente annoiati ora mostravano quanto fossero iniettati di sangue per la rabbia che scorreva dentro l'uomo e anche senza armi non ci sarebbero stati problemi nel mettere le mani addosso ad un vecchio,per quante magie,trucchi e quant'altro conoscesse,le sue mani andavano più che bene per uccidere qualcuno.

Ti chiederai come faccio a saperlo.”,disse il mago con con noncuranza della reazione di Milziade, “Sai,riguardo al fatto che la nobile Lucilla sia una veggente non è una bugia,vedi,il suo dono è reale e nel tuo caso il suo potere e tornato utile ai fini di questa vicenda,ma sempre nel tuo caso e stato molto più interessante di quello che credevo. L'anello che hai sottratto alla ragazza gli serviva per poter comunicare con me su lunghissime distanze,quando tu glielo hai sottratto ho sentito tutto quello che hai detto nel corso del tuo viaggio fino a qui,che a mia volta l'ho riferito a Midas e per sicurezza ho preferito cercare informazioni sul tuo conto. Tuttavia puoi stare tranquillo,nessuno a parte me sa del tuo passato.

Milziade temeva di sapere dove volesse arrivare il mago,fece molta fatica a trattenere le violente intenzioni che aveva verso di lui e tutto ciò che poté fare era stringere i pugni,tanto che le nocche divennero rosse e i muscoli delle sue braccia irrigidirsi al massimo della loro forza. Lo guardava in maniera cagnesca e cattiva,come se al posto del classico sbruffone si fosse sostituito un uomo più rabbioso e sanguigno.

Dimmi cosa vuoi.”

Disse Milziade,sapendo che le cose per lui stavano andando sempre peggio. Qualunque cosa volesse quell'individuo era chiaro che non era niente che gli sarebbe piaciuto,ma non aveva altra scelta,avrebbe ascoltato la richiesta,ma sarebbe stato meglio chiamarlo ricatto. Prima di quella proposta sentiva di potersene ancora andare via con il guadagno delle sue fatiche,ma adesso la situazione si era completamente capovolta,era preda della tentazione e lui sapeva bene che si stava infilando nella tana del leone.

La ragazza che hai trasportato fin qui e la figlia del precedente imperatore Flavio Equo IV,morto durante la guerra civile che è scoppiò otto anni fa,tra la fazione che sosteneva la vecchia famiglia reale contro il generale che approfittò dello stato di crisi in cui l'impero era caduto,Lucio Cornelio Silla,che schierò molte legioni sotto il suo comando diretto. Una volta finita la guerra Silla usurpò il trono alla ragazza e senza troppe spiegazioni la costrinse al sacerdozio,togliendole così il diritto alla successione.”

Arriva al punto vecchio.”,disse Milziade scontroso.

Il punto e che il destino e una cosa strana,una ragazza di nobili origini e un brillante soldato caduto in disgrazia si sono incontrati nella più improbabile delle situazioni. Spesso le persone credono che il fato sia qualcosa di qualcosa scritto in precedenza da forze che vanno aldilà di ogni concezione e che per quanto tu possa sfuggire al loro volere non puoi far altro che accettare l'esito che ti stato assegnato,altri credono che il destino sia qualcosa che ci si fa da se,che con la sola forza di volontà si possa superare qualunque ostacolo che la vita mette loro davanti e che se sopravvivranno potranno vincere ogni volta che combatteranno. Ma io credo in una terza ipotesi,una verità nel mezzo se così vogliamo dire.

E sarebbe?”

Che il destino venga scritto e una verità assoluta,ma ciò che ne determina gli eventi che lo mettono in moto e ne pongano la conclusione e dettata da fattori casuali e totalmente imprevedibili,tu per esempio sei un evento imprevisto in un destino dai risvolti oscuri,alla quale nemmeno quella ragazza e concesso di vederne il finale,qui entri in gioco tu.”

Ah davvero? E cosa ti fa pensare che invece non ti metterò le mani addosso,scappo da qui e ognuno va per la sua strada? Questo tu puoi prevederlo?”

No,no non posso,ma sai anche tu che hai poche possibilità di vittoria e avrai già intuito che ho preso le mie contromisure e inoltre,non ti ho ancora detto quale potrà essere il prezzo per i tuoi sforzi.”

Interessante,ma non mi hai ancora detto che cosa vuoi.”

C'è né realmente bisogno?”

No,ma io cosa ci guadagno?”

Che guadagno c'è di più meritevole per un mercenario,se non l'appagamento per la propria anima da un esistenza di soli tormenti....continua il viaggio e avrai ciò che più brami al mondo.”

Un prezzo ragionevole,ma c'è ancora una cosa che non ho compreso.”

Quale?”

Che cos'è questo Demiurgo che tanto desiderate da farvi mettere alle calcagna un imperatore noviano?”

Te lo dirò ad una sola condizione,dovrai accettare l'incarico,quindi,cosa decidi?”

Ho altra scelta?”

Se ci tieni a prendere quello che vuoi tanto,si.”

Allora accetto.”

Bene,in questo caso facciamo quello che ti piace tanto,stipulare accordi.”

E in men che non si dica il mago appoggiò il bastone sulla spalla e con la mano destra si passò due dita sul polso sinistro,tracciando una linea immaginaria e poi le puntò direttamente contro Milziade.

Catena del vincolo di Horkos.”

Il prezzolato non fece in tempo a farsi domande che sentì una specie di stretta attorno al suo polso sinistro,posò gli sul punto interessato e vide con angoscia cosa gli stesse succedendo. Due linee sottili erano comparse poco sotto alla mano di Milziade,sembrano fatte con dell'inchiostro,come una specie di tatuaggio,per poi avvolgersi l'uno attorno all'altra formando dei piccoli anelli,esattamente uguali a quelli di una catena e al centro del polso era comparso un piccolo cuore nero. Milziade non aveva mai visto nulla di simile e mosso da una rabbia confusa si rivolse di nuovo al mago,mentre si teneva il polso nel tentativo di alleviare la pressione di quella stregoneria.

Che cosa mi hai fatto razza di bastardo incartapecorito?”

Si chiama catena del vincolo di Horklos,l'individuo soggetto a questo incantesimo è vincolato ad una promessa o un giuramento,stipulato con la magia e se mai gli venisse in mente di infrangere gli accordi presi o viene rimosso senza il consenso dell'incantatore,il soggetto muore con l'arresto immediato del battito cardiaco. Una precauzione nel caso ti saltasse per la testa di abbandonare questa nobile ricerca....Ora,lascia che ti riveli qualche informazione,su quella cosa che ossessiona i potenti fin dalla notte dei tempi.”

E fu così che il nuovo contratto di Milziade fu stipulato,con la sua pelle come pergamena e la sua vita come inchiostro,ma per quanto fosse arrabbiato sapeva bene di aver scelto volontariamente di continuare il viaggio. La ricompensa per i suoi sforzi sarebbe stata la più grande di tutta la sua vita,ben vengano i sacrifici personali e il dolore,non gli erano estranei,ma la soddisfazione finale sarebbe stata alta,poco gli importava il prezzo,perché mai come in quel momento,la vendetta gli era parsa più dolce dell'ambrosia e più rovente del tartaro. Esattamente come l'aveva sempre immaginata.

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Capitolo 10
*** Faccia a faccia con l'invasore ***


Stanca,debole,fragile,ma viva. Aprì lentamente gli occhi,con fatica,mentre il suo corpo si risvegliava dal torpore dello svenimento avvenuto nella piazza di quella città chiamata Aegis. I suoi occhi chiari cercavano di riconoscere le sagome,i colori e i dettagli degli oggetti,aveva la testa pesante e un sentore di secchezza in bocca,mentre ancora ricordava ancora,seppur solo a pezzi,cosa le fosse successo. Ricordava solo la mancanza di forze,una forte sensazione di spossatezza dovuta all'eccessivo uso della sua magia,di cui aveva abusato in una sola mattinata. Poi la sensazione di svenimento ed infine quel orrido sapore che le era risalito dalla gola,seguita dalla pozza rossa ai suoi piedi,poi il nulla e tutto fu buio. Nessun sogno,nessuna premonizione,solo il nero più cupo le aveva fatto compagnia per tutto il suo sonno. Si mise su con la schiena con i lunghi capelli d'oro disordinati che le scendeva lungo la schiena,accorgendosi della presenza di una calda coperta di cotone che l'aveva tenuta al caldo per tutto il tempo. La vista appannata le impediva di scorgere chiaramente l'ambiente attorno a lei riuscendo solo a vedere la leggera veste di bianco lino che le cingeva il corpo,intuendo così che qualcuno,le avesse cambiato l'abito che aveva indossato fin da quando era fuggita. La vista si fece più nitida osservando con più accuratezza il luogo del suo risveglio. Era una grande stanza piuttosto spoglia di decorazioni,con semplici mura di pietra bianca ad adornare la stanza,più chiari e appariscenti erano anche la presenza di diversi tavoli appoggiati contro un muro,con strumenti,libri e contenitori di diverso tipo di cui non conosceva la funzione e la cosa di certo non la aiutava a comprendere la sua presenza in quel posto. Poi si accorse della presenza di due sagome opache e poco chiare,sintomo dovuto al suo precedente malessere e all'improvviso se ne preoccupò un poco.

Maestà....

Disse una voce anziana e dalla parvenza preoccupata. La figura le si avvicinò di lato al letto e con la riduzione della distanza le fu più chiaro con chi aveva a che fare.

Mago siete voi,ha visto come sono migliorata con la magia?”

Sciocca incosciente,per poco non avete rischiato di morire,vi avevo detto che non eravate pronta per evocare il carro,siete ancora inesperta con le magie di luce e voi avete abusato del vostro potere.”

Cosa mi è successo?dove mi trovo?”

Siete nelle mie stanze,dove ho potuto salvarvi dal vostro disastro. Dai controlli che ho fatto sono giunto alla conclusione che l'abuso dei vostri poteri ha causato un aumento della temperatura interna,tanto da ustionare gli organi interni e causarvi un emorragia. In parole povere avete rischiato di cuocervi viva. Per fortuna sono intervenuto in tempo e ho curato il danno con una potente pozione rigenerante. Ci è mancato poco che raggiungeste i campi elisi.”

Oh,capisco. Mi dispiace avervi causato tanti problemi,ora però devo raggiungere gli altri.”

Nonostante le poche energie che aveva in corpo Lucilla tentò di alzarsi dal letto,ma il vecchio incantatore glielo impedì poggiandogli le mani vecchie e scheletriche e con delicatezza rimetterla supina sul letto,poggiandogli la testa sul cuscino e rimboccandole le coperte.

Cercate di stare tranquilla,il vostro corpo e molto debole e non sono sicuro che potrete lasciare il letto così presto,come vostro salvatore vi devo chiedere di non compiere sforzi eccessivi,ne va della vostra salute.”

Ma la missione...la visione....il demiurgo....”

Suvvia maestà,per un giorno o due il mondo non cambierà più di tanto,il demiurgo non è stato trovato da più di mille anni,figuriamoci se lo trovano adesso,che si hanno meno informazioni ora su di esso che in passato. Comunque,ho portato qualcuno che può rassicurarvi più del sottoscritto,proprio li vicino al muro.”

La ragazza spostò lo sguardo verso l'altro lato della stanza e li,seppur sfocato,trovò qualcuno che non si sarebbe mai aspettata di rivedere,se non altro non per le sue condizioni. Era leggermente sfocato ma poteva riconoscerlo chiaramente,gli era bastato vederlo come si era poggiato alla parete,con le braccia conserte e subito lo riconobbe.

Milziade....”,disse lei con tono flebile,segno che non si era ancora ripresa dal suo arrivo in città.

Guarda un po' chi si è svegliata,come ti senti principessa?”

Bene grazie,ma dove sono gli altri?”

Quei tre sono stati trattenuti dal consiglio della città,chissà che cosa volevano da loro,per tanto solo io sono potuto venire qui,per cui eccomi qua.”

Eri preoccupato per me?”,chiese lei in maniera speranzosa.

Preoccupato.....diciamo solo che ero venuto a dare un occhiata è vedere se potevo riscuotere il mio compenso....”.in quel momento il guerriero prese tra le mani un sacchetto di pelle e lo fece scuotere facendogli sentire il tintinnante suono di moneta sonante, “E come mi era stato promesso ecco la mia ricompensa per la scorta verso Aegis,quindi,si potrebbe dire che la nostra relazione professionale possa finire qui.”

Oh....capisco.”,disse lei in tono triste e sconsolato. Infondo lui aveva ragione,era stato pagato per proteggerla dalle insidie del percorso e per tanto non c'era più bisogno che lui restasse li,era giusto così. Ma allora perché si sentiva triste nel saperlo andare via? Forse perché si era affezionata a lui,nonostante il poco tempo passato assieme? Oppure era dovuto a quello che aveva visto nel passato di quest'uomo? Eppure non ci aveva capito molto,tutto quello che aveva visto era una città in fiamme e soldati imperiali,la scena di una città conquistata con la forza e la violenza,cosa che negli ultimi secoli capitava quasi di continuo nella politica espansionistica di Nova,ma questa era una cosa alla quale poteva essere capitata a chiunque,sopravvivere ad un assedio era una storia più frequente di quella che ci si poteva aspettare,ma allora perché aveva avuto quella visione? Perché mai Apollo le aveva fatto dono di un potere così grande,solo per osservare dolore e violenza? Se c'era un disegno dietro a tutto questo non lo sapeva. E questa cosa la faceva star male,a cosa serve la divinazione se non puoi cogliere nemmeno il significato di quello che stai osservando?

Ma credo che resterò ancora un po'.”

Lucilla sgranò gli occhi al sentire quelle parole,cosa aveva detto Milziade?

Come?”

Ho detto che resterò nella squadra,sono stato assunto per un altro incarico e per tanto resterò fino al ritrovamento di questo Demiurgo,fino ad allora che vi piaccia io e il mio brutto muso resteremo con voi fino a fine lavoro. Poi me ne andrò e la prossima volta sarà sul serio.”

Un sorriso,sul volto della fanciulla apparve un sorriso,grande quanto la gioia che provava in quel momento. Sentiva il bisogno di corrergli incontro e di abbracciarlo più forte che poteva,ma sapeva anche che il mago aveva ragione e che avrebbe dovuto riposare se voleva riprendere il viaggio per tempo,dopotutto sapeva cosa sarebbe stato meglio fare eppure la tentazione di stare con lui era più forte che mai. Aveva ancora in mente quella visione della città in fiamme e dell'insegna dell'aquila dorata che in qualche modo erano legate a lui,ma non sapeva ne come ne tanto meno perché. L'unica cosa che poteva fare ora era recuperare le forze e attendere il da farsi,sforzarsi ulteriormente le avrebbe fatto solo del male e non si poteva permettere di incorrere in altre problemi legati alla sua magia,il suo corpo non avrebbe retto ad un altro colpo del genere ed era un autentica fortuna,forse un volere di Apollo o di chissà quale altre divinità che il suo viaggio non terminasse li,in quella piazza,dove il suo sangue aveva macchiato il suolo del luogo che con tanta fatica aveva raggiunto.

Sia lode a tutti gli dei dell'olimpo,la tua presenza qui e un segno che Apollo veglia ancora su di noi.”

Allora in questo caso sono certo che la mia prossima paga sarà più generosa di quella attuale,ora se volete scusarmi vado a dare la lieta novella ai miei tre nuovi compagni di avventure,sono più che sicuro che faranno i salti di gioia quando lo sapranno.”,Milziade si accostò dal muro e si diresse verso la piattaforma che lo avrebbe ricondotto alla sala del consiglio.

Ricordati di dire quella cosa a Midas,è importante che lo sappia.”

Si tranquillo.”

E strafottente come al solito uscì dalla stanza,lasciando soli l'anziano e la giovane. Appena richiuse la porta smise di fingere con la tranquillità e la spensieratezza che non aveva e tornò con lo sguardo irato e ricolmo di rabbia verso la sua attuale situazione. La sua camminata era dura e monolitica,con il passo pesante di chi a malapena riesce a contenere le brutte intenzioni e quello che voleva a quel mago, a quella specie di catorcio d'uomo probabilmente ultracentenario,lo aveva incastrato per bene. Certo anche lui aveva trovato irresistibile la proposta dell'incappucciato,ma addirittura mettergli addosso una cosa simile,quella magia,quella catena del vincolo di chi non ricordava il nome e nemmeno gli interessava,lo costringeva anche a dover rispettare i patti prestabiliti e peggio ancora erano le condizioni per non morire per colpa della catena segnata sul polso sinistro. La cosa lo rendeva tremendamente a disagio per via degli svantaggi che portava quell'incantesimo,ed erano parecchi. Dal punto di vista di un combattente costituiva una preoccupazione continua,dato che nell'eventuale caso avesse riportato una ferita seria in quel punto preciso del braccio forse sarebbe morto,in quanto come gli aveva detto il mago tentare di eliminare la catena equivaleva a morte certa e nel fortuito caso avesse ricevuto un taglio o addirittura un amputazione della mano lui sarebbe morto sul colpo,ancor prima che il dissanguamento del moncone lo avesse ucciso. Tuttavia non poteva esserne certo dato che sempre di magia si trattava e quindi non se ne intendeva,per tanto non era certo del suo corretto funzionamento e perciò poteva tanto sbagliarsi quanto aver ragione. In un caso o nell'altro si sentiva come un cane con una catena al collo, con un padrone misterioso,che non aveva detto molto di se e brevemente gli aveva spiegato qualcosa sulla missione. Ma gli era stato rivelato solo il necessario e per tanto non aveva abbastanza informazioni sulla faccenda,cosa che lo irritava parecchio. Salì sulla piattaforma e salì per tornare dagli altri,quei nuovi compagni che non aveva certo suscitato in loro le migliori delle simpatie,ma li avrebbe sopportati se questo gli avrebbe fatto comodo,si mise l'animo in pace e avrebbe cercato di non litigarci....almeno non più del dovuto. Ma la cosa peggiore che gli potesse capitare era come quel longevo bastardo sapesse di quel nome,strategos,così lo aveva chiamato. Da chi lo aveva saputo? Quali erano le sue fonti di informazioni? Da quanto tempo lo sapeva e aveva detto il vero che nessuno degli altri invischiati in quella storia sapesse del suo passato? E se fosse stato così quanto ancora avrebbero mentito sulla questione? La sua preoccupazione stava sfiorando la paranoia,era da molto,ma molto tempo che nessuno si riferiva a lui in quella maniera,quando un tempo il significato di quella parola,strategos, aveva un significato che ormai non si usava più da almeno qualche generazione. Per quello che stava sentendo nel cuore avrebbe voluto passare a fil di spada il mondo intero,tanta era la rabbia in lui che temeva di esplodere,come i fulmini del tonante Zeus in una tempesta burrascosa. Però no,non ne valeva la pena,non quando una ricompensa come quella che agognava da tanto,troppo tempo era a portata di mano e non più solo una fantasia. Sarebbe rimasto calmo,sfacciato e sbruffone come al suo solito,infondo e così che il mondo lo conosceva adesso e avrebbe continuato così,finché gli avrebbe fatto comodo,fino a che non avrebbe smesso di viaggiare con la bionda e il suo seguito,ai suoi occhi più che una scorta sembravano un circo,ma se doveva continuare con quella commedia allora avrebbe continuato,poi per il futuro avrebbe visto sul momento,per ora solo i suoi desideri gli interessavano,il resto non gli importava. Mentre la piattaforma si bloccava all'ultimo piano Il guerriero avanzò con passi lenti mentre faceva passare il nervosismo con il controllo del respiro,ispirando ed espirando,lentamente,giusto per dare tempo al battito cardiaco di rallentare e riprendere la sua normale velocità. Calmo,doveva restare calmo,continuare a mantenere le apparenze,ormai non era più una questione di andarsene,ma di restare nel gruppo,impresa ardua ma ci avrebbe provato. Si trovò di fronte alla porta del consiglio quando decise di fermarsi un attimo,fare un respiro profondo ed entrare come se non fosse successo nulla di importante. Appena entrò dentro il salone venne squadrato con lo sguardo dal seguito di Lucilla,mentre nello stesso istante i quattro membri del consiglio erano ancora in discussione,con solo Midas a fare da testimone attento alle loro discussioni.

Dove sei stato?”,chiese il nano con tono duro e quasi collerico.

Sono andato a trovare la vostra nobile fuggiasca,si è ripresa è adesso sta bene.”

Allora che stiamo aspettando,andiamo.”,parlò il giovane Braxus che preso dalla lieta novella si stava già dirigendo verso la piattaforma,ma Milziade con un braccio gli bloccò la strada.

Aspetta un attimo,non puoi andare.”

E perché mai?”

Non sta ancora bene,bisogna lasciarla riposare e comunque questo non è un buon momento per andare,sono tornato quassù perché ho un messaggio da parte del vecchio e deve saperlo anche il consiglio,quindi se permetti....UN ATTIMO DI ATTENZIONE GENTE.”

Urlò all'improvviso il mercenario rivolgendosi con la più totale mancanza di garbo ai membri del consiglio.

Come osi interrompere una seduta del consiglio senza essere stato interpellato? Meriteresti di essere fustigato per questo” Disse la donna dalla chioma rossa indignata da quella brusca interruzione.

Perdonatemi se vi interrompo nella vostro quotidiano spreco d'aria,ma sono venuto a recapitare un messaggio da parte del mago,dice che è urgente.”

Allora procedi umano.” Rispose lo gnomo

Riferisce che una sua fonte lo ha informato di un invasione di barbari ai confini settentrionali dell'impero,pare che la città di Magentius sia stata saccheggiata e che adesso una parte dell'orda voglia fare razzia dell'intera provincia qui vicino.”

Non vedo come questa informazione possa esserci d'aiuto nella nostra situazione.”

Adesso ve lo spiego,noi sappiamo che questa informazione e vera e se i messaggeri dell'alto comando imperiale sono veloci come si spera entro oggi riceveranno la notizia e per fare in fretta potrebbero attaccare la città senza neanche volerla conquistare,anzi,potrebbero addirittura tentare di distruggerla da cima a fondo,anche solo per uccidere Lucilla,dato che non sanno dove la state nascondendo,n'è tanto meno sanno delle sue condizioni di salute,quindi per questa ragione,mi è venuta un idea.”

E quale sarebbe questa idea mercenario?”

Ve lo dirò,ma prima ho bisogno di un informazione”

Quale?”,rispose l'uomo con la testa da sciacallo.

Sapete nulla di una giumenta pezzata che si è persa in città?”


Nevia si era ripresa quasi completamente dall'uso forzato della sua armatura alata,era abbastanza in forze da controllare il piano di battaglia e chiamando a se il suo consiglio militare. Alla lunga tavola erano stati riuniti gli sotto al suo comando diretto,veterani della legione che per titoli e meriti si erano distinti per il valore e lealtà durante la loro carriera militare. Centurioni,comandanti di cavalleria e di artiglieria erano tutti presenti dopo aver ricevuto l'ordine di presentarsi dinanzi a lei. L'aria all'interno del pretorium era fresca e il tendone riparava dall'afa pomeridiana,mentre gli invitati sorseggiavano acqua fresca da coppe di vetro mentre la donna di fronte a loro stava in piedi,rigida e con l'armatura indosso,li osservò uno ad uno con sguardo tagliente mentre dall'espressione del suo volto si poteva leggere la disciplina con la quale teneva in scacco l'attenzione dei suoi colleghi uomini. Il suo servo poco distante da lei teneva le mani in grembo,in attesa che la sua signora avesse bisogno di lui.

Qual è lo stato delle truppe?”, Ordinò Nevia con tono imperioso.

I soldati sono riposati e pronti alla battaglia,sono fermi in attesa di ordini comandante.”,rispose un umano dalla barba e i corti capelli grigi,uno dei veterani sotto il comando della donna.

E per quanto riguarda l'assedio? Cosa suggerite a riguardo?”

Secondo i nostri esperti la valle presente un territorio pianeggiante,nonostante la presenza di montagne il terreno in cui ci troviamo non ci ostacolerà nei movimenti per l'assedio e spostare gli arieti e le baliste,per quanto riguarda le catapulte i nostri ingegneri hanno già calibrato la traiettoria dei colpi,danneggiando i loro difensori sui bastioni mentre gli arieti faranno breccia nelle mura e nella porta cittadina sul nostro versante. Suggerisco di colpire con forza,formando così una testa di ponte con la fanteria,che entrerà in città,fornendoci così un apertura sicura.”

E sia,tuttavia c'è il pericolo che gli insediamenti limitrofi alla città e il lago siano ottimi punti per poterci aggirare e schiacciare da entrambe le parti. Non escludo che abbiano in serbo rinforzi per attaccarci ai fianchi e indebolirci su i due lati. Per tanto faremo avanzare la fanteria di prima e seconda linea in città e nel frattempo terremo al sicuro il centro del nostro esercito,con corpi di cavalleria su entrambi i lati,la retroguardia formata dagli ausiliari e i legionari con meno esperienza assicureranno forze fresche in grado di dare man forte ai nostri uomini più esperti. Per quanto riguarda le squadre di maghi e sacerdoti li terremo al centro,dove saranno più al sicuro. Oggi dobbiamo aspettarci di perdere molte vite...e adesso prepariamoci,abbiamo una città da conquistare.”

Ma non fece in tempo a congedare i subalterni che un legionario entrò di fretta e furia nel pretorium ,guadagnandosi così uno sguardo di sorpresa e di indignazione per quel giovane soldato,entrato in quel luogo riservato a cariche ben superiori alla sua.

Comandante Nevia,chiedo perdono per questa intrusione,ma è urgente.”

Allora non stare fermo come una cariatide e parla,prima che perda la pazienza.”,disse lei mentre stringeva il pugno,per trattenersi dal punire la giovane recluta per la sua intromissione.

Alle porte del castrum sono giunti tre individui dalla città-stato di Aegis,dicono di essere la scorta personale della nobile fuggiasca.”

Cosa?”

Hanno chiesto di voi,a parte questo non hanno aggiunto altro.”

A sentire quella dichiarazione la ragazza si guardò attorno come spaesata,non si aspettava un azione simile da parte di una nemica dell'imperatore. Che fosse stata la paura di una vittoria imperiale a muovere i suoi custodi al campo nemico e chiedere pietà? Era davvero stata tradita dal suo seguito ed erano intenzionati a venderla in cambio di una ricompensa,oppure volevano chiedere di avere salva la vita? O forse ancora la città-stato di Aegis gli aveva offerto asilo solo per poterla tenere prigioniera ed erano intenzionati a consegnarla in cambio di qualche garanzia? Non sapeva la risposta a tutto questo,ma una cosa era certa,doveva verificare le intenzioni di quegli individui e capire perché desiderassero parlare con lei. Infondo cosa poteva andare storto? Aveva un intera armata al suo seguito,con maghi e sacerdoti a darle supporto,sapeva bene di avere le spalle coperte e per lo più sentiva la vittoria in pugno. Qualunque gioco stessero giocando lei avrebbe vinto,infondo non poteva perdere,l'imperatore stesso l'aveva mandata a risolvere la situazione.

Dove sono ora?”

Attendono di poter entrare nell'accampamento.”

Comunica di farli entrare,voglio sapere le loro intenzioni,muoviti.”

Il soldato non rispose nemmeno a quella richiesta che subito era uscito di corsa,diretto così alla postazione di guardia,con passo lesto e il cuore a mille. Aveva temuto di essere ucciso per l'irruzione durante il consiglio di guerra.

La riunione e conclusa,l'esercito resta in attesa fino a nuovo ordine,andate.”,disse Nevia sbrigativamente.

Gli uomini seduti al tavolo si alzarono nel medesimo momento e portando il pugno sul cuore si congedarono dal comandante,lasciandola sola con il suo servo,rivelando solo a lui le proprie preoccupazione,sapendo che il fauno era una conoscenza ferma e solida in quei momenti in cui lei,per quanto forte e autorevole sentiva il bisogno di confrontare i propri pensieri con qualcuno,al punto tale che se in pubblico appariva dura,nel privato si rivelava essere una persona più morbida e aperta al dialogo senza però perdere quell'aura di sicurezza che aveva in se stessa. Leuco lo sapeva bene.

Cosa ne pensi?”,chiese lei con tono più basso e calmo.

Leuco stava in piedi a fianco della sua padrona,mentre giocherellava coi flauti,facendoli ruotare lentamente tra le mani,con espressione pensosa mentre osservava con attenzione il movimento prodotto dal gioco delle sue mani,portato con abilità e destrezza eccellenti.

Mi pare strano,fare tutta questa strada solo per presentarsi all'ultimo a voler fare la vostra conoscenza,non so cosa posso passargli per la testa.”

In questo caso terrò la guardia alta e vedrò cosa vogliono da me,l'unico modo per saperlo e parlarci,altra scelta non mi conviene prendere.”

Concordo.”

Andiamo a dargli il benvenuto.”


In lontananza,da sopra una delle torri di guardia poste sulle mura cittadine,una strana figura osservava il castrum da una posizione di sicurezza,deliziandosi con interesse della situazione che stava vivendo l'accampamento imperiale. All'apparenza sembrava una normalissima ragazza in tutto e per tutto: Corti capelli a caschetto contornati da una fascia formata da striscioline di cuoio scuro intrecciate che stringeva appena la fronte e una carnagione olivastra,comune tra gli abitanti del deserto,era ricoperta da una corte veste di lino chiara senza maniche che lasciava scoperte le braccia dove su entrambi gli avambracci si notavano vistosamente una serie di geroglifici segnati con un inchiostro nero,mentre alla vita portava una corta gonna di cuoio e ai piedi indossava dei leggeri sandali di papiro,di ottima qualità,legati ai piedi per mezzo di lacci che gli circondavano anche la zona dei polpacci,per una maggiore aderenza con le calzature. Fin qui nulla di strano,se non fosse stato anche per delle curiose orecchie di gatto che gli spuntavano da sopra la testa,due occhi azzurri dalle pupille strette e una forma magra e insolitamente sinuosa,proprio come quello di un gatto. Teneva nella mano una lente azzurra grande quanto il palmo nelle sua mano e se la portò all'occhio destro mentre con l'altra mano raggiunse un sacchetto di stoffa dalla quale estrasse un dattero e se lo portò alla bocca,seduta comodamente sulle tegole del tetto e senza troppo soffrire il caldo di quella giornata.

A me l'occhio di Horus,che tutto vede sotto il sole.”

Poche semplici parole e la lente ingigantì di migliaia di volte la sua vista sugli avvenimenti del campo imperiale,osservando nitidamente e con attenzione il muoversi dei legionari al centro del campo per accogliere con le dovute precauzioni l'arrivo delle tre guardie del corpo della giovane Lucilla. Spostò lo sguardo verso il cancello d'ingresso,notando un elfo in groppa a un cavallo bianco e un nano a dorso di un piccolo cavallo dalle zampe tozze,sapeva di dover prendere la cosa sul professionale,ma la visione di una persona così bassa e tozza in groppa a un equino così piccolo le fece scappare una risata.

Per Bes,i nani sanno sempre distinguersi nel voler sembrare seri in situazioni che hanno dell'assurdo.”,disse lei divertita tra se e se.

Poi mosse il suo sguardo sulla terza figura,sembrava un umano,indossava una di quelle vecchie armature di bronzo tipiche degli opliti e montava un cavallo pezzato,dove vicino alla sella portava una lancia e al fianco dell'uomo pendeva una corta spada ricurva. Sapeva esattamente chi era e a quel punto il sorriso della scena precedente cambiò in una smorfia carica di stupore,come una nobildonna che osserva un grossa pietra preziosa o di un bambino che scopre un nuovo gioco,lo stesso valeva per lei nell'osservare la figura del mercenario che si addentrava nella tana del leone,ma sarebbe stato più corretto dire nel nido dell'aquila,ad ogni modo era pronta a vederne delle belle. In fondo lo sapeva,dove c'era lui nulla andava mai come previsto.

Milziade,allora era vero quello che avevo sentito dire su di te,ti metti a lavorare per le principessine adesso? Sono certa che neanche adesso deluderai le mie aspettative.”

Prese un altro dattero e lo masticò lentamente,pregustando la scena che stava per svolgersi,mentre alle sue spalle la città stava facendo più trambusto del normale,con guardie e soldati che si stavano radunando in città. Doveva solo aspettare,sapeva che presto o tardi quel prezzolato ne avrebbe fatta una delle sue. La ragazza non stava più nella pelle.


Il portone di fronte a loro venne aperto mentre i soldati dediti alla sua guardia osservarono guardinghi le azioni dei tre inviati,mentre le loro mani si posarono sui manici delle spade e delle lance,facendo ben notare la loro intenzione di usarle,se necessario. Appena entrarono nell'accampamento videro due file di legionari posti su entrambi i lati della parte centrale dell'accampamento,lungo tutta la strada,se così la si poteva definire,fino alla spiazzo del castrum. Le tre cavalcature,leggermente intimorite furono incoraggiate ad avanzare a passo lento,senza fretta,dando l'impressione di apparire calmi e sicuri di se,come un vero dignitario avrebbe dovuto comportarsi. Ma l'apparenza era ben lontana dal rispecchiare la realtà. Prima di tutto andava considerato il fatto che quei tre non erano assolutamente tagliati per quel tipo di compito,Milziade in particolar modo data la sua esperienza con i bassifondi del crimine,i signori della guerra,un ricercatore che chiedeva la testa di un mostro,insomma cose di questo tipo. Non era roba per lui parlare a nome dei potenti o dei nobili,comportandosi come se fosse a casa di ospiti mentre allo stesso tempo discuteva di politica,di matrimoni tra le casate,di un offesa subita in grado di far scoppiare una guerra e altre cose simili che lui definiva, “Una pericola miscela tra scemenze prese troppo seriamente e lecchini che davano il massimo per dare pessimi consigli a persone furbe quanto un mattone troppo pigre anche solo per defecare.”,questo era il suo punto di vista sul fare l'emissario per qualcun altro,sicuramente gli piaceva di più fare il mercenario,il cacciatore di mostri e nel suo attuale caso,anche la guardia del corpo. D'altro canto il nano sembrava tenere un broncio così evidente che un salice piangente in confronto sembrava più divertente e riguardo all'elfo sembrava calmo,distaccato,col portamento realmente altezzoso e non solo una farsa come facevano gli altri due. E mentre avanzano il mercenario si guardò attorno osservando,come era di sua abitudine,le diverse tipologie di soldati. All'apparenza sarebbe stato banale soffermarsi su quelle cose,era certo che non avrebbero dovuto combattere in tre un intero esercito,sarebbe stato folle e quanto mai impensabile per una persona sana di mente,ma nella sua lunga esperienza con le armi e i combattimenti Milziade aveva imparato a non sottovalutare la presenza di dettagli importanti,come il tenere conto dei legionari,la fanteria di base di ogni esercito noviano,con indosso la lorica segmentata,il gladio e lo scutum sempre con se,molti schieranti sul percorso da fare per raggiungere il comandante dell'armata come sfoggio di forza e disciplina dell'armata atta a intimidire emissari e messaggeri nemici,oltre che fornire protezione in caso di attacchi improvvisi. Poi c'erano gli arcieri e i giavellottisti ausiliari,provenienti dalle tribù sottomesse,sia di umani che di altre razze tiratori di prima linea,che armati alla leggera,scagliavano giavellotti su i nemici vicini,per poi allontanarsi lasciando spazio ai combattenti da mischia. E in lontananza si potevano notare le armi d'assedio, vere e proprie armi di distruzione,arieti,torri d'assedio,catapulte,i noviani erano divenuti famosi non solo per l'efficacia della loro fanteria pesante,ma anche per la loro maestria negli assedi e nel conquistare città considerate inattaccabili. Temere l'aggressività espansionistica di una simile nazione non era una cosa da prendere alla leggera,c'era un buon motivo se da secoli erano considerati la forza più temile della loro epoca.

Avete visto quanti sono? Nemmeno tutti i clan delle montagne di ferro possono contare un numero così grande di truppe,in quanto equipaggiamento però potevano sforzarsi per avere qualcosa di meglio.”, disse Gordlack stupito dal numero di persone che vedeva attorno a loro.

Quando sei la potenza più grande del mondo intero non ti preoccupi se le tue armi splendono di più sotto la luce del sole o il tuo scudo porta l'insegna più bella della tua casata. Sono soldati,con armi da soldati e combattono come soldati,l'estetica qui non c'entra niente. Pura e semplice funzionalità.”,rispose Milziade con serio.

Forse,ma personalmente penso che un minimo di gusto estetico non gli farebbe male,ma a parte questo continuo a pensare che sia una pessima idea,sei sicuro che funzionerà mercenario?”, disse l'arciere con aria tranquilla e tono basso.

Non n'è sono certo,molto probabilmente si scalderanno e prenderanno la cosa come una sfida e non accetteranno di buon grado le nostre condizioni,possiamo solo sperare che il mago abbia ragione e che i miei calcoli siano esatti,in ogni caso lo sapremo solo se ci proveremo.”

Altro non si sentì di dire Milziade,poiché effettivamente di cui parlare c'era poco. Ormai erano in trappola,tanto vale andare fino in fondo,anche in senso letterale poiché l'ingresso dalla quale erano entrati si faceva sempre più lontano. Mentre passavano per il campo videro osservarono di sfuggita l'allestimento del campo. Tende bianche per i soldati comuni erano sparse a macchia d'olio per buona parte della vallata,con strade e stradine improvvisate dai soldati stessi,che nell'allestimento del campo svolgevano anche il compito di operai edili,consentendo così di unire le funzione del soldato e del lavorato comune in ogni singolo uomo che combatteva per l'impero. Nelle tende si potevano sentire le voci delle migliaia di uomini che parlavano,mangiavano o giocavano ai dadi,altri invece se ne stavano seduti a rifare il filo alla spada,oppure erano intenti a riposare su un basso seggiolino mentre si godevano il riposo dal turno di guardia oppure si prendevano un attimo prima di andare ad allenarsi con i loro compagni d'armi. Molti di loro erano giovani,ragazzi che avevano finito da poco l'addestramento e la maggior parte dei nuovi arrivati avevano visi freschi e senza un graffio o un ammacco di qualunque tipo,segno che non avevano mai ricevuto la loro prima esperienza sul campo di battaglia,poi si potevano riconoscere i più esperti,uomini di mezza età,con qualche esperienza in campo bellico,che avevano già assaggiato l'amaro gusto della guerra,lo si riconosceva dai tagli e dalle piccole cicatrice sul volto e nei casi peggiori anche da parti gravemente segnate,come pezzi di orecchio mancanti oppure nasi tumefatti con piccole protuberanze innaturali,segni di pessime medicazioni,cosa abbastanza comune tra i soldati più sfortunati. Poi c'erano i veterani,anziani combattenti che non erano saliti di grado nell'esercito,ma che erano molto rispettati tra i combattenti più giovani,alla quale non mancavano di dare consigli su come tenere lo scudo durante l'avanzata,oppure come colpire nei punti deboli del nemico quando si trovava scoperto ed era più vulnerabile per essere attaccato,quest'ultimi,seppur non più nel pieno della forza,costituivano la base per l'apprendimento delle nozione della guerra fuori dall'addestramento generale. Dopo poco giunsero in un grande spiazzo,posto prima del pretorium,grande almeno centodiciotto piedi in lunghezza e cinquanta piedi in larghezza,usato principalmente per i festeggiamenti durante le serate per celebrare una vittoria importante,ma sopratutto come area di addestramento per le truppe alle nozioni del combattimento e nel movimento nelle diverse formazioni. Ma in quel momento la piazzetta,se così la si poteva definire,era occupata da un serrato gruppo di guardie,che circondavano tutto il perimetro dell'area,con i volti tesi e minacciosi come i loro colleghi lungo tutta la strada fatta per arrivare fin li,dove di fronte alle porte della tenda principale spiccava più appariscente di tutti i presenti,la figura di Nevia Troneggiava su tutte le altre,con l'armatura addosso ad eccezione dell'elmo,che aveva tenuto in disparte in quanto voleva che vedessero in faccia la donna che comandava da sola un intera legione. La posizione del suo corpo era messa in modo trasmettere forza,ma anche sicurezza,come un vero generale avrebbe dovuto fare quando si accoglieva un nemico nella sua zona e quegli inviati per lei,non erano diversi,nemici anche loro,anche se erano venuti a parlare per conto di qualcun'altra,poco importava comunque fossa andata lei ne sarebbe uscita vittoriosa. Aveva le armi,aveva gli uomini e aveva i mezzi,cosa poteva andare storto?

Ebbene,quale messaggio recate da parte di quella traditrice?”,chiese Nevia con tono autoritario. Per reazione a quella domanda l'elfo e il nano si guardarono un attimo tra di loro,restando fermi sulle loro cavalcature e senza dire una parola,poi si girarono contemporaneamente verso il mercenario che distrattamente si guardava attorno,per poi accorgersi che gli altri due lo stavano fissando con volti statuari e sguardo piatto.

Volete proprio farli arrabbiare vero?”,chiese Milziade con tono rilassato, “Se insistete tanto....”, detto ciò scese da Briseide e facendo qualche passo in avanti si rivolse alla ragazza,che lo stava fissando con occhi rancorosi,sembrava non sopportare la scenetta alla quale aveva assistito,trovandosi così a fissare la figura del guerriero sbarbato,col pettorale squarciato e solo una spada al fianco. Non proprio la persona più adatta a mandare un messaggio,nemmeno se il ricevente fosse stato un pezzente seduto a mendicare in un angolo di città.

Parla.”

Milziade si guardò un attimo attorno e constatò quante persone lo stessero osservando in quel momento,bene,se tutto andava come previsto,più testimoni c'erano meglio era,ora poteva dare il via ai giochi.

Non c'è un maniera giusta per dirlo perciò lo dirò e basta....”,fece una breve pausa,silenzio di tomba,tutti che aspettavano la fine di quello scambio di parole. Tutti che lo fissavano intensamente,come ad aspettarsi chissà quale rivelazione,quale richiesta poteva suscitare in un uomo una tale raccolta di energie per poter tornare a parlare?

...andatevene.”

Tornò a parlare e l'espressione sul volto di tutti i soldati presenti,compreso quello di Nevia,che stava guardando Milziade con gli occhi iniettati di sangue,come quelli di un toro che sta per caricare a testa bassa e nel mentre teneva la bocca aperta,come in moto di sorpresa improvvisa,tanto grande e forte da annientare ogni pensiero precedentemente ragionato sull'argomento. Di tutte le cose che poteva dire,di tutte le richieste,le suppliche che immaginava di sentire non si sarebbe mai aspettata quello. Andatevene,lo aveva detto in maniera talmente piatta e banale che la cosa non sembrava dare alcun peso emotivo a quell'uomo e la cosa la faceva infuriare come un niente.

Che cosa hai appena detto?”,disse lei con il tono della voce più alta e sostenuta,come a voler far capire che stesse facendo di tutto per trattenersi dall'ucciderlo con le sue mani. D'altro canto lui ricambio il suo sguardo con un cambio dell'espressione rigida e con gli occhi che la guardavano dall'alto verso il basso,come se a detenere il potere in quella discussione fosse lui.

Cos'è sei sorda? Sei lenta di comprendonio? Devo farti un disegno così lo capisci meglio? Vi ho detto di andarvene,alzate i tacchi,levate le tende,togliete il disturbo,sparite,perché la battaglia che avevate in programma di iniziare oggi non ci sarà.”

Nessuno si sarebbe aspettato una risposta simile,tutti i soldati,i maghi,i sacerdoti e tutte le razze li presenti,in quel semplice pezzo di terra occupato da invasori di una terra vicina,dove il nemico della città dalle bianche mura si sentiva più potente,con i suoi uomini,la sua grande armata e la sua notevole potenza bellica,era stata insultata,sbeffeggiata e messa in ridicolo dal misero portavoce di una ragazzina fuggiasca e riconosciuta come criminale dall'imperatore in persona. E metterci la faccia era lei,Nevia Placidia Sannita ad essere trattata a pesci in faccia da quell'uomo,che la stava fissando con quell'aria da semidio,doveva avere qualche problema di raziocinio,perché se credeva che si sarebbe fatta trattare così di fronte ai suoi uomini,che con tanta fatica,sangue e sacrifici si era guadagnata il loro rispetto,a discapito del fatto di essere la prima donna nell'impero non solo ad essere riconosciuta al pari dei suoi colleghi maschi,ma anche di comandare un intera legione,lei,una donna. No,non avrebbe accettato un trattamento simile,sguainò una delle sue spade e la puntò in direzione del petto di Milziade. Gli occhi di Nevia trasmettevano una rabbia tanto palpabile che il guerriero poteva sentirla addosso di se e il viso contratto in un ira incandescente,che snudava i denti della giovane donna facendola sembrare un feroce e massiccio mastino che ha stento veniva tenuto dal debole collare della razionalità. La lama scintillava della luce del sole,percorrendo tutto il filo del gladio di nobile fattura,che sembrava alquanto rigida ma lievemente scossa,da quella mano pregna di febbricitante voglia di uccidere l'uomo che aveva di fronte.

TU OSI PRENDERTI GIOCO DI ME STRACCIONE? TU? NEL MEZZO DEL MIO ACCAMPAMENTO? NEL PIENO CENTRO DELLA MIA LEGIONE? QUALE IMPUDENZA LA TUA,FOLLE DISSENNATO. QUALE PROBLEMA NELLA MENTE TI HA FATTO CREDERE CHE PER UN SOLO ISTANTE DI POTERMI PARLARE COSI' E USCIRNE VIVO?”, urlò lei con tutto il fiato che aveva in gola,mentre l'arma vibrava nelle sue mani e le ali dell'armatura fremevano dall'emozione incontrollabile.

Il fatto che siate stati così stupidi da pensare di attaccare una città-stato neutrale in grado di difendersi,quando un baraonda di selvaggi proveniente dalle terre più a nord sta per entrare ai confini dell'impero.”,disse lui piattamente e senza un filo di emozione,come a voler mostrare di aver il totale controllo della situazione. Nel sentire quelle parole la rabbia che aveva posseduto Nevia ora stava lentamente facendo spazio alla sorpresa,il viso si rilassò e il suo sguardo da furioso si fece indagatore,voleva capire il significato di quella frase,ma la spada restava sempre li,tremante di rabbia,che seppur diminuita era pur sempre presente,gli scorreva ancora dentro e difficilmente gli sarebbe passata come se nulla fosse. Quel vile galoppino l'aveva presa in giro di fronte all'intero esercito e per questo l'avrebbe pagata,ma non prima di scoprire qualcosa su quella nuova informazione.

Di cosa stai parlando?”

Sto parlando di un invasione da parte delle tribù libere,sono dirette verso Magentius e intendono attaccare su vasta scala e voi sapete bene che quella gente non è tipica a conquistare insediamenti,preferiscono distruggerli,ma non c'è bisogno che vi faccia una lezione di storia vero?”

Dato che me l'hai detto così spontaneamente ora speri vivamente che io creda alla tua storia,non'é forse così? Oltretutto dovresti avere con te una prova affinché io possa....”,ma il comandante non fece in tempo a finire la frase che Milziade tirò fuori da uno dei bracciali di bronzo quello che sembrava un foglio di pergamena e glie lo gettò ai piedi. Lei di certo non si era aspettata un azione simile e vedere quel pezzo di cartapecora brutta e ingiallita ai suoi piedi la aveva momentaneamente spiazzata. Raccolse con la mano libera il foglio di pergamena senza però distogliere lo sguardo dall'uomo,aprì il foglio con la mano libera e cominciò a leggere. Le parole segnata dall'inchiostro riassumevano un insieme di brevi resoconti di diverse squadre di ricognitori sui confini più a settentrione dell'impero,segnalando diverse incursioni di piccoli assembramenti di barbari,orchi e altri razze che si erano addentrati per fare razzie di villaggi e fortini militari. La nota terminava con l'ordine di richiamare la ventiduesima legione di terminare l'assedio alla città-stato di Aegis e di fornire supporto alla settima e alla quindicesima legione già di stanza sul confine con effetto immediato. Sul fondo del foglio era presente anche il simbolo di una corona d'alloro con all'interno la testa di un lupo,simbolo personale di Lucio Cornelio Silla. Lei osservò ancora la lettera con minuziosa attenzione,per poi accartocciarla e gettare a terra,mostrando una smorfia di sdegno verso l'uomo,che non sembrava affatto impressionato da quella reazione.

Credevi forse che sarei cascata in questo trucco? L'imperatore mi aveva avvertito della presenza di un mago al servizio di Midas,qualunque mago di basso rango saprebbe riprodurre una lettera in latino,con la stessa calligrafia e uso delle lettere in codice del nostro servizio postale. Beh se il tuo piano consisteva in quello di sorprendermi ti sei sbagliato di grosso,ci vuole molto di più per ingannare Nevia Placidia Sannita,comandante della ventiduesima legione.”

Comandante Nevia....”

La ragazza si girò in direzione della nuova voce che si era intromessa nel suo monologo. Era un nano,dalla corta e folta barba bianca simile a quella che si poteva vedere sui busti degli antichi filosofi,indossava una toga rossa,tipica dei maghi di servizio nelle armate di Nova e una corona di foglie d'alloro gli cingeva il capo,correva a più non posso sulle sue corte e tozze gambe. Giunto davanti a lei la fissò con timoroso rispetto con i suoi occhietti piccoli e dalle pupille verdi.

Parla mago.”

Ave comandante,sono spiacente per l'interruzione ma deve vedere questa,appena arrivata.”, e il nano a quel punto le passò qualcosa che teneva in mano,era una pergamena pulita e arrotolata,contrassegnata dal sigillo in cera lacca del servizio postale militare,che si riconosceva da un aquila dalle ali spiegate che tiene una pergamena tra gli artigli. La ragazza titubò per qualche secondo prima di ritirare la spada nel fodero,rompere il sigillo e srotolare completamente la pergamena contente l'urgente messaggio. Milziade rimase immobile,osservando con attenzione lo svolgimento della scena che si era già fatto nella sua mente e che adesso si stava svolgendo di fronte a lui,la prova che confermò le sue aspettative furono presto evidenti nella reazione della soldatessa noviana. Nevia lesse la lettera con occhi spalancati e sguardo perso nel vuoto,ormai aveva riconosciuto il testo del messaggio ed era scritto nello stesso identico modo,la calligrafia,la tonalità dell'inchiostro,la disposizione delle lettere e gli spazi,persino il simbolo dell'imperatore era il medesimo. Non poteva crederci,il testo era esattamente lo stesso,combaciava in tutto e per tutto alle parole scritte sul foglio che si trovava malamente arrotolato ai suoi piedi.

Com'è possibile? Non può essere,ma come.....”,non fece in tempo a finire la frase che subito si fece prendere da un nuovo attacco di collera,gettò via la pergamena e puntò il dito contro Milziade.

Tu,perché siete venuti qui?”

Che intendi dire?”

Se sapevate già che il messaggio sarebbe arrivato,allora perché siete venuti nel mio accampamento? Non c'era ragione per la quale vi sareste dovuti incontrare con me.”

Oh è qui che ti sbagli.”,disse lui mostrando poco alla volta un sorriso sardonico, “Non hai notato nulla di particolare? Non trovi che ci sia qualcosa di sospetto nel nostro arrivo?Non ci arrivi?”,fece una breve pausa,la seconda del loro incontro,come se volesse darle il tempo di rendersi contro dell'errore che aveva fatto,ma l'espressione sorpresa di lei gli fece intuire di non aver colto la soluzione del dilemma e per questa ragione fu lui a dovergli dare una risposta.

Il tuo errore e stato quello di aver dato inizio a questo incontro,appena entrato ho capito subito quanto ti era adoperata per fare bella figura con noi tre,il seguito della principessa fuggiasca,scommetto che pregustavi la vittoria,persino quando ci hai accolti hai preferito fare sfoggio della tua legione piuttosto che constatare il vero problema della situazione.”

Ha importanza? Posso sempre radunare le mie forze per tempo e assaltare la città come precedentemente pianificato,non vedo cosa sia cambiato in tutto questo.”

Il fatto è che ora non puoi più disporre del tuo vantaggio tattico,noi tre siamo venuti qui solo per farti perdere tempo,tra poco parte dell'esercito di Aegis uscirà dalla porta principale e in breve tempo occuperanno il campo,mentre tu ora sei costretta a prendere una decisione. Puoi combattere questa battaglia,sapendo che parte del tuo esercito verrà distrutto,conquisti la città e prendi la principessa,ma in tal caso ti verrà difficile tornare indietro e fronteggiare l'onda di selvaggi che sta per abbattersi su Magentium e perdere una delle città più fortificate dei territori settentrionali. Oppure abbandonare la vallata,tornare indietro appena in tempo per salvare Magentium e scacciare gli invasori appena prima che possano varcare i confini di Nova,ma così perderai la principessa,tornando dal tuo imperatore a mani vuote. Quindi? Cosa scegli?”

Lei continuava a fissare il mercenario con rabbia,mentre le sue mani erano ansiose di estrarre le spade e saltargli addosso,per passarlo da parte a parte con i suoi gladi tirati a lucido,lo avrebbero ucciso sul posto,come meritava per l'impudenza che aveva mostrato nei suoi confronti era intollerabile,l'avrebbe pagata cara per questo affronto. Ma non riusciva a dirgli nulla,troppo presa da ciò che gli era stato di fare dai suoi superiori,sapeva quale scelta doveva fare,sia per il proprio bene,ma anche per i soldati al suo comando,ma sopratutto per la nazione,che stava per essere invasa da chissà quali mostri e barbari,in grado solo di distruggere e annientare tutto quello sui cui mettevano mano. Non avrebbero permesso una cosa simile,sia come soldato che come cittadino di Nova,eppure,tornare indietro senza rispettare i desideri dell'imperatore sarebbe stata per lei la peggiore delle sconfitte,non riuscire in quell'intento sarebbe stata un enorme delusione per Silla,non osava immaginare la reazione dell'imperatore quando avrebbe ricevuto la notizia del suo arrivo.

Prenderò questo silenzio come una risposta,quindi,a questo punto posso anche andarmene.”,Disse Milziade mentre si dirigeva verso la sua cavalcatura. Aveva terminato il suo compito e ora poteva tornare,a malincuore,dai suoi due accompagnatori. Il piano era andato esattamente come se l'era aspettato,attirare l'attenzione su di se mentre il consiglio disponeva l'esercito fuori le mura e prendeva il controllo del campo di battaglia,dal punto di vista tattico lui era stato solo un diversivo,un utile distrazione in grado di mettere pressione ad un nemico più grande e con capacità maggiori alle sue. Le informazioni ricevute dai contatti del mago e la sua abilità a farsi odiare alla prima conoscenza gli avevano permesso di giocare in anticipo,minacciando il comandante nemico che avrebbe perso comunque,costringendola a fare la scelta che gli avrebbe arrecato meno danno. Era fatta,ora sarebbe tornato dietro le mura e appena c'è ne sarebbe stato il tempo avrebbe trovato una buona locanda,dove avrebbe mangiato,bevuto,passato due orette con una donna di facili costumi,si sarebbe fatto un bagno e poi si sarebbe riposato un po' e la cosa più bella e che lo avrebbe fatto lontano dai suoi nuovi compagni di squadra. Dopotutto se lo meritava,aveva evitato uno scontro da solo,aveva tutto il diritto di starsene in pace per conto proprio.

Ehi messaggero,anch'io ho un messaggio da consegnare alla tua signora....”

Nevia chiamò a se l'uomo con voce fiera e carica di sentimento. Il prezzolato si girò lentamente verso la sua interlocutrice,sbuffando all'idea che si sarebbe dovuto trattenere un altro po'.

Sentiamo,cosa vuoi che....”,ma non fece in tempo a finire la frase che subito si ritrovò contro la figura di Nevia che gli si era lanciata contro, impugnando entrambe le spade,dandosi la spinta con l'enorme forza che risiedeva nelle ali dell'armatura. Il mercenario fece appena in tempo ad accorgersi dell'attacco fulmineo che con prontezza balzò all'indietro,evitando il feroce attacco della ragazza che gli passò accanto,mentre lei si era sollevata a pochi centimetri dal suolo. Era stato solo un istante ma lui aveva notato lo sguardo di lei da molto vicino,erano pieni di una rabbia sopita,che ora si era liberata in quel volo,degno di un letale rapace. La ritrovò in aria,con le ali d'acciaio che si spiegavano larghe su tutta la loro lunghezza e sbattevano tanto forte da far tintinnare le piume di metallo,che se non fosse stato per il suono si sarebbero dette vere. Le voci stupite e sorprese di tutti i presenti alla scena,che sconcertati assistettero a quello scatto di furia omicida senza sapere cosa dire,nessuno se lo sarebbe aspettato,eppure sapevano che non era il tipo di donna che si faceva mettere i piedi in testa da nessuno,si sarebbero aspettati che lo avrebbe fatto imprigionare,oppure lo avrebbe fatto frustare o picchiare,ma ad arrivare a volere qualcuno morto in quella maniera era uno spettacolo mai visto prima sotto il suo comando,una scena che certamente non si sarebbero mai sognati di vedere,non in quella maniera.

Hai fegato verme,nessuno ha mai avuto l'ardire di rivolgersi a me in quel modo,nemmeno i miei uomini migliori. Tuttavia ti sei burlato di me di fronte all'intera legione,quindi,non aspettarti di uscire vivo da qui,perché prima di ritirarmi farò in modo che i tuoi amici rimandino indietro la tua testa in città,un monito di quello che gli riserva il futuro.”

Milziade osservò con attenzione la posa della soldatessa che gli svolazzava sopra la testa da diversi metri,con una certa freddezza negli occhi. Il piano aveva anche funzionato,ma non aveva calcolato con esattezza la reazione finale delle vittime delle sue “burle tattiche”,come le definiva lui. Le spade nelle mani,le ali spiegate al massimo e un aura omicida che aleggiava nell'aria come come un vento di tempesta. L'aria era pregna di violenza e negli sguardi di quei soldati si poteva leggere l'attesa del bagno di sangue. Questa volta Milziade non aveva fatto perdere le staffe ad un capobanda ubriacone o il capo delle guardie locali,aveva a che fare con un militare di alto rango, avrebbe dovuto esserne preoccupato,sentire del pentimento per la sua azione sconsiderata,ma no,non lui,non quando c'era quella bandiera attorno a lui. Non quando quella schifosissima aquila dorata svettava sulle insegne lucenti e sugli stendardi che aveva tanto imparato ad odiare con tutto se stesso. Sentiva l'odio scorrergli nelle vene come le acque di un fiume in piena e i muscoli del suo corpo irrigidirsi come macigni all'idea di combattere un soldato noviano di così alta levatura,anche se donna. Estrasse la spada e si mise in posizione di combattimento. Era da un po' di tempo che la vita non gli dava più soddisfazioni del genere.

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Capitolo 11
*** La furia alata ***


Lui con i piedi per terra mentre lei si librava in aria,armato solo della sua spada e della sua spavalderia mentre Nevia era equipaggiata in tutto e per tutto con due gladi e poteva usufruire di un armatura magica,ma dal punto di vista di Milziade la cosa peggiore era il vantaggio che le offrivano le ali,il solo fatto di poter permettere a quella donna di volare gli faceva notare il notevole vantaggio che lei aveva sul mercenario,il controllo del campo di battaglia. Lui era limitato allo spazio del terreno e il suo attaccamento fisico alla terra gli avrebbe reso impossibile raggiungere il comandante sia con la spada che con la lancia,che era rimasta nella sua custodia sulla sella di Briseide. Tutt'altra storia invece era per la noviana, che poteva spostarsi liberamente in cielo e godere così non solo di uno spazio maggiore ma anche di un ottimo posizione di vantaggio,il che rendeva ancora più sbilanciate le forze in campo. Ma per quanto potesse essere sfavorita la sorte con lui,il mercenario si mise in posizione mentre compiva qualche saltello sul posto,come se trattasse la cosa come un semplice allenamento. L'inizio fu rapido e brutale,una discesa in picchiata veloce come una folata di vento fu impercettibile ai più quando subito si mosse verso terra con il rombo improvviso del boato che si era creato per la spinta improvvisa. Ali distese come quelli di un feroce rapace e due lame non meno pericolose degli artigli del medesimo predatore scendevano a velocità impressionante su quello che sarebbe stata una preda facile come Milziade,che appariva indifeso come un agnello preda di aquila,ma invece schivò il colpo rotolando di lato e appena riprese la posizione stabile cercò di colpire a sua volta,mantenendo la posizione bassa e girando alle sue spalle per metà del suo asse. Ma non ci fu nulla da fare,per quanto il contrattacco fosse stato veloce Nevia gli volò via ancor più velocemente e con altrettanta prontezza tornò in aria elemento che sembrava favorire la sua strategia d'attacco. Non si era nemmeno fermata per eseguire il colpo,era volata giù fin quasi a toccare il suo lasciando che le spade giungessero al bersaglio non muovendo le braccia,ma lasciando che il movimento aereo facesse tutto il lavoro,esattamente come un aquila che scende in picchiata sulla preda,quella donna era una vera predatrice,sia nei modi di fare che nel suo approccio al combattimento. Una volta risalita in aria la vide fare il giro dell'intero campo attorno a lui,si spostava lentamente,sbattendo le grandi ali metalliche di tanto in tanto,allo stesso di modo che fanno le aquile quando girano sopra la loro preda. Volava e continua a fissarlo,la sua preda,il suo provocatore,il suo beffeggiatore,era arrivato all'interno del suo campo apparendo ai lei come qualcuno che chiedeva la resa oppure un qualche traditore di bassa lega,feccia della peggior specie senza onore e senza dignità, o almeno aveva creduto lei all'inizio. Invece si era rivelato la più infida delle serpi e il più lurido dei randagi,all'inizio si era fatto beffe di lei e naturalmente la cosa la mandò su tutte le furie ma quando capì che lui sapeva già l'esito di quell'assedio,mostrandogli prima la copia della missiva e poi lesse la missiva che era giunta direttamente dall'alto comando,dimostrando così non solo il suo vantaggio su di lei,ma lo aveva fatto di fronte ai suoi più stretti e intimi collaboratori,compreso il suo servo che era rimasto dentro gli alloggi di Nevia,che sicuramente aveva visto la scena per intero. La rabbia in lei era grande quanto la sua legione,ma ancora più della rabbia fu la vergogna,perché non solo aveva ricevuto il danno della ritirata obbligatoria,dandola vinta alla città-stato di Aegis,ma anche la beffa di non poter recuperare la nobile traditrice,ma anche di essere stata insultata di fronte al suo esercito da una nullità come quella e per giunta lasciarlo andare via come se nulla fosse era troppo,pensare che aveva superato ogni genere di difficoltà per giungere alla posizione che si era meritata in anni spesi in addestramento,comprensione dei principi di base della guerra,il costante allenamento fisico alla quale si era sottoposta ma sopratutto il tempo che aveva impiegato per guadagnarsi il diritto di essere chiamata comandante ed essere la prima donna della storia della sua nazione a meritarsi un titolo prestigioso come quello,solo per poter essere presa in giro da quella sottospecie di brigante armato era la cosa più inconcepibile che gli fosse mai capitata in tutta la sua vita. Era un trattamento inaccettabile e per questo lo avrebbe decapitato seduta stante,poi avrebbe spedito la testa alla sua signora e il resto del corpo gettato nelle latrine,un luogo fin troppo degno per una bestia simile. Presa com'era dall'emozione accelerò il volo con un altro poderoso colpo d'ali e si preparò ad un altra carica a testa bassa,questa volta gli avrebbe portato via almeno una gamba,quale arte migliore da prendere come bersaglio se non quello che gli avrebbe permesso di andarsene via dalla sua collera? Milziade stava osservando il giro che la sua avversaria stava compiendo per tutto il campo d'allenamento,aveva già compreso che quella ragazza possedeva un temperamento focoso e se provocata si dimostrava aggressiva,tanto da farsi venire il sangue alla testa e ciò sembrava influire sul suo metodo di combattimento,la sua capacità di volare gli concedeva affondi rapidi e cariche devastanti con quale fare a pezzi gli avversari e nel caso il colpo andasse a vuoto poteva sempre ritirarsi e tentare un nuovo approccio e ciò non gli permetteva di contrattaccare abbastanza rapidamente da colpirla abbastanza velocemente. Cosa poteva fare? Avrebbe potuto chiedere aiuto all'elfo? Infondo era un arciere e giocando sulla distanza avrebbe potuto colpirla,il problema che non sarebbe stato visto come una scorrettezza e i soldati li attorno avrebbero potuto intervenire e bloccarlo per tempo. Cosa poteva fare? Continuava a chiederselo ma non trovava una soluzione al suo problema e intanto lei stava tornando indietro a tentare un altro assalto,non gli restava altro da fare se non riflettere e trovare una soluzione. Rallentò la respirazione e come sempre gli capitava nei momenti di peggior pericolo abbassò l'arma,prese un lungo respiro e tornò alla mente ad un vecchio ricordo,un frammento di un passato che ormai e un pallido riflesso di un esperienza importante. Fu per un solo istante ma ricordò a malapena l'immagine sbiadita di un vecchio soldato dall'armatura arrugginita,una zazzera di capelli bianchi e una barbetta bianca,il tutto condito da una benda sull'occhio sinistro,con uno sguardo fiero e accattivante.

Sai perché hai perso? E perché non ci ha ragionato abbastanza. La chiave della vittoria sta nel sapersi adattare a qualunque situazione.”

Gli venne da sorridere a quelle parole, “Dannato vecchio.”,si disse Milziade pensando alla figura dell'anziano monocolo,anche da morto continuava a ricordagli le sue lezioni,che sempre gli si sono rivelate utili,anche in quel accampamento la valenza di quelle parole si erano rivelate più preziose dell'oro. Il problema comunque persisteva,cosa poteva fare per compensare lo svantaggio? Doveva spremere le meningi e in fretta,la figura alata di quella donna si stava avvicinando a grande velocità e senza poter far nulla di diverso se non schivare l'ennesimo colpo. Lei tornò a lanciarsi contro il mercenario ad altissima velocità mentre si teneva pronta per il nuovo e rapido attacco che precedente le era mancato,le spade erano di nuovo pronte mentre si preparava a sferrare il nuovo assalto. Lui rimase fermo in attesa di schivare anche questo attacco,ed eccolo arrivare esattamente come prima,rapido come una folata di vento e lui ancora che rotolava di lato per evitare il colpo,ormai si era preparato a gestire quel tipo di approccio. Peccato per lui che aveva cantato vittoria troppo presto,perché lei non era disposta ad un secondo fallimento. Per la seconda volta aveva mancato il bersaglio anche se sapeva benissimo che ormai aveva capito come funzionava la sua mossa d'entrata. Di solito quella mossa era sufficiente ad iniziare e finire un uccisione,sul campo di battaglia si era rivelata utile per penetrare nelle formazioni nemiche più vulnerabili e penetrare duramente,portando scompiglio e generando decine di vittime anche solo un battito di ali e negli scontri singoli si era rilevata utile,si per sfuggire ad avversari più forti di lei,uomini o bestie che fossero e colpire con la forza d'impatto di quel singolo attacco volante. Quelli che in pochi sapevano e che il suo vero stile di combattimento era ben più articolato e mobile di quello che dava a vedere. All'improvviso la ragazza si appallottolò su se stessa a mezz'aria bloccando così anche il movimento delle ali,poi nello slancio del movimento piantò i piedi per terra,si girò di spalle verso Milziade e con un ennesimo battito d'ali si lanciò di nuovo verso di lui,ma questa volta restando a livello del suolo approfittando così della temporanea distrazione del suo avversario,che fece a malapena in tempo a capire cosa stesse facendo la ragazza. Neanche il tempo di focalizzare la nuova situazione che subito sentì con il suo corpo l'enorme forza sprigionata da quella armatura,sentendo chiaramente una fortissima spallata in pieno petto che gli mozzò il respiro e sentendo le ossa del torace comprimersi come se fosse stato colpito da un macigno,tale fu la forza del colpo che lo spinse indietro e dovette impiegare tutta la forza che possedeva negli arti inferiori per non cadere a terra. Ma nemmeno il tempo di riprendersi che subito Nevia ripartì all'attacco lanciandosi a testa bassa in un furioso impeto di collera e muovendo i primi fendenti di spada che non si limitavano agli attacchi singoli come aveva fatto le prime due volte optando per il combattimento ravvicinato.

MUORI.”

urlò lei prima di muovere tre colpi,i primi due vennero da destra e il terzo da sinistra,mostrando la sua abilità con entrambi i gladi,per risposta Milziade li parò tutti e tre parando con la parte piatta delle sua spada ricurva mostrando che era si dolorante ma non indifeso,nel corso della sua vita aveva subito ogni tipo di colpo immaginabile,una spallata in pieno petto non lo averebbe di certo ucciso,ma doveva constatare che anche se indossava la sua corazza di bronzo il colpo non era stato leggero,senza di essa si sarebbe ritrovato con il petto sbriciolato allo stesso modo di una porta cittadina che veniva sfondata da un ariete d'assedio,una grossa crepa nel centro del suo corpo era l'ultima cosa che desiderava in quel momento. Lo scontro si stava dimostrando più difficile di quello che si era immaginato,meglio che trovasse una soluzione per vincere il duello o presto la sua testa sarebbe stata veramente separata dal resto del suo corpo e di certo non era una cosa che desiderava accadesse.




Nel frattempo,sopra le mura di Aegis.


La ragazza dalla pelle d'ebano continuava ad osservare l'andamento dello scontro tra il mercenario e il comandante,si leccò la punta delle dita quando finì di assaporare il dolce sapore dell'ennesimo dattero che aveva appena addentato mentre con occhi attenti e maliziosi controllava che Milziade non ci lasciasse la pelle. Aveva appena assistito alla scena della spallata che aveva appena incassato e che ora era costretto a stare sulla difensiva,se non altro non era morto,pensò lei con un pizzico di dispiacere misto ad interesse.

Povero soldatino e pensare che era andato solo per convincerla a ritirarsi,ma da come ha reagito lei vuol dire che ha esagerato con le parole e adesso giustamente vuole pestarlo come un tamburo,certo che a volte Milziade ha il tatto di un elefante in un laboratorio di ceramiche.”

Disse lei parlando tra se e se, lo conosceva da tempo e per la sua professione poteva dire di essere ben informata sul suo conto:era burbero,incivile e poco incline ai rapporti personali, era provocatorio e offensivo cosa che molto spesso lo faceva cacciare nei guai,ma che per un motivo o per un altro sapeva togliersene di torno e scampare alla morte per pochissimo,tanto da credere che i suoi dei lo amassero,sempre ne aveva ovviamente dato il suo cinismo. Ma era anche vero che se veniva assunto per un lavoro lo portava a termine,sempre e comunque,da questo punto di vista poteva essere considerato un professionista nel suo campo e oltretutto tendeva alla lealtà e non colpire mai alle spalle i suoi colleghi,anche se non era stati pochi quelli che non lo erano stati con lui solo per ritrovarsi con uno squarcio nel petto oppure con qualche osso rotto,nel caso non avesse le sue armi con se. Se fosse morto sarebbe stato un problema per lei,dopotutto lei era ad Aegis anche per lui, oltre che ad un altra faccenda in sospeso,ma per quello aveva ancora tempo e dal suo che proveniva molto al di sotto di lei non le fu difficile intuire che l'esercito di Aegis si stava preparando allo scontro e che la mancata organizzazione alla battaglia da parte della legione era una chiara conseguenza dello scontro che si stava svolgendo di fronte a tutti quei legionari,chiara conseguenza delle azioni di Milziade. Forse era giunto il momento di partecipare a quella baraonda e di fare la sua parte,per tanto allontanò la lente dall'occhio e la ripose nel sacchetto,si alzò e scese dal tetto della torre con una grazia pari a quella di un felino,tanto pareva che il suo corpo era leggero che non aveva fatto alcun rumore,o quasi,quando i suoi piedi toccarono terra. La sua attenzione fu presto attratta dal rumore di passi di una guardia che risaliva una rampa di scale li vicino,le sue orecchie gli permettevano percepire anche i suoni più accentuati alla stessa intensità di due persone che conversano con un tono di voce normale,anche se il suono dei pesanti calzari avrebbero potuto essere uditi anche da una persona normale. Non poteva farsi assolutamente vedere in quel punto della città o la sua presenza ad Aegis sarebbe stata notata e questa era una cosa che non doveva accadere e lei sapeva esattamente cosa fare. Si passò la mano destra sopra l'avambraccio sinistro e pronunciò poche parole sottovoce.

Per la furtività di Bastet.”

Una formula magica,una cosa molto utile per situazioni come quella,cosa che nel suo lavoro accadeva più di quello che si pensava,il soldato arrivò sopra le mura per il consueto giro di ronda e vide che non c'era nessuno sulle mura, neanche il tempo di iniziare il suo turno di pattuglia che sentì qualcosa che strusciava vicino ad un piede e di conseguenza abbassò lo sguardo e quel vide lo lasciò sorpreso. Era un gatto,dal corto pelo nero e due grandi occhi azzurri. Il soldato restò imbambolato per un attimo alla vista di quel piccolo felino non riuscendo a capire come fosse giunto li,in cima alla cinta muraria. In ogni caso non poteva restare e con un qualche gesto di minaccia allontanò il gatto,che scese subito le scale e scomparve alla vista della guardia che poté iniziare il controllo della zona a lui indicato. Fortuna che la trasformazione era una delle grandi doti che possedevano le ragazze come lei,la quale un pizzico di magia di tanto in tanto non faceva mai male. Scese le scale fino a giungere a livello del suolo,passando di tanto vicino ad alcune guardie che erano intente a svolgere il loro compito di sorveglianza,passando quasi inosservata e suscitando una leggera perplessità in chi la incrociava mentre passava di fronte a loro in quella piccola forma felina,ma del resto sembrava un gatto in tutto e per tutto e quindi non destava alcun sospetto particolare potendo così giungere di nuovo in strada come se nulla fosse. Ora che aveva la strada libera poté tornare a confondersi nella calca di cittadini che passavano incuranti della sua presenza. Presto sarebbe tornata alla sua vera forma,ma non era ancora giunto il momento e fino ad allora il mercenario se la sarebbe dovuta cavare da solo.


Colpo dopo colpo Milziade e Nevia si stavano ancora scontrando come se fossero all'inizio del combattimento,nessuna pausa e nessun riposo,solo il clangore del metallo che batteva duro e forte su altro metallo. I fili delle tre lame si incrociavano ancora accompagnati dai movimenti esperti di entrambi gli sfidanti. Ma nonostante la notevole esperienza di entrambi Nevia continuava a sfruttare il suo vantaggio sugli spostamenti aerei e la sua abilità con il maneggiare due gladi contemporaneamente la rendeva un avversario veramente difficile,forse anche senza quell'armatura si sarebbe dimostrata comunque letale,l'unica cosa certa e che gli serviva una scappatoia per sfuggire a quei rapidi assalti mordi e fuggi e improvvisare un contrattacco che gli permettesse di rispondere efficacemente contro Nevia,ma non poteva chiedere aiuto dato il fatto che fosse comunque un duello,sbilanciato,ma comunque era uno scontro uno contro uno e seppur senza supporti magici come quelli della noviana e perciò non poteva far altro se non sfruttare le risorse a sua disposizione. Aveva bisogno di cambiare tattica e riportare dalla sua parte il vantaggio tattico,ma come fare? Prima di tutto avrebbe dovuto trovare un modo per contrastare la velocità e rapidi movimenti che l'armatura alata concedeva alla sua proprietaria,una volta riuscito a compensare lo svantaggio sarebbero stati alla pari, se solo fosse stato più veloce avrebbe potuto anche farcela contro di lei,veloce quanto una folata di vento,almeno quanto Briseide quando correva al massimo della sua potenza,di certo gli avrebbero fatto comodo un paio di gambe per....ci pensò un attimo e subito gli si accese una scintilla che tornò a incendiare la sua astuzia,come aveva fatto a non pensarci prima? Era così logico e per di più non avrebbe chiesto aiuto a nessuno,senza contare che contava come una sua proprietà e quindi non era necessariamente imbrogliare,cosa che di certo non avrebbe fatto indignare i legionari presenti allo scontro. Ma prima però doveva convincere Nevia a fare il suo gioco,sapeva di poterla provocare e sapeva benissimo come riuscirci,bastava solo che la fortuna,l'audacia e un pizzico di fortuna fossero dalla sua parte,era tempo di fare la sua mossa. Schivò l'ennesimo colpo della donna scartando di lato la lama in arrivo e subito le saltellò di lato,puntandole la punta della spada verso il fianco.

Accidenti che colpi,davvero niente male però te lo devo dire,il fatto che ti serva un armatura del genere per uno come me la dice lunga sulle tue abilità personali.”

La donna non sopportò la provocazione e come previsto cercò di colpirlo con un colpo d'ala,ma lui si abbassò per tempo e schivò senza troppa fatica per poi indietreggiare verso Briseide.

Guarda che lo dico solo per il tuo bene non pensare male,personalmente credo che tu sia insicura,non fa bene alla tua autostima usare trucchi simili,poi detto tra noi il fatto che tu sia una donna in mezzo a tanti uomini non è bello mostrarti così emotivamente sensibile,se combattessimo ad armi pari secondo me ti rispetterebbero di più.”

Altri due colpi portati da entrambi i lati con le spade e lui saltò indietro avvicinandosi ancor di più alla sua fedele alleata,ormai poteva sentire la rabbia di Nevia aumentare ancor di più,lo percepiva da come portava i colpi e dal fatto che fossero si più potenti ma meno precisi,rendendo prevedibili le sue azioni.

Visto che stai combattendo male? Prima eri più concentrata ma adesso devo dire che stai peggiorando sempre più e questo non è una bella cosa da far vedere ai tuoi uomini,devi cercare di essere più rilassata,come me,respira ed espira,respira ed espira,piano piano,senza fretta.”

STA ZITTO”

La voce di lei uscì furiosa dall'elmo come il grido di una bestia inferocita,odiava la voce di quell'uomo,odiava l'aspetto di quell'uomo,ma soprattutto odiava il suo modo di fare,proprio come prima. Mai come in quel giorno Nevia aveva provato così tanto disprezzo per una persona e per lo più una persona che aveva saputo rovinare completamente le sue prospettive di fama,onore e gloria. Era giunto nel suo accampamento accompagnato da un nano,un elfo e le sue poche possibilità di successo,eppure,con qualche frase spregiudicata,un atteggiamento provocatorio come non aveva mai visto e la copia di una lettera ufficiale del comando militare noviano era riuscito non solo a scacciare via una intera legione con così pochi elementi,ma in più era riuscito a farla apparire debole di fronte ai suoi soldati,una donna a capo di un intero esercito,scacciata e umiliata da un solo uomo,questo voleva forse dire che una donna,per quanto potente e con una posizione di prestigio,restava comunque inferiore ad uno straccione trasandato ma pur sempre uomo? No,non poteva accettarlo,non lei, non Nevia Placidia Sannita e lo avrebbe dimostrato a tutti quanto valeva veramente,doveva solo mozzare la testa di quel lurido saltimbanco che non faceva altro che schivare i suoi colpi. Anni e anni di faticoso lavoro per giungere dov'era arrivata e meno di un ora per sentirsi derisa e umiliata di fronte ai suoi uomini,era una condizione intollerabile per lei,avrebbe lavato quell'onta con il sangue di quell'insulso essere,goccia dopo goccia,dopo che lo avrebbe decapitato e appeso a testa in giù come un maiale al macello. Presa dalla furia cominciò ad attaccare a testa bassa dando più ragione al fuoco che sentiva dentro piuttosto che all'esperienza acquisita sui numerosi campi di battaglia che aveva attraversato con fatica e sudore, eseguiva attacchi alti,attacchi bassi e laterali,aveva persino spiccato nuovamente il volo un paio di volte solo per poter attaccare immediatamente e ridiscendere in maniera pesante su Milziade,ogni attacco era veloce e potente ma prevedibile e privo di complesse strategie d'attacco,ormai la cosa per lei era diventata talmente personale che non riusciva a vedere come stesse cadendo nella trappola nella quale il mercenario la stava trascinando. Nym e Gordlack assistevano allo scontro con due umori molti diversi,il nano aveva uno sguardo vispo ed energico,agitandosi ogni volta che veniva mosso un colpo o veniva effettuato un movimento particolare si emozionava come un bambino,ignorando il mondo circostante preso com'era dal combattimento non riusciva a concentrarsi ad altro se non al combattimento in se di per se, Nym invece manteneva una calma e una concentrazione uniche nel loro genere,non stava solo seguendo il combattimento ma restava attento anche alla situazione generale, i legionari che stavano assistendo allo scontro non erano pochi e fin tanto che loro due continuavano a tirar di scherma l'attenzione su Gordlack e su di lui sarebbe stato l'ultimo dei loro pensieri,presto l'esercito di Aegis avrebbe occupato il campo di fronte alle mura cittadine e presto i noviani sarebbero stati costretti alla ritirata e avrebbero smontato il campo,odiava ammetterlo ma il piano di quel mercenario aveva sorpreso persino lui,che solitamente restava indifferente a questo genere di tattiche disperate,ma ora il problema che sussisteva era un altro. Anche nel caso di una vittoria di Milziade,cosa che per lui era alquanto improbabile,era difficile che li avrebbero lasciati andare come se nulla fosse. Se per un motivo o un altro ne fosse uscito vittorioso dubitava che sarebbero stati liberi di andarsene,certamente lui,il nano e quell'odioso di un umano rappresentavano Lucilla in sua vece presso l'accampamento della legione,ma non potevano certo dichiararsi una potenza politica di spicco,erano comunque le guardie di una nobile fuggiasca e una sacerdotessa che ufficialmente aveva rotto i voti sacri che aveva preso presso il tempio nella quale risiedeva. Quindi il loro peso come emissari era nullo e loro tre valevano solo come guardie personali di Lucilla e ciò non garantiva loro alcun salvacondotto per tornare in città. La loro era situazione non brutta,peggio. Un altro attacco spinto dalla rabbia,un altro passo indietro verso la vittoria,Nevia continuava a colpire spinta dalle proprie emozioni,nessun tattica,nessuna strategia,solo una furia aggressiva riempiva i suoi pensieri,un fendente dopo l'altro,un colpo d'ala e poi un altro ancora,continuava a colpire senza accorgersi di essere giunta al limite del campo, dove gli altri due compagni e centinaia di soldati continuavano ad osservare lo scontro con grande stupore. Anche per i veterani della superba era raro vedere il comandante esibirsi in duelli così lunghi e quello era decisamente uno dei più impegnativi nella quale Nevia si era mai cimentata,l'attenzione era tale che solo i soldati più vicini alle mura del castrum poterono notare i movimenti dell'esercito nemico e non potendo far niente se non aspettare che il comandante desse un qualsiasi ordine per poter affrontare l'armata in arrivo. Il mercenario era pronto a fare la sua mossa,ma prima diede un ultimo sguardo con la coda dell'occhio alle sue spalle,ancora un passo e sarebbe stato nella posizione più adatta per il suo contrattacco,doveva schiarire la mente e controllare il respiro,il tempismo sarebbe stato di vitale importanza. Milziade era ormai giunto di fronte a Briseide che nitrì leggermente in presenza del suo cavaliere,che a sua volta si limitò ancora una volta a parare e deviare le spade del comandante noviano. Lei continuava a colpire con forza mostruosa nonostante il peso dell'armatura e i brevi attacchi in volo che ogni volta che lo faceva gli portava via sempre più energia,ragionava a fatica e l'unica cosa che riusciva a fare era attaccare tanto era grande la sua smania di uccidere quell'individuo che aveva osata deriderla di fronte a tutti. Era indietreggiato abbastanza verso la sua giumenta,il tempo di fare la sua mossa era giunto, vide l'ennesima fendente tentare di colpirlo in pieno e lui appena lo vide scartò di lato con tutto il corpo facendo andare a vuoto l'ennesimo tentativo di Nevia di colpirlo mortalmente,ma questa volta Milziade non si sarebbe limitato a restare sulla difensiva e avrebbe risposto con tempestività a quel furente approccio della noviana.

Tocca a te bella.”

Urlò Milziade alla giumenta mentre con la mano libera diede una forte botta con la mano aperta sulla schiena di Briseide,che appena ricevuto il colpo emise un forte nitrito per poi alzarsi sulle zampe posteriori,cogliendo di sorpresa la ragazza.

Ma cosa.....”

L'animale si ergeva per tutta la sua stazza mentre con il peso del suo corpo cadde in avanti puntando le zampe anteriori verso Nevia,che presa alla sprovvista non poté far altro che sbattere le grandi ali metalliche lanciandosi indietro per non subire il peso dell'equino che rischiava di travolgerla e fargli seriamente male. Rialzò subito la testa e vide Mialziade in groppa alla bestia che l'aveva aggredita,notando che stavolta il guerriero non impugnava più la spada,ma bensì una lunga lancia.

Oh,sei salito a cavallo pensando che la cosa possa darti un vantaggio? Sei solo un povero stolto che temporeggia nel tentativo di ritardare la morte. La tua fine è già segnata.”

Come la prendi sul personale,avevo sentito dire che le ragazze noviane si scaldano velocemente ma tu ragazza mia prendi subito fuoco,attenta ad uscire nei giorni di pioggia ho rischi di spegnerti.” Disse Milziade puntando la lancia verso la donna e guardandola in maniera provocatoria,mostrandole chiaramente un ghigno di soddisfazione. Nevia colse la battuta sarcastica sul suo carattere come un ulteriore presa in gira di fronte ai suoi uomini alimentando ancor di più le fiamme della rabbia che le montava dentro come un incendio e senza pensarci due volte decise di attaccare ancora una volta di passare all'offensiva,balzando in avanti ed attaccando con l'intento di attaccare il cavaliere con un pesante affondo portato con entrambe le spade,ma Milziade si accorse della manovra e tirando con le redini fece cambiare direzione a Briseide che subito scartò di lato impuntandosi con entrambe le zampe posteriori,mettendo distanza con le zampe anteriori tra Nevia e Milziade,per poi cominciare a correre percorrendo tutto il perimetro dell'area di allenamento. Milziade aveva fatto la scelta giusta nel voler utilizzare la giumenta per combattere il comandante noviano. Se lei dalla sua parte disponeva del vantaggio areo e di una maggiore protezione ora lui poteva contare sulla velocità e la potenza d'affondo che la sua lancia poteva infliggere in carica,senza contare del vantaggio dovuta alla posizione rialzata della cavalcatura e la lunghezza dell'arma in asta che teneva in pugno,resistere a quell'offensiva spietata aveva dato i suoi frutti ed ora potevano giocare ad armi pari,più o meno. Nevia rispose a quella ritirata strategica del suo avversario muovendosi di nuovo in aria e posizionandosi a diversi metri sopra il centro campo,per ottenere il vantaggio della posizione centrale che gli permetteva di osservare il percorso che Milziade compiva col cavallo,per contro Milziade girava tutt'attorno tenendo sott'occhio la ragazza,che mantenendo la sua posizione in volo restava ferma,mentre le ali d'acciaio continuavano a sbattere ritmicamente per mantenersi in aria senza spostarsi,ora lo scontro si era portato su tutto un altro livello di maestria. I soldati restavano immobili,mentre l'aria di montagna riempiva i loro polmoni e il sole del pomeriggio li faceva sudare sotto le loro loriche segmentate. Era tempo di porre fine a quel duello una volta per tutte,si guardarono un attimo mentre ognuno manteneva la propria strategia di approccio,comprendendo entrambi che le ultime energie a loro disposizione stavano per lasciarli definitivamente. Da una parte c'era Milziade,che a forza di arretrare e difendersi aveva consumato troppe energie per evitare che la sua avversaria lo facesse a pezzi con l'ausilio della sua armatura magica, il che aveva del notevole tenuto conto che combattere un avversario ben equipaggiato come quello senza alcuna difesa appropriata era qualcosa di più unico che raro, dall'altro Nevia,che nei continui tentativi di portare a termine al più presto lo scontro e optando per un approccio tanto aggressivo quanto stancante in termini di fatica fisica l'aveva portata di nuovo al suo limite sopportabile ed ora era costretta ad una tattica evasiva,anche se in volo e ciò le portava via altre energie,in sostanza entrambi non se la passavano troppo bene e ciò li metteva sulla stesso piano e ciò li costringeva entrambi ad un unica soluzione definitiva. Terminare lo scontro con un ultimo colpo,non c'era altra scelta. Si guardarono un attimo mentre entrambi si preparavano per l'atto finale di quello scontro e con le ultime forze si mossero entrambi a fare la propria mossa. Lei fiera e violenta come un aquila si lanciò verso il mercenario,planando verso terra con entrambe le braccia che puntavano rigide verso l'esterno e le lame dei gladi che tagliavano l'aria,così da poter rendere più aerodinamico il corpo e diminuire così l'attrito con l'aria e rendere meno stancante la manovra e lui che facendo girare la giumenta per tutto il tutto il campo l'aveva tenuta in movimento così da non farle perdere la sua forza d'impatto dovuta alla velocità,di vitale importanza per i cavalli dato che il movimento in situazione di pericolo era la loro arma migliore e quando la fece girare per correre incontro alla noviana non perse la sua velocità ma anzi lo scatto finale fu quanto meno più energico ed esplosivo,consentendo così a Milziade la possibilità di poter effettuare con la lancia un colpo potente e inarrestabile. Difficile a dirsi chi dei due avrebbe vinto. Entrambi caricarono al massimo della loro velocità intenzionati ad usare tutta l'energia rimanente in loro pur di vincere lo scontro,poco importava se dopo non avessero avuto la forza di rialzarsi,la morte del nemico era l'unica cosa che contava in quel momento,tutto il resto sembrava superfluo,non contava nient'altro. L'assedio fallito,il ritiro delle truppe,la missione della principessa fuggiasca,nulla contava,c'era solo la violenza nei loro pensieri e presto quella sete di sangue e morte si sarebbe placata in un solo ed unico colpo. L'aria che sferzava il viso,il vento che passava sopra le lucidi ali di metallo,la velocità era padrona dell'atto finale. Lei mosse una sola delle sue spade contro la figura del mercenario quando si accorse che la giumenta spiccò un balzo dal suolo mentre Milziade cercò di affondare il colpo contro la ragazza in volo,evitò all'ultimo il fendente poiché non era mai stata sua l'intenzione di attaccare al primo colpo ed una volta oltrepassato cavallo e cavaliere si girò su se stessa eseguendo per la seconda volta quella bizzarra manovra,girando su se stessa a mezz'aria per poi caricare una seconda volta alle spalle del nemico e finirlo in un azione rapida da un punto ceco nella difesa avversaria.


MUORI COME IL DANNATO PEZZENTE CHE SEI”


Pregustava il sapore della vittoria misto alla sete di morte e di rivalsa che sentiva di dover soddisfare nei suoi confronti e dimostrare ancora una volta che Nevia Placidia Sannita era la donna giusta per comandare la ventiduesima Legio Superba e lo avrebbe dimostrato con una violenza feroce ed immediata. Le sue armi erano pronte a ghermire la preda e il suo corpo a schiacciarlo con tutta la forza che gli era rimasta,non c'era più bisogno di manovre,nessuna necessità di una tecnica sopraffina perché così combatteva un vero comandante di Nova, con forza,vigore e audacia,era così che faceva lei le cose e ancora una volta aveva funzionato e ancora una volta avrebbe vinto. Milziade aveva mancato il bersaglio e la sua schiena era ormai vulnerabile,troppo piegato in avanti perché potesse girarsi e troppo esposto affinché potesse mettersi sulla difensiva,la situazione era disperata e le possibilità di vincere erano quasi nulle. Tuttavia la cosa strana in tutto ciò e che nonostante il fallito attacco e la sconfitta ormai imminente il suo volto era calmo e nei suoi occhi non c'era più scherno,ma una serietà e una lucidità di pensiero che in pochi avevano visto nei suoi occhi e buona parte di loro era morta nel constatare l'esistenza di un suo atteggiamento così caricò di forza e allo stesso tempo concentrato e pieno di determinazione. Il suo colpo sarà andato anche a vuoto,ma questo non voleva dire che non aveva altri assi nella manica, o per meglio dire....nello zoccolo. Con l'affondo della lancia andato a male sapeva, o per meglio dire,sperava che la sua avversaria reagisse di conseguenza e compisse un attacco alle spalle,sicura di avere la vittoria in pugno,senza tenere conto però che anche Briseide era presente nello scontro e che a differenza dell'armatura magica,ragionava con una mente tutta sua ma in totale connubio con il suo padrone.


ORA BELLA.”


La giumenta non se lo fece dire due volte e piantando con forza le zampe anteriore nel suolo si slanciò in maniera completamente inaspettata,muovendo entrambe le zampe posteriori verso il retro del corpo,come a voler tirare due potenti calci in maniera difensiva,nella stessa direzione in cui stava arrivando Nevia,il tutto accadde in una manciata di secondi. Lei sicura della sua finta si era già lanciata alla carica non accorgendosi per tempo di quel colpo improvviso tirato da un equino che non dava l'impressione di essere poi così sveglio e reattivo. Era troppo tardi per virare in un altra direzione e parare il colpo era impossibile data l'imprevidibilità dell'animale e la posizione delle braccia non le consentivano di parere il colpo con gli arti superiori. Con lei che si era spinta in avanti e il cavallo che aveva calciato con la forza di un muro di lancia l'impatto fu inevitabile, Gli zoccoli presero in pieno la testa del comandante noviano che subì un colpo tanto forte da sentire la botta che andava ben oltre le difese fisiche dell'armatura,facendo sbattere la testa così forte da sembrare una mazzata dritta in volto,cadendo rovinosamente al suolo,con la testa ciondolante in preda al dolore e allo stordimento appena subiti. Milziade scese subito da cavallo e si avvicinò al comandante sconfitto e poi si inginocchio, per poi togliergli l'elmo con la parte infondo della lancia e puntargli alla gola la punta che tanto l'aveva ingannata. Il volto di Nevia e sporco del sangue che le usciva dalla bocca,cosa ampiamente dimostrata dal fatto che stesse digrignando i denti rossi in maniera arrabbiata,ma intontita com'era non era chiaro se fosse consapevole di quello che era appena accaduto oppure fosse ancora incosciente per il colpo che aveva incassato male. Negli occhi di lui non c'era alcuna pietà ne alcuna esitazione,avrebbe potuto finirla se avesse voluto,sarebbe stato facile e la cosa non gli avrebbe fatto perdere il sonno,ma poi come ne sarebbe uscito vivo con tutti quei soldati presenti durante il combattimento? Erano ancora immobili per lo stupore della scena appena vista e nessuno seppe che cosa fare. In anni e anni di carriera nell'esercito imperiale nessuno dei veterani della ventiduesima aveva mai osato immaginare un evento simile,Nevia Placidia Sannita,la prima donna ad essere riuscita a salire i ranghi dell'esercito e divenire comandante,che si era fatta un nome durante la guerra civile e le due guerre di espansione venute quasi subito dopo,era stata sconfitta da un uomo dall'armatura squarciata e una giumenta pezzata. Non esisteva sogno che avevano fatto in vita loro che potesse lontanamente avvicinarsi a quell'eventualità, a dimostrazione che a volte la realtà vinceva sull'immaginazione,ma quel giorno aveva trionfato alla grande e senza risparmiare nessuno degli spettatori presenti.


Allora,immagino che oggi non manderai la mia testa come monito alla ragazza,o sbaglio? Detto tra noi,hai combattuto veramente male,ci vediamo dolcezza,forse la prossima volta ci penserai due volte prima di dare di matto.”


E con queste ultime parole si allontanò dalla ragazza tornando in groppa a Briseide,diede un ultimo sguardo a Nevia,che si stava riprendendo dal colpo subito,la sua soddisfazione non era stata pienamente appagata e per questo non poteva ritenersi soddisfatto,sentire di essere ad un passo dal potere eliminare un altra figura di spicco dell'impero gli avrebbe dato un certo grado di godimento personale,ma prima delle questioni personali veniva il lavoro e lui in una maniera o nell'altra rispettava sempre i propri incarichi,per cui si sarebbe limitato ad infliggere un cocente umiliazione all'immagine di un militare noviano, anche se donna,cosa che non lo toccava minimamente,come molte altre del resto.


Fer-matelo.”


Una voce dolorante,indebolita,ma carica di rabbia tornò a farsi sentire alla orecchie del mercenario e la cosa non gli piacque per niente. Si girò preoccupato e poi la vide li,in piedi,confusa,lo sguardo vacuo di chi aveva ricevuto un forte colpo alla testa. Riusciva faticosamente a stare in piedi e dovette far uso di tutte le forze rimaste,contando anche quelle che aveva consumato per tenere indosso l'armatura e usarne le capacità magiche era incredibile che non fosse crollata come un sasso nonostante la pesante botta ricevuta in testa. Il suo sguardo era simile a quello degli ubriachi e la testa ciondolava ancora in preda a quella sensazione di vuoto mista a nausea che gli vorticava nella scatola cranica mentre puntava una spada verso l'uomo.


Fermatelo...lui e quel suo schifoso ronzino, vi ho dato un ordine soldati, eseguitelo.....SUBITO.”


Presi alla sprovvista i primi ad aver sentito con chiarezza l'ordine estrassero il proprio gladio e chi poteva imbracciava anche anche lo scutum mostrando chiaramente la loro intenzione ad eseguire l'ordine nel più preso possibile. Milziade maledisse mentalmente quella donna incapace di accettare la sconfitta e cominciò a guardarsi attorno come a cercare una via di uscita in quella situazione. Cercò con lo sguardo Nym e Gordlack,ma anche loro sembravano straniti e non seppero che cosa fare, allora cercò una via libera in mezzo ai soldati,ma anche se avesse superato i primi cento che stavano assistendo allo spettacolo si sarebbe dovuto confrontare con un intera legione per poter fuggire e difficilmente l'esercito cittadino sarebbe corso in suo aiuto per salvarlo.


Adesso si che siamo nei guai.”


Disse Milziade mentre girava Briseide in tutte le direzioni,nel disperato tentativo di uscire da quella pessima situazione. Ma proprio quando la situazione sembrava disperata un leggero profumo lo distrasse dalla catastrofe imminente. Lo aveva già sentito in qualche incarico precedente e tutte le volte era legato ad una sfilza di tante ricompense quanti erano i guai che le seguivano.


Loto azzurro...forse era meglio che mi facevo catturare”


E non ebbe nemmeno il tempo di parlare che il vento si fece più forte che i soldati che si stavano avvicinando a lui cominciarono a comportarsi in maniera strana,all'inizio cominciarono a barcollare come ubriachi in preda al vino,poi cominciarono a far cadere le armi a terra ed infine crollarono direttamente al suolo. Era l'occasione che stava aspettando e senza indugiare cominciò a galoppare verso l'uscita,se la fortuna era la sua presto l'intero accampamento si sarebbe ridotto in quello stato. Ancora una volta c'è l'aveva fatta,ma sapeva che era ancora presto per cantare vittoria,perché se aveva indovinato chi era l'artefice di quella scappatoia allora aveva di che preoccuparsi,perché se mai anche lei era li in città allora la cosa non poteva che rivelarsi problematica,ogni volta che c'erano lei erano guai,guai molto grossi. Poteva solo sperare di uscirne vivo anche questa volta.

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Capitolo 12
*** Una vecchia conoscenza ***


Non ci volle molto per Milziade,Nym e Gordlack fuggire dall'accampamento degli invasori,l'intenso aroma floreale che volteggiava nell'aria dietro di loro si stava diffondendo a macchia d'olio per tutto il campo,soldati ogni tipo,razza e grado veniva invaso da quella che sembrava una nebbiola bluastra che si formava qualche secondo dopo che la presenza di quel dolce aroma invadeva il naso e facesse crollare a terra coloro che lo sentivano.

In nome di Odino,che diavolo è quella roba?” Chiese il nano mentre osservava il dilagarsi di quella nebbia dall'aspetto sinistro.

Tu pensa a muovere quel cavalluccio e non perderti in cose inutili,per ora allontaniamoci da qui.”,disse Nym con tono calmo e distaccato. Il ritmo sostenuto delle tre cavalcature era molto e spinto al massimo della loro prestanza,anche il più piccolo stava dando sfogo a tutte le sue energie e in qualche modo,nonostante le zampe tozze e la statura più piccola riuscì a stare al passo con gli altri due cavalli,nonostante anche il peso dell'armatura che il nano si portava appresso, Milziade era rimasto stupito da quanto quel piccolo equino potesse essere resistente. Arrivarono nei pressi dell'ingresso principale e la,dove i soldati a guardiato del perimetro del castrum presidiavano la porta,ancora incerti sul da farsi,in quanto incerti e confusi su quello che stava accadendo all'accampamento,dal loro punto di vista c'erano i tre figuri che avevano fatto passare all'interno del campo e ora stavano correndo verso l'uscita,dopo che una nube blu si stava spostando per tutto l'accampamento. Per loro era chiaro come il sole che c'entrassero qualcosa con tutto quello che stava succedendo. Milziade li vide e sospettò che avrebbero cercato di formare il muro di scudi,così da impedire loro di fuggire dal campo,mentre gli arcieri posti sul muro li avrebbero bersagliati una volta bloccati,bisognava fare qualcosa affinché ciò non accadesse. Fortuna che tra loro tre ci fosse un arciere.

Nym,che ne dici se....”,Milziade fece per parlare all'elfo ma questo aveva estratto l'arco e aveva già scagliato un paio di frecce contemporaneamente e aggiustando leggermente la mira scoccò,lasciando che le tue asticelle appuntite facessero il loro lavoro. Mentre i soldati si prepararono ad un approccio difensivo le due frecce andarono a colpire i due soldati al centro della formazione di scudi avrebbe tentato di trattenerli. Con tutto il metallo che avevano addosso era difficile che un colpo diretto sarebbe stato mortale per loro,ma c'era un buon motivo se gli elfi erano conosciuti come tiratori provetti. Fece volare le due frecce che andarono dritte contro due soldati al centro della formazione incompleta,il tempo di sentire le frecce sibilare vicino ai loro volti che andarono a sbattere contro le spalliere segmentate delle corazze e finire contro l'orlo degli elmi,sorprendendo le due guardie che non riuscirono a chiudere il muro per tempo,poiché si stavano già trovando contro i tre fuggiaschi a tutta velocità contro di loro. La devastante carica dei tre fu così intensa e aggressiva che i soldati che tentarono di bloccarli furono travolti dai cavalli e chi di loro fu spintonato o investito si ritrovò a terra,ancora vivo ma molto dolorante,permettendo così ai tre di uscire dalla porta principale e dirigersi in città e far ritorno alla torre. Entrare in un accampamento imperiale, sconfiggerne il comandante e uscire vivi non era un impresa che si poteva compiere come se nulla fosse e facendo sorgere il dubbio che forse solo una volontà divina avrebbe potuto compiere un miracolo simile. Ma poi il mercenario si ricordò che era spuntata quella nebbia bluastra che stava infestando l'intero castrum e pensò che ci fosse state veramente un intervento divino e quel dio ci tenesse veramente a lui allora non avrebbe salvato con quella comparsa inaspettata del loto azzurro,per cui no, semplicemente se l'erano cavata per un soffio. Quanto era bella quella sensazione,sapere di essere ormai al sicuro e che anche gli arcieri posti sulle mura tentavano di colpirli nonostante i loro bersagli fossero a cavallo e ormai lontani tentarono comunque di colpirli,senza il ben che minimo successo e lasciandoseli scappare,solo per finire anche loro travolti da quel profumo inebriante e collassare a terra anche loro.

Ci è andata bene,questa volta abbiamo rischiato veramente grosso,di un po' matto di un umano,come ci riesci?”, Chiese Gordlack dubbioso diretto a Milziade.

Riesco in cosa?”

A inimicarti tutti quelli con cui a che fare,ti conosciamo da meno di ventiquattro ore e ti abbiamo visto combinare più casini di un orco in una taverna.”

Forse è dovuto al mio fascino,voglio dire,non sono io che cerco i casini sono i casini che cercano me. Io sono solo un umile mercenario che cerca qualche incarico solo per poter riempire lo stomaco...e la coppa del vino.”

Sarà ma secondo me porti sfortuna.”

Il mercenario non disse nulla riguardo a quel giudizio,anche perché sentire Gordlack parlare non era esattamente tra le sue priorità e perciò non gli importò molto. La sua mente era diretta completamente altrove e diede un sguardo al castrum che si erano lasciati indietro,un intera guarnigione pronta alla battaglia ora giaceva a terra,addormenta e completamente indifesa,facile da uccidere anche nel caso qualcuno fosse stato tanto resistente da non giacere al suolo come tutti gli altri,si sarebbe ritrovato con gli stessi effetti che sente un uomo dopo una gara di bevute con l'ubriacone del villaggio e perciò vulnerabile. Il loto azzurro,conosceva bene i suoi effetti e quanto potente potesse essere, ma c'era una persona sola che conosceva in grado di farne una nebbia tanto grande e densa da stendere così tante persone in così poco tempo e lui sperava vivamente che non fosse li in città di Aegis .Perché se le cose stavano a così allora sarebbe stato meglio tenersi pronti all'ennesimo incontro,cosa che non aveva intenzione di fare. Ora che erano fuori pericolo poterono tornare nella città-stato di Aegis,dove le grinfie dell'impero non avrebbe potuto raggiungerli,non con un esercito fuori gioco dal profumo di un fiore.


Aveva perso,lei era stata mandata per sottomettere la città dalla bianche mura e aveva perso,era andata per catturare,o in quel caso,uccidere una principessa traditrice e dichiarata nemico dallo stato e lei aveva perso. Era stata insultata,umiliata e sbeffeggiata di fronte ai suoi soldati,da un banale e patetico uomo da niente e lei aveva perso per mano sua e di quel dannato cavallo. Era la giornata più nera di tutta la sua carriera militare. Il suo esercito era impotente,le sue mire sulla principessa andate in fumo e lei era stata sconfitta di fronte a tutti i suoi uomini e onta peggiore di quella non poteva immaginarla. Lei non era caduta sotto l'influsso del loto azzurro per via dell'elmo,reso magico anche quello e quindi poteva fornire una protezione eccellente anche dalle sostanze volatili come quelle. Ma anche se non respirava la stessa cosa che aveva steso la sua legione era chiaro che la battaglia era ormai persa in partenza e l'assedio era stato un fiasco completo e quando l'imperatore sarebbe venuto a saperlo,perché sarebbe venuto a saperlo,avrebbe dovuto dare spiegazioni di persona per quella disfatta e lei sapeva bene che farlo arrabbiare era un rischio molto alto per essere uccisi di sua mano,nel senso letterale del termine. Ma proprio quando le sorprese erano finite ecco che ne arrivava un altra. Nel mezzo della fitta nebbia blu intravide a malapena la figura di un uomo ancora in piedi,ma non riusciva a definirlo con esattezza e quindi non poteva vedere con chiarezza chi era ne tanto meno cosa voleva.

Non temere,Nevia Placidia Sannita,sappi solo che la tua ora non è ancora giunta e che il tuo imperatore ha bisogno ancora di te.”

Chi sei tu?”, disse lei debolmente mentre a malapena riusciva a reggersi in piedi.

La figura si fece ancora più vicino a Nevia mostrandosi più chiaramente allo sguardo della donna. Era un uomo giovane,dai capelli corti e castani, con gli occhi verdi e indossava una lunga veste bianca con sopra un corto mantello rosso decorato con due fibule nere,al cui centro erano intagliati in un immagine di Giove e nell'altra quella di Apollo.

Chi sei? E perché tu non sei svenuto come tutti gli altri? Conosco ogni sacerdote dentro la mia legione e tu non sei nessuno di loro.”

Il mio nome è Permone e in questo preciso istante non mi trovo di fronte a te.”

Che stai dicendo? Ti vedo con i miei stessi occhi.

Puoi star certa che non mi trovo fisicamente qui e se lo fossi non potrei parlare con te. Ora,tu è il tuo esercito non potete combattere contro le forze di Aegis,tuttavia,posso offrirti protezione.”

E come?”

Abbi fede comandante,poiché il futuro si trova sulle ginocchia di Giove.”

E così dicendo l'immagine dell'uomo si dissolse poco alla volta,come una nube di fumo soffiata via da un vento immateriale,lasciando basita la donna che non seppe spiegarsi cosa fosse appena successo. Rimase da sola nel suo accampamento,senza possibilità di vittoria,senza alcun soldato pronto al combattimento e senza alcuna risposta su quello che era successo. Poteva solo aspettare senza poter fare nulla.


I tre fuggiaschi si erano ormai messi in salvo dalle grinfie della legione che stava per assediare Aegis e nell'avvicinarsi alle bianche mura videro i soldati alleati marciare nella loro direzione. Le prime linee di fanteria erano ben visibili e si distinguevano molto chiaramente per la loro formazione tipica degli opliti,una lunga linea di uomini,armati di tutto punto che sfruttavano la presenza dell'hoplon, il grande scudo rotondo originario delle terre di Argo e con gli elmi visibili da lontano,tanto che erano riconoscibili a grande distanza e dietro di essi vi erano anche le unità più leggere,come gli arcieri e i frombolieri,uomini dotati della frombola,una lunga fionda fatta di cuio il compito principale era lanciare sassi rotondi attentamente levigati per poter avere la massima efficienza contro i nemici,che anche se ben protetti rischiavano di restare tramortiti per colpa del sasso scagliato contro le loro teste e nei casi più gravi anche la morta immediata,cosa che faceva di quei propulsori di pelle animale delle armi tanto semplici quanto letali. Ai lati della fanteria pesante e dei tiratori erano presenti altre truppe,molto differenti da quelli presenti nella zona centrale. Piccole squadre formate da individui di ogni razza presente ad Aegis formavano le squadre più disparate,ma tutte formate in modo da formare unità solide e compatte. Come ad esempio i nani armati di lunghe lance a due mani in grado di respingere le unità di cavalleria,gli gnomi spadaccini protetti da leggere protezioni metalliche e armati solo di una spada corta dalla lama ricurva,ideale per attacchi veloci e schermagli improvvisate,dato il vantaggio della loro bassa statura erano in grado di spostarsi nella mischia generale con relativa facilità e rendere più difficile colpirli negli scontri ravvicinati.

I tre si arrestarono un attimo di fronte all'armata che gli si muoveva incontro e videro l'enorme muro prima linea avanzare come un sol uomo,con una marzialità e una precisione tali da non invidiare per nulla le formazioni e l'addestramento delle legioni di Nova.

E per oggi abbiamo dato abbastanza ragazzi,consiglio vivamente di tornare in città e goderci una pausa più che meritata. Sia chiaro però,io per almeno mezza giornata non voglio vedervi,giusto il tempo di riposarmi per conto mio.”,disse Milziade con tono rilassato.

E con il consiglio come fai? Vorranno sapere com'è andata al campo dei noviani e capire cos'era quella nebbia blu comparsa all'improvviso.”, Disse Nym con tono serio.

Sono certo che voi due saprete compiere questa nobile impresa anche senza di me,lascio tutto nelle vostre mani,ripongo una grande fiducia nelle vostre capacità oratorie.”

Mentre avanzavano verso le truppe i tre rallentarono la corsa,ormai in prossimità della prima fila di opliti. Tra loro però vi era presente anche un individuo che col resto dell'esercito non centrava assolutamente nulla. Era il mago,facilmente distinguibile con il suo vecchio abito blu e il suo bastone,anche perché stava fluttuando sopra le truppe in movimento. All'improvviso l'intero esercito si arrestò di colpo e l'unico a muoversi tra di loro fu la figura del mago che sorvolando i soldati si avvicinò al trio in traiettoria rapida e lineare.

Che notizie portate dall'accampamento dei nostri assalitori?”, Chiese il mago in tono piatto.

E tu che ci fai qui? Credevo che saresti rimasto a palazzo insieme a quei simpaticoni del consiglio.”, Disse Milziade con tono rilassato.

Sono venuto a verificare di persona se l'esito degli eventi e stato proficuo per la nostra situazione. E poi, ho percepito la presenza di un altro individuo,ma non saprei dire chi sia veramente. Voi intanto andate,parleremo dopo.”

Non me lo faccio ripetere due volte.”, e senza neanche pensarci su Milziade si rimise in marcia verso la città,seguito dal nano e dal suo piccolo destriero,mentre si facevano spazio tra le formazione dell'esercito cittadino. Nym invece restò fermo sul posto,mentre distrattamente osservava la sagoma del mercenario farsi sempre più piccola all'orizzonte,con dubbi e domande su chi fosse veramente quello strano umano.

Qualcosa non va Nym?”, chiese il mago con tono garbato.

No....però quel mercenario è un tipo strano.”

Che intendi dire?”

Non lo so nemmeno io....però ho la strana sensazione che non la racconti giusta,temo che dovremmo stare attenti anche a lui.”

Dici che non c'è da fidarsi?”

Assolutamente,non partecipa a questa spedizione per dovere,ma per ricavarne un profitto. Infondo è un mercenario,potrebbe passare dall'altra parte e venderci per un prezzo più alto.”

N'è dubito,gli ho imposto il marchio,sa bene cosa gli succederà se trasgredirà il suo compito. E poi il compenso per le sue imprese è già stato deciso è lui ha accettato di buon grado. Puoi star certo che non ci tradirà così facilmente. Ora vai,stanno per giungere problemi che al momento nessuno di voi può affrontare”

E senza discutere l'elfo avanzò in mezzo ai ranghi deciso a seguire le istruzioni del vecchio incantatore,mentre i soldati,ligi ai doveri cittadini,attendevano immobili l'ennesimo ordine da eseguire. Nel frattempo, Milziade e Gordlack raggiunsero le bianche mura della città,la cui stazza rappresentava in tutto e per tutto il valore difensivo di quella difesa imponente,la cui vista meravigliava e metteva in soggezione chiunque le ammirasse,che fossero viaggiatori,locali o invasori. Fortunatamente il portone era rimasto aperto per far uscire gli ultimi soldati della retroguardia ed approfittando dell'occasione i due entrarono in città senza troppe scuse. Normalmente sarebbero stati fermati dalle guardie che presidiavano la porta,ma visto che erano state date specifiche direttive verso i tre accompagnatori di Lucilla e averli visto sia andare che tornare non ebbero problemi a passare,anche se era piuttosto insolito che degli stranieri potessero oltrepassare le mura cittadine come se nulla fosse,sopratutto in quella situazione critica. L'atmosfera in città era ben visibile già dopo aver fatto i primi passi in città, le molte persone presenti in strada avevano formato una massa preoccupata e timorosa di un attacco nemico,sapendo bene che un esercito stava si assediando le mura della loro città,ma non si aspettavano certo uno scontro in campo aperto,cosa aveva preoccupato la popolazione più del solito,non abituati alla vista di assalti diretti ad Aegis. Vedendo ciò il mercenario girò lentamente il cavallo di lato e si allontanò poco alla volta,un passo dopo l'altro e il nano accortosi della cosa lo richiamò a se.

Ehi,dove pensi di andare?”

L'ho detto prima, ci vediamo dopo.”

Ma dove vai?”

Ovunque possa trovare un minimo di pace,mettermi qualcosa di caldo nello stomaco e riposarmi come merito. E poi dopo quello che ho fatto sono un eroe,merito anche io una pausa no?”

E così facendo Milziade se né andò,lasciando Gordlack da solo col suo piccolo cavallo,mentre la figura del mercenario si allontanava sempre di più,mentre la folla,nervosa,restava nei pressi della porta,in attesa di ricevere risposta dall'esercito che sarebbe tornato in città.

FA COME VUOI RAZZA DI STUPIDO,MA SE POI QUANDO TORNI A PALAZZO TI DANNO UNA STRIGLIATA NON VENIRE A LAMENTARTI DA NOI CHIARO?”,urlò il nano per farsi sentire in mezzo alle mille voci li presenti,ma l'umano non si girò e continuò per la sua strada senza che abbia ascoltato una singola parola del suo basso compagno di squadra,che rimase li,in attesa di Nym che era rimasto indietro per ragioni che il nano in quel non comprendeva. Milziade nel frattempo si allontanato abbastanza da poter di nuovo sentirsi libero,proprio come lo era il giorno precedente,prima si fosse unito a quello che lui considerava una specie di circo ambulante. Molte persone intorno a lui spingevano e sgomitavano per farsi spazio e giungere nei pressi delle mura,dalla quale le guardie avrebbero dato notizia sull'esito dello scontro con l'esercito invasore,che si era occupato poco fuori alla città. Milziade sorrideva con amarezza pensando a tutta la fatica che aveva fatto per sopravvivere allo scontro quella pazza furiosa del comandante noviano,giunto al campo solo per invitare,a modo suo,un intera legione a lasciar perdere l'assedio e tornare a presidiare i confini imperiali. Ci era riuscito rischiando anche di perdere la testa e per questo non sarebbe stato ringraziato,fare la vita del mercenario sarà stata anche fruttuosa per certi versi,ma buona parte del tempo era una vita ingrata. Potevi essere assunto per fare la guardia ad un nobile che si era inimicato un rivale politico e a fine contratto,se tutto andava bene,ricevevi per intero la paga prestabilita e tanti saluti,senza neanche troppe cerimonie,oppure potevi essere ingaggiato come cacciatore di mostri occasionale,non molti uomini prezzolati andavano a scontrarsi con qualcuno che non fosse un umano o una creature simile,troppi rischi e la maggior parte di loro non tornava a casa. Ma per Milziade era diverso,aveva una certa esperienza anche con creature all'infuori dell'ordinario,buona parte delle volte erano delle tane di goblin oppure uno stormo di arpie che aveva preso di mira nave di un commerciante di pesce. Ogni lavoro andava bene,purché non fosse troppo immorale,rifiutava sempre lavori come sicario o la riscossione dei debiti,incarichi fin troppo personali e di solito andavano a prendere un qualche poveretto che probabilmente o non c'entrava niente o si era ritrovato in una situazione sfortunata,Milziade era fatto così,nulla di più e nulla di meno, incarico,soldi,un altro incarico e altri soldi,la sua vita era così e a lui non dispiaceva...il più delle volte. Si era inoltrato ancor di più tra le strade vicino alle mure allontanandosi dalla marmaglia che si era compattata vicino alle bianche difese della città. Le strade erano quasi vuote e lui continuò per la sua strada incrociando di tanto in tanto qualche cittadino che si rintanava in casa oppure un gruppo di ragazzini che venivano portati a forza da i genitori a rientrare in casa per paura che potesse succedergli qualcosa visto che buona parte delle guardie e dei soldati erano fuori dalle mura a combattere e per strada c'era il timore che squadre di furfanti e sciacalli occasionali girassero per le vie secondarie e approfittare dell'occasione per derubare qualcuno o entrare a casa di un ignaro cittadino e portare via denaro e oggetti preziosi. Stava svoltando ad un angolo di una stradina deserta,quando ad un certo punto sentì un leggero profumo farsi appena sentire nell'aria del vicolo,subito Milziade sentì il bisogno di mettere mano alla spada nel timore che anche lui svenisse come era successo ai legionari nell'accampamento,ma subito si accorse che l'odore era diverso,ugualmente buono,ma diverso. A naso avrebbe potuto dire che ricordava un misto di latte e menta,cosa che lo fece desistere dall'estrarre la lama,ma non per questo lo rese più rilassato e con sguardo perso nella via di fronte a lui si diede per vinto capendo ormai con cosa avesse a che fare...o con chi.

Puoi anche uscire allo scoperto Amunet,immagino che lo spettacolo che ti sei goduta prima ti sia decisamente piaciuto.”

E da uno dei vicoli adiacenti uscì la snella figura di una ragazza dai tratti ameniti,ricordava bene i suoi occhi di gatta e il suo sguardo furbo,con un leggero tratto di malizia nei suoi occhi,cosa che la rendeva sensuale e al tempo stesso pericolosa,cosa che lui sapeva bene e dalla quale cercava di stare attento il più possibile.

Vedo che dopo tutto questo tempo ti ricordi ancora di me,allora dimmi,com'è il tuo nuovo incarico?”, disse lei mentre si appoggiava al muro adiacente con fare attraente.

Ne ho avuto di migliori,ma non mi lamento più di tanto,tu piuttosto perché sei qui? Non dirmi che anche tu centri con questa storia.”

Io? Mah chissà,forse percorriamo la stessa strada ma con obbiettivi differenti. Vedo che ti trovi bene con i tuoi nuovi amici,conoscenze interessanti?”

A tal punto che intendo averci a che fare il meno possibile,tu del resto da quello che ricordo non sei il tipo di persona che fa amicizia con qualcuno se non né ricava un profitto.”

Così mi ferisci soldatino,fai di me il mostro che non solo,sappi che non fosse stato per me saresti caduto in mano di un esercito noviano e tu sai bene che le legioni non ci vanno tenero con i prigionieri di loro interesse.”

E se non fosse per me tu saresti stata spacciata decine di volte se non fossi intervenuto io a salvarti,ti sei dimenticata di quella volta che hai pensato bene di derubare un signore della guerra delle tribù libere nella sua stessa tenda?”

Mi era stato detto che il campo era libero e non correvo rischi,quella guardia corrotta mi ha tradito all'ultimo. Tu piuttosto non ti eri ritrovato solo,all'interno di una piramide dove guarda caso la sottoscritta e giunta in tempo a salvarti la vita da un branco di scarabei giganti?”

E stato un caso che avessero fatto il nido vicino alla camera del tesoro e se proprio vuoi saperlo potevo anche scappare senza bisogno del tuo aiuto,erano grossi ma per niente veloci. Comunque, se hai qualcosa da dirmi fa in fretta,perché sto morendo di fame e sentirti parlare non riempirà il mio stomaco.”

Conosco un posto in città dove fanno autentica cucina Amenosita degna di un faraone. Vieni ti faccio strada.”


Lucilla era ancora spossata per quello che le era successo quella mattina. Le era stato portato un piatto di minestra di verdure,con pane morbido come contorno nel caso il suo appetito avesse bisogno di qualcosa di più sostanzioso che riempire lo stomaco,ma mangiò quanto bastava per rimettersi in forze e si rimise a letto,coperta e tenuta al caldo nonostante fosse estate e fuori facesse un discreto caldo. Il suo corpo era ancora debole e brividi freddi dovuti allo sforzo e alla perdita di sangue che aveva vomitato in precedenza la rendevano debole e incapace di fare un qualunque sforzo per potersi di nuovo muovere con le proprie gambe. Osservava il soffitto,mentre con una mano si stuzzicava l'anello che si era rimesso al dito facendolo girare,cosa che faceva tutte le volte che sentiva il bisogno di tornare alla mente a ricordi per lei importanti,se non addirittura indispensabili. Ripensò a casa sua,vicino alla città di Nova,dove la villa di famiglia sorgeva in mezzo ad una natura bucolica e tranquilla e le colline facevano da sfondo per il rilassante panorama.

Ricordava come i campi d'erba risplendevano alla luce del sole come un grande mare di smeraldo e le colline erano grandi onde di terra immobili che si illuminavano di un pallido arancione quando il sole sorgeva e poi si tingevano di un forte arancione al tramonto. Da quello che ricordava le era sempre piaciuto il giorno,il momento della giornata più energico e vitale si potesse vivere e quando usciva per giocare in giardino o quando leggeva i testi degli antichi saggi sotto le fronde del grande Olmo del suo giardino sentiva quella luce raggiungerla anche tra le fronde degli alberi sentiva il calore del sole toccarla delicatamente,dandogli un senso di benessere unico nel suo genere e quella grande stella che svettava nel cielo come un re glorioso la faceva sentire protetta e al sicuro. Ma crescendo si accorse che per quanto caldo fosse il sole non poteva distruggere il male che dimorava sulla superficie del mondo illuminato,male che aveva travolto lei e suo padre due anni prima che lei lasciasse la Domus Lucis senza il consenso imperiale e che il farlo l'aveva resa una fuggitiva,una reietta della sua stessa casa,del suo stesso trono e del suo stesso impero,che per diritto le aspettava e che le era stato sottratto da Lucio Cornelio Silla,un uomo spietato e violento. Non avrebbe mai potuto dimenticare,nemmeno volendo,il giorno in cui la sua vita era cambiata per sempre,il giorno in cui aveva perso tutto per colpa di un solo,singolo,uomo. Ricordava ancora il suo volto,lo vide una sola volta,ma gli fu sufficiente per ricordarsi il suo aspetto, occhi azzurri privi di qualsiasi pietà,pieni di un incandescente ferocia mentre sul volto,liscio e scultoreo,la rigidità dei muscoli del volto non traspiravano alcuna emozione, se non un impassibile volontà di avanzare.

Padre...”

Disse la giovane mentre una lacrima traditrice le scese da un occhio rivelando a se stessa che era tornata con la mente ad eventi più oscuri del presente. All'improvviso però udì due colpi alla porta,qualcuno stava bussando.

Lucilla,sei sveglia? Sono Braxus,posso entrare?”

Lei si riprese dai suoi pensieri e portandosi una mano sulla parte bagnata del volto si tolse i segni della goccia che le aveva rigato il viso e si tolse dagli occhi l'acqua restante,scacciando insieme ad essa buona parte della malinconia.

Si...entra pure.”,disse lei sforzandosi di alzare la voce.

La porta si aprì e il giovane entrò nella stanza,poi chiuse la porta lentamente e in pochi passi fu vicino al letto dove Lucilla stava passando la sua convalescenza. Sul volto di Braxus si poteva leggere chiaramente uno sguardo preoccupato, poiché vedere la ragazza ridotta in quelle condizioni lo spaventava più di affrontare un branco di leoni,circondato ed armato solo di un pugnale.

Come stai?”,chiese lui titubante.

Bene,il mago dice che sono fuori pericolo,ma che ho ancora bisogno di un po' di riposo. Pare che abbia rischiato di bruciarmi da sola,sono proprio una stupida non trovi?”,disse lei ridacchiando alla fine della frase,come a voler sdrammatizzare la sua situazione.

Ma che dici? Non pensarlo neanche per scherzo,tu sei stata fortissima a giungere fin qua con così poche persone a proteggerti,quello che è successo oggi è stata una cosa inaspettata certo,ma devi tenere conto anche del fatto che ti sei sottoposta ad uno sforzo immenso per poter arrivare ad Aegis giunto in tempo per poterti sottrarre alle grinfie di Silla,questo deve pur dire qualcosa.”

Spero di si,ho rischiato di morire per colpa di un incantesimo che ancora non so gestire al meglio,mi spiace solo di darvi così tante preoccupazioni.”

Tu adesso non pensarci e continua a riposarti,devi riprendere le energie se no non potrai riprendere la missione. E comunque per ora non potremo andare da nessuna parte finché quell'armata noviana resta accampata fuori dalle mura,quindi adesso stai calma e guarisci,va bene?”

Lei annuì con la testa mentre lui le rimboccava la calda coperta che la circondava,poi si guardò attorno e vide che la camera del mago era piena zeppa di pergamene,pietre runiche e altre curiosità magiche. C'erano ben tre scaffali,di cui due pieni zeppi di rotoli di papiro e altri scritti di vario genere e un altro pieno di oggetti curiosi,come una palla di cristallo,un mucchietto di pietre runiche,un piccolo specchio col manico a forma di serpente e altre cose della quale Braxus non ci capiva niente e che sapeva bene era meglio non toccare.

Comunque,ti ringrazio per esserti unito anche tu in questa impresa. Il tuo aiuto è più che apprezzato in questo gruppo.”

Figurati e poi da quanto tempo ci conosciamo? Quattro-cinque anni al massimo? Se non fosse stato per tuo padre io avrei continuato a combattere nell'anfiteatro fino alla mia liberazione o fino a quando non sarei morto per mano di un altro gladiatore o tra le fauci di una bestia feroce. Se sono libero e ho acquistato la mia dignità come persona lo devo a lui. Non hai nulla di cui dover ringraziare,anzi sono io che devo a te e a tuo padre la persona che sono oggi.”

Grazie,sei un buon amico.”

Si...amici.”

E in quel momento la ragazza tornò a sorridere sapendo che al suo fianco aveva persone come Nym,Gordlack e Braxus della quale poteva fidarsi ciecamente e sulla quale poteva contare quando lei si sentiva più sola e l'aiuto di una mano amica si sarebbe mostrata a lei con lo stesso candore della luce di un sole di primavera pronto a scacciare le tenebre quando più si sarebbero fatte cupe ed opprimenti. Braxus dal canto suo sapeva che Lucilla era una ragazza sensibile e che quando ne sentiva il bisogno avrebbe dovuto avere qualcuno vicino a rincuorare la sua amica quando più l'avrebbe vista a terra e sconsolata. Ma dentro di lui qualcosa gli fece sentire un piccolo vuoto vicino al cuore,sentirsi chiamare amico in qualche modo lo faceva sentire bene quando stava con lei,ma allo stesso tempo era come se una fitta nel petto lo facesse sentire male. Non sapeva definirlo e forse era solo una sua impressione, ma in ogni caso le sarebbe stato accanto per sempre,fino a che non sarebbe stato libero dal suo giuramento,ma forse da qualche parte nel suo essere sperava che quel giuramento non dovesse mai essere mai sciolto.



Ci avevano impiegato meno di un ora a giungere nella taverna indicata da Amunet. La vacca abbondante, una bettola che dall'aspetto esterno non sembrava nulla di che,si trovava vicino alla strada principale. Dall'aspetto non sembrava un posto così esclusivo,l'aspetto era quello di una classica taverna amenita,un grande edificio rettangolare ricoperto da stucco bianco e l'immagine di una grossa vacca dalle lunghe corna appuntite,con un grosso disco rosso in mezzo ad esse a simboleggiare il sole,disegnata di profilo,nel tipico stile del regno delle piramidi. Era facile dedurre che nonostante il richiamo alla terra natia quella bettola non poteva essere stata fatta allo stesso modo dello stile che voleva imitare,primo perché se fosse stata fatta veramente con mattoni di fango allora in caso di pioggia violenta non sarebbe resistita nemmeno un giorno e inoltre il tetto era fatto di legno e non con un semplice rivestimento di paglia com'era tipico dei territori più caldi,per qualcuno che aveva viaggiato tanto come lui ne aveva viste di cose e di certo Milziade avrebbe riconosciuto gli evidenti errori stilistici lontano miglia. Ma aveva troppa fame per badare con voglia a queste attrazioni da locali che avevano voglia di mangiare qualcosa di esotico e decise di seguire la donna senza fare troppe storie dentro la locanda,ma prima avrebbe lasciato Briseide nella piccola stalla li vicino,per comodità avrebbe potuta legarla fuori,ma essendo estate ed era mezzogiorno passato era chiaro che la giornata sarebbe stata calda anche se si fossero trovati in montagna e non se la sentiva di lasciarla sotto il sole,per cui ci mise il suo tempo a legarla all'ombra vicino all'abbeveratoio e ad una balla di fieno nel caso avesse avuto fame,prese i soldi che aveva ricevuto come paga per scortato la principessa fino ad Aegis e li divise a metà,una parte se la sarebbe tenuta con se e l'altra l'avrebbe lasciato dentro la borsa,così nel caso avesse perso i soldi in un modo o nell'altro né avrebbe avuto una parte con la sua fedele compagna così da aver un gruzzolo d'emergenza e alla fine entrò. Il locale all'interno era molto più apprezzabile di quello che sembrava dall'esterno,l'atmosfera all'interno era colmo dell'odore del pane appena sfornato e il dolce aroma delle tante pagnotte calde lo aveva già preso alla gola,mentre nel contempo aveva seguito la ragazza ad un basso tavolo,un piccolo tavolino quasi a raso terra dove i clienti mangiavano sopra una stuoia di papiro poggiata a terra sulla quale Milziade non si sentiva poi così scomodo come credeva. Era molto che non aveva a che fare con le usanze tipiche di quella civiltà del deserto. Arrivarono le pietanze per entrambi:Amunet aveva preso un piatto d'anatra accompagnata con verdure miste,un po' di pane non lievitato e un bicchiere di vino rosso,mentre Milziade aveva preso un grosso pezzo di manzo cotto in una salsa d'erba cipollina ed aglio,portato insieme ad un piattino di dolci fatti di zucchero e mandorle,il tutto accompagnato da un grande bicchiere di birra scura.

Allora Amunet,mi spieghi perché ti trovi in città?”,chiese Milziade mentre con un coltello tagliava una parte di carne e se la portava alla bocca.

Sei serio? Sai già la risposta a questa domanda.”,disse lei mentre masticava un po' di pane.

Ma perché qui ad Aegis,se anche sei immischiata con questa assurdità sapevi benissimo che saremmo giunti fin qua,immagino però che tu sia giunta qui ben prima del nostro arrivo.”

Una settimana fa per l'esattezza,ma come ben sai non posso dirti nulla,se non che tu e i tuoi nuovi amici siete in gravi guai.”

Davvero? Avanti dimmi qualcosa che non so.”,disse lui prima di bere un sorso di birra.

Lei prese qualche pezzo d'anatra insieme a un po' di cipolla che mandò giù con un sorso di vino,si guardò attorno e poi ricominciò a parlare.

Posso solo dirti questo e sappi che te lo dico solo perché sei tu. Il regno di Amenosi ha iniziato a mandare spie in tutto l'impero,con lo scopo di tenere conto delle vostre traccie,ovviamente sanno della fuga di Lucilla dai suoi doveri come sacerdotessa di Apollo e queste ha destato preoccupazioni al vertice del potere,sapendo che se l'imperatore dovesse mettere le grinfie sul vostro bottino sarebbe una catastrofe.”

Posso immaginarlo.”

Passò una decina di minuti mentre tra un morso e un altro finivano il loro pasto in tutta tranquillità,sopratutto per Milziade che finalmente era riuscito a staccarsi dal nano e dall'elfo e avere così del tempo tutto per se e potersi godere del meritato riposo. Certamente non poteva dire che stare a contatto con quella gatta di Amunet lo facesse sentire al sicuro,ma se non altro si poteva dire che lei era del suo stesso ambiente e la cosa lo faceva sentire più suo agio pur non dimenticando di non adagiarsi sugli allori. Ora che i piatti erano vuoti e il loro bere era concluso il mercenario si guardò attorno,notando che molti dei presenti erano ancora intenti a mangiare e pensare agli affari propri,poi si rivolse alla ragazza con tono tranquillo.

Bene Amunet,adesso che abbiamo finito che ti va di fare?”

Non saprei,tu a cosa pensavi?”,disse lei in maniera provocante,alludendo a un qualche poco velato doppio senso.

Alla stessa cosa che pensavi tu...ma senza che i tuoi amici ci seguano,sai,certe cose mi piace farle ancora alla vecchia maniera.”,disse lui indicando due energumeni a qualche tavolo indietro. Dalla faccia di Amunet si capiva la delusione di non essere riuscita a farla al vecchio collega e che i suoi due scagnozzi che gli facevano da guardie del corpo non erano passate inosservate. Sapeva bene che Milziade era un tipo guardingo e attento ai dettagli,ma si chiedeva sempre come riusciva ad essere così intuitivo.

Forse la prossima volta mio caro,oggi la mia lista e piena di impegni e non vorrei arrivare in ritardo.”

Come immaginavo...”

Il guerriero si alzò,lasciò due scudi d'oro sul tavolo.

Tranquilla offro io. E stato un piacere rincontrarti,ci vediamo.”

Disse lui prima di allontanarsi ed uscire dal locale,mentre lei lo osservava allontanarsi seguendo con lo sguardo interessato i movimenti di quel corpo scultoreo e dei muscoli ben allenati del mercenario che poco alla volta sparivano dalla sua vista.

Prego soldatino,il piacere e stato tutto mio.”

Parlò tra se e se mentre pensò con riluttanza al dover sopprimere i suoi istinti animali,sapendo bene e più di una volta come Milziade sapesse quali fossero le abilità di Milziade,anche quelle sotto le coperte. Tirò un sospiro di rassegnazione e si consolò a malapena sapendo che quello non sarebbe stato il loro ultimo incontro.

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Capitolo 13
*** Un trattamento inaspettato ***


Qualche istante prima,fuori dalle mura di Aegis.


Il mago,nel suo restare distaccato dal suolo librandosi come privo di peso era seguito dall'armata di Aegis,che avanzando a passo serrato marciava nella valle con l'intento di prendere possesso dell'accampamento noviano e prendere in possesso,o per meglio dire in ostaggio,le truppe che intendevano assalire la città. L'incantatore era davanti a tutti i soldati che lo seguivano nella stessa maniera nella quale avrebbero seguito un qualunque altro comandante generale dell'esercito,sapendo che un individuo simile,come tutti gli individui dotati di poteri magici erano considerati pericolosi e temibili e per tanto non andavano sottovalutati. Per questo lo seguivano senza emettere un fiato e passo dopo passo furono in vista del Castrum,intuendo che avendo occupato il campo di battaglia era solo questione di rapidità e di numeri che gli avrebbero permesso di scacciare l'invasore imperiale fuori dalla loro amata e indipendente città-stato. Tutto sembrava filare liscio per il mago e i soldati dietro di lui,quando all'improvviso l'aria sopra di loro,chiara e limpida come solo in montagna poteva essere,poco alla volta divenne tetra e sinistra,con scure nuvole che comparse dal nulla si moltiplicavano e si espandevano abbastanza in fretta da riempire quella porzione di cielo,che già cariche di energia emanavano saette e scintille tanto da far credere che presto avrebbe tuonato. Gli uomini erano preoccupati e a quella vista alzarono gli scudi pronti a ricevere colpi nel caso fossero arrivati,ma tutto quello che videro furono lampi e saette scendere dalle nuvole in maniera tale da non permettere ne al mago ne ai soldati dietro di lui di avvicinarsi ulteriormente al castrum.

Questi fulmini non scendono in maniera normale.”,disse il mago tra se e se.

Aveva notato come i lampi, i fulmini e i tuoni non scendessero in maniera casuale come in una tempesta normale,ma piuttosto erano dritti,perfettamente lineari e non colpivano altri punti,se non quelli di fronte a loro,come se qualcosa volesse impedire di farli avanzare e formando così un perimetro difensivo di pura elettricità. Per lui era chiaro come il sole che ci fosse una qualche volontà a fomentare quell'evento inaspettato.

Mostrati a me e rivelami la tua vera natura,affinché io possa riconoscerti come mio pari nelle arti magiche.”,disse il mago in maniera calma statuaria,senza alcuna emozione nella voce.

Poco alla volta di fronte a lui,oltre la barriera di fulmini comparve poco alla volta la figura di un uomo dalla corta capigliatura castana,gli occhi verdi e indossava vesti imperiali che lui aveva già identificato.

Vedo che adesso intervengono anche gli auguri delle capitale a sostenere le legioni imperiali,per caso i vostri sacerdoti da guerra non sono più all'altezza delle mire di Nova?”,disse il mago rivolto alla figura evanescente che aveva di fronte.

Risparmia il fiato vecchio,so benissimo quali contatti hai con l'imperatore e so anche che ti sei messo alla ricerca del Demiurgo,perché tu e i tuoi alleati vi prendete la pena di dare protezione ad una principessa fuggiasca?”

E tu perché ti affanni tanto a darle la caccia?”

Non sono qui per lei,in realtà sono qui per impedire che un intera legione venga spazzata via nel suo peggior momento di vulnerabilità,per volontà dell'imperatore Lucio Cornelio Silla e dell'onnipotente Giove Ottimo Massimo.”

E immagino che il tuo potente Giove e sua augusta maestà l'imperatore siano disposti a contrattare data la necessità di questo improvviso intervento,dico bene?”

L'ugure rimase in silenzio per un po' mentre i fulmini continuavano a scendere ripetutamente nei soliti punti,impedendo così a chiunque di oltrepassare quella difesa mortale e senza possibilità di essere superata.

Che cosa vuoi?”

E fu in quel momento che il mago arrivò al punto che più gli interessava. Sapeva che se Silla avesse perso un intera armata imperiale,oltre al fatto di aver dichiarato guerra alla città-stato di Aegis,metterla sotto assedio e poi fallire nell'attacco che non avvenne mai sarebbe stata un onta troppo grande affinché la reputazione della pericolosità della forza bellica di Nova sarebbe stata decisamente messa in ridicolo e se diffusa la notizia avrebbe spinto i nemici ai confini ad attaccare con arroganza e superiorità,cosa che avrebbe costato caro all'impero,anche in caso di vittoria,poichè per quanto potente potesse essere Nova,non poteva combattere su troppi fronti,non in quel momento almeno. Per il mago sarebbe stato un gioco facile far accettare a quel sacerdote le sue richieste. Infondo ne andava dell'onore dell'aquila dorata.


Gordlack fece andare al passo la sua piccola cavalcatura dato che ormai non aveva alcuna fretta nel dirigersi verso il palazzo,dove avrebbe dato il resoconto della loro impresa nell'accampamento noviano e alla quale il consiglio avrebbe ricevuto da li a breve. Il nano rimuginava sugli ultimi eventi che erano accaduti in meno di ventiquattro ore: Avevano incontrato Milziade e lo avevano portato,a malincuore,da Lucilla e da lei era stato reclutato,avevano subito un aggressione da parte di un branco di goblin e di un paio di orsi a dir poco anormali,uno strano tizio con capacità degne di una bestia avevano attaccato lui e Milziade nei pressi di un villaggio distrutto,erano precipitati dal cielo dopo che Lucilla aveva evocato un incantesimo di sua invenzione e nel frattempo erano stati attaccati anche da un soldato dotato di un armatura in grado di volare,che tra l'altro era la stessa che indossava quella donna a capo della legione,Luccila ha vomitato sangue per poi svenire e portata via dal mago, poi sono stati arrestati e convinti dall'ultimo arrivato nel gruppo ad entrare in un accampamento noviano solo per rischiare la pelle e chissà come fuggire all'ultimo e salvarsi appena in tempo dalla cattura per la comparsa di una nebbia profumata. C'era da dire che ne erano successe di assurdità in meno di ventiquattro ore. Pensava che nella sua vita da nano ne avesse viste di cose strane,ma mai come quel Milziade,così sfrontato,spaccone,incurante della propria vita e sopratutto sbruffone che avesse mai visto e lui di umani ne aveva conosciuti parecchi. C'era da dire però che aveva le sue buone qualità e nonostante i suoi difetti si era dimostrato un ottimo combattente anche se aveva il vizio di usare quelli che Gordlack definiva “strani trucchi”,combatteva in maniera per nulla leale,disonesta e per nulla lineare,non come lui che appena vedeva il nemico doveva combatterlo direttamente,doveva fargli sapere che stava per essere schiacciato dal suo maglio ma non per fare lo spaccone,ma perché era un vero guerriero e lui doveva affrontare a viso aperto l'avversario,così combatteva un vero guerriero,tutte le altre manovre che parevano evasive era una cosa da elfi,che ci pensassero quei mingherlini a danzare con le loro lame sul campo di battaglia. Fu a quel punto che pensando agli elfi giunse un altra sua conoscenza,che di tanto in tanto gli era antipatica quasi quanto quella lama venduta. Sentì un suono di zoccoli battere sul suolo cittadino e girandosi vide Nym andargli incontro al trotto e raggiungerlo in breve tempo.

Vedo che non sei ancora giunto a palazzo,ti credevo già li.”

Lascia perdere elfo,ho perso tempo nel trattenere quel dannato umano a venire a palazzo per spiegare la situazione che si è verificata al castrum,ma ha preferito allontanarsi dicendo che voleva allontanarsi per un po', per quanto mi riguarda può stare lontano da noi anche per sempre.”

Per una volta sono d'accordo con te,anche se dubito che possa accadere un evento simile. Quell'uomo ha deciso di restare per motivi che solo il mago sa...è poi,gli ha imposto il marchio.”

Il marchio?Davvero?Adesso sono sicuro che resterà con noi per tutto il tempo necessario e nel peggiore dei casi sarà molto tempo da passare insieme a lui. Però spiegami una cosa,perché il mago gli ha imposto il marchio?”

E cosa vuoi che ne sappia io,lui non mi ha chiesto il motivo di questa scelta e io non ho voluto insistere,lo sai che anche se uno di noi insistesse a voler sapere qualcosa di più non caveremmo un ragno dal buco. Se non vuole parlare non parla.”

Si lo so è che visto che tu lo conosci da più tempo credevo sapessi le sue ragioni,tutto qui.”

Magari fosse così semplice,con lui non lo è mai.”

Già,se lo dici che lo conosci meglio di tutti.”

Dimentichi Lucilla,lei lo ha incontrato molto prima.”

Vero,chissà perché lo dimentico sempre,comunque,cosa dovremmo fare con quel Milziade? Voglio dire,capisco che il marchio sia una garanzia nel caso ci tradisse,ma se invece trovasse una maniera per aggirare il problema?”

In tal caso non dovremmo far altro che assicurarci che non possa nuocerci in alcun modo,fosse anche infilargli una freccia nella testa sta pur certo che non mi troverei contrario,il problema e Lucilla. Se è convinta che quell'umano debba venire con noi non dubito della sua parola,ma è tanto buona quanto ingenua e non posso dire che sia completamente al sicuro con quel tipo. Per ora teniamo gli occhi aperti.”

La strada era ancora lunga per giungere al centro della città,dove risiedeva il palazzo del consiglio e dove tutti e tre,compreso Milziade avrebbero dovuto presentarsi di nuovo per riferire dell'esito della loro impresa,anche se con uno in meno non si poteva dire che il comportamento dell'ultimo arrivato fosse esemplare per rispecchiare la serietà della squadra ai loro collaboratori di Aegis,anche per un mercenario il modo di comportarsi era una maniera per sottolineare la qualità di una persona,tra gli elfi almeno doveva essere così...o almeno quello che la maggior parte delle razze pensasse di loro. Passarono per le strade della città e videro che la gente sembrava preoccupata,addirittura alcuni si stavano mettendo al riparo,ma l'umore generale era vagamente tranquillo,o comunque non così spaventati da scappare al primo segno di battaglia,anche per il fatto che lo scontro si stesse svolgendo all'infuori delle possenti mura cittadine e che in generale ci si sentisse al sicuro dietro quelle mastodontiche opere difensive e che la sicurezza che trasmettevano non era poca. Continuando verso l'interno della città raggiunsero in breve tempo una piazza dedita al commercio,per lo più di generi alimentari e oggetti per la vita di tutti i giorni. Il numero di persone qui era più numeroso e anche qui la preoccupazione per le sorti della battaglia erano palpabili,forse qualcuno aveva intenzione di finire le loro compere e di tornare a casa il più presto possibile,così almeno da potersi mettere al riparo e qualche donna allegramente continuava a fare la spesa come se non stesse succedendo nulla di particolare,comprando carne,grano,verdura di vario genere per poi tornare a casa e preparare il pranzo come se fosse un giorno come un altro e addirittura portandosi dietro i bambini che non in pochi occupavano il posto. I mercanti tra l'altro non sapevano bene come prendere la cosa,da una parte c'era chi stava per chiudere bottega lo stesso giorno e cercare riparo nei loro alloggi o in qualche vicolo li vicino,cosa però non consigliata data la presenza di ladri,occasionali e quelli di esperienza,che di tanto in tanto quando l'occasione lo permetteva arraffavano come potevano quello riuscivano ad ottenere con i loro sforzi e di solito ci avrebbero pensato le guardie ad acciuffarli,privarli del bottino e punirli secondo la legge comune contro il furto, qualche bacchetta sulle mani,tanto per fargli male ma non rompergli le dita,in alcuni casi li buttavano anche in cella,alla torre,dove loro erano stati portati come comuni criminali. Ma quel giorno le guardie erano occupate con il controllo e la salvaguardia della popolazione nei diversi settori di Aegis,facendo mantenere la calma alle folle e formare una forza di difesa nel caso i noviani fossero penetrati in città.

Sembrano tranquilli,di solito la gente é abituata a scappare e mettersi al sicuro quando sanno che un esercito invasore viene per prendersi la città nella quale vivi. Non li capisco, e come se fossero semplicemente aspettando la fine del tutto.” Disse Nym mentre osservava la scena intorno a se.

Beh...forse si comportano così perché si sentono al sicuro dietro le mura,voglio dire,hai visto quando sono spesse quelle cinta difensive? Sembrano opere murarie degne di una fortezza nanica e se lo dico io che sono nato sui monti di ferro,allora ti posso assicurare che prima che crollino questa città farà in tempo a diventare polvere. Ma quelle mura non le abbatti così facilmente, Thor mi fulmini se ho detto qualcosa di sbagliato in tutto questo.”, disse Nym con fare fiero.

Nym dal canto suo non seppe cosa dire per controbattere. Certo,erano mura possenti e su questo non c'era nulla da dire,ma Nova non era una potenza da sottovalutare,già in passato quando prima dell'impero Nova era una dei tanti staterelli che cercava un proprio posto nel mondo e in confronto a civiltà più antiche,come quella di Amenosi dalle leggendarie piramidi o l'antico regno di Argos, patria del pensiero filosofico e considerata un tempo la culla della civiltà imperiale,dalla quale prese grande ispirazione per le proprie opere,sia pubbliche che private e che spaziavano dall'architettura all'istruzione,seppur mantenendo un proprio stile personale,cosa che manteneva nelle proprie guerre e nel trattamento che avevano con i loro nemici,che adesso il loro gruppo era tra di loro. Ripensò alla faccenda del Demiurgo e si chiese come fosse possibile che per la ricerca di qualcosa di cui non si sapesse bene cosa fosse si erano inimicati la nazione più potente della loro epoca e per di più l'imperatore in persona teneva un occhio vigile sulle loro azioni solo perché una ragazza,seppur la figlia del precedente imperatore,si era messa in viaggio contro la volontà dello stesso Silla. Possibile che un uomo del genere potesse temere una fanciulla che di norma non avrebbe fatto del male ad una mosca,nemmeno volendo? E anche se fosse stata pericolosa,cosa che Nym non si sentiva di dire di Lucilla,perché mai mandare un intera armata per assediare la città che l'avrebbe tenuta al sicuro,quando avrebbe potuto mandare una squadra di sicari,che se non altro avrebbero destato meno sospetti e meno clamore di un intera legione che per qualche oscuro motivo era stata atterrata da una nebbia sinistra? C'erano troppo cose in quella storia che non avevano senso e difficilmente lo avrebbero avuto anche in un contesto più logico. Forse si trattava di qualche gioco di potere e la città di Aegis c'era finita di mezzo oppure la città-stato c'entrava qualcosa con la faccenda del Demiurgo,ma in che maniera e in quale misura? Era presto per porsi certi dilemmi e se qualcosa aveva imparato dalla sua esperienza come arciere avrebbe dovuto attendere e restare calmo,aspettando il momento che la chiarezza di quella storia sarebbe volata contro i suoi dubbi,come una freccia che vola verso il bersaglio con la massima potenza...ma per ora,sarebbe andato con Gordlack a parlare con i membri del consiglio,il resto sarebbe venuto da se.


Tempo presente,da qualche parte ad Aegis.


Pace,tranquillità,rilassarsi con le cose semplici della vita. Una panchina di pietra,un bicchiere di nettare di pera bevuto ad un chiosco all'angolo della strada,un po' d'ombra sotto le fronde di uno dei tanti alberi presenti nella zona. Milziade se ne stava seduto in santa pace in uno dei tanti giardini pubblici presenti in città,forse non uno dei più grandi o nemmeno dei più belli,era un area verde chiusa su se stessa dalle case della zona,ma offriva protezione dalla calura del pomeriggio e la relativa pace offerta dal luogo era un toccasana per il corpo e la mente. Sentiva ancora il colpo che quella maledetta noviana gli aveva inferto quando lo aveva colpito alle spalle e se non fosse stato per la corazza avrebbe dovuto dire addio alla vita e non lamentarsi della botta,visto che il colpo,se fosse stato preso senza alcuna protezione gli avrebbe certamente spezzato la spina dorsale. Con lo sguardo perso nel vuoto e le membra stanche era tornato a pensare a quella vicenda che adesso era il suo ennesimo incarico. Ripensò a Lucilla e sull'armata imperiale che era stata mandata per conquistare la città e prendersi la vita della giovane principessa,una mossa troppo esagerata per i suoi gusti,ma per quanto gli riguardava la paga era buona e il premio finale sarebbe stato ancora più ghiotto,così gli aveva detto il mago. Già,la paga,ormai era così che vedeva il suo “lavoro”,sempre se così lo si potesse definire,in quanto fare il mercenario non era esattamente una delle attività più invidiabili al mondo. Il mercenario e quel genere di personaggio considerato alla stregua di un brigante comune o un pirata,un combattente da poco che per il giusto prezzo venderebbe la propria madre al miglior offerente e cambiare bandiera al momento opportuno. In realtà era una professione che nel suo caso bisognava possedere due capacità importantissime:la prima era professionalità,la seconda era l'impegno. Fare il mercenario ti mette in quella condizione in cui non stai da nessuna parte,ma allo stesso tempo bisognava rispettare gli impegni presi,non dichiari la tua fedeltà a nessuno ma allo stesso tempo non devi tradire la fiducia del cliente. A fine lavoro si riceve il compenso e in quel caso il cliente decide di terminare il rapporto di lavoro o prolungare il periodo di lavoro per il tempo in cui era richiesto la presenza del suddetto professionista. Nel caso di Milziade però non era così semplice,lui preferiva i contratti scritti,così che almeno la legge lo avesse protetto entro i limiti della legalità,ma oltre era scoperto e non sempre Milziade aveva fatto cose che andassero a favore delle norme vigenti,fosse stato all'interno dei confini di Nova o di altre nazioni in cui era stato e lui aveva viaggiato tanto. Ed ora si trovava li, Ad Aegis, non l'aveva mai vista in precedenza e tutto sommato era una bellissima metropoli. Doveva ammetterlo,la città dalle bianche mura era un toccasana per gli occhi e quel parchetto lo faceva sentire così bene con se stesso,tanto da avergli quasi fatto dimenticare i suoi attuali problemi e persino Briseide si godeva un momento di tranquillità,brucando un po' d'erba ed infine sdraiandosi a terra,con il prato a fare da appoggio per le sue membra stanche per il combattimento di prima.

Sai Briseide,ti chiedi mai se la vita che conduciamo ci faccia bene? Voglio dire non stiamo mai fermi troppo a lungo in un posto,certo a volte ci capita di restare fermi per una settimana o a volte anche dei mesi,però sai,ogni tanto mi piacerebbe trovare un posticino tranquillo. Nulla di esagerato sia chiaro. Una casetta,un piccola stalla solo per te,magari potrei iniziare un allevamento di cavalli,tanto i soldi non mi mancano. Così almeno io continuo a campare senza dover infilzare più nessuno e tu potrai accasarti con uno stallone,sia chiaro un buon partito,ti trovi un buon cavallo,fai su qualche puledro e ti metti a posto. Non sarebbe male come vita eh?”,disse Milziade rivolto alla sua fedele compagna a quattro zampe. Spesso aveva la sensazione che Briseide capisse veramente,unica fedele alleata che l'aveva sempre seguita da quando l'aveva cavalcata per la prima volta.

Ma sappiamo entrambi che non è così facile,combattere e l'unica cosa che mi sia mai riuscita veramente bene ed l'unica cosa che a me mette il pane sotto i denti e a te la biada di qualità. A volte mi chiedo se sia stato io a scegliere questa vita o e stata questa vita a scegliere me,ma dubito di conoscere la risposta a questa domanda...”

Il mercenario si alzò dalla panca e facendo un paio di passi si avvicinò alla giumenta per poi abbassarsi sulle ginocchia e dargli qualche pacca vicino al posteriore.

Andiamo pigrona,se no poi chi li sente gli altri,già sono una palla solo starli a sentire,figuriamoci poi che mi tormentano per il fatto di non essermi presentato al consiglio per tempo.”

E così facendo Briseide si alzò lentamente da terra e nitrendo in segno di malavoglia per il doversi di nuovo mettere in cammino mosse leggermente di lato,indicando al suo cavaliere di salirgli in groppa.

Tranquilla,so come ti senti.”

Lui le salì sopra e con un leggero tocco dei talloni indicò all'animale di iniziare a muoversi in direzione della torre,luogo della quale avrebbe fatto volentieri a meno di fare ritorno. Peccato che se non lo avesse fatto c'era il rischio che il suo cuore smettesse di battere,cosa della quale sarebbe stato decisamente contrario. Mentre si spostava per il parco notava le persone nei dintorni godersi appieno,o quasi i piaceri di quel luogo,data la battaglia che credevano si stesse svolgendo al di fuori delle mura. Se avessero saputo che la forza d'assedio che li preoccupava tanto era stata addormenta a causa di una ladra con delle somiglianze con un gatto non ci avrebbero mai creduto,ma se non altro si sarebbero fatti una risata generale. La gente,seppur preoccupata,non mostrava evidenti segni di paura generale e per la maggior parte delle persone la situazione era più che accettabile,dato che sembrano confidare così tanto nella loro cinta di mura bianca come il marmo più pregiato,ma si sa che anche il muro più duro o il più alto non sono difese invincibili e che esistono molti modi per aggirare o oltrepassare mura così portentose. Ma in quel caso forse era lui che era troppo pragmatico e che doveva rilassarsi per il momento. La sua battaglia era vinta,era giunto il momento che si godesse la gloria personale....anche se nessuno di quei cittadini sarebbe mai venuto a saperlo. Poco importa,aveva il denaro,per ora bastava quello. Superato il giardino e dove aver attraversato una ventina di minuti a cavallo,senza andare troppo di fretta,si ritrovò nella piazza principale della città,dove l'atmosfera generale era relativamente tranquilla,forse li più di qualunque altro punto della città. Ma non c'era tempo per perdersi in quello spettacolo di vita sociale e si diresse subito verso l'ingresso della torre. Le numerose guardie poste ai lati della porta videro il mercenario avvicinarsi all'ingresso e per le disposizioni che gli opliti avevano ricevuto non si preoccuparono più di tanto della sua presenza,dato che era stato segnalato da parte del consiglio come “collaboratore speciale per le trattative con le forze armate dell'impero”, in parole povere e un modo alquanto vago per indicare un mercenario che faceva da portavoce per conto del governo di Aegis e nel caso le cose fossero andate male loro non c'entravano nulla. Insomma,la solita solfa che era parte del suo lavoro, se c'è la fai bene, se no muori e tanti saluti. Milziade scese dalla giumenta e l'affidò ad uno dei soldati a guardia della porta,poi si addentrò al pian terreno,dove tra le migliaglia di persone al suo interno vi era anche una grande presenza di guardie armate poste nella grande sala,nel caso i nemici fossero giunti fino al cuore del governo indipendente di Aegis. Si diresse verso il centro del piano dove la piattaforma lo avrebbe portato direttamente alla sala del consiglio e guardando le numerose scale presenti per arrivare all'ultimo piano non invidiava di certo chi avrebbe dovuto percorrerle tutte,senza pensare a chi avrebbe dovuto pulirle e quasi provò pietà per quelli che avrebbero avuto quel compito. Mentre giungeva alla piattaforma vide un altro gruppo di guardie presidiare il dispositivo magico e con loro c'era la guardia carceraria che aveva condotto lui e gli altri tre all'ultimo piano.

Ma guarda chi si rivede,caro,carissimo....”

Disse Milziade scherzando con l'anziana guardia carceraria e nel mentre continuare a schioccare le dita nel tentativo di ricordarsi il nome.

Veramente non ti ho detto come mi chiamo. Comunque, vedo che sei ancora vivo.”

Avessi una moneta per ogni volta che me l'hanno detto avrei più soldi di un re.”

Gli altri sono già arrivati e faresti meglio a raggiungerli.”

Beh è per questo che sono qui,insomma,qualcuno dovrà pur dare la buona notizia no?”


5 minuti dopo


Starai scherzando spero? Ti rendi conto di quello che hai combinato,mercenario?”

Disse l'uomo dalla testa di sciacallo con tono furente verso Milziade.

Non capisco di cosa hai da lamentarti. Ho fatto il mio lavoro e l'ho fatto egregiamente,com'era nei piani.”

Com'era nei piani? COM'ERA NEI PIANI? No il piano,come c'è lo avevi descritto era che avresti parlato con il comandante e lo avresti convinto ad allontanarsi da Aegis sfruttando l'informazione dell'invasione dei barbari verso i confini imperiali e invogliarlo a lasciare perdere l'assedio della città. Non che l'avresti deliberatamente insultato,preso in giro e sconfitto di fronte alla sua legione provocando così un incidente diplomatico,per non parlare che Nova tende a ricordarsi di certe umiliazioni e fidati,le fanno pagare a caro prezzo queste cose. Hai trasformato un singolo assedio in una guerra aperta e quel che è peggio e che torneranno con molti più uomini e molte più risorse. Spero che tu sia soddisfatto del tuo risultato.”

La situazione all'interno della sala era più calda di un giorno nel deserto Amenosiano in piena estate e ciò era dovuto agli umori che che si stavano scaldando in quel momento. Milziade era riuscito nel suo intento di scacciare l'armata dalle mura della città,anche se non completamente per merito suo,visto com'erano andate le cose. Aveva combattuto per una città che non conosceva è non era la prima volta, aveva raggiunto dei risultati sperati con mezzi poco ortodossi è non era la prima volta ed era stato criticato per la conclusione raggiunta,questo a dire il vero non accadeva molto spesso,di solito veniva pagato,se ne andava e poi i guai dei casini che si lasciava indietro non lo inseguivano. Ma in questo caso si. Il consiglio lo stava guardando male,i suoi compagni di squadra non avrebbero fatto nulla per salvarlo e il presidente della città,quell'energumeno biondo dorato se ne stava in silenzio con espressione serissima l'intera faccenda. La situazione non poteva essere più nera di così...o forse no. Comunque il prezzolato non se la stava passando troppo bene.

Cos'hai da dire a tua discolpa?”

Dopo la domanda scese il silenzio e per un attimo sembrò che nemmeno lo spudorato Milziade,arrogante e sempre con la battuta pronta non avesse il coraggio di dire niente. Ma come sempre era pronto a disilludere le speranze altrui e tornò a dare fiato alla bocca come solo lui sapeva fare.

Nulla...se non in presenza del mio avvocato.”, Disse Milziade con la faccia più seria che riusciva a fare in quel momento.

La rabbia e l'indignazione di Kemuti erano giunti a un punto tale che stava per chiamare per far chiamare a se le guardie e farlo portare in cella. Gli sarebbe bastato poggiare la mano su uno dei suoi bracciali e men che non si dica sarebbero arrivati con una piccola squadra e lo avrebbe lasciato marcire in gatta buia fino a nuovo ordine.

Mercenario...”

Fu la voce di Midas a rimbombare con chiarezza tra le mura della regale sala. Una voce non dura e autorevole,come si era dimostrata scherzosa e allegra fino a quella mattina,ma neanche così raggiante da metterlo al sicuro dalle intenzioni dell'uomo sciacallo che aveva intenzione di fargliela pagare. Le intenzioni del presidente erano incerte.

Devo ammetterlo,la tua azione di oggi ha dimostrato la tua prodezza,il tuo valore da guerriero e la tua capacità di rovesciare un azione ritenuta impossibile e per questo devo farti i miei complimenti...”

Ma presidente...”,rispose Kemuti nell'intento di far ragionare Midas,temendo di avvalorare la giustificazione di Milziade. Tuttavia Midas alzò una mano,possente è forte come il resto del suo corpo.

Ciò non di meno,ti sei preso gioco di un comandante imperiale e per quella gente è un offesa gravissima,poiché infangare la reputazione delle forze di Nova e come gettare fango su Nova stessa e questa è una cosa che non faranno passare liscia. Come presidente della città-stato di Aegis non posso cacciarti da questa città,poiché essa rappresenta la libertà e la tolleranza di tutti i popoli del mondo che intendono collaborare per costruire l'unico luogo al mondo che rappresenta tutte le civiltà del mondo. Ma se fosse l'imperatore in persona a chiedere la tua testa non potrei far nulla per impedirlo e sarei costretto a consegnarti a chi verrà a reclamarla per conto suo. Mi spiace mercenario,comprendo quale fosse il tuo piano e le tue vere intenzioni,ma devo difendere questa città. Avrei preferito che le cose non fossero andate così.”

Un altro breve attimo di silenzio,ma questa volta molto più pesante e carico di energia. Milziade e Midas si guardarono l'un l'altro dritti negli occhi e anche se uno era seduto su di un trono e l'altro in piedi come un uomo qualsiasi i due si osservarono. Non con astio o indiffirenza,Milziade non sapeva come chiamare quella sensazione,forse rispetto,o almeno ci si avvicinava il più possibile,ma di sicuro non era disprezzo,almeno quello per una volta lo aveva risparmiato per qualcuno o ben pochi non ricevevano quel sentimento da Milziade.

Tranquillo ragazzone,me la sono andata a cercare. Quindi che si fa? Mi gettate di nuovo in cella?”

No,semplicemente aspetteremo il risultato delle tue azioni,per ora siete confinati a palazzo fino a nuovo avviso. Ho fatto preparare delle stanze per il vostro gruppo nei piani inferiori,al piano degli ambasciatori stranieri dove saresti scortati da un gruppo di guardie che vi aspettano alla piattaforma,potete andare.”

E con questo ultimo ordine da parte di Midas i quattro accompagnatori di Lucilla si allontanarono dalla sala senza fare troppe storie. Milziade aveva compiuto la sua parte e nonostante ciò era stato punito ugualmente,lui insieme al resto della squadra. Non era la prima che qualcuno non era soddisfatto del suo operato per quanto fosse stato efficace o non avesse coinvolto vittime inutili,a questo c'era abituato,ma quello che non sopportava era quando nel suo lavoro entravano questioni come la politica o gli accordi con le parti prese. Pretendevano che il suo fosse un lavoro pulito e senza troppe macchie durante lo svolgimento,eppure non gli sembrava che fossero stati loro a rischiare la testa in quella impresa e ora pretendevano anche che avesse dovuto fare il tutto alle loro condizioni,che tra l'altro non erano state ne specificate ne tanto meno condivise con lui. Che andassero tutti nell'Ade pensava lui,era bravo nel suo lavoro e lo svolgeva a modo suo ed ora per un po' di orgoglio ferito gli avevano detto che avrebbe pagato le conseguenze del suo gesto. Forse solo Midas si salvava,lui per lo meno non sembrava schifarlo o almeno non abbastanza da rimproverargli il suo combattimento con quella donna,ma in fondo che ci poteva fare per lui?Nulla. Era uno straniero che aveva svolto un compito per una nazione,seppur piccola e contava come una città,straniera e per la quale avrebbe dovuto essere premiato invece che punito. Il mondo a volte girava in modo strano e a volte non lo capiva e forse, sarebbe stato meglio non capirlo.


In quello stesso istante, a Nova.


Il sole stava per calare anche su quella parte del mondo,con il cielo notturno che si faceva sempre più presente nella volta celeste e la luce dell'astro incandescente faceva spazio al più pallido e delicato satellite che era la luna,che quella sera mostrava solo la parte di se che la faceva assomigliare alla lama di una falce. Più in giù,sulla terra degli esseri mortali,Silla,sovrano della più grande potenza della sua epoca,era semplicemente vestito di un gonnellino bianco tenuto da una cintura di cuoio grezzo,ruvida ed aderente,se ne stava con il resto del corpo nudo,in un campo rettangolare lungo centoventi piedi e largo novantacinque,situato a lato dell'immenso edificio dedito all'imperatore per i suoi allenamenti personali con la guardia pretoriana nel combattimento,elle tattiche di guerra e nelle formazioni,ma alla sera il campo era di proprietà esclusiva di Silla,che faceva portare al suo interno guerrieri e creature di ogni sorta,affinché potesse allenarsi in evenienza di qualsiasi scontro che la vita avesse potuto mettergli contro... o almeno quelli che avrebbe potuto fronteggiare fisicamente. Il suolo sabbioso del campo d'addestramento quella sera aveva accolto,se così si poteva dire,una chimera,una creatura magnifica e terrificante ai più,dotata di un corpo da leone,ma con l'aggiunta della testa di una grossa capra dagli occhi rossi e al posto della coda aveva un lungo serpente dal corpo flessibile e scattante,pronta ad affondare i suoi denti velenosi come i suoi cugini più comuni. Era stata catturata nelle lontane e selvagge terre di Kalikintaros,una regione selvaggia e dalla natura incontaminata,patria di numerosi mostri tipici delle vecchie leggende del passato ed ora invece,ridotte a mero spettacolo per le masse che le vedevano esibirsi contro la loro volontà nelle arene di tutto l'impero. Ma quella sera non c'era alcun pubblico se non poche guardie al seguito dell'imperatore,che come molte altre sere prima di quella aveva l'abitudine di scontrarsi contro queste bestie per puro allenamento fisico. Il mostruoso ibrido ruggì con la sua testa leonina con una tale potenza che avrebbe fatto mettere sull'attenti anche il più coraggioso dei cacciatori di mostri,ma non lui,Silla,che restò perfettamente immobile di fronte ad una creatura che era stata portata li con l'aiuto di quattro minotauri che lo avevano condotto li con delle catene di ferro incantate da un sacerdote di Vulcano,la cui benedizione garantiva la resistenza,l'efficacia e la qualità di qualunque oggetto di ferro,acciaio o qualunque altro minerale adatto a scopi simili. Lui invece restava freddo e imperscrutabile,il volto una maschera inespressiva e le braccia conserte non si mossero nemmeno,nemmeno gli occhi,dallo sguardo tagliente e deciso non mostrarono alcuna esitazione. E dopo il ruggito la chimera fece la sua mossa,a distanza di venti metri da Silla si lanciò alla carica come avrebbe fatto un predatore della sua stazza,che tra l'altro era poco più piccolo di un elefante,ma quattro volte più pericoloso in condizioni vantaggiose. Il mostro continuò ad avanzare mentre con la bocca si preparava ad azzannare l'umano che aveva di fronte,forse credendo che fosse impietrito dalla paura del suo precedente urlo bestiale. Fu vicino,pochi metri di distanza e spiccò un balzo in direzione di Silla,pronto ad azzannargli la testa e a maciullarla con i denti, simili a punte di lancia,tanto erano affilati da sembrare tali,ma Silla non era il tipo da farsi cogliere impreparato. La sua reazione fu rapida ed inaspettata per tutti i presenti,quando le mani,prima ferme all'altezza del petto si mossero più veloci del vento quando arrivarono all'altezza del suo volto,strinsero la parte bassa del mandibola della testa di leone e con una forza inumana e la tecnica di un vero lottatore lo buttò a terra con una tale potenza che la botta stordì la prima testa,con gli occhi che si rivoltarono all'indietro per il trauma cranico subito. La testa leonina era fuori gioco,ma la capra e il serpente erano ancora coscienti e nonostante la botta subita si rialzò quasi subito,ancora intontita dal colpo subito,per reazione alla testa svenuta la capra diede qualche botta al leone nel tentativo di farla rinvenire,ma tutto quello che ottenne fu qualche rantolio sofferente. Silla era rimasto fermo per la seconda volta e fece nulla per terminare l'opera,semplicemente si mise ad aspettare che il mostro tornasse all'attacco,magari con maggior efficacia e perciò si mise in posizione di combattimento,con la schiena leggermente curva ed entrambe le braccia alzate,proprio come avrebbe fatto un pugile durante un incontro.

Tutto qui quello che sai fare bestia? Avanti,mostrami la tua vera forza.”, disse impassibile l'imperatore senza che la sua voce emettesse alcuna emozione.

Non avrebbe saputo dire se la chimera fosse conscia del significato di quelle parole oppure reagì per conto suo,ma in un caso o nell'altro la capra e il serpente si caricarono di un intenzione omicida ancora più forte ed entrambe si prepararono a combattere. Nonostante il leone fosse svenuto il resto del corpo era ancora funzionante,dimostrato dal fatto che la le zampe da felino si mossero verso il corpo di Silla,con gli artigli intenti nel volergli dilaniare la carne mentre la testa della capra abbassava di tanto in tanto la testa per attaccare con le corna appuntite,nell'intento di confondere l'avversario. Ma l'imperatore si dimostrò ancora una volta dannatamente abile e nella sua posizione rimase sulla difensiva,incassando i colpi e parandosi la testa e il tronco col solo ausilio delle braccia mentre con i pugni poco distanti dal volto proteggevano la fronte da un probabile attacco alto che la chimera avrebbe potuto effettuare di nascosto con il serpente,che era rimasto fermo tutto il tempo ad osservarlo. Colpo dopo colpo la bestia faceva sempre gli stessi colpi,potenti,ma ripetitivi,senza strategia e senza cambi nell'approccio di combattimento,attaccava e basta e sarebbe stata questa la sua rovina,poiché Silla comprese a pieno quale fu il punto debole del mostro. L'ennesima incornata della capra e la risposta di Silla Arrivò tanto veloce quanto potente,rimasto tutto il tempo sulla difensiva all'improvviso evitò la testa spostandosi di lato e in meno di un battito di ciglia diede un pugno diretto al volto della testa di capra,un diretto tirato a lato della chimera che la sorprese facendola piegare la testa di lato per la botta subita e stordendola momentaneamente e da qui l'imperatore scaricò una serie di pugni in rapida successione usando movimenti rapidi e precisi e mettendoci il minimo della forza necessaria,che già era mostruosamente enorme. Colpi in rapida successione così numerosi da cadere sulla seconda testa come se fossero gocce di pioggia,ma abbastanza pesanti che anche la capra dovette cedere e così facendo,inevitabilmente crollò anch'essa e nel mentre anche la coda di serpente attaccò,aspettando che Silla fosse distratto e girato di spalle non potesse vederlo,mentre scattava in avanti come un colpo di frusta e i due grossi denti veleniferi si piantassero nella carne e così poter uccidere l'imperatore con il suo potente veleno. La tossicità del serpente avrebbe avuto successo dove la ferocia del leone e la resistenza della capra avevano fallito. Ma anche questo colpo mancino non andò a buon fine,poiché anche se Silla continuò ad osservare la testa della capra collassare come quella del leone la sua mano si spostò veloce come un fulmine verso il collo del rettile,che una volta preso bloccò il tentativo dell'ultima testa rimasta e non dovette far altro che stritolare abbastanza da far perdere coscienza al serpente senza più aria nei polmoni e anche l'ultima testa della chimera era stata neutralizzata e così lo scontro si concluse,con una certa delusione del vincitore,che con aria insoddisfatta si allontanò dal luogo dello scontro,mentre un arietta fresca di quella sera d'estate si fece sentire come un capriccio del vento e non come uno dei soliti tentativi dell'elfa di ucciderlo,che fino a quel momento avevano sempre fallito. Passo dopo passo si accorse per l'ennesima volta di come la sua squadra di pretoriani lo stesso osservando,non come un uomo,ma come un mostro dotato di una forza e un autocontrollo sovrumane,non aveva alcuna paura ad affrontare una creatura simile,da solo e a mani nude,un impresa che di comune mortale aveva ben poco. Uno dei pretoriani gli si avvicinò a Silla con fare cauto e leggermente intimorito.

Signore,è comparsa un emanazione di Permone,dice di avere delle novità sulla situazione riguardante la faccenda di Aegis. Vi aspetta al tempietto interno del campo d'allenamento.”

Bene.”

E detto ciò l'imperatore si incamminò più velocemente verso il luogo indicato,ma prima di fare ciò fu interrotto dalla stessa guardia.

Signore...”

Parla.”

Cosa né dobbiamo fare di quella creatura?”

Non mi interessa,viva o morta che sia ha perso e il suo destino non mi riguarda più. Fatene ciò che volete.”

E senza dare il tempo al pretoriano di rispondere a riguardo si rimise a camminare con passo lesto e senza alcun indugio. Il luogo dell'incontro era vicino,sotto un porticato di calcestruzzo con un tetto di tegole in argilla dipinte di rosso,dove si trovavano nelle vicinanze anche una sala dedicata ai bagni termali ed palestra dotata di strumenti ginnici di ogni sorta. La stanza nella quale entrò invece consisteva in un piccolo tempio dove sul fondo vi era un piccolo altare votivo di legno con all'interno due statuette d'avorio con le effigi di Giove e Marte e di fronte ad essa vi era la figura di Permone intenta a prestare qualche omaggio al dio della guerra e al signore dell'olimpo.

Quali notizie mi porti da Aegis?”

Permone si girò e alle sue spalle si trovò Silla,che lo stava osservando con aria arcigna.

Non buone.”

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Capitolo 14
*** Intrusione ***


Silla restò li,fermo,senza dire neanche una parola. Aveva ascoltato con attenzione tutto quello che l'augure aveva da dire sulla questione Aegis,dallo scontro tra il mercenario e il generale fino alla contrattazione con il mago riguardo alla vergognosa disfatta della ventiduesima legione,che era crollata come di sasso per colpa di una nebbia che odorava di loto azzurro. Il volto di Silla era statuario,con occhi freddi e rigidi a tal punto che per tutta la conversazione non aveva sbattuto gli occhi,a guardare l'imperatore dritto in volto era difficile comprendere quali emozioni provasse,ma stava di fatto che l'espressione del viso aveva un non so che di tremendamente inquietante,sembrava nell'ascoltare il resoconto di Permone l'imperatore non stesse nemmeno respirando.

E questo è quanto.”, disse Permone con tomo calmo e controllato.

Silla non rispose e restò muto nel suo silenzio,che rendeva l'aria nella stanza ancora più pesante. Un silenzio da cimitero,che faceva sembrare la frescura della sera un gelo invernale,brividi lungo la schiena si sarebbero fatti sentire da chiunque altro fosse stato li dentro,ma non Permone,che seppur non presente fisicamente sul posto la sua immagine restò ferma come nulla fosse.

Nient'altro da aggiungere?”

No,era tutto quello che avevo da dire.”

Capisco,Puoi andare.”

Permone non disse nulla e limitandosi ad un cenno del capo e un leggero inchino la sua immagine svanì lentamente,con una fiamma che si estingue per colpa di un vento troppo forte,lasciando solo l'imperatore nel piccolo tempio a rimuginare sulle pessime notizie appena ricevute. I suoi occhi si fissarono sulle due statuette poste all'interno del piccolo altare votivo e pensando tra se e se si chiese se in qualche modo non fossero gli dei, o un altra grande forza cosmica ad fatto subire alla ventiduesima legione quell'onta all'odore di fiori del deserto. Interruppe lo scorrere dei suoi pensieri e si allontanò dalla stanza e dirigendosi verso i bagni. Il passo pesante e la camminata svelta era segni del suo pessimo umore ad aver sentito com'erano andate le cose ad Aegis, non solo Nevia aveva dato spettacolo di se combattendo contro un guerriero dall'identità sconosciuta,ma aveva persino perso lo scontro,nonostante indossasse l'armatura della Legio Superba,lei,Nevia Placidia Sannita,conosciuta anche come la furia alata,aveva perso contro un ometto qualsiasi. Non era possibile,aveva scelto lei per quella delicata missione,personalmente,sapeva cosa fosse in grado di fare e glielo ha visto fare,una ragazza carente nella tecnica e mancava dell'esperienza di molti altri generali e comandanti precedenti alla sua candidatura come comandante di legione,titolo ambito da molti e quando fu lui,Lucio Cornelio Silla a conferirglielo ci furono subito delle lamentele,zittite in una manciata di secondi dopo ordinò il silenzio generale di fronte all'intera ventiduesima,quel giorno nessuno si azzardò ad alzare la voce per dire la propria. Ma le mancanze della ragazza erano colmate da ben altre virtù,come il coraggio,l'ardore e lo spirito combattivo al di sopra della maggior parte dei soldati,qualità che erano rare da trovare anche tra i soldati inveterati. Lui lo sapeva bene, la loro carriera all'interno dell'esercito era iniziata quasi allo stesso tempo,quando lei iniziò come semplice legionario e lui...ricopriva ben altro ruolo all'interno dell'esercito. Una volta passato parte del corridoio e superata un altra porta si trovò all'interno dei bagni, la stanza era decorata semplicemente da qualche mosaico che recava alcune scene di svago tra soldati e alcune scene di allenamento accompagnata da scritte nere anch'esse fatta con le tessere dei mosaici e recavano frasi come “Siate fieri e orgogliosi,l'aquila vi favorisce.”, oppure, “Uno spirito forte risiede in un corpo allenato e una mente attenta.”,insomma frasi di incoraggiamento per le truppe che dopo gli allenamenti nel campo andavano nei bagni a togliersi la lordura del sudore mescolata alla polvere del campo e poi,quale buon noviano si poteva definire tale se non apprezzava un buon bagno e distinguersi così dai selvaggi che vivevano oltre il confine? La grande stanza era suddivisa in una piscina centrale molto ampia affiancata da tre aree più piccole: Il caledarioum,una piscina dotata di acqua calda, il frigidarium, una piscina dotata di acqua molto fredda e il laconicum,una stanza dedicata alla sudorazione e più piccola delle altre due,dedicata alla sudorazione del corpo e all'eliminazione delle impurità della pelle. Prima di spogliarsi controllò che le sue vesti fossero già presenti nella stanza,che trovò subito nello spogliatoio presente all'interno di un armadietto di legno,accuratamente piegati e stirati. Una volta tolti i vestiti rimase completamente nudo,armato solo di un largo panno di stoffa per asciugarsi dopo il bagno e che a malapena copriva le carni scoperto del corpo scultoreo di Silla,muscoli gonfi pieni di forza ma allo stesso tempo dalle forme aggraziate e anatomicamente ideali,come le statue di marmo che omaggiavano gli eroi del mondo antico in tutta la loro nuda gloria. Si mosse verso la prima vasca,che secondo l'abitudine noviana consisteva prima di immergersi nella piscina dell'acqua calda per pochi minuti,per poi passare al frigidarium ed immergersi nell'acqua fredda,poi di nuovo nell'acqua calda e ancora nell'acqua fredda,lui da abitudine non faceva più di quattro immersioni,due in quella calda e due in quella fredda,sapendo che era il minimo necessario affinché il corpo,compiendo quello che sembrava un giro assurdo per chi non viveva in una delle grandi città dell'impero, ottenesse i benefici non solo di un corpo pulito ma avesse anche degli effetti benefici sulla salute,in quanto i medici ritenessero che fare ciò migliorasse la circolazione sanguigna e i muscoli beneficiavano di salutare metodo di rilassamento. Finito ciò passò nella vasca principale,molto più grande delle altre e si mise a nuotare,da parte a parte delle vasca con falcate lente e continue affinché il rituale di rilassamento potesse essere completo,poi stancatosi di percorrere la vasca si appoggiò contro la parete della vasca e finalmente poté rilassarsi nel vero senso della parola. L'espressione dura del volto di Silla sembrava essersi rilassata,mentre l'acqua,leggermente calda,gli donava una sensazione di benessere che in quella grande stanza,di solito usate da una moltitudine di soldati,chiassosi e goliardici con i compagni di camerata,ora sembrava un luogo per estraniarsi dal mondo e tutto ciò che lo circondava. Il silenzio della stanza occupata solo da lui era rotto solo dal suono dell'acqua provocato dai suoi movimenti,un suono quieto che rilassava la mente e distendeva i nervi. Beneficio per il corpo e la mente. Ma Silla sapeva che doveva sfruttare quelle ore di pace per prepararsi al giorno seguente e dare la notizia al senato del infausta situazione nella quale si trovava e trovare una giustificazione per ciò che fosse avvenuto ad Aegis,a patto che una qualche spia al soldo di un senatore non avesse già dato la notizia al padrone e informarsi prima che fosse l'imperatore a dare la notizia,cosa che accadeva più del previsto all'interno della camera. Già, i senatori,un organo di governo che esisteva fin da prima che Nova divenisse un impero, creato per dare al popolo una voce che potesse arrivare direttamente alle orecchie dello stato,com'era ormai già diversi secoli,membri eletti dal popolo per parlare per il popolo,o così pensavano ai più. La verità era che l'interno della camera del senato era un covo di serpenti,tutti pronti a pugnalare o evitare di farsi pugnalare tra di loro per i poteri concessi dalle cariche e i titoli guadagnati,molto più spesso comprati,barattando favori o uccidendo i propri avversari politici e persino lui,Lucio Cornelio Silla,rischiava tanto quanto gli altri. La forza dei suoi muscoli contavano ben poca cosa se messa a confronto all'esercito di politicanti,avvocati,principi del foro,ex militari,consoli e un altra sfilza di personaggi di poco conto che si difendevano e attaccavano con un arma ben più pericolosa della punta di un pugnale o del filo di una spada. La politica. Certo,se avesse voluto spremere qualche centinaio di teste ci sarebbe riuscito in pieno e senza alcuna difficoltà,ma che si poteva dire di un imperatore che massacrava i portavoce del popolo di Nova? Un uomo,per quanto potente potesse essere,non poteva governare da solo senza l'appoggio dei senatori e del popolo,era comunque un uomo,un uomo mortale,bello,forte e con diverse decine di legioni ai suoi comandi,ma pur sempre un uomo e per nulla invincibile. Per questo durante la fine della guerra civile aveva fatto in modo di guadagnarsi il volere dell'esercito,che già possedeva in gran parte durante il conflitto,la casta sacerdotale,ridando lustro e prestigio ai luoghi di culto e ai diversi santuari della capitale e donando tesori al tempio di Giove Ottimo Massimo,di Minerva,che era la protettrice della città e al santuario dei gemelli Romulus e Remus,i cui corpi erano sepolti in città e venivano onorati,fin nei tempi antichi come i numi tutelari della città. Poi vi fu il popolo che fu il più difficile da soddisfare,anni di guerra intestina avevano rischiato di portare allo sfacelo l'intero sistema governativo imperiale, il cibo era difficile da reperire,le strade principali erano impraticabili per il continuo afflusso di soldati che partivano per il fronte dell'ennesimo scontro e ciò rallentava o bloccava il trasporto di merci e prodotti di prima necessità,come il grano,la carne,frutta e verdura,pesce e ciò includeva anche il trasporto marittimo poiché gli scontri avvennero anche in alto mare e sulla costa. Fu ricordato come uno dei periodi peggiori di tutta la storia dell'impero,passato ai posteri come “Il grande sisma”,per la grandezza in cui si evolse il conflitto interno più brutto capeggiato da un generale contro il suo stesso sovrano....e vinse. Ma ormai quella era storia vecchia e Silla era uno della sua generazione che ancora ci pensava,il potere è come l'acqua,appena pensi di tenerla stretta nel pugno ti scivola tra via tra le dita e cade a terra,lasciandoti nulla in mano. La situazione di Aegis era un esempio di questa considerazione sul potere. La sua inviata si lascia trasportare dall'emozione e ceduta di fronte all'ira combatte con questo sconosciuto,che utilizzando solo una spada e un cavallo sconfigge un comandante di legione bardata di tutto punto con una delle più celebri armature mai state costruite per le forze armate di Nova,oltre la beffa si aggiungeva anche il danno,quando proprio quell'uomo stava per essere catturato una strana nebbia azzurra compare dal nulla e addormenta tutti i soldati presenti nell'accampamento e permettendo così agli inviati della principessa fuggiasca di allontanarsi dal pericolo. Ma la cosa peggiore e che quel mago,quel dannato mago ora si metteva a fare proposte che odoravano di minacce,fatte un individuo che usava trucchi e incantesimi e che anche se lo avevi davanti non potevi essere certo delle sue intenzioni. Non sapeva chi era,non conosceva il suo nome,ma sapeva fin troppe cose sul Demiurgo,abbastanza da dire che ne sapesse quanto Silla,se non di più ed ora doveva inventarsi qualcosa per risolvere quella situazione e trarne il maggior vantaggio possibile. Ammesso che ci fosse qualcosa da guadagnarci certo. Silla restava in silenzio in compagnia solo dei suoi pensieri e delle scocciature che il giorno dopo avrebbe potuto affrontare mentre i suoi occhi scendeva a guardare il palmo della mano e come d'abitudine la chiuse di colpo,osservando il pugno,gesto della sua determinazione ad andare avanti,sempre e comunque in qualunque situazione,Lucio Cornelio Silla non era uomo da tirarsi indietro,mai. Si alzò,uscì dalla piscina e si mise gli abiti puliti senza nemmeno preoccuparsi di essere asciutto,ci avrebbe pensato la fresca aria dell'estate ad asciugarlo,tanto che in città l'afosa aria del giorno era più che sufficiente per riempire di sudore i vestiti,tanto vale godersi quella sensazione di fresco che il cielo notturno portava con se. Uscì dai bagni e si diresse direttamente a palazzo,dove il corpo della sua guardia stava già aspettando alla porta di ingresso del campo d'addestramento,percorse il corridoio e presto si trovò all'ingresso,ampio e spazioso per accogliere in fila ben dieci uomini in orizzontale,nel caso i soldati della guardia dovessero uscire o entrare in formazione e si presentava per lo più spoglio e senza troppe decorazioni se non si contavano la stele del giuramento del pretoriano e dall'altra parte,inchiodata alla parete,il vessillo personale di Silla,un pugno chiuso che stringe con forza una corona d'alloro. Quattro pretoriani erano fermi di fronte alla porta,con lancia in mano e lo scutum posato contro il terreno e posizionati in modo da controllare la strada di fronte all'edificio. Come c'era da aspettarsi Silla vide il proprio corpo di guardia già disposto in strada occupando entrambi i lati del breve,ma sorvegliatissimo tragitto che lo collegava al mastodontico palazzo imperiale,che nella sua immensità dava l'impressione di voler assorbire al suo interno tutti gli edifici circostanti,facendo sembrare le ville dei senatori,dei consoli,dei patrizi e di tantissimi altri personaggi illustri piccole colline che circondava una montagna. Fece pochi passi quando ad un tratto una voce riecheggiò tra le strade buie e mal illuminate.

Non ti sei ancora stancato di pestare bestie e mostri? Del resto non dovrei essere sorpreso,sei sempre stato uno di quei rari uomini ossessionati dalla forza.”

Era la voce di un uomo,parlò con tono divertito e alla fine della frase sembrò udirsi il verso di una risolino strozzato,come di qualcuno che si mette a ridere in un momento inopportuno e fa di tutto per nasconderlo,pur non riuscendoci. I soldati attorno all'imperatore strinsero le mani sulle lance e i pesanti scudi rettangolari venne alzati dal suolo mentre si mettevano a formare un rettangolo attorno all'imperatore,come imposto dal rigido addestramento. Gli occhi delle guardie vagarono in tutte le direzioni,mentre con gli scudi posto di fronte al volto,mantenendo la posizione e con le le lance acuminate puntavano verso l'esterno,come un grosso riccio pronto a difendersi nel caso di un attacco proveniente da qualunque direzione. Ma Silla non fece un passo in più o in meno e non si mise nemmeno in posizione di combattimento,non si mosse per nulla,restando freddo e statuario,impassibile e concentrato. I suoi occhi non guizzarono a destra e a manca,non la minima esitazione o un segno di nervosismo comparve sul volto duro e arcigno e nessun brivido scosse i suoi muscoli. Sapeva chi era,riconobbe la voce e quindi sapeva bene cosa fare,non senza ponderare bene la situazione nella quale si trovava e agire di conseguenza sarebbe stato di vitale importanza. I pretoriani continuarono a sorvegliare la zona circoscritta e nonostante la preoccupazione non si azzardarono a fare un passo senza che l'imperatore dicesse loro qualcosa,quando Silla era coinvolto in una situazione pericolosa insieme a uomini in armi,fosse il corpo della guardia pretoriana o un intera armata era lui a dettare gli ordini,almeno che non lasciasse l'incarico direttamente a qualcun altro,cosa che accadeva solo con chi più gli ispirasse fiducia e fosse sotto i suoi ordini diretti,come nel caso di Nevia, o in casi particolari solo se la situazione richiedesse l'intervento di personaggi con capacità adatte ad altri scopi,come l'elfa che di tanto cercava di ucciderlo,ma fallendo miseramente. Per un breve istante ebbe la sensazione che qualcosa sotto i suoi piedi si stesse muovendo e istintivamente saltò di lato avendo ragione a preoccuparsi,dato che al posto di un porzione di strada c'era un grosso buco,o meglio un foro perfettamente levigato e dove prima c'erano pietra e terra ora c'era solo sabbia,sabbia fine come quella del deserto,la stessa che era presente nel regno delle piramidi.

Agile come sempre vedo,restare a panciolle a comandare un impero non ti ha indebolito come pensavo.”

Era di nuovo quella voce,se le cose stavano così allora era tornato per davvero.

Esci dall'ombra manipolatore delle sabbie,sei in errore se credevi di cogliermi impreparato .”

I pretoriani,ancora sorpresi per l'accaduto non seppero come agire e rimasero fermi e a guardarsi attorno,ancora increduli per essersi lasciati prendere di sorpresa. Dall'angolo buio di una stradina laterale comparve un personaggio alquanto particolare che subito fu adocchiato da una delle guardie. Era uno strano essere umanoide,dalla pelle grigia,con una capigliatura brizzolata corta e dritta,sulla testa portava due lunghe orecchie da asino e poco sotto vi erano presenti due occhi neri. Il petto nudo e le braccia scoperte mostravano un fisico asciutto e attorno al collo portava un ciondolo recante la testa di una non ben chiara bestia fatta in oro,dal muso lungo e le orecchie alte e lunghe,indossava un gonnellino nero tenuto da una cintura rossa decorata con piccoli monili in oro,mentre ai piedi portava un paio di semplici sandali. Ma l'oggetto più impressionante che l'uomo si portava dietro era una sottile asta nera,decorato al centro con una piccola ma prezioso rubino rosso sangue e sulla parte più alta del bastone vi era presente una decorazione in onice,simile alla ciondolo che portava al collo.

Fermo dove sei,getta il bastone lontano da te e mettetti subito a terra.”,urlò il primo pretoriano che si trovò di fronte.

Lo straniero osservò divertito il veterano che era rimasto fermo e che nella sua posizione di guardia era pronto a scattare al minimo segnale,con altri due compagni pronti a seguirlo. L'uomo tuttavia sembrava divertito dalla minaccia della guardia e tutto ciò che fece fu ruotare il bastone e poggiarlo su una spalla mentre sul suo viso un grosso sorriso provocatorio gli comparve lentamente sul volto.

Sei forse sordo per caso? Ti ho detto di gettare il bastone e metterti a terra. Questo è un ordine.”,disse ancora una volta la guardia esasperata facendogli segno con la punta della lancia rivolta verso il terreno.

Io ti ho capito benissimo,solo non voglio obbedire.”

che cosa?”

Hai mai dato ordini ad un cumulo di sabbia? Ti posso assicurare che la cosa risulterebbe impossibile.”

E in quell'istante l'uomo fece un semplice gesto con la mano libera e dal terreno si tirò su una quantità di polvere grigia proveniente dal suolo pietroso di cui era composta la strada,agli occhi di chi la osservava aveva una forma oblunga e indefinita,che si sollevava dal suolo come una serpente pronto a mordere.

Ma che...”

La matassa informa si mosse rapidamente e senza alcun preavviso verso il volto del pretoriano che colto alla sprovvista subì l'insolito attacco. Il colpo non fu nemmeno coperto dallo scudo,perché tale fu la velocità dell'attacco che la manciata di sabbia animata si slanciò animato di vita propria verso il volto del soldato,compattandosi all'ultimo momento colpì con forza di una pesante mazza e rompendogli il naso e facendogli sputare un paio di denti. L'uomo cadde a terra prima ancora di rendersi conto di quello che era successo, ciò che aveva visto era un mucchio di polvere che alla vista parve leggera come fumo ma nel colpire sembrò dura come roccia. La vista si sfocò e prima di svenire vide il serpente di sappia disgregarsi in aria e poi svanire completamente,come polvere sospinta dal venticello della sera.

Maledetto....”,gridò una delle due guardie vicino al compagno aggredito, “formare il muro,proteggiamo l'imperatore.”

I soldati più vicino al caduto sorpassarono il pretoriano a terra e in breve tempo,con tattica e disciplina,dieci uomini avevano formato una barricata vivente,formando con gli scutum una piccola linea difensiva e con le lance che sporgevano dalla formazione come gli aculei di un ricci. Altri due soldati che non intervennero nello scontro si mossero a soccorre il compagno ferito e a trascinarlo via dalla mischia. Lo straniero dal canto suo continuava a sorridere e cambiando posizione,più per noia che per necessità continuò ad osservare la figura di Silla,quel possente umano dallo sguardo freddo e distaccato,che a sua volta lo osservava,immobile,senza mostrare alcuna voglia di agire. Stava fermo e basta,non sapeva cosa aspettarsi da lui. Tuttavia ora erano gli altri pretoriani a preoccuparlo,o per meglio dire infastidirlo,avevano formato una linea di difesa nel caso fossero colpiti anche loro dalla magia di quello strano essere dalle orecchie d'asino. Avanzavano passo per passo nel tentativo di farlo allontanare da Silla,con gli scudi saldi e le punte delle lance pronte ad affondare nella carne,ma l'uomo non si toglieva dalla strada né indietreggiava,anzi,restò,con quel ghigno stampato sul volto e nessuna intenzione di allontanarsi.

Fate sul serio? Contenti voi.”

L'uomo tolse il bastone dalle spalle per poi farlo vorticare sopra la testa con entrambe le mani,mentre dal rubino sul bastone una fievole luce rossa si manifestò di fronte agli occhi dei soldati.

FOSSA DIVORATRICE”

L'essere fermò il bastone e con presa salda di entrambe le mani puntò la base del bastone contro il suolo e rilasciando tutto il potere che aveva accumulato in quel momento. Da sotto i piedi dei pretoriani il terreno stradale si fece improvvisamente più fragile,come il terriccio secco di un orto che appena si bagna inizia a sfaldarsi e a collassare su stesso. Improvvisamente si sentirono trascinare verso la terra e ai loro piedi quello che videro non fu più solida terra,ma una larga buca sabbiosa che si materializzò attorno ai dieci uomini,che non riuscendo a tenere in piedi la linea di difesa cominciarono a sprofondare verso il sottosuolo,come se la terra stessa cercasse di mangiarli. Le armature,gli scudi e le armi rendevano i loro tentativi di uscire dalla fossa erano inutili,provarono a muoversi per uscire da quella bizzarra trappola,ma la sabbia si comportava esattamente come l'acqua di un potente temporale quando riempe un pozzo e per di più maggiore era lo sforzo che i pretoriani facevano per salvarsi,maggiore era l'impaccio che la sabbia entrasse nelle protezioni e nelle vesti,aumentando ancor di più il peso e facendoli sprofondare ancor di più verso morte certa.

Silla osservò la situazione e ancora una volta i suoi pugni fremevano dalla voglia di combattere,non sapeva cosa ci facesse li e cosa volesse da lui,ma non c'erano dubbi,attaccando le sue guardie aveva dichiarato le sue intenzioni ostili e adesso ne avrebbe pagato le conseguenze. Se violenza era venuto a cercare,violenza avrebbe ricevuto. Mentre i pretoriani affondavano disperati Silla saltò la fossa perfettamente da fermo e con il grande balzo che spiccò preparò il pugno pronto a colpire il suo aggressore senza alcuna pietà,un solo movimento del grande braccio dell'imperatore e il suo pugno si mosse,carico di forza erculea. L'uomo vide Silla caricare nella sua direzione e con una rapida reazione lasciò la presa di entrambe le mani sul bastone e con una mano libera prima indirizzò il palmo aperto verso la strada e poi di gettò verso il cielo.

MURA DI GEB.”,gridò l'uomo e dal terreno comparve uno spesso e massiccio muro di terra e pietra che lo avrebbe difeso dal colpo dell'imperatore...o almeno lo sperava,sapendo quando fosse forte quell'individuo. Il colpo di Silla si fece sentire sulla terrea barriera e con forza devastante ne abbatté una grande parte. Lo aveva sentito sulle sue nocche,il muro che aveva colpito non era mera magia da due soldi,era una solida difesa salita velocemente dal basso,evoca dalle mistiche arti di quell'individuo,terra abbastanza da dura degna di essere un valido muro,ma non certo per il suo pugno,che lo abbatté senza troppa difficoltà,lasciando solo due lati del muro ancora in piedi, a dimostrazione della forza dell'imperatore espressa in un unico colpo. Tuttavia l'uomo dalle orecchie d'asino non sembrò essere stupito della cosa e nonostante il muro fosse crollato,lui non fece altro che cambiare posa facendo roteare ancora una volta il bastone,ma solo per fare scena e mettere dietro alla schiena.

Umar,come al tuo solito giochi ancora con la terra. Cosa ci fai qui?”

Come sei freddo Lucio,non mi chiedi neanche come sto? Sei il solito musone antipatico,possibile che dopo tutto questo non sei cambiato neanche un po'?”

Rispondi alla domanda Amenita,parla o ti strapperò la verità di bocca con queste mani.”

Se ci tieni tanto....”

Umar non finì la frase che prese il bastone con entrambe le mani e con la testa in cima al bastone facendole toccare un punto del pavimento posto dietro di lui,per poi menare un fendente contro l'aria,dal basso verso l'alto e rilasciando un improvvisa scia di sabbia così sottile che se non fosse stata per la luce della luna a malapena si sarebbe potuta vedere.

BREZZA DI SETH”

La sottile scia si compattò immediatamente e spinta da una improvvisa forza magica si diresse contro Silla che nel vederla arrivare si mise in posizione di difesa e portando entrambe le braccia all'altezza del volto. Quando il colpo arrivò sentì sugli avambracci una sensazione di dolore improvviso,come se il filo di una lama impercettibile lo avesse ferito,restando in posizione diede uno sguardo veloce ai punti lesionati e vide che da entrambi gli avambracci due gocce di sangue colavano lentamente da due strisce rosse l'asciate dall'attacco. Era ben diverso dagli attacchi di taglio che Filora gli lanciava di tanto in tanto durante i suoi tentativi di omicidio,come la brezza di quella sera d'estate,tanto placida e tranquilla,ma il peso dell'aria spostata si sentì benissimo,non come una rapida pugnalata ma piuttosto come la lama di una grande falce che miete il grano,o in quel caso la carne. Un attacco veloce e pulito,tanto che forse un uomo di gran lunga più debole sarebbe stato decapitato sul colpo. Silla non perse tempo e passò al contrattacco,scattando rapidamente verso l'avversario e caricando entrambe le mani per i prossimi due attacchi. Lo slanciò dovuto alla forza delle sue gambe era degna di un atleta,l'esecuzione alla partenza fu così veloce che a malapena Umar poté prepararsi adeguatamente a quella risposta,si era avvicinato troppo presto alle sue aspettative e la massa muscolare di Silla lo faceva sembrare lento e goffo,traendo facilmente in inganno nemici convinti di poterlo semplicemente essere più agili o più svegli di lui per poterlo sconfiggere. Quanto si sbagliavano. Arrivò in un istante è il suo pugno fu pronto a colpire compiendo un movimento perfettamente lineare,ora che l'amenita era a portata di braccio l'imperatore piantò la punta del piede sinistro sul terreno,ruotò tutto il tronco da destra verso sinistra per dare forza al colpo e il suo pugno,un magnifico diretto destro venne spinto in avanti ad una velocità straordinaria.

Dannazione...”

Fece il più in fretta possibile di posizionare il nero bastone di fronte al quel macigno di pugno che stava per arrivargli contro il volto e che lui sapeva già,se non l'avesse parato,gli avrebbe fatto saltare via la mandibola a una decina di metri dal resto della testa e con tutta la forza fisica che aveva in corpo,non molta a dire il vero,accarezzò leggermente il dorso bastone e la pietra rossa si illuminò per l'ennesima volta. Quando il pugno arrivò incontrò il bastone nella sua traiettoria e quello,chissà per quale ragione non si spezzò,anzi,una strana forza respingeva il poderoso pugno di Silla,non senza difficoltà e con fatica immane,tanto da far digrignare i denti a Umar,che con un notevole sforzo tentava di non restare sopraffatto da quell'uomo,tanto grosso da far impallidire anche un orso bruno ritto sulle zampe posteriori.

Notevole....”,disse Silla mentre continuava a spingere con il pugno, “Ma insufficiente. Ora lascia che sia a ricordarti chè cos'è un vero colpo”

Se il pugno tirato forza normale non era riuscito nel suo intento avrebbe dovuto ricorrere ad un altro tipo di forza,più maestoso e potente di quelli che usava solitamente per combattere nelle prime fasi di un combattimento,solitamente era raro che ne facesse uso e per una buona ragione. Troppo potente e stancante,ma se usata nella maniera giusta poteva far pendere l'ago della bilancia dalla parte dell'imperatore. Caricò molte delle energie che aveva in corpo,sapendo che il bastone di Umar era in grado di contrastare anche armi magiche,i muscoli del braccio destro si fecero ancora più duri e gonfi,mentre il sangue nel suo corpo fluiva più velocemente e con più foga,con le fasce muscolari dell'intero arto,dalla spalla al braccio duri quanto l'acciaio.

Tecnica di potenziamento muscolare inferiore: Forza del leone nemeo.”

Quelle di Silla furono semplici parole dettate con la calma più assoluta,senza foga e senza rabbia,mentre una spinta improvvisa e maggiore andò a rafforzare il suo attacco contro l'avversario dalle orecchie d'asino. Il bastone non resse oltre e venne sbalzato di lato,permettendo così al pugno di Silla di raggiungere le carni di Umar. Il pugno,più simile ad un macigno tirato da una catapulta che a ad una mano chiusa,si schiantò contro il plesso solare dell'amenita,schiacciandogli violentemente gli organi interni e comprimendo dolorosamente anche tutti i muscoli e le ossa in quella zona. Lo spinse lontano,dieci metri con un singolo colpo e se non fosse stato per il bastone sicuramente sarebbe andato ancora più lontano,rotolando diverse volte contro il suolo e strisciando contro la strada pavimentata,sentendo così anche la dura roccia aggiungere dolore ad altro dolore,ma sempre più lieve in confronto a ciò che aveva subito. Silla riprese la sua posizione neutrale e diede un occhiata alla fossa dov'erano finiti i pretoriani,la sabbia all'interno della fossa aveva finito di scendere e nessuna delle sue guardie era in pericolo di vita,seppur bloccati e quasi impossibilitati a muoversi. Non diede peso a loro e iniziò a camminare verso la figura di Umar,che stava dando segno di volersi rialzare,seppur dolorante e visibilmente indebolito e così lo raggiunse lentamente,un passo alla volta,come chi sa di avere già vinto lo scontro. Era sua abitudine non affrettare mai dove non c'era bisogno di correre,che l'avversario fosse uomo o bestia,mostro o quant'altro una volta che aveva la certezza che non fosse più un pericolo per lui allora non sentiva più bisogno di esternare visivamente la sua forza sovrumana e tornava alla sua posizione rigida e scultorea,un calma di cui tutto il corpo si doveva pervadere e con la mente cancellare la tensione accumulata negli scontri più difficili,anche se in quel caso non c'è ne era stato bisogno e per tanto il suo corpo non sentiva il bisogno di rilassarsi,visto che lo era già. Umar si riprese da quella grande botta subita e a fatica riuscì a respirare solo dopo numerosi colpi di tosse dopo che si era sentito mancare l'aria a causa della forte pressione subita da quel pugno pesante quanto uno di quei blocchi di pietra usati per costruire le piramidi della sua terra. Se non fosse stato per la il bastone che aveva deviato buona parte della forza subita e il ciondolo che portava al collo in quel momento sarebbe divenuto una poltiglia sanguinolenta,un macilento pezzo di carne devastato,aperto come la carcassa di un bue divorata dalle bestie del deserto. Alzò la testa e lo vide davanti a se,con i suoi occhi azzurri puntati su di lui e intendo a squadrarlo come se cercasse di comprendere qualcosa che gli impediva di finirlo. Per contro Umar era fermo sulle proprie ginocchia e il suo bastone era troppo lontano affinché potesse chiamarlo a se per tempo ed usarlo di nuovo come arma,ma a quale scopo poi,se l'unico risultato sarebbe stato quello di essere devastato nuovamente? Meglio non tentare nulla di stupido. Non era nella posizione di poterlo fare e le energie rimaste in corpo erano poche,tanto vale vedere come sarebbe andata a finire.

Che cosa mi nascondi Umar?”, chiese Silla freddamente.

L'uomo ai suoi piedi sorrise come a voler trattenere una risata,mostrando i denti,sporchi di sangue per il conato vermiglio che aveva dovuto trattenere a forza.

Non capisco di cosa stai parlando.”, disse Umar facendo il finto vago.

Mi hai attaccato lo stesso sapendo che saresti stato sconfitto in uno scontro diretto. Quindi perché mi hai attaccato sapendo quello che ti sarebbe successo? Il tuo potere sulla terra favorisce il controllo del campo di battaglia,non le tattiche aggressive. Non ti sei impegnato nemmeno la metà di quello che sapresti fare veramente.”

Vedo che la tua ossessione per i combattimenti non è diminuita dal termine della guerra. Otto anni e non sei cambiato nemmeno un po'...la tua mania per i dettagli degli scontri è sempre stata una tua peculiarità.”

Dimmi che cosa vuoi,prima che stritoli la testa e ne faccia polvere.”,disse Silla mentre gli mostrava una delle sue mani che si chiudeva lentamente,mostrandogli fisicamente quello che gli poteva capitare.”

Le buone maniere non sono mai state il tuo forte. E va bene te lo dico,pare che il regno di Amenosi abbia cominciato a muovere le sue spie per informarsi al meglio riguardo alla situazione di Aegis, alla regina fa comodo sapere che la legittima erede al trono di Nova sia sana e salva.”,disse l'amenita mentre si rialzava barcollante.

E credi che la cosa debba preoccuparmi? Sono anni che le loro spie si muovono alla mia corte e tu credi che io non abbia fatto nulla per contrastare le loro azioni? Devono soltanto provare ad uscire dall'ombra che impiegherò un nulla per ucciderli,por poi rimandare i cadaveri in patria come avvertimento. Se vogliono un altro conflitto sono pronto darglielo. Ma non ti sei fatto massacrare solo per questo vero?”

Vuoi sapere la verità? E va bene. Volevo sapere di persona sei i tuoi pugni erano ancora forti come un tempo. Tutto qui”

Silla non reagì immediatamente a quella curiosa rivelazione. Tuttavia la sorpresa che si leggeva nel suo sguardo era impossibile da non notare,il volto,seppur fermo nella sua inespressività non potevano nascondere la reazione del suo sguardo,che tradivano la mancanza di prontezza a quell'affermazione.

I miei pugni?....Tu ti sei fatto massacrare,solo per poter sapere se i miei pugni erano ancora forti? Hai rischiato di restarci secco idiota,avresti potuto combattere seriamente piuttosto che attaccare senza alcun schema preciso.”

Non capire male,il mio era un atto studiato. Mi conosci così poco da credere veramente che avrei attaccato a testa bassa senza sapere a cosa andavo incontro? Questi sono tempi oscuri Lucio,non percepisci come la sabbia della clessidra abbia cominciato a scorrere verso il fondo? Non dirmi che non te ne sei accorto,perché non ci credo.”

Silla non rispose a quella domanda e al contrario sollevò la testa e iniziò a guardale la falce di luna posta sopra le loro teste,li nel cielo notturno,dove chissà quale divinità o altra forza cosmica in gioco li stesse guardando da lassù e si fermò a riflettere per un attimo a questo suo dubbio personale. Poi abbassò di nuovo il capo e tornò a guardare Umar.

Vattene finché sei in tempo figlio di Seth. Per stasera sono stanco di giocare.” E Silla gli diede le spalle e iniziò ad allontanarsi verso i pretoriani finiti nella fossa. Tirarli fuori da quella buca sarebbe stato uno scherzo con la sua forza disumana.

Come sta Nevia? A parte l'umiliante sconfitta che ha subito ad Aegis si intende. E Filora?ti vuole ancora morto? Mi sto dimenticando qualcuno...ah si ora ricordo,quel bonaccione di.....”

Ma l'uomo con le orecchie d'asino non fece in tempo a finire la frase che Silla si girò di scattò verso il suo interlocutore e in atto di rabbia batté il piede a terra così forte da far tremare il suolo stradale. Nei suoi occhi si poteva vedere la furia prendere controllo delle sue emozioni.

Non osare fare il suo nome in mia presenza. Ha voluto fare la sua scelta? Benissimo,libero di fare ciò che vuole,non sarò io a chiedergli di tornare indietro.”

Ma Lucio...”

Sapeva a cosa andava incontro e ha scelto liberamente,ha preferito fare il pacifista piuttosto che comandare il suo destino. Per me è bandito.”

E con con queste parole fece per allontanarsi ancora più velocemente di prima.


Come vuoi...”, disse Umar mentre richiamava a se il bastone tramite la sua connessione con il terreno,che lo assorbì e subito dopo lo risputò fuori facendolo viaggiare sotto terra e riprenderlo velocemente con la mano, “Comunque,giusto che tu lo sappia,ho saputo il nome dell'uomo che ha sconfitto Nevia. Ha l'aspetto di un militare, un certo Milziade se non sbaglio.”, poi affondò nel sottosuolo,scomparendo nell'abbraccio della nuda terra. Silla non si mosse,immobile come una statua di marmo,ma questa non per il lucido autocontrollo di se,ma per quello che aveva sentito. Milziade,quell'uomo,era ancora vivo. Strinse ancora il pugno chiamando a se tutta la forza che aveva nel braccio,fino a far pulsare le vene dell'arto che dallo sforzo,tanto che a prima vista sembravano voler esplodere ed aprire la porzione di pelle sopra di esse. Il Demiurgo,il mago ed ora lui,non poteva credere che fosse una coincidenza,che razza di gioco era mai quello che le forze in gioco nell'universo stavano facendo con il suo fato? Che sorte gli aspettava nel corso di quella corsa verso l'ambizione che tutti gli uomini più potenti osavano inseguire,anche a costo di innumerevoli sacrifici? Non lo sapeva,non gli era ancora chiaro,ma se Nevia era stata sconfitta da Milziade allora se ne era uscita ancora viva allora doveva ritenersi fortunata,ma questa era una cosa che si sarebbe tenuto per se. Quella sera era stato testimone di un intrusione da parte di una vecchia conoscenza,aveva evitato di sentire un nome che le sue orecchie non volevano udire e un uomo ritenuto parte del suo passato era tornato a frapporsi fra lui e il suo obbiettivo. Un violento squillo di trombe riecheggiò tra le strade del quartiere nobiliare e riscosse l'imperatore dal suo mondo interiore,riportandolo alla realtà e facendogli perdere pressione nel braccio,che si rilassò le fasce muscolari e fece scorrere di nuovo il sangue in maniera normale. Quel suono segnalava l'intervento dell'intero corpo della guardia pretoriana di servizio in quel momento,qualcuno dei nobili,forse un fedele servitore,probabilmente aveva dato l'allarme dato lo spettacolo gratuito alla quale avevano assistito dai balconi e dalle finestre delle loro ville e dalle quale avevano fatto bene a tenersi a distanza da quella baruffa di strada. Per quella sera aveva dato abbastanza di se al suo popolo,poteva anche ritirarsi.

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Capitolo 15
*** Altro giorno, altro incontro ***


Secondo giorno insieme,secondo giorno che non li poteva vedere,il manichino,la decorazione da giardino,lo sbarbatello e raggio di sole,come li definiva Milziade. Si ritrovarono tutti insieme nella stanza del mago,che era divenuta temporaneamente la stanza di Lucilla,dove poco alla volta la principessa si stava riprendendo dalle ferite riportate durante il suo rovinoso arrivo in città. Nella stanza la luce del sole illuminava la stanza con una luce splendente e carica di energia,che agli occhi della ragazza era la manifestazione presente,ma intangibile dello sguardo di Apollo sulla loro missione.

Che bello,sono felice che possiamo mangiare tutti insieme allo stesso tavolo. Magari sta mattina riesco a mangiare qualcosa.”,disse la ragazza placidamente.

Lucilla era ancora vestita con la veste del giorno precedente ed era ancora pulita dato il fatto che era rimasta tutto il tempo a letto e a malapena era riuscita a fare qualche passo senza rischiare di crollare a terra,a causa della spossatezza e dei forti dolori alle viscere,ancora ustionati per la grande energia che aveva usato per creare il carro attraverso il suo potere. Ma dopo essere stata accuratamente visitata dal mago e fatto bere un infuso nauseabondo a base di erbe,radici e incantamenti medicamentosi si sentiva più energica e frizzante,ma ancora incapace di riprendere il viaggio a piene forze. Si sedette insieme al resto del gruppo ad un tavolo dove solitamente il mago ci teneva sopra piatti,ciotole e contenitori di vario genere,dove all'interno teneva ingredienti di origine minerale polverizzati,tra questi anche di gemme preziose,come il rubino,lo zaffiro e il topazio. Ma per quella mattina avrebbe contenuto solo piatti e ciotole contenenti qualcosa di ben più comune ma molto più sostanzioso,la colazione. Era stata ordinata appositamente dal mago affinché Lucilla potesse iniziare la giornata con tutta la comitiva. Gli altri invece erano si presenti di fronte alla principessa,ma solo con i loro vestiti,privi di armi,armature e qualunque altra cosa si portassero addosso durante i loro spostamenti.

Allora,immagino che non sono stato l'unico costretto a consegnare tutto quello che possedevo,o sbaglio?”,disse Milziade mentre allungava le mani su un tozzo di pane e una fetta di formaggio salato.

Già,sembra che dopo la tua spacconata con l'esercito qui fuori e la tua punizione da parte del consiglio hanno voluto privarci dei nostri averi,nel caso fossimo scappati ed abbandonato qui lei. Quindi matto dalla barbetta appena accennata,io senza il mio maglio non mi sento bene. E tu vedi di lasciare quel salamino elfo dei metallici stivali,l'ho visto prima io e poi voi elfi non dovreste magiare solo vegetali?”,disse Gordlack mentre si lasciava portare via il pezzo di salume dal compare più alto e magro.

Allora,questa storia che noi elfi mangiamo soltanto frutta e verdura e uno stereotipo molto diffuso,ci conosciamo da anni e sai bene che io ho una dieta variegata,solo perché non mi ingozzo come te non vuol dire che io non ho diritto a mangiare carne e derivati.Comunque questo è mio.”,disse Nym mentre si gustava il suo pezzo di salamino con gusto in faccia al nano.

Suvvia,fate i bravi,anche se bisticciate so che infondo vi volete bene.”,disse Lucilla mentre si portava alla bocca una tazza di latte ancora caldo accompagnata da una manciata di biscotti.

Io? A lui? E quando mai?”,dissero Gordlack e Nym contemporaneamente le stesse parole.

Passò qualche minuto e l'abbondante colazione era quasi terminata. Sul tavolo improvvisato piatti e ciotole di vario genere si accumulavano vuoti l'uno accanto all'altro. Era stata una colazione abbondante e per loro ci voleva proprio data la giornata precedente fin troppo caotica.

Comunque,punizione o no,io ho dormito benissimo....”,intervenne braxus dopo che ebbe mandato giù un grosso pezzo di mela che stava addentando, “Dopo che ci hanno separato due guardie mi hanno condotto in una stanza ben attrezzata,una di quelle dove ci dorme la gente ricca. Mi hanno confiscato il tridente è poi mi hanno chiuso dentro.”

Aspetta,per caso nella stanza c'era anche una vasca piena d'acqua calda è un vassoio con un maialino al latte sopra ad un tavolino più piccolo di questo?”, chiese Milziade con fare indagatore.

Si,come fai a saperlo?”

Perché mi hanno mandato in una stanza simile,dove ovviamente hai approfittato del lusso presente li dentro e avrai fatto un bagno,mangiato e andato a dormire come un pupo in preda al sonno. Ma qualcosa mi dice che anche voi due vi siete stati trattati da re,o sbaglio?”,chiuse la frase Milziade posando i suoi occhi sia sul nano che sull'elfo.

I due fecero un cenno con la testa,confermando così i sospetti di Milziade sulla loro attuale situazione.

Per essere stati puniti dal consiglio non vi sembra che ci stiano trattando troppo bene?”

Già,ma perché?”,disse Nym anche lui sospettoso della cosa.

Perché siamo la scorta di una principessa rinnegata, unica degna erede al trono dell'impero di Nova,per non parlare che è una sacerdotessa del dio sole,una fanciulla consacrata ad Apollo è una che non vorresti mai far arrabbiare,quindi,essendo la sua scorta personale,non ci potrebbero mai torcere un dito. Questo ci dona una stato di...immunità diplomatica,se vogliamo metterla così.”

Insomma,adesso saremmo delle cariche politiche? Ma fammi il piacere mercenario,stai volando con l'immaginazione.”

Tu credi? Dopo che siamo stati scarcerati ci hanno trattato con la giusta deferenza,alla quale ora noi siamo tutti sottoposti,eccetto per quel fatto sullo scontro all'accampamento,li ci hanno guardato un po' male,anche se il vero colpevole sono io,sempre se di colpevole si può parlare. Ma dato che la cosa non mi compete è ho portato a termine il compito assegnato posso dire con assoluta noncuranza una sola cosa...non può fregarmene di meno.”

Buon per te,noi rischiamo la testa per colpa delle tue bravate e tu fai il menefreghista,complimenti,sei un vero professionista come venduto.”

Uh,attento elfo,insieme alla frecce rischi di finire anche le frecciatine.”

Il sarcasmo di Nym sarebbe stato anche fuori luogo,ma la battuta di Milziade era stata persino peggiore,tanto da bloccare l'elfo per un breve istante e solo dopo aver fatto una smorfia per trattenere un altro commento l'elfo decise di non continuare e di finire il suo pasto in relativa pace. Milziade invece non si era scomposto nemmeno un po',sempre con quell'aria da sbruffone tranquillo,al pari con una spudorata arroganza che di tanto in tanto fuoriusciva e spesso gli aveva causato non pochi problemi.

Su adesso basta,fate i bravi e non litigate. Siamo una squadra e dobbiamo essere tutti amici qui,giusto?”,disse Lucilla mentre terminava i suoi biscotti.

Certo mia signora.”,rispose Nym

Cosa? Ah si si,ci vogliamo tutti un mondo di bene.”, rispose Milziade senza prendere seriamente la richiesta della ragazza.

Resta il fatto che adesso ci tocca aspettare e vedere cos'hanno intenzione di fare quelli del consiglio di Aegis,a questo punto non so nemmeno io cosa pensare a riguardo.”,disse Braxus con aria dubbiosa.

Tranquillo,vedrai che andrà tutto bene,basterà solo avere un po' di pazienza,infondo sono alleati,non ci venderebbero mai al nemico.”, Disse Gordlack mentre si puliva la bocca dalle briciole di un grossa fetta di pane.

Ma non ci neanche il tempo di convincersi della veridicità di quella frase che la porta della stanza si aprì,mostrando la figura del mago intenta ad osservare gli stranieri mentre restava sull'uscio.

Nobile Lucilla,signori,siamo convocati nella piazza cittadina da Midas in persona. Ma prima seguitemi,immagino che vogliate recuperare il vostro equipaggiamento.

Senza fare storie tutta la squadra si alzò dal tavolo e si misero a seguire il mago senza dire neanche una parola. Una volta giunti sulla piattaforma scesero fino al pian terreno,dove solitamente l'immensa aria gremita di di persone da ogni dove era stranamente vuota. Nessun emissario straniero,nessun inviato commerciale,nessun viaggiatore o comune cittadino si trovava ad ammirare le numerosissime scene ritratte sui muri,ma solo un grande vuoto riempiva lo spazio per intero.

Da questa parte.”,rimbombò la voce del mago nell'area con eco prorompente.

Ogni passo che facevano produceva un flebile suono che rimbalzava sui muri e poi tornava indietro alla medesima tonalità,sembravano alle orecchie degli ascoltatori tante piccoli passi da formica che marciano senza ritmo sincronizzato. Faceva strano vedere così poche persone dentro un spazio immensamente grande giornalmente occupato e ciò dava alla principessa,al mercenario e il suo seguito una strana sensazione.

Scusi signor mago,che fine ha fatto tutta la gente che era qui.?”,chiese Lucilla a voce bassa per evitare che il suo solito modo di parlare,solitamente allegro e avvolte troppo entusiasta alzasse di troppo l'intensità del suono di ritorno prodotto dall'eco.

E stata evacuata. Ma non temete,nulla di grave,solo normale amministrazione nel caso durante lo svolgimento dell'evento richieda di occupare l'entrata nel caso di un attacco da parte di forze esterne.”

Eh di quale evento si tratta?”

Oggi all'alba è giunto un messaggio dall'imperatore in persona tramite un portaordini dell'esercito invasore,pare che abbia intenzione di interrompere l'assedio alla città e firmare una tregua con noi e fin qui tutto bene. Se non fosse che ha voluto sottolineare una condizione che siamo obbligati ha rispettare,pena il blocco militare alla città e di conseguenza dell'unica strada maestra che conduce ad Aegis,con tutto quello che ne segue.”

Di quale condizione si tratta?”

Dovrete presentarvi di fronte al comandante dell'esercito noviano insieme a Midas e al consiglio. E perciò ci stiamo dirigendo verso il magazzino del palazzo,che sarebbe quella porta laggiù...”,il mago indicò un grosso portone di pietra,dritto di fronte a loro.

Li sono tenute le vostre armi e le vostre armature. Non desideriamo certo che i nostri ospiti vengano derubati dei loro averi,sopratutto dopo che Midas ha disposto che le vostre cose fossero potenziate o sostituite con pezzi su misura alle vostre capacità. Ecco,siamo arrivati.”

La porta ora sembrava molto più grande rispetto a prima e nelle sue reale dimensioni si mostrava tanto grande e larga da farci passare due elefanti adulti l'uno vicino all'altro. Sulla superficie della stessa era presente nella parte bassa una serie simboli e lettere,come le rune dei popoli del nord o i geroglifici della terra delle piramidi,messi accuratamente l'una vicina all'altra,come a comporre una parola. Il mago vi passò due dita,percorrendo tutta la parte scritta per due volte,da sinistra verso destra e viceversa.

Che intendete dire con potenziate?”,chiese l'elfo dubbioso.

Nulla di che,un piccolo omaggio da parte del presidente per la riuscita della vostra missione.”

La porta si aprì lentamente emettendo un suono granitico,quello prodotto da pietra che strofina altra pietra,facendo capire ai presenti quando potesse essere rilevante la funzione difensiva di una porta di pietra così grande. Una volta aperta al suo interno poterono intravedere una grande stanza contenente diverse casse di legno dall'aspetto piuttosto anonimo.

Prego,da questa parte.”,disse l'anziano incantatore facendo loro segno di seguirlo. Entrarono all'interno incerti su cosa si potessero aspettare di trovare li dentro,mentre il loro sguardo girava tutt'attorno sulle imponenti casse che giacevano in appositi sostegni di legno,che andavano dal basso verso l'alto,come in magazzino mercantile.

Eccole la signori.”

Il mago indicò quattro casse messe a terra e già scoperchiate. Preso dalla curiosità il primo ad avvicinarsi ad una delle casse fu Braxus e preso dalla giovanile energia né scoperchiò una è quello che vide gli riempì gli occhi di meraviglia.

Gordlack vieni,credo proprio che questa sia per te.”

Il nano si sentì colto alla sprovvista e si mosse un po' incerto nel vedere quale fosse il contenuto della cassa. Si dovette mettere sulla punta dei piedi per poter ammirare il tesoro al suo interno. Un imponente martello a due dal manico nero e la testa lucidata,dove ai lati erano incise delle rune che Gordlack conosceva molto bene. Accanto ad esso vi era presente la sua armatura,apparentemente rimasta la stessa,se non per le riparazione e le saldature che l'armatura aveva ricevuto e quell'aspetto da ferro vecchio era stato completamente rimosso da una buona lucidata,con oli e panni appositi. Sembrava uno dei lavori della sua gente,anche se ai suoi occhi capiva subito che si avvicinava a malapena ad un autentica lavorazione nanica,anche se il risultato era più che apprezzabile.

Per i capelli d'oro di Sif,sembrano nuovi,ma come ci siete riusciti?”,chiese il nano al mago con espressione incredula.

Abbiamo contattato una bottega di specialisti in lavorazioni magiche presente in città,Il presidente non ha badato a spese e non abbiamo risparmiato tempo per farle fare.”

Ehi,stecchino con l'aria da saputello,prova un po' a vedere se hanno fatto un regalo anche a te,anche se non te lo meriteresti. E tu giovane non restare qui impalato,dai un occhiata al tuo di tesoro.”

Il nano si era rivolto prima a Nym e poi a Braxus e quest'ultimo,preso dall'entusiasmo si fiondò sulla cassa alla sua destra e tolse subito il coperchio,trovando all'interno ben più di quello che osò aspettarsi. All'interno erano presenti il suo tridente lucidato a specchio,una nuova rete metallica,lo spallaccio rimesso a nuovo e in più una lunga manica di cuoio spesso,una protezione tipica dei gladiatori che andava dalla spalla al polso,che Braxus riconobbe immediatamente.

Ho fatto aggiungere anche quella nel tuo equipaggiamento sapendo quale addestramento hai ricevuto. So che non ti va di essere considerato ancora un gladiatore è se non vuoi indossarla comprenderò.”,disse il mago con tono calmo.

No anzi è utilissima,ti ringrazio per questo pensiero.”,rispose Braxus estasiato.

Nym si avvicinò con calma ad una delle classe,che anche lui aprì e subito riconobbe le sue armi e la sua armatura. Non avevano subito nessun cambiamento radicale,se non un ritoccata al legno,una corda nuova dello stesso tipo di quella precedente e una rifilatura alla lama dell'ascia è nuove frecce ,dal fusto sottile e dalle punte piatte a forma di foglia e le bianche penne dell'oca dei ghiacci,tipiche dei popoli elfici del lontano nord. L'armatura di cuoio era rimasta la stessa e non aveva subito nessuna modifica,compreso il mantello,il cappuccio e il resto dell'abbigliamento. Solo diverse cuciture qua e la per riparare agli eventuali danni che il suo vestiario aveva subito.

Ti conosco da tempo Nym è so per certo che non cambieresti nulla del tuo armamentario. Le uniche modifiche fatte sono solo alcuni miglioramenti che io so,apprezzerai come arciere.”

L'elfo non disse nulla,ma rispose solo con un leggero cenno del capo,sapendo che con quell'uomo non c'erano bisogno di parole di troppo. Per tanto non volle dire nulla che risultasse superfluo.

Milziade invece fissò l'ultima cassa rimasta con attenzione e prima di aprirla fece qualche giro attorno alla cassa. Gli diede qualche piccolo colpo con la punta del piede e ancora indeciso decise di non toccarla.

Qualcosa non va mercenario? Ti vedo titubante.”, chiese il mago con tono neutrale.

Dopo l'ultimo scherzo che mi hai fatto non sono tanto sicuro di voler ricevere qualcos'altro da te.”,disse Milziade alzando il braccio e mostrandogli la catena incisa sulla pelle intorno al polso.

Quella è solo una precauzione nel caso volessi tirarci uno scherzo di pessimo gusto,come scappare o tradirci. Devi ammettere che la maggior parte dei tuoi colleghi non esattamente le persone più ammirevoli per la loro scarsa lealtà. Devi ammettere che come ragionamento non fa una piega.”

L'unica piega che vedo é che il mio cuore è tenuto in ostaggio sotto la minaccia di un infarto fulminante che potresti scatenare in qualunque momento.”

Considerala una clausola sul contratto che hai promesso di portare a termine. La ricompensa per il tuo lavoro sarà più che generosa. Immagino che tutti gli sforzi che farai d'ora in avanti saranno giustificati dal pagamento finale.”

Milziade non rispose e senza esitazione tolse l'ultimo coperchio e controllò l'interno dell'ultima scatola e quello che vide lo lasciò senza fiato. La nuova spada presentava della stessa lunghezza e la stessa forma di quella precedente,ma lama era decisamente più brillante e il corpo più sottile mentre il manico presentava un impugnatura più solida,con un pomolo sul fondo a forma di una piccola testa di leone in bronzo. Accanto ad essa vi era posata un un armatura degna di questo nome. Un armatura da oplita completa di tutti gli accessori,pettorale,schinieri,calzati,guanti,bracciali ed elmo completamente nuovi e con ,l'elmo in particolare portava un pennacchio blu sulla testa e ai lati dell'elmo due occhi dipinti con cura da una mano esperta. Vedendoli quella magnificenza di opera metallurgica non seppe come reagire,dato che aveva già visto armature simili,molto tempo addietro,che per la sua memoria parve un altra epoca,quando non una,ma migliaia di queste armature marciavano sul campo di battaglia.

La tua vecchia armatura era così malandata che rischiava l'ossidazione e il presidente a preferito farne fare una nuova,per non parlare del pettorale squarciato che l'aveva resa inservibile l'elmo,proprio come la spada è un aggiunta voluta da Midas in persona,un segno di riconoscenza per l'azione di ieri che lui stesso definisce non necessaria...ma certamente gradita. La lancia invece è ancora in buono stato nonostante qualche segno di usura sul manico,quindi abbiamo preferito lasciartela così com'era. Anche se non hanno mai vista una simile da queste parti.”

E tutto molto interessante,però ho una domanda. Insieme alle mie cose non mi avrete mica cambiato anche il cavallo. No perché se è così potrei essere molto infastidito dalla cosa.”

Tranquillo,abbiamo intuito che tu sei molto affezionato alla tua giumenta. L'abbiamo lasciata nelle stalle del corpo di guardia,insieme al cavallo di Nym.”

Allora va tutto bene,almeno che il cavallo dell'elfo non decida di ingravidare la mia Briseide,in quel caso sarei furioso.”

Non né dubito,ora se non vi spiace,fareste meglio a indossare i vostri nuovi paramenti,oggi ci aspetta una mattinata importante.”

Dopo questa battuta tutti e quattro presero le loro cose,vecchie o nuove che fossero e cercarono di prepararsi il più presto possibile. Pezzo dopo pezzo,nodo dopo nodo,la sensazione che quegli oggetti potessero esseri così robusti e forti era data dalla qualità e dalla cura nella lavorazione di ogni oggetto assegnato a ciascuno di loro,che tutti,persino Nym,abituato a non meravigliarsi mai di niente si era sentito in dovere di fare un sorrisetto compiaciuto di come il cuoio ora sembrava più flessibile e leggero e di come la corda dell'arco,accarezzandola,pareva di pizzicare la cordicella di un arpa elfica. In breve tempo tutti e quattro indossarono le nuove migliorie che gli erano state preparate accuratamente,eccetto Milziade,che a parte l'elmo aveva deciso di indossare tutto il resto,l'elmo restò nella scatola e decise di lasciarlo li,dandogli giusto un ultima occhiata,sapendo bene quanto lavoro e impegno erano state impiegate per realizzarlo. Ma a lui la testa serviva libera di muoversi e la sua vista non poteva essere ostacolata da tutto quel metallo gli bloccava il raggio visivo,cosa che per il suo metodo di combattimento era molto importante. Per tanto,niente elmo...e poi gli avrebbe scompigliato i capelli ed anche questo gli avrebbe dato fastidio,molto fastidio,quasi quanto sopportare i suoni nuovi compagni di squadra.

Milziade,non lo indossi l'elmo? Eppure credevo che rispecchiasse i tuoi gusti.”,chiese il mago incuriosito.

Beh no,insomma è molto bello,fatto in maniera impeccabile e sia chiaro che lo apprezzo molto....”

Ma cosa?”

Io mi sento soffocare la dentro e poi siamo in estate,insomma,chi lo vuole un elmo di metallo sulla testa con questo caldo?”

Io il mio elmo lo indosso sempre con l'armatura completa.”,disse Gordlack di punto in bianco,sentendo il bisogno di dar voce ai suoi pensieri,sempre diretti e concisi.

Si,ma per te la questione è differente. Tu sei un piccolo barile di metallo la cui unica funzione in uno scontro e quello di menare colpi con la stessa furbizia di un orso in calore e quindi hai bisogno di tutta la difesa possibile mentre impugni quel abnorme martello. Io invece mi sentirei limitato da qualcosa di così ingombrante e anche la mia vecchia armatura aveva il minimo peso necessario per poter reggere in un lungo scontro corpo a corpo e l'elmo sarebbe un peso eccessivo per le mie necessità. Ergo niente elmo.”

Se non vuole indossare l'elmo non ha alcuna importanza hai fini della vostra presenza,ciò che conta e che voi siate presentabili. Ora muoviamoci,la nostra presenza e necessaria.”

Scusa venerabile mago,ma io non ho nulla da indossare. Ho solo questa semplice veste e anche se sono soldati non credo di dovermi presentare in queste condizioni.”,disse Lucilla mentre dava un occhiata imbarazzata al semplice indumento con la quale si era alzata dal letto.

Effettivamente era un problema. Presentarsi in quel modo di fronte ad un comandante noviano,seppur sconfitto di fronte a tutta la sua legione,restava pur sempre un comandante e come tale meritava di essere ricevuto nel migliore dei modi,almeno secondo le regole della diplomazia. In realtà secondo lei non meritava neanche di essere ricevuto,pur non sapendo chi fosse era al servizio dello stesso uomo che le era nemico,aveva conquistato il trono con la forza,spodestato suo padre e costretto lei alla vita sacerdotessa,anche se quest'ultima parte si era rivelata più vocazione che una condanna. Ma ciò non toglieva il crimine subito e come principessa,sacerdotessa di Apollo e come ragazza falsamente accusata di tradimento verso la nuova forza al potere di Nova lo giudicava infedele verso il trono,peccaminoso contro il volere divino e anche un deposta senza pietà che avrebbe preferito vedere una ragazza che lui riteneva pericolosa morta,piuttosto che complice dei suoi nemici. Eppure anche lei avrebbe dovuto presenziare,per il bene della città di Aegis,che sarebbe rimasta sotto assedio e a lungo andare anche la potente città dalle bianche mura avrebbe sofferto gli stenti di una lungo logoramento che un esercito appostato avrebbe potuto proseguire per mesi,se non addirittura anni.

Tranquilla,lascia fare a me.”

Il mago fece un semplice schiocco di dita e tutto d'un tratto la veste bianca della sacerdotessa fu sostituita da una lungo chitone azzurro,con uno bianco a coprirgli le spalle e il suo diadema dorato a coprirgli nuovamente la fronte regale. La ragazza guardò il proprio corpo e incredula iniziò a punzecchiare la veste con l'indice. Era vera in tutto e per tutto.

Mago ma come...”

Un vecchio trucco nel caso ci si dovesse presentare in pompa magna ad incontro dell'ultima ora.”

Beh,se non alto non mi presenterò come una fuggiasca,anche se in realtà lo sono.”

Siete la legittima erede al trono,fuggiasca o meno che siate in voi scorre il sangue reale di vostro padre,di vostra madre e di tutti i vostri antenati. Avete tutto il diritto di rivendicare ciò che vi spetta. Ora maestà,sarebbe meglio non tardare oltre il nostro appuntamento. Abbiamo un invasore con la quale accordarci.”

E ancora una volta mossero i loro passi su indicazione del vecchio incantatore,diretti questa all'ingresso del palazzo,dove una volta usciti si sarebbero incontrati con il presidente e il consiglio,in attesa del comandante noviano,con tutta la città che avrebbe assistito all'evento memorabile. Un assedio era quello che l'imperatore aveva ordinato di compiere contro Aegis e adesso tutto d'un tratto quello stesso esercito se ne sarebbe andato senza dire nulla più che il necessario per potersene andare facendo la parte dei degni avversari. Ma allora perché c'era bisogno anche della loro presenza? E perché avevano ricevuto un equipaggiamento migliore del precedente?Milziade stava pensando alla natura della situazione in se e il perché mai loro,la scorta della principessa avrebbero dovuto accompagnarla per la tregua della città che le aveva offerto protezione? Fosse stata una questione di politica allora soltanto lei avrebbe dovuto fare la sua comparsa insieme alle altre figure di spicco della città,lei insieme a quel gigante biondo di Midas avrebbe fatto la sua bella figura e il consiglio avrebbe fatto da mera presenza. Ma loro quattro?cosa centravano in tutto questo? Erano solo la scorta personale della principessa,la loro presenza non aveva alcuna rilevanza per la tregua che avrebbe dato un attimo di respiro e le relazioni con Nova forse sarebbero migliorate. Non tanto da tenerla lontana da un altro assedio,ma se non altro i barbari ai confini dell'impero avrebbero dato il tempo alla città di prepararsi per un altro attacco,nel caso fosse avvenuto. Più ci pensava e più era convito che qualcosa non quadrasse. Il mercenario aveva ottenuto un nuovo armamentario di tutto rispetto se confrontato a quei ferri vecchi che usava ormai da tempo è un regalo del genere era giunto con un tempismo al quanto singolare. Gli servivano più informazioni per giungere ad una spiegazione accettabile,ma per ora se ne sarebbe rimasto zitto...cosa che gli riusciva molto difficile quando voleva dire la sua. Una volta giunti all'ingresso il mago,per la seconda volta in un lasso di tempo così breve per quella mattina si avvicinò anche a questa porta ma questa volta non recitò alcuna formula magica o fece nulla di troppo incomprensibile. Semplicemente batté la punta del proprio bastone contro la porta per due volte e l'ingresso qualche secondo dopo si aprì da solo. La luce del sole entrò lentamente all'interno della grandissima sala al pian terreno del palazzo,scorrendo al suo interno come un faro accecante che abbagliò tutti tranne il mago,poiché come sempre si celava il volto dietro dietro un cappuccio e così poté mantenere la sua impenetrabile aura di mistero e autorevolezza che circondava la sua persona. Per Lucilla invece la sensazione di quella luce così potente e radiosa la fece sentire meglio,sia fisicamente,poiché la luce di quella grande stella la faceva sentire bene,ridandole energia e buon umore,come solo l'astro del dio dai capelli d'oro sapeva fare. Fuori dalle porte si potevano vedere una ventina di opliti equipaggiati di tutto punto divisi in due file laterali,disposti come un corpo di guardia farebbe con dei personaggi di alto lignaggio. Fece qualche passo fuori dall'entrata e si accorso con immenso stupore,tranne il mago,che l'intera piazza era disabitata. L'immensa calca che era presente il giorno prima ora era completamente scomparsa,con i suoi mercanti,i contadini,gli artigiani,i ladri e i mendicanti. Gente del territorio e di altre terre,umani e non erano come dissolti nel nulla e solo l'esercito,con le migliaia di fanti,cavalieri e tiratori occupavano il grandissimo centro cittadino,disposti in ranghi serrati,come se fossero pronti alla battaglia. E in mezzo al loro cammino,ad attenderli,c'era lo stesso Midas. Se ne stava con le mani sui fianchi e come distratto da chissà quali pensieri teneva la testa abbassata e lo sguardo perso nel vuoto.

-”Presidente...Presidente...”,disse piano il mago richiamando l'attenzione di Midas.

L'omone dalla chioma dorata si riscosse,allontanando la mente dai suoi pensieri e accorgendosi solo in quel momento della presenza dell'anziano collaboratore e della principessa,col suo seguito annesso. Midas riprese la sua solita espressione bonaria e sorridente e come destatosi da un sogno ad occhi aperti si rivolse ai suoi ospiti con fare gioviale.

Oh,scusate se non mi sono accorto subito di voi,stavo pensando all'incontro con il comandante dell'esercito noviano. Francamente non mi intendo molto di politica e la mia retorica è pessima. I grandi paroloni non sono il mio forte,ma parlerò con il cuore e lo spirito che sono degne della mia autorità e dei miei doveri.”

Ed è per questo che forse sarà meglio che parli io per conto vostro...almeno nelle parti più delicate si intende. Voi presidente siete troppo emotivo quando si tratta di parlare di questione importanti,sopratutto quando si parla di Aegis.”,

Sciocchezze mago,qualunque uomo libero,re o mendicante che sia,deve parlare come se avesse il cuore di un leone e la fierezza di un patriota. Solo così anche il più umile dei servi potrà dire di non aver mai piegato la testa di fronte a un tiranno. E sta pur certo che né io, né questa città lo farà mai.”

Voi fidatevi di me e lasciatemi fare.”

Come vuoi vecchio saggio...”,Il presidente voltò lo sguardo verso i quattro che seguivano la principessa, “Oh,vedo che apprezzate i doni che vi ho fatto,sono contento che li abbiate indossati,anche perché tutto quello che non abbiamo potuto recuperare lo abbiamo fatto buttare via. Venite,ora dobbiamo solo presentarci al meglio e sperare che questa cosa finisca al più pres....”

Ma Midas non fece in tempo a finire la frase che un potente squillo di trombe riecheggiò dall'altra parte della città,tanto vasto e potente erano riconoscibili le numerose trombe che annunciavano l'arrivo di un armata noviana,tanto grande era la smania di gloria dell'impero che anche nella mancata vittoria,se non definirla una vera e propria disfatta,doveva mostrare tutta la sua pomposità,dando l'illusione che anche nella sconfitta bisognasse presentarsi al nemico a testa alta,anche quando non c'era nulla di cui potersi vantare. Il rumore della folla in lontananza che si distoglieva agli angoli della strada,dei mercanti che spostavano i loro carri pieni di merci dalle vie principali e i bambini,che disorientati da quel cadenzato suono di passi che quasi andavano all'unisono,accompagnati dal suono del metallo delle protezioni segmentate dei comuni legionari erano riconoscibili da molto lontano producendo un suono unico nel suo genere e che era riconoscibile da chiunque avesse mai visto un esercito simile,come molti c'è n'erano dalla terra di determinati conquistatori dalla quale provenivano,la giornata era cominciata nella maniera più fastidiosa immaginabile.

Hanno fatto prima del previsto. Come presidente e giusto che li ricompensi della loro presenza,alla maniera che più si conviene ad una città-stato come la nostra.”

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Capitolo 16
*** Una tregua instabile ***


Nevia stava facendo ricorso a tutta la sua pazienza,che non era molta, per non ordinare alle sue truppe di attaccare la città di Aegis e passare a fil di spada ogni cittadino che si sarebbe opposto alla dominazione noviana e riconquista della città un tempo appartenuta giustamente all'impero,poi resasi indipendente grazie al precedente imperatore, Flavio Equo IV,un uomo forte,giusto,ma troppo buono per poter ricoprire una carica così forte e onerosa. Ricordava ancora,quando era un semplice legionario,ufficialmente la prima donna a indossare un armatura,sotto il diretto comando di Silla,ancora generale,che aveva deposto il precedente sovrano con l'uso della forza,la sua forza,grande e maestosa,per lei pari forse a quella di Ercole alla sua massima espressione. Il sangue e la morte scorrevano per le strade della capitale come vino durante un baccanale e l'orgia di violenza che scatenava fratello contro fratello,padre contro figlio,cittadino contro cittadino era infine giunta con la presa della corona d'alloro e la fuga della famiglia imperiale verso lidi più sicuri,facendo divenire il generale Silla come nuovo dominatore di tutte le terre dell'impero,dai gelidi confini delle libere terre del nord,fino ai territori dove sabbia e sole cocente facevano da padrone,ai confini con il regno di Amenosi,nemico da ormai lunghissimo tempo. Tutte le terre,eccetto una,Aegis. Nevia intendeva terminare quella cosa il più presto possibile e andarsene,ma non prima di aver rivisto lui,l'uomo che l'aveva umiliata di fronte all'intero esercito,che l'aveva sconfitta con un dannato cavallo,un equino,un animale da soma. Indossava l'armatura alata con orgoglio mentre i cittadini venivano tenuti a bada dalle truppe cittadine,atte alla salvaguardia e al controllo della popolazione in quel giorno così delicato,permettendo ai legionari,di malavoglia,di passare indisturbati per la strada principale. Il passo dei soldati imperiali era inconfondibile,le armi e le armature emettevano gli stessi suoni all'unisono,gli stessi movimenti in un singolo istante facevano sembrano quei singoli individui tante piccolissime parti di una sola e grande macchina militare che aveva fama di voler conquistare il mondo intero. Questo pensiero nella maggior parte delle persone incuteva di norma paura e rispetto. La maggior parte delle volte paura se non eri noviano. Lei,di fronte a quella calca di cittadini,spiccava di fronte a tutti anche perché pur essendo il comandante in capo della legione aveva preferito andare a piedi,parte della ragione era dovuta al fatto che le possenti ali metalliche non le avrebbero consentito una posizione comoda quando si sarebbe messa in sella,in parte perché in quel momento di cavalli non n'è avrebbe voluto vedere nemmeno uno. La sconfitta del giorno precedente le bruciava ancora dentro e la fiamma che alimentava la sua rabbia non si era affievolita col passare delle ore,tanto che la notte aveva faticato ad addormentarsi e c'era stato bisogno di una tisana alla camomilla preparata dal suo servo per farla calmare. Il suono delle trombe,dritti e lucidi strumenti di gloria militare,riecheggiavano in strada come una cerimonia per il ritorno degli eroici legionari,che ancora una volta mettevano piede a casa,nell'impero,la terra dei loro avi dopo un ennesima conquista che sarebbe stata ricordata nei secoli a venire. Un tempo Aegis era casa,ora era qualcosa di molto più pericoloso,come una serpe in seno che con la sua esistenza mordeva al capezzolo della madre patria,rivoltandosi contro di essa e contro chi,le aveva permesso di nascere e divenire quello che era adesso. Poi giunsero nel luogo prestabilito per l'incontro e di fronte alla ventiduesima legio Superba si aprì ai loro occhi la visione della grande piazza cittadina,con la sua imponente torre,che da quella distanza sembrava un opera degna degli dei,come poche c'è ne erano al mondo e molte di esse erano all'interno dei territori di Nova. Un breve ordine della ragazza,qualche gesto impartito con la mano ai suonatori e tutti soldati smisero di marciare e insieme a loro anche la musica cessò di colpo. Arrivati al margine che precedeva l'entrata nella piazza,si arrestarono,restando vigili e attenti,in attesa del prossimo ordine.

Mantenere la posizione.”,disse lei sbrigativamente è subito dopo si staccò dai propri uomini.

Pochi passi in avanti e fece sbattere le grandi ali d'acciaio,sorvolando a pochi metri da terra la piazza per giungere nel punto specifico come da entrambi le parti richiesto. Le bastò uno sguardo attraverso l'elmo,che come gli occhi di un aquila riuscì a scrutare con attenzione,la figura di un uomo alto,forte e dalla folta peluria bionda dorata in testa e sul viso,accompagnato da altri sei individui,tra cui un individuo incappucciato,dalla lunga barba e si reggeva a stento su un vecchio bastone. Li riconobbe subito,sopratutto lui,il bastardo che aveva infangato il suo onore,questa volta però non aveva con se il suo cavallo. Pazienza,per stavolta avrebbe dovuto saltare i suoi tentativi di vendetta. Questa volta doveva essere gli occhi,le orecchie e la bocca dell'impero,sopratutto la bocca,quella che diceva cose più utile alla pace che alla guerra,che tra l'altro quest'ultima era il suo mestiere. Scese a terra con un movimento che a stento tratteneva la sua smania di sfoderare le spade uccidere tutti i presenti,specie se con l'uomo che aveva imparato ad odiare c'era anche la traditrice che stava cercando,un occasione così ghiotta e non poterla cogliere la mandava in bestia per quanta rabbia aveva in corpo. Scese al suolo,si tolse l'elmo è si rivolse al gruppo davanti a lei.


Io,Nevia Placidia Sannita,comandante della ventiduesima legio Superba,sono venuta a trattare le condizioni della tregua e la cessazione di ogni attività ostile da parte di Nova. Chi di voi parlerà a nome di questa città?”,disse lei con tono fermo e controllato,solo in apparenza.

Io...”,disse Midas facendo pochi passi verso la ragazza. “Sono Midas,presidente della città-stato di Aegis e suo primo custode. Ti do il benvenuto,augurando pace e comprensione tra i nostri due popoli.”

Io sono qui per trattare una tregua. Se è la pace che vuoi,consegnami la traditrice è sarà stabilita. E già che ci sei anche il maledetto li infondo,giusto per assicurarmi delle tue buone intenzioni.”,disse lei mentre indicava Milziade,scrutandolo con sguardo iniettato d'odio,di risposta il mercenario mosse appena le labbra,mandandole un bacino come provocazione. Lei dovette trattenersi ulteriormente per non saltargli addosso è provocare un altro scontro,cosa che non permettersi in quel momento così delicato.

Mi spiace ma non posso farlo. Le leggi di questa città stabiliscono letteralmente che la libertà di ogni individuo è sacra,senza contare che persino quest'uomo,questo mercenario,per quanto sgradevole possa sembrare in apparenza,ha solo cercato di difendere la libertà della nostra democrazia. E inoltre la principessa,la qui presente nobile Lucilla Flavia Equo,discendente della gens Equa e non di meno legittima erede al trono di Nova è sotto la nostra protezione,così come le persone che l'hanno scortata fino a qui,al sicuro dalle mani del vostro imperatore. Per contro non possiamo accettare le vostre richieste.”

Davvero? Questa città un tempo era parte dell'impero in tutto e per tutto,ed ora,solo perché siete riusciti a mantenere la vostra neutralità durante la guerra civile,pensate di essere un popolo libero di avere un governo vostro? Non siate stupidi, sapete benissimo che il vostro momentaneo stato di neutralità e dovuta solo al fatto che l'imperatore,Lucio Cornelio Silla,non ha ancora rivendicato la città nei suoi domini, ho sbaglio?”

La città-stato di Aegis è una libertà concessa al nostro popolo dalla volontà del vero imperatore,Flavio Equo IV,che ha dichiarato personalmente,come volontà di creare una pace duratura con tutti i popoli la fondazione di uno stato,libero e autonomo nella quale chiunque sarebbe potuto essere cittadino,mescolandosi ad altre razze e popoli. Siamo grati per l'opportunità resa al padre della nostra ospite e continueremo a difendere quella volontà,costi quel che costi.”

Allora rischi la guerra presidente.”

Forse,ma non oggi. Oggi siamo d'accordo su come la nostra ostilità non porta vantaggio a nessuno,di certo non a noi,che in caso di assedio saremmo isolati dal mondo e per voi,i nostri assalitori,rischiate di perdere una delle città più importanti sul confine del vostro impero e la vostra legione e una delle più veloci per poter intervenire. Quindi siamo d'accordo?”

Si,siamo d'accordo. Permone,stringi il patto.”

A quel richiamo parve poco alla volta la figura dell'augure. Sorse di fronte a loro l'immagine di questo giovane uomo,dalla chioma bionda,gli occhi verdi e che indossava una veste bianca con un mantello rosso. Ma la sua presenza per loro era più simile a quella di un fantasma che quella di un essere vivente. Pareva semitrasparente e il suo corpo a prima vista sembrava leggerissimo come l'aria.

Mi presento,sono Permone,Augure di rango superiore di Giove Ottimo Massimo e accompagnatore speciale della ventiduesima legio Superba. Oggi sarò incaricato per la firma della tregua e del conseguente trattato di non aggressione da parte di Nova.”

A questo punto intervenne il mago,facendo un passo in avanti e portandosi un passo indietro al fianco di Midas.

Io sono Etimandro di Moyos,mago al servizio della città-stato di Aegis e a nome del presidente Midas e del consiglio supremo di Aegis,accettiamo la vostra richiesta al procedimento alla firma del suddetto accordo.”

I due incantatori si avvicinarono l'uomo all'altro,seppur Permone non fosse fisicamente sul posto ciò contava era il gesto. Poi si fermarono a una distanza di cinque passi ed entrambi il mago per primo fece un gesto con entrambe le braccia,avvicinando i due pugni chiusi sopra l'altro e poi alzarne uno verso il cielo,come se stesse srotolando una lunga pergamena,manifestando tra una mano e l'altra un fascio di luce bianca come la pergamena e tramutandosi subito in un foglio in tutto e per tutto. Per contro l'augure,nella sua spettrale figura manifestò una piccola scintilla carica di elettricità e con un gesto calmo e delicato lo lanciò simbolicamente sul foglio e imprimendo sulla parte dello stesso un aquila e nella parte sotto una lupa che allatta due bambini. Nel mezzo, fiumi di parole scritte in piccolo,contenenti tutti i dettagli sul patto di non belligeranza,che specificava in ogni dettaglio,in ogni lettera e parola,ogni virgola ed ogni apostrofo,le condizioni nella quale era stata stipulata tale trattativa e nel caso fosse stata infranta,da una delle due parti senza giustificazione alcuna,che le conseguenze di tale disastroso tradimento sarebbe state punite da Giove in persona.

Io qui,Permone,applico la mia firma per conto dell'imperatore. Se mai si dovesse trasgredire a tale accordo,possa Giove fulminarlo,Marte squartarlo e Plutone farlo precipitare negli inferi. Lo giuro su tutti gli dei dell'Olimpo.”

E come d'incanto Il nome di Permone,comparve in un piccolo spazio sul fondo del foglio,in caratteri latini. La firma fu applicata e di colpo il foglio si disintegrò,lasciando solo del pulviscolo luccicante,che poi cadde al suolo e scomparve,come se non fosse mai esistito.

Bene,ora che l'accordo è stato stabilito possiamo...”

Aspetta un attimo vecchio...”,fu in quel momento che Nevia interruppe bruscamente il mago,usando un tono di voce che di pacifico non aveva nulla, “Noi non abbiamo stabilito assolutamente niente.”

La firma dell'augure conferma che ora abbiamo stabilito una pace momentanea,vuoi forse dire che sei pronta ad essere punita da quanto stabilisce il giuramento sul nostro accordo?”

E per cosa dovrei essere punita? Io sono venuta per conto dell'imperatore a firmare il patto di non aggressione tra il mio governo e il vostro. Voi con me non avete stabilito niente.”

Che intendi noviana?”

Che i vostri protetti non sono al sicuro dal patto stipulato. Anche se la principessa è vostra ospite resta comunque una ricercata e quindi,secondo la legge dell'impero, è una criminale e come tale deve essere punita. Tra l'altro voi stato dando appoggio ad una ricercata è quindi siete complici di una fuggiasca,il che fa di voi dei criminali a vostra volta. E vero che non possiamo più assediare la città,ma cosa vi fa credere che fra queste mura sarà al sicuro?”,disse Nevia completando la frase con fare canzonatorio.

Un sorrisetto malizioso le nacque maligno è sapeva per certo che aveva ragione. Midas strinse i pugni per l'indignazione che gli montava dentro e con voce carica d'emozione si rivolse nuovamente a Nevia.

Un attacco diretto ai danni della nobile Lucilla sarà visto come un attacco personale alla città di Aegis.”

Davvero? Esistono molti modi per uccidere una persona senza necessariamente farlo apparire come un omicidio. Forse una pietanza avvelenata,oppure una caduta accidentale,una tegola in testa,un carro che corre troppo veloce per la strada. Sai,tra i ranghi delle nostre forze armate esistono professionisti in grado di fare questo genere di cose. E in caso di morte accidentale,quale vostro alleato potrebbe entrare in guerra in vostra difesa senza una motivazione,una casus belli,una giustificazione per entrare in guerra. Fidatevi della mia parola,noi siamo una civiltà che fin dalle nostre origini ha fatto della guerra un sistema efficiente e ben calibrato. Sappiamo come farne scoppiare una e sappiamo come evitarla. Quindi,sapete a cosa andate incontro. Addio per ora,godetevi la vostra libertà finché potete. Presto sarete puniti come meritate.”

Nevia si girò per allontanarsi,aprì di nuovo le ali e si preparò per innalzarsi in volo.

Aspetta.”

La voce di una ragazza,quella di Lucilla,candida e dolce penetrò quell'atmosfera carica di rancore e sete di guerra represse in maniera completamente inaspettata. Così docile all'apparenza eppure così forte nelle sue intenzioni. Il comandante si girò mostrando un espressione irritata.

Mi ricordo di te. Eri con Silla quando prese il palazzo con la forza.”

Si e con ciò?”

Perché sei al servizio di quel mostro? Sai meglio di me come preferisca distruggere e schiacciare ogni opposizione che cerchi di contrastarlo. Non ha esitato a sottomettere o uccidere le stesse persone che aveva giurato di servire. Ha tradito la nazione dei nostri antenati. Con quale diritto viene a prendersi la mia vita dopo che mi ha costretto al sacerdozio?....Con quale diritto a ucciso mio padre?”

Lucilla cercava di mantenere una voce calma e pacata,forte,ma controllata. Ma era facile notare per chi le stava vicino che la voce le tremava,che aveva gli occhi inumiditi per le lacrime di rabbia che stava trattenendo con sforzo sovrumano e che i palmi delle mani emettevano un leggero bagliore lucente,dalla quale,si poteva percepire un leggero calore. Tutto il suo corpo fremeva. Nevia d'altro canto fece un piccolo risolino,mostrando i denti bianchi in una smorfia più simile a quella di una belva feroce che un serena risata,la crudeltà era in procinto di manifestarsi.

Vuoi sapere perché l'imperatore ha fatto quello che ha fatto? Per quale motivo ha rischiato di distruggere una civiltà che esiste da più di un millennio? Vuoi sapere perché e stato così brutale nel prendere il potere?”

Una breve pausa,un attimo di relativa calma prima della tempesta che voleva buttargli contro. Cosa ne sapeva lei,quella principessina tutta fronzoli e accessori,quella bambolina di pezza che della vita fuori dalla corte non sapeva niente. Non sapeva nulla di com'era il mondo fuori dalla sua bolla di sapone,agi e sfarzi non ti insegnano nulla sul dolore,la fatica,la derisione e la vergogna. Non sapeva nulla e pretendeva di giudicare,meritava una lezione è l'avrebbe ricevuta,parola per parola.

Va bene traditrice,ecco come stanno le cose. Lucio Cornelio Silla ha fatto ciò che ha fatto per un solo ed unico motivo. La forza. Nel suo atto di ribellione Silla ha espresso il pensiero che tutti i cittadini dell'impero non osavano ammettere pubblicamente. La crisi economica,i territori persi nelle guerre a est con i popoli orientali,le invasioni dei barbari provenienti dalle selvagge terre del nord,la corruzione della camera del senato. Oh c'erano molti motivi per la quale tuo padre meritava di essere destituito,solo che Silla lo ha fatto nella maniera più violenta possibile. Gli ci è voluta una guerra civile,migliaia di morti e la distruzione di una dinastia per rimettere le cose a posto,per restituirci la gloria,la sicurezza e la prosperità che avevamo perso da tempo. I senatori sono tornati al loro posto,l'esercito di nuovo efficiente,i mostri abbattuti e la nostra terra non è mai stata così splendida e maestosa come oggi. Tuo padre era troppo debole per poter regnare,Silla no. Tuo padre era un inetto, Silla no. Tuo padre era la causa di molte delle disgrazie del suo malgoverno,Silla ha solo risolto il problema alla radice. Quindi,se mi stai chiedendo se lui ha fatto bene ha ribellarsi e scatenare tutta quella distruzione ti risponderò di si. Quel giorno tuo padre fu detronizzato,se poi anni più tardi fu ucciso,fu causa lui stesso della sua fine. Se l'era meritato.”

Questo era troppo. Sentire quelle parole l'aveva ferita così nel profondo che poche volte nella sua giovane vita aveva provato una rabbia così intensa verso una singola persona e lei,Nevia Placidia Sannita,stava per subire il prezzo di quella rabbia. Lucilla non era mai stata una ragazza violenta è gli insegnamenti di Apollo sono messaggi di cultura e di pensiero razionale,ma quella rabbia era troppa ed era questione di secondi prima che il sole che era in lei esplodesse. Agli inferi la salute precaria e l'incidente del giorno prima. Nym,Gordlack e Braxus non avrebbero fatto in tempo per fermarla,mentre il mago restava fermo e Midas si accorse appena in tempo di quello che stava per accadere.

BASTA”

La voce di Midas venne udita in maniera chiara e concisa,più simile al potente verso di una bestia che alla voce di un uomo. Nessuno ebbe il coraggio di dire la propria,chi per timore,chi per cautela. Il presidente,da uomo calmo e cortese si era mostrato ai suoi ospiti ora appariva sotto un aspetto più agguerrito e feroce di quanto avessero mai visto da quando lo avevano incontrato. La peluria dorata sul suo corpo sembrava risplendere di luce propria e le pupille degli occhi ora apparivano allungate e strette,come quelle di un mostro. Tutta la sua persona sembrava emanare un qualche spirito guerriero sopito.

Come ho già detto prima,auguro pace e comprensione tra i nostri popoli. Ma se venite qui a insultare i miei ospiti,la mia città e gli ideali di uguaglianza e libertà sulla quale Aegis e divenuta indipendente,allora mi costringete a combattere e non esiterò a colpire per primo se necessario. Abbiamo i mezzi per resistere anni,addirittura decadi senza ricevere aiuti dal mondo esterno. Il nostro esercito non è grande come il vostro e forse non avrà la vostra ferrea ed estrema disciplina sul campo di battaglia. Ma i nostri soldati amano questa terra con tutta l'anima e i progressi che abbiamo conseguito nel campo della magia ci ha permesso di fare balzi da gigante nel progresso e nella difesa di questa città,come il raggio che ha rischiato di uccidervi comandante. Siamo propensi alla pace,ma non esitiamo a uccidere i nostri oppressori quando questi vogliano fare del male a noi e a chi vogliamo proteggere. Quindi,siete pregati di andarvene il prima possibile. Un solo giorno di guerra,anche senza morti è un insulto per questa democrazia,per la sua libertà e per l'amore che per quella libertà siamo disposti a combattere,a morire se necessario. Siete avvisati.”

A quelle parole,o meglio,al modo in cui furono fisicamente espresse aveva dell'anormale,il timbro della voce aveva un qualcosa di bestiale e tremendamente irascibile,come un qualcosa che fosse all'infuori della natura umana. Non osarono indagare ne tanto meno fare un commento di qualunque genere,persino Milziade,abituato a dire la sua in ogni situazione preferì non parlare e rischiare di subire una qualunque conseguenza dalla quale molto probabilmente non si sarebbe salvato. Anche gli altri membri della squadra,non osarono mettere bocca sulla questione,sopratutto la stessa Lucilla,che impaurita da quella manifestazione di forza da parte del presidente,che non aveva fatto nulla se non alzare la voce,aveva rilasciato un impeto innaturale con la sola forza della sua voce. Anche Nevia,con il suo carattere duro e inflessibile rimase stupita da una tale potenza che non seppe come reagire,proprio come Lucilla si trascinata a forza da un primordiale istinto di sopravvivenza restò immobile ad ascoltare Midas,incapace per paura istintiva di poter fare altro. Solo il mago e l'augure restarono calmi e seri nelle loro pose statiche,da parte di uno perché conosceva da tempo l'animo del presidente e aveva fatto bene a proporsi a parlare per conto suo,anche se si aspettava un rispettoso rifiuto da parte di Midas. L'altro invece,complice il fatto di non essere fisicamente presente in quella situazione,data la sua forma incorporea e complice anche il fatto che forse di carattere,ma non solo quello, era abituato a restare calmo con quello che era considerato l'uomo più potente dell'impero e dominatore dal carattere freddo e distaccato,ma in grado di bruciare di furia omicida come una pagliuzza in un incendio. Quindi anche Permone aveva una buona dose di calma dalla sua. Midas per un attimo chiuse gli occhi,ispirò profondamente col naso,rilasciò lentamente l'aria raccolta e poi li riaprì di nuovo. Il furore emanato da quell'aura intimidatoria era passata con la stessa velocità con la quale era arrivata. Midas avrebbe preferito fare a meno di usare simili abilità durante una negoziazione,visto anche perché erano più legate al combattimento che alla politica,ma c'è ne era stato bisogno e la necessità richiedeva una dimostrazione di forza,quel tanto che bastava per rimettere le cose a posto. Forse ci era riuscito.

Tranquillo presidente,non sono qui per riaprire il conflitto. L'imperatore non vedrebbe di buon occhio la cosa. Va bene,tregua sia allora. Tuttavia....”

Tuttavia?”

Chiedo il permesso di poter scambiare due parole in privato con la scorta della principessa. Secondo gli accordi per questo incontro si intende.”

Midas sembrò riluttante a questa proposta,ma ora che poteva nuovamente pensare con lucidità era importante che ricevesse un saggio consiglio riguardo alla questione e quindi sapeva bene a chi chiedere per una questione così delicata.

Cosa ne pensi Etimandro?”,chiese il presidente rivolto al mago

Gli accordi presi stabiliscono che possono rivolgersi direttamente ai nostri ospiti,purché ciò che non sia causa di conflitto o di svantaggio per la nostra democrazia. Hanno diritto di fare ciò solo in misura degli accordi presi,tutto il resto può essere considerato come un azione di ostile.”

D'accordo,in questo non posso obbiettare,ma porta via la principessa è rimasta per più tempo del necessario.”

Midas si rivolse nuovamente al comandante noviano.

Di quello che devi dire,ma nulla di più.”

Nel mentre il mago si avvicinò alla ragazza quasi a fatica provato dalla propria età. Di tanto in tanto si poteva vedere come l'anziano si appoggiava al lungo bastone di legno con più forza del solito.

Nobile signora,accompagneresti questo povero vecchio nelle mie,oltre che tue stanze? Sai l'età non giova più alla mia forza.”,disse il mago con tono provato dalla stanchezza.

Vorrei ma non posso lasciarli qui in compagnia di quella...quella....”

Non perdete il controllo delle vostre emozioni per gente che non merita di stare alla vostra presenza. E poi se uno solo di loro e bastato a sconfiggere una come lei cosa potrebbe andare storto con la vostra guardia al completo e un intera città pronta a combattere per voi? Credetemi,sono più al sicuro loro di quanto lo siate voi in questo istante. Andiamo.”

La ragazza sapeva che quello che l'anziano diceva era giusto. Nonostante la rabbia verso il comandante dell'esercito noviano e il voler restare per il suo orgoglio di principessa sapeva di doversi allontanare il prima possibile da quel luogo e con un gesto delicato prese per mano il vecchio saggio e lo accompagno gentilmente verso la torre. Sapeva esattamente che la richiesta del mago era solo una scusa,dato che ormai lo conosceva da molto tempo e quindi sapeva quando stava recitando. Oltre che mago era anche attore,pensò Lucilla. Diede un ultima occhiata di disprezzo verso Nevia e da lei fu ricambiata allo stesso modo e poi si allontanò definitivamente.

D'accordo,ora che siamo rimasti soli veniamo a noi...”,disse la ragazza noviana rivolgendosi ai quattro accompagnatori della principessa fuggiasca, “Quindi voi siete la scorta di quella traditrice,capisco. Vediamo chi abbiamo qui. Voi due vi conosco,Nym e Gordlack,anche voi eravate nella capitale durante la presa del potere di Silla. E così siete ancora vivi. Personalmente non ci credevo.

Esatto umana,hai qualcosa da dire a riguardo?”,disse Gordlack mentre batteva leggermente la testa del maglio sul palmo della mano libera e il suo sguardo era carico di pessime intenzioni.

Infetti ora mi spiego per quale motivo quella sciocca e riuscita sopravvivere tanto a lungo. Era ovvio che da sola nel mondo non sarebbe durata un solo giorno senza qualcuno che gli facesse da servitù,certo che questi nobili sono proprio degli smidollati quando si tratta di fare le cose da se.”

Piano con le parole comandante,se pensi che il mio collega nanico abbia un pessimo carattere non conosci il mio. Credimi,non ti accorgeresti del tempo che ci metto a prendere l'arco,scoccare una freccia e stenderti al suolo. Neanche il tempo di esprimere un pensiero a riguardo.” Disse Nym con tono neutro e freddo,ma non per questo meno ostile.

Certo,peccato che basterebbe una freccia per scatenare una guerra,dico bene elfo?”

Lo sguardo di Nevia si posò sul ragazzo in mezzo al gruppo e rimase colpita dal fatto che poteva avere la stessa età della principessa.

Tu sei il ragazzo con la quale mi sono scontrato in aria,sono sorpresa dal tuo stile di combattimento,mi ricordi un retiarius. Comunque sia,come ti chiami?”

Braxus e sappi che se proverai a fare del male alla principessa non esiterò a infilzarti come un pesce.”,disse Braxus puntando il tridente contro la donna.

Che paura,voglio proprio che ci provi. Comunque, Braxus non era anche il nome di un famoso gladiatore? Anche lui un retiarius giusto? Ma non puoi essere lui sei troppo giovane,anche se di viso gli assomiglio un po',curioso....”

Poi infine i suoi occhi si girarono verso Milziade sapendo già quali parole voleva rivolgergli. Lo odiava con ogni fibra del suo essere,lo voleva morto,fatto a pezzi,annegato nel suo stesso sangue e il suo cavallo con lui. Non esitò un solo istante a sputargli addosso tutto il suo disprezzo.

E per quanto riguarda te,io.....”

Ma non fece in tempo a finire la frase che quando volle rivolgersi al mercenario,quest'ultimo era accovacciato sulle ginocchia,intendo ad osservare intensamente il suolo in maniera completamente distratta.

Oh guarda,una formichina,chissà dove sta andando.”,disse Milziade in maniera interessata

Non era possibile,di tutte le reazioni che si poteva aspettare qualunque cosa ci si poteva aspettare da una persona normale e invece lui,era più interessato ad una formica. Una formica,un insetto pressoché insignificante,non solo in quell'attimo ma in qualunque momento della vita,lui dava importanza ad una formica che a lei,la donna che parlava a nome di un imperatore,l'unica donna ad aver condotto sotto il suo comando un intera legione,la stessa donna che aveva tentato di ucciderlo e lui la ignorava come se non valesse niente,come se nemmeno ci fosse. In due giorni aveva dimostrato di essere l'essere più irritante che gli dei avessero mai consentito di esistere.

Non osare ignorarmi maledetto.”

Lei faceva fatica a trattenere la rabbia,ma lui sembrava ancora interessato a quella formica che osservava con sguardo annoiato,come un bambino che cerca di distrarsi in qualche modo perché troppo annoiato,restando in attesa di fare qualcosa di coinvolgente.

GUARDAMI QUANTO TI PARLO. SO BENISSIMO CHE MI STAI ASCOLTANDO.”

La ragazza tirò fuori tutta la sua frustrazione è il suo urlo sembrò ottenere l'effetto sperato,attirando l'attenzione di Milziade. Ma quest'ultimo non si alzò dalla sua posizione e ricevette in cambio uno sguardo pigro e disinteressato.

Cosa? Scusa in realtà non ti stavo ascoltando. Mi sono disinteressato all'intera questione quando avete incominciato con queste noiose trattative. Voglio dire,io che c'entro in tutto questo? Arrivi qua,tu inizi coi grandi paroloni,Midas comincia coi grandi paroloni,il tizio comparso dal nulla dice qualcosa,il vecchio dice qualcosa,tutti dicono qualcosa riguardo l'uno dell'altro,ma per quanto mi riguarda perché ci devo essere anche io di mezzo? Non c'entro niente con tutto questo e francamente non ci voglio entrare. Se è di politica che volete parlare,bene,volete parlare di rancori passati,bene,ma non coinvolgetemi. In questa storia io sono neutrale.”

Neutrale....NEUTRALE DICI? Mi hai messo in ridicolo di fronte alla mia legione. Mi hai sbeffeggiato di fronte a questa città e come se non bastasse ti sei preso gioco di un intero esercito noviano e così facendo hai messo in ridicolo il prestigio imperiale,oltre quello dell'imperatore in persona. Credi davvero che dopo quello che hai fatto te ne puoi lavare le mani come se non fosse successo nulla? Che il fatto verrà dimenticato e perdonato? Non so chi ti ha aiutato a uscire vivo dall'accampamento,ma sta pur certo di una cosa. Ieri avresti fatto meglio a morire,perché ieri ti avrei finito sul colpo,la prossima volta implorerai di avere una morte rapida.”

Milziade non rispose subito alle parole di Nevia e preferì osservare attentamente la sua reazione. Come volevasi dimostrare Nevia era così preda dalle proprie emozioni che a stento sapeva trattenere la propria furia omicida. Da parte sua Milziade mantenne una tale rigida a se stesso da non comportarsi come al suo solito,sempre ironico,sfrontato e con quella punta di arroganza che tanto aveva dimostrato il giorno prima al castrum,adesso invece non sembrava quasi lui,persino i suoi compagni di squadra trovavano che c'era qualcosa di diverso nel prezzolato. Fino a qualche minuto fa sembrava antipatico e scostante come da quando l'avevano conosciuto ed ora,nonostante col corpo compisse azioni fuori norma per una trattativa,come ignorare completamente l'interlocutore,manteneva un certo distacco verso la donna che aveva cercato di decapitarlo.

A te piace tanto parlare vero?”,disse lui in maniera piatta.

Come ti permetti,tu non sai....”,disse lei rispondendo a rima.

Io non so cosa? Dimmelo avanti. Io non so cosa? Con chi ho a che fare? Contro chi mi sto mettendo? Le conosco le persone come te,quelle che parlano tanto. Bla bla bla. Scommetto che sei così abituata a dare ordini e farti obbedire che quando si tratta di fare sul serio non sai come affrontare un problema più grosso di te ti fai prendere dalla rabbia e smetti completamente di ragionare. Parli tanto ma combini poco e ti dico che sono bastati una spada,una lancia,un cavallo e balordo come me a sconfiggere un comandante noviano con indosso un armatura magica allora che ci ho preso in pieno. Sei tutto fumo e niente arrosto,uno spreco di aria come la maggior parte dei soldati imperiali che ho incrociato e malmenato personalmente. Non sei diversa da loro,anche se donna e con un po' di attrezzatura in più,l'ennesima brutta copia di un vero condottiero. E francamente avere a che fare con una come te non mi rende più ricco n'è più sazio di prima e come mercenario questa cosa mi da fastidio....”

Milziade si alzò e senza più degnarla di uno sguardo gli diede le spalle.

E dato che tu sei fonte di quel fastidio io me ne vado.”

E detto questo cominciò a muovere i primi passi verso il palazzo,senza aspettare il consiglio o il permesso di nessuno.

Aspetta un attimo pezzente,non ti ho ancora detto la parte più bella.”,disse lei con tono pieno di rabbia e disprezzo.

Non mi interessa,non hai nulla che possa attirare la mia attenzione.”

E se ti dicessi che l'imperatore e qui?”

Nel sentire quelle ultime parole Milziade si fermò,dandole comunque le spalle. Non voleva che vedesse i suoi occhi sbarrati per quella affermazione tanto inaspettata.

Cosa? Come sarebbe a dire che l'imperatore e qui? Umana,dici cose senza senso.”,disse il nano confuso.

Già,com'è possibile che l'imperatore sia qui? Se fosse vero non solo noi,ma l'intera regione si sarebbe accorta della cosa. Silla non è il genere di uomo che quando viaggia nell'impero lo fa senza essere annunciato come minino una settimana prima.”,disse l'elfo con fare dubbioso.

Sul volto della ragazza si accese un mezzo sorriso di trionfo,più una feroce smorfia che un vero segno di felicità.

Perché credete che l'augure che mi accompagna sia trasparente? Non vi è sembrato un po' strano che non sia presente fisicamente qui con me?”

Nessuno dei presenti che fu bersaglio di queste domande seppe formulare una risposta che potesse essere soddisfacente a quel dubbio che ora sembrava occupare la loro mente. Persino Milziade,non volendosi girare seppe cosa pensare.

Ve lo dico io...”,disse lo spettro con fare pacato, “Nella maggior parte dei casi un augure è un sacerdote il cui compito consiste nell'interpretare la volontà divina,oppure intravedere il futuro attraverso il volo degli uccelli o nel caso degli aruspici aprire il fegato di una pecora sempre per lo stesso motivo. Nel mio caso però io posso guardare di persona gli eventi a me molto lontani,il che significa che quello che state vedendo adesso non è uno spettro,ma la mia forma in spirito in quanto il mio corpo fisico si trova nella capitale,ciò significa che con determinati mezzi collegati a me può osservare direttamente un evento alla quale io stesso mi trovo presente. In parole povere, se Nevia Placidia Sannita e in questo momento la bocca dell'imperatore e le sue spie le sue orecchie,io invece sono i suoi occhi. L'imperatore può essere ovunque,se non con il corpo lo è nella volontà e noi siamo estensioni di quella volontà. Così vuole Giove Ottimo Massimo.”

Non c'era più nulla da dire,ora lo sapevano per certo. Non solo Milziade ma anche tutti gli altri erano giunti alla stessa identica conclusione. L'imperatore,Lucio Cornelio Silla, aveva richiesto anche la loro presenza per osservarli con attenzione,capire in quali condizioni si trovassero,ma sopratutto,osservare con attenzione chi si era unito alla causa della principessa fuggiasca e in quanti fossero. Ecco il perché della loro presenza durante la firma della tregua,ecco perché gli invasori avevano richiesto che ci fossero anche loro insieme alla principessa. Nascondersi non faceva parte dei loro piani ora che erano giunti in un luogo sicuro come Aegis,ma sapere che il loro nemico principale li stesse osservando tutti insieme li fece sentire come la grande e forte mano di Silla li tenesse tutti nel suo palmo e li stesse guardando come un bambino guarda dei ciottoli raccolti da terra. Per la prima volta dopo tanto tempo,Silla aveva fatto in modo che entrassero nel suo raggio d'azione,portandoli a confrontarsi con lui indirettamente,attraverso coloro che erano al suo servizio. La trappola di Silla era scattata e loro ci erano cascati in pieno.

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Capitolo 17
*** I pitagorici ***


Il corpo debole,leggero,che ha sopportato decadi di esperienze differenti,passando da un incantesimo ad un altro come fossero pagine di un libro molto ampio e pieno di conoscenza. Lucilla pensava a questo mentre aiutava il mago a tornare a palazzo,come da lui chiesto così pacatamente e affettuosamente,come un maestro che chiede sostegno all'allievo,anche se i due operavano la magia in due maniere perfettamente diverse e la traevano da fonti differenti.

Come vi sentite adesso nobile Lucilla?”chiese il mago all'improvviso.

Come? Io sto bene,i dolori di ieri non sono così' forti è....”

Sapete bene che non mi riferivo a quello di dolore...siete ancora arrabbiata?”

Ecco,io....no e solo che....”

Non sapeva cosa dire,o meglio,sapeva cosa voleva dire,ma non era adatto ai modi e al verbo di un principessa. Non se la sentiva di dire che voleva bruciare quell'arpia dalle ali metalliche,invocare a se il potere di Apollo per scioglierla come un mucchietto di neve in una giornata di torrida afa.

Si,sono ancora arrabbiata.”,disse lei limitandosi a quello.

E comprensibile,d'altronde chi non si arrabbierebbe per aver udito parole tanto ingiuste sul proprio padre. Imperatore o meno che sia. Voleva provocarvi e ci stava riuscendo. Vi direi di essere più accorta,ma so per certo che non mi ascoltereste,in questo siete uguale a vostro padre.”

Ed è un bene?”

Senza dubbio.”

Già,suo padre,il precedente imperatore Flavio Equo IV,discendete della gens Flavia e l'uomo che governava Nova in una posizione per nulla facile. Ricordava quando diversi anni fa,nel tempo in cui la vita era tranquilla e pacifica suo padre,quando non era impegnato a fare il sovrano era un uomo come tanti altri,addirittura meglio. Lucilla lo ricordava alto,snello e con corpo agile e vigoroso,dato anche la sua carriera militare e il suo intervento personale in molte campagne:contro le selvagge tribù di orchi provenienti dalle steppe nord-occidentali,patria di popoli nomadi,che si spostavano in massa e tutte insieme sembravano così grandi da formare intere nazioni. Oppure contro l'impresa contro Meneo, un drago che devastava intere città sulle montagne della regione dei cinque cancelli,dove si diceva che conducevano verso gli inferi e che li aveva mobilitato un armata per porre fine a quel disastro. Lui stesso aveva prestato soccorso,le genti rimaste coinvolte nel terribile scempio e si diceva che lo stesso imperatore si mosse per primo per cercare tra le macerie gli sventurati colpiti da quella calamità alata. Ma nel quotidiano era un uomo colto e istruito,che preferiva la pace alla guerra,il dialogo alle armi. Ricordava di come quando era piccola era abituata a sfuggire alle grinfie della severa,ma buona balia e che subito,quando poteva andava alla ricerca del padre e lo trovava sempre intento a leggere qualcosa nella biblioteca,che in realtà consisteva in una stanza da lettura con un solo,ma grande scaffale di scuro ebano,colmo di pergamene,i cui argomenti spaziavano dalla storia,alla commedia,fino alla filosofia,di cui il padre sembrava un forte sostenitore. Non erano poche le volte che accorreva nella sala e gli correva incontro per stare con lui quando poteva,visto che spesso era lontano nella capitale,da dove teneva le redini dell'impero. Dalla luce della stanza ricordava dell'aspetto del genitore: i capelli erano neri con qualche ciuffo bianco dovuti al passare degli anni,aveva gli occhi marroni,un naso un po' grosso e una barba folta,ma ben curata che gli circondava la bocca,com'era di moda ad Argos. Lui non si spazientiva di quelle entrate a sorpresa nei suoi attimi di riposo ed era sempre pronto ad accoglierla quando veniva da lui,correndogli incontro,con le braccia spalancata e un sorriso caldo e radioso,proprio come la luce del sole. Già,era bei tempi quelli. Ma ora era del presente che doveva preoccuparsi e della sua missione per cercare il Demiurgo. Era giunta fino ad Aegis rischiando la propria incolumità per cercare sicurezza dalle uniche persone che appoggiavano apertamente la sua causa e la sua missione,ed ora che era al sicuro non sapeva più come procedere. Sentiva su di se tutto il peso della responsabilità di quell'intoppo sul loro viaggio e non sapeva più come procedere. Non aveva indizi su come fosse fatto questo demiurgo,su quale fosse la sua vera natura,su che aspetto si sarebbe dovuta aspettare di trovare. Niente,niente di niente. Ed era anche per questo che era giunta fino ad Aegis,oltre alla protezione avrebbe ottenuto la conoscenza e per acquisirla sapeva a chi rivolgersi.

Mago,so che state facendo di tutto per la mia salvaguardia e per questo vi sono molto grata. Ma....”

Senti il bisogno di proseguire il prima possibile vero?”

Devo sapere se i nostri nemici non siano in vantaggio su di noi e che non siano riusciti ad entrare in possesso di una qualunque cosa non li abbia avvicinati al Demiurgo,se non esserne entrati direttamente in possesso. Ho bisogno di lasciare questa città il prima possibile. Non oso immaginare se uomini come Silla riuscissero a mettere le mani sul Demiurgo prima del nostro arrivo. No non posso permetterlo,io...”

Calmatevi altezza. Sapevo che non vi sareste mai trattenuta a lungo nonostante la nostra proposta di ospitarvi in città,almeno fino a quando la situazione con Nova non sarebbe migliorata. Ma i nostri nemici sono più determinati che mai e Silla più di tutti. Proprio per questo non ho smesso con le mie ricerche riguardo alla locazione del Demiurgo. Abbiamo molto di cui parlare e pochissimo tempo per organizzarci.”

Di cosa state parlando?”

Ti spiegherò tutto,ma prima dobbiamo rivolgerci al consiglio.”

Impiegarono un po' di tempo per giungere di fronte alla porta del palazzo,dove le truppe in armi attendevano ansia celata,l'esito dello scontro,nella speranza che in quell'occasione si potesse risparmiare un bagno di sangue. Erano uomini fedeli alla patria,che per quanto piccola potesse essere ricambiava i suoi difensori con una vita libera e abbondante,nessuno era schiavo ad Aegis e nessuno avrebbe permesso che ciò accadesse,nemmeno alla nazione più potente del mondo,che di fatto geograficamente circondava l'intera città-stato,ma in quanto a realtà politica e potenza indipendente poteva contare come una nazione a parte. Passarono attraverso i soldati il più velocemente possibile,passando in mezzo alle file composte degli opliti in armatura pesante,senza neanche sfiorarle da come erano perfettamente posizionate. Lucilla teneva stretto a se il mago e passando tra i soldati tornò a sentirsi al sicuro,seppur solo in parte,perché loro non erano come i suoi compagni di viaggio,i suoi accompagnatori,come Gordlack e Nym,come Braxus,come Milziade...già,Milziade. Pensò a lui più di tutti gli altri e gli venne in mente di nuovo quell'immagine che aveva visto la scorsa notte. Una città in fiamme,urla di gente disperata e un aquila dorata. Sapeva benissimo cosa volesse dire e Nova in qualche modo c'entrasse con quel mercenario,ma perché una visione? Perché mai Apollo le aveva mandato una visione tanto orribile e chi era quell'uomo,che a quanto pare era stato in grado di tenere testa ad un intera legione e uscirne illeso? Più ci pensava e più considerava l'impresa degna di una leggenda,come quelle degli eroi del passato,quelle epiche figure senza tempo che narravano di uomini e donne dalla capacità straordinarie,che con le loro gesta esaltavano il meglio della loro natura imperfetta e la mettevano al servizio di un bene superiore. Guardò le armature oplitiche dei soldati e le venne in mente che quando era giunto dinnanzi a lei indossava vesti e protezioni simili,persino la spada aveva un aspetto simile a quelle di quei soldati che tenevano come arma di riserva e anche adesso,con la spada e l'armatura nuova,lo stile delle protezioni ricalcava il loro stile. Che fosse solo una coincidenza? Non aveva tempo per pensarci,altro occupava i suoi pensieri. Giunsero di fronte all'ingresso della torre e subito il grande portone si aprì alle due piccole figure,che la oltrepassarono,ritirandosi all'interno della sua fortissima struttura.

Bene,ora potete lasciarmi andare.”

Ma non stavate male?”

Per i nostri sgraditi ospiti si,ma questa messinscena e durata abbastanza.”

Lucilla non disse una parola e delicatamente lasciò la presa sul vecchio corpo dell'incantatore. Appena si staccò il mago tornò ad appoggiarsi al suo bastone con più forza,mantenendo comunque quell'aspetto pieno di mistero e di dignità che lo circondavano.

Seguitemi altezza,il consiglio ci sta aspettando.”

Per quale ragione?”

Lo vedrete presto.”

Si diressero alla pedana mobile e subito la pedana iniziò ad alzarsi. Piano dopo piano,sezione dopo sezione,sempre più in alto,sempre più vicino alla cima,si fermarono ad un piano prima dell'ultimo,dove risiedeva la sala del consiglio e del presidente di Aegis. Il piano presentava a prima vista come un luogo abbastanza stretto,c'era solo un piccolo corridoio,largo a malapena per farci stare quattro persone. Nell'angusto passaggio erano presenti i quattro membri del consiglio cittadino, ognuno era fermo di fronte a quello che sembrava uno spesso portone di pietra,molto simile a quello presente al pian terreno,tuttavia presenta una sola differenza. Questa non presentava nulla sulla superficie,nessuna incisione,nessuna runa,lettera o glifo di sorta era presente sulla pietra. Solo spoglia,naturale,roccia lavorata. Nulla più che questo. Tutti e quattro i membri del consiglio si voltarono verso i due arrivati e chinarono un rispettoso inchino verso la ragazza.

Nobile Lucilla.”,disse Kemuti con tono pacato, “Ci scusiamo per il disturbo,ma con il poco tempo che aveva a disposizione per la vostra presenza alla firma della tregua e il trambusto di ieri,oltre alla vostra convalescenza era necessario farvi venire qui il più presto possibile.”

Qui?Perché cosa c'è qui?”,chiese lei confusa.

Ci troviamo di fronte alla porta degli archivi principali del palazzo. Crediamo che qui sia celato un indizio per trovare la locazione del Demiurgo.”

La ragazza non riuscì a credere alle sue orecchie. Sapeva bene cosa aveva sentito,ma farselo dire così di punto in bianco aveva un che di inaspettato. Era giunta ad Aegis per un riparo e un luogo sicuro dove sostare e forse se ne sarebbe andata con qualcosa di più di un semplice aiuto da parte dei suoi sostenitori.

Bene signori,apriamo.”

Tutti e quattro i membri del consiglio si avvicinarono alla parete di fronte a loro,poggiarono la mano destra sulla pietra con il braccio ritto e immobile e infine recitarono tutti le medesime parole.


Nella libertà vivo,nella pace credo,nella giustizia confido,nella speranza persisto.”


Lucilla lo aveva sentito bene. Non riusciva a credere alle sue stesse orecchie,queste parole le aveva già udite,da un altra persona,una che aveva amato con tutta se stessa e che da lei era stata ricambiata. A stento riuscì a parlare,quelle stesse parole che da tanto tempo aveva dimenticato ora riecheggiavano dal profondo della sua mente,come il grido di un aquila che si propaga tra i monti.

Mago. queste parole erano....erano di....”

Di vostro padre....Il suo ricordo per la gente di questa città è ancora vivido nella loro memoria.”

La lastra di pietra si smosse,sprofondando nel pavimento e liberando così la strada per la meraviglia che giaceva dall'altra parte. Dal corridoio riusciva a vedere quello che sembrava uno scaffale pieno di pergamene e dietro di essa altri corridoio con altri scaffali.

Prego principessa,seguitemi.”

Il mago le fece strada ancora per pochi passi e la ragazza ancora muta nella sua incertezza lo seguì. Pochi metri da percorrere e quando entrò dall'altra parte vide ciò che aveva già osservato da quel piccolo spazio,ma stavolta più in grande e in tutta la sua gloria. Una gigantesca sala piena di scaffali di legno,dove vi erano adagiati in gran numero pergamene,libri,papiri,tavolette di cera lacca e persino di pietra e argilla,che non erano più in circolazione da migliaia di anni. La luce del sole entrava nella sala per mezzo di alte finestrelle ricavate dalla spessa roccia di cui la torre era fatta,donando un atmosfera simile a quelli che si percepiva all'interno di un tempio o di un sacrario di qualche genere. E li ,tra tutte le cose,mentre si dilungava ad osservare gli scaffali e i tavoli da lettura,tra le numerose targhe in bronzo che indicavano ogni argomento di un determinato scaffale e l'intonaco bianco e azzurro della gigantesca stanza,lo vide,li tra le tante cose da ammirare e contemplare,lei lo rivide li,non in carne e ossa,ma in marmo,in una posa calma e rilassata. Suo padre,Flavio Equo IV. Era stato ritratto in una statua a grandezza naturale posta in una nicchia sul muro. Era stato scolpito mentre vestiva una semplice toga,come amava fare quando era a casa sua in campagna e teneva stretto in una mano una pergamena aperta e nell'altra uno stilo,forse con l'intenzione di scrivere. Lucilla sapeva che suo padre era un uomo che a tempo perso scriveva i suoi pensieri sui rotoli o le pagine bianche,cosa che faceva appena ne aveva il tempo,insieme alla lettura dei sapienti del passato. Ritrovarlo li,così lontano da casa e anche se era soltanto una statua di pietra ,gli infondeva un calore nel cuore che era pari a quella del sole,se non più forte e più intensa. Sotto la scultura c'era un iscrizione in latino.

Agli uomini e alle donne,che hanno preferito convivere con i popoli che sottometterli,di amarli e rispettarli più che piegarli e conquistarli. Possa essere questa città un Egida per tutti gli abitanti del mondo.”

Lesse come rapita da quella frase. Si,quelle erano parole che sue padre avrebbe potuto pronunciare dato lo stile e la forma con quale erano state incise nella pietra.

Dunque mio padre è stato qui?”

Voi cosa sapete di Aegis?”,chiese il mago in maniera enigmatica.

So che prima del dominio di Silla era una città dell'impero e che nei tempi antichi e stata una città molto importante nella difesa dei territori di Nova quando ancora non aveva raggiunto lo status di impero,ma a parte questo so poco.”

Vedete nobile Lucilla,Aegis in argosiano si può tradurre con egida,che sarebbe lo scudo della dea Atena,o Minerva per il culto noviano,ma voi siete una sacerdotessa e queste cose le sapete meglio di me. Ufficialmente il nome Aegis è stato dato a questa città a testimonianza che tutti coloro che cercassero un luogo dove vivere felici,in una città nella quali tutti si sarebbero sentiti al sicuro. Ma questa è una storia che va bene per la maggior parte delle persone. No,la verità di questo luogo,di questo archivio,di tutta Aegis e della stessa democrazia che qui è nata a origine dalla parola stessa che fa da nome alla nostra città. Aegis.”

Non riesco a seguirvi.”

C'è una cosa che dovete sapere su questa città. Quando venne costruita,circa, sette secoli fa,prima di essere una metropoli era solo una piccola cittadina arroccata tra i monti. Non era un luogo importante e a malapena qualcuno si sarebbe degnato della sua esistenza. Poi,quando Nova era ancora una repubblica decise di espandersi,notando i vantaggi che questa zona di montagna possedeva,tra cui le miniere di quarzo,per la realizzazione di oggetti magici è le fertili valli sottostanti e le foreste,che sembravano distribuire legname a non finire decisero di costruire una città. Prima però dovevano occupare la zona,a quel tempo popolata da tribù di centauri,grifoni e numerose tribù barbare nella zona. Le spese militari e gli uomini inviati al fronte furono esorbitanti,ma alla fine riuscirono nella...colonizzazione,se così possiamo definirla. Una volta insediati,i soldati che scelsero di vivere qui portarono con se le loro famiglie e altri cittadini giunsero in questo luogo con la speranza di trovare nuova fortuna alla frontiera. Fin qui nulla di strano, una normale spedizione di conquista finita nella costruzione di una città. Ma quello che in pochi sanno e che tra i nuovi arrivati,si celavano tra di loro numerosi accoliti di una setta segreta di illuminati,rivolta allo studio e alla contemplazione di tutte le materie che avessero a che fare con la logica e la matematica,ma più di tutto al centro delle loro ricerche c'era un elemento che li ossessionava più di tutto il resto. Il Demiurgo. Non si sa molto su di loro,una delle cose che sappiamo e che costoro erano conosciuti come Pitagorici.”

Pitagorici?”,ripeté Lucilla come ad affermare che non li avesse mai sentiti nominare.

Si,il nome della setta deriva dal nome del loro maestro,Pitagora,un umano,un antico dotto e filosofo originario di Argos. Era convito che nella natura dell'universo,tutto fosse regolamentato dai numeri e che tutto nel creato esisteva proprio perché all'inizio della creazione erano presenti tutti gli elementi necessari alla creazione dell'universo e che gli dei fossero o primi scopritori di quegli elementi necessari,che avevano estrapolato dal caos primordiale dalla quale derivavano. Ma nel caos non poteva esserci ordine e così dalla materia primordiale e dalle idee degli esseri ancestrali,ovvero le divinità,nacque un essere,diverso da tutti gli altri poiché era l'unico a poter definire con precisione il posto esatto di ogni cosa. Egli era il demiurgo.”

Aspettate nobile mago,io ho sempre pensato che il Demiurgo fosse un oggetto,mentre invece è un essere vivente in tutto e per tutto,quindi anch'esso è un dio?”

Il mago si portò una mano sulla barba e iniziò a lisciarsela,come se fosse in preda ad un pensiero complicato da ragionare e difficoltoso da esporre.

Stando alle credenze di Pitagora si,ma da quello che sappiamo sul demiurgo non può affermare con precisione esso sia effettivamente un essere vivente,un oggetto,un dio o qualunque altra cosa che ci sfugge. Le poche informazioni in nostro possesso derivano da scritti,ricerche e riflessioni di altri sapienti e pochi accennano a questa setta e per lo più in maniera sporadica e senza certezza che queste informazioni siano vere,false o inesatte,la questione e molto complessa principessa.”

Etimandro si rivolse alla ragazza vestita di bianco con tono tenue e delicato

Egle,per favore recupera il libro e la mappa.”

La ragazza si mosse verso una sezione dell'archivio,sparendo dietro ad uno dei grandi scaffali della sala. Quando Egle si allontanò intervenne la ragazza dai capelli rossi.

Mago,sei certo che questa storia della setta possa essere vera? Se fosse così perché non abbiamo trovato prima tracce della loro esistenza? Poi qui ad Aegis la conoscenza della magia e molto ampia. Mi pare strano che non n'è sapessimo nulla.”

Se avessi la certezza che i Pitagorici siano il gruppo di cui quei pochi parlano allora non mi stupirei se la loro esistenza fosse nota a pochi e poi Rhufna, non credi che sia giusto provare?”

Non per questo dobbiamo credere ad una storia che sembra campata per aria. E poi sai che io preferisco l'azione,sono figlia di guerrieri del glaciale nord e credo più nella filo dell'ascia che s dell'inchiostro su della pergamena.”

Forse hai ragione,ma per ora facciamo così. Tagliare teste ora come ora potrebbe essere controproducente. Uno scontro a viso aperto con Nova non sarebbe visto di buon occhio dai nostri alleati,soprattutto se fossimo volenterosi a continuare le ostilità e sai bene che la tregua che ho appena firmato a nome di Midas ci garantisce un momento di pausa per contrastare le mire di Nova. Non sarà una pace duratura,ma ci darà il tempo necessario per garantirci un vantaggio in questo conflitto. Ti chiedo di avere pazienza.”

Lei non rispose alle parole del mago,ma sapeva che il vecchio arcanista aveva ragione. Anche se si vedeva che gli ribolliva il sangue per i legionari dentro la città,doveva mettere da parte la sua anima da guerriera e rispettare il suo ruolo come membro del consiglio cittadino. Il benessere degli abitanti,in particolar modo quelli del quartiere nordico credevano il lei e lei non avrebbe messo in gioco le loro vite per quella era una sua opinione personale. Dopotutto la loro era una democrazia. Rilassò il viso e lo sguardo battagliero si attenuò. Poco dopo comparve Egle,con in una mano un grande rotolo di pergamena e nell'altra un libro spesso,dall'aspetto vecchio e consunto dal tempo e dall'incuria. Li posò su di un tavolo e il mago si riunì alla ragazza dai capelli castani con sguardo rapace sulla pergamena ingiallita. Gli altri senza dire una parola si avvicinarono senza essere chiamati e anche i loro occhi furono catturati da quei due oggetti. Il piccolo Glomi dovette aiutarsi con una sedia per poter vedere anche lui il contenuto posto sul tavolo.

Bene,maestà osservate con attenzione...”, Etimandro aprì delicatamente la pergamena,srotolandola,mentre l'odore della pelle antica,misto ad una leggera sventolata di polvere investì tutti quelli attorno al tavolo,disturbando alcuni e intaccando per nulla gli altri. Quello che videro era una mappa,una mappa di Orbis,il loro mondo. Orbis, una parola in latino che voleva dire orbe,sfera,in sostanza la forma del mondo per com'era fisicamente. Lucilla sapeva bene che quello era il nome del mondo per come lo chiamava chi abitava nell'impero,altri popoli lo chiamavano con altri nomi,ma erano così tanti che generalmente si usava il nome Orbis,poiché il latino era la lingua più usata per estensione geografica e molti lo avevano additato addirittura come una lingua internazionale,cosa che era accaduta solo con poche altre civiltà nel resto della storia. La mappa era un autentico capolavoro di cartografia. Vi erano state riprodotte con esattezza tutti i dettagli fisici di tutte le terre allora conosciute. Nova che occupava una vasta porzione del foglio era particolarmente visibile,ma anche il regno di Amenosi,con le sue piramidi e il vastissimo deserto,segnato con nome di Mare Sabulum,il mare di sabbia. Più a nord,le fredde e sconosciute terre del nord,dove foreste,steppe e climi freddi facevano da casa a popoli altrettanto duri e brutali,alcuni ancora legati da costumi tribali,per non dire barbari. E più a est le misteriose terre dei popoli orientali,terre di mercanti,razziatori e imperi dimenticati,dove desideri di espansioni noviane attendevano ancora di essere esauditi. Qui,insieme alla scrittura nacquero le prime civiltà conosciute. E con le terre vi erano segnate anche le isole e le montagne,le strade principali e quelle secondarie,con nomi e dettagli che solo una mente minuziosa,quasi ossessiva aveva potuto documentare su una singola pergamena.

Guardate principessa...”,disse il mago mentre con la mano sfiorava il foglio in pelle di pecora,“Come ben sapete questo è il nostro mondo,tutto ciò che è segnato e stato riprodotto con grande minuzia affinché sei mai un membro della setta avesse avuto bisogno di spostarsi,per un motivo o per un altro,avrebbe saputo esattamente dove andare.”

Capisco,ma questo come può aiutarci nella nostra ricerca?”,chiese Lucilla perplessa.

Vedete nulla di particolarmente appariscente sulla mappa? Un punto diverso da tutti gli altri?”

La ragazza diede un occhiata generale alla mappa e non gli parve di vedere nulla in particolare. Certamente erano segnati punti più grandi e piccoli,come le città principali dell'impero e quelle più piccole per importanza,alcune catene montuose,laghi,fiumi,mari ma niente che fosse stato segnato in maniera particolarmente appariscente. Lei fece un cenno di negazione in direzione della mappa.

Bene,perché questa e solo una mappa...all'apparenza. Se una normale persona senza talento nella magia risulterà solo una normale mappa,ben fatta,ma comunque una mappa. Ma,se invece dovessi toccarla io,guardate...”

Etimandro poggiò delicatamente la mano sulla pergamena,con il palmo aperto e le dita ben estese.

Casa delle quattro verità.”

Disse il vecchio incantatore è il l'enorme libro si aprì da solo,sfogliando numerosissime pagine come se venissero spostate da un potente vento di tempesta,veloce e intangibile,poi smise immediatamente come era giunto e senza lasciare alcuna traccia della sua presenza. Il mago staccò la mano dalla e con il dito indice passò sulla parte lasciata aperta dal vento invisibile e si fermò quando la punta del suo dito vecchio e scarno,quasi sovrastato dalla manica della sua veste si fermò in un paragrafo specifico,segnata da un grande titolo a metà tra due spazi bianchi.

Eccola qua,trovata,la casa delle quattro verità....”,disse il mago dando una breve occhiata a tutti i presenti e soffermandosi un attimo sulla principessa,per poi tornare sulla pagina,avvicinando il viso al libro come se facesse fatica a vedere, “Nel luogo dove giace la nostra prima casa,la,dove il maestro è giunto per la prima volta,ha piantato i semi della curiosità e li ha fatti crescere nelle piante del nuovo sapere,mettendo radici nella vecchia conoscenza e incoraggiando a nutrircene per ramificare e crescere verso vette di infinite possibilità. Da questa consapevolezza nascono quattro verità,quattro elementi che sono la base del nostro mondo.”

Etimandro finì di parlare e giunto alla fine della frase indicò un immagine posta in uno spazio in bianco poco sotto le parole appena recitate. Vi era l'immagine di una strana creatura,con il corpo da uomo,la testa di leone e un serpente ad avvolgerne il corpo.

Che cos'è?”,chiese la principessa curiosa.

Questo mia signora è il Demiurgo,o meglio,la sua forma idealizzata. Non ho idea perché lo abbiano riprodotto in questa maniera,anche se deduco che ci sia una spiegazione simbolica dietro questa rappresentazione,anche se mi sfugge il significato. Tuttavia,la cosa importante e che sappiamo dove si trova il primo indizio per cercare il demiurgo.”

Dove?”

Dalle poche informazioni in mio possesso so che le prime lezioni impartite da Pitagora furono date in una città chiamata Samo,situata sull'isola di Patmos.”

Patmos? Ma è a leghe di distanza da qui e oltretutto il viaggio non è dei più semplici.”

Lo sappiamo. Ed è per questo che abbiamo già organizzato il viaggio. Normalmente una spedizione simile richiederebbe tempo,risorse e spese di viaggio a non finire. Fortunatamente non tutti vedono di buon occhio la salita al trono di Silla e non pochi sono disposti ad aiutarci,non tutti pubblicamente,ma confidiamo nel loro sostegno.”

Certo,capisco.”

Oltretutto ho fatto preparare tutto il necessario per la vostra partenza,pur mantenendovi leggeri e mobili,così da non rallentarvi. Ci sono vestiti puliti,accessori,provviste,medicinali e una scarsella da mille scudi d'argento per le spese di viaggio e imprevisti vari. Appena sarete pronti partite,ma non prima di esservi cambiata mia signora. Vorrei ricordarvi che anche se questa è un illusione di una nobile veste,voi state indossando delle vesti per la notte.”

Ah già...mi ero completamente dimenticata. Appena avrò tempo andrò a mettermi qualcosa di più consono.”

Tra i vostri effetti da viaggio gli abiti non mancano. Vi chiedo scusa se il vostro guardaroba non conterrà abiti degni del vostro lignaggio,ma ho preferito inserire solo abbigliamenti più consoni ad un viaggio che al vostro illustre lignaggio. Vogliate perdonarmi.”

Ma no anzi sono io che dovrei esservi riconoscente...”,Lucilla si rivolse anche ai membri del consiglio, “E riconoscente anche verso di voi,verso Midas e verso questa città. Grazie di tutto.”

I quattro membri del consigli si limitarono ad un ossequioso cenno del capo ricolmo di sincero rispetto e grati di quelle parole la guardarono con rinnovata stima.

Vostro padre era un amico di questa città e tutti noi possiamo dire che averlo conosciuto di persona e stato un onore è un privilegio,non di minor valore che esserci confrontati con la figlia. Vi auguriamo buona fortuna,per tutto quanto.”,disse Kemuti,che dei quattro era quello più incline alla diplomazia e per tanto il miglior oratore del gruppo.

Ora,perché non andate a riposare? E stata una mattina piena di emozioni e vi ho costretta a sforzarvi più del dovuto. Non c'è bisogno che vi spieghi come funziona la piattaforma,una parola è vi portare nelle vostre stanze in men che non si dica.”

Va bene,allora con permesso io andrei signori.”

Tutti i presenti chinarono leggermente il capo verso la sacerdotessa e lei contraccambiò,si girò e si diresse verso le sue stanze,ma non prima di aver dato un ultima occhiata alla statua di suo padre,che tanto dolorosamente dovette staccarsene,anche se era solo un immagine scolpita nella pietra . Ci impiegò pochi minuti per giungere nella stanza del mago,ora adibita per le sue necessità. Si coricò a letto e quando il suo corpo urtò contro il letto l'illusione della veste regale si dissolse e tornò a vedere la veste bianca usata durante la sua convalescenza. Con la testa poggiata sul cuscino guardò il soffitto e sentì la testa farsi più leggera,ora che era lontana da quella cerimonia,se così la si poteva definire,per la firma della tregua,un momento di pace forzata tra una potenza imperialista e una piccola città indipendente che voleva soltanto proclamare la sua libertà. Era scesa con gli altri solo perché doveva fare bella figura e perché il loro nemico,Lucio Cornelio Silla,l'imperatore, o meglio,l'usurpatore aveva ordinato che ci fosse anche lei durante la firma del trattato,chissà perché poi si chiedeva,che lei ci fosse o meno non faceva alcuna differenza. Ma le venne in mente anche un altro fatto curioso,alla quale solo adesso,non più al centro della piazza,dove lei era presente solo per fare bella presenza. Quella donna in armatura,l'aveva già vista in passato. Ricordi sbiaditi di un giorno catastrofico,caotico e violento. Ricordava ancora il giorno in cui Silla era giunto in città e l'aveva raggiunta,insieme a suo padre e al corpo delle guardie pretoriane,che aveva il compito di difenderli. E dietro il generale ribelle c'era lei,memoria sfumata dell'unica donna armata in mezza a tanti uomini,se si soffermava un attimo ricordava che anche a quei tempi impugnava due spade,ma indossava una lorica hamata,una semplice armatura di cuoio molto leggera,accompagnata da una mantellina rossa di riconoscimento e la sua espressione,gli pareva diversa,sembrava più nervosa e incerta,quasi come ogni altra ragazza in uno scenario di guerra. Invece quella mattina si era trovata una donna completamente diversa. L'armatura alata di puro acciaio,con alla cintola due lame scintillanti e il volto,ma questa volta era feroce e i suoi occhi erano colmi di una durezza e di una violenza tali che sembrava più un mastino da guerra che una donna. Ma quello che la sconvolse e la fece arrabbiare,ma forse anche raggelare era il modo in cui aveva parlato di Silla,descrivendolo come un eroe e non come un ambizioso guerrafondaio senza scrupoli. Quello che aveva sentito nella sua voce non era semplice lode,peggio,ma cieca devozione. Com'era possibile che un uomo simile potesse essere obbedito,lodato a tal punto,da spingere qualcuno a difenderlo,nonostante le sue azioni? Lucilla non avrebbe saputo darsi una risposta a quel dilemma,ma in fondo l'impero era grande e dentro ci viveva la gente più disparata. Comunque ora sapevano dove dovevano dirigersi e quale fosse la loro prossima destinazione. Forse non era la tappa finale,ma sempre meglio che vagare a vuoto senza direzione da seguire. Ora non doveva far altro che aspettare che quella farsa che si teneva nella piazza finisse e che Nym,Gordlack,Braxus e Milziade Tornasse a palazzo e discutessero sul da farsi. Per ora avrebbe riposato fino al loro ritorno,lontana da tutti,lontana da Nova,lontana dal male del mondo.

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Capitolo 18
*** Partenza ***


Ormai non era rimasto più nulla da dire. Midas aveva detto quello che aveva da dire, Nevia aveva detto quello che aveva da dire,Permone restava in disparte in quanto il suo compito era terminato con la firma della tregua,Nym,Gordlack e Braxus scrutavano il comandante noviano con aria omicida e Milziade se ne restò li,fermo e immobile,mentre un miscuglio di sentimenti negativi e la voglia di lanciare la spada ricurva che portava al fianco contro la gola di Nevia lo invitava a commettere un omicidio di fronte a tutta la città e mandare a monte tutto quanto,solo per una soddisfazione vana e momentanea.

Non farti prendere dalla rabbia stupido ragazzo. Atena ti ha fatto dono dell'intelligenza. Quindi vedi di usarlo.”

Ancora la voce di quel vecchiaccio,pensò lui tutto ad un tratto. Chissà perché ogni volta che le sue emozioni stavano per prendere il sopravvento sulla sua capacità di pensare,gli veniva in mente quell'uomo. La cosa lo fece sorridere per un attimo,in preda a ricordi di felicità,di tristezza e di rimpianto irreparabile. Fece un lungo respiro,rilassò i muscoli di tutto il corpo e raccolse tutta la calma che possedeva,non avrebbe ceduto a quella provocazione,non ora che Silla lo stava guardando,non ora che quel maledetto lo stava scrutando da dove lui non avrebbe potuto danneggiarlo in alcun modo...almeno che,non avesse usato un altro metodo e in quel momento sapeva che cosa fare. Si girò nuovamente in direzione della ragazza noviana e tornò nuovamente alla carica con la sua espressione più arrogante che riuscisse a mostrare.

Come come come? Bocca? Orecchie? Occhi? Per tutti gli olimpi che cos'è questo Silla,un imperatore o un chirurgo? Dai andiamo,la fate tanto lunga sul fatto che è così potente,così glorioso e onnisciente,ma quando si tratta di una ragazzina in fuga non ha saputo fermarla in alcun modo? Davvero? Certo che la cosa ha veramente del ridicolo. Ma forse,anche il vostro imperatore è altrettanto ridicolo.

Nevia notò ancora una volta come quell'uomo,così inferiore a lei,stava deridendo deliberatamente l'uomo,che lei stessa aveva constatato di persona,come l'essere più forte che avesse mai visto,come se fosse un individuo da nulla. Era troppo. L'aveva umiliata e questo la faceva infuriare,l'aveva sconfitta di fronte all'esercito e questo faceva nascere in lei una profonda sete di sangue,del suo sangue,che avrebbe raccolto in una coppa e l'avrebbe offerta in dono all'altare di Bellona,con testa annessa. Ma parlare così dell'imperatore,Lucio Cornelio Silla,in quel modo tanto spavaldo,arrogante e pieno di boria la mandava su tutte le furie. In confronto quello che aveva subito per mano di Milziade era uno scherzo di pessimo gusto,se messo in paragone con quello che sentì in quel momento. Senza più alcun controllo delle sue emozioni lei estrasse una delle sue spade e la puntò contro il mercenario,separati da una distanza di sicurezza mentre le ali dell'armatura vibravano come pronte a scattare.

Miserabile animale senza ritegno,dovrei mutilarti li dove ti trovi e prendermi la tua testa come trofeo.”

Te l'hanno mai detto che hai un grande senso dell'umorismo? Il modo in cui confondi la realtà con l'immaginazione fa ridere anche i polli è fidati,non è un impresa facile.”

Nevia stava per replicare quando in mezzo alla traiettoria dei due si intromise Midas,con la sua stazza e la sua aura di solenne comando. Milziade e Nevia non avevano scordato in fretta la strana sensazione che il presidente di Aegis emanò qualche attimo prima e in quel momento entrambi,nel profondo,si pentirono di aver continuato il loro battibecco.

Signori,gradirei che entrambe le parti,sia quella che rappresento,che quella che ospito nella mia città cessino immediatamente le ostilità il più presto possibile e inoltre aggiungo che,data la firma richiesta per la tregua e stata approvata chiedo a tutti i presenti,compreso il sottoscritto,di ritirarsi. Questo incontro e giunto al suo termine...o preferite continuare a litigare come bambini e pagarne le conseguenze?”,concluse Midas dando un occhiata truce rivolta sia al mercenario che al comandante noviano.

Milziade dal canto suo non disse nulla,preferendo la saggezza del silenzio alla stupidità dell'eccessiva ostinazione. Nevia da parte sua rinfonderò la spada e osservò il presidente con misto di ostinazione e senso di sfida.

Abbiamo finito...per adesso.”,disse Nevia,mentre spiegava le ali di metallo,dandosi una potente spinta che la fece balzare indietro e le permise di volare in direzione della sua armata,saldamente in attesa,pronta a ricevere nuovi ordini,mentre l'incorporeo augure svanì senza dire nulla.

Midas e la scorta della principessa sentirono dal centro della piazza lo squillo delle lunghe trombe militare penetrare l'aria con il loro fragore assordante e con esso videro le prime file dei legionari ritirarsi per la via principale in direzione del castrum. Avevano vinto. Nova avrebbe cessato le ostilità,ma per quanto ancora? In quel momento non parve avere importanza e lo stesso presidente apparve sereno e rilassato,tanto da tirare un sospiro di sollievo e fare un sorriso di autentica gioia. Midas si rivolse a gli altri quattro presenti.

Signori,c'è l'abbiamo fatta. Per ora l'impero non attaccherà Aegis e di contro,noi non diffonderemo la notizia che un intera legione e stata umiliata da un sol uomo. Se non ricordo male mercenario avevamo ricevuto notizie della comparsa di una nube blu comparsa nel campo nemico. Ora comprendo perché quella ragazza fosse molto arrabbiata con te,mercenario.”

Milziade guardò il presidente con aria appagata,trattenne a malapena un sorrisetto compiaciuto,mentre gli altri tre lo guardarono con aria accusatoria,come a ricordargli che con il gesto del giorno prima aveva rischiato di scatenare una guerra. A quel punto li guardò a loro volta con sguardo accigliato.

Mai che vi facciate una risata voi.”

Comunque sia...”,continuò il presidente, “Ora che anche questo grattacapo e risolto possiamo dire che siamo al sicuro,almeno per ora. Ma non dobbiamo adagiarci sugli allori e quindi,ritengo più opportuno che vi prepariate al più presto per continuare il vostro viaggio. Torniamo a palazzo,abbiamo molto sulla quale discutere.”


Ci vollero poco più di una ora per tornare al castrum,rimettere gli uomini alle loro postazioni e ordinare a tutti di prepararsi per smantellare il campo e andarsene il più presto possibile,cosa che avrebbe richiesto del tempo anche con un numero di soldati così impressionante. Nevia tornò all'interno dei suoi alloggi personali e lontano da tutti,ripose l'armatura sul manichino e quando ebbe finito prese con forza una delle sedie vicino al suo tavolo personale e con entrambe le braccia la schiantò contro il pavimento di legno così forte da mandarla in frantumi,poi con l'ira ancora in corpo prese a pugni la vasca di bronzo,lasciando bozzi e crepature che un uomo normale,per quanto forte potesse essere non sarebbe mai riuscito a fare. Come aveva osato? Mai in tutta la sua carriera gli era capitata di incontrare un uomo simile. Aveva sconfitto generali e mostri di ogni sorta,aveva percorso e sorvolato alcuni dei campi di battaglia più cruenti della storia recente,aveva combattuto insieme a Silla durante la guerra civile e si era guadagnata l'armatura alata della ventiduesima Legio Superba, una delle legioni più rinomate dalla nascita della civiltà noviana, ed ora,uno straccione da nulla aveva saputo metterla in ridicolo,non solo di fronte al suo esercito,ma anche di fronte all'alto comando militare e persino lo stesso imperatore,che la costringeva a firmare una tregua momentanea con la città-stato di Aegis,con i traditori della patria che si erano dichiarati indipendenti dall'impero. Due vergogne in due giorni di seguito,mantenere la calma in una situazione simile sarebbe stato difficile per chiunque,se non impossibile.

Mia signora...”,la voce del satiro era preoccupata e carica di ansia,pensando che la sua padrona fosse in pericolo quando invece si era lasciata prendere da un feroce attacco di furia incontrollata.

Nonostante la voce servo fosse stata flebile in quel momento lei si girò nella sua direzione e anche se gli stava ad una distanza di sicurezza a lei parve realmente fastidiosa e si girò verso di lui,con un espressione degna di una furia tormentatrice.

CHE VUOI?”,urlò lei come in preda ad una rabbia incontenibile.

E arrivata questa...poco dopo che avete lasciato l'accampamento.”,disse glauco mentre mostrava titubante un piccolo rotolo di pergamena che teneva in una mano.

Lei senza dire nulla si avvicinò al servo con occhi spiritati è gli strappò la pergamena di mano,come se avesse dovuto strappare un oggetto da un cadavere,non curante della sua presenza. Lo osservò per un attimo e vide che era chiuso con un sigillo di cera lacca recate una corona d'alloro con dentro la testa di un lupo. Il marchio personale dell'imperatore che imponeva di sua mano. Quando lo vide le si bloccò il cuore in gola,lasciando che la rabbia svanisse e al suo posto giunse il timore.

Strappò via il sigillo e riluttante srotolò la lettera,quasi perfettamente linda se non poche parole scritte da quella calligrafia impossibile per lei da non riconoscere.

Torna a palazzo.”

Non c'era scritto nient'altro,non aveva bisogno di dire altro. Era l'imperatore e se lui diceva una cosa quella doveva essere rispettata,ma con Silla qualunque cosa era un ordine tassativo e quando voleva una cosa non doveva indicare in quale momento lo voleva,se fra cinque minuti o tra un ora,se dava un ordine e perché si aspettava che venisse eseguito nel minor tempo necessario e nel suo caso era adesso. Si avvicinò al tavolo e gettò la lettera sopra di esso di esso,mentre con la testa si trovava già da tutt'altra parte.

Glauco...”,disse lei con voce bassa e priva di emozione, “Informa Quirilo di prendere il mio posto e di continuare quanto stabilito dall'alto comando militare. L'imperatore ha richiesto la mia presenza a palazzo e non so quando tornerò. Che raggiungano Magentius il prima possibile,anche se dovessero giungere con marce forzate. Non possiamo permetterci che quella orda di bestie barbare sfondino il limes.

Capisco,ma forse le truppe preferirebbero sentirlo da lei,sono sicuro che...”

Fa come ti ho detto.”,disse Nevia ferocemente,mentre nello stesso momento andò al manichino per indossare nuovamente l'armatura.

Obbedisco.”,disse lui imbarazzato e passo dopo passo uscì dal pretorium.

Nevia non ci mise molto a montare i pezzi dell'armatura e senza pensarci troppo uscì dai suoi alloggi,sbatté le grandi ali d'acciaio un paio di volte e subito si fiondò verso il cielo,con destinazione la capitale. Non si prese cura di informare i soldati della sua assenza né si prese la briga controllare i preparativi per smontare il castrum,sapeva che il suo secondo in comando,Quirilio,era un veterano con moltissima esperienza sulle spalle ed era un vero esperto nella logistica e nel comando con i lavori da campo e quindi sapeva di aver lasciato la Superba nelle mani giuste. Ma sapeva anche che il messaggio le era stato mandato per una sola ed unica ragione,la vergognosa figura che aveva fatto di fronte alle porte di Aegis. Ora che la tregua era stata firmata non c'era più motivo per continuare a tenere sotto assedio la città-stato e la sua legione sarebbe stata comunque costretta a lasciar perdere comunque,poiché sul Limes,il confine dell'impero, avrebbe subito un attacco da parte dei barbari dai territori settentrionali,cosa che non accadeva da moltissimo tempo e dato che erano i più vicini a quella zona sarebbero corsi a dare man forte. Ma la sconfitta subita da parte di quell'uomo e lo strano attacco della nube azzurra aveva costretto il comando militare a far un passo indietro con i piani di occupazione di Aegis,sentendosi costretti a scendere a patti con gli assediati per non far sfigurare l'impero,cosa che avrebbe potuto incoraggiare i nemici storici,come Amenosi e i territori orientali a considerare l'attuale posizione dell'impero debole nella scacchiera delle potenze attuali e prendere slancio contro i territori appena occupati. E adesso lui l'aveva convocata a palazzo. Non il comando militare,non il magister militum,ma lui,Lucio Cornelio Silla,l'imperatore in persona,l'unica persona che non si sarebbe mai azzardata a contrariare,l'unica che non avrebbe mai voluto deludere,ed ora l'unica che avrebbe deciso della sua sorte. Le ali sbattevano come dotate di vita propria,mentre il suo volo,costante è regolare le avrebbe permesso di giungere nella capitale nel giro di pochi giorni,anche due o tre in caso di venti favorevoli e di soste regolari,tra un castellum è un altro,i fortini militari stanziati in punti strategici delle terre imperiali. Il suo sarebbe stato un viaggio irrequieto è pieno di preoccupazioni,in attesa del suo incontro con l'imperatore,fino ad allora,il volo non sarebbe stato per nulla piacevole.


Quella notte stessa.


Dopo essere tornati a palazzo con Midas Milziade e gli altri si rincontrarono con Lucilla,che spiegò loro quanto scoperto nell'archivio sui pitagorici e la loro prossima meta,cosa che lasciò gli altri membri della squadra alquanto preoccupati dalla cosa. Prima di tutto raggiungere la città di Samo era un impresa,considerato che per Nova era dei ricercati non avrebbero mai potuto prendere le strade principali senza destare un minimo di sospetto per le guardie che controllavano i diversi posti di blocco presenti per tutto l'impero e che ogni legionario,guardia cittadina e cittadino modello avrebbe fatto di tutto per consegnarli alla giustizia e già questo complicava le cose,ma infondo era logico dato che erano dei fuggiaschi e che anche prima della sua comparsa davano la caccia a Lucilla e quindi il primo problema era già presente da quando aveva accettato l'incarico. Secondo: Il viaggio di per se sarebbe stato lungo e pieno di imprevisti. Per quanto avessero preparato le loro cavalcature al meglio non avrebbero potuto contare tutte le cose che sarebbero potute accadere durante il tragitto. Banditi,incidenti,disastri naturali,mostri,avversità di diversa natura e poi non era detto che tutti i cosiddetti alleati di Aegis avrebbero collaborato per aiutarli nella loro impresa. Non era la prima volta che qualcuno dava la propria parola e poi se la rimangiava all'ultimo,cosa che nel suo mestiere accadeva più di quello che voleva ammettere e anche qui c'era una falla,ma d'altronde lui non si fidava di nessuno,se non di se stesso,di Briseide e pochi altri che aveva conosciuto e quindi per principio era guardingo verso tutti. E infine Terzo ed ultimo problema principale. Mettendo caso che fossero giunti a Samo sani e salvi e possibilmente senza attirare l'attenzione di nessuno,sopratutto degli imperiali,una volta giunti li cosa avrebbero dovuto fare? Lo sapevano? Avrebbero dovuto tirare a indovinare e improvvisare sul momento? Questa storia non gli piaceva,troppe incognite,troppi punti vuoti e nessuna certezza di successo. Le possibilità di riuscita erano minime,se non inesistenti. Ma,se anche ci fosse stata la speranza di riuscire nell'impresa,se anche il solo provarci avrebbe assicurato loro il successo del trionfo,se avessero trovato questo Demiurgo,allora forse non sarebbe stata una fatica vana. Da quando aveva iniziato la sua carriera come mercenario non gli era mai parsa davanti una posta in ballo così ricca e ghiotta come quella gli era stata promessa,la vendetta. Quella fiamma che dentro di lui,sepolta dietro quelle risate canzonatorie,sotto quei sorriso arroganti e tutte le volte che si era dato delle arie,compiaciuto e fiducioso in se stesso,nascondevano al mondo quell'incendio che lo consumava dentro e che avrebbe goduto nel momento in cui le fiamme della sua ira avrebbero divampato sulla carne di quell'unico essere che odiava più di tutto il resto,persino di Nova,la cui natura militaristica gli faceva desiderare nuovi territori e nuove civiltà da sottomettere. Lui lo sapeva bene. Era nella sua stanza,disteso sul letto intento a guardare il soffitto,mentre rilassava i muscoli dopo che tutti e quattro i protettori di Lucilla si erano diretti nel pomeriggio verso il ginnasio,dopo un pranzo nutriente a base di zuppa di fagioli,accompagnata con fette di pane tostato e vino rosso. Gli allenamenti del pomeriggio li avevano sfiancati:chi colpì di spada e lancia come Milziade,chi invece menò colpi devastanti col maglio come Gordlack,chi scoccò con rapidità e precisione come Nym oppure si allenò a schivare,infilzare e intrappolare con rete e tridente come Braxus,ma non mancarono anche sollevamento pesi e allenamenti a corpo libero. Ora,dopo aver cenato a base di manzo alla brace e un bagno ristoratore poteva dire che farsi una lunga e buona dormita gli avrebbe dato le energie per affrontare una nuova e sconsiderata missione,che se fosse andata bene forse avrebbe smorzato il fuoco che ardeva dentro di lui. Cominciò a sentire gli occhi farsi più pesanti e la mente sempre più annebbiata,il sonno era vicino e lui lo accolse con immensa gioia,sapendo che il sonno gli avrebbe dato un po' di pace,prima del prossimo risveglio...ma non quella notte. Ricordava il sole al tramonto,il cielo limpido,il mare calmo...e gli innumerevoli cadaveri che riempivano l'intera città. Ricordava le fiamme che lambivano gli edifici,le urla degli innocenti che morivano attorno a lui e il muro della falange spezzarsi sotto il potente assalto delle legioni imperiali. Poi tra gli innumerevoli legionari,le insegne dell'aquila dorata,accompagnate dai maghi e i sacerdoti da guerra comparve lui. Quell'uomo,alto,possente e con occhi più gelidi del ghiaccio lo vide dirigersi verso di lui,a mani nude,armato solo dei suoi pugni.

Affrontami strategos,dimostrami che la tua fama è ben meritata.”

Si svegliò di soprassalto,come preso da un incubo,mentre la violenza lo assaliva e il suo corpo,reattivo quanto la sua mente,si preparava già al combattimento a mani nude,che per istinto era già pronto a colpire o atterrare l'ennesimo aggressore che cercava di coglierlo impreparato. Tornò subito alla realtà e l'unica cosa che vide fu Lucilla accanto al suo letto,gin una posa tipica di chi arretra di fronte ad uno spavento improvviso. Notò che era vestita con una corta gonna arancione che le arrivava poco sopra il ginocchio in tessuto rigido e indossa un corpetto di cuoio leggero sopra una veste di lana a maniche lunghe blu,abbastanza leggera e calda per affrontare un lungo viaggio a cavallo e ai piedi portava degli stivaletti di cuoio da donna,tipici delle più aspre terre meridionali.

Tu che ci fai qui?”,disse lui nervoso.

Ero venuta a svegliarvi. Volevo farlo personalmente così non avremmo perso tempo prezioso per la partenza,poi ti ho sentito urlare e così sono entrata. Avevo il timore ti fosse successo qualcosa.”,disse lei preoccupata.

Devo aver fatto un brutto sogno,sai,cose che capitano quando hai una vita abbastanza frenetica...”,il tono di voce del mercenario parve più rilassato mentre l'espressione sul suo viso si fece meno dura,accentuando un piccolo sorriso rassicurante, “Ma tranquilla raggio di sole,sto bene,comunque,immagino sia quasi l'alba adesso dico bene?”

Lei fece un silenzioso cenno col capo.

Bene,in questo caso,dobbiamo partire il più presto possibile. Sveglia gli altri,io intanto mi cambio,forse non lo sai,ma sotto le coperte,in estate,un uomo non indossa molti vestiti,non so se mi spiego...”

La ragazza dovette impiegare qualche secondo per capire che Milziade,sotto le coperte,stesse indossando solo il perizoma,cosa che si poteva intuire dal fatto che i vestiti,fossero appoggiati su una cassapanca è l'armatura appositamente sistemata in un angolo della stanza,dove non potesse dare alcun fastidio. E mentre l'imbarazzo si faceva sempre più evidente quando gli occhi della principessa non poterono distogliere lo sguardo dal petto nudo dell'uomo davanti a lei,con quei muscoli scolpiti dalla fatica,gli sforzi e agli innumerevoli scontri alla quale aveva partecipato. A quel punto Lucilla cominciò a balbettare qualche parola di scusa scoordinata,mentre si copriva gli occhi e uscì dalla stanza alla stessa velocità con la quale era entrata,sbattendo la porta con più forza di quanta volesse usare. Milziade,osservando quella scena cominciò a ridere a bassa voce,cercando di trattenere le risa nel pensare a quella scena assurda appena vissuta e per un istante sentì tutta la rabbia spegnersi in lui,sostituita da una genuina felicità. Da tempo ormai non gli capitava di divertirsi realmente di fronte ad una situazione tanto assurda e inaspettata. Mai avrebbe detto che avrebbe fatto scappare via una principessa e sacerdotessa di Apollo da lui solo perché era stato visto mezzo nudo da una ragazza,alla cui età cose come vedere un uomo a petto nudo all'infuori del padre o dei fratelli era qualcosa di scandaloso e decisamente imbarazzante. Da parte sua quella giornata non poteva cominciare meglio di così. Intanto Lucilla,fuori nel corridoio non riusciva a smettere di pensare a quanto accaduto e il suo volto divenne rosso come una fragola matura al solo pensiero del mercenario nudo sotto le coperte. Non seppe fare mente locale e imbarazzata com'era non smetteva di agitarsi, camminando avanti e indietro come uno di quei piccoli cani da compagnia che abbaiano in continuazione e non stanno mai fermi. I muscoli,la forza,il petto gonfio e le braccia allenate,tutto sommato era un bell'uomo per quanto potesse essere scontroso,sfacciato,irriverente e arrogante. Forse avrebbe dovuto fare come gli altri che l'accompagnavano e considerarlo solo un mercenario,qualcuno che compiva quell'impresa solo per profitto personale e non per lealtà o per il bene comune. Gli dicevano che era troppo buona con gli altri e che tendeva a dare fiducia a chi non la meritava,in questo a caso a Milziade secondo loro,ma lei era fatta così e forse era anche per il suo carattere,così amichevole e generoso la distingueva da molte nobile del suo stesso rango,se non da molte persone che vivevano nel loro mondo. Proprio per questo,quando si era alzata presto,quando il suo amato astro del giorno si stava per alzare ecco che lei si stava già vestendo con gli abiti di viaggio che gli erano stati consegnati,rinunciando alle sue nobile vesti da principessa e a tutti gli inutili orpelli,era andata a svegliare i suoi fidi accompagnatori e quando stava per bussare alla porta del prezzolato ecco che lo sentì,un urlo e senza pensarci due volti aprì di tutta fretta la porta e si lanciò dentro la stanza senza pensarci due volte. Lo vide agitarsi nel letto e lei cercò di chiamarlo a se scuotendolo,ma appena lo toccò,accadde di nuovo. Rivide la città in fiamme,i legionari e l'aquila dorata come nella precedente visione,ma questa volta c'era un elemento in più che aveva scorto nella nuova visione. Lo vide a malapena e di fretta,pochi attimi,ma la figura di quel gigante d'uomo,con l'armatura da comandante e quello sguardo,quello sguardo glaciale e senza pietà,sapeva chi era,del resto era un individuo,o un mostro secondo alcuni,inconfondibile. Lucio Cornelio Silla. Si appoggiò al muro pensosa e con le mani aperte dietro la parte bassa della schiena,con la precedente vergogna ormai passata e sostituita da una cupa amarezza quando intuì che in qualche modo la visione della città assediata,il mercenario e il generale usurpatore erano in un qualche modo collegati,ma come? Dovette interrompere il flusso dei suoi pensieri quando sentì che la porta della stanza di Milziade si aprì e da essa uscì il prezzolato,equipaggiato di tutto punto e con un espressione rilassata,tornando ad essere il Milziade di sempre.

Io sono pronto e gli altri?”,chiese lui non vedendo Nym,Gordlack e Braxus fuori dai loro alloggi.

Ah si,io...stavo riflettendo su una cosa...che riguardava il viaggio e....”,Lucilla si zittì,non trovando le parole giuste per continuare la frase, “Sarà meglio partire il prima possibile.”

Mi trovo d'accordo.”,disse lui col suo classico tono ironico.

Lei,imbarazzata,bussò alle altre porte vicino a alla stanza del mercenario e quando sentirono la voce di Lucilla che li esortava a vestirsi e a preparare le loro cose per il viaggio,ricevendo in cambio una sommessa e rispettosa obbedienza. Dopo una decina di minuti gli altri si fecero trovare fuori nel corridoio e si diressero verso la piattaforma,che li portò al pian terreno,dirigendosi verso l'entrata del palazzo,dove trovarono: i cavalli,della quale uno era lo stesso usato da Gordlack per andare all'accampamento e uno per Braxus,dal manto giallo e la criniera bionda,borse e sacche con tutto il necessario legato agli animali,i quattro membri del consiglio e Midas.

Principessa...”,parlò il presidente con tono basso, “Sono rammaricato per non potervi aver aiutato più di così,so che dovete partire quindi non vi ruberò troppo tempo. C'è una porta secondaria per entrare in città,viene usata dai cittadini che abitano nella zona agricola di Aegis,li i legionari non possono passare con tutti i loro numeri e i nostri esploratori ci hanno assicurato che la strada e libera,senza dimenticare che il nostro nemico sta smontando l'accampamento è per tanto non tenteranno di inseguirvi,non quelli di fronte alla città almeno. La porta è ben riconoscibile anche da qui quindi la troverete senza troppe difficoltà. Inoltre,il nostro caro mago voleva consegnarvi questi...”

Il presidente consegnò la mappa è il libro che aveva usato il giorno prima negli archivi del palazzo,che teneva tra le mani come se fossero preziosissimi tesori.

Mi ha raccomandato di farveli avere. Voleva farlo già ieri sera,ma doveva controllare delle cose è ha chiesto a me di farveli avere. Prego,tenete.”, Midas passò la mappa è il libro alla principessa,che li prese con le sue piccole e delicate mani,facendo attenzione a non farli cadere.”

Grazie,per tutto quanto. Seppur breve la ospitalità è stato un dono ben gradito.”,Lucilla pronunciò queste parole rivolte a Midas che ai quattro membri del consiglio,in cambio loro chinarono leggermente la testa in segno di rispetto.

Andate ora,il sole non è ancora sorto è i noviani non sanno della vostra partenza. E il momento giusto per partire.”

I quattro salirono sulle rispettive cavalcature,con Lucilla che prendeva posto dietro Nym, Braxus e Gordlack che a stento riusciva a trattenere le lamentele per aver ricevuto nuovamente un animale così piccolo per il viaggio,cosa che avrebbe fatto imbarazzare qualsiasi nano. Milziade invece diede un occhiata a Briseide è si accorse che i paramenti e la lancia non erano state n'è cambiate n'è ritoccate,accorgendosi probabilmente che quelli erano pezzi rarissimi da quelle parti e che la lancia che solitamente usava in selle alla sua giumenta era un pezzo unico nel suo genere,proprio come la sella,le redini e tutto il resto. L'unica aggiunta che avevano apportato erano i sacchi e le borse che avevano aggiunto agli animali e che contenevano tutto il necessario per il viaggio che li attendeva. Diede un occhiata al cielo,scuro ma una leggera patina verde chiaro sul fondo,segno che il sole si stava lentamente avvicinando,mentre l'aria frizzante della mattina che si sostituiva alla notte li teneva svegli e riempiva i quattro viaggiatori di nuove energie e nuove speranze. Milziade rivolse lo sguardo verso Midas e i membri del consiglio.

Signori,sono certo che il poco tempo che abbiamo passato insieme e stato,se non bello,almeno stimolante e se mai dovessi passare di nuovo da questi parti,sappiate che i miei servigi sono a vostra disposizione...per la giusta somma ovviamente.”

Non contarci,dopo il disastro che hai combinato con il comandante abbiamo rischiato veramente un conflitto armato. Preferiamo farne a meno.”,disse Kemuti in tono piatto.

Scommettiamo? E tu ragazzone,pensi di farcela senza il mio aiuto,ho devo far impazzire un altro comandante per salvare nuovamente questa città?”

Midas sul momento non disse nulla ma a stento trattenne un sorriso divertito per quella descrizione sullo stato attuale delle cose.

Per il momento penso che potremo farcela da soli,la nostra sarà anche una giovane democrazia,ma sappiamo difenderci molto bene quando la situazione lo richiede e per ora,possiamo dire di tirare un sospiro di sollievo.”

Fino al termine degli accordi.”

Già,fino al termine degli accordi....Buona fortuna.”

Un ultimo sguardo tra il mercenario e il presidente e la stima da parte di entrambi si fece più grande. L'uomo che combatteva per denaro e l'uomo che difendeva il suo stato,così diversi ma in qualche modo così simili. Il cielo si fece ancora più chiaro e si mostrava poco sopra le mura un leggero bagliore tra l'arancione e il rosato,segno che a momenti il sole sarebbe sorto e non trattenendo più gli indugi Milziade fu il primo a scuotere le briglie e incitando Briseide ad una rapida partenza l'animale nitrì eccitato e ancora una volta partì verso un altra destinazione,ma questa volta seguito da una principessa votata a un dio,un ragazzo vestito da gladiatore,un elfo tremendamente ironico e un nano scorbutico. Un avventura simile non se lo sarebbe mai aspettato,a prescindere da quanto lo avrebbero pagato per credere ad una storia simile. Midas e il consiglio li videro farsi sempre più piccoli,mentre scorrazzavano per la via principale e raggiungendo la porta che li avrebbe condotti verso il confine più rurale del piccolo governo di Aegis.

Signore,lei si fida così tanto di lasciare l'unica vera erede dell'impero di Nova in compagnia di un simile bifolco?”,disse Kemuti dubbioso sulla cosa.

Ha ragione,infondo cosa sappiamo di lui? E un mercenario e combatte solo per soldi. Forse avremmo dovuto trattenerlo in cella e lasciare partire gli altri.”,disse Ruhfna scontrosa verso Milziade.

Forse,ma io ritengo che sia un bene,che un individuo come lui sia stato scelto per questo compito. Perché se quello che il mago ha detto su di lui è quel Milziade è la metà dell'uomo che era un tempo,allora possiamo stare certi che è stato un bene che si sia unito a loro,qualunque sia la motivazione che lo spinge.”

Temo che la vostra fiducia in quell'uomo sia troppo grande presidente.”,disse Kemuti con lo stesso tono di prima.

Forse si,forse no. Comunque sia rientriamo signori,oggi possiamo goderci una giornata di riposo,infondo,c'è lo siamo meritati.”


In quello stesso istante,in un altro punto del palazzo,il vecchio incantatore era tornato nelle sue stanze. Era intento a consultare una pergamena,una lettera,recante il marchio dell'imperatore. Finito di leggere la pergamena prese improvvisamente fuoco e in men che non si dica divenne cenere e cadde al suolo,spargendosi per il pavimento.

Eh così hai deciso di fare la tua mossa Silla. Molto astuto da parte tua,però mi chiedo se hai preso tutte le misure che la situazione impone. Dopo tutto,non potevi aspettarti che fosse ancora vivo e del resto perché avresti dovuto? Mi sto forse sbagliando....ladra?”

Dietro di lui,incuriosita,Amunet guardava tra gli scaffali e il tavolo i diversi oggetti magici presenti nella stanza,tra cui libri,alcuni scritti in geroglifico e vecchi di diversi secoli,pietre preziose,erbe e pozioni di vario genere,tutte cose che gli sarebbe piaciuto prendere e vendere a chi conosceva lei,o da usare per facilitare il suo mestiere,anche se sapeva benissimo che non gli conveniva prendere senza consenso,sapendo che trappole e maledizioni di ogni sorta avrebbero colpito il malfattore in caso di furto e quindi non avrebbe rischiato...per lo meno non con lui.

Chissà perché voi maghi avete la brutta abitudine di parlare da soli,anche con qualcuno in vostra presenza. Personalmente ritengo che sia per la vostra tendenza a stare più in compagnia di libri e pergamene che con le persone...o la vecchiaia a seconda dei casi. Per la cronaca,non saprei cosa risponderti,pare che tu conosca l'imperatore più di quanto tu voglia ammettere, che per inciso niente...mi sto forse sbagliando,mago?”

Astuta,bella e astuta. Un miscela che io,personalmente,ritengo assai pericolosa. Ma basta parlare di queste sciocchezze, immagino che tu abbia rivisto il tuo amico,il mercenario,dopo quello che hai combinato all'accampamento dei noviani. Dimmi,come ti è sembrato?”

Sempre il solito. Spaccone,esageratamente fiducioso delle sue capacità e anche stavolta si è guadagnato l'antipatia altrui. Direi il solito soldatino che ho imparato ad apprezzare.”

E a proposito di lui,vorrei che lo seguissi e ovviamente non ti faccia notare,se non,quando la situazione lo richiederà,poiché è di vitale importanza che Lucilla e i suoi compagni di viaggio trovino il Demiurgo prima che lo faccia qualcun altro.”

E suppongo che c'è qualcosa in ballo di cui non li hai informati e vero?”

Forse,ma ha importanza per il tuo lavoro?”

No,ma se c'è qualcosa che io è Milziade abbiamo in comune e che non ci piace farci pugnalare alle spalle dalle persone con cui lavoriamo,solo questo.”

Affascinante punto di vista,ora se permetti,gradirei che anche tu ti metta in viaggio. Sono certo che con il denaro e i mezzi che ti ho dato,tu non abbia problemi a svolgere il lavoro per cui ti ho assolto. Puoi andare adesso.”

Senza che glielo si dicesse due volte la gatta uscì dalla stanza del mago senza produrre il che ben minimo rumore e così facendo sarebbe uscita dal palazzo senza nemmeno essere vista. Il mago da parte sua non si girò neanche a controllare se Amunet fosse uscita dalla porta o dalla finestra,ma infondo non gli interessava molto. Quello che gli interessava era lo svolgimento degli eventi che da poco si erano evoluti e avevano rispettato tutte le sue aspettative,non tutte come avrebbe previsto,ma gli ultimi avvenimenti si erano sviluppati in maniera più che soddisfacente e sotto molti punti di vista. Milziade,Lucilla e Silla, i tre personaggi più importanti di questa storia si erano mossi,ognuno a modo suo e nel caso della principessa e del prezzolato non da soli,ma spinti ad agire insieme ognuno da i propri obiettivi personali. Il sole stava sorgendo e l'inizio di un nuovo giorno si stava mostrando di fronte a quel mondo di sfide e ricompense,dove ognuno,a modo suo,giocava un ruolo fondamentale in quell'intricata storia che era appena iniziata. Ora non restava altro che aspettare,in attesa di nuove opportunità.


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Capitolo 19
*** Trappola a Cherunensis ***


Avanzava placido,tranquillo e pensando solo agli affari suoi. Cercando a terra col grosso naso,piatto e umido qualcosa da mangiare a terra,fossero bacche,semi o frutti di qualsivoglia sorta. Era beato,distratto...e poi morto. Si rovesciò a terra con una freccia a lato del collo,preso esattamente nella zona cervicale,con la punta d'acciaio infilata tra le vertebre del corto e spesso collo da suino che si trovava. Nemmeno un lamento è il grosso cinghiale lasciò questo mondo senza alcun dolore,come se si fosse addormentato e Nym,con l'arco trattenuto ancora nella salda mano si inginocchio di fronte alla creatura,controllò che non ci fosse alcun pericolo attorno a lui,poi posò l'arco a terra ed infine recitò alcune parole rivolte agli spiriti della foresta e al cinghiale,per quello che comunque era risultato un uccisione e da ciò non aveva tratto ne gioia né orgoglio per la propria abilità. Tornò indietro con il grosso animale gettato sulle spalle,cosa che non fu un problema per le sue braccia e tornò indietro dal gruppo in attesa del suo ritorno. Camminò per dieci minuti prima di intravedere un fuoco acceso in mezzo ad un accampamento già presente sul posto,allestito da banditi e poco lontano dalla via principale che conduceva verso la prima tappa del loro viaggio,il piccolo avamposto di Cherunensis. Situato poco fuori dai confini orientali del territorio occupato dalla città-stato di Aegis sorgeva l'avamposto di Cherunensis,era un piccolo fortino militare dove i legionari pattugliavano il confine con la piccola democrazia confinante,anche se nell'ultimo periodo di pace dopo la guerra civile era stato limitato al compito di pattugliare la zona è impedire a merci contrabbando di passare il confine,oltre che impedire a criminali,briganti e fuggitivi di ogni sorta di cercare la salvezza oltre i confini imperiali,cosa che la maggior parte delle volte non aveva successo e i malcapitati venivano consegnati alla giustizia e puniti a seconda del crimine compiuto. Erano in viaggio dall'alba è fino ad ora tutto bene,nessun mostro,nessun brigante,nessun pericolo inaspettato si era fatto presentare alla loro presenza,che ora,verso la prima mattina,riposavano tranquilli,intenti a consumare una colazione a base di pane,formaggio salato e olive e da bere della semplice acqua,una colazione leggera e nutriente,adatta per una mattina d'estate così soleggiata,mentre un leggero venticello si insinuava tra le fronde degli alberi e portava freschezza in quella radura selvatica. Quando l'elfo tornò dal gruppo notò come tutti erano beatamente impegnati a non fare niente,tranne Lucilla,che continuava ad osservare la mappa e teneva in mano il libro,che il mago le aveva offerto per aiutarla nel suo viaggio. Era intenta a tracciare il percorso usando solo gli occhi come strumento di precisione e il libro aperto accanto a se per apprendere le informazioni riguardanti i pitagorici,il misterioso gruppo di maghi e filosofi che si erano interessati al demiurgo sia come materia di studio che come obbiettivo,concreto e tangibile dei loro studi e delle loro teorie. Riposavano placidamente ma tenevano addosso le loro protezioni e le loro armi a portata di mano,mentre i loro sensi restavano sull'attenti,in attesa di dover ricevere brutte sorprese.

Mia signora.”,disse Nym avvicinandosi a Lucilla,mentre teneva ancora per le mani l'arco e la sacca della cacciagione.

Oh Nym...”,disse lei di soprassalto,mentre staccava gli occhi dalla mappa e dal libro che occupavano gran parte della sua attenzione, “Sei tornato,com'è andata la caccia?”

Bene,ho trovato un cinghiale e per oggi possiamo dire di esserci guadagnati il pranzo,per la cena invece possiamo attendere direttamente all'avamposto direttamente dietro il confine. Ci vorrà ancora molto tempo prima che i noviani capiscano che abbiamo lasciato Aegis e quindi,darci il tempo di entrare di nuovo nell'impero senza destare troppi sospetti. In ogni caso,credo che almeno per stanotte potremmo riposare in un un letto caldo. Comunque,scoperto qualcosa in più?”

No nulla di rilevante. Conosco la meta ma il tragitto non mi è noto,non ho visioni di alcun genere e per quanto riguarda questa setta per ora ho solo letto di teorie e filosofia di questi pitagorici,ma per ora nulla di pertinente al nostro viaggio.”

Capisco. In ogni caso non si sforzi troppo e trovi del tempo per riposare quando può.”

Lo farò senz'altro,grazie Nym.”

L'elfo fece un breve cenno con la testa e si separò dalla ragazza,portando la defunta bestia vicino al focolare allestito, che Gordlack e braxus si erano occupati di montare mentre Milziade era rimasto al campo a fare la guardia,ma sarebbe stato meglio dire a non fare niente.

Ehi matto di orecchie a punta,cosa ci hai portato di buono oggi?”,disse Gordlack mentre sistemava una manciata di rami e rametti che avevano raccolto nei dintorni.

Cinghiale,anche se non te lo meriteresti.”

Quindi c'è né di più per me?”,disse Milziade mentre era intento a controllare la nuova spada e la qualità del metallo lavorato,che come le altre attrezzature ricevute in dono erano di fattura più che eccellente.

Per te ancora meno mercenario.”

Ogni giorno che passa ti voglio sempre più bene elfo.”,disse Milziade con tono chiaramente ironico.”

Nym non ricambiò affidandosi alla sua classica natura calma distaccata,qualità più che adatte ad un arciere e si limitò a sedersi vicino agli altri tre e prendendo anche lui la sua parte di colazione e mangiando poco alla volta la sua parte.

Comunque,ancora un paio d'ore e saremo giunti al confine con le terre di Nova e da li bisogna passare per l'avamposto di Cherunensis. Se tutto va bene passeremo il confine senza nemmeno che si accorgano che Lucilla sia tornata nel suo impero senza neanche che le guardie al confine se ne accorgano. Certo,controlleranno le merci e dovremmo pagare una piccolo dazio per far passare tutte le cose che ci portiamo dietro,ma a parte questo,prevedo che passeremo senza problemi.”

Tu dici?...”,intervenne Braxus con tono preoccupato, “Non vorrei che si fossero accorti che abbiamo lasciato Aegis e che adesso controllino il confine alla ricerca della principessa. Se fosse così non avremo modo di passare.”

Se fosse così i reparti di cavalleria di quell'esercito posto fuori dalla città ci avrebbe già inseguito e dubito che avessero così tanti ricognitori da poterli spargere in ogni punto attorno alla città e anche se avessero potuto osservarci e coordinarsi per riferire della nostra fuga avrebbero dovuto inseguirci ,cosa comunque improbabile,perché avrebbero rotto la tregua appena stipulata,cosa per nulla opportuna per l'imperatore,oltre che perdere tempo e tardare alla richiesta di rinforzi alla quale sono stati costretti a lasciare l'assedio. Sia dal punto di vista tattico che logistico la nostra fuga per loro è un problema minore visto che il loro compito principale era la presa della città di Aegis.”

Ma a che scopo prendere Aegis? Non sarebbe stato meglio inseguire noi piuttosto che iniziare un assedio? Tutto questo non ha alcun senso.”,chiese il nano confuso riguardo al discorso.

Da quello che ho capito la città-stato prima era parte dell'impero è il suo presidente era disposto a dare sostegno alla vostra principessa,in qualche modo è venuto a saperlo è ha deciso di muovere guerra ad Aegis sapendo il loro intento e così,sia nel tentativo di riprendersi la città che impedire ad una fuggiasca e i suoi collaboratori di trovare rifugio in una nazione straniera,avendo sia le motivazioni che la giustificazione,o casus belli come dicono a Nova,di poter attaccare senza che nessuno potesse dire qualcosa e impedire a Silla di fare la sua mossa. Il resto lo sapete già.”

Nym erano rimasti in disparte nel discorso ma aveva ascoltato tutta la spiegazione senza battere ciglio e doveva ammettere che il mercenario aveva ragione. Tornava tutto,il tempismo,il numero di uomini,i mezzi e le circostanze avevano portato Aegis,il loro porto sicuro dagli artigli dell'aquila dorata era divenuto un obiettivo strategico e centro d'interesse per le mire dell'imperatore,sia dal punto vista militare che da quello personale,in quanto anche lui alla ricerca del Demiurgo. Purtroppo nella lista dei loro nemici Silla era senza dubbio il peggiore. Feroce,spietato,attento,calcolatore e con una forza fisica da far impallidire persino il peggiore dei mostri. Uno così di certo non vorresti mai averlo contro.

C'è un problema riguardo al tuo ragionamento”,disse Nym pensieroso, “Se è vero che Silla ora è stato costretto a scendere a patti con Aegis per coprire lo scandalo della disfatta di un suo generale e della rinuncia della conquista di Aegis per far inviare rinforzi da un altra parte,cosa ci garantisce che le sue spie,ammesso che ci fossero ad Aegis,non abbiano aspettato che fossimo usciti dalla città per poi essere catturati appena giunti a Cherunensis?”

Milziade si prese un attimo di tempo per raccogliere le idee e cercare di dare la miglior risposta a lui più conveniente,in quanto Nym aveva tirato in ballo un ottima questione. Doveva riordinare le idee,ragionare,concentrarsi sulla situazione è valutare tutte le disponibilità possibili. Dare la risposta migliore e dare una risposta che piacesse a tutti non era la stessa cosa.

Nulla...assolutamente nulla. Per quello che ne potete sapere potevate essere seguiti fin dall'inizio e non esservene accorti ed ora,con me in mezzo a voi e noi,che stiamo per mettere la testa tra le fauci del lupo,o della lupa se preferisci,potremmo anche cadere in una trappola. Ma tuttavia,ritenete saggio restare in questi territori,seppur al sicuro,bloccati mentre l'imperatore e chissà chi altro trova questo Demiurgo e ci fa quello che gli pare e piace? Rispondete onestamente.”

No Milziade....”,disse Lucilla tutto a un tratto,staccando la sua attenzione sulla mappa e dal libro, “Non possiamo permetterci di restare fermi quando sappiamo che qualcun altro,la fuori,nel mondo,potrebbe usare il potere del Demiurgo per scopi puramente malvagi ed io,Flavia Lucilla Equo,sacerdotessa di Apollo ed erede al trono di Nova non posso permetterlo,al di là di ogni mia paura,di ogni mia incertezza io devo riuscire nell'impresa o per lo meno tentare. Voi restereste fermi a guardare ciò che più amate sapendo che rischiate di perderlo,se non farete nulla per impedirlo?”

Restarono tutti in silenzio. Sentirla parlare in quel modo la faceva sembrare molto più grande dell'età che dimostrava,che agli occhi del mercenario pareva andasse tra i quindici e i diciassette anni,ma non si era informato sulla cosa,sia perché il saperlo non lo ripagava in alcun modo,sia perché non era veramente interessato,eppure,con quel tono,così pacato e allo stesso tempo così serio la faceva sembrare in tutto e per tutto una vera e propria regina. Nym,Gordlack e Braxus non osarono parlare e sapevano bene quale fosse la risposta più ovvia da dare a quella domanda. Sapevano a cosa si stava riferendo e imbarazzati non aprirono bocca,le loro espressioni parlarono per loro. Passò il tempo nel silenzio generale e quando fu l'ora del pranzo iniziarono a preparare il cinghiale,lo tagliarono grazie agli utensili che avevano ricevuto,insieme a molte altre cose di cui erano stati forniti,lo spellarono,lo fecero a pezzi,accesero il fuoco e grazie ad una sapiente disposizione della legna e della carne,insieme a due piastre di ferro dalla superficie ondulata prepararono una griglia di fortuna e misero a cuocere i diversi pezzi dell'animale. L'ora del pranzo si rivelò particolarmente ricostituente,poiché la carne del cinghiale,che venne poi salata e aromatizzata con alcune erbe selvatiche locali che l'elfo conosceva bene,diede un sapore più acceso e corposo al selvatico suino che ora riempiva i loro stomaci. La sacerdotessa come sempre mangiava piano e senza ingordigia come l'era stato insegnato per i costumi dell'alta società e completamente all'opposto il nano mordeva,strappava e di tanto in tanto doveva pulirsi la lunga barba con cura e usando la mano pulita,quella con la quale non stava tenendo la carne,mentre gli altri tre mangiavano più o meno alla stessa maniera,in particolar modo l'elfo,che se ne stava leggermente in disparte dagli altri e mangiava appoggiato ad un albero,restando ad una distanza che gli permettesse di controllare i dintorni e allo stesso tempo non essere troppo distante dal gruppo. Una volta terminato il pranzo decisero di passare un altra oretta per digerire e mettere a posto le proprie cose. Poi partirono,allontanandosi ancor di più dalla sicurezza della città di Aegis.


Erano passati un paio di giorni da quando aveva subito quell'orrenda ferita all'occhio. Odio,per la preda che aveva osato ferirlo rovinosamente. Odio,per l'umano che lo aveva sconfitto e umiliato,facendolo sentire un debole. Odio,odio,odio e nient'altro che odio. Nimerin sentiva solo odio in quei due giorni passati ad aspettare. Aveva trovato un altura rocciosa,che sormontava,il sottostante avamposto di Cherunensis,che lui sapeva un tempo,prima della costruzione della zona di controllo era presente un villaggio dove una volta sorgeva un sito cerimoniale,dove un tempo i barbari della zona offrivano animali in sacrificio per calmare o ingraziarsi le forze della natura,ed ora,vi era stato costruito un avamposto militare. Sulla sua pelle erano nuovamente presenti i precedenti tatuaggi che aveva dovuto sacrificare,insieme a buona parte del suo potere per salvarsi la vita contro quell'umano,che era riuscito a imbrogliarlo così maledettamente bene che si era reso vulnerabile al contrattacco della sua preda. Miele,miele delle api di bronzo,quante probabilità c'erano che c'è ne fosse una scorta in un magazzino abbandonato? Poco importava oramai,sapeva bene che quell'umano sarebbe dovuto passare di li se voleva tornare all'interno dei confini imperiali. I presagi erano giusti e gli dei parlavano attraverso coloro che stavano ad ascoltarli,questa volta non avrebbe fallito e l'orda selvaggia avrebbe tratto solo vantaggi da questa nuova offensiva. L'ultima volta aveva confidato in orsi e goblin per i suoi agguati. Si guardò alle spalle e li in alto,insieme a lui,questa volta,si sarebbe accompagnato a bestie e umanoidi ben più spaventosi ed agguerriti per la sua nuova ed ennesima brutalità,in attesa che questa volta fossero tutti insieme per cadere nella sua trappola. Il lupo questa volta avrebbe pranzato con il cadavere della pecorella e lo avrebbe fatto con estremo piacere. I rinforzi erano presenti,l'inganno preparato e questa volta aveva usato anche la malizia tipica della gente civilizzata. Ora doveva solo aspettare.


Arrivarono a pomeriggio inoltrato,di fronte alla muraglia di pietra che difendeva il confine. L'avamposto di Cherunensis era di fronte a loro. Erano giunti in quel punto attraverso una delle vie principali,in questo caso quella settentrionale controllate da Aegis,dalla quale molti viaggiatori e mercanti,dovevano passare per giungere alla città dalle bianche mura o per fare la strada contraria e tornare nell'impero,che fosse da una parte o dall'altra. In quel momento la strada era poco percorsa,a parte l'ora,dalla quale si poteva intuire che passare non sarebbe stato difficile,almeno fisicamente. Nella pratica invece c'erano una serie di pali di legno appuntiti e uniti tra loro e disposto in modo da formare un primo perimetro difensivo,come quando si montava un castrum,utili per rallentare le cariche di fanteria e arrestare completamente quelle di cavalleria,solo la strada non era stata occupata,per ovvi motivi legati alla viabilità del passaggio. Oltre a ciò era un piccolo manipolo di guardie,una decina di uomini,semplici legionari sotto il controllo di un ufficiale diretto con il compito di controllare i passanti e ciò che si portavano dietro. Nulla di che,solo una semplice mansione di controllo.

Bene,ci conviene scendere da cavallo e metterci in coda. Se tutto va bene,passeremo senza destare sospetti.”,disse Milziade con tono neutrale e muovendosi per primo,incoraggiando gli altri quattro e se stesso a mettersi in coda con altre persone,tutte intente a voler passare il posto di guardia.

Il prezzolato sapeva bene come bisognava comportarsi in queste situazioni e gli era capitato più di una volta di dover oltrepassare un confine,un posto di blocco,un zona sotto controllo militare per motivi legali,o meno e a seconda della situazione la cosa poteva andare bene o male,ed essere giunto vivo fino a quel momento voleva dire che conosceva il suo mestiere meglio di molti altri. A mano a mano che le persone avanzano,la maggior parte venne fatta passare senza troppi problemi,mentre due nani,vestiti come mercanti di gemme e con tanto di carro,con valori in oro e gemme vennero riconosciuti e arrestati immediatamente. Accusati pubblicamente di essere due truffatori implicati nel commercio di false pietre preziose,erano ricercati da tempo vennero riconosciuti dalla guardie,grazie anche ad alcuni documenti di identificazione che vennero distribuiti alla forze militari presenti in zona. Furono presi di forza,legati ai polsi e scortati da un paio di legionari dentro l'avamposto e scomparendo dietro la porta d'ingresso. Dopo questa scena il morale del gruppo calò leggermente,ma ciò non gli impedì di avanzare ulteriormente e avanzarono ancora,altri passi,prima della verità,prima di sapere se il loro passivo inganno avrebbe funzionato,o no. Si fecero avanti tutti insieme quando toccò al loro e le guardie sospettose,com'era implicito nel loro lavoro e li scrutarono con fare serio e rigido. A loro si avvicinò un soldato,un umano,un uomo maturo,non troppo alto,ma con le spalline ornate e la corta mantella che gli coprivano le spalle indicavano un rango superiore,seppur di poco,alle altre guardie presenti al posto di blocco. L'uomo,con espressione dura sul volto si rivolse

Fermi,siete in gruppo per caso?.”,disse il soldato con tono autoritario.

Si signore...”,rispose Milziade con tono falsamente pacato e tranquillo, “Siamo un gruppo di avventurieri,ci siamo mossi verso Aegis in cerca di lavoro,abbiamo superato il confine noviano qualche giorno fa.”

Davvero? E come siete usciti dalla città se era sotto assedio?”

Non eravamo in città al momento dell'assedio. Ci trovavamo fuori,nella zona rurale,poco fuori dalle mura,stavamo svolgendo un compito per conto di un cliente che intende restare anonimo,in quanto ha richiesto per contratto,che non facessimo parola riguardo allo svolgimento del nostro compito.”

E il contratto?”

Terminato e rimasto in mano al cliente come da regolare richiesta.”

E il pagamento?”

In moneta sonante,che adesso stiamo trasportando con noi.”

Il soldato continuò ad osservare il mercenario con fare torvo e attento,volendo imporre la sua autorità anche con lo sguardo. Milziade sapeva che quell'uomo non era stato convinto completamente dalla sua storia. Ma sapeva anche che oltre a fare il suo compito,non poteva fare molto altro.

Va bene entrate...ma state attenti al vostro argento,non sarebbe bello se qualcuno ve lo portasse via sotto il naso. Ora andate.”,disse il soldato con aria provocatoria.

Milziade chinò leggermente il capo e lui e gli altri passarono il posto di blocco senza nemmeno che i soldati li perquisissero le borse o chiedessero loro di dichiarare quali oggetti portassero con se,oltre alle vesti,le protezioni e le armi che già impugnavano. Una volta passati attraversarono l'ingresso è si trovarono all'interno della zona fortificata che appariva a tutti i viaggiatori,come un piccoli fortino militare,attorniata da una cinta di mura in pietra,il tutto costruito circondati da un piccolo bosco di abeti,che ricopriva anche una grande altura rocciosa che si innalzava a di sopra delle difese in pietra lavorata. L'interno dell'avamposto invece sembrava una delle tante stazioni di posta, o mansio nella liingua dell'impero e consistevano in postazioni di origine militare,e che offrivano vitto,alloggio e cavalli freschi nel caso c'è ne fosse stato bisogno a tutti i viaggiatori che ne avessero avuto bisogno ed erano distribuiti in ogni parte dell'impero. Presero alloggio alla taverna del forte,il soldato squattrinato,così si chiamava la taverna e misero i tre cavalli nella stalla,poi quando arrivò l'ora di cenare si misero ad un tavolo e fu portata loro,per una modica somma di cinque cesari d'argento,alcuni piatti con:pane,formaggi locali,pollo grigliato,zuppe di fave e di fagioli e vino rosso,richiamando l'appetito di tutti gli occupanti del tavolo.

Bene ragazzi,anche questa è fatta,abbiamo superato il confine senza che destassero sospetti.”,disse Braxus mentre agguantava del pane lo usava per raccogliere una manciata di fave e buttarle giù con entusiasmo.

Abbasso la voce sbarbatello,vuoi forse farci scoprire?”,disse Gordlack irritato per quel comportamento da ragazzo irresponsabile.

Oh scusa.”

Tutti stavano mangiando tranquillamente quella cena abbondante che li avrebbe aiutato a cedere al sonno e soprattutto a soddisfare i loro stomaci affamati. Tuttavia Milziade e anche Nym avevano una strana espressione sul volto. Erano pensierosi e il suo sguardo vagava chissà dove mentre addentavano passivamente qualcosa e lo accompagnavano ad un po' di vino.

Ehi Milziade,tutto bene?”,chiese Braxus con tono di voce più cauto e accorto,per non farsi nuovamente rimproverare.

No,temo di no.”

No? Di che caspita stai parlando matto di un umano? Abbiamo passato il confine con Aegis e siamo nuovamente dentro Nova. Mi spieghi cosa c'è che non va?”

C'è che qualcuno ci ha scoperti.”

Tutti smisero di mangiare e le espressioni sul loro volto si fecero più serie.

Continuiamo a mangiare,cerchiano di non destare più sospetti di quelli che abbiamo già rivelato.”

Sei certo ci abbiano scoperto? Eppure avrebbero dovuto arrestarci al confine come hanno fatto con quei due nani qualche ora fa. Perché allora farci passare?”,chiese preoccupata la sacerdotessa.

Più che sicuro e immagino di non essere stato l'unico ad accorgersene,vero Nym?”

Milziade si rivolse all'elfo,che con calma apparente continuava ad affondare il cucchiaio di legno nella zuppa e mangiava,come se non fosse successo nulla.

Avevo il sospetto che ci fosse qualcosa che non andava. Quel soldato con cui hai parlato,ha accennato a dell'argento.”,disse Nym rivolto al mercenario.

E io ho accennato a del denaro contante...non ho mai nominato dell'argento. A questo punto le spiegazioni sono due: Ho qualcuno dei soldati li presenti vede attraverso le superfici e questo mi pare il caso più improbabile,oppure....”

Sapeva già del contenuto,il che vuol dire che lo sapeva di suo oppure qualcuno lo ha informato. Ma perché sembrava interessato all'argento?”

Perché è corrotto. Sembrava interessato ai nostri soldi e non al fatto che stiamo scortando una criminale imperiale. Può darsi che sia stato informato dell'argento ma non della principessa...”

Quindi chi lo ha informato della cosa non voleva fargli sapere di Lucilla,ma voleva coinvolgerlo per poterci ostacolare.”

E qui siamo in trappola. Quel soldato mi sembrava un sottufficiale,ha l'autorità necessaria per informare il comandante di questo avamposto e chiudere ogni nostra via di fuga,ma forse,conoscendo la sua avidità possiamo sfruttarla a nostro favore.”

E come?”,chiese Gordlack mentre imboccava pane e pollo tutti insieme.

Prima mangiamo,ci serviranno energie in caso di azione e poi è ancora presto per agire,tranquillo,ho già in mente qualcosa. E tu mia cara...”,disse Milziade rivolgendosi a Lucilla con un sorriso degno di un lupo, “Avrai un ruolo cruciale in quello che sto per fare.”

Lucilla,rimase interdetta e spaventata di fronte a quel ghigno malefico,mentre il nano,ancora con la bocca piena di cibo,prese d'istinto il maglio in mano,tenendolo pronto vicino alla sedia. Mugugnando qualcosa sul voler spaccare la testa al mercenario e giustificandosi per l'omicidio con i soldati all'avamposto per legittima difesa.


Qualche ora più tardi


Il cielo si era fatto scuro,coprendo di nero la volta celeste,mentre le stelle in lontananza brillavano come tanti gioielli ricamati su una stoffa preziosa. Dalla taverna uscì il sottufficiale,allegro e con un sorriso che solo chi aveva il vizio di bere molto,ma non a cadere al terzo bicchiere di vino forte,dal gusto selvatico e acidulo,come piaceva agli imperiali. Si guardò attorno,soddisfatto e sicuro di se,quando all'improvviso,sentì qualcosa urtargli la spalla,fece per guardarsi attorno,che fosse per l'ora tarda o per gli effetti del vino che si facevano sentire,non riuscì a vedere chi fosse stato e si accorso solo di un foglio di pergamena,forse caduto a terra da chi lo aveva spinto. Lo raccolse e notò che sopra c'era scritto qualcosa,in latino.

Comodo arricchirsi con i soldi altrui vero? Sarebbe un peccato non condividerne con un compagno d'armi non trovi? So di come sottrai soldi ai viaggiatori e se non vuoi che spifferi tutto al centurione in comando e sappi che le prove non mi mancano. Vai nella stanza del gruppo di avventurieri che hai fermato oggi e preleva tutto il denaro che possiedono,secondo piano terza stanza,poi dirigiti alle stalle,li troverai altre istruzioni. Attento a ciò che fai,ti sto osservando.”

Quando finì di leggere il suo cuore iniziò ad accelerare sempre più forte. Com'era possibile che fosse stato scoperto? Era un attività che andava avanti da anni ed era stato più che attento a non farsi scoprire. Ma chi era e da quanto tempo lo sapeva? Possibile che avesse veramente delle prove?Che avesse trovato gli ori e i preziosi che conservava nella sua stanza? Che sapesse anche delle monete sottratte ai due truffatori di quel pomeriggio e che non aveva dichiarato durante la perquisizione? Non sapeva più cosa pensare e preso dalla paura e dalla disperazione rientrò nella taverna,salendo le scale a perdifiato. Una volta giunto non impiegò molto tempo per trovare la porta indicata nella lettera e come scritto,controllò se ci fosse qualcuno nella stanza,appoggiando l'orecchio alla porta e quando non sentì nessuno,aprì leggermente incurante del pericolo. La stanza era illuminata da una finestra che dava sulle stalle e dalla sua angolazione,permetteva alla luce di entrare quel tanto che bastava per illuminare la zona centrale,dalla quale si potevano intravedere nel semi oscurità della stanza un letto singolo e ai suoi piedi un piccolo baule di legno,stranamente non era stato chiuso a chiave,ma poco importava al soldato e decise di aprire il baule,al cui interno trovò un pesante sacchetto contenente monete della città di Aegis per un valore di cinquemila cesari d'oro,con una paga da soldato come la sua non avrebbe potuto raggiungere una tale cifra in così breve tempo nemmeno se fosse stato ufficiale in periodo di guerra. La prese e appena si alzò andò alla finestra,per controllare se ci fosse qualcuno alle stalle. All'inizio non gli parve di vedere qualcuno,però,con la coda dell'occhio,notò in lontananza una strana figura affacciarsi all'angolo esterno della stalle e dirigersi verso l'entrata dell'edificio. Appena scomparve fece per andare alla porta,ma quando tentò di aprirla,la trovò bloccata,fece per tirare la maniglia,ma se prima la porta,di semplice legno,aveva un peso di pochi chili adesso invece,sembrava di trascinare un macigno a mani nude,qualunque cosa ci fosse dall'altra parte a spingere.

Che ti avevo detto,c'è un ladro nella nostra stanza. Presto va a chiamare le guardie,io lo tengo qui dentro.”

Un ladro?Le guardie?Ma lui era un soldato di Nova,non poteva farsi trovare in quella stanza,che ne sarebbe stata della sua carriera?Della sua rispettabilità? I ladri secondo il codice penale noviano scontavano un periodo in prigione e la maggior parte delle volte finiva abbastanza bene,senza troppe conseguenze. Ma se un soldato veniva scoperto a rubare a cittadini noviani e viaggiatori,che secondo la legge vantavano gli stessi diritti dei cittadini fin tanto che non infrangevano la legge o non venivano riconosciuti come criminali e nemici dello stato erano protetti anche loro, veniva congedato con disonore,processato,fustigato pubblicamente,imprigionato o anche fatto schiavo,per crimini contro lo stato e per disonorato il giuramento fatto di fronte agli dei quando venne riconosciuto come legionario. Non poteva farsi catturare. Disperato,guardò la finestra e con i soldi in mano decise di gettarsi dalla finestra. La caduta non fu rovinosa,ma atterrò male su una gamba,che gli dolse sotto la pianta del piede e col favore delle tenebre si diresse alle stalle,confuso e per nulla sicuro di quello che stesse succedendo. Entrò nelle stalle,dove coperto dall'interno buio,dove animali come cavalli,asini e muli erano intenti a dormire e riprendere le energie dal trascinare i carri,mercanzie o più semplicemente i loro padroni,che dopo miglia e miglia di faticosi e difficili passi,potevano sdraiarsi a terra,circondati dalla paglia per tenerli caldi e nutriti con biada e cereali quali orzo e avena,più nutrienti della semplice erba e acqua a volontà per dissetarsi. Si guardò attorno e non vide nessuno,troppo buio per vedere se c'era qualcuno,troppo agitato per capire cosa stesse succedendo e il vino che gli circolava in corpo di certo non lo aiutava a pensare meglio.

Hai portato i soldi?”

Una voce improvvisa,da uomo,non capiva dove fosse e agitato estrasse il gladio e puntò l'arma di fronte a se,dove credeva di aver sentito la voce.

Si.”

Bene,adesso rispondi ad un mia domanda,come facevi sapere dei soldi?”

Cosa?”

Oggi pomeriggio,quando siamo passati hai fatto riferimento a dell'argento che quegli avventurieri si portavano dietro e non mi pare che avessero specificato di avere dell'argento con loro. Chi ti ha dato l'informazione?”

Ha importanza? Ti ricordo che stai minacciando un soldato,per giunta un sottufficiale,quindi,se non vuoi passare dei guai arrenditi e.....”

Non fece in tempo a finire la frase che sentì qualcosa colpirlo dritto sul naso e farlo cadere a terra,poi,qualcosa gli venne rovesciato addosso,sentiva che era qualcosa di liquido,acqua forse? No aveva un odore inteso e familiare,qualcosa che aveva consumato qualche momento fa. Vino? Era forse vino quello?

Ma cosa stai facendo?”

Condivido una brocca di vino,ma aspetta,tu se non sbaglio dovresti dovresti essere a letto a quest'ora,non a bere e a derubare i passanti. Hai preso proprio un brutto vizio lo sai?”

Non ti conviene fare il furbo con me.”,disse lui ancora più nervosamente,cercando di rialzarsi. Ma venne spinto di nuovo a terra e altro vino gli fu buttato addosso.

Quanto vale la parola di un soldato ubriaco e per giunta ladro? Sono sicuro che tutti i presenti a Cherunensis siano curiosi di sapere cosa ci fa un loro superiore con del denaro che non gli appartiene,che stava per andare a nascondere chissà dove inseme ad altra refurtiva non dichiarata. Chi ti ha dato l'informazione? Ti consiglio di dirmelo, ho tra pochi minuti ti troverai un gruppo di legionari pronti a darti un trattamento peggiore del mio.”

Io...io non lo so.”,disse il sottufficiale spaventato

Altro vino gli venne gettato addosso

CHI TE L'HO HA DETTO?”, tuonò la voce,tanto violentemente e improvvisa che alcuni cavalli li vicino si mossero intimoriti,nitrendo per lo spavento appena subito.

Non lo so è la verità. Si è presentato un paio di giorni fa un viaggiatore,era sera è mentre bevevo mi ha appoggiato un sacchetto pieno di soldi è mi ha detto che sapeva che sottraevo denaro ai passanti duranti i controlli della merce. Mi ha promesso che se avessi visto un gruppo formato da tre umani,un nano ed un elfo avrei dovuto fermarli e che avrei avuto solo da guadagnarci.”,disse il soldato ormai impaurito e preda del terrore di essere colto in flagrante.

Come faceva sapere dell'argento?”

E io che n'è so? Mi ha solo detto che sapeva dei soldi. Ho preso quelli che ha offerto è aspettato il loro arrivo.”

Che aspetto aveva?”

Aveva una cicatrice sul volto ed era parzialmente cieco. Era coperto da un mantello,ma era a petto nudo e portava dei tatuaggi neri,come quelli delle tribù barbare. Qui molti dei locali discendono da quella gente.”

E poi? C'è dell'altro?”

Ha detto solo che avrei dovuto trattenerli qui all'avamposto per una qualunque ragione, ma è tutto ciò che so te lo giuro.”

All'improvviso però la luce di alcune fiaccole illuminò le stalle,portando la luce emessa da quelle piccole fiammelle,accompagnato dai pesanti passi di uomini in armature metalliche. Il passo dei legionari era inconfondibile.

Adesso,chiunque tu sia,prendi i soldi se vuoi,ma non farmi arrestare ti prego.”

Avresti dovuto pensarci prima,avresti dovuto farti furbo invece che avido. Paga le conseguenze delle tue azioni noviano.”

L'area in cui si trovava il sottufficiale si illuminò a giorno e se prima il suo interlocutore non c'era più ora sapeva di essere veramente nei guai. Ora al suo posto vi era un manipolo di guardie,con le loro loriche segmentate e spada alla mano guardavano il loro superiore,con aria disgustata e piena di giudizi verso l'uomo che per loro avrebbe dovuto essere un esempio di marziale rettitudine e che invece si era rivelato un volgare ladro da due soldi,ubriaco e senza alcun ritegno,sdraiato a terra in mezzo all'olezzo di sterco e paglia.

Signore...”,disse uno dei legionari con voce colma di sdegno e autorità, “Lei è accusato di furto e incriminato per probabile corruzione,in quanto sospettato non solo di aver sottratto illecitamente denaro ai criminali arrestati,ma anche di essere in combutta con criminali e trafficanti di vario genere. Lei è in arresto.”

No aspettate,non potete,mi hanno incastrato lo giuro.”

Altri due legionari,gli sottrassero le monete d'argento è lo alzarono di forza,legandogli le mani dietro la schiena con una corda e spingendolo in avanti verso l'uscita delle stalle,mentre gli animali,nervosi,nitrivano e ragliavano,confusi a quella scena,con le fiaccole accese e il suono delle armi contro le armature tenne gli animali da soma svegli e nervosi ancora per un po',prima che si calmassero e tornassero a riposare. Mentre arrivarono all'uscita,uno dei soldati,che teneva la borsa si avvicinò ad una coppia,un uomo e una ragazza,in attesa vicino alle stalle.

Ecco signori,il vostro denaro,mi auguro che ci sia tutto.”,disse il legionario,mentre si avvicinava all'uomo,che preso il sacchetto,lo legò alla cintura di cuoio del gonnellino. Il sottufficiale squadrò entrambi e riconobbe,la ragazza,che aveva osservato brevemente quando era passata e lui,l'avventuriero. Gli passò per la mente un pensiero,una vaga idea della loro presenza li,fuori dalla stalla,nel cuore della notte. Erano Milziade e Lucilla.

Aspetta...”,disse il sottufficiale mentre guardava l'uomo, “Aspetta,tu,lei,siete quelli di oggi. Mi avete incastrato. Mi avete incastrato,bastardi. Fermatevi,fermatevi ho detto,sono un vostro superiore...”

L'unica risposta che ricevette quando si mise a protestare,fu un forte schiaffo sulla nuca,intimandogli di avanzare e di stare in silenzio,se non voleva aggravare la sua situazione.

Vi ringrazio signori per il vostro aiuto,se non fosse stato per voi non avremmo recuperato i nostri risparmi. Io e la mia fidanzata siamo andati a trovare un suo zio mercante di tessuti,che soggiornava ad Aegis dove aveva fondato la sua attività. Ma con il rischio di un conflitto siamo dovuti partire subito e oggi abbiamo passato,il confine.”,disse il mercenario,mentre teneva a braccetto la sacerdotessa,fingendo con una certa abilità di essere il suo fidanzato.

Capisco,l'importante e che non ci sia stata alcuna violenza da parte del nostro superiore. E dire che non avremmo mai sospettato di lui se non fosse stato per questo episodio.”

Si beh,ora io e la mia fidanzata,nonché promessa sposa,potremmo tornare a casa e convolare a nozze e per fortuna con la sua dote ancora intatta. Vero cara?”

Lucilla non rispose,troppo timida e impacciata per dire anche una sola singola bugia,si ritrasse in se stessa,anche perché non voleva farsi smascherare per una pessima messa in scena come avrebbe potuto essere per le sue pessime capacità recitative. Ma fortunatamente Milziade era pronto anche per quella situazione.

Temo che sia rimasta sconvolta per quello che è appena accaduto,sa che come sono le ragazze,così facilmente impressionabili. Non so se mi spiego.”

Si certo,comprendo. Ora se volete scusarmi....”

Aspetti,per ringraziarvi volevo offrire un giro di bevute a lei e al suo gruppo, io e la mia fidanzata sentiamo il bisogno di sdebitarci in qualche modo. So che non è molto però...”

Molto gentile,ma ora non possiamo siamo in servizio. Guardi,come se avessimo accettato,tuttavia...se volete sdebitarvi,vi chiedo a nome del mio comandante, e di questa centuria si intende,se poteste evitare di raccontare quanto accaduto qui,sapete...non vogliamo dare una brutta immagine dei soldati noviani, soprattuto di quelli che lavorano presso i confini,non so se mi sono spiegato.”

Si certamente...”,Milziade si passò una mano sulle labbra chiuse,come se ci avesse passato un ago e un filo,segno di essersele cucite a dimostrare che non avrebbe detto niente.

Grazie infinite,buona notte e che Mercurio protegga il vostro viaggio.

Così facendo il soldato fece un leggero cenno con la testa e tornò presso ai suoi compagni per scortare il sottufficiale,o meglio,ex sottufficiale per scortarlo nella sua cella e da li in avanti,il suo destino era già stato segnato.

Milziade,posso farti una domanda?”,chiese Lucilla come in preda ad un dubbio atroce.

Dimmi.”

Mi spieghi come sei riuscito ad organizzare tutto quanto? Io veramente non ci ho capito nulla.”

Oh ma è semplice raggio di sole. Basta pensarci su.”

Per lui era facile parlare,pensare ad un piano tanto orchestrato quanto campato all'aria era proprio nel suo stile e la cosa più assurda e che buona parte delle volte funzionava. Il tutto era stato fare in modo che ognuno facesse la sua parte. Non era difficile intuire che il sottufficiale sarebbe andato a farsi una bevuta dopo il suo turno di lavoro,da li in poi il piano si sarebbe svolto in maniera rapida e precisa. Nym aveva aspettato che il soldato entrasse a farsi una bevuta e nell'attesa avrebbe aspettato,come avrebbe fatto ogni buon cacciatore e quando sarebbe uscito,rilassato e in preda agli effetti del vino avrebbe spintonato il soldato e sarebbe filato via,lasciando a terra un foglio di pergamena,uno dei tanti che il mago aveva consegnato nel caso avrebbero dovuto mandare un messaggio o annotare qualcosa con dell'inchiostro. Appena il sottufficiale sarebbe salito per prendere i soldi sarebbe stato il turno di Gordlack,che appena vicino alle scale,sarebbe salito anche lui e nel breve lasso di tempo avrebbe usato tutta la sua forza nanica per tenere la porta e fingere che stesse parlando con qualcuno e incitando la figura fittizia da andare dalle guardie e lasciando la finestra,ovviamente,aperta il soldato si sarebbe gettato giù non volendo essere scoperto in flagrante. Qui entravano in gioco Milziade e Lucilla. Milziade con la scusa di controllare Briseide si era portato con se tre otri di vino,che aveva nascosto nella cella della giumenta e a quel punto sarebbe uscito,si sarebbe accompagnato alla principessa verso la caserma dei legionari e inventarsi una storia su un furto avvenuto nella loro stanza e che una strana figura si era diretta verso le stalle,sapendo che,le guardie non avrebbero potuto rifiutare la sua richiesta d'aiuto in quanto seppur un avventuriero non poteva farsi giustizia da solo e sguainare la spada come se nulla fosse. Avrebbero dovuto pensarci i legionari a quella situazione e così,raccolsero un manipolo di uomini e controllare che il malfattore fosse li. Da qui entrò in scena Braxus,che giunse nella cella di Briseide,vide il vino e sapeva già cosa fare. Aspettò il soldato e nel buio delle stalle il vantaggio fu suo,passò esattamente vicino alla cella di Briseide,da li lo interrogò e gli buttò addosso il vino,ricordando le istruzioni del mercenario,si fece dire quello che doveva sapere e quando arrivarono le guardie dovette solo andar via. Ora non restava altro da fare che aspettare il giovane e ricevere le informazioni che aveva estrapolato dal sottufficiale. Un piano complicato,ma necessario affinché il noviano corrotto potesse essere catturato non solo con le mani nel sacco,ma che non potesse nemmeno difendersi e fu così,che quella accurata messa in scena si era conclusa nel migliore dei modi e senza colpo ferire. Quello che non sapevano però e che la notte non aveva ancora finito di portare novità,perché nell'ombra c'era chi aveva osservato la scena con molta cura e aspettava solo il momento per attaccare. Snudava le zanne mentre un ghigno che non aveva nulla di sano attendeva di affondare artigli e denti nella carne del mercenario e di tutti coloro che lo accompagnavano. Aveva recuperato le forze e questa volta aveva dalla sua parte aveva numeri ben più efficienti dalla sua parte. Aveva visto abbastanza,ora poteva attaccare.

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Capitolo 20
*** Tra l'incudine e il martello ***


Una volta sistemato il sottufficiale,tutti e cinque poterono tirare un po' di fiato e rilassarsi a dovere. Data l'ora tarda non aveva più senso scendere in taverna per potersi riunire tutti insieme ad un tavolo,poiché in quel momento ci sarebbe stata si un po' di pace,ma parlare di certe cose con tutte le guardie del turno precedente,che sarebbero entrate per farsi un goccio di vino,per lo più annacquato perché dovevano restare lucidi anche fuori servizio,quindi,di occasione per ascoltare una loro conversazione c'è ne sarebbero state. Quindi,per sicurezza si chiusero nella camera di Lucilla e iniziarono a discutere riguardo all'accaduto.

Ed è tutto quello che ha detto?”,chiese Milziade pensoso.

Si. Oltre a questo non sapeva altro.”,Concluse Braxus.

La storia che il giovane purtroppo confermava i suoi sospetti poiché sapeva esattamente di chi stava parlando,non era passata neanche una settimana e subito quella specie di bestia tornava all'attacco.

Oh capito,se è così che stanno le cose allora è tornato.”

Di chi parli?”,chiese Nym realmente curioso.

Dell'uomo che ha sterminato quel villaggio,prima di arrivare ad Aegis. Lo stesso che ci ha fatto attaccare da goblin e orsi giganti. Un mezzelfo se non ricordo male.”

Aspetta...”,si alzò da terra il nano con espressione stupefatta, “parli di quel mingherlino squinternato che si comportava come un pazzo mentre faceva sbucare artigli e zanne come se nulla fosse? Ma non lo avevi ucciso?”

Ho provato a dirvelo ma...”

Ma?”

Mi sono completamente scordato che mi era sfuggito.”,disse Milziade con calma piatta,come se fosse una cosa normale.

Ti sei dimenticato?”,disse Nym mentre lo fissava come se avesse intenzione di saltargli addosso, “Vuoi farci credere,che per questi due giorni,c'è un pazzo la fuori che potrebbe averci seguito per tutto il percorso senza che potessimo rendercene conto e probabilmente assalirci,solo perché tu ti sei dimenticato di dircelo?”

Beh detta così la fai sembrava una cosa grave,però, tra il volo improvviso per Aegis,lei che sta male e tra poco non ci lascia la pelle...”,indicando Lucilla che era seduta sul letto, “il combattimento con quella donna al campo dei noviani e la tregua stipulata con l'impero, direi che di cose da ricordare erano anche troppe...e comunque c'era anche il nano con me.”

Nym rivolse subito la sua attenzione verso Gordlack,che in quel momento lo guardò iroso a sua volta.

Io me ne sono andato dopo che avevo lasciato fare a lui e per tanto,se lui non l'ha finito e adesso ci sta ancora seguendo e colpa di questo mercenario che non sa fare il suo lavoro.”

Ehi ehi ehi piano con le parole comodino dal pelo selvaggio,ti ricordo che se non fosse stato per me quel tizio ti avrebbe ucciso,dato che eri troppo impegnato ad agitare quel martello come se fosse un ventaglio.”, rispose Milziade all'affermazione del nano.

Comodino dal pelo selvaggio? Oh, va bene adesso è troppo,adesso faccio di te un frittata e vediamo se la tua giumenta ti riconoscerà ancora.”

Provaci,sempre che tu non inciampi su te stesso dato quell'arma così grossa a sbilanciare quelle zampette da talpa che ti ritrovi.”

Zampette da talpa? Zampette da talpa? Per la barba di Odino hai superato ogni limite,fatti sotto.”

Smettetela,tutti e due.”,disse Lucilla cercando di riprendere il controllo della situazione mentre il nano stava per afferrare il possente maglio e Milziade restava rilassato mentre allargava le braccia,come ad accogliere la sfida. Ma Lucilla fu lesta e forte,sia della sua autorità che del fatto di essere quella con il carattere più docile,ma inflessibile quando si trattava di disordini,cosa che aveva concepito già da tempo da quando conosceva Nym e Gordlack,anche loro con le loro discussioni alle spalle.

Ascoltate,litigare adesso per una simile inezia non ha alcun senso e sapendo che nessuno di noi all'interno di questo gruppo e perfetto dobbiamo considerare anche l'eventualità che possiamo fare degli errori. Ciò che conta ora e cosa possiamo fare a riguardo.

Dobbiamo andarcene.”,disse Milziade per primo.

Cosa? Ma qui siamo all'interno di un avamposto. Ci sono legionari che potrebbero proteggerci da eventuali attacchi e poi l'uomo che ci voleva portare via il nostro denaro adesso è in cella. Da parte dei soldati non corriamo alcun pericolo.”,disse Braxus mentre teneva le braccia al petto e poggiava la schiena contro il muro.

Esatto,da parte dei soldati. Hai detto che quell'uomo ha ricevuto del denaro per arrestarci e tenerci qui dentro...”, il mercenario si girò verso l'arciere, “Ti ricordi quando abbiamo trovato quel simbolo in mezzo alla foresta? E subito dopo siamo stati assaliti?”

Si me lo ricordo.”

Poi Milziade si rivolse verso il nano,che ancora lo fissava accigliato e teneva sul viso un broncio irato.

E tu,quando siamo entrati in quel villaggio,quando abbiamo visto tutti quei resti di persone sparse per terra,te lo ricordi?”

Il nano se ne restò in silenzio per qualche secondo mentre guardava gli altri membri della squadra in cerca di sostegno per non rivolgersi a Milziade,ma presto la rabbia sfumò e al suo posto si fece la ragionevolezza.

Si...si mi ricordo di quello orribile scempio.”

Bene,ora riflettete attentamente,cosa vi viene in mente?”

Nessuno parlò,troppo intenti a cercate una risposta che fosse valida a quella situazione. Avevano subito le stesse imboscate per due volte di fila e con andamenti nello scontro molto simili. Due gruppi separati,in entrambe le volte,in maniera differente,ma simili. Orsi e goblin la prima volta,poi goblin e il mezzelfo in persona,ma il principio di base non cambiava e stavolta,come la seconda volta c'era un elemento artificiale predominante in quella supposizione. Milziade tornò a dare le sue attenzioni all'elfo e quest'ultimo si accorse che il mercenario aveva intuito qualcosa del pensiero che si era fatto.

Immagina di cacciare nuovamente lo stesso cinghiale di oggi,cosa faresti se sapessi che colpirlo con una sola freccia potrebbe ferirlo ma non basterebbe ad ucciderlo,cosa faresti?

Farei in modo di annullare la sua velocità,colpendolo ad una zampa o alla schiena,rendendolo inabile”

E cosa sta facendo il nostro assalitore per renderci più vulnerabili?”

Nym ormai conosceva la risposta,ma osservando Milziade sembrava un uomo completamente diverso dal solito umano con la quale aveva a che fare. Gli occhi attenti e inespressivi come quelli di un rapace,il viso,solitamente atto a mostrare un sorriso beffardo e un espressione rilassata,ora era più cupa,seria e in qualche modo minacciosa. Non verso Nym,ma alla situazione che si stava creando,come se quell'occasione avesse preso forma e quella lama venduta ne stesse facendo un suo personale avversario.

Ci sta azzoppando...rendendoci inabili.”

Esatto,farci arrestare con una falsa accusa ci avrebbe privato delle armi,delle armature e delle nostre cavalcature e restare chiusi in cella ci avrebbe impedito non solo di continuare il viaggio,ma anche di spostarci in qualche modo. A quel punto sarebbe intervenuto lui e in qualche maniera,si sarebbe presentato al nostro cospetto,eliminando noi quattro e prendendo lei,per i suoi scopi,in qualche modo legati al demiurgo, a detta sua dall'ultima volta che ho avuto il dispiacere di fare la sua conoscenza. In parole povere,questo posto è la sua trappola,fatta a posta per noi....per questo dobbiamo andarcene.”

C'è un problema...”, disse Lucilla con tono pacato, “Sarà pure una stazione di servizio per i viaggiatori,ma questo resta pur sempre un avamposto militare,presidiato da un cospicuo manipolo di legionari e in posti simili so che durante le ore notturne vige l'obbligo che nessuno può uscire senza autorizzazione,prima che sorga il sole.”

Raggio di sole aveva ragione,pensò Milziade,sapeva anche lui che nei luoghi dove i soldati presidiavano una posizione era impossibile passare senza particolari aiuti,agganci o come nel caso di Amunet,la ladra di lontana conoscenza che tante volte l'aveva vista adoperare sotterfugi e magie per passare inosservata e silenziosamente senza farsi scoprire. Ma lui non possedeva oggetti o movenze tali per non farsi scoprire,lui era un abile combattente,con una buona mente certo,ma isuoi approcci con le circostanze inaspettate richiedevano una certa dose di impegno diretto,una leggera dose di bugie e tanto rischio non tutto calcolabile. E poi uscire senza farsi scoprire per loro sarebbe stato impensabile,per assurdo se fossero stati in un centro urbano abitato con tante persone sarebbe stato anche più facile,visto che un ambiente più vasto e popolato avrebbe aumentato anche il numero delle risorse a loro disposizione,ma li in quella piccola zona di sosta il numero delle guardie era troppo elevato perché uno solo di loro fosse stato in grado di passare le mura senza farsi notare. No, il rischio era troppo elevato per provare un qualche azzardo senza una possibilità di successo,doveva arrendersi all'evidenza e aspettare l'arrivo dell'alba,possibilmente dormendo. Tornò ad un espressione più rilassata e seppur non tanto allegro,decise di sdrammatizzare sulla situazione attuale.

Va bene gente,a questo punto arrovellarsi il cervello per un pericolo che potremmo non correre è una cosa stupida e mentalmente sfiancante. Siamo relativamente al sicuro è dato che ho dichiarato per tutti noi che siamo degli avventurieri non dovremmo avere problemi riguardo alla nostra vera identità,visto che in teoria ci credono ancora ad Aegis. Quindi,andiamo a dormire,riposiamoci e vedrete che domani mattina andrà tutto be...”,ma non fece in tempo a finire la frase che dal secondo portone principale,quello che dava verso la strada principale imperiale,si sentì un fortissimo boato,come qualcosa di grosso che sbatteva contro le difese dell'avamposto.

Che succede?”,disse Lucilla preoccupata mentre si precipitava alla finestra e da li si poté udire un fortissimo squillo di tromba echeggiare per tutta . L'allarme era stato lanciato. Gli altri quattro le stettero dietro volendo assistere anche loro all'improvviso caos che si stava formando vicino al portone,mentre dalla caserma e dagli alloggi dei soldati,arrivarono i primi gruppi armati,capeggiati dai più comuni legionari,in formazioni rettangolari,strette e compatte e da sopra le mura,le sentinelle,per la maggior parte arcieri regolari,che puntavano gli archi contro il buio della notte,illuminati a malapena da fiaccole poste a distanza regolare sulle mura.

Ehi fatemi spazio,non vedo niente.”,disse il nano mentre cercava di farsi spazio nel tentativo di scorgere qualcosa anche lui,oltre ai suoi colleghi di più favorevole statura,ma che veniva bellamente ignorato,poiché troppo presi dall'evento.

NUMI DELL'OLIMPO,ABBATTETE QUELLA COSA. SCOCCARE A VOLONTA'.”,fece eco l'urlo di un soldato,probabilmente un sottufficiale intento a comandare un manipolo di tiratori. Il sibilo delle frecce penetrò l'aria giungendo fino alla loro stanza,ma per quanto continuasse ci vollero altri due boati,prima che il portone esplose in grandi pezzi di legno e numerosissimi ciocchi,come se fosse stata abbattuta da un ariete e subito dopo un urlo feroce,che non aveva nulla di umano, si udì per tutto l'avamposto. E da lontano lo videro,era la figura di un uomo,grande,alto,troppo alto e troppo grande,un autentico gigante. Le poche fiamme accese mostravano un essere dalla forma umana,tanto alta da raggiungere con la fronte la loro stanza al primo piano e pareva trascinare con se un lungo albero di pino,come se fosse una clava. Dietro di lui si fece eco un altro grido,poi un altro e un altro ancora e come se non bastasse,giunsero altri,non giganti,ma più piccoli,numerosi e feroci e subito,Nym,Gordlack,Milziade,Braxus e i soldati presenti alla porta riconobbero quel grido,selvaggio e inconfondibile,che a tratti si mescolavano a latrati e urla cavernose e un solo grido si udì con chiarezza nella lingua di Nova.

BARBARI,SERRARE I RANGHI,PREPARATE I PILUM.”

I legionari,lasciando per il momento le loro lame ancora nel fodero e con la mano libera presero da dietro i loro scutum una delle due pesanti lance in dotazione ad ogni legionario.

PRIMA SELVA,SUL GIGANTE,TIRARE.”

Volarono i pilum, scagliati con la forza di ogni braccio a difesa dell'avamposto verso il grande umanoide che stava per lanciarsi contro la prima linea di soldati,alzò l'albero con entrambe le braccia e quando fu il momento di attaccare,non riuscì a far nulla. Le dure punte delle lance da tiro si conficcarono numerose nel corpo del gigante,la maggior parte lo presero in pieno sulle gambe e il ventre,ma non furono poi poche quelle che raggiunsero anche torace e gola,qualcuna arrivò persino in volo,probabilmente qualche tiro dei soldati inveterati con anni di esperienza militare alle spalle. Un grido di dolore seguì all'attacco dei legionari,ma questo non fu sufficiente a fermare le sue violente intenzioni. Il gigante,ripresosi dall'attacco dei legionari,prese nuovamente il pino scorticato con entrambe le mani e questa volta fu più veloce dei legionari e scaricò tutta l'energia in un unica singola mossa,abbassando la rudimentale arma verso il suolo,in direzione del primo manipolo che si trovò a tiro,schiacciando e sbriciolando le ossa di una decina di soldati e ferendone altrettanti intorno alla zona del colpo. Poi seguì un altro urlo del mastodontico selvaggio e li,le cose andarono di male in peggio. Dalla porta principale passarono decine e decine di altrettanti barbari,questa volta di dimensioni normali,dalla loro stanza non riuscirono chiaramente a capire di che razza fossero,ma giravano voci sulle selvagge tribù delle terre più gelide a nord del mondo,dove si raccontava che tra gli umani,combattessero anche orchi,goblin e chissà quale altra mostruosità partorita dalle lande della nebbia e del gelo,come le chiamavano alcuni saggi risiedenti a Nova. L'ennesimo squillo di trombe e poi fu veramente il caos. Avevano risolto un problema molto piccolo con quel sottufficiale corrotto,ora però toccava loro una sfida molto più grande. Nemmeno il tempo di uscire dalla relativa sicurezza di Aegis e subito il mondo cercava di ucciderli.

Dobbiamo andarcene,prima che sia troppo tardi.”,disse Milziade anticipando il pensiero di tutti gli altri.

Ah si? Forse non te ne sei accorto,ma c'è un gigante che ha appena sbaragliato mezzo manipolo é si è portato dietro i rinforzi,come pensi di uscire con tutta quella fiumana di gente che sta entrando qui dentro?”, chiese Nym indicando fuori dalla finestra,evidenziando il fatto che fosse una pessima idea.

Per prima cosa recuperiamo i cavalli,anche perché la mia Briseide in questo schifo non c'è la lascio. Le scuderie sono dall'altra parte della strada e in quanto a distanza siamo vicini,ma dovremmo superare i soldati di guardia e i possibili barbari,se le difese non reggono abbastanza a lungo.”

E poi?”,disse Braxus anticipando l'elfo.

E poi ci pensiamo dopo. Le mie deduzione arrivano fino ad un certo punto,ma credo che dovremmo combattere,questo è poco ma sicuro.”

Quindi hai deciso di farci ammazzare tutti facendoci gettare tutti in strada sperando di trovare una via di fuga? Questo piano è più che assurdo è completamente folle.”

Forse,ma lo è di più che stare qui ad aspettare di farci uccidere,con il numero sempre maggiore di barbari che entrano nella locanda,ci uccidono e portano via lei. La trappola è scattata e sono sicuro che tra di loro ci sia anche quel maledetto. Comunque qui è meglio non restare e francamente dubito che quella fila di legionari possa resistere ancora a lungo.”

Scendiamo.”,parlò Gordlack,mentre stringeva tra le mani il manico del nuovo maglio, “sarà anche un figlio di buona donna,ma ha ragione. Noi nani andiamo fieri delle nostre strutture e sappiamo riconoscere quando un edificio non è adatto a subire troppi danni e questa taverna è un ottimo esempio. Se scendiamo in strada,anche in caso di scontro diretto,avremmo più possibilità di difenderci. Restando qui resteremmo imbottigliati e voi due...”,indicando Nym e Braxus, “uno che usa un arco e uno che combatte con un tridente è una rete non dovrebbero rischiare di combattere in posto simile,ho ragione?”

L'elfo fissò un attimo il nano negli occhi e riconoscendo la cocciutaggine del vecchio e più basso collega si portò un mano di fronte al viso e la fece scorrere dall'alto verso il basso,come a non voler di dovergli dare ragione,sapendo come Gordlack si sarebbe sentito in seguito.

Ti odio quando hai ragione,lo sai vero?”

No,tu odi quando un nano ha più ragione di un orecchie a punta.”

Nym doveva rassegnarsi,sapeva che sarebbe andato avanti per lunghe e quindi,per orgoglio e perché non c'era più tempo per tergiversare,si mise l'animo in pace e prese la sua decisione.

E va bene,scendiamo e vediamo che succede. Ma immagino che abbiano già sbarrato l'entrata e l'unico modo è passare per la finestra è anche se siamo al primo piano rischiamo di farci male,ci serve un modo per scendere.”

Sono d'accordo,prendiamo delle coperte è visto che siamo in cinque possiamo prenderne una per ogni stanza che abbiamo noleggiato. Le useremo per improvvisare una corda.”

Si ma io?...”,disse Gordlack indicando se stesso, “Con tutto questo metallo addosso non posso semplicemente scendere giù per una corda come se nulla fosse,sono troppo pesante.”

Tranquillo,ho pensato anche a questo, ma ne parliamo dopo.”

Non ci misero nemmeno una manciata di secondi che avevano recuperato le coperte,le avevano arrotolate e strette ai margini per formare una corda,lunga e abbastanza resistente.

Ora,per prima cosa leghiamo Gordlack,lo issiamo sulla finestra e poi lo facciamo scendere il più delicatamente possibile.”

Cosa? Tu matto di un umano,ti sembro un salame forse?”

Beh per l'aspetto e il peso direi che sei un ottimo salame e anche molto saporito. Preferisci scendere con le tue forze oppure preferisci che ti aiutiamo?”

Il nano non seppe obbiettare e con fare capriccioso,tipico dei bambini,se ne restò in silenzio,ma evidenziando un espressione imbronciata. Lo legarono,improvvisando delle fasce di sicurezza,legandole poco sotto il bacino e attorno al costato,Stavano per issarlo quando Gordlack li fermò gesticolando con la mano aperta.

Un attimo,mi tolgo del peso.”

Senza troppo preavviso sollevò la pesante arma,la espose fuori dalla finestra e come se nulla fosse la fece cadere di sotto,con il tonfo del pesante martello che giunse a terra. I tre più alti guardarono fuori dalla finestra assicurandosi che nessuno fosse stato preso dal lancio dell'arma. Fortunatamente prese solo la strada. Lo sollevarono con tutta la forza che possedevano in corpo e una volta giunto sul bordo,il nano vide l'altezza della probabile caduta libera,circa diciotto piedi dal suolo,una misura abbastanza ampia da ferire un uomo,se non addirittura spezzargli una gamba.

Sei sicuro che funzioni?”,chiese il nano preoccupato,guardando il mercenario dubbioso.

Certo,l'ho già fatto altre volte.”,mentì,non l'aveva mai fatto...se non con un forziere pieno di preziosi che aveva sottratto da un rifugio di pirati,nelle isole più a sud. Ma con un nano in armatura completa,mai.

Ora datemi una mano a portarlo giù,lentamente,pronti? Al mio via.”

Attese che gli altri due stringessero le mani attorno alle coperte attorcigliate,lasciando Lucilla fuori dall'impresa,che se avesse potuto avrebbe aiutato. Ma in una principessa noviana,di solito, la forza fisica non è una qualità molto comune tra le donne del suo ceto sociale e lei di certo,non era un amazzone.

Via.”,disse il mercenario,mentre il nano,rivolgendo una piccola preghiera a Thor affinché tutto andasse bene saltò e inaspettatamente non precipitò,scendendo lentamente e senza subire alcun danno. In compenso però i tre sopra si resero conto di aver fatto male i calcoli,motivati,ma non troppo,dal fatto che Milziade avesse fatto i calcoli giusti per riguardasse il peso del nano e quello dell'armatura che indossava messi assieme,escluso il maglio. In realtà un nano medio pesava quasi il doppio di un comune umano in quanto i loro corpi si erano adattati a vivere in zone rocciose e dure,come le montagne,le scogliere e colline ricche di giacimenti minerari e per tanto,con l'abitudine di scavare e sollevare pensanti minerali,i loro muscoli e le loro ossa si erano compattati e appesantiti,facendoli diventare famosi per i corpi tozzi,ma prestanti per i lavori fisici. I loro armamenti invece erano basati sulle loro caratteristiche fisiche e quindi favorivano la forza fisica e la sorprendente resistenza alla fatica,rendendoli capaci di sollevare e indossare armi e armature che non solo risultavano fastidiose alla maggior parte delle razze,ma anche molto pesanti e nettamente ingombranti. Quindi per i tre dovettero far ricorso a tutta la loro forza,che non fu poca e persino Milziade,che sentendosi trascinato dal peso eccessivo,dovette appoggiare un piede poco sotto alla finestra,per fare da perno al peso totale di Gordlack e per non cadere fuori,rischiando di spaccarsi la testa contro il pavimento e per gli altri due più indietro non fu più facile. Ma alla fine ci riuscirono. Gordlack si liberò dell'imbrigliatura e recuperò l'arma,si guardò attorno e notando i soldati che stavano passando per la via principale dell'avamposto si rivolse alla finestra.

Via libera,non c'è nessuno.”

A quel punto Braxus,che era l'ultimo infondo alla corda,prese l'estremità di una delle coperte è la legò a uno dei piedi del letto e dopo di che tutti,uno alla volta scesero dalla corda,anche Lucilla,che seppur un po' a fatica scese anche lei,non essendo abituata a tali sforzi,rischiò più volte di cadere di sotto e quando scendeva,capitava che scivolasse troppo velocemente,facendosi male alle mani per la strisciata di scatto che aveva subito al palmo e alle dite,ma uscendosene semplicemente con delle leggerissime escoriazioni e un po' di arrossamento.

Muoviamoci,prima che qualcuno ci noti.”,disse Nym mentre guardava si guardava attorno per vedere se qualcuno li avesse notati.

Ora che si trovavano nelle vie secondarie non dovevano essere troppo sicuri di se stessi. Certo,forse non era stati visti con il caos che c'era all'ingresso che dava sulla strada principale per le terre di Nova,ma era anche vero che loro non avevano idea di chi si potesse trovare in quei vicoli bui,privi di qualunque informazione utile al loro scopo di raggiungere le stalle. Stavano per muoversi completamente alla cieca. Si spostarono in una formazione ben precisa: Gordlack davanti,Milziade al suo fianco ma qualche passo indietro,Lucilla al centro e infine Nym e Braxus alle sue spalle,per coprirla in caso di attacco. Si mossero velocemente,controllando solo appena giravano l'angolo e passando solo quando la via era sgombra. Le difficoltà di muoversi in una circostanza simile aveva dell'incredibile. Per prima cosa dovevano stare attenti per entrambe le parti in conflitto,da un parte i noviani,che stavano difendendo l'avamposto e se fossero stati individuati non ci sarebbe stato tempo per le domande e rischiavano di essere catturati o peggio,dato che non avevano motivo di trovarsi fuori dal loro rifugio e non in mezzo ad uno scontro. Dall'altro gli attaccanti,i barbari,selvaggi che secondo le voci e le leggende erano più intenti al massacro indiscriminato,facendo a pezzi quello che si trovavano davanti senza porsi troppi scrupoli,più che al dialogo. E poi c'era lui,l'uomo che li aveva già attaccati per ben due volte di fila,due trappole,due imboscate e adesso l'ennesima,solo che stavolta rischiavano di essere presi in mezzo ai due schieramenti opposti. L'incudine e il martello,due forze nemiche e loro schiacciati nel mezzo,un piano efficiente. Continuarono a spostarsi e giunti in un punto che sembrava loro sicuro passarono in tutta fretta,attenti a non farsi vedere. A quel punto era chiaro che tutti coloro che potevano combattere per difendere la postazione erano vicino alla porta e quanti più legionari fossero stati presenti alla difesa della porta,meno erano i problemi che si sarebbero ritrovati a fronteggiare dei soldati esperti,essendo loro molto più indietro e lontano dalla zona dello scontro. Una breve occhiata dalla strada principale permise loro di osservare l'andamento dello scontro. Il gigante,ancora in piedi di poco,urlava,in preda alla furia e al dolore,senza l'albero come arma e ormai piegato dalla fatica è presto sarebbe stato sopraffatto. Attaccare per primo ed essere usate come ariete per gli assalitori aveva dato un notevole vantaggio iniziale e quel primo colpo era stato devastante per la prima linea. Ma la seconda e la terza sembravano ancora reggere bene la fatica e subito erano passati al contrattacco diretto alle gambe dell'enorme umanoide,nell'intento di farlo cadere sotto il suo stesso peso e spingendo sulle lunghe tibie con gli scudi,in modo di farlo cadere all'indietro,così che il cadavere schiacciasse i rinforzi provenienti dall'esterno. Ma non c'era tempo per controllare la situazione e si precipitarono dall'altra parte,in direzione delle stalle. Leste falcate di gambe permisero al gruppo di oltrepassare la porta delle stalle,dove gli animali,intimoriti e imbizzarriti,nitrivano,muggivano e ragliavano in preda alla confusione e al nervosismo,chiusi e non sapendo dove fuggire. La vista delle bestie spaventate turbò il sensibile animo della principessa,che seppur rattristata per quella visione non poté far altro che andare avanti,sapendo che era per il bene della missione,se non poteva far nulla per loro.

Ehi Lucilla...”,disse Milziade a bassa voce, “Non potresti chiamare nuovamente quel cervo gigante dell'altra volta? Sai sarebbe utile visto che dobbiamo fuggire e se avesse del peso in meno da portare la mia Briseide te ne sarebbe molto grata.”

Oh tu parli di una indigitamenenta.”

Una cosa?”

Una indigitamenta. E un rituale con la quale si chiama una divinità specifica è....in parole povere non potrei chiamare di nuovo la cerva di cerinea. Non qui è non i breve tempo.

Va bene...allora restiamo dell'idea originale. Prendiamo i cavalli e appena la situazione c'è lo permette,c'è ne andiamo via di qui. Fortuna che siamo quasi arrivati.”

Superati i diversi animali,giunsero infine al gruppo di celle delle loro cavalcature. Dentro era buio è non fu facile giungere fin la,dovendo abituare la vista e l'udito all'ambiente poco confortevole per i loro spostamenti,ma ci arrivarono e videro,seppur con poco nitidezza,le figure dei tre equini.

Ehi bella,sono tornato a prenderti.”

Briseide cominciò a battere gli zoccoli anteriori contro il pavimento e a nitrire leggermente e agitando la testa,spostando la criniera in maniera irregolare. Milziade sapeva cosa voleva dire quando faceva così e lentamente portò la mano sul manico della spada.

Nei sei sicura? D'accordo.”,disse Milziade accarezzando il muso della giumenta.

Mia signora...”,disse Nym sottovoce, “Vi ricordate di quella sera al passo di Camus? Quando abbiamo rischiato in quell'agguato da parte dei briganti?”

Si perché?”

Conviene che lo rifaccia.”

Ho capito.”,disse Lucilla risoluta “, “Braxus,Gordlack state pronti.”

Il ragazzo e il nano annuirono e quando Nym portò una sulla corda dell'arco e con la freccia già in pugno,si sentì il suono della tensione della corda che veniva tirata,come se stesse incoccando e pronto a tirare. Milziade aveva il corpo teso e i muscoli pronti allo scatto,lui lo sapeva,Briseide lo sapeva e anche tutti gli altri lo sapevano. Non aveva idea di cosa stessero parlando la sacerdotessa è i suoi tre vecchi compagni di viaggio,ma qualunque cosa volevano fare,sarebbe stato a loro vantaggio e li avrebbe tirati fuori da quella situazione.

Nel buio della stalla si sprigionò una tenue luce chiusa in due mani strette tra di loro,che vennero mosse verso l'alto e si aprirono di scatto,come a rilasciare qualcosa di molto caldo e subito dopo,la voce di una ragazza che incarnava in se tutto l'orgoglio della sue nobili origini si udì in tutto l'edificio.

TORCIA DI APOLLO.”

Un incantesimo,un globo di luce venne lanciato verso l'alto per poi bloccarsi in aria sopra le loro teste,espandendo la luce che emanava in un primo improvviso,pulsante bagliore e poi li videro,nascosti nel buio,tra le celle degli animali e l'attrezzatura degli stallieri. Barbari,un piccolo gruppo,nascosto nel buio,umani dall'aspetto rozzo e rude,con grandi corpi muscolosi e possenti,armati di qualche ascia,delle lance corte e qualcuno impugnava anche uno scudo. Un gruppo disorganizzato. I più vicini al globo rimasero accecati dall'intenso bagliore che la sfera aveva emesso e non ci volle molto perché tre di loro furono uccisi immediatamente. Due morirono per mano di Gordlack,che diede due colpi di maglio in pieno petto a entrambe le vittime,tanto rapide quanto pesanti,spezzando loro la gabbia toracica e compromettendo gli organi interni mentre l'ultimo fu colpito da Milziade,che gli recise la gola con un solo movimento di spada. Ora lo scontro si poteva dire iniziato. Erano circondati,i loro avversari avevano il vantaggio del numero,circa due o tre selvaggi per ogni membro della squadra,cavalli esclusi naturalmente,mentre loro invece possedeva il vantaggio di una difesa compatta,una posizione sicura,un equipaggiamento migliore e una sacerdotessa di apollo tra i loro vantaggi. Attaccarono. Barbari muniti di rozze asce ad una mano,più attrezzi da taglialegna che vere e proprie armi,si scagliarono per primi in risposta al contrattacco dei loro compagni morti. Tre morirono subito per mano dell'arciere,che scoccò rapido come il vento,nonostante la relativa vicinanza alla loro posizione e furono colpiti alla trachea,alla fronte e dritto al cuore,rispettivamente il primo il secondo e il terzo,uccisi in questa maniera e nel seguente ordine. Attaccarono altri tre subito dopo con armi identiche e si trovarono Braxus che non aspettò che colpissero per primi e mosse la rete contro il volto di uno di loro,i cui pesi a lato del rete metallica gli sfondò la mascella e cadde a terra prono e il secondo più vicino fu catturato nella rete aperta e imbrigliato nella rete cadde su se stesso e fu reso inagibile e infine il terzo,che attaccando senza alcun tattica e senza disciplina fu infilzato in pieno ventre, dove i rebbi del tridente presero non solo gli intestini e parte del fegato,ma raggiunsero anche la colonna vertebrale subito dietro,recidendola di netto con la punta di mezzo,morendo sul colpo e nel mentre mollò un pestone sulla trachea a quello intrappolato nella rete,uccidendolo sul colpo. Poi estrasse le punte della carne della vittima e recuperò la rete per mezzo di una cordino che era stato messo per quella nuova rete,così da poter essere recuperata senza doversi esporre per riprenderla. Un aggiunta non male all'armamentario del ragazzo. Lo scontro peggior ulteriormente e si fece più intenso. Attaccarono di nuovo e questa volta in maniera disordinata,peggio di prima,spinti da chissà quale violenza ne caddero altri per mano di Milziade e di Gordlack,la rapidità e la scaltrezza del mercenario era nuovamente in sintonia con la robustezza e la resistenza del nano,supportati dall'abilità dell'elfo e con le imprevedibilità del ex gladiatore. Ma era Lucilla ad essere il vero perno dello scontro. Lei era al centro del gruppo,protetta da tutti i lati e quindi impossibile attaccarla direttamente in uno sconto diretto senza prima doversi confrontare con i suoi difensori. Il suo unico scopo in quello scontro era quello di fare luce con la sua magia,una cosa banale ad un primo e superfluo sguardo. Ma se non fosse stato per lei in quel momento avrebbero rischiato di essere sopraffatti dai loro assalitori e combattere in un ambiente buio e al chiuso,se non si dispongono di particolari vantaggi,può essere molto pericoloso,se non addirittura fatale. Era lei che permetteva ai suoi compagni di combattere come se si stessero battendo in pieno giorno,anche se quella luce non era ovviamente né tanto intensa,né tanto calda nemmeno quanto un raggio della grande stella che illumina il giorno,ma dava luce e permetteva a Milziade e agli altri quattro di combattere in condizioni efficienti. E a qualcuno questo non piaceva. Mentre il mercenario continuava ad agitare con la solita abilità di sempre,uccidendo l'ennesimo barbaro che gli venne incontro solo per morire infilzato da un fianco,si accorse,che tra i pochi rimasti,due soltanto per la precisione, comparve,al limite che la luce poteva raggiungere,una figura non ben definita alla quale i due assalitori rimasti si rivolsero in uno strano linguaggio incomprensibile per il mercenario. Poi,come se nulla fosse,caddero a terra,mentre si trattenevano con una mano il lato del collo,come se qualcuno avesse loro reciso l'arteria a lato del collo. Poi la figura si avvicinò abbastanza da essere illuminata e si mostrò ai loro occhi per chi era davvero. Nimerin.

Dunque è così che stanno le cose,così tanta fatica,così tanti sforzi,solo per morire qui. Che spreco di energie non credi anche tu?”

Oh guarda chi rivede,l'uomo dallo sguardo più bello del mondo. Sei venuto per dare un occhiata o sei qui per fare qualcosa di concreto?”,lo canzonò Milziade con tono ironico.

E mentre il mercenario e il selvaggio mezzelfo si confrontavano gli altre compagni armati si prepararono ad attaccare,mentre Lucilla restava impegnata a mantenere la piccola,ma intensa sfera di luce attiva. Se avesse potuto anche lei avrebbe combattuto,ma per quanto fosse dotata nelle arti magiche era ancora una dilettante e usare i suoi incantesimi da combattimento e mantenere un incantesimo di supporto nello stesso momento era uno sforzo eccessivo per qualunque novizio alla magia,anche per una favorita di Apollo. Ma anche impegnata com'era non le fu difficile notare quell'abominevole sguardo su di lei,la sensazione che quell'occhio serpentino la stesse scrutando era inconfondibile. La stava osservando in una maniera che non le piacque affatto.

Oh,tu devi essere la profetessa,la favorita dal dio del sole noviano...”,disse Nimerin mostrando un sorriso bestiale,a malapena coperto dai capelli neri che gli coprivano il viso è l'orrenda cicatrice, “puoi stare certa che una volta che avrò ucciso i tuoi amici,ti prenderò con me è mi dirai tutto quello che sai sul Demiurgo. Che tu lo voglia o no.”

Lucilla sentì un brivido lungo la schiena. La sensazione che quell'essere gli faceva sentire aveva un non so che di viscido e ripugnante,come se quella malvagia apparenza avesse nel profondo qualcosa di ben più crudo e macabro dalla quale tenersi alla larga e non c'era bisogno saper leggere nel futuro quello che avrebbe potuto fargli per farla confessare è la cosa la inquietava. Nym accanto a lei tenne la corda dell'arco nuovamente tesa,puntando l'ennesima freccia contro il nuovo bersaglio.

Tu prova soltanto ad avvicinarti animale è sta pur certo che morirai senza nemmeno che tu te ne accorga.”,disse Nym con tono minaccioso.

Un elfo che protegge una noviana? E anche un nano? Siete traditori della vostre origini e della vostra razza. Voi e tutti quelli che convivono con gli umani di questo impero. Siete pecore in mezzo ad altre pecore,degni solo di sprofondare con la civiltà che tanto ostentate. Farvi divorare dalle bestie della foresta sarebbe una gioia in confronto alla pena che meritereste veramente. Ma questa volta ci siete tutti è dato che la volta scorsa non è andata come previsto ho apportato alcune modifiche al mio piano. Per tanto...”,non terminò la frase. Ma in compenso spalancò le mani verso i due uomini che lui stesso aveva ucciso per poi abbassarsi subito e affondare le mani dotate di altri artigli nella loro carne e subito dopo cominciò a parlare con voce profonda e gutturale. Nym scagliò una freccia verso il macabro selvaggio,ma la stessa punta che avrebbe dovuto bucargli il petto e probabilmente perforare i polmoni intaccò solo la pelle e i tessuti sottostanti,come se fosse stato fermato dalla spessa pelle di un mostro e a quel tentativo Nimerin non si fermò,ma anzi sorrise di gusto quando continuando a recitare quelle parole incomprensibili strappò violentemente le mani dai due cadaveri e quando accadde,videro qualcosa di orribile. I due corpi stesi sul pavimento iniziarono a muoversi. Primi furono solo pochi spasmi muscolari,poi,poggiandosi sulle mani si alzarono lentamente in piedi e nel mentre,qualcosa dentro di loro sembrava farsi strada tra la pelle e i muscoli.

NON VI DI SPIACE SE ANCHE IO MI SERVO DI UN PICCOLO AIUTO VERO?”,urlò il mezzelfo frenetico,eccitato dalla chiara furia omicida e dalla sete di sangue che ormai faceva fatica a trattenere,mentre snudava le innaturali zanne da lupo che già una volta aveva mostrato al nano e al mercenario. I due corpi rianimati si deformarono poco alla volta,pur restando eretti in una posizione bipede era chiaro che i due cadaveri stavano subendo una mutazione di qualche tipo. Braccia e gambe si fecero più grosse e forti,la schiene si incurvarono in avanti e strani simboli neri,simili a quelli che avevano gli orsi giganti nella foresta comparvero su braccia petto e volto. Sulle mani comparvero nuove protuberanze ossee simili a scaglie e che coprivano le mani,i polsi e metà degli avambracci,mentre sulle tibie e le ginocchia comparvero spuntoni simili agli aghi di una rosa o di un rovo selvatico,ma erano leggermente ricurvi,simili ad uncini. Infine petto e testa si fece più grandi e spessi e gli occhi vitrei,cominciarono a puntare contro il gruppo,come quelli di due cani rabbiosi.

Te l'avevo promesso umano. Che ti avrei ucciso tra tormenti e supplizi che non avresti mai osato immaginare.”disse Nimerin mentre si sfilava la freccia dal petto.

Il mercenario si preparò ancora una volta a scontrarsi una seconda volta con il mostruoso essere che aveva di fronte. Certo,questa volta era tutta la squadra a dargli man forte,compreso Gordlack che dall'esperienza passata aveva imparato a non sottovalutarlo solo per il suo aspetto trasandato. Ma dall'altra parte Nimerin aveva il supporto due di aiutanti e anche loro per nulla nella norma è in più erano in mezzo ad uno scontro tra una guarnigione dell'esercito noviano da una parte è un orda di barbari dall'altra, giunti chissà come all'interno delle terre imperiali,per di più al confine con Aegis,che era abbastanza lontana dai confini più a nord. Briseide era bloccata nella sua cella e tirarla l'avrebbe messa ancora più in pericolo di quanto non lo fosse in quel momento. La situazione per loro non era delle migliori e non avevano vantaggi significativi contro loro tre. Per tanto gli fece l'unica cosa che gli restava da fare in momenti come quelli. Essere se stesso.

Posso farti una domanda?”,disse Milziade con tono calmo e controllato.

Nimerin sorrideva mostrando le zanne acuminate.

Toglimi una curiosità. Preparare tutta questa messinscena solo per noi,gli invasori,l'assalto all'avamposto e il tuo perfetto tempismo per comparire di nuovo di fronte a me,immagino che ti sarà costato un occhio della testa?”

Il mezzelfo capì la battuta canzonatoria del mercenario e abbassò il ghigno in due semplici labbra serrate dalla rabbia . Ora non sorrideva più. La preda si prendeva nuovamente gioco del predatore.

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Capitolo 21
*** Indigitamenta ***


L'aria della stalla,pregna dell'odore degli animali e dei loro escrementi era stata rincarata dalla paura e dal nervosismo che le bestie provavano,sia per la battaglia che si svolgeva fuori,tra i legionari e i barbari,sia per lo scontro che stava per riprendere li dentro,tra il gruppo della principessa fuggiasca e Nimerin,insieme ai due mostruosi energumeni innaturalmente deformi. Ora non avevano più a che fare con un branco di goblin,ma con due vere e proprie bestialità,tre contando il creatore. Il malvagio mezzelfo si voleva rallegrare della morte che stava per infliggere a quell'arrogante di un umano,ma vederlo li,così sicuro di se,delle sue capacità e della sua precedente vittoria,che lo aveva privato di un occhio lo faceva solo arrabbiare. Gli montava addosso una furia che a stento riusciva a tenere sotto controllo e avrebbe voluto strappargli quel ghigno,quel sorriso da lupo che solo un predatore poteva mostrare,quando snudava le zanne per addentare la preda e invece lui,quella pecora che osava prendersi gioco di lui,era li,di fronte a lui,a sfidarlo,a combatterlo e a resistergli. Un simile affronto andava pagato col sangue...e sangue avrebbe ottenuto.

Prendete la ragazza e uccidete l'elfo,il nano e l'altro umano....”,Nimerin fece scroccare le dite artigliate,facendo sentire al mercenario,come le sue mani stessero subendo un altro mutamento, “Tu sei la mia preda. Per tanto solo io ho il diritto di ucciderti.”

Se proprio non vedi l'ora...”,Disse Milziade lanciando la sua sfida al suo orbo avversario,con un altra battuta e poi,come insulto finale,gli fece un occhiolino.

Fu la goccia che fece traboccare il vaso. Il barbaro trasformista si lanciò come una bestia inferocita spingendosi in un balzo degno di una lepre e con le braccia tenute larghe,magre come quelle di uno spaventapasseri,allargò le dita,le quali si distanziarono l'una dall'altra ancor più di una mano normale mentre gli artigli si allungarono,nella degna maniera che solo un mostro sapeva fare. Colpì con entrambe le mani,volendo menare due fendenti letali e con le dita allargate in quel modo sperava di infliggere più danni possibili allargando l'estensione delle sue artigliate. Ma Milziade era memore dell'ultima esperienza e rammentava bene i metodi di attacco e difesa del suo nemico e quando vide quelle zampe umanoidi che volevano colpirlo da entrambe le parti fece semplicemente un piccolo balzo indietro,quel tanto che bastava per evitare il colpo e subito dopo contrattaccare in velocità. La sua deduzione fu esatta ed entrambe le mani mancarono il torace del mercenario e lesto,con un leggero spostamento in avanti in punta di piedi Milziade colpì leggermente di punta con la nuova arma,colpendo solo di striscio il plesso solare del selvaggio,che non fece in tempo a difendersi e si trovò con un piccolo squarcio nella parte alta dell'addome,ma fece in tempo ad uscire dal raggio d'azione della corta lama.

Dovresti guardare quello che fai. Più attento la prossima volta.”

Un altra beffa,un altro ferita al suo orgoglio di predatore. Lo avrebbe ucciso e avrebbe goduto della sua sofferenza. Uno dei due redivivi si mosse contro Gordlack e Nym,rispettivamente il primo davanti e l'altro più indietro. Il mostro camminava goffo e pesante diretto contro il nano,intenzionato a iniziare per primo lo scontro.

E così pensi di essere grosso vero?”,incalzò il nano stringendo con forza il maglio, “Ho calpestato sassolini più grossi di te. Fatti sotto.”

Gordlack non aspettò e scattando più veloce che poté sulle gambette tozze avanzò dirigendosi contro il suo bersaglio. L'abominio mosse una delle mosse una delle pesanti mani nell'intento di sferrare un pesante pugno diretto alla testa di Gordlack, ma i nani avevano esperienza per affrontare avversari più alti di loro,anche se creature più basse di un nano erano veramente poche e quindi gli fu facile piegare il collo e inclinare la testa per evitare il pugno e rispondere subito con una martellata al ginocchio,che andò a segno,ma non produsse l'effetto desiderato,dato che la creatura non crollò,pur avendo un leggero barcollamento. Un colpo simile su un uomo normale gli avrebbe sbriciolato la rotula,invece quella cosa si era semplicemente destabilizzata un attimo,come se avesse inciampato su un gradino. Si riprese velocemente e con una mossa inaspettata afferrò il manico del maglio e trascinò a se Gordlack,che preso alla sprovvista non seppe reagire. Ma una freccia improvvisa volò dritta contro il braccio del mostruoso umanoide e si conficcò nell'avambraccio che reggeva il manico,poco sotto il polso,scatenando uno spasmo improvviso nella mano dell'essere che subito rilasciò l'arma,permettendo al nano di attaccare di nuovo,puntando questa volta al viso,facendogli girare la testa dall'altra parte,mentre il suono di un osso rotto,forse la mandibola o uno zigomo si udì nelle orecchie del nano e dell'elfo,uno perché vicino e l'altro per l'orecchio fino,allenato in decadi e decadi in mezzo alla natura. Ma la testa tornò alla posizione precedente, tornando a guardare il nano con occhi inespressivi.

MI SA CHE STAVOLTA L'HO FATTO ARRABBIARE.”,Disse Gordlack diretto a Nym.

Nel frattempo l'altro abominio puntava a Braxus e a Lucilla,ma il ragazzo gli si poneva davanti impugnando con fierezza il tridente e la rete,sapendo di essere l'unica difesa tra quell'obbrobrio e la principessa. Braxus non era irriverente come Milziade e nemmeno provocatorio come Gordlack durante uno scontro,ma le sue azioni parlavano per lui e fu così che mentre il mostro si faceva avanti,lo colpì in pieno volto con i rebbi del tridente,mentre teneva stretto a se la pesante rete,che lui reggeva come se fosse un lenzuolo arrotolato o un mucchio di papiri stretti alla rinfusa,tanto forte era nonostante la giovane età. Colpiva velocemente e si spostava di lato,come una fiera impegnata in uno scontro con un altro animale,schivava e attaccava,schivava e attaccava ancora,attento a non incespicare nei cadaveri dei barbari precedentemente uccisi. L'essere rispose agli attacchi colpendo sgraziatamente con le grosse mani,dure come la pietra,menando pugni a destra e a manca,mosso più da un istinto animale che da una vera abilità in combattimento,ma Braxus era attento a come si muoveva e dopo l'ultima schivata fece un piccolo balzo indietro e nel mentre lanciò la rete,che allargandosi a mezz'aria intrappolò solo la parte superiore del corpo del mostro,troppo grande per essere bloccato interamente e con la cordicella nella mano libera tirò a se la rete,che essendo ancora impigliata si strinse ancor più nel corpo dell'orrendo energumeno,che non riusciva a togliersi la pesante rete di metallo.

Non so che razza di abominio della natura tu sia,ma se credi di poterti avvicinare alla principessa,allora hai fatto i conti col retiarius sbagliato.”,disse Braxus con un certo orgoglio nel tono di voce.

Ma proprio quando il vantaggio sembrava dalla sua parte l'essere fece un balzo in avanti,alla cieca,data la presenza delle rete che gli occludeva parzialmente la vista. Braxus avrebbe potuto schivarlo se non fosse che la potenza e la velocità della bestia furono talmente rapide che il ragazzo vide a malapena l'azione,rendendosi vulnerabile alla ginocchiata che gli arrivò in pieno volto. Cadde a terra sulla schiena,con la botta alla bocca che aveva subito e ai segni degli uncini sulla tibia che gli aveva strisciato di poco la pelle del mento,fortunatamente senza recidere la trachea o le arterie poste ai lati del collo. Ma il mostro lo sovrastava in tutta la sua stazza e senza aspettare una reazione di Braxus questo gli portò le mani attorno al collo e iniziò a strangolarlo con la sua enorme forza e Braxus che provò a colpire le braccia dell'aberrazione come gli avevano insegnato tempo fa nelle tecniche di combattimento ravvicinato,colpendo con i pugni chiusi nell'intermezzo tra l'avambraccio e il braccio e poi fare forza per spingere via le braccia dell'aggressore,ma era come un gatto che si dimenava nella stretta di un enorme serpente e quelle braccia parevano dure come rocce. Sentiva l'aria iniziare a mancargli,le forze venire meno. Il suo destino era segnato.

PRIMI RAGGI DELL'AURORA”

Era la voce della principessa,urlò il nome di un incantesimo e sul volto del mostro un piccolo frammento di luce,simile per lunghezza ed aspetto ad una freccia,esplose all'impatto,producendo un piccolo bagliore della durata di una scintilla,costringendo il mostro ad alzarsi ed arretrare di qualche passo,mentre portava le grosse mani a coprirsi il volto,segno che il colpo era stato particolarmente doloroso,tanto da renderlo vulnerabile e poi né arrivò un altro in pieno petto,poi un altro nel basso ventre,un altro in una spalla e un altro nuovamente in pieno viso. L'essere emise un urlo di sofferenza e in preda al dolore Braxus ebbe il tempo di rialzarsi e riprendere nuovamente le armi,chiedendosi se era lui che stava difendendo Lucilla, o piuttosto se era la nobile sacerdotessa a difendere il giovane ex gladiatore. Lucilla vide con i suoi occhi gli effetti della sua magia contro il massiccio abominio. Aveva usato un semplice incantesimo di luce,uno dei primi che aveva imparato alla Domus Lucis,come prescelta di Apollo. Era un incantesimo da battaglia tra i più elementari in combattimento che usava la luce,dividendola in piccoli dardi e li rendeva quasi tangibili,così da non lasciare l'utilizzatore indifeso,se mai avesse dovuto difendersi da un aggressore pur tenendosi a distanza di tiro. Ma un incantesimo di quel tipo non avrebbe mai dovuto infliggere così tanti danni ad un mostro così pericoloso e lei lo aveva usato solo per distrarlo,in quanto doveva mantenere le forze,mentre la piccola luce sopra di lei illuminava ancora la stalla. Ma allora com'era possibile che avesse avuto una tale efficacia,come?...almeno che...ma certo,perché non ci aveva pensato prima? A volte si sentiva così stupida nonostante la sua passione per i libri e la sete di conoscenza che sua padre le aveva trasmesso. Forse adesso aveva trovato il modo di fare la differenza in quello scontro.

E' una magia corrotta...”, disse piano come se volesse assicurarsi che la sua convinzione fosse quella esatta...”E' UNA MAGIA CORROTTA,SO COME INDEBOLIRLA, MA NECESSITO DI TEMPO. RESISTETE FINCHE' POTETE”, Urlò con convinzione la principessa,tanto forte da farsi udire nel mezzo dello scontro. Lucilla dovette concentrarsi sulla luce posta sopra di loro e in quel momento dovete ricorrere a un indigitamenta. Come quando chiamò a se il potere del suo dio per evocare il carro del sole.

Apollo,io ti invoco come signore della luce,tu che conduci il carro del sole,tu che scacci le tenebre della notte e del male,invoco il tuo divino aiuto per proteggerci dalle mostruosità che ci perseguitano,invoco il tuo nome affinché mi conceda protezione....”,ma a differenza dell'ultima volta nella foresta,non invocò subito l'incantesimo e ripeté le parole del rituale,lentamente,senza fretta,confidando nella fiducia che i suoi compagni di viaggio l'avrebbero aiutata,come Nym,Gordlack e Braxus che l'avevano aiutata quando aveva deciso di fuggire per intraprendere quel viaggio pieno di insidie e come Milziade,il cui arrivo era stato predetto prima ancora che lui si unisse al gruppo,seppur controvoglia.

Nimerin stava nuovamente subendo un altra trasformazione,qualcosa all'interno del suo corpo stava mutando con violenza,con il rumore delle ossa,dei nervi e dei tendini che dislocavano e si piegavano su se stessi,come privi di un punto saldo alla quale riattaccarsi. Al mercenario non piacque per nulla quello strano suono provenire dal corpo del barbaro trasformista.

Va bene te lo devo riconoscere. Fai veramente schifo,in tutto quello che fai. Giusto per curiosità, ti stai mettendo d'impegno a farti disgustare o è una cosa che ti riesce naturale?”

Finito di dire quello che si teneva dentro Milziade menò una serie di attacchi di taglio provenienti da entrambi i lati,ma Nimerin migliorò la sua difesa,iniziando a schivare i colpi meglio di prima e rendendo inutili gli i fendenti di Milziade. Non l'abilità in se del mezzelfo era migliorata,quanto piuttosto il suo corpo,si piegava e si contorceva in maniera imprevedibile,piegando,allargando o stringendo parti del corpo che normalmente sarebbero già state mozzate,recise o perlomeno ferite in maniera grave. All'ennesimo colpo mancato,Nimerin rispose attaccando in maniera inaspettata,allungando il collo come se fosse il corpo di un serpente,lungo e quasi informe e con le sue bestiali zanne affondo un morso, a lato del collo,dove l'armatura non copriva la carne, provocando non pochi danni al prezzolato. Milziade strinse i denti dal dolore e proprio quando la sua attenzione si stava rivolgendo al punto colpito vide,con la coda dell'occhio,alla sua destra,una mano artigliata pronto a colpirlo in pieno volto,desiderosa di tranciargli il viso,possibilmente con il resto della testa. Allora Milziade rispolverò il suo repertorio di tecniche di combattimento corpo a corpo e proprio come aveva imparato in passato,seppe come reagire a quell'insolita presa di lotta. Fece cadere la spada al suolo e con la mano libera attese che la mano nemica arrivasse abbastanza vicino da reagire con efficacia. Ed ecco il momento. Prima ancora che gli artigli potessero sfiorarlo afferrò con la mano libera il polso dell'avversario e col fattore sorpresa dalla sua,mise tutta la forza che possedeva nel braccio per indirizzare gli artigli verso un nuovo bersaglio,la faccia dell'assalitore. Nimerin non controllò la forza del colpo e una volta deviato si colpì da solo in pieno viso,con i suoi stessi artigli che affondavano nella guancia e con uno strattone della mano da parte di Milziade la mano scese ancora di più,raggiungendo il mento e sfiorando di poco le labbra. Nimerin allontanò le sue fauci dalla spalla ma quando credette di essersi messo in salvo Milziade iniziò la sua offensiva,afferrando con una mano la spalla del selvaggio,passando da sotto l'ascella e passando le dita da dietro e con l'altra afferrò la parte dietro del ginocchio,sollevando una gamba del mezzelfo e facendo forza sulla spalla,lo tirò verso il basso,mentre con il corpo avanzò di due rapidi passi per poi precipitargli sopra,facendo cadere rovinosamente a terra piegato su un fianco e piegandosi su di lui e schiacciandogli il bacino con il peso del suo corpo,per bloccarlo a terra e non permettergli di girarsi su stesso,nel caso tentasse di liberarsi. Ora la bestia avrebbe dovuto combattere con le regole del prezzolato. Il mercenario,aveva portato il selvaggio nel suo mondo. Il primo colpo fu un un diretto alla zigomo contro l'uomo a terra e non sapendo rispondere in quella posizione ricevette il primo colpo dritto sull'osso. Il secondo un altro pugno,un gancio diretto alla bocca,che seppur irta di zanne bestiali,sapeva che per istinto un nemico completamente inerme cerca di ottenere la difesa più efficacie possibile e Nimerin rimase fermo,portando per istinto il braccio libero,quello non schiacciato a terra contro il viso per difendersi,ma Milziade gli afferrò il polso con l'altra mano e così poté colpirlo senza lasciargli scampo,prendendo il pugno in pieno viso e subendo l'ennesimo colpo. La terza mossa invece non fu un pugno,ma si alzò dal bacino Nimerin e subito si buttò a terra,di lato,mentre portava le gambe al collo della bestia,per poi chiuderle attorno alla gola,mentre con un gamba gli bloccava la spalla del braccio ancora tenuto a terra,mentre gli chiuse il braccio libero sotto un ascella mentre il suo braccio gli avvolgeva l'arto e con l'altra mano la poggiò a terra,dietro la schiena e con quella stessa mano si fece forza per tirarsi indietro,mentre con le gambe soffocava il mezzelfo e con braccio che avvolgeva il gomito di Nimerin lo portò verso di se,provocandogli un violenta torsione nel senso contrario al naturale piegamento dell'avambraccio,provocandogli un forte dolore,tanto che il barbaro trasformista urlò dal dolore,tanto da credere che il braccio si sarebbe spezzato. A quanto pare anche lui,come le sue vittime,le pecore come gli piaceva definirle,aveva paura,timori e preoccupazioni come gli altri comuni mortali. Il mostro picchiava duro e per quanto Gordlack cercasse di farsi valere grazie alla potenza e alla stazza del suo maglio,l'essere sembrava aver migliorato il suo approccio contro quell'arma tanto temibile quanto pesante. Usava la testa del maglio per deviare e colpire i pugni che gli arrivavano contro e nel frattempo cercava di entrare nella guardia aperta della creatura e di tanto in tanto tentava di tirare un colpo,ma il mostro non faticava più a tenere a freno il tozzo nano,intuendo ben presto il modo in cui si muoveva e attaccava.

Per tutte le barbe intrecciate dei miei antenati,sei duro da buttare giù bestione. Vuoi il gioco duro? E allora il gioco duro avrai.”

E fu qui,dopo la sua provocazione,che strinse nuovamente tra le mani il manico della sua arma e tornò ad attaccare,ma questa volta non si sarebbe trattenuto. Gli avrebbe fatto vedere come combatteva veramente un nano. Fece un piccolo scatto in avanti,con il maglio tenuto più in alto di quanto poté sopra la testa e quando vide l'ennesimo pugno arrivargli contro,questa volta in direzione del viso si abbassò in fretta e con tutta la forza che aveva nelle braccia abbassò la pesante testa del maglio,verso il piede del mostro,prendendolo in pieno. Istintivamente l'abominio si piegò per il dolore e a differenza degli altri colpi questo aveva oltrepassato le difese che quel nuovo corpo offriva a quel cadavere redivivo e neanche il tempo di alzarsi e reagire gli arrivarono due frecce in pieno viso da parte dell'arciere elfico,ma queste,pur penetrando la pelle del viso e i muscoli sottostanti,sembravano non aver fatto nulla al mostro e senza neanche aver distratto,visto che subito allungò le mani per afferrare il nano con tutta la forza che possedeva e alzarlo sopra la propria testa,come se fosse leggero come una piuma.

Mettimi giù,mettimi subito giù così posso picchiarti come si deve.”

La bestia,come a voler soddisfare la richiesta del nano lo strinse con forza e lo lanciò via,in direzione dell'elfo,che era intento a incoccare un altra freccia,ma vedendo il nano che gli veniva contro,a mezz'aria e con il dolce peso di non meno di cinquanta chili,alla stessa facilità con cui si lancia un sasso,Nym si spostò di lato,abbastanza da evitare il compagno volante e notare che precipitò rovinosamente a terra dietro di lui. Poi vide l'essere corrergli incontro mentre caricava altre frecce sulla corda dell'arco,sarebbe stata questione di pochi secondi prima la creatura gli fosse addosso e le frecce oramai non procuravano tutti questi danni,era giunto il momento per il combattimento ravvicinato. Braxus nel frattempo era costretto sulla difensiva,l'essere si era fatto più violento e il modo in cui gli stava addosso gli impediva di attaccare in maniera efficacie,dato che il suo stile da reziario si basava sull'essere leggero,a spostarsi e punzecchiare l'avversario da una distanza di sicurezza,per poi alterare i colpetti con potenti affondi e pesanti attacchi laterali portarti di taglio con tutte e tre le punte ed usare la rete per bloccare,far inciampare o catturare l'avversario in una morsa letale. Ma i rebbi non erano abbastanza accuminati da penetrare la difesa di quell'abominio e la rete,per quanto pesante non poteva sottomettere la creatura che possedeva una forza e una stazza pari,da rete quasi inutile la sua arma secondaria. L'essere, in un movimento inaspettato,afferrò la rete con una delle sue grosse e scagliose mani e iniziò a strattonare il ragazzo a destra e manca,forse nel tentativo di farlo crollare e di farlo cadere al suolo,ma il giovane aveva esperienza in quelle tattiche e si tenne ben in equilibrio,seguendo il moto in cui il mostro voleva portare Braxus,ma la mancanza di protezioni pesanti e di grossi e ingombranti mezzi di difesa gli permettevano di aver un buon equilibrio senza sacrificare la velocità. C'era da dire che per ora se la cavava abbastanza bene,ma se quel gioco continuava troppo a lungo rischiava di stancarsi e restare bloccato in quella situazione di certo non gli sarebbe stato favorevole. Doveva agire e in fretta. Fu così' che all'ennesimo strattone seguì nuovamente la direzione imposta da quell'obbrobrio in forma quasi umana ma quando fece strattonare ancora la rete Braxus decise di lasciare la rete,cogliendo di sorpresa la creatura convinta che avrebbe seguito lo stesso identico andazzo. Con un movimento tanto rapido quanto imprevisto l'ex gladiatore afferrò il tridente con entrambe le mani,ma dalla parte opposta,poco sotto la testa appuntita e improvvisamente diede una forte bastonata sulla testa della bestia,che non gli fece molto male,dato che il manico dell'arma era leggero,ma non era quello il punto focale del suo attacco. La creatura,distratta per il colpo smise di interessarsi alla rete e con un braccio libero tentò di tirare un pugno piuttosto grossolano,che venne abilmente deviato col manico del tridente,poi Braxus rispose con il puntare i rebbi dell'arma contro la rete,infilzarla e con uno strattone deciso la fece cadere di mano dal mostro per buttargliela sulle gambe irte di spine,che si aprì da sola e con il resto della rete ancora chiusa la tirò a se,restando all'altezza delle gambe dell'abominio e intrecciarla anche sull'altra gamba,infine,con una capriola che oltrepassò il lato del mostro Braxus tirò a se la rete rimasta incastra sia nelle gambe irte di spine,che nelle punte acuminate del tridente e tirò a se con entrambe le mani la rete e l'essere,nel suo muoversi in maniera impacciata perse l'equilibrio e cadde a terra,come solo un bestione come quello riusciva,in maniera pesante e rumorosa,ma non quanto lo scontro che si stava tenendo fuori dalla stalla. Parola dopo parola,preghiera dopo preghiera,sapeva cosa doveva fare e sapeva bene come farlo,il guaio era che richiedeva del tempo e molte energie per eseguire il rituale e Lucilla non voleva correre il rischio che aveva corso quando era giunta ad Aegis dal cielo. Se questa volta fosse accaduto l'irreparabile non ci sarebbe stato il mago a salvarla,quindi stavolta avrebbe fatto le cose per bene,come gli insegnamenti delle sacerdotesse più vecchie gli avevano trasmesso. Mentre recitava la formula Lucilla notava il caos attorno a lei,la lotta nella stalla,gli animali imbizzarriti,la battaglia tra l'esercito noviano e i barbari invasori,tutt'attorno a lei era caos,puro semplice caos. Eppure,mentre svolgeva l'indigetamenta sentiva nel profondo del suo essere,qualcosa che la scaldava,che le trasmetteva un calore particolare,un tepore unico nel suo genere,avvolgente e intenso,sempre più forte,sempre più grande,ma mai oppressivo e violento come avrebbe fatto un incendio,no,era più come il sole di una giornata di primavera,caldo,abbastanza da scacciare via il gelo,ma abbastanza tenue da non soffocare chi restava sotto la sua luce. C'era pace nella sua anima...ma non era pace quella che cercava in quel momento. I compagni attorno a lei continuavano a combattere,ma presto o tardi si sarebbero stancati,poiché vedeva come i due mostri,per quanto fossero poco abili a combattere,disponevano,di forza,energia e resistenza ben oltre le normali creature di carne ed ossa,come gli animali o le persone comuni,quelli rientravano ancora nella norma. Ma quei due esseri erano mostri nati dalla morte e che dalla morte si erano nuovamente destati con una nuova forma,deforme e abominevole e come tale andavano trattati alla stregua di abomini poiché abomini erano,agli occhi suoi come a quelli del suo lucente dio. Aveva accumulato abbastanza potere,lo sentiva scorrere dentro di lei,attraverso la carne,le ossa,la mente e lo spirito. Apollo le aveva concesso di ottenere ancora più luce di quella che gli era concessa normalmente,era giusto che la usasse contro un male che solo le tenebre potevano concepire. Le bastò pronunciare poche parole e il potere si liberò in tutta la sua gloria.

APOLLO AVERRUNCUS.”

Da qui fu il disastro per le creature,la luce sopra di lei si fece molto più intesa a tal punto che se prima serviva solo ad illuminare le tenebre dentro la stalla,ora appariva come un pezzo di stella caduta dal cielo,la cui luce era tanto forte da illuminare l'intero edificio a giorno e accecare temporaneamente chiunque osasse osservare direttamente il globo sopra le loro teste,come se si stesse guardando direttamente il sole. Ma per i due mostri fu peggio. Quando la nuova luce apparve e si espanse all'interno della stalla entrambi i mostri cominciarono ad urlare,in preda a chissà quale inumana sofferenza. Quello che stava correndo in contro all'elfo smise di correre e si gettò in ginocchio e battendosi le mani sul tutto il corpo,come se fosse in preda a fiamme che non poteva scacciare e anche l'altro,caduta a terra per colpa di Braxus iniziò ad agitarsi e urlando in preda all'agonia che non poteva scacciare. Le ferite aperte da entrambe le mostruosità cominciarono a sanguinare e tutti gli urti e le contusioni si fecero sentire in tutta la loro dolorosa forza.

SONO VULNERABILI,UCCIDETELI, NEL NOME DI APOLLO CHE SCACCIA IL MALE.”

Non fu un suggerimento,ma un ordine. Che fosse l'impeto della battaglia,le sue nobili origini,o fosse perché in lei,in quell'istante,scorreva l'energia di un dio,o forse una parte di tutte e tre di quelle cose,ora più che una giovane e vulnerabile principessa ora dava l'impressione di un imperiosa regina,coscia del suo potere e conscia di saperne fare uso ordinava ai suoi difensori di uccidere i mostri e spazzare via la minaccia che ora incombeva sul loro cammino. Ci volle un niente e subito Nym e Braxus colpirono le creature sofferenti,uno col tridente e l'altro con la piccola ascia che nascondeva dietro il mantello e incredibilmente, quando colpirono le bestie,fu come penetrare uno dei barbari che precedentemente avevano ucciso durante l'agguato,come se fossero semplicemente tornati umani e una volta morti restarono a terra immobili,con quella loro forma ormai deformata dall'oscura magia che aveva infettato i loro corpi. La sfolgorante luce di Lucilla aveva raggiunto anche Nimerin e Milziade,il primo a subire la presa d'acciaio del mercenario e il secondo a sfruttare tutta la sua abilità e forza per impedirgli di compiere altre eccentricità da incantatore,con la sua magia barbare e quell'animalesca maniera di uccidere. Poi si sentirono le urla dei mostri dolenti e li il barbaro mingherlino si accorse del rovesciamento della situazione a favore dei suoi nemici e questo gli inflisse un dolore nel suo malevolo orgoglio che solo un sentore di sconfitta sapeva infliggere.

No,non può essere. La vittoria era mia,era mia,come la tua sacerdotessa.”, disse il mezzelfo ormai incredulo a quell'avvenimento

Beh,mi spiace contraddirti,in realtà non troppo,ma credo che tu abbia perso una seconda volta. E già,non prendertela,una svista capita a tutti di tanto in tanto.”,disse Milziade prendendolo in giro sull'occhio mancante per l'ennesima volta.

Un altra battuta,un altra parola di scherno,si era stancato di essere preso in giro da quell'umano gradasso e presuntuoso. Mai gli era capitato di aver a che fare con qualcuno di più spavaldo di quell'uomo,che nonostante la fatica era riuscito ancora a sconfiggerlo,lui e il suo gruppo non erano stati uccisi dai goblin ed erano proseguiti,non erano stati uccisi dagli orsi di cui ne aveva corrotto la natura ed erano proseguiti,ed ora non solo le sue nuove creazioni si erano rivelate deboli contro la purezza della magia di quella ragazza ma era stato nuovamente sopraffatto dalla forza,dalla velocità e dall'imprevidibilità del nuovo acerrimo nemico. La sua preda designata,la sua vittima sacrificale all'altare della sua gloria predatrice,si era rivelato un animale che nemmeno lui,con le abilità e la sua capacità di imitare parti e peculiarità,sia fisiche che comportamentali delle più pericolose bestie presenti in natura era stato in grado di uccidere. E a quel pensiero gli tornò alla mente quella sensazione a lui ben nota,la odiava. Sentirsi debole,inadeguato,goffo,incapace di fare qualunque cosa,gracile,piccolo,insicuro....e li montò la rabbia. Ma non era una rabbia normale,no,era qualcosa di più primordiale e profondo e presto sostituì il senso di inadeguatezza. Ma più si sarebbe sentito così,mai più sarebbe stato quello debole,mai più sarebbe stato quello da prendere in giro,mai più. Ma non quella sera. Quella sera era stato sconfitto.

SACRIFICIO DELLA VECCHIA....”

Ma Nimerin non fece in tempo a formulare nuovamente l'incantesimo di fuga che quando nessuno se lo aspettava qualcosa penetrò all'interno della stanza,distruggendo buona parte del muro laterale che dava verso la strada principale ed entrò con tale forza,che Milziade fu costretto a lasciare la presa e così si fece sfuggire il violento incantatore che non esitò ad allontanarsi a distanza di sicurezza dalle mani del mercenario.

E adesso che succede?”,chiese Milziade alzandosi da terra e raggiungendo la spada precedentemente abbandonata.

Le macerie del muro che volavano di qua e di la,parte del tetto completamente crollato e il caos della battaglia presente per strada non aiutava di molto a comprendere cosa fosse successo in quel momento. Nym,Braxus e Gordlack,ormai rialzatosi da e ripresosi dal lancio improvviso,si avvicinarono al punto dell'edificio sfondato,mentre alcuni animali,liberi dalla loro postazione fuggirono in strada in preda alla paura,mentre nella corsa cercavano di evitare qualcosa che quasi sbarrava loro il cammino. Lucilla invece restava ferma dov'era,come in preda del suo stesso potere,ma non ignara di ciò che stesse succedendo,mentre Milziade nel contempo si rimise in posizione di combattimento pronto a ricevere l'ennesimo aggressore,fosse il mezzelfo o quell'altra cosa appena arrivata. Quello che videro tutti in quel momento fu uomo,alto e muscoloso,aveva una lunga chioma rossa raccolta in una treccia accompagnata da una folta barba del medesimo colore e la potente luce di Lucilla gli illuminò gli occhi di un verde smeraldo molto intenso. Attorno al collo portava un torque,un tipico girocollo di metallo intrecciato molto comune in alcune tribù barbare conosciute e veniva portato solo da valorosi guerrieri e capi tribù che si erano distinti per le loro gloriose gesta e come status sociale presso la tribù d'appartenenza,nel suo caso ne indossava uno in argento,con due boccini del medesimo materiale all'estremità di entrambe le parti,mentre più in basso indossava solo delle braghe di cotone dai colori spenti a metà tra il grigio e un verde molto pallido,tenuti su da un cinturone di cuoio la cui fibbia di ferro assomigliava alla testa di una croce intrecciata dalle estremità a mezzaluna e il petto era nudo con un peluria rossa che spiccava in mezzo ai pettorali fino ad arrivare al basso ventre,le braccia erano anch'esse nude e ai piedi portava dei morbidi stivali di cuoio. Ma più di tutto era l'arma che portava con se a suscitare maggior attenzione. Uno Spadone. Un enorme spadone,dalla lama liscia,lunga e larga quanto la mano di un uomo adulto che andava dal polso fino alla punta del medio,dal lungo manico nero,intarsiato da dettagli in oro,una guardia a croce a difesa delle mani di chi la impugnava e un pomolo che consisteva in un piccolo blocco di ferro,con delle strane piccole incisione fatte a regola d'arte. La sola immagine di quell'arma poteva far intuire quanto fosse forte l'uomo che la impugnava,poiché era raro vedere spade così grosse nell'impero e Milziade sapeva bene che quella non era un arma molto comune all'interno dei territori dell'impero.

Dumnoris,tu qui?”,chiese Nimerin con grande stupore verso l'omone appena arrivato, “Bene,adesso che ci sei anche tu possiamo uccidere queste pecorelle e prenderci la ragazza. Dai aiutami.”

Ma l'uomo non si mosse se non per poggiare la grande spada contro il pavimento e guardare la scena con fare pensieroso,rimanendo immobile nella sua staticità,in particolare i cadaveri dei barbari a terra ancora umani e dei due deformati dall'oscura magia del mezzelfo.

Sei stato tu a convincere questi uomini a seguirti,Nimerin?”,parlò il rosso rivolgendosi al suo compare con tono calmo e voce cavernosa.

Si sono stato io,hai visto come si sono lanciati nel cuore della battaglia? Hai visto come sono morti per la causa del nostro popolo?”

Il mezzelfo si avvicinò in maniera feroce e crudele a Dumnoris,con un serpente che striscia veloce verso un riparo sicuro,nel tentativo di salvarsi da un predatore più grosso.

Dai uccidiamoli,con la tua forza e la mia magia riusciremo...”

Ma non fece in tempo a finire la frase che una mano del possente guerriero afferrò il mezzelfo per la gola,strangolandolo e sollevandolo da terra,proprio come un uomo afferra una gallina per il collo,per la cena. Nessuno si aspettava quel colpo di scena,tanto quanto nessuno si aspettava l'arrivo di questo misterioso individuo che invece di aiutare il presunto alleato,lo stava lentamente uccidendo,mentre Milziade e gli altri guardavano la scena confusi e la luce di Apollo si affievoliva di intensità e Lucilla riprendeva controllo di se,osservando anche lei quel curioso spettacolo e come i suoi difensori non seppe se intervenire oppure prepararsi a qualcosa. Stettero tutti con le armi pronte all'uso,pur non mettendosi in alcuna posa di combattimento. Il mezzelfo si agitava convulsamente in cerca di una via di fuga e nel disperato tentativo di liberarsi provò di tutto,dall'afferrare con gli artigli il braccio che lo stava soffocando a nominare un incantesimo,uno di quelli che gli permetteva di fuggire, o almeno di divincolarsi. Ma gli artigli non servirono a niente e la voce strozzata non gli permetteva di chiamare a se la sua magia e dall'unico occhio si poteva vedere che la paura aveva preso il sopravvento sulla precedente feroce che aveva mosso le sue intenzioni.

Tu,schifoso verme senza onore. Guardali bene,guardali. I corpi dei nostri fratelli,alcuni dei quali appartenenti al nostro clan,giacciono a terra,per le strade di questo luogo,uccisi per mano dei noviani. Li hai convinti a seguirti approfittando della tua posizione come druido per reclutare quanti più guerrieri sei riuscito a radunare per seguirti in attacco contro questo avamposto,ma non per il nostro popolo,non per mandare un messaggio agli imperiali,no,lo hai fatto solo per i tuoi scopi personali.”

Sul volto di Dumnoris la rabbia era evidente e se avesse potuto trasformare ogni singolo e rosso pelo dei capelli,della barba e del petto in una scintilla quell'uomo sarebbe divenuto fuoco puro. Era facile intuire che volesse ucciderlo.

Tu non sei un predatore come tanto ti piace dichiarare. Sei solo un maniaco che prova piacere a saziarsi di violenza e morte,un viscido pervertito che gode del sofferenza altrui per sentire forse di fronte a chi è più debole. Persino la tua magia e un riflesso della tua putrescente anima e tradisci le tradizioni della nostra cultura e del consiglio dei druidi. Sei tale e quale hai mostri che crei,se non peggio.”

La mano si abbassò velocemente così come il resto del corpo e sbatté a terra Nimerin così forte da tramortirlo,per poi risollevarlo,con la testa ciondolante,segno che aveva perso i sensi.

Ma non ti ucciderò. Per quanto tu sia ripugnante sei comunque un membro della mia tribù e io non ho il diritto di uccidere uno della mia gente,né andrebbe del mio onore di guerriero.”

Si girò verso il grosso buco nella parete e incurante dei cinque che lo stavano scrutando,diede loro le spalle e si incamminò verso l'esterno della stalla.

Aspetta.”

Fu Lucilla a parlare,rivolgendosi al grande uomo. Lui smise di camminare,ma non si girò in direzione della sacerdotessa di Apollo.

Perché state attaccando l'impero?”,chiese lei con voce quasi implorante,molto diversa da quando emanava tutto quel potere concessole dalla sua brillante divinità.

Nobile Lucilla.”,lo chiamò Braxus che preoccupato che quella specie di gigante in miniatura potesse girarsi e attaccare in preda a chissà quale furia animalesca.

Invece l'omone se ne restò fermo,mentre teneva il piatto della spada poggiato su una spalla e teneva per la gola il mezzelfo svenuto.

Ti interessa saperlo,nonostante tu abbia perso il tuo trono?”, disse lui con tono serio,nonostante l'ultima parte della frase potesse risuonare come una sorta insulto o provocazione.

Si.”

Il barbaro se ne restò un attimo in silenzio,mentre faceva vagare lo sguardo sul campo di battaglia,dove i molti corpi dei assedianti e dei difensori rimanevano inerti in terra e in lontananza si potevano udire il continuo cozzare delle armi e boati degli scudi che si scontravano ancora,per l'avamposto.

Il mio nome e Dumnoris,campione della tribù dei Mitocaunni e quello che posso dirti,principessa e che le profezie dicono il vero e se era vero che voi vi trovaste qui,in questa notte,in questo luogo e nel mezzo di questo scontro,allora siamo destinati a incontrarci ancora e la prossima volta sarà come nemici. Il sangue della mia gente macchia la terra per uno scontro che non doveva avvenire. Ci scontreremo perché il mio popolo e il tuo non possono vivere in pace,ci combatteremo perché il tempo del sangue e della morte e giunto e una delle due parti morirà,perché così i tuoi dei,i miei e quelli di altre tribù e di altri popoli che seguono l'orda hanno voluto così. Ci rivedremo.”

Senza più nulla da dire il barbaro si allontanò dalla stalla,diretto chissà dove,scomparendo nel caos della battaglia,tra i numerosi cadaveri che ricoprivano il suolo.

Se ne restarono un attimo fermi,confusi su quello che era successo nell'arco di una sola serata: un ufficiale noviano corrotto,pagato da un folle mezzelfo,che intendeva rapire una sacerdotessa di apollo,che aveva chiamato a se un armata di barbari,tra cui un gigante,nell'intento di assaltare un avamposto noviano,solo per stanare loro cinque,costringendoli ad affrontare due cadaveri rianimati in mostri per concludere il tutto con un grosso omone,armato di una spada gigantesca che aveva steso il mezzelfo,citando una specie di profetica minaccia su un loro prossimo incontro. Bisognava dirlo,la serie di stranezze che si erano susseguite in un arco di tempo così breve aveva realmente dell'incredibile.

D'accordo... A questo punto credo che la porta d'accesso per l'impero sia aperta,nel vero senso della parola. Direi che è il momento di andarcene senza fare troppi complimenti.


In quello stesso istante,poco lontano dall'avamposto di Cherunensis.


Da un albero distante in mezzo alla foresta,Amunet,ancora intenta a mangiare datteri,osservava attraverso l'occhio do Horus,la lente magica con la quale gli piaceva guardare le situazioni interessanti da un punto vista sicuro,aveva osservato l'intero svolgimento dello scontro,se ne stava posata su un ramo,con la schiena poggiata contro l'albero in un equilibrio precario,che solo una donna come lei faceva sembrava un comodo triclinio. Aveva osservato tutto quello che poteva vedere da li: L'inganno di Milziade ai danni del soldato corrotto,la battaglia e Milziade e gli altri entrare nella stalla,senza contare che aveva visto quello strano spaventapasseri guercio entrare nella stalla prima che lo facessero i suoi bersagli ed ora,osservava divertita tre equini,di cui uno piccolino,uscire dall'avamposto,destreggiandosi senza troppa difficoltà tra i barbari rimasti,di cui molti si stavano dando alla fuga,segno che l'assalto era stato un autentico fallimento e i noviani di guardia erano resistiti abbastanza da respingere gli assalitori. Molto probabilmente avrebbero ricevuto un encomio per il valore con la quale avevano difeso la postazione al confine con la città stato di Aegis. Se avesse voluto intervenire nello scontro per supportare il mercenario lo avrebbe fatto,cosa che aveva già dimostrato all'accampamento dei noviani,ma non riteneva opportuno esporsi troppo per ogni singola disgrazia,agguato,tentativo di omicidio,assalto,rissa,battaglia,complotto e tante altre cose che coinvolgevano il suo combina guai preferito, se no, tanto vale che facesse coppia con Milziade per ogni lavoro che gli capitava a tiro e per i suoi gusti,lui né accettava fin troppi. Ma lei ragionava da ladra e il mercenario aveva tutto un altro approccio al lavoro,quindi normale che la sua filosofia di vita fosse diversa da quella dell'uomo che era stata incaricare di spiare,oltre al resto del gruppo ovviamente. Staccò la lente dall'occhio,ormai certa che per quella notte non doveva tenere conto degli spostamenti del gruppo,visto che sapeva che avevano intrapreso la strada principale ed ora si sarebbero diretti verso territori ad una quota più bassa,a quella che si trovavano,allontanandosi dalle montagne per una zona più collinare e rurale. Non aveva fretta di seguirli. Guardò ai piedi dell'albero e controllò con attenzione i due corpi ai piedi dell'albero. Abiti di lino azzurri,maschere nortuarie ornate con geroglifici verdi e il tipico tatuaggio del cobra che si arrotola attorno al braccio,oltre che i piccoli punteruoli d'avorio dalla punta avvelenate . Si,erano certamente due zanne di Uadjet,spie al servizio del faraone,per conto del culto di Uadjet,dea dalla testa di cobra della religione Amenosiana,protettrice delle famiglie reali che governano il regno delle sabbie. Adesso anche il faraone in persona voleva unirsi alla festa. La faccenda si faceva interessante. Con agili balzi se ne andò via,saltando di ramo in ramo,allontanandosi dalla sua postazione sicuro. Per quella notte aveva smesso di compiere i suoi doveri.

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Capitolo 22
*** Punizione ***


Due giorni dopo, primo pomeriggio.


Quel giorno d'estate faceva caldo,la capitale Nova,con i numerosi villaggi e città limitrofe,antiche sedi di tribù e civiltà antiche,erano centri cittadini per la maggior parte abitati da contadini,allevatori,artigiani e qualsiasi altro membro della umile e laboriosa classe agricola della civiltà noviana,che affondava le sue radici in quella terra da tempo immemore. Colline riarse dall'afa stagionale facevano divenire l'erba secca e stopposa,mentre di verde rimanevano i boschi di lecci e faggi,anche qualche macchia sporadica di pioppi dispersi qua e la. Lei vedeva tutto questo da lassù,nel cielo,mentre sfrecciava nell'aria,nella quale non passava alcun vento fresco a lenire il caldo di quel pomeriggio. Ma non ci pensava,anche se l'alta velocità consentita dalle ali d'acciaio e l'altezza alla quale stava volando non le facevano sentire il caldo,non era quello che la impensieriva. Era altro a occupare la sua mente preoccupata. Dopo due giorno di volo quasi ininterrotto,fermandosi solo per magiare e riposare nei castellum sparsi per il tragitto,aveva cercato di raggiungere più in fretta che poteva la capitale e di conseguenza,il palazzo reale. L'imperatore era un uomo paziente,ma era meglio non farlo aspettare più del dovuto.


Torna a palazzo


Questo c'era scritto nella missiva e questo solo doveva essere presente,nulla di più,nulla di meno. Questo era l'imperatore,niente fronzoli inutili,niente giri di parole,dritto al punto della questione. Punto e fine. E adesso,lo stesso uomo che l'aveva messa al comando della ventiduesima legio Superba adesso poteva decidere del suo destino,come se fosse stato a tessere i fili del ricamo di cui ogni uomo,donna e bambino e tessuta la sua vita e lui teneva in mano le forbici che avrebbe reciso il tessuto dal telaio delle parche,ad imporsi ad essere al di sopra delle tre sorelle del destino,di essere colui che iniziava il lavoro,che ne decideva la lunghezza e che dava la sforbiciata finale quando la morte giungeva. L'imperatore,per quanto fosse un solo uomo,teneva in mano il destino di un vasto impero,che valore poteva avere la sua vita,nella vastità di tutti gli esseri che abitavano quel vasto territorio che era Nova?


Mentre stava sorvolando i vasti spazi aperti si accorse in lontananza l'avvicinarsi di due figure dai contorni ben riconoscibili,grazie alla magia che dimorava all'interno dell'elmo,dote più che consona ad un elmo che reca l'aspetto della testa di un aquila. Avevano l'apparenza di normali aquile reali,piumaggio marrone,becco giallo e sguardo incisivo. Ma via via che si avvicinavano si facevano sempre più grosse,sempre più grandi,fino ad assumere le dimensioni di un elefante e con un apertura alare così larga da raggiungere diciotto cubiti,una misura notevole per quello che normalmente un piccolo,ma letale,predatore di montagna. Sopra le due aquile,sedevano due soldati,tenuti ai grandi rapaci per mezzo di un piccolo manubrio di legno e poggiando il proprio peso su di una sella appositamente conforme alla schiena delle aquile. Indossavano una particolare armatura di cuoio,imbottita di lana,che copriva tutto il corpo,tranne la testa,che veniva protetta da un elmo del medesimo materiale,rinforzata da piccole fascette di metallo,unite tra di loro da un imbottitura di lana posta sotto una leggera cotta di maglia uniti in piccoli anelli di metallo,alle mani e ai piedi portavano guanti e stivali di cuoio. Non certo il tipico abbigliamento dei soldati imperiali. Ma più appariscente era lo stemma che recavano i soldati sui due lati del petto,una nuvola in procinto di scagliare fulmini sulla destra e un aquila in volo sulla sinistra. Li aveva riconosciuti. Erano due membri della sesta legione ausiliaria, Rex Aquilae, un corpo d'armata specializzato nell'addestramento e nel combattimento con aquile giganti. Conoscenza strappata agli elfi delle lontane vallate occidentali,che tempo addietro seppero umiliare le legione noviane,con i loro rapidi e potenti attacchi fulminei.

Si dirigevano verso Nevia e nel vederli la ragazza si chiese se fosse giunta al limite della capitale. Guardò in basso e lo vide,il fiume Satulis,o Satulo come veniva chiamato in latino,antico confine tra la prima città di Nova e la tribù dei Satuli,uno dei primi ad essere conquistati dai tempi della fondazione della capitale.

Sapeva cosa doveva fare,per tanto,scese lentamente verso il suolo,nei pressi della riva del fiume,ampio e abbondante,arrivata al suolo venne raggiunta poco dopo dai cavalieri volanti,scesero entrambi e si avvicinarono,armati solo di un uncinus,o uncino,nome dato dai legionari ad un arma tipica dei cavalieri elfici di aquile giganti,simile ad un grosso uncino di metallo,simile ad un falcetto per il grano,ma più grosso e con la lama più pesante,adatto per colpire con la lama ricurva per tranciare gli arti,che con l'uncino posto alla fine della lama,utile per afferrare,infilzare e colpire con leggeri attacchi di taglio. Un arma strana,ma letale in mani esperte.

Nevia si tolse l'elmo rivelando la propria identità,poi appoggiò il pugno contro il petto facendo il saluto militare.

Ave. Sono Nevia Placidia Sannita,comandante della Ventiduesima Legio Superba. Ho ordine di incontrarmi con l'imperatore. Chiedo il permesso il passare.”

Ave...,disse uno dei soldati scesi a terra ,“Abbiamo ricevuto la notizia del vostro arrivo e avete il permesso di superare il confine. Prego procedete pure comandante.”

I tre si scambiare un ultimo saluto e ognuno proseguì per la propria strada,Nevia verso la capitale e i due legionari del cielo per un giro di controllo,alla ricerca di mostri,bande di criminali o altre calamità. Agli occhi di un estraneo un evento di tale piccolezza sembrava una cosa stupida,mandare due soldati a cavallo di gigantesche bestie alate solo per far passare un militare poteva sembrare stupido,ma non era così. In passato numerose guerre civili ed eserciti stranieri avevano visto la capitale come obbiettivo fisico di una campagna militare e gli assedi,pur non essendo stati molti,furono comunque terribili e da tempo immemore,per volere del senato,qualsiasi importante figura militare,avesse portato con se un esercito e con esso avesse attraversato il Satulo con tale armata,sarebbe stata dichiarata un azione di guerra. Lo stesso Silla aveva oltrepassato il fiume dalla stessa direzione di Nevia con l'intenzione di assediare la città. Ma lei aveva portato con se solo l'armatura e se stessa al suo interno,in caso contrario i due soldati avrebbero visto le truppe in movimento già da molto lontano e sarebbe tornati indietro per riferire e prepararsi a intercettare l'esercito nemico o a difendere la città. Passò il fiume e superate diversi gruppi di grandi colline finalmente la vide,era solo un puntino indistinguibile,ma già ne poteva avvertire la potenza e la maestosità. Nova era davanti a lei. Vedeva sotto di se la Via Flaminia,che adesso si trovava sotto di lei,una delle strade più importanti,se non la più importante,di tutto l'impero,che si estendeva per buona parte dell'impero,estendendosi per buona parte a nord e a sud dalla capitale,per poi incrociarsi per altre vie,primarie e secondarie e che facevano affluire da entrambe le parti numerosi individui,da ogni parte dell'impero,di ogni razza,di ogni etnia ed ogni civiltà ora sotto il controllo di Nova. Vide la porta principale,la porta di Giano,o l'ingresso di Giano,dedicato all'omonimo divinità noviana del passato e del futuro,custode dell'entrate e delle uscite,ma non era li che era diretta. Fece un giro più ampio delle mura e si trovò ad un altro punto delle immense difese della capitale,dove in punto ben preciso vi era installata un altra entrata,più piccola di quella principale e utilizzata solo dai convogli militari e dalle piccole squadre di legionari,quando non rientravano in città per essere acclamati dalla folla adorante per un altra gloriosa vittoria nel nome dell'impero. Non aveva un nome preciso e spesso veniva definita semplicemente come la porta del soldato,senza gloria e senza infamia. Scese lentamente al suolo,facendosi notare dalle truppe a difesa delle mura,sapendo che non sarebbe stata attaccata. Una volta scesa si presentò all'ingresso secondario,un enorme portone di legno aperto,dalla quale alcuni giovani legionari,probabilmente fresche di recluta,facevano da guardia all'ingresso. Per la seconda volta in quel giorno,Nevia fece il saluto militare e si presentò alla porta e senza troppe cerimonie chiedeva il permesso di poter entrare in città. Inaspettatamente però dietro al legionari c'era un vecchio nano,uno schiavo visto le semplici vesti grige,ma comunque in salute e abbastanza curato nell'aspetto. Forse uno schiavo dedito al lavoro tra i soldati.

Nobile comandante, mi è stato ordinato di dirvi,da parte diretta dell'imperatore e del magister militum,che avete il permesso,anzi dovete,portare l'armatura in città,ma che vi è comunque vietato l'utilizzo di qualsiasi potere o magia connessa ad essa.”

Cosa? Perché?”,chiese lei incredula.

Riguardo a ciò non so rispondervi signora,ma mi è stato anche detto che un carro coperto vi è stato messo a disposizione,per raggiungere la vostra destinazione senza dare nell'occhio.”

Nevia superò lo schiavo e si introdusse in città attraverso la zona più umile della città. Le insule,le palazzine alte dai tre fino ai cinque piani,erano le abitazioni della gente più umile,solitamente abitata da molte famiglie numerose,spesso affollate in stanze umide,piccole,con a malapena lo spazio necessario per tenere qualche letto,la cucina e nient'altro. Nevia poteva vederci le donne in casa,intente nelle faccende domestiche,mentre i bambini,scorrazzavano per strada,giocavano con i gusci di noce per il gioco delle fossette o a palla,oppure,nel caso delle bambine,intente ad accudire delle bambole,fatte di stoffa e cucite alla meno peggio per le classi più povere della società noviana. Per un attimo si fece distrarre da quella semplice vista di vita quotidiana,con i rumori della strada di un giorno come tanti,senza nulla di speciale. Quanto tempo aveva trascorso sui campi di battaglia e quanti ancora ne restavano,prima che la vecchiaia giungesse a toglierle ogni energia,oppure,quando la morte sarebbe arrivata quando meno se ne sarebbe accorta,che fosse durante lo scontro con un nuovo nemico oppure fuori dal campo di battaglia,per i motivi più assurdi. Molte volte aveva visto la morte negli occhi eppure,mai come qualche giorno fa,per mano di un uomo che non pareva possedere nessuna abilità degna di nota,uscito vincitore solo con l'aiuto del suo cavallo,l'aveva sopraffatta e adesso,se ne stava tranquillo,al sicuro dentro le mura di Aegis,da dove lei,purtroppo,non poteva raggiungerlo e la cosa gli montava dentro una rabbia che ancora adesso non era ancora sopita. Si distrasse al pensiero di quell'uomo quando i bambini che giocavano in strada si accorsero della sua presenza e la fissarono,o meglio,fissavano la sua armatura,bella e maestosa,ampia e possente,distraendoli dai loro giochi. Non voleva ancora dare spettacolo della sua presenza e si guardò attorno alla ricerca del carro e lo vide. Era un carro pesante coperto a quattro ruote,uno di quelli usati per le vettovaglie e gli approvvigionamenti per l'esercito,attaccato a due grossi cavalli da traino e con un uomo già al posto di guida. Salì dietro,con qualche problema dovuto dalle grandi ali di metallo e senza nemmeno un posto a sedere,si appoggiò sul legno,a gambe incrociate,attenta a non incastrarsi,nel telone del veicolo,poi partirono,lasciandosi dietro le mura della città. Perché mai quella decisione? Entrare in città senza essersi tolta l'armatura? Mai da quando era entrata a far parte dell'esercito aveva mai sentito di una cosa simile. Era regola,fin dai tempi della fondazione della città,che mai,un qualsiasi individuo in possesso di un armatura o di un arma dotata di magia propria,a capo di un armata,potesse entrare in città senza che il proprietario fosse momentaneamente spogliato del potente oggetto e poi restituito quando esso sarebbe tornato in servizio. La magia,fin dai tempi delle prime leggi,era severamente controllata e limitata allo stretto necessario. Persino i maghi e i sacerdoti,di sesso maschile e considerati dei novizi, dovevano prestare servizio attivo per almeno tre anni nell'esercito o in una mansione statale,prima di essere riconosciuti e ad autorizzati dalla legge a far uso delle loro conoscenze. Ma allora perché a lei era stato imposto di tenere l'armatura del comandante della Superba? Perché? A quale scopo l'imperatore e persino il magister militum avevano imposto un tale obbligo? C'era qualcosa che non quadrava,ma non riusciva a venire a capo di quel dilemma. Mentre il carro avanzava per la strada,poté udire in lontananza un ondata di urla di gioiose,del clangore delle armi e dello squillo delle trombe,erano appena passati vicino al giardino di Bellona,la più grande arena mai costruita in tutto l'impero. Passò un altra decina di minuti prima di sentire un altro suono,quello dell'acqua,tanta acqua,acqua che scorre con moto potente,ma controllato,non aveva bisogno di affacciarsi per capire che stavano passando il Latium,il potente fiume che divideva in due la capitale,attraversabile attraverso i quattro grandi ponti presenti in città,situati,l'uno a distanza dall'altro per la medesima lunghezza,permettendo a chiunque volesse raggiungere l'altra sponda senza troppe difficoltà,anche quando nelle giornate più calme c'era sempre un po' di traffico,per non parlare poi durante,le feste sacre e le parate militari,in quei momenti si rischiava di non passare per ore,se si era fortunati. Superata un altro po' di tempo Nevia poté sentire un forte chiacchiericcio,urla sovrapposte che si assordavano le une con le altre,poi giunsero gli odori,di cibi e pietanze,di profumi e di spezie esotiche, non poteva non riconoscerlo,era giunta nel forum commercium, la piazza del commercio,una vasta piazza dedita al commercio di qualsiasi mercanzia,per lo più occupato dai macella, piccoli edifici a pianta quadrata specializzati nella vendita di carni e verdure fresche,ma anche preparate in precedenza,già cucinate e subito pronte alla vendita e disponibile anche a trovare ingredienti rari per clienti affezionati,al giusto prezzo si intende. Insieme ad essi non mancavano le taverne e le locande,ma vi erano presenti anche aree specializzate nella vendita di bovini,di pesci,di mobili,di libri,persino gli schiavi si potevano vendere tranquillamente sotto gli occhi di tutti,per tutti i cittadini liberi,per tutte le classi sociali e per tutte le esigenze. Ci volle per liberarsi dal traffico delle strade principali che passavano per il mercato e dopo un altro po' di tempo vi si poteva sentire un altro genere di suoni presente in città,un po' più ricercato e utile all'occorrenza,quando se ne aveva più bisogno. Il suono dei cimbali in strada,delle sacre litanie emesse in strada e delle preghiere ai lati della strada capì di essere giunta nell'area sacra,ma i cittadini lo chiamavano il colle,l'unica zona della della capitale che aveva subito pochi lavori di rinnovamento architettonico dell'urbe fin dai tempi di Romolus. Numerosi erano i templi situati nella zona è più in alto ci si innalzava verso la punta del colle,più grande era l'importanza della divinità venerata. Certo,proprio come per il mercato centrale della capitale,seppur la maggioranza delle aree mercantili,ma non tutte, si trovavano in quella area anche i templi situati sul colle,seppur erano i più importanti,non era tutti quelli presenti in città,che sarebbero stati troppi visto il loro numero e contando solo quelli dedicati alle divinità noviane e tralasciando quelle dei popoli stranieri. Ma perché fare quel tragitto? Certo,la zona del colle,era situata dietro al palazzo reale,l'immenso edificio di marmo che occupava,da solo, un intero quartiere,ma c'era una strada principale che conduceva direttamente al palazzo e non era quella che stava facendo adesso. C'era qualcosa che non quadrava in tutta quella faccenda e se prima era preoccupata,ora si stava domandando che intenzioni aveva l'imperatore con lei e il palazzo,c'entrava poco o nulla.

Tutto ad un tratto il carro si fermò e dal posto del conducente si sentì una voce che parlò attraverso una fessura nel mezzo del telo.

Siamo arrivati signora.”

Arrivati?Dove?”,si chiese lei ad alta voce,mentre con qualche difficoltà scendeva dal carro,e poggiando i piedi non sul pavimento di pietra della città urbanizzata,ma la nuda terra,non ancora soffocata dal resto della città. Si guardò attorno confusa notando di essere in una zona a metà tra il sacro colle e il palazzo,che con la sua mole,occupava una buona parte del campo visivo. Vide i templi costruiti quasi l'uno sopra l'altro fin sopra la punta e tornando con lo sguardo verso terra si accorse di loro,il corpo della guardia pretoriana,tutti in fila,a fare la guardia ad una piccola stradina,dall'aspetto antico e poco curato,che si inoltrava verso il basso,scendendo sotto terra,tra gli sfarzosi edifici sacri,ornati di marmo,preziose statue e altri orpelli di bell'aspetto non c'era niente,non un tempio,non un sacrario,nemmeno una statua o una targa che segnava qualcosa. Il vuoto più assoluto . I pretoriani restavano vigili,attenti a non muoversi di un solo fremito,quando Nevia,con ancora indosso l'armatura camminava ,scendendo sempre più verso il fondo di quella strada che non aveva idea di dove portasse. Passo dopo passo,si accorse delle lucerne posto sui muri che illuminavano il sentiero,scendendo giù,sempre più giù fino a trovarsi di fronte ad una grande sala semibuia,dove ai lati otto grandi bracieri di ottone,illuminavano la sala,dove illuminate a malapena,era presenti sui due muri ai due lati della stanza dei mosaici,possenti,maestosi...macabri. Le tessere univano due scene differenti,sulla parte sinistra era raffigurata una scena di vita quotidiana,in un paesaggio agreste,dov'erano presenti il sole,il cielo azzurro,i boschi,le campagne e gente intenta a lavorare nei campi. Fin qui nulla di strano...se non fosse che le figure presenti erano tutti scheletri. Scheletri piccoli da bambini,scheletri grandi da adulti,che aravano la terra,che raccoglievano la frutta,che seminavano il grano e l'orzo e alcuni erano persino seduti ad un tavolo intenti a mangiare. Nell'altra scena invece,quella di destra,era raffigurato un cimitero,un cimitero molto grande,che Nevia riconobbe molto bene. Era il cimitero cittadino,situato fuori dalla capitale e qui erano presenti tutti gli elementi caratteristici di un cimitero,le tombe,le urne votive,le statue e ovviamente,i morti. Anche qui scheletri,tutti intenti a camminare in fila,precisi ed ordinati,diretti verso una grande buco nero presente nel suolo,forse una fossa o l'entrata di una caverna e dall'altra parte del buco c'era una donna,vestita con lunga stola nera che le arrivava fino alle caviglie,le braccia erano pallide come quelle dei cadaveri e sul volto portava un velo nero che copriva il viso,ma a lei parve di vedere la metà di un teschio che le mise i brividi,perché ebbe la sensazione che stesse osservando proprio lei,con la sua orbita vuota e i suoi denti sporgenti.

Cos'hai da dire comandante?”

Una voce la fece trasalire,la voce di un uomo,possente e al contempo fredda e dura come il marmo delle tombe reali,non poteva non riconoscerla. L'imperatore, Lucio Cornelio Silla era li. Si girò a volgere lo sguardo in cerca della figura del dominatore,guardò più in la nel buio e le parve che a malapena,il contorno di un uomo possente,forte e vigoroso fosse molto più in la nella stanza,coperto dall'ombra,ma che le lingue di fuoco nei bracieri seppero dare una forma indefinita,confusa. Lei non parlò non sapendo cosa dire,solitamente forte,sicura di se e furente per la minima sfida che le veniva lanciata da un nemico,ora si sentiva piccola,debole e indifesa. Non lo dava a vedere,ma cominciava a non sentirsi più al sicuro e non era quel tetro luogo a farle paura. Non più di quanto potesse farlo lui.

Ti ho fatto una domanda. Che cos'hai da dire in tua difesa,Nevia Placidia Sannita?”

Il tono della voce era freddo e piatto,nulla di diverso dal solito,ma sentiva che in quelle parole si nascondeva un emozione repressa,tanto grande che la sola presenza era quasi tangibile nell'aria,come la nebbia in una giornata d'autunno,presente,impalpabile,ma troppo grande per non essere notata.

Nulla che tu già non sappia...maestà.”,disse lei,mentre nel frattempo si toglieva l'elmo,per mostrare il volto all'imperatore volendo dimostrare che non si stava nascondendo dietro un pezzo d'acciaio,per quanto intimorita potesse sentirsi da quella conversazione.

Nulla che già non sappia? Da quando in qua sai di quali informazioni sono in possesso? Forse preferirei sentirlo dalla donna alla quale ho affidato l'assedio di Aegis...e ha fallito. Avanti parla. Il tuo silenzio peggiorerà solo le cose.”

La ragazza sentì un brivido gelido scendergli lungo la spina dorsale e quando capì che tenere la bocca chiusa non le avrebbe giovato in alcun modo si fece carico del peso che si teneva dentro e iniziò a parlare. Ora la sua sorte era nelle mani di quello spietato Ercole. Gli raccontò tutto,dell'inseguimento della principessa sopra il cielo di Aegis e del raggio che per poco non la uccideva. Gli disse del mercenario,del duello, della sua sconfitta e di come la nebbia azzurra comparve nel in mezzo ai legionari. Poi passò alla firma della tregua e del piccolo battibecco che ebbe con la principessa e il suo seguito.

E questo è quanto,non ho altro...”

Da dire? Sei certa di non esserti dimenticata qualcosa?”

La voce si era fatta leggermente più aggressiva.

Signore?”

Se non ci arrivi da sola ti aiuto io a fare mente locale...”

Un veloce spostamento d'aria le venne contro e per istinto saltò via di diversi metri grazie allo sbattimento di ali che la portarono al sicuro,lontano da qualsiasi cosa le fosse venuto contro. All'improvviso l'intera sala si illuminò per mezzo dei bracieri,la cui fiamme in quel momento parvero così intense da disperdere le tenebre,come un incendio che consuma una foresta in piena notte. Estrasse le spade in un gesto involontario dettato dall'istinto,acquisito in anni di scontri sui campi di battaglia e pochi di questi come comandante. Era sul punto di rispondere quando poi lo vide li, a una distanza di cinquanta passi,alto,forte,possente...furioso,nelle sue vesti imperiali a cingerne il massiccio ed allenatissimo corpo. Non aveva bisogno di averlo vicino per capire che in quel momento era un autentico titano che covava all'interno del suo essere una rabbia che non era comune vedere in lui e che non ci teneva a vedere nuovamente. Silla teneva il pugno serrato,con il braccio steso in avanti in tutta la sua lunghezza. Nevia sapeva che non era stai lei a schivare il colpo,ma era lui che si era fatto annunciare da quel colpo d'aria,tanto forte che solo una forza sovrumana avrebbe potuto creare spingendo l'aria con il pugno chiuso,colpendo con abbastanza forza e velocità da creare quella leggera pressione. La testa girata verso di lei,gli azzurri occhi di ghiaccio la guardavano come volesse squartarla. La sua ira era più che evidente.

SPIEGAMI NEVIA,COME E' RIUSCITO UN COMANDANTE DELLA VENTIDUESIMA LEGIO SUPERBA A CONSEGUIRE BEN TRE FALLIMENTI IN SOLI DUE GIORNI?”

Signore,posso spiegare.”

PUOI STARE CERTA CHE HO GIA' TROVATO LE TRE RISPOSTE CHE HO BISOGNO. IL TUO PRIMO FALLIMENTO E STATO NEL CEDERE ALLA PROVOCAZIONE,NON ERI TENUTA A COMBATTERE E UN COMANDANTE CHE SI ESIBISCE IN DUELLO COME UNA COMUNE GLADIATRICE E UNO SPETTACOLO VERGOGNOSO. IL SECONDO E STATO QUELLO DI AVER PERSO,NON MI INTERESSA SE QUELL'UOMO HA IMBROGLIATO,INDOSSAVI UN ARMATURA MAGICA DI ALTISSIMA QUALITA' E IL FATTO CHE TU ABBIA PERSO HA GETTATO VERGOGNA NON SOLO SU DI TE,MA ANCHE SULLA TUA LEGIONE. E TERZO,LA COSA PEGGIORE CHE POTESSI FARE E STATA PERDERE LA CITTA' DI AEGIS. MENTRI ERA IMPEGNATA A COMBATTERE NON TI SEI ACCORTA CHE L'ESERCITO CITTADINO AVEVA GIA' OCCUPATO IL CAMPO E HAI PERSO LO SCONTRO CAMPALE PRIMA ANCORA DI INIZIARLO. MA QUELLO CHE HA GETTATO VERGOGNA SU DI ME,SUL SENATO E SU NOVA STESSA E STATA LA FIRMA DELLA TREGUA,PERDENDO COSI' IL VANTAGGIO SUL PIANO STRATEGICO SU DEI DISERTORI DI VECCHIA DATA CHE SULLA FIGLIA DEL PRECEDENTE IMPERATORE,PERMETTENDOGLI DI LASCIARE LA CITTA' ED ENTRARE NEI CONFINI DELL'IMPERO.

Nevia non credette alle sue orecchie. Sentire di quell'ultima parte,quella di dove Lucilla aveva passato il confine Noviano,non poteva crederci,non voleva crederci.

Cosa?”

L'imperatore non cambiò espressione n'è tanto meno sembrava volersi calmare,ma cominciò ad avanzare verso la ragazza come un toro che si preparava a caricare a testa bassa,mentre Nevia,impietrita e confusa sul da farsi restò bloccata,mentre stringeva contro il costato l'elmo dalla testa d'aquila,come a volersi aggrappare a qualcosa,come un naufrago che si aggrappa ad una tavola di legno nel mezzo di un tempesta per non affogare. Gli si fermò di fronte,tanto vicino al viso che avrebbe potuto infilzarla solo con lo sguardo,tanto appuntite e piccole parevano quelle iridi chiare per l'ira che parevano delle stalattiti pronte a colpirla in mezzo al cuore.

E arrivato un rapporto,dai confini con il territorio di Aegis...”,l'imperatore parve tornare a parlare con tono calmo e controllato,ma era chiaro come la luce del sole che il rancore di Silla era ben lontano dall'essere calmo, “L'avamposto di Cherunensis e stato attaccato da un esercito di barbari,probabilmente entrati nell'impero per mezzo di qualche punto scoperto. Per assurdo,pare che durante lo scontro con gli invasori,molti abbiano visto delle strani luci all'interno delle stalle e nel frattempo vi echeggiavano all'interno i suoni di un altro scontro. Fortunatamente la guarnigione a guardia posto ha respinto gli invasori,anche se hanno subito ingenti danni. Ma la cosa più assurda e quando lo scontro era terminato,i barbari in fuga e i soldati impossibilitati a continuare la lotta,un gruppo non ben identificato ha lasciato Cherunensis in fretta e furia,approfittando del caos generale per entrare a Nova. Ora dimmi Nevia...E una mia impressione,ho il collegamento tra le luci,il gruppo in fuga è l'attacco ad un avamposto di confine hanno qualcosa in comune? Non ho le prove certo,ma io sono convinto che non sia stato un caso. Oh sbaglio?”

Signore,io non avevo idea che avessero lasciato la città. Ho appostato ricognitori in ogni punto accessibile e dalla quale sarebbero potuti uscire e anche se fosse,perché tornare nell'impero? Non ha senso.”

Forse no,ma ultimamente accadono troppe cose che non hanno senso. Ed è proprio per questo motivo che ho voluto che tu mi raggiungessi in questo posto. Sai in questo momento dove ti trovi?”

Nevia scosse la testa in segno di negazione.

Guarda quella figura lassù,quella donna vestita di nero col velo coperto. Sai chi é?”

No Signore.”

E Libitina, un antica divinità noviana,il cui dominio e la morte,cadaveri e spettri sono legati al suo culto. Plutone controllerà anche gli inferi,ma è Libitina ha rappresentare la morte nella sua forma fisica. C'è una antica leggenda legata alle prime legioni di Nova. Insieme a Marte,Giove e Bellona era nominata anche lei dai comandanti prima di una grande battaglia. Ma col passare del tempo e con l'aumentare delle vittorie si perse la tradizione di chiamarla sui campi di battaglia,perché i legionari,oltre che i comandanti,credevano che fosse malasorte invocare la morte sul proprio esercito,che fosse di pessimo auspicio ingraziarsi chi tra i suoi seguaci annovera nulla che non sia vivo. Quindi,ora ti chiedo,se dovessi invocare la morte per combattere un temibile nemico,che fare il nome di Libitina fosse l'unica cosa che ti permettesse di vincere,lo faresti?”

La ragazza ci pensò un attimo prima di rispondere.

Si.”

Bene,in questo caso è un bene che tu abbia l'armatura della legio Superba con te.”

Disse Silla allontanandosi di una decina di passi dal comandante per poi girarsi,incrociare le braccia al petto e guardarla nuovamente,ma questa volta con sguardo più cattivo e deciso,come se stesse osservando un nemico e li,Nevia,rivide le fiamme della rabbia che bruciava in lui,in quello sguardo che poteva dire una sola cosa e lei,conosceva bene cosa voleva dire quell'occhiataccia.

Perché ho intenzione di mettere alla prova la forza della tua determinazione soldato,attaccami.”

Nevia non voleva credere a quelle parole,a quell'atteggiamento,a quelle intenzioni. Lo conosceva da troppo tempo e aveva combattuto tante volte insieme a lui perché potesse fargli del male,il solo sfiorare la figura dell'imperatore,per lei era come mettere la mano sul fuoco.

Maestà,non puoi chiedermi questo. L'imperatore è un essere sacro,un dio in terra e dato che siete voi l'imperatore a maggior ragione,nessuno oserebbe fare del male al capo supremo dello stato.”

Cos'è questo improvviso servilismo Nevia? Ti sei forse rammollita con la sconfitta da parte del tuo ultimo avversario? Attaccami,ora,dimostrami che meriti ancora di indossare quell'armatura. Non lo ripeterò una seconda volta.”

Il comandante non aveva scelta,doveva combattere e se era Lucio Cornelio Silla a volere lo scontro,non poteva tirarsi indietro,se lui voleva il combattimento,il combattimento avrebbe avuto. A Malincuore Nevia dovette cedere alla richiesta e si rimise l'elmo,per poi impugnare le spade,estendere le pesanti ali metalliche e mettersi in posizione di combattimento.

Mostrami quello che vali davvero,comandante della ventiduesima legio Superba.”,disse l'imperatore con un certo ardore nella voce.

Le ali si estesero verso l'alto al massimo della loro lunghezza,poi,in un battito di ciglio,scattò,come un fulmine a ciel sereno. Gli ci volle un niente per raggiungere Silla e mosse una delle lame per colpire alla gola l'imponente picchiatore. Ma la lama,piuttosto che affondare,sembrò rimbalzare come se avesse colpito nuda pietra e lei volò avanti,frenando coi piedi contro il suolo per interrompere la carica,poi si girò e lo vide di schiena,nella stessa identica posizione. Non si era mosso,immobile come una statua.

Patetico,tutto qui quello che sai fare? Riprova.”

La ragazza cercò di non darsi ancora per vinta e tentò di ripartire all'attacco,carica di una grinta che non seppe spiegarsi. La schiena era un punto debole molto ampio alla quale puntare,facile da colpire e offriva poca,se non nessuna difesa. Silla si aspettava un buon colpo? E un buon colpo avrebbe ricevuto. Puntando tutto sulla forza d'impatto e sulla velocità Nevia prima spiccò un balzo verso il soffitto,che era abbastanza alto per essere un tempio costruito poco sotto il livello del suolo pubblico,fece un giro all'indietro sfruttando la corrente d'aria che stava creando con le ali e poi,quando tornò con il busto in direzione del suolo si gettò in avanti con tutta la forza che poteva generare in quel momento e con entrambi i gladi messi di punta,come due frecce in direzione del bersaglio,sperando che un impatto degno di un ariete d'assedio di media grandezza potesse riuscire nel suo intento. Colpì di punta,con una forza tale che un uomo normale sarebbe stato spaccato in due,come un coltello che taglia in due una mela. Ma Nevia non era un coltello e Silla non era una mela...n'è tanto meno un uomo comune. Quello che doveva essere un colpo di grande forza si ridusse ad un secondo fallimento,le due spade sbatterono così forte contro la schiena del possente guerriero a mani nude che caddero di mano alla ragazza,mentre lei convinta di avere la presa salda,fece per salire di nuovo e tentare un nuovo attacco,accorgendosi solo all'ultimo che non solo aveva perso le armi,ma che una mano,più veloce del vento,la prese per una caviglia,con una potenza tale,che poteva sentire le dita stringersi sui calzari di metallo,come se fossero fatti di corteccia di betulla.

DELUDENTE.”

Urlò Silla in preda alla rabbia repressa che tentava di tenere sotto controllo.

Con la forza degna di un eroe degli antichi miti tirò giù la ragazza dalla sua posizione a mezz'aria così forte da trascinarla verso il basso e sbatterla al suolo in una sola,singola,mossa. Lo schianto col terreno fu così forte che il suono dell'armatura che si schiacciava al suolo e con lei,anche Nevia per nulla riparata. Cadde di lato e sentì le ossa,in particolare il costato,fargli un male atroce e i muscoli sottostante pure. Ma quel che era peggio fu lo schiacciamento subito,tanto grande da premergli su gli organi in interni,schiacciando anche i polmoni così forte da non permetterle di respirare. Annaspava in cerca dell'aria e alla fine,quando con la bocca aperta tentava di immettere più aria che poteva nei polmoni,alla fine ci riuscì,strabuzzò gli occhi,intontita per quello che era appena successo. L'armatura fu completamente inutile,le spade non scalfirono Silla nemmeno di un graffio e aveva eseguito solo due attacchi,prima di essere sconfitta così facilmente. Era umiliante.

Tecnica di potenziamento muscolare inferiore: pelle del leone nemeo. Ho pronunciato il nome di questa tecnica nell'esatto istante in cui partivi all'attacco e per ben due volte ti sei limitata alla potenza fisica piuttosto che alla strategia. Possedevi tutti i mezzi necessari per combattere in maniera di gran lunga migliore e invece....sono deluso Nevia,credevo di averti insegnato qualcosa riguardo le vere arti del combattimento. Ma se non altro ora,capisco come hai fatto a perdere contro quell'uomo.”

Silla parlò con tono piatto e monotono,la rabbia pareva sparita e non c'erano tracce nella voce che stesse nascondendo la fiamma dell'ira,tra una parola e l'altra,come se con quell'unica presa si fosse scaricato con quel violento gesto. La superò con una piccola falcata di gambe,tanto fisicamente forte pareva che volesse schiacciarla con i piedi e invece la superò,come farebbe una qualunque persona con una fastidiosa pozzanghera. Fece una serie di passi in avanti,poi si fermò e girò leggermente la testa,ma senza guardarla,sentiva che stava ricominciando a muoversi e a mettersi in piedi.


Prima che tu svenga,sappi che ti sono revocate l'armatura e il comando della ventiduesima. Sarai condotta a palazzo di fronte al magister militum e al senato. La tua punizione sarà decisa in seguito.”


Nevia si sfilò l'elmo dalla testa e sputò a terra un grumo di sangue,ritrovandosi il volto simile a quando aveva ricevuto gli zoccoli del cavallo sul volto. Claudicante,provò ad avvicinarsi all'imperatore e allungando una mano verso di lui nel tentativo di toccarlo,di chiamarlo a se. La testa gli faceva male,era confusa e sentiva che le gambe le stavano cedendo e quando le forze le stavano venendo meno,tornò con la mente a quel giorno, a quel maledetto giorno di molti anni addietro,quand'era solo una ragazzina,stesa a terra,dalle vesti strappate,piena di lividi e di fronte a uomini malvagi,dall'anima di bestia e marci tanto nel cuore che nella mente, vide lui,un ragazzo più grande di lei, girato di spalle,vestito solo di una semplice tunica e armato solo dei suoi pugni,a frapporsi tra una giovane innocente e mostri dall'aspetto umanoide.

Lu-Lucio...ti pre..go...non...non...abb...non abbandon...”

Cadde,svenne e cadde al suolo senza che riuscì a chiamarlo a se,come un tempo,quando ancora non era l'imperatore,quando ancora non era un soldato,quando ancora,era soltanto Lucio. Solo Lucio. Gli occhi si fecero pesanti,la mente oscurata e le energie venirle meno. Adesso nei suoi pensieri,c'era solo l'oblio.


Si svegliò,di soprassalto,di getto,come in preda ad un incubo. Boccheggiò in cerca dell'aria,come se tutto il peso dello scontro le fosse rimasto dentro e nel mentre il suo sguardo vagava confuso e agitato,in una stanza ben arredata immersa nella penombra della notte,illuminata da qualche raggio di una pallida luna,visibile da una ingresso che dava su un piccolo balcone. Si guardò e vide che era vestita solo di un semplice chitone bianco a maniche corte e il suo corpo poggiava su un morbido letto coperte solo da un leggero lenzuolo di lino Amenita,ideale per le caldi notti d'estate. Si alzò di busto per nulla intenzionata a restare a letto,qualunque cosa stesse succedendo,doveva capire come fosse finita li.

Non provare ad uscire,ordini di Silla.”

Riconobbe quella voce di donna,li,nascosta nella penombra,illuminata da una striscia di luce lunare la figura di un elfa vestita di pelle nera,poggiata ad un muro,in attesa,com'era abituata a fare.

Filora? Dove mi trovo?”

Sei a palazzo. Ti è stata riservata una stanza in attesa che tu possa affrontare il processo. I medici di corte hanno confermato che non hai subito lesioni gravi,ma per il momento è meglio se non esci di qui. Dubito che Silla abbia voglia di vederti dopo quello che hai combinato ad Aegis.”

Dopo quello che ho combinato? Proprio tu mi parli di colpe quando so per certo che non passa giorno che non tenti di ucciderlo, o per lo meno ci provi. Dimmi elfa delle tenebre, che cosa hai usato oggi per attentare la sua vita?”

L'elfa era indignata per quel tono di voce accusatorio che Nevia stava usando contro di lei. Lei non era un suo bersaglio,ma il modo in cui stava difendendo l'imperatore le dava sui nervi e la tentazione in quel momento di piantargli un pugnale nel cuore era molto forte.

Ho avvelenato di nascosto un bicchiere di vino con la cicuta,resa più forte con l'estratto di alcune ghiandole velenifere di una vedova nera potenziata con la magia. Dopo che ha bevuto mi ha detto che la prossima volta avrei dovuto aggiungere il doppio della dose,tanto per essere sicura che il composto forse avrebbe fatto effetto. Una miscela simile avrebbe ucciso un mostro in meno di pochi secondi...ma non certo lui a quanto pare. Ma a te cosa importa? Infondo stiamo parlando dello stesso uomo che presto ti farà condannare,perché lo difendi?”

Perché sono un soldato è gli ho giurato fedeltà,finché sarò viva continuerò a servirlo,sempre.”

Filora e Nevia si guardarono in cagnesco,ognuna fissa sulla propria posizione riguardo al sovrano di Nova,la prima intenta ad ucciderlo,anche se tutte le volte che ci provava,qualunque mezzo usasse,non veniva mai punita,anche se nel caso degli agguati e i tentativi di omicidio più diretti Silla si accontentava di respingerla fisicamente e con assurda facilità. L'altra invece era appena stata privata del suo titolo di comandante,messa sotto accusa per il fallimento dell'assedio di Aegis e si aperto un processo contro di lei,eppure,restava fedele all'imperatore,nonostante la prova di forza dalla quale era uscita sconfitta e dolorante. Due donne,l'una l'opposta dell'altra. L'assassina uscì dalla penombra e si diresse verso il balcone ed arrivata al cornicione guardò l'ex comandante della ventiduesima legio Superba e illuminata dalla luna,l'elfa dalla pelle scura guardò Nevia con i suoi occhi,rossi come il sangue.

Chi voglio uccidere in questo palazzo è solo il tuo tanto adorato Lucio Cornelio Silla. Non so in che modo siate legati voi due n'è tanto meno mi interessa,ma ti avverto,l'uomo che hai deciso di servire è una bestia senza cuore n'è anima,quindi,se fossi in te,mi farei due domande su chi sia realmente questo imperatore.”

Ah si? Allora dimmi,perché desideri tanto ucciderlo?”

Questo non devo dirlo a un ingenua come te è comunque,le mie ragioni sono mie e basta.”

La conversazione non continuò perché con un rapido scatto si fiondò contro il cornicione del balcone e con un balzo si lanciò in basso,veloce come il vento e altrettanto sfuggente.

Nevia restò ferma in quel punto per qualche attimo,osservò la luna e sfiancata per la giornata assurda che aveva vissuto si rimise a letto,tirandosi il sottile lenzuolo di lino che gli copriva il corpo,come a volersi proteggere da qualche pericolo che si annidava nella sua anima. Nonostante il dolore,nonostante la vergogna e nonostante la punizione che doveva ancora subire lei gli era ancora fedele. Il suo corpo era dell'imperatore,come la sua mente,la sua anima...persino il suo cuore,gli apparteneva. Si,la sua dedizione a Lucio Cornelio Silla nasceva già in un tempo assai lontano,nella quale la memoria del presente si perdeva con il retrocedere nei ricordi e quando l'ascesa di un giovane ragazzo con una forza degna di essere paragonata a quella di un Ercole non ancora uomo poteva uccidere un orco armato di tutto punto in singolo duello e non subire un graffio,o così pareva. Ma le cicatrici sul suo corpo raccontavano altre storie,storie di combattimenti negli anni a venire che hanno rischiato di ucciderlo ed ognuna era divenuta un simbolo di un nuovo picco di forza e tecnica che aveva raggiunto e che ancora tentava di scalare quelle vette di miglioramento che ancora non era riuscito a superare. Anche a quel tempo,quando lo aveva conosciuto,non accennava a sorridere o dare un segno di gioia e restava perennemente chiuso nella sua apatica espressione per buona parte del tempo,ma non era cattivo,era inespressivo,alle volte arrabbiato ma non cattivo. Ma gli anni passarono e con il tempo e gli eventi che vennero insieme accompagnati da esso mutarono la natura del futuro imperatore,ma non lo abbandonò mai,anche perché fu lei,da quel triste giorno a seguirlo e se lui nel tempo sviluppò un animo sempre più cupo e bellicoso lei invece sviluppò verso di lui sentimenti più profondi e intimi,tanto da desiderare di potergli stare accanto,con tutta se stessa per sempre con lui,ma che silenziosamente e dolorosamente avrebbe nascosto nella parte più interna delle sue emozioni. E quel pomeriggio era tornata al pensiero che più di tutti potesse fargli male. Che l'abbandonasse a se stessa. Si rannicchiò su se stessa e istintivamente si abbracciò il petto,fino a toccarsi le costole e poi fece quello che non gli accadeva da molto tempo. Pianse. Gli occhi si fecero umidi mentre un groppo alla gola cominciò a farla singhiozzare e qual punto le lacrime scesero e pianse,pianse a dirotto,come un fontana,la forte ragazza,dalla scorza dura come la pietra,che aveva piegato centinaia di soldati a trattarla con tutti gli onori che si davano a un qualunque altro comandante,onorata come un vero condottiero dai suoi stessi uomini,ora era solo un a ragazza come tante altre,col cuore pesante e il timore di non essere ricambiata da chi ritiene più importante della sua stessa vita. Stringeva i denti più che poteva per non farsi scoprire così fragile,così inerme di fronte alle ingiustizie della vita. Perché era toccato a lei una simile sorte? Perché era toccata a lei,provare un amore che sapeva non sarebbe mai stato ricambiato? Solo la luna lassù era testimone del suo struggimento,per l'uomo più potente di tutto l'impero.

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Capitolo 23
*** Innocenza e colpevolezza ***


Fu mattina e Nevia si svegliò,ancora scossa dalle forte emozioni provate la sera precedente. Riaprì gli occhi e sentì ancora lievemente il dolore dei forti colpi che Silla gli aveva inferto nel loro ultimo e tesissimo incontro. Non aveva più l'armatura,non aveva più il comando della Superba e non aveva più alcuna fiducia in se stessa,si sentiva una larva priva di qualsiasi forza. Ricordava ancora le lacrime versate per Silla,uomo dal cuore di pietra per la quale si struggeva e soffriva per un sentimento che sapeva non sarebbe stato ricambiato, n'è ora, n'è mai. Si sentiva priva di ogni energia,ogni sforzo pareva inutile,ogni gesto vano e ogni scintilla di vita sembrava volersene andare dal suo essere. Pensava solo a quanto ora l'imperatore fosse lontano da lei,sia con il corpo,che con il cuore,aveva fallito ed ora,n'è pagava le amare conseguenze. La luce del giorno non dava alcuna gioia,il lontano rumore delle masse pareva appena percettibile come un vago eco di montagna,tutto un altro mondo,tutt'altri problemi,ma a lei non importava quanto quella grande città potesse essere bella e complicata da lassù,dove si trovava lei,il suo mondo era da tutt'altra parte e in quel momento,il suo mondo,non voleva avere niente a che fare con lei. Già,il suo mondo,Silla per Nevia era il mondo,era la forza e la maestà,un porto sicuro alla quale tornare quando lei in tutto il resto vedeva un esistenza di sole guerre,barbarie,atrocità e conquiste e Silla invece era il completo opposto. Eppure lei c'era quando lui aveva iniziato la carriera militare e lei gli era rimasto a fianco,lo aveva visto conquistare la fiducia dei suoi uomini e nel contempo combattere e sconfiggere i nemici di Nova quando ancora era presente il vecchio imperatore e lui di certo,non era stato un uomo tenero,fu migliore di molti altri sotto molti aspetti,ma di certo non poteva essere considerato,un uomo tenero,n'è buono. Ma a lei importava questo? No,come poteva importargli? Era nella posizione di essere l'uomo che governava tutto un impero,che si espandeva a sud toccando il Mare Sabulum,il vasto deserto di cui gli Ameniti controllavano una grande parte,seppur piccola rispetto al resto di quel territorio sabbioso e a nord con le selvagge lande glaciali,ma per lei,restava Lucio,lo stesso ragazzo che le diede la possibilità di iniziare una nuova vita,una vita più felice e meritevole di essere vissuta a pieno. E adesso,la stessa vita che gli aveva donato...ora gli veniva tolta. Sempre per mano dello stesso individuo. Che tragica ironia la vita.

Bussarono alla porta.

Signora,signora è permesso?...”,una voce di donna si fece udire fuori dalla stanza.

Avanti.”,rispose Nevia in tono apatico.

La porta si aprì ed entrò una giovane schiava,una ragazza umana,che reggeva con entrambe le mani una veste,piegata su stessa con cura.

L'imperatore richiede che voi indossiate questo vestito e ha ordinato che una volta finito di cambiarvi vi facciate scortare dalle due guardie che aspettano fuori dalla vostra stanza. Con permesso.”

La schiava uscì dalla stanza,lasciando il vestito sopra un tavolino li vicino poggiato contro il muro. Nevia si alzò dal letto con lo sguardo che puntavano curioso su quella veste che stava attirando la sua attenzione. Lo raggiunse e lo prese con entrambe le mani,lasciando che il tessuto si mostrasse in tutta la sua mirabile figura. Una lunga tunica rossa come le veste dei legionari accompagnata dalla palla,un lungo mantello usato a mo di sopravveste per coprire la tunica sottostante per coprire le vesti più sottili e a seconda del materiale usato per tessere la dignitosa mantella,si poteva indicare lo status sociale,in questo caso, era di lana,ma non la classica lana,grezza e semplice,come quella lavorata dai pecorai più poveri,ma di un tipo particolare,ottenibile solo da un determinato tipo di pecora,la cui lana era così preziosa che era appannaggio dei cittadini di status medio-alto,costosa,ma accessibile. Era di color giallo oro,come le insegne delle aquile delle legioni e infine un cingulum,una sottile cintura per cingere la veste,di stoffa rossa scarlatta,ornamento da non sottovalutare,poiché non portare una cintura per tenere legati gli indumenti era uso comune per i poveri,i briganti e le prostitute,cosa disdicevole per una qualunque persona che voleva essere ritenuta onesta dal resto della società. Non era sua abitudine indossare abiti femminili,sempre abituata a indossare la semplice tunica del soldato,l'armatura e poco altro sopra gli indumenti intimi. Vestiti da uomo,semplici e pratici,così era abituata e così vestiva. Questo era ciò che la rappresentava. Ma quel vestito,così femminile e aggraziato,non era abituata ai costumi comuni delle donne noviane,sapeva come indossare un simile capo di vestiario,ma solo perché sapeva farlo non vuol dire che gli piacesse. Ma poi l'osservò ed ebbe il sospetto del perché di quella richiesta da parte dell'imperatore. La dignità,lui le stava facendo dono della sua stessa dignità,della dignità di lei,come donna,ma anche come soldato,di fronte a lui e all'intera camera del senato e a quel punto il suo cuore iniziò a battere più velocemente,le sue gote ad arrossirsi e sul suo viso comparve un piccolo e tenero sorriso di fanciulla. Ma allora non l'aveva abbandonata,che tenesse ancora a lei? Che non l'avesse ancora allontanata dalla sua gloriosa presenza? Era felice,non aveva la certezza per rincuorarsi di quello che credeva,ma le dava nuova energia credere che forse,molto forse,il suo destino non era ancora segnato. Si vestì pervasa da una nuova energia,sistemando la veste femminile che Silla stesso le aveva ordinato di indossare. Sistemò con cura la mantella sopra la veste e con la stessa cura si legò la cintura alla vita,per quanto riguardava i capelli non poteva farci niente,era un taglio corto e pratico,più adatta alla vita militare che quella a corte. Si fermò un attimo e fece qualche respiro,nel tentativo di calmarsi e non dare l'impressione all'intera corte di essere una donna fragile,insicura,manipolabile...debole. Lei non era una donna debole è né avrebbe dato piena dimostrazione. Spazzò via l'amaro ricordo delle lacrime che aveva versato la notte precedente e assunse la sua solita posizione da comandante: schiena dritta,sguardo fisso e fiero,espressione del viso dura e nessuna incertezza nella voce. Era pronta,la resa dei conti con le sue azioni era giunto.

Uscì dalla stanza,mentre le due guardie,due membri della guardia pretoriana stavano fermi ai lati dell'ingresso,armati e protetti di tutto punto,nel caso Nevia avesse tentato qualche gesto improvviso.

Sono pronta,conducetemi di fronte al senato.”

Si aspettarono una donna impaurita e fragile è invece si dimostrò all'altezza della sua fama come imperterrito militare fermo ed orgoglioso,pronta ad affrontare il suo destino che sarebbe stato scelto da altri. Non parlarono,non risposero all'ordine ricevuto,si scostarono dalla loro posizione e rompendo la posa d'attesa accompagnarono,uno davanti ed uno dietro la ragazza verso la preziosissima scala di marmo bianco,che l'avrebbe condotta al cospetto del senato,del magister militum e di lui,Lucio Cornelio Silla. Saliva gli scalini mentre da li,si poteva vedere l'interno del palazzo imperiale, o come la chiamavano alcuni,la piccola città dell'imperatore. Da quando se ne ha memoria,il palazzo imperiale,le cui dimensioni equivalevano a quella di una piccola città fortificata,con percorsi e corridoio paragonali a strade e le stanze e i saloni potevano essere identificati come piccoli edifici a se,dov'erano presenti ai diversi piani ogni forma di amministrazione,da quella politica a quella economica,dalla zona dei banchetti a quella delle cerimonie religiose esclusivamente legate alla famiglia imperiale,che spesso si legavano alla ragione di stato. Senza contare poi la fiumana di persone che passavano al suo interno e andavano dai dignitari agli emissari,passando per cortigiani,schiavi,soldati,arredatori,cuochi,economisti e molto altro,senza contare poi lei spie,quelle imperiali e quelle straniere,che si guerreggiavano in continuazione,nell'ombra,ingaggiando battaglie segrete di spionaggio e contro spionaggio,di informazioni recuperate ed occasioni mancate. Si poteva dire che il palazzo dell'imperatore non era solo un edificio di dimensioni titaniche,non era solo un quartiere unico in tutta Orbis,no,per come funzionavano le cose li dentro,si poteva definire quel posto,come un mondo completamente differente. Una Nova dentro Nova, uno stato all'interno dello stato. Il vociare della gente più in basso per lei contava poco,quando a qualche piano più in alto,esattamente a metà tra il piano terra e il soffitto risiedeva la camera del senato,i cento posti degli uomini che amministravano la legge nell'impero,avrebbero assistito alla suo giudizio e ne sarebbero stati testimoni diretti,sia come spettatori sia come rappresentati del popolo noviano,che l'avrebbero osservata,giudicata e avrebbero partecipato alla sua sentenza finale,ma l'ultima parola sarebbe spettata a Silla,ultima voce a parlare,la più importante e solenne li dentro,come in tutto l'impero. Salì un altra rampa di scale e poi un altra e un altra ancora fino a che,non la vide,l'ingresso alla sala,con le sei colonne di marmo nero che reggevano la pesante volta di pietra,con i seggi senatoriali ai lati,muti come il marmo che rivestiva la stanza e infondo alla sala,per quanto piccolo sembrasse da quella grande distanza,la sua presenza la faceva sentire schiacciata,stritolata da una morsa più dura del ferro. L'imperatore la stava guardando,non aveva bisogno di vederlo dritto negli occhi,sapeva che era li,seduto sul trono,fiero e consapevole della propria potenza,non aveva bisogno di guardarla da così lontano,sapeva che non si sarebbe tirata indietro. Si fece coraggio e mosse altri passi verso la sua sorte e quando varcò la porta,i primi senatori che furono superati dalla figura di Nevia si sollevarono dai loro posti e nel mentre la guardarono,fu la volta della seconda fila di senatori e fecero la stessa cosa della prima e poi la terza e la quarta e così via. Da entrambe le parti della camera i senatori,vestiti nella loro preziosa toga con la striscia rossa,simbolo della loro posizione,si alzavano e la guardarono,giudicandola già in cuor loro. Poi,dopo che superò l'ultima fila vide un lungo tavolo di legno posto poco prima del trono,alla quale erano seduti cinque individui quattro erano generali di alto grado, membri dell'alto comando militare imperiale,veterani troppo vecchi per scendere sul campo ma richiesti per la loro esperienza militare,almeno ufficialmente. In verità anche tra i soldati c'è chi scavalcava i ranghi dell'esercito grazie all'aiuto del denaro e delle influenze dettata dalla politica e le sue promesse di profitto e prestigio e forse,anche quei quattro non erano esclusi dal quel sistema non proprio corretto. No,non erano loro quattro il problema,il quinto membro lo era,quello che sedeva al centro e si distingueva tra tutti i presenti nella stanza. Era un elfo,molto anziano ma con l'apparenza di un uomo di mezz'età,tipico degli elfi anziani,portava una lunga chioma argentea legata in una lunga treccia che gli cadeva dietro la schiena e portava un paio di baffi dello stesso colore e tenuta in maniera molto curata,al pari di un nobile capo famiglia. Aveva gli occhi blu scuro come il lontano e glaciale mare del nord in inverno con una cicatrice che passava in diagonale a metà volto,come a tagliarlo in due parti ,che si estendeva dalla fronte alla guancia. Indossava un abito bianco,stretto,con dettagli e ghirigori blu a motivo floreale,rarissimo caso,se non unico in tutto l'impero per quel tipo di vestiario,calzoni stretti simili alla parte superiore del vestito e stivali di pelle morbidissimi blu scuro,particolarmente raffinati. Ma nulla di tutto quello poteva battere in appariscenza con l'arma che portava al fianco,una lunga frusta,non di pelle,ma di tantissimi e piccole lame d'acciaio legate tra di loro per mezzo di sottilissimi anelli di metallo. Nevia sapeva bene chi era e tra tutti quelli con la quale aveva incrociato lo sguardo in quella mattina era il più pericoloso e il più temibile,all'infuori dell'imperatore,che se ne restava ancora seduto,inespressivo e perfettamente immobile.

Potete andare.”,disse l'elfo accompagnando le parole con un gesto della mano e le due guardie si allontanarono,dirette ognuna a un lato dell'ingresso della stanza.

Seduti.”,la voce dell'elfo si fece più forte ed echeggiò per tutta la camera del senato,permettendo a quest'ultimi di rimettersi al proprio posto,restando in rispettoso e timoroso silenzio.

L'elfo e gli altri veterani si passarono alcuni fogli di pergamena e consultandoli velocemente lesse il giusto che doveva sapere,poi si rivolse a Nevia,scrutandolo attentamente con l'unico occhio a sua disposizione.

Io,Vilnares,Magister Militum,presiedo questa questa corte militare per il processo che si tiene alla qui presente imputata,Nevia Placidia Sannita,per l'accusa di negligenza e di mancanza dello svolgimento dei proprio doveri nell'adempimento del servizio reso allo stato in quanto soldato. Si dia inizio al processo.”

Il magister Militum parlava con una tale tranquillità che faceva sembrare quell'accusa come se stesse tranquillamente conversando con un conoscente nel suo tempo libero. Per lei invece la situazione era più tesa della corda di un arco,si sentiva rigida e impacciata e per quanto stesse facendo di tutto per mantenere la sua dignità,di soldato e di donna,sapeva che Silla la stesse osservando. Non guardava i senatori,non guardava i quattro veterani o Vilnares,guardava lei,come un aquila che osservava la preda inerme nell'attesa di lanciarsi e ghermirla. Non osava ricambiare la vista per osservare ancora una volta quello sguardo carico di ira nei suoi confronti.

Allora,secondo le testimonianze e le prove a vostro carico voi,Nevia Placidia Sannita,comandante della ventiduesima Legio Superba,non avete saputo svolgere a pieno i vostri doveri di comandante,quindi,gradiremmo sapere anche la vostra versione dei fatti,se non le dispiace e non ometta niente,neanche il minimo dettaglio. Prego.”

Nevia iniziò a parlare,spiegando per filo e per segno le stesse identiche cose che aveva già detto in privato a Silla nel tempio di Libitina e proprio come il giorno prima evitò di omettere qualsiasi dettaglio e nel frattempo,piccoli mormori dovuti al cicaleccio dei senatori,sdegnati e stupiti di sentire con le proprie orecchie l'andamento dei fatti. Molti si chiedevano se fosse proprio il fatto che fosse una donna ad aver imbracciato le armi e ad avere fallito così' miseramente nel suo compito avesse portato ad una simile disfatta,sia sul piano bellico che quello politico e diplomatico. Ma da parte sua Nevia li ascoltava mentre sussurravano e chiacchieravano a bassa voce,con tono di disapprovazione quello che aveva fatto e dentro di se,Nevia si domandava schifata,con quale diritto la giudicavano? Che ne sapevano loro del campo di battaglia? Loro,che vivevano nel lusso e nell'agiatezza? Loro che vivevano al sicuro nella capitale,che frequentavano la corte imperiale,esibendo con falsa modestia le loro conoscenze e i loro possedimenti. Erano marci,individui marci,marci e smidollati,deboli e vigliacchi,non sapevano nulla e si permettevano di giudicarla? Erano porci,anzi,persino peggio.

Capisco,quindi,da come ci avete raccontato gli eventi vissuti,possiamo concordare,io e i miei colleghi,che lei,Nevia Placidia Sannita,vi siete macchiata delle accuse che vi sono state mosse contro. Avete qualcosa da dire a vostra difesa?”

Si...”,Nevia si guardò attorno,osservando con attenzione i volti dei senatori,del magister e dei suoi colleghi,ma sopratutto,il volto di Lucio Cornelio Silla,che se ne stava immobile sul suo trono di marmo nero,con la suo fare da sfinge,fermo ed enigmatico,così difficile capire cosa stesse pensando veramente e quali fossero le sue intenzioni. L'aveva sfidata e l'aveva sconfitta e se avesse voluto l'avrebbe fatta già condannare,con la prigionia,la morte,o peggio,la schiavitù,sorte che lei aveva visto da molto vicino,più di tanti altri.

Io so bene di aver sbagliato,come ovvio che sia e non nego i miei errori,le mie colpe e la mancanza ai miei doveri,come soldato e come fedele cittadina di questo glorioso impero. Ma,ho fatto ciò che ho fatto perché ho ritenuto giusto farlo. Sono stata sbeffeggiata da un volgare taglia gole che senza saperlo mi ha giocato e io,purtroppo,sono caduta nel suo inganno. Sono colpevole delle accuse che mi vengono mosse contro,ma ho agito secondo coscienza e se nel tentativo di difendere il mio onore e quello della mia legione io debba essere condannata per questo,allora lo rifarei,pur sapendo a cosa vado incontro,qualunque sia l'esito di questa sentenza.”

Il vociare degli spettatori si fece ancora più chiassoso,erano rimasti basiti per quello che avevano sentito. Con quale impudenza quella donna osava giustificare il proprio operato? Che avrebbe rifatto ciò che aveva fatto perché lo riteneva giusto? Una simile sfacciataggine era degna di un amazzone,di quelle barbare a cavallo di cui parlavano le antiche leggende su quei popoli esotici. Se voleva fare la selvaggia allora sarebbe stata giustamente punita,questo pensavano in senatori e così protestarono. Urlavano parole come vergogna,oppure,come osi in segno di diniego di quel modo di parlare tanto osceno. L'elfo invitò i senatori ad abbassare la voce,ma quando tentò le prime volte fu subito zittito,insieme a tutti gli altri,da un solo,singolo battito di mani che lo stesso Silla lo aveva fatto,così' forte da rimbombare in tutta la sala e tutti coloro che fecero rumore furono subito intimati di smettere. Silla avrebbe potuto colpire nuovamente il trono con un pugno,ma data l'ultima crepa lasciata al bracciolo forse era meglio evitare di distruggere il seggio del suo potere,anche perché poggiare le natiche su un cumulo di ciottoli,seppur ciottoli di marmo nero,non sarebbe stato né comodo né tanto meno dignitoso,per cui no,niente più pugni sul trono. Il silenzio era tornato nella sala e così facendo Vilnares poté tornare ai suoi compiti come giudice.

Grazie...”,disse rivolto all'imperatore per aver ristabilito l'ordine,per poi rivolgersi nuovamente a Nevia, “Quindi,se ho capito bene,lei,sta cercando di dire che anche se si presentasse nuovamente l'occasione lei farebbe le stesse identiche cose che l'hanno fatta portare in giudizio di fronte a questa corte? E per cosa? L'onore della legione? Vorrei ricordarle comandante,che lei è stata invitata a parlare per avere la possibilità di difendersi e a me,oltre che ai miei colleghi qui presenti, questa non sembra una difesa,ma più ammissione di colpa.”

Si,in effetti lo è. Non mi aspetto di essere assolta né tanto meno di essere compresa, ma,ogni mia azione ed ogni conseguenza alla quale esse hanno portato solo il risultato della mia volontà di difendere la dignità dei miei uomini,che sono stati presi in giro da un sol uomo,la mia,che sono stata sbeffeggiata di fronte alla mia legione e Nova,che è stata insultata direttamente dal nostro nemico,una città ribelle che si pavoneggia di essere libera all'interno dell'impero e che solo grazie agli avvenimenti dovuta al grande sisma,l'ultima guerra civile che ha rischiato di dividere un impero e alle alleanze che essa a stipulato con i nostri nemici riesce a mantenere la sua indipendenza.”

Ed ora lei,Nevia Placidia Sannita,ha garantito alla città-stato di Aegis anche un armistizio,che se non sbaglio,ha garantito un nascondiglio sicuro alla precedente succeditrice al trono,Lucilla Equo, di restare al sicuro all'interno delle mura. Cosa al quanto sconveniente per questo governo,instaurato solo da otto anni. Lei si rende conto della minaccia che scaturisce la principessa fuggiasca al comando dell'attuale imperatore?”

Si.”

E si rende conto che se mai dovesse trovare il modo di salire nuovamente al trono,ciò potrebbe scaturire in un altra guerra intestina? Come se già non bastassero Amenosi e le orde barbare che premono ai nostri confini. Se non sbaglio,la sua legione,la ventiduesima Legio Superba è andata in soccorso della città di Magentius e con ciò,ha lasciato le mura di Aegis e così,anche del relativo controllo che avevamo sugli spostamenti della principessa,cosa impedisce alla figlia del precedente imperatore di lasciare la città,ammesso che abbia un buon motivo per farlo.”

Nevia restò stupita dalle ultime affermazioni del magister militum. Era stato troppo specifico nell'ipotesi che la principessa avrebbe potuto lasciare Aegis,cosa che per lei,purtroppo,era avvenuta. Non aveva molto da pensarci infondo,lei stessa,come tutti i soldati,sapeva che tutte le informazioni recuperate dalle forze armate e dalle squadre di spie,ricognitori,informatori e traditori passavano direttamente per l'alto comando militare e poi per l'imperatore in persona e di conseguenza,il magister militum di conseguenza sapeva già che la principessa era scappata. Che stupida si disse, a non esserci arrivata subito,colpevole anche la tensione,il timore e il nervosismo che stava provando in quel momento. Si sentì una donna sola in mezzo a tanti uomini,umani e non che la guardavano e la giudicavano dai loro scranni di prezioso marmo,nelle loro toghe linde e pinte e lei,veniva vista non per la posizione che si era conquistata,ma per quello che loro vedevano. Una donna,solo una donna,una femmina umana che pretendeva di fare qualcosa alla quale solo agli uomini a Nova, e in tante altre civiltà precedenti era stato concesso di fare,un lavoro da uomo. Era sola e nessuno l'avrebbe aiutata.

Quindi mi dica,la mia deduzione e corretta,comandante Nevia?”

Si.”

E questo comporta un problema non trascurabile a questo governo,per tanto,una tale serie di mancanze da parte di un soldato del suo rango è giusto che sia punito con la giusta punizione,ora sarà emessa la sentenza.”

Un momento...”

Un altra voce,proveniente da uno dei tanti posti a sedere,in mezzo a tanti senatori,si alzò un uomo, o meglio,una creatura in particolare. L'essere indossava la toga da senatore come tutti gli altri suoi colleghi,ma il dettaglio più evidente fra tutti non era tanto il corpo muscoloso o le zampe inferiore,muniti di due dure dite e piccoli calcagni appuntiti su arti pelosi...ma la grossa testa bovina dal pelo bruno chiaro che sporgeva dalla veste,con un palco di corna bianche, curve e lische poste sopra il capo. Era un minotauro. Si,un minotauro nella camera del senato,quello che un tempo poteva essere considerato una bestia violenta e selvaggia,priva di logica e raziocinio, ora invece sedeva tra i più illustri e rinomati membri di spicco della società noviana. Nella sua pesante mole appariva tranquillo e composto,con entrambe le mani posate sul grembo e con gli occhi,i suoi grandi occhi bovini,osservava la stanza con fare solenne.

Temo che ci sia una violazione delle regole imposte dalla forma per un processo degno di questo nome.”

Vilnares,come i suoi colleghi furono colti alla sprovvista per quell'intervento improvviso.

E lei senatore,sa che sta interrompendo un processo indetto regolarmente dallo stato? E sopratutto,posso sapere il suo nome?”

Certo,il mio nome é Seleuco...e sono un principe del foro.”

Un avvocato?...”,chiese un attimo l'elfo e poi,veloce come una brezza giocosa,un pensiero gli sfiorò la mente,come se avesse ricevuto un illuminazione.

Ah ma certo,ora ricordo. La bestia della pubblica difesa,il feroce accusatore, o ancora, colui che si aggira nei labirinti burocratici. Ne ho sentite di tutti i colori,ma non immaginavo che certe voci di corridoio fossero vere.”

Lieto di aver reso reali quelle voci.”

Certo...tuttavia,posso sapere perché siete intervenuto? Questo è un processo tenuto in ambito militare.”

Ma tenuto in un edificio civile,per tanto, il segreto militare non è applicabile a questa corte,anche perché il processo non è segreto di stato e per tanto a portata di tutti...”, il minotauro rivolse le sue attenzioni verso Silla, “Vostra Augusta Maestà,chiedo di poter difendere l'imputata.”

Nessuno osò parlare mentre Seleuco scrutava i volti stupefatti di molti suoi colleghi vedendo un senatore rivolgersi direttamente a quel titano di pura potenza seduto al suo posto,immobile come una roccia e altrettanto inespressivo.

Procedi.”

Una sola parola,una sola parola e la volontà dell'imperatore era stata espressa. Nessuno ebbe da ridire,nessuno voleva. Il minotauro si alzò in tutta la sua statura,che a vederlo bene non superava di troppo la statura di un uomo medio,ma per via della sua natura appariva forte e fisicamente spesso,caratteristica naturale della sua razza. Scese i gradini con tutta la dignità di un uomo del suo status e si incamminò,con passò deciso e sicuro verso il tavolo dei militari,fino a fermarsi vicino a Nevia che guardava l'essere con fare curiosa e stupita,chiedendosi perché mai quel minotauro,per giunta un senatore aveva deciso di difenderla,se prima era certa della sua sorte ora non sapeva più cosa pensare su come sarebbe finita quella giornata. Questa cosa di certo,l'aveva colta di sorpresa.

Bene...”,disse L'elfo sfregiato incredulo, “Dato che sua maestà a concesso all'imputata di difendersi,il suo avvocato,si prende la piena responsabilità della sua cliente. Come stavo dicendo,prima di essere interrotto,l'alto comando militare,che io rappresento,giudico l'imputata,Nevia Placidia Sannita,comandante della legio ventiduesima Superba,colpevole per inadempienza ai propri doveri.”

Obiezione.”,disse Seleuco secco e deciso,come se avesse tenuto quella parola in bocca prima ancora della conferma della sentenza.

Riguardo a cosa avvocato?”,disse l'elfo pacatamente.

Riguardo alla condanna,mi pare essere stata formulata in malo modo,magister militum.”

E su cosa basa le sue affermazioni?”

Innanzitutto bisogna guardare al contesto e alla situazione del momento,in questo caso l'intera sequenza che va dal ricevere i tre individui giunti all'accampamento,al momento in cui l'intera legio Superba viene neutralizzata prima ancora che potesse scendere sul campo di battaglia e, guardare il tutto da un altro punto di vista. Lasciate che vi spieghi attentamente dal mio punto di vista,onorevoli signori.”

Il minotauro fece qualche passo indietro,guardo Nevia,poi diede una breve occhiata a Silla,che lo ricambiò ma senza cambiare la sua espressione ed infine,si guardò attorno,interessato al vero obiettivo di un buon avvocato in ogni processo pubblico,che si svolgesse nel mezzo del foro,in un aula di giustizia o li,nella camera del senato. La vera preda dell'avvocato,non è convincere il giudice o la giuria,nemmeno l'avvocato che lavora per la parte opposta,no,la vera preda dell'avvocato e il pubblico,la calca osservante,che osserva e si intrattiene nel vedere di persona lo spettacolo dell'arena legislativa,lo scontro delle parti opposti,con l'oratoria come tecnica e le parole come armi. Già,poiché il processo infondo a Nova,non era altro che uno scontro tra gladiatori: il giudici come arbitro,gli avvocati come sfidanti,il pubblico come folla e la sorte dell'imputato,come premio della vittoria. La sete di sangue,seppur metaforica,era evidente negli occhi dei senatori li presenti,seppur di razze e provenienze diverse,che fossero nati in città o provenissero dalle parti più lontane dell'impero ora erano li,ad assistere,a guardare,ad intrattenersi. Bene,si disse Seleuco, era esattamente quello che voleva che accadesse. Era in quel momento,che i veri giochi avevano inizio.

Dunque,per prima cosa dobbiamo ricordarci del resoconto che è giunto un paio di giorni fa su ciò che è accaduto ad Aegis,ricordandoci che gli eventi avvenuti quel giorno sono stati riportati con un attenzione al dettaglio più che minuzioso,cosa che tra l'altro ci si può aspettare dall'alto comando militare. Il guaio e che qui,mi pare che si stia giudicando più la forma,che la sostanza. Mi spiegherò meglio. Partiamo dall'inizio dell'incontro che vi è stato tra i tre uomini,un nano,un elfo ed un umano e il comandante della Superba. Ora, Cercate attentamente di ricordare questo preciso momento della faccenda. L'umano che si è rivolto alla qui presente Nevia,si è espresso in maniera volutamente,volgare,irrispettosa e sopratutto ingannatrice,allo scopo di attirare l'attenzione del comandante e impedirgli di agire e disporre gli uomini per il confronto con le truppe di Aegis. Noterete bene,miei cari signori che secondo la gerarchia di comando,quando un militare di alto grado riceve una o più persone,che si identificano come emissari,portavoce e diplomatici,secondo i doveri della sua autorità di presenziare e discutere degli accordi direttamente con gli stessi,farlo,sarebbe una grave mancanza ai suoi doveri,quindi,da questo punto di vista, Nevia Placidia Sannita e innocente. Io dico che ella è innocente da questa colpa.”

Il comandante sapeva benissimo quali fossero i suoi obblighi. Il fatto di essere stata ingannata non è una scusante.”

No,Magister? Era stata offesa e umiliata di fronte ai suoi uomini e con lei,anche l'intera legione,era normale che fosse in collera e questo,per me, è un motivo per la quale Nevia Placidia Sannita ha avviato uno scontro con il cosiddetto umano. Il lasciarlo andare senza punirlo della sua insolenza l'avrebbe fatta apparire debole e inetta di fronte alla sua legione. Uccidere colui che si era fatto beffe della Superba e del suo comandante,era l'unico modo per risanare la dignità calpestata. Quanto all'esito dello scontro è stato quel che è stato è nessuno può cambiarlo.”

Ha perso,quindi,oltre la beffa anche il danno e solo per questa ragione la condanna è più che meritata. Senatore Seleuco,per quanto ci possa provare a difendere questa donna e gli olimpi sanno solo loro il perché,l'accusa resta invariata.”

Eppure io non credo che la vicenda venga giudicata per quello che è realmente.”

E sarebbe?”

Un piano ben orchestrato.”

Si esprima meglio.”

Io sono convinto che nella disgrazia del comandante e di quello che è avvenuto dopo è stato parte di un organizzazione meticolosa,studiata ogni dettaglio. Persino la parte in cui quella strana nebbia azzurra inizia a comparire nel campo e fa svenire tutti i soldati presenti nel castrum,tranne il comandante Nevia,dando il tempo necessario ai tre uomini giunti al campo di scappare e poter tornare all'interno delle mura,al sicuro dalle mani dell'esercito. Ora vi state rendendo conto,signori miei,di quale sia la verità?”

Se deve dire qualcosa,la dica chiaramente è senza fare giri di parole.”

La verità e che per un motivo o per un altro,Il comandante Nevia Placidia Sannita,non avrebbe mai dato inizio a quello scontro,non glielo mai avrebbero permesso.”

l'individuo o il gruppo che ha fatto comparire quella strana nube dagli effetti narcotici è chiaro. Il vero obbiettivo del fautore della fuga dei tre inviati non era farli fuggire,o almeno credo che non sia solo quello,ma anche di impedire l'assedio.”

Aegis possiede numerosi mezzi a sua disposizione e un imponente esercito,per non parlare poi della magia,nella quale i maghi di quella città sono particolarmente esperti. Perché mai impegnarsi così tanto per impedire una battaglia,che sapevano già che non sarebbe mai avvenuta? La cosa non ha senso.”

Invece si,se teniamo conto che c'era una principessa fuggiasca in quella città e che adesso,ha superato i confini dell'impero,tornando così nella sua nazione d'origine. Non volevano perdere tempo è un assedio,anche nel caso fallisca,chiude ogni via di fuga,impedendo così agli assediati di uscire all'esterno,restando così isolati dal mondo. Per un motivo o per un altro, La principessa Lucilla non intendeva restare ad Aegis per più tempo del necessario. Ecco perché credo che Nevia Placidia Sannita non sia colpevole.”

Capisco...ma all'infuori di tutto questo parlare,tenuto conto che quelle che ha tirato fuori sono e restano pur sempre congetture e teorie a riguardo,ha qualche prova a favore di questa innocenza,o tutto quello che ha tirato fuori da questa interruzione e solo una grossa perdita di tempo?”

Tra Vilnares e Seleuco c'era un duello in corso,fatto di parole e rapidi scambi di domande e risposte. Ovviamente il minotauro non aveva prove a confermare le sue teorie,che anche si fossero rivelate veritiere,senza nulla che possa dimostrare la veridicità di quanto accaduto e quindi,il suo punto debole era stato scoperto di fronte all'intera camera del senato e dell'imperatore. Non aveva prove e come diceva il detto: innocente fino a prova contraria e lui di prove contrarie non né aveva a disposizione,quindi,Nevia restava l'unica colpevole imputabile.

No signore,non ho prove.”

Ha dei testimoni?

Nemmeno.”

Quindi,niente prove e niente testimoni fanno di questa arringa solo un inutile spreco d'aria,senatore Seleuco. Quindi,passiamo alla sentenza e concludiamo questo processo,visto che di tempo se n'è è perso anche troppo. Per le accuse precedentemente elencante dal sottoscritto,Nevia Placidia Sannita,siete ritenuta colpevole per le colpe della quale siete accusata. La parola infine va all'imperatore,che detterà la condanna. Prego Maestà.”

Il gigante se ne restava fermo nella stessa identica posizione da quando Nevia aveva fatto ingresso nella grande sala è da lui non giunse alcuna risposta. Restava in silenzio,con lo sguardo fisso verso Nevia,mentre il volto,piatto nella sua inespressività,non mostrava segno visibile di alcuna emozione.

Imperatore,stiamo aspettando una risposta.”

Gli occhi di Silla si spostarono lentamente verso l'elfo,che seduto al suo posto aspettava la decisione finale riguardo il destino della ragazza sotto accusa.

E una risposta avrai,ma prima,ho delle domande da porre,prima di giungere ad una conclusione.”

Signore,con tutto il rispetto,sarà meglio terminare al più presto questo processo. In quanto magister militum ho delle altre questioni da sbrigare che necessitano della mia presenza e...”

Silla si alzò dal trono e non curandosi di Vilnares si incamminò lentamente verso la ragazza,mentre l'osservava dritta negli occhi e lei,non aspettandosi quel mossa da parte dell'imperatore si irrigidì,osservandolo a sua volta,mentre cercava di trattenere i piccoli brividi dettati dalla paura e dalla tensione che solo il possente dominatore sapeva esercitare su di lei. Nemmeno Seleuco si sarebbe aspettato un comportamento simile,da quando si era seduto per la prima volta nella camera del senato,circa quattro anni prima,non gli era mai parso che Silla si fosse comportato in quel modo. Sapeva bene che l'imperatore era un uomo che difficilmente tendeva ad ascoltare il consiglio altrui e buona parte delle volte faceva di testa sua,senza preoccuparsi troppo dell'opinione altrui,ma alzarsi di punto in bianco ed ignorare completamente un proprio funzionario imperiale,per di più il magister militum,secondo di grado solo all'imperatore per importanza sul piano militare di tutta Nova,snobbato e lasciato a se stesso come un qualunque e petulante cortigiano,rompeva qualsiasi legge di comando dettata dalla norma della sua posizione. E ora invece si stava avvicinando a loro due,con passo calmo e cadenzato,forte e possente,con quel corpo massiccio e al contempo armonico nelle forme,un passo dopo l'altro,come un lupo o un leone,il passo di un predatore,la camminata di una bestia che non si fa ingabbiare ma al contrario,non esita a mostrarsi in tutta la sua maestosità...ed era una visione sconvolgente e allo stesso tempo intimidatoria. Si fermò di fronte a lei,la fissò per un attimo e disse niente,non fece niente, se non guardarla,con sguardo freddo e indifferente. Nessuna emozione,nessuna espressione e l'ansia di Nevia crebbe ancora di più,non perché si stava mostrando violento verso di lei,ma perché non stava facendo assolutamente nulla.

Senatore Seleuco...”,disse improvvisamente l'imperatore senza distogliere lo sguardo da Nevia, “Sei convinto dell'innocenza di questa donna?”

Signore?”

Rispondi alla domanda.”

Beh,secondo la legge ogni cittadino a diritto ad un giusto processo....

Non ti ho chiesto cosa ne pensa la legge,ti ho chiesto se sei convinto dell'innocenza di questa donna.”

S-Si...”,rispose il minotauro intimorito,ma non per questo meno deciso nelle sue convinzioni, “Assolutamente convinto.”

E tu magister? Sei convinto della sua colpevolezza?”,disse ancora una volta Silla senza togliere gli occhi di dosso dalla ragazza,che anche lei,vibrante di timore verso di lui e quello che poteva fargli non riusciva a distogliere lo sguardo.

Si,sono convinto della sua colpevolezza.”

Capisco.”

L'imponente sovrano fece un paio di passi indietro,osservò con attenzione i molti senatori presenti nella sala,tutti catturati dalla sua possente figura,forte e gloriosa. I loro sguardi erano su di lui e l'attesa straziante del suo verdetto aumentava la tensione presente li dentro,come il gladiatore che si appresta a finire l'avversario in un incontro importante o come il commediante finisce di interpretare la scena più importante dell'opera. Tutti lo stavano guardando,ansiosi di sapere come sarebbe concluso il processo al comandante della Superba. I senatori aspettavano,Seleuco e Vilnares aspettavano e Nevia,aspettava con il cuore in gola e le membra tremolanti,non lo dava a vedere,o meglio,non voleva darlo a vedere,ma lui lo notava facilmente,non poteva nasconderglielo,la conosceva da tutta una vita.

Sono giunto ad una conclusione...”,immediatamente i suoi gelidi occhi azzurri tornare a fissare Nevia,ma questa volta parevano più feroci e implacabili,proprio come il giorno prima nel tempio di Libitina,la stessa gelida sensazione provata la sotto,le percorreva la pelle,come se l'anima avesse lasciato il corpo e adesso ne restava solo un freddo guscio ricolmo di paura e incertezze,che temeva divenissero realtà.

Nevia Placidia Sannita,comandante della legio ventiduesima Superba, per le colpe attribuite di negligenza e mancanza ai propri doveri....colpevole.”

Infine la sentì,colpevole,quella parola che tanto temeva,che non avrebbe voluto sentire,non da lui. Colpevole,la colpa era stata ammessa e adesso non aveva più speranze di salvezza,abbassò la testa sconfitta e chiuse gli occhi. Era condannata e adesso niente avrebbe potuto salvarla.

Sia subito rimessa in libertà.”

Rialzò la testa e osservò l'imperatore con sguardo confuso,incredula a quella contraddizione che aveva sentito,come tutti i senatori ancora seduti al loro posto,come Seleuco che non seppe interpretare il verdetto di Silla e dal magister militum e dai suoi illustri colleghi,che non sapevano come rispondere,senza ingarbugliare i propri pensieri in quella matassa caotica che era divenuto il contenuto della razionalità che albergava nelle loro menti.

Come ha detto imperatore?”,chiese Vilnares confuso.

Nevia Placidia Sannita è colpevole,rilasciatela.”

Non capisco.”

Non devi capire. Hai ricevuto un ordine...eseguilo.”

Vilnares non poté fare a meno di obbedire,anche se questo andava contro ogni logica esistente. Non sapeva cosa pensare,non sapeva come controbattere a quell'assurda richiesta,per tanto,eseguì la richiesta.

Comandante Nevia Placidia Sannita,con l'approvazione di questo consiglio e di sua maestà...siete libera di andare.

Sentendo quelle parole il cuore della ragazza riprese a battere di gioia e il timore di una severa punizione si era sciolto come neve in primavera. Non ricordava da quanto tempo aveva sentito il petto così pesante il petto,la bocca così secca e i brividi di paura prendere il sopravvento sul suo autocontrollo,non che fosse mai stata famosa tra i soldati per la sua pazienza,che a dire il vero era poca. Il sollievo della assoluzione era qualcosa di così idilliaco,anche con le voci di dissenso dei senatori,contrari a questa svolta era lampante,dalle loro parole e ai numerosi gesti e movenze per tale finale.

Maestà...”,disse Nevia,prendendo l'ardire di rivolgersi direttamente a Silla, “Vi ringrazio per la vostra immensa pietà,non so come ringraziarvi...”

Pietà? Pietà dici? E di chi avrei avuto pietà?...” Disse lui posando il suo gelido sguardo sulla ragazza,che se prima era tornata ad essere la Nevia di sempre adesso pareva nuovamente confusa.

Beh,avete detto che sono libera.”

Infatti,libera. Ma il prezzo della libertà e alto mia cara e tu dovrai pagarlo appieno. La tua colpa ti ha portata qui e a quella colpa dovrai trovare rimedio. Questa è la tua condanna....e la tua unica salvezza...”

Silla si interruppe momentaneamente,voleva assicurarsi che tutti ascoltassero,che tutti fossero attenti alle sue esatte parole. Doveva dirne solo due,il loro significato sarebbe stato più che chiaro.

Ignominiosa missio.”

Ignominiosa missio,la condanna al congedo con disonore. Una macchia indelebile sul nome del soldato che veniva marchiato come vergogna dell'esercito,che veniva privato dei suoi privilegi come militare e non più idoneo a svolgere il servizio militare. Per Nevia questa era una condanna troppo pesante da subire,persino per lei e nemmeno il minotauro accanto a lei sapeva come ribattere a quella sentenza,inaspettata persino per lui,che di solito era bravo a rovesciare il favore dei giudici e delle giurie a suo favore.

Ma,poiché sei stata ritenuta degna di essere difesa,anche da uno solo dei presenti,ti concedo il diritto di salvare la reputazione,la carriera e la dignità, se accetterai di svolgere un ultima missione,accetti?”

Si.”

Nessuna esitazione,nessun pentimento. Rispose in fretta e con decisione. Se questo fosse servito a salvarla dalla pena. Se questo fosse servito a renderla di nuovo degna agli occhi dell'imperatore...il suo imperatore.

Bene. Rintraccia la principessa,trovala e portami la sua testa...e sappi che non intendo in senso figurato. Non mi interessa come farai o quanto tempo ci metterai,ma non farai nient'altro che compiere questa missione,che si concluderà solo con la morte di Lucilla o la tua. Recluta una piccola squadra se devi...”

Silla si girò verso Seleuco e lo fissò con aria pensierosa.

Puoi cominciare da lui...”

Scusi signore io,ma non credo di essere il più adatto per questo genere di cose,senza contare che sto seguendo alcune cause molto importanti e...”,disse Seleuco preoccupato per quel azzardato consiglio.

Il mio non era un suggerimento. Tu hai voluta difenderla e ora tu te ne prendi la responsabilità. Se ti consola,il tuo intervento è stato più utile ad influenzare la mia decisione. Potete ritirarvi e aspettate nuove istruzioni.

E fu così che Silla si allontanò e si diresse verso le sue stanze,ma prima si fermò di colpo,inclinò leggermente il capo a voler dietro le spalle ancora una volta Nevia.

Un ultima cosa,comandante.”

La ragazza restò immobile,come un soldato semplice in attesa di ordini.

Si?”

Quando hai firmato la tregua con Aegis c'era un vecchio che accompagnava la principessa vero?”

Si signore.”

Forse mi è sfuggito qualcosa,ma per caso,ti ha detto qualcosa in privato? Qualcosa che ha rivelato solo a te?”

No signore.”

Capisco.”

Poi se ne andò,senza dire nient'altro raggiunse la porta e si diresse nelle sue stanze,lasciando la sala e tutti i suoi occupanti a se stessi. Nevia si girò improvvisamente verso Seleuco con espressione irata,con il fuoco dell'astio a infiammargli lo sguardo.

Perché sei intervenuto?”,chiese lei bruciante di disprezzo.

Beh,ho visto che nessuno ha preso le tue difese e non mi pareva giusto che ti accusassero in quel modo senza darti la possibilità di difenderti. Era tuo diritto comandante.”

Mi stavo difendendo più che egregiamente minotauro. Ascoltami attentamente,non mi interessa quale carica ricopri né di quali potenti amicizie puoi fare affidamento,ti avverto...” Nevia si fermò un attimo per puntargli un dito contro il muso della testa bovina,in segno di minaccia.

Se mi sarai d'ostacolo,se mi sarai d'intralcio o non farai altro che darmi fastidio,ti assicuro che con te ci farò un spezzatino,sono stata chiara?”

Seleuco non pareva troppo preoccupato dalle minacce della ragazza,ma di certo non osava prenderla sotto gamba. Il solo fatto di minacciare un senatore e già di per se darsi una zappa sui piedi a livello legale,in quanto minacciare o mostrarsi violento contro un individuo che ricopriva una carica statale era già di per se un crimine punibile con l'incarcerazione per un breve periodo di tempo,nei casi più innocui,se così si poteva dire. Ma gli altri senatori erano già impegnati a spettegolare tra di loro sull'andamento del processo e stavano ignorando i due che rischiavano di dar spettacolo. Forse si erano presi qualche occhiata di sfuggita,ma nulla di serio. Seleuco da parte sua restò calmo e comprensivo e decise di mantenere un atteggiamento amichevole.

Trasparente. Ora, Io devo dare la notizia ad alcuni miei clienti della mia nuova situazione,mentre lei comandante,cosa intende fare?”

Vado agli alloggi della guardia cittadina. Anche vestita così non ci metteranno molto a riconoscermi e fornirmi dell'equipaggiamento di base. Ti troverò io.”

Si ma....”

E fu così che anche Nevia si allontanò dalla sala dei senatori e senza aspettare il suo nuovo compagno di missione. Era stata graziata? Oppure era stata condannata? Non sapeva cosa pensare dell'operato di Silla. Era stata processata,giudicata colpevole e nonostante ciò,era stata liberata per compiere un ultima missione,uccidere la principessa Lucilla. Il sangue della figlia del precedente imperatore gli avrebbe permesso di ripulire l'onta del disonore,ma ancora meglio,avrebbe avuto l'opportunità di potersi vendicare di quell'animale che si era permesso di sbeffeggiarla,insultarla,umiliarla e quel che peggio l'aveva anche scampata. Non sapeva il suo nome,non sapeva chi fosse o da dove venisse,ma una cosa era certa. Se Lucio Cornelio Silla le aveva ordinato di portargli la testa della principessa fuggiasca allora lei si sarebbe presa quella dell'uomo che era venuto a parlare per conto di lei e di tutta Aegis. Non importava quanto tempo ci avrebbe messo,non gli importava come ci sarebbe riuscita, si sarebbe presa la sua vita e lo avrebbe punito come meritava. Si,non solo si sarebbe impegnata con tutta se stessa nel farlo,ma ne avrebbe anche goduto. Il tempo del riscatto e della vendetta sarebbero giunti,ma per ora,gli servivano un arma e un armatura. Il resto,sarebbe venuto da se.

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Capitolo 24
*** Tra i campi di grano ***


In quello stesso istante, Provincia dell'Arborige.

L'arborige,terra di pascoli e allevamento,terra benedetta da campi abbondanti. Fin da tempo immemore queste praterie avevano sfamato numerose tribù e regni di antiche civiltà barbariche,dedite alla pastorizia e alla vita agraria,tanto quanto alle razzie e alle piccole guerre contro i loro vicini,fino a che non giunse Nova,con le sue legioni a imporre il suo dominio su tutti coloro che avevano posto il loro dominio su quella provincia ed ora,era una delle terre più fertile e floride di tutti i territori settentrionali dell'impero. Situata a metà tra le montagne del piccolo territorio della città-stato di Aegis e le province dal clima più temperato,L'arborige costituiva un territorio con un clima afoso in estate e freddo in inverno,con stagioni,non troppo dissimili per durata l'una dalle altre. I suoi campi erano colmi di grano, ma  anche di segale,farro e orzo e molto presente era l'allevamento di bovini,presenti in maniera molto forte nella regione. Tipici di questa zona dell'impero erano la presenza di piccoli cittadine rurali,difese da semplici palizzate di legno e poche città importanti,costruite,dopo la conquista imperiale sopra i resti di insediamenti precedenti. Ed era proprio in una di queste cittadine autosufficienti e dai ritmi lenti,tipici delle comunità agrarie,che una ragazza e i suoi compagni di viaggio,si godevano una giornata in piena tranquillità. Il sole bruciava la terra e l'aria era afosa. Se ne stavano tutti e cinque all'ombra di un grosso edificio,il granaio della comunità,mentre i tre cavalli erano intenti a dissetarsi ad un abbeveratoio posto vicino ad un piccola fontana,collegata ad una sorgente vicina. Normalmente a quell'ora sarebbero stati in viaggio come nei due giorni precedenti dalla loro fuga da Cherunensis,restando in movimento avrebbero evitato di essere scorti nel caso li stessero cercando attivamente,spostandosi sulle strade principali,solo quando la situazione lo permetteva. Ma quel pomeriggio era così caldo,che dovettero fermarsi forzatamente,in quanto ne loro ne le loro cavalcature avrebbero fatto molta strada e avrebbero speso troppe energie e perciò si fermarono,in cerca di un po' di tregua da quella arsura così feroce.  
“Oggi fa un po' troppo caldo per  continuare a viaggiare. Forse oggi ci conviene allestire un campo  qui vicino e domani mattina ripartiamo. Oppure si può convincere Apollo a  farlo salire più in alto nel cielo e allontanare il sole dalla superficie della terra. Tu principessa,hai qualche soluzione a riguardo?”
“Chiese Milziade con la schiena appoggiata con il muro,mentre si toglieva il sudore dalla fronte con il palmo della mano.
“Mi spiace,ma nemmeno un alta sacerdotessa può obbligare il proprio dio a fare quello che vuole lei,sarebbe una violazione dell'ordine naturale delle cose. Figurati io,che quando sono scappata dalla Domus Lucis era poco più di un iniziata ai suoi misteri.”
Disse Lucilla seduta con le gambe incrociate a terra e la testa abbassata,segno che era provata dal clima torrido.
“Ci fosse almeno una foresta da queste parti almeno potremmo ripararci sotto le fronde degli alberi.”,disse Nym seduto,intento ad controllare la corda dell'arco.
“O una galleria sotterranea. Una di quelle usate come ghiacciaie per tenere fresco il cibo.”,disse Gordlack disteso al suolo,rassegnato all'idea di non potersi rinfrescare più di così.
“In un caso o nell'altro,qui si muore di caldo. Nemmeno il vento osa soffiare per timore che anch'esso possa evaporare sotto il sole.” E infine anche Braxus fece il suo commento,anche appoggiato contro il muro e sventolandosi in volto con una mano,nel tentativo di ottenere dell'aria fresca,anche se per breve tempo. Chi di loro portava protezioni di metallo,come Milziade e Gordlack se le dovettero togliere e metterle all'ombra separatamente,in quanto soffocare dentro le loro stesse armature sarebbe stato come fare la fine di un pollo allo spiedo dentro un forno e questo ovviamente,cercarono di evitarlo.
“Briseide non stare sotto il sole. Se poi ti prendi un insolazione che faccio?”,disse Milziade rivolto alla giumenta,che osservando per un attimo il suo cavaliere lo guardò,per poi tornare a ignorarlo,restando in piedi,nello stesso identico punto.
“Giuro che a volte proprio non ti capisco. Fa come ti pare”
E tornò a rilassarsi,sapendo di non poter convincere la sua vecchia compagna di avventure e tornò alla pace che quell'ombra gli poteva offrire. Passò almeno un ora che nessuno di loro facesse niente e nessuno di loro,nemmeno Lucilla,che era la più desiderosa di tornare a viaggiare era così volenterosa di compiere neanche un passo sotto la cocente potenza del suo lucente signore. Forse una pausa poteva anche concedersela. Dopotutto era una principessa,una reale di una nobile dinastia,doveva pur approfittare dei propri privilegi,pensò lei scherzosamente. Ad un certo punto,quando tutti e cinque stavano per appisolarsi all'ombra del granaio,videro comparire,poco alla volta,una figura assai bizzarra in mezzo alla strada. Era un uomo,basso,dal petto piccolo e la pancia gonfia. Aveva la testa rotonda quasi come un pallone e un naso appuntito. Indossava solo un cappello di paglia a tesa larga e una semplice veste di semplice stoffa grezza marrone chiara e gli arrivava fino a metà coscia e ai piedi portava delle solae,dei semplici sandali di cuoio. Trascinava un piccolo carretto,tanto piccolo da arrivargli ai polpacci,quasi un giocattolo,che trascinava per mezzo di un corda lacera e rovinata. Si guardò attorno,come in cerca di qualcosa o di qualcuno,girando prima in una direzione e poi in un altra,ma tenendo le braccia strette al corpo. Nevia osservò lo strano ometto e gli parve spaesato e in qualche modo confuso.
“Perché quell'uomo e sotto il sole? Finirà per prendere un insolazione.”,disse la ragazza con cuore tenero.”
“Non è un nostro problema, prima si toglie da sotto il sole,prima potrà stare meglio. In ogni caso la cosa non ci riguarda.”, disse Milziade disinteressato della sorte del poveretto.
Ma Lucilla non lo stette ad ascoltare e senza dire nulla si alzò e uscì dall'ombra,dirigendosi verso l'ometto sotto il sole. Tutti,tranne il mercenario,volevano chiamarla a se e per istinto stavano per chiamarla con il suo titolo di principessa,ma non potevano permettersi di essere scoperti e perciò la cosa migliore che riuscirono a fare era stare muti e tenere pronte le armi,nel caso fosse stato necessario un rapido intervento.
“Mi scusi buon uomo,si è perso?”
L'ometto sembrava troppo distratto per dare attenzione alla ragazza e continuò a guardare in giro.
“Scusi,signore,mi sente?”
“Allora vediamo,doveva essere qui da qualche parte. Dunque,dovevo girare a destra due villaggi fa,poi dritto fino...o forse dovevo girare a sinistra e poi dritto...no prima a destra,poi svoltare a sinistra e infine dritto...però si nasconde così bene in mezzo ai campi...
“SIGNORE.”
Lucilla dovette alzare la voce per farsi sentire,al punto che urlò,facendo trasalire il buffo personaggio,che quasi balzo sul posto per lo spavento. Si accorse del pessimo comportamento che aveva tenuto nei confronti dell'individuo e pur non urlando con rabbia o indignazione si dispiacque per quello che fece,sapendo che una principessa e, in particolar modo una sacerdotessa non si sarebbe dovuta comportare in quella maniera.
“Le chiedo scusa signore per il mio comportamento,ma un attimo fa lo vista bloccarsi in questo punto e mi parso le servisse aiuto. Ho temuto che con questo caldo potesse prendersi un insolazione.”
“Come? Oh no,io con me ho Palea e lui mi protegge dal sole,vedi?”
L'uomo indicò con un dito il capello di paglia e poi se lo tolse,mostrando una capoccia calva e due occhietti,piccoli e innocenti,quasi fossero quelli di un ragazzino. Ora che lo vedeva bene,si comportava in maniera strana,non sapendo però dire se fosse un comportamento voluto oppure la conseguenza di qualche stranezza,ma non percependo alcun senso di pericolo provenire da lui non si allarmò.
“Si lo vedo...mi pare che stesse cercando qualcosa,o qualcuno. Forse posso aiutarla in qualche modo.”
“Oh ti ringrazio gentile ragazza,sono certo che tu lo abbia visto.”
“Di chi parlate?”
“Dello spirito del grano? E cosa sarebbe di preciso?”
“Lo spirito del grano è lo spirito del grano. Se lo vedi lo vedi e se non lo vedi non lo vedi. Lui è fatto così.”
“Capisco...”,disse Lucilla cominciando a pensare che il piccolo uomo non avesse le idee molto chiare,forse per colpa del caldo soffocante,ma sentiva che non c'era alcuna cattiveria nelle sue intenzioni e lasciarlo li in preda dell'afa sarebbe stata una cosa crudele e decise di giocare,con nobili intenti,con la sua condizione.
“Senta,le andrebbe di sedersi all'ombra con me e i miei compagni di viaggio? Sono certa che se si riposerà un attimo, e se saprà aspettare,lo troverà di sicuro. Venga.”
“Grazie,sei così gentile.”
Lei gli fece cenno con la mano di seguirlo e lui le stette dietro,portandosi dietro quel piccolo carretto di legno,con le rotelle che cigolavano ad ogni giro compiuto. I quattro accompagnatori non seppero cosa pensare di quella situazione,pronti com'erano all'azione e con armi alla mano si erano aspettati,giustamente,che potesse succedere qualcosa alla ragazza e che l'uomo in realtà la stesse raggirando,approfittando così del suo tenero cuore di fanciulla.
“Ecco siediti qui,vicino a me.”
“Grazie. Si,qui si sta proprio bene.”
L'uomo si sedette a terra vicino alla ragazza a gambe larghe,così,come fanno i bambini,mentre ancora con la mano,stringeva la corda del carretto,che sembrava custodire quasi con gelosia.
“Scusi,posso sapere perché si porta dietro quel carretto? Forse stava trasportando qualcosa prima?”
“Si,lo spirito del grano è un vero giocherellone,gli piace saltare in mezzo ai campi,a nascondersi in mezzo alle spighe e a volte gli piace fare i dispetti ai contadini quando seminano il grano,oppure quando lo mietono. Tra poco  sarà la festa del raccolto e non puoi immaginare quante né combinerà. Però, a forza di giocare in mezzo alle messi lo spirito si stanca e io mi offro di dargli un posto dove riposarsi e allo stesso tempo di postarsi. Gli piace tanto il mio carro e io lo porto sempre con me.”
“Dev'essere dura stare dietro ad uno spirito che scorrazza dove gli pare e piace.”
“Eh si,però io lo so perché fa così. Lo fa perché lui controlla che il grano cresca bene e rigoglioso,così che si possa mietere e dare da mangiare a tutti. Il grano è una cosa buona e tutti ne devono godere. Posso chiederti come ti chiami?”
“Ah si certo...io...”
Lucilla non poteva rivelargli il suo vero nome e già i suoi compagni la guardavano preoccupati. Ma non se la sentiva di lasciarlo sulle spine e così gli disse il primo nome che gli venisse in mente.
“Galla. Mi chiamo Galla. E lei invece?”
“Popilio. Tutti mi chiamano Popilio.”
“Bene Popilio. E un piacere averla incontrata.”
“Anche per me,sei una brava ragazza,mi piaci. Senti,tu e i tuoi amici non avete un posto dove stare vero?”,disse lui mostrandole un sorriso infantile.
“Che occhio lungo amico,come mai tutto questo interesse per noi?”,intervenne Milziade nella conversazione con tono ironico. Ma Popilio non sembrò influenzato dal tono del mercenario e perciò continuò a parlare come se nulla fosse successo.
“Beh,ultimamente da queste parti si sono viste delle persone cattive.”
“Persone cattive? Di chi parla?”,tornò a parlare Lucilla.
“Persone cattive. Li ho visti ogni tanto aggirarsi da queste parti mentre cercavo lo spirito del grano. E gente cattiva,non ben vista dai contadini. Picchiano i contadini,rubano il grano,poi se ne vanno e poi ritornano. Allo spirito del grano non piace questa gente. Ma loro quando mi vedono mi lasciano stare,mi ignorano,come fa la gente che abita qui. Dicono che la mia testa non è apposto e per questo la gente mi lascia cercare lo spirito del grano in pace. Però la mia testa sta bene e quindi gli altri che non capiscono niente. Lo dice sempre Clara.”
“Clara?”
“Si,Clara è una sacerdotessa di Cerere e gestisce il tempio di tutte le comunità della zona. Lei è buona e mi permette di dormire nel fienile,visto che io una casa non c'è l'ho. Se volete potete passare la notte li e a noi non dispiace avere delle persone da ospitare.”
“Per dormire anche noi sul fieno?...”,intervenne nuovamente Milziade con tono ironico, “Non vorremmo privarti dei tuoi comodi agi o nobile sign...”
Ma non terminò la frase che un dito della ragazza gli sfiorò la mano e un improvvisa e rovente scottatura lo fece sobbalzare,facendogli scattare la mano e portandosela al petto,mentre con l'altra massaggiava il punto ustionato dal potere della ragazza.
“Accettiamo con piacere,vero?”,disse lei rivolgendosi al resto del gruppo,ma puntando il suo sguardo in particolar modo verso Milziade,osservandolo con sguardo deciso.
“Vero?”
“Ma certo..Galla...sarebbe una vera scortesia rifiutare una simile generosità.”
“Eccellente,andiamo subito,così potrò farvi conoscere Clara e avvertirla del vostro soggiorno.”
L'omino,preso dalla foga della contentezza si alzò sgraziatamente e si allontanò.
“Aspetti buon uomo...”,intervenne Nym, “potrebbe aspettarci solo cinque minuti? C'è una cosa della quale dobbiamo parlare tra di noi. Non ci metteremo molto.”
“Va bene. Vi aspetto qui vicino.”
E così facendo Popilio si allontanò dalla vista del gruppo,che a quale punto,Milziade,Gordlack,Nym e Braxus iniziarono a voltare lo sguardo verso Lucilla,guardandola in maniera ammonitrice.
“Che cosa c'è? Perché mi guardate così?”,chiese Lucilla preoccupata.
“Cosa c'è? Ah non lo so,diccelo tu...Galla. Perché hai detto di si a quell'uomo?”,l'ammonì Milziade mentre ancora si massaggiava la mano.
“Io ho solo accettato l'ospitalità di quell'uomo e non mi è sembrato giusto rifiutarla. Se questo fosse l'aiuto inviato da un dio non sarebbe giusto rifiutarlo.”
“Peccato che quello li non mi pare sembri sia così divino dato il suo aspetto e a tal proposito,come sai che in realtà non sia una trappola?”
“Odio ammetterlo ma ha ragione...”,parlò Nym con tono calmo e controllato, “Dare confidenza agli sconosciuti non è una mossa molto saggia principessa. Abbiamo già un imperatore che può mandarci contro intere legioni se solo volesse e ora anche un forza d'invasione di tribù barbare che non sappiamo come,sanno del viaggio che stiamo compiendo. Maestà, arrivati a questo punto c'è da chiedersi quanti altri sono che sanno di noi e quando li incontreremo,se mai dovessimo incontrarli e quell'uomo,mia signora,potrebbe essere uno di loro. Non possiamo permetterci simili errori. Non con quello che c'è in ballo.”
Lucilla stette a sentire con attenzione le parole che l'elfo gli aveva rivolto e nell'ascoltarlo adesso si sentiva in colpa e anche un po' stupida. Abbassò la testa pentita di non aver pensato alle conseguenze della sua ingenuità,colpevole di rischiare veramente di essere finita in trappola di un probabile nemico. Come aveva fatto a non pensarci? L'eccessiva bontà del suo tenero cuore non gli aveva mostrato il probabili pericoli che adesso rischiava di correre,esponendosi a un probabile nemico e adesso si era esposta,mettendo in pericolo lei e gli altri membri del gruppo.
“Mi dispiace. Non volevo mettervi nei guai. E solo che vederlo così mi ha tenerezza ed io non sono riuscita a resistere. Vi chiedo scusa.”
Nessuno nel gruppo volle replicare quella tenera affermazione,anche se Milziade voleva continuare a farle la ramanzina,ma gli altri tre sarebbero intervenuti per proteggerla dalle sue accuse e quindi non continuò.
“Adesso che facciamo? Riusciamo a togliercelo dai piedi?”,chiese Braxus preoccupato per la situazione.
“No, a questo punto ci tocca seguirlo e nel bene o nel male vedremo l'esito di incontro. Per ora accettiamo la sua offerta,mal che vada saremo nuovamente pronti a combattere. Meglio non farlo aspettare.”
E fu Nym a chiudere la faccenda sul da farsi con Popilio e uscirono tutti dal vicolo in ombra,per affrontare un altra marcia sotto la cocente stella del giorno. Quel pomeriggio Apollo,non sembrava voler allentare il suo potere su quella parte dell'impero. Usciti dal villaggio,sapevano che avrebbero dovuto seguire i passi del piccolo uomo e non volendo pesare sui fedeli equini già accaldati decisero di non salirci sopra e che li avrebbero condotti per le briglie e ciò li avrebbe alleggeriti del loro peso,ma la calura pareva davvero insopportabile e dovettero restare leggeri,lasciando le i pezzi delle armature più pesanti legate ai cavalli e sole le armi potevano essere portate senza troppa fatica. Camminavano ormai da diverso tempo,forse venti-trenta minuti,il caldo era così soffocante che ormai il sudore scendeva come rivoli di una sorgente naturale e l'intero gruppo soffriva sotto l'astro diurno nemmeno fossero stati a contatto diretto con la fucina di Vulcano in persona. Popilio invece stava bene, o almeno così pareva,non dava segni di stanchezza e l'afa non sembrava avere effetto sul suo corpo,mentre trascinava il carretto vuoto come un bambino porta con se il suo giocattolo preferito,trascinandolo con inerzia per la sottile cordicella guardando avanti per la strada,senza distogliere lo sguardo davanti a se.
“Non c'è la faccio più, ho sete,rischio un colpo di calore e tra poco userò quel carretto per farmi portare da quel matto. Se non vedo dell'acqua entro i prossimi cinque minuti giuro che svengo e muoio.” disse Gordlack con passo ciondolante e trascinava il martello,troppo stanco per impugnarlo correttamente.
“Addio Gordlack. E stato bello finché è durato,ma adesso dobbiamo separarci. Muori in pace e non ostruire la strada. Sei troppo pesante da sollevare e daresti solo fastidio” Replicò Nym sarcastico,mentre cercava di darsi un contegno,ma doveva anche lui sopportare a fatica quell'arsura,mentre tentava di resistere con tutte le sue forze al calore che investiva brutalmente la grazia del suo fisico elfico.
“Eccola,laggiù,siamo arrivati.”
Tutto il gruppo osservò Popilio,che a sua volta stava indicando un edificio in lontananza. Dall'aspetto pareva un grande edificio di legno. Una specie stalla o un granaio,non sapevano dirlo con certezza,ma nonostante l'aspetto rustico era di notevoli dimensioni. Popilio da parte sua iniziò a correre trascinandosi il carretto al meglio delle sue capacità,mentre loro,accaldati,sudati e assetati,non si capacitavano di come quel buffo personaggio non solo aveva energia che sprizzava da tutti i pori,ma era come se non si fosse mai stancato. Vederlo scattare in quella maniera li stancava ancora di più.
“Bene gente,adesso sappiamo dove vive questo lunatico. Andiamo a scoprire se ha dell'acqua potabile. Francamente mi serve un bagno.”,disse Milziade mentre si umettava con la lingua le labbra riarse.
“E perché noi no?”,rispose Braxus mentre si copriva gli occhi dalla luce con una mano posta contro la fronte.
“Io ho bisogno di acqua,non mi importa se è putrida,ho bisogno di bere.” disse la sua il nano ormai moribondo.
Vedendo ormai il luogo nella quale si sarebbero dovuti dirigere si pensò per un attimo di usare i cavalli per raggiungerlo. Ma stancarli ulteriormente per una meta così vicina,nonostante la fatica dell'alta temperatura di quel pomeriggio si resero conto che stancare gli animali non sarebbe stata una buona idea,poiché già con il peso delle loro cose che si portavano dietro era affidato alla loro capacità di carico non ebbero cuore di stancarli più del dovuto,visto che anche i tre equini soffrivano al pari loro,se non più con tutto peso che avevano addosso. Quindi si misero il cuore in pace e decisero di fare anche quell'ultimo tratto a piedi e peggio ancora,adesso la strada si faceva in salita. Giunsero alla fine di quella che parve una larga collina,circondata da campi di grano e l'intera area era priva della ben che minima presenza di vegetazione,per tanto non solo dovettero farsela in salita,ma senza la ben che minima copertura dal sole e quindi il doppio della fatica. Una volta arrivati in cima,notarono con maggior precisione cosa fosse quel grande edificio di legno che videro dalla strada. La struttura era si un granaio,o meglio, né aveva l'aspetto. Era molto simile a quello presente nel villaggio appena lasciato,ma le sue dimensioni erano più quelle di un grande edificio pubblico,come un anfiteatro oppure le terme di una piccola città,ma l'architettura stessa dell'edificio presentava delle incongruenze per essere un semplice magazzino per i cereali. La struttura consisteva in un grande edificio di legno,sostenuto però da numerose e larghe colonne di legno di legno,tanto che ad una vista più attenta si sarebbe potuto dire che i sostegni della struttura erano veri e propri tronchi,sagomati e dipinte appositamente di marrone scuro per integrarsi al meglio con il resto della costruzione. Si potevano vedere una decina di uomini,andare avanti e indietro, a scaricare grandi sacchi da alcuni carri e portarli dentro l'edificio,passando attraverso una larga entrata,con un architrave,sostenuta da due colonne nella quale erano state dipinte due grosse spighe di grano maturo e sopra sull'architrave,l'intaglio raffigurante una donna dal capo velato,intenta a stringere tra le braccia una fascina di grano,legata da un nastro. Lucilla aveva capito dov'erano giunti,la raffigurazione della donna ai suoi occhi era una figura molto nota nella religione noviana.
“Cerere. Non è un semplice granaio,questo è un tempio dedicato a Cerere. Ed anche abbastanza importante a giudicare dalle dimensioni.”,disse Lucilla con tono meravigliato.
“Per essere corretti signorina...”,disse uno degli uomini che stava trasportando un sacco di grano su di una spalla,un umano dalla fisico robusto e la pelle abbronzata,tipica dei contadini,che lavoravano molto tempo sotto il sole. Aveva una folta e disordinata chioma nera,occhi marroni,una folta barba e una semplice veste sgualcita, “Questo tempio fu edificato dalla nostre gente circa trecentosette anni fa,quando coloni proveniente da terre più a sud cercarono fortuna tra questi campi per costruire delle nuove comunità e quando videro tutti questi campi di grano credettero che fosse un dono di Cerere per i nuovi arrivati e costruirono qui,su questa collina,un tempio degno della patrona di tutte le messi ed infondo ci crediamo anche noi. Anche voi siete viaggiatori?”
“Si. Siamo giunti fin qui seguendo un uomo,forse la visto. E piccolo e si trascina dietro un carretto vuoto,lo so sembra strano.”
“Popilio? Lo visto passare qualche attimo fa e andava di corsa dentro il tempio. Probabilmente è andato da Clara,forse oggi avrà visto lo spirito del grano. Buon anima quell'uomo,ma la sua testa non funziona come dovrebbe,però lui qui e di casa. Oh che sbadato,non mi sono presentato,sono Florio,lavoro nel tempio e accolgo i visitatori e i viaggiatori,oltre che aiutare a riempire il magazzino del tempio. Abbiamo delle camere libere e anche dei bagni se volete darvi una sciacquata...e a giudicare da questo caldo vi farebbe un gran bene.”
“Saremo ben lieti di fermarci per la notte e...” Ma Lucilla non finì di parlare che vide con la coda dell'occhio un nano correre all'impazzata,con un maglio stretto nel pugno correre dentro il tempio. Cosa che lasciò tutti spiazzati.
“ACQUA,ACQUA,TOGLIETEVI,STO MORENDO DI SETE.”
Era Gordlack,così accaldo e stanco che ormai,ha sentire la parola bagno,non ci aveva pensato due volte e si era lanciato a tutta velocità,scattando con le piccole gambette che si trovava a cercare un po' d'acqua.
“Lui è con noi. Ma faremo finta di non conoscerlo per almeno qualche ora,o tutta la notte se ci è possibile. Dove possiamo lasciare i cavalli?”,disse Milziade con noncuranza dopo aver fatto dell'ironia sul nano.
“Si,ecco...non abbiamo una stalla nel vero senso della parola,visto che la maggior parte dei viandanti sono contadini e fattori della zona,ma abbiamo un pagliaio ed è abbastanza grande per tenere i vostri animali. Sempre se non è un problema.”
“Aspetta chiedo.”
Milziade si girò verso il muso della giumenta.
“Che ne dici,a te sta bene?”
La cavalla in tutta risposta gli nitrì in faccia.
“Si a lei sta bene.”
“Bene...se non vi di spiace potete lasciarmi i cavalli e nel frattempo potete rivolgervi alla sacerdotessa. Sarà ben lieta di darvi un alloggio.”
Floro passò per tutte e tre le cavalcature e se le portò dietro,diretto chissà dove,mentre percorreva tutto il giro del tempio.
“Bene. Andiamo a recuperare Gordlack,prima di vederlo affogare nel primo secchio per i pavimenti che trova.”
Disse Nym con tono rassegnato,conoscendo il vecchio compagno dalla corta statura,oltre che di pazienza e prendendo l'esempio dell'arciere si diressero tutti all'interno del tempio. Passata l'entrata recante l'effigie della dea,si trovarono subito nell'area dedicata al culto di Cerere. L'ambiente mostrava una lunga ed alta sala centrale,dove i fedeli e alcune giovane ancelle erano intente a pregare, i primi e a  officiare i riti,le seconde,benedicendo le numerose spighe di grano ammucchiate sull'altare e poste dentro cesti di vimini,insieme ad altre offerte,come grosse forme di pane di farina di grano,ma anche di segale,farro,orzo e con gli stessi cerali,erano presenti anche numerose focacce,secche,morbide e alcune bagnate con olio d'oliva. La sala in se invece,dal punto di vista architettonico era stato costruita con un tipo di legno molto resistente,quercia o faggio,di una lavorazione semplice,ma adatta ad una popolazione di ceto basso come lo erano i contadini e gli allevatori e sui muri erano stati attaccati,per mezzo di corde o chiodi,numerosi attrezzi agricoli,come falcetti,roncole,zappe e c'era anche una ruota di pietra appartenente ad una macina per la farina. Un offerta curiosa per Lucilla,seppure ovvia,per una dea legata alle coltivazioni e anche tutto ciò che riguardava i cerali in generale.
“Bisogna riconoscerlo,per essere un tempio somigliante ad una stalla ha il suo fascino. Rustico,ma ha comunque fascino.”,Disse Braxus guardando osservando l'area principale dell'edificio.
“Già è dire che questo posto è stato costruito con materiali piuttosto comuni. Ha dell'incredibile come gente abituata al lavoro nei campi abbia eretto qualcosa di così bello e al contempo umile. La fede nell'animo dei devoti è in grado di fare cose magnifiche.”,disse Lucilla contemplando la struttura
“Mentre la fede nell'animo degli stupidi bastardi gli fa compiere atti della peggior specie.”,disse il mercenario non curante del luogo in cui si trovava.
Lucilla a sentire quelle parole si indignò e diede un occhiataccia a Milziade,fulminandolo con lo sguardo. Lui d'altro canto non sembrò meravigliarsi della cosa e restò passivamente piatto a quella reazione molto poco regale.
“Cerca di vederla dal mio punto di vista. Tu puoi contare sui poteri concessi da un dio è questa non è una cosa comune. Le canaglie prezzolate come me devono ingegnarsi su come arrivare al giorno dopo senza contare sull'aiuto di nessuno e c'è l'ho sempre fatta. Quindi non stupirti se questo posto non mi rende un anima pia. Non ricordo di aver mai avuto un dio, o una dea,al mio fianco.”
Lo sguardo di Milziade non sembrava né arrabbiato né tanto meno provocatorio,ma qualcosa nella sua voce tradiva un certo cinismo,come a voler lanciare una sfida verso le convinzioni più profonde della ragazza che gli stava di fronte,sottolineando con il tono di voce,una certa ostilità quello che per lei era realtà,presente e concreta, e per lui,solo un concetto astratto,tanto indefinibile quanto incalcolabile. Due persone completamente opposte riguardo allo stesso argomento.
“Forse hai ragione,ma questo non vuol dire che non esistano o non ti tengano in considerazione e dovresti essere più rispettoso verso di loro. Meglio avere un dio che ti ignora che uno che ti punisce. Forse sanno essere ben più feroci di quello che raccontano nei miti e io spero,con tutto il cuore,che tu non lo venga mai a sapere,tanto quanto non voglio saperlo io.”
Finirono di confrontarsi sullo stesso tema e quando terminarono le parole si accorsero che nella loro direzione si stava avvicinando una figura già a loro nota. Era Popilio che zampettava felice verso di loro,ma stavolta senza il carretto di legno e accanto a lui vi era una donna. La figura femminile era un umana,anziana,ma ancora in forze e il suo fisico presentava ancora i segni di una buona salute. Portava una lunga chioma raccolta in una coda di cavallo che gli si appoggiava su di una spalla e poi scendeva vicino al seno. Gli occhi erano di un blu acceso e sulla pelle ben poche rughe solcavano il volto gioviale. Indossava una lunga veste di bianco cotone,ornata da una striscia verde che percorreva il contorno dell'abito,che gli scendeva fino alle caviglie e gli copriva le braccia fino ai polsi,lasciandogli scoperte le mani. Sopratutto sulla parte frontale della veste era presente un elaborato disegno,composto da una serie di spighe di grano,dorate,ritte e cariche di semi. La donna si avvicinò ai quattro mostrandosi ben disposta verso di loro,anche perché sul volto era stampato un sorriso smagliante.
“Voi dovete essere i viaggiatori che Popilio ha condotto fin qui,vero?”,chiese lei con tono accomodante.
“Si signora,lei chi sarebbe?”,chiese Nym con tono garbato.
“Sono Clara,sacerdotessa di Cerere presso questo santuario, la casa dello spirito del grano. Siate i benvenuti e riposate le vostre stanche membra. I miei trasportatori stanno portando i vostri averi verso le vostre stanze.”
“Le siamo grati per l'ospitalità che ci sta offrendo signora. Lasceremo una piccola donazione per il disturbo.”
“Nessun disturbo,siamo lieti di ospitare dei viaggiatori stanchi e offrirvi del pane fresco,così da poter riprendere il viaggio.”
“Scusi signora...”,disse Lucilla con tono incuriosito, “Prima ha chiamato il tempio la casa dello spirito del grano, prima anche Popilio ha accennato a qualcosa di simile,cosa sarebbe?.”
“Ah capisco,immagino che lo abbiate trovato a gironzolare sperduto in cerca di qualcosa giusto?...”
La donna si girò verso l'ometto e lo guardò con espressione ammonitrice,ma non severa, “Popilio,quante volte ti ho detto di non andare in giro alla ricerca dello spirito del grano? Lo sai che ultimamente girano i banditi in questa zona e poi, adesso fa troppo caldo è se ti succedesse qualcosa? E pericoloso.”
“Lo so,ma io lo so che lo spirito del grano gira sempre da queste parti è se mi succedesse qualcosa lui interverrà ad  aiutarmi. Io lo so,lui è buon con me ed è giusto che io lo aiuti come posso.”
“Va bene,ma la prossima volta sta più attento. Ora va a riposarti che più tardi si mangia.”
Tutto felice,Popilio si allontanò a gran velocità superando i presenti,scattando,come avrebbe fatto un bambino. Nel vederlo allontanarsi il viso di Clara,ora sembrava incupirsi e divenire più cupo e triste. Lucilla notò la cosa e volle chiederle il perché di quell'espressione,ma non fece in tempo,perché un nano di loro conoscenza,comparve all'improvviso,completamente zuppo d'acqua,con gli abiti fradici e stretto ancora a se il suo fedele maglio.
“Dovreste provare i bagni che hanno qui,per essere una gigantesca stalla non sono certo messi male in quanto a servizi.”,disse Gordlack tutto contento,mentre si strizzava la folta barba gocciolante.
“Vedo che ti sei dato alla pazza gioia piccolo uomo. Sicuro di non aver rischiato l'annegamento?”, disse Milziade intento a volerlo prendere in giro.
“Seriamente Gordlack si può sapere che ti è preso? Ti sei lanciato come un matto e poi sei completamente sparito.”, parlò Braxus confuso sulla scena che Gordlack aveva fatto una decina di minuti prima.
“Ah voi creature alte non potete capire. Nani e gnomi hanno problemi quando si tratta di disidratazione lo sapevi? Siamo piccoli e quindi questo ci impedisce di tenere tanti liquidi all'interno del corpo e dobbiamo bere più frequentemente di altre creature.”
“ E per quanto riguarda gli alcolici invece? Anche quello riguarda il problema della disidratazione?”
“In parte,soprattutto per noi nani. Gli alcolici in generale sono più igenici dell'acqua e quindi per noi e più una questione di salute...inoltre sono anche buoni.”
“Signori,vedo che conoscete questo nano bisogno di un po' d'acqua.”
“Si,ci spiace se ha creato problemi.”,disse Nym vergognandosi al posto del nano.
“Io non creo problemi,semmai rendo le conoscenze più interessanti.”,si difese il nano con tono deciso.
“Ma no non fa niente,siamo sempre disposti a offrire aiuto ad un viaggiatore stanco o assetato...anche se devo ammettere che quando è entrato mi sono preoccupata un po' del suo stato. Si è precipitato qui dentro come una furia e quando Popilio mi ha detto che era stato lui a condurlo qui ho capito che aveva bisogno di aiuto. Aveva chiesto dove poteva trovare una vasca e gli ho indicato i bagni. Mai visto nessuno di così' bisognoso di acqua.”, disse Clara divertita,mentre sul suo viso si formava nuovamente un espressione distesa e rilassata.  
“Il vostro amico non è di certo il peggior individuo che sia passato da queste parti,anzi è un bene che sia giunto fin qui,proprio come voi,in questo luogo. Ora se volte scusarmi mi devo occupare di alcune cose,ma voi accomodatevi pure e prendete una stanza. Ci vediamo a cena.”
E Clara si allontanò lasciando il gruppo alle prese con le propria sistemazione.
“Avete sentito? Non sono il peggior individuo passato da queste parti.”,disse Gordlack tronfio per quell'affermazione.
“E sono certo che non sei nemmeno tra i migliori.”,disse Nym al nano,con tono accusatorio.

Passarono altre quattro ore. Il sole stava calando sulle colline,mentre il cielo si colorava poco a poco da un intenso arancione ad un violetto pallido pallido,segno che la sera si stava facendo più scura. Lucilla se ne stava da sola nella camera che aveva scelto,con una finestra che dava su due colline che nel mezzo davano spazio per far passare la dorata luce di Apollo,mentre la ragazza,immaginava che il dio alla quale era devota stesse passando con il suo carro e lo stesse portando a riposare,li,dove solo gli olimpi poteva dimorare. In realtà sapeva che il suo mondo,Orbis per l'appunto,era una sfera e che molto probabilmente il sole faceva un giro completo del mondo,ma aveva il vizio di far volare l'immaginazione e spesso si ritrovava a fantasticare su cose che riteneva belle e sorprendenti,forse inutili,ma era un suo piacere personale,il suo vizietto privato. Ma quel pomeriggio vide qualcosa che l'aveva colpita al cuore. Quel buffo ometto,Popilio, era parso nel suo campo visivo come qualcuno che avesse bisogno di aiuto,lo aveva visto indifeso,piccolo e debole, in cuor suo sentiva di dover fare qualcosa. Eppure ora che ci pensava non aveva dato segni di aver bisogno di aiuto,era un piccolo uomo che si portava dietro un carretto vuoto e per quanto potesse bizzarro,non era una cosa stranissima,o almeno non troppo fuori dalla norma.  Ma allora perché sentiva pietà per lui? Perché mai sentiva il bisogno di aiutarlo? Cosa attirava la sua attenzione verso di lui? Non sapeva darsi una risposta. Gli altri gli avevano detto che era stata una sciocca a fidarsi così ciecamente di uno sconosciuto,eppure qualcosa in lei gli diceva che aveva fatto la cosa giusta a seguirlo fin li. Stava alla finestra,con i gomiti appoggiati alla finestra,da dove poteva vedere,sotto di lei,gli uomini intenti a ritirarsi per la sera,dopo la giornata di lavoro. Molti entravano nel tempio,mentre altri si allontanavano scendendo per la collina e imboccando la discesa che li avrebbe riportati sulla strada principale. Sentì bussare alla porta.
“Chi è?”,rispose lei tranquilla.
“Sono Braxus,stiamo andando a cenare.”
“Cinque minuti e arrivo.”
Lucilla si mosse verso il letto,dove trovò il libro che gli aveva dato il mago e che fino a mezz'ora fa stava leggendo in cerca di informazioni. Lo prese e lo rimise tra le sue cose,che erano state portate su dai lavoratori presenti al tempio nel pomeriggio,facendo lo stesso anche con l'attrezzatura dei loro compagni. Controllò che tutto fosse a posto,aprì la porta ed uscì in corridoio. Ci mise poco tempo a giungere nella zona delle cucine,passando prima per i bagni,dove tutto il gruppo, a turno si fece un bagno per togliersi il sudore e lo sporco che due giorni di viaggio,da quando avevano lasciato Cherunensis,che si erano trovati addosso,dovendo dormire all'agghiaccio e sopportando quell'afa che colpiva la provincia dell'Arborigie. Si ritrovò nella sala principale,dove alcuni viaggiatori e anche alcune officianti del tempio,erano intenti a cenare. Vide qualcuno seduto ai tavoli in lontananza alzare un braccio per farsi notare da lei,era Milziade,che gli fece segno di raggiungerli e poco dopo,districandosi tra i tavoli la ragazza era tornata in mezzo ai suoi protettori.
“Vi siete riposati?”,chiese Lucilla con genuino interesse.
“Beh bambina mia,dopo essermi fatto un bagno e aver bevuto più acqua di quanto avrebbe fatto un bue,sono andato nelle mia stanza e mi sono addormentato. Mai stato così bene da quando abbiamo lasciato Cher....quel posto li insomma.”,disse Gordlack evitando di voler rivelare il nome dell'avamposto di confine,nel timore che qualcuno potesse averli seguiti fin li.
“In ogni caso abbiamo potuto tirare un po' il fiato per un paio di giorni senza che ci attaccassero. Dovremmo prendere in considerazione l'idea di fermarci più spesso in luoghi che possiamo considerare sicuri e,quando possiamo,percorrere le strade principali solo in punti che possiamo ritenere sicuri per poter agevolare il nostro viaggio.”,disse Milziade mentre tamburellava le dita sul tavolo in attesa che arrivasse da mangiare.
“Non saprei,essendo un piccolo gruppo potremmo spostarci  anche solo per strade secondarie. Il nostro viaggio sarebbe più lungo,ma almeno avremmo la possibilità di viaggiare con minori probabilità di essere riconosciuti ed evitare così altri eventuali personaggi che sanno dei nostri spostamenti.”,disse Nym replicando con tono piatto le parole del mercenario.
“E qui ti sbagli caro il mio biondino. L'uomo che ci ha teso l'imboscata nelle stalle e lo stesso che ci ha attaccato in quel villaggio abbandonato e approfittava proprio di luoghi stretti oppure isolati per attaccare e chiaro che sapeva chi siamo,o meglio,chi siete voi. Per non parlare poi di quel gigante d'uomo,stanchi e affaticati com'eravamo avremmo faticato a combattere anche con lui,ma fortunatamente si è ritirato.”
“Però sapeva del Demiurgo.”
“Proprio come l'altro maledetto mezzelfo. E chiaro che ci sono troppi poteri in gioco in questa storia per potersi definire una semplice casualità. In ogni caso dovremmo stabilire un percorso ben preciso e cambiare strada solo quando necessario. Possibilmente uno che attraversi anche delle città importanti. Necessitiamo di rifornimenti e le nostre scorte non dureranno per sempre. Raggio di sole ,hai già in mente un idea della nostra prossima destinazione?”
“Beh,se devo essere sincera non ho un percorso ben preciso. Ho studiato la mappa e molte delle strade percorribili sono probabili punti che potremmo  attraversare. Sia la tua proposta che quella di Nym sono entrambe fattibili. Ma se fossi io a decidere,in questo caso potremmo raggiungere Clotovis.”
“Clotovis? Non ci sono mai stato,ma ho sentito dire che è una splendida città. Dicono che li ci siano delle sorgenti termali che alimentano delle grandi terme. Mi piacerebbe passarci se possibile e poi,un giorno di riposo non ci farà male...anche due.”, disse Braxus stiracchiandosi le braccia verso l'alto,come di chi sia ripreso da una pennichella pomeridiana.
“Ehi ragazzo,non siamo mica in vacanza,abbiamo un compito da svolgere e se non te ne sei reso conto più tempo passa più rischiamo di fallire miseramente. Non devi alloggiarti sugli allori,così rischi solo di rammollirti.”,intervenne Gordlack serio.
“E va bene rilassati,stavo solo scherzando...quasi.”
Lucilla a sentire Braxus e la sua risposta gli scappò un sorriso,quasi si mise a ridere.
“Beh in effetti non sarebbe male,ma anche se dovremmo passare di li,credo che non ci resterebbe molto tempo da impiegare per le frivolezze. Però di tanto in tanto un po' di riposo non guasterebbe. Proprio come adesso.”
Ci volle ancora qualche minuto di attesa ed infine arrivò la cena,portata da due giovani novizie del tempio. Pane e focacce secche,accompagnate da alcuni formaggi di capra e olive e da bere solo dell'acqua. Un pasto frugale,buono,seppur non eccezionale. Mangiavano tranquillamente senza fare battute,senza parlare della missione,del viaggio o di quello che sarebbe successo il giorno dopo. Nulla di nuovo e nulla di che solo un po' di pace e di tranquillità. Un bene raro per il loro gruppo. La sera proseguì tranquilla e così anche il resto della serata e  finito di mangiare si pensò bene di voler godere della serata,ormai scura e con le stelle che brillavano in cielo, andando fuori e godere un po' di quella pace,breve,ma preziosa,perché il giorno dopo sarebbero ripartiti. Uscirono dal tempio e con tutta calma decisero di godere della quiete notte che si prospettava. Ma neanche il tempo di prendere una boccata d'aria fresca e subito,nella notte,un nitrito nervoso ruppe il sacro silenzio di quel luogo. Aguzzarono la vista e videro in lontananza una serie di piccole luci rosse poste più in alto della normale altezza d'uomo. Cavalli,uomini e cavalli, più in là,vicino all'entrata del santuario.
“E quelli chi sono?”,disse Braxus,ponendosi la domanda ad alta voce.
Nemmeno il tempo di ricevere una risposta che il misterioso gruppo emise un urlo all'unisono e subito dopo,si lanciarono contro di loro all'unisono. Non avevano con loro ne le armi e nemmeno le armature,le une erano state trasportate in camera insieme al resto della loro attrezzatura e le altre,riposte insieme alle prime,credendo che non avrebbero avuto problemi per quella notte. Quanto si erano sbagliati.

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Capitolo 25
*** Il fuoco della rabbia ***


“CORRETE A PRENDERE LE ARMI,ADESSO.”
Urlò Milziade rivolto a tutto il gruppo,mentre i cavalli,con i loro cavalieri. Si misero a correre a perdifiato,superando l'ampio ingresso e trovandosi immediatamente dentro l'area di preghiera e superandola tutta di corsa,cercando di raggiungere le loro camere il più in fretta possibile. Dentro il tempio erano rimasti i fedeli,le giovani iniziate,viaggiatori e contadini e tra di loro c'era chi correva all'impazzata in cerca di un riparo,chi restava nascosto al meglio dietro un angolo,oppure sotto un tavolo,mentre le sacerdotesse invece si riparavano dietro all'altare di Cerere,convinte che la dea dei campi e delle messi le avrebbe protette. Ma i loro inseguitori,senza alcun rispetto per il luogo sacro entrarono con i cavalli  e le fiaccole in mano,che all'improvviso,gettarono contro i sostegni di legno e le semplici stoffe che decoravano la struttura.
“Ma che stanno facendo? Perché dissacrano il tempio della dea?”,chiese sconvolta Lucilla,guardando allo scempio che stavano commettendo i profanatori.
“Lascia perdere,piuttosto,approfittiamo dell'occasione per tornare alle nostre camere,prendere le nostre cose e andarcene,la cosa non ci riguarda.”,disse Milziade cinico e senza alcuna delicatezza.
“Ma non possiamo lasciare che il tempio venga disonorato...è un sacrilegio”
“Si che possiamo,basta tener conto del fatto che non è un nostro problema. Fidati,in molti occasioni questa linea di pensiero funziona.”
Nel mentre della loro discussione,uno dei cavalieri girò il cavallo verso il gruppo e si lanciò alla carica,dopo aver estratto dalla cinta un piccolo martello da lavoro dalla cinta. Quando lo vide Nym si guardò attorno alla ricerca di un oggetto che potesse usare contro il rapido assalitore e poi lo vide,appeso al muro,un falcetto,uno di quelli che si usa per il lavoro nei campi,ora lasciato al tempio come offerta alla dea. Con un velocità degna della sua abilità di arciere fece uno scatto felino verso la parete,che si trovava abbastanza vicino a loro. Lo staccò al volo,diede una rapida occhiata al cavaliere e con un rapido calcolo,dettato più dall'istinto che da un attenta analisi,alzò il braccio piegandolo dietro la testa e poi lanciò la piccola lama ricurva,che roteando a mezz'aria,colpì in pieno volto l'aggressore,con tale forza da penetrare le ossa delle faccia.
“Bel colpo.”,disse Milziade stupito.
“E non è uno dei migliori che abbia mai fatto.”,disse l'elfo quasi assente.
Il corpo cadde a terra e nello stesso istante il cavallo si fermò di colpo,incapace di comprendere cosa fosse successo ed ora,senza più ricevere comando,restò fermo,bloccato sul momento. I compagni dell'aggressore si accorsero dell'accaduto,mentre alimentavano le fiamme o colpivano chi passava accanto a loro.
“D'accordo ragazzi,prendete quello che potete.”,disse Gordlack avvicinandosi al muro più velocemente che poté staccando una vanga dal muro,Braxus un forcone e Nym prese un paio di roncole. Milziade invece dovette accontentarsi di un bastone dal lungo manico di legno,probabilmente appartenuto ad un pastore di ovini oppure ad un coltivatore come appoggio per una pianta rovinata in via di guarigione.
“Ma dai,sul serio?”,disse il mercenario deluso.
“Bambina mia sta dietro di noi.”,disse Gordlack mettendosi davanti a Lucilla,volendole fare da scudo,seguito dagli altri quattro,facendo da barriera tra lei e gli assalitori a cavallo. A vederli bene in quel momento,si accorsero che le loro vesti erano molto diverse da quelle del tipico cittadino imperiale. Vestivano di una camicia di lana e sotto la cinta portavano dei calzoni di colore verde o marroni tenuti in alto per mezzo di una semplice cintura di cuoio grezzo e ai piedi portavano degli stivali. Anche il loro aspetto estetico non era tipico degli imperiali. Alcuni portavano i capelli corti e selvaggi,altri invece li portavano più lunghi,legati in una coda intrecciata che scendeva fino alle spalle ed alcuni di loro portavano sul viso un vistoso paio di grandi baffi.
“Uccidiamoli,nel nome di Sucellos.”,disse uno degli uomini e si lanciarono nuovamente contro il gruppo,gli unici che opponevano resistenza contro la loro opera di distruzione.
Nym decise di ritentare la sorte e lanciò l'ennesimo oggetto che si era trovato in mano contro il primo cavaliere che gli capitò nuovamente. Ma questa volta decise di non mirare all'uomo sulla sella,bensì alla bestia,scagliando la roncola contro una delle zampe anteriori del cavallo,così che la cavalcatura inciampò in avanti,facendo cadere,insieme a lui e al proprio cavaliere,anche altri due cavalli,con i rispettivi padroni. Milziade,Nym e Gordlack notando lo scompiglio che si era creato nella carica avversaria,decisero di approfittare di questa battuta d'arresto nel loro attacco e partirono all'assalto,nel tentativo di spezzare la loro offensiva. Non ebbero pietà quando giunsero di fronte a tre cavalieri e contemporaneamente,i tre attaccarono quasi all'unisono e ognuno,con un colpo ben assestato,fecero cadere tre del gruppo degli assalitori,causando così ulteriore caos nelle fila dei profanatori del tempio. La fiamma che ardeva nel petto degli aggressori si rivelò presto per essere nient'altro che un mero miraggio,illudendosi di non trovare alcuna resistenza e invece,un gruppetto mal armato quanto loro,se non peggio,li stava respingendo dal basso del loro svantaggio numerico,colpendoli come potevano,ma con un rigore e un abilità pari solo a quella dei soldati più disciplinati e loro,con la coda di paglia,stavano subendo il contrattacco di una manciata di uomini. Stavano cadendo come mosche e sole tre di loro era nel centro del combattimento,pur avendo lo svantaggio di usare attrezzi agricoli mal ridotti e arrugginiti si battevano al meglio di tutti loro messi assieme. Altri cadaveri avevano seguito il primo,due,tre,quattro e così via,finché,al sesto morto,si videro costretti a indietreggiare.
“Via,via,andiamo via. Tanto il messaggio e stato recapitato”,disse spaventato uno degli uomini e tutti lo seguirono a ruota,uscendo di fretta dall'ingresso principale. Il tutto si stava risolvendo per il meglio,quando all'improvviso,dalla stessa entrata,comparve Clara,la cui figura fu appena visibile poco oltre la soglia dell'ingresso. Li vide arrivagli contro,i cavalieri dalla coda di paglia e non potendo evitare in alcun modo il loro passaggio,accadde che,inevitabilmente,fu travolta dalla forza del gruppo in fuga,calpestata brutalmente,mentre con la schiena poggiata a terra,gli zoccoli gli passano sul corpo,prendendo la zona del tronco,delle braccia e purtroppo,un paio di colpi li ricevette anche in testa.
“RIDATECI LA NOSTRA SPIGA D'ORO. RIDATE AL DIO DEI CAMPI LO SPIRITO CHE BENEDICE IL NOSTRO POPOLO.”, urlò uno dei cavalieri prima di scomparire insieme ai compagni rimasti tra le colline,illuminate da una pallida luna.
Il gruppo,vista la scena,stava per prestare soccorso all'anziana sacerdotessa,quando delle urla,dall'interno della sala principale si fecero udire nel mezzo della baraonda.
“AL FUOCO,AL FUOCO. IL TEMPIO BRUCIA.”
Le fiamme si fecero sempre più forti e sempre rapide a spargersi,divorando velocemente legno,paglia e tutto ciò che poteva ardere. La gente li presente iniziò ad uscire il più velocemente che poté,attraverso l'ingresso principale,accalcandosi gli uni contro gli altri nella folla disperata.
“CLARA.”,urlò Lucilla nella direzione della donna e preso atto che stava per essere ulteriormente investita dalla fiumana di gente,Il mercenario rivolse velocemente alcune parole verso i compagni di viaggio.
“Va bene,voi recuperate la nostra roba,a lei ci penso io.”
E senza aspettare Milziade fece uno scatto,anche perché privo della pesante armatura,degno di un atleta professionista,anticipando la calca fuori controllo,recuperò la donna con un solo braccio poco prima di spiccare un balzo in avanti tanto forte da costringerlo a rotolare in avanti e a fermare la propria impresa con la mano libera,facendo presa contro il terreno,ritrovandosi,all'aperto,poco fuori dalla struttura. Clara era la tra le sue braccia e a vederla in quel momento le condizioni della donna non erano delle migliori. Respirava a fatica e aveva numerose contusioni in diverse parti del corpo,peggio ancora nelle zone importanti degli organi vitali. Doveva trovare un posto sicuro,lontano dalla calca e dall'edificio che in breve sarebbe stato preda delle fiamme. La prese e la portò lontano dal muro di legno,in direzione delle stalle,in un punto del cortile dove nessuno sarebbe passato,se non per prendere i propri animali,poi la distese accuratamente a terra,cercando di non fargli più male di quante avesse già subito.
“Ehi,dai svegliati vecchia,non morirmi qui.”,disse Milziade brusco.
Il prezzolato notò il petto alzarsi e abbassarsi lentamente,quasi impercettibile al suo occhio attento ai dettagli,stringeva i denti e si lamentava pianissimo,con la voce e la coscienza soffocate entrambe dal dolore. Lui si fece nervoso passando alla vista il tempio,dalla quale iniziava a uscire del fumo e gli altri non erano ancora usciti. Senza perdere tempo decise di tastare diverse parti del corpo,in cerca di fratture,squarci ed emorragie di vario genere,pur non essendo un dottore,aveva imparato nel corso della sua esperienza in fatto di combattimenti,scontri e risse di vario genere come cucire un taglio,come cauterizzare e pulire una ferita per impedire che si infettasse e sapeva anche come trattare una frattura e fu quello che purtroppo trovò,nella zona del costato. Poteva sentirlo,alcune costole si erano rotte,ma non poteva dire se avesse problemi anche agli organi interni,cosa possibile,visto che le costole rotte poteva perforare punti come i polmoni,lo stomaco oppure il fegato,che il feroce calpestio di un cavallo poteva fare senza troppe difficoltà. Non perdeva sangue dalla bocca né da altri punti, come orecchie o gli occhi,che tra l'altro erano chiusi, a quel punto poteva solo sperare che Clara non fosse stata ferita in maniera grave,il resto spettava agli dei e alla fortuna.
“Avventuriero...”,disse flebilmente la donna.
Aveva ripreso coscienza e parlava. Questo era già un buon segno.
“Ehi ben sveglia,hai preso una brutta botta....più che una botta una banda di maniaci ha pensato bene di passarti sopra,ma sta tranquilla,adesso però stai tranquilla,vedrai che si risolverà tutto e...”,diceva scherzoso Milziade con la sua solita ironia.
“Non devono prenderla,non devono prendere la spiga d'oro.”
“Va bene come vuoi ma adesso non agitarti...”
“Popilio,non lasciare che lo prendano...lui....lui non è quello che sembra...”
“Cosa?Di che stai parlando?”
“Non lasciare che lo prendano...non lo capirebbero,non lo controllerebbero...”
Clara svenne,senza riuscire a farsi capire dal mercenario,che la guardava confuso riguardo il significato delle sue parole dal criptico messaggio. Milziade non seppe cosa pensare a riguardo di quello che l'anziana sacerdotessa gli aveva detto,ma doveva controllare se fosse ancora viva e con una mano gli mise due dita a lato del collo,esattamente sopra l'arteria carotidea e con l'altro gli tastava il polso,entrambi punti molto sensibili per controllare la presenza di battito cardiaco. Si c'era,flebile,ma era presente. Ora però doveva pensare al passo successivo,portarla in un posto sicuro è....il suono di un naso di qualcuno che tirava sul col naso,alle sue spalle,controllò chi fosse e lo vide. Popilio. Stava piangendo,come un bambino di fronte ad un immane tragedia,piangeva senza ritegno e senza freni,con calde lacrime che scendevano giù per il viso.
“E morta?”,disse Popilio con la voce rotta dal dolore.
“No lei....sta dormendo...”,disse Milziade allo strano omino allo stesso modo in cui si sarebbe rivolto ad un bambino.
“Non è vero è morta. Gli uomini cattivi,i briganti,le hanno fatto del male...Ma lui li punirà per questo.”
D'un tratto una raffica di vento li raggiunse e soffiò forte,come un rapido vento di tempesta che annuncia l'arrivo di un tremendo temporale. Milziade non capì cosa fosse successo,ma era innaturale che un vento improvviso,così forte e tanto veloce a venire quanto ad andarsene era comparso,soffiato da chissà quale forza della natura,al momento imperscrutabile. Le fiamme iniziarono ad uscire dal legno ed anche a manifestarsi all'esterno.
“Era buona,era gentile con me,era l'unica a capire Popilio...”,parlò Popilio di se stesso in terza persona, “Ma lui non perdona i malvagi. Loro sono cattivi è a lui non piacciono le persone cattive. Presto le messi che crescono tra queste colline si bagneranno di sangue.”
“Ascolta,adesso devi stare calmo,fai dei respiri profondi e parliamone...”.
Milziade aveva un brutta sensazione riguardo allo strano comportamento del buffo omino,che se diverse ore prima pareva goffo,impacciato e un po' sciocco,adesso sembrava più lucido e feroce che mai,investito da un rabbia profonda e sorda ad ragionevolezza. Aveva lasciato il bastone che aveva usato nel precedente combattimento dentro il tempio e adesso era ridotto in cenere. L'unica arma sulla quale poteva affidarsi era il proprio corpo. Pugni,calci e prese erano l'unica cosa sulla quale potesse fare affidamento in quel momento. Stringeva il pugno pronto al combattimento e i muscoli delle gambe pronte allo scatto. La strana luce negli occhi di Popilio non piacevano per niente.
“Ehi,lama venduta.”
Milziade riconobbe la voce del nano e quando si girò a guardare la bassa figura del tarchiato umanoide dalla folta barba,lo vide in tutta la sua nanica gloria,con armatura e maglio e vicino a lui c'erano tutti gli altri,con i loro equipaggiamenti e i loro averi e nel caso di Lucilla,che di solito non portava niente,aveva con se un grosso taglio di pelle,probabilmente dove aveva riposto il libro e la mappa che teneva sempre con se,mentre l'elfo e il ragazzo portavano entrambi, un metà del carico del mercenario,armi e armatura comprese
“State indietro,questo qui non la racconta giusta...”
Milaziade fece per guardare nuovamente Popilio,ma quando si girò per indicarlo,lui non c'era più. Non voleva crederci,fino ad un attimo fa stava interagendo con lui,sapendo benissimo quanto fosse reale e tangibile,tanto quanto Clara sofferente sotto di lui e i compagni che ora lo avevano raggiunto.
“Era qui,che Zeus possa fulminarmi in questo istante se dico il falso.”
Non seppe darsi una spiegazione per quanto accaduto e gli altri di certo erano troppo occupati a preoccuparsi per le condizioni della sacerdotessa di Cerere per ascoltare quello che pareva un delirio dell'immaginazione.
“E viva?”,chiese Lucilla al mercenario con l'intento di intervenire.
“Cosa?...”,disse Milziade riprendendosi una volta chiamato dalla principessa, “Si,respira a malapena e ha delle costole rotte. E viva,ma non mi sembra molto in salute.
“Va bene. Dobbiamo salvarla. Ci serve un posto sicuro dove poterla tenere al sicuro.”
“Il ragazzo alla quale abbiamo dato i cavalli li ha portati in un fienile.”,disse Nym ricordando l'avvenimento nel pomeriggio.
“Bene,se l'edificio è isolato dal resto del tempio non c'è rischio che le fiamme si propaghino fin li. Non è un luogo igenico,ma la paglia è morbida ed è una calda coperta nelle in caso di necessità. Per ora portiamola li,il resto lo vediamo dopo.”
Lucilla aveva nuovamente tirato fuori quella vena di bontà,misto ad una buona dose di intelligenza e prontezza d'animo. Compiere un opera buona verso una persona che nemmeno conosceva a quanto pare gli veniva naturale,pensò Milziade, un animo nobile che in molto occasioni cozzava con il suo,cinico,scontroso e ribelle. I due erano tanto diversi nell'animo quanto nelle scelte che compivano ogni giorno. Il prezzolato non se lo fece ripetere e riprese delicatamente Clara tra le sue braccia,mentre accanto gli stava Lucilla ad osservare le condizione della donna e nel contempo,Gordlack,Nym e Braxus tenevano sotto controllo il tragitto,mentre con le armi recuperate si preparavo ad un altro scontro,nel caso avessero ricevuto un altro attacco. Fortunatamente non accadde nulla di allarmante e riuscirono a raggiungere il pagliaio,un edificio basso e largo,dalla base,i muri e le porte interamente di legno,mentre il tetto,era fatto di paglia,da qui il nome,sostenuto da un scheletro di legno. Aperto la grande porta, si trovarono dentro la costruzione,il cui interno consisteva in cumuli e cumuli di paglia ammassato in lato e poi ammassata, di volta in volta, in grosse balle di fieno,usate dai contadini per alimentare gli animali da allevamento e da soma,e, nel caso del tempio,probabilmente era fatto dai coloro che lavoravano e che poi,rivendevano agli allevatori che passavano dalla zona. Nella semioscurità del pagliaio però,intravidero delle figure nascoste nell'ombra,a malapena visibili,dietro i covoni di paglia ammucchiati dentro l'umile costruzione. Nym tese la corda dell'arco e incoccò una freccia.
“Se fossi in voi non farei mosse brusche. Uscite allo scoperto.”,disse l'elfo autoritario.
“Fermo,stiamo uscendo. Non fateci del male.”
E dall'ombra uscì un ragazzo con le mani alzate,che subito il gruppo riconobbe.”
“Tu sei quello che ha preso i cavalli oggi,sei uno di quelli che lavora al tempio.”
L'arciere abbassò l'arma e rimise la freccia nella faretra,intuendo che non correvano alcun pericolo.
“Si...”
Il ragazzo fece segno con la mano verso l'oscurità e da essa ne uscirono un gruppetto di persone,per la maggior parte ragazzi e alcune ragazze dalle vesti leggere,probabilmente delle giovani iniziate al sacerdozio.”
“Ci siamo rifugiati quando l'attacco e iniziato. Stavano andando a dormire nei nostri alloggi,quando abbiamo sentito le urla provenire dal centro e abbiamo pensato di venire qui.”
“E avete fatto male,se avessero deciso anche di bruciare gli edifici circostanti a quest'ora sareste preda di un incendio e chiusi dentro,sareste morti di sicuro. Vi conveniva fuggire tra le coltivazioni,li avrebbero fatto più fatica a trovarvi.”,disse Nym critico riguardo alla loro decisione dei giovani di rifugiarsi in quel punto del tempio.
Il ragazzo abbassò lo sguardo imbarazzato per la proprio sbadataggine,vergognandosi un pochino di quella loro azione sconsiderata. Mentre gli occhi vagavano in preda a qualche pensiero nefasto,il ragazzo si accorse della persona che Milziade reggeva in braccio.
“Ma quella è...”
“Ci serve aiuto,dobbiamo medicarla e tenerla al sicuro.”disse Lucilla in tono supplichevole.
“Si ma certo,venite....”
E il giovane si fece da parte,imitato subito dopo dai suoi giovani compari preoccupati quanto lui. In tutta fretta,ma stando attento a non urtare Clara,Milziade pose la donna su un largo mucchio di fieno ,abbastanza alto e morbido da essere confortevole per chi ci si sdraiasse sopra e poi,una volta stesa, Il mercenario indietreggiò di qualche passo,prima che la ragazza si precipitasse a controllare le condizioni della donna.
“Cosa le è successo?”,chiese preoccupata una delle iniziate del tempio.
“E stata travolta dai sacrileghi che hanno attaccato a cavallo,stavano fuggendo a cavallo.”,disse Lucilla senza voltarsi a guardare la ragazza.
“Ma c'è la farà...vero?”
“Non lo so...ma posso provare a salvarla.”
Lucilla eseguì gli stessi identici controlli e gli stessi identici movimenti che aveva eseguito il prezzolato poco prima all'esterno.
“Avevi ragione Milziade,alcune costole hanno subito delle fratture...”
Poi,mentre tastava il fianco destro,si accorse di un buco dove avrebbe dovuto esserci l'osso unito tutto d'un pezzo,preoccupata della cavità che aveva appena scoperto.
“E penso che una di esse abbia perforato lo stomaco. Conosco un solo modo per intervenire.”
La ragazza pose entrambe le mani aperte sul ventre della donna ed incominciò a intonare una litania a bassa voce. Lentamente e dolcemente,una fioca luce cominciò ad illuminare i palmi della ragazza che poco a poco si fecero sempre più forte e potente,ma candida e radiosa,come il sole nella sua fulgida gloria.
“Apollo Medicus.”
Lo disse dolcemente,con una grazia che solo chi rispetta e custodisce la vita,come solo chi vuole fare del bene al prossimo,può intonare quel titolo con tale dolcezza. Il viso di Clara si fece più rilassato e tranquillo mentre le ossa che si era spezzate, si rinsaldarono lentamente e il foro nello stomaco si chiuse da solo. La ragazza si allontanò dalla donna,facendo pochi passi indietro,lasciando spazio alla sacerdotessa di Cerere che ora,riposava beata,cosa che si poteva notare dal petto che si abbassava e si alzava regolarmente,avrebbe voluto controllare lo stato del suo battito,ma era convinta che c'è l'avrebbe fatta per quella notte. Un sorriso comparve sul volto della principessa,mentre si girava verso tutti gli altri.
“C'è la farà. Adesso è fuori pericolo.”
“Siano ringraziati tutti i numi ultraterreni per il tuo aiuto viaggiatrice,grazie.”,disse la giovane iniziata che d'istinto le prese la mano con la sua e con l'altra tentava di trattenere il pianto di commozione ed un volta lasciata andare anche gli altri giovani presero a fare la stessa cosa. Era la prima volta che qualcuno la ringraziava per aver compiuto uno dei suoi prodigi e il fatto che nessuno di quei semplici lavorati sapesse che lei non solo era di nobili natali,ma che fosse la figlia del precedente imperatore faceva di quell'avvenimento un evento unico nel suo genere,in tutta la storia di Nova. Avere a che fare con la propria gente da così vicino,il proprio popolo,i propri sudditi in maniera così diretta la faceva sentire come se fosse una di loro,lei,che era abituata a vestire di stoffa e ricami preziosi,lei che un tempo dormiva in letti in piume di cigno e che un tempo poteva contare su un patrimonio di milioni e milioni di cesari d'oro,ora veniva accolta e lodata da semplici ragazzi della provincia,abituati ai lavori nei campi e a sudare sotto il sole cocente,con la pelle che si abbronzava,divenendo color del rame brunito. I semplici gesti di semplice gente,quale ringraziamento migliore da fare ad una principessa?Quando i giovani smisero con i ringraziamenti e Lucilla spiegò loro di non disturbare il suo sonno si girò verso l'entrata del fienile e fuori,vide il triste spettacolo che stava diventando il tempio della dea delle messi,un edificio in preda alle fiamme e la gente che si era potuta salvare era fuori,ferma li fuori ad osservare inermi il fuoco divorare il legno e coloro che erano rimasti dentro,purtroppo,non si poteva fare più nulla. Tre dei suoi compagni stavano osservando anche loro lo spettacolo,mentre Milziade,si stava rivestendo dell'armatura,si legava il cinturone con la spada e si riapproprio della sua lancia,che solitamente usava da cavallo.
“Perché hanno fatto una cosa simile?”, chiese Lucilla senza rivolgersi a qualcuno nello specifico. “Chi le sa queste cose bambina mia? I pazzi ci sono dappertutto,anche in posti tranquilli come questo.”,disse il nano senza trovare una spiegazione logica a quell'efferatezza.
“No Gordlack,una ragione c'è ne sono certa.”
“Anche se fosse mia signora,gli aggressori saranno ormai lontano,con il vantaggio dei cavalli ormai si saranno nascosti in mezzo alle colline e dubito che troveremo il covo di quella marmaglia. Quel Pupilio non aveva detto che ultimamente dei briganti si aggirano nei dintorni? Forse potremmo chiedere informazioni nei villaggi.”,disse Nym con tono freddo e controllato.
“Ottima idea,domattina inizieremo la ricerca.”
“Fermi,fermi,fermi tutti quanti...”disse Milziade che aveva appena terminato di rivestirsi del suo equipaggiamento e aveva ascoltato la conversazione in ogni singolo dettaglio, “Ne stato parlando come se questa storia ci riguardasse in qualche modo è,ammesso che ci sia un pretesto sano di mente per entrare in questa storia, ed io credo fermamente che non ci sia,avreste la cortesia di spiegarmi perché mai dovremmo intervenire in una faccenda che non ci riguarda affatto?”
“Perché è la cosa giusta da fare.”,disse Lucilla come se fosse una cosa ovvia.
“Ma tu nemmeno la conosci questa gente. Abbiamo appena passato il confine dell'impero col rischio di essere stati scoperti è tu,una nobile ricercata come traditrice  niente poco di meno che dall'imperatore in persona,che avrà sguinzagliato come minimo ogni risorsa in suo possesso per darti la caccia,ucciderti e probabilmente esporre il tuo cadavere,possibilmente ancora integro e non decomposto in mezzo alla capitale,mentre siamo alla ricerca di non so cosa di potentissimo e pericolosissimo nelle mani sbagliate è a te,salta la balzana idea di metterti a fare l'eroina dei racconti popolari per contadini,perché è la cosa giusta da fare? Sei seria?”
“Sono la legittima erede al trono di Nova. Se non aiuto la mia stessa gente come posso pretendere di meritare il trono di mio padre meglio ancora di Silla?Sarei veramente migliore di lui se ignorassi coloro che soffrono per mano dei malvagi?”
“Ti prego non dirmi che stai dicendo sul serio.”
“E invece sono serissima,aiuteremo questa gente,che ti piaccia o no.”
Milziade non sapeva più cosa pensare e in un ultimo tentativo di convincerla si rivolse agli altri tre con sguardo speranzoso.
“Ragazzi,fatela ragionare voi,per favore,aiutatela a ritrovare il senno.”
Nym,Gordlack e Braxus si guardarono un attimo tra di loro,per poi fissare il mercenario restando in silenzio,come se avessero già dato una risposta.
“Oh no, anche voi no.”
“Abbiamo fatto un giuramento matto di un umano,siamo i suoi custodi e le dobbiamo obbedienza.”,disse Gordlack irremovibile.
“Non pretendiamo che tu comprenda,ma le cose stanno così. Fine della discussione.”,disse Nym piatto.
“E poi,conoscendola andrebbe da sola e senza scorta,quindi,tanto vale seguirla e impedirle che si faccia del male.”,disse Braxus divertito dalla sua stessa affermazione.
Milziade aveva perso ogni speranza nel ricavare del buon senso dagli accompagnatori della principessa. Certo non si aspettava che accogliessero a braccia aperte la sua protesta riguardo alla loro intromissione in quella storia,che con il loro viaggio non c'entrava assolutamente niente. Non poteva crederci,non voleva crederci. Si rassegnò a quanto sentito e si rese conto che quel viaggio sarebbe stato più lungo di quanto avrebbe creduto e forse,non sarebbe mai giunto alla fine. Chiuse le palpebre e appoggiò due dita sugli occhi chiusi.
“Va bene,va bene...”
Milziade fece qualche passò indietro,riaprì gli occhi e si inoltrò lentamente verso l'interno del pagliaio.
“Dove vai?”,chiese Nym confuso.
“Dalla mia giumenta,dovrò pur interagire con un essere intelligente all'infuori del sottoscritto.”
E fu così che Milziade decise di non voler avere a che fare con i compagni di viaggio per il resto della serata,salvo quando avrebbero dovuto fare la guardia per la notte,visto che sarebbe toccato dormire li,in mancanza di un alloggio,che in quel momento stava bruciando,illuminando quel punto in mezzo alle colline,nemmeno fosse stata la pira funeraria di un gigante. Restarono gli altri quattro,più i giovani rimasti fuori dall'assalto dei profanatori,a guardare il grande e sacro edificio ridursi poco alla volta in cenere,tanto grande era il calore che sprigionava che pareva si stesse sprigionando nella loro direzione. Un orrendo scempio era stato compiuto quella sera e il motivo per tutti quelli che stavano assistendo,era ancora ignoto.
“Immagino che provare a spegnere l'incendio sia inutile vero?”,disse la principessa osservando impotente il disastro di fronte a lei.
“Non ci sono fiumi ne strutture idriche presenti per attingere abbastanza acqua per domare il fuoco e anche se ci fossero,a meno che non si riesca a chiamare a se la pioggia,ci vorrebbero troppe persone per poter tentare di estinguere l'incendio e le fiamme ora sono troppe alte per potere fare qualcosa. Nemmeno una coorte di vigiles urbani potrebbero fare qualcosa contro un simile fuoco. Lasciate perdere mia signora,purtroppo,per stasera e andata così. Per stanotte risparmiamo le forze,domani,vendicherete questo torto.”,disse Nym pacato e delicato,tentando di consolare la protetta di Apollo.
Per quella notte avrebbero dormito al meglio delle loro possibilità,mentre gli altri scampati all'attacco,piansero,si arrabbiarono o si rannicchiavano in se stessi,convinti di aver perso il favore di Cerere e quindi,il luogo avrebbe perso i suoi miracolosi raccolti,come punizione inviatagli dalla dea per non aver protetto il suo luogo sacro. La ragazza non conosceva alcun indigitamenta,che non fossero strettamente legate al culto di Apollo e giusto un paio di Artemide,in quanto le due divinità oltre ad essere fratello e sorella erano pure gemelli,per il resto si sentiva inutile e il suo bisogno di aiutare il prossimo si riduceva ad aver salvato la vita di Clara. Pensò a Milziade che era stato bravo a verificare personalmente e,con attenzione,le condizioni della anziana sacerdotessa e doveva dire che la sua diagnosi era corretta. Lui non aveva l'aspetto del medico o del chirurgo,ma lei di certo non era una cima in medicina,anche se Apollo era dio legato anche all'ambito medico,non quanto il figlio Esculapio,dio della medicina per eccellenza,ma se non altro lei aveva delle conoscenze basilari e i suoi poteri di certo l'aiutavano non poco in quel campo, a lei in gran parte sconosciuto. Domattina avrebbero dovuto fare un quadro generale della situazione e intervenire a riparare il torto subito. Anche quel tempio sperduto vicino ai confini dell'impero,era parte dei suoi domini legittimi e prima ancora di suo padre,avrebbe fatto giustizia,com'era vero il sole illumina il giorno,non avrebbe permesso ai malvagi di vincere. Questa era una promessa.

In quello stesso istante, da qualche in mezzo alle colline.

I restanti membri della banda che avevano attaccato il tempio,si fermarono per la notte in una vecchia casa abbandonata in mezzo ad un piccolo bosco dove un tempo viveva un taglialegna,con annesso deposito per il legno,che da tempo usavano come rifugio dopo una delle loro incursioni. Si stavano riposando ai margini di un fuoco,dove stavano arrostendo un po' di selvaggina su una brace improvvisa con degli spiedi e un po' di pane.
“Gente...”,disse uno dei malviventi, “L'attacco che abbiamo condotto stasera contro i dannati noviani è una vittoria per i nostri fratelli tribali. Presto o tardi Nova dovrà rendersi conto che quest terra e nostra è che noi,discendenti delle antiche tribù dell'Arborige rivendichiamo il nostro diritto di governare la nostra terra,con le nostre usanze. Sucellos ci darà ragione per quello che stiamo facendo.”
“Per quello che mi riguarda a me interessa solo che questi imperiali se ne vadano.”,disse un altro del gruppo, “Sucellos o no,la mia famiglia ha abitato in queste terre da secoli e francamente voglio continuare a seguire le nostre tradizioni senza che un noviano venga a portarmi qui i suoi marci dei e poi,ho sentito che c'è stato un attacco al confine più a nord,da parte di barbari delle terre esterne. Questo è un buon segno no?”
Tutti erano d'accordo su quello che dissero i due uomini facendo eco alle parole dei due,mentre bevevano e mangiavano ciò che era stato preparato sul momento.
“Qualcuno a visto Dunmonico è da un po' che non torna.”,disse uno del gruppo mentre si guardava attorno stranito.
“Sarà con Bertorax in esplorazione,magari si sono fermati a svuotare la vescica. Che hai da preoccuparti?”,disse un altro a sua volta.
Poi dal sottobosco vicino si sentì un fruscio di fogliame che si muoveva,come scosso dal passaggio di qualcuno.
“Visto che ti dice...”
Ma non fece in tempo a terminare la frase che una serie di oggetti furono scagliati contro il fuoco al centro del campo e andarono ad urtare alcuni membri intenti a masticare la loro cena
“Ma che cosa...”
Si lamentò un altro sentendo qualcosa che lo aveva colpito alla schiena ed infine vide a terra l'oggetto che lo aveva urtato,un paio di secondi per capire cosa fosse e poi,la vide. Mezza testa. La mezza testa di un uomo tranciata verticalmente. Poi videro una mano,un piede,parte di torace,un braccio, un occhio e altre parti di corpo ridotti a scarti di macelleria e poi,fu il panico. Urlarono terrorizzati e svelti presero le armi,o meglio,gli attrezzi che aveva in mano nella speranza di potersi difendere da qualunque cosa fosse giunta nei pressi della loro postazione. Una folata di vento in mezzo a loro e il fuoco si spense,eliminando così il vantaggio della luce e l'oscurità della notte si fece più pesante. La luce della luna illuminava a malapena la loro zona coperta dagli alberi e tutto ciò che videro fu il buio e una figura in lontananza,retta su quattro zampe non ben definibile a causa della penombra.
“MOSTRO SCHIFOSO,UCCIDIAMOLA.”, urlò uno nelle parte più esterna al gruppo.
Si lanciarono in quattro in direzione della creatura ,armati di falcetti e piccoli martelli e mentre si stavano avvicinando,la bestia,senza fare un solo passo,o nessuno che potesse vedere,svanì,come un fantasma,lasciando i quattro,nell'intento di muovere il primo colpo,senza alcun bersaglio alla quale mirare. Non videro nulla e non sentirono nulla,poi,l'evidenza del loro errore si fece visibile,quando un altra folata di vento soffiò e all'improvviso due di loro finirono a faccia in terra,senza più gambe sulle quale reggersi poiché troncate di netto all'altezza delle cosce. Gli altri erano terrorizzati e non seppero cosa fare e così anche un terzo durante un altro soffio all'altezza del viso,fu privato di una parte della testa,perdendo così un occhio e tutto ciò che si trovava a ridosso dell'emisfero sinistro del cervello,ossa comprese. Il quarto ad una paura incontrollabile si mise a correre in mezzo agli alberi,ma il vento soffiò ancora all'altezza delle caviglie e la caviglia destra del fuggiasco esplose come colpita da un proiettile di pietra scagliata da uno scorpione d'assedio,cadde a terra e un altro soffio contro la gola e quest'ultima fu asportata completamente con forza devastante e morì in una manciata di gorgoglii. Gli uomini rimasti non seppero cosa fare e seppur il buio era colpevole della loro confusione sentirono chiaramente le urla di dolore dei loro compagni. Presi dall'istinto si misero in cerchio,come a volersi difendere a vicenda e restarono fermi,senza sapere dove guardare. Un ringhio feroce,di un predatore,vorace e assetato di sangue.
“Qualcuno riesce a vedere qualcosa?”,disse uno all'interno del cerchio mentre cercava di catturare ogni movimento minimamente sospetto.
“No e troppo buio. Per tutti numi degli antenati che razza di mostro è quello?”,disse un altro imitando il suo compagno.
Nessuno sentiva niente,nessuno vedeva niente e l'aria tutto a un tratto aveva smesso di soffiare. Restavano vigili e attenti,facendo spalla a spalla per proteggersi ma non con la compostezza e l'ardore dei soldati in formazioni,ma paurosi e riluttanti a combattere,come pecore impaurite preda di un branco di lupi. Poi ricominciò e un altra brezza soffiò in mezzo al gruppo, un altro urlo,un altra gamba mozzata,cadde al centro del gruppo e tutti,con fatale errore si distrassero ad osservare l'accaduto e quello fu il loro peggior errore perché ciò diede l'opportunità al mostro di colpire in maniera ancora più violenta e ferale. Non riuscirono a difendersi,non poterono far nulla impreparati com'erano,in pochi attimi,pezzi di corpi volavano a destra e a manca in un orgia di violenza non comune,con braccia,gambe,muscoli e pezzi di carne varia che si disperdevano in tutte le parti e il tutto,accompagnati sempre da un vento leggero e fugace. Ne rimase uno solo di loro,paralizzato,scosso,terrorizzato a tal punto da essersi bagnato le braghe con il rilascio della vescica e nella sua orrenda solitudine,tra corpi squartati come stracci di pergamena vecchia e poi il sangue,insieme agli organi e alle budella sparse in quella piccola area lo vide,illuminato in parte dalla luna piena e coperto dal fogliame poste sui rami. Un omino piccolo,basso e goffo,che portava dietro di se un carretto di legno adatto ad un bambino.
“Avete fatto del male ad una persona alla quale Popilio vuole molto bene e a lui questo non piace. Avete offeso la casa del grano e fatto del male alla donna che si prende cura del grano e questo,allo spirito del grano non piace. Popilio e lo spirito vogliono la stessa cosa. La morte degli uomini cattivi.”,disse l'omino con fare cupo e minaccioso.
Un ultimo soffio,un ultimo cadavere. Lo vide a malapena quando gli arrivò addosso,zanne? Artigli? Non lo sapeva,non lo avrebbe mai saputo,gli bucò il petto strappandogli il cuore. E così,anche l'ultimo di quella marmaglia morì. Popilio vide la scena e sul suo volto tornò espressione rilassata e serena,come quella di quel pomeriggio,quando aveva accompagnato la brava ragazza e i suoi amici,come li identificava lui e soddisfatto,guardò al carretto vuoto come se ci fosse sopra qualcuno,o qualcosa.
“E stato un bene che ti abbia trovato o non avremmo potuto punire gli uomini cattivi. Adesso però dobbiamo ancora cercare altri uomini cattivi e fargli loro tanto male. E giusto che i cattivi vadano trattati in maniera cattiva.”
E fu così che si allontanò da quella macabra scena come se non fosse successo nulla,tirando a se il carretto dalle rotelle cigolanti con la logora cordicella e si inoltrò nella boscaglia,intento a continuare quel circolo di morte e distruzione. La notte era ancora lunga e il giorno era ben lontano da illuminare quelle colline,la dove il grano cresceva rigoglioso,la dove ci sarebbe dovuta essere sola vita,ora,si stava spargendo morte.

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Capitolo 26
*** Spirito e uomo ***


Fu di nuovo mattina quando Lucilla,Gordlack,Nym,Braxus e Milziade si alzarono dai loro giacigli di paglia,che non furono tra i più raffinati tra i letti nella quale avevano dormito,ma fu sempre meglio che dormire all'addiaccio,con il ruvido pavimento a far riposare scomodamente le loro ossa. Tutti loro,tranne la principessa,fecero la guardia ad ore alterne per quella notte e nulla per fortuna accadde durante la loro permanenza nel pagliaio,dopo che il tempio venne dato alle fiamme da un gruppo di malviventi non ancora identificati. Quella fu una notte senza sogni e l'essersi addormentati non implicò che quella fu esattamente una buona notte. I neri fumi provenienti dalla carcassa del tempio,ciò che rimaneva della travi del tetto,dei muri,dei sostegni e di tutto ciò che un tempo fosse quel tempio ora era solo un mucchio confuso macerie annerite e molto probabilmente,sotto la grande catasta di legno bruciato ardeva ancora qualche tizzone in procinto di spegnersi. Coloro che passarono per il tempio come viaggiatori o fedeli del posto,se ne andarono per tempo finché poterono,allontanandosi il più in fretta possibile già nel cuore della notte,tornando alla propria casa o continuando per la propria strada. Gli unici rimasti erano coloro che dimoravano nel sacro edificio di Cerere,come lavoratori o le ragazze che prestavano servizio nel tempio come giovani apprendiste del sacerdozio...e loro,per sfortuna di Milziade. Che dormiva ancora,coperto dalla paglia e privo dell'armatura,dopo che se l'era messa nuovamente la sera prima credendo che avrebbero ripreso il cammino e invece,l'aveva tenuta solo per fare la guardia,per poi farsi dare il cambio da qualcun altro del gruppo.

“Sveglia Milziade.Ehi,svegliati.”,disse Braxus mentre smuoveva il mercenario mettendogli una mano sulla spalla e poi scrollarlo un po'.

Fu una pessima idea,perché quando lo agitò di scatto il prezzolato si mosse rapido afferrandogli il polso della mano che lo stava scuotendo e glielo torse,facendolo piegare su un ginocchio,rendendolo inoffensivo.

“Ahia,che fai?”,chiese Braxus bloccato nella manovra.

Milziade,svegliato di soprassalto si stava lentamente riprendendo dall'istinto di autodifesa,unito da un risveglio brusco e improvviso. Quando si accorse di quello che stava facendo lasciò immediatamente il polso del giovane gladiatore,che si massaggiò il polso dolorante e rivolgendo uno sguardo irato contro il mercenario.

“Sei matto a svegliare così un mercenario ragazzo? Col mestiere che mi ritrovo a fare devo stare in guardia anche quando dormo.”

“E tu sei matto a farmi male in quel modo? Potevi spezzarmi il polso maledetto.”,disse il ragazzo astioso intento a rialzarsi,mentre sul volto,di tanto in tanto,emergevano delle smorfie di dolore.

“E va bene mi spiace,sono stato un po' brusco. Comunque,come sta la vecchia?”

“Da quello che ho visto Clara respira e sembra star bene. Di più non so.

“E il nanetto?”

“Il nanetto?”

“Si il nanetto,Popilio,quel piccolo squinternato che andava in giro con un carretto per bambini che ci ha portato fin qua.”

“Ah lui...e da ieri sera che non lo più visto.”

Milziade rifletté sulla cosa e la cosa certamente non poteva rivelarsi in nulla di buono. Ricordava ancora quando dopo aver soccorso l'anziana sacerdotessa aveva visto quell'ometto,a prima vista così buffo e strampalato, apparve a lui,carico di odio e rancore,con un espressione in volto che ricordava più una bestia che un uomo,per poi girarsi un attimo e non trovarlo più davanti a se. Aveva un sesto senso per comprendere quando la situazione si faceva davvero brutta e in quel caso,altro che brutta,era pessima. Era sveglio da meno di cinque minuti e sentiva odore di disastro,oltre a quello di legno bruciato.

“Va bene,dammi un attimo che prendo le mie cose e arrivo.”

Braxus si allontanò che cercava ancora di lenire il dolore al polso e si allontanò. Milziade rimase un attimo fermo ad osservare il soffitto,si passò entrambe le mani sul viso e si chiese cosa avesse fatto di male per trovarsi li in quel momento,ed era sicuro di trovare qualche azione passata che definire una pessima scelta,sarebbe stato un eufemismo. Si alzò dal suo giaciglio di paglia dandosi l'energia e,quasi la voglia,di raggiungere gli altri,anche se avesse preferito filare via dal problema,che tra l'altro sentiva non riguardarlo personalmente e di andare a vedere come stava Briseide. Impiegò poco tempo a montare l'armatura ed allacciare la cintola con spada annessa e si diresse verso la sua fedele compagna di mille e più avventure. Gli ci vollero poco più di una ventina di passi per giungere nel punto in cui si trovavano i loro animali,gli unici rimasti per quella notte. La giumenta,insieme al cavallo di nym e al piccolo cavallo per Gordlack,era tenuta ferma per mezzo di una semplice corda legata ad uno delle travi di sostegno della struttura. Non proprio una maniera furba per assicurare un animale per non farlo scappare,in quanto con uno strattone troppo forte avrebbe potuto anche spostare a trave,che non pareva resistentissima e togliere equilibrio al tetto,se non addirittura farlo crollare completamente.

“Allora,mia nobile amazzone dal sorriso smagliante,come hai dormito stanotte?”,chiese Milziade in maniera scherzosa.

La giumenta in tutta risposta mosse la testa,scuotendo la criniera con decisione.

“Ah si? Si anche per me non è stato male. Si insomma,abbiamo dormito in posti migliori,ma di sicuro non rimpiangiamo le volte in cui abbiamo passato la notte in posti ben peggiori,dico bene?”

Briseide non rispose distogliendo l'attenzione dal mercenario e concentrandosi su di una balla di fieno vicino a lei ed iniziando a mangiare.

“Hai ragione,anch'io dovrei fare colazione,se sono fortunato riesco a mettere qualcosa sotto i denti,mal che vada troviamo un villaggio e prendiamo qualcosa alla prima bancherella che troviamo. Ci vediamo dopo.”

E con quel saluto si staccò da Briseide e si diresse verso i suoi compagni di viaggio,che erano seduti attorno al giaciglio di Clara,che in quel momento,più che un letto di fortuna pareva più il suo capezzale. Restavano in silenzio,intenti ad aspettare che l'anziana sacerdotessa si riprendesse dal suo sonno e nel mentre Nym controllava quante frecce fossero rimaste nella sua faretra,Gordlack controllava se sulla sua armatura ci fossero delle ammaccature dopo il suo ultimo scontro con quei mostri semi-immortali affrontati all'avamposto di Cherunensis e Braxus stava semplicemente in attesa,aspettando che la principessa gli dicesse ancora cosa fare. Solo Lucilla non smetteva di togliere gli occhi di dosso da Clara,preoccupata per la sua sorte,dopo che aveva fatto il possibile chiamando a se la gloria del suo lucente signore,anche patrono delle arti mediche,oltre della divinazione e della musica. Per Milziade non parve difficile capire cosa stesse passando per la mente della principessa fuggiasca, aveva usato i suoi poteri per tenerla in vita al meglio delle sue capacità e di più non poteva fare e ciò la faceva sentire a metà tra la sensazione della vittoria e quella della sconfitta. Era in bilico tra la probabilità di essere riuscita a salvarla e allo stesso tempo di non avere fatto abbastanza. Era come un libro aperto per lui,anche se lei non faceva tuttta questa fatica per essere indecifrabile agli altri,non aveva niente da nascondere,non ai suoi accompagnatori almeno.

La ragazza si accorse dell'arrivo di Milziade e tornando in se stessa la sua espressione pensierosa mutò nuovamente in una più calma e rilassata,riprendo un po' di quel calore che emanava il suo solito umore.

“Buongiorno Milziade.”,disse lei con tono pacato,quasi triste.

“Ciao anche a te. Sei riuscita a dormire?”chiese lui più tranquillo.

“Un po'. Ho chiuso gli occhi giusto per qualche ora.”

“Lo immaginavo. Non dovresti dormire poco, non fa bene alla salute ed è uno spreco di energie.”

“Lo so,ma sono comunque preoccupata per lei.”

Il mercenario non rispose,ma non perché non sapeva cosa dire,ma solo perché gli parve che affrontare l'argomento fosse inutile,oltre al fatto,che continuava a pensare che la faccenda non li riguardasse e non avrebbe cambiato opinione.

“In ogni caso,Galla,cosa facciamo adesso?”,chiese Braxus rivolgendosi a Lucilla con il falso nome che si era dato il giorno precedente.

“Per prima cosa dobbiamo aspettare che si riprenda e poi...”

“Aspettare che si riprenda?”,chiese stupito Milziade, “Ti rendi conto che noi abbiamo già un tabella di marcia da rispettare vero? Con tutto quello che abbiamo passato fino ad ora adesso ti metti a giocare a fare cosa,l'eroina del popolo? Ti metterai ad offrire aiuto ad ogni singola persona che ha un problema da risolvere?”

“E tu avresti avuto il coraggio di farla morire? Aveva bisogno di aiuto e hai visto anche tu che hanno attaccato il tempio di Cerere,non abbiamo avuto scelta è poi, quale bestia senz'anima lascerebbe una donna bisognosa di cure?”

“Volevi curarla? Bene,lo hai fatto,ti faccio i miei complimenti per aver un animo così generoso,nonostante il mondo intera sembra volerti catturare,o uccidere. Ma...se dobbiamo rallentare per ogni impulso d'altruismo che ti passa per la testa,fanno in tempo a trovarci e a ucciderci,perché mentre tu sei intenta a salvare i comuni mortali dalle loro disgrazie ,noi dobbiamo proteggerti e mettere a repentaglio le nostre vite perché tu possa continuare questo viaggio è porre fine a questa storia una volta per tutte,qualunque cosa stiamo cercando e in qualunque modo andrà a finire,tu non puoi permetterti di perdere,perché se tu non trovi quello che hai intenzione di trovare, non c'è bisogno di essere un veggente per capirlo,noi finiamo male e con noi tutti i tuoi buoni propositi,che adesso non elencherò qui,per non farmi sentire da orecchie indiscrete,non porterai mai a termine,se blocchi questo viaggio,per ogni,singolo problema che non ti riguarda. Mi sono spiegato raggio di sole?”

Lucilla non seppe cosa dire e gli altri tre erano sul punto di alzarsi e conciarlo per le feste. Rivolgersi in quel modo all'erede legittima dell'impero,nonché loro protetta di lunga data aveva del colmo. Nessuno prima dell'arrivo di quel mercenario,che sapesse chi era realmente quella ragazza e non fosse un nemico,si era rivolto a lei in quel modo. Le si doveva il rispetto che si dava ad un membro della famiglia reale,tutti coloro che li avevano aiutati e delle poche persone di cui si potevano fidare la trattavano con garbo ed educazione,tutti....ma non lui. Sapeva chi era e quale ruolo ricopriva in realtà la sua carica,eppure,non faceva nulla per essere rispettoso,non faceva nulla per entrare nelle sue grazie e non faceva nulla per comportarsi come si doveva con una ragazza del suo rango. Milziade era ai loro occhi il peggior farabutto con la quale si poteva avere a che fare,la personificazione assoluta del disprezzo per l'autorità,per il decoro,la rispettabilità dell'individuo,insomma,una bestia selvaggia travestita d'uomo. Era stato arrogante al loro primo incontro,lo era stato anche con il consiglio della città di Aegis e il presidente Midas,lo era stato con il comandante di una legione nel suo stesso accampamento e poi nella piazza di Aegis. Quest'uomo non aveva ritegno per niente,persino la più alta delle cariche o l'idea di aver sfiorato la morte sembrava non sembrava toccarlo minimamente. Questo prezzolato, questo Milziade,era il disprezzo fatto a persona.

“Potete anche provare ad uccidermi per quanto mi riguarda,ma so quello che ho detto e non cambio idea a riguardo.”

E proprio quando i tre stavano per alzare la voce contro il mercenario un improvviso gemito di dolore venne dalla voce di Clara,che aprì le palpebre debolmente e sempre debolmente rinvenne dal lungo sonno che l'aveva separata momentaneamente dalle pene dell'esistenza terrena. Il volto di Lucilla si riempì nuovamente di quella dolce gioia che solo sapeva trasmettere e con l'animo da bambina che possedeva in quell'istante cercò di restare seduta in maniera composta,come fosse giusto per un membro di spicco della casa reale,ma il suo corpo,pervaso di quella genuina felicità che le scorreva nel sangue la fece sentire come se volesse farla saltare per tutta la stanza e a malapena seppe trattenersi.

“Dove mi trovo?”,chiese l'anziana sacerdotessa più a se stessa che agli altri.

“Siete nel fienile del tempio di Cerere,signora. Abbiamo visto cos'è successo e siamo intervenuti come potevamo. Fortunatamente sono riuscita ad intervenire per tempo.”,disse Lucilla mentre mostrava alla donna un piccolo sorriso.

“E il tempio?”

“Beh ecco...purtroppo è bruciato. Il fuoco ha consumato tutto,fino alle fondamenta.

“Oh no. Il tempio no,tutto ma non quello...”

“Però se né può sempre costruire un altro,sono certa che con una richiesta dal parte del governatore è spiegando il motivo dell'accaduto dubito che non potrà intervenire e...”

“No cara,non si tratta del tempio in se,quello si può sempre ricostruire. Tu non puoi capire ragazza,tu non conosci la storia di questo luogo come lo conosco io. Voi non sapete quale pericolo questa zona sta correndo...”,Clara si guardò attorno girando solo gli occhi,poiché ancora indolenzita per i colpi subiti.

“Dov'è Popilio?”,chiese la donna preoccupata,poi fissò Milziade dritto negli occhi,con lo sguardo di chi cerca speranza in una risposta, “E ancora qui vero? Tu c'eri ieri sera. Rammenti quello che ti dissi?”

“Si rammento,però mi sfugge il significato di quelle parole. E comunque no,lui se né andato.”,disse Milziade confuso.

“Cosa?”

“Si,quando sei svenuta me lo sono ritrovato alle spalle e ha creduto che tu fossi morta. Quando l'ho visto era molto diverso dall'uomo che abbiamo incontrato ieri. Ma adesso,ho bisogno di farti una domanda,vecchia. Chi è realmente l'uomo che ci accompagnati fin qui?”

La donna restò in silenzio,guardò in alto dando l'impressione che preferisse guardare il soffitto piuttosto che dar loro una risposta.

“Nobile Clara,se c'è qualcosa che dobbiamo sapere a riguardo c'è lo dica. Per favore.”,disse Lucilla con tono caritatevole.

L'anziana non volle staccare il suo sguardo dal soffitto,volendo evitare in tutti i modi di doversi confrontare con quegli avventurieri di passaggio che in un qualche modo parevano volerla davvero aiutare. Non avevano nulla a che fare con lei e con la tragedia che aveva appena colpito lei e il tempio della quale doveva custodirne la sacralità oltre è,purtroppo,anche il segreto che si celava alla base della costruzione dell'edificio,della quale ormai restavano solo pochissimi resti,quasi scomparsi sotto le fondamenta e che ora,si trovava sotto le nere macerie delle travi,delle colonne,dei pali e di tutti quello che prima era solido e massiccio legno,ora era divenuto carbone. Tanto vale che parlasse,forse,era giusto che sapessero.

“Tempo addietro,quando ancora i primi popoli delle terre selvagge abitavano queste terre fu eretto un tempio in onore di Sucellos,un antico dio dell'agricoltura il cui culto era molto forte in questa zona fu eretto in suo onore un santuario in suo onore,qui,dove adesso e presente il tempio di Cerere,o meglio,dove sorgeva fino a ieri sera. Un antica tradizione del luogo voleva che si facessero offerte ad un essere che le antiche tribù chiamavano lo spirito del grano,un essere misterioso che viveva in mezzo ai campi e alle coltivazioni,la cui presenza pare facesse crescere le coltivazioni in maniera assai abbondante. Uno spirito tranquillo,che normalmente non farebbe male a nessuno e generoso con i contadini e chiunque si prenda cura della terra. Ma c'è un lato oscuro che si accompagna a questa leggenda.”

Un attimo di silenzio,il tempo di riordinare i fatti avvenuti in passato e rievocare memoria lontane,sepolte sotto la coscienza. Lucilla e i suoi accompagnatori restarono in ascolto,catturati dalla curiosità e bisognosi di informazioni su cosa potesse collegare l'attacco dei predoni con la storia sullo spirito del grano.

“Lo spirito del grano come ho già detto è per natura un essere buono e innocuo,ma,quando gli si manca di rispetto,bruciando i campi,distruggendo le fattorie oppure uccidendo i contadini che stanno lavorando diviene una furia omicida senza controllo.”

“Un momento venerabile Clara..”,la interruppe Lucilla con tono pacato, “Se fosse così ogni volta che scoppia un conflitto o avviene un attacco di briganti da qualche parte vicino ad un campo di grano i racconti su queste creature dovrebbero riempire le strade di tutto l'impero. Perché non né ho mai sentito parlare?”

“Il tuo dubbio è ragionevole ragazza. Le apparizioni di queste creature sono ormai divenute rare è difficilmente se ne sente parlare. Solo le zone agrarie con radici ben radicata negli antichi culti dei popoli ancestrali ricordano ancora queste storie. Le legioni dell'impero avevano già esperienza con questo genere di pericoli e si premunirono,portando tra le loro file anche sacerdoti di Giove e Marte e offrendo sacrifici alle divinità locali,affinché non attirassero su di se qualche tipo di occulta disgrazia. Probabilmente non hanno mai avuto a che fare con lo spirito del grano,ma compiendo questi rituali,si sono protetti da molte influenze nefaste. Compreso lo spirito del grano. In seguito,dopo la conquista della regione da parte di Nova l'antico tempio di Sucellos venne abbattuto e al suo posto venne costruito il tempio di Cerere,affinché il nuovo culto imperiali potesse sostituirsi a quello più antico,acquisendo così la priorità sulla sacralità dei raccolti che qui crescono tanto rigogliosamente.”

“Capisco,ma l'attacco di ieri sera come c'entra in tutto questo?”

“Anche se qui il culto degli dei Imperiali ha una presenza molto forte non ha sostituito completamente i culti legati ai vecchi dei. Molte famiglie qui offrono doni alle loro divinità tribali e tale devozione passa da una generazione ad un altra,pur tuttavia offrono preghiere anche alle nostre divinità. Questa è una terra di confine e certe tradizioni sono dure da sostituire.”

“E riguardo Popilio?”

“Popilio,lui beh è solo una vittima di un disprezzo che non ha avuto ancora termine...”

La donna sentì il bisogno di riprendere fiato,quasi le stesse emozioni che stava provando in quello stesso momento la stessero soffocando. Gli occhi si fecero lucidi per le lacrime trattenute e la stessa Clara sembrava sul punto di cedere e interrompersi li. Il groppo alla gola le faceva male nell'anima più di quanto non gli lo facesse nella carne.

“Ero più giovane quando accadde,circa cinquant'anni fa. Ero appena stata iniziata ai segreti di Cerere e giunsi da poco più di tre mesi quando cominciai a prestare servizio nel tempio. In quel periodo ci furono dei tumulti scatenati da molte comunità della regione,scatenate dal fatto che molti luoghi sacri delle antiche tribù fossero stati occupati per essere sostituiti da templi del culto imperiale e il santuario dedicato alla dea del grano non faceva eccezione. In molti chiesero il ripristino di tali luoghi ma le autorità non vollero sentire ragioni riguardo alla questione e i tumulti divennero presto aperta rivolta e gli adoratori delle antiche divinità iniziarono con le violenze contro i cittadini fedeli all'impero. Il governatore di allora,Prisco Mancia,ordinò alle truppe stanziate nella provincia di reprimere la sommossa con ogni mezzo necessario e non ci volle molto,che la violenza dilagò in tutta la regione. Per tre mesi girarono voci dei legionari che passarono a fil di spada uomini e donne che parteciparono agli scontri armati di quello che avevano,tentando di resistere contro soldati armati di tutto punto e come accade in questi casi,quelli che non muoiono vengono presi come schiavi mentre altri,che sfuggono alla morte o alla prigionia si danno alla macchia o vengono lasciati a se stessi. Un giorno,al tempio,mentre ero intenta ad andare a benedire i campi vidi per strada un bambino. Piangeva ed era da solo,se ne stava in piedi a strillare con tutta la voce che aveva in gola...ed era zuppo di sangue. Mi avvicinai preoccupata per quella piccola creatura e notai che in testa recava un colpo sul capo,lo portai con me immediatamente al tempio e avvisai la nostra sacerdotessa anziana,affinché il bimbo fosse tenuto al sicuro e lei acconsentì.”

I cinque attorno all'anziana sacerdotessa ascoltavano quella storia con autentico interesse. Non un singolo suono uscì dalle loro bocche e persino Milziade,che solitamente pareva così ironico e sprezzante si era messo ad ascoltare in rispettoso silenzio. Parevano rapiti dalle parole della donna e ognuno restava silenzio,consentendo a Clara di esporre non solo a loro,ma anche a se stessa,tutte quelle emozioni,che volente o nolente aveva tenuto dentro di se,ora lo stava lasciando andare. Lucilla in particolar modo pareva quella che nel gruppo sembrava stregata da quella vicenda,forse perché per il suo buon animo era spinta ad aiutare il prossimo, forse perché anche lei era stata iniziata alla vita religiosa in giovane età e vedeva in Clara una collega più anziana,oppure,era semplicemente una persona testimone della vulnerabilità di un altra persona,tenuta su un giaciglio di paglia,ferita,dolente e incapace di muoversi,ma che anche in questo caso si preoccupava di qualcun altro che non era li in quel momento,più della sua stessa vita. C'era dolore in quelle parole e Lucilla riusciva a sentirlo più di tutti gli altri,complice la sua sensibilità,ma lei poteva dirlo,poteva sentirlo. In qualche modo sapeva,che il continuo di quel racconto,non sarebbe migliorato.

Passarono i giorni e dopo le cure che ricevette,quel bambino parve riprendersi dalla paura e dalla violenza che aveva subito e così al tempio cercammo di ritrovare tra i fedeli i genitori del piccolo o almeno cercare qualche informazioni su di essi,ma parve che nessuno ne sapesse niente. Anche quando la ribellione alla fine venne soffocata per il piccolo non ci furono miglioramenti per la sua sorte,nessuno si fece avanti per reclamarlo e portarlo a casa e a quel punto decisi,sempre con il consenso della nostra sacerdotessa anziana e potei dargli una casa nella quale vivere. Passarono gli anni e crebbe felice in mezzo a noi,nel corpo...ma la sua mente,rimase quella di un bambino,pensammo che fosse volere degli dei che lui restasse così,anche dopo che la ferita alla testa guarì completamente non divenne mai realmente adulto e quindi rimasi così,come voi lo avete conosciuto. La cosa più scioccante però non erano tanto le sue condizioni quanto piuttosto le sue bizzarre abitudini.”

“Bizzarre abitudini?”,chiese Gordlack confuso su quello specifico termine.

“Si,avrete certamente notato che quando lo avete conosciuto portava con se un carretto giocattolo? O che vi abbia parlato del fatto che stesse andando in giro alla ricerca dello spirito del grano? Beh,sono certa che lo sappiate già questo,ma quello che non potete sapere e quello che fa quando perde il controllo di se e credetemi...lui sa essere molto più pericoloso di quello che sembra.

“Pericoloso in che senso?”,chiese Braxus.

“Popilio e per natura buono con tutti,ma nasconde un lato selvaggio e violento dentro di se. Alle volte capita che alcune persone di passaggio non siano esattamente delle persone rispettabili,come i profanatori che hanno fatto scempio del tempio di Cerere,non è la prima volta che abbiamo a che fare con questi fanatici e io stessa credevo che questa storia fosse finita da tempo. Ma ogni volta che hanno creato problemi il giorno dopo scomparivano,come se non avessero lasciato alcuna traccia ed ogni volta che accadeva Popilio non era mai al tempio e tanto meno nelle sue vicinanze. Quando tornava era sempre macchiato di sangue e ogni volta che gli chiedevo come si fosse ridotto in quel modo lui mi rispondeva sempre che era andato a...punire gli uomini cattivi. Non mi ci volle molto per capire cosa intendesse veramente. All'inizio non ci volli fare troppo caso,ma in seguito iniziarono a girare delle voci nella zona che descrivevano di attacchi non solo ai gruppi di fanatici e predoni che giravano da queste parti,ma anche a persone e famiglie,che venivano trovate in condizioni raccapriccianti,come se fossero state attaccate da una bestia feroce,ma la cosa più sorprendente e che tutti coloro che sono stati uccisi in questa maniera avevano sempre delle caratteristiche in comune,che fosse nella capigliatura,nei vestiti o negli accessori in loro possesso.”

“E sarebbero?”,chiese Milziade con tono piatto.

“Erano tutte in qualche modo connessi ai costumi degli antichi popoli barbarici.”

A quell'ultima rivelazione cadde un secondo silenzio di tomba e questo,era più carico di sinistre sensazioni e brividi che correvano lungo la schiena. L'immagine che il gruppo adesso aveva di Popilio,da piccolo strano ometto strampalato,ma buono e innocente, adesso era mutato nella loro immaginazione come qualcosa di più orripilante ed abbietto. Erano stati condotti in quel luogo senza neanche poter immaginare che Popilio in realtà fosse un omicida seriale,uno di quei rari individui che uccidono saltuariamente per motivi che conoscevano soltanto loro e che a conoscere la loro vera natura avrebbe fatto disgusto persino ai grandi mostri degli antichi miti. Milziade nella sua professione purtroppo aveva già incontrato,uomini che facevano il suo stesso mestiere,ma che accettavano di svolgere lavori di dubbia natura e che parevano farlo più per l'occasione di uccidere un povero malcapitato da contratto,che per la paga in se. Purtroppo al mondo esisteva gente anche come quella.

“In parole povere,sapevi di avere in casa un maniaco e in tutto questo tempo non hai fatto nulla per fermalo. Dico bene?”

Clara non parlò e il suo muto silenzio fu un messaggio più forte di qualunque urlo.

“E cosa vuoi che facciamo? Che lo andiamo a cercare,lo prendiamo e lo riportiamo qui? Così potrà continuare con questa malata abitudine e tu che farai nel frattempo? Continuerai ad ignorare il problema e lascerai che il tuo caro Popilio possa continuare in questo modo? Perché è così che farai vero?

“Milziade non puoi...”,disse Lucilla interrompendo il mercenario nel mentre del suo acido giudizio della sacerdotessa.

“Io non posso cosa,Galla?”,disse lui alterato, “Non posso fare una critica costruttiva su un problema così idiota? Sai che c'è,hai ragione,mi sto arrabbiando troppo per un problema che non è mio,anzi,non è neanche nostro. Sapete che c'è? Esco, a sentire certe scemenze nemmeno una sfinge riuscirebbe a trovare una soluzione ad un problema tanto idiota. Diventerebbe scema prima ancora di giungere alla fine di questa storia.”

E fu così che il prezzolato si allontanò dal resto della squadra e uscì dal fienile,visibilmente frustrato dal sentire quella storia tanto tragica quanto grottesca. Sentire una persona come Clara,apparentemente tanto saggia e caritatevole,in realtà aveva coperto un segreto così grande e pericoloso per tanto tempo che era difficile non giudicarla per quell'esperienza che aveva appena condiviso con degli sconosciuti. Lucilla e tutti gli altri sembravano combattuti nel voler comprendere appieno quale fosse il ruolo svolto nella vicenda appena appresa e nell'incendio della sera precedente. Possibile che le due storie fossero strettamente connesse? E se si come? Avevano sentito appieno la storia di Clara e tuttavia,non capivano quale potesse essere il nesso. Mancava qualcosa,ma Clara stessa sembrava nasconderlo,oppure,anche lei ne ignorava la ragione. Che fosse possibile? Essere complice dell'omicida e tuttavia non conoscere la verità appieno? Bisognava fare le domande giuste,forse solo così si poteva giungere ad un nesso,solido e valido tra le due vicende.

“Clara...”,parlò l'elfo con in volto un espressione pensosa, “Hai detto di aver trovato Popilio in giovane età,quando era ancora un bambino giusto?”

“Si l'ho detto.”

“E le sommosse contro il culto imperiale erano ancora in corso,dico bene?”

“Si vero.”

“E non siete mai riuscita a risalire alla famiglia naturale del bambino giusto?”

“Corretto anche questo.”

“Nym...”,intervenne Lucilla, “Ti è venuto in mente qualcosa?”

“Stavo pensando ad una cosa. E se in realtà Popilio è lo spirito del grano fossero strettamente collegati l'uno con l'altro, o meglio...fossero in realtà la stessa identica creatura?”

“Cosa? E questa castroneria di ipotesi dove l'hai tirata fuori? Disse Gordlack sbigottito.

“Tra gli elfi si racconta che gli spiriti legati al mondo naturale si comportano esattamente come le creature che abitano il mondo materiale così come lo conosciamo e così assumono sembianze e comportamenti uguali in tutto e per tutto all'essere che loro scelgono di imitare ma inizialmente questi esseri non possiedono un corpo o una forma ben definita,sono pura energia.”

“Va bene,ma il collegamento dove sarebbe?”

“Vi ricordate quando lo abbiamo visto la prima volta in quel villaggio? Pareva stesse cercando qualcosa e lui stesso ha rivelato che stava cercando lo spirito del grano.”

“E con ciò?”

“Era l'unico tra tutta la gente che abbiamo incontrato prima di lui che non soffrisse quell'afa atroce e in pieno pomeriggio. Anche il più resistente dei legionari non riuscirebbe a resistere ad un caldo simile senza una scorta d'acqua e lui aveva fatto chiaramente intendere che era passato di villaggio in villaggio a cercare questo spirito del grano.”

“Ma se è lui lo spirito del grano perché dire che lo stava cercando? Non ha senso.”

“Ho due ipotesi riguardo a questa faccenda. O Popilio è un ottimo bugiardo...o non sa di essere lui stesso lo spirito del grano.”

“Che cosa? Dannato di un mastica verdure dalle orecchie a punta,parla chiaro per Thor. Maledizione, a te e alle tue bizzarre teorie.

“Insomma cocciuto di un nano,possibile che tu non abbia ascoltato con attenzione tutto il discorso? Sto dicendo che Popilio e che questo spirito del grano o qualunque cosa sia realmente ha preso la forma di un essere umano e si mescolato nella comunità. Ti basta come spiegazione,ottusa talpa da miniera?”

“Scusa Nym...”,disse Lucilla rivolta all'arciere. “Ho un dubbio. Se lo spirito della volpe e una creatura del folclore degli antichi popoli liberi,perché attacca la sua stessa gente? Se fosse così dovrebbe attaccare tutte le persone di origine noviane legate al culto imperiale,come me ad esempio e non coloro che combattono per restaurare le antiche usanze. Non credi anche tu?”

“Beh riguardo a ciò io....non so cosa dire. Intuisco cosa possa essere realmente Popilio,ma riguardo alle sue motivazioni per quello che fa non ho risposte a riguardo.”

“Capisco...”

Lucilla si alzò dalla piccola matassa di paglia a mo di cuscino di fortuna,si passò le mani sulla gonna per togliersi la paglia e rivolse uno sguardo carico di energia verso i suoi tre guardiani.

“Andiamo a cercare Popilio.”,disse Lucilla con forte determinazione.

“E da dove cominciamo?”,chiese Braxus incerto su quell'improvvisa decisione.

“Non lo so,ma da qualche parte deve pur essere e poi,abbiamo un dovere verso coloro che ci hanno ospitati. Quindi ora risolviamo questa situazione,in un modo o nell'altro.”

Nym,Gordlack e Braxus non persero tempo e prese le loro cose fecero per andare a prendere i cavalli.

“Non c'è bisogno di andare a prendere i cavalli...”

Fu la voce di Milziade a distrarli dalle loro intenzioni,mentre l'elfo,il nano e il gladiatore lo scrutavano come per chiedergli del perché non se ne fosse ancora andato via da li.

“E già qui.”


Salve a tutti. Sono lieto che questa storia abbia il suo piccolo seguito di appassionati e per tanto,vorrei ringraziare tutti coloro che continuano a seguire questa sgangherata fanfic senza troppe pretese. Vi saluto e vi auguro una buona lettura.


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Capitolo 27
*** Odio ***


Appena ricevuta la notizia Lucilla e gli altri uscirono dal pagliaio nemmeno avessero sentito i passi dei legionari in marcia verso di loro. La prima cosa che videro furono i lavoratori del tempio intenti a cercare tra i resti delle persone seppellite sotto le macerie fumanti del tempio,girando in mezzo alle cataste fumanti e mucchi di legno ormai divenuto carbone,nero e grigio,mentre deboli fiammelle ardevano ancora sotto le pile di quello che fino alla sera precedente era una meraviglia del luogo,centro di ristoro per viaggiatori stanchi e bisogno,ora,ridotto a nulla più di una maceria bruciata. Tutti però si fermarono quando videro una piccola figura spuntare in lontananza. Un piccolo uomo,goffo nel camminare e all'apparenza inoffensivo,con quell'aria sprovveduta e quello sguardo vago,da bambino,mentre,proprio come un bambino,trascinava un carretto,con fare innocente,quasi fosse un gioco. Però non vi era nulla di innocente nell'immagine che Popilio sembrò dare di se stesso in quel momento,poiché il sangue di cui era coperto in quel momento era tale,che le sue umili vesti dalle tinte spente ora erano pregne di sangue fresco e anche il carretto,semplice giocattolo,ora pareva un macabro altarino su ruote,dedicato a chissà quale divinità degli inferi tanto era sporco anch'esso di sangue. Camminava verso il tempio come se nulla fosse,estraneo al mondo che lo circondava mentre gli altri lo guardavano,come se avessero incrociato il cammino con uno spirito malefico,poiché sapevano chi era,ma mai,avrebbero osato immaginare,che un giorno,lo avrebbero visto in un tale stato. L'omino avanzava imperterrito con quello sguardo perso nel vuoto,mentre parlava da solo,perso nei suoi discorsi,forse intento a parlare con qualcuno,o forse solo a se stesso. Non si capiva,non lo capiva nessuno.

“Per tutti gli dei...”

Fu L'unica cosa che seppe dire Lucilla nel vedere quel inquietante spettacolo. Non seppe continuare perché a vedere il piccolo uomo nella sua direzione pregno della rossa violenza di cui lui era stato responsabile,lo bagnava,dalla testa ai piedi,come se ci si fosse immerso dentro.

“Bambina mia stai indietro.”,disse Gordlack mentre prendeva delicatamente la ragazza per un polso e la metteva dietro di se,mentre tutti gli altri le si paravano davanti a farle da scudo.

Ognuno con le proprie armi in mano e le armature addosso,non sapevano come avrebbe agito Popilio,ma qualunque cosa avrebbe fatto,lui,non si sarebbe avvicinato a quel fienile,per nessuna ragione al mondo. Ad un certo punto,mentre si avvicinava a loro, Popilio si fermò in mezzo alla strada e iniziò a guardarsi intorno,mentre osservava su di se gli sguardi dei lavoratori del tempio in mezzo alle macerie.

“Ciao...”,disse il piccolo uomo mentre incassava la testa in mezzo alle spalle con fare timoroso, “Perché state tutti guardando Popilio? Popilio non ha fatto niente.”

In quel momento parve un bambino confuso e intimorito nonostante la piccola corporatura avesse comunque l'aspetto di un uomo vissuto,continuava a comportarsi come un ragazzino sprovveduto e bisogno di attenzioni. Forse per questo,in quel momento,tutti i presenti sentivano una nota di stomachevole ambiguità nel suo carattere taciturno. Mentiva. Mentiva come fanno i bambini colti sul fatto,quando prendono un dolce di nascosto oppure prendono il giocattolo di un amico senza permesso,ma qui,non si trattava di un dolce o di un gioco,era sangue quello che aveva sui vestiti,sul carretto e nella coscienza.

“Popilio è innocente, Popilio non ha fatto niente,Popilio è una brava persona.”

Si stava innervosendo,poco alla volta,mostrando i segni di un agitazione che col passare dei secondi faceva fatica a trattenere sempre più,quasi stesse per esplodere. Tremava,mentre tutti lo osservavano indignati e inorriditi dal suo aspetto,scialbo e trasandato per la violenza della notte scorsa.

“Popilio,perché hai quel sangue addosso?”,chiese una delle giovani iniziate al sacerdozio.

“Che cosa hai fatto Popilio? Parla.”,disse un altro ragazzo in mezzo alle macerie.

“Parla subito,altrimenti...”,disse un altro dei lavoratori circondato dai suoi compari.

Le voci iniziarono ad alzarsi irritate e spaventate per l'orrida visione che avevano davanti e tutti li in mezzo cominciarono ad urlare. Quello che fino ad allora avevano considerato una strana presenza all'interno del tempio,un ospite di lunga data di quel luogo,ora,lo trattavano come se fosse la peggiore delle bestie.

“Dobbiamo fare qualcosa,potrebbero fargli del male. Aiutiamolo.”,disse Lucilla in preda all'impulso di raggiungerlo.

“Mia signora ve ne prego restate dove siete,ne va della vostra sicurezza.”,disse Nym mentre impugnava l'arco e pronto a scoccare al primo segno di pericolo.

“Ma potrebbero attaccarlo,potrebbero fargli male.”

“Comprendo la vostra preoccupazione ma dovete cercare di comprendere la situazione. Non possiamo fidarci di quell'essere.”

E nel mentre Popilio iniziò ad agitarsi,mentre impaurito si strinse con entrambe le mani il capello di paglia contro la testa come a voler evitare gli sguardi e le grida contro di lui.

“Basta,smettetela,Popilio ha paura.”

Ma loro continuavano ad inveirgli contro,urlando e pronunciando insulti e minacce,ma senza avvicinarsi,per timore o disgusto.”

“Basta,basta...basta...per favore.”

Tremava impaurito,scosso e innervosito da tutta quella discriminazione e incomprensione che aveva attorno. Non sapeva cosa fare,era terrorizzato dalla paura. All'improvviso,per mano di qualcuno,qualcuno gli buttò contro un pezzo di legno,uno di quelli che componeva la struttura principale della costruzione che lo colpì esattamente sulla cima del capo. Il colpo risultò così forte da farlo cadere a terra e con lui,anche il cappello,mostrando per la prima volta,sia a Lucilla che agli altri membri del gruppo,una profonda cicatrice sulla testa,una specie di spaccatura biancastra nel mezzo del cranio. Le voci delle persone a quel punto smisero di colpo. Nessuno si aspettava quel ciocco di legno lanciato da una mano in mezzo alla folla,forse,nemmeno lo stesso individuo che aveva mosso la mano per compiere violenza,alla fine,forse era pentito di quel lancio,nel momento stesso in cui il pesante pezzo di legno si era ormai separato dalla mano. Ma ormai era troppo tardi. Il piccolo uomo si mise lentamente sul ginocchio e poi,sempre con lentezza si rimise in piedi,ma senza riprendere il cappello di paglia. La sua espressione,se prima impaurita e piangente ora,era più simile a quella di una bestia feroce e in quell'istante una leggera brezza si alzò nell'area. Le braccia di Popilio ciondolavano vicino ai fianchi con le mani aperte,come se fossero pronte ad afferrare qualcosa. Digrignava i denti,che parevano più zanne che denti umani e gli occhi parevano iniettati di sangue. L'ira dell'omino ora,era evidente a tutti.

“Siete cattivi con Popilio e lo spirito del grano prova solo rabbia per voi. Siete cattivi...”

Il tempo di un battito di ciglia e dove prima c'era Popilio non c'era più niente. Nessuno ebbe il tempo di chiedersi cosa fosse successo che uno scatto improvviso,una brezza feroce verso colui che aveva colpito Popilio sulla distanza e il braccio che aveva usato per recare offesa,volò via,di circa un metro,dopo essere salito in alto e poi ricadere in basso. L'uomo si girò verso il moncherino sanguinante,confuso e incredulo,e sotto di esso vide Popilio al suo fianco che lo osservava,come una bestia che sta per azzannare la preda.

“E come le persone cattive,meritate di morire per mano nostra.”

L'uomo urlò,ma non passò nemmeno un secondo,che subito Popilio,con un balzo lo colpì al volto con una mano e simile ad una zampata penetrò il volto del lavoratore del tempio,creandogli un buco in mezzo alla testa. Dove prima erano presenti il naso,la bocca e tutto quello che c'era dietro,finì di esistere,in un singolo colpo. Fu l'inizio del caos. L'urlo di un iniziata fece scattare nuovamente Popilio,trapassandogli il torace con una mano e bucargli i bronchi lasciandola a morire,soffocata nel suo stesso sangue. Provarono a scappare ma non fu difficile capire per il gruppo della principessa capire che era tutto inutile,era troppo veloce,troppo forte e troppo feroce perché li lasciasse scappare e, dopo l'ennesima mattanza,con arti recisi,organi demoliti e corpi quasi irriconoscibili,quello che prima si era limitato ad essere i resti bruciati di un prestigioso edificio sacro,caduto vittima per mano di un manipoli di invasati incendiari,ora,era stato testimone di una spietata carneficina opera di un solo,piccolo e apparentemente insignificante omino,che per la sacerdotessa di Apollo,fino al giorno prima,si era dimostrato l'essere più innocuo del mondo. Lucilla si sentì svuotata per quel macabro spettacolo della quale era stata testimone,mentre i tre fedeli accompagnatori e il guerriero prezzolato le si paravano davanti,increduli,ma non indifesi di fronte a quello che avevano appena visto.

“No...Popilio...tu non hai...tu non puoi...”,disse Lucilla mentre i suoi occhi esaminavano la scena cercandovi una logica che non riusciva a trovare in mezzo a tutti quei cadaveri.

“Per tutti i numi dell'olimpo,cos'è appena successo?”,chiese Braxus confuso di fronte a quello che aveva visto.

“E appena successo che quella specie di bambino cresciuto male ha appena combinato un dannato macello. Ecco cosa diamine e successo ragazzino...”,sbottò Milziade a sentire quella domanda,la cui risposta gli pareva fin troppo ovvia,per la sua capacità di controllo di fronte a quella vista, “Dannazione,qualcuno è riuscito a vedere i suoi movimenti?”

“Quasi, non sono molte le volte che ho avuto a che fare con qualcosa di così veloce. E quell'essere è veloce.”,disse Nym che pareva essere rimasto completamente di ghiaccio,nonostante la carneficina.

“Visto o non visto,giusto su Thor che se si avvicina gli spacco quel corpicino che si ritrova e lo faccio diventare una frittella. Che ci provi per la miseria,non sa quanto può essere duro un nano.”,disse Gordlack arrabbiato,ma lucido,mentre stringeva con forza entrambe le mani sul manico del maglio.

Una volta completato l'eccidio che aveva dato inizio,nella quale aveva liberato tutta la bestialità di cui era capace,ora,pareva tranquillo,sereno e fiero,con quell'orgoglio che solo un bambino può sentire,come se avesse risolto un problema di matematica che gli era stato affidato dal istruttore pubblico o che fosse riuscito a spostare una sedia adatta ad un adulto e portarla dove al genitore facesse più comodo. Ma non c'era nulla di andare orgogliosi,aveva ucciso indiscriminatamente tutti i presenti che non erano loro,che erano rimasti fuori da quella scena di isteria collettiva,diretta contro Popilio e che adesso era stata soffocata nel sangue. Popilio si diresse nuovamente verso il carretto,ma quando stava per raccogliere la cordicella per terra,si accorse di Lucilla e degli altri che aveva portato fino al tempio,quindi li salutò alzando una manina sporca di sangue e agitandola come avrebbe fatto un bambino.

“Ciao Ragazza,guarda ho trovato lo spirito del grano. Lo vede? E proprio li.”

Popilio indicò il carretto vuoto dove nessuno, a parte lui,riuscì a vedere qualcosa.

“Lo vedi?”

“Si Popilio...lo vedo.”,disse lei mentendo,mentre tentava di nascondere lo stato di angoscia nella quale era caduta.

“Ah bene,adesso ha bisogno di riposare è stanco perché è stato fuori tutta la notte e io ho dovuto seguirlo. Non volevo che le persone cattive gli facessero del male. Però,ora che il tempio non esiste più Popilio non sa più dove andare. Clara è morta...”

Il piccolo uomo abbassò la calva testa e il suo sguardo parve perdersi nel vuoto. L'espressione sul suo volto si fece cupa.

“E io ora sono solo. Nessun altro mi vuole bene,nessuno vuole Popilio. Solo lo spirito del grano mi ha voluto con se...e Clara”

Poi come dal nulla,un pensiero,un idea che sapeva di speranza,di una nuova possibilità,gli si presentò in quel momento. Un sorriso infantile,una felicità pura,un desiderio di comprensione. Tornò a guardare Lucilla con il cuore colmo di gioia,poi le puntò un dito nella sua direzione e negli occhi,uno sguardo ricolmo di speranza.

“Ma c'è sempre la ragazza. La ragazza è stata buona con Popilio e Popilio vuole ricambiare questa bontà. Ragazza,io e lo spirito possiamo venire con te?”

La ragazza sbiancò a sentire quella richiesta tanto innocente e quanto folle. La genuina felicità del piccolo uomo era in contrasto con lo scempio dei corpi che ora era sparsi in quella piccola area del tempio. Corpi dilaniati come animali passati per le mani di un cruento macellaio,braccia e gambe recise da una bestia priva di pietà e qualche giovane decapitato nella furia omicida del momento. Davvero aveva intenzione di venire con lei? E poi,a che scopo portarselo dietro se tutto quello che sapeva fare era uccidere in maniera così mostruosa? Come avrebbe potuto ad un uomo,ad un essere come quello di seguirla? Lei era una consacrata di Apollo,un dio di luce,di verità,di intelligenza e logica e l'animo di Popilio,non pareva possedere queste qualità. Eppure,la sua mente e la sua coscienza,le dicevano che c'era qualcosa sotto a quella strana condizione che influenzava l'omino davanti a lei,forse era la pietà,forse i suoi sentimenti di bontà e compassione,ma,doveva indagare più a fondo in quella questione. Non poteva prenderlo con se,ma doveva comunque sapere di come un apparenza così' docile potesse nascondere un anima così brutale.

“Signor Popilio...”,disse Lucilla tentando di usare un tono il più calmo e rilassato possibile,nel tentativo di non farlo innervosire.

“Non signore,ragazza,sono solo Popilio.”

“Si certamente...Popilio. Posso farti una domanda Popolio? Non ti arrabbi se te la faccio vero?”

“Certo che no,le domande non mi fanno arrabbiare. Le domande non mi hanno fatto niente.”

“Perché uccidi la gente?”

“Perché sono persone cattive,ma Popilio non può riuscirci da solo,quindi lo spirito lo aiuta. Insieme puniamo le persone cattive,gli facciamo male e quando lo facciamo loro muoiono e non fanno più cose cattive contro gli altri.”

“E quante sono le persone cattive che avete ucciso?”

Popilio si portò un indice alla bocca con fare infantile e iniziò a pensare con lo sguardo verso l'alto.

“Tante.”

“Tante quante?”

“Tante tantissime. Ma Popilio non è bravo con i numeri. Io non sono bravo come i ragazzi più grandi.”

Nel sentire quella descrizione che Popilio aveva fatto di se stesso a Lucilla venne in mente un serio dubbio sulla moralità del piccolo uomo alla quale si stava riferendo. Il modo in cui parlava e come si rivolgeva agli altri e anche prima dello sterminio dei giovani del tempio,quella rabbia,quella paura. Certo,era evidente che lo stesso Popilio avesse delle difficoltà nel comportarsi come un uomo adulto,nonostante la piccola statura e il corpo non propriamente tipica di una persona della sua età. Ma non credeva che i suoi sospetti potessero essere così fondati e poi,quella cicatrice sulla testa,probabilmente causata da un forte urto di qualche tipo,possibile che quel segno e la storia di come Clara avesse incontrato Popilio potessero avere una causa in comune. La principessa sapeva che avrebbe dovuto fare una domanda specifica per confermare la sua teoria.

“Popilio senti,tu quanti anni hai?”

“Io ho...io ho...”

Ci dovette pensare un attimo e poi allungò le mani davanti a se,mostrando le mani a coloro che lo stavano osservando.

“Io ho tanti anni così”

Ora lo sconforto in Lucilla si fece ancora più profondo,perché adesso sapeva il perché di quel comportamento allucinante di fronte alla violenza di cui era capace.

“Un bambino. Le mani di un omicida con la mente e la capacità di giudizio di un bambino.”

Ora ne aveva la conferma,era un bambino. Non aveva alcuna importanza se il suo corpo era quello di un uomo,per quanto fosse rimasto piccolo per la sua età,era pur sempre un uomo adulto,ma solo nel corpo perché la sua mente era rimasta a quando fu trovato da Clara,in quel lontano giorno di molti anni fa. Le parole che aveva detto Lucilla non uscirono da quella bocca in modo da essere udite anche da Popilio,ma furono pronunciate piano,un sussurro,appena udibile da coloro che gli stavano facendo da muro,tra lei e Popilio. Non ebbe il coraggio di dirlo ad alta voce,non ebbe il coraggio di rivelare quella verità a se stessa,che non sapeva più giudicare quell'uomo,quell'umano in miniatura come un mostro oppure come la sfortuna vittima,di una condizione che aveva scelto. E per quanto riguardava lo spirito non sapeva dire se effettivamente se quello che ci fosse dentro a Popilio fosse effettivamente questo spirito del grano,in quanto loro non lo avevano mai visto,oppure ci fosse dell'altro dentro quell'uomo. Una cosa era certa,andava fermato,li ed ora.

“Senti Popilio.”,disse Lucilla in maniera triste.

“Si?”

“Per quale motivo hai ucciso così tante persone?”

Il volto di Popilio si fece nuovamente cupo,con una nota di rabbia mal celata.

“Perché erano persone cattive è le persone cattive fanno del male agli altri e quando fanno del male agli altri a loro non importa niente. A noi hanno sempre fatto del male.”

“Tu e allo spirito?”

Si. Popilio ricorda ancora quando mamma e papà sono morti, per colpa degli uomini che pregavano gli antichi dei. Non avevano fatto del male a nessuno,ma sono stati uccisi lo stesso solo perché pregavano i nuovi dei. Stavamo camminando per strada quando sono stati colpiti dagli uomini cattivi,poi hanno colpito anche me,sulla testa. Dopo ricordo solo che sono giunto qui e poi...ho incontrato lei.”

“Intendi Clara?”

“Si.”

“E lo spirito del grano? Quando l'hai visto la prima volta?”

“Quando gli uomini cattivi sono tornati a fare del male ad altre persone. Giocavo vicino ai campi di grano con il mio carretto,quando mi accorgo che dalle spighe esce un animaletto,un topo,uno di quelli piccoli che si trovano in mezzo alla campagna. Era ferito e sanguinava,quindi lo preso con me e lo portato al tempio,nella mia camera,riservata solo per me. Gli ho dato da mangiare,da bere e lo tenuto nel mio carretto. Il giorno dopo era guarito,come per magia. In quel momento ho capito che era speciale e che era il mio unico amico,infatti,lui parla solo con me.”

“E cosa ti disse la prima volta che ti ha parlato?”

“Che lui sapeva quello che mi era successo e che anche lui era stato fatto del male. Diceva che dovevamo vendicarci dei torti subiti. Lui dice che da quel giorno siamo diventati una sola cosa,però non ho mai capito cosa vuol dire. So solo che quando vogliamo andare ad uccidere le persone cattive lui vuole che io vada con lui e io lo seguo. Ma brava ragazza,perché fai tutte queste domande? Popilio è confuso.”

Lucilla ora sapeva abbastanza da poter avere un idea più o meno chiara sulla condizione di Popilio. L'aggressione in giovane età,l'essere incontrato nel campo e il fatto di essere divenuto una sola cosa con lo spirito. In qualche modo era posseduto,eppure,aveva la sensazione che lo spirito da solo non poteva rispondere da sola a tutta quella violenza,forse non era posseduto,ma solo influenzato e quindi,non si sentiva obbligato ad agire in quel modo,ma semplicemente convinto ad uccidere. Popilio il corpo,lo spirito la mente nascosta dietro alle numerose atrocità. Due esseri diversi,ma una sola ed unica entità. Entrambe colpevoli,entrambe impossibili da salvare. Lucilla sapeva cosa andava fatto,lo avrebbe fatto,a malincuore,ma lo avrebbe fatto. L'ingenuità di Popilio non era una colpa,l'omicidio si. Ma nell'esatto istante in cui la principessa aprì bocca per rivolgersi nuovamente all'omino imbrattato di sangue,Nym,con ancora in mano l'arco,rilassò la tensione della corda portandola alla sua posizione originale,ma tenendo la freccia stretta tra le dita pronto ad usarla,quando sarebbe giunta la necessità,poi,fece qualche passo in direzione di Popilio,abbastanza vicino per potergli parlare faccia a faccia,ma abbastanza lontano per poter usare l'arco.

“Perché lei,signore,non può venire con noi.”

Il piccolo uomo fece un espressione indignata per la risposta che aveva ricevuto dall'elfo. Vedere che fosse stato quest'uomo,questo elfo a rivolgersi a lui,quando in realtà voleva parlare con la ragazza. Il piccolo uomo iniziò ad agitarsi.

“Perché no?”

“Per le persone che hai ucciso.”

“Erano cattive,tutte le persone che ho ucciso erano cattive. Anche loro quelli che lavoravano al tempio. Facevano finta di essere buoni,ma io li sentivo,quando pensavano di non esseri controllati. Parlavano male di Popilio,dicevano cose brutte cose,cose che le persone buone non dicono ad altre persone. E poi c'erano quelli che pregavano gli antichi dei e odiavano quelli nuovi,loro attaccavano le persone che non avevano fatto nulla a Popilio e poi rubavano il grano e uccidevano delle brave persone. Io sono buono,abbiamo fatto solo del bene ad ucciderli.”

“C'è una netta differenza tra il difendersi da un attacco e iniziare uno sterminio per placare la propria sete d'odio. Quando la giustizia si macchia con la feroce violenza della vendetta allora non è più giustizia è solo sete di sangue.”

“Che cosa ne sai tu? Tu non sei stato scacciato dalla gente solo perché il tuo aspetto non è come quello degli altri, tu non sei stato deriso perché la gente ti crede stupido o ti lasciavano da solo perché non volevano nemmeno averti attorno. Popilio ha sofferto troppo per colpa delle persone. Se lo sono meritato.”

“Lo so invece,lo so eccome. Anch'io lo sentita,la sete di vendetta,molto tempo fa. So cosa vuol dire covare tanto odio per troppo tempo e conosco bene quella sensazione,quella furia omicida che ti scorre dentro le vene,tanto da entrare a far parte di te,del tuo essere,fino a mescolarsi al tuo sangue. Mi creda, lo so meglio di tanti altri.”

“Quindi,anche tu hai sofferto quello che ha sofferto Popilio?”

“No,ma l'odio e odio,qualunque sia la sua origine. Io ho abbandonato il mio,lei invece,no.”

“Quindi e per questo che non posso venire con voi?”

“Anche per questo.”

“Capisco...”

Popilio Iniziò a sgranchirsi le mani e lo sguardo omicida che aveva assunto in precedenza,ma stavolta l'uomo spalancò le labbra mostrando un folle sorriso a trentadue denti. In quel momento in lui vi era più della bestia e meno dell'uomo. Nym tese leggermente la corda con la freccia che già teneva in mano,pronto al combattimento.

“Nym...”,lo chiamò a se Lucilla

“Proteggete la nobile Lucilla. A lui ci penso io.”

Popilio era pronto per lanciarsi nuovamente all'attacco. Le mani erano pronte, le intenzioni erano violente e gli occhi dell'umano,ora,parevano più quelli di una bestia inferocita che quelli di un uomo. Le mani erano pronte a squartare e l'arco pronto a rilasciare il colpo. La violenza era nell'aria.

“In questo caso,allora vi uccideremo tutti. Se volete impedirci di uccidere i malvagi,allora siete malvagi a vostra volta...”,disse Popilio,ma con un tono di voce più profondo e sinistro,quasi,non fosse nemmeno la sua,“Uccideremo tutti coloro che meritano di morire. Uno...alla...volta.”

Una folata di vento colpì in pieno Nym all'altezza del petto e quando l'aria gli finì contro,l'arciere scattò di lato nell'esatto istante in cui Popilio si era gettato in avanti appena visibile a mezz'aria mentre con una mano colpiva l'aria,allo stesso modo in cui un orso o un leone piantano gli artigli nella carne della preda. Nym fece per tendere l'arco e scoccare il colpo,ma la freccia non prese Popilio che subito atterrò e scattò nuovamente lontano dall'elfo,veloce come il vento. Nym rimase calmo,facendo ricorso alla sua pazienza alla sua esperienza come tiratore dall'esperienza secolare. Una mano salda ad impugnare il corpo dell'arma,l'altra intenta a prendere un altra munizione,il respiro regolare,i piedi pronti a balzare al minimo segnale di pericolo. Un altra folata,questa volta contro il fianco e in risposta balzò di avanti,facendo perno sulla punta di un piede e girarsi di spalle subito dopo,con l'omino giunto nel precedente punto in cui era fermo Nym,ora privo dell'arciere ,che stava puntando addosso la freccia nella direzione di Popilio,pronta a centrare il bersaglio. Prese la mira per la seconda volta e la seconda freccia partì,ma per la seconda volta l'elfo mancò l'obbiettivo. Era raro che Nym mancasse un bersaglio e tutti nella compagnia,tranne Milziade,conoscevano bene l'esperta mira dell'elfo,ma quell'essere era imprendibile. Popilio non usava alcuna strategia o tattica specifica,limitandosi ad attaccare con la forza di una bestia e la velocità del vento,tanto,che ogni attacco era anticipato da una leggera brezza che indicava la posizione di Popilio e la traiettoria dell'attacco e per Nym era facile prevedere la direzione del colpo e quindi rispondeva schivando per tempo e contrattaccare con arco e frecce,l'arma migliore a sua disposizione. Ma allora perché sbagliava il colpo? Era certo che una volta che avesse schivato il colpo lo avrebbe colto di sorpresa e finito sul posto,ma così non fu. Stava sbagliando qualcosa,doveva riflettere,rimanere obbiettivo e restare concentrato. La principessa per il momento era al sicuro,con gli altri che le facevano da barriera da quel misterioso individuo e per il momento era lui l'obiettivo di Popilio,poiché aveva deciso di esporsi per primo. Un arciere in uno scontro diretto,chi l'avrebbe mai detto? Eppure non era una così improbabile,non per un elfo...non per un elfo come lui. Da tempo ormai non praticava l'arte che era stata tramandata dalla sua gente,una conoscenza segreta,passata di generazione in generazione,lassù,nel gelido nord del mondo. Con Popilio non sarebbe bastata la comune conoscenza dell'arco tra gli elfi. Aveva bisogno della sua conoscenza personale dell'arco,di quello che gli era stato insegnato e di come applicarlo in una situazione come quella. Non aspettò l'ennesimo soffio di vento che gli venisse incontro,poiché non si sarebbe limitato a schivare i colpi di Popilio. Li avrebbe rese totalmente inefficaci. Iniziò a correre,dritto,con sorpresa di tutti,che in un combattimento non lo avevano mai visto comportarsi così. Arrivato ad un certo punto presa dalla faretra un altra freccia e sfiorando con le dita le altre,tenendo conto di quante ne fossero rimaste a sua disposizione. Aveva ancora cinque frecce, sufficienti per attuare il suo piano. Presa la prima freccia tra quelle rimaste e con un rapido movimento la conficcò nel terreno soffice,fece lo stesso con la seconda,ma invece di conficcarla nella terra lo fece nel cadavere di un ragazzo vicino al punto in cui stava correndo. Sentì una folata di vento da dietro la schiena e senza pensarci due volte,deviò dal percorso e iniziò a correre in mezzo alle macerie del tempio,conficcando la terza freccia in un cumulo di legno carbonizzato,senza preoccuparsi se Popilio lo stesse seguendo o no. Non era ancora pronto per rispondere ai suoi assalti. Uscì dai resti del tempio e continuò a correre,fino a giungere dall'altra parte dell'area dedito alla dea e giunto ad un certo punto si fermò. Aveva solo due frecce nella faretra e una di esse l'avrebbe usata al momento più opportuno. La strategia era stata ideata,le energie ancora in corpo,il fiato ancora nei polmoni,le mani ancora pronte a scoccare. Era una scommessa con il fato e lui non era mai stato bravo ad affidarsi alla fortuna,ma era sempre stato abile nella caccia e nell'uso dell'arco,fin da quando era un bambino,come tutti gli elfi che si dedicavano a quell'arte. Era una cosa innata nella loro razza,se i nani avevano sviluppato corpi piccoli,ma forti e prestanti,gli elfi,nel corso della loro storia avevano sviluppato sensi acuti e un modo di pensare tanto sottile quanto elaborato,la loro capacità di coordinare vista e udito li aveva aiutati a sopravvivere nelle prime ere del loro popolo,nel lontane terre del nord,dove la natura sa essere una maestra spietata con coloro che non comprendono le sue lezioni e lui,come la tribù dalla quale discendeva,erano stati ottimi studenti. Ma oltre l'abilità lui doveva tutto alla sua insegnante,di cui lui aveva ancora buona memoria. Ma non era quello il momento di lasciarsi andare ai ricordi e il presente era fin troppo pericoloso per rilassarsi. Avrebbe dovuto aspettare il prossimo attacco,da li,avrebbe fatto scattare la sua trappola. Ne era convinto,avrebbe vinto,per lei,per la sua sicurezza e perché non poteva lasciare nel mondo un essere come Popilio in giro per il mondo. Quale fosse il suo problema era evidente che non riusciva a gestirlo e questo lo rendeva estremamente pericoloso,sopratutto per la principessa,troppo buona per accorgersi, o per accettare il male che albergava in quell'umano. Doveva ucciderlo,per il bene di molti,per il bene della ragazza alla quale aveva giurato fedeltà e sopratutto,la persona che lo aveva salvato nel momento più buio della sua vita. Il vento soffiò nuovamente,di nuovo alle sue spalle e questa volta,non schivò il colpo,ma estrasse una delle due frecce nella faretra,si girò di spalle e scoccò in direzione del colpo. Un taglio si generò vicino al costato destro,ma non si preoccupò del colpo e iniziò a correre,facendo il giro del tempio in rovina. Correva a più non posso ignorando il dolore del colpo subito,doveva resistere,almeno fino all'ultima mossa congegnata. Raggiunse la freccia conficcata nel terreno la prese e subito la incoccò e appena sentì l'ennesimo sibilo alle spalle si girò in direzione del vento e scoccò una seconda volta,stavolta il colpo lo prese di striscio alla fronte,quasi vicino agli occhi. Non era abbastanza,doveva ritentare. Ricominciò a correre,questa volta in direzione della freccia nel cadavere e appena raggiunse il corpo,sentì un altro soffio di vento e anche questo era di spalle,si,la sua strategia stava andando come previsto. Non aveva ancora recuperato la freccia e prima di fare ciò,slacciò il mantello e lo gettò indietro,poi prese la freccia,incoccò ancora e colpì,al centro del mantello. Una matassa piccola e contorta si dimenò per un attimo a mezz'aria dentro il mantello,che si squarciò e cadde al suolo,ma non prima di mostrare nel tessuto una grossa chiazza di sangue. Ancora poco,c'era quasi. Iniziò a correre verso l'ultima freccia rimasta a terra,quella che aveva lasciato nei resti bruciati del tempio. Correva a più non posso,espellendo dai suoi polmoni tutta l'aria che gli era rimasta in quell'ultimo tratto che gli restava da percorrere. Ancora due frecce,solo due frecce ancora da poter usare. Il vento spirò ancora una volta,ma questa volta contro il viso,segno che Popilio si stava adattando a quella specie di rincorsa senza capo ne coda. Incoccò la freccia,ma questa volta non la rilasciò subito,vedendo un enorme trave,probabilmente una trave che prima apparteneva al soffitto era conficcata tra gli altri resti,molti dei quali rimasti sotto la grande trave e appena la vide,ci saltò sopra e correndo su di essa,schivando il colpo,ma stavolta non rispose all'offensiva di Popilio. Giunto al termine della trave,saltò nuovamente e nel salto vide l'esatta posizione dell'ultima freccia che doveva recuperare e quando toccò nuovamente il suolo,piegando le gambe per attutire l'impatto,si lanciò contro di essa e con due grosse falcate raggiunse l'ultima freccia che aveva lasciato per terra. Ma non la raccolse. Di nuovo il vento soffiò contro di lui,questa volta in pieno petto e in questo caso,estrasse l'ultima freccia nella faretra e scoccò l'ennesima freccia nella direzione contraria alla sua,solo che questa volta scelse di non togliersi dalla traiettoria del colpo,ma solo piegarsi di lato,nel tentativo di evitare le mortali mani di Popilio. Schivò il colpo appena in tempo,subendo una seria lacerazione del corpetto di cuoio nella leggera armatura da arciere e per un attimo lo vide,il piccolo umano dalla celerità sovrumana,con lo spirito del grano che gli faceva dono della sua stessa essenza. La mano da bambino come a voler strappare brandelli di carne dal corpo dell'elfo,che aveva subito un colpo serio,un colpo pericoloso,uno squarcio che andava da una parte all'altra del torace. E fu quello il momento che l'elfo stava aspettando. Sapendo che Popilio sarebbe saltato via come negli attacchi precedenti,approfittò di quell'attimo,di quell'esatto istante in cui il piccolo umano doveva rallentare al punto d'arrivo per poter saltare nuovamente e lanciare un nuovo attacco e con la mano che afferrava l'arco sopra la testa di Popilio,in modo da bloccarlo in avanti con il corpo di legno e vicino la nuca invece la corda,poi lo tirò a se con la mano che reggeva all'arco,facendo scontrare Popilio contro il suo ventre,con stretta forte e possente,che con secoli di tiro con l'arco gli avevano avevano irrobustito le braccia,tanto che Popilio non riusciva a liberarsi,per quanto si sforzasse. Poi con la mano libera,Nym raccolse la freccia conficcata nella trave bruciata,la strinse nella mano con tutta la forza che possedeva e poi colpì,da dietro,nella spina dorsale. Popilio spalancò la bocca per urlare ma da essa non uscì alcun suono. L'elfo lasciò la presa su Popilio e nel mentre strappò via la freccia dalla schiena,ormai inservibile e la lasciò cadere a terra. Il piccolo umano girò su se stesso prima di toccare il suolo,girandosi di schiena,mentre lentamente la vita lo lasciava. Rantolava alla ricerca dell'ossigeno e nel mentre guardava il suo uccisore,dal basso,mentre l'azzurro cielo di quel giorno d'estate era limpido e puro,come l'animo del bambino che Popilio appariva agli altri.

“Dunque alla fine,moriamo anche noi. Non è così?”,disse Popilio,con la calma di chi ormai si sta rassegnando alla sua ultima ora.

Nym lo osservò per un attimo e da come parlava Popilio,nonostante la ferita subito e il suo modo di parlare in terza persona,proprio come gli aveva parlato prima di iniziare lo scontro,si accorse che non era l'umano a parlare,o meglio,non la sua parte umana. Non nè era certo,ma forse,era lo spirito a parlare,l'altra parte di Popilio,quella che ancora non si era espressa pienamente,se non,con la violenza.

“Tu sei lo spirito del grano,dico bene?”,chiese nym piatto,mentre il sangue gocciolava lentamente dalle ferite.

Popilio si fece scappare una risata,che subito si interruppe in un colpo di tosse,accompagnato da una smorfia di dolore.

“Spirito del grano,mi chiedo se sia giusto usare questo nome per un essere come me. Ormai,non bado più ai campi per molto tempo, a differenza del resto della mia specie.”

Altri colpi di tosse seguirono le parole dell'essere che parlava con la bocca del piccolo umano,che ora pareva assente dalla conversazione. Un suono di passi che si faceva sempre più vicino a loro due segnalava che il gruppo di avventurieri si avvicinava alla loro posizione e con loro,c'era anche Clara,che lentamente veniva trasportata da Braxus e Milziade,che la stavano aiutando a reggersi in piedi,mentre passo dopo passo,si fece sempre più testimone della terribile mattanza che vi era stata in quel luogo e come ultima vittima di quella violenza,lo stesso carnefice che l'aveva causata. Popilio quando la vide però non parve emozionarsi,restando distaccato a quel riavvicinamento con la donna che lo aveva cresciuto e tenuto in quel tempio,come se fosse stato un figlio.

“Dunque, tu sei l'essere che dimorava all'interno del mio amato Popilio”disse l'anziana sacerdotessa triste e indebolita.

“Ha importanza?”

“Si c'è l'ha. Per l'umano con la quale hai condiviso il corpo si.”

“Mi spiace per lui. Non era colpevole di nulla. Fra tutti voi era l'unico che non meritava di fare questa fine. L'unica persona alla quale non ho voluto fare del male.”

“Perché spirito? Perché hai usato il mio povero Popilio per compiere tutti quegli omicidi? Anni e Anni di cadaveri,per che cosa poi? Cosa volevi ottenere?”

“L'odio umana, Odio. Odio per tutti coloro che sporcano la purezza della terra,che usurpano l'innocenza del solo per la propria smania di possesso.”

Un cupo silenzio carico di tensione scese su tutti i presenti intenti ad ascoltare.

“Odio?”,disse Nym confuso,come se non riuscisse a comprendere quella semplice spiegazione.

“Si elfo,odio. Per voi può sembrare una cosa ridicola,priva di significato,ma queste terre,all'inizio dei tempi era pacifica,pura,immacolata. C'è ne erano altri come me,tantissimi,tanti da occupare quasi ogni singolo filo d'erba in queste terre fertili. Nel corso delle ere abbiamo assistito all'arrivo di diverse razze,gnomi,elfi e quant'altro,tutti di passaggio,prendendo dai campi solo ciò di cui avevano bisogno,per poi andarsene senza recare alcun fastidio. Ma poi,dopo ere,giunsero gli umani. I primi umani notarono che queste terre erano fertili e abbondanti e quindi decisero di stanziarsi qui,con le loro tende e i loro accampamenti e all'inizio eravamo in pace con questi nuovi arrivati. Poi giunse l'agricoltura e iniziarono a coltivare e a mietere il grano regolarmente ogni qualvolta queste cresceva e diveniva maturo e in ciò,vedemmo un opera buona e salutare,vedendo come questa razza rendesse più semplice il nostro compito di rendere i campi rigogliosi e disponibili per tutti coloro che se ne nutrivano. Ma col tempo gli umani nella zona aumentavano di numero e più si espandevano più i gruppi si diversificavano e con la differenze arrivarono le divergenze e con esse la violenza. Iniziarono le prime guerre e con i primi morti noi spiriti della natura imparammo cosa fosse la violenza e non ci piacque,perché era malsana e crudele e non aiutava nessuno. Molti della mia specie iniziarono ad abbandonare i campi,per rifugiarsi in luoghi più pacifici e poco alla volta i campi divennero spogli di quelli come me,a badare i campi di grano e ciò mi intristì. Generazioni e generazioni di umani che si erano divisi e nel corso dei secoli iniziarono a pregarci,i pochi di noi che erano rimasti furono assimilati ai miti e ai culti delle entità che loro lodavano,ma la violenza non finiva,affamati com'erano di espandere i loro territori e la loro influenza sui loro simili. E poi,giunsero qualche tempo fa i popoli del sud,con i loro umani e con i loro riti,molto diversi da quelli che avevo assistito qui. Vinsero e conquistarono queste terre,portando i loro culti e i loro dei,ma l'odio era rimasto e ancora oggi e così.”

“Quindi,stai dicendo che hai ucciso così tante persone,solo perché dei gruppi di umani hanno occupato delle terre che già appartenevano a degli spiriti?”

“No,ovviamente non capisci. L'ho fatto perché gli umani hanno portato tutto ciò che c'è di sbagliato nella loro razza. Violenza,avidità,egoismo,tutte cose che ho imparato da loro...e mi disgusta che io abbia imparato tutto questo da loro.”

“E Popilio? Anche lui è umano.”

“Umano si,ma non come tutti gli altri,lui ha mantenuto la sua innocenza,la sua purezza. Ha molte più cose in comune con uno spirito della natura che con l'animo corrotto dei suoi simili. Mi ricordava com'ero io un tempo,prima che divenissi simile a loro...”

Altri colpi di tosse,il corpo di Popilio che sobbalza di colpo in colpo. Si stava indebolendo,ormai era giunto ai suoi ultimi respiri e in quell'istante,il suo sguardo si posò su Lucilla,che osservava la scena in preda all'angoscia e allo sgomento. Pareva incredula a quella scena colma di sofferenza,di quell'umano li steso a terra,un po' bambino è un po' mostro,due anime in un solo corpo.

“Ma c'è una cosa che voglio dire,prima di morire. Grazie giovane umana,la tua gentilezza era genuina,la tua bontà sincera verso questo piccolo umano scartato da tutti. Che strano,proprio un umano ,doveva essere così buono...con lui...lui...che di umano....non aveva niente...di malvagio.”

Non disse più nulla e i suoi occhi vitrei parevano guardare verso il cielo. Era morto. Nym si inginocchiò verso il corpo che lui stesso aveva martoriato. Posò l'arco a terra e iniziò a intonare una preghiera,ma stavolta non in elfico,ma in latino,così che tutti potessero capirlo.

“Possa tu percorrere il nero fiume che conduce a Tuonela,l'oscura città dei buoni e dei malvagi,sulla barca condotta da Tuonen Piika,la sposa della morte. Trova la pace,nella mente e nello spirito che in vita non hai trovato. Riposa in pace,figlio degli uomini.”

Finì così la sua preghiera e osservò anch'egli il cielo. Ripensò al combattimento di prima e notò solo in quel momento le frecce che trapassavano il corpo di Popilio,troppo preso dalla conversazione precedente. Lo aveva visto spostarsi ad una velocità superiore a molte creature alla quale aveva dato la caccia,tanto da non poterlo seguire con lo sguardo. Una velocità che non poteva essere semplicemente dettato da un fattore fisico e quindi affrontarlo tutti insieme sarebbe stato pericoloso,lasciando esposta Lucilla ad un probabile attacco. Ma aveva individuato un punto debole nell'approccio offensivo di Popilio,i suoi attacchi erano lineari,senza curve o cambiamenti di direzione durante l'attacco e fu allora che tornò alle origini del sua esperienza con l'arco. Se non poteva seguire gli spostamenti di Popilio,allora avrebbe fatto in modo che Popilio avrebbe seguito i suoi. Correndo attorno alle macerie e posizionando tre frecce in punti prestabiliti aveva creato un percorso da seguire che solo Nym conosceva e non era necessario che seguisse una tappa prestabilita durante la corsa,se prima avesse preso la freccia nelle rovine,poi dalla terra e poi dal cadavere,oppure,prima il cadavere poi le rovine e poi quella a terra non avrebbe fatto alcuna differenza,ciò che importava era l'inizio e la fine,la prima e l'ultima freccia che avrebbe usato. Tutto ciò serviva soltanto ad attirarlo a se e renderlo vulnerabile ai suoi colpi in risposta. Era lo stile della sua gente,della sua tribù,che gli fu insegnato a nord,nella sua gelida terra natale.

“L'arco per gli elfi e qualcosa di più che legno e corda. L'arco e un corpo e la corda e l'arteria che l'arciere tende per farlo vivere. Impara ad usarlo in qualunque situazione e sentirai che esso non è uno statico oggetto da usare solo sulla lunga distanza. Infondi vita nella corda e l'arco pulserà vivo nelle tue mani.”

Le parole di lei,quella donna,alta,bionda,dagli occhi azzurri e il cuore gentile. Non l'avrebbe mai dimentica.

“Grazie...madre.”

Lo disse solo a se stesso,nei suoi pensieri e nel mentre,Clara iniziò a piangere,ad urlare,a sfogare il suo dolore. Nessuna gloria per quella vittoria,nessuna gioia per essere ancora vivo. Il dolore era palpabile,come il sangue delle ferite che l'elfo aveva subito.

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Capitolo 28
*** Il fuoco della passione,la forza dell'ambizione ***


In quello stesso istante a Nova. Quartiere dei templi.


La capitale,come ovvio che fosse,era disseminata di santuari,più o meno grandi a seconda dell'importanza del culto seguito. La religione di stato restava prima fra tutte le altre quella che includeva Giove e l'intera schiera Olimpica e con essa erano state inserite le antiche divinità noviane,tra cui Marte,divinità della guerra,delle legioni e secondo credenze più antiche anche della fertilità,dopo tutto,fu lui a unirsi carnalmente con la vestale Rea Silvia,che da quella travolgente passione nacquero i gemelli,Romolus e Remus,capostipiti della futura Nova. Poi c'erano i culti legati alle divinità dei sabbie più a sud,importate con le conquiste imperiale in territorio Amenosiano,come Ra o Amon,in particolare Iside, Dea della magia,i cui riti erano segreti a coloro che non erano iniziati ai suoi misteri e infine,le pratiche religiose introdotte da proseliti di divinità orientali,come Cibele, la misteriosa divinità femminile conosciuta anche per la sua doppia natura di divinità creatrice e distruttrice i cui sacerdoti si diceva,si castrassero volontariamente,offrendo la propria fertilità alla dea e da qualche tempo si parlava anche di un certo Mitra,una divinità maschile della quale si sapeva pochissimo,importato dai legionari di stanza nelle province più a oriente e che combatterono con le antiche civiltà che padroneggiavano l'arte della cavalleria,nelle immense distese illuminate dalle luce di Apollo. Tra queste religioni esotiche però non erano permessi apertamente i culti delle civiltà barbariche, poiché essi praticavano anche il sacrificio umano nei casi di più estrema necessità,ma questo non voleva dire che nel privato certe cerimonie non venissero praticate,anche se illegalmente. Tuttavia Nevia non era li per nessuna di loro,non per quelle divinità,ma per una in particolare,una divinità che solitamente non sarebbe mai stata associata ad una donna come lei. In quel momento Nevia non indossava nulla che avrebbe ricordato il suo rango all'interno dell'esercito,ma si era tenuta la veste che gli avevano fatto dono lo stesso imperatore,che per lei,valeva più di tutti i titoli militari,le corone d'alloro e i bottini di guerra nell'intera storia di Nova messi assieme. Il frontone del maestoso edificio davanti a lei si trovava in una delle arterie principali del complesso ed elaborato sistema urbano che caratterizzava le vie principali della città. Una grande entrata in candida pietra bianca divideva in due una grande parete frontale sulla quale erano state scolpiti due bassorilievi di graziose fanciulle vestite di un semplice veste dall'aspetto nobile e leggero e che copriva le spalle,il petto e le gambe poco sopra il ginocchio,lasciando allo scoperto l'addome piatto e il collo e attorno le fanciulle erano presenti dettagli come colombe ed eroti, piccoli bambini dotati di alette in atteggiamento spensierato o giocoso e sopra la porta,sulla parte del tetto in tegole rosse spiccava la statua di bronzo di una donna nuda,alta e formosa,intenta a coprirsi le zone intime in un atteggiamento a metà tra il pudico e il lascivo. Nevia si guardò attorno e controllo che la palla,la mantellina adibita all'abito che ormai gli era tanto caro fosse ben sistemata sopra la testa nell'intento che ciò potesse nascondere la sua identità, in quanto la mantellina,nel caso fosse abbastanza lunga poteva essere usata anche come velo per coprire la testa e per sua fortuna la sua poteva farlo. Entrò nell'edificio con grande imbarazzo,come se fosse la prima volta che ci entrava e subito si ritrovò nella grande sala principale dell'edificio. Una vasta stanza rettangolare lunga seicentocinquanta piedi e larga centotrenta al cui interno erano presenti molte decorazioni raffinate e sensuali,come drappi di morbida stoffa rosa e dorata appesa ai muri e tutte collegate tra di loro,mentre per tutto il perimetro delle grandi finestre facevano passare la luce,filtrata da sottili tende di lino bianco sulla quale erano ricamate delle colombe i cui disegni erano stati tessuti con sottili fili d'argento e al centro della stanza,una grande piscina ricolma d'acqua spiccava per quasi tutta la lunghezza della stanza,al cui centro era stata installata la scultura di un enorme conchiglia aperta al cui centro spiccava la statua di marmo di una fanciulla seduta su di un lato del corpo con la lunga chioma che le scendeva dietro la schiena e solo il petto scoperto era visibile ai passati,mentre con le ginocchia vicino al ventre copriva la nuda femminilità del suo essere. Molte persone erano all'interno dell'edificio,molte erano donne,giovani e anziane,ma erano presenti anche degli uomini,tutti in coppia con una ragazza o una donna più grande. Quel luogo non si poteva dire che facesse per lei e molte delle abitudini che aveva la facevano sembrare un amazzone in un mondo di soli uomini piuttosto di una ragazza,nel fiore della giovinezza alla quale quel posto non avrebbe dovuto fare alcuna impressione. Eppure anche lei era una donna e come tale,non poteva sfuggire a certe usanze,cerimonie e tradizioni del suo popolo. Era una donna in armi,una donna più forte di molti uomini,ma pur sempre una donna e certe cose,volente o nolente,doveva pur farle. Per il suo bene e anche per non recare offesa alla dea,che in quel momento,come in altri in passato,doveva chiedere assistenza. E sapeva esattamente a chi rivolgersi. Camminò lentamente cercando di essere più femminile che poteva,dopo anni nell'esercito,in un ambiente dove a Nova il mestiere della guerra era appannaggio degli uomini le aveva trasmesso maniere e modi tipici di un veterano piuttosto che di una fanciulla della sua età,che per tradizione avrebbe dovuto pensare solo ad essere una donna rispettabile,sposarsi,avere figli ed essere la custode del focolare domestico. Ma a lei quel tipo di vita era fin troppo lontano dalle sue esperienze personali per poter condurre una vita simile,ma,il fatto che lei fosse in quel luogo,in quel preciso momento della giornata,voleva dire che anche lei,sotto quella scorza dura,temprata dal dolore,dal sangue e dalla violenza,si trovasse un pizzico di dolcezza,di quella candida fragilità che se avesse potuto,se gli fosse stato concesso dal fato,anche solo una piccola opportunità, avrebbe dedicato all'unico uomo,l'unico essere nel mondo intero,alla quale avrebbe mostrato la sua vera natura,gli avrebbe dato tutto di lei,corpo,mente e anima,ogni fibra del suo intero essere,il suo destino,la sua gioia,nella mani di lui. Lucio Cornelio Silla. In cuor suo solo Lucio. Passo dopo passo vide delle ragazze allontanarsi entusiaste,probabilmente bisbigliando il nome di alcuni ragazzi per la quale provavano una cotta adolescenziale,affiancò anche il percorso di una coppia di giovani sposi,giovani per così dire,in quanto elfi e per tanto potevano vivere per interi secoli,lei con un vistoso pancione,felice come lui di quella nascita tanto attesa e per un attimo,solo uno,Nevia provò un poco di invidia per quella donna,la gioia di coltivare il frutto di un amore,libero e spontaneo e non doverlo nascondere a tutto un impero,all'esercito,al suo imperatore. Com'era fortunata quell'elfa. Giunse alla fine della vasca e davanti si trovò ad un grande altare di candido marmo bianco,decorato con un sottile strato di foglia d'oro sulla quale erano stati sbalzati dalle mani di un abile orafo la scena di una festa bucolica,nella quale erano numerosi invitati,molti umani tra uomini e donne e in mezzo a loro,quasi nascoste tra gli alberi,delle ninfe,donne di straordinaria bellezza,spiriti della natura dall'aspetto di giovani fanciulle dalla grazia irraggiungibile,alla pari di quella degli elfi,com'era di solito pensare la gente comune del popolo del lontano nord. Ma era sopra l'altare l'opera più bella di tutte in quel punto preciso della sala,una grande statua di bronzo,alta quasi nove cubiti e decorata con un pendente d'argento con una pietra rosa e una coroncina d'argento fatte appositamente in scala per la scultura rappresentava Venere,la dea della bellezza,dell'amore,del sesso e della passione e quel grande edificio era il tempio dedicato a lei,in tutta la sua graziosa gloria,come la più bella tra le divinità dell'Olimpo. Di fronte all'altare erano presenti alcuni persone intente a lasciare offerte ai piedi dell'altare,tutte di natura floreale:ramoscelli di mirto,rose e papaveri, alcuni portavano anche una mela,solitamente gialla,a ricordare il mito del pomo d'oro, che fu alla base di un antico conflitto nel nome di una donna. Vicino all'altare era presente una ragazza umana,.vestita di un abito bianco ornato di dettagli floreali che ricordavano il mirto,era più alta delle tipiche ragazze noviane,aveva i capelli lunghi,rossi,chiusi in una coda di cavallo,occhi verde chiaro e labbra sottili. Era intenta ad accogliere e benedire i fedeli che lasciavano offerte ai piedi del simulacro di bronzo,con un tono di voce caldo e delicato,come solo un accolita della dea dell'amore poteva essere. Nevia gli si avvicinò,tenendo la testa china e leggermente di lato come a non voler rivelare la propria identità agli altri presenti.

Ho bisogno di un consulto privato per una questione sentimentale. Necessito di colei che lenisce i dolori del cuore.”

Vai pure colombella,lei ti sta già aspettando.”

E la ragazza gli indicò con la mano aperta un ingresso sul fondo,che collegava ad un altra sezione del tempio e Nevia,dopo aver chinato leggermente il capo in segno di ringraziamento si allontanò dalla ragazza e proseguì per la sua strada.

Ah,colombella...”,pensò ironicamente Nevia a quel dolce appellativo.

Se avesse saputo chi fosse realmente lei in realtà avrebbe visto nei suoi occhi la fierezza di un aquila reale,un fiero uccello da preda che guardava con occhio attento verso il basso in cerca di una nuova preda di cui nutrirsi e non una specie di piccione completamente bianco il cui unico scopo era quello di essere divorato,oltre che essere l'animale sacro di Venere questo è certo. Ma era un aquila ferita nell'orgoglio,un rapace umiliato di fronte ad un assemblea di pomposi pavoni con indosso la toga senatoriale e adesso,costretto a volare più in basso di quanto faceva prima,sia metaforicamente,che letteralmente,in quanto con il grado e il comando,gli fu portata via anche l'armatura della sua legione,la ventiduesima legio Superba. Superò la soglia indicata dalla ragazza e subito si ritrovò in una sezione del tempio molto diversa dalla sala precedente. Un piccolo giardino interno a cielo aperto era circondato da un portico rettangolare sostenuto da colonne fini e ben decorate,dove sui muri erano presenti scene legate al culto della dea dell'amore. Venere che esce dalla spuma del mare e poggia i piedi sulla terra,che nuda,cerca di coprirsi con la prima cosa che trova,un cespuglio di mirto,che per appunto e sacro alla dea. Le scene d'amore con i numerosi amanti: Adone,Marte,Anchise da cui ha avuto Enea,leggendario personaggio legato alle origini di Nova e molti altri,sposa di Vulcano, dio della forgia, che puntualmente tradiva con altri uomini. Dea dell'amore si,della fedeltà coniugale no di certo,per quella ci si rivolgeva a Giunone,moglie e sorella di Giove. La carica erotica di alcune scene aggiungeva altro imbarazzo all'ex comandante della ventiduesima,che non pratica di certe esperienze distoglieva lo sguardo,per quanto potesse da quei murali che in pubblico si sarebbero detti osceni e si concentrò sulla figura del giardino,vero punto d'interesse di Nevia e motivo della sua visita al tempio. Il giardino era ricolmo di cespugli di mirto,di rose e un grosso appezzamento di terra legato alla cura e alla crescita dei tulipani,ma niente di quelle piante poteva sconfiggere in bellezza e maestosità l'unico albero di tutto il giardino. Un grande melo,più grosso di molti altri suoi simili,dai rami lunghi e folti,dalla quale crescevano delle mele dalla buccia d'orata,così lucenti,da sembrare che fossero realmente fatte d'oro. Nevia si incamminò per una scaletta di pietra che scendeva di pochi gradini e poi,si entrava in diretto contatto con la morbida erba del prato,ma prima,sull'ultimo gradino,si tolse i sandali,per non offendere il luogo sacro con la polvere della strada. Nonostante il tempio si trovasse in piena città in quel punto specifico pareva che i suoni della capitale,anzi,del mondo esterno,di certo una cosa bella dei templi,almeno per quanto riguardava l'architettura noviana,nella loro struttura e costruzione,per la maggior parte delle volte,quando non erano in corso festività particolari,sapevano essere edifici silenziosi e pacifici,in grado di ristorare l'anima dei fedeli con il sacro silenzio che i visitatori erano obbligati a rispettare nei momenti di preghiera e di offerta,creando così,piccoli mondi a se stanti e il divino ne faceva da assoluto padrone. La ragazza si mosse pian piano verso il grande albero,dove sotto le fronde,in lontananza era seduta una piccola donna,una gnoma,alta quanto una qualunque bambina umana,intenta a parlare con l'albero. Una situazione alquanto bizzarra per un qualunque visitatore. Ma non Nevia,che sapeva esattamente cosa stava succedendo,non essendo la prima volta che assisteva a quello spettacolo. Più si avvicinava e più vide che nella corteccia dell'albero sacro spuntava il contorno di una donna,una fanciulla che si muoveva nell'albero,modificando in continuazione la corteccia,facendolo sembrava acqua quando si spostava. L'essere non aveva esattamente caratteristiche tipiche delle persone comuni,in quanto non aveva capelli,ne arti,in quanto era immersa nel vegetale e soprattutto,non aveva organi di senso,come il naso o la bocca,ma due fessura all'altezza degli occhi davano l'impressione che il viso fosse una maschera,un imitazione di un volto umanoide, senza bocca,senza naso e senza orecchie,ma solo due inespressive orbite di legno.

Ancora a parlare con le piante Cleia?”,disse Nevia rivolta alla gnoma.

La gnoma,sentendo quella voce,si girò lentamente verso la ragazza. Cleia aveva capelli castani,lunghi e leggermente ricci,che scendevano elegantemente su di una spalla e poi le cadevano vicino al petto,in una nobile acconciatura,degna del suo ruolo in quel luogo. Aveva occhi nocciola e un sorriso dolce e indossava un piccolo peplo rosa,con un sottile e raffinato cingulum di cotone finissimo,rosso acceso,a significare la passione e su una spallina portava una spilla d'oro a forma di un cuore trafitto da una freccia,chiaro riferimento ad Eros,dio della passione e figlio di afrodite.

Quest'albero si dice venga direttamente dal giardino delle esperidi,dove pare che Ercole abbia preso tre mele d'oro per conto di re Auristeo.”

Mi avrai raccontato questa storia almeno un centinaio di volte.”

Tutte le volte che sei venuta qui a farmi visita.”

Già.”

Nevia si mise su di un ginocchio e poi allungò le braccia verso la gnoma,che senza aspettare un altro secondo di più,delicatamente,le arrivò al petto e l'abbracciò,senza fare la ben che minima forza.

Mi sei mancata piccola sacerdotessa.”

Mi sei mancata anche tu,amica mia.”

Cleia sentì le braccia di Nevia stringerla a se dolcemente,in un gesto di reale e sincero affetto,per quella piccola creaturina che a fatica gli arrivava all'altezza del bacino. Poi la gnoma si staccò da quel caldo abbraccio e tornò a osservare il volto di Nevia con un sorriso raggiante.

Oh ti prego,siediti pure,non fare complimenti.”

Lei due si sedettero a piedi nudi sull'erba,fresca e delicata al contatto con la pelle,segno che la terra era buona e il verde curato da mani esperte.

Allora Nevia,hai già incontrato la nuova iniziata al tempio?”

Si, sembra brava ad accogliere i fedeli.”

Già. Eubea è portata per il sacerdozio. Un giorno con un po' di fortuna potrà arrivare al rango di sacerdotessa esperta. E una brava ragazza,se lo meriterebbe.”

E tu invece? Nell'ultima lettera mi hai scritto che sei diventata somma sacerdotessa. Immagino che gestire il più importante tempio di Venere in tutto l'impero non sia un impresa facile.”

Beh,diciamo solo che alcuni giorni sono più duri di altri,credimi,la vita come sacerdotessa è tutt'altro che rosa e fiori,come credi che sia. Ma ti dico,vedere nuove coppie che si formano e mettere su famiglia,benedire le donne che cercano di avere un figlio. Giovani amanti che vengono a chiedere alla dea di proteggere il loro amore. Queste cose danno le loro soddisfazioni.”

Si,lo immagino.”

Il volto dell'ex comandante si fece più triste e alla sacerdotessa di Venere,non sfuggì quell'aria truce. Cleia cancellò il sorriso dal proprio volto e si rivolse nuovamente all'umana accanto a lei.

Confessami i segreti del cuore ferito,cosicché la dea possa alleggerire la sofferenza del cuore.”

Quelle parole,quelle esatte parole che Cleia le diceva ogni volta che veniva a trovarla,per dar sfogo ai suoi pensieri,alle sue paure,a tutte le sue incertezze,sapendo che con lei, avrebbe potuto dar sfogo ad un fiume di parole per dire quello che provava in quel momento,mentre con lui,la ragione di quel la sofferenza,non avrebbe saputo far uscire nemmeno una parola,un respiro,nemmeno un sibilo,su quello che provava realmente. Il solo immaginare di poter confessare i suoi sentimenti a Silla gli mozzava il fiato in gola.

Non temere,nulla di ciò che dirai sarà giudicato o divulgato. Lo giuro sul nome di Venere che protegge gli amanti.”

Di nuovo questa frase, un sacro giuramento che la sacerdotessa fa nel non divulgare niente di quello che gli viene confessato riguardo ai problemi di cuore di chiunque venga a esporre il suo dilemma sentimentale,pena,la scacciata dal tempio e la maledizione da parte della dea. Una punizione da parte dello stato,in caso di calunnia e quindi legalmente perseguibile,l'altra di origine divina il che poteva cambiare da colpevole a colpevole, dal ricevere ad un aspetto orrendo fino alla morte e nel mezzo anche la sterilità. La dea dell'amore sapeva punire in modi crudeli e sinistri.

Nevia fece un sospiro è si fece coraggio. Il momento di liberarsi da quel peso era giunto.

Sono tornata da poco a Nova,dopo che ho lasciato la mia legione per ordine di tornare subito nella capitale e lui...mi stava aspettando,ma non era felice di vedermi.”

Lui era arrabbiato?”,chiese Cleia preoccupata.

Molto.”

Ti ha fatto del male?”

Mi ha chiesto di mettere alla prova le mie capacità contro di lui. Ho perso di fronte alla sua forza.”

Non hai risposto alla mia domanda.”

Abbiamo combattuto...ma era ovvio che non potessi vincere. Gli è bastato un solo colpo per mettermi fuori combattimento.”

Poi cos'è successo?”

Mi sono risvegliata in una stanza del palazzo,a letto è sconfitta. Prima di svenire mi aveva detto che ero stata privata del mio titolo e del mio rango nell'esercito. Ieri sono stata processata è adesso devo espiare la mia colpa con un altra missione e non potrò fare ritorno a Nova finché non avrò terminato questo compito,pena il congedo con disonore.”

E l'uomo per la quale provi questo amore era presente a questo processo?”

Si. Era lui che faceva da giudice.”

Capisco. Come ben sai non so nulla della vita militare o di cosa voglia dire essere un soldato e sai bene cosa penso al fatto che una donna faccia un mestiere da uomo,sopratutto il soldato. Ma capisco quando una donna è in difficoltà riguardo a ciò che prova per un altra persona e credimi,i sentimenti che provi per quest'uomo sono pericolosi.”

Che vuoi dire?”

Voglio dire che stare vicino a questo individuo non possa farti alcun bene. Da come lo descrivi sembra un uomo violento,il genere di personaggio che preferisce farsi obbedire attraverso il pugno di ferro invece della bontà d'animo e temo,che tu sia caduta vittima di questo strano fascino a che ha fatto presa su di te.”

Nevia abbassò la testa,come ferita da quelle parole così sincere e dirette,dette con autentica preoccupazione più ad una amica che ad una delle tante ragazze giunte da lei in cerca di comprensione e Nevia di comprensione ne aveva molto bisogno. Cleia lo sapeva bene. Quante volte gli capiva di sentire le confessioni di ragazze e di donne, che venivano maltrattate,picchiate o peggio dai mariti violenti e non avevano il coraggio di denunciare o quanto meno,lasciare la casa e chiedere asilo dentro il tempio,dove sarebbero state protette sotto il nome di Venere e mai più perseguitate dai coniugi maneschi. Il timore che anche l'amica,solita portare la splendente armatura da comandante fosse un altra vittima di questa vergognosa pratica da parte di un uomo,che non meritava tale affetto. Quello che gli aveva detto poco prima, rabbia,una prova di forza ed una punizione, parevano tutti segni di un atto di violenza fine a se stessa in tutto e per tutto. La gnoma,voleva indagare più a fondo sulla questione.

Nevia,ho bisogno di sapere una cosa e vorrei che tu fossi completamente sincera con me,te lo chiedo sia come sacerdotessa che come amica.”

Nevia non rispose ancora,preda di quelle parole che gli erano state dette poco prima.

Lui,ti ha mai fatto qualcosa che possa aver compromesso la tua innocenza?”

Nevia rialzò la testa,mostrando alla piccola donna un espressione a metà tra il confuso e l'inorridito,come se avesse compreso solo per metà cosa cercava di dirgli.

Ti ha mai fatto qualcosa,della quale tu ti sia mai dovuta vergognare?”

L'umana pareva ancora più infastidita da quello che aveva appena sentito uscire dalla bocca di Cleia.

Dimmelo. Se ti ha fatto del male ti prego,dimmelo. Se ti ha fatto del male,se avesse abusato della sua posizione su di te allora dimmelo. Non saresti la prima,credimi. Non sarebbe tua la colpa di quanto ti è accaduto.”

Mi stai chiedendo se mi ha mai...per chi mi hai preso Cleia? Non confondermi con le fragili donnette che vengono qui a elemosinare pietà per problemi che potrebbero risolvere con le loro stesse mani. Credimi amica mia,altri hanno provato a prendermi sotto gamba solo per il fatto di essere una donna in mezzo a tanti uomini e hanno avuto di che pentirsene...amaramente e con dolore,tanto che non si sono più permessi di compiere nuovamente lo stesso errore.”

Il modo in cui aveva pronunciato quella frase aveva risvegliato per un attimo quella sua caratteristica personale,quella fiammeggiante ferocia che animava ogni sua azione,che fosse dentro o fuori dall'esercito. Il fuoco che animava Nevia era una fiamma dettata dalla durezza e dalla cruda realtà che l'aveva temprata come ferro grezzo,fino a modellare la forte e determinata donna che era adesso. Per Nevia essere considerata una donna fragile e inerme era un insulto personale che andava punito nel medesimo istante in cui era stato lanciato. In quel momento la piccola donna era leggermente intimorita da quella quella ragazza dall'anima così' cocente.

Ma...” Nevia parve calmarsi di colpo,raffreddando la cocente furia che in quel momento alimentava il suo spirito,così combattivo e votato allo scontro, “Quando mi trovo di fronte a lui,quando penso a lui,io mi sento come inerme,vulnerabile,fragile,come una servetta qualunque,timorosa di fare qualcosa di sbagliato di fronte al padrone di casa. Anche adesso,in questo istante,la sua sola immagine nei miei pensieri mi fa tremare le gambe,sento il cuore accelerare il battito e inizio a sentire che ogni fibra del mio essere inizia a bruciare e quando gli sono vicino sento che potrei prendere fuoco da un momento all'altro,se mi toccasse con la stessa delicatezza con cui si tratta una donna desiderata.”

Nevia,capisco quello che provi,ma dovresti chiederti se sia un sentimento sano quello che provi per lui e sopratutto,lui merita questo tuo amore incondizionato?”

Se non lui,allora nessun altro a questo mondo lo merita. Gli devo ben più del mio amore per lui. Gli devo la mia lealtà,la mia vita e se potessi gli darei anche l'anima. Io cederei a lui tutto il mio essere,se sapessi che ciò possa concedermi anche solo un pezzo,un singolo frammento del suo affetto,delle sue attenzioni per me. Se solo lui mi vedesse come una donna. Se solo lui pensasse a me come vorrei che facesse nei miei sogni più proibiti.”

La ragazza,chiuse le mani strette all'erba del prato,come a volerla strappare via dal giardino curata con tanto amore,affondare le forti dita nella terra,strappare il suolo terroso che appartiene a Venere,con la stessa forza che aveva Silla,avrebbe strappato le fondamenta stessa del tempio,fino ad affondare con le mani nel suolo della città,distruggere tutto,per appagare il dolore che stava confessando in quel momento.

E invece lui,invece lui....per lui sono solo un soldato. Una dei tanti uomini alla quale dare ordini e dispiegare al fronte per poter prendere nuove terre nel nome dell'impero,o difendere un punto strategico a fini bellici. Mi ha assegnato una legione e mi ha spedito dove c'era bisogno di me. Poco mi importava che fosse nel nord,gelido e senza civiltà,o nel cocente sud,dove la sabbia rovente brucia la pelle come in un forno e l'aria secca del deserto non da tregua alla fatica delle marce forzate. Persino durante la guerra civile,prima che divenissi comandante,gli sono stata a fianco, più di chiunque altro sul campo di battaglia,seguendolo sempre,come farebbe un cane fedele col suo padrone,o meglio,come una schiava innamorata del padrone. Ho combattuto per lui,ho sputato sangue per lui, ho fatto tutto quello che uomini più deboli non sarebbero riusciti a fare,faticando,sudando,soffrendo,al punto che spesso mi sono sentita morire e temendo che ancora uno sforzo in più mi avrebbe condotta direttamente negli inferi,solo per vedere i suoi occhi che incontravano i miei,sapere che era orgoglioso di me,che gli avevo reso onore,nella speranza che un giorno,se gli dei avessero voluto,che fosse venuto da me,mi avesse preso tra le sue fortissime braccia,mi avesse fatto una carezza,mi avesse baciato,mi avesse toccato e fatto di me quello che voleva,spogliandomi di ogni innocenza e di ogni imbarazzo. Che si fosse impossessato della mia castità e mi avesse fatto sua,come gli eroi degli antichi miti facevano con le loro amanti,tanto gloriosi,quanto passionali.”

Ad ogni parola che Nevia pronunciava la figura dell'orgoglioso soldato,con la sua armatura lucente e il suo sguardo fiero faceva posto ad una fanciulla innamorata,un piccolo fiore in balia della tempesta delle sue passione segrete,che si apriva in maniera dolce,delicato e fragile,ma così pieno di vita,così bello e forte,con tutta la sua vulnerabilità e la sua fulgida,ma naturale bellezza. Cleia che la stava ascoltando in quel momento poteva sentire tra una parola e l'altra il suono di un cuore spezzato,colmo di dolore e di disperazione,ma allo stesso tempo così pulsante,vivo e carico di speranza. Di fronte a lei c'era un dilemma che persino lei non sapeva come risolvere. Una ragazza innamorata che non poteva rivelare il suo amore all'uomo che desiderava, costretta a stare a fianco della fiamma della passione che la divorava ma rischiando al contempo di bruciarsi se si fosse avvicinata troppo e di morire congelata se gli fosse stata troppo lontano. Di certo questa era la confessione d'amore più complicata ed enigmatica che lei avesse mai sentito pronunciare da una singola persona e definire questo sentimento come straziante era un piccolissimo eufemismo.

Vorrei solo che una volta,che almeno una volta,mi vedesse per quella che sono davvero. Vorrei che si accorgesse di quello che provo per lui e che mi amasse. Una volta sola,anche una sola volta in tutta una vita,per un singolo istante dell'intero scorrere delle nostre vite,cosa provo per lui e mi ricambiasse. Agli dei Cleia,chiedo solo questo. Nient'altro che questo.”

Rabbia,angoscia,ansia,tristezza. Un fiume di emozioni era scaturito dall'anima di Nevia e la corrente di quelle affermazioni era così forte,che la piccola sacerdotessa non seppe come replicare sul momento,non trovando in tutto il monologo di quella ragazza un solo attimo in cui riuscì a replicare una singola parte di tutta quella rivelazione. Cleia ci pensò un attimo prima di rispondere,cercando attentamente quale parole usare con l'amica di vecchia data,conoscendola doveva rivolgersi a lei in maniera molto dolce e comprensiva. Lo sfogo che aveva appena udito era la chiara dimostrazione della fiammeggiante natura di quell'umana abituata ad indossare l'armatura,piuttosto che i più consoni e leggiadri abiti delle sue coetanee.

Io non...non immaginavo che le tue emozioni per quest'uomo fossero così grandi. Nei nostri precedenti incontri non ti eri mai mostrata così...aperta,nel rivelare quello che si cela nel tuo cuore. Sono colpita,dico davvero. Ma,forse,sono io che ho interpretato male la natura di colui che tu ami più di te stessa. Sai,non mi hai mai parlato di lui,se non qualche sporadico dettaglio del vostro rapporto. Non mi hai mai detto come vi siete conosciuti o come è nato questo legame che vi unisce in maniera alquanto bizzarra. Cosa sai dirmi di lui?”

Che è un uomo forte,ancor più nel fisico lo è nel carattere. Non l'ho mai visto sorridere,nemmeno una volta. Non riesco mai a capire cosa gli passa per la testa è a volte mi riesce difficile comprendere alcuni dei compiti che mi affida. Ha un animo duro,impassibile,da molta importanza alla forza,sia quella fisica che quella dello spirito. Anche quando ascolta gli altri segue unicamente la propria volontà. Ma...fin da quando lo conosco,non ha mai fatto nulla che ai miei occhi possa ritenersi non degno di un uomo del suo calibro. Nonostante i suoi difetti, sa essere fiero,orgoglioso,coraggioso,leale è onorevole. Non ha mai approfittato della sua posizione per aggirare gli ostacoli che gli ha imposto la sorte né ha reso più facile la sua vita con intrighi,inganni e giochi di potere tipici del suo ruolo. Mi ha aiutata ad essere più forte,a credere in me,a non arrendermi e nel contempo mi ha addestrata a combattere,me,una donna. L'ho seguito perché lo amo e lui non mi ha scacciato e nemmeno mi ha accolta. Mi ha trattato con durezza è non mi ha mai reso le cose facili. Ma mi ha concesso la mia libertà,senza impormi alcun obbligo o divieto, quindi puoi immaginare perché ho più cose in comune con i maschi che con le femmine. Potrei andare avanti all'infinito a parlare di quell'uomo. Ma immagino che questo basti per immaginare che genere d'uomo sia colui alla quale ho consacrato il mio cuore.”

A dire il vero no. Mi sfugge ancora la natura di quest'essere che tu segui ciecamente. Lo hai descritto come un essere formato da elementi che si contrappongono tra di loro, un anima complessa non c'è che dire...”

Cleia si interruppe non sapendo con quali parole dire quello che pensava riguardo a tutto quello che aveva appena sentito sull'individuo da lei amato e francamente, non era certa che dandogli una qualche risposta,Nevia avrebbe capito,o meglio,accettato,dato che ormai era chiaro che l'amore che provava cancellava ogni ragionevolezza,ogni criterio sensato, un sentimento così intenso che la forza di tale amore pulsava da ogni parola detta in precedenza dalla ragazza che la gnoma stessa,per un attimo temeva di essere aggredita dalla stessa Nevia. Un amore così cieco e folle che solo Eros,con le sue frecce potesse innestare nell'anima di un mortale una passione così travolgente,pura e passionale,cancellava ogni forma di intelligenza degna di una persona razionale e la faceva tornare ad uno stato di selvaggia pulsione,degna di un animale.

Non posso obbligarti a chi donare il tuo affetto,questo è una violazione contro i principi di Venere sull'amore e sulla passione della quale lei ci ha fatto dono e sarebbe crudele dirti di non provare più nulla verso questa persona.”

Ti ringrazio per la tua comprensione e....”

Ma Cleia la interruppe appoggiandogli la piccola mano da bimba sulla sua,che al contrario era grande,forte e dura,mano di soldato,abituata a reggere armi e agli allenamenti più duri. Non esattamente la mano di una tipica fanciulla in età di marito.

Ma ti d'ho due consigli,come sacerdotessa e come amica. Come sacerdotessa ti dico di rinunciare a questa vita da soldato. La dea stessa non ama i conflitti è disapprova il fatto che una fanciulla che dovrebbe pensare alle passioni dettate dalla giovinezza preferisca la guerra e le marce solo per amore di un uomo. Ma come amica ti dico di stare attenta,spesso,l'amore che proviamo per qualcun altro ci attrae a persone pericolose,come una falena che viene attratta dalla fiamma. E vero che al cuore non si comanda,questo è un dato di fatto, ma possiamo scegliere come vogliamo essere trattati da coloro che teniamo di più a questo mondo. Venere ci insegna che l'amore è un sentimento libero,passionale,molte volte cieco e irrazionale,ma mai e poi mai, incatenato a qualcuno. Non essere schiava di un sentimento che non viene ricambiato, certe passioni sono una falsa speranza,non donano alcuna gioia e alla fine si è preferito inseguire un sogno che accettare la realtà. La verità fa male, ma un amore disilluso può fare di peggio.”

Nevia si girò quel tanto da poter intravedere l'amica da sotto la mantellina che le faceva da velo,scrutando nello sguardo di Cleia una preoccupazione,reale e sincera. Nevia la guardò sconsolata e con ancora la mano della gnoma sulla sua,la prese nel suo palmo e la strinse dolcemente,consapevoli di quel silenzio,che pareva più forte di qualsiasi urlo è più intenso di qualunque grido di battaglia. C'erano solo loro in quel momento nel giardino,a parte la ninfa naturalmente.

Sai...”,disse Cleia tutto d'un tratto, “Oggi non ho molto da fare. Ti andrebbe di farmi compagnia? Oggi pomeriggio danno uno spettacolo di Clemodio,le sue commedie mi fanno sempre morire dal ridere. Ti va di venire?”

Nevia ci pensò un attimo,indecisa se andare oppure no. Ma si,infondo,se proprio doveva soffrire per amore fino alla fine dei suoi giorni, tante valeva che si facesse due risate prima di lasciare questa vita.

Si,senz'altro. Ci fermiamo a mangiare da qualche parte a pranzo?”

Cleia annuì desiderosa di aiutare l'amica a distrarsi per un po'. Se solo Nevia avesse saputo quello che la piccola sacerdotessa sapeva di lei. Ogni volta che entrava in contatto con la ragazza,con ogni abbraccio,con ogni tocco gentile,con tutte le volte che era entrata a contatto con la pelle dell'umana il dono fattole dalla dea le permetteva di intravedere chi fosse l'individuo citato da lei ogni volta che veniva a parlare di lui. Entrando nell'intimità del cuore di Nevia attraverso il contatto fisico,Cleia intravedeva tutte le volte la stessa identica figura dai contorni poco chiari,poiché solo agli dei era concessa la piena consapevolezza delle visioni che facevano dono ai loro protetti. Un uomo alto,forte e con muscoli massicci. Aveva l'impressione che fosse una figura autoritaria e che da quella possanza emanasse un aura di solenne potenza e maestosità assai rara. Gli veniva in mente un uomo solo presente in città,però...no,non poteva essere,perché se l'uomo descritto da Nevia fosse stato lui,allora quell'amore era destinato già in partenza ad essere un disastro. Così grosso,così possente,così bello e dagli occhi di ghiaccio. No, certo che no,non poteva essere lui. C'erano così tante persone in città e magari la capitale dell'impero era pieno di persone così nell'esercito. Ma si,si sarà sicuramente sbagliata, questo era quello che credeva Cleia. Si,sicuramente aveva interpretato male la visione mandatale dalla dea. Si, sicuramente era così.


Qualche ora prima,nel palazzo dell'imperatore.


La camera dell'imperatore era sommersa nella semi-oscurità e nella riservatezza più assoluta. Sudore,caldo,umidità. Sesso. Nudo e possente, statuario e orgoglioso. Energico,eroico, grandioso. Lucio Cornelio Silla guardava il soffitto con aria seccata,mentre sul suo letto,quattro delle più ammirevoli e rispettate sacerdotesse di Venere giacevano nude nel suo letto,stanche,sudate,spossate per la poderosa potenza con la quale erano state soddisfatte,tutte e tre contemporaneamente. Le sacre prostitute di Venere,così venivano definite le sacerdotesse che prendevano servizio sotto la custodia della dea, addestrate nelle arti segrete dell'amore,a truccarsi,vestirsi ed apparire come simulacri di carne ossa della dea stessa,come se la stessa Venere fosse scesa in terra a sedurre un altro mortale. Ansimavano tutte e tre debolmente,senza fiato,senza energia e nemmeno con i loro poteri amorosi erano state in grado di piegare quell'uomo,quel toro,quel dio fatto uomo,per quante volte avessero insistito,per quanto si fossero impegnate,per quanta fatica,per quanto ardore,passione,amore per l'atto sessuale in se,niente. Più di una volta l'imperatore era stato in grado di soddisfarle con i suoi colpi di bacino,con la forza dei suoi fianchi e con la potenza della sua virilità e per quante volte le tre sacre amanti di letto,non gli davano alcuna gioia,l'atto del coito,già stancante di per se un uomo comune,lui lo aveva ripetuto più e più volte,ma lui niente,si sentiva esattamente come prima del rapporto. Una prova di forza,quel poderoso atto sessuale era stato per lui una prova di forza,nulla di più. Si sentiva ancora in forze e le energie non l'avevano abbandonato,era vigoroso e carico e quelle tre di certo,non erano state una sfida degna per le sue prestazione. Si alzò dal grande letto senza badare alle tre ragazze ancora in preda al piacere dell'atto,o meglio,degli atti precedenti,si rivestì, con assoluto disinteresse per le tre ospiti e uscì dalla sua stanza,senza un saluto,un accenno o l'ordine di sgombrare la loro presenza da li. Non gli importava niente,com'erano arrivate se ne potevano anche andare,tanto,non sarebbe state le prime sacerdotesse a salire sul suo letto,non sarebbero di certo state le ultime, o almeno,fino al giorno in cui non avrebbe preso moglie. Già moglie. Era già nel corridoio che divideva la stanza dalla camera del senato e i busti nel corridoio dei precedenti imperatori sembravano testimoni silenziosi dei suoi pensieri. Una moglie, una imperatrice consorte, una fedele compagna,la madre di un suo erede,insomma,una seccatura. Come in tutti i paesi,i regni,gli imperi,dalla comunità più piccola,selvaggia e insignificante,al trono più maestoso e regale che si potesse immaginare un capo,non poteva non avere una compagna,perché senza una compagna non si poteva avere figli e senza figli,non c'erano eredi legittimi. Seppur fossero passati otto anni da quando era salito sul trono e aveva spodestato la vecchia dinastia,non si era interessato in alcun modo a perpetrare il suo sangue e quindi il trono sui cui si poggiava il suo potere e l'equilibrio del suo impero,si trovava su di un equilibrio precario e in timore che l'imperatore non potesse avere figli,annualmente,il senato dovette promuovere una mozione che andava a favore del bene dello stato e contro l'autorità dello stesso Silla,che avrebbe preferito evitare una simile idiozia. Per questo la prima volta fu chiamata una sola sacerdotessa per verificare se l'imperatore fosse effettivamente in grado di generare un figlio e quando il primo atto finì,la sacerdotessa uscì dalla stanza più stravolta e sfiancata di quanto credesse e commentando all'intero senato che l'imperatore aveva in corpo l'energia e la prestanza di un dio in terra,una cosa che mai uomo mortale di norma riuscirebbe mai a fare. E così,di anno in anno,Silla e costretto a ripetere quel rituale quattro-cinque volte l'anno,nella speranza che la virilità del imperiale sovrano non vada scemando col tempo e fino a quel momento,le sue imprese in nome dello stato non avevano mai deluso. Semmai era lui ad essere deluso,o meglio,seccato da questa inutile preoccupazione. Moglie e figli saranno arrivati a tempo debito,quando avrebbe voluto lui. Ora aveva ben altro nella testa. Uscì dal corridoio e vide che non c'era nessuno nell'immensa aula. Bene,per una volta i senatori non lo avrebbero tediato con i problemi riguardanti le guerre,l'economia,le ultime mode in voga nel popolo contro la morale pubblica,i nuovi culti,i trattati con gli altri paesi,la diatriba ancora aperta con il regno di Amenosi e tante altre cose della si potevano occupare anche loro,se tanto ai senatori stava a cuore il benessere dell'impero e della sua morale,quando loro stessi di morale in realtà ne avevano ben poca e l'unica cosa candida e pulita che c'entrasse con i padri coscritti era il marmo sulla quale poggiavano la loro pomposa persona. Che spreco di spazio per buona parte di loro,dato che molti di senatori,secondo Silla,non servivano a niente. Passò la porta e superò un manipolo di guardie pretoriane,che nell'esatto momento in cui stavano per seguirlo a lui bastò un semplice cenno della mano per bloccarli sul posto. Che non lo seguissero, visto che dov'era diretto la loro presenza sarebbe stata scomoda. Restò sempre all'ultimo piano del palazzo-quartiere dell'imperatore,girando a piedi per almeno un ora,tanto quanto un uomo avrebbe percorso una normalissima strada della capitale e nemmeno una delle più importanti. Tutte le persone che incontrava sul suo cammino,non esitavano a farsi da parte quando vedevano Silla venirgli incontro e tutti a salutarlo con un leggero inchino della testa,seguito dal saluto Ave imperator,salute imperatore,pronunciato con un misto di riverenziale timore,verso l'uomo che con un solo pugno era in grado di abbattere una temibile bestia,anche con un pugno solo e senza sforzo. Camminò e camminò,con passo deciso e orgoglioso,come sempre del resto,fino a quando,a lato,non vide un grande ingresso laterale,senza porta,dove sopra l'entrata era stata collocata la statua di un aquila,che reggeva tra le zampe una saetta e appena la vide,si girò verso l'ingresso e lo superò,senza nessuna esitazione. Fece pochi passio dentro l'area e subito si trovò di fronte ad un corridoio quasi buio,illuminato a malapena da numerose e piccole ampolle di vetro attaccate ai due lati del corridoio,dove all'interno si trovavano dei piccoli globi bianchi,composti da una piccola massa fulmini e saette sospese all'interno delle sfere trasparenti. Percorso tutto il corridoio, Silla si ritrovò in una piccola stanza rotonda al cui interno era presente una grande statua di Giove seduto sul trono,nell'intento di reggere un lungo scettro bronzo in una mano che gli arrivava fino ai piedi,affiancato da un aquila del medesimo materiale e nell'altra mano reggeva una sfera,anch'essa di bronzo. Ma la vera particolarità della statua era un altra. Appoggiato contro le gambe del divino sovrano vi era un grande e largo specchio,con un cornice in onice e la superficie riflettente era stata fatta con una lega metallica formata in buona parte da argento,con una sottile presenza di mercurio,per rendere il riflesso liscio e lucido,tanto,che l'imperatore poteva vedere la sua stessa figura senza alcuna sfumatura.

Il futuro giace sulle ginocchia di Giove.”,disse Silla rivolto allo specchio.

Lo specchio iniziò ad illuminarsi della stessa luce emessa dai piccoli globi ricolmi di fulmini e saette e subito dopo l'immagine cambiò mostrando una stanza nella quale si trovava una figura tanto conosciuta quanto sgradita a Silla. Il mago. L'incantatore era intento a consultare un libro dal contenuto poco chiaro,mentre sedeva tranquillamente,con il bastone appoggiato contro il tavolo della stanza.

Buongiorno,o nobile imperatore Lucio Cornelio Silla. Qual buon vento, o meglio,quale buona saetta vi ha messo in contatto con un povero e anziano mago come me?”

Risparmiami le tue scemenze per la corte di Aegis,pare che i vecchi buffoni siano ben apprezzati al consiglio di quella città.”

Sempre regale Silla,anche negli insulti,ma non perdiamo tempo di fronte ai nostri reciproci mezzi di comunicazione e vediamo di giungere al fine di questa conversazione. Dimmi,che cosa hai bisogno da questo umile studioso delle arti arcane?”

Hai incontrato il mio generale nella piazza principale di Aegis,eppure non hai rivelato le informazioni che intendevi riferirmi. Hai forse dimenticato il nostro accordo?”

No imperatore, non ho dimenticato il nostro armistizio e sono venuto a patti con le tue condizioni.”

Menti,quando Nevia è tornata qui le ho chiesto se gli hai detto qualcosa,ma non mi pare che tu abbia detto qualcosa a riguardo al Demiurgo.”

Non che lei sappia qualcosa a riguardo dell'argomento.”

Ciò non di meno, non hai rivelato nulla al mio generale,per tanto non hai rispettato gli accordi. E tu sai cosa potrei farti pur di ottenere quelle informazioni.”

Oh ma io ho rispettato la parola data,infatti,ad un generale ho rivelato quello che volevi sapere.”

Di chi parli?”

Ma si un generale,un militare,se la memoria non m'inganna era al tuo fianco durante la presa della capitale. Era con te quando hai ucciso il precedente imperatore,però,da quello che ho scoperto era riluttante all'idea di aiutarti a spodestare un degno sovrano.”

E in quel momento Silla lo sentì di nuovo,quel fremito alle braccia,quella sensazione di gonfiore in tutti i muscoli che andavano dalle spalle fino alla punta delle dita. La ferocia sopita verso quel dannato vecchio che vedeva nello specchio lo faceva sembrare talmente vicino,che la voglia di allungare il braccio per cingergli la mandibola e strappargliela di netto era così forte che quasi,ci avrebbe anche provato,se non fosse che non intendeva farsi prendere in giro dal mago per quella rivelazione tanto improvvisa quanto indigesta.

Cosa c'è imperatore,ho forse dato le mie informazioni alla persona sbagliata? Oh che sciocco che sono. Mi sono ricordato solo adesso che ha perso la tua fiducia,dopo che hai scoperto che ha disertato dal tuo comando e proprio durante l'assedio del palazzo imperiale. Scusami Silla,sono proprio uno sbadato.”

Nella voce del mago c'era solo un feroce sarcasmo,usato appositamente per far irritare il forzuto sovrano che dall'espressione del suo volto,si poteva leggere la malcelata aria omicida che aleggiava intorno al corpo di Lucio,come se la sua stessa forza volesse uscire dal suo corpo,per poter raggiungere il vile incantatore che si nascondeva nella torre di Aegis e ucciderlo con l'intensità dei suoi pensieri.

Quando ci rincontreremo,vecchio,sta pur certo che questa volta,mi assicurerò che il tuo cadavere giaccia a terra,smembrato e distrutto con le mi stesse mani. Sono certo che non hai dimenticato la sorte che hai sfiorato di un soffio,dal nostro scontro.”

Si. Incredibile come un energumeno armato della sola forza fisica sia in grado di resistere a incantesimi così potenti. Anche tu hai sfiorato la morte per un soffio.”

Le scuse dei vermi sono sempre patetiche, ma le tue sono semplicemente disgustose. Come te dopotutto.”

Hai sempre parole gentili verso il sottoscritto,ti auguro di essere altrettanto buono quando il tuo vecchio compagno d'armi giungerà a te per fermarti. A presto imperatore e...buon fortuna con la ricerca del Demiurgo.”

Un gesto della mano del mago e Silla vide lo specchio tornare alla sua superficie lisca e nitida. Nel riflesso vide se stesso intento a contenere la collera che a fatica stentava a trattenere,tanto,che i muscoli del suo corpo era divenuti più duri dell'acciaio e il cuore batteva il doppio più forte per la rabbia che gli scorreva nelle vene,mista al sangue. Un fuoco gli bruciava dentro come se Marte in persona attizzasse nel suo cuore le fiamme del conflitto che albergavano nel suo animo.

Quindi è così allora...”,pensò Silla con rabbia, “Dunque,quel patetico vecchio a deciso di informare anche lui, quel traditore. Un inutile tentativo per rallentarmi. Se il destino ha voluto che mi rincontrassi con quel disertore,così sia dunque. Il mio pugno non indietreggerà di fronte a questo capriccio della sorte.”

E fu così, che il potente dominatore uscì da quella stanza con più rabbia di quanto vi era entrato. Il suo passo era pesante,le mani strette a pugno,il cuore pesante e la mente indietro con i ricordi. Tornò indietro con la memoria,quando era ancora un giovane, al tempo in cui era seguito da una ragazzina che vestiva di stracci che aveva salvato da un gruppo di malviventi e da un altro giovane,con il sorriso sempre sulle labbra,il cuore tenero e l'animo gentile. Ricordava i luoghi della sua infanzia,ricordava l'allenamento,ricordava il dolore,ricordava la forza,ricordava e ricordare faceva male, più di ogni cicatrice che aveva inciso sulla pelle. Ricordava e non voleva farlo, perché ricordare voleva dire soffrire e soffrire voleva dire essere vulnerabile,vulnerabile voleva dire debole e debole lui non lo era,non lo era mai stato. Era giunto al punto in cui era arrivato con la forza dei muscoli e della sua adamantina volontà. La vita è dolore,il dolore insegna la forza e la forza è il pilastro sulla quale si sostiene l'unica autentica verità che Silla riconosceva nel mondo. La forza è tutto è senza la forza non sei niente. Di corpo,di mente, di spirito,solo con la forza si può piegare il destino e il Demiurgo era la dimostrazione di questa verità assoluta. Avrebbe dovuto confrontarsi con il suo passato? Così sia dunque,non sarebbe fuggito,non sarebbe arretrato di un solo passo. Che il mago tessesse pure le sue trame nell'ombra,che il fato gli mandasse contro personaggi dei tempi andati e che gli dei lo mettessero pure alla prova. Avrebbe superato e distrutto ogni ostacolo, anche se ciò avesse voluto sacrificare ogni energia di tutto il suo essere. Così aveva deciso. Così aveva deciso, il potente ed Erculeo, Lucio Cornelio Silla.

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Capitolo 29
*** Il medico ***


Due giorni dopo,regione dell'Arborige.


Erano passati un paio di giorni da quando si erano separati da Clara e il massacro avvenuto per mano di Popilio e dello spirito che albergava in lui. Il loro saluto alla sacerdotessa di Cerere,unica sopravvissuta al massacro e alla caduta del tempio della dea del grano fu lesto,a malapena un triste addio di fatto di fretta che subito dovettero prendere le tre cavalcature e fuggire via,come banditi dopo un saccheggio per paura di essere colti in fragrante del crimine ed ora,dopo altri due giorni di calura torrida e del timore di incontrare soldati alla ricerca delle loro identità erano giunti a Clotovis ,la prima grande città che avevano trovato dopo aver lasciato la città-stato di Aegis. Clotovis era una grande centro urbano,famosa per le sue grandi terme nella zona nord-occidentale dell'urbe,dove prima di fondare la metropoli odierna,pare che prima della fondazione ufficiale della città,un astuto senatore originario della regione, Tullio Emilio Prugno,avesse fatto costruire di tasca propria un centro termale di modeste dimensioni sopra una grande sorgente d'acqua calda,dove un tempo i legionari di passaggio avevano preso l'abitudine di passare il tempo libero in quelle acque calde a rilassarsi e a far riposare le membra stanche,tra un marcia e uno scontro tra le tribù locali. Ora,quello che un tempo era una sorgente naturale a cielo aperto,adesso era stata ampliata e attorno ad essa era stata costruita,pezzo dopo pezzo,una comunità ricca e florida è proprio grazie a quelle acque calde,che mese fatturavano alla città un introito considerevole,non tanto per le terme in se,in quanto il mantenimento di tutti gli edifici ad uso civile,come teatri,anfiteatri,musei,biblioteche e infine le terme,erano a spese dello stato e per entrare era necessario pagare un cesare di bronzo,un pagamento simbolico per rientrare solo in parte delle spese statali. No,il vero guadagno consisteva nell'economia che girava attorno alle terme stesse,poiché erano le taverne,gli ostelli,i negozi e l'industria dei cosmetici e degli unguenti di bellezze,per la quale le ricche matrone e i ricchi pomposi spendevano una fortuna per acquistare le piccole,ma preziosissime,ampolle piene di oli e pomate colme degli ingredienti più disparati,per acquisire o mantenere una bellezza tale,da far invidia persino ad Adone. O almeno così dicevano i venditori locali. Ma per loro cinque,bastava semplice una giornata di assoluto riposo. Nym,Gordlack,Braxus,Lucilla e Milziade si stavano godendo una giornata di meritato riposo, a bordo della piscina centrale delle terme,dove centinaia di persone si godevano le acque rinfrescanti della grandissima vasca al centro della struttura,tanto grande,da tenere al suo interno l'intera piazzetta di una piccola città di provincia,dove le famiglie andavano con i bambini a rilassarsi,le comitive di ragazzi ad approcciare le ragazze di buona famiglia e gli avventurieri stanchi,come loro,a fermarsi per un attimo dal lungo viaggio per riprendere le energie dopo gli ultimi avvenimenti. In quel momento a bordo piscina,del gruppo erano tutti presenti tranne Lucilla,che a giudicare dal ritardo pareva che non fosse ancora uscita dallo spogliatoio per le donne, dove un due paia di guardie in coppia impedivano l'accesso ai furbetti che intendevano dare una sbirciata dove non avrebbero dovuto e nel caso,arrestato anche eventuali ladri,con l'intento di prendere oggetti e beni che a loro,non appartenevano. I quattro uomini del gruppo indossavano un subligaculum pulito appositamente concesso all'entrata col pagamento dell'ingresso,mentre tutti i loro beni venivano momentaneamente messi in una cassetta apposita,tranne le armi,che venivano depositate in un altro punto della struttura e tenute,sotto stretta sorveglianza da personale autorizzato.

Levatevi tutti,adesso vado trovare il dio Aegir sul fondo dell'abisso.”,disse il nano mentre si lanciava a capofitto in acqua,al pari di un qualunque bambino e schizzando acqua da tutte le parti e investendo in pieno Milziade e Nym, entrambi intenti a galleggiare in acqua.

E bello sapere che qualcuno ha ancora il suo bimbo interiore ancora vivo nello spirito. Se non altro è un bambino molto piccolo visto che vive dentro un nano.”, Disse Milziade ironicamente.

Da come lo dici sembra che tu voglia farti passare per un uomo adulto.”,disse l'elfo punzecchiando il mercenario.

Mi sa che è un po' troppo profonda l'acqua per te,mio scheletrico compagno di lavoro. La zona per i bambini e dall'altra parte,qui giocano i bimbi grandi.”

Infatti,allora perché sei qui?”

E mentre l'arciere il mercenario si rispondevano a vicenda,con il loro tiro e molla di battutine taglienti Braxus se ne stava in disparte,seduto a terra e guardandosi attorno. Era strano che dopo tanto tempo non si fosse ancora abituato a quell'idea,anche dopo anni,di poter godere dei più semplici piaceri della vita,come un qualunque altro cittadino noviano. Ricordava ancora l'angusto corridoio a malapena illuminato dai fori sul soffitto,mentre la folla,la cosiddetta gente civile,urlava e sbraitava alla vista dell'ennesimo combattimento,assaporando lo stesso gusto di morte della quale i più semplici individui della società erano ghiotti,mentre la sabbia dell'arena si macchiava nuovamente di sangue,che fosse quello di un altro gladiatore,di un animale,o di un mostro esotico proveniente da lontano non aveva importanza. La morte e morte ed aleggia dappertutto,dietro ogni angolo,ad ogni crocevia del mondo,ad ogni vicolo cieco ed ogni grotta,in città e fuori,in cielo o in terra,la gente comune non se ne rende conto e da per scontato che la vita sia qualcosa di pacifico,poveri illusi,beati illusi,illudersi che l'esistenza e qualcosa di semplice e prevedibile. Che bella illusione,la civiltà e le sue false sicurezze,lui lo sapeva bene,tridente e rete gli ricordavano bene quel grave insegnamento. Il giovane pareva immerso in se stesso,come se nulla potesse scuoterlo da quella scena di pace idilliaca che stava vivendo in quel momento,ma che allo stesso tempo non riusciva a concepire come sua,la serenità era per ancora qualcosa di così estraneo.

Braxus...Braxus...ti senti bene?”

Fu preso alla sprovvista a sentire quella voce così pacata e gentile e subito si sentì tornare al presente e quando si accorse di lei,la vide,come non la vide mai da quando l'aveva conosciuta. La pelle candida e rosea che a lui pareva come un sintomo della purezza dell'anima e della bontà che traspirava da ogni suo gesto. Indossava in quel momento un subligaculum a coprire la sua intimità è uno strophium, una fascia per il seno indossato dalle donne,solitamente in ambito ginnico o indossato dalle danzatrici,mentre la lunga chioma bionda,era raccolta in una coda,da una cordicella di cuoio presente tra le loro cose per il viaggio. Vederla vestita a quel modo, o meglio,svestita a quel modo era una cosa che Braxus non aveva mai contemplato,nemmeno nelle sue più fervide fantasie,con così tanta pelle esposta di fronte a lui,il giovane divenne tutto ad un tratto come un qualunque ragazzo della sua età,con le stesse identiche voglie e le stesse identiche vergogne.

Principessa...io...io...ecco io...”

Si?”,chiese Lucilla confusa riguardo a quel curioso atteggiamento.

Se prima l'eccitazione era stata la fiamma che aveva catturato l'attenzione del gladiatore ora per l'imbarazzo,nella sua mente si era creato un vuoto totale,una completa assenze di idee e di cognizioni logiche,con ogni parte della mente in allarme,senza aver l'opportunità di spiegarsi a parole né tanto meno a gesti,quasi avesse perso la capacità di comunicare. Si fece prendere dall'istinto nemmeno si fosse trovato in una situazione mortale e avesse dovuto scegliere se scappare o combattere e perciò fece l'unica cosa che gli parve giusta in quel momento. Si alzò e più velocemente che poté si buttò in acqua,senza alcuna grazia.

Mmhh...”,mugugnò la principessa, “bravo ragazzo,ma a volte mi sembra un po' strano.”

Si avvicinò al bordo della piscina e si sedette,immergendo solo i piedi,godendo di quella frescura,che negli ultimi due giorni era mancata. Per due giorni aveva pensato allo strano incontro con Popilio,un uomo all'apparenza tanto strano quanto gentile. Mai avrebbe pensato che una persona tanto mite potesse rivelarsi un essere dall'animo così distorto,tanto da uccidere così tante persone in un arco di tempo così grande. Anni e anni a covare un odio così forte e così profondo,da attecchire nell'anima e poi rivelarsi così tutto ad un tratto,senza se e senza ma. Lo spirito del grano,l'essere che condivideva quel corpo piccolo e inoffensivo, certo, le capacità di Popilio nel massacro della quale era stata presente non avevano nulla di normale e di certo,una persona tanto semplice non avrebbe potuto sviluppare simili abilità. Eppure, era possibile che fosse solo colpa dello spirito del grano? E se anche Popilio fosse stato parte integrante dell'essere che albergava in lui? Un bambino smarrito,rimasto bambino anche da adulto,un entità naturale che aveva assorbito tutto ciò che c'era di negativo nelle comunità che li aveva prosperato. Qual'era la motivazione che giustificava così tanta morte? Qual'era l'impulso che faceva scatenare quella triste bestia dalla natura conflittuale? Era buono o cattivo? Era davvero colpevole per le azioni che aveva compiuto oppure era innocente in quanto non aveva controllo per quello che faceva? Non lo sapeva,in due giorni si era posta la domanda ma non lo sapeva. Molto probabilmente non lo avrebbe mai saputo. Si sentiva una vigliacca per essere fuggita così su due piedi,il tempo di fare delle condoglianze e poi andare via,lasciando Clara in mezzo a quella mattanza,con i corpi degli adepti del tempio macellati come bestie li a terra,insieme al loro carnefice,trafitto dalla frecce di Nym,più e più volte in quello scontro di prima mattina. Non dovevano essere scoperti,non dovevano essere notati,non dovevano far sapere a nessuno della loro presenza in quella terra,in nessuna terra e farsi avvistare dalle legioni di Silla era inconcepibile. No,il viaggio aveva la priorità su tutto,ma non poteva dimenticare la sensazione di quel sole mattiniero che non scaldava la pelle,né tanto meno il cuore. Avrebbe voluto fare di più per Clara e per Popilio,ma non poteva,non né aveva il potere ed ora era di nuovo in viaggio,in un altro posto,sempre verso la sua meta. Adesso era li seduta a contemplare una piacevole giornata dedicata solo a loro stessi e la cosa la faceva sentire un po' egoista,ma al contempo, gli pareva così bello non avere a che fare con mostri,briganti,nemici provenienti da oltre i confini dell'impero e soprattutto alle schiere di legionari pronti a catturarli,se non ucciderli appena scoperta la loro identità come viaggiatori. Osservava Nym e Milziade intenti in un battibecco,mentre Gordlack pareva essere scomparso sul fondo della piscina e Braxus,che stranamente si stava allontanando a nuoto,verso l'altro versante dell'immensa vasca.

E voi due,smettetela di litigare.”,disse Lucilla divertita da quella scena,un po' come una balia che tenta di separare due bambini capricciosi.

I due si girarono verso la principessa e mentre Milziade parve impassibile con la sua aria da sbruffone Nym al contrario parve improvvisamente restare a bocca aperta ad osservare La ragazza sbiancando completamente,nel notare che la sua signora era più nuda che vestita,con solo quei due pezzi di tessuto a coprirle il corpo.

Mia signora,non dovreste essere conciata a quel modo.”disse Nym imbarazzato.

Perché? Qui dentro tutte le ragazze si vestono in questa maniera. Non vedo perché non dovrei fare lo stesso.”

Si questo è vero...però maestà...”

L'arciere non riuscì a terminare la frase è il nervosismo fu tale che gli morirono le parole in bocca e non poté fare altro che dargli ragione. In effetti Lucilla non aveva tutti i torti e quel luogo era perfetto per nasconderla la sua vera identità da reale,in mezzo a tutta quella gente,quella gente felice ed ignara era il suo popolo,per diritto di successione al trono era il suo popolo,di nome e di fatto e loro erano ignari di esseri al cospetto di una degna erede all'impero di Nova.

E dai elfo rompiscatole è giovane lasciala divertirsi. Se raggio di sole non fa un po' esperienza di mondo adesso che è impegnata a viaggiare non lo farà più.”

Posso immaginare che razze di esperienze stai andando a suggerire mercenario. La mia signora non ha tempo da perdere con inutili perdite di tempo.”

Disse quello che si trovava a galleggiare seminudo in una vasca colma d'acqua. Il bue che da del cornuto all'asino.”

Riposo e svago sono toccasana necessari per il corpo e la mente,questo è innegabile. Farne un uso smodato per il semplice diletto o la noia sono uno spreco di risorse e di energie. Questo viaggio non è per puro diletto è un dovere che sente di dover compiere e noi la scortiamo come giusto che sia. Tu sei qui solo per la promessa di una ricompensa a fine lavoro. Non c'è nulla di nobile in quello che fai.”

Forse,però questo non sembra essere un problema per quelli che adesso mi pagano per accompagnarvi fino alla fine di questa storia,quindi,dato che quel momento non è ancora giunto,purtroppo,dovremmo sopportarci ancora un po'...elfo.”

Sai che gioia...umano.”

Scusate...”,intervenne Lucilla nella conversazione, “Avete visto Gordlack?”

Gordlack? Ha fatto un tuffo è poi l'ho abbiamo visto scendere verso il fondo. Mi domando come faccia a risalire con il corpo che si ritrova.”,disse Milziade scherzando.

In effetti i nani non sono grandi nuotatori...”,disse Nym riflettendoci un attimo.

I due si guardarono un attimo sconcertati,poi guardarono il pelo dell'acqua e poi,presi come da un panico improvviso,si inabissarono,scomparendo alla vista della principessa,dopo pochi secondi tornarono entrambi in superficie,più sconcertati di prima.

Non c'è...”,disse Nym consufo.

Che vuol dire che non c'è?”,chiese Lucilla spaventata.

Non c'è. Come se fosse scomparso.” disse Milziade guardandosi attorno,nella speranza che fosse risalito.

Chi è scomparso?”

Fu Gordlack a parlare da dietro le spalle della principessa,che presa dallo spavento,cadde in acqua ritrovandosi a sbracciare sul pelo dell'acqua,nel tentativo di restare a galla.

Principessa...”

Fu Nym a slanciarsi verso Lucilla e in due brevi falcate fu subito sotto di lei,sostenendola e riportandola a bordo piscina,dove con la forza delle braccia la sollevò e la mise sdraiata sul bordo,poi si tirò fuori dall'acqua e subito controllo le condizioni della ragazza,che annaspava in cerca dell'aria.

Principessa,principessa mi sentite?”,disse Nym le sollevava il capo poggiandole una mano sotto la nuca.

Bambina mia,che ti è preso?”,chiese il nano spaventato.

L'elfo girò il capo e con sguardo furente fisso Gordlack in malo modo.

MA MI DICI CHE TI DICE QUEL CERVELLO DI TUFO CHE TI RITROVI? LE HAI FATTO VENIRE UN COLPO.”

Di che stai parlando?”

Non ti abbiamo visto più risalire in superficie e abbiamo pensato che fossi annegato.”

E vi siete accorti adesso che non c'ero più sul fondo?”

Come avremmo potuto accorgercene se eri sott'acqua? E poi, si può sapere dov'eri finito?”

Mi sono fatto una camminata sul fondo e poi con un po' di sforzo sono risalito in superfice a mezza vasca, Per Thor non credete di aver viaggiato un po' troppo con l'immaginazione?”.

Nel mentre una folla di passanti si era fermata ad osservare la scena,in parte preoccupati per l'accaduto e in parte perché la scena era avvenuta all'improvviso e a parte assistere,nessuno sembrava intenzionato ad intervenire,anche perché l'elfo e il nano si erano già avvicinati a prestare soccorso.

Scusate,per favore,fatemi passare.”

Un voce al di sopra dei mormorii di molti si udì più in alto di tutto il resto,mentre tra i curiosi si faceva largo una figura grossa,ingombrante per la calca che si era formata attorno alla ragazza,che non sfuggì alla vista di Gordlack,Nym e di Milziade,che restava ancora in acqua,osservando la scena restandone all'esterno,ancora confuso sull'accaduto. L'essere era alto e grosso,coperto da un himation,un abito che consisteva in un lungo rettangolo di tessuto bianco allacciato attorno al ventre e fatto passare attorno anche alle gambe poco sopra la caviglia e infine arrotolato sopra e sotto l'ascella sinistra e sotto portava una leggera tunica di cotone a maniche corte,mentre ai piedi portava dei semplici sandali di cuoio. Il volto invece era coperto da un cappuccio bianco ,del medesimo colore dell'himation e portava una borsa di cuoio a tracolla,con una borchia di bronzo molto particolare,la cui forma rammentava quella di un serpente il cui corpo avvolge un lungo bastone. Ma la cosa che saltava di più all'occhio era il grosso braccio sinistro,completamente verde,proprio come i piedi,parzialmente coperti dal cuoio delle semplici calzature.

Sono un medico, ve ne prego fatemi vedere la ragazza.”

l'elfo e il nano si fecero subito da parte lasciando spazio allo sconosciuto,che senza perdere tempo si accostò subito vicino a Lucilla,dando un rapida occhiata al volto della ragazza,poi tastò il polso e mise due dita a lato del collo,sulla carotide.

Il polso e debole,devo intervenire manualmente.”

Il medico poggiò entrambe le mani sul plesso solare,esattamente poco sotto il petto,completamente aperte,l'una sopra l'altra e iniziò a spingere,con brevi ma forti colpi sul punto molle.

Uno,due,tre,quattro.”

Disse il medico tenendo conto delle spinte impresse sul punto della ragazza,poi,spostò il volto verso quello di Lucilla,gli aprì la bocca e poi,avvicinando la bocca a quella di lei,la chiuse con le labbra in quello che parve un bacio,se non fosse che iniziò a buttare tutta l'aria che aveva nei polmoni e riversarla nella gola della principessa. Gordlack mal interpretando l'accaduto e giudicando la scena solo con i propri occhi,iniziò ad innervosirsi.

Ehi,che stai facendo,razza di pervertito?”

Il nano sentì l'impulso di assaltare lo sconosciuto e gli avrebbe dato anche un pungo in faccia,se non fosse che l'elfo lo trattenne per un polso,non senza sforzo.

Vedi di calmarti pazzo di un nano. Non è quello che sembra.”

Non è quello che sembra? Quello gli sta infilando la lingua in gola altro che aiutarla. Lasciami prima che ti spezzi quella manina di fata che ti ritrovi.”

Ma mentre i due litigavano,sentirono all'improvviso dei brutti colpi di tosse provenire dalla ragazza mentre ad ogni colpo,sputava fuori l'acqua e nel mentre riprendeva aria. Lucilla era fuori pericolo. Quando riaprì gli occhi vide il suo salvatore,in ginocchio accanto a lei,notando in parte il braccio scoperto,che faceva contrasto con la candida veste che indossava. Con la vista annebbiata vide il suo soccorritore prendere qualcosa dalla borsa che portava con se e tirare fuori una fialetta di vetro con un tappo di sughero,con dentro una polvere verde, sfilò il tappo e mise la boccetta sotto il naso di Lucilla,che respirò parte della polvere e subito si sentì rinvigorita,tanto che la maggior parte della pressione dovuta al soffocamento,sparì,facendo ristabilire il corretto ritmo dell'attività respiratoria,seppur lasciando la principessa ancora un po' affaticata.

Come ti senti,signorina?”,disse il medico con tono gentile.

Bene...adesso mi sento bene. Cos'è questo odore?”

Un miscuglio di piante officinali dal forte effetto rinforzante. Dovresti essere in grado di respirare senza problemi.”

Non so come ringraziarla,grazie.”

E mio dovere. Sono un medico e non merito alcun elogio solo per aver fatto il mio compito.”

Il medico si alzò e si girò ad osservare Nym e Gordlack che erano rimasti in disparte.

Potete stare tranquilli,la ragazza aveva solo un po' di acqua nei polmoni,fortunatamente non era nulla di grave.”

Il nano preso ancora dalla rabbia si avvicinò al medico con forte aggressività.

Non fare il furbo con me,bell'imbusto. Ti ho visto cosa facevi con la bocca,pensi che siamo ciechi? Avanti,non fare il codardo e confessa le tue azioni,maniaco.”

Le assicuro signore che non è come pensa. La prego di non fraintendere le mie intenzioni,non è quello che sembra,lo giuro sul nome di Ippocrate.”, disse il medico mentre portava le mani in avanti,come a voler cercare di calmare l'animo rovente del nano guerriero.

Ah si? E pensi di cavartela così facilmente?...”, disse Gordlack mentre alzava i pugni in segno di minaccia.

Non mi importa niente di quanto sei grosso. Avanti,togliti quella cosa dalla testa e battiti con me,abbi almeno la decenza di affrontarmi a viso aperto, mascalzone.”

Ma il nano non fece in tempo a dire altro che Nym gli mollò uno scappellotto dietro la nuca,tanto celere e doloroso,che pareva un colpo di frusta tirato da un esperto schiavista e mentre il nano si accarezzava la nuca per lenire il dolore,l'elfo si mise accanto al suo dolorante compagno di viaggio.

Le chiedo perdono per il comportamento del mio amico nano, non è cattivo,ma al vizio di misurare il mondo col suo metro di giudizio. Sono mortificato.”

Ma no si figuri e facile fraintendere certe situazioni,sopratutto quando c'è in ballo la vita di una fanciulla così graziosa. Non vorrei sembrare brusco o maleducato,ma per caso conoscete la ragazza?”

Si,siamo conoscenti dei suoi genitori per la precisione. L'abbiamo notata quando siamo entrati ai bagni e dev'essere a quel punto che è scivolata in acqua. A quanto pare non è molto brava a nuotare,ma per fortuna c'era lei o non oso pensare come sarebbe andata a finire.”

Ma no non ho fatto nulla di così importante,anzi,ho notato come siete stato svelto a intervenire per tempo, è lei che ha impedito il peggio,io ero solo di passaggio,fortuna voleva che consegnassi alcuni medicinali ad un paziente un po' sbadato che si era dimenticato di venire a ritirare. Ora devo andare,altri necessitano dei miei servizi, Addio.”

E fu così che poco alla volta il medico si allontanò,mescolandosi alla folla,che ora,si sparpagliava,tornando ai propri interessi.

Si può sapere perché mia colpito,stupido di un elfo? Adesso vedi se non ti metto le mani addosso abbraccia alberi.”,disse Gordlack appena ripresosi dal colpo tirato da Nym.

Stupido io? Per poco non rischiavi di compromettere l'intero andamento del viaggio,folle attaccabrighe di un nano,almeno sapevi chi era l'uomo che volevi attaccare?”

Ha importanza?”

Certo che c'è l'ha,non hai visto il simbolo sulla borsa che si portava dietro? Ha detto di essere un medico,ma ho riconosciuto la borsa che si portava dietro. E un seguace di Esculapio,il dio noviano delle arti mediche.”

Era un sacerdote?”

No,o meglio,non mi pare che lui lo fosse. Ne ho visti pochi nel corso dei miei viaggi,ma ho sentito dire che possiedono conoscenze segrete riguardo alla medicina,sono in grado di curare qualunque malattia conosciuta,riparare qualunque osso come se non si fosse mai rotto,ricucire gli arti staccati come se non fossero mai stati recisi e persino riportare in vita i morti senza atti blasfemi. Forse e meglio non inimicarsi uno così.”

Sarà, ma quel tipo allungava troppo le mani per essere un curatore e poi, hai visto il braccio verde? E poi era anche grosso,troppo grosso per un comune noviano.”

Si è sembrava parecchio forte. Sembrava più il braccio di un lottatore che di un uomo di medicina. Comunque,l'importante che ora Lucilla stia bene.”

Nym si girò in direzione della ragazza e gli porse una mano.

Riuscite ad alzarvi principessa?”

Si, sto bene.”

Lucilla prese la mano dell'elfo che la tirò in piedi molto delicatamente,con una grazia che solo un elfo avrebbe saputo mettere in un gesto talmente semplice. Lucilla stava in piedi,ma tuttavia si vedeva che era ancora provata dall'accaduto. Tremava leggermente e ogni tanto lo sguardo pareva perdersi nel vuoto,come se la sua attenzione fosse catturata da altri pensieri.

Principessa,forse era meglio evitare il punto più alto della vasca,sapete che...”

E tutto a posto Nym,adesso sto bene.”

Ma...”

Ho detto che sto bene,non c'è bisogno che ti preoccupi.”

Con quella frase la sacerdotessa mostrò una rabbia improvvisa,come lo sbuffo improvviso di un vulcano sopito. Era raro vedere Lucilla così arrabbiata,sopratutto per qualcosa che per molti avrebbero interpretato come un semplice ammonimento e nulla di più. Quello che appariva come una sfuriata da nulla per Nym aveva un significato più profondo.

Certo,perdonate la mia irruenza.”

Sentendo quelle parole la ragazza parve tornare in se,non che la rabbia fosse sfumata completamente,ma in quel momento chiuse gli occhi,ispirò lentamente e poi buttò fuori in un piccolo sbuffo.

No,scusami tu,ho esagerato.”

In quello stesso istante vicino al bordo si appoggiò Milziade con entrambe le mani e uscì fuori dall'acqua con una semplicità tale che l'acqua pareva quasi non aver peso sul suo fisico ben allenato,con una sola spinta delle braccia,tornando con i piedi sul pavimento di pietra.

Si può sapere dov'eri finito mercenario? Per poco non affogava e un aiuto anche da parte tua non sarebbe stato sgradito.”

Nym si rivolse a Milziade,ma quest'ultimo pareva guardare da tutt'altra parte,come se la sua attenzione fosse stata catturata da ben altro,dirigendo lo sguardo nella stessa direzione in cui il medico si era allontanato e che ora pareva una figura tra tante altre in lontananza.

Ehi mi senti?”

Avete notato anche voi come si muove?”

Come si muove chi?”

Quello di prima con la testa coperta. E da prima che lo sto osservando. Era come se non volesse farsi vedere.”

Non farsi vedere? Con quella stazza, i vestiti e quella grossa borsa di cuoio,difficilmente sarebbe stato possibile nascondersi. Guarda quanta gente c'è qua attorno.”

Esatto,per questo non lo avete notato prima. Non voleva che lo vedessimo noi. Perché credi sia rimasto in acqua per tutto questo tempo è no se te lo stai chiedendo, non sono rimasto in acqua solo perché mi sto godendo la nuotata. L'ho tenuto d'occhio fin da quando l'ho visto girare per la piscina e credimi,non era poi così lontano quando è intervenuto in soccorso della ragazza...”

Nym avrebbe tanto voluto non credere alle parole di Milziade,tanto gli pareva egoista è arrogante quell'individuo,che la credenza comune sulla sfacciataggine degli elfi pareva uno schiaffo d'umiltà in confronto all'attitudine di quell'umano di dire e fare quello che gli pareva e piaceva con chiunque avesse a che fare,fosse il più comune dei passanti fino all'autorità più alta e solenne che aveva di fronte. Eppure,non poteva negare che quel mercenario,un uomo avvezzo ad offrire la propria esperienza e la propria abilità,oltre che la lama,per vile denaro, avesse le sue buone qualità. Non lo conosceva,ma di certo non lo sottovalutava. Non gli credeva sulla parola,ma quel sospetto campato in aria,aveva un che di interessante.

E poi, ho avuto la sensazione che faceva di tutto per non avvicinarsi a voi, ma o come l'impressione che non stesse puntando direttamente a voi.”

Ah no?”,disse Nym sarcastico

No...perché era me stava osservando,anche quando cercava di far rinvenire Lucilla.”

E come fai a sapere che ti stava guardando se ti stava guardando se aveva il cappuccio che gli copriva gli occhi?”

Perché mentre tu e Gordlack eravate indietro ad osservare la scena, io ero vicino al bordo,proprio sotto lo sguardo vigile del medico è te lo posso assicurare,era più interessato a me che a lei. Voi restate qui con Lucilla, io vado a fare conoscenza con quell'anima pia del nostro eroe.”

Milziade si incamminò nella stessa direzione che aveva preso il medico, con passo calmo e disinvolto,cercando di essere il più naturale possibile per non farsi notare dal suo diretto interessato. L'elfo e il nano osservavano la lama prezzolata allontanarsi con quel modo di fare beffardo e sicuro di se,mentre Lucilla,era intenzionata a fermare Milziade,per dirgli solo di stare attento,ma i suoi pensieri parevano essere altrove e riusciva difficile concentrarsi sue due problematiche alla volta. Non era certa delle parole del mercenario,certo,non aveva motivo di dubitare su quello che aveva detto e in quanto era svenuta e non aveva coscienza di quello che era successo sul momento,ma davvero l'uomo che l'aveva salvata potesse avere delle oscure intenzioni? Proprio come Popilio? Negli ultimi giorni le sue normali concezioni di bene e male era state messe a dura prova e in quell'istante non avrebbe saputo da un giudizio lucido su quanto accaduto. Nella sua mente tornava a galla,come cadaveri sepolti sul fondo del mare,i ricordi di un tempo. Ricordava le onde e la nave,ricordava quella notte,ricordava l'abbraccio caldo di quella donna tanto amata,ricordava l'acqua salata che le sommerse di colpo,la nave che si girava,poi la perdita e infine il dolore. Per quanto combattesse la sensazione che Nettuno volesse chiamarla a se non s'è n'era mai andata via,anche li,nelle grandi terme di Clotovis, per quanto combattesse,la paura restava,restavano i ricordi,restava il dolore. Di quella donna non rimase niente,nemmeno il corpo,sprofondato nel gelido e bagnato regno del dio dei mari.


Lo pedinò tranquillo e sicuro di se,come sempre del resto. Sicuro,già,sarebbe stato meglio dire arrogante e sfacciato,certo,ma mai sprovveduto o indifeso,non aveva con se le armi e l'armatura,n'è il supporto della sua fedele giumenta,ma aveva il suo corpo e il suo addestramento,la forza del pugno e la mente celere,che molte volte lo aveva salvato da situazioni che molti avrebbero descritto come impossibili da cui uscirne vivi e infine,forse,una sfortuna sfacciata,di quelli che si accompagna ai manigoldi,ai saltimbanchi e alle canaglie dei vicoli,di quelli che non vengono presi dalle guardie dopo una rapina ai danni di un pomposo nobile altolocato con troppa grana nella scarsella. Non sapeva bene cosa gli impedisse di finire ammazzato come un miserabile simile a tanti altri,ma una cosa lo sapeva con certezza,era troppo ottuso e ostinato per non tentare la sorte quando l'occasione gliene dava l'opportunità,a patto che il guadagno valesse il rischio e per l'appunto, pedinare uno sconosciuto che ha appena salvato dall'affogamento una principessa ricercata dallo stato noviano,mentre fai di tutto per non essere riconosciuto con poche,se non alcuna certezza di farcela,allora le cose sono due. O sei un pessimo spione,oppure,stai facendo di tutto per attirare l'attenzione su chi vuoi che ti veda e nel caso di Milziade,molto probabilmente,tra le due possibilità la seconda era la più fattibile. Dopo pochi minuti e alcuni giri per alcuni corridoio,Milziade vide il medico imboccare la porta che andava per gli spogliatoi maschili,suscitando un naturale sospetto nella mente del mercenario. Perché mai dirigersi negli spogliatoi se in realtà non si era neanche cambiato per entrare in piscina e per lo più,avendo tutte le sue cose con se,la cosa odorava di trappola,ma ormai che era li,tanto vale tentare. Una volta attraversata la porta vide l'area occupata da qualche occupante,più o meno giovane ed uno schiavo intento a pulire la stanza e nel caso,a prestare servizio agli occupanti dello spogliatoio nel caso ci fosse stato bisogno per avere un asciugamano pulito,oppure di consegnare o tenere le chiavi per le cassette nelle quali erano risposti gli oggetti più piccoli e preziosi,come denaro,gioielli e così via, che venivano tenute separate da armi,armature ed altri oggetti ritenuti pericolosi. Milziade aguzzò lo sguardo e vide il suo interessato girare dietro una serie di armadietti,per poi scomparire con tutta la sua mole. Lo seguì e quando fece per girare anche lui vide la figura del medico,seduto su di una panca di legno che la gente usava per appoggiarsi quando si cambiava d'abito e con la grande borsa di cuoio poggiata sulla panca e con l'imbracatura poggiata sopra. Il medico mosse appena la testa in direzione del mercenario,senza sporgere troppo gli occhi,tanto meno il volto,come a voler nascondere la propria identità a chiunque cercasse di guardarlo direttamente. La tensione era nell'aria e mentre Milziade lo guardava l'altro continuava a tenere la testa dritta davanti a se,volendo impedire al mercenario di scrutare il suo volto.

Salve o saggio discepolo di Asclepio. Sa,io e miei amici siamo in viaggio da almeno una settimana e volevo chiederle se per caso potesse consigliarci qualcosa contro gli spioni e i ficcanaso. Sa e da un po' che ci infastidiscono e mi chiedevo se lei avesse la medicina per poter far passare questo brutto problema.”,disse Milziade con tono provocatorio,mentre preparava mente e corpo per il combattimento.

Questo è un morbo dalla cura molto facile da applicare,basta non fare nulla di sconveniente e il problema sparirà da se,ma temo che questo nel vostro caso non sia un malanno facile da curare. E comunque,ritengo che nel vostro gruppo ci siano problemi più gravi da risolvere...Strategos”

Strategos...ogni volta che sentiva quel titolo pronunciato da qualcun altro era come se un pezzo del suo essere si ribellasse per uscire allo scoperto e per quante poche fossero le volte in cui era stato chiamato in quel modo,il suo corpo si preparava all'istinto del combattimento,la sua mente ad annegare nei ricordi di un lontano passato che aveva sepolto da tempo e la sua anima di nuovo in preda delle fiamme dell'ira. Ma sapeva che non conveniva attaccarlo a testa bassa,tanto meno in un luogo pubblico e sapeva bene che se scoperto non avrebbe saputo come giustificare quell'aggressione.

Chi sei maledetto? Come fai a sapere chi sono?”

Sono solo un uomo che vuole curare i mali di quest'epoca colma di oscuri presagi. Il tuo male più di tutti non è qualcosa che le mie pozioni e i miei preparati possono curare,perché il veleno che corrode la tua anima è un male che nessuno può curare,se non tu stesso.”

E cosa consigli di fare?”

Rinuncia alla vendetta,rinuncia all'ira che ti sta consumando. Ricorda il tempo in cui eri un essere ben più nobile dell'uomo che sei ora. Non divenire come il mostro che tu stesso vuoi uccidere.”

Milziade non seppe più che cosa dire,chi era costui e cosa voleva da lui? Non sapeva che cosa dire,ne tanto meno e ancora meno cosa pensare. Non capiva cosa volesse da lui questo medico né tanto meno quale fosse il suo scopo,ma per istinto non poteva ignorare ciò che sentiva sulla pelle,quella sensazione di pericolo che attivava ogni fibra del suo corpo e lo spingeva al conflitto con l'ennesimo avversario eppure,in quel momento non sapeva come reagire,non sapeva se doveva aggredire o difendersi,se allontanarsi o avvicinarlo,non sapeva come interpretare quella calma né come contrastarla. Per la prima volta si trovava a che fare con qualcuno che scombussolava ogni sua tattica d'approccio e a ogni difesa ben congegnata. Doveva ammetterlo,era in crisi.

E se non dovessi darti ascolto...orco?”

Lo aveva visto in volto,la,nella piscina,quando stava salvando Lucilla con le tecniche imparate tempo addietro dai sacerdoti di Esculapio e lui purtroppo non poteva far nulla per evitare gli occhi di Milziade che lo stavano guardando da sotto il filo dell'acqua,nascosto alle attenzioni della gente che si era stretta attorno alla ragazza svenuta e l'orco non avrebbe potuto allontanarsi da lei senza destare sospetti, a metà del suo tentativo di salvataggio. Quell'umano era più astuto di quanto credesse.

Comunque è strano che un orco sappia parlare e comportarsi come una persona civile, le poche volte che mi sono scontrato con la tua specie mi siete parsi dei barbari sanguinari,pronti a uccidere e distruggere tutto quello che trovate sul vostro cammino. Devo forse credere che tu sia un eccezione alla regola?”

So che tu sei un eccezione tra molte lame vendute,strategos,devo forse credere che ora vendi il tuo onore in cambio di mera pecunia?”

L'orco si alzò e diede le spalle al mercenario,in procinto di incamminarsi verso l'uscita.

Qui a Clotovis,nel vecchio quartiere si trova un insula abbandonata adibita a luogo di cura per i poveri e i bisognosi. Chiedi della casa del bianco serpente e la,verso sera,sarò disponibile a visitarti per trovare una cura al tuo male. Chiedi di Alcmeone hai derelitti e sapranno indirizzarti da me. Scoprirai che entrambi cerchiamo qualcosa dallo stesso uomo che ha distrutto la tua vita...e condannato la mia.”

Finito di parlare si allontanò definitivamente,lasciando il mercenario solo con i suoi pensieri...e la sua rabbia. Si sedette sulla panca,aspettando che le fiamme dell'ira si attenuassero lentamente,sapendo,che non sarebbero mai sparite completamente. Strategos, un titolo che ormai non gli apparteneva più e mai più sarebbe stato disposto a riaverlo. Era parte del suo passato,quel lontano passato che lui rifuggiva tutti i giorni e che tornava a ricordare ogni notte,nelle memorie di un tempo, glorie e onori di un tempo che fu e che ora restavano sepolte sul fondo della memoria,come cadaveri nascosti da un losco criminale,per impedire che si possano ritrovare i resti delle sue vittime e le sue vittime,lui,le ricordava ancora. Sarebbe rimasto li ancora per un po' in attesa, di tornare alla maschera che il mondo gli vedeva sul viso ogni giorno,quell'aria da sbruffone menefreghista che tutti conoscevano. Peccato che i ricordi non fossero come Lucilla,lei stava realmente rischiando di annegare,i ricordi invece non affondano,no,i ricordi sono come gli squali,si nascondono sul fondo,per poi salire velocemente e poi ghermire la preda,con un morso devastante che non lascia scampo,affondando i denti nella coscienza,sbranandola e facendola a pezzi. Tutta l'acqua di quelle terme,non sarebbe bastata ad affogare un singolo ricordo che assaliva la sua anima,nemmeno il più piccolo.

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Capitolo 30
*** Un passato colmo di dolore ***


Si era fatta sera quando Milziade,dando spiegazioni più o meno vaghe sul separarsi dagli altri per qualche ora per non vedere i loro brutti musi e usando come scusa il voler fare due passi in solitudine,cosa che al resto del gruppo,tranne Lucilla,non dispiacque così tanto,anzi,lo lasciarono andare ben volentieri. Poco gli importava della loro opinione e comunque partecipava a quel viaggio per la paga promessa,non certo per bontà d'animo o per compiere un impresa degna di un eroe,come Ercole o Teseo,no,agli altri la gloria,lui voleva solo quello che gli era stato promesso,nient'altro gli importava. Era uscito senza l'armatura e senza Briseide,la fedele giumenta,ma solo con le sue vesti di viaggio e la spada,nel caso avesse dovuto combattere nel luogo in cui ora si stava recando. Ricordava ancora le parole dell'orco vestito da medico incontrato in piscina. Alcmeone,aveva detto di chiedere di Alcmeone ai derelitti,nel vecchio quartiere,quello abitato dalle classi più umili,per non dire le più povere,li,come in molte altre città dell'impero. Appena giunto nel vecchio quartiere di Clotovis vide le insule della zona, le palazzine adibite a case per le persone più umili, mal ridotte e dall'intonaco rovinato,con i graffiti sui muri fatti dai teppisti locali,dove incidevano sui muri,con ciottoli trovati per strada frasi ingiuriose verso qualcuno,disegnini osceni oppure maledizioni dirette verso uno specifico malcapitato mentre l'ideatore di tale gesto ovviamente restava ignoto. Per le strade gli capitò,li come in altre città, derelitti e senza tetto dormire per strada e insieme ad essi c'erano anche ubriaconi,prostitute, ladri,streghe che promettevano di fare il malocchio per poche monete di bronzo e quant'altro. Gente strana,gente pericolosa,gente la quale il mercenario li considerava suoi pari,anzi,membri dello stesso popolo,stessa feccia,stessa spazzatura,ma viva e sincera,come lui,schietta e indifferente. Molto spesso si considerava come loro,un uomo di niente,che vaga nel mondo vendendo le sue abilità per un bel gruzzolo sonante. Continuare a vivere perché si era venuti al mondo e continuare a combattere perché a parte la violenza,nel mondo,restava ben poco di concreto. Le strade parevano rovinate e le case erano fatiscenti e mentre passava gli capitò di notare un piccolo gruppo di persone molto particolare,erano tutti abitanti della zona visto gli stracci che indossavano al meglio delle loro possibilità. Tra di loro c'era un vecchio che zoppicava per via di una gamba storta,una coppia di bambini,un maschio ed una femmina,si tenevano per mano ed entrambi erano preda di una bruttissima tosse,molto forte e catarrosa,poi vi era una donna,che si copriva il volto con un panni arrotolato intorno alla bocca e si massaggiava una guancia,come se tentasse di alleviare un qualche tipo di dolore. Forse quel gruppetto di sventurati poteva aiutarlo a trovare Alcmeone. Per prima cosa però avrebbe dovuto anche lui fingersi un disadattato,anche se con una spada al fianco,difficilmente sarebbe passato per un comune cittadino,quindi,per prima cosa si nascose in un vicolo buio e cercò nella spazzatura qualcosa con la quale sporcarsi e imbruttirsi un po',nella speranza di passare anche lui per un derelitto bisognoso di aiuto è fortunatamente aveva deciso di non portarsi dietro il borsello con le monete dietro,cosa che avrebbe reso il tutto più credibile. Mise la mano alla ricerca di un po' di avanzi di frutta e verdura,abbastanza facile da trovare tra i rifiuti e appena la trovò,si sporcò le vesti in qualche punto ben visibile e per la schiena si buttò di spalle contro un mucchio di sporcizia e per aumentare l'efficacia della farsa prese la spada insieme al fodero è sporcò anche quelle. Poi uscì nuovamente in strada e si diresse verso il gruppo,imitando una camminata stanca,come di chi non ha più le forze per reggersi in piedi.

Aiuto...aiu...aiutatemi.”,disse Milziade mentre camminava verso il gruppo,per poi cadere di peso a terra.

Uno del gruppo, un giovane umano,si avvicinò al mercenario seriamente preoccupato.

Ehi signore,che le succede?”

Milziade lo guardò dal basso verso l'alto con un espressione triste e sofferente.

Oh...Oh sfortunato me,deriso dalla sorte e maledetto dalla sorte. Oh dei,dei,perché mi avete abbandonato?”.

Si calmi,che cose l'è successo per invocare gli Olimpi?”

La sfortuna ragazzo,la sfortuna è il fato avverso. Ero insieme al mio gruppo,tutti avventurieri,in viaggio per snidare un gruppo di selvaggi che erano stati avvistati nella regione dopo l'attacco a Cherunensis. Eravamo da quelle parti,poco oltre il confine quando in lontananza vedemmo i barbari lanciarsi a frotte contro la fortezza e in quel momento capimmo che saremmo stati spacciati se fossimo rimasti invischiati nella lotta. Ci allontanammo il più possibile,percorrendo tutta la misura necessaria per restare fuori dallo scontro,ma nemmeno il tempo di sentirci al sicuro,che...che...che uno dei nostri fu colpito da una pietra,un colpo di frombola,dietro la nuca. Morì sul colpo. Poi li vedemmo e ci furono addosso. Solo io sono sopravvissuto,vivo,ma disgraziato,senza soldi,senza più i miei compagni,senza niente nello stomaco e credo di iniziare a sentirmi male.”

Il ragazzo,insieme agli altri del gruppo,restarono fermi ad osservare lo sfortunato uomo che si presentava di fronte a loro,sentendo la sua storia,come se fosse la loro. Milziade non era certo di aver recitato bene la sua parte,ma se non altro era sicuro di aver attirato la loro attenzione,sperando nel contempo,di non aver attirato alcun sospetto su di lui.

Beh,forse,quell'uomo potrà certamente aiutarvi. Si gente,portiamo dal medico. Adesso alzati e seguici.”

Oh grazie,grazie anime pie,Giove misericordioso,grazie,grazie di vero cuore.”

Era fatta,si sarebbe fatto guidare verso l'orco,mescolandosi tra i più poveri e i miserabili della città, così da poterlo osservare,senza dare troppo nell'occhio. Cosa fare dopo,lo avrebbe visto sul momento,per ora,avrebbe continuato con quella recita,al resto ci avrebbe pensato dopo. Man mano che il gruppo avanzava per le strade brulicavano anche altri mendicanti e senzatetto che andavano a ingrossare il gruppo,la quale poi,si era amalgamato ad un gruppo ancora più grande e così via,fino a che la strada principale del quartiere più vecchio della città non venne intasata da ogni genere di persona. Vecchie e giovani,umani e non,cittadini e stranieri,tutti senza dimora o con disponibilità economiche molto basse,ma comunque persone che vivevano ai margini della civiltà,reietti e disadattati che vivevano per strada,senza riparo e senza alcuna possibilità di arrivare al giorno dopo ancora vivi. Ma quando li vide li tutti insieme,a formare quel corteo silenzioso e senza cori,come una festa cittadina condotta da una marcia funebre,aveva un qualcosa di speciale,persone solitamente viste di sfuggita agli angoli dei vicoli e intente a dormire vicino alle strade,a mendicare una moneta o cercare un tozzo di pane ammuffito conteso con i ratti ed eccoli li,ora,a camminare tutti insieme diretti chissà dove a cercare una speranza,oltre ad un supporto che il resto della popolazione,solitamente,non avrebbe mai dato. Camminò insieme alla calca di senzatetto per una cosa come una manciata di minuti per poi fermarsi vicino ad un insula fatiscente,con i muri di mattoni rovinati dal tempo e più in alto,agli ultimi piani della palazzina,fatti di legno e paglia,erano divenuti marci e privi di qualsiasi riparazione,presto o tardi sarebbero divenuti inservibili,o peggio,sarebbero crollati al minimo tocco. All'ingresso dell'insula,su uno dei muri laterali,era stato disegnato in maniera grezza e approssimativa,la figura di un sottile serpente bianco,probabilmente fatto con del gesso e li,di fronte al disegno dell'animale una serie di persone intonava delle preghiere e delle invocazioni molto basilari,al meglio delle loro capacità,chiedendo semplicemente ad Esculapio,dio della medicina,di proteggerli dai malanni e dalle malattie e di mantenerli in salute. Milziade guardava la scena e sentiva un senso di diniego verso quelle suppliche. Non era mai stato particolarmente religioso o fedele verso una certa divinità,certo,di tanto in tanto gli era capitato di fare un esclamazione nella quale nominava Zeus,padre di tutti gli olimpi nella lingua di Argos,oppure Atena,dea della sapienza e delle arti,ma non si era mai identificato come una persona

bisognosa dell'aiuto di una qualche entità celeste,sotterranea o da dovunque esercitava la sua influenza sui mortali,poiché l'unico aiuto della quale puoi fare affidamento e solo e unicamente su te stesso, questo era quello che credeva. Il mondo è un posto sporco e infimo,troppo cattivo,troppo marcio e ingannevole per credere che un dio,un essere talmente potente da vedere i mortali come un bambino guarderebbe a delle formiche era una cosa incredibilmente semplice da capire per lui,perché avrebbe dovuto aiutarli? Per venerazione? Per adulazione? Per vanità? O forse per noia? No,lui preferiva credere nelle proprie capacità e nel saperle sfruttare a pieno quando la situazione lo richiedeva. Lui lo sapeva bene,lo sapeva meglio di tutta quella gente presente in strada. All'ingresso della palazzina comparve nuovamente la figura di Alcmeone,tanto grosso pareva il suo corpo da orco,che quasi occupava l'unico punto d'accesso all'edificio e la gente,appena lo vide,iniziò a supplicare di essere ricevuta per avere le cure necessarie ai propri mali,mentre l'orco,pareva restare placido e tranquillo nella sua posizione,come se attendesse qualcosa, o forse osservava la folla,Milziade non seppe dirlo con certezza,ma fatto sta che era veramente li dove aveva detto di cercarlo. Riguardo a questo punto,l'orco era stato di parola.

Per favore gente...”,disse Alcmeone alzando le braccia e facendo segno a tutti di contenersi, “Devo chiedervi di lasciare la precedenza alle donne incinte,ai bambini e agli anziani,agli altri chiedo di essere pazienti,se non per immediate emergenze. Vi ringrazio per la collaborazione.”

E fu così che il medico tornò dentro l'edificio,lasciando che i più in salute facessero passare i più fragili e i bisognosi,mentre a tutti gli altri sarebbe toccato aspettare. Passò un ora e Milziade,ancora mescolato in mezzo alla folla si avvicinò al muro di una casa e si mise ad aspettare,fingendo un disagio e un malessere che in realtà non aveva,se non quello di sapere che qualcuno in quella città lo aveva chiamato con il titolo che tanto odiava, strategos, gli ricordava il passato e il passato gli faceva male,ma a parte quello,la situazione era meglio di quello che si aspettava. Osservava silenziosamente la calca di mendicanti e straccioni che era giunti di fronte a quella palazzina in rovina,nella speranza di essere guariti dai mali di cui soffrivano e nell'attesa,i più in salute tra di loro,si mettevano a parlare,a discutere e chi poteva, anche a farsi qualche risata,come se fossero buoni vicini di casa e parlassero del più e del meno come se nulla fosse,mentre che stava peggio,aspettava il proprio momento per farsi visitare,magari lamentandosi dei dolori ed altri,soffrendo in silenzio. Di tanto in tanto capitava di vedere entrare qualcuno,che avanzava con fare rassegnato,come se il suo destino fosse ormai segnato dalla sorte e poi,una volta uscito,era come rinato,felice e spensierato nonostante la sua condizione di miseria,eppure era nuovamente contento e senza più preoccupazioni. Che fossero guariti completamente? Oppure i loro mali venivano soltanto alleviati e resi meno insopportabili? Non avrebbe saputo dirlo con certezza,non conosceva quella gente,non voleva conoscerla,non gli importava nulla,ma vedere quella gente così felice dopo che pareva avessero sopportato il peso delle peggiori torture del Tartaro,tra fame,sporcizia e malanni vari,lo faceva sentire all'infuori della loro felicità,così estraneo alla loro gioia. Il loro piacere non era la sua preoccupazione, le loro disgrazie non intenerivano il suo animo duro e cinico. Per alcuni di quei disgraziati le loro sofferenze pareva terminate,o almeno lenite, le sue invece era ancora radicate in lui,anzi,parevano essere divenute parte integrante del suo essere,così fuse con la sua anima,che a stento comprendeva quando finiva la sua gioia e iniziava il suo dolore. Non lo sapeva,non lo sapeva più da molto tempo. Passò un altra ora di finto malessere e vide l'ennesimo miserabile,un ragazzino umano, uscito dall'insula come se gli fosse stato predetto un fortunato vaticinio da un veggente,tornò in strada come se la vita potesse migliorare,quando in realtà era semplicemente tornato alla sua vita,in mezzo ai rifiuti e ai topi. Cosa poteva mai aver ricevuto,oltre ad una cura,che potesse renderlo così felice? Non lo capiva,non li capiva,loro,quella gente,così sfortunata da dover vivere per strada e arrivare al giorno dopo con lo stomaco vuoto? Non li capiva proprio,ma non li voleva capire,voleva l'orco,la loro felicità non era affar suo. Ad un certo punto della serata,l'orco,con il capo ancora coperto dal cappuccio uscì dall'insula e si rivolse direttamente alla gente rimasta.

Per stasera finisco qui,per coloro che necessitano di cure passino domani per una visita. Mi spiace di non poter fare più di così”.

I poveri rimasti di fronte all'insula emisero tutti insieme un lamento di delusione e poco alla volta,seppur malvolentieri,se ne andarono,sgombrando lentamente la strada. Solo Milziade restò,ancora seduto a terra,mentre fissava la figura di Alcmeone ancora presente sul ciglio dell'ingresso,immobile come una statua,mentre osservava la fiumana di persone venute speranzose per il suo aiuto.

E molto che aspetti, mercenario?”,chiese l'orco con tono pacato.

Quel tanto che basta per farmi visitare. Avrei bisogno del parere di un esperto,forse tu puoi aiutarmi.”

Vedrò quello che posso fare, intanto entra.”

E detto questo il medico tornò nuovamente dentro l'insula e stavolta Milziade non avrebbe aspettato ulteriormente per un secondo incontro con l'orco e stavolta,avrebbe ottenuto le informazioni che voleva da lui. Chi era? Cosa voleva da lui? E perché gli si era avvicinato tanto da mettere a repentaglio la sua copertura? Non lo sapeva,ma lo avrebbe scoperto molto presto. Con passo cauto e sguardo attento Milziade entrò nell'insula controllando che non ci fossero altre persone dentro l'edificio e nel mentre teneva sempre una mano aperta,nel caso fosse stato costretto ad estrarre la spada. Vide l'interno della rustica palazzina,formata principalmente da una rampa di scale in pessimo stato,ancora in piedi,ma dubitava che il legno di cui era composta fosse di qualità e quindi salire sarebbe stato un rischio,mentre vicino ad essa spiccavano un cavedio,un piccolo spazio quadrato adibito per la diffusione della luce naturale proveniente dall'alto,per mezzo di uno spazio posto sul tetto,completamente vuoto,dalla quale si poteva osservare il cielo,tipico di quel tipo di edifici e una porta di legno posta sul fondo un corridoio,dove spiccava per essere l'unica porta al pian terreno all'infuori dell'ingresso. Dubbioso sul voler salire quelle scale dall'aspetto marcio e volendo evitare il rischio di spezzarsi il collo senza il rischio di un guadagno,decise di dirigersi verso la porta sul fondo del corridoio,che tra l'altro,essendo socchiusa,spiccava la fioca luce di una lucerna,segno che qualcuno si trovasse li. Avanzò,passo dopo passo,con la mano sempre pronta ad estrarre la lama fino a giungere alla porta,spingendola lentamente e trovandosi all'interno di una grande stanza,spiccavano all'interno un gran numero di mazzi di piante attaccate al soffitto per mezzo di sottili cordicelle e tutte emettevano un particolare aroma, che riempiva la stanza di un miscuglio di odori differenti,che dava all'aria dentro la stanza un aroma di selvatico,seppur non soffocante,anche per via di una piccola finestrella che collegava con l'ambiente esterno. All'interno erano presenti uno scrittoio,due armadietti aperti colmi di piccoli recipienti di vetro,ognuno contraddistinto al suo interno da una polvere,un olio o altri impasti di vario genere e tutti stipati in un apposito spazio con sotto diversi nomi,a distinguere il contenuto ed infine un larghissimo foglio di pergamena attaccato al muro per mezzo di alcuni chiodi,dov'erano rappresentati due corpi differenti,uno spellato e con esposto l'intero apparato muscolare e l'altro era uno scheletro,un immagine inquietante per chiunque lo vedesse. Alcmeone era intento a osservare quell'immagine con fare attento e scrupoloso,come se cercasse qualcosa.

Questa pergamena rappresenta la mappa di un corpo umano da due punti di vista anatomici differenti,il primo e quello muscolare il secondo invece è solo lo scheletro. Da molto tempo ormai i medici degni di questo nome,studiano ed apprendono l'esistenza ogni singolo disturbo o anomalia conosciuti in medicina: traumi e ferite di ogni sorta,malformazioni,disturbi fisici,senza poi contare le malattie e le infezioni. Sappiamo tanto su come curare i problemi riguardanti il corpo,eppure,per quanto riguarda la mente,le emozioni e persino l'anima,ammesso che essa sia legata al corpo e non sia qualcosa di scollegato,sappiamo ancora molto poco su come curare queste cose.”

Saltiamo le scemenze da ciarlatano e passiamo ai fatti...”,disse Milziade con un tono che non ammetteva repliche, “Che cosa vuoi da me?”.

L'orco si girò lentamente verso Milziade,poi,portando le mani sull'orlo del cappuccio e lo abbassò,rivelando il volto. Come tutti gli orchi aveva la testa grande e il volto largo,tuttavia il suo aspetto non lasciava a desiderare come Milziade si sarebbe aspettato. Aveva due grandi occhi neri,due orecchie simili a quelle degli umani,ma più grandi e larghe,seppur non esageratamente grosse,un naso largo e schiacciato vagamente simile a quello dei gatti,la mascella larga e due piccole zanne che uscivano verso l'esterno della bocca dall'arcata inferiore dei denti. Tutto nella norma stando alla descrizione che si faceva degli orchi nelle storie degli avventurieri e dei legionari che tempo addietro li combatterono nelle guerre d'espansione verso le terre selvagge del nord e dell'est,ma,altro nell'apparenza del suo volto smentiva queste descrizioni. Portava una corta capigliatura nera,tagliata accuratamente e con la chioma che pendeva leggermente verso destra e portava una barba corta e ben curata e la cosa che per Milziade fosse più sorprendente sul volto non portava anelli, punte di metallo,cicatrici o tatuaggi di sorta,che come si diceva,fosse segno di grande orgoglio verso i possenti selvaggi dalla pelle verde,che venivano descritti e lui,Alcmeone,confermava e allo stesso tempo smentiva le dicerie riguardo a questa razza,non troppo comune a Nova. Doveva ammetterlo,anche se lo aveva già visto sotto al cappuccio in piscina,vederlo in quel momento,così,gli pareva un essere civile e socievole,molto lontano dall'idea che si faceva la gente degli orchi.

Devo chiederti di non proseguire questo viaggio,o meglio,di non proseguire il viaggio a te e a coloro che ti sei unito.”

Ah si? E vorresti dirmi il perché o devo arrivarci da solo? Sai sono confuso riguardo alla questione.”

Tu non capisci.”

Tu non ti spieghi.”

Il viaggio che avete intrapreso è male,per te,per me,per tutti noi. Posso immaginare quello che ti hanno promesso per la riuscita di questa impresa,ma ti prego,anzi,vi prego, rinunciate adesso finché potete.

Pessima spiegazione,magari se aggiungi qualche dettaglio in più mi aiuti a comprendere meglio,ehi, voglio dire, io non sarò l'uomo più intelligente del mondo, ma tu di certo non mi aiuti a capirci molto. Però sai, se ti piace tanto parlare,dimmi una cosa...tu chi sei? E come mai un orco si spaccia per un seguace di Asclepio? Ma sopratutto,cosa c'entra quello spietato bastardo di Silla?”

Alcmeone non rispose immediatamente,come se stesse tergiversando a voler tirare fuori altre parole. Sospirò,come rassegnato a dover affrontare le conseguenze di quell'incontro,che lui stesso aveva cercato.

Puoi non crederci,strategos,ma non mi spaccio per un medico,anzi,lo sono per davvero. E in quanto all'imperatore,beh,non è l'uomo che pensi sia...è molto più pericoloso di quello che credi. Pensi che quella forza straordinaria sia l'unica cosa che possiede? Le sue conoscenze e le sue abilità vanno oltre alla tua immaginazione e per quanto riguarda il Demiurgo,lui sa bene cosa sta facendo per tentare di ottenerlo. Rinuncia a questa spedizione,se tieni alla tua vita è quel poco di buon che ti è rimasto.”

Oppure? Se non volessi rinunciare? Se non mi andasse giù l'idea di voler finire qui? Che cosa mi fai?”

Quello che non vorrei fare...”

L'orco mosse un braccio,velocissimo,toccando esattamente il punto posto sopra il cuore,colpendolo con il palmo della mano,causando a Milziade un fortissima fitta e spingendolo indietro,quasi a farlo scontrare contro il muro vicino all'entrata. Il mercenario non seppe spiegarsi cosa fosse appena successo,lo aveva colpito,velocissimo,tanto da non aver saputo reagire a quell'attacco,così forte da averlo sentito fino al cuore,addirittura pensava di aver perso qualche battito nel ritmo regolare dell'organo,che riprese a battere dopo mezzo secondo. Preso dall'istinto di sopravvivenza estrasse la spada e si mise in posizione di difesa al meglio della sua capacità.

Non posso lasciarti andare,mercenario. Non senza avere la certezza che ti fermerai dal proseguire.”

Bastardo,che cosa mi hai fatto?”

Ho esercitato una pressione sul cuore,nella speranza di farti svenire,ma evidentemente sei più resistente di quanto credessi. Un uomo normale sarebbe crollato a terra appena sentito il colpo. Ma tu,non sei un uomo normale,giusto?”

Milziade non aveva idea di cosa gli avesse fatto l'orco,mai subito un colpo simile in tutta la sua vita,eppure,in qualche modo,quel colpo a mano nuda,gli ricordava lui,Silla.

Anche tu...anche tu come lui...a mani nude.”

No,ti sbagli, il mio stile e il suo sono completamenti differenti. Ma tu non puoi capire. Arrenditi.”

Meglio morto.”

Non credo di dover arrivare a tanto. Sono un medico, io salvo le vite,non le uccido. Nemmeno la tua.”

Ancora provato dal colpo il mercenario puntò la spada contro l'orco,che restava calmo e impassibile ,mentre Milziade invece,si stava facendo nervoso ed era visibilmente provato per l'attacco appena subito,che lo aveva colto alla sprovvista. Non era sicuro di cosa fare né tanto meno come agire,ma doveva escogitare qualcosa per poter uscire da quella situazione. Era in trappola è la cosa che lo fece sentire stupido in quel momento,era che ci si era messo da solo. Una brutta situazione,anzi,pessima. Cosa poteva fare per sfuggire? Cosa poteva per ribaltare la situazione in suo favore? Doveva pensare...pensare...e pensare ancora,fino a quando non avrebbe escogitato la miglior strategia disponibile. Gli occhi di Milziade erano fissi su Alcmeone,ma allo stesso tempo analizzava tutto quello che avrebbe potuto usare contro il suo avversario. Pensare,la chiave della vittoria stava nell'avere una buona idea e adoperarla,doveva solo partire da un ottima intuizione,il resto,lo avrebbe formulato di seguito.

Quindi,vorresti farmi credere,che se io morissi,per te sarebbe un problema? Ma dici sul serio? Uno come me?”

Si,anche uno come te.”

Eccola,la sentì,la scintilla di un idea balenargli in testa. Anche la sua vita era importante? Questo era l'idea di cui aveva bisogno. Rischiosa,folle,a dir poco audace e maledettamente stupida,ma era l'idea che lo avrebbe salvato e forse,lo avrebbe fatto uscire tutto intero,o almeno,abbastanza in salute da poter continuare il viaggio. Milziade abbassò la spada,mostrandosi arreso e incapace di continuare lo scontro,ancora sofferente per la botta al petto che aveva appena subito.

Beh,se le cose stanno così allora...”

E fu in quel momento che il mercenario,mosse velocemente la lama della spada verso l'avambraccio sinistro e li,si taglio volontariamente,lasciando un lungo solco che andava dal gomito fin quasi al polso. L'orco non riusciva a credere ai propri occhi,l'umano che aveva davanti a se aveva inflitto a se stesso un danno molto serio,per non dire mortalmente rischioso. Sapeva bene che in quel punto passava un arteria principale,più le vene e numerosi vasi sanguigni,per non parlare dei tendini e dei nervi,che con quel taglio rischiava seriamente di essersi danneggiato la sensibilità all'arto.

In nome di Esculapio,che cosa hai fatto? Devo subito medicarti,prima che...”

Non muoverti da li,medico dei miei calzari. Un passo falso e mi colpirò un altra volta.”

Sei più folle e scellerato di quello che credessi,strategos,perché hai fatto una cosa simile?”

Tu hai detto che anche la mia vita è importante,giusto? Hai affermato che tu salvi le vite,ma che non le uccidi,quindi,in quanto medico,se tu mi attacchi mentre sono già ferito,non sarebbe etico per la tua professione. Ho ragione? Quindi, visto che ti fai degli scrupoli morali nei confronti di una canaglia come me,intendo sfruttare questo tuo difetto a mio vantaggio. Tornando a noi, perché non vuoi che continui con questo viaggio? E solo un lavoro come un altro per me,né più,ne meno. A te cosa ne viene se smetto adesso eh?”

Tu parli di cose che non conosci, la tua vita vale così da doverla buttare in un impresa senza certezza di riuscita?”

Allora illuminami, o potente saggio. Potessi io possedere una singola briciola del sapere sconfinato sarei un uomo più felice.”, disse Milziade con tono sarcastico.

Prendimi in giro se vuoi,ma sappi che non otterrai quello che vuoi. Nulla ti potrà restituire quello che hai perso.”

L'espressione sul volto del mercenario si fece lentamente più seria e corrucciata,un emozione sopita sotto quella spessa corazza che gli era cresciuta dentro,sotto la pelle,fatta di arroganza,sarcasmo,pessimo umorismo e un quasi totale assenza di senso del pericolo stava uscendo allo scoperto. Glielo si poteva leggere negli occhi, nella mascella serrata,nei muscoli contratti del corpo e nella mano stretta sul manico della spada,che premeva ancora di più sul braccio,incurante del dolore e del rivolo di sangue che colava a terra.

Che cosa nei sai tu di quello che ho perso? Cosa né puoi sapere tu di quello che ho passato dopo quella battaglia? Dopo che le forze di Silla sono giunte in città,intente a distruggere e uccidere tutto quello che conoscevo,tu che parli tanto,dimmi una cosa,come sai così tante cose su di me e sul bastardo,figlio di cagna che adesso siede sul trono? Non credi di dover delle spiegazioni al sottoscritto? Parli tanto,ma dici poco.”

Ti basti sapere che lo conosco da molto più tempo di quanto tu possa immaginare,lo conoscevo da prima ancora che divenisse imperatore,da prima ancora che entrasse nell'esercito. Dimmi,sei disposto a pagare qualunque prezzo,anche il tuo stesso sangue,pur di vendicarti? Dai così poco valore alla tua vita che l'unica cosa che ti fa andare avanti in questo mondo è l'odio che ti scorre nelle vene. Il te del passato si vergognerebbe di cosa sei diventato adesso.”

Parole forti per uno che nasconde il proprio aspetto sotto un cappuccio,sicuro che io sia l'unico che si dovrebbe vergognare di qualcosa? Dimmi la verità,quante delle persone che hai aiutato stasera sanno che sei un orco? Lo sai che forse alcuni di loro lo hanno capito,ma che non potendo permettersi delle cure a pagamento vengono da te?”

Le tue parole sono crudeli.”

La vita è crudele, gli dei sono crudeli,le persone sono crudeli,ma quello che dico è pura sincerità,se non ti piace, puoi sempre tapparti le orecchie e lasciarmi andare”

I due si guardavano l'un l'altro con sguardi carichi di tensione. Da una parte Milziade,che teneva in ostaggio se stesso facendo leva sull'altruismo di un orco,razza famosa come esseri amanti della guerra e della violenza in generale e a trovarne uno così civile e ben educato all'interno di Nova gli pareva un gigantesco controsenso,visto che quelli come lui erano normalmente considerati come barbari- Dall'altra Alcmeone,un orco con la tendenza ad aiutare il prossimo,da quello che aveva visto Milziade in piscina e nella zona più povera della città e che ora,restava fermo per non far agitare ulteriormente il mercenario,che con quella spada in mano,rischiava seriamente di uccidersi,dato l'afflusso di sangue che usciva dal taglio sul braccio. La situazione era ferma ad uno stallo e nessuno dei due sembrava voler cedere.

Oggi alle terme mi hai detto una cosa molto particolare che ha suscitato la mia curiosità. Hai detto che Silla ha condannato la tua vita,che intendevi dire con quelle parole?”

L'orco parve restio rispondere a quella domanda,mentre osservava come il sangue fluiva,goccia dopo goccia,in piccoli rivoli dal braccio del mercenario,spinto dall'istinto di voler tappare quella ferita il prima possibile,usando acqua pulita,poi avrebbe usato ago e filo per suturare la ferita,ripulito il sangue con batuffoli di cotone per poi spargere su tutto il taglio una mistura in polvere di diverse piante dagli effetti emolitici e infine,avrebbe avvolto tutto l'avambraccio con bende sterili. Si,gli sarebbe bastato poco per riparare a quel danno madornale potenzialmente letale,nella speranza che il taglio non avesse preso punti vitali,come le vene o peggio,l'arteria. Ogni secondo che passava c'era il rischio che la ferita peggiorasse.

Ti ho fatto una domanda,medico,rispondi.”

Si è vero,l'ho detto. Tu pensi che l'umano conosciuto come Lucio Cornelio Silla sia solo un bruto dissennato senza sale in zucca e così,vero? E proprio qui che ti sbagli,lui non è il genere di persona che fa le cose senza avere una buona ragione. Anche la mia condanna è una di queste.”

Che vuoi dire?”

Molto tempo fa ho combattuto al fianco di Silla per aiutarlo a giungere dove si trova ora ed oltre alla forza ho prestato anche il mio aiuto come medico d'accampamento. E stata durante la guerra civile che mi sono accorto che cosa intendeva fare Silla è una volta giunti a Nova,quando mi sono reso conto che ormai non sarebbe mai più tornato su i suoi passi,a rendersi conto di quello che si era lasciato dietro,non ho avuto il coraggio di continuare. L'ho abbandonato...poco prima che entrasse nel palazzo dell'imperatore.”

Quindi non eri presente durante la conquista di Argos?”

No.”

Allora come diamine fai a sapere chi sono,se io e te non ci siamo mai incontrati?”

Non c'è né stato bisogno,altri sanno chi sei e come te,non vedono di buon occhio l'imperatore.”

E questi altri cosa vogliono da me?”

Da te niente...per ora,ma sono io che voglio che tu interrompa il tuo viaggio.”

E perché dovrei?”

Perché se continuerai a proseguire arriverà il momento in cui tu e Silla vi rincontrerete e vorrei evitare che ciò accada.”

Un orco dal cuore nobile,che storia commovente. Ho assistito a tragedie più allegre di questa storia.”

Credimi, la nobiltà d'animo non c'entra niente...ascolta,tu non devi incontrare l'imperatore,anzi,se vuoi guarire dal male che ti affligge devi lasciar perdere la vendetta.”

E perché dovrei? Io mi sento bene,sto in forma,faccio attività fisica e poi faccio un lavoro dinamico e salutare. Come puoi vedere,sono il ritratto della salute.”

No,al contrario,sei un uomo giunto al limite della propria esistenza. Sei arrabbiato,trovi sfogo ai tuoi dispiaceri solo nelle cose più autodistruttive,svolgi lavori che molti altri riterrebbero un suicidio portare a termine e così facendo giochi con la tua vita di continuo. Il tuo non è sprezzo del pericolo,strategos,ma un triste e disperato sintomo di autodistruzione. Hai bisogno di aiuto.”

Aiuto? Aiuto dici?...”

La presa sul manico della spada si fece più forte nel tentativo di attenuare un sentimento che a fatica riusciva a tenere sopito dentro di se,mentre il sangue sulla lama andava a ricoprire la punta e scendeva per tutto il filo,fino a scendere sulle dita e bagnare il manico,rischiando che la presa sull'arma divenisse scivolosa.

E dimmi della gente di Argos invece,non avevano anche loro bisogno di aiuto? E delle donne,che stringevano a se i figli nel tentativo di fuggire mentre i legionari bruciavano la città invece? Anche loro non avevano bisogno di aiuto? E dell'esercito a difesa della città invece? Più di ventimila uomini,tra opliti,cavalieri,frombolieri e volontari,mentre i sacerdoti di Atena restavano al sicuro in città,mandando avanti gli uomini comuni a morire per proteggere l'Acropoli,anche loro non avevano bisogno di aiuto? Avevamo tutti bisogno di aiuto e adesso arrivi tu,che non sai niente di quello che ho visto quel giorno,della forza d'urto che Silla ci ha schierato contro,mentre avanzava con la sua dannata legione e le sue diaboliche macchine d'assedio,mentre i sacerdoti di Marte lanciavano incantesimi e benedizioni per rafforzare le loro truppe e ancora peggio,quando lui stesso è sceso sul campo di battaglia,fu li,in quell'istante,che avremmo avuto bisogno di aiuto. Nessuno ci aiutato quel giorno,ne gli uomini,ne gli dei...ci hanno lasciato soli,a morire,schiacciati sotto il peso di questa nazione non fa altro che espandersi, ed espandersi senza alcun ritegno,mentre Nova prospera,Argos diveniva cenere,sepolta dal passo dei legionari che ci marciavano sopra,finendo i feriti gravi e facendo schiavi i sopravvissuti. Duemila anni di civiltà,spazzate via,come se non fosse mai esistita. Credimi,quel giorno,avevo bisogno di aiuto e dimmi,tu dov'eri?”

Man mano che parlava negli occhi di Milziade si faceva strada uno sguardo colmo d'ira,una rabbia che lo riempiva di energia,sempre più grande,sempre più intensa,era lei e lo sentiva,come sempre del resto.

Io,francamente,non posso saperlo dove ti trovavi tu,mai la vuoi sapere una cosa? Non mi interessa chi tu sia,cosa vuoi da me o cosa ti aspetti che faccia. Non mi importa niente,non può fregarmene di meno,ma se pensi che tu o chiunque altro possa fermarmi dall'ottenere quello che voglio,allora non sperare di farmi arrendere tanto facilmente. Non mi fermerà nessuno,mortale,mostro,dio,quell'ignobile bastardo di Silla...

Il momento era giunto,c'era sangue più che a sufficienza per fare la sua mossa.

NE' TANTO MENO TU...”

Con un rapido gesto della mano Milziade mosse velocemente la lama contro Alcmeone, o meglio,contro i suoi occhi. Sapeva che non avrebbe potuto prenderlo dato la distanza di sicurezza che il mercenario aveva messo tra loro due,ma del resto non aveva intenzione di ferirlo,no,la sua idea era un altra. Il colpo a vuoto era parte integrante della sua contromossa,poiché il sangue gocciolante rimasto su tutta la lama si sparse in aria,formando un arco proprio di fronte all'orco,che colto alla sprovvista fu preso in pieno negli occhi dalla rossa linfa che sgorgava fresco dalla ferita aperta. Era il momento che stava aspettando. Milziade non aspettò oltre e iniziò a correre,non verso la porta d'ingresso,ma verso la finestra aperta,scattando con le gambe muscolose verso l'uscita al momento più accessibile in quel momento. L'orco a sua volta,tentò di afferrarlo nel tentativo di prenderlo,ma gli andò male poiché Milziade scartò la grande mano verde con destrezza e in tutta fretta corse fino a giungere in meno di una manciata di secondi la finestra,dalla quale saltò con un balzo degno di un atleta ai giochi sacri,che essendo al pian terreno collegava direttamente con la strada, atterrando sulla strada di ciottoli e iniziò a correre,dando adito a tutte le sue energie per sfuggire allo strano tizio che quella sera aveva rischiato seriamente di porre fine alla sua vita,oltre che alla sua carriera. Sentiva il colpo che l'orco gli aveva inflitto,nel punto sopra il cuore. Era stato solo per un attimo,un singolo istante,ma gli era parso in qualche modo,in maniera sgradevole,uno strano attacco a mani nude,la potenza del medico non era paragonabile a quella di Silla,ma gli era parso altrettanto pericolosa e in quel momento si chiese se non si fosse trattenuto nel tentativo di approcciarsi al mercenario in maniera più diplomatica,se quello era il termine giusto da usare in quel momento. Ormai non aveva importanza, chiunque fosse se l'era lasciato alle spalle. Sperava per sempre,ma con gli accadimenti degli ultimi tempi poteva non esserne troppo certo. Le strade erano buie, lui era ferito e di incontrare altri guai per quella sera non né aveva voglia e cosa peggiore,sarebbe dovuto tornare alla taverna e spiegare perché si fosse provocato quella ferita sull'avambraccio,avrebbe potuto trovare un medico a pagamento in città e farsi ricucire senza troppi problemi,il guaio e che di soldi dietro non né aveva,certo,c'era sempre Lucilla,che con la sua magia aveva saputo fare delle guarigioni di gravità molto semplice,ma avrebbe dovuto comunque dare delle spiegazioni. Poco male,avrebbe raccontato una menzogna di poco conto e se la sarebbe cavata con un occhiataccia e un rimprovero per la bella faccia tosta. Come sempre del resto.


L'orco era rimasto nella stanza,illuminata dalla fioca luce della lucerna che ancora brillava,di quella fiammella sulla punta,piccola,ma calda e luminosa. Come la speranza. Alcmeone aveva basato quell'incontro sulla speranza,la speranza di risolvere quella situazione,la speranza di poter guarire un animo cupo e senza speranza,la speranza,che forse,non tutto era andato perduto. E anche li,che si era ripulito gli occhi da quell'attacco a sorpresa guardò la finestra e tristemente si rese conto che aveva fallito. Fece pochi passi e si sedette ad un tavolo,piccolo e di poco conto,più adatto per appoggiarci i vasi che per ospitare uno della sua stazza e allungò una mano verso la borsa di cuoio appoggiato ad una delle gambe,frugò un po' e da esso tirò fuori un serpente,un piccolo serpente completamente bianco,grande nemmeno la metà della sua mano. Lo stringeva nel pugno,con gentile premura e il rettile si stringeva sulle spire,arrotolandosi nel palmo della grande mano,mentre con gli occhi grandi e senza palpebre osservavano il volto mogio del medico.

Mi è sfuggito,mio piccolo amico. Devo riconoscerlo,quel Milziade è il paziente più ostico che abbia mai conosciuto.”

Già,era riuscito a resistere al palmo che tocca l'anima,uno degli attacchi più semplici a sua disposizione,eppure,molto efficace contro i soldati e i guerrieri più forti,anche quando usato a bassa intensità. Era necessaria una grande resistenza fisica a sopportare un colpo simile, e quell'umano,che sembrava così debole e facile a vincere,aveva mantenuto tutte le sue precedenti qualità come stretegos. Vero anche il fatto che lo avevano avvertito riguardo a chi fosse il personaggio che voleva rintracciare,ma non immaginava fosse un tipo tanto testardo quanto azzardato,se non addirittura folle,tanto,da mettere in gioco la sua stessa vita pur di avere una speranza,una soltanto, di poter farla franca e ci era riuscito. Forse avrebbe dovuto mettere più forza in quel colpo,ma non se l'era sentita di esagerare,dopotutto voleva solo tramortirlo,non ucciderlo...una parte del suo carattere,che Silla tempo addietro,aveva fatto un commento a riguardo.

Il tuo punto debole è la mancanza di determinazione. I tuoi colpi sono leggeri e la tua tecnica è priva di impatto. Sei troppo debole per imparare a combattere,non tanto nel corpo,quanto più nello spirito. Lascia perdere.”

Già, troppo debole di carattere per uccidere un nemico,preferiva guarire piuttosto che danneggiare,curare più che distruggere. Come orco la gente si era aspetta da lui che fosse al pari di una bestia sanguinaria,privo di scrupoli e con una smisurata sete di sangue e invece,tutto l'opposto. Ricordava un tempo in cui disprezzo e ignoranza era parte del sua sofferenza,un tempo lontano,in cui era un piccolo umanoide verde,spaurito e con due piccole zanne che gli uscivano dalla bocca,poi ,incontrò lui,un altro ragazzino umano,biondo,con gli occhi di ghiaccio,simili a quelli di un lupo è un volto truce e combattivo,molto diverso da quello di un qualunque bambino della sua età. Ma ora quel tempo era lontano e le cose erano andate com'erano andate è lui,era rimasto quello di sempre,più o meno. Ora che l'aveva incontrato di persona era certo e che il tempo delle scelte importanti era giunto. Nessuna fuga,nessun pentimento,nessuna scusa,non più,non quella sera.

Mio piccolo amico,sono pronto a confrontarmi con il mio passato e questa volta,sono pronto a confrontarmi con il mio male personale. La guarigione non sarà semplice,ma devo tornare,se voglio guarire e chissà...forse...guarirò anche lui.”

Si,doveva fare ritorno,da lui,una macchia scura sull'anima che per lungo tempo lo aveva fatto soffrire,e che ora,era pronto a cancellare. Si,sarebbe tornato a Nova,per lui,per se stesso,per il bene di tutti. Non poteva attendere oltre,Silla andava fermato.

Presto sarebbe partito,ma per ora,avrebbe curato chi di dovere,sapendo che gli altri avrebbero fatto del bene in sua vece. La sua anima,ora,era più quieta.

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