Blue Spring

di AMYpond88
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1 ***
Capitolo 2: *** 2. ***
Capitolo 3: *** 3.1 ***



Capitolo 1
*** 1 ***


"Sei sicuro?"
Satoru sbuffa in risposta e stranamente, Suguru è tentato di dargli ragione.
All'ennesima volta che pone la stessa domanda, la terza o quarta nell'arco della giornata, comincia a pensare di star esagerando.
È iniziato tutto quando Satoru ha lanciato per primo l'idea, stupido, superficiale e sboccato come solo lui sa essere, e Suguru che ancora non ha capito come non possa dar per scontato di avere la libertà di bere un caffè in tranquillità, o almeno senza rischiare di strozzarsi, se il compagno è nei paraggi, quasi si è fatto andare per traverso la bevanda.
Perchè Gojo, che è Gojo, e che quindi non riesce a prendere seriamente nulla nella vita, nemmeno la loro dannata prima volta, ha buttato lì la proposta facendo passare il sesso come una soluzione al suo mal di testa.
'Magari se mi scopi abbastanza bene, l'emicrania smetterà di fottermi il cervello'.
A sentire il tono strafottente dell'amico, o forse quasi amante, o forse ragazzo? E che ne sa, a questo punto, pensa sempre più confuso, una parte di lui si è sentita abbastanza offesa dall'idea di essere usato alla stregua di un antidolorifico da banco.
L'altra parte, quella che passa il tempo a cercare di tenere zitta, la stessa che alle medie gli ha dato l'idea dei dilatatori alle orecchie che hanno fatto impallidire sua madre, quella che ogni mattina allo specchio gli sibila all'orecchio se non si senta un coglione a sistemare la divisa con tanta cura, allacciando la giacca fino all'ultimo bottone, insomma quella parte, invece no.
La maledetta ha cominciato a scalpitare, prendendo velocemente il posto di comandante in carica nel suo cervello.
Sempre pronta a spingerlo a dire o peggio fare qualcosa di cui è destinato a pentirsi, era già lì, a suggerirgli di lanciare una maledizione o due per i corridoi, che così avrebbero distratto Yaga abbastanza a lungo da dargli il tempo per piazzare il compagno contro il primo banco disponibile.
Invece di ascoltarla, Suguru ha trovato la razionalità necessaria per porre per la prima volta la fatidica domanda:
'Satoru, sei sicuro?'
Ma Gojo, che è Gojo e quindi idiota, si è seduto con un piccolo tonfo al suo posto, allungando le gambe sul banco e distendendo le braccia sopra la testa.
Si è preso il suo tempo, lasciando l'altro sulle spine, prima di abbassarsi di un filo gli occhiali, guardarlo al di sopra delle lenti e rispondere.
'Perché? Tu hai paura?'

La seconda volta che Suguru ha chiesto a Satoru se davvero si sentisse pronto, è stata quando il ragazzo è entrato nella sua stanza, ovviamente senza bussare.
Fermo sulla porta, in pantaloncini e t-shirt oversize, il compagno ha messo su il suo sorriso più carino, rispondendo che sì, ne era certo.
Suguru c'era quasi cascato, finché l'altro non ha aggiunto, tutto fiero: 'sai, voglio proprio vedere se il mio Infinito farà passare il tuo cazzo, Stronzo'.
Trentadue denti in fila nel suo ghigno più strafottente, pronti a far saltare i nervi anche ad un bonzo.
E lui avrebbe voluto davvero rispondergli a tono, dirgli che avrebbe preferito provare come se la sarebbe cavata l'Infinito con la testata che stava per assestargli, ma è riuscito a pensare unicamente a quanto era adorabile l'altro in quelli che solo in quel momento aveva riconosciuto come vestiti rubati dal suo armadio.
Ha fatto a tempo ad appuntarsi mentalmente di riprenderseli, prima di alzarsi, afferrare per la vita Satoru e lasciarlo cascare senza troppe cerimonie sul letto.
La terza volta che ha chiesto al ragazzo se fosse davvero sicuro di voler vivere la sua prima volta con lui, è stata quando l'ha sentito tremare nel bacio che si stavano scambiando.
Un tremito quasi impercettibile, una scossa lieve, corsa dall'Infinito dell'uno alla pelle dell'altro.
Contro ogni previsione, Satoru è stato un po' più Satoru e un po' meno Gojo.
Con stupore di Suguru, ha fatto un sorriso, un po' timido e un po' dispettoso, prima di strizzargli l'occhio al di sopra delle lenti scure.
'Va tutto bene, tu sei qui'.

Ora è la quarta volta che glielo chiede e, se il compagno comincia a dare segni di impazienza, Suguru non può dargli tutti i torti.
Senza contare che ad avere Satoru lì, sotto di lui, intrappolato tra le sue ginocchia, pure il suo autocontrollo comincia a vacillare.
Anche tralasciando gli ormoni che iniziano davvero a scalpitare, la posizione in cui si è bloccato comincia a farsi scomoda. A cavalcioni dell'altro, il bacino sollevato così da lasciare uno spazio di sicurezza, una zona cuscinetto a fare da garanzia per la sopravvivenza della sua psiche.
Le sue mani sono piantate al lato del viso di Gojo, a nemmeno un palmo dalle sue guance.
Le sue braccia cominciano a tremare, i muscoli tesi nello sforzo di sostenersi e di non gravare sul ragazzo.
Una precauzione quasi comica, considerando che potrebbe letteralmente sedersi sull'altro e non sfiorarlo nemmeno.
Sposta il peso su un solo braccio, usando l'altra mano per sfilare gli occhiali da sole che Satoru ancora indossa.
Vuole poter cogliere ogni minima indecisione, al di là delle lenti tonde e del sorriso stronzo che l'altro pare essersi tatuato.
Tremendo errore, se ne accorge subito. Ora che il suo sguardo è puntato sugli occhi cristallini, Suguru sa che è destinato a diventare nient'altro che una marionetta nelle mani del compagno.
E infatti, disobbendo alla sua volontà, o forse solo al suo senso morale del dovere, smette di indagare lasciando correre lo sguardo sul corpo agile e tornito, snello, scivolando fino allo spicchio di pelle lasciata scoperta all'altezza dell'ombelico dalla t-shirt troppo larga.
Non si accorge quando gli occhiali sfuggono dalle sue dita, mentre veloci corrono ad accarezzare quel lembo di pelle.
Il cuore gli rimbalza nel petto, mentre la sua mano corre su su, sollevando la maglia e scoprendo il costato del ragazzo.
Con un lieve ritardo realizza: niente Infinito. La pelle bianca è calda sotto il suo tocco.
E prima che Suguru se ne renda conto, il suo cuscinetto di sicurezza è svanito, le sue labbra su quelle di Satoru.

*

"Geto Senpai e Gojo Senpai sono incredibili!"
Gli occhi di Haibara brillano, passando da lei a Nanami, il sorriso più ampio del solito.
Quasi saltella e Shoko ha persino paura che il ragazzo inciampi sui suoi stessi piedi, a vederlo camminare tanto distratto per i corridoi.
"Ieri hanno eliminato quel livello uno in nemmeno dieci minuti! Sono stati straordinari!"
La ragazza ridacchia, vedere quanto siano diversi i suoi kohai ha del comico.
L'entusiasmo di Yu è palpabile. Tanto quanto l'irritazione di Nanami.
Il biondo appena appena si trattiene dallo sbuffare apertamente.
È solo davanti a quello che deve essere il quinto? Sesto? lei ormai ha rinunciato a tenere il conto, elogio sperticato che il moro riserva ai suoi adorati Senpai, che la pazienza di Kento va in frantumi.
"Sì, peccato che l'idiota abbia distrutto una...", esplode, subito interrotto dal compagno.
L'indignazione dipinta sul volto di Haibara rasenta il comico, a malapena si trattiene dallo strillare, mentre si volta allibito verso il coetaneo.
"Nanami! Sono i nostri Senpai!"
Il biondo non si smuove più di tanto. Appena concede uno sguardo all'amico, prima di tornare a fissare il corridoio di fronte, con la solita espressione scocciata fissa in volto.
"Giusto. E Idiota Senpai ha distrutto una delle maledizioni dell'arsenale di Se sono tanto amici non può essere così furbo Senpai, quindi hanno... "
Shoko ridacchia tra sé e sé. "Idiota Senpai" le piace. Perché diamine non ci ha pensato per prima?
Anche il soprannome dato a Geto è il più azzeccato che abbia mai sentito, forse un pelo lungo.
Decide di intervenire nella discussione, prima che ad Haibara venga un attacco di cuore.
"Fammi indovinare, litigato tra loro?"
"Esatto", riprende con uno sbuffo Nanami, "finendo per non accorgersi che la maledizione aveva un'amica, solo un secondo livello. Così Geto..."
Shoko cerca di mascherare la risata che davvero non riesce più a nascondere con un colpo di tosse, mentre un nuovo sguardo indignato cala su Nanami Kento.
I tentativi di Haibara di sembrare minaccioso sono la cosa più buffa che le sia mai capitato di vedere.
"Si è storto una caviglia e Yu ha dovuto caricarselo in spalla", conclude Nanami, con uno sguardo misto pietà e rimprovero puntato verso l'altro ragazzo.
Oh, chiaro realizza Shoko. Questo spiega perché Suguru fosse passato da lei in infermeria, rimanendo vago più del solito sul come si fosse fatto male.
Come se lei non sapesse quanto quei due possano essere idioti.
"Beh, alla fine non pesa così tanto...", riprende Haibara, schernendosi con un borbottio e arrossendo.
Sì, Shoko ne è convinta. Un ragazzo che supera il metro e ottanta e si allena ogni fottuto giorno nelle arti marziali, non deve assolutamente pesare molto.
Nanami si schiarisce la gola, prima di riprendere.
"Ovviamente, nonostante fosse totalmente incolume, Gojo - no, Yu non mi correggerò questa volta - ha voluto che portassi anche lui in spalla..."

"Suguru, aspetta!"
Il commento, abbastanza cattivo, ma decisamente brillante, che sta per tirare fuori sui suoi compagni di classe le rimane bloccato in gola, quando la voce di Gojo, seguita dal rumore di una porta che si apre e si richiude con un tonfo, attira la loro attenzione.
Tutti e tre rimangono congelati sul posto, non troppo sorpresi dal fatto che il trambusto venga dalla camera del ragazzo, ma abbastanza curiosi su cosa sia successo questa volta, pronti a vedere una console scagliata fuori dalla stanza o chissà cos'altro.
Si voltano appena in tempo per vedere Geto uscire, attraversare il corridoio come una furia e fiondarsi nella sua stanza. Il tutto senza degnarli di uno sguardo.
Come spettatori di un film, i tre sgranano gli occhi guardando Gojo, spettinato e evidentemente confuso, lanciarsi all'inseguimento del compagno, quasi inciampando mentre si sistema la maglietta con una mano e armeggia con il bottone dei pantaloni con l'altra.
Suguru non solo non si ferma, ma nemmeno risponde.
Si chiude la porta alle spalle, lasciando l'altro ragazzo congelato, gli occhi azzurri spalancati, a fissare le travi massicce.
Allarmato. Mortificato quasi.
E in anni che li conosce, Shoko può dire di aver visto Satoru in tanti modi.
Scocciato. Annoiato. Divertito.
Supponente. Piagnucoloso.
Dubbioso, al massimo.
Serio, per un numero di volte che avrebbe potuto contare sulla punta delle dita.
Mai però lo aveva visto mortificato.
Mai con uno sguardo così, con occhi degni di un protagonista shojo davanti alla porta chiusa dell'altro ragazzo.
Ed ecco un'altra novità. Quando mai una porta chiusa ha fermato Gojo Satoru dall'importunare qualcuno?
Quando mai, la porta chiusa è stata quella di Geto Suguru?
"Gojo Senpai, tutto bene?"
A interrompere il silenzio è Nanami, seguito a ruota da Haibara.
"Stavamo per andare a mangiare qualcosa, vuoi unirti a noi?"
Satoru sbatte le palpebre una, due, tre volte, accorgendosi finalmente di loro.
Le ciglia chiare sembrano quasi muoversi a rallentatore, come se il suo cervello stesse elaborando informazioni troppo complesse anche per i suoi Sei Occhi.
"Va tutto bene, stavo... ", inizia, lo sguardo stupito di chi si trova in una condizione totalmente nuova o nel suo caso, quasi assurda: la consapevolezza di non sapere come finire la frase.
Gli occhi del compagno sono su di lei, in una muta ricerca di aiuto ed è in quel momento che Shoko decide di essere pietosa, mettendo in conto di chiedergli di pagarle le sigarette alla prossima uscita in centro.
"Satoru, magari preferisci che ti portiamo un ghiacciolo?", interviene
"Io, non... magari dopo", borbotta, sempre più assente, sempre più distante.
"Come vuoi, sai dove trovarci", chiude Nanami, precedendo.
Shoko guarda il ragazzo annuire, sovrappensiero. Non è certa nemmeno li abbia sentiti.
Gira sui tacchi e riprende anche lei a camminare nella direzione precedente.
Indagherà.

Salve salvino. Questo doveva essere un capitolo della raccolta di os, ma ovviamente stava diventando di una lunghezza imbarazzante. Quindi perché non farne una mini long?
Per chi segue Tattoos and Coffe, vi chiedo perdono. Mi prostro facendo metaforicamente seppuko. Il nuovo capitolo arriverà mediamente presto.
Un abbraccio
Amy

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Capitolo 2
*** 2. ***


"Ehi, smettila di giocarci! Si muore dal caldo!"
Con uno sbuffo Shoko si lascia cadere in avanti, il mento appoggiato alla staccionata del campo, le braccia a penzoloni dello steccato.
Le dita si perdono a sfiorare i ciuffi di erba più alti, mentre guarda sconsolata Gojo prendersi il suo tempo con la maledizione che è stato mandato ad esorcizzare.
Il compagno è l'unico ad avere una missione affidata quel pomeriggio, a qualche ora di distanza dall'Istituto, in campagna. Piccola clausola: portarsi dietro i loro kohai, così da dar loro una lezione sul campo.
O almeno questa è la spiegazione data da Yaga.
Un particolare quasi insignificante per chiunque altro, ma non per Gojo: quello che per lui doveva essere poco più che un pro forma, liberarsi di un secondo livello, si è trasformato in una tragedia degna di uno spettacolo di teatro kabuki.
E questo spiega perché lei e Geto si trovino qui, a morire di caldo in un angolo sperduto di campagna assolata.
Per qualche strana ragione a vincere il premio di obiettivo dell'esasperato, nonché esasperante, sfoggio del dramma del compagno, non è stato come sempre Geto, ma lei.
Ma non è che Shoko abbia ceduto subito, sia chiaro.
Ha retto a diversi 'non sono un baby sitter', molteplici 'ma Yaga non è pagato per questo?' e ad un numero imbarazzante di 'perché non può farlo Suguru?', il tutto ripetuto ciclicamente in una cantilena infinita, fatta di toni piagnucolosi, interrotti da silenzi offesi.
Se deve proprio essere sincera, i secondi non erano così male.
Quando si è resa conto che la sua agonia non sarebbe finita presto, a meno di non mettere fine a quella di Gojo in modo irreversibile, si è fatta convincere a fare una gita fuori porta.
'Tanto faccio veloce'. Questo l'unico commento del ragazzo alla sua resa.
Tanto. Faccio. Veloce.
Già. Certo.
Ovviamente Gojo Satoru, nonostante tutte le recriminazioni, si sarebbe messo in mostra. Come ha potuto pensare finisse diversamente?
Forse allo stesso modo in cui si è illusa che il compagno le concedesse la minima attenzione.
Il ragazzo invece non si degna di risponderle, continua a fare ...qualsiasi cosa stia facendo, dato che il termine 'esorcizzare', se si chiede a Shoko, ha smesso di essere adatto alla situazione da almeno dieci minuti.
L'unico a dar segno di averla sentita è Nanami, che dalla posizione in cui si trova, più vicino all'azione, le lancia uno sguardo annoiato.
Il biondo torna a concentrarsi sullo scontro solo per agguantare Haibara e spostarlo dalla traiettoria della maledizione, afferrata da Gojo e lanciata senza troppi complimenti lungo il campo di battaglia.
Il compagno sembra deciso a far passare alla sua avversaria, o meglio sarebbe a questo punto definirla la sua vittima, il peggior quarto d'ora della sua vita.
È nervoso. Brutale. A dirla tutta, la poverina comincia a farle un po' pena.

"Il tuo amico non ha intenzione di darsi una mossa...", si sfoga con tono annoiato.
Non si rivolge al vuoto, ma al ragazzo al suo fianco, ma nemmeno Suguru le risponde e lui non può nemmeno usare la scusa della distanza.
Ora, lei lo sa, Geto lo sa: nel loro trio il chiacchierone è Gojo.
Fosse per loro due, il loro tempo in compagnia sarebbe speso tra un numero ragionevole di discorsi sensati e alcuni silenzi confortanti, forse con qualche sigaretta di troppo.
Ma di confortante al momento il silenzio di Suguru non ha proprio nulla... e negli ultimi tempi questa comincia a non essere proprio una novità.
Sono passati tre o quattro giorni dalla scena del corridoio e Shoko non sa cosa pensare.
Lungi dal chiarirsi, la situazione è sul punto di sfiorare il ridicolo.
Ha perso il conto delle palline di carta che Geto ha appallottolato, solo per accomularle ai confini del suo stesso banco.
Vittima della sua stessa memoria corporea e dell'automatismo che lo spinge a produrre quel piccolo arsenale da lasciare a disposizione di Satoru, sempre pronto ad impiegarlo contro Yaga.
Gojo invece a quanto pare ha deciso che preferisce passare il suo tempo a tormentare Nanami o ad aizzare Haibara a compiere qualche azione incredibilmente stupida.
Il copione è diventato questo: quando Satoru esagera, ed arriva sempre il momento in cui Satoru esagera, Suguru lo guarda, fa per riprenderlo, chiude la bocca quasi annaspasse come un pesce fuor d'acqua e, lasciando ricadere la guancia sul palmo della mano, torna al suo arsenale di palline di carta.
A preoccuparla più di tutto però non è il susseguirsi di queste scene patetiche, anche se i suoi compagni stanno diventando drammaticamente deprimenti da guardare, ma è l'atteggiamento che i due tengono quando non possono evitare di parlarsi. Sono strani, pacati, troppo educati tra loro.
Non solo non fanno comunella uno con l'altro, ma manco litigano.
È quasi certa di aver sorpreso Yaga a controllare il buon funzionamento degli allarmi anti maledizione dell'Istituto, incredulo di non trovarsi tra i piedi maledizioni dell'arsenale di Suguru, intente a rincorrere Gojo.
I due ragazzi paiono girarsi intorno come bestiole spaventate, quasi camminassero su gusci di uova, troppo impegnati a misurare quanto possono avvicinarsi l'un l'altro, per farlo davvero.
Mediamente Shoko pagherebbe per cinque minuti di silenzio, per un pomeriggio senza schiamazzi, buffonate e maledizioni evocate nei corridoi, ma questo, qualsiasi cosa sia tra i suoi due compagni, non è buono.
Le verrebbe da parlare di imbarazzo, se avesse mai considerato in precedenza che quei due potessero in qualche modo provarlo. Se mai li avesse visti chiedersi il permesso.
Non l'avrebbe mai detto fino ad una settimana prima, ma rivuole il solito caos.

Gira il volto verso l'amico, finendo per appoggiare la guancia contro il legno fresco.
Sta per morire dal caldo. Non vuole morire anche di noia.
E alla fine il ruolo di investigatrice le calza anche bene, quindi perché non prendere due piccioni con una fava?
"Allora...", esordisce, "che succede tra te e Gojo?"
Suguru sbatte le palpebre un paio di volte, come chiamato indietro da un sogno.
Deve ringraziare che la ragazza non sia una maledizione, perché con un tempo di reazione così lento, sarebbe finito di certo fatto a pezzi.
Ci impiega qualche istante a rispondere, ma quando lo fa, Shoko coglie un piccolo, minuscolo tremito nascosto sotto il solito tono pacato.
"Nulla, perché?"
Il ragazzo mette su il suo sorriso da volpe, quello con tanto di occhi chiusi, strizzati strizzati, la testa leggermente piegata.
È convinta, quasi certa, che Geto riesca ad inclinare la nuca sempre dello stesso numero di gradi, calcolato per infondere fiducia nel suo interlocutore.
È lo spettacolo che mette su a favor di pubblico, il suo sorriso più finto.
Quello da 'sto parlando con Yaga' o da 'Satoru ha fatto casino e devo pensarci io'.
È l'espressione che si dipinge in volto quando prende le persone in giro, tanto quanto Gojo, forse anche più di Gojo, ma senza lasciare che se ne accorgano.
A volte lo usa anche con il compagno, se è tanto irritato da essere prossimo al limite, ad un passo dal lanciare una maledizione potenzialmente letale in mezzo al cortile della scuola, consapevole che l'unico risultato che otterrà sarà perdere la pazienza nel guardare la facilità con cui l'altro ragazzo ci gioca.
Ma quello non è mai, mai e poi mai, il sorriso che fa con lei.
Shoko è combattuta: da una parte vorrebbe prendere l'amico per la collottola e chiarire di non provare nemmeno a prenderla in giro, con il teatrino che è tanto bravo a mettere su con gli altri;
Dall'altra è a caccia di informazioni e sa che delle sue due potenziali prede, pur non essendo Suguru la più facile a cui tirare fuori la verità, è al momento la più semplice con cui trattare.
Cielo, è estenuante, ma deve avere pazienza.

Si accende una sigaretta, esprira, guardando il fumo perdersi nel cielo cristallino.
Lascia cadere ancora il suo sguardo annoiato sulla distesa d'erba di fronte.
Con la stessa mancanza di entusiasmo, segue la maledizione, guardandola caricare verso Satoru.
Spera che sia giunta finalmente la fine dello scontro, ma invece che dare il colpo di grazia, Gojo decide di saltare ancora una volta via dalla traiettoria dell'essere.
Alla ricerca di un complice, di un semplice sostegno emotivo, lancia un'occhiata a Geto, convinta di trovare nel ragazzo la stessa espressione scocciata che sa di avere in viso.
Questo è strano...
Gli occhi del compagno sono incollati sullo scontro. Anzi, su Satoru.
Sembra che solo ora, sicuro che l'altro non lo noti, si permetta finalmente di guardarlo.
Anzi, più che altro pare divorarlo, berne l'immagine come un uomo che trova una fonte nel deserto. Reso folle dalla sete e dalla paura di trovarsi davanti ad un miraggio.
Cielo, Gojo e Geto avrebbero bisogno entrambi di una doccia fredda e lei comincia a temere per la sua salute mentale, in questa strana gara di machismo, combattuta dal primo guardando fino a che punto può infierire contro una maledizione e dall'altro trincerandosi nel suo silenzio.

"Vuoi una sigaretta?"
Porge il pacchetto a Suguru, prima di prendere a girarselo per le mani. Regalo di Yuki Tsukumo da uno dei suoi ultimi viaggi oltreoceano, è coperto di foto di campagne contro il fumo.
In quella che pensa possa essere la metafora più banale mai vista, una sigaretta giace afflosciata su un posacenere.
Ridacchia tra sé e sé, inarcando un sopracciglio, lanciando a Geto un sorriso storto mentre lascia dondolare la sigaretta tra le labbra.
"Sai che fumare può causare impotenza?"
Suguru pare metterci un secondo o due per registrare l'informazione. Poi annaspa, il fumo pare andargli per traverso, mentre gli occhi sembrano volergli uscire dalle orbite.
Ghigna Shoko, incredula come un banale tecnicismo medico riesca a far perdere al ragazzo uno dei suoi assi nella manica: la sua faccia da poker.
Interessante reazione, comunque, pensa tra sè e sè, guardando sempre più incuriosita Suguru arrossire fino alla punta delle orecchie, mentre butta la sigaretta e la spegne schiacciandola con il tallone della scarpa.
Ora, lei è una stronza. Lo è davvero, fin nel midollo.
E cosa sono Geto e Gojo? Uno stronzo saccente e uno stronzo viziato.
Forse è per questo che, alla fine dei conti, si sono piaciuti un istante dopo essersi guardati storti.
Ma non sono solo quello.
Sono pezzi di puzzle difettosi, buttati fuori dalla loro scatola, ma incredibilmente capaci di incastrarsi tra loro.
Satoru è quello che le porta i dolci dalle missioni e glieli lascia sul banco quando ha le sue cose.
Suguru l'amico che l'aiuta con i testi di medicina, nonostante si trovi il più delle volte a sentirla sproloquiare su termini che non capisce.
E lei, nonostante da sempre ami farsi i fatti suoi, lei che ne ha fatto una missione di vita del tenersi alla larga quando si tratta di casini fatti da quei due, si sta scoprendo incapace di lasciarli a loro stessi.

"Suguru", esordisce, tastando il terreno. Le parole le si bloccano in gola, guardando il ragazzo abbassare lo sguardo fino a fissarsi le punte dei piedi, mani in tasca ed espressione da cane bastonato.
Sembra essere sul punto di voler parlare e lei, già pronta a guardare il compagno trincerarsi nel silenzio ed a lottare per conquistare anche la più piccola ammissione, non ha intenzione di spaventarlo.
"Tu, sai che io e Satoru...",  inizia Geto, dopo minuti di sfiancante silenzio. Solleva appena lo sguardo su di lei, come a misurare la sua reazione.
Shoko non sa cosa il ragazzo si aspettasse, ma questo esordio le fa cadere le braccia.
"Davvero? Mi stai chiedendo se so che tu e Gojo scopate? Suguru credo che l'unico a non saperlo sia..."
"Non scopiamo..."
"...Haibara? Dai Geto, non prendermi per i fondelli..."
Non riesce a trattenersi dal ridacchiare, mentre fruga nella tracolla alla ricerca di una bottiglia d'acqua.
Da una sorsata, trattenendo un verso di disgusto. È terribilmente calda.
"Hai sete?", chiede, mentre alza lo sguardo verso il ragazzo, tendendo la bevanda, aspettandosi un rifiuto.
Ma Suguru non le risponde, fermo ancora al loro precedente scambio di battute.
"Shoko, io e Satoru non facciamo sesso", ribadisce, prima di cominciare a colpire con piccoli calci lo steccato.
Shoko sbatte le palpebre, osservando l'amico, sempre più incredula.
Niente sorriso da volpe, niente sguardo sicuro, nessun tono compiacente.
Insomma, nemmeno uno degli allarmi che le fanno capire che il compagno le stia contando una balla.
Non dice una parola, vicino a rinchiudersi nel suo silenzio ostinato, interrotto solo dal crescente tonfo dei colpi contro il legno.
Gli saltella davanti, così che la smetta di maltrattare quella povera staccionata. Già Gojo sta letteralmente distruggendo le colture di mesi, ci manca che facciano altri danni alle proprietà altrui.
"Sei sincero, non mi stai mentendo", riprende, cercando lo sguardo del ragazzo.
"Ma lui..."
"...Sì".
Quello di Suguru è appena un borbottio, ma le dà il via per riprendere il discorso.
"E tu?"
Un piccolo sorriso si forma sul viso di Geto, il primo sincero dall'inizio della giornata.
"Mi stai domandando davvero quello che provo per Satoru?", sussurra, con un piccolo sbuffo.
"No scusa, non dovevo nemmeno chiedere..."

"Beh, questo spiega il livello di ormoni nell'aria...", cerca di sdrammatizzare.
Funziona. Suguru si lascia andare ad una breve risata e lei capisce che è il momento per cercare di capirci qualcosa. Tanto vale smettere di girarci attorno.
"Ma non perché negli ultimi giorni vi parliate a malapena..."
Colpisce diretta, non sapendo che reazione aspettarsi.
Silenzio? Stizza? Gojo che sbaglia un colpo e mette fine alle loro esistenze?
Ancora una volta, la risposta di Suguru non è quella che si aspetta.
"Abbiamo provato e... ho fatto un casino".
In quel momento si rende conto davvero che davanti non ha lo stregone sicuro di sé e dei suoi principi, consapevole della sua forza, ma solo un ragazzo, un amico.
Solo un sedicenne la cui voce suona terribilmente imbarazzata, mentre si apre con lei.
E lei, lei realizza solo ora che non è brava come credeva in questo. Nemmeno lontanamente.
"Ok, questo spiega la scena madre dell'altro giorno..."
Non sa cosa dire, quindi prova a sdrammatizzare ancora una volta, ma ora Suguru sembra davvero sul punto di vomitarsi una maledizione sulle scarpe.
Così non va, pensa, cercando di ragionare su come uscire dalla situazione.
Le sigarette. Ci vuole una sigaretta, conclude, indecisa se offrirne una al ragazzo, vista la reazione di qualche minuto prima.
Geto la guarda sottecchi, probabilmente considerando se vale la pena di mettere a rischio la sua virilità per calmare lo stress.
Shoko capisce che deve essere davvero un momento critico per il ragazzo, quando Suguru allunga la mano verso il pacchetto.
Dopo qualche minuto, quando lo vede rilassarsi visibilmente, ispirando ad occhi socchiusi, decide di riprendere il discorso.
"Ti va di spiegarmi?"
Teme quasi non l'abbia sentita, poi Geto riprende a parlare.
"Hai presente le api?"
"Api?"
"Sì, gialle e nere, piccole ali carine..."
"Sì, Suguru. So cosa sono le api..."
"Hai presente i fiori?"
"... Sei serio? Suguru..."
"Ecco subito l'ape stava benissimo, però poi qualcosa è andato storto.."
Il ragazzo ignora il suo commento e continua a parlare a macchinetta. Pare l'imitazione meno allampanata e petulante di Gojo.
Quando alla fine torna il silenzio, osservando Suguru improvvisamente impegnatissimo a trovare qualsiasi cosa da guardare che non sia lei, la ragazza realizza.
Qualcosa è andato storto.
"Aspetta...", borbotta tra sè e sè.
Qualcosa.
Shoko deglutisce a vuoto.
Comincia a pensare di aver capito 'cosa' non sia andato per il verso giusto o meglio, 'quale parte' di Suguru non abbia, ecco, fatto il suo dovere.
Questo spiegherebbe tutto: la fuga in corridoio, l'aria mortificata di Gojo e l'imbarazzo dei giorni seguenti.
"Oh, tesoro..."
"No, niente oh tesoro", insorge il ragazzo, ritrovando almeno un poco della solita determinazione.
Vorrebbe chiedere, curiosa di sapere cosa può aver fatto Satoru di così assurdo e sconclusionato, da far 'vacillare' la determinazione dell'altro ragazzo, ma Geto la precede, quasi le leggesse nella mente.
"Satoru non ha fatto nulla di sbagliato".
Mentre parla, lo sguardo di Suguru scivola sul compagno, gentile e affettuoso come una carezza.
"Ho solo avuto paura", ammette, facendo spallucce.

Come ha già spiegato, Shoko è una stronza. Anzi, non solo. Shoko è una stronza fiera di esserlo.
Quindi in qualsiasi altro caso, per qualsiasi altra persona, avrebbe riso. Probabilmente anche se ad avere questo tipo di incidente fosse capitato a qualcuno a letto con lei.
Beh, almeno in qualche universo alternativo in cui le sue conquiste possano avere un problema del genere.
Ma non in questo caso. Non con Suguru che pare davvero voler sparire.
"Sono cose che succedono, sai?", prova, il tono di voce più morbido che riesce a mettere insieme.
Vorrebbe dire qualcosa di più rassicurante. Forse potrebbe affrontare il discorso dal punto di vista medico?
Magari un abbraccio? Sembrerebbe strano.
Qualcosa fortunatamente la tira fuori dall'impiccio.
"Gojo Senpai, si sta facendo tardi!"
La voce di Haibara richiama la loro attenzione sullo scontro.
Guarda Gojo saltare a cavallo della spalla della maledizione, afferrare il braccio e spaccarlo, prima di strapparlo di netto.
Sangue marcio si infrange contro la superficie dell'Infinito di Satoru, scivolando via come acqua.
"Vuoi dire che sta facendo a pezzi quella maledizione perché è frustrato sessualmente?", commenta.
"Ieiri, non stai aiutando", ridacchia Suguru, di colpo più leggero.

Un lampo rosso, seguito da uno strillo acuto e dall'odore di bruciato, annuncia la fine dello scontro.
La maledizione si dissolve ai piedi di Gojo, mentre l'energia maledetta sprigionata con l'uso della tecnica sfrigola attorno a loro.
Il sorriso ferino sul viso dello stregone si spegne in un'espressione annoiata, mentre allunga le braccia sopra la nuca, stirandosi come un gatto.
Finalmente, pensa ingenuamente Shoko, guardando Gojo incamminarsi verso di loro, seguito da i due kohai.
In poche falcate il ragazzo li ha raggiunti, ma solo quando è spalla a spalla con il compagno di classe, si ferma, cogliendo l'altro di sorpresa.
Suguru rimane fermo, in attesa. Una domanda che non trova voce nello sguardo e la sigaretta a mezz'aria.
Nel momento stesso in cui inizia ad espirare il fumo, Satoru gioca la sua mossa.
Afferra il polso che tiene la sigaretta e lo allontana dal viso di Suguru.
Schiude le labbra e si avvicina, ma non abbastanza da sfiorare la pelle dell'altro ragazzo.
Geto sgrana gli occhi, fissando il fumo scontrarsi contro la barriera costruita dall'Infinito.
È strano da guardare, sembra nebbia del mattino che si infrange su un vetro.
Poi l'Infinito si apre e Gojo sbatte piano le palpebre, respirando piano, bevendo il fumo quasi direttamente dalla bocca del moro.
Questo lo fissa sempre più sorpreso, prima di abbassare la guardia e lasciar scivolare lo sguardo sulle labbra socchiuse.
Un solo istante, ma basta perché Shoko senta il bisogno di guardare da un'altra parte.
Non è una che si imbarazza facilmente.
Ha già beccato i due in momenti decisamente poco amichevoli (in ogni senso possibile) e allo stesso modo è totalmente avvezza all'esibizionismo di Gojo e alla sua mancanza di qualsiasi vergogna e di senso del pudore.
Per dirla senza tanti giri di parole, l'ha visto girare in mutande per i corridoi più volte di quante abbia mai pensato di sopportare.
Ma questo, questo è diverso. Questo è così dannatamente intimo, tanto da spingerla a scostare lo sguardo.
"Niente da fare, il fumo mi fa schifo anche così", ridacchia alla fine Gojo.
La voce del compagno dà il segnale che le serve per alzare nuovamente lo sguardo.
Guarda Satoru prende la sigaretta dalle mani di Geto, spezzarla e buttarla a terra, prima di riprendere nella direzione precedente.
Davanti a lei rimangono un Nanami decisamente nauseato e un Haibara drammaticamente confuso, ma soprattutto Suguru è totalmente imbambolato, così tanto che Shoko non saprebbe dire se stia effettivamente respirando o se speri di restare vivo facendo la fotosintesi.
Ora vorrebbe dargli davvero una pacca sulla spalla, ma non crede che a Geto serva compassione al momento.
Opta per un pugno non troppo convinto diretto al costato, mentre l'altro non scolla lo sguardo dall'immagine di Gojo che mani in tasca si allontana.




Chi mi legge sa che spesso dietro ad ogni storia ci sono una valanga di fan art di persone decisamente più talentuose di me.
Questa volta, vi suggerirei di dare un'occhiata qui:
https://twitter.com/sakugawa996/status/1515129169914793984
Ci tengo a ringraziare anche @Giorgi_b per il costante sostegno e l'incrollabile pazienza con cui mi supporta (e sopporta)😊
Un mega abbraccio, Amy

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Capitolo 3
*** 3.1 ***


Lunedi...

'Le pareti esterne dell’addome, formate nella maggior parte da ampi e robusti muscoli...'

bzzt

'...ampi e robusti muscoli con espansioni tendinee, si distinguono in anterolaterali e posteriori...'

bzzt

Shoko alza la testa di scatto dal volume di medicina, stufa marcia di rileggere la stessa frase per quella che è probabilmente la quinta volta, mentre il suo telefono continua a vibrare come impazzito.
L'ha ignorato per dieci minuti buoni, cercando di concentrarsi sui libri, il viso affondato tra le pagine del tomo, le narici soffocate dall'odore di muffa e stantio, con l'unico risultato di leggere e rileggere quelle ormai odiatissime righe, al ritmo pulsante della sua tempia impazzita.
La ragazza fissa con un sopracciglio alzato la sequenza di notifiche che infesta la sua schermata di blocco, prima decidersi (rassegnarsi) a scorrere i messaggi di testo... se così li può chiamare.

- Shoko, ci sei?-

- Ehi, ci sei? -

- È un'emergenza! -

Idiota sta digitando...

- Probabilmente sto per morire... -

Gojo. Ovvio.
Chi se non lui poteva essere tanto insistente da mandarle quella sfilza di sms ad intervalli di pochi secondi uno dall'altro?
Ignora i messaggi, pensando che difficilmente una persona che sia davvero sul punto di morire abbia il tempo per perdersi in sproloqui.
Il silenzio, a sorpresa, si potrae per ben dieci minuti.
Non le va di ammettere che di minuti ne siano passati poco più di cinque, prima che prenda a sbirciare nella direzione del suo cellulare.
Non può fare a meno di chiedersi se il compagno non stia male sul serio. Un po' se lo immagina, stranamente vulnerabile, come solo con lei (e Geto, ovvio) si fa vedere: raggomitolato attorno ad un cuscino o aggrappato alle pagine di un manga, il labbro piegato in un broncio.
Per un istante, in preda a quello che si vergogna quasi a chiamare un moto di tenerezza, pensa che sì, se proprio non ha tempo, potrebbe mandare Haibara e Nanami a vedere come sta il coetaneo.
O forse, potrebbe finire quel paragrafo e trovare cinque minuti lei.
Cinque minuti che diventerebbero mezz'ora seduta sul letto di Gojo, tanto vale che si rassegni in partenza; il ragazzo comincerebbe a lamentarsi e lamentarsi e lei, consapevole di quanto folle sarebbe ogni suo tentativo di interrompere il monologo dell'altro, finirebbe per sfilargli gli occhiali dalla testa e cominciare a studiarli.

Abbassa le spalle in uno sbuffo, mentre lascia cadere la testa all'indietro, pronta ad arrendersi al suo destino di vittima sacrificale sull'altare delle stronzate di Gojo Satoru.
È solo un momento però, perché il suo telefono comincia di nuovo a vibrare e, sarà la proverbiale goccia che fa traboccare il vaso, ma questa volta la sua pazienza va subito in pezzi.
Prende il cellulare, pronta ad insultare il compagno, peccato che i messaggi non siano quelli che si aspetta.
O meglio, di chi si aspetta.
Giusto, ricorda a se stessa. Di idioti con cui avere a che fare lei ne ha due.

- Ehi... sai che succede a Satoru?-

- È chiuso in camera da questa mattina...-

- Ha aperto la porta solo per mettere fuori il cestino dell'immondizia...-

- Era pieno di involucri di caramelle...-

- Non che sia andato a guardare, ma il cestino si è rovesciato...-

Geto sta digitando...

- Puoi mica parlarci? -

Il suo sopracciglio si inarca, mentre la sua tempia riprende a pulsare piu forte di prima.
Quindi sono arrivati a questo? Gojo Satoru, il prodigio del Jujutsu, che si intossica di caramelle per attirare l'attenzione e Geto Suguru, che manda una delle sue maledizioni di più basso livello, tanto povera di energia maledetta da mimetizzarsi con quella dormiente dei gusci di Yaga, così da non far scattare nemmeno un allarme, per far rovesciare il cestino e vedere cosa l'altro abbia buttato?
Ne ha abbastanza, se i suoi compagni intendono sguazzare nel ridicolo, lei non si farà coinvolgere.
Spegne il telefono, chiude il libro e decide di andarsi a fumare una sigaretta.
Alla fine, nessun stregone è mai morto per delle caramelle... crede.


Martedì....


Shoko lascia scorrere le dita tra le ciocche bianche, alla ricerca del bozzo che lo scappellotto che Yaga? Sì, c'è una alta probabilità si tratti di Yaga, deve aver lasciato sulla nuca del compagno.
Chino sul tavolo, testa appoggiata tra le braccia, pare quasi che Satoru voglia mimetizzarsi, affondare quasi, tra le assi di legno del tavolo.
Chiunque penserebbe che si sia addormentato, non fosse per il muoversi del suo dito indice, impegnato ad attivare Blu per richiamare e allontanare la pallina anti stress che Utahime Senpai le ha regalato.
Dito e pallina paiono incastrati in un loop temporale infinito, accompagnati dal continuo e costante borbottio di formule che esce dalle labbra di Gojo.
Trovato, esulta internamente Shoko, mentre i polpastrelli che premono sull'ematoma strappano un sibilo al compagno.
"Dai, non fare il ragazzino...", sospira, il tono più annoiato che spazientito.
Potrebbe quasi dire che le parole le siano scappate per abitudine, come un passo di un copione già scritto: Gojo si presenta da lei con l'ennesimo bozzo sulla nuca, regalo del solito botta e risposta con Suguru o, come sospetta in quel caso, di una lezione di Yaga e lei, tra mugugni e brontolii di ogni sorta, glielo risana.
Quel giorno, nulla. Solo quel piccolo soffio sfuggito dalle labbra del ragazzo ad interrompere la litania di formule sussurrate.

Aspetta qualche istante, qualcosa, qualsiasi cosa: che sia una risposta piccata o un lamento troppo teatrale per essere credibile, ma quando nemmeno questi arrivano, quasi ci rimane male.
Niente su come i rimproveri di Yaga siano ingiusti; nemmeno una parola su come il loro professore sia un 'energumeno senza cervello', che però almeno a loro non tocca quella mummia di Gakuganji, come a quegli sfigati di Kyoto, ma hai visto Shoko come si è incazzato quando l'ho chiamato 'nonnino?', Suguru pensava che gli avrei fatto venire un infarto.
No, nulla di tutto quello che lei scimmiotta nel suo cervello esce dalla bocca del ragazzo.
È divisa tra l'incredulità e il senso di colpa e, mentre si rende conto di quanto sia preoccupante che di lamentele a Gojo questa volta non ne sia scappata manco mezza, l'apatia di Satoru diventa sempre più scomoda da ignorare.

"Ho finito..."
Il moto della pallina cambia e il piccolo souvenir finisce per cadere oltre il bordo del tavolo, mentre Satoru si alza.
Si muove per la stanza senza dire una parola, mettendo un piede avanti all'altro, meccanico, spento.
Solo arrivato ad un passo dalla porta alza una mano in segno di saluto, senza smettete di darle le spalle.
Solo all'ultimo, sentendo il suo sguardo addosso, ovviamente , si volta per un istante, quasi indeciso sul da farsi, poi si blocca.
Fallo uscire, fallo uscire, fallo uscire..., ripete una vocina subdola subdola.
È come se una piccola se stessa appollaiata sulla sua spalla le sussurrasse all'orecchio.
Fallo uscire, fallo uscire, fallo uscire...
Non ce la fa. Il ragazzo che ha di fronte le ricorda davvero troppo il quindicenne, tutto spocchia e boria, incontrato in aula il primo giorno all'istituto.
Quello che non si era ancora preso uno scappellotto da Yaga, quello che non aveva idea, non concepiva, che qualcuno potesse anche solo pensare di farlo finire con il culo in terra, tantomeno riuscirci.
Quello solo, quello che lei e Geto avevano tirato giù dal piedistallo a colpi di sbuffi rassegnati, insulti, risate e battute sceme.
Il compagno è cambiato da quei giorni, ma resta... Satoru Gojo: un dio in piccolo.
Un dio in piccolo che, a volte, guarda al suo cuore umano che batte come ad una novità, una stranezza.
Se c'è qualcosa che Shoko ha imparato, è che la cosa cui il ragazzo eccelle è senza dubbio la velocità con cui apprende e di passi avanti Satoru ne ha fatto molti.
Per quel che riguarda le emozioni umane però, è ancora a Suguru che guarda, alla ricerca degli input di ciò che il suo cuore dovrebbe provare, a volte ancora incredulo quando il compagno gli spiega, quasi accompagnandolo passo passo, che gli è permesso di sentire.
Ma Geto ora non è qui.
Se lo fosse probabilmente i due passerebbero il tempo come hanno fatto nell'ultima settimana: comportandosi come i fottuti idioti che sono, cercando di evitare l'elefante nella stanza. Quindi, tocca a lei, di nuovo.

Sospira, già stanca e rassegnata per i prossimi minuti prima ancora di doverli affrontare.
"Hai bisogno di parlare?"
Gojo sbatte le palpebre una, due volte, impegnato in un goffo tentativo di riconnettersi con il pianeta terra e i suoi abitanti.
Quando la connessione riprende, torna sui suoi passi, muovendosi dinoccolato per la stanza, fino a crollare sulla sedia con uno sbuffo teatrale (eccolo), lasciando cadere la fronte sul piano del tavolo.
Shoko trattiene un piccolo sorriso, realizzando di non essere mai stata così sollevata da una delle più classiche manifestazioni della proverbiale stupidaggine di Satoru Gojo.
Aspetta che l'altro parli, riordinando tomi di medicina e muovendosi rapida per la stanza.
Tanto può continuare con quello che sta facendo, sa benissimo cosa Gojo sta per dirle:

'Suguru non mi considera...'

'Perchè Suguru è così stupido?'

Invece Satoru rimane zitto ancora qualche secondo, prima di sollevare un poco la testa e barbottare qualcosa che suona come...
Cielo spera di aver capito male.
"Cosa?", prova in risposta.

"Ho baciato Utahime..."

No, forse questo non se lo aspettava.
Gli occhi di Gojo sporgono da sopra lenti, osservandola con un misto di curiosità e attesa, consapevole della bomba appena sganciata, la metà inferiore del viso nascosta tra le braccia incrociate.
Lei intanto fa mente locale, prova a mettere insieme i pezzi.
Forse intossicarsi con le caramelle non era la peggiore idea che il ragazzo potesse avere...
Forse per non insultarlo (ucciderlo) le basta contare fino a dieci... o cento.
O forse no.

"Ma sei idiota?"

... continua.





Ok, prometto che il prossimo capitolo (che poi è la seconda metà di questo) non ci metterà sei mesi ad arrivare.
Ho voluto provare ad immaginare come un Gojo Satoru adolescente avrebbe gestito le conseguenze di una situazione imbarazzante e scomoda e la risposta nella mia testa è stata solo una: fare le cose più stupide, per attirare attenzione. Spero il capitolo vi abbia divertito o strappato un sorriso.
Un abbraccio
Amy

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