Super Hero Taisen- Kamen Rider x Moon Infinity: La leggenda di Diablo

di fenris
(/viewuser.php?uid=194387)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Il capitano e l'amichevole professore dello spazio, Fourze ***
Capitolo 3: *** Warrior Plutonis e il monaco spettrale, Ghost ***
Capitolo 4: *** Warrior Neptunus e il gentile vagabondo, OOO ***
Capitolo 5: *** Warrior Uranus e il detective con due anime, W ***
Capitolo 6: *** Warrior Saturnus e il dottore dei videogiochi, Ex-Aid ***
Capitolo 7: *** Warrior Iupiter e il cannibale, Omega ***
Capitolo 8: *** Warrior Mars e lo stregone della speranza, Wizard ***
Capitolo 9: *** Warrior Venus e il poliziotto più veloce del mondo, Drive ***
Capitolo 10: *** Capitolo 9: Warrior Mercurius e lo scienziato della pace e dell’amore, Build ***
Capitolo 11: *** Capitolo 10: Moon White e il guerriero più forte del Sengoku, Gaim ***
Capitolo 12: *** Kamen Rider Diablo vs Moon Space ***
Capitolo 13: *** La storia fin qui (riassunto + speciale mostri) ***
Capitolo 14: *** Heisei Battle- prima parte ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


 Salve a tutti, questa storia è un piccolo folle esperimento fatto da me e il mio amico Xephil(che ha fatto il 60% del lavoro, come minimo, soprattutto dando vita alla mia creatura, Kamen Rider Diablo), un unione tra una delle serie tv giapponesi più famose di sempre, Kamen Rider, e una light novel italiana che si sta facendo strada poco a poco nel mondo letterario italiano, Moon Infinity, di Silvio Lena. Questa serie è divisa in tre saghe, ognuna con una propria generazione protagonista: il primo volume della seconda saga è già uscito in forma cartacea, ma qui stiamo usando la prima saga, di cui metterò ora un breve riassunto. Spero vi piaccia, buon lavoro.


Lore di Kamen Rider (generale): Numerose minacce mettono in pericolo il nostro mondo. Uomini malvagi e ambiziosi, robot, cyborg, alieni, maghi, esseri interdimensionali e molti altri ancora. Ma quando questi malvagi mettono gli occhi sulla Terra, ci sono degli eroi che la proteggono: i Kamen Rider! Uomini armati di potenti cinture che permettono loro di trasformarsi in guerrieri dagli eccezionali poteri, sono sempre pronti a combattere contro qualunque minaccia per proteggere il bene più grande dell'umanità: la libertà. (Maggiori informazioni sui vari Kamen Rider ad ogni capitolo nuovo)



Lore di Moon Infinity: esistono migliaia di pianeti e razze aliene, e apparentemente l'universo è stato creato da Dio stesso (i demoni qui sono proprio angeli caduti. I quattro più importanti erano Lucifero, Astaroth, Belphagor e un altro). Milioni di anni fa esistevano civiltà molto avanzate sia sulla Terra che sulla luna, all'epoca conosciuta come Eden, in guerra per milioni di anni contro due eserciti di demoni, Heartdevils e Heartdemons. Su entrambi i pianeti esistevano alcune stirpi immortali, contraddistinte da un tatuaggio a forma della Terra o della Luna. A un certo punto il re della luna scomparve e quando l'ammiraglio della flotta stellare andò a cercarlo, entrambi i pianeti vennero distrutti per colpa di un traditore. Prima dell'attacco, la regina della luna aveva fuso delle ragazze (compresa sé stessa, ma passò i suoi poteri ad un'altra. Ed erano tutte volontarie) con spiriti di potenti angeli, i pater spiritus, processo che fece perdere loro la memoria, a parte la regina stessa. L'umanità dovette ricominciare da capo e la Luna divenne come la conosciamo. Millenni dopo, le ragazze uccise rinacquero (non si reincarnarono come in Sailor Moon, apparirono come neonate in un orfanotrofio) insieme alla principessa, uccisa anch'essa durante l'invasione, e riscoperti i loro poteri anni dopo, riprendendo la lotta contro Astaroth e i suoi alleati. Delle due razze, una è al servizio di Astaroth, l'altra serve un proprio sovrano e il loro obbiettivo è semplicemente distruggere il paradiso e controllare l'universo (anche se Diablo è un po’ più empatico). La regina, Eternity, è morta dopo aver dato alla cognata lo spirito di Plutone, mentre il suo spirito è stato trasferito nell'Arcadia, la nave ammiraglia della flotta, da suo fratello Michael, fondatore della stessa ,aveva due figlie: una, Anastasis, è morta ed è rinata, attualmente guida il gruppo delle Warrior Planet, mentre l'altra, Serenitatis, è prigioniera da allora chissà dove, per di più è l'ospite di non so quale forza oscura. Per quanto riguarda gli ultimi due punti, è stata una misura disperata in caso d'attacco. Michael aveva sposato la principessa della Terra, da cui ebbe una figlia (Aurora, Warrior Planet di Marte e futura regina della Terra). Radunò poi i sopravvissuti e li portò su un planetoide chiamato Luna Spenta, dove si trova anche l'Accademia Stellare. Fondò sulla terra anche una banca che fa prestiti a interessi zero e la usò per dirigere le adozioni delle ragazze.




Moon Infinity:

Martina Florence: non è esattamente una Warrior. Era una studentessa dell'accademia stellare, notata dalla leader delle Warrior e scelta come primo ufficiale della loro astronave, il Nautilus Princess Xana. Durante una battaglia nello spazio i loro scudi vennero disattivati da un'arma nemica e lei entrò in sala macchine per riattivarli, venendo avvelenata a morte dalle radiazioni. L'ammiraglio Michael Moonlein decise di darle la scelta se continuare a vivere o no e la trasformò in un cyborg (che esistevano già ai suoi tempi, ma dopo una sorta di isteria di massa, vennero quasi tutti distrutti), e poiché lei desiderava continuare a servire la sua principessa, accettò molto volentieri la sua seconda occasione. Ha una sorella di nome Katia, da cui venne separata da piccola e a cui si è riunita recentemente, ed è stata promossa a capitano di una propria astronave, il Nautilus Millennium. Possiede diversi dispositivi interni per attacco e difesa, ma è molto goffa e a volte insicura, la sua frase tipica è 'Me tapina'.

Shizukesa Howaito, aka Anastasis Moonacre, aka Moonwhite: leader delle Warrior Planet e principessa del perduto regno dell'Amor Dei. Dolce, coraggiosa e spesso molto pasticciona, è più che intenzionata a far regnare la pace nell'intero universo (e a volte ha la pessima abitudine di buttarsi addosso il peso di tutto). Anche nella sua forma normale ha abilità quali telepatia e teletrasporto,oltre a poter mantenere un'anima all'interno del corpo, anche se esso è in fin di vita. Quando si trasforma i capelli diventano color argento, ha un corpetto azzurro decorato con stelle, gonna, guanti e mantellina bianchi. Manipola energia bianca e polvere lunare, mentre le sue armi sono una spada chiamata Gabriel e lo scettro Moon Infinity, usato da tutte le sue antenate.

Reiko Ai, aka Aurora Moonlein, aka Warrior Mars: cugina di Shizu e figlia dell'ammiraglio Michael. Assomiglia a Shizu, anche se è un po’ più matura ed è quella con la storia più tragica. I suoi genitori adottivi erano proprietari di un albergo in crisi, e vennero pressati da una banca (nonostante le garanzie di Michael, che poi si assicurò di rovinarne il direttore) e un demone se ne approfittò per possedere il signor Ai e fargli fare un massacro. Successivamente si riunì ai genitori naturali e a guarire, ma non ha ancora smesso di lottare. Quando si trasforma ha un vestito rosso e nero, con guanti anch'essi neri, utilizza magie di fuoco e utilizza lo scettro di Gaia, che si trasforma a quanto pare in Excalibur stessa. È la futura regina di Gaia, la Terra e ha avuto l'onore di incontrare la futura figlia, Angelica.

Itsuki Fukuda, aka Warrior Iupiter: la tipica maschiaccio, è anche la cuoca del Nautilus. Il suo vestito è blu e controlla i fulmini. Nanà Harada, aka Warrior Venus: complicata, sembra un po’ oca, ma è molto intelligente e odia i prepotenti. È la figlia adottiva di una professoressa di letteratura e del capo della polizia di Tokyo. Ha un costume giallo e manipola il veleno. La sua frase chiave è 'Plebei ignoranti e sottoacculturati'.

Erika Fujiwara, aka Warrior Mercurius: è un’appassionata di chimica ed è una mangiona. Il suo vestito è arancione e controlla la terra. Inori Sasaki, aka Warrior Saturnus: la più piccola del gruppo di quattro anni e ai tempi dell'Eden era la migliore amica della sorella gemella di Shizu, nonché l'unica capace di calmare le sue crisi, ma quando questa si fuse con lo spirito di Saturnus avvenne un macello. Il suo abito è verde, controlla il magnetismo e i metalli.

Silvia Moonlight, aka Warrior Plutonis: la madre di Reiko e la custode del tempo e delle dimensioni, quindi anche moglie di Michael. Ha sedicimila anni, è mulatta con occhi e capelli verdi il suo vestito è marrone e controlla le tenebre.

Elena Zanon, aka Warrior Uranus: orfana, proveniente da Modena, piuttosto dura, ha i capelli neri a caschetto con occhi verdi. Il suo vestito è grigio, controlla il vento.

Marisa Tonussi, aka Warrior Neptunus: capelli azzurri lunghi, con occhi dello stesso colore. Pressappoco uguale ad Elena, erano insieme. Il suo vestito è azzurro e controlla l'acqua.


Il confine tra il bene e il male, al contrario di quanto pensi la maggior parte delle persone, non è mai netto. Molti di coloro che vengono definiti eroi sono costretti a macchiarsi di atti indicibili, mentre a volte i cosiddetti mostri scoprono cosa siano l'onore e la lealtà. Questa è la storia di un valoroso guerriero, nato dal male al servizio del male, mai pentitosi delle sue azioni, ma che incontrando due gruppi di potenti guerrieri, comprese di essere molto più di ciò che pensava.

                                                                                                  ******

Da quasi quattro anni quella parte, la metropoli di Tokyo aveva assistito a molte notti strane, tra demoni, invasioni aliene e quant'altro, eventi che avevano cominciato a coinvolgere anche il resto del mondo...ma lo scontro che stava avvenendo su una spiaggia che aveva già visto il debutto di altre guerriere, aveva dell'incredibile. I due combattenti erano guerrieri in armatura che si davano battaglia da almeno mezz’ora, molto diversi tra loro. Il primo aveva un'armatura nera con decorazioni rosse e viola, due ali da pipistrello blu, una piastra a ricoprire il volto dalla forma di una chiostra di denti, corna rosse ricurve e sugli occhi delle visiere simili a occhi di insetto gialli, oltre a diversi pentacoli rossi sparsi qua e là, abbinati a un 666 sulla schiena, uniti a una cintura nera con una fessura a forma di croce rovesciata. Parò l'ennesimo calcio, per poi rispondere con un pugno che venne afferrato dall'altro guerriero.

“Siete ancora più forte di quanto pensassi, Ichigo-senpai, più che degno d'essere il fondatore della nostra stirpe”, disse con una voce profonda, ma che aveva la stessa eccitazione di un bambino. Il secondo guerriero, Ichigo, aveva invece un fisico imponente avvolto in un'armatura verde scuro e nera, il volto completamente nascosto da un elmo integrale dalla forma simile a quella di una cavalletta, due antenne sulla sommità e lenti rosse a coprire gli occhi; al collo portava una sciarpa rossa e intorno alla vita una cintura dall'aspetto altamente tecnologico. Con incredibile rapidità, il guerriero liberò le mani e parò una raffica di pugni dell'avversario per poi balzare in aria e sferrare un calcio rotante che l'altro schivò abilmente; senza fermarsi, Ichigo atterrò e ruotò più volte su sé stesso sferrando una sequenza di tre calci tornado, ma stavolta il primo guerriero se ne avvide e riuscì ad afferrargli la gamba al terzo colpo, per poi farlo roteare in aria e scagliarlo lontano. Con una capriola, Ichigo riuscì ad atterrare in piedi e si fermò un istante per riprendere fiato.

“Siete già stanco, Ichigo-senpai? Forza, non deludetemi proprio adesso che lo scontro sta entrando nel vivo!”, esclamò il suo avversario, provocatorio ma non irrispettoso, anzi l'eccitazione nella sua voce era più forte che mai.

-Maledizione- pensò Ichigo. -Come diamine è potuto succedere tutto questo...?-

                                                                                                            Quasi un'ora prima:

Scendendo da un'enorme moto, un uomo sui settant'anni ma dal fisico ancora forte e prestante, con lunghi capelli ricci grigio scuro e volto rasato, si diresse con cautela verso l'immenso edificio fatiscente davanti a sé. Era una vecchia fabbrica metallurgica di almeno un secolo prima, situata nell'ovest dell'isola di Hokkaido, chiusa e abbandonata da parecchi anni come dimostravano i muri scrostati e incrinati, la ruggine su ogni componente metallica e lo spesso strato di polvere che copriva ogni singola cosa. In sostanza, un posto perfetto in cui nascondersi per qualche operazione criminale.

-Hmm... Qui sembra anche troppo silenzioso- pensò Takeshi Hongo, alias Kamen Rider 1, mentre muoveva un cauto passo dentro l'antica fabbrica. -Eppure, sono sicuro che il luogo fosse questo. Che mi sia sbagliato? O hanno voluto prendermi in giro? No, non è possibile-.

Negli ultimi tre giorni, innumerevoli messaggi e soffiate da altrettante anonime persone gli avevano riferito di strani movimenti nei pressi della vecchia fabbrica metallurgica fuori città. Voci che affermavano di uomini vestiti con strane tute nere aderenti con raffigurato sopra il disegno delle ossa in bianco e che si salutavano tra loro con uno strano verso stridulo e un movimento del braccio destro che ricordava fin troppo quello dei soldati delle armate del fu Fuhrer Adolf Hitler. Voci che dicevano di strane creature simili a mostri o chimere che comandavano quegli individui e sembravano avere intenzioni alquanto bellicose. Tutto questo per Takeshi Hongo significava solo una cosa: Shocker. E Shocker per lui significava solo brutte notizie. Si era precipitato lì non appena le voci si erano fatte praticamente sicure, eppure ora non trovava nulla nel luogo in questione. Non vi era anima viva da nessuna parte. La cosa non gli piaceva affatto.

Mordicchiandosi il labbro inferiore e portandosi istintivamente una mano alla cintura argentea in vita, Takeshi cercò di fare mente locale: -Il luogo è questo, so di non essermi sbagliato. Ma se non c'è nessuno, i casi possono essere solo due a questo punto: o le informazioni erano fasulle, o questa vuole essere una trap-- Il resto del pensiero si perse nel momento in cui una presenza sconosciuta comparve al suo fianco e lo investì con una tale forza da farlo volare indietro di diversi metri. Ma invece di impattare sul duro pavimento di cemento, Takeshi sentì sotto di sé un terreno stranamente instabile e granuloso; girandosi faticosamente su un fianco, i suoi occhi si allargarono quando misero a fuoco l'inconfondibile distesa sabbiosa di una spiaggia.

“E così voi sareste il nostro capostipite? Che onore! È un vero piacere per me conoscervi, Ichigo-senpai!”, Takeshi alzò lo sguardo e vide una figura umanoide vestita con un'armatura dall'apparenza demoniaca emergere da quello che sembrava un portale dimensionale; oltre il portale, s'intravedeva la fabbrica dov'era prima. “Allora era davvero una trappola”, osservò, notando poi il portale chiudersi alle spalle del nemico.

“E tu saresti?”.

“Kamen Rider Diablo”, rispose l'altro portando la mano destra al petto e piegandosi in un breve inchino. “Onorato di conoscervi, senpai. Sono venuto qui per sfidarvi...e sconfiggervi!” Rimettendosi in piedi, Takeshi fece una smorfia quando una stilettata di dolore gli trafisse il fianco offeso, ma si riprese subito.

“Sei bravo a parlare, ragazzo. Vediamo se lo sei anche a combattere!” Alzò il braccio destro in diagonale con la spalla sinistra, la mano aperta a taglio, mentre l'altra si portava sulla cintura; questa si aprì frontalmente rivelando un vortice di energia verde al suo interno. Il braccio ruotò lentamente verso la spalla sinistra e, allo stesso tempo, il vortice divenne sempre più grande e intenso, ricoprendo infine tutto il suo corpo. “Rider... Henshin!” In un bagliore di luce, la sua figura venne avvolta dalla pesante armatura verde e nera dalle familiari sembianze di un insetto umanoide. “Kamen Rider 1 (Ichigo)!”, ruggì. “Ora fatti sotto!”.

“Con immenso piacere!”, I due Rider si caricarono e incontrarono in mezzo alla spiaggia, i pugni di entrambi che si scontrarono con tanta forza da creare un'onda d'urto. Si separarono e subito dopo scontrarono ancora con una serie di mosse di arti marziali miste, una più esperta e letale dell'altra, ma nessuno dei due riuscì a prevalere sull'altro. Lo scontro rimase in una condizione di stallo per diverso tempo, ma poi, d’un tratto, Diablo ruotò su sé stesso per colpire con un calcio all'indietro e questo si ricoprì di un'energia tanto intensa da essere visibile a occhio nudo; stavolta Ichigo non riuscì a resistere anche parando il colpo e venne spedito a terra. Si rialzò subito, tuttavia quel colpo gli era bastato per capire che quello non era un nemico normale.

“Siete ancora in grado di combattere, vero, Ichigo-senpai?”, chiese Diablo schioccando le dita: “Sapete, tutti i vostri successori che ho affrontato finora mi hanno regalato dei duelli emozionanti, ma più di chiunque altro, sono sempre stato curioso di scoprire se il famigerato Kamen Rider 1, il primo di tutti noi a diventare tale, fosse all’altezza della sua reputazione!”.

A quelle parole, Takeshi sgranò gli occhi dietro la maschera. “I miei successori?! Gli altri Kamen Rider?! Vorresti forse dire che li hai…?!” L’unica risposta di Diablo fu una risatina maligna e l’assunzione di una posa di guardia. Ichigo lo imitò, ma quella rivelazione unita al precedente scambio di colpi erano stati sufficienti per fargli realizzare che, anche dando fondo a tutte le sue forze non avrebbe mai potuto battere un simile avversario. Non da solo. In quel momento si guardò intorno e, improvvisamente, un ricordo del passato attraversò la sua mente. Lui conosceva l'aria di quel luogo. Una battaglia era avvenuta lì tanto tempo prima, una delle tante di una guerra apparentemente infinita, alla quale lui stesso aveva partecipato insieme al suo partner storico Hayato Ichimonji, alias Kamen Rider 2 (Nigo). Non sapeva come quella guerra si fosse conclusa, ma se c'erano dei sopravvissuti, era il momento di scoprirlo. I suoi compagni non potevano aiutarlo ormai e lui non poteva sconfiggere quel nemico da solo. Ma l'uomo che aveva difeso la Terra di quel mondo avrebbe potuto. Istintivamente, una mano corse alla maschera da insetto e attivò una funzione di comunicazione. Una che non usava da molto tempo ormai.

“QUI CAPITANO ONORARIO HONGO TAKESHI, RICHIEDO ASSISTENZA IMMEDIATA!”

                                                                                                            *****

Lontano dallo scontro dei due Rider, buona parte dell'equipaggio del Nautilus Princess Xana, una delle navi più importanti della flotta lunare, si godeva una serata tranquilla a bordo della stessa nave, il resto era in giro per Tokyo. Da due anni a quella parte avevano subito attacchi di ogni genere e in continuazione, quindi la calma prima della tempesta era sempre ben accetta. E cosa c'era di meglio per passare una serata rilassante di una partita a Dungeons and Dragons?

“Tutto, direi”, borbottò Elena Zanon, la Warrior Planet di Urano. Era una bella ragazza sui 17 anni, con un caschetto nero e occhi verdi. Era un po' acida, ma coraggiosa e pronta a prestare aiuto alle sue amiche.

“Cosa, Elena?”, chiese una ragazza più piccola dai capelli castani. Era Inori Sasaki, Warrior Planet di Saturno e più piccola del gruppo. .

“Lascia stare, a volte dice cose a caso.” Era una ragazza dai capelli lunghi azzurri e occhi dello stesso colore, Marisa Tonussi, Warrior Planet di Nettuno..

“Comunque, appare un troll gigante, che fate?”, le interruppe la game master, Silvia Moonlight, Warrior Planet di plutone.

“Lo colpisco allo stomaco con la mia lancia!”, rispose Itsuki Fukuda, Warrior Planet di Giove. .

“Io invece lancio un incantesimo di potenziamento su di lei”, aggiunse Erika Fujiwara, Warrior Planet di Mercurio.

“Io sparo una freccia nei suoi occhi”, disse Nanà Harada, Warrior Planet di Venere.

“E...funziona!”, urlò Martina Florence. Era l'unica delle presenti a non essere una Warrior, ma era il precedente primo ufficiale del Nautilus Princess Xana, l'astronave delle ragazze, fino a quando non era stata promossa capitano del Nautilus Millennium.

“Che colpo di culo”, commentò sorpresa Reiko Ai, Warrior Planet di Marte. Futura regina della terra, era la figlia di Silvia e Michael.

“È così che funziona”, le fece eco la cugina, Shizukesa Howaito, alias Moon White.

“Controllate nella borsa?”, chiese Silvia, prima che nella stanza apparisse un ologramma dall'apparenza femminile. Si trattava di Xana, l'intelligenza artificiale della nave.

“Shizu, ho appena ricevuto una richiesta d'aiuto. Le coordinate sono proprio sulla spiaggia di Tokyo, non molto lontano da qui”, disse rapidamente, prima di far partire la comunicazione.

“QUI CAPITANO ONORARIO HONGO TAKESHI, RICHIEDO ASSISTENZA IMMEDIATA!”, disse la voce nel microfono, facendo sussultare tutte le presenti, Silvia in particolare.

“Non è possibile…”, disse quest’ultima, stupefatta.

“Che succede, zia?”, chiese Shizu, che di rado aveva visto la custode del tempo e delle dimensioni in questo stato. Per tutta risposta, la suddetta fece si diresse al computer e controllò le coordinate del segnale.

“Non c'è tempo per spiegare, dobbiamo andare subito sul luogo delle coordinate.” Le ragazze erano ancora stranite da una reazione così esagerata, ma d'altronde se la più anziana di loro era così preoccupata c'era un motivo serio, e non potevano rifiutare una richiesta d'aiuto. Ognuna si mise al proprio posto, accesero i comandi e in breve il Nautilus Princess Xana uscì dall'apertura situata nella baia di Tokyo, diretto a destinazione.

“Mamma, sul serio, che sta succedendo?”, insistette Reiko con la madre.

“L'uomo che ha chiesto aiuto, Takeshi Hongo... Viene da un altro universo e non sentivo parlare di lui da poco prima del mio matrimonio con tuo padre. In quell'occasione salvò diverse vite insieme al suo partner Nigo, prima di tornare nel proprio universo, ma Eternity e io demmo loro, oltre al titolo, una trasmittente per chiamare la nave più vicina della flotta lunare, se avessero avuto bisogno di aiuto.”.

“E come può essere finito qui?”, chiese Martina preoccupata, sapendo che quasi sicuramente era l'ennesimo progetto del male universale per distruggere loro e tutti i loro alleati.

“Opera di Astaroth, di sicuro, non possiamo farci trovare impreparate. Xana, arma tutti i sistemi e voi trasformatevi!”, urlò Shizu, decisa come sempre a non perdere. Se quell'uomo aveva davvero aiutato il regno dell'Amor Dei in passato, loro potevano solo ricambiare il favore.

                                                                                                               *****

Nel mentre, sulla spiaggia, la battaglia stava ormai volgendo al termine e Ichigo era chiaramente sull’orlo della sconfitta; il suo avversario era forte, veloce e soprattutto sembrava avere una resistenza senza fine. Anche dopo più di mezz’ora di combattimento intenso e ininterrotto, Diablo non sembrava avere nemmeno il fiatone, mentre Takeshi, al contrario, era allo stremo delle forze. Ad un tratto, l’ennesimo pugno avvolto nell’aura di Diablo passò finalmente la difesa di Ichigo e lo colpì in pieno sterno con tanta forza da spedirlo indietro con un volo di almeno dieci metri. Il Kamen Rider si rialzò con molta fatica, ma non si arrese: con un movimento della mano, attivò un meccanismo sulla cintura che iniziò a emettere una forte energia verde che si concentrò poi sulla sua gamba destra. Balzando in aria, Ichigo si diresse contro il nemico tendendo la gamba in un calcio volante e urlando: “Rider Kick!”.

Per tutta risposta, tuttavia, Diablo attivò una funzione simile sulla sua cintura e una potente energia rosso scuro emerse da essa per avvolgersi intorno la sua gamba destra. Imitando poi l’azione dell’avversario, il Rider oscuro balzò in aria e sferrò a sua volta un calcio volante ruggendo: “Diablo Kick!” I due calci si scontrarono a mezz’aria sprigionando una violentissima onda d’urto, energia verde che lottava con energia rossa in un vero e proprio turbine di pura potenza. Alla fine, l’energia rossa riuscì a sopraffare quella verde, mentre il calcio di Diablo respingeva quello di Ichigo e si schiantava brutalmente contro il petto di quest’ultimo; il primo dei Kamen Rider volò indietro rovinando a terra e, in un bagliore di luce, la sua trasformazione scomparve, lasciando dietro solo un Takeshi Hongo stanco e sconfitto che stentava a rimanere cosciente.

“Siete stato eccezionale, Ichigo-senpai”, disse Diablo avvicinandosi lentamente, la voce sinceramente ammirata. “Nonostante la vostra veneranda età, avete combattuto con coraggio e onore pari o forse superiori a quelli dei vostri successori e non vi siete mai tirato indietro, nemmeno quando avevate compreso la mia forza. In segno di rispetto per il duello che mi avete regalato, vi concedo una fine rapida e indolore.” Detto questo, alzò una mano aperta verso Takeshi e nel palmo iniziò a brillare una luce rosso scuro. Un istante prima che potesse colpire, però, un rombo assordante accompagnò l’apparizione nel cielo sopra ai due di un’immensa nave spaziale, tanto imponente da oscurare la luna e far risplendere la notte delle mille luci che ricoprivano la sua intera superficie. Diablo si fermò e alzò lo sguardo verso la nave, lo sguardo indecifrabile per via della maschera che lo copriva, mentre Takeshi sembrò rianimarsi nel vedere quell’improvvisa quanto incredibile apparizione.

Con un forte rumore meccanico, diversi cannoni si mossero puntando tutti contro il Kamen Rider oscuro, mentre una forte e autoritaria voce femminile risuonava attraverso un altoparlante: “QUI È IL NAUTILUS PRINCESS XANA! CHIUNQUE TU SIA, ALLONTANATI IMMEDIATAMENTE DA QUELL'UOMO E METTI LE MANI SOPRA LA TESTA, OPPURE APRIREMO IL FUOCO!” Diablo rimase a fissare la nave, la mano ancora alzata verso il rivale sconfitto, immobile come una statua. “QUESTO È L’ULTIMO AVVERTIMENTO! ALLONTANATI SUBITO DA TAKESHI HONGO OPPURE APRIREMO IL FUOCO!” Stavolta la risposta del guerriero demoniaco fu una risata, chiara e beffarda.

“Bel tentativo”, commentò. Poi il suo palmo brillò di nuovo e un raggiò d’energia rossa scura partì investendo in pieno Takeshi. In un bagliore di luce, il capostipite dei Kamen Rider scomparve lasciando dietro di sé solo quella che sembrava una croce della stessa energia del raggio, croce che cadde nella mano ancora aperta di Diablo, il quale la osservò come il più prezioso dei tesori. “E così anche il leggendario Ichigo è caduto…”.

Sul Princess Xana, l’atmosfera si era istantaneamente congelata. Non solo quel misterioso nemico aveva ignorato la minaccia rivoltagli, ma aveva anche annientato all’istante il guerriero che aveva appena sconfitto, senza un minimo di esitazione. “Quel maledetto…”, mormorò Silvia a denti stretti. “Ha subodorato subito l’inganno e ha agito di conseguenza. Sapeva che non avremmo mai sparato con Takeshi così vicino a lui…” Dietro e accanto a lei, le altre Warrior, già nelle loro forme trasformate, erano agghiacciate al punto da non riuscire a proferire parola. Non solo non erano riuscite a salvare un probabile alleato, ma avevano anche dovuto assistere alla sua disfatta e apparente morte. Inori si era portata le mani alla bocca e pareva sul punto di versare lacrie amare.

“Che crudeltà…”.

“Non possiamo permettergli di passarla liscia!”, esclamò Shizu, furente. “Ora non ci sono più rischi a fare fuoco! Colpiamolo adesso!” In quel momento, però, sugli schermi, videro le lenti dorate di Diablo volgersi verso di loro, come se le stesse fissando direttamente negli occhi anche attraverso quella distanza e le telecamere, un attimo prima che il guerriero demoniaco alzasse l’altra mano sopra di sé e urlasse qualcosa in una lingua sconosciuta. Subito dopo, in un nuovo bagliore di luce accecante, il Kamen Rider oscuro scomparve nel nulla.

“Ma che cosa?!”, esclamò Elena. “Dov’è finito quel maledetto?!”.

Per tutta risposta, gli allarmi della nave presero a suonare all’impazzata mentre, nel contempo, una luce abbagliante rosso scuro compariva nel bel mezzo della sala di comando. E da essa…emerse la figura demoniaca di Diablo. Gli occhi fiammeggianti d’oro del malvagio combattente squadrarono una dopo l’altra le componenti dell’equipaggio presenti, le quali lo fissavano sconvolte, chiaramente colte di sorpresa da quell’improvviso quanto inaspettato teletrasporto. “Le Warrior Planet. Le difensori della galassia al completo. Non immaginate l’onore di potervi conoscere tutte nello stesso momento. Ammiro sinceramente le vostre gesta eroiche e il vostro coraggio, sapete?”, disse Diablo inchinandosi leggermente, la voce sinceramente ammirata. “Il mio nome è Kamen Rider Diablo. È un vero piacere.”-

La cosa, tuttavia, non sembrò essere gradita alle Warrior, difatti Reiko si fece avanti: “Sei un servo di Astaroth, vero? E osi parlare di onore dopo il modo in cui hai ucciso un nemico ormai sconfitto e inerme?! Che ne sapete voi demoni dell’onore?!”.

“Non offendermi, Warrior Mars”, ribatté Diablo. “Sarò anche un demone al servizio di Lord Astaroth, ma possiedo anch’io un mio onore e non agirei mai contro di esso. Ichigo-senpai ha accettato la mia sfida e ha lottato valorosamente con tutte le sue forze, ma purtroppo alla fine ha perso. In un regolare e onorevole duello, dunque non hai il diritto di accusarmi di disonore o codardia. In ogni caso, non credevo che la sua richiesta di aiuto fosse proprio per voi. Dev’essere davvero il mio giorno fortunato, visto che non solo ho avuto la possibilità di conoscervi…”, Alzò le mani e in esse si materializzarono una spada lunga e un fucile a pompa “…ma ora ho anche quella di affrontarvi e sconfiggervi tutte in una volta!”. E puntò il fucile contro le guerriere facendo fuoco.

L’offensiva si scontrò con la difesa di Shizu, la quale era balzata istantaneamente davanti al gruppo per difenderlo, creando uno scudo di luce bianca sul quale i proiettili dell’arma s’infransero. “Affronta il potere della luce, Diablo!”, urlò poi scagliando con un movimento della mano una raffica di quella che sembrava una curiosa polvere bianca contro il nemico. Il guerriero demoniaco, però, rispose con un fendente della sua spada che produsse un’onda di energia nera che disperse la polvere. “Non lo sapete, principessa Anastasis? La tenebra distrugge la luce!”.

Quando poi scattò in avanti per colpirla con un altro fendente, fu stavolta Reiko a mettersi in mezzo e parare il colpo con la sua spada. I due si scambiarono alcuni colpi, prima che Diablo riuscisse ad allontanarla con un calcio e le puntasse contro il fucile, ma Itsuki intervenne scagliando una saetta che spostò l’arma facendole fare fuoco su una parete vicina, dalla quale volarono miriadi di scintille.

“Non credo proprio, caro il mio Diablo!”, disse beffarda la Warrior di Giove lanciando un altro fulmine contro l’avversario. Questi lo respinse con la sua spada per poi intercettare l’attacco combinato di Elena e Marisa, le quali, nel frattempo, avevano generato e scagliato un turbine di vento e acqua. Il Kamen Rider demoniaco parò il colpo con la spada, ma venne spinto indietro dalla forza sprigionata, finché, con un altro fendente carico di energia oscura, non divise in due il tornado che si disperse poi in una pioggia di goccioline d’acqua e vento. Martina, vedendo l'accaduto, caricò un raggio al plasma, sparandolo contro il combattente, mentre Silvia si rivolse alla nave.

“Xana, portaci subito a terra, qui rischiamo di fare troppi danni!”.

“Subito, signora!”, rispose la suddetta, eseguendo l'ordine. Una nuova, abbagliante luce stavolta bianca avvolse Diablo, ora impegnato in un nuovo scambio con Reiko e Itsuki, e tutte le Warrior, che si ritrovarono l’istante successivo sulla spiaggia dove, nemmeno dieci minuti prima, Takeshi Hongo aveva incontrato la sua fine. Diablo si liberò delle avversarie e balzò indietro, fermandosi poi per squadrare la squadra nemica al completo. “Ho finalmente la possibilità di combattere le potenti Planet Warrior tutte insieme…” Guardò prima la spada poi il fucile. “Malphas. Abraxas. La sentite anche voi questa eccitazione, vero? L’ebbrezza della battaglia imminente!” Puntò la punta della spada sulle guerriere dello spazio. “Fatevi sotto, Warrior! In segno di rispetto per la vostra forza e fama, non mi tratterrò più!”.

Shizu e le altre squadrarono minuziosamente il guerriero di fronte a loro. Avevano già incontrato demoni ed extraterrestri di non poco potere, ma quel tipo non era solo forte, in quel breve scontro su Xana aveva dimostrato di essere anche molto intelligente, dunque sparargli quattro laser a caso non sarebbe bastato. Specie se Ichigo era stato un guerriero temibile come descritto da Silvia. La leader delle dieci, non vista, fece un segno impercettibile ad Erika, che senza perdere tempo batté un piede sulla sabbia da cui partirono diverse linee di energia arancione diretta verso Diablo, il quale si trovò così intrappolato in una gabbia di roccia con la stessa forma del suo corpo. Shizu si rivolse allora ad Inori, già sull'attenti. “Inori, sai cosa fare!” La castana sorrise, concentrando il suo potere sul nemico intrappolato di fronte a sé.

“Sarà un piacere.” Quindi focalizzò tutte le sue energie sull'armatura, cercando di usarla per stritolare il demone, ma fu inutile, non la sentì minimamente piegarsi. Evidentemente non era fatta di metallo o era stata protetta per non essere influenzata dai suoi poteri. La guerriera di Saturno imprecò mentalmente. Almeno aveva dato tempo sufficiente a Silvia, Elena e Marisa per erigere una barriera che limitasse i danni alla spiaggia. “Avete finito i vostri preparativi? Io sì.”.

Mentre quelle parole riecheggiavano nell’aria, una strana energia di un curioso colore oro scuro iniziò a fuoriuscire dalla prigione di roccia creata da Erika; nello stesso tempo, questa iniziò ad incrinarsi vistosamente. “Kamen Rider Abomination: Agito!” Quando quell’improvvisa voce metallica risuonò, la gabbia andò in frantumi rivelando sotto un Diablo trasformato: ora la sua armatura mostrava delle parti modificate su petto, braccia e gambe di color oro scuro e sull’elmo presentava due corna simili alle tenaglie di uno scarabeide dello stesso colore.

“Ma…si è trasformato?!” esclamò Inori, scioccata come le compagne. “Sorprese? Tra poco, lo sarete ancora di più!” proclamò Diablo sparando una serie di colpi col suo fucile, Abraxas, ma anche questi erano mutati: ora un’aura negativa oro scuro sembrava impregnarli e ciò costrinse le Warrior a separarsi per evitarli, preferendo la prudenza. La scelta si rivelò giusta perché i proiettili esplosero come granate al momento dell’impatto col suolo. Intanto, il guerriero demoniaco ne aveva approfittato per estrarre una piccola croce scarlatta, simile a quella in cui aveva ridotto Takeshi Hongo poco prima, e la inserì in un’apertura sulla sua cintura; questa risplendette di una luce sanguinea mentre la voce misteriosa di prima esclamava: “Kamen Rider Abomination: Kabuto! Rider Form!”.

Diablo cambiò ancora: stavolta la corazza su petto, braccia e gambe cambiò in un colore sul rosso scuro e divenne più longilinea e aerodinamica, mentre le corna sull’elmo mutavano in una forma a Y, molto simile a quella della testa di uno scarabeo rinoceronte. “Ora preparatevi al peggio, Warrior!” esclamò il guerriero attivando di nuovo la sua cintura. “Clock Up!” Con quelle parole, Diablo scomparve nel nulla e, nemmeno un secondo dopo, ogni guerriera si ritrovò colpita da un colpo di incredibile potenza e finì a terra; ferite da lama si formarono sui loro corpi. L'unica a salvarsi, anche se solo in parte, era stata Silvia, che aveva rallentato parzialmente il tempo per evitarlo, ma si era procurata comunque una ferita al fianco.

“C-cos’è stato? Come ha fatto a muoversi all’improvviso con una tale velocità?!”, commentò stupefatta. Per quanto ne sapeva nessun demone aveva mai avuto quel potere, il male universale doveva aver davvero sudato sette camice nella creazione di quel nuovo soldato. Inferocita dalla realizzazione, la guerriera di Plutone infuse i pugni di pura tenebra, iniziando un breve scambio col mostro, che incassò apposta un montante, per poi bloccarla e rispondere con una violenta gomitata che la mandò al tappeto. Lì vicino, Reiko, vedendo la madre umiliata in quel modo, evocò una scia fiammeggiante diretta verso il Rider, riducendo la sabbia in vetro finissimo. Quello, tuttavia, se ne avvide e usò un fendente caricato a energia oscura di Malphas per dividere in due la fiammata; il colpo si rivelò però così forte che la corazza di mano e avambraccio del Rider oscuro rimase arroventata.

“Impressionante, principessa Aurora”, osservò chiamandola col suo vero nome, “ma non sufficiente se volete salvare vostra madre!” E inserì un’altra croce nella sua cintura. “Kamen Rider Abomination: Ryuki!” La corazza di Diablo mutò ancora, stavolta acquisendo un aspetto più metallico con placche e spallacci argentei contornati di rosso scuro, mente sull’elmo si formò una protezione metallica frontale simile a una maschera fessurata con due punte affilate rivolte verso l’alto. Così trasformato, il guerriero demoniaco mosse Malphas, avvolgendola in una fiamma nero pece che poi scagliò contro Reiko. “Mi sfidi col fuoco, Diablo?! Stolto!”, ribatté spavalda la guerriera di Marte generando a sua volta una fiammata unendo entrambe le mani. Fiamme rosse e nere si scontrarono in mezzo ai due scatenando una potente esplosione; quando però Reiko fece per attaccare ancora, rimase sbalordita nel vedere che l’avversario era scomparso. La Warrior si guardò intorno alla sua ricerca senza però trovarlo da nessuna parte. “Reiko! Sotto di te, ATTENTA!”, urlò di colpo Shizu. Troppo tardi: nel momento in cui Reiko abbassò lo sguardo verso terra, il riflesso di Diablo apparve sulla superficie vetrosa generata solo poco prima dall’attacco infuocato della guerriera di Marte. Il nemico si materializzò subito dopo davanti a lei, sferrando contemporaneamente un fendente avvolto in fiamme nere che la scagliò in aria, procurandole una vistosa ustione sul ventre prima di lasciarla ricadere rovinosamente a terra.

“Hm, sarai anche identica a Serenitatis, ma lei non si sarebbe mai fatta fregare in questo modo”, commentò Diablo apatico, mentre Shizu e Inori si drizzarono sentendo quel nome. Nanà, però, sconvolta e furiosa dalla vista dell’amica ferita, formò una palla di veleno gialla tra le mani e la sparò contro Diablo. Quest'ultimo fece per rispedirla al mittente con un fendente, ma qualcosa gli afferrò il gomito per tirarlo indietro e fargli cadere la spada.

“Che cazzo?!”, esclamò prima di venire preso in pieno e strisciare via di diversi metri. Ripresosi, provò a sparare con Abraxas, ma Elena e Itsuki furono più veloci: la prima lo colpì con un rapido jab sugli occhi, mentre la seconda con un calcio al fianco, iniziando un velocissimo corpo a corpo a tre. Grazie alla sua tecnica superiore, Diablo non avrebbe dovuto avere troppi problemi, ma la forza che l'aveva preso prima continuava a farsi sentire, deragliando i suoi colpi, facendogli lo sgambetto e rendendolo un facile bersaglio per gli attacchi magici delle Warrior, trasformando la spiaggia nell'imitazione di un campo minato. Il fatto che continuasse a resistere era comunque un testamento alla sua tenacia e forza.Nel mentre, Shizu non perse tempo e avvolse tutte, compresa sé stessa, con un'aura di luce curativa.

“Che c'è, Diablo, problemi quando non combatti contro un vecchio?”, lo canzonò Marisa scagliandogli contro una lancia d'acqua, evitata a malapena dal Rider con una capriola di lato, solo per poi venire scagliato nuovamente da quella forza invisibile contro uno scoglio. Rialzatosi, cercò di capire cosa stava succedendo, per quel che ne sapeva le ragazze non avevano né capacità di volo, né telecinesi. Poi si accorse che Martina era sparita e mise via Abraxas per prendere un'altra croce, sperando di averci visto giusto: “Kamen Rider Abomination: Kiva! Dogga Hammer!”.

L’armatura di Diablo mutò ancora diventando più simile che mai a quella di un pipistrello, con una forma elegante e avvolta sulle braccia da catene e l’elmo dotato di due punte analoghe alle orecchie del suddetto animale. Questa mutò subito di nuovo, divenendo estremamente robusta su torso, spallacci e braccia e di colore viola scuro, mentre nella libera mano sinistra gli comparve un enorme martello dello stesso colore, alto quasi quanto lui e dalla forma simile a un pugno chiuso. Con un’abile mossa, il guerriero demoniaco piantò il martello davanti a sé gridando: “True Eye!” Il pugno che era la testa del martello si aprì rivelando al suo interno un’enorme occhio rosso e iniettato di sangue che proiettò una forte luce davanti a sé. Nel giro di pochi istanti, la sagoma di Martina apparve a breve distanza da lui, le mani alzate per difendersi dal bagliore dell’arma.

“Bella mossa, capitano Florence, decisamente meglio dei cyborg che avete sconfitto al Cairo. Riconosco e mi scuso di averti sottovalutata perché non sei una Warrior Planet…”, disse Diablo brandendo spada e martello insieme, riferendosi ad alcuni cyborg sopravvissuti alla purga attuata nell'Eden anni prima e schieratisi con i demoni, ma che erano stati poi sconfitti pochi mesi prima dalla stessa Martina. “…ma non riaccadrà più!” E sferrò una serie di colpi che Martina schivò o bloccò facendo sfoggio della sua forza e riflessi sovrumani, merito della sua natura cyborg. “Non montarti la testa! Potenza non equivale a vittoria!”, urlò abbassandosi per evitare un colpo e centrando poi con un pugno il costato di Diablo, che fu costretto a ripiegare. Quando però lei provò ad incalzarlo, il Rider oscuro si toccò di nuovo la cintura: “Garulu Saber!”.

La pesante armatura diventò subito più snella e aerodinamica, acquisendo un colore blu notte e scomparendo dal braccio destro per concentrarsi invece soprattutto sul sinistro, mentre il martello svaniva a sua volta ed era rimpiazzato da una sciabola dorata dalla lama ondulata e la guardia a forma di testa di lupo. L’istante successivo, Diablo si mosse con tale rapidità che Martina lo perse di vista e venne investita da una tempesta di lame che la riempì di tagli e squarci su tutto il corpo, venendo addirittura sollevata da terra di un paio di metri per la violenza dell’attacco.

“Non scherzo mai quando dico che non sottovaluterò più il nemico, capitano Florence. Non fare il mio stesso errore, è l’unico consiglio che avrai da me!” disse beffardo il guerriero demoniaco. In quel momento, un’onda di acqua mista a veleno scagliata da Marisa e Nanà si diresse contro di lui costringendolo ad arretrare velocemente, ma dall’altra parte un turbine di vento e rocce generato dalla collaborazione di Elena e Erika lo fermò, stringendolo così in una tenaglia insieme all’altro attacco. Privo di vie di fuga, Diablo prese un’altra croce e la inserì fulmineo nella cintura: “Kamen Rider Abomination: Wizard! Hurricane, Please: Fu-Fu, Fu-Fu-Fu-Fu!”.

L’armatura del Rider oscuro divenne più liscia e lucida su torso ed elmo, assunse un colore verde scuro e produsse un mantello nero che scendeva dai fianchi del suo corpo intorno alle gambe. Subito dopo, questi roteò su sé stesso e generò così un tornado che lo sollevò in aria sopra le due ondate di attacchi, che si schiantarono invece una contro l’altra annullandosi a vicenda. Appena riatterrò, però, Diablo fu incalzato da Shizu, Inori e Itsuki; schivato il primo fendente della leader delle Warrior con la sua fidata Gabriel, una bellissima spada argentea, si colpì la cintura due volte: “Land, Dragon! Dogon-Dogon, Dogon-Dogon-Dogon!”.

Il colore della sua corazza cambiò in ocra scuro, mentre intorno a spalle e petto si formavano degli spallacci argento e neri e una placca simile al dorso della testa di un drago e sull’elmo apparivano due corna lunghe e sottili. Malphas sparì come Abraxas poco prima e due enormi artigli corazzati crebbero dalle mani del Rider oscuro, il quale li usò subito per contrastare i fendenti di Shizu e respingere i fulmini di Itsuki con colpi violenti e precisi. Dopo alcuni altri scambi, Diablo roteò di nuovo su sé stesso, ma stavolta il suo corpo agì come una trivella e scavò una profonda buca nel terreno all’istante, scomparendo agli occhi delle avversarie. Nessuna di queste ultime fece poi in tempo a reagire perché Diablo spuntò fuori proprio dietro a Shizu e la centrò con una doppia artigliata incrociata alla schiena, mandandola a rovinare a terra con profondi segni di taglio sulla schiena.

A quella vista, Inori non ci vide più: inferocita, la giovanissima guerriera di Saturno formò delle lance metalliche a mezz'aria, lanciando un'autentica raffica contro l'avversario. Diablo riuscì ad afferrarne e romperne diverse con gli artigli, ma la sua attuale forma non era il meglio in termini di riflessi e una delle aste lo prese dritto nel braccio. Silvia, vedendo l'occasione, ne approfittò per prendersi una rivincita da prima e, avvicinandosi, gli sparò una sfera d'oscurità direttamente ai piedi. Il demone, scagliato in aria, provò a riacquistare l'equilibrio, ma la custode delle dimensioni fu per una volta più veloce e lo scagliò a terra con un colpo di taglio, per poi dargli un calcio proprio...lì.

“Trucchetto insegnatomi da certi Troll: ‘colpire sempre nelle gronk nuks(1)”, commentò ironica scrocchiando il collo e illuminando le mani di una luce nera, che si originò anche sotto il Rider. Un istante dopo, un’enorme colonna nera esplose da quel bagliore e avvolse completamente il corpo del nemico, apparentemente annientandolo una volta per tutte.

“Ce l’abbiamo fatta!” esclamò Itsuki alzando un pugno in segno di trionfo.

“Kamen Rider Abomination: W! Heat, Metal!” Quelle parole riecheggianti spazzarono via la piccola speranza di vittoria delle guerriere come polvere al vento, mentre la colonna di energia oscura veniva dispersa dal turbinoso movimento di un bastone dall’aspetto metallico comparso nelle mani di Diablo. Il nemico era cambiato di nuovo: ora la sua armatura era diventata più liscia ed era formata da placche di due colori diversi e divisi da una linea che correva verticale dalla testa al mezzo delle gambe, come se il suo stesso corpo fosse ora diviso in due; le placche a destra erano rosso scuro, a sinistra grigio scuro. Sulla fronte dell’elmo ora spiccava un curioso ornamento a W. Silvia sospirò amara.

“Sei davvero un nemico resistente e ostinato…”.

“Proprio come voi, Warrior Plutonis” replicò Diablo battendo il bastone sulla spalla destra. “Devo ammettere che la vostra mossa è stata a dir poco subdola e brutale, ma perfettamente logica e astuta. Inoltre, tutte voi avete delle abilità notevoli e un gioco di squadra invidiabile. Meritate la vostra fama e anche di più. Tuttavia, adesso è tempo di mettere fine a questa battaglia.” Gettò via il bastone che scomparve in un bagliore ed estrasse un’altra croce; questa però sembrava leggermente diversa: la luce interna di cui risplendeva era molto più viva e inquietante di quelle delle altre da lui usate fino a quel momento. Diede quindi la sua minaccia: “Il tempo dei giochi è finito.”.

In risposta, Shizu e Reiko evocarono i rispettivi scettri, mentre le altre guerriere vennero circondate dalle aure dei loro elementi, pronte a qualsiasi cose quel guerriero formidabile avesse in mente. “Fa’ pure del tuo peggio, Diablo! Verrai sconfitto in nome della regina Eternity!”, dichiarò la prima, pronta a combattere.

“In nome di Lord Astaroth e degli Inferi, vi sconfiggerò!” E inserì la croce. “Kamen Rider Abomination: Amazon!” L’energia negativa avvolse l’intero corpo di Diablo, che stavolta mutò in una forma più simile ad una pelle di rettile che ad un’armatura o all’esoscheletro di un artropode: era spessa e squamosa, di un colore verde scuro con zigrinature scarlatte tranne su petto e addome divenuti invece giallo scuro e con una muscolatura molto sviluppata. Avambracci, mani e piedi si ricoprirono invece di una corazza nera e svilupparono artigli affilati sulle dita e punte acuminate sotto di essi, mentre l’elmo assunse a sua volta fattezze rettiliane, sviluppando creste sulla sommità e ai lati e una bocca dentro la quale si potevano scorgere denti affilati. La trasformazione fu così diversa dalle precedenti che le guerriere planetarie non poterono non rimanere indifferenti..

“Ma che cos’è…?”, chiese turbata Reiko. Non ebbe altra risposta, però, della carica improvvisa di Diablo, il quale si scagliò verso di loro emettendo una serie di grida acute; attacchi di ogni natura elementale furono scagliati dalle Warrior in direzione del nemico, ma questi li evitò tutti con una serie di balzi e scatti laterali rapidi come quelli di un serpente. Con un ultimo balzo, il Rider oscuro atterrò in mezzo a loro e iniziò a menare attacchi a destra e a manca sia con gli artigli che con le punte affilate sugli arti, ma la precisione e la tecnica mostrate fino a quel momento in battaglia erano scomparse del tutto, in favore invece di uno stile di combattimento caotico e feroce. Il cambiamento di stile fu così improvviso e radicale che le Warrior ne rimasero spiazzate e subirono subito una serie di duri e violenti colpi che danneggiarono le loro vesti e lacerarono la loro carne in più punti. Quando poi riuscirono finalmente a reagire, la situazione non cambiò molto: il loro avversario sembrava un berserker ora, ringhiante e urlante mentre colpiva ogni guerriera, sebbene questa rispondesse con tutto ciò che aveva, eppure manteneva ancora un’insolita eleganza e un’abilità incredibile, analoghe a quelle di un rettile al momento dell’attacco sulla sua preda.

Era uno stile di combattimento impossibile da prevedere e, inoltre, come realizzarono molto presto, forza e velocità di Diablo erano cresciute in maniera impressionante ed erano almeno triple rispetto a prima. Quella combinazione si rivelò tremendamente efficace e presto le Warrior si trovarono ansimanti e barcollanti per i terribili colpi subiti. A quel punto, il nemico balzò in alto e piombò su Erika, Marisa ed Elena urlando: “Diablo Dai Setsudan!” Il suo avambraccio si rivestì di energia negativa e con esso colpì in discesa le tre Warrior, ferendole gravemente e scagliandole a terra; in un bagliore di luce, le tre si ritrovarono poi spogliate delle loro trasformazioni.

“NO!”, urlò Shizu sconvolta, ma stavolta non ebbe tempo di aiutarle poiché Diablo prese fulmineo un’altra croce e la inserì nella cintura: “Kamen Rider Abomination: Stronger!” La sua corazza riprese sembianze simili all’esoscheletro di un insetto, sviluppando un aspetto lucido e robusto e formando di nuovo sull’elmo un corno simile a quello di uno scarabeo rinoceronte ma più grande e largo del precedente; inoltre, su spalle e petto gli si formò una curiosa protezione rigonfia rosso scuro con sopra tatuata una grande S nera. A quel punto, il guerriero demoniaco colpì una volta la cintura: “Charge Up!” La S sulla corazza si rovesciò su un lato e questa divenne striata di bianco, mentre il corpo si irrobustiva visibilmente e il corno diventava più imponente e anch’esso con un tratto bianco sulle punte; infine, scariche elettriche si formarono intorno alla figura del Rider oscuro, formando una sorta di secondo strato di aura.

La trasformazione, però, non impressionò affatto Itsuki, la quale si scagliò contro di lui ricoprendosi a sua volta di un’aura elettrica, seguita subito dopo da Martina e Nanà, la prima che caricava un laser, e la seconda con un’aura velenosa che la avvolgeva. “MALEDETTO!” Silvia, percependo qualcosa di terribilmente pericoloso nel nemico, cercò di fermarle tenendo anche dietro di sé Shizu, Reiko e Inori: “No, FERME! Non avvicinatevi a lui!”.

Troppo tardi. Nel momento in cui furono a portata, Diablo ruotò su sé stesso sferrando un calcio tornado supercaricato di elettricità: “Diablo Electro Spinning Kick!” Una devastante energia fulminante si sprigionò dal movimento e spazzò via senza problemi le aure di Itsuki e Nanà insieme al raggio laser sparato un istante prima da Martina; le tre furono poi investite dalla piena potenza del colpo e scagliate lontano. Atterrarono rovinosamente e rimasero a terra rantolanti, mentre la trasformazione abbandonava anche Itsuki e Nanà. Le Warrior rimaste fissarono prima le loro amiche sconfitte poi il nemico in piedi davanti a loro, una paura tremenda e incontrollabile che iniziava a pervaderle. Quel colpo elettrico era stato così potente che, anche se non ne erano state colpite, percepivano l’elettricità diffusa nell’aria che inibiva e rendeva insensibili i loro sensi. Davvero possedeva tutta questa forza? Diablo, intanto, aveva estratto un’altra croce.

“Warrior Neptunus”, disse rivolto all’atterrata Marisa. “Tu prima hai detto che sono in difficoltà a non affrontare un vecchio, giusto? Non dovresti parlare male degli anziani, lo sai? Soprattutto quando questi sono ben più forti ed esperti di te. Lasciate che vi mostri, Warrior Planet, la vera forza del nostro capostipite!” E inserì la croce. “Kamen Rider Abomination: Ichigo!” La sua armatura acquisì un colore tra il rosso e il verde scuro mentre diveniva più robusta e muscolosa che mai, acquisendo anche un elmo nero pece dalla forma simile all’incrocio tra una cavalletta e un pipistrello. Gli occhi dorati brillarono come fari e la sua intera figura sembrò avvolgersi in un’aura incredibile. Quella vista sconvolse e atterrì Silvia, la quale sembrò anche realizzare qualcosa: “Quella forma… Assomiglia a Takeshi… Non è possibile! Allora tu stai…!”.

Diablo non rispose e si scagliò invece contro di loro. Shizu e Reiko reagirono subito tentando di colpirlo con le loro spade, ma lui evitò i colpi e le atterrò con due potenti destri, per poi evitare con una capriola tre lance metalliche scagliate da Inori. La piccola Warrior Saturnus evocò una spada corta per colpire da vicino, ma questa venne intercettata e sbalzata via da Malphas, riapparsa nella mano destra del Rider oscuro. Silvia scattò per proteggere la giovane attaccando Diablo con diverse raffiche d’energia oscura, ma questi le evitò o deviò con la sua spada, per poi voltarsi e bloccare fulmineo altri fendenti dalle ripresesi Shizu e Reiko. Le due usarono allora i loro scettri e scagliarono insieme un doppio raggio di energia bianca e fuoco, ma Diablo divise in due l’attacco con un fendente discendente, poi si scagliò su di loro attaccandole con una serie di tecniche di scherma miste ad arti marziali così avanzate ed esperte che le due ne furono presto sopraffatte. Un calcio violento sbatté via anche Inori mentre cercava di prenderlo alle spalle e un fendente di energia nera fece ripiegare in fretta Silvia.

Le quattro Warrior rimaste si affiancarono per supportarsi e contrattaccare insieme, ma il Kamen Rider demoniaco non gliene diede il tempo e, fatta svanire Malphas, toccò la propria cintura, che prese a emanare una fortissima aura tra il verde scuro e il rosso sangue che avvolse la sua gamba. Il guerriero oscuro spiccò un balzo e discese verso di loro tendendo l’arto: “Diablo Kick!” In un ultimo disperato tentativo, Silvia evocò uno scudo nero per difesa, ma dopo pochi secondi questo venne sfondato senza problemi e il calcio di Diablo sprigionò una tale energia negativa che le Warrior vennero tutte scagliate lontano e atterrate; con un ultimo bagliore di luce, anche le loro trasformazioni svanirono. Diablo si volse a guardarle mentre rimuoveva la croce dalla cintura e il suo aspetto originale ritornava.

“Avete grandi poteri, non c’è dubbio, ma mi aspettavo comunque di meglio. Davvero anche tutte insieme non sapete nemmeno infliggermi una ferita consistente? Forse vi ho sopravvalutate... Che delusione.” Le guerriere planetarie lo guardarono con un misto di odio e impotenza, ma di tutte fu solo Silvia a parlare: “TU, dannato! Cos’hai fatto realmente a Takeshi? Quello era il suo potere, lo riconosco! E anche tutti quelli che hai usato finora… Tutti simili al suo! Erano i poteri di altri Kamen Rider, vero? Si può sapere chi o cosa sei? Cosa sono davvero quelle croci?”, Diablo parve pensarci su.

“Molto perspicace, Warrior Plutonis. Va bene, vi dirò un piccolo segreto: queste croci non sono semplici oggetti demoniaci, ognuna di esse contiene una frazione del potere dei vari Kamen Rider esistiti nel corso del tempo e ancora esistenti. Normalmente possono conferirmi solo una parte della forza e delle capacità del Rider corrispondente, ma se sconfiggo quel Rider e assorbo la sua anima nella croce, allora posso usare tutti i suoi poteri al loro massimo senza problemi e combinarli ai miei.” Le lenti dorate parvero brillare di pura malizia. “In parole povere…io sono un cacciatore di Kamen Rider.”.

“Tu…sei un mostro”, disse invece Shizu, fissandolo disgustata. Diablo non le rispose e mise via la croce per poi incrociare le braccia.

“Che fare con voi ora? Dovrei eliminarvi, ma è disonorevole eliminare avversarie palesemente più deboli, soprattutto quando queste sono già sconfitte.” Il guerriero demoniaco fece quindi per andarsene in volo. Riteneva di aver concluso la prima parte del suo compito, avendo anche infuso nei cuori dei suoi nemici una paura quasi primordiale, ma al terzo passo si bloccò, sentendo uno strano dolore al cuore e una voce a dir poco terrificante nella propria mente.

“Diablo, povero sciocco, cosa pensavi di fare? Quelle ragazze sono il cuore dei sopravvissuti del regno dell'Amor Dei(2), uccidile subito e qualsiasi speranza di ricostruire il loro regno sarà perduta.” Il Rider oscuro aveva riconosciuto la voce ovviamente, era quella di suo padre, il male universale, il signore dei demoni... Astaroth in persona, uno degli angeli caduti che si ribellarono contro il paradiso insieme a Lucifero.

“Mio signore, sono già a terra ed esauste. Quando verranno soccorse, potranno raccontare ai loro compagni della nostra nuova forza, terrorizzandoli! E forse avranno anche una morte più dignitosa di questo breve combattimento.” Il dolore che sentì aumentò all’improvviso, mentre Astaroth continuava a parlargli con gelida rabbia.

“Evidentemente Serenitatis ti ha dato più problemi di quanto pensassi. NON DEVI GIOCARE CON IL NEMICO, DEVI UCCIDERLO ALLA PRIMA OCCASIONE! Fallo subito, o verrò lì di persona e sai cosa succede quando sono arrabbiato, vero?! Poi non vorrai perdere l'occasione di vendicare Belphegor(3)!” Non c'era bisogno di dirlo: durante i suoi allenamenti, Diablo aveva avuto modo di vedere quanto il proprio genitore fosse distruttivo, l'aveva sperimentato sulla propria pelle e l'aveva visto succedere a chiunque arrivasse con cattive notizie. Se Astaroth fosse venuto lì di persona, avrebbe ridotto l'intero Giappone in una manciata di sassi.

Era disposto a uccidere e morire in battaglia, ma macchiarsi indirettamente della morte d'innocenti era una cosa totalmente diversa. Sospirando, si voltò verso le sconfitte e, fatto ricomparire Abraxas tra le sue mani, lo caricò d'energia puntandolo contro Shizu, davanti alla quale si mise subito Martina a braccia aperte. Non aveva abbastanza energia per formare neanche una barriera, ma non avrebbe mai permesso che la ragazza che più ammirava al mondo morisse in quel modo.

“Principessa Anastasis, capitano, mi dispiace. Dipendesse da me vi avrei lasciato andare per permettervi la rivincita in un'altra occasione, ma i piani alti hanno deciso altrimenti”, disse il guerriero demoniaco, una nota amara nella voce. “Il meglio che posso fare per voi è essere il più indolore possibile e raccontare la vostra ultima battaglia all'Ammiraglio Moonlein e alle generazioni che verranno. Mi assicurerò che il vostro nome venga ricordato e rispettato dai miei simili e dai nostri alleati.” Il suo dito si mosse lentamente sul grilletto, mentre le ragazze si preparavano ai loro ultimi istanti: Marisa ed Elena si abbracciarono, ricordando i loro giorni da orfane affrontati insieme; Itsuki, Nanà, Inori ed Erika ripensarono ai compagni di scuola, ai genitori adottivi e all'equipaggio di Xana, augurando loro ogni bene; Silvia prese piangendo Reiko, focalizzando il più vividamente possibile il viso di Michael, mentre la corvina pensò con rammarico alla figlia Angelica, che non sarebbe mai nata; Martina pensò alla sorella Katia, che aveva riabbracciato solo da pochi mesi, e Shizu ripensò alla sua vecchia vita nell'Eden e alla sorella Serenitatis che ancora non era riuscita a liberare.

-No, non può finire così-, si disse mentalmente, sperando in un miracolo...che avvenne. Poco prima che Diablo potesse sparare il suo colpo energetico, l'aria attorno a loro cominciò a cambiare, trasformandosi in una strana serie di onde da cui uscì un proiettile che colpì la mano del Rider diavolo, disarmandolo e facendo finire il colpo diretto alle Warrior in acqua.

“Chi ha osat... T-tu?!”, fece Diablo voltandosi, stupito (ma non esattamente dispiaciuto) da quell'improvviso intervento. Le sue precedenti avversarie guardarono nella sua stessa direzione, trovando un nuovo guerriero. Era vestito con un'armatura rosa scuro, a tratti viola-rossi e strisce bianche e nere sul lato. L'elmo presentava occhi simili a quelli di Diablo ma verdi, e strane decorazioni rettangolari. Scese dalla moto con un gesto elegante, mostrando nella mano la pistola da cui era partito il colpo, bianca e rettangolare.

“Scusate il ritardo, signore, Angelica non è mai chiara sugli orari”, esordì il misterioso venuto. “A-Angelica?!”, non poté non domandare Martina, colma di sorpresa, incredulità…e speranza.

“Allora tu sei…?” Il corpo del nuovo arrivato brillo per un istante prima di rivelare il suo vero aspetto: un giovane uomo dai tratti orientali con corti e mossi capelli castani e occhi neri, indossante un maglione rosa scuro con sopra una giacca blu, un paio di jeans semplici e un paio di scarpe sportive. Ma la caratteristica che più spiccava del suo abbigliamento era l’enorme cintura dall’aria cibernetica, con uno schermo frontale circondato da strani simboli e due grossi pulsanti ai lati di esso. Il bel volto del giovane aveva una curiosa espressione tra il sereno e l’annoiato, come se si stesse chiedendo come fossero possibili simili situazioni.

“Solo un Kamen Rider di passaggio”, rispose a Martina. “Uno col quale la vostra amica ha già avuto alcuni contatti e che detesta gli imitatori. Chiamatemi Tsukasa. Kadoya Tsukasa.” In quel momento, Diablo si avvicinò di qualche passo, fronteggiandolo.

“Kamen Rider Decade. Il distruttore di mondi”, mormorò tra l’ammirato e il compiaciuto. “Non hai idea di con quanta fatica ti abbia finora cercato… Credevo che ti avrei trovato solo per ultimo, alla fine di tutto, invece ti sei presentato tu da me spontaneamente… Quale immensa fortuna!” Con un gesto, fece comparire Malphas nella mano destra. “Sembra che avrò la mia vera sfida prima di quanto sperassi!”.

“Sei proprio un esaltato… I tipi come te sono una vera seccatura”, replicò quasi svogliato Tsukasa. “Non ti ha insegnato nessuno poi che bisognerebbe essere più gentili con le signore? È ora di un ripasso.” Alzò una curiosa carta sulla quale era raffigurato un volto simile a quello dell’elmo che portava poco prima. “Henshin!”, esclamò infilando la carta in una fessura apposita sopra la cintura e premendo infine i pulsanti ai lati. “Kamen Ride: Decade!”.

Lo schermo della cintura materializzò e pronunciò quelle parole con voce metallica, mentre una serie di figure evanescenti si materializzavano intorno a Tsukasa per poi fondersi con lui, formando una versione sbiadita dell’armatura vista in precedenza. Subito dopo, una serie di forme rettangolari nere fuoriuscirono dal suo petto e si fusero con l’elmo, creando le decorazioni viste in precedenza e, allo stesso tempo, l’armatura si completò assumendo il precedente colore rosa scuro con tratti bianchi e neri. Il Kamen Rider si pulì le mani con aria soddisfatta prima di estrarre la sua curiosa pistola rettangolare e convertirla in una spada lunga. “Avanti, vediamo che sai fare, imitatore.”.

“Con piacere!” Con quell’urlo, Diablo si scagliò sul nuovo avversario brandendo Malphas; Decade rispose bloccando il colpo e sferrando una rapida stoccata che fece indietreggiare il demone, il quale sferrò allora una sequenza di tre fendenti che l’altro parò o deviò senza problemi, le lame che sprigionavano scintille ogni volta che s’incrociavano. A quel punto, con una mossa improvvisa e fulminea, Decade aprì la guardia del nemico e lo centrò al petto con due rapidi fendenti che lo fecero barcollare, per poi concludere l’azione con un affondo che costrinse di nuovo Diablo ad arretrare rapidamente. Il Rider oscuro non perse tempo ed evocò Abraxas puntandola contro Decade, il quale modificò la sua arma di nuovo nella forma di pistola mentre nello stesso tempo estraeva un’altra carta da un contenitore rettangolare sul suo fianco e la infilava nella cintura per attivarla. “Attack Ride: Blast!”.

La pistola di Decade sparò una raffica di colpi energetici con la stessa frequenza di una mitragliatrice e in un’ampia rosa di fuoco, riuscendo così non solo a contrastare i colpi diffusi dell’arma di Diablo, ma anche a superarli e colpire il guerriero demoniaco facendolo barcollare. Subito, Decade ne approfittò e, ritrasformata la sua arma in una spada, scattò in avanti e fendette il corpo dell’avversario con tale forza da scagliarlo in aria e mandarlo a crollare rovinosamente al suolo. Ringhiando di rabbia, Diablo riuscì tuttavia a rialzarsi quasi subito. “Sei davvero forte, Decade-senpai. Non posso trattenermi contro di te!”, urlò estraendo una delle sue croci e inserendola nella cintura. “Kamen Rider Abomination: Kabuto! Rider Form!”.

Riassunta la forma simile a uno scarabeo rinoceronte, Diablo toccò la cintura e, non appena il comando: “Clock Up!” risuonò di nuovo, scomparve alla vista del rivale. Ricordando il pericolo corso in precedenza, Shizu cercò di avvertire Decade: “Stai attento! Diablo si sta muovendo a velocità supersonica! Non lasciare che ti colga di sorpresa!”.

Quest’ultimo, però, non ne parve turbato. “Non c’è problema. Se vuole davvero giocare a questo gioco, se ne pentirà amaramente”, disse estraendo una nuova carta e inserendola nella cintura per poi attivarla. “Kamen Ride: Blade!” L’armatura di Decade mutò completamente acquisendo placche e protezioni metalliche simili a quelli delle corazze medioevali e sull’elmo si formò una curiosa decorazione che ricordava una lama. A differenza di Diablo che aveva solo alterato in modo quasi deforme il suo corpo, però, la trasformazione di Decade sembrava ben più naturale e profonda, come se fosse divenuto un Rider completamente nuovo.

Il guerriero inserì subito un’altra carta nella cintura: “Attack Ride: Metal!” Il suo intero corpo divenne argenteo, quasi si fosse completamente metallizzato all’istante, e diverse scintille iniziarono a sprigionarsi dal suo corpo. Qualche secondo dopo, le Warrior realizzarono meravigliate che quelli erano i colpi di Diablo che rimbalzavano impotenti sulla corazza di Decade. Con un movimento rapido e preciso, infine, questi sollevò la spada e bloccò il successivo attacco del nemico costringendolo a fermarsi; Decade spinse indietro il rivale e attivò una nuova carta: “Attack Ride: Mach!” Scattando in avanti con una velocità persino superiore a quella di Diablo, Decade lo travolse con una raffica di fendenti che lo mandarono a rotolare al suolo. Tutt’altro che sconfitto, però, il guerriero demoniaco si rialzò e attivò un’altra croce; nel vedere la sua azione, Decade attivò in risposta una delle sue carte: “Kamen Rider Abomination: Hibiki!”,“Kamen Ride: Ryuki!”.

Diablo mutò in una nuova forma dai tratti vagamente simili a quelli di un oni, con una corazza robusta e bitorzoluta tra il viola e il rosso scuro e un elmo dai tratti più demoniaci che mai, mentre Decade divenne una versione più umana del Ryuki assunto in precedenza dal nemico, con un’armatura rossa e argento e un elmo rinforzato con visiere e corna. I due si scagliarono uno contro l’altro, incrociando più volte le lame e colpendosi a vicenda almeno un paio di volte prima di separarsi e distanziarsi con un balzo; allora Diablo puntò sia Malphas che Abraxas contro il Rider avversario e sparò da essi una raffica di palle di fuoco, ma Decade avanzò senza esitare neutralizzando ogni colpo con la propria arma. Quando fu davanti al nemico, sferrò diversi attacchi che l’altro bloccò con fatica prima di allontanarsi, a quel punto, Diablo toccò e attivò ancora la sua cintura, mentre Decade inserì una nuova carta nella propria per attivarla: “Ongekibou-Rekka!”, “Attack Ride: Strike Vent!”.

Le armi di Diablo si ricoprirono di fiamme nere di un’intensità spaventosa, mentre sul braccio destro di Decade si formava un bracciale rosso cremisi dalla forma rispecchiante una testa di drago orientale. I due si puntarono a vicenda le rispettive armi addosso e, da una parte, le armi di Diablo unirono le loro fiamme in un’unica, grande fiammata nera, dall’altra, la testa di drago di Decade soffiò un vero e proprio torrente di fuoco scarlatto. I due attacchi sembrarono equivalersi per un po’, ma alla fine la forza di Decade si rivelò di nuovo superiore e la fiammata rossa respinse quella nera per poi investire in pieno Diablo. Il demone urlò di dolore e cadde in ginocchio, ferito e ansimante.

“Che c’è? Hai già finito, imitatore? Mi aspettavo…di più”, lo canzonò Decade pulendosi di nuovo le mani. Le Warrior erano sconvolte: quel nemico che fino a poco prima pareva invincibile stava venendo messo in difficoltà dal nuovo arrivato con incredibile facilità. Possibile che fosse davvero così forte?! -No, non è solo lui- rifletté Silvia. -Tsukasa è certamente molto forte e abile, ma non è tutto qui. Ha gli stessi poteri di mutazione in altri Kamen Rider di Diablo, tuttavia sembra essere ben più esperto nell’usarli. Oltre a questo, anche se cerca di non darlo a vedere, Diablo è senza dubbio stremato. Per quanto sia potente, non potrebbe mai affrontare prima Takeshi e poi noi dieci insieme senza conseguenze. Questo significa che ora è il momento giusto per eliminarlo! Tsukasa potrebbe di sicuro farcela, ma è meglio dargli una mano in ogni caso- I suoi occhi si fissarono su Shizu, la quale annuì e prese a concentrare le forze rimanenti nel suo scettro.

Intanto, Diablo si era rialzato e fronteggiava l’avversario senza esitare. “Finito io?! Ho appena cominciato!” E inserì una nuova croce nella cintura: “Kamen Rider Abomination: Skyrider!” La corazza del demone divenne lucida e dura come l’esoscheletro di un insetto, rosso scura sul busto e verde scura sugli arti, mentre l’elmo diventava simile a quello di una cavalletta come Ichigo. “Preparati, Decade-senpai!”, dichiarò balzando in aria e iniziando incredibilmente a volare velocissimo intorno al campo di battaglia, come una libellula pronta a colpire la preda. Decade, in risposta, prese un’altra delle sue carte. “Proviamo un po’ i miei nuovi poteri…” E la inserì nella cintura per poi azionarla. “Kamen Ride: Fourze!”.

La sua armatura mutò in una di colore bianco dall’aspetto a dir poco inusuale: sembrava una tuta da astronauta con tanto di jetpack ed elmo simile a un razzo di forma triangolare con occhi insettoidi arancioni. Senza perdere tempo, Decade attivò un’altra carta: “Form Ride: Fourze Super Rocket!” Il colore bianco della corazza divenne arancione vivo e, sulle braccia, gli si formarono due enormi razzi missile dello stesso colore. Questi si accesero e proiettarono Decade verso l’alto, facendolo volare con straordinaria velocità dietro a Diablo. I due s’incrociarono e scontrarono più volte in cielo, alla pari finché Decade non attivò un’altra carta: “Final Attack Ride: F-F-F-Fourze!” I due razzi emisero una potenza incredibile dalla parte posteriore e, mettendo le braccia orizzontali, il Rider li sfruttò per roteare rapidissimo su sé stesso e creare un vero e proprio turbine che investì più volte Diablo prima di colpirlo in pieno e inchiodarlo a terra. Il demone si rialzò e attivò un’altra croce, subito seguito da Decade con una delle proprie carte: “Kamen Rider Abomination: Stronger!”, “Kamen Ride: OOO!”.

Diablo si ritrasformò nella contorta forma di uno dei 7 Rider leggendari, la stessa usata per sopraffare poco prima buona parte delle Warrior Planet, mentre Decade assunse invece la forma totalmente nuova di un Kamen Rider con un’armatura tricolore e sembianze animali: l’elmo rosso ricordava un falco, il busto giallo una tigre e le gambe verdi una cavalletta. Sul petto svettava un grande simbolo circolare dove erano impresse le sagome delle teste dei tre animali in questione nella stessa posizione, falco sopra, tigre nel mezzo e cavalletta sotto. I due si scontrarono con una serie impressionante di mosse di arti marziali, inizialmente alla pari, ma poi Decade prese di nuovo in mano il duello quando sui dorsi delle sue mani crebbero tre artigli di tigre lunghi circa mezzo metro, coi quali prese a fendere implacabile prima le braccia e poi il busto di Diablo.

Il demone spiccò un balzo e provò a colpirlo con un calcio rotante, ma l’altro tramutò le proprie gambe nelle zampe posteriori di una cavalletta e spiccò a sua volta un balzo, arrivando però sopra il nemico e riuscendo così a centrarlo con un calcio in capriola, spedendolo al suolo. Diablo si rialzò più furioso che mai e batté con forza sulla cintura: “Charge Up!” La S sul suo petto si rovesciò e il Rider oscuro assunse di nuovo la forma più potente di Stronger, avvolgendosi subito in un’aura elettrica di incredibile potenza. Con uno scatto fulmineo, fu su Decade e prese a tempestarlo di pugni carichi di saette scarlatte che fecero arretrare rapidamente il Rider, chiaramente in difficoltà. Dopo che l’ennesimo colpo lo fece rovinare a terra, Decade si rimise in piedi ed estrasse una nuova carta che attivò subito: “Form Ride: OOO Shauta!” La sua armatura mutò divenendo si diverse sfumature di blu e azzurro, mentre anche i tratti animali mutavano: l’elmo riproduceva un’orca, il busto un’anguilla elettrica e le gambe un polpo; nello stesso tempo, anche i simboli sul petto variarono divenendo raffigurazioni dei tre nuovi animali.

“Non ti permetterò di contrattaccare!”, urlò Diablo assalendolo, ma Decade aveva già attivato l’ennesima carta: “Attack Ride: Invisible!” Il guerriero sparì nel nulla un istante prima che il pugno carico di elettricità del nemico potesse colpirlo, il quale rimase a guardarsi intorno interdetto alla sua ricerca. “Dove sei, Decade-senpai? Pensi forse di battermi con questi trucchetti?” “In amore e in guerra, tutto è lecito. Non lo sai…kouhai?” Quelle parole ancora riecheggiavano nell’aria che due fruste azzurre simili al corpo di un’anguilla comparvero dal nulla dietro Diablo, si avvolsero intorno a lui e lo trascinarono di peso nel mare vicino, facendolo sparire rapidamente tra i flutti. Numerose esplosioni si sollevarono dal pelo dell’acqua, segno della violenta battaglia in corso sotto la superficie, finché una di queste non scagliò in aria la figura di Diablo, seguito subito dopo da Decade, il quale stava attivando una nuova carta: “Final Attack Ride: O-O-O-OOO!”.

Dalle sue braccia si rimaterializzarono le due fruste di prima e, con una rapida mossa, le avvolse intorno a Diablo, immobilizzandolo. Il demone emise una serie di scariche elettriche dal corpo per liberarsi, ma queste furono contrastate da altre scariche emesse stavolta dalle fruste stesse; subito dopo, venne tirato verso Decade, dalla cui vita spuntarono ben otto tentacoli di polpo che si unirono e iniziarono a roteare insieme come una trivella. Diablo venne tirato proprio contro la punta della trivella, che penetrò in profondità nella sua corazza e lo trascinò con sé fino a terra, schiantandolo violentemente. Il Rider oscuro riemerse dal punto dell’impatto barcollante e ferito seriamente, ma Decade non sembrò essere intenzionato a dargli tregua perché inserì un’altra carta nella cintura: “Form Ride: OOO Sagozou!” La corazza mutò in una forma grigio metallizzata e nera ben più robusta e corazzata della precedente e cambiò ancora una volta i suoi tratti animali: l’elmo ora aveva le sembianze di rinoceronte, il busto di gorilla e le gambe di elefante e così pure i simboli sul petto cambiarono per rappresentarli. Così trasformato, Decade attaccò Diablo colpendolo con dei ganci così potenti che l’aria vibrò intorno a loro ad ogni impatto e il demone si ritrovò ad arretrare vistosamente, troppo stanco e ferito per resistere a quell’assalto così feroce. Un potente montante lo fece poi volare indietro e permise a Decade di attivare di nuovo la carta di poco prima: “Final Attack Ride: O-O-O-OOO!” Diversamente da prima, il Rider saltò in alto per poi atterrare a piedi uniti con tale violenza che il terreno tra lui e Diablo si spaccò lanciando in aria numerosi detriti e rocce di varia misura, che, come attratti da una forza magnetica, si avvolsero intorno al demone, ricoprendolo. Così bloccato, Diablo venne infine trascinato da quelle stesse rocce verso Decade, il quale lo colpì in contemporanea con entrambi i pugni e la testa corazzata caricati di una potentissima energia argentea. Il triplo impatto fu tanto forte ed efficace che Diablo volò per parecchi metri prima di rovinare al suolo, perse la trasformazione in Stronger e sembrò finalmente incapace di rialzarsi, anche se era rimasto ancora cosciente.

Apparentemente soddisfatto della sua vittoria, Decade riassunse la sua forma originale e si pulì ancora le mani. “Come pensavo, non sei altro che la brutta copia di un Kamen Rider e pure un imitatore piuttosto scadente. Pensi che possedere un po’ di forme tra le quali intercambiare ti renda invincibile? Hai potenziale, certo, ma ti manca esperienza e pecchi inoltre di arroganza: hai voluto sfidarmi senza esitazioni dopo diversi scontri uno più sfiancante dell’altro… Come speravi di battermi?”.

“Da-davvero…impressionante…”, mormorò il demone, più ammirato che furioso o preoccupato. “Decade-senpai…come immaginavo… Siete voi l’ostacolo più grande per il completamento della mia caccia ai Rider.” Provò a rialzarsi, ma ricadde in ginocchio. Al contrario di quanto aveva detto prima, lo scontro con le Warrior era stato molto più gravoso del previsto: se queste ultime fossero già state a conoscenza dei suoi poteri, avrebbero anche potuto ucciderlo.

“Diablo...”, risuonò la voce di Astaroth nella sua testa. “S-sire”, disse il combattente, stupito dal tono di voce. Non era arrabbiato (apparentemente).

“L'Arcadia sta arrivando in quella zona, troppo velocemente persino per me, e tu non sei nelle condizioni di affrontare la nave più potente dell'universo, insieme a Decade e le Warrior. Scappa con un portale, ci sarà tempo per combattere un altro giorno.” Sotto l'elmo Diablo digrignò i denti, gli sarebbe piaciuto parecchio combattere contro l'Ammiraglio Moonlein, ma equivaleva a morte sicura e alla fine dei suoi sogni. Premette un pulsante sulla sua cintura, creando una vibrazione nell'aria che si trasformò in breve in un portale nero.

“Decade-senpai, Warrior, capitano... mi dispiace lasciarvi così, ma devo andare. Non temete, però, tornerò a breve per lavare l'onta di questo giorno, vedete di diventare più forti anche voi”, gridò mettendo un piede nel portale, ma i suoi avversari avevano altri piani.

“Non prima di averci restituito gli Showa Rider!”, commentò Decade, correndogli contro e sparandogli una serie di colpi, parati a malapena da una barriera dell'altro Rider. Shizu, però, aveva ormai finito di raccogliere le proprie energie e si trasformò nuovamente, con in mano la sua altra arma, lo scettro Moon Infinity, rilucente di potere. Si trattava di un'asta bianca con cerchi concentrici dorati e una potentissima aura perlacea a circondarlo. Era l'arma che si tramandava da generazioni per tutte le regine della Luna e l'incubo di ogni demone.

“MOON INFINITY! FULL POWER!”, urlò a squarciagola sparando un raggio di pura energia lunare contro Diablo, che se lo beccò in pieno, finendo dritto nel portale, e salvandosi solo grazie alla barriera. Ma poi il portale si ingrandì e cambiò colore. Dopo pochi secondi, l'aria stessa cominciò a tremare.

“Oh oh”, sussultò Tsukasa. “Ecco cosa intendeva Angelica, dicendo che a un certo punto avrei dovuto scappare in fretta!” Richiamò la moto premendo un pulsante sulla cintura e saltandoci sopra. Nel frattempo, Shizu ricadde sulle ginocchia, ancora più esausta di prima.

“Cosa ho fatto?”, sussurrò mentre onde d'enorme potenza fecero tremare sia Tokyo che l'Arcadia. Quest'ultima era un'enorme nave nera, con una statua a forma di angelo come polena e il ponte a cielo aperto. Sia l'equipaggio che i cittadini (vivevano nella città interna al cuore dell'astronave, Moon City) caddero a terra e all'interno della sala di comando l'Ammiraglio Michael Moonlein, un uomo biondo e dagli occhi azzurri, che esprimevano la sua esperienza millenaria, accelerò il più possibile per raggiungere le Warrior, che non se la passavano bene. Il portale si era trasformato in un autentico vortice, che stava risucchiando la sabbia nel raggio di centinaia di metri, le ragazze erano al sicuro solo a una barriera fatta da Silvia. Decade invece aveva piantato la spada a terra e si teneva ben saldo alla moto.

“TSUKASA, CHE FACCIAMO?!”, chiese disperata Reiko al Rider, i cui tratti cominciarono a essere risucchiati. L'unica speranza della guerriera di Marte era che la futura figlia avesse detto al guerriero come salvarsi, ma venne delusa.

“Ho un unico consiglio, fidatevi di coloro che portano il titolo di Kamen Rider, loro...” Prima di poter concludere, sparì in una sorta di distorsione spaziale identica a quella che l’aveva portato lì, ma non urlò quelle parole, la sua voce sembrava calmissima. Lo stesso non poteva dirsi per le sue alleate, la cui barriera infine si ruppe e anch'esse finirono l'una dopo l'altra nel portale, gridando dal terrore e pregando qualsiasi divinità a loro conosciute. Infine, il varco svanì com'era apparso, insieme alla stessa barriera creata dalle Warrior a inizio scontro, lasciando enigmi che avrebbero tormentato i sismologi per qualche settimana e un uomo disperato. Michael si era infatti fatto teletrasportare sulla spiaggia insieme a un gruppo di soldati, ma era giunto troppo tardi.

“ANASTASIS, AURORA, SILVIA!!!”, gridò al cielo, sperando di avere risposta, mentre la stessa disperazione che aveva provato alla distruzione della propria casa cominciò a farsi piede. “DOVE SIETE?!” La squadra continuò a cercare per diversi minuti, non trovando niente e perdendo rapidamente le speranze, e alla fine Michael distrusse uno scoglio dalla rabbia con un singolo pugno, augurandosi che una certa ragazza dai capelli rossi scegliesse quel momento per venire. Era l'unica che poteva aiutarlo.

                                                                                                                 *****

“Mi hai deluso, Diablo. Per un semplice capriccio ti sei lasciato sfuggire le nostre avversarie più pericolose.”

“Mi dispiace, mio signore, non ricapiterà mai più. Per il nostro prossimo incontro, mi sarò già ripreso e avrò imparato a usare i miei poteri, inoltre, ho già un'idea su dove possano essere finite. Dobbiamo solo avvertire chi di dovere.”.

“Le spie che abbiamo inviato dai Kamen Rider? Sì, dovrebbero essere capaci di batterle singolarmente.”.

“Bene, lord Astaroth, torno ai miei allenamenti e dopo riprenderò la ricerca di Decade.”.

“Mhh, è diventato troppo indipendente, dovrò prendere dei provvedimenti.”.

                                                                                                                      *****

Mentre Astaroth rifletteva su cosa fare col suo ultimo figlio, diverse persone stavano per incontrare altrettante ragazze.

(Miageru hoshi sorezore no rekishi ga kagayaite Seiza no you sen de musubu shunkan hajimaru Legend)

In un piccolo edificio con l'insegna 'Narumi Detective Agencies' di una città piena di pale eoliche dove il vento soffiava forte, un uomo vestito con camicia e cravatta stava scrivendo un rapporto su una macchina da scrivere, ansioso di andare a dormire. Il suo programma venne interrotto quando il cielo notturno venne attraversato da un lampo grigio. L'uomo, alzatosi di scatto, s'infilò un cappello a fedora, mentre sulla torre colpita dal lampo, Elena si rialzava.

(OORORA yurameku jikuu koete Tobikomu meisou suru Parallel world)

Altrove, nel mezzo del deserto, un ragazzo vestito con abiti indiani, si stava mangiando un panino osservando le stelle, accanto a lui un'asta con legato quello che sembrava un paio di boxer. A un certo punto, un falco gli si avvicinò e lui fece per accarezzarlo, ma nello stesso tempo un lampo azzurro cadde sulla sabbia, rivelando Marisa, ferita, ma ancora in piedi. Fece un paio di passi verso il ragazzo prima di svenire e l'altro corse per prenderla tra le braccia.

(On the road dare mo tabi no tochuu Hontou no jibun jishin deau tame Aruki tsuzukeru no sa ima o We're all travelers Boku no me no mae ni hirogaru Kokonotsu no michi wa itsuka kasanatte Atarashii yoake e to tsuzuku michi ni kawaru no darou Mokugekise yo Journey through the Decade)

Molto lontano, in un liceo, stava avendo luogo la cerimonia dei diplomi. I professori applaudivano, orgogliosi dei loro allievi. In particolare, uno con una bizzarra acconciatura pompadour era sul punto di mettersi a piangere. Quando all'improvviso un lampo argentato cadde sul campo da football. L'uomo, accortosene, vi corse subito, trovandovi Martina con i vestiti lacerati. Fece appena in tempo a muovere due passi, che cadde a terra, andando in Blackout.

(RENZU koshi ni kiritotta keshiki o mitsumete mo Shinjitsu to wa kokoro no me no naka ni utsuru mono sa)

In una camera d'ospedale, invece, un giovane uomo vestito a metà strada tra un prestigiatore e un motociclista, con corti capelli castani, stava vegliando un amico, un biondo con uno strano taglio di capelli, apparentemente in coma. Strinse la mano, adornata da un anello con una gemma rossa, mentre dalla finestra si vide un altro lampo rosso, che lasciò davanti a un negozio Reiko, incosciente.

(Dokoka de tatakai no maku ga aki Boku to iu genjitsu sarau Halation)

A migliaia di anni luce di distanza, su un lontano pianeta azzurro, un uomo biondo in armatura, stava osservando con un sorriso sul volto una città giapponese, ripensando agli amici che aveva lasciato lì. Quella pacifica visione venne interrotta dall'ennesimo lampo, stavolta bianco, di cui rimase solo Shizu, addormentata su una panchina della medesima città.

(On the road tabi ni deru riyuu wa Sekai ga horobiru mirai kaeru tame Motto tsuyoku yume o idake We're all dreamers Boku no unmei wa kanarazu Juudome ni tachiagatta sono toki ni Atarashii kaze toorinukeru michi ga hiraku no darou Mokugekise yo Journey through the Decade)

Questa volta a Tokyo, una coppietta stava tornando da una serata al cinema, quando la donna chiese al compagno di sedersi su una fontana. Quest'ultimo, un moro quasi sulla trentina vestito in giacca e cravatta ubbidì, aspettando il messaggio di lei (entrambi ignari di alcuni loschi figuri nascosti dietro la siepe, una delle quali con un microfono in mano), quando un lampo giallo finì dentro la fontana, schizzando entrambi. Guardando dentro, vi trovarono Nanà, il suo sangue a sporcare l'acqua. Emise un gemito per chiedere aiuto, poi svenne.

(Jibun ga shunkan goto ni Ketsudan suru sono subete de Mirai wa risou ni mo zetsubou ni mo Kawatte yuku dakara kitto Shinjita michi hashire)

Non molto lontano, in un tempio shintoista, i suoi occupanti si stavano apprestando a cenare. In particolare, una ragazza stava litigando con un bonzo totalmente calvo, mentre un altro ragazzo dai capelli biondo scuro, vestito da monaco, sospirava. La discussione venne interrotta da un lampo color terra, finito dritto sul capanno degli attrezzi. Il trio si sbrigò a controllare, trovando Silvia faccia sul pavimento. Alzò la testa per blaterare qualcosa, ma ricadde quasi subito, prima di essere soccorsa.

(On the road dare mo tabi no tochuu Hontou no jibun jishin deau tame Aruki tsuzukeru no sa ima o We're all travelers)

In un'altro ospedale, un medico dai capelli neri e l'aria piuttosto energica, stava uscendo dal parcheggio con una valigetta sotto il braccio. Fu sul punto di aprire la macchina, quando un fulmine verde lo sfiorò di pochissimo, lasciando Inori sul freddo asfalto.

(Boku no me no mae ni hirogaru Kokonotsu no michi wa itsuka kasanatte)

Accanto a un rifugio di barboni, sotto la pioggia, un uomo dai capelli castani e vestito con un cappotto, stava guardando alcuni dei residenti in uscita. Fece per seguirne alcuni, quando venne distratto da un fulmine azzurro, finito su un tetto vicino. Doveva seguire i suoi obbiettivi, ma incapace di resistere a un misterioso istinto, prese una scala per salire sull'edificio a tutta velocità, trovandoci Itsuki, inconscia e con i capelli sciolti sporchi di sangue.

(Atarashii yoake e to tsuzuku michi ni kawaru no darou Mokugekise yo Journey through the Decade)

Infine, davanti a un bar, una ragazza vestita con una camicia da notte stava portando fuori la spazzatura, quando un fulmine arancione cadde proprio davanti alla porta. Sparito, alla vista della ragazza apparve Erika. Dall'edificio uscì quindi un ragazzo dai capelli neri e uno strano ciuffo, vestito con un cappotto dall'aria molto pesante, che la portò dentro.

                                                                                                       *****

Il giorno dopo lo scontro con Diablo, in un bar davanti alla spiaggia dove si era tenuto lo scontro (Michael per fortuna aveva ripulito tutti i segni, la razza umana era già abbastanza nel panico dopo gli ultimi attacchi), una ragazza prese un caffè in attesa di un contatto. Era una quindicenne dai capelli castani raccolti in due codine ai lati, occhi dello stesso colore, un viso roseo dalla forma ovale ed era vestita con una camicetta bianca e una gonna rossa. Mentre sorseggiava il suo caffè, venne raggiunta da Tsukasa, che aveva un sorriso piuttosto tronfio sul visto.

“Fatto, Angie. Ora quale altro incarico ingrato mi vuoi affibbiare?”, chiese quest’ultimo sedendosi davanti a lei. La ragazza soppresse una risatina.

“Se sapessi che devo fare io a casa, col cavolo che lo definiresti ingrato. Comunque, le ragazze sono arrivate da chi sai tu. Ora, bisogna tenere Diablo più lontano da loro fino a quando non si riuniranno. Possono occuparsi da sole di qualunque cosa Astaroth gli mandi contro, eccetto lui...per ora.” Il Kamen Rider sospirò e si mise a giocherellare con la sua tazza di caffè.

“Giochi a un gioco pericoloso, amica mia. Anche a casa tua fai così? Fossi tua madre te ne direi quattro.” Si pentì di quelle parole appena le pronunciò e gli venne ritorta un'occhiata omicida dalla ragazza

. “Mia madre è un problema mio, nel futuro, Tsukasa. Tu occupati della Reiko di quest'epoca”, disse freddamente. Per chi se lo stesse chiedendo, la conoscenza di Tsukasa è nientepopodimeno che Angelica Mary Earth, figlia di Reiko (soprannominata in quanto tale anche 'Figlia del fuoco') proveniente dal 2998 (ha 881 anni), di conseguenza principessa della Terra e nipote di Silvia, che l'addestrò come nuova custode del tempo e delle dimensioni. Dopo aver preso a tempo pieno il ruolo, aveva viaggiato nel tempo più volte per guidare nella giusta direzione le Warrior Planet e la flotta lunare, assumendo anche la sua forma di combattente, Moon Space. Tsukasa la conosceva da qualche tempo, ma c'era sempre qualcosa di strano in lei, come se sapesse qualcosa in più di quanto dicesse o avesse un peso troppo pesante. I due continuarono a guardarsi in quel modo strano, fino a quando non scoppiarono entrambi a ridere, con una cameriera che si chiese cos'avessero.

“Ok, figlia degli incarichi ingrati, questo Kamen Rider di passaggio è al tuo servizio. D'altronde non posso permettere a quell'imitatore di batterci”, continuò Decade, pagando il proprio conto e alzandosi, ricevendo anche un dolcissimo sorriso dalla castana.

“Sapevo che avresti accettato.”, disse lei sorniona.

“Facile quando hai ascoltato tutta questa storia come una favola della buonanotte!”, controbatté lui salendo sulla sua moto e sparendo in una delle sue distorsioni spaziali, andando alla ricerca di Diablo. Nel frattempo, Angelica si sdraiò totalmente sulla sedia, per poi prendere una busta.

“E ora la parte più spiacevole.”.

1)Qualsiasi riferimento a Trollhunters è totalmente voluto e per niente casuale.

2)Altro nome del regno dell'Eden,in genere associandolo anche a Gaia.

3)Altro angelo caduto sottoposto di Astaroth,ucciso da Angelica.

Bene, questo conclude il primo capitolo di questo crossover. Speriamo che la battaglia vi sia piaciuta, mi scusiamo per eventuali errori grammaticali e/o se lo stile crea confusione. E' la prima volta che io e Xephil collaboriamo, quindi perdonateci se non sarà perfetto. Ora una piccola scheda su Takeshi, per chi non lo conoscesse(ne seguiranno altre per i vari Kamen Rider)e il titolo del prossimo ep...ahem,capitolo. Ringraziamo chiunque legga recensisca, a presto. Ah, per chi non lo sapesse, la canzone che accompagna l'introduzione degli altri Kamen Rider è 'Journey Tough Decade', sigla appunto di Kamen Rider Decade.
 
Takeshi Hongo, aka Kamen Rider 1 (Ichigo): capostipite dei leggendari guerrieri mascherati noti come Kamen Rider, Takeshi Hongo era originariamente un comune giovane uomo che venne rapito dall'organizzazione terroristica segreta nota come Shocker e trasformato in un cyborg super potenziato per i loro piani di conquista del mondo. Essendo fuggito prima di subire il lavaggio del cervello, però, invece di divenire il servo devoto di Shocker, Takeshi decise di usare i suoi nuovi poteri per vestire i panni del primissimo Kamen Rider, contrastare e infine distruggere la malvagia organizzazione divenendone così il peggior nemico. Takeshi è un uomo dall'animo forte e generoso, animato da un forte senso di giustizia e dal desiderio di proteggere la vita e la libertà di qualunque essere vivente; determinato e saggio, non si arrende in nessuna circostanza e non si tira mai indietro se c'è una battaglia contro il male da affrontare. Le sue abilità sovrumane, dovute alla sua natura cyborg, si potenziano enormemente con la cintura di trasformazione acquisita in seguito alla sua liberazione e gli permettono di combattere contro qualunque avversario, forte anche della sua grande conoscenza nelle arti marziali e della sua esperienza di combattimento maturata in decenni di lotte, inoltre, essendo un cyborg, la sua durata vitale è ben più lunga di quella umana e così anche la sua velocità d'invecchiamento, permettendogli di combattere in età avanzata con la stessa energia dei suoi primi anni. Per questo, anche tra le nuove generazioni di Kamen Rider armate di armi multifunzione e poteri spettacolari, Takeshi Hongo è la prova vivente che i vecchi metodi non passano mai di moda.

Prossimo capitolo:' Il capitano e l'amichevole professore dello spazio, Fourze!'

 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Il capitano e l'amichevole professore dello spazio, Fourze ***


Il capitano e l'amichevole professore dello spazio, Fourze

Sul tetto dell'Amanogawa High School, un misterioso individuo era seduto sulla ringhiera del tetto, mangiandosi un piatto di uova fritte. Era una figura umanoide vestita con un lungo mantello nero a ricoprirlo quasi totalmente, lasciando vedere solo una gamba grigiastra con brutte cicatrici, mani artigliate e una sorta di spuntone sulla spalla sinistra. Si trovava nella scuola da un paio di settimane, osservando sia studenti che professori, soprattutto i componenti dello Space Kamen Rider Club, un gruppetto che cercava di mettersi in contatto con gli alieni. Se solo avessero saputo di averne uno invisibile vicinissimo… Gli veniva da ridere al solo pensiero.

“Saga”, lo interruppe a un certo punto una voce nella propria mente, “Sei a cazzeggiare o stai lavorando?” L'essere, riconoscendo la voce del suo padrone, si sbrigò a ingoiare le uova e rispondere.

“Ai vostri ordini, Lord Astaroth, sempre e comunque. Se volete sapere di Fourze, è alla consegna dei diplomi, che è stata interrotta da un lampo bianco.” Sentì una sorta di tuono provenire dall'altra parte della connessione mentale e un conseguente dolore alle ossa. Si portò una mano alla bocca cercando di calmarlo.

“È una delle Warrior Planet o quella cyborg che sta sempre sotto le loro sottane. Trovala e uccidila!”

“Una di loro?! Che ci fa qui?!”

“Tuo fratello minore ha anticipato involontariamente il suo scontro con loro e anche Decade si è mezzo in mezzo. Anche le altre devono essere sparse in giro per il pianeta, ma ci penseranno gli altri. Ora sbrigati e dimostrami che ho fatto bene a risparmiarti.” E chiuse quindi la comunicazione tornando ai suoi affari, mentre Saga si trasformò in un'ombra, scivolando in tutti gli angoli bui della scuola che riuscisse a trovare. Dentro di sé provava una notevole soddisfazione: lui e i suoi nove fratelli erano stati considerati dei fallimenti e relegati al ruolo di spie, mentre tutta l'attenzione era andata a Diablo. Se fosse riuscito nel suo compito, avrebbe avuto il piacere di poterlo sbeffeggiare e magari Lord Astaroth gli avrebbe donato una vita vera.

                                                                                                                                      *****

Mentre Saga cercava Martina, la suddetta stava sperimentando un mal di testa peggiore di quando aveva sfidato sua sorella a una gara di bevute. Si accorse di essere sdraiata e di avere gli occhi chiusi, quindi decise di assecondare la parte più pigra di lei che non voleva alzarsi, anche per paura di trovarsi di fronte la maschera inquietante di Diablo o qualsiasi altro incubo. Non poté però fare a meno di sentire delle voci attorno a lei. Fece un rapido check agli armamenti, trovandoli funzionanti in caso di bisogno, e aprì gli occhi positronici, ritrovandosi in una stanza bianca, un colore che le ricordava un po’ l'accademia, mentre sulla parete accanto a lei c'era uno striscione con scritto 'Space Kamen Rider Club', raffigurante un elmo simile a un razzo, identico a quello di una delle trasformazioni di Tsukasa. Si voltò quindi, alzandosi lentamente, verso un gruppo di persone dall'altro capo della stanza che parlavano tra di loro.

“Me tapina, che è successo?”, esplose infine, sentendo la testa sul punto di spaccarsi per la confusione.

“Oh, ti sei svegliata finalmente!”, esclamò l’individuo che più spiccava in mezzo a quel gruppo, un giovane uomo con una curiosa acconciatura a pompadour che vestiva di un completo elegante fatto da giacca e pantaloni grigi, camicia bianca e cravatta nera a strisce bianche. Con passo svelto, le fu accanto.

“Come ti senti?”

“Sul punto di andare in cortocircuito”, replicò Martina squadrando le altre persone presenti, tutte studenti e studentesse in un’uniforme nera che sembrava quella usata nelle cerimonie liceali per la consegna dei diplomi, prima di tornare sull’uomo davanti a sé.

“…E tu saresti…?”

“Kisaragi Gentaro!”, rispose l’altro sfoggiando un sorriso tutto denti talmente gioioso da sembrare risplendere. “Il professore che diventerà amico di tutti quelli presenti in questa scuola!” E concluse puntandole contro il dito indice sinistro. Quella presentazione lasciò Martina completamente scioccata. Quel tipo doveva essere un montato.

“…Ok…” Poi, qualcosa che aveva detto la agitò: “Aspetta, scuola?! Ma-ma dove sono?!”

“Come sarebbe dove?! All’Amanogawa High School, ovvio!”, replicò Gentaro.

“Tu invece chi sei? Sei comparsa di colpo al centro del nostro campo da football, in un lampo bianco, per giunta!” -In un…lampo bianco?! Oh no- pensò la cyborg connettendo mentalmente i pezzi del puzzle. -Quella distorsione che ci ha risucchiate…era un buco dimensionale. Vuol dire che sono stata teletrasportata in un luogo sconosciuto? Oh me tapina! E ora cosa faccio? Dove saranno le altre?- Confusa e agitata, fece per rimettersi in piedi, ma era ancora troppo stordita dal viaggio dimensionale e rischiò di cadere a terra.

“Ehiehiehi! Non sforzarti, sembri ancora ridotta male!”, la fermò Gentaro aiutandola a mettersi seduta. “Hai l’aria di chi è stato in un mare di guai… Non preoccuparti, sei allo Space Kamen Rider Club, qui tutti quelli che hanno bisogno d’aiuto sono i benvenuti!”

-Kamen Rider?- Quelle due parole catturarono subito l’attenzione di Martina e, in quel momento, le ultime parole di Tsukasa le tornarono in mente: Fidatevi di coloro che portano il titolo di Kamen Rider. -Allora dovrei fidarmi di lui?- Osservò attentamente Gentaro: certo, sembrava un tipo decisamente strano ed eccentrico con quei capelli e il suo modo di fare, ma per chissà quale strano motivo sentiva di potersi effettivamente fidare di lui.

“Sei stato tu allora ad aiutarmi?”

“Certo! Tutti noi!”, rispose lui indicando gli studenti intorno a sé, tutti con un gran sorriso in volto. Stavolta anche Martina non poté non sorridere.

“Grazie mille davvero. A tutti… Ah giusto! Io sono Martina Florence, piacere!” E tese la mano destra.

“Piacere!” Gentaro ricambiò la stretta di mano per poi, con stupore della cyborg, trasformarla in una presa a braccio di ferro, lasciarla e colpire la sua mano ancora semichiusa col suo pugno prima frontalmente, poi sopra e infine sotto. Tutto senza mai perdere il sorriso. Sì, era proprio un tipo strano.

“Allora, come sei arrivata qui? Eri tu quel lampo bianco, vero?”

“Sì, esatto. Purtroppo, però, non so come spiegarvelo, sicuramente vi sembrerebbe una storia assurda…”

“In tal caso, questo è il nostro pane quotidiano!” All’occhiata interrogativa di lei, Gentaro rispose indicando lo stendardo sul muro.

“Siamo lo Space Kamen Rider Club! L’assurdo è parte di tutti i giorni per noi!”

“Tu…sei davvero un Kamen Rider?”

“Puoi scommetterci! Ka-” Martina si alzò in piedi e lo guardò con occhi quasi supplichevoli.

“Ho bisogno del tuo aiuto. Ti prego.” Gentaro sembrò rimanere interdetto per qualche secondo, ma poi il suo sorriso tornò a farsi ampio e genuino.

“Ho capito. Spiegami tutto per bene e ti aiuterò sicuramente!”

                                                                                                                               *****

Pochi minuti dopo, la cyborg e l'uomo erano in sala mensa, a condividere un piatto di gamberetti fritti, mentre gli studenti stavano facendo delle chiamate. Le avevano rimediato una divisa della scuola, giacca azzurra con camicia bianca, gonna rossa, calze e scarpe nere, in modo da farsi passare per una studentessa che doveva finire i suoi ultimi progetti prima delle vacanze. Martina aveva cominciato a parlargli della flotta lunare e del suo mondo, oltre che ovviamente dello scontro con Kamen Rider Diablo.

“Me tapina, non riesco a credere di essere in un'altra dimensione, prima il Medievo e ora questo.”, commentò la ragazza tenendosi le mani sulla fronte. Le sembrava di ripetere l'esperienza di pochi mesi prima, quando si era ritrovata bloccata nell'Europa Medioevale insieme a tutto l'equipaggio del Nautilus, con l'eccezione delle Warrior, trovandosi al comando e dovendo addirittura risolvere una questione di anelli magici alieni trovati da un imperatore fuori di testa.

“Questo è niente. Una volta il grande leader di Shocker ha riscritto la nostra storia uccidendo Ichigo e Nigo nel passato e facendo il lavaggio nel cervello a quasi tutti noi. Fidati, non è una bella esperienza essere controllati mentalmente”, disse con un brivido ripensando a quell'esperienza.

“Eh, temo potrebbe succedermi prima o poi. Tempo fa, ho ricevuto un avvertimento da un mio simile che era...dall'altra parte della barricata, diciamo.”

“E quanto può essere stato terribile per spaventarti? Sembri una ragazza coraggiosa”, chiese il Rider, che rivedeva in lei un po' della sua amica Yuki.

“Io non sono umana, non più almeno. In seguito a un incidente, sono stata trasformata in un cyborg dal mio superiore, l'Ammiraglio Moonlein. Però, già diversi millenni fa, alcuni miei simili erano impazziti e questa pratica era stata proibita.” Si interruppe un attimo per lasciare a Gentaro il tempo di processare il tutto. “Poi, alcuni mesi fa, ho trovato alcuni di loro che erano sopravvissuti, alleati con i nostri nemici. Siamo riusciti a batterli, ma uno di loro mi ha detto che entro un anno sarei impazzita. Me tapina, ho una fifa boia di rivoltarmi contro coloro a cui tengo!” Gentaro la guardò un momento, senza dire niente, per poi darle un colpetto sulla fronte.

“EHI!”, esclamò Martina. La parte esterna del suo corpo era interamente in titanio lunare, quindi non si era fatta male sul serio, ma che cavolo pensava Gentaro?

“Questi dubbi sono inutili!”

“Non puoi dire sul serio!”

“Ovviamente no, sarebbe strano se tu non li avessi, ma tu hai fiducia nei tuoi amici, vero?”

“Certo.”

“Quindi pensi che lascerebbero che ti accada qualcosa del genere? O che non proverebbero comunque a salvarti?”

“…Sì, mi aiuterebbero.”

“Lo immaginavo. Anche le creature che ho combattuto io, gli Zodiarts, erano solo persone che cercavano aiuto e sono diventati tutti amici miei. Per un sacco di cosiddetti mostri è lo stesso, come anche gli altri Rider potranno confermarti.” Saga, che osservava dall'altro lato della stanza nascosto sotto l'ombra di uno studente, considerava il tutto un'immensa stronzata. I mostri come lui esistevano solo per distruggere e conquistare, se venivano 'aiutati' dai loro nemici allora erano solo un fallimento. -Avanti, cosa avete in mente? Che aspettate a parlarne?- pensò impaziente. Avrebbe voluto mandare subito i suoi due obbiettivi al creatore, ma non era così stupido: Martina non era diventata capitana del Millennium solo perché era la cocca di Anastasis e Gentaro era un veterano di decine di battaglie. Affrontarli insieme ora e senza un piano equivaleva a un suicidio in piena regola, soprattutto perché non poteva neanche chiamare rinforzi. Doveva attendere la sua occasione. In quel momento arrivò un membro del club, che corse verso il professore.

“Gentaro-sensei, sono arrivati. Vi aspettano fuori.”

“Grazie, Yuri-kun. Martina, andiamo.” Il trio (più Saga, sempre ben nascosto) andò ai cancelli della scuola, dove c'erano cinque persone che vennero loro incontro sorridendo. I nuovi venuti erano un uomo in camice dai capelli biondo scuro a caschetto, uno con lo stesso colore di capelli ma molto più disordinati e tenuti con una molletta, una giovane donna con i capelli neri tenuti in una coda, una con un trucco lievemente pesante sugli occhi, una molto carina con i capelli castano scuro, un uomo piuttosto massiccio accanto a lei e, infine, un altro giovane uomo dai capelli neri e vestito un po' alla ‘man in black’.

“Kengo! JK! Yuki! Tomoko! Miu! Shun! Ryusei! Quanto tempo!”, esclamò Gentaro salutandoli uno ad uno con pacche amichevoli sulle spalle o abbracci prima di ripetere con ognuno di loro quella curiosa stretta di mano che aveva fatto anche a Martina poco prima. -Che sia una sorta di loro rito dell’amicizia? O è proprio un tic di Gentaro, in particolare?-, si chiese lei osservandoli incuriosita. Anche se perplessa, al tempo stesso, sentì un notevole calore diffondersi dal petto al resto del corpo, un calore che i suoi circuiti non potevano percepire ma del quale la sua parte umana non avrebbe mai potuto fare a meno. Il legame che univa quel gruppo era un’amicizia splendente e incrollabile, proprio come quella che la legava alle Warrior. Era talmente presa da quel pensiero che manco si accorse che Gentaro era tornato da lei finché questo non le mise una mano sulla schiena e la spinse forzatamente in avanti fino a che non si trovò di fronte ai nuovi arrivati.

“Lei è la ragazza alla quale serve una mano della quale vi ho fatto informare. Vi presento Martina Florence!” La ragazza in questione fu così imbarazzata per quella presentazione improvvisa che non riuscì a presentarsi formalmente per un paio di secondi, tempo durante il quale Gentaro aggiunse con totale calma: “Sapete, è anche il capitano di un’astronave e una cyborg!”

L’interpellata guardò Gentaro con occhi larghi come piatti per lo stupore. Delle informazioni tanto importanti e delicate…dette come se niente fosse, come se non fossero potenzialmente disturbanti per dei normali esseri umani?!

“Gentaro!”, protestò. “Non dovresti dire certe cose con tanta leg-” Venne interrotta bruscamente da due mani che le afferrarono la sua destra e si voltò per vedere la ragazza chiamata Yuki osservarla con occhi scintillanti come stelle.

“Davvero sei il capitano di un’astronave?!”, domandò con la voce squittente di ammirazione. “Allora sei andata nello spazio! Che dico, tu vivi nello spazio! Giusto?! E com’è? E la tua astronave com’è? Come si chiama? Quanto grande è? E il tuo equipaggio? Quanti sono? Come sono? E…” Il resto delle domande divenne come un fiume inarrestabile nelle orecchie di Martina, incapace di sentire e rispondere a così tante domande consecutivamente e per questo rimasta di sasso dal confronto con quella ragazza fin troppo emozionata.

E la situazione non migliorò di certo quando anche gli altri membri del gruppo la circondarono per ricoprirla di altre domande… Almeno non finché il ragazzo simile a un ‘man in black’, ora noto come Ryusei, parlò sovrastando le altre voci: “Credo sia il caso che la lasciate respirare adesso, prima che possiate farle venire un collasso…” Un altro dei ragazzi, quello col camice che rispondeva al nome di Kengo, sembrò rinsavire dal suo improvviso colpo di curiosità e si fece indietro di un passo attirando l’attenzione anche degli altri.

“Sì, giusto. Ora è meglio concentrarci sul motivo per cui siamo stati convocati e riuniti, avremo tempo per parlare più tardi.” La sua voce era carica di serietà e saggezza. S’inchinò leggermente. “In ogni caso, molto piacere, Florence-san. Sono Utahoshi Kengo.”

“Sakuta Ryusei.", si presentò quello che aveva calmato tutti.

“Jojima Yuki! È un vero onore conoscerti, Martina-san!”, fece la ragazza iperattiva.

“JK! Molto lieto!”, disse il ragazzo con la molletta sorridendo allegro.

“Kazashiro Miu. Piacere di conoscerti”, disse la bella ragazza dai capelli castani.

“Nozama Tomoko. Piacere”, disse quella col pesante trucco sugli occhi. Pareva proprio una ragazza goth.

“Daimonji Shun! Molto piacere!”, esclamò infine il giovane imponente facendo un cenno con la mano.

“Mo-molto piacere”, riuscì solo a dire la povera cyborg. “So-sono Martina Florence. Molto piacere di conoscervi.”

“Yosh! Ora conosci tutto il Kamen Rider Club originale!”, esclamò Gentaro, allegro come una Pasqua prima di farsi più serio.

“Amici miei, come vi è stato accennato, abbiamo un altro grosso problema da affrontare. Qualcosa che riguarda non solo lei e noi, ma l’intero pianeta.”

“E qual è la novità, Gen-chan?”, domandò Yuki in tono fin troppo tranquillo. “Se non fosse stato qualcosa del genere, dubito ci avresti riconvocati tutti con tanta urgenza”, continuò Kengo.

“Abbiamo avuto degli accenni, ma ci servirà sapere tutto nei dettagli. Florence-san? Puoi illuminarci a tal riguardo?” Martina sembrò perfino più turbata di prima.

“E-ecco… Sì, certo. Ma voi…ecco…e io… Oh me tapina, ma perché ora mi sento così agitata?!” La verità era che non le era mai capitato di incontrare un gruppo di persone come quello, ad eccezione delle sue compagne: avevano saputo fin da subito della sua identità e natura, eppure non ne erano stati minimamente toccati. E nemmeno la minaccia di una possibile crisi planetaria sembrava anche solo agitarli. Ma chi erano davvero quelle persone? Una mano le si posò gentilmente sulla spalla e si voltò per incrociare lo sguardo di Gentaro.

“Va tutto bene, Martina”, disse il professore, sempre col suo sorriso largo e incoraggiante. “Ho detto che ti avrei aiutata sicuramente e intendo farlo. E loro sono gli amici più fidati e importanti che ho, proprio come lo sono le guerriere tue compagne. So che la tua situazione è grave ed è importante risolverla, dunque farò tutto ciò che è in mio potere per aiutarti e so che anche loro lo faranno.” Un breve sguardo verso il gruppo ottenne un cenno deciso di tutti come risposta. “Dunque, non avere paura. Puoi fidarti di noi.” Martina lo fissò esterrefatta per diversi secondi, alternando poi lo sguardo tra lui e i suoi amici; alla fine, sorrise a sua volta.

“Ti credo, Gentaro. Grazie.” I due si sorrisero ancora, poi la cyborg si voltò verso il resto del gruppo e, ringraziatoli con un inchino, iniziò: “Dovete sapere che...”

                                                                                                                             *****

“…ecco come stanno le cose. Per questo mi serve il vostro aiuto”, concluse Martina alcuni minuti dopo. Mentre raccontava tutta la sua vicenda, il gruppo più lei si era spostato su alcune sedie vicine per stare più comodi mentre ascoltavano. Le loro facce variavano dal sorpreso al preoccupato, ma nessuno sembrava dubitare di lei.

“Un Kamen Rider oscuro capace di usare i poteri degli altri Rider e al servizio di un signore dei diavoli malvagio. Heh, pare quasi un racconto fantasy…”, commentò Ryusei stringendo i pugni, l’espressione visibilmente indignata “…se non fosse per la parte del Kamen Rider. Odio quando gettano fango sul nostro nome.” 

“Un bel problema, invero”, osservò Kengo grattandosi il mento, pensieroso. “La prima cosa da fare per contrastare questa minaccia sarebbe permetterti di riunirti con le altre Warrior e, possibilmente, portare dalla vostra parte non solo Gentaro, ma anche gli altri Rider… Ma come possiamo fare per contattarli se non sappiamo nemmeno dove sono? Non abbiamo nemmeno un modo per comunicare. Ci servirebbe un qualche mezzo che possa raggiungere il mondo intero se non oltre…” Lo scienziato si fermò un attimo a riflettere, quando Martina si ricordo di un progetto a cui stava lavorando insieme alla sorella.

“Forse ho qualcosa. È solo un prototipo, ma dovrebbe funzionare.” Prese un portatile messo lì sul tavolo e, accesolo, ci mise una mano sopra, mentre sui suoi occhi passavano decine di codici. Pochi secondi dopo, sul computer era apparso un nuovo file, 'Richiamo', che si trasformò nell'immagine di una torre con quattro basi dall'aspetto molto tecnologico con diversi dati ai lati dello schermo. Gli altri si avvicinarono per vedere e Kengo, dopo aver guardato con attenzione il progetto, non poté che annuire impressionato.

“È incredibile, ci hai lavorato tu?”.

“Insieme a mia sorella, lei è molto più brava di me. Non per niente ha preso il mio posto come primo ufficiale del Nautilus Princess Xana”, rispose la ragazza in piena sincerità. “Abbiamo cominciato il progetto dopo una piccola disavventura nel Medioevo, ma non abbiamo molto tempo libero di recente. Dovrebbe riuscire a comunicare sia con gli abitanti di questo pianeta che con l'Arcadia nella mia dimensione, a patto di avere i materiali giusti.”

“Quelli non sono un problema”, disse Gentaro. “I ragazzi stavano lavorando a un congegno per comunicare con gli alieni, abbiamo costruito diversi prototipi. Smontandoli e riadattandoli un po', dovremmo riuscire a costruirlo.”

Yuki, però, restava perplessa: “Ma se quello che vedo qui è corretto al 100%, non abbiamo l'energia per attivarlo, neanche con le ultime scoperte sulla Cosmic Energy. Dovremmo mandare tutti gli Astroswitch in corto per attivarlo.” Ryusei annuì concorde.

“E se Diablo è pericoloso quanto dice Martina-san, non possiamo permettercelo. L'ultima volta che si sono rotti, sistemarli è stato un incubo.".

“Cosa sono gli Astroswitch?”, chiese l'ufficiale. In tutta risposta, Miu prese una sorta di interruttore portatile da uno scaffale lì vicino, mostrandoglielo chiaramente.

“Sono gli strumenti che Gentaro usa per trasformarsi in Kamen Rider Fourze, oltre che i contenitori di tutto il suo arsenale. Sono carichi di Cosmic Energy, il potere stesso dell'universo. Anche i mostri che combattevamo, gli Zodiarts, ne utilizzavano una sottospecie, gli Zodiarts Switch.” A quel punto Kengo parve come risvegliato, prese JK per un braccio e si diresse verso l'uscita in tutta fretta, ignorando i lamenti dell'amico e gli sguardi degli altri.

“Forse ho trovato una soluzione. Ragazzi, voi cominciate a lavorare, noi torneremo il prima possibile!”

“Ma che gli è preso?”, chiese Shun, stupito come gli altri, abituati da sempre a un Kengo calmo e posato, se non in rare eccezioni.

                                                                                                                                    *****

Sebbene straniti dal comportamento dello scienziato, i membri del Kamen Rider Club e Martina non erano tipi da scoraggiarsi, così cominciarono a lavorare. Con l'aiuto degli studenti di Gentaro, portarono i loro progetti in una zona desolata non molto distante dall'Accademia, dove lui era solito portare i nemici per evitare danni, e presero a smontare i vari congegni e rimontarli secondo le istruzioni di Martina. Miu organizzava il tutto, Shun e Ryusei facevano il lavoro pesante, Tomoko aiutava i suoi kouhai a smontare i loro prototipi, mentre Yuki e Gentaro montavano il radiofaro insieme alla loro ospite, che tra una pausa e l'altra veniva deliziata dai racconti delle avventure del Kamen Rider Club... Che tradotto significa: tutti i maschi vennero costretti a riascoltare le loro figuracce, mischiate alle risate degli studenti più giovani e delle ragazze.

“Ha davvero provato a fare amicizia con un satellite?!”, esclamò l'ospite del club, con le lacrime agli occhi.

“E ci è riuscito!”, rispose Yuki.

“E ho salvato la Terra!”, chiarificò il povero Gentaro, sperando di salvare almeno un po' la propria dignità con quel ‘dettaglio’ non così ‘dettaglio’.

“E quando Shun gli ha dato del trash, e lui ha pensato fosse un complimento?!”, s'intromise Miu.

“Avanti, eravamo tutti delle teste di cazzo all'epoca!”, si difese a sua volta Shun, null'affatto fiero della sua carriera scolastica prima di unirsi al club. Ryusei era tentato di intervenire a favore dei suoi amici, ma era troppo divertente.

“E Ryusei si metteva a complottare a volte, pensando che nessuno lo sentisse.” Ok, ora era un po' troppo.

“Martina, scusa, prima avevi nominato l'Arcadia. Esiste Capitan Harlock nel tuo universo?”, chiese sistemando una scatola di transistor accanto al gruppo, sia per curiosità che per allontanare l’attenzione della discussione da lui e dal suo passato.

“Che...? Ah no, mi riferivo all'ammiraglia della flotta lunare. È che da noi l'autore è il discendente di alcuni abitanti della Luna che si erano stabiliti sulla Terra. Probabilmente aveva sentito alcune leggende sull'Arcadia(1)”, gli rispose la bionda cyborg, sistemando il carico al posto giusto. Decisamente questo Space Kamen Rider Club le piaceva sempre di più: le ricordavano sia alcuni dei suoi vecchi compagni dell'Accademia Moon Space, sia il gruppo delle Warrior.

“Sul serio?”, domandò Yuki, meravigliata dal collegamento. Figurarsi d'altronde se una maniaca dello spazio come lei non fosse una grande fan del capitano più affascinante della storia.

“ Già. E il nostro leader, l'Ammiraglio Michael Moonlein, se l'è vista tutta.”

“Allora diventerò a tutti i costi amico di tutta la flotta lunare!”, affermò Gentaro sicuro di sé, prima che arrivasse una macchina da cui scesero Kengo e JK, il primo con una scatola in mano. Il secondo sembrava volersi tenere alla larga da essa, come se fosse stata un bidone pieno di scorie radioattive.

“Gentaro, per favore, dì a Kengo che è uscito fuori di testa”, implorò il biondo. Kengo sbuffò.

“Ignoratelo, è solo scettico. Qui dentro abbiamo la batteria per il nostro capolavoro.” Mostrò quindi con orgoglio l'interno della scatola...facendo fare diversi passi indietro a quasi tutti i suoi compagni (eccetto Gentaro, Ryusei e Yuki) e anche agli studenti. Martina, incuriosita, guardò nella scatola, trovando degli strani oggetti a forma di pupa rossi e neri, con alcune decorazioni argento e oro e quello che sembrava un grosso pulsante rosso cerchiato d’oro in cima. Aguzzando la vista, si accorse che su ognuno di quei pulsanti c’era il simbolo di una delle 12 costellazioni dello Zodiaco.

“Cosa sono?”, chiese osservandoli curiosa.

“Hai presente gli Switch usati dai nostri nemici citati da Miu?”, cominciò Tomoko reprimendo a stento un brivido. Era un'amante dell'horror come qualunque goth, ma questo era troppo.“Questi sono quelli che appartenevano ai più potenti tra di essi, gli Horoscopes Switch.”

“Ti prego, Kengo, dimmi che non vuoi fare quello che penso”, lo implorò Miu, ma il ricercatore controbatté proprio ciò che temeva.

“Non possiamo rischiare i nostri Astroswitch e collegandoci alla normale rete elettrica potremmo causare un blackout, o peggio, senza aver ottenuto niente. Questi Switch sono la nostra unica speranza, di certo anche il direttore sarebbe stato d'accordo.”.

Gli altri, anche se non erano molto convinti, annuirono di malavoglia e tornarono al lavoro, quando a Martina venne un dubbio: “Però, scusa, Kengo, so come trovare l'Arcadia, ma come pensi di contattare gli altri Rider?”

“Ho avuto modo di studiare le documentazioni di altri scienziati che hanno lavorato sui loro Driver. Anche se usano tecnologie o fonti d'energia molto diverse da quelle di Gentaro e Ryusei, ci sono comunque degli elementi di base. Attraverso essi, credo di poter far arrivare loro il messaggio  senza problemi.”

“Quindi ci riuniremo e troveremo le tue compagne”, rispose contento Gentaro, proprio quando Yuki diede loro il segnale di fine lavoro. Kengo annuì e presi gli Switch, li inserì in una scatola collegata al radiofaro, mentre Martina cominciava a preparare il segnale. Non sapeva quanto sarebbe durato, quindi doveva essere rapida e concisa. I preparativi erano quasi pronti, quando una figura indistinta arrivò a velocità incredibile contro Kengo, scagliandolo via e afferrando nel contempo la scatola con gli Horoscopes Switch, per poi saltare su una roccia poco distante.

“Scusate, signore e signori del Kamen Rider Club, ma non posso permettervi di contattare l'Ammiraglio Moonlein”, disse il misterioso nuovo venuto, coperto dal mantello e con la scatola sotto il braccio.

“E tu chi saresti, stronzo?!”, urlò Gentaro irato, mentre gli altri soccorrevano Kengo, il quale, per fortuna, aveva ricevuto solo un piccolo urto.

“Mi presento, Fourze: sono Saga, una delle migliori spie di Lord Astaroth. E fratello di Diablo.”

“Non sapevo che anche voi demoni aveste un concetto di parentela”, commentò Martina, preparando il suo arsenale. Il nuovo avversario per tutta risposta strinse i pugni.

“Diciamo che è qualcosa che mi è stato imposto, capitano Florence, ma non importa.” Si tolse quindi il mantello, rivelando ai presenti uno dei mostri più deformi che avessero mai visto. La somiglianza con Diablo c’era, notò Martina, ma era come se qualcuno avesse preso le varie parti del suo corpo e le avesse malamente rimodellate: la pelle era totalmente grigia e piena di piaghe, rughe e cicatrici su tutta la sua superficie, una corazza opaca e violacea incrinata e spezzata in più punti copriva a malapena busto e parte degli arti, due ali da pipistrello, una più piccola dell'altra, spuntavano dalla sua schiena e la mano sinistra aveva solo tre dita anziché cinque come la destra. Il suo volto era altrettanto deforme e sfigurato da rughe e cicatrici, privo delle lenti di Diablo che rivelavano così un paio di occhi bianchi privi di pupilla e iride e una bocca con labbra screpolate e denti aguzzi, mentre sopra la testa spuntava un solo corno rivolto verso sinistra. Alzando la mano destra, il demone generò una forza telecinetica che sollevò in aria gli Horoscopes Switch dalla scatola e, uno dopo l'altro, li fece volare dentro il suo corpo, come se fosse stato fatto di burro, cominciando poi a illuminarsi e trasformarsi. Quando la luce svanì in una nuvola di energia viola gassosa simile ad una nebulosa planetaria, l’intero Kamen Rider Club non poté non trattenere un sussulto.

“Non può essere…”, mormorò Kengo incredulo e sconvolto. Sì perché davanti a loro, ora stava una creatura umanoide avvolta in una corazza a piastre simile all’esoscheletro degli scorpioni, di un colore dal bianco al grigio e con diverse decorazioni verde acqua sul busto che parevano formare una costellazione. Lunghi pungiglioni acuminati spuntavano da sopra il dorso delle mani, dai piedi, dalle spalle e dalla nuca dell’essere, la cui testa presentava diverse protuberanze laterali simili a zampe di scorpione e una corazza dorata frontale dov’erano visibili i suoi cinque occhi rossi e sotto la bocca piena di denti aguzzi.

“Vi dice qualcosa, vero?”, sghignazzò l’ormai trasformato Saga.

“Se non sbaglio, lo scorpione fu il primo Horoscopes che affrontaste…” Malgrado la sorpresa e il disagio dovute alla ricomparsa di un vecchio nemico, il gruppo non parve perdersi d’animo. Ryusei fu il primo a farsi avanti.

“Dovremo sistemarla alla vecchia maniera, Gentaro”, commentò prendendo una cintura argentata, con degli strani pistoni, una levetta sul lato destro e al posto della fibbia, quello che sembrava un meteorite nero. Gentaro lo imitò prendendo un'altra cintura, apparentemente di plastica trasparente, con una leva laterale simile a quella dell’altro, vari Switch inseriti in altrettanti scompartimenti e uno schermo al centro. Martina si mise accanto a loro, mentre Kengo prese un computer.

“Meteor, Ready?”, fu il suono proveniente dalla cintura di Ryusei quando questi azionò la levetta, insieme a della strana musica, mentre da quella di Gentaro partì un conto alla rovescia dopo che quest’ultimo ebbe attivato tutti gli Switch presenti su di essa.

“Three! Two! One!”, scandì, prima che i due Rider attivassero le cinture, rispettivamente facendo roteare il meteorite e azionando la leva laterale, mentre pronunciavano allo stesso tempo la stessa parola come decine di altre volte, sempre e comunque per combattere chi osasse minacciare la pace sulla terra: ““HENSHIN!”"

Un raggio di energia azzurra discese dal cielo e investì Ryusei avvolgendolo in una cupola di luce multicolore, da cui uscì indossando una tuta nera con puntini bianchi, vari cerchi dello stesso colore un po' su tutto il corpo, uno strano congegno sul polso destro, una sorta di corazza blu sulla spalla destra che scendeva fino alla cintura e un casco dello stesso colore, con una decorazione che ricordava la scia di una cometa e occhi da insetto viola. Gentaro invece venne avvolto da una colonna di energia argentea generata dalla cintura e ne emerse avvolto dalla stessa armatura in stile astronauta che era stata usata da Decade, ma a differenza del calmo Tsukasa, assunse una stranissima posa sotto lo sguardo di Martina. Si abbassò portando i pugni al petto...

“UCHUU” …per poi rialzarsi, alzandoli al cielo, imitato da Yuki “KITAAA! Kamen Rider Fourze! Risolviamola uno contro uno!”, disse sicuro puntando il proprio pugno contro il demone avversario.

Ryusei invece fu più pacato, ma non meno intimidatorio: “Kamen Rider Meteor. A decidere il tuo destino, sarò io.” E partì all’attacco insieme al compagno. Martina si fermò un istante ad ammirare il loro gioco di squadra: i loro stili di combattimento non potevano essere più differenti, eppure erano perfettamente coordinati tra loro. Da una parte, Gentaro attaccava con una serie di attacchi più simili a quelli usati nelle risse da strada quali pugni, ganci, calci e pure testate in un caos solo apparente, visto che ogni colpo era ben mirato a destabilizzare la guardia nemica o sfondarla quando meno se l’aspettava. Dall’altra, Ryusei utilizzava un curioso stile marziale che non aveva mai visto, molto simile e nel contempo diverso dal kung fu, incredibilmente preciso e letale in quanto ogni tecnica sembrava concentrarsi sul colpire i punti più deboli del corpo per distruggerli brutalmente; ad ogni colpo, il Rider rafforzava l’efficacia della sua tecnica con un Kiai forte e deciso.

Tuttavia, anche Saga non era da meno: il demone balzava a destra e a sinistra con un’agilità impressionante e colpiva con pugni e calci da ogni angolazione, a volte persino da dietro il suo corpo, riproducendo perfettamente la modalità di attacco di uno scorpione. Più di una volta, inoltre, il pungiglione sulla sua nuca si allungava e colpiva in avanti rapido come un fulmine, proprio come la coda del medesimo animale, e ogni volta che accadeva, i due Rider si facevano indietro, come se fossero intimoriti da quella parte del corpo. Che fosse avvelenata? Decisa a non restare in disparte e aiutare i suoi nuovi amici, Martina si scagliò in avanti e ingaggiò Saga nel corpo a corpo insieme a Gentaro e Ryusei, colpendo duramente il nemico con le combinazioni che aveva studiato durante gli allenamenti, ma la corazza di quest’ultimo resistette bene ai suoi pugni.

“Martina, fai attenzione! Quei pungiglioni sono molto velenosi!”, la informò Gentaro confermando i suoi sospetti precedenti. Tuttavia, non fece in tempo a reagire di conseguenza che il demone le bloccò un braccio e la tirò a sé afferrandole anche l’altro e immobilizzandola, mentre il pungiglione sulla nuca cresceva in una lunga coda di scorpione, pronta a colpirla a morte. Il colpo fatale fu evitato da Ryusei, il quale balzò sopra di loro e colpì con un doppio calcio prima il pungiglione spingendolo via, poi il volto di Saga, costringendolo a lasciarla. Martina colse subito l’occasione e centrò con un tremendo montante il mento dell’avversario, facendolo barcollare indietro.

“Ben fatto! E ora tocca a me!”, esclamò Gentaro tirando fuori due nuovi Switch e inserendoli al posto di quelli posizionati più all’esterno del Driver, per poi premerci sopra come su dei pulsanti.

“Claw! Claw On!”
“Spike! Spike On!”

Sull’avambraccio destro di Fourze apparve un triplo artiglio ricurvo lungo più di mezzo metro di colore viola, mentre sulla gamba sinistra si materializzò intorno al polpaccio una sorta di corazza verde scuro ricoperta di grosse spine. Gentaro si scagliò contro Saga, colpendolo ripetutamente con gli artigli sulla destra e costringendolo ad arretrare, poi assestò un pesante calcio con la gamba sinistra e, in quel momento, le punte presenti si allungarono a dismisura trasformandosi in enormi aculei conici che danneggiarono visibilmente il nemico. Subito, anche Ryusei tornò alla carica e lo attaccò dalla direzione opposta con le sue arti marziali. Prima che anche Martina arrivasse, però, Saga spiccò un balzo per allontanarsi dai Rider e, con un urlo furioso, venne avvolto di nuovo da un’aura violacea simile ad una nebulosa.

“Non sottovalutatemi!” Quando l’energia svanì, era cambiato di nuovo: ora la sua armatura era composta da placche più spesse e grosse color bronzo con intricate decorazioni dorate sopra, due grandi corna spiraleggianti da ariete spuntavano ai lati del volto coperto sugli occhi da una maschera dorata e sulla bocca da tre curiose strisce di corazza che pendevano dal labbro superiore, sulla schiena portava un lungo mantello di pelliccia bianca con all’interno dei disegni romboidali rossi e neri e, nella mano destra, una lunga staffa che terminava in un curioso cilindro dorato che pareva composto di tessere semoventi su cui erano stati impressi degli strani simboli.

“L’Aries Zodiarts!”, esclamò Ryusei, sentendo improvvisamente la propria rabbia montare a dismisura.

“Martina-san, fatti indietro subito! Se quella staffa ti colpisce, verrai addormentata all’istante!” Tuttavia, Martina si limitò stavolta a sorridere.

“In tal caso, non lascerò che mi colpisca!” E per sommo stupore di tutti i presenti, scomparve nel nulla proprio quando l’arma di Saga stava per colpirla, che così impattò sul pavimento incrinandolo per la violenza del colpo.

“Cosa?! Dov’è andata?!”, esclamò Saga confuso, prima che qualcosa centrasse il suo volto con tanta forza da minacciare di farlo cadere. Cercò di rimettersi in equilibrio, ma altri colpi dal nulla lo fecero barcollare ancora di più.

“Incredibile, si è resa invisibile!”, osservò Kengo con sommo stupore.

“Wow! Ma che figata!”, commentò invece Gentaro, entusiasta. “Allora mi unisco a lei!” E tirò fuori altri due Switch, rimpiazzando stavolta quelli posizionati più all’interno nel Driver.

“Stealth! Stealth On!”
“Hammer! Hammer On!”

Una strana placca dalla forma simile a un jet rovesciato comparve sul suo polpaccio destro, mentre la sua mano sinistra veniva racchiusa all’interno di un enorme martello cilindrico.

“Andiamo!”, dichiarò battendo il piede destro a terra e, in un istante, scomparve nel nulla pure lui.

“Che cosa?!”, urlò Saga ancora impegnato a difendersi dagli attacchi invisibili di Martina e da quelli visibili ma implacabili di Ryusei, il quale sembrava più inferocito che mai da quando aveva assunto quella forma. D’un tratto, un nuovo colpo invisibile, come artigli affilati che gli sferzavano il ventre, lo fece piegare in avanti, prima che un altro violentissimo, come di un martello dritto in faccia, lo faceva volare all’indietro. In quel momento, Martina e Gentaro riapparvero uno accanto all’altra.

“Wow! Anche tu puoi usare poteri stealth? Fantastico, Gentaro! C’è qualcosa che i tuoi Switch non sanno fare?!”, chiese la cyborg ammirando l’armamentario di Fourze con lo stesso entusiasmo dimostrato poco prima dal Rider.

“No, non c’è!”, rispose lui allegramente. “Perché ognuno di loro è nato dal legame che ho coi miei amici e questo li rende unici e inimitabili!” Martina ricambiò il sorriso che era sicura avesse sotto la maschera.

“E allora andiamo, Gentaro!”

“Yosh!” Ed entrambi sparirono. Subito dopo, Saga venne investito da una sequenza di attacchi invisibili così martellanti e numerosi che non poté non retrocedere, incapace di reagire a tanti attacchi invisibili mentre allo stesso tempo si difendeva da Ryusei. Quest’ultimo, inoltre, leggeva così bene i suoi schemi di movimento che, anche se visibile, non riusciva a colpirlo con la staffa nemmeno una volta.

“Usare l’Horoscopes che mi ha costretto a tradire i miei compagni… Mossa sbagliata, demone!”, urlò Meteor prima di premere un pulsante sul congegno posto sul suo avambraccio destro.

“Jupiter, Ready?”, disse la stessa voce metallica di prima. Ryusei poggiò l’indice su una specie di spazio di lettura delle impronte digitali accanto ai pulsanti. “Ok, Jupiter!” Un’enorme energia si concentrò intorno al suo pugno destro assumendo la stessa identica forma e aspetto del pianeta Giove, solo in formato ridotto. Con un altro urlo di battaglia, Ryusei balzò avanti e affondò il colpo nello sterno di Saga; il pianeta esplose con una forza tanto devastante che il demone volò all’indietro atterrando rovinosamente con il petto fumante. Malgrado tutto, si rialzò rapidamente.

“Dannati umani! Non crediate di poter vincere! Ho appena iniziato a scaldarmi!”, ruggì furibondo mentre l’aura nebulosa lo avvolgeva ancora una volta. Questa volta la sua corazza divenne più sinuosa e femminile, colorandosi di azzurro, nero e oro e decorandosi con simboli di onde e acqua, sulle spalle apparvero degli spallacci a forma di anfora, il volto venne coperto da un elmo con una visiera piatta color oro e argento e una lunga chioma azzurra simile ad acqua che spuntava dalla nuca; infine, la staffa di Aries venne rimpiazzata da una lunga frusta a nove code simili ai tentacoli di una medusa. Senza esitare un attimo, Saga unì le mani sparando un potentissimo getto d’acqua ad alta pressione contro il trio nemico, ma Gentaro si portò davanti a loro col suo reattore e attivò un altro Switch.

“Shield! Shield On!”
Uno scudo simile al suo elmo sostituì il martello sul braccio sinistro e assorbì l'urto senza troppi danni, mentre Martina ne approfittò per attaccare Saga con una raffica di laser, che si incrociarono con diversi altri getti d’acqua. Venne colpita da alcuni di essi, ma continuò a sparare e centrò a sua volta l’avversario alcune volte, trapassandolo da parte a parte; con sua somma sorpresa, però, dell’acqua emerse dalle anfore sulle spalle e ricoprì le ferite guarendole all’istante.

“Niente male, miss Florence. Quei tuoi patetici prototipi sarebbero caduti al primo colpo”, riconobbe Saga, dopo essersi infine tolto dalla traiettoria con una serie di capriole, solo per venire attaccato da Ryusei con un calcio basso. Evitato il colpo, fu lui stavolta ad assalirlo con una serie di frustate, ma Meteor riuscì a schivare ogni attacco prima di premere nuovamente lo strano congegno sul suo polso: “Mars, Ready? Ok, Mars!”

Una riproduzione del pianeta rosso in fiamme si generò intorno al suo pugno e, con esso, colpì violentemente Saga. Il demone, seppur urlante per il dolore, riuscì a scagliare via Ryusei con un'onda di potere demoniaco; si circondò quindi con una barriera d'acqua e usò di nuovo il potere dell’Aquarius Zodiarts per curare le sue ferite, tuttavia sembrò visibilmente affaticato dal processo.

“Gentaro, attiva il Giant Foot e l'Elec Switch e usali per aprire un varco nella barriera! Ryusei e Martina, appena la distrugge, mirate alle anfore sulle spalle! Sono quelle la fonte del suo potere rigenerativo!”, urlò Kengo ai suoi amici, svolgendo come sempre il suo ruolo di stratega del gruppo. Gentaro annuì e preparò i suddetti Switch, mentre Saga accelerò il processo di guarigione, cercando di stabilire a sua volta una strategia. Alla fine, decise di rischiare il tutto per tutto e ancora una volta si trasformò, ottenendo stavolta un'armatura bianco-grigiastra e decorata con gioielli azzurri ben più massiccia delle precedenti, tre possenti artigli che spuntavano da sopra il dorso di ciascuna mano e una testa felina con mascelle armate di denti aguzzi e una criniera grigio scura, simile a quella di un leone.

“Avanti, Fourze, sono pronto!”, ruggì il demone alzando le braccia armate. Gentaro, nonostante la provocazione, non si buttò a capofitto e attivò i due Switch, in attesa della prossima mossa dell'avversario o dei due compagni. Il Giant Foot, come indicato dal nome, era un enorme stivale che si materializzò sul suo piede destro, mentre l'Elec Switch lo trasformò nuovamente: la sua corazza divenne giallo oro con simboli neri di saette e nella mano destra gli comparve una strana spada, simile a un parafulmine e con un manico arricchito da delle prese. Intanto, Kengo, dato il cambio di forma Horoscopes di Saga, si trovò costretto a cambiare rapidamente strategia. Per fortuna, le precedenti esperienze contro gli Zodiarts gli vennero incontro: il Leo Zodiarts era il più forte e resistente fisicamente tra gli Horoscopes, ma era capace di muoversi rapido solo se prendeva velocità nel correre o scattare. Da vicino, era piuttosto lento.

“Gentaro, tienilo sul posto! Martina, Ryusei, prendetelo alle spalle!”, ordinò infine, mentre gli altri guardavano col fiato sospeso. Saga sparò una palla di fuoco dalla bocca contro gli ultimi due combattenti, prontamente parata da una barriera generata da Martina, mentre Gentaro si mosse contro di lui, pestando ripetutamente l’enorme stivale a terra. Ad ogni impatto, un gigantesco pestone interamente composto di un’energia elettrica dorata dalla potenza inaudita si materializzò sopra Saga per poi schiacciarlo come avrebbe fatto con una formica; il demone riuscì a resistere, ma l’elettricità lo intorpidì e stordì visibilmente. Ovviamente Ryusei e Martina non si lasciarono sfuggire l'occasione e gli furono subito addosso con una serie di attacchi rapidi e implacabili; Saga cercò di difendersi e contrattaccare con gli artigli, ma ogni volta Ryusei sembrava prevedere il suo stile di combattimento e deviava ogni colpo aprendo anche nel processo la strada ai pugni di Martina che così andavano tutti a segno.

D’un tratto, il demone sembrò sul punto di scatenare un’altra onda demoniaca per liberarsi, ma i due saltarono ai suoi lati opposti, mentre Gentaro sferrava un calcio davanti a sé: di nuovo, un enorme stivale di pura elettricità si materializzò dal nulla e si schiantò con forza contro Saga, spingendolo indietro. Martina ne approfittò e investì in pieno il demone con un doppio laser che lo spedì proprio verso Meteor, il quale premette un pulsante sul suo Driver, che rilasciò l’urlo riecheggiante: “Limit Break!”.

“Addio, Saga”, pronunciò Ryusei con un tono che prometteva una sola cosa e: “Starlight Shower!” Le mani del Rider si ricoprirono di una lucente energia azzurra e, con una velocità incredibile, centrò il demone con un potente montante mentre era ancora a mezz’aria, enfatizzato dal suo tipico Kiai. Il nemico si beccò il pugno dritto nella mascella e poi dovette parare alla bell'e meglio la raffica successiva di pugni, che, anche quando venivano bloccati, rilasciavano un urto tremendo sul suo corpo, tale da tenerlo sollevato dal suolo. L'ultimo attacco fu il più tremendo di tutti, un gancio ben mirato allo stomaco, velocissimo e dalla grande potenza, che scagliò Saga contro una roccia poco distante, frantumandola all’impatto. Il demone cercò di rialzarsi e sembrò volersi avvolgere ancora dall’energia nebulosa, ma qualcosa sembrò andare storta: l’energia svanì e lui cadde di nuovo in ginocchio, reggendosi sulle braccia e sputando una grossa boccata di sangue a terra.

-Merda, dovevo saperlo che non potevo affrontarli tutti e tre con un potere appena acquisito-, pensò il mostro, pulendosi il labbro da un grumo di sangue. -Urge una ritirata strategica-. Sbatté i pugni uno contro l’altro, facendo apparire dal nulla una serie di figure umanoidi vestite di nero molto simili a ninja armati di spade corte, per poi emanare con un certo sforzo l’energia nebulosa e sparire nel nulla.

“Dov'è finito?!”, esclamò Martina, seccata.

“Ci pensiamo dopo, sistemiamo questi Dustroid prima che possano attaccare qualcuno.”, le rispose Gentaro, cambiando forma ancora una volta con uno Switch rosso che emise un “Fire On!”. Il suo costume diventò rosso vivo, con protezioni argentate sulle spalle e tra le mani gli apparve uno strano fucile rosso simile a un estintore e collegato al jet pack sulla schiena, con cui cominciò a sparare potenti palle di fuoco contro i nuovi mostri. Martina, Ryusei e il resto del Kamen Rider Club si unirono subito, liberando in breve la zona.

“Però, non immaginavo che anche voi poteste combattere così bene”, commentò Martina dopo il breve scontro, in cui anche gli altri avevano dimostrato un'ottima conoscenza di combattimento corpo a corpo, nel caso degli studenti molto simile al loro professore.

“A furia di incappare in almeno un mostro a settimana, ci si fa l'abitudine, Martina-san. D'altronde, anche gli altri Kamen Rider hanno avuto bisogno più volte di un piccolo aiuto”, ridacchiò JK che, in quanto giornalista, aveva avuto modo di intervistare anche gli altri 'colleghi'.

“E siamo sempre fieri di avervi al nostro fianco”, concordò Ryusei, dandogli una pacca sulla spalla. Kengo, però, non era esattamente contento e, dando un'occhiata prima al suo telefono e poi al radiofaro, digrignò i denti.

“Brutte nuove: qualunque cosa Saga abbia fatto, ha annullato qualsiasi segnale. Non so come, ma temo che sia riuscito a isolarci dal resto del mondo.” D’istinto, il gruppo controllò cellulari e telefoni e tutti notarono la totale assenza di campo o segnale

. “Quindi se vogliamo inviare il messaggio...”, cominciò Shun. “…dobbiamo prima occuparci di lui”, concluse Miu, per poi rivolgersi a tutti, compresi gli studenti. “Andate subito a cercarlo, ma tenetevi a debita distanza. La prima cosa strana che vedete, chiamateci.”

“Bisogna trovarlo prima che faccia del male a qualcuno”, concordò Yuki, stringendo un portachiavi a forma della sua mascotte, un satellite con occhioni da cartone animato chiamato Hayabusa-kun.

“E a sé stesso”, aggiunge Gentaro, che ricevette un'occhiata strana da Martina.

“In che senso?”

“Ricordi che ti ho detto stamattina? Dietro certi mostri, c'è solo una persona che sta chiedendo aiuto ed è quello che sento da lui. Sta soffrendo e io lo aiuterò.” Martina lo fissò come se stesse delirando.

“Gentaro, cosa stai dicendo? Quello non è semplicemente un essere umano corrotto, è un demone! Un essere di pura malvagità e malizia! Non si può ragionare con lui, non si può salvare! Si può solo eliminare una volta per tutte!” Nonostante le sue parole, Gentaro non vacillò minimamente, anzi le rispose con un largo sorriso.

“Sai quante volte le ho sentite queste parole? E ogni volta ho fatto la cosa che so fare meglio: ho dimostrato con le azioni che tutti possono diventare amici. Anche se ho dovuto sconfiggerli per proteggere la Terra, nessuno dei miei nemici era malvagio fino in fondo, tutti avevano ancora un barlume di luce dentro di loro e, facendo leva su quello, sono riuscito a divenire loro amico. In questo modo, ho potuto almeno salvare la loro anima dal baratro di oscurità e solitudine in cui rischiavano di precipitare. E intendo fare lo stesso con quel Saga.”

Seppur colpita dalle parole del Kamen Rider, Martina non sembrava ancora convinta: “Gentaro, non dubito delle tue capacità e delle tue imprese, ma stavolta è diverso. Quelli che hai affrontato, a quanto mi hai detto, rimanevano comunque umani nel profondo, quindi avevano ancora del buono in loro. Ma questo è diverso: è un demone. Loro non hanno luce dentro di loro, né bontà o altri buoni sentimenti. Non si possono-” La mano alzata di Gentaro la fermò. Questi continuava a sorridere gentilmente, intoccato dalle sue parole dubbiose.

“Forse a parole potrà sembrarti impossibile, è per questo che te lo dimostrerò coi fatti. Fidati di me, Martina, ti dimostrerò che posso diventare suo amico e aiutarlo. Dopotutto, che sia un demone o meno…” I suoi occhi divennero apparentemente malinconici. “…nessuno merita di morire nella sofferenza. Tantomeno nella solitudine assoluta.” Si allontanò poi insieme ad alcuni studenti per cercare Saga, lasciandosi dietro una Martina a dir poco esterrefatta.

“Lui è fatto così”, disse la voce di Kengo, messosi di fianco a lei. “Qualunque cosa accada, Gentaro non perde mai il suo ottimismo e non abbandona mai nessuno al suo destino, amici o nemici che siano. Forse ai più potrebbe sembrare ingenuo o addirittura stupido, ma è proprio questa sua capacità di vedere sempre il buono in chiunque la sua più grande forza. È ciò che ha unito tutti noi, persone che non avrebbero mai potuto o voluto avere niente a che fare le une con le altre, nel Kamen Rider Club originale. Se siamo diventati una squadra tanto forte e affiatata, è tutto merito suo.” La cyborg lo guardò con una notevole sorpresa prima di riportare lo sguardo sulla figura di Gentaro che correva e rideva insieme ai suoi studenti. Aveva capito fin da subito che era un individuo notevole, ma non fino a questo punto. Davvero era convinto di poter riuscire nell’impresa di diventare amico di un demone?!

-Eppure, non so perché, ma più ci penso, più sento che se c’è qualcuno che può farcela, quello è lui- si ritrovò a pensare.

“Fidati, può farcela.” Si voltò per vedere Ryusei che si allontanava insieme a Tomoko. “Dopotutto, ha accettato come amico anche me senza problemi, e io l’ho tradito e pure ucciso prima di unirmi alla squadra. Che vuoi che sia un demone intenzionato a distruggere il mondo?”

“Capisco. È davvero una persona unica, mi ricorda…” Martina s’interruppe di colpo quando le parole di Ryusei affondarono completamente in lei. “Aspetta, tradito e ucciso?! Come sarebbe ucciso?!” Ma l’altro Kamen Rider si era già allontanato.

“Ecco, è un’altra storia molto lunga”, le disse Kengo mentre lavorava al computer affiancato da Yuki. “Ti va di ascoltarla mentre ci dai una mano a capire cosa ha fatto Saga per bloccare il segnale di ogni dispositivo elettronico?”

“Eh, cosa?! Oh, beh, ecco… S-sì, certo. Come no…”, rispose la ragazza, più confusa e stupita che mai mentre raggiungeva gli altri due e si metteva a guardare il computer a sua volta.

                                                                                                                                    *****

“…Una cupola elettromagnetica”, fu infine il resoconto dei tre dopo un’analisi attenta dell’atmosfera al di sopra della scuola. “Deve averla creata quando ha assorbito gli Horoscopes Switch”, osservò Kengo scocciato.

“Quel maledetto. Ecco perché non sembrava preoccupato all’idea che potessimo in qualche modo dare energia alla torre di comunicazione una volta completa”, fece Martina stringendo i pugni. “Dalle analisi, poi, sembra che non solo la scuola, ma anche l’intera città ne sia completamente ricoperta. Siamo isolati.”

“In parole povere, finché non sconfiggeremo Saga, non saremo in grado di chiamare aiuto, né di cercare le compagne di Martina-san o gli altri Kamen Rider”, disse Yuki in tono demoralizzato.

“E Saga non si trova.” Sollevarono gli occhi per vedere che Gentaro, Ryusei e gli altri membri del Kamen Rider Club originale erano ritornati. Era stato il secondo a parlare. “Dovunque si stia nascondendo, lo sta facendo maledettamente bene.”

“Hmm… È possibile che stia occultando la sua presenza con qualche suo potere, forse in modo analogo a come ha creato la cupola elettromagnetica che ci sta isolando dal mondo”, osservò Martina accarezzandosi il mento.

L’unico che sembrava non demoralizzato era Gentaro: “Non importa. Alla fine della fiera non abbiamo davvero bisogno di cercarlo. Sarà lui a venire da noi.” Gli altri lo guardarono sorpresi.

“Che intendi, Gen-chan?”, domandò Yuki.

“L’ho compreso dal nostro precedente scontro: quel Saga non mira semplicemente al potere degli Horoscopes Switch o a impedirci di inviare il messaggio di aiuto, lui vuole affrontarci e sconfiggerci con le sue mani. Vuole dimostrare di essere più forte di noi al suo capo, ma prima di tutti a sé stesso, per questo è probabile che sarà lui a venire da noi appena si sentirà pronto a riaffrontarci.”

“Probabile, ma così ci ritroveremo ad affrontare un nemico molto più forte di prima perché per allora saprà controllare il suo potere”, protestò Ryusei. “Dobbiamo assolutamente riuscire a trovarlo ora e-”

Una voce familiare tuonò all’improvviso da ogni direzione, come un eco: “FOURZE! METEOR! CAPITANO FLORENCE! RISPARMIATEVI LA FUTILE IDEA DI FERMARMI PRIMA CHE POSSA RIPRENDERMI! È GIÀ TROPPO TARDI ORMAI! MA SE CI TENETE COSÌ TANTO AD AFFRONTARMI, VENITE AL CANTIERE ABBANDONATO POCO LONTANO DALLA AMANOGAWA HIGH SCHOOL! LO RICORDERAI DI SICURO, FOURZE, VERO? VI CONSIGLIO DI VENIRE ENTRO CINQUE MINUTI O IL PRIMO BERSAGLIO DELLA MIA NUOVA POTENZA SARÀ LA VOSTRA AMATA SCUOLA E I SUOI STUDENTI!” Quando ricalò il silenzio, tutti erano sconvolti o furiosi, tranne Gentaro, il quale sembrava solo parecchio nervoso.

“Tsk! Credo proprio che sia ora di insegnare a quel demone che nessuno può minacciare i miei studenti!” Si voltò verso gli altri.“Andiamo, ragazzi! Martina, mi raccomando, osserva bene!” Lei lo guardò interrogativa e lui rispose con un sorriso. “Intendo mostrarti coi fatti la sincerità delle mie parole: io diventerò amico di Saga e lo aiuterò!”

                                                                                                                                            *****

Cinque minuti dopo, l’intero Kamen Rider Club originale più Martina si trovavano all’entrata della fabbrica abbandonata. Dentro di essa, in mezzo a diversi macchinari in disuso e scatoloni sparsi o malamente impilati, stava Saga nella sua forma iniziale. Tuttavia, l’aura che il demone emanava era completamente diversa da prima e il suo potere era diventato tanto grande da traboccare fuori dalla sua pelle, avvolgendolo in vapori violacei pervasi di scariche elettriche e scintille.

“Siete venuti davvero. Ammiro il vostro coraggio, dico sul serio, ma questo non basterà a salvarvi. Non ora che ho tutto questo potere per me”, disse alzando la mano con cinque dita, flettendole e ammirando il potere che emanavano.

“Sarai anche diventato più forte, ma non t’illudere che questo basti a fermarci! Noi ti sconfiggeremo, demone immondo!”, esclamò con forza Martina, muovendosi avanti insieme a Gentaro e Ryusei, mentre gli altri si disponevano poco lontano da loro e iniziavano ad analizzare il nemico col computer di Kengo.

“No, miss Florence. Non stavolta!” E il potere esplose dal suo corpo, trasformandolo completamente in una terrificante amalgama di tutti gli Horoscopes. Il suo busto divenne un incrocio tra gli Zodiarts di Leo e Scorpio, le gambe divennero simili al Gemini Zodiarts con sopra le cosce la corazza di Taurus, le braccia si ricoprirono delle scaglie di Pisces e sull’avambraccio sinistro dal suo bracciale pinnato, la mano sinistra venne sostituita dalla chela di Cancer, mentre intorno all’avambraccio destro si formò un bracciale che rispecchiava la testa della staffa onirica di Aries e sopra il dorso della mano destra uno dei pungiglioni di Scorpio, le spalle furono avvolte dagli spallacci corazzati di Aquarius e sopra di essi crebbero le corna di Taurus sul sinistro e quelle di Aries sul destro, dalla schiena spuntarono le bianche ali piumate di Virgo e, infine, la testa divenne quella di Sagittarius ma con la criniera di Leo che spuntava dalla nuca insieme alle antenne di Libra e le corna di Capricorn che crescevano invece dalla sommità. Nella mano destra reggeva una lunga staffa che da un lato presentava il simbolo avvolto da piume e oro di Virgo e dall’altro l’anello con pendenti delle catene spezzate di Libra, mentre il corpo centrale era largo e attraversato da corde tese, come l’arma-chitarra di Capricorn.

“Quanto potere… Davvero… STRAORDINARIO! MI SENTO INVINCIBILE! AHAHAHAHAHAH!”

“Se pensi che quel potere ti darà ciò che desideri davvero, ti sbagli di grosso”, disse Gentaro. “La tua sofferenza non svanirà grazie ad esso.”

“Pensi forse di potermi influenzare, Fourze? Che io sia come i nemici da te affrontati in precedenza? Non illuderti: non riuscirai a farmi vacillare”, replicò Saga allargando le braccia con un ghigno sadico. “Ora fatevi sotto, Kamen Rider e capitano del Millennium! È tempo di concludere ciò che abbiamo iniziato!” Martina si mosse in avanti caricando due potenti raggi laser sulle braccia, mentre Gentaro e Ryusei riattivavano le rispettive cinture.

“Three! Two! One!”

“Meteor, Ready?”

““HENSHIN!!””, urlarono in coro trasformandosi nelle loro forme Rider.

“UCHUU KITAAA! Kamen Rider Fourze! Risolviamola uno contro uno!”

“Kamen Rider Meteor. A decidere il tuo destino…sarò io.” Saga non perse tempo e, sollevato il braccio sinistro, fece comparire ai lati della chela le due estremità di un arco, che i due Rider riconobbero subito come quello di Sagittarius, e attaccò sparando dalle pinze una raffica di frecce infuocate, che i due schivarono agilmente per poi portarsi davanti a lui e colpirlo, mentre Martina respingeva le altre frecce coi suoi laser. Tuttavia, Fourze venne sbattuto indietro da un colpo della staffa nemica e Meteor afferrato dalla chela, ma ne approfittò per colpirlo con una serie di calci al fianco, mentre Gentaro attivava due dei suoi Switch:

“Claw On!”

“Scissors On!”
Insieme agli artigli sul braccio destro, un paio di enormi forbici apparvero sul suo braccio sinistro e le usò per liberare il compagno e dare battaglia corpo a corpo al demone, che incrociò la sua nuova arma con quelle di Gentaro ancora e ancora, in una lunga serie di combinazioni volte a far cadere l'avversario per primo. Nel frattempo, Kengo diede le sue istruzioni a Martina: “Florence- san, prendilo di sorpresa con la tua invisibilità!”

La cyborg annuì e, resasi invisibile, si spostò rapida dietro Saga per poi sparare uno dei suoi laser e colpire l'avversario dritto sulla schiena. Non ebbe apparentemente un grande effetto, ma Saga si rallentò per un istante e venne distratto abbastanza da permettere a Gentaro di attivare un altro Switch: “Chainsaw On!” Sulla sua gamba destra apparve un’enorme motosega con cui diede un calcio fortissimo all’addome dell'avversario; le lame dell’arma si attivarono e sembrarono scavare a fondo nella corazza. Ben presto, però, Saga sembrò averne abbastanza e sferrò un violento manrovescio con la chela, sbattendo via Gentaro. Ryusei, intanto, ne approfittò per riattivare il suo strano bracciale: “Saturn, Ready? Ok, Saturn!”

Al secondo pulsante premuto, una riproduzione del pianeta Saturno con tanto di anelli si generò intorno al suo pugno destro, dopodiché, con un rapido movimento della mano, Ryusei li scagliò in forma di lame rotanti contro Saga. Il nemico, tuttavia, se ne avvide e rispose scagliando un'enorme palla di fuoco dalla bocca che respinse gli anelli e colpì Meteor in pieno, scagliandolo indietro. Subito dopo, Saga scagliò una serie di palle infuocate contro Martina e Gentaro, costringendoli a indietreggiare. Il secondo estrasse allora uno strano cellulare, composto da due metà di due colori diversi, rosso e blu.

“Se ti piace così tanto sparare, impazzirai per questo!”, esclamò dividendo poi con un gesto il cellulare in due metà. “Divisione e inserimento!” E li inserì negli spazi per gli Switch più esterni. “N/S Magnet! N/S Magnet On!” A quell’annuncio, il suo costume mutò divenendo grigio argenteo e pesantemente corazzato sul busto, con due strisce che lo attraversavano ai lati, una rossa e l’altra blu, due bracciali simili alle estremità di una calamita avvolsero gli avambracci e due enormi cannoni comparvero ai lati della sua testa, ora chiusa in un elmo più grande e spesso. Gentaro afferrò poi le due metà del Magnet Switch e le manovrò come manopole per puntare i cannoni su Saga.

“Fuoco!” Premuti i grilletti, scariche elettromagnetiche rosse e blu vennero scagliate dai cannoni contro Saga, facendolo retrocedere. Martina si unì subito a lui e prese a sparare senza tregua raffiche di raggi laser sul nemico. Questi ringhiò di rabbia prima di spiegare le enormi ali piumate e alzarsi in volo.

“I miei complimenti per il lavoro di squadra, Rider e capitano, ma dubito basterà!”, commentò il demone sparando una raffica di curiose sfere simili a buchi neri per contrastare gli attacchi di Fourze e Martina. Ogni laser o scarica che le colpiva, veniva risucchiato e annullato all’istante e, alla fine, i due dovettero smettere di sparare per scansarsi dall’attacco in arrivo. Con orrore, la ragazza vide che, dove le sfere colpivano il terreno, intere porzioni di terra sparivano completamente, come se fossero state davvero risucchiate da dei buchi neri in miniatura.

-Che potere spaventoso…- non poté non pensare. Nel frattempo, Ryusei aveva deciso di fare sul serio: prese uno strano Switch azzurro con una specie di girandola dorata sulla sommità e lo inserì nel suo Driver per poi far girare la trottola con un gesto secco.

“Meteor Storm! Meteor On, Ready?” Un fortissimo vortice di energia oro e azzurra venne generato dalla rotazione dello Switch e avvolse completamente Meteor. Quando ne uscì, anch’egli era cambiato: la sua tuta era diventata blu, la corazza dorata e ricopriva ora entrambe le spalle e i pettorali, gli occhi erano cambiati da viola a rossi e la decorazione sull’elmo era raddoppiata e diventata anch’essa dorata. In mano, teneva un lungo bastone da combattimento.

“Kamen Rider Meteor Storm! Il mio destino è richiamare una tempesta!”, urlò prima di inserire il Fire Switch in una delle estremità del bastone. “Ehi, Saga! Se sei un uomo, torna a combattere a terra, invece di scappare con i poteri del mio maestro!”, minacciò prima di roteare l’arma e generare un potentissimo turbine fiammeggiante che il demone schivò appena, solo per poi essere colto di sorpresa e afferrato da Martina, la quale aveva utilizzato il suo meccanismo di volo. I due sfondarono il tetto del magazzino e si ritrovarono sopra di esso, dove iniziarono una furiosa lotta corpo a corpo.

“Perché combatterci, Martina Florence? In fin dei conti siamo piuttosto simili!”, affermò il demone dandole un gancio e lanciandola contro il buco creato poco prima. Lei usò di nuovo il meccanismo di volo per fermare la caduta e rialzarsi senza danni apparenti; correndo, rispose con una ginocchiata al petto che Saga parò facilmente.

“Di che diavolo stai parlando?”, chiese allo stesso tempo. Saga fece una risatina malefica e le diede una spallata, per poi afferrarla da una gamba e sbatterla a terra più volte.

“Entrambi siamo stati creati in laboratorio dai nostri cosiddetti leader, delle parodie del mostro di Frankenstein con lo scopo di combattere in una guerra eterna. Le uniche differenze sono che io non vivrò abbastanza a lungo da vederne la fine, come potresti tu, e che l'Ammiraglio Moonlein ha avuto almeno la decenza di darti una scelta apparente.” La Florence non ci vide più e si liberò creando una barriera con così tanta velocità che l'urto spinse via Saga.

“Io non sono come te. L'Ammiraglio mi ha dato la possibilità di scegliere se continuare a combattere o riunirmi ai miei genitori, accanto a Colui che tutto sa. Anche tu avresti potuto avere una scelta, se solo avessi provato a guardare un po’ più in là!”, gridò caricando e placcando il nemico con tanta furia che questi non ebbe il tempo di reagire e venne schiantato con tanta violenza sul tetto da sfondarlo di nuovo. I due precipitarono verso terra per diversi metri, prima che Saga si liberasse dalla presa e spingesse via Martina con un calcio, fermando poi la propria caduta con un battito d’ali e atterrando perfettamente. In quel momento, però, il demone si fermò a riflettere sulle parole della cyborg, ripensando ai suoi primi giorni di vita: preso in giro dai suoi simili e da altri esseri solo per essere un fallimento, con unici compagni i propri fratelli, non gli era mai stata data una vera scelta. Era stato creato per uno scopo e, quando avevano scoperto che non era idoneo per esso, era stato scartato senza pensarci su due volte, insieme a tutti gli altri come lui imperfetti o difettosi. Quando percepì Gentaro, Ryusei e gli altri arrivare e riaffiancare Martina, si riscosse: “Forse hai ragione, capitano Florence, ma ormai per me è tardi. Almeno mi assicurerò di vivere quanto mi è stato concesso come si deve!”

Quelle parole colpirono soprattutto Gentaro: “Come sarebbe a dire quanto ti è stato concesso? Stai forse per..?!” Stavolta Saga gli rivolse non uno sguardo di sfida o scherno come i precedenti, ma uno distaccato.

“Non te l'ho detto, Fourze? Io sono solo uno dei tanti esperimenti falliti prima del mio fratellino Diablo, l'unico davvero perfetto. Come tale, la mia vita è destinata a finire presto, che vinca contro di voi o meno. Anche avere assorbito questi Switch sta accorciando il mio tempo.” In quel momento, diverse scariche elettriche uscirono dal suo corpo e della polvere luminosa iniziò a cadere dai suoi arti.

“Io e i miei fratelli fummo creati con lo scopo di assorbire i poteri dei Kamen Rider o altri esseri e renderli nostri, ma solo uno risultò essere un successo. Gli altri, assorbito un potere estraneo, vedono la loro vita scivolare via inesorabilmente, tanto più velocemente quanto più quel potere è grande. E questi Horoscopes Switch sono così forti che stanno già mettendo a dura prova la mia stessa esistenza... Fourze, Meteor, l'aver sconfitto nemici tanto potenti vi rende degni di tutta la mia ammirazione... E proprio per questo vi sconfiggerò. Che viva o muoia non m'importa in realtà, quello che voglio davvero è dimostrare che anche un fallimento può dare significato alla propria vita!” Un'incredibile energia esplose dal suo corpo, totalmente diversa da prima, al punto che Martina rabbrividì.

“Non stava facendo sul serio...?!” Invece di rispondere, Saga scattò in avanti brandendo la sua staffa. Gentaro fece di nuovo fuoco coi cannoni, ma l'altro roteò la sua arma deviando ogni colpo contro Martina e Ryusei che vennero scagliati indietro, per poi colpire violentemente Fourze con tre potenti stoccate e sbatterlo via con un fendente. Mentre Gentaro ancora roteava in aria, Saga gli scagliò contro una palla di fuoco, facendogli sfondare una parete e annullando nel processo il suo Magnet States, dopodiché respinse uno dopo l'altro i colpi del risubentrato Ryusei, prima di bloccare il suo bastone con la chela e strapparglielo di mano. Con un altro colpo della propria arma, Saga sbatté via pure Meteor, prima di venire attaccato alle spalle da Martina, la quale lo centrò con due potenti pugni senza però avere alcun effetto; allora scagliò un doppio laser da distanza ravvicinata che perforò il petto di Saga, ma questo venne invaso dall'acqua di Aquarius e guarì all'istante.

“Inutile! Non puoi uccidermi, Martina Florence!”, urlò prima di generare una frusta d'acqua da una delle estremità della staffa e colpirla più volte prima di mandarla a ruzzolare per terra con un affondo dell’altra estremità. “Vi ucciderò e allora avrò finalmente dimostrato di non essere un semplice fallimento!” E scagliò una raffica di frecce di fuoco sulla ragazza inerme. In quel momento, però, Gentaro si mise in mezzo e la protesse con il suo corpo, gemendo e urlando quando le sentì esplodere sulla sua schiena.

"Gentaro! NOO!!", gridò Martina piena di orrore. Il Kamen Rider, però, non cadde a terra. Seppur barcollante e chiaramente ferito, Gentaro si raddrizzò e voltò verso Saga.

“Sapevo che soffrivi, ma non credevo fino a questo punto”, mormorò avanzando verso di lui. “Posso capire il tuo desiderio, ma non è così che lo realizzerai. Credi che morendo in battaglia darai valore alla tua vita? Ti sbagli! Solo vivendo puoi darle valore! Realizzando i tuoi obiettivi e sopravvivendo per trasmetterli agli altri! Non ti permetterò di buttare via la tua vita così!” Saga era esterrefatto.

“Che cosa t'importa della mia vita? Siamo nemici! Sto cercando di ucciderti! Perché vorresti aiutarmi?!” Gentaro estrasse in risposta uno strano Switch, azzurro e ben più grande degli altri, con uno strano bottone rosso dentro una teca di vetro sulla cima.

“Perché sei mio amico, Saga! E io aiuto sempre i miei amici!” Inserì lo Switch nello spazio a destra, aprì la teca e premette il pulsante. “Cosmic! Cosmic On!” Tutti gli Switch di Fourze volarono in aria e penetrarono all'interno del suo corpo, trasformando ancora la sua uniforme di Rider: divenne azzurra e nera, corazzata su busto ed elmo, che divenne anche di una forma analoga a un razzo con tanto di razzi minori attaccati ai lati, e con due grossi spallacci argentei che ricordavano le ali di un jet sulle spalle; tutti i numeri degli Switch si materializzarono sul suo petto e in mano gli comparve una curiosa arma simile a una spada a forma di missile. “E se per aiutarti, dovrò prima sconfiggerti...” Afferrò una leva sopra la nuova arma e, tirandola, il missile si aprì rivelando un'enorme lama azzurra coi bordi arancioni all'interno. “...allora così sia!”

I due incrociarono più volte le loro armi, lottando furiosamente per prevalere, ma Saga, alla fine, riuscì a sbatterlo via con un colpo fulmineo, anche se Gentaro usò il suo jet pack per rimanere in piedi e tornare all'attacco. Premette due pulsanti sul suo petto: “Launcher/Freeze On!” Sulla sua gamba destra apparve un lanciamissili che scagliò una serie di razzi congelanti contro Saga, il quale li evitò tutti. Prima che potesse contrattaccare, però, venne fermato da Ryusei, che aveva recuperato il bastone, e Martina, che si era resa ancora invisibile, e stavano cercando di colpirlo in tutti i modi possibili. Intanto Gentaro premeva altri tasti: “Spike/Elek/Winch On!” La corazza chiodata, ora avvolta in scariche elettriche dorate, riapparve sul suo polpaccio sinistro, mentre uno Switch verde scuro appariva nel suo palmo e lo inseriva in uno spazio in fondo all'impugnatura della spada.

Con un movimento successivo, questa generò un gancio attaccato a una corda fatti di pura Cosmic Energy, che si avvolse intorno a Saga immobilizzandolo; Gentaro lo tirò poi a sé e lo colpì ripetutamente con calci sinistri, ferendolo grazie alla combinazione di spine e fulmini. Il diavolo, però, sempre più intenzionato a vincere, riuscì a creare un'ondata sonora dalla sua staffa che lanciò via Gentaro, fece poi apparire gli artigli di Leo sopra la sua mano destra e si alzò infine in volo. Il Rider era atterrato vicino ai compagni del club e strinse a sé la sua arma.

“Gentaro, cerca di bloccargli le ali e poi lancialo in aria con più forza che puoi!”, gli ordinò Kengo prima di rivolgersi agli altri: “Martina, Ryusei, cercate di farlo avvicinare!” I due avevano sentito e si lanciarono contro Saga, il quale però mollò la staffa e prese ad assalirli con feroci picchiate durante le quali colpiva con artigli e chela, più che deciso a restare fermo nella propria posizione. Con un paio di poderosi attacchi, stese entrambi gli avversari prima di alzare il braccio destro in aria e far sparire gli artigli.

“ E tutto INUTILE!”, urlò atterrando e schiantando il pugno al suolo, creando così una potente onda d'urto dal bracciale di Aries che minacciò di addormentare tutti i presenti. Ryusei, però, prima di cadere, riuscì ad attivare il suo Limit Break.

“METEOR STORM PUNISHER!”, ruggì mentre la trottola sul suo bastone girava vorticosamente e veniva lanciata da un suo fendente contro il demone, girandogli poi attorno e danneggiandogli le gambe. L’attacco sembrò annullare anche l’onda soporifera e Martina ne approfittò per unirsi alla trottola di Meteor Storm e bersagliare Saga con una scarica di pugni, impedendogli di volare via. Alla fine, quella serie di colpi fu troppa anche per lui e Gentaro ottenne la sua possibilità, trovandosi le ali del nemico proprio di fronte.

Premette allora subito due pulsanti sul petto: “Net/Magic Hand On!” Dalla sua spada si generò una mano trasparente di energia con cui gli afferrò le ali. Saga la distrusse con una semplice esplosione di energia, ma scoprì subito di essere rimasto intrappolato in una rete energetica che era al suo interno e che non gli permetteva di muovere neanche gli arti. Oltre al danno la beffa.

“Ora, ragazzi!”, gridò Kengo, vedendo l'occasione che aspettavano. Gentaro si lanciò contro il nemico inserendo il Claw Switch nella spada e attivando poi dal petto il Fire Switch; la Cosmic Energy fluì impetuosa avvolgendo la lama e formando tre enormi artigli di fuoco intorno ad essa.

“Prendi questo!”, urlò menando un fendente che squarciò verticalmente il corpo di Saga e mandò in frantumi le due anfore sulle sue spalle. Senza fermarsi, iniziò a tempestare di colpi il nemico, ora incapace di rigenerarsi dopo la distruzione delle parti di Aquarius.

“Anche così, non puoi BATTERMI!”, ruggì Saga spezzando la rete e bloccando le tre lame con la staffa, ma subito Martina e Ryusei lo colpirono ai fianchi facendogli mollare la presa. Gentaro continuò a colpire, la corazza del demone che finalmente cedeva e si spezzava sempre di più ad ogni impatto. Fiotti di sangue scuro iniziarono a schizzare in aria e sul terreno circostante, mentre Saga barcollava visibilmente provato. “DA-DANNATIIIIIIII!!!” Quell’urlo furioso venne stavolta accompagnato da un’emanazione di energia tanto potente da scagliare indietro i suoi tre avversari, i quali rovinarono a terra con un tremendo schianto, mentre il potere del demone pareva letteralmente schizzare alle stelle, visto che le gemme sul suo corpo avevano preso a brillare e sembrava trasformarsi di nuovo. La corazza danneggiata iniziò a riformarsi e divenne nero pece, allo stesso tempo il suo corpo si fece più snello e le piume delle ali mutarono colore diventando anch’esse nere, come di un angelo caduto.

“Assurdo… Ha liberato il potere della Supernova?!”, mormorò Kengo, incredulo. La Supernova era l’arma più potente degli Horoscopes e permetteva loro di liberare un potere a dir poco incredibile. Se l’avesse rilasciato tutto lì… Di colpo, però, Saga barcollò e sembrò sul punto di cadere in ginocchio, mentre dal suo corpo altra polvere e cenere continuavano a formarsi. “Ma certo! Gentaro, Ryusei, Florence-san! Non fermatevi, continuate a incalzarlo ora! Il potere della Supernova sta mettendo ancora più in crisi il suo corpo! Non può resistere ancora per molto!”, esclamò rivolto ai tre combattenti che si stavano rimettendo in piedi.

“ANDIAMO!”, urlò Gentaro scagliandosi all’attacco insieme a Ryusei e Martina. I tre strinsero Saga in una morsa a triangolo, ma il demone rispose scagliando una tempesta di frecce di fiamme nere in ogni direzione e costringendoli così a fermarsi per difendersi. Il numero di attacchi era tale che i tre furono costretti a indietreggiare mentre i loro corpi si ricoprivano di bruciature o ferite.

“NON RIUSCIRETE A SCONFIGGERMI! È INUTILE CHE INSISTETE! PRIMA DI MORIRE VI PORTERÒ ALL’ALTRO MONDO CON ME!”, ruggì scagliando ancora più frecce.

“TI SBAGLI, SAGA! NOI NON PERDEREMO! ABBIAMO TROPPO IN GIOCO PER POTER PERDERE!”, replicò Gentaro infilando lo Shield Switch nella spada e generando uno scudo di energia argentea per respingere i colpi.

“PER IL MONDO IN CUI VIVIAMO…”, disse Ryusei innescando di nuovo il Limit Break della sua arma e, una volta attivata la trottola, invece di scagliarla fece roteare l’asta per deviare ogni freccia in arrivo.

“PER LE PERSONE CHE AMIAMO…”, continuò Martina generando dalle mani due raggi energetici che si opposero alla raffica in arrivo e la bloccarono. “““NOI NON PERDEREMO!!!””” E tutti e tre si scagliarono in avanti, parando o ignorando qualunque altro attacco provenisse dal nemico. Insieme, si schiantarono su Saga colpendolo con un triplo colpo e facendolo urlare di dolore; il demone cercò allora di colpirli con la sua arma, ma Gentaro e Ryusei sferrarono un colpo simultaneo con le proprie e la spezzarono in tre parti. Subito, Martina sfruttò l’occasione e centrò petto e addome dell’avversario con una raffica di pugni in cui aveva concentrato tutta la sua energia interna, facendolo indietreggiare rapidamente. Alla cyborg, si sostituì poi Ryusei, il quale colpì Saga più volte con la trottola ancora girante ad alta velocità sul suo bastone prima di scagliarla all’urlo: “METEOR STORM PUNISHER!” contro il suo petto. Mentre le lame della trottola scavavano nel torso di Saga, Ryusei colpì un pulsante sul Driver, che scandì ancora: “Limit Break!” “METEOR STORM STRIKE!”, gridò lanciandosi contro Saga con un calcio volante, mentre una potentissima energia azzurra e oro lo avvolgeva.

Il demone riuscì solo a liberarsi della trottola prima che il calcio del Kamen Rider lo centrasse in pieno sterno, distruggendo completamente la sua corazza e ferendolo gravemente. Ansimanti, sia Saga che Ryusei crollarono in ginocchio.

“Ora, Gentaro! FINISCILO!”, gridò quest’ultimo al compagno.

“Ricevuto!”, rispose questi spingendo la leva sulla sua spada verso l’alto e riconfigurandola così nell’originaria forma a missile; poi estrasse il Cosmic Switch dalla cintura e lo inserì nella spada. “Limit Break!”, provenne dall’arma e, nello stesso tempo, un portale spazio-temporale sembrò aprirsi dietro Saga. Sparandosi in avanti con il jetpack, Gentaro estese la mano verso Martina: “Martina! Vieni!”, le urlò. La ragazza sembrò sorpresa per un attimo, ma poi obbedì e gli afferrò la mano mentre le passava accanto. Insieme, i due impattarono contro il demone a tutta velocità e lo trascinarono nel portale, ritrovandosi, per somma sorpresa di Martina, nello spazio fuori dall’atmosfera terrestre.

“Ma questo… Siamo nello spazio?!”, esclamò la cyborg, sbalordita.

“Esatto! Questo è il potere del nostro legame! Del Kamen Rider Club!”, rispose Gentaro spingendo via Saga e ritirando la leva della spada verso il basso, liberando di nuovo la lama al suo interno, ora pulsante di energia azzurra. “Estrarre e reinserire!”, disse poi estraendo e reinserendo nel processo il Cosmic Switch. “Limit Break!” A quelle parole, l’energia della spada aumentò esponenzialmente. “Martina, ora anche tu ne sei parte! Quindi…INSIEME!” Con un forte cenno della testa, Martina afferrò la spada di Fourze, sovrapponendo le proprie mani a quelle di Gentaro. D’un tratto, dal corpo della ragazza cyborg iniziò a fuoriuscire una potente energia identica alla Cosmic Energy, che fluì proprio nell’arma che stringeva, incrementandone ancora di più il potere.

“Ma che…che succede?! Mi sento piena di energie!”

“Anch’io! Proprio come pensavo! La tua energia è proprio come la mia Cosmic Energy! Il tuo potere è il nostro! E ora siamo una squadra a tutti gli effetti!” Martina sollevò gli occhi per incrociare le lenti gialle dell’elmo di Gentaro e un senso di enorme calore e sollievo la pervase. Era proprio come quando era insieme alle Warrior. Insieme a dei veri amici.

“Non…è ancora…FINITA!”, ringhiò però Saga concentrando davanti a sé tutto il suo potere residuo e generando un’enorme sfera di pura energia oscura.

““Sì che è finita invece!””, ribatterono Gentaro e Martina insieme, prima di muoversi in perfetta sincronia roteando su sé stessi di 360° e menando un fendente con lo stesso identico movimento delle braccia. ““RIDER FLORENCE SUPER GALAXY FINISH!!””, urlarono in coro, scagliando dalla spada una gigantesca lama di energia cosmica azzurra che tagliò in due prima la sfera oscura di Saga e poi il suo stesso corpo, ora non più protetto dalla corazza distrutta da Ryusei. Una fortissima esplosione di energia proruppe poi dal demone quando il potere della Supernova venne rilasciato tutto d’un colpo e lo lasciò con un corpo martoriato e bruciato che si stava rapidamente sfaldando. A un gesto di Gentaro, un altro portale si aprì e riportò lui, Martina e ciò che restava di Saga sulla Terra. Quest’ultimo, troppo debole persino per muoversi, precipitò verso il suolo, ma il primo lo afferrò per un braccio e lo fece atterrare delicatamente.

“Sei ancora vivo, vero?”, gli chiese. Con un notevole sforzo, il demone raddrizzò l’ormai sola parte superiore del corpo puntellandosi sui gomiti.

“Ma perché…Fourze? Perché…sembri ancora…volere aiutarmi? Sono…un tuo nemico.”

“I nemici di oggi possono essere gli amici di domani. È una cosa che ho imparato e visto tante volte nella vita”, rispose l’altro annullando la trasformazione e rivolgendo a Saga un sorriso. “E poi te l’ho già detto: non esiste che permetta ad un amico di buttare via la sua vita così. Tu hai detto di voler dare significato alla tua vita, di essere vivo, no? Bene! Allora in questo caso, vivi, Saga! Se non hai trovato il tuo posto da quel lato del mondo, prova da un altro! Sono sicuro che anche tu puoi trovare un luogo a cui appartenere!” Gli tese una mano. “Perché non cominci ricambiando la mia amicizia? Potrebbe piacerti avere amici, dopotutto!” Il demone lo fissò esterrefatto, prima di spostare gli occhi sulla mano protesa verso di lui. Era sincero in ogni sua parola, l’aveva sentito benissimo, ma com’era possibile?

“Sei…davvero un tipo strano… Fourze…no, Kisaragi Gentaro.” E per sommo stupore di Martina, Saga alzò lentamente una mano verso quella di Gentaro. Davvero stava per accettare?! Lo schiaffo, leggero ma incredibilmente sonoro, sorprese Gentaro, il quale vide l’arto di Saga raggrinzirsi e disintegrarsi subito dopo che la mano di lui aveva colpito la sua sul dorso per allontanarla. Il demone sorrideva malizioso. “Bella offerta…ma no. Ormai per me è già finita, dunque non ha senso riconsiderare le mie posizioni. E, inoltre, sappi una cosa, Kisaragi Gentaro: io non mi pento né vergogno delle mie scelte e di come ho vissuto. Sono nato come demone al servizio di Lord Astaroth e morirò come tale, questo è il mio onore. È stato un piacere avere voi Kamen Rider e te, capitano Florence, come miei ultimi avversari. Mi avete dato la battaglia che desideravo da tutta la vita, in cui ho potuto dare tutto me stesso, quindi ora non ho più rimpianti.”

Mentre parlava, dal suo corpo iniziarono a fuoriuscire gli Horoscopes Switch e la sua disintegrazione divenne sempre più rapida. In quel momento, Martina, forse perché ispirata da Gentaro o forse perché in quel momento persino quel demone le faceva pena, si avvicinò e parlò gentile: “Saga. Se in Paradiso c'è un posto anche per voi demoni, cerca il mio fidanzato, Paolo Martini, e salutamelo. Sono certo non gli dispiacerebbe bere qualcosa con un guerriero forte e onorevole come te.” Saga la guardò sorpresa, ma poi sembrò sorridere a sua volta.

“Altamente improbabile questa possibilità per un demone, temo… Ma se mai dovesse essere così, non dispiacerebbe affatto anche a me. In tal caso, lasciate che anch’io vi dica un’ultima cosa: avete sconfitto me, ma sappiate che voi, da soli, non sconfiggerete mai né Diablo né Lord Astaroth. Questa guerra è appena cominciata e battaglie ben più dure vi aspettano. Vi consiglio di diventare più forti e trovare i vostri alleati o non vincerete mai. Dubito che possiate farcela in ogni caso, ma vi auguro buona fortuna. Addio, Martina Florence e Kisaragi Gentaro.” E con quelle parole, il suo corpo si disintegrò del tutto lasciando dietro solo i dodici Horoscopes Switch. “Addio, Saga. È stato un piacere anche per me.”

                                                                                                                                 *****

Dopo la battaglia, il gruppo tornò al luogo del loro esperimento, stupito da ciò che avevano visto.

“Ehi, Martina, dici che Saga riuscirà davvero a riposare in pace?”, chiese Shun mentre stringeva le spalle di Miu.

“Non posso saperlo, ovviamente, ma come ha detto Gentaro, nessuno merita di morire in solitudine e soffrendo. Perciò, spero che possa trovare la felicità, ovunque sia ora.”

“E prima hai parlato di un certo Paolo Martini. Chi era?”, chiese JK. Martina fece un sorriso malinconico, pensando a quel meraviglioso ragazzo che le aveva rubato il cuore.

“Il mio fidanzato, primo ufficiale macchine del Nautilus Princess Xana, sacrificatosi per salvare me e tutta Tokyo dall'ennesima follia del Male universale. Ma ora è tempo di pensare ai vivi.” Andò al radiofaro assieme a Kengo, il quale sistemò gli Horoscopes Switch al loro posto e lo accese. Lo scienziato, però, fece subito una smorfia.

“Dannazione, non è ancora sparita!” Martina lo fissò confusa.

“Che cosa?”

“La cupola elettromagnetica. La morte di Saga non l’ha cancellata all’istante. Certo, sta gradualmente sparendo, ma è ancora molto forte, troppo per il nostro dispositivo. Se non troviamo un modo di accelerare il processo, finiremo per-” Venne di colpo interrotto da una luce azzurra fortissima che scese dal cielo e si schiantò su quella che sembrava una cupola invisibile sopra la città. Dopo pochi secondi, la cupola scomparve e la sfera luminosa atterrò proprio davanti a loro. Martina fece per mettersi in posizione d'attacco, ma vedendo le espressioni contente degli altri si rilassò. La luce si affievolì, rivelando infine una Kamen Rider dal costume argentato, ma con meno parti corazzate rispetto a Gentaro, un casco bianco con delle piccole antenne blu e occhi dello stesso colore, così come alcune decorazioni sul resto della corazza e la cintura, che aveva inoltre uno schermo e due scompartimenti per gli Astroswitch invece di quattro come Fourze.

“Nadeshiko! Ma che ci fai qui?!”, esclamò Gentaro andandole incontro. L'armatura della Rider sparì a sua volta, lasciando posto a una ragazza dai capelli castani piuttosto carina, che abbracciò forte Gentaro.

“Passavo per il Sistema Solare e ho percepito anch’io la vostra battaglia e il potere che vi imprigionava. Ho capito subito che avevate bisogno d’aiuto e dunque non potevo lasciarvi soli.”

“Ehm, scusate… Lei sarebbe…?”, chiese Martina, confusa.

“Oh, sono Kamen Rider Nadeshiko. Molto piacere”, rispose la ragazza con un gran sorriso.

“Piacere, io sono Martina Florence. Ma da dove vieni?”

“Dallo spazio! Sono una sostanza extraterrestre detta SOLU che è diventata una Kamen Rider!”

“Wow… E io che credevo la mia vita fosse strana già quando sono diventata un cyborg…”, commentò Martina, trattenendosi dal saltarle addosso per analizzarla.

“È anche la fidanzata di Gentaro”, le sussurrò un JK selvatico, prima di essere inseguito dal suddetto professore, urlante insulti. -Una fidanzata dallo spazio. Chissà perché non mi sorprendo già più di nulla con questo gruppo…- pensò divertita. Kengo, intanto, spinse diversi pulsanti sul dispositivo di comunicazione prima di annuire soddisfatto.

“Ottimo lavoro, Nadeshiko-san. Grazie a te, la barriera è scomparsa del tutto. Ora puoi procedere, Florence-san, ma come ho detto prima, ricorda che non avrai molto tempo, quindi sbrigati.”

“Ma cosa devo dire? Di trovarci tutti qui?”

“Avevo preparato un discorso speciale per il nostro primo incontro con gli alieni, ma dubito sarebbe adatto qui”, commentò Tomoko, indecisa. Gentaro stava per dire a Martina di stabilire appunto l'Amanogawa come punto d'incontro, ma proprio in quel momento giunse uno dei suoi studenti accompagnato da un uomo di mezza età dai capelli neri leggermente stempiato, vestito con pantaloni dotati di bretelle, una camicia e una cravatta.

“Gentaro! Ho trovato una lettera per te!”, urlò l'uomo a squarciagola.

“Professor Ohsugi!”, salutarono l'uomo gli ex studenti andando da lui e facendo la tipica stretta di mano del Kamen Rider Club.

“Oh, anche voi qui. Potevate pure venire a salutarmi”, disse il professore in un tono fintamente severo, per poi rispondere allegramente al saluto. “E lei dev'essere la ragazza caduta dal cielo. Piacere, professor Chuta Ohsugi”, concluse rivolgendosi a Martina.

“ Piacere”, rispose lei stringendogli la mano. “Con chi ho l'onore?” Il professore per tutta risposta gonfiò il petto e tirò le bretelle.

“Professore di economia domestica e primo consigliere del Kamen Rider Club”, disse prima di lasciar andare le bretelle ed emettere un gemito di dolore. Gentaro intanto aveva preso la busta dalle mani del professore, aprendola per prendere la lettera, ma rimase subito dopo a guardarla con uno sguardo confuso.

“Ehm, sulla busta c'è scritto 'da Angelica per il professor Kisaragi', ma la scrittura è incomprensibile. Qualcuno capisce il latino?”, chiese imbarazzato, prima che Martina prendesse a sua volta la busta.

“È la mia lingua madre(2), non dovrei avere problemi, ma…” Notò che Shun e JK stavano per dire qualcosa“…Se la cosa che sta per uscire dalle vostre bocche è una citazione a 'Ritorno al futuro', giuro che prima vi do una medaglia, poi vi sbatto per una settimana a pulire il Nautilus Millennium da cima a fondo(3).” I due si zittirono, mentre Yuki si avvicinava invece alla cyborg, con lo sguardo da cucciolo più supplicante della storia.

“Posso farlo io il mozzo, per favoreeee?!” Martina sbuffò fintamente seccata, incapace però di resistere.

“Ok, Yuki, te lo meriti. Comunque vediamo... 'Cara Martina, blablabla, purtroppo stavolta non potrò essere dei vostri, ma sapendo cosa state passando, ecco qui le coordinate dove riunirvi', siamo a cavallo!”, esclamò, per poi correre al radiofaro, dove gli studenti di Gentaro avevano riattaccato gli Horoscopes Switch.

“Vai pure, Martina-san”, disse Miu porgendole il microfono. La ragazza lo accettò e, accesolo, se lo avvicinò alla bocca.

“Mi ricevete? Sono il capitano Martina Florence, chiamo dall'Amanogawa High School. C'è qualcuno in ascolto?” Per un lungo istante nessuno rispose e i presenti pensarono di aver fallito, ma poi dalla radio partì una voce femminile molto conosciuta al capitano del Millennium.

“Martina, sei tu?”

“Katia?!”, esclamò la cyborg riconoscendo la voce di sua sorella maggiore.

“Ah, sorellina, non finisci mai di stupirmi. Come hai fatto?”

“Ho avuto molto aiuto. L'Ammiraglio è con te?”

“Sì, ora te lo...”
“Martina? Sei proprio tu?!”

“Elena!”, esclamò la cyborg, stupita di trovare già una Warrior. Gentaro si avvicinò a sua volta al microfono.

“Elena- san, giusto? Mi chiamo Kisaragi Gentaro. Hai incontrato un Kamen Rider per caso?”

“Sì, un detective rompip...”, cominciò la figlia di Urano, prima di essere interrotta da una nuova voce: “Ehi, a chi hai dato del rompipalle? Ti ho appena salvato la vita da quell'affare!”

“Shotaro-san!”, esclamò Gentaro, felice di sentire la voce di uno dei suoi colleghi Rider.

““E ci siamo anche noi!””, esclamarono altre due voci.

“Emu!”

“Inori!”

“Ehilà, Gentaro! È da un po’ che non ci si sente”, fece una nuova voce maschile, gentile e pacata.

“Wow! Ci sei pure tu, Haruto?! Ma è fantastico!”

“Martina, non smetterò mai di benedire il giorno in cui ti ho reclutata”, disse anche la voce di Shizu.

“Ma...questo messaggio era inteso per arrivare ai Kamen Rider… Non ditemi che tutte ne avete trovato uno!”, esclamò Gentaro, stupito di quell'incredibile disegno del fato. Per qualche secondo ci fu assoluto silenzio, poi...

“SÌ!”, pronunciò un coro femminile e maschile all'unisono.

“Fatemi indovinare, avete sconfitto un mostro anche voi?”, chiese Martina, cominciando a immaginare lo schema del Male universale.

“Già”, rispose una voce femminile che riconobbe come quella di Itsuki. “Quello che ho trovato io era particolarmente sanguinario, ma anche molto triste.”

“Martina, ti restano due minuti”, la ammonì Kengo, guardando i contatori che si scaricavano.

“Ah, giusto. Katia, chiama subito l'Ammiraglio!”

“Sono qui, capitano Florence. Dica pure.”, rispose Michael.

“Bene, dobbiamo trovarci in questo luogo. Ho ricevuto le coordinate da Angelica. Latitudine: 34.6937400°. Longitudine: 135.5021800°.”

“Ricevuto, capitano. Dirigerò l'Arcadia nella dimensione dove vi trovate attualmente e prenderò chi di dovere, poi ci vedremo tutti lì.”

“Grazie, Ammiraglio. Ragazze, buon viaggio a tutte. Sono certa ci ritroveremo!”

“Non osare mancare!”, risposero tutte le Warrior al completo insieme a Katia.

“Tranquilla, le proteggeremo noi. Vero, signori?”, disse un altro Rider che Martina non riconobbe.

“Ovvio, per un detective la sicurezza del suo cliente è una priorità”, concordò quello noto come Shotaro. In quel momento il macchinario perse potenza e il segnale cadde. La capitana del Millennium si rivolse verso i suoi nuovi compagni, assumendo per un momento il ruolo che le competeva.

“Ok, io e Gentaro andremo al punto di incontro, che è...”

“Osaka, Florence-san”, le disse Kengo dopo aver fatto due calcoli sul telefono.

“Grazie, quindi noi ci dirigeremo per primi a Osaka, mentre voi aspetterete l'Arcadia e vi farete imbarcare dall'Ammiraglio per poi raggiungerci. Ci rivedremo tutti lì.” Poche ore dopo, Martina e Gentaro si erano presi ognuno uno zaino pieno di provviste ed erano saliti sulla moto di lui, un bellissimo modello bianco e nero in tema col suo costume, pronti a partire per Osaka.

“State attenti, ragazzi. Noi vi raggiungeremo il prima possibile”, disse Ryusei, stringendo la mano a Gentaro, mentre Martina riceveva le ultime raccomandazioni dalle ragazze e la promessa che, quando si sarebbero rincontrate, avrebbe sentito tutte le altre figuracce del Kamen Rider Club.

“Signore, signori, professore” –“Ehi!”, urlò lui- “Sappiate che per me ora siete tutti degni del titolo di membri della flotta lunare. Arrivederci, non vedo l'ora di combattere ancora insieme a voi!”, concluse la bionda ufficiale. Per tutta risposta, Gentaro le si mise di fronte.

“E tu sei un membro a tutti gli effetti dello Space Kamen Rider Club. Nonché nostra amica!” E le porse la mano. Martina stavolta capì al volo e scambiò con il giovane professore la tipica stretta di mano del Club. Dopodiché, i due salirono sulla moto di Fourze e partirono a tutta velocità verso la loro meta.

“Pronta a gridarlo, Martina?”, chiese Gentaro.

“Ci puoi giurare!”, rispose lei.

““UCHUU KITAAA!!””, urlarono entrambi alzando i pugni al cielo.

                                                                                                                                        *****

Nel frattempo, in un luogo ai confini dell'Universo, nella dimensione delle Warrior Planet, stava avvenendo un altro scontro, avente come partecipanti Diablo e un gruppo di demoni alti due metri e armati con diverse armi. Il campo di lotta era un'arena di roccia totalmente nera sotto un cielo dello stesso colore, con qualche sporadica stella a illuminare, non che loro ne avessero bisogno per vedere.

“Sicuri che questo allenamento sia per me? Dagli spaventosi Heartdevil mi aspettavo molto di meglio”, commentò Diablo in tono annoiato. Uno dei suoi avversari, sentendo quella provocazione, attaccò con furia cieca calando l'ascia su di lui, ma il Rider oscuro schivò senza troppi problemi ed evocò Abraxas, facendogli saltare un corno con uno sparo, per poi bloccare il pugno di un altro demone tra il braccio e il fianco. Quando anche gli altri demoni si unirono all'assalto, inserì una croce nella sua cintura: “Kamen Rider Abomination: Black RX!”Questa volta buona parte della sua armatura si trasferì sul torace, lasciando braccia e gambe più libere, mentre l'elmo s'ingrossò mischiando nuovamente i tratti di pipistrello e insetto, più diversi artigli e speroni su mani, piedi, ginocchia e gomiti.

“Smettila di usare quegli sporchi trucchi e combatti come un demone!”, gli urlò un nemico, lanciandogli contro un raggio di pura tenebra, che venne schivato facilmente con un salto, mentre il demone precedentemente intrappolato veniva steso con un calcio e Diablo gli atterrava sulla schiena. A quel punto, colpì la cintura e scatenò un altro cambiamento: “Bio Rider!” Alcune parti della sua armatura si fecero di un blu molto scuro e gli occhi si arrossarono ulteriormente, quindi si trasformò in una massa d'acqua solida e strisciò tra i suoi avversari ad altissima velocità, colpendoli a più riprese; infine, ritornò solido dietro il più grosso di loro, puntandogli una spada laser alla gola.

“Brutto...”

“Vi arrendete?”, chiese Diablo, muovendo la spada ulteriormente verso la gola.

“...”

“Vi arrendete?”, domandò di nuovo, stavolta con un tono più minaccioso.

“E va bene, ci arrendiamo. Rimetti a posto quello stuzzicadenti.” Il Rider demoniaco fece come ordinato e ritornò alla sua forma base. Lo scontro era nato da un piccolo patto tra Astaroth e il leader degli Heartdevil: il primo voleva che Diablo padroneggiasse i poteri degli altri Kamen Rider, mentre il secondo voleva che i suoi soldati riprendessero la mano in combattimento. Erano stati scagliati dall'ammiraglio Moonlein ai confini dell'Universo prima della caduta dell'Amor Dei, ma finalmente avevano trovato la via di casa per Gaia e stavano pregustando il momento in cui sarebbero tornati al loro passatempo preferito: sgranocchiare umani dall'alba al tramonto.

Ma un incontro di Shizu con un diavolo aveva dimostrato quanto dovevano prepararsi. Diablo, comunque, aveva concluso il suo allenamento e stava per tornare alla missione, ma prima si girò verso di loro per un piccolo avvertimento: “Avevo sentito che uno di voi Heartdevil, poche settimane fa, era riuscito a mettere in difficoltà Moon White, ma lasciatemelo dire: la principessa Anastasis picchia molto più duro di tutti voi messi assieme. Se volete affrontare lei e le altre Warrior così, provo pena per il vostro signore.” Il leader del gruppetto si alzò in volo inferocito e gli atterrò davanti, guardandolo con occhi fiammeggianti.

“Cos'è, bastardo, ti credi tanto superiore solo perché hai quelle croci strane, o perché voi Heartdemon avete distrutto l'Eden, o entrambi?” Dal canto suo, Diablo rimase impassibile, ma mentalmente maledisse la rivalità di Astaroth e l'altro signore dei demoni. Milioni di anni e ancora i loro eserciti non potevano lavorare insieme.

“La mia stirpe conta poco, così come le mie croci. Quello che conta in un guerriero è solo la volontà. Se millenni fa fossimo stati noi Heartdemon a finire qui, mi sarei allenato ancora di più, con o senza croci. E poi...siamo entrambi creature dell’oscurità, combattiamo dalla stessa parte. Non si può lavorare insieme senza azzannarci a vicenda?” Gli altri demoni per tutta risposta risero a squarciagola.

“Ma cosa credi, che siamo tutti compagni che si sostengono l'un l'altro?!”

“Se lo fossimo non solo noi, ma tutte le specie dell'alleanza, forse a quest'ora avremmo già vinto!”, urlò, decidendo che discutere con quelli era inutile. L'unica cosa che gli interessava al momento era ritrovare Decade-senpai e gli altri Heisei Rider, poi avrebbe lavorato su quella parodia di un esercito.

(1) Omaggio canon di Silvio al grande Leji Matsumoto.

(2)Il latino era la lingua principale del regno dell'Eden e la parlano ancora su Luna spenta, dove vivono i discendenti dei sopravvissuti del regno lunare, inclusa ovviamente Martina.

(3) Non ho potuto resistere.

Gentaro Kisaragi, aka Kamen Rider Fourze: protagonista indiscusso della serie “Kamen Rider Fourze” e tredicesimo degli Heisei (=post 2000) Rider a vestire i panni di uno degli eroi mascherati al servizio dell’umanità. Rimasto orfano in terza elementare, Gentaro venne cresciuto dal nonno, un meccanico e pilota di moto, il cui mestiere li costrinse a spostarsi di continuo da circuito a circuito. Ritornato infine nella città in cui viveva insieme ai genitori, Gentaro s’iscrisse all’Amanogawa High School con lo scopo di diventare amico dell’intero istituto e potersi così avvicinare al suo obiettivo di farsi mille amici. Qui, dopo essersi riunito alla sua amica d’infanzia Yuki Jojima, tramite lei venne in contatto anche con Kengo Utahoshi e, per un misto di caso e curiosità, scoprì gli studi che questi stavano eseguendo sugli Zodiarts e il Fourze Driver, che decise presto di usare per diventare Kamen Rider Fourze e aiutare i suoi nuovi compagni e l’intera città contro la minaccia di quelle creature. A tale scopo, in seguito, venne fondato da lui il Kamen Rider Club, al quale presto si aggiunsero diversi altri studenti con il suo stesso desiderio di proteggere la pace a scuola e in città. Dall’apparente aria di un delinquente a causa del suo abbigliamento e della strana acconciatura, Gentaro è in realtà un ragazzo dal cuore d’oro, gentile e disponibile ad aiutare chiunque; la sua empatia è tale che sa capire subito quando qualcuno mente o soffre senza darlo a vedere ed è pronto a versare lui stesso lacrime e provare dolore pur di aiutare tale persona. Desideroso di fare amicizia con chiunque sia capace di provare emozioni, Gentaro non si tira mai indietro, nemmeno con le persone più ritrose o i nemici, convinto di poter sempre trovare e tirare fuori il meglio da chiunque, umani, Zodiarts, macchine o altri esseri che siano e quasi sempre la sua perseveranza e il suo buon cuore riescono a far breccia nella corazza degli altri e renderli così suoi amici. Per gli stessi motivi, non è in grado di sopportare quando qualcuno maltratta o minaccia i suoi amici e non si arrende né ferma mai per proteggerli o salvarli dalla minaccia di turno. Pur non brillando per intelligenza, Gentaro è un formidabile combattente che mescola un rozzo quanto imprevedibile stile di combattimento da strada alla sua incrollabile determinazione e, in seguito, ai poteri di Fourze derivanti dal Fourze Driver e dagli Astroswitch, trovando spesso modi di utilizzarli e loro possibili funzioni che nemmeno le menti più geniali come Kengo erano anche solo riusciti a immaginare. Diversi anni dopo aver sconfitto gli Horoscopes, leader degli Zodiarts, è diventato un professore alla sua stessa scuola ed è ammirato e apprezzato da tutti gli studenti sia per le imprese compiute come Fourze che per il suo carattere solidale e amichevole, ben diverso dalla maggioranza degli insegnanti comuni.

Ryusei Sakuta, aka Kamen Rider Meteor: protagonista secondario e secondo Kamen Rider della serie di Fourze. Studente trasferito all’Amanogawa da un’altra scuola, Ryusei era in realtà parte dell’organizzazione segreta detta Unione anti-Zodiarts sotto il suo principale Tachibana, colui che gli diede il Meteor Driver e fu anche suo maestro. Trasferitosi con l’obiettivo di avvicinarsi in segreto al Kamen Rider Club e a Gentaro Kisaragi/Fourze e sfruttarli per localizzare l’Horoscopes dell’Ariete, Ryusei inizialmente tenne nascosta la sua identità segreta e finse di supportarli in modo da poter trovare lo Zodiarts in questione. Quando questo si rivelò, Ryusei gli chiese in segreto di aiutare il suo migliore amico, un ragazzo di nome Jiro, che aveva disgraziatamente usato uno Zodiarts Switch non compatibile ed era così caduto in coma. L’Aries Zodiarts accettò di risvegliare Jiro, ma solo a patto che Ryusei uccidesse Gentaro. Seppur riluttante, Ryusei accettò e, nella battaglia successiva, si oppose a Fourze come Meteor e lo uccise con un devastante colpo al petto, ma quando poi Aries risvegliò Jiro come promesso, questi rimase talmente scioccato dal gesto dell’amico per lui che si attribuì la colpa e le sue condizioni peggiorarono. Disgustato da sé stesso e realizzato che in realtà lui stesso voleva essere amico di Gentaro, Ryusei (privato del potere di Meteor da Tachibana come punizione) si gettò contro Aries in una battaglia suicida per proteggere i rimanenti membri del Club, ma venne salvato all’ultimo dal redivivo Gentaro, resuscitato dal legame coi suoi amici del Club uniti al potere del più potente degli Switch, il Cosmic Switch. Da allora Ryusei divenne a tutti gli effetti un suo amico e un membro del Club. Diversamente da Gentaro, Ryusei è un tipo che non si fa problemi a mentire e giocare sporco per raggiungere i suoi obiettivi, ma solo se questi riguardano uno scopo a fin di bene; inizialmente freddo, calcolatore, arrogante e disinteressato agli effetti collaterali delle sue battaglie, iniziò a cambiare stando a contatto con Gentaro e gli altri e, alla fine, divenne un amico affidabile e insostituibile, pronto a tutto pur di aiutarli e ricambiare l’enorme favore fattogli da Gentaro. Sempre a differenza di quest’ultimo, Ryusei è un guerriero esperto e disciplinato, che combatte con un fittizio stile di arti marziali molto versatile e potente detto Seishin Darinken, simile al kung fu di Bruce Lee con tanto di urlo di guerra "HWATCHA!"; unendo a questo i poteri di Meteor, è un avversario incredibilmente pericoloso e temibile. Dopo la sconfitta degli Horoscopes, Ryusei è diventato un agente dell’Interpol e, anche se mai dichiarato ufficialmente, ha chiaramente iniziato una relazione con Tomoko Nozama.

Nadeshiko Misaki, aka SOLU, aka Kamen Rider Nadeshiko: il SOLU era originariamente una sostanza extraterrestre analizzata dalla malvagia organizzazione Fondazione X, intenzionata a sfruttarne l’enorme Cosmic Energy contenuta al suo interno. A seguito di una caduta accidentale sulla Terra, però, il SOLU prese le sembianze della studentessa Nadeshiko Misaki e cadde letteralmente tra le braccia di Gentaro Kisaragi, il quale ebbe per lei un colpo di fulmine. Quando poi gli Zodiarts attaccarono, la nuova Nadeshiko usò la sua energia cosmica per copiare il Fourze Driver di Gentaro e usarlo per trasformarsi in Kamen Rider Nadeshiko e combattere al suo fianco, apparentemente perché interessata a quello strano umano e ai suoi poteri. Quando in seguito la Fondazione X cercò di ricatturarla, i sentimenti di Gentaro fecero breccia nell’apparente mancanza di empatia di Nadeshiko e divennero compagni a tutti gli effetti. Questo, purtroppo, non impedì ai membri dell’organizzazione di rimprigionare la ragazza, distruggendo nel processo il suo corpo umano. Gentaro, coadiuvato dai Kamen Rider W e OOO, riuscì infine a sconfiggere il capo della Fondazione X(o uno dei tanti capi) e liberare Nadeshiko, la quale, nella sua forma SOLU, decise di partire alla volta dell’Universo per esplorarlo e scoprire di più di esso, lasciando però Gentaro con la promessa che sarebbero sempre stati amici e compagni e che sarebbe sempre tornata per aiutarlo. Agli inizi solo una forma di vita extraterrestre che copiava tutto ciò che vedeva e toccava ma totalmente disinteressata a qualsiasi stimolo esterno e apparentemente taciturna e priva di sentimenti, Nadeshiko sviluppò una propria empatia grazie alla vicinanza con Gentaro e alla sua sincerità e buon cuore, che le permisero di divenire umana a tutti gli effetti dal punto di vista emotivo. È una persona dolce e disponibile, sempre pronta ad aiutare i suoi amici, Gentaro in particolare, ma sa essere anche molto combattiva e determinata se la situazione lo richiede. Come Rider, riesce a usare poteri molto simili a quelli di Fourze, che combina con un suo personale stile di combattimento molto atletico e agile che sfrutta perfettamente il suo fisico minuto e flessibile e la rende un’avversaria da non sottovalutare.

Salve a tutti, scusate per il ritardo. Io e Xephil avremmo voluto aggiornare prima, ma motivi di salute, studio o altro ci hanno ritardato. Mi auguro che questo capitolo, e lo scontro tra i Rider e Martina contro Saga(prima che qualcuno chieda, sì, ho preso il nome da un certo cavaliere dei gemelli che ha fatto la nostra infanzia) vi abbia appassionato, mentre mi scuso se il nakama power in qualche punto risulta un pò fastidioso. Dopo averne visto fin troppo in certi tempi, preferisco evitarlo, ma sono(siamo, perchè credo Xephil la pensi come me) intenzionato a mostrare cosa dei VERI legami possono fare. Ringraziamo chiunque abbia letto fin qui e vi invito a lasciare almeno un commento, per quanto piccolo. A presto!

Prossimo capitolo: ' Warrior Plutonis e il monaco spettrale, Ghost!'

 

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Warrior Plutonis e il monaco spettrale, Ghost ***


             Warrior Plutonis e il monaco spettrale, Ghost

“Michael, dai, solo un altro vestitino, poi basta per stasera”, disse Silvia nel sonno, pensando al suo consorte in situazioni tutt'altro che caste, quando con uno sbadiglio enorme si svegliò e alzò il busto, rievocando la sera precedente e portandosi poi due mani al volto, sconvolta dall'angoscia.

-Oh, grande Gaia, dove sono ora le ragazze? E dove sono io?- pensò la guerriera di Plutone guardandosi intorno. Era una semplice stanza da letto in stile giapponese, con un piccolo altare da un lato e pochi altri mobili, incluso il futon dove stava dormendo lei. Indosso aveva una semplice maglietta grigia, che lasciava scoperta la voglia sul suo braccio rappresentante il pianeta terra con una G accanto(1) e dei boxer marroni. Si auguró fosse stata una donna a cambiarla, quindi si alzò totalmente per cercare di capire cosa fosse, trovando una porta che dava su un bagno.

-Senza offesa per i miei soccorritori, meglio scappare senza farmi vedere prima che arrivi qualcuno di poco gradito- decise entrando e dando un'occhiata allo specchio. E in quel momento vide sulla sua maglietta la frase che più detestava in assoluto, una bestemmia scientifica che aborriva con tutte le sue forze e aveva giurato di distruggere con le sue mani chiunque l'avesse inventata: 'Plutone non è un pianeta'.

“Plutone non è un pianeta, Plutone non è un pianeta...”, mormorò sottovoce, mentre un'aura oscura le appariva attorno e il suo costume prendeva forma; quindi, con uno scatto di pura rabbia, il suo potere esplose per tutto il bagno.

“CHI- HA- OSATO?!”, urlò la donna, prima di essere interrotta da una voce maschile.

“Che cavolo?!”, esclamò una voce sconosciuta alle sue spalla. Voltandosi, Silvia vide un ragazzo dai capelli biondo scuro vestito da monaco, una ragazza dai capelli neri e un bonzo totalmente calvo, giunti lì di corsa. Lei rimase in silenzio, rendendosi conto di aver ridotto tutto in frantumi. Ridacchiò imbarazzata e tornò normale.

“Ehm, scusatemi. Mi chiamo Silvia Moonlight e non avevo la minima intenzione di causare tutto questo.” Cinque minuti dopo, erano tutti e tre in cucina, a fare colazione. Fortunatamente le avevano dato un'altra maglietta al posto di quella...cosa, per evitare incidenti.

“Mi scuso di nuovo per quanto successo, giuro di ripagare i danni e ricambiare la vostra ospitalità”, disse la donna, realmente dispiaciuta.

“Non si preoccupi, Silvia-san, ci siamo abituati.”, rispose il ragazzo, che aveva detto di chiamarsi Tenkuji Takeru. Per fortuna, lui e i suoi due coinquilini, anche se inizialmente scioccati da quanto successo, si erano dimostrati molto comprensivi.

“Comunque, stava dicendo, com'è arrivata qui in quel lampo marrone?”, chiese la ragazza, Akari Tsukimura, che aveva un blocco degli appunti in mano. Per qualche motivo, ricordava a Silvia di Michael quando aveva solo un millennio e anche la sua nipotina Angelica…

“Senza dubbio l'hanno inviata gli dei, quella era la furia di una loro emissaria. Scusi se l'abbiamo insultata nella nostra ignoranza, Moonlight-sama”, disse invece il bonzo, Onari Yamanouchi, inchinandosi umilmente.

“Non serve che s’inchini, sono atea io”, rispose educatamente l'ex principessa di Gaia, per poi rivolgersi alla ragazza. “Per il come sono arrivata qui, avete mai sentito parlare dei Kamen Rider?” Takeru, per tutta risposta, fece apparire in un lampo di luce uno strano Driver grigio e nero intorno alla vita, dotato di una curiosa manovella laterale.

“Kamen Rider Ghost, al suo servizio”, esclamò sorridente. Normalmente non avrebbe rivelato la sua identità così facilmente a una misteriosa combattente dotata di quei poteri, ma sentiva di potersi fidare di lei.

“È un onore conoscerti, Takeru- kun. Ascolta, ieri notte, in un'altra dimensione...” Silvia spiegò esattamente cos'era successo sulla spiaggia la sera precedente, come aveva conosciuto Ichigo e cosa stava succedendo in generale nel suo universo. Quando finì, tra una pausa e l'altra per bere il suo caffè, gli altri erano rimasti a bocca aperta e, alla fine, Takeru si alzò e fece per uscire, visibilmente preoccupato, ma venne fermato da Akari.

“Takeru, dove stai andando?”

“A cercare Makoto ed Alain. Se c'è davvero un cacciatore di Kamen Rider che può girare tranquillamente per le dimensioni, devo avvisarli prima che li trovi. Edith-san!” In quel momento apparve come dal nulla un uomo piuttosto anziano dai lunghi capelli bianchi, vestito con uno scialle rosso, una bandana a motivi azzurri e un mantello giallo, in mano portava un bastone. Silvia si alzò temendo per un attacco, ma il nuovo arrivato la rassicurò con un cenno.

“Non ha di che temere da me, Moonlight-sama, sono solo il mentore di Takeru”, disse l'uomo inchinandosi, in maniera non dissimile a quella che usavano i sudditi della donna diversi millenni prima.

“Sì, è stato lui a darmi il Ghost Driver”, chiarì il giovane monaco. “Dobbiamo andare nel mondo dei Gamma, subito.”

“Ho sentito tutto”, annuì Edith. “Dobbiamo sbrigarci. Voi state attenti. Jabel non c'è ed è meglio non attirare troppo l'attenzione.” I due quindi scesero in quello che sembrava un seminterrato e, in un lampo di luce, Silvia sentì la loro presenza svanire, lasciandola sola con Onari e Akari. La ragazza la guardò con un gran sorriso.

“Quindi, Silvia-san, potrebbe parlarmi un po' di più della tecnologia del suo mondo?” La Warrior Planet annuì con gioia, ma se ne pentì subito. Akari la portò nel suo laboratorio, una stanza dotata di parecchia attrezzatura scientifica costruita da lei stessa e uno strano obelisco nero col simbolo di un occhio, che ricordava a Silvia di qualcosa, forse uno dei suoi vecchi incarichi. Comunque si ritrovò subito ricoperta di domande su domande dalla giovane donna, che prendeva appunti su qualsiasi cosa sentisse. Aveva decisamente l'animo curioso tipico di una vera scienziata. Dopo almeno due ore e mezza, Silvia la fermò.

“Akari- chan, scusa, ma penso di avere ancora il mal di testa da ieri sera”, disse, stordita da quel vortice di domande.

“Pensavo avessi combattuto una battaglia mortale, non che ti fossi ubriacata”, ripose Akari, la quale era consapevole e sinceramente dispiaciuta per aver esagerato, ma d'altronde quando le ricapitava di incontrare un'emula di Doctor Who, uno dei suoi idoli, con sedicimila anni e conoscenze tecnologiche di ogni tipo?

“Fidati, il dopo per entrambe è molto più simile di quanto si pensi”, rispose la donna, che aveva millenni di esperienza in tutti e due i campi.

“Va bene, solo un'altra domanda allora: come hai conosciuto Ichigo e Nigo? Prima non hai accennato molto.” La donna sospirò. Quella storia le riportava alla mente ricordi dolorosi, amici che aveva perduto da tempo, battaglie quasi più sanguinarie di quelle odierne e il suo regno ormai distrutto, ma anche la felicità della sua adolescenza e gli inizi del suo amore con Michael.

“Allora, nel regno di Gaia fervevano i preparativi del mio matrimonio, una visione bellissima e colorata come nient'altro”, ricordò con nostalgia. “Sembrava che niente di brutto potesse succedere. Però Michael, il mio sposo, era dovuto andare in una breve ma importante missione diplomatica dall'altra parte del Sistema Solare e anche sua sorella Eternity era lontana. Così i demoni ne approfittarono per abbattere le nostre difese e attaccarci. I soldati fecero del loro meglio, ma i civili e molti altri di noi non poterono che guardare quell'orda invadere le nostre strade, uccidendo chiunque gli si opponesse. Sembrava fosse la fine, quando arrivarono loro...”

“Intendi i Kamen Rider?”, chiese Akari, presa dalla storia come una bambina piccola prima di addormentarsi. Riusciva quasi a immaginarsi la scena.

“Già. Nella loro dimensione, Takeshi Hongo e Hayato Ichimonjii avevano attaccato una base di Shocker dove i loro scienziati stavano facendo i loro primi esperimenti spazio-temporali, ma per un incidente vennero mandati nel nostro universo, proprio in mezzo alla battaglia. Non sapevano niente di quello che stava succedendo”, commentò Silvia asciugandosi una lacrima e soffocando una risata triste, “ma quando videro che la gente era in pericolo, cominciarono a combattere come se quella fosse stata la loro patria. Immagina: l'inferno in terra, mostri da tutte le parti, gente che urlava, io che provavo a far evacuare i civili e poi, all'improvviso, due guerrieri in corazza e spandex arrivarono come angeli vendicatori, permisero alle truppe di riorganizzarsi e, a suon di calci e pugni, ci aiutarono a sopravvivere fino all'arrivo dei rinforzi, quando Michael e i suoi uomini finirono gli ultimi invasori.”

“E poi?”, chiese Onari affascinato, facendo cadere le due a terra.

“ONARI, DA QUANTO SEI ARRIVATO?!”, gli urlò contro Akari rialzandosi.

“Abbastanza per sentire il racconto di Moonlight-sama”, rispose il monaco come niente fosse. Akari fu tentata di dargli un pugno, ma era abituata alle stramberie del bonzo, mentre Silvia si sbatté una mano in faccia. Dopo millenni di viaggi tra le dimensioni, ancora trovava qualcosa che la stupisse.

“Comunque... Io, mia cognata Eternity e Michael li ricevemmo. Sentimmo la loro storia e, stupita da tanto coraggio, lei diede loro il titolo di capitani onorari della flotta lunare, per poi aprire un varco verso la loro dimensione. Non prima però di partecipare alla festa d'addio al celibato di Michael e assistere alla cerimonia”, concluse ripensando sognante a quel giorno. Akari e Onari la lasciarono così per un po', prima che il monaco parlasse nuovamente.

“Ah, Moonlight-sama, cosa desiderate per pranzo? Non sono il miglior cuoco del Giappone, ma spero la mia umile cucina sia degna di voi.” All'offerta dell'uomo, la guerriera di Plutone ci pensò un po' su e, infine, scosse la testa.

“Visto che vi ho distrutto il bagno, cucino io. Giornata italiana. C'è un mercato qui vicino?”, chiese davanti agli occhi stupiti del duo. Non erano neanche le dieci di mattina, quindi il gruppetto uscì di buona lena verso il mercato a cielo aperto a pochi isolati da lì, ignari che qualcosa li stesse osservando. Mezz'oretta dopo, a seguito di una lunga ricerca, Silvia aveva trovato qualcosa che la ispirasse, dei pomodori enormi e di un bel colore rosso sangue. Fortunatamente il suo portafogli, tenuto in una tasca nascosta dei vestiti del giorno prima era sopravvissuto, ci mancava solo di chiedere soldi ai suoi ospiti.

“Lei è una vera intenditrice, signora”, disse il proprietario della bancarella, un vecchietto dall'aria arzilla, mentre Akari e il suo amico bonzo guardavano delle verdure.

“La ringrazio”, rispose Silvia rivolgendogli un cortese inchino. “Ora manca solo della carne tritata, dove...” Venne interrotta da dei rumori provenienti dalle bancarelle dietro di loro. Voltandosi, vide diverse persone venire come spintonate, ma non c'era niente. O almeno, sembrava non ci fosse niente fino a quando non vide l'acqua di una pozzanghera alzarsi senza che niente ci cadesse dentro. Era ora di trasformarsi. “Akari, Onari, tornate al tempio. Qui me ne occupo io”, disse ai due, che però restarono nei paraggi, e si mise in posa. “Plutonis Patrem Spiritus! Da Mihi Virtutem Tuam!”, urlò prima di essere avvolta nuovamente da una potente energia oscura ed uscirne trasformata. A quel punto, vide finalmente cosa si stava avvicinando: erano tre figure umanoidi vestite con una tuta nera, una felpa con cappuccio dello stesso colore decorata da immagini di ossa, un elmo che non lasciava intravedere niente del volto, una cintura raffigurante uno strano occhio ed erano armati tutti con una spada a lama curva. Silvia sbatté i pugni, per niente intimidita: “Sono la figlia di Plutone e, nel nome del padre degli Inferi, verrete distrutti.”

Tutti gli altri presenti, ad eccezione di Onari e Akari, erano scappati e la guerriera capì di poterci andare giù pesante. Uno dei misteriosi assalitori provò un fendente, ma lei lo schivò facilmente e rispose con un calcio brasiliano, per poi centrarlo con un fortissimo lariat, spedendolo contro gli altri due, che si tolsero dalla traiettoria appena in termpo. La guerriera bloccò un doppio fendente da entrambi i lati e urlò: “Procellae Pluton!”, prima di investirli con due vortici oscuri, disintegrandoli. Il primo provò nuovamente ad attaccare, stavolta a mani nude, ma la figlia di Plutone lo afferrò facilmente, per poi scagliarlo in aria e finirlo con un raggio di tenebra. “Hmm, è stato più facile di quanto pensassi”, commentò Silvia, decidendo di non annullare la trasformazione nel caso ne arrivassero altri.

“Silvia-san, tutto a posto? Come hai fatto a vederli?”, chiese Akari preoccupata.

“Sì, sono abituata a peggio. Ma cos'erano? E perché non riuscivo a vederli nella mia forma normale?”

“Si chiamano Gamma, ti spiegherò al tempio cosa sono. E no, a parte Takeru e gli altri Rider, c'è bisogno di un’attrezzatura speciale per vederli”, rispose la ragazza, prima che un rumore di applausi riempisse l'aria.

“Bravi! Bravissimi! Un gran bello spettacolo davvero, Warrior Plutonis! E naturalmente anche a voi, compagni di Ghost! Vedo che la vostra attuale pace non ha influenzato o annebbiato la vostra conoscenza. Ne sono molto lieto!” Tutti si voltarono in direzione di quella nuova voce misteriosa e videro una strana figura umanoide appesa a testa in giù su un vicino palo della luce; era avvolta in un pesante mantello nero e dalla sua parte posteriore emergeva una lunga coda di rettile, che teneva avvolta intorno al palo per sostenere il suo peso.

“E tu chi sei?”, domandò Silvia, la quale aveva percepito subito l’aura negativa di quell’essere. “Un servo di Astaroth?”

“Molto perspicace, Warrior Plutonis!”, rispose lo sconosciuto balzando davanti ai tre e liberandosi allo stesso tempo del pesante mantello. Quando fu visibile, Onari e Akari trasalirono mentre Silvia lo squadrò con una certa sorpresa: era un demone umanoide dall’aspetto deforme e orribile, basso e ricoperto da un misto di squame grigio-verdastre di rettile e peli di mammifero che lasciavano però diverse chiazze di pelle nuda e glabra su tutto il corpo, analoghe a quelle di un topo appena nato. Aveva lunghi artigli affilati su mani e piedi, ma mentre le mani erano umane con cinque dita, i piedi erano più simili a quelli di un uccello rapace e ne avevano solo quattro; dalla schiena gli spuntavano cinque paia di ali da pipistrello, ma solo le prime due erano grandi e funzionanti, le altre tre erano solo vestigiali. La coda, simile a quella di una lucertola o un’iguana, era lunga circa una volta e mezza più del suo intero corpo e il volto era rivestito per metà da una maschera spezzata con un occhio d’insetto rosso e un corno ramificato rivolto verso sinistra, l’altra parte del volto era invece umanoide con la pelle grigio scuro, i denti aguzzi e l’occhio rosso senza pupilla. Nel guardarlo in faccia, Silvia ebbe come un flashback dell’ultimo terribile nemico affrontato.

“Diablo?! No, non sei lui. Però il tuo aspetto e la tua aura…”

“Hai proprio buon occhio! Hai ragione, in effetti, potresti dire che sono uno dei fratelli di Diablo. Il mio nome è Hyōirei e sono stato mandato qui da Lord Astaroth con un solo compito. Sterminare te, Ghost e tutti i suoi compagni!” Detto questo, una potente aura uscì dal suo corpo e generò una decina di Gamma identici a quelli appena sconfitti dalla guerriera. Poggiò poi la mano destra su quello più vicino, che scomparve in un bagliore di luce e si lasciò dietro solo uno strano oggetto simile a un occhio metallico avvolto in un’energia oscura, che cadde nel palmo del demone. Ghignando, Hyōirei aprì la bocca e inghiottì quell’oggetto, subendo subito dopo una trasformazione: il suo corpo si avvolse interamente nella stessa tuta nera con il disegno delle ossa dei Gamma, mentre la sua maschera diventò più corazzata e prese la forma di un teschio. “Avanti, Warrior Plutonis, divertiamoci!”E tutti i nemici caricarono insieme.

“Fatti sotto, demone!”, ribatté Silvia scagliando due raggi di oscurità che spazzarono via i due Gamma più vicini. Quando poi gli altri le furono addosso, ruotò su sé stessa per evitare il fendente della spada del primo e colpire allo stesso tempo il secondo con un calcio all’indietro, sbattendolo a terra. A quel punto, Silvia generò una sfera d’ombra in una mano e la scagliò contro un altro Gamma, polverizzandolo; subito dopo si abbassò per evitare le lame di altri due Gamma e li centrò con due potenti lariat che li fecero volare e schiantare su alcune bancarelle vicine. L’attacco successivo, però, fu proprio di Hyōirei, il quale saltò davanti alla Warrior e la impegnò in un duro corpo a corpo per circa una decina di secondi, poi si fece indietro e lasciò che i Gamma la attaccassero, infine sfruttò quella distrazione per individuare una breccia nella difesa dell’avversaria e colpì nel momento in cui Silvia generò un’esplosione di tenebre per spazzare via tutti i nemici. La donna gemette quando gli artigli di Hyōirei, divenuti lunghi almeno 30 centimetri, le sfregiarono il fianco sinistro e, piegandosi per il dolore, subì anche il calcio successivo del demone, che la mandò a rovinare a terra.

“Sei molto forte, Warrior Plutonis, non lo metto in dubbio, ma di certo non invincibile”, osservò Hyōirei con un ghigno. “Combatti preferibilmente a mani nude e combini arti marziali con mosse di wrestling e lotta libera, oltre che coi tuoi poteri sull’oscurità. Efficace e potente come stile, ma lasci spesso aperture per attacchi esterni quando combatti contro avversari multipli. Che peccato, eh?” Mentre parlava, un’altra onda di potere oscuro fuoriuscì dal suo corpo e generò stavolta almeno una quindicina di Gamma armati.

“Tu, dannato vigliacco!”, ringhiò Silvia rialzandosi, una mano premuta sul fianco offeso. “Perché non provi ad affrontarmi direttamente da solo, invece di nasconderti dietro i tuoi leccapiedi? Sei solo un viscido codardo, come tutta la tua razza!” La risposta del demone, però, fu una risata beffarda.

“Pensi che raccoglierò la tua provocazione e ti attaccherò in preda all’ira? Ti prego, Warrior Plutonis, non prendermi per un patetico demone di bassa lega che pensa di poter abbattere i cieli con la sua sola convinzione e finisce schiacciato per aver fatto il passo più lungo della gamba. Non sono qui per combattere lealmente, sono qui per distruggerti usando ogni mezzo possibile. Questo è il compito affidatomi da Lord Astaroth e intendo portarlo a termine a qualunque costo. E tu sei una guerriera potente ed esperta, quindi non intendo correre rischi sfidandoti con le mie sole forze.” Detto questo, schioccò le dita e i Gamma caricarono la Warrior. Silvia digrignò i denti. Quel Hyōirei non era certo un avversario onorevole, ma indubbiamente era molto astuto e furbo e soprattutto sapeva come sfruttare le debolezze dei nemici.

-Non sarà facile sconfiggerlo- pensò tra sé e sé prima di rispondere all’attacco dei Gamma. Respinse con una barriera le loro armi e centrò il primo con un montante al mento e il secondo con un calcio basso, dopodiché si buttò in mezzo ad altri tre e urlò di nuovo: “Procellae Pluton!”. Il vortice oscuro che si generò spazzò via i tre Gamma, poi si voltò verso il successivo, ma si trovò invece davanti la figura di Hyōirei con gli artigli sinistri levati; colta di sorpresa e agendo d’istinto, Silvia alzò le braccia per parare il supposto colpo in arrivo, solo per gemere di nuovo dal dolore e barcollare quando il demone la colpì invece al fianco già ferito con gli artigli destri. -Stronzo! Mi ha raggirata!- pensò la guerriera prima di difendersi dalla raffica di artigliate con cui Hyōirei la assalì. Con un rapido scatto della mano, riuscì ad afferrargli il polso durante uno di quegli attacchi, ma in quello stesso istante furono i Gamma ad esserle addosso e dovette lasciarlo per respingerli. Hyōirei, però, sfruttò di nuovo quell’apertura e scagliò un’onda di energia dall’occhio scoperto, il destro, colpendo la Warrior insieme a uno dei Gamma. Il Gamma venne disintegrato, mentre Silvia finì a terra con un lamento.

“Colpisci anche i tuoi soldati, vile demone…?”, mormorò la donna rialzandosi, ma subito il fianco ferito la fece piegare dal dolore. Toccò il punto colpito e vide del sangue caldo sulle dita.

“Temo tu abbia frainteso, Warrior Plutonis”, replicò Hyōirei avvicinandosi a uno dei Gamma e toccandone la testa; con un bagliore, anche quello si trasformò in uno strano occhio metallico come il precedente. “Ho assorbito gli Eyecon di questi Gamma da prima di incontrare te e i compagni di Ghost e li ho resi parte di me a tutti gli effetti. In parole povere, tu non stai affrontando tanti avversari diversi, ma sempre lo stesso solo in forme differenti. Per questo, riesco a coordinarli così bene coi miei attacchi e non mi preoccupo delle loro condizioni. Siamo tutti me e tutti abbiamo lo stesso obiettivo.” Il suo ghigno si allargò. “Perciò non sprecare altro fiato per insultarmi e usalo piuttosto per provare a resistere meglio ai miei assalti. Renderai la mia vittoria finale molto più dolce.” Altri Gamma si generarono dal suo corpo riportando il numero a quindici e, con un altro schiocco delle dita del demone, partirono all’attacco tutti insieme. Capendo di essere in difficoltà, Silvia decise di non trattenersi più: nel momento in cui i Gamma furono a un metro da lei, sbatté la mano destra a terra e generò una colonna di pura energia d’ombra che inghiottì tutti i nemici in un istante, sconvolgendo persino Hyōirei che esclamò: “Che cosa?!

” Subito dopo, venne assalito dalla Warrior con una serie di potenti pugni e calci che bloccò con fatica; tuttavia, fu Silvia stavolta a trovare una breccia nella sua difesa e riuscì così a centrarlo con un ultimo calcio all’addome, facendolo indietreggiare. Hyōirei tentò allora di colpire il fianco già ferito della guerriera, ma lei aveva previsto quella mossa e bloccò l’avversario afferrandogli di nuovo il polso, per poi fare leva su gambe e schiena e trasformare la presa in un ribaltamento con cui lo schiantò a terra. Il demone si rialzò rapidamente, ma fu vittima di un raggio di oscurità lanciato da Silvia che lo spinse ancora più indietro; ringhiando, lanciò a sua volta un’altra onda d’energia dall’occhio che respinse il secondo raggio della donna e la caricò estendendo di nuovo gli artigli. I due s’impegnarono in un serrato corpo a corpo prima di separarsi facendo impattare le loro mani, artigli contro pugno avvolto da ombre. Entrambi avevano il fiatone, ma erano tutt’altro che finiti.

“Notevole, Warrior Plutonis. Davvero notevole. Non sei la più saggia ed esperta delle Warrior Planet per nulla, dovevo immaginarlo”, osservò Hyōirei. “Credevo di averti in pugno, ma mi sbagliavo. Ci vorrà ben più per batterti, eh?”

“Puoi scommetterci”, ribatté Silvia. “Anch’io devo ammettere che sai combattere bene pure senza i tuoi soldatini, perciò non posso sottovalutarti. Ma sappi che non riuscirai a battermi.”

“Questo è ancora tutto da vedere.” Con quella frase, Hyōirei generò stavolta ben venti Gamma. “Mi sto scaldando solo ora, dopotutto.”

“Allora forse è il caso di pareggiare le parti, no?” Quella nuova voce sorprese tutti, ma i primi a parlare furono Akari e Onari: ““Takeru/Takeru-dono!!””, quando la figura di Takeru atterrò davanti a Silvia, quasi a volerla proteggere.

“Takeru!”, esclamò lei con un sorriso. “Sei un po’ in ritardo, lo sai, giovanotto?”

“Scusa, hai ragione, ma ho trovato qualche intoppo sulla strada di ritorno”, rispose lui con un sorriso imbarazzato.

“Sono sorpreso”, disse invece la voce di Hyōirei. “Credevo che ci avresti messo di più a superare la mia barriera, Ghost. I tuoi compagni ti hanno forse aiutato?”

“Barriera?”, chiese confusa Akari.

“Sì, esatto. Quando ho raggiunto Makoto-niichan e Alan e abbiamo provato a tornare, ci siamo resi conto che c’era una barriera a impedircelo”, spiegò Takeru prima di rivolgersi al demone. “Allora, come immaginavo, sei stato tu a generarla.”

“Proprio così! Sarebbe stato un problema per me affrontare te e i tuoi compagni Kamen Rider insieme alla stessa Warrior Plutonis. Non sono così potente da potervi affrontare tutti allo stesso tempo, perciò ho deciso per prima cosa di separarvi, creando una barriera che impedisse a chiunque di arrivare dal mondo dei Gamma. Ero sicuro che saresti andato a cercare i tuoi compagni, Ghost, e così ho fatto in modo che rimaneste intrappolati finché non avessi sconfitto la Warrior. Però, a quanto pare, vi ho sottovalutati.” Non sembrava deluso o preoccupato, solo curioso.

“Pessimo errore. Non bisogna mai sottovalutare il potere dei legami!” Con un gesto, Takeru fece comparire la sua cintura ed estrasse un Eyecon simile a quelli usati da Hyōirei, ma più grande, con una lente davanti e un curioso simbolo sulla cima. Premendo un pulsante sul suo lato sinistro, l’oggetto emanò uno strano ologramma prima di venire inserito dal giovane in uno scomparto nella cintura; dall’occhio su di essa emerse un curioso fantasma vestito con un abito nero e arancione dotato di maniche lunghe e un cappuccio, che prese a danzare intorno a lui a ritmo di una musica cerimoniale, mentre dalla cintura una voce recitava: “Eye! Bacchiri mina! Bacchiri mina!”. Allo stesso tempo, Takeru compì una serie di movimenti con le mani, concludendo con la mano destra all’altezza dello sterno con indice e medio alzati, per poi tirare la manovella laterale e gridare: “Henshin!”

Una luce emerse dall’occhio del Driver e avvolse il corpo di Takeru generando un’armatura nera e lucida attraversata da una miriade di simboli su tutto il corpo e con l’immagine di un occhio al centro del petto; subito dopo, il fantasma si appoggiò alla sua schiena e si fuse con lui, vestendolo così dell’abito che portava e facendo diventare i simboli color arancione. Infine, l’elmo dell’armatura, prima vuoto, divenne anch’esso arancione con due lenti oculari nere e un corno argenteo ondulato che spuntava dalla fronte, mentre la voce ora gridava: “Kaigan: Ore! Let's Go! Kakugo! Gho-Gho-Gho-Ghost! GO! GO! GO! GO!” Silvia osservò sorpresa la trasformazione. Aveva già visto e conosceva quelle di Takeshi, Hayato e Tsukasa, ma doveva ammettere che ogni volta che ne vedeva una nuova non poteva non ammirare la complessità di quelle metamorfosi. Nel frattempo, Takeru aveva abbassato il cappuccio della sua veste e assunto una posa di combattimento, gridando: “Kamen Rider Ghost! Io credo in me stesso!” Si voltò verso la Warrior.

“Andiamo, Silvia-san?” Lei sorrise.

“Ci puoi contare, Takeru.” E insieme caricarono i nemici. Hyōirei ghignò e contrattaccò coi suoi Gamma, che impegnarono i due guerrieri in un serrato corpo a corpo con Silvia e uno all’arma bianca con Takeru, il quale aveva fatto comparire dal suo Driver uno spadone a due mani e lo stava usando per fendere i suoi avversari uno dopo l’altro. In breve tempo, tutti i Gamma furono spazzati via e Takeru e Silvia si concentrarono su Hyōirei, assalendolo con una combo di fendenti e pugni da cui il demone si protesse con fatica, finendo però per subire diversi colpi da entrambi. Con un urlo, Hyōirei emanò un’esplosione d’aura che spinse indietro gli avversari, per poi generare dal suo corpo altri venti Gamma e farli attaccare. A quel punto, Takeru estrasse un altro occhio Eyecon, ma di colore marrone, e lo inserì nel Driver per poi tirare di nuovo la manovella: “Kaigan! Billy the Kid! Hyappatsuhyakuchū! Zukyūn! Bakyūn!”

Dopo che la voce dalla cintura ebbe pronunciato quelle parole, un nuovo fantasma apparve da essa, stavolta indossante un cappello e un cappotto marrone come quelli dei cowboy del Far West, con spalline pezzate, lacci pendenti dai bordi e diverse cartuccere piene di proiettili su ambo i lati. Il cappotto nero e arancione originale di Ghost scomparve e il nuovo fantasma girò intorno a lui prima di fondersi allo stesso modo del precedente: Takeru indossò cappotto e cappello e anche il disegno sul suo elmo cambiò, divenendo nero con il disegno marrone del carrello di una pistola in mezzo a due canne della stessa arma. Infine, un curioso pipistrello meccanico volò sopra di lui e mutò forma in una pistola che il Kamen Rider afferrò prima di convertire anche la sua spada in una forma di pistola.

“Ma cosa? Billy the Kid?! Ma quello è…”, disse Silvia, mentre Takeru faceva fuoco con entrambe le armi dimostrando una precisione infallibile e abbattendo ogni Gamma provasse ad avvicinarsi. Mettendo da parte la sorpresa, la Warrior si unì a lui e scagliò due raggi oscuri che eliminarono gli ultimi nemici rimasti, eccetto Hyōirei. A quel punto, Takeru modificò le pistole unendole insieme in un fucile e portò la nuova arma davanti alla cintura, il cui occhio emise un sottile laser rosso che colpì un altro simbolo a forma di occhio sul fucile.

“Dai Kaigan! Billy the Kid!”, urlò la voce mentre Ghost puntava l’arma su Hyōirei e questa caricava un’incredibile energia dorata sulla bocca frontale. “Omega Impact!” Un potentissimo raggio partì dal fucile e centrò in pieno il demone, scagliandolo lontano, ferito e stordito. Silvia non si fece sfuggire l’occasione e generò una colonna di tenebre sotto Hyōirei, avvolgendolo in una potente esplosione. Quest’ultimo urlò di dolore, ma quando emerse dalla colonna nera, sia Takeru che Silvia rimasero sconvolti nel vederlo incolume; l’unica differenza da prima era che era ritornato alla sua forma di base.

“Bel colpo, Ghost, ma non è sufficiente”, disse ghignante il demone. “Finché avrò Eyecon da sacrificare, le vostre mosse finali non potranno distruggermi!” E generò altri Gamma, trasformandone però uno nella sua forma Eyecon per riassorbirlo e rigenerare l’aspetto Gamma.

“Silvia-san, non c’è scelta: dobbiamo concentrarci su di lui per batterlo”, osservò Takeru estraendo un altro Eyecon, stavolta rosso.

“Sono d’accordo”, rispose Silvia prima di digrignare i denti quando il fianco pulsò di nuovo; la ferita iniziava a farsi sentire. “Ti aprirò la strada attraverso i Gamma, Takeru, tu pensa a Hyōirei.”

“Ricevuto!” E premette un pulsante sull’Eyecon che emise: “Musashi!”, per poi inserirlo nel Driver e tirare ancora la manovella: “Kaigan: Musashi! Kettō! Zubatto! Chō Kengō!” Il cappotto e il cappello da cowboy scomparvero, mentre un fantasma vestito con una tunica rossa senza maniche e due spade al posto delle braccia emergeva dall’occhio della cintura e si fondeva con lui, vestendolo con la tunica e facendogli comparire l’impugnatura di una spada dalla nuca dell’elmo, che divenne nero lucido con il disegno rosso di due spade incrociate sulla parte frontale. Una delle pistole scomparve e Takeru riconvertì l’altra nella forma di spadone, dividendolo e convertendolo poi in due katana. Brandendo le sue nuove armi, il Kamen Rider scattò in avanti, mentre Silvia scagliava una serie di sfere di energia oscura da dietro di lui che spazzavano via ogni Gamma cercasse di fermarlo.

Con due rapidi fendenti, Takeru si sbarazzò degli ultimi Gamma, ma venne colto di sorpresa da Hyōirei, il quale sfruttò la sua momentanea apertura per centrarlo al petto con una potente artigliata seguita da un violento colpo di coda; Ghost barcollò all’indietro, tuttavia riuscì a riprendersi in tempo per respingere con le spade l’onda di energia scagliata dal demone, per poi caricarlo di nuovo. Le sue katana s’incrociarono più volte con gli artigli di Hyōirei, ma alla fine ebbero la meglio e riuscirono a fendere più volte il corpo del nemico, indebolendolo e buttandolo a terra con un doppio affondo. Mentre si rialzava, Takeru avvicinò una delle katana all’occhio del Driver e questo riemise un laser che colpì l’occhio presente sull’elsa dell’arma: “Dai Kaigan! Musashi! Omega Slash!” Le due lame delle katana si avvolsero in una potente energia rossa e, con esse, Takeru sferrò un doppio fendente discendente che distrusse per la seconda volta la forma Gamma di Hyōirei. Prima che questi potesse allontanarsi, però, la voce di Silvia urlò: “Takeru, abbassati!”

L’altro eseguì e, da dietro di lui, la Warrior lanciò un’enorme sfera di energia nera che colpì in pieno Hyōirei e lo sbatté via, ricoperto di ustioni. A quel punto, Takeru si rialzò e unì le due spade per le impugnature formando così una naginata; subito dopo, attivò di nuovo la sua arma avvicinandola all’occhio del Driver: “Dai Kaigan! Musashi! Omega Stream!” Le lame della naginata si avvolsero stavolta di una vorticante energia blu e, con due rapidi movimenti, Takeru le usò per colpire implacabile il nemico. All’ultimo colpo, però, Hyōirei afferrò inaspettatamente la lama dell’arma a mezz’aria.

“Ahahahah! Ora sei mio, Ghost!”, esclamò con un ghigno, stringendo ancora più forte la naginata. L’istante successivo, l’energia che l’avvolgeva prese a fluire all’interno del corpo del demone, le sue ferite iniziarono a guarire e la sua aura divenne almeno doppia, mentre, allo stesso tempo, il potere di Takeru diminuiva sensibilmente. Pochi secondi dopo, la veste del Rider svanì e così anche il simbolo sul frontale dell’elmo, lasciando la sua armatura scoperta e priva di energia, così come la sua arma; il corpo di Hyōirei venne invece avvolto da un’aura scarlatta che formò una nuova corazza dello stesso colore, un cappuccio come quello del Kamen Rider e rese intera la sua maschera dandole anche la forma di un volto oni. Con un bagliore, due katana dalle lame rosso sangue apparvero nelle mani di Hyōirei, il quale le usò per colpire con inaudita violenza il corpo di Takeru, che venne sbattuto indietro e, visto il suo stato indebolito, perse la trasformazione in Rider.

“““Takeru!/Takeru!/Takeru-dono!”””, urlarono Silvia, Akari e Onari raggiungendolo e cercando di aiutarlo ad alzarsi.

“Stai bene?”, chiese la seconda osservandolo per individuare eventuali ferite. Per fortuna, a parte alcuni lividi, sembrava stare bene.

“L’ha assorbito…”, mormorò Takeru estraendo l’Eyecon rosso e guardandolo sconvolto; l’occhio metallico sembrava spento. “Ha risucchiato Musashi-san!”

“Che cosa?!”, esclamò atterrito Onari.

“Ma com’è possibile?!”

“Molto semplice, Ghost”, rispose per lui Hyōirei, roteando le katana.

“Io posso assorbire i poteri degli Eyecon, l’hai dimenticato? E se ti tocco mentre usi il potere di un qualunque Eyecon, sono in grado di catturarlo e farlo mio! In parole povere, finché dovrai affrontare me, tu sarai il tuo peggior nemico!” Takeru digrignò i denti per la rabbia prima di ritirarsi in piedi.

“Maledetto! Libera subito Musashi-san!”, urlò estraendo un altro Eyecon, giallo, ma Silvia lo fermò prendendogli la mano.

“Fermo! Se ne usi un altro, finirà per assorbire anche quello! Resta indietro, ci penso io a lui”, gli disse cercando di essere convincente, tuttavia il giovane la guardò con uno sguardo determinato.

“Ho un’idea che potrebbe funzionare, Silvia-san. Abbi fiducia.” Silvia esitò per un attimo, ma alla fine annuì. In seguito, si voltò e scagliò su Hyōirei, il quale usò le sue nuove armi per contrastare gli attacchi di lei. La Warrior si trovò presto in difficoltà davanti alle nuove abilità da spadaccino del demone e riportò alcuni tagli su braccia e spalle, oltre a un violento calcio sul fianco ferito, che la fece retrocedere rapidamente. Stringendo i denti, scagliò un raggio di tenebra che Hyōirei respinse con le sue katana, ora avvolte da un’aura nera e rossa. In quel momento, Takeru attivò il nuovo Eyecon e lo inserì nel Driver: “Eye! Bacchiri mina! Bacchiri mina!”, per poi tirare ancora la manovella: “Kaigan: Edison! Ereki! Hirameki! Hatsumei-ō~!” Mentre quelle parole risuonavano, la sua armatura si riformò e un nuovo fantasma, indossante un abito argenteo con bordi e spalline gialle, emerse dalla cintura per poi fondersi con lui, il quale, oltre all’abito, ottenne anche un cappuccio con due curiose antenne che emergevano dalla sommità e, sul frontale dell’elmo, apparve il simbolo giallo di una lampadina.

Così trasformato, Ghost riconvertì la sua spada in forma pistola e sparò una serie di colpi contro Hyōirei, fermandolo proprio quando stava per colpire Silvia. Mentre sparava, inoltre, dalle antenne sulla testa emersero delle scariche elettriche che avvolsero i proiettili e non solo li resero ancora più potenti nel colpire, ma ebbero anche un effetto semiparalizzante sul demone che barcollò sotto il fuoco costante. Senza fermarsi, Takeru avvicinò l’occhio sull’arma a quello del Driver per attivarne il colpo finale: “Dai Kaigan! Edison! Omega Shoot!” Una miriade di fulmini emerse dalle antenne ed entrò nella pistola, potenziandola immensamente prima che il Kamen Rider premesse il grilletto. Un raggio di pura energia elettrica oro e azzurra partì dalla canna e investì Hyōirei, scagliandolo lontano. Takeru sorrise sotto la maschera: “A quanto pare, deve davvero toccarmi per assorbire il mio potere, ma se mantengo la distanza non potrà farlo.” Anche Silvia dovette averlo dedotto perché sorrise.

“Ben fatto, Takeru! Ora diamogli il colpo di grazia!”, urlò prima di evocare due vortici oscuri che scagliò su Hyōirei, facendolo urlare di dolore e ferendolo sui punti scoperti della corazza. Approfittando dell’occasione, la Warrior scattò in avanti e iniziò a tempestare il demone di pugni e calci, riuscendo anche a centrarlo con un lariat che lo spedì di nuovo a terra. In un tentativo di difesa, Hyōirei rievocò altri Gamma prima di rialzarsi e contrattaccare, ma fu Ghost stavolta a subentrare, colpendo i vari avversari coi suoi proiettili elettrici. Dopodiché si voltò verso il demone sollevando un nuovo Eyecon più grande degli altri, con la lente arcobaleno e una strana struttura soprastante dalla forma a metà tra il simbolo a 8 rovesciato dell’infinito e un paio di occhiali.

“Non rischierò altri spiriti di luminari con te, Hyōirei! È ora di farla finita!”, gridò prima di attivare l’Eyecon e inserirlo nel Driver, che emise una luce multicolore prima di generare un fantasma completamente bianco e diverso dai precedenti, mentre l’abito del Rider svaniva; con un gesto secco, questi tirò la manovella: “Cho Kaigan: Mugen! Keep Going! Go, Go, Go! Go, Go, Go! Go, Go, Go! Got to Ghost!” Il fantasma si fuse con Takeru, il quale si trasformò stavolta completamente: l’armatura divenne argentea e ricoperta di brillanti multicolore, con simboli dell’infinito anch’essi di tutti i colori dell’arcobaleno sparsi su tutto il corpo, mentre sopra era vestito con una lunga veste bianca dagli spallacci corazzati e i bordi arancioni. L’elmo era diventato argenteo e brillantino come l’armatura su lati e nuca e nero con le lenti arancio scuro sulla parte frontale, che ora presentava anche una visiera trasparente e un corno più grande e di colore arcobaleno al centro della fronte. Nel vedere quella trasformazione e percepirne il potere, Silvia non poté non rabbrividire.

-Quanto potere… Non credevo che anche un Kamen Rider così giovane potesse essere così potente… Incredibile- pensò con un misto di sorpresa e ammirazione. Con un gesto, Takeru si abbassò il cappuccio per poi avanzare lentamente verso gli avversari. I Gamma rimasti lo assalirono subito, ma le loro armi rimbalzarono sul suo corpo senza scalfirlo minimamente. Hyōirei scagliò allora una delle sue onde di energia, ma anche questa rimbalzò senza effetto sulla corazza di Ghost. Per tutta risposta, quest’ultimo scattò in avanti ed eliminò con un solo pugno carico di energia arcobaleno tutti i Gamma; Hyōirei cercò allora di afferrarlo, probabilmente per assorbirne il potere, ma Takeru se ne avvide e balzò rapido indietro per evitarlo. A quel punto, Silvia lo affiancò.

“Finiamolo davvero stavolta, Takeru!”, dichiarò iniziando a concentrare una potente energia oscura.

“Con piacere!”, rispose Takeru convertendo la sua arma in forma fucile e attivandola col laser del Driver. Un’energia arcobaleno nemmeno paragonabile alle precedenti iniziò a concentrarsi nella canna mentre veniva puntata sul nemico. “Sei finito, Hyōirei! Il potenziale umano è infinito!”, pronunciò premendo il grilletto. “CHO DAI KAIGAN! SHINNEN IMPACT!” Con quell’urlò, una potentissima onda di energia multicolore venne sparata contro il demone, affiancata subito da un’altra onda di pura oscurità scagliata invece da Silvia. Tuttavia, in quel momento, nessuno dei due notò il ghigno sul volto di suddetto demone, il quale rimase fermo a subire il colpo tenendo le braccia allargate. Una potentissima deflagrazione si sprigionò al momento dell’impatto, tale che sembrò che Hyōirei fosse stato disintegrato. Purtroppo, però, la sensazione di vittoria dei due venne presto spazzata via dalla risata malvagia del nemico.

“Ci siete cascati entrambi! Poveri ingenui! Ora ho vinto io!”, dichiarò trionfante il demone riemergendo dall’esplosione, ferito solo superficialmente e avvolto in un’aura arcobaleno. Solo allora Takeru si rese conto che l’energia del raggio sparato dal suo fucile non si era interrotta, ma anzi stava continuando a fluire dall’arma nel corpo del nemico, proprio com’era successo prima. Mentre assorbiva il potere del Mugen Damashii, il demone rilasciò lo spirito di Musashi, che cadde a terra poco lontano, per poi risucchiare l’aura del Rider ancora più rapidamente. In pochi secondi, Takeru si ritrovò di nuovo privo di poteri e crollò in ginocchio ansimante, il fucile che gli cadeva di mano e la veste che svaniva nel nulla; la sua stessa armatura sembrò perdere la sua brillantezza interiore.

Al contrario, Hyōirei venne avvolto da una nube energetica blu cobalto e ne uscì più terrificante che mai: il suo corpo era diventato più alto di almeno mezzo metro ed era racchiuso in una spessa armatura simile a quella del Mugen Damashii, ma di colore tra il blu cobalto e il grigio argenteo e con i simboli dell’infinito nero pece. Su gomiti e ginocchia, questa formava aculei aguzzi rivolti rispettivamente all’indietro e verso l’alto, le mani erano invece coperte da guanti corazzati dalle punte acuminate come artigli, mentre le ali di pipistrello sulla schiena erano cresciute fino alla stessa misura delle prime due paia e divenute tutte funzionanti. La sua testa, infine, presentava una maschera demoniaca nera che non solo gli copriva tutto il volto, ma sembrava addirittura fissata ad esso e aveva la parte inferiore separata da quella superiore, così si muoveva ogni volta che il demone parlava, seguendo i movimenti della bocca; sulla sommità della testa, inoltre, erano ora presenti cinque corna lunghe e ondulate di colore argento disposte in circolo. Hyōirei si fissò un attimo le mani, contemplando il suo nuovo potere, poi ruggì, un ruggito più spaventoso e assordante di quello di qualunque belva, accompagnato da un’esplosione di aura tale da formare una colonna di energia blu-argento alta fino al cielo.

Silvia osservò la scena con orrore e, come quando aveva affrontato Diablo, si accorse di tremare. L’aveva compreso subito: quello non era più un nemico che potevano affrontare, non in quelle condizioni e non da soli. Prima che potesse fare qualsiasi cosa, però, Hyōirei interruppe il flusso di energia e li guardò ghignante per poi aprire le sue dieci ali e scagliare da esse multipli raggi energetici blu cobalto e argento. Silvia si mise davanti all’inerme Takeru e creò uno scudo di oscurità per proteggersi, ma fu inutile: nel giro di pochi secondi, lo scudo venne distrutto dal fuoco implacabile del demone e i raggi investirono in pieno Warrior e Kamen Rider, scaraventandoli lontano e annullando le loro trasformazioni. Seppur ferito e stremato, Takeru riuscì a rialzare la testa per fissare l’avversario.

“Maledetto… Mi hai ingannato… Tu VOLEVI che io ti colpissi a distanza con il mio massimo potere…” Ridendo sguaiato, Hyōirei applaudì schernente.

“Esatto, Ghost! Non è stato facile e nemmeno indolore ingannare dei guerrieri esperti come te e Warrior Plutonis, ma io sono un tipo paziente e astuto e sapevo come fare. Sapevo che vedere gli spiriti e i poteri dei tuoi amati luminari rubati ti avrebbe mandato nel panico, Ghost, così come sapevo che, se avessi intravisto una possibilità di vittoria, avresti cercato di coglierla al volo usando il tuo Eyecon più potente, il Mugen, in modo da avere la certezza sia di sconfiggermi che di proteggere i luminari. Allo stesso modo, sapevo che tu, Warrior Plutonis, l’avresti supportato con prudenza e al contempo decisione, sia perché conoscevi il mio modo di combattere che perché eri preoccupata per questo coraggioso ma giovane uomo. Alla fine della fiera, se voi non aveste combattuto con tanta prudenza come immaginavo, lo scontro sarebbe potuto andare diversamente. Purtroppo per voi, non è andata così!” Sghignazzò ancora prima di sollevare una mano e generarvi una potente sfera di energia negativa. “E ora bando alle ciance, è tempo di farla finita. Riconosco che devo ancora imparare a controllare appieno questo nuovo e incredibile potere, ma quello che so usare attualmente sarà più che sufficiente per annientarvi!” Prima che potesse lanciare il suo attacco, Silvia si alzò nuovamente in piedi, facendo presa alle sue ultime forze.

-Datti una mossa, scema d'una Moonlight, o non potrai più guardare la tua famiglia in faccia- pensò ritrasformandosi a fatica, mentre il mostro di fronte a lei l'osservava impressionato.

“Una degna figlia di Gaia, Lady Moonlight. Mi assicurerò di raccontare con dovizia di particolari la vostra gloriosa fine”, concluse lanciando infine la sfera oscura sul gruppetto terrorizzato, ma questa non raggiunse mai il suo bersaglio.

“FERMO!” Con quel grido, due figure apparvero dall'alto, colpendo la sfera con un doppio calcio volante e rimandandola al mittente con un'onda d'urto che si sentì per tutto l'isolato, anche se Hyōirei riuscì a sua volta a defletterla verso il cielo.

“Tutto bene?”, chiese una delle due figure, scendendo a terra. Si trattava di un altro Kamen Rider con un costume molto simile a quello di Takeru, con la differenza di avere parti blu invece che arancioni, un disegno leggermente diverso sulla maschera e due corna da oni. L'altro Rider invece era quasi totalmente diverso: aveva un'armatura bianca con bordi e strisce nere sugli arti insieme a segni verdi simili a graffi, una giacca pesante nera anch’essa con segni verdi e due specie di pistoni sulle spalle, un complesso bracciale dall’aspetto tecnologico sul braccio sinistro e una maschera che presentava una visiera sporgente a forma di cerchio simile a quella di un palombaro e una pinna, entrambi verdi.

“Stiamo bene, Makoto-niichan”, confermò Takeru, mentre Hyōirei ridacchiò.

“Ma guarda. Allora non stavi solo combattendo per sconfiggermi, ma cercavi anche di guadagnare tempo per permettere pure ai tuoi compagni di superare la mia barriera. Mossa molto furba, Ghost, mantenere il silenzio sui tuoi alleati in modo da permettere loro di colpire i nemici alle spalle. Adoro quando anche i cosiddetti 'eroi' mostrano un po' di sana slealtà. Quanto a voi due… Kamen Rider Specter e Necrom, giusto?”

“Nessuno di noi si è mai definito un eroe. E per te è principe Alain, demone”, rispose freddo il guerriero bianco, preparandosi allo scontro, ma Makoto lo fermò.

“Ricorda il piano.” L’altro annuì e prese un Eyecon, venendo però fermato da Silvia.

“No, Hyōirei può assorbire i poteri di quegli occhi.”

“Tranquilla, Silvia-san, non ho intenzione di usarlo per combattere”, rispose Necrom inserendolo nel suo Driver simile a un bracciale, da cui uscì un fantasma con un mantello bianco e una corona dorata, che si fuse subito col guerriero, dandogli la stessa corona, due spallacci e una mantellina bianca con decorazioni dorate. “Tengan: Sanzo! Mega Ulord! Sai~yū Ro~ad!", fu il suono proveniente dal bracciale, prima che Alain premesse un pulsante su di esso per attivare una delle sue tecniche: “Dai Tengan! Sanzo! Omega Ulord!” A quelle parole, una nuvola apparve sotto Silvia, Takeru, Onari e Akari e li trasportò via, al sicuro; allora i due Rider poterono concentrarsi esclusivamente sul nemico di fronte a loro.

Hyōirei li caricò menando rapidi colpi di artigli, schivati all'ultimo dai Rider, i quali cercavano di sfruttare al massimo la sua inesperienza con il suo nuovo potere, ma lo scarto in termini di potenza era comunque evidente. Makoto se ne accorse subito quando, dopo aver schivato un calcio basso, venne scagliato subito in aria da un montante; fortunatamente si riprese e prese la sua arma, una mazza azzurra e bianca con anche una bocca da fuoco inclusa che le permetteva di convertirsi in un fucile.

“È il meglio che sai fare col potere di Takeru?”, commentò Specter sparando diversi spari di energia contro il demone, ma questi avanzava verso di lui senza essere minimamente scalfito dai suoi colpi. Nel mentre, Alain aveva preso una specie di sfera diversa dagli Eyecon e, approfittando del fatto che Hyōirei fosse distratto dal suo compagno Kamen Rider, corse verso di lui attivandola e lo colpì infine dritto al centro della schiena con essa.

“Salutami il vuoto, Hyōirei!”, disse Necrom senza pietà, mentre la sfera si spaccava e creava una sorta di vortice che prese a risucchiare a poco a poco Hyōirei, improvvisamente turbato e spaventato.

“C-cos'è ques- ARGHHH!”, urlò dal dolore prima di sparire nel vortice. A quel punto, i due guerrieri, entrambi col fiatone, annullarono le rispettive trasformazioni. Specter lasciò spazio a un ragazzo di qualche anno più grande di Takeru, con capelli neri a caschetto e vestito con una tuta di pelle blu e nera. Necrom invece si mostrò come un bel giovane un po’ più vecchio del primo, con capelli neri adornati da un piccolo ciuffo frontale biondo e vestiti costituiti da abiti verdi e bianchi di fattura pregiata, adatti a un nobile.

“Sembra che abbia funzionato, per fortuna”, disse Makoto al compagno.

“Per il momento, sì. Ma diciamocelo: quando mai le cose sono state così facili? Per adesso, prendiamo un po' di takoyaki e torniamo al tempio. Dobbiamo informare gli altri e capire veramente cosa sta succedendo.”

                                                                                                                                   *****

Poco dopo, i due erano tornati al tempio e si erano presentati ufficialmente a Silvia, la quale aveva inoltre confermato i loro timori: il loro avversario era ancora vivo.

“Riesco a sentirlo. Da quanto ho capito, l'avete rinchiuso in una frattura dimensionale, ma avverto che si sta liberando. È come ascoltare qualcuno che batte su un vetro con una forza enorme, e quel vetro si sta rompendo”, spiegò la guerriera di Plutone mentre erano tutti a tavola, mangiando i takoyaki menzionati poco prima da Alain, a quanto pare un autentico estimatore di essi. Poco prima, preoccupata dalla situazione, aveva anche provato ad aprire un varco per il proprio mondo d'origine e andare da Michael, ma qualcosa bloccava i suoi poteri, forse un trauma dal disastro della sera precedente.

“Come temevamo”, disse Alain ingoiando un takoyaki per poi sollevare una copia della strana sfera usata in precedenza contro il demone.

“Questo è un dispositivo capace di aprire portali dimensionali tra i nostri mondi. Lo stavamo sviluppando io, Makoto, mia sorella e Kanon insieme ad Akari per sviluppare un migliore e più sicuro passaggio tra di essi.” Takeru si voltò verso Akari, un’espressione sorpresa stampata in volto.

“Aspetta, era questo il progetto segreto a cui stavi lavorando che mi hai menzionato l’altro giorno?”, domandò. La ragazza scrollò le spalle e sorrise.

“Makoto e Kanon mi hanno contattato con l’aiuto di Edith-san per chiedermi di aiutarli con quel progetto. L’obiettivo era creare qualcosa che ci permettesse di attraversare il confine tra i mondi senza dover ogni volta impiegare quantità assurde di energia e poterlo fare anche ripetutamente senza problemi. Non ti dissi niente perché ci tenevamo a tenerlo segreto finché non fosse stato completo e farti così una sorpresa.” Takeru non poté non sorridere a sua volta e strinse gentilmente una delle mani di Akari con la propria.

“Purtroppo, però, è ancora incompleto, giusto?”, osservò Edith, unitosi a loro solo poco prima.

“Sì, esatto”, rispose Alain. “Al livello attuale, è in grado di creare solo un passaggio parziale tra i nostri mondi, ovvero genera un portale che si ferma nello spazio tra le dimensioni senza riuscire a portare dal mondo dei Gamma a quello umano e viceversa. Quindi, chiunque lo attraversi, finisce intrappolato nello spazio interdimensionale, forse in eterno. Ma, per questo stesso motivo, mentre io e Makoto cercavamo di raggiungere Takeru, abbiamo pensato di poterlo usare come arma contro Hyōirei. E sono contento di vedere che ha funzionato, ma se fossimo arrivati un po’ prima, forse avremmo potuto evitare la perdita del Mugen Eyecon…”

“Non fartene una colpa, Alain”, disse Takeru, conciliante. “Voi avete fatto il possibile, anzi anche di più! Se non foste arrivati, sia io che Silvia-san probabilmente saremmo morti, quindi il vostro tempismo era in realtà perfetto.”

“Ha ragione”, approvò Silvia con un dolce e gentile sorriso. “Ero davvero disperata in quel momento, ma voi siete arrivati al momento giusto e ci avete salvati. Questa è la cosa più importante.” Tutti sembrarono approvare soddisfatti, anche Alain e Makoto, ma poi la guerriera di Plutone si fece più seria. “In ogni caso, come vi dicevo prima, non rimarrà intrappolato ancora a lungo. Lo sento lottare con tutte le sue forze per liberarsi.” Makoto annuì, cupo.

“La barriera tra lo spazio interdimensionale e il mondo umano o dei Gamma è ben più sottile di quella tra i due mondi, di conseguenza è anche più facile infrangerla se si possiede un potere sufficientemente forte. E considerando che quel demone ha appena acquisito il potere del Mugen Eyecon, è solo questione di tempo prima che si liberi. Abbiamo calcolato che, al massimo, potremo tenerlo intrappolato ancora per poche ore.”

“In tal caso, dobbiamo sfruttare quest’occasione ed elaborare in questo lasso di tempo una strategia che ci permetta di poterlo affrontare e sconfiggere”, sentenziò Akari toccandosi il mento con pollice e indice.

“Ma cosa possiamo fare?”, domandò Onari, agitato come suo solito. “Quel demone è capace di assorbire il potere di ogni Eyecon, quindi è come combattere contro noi stessi! E ora si è perfino impossessato del potere più grande di Takeru-dono! E se prendesse anche quelli di Makoto-dono e Alain-dono? Allora sarebbe assolutamente invincibile! Come possiamo sconfiggerlo?!”

“Non disperate, siete già usciti da situazioni ben peggiori, salvando questo mondo”, disse all'improvviso una voce molto profonda proveniente apparentemente dal nulla. Improvvisamente tutti e quindici gli Eyecon dei tre Rider si sollevarono in aria e trasformarono in figure umanoidi quasi identiche alla forma base di Takeru e Makoto, ognuno con le rispettive vesti e armi, mentre la maschera era totalmente nera con solo degli occhi stilizzati, di colore diverso per ciascuno.

“Silvia-san, le presento i quindici luminari, gli spiriti eroici evocati in passato da mio padre per salvare il mondo dalla minaccia dei Gamma. Riconoscerai Musashi-san, Edison-san e Billy the Kid-san, gli altri sono...”, li introdusse Takeru. Silvia li guardò uno a uno: ognuno di loro possedeva decisamente un grande potere, il carisma posseduto dai veri leader e, in certi casi, un'aura di sacralità che l'antica principessa aveva visto molto raramente.

“Grazie, Takeru, ma penso di sapere chi siano. Ho incontrato diverse loro versioni parallele durante le mie missioni. Per esempio, c'ero quando il vero Son Goku e i suoi compagni ricevettero finalmente i sutra per cui soffrirono un pellegrinaggio di diciassette anni”, rispose ripensando ai grandi uomini e donne che aveva conosciuto nei secoli passati.

“Le sue parole mi onorano, Moonlight-sama, anche se nel mio caso i miti che mi vedono come protagonista non sono che quello, miti”, rispose una delle figure che portava gli stessi ornamenti di Necrom quando si era trasformato poco prima, il monaco Sanzang in persona. In quel momento, uno dei luminari, vestito di verde e armato di arco, si fece avanti.

“Se volete sconfiggere quel demone, dovete prima di tutto anticiparlo. Scoprite dove apparirà una volta liberatosi e tendetegli un'imboscata come prima.” Un altro luminare, vestito di viola e con un ornamento sulla nuca simile all'acconciatura dei samurai dell’epoca Sengoku, prese a sua volta la parola.

“Robin parla con saggezza, ma non basterà col potere ottenuto da Hyōirei, e può pure ottenerne ancora di più. Come affrontare un simile nemico?” Un piccolo lampo portò l'attenzione su un luminare seduto accanto a Edison, dalla corazza azzurra e con enormi pesi indossati a mo’ di guantoni, il quale disse la sua opinione.

“Nobunaga-san, lascia questo problema a noi scienziati. Che ne pensi, Edison?”, chiese al suddetto compagno.

“Grazie, Newton”, rispose il luminare, felice di avere la parola. “C'è un limite a quanta energia può essere contenuta. Non conosco i demoni del mondo di Silvia-san, ma sono sicuro che anche lui abbia un suo limite. Bisogna solo superarlo.”

“Aspettate. Se questo ragionamento è giusto, significa che dovremmo comunque sfruttarvi e c'è la possibilità che non torniate. Siete davvero disposti a sacrificarvi per noi?”, esclamò Makoto alzandosi, accompagnato da Takeru e Alain. Ovviamente Specter non era intenzionato a sacrificare gli spiriti che lo avevano accompagnato per così tanti anni in cui si era frustrato all'inverosimile, arrabbiato contro il fato che aveva condannato lui e la sorella a una finta vita, fin troppo simile alla morte. Un altro spirito, con un copricapo simile alla corona dei faraoni egizi e che Silvia riconobbe istintivamente come Tutankhamon, provò a convincere il Rider.

“Makoto, noi in fin dei conti non siamo che ombre di uomini morti ormai da tanto tempo. Per questo, il nostro dovere è assicurarci che i vivi restino tali, possibilmente in pace.” Uno dei suoi compagni, con l'armatura simile a uno smoking e una pettinatura da direttore d'orchestra, annuì concorde.

“È giusto così. Vi abbiamo sempre prestato i nostri poteri con la piena fiducia che li avreste usati nel migliore dei modi, ora vi preghiamo di fare lo stesso con noi.” I Rider e i loro compagni erano praticamente in lacrime, anche Silvia era commossa da quello spirito di sacrificio che andava oltre il dare semplicemente la loro vita, qualcosa di raro persino tra i più grandi membri della flotta lunare. Desiderò avere lei stessa quell'immenso coraggio che sembrava essere una prerogativa dei Kamen Rider, ma invece prese la busta di pomodori, miracolosamente ancora integra e cercando di tramutare il sorriso da amaro a dolce la mise in bella vista.

“Ora abbiamo una base per il piano. Intanto che decidiamo il resto, chi mi aiuta a fare la salsa?”

                                                                                                                                   *****

Un'oretta dopo, il gruppetto si era sistemato in giardino. Alain, Takeru e Makoto stavano pelando i pomodori, prima di mettere la polpa in un'enorme pentolone perché bollisse fino a sciogliersi completamente, mentre gli altri, sotto le indicazioni di Silvia, stavano facendo dell'impasto per delle tagliatelle.

“Moonlight- sama, cucinare per...anzi, assieme a voi è veramente un grandissimo onore”, disse Onari, sinceramente contento.

“Ed è per me un onore combattere oggi con voi. Tra l'altro, da quando la mia piccola Aurora è tornata, non le ho ancora fatto assaggiare la mia cucina. Devo rimediare”, rispose lei, beandosi di quella breve tregua, simile alla pace familiare che aveva assaporato ai tempi dell'Amor Dei.

“Rinascita, Paradiso, Colui che tutto sa”, disse Akari, come se quelle parole fossero cose che aveva appena letto in un dizionario e di cui non comprendeva bene il significato. “Ho già sentito queste parti della storia, Silvia-san, ma mi sembrano davvero impossibili per un mondo dalla scienza progredita come il tuo. Come possono spiriti di angeli convivere con la velocità di curvatura(2)?” Takeru, però, l'aveva sentita da lontano e intervenne.

“Se vuoi, Akari, dopo chiamiamo Haruto-san e Gentaro-san, così puoi trascinarli nel tuo discorso.”

“A proposito, non dovremmo radunare anche gli altri Rider? Se Diablo e i suoi fratelli sono davvero una minaccia di questa portata, ci vorrà l'aiuto di tutti”, s'intromise Alain. Takeru annuì.

“Sono d’accordo, ma purtroppo io ho i numeri solo di Gentaro-san, Haruto-san, Tomari-san ed Emu-san. Non so come contattare gli altri Rider, alcuni forse non hanno nemmeno un cellulare o un qualsiasi altro mezzo di comunicazione. E se questo Diablo è davvero ancora più pericoloso persino di un essere come Hyōirei, allora ci servirà l’aiuto di più Kamen Rider, oltre che delle altre Warrior compagne di Silvia-san.” Si voltò verso quest’ultima.

“Silvia-san, a tal proposito, tu sai come contattare le tue compagne?” Lei scosse mestamente la testa.

“Purtroppo no. Ho provato più volte a percepirle da quando mi sono risvegliata, ma senza avere idea di dove siano finite, non riesco a trovarle. Inoltre, anche impegnandomi, non riesco a espandere la mia area di percezione come vorrei… È…è come se…” S’interruppe, assumendo un’espressione addolorata e malinconica.

“Moonlight-sama! State bene?”, domandò Onari, preoccupatissimo.

“Sì, non preoccuparti. È solo…un pensiero che mi tormenta da un po’ di tempo.” Takeru sembrò capire perché lasciò per un attimo il suo lavoro per avvicinarsi a lei.

“Sei preoccupata per loro, vero?” Silvia annuì.

“Nessuna di noi avrebbe potuto salvarsi da un simile effetto collaterale e imprevedibile dell’attacco di Shizu, questo lo so… Eppure, al tempo stesso, non posso non chiedermi se avessi potuto fare meglio, se avessi potuto prevederlo e magari evitarlo. Io sono la più anziana ed esperta delle Warrior, dovrei essere la loro guida, il loro faro quando si perdono, invece ultimamente mi sento spesso impotente. Non è la prima volta che non riesco ad aiutare mia figlia e le mie compagne e questo non mi piace. Ogni volta mi dico che potrei fare meglio, ma poi non ci riesco… E-”

“Silvia-san”, la interruppe Takeru posandole gentilmente una mano sulla spalla. “Non demoralizzarti e sminuirti in questo modo. Tu sei una persona straordinaria, dotata di grande coraggio e di un’anima nobile, gentile e generosa come poche altre abbia mai conosciuto. L’ho vista fin dal primo momento e, perciò, posso dirti che le tue compagne non potrebbero avere una senpai migliore di te.” La donna lo guardò stupita.

“Tu…puoi vedere le anime?”

“Un potere che ho acquisito durante il mio percorso di crescita come Kamen Rider Ghost e come essere umano. Sono in grado di vedere le anime e tutti i sentimenti che le animano, posso comprendere le loro emozioni e i loro stati d’animo, capire verso chi provano il sentimento più forte e, se necessario, anche far sentire ad altri tali sentimenti ed emozioni. Posso anche assorbire quelle emozioni se stringo un forte legame con la persona in questione e usarle per diventare più forte. È così che ho creato e fatto evolvere il Mugen Eyecon.” La guardò dritta negli occhi, sorridendo solare.

“Perciò posso dire senza ombra di dubbio che tu provi dei sentimenti fortissimi per le tue compagne e che saresti davvero pronta a tutto pur di aiutarle. Sono davvero fortunate ad averti, Silvia-san.” La donna guardò quel ragazzo incredibile. Akari le aveva raccontato della sua avventura: ucciso a diciott'anni dai Gamma e costretto a raccogliere tutti gli Eyecon dei luminari per poter tornare in vita, dovendo addirittura scontrarsi con lo stesso Makoto, il suo migliore amico fin dall'infanzia, e poi con Alain, aveva infine affrontato entità così potenti da sconvolgere interi mondi.

“Sai, Takeru, durante gli ultimi due anni ho avuto modo di conoscere le figlie di Shizu e Aurora(3), due ragazze incredibilmente forti e coraggiose. Rivedo in te un po’ della mia nipotina Angelica.” Il giovane monaco si grattò la nuca, lusingato e allo stesso tempo un po’ imbarazzato.

“S-Silvia-san, così mi fai arrossire.” Makoto e Alain, vedendolo, non poterono fare a meno di ridere, cosa abbastanza rara per due Rider così seri.

“Ehi, voi!”, li chiamò Akari, ancora intenta a fare la pasta. “Tornate a lavorare, stasera voglio mangiare, se saremo ancora vivi!”

                                                                                                                               *****

Era ormai il tramonto sulla foresta vicino al tempio, quando tra un gruppetto di alberi apparve una crepa bianca, che crebbe di dimensioni e si moltiplicò, fino a esplodere in un mini sole di fiamme blu-nere da cui spuntò Hyōirei, visibilmente affannato e soprattutto inferocito.

“GHOOOOOOOOST!”, urlò, mentre la sua aura faceva appassire le foglie e gli alberi circostanti, facendo poi un passo avanti. “Avanti, venite fuori. Lo so che siete qui! Pensate che creda che non abbiate saputo dove trovarmi quando avete come compagna la guardiana delle dimensioni?!” A dargli ragione Takeru scese da un albero già trasformato e con la spada in mano.

“Scusa se abbiamo insultato la tua intelligenza, ma se tu non giochi pulito, perché noi non dovremmo fare lo stesso?”

“Giusta osservazione”, commentò il demone, pestando volontariamente un pulsante a terra e facendo saltare una piccola mina preparata da Akari in precedenza, incassando facilmente e senza danni l'esplosione. “Quindi non insultare ancora la mia intelligenza mettendo trappole così idiote.”

“Un colpo diretto va meglio?”, chiese ironica Silvia saltando apparentemente dal nulla e imitando un Rider Kick ricoperto d'energia oscura. Hyōirei parò facilmente il colpo e sbatté a terra la figlia di Plutone, la quale, non perdendosi d'animo, gli intrappolò la gamba con le proprie.

“Buona presa, ma non sufficiente”, rispose il demone preparando un raggio diretto alla testa di lei, ma venne a sua volta colpito da un potente colpo energetico al fianco, senza tuttavia subire un vero danno. Guardando nella direzione del colpo, vide Makoto con una nuova forma: la sua corazza era diventata per lo più argento con decorazioni blu e l’occhio sul petto rosso, le corna erano più ramificate e con linee rosse, il cappotto era viola con spessi spallacci argento su cui vi erano delle raffigurazioni rosse e aveva bracciali e gambali viola armati con diversi aculei argentei. La parte frontale dell’elmo sembrava raffigurare un volto demoniaco, mentre come arma impugnava una katana blu con una strana impugnatura rossa a forma di occhiali da sole.

“Vai, Alain!”, disse a sua volta Specter, prima che Necrom comparisse all’improvviso da dietro l’avversario impugnando un'arma identica a quella base di Makoto, ma verde e bianca, e con essa attaccò ripetutamente Hyōirei, che fu quindi costretto a lasciare Silvia per difendersi sia dai suoi attacchi che da quelli di Takeru e Makoto, perfettamente sincronizzati con il compagno. Dopo diversi scambi, Hyōirei riuscì però a prevalere e, muovendo le dieci ali come fruste, scagliò via i tre Kamen Rider, ma Silvia intanto si era già rialzata e aveva acceso i propri pugni di energia.

“Imperum Nostrorum Caronte!”, urlò, prima di rilasciare un enorme raggio di energia oscura che travolse il demone, il quale dovette ripararsi dietro le ali e piantare i piedi nel terreno pur di non venire scaraventato via.

-Impressionante. Non per niente è la cognata della seconda regina più forte mai esistita nell'Eden!-, pensò il demone cercando una via di fuga. Respingere il colpo sarebbe stato anche relativamente facile, ma poi si sarebbe trovato sotto gli assalti di tutti e quattro i combattenti, che probabilmente avevano pure imbottito la foresta di trappole e, questo avrebbe potuto causare pure a lui dei problemi. In uno sforzo di salvarsi, compresse quindi l'aura in una barriera più potente possibile e fece esplodere su di essa il potentissimo raggio, dopodiché spalancò le ali e volò via immediatamente, sperando di aver danneggiato i nemici con l’esplosione o almeno di aver fatto stancare e allontanare temporaneamente Silvia. In quel momento, Necrom gli apparve davanti nella sua forma Sanzo e volando sulla nuvola magica del monaco insieme a Specter, ancora in forma Deep. I due si fecero avanti di nuovo, brandendo le proprie armi contro il demone, il quale invocò due sciabole dalla lama di un curioso colore blu notte e le usò con eccezionale maestria per bloccare o deviare i colpi dei due Rider, ingaggiando così con loro un incredibile duello aereo.

Per qualche istante sembrarono alla pari, ma, alla fine, Hyōirei mulinò le spade creando un’onda di energia oscura che distrusse la nuvola e scagliò lontano entrambi i Rider, facendoli sparire tra le cime degli alberi sottostanti. Fu in quel momento, però, che una potente forza gravitazionale impattò su di lui e lo fece precipitare al suolo; con la coda dell’occhio, Hyōirei scorse Takeru sotto di lui, il quale indossava ora un pesante cappotto azzurro, dei guantoni a forma di pesi circolari sulle mani e aveva l’immagine di una mela che cade sulla visiera dell’elmo.

-Questo… Il potere di Newton?!- realizzò il demone prima di schiantarsi a terra. Subito dopo, due enormi e potentissimi vortici di energia generati da Silvia poco prima si abbatterono sopra di lui, scatenando una violenta esplosione cui colpire il nemico. Per un secondo, Takeru e Silvia pensarono che la loro combinazione avesse funzionato, ma rimasero invece delusi e stupiti quanto Hyōirei si rialzò, quasi completamente indenne e con la corazza divenuta simile a un diamante di pura oscurità. A quel punto, questi scattò in avanti e stese Kamen Rider e Warrior con due violenti fendenti, per poi sollevare le spade incrociandole sopra la testa; sulla croce iniziò a concentrarsi una potente energia negativa.

“Per quanto potenti siate, non basta! La mia armatura è potenziata col potere del Mugen Damashii di Ghost, non potete scalfirla con tanta facilità, poveri sciocchi!”, urlò beffardo. Takeru, per tutta risposta, si rialzò estraendo un Eyecon rosso fuoco e attivandolo.

“Quel potere è mio! Non ti permetterò di usarlo per fare del male ai miei amici!” Lo inserì nel Driver e tirò la manovella: “Toucon Kaigan: Boost! Ore ga Boost! Go! Furuitatsu Ghost! Go! Fight! Go! Fight! Go! Fight! Go! Fight!” Un fantasma scarlatto emerse dalla cintura e volò intorno a lui, mentre tutta la sua figura era avvolta da fiamme che divorarono la sua tunica e mutarono la sua armatura in una versione più avanzata e resistente di colore rosso fuoco con diversi disegni di fiamme nere. Il fantasma si fuse poi con lui, dandogli una nuova tunica dello stesso colore rosso con disegni di fiamme nere, spalline corazzate e un elmo con frontale rosso e lenti oculari nere dal motivo fiammante. Così trasformato, Takeru impugnò una curiosa spada rossa con la guardia a forma di occhiali da sole, molto simile a quella di Makoto come Deep Specter, e si scagliò su Hyōirei; quest’ultimo fece per abbassare le braccia e colpirlo con l’energia accumulata, ma due lunghe corde con all’estremità delle punte simili a quelle delle penne gli avvolsero i polsi e bloccarono le armi sul posto.

“Ma cosa?!”, esclamò il demone, mentre una voce profonda risuonava: “Tengan: Grimm! Mega Ulord! Fighting Pen!” Voltandosi, vide Alain che aveva attivato a sua volta un nuovo Eyecon verde scuro, che gli aveva donato una veste bianca e verde con cappuccio e un nuovo visore rettangolare; le due fruste che lo tenevano erano emerse dalle sue spalle.

“Ora! Takeru! Makoto!”, urlò. Insieme, i due Rider sopramenzionati si scagliarono su Hyōirei e approfittarono della sua posizione bloccata per colpirlo più volte su addome e fianchi; l’armatura del demone non sembrò subire danni, ma questi vacillò visibilmente. A concludere l’assalto fu Silvia, che sparò due grosse sfere oscure in pieno petto a Hyōirei, sbattendolo indietro e facendogli perdere il caricamento dell’energia. Nonostante questo, il malvagio essere si rialzò subito, più furioso che mai.

“Mi state davvero stufando… Maledetti umani!” Con quell’urlo, un’aura blu cobalto emerse dal suo corpo e generò una ventina di Gamma completamente diversi da quelli normali: indossavano un’armatura completa dalla forma simile a uno scheletro umano di colore argento, mentre la tuta sottostante era diventata dello stesso blu cobalto dell’aura di Hyōirei e il loro elmo era ora un teschio grigio-nero sormontato da due corna ricurve e rivolte verso l’alto. Sempre a differenza di quelli normali, ora tutti impugnavano una spada lunga come arma.

“Che diavoleria è questa?”, fece Makoto ad alta voce osservando i nuovi nemici.

“…Ha combinato appieno i suoi poteri demoniaci con quelli dei Gamma e del Mugen Eyecon…”, mormorò Silvia allibita. La situazione si era appena fatta molto più complessa e difficile del previsto.

“ANNIENTATELI!”, urlò Hyōirei mandando il suo esercito all’attacco.

“Takeru! Io e te ci occuperemo di Hyōirei! Alain, Makoto! Pensate ai nuovi Gamma!”, comandò rapida Silvia prima di scagliarsi in avanti.

“““Ricevuto!”””, risposero i tre all’unisono, subito dietro di lei. Alain e Makoto andarono avanti e iniziarono a fendere i nuovi nemici con spada e fruste, aprendo la strada a Silvia e Takeru che raggiunsero così Hyōirei. Takeru, nel mentre, prese un Eyecon bianco.

“Benkei!”, urlò attivandolo, inserendolo nel Driver e tirando la manovella: “Kaigan: Benkei! Aniki! Mukimuki! Niōdachi!” Una veste bianca da monaco con cappuccio e delle protezioni a forma di rosario sulle spalle sostituì la sua precedente giacca rossa e nera e il frontale dell’elmo divenne nero con raffigurate delle decorazioni grigie simili a vari tipi di armi. In un lampo, la sua precedente spada apparve e si fuse con un robot dalla forma di un ragno meccanico, cambiando forma e diventando una sorta di enorme martello da guerra. Con la sua nuova arma e affiancato da Silvia, Takeru assalì ripetutamente Hyōirei, ma questi bloccò ogni loro offensiva con le sue spade e li colpì più volte, prima di balzare indietro e farsi affiancare da quattro Gamma che Makoto e Alain non erano riusciti a fermare.

I Gamma attaccarono Silvia e Takeru e questi si resero subito conto di quanto fossero diversi da quelli ordinari: non solo i loro colpi erano almeno tre volte più potenti, ma la loro nuova armatura era anche così robusta che non bastava più un solo colpo per distruggerli, dovevano colpirli ripetutamente o usare una tecnica potente per metterli fuori gioco.Così bloccati dai nuovi avversari, i due riuscirono ad eliminarli solo quando ormai era troppo tardi: alzatosi in volo, Hyōirei scagliò dalle sue dieci ali la stessa raffica di raggi d’energia blu cobalto e argentei usata nel loro precedente scontro, ma molto più potente e fitta della prima, centrando in pieno tutti e quattro i suoi avversari e mandandoli a rovinare a terra, feriti e ansimanti.

“Tutto qui quello che sai fare?”, disse ironico Takeru, rialzandosi e ignorando il labbro spaccato e le costole doloranti. “Ho incontrato due Gamma artisti che picchiavano molto più duro.” Hyōirei ridacchiò.

“Sul serio? Dovevano essere anche potenti guerrieri.”

“No, un musicista e un pittore astratto che adorava dipingere sulla pelata di Onari. Entrambi non ne potevano più di essere limitati e sono partiti insieme per un viaggio alla ricerca della loro arte. Perciò, anche per loro, per permettergli di continuare a migliorare ed esplorare ciò che più amano, non posso perdere contro di te!”, rispose Takeru, ritornando all'attacco insieme alla guerriera di Plutone, ricopertasi interamente con un'aura oscura di grande potenza. Hyōirei schivò facilmente il calcio del Rider ed evocò altri cinque Gamma insieme a quelli non ancora distrutti da Specter e Necrom per tenerlo a bada, dopodiché cominciò un violento corpo a corpo con Silvia, un pugno e un calcio dopo l'altro e l'intera foresta che tremava per le onde d'urto generate dalla battaglia.

“Fai del tuo peggio, se anche io morissi oggi, sarò vendicata”, disse la Warrior riuscendo a colpirlo al viso e poi a schiantarlo contro un albero, ma la creatura dimostrò ancora una volta l'enorme potere che aveva ottenuto, resistendo senza problemi all’impatto, afferrandola per il collo e scagliandola via con un'onda d'urto tagliente generata dall’altra mano, che le causò uno squarcio sullo stomaco. Ciononostante, Silvia si rialzò in piedi, sanguinante e malferma; non era mai stata conciata così male, era ferita persino alle mani nonostante i guanti e l'aura protettiva.

“Mi congratulo, Warrior Plutonis, non è da tutti sopravvivere a questo. Proprio ciò che mi aspetto dalla principessa di Gaia sopravvissuta dopo la nostra invasione. Però, devo correggerti: sarai vendicata, ma non dalle tue compagne”, disse Hyōirei realmente ammirato e prese ad avanzare verso di lei, parando o schivando di poco le deboli sfere energetiche sparate dalla rivale. Nel mentre, Takeru aveva sfondato il cranio di un Gamma con la mazza da guerra e stava per passare al successivo, ma si fermò un istante quando sentì quanto detto.

“Che intendi, Hyōirei? È un altro dei tuoi inganni?” Il demone si voltò, rivelando un sorriso mesto.

“Io e i miei fratelli, Diablo incluso, siamo nati grazie alla fusione dei corpi di tantissimi demoni diversi. Ma, a parte lui, eravamo tutti troppo instabili, la nostra vita ha un limite...un limite che si è accorciato ulteriormente quando ho assorbito il tuo potere, Ghost. Dubito che sarò in grado di assistere alla fine di questa guerra, ma come un vero agente del Male universale, compirò il mio dovere fino in fondo”, concluse riportando la sua attenzione su Silvia e rievocando la coppia di sciabole nere. Takeru finì un altro Gamma e lo guardò stupito.

“È da tempo che non affrontavo un avversario così in conflitto, ma in ogni caso... Ho un ruolo verso questo mondo!” E prese a combattere con ancor maggiore veemenza. Sentendo quelle parole, anche Alain e Makoto si rialzarono e quest'ultimo prese un nuovo Eyecon, biancazzurro con un'appendice che rappresentava una figura a metà strada tra un infinito e degli occhiali, molto simile al Mugen Eyecon di Ghost.

“Tu mi ricordi di me stesso, Hyōirei. Anch'io fui costretto a combattere una guerra in cui mi sentivo costretto, perciò posso capirti… Ma Takeru ha ragione! E poi voglio assaggiare a tutti i costi la cucina di Silvia-san!”, proclamò determinato come sempre, inserendo l'Eyecon nella cintura. Una figura con un mantello bianco e linee azzurre uscì dall'oggetto girando intorno al proprio padrone, a sua volta circondato da fiamme nere. “Bacchiri mirou! Bacchiri mirou!”, furono le parole che uscirono dal Driver insieme a una particolare musica, un po' più profonda e inquietante rispetto a quella di Takeru. “HENSHIN!”, ruggì Makoto tirando la manovella.

“Shin Kaigan: Sin Specter! Pride! Greed! Lust! Wrath! Envy! Gluttony! Sloth! Break Deadly Sin!", si sentì infine, mentre il Kamen Rider otteneva la sua nuova armatura, azzurro argentea, ricoperta da brillanti come la forma Mugen ma argentati e temporaneamente decorata con sei ali piumate di luce azzurra. Aveva un elmo trasparente con gli stessi brillanti, corna dritte, spallacci azzurri e bianchi come il suo vestito e diverse protezioni argentate con simboli simili ad un elettrocardiogramma, ma soprattutto irradiava un potere paragonabile al Mugen Eyecon, sebbene con una sfumatura più oscura. Gridando a squarciagola, Makoto si diresse contro Hyōirei, sbalordito da quest'ultimo asso nella manica, e lo colpì con un potente calcio, per poi prendere la spada e creare un vortice di fendenti insieme alle sciabole dell’avversario in cui era impossibile capire chi fosse in vantaggio, ma di cui Alain approfittò per mettere al sicuro Silvia.

“SHIN DAI KAIGAN! GREED SLASH!” Tirata una volta la manovella del Driver, la spada di Specter si illuminò di luce cianotica e lui colpì il demone con ancora più forza e velocità, respingendolo temporaneamente.

“Hmm, ora capisco perché Diablo parla sempre delle gesta di voi Kamen Rider. Forza, Specter, non ti fermare proprio ora!”, lo sfidò Hyōirei battendo i pugni. Per tutta risposta, Makoto mise via la spada ed estrasse una nuova arma simile a una lunga falce azzurra e bianca, per poi tirare di nuovo la manovella del suo Driver.

“SHIN DAI KAIGAN! SLOTH GLAIVE!” Con un movimento della falce, Specter generò un triangolo di energia blu-nera che si fermò sopra a Hyōirei e prese la forma di una piramide con il simbolo di un occhio avvolto dalle fiamme su ogni faccia, che creò una potentissima forza attrattiva che risucchiò il demone al suo interno, immobilizzandolo e iniziando a stritolarlo. Senza fermarsi, Makoto convertì la falce in un lungo fucile e tirò ancora la manovella.

“SHIN DAI KAIGAN! LUST BULLET!” Un’immensa quantità di energia blu-nera si propagò intorno a lui e prese la forma di un migliaio di fucili identici al suo, i quali presero a sparare a raffica nello stesso istante in cui lui iniziò a sparare col primo. Raffiche di colpi si schiantarono sulla piramide generando violente esplosioni, ma, dopo pochi secondi, una potentissima energia cobalto proruppe dalla piramide, distruggendola e respingendo gli spari, mentre Hyōirei atterrava davanti a Specter, fumante e ferito in modo non grave. Il demone brandì di nuovo le sue due spade e iniziò a scambiare colpi con il Kamen Rider, che ora aveva convertito la sua arma in una mazza pesante e respingeva ogni colpo per poi attaccare con violenti fendenti che Hyōirei bloccava a sua volta. L’aria intorno ai due si riempì presto di esplosioni violentissime, ma quell’apparente stallo durò solo pochi secondi perché, alla fine, l’aura di Hyōirei superò quella di Makoto e le sue spade trovarono il bersaglio più volte, fendendo con violenza il corpo del Rider. Seppur barcollante, Makoto trovò la forza di evitare gli attacchi il tempo di tirare ancora la manovella del suo Driver.

“SHIN DAI KAIGAN! ENVY SLAP!” L’energia di Specter convogliò nell’arma generandovi una sorta di palmo energetico col quale questi respinse e danneggiò le armi di Hyōirei, per poi colpirlo più volte al busto. Il demone, però, seppur ferito, resistette anche stavolta e sferrò un doppio fendente caricato con la propria energia che scagliò Makoto a terra, disarmandolo nel processo.

“AHAHAHAH! Sì, Specter! Mostrami tutto il tuo potere! È incredibile! Anche con la difesa offertami dal Mugen Damashii di Ghost e potenziata dalla mia aura, i tuoi colpi arrivano e mi fanno male! Mi danneggiano davvero!”, urlò Hyōirei, apparentemente folle di gioia.

“Maldetto demone! Quel potere…è di Takeru! Non ti appartiene, quindi restituisciglielo!”, ruggì furente Makoto, alzandosi in piedi e scagliandosi all’attacco, mentre tirava ancora la manovella del Driver.

“SHIN DAI KAIGAN! GLUTTONY BITE!” Sferrando un calcio, fu stavolta la gamba di Makoto a venire avvolta dalla sua energia, la quale formò una grossa bocca da rettile piena di denti aguzzi che, non appena l’arto entrò in contatto con la lama di Hyōirei, si chiuse di scatto facendola a pezzi. Con un secondo calcio, il Rider distrusse anche la seconda spada del nemico, per poi iniziare a colpirlo ripetutamente ai fianchi, le mascelle energetiche che lo mordevano con ferocia ogni volta. Di nuovo, però, il nemico diede prova di un’incredibile capacità di recupero, dato che resistette ai suoi furiosi assalti e, infine, fu lui a sferrare un violento calcio avvolto in energia demoniaca che mandò Makoto a rotolare a terra.

“Un umano che sfrutta i poteri dei sette peccati capitali per combattere un demone? Ha! Bisogna dire che ne hai di fegato, Specter!”, disse beffardo Hyōirei. “Uno come te, così pieno di peccati, furia e ambizioni… Perché non ti unisci a Lord Astaroth? Con le tue capacità, se guidato dalle giuste guide, forse potresti eguagliare anche Diablo un giorno! Saresti uno dei re di un nuovo mondo!”

“Puoi scordartelo, Hyōirei!”, replicò Makoto tirandosi in piedi. “Non mi serve allearmi coi demoni per avere ciò che voglio… Perché ho già tutto ciò che voglio qui, coi miei amici! Loro, per quante volte li ferissi, li tradissi o sbagliassi nei loro confronti, mi hanno sempre ripreso senza mai odiarmi! Non sarei nulla senza di loro! Perciò, io non li tradirò mai più!”

“E io mi assicurerò che tu continui a seguire la tua vera strada!”, esclamò Alain, apparso alle spalle di Hyōirei. “Se permetti, Makoto, ora combatteremo insieme!”

“Con piacere!”

“Tu vuoi affrontare me?”, fece Hyōirei con una risata. “Pensi davvero di potermi affrontare, Necrom?”

“Certo! Perché, a differenza di te, né io né nessun altro di noi è solo!” Con quella replica, Alain sollevò il Necrom Eyecon, stretto nella mano destra; questo venne di colpo pervaso da una luce dorata, trasformandosi. Subito dopo, il Rider lo inserì nel bracciale sull’avambraccio sinistro e premette un pulsante su di esso gridando: “HENSHIN!” “Yujou Kaigan: Burst! Ore ga Burst! Yujou Burst! Tomete Miseru Ze! Omae no Tsumi Ō!” Un fantasma avvolto dal fuoco proruppe dal bracciale e si fuse con lui, rimpiazzando la sua tunica bianca con una nera dai bordi dorati con spallacci a forma di fiamma e, sotto di essa, anche l’armatura di Necrom divenne più spessa, robusta e di colore nero e oro; infine, l’elmo divenne più corazzato a sua volta, di colore oro e con la visiera rossa. Con un gesto, Alain si abbassò il cappuccio e si scagliò su Hyōirei, attaccandolo con più violenza di quanta il demone si aspettasse, spingendolo indietro con una potente raffica di pugni circondati da fiamme dorate. Quando quest’ultimo poi fu sul punto di rispondere, Makoto intervenne a sua volta e lo assalì alle spalle con un potente calcio che gli fece aprire la guardia e permise ad Alain di colpirlo ancora. Approfittandone, Makoto tirò per la sesta volta la manovella del Driver.

“SHIN DAI KAIGAN! PRIDE FIST!” Con stavolta i pugni avvolti dalla sua energia cianotica, Specter tempestò il petto e il volto di Hyōirei con diretti e ganci violentissimi, costringendolo a indietreggiare rapidamente. L’ultimo colpo fu il più potente e mandò il demone a gambe all’aria, incrinandogli anche una parte della maschera. Lì vicino, nel frattempo, Takeru aveva appena distrutto l’ultimo Gamma e si accostò a Silvia, la quale si stava ancora riprendendo dall’ultimo colpo del terribile avversario.

“Silvia-san! Come stai?”

“Sopravvivrò”, rispose lei. “Non ho mai subito un pestaggio del genere, ma posso continuare, non preoccuparti.”

“Non sforzarti inutilmente. Guarda! Makoto-niichan e Alain possono farcela se collaborano insieme!” Tuttavia, Silvia scosse il capo.

“No, Takeru. Purtroppo ti sbagli. Makoto e Alain sono forti e hanno un ottimo gioco di squadra, ma non basterà per battere Hyōirei.”

“Che vuoi dire? Non capisco!”

“Mentre mi riprendevo, ho fatto l’unica cosa che potevo fare per aiutare: osservare il combattimento, così mi sono accorta di una cosa: Hyōirei sta usando di nuovo i suoi poteri di assorbimento, ma in modo più subdolo delle precedenti volte. Ho analizzato i flussi di energia e ne sono sicura: ogni volta che Makoto o Alain lo colpiscono, lui assorbe una parte dell’energia con cui lo stanno colpendo e gliela ridirige poi addosso quando contrattacca. In questo modo, non solo loro non riescono a infliggergli danni gravi, ma lui diventa sempre più forte e li colpisce ogni volta più duramente. Di questo passo, non ci vorrà molto prima che-” L’urlo di dolore di Alain la interruppe. Il Rider era stato scagliato a terra da un colpo incredibilmente violento di Hyōirei e rantolava tenendosi l’addome ferito; il demone invece stava ora avanzando verso Makoto, traboccante di potere dalla testa ai piedi. Makoto, in risposta, riestrasse la sua katana e la convertì in una pistola per poi tirare ancora una volta la manovella del Driver.

“SHIN DAI KAIGAN! WRATH FLAME!” Un potentissimo sparo di energia cianotica avvolta da fiamme nere proruppe dalla canna dell’arma diretto contro Hyōirei, ma questi si limitò ad alzare una mano e bloccare il colpo con il nudo palmo sinistro; allo stesso tempo, un’aura tra il blu cobalto e l’argento prese a concentrarsi sempre più potente intorno alla sua mano destra. Takeru capì subito che stava facendo e si terrorizzò.

“Makoto-niichan! Allontanati da lui! SUBITO!” Troppo tardi. Arrivato davanti a Specter, Hyōirei afferrò la sua arma e gliela strappò di mano lanciandola via, poi fece per colpirlo con il gancio destro dove aveva accumulato tutta l’energia. All’ultimo istante, però, Alain intervenne e scansò Makoto con una spallata…ricevendo così lui il devastante colpo che lo centrò al volto e lo scagliò lontano, annullando nel processo anche la sua trasformazione. Mentre crollava a terra, inoltre, il Necrom Eyecon tornò normale e la sua energia dorata fuoriuscì prendendo a fluttuare in aria.

“ALAIN! NOOO!!”, urlò Makoto, inorridito. Silvia e Takeru furono subito accanto al Rider caduto. Nessuna delle sue ferite era mortali, constatò subito la guerriera di Plutone, ma era chiaro che non era più in grado di combattere, a malapena era cosciente.

“Alain! Resisti, ti prego!”, disse disperato Takeru.

“Mi dispiace… Ho fatto…del mio meglio…ma…non bastava… Ora…sta a voi… batterlo… Forza, Takeru. Tu, Makoto e Silvia…potete farcela…”, disse il principe del mondo dei Gamma, faticando a parlare e tenere gli occhi aperti. Una risata beffarda riecheggiò nell’aria e, voltando lo sguardo, videro Hyōirei che aveva alzato una mano verso la fiammeggiante energia del Yujou Burst Damashii di Necrom, che venne attirata come da un magnete e assorbita dal demone, la cui energia schizzò all’istante alle stelle. La sua figura venne avvolta da fiamme dorate, ogni danno scomparve e la sua stessa armatura parve divenire più corazzata e con motivi di fuoco, però di colore oro scuro.

“MUAHAHAHAH! SÌ! SÌ! IL POTERE! MERAVIGLIOSO POTERE! È MIO! TUTTO MIO!”, gridò ridendo sguaiatamente, mentre le fiamme svanivano dentro il suo corpo; un istante dopo, però, il volto del demone divenne una maschera di dolore e crollò in ginocchio tenendosi il petto. Diverse scariche elettriche proruppero dal suo corpo, come se fosse in cortocircuito, ma durarono solo pochi istanti, poi Hyōirei sembrò riprendersi e si rimise in piedi, mentre le scariche svanivano e il suo potere aumentava ancora di più. “INCREDIBILE! MI DEVO RICREDERE! ANCHE LA TUA ENERGIA È DELIZIOSA, NECROM! E COSÌ POTENTE! NE VOGLIO DI PIÙ!” Si voltò verso Makoto. “Manchi solo tu ormai, Specter… ORA VOGLIO ANCHE IL TUO POTERE!”

“MALEDETTO BASTARDO! VIENI A PRENDERLA ALLORA!”, ruggì il Rider scagliandosi su di lui, ma ormai era chiaro che nemmeno lui poteva più affrontarlo perché, in pochi colpi, Hyōirei lo atterrò di nuovo per poi iniziare a infierire su di lui con ripetuti e spietati calci e pestoni.

“MAKOTO-NIICHAN!”, gridò Takeru cercando di correre da lui ma venendo fermato immediatamente da Silvia.

“Fermo, Takeru! Non è scagliandoti su di lui a testa bassa che lo aiuterai! Quel demone ormai è diventato troppo potente!”

“Che altro dovrei fare? Non posso abbandonarlo!”

“Non ho detto questo!”, disse Silvia con tanta severità che il giovane si convinse ad ascoltarla. La donna si fece poi mesta.

“So che volevi tenerla come ultima carta, ma ormai non abbiamo scelta: dobbiamo ricorrere al piano.”

“Sei sicura?”, chiese Ghost, per nulla desideroso di sacrificare i suoi compagni spiriti.

“Hai visto quelle scariche di prima e il modo in cui Hyōirei sembrava stesse soffrendo? Ripensando a quello che ci ha detto su di lui e abbiamo discusso in precedenza coi luminari, mi viene da pensare che, in quel momento, avesse raggiunto il suo limite di assorbimento e che, per questo, avesse bisogno di tempo per aggiustarsi a quel nuovo potere, com’è successo col tuo potere del Mugen Damashii. Forse ora riesce a resistere anche al potere di Alain, ma è chiaro che non l’ha ancora assorbito del tutto: vedo distintamente la sua energia traboccare dal corpo di Hyōirei, come acqua da un vaso troppo pieno.” Takeru parve avere un’illuminazione.

“Allora, se ora dovessimo riuscire a fargli assorbire altra energia, potremmo sovraccaricarlo e farlo collassare! Sicuramente perderebbe tutti i poteri assorbiti e potremmo sconfiggerlo!”

“Esattamente. Il problema è che non sappiamo esattamente quale sia il suo limite. Anche se ora sta facendo fatica a contenere il potere di Alain e unirlo a quello già assorbito del Mugen Damashii, la velocità con cui lo assorbe e il fatto che riesca a combattere comunque con tanta foga e abilità indica che ha ancora una notevole capacità di controllo e, forse, anche di assorbimento. In ogni caso, questo è il momento giusto per fare la nostra mossa, forse l’unico.”

“Allora è il nostro momento.” Takeru e Silvia voltarono lo sguardo verso un Eyecon rosso appoggiato sul terreno accanto a loro, subito riconosciuto da entrambi come l’Eyecon di Musashi.

“Ora è il momento, Takeru. Usa il nostro potere e costringilo ad assorbirci. Forse potrà sopportare qualcuno di noi, ma non tutti.”

“Musashi-san, se lo faccio, voi potreste…”

“Ne abbiamo già parlato, Takeru. Tu sei un giovane coraggioso e generoso e noi siamo fieri di come sei cresciuto. Per tutti noi è stato un grande onore combattere al tuo fianco. Anche se ci piacerebbe continuare a lottare insieme a voi tutti, il nostro primo compito come senpai è assicurare che le nuove generazioni abbiano un futuro, anche a costo della vita.” Il Kamen Rider, tuttavia, era chiaramente in conflitto, al punto che, anche con l’elmo addosso, Silvia poté vedere le lacrime che si accumulavano tra le palpebre serrate con forza e sentì una forte tristezza per lui, tale da farle alzare un braccio e accarezzare la sua schiena nel tentativo di calmarlo.

“Takeru…” Le urla di dolore di Makoto li distrassero di nuovo. Hyōirei e Specter avevano ingaggiato un furioso corpo a corpo, ma il secondo era sempre più stanco e debole e ormai era ridotto a poco più di un punching ball per il primo, il quale pareva stare quasi per assorbire del tutto anche il potere di Alain.

-Non c’è più tempo per trovare un’altra soluzione ormai- pensò mestamente Silvia. -Per quanto mi dispiaccia, i luminari hanno ragione- Si voltò verso Ghost. “Takeru, devi agire! Ora!” Takeru guardò Makoto, poi Silvia, Musashi, di nuovo Makoto, Silvia e Musashi. E, in quel momento, qualcosa parve scattare in lui.

“Ho trovato un modo!”, esclamò alzandosi in piedi e rimuovendo il Driver, annullando così la trasformazione.

“Takeru, che cos’hai in mente?!”, esclamò Musashi, confuso e sorpreso.

“Lo vedrai.” Con quella risposta, Takeru estrasse un nuovo Driver, molto più grande dell’altro e dalla forma simile a un enorme occhio con l’iride argentea e il contorno dorato, se lo mise alla vita e premette un grosso pulsante rosso posto di lato.

“Grateful! Gatchimina Kochinikina! Gatchimina Kochinikina!”, annunciò la voce del Driver mentre Takeru compiva i suoi soliti movimenti delle mani pre-trasformazione. “HENSHIN!”, gridò prima di premere di nuovo il pulsante: “Zen Kaigan! Kengō, hakken, kyoshō, ni ō-sama, samurai, bōzuni, sniper! Dai~ Hen~ge~!” Una luce abbagliante lo avvolse e il suo corpo venne racchiuso da una armatura fortemente corazzata, nera coi bordi dorati, mentre i fantasmi di tutti e 15 i luminari volavano intorno a lui e si fondevano uno a uno con la sua figura. Alla fine, sulle varie parti dell’armatura, rimasero impressi i simboli di tutti i luminari e l’elmo sviluppò delle protezioni laterali e superiori simili a punte e fiamme di vari colori e due lenti dorate per gli occhi. Silvia fissò stupefatta la nuova trasformazione.

“Quella forma…” “Il Grateful Damashii. Con questo, tutti i luminari combattono al mio fianco allo stesso tempo”, dichiarò Takeru avanzando verso i due duellanti.

“Takeru, cosa vuoi fare?”, domandò Silvia, più preoccupata che mai. Secondo il piano originale, ora Takeru avrebbe dovuto approfittare dell’attuale insaziabile fame di nuova energia di Hyōirei e attaccarlo usando in rapida successione i poteri dei vari luminari, inducendolo ad assorbirli di continuo fino a superare irrimediabilmente il suo limite e letteralmente esplodere. Ma ora non aveva proprio idea di quali fossero le intenzioni del Rider.

“Semplice. Intendo dargli un pasto che non dimenticherà mai”, replicò Takeru continuando a camminare verso Hyōirei. Quest’ultimo stava apparentemente per dare il colpo di grazia a Makoto, ma non gliel’avrebbe mai permesso. “Hyōirei!”, urlò attirando la sua attenzione. “Se ti piace così tanto il potere… Io ne ho ancora un sacco da prendere!” Come prevedeva, il demone sembrò subito interessarsi al suo nuovo potere.

“Ghost… Tu davvero credi di potermi affrontare con quello? Ho già assorbito il tuo potere più grande, quindi non puoi più battermi.” Lasciando cadere a terra Makoto, si diresse verso di lui. “Ma se ci tieni tanto, lo farò con piacere. Assorbire il potere di tutti i luminari… Non oso immaginare cosa diventerò poi!”

“ALLORA SCOPRIAMOLO!”, urlò Takeru prima di iniziare a premere ripetutamente il pulsante del Driver. “Musashi! Edison! Robin Hood! Newton! Billy the Kid! Beethoven! Benkei! Goemon! Ryoma! Himiko! Tutankhamon! Nobunaga! Houdini! Grimm! Sanzo!” Con ogni nome, uno dei fantasmi dei luminari emergeva dalla sua cintura e si disponeva in aria sopra di lui, formando una forma rombica dove ognuno aveva il proprio simbolo davanti e al cui centro andava concentrandosi un’immensa aura dorata. “Zen Dai Kaigan! Kengō! Dendō! Arrow! Ringo! Cowboy! Kyoshō! Musō! Kaitō! Dazeyo! Jo-ō! Dai-ō! Bushō! Dassō! Dokusho! Sōryo! ZEN IN SYUGO! GRATEFUL OMEGA DRIVE!” Takeru balzò in aria e precipitò contro Hyōirei con un calcio volante, in quell’istante, tutto il potere accumulato dai luminari convogliò nella sua gamba destra tesa e formò un’enorme sfera d’energia dorata sulla pianta del suo piede. E fu con quella sfera che Ghost piombò sul nemico, schiantandogliela col suo calcio sul petto; Hyōirei, in risposta, afferrò la sfera con entrambe le braccia mentre spingeva sul suo corpo e, accecato dalla sete di potere, iniziò ad assorbirla.

“SÌ! SQUISITO, PURO POTERE! LO DIVORERÒ TUTTO! E POI VI ANNIENTERÒ UNA VOLTA PER TUTTE!”, ruggì Hyōirei con voce delirante, come se quell’assorbimento fosse diventato una droga per lui, una droga di cui non poteva fare a meno. Ed era così estasiato per tutto quel nuovo potere…che non si accorse delle scariche che circondavano il suo corpo e delle crepe che iniziavano ad estendersi in diversi punti della corazza.

-Ma certo- realizzò Silvia. -Invece di attaccarlo con un potere alla volta, Takeru sta usando tutti i poteri dei luminari insieme per creare un’energia immensa. A pensarci bene, in effetti, la prima volta che Hyōirei ha assorbito il Mugen Damashii ha dovuto lasciare andare Musashi per riuscirci, eppure il suo potere era minore di quello di Alain o Makoto… Significa forse che è ben più faticoso per lui non solo tenere a bada un grande potere, ma anche le anime legate ad esso?- Era perfettamente sensato, realizzò di colpo. Quella volta aveva dovuto lasciare Musashi perché aveva assorbito anche la sua anima per usare il suo potere e questo aveva reso più difficile per lui assorbire poi l’energia del Mugen; inoltre, spiegava anche perché i poteri assorbiti finora, per quanto grandi, erano stati più tollerabili: erano solo energia pura. Ma il colpo attuale del Grateful Damashii, anche se più debole del Mugen, era fatto dall’energia di ben 15 anime diverse, quindi risucchiarlo significava risucchiare anche le anime. Non avrebbe mai retto, non mentre doveva anche assorbire e controllare altre energie paragonabili o superiori ad essa. Quasi in risposta ai suoi pensieri, pezzi della corazza di Hyōirei iniziarono a volare via dal suo corpo e disintegrarsi subito dopo. Il demone stesso ora gemeva di dolore.

“AHHHHH! NOOOOO! BASTA! È TROPPO!” Era la loro occasione. Non poteva lasciare tutto il lavoro a Takeru, doveva aiutarlo anche lei ora.

“Va bene, Hyōirei”, mormorò Silvia avanzando verso i due combattenti.“Se ti piace così tanto giocare sporco… Allora giochiamo sporco!” E si portò fulminea dietro il nemico con le braccia tirate indietro; urlando, la Warrior concentrò un’incredibile energia oscura nelle braccia e le portò poi in avanti colpendo la schiena del demone con un devastante doppio pugno che frantumò la corazza ormai indebolita e danneggiò vistosamente carne e ossa sottostanti. La violenza dell’attacco fu inoltre tale che Hyōirei perse la poca concentrazione rimastagli e subì così in pieno il Grateful Omega Drive, che prese a scavare in profondità nel suo petto. In quel momento, inoltre, alzando lo sguardo per lanciare un altro grido di dolore, Hyōirei vide con orrore Makoto che volava sopra di loro, le sue sei ali piumate che risplendevano di blu e ciano.

“ORA PAGHERAI PER CIÒ CHE HAI FATTO AI MIEI AMICI!”,gridò ancora Specter prima di tirare per l’ultima volta la manovella del Driver. “SHIN DAI KAIGAN! SIN SPECTER! DEADLY OMEGA DRIVE!” Con quella frase, un grande occhio di luce azzurra simile a quello del Mugen di Takeru ma circondato da simboli diversi si formò alle sue spalle e incanalò nella gamba destra di Makoto una potentissima energia, nemmeno paragonabile a quelle dei colpi precedenti. Estendendo la suddetta gamba in un calcio, anche lui si scagliò infine in picchiata sul demone.

“LE ANIME SONO ETERNE E IMMORTALI!/TI MOSTREREMO LA STRADA CHE ABBIAMO SCELTO!”, urlarono rispettivamente Takeru e Makoto, prima di pronunciare insieme a Silvia: “““FINCHÈ COMBATTEREMO TUTTI UNITI, NON POTRETE MAI SCONFIGGERCI!!! MAI!!!””” E con quella frase, qualcosa di incredibile accadde: le energie dei due Kamen Rider sembrarono entrare in risonanza con quella della Planet Warrior, incrociandosi e mescolandosi con essa e tra loro. In breve, i calci di Takeru e Makoto e i pugni di Silvia vennero avvolti da un’unica, immane aura tra il verde e l’ambrato e, tutti insieme, affondarono nel corpo di Hyōirei all’urlo: “““RIDER PLUTO ULTIMATE OMEGA DRIVE!!!””” Una devastante esplosione multicolore si sprigionò dal corpo del terribile avversario, apparentemente disintegrandolo e sbalzando via i tre. Quando infine la luce della deflagrazione si abbassò, tutti videro che del demone rimanevano solo la testa, il collo e parte del busto, dal quale pendevano i moncherini delle braccia; dalla vita in giù non c’era più nulla. Ciò che restava di lui, tuttavia, iniziò subito a disintegrarsi in nera cenere, mentre due luci uscivano dal suo petto e rientravano una nel petto di Takeru e l’altra in quello di Alain.

“Takeru, è…?”, domandò Makoto. L’altro annuì.

“Il potere del Mugen Damashii è finalmente tornato da me.”

“Ha…” Il gemito di Hyōirei li attirò. Era persino tornato alla sua forma originaria. “Sconfitto…dalla mia avidità…di energia…che fine…appropriata…per un demone…” Non sembrava furioso o disperato, solo rassegnato e quasi divertito dalla sua fine.

“Hai qualche ultima parola?”, gli domandò Silvia in tono secco. Avrebbe voluto dargli il colpo di grazia, ma sarebbe stato solo infierire su un essere ormai più morto che vivo e che stava già scomparendo davanti ai suoi occhi. Tanto valeva lasciarlo spegnersi da solo ormai.

“No…nessuna”, rispose Hyōirei. “Anzi…forse qualcosa sì…” Voltò lo sguardo su Takeru e Makoto. “Non pretendo…favori…da una delle Warrior…troppo male abbiamo fatto…contro di loro…ma voi due, Ghost e Specter…voi Kamen Rider, ricorderete…questo demone? La nostra battaglia? Chi ero e…come sono morto?” I due si guardarono per un attimo, poi annullarono le rispettive trasformazioni. Per somma sorpresa di Hyōirei, nessuno dei due aveva un’espressione di odio o disprezzo, ma piuttosto di compassione e comprensione.

“Tu hai fatto tanto male alle persone che amiamo e non possiamo perdonarti per questo…”, disse Takeru. “…ma questo non significa che ti odiamo. Hai vissuto secondo le tue credenze e lottato fino alla fine senza mai arrenderti, con tutto ciò che avevi.”

“E ci hai così dimostrato che, pur essendo un demone, eri davvero fedele alla tua causa e disposto a tutto per dare un senso alla tua esistenza. Con la tua vita in palio, hai combattuto per darvi significato e noi non possiamo non ammirare una tale determinazione e volontà”, aggiunse Makoto.

“Per questo, sì. Noi ti ricorderemo per sempre, Hyōirei”, concluse Takeru, affiancato da Makoto. Sorprendendosi di sé stessa per prima, anche Silvia parlò.

“Per quanto male tu possa averci fatto… Neanch’io ti dimenticherò mai. Sei stato un formidabile avversario.” Per la prima volta da quando lo conoscevano, il volto di Hyōirei parve pacifico.

“Perfetto…allora non mi serve altro…è stato il combattimento migliore di tutta la mia breve vita… Addio, Takeru Tenkuji, Makoto Fukami e Silvia Moonlight.” Non appena pronunciò quelle ultime parole, il suo corpo si disintegrò completamente e spirò. In quel mentre, tuttavia, Takeru fu l’unico a notare, o meglio vedere, una cosa: una sfera nera di pura tenebra che emergeva dalle ceneri e volava via, sparendo dalla vista dopo qualche secondo.

-Possibile che fosse…?- si chiese, perplesso.

                                                                                                                                       *****

Ritornando al tempio, Silvia e i tre Rider vennero accolti oltre che da Edith, Onari e Akari, da un altro uomo, due ragazze e due giovani monaci, tutti e cinque coi capelli neri. Il più anziano si diresse verso la figlia di Plutone, facendo un lieve inchino.

“Moonlight-sama, mi presento, sono Jabel, ex-generale dei Gamma. La ringrazio per aver protetto Alain-sama da questa minaccia.” Silvia ricambiò l'inchino, riconoscendo nell'individuo di fronte a lei un guerriero abile ed esperto.

“Sono io a dover ringraziare tutti voi, Jabel-san, oltre che scusarmi. La guerra che stiamo combattendo ha raggiunto questo mondo, e tra i miei doveri vi era quello di impedirlo.” A interrompere l'atmosfera solenne del momento fu un brontolio proveniente dallo stomaco dei tre Rider.

“Ehm, scusate, ma stiamo combattendo da tutto il giorno”, commentò Alain imbarazzato, prima di ricevere un colpo in testa da una delle ragazze, vestita con una pelliccia bianca.

“È questo il modo di comportarsi del principe dei Gamma?”, chiese la ragazza. Si trattava di Alia, sorella di Alain e quindi principessa del mondo dei Gamma.

“Su, Alia, si meritano un po' di riposo. E dobbiamo anche finire di cucinare”, le rispose l'altra ragazza, Kanon, sorella di Makoto.

“A quello penso io, voi riposatevi”, concluse Silvia. Un paio d'ore e molte pentole usate dopo, l'intera popolazione del Daitenku Temple si radunò felicemente a tavola. Avevano finito di cucinare la pasta col ragù, che emanava un odore a dir poco delizioso, ed erano più che intenzionati a divorare quell'enorme marmitta di fronte a loro.

“CAMPAI!”, urlò Edith alzando la propria coppa di sake assieme agli altri, tutti un po' rattoppati dopo la terribile battaglia. La guerriera di Plutone aveva deciso di aspettare il giudizio dei suoi ospiti prima di toccare lei stessa il piatto e guardò con trepidazione Akari prendere un boccone di tagliatelle con le bacchette.

“Allora?”, chiese ansiosa.

“Hmm... 10 e lode!”, commentò convinta la giovane scienziata, dando quindi il segnale di procedere agli altri, che diedero simili elogi alla donna, felice di esser riuscita nel proprio intento.

“Silvia-san, se mai ti servisse un lavoro, vieni pure da noi”, commento Alia, positivamente impressionata dal suo primo incontro con la cucina italiana.

“Ne è valsa la pena farsi picchiare così tanto”, commentò invece Takeru. Circa un'oretta dopo il pentolone di pasta era vuoto e buona parte dei presenti era prossimo a un'indigestione di prim'ordine, Kanon e Akari erano pure crollate a terra in preda a un mal di pancia, ma non erano minimamente pentite. “ Non rimpiango niente."disse Makoto, trattenendo un rutto. “Ora cosa facciamo per quanto riguarda Diablo?”

“Dovrei ritrovare le mie compagne, ma potrebbero essere ovunque. Takeru, tu hai detto di sapere dove trovare qualcuno degli altri Kamen Rider. Pensi che tra loro ci sia qualcuno che possa aiutarci a ritrovarle?”, chiese la guerriera di Plutone al giovane monaco.

“Sì, uno di loro è un poliziotto bravissimo, ma avrà comunque bisogno di tempo per trovarle. È anche possibile che non siano nemmeno in Giappone!”

“Avrei un'idea”, si propose Akari. “Se le Warrior Planet possiedono un'energia simile a quella di Silvia-san, potrei costruire qualcosa per analizzarla e rintracciarle... Solo non so quanto tempo ci vorrà...” Silvia comunque non sembrò delusa e le diede una pacca sulla spalla.

“Mi sembra un buon piano. E poi, con me ad aiutare... Cosa?” S'interruppe quando il Ghost Driver apparve improvvisamente addosso a Takeru, senza che lui l'avesse evocato. E tutti furono molto sorpresi quando da esso partì una voce ben nota a Silvia.

“Mi ricevete? Sono il capitano Martina Florence, chiamo dall'Amanogawa High School. C'è qualcuno in ascolto?”. Tutti si zittirono e ascoltarono la miniconferenza indetta dalla giovane capitana del Millennium, si unirono al coretto generato dalla domanda di Gentaro e Silvia quasi pianse quando sentì la voce di Michael.

“Bene, ora abbiamo un piano, dobbiamo solo... Tutto ok, Silvia-san?”, le chiese Takeru, notando che non aveva ancora finito di piangere.

“Sto benissimo, Takeru. Sono solo dannatamente orgogliosa delle mie marmocchie.” La mattina dopo, verso le dieci, Takeru aveva preso la sua moto e si era attrezzato insieme a Silvia di un paio di zaini pieni di attrezzatura da campeggio. Ovviamente la destinazione era Osaka.

“È stato fantastico conoscerti, Silvia-san”, disse Akari salutando la guerriera di Plutone con un abbraccio, mentre Onari le riservò un altro inchino.

“Mai com'è stato per me. Akari, non smettere mai di inventare, e tu, Onari, non dimenticare mai la tua fede”, rispose Silvia, realmente orgogliosa di aver incontrato persone come quelle che avevano riacceso ancora una volta la sua fede nell'umanità, più volte venuta a mancare. Nel frattempo, Makoto e Alain si fecero battere cameratescamente il palmo della mano dal pugno di Takeru, facendogli le ultime raccomandazioni.

“State attenti”, gli disse Makoto, con una stretta di mano. “Noi vi raggiungeremo appena la nave di Silvia-san verrà a prelevarci, ma intanto  siate prudenti.”

“Tranquillo, Makoto-niichan.”

“E ricordati di prendere un regalino a Kanon e Alia già che sei lì, o non ti perdoneranno mai”, scherzò invece Alain. Il povero Kamen Rider Ghost rabbrividì in risposta a quel pensiero e insieme alla sua nuova compagna salì sulla moto, un modello nero dalla punta simile a una testa di unicorno, partendo illuminati dal sole mattutino.

“A Osaka, Silvia-san?”

“A Osaka, Takeru.”

                                                                                                                                 *****

Nel frattempo, in un piccolo parco di una cittadina quasi sconosciuta della campagna giapponese, Tsukasa stava fotografando un gruppetto di anatre nello stagno. Finito con gli scatti, la sua macchina istantanea fece uscire una foto traslucida e che sembrava mostrare diverse copie dei soggetti ritratti.

“Sai che mi sono accorto di te già cinque minuti fa, giusto?”, chiese apparentemente a nessuno, prima che una voce gli rispondesse.

“Scusa l'ardire, Decade-senpai, ma ammetterai che vedere l'ex leader di quella organizzazione fotografare delle anatre è uno spettacolo da vedere con la dovuta attenzione.”

“Già, non hai tutti i torti, Diablo.”, ridacchiò Tsukasa voltandosi verso quello che sembrava un tremolio nell'aria dalla forma umanoide, ma con ali e altri piccoli dettagli ben riconoscibili dal Kamen Rider. L'essere, la cui identità era già stata rivelata, prese la sua spada e si mise in posizione di guardia.

“Pronto al rematch?”, domandò, ansioso di portare a termine il proprio compito. Tsukasa scrollò le spalle rassegnato, prima che una distorsione dimensionale apparisse dietro di lui.

“Sì, ma ho in mente un posticino migliore per combattere.” Gli fece cenno di seguirlo, cosa che fece, e attraversato il varco si trovarono in un canyon.

“Ah, un classico che non tramonta mai”, commentò l'Heartdemon, sapendo quanto i vari eroi e mostri del Giappone amassero quei luoghi solitari come campi di battaglia.

“Un'altra cosa su cui concordiamo. E ora... HENSHIN!”, disse Tsukasa inserendo una delle sue carte nel Driver.

“Kamen Ride: Decade!”, fece l'apparecchio, prima che l'uomo venisse avvolto dalla propria corazza. Diablo, senza perdere tempo, si diresse spada in mano contro l'avversario e provò a colpirlo con un fendente alla testa seguito da un calcio basso, schivati perfettamente da Tsukasa, che contrattaccò con una serie di pugni prima di prendere la pistola e un'altra carta.

“Attack Ride: Illusion!”, fece la sua cintura prima che due copie apparissero accanto a lui, unendosi in un fuoco incrociato contro il nemico.

“Non uso molto spesso questo trucco, ma fa sempre la sua figura”, disse Decade quasi divertito, come se stesse parlando della spesa. Tuttavia, Diablo si riparò con le ali prima di saltare all'indietro e prendere una delle sue croci.

“Eh, anch'io ho le mie forme preferite, ma cerco di non trascurare nessun elemento del mio arsenale.” E inserì la croce nella propria cintura. “Kamen Rider Abomination: Drive! Type Speed!” Sulla corazza del demone apparvero delle linee bianche e gli occhi divennero più simili a fari, mentre ruote si materializzavano su piedi, ginocchia e gomiti, oltre a una colorazione rossastra su tutto il corpo. Così potenziato, Diablo partì contro le copie di Decade ad alta velocità, colpendo ripetutamente loro e il Rider con la sua arma e gli pneumatici stessi su gomiti e gambe, mettendolo in seria difficoltà. Anche se la velocità di Drive era inferiore a quella di Kabuto, il primo era capace di mantenerla a tempo indeterminato e attaccare allo stesso tempo con tutti e quattro gli arti. Ma se Tsukasa si fosse arreso alla prima difficoltà, non sarebbe mai arrivato dov'era ora, quindi incassò i colpi e prese un'altra delle sue carte.

“Form Ride: Kuuga Dragon!” La corazza del Rider divenne azzurra, simile a dei muscoli finti, mentre l'elmo assunse una forma più simile a quella della testa di un insetto con una cresta dorata sulla sommità e la sua spada/pistola venne sostituita da un bastone lungo dello stesso colore dell'armatura. Diablo intanto aveva distrutto le copie dell'avversario e si diresse verso di lui a piena velocità, girandogli intorno e diminuendo sempre di più la distanza, ma Tsukasa sfruttò a pieno la gittata e manovrabilità del bastone, riuscendo a colpire l'altro Rider con una forte rotazione dell’arma al momento giusto e a destabilizzarlo per poi scagliarlo in aria. Il demone, tuttavia, riprese tranquillamente l'equilibrio e riatterrò in piedi senza danni, a diversi metri dal proprio obbiettivo.

“Ottima mossa, Decade-senpai. Ora ti va di alzare un po' la posta ora?”, chiese prima di prendere la croce di uno degli Showa Rider. Decade, però, si ritrasformò e gli rivolse un sorrisetto bastardo, prima che una distorsione spazio-temporale apparisse dietro di lui e iniziasse a inglobarlo a poco a poco. Accortosene, Diablo si diresse a tutta velocità verso il fotografo, sperando di afferrarlo in tempo.

“Scusa, ma ho un piccolo impegno, sarà per la prossima volta”, disse canzonatorio Tsukasa prima di sparire del tutto un istante prima che il pugno di Diablo colpisse l'aria. Infuriato, il demone spaccò una roccia vicina con quello stesso pugno per poi sedersi sui resti.

-Mantieni la calma, Diablo, è il suo gioco. Se resterai razionale la prossima volta che lo incontrerai, vincerai- si disse prima di sparire a sua volta, pregustando il prossimo duello. Senza alcun dubbio, sarebbe stata una caccia interessante.

(1) Piccolo dettaglio che mi sono scordato di descrivere. In quanto immortali tutte le Warrior Planet hanno una voglia sulla spalla sinistra. Per Aurora e Silvia rappresenta la Terra con accanto una G, che sta per Gaia, mentre le altre hanno uno spicchio di luna con accanto A.D., significante Amor Dei.

(2) Sì, hanno la velocità di curvatura.

(3) Anche Luna, la figlia di Shizu, è apparsa nei primi volumi del prequel e della saga principale. Cercate il primo su facebook o il secondo in edicola, se volete maggiori informazioni.

Takeru Tenkuji, aka Kamen Rider Ghost: protagonista indiscusso della serie ‘Kamen Rider Ghost’ e diciassettesimo degli Heisei (=post 2000) Rider a vestire i panni di uno degli eroi mascherati al servizio dell’umanità. Rimasto orfano della madre da neonato e del padre da bambino, inizialmente Takeru era solo un giovane apprendista monaco del tempio di famiglia, svogliato, poco incline a prendere il posto del defunto padre come capo monaco e interessato solo allo studio dei grandi luminari del passato, ma tutto cambiò quando venne ucciso da una creatura spirituale detta Gamma il giorno del suo 18esimo compleanno. Al confine tra la vita e la morte, infatti, incontrò un uomo chiamato Sennin che gli disse che, se vuole tornare in vita, dovrà combattere i Gamma per raccogliere gli Eyecon del 15 luminari e usare il loro potere per resuscitare entro 99 giorni, per questo gli consegnò il Ghost Driver che gli permise di trasformarsi in Kamen Rider Ghost per adempiere alla sua impresa. Col tempo, tuttavia, Takeru scoprì che suo padre era alleato con Sennin, aka Edith, il magistrato del mondo d’origine dei Gamma, per realizzare la pace tra i loro due mondi e comprese anche che i regnanti del mondo dei Gamma avevano piani ben più ambiziosi verso il mondo umano e così, anche a costo di rinunciare a tornare in vita, il giovane si prestò con tutto sé stesso per fermare suddetti piani e proteggere il suo mondo e le persone amate. Impulsivo e determinato, Takeru appare all’inizio come un tipo pigro e annoiato che non ha reali passioni se non lo studio dei luminari del passato, in realtà, è una persona dal carattere coraggioso e molto altruista, pronto a rinunciare anche alla sua unica possibilità di tornare in vita pur di salvare le persone a lui cara, Akari, Onari, Makoto e Kanon per primi. Takeru dimostra inoltre una personalità onesta e sincera, pronta ad aprirsi a chiunque per poter alleviare le sofferenze della sua anima, qualità che diviene ancor più evidente quando sviluppa il potere di percepire le emozioni delle anime delle persone grazie al potere del Mugen Eyecon e che sfrutta per dare loro la pace e rafforzarsi nel contempo. In combattimento, data la sua giovane età e la natura pacifica, è inizialmente molto goffo e insicuro, ma col tempo acquisisce sempre più esperienza e determinazione, imparando a variare i poteri degli Eyecon in base all’avversario e a non arrendersi mai davanti alle difficoltà. La sua forte empatia spesso lo mette in situazioni pericolose o anche mortali, ma è questa stessa a dargli la forza e, unita a un’innata abilità combattiva e strategica, gli permette di affrontare anche i Gamma più potenti.

Makoto Fukami, aka Kamen Rider Specter: coprotagonista e secondo Kamen Rider della serie di Ghost. Cresciuti da un padre duro e rigido, Makoto e sua sorella minore Kanon da bambini vennero da lui abbandonati per motivi sconosciuti e poi adottati dal padre del loro caro amico d’infanzia Takeru, ma entrambi scomparvero a loro volta poco tempo dopo. In seguito, Makoto ricomparve molti anni dopo come Kamen Rider Specter e divenne inizialmente il peggior e più accanito antagonista di Ghost nella lotta per la conquista dei 15 Eyecon. Solo più avanti nella serie, si scoprì che lui e la sorella erano finiti nel mondo dei Gamma a seguito di un esperimento finito male tra il padre di Takeru e Edith (aka Sennin, aka magistrato del mondo dei Gamma) coi 15 Eyecon dei luminari, mentre cercavano un modo di proteggere la Terra dai più pericolosi esseri del mondo dei Gamma, e che, a causa di quell’incidente, Kanon aveva perso il suo corpo e Makoto cercava disperatamente il modo di ridarglielo per riportarla in vita. Dopo che Takeru decise di sacrificarsi per esprimere il desiderio di riportare in vita Kanon, Makoto si pentì delle sue azioni e chiese perdono, tornando così ad essere il suo migliore amico e dandogli poi un aiuto fondamentale nella protezione del loro mondo dai Gamma. A differenza di Takeru, Makoto è pronto a tutto pur di supportare quella che ritiene essere la cosa giusta, anche tradire o ferire i suoi più cari amici, così come è disposto ad ogni sacrificio per proteggere e sostenere la sorellina Kanon, la sua persona da lui più amata. In apparenza un individuo freddo e calcolatore, in realtà Makoto è un’anima gentile, generosa e temeraria, che non si tira mai indietro contro i suoi nemici e non abbandona mai i suoi cari, a costo di subire o commettere i peggiori peccati. Quest’ultimo tratto lo perseguita di continuo, in quanto è spesso diviso tra le sue credenze e i suoi affetti, soprattutto dopo la scoperta della sua vera origine come il primo umano modificato, creato da uno scienziato del mondo dei Gamma per sopravvivere all’atmosfera letale del loro mondo e poi adottato da quello che credeva essere suo padre; tuttavia, anche sbagliando più volte, alla fine riesce sempre a fare la cosa giusta. Come Specter, è un guerriero potente e abile, anche più di Ghost, che combina un’incredibile conoscenza delle arti marziali con uno stile di combattimento violento e aggressivo e la versatilità degli Eyecon dei luminari; dopo aver scoperto la verità sulle sue origini e aver accettato i propri peccati passati, è diventato inoltre capace di trarre poteri da essi per acquisire il Sin Eyecon, pari o anche superiore per potere e capacità al Mugen Eyecon di Ghost.

Alain, aka Kamen Rider Necrom: principe del mondo dei Gamma e terzo Kamen Rider della serie. Terzogenito del re del suo mondo, Alain era inizialmente un fervido sostenitore della visione paterna di un mondo perfetto di vita eterna, senza morte per i suoi abitanti, ed era così diventato nemico del a suo dire difettoso mondo umano, motivo per cui intendeva invaderlo, conquistarlo e correggerlo. Fu anche uno dei primi amici e rivali di Makoto dopo la sua venuta accidentale con la sorella nel mondo dei Gamma. Dopo che il fratello maggiore Abel spodestò e uccise il padre e lo bandì nel mondo umano, però, Alain prese conoscenza della propria mortalità e, grazie all’aiuto di Kanon e di un’anziana venditrice di takoyaki che lo trattò come un nipote, nonché ai suoi scontri con Ghost e Specter, iniziò finalmente ad apprezzare il mondo umano e a capirne la vera bellezza, al punto da decidere di proteggerlo dalla follia di Abel accanto a Takeru e Makoto. Inizialmente un principe viziato e ossessionato dalla visione di un mondo perfetto, Alain è un individuo molto ostinato e determinato, intelligente e pronto a tutto pur di sottomettere il mondo umano, ma mostra anche spesso momenti di follia o furore quando i suoi piani falliscono o entra a contatto con le emozioni umane, in quanto incapace di vedere tali emozioni come qualcosa di più di una semplice debolezza o difetto. Dopo aver perso il padre ed essere stato esiliato e braccato dalla sua stessa gente nel mondo umano, inizia finalmente a comprendere meglio l’umanità e i suoi tratti positivi e negativi, comprendendo presto che, in realtà, non è affatto diversa dagli abitanti del mondo dei Gamma e rivela così il bisogno di amore e amicizia che desiderava fin dalla morte della madre, avvenuta in infanzia. Alain diviene così un uomo giusto e gentile, disposto a tutto pur proteggere il mondo umano e al tempo stesso intenzionato a salvare e migliorare il proprio mondo, diventando così anche un insostituibile amico e alleato per Takeru e Makoto, soprattutto per quest’ultimo. È inoltre un individuo molto carismatico, capace di conquistare rapidamente la fedeltà del suo popolo anche dopo l’esilio. Come Necrom, usa un prototipo di un Driver creato dai Gamma che gli permette di combattere alla pari con Ghost e Specter e usare gli Eyecon dei luminari, che unisce a una straordinaria esperienza nel combattimento, a una determinazione incrollabile e a una mente molto acuta e astuta, che gli permette di combattere alla pari o sconfiggere anche nemici apparentemente molto più potenti di lui.


Salve a tutti, speriamo che l'attesta sia stata ragionevole e che soprattutto il capitolo vi sia piaciuto. Personalmente non ho amato così tanto la stagione di Ghost, ma ha i suoi punti di forza, vi assicuriamo comunque che i prossimi capitoli e i rispettivi Rider saranno dinamite pura(la stessa probabilmente che usano in Giappone per gli effetti speciali). Ringraziamo tutti i lettori e recensori, ogni critica è sempre ben accetta. Ah, quasi dimenticavo, BUON HALLOWEEN A TUTTI!

Prossimo episodio: 'Warrior Neptunus e il gentile vagabondo, OOO(si legge Orze, all'incirca)'.

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Warrior Neptunus e il gentile vagabondo, OOO ***


Warrior Neptunus e il gentile vagabondo, OOO

Marisa aveva dormito da schifo, sognando per tutta la notte di combattere ancora con Diablo e soprattutto con Belphegor, il demone che aveva reso la sua infanzia un inferno prima di essere trovata da Silvia. Finalmente si svegliò e aprì lentamente gli occhi, sperando di essere sull'Arcadia, ma con sua somma delusione si ritrovò invece in una tenda, con alcune voci provenienti dall'esterno. Si alzò di malavoglia e uscì, trovandosi in quello che sembrava essere un sito di scavo. Diversi uomini vestiti alla maniera dei beduini del deserto stavano scavando, trasportando pietre o quelli che sembravano reperti antichi. Vicino alla tenda, un giovane uomo che sembrava giapponese stava consultando dei documenti insieme ad altri lavoratori, fino a quando non vide che Marisa era uscita dalla tenda.

“Oi, tutto bene?”, domandò dirigendosi verso di lei.

“Insomma. Sei stato tu a soccorrermi? Chi sei?”

“Hino Eiji, piacere”, rispose lui con un sorriso cordiale, anticipando poi la prossima domanda: “E qui siamo nel deserto del Sahara. Tu invece chi saresti? Non ho trovato nessun documento su di te. E cosa ti è successo?”

“Mi chiamo Marisa Tonussi. E dubito mi crederesti se provassi a dire la verità.”

“Credimi, ho visto un sacco di cose strane negli ultimi anni.”, rispose l'apparente archeologo con una leggera risata e uno strano gesto, come a dire 'cosa vuoi che sia'.

“Più delle astronavi a New York?”, chiese lei sarcastica, citando una delle più recenti battaglie dell'Arcadia.

“Quali astronavi a New York?”, domandò lui, confuso.

“C'è stata una battaglia a New York giusto pochi mesi fa, una è andata persino alla Casa Bianca.”

“Impossibile, si sarebbe saputo.”

“E l'altro bombardamento che aveva colpito Tokyo poco meno di un anno prima?”

“Quello l'avrei saputo di sicuro, ero lì fino a non molto tempo fa.” La guerriera di Nettuno guardò il ragazzo come se avesse di fronte un alieno. Gli eventi di cui aveva parlato avevano avuto un'eco di livello planetario, com'era possibile che lui non ne sapesse niente?

“Ok, preparati perché...” Prima che potesse cominciare il suo racconto, uno dei lavoratori urlò. Voltandosi, i due videro strane delle strane creature simili a mummie, con bende grigie, pelle nera sottostante e una sorta di enorme occhio nero nel mezzo del cranio, apparsi apparentemente dal nulla.

“WASTE YUMMY?!”, esclamò Eiji guardando quei cosi, per poi prendere e indossare una strana cintura, con la fibbia azzurra e decorata da tre fessure, in cui inserì altrettanti oggetti simili a monete con sopra dei curiosi simboli simili ad animali stilizzati: una gialla con raffigurata una testa di tigre, una verde con una cavalletta e una rossa con un falco.

“Che diavolo fai, scappa!”, gli sbraitò contro Marisa, sperando di rimanere sola per trasformarsi. Ma Eiji non aveva ancora finito e, proprio quando una di quelle mummie stava per raggiungerli, prese uno strano oggetto circolare dal fianco della cintura e lo strisciò contro le monete, da cui uscì una strana musica e dei bagliori.

“HENSHIN!” Al suo urlo, innumerevoli cerchi degli stessi colori delle monete gli apparvero attorno, lanciando via la creatura, e in breve tre di essi, uno per ciascun colore, lo avvolsero in un forte bagliore, mentre dalla cintura partiva un'altra musica e una voce che scandì: “Taka, Tora, Batta: Ta-To-Ba! Tatoba, Ta-To-Ba!” Sparita la luce, Eiji era ricoperto dalla stessa armatura tricolore e con motivi di animali che Tsukasa aveva usato per sconfiggere Diablo, lasciando Marisa stupefatta.

“Eiji, ma tu sei...”

“Kamen Rider OOO, qui per tenderti la mano. Ora vattene”, disse il nuovo guerriero con un tono di voce molto determinato, gettandosi poi nella mischia contro le creature chiamate Waste Yummy. Utilizzando un misto di mosse semplici ma efficaci, riuscì in breve a liberare i lavoratori sotto attacco e in seguito a occuparsi del grosso delle truppe, sfoderando gli artigli presenti sugli avambracci. Marisa fece per trasformarsi e raggiungerlo, ma proprio in quel momento una mano le tappò la bocca.

“OOO, arrenditi o la sgozzo!”, gridò l'essere che l'aveva presa. Era un demone umanoide dalla pelle grigiastra ricoperta di cicatrici, apparentemente zoppo, con occhi bianchi privi di pupilla e iride, tre corte corna che spuntavano dalla nuca, una singola ala di pipistrello dalle membrane lacerate e cosce e bacino ricoperti da un'armatura viola come quella di Diablo. Pezzi della stessa armatura erano visibili su avambracci e spalle, ma erano tutti in pessime condizioni. Eiji finì l'ultimo Waste Yummy nello stesso momento e si accorse del nuovo arrivato, mettendosi in posizione di guardia.

“Lasciala!”

“Prima dammi il tuo Driver e tutte le Core Medal! Oppure…”, ordinò il demone, avvicinando un artiglio alla gola di Marisa. Eiji emise un leggero ringhio e annullò la trasformazione nonostante le urla supplicanti dei civili, quindi si diresse verso il nuovo avversario.

“Felice di vedere che sai ragionare”, commentò contento il demone, prima di venire colpito di sorpresa da un altro colpo, sottoforma di esplosioni dorate contro la sua schiena, che gli fecero perdere la presa sulla propria prigioniera. Caduta a terra, Marisa corse al fianco di Eiji e guardò il suo soccorritore, un altro Kamen Rider.

“Ehi, Hino-chan, tutto bene?”, disse il nuovo arrivato. Rispetto ad Eiji, aveva un'armatura molto più futuristica, composta da una tuta nera con sopra numerose componenti metalliche e altamente tecnologiche di colore argento, nero e verde, che formavano un paio di bracciali, uno di gambali, uno di spallacci, un pettorale e un elmo. Tutti i pezzi d’armatura presentavano uno strano simbolo sferico diviso in due metà, una bianca l’altra verde, circondati o segnati da una linea rossa, mentre l’elmo aveva una visiera nera che si estendeva fin quasi alla nuca da ambo i lati della testa e una maschera altoparlante probabilmente per amplificare la voce. Infine, alla vita, portava una cintura con una grossa rotella gialla sulla destra e lo stesso simbolo sferico bicolore sul davanti, ma questo era qui diviso nelle sue due metà e presentava in mezzo ad esse un’altra sfera, interamente bianca. In mano teneva un grosso e strano fucile che sembrava caricato con monete simili a quelle colorate di Eiji ma di colore grigio metallizzato

“Date-san!”, rispose Eiji, visibilmente sollevato nel vedere il nuovo Rider. “Molto meglio ora che sei qui! Grazie dell’aiuto!” Si volse poi verso Marisa, mettendole le mani sulle spalle: “Tu stai bene? Non sei ferita, vero?” La Warrior sorrise alla sua genuina preoccupazione e gli prese le mani per rimuoverle e stringerle dolcemente.

“Sto bene, non preoccuparti. Non ha avuto modo di farmi del male.” Lo lasciò andare e si girò verso il nemico, rabbuiandosi visibilmente. “Però ora sarò io a farne a lui. Non mi piacciono quelli che si abbassano a prendere ostaggi perché troppo vigliacchi per combattere loro stessi.” Si mise poi in posa e urlò: “Neptunis Patrem Spiritus! Mihi Virtutem Tua!” Mentre la sua trasformazione l’avvolgeva, Marisa Tonussi lasciò il posto a Warrior Neptunus e sprigionò un’aura di puro potere azzurro. “Sono la figlia di Nettuno e, nel nome del padre degli oceani, verrete distrutti!” Stavolta fu Eiji a fissarla sconvolto.

“WOW! Ma tu chi…?!” Marisa gli sorrise di nuovo.

“Warrior Neptunus, qui per combattere al tuo fianco!”, gli rispose prima di sollevare una mano ed evocare una sfera di quella che sembrava acqua fortemente compressa. Nel frattempo, il demone aveva unito le mani ed evocato invece una sfera di pure fiamme color viola.

“Kamen Rider OOO, Birth e Warrior Neptunus! Io sono Ifrit, servo del potente Lord Astaroth e fratello di Diablo! E reclamo la vostra vita!”, ruggì per poi scagliare dalla sfera un torrente infuocato verso i tre avversari. Per tutta risposta, Marisa estese a sua volta il braccio con la sfera e da essa partì un getto d’acqua sottile ma ad altissima pressione che divise in due la fiammata del nemico e lo centrò in pieno petto, scagliandolo a terra con una profonda ferita.

“Fratello, hai detto? Chi si aspettava che anche voi demoni aveste il concetto di parentela”, disse aggiungendo poi in tono di scherno: “Tuttavia, rispetto a Diablo, sei un nemico decisamente meno minaccioso e forte. Se non fosse per la tua vaga somiglianza fisica con lui, direi che te lo sei inventato per darti arie!” Ifrit non dovette gradire affatto quell’insinuazione perché si rialzò lanciando un terribile grido rabbioso che fece rabbrividire sia Marisa che Eiji e Date.

“NON OSARE PARAGONARMI A LUI E DERIDERMI, MOCCIOSA! NON CONOSCI ANCORA NULLA DEL MIO VERO POTERE!” Dopodiché dal suo corpo emersero numerosi nuovi Waste Yummy, che presero subito a muoversi barcollanti verso di loro. Eiji si ritrasformò in fretta in OOO e si affiancò a Marisa.

“Sei davvero forte, ma, se permetti, ti do una mano”, le disse con un sorriso dietro l’elmo rosso. Date fu presto affianco a loro, impugnando la sua arma e puntandola contro le creature .

“Non vorrete escludermi dalla festa, vero?”, fece in tono allegro prima di focalizzarsi sulla Warrior e chinare il capo. “Quasi dimenticavo! Date Akira! Medico e primo Kamen Rider Birth! Piacere di conoscerti!”

“Il piacere è tutto mio”, rispose Marisa ricambiando l’inchino. “Diamogli addosso!” E con quell’urlo partirono all’attacco. Eiji e Marisa attaccarono i Waste Yummy corpo a corpo il primo e con potenti getti o sfere d’acqua la seconda, mentre Date li investiva con raffiche di quelle curiose monete sparate dal fucile, le quali esplodevano al contatto causando seri danni ai nemici. Dopo averne eliminati molti, Eiji arrivò davanti a Ifrit e lo ingaggiò utilizzando gli artigli sugli avambracci, ai quali il demone rispose con i propri artigli digitali, ma presto la maggiore dimensione e portata di quelli del Rider prevalse e questi iniziò a colpirlo ripetutamente su petto e addome. Pochi secondi dopo, però, Ifrit evocò uno strato di fiamme viola che lo ricoprì da capo a piedi come una vera e propria corazza e danneggiò il corpo di OOO mentre questi lo attaccava; a quel punto, i ruoli s’invertirono e fu Eiji a dover arretrare davanti alle artigliate di fuoco dell’avversario.

Il nuovo vantaggio nemico non durò molto: eliminato l’ultimo Waste Yummy che la separava da loro, Marisa si aggiunse alla mischia e colpì subito al fianco Ifrit con un calcio laterale avvolto nell’acqua pressurizzata, che eliminò parte della sua corazza infuocata e lo costrinse a indietreggiare rapidamente. Mentre la Warrior incalzava il demone coi suoi attacchi d’acqua, Eiji, intuito dalla scena il suo punto debole, estrasse una nuova moneta, stavolta blu, la sostituì a quella rossa e, inclinata la cintura, prese dal fianco e strisciò di nuovo il congegno circolare sulle tre monete.

“Shachi, Tora, Batta!”, urlò la voce metallica del Driver, mentre diversi ologrammi multicolore danzavano di nuovo intorno al corpo del Kamen Rider e il suo elmo veniva sostituito da uno blu con lenti dorate, la cui forma ricordava vagamente un’orca. Completata la trasformazione, Eiji protese il volto verso il demone e soffiò un potente getto d’acqua che spazzò via del tutto la corazza di fiamme e lo fece urlare di dolore. Subito dopo, Marisa unì le mani e scagliò un’enorme sfera composta di acqua e bolle che assorbì al suo interno Ifrit, bloccandolo per alcuni secondi prima di esplodere con incredibile violenza e scagliarlo lontano, ferito gravemente.

“Incredibile! Sei incredibile, Marisa-chan!”, esclamò Eiji sinceramente ammirato.

“Anche tu lo sei, Eiji!”, replicò lei con un sorriso. “Dunque, sai cambiare anche tu forma e poteri per adattarti al combattimento come Tsukasa?”

“Sì, esatto. È merito de- Aspetta, Tsukasa? Intendi, Kadoya Tsukasa? Decade?”

“Proprio lui. È il Kamen Rider che ha salvato me e le mie compagne da Diablo, il demone fratello di quello che stiamo affrontando. Ed è sempre lui che mi ha detto di fidarci di coloro che si fanno chiamare Kamen Rider, se mai ne avessimo avuto bisogno.”

“Te l’ha detto Tsukasa-san? Davvero?!” Il tono di Eiji pareva un misto di sorpresa e soddisfazione. “L’ho sempre detto che quello fa tanto il duro solo per…” “SILENZIO!” Il ringhio rabbioso di Ifrit li interruppe. Il demone si era ripreso e si era parzialmente rigenerato, ma le sue condizioni non erano comunque delle migliori.“Non vi permetto d’ignorarmi così, maledetti! Non mi avete certo sconfitto!”

“Però è chiaro chi è il più forte tra noi, o sbaglio?” ribatté Marisa con aria tronfia. Eiji fu invece più pacato: “Arrenditi, Ifrit, non puoi farcela. Continuare questa battaglia porterebbe solo dolore inutile per tutti, soprattutto per te. Non ha senso che butti via la tua vita così.” Quelle parole dovettero aver fatto scattare qualcosa nel demone perché Eiji credette per un attimo di aver visto un’ombra di terrore passare sul suo volto.

“La mia vita…? LA MIA VITA?! NON PARLARE DI COSE CHE NEMMENO CONOSCI, OOO!” Le sue urla furono interrotte da una raffica di monete argentee che lo spinsero indietro, mentre Date, eliminati gli ultimi Waste Yummy, si riaffiancava ai compagni.

“Lascia stare, Hino-chan. Quelli come lui capiscono le cose solo con le cattive”, disse il Rider prima di sparare un’altra raffica di colpi. Con sua somma sorpresa, però, stavolta Ifrit alzò una mano e assorbì al suo interno le monete lanciategli contro; quasi contemporaneamente, le ferite rimaste sul suo corpo si rimarginarono e la sua corporatura sembrò irrobustirsi. Il demone fissò i nemici sogghignando.

“Ve l’ho detto: non mi avete già sconfitto. Anzi, mi state sottovalutando troppo e questo è un errore che vi costerà caro.” Alzò l’altra mano e schioccò gli artigli. Mentre il suono ancora risuonava nell’aria, un grido terrorizzato lo seguì e tutti si girarono per vedere un paio di Waste Yummy, spuntati apparentemente dal nulla, tenere in ostaggio due dei lavoratori compagni di Eiji.

“NO! LASCIALI ANDARE!”, urlò quest’ultimo, furioso di vedere i suoi amici usati di nuovo come scudo e probabilmente merce di scambio dai nemici.

“Non penso che lo farò. Almeno non subito, prima mi servono per una cosa importante”, ribatté Ifrit sollevando due monete d’argento identiche a quelle usate come proiettili da Date.

“Cell Medal?”, fece Eiji, prima di impallidire. “Aspetta, non vorrai…?!” Il demone sorrise malefico e lanciò le due monete contro i civili; nel momento in cui furono a pochi centimetri dalle loro teste, sulle fronti dei due apparvero delle strane fessure, simili a quelle delle slot machine in cui s’inserivano gettoni o monete, e le Medal vi entrarono con un tintinnio. Le fessure sparirono, ma subito dopo i due uomini si accasciarono a terra, urlando di dolore e tenendosi la testa.

“Che cosa gli stai facendo?!”, urlò Marisa, temendo per la loro sorte.

“Quel maledetto… Vuoi creare degli Yummy da farci combattere?”, chiese Eiji assumendo una posizione di guardia. Ifrit, tuttavia, rise beffardo.

“Non confondermi con i tuoi vecchi nemici Greeed, OOO. Io non sono così scontato e ho un utilizzo ben migliore per i desideri di quegli umani.” Mentre parlava, i due lavoratori smisero di colpo di agitarsi e rimasero a terra, supini e incoscienti, prima che le fessure riapparissero sulla loro fronte e ne fuoriuscissero le Medal. Ora, però, erano di un colore più scuro ed erano circondate da una densa aura negativa simile a fumo viola. Con un gesto dell’indice, Ifrit sembrò creare una forza magnetica che fece volare le Medal nel suo palmo, dove vennero rapidamente assorbite dalla carne grigiastra e rugosa del demone.

L’istante successivo, la sua aura aumentò in maniera spaventosa, avvolgendo il suo corpo in uno strato di energia viola che raddoppiò la sua muscolatura e trasformò i resti della sua armatura in una specie di esoscheletro demoniaco dello stesso colore che lo ricoprì interamente, mentre dalla sua schiena spuntava una seconda ala di pipistrello a completare il paio. Il mostro osservò le proprie mani prima di ridere sguaiatamente.

“Muahahahah! Incredibile! Chi l’avrebbe mai detto che anche tra i tuoi fidati collaboratori ci fossero desideri tanto intensi e nascosti! È proprio vero che non si finisce mai di conoscersi! Non credi, OOO?” Eiji, che aveva eliminato con due rapidi colpi di artigli i Waste Yummy e si era inginocchiato insieme a Date per controllare i due uomini privi di sensi, alzò la testa di scatto.

“Che cosa vuoi dire? Che cosa gli hai fatto?”

“Non ho fatto altro che assorbire tutti i loro desideri e ambizioni nelle Cell Medal che avevo inserito nei loro corpi e trasformarli in energia per me. Non lo sapevi, OOO? Noi demoni viviamo di desideri e ambizioni e tanto più sono forti, meglio è! Proprio come quelli che mi hanno appena fornito i tuoi cari compagni! Tra tutti quegli umani laggiù, erano quelli con i desideri più forti ed egoistici! A quanto pare, nemmeno il grande e generoso Kamen Rider OOO, Hino Eiji, sa circondarsi solo di persone fidate e disinteressate! Proprio come tutti gli altri membri della vostra patetica e fragile razza! Ahahahah!”

Lì vicino, Marisa digrignò i denti agli insulti e provocazioni di Ifrit, ma fu Eiji a esplodere per primo: “Non osare giudicarci in questo modo! Non te lo permetto! Ridammi subito i miei amici! Guariscili!”, urlò rialzandosi e soffiando un forte getto d’acqua contro il demone. Stavolta, però, questi alzò una mano e scagliò una fiammata viola molto più potente delle precedenti che fece evaporare istantaneamente l’acqua e investì Eiji, scagliandolo a terra pieno di bruciature.

““Eiji!/Hino-chan!””, urlarono rispettivamente Marisa e Date, prima che la Warrior si mettesse davanti a lui per difenderlo ed evocasse un nuovo getto d’acqua altamente pressurizzata che si scontrò con un’altra fiammata di Ifrit. Dopo un breve stallo, i due attacchi si annullarono a vicenda.

“Tsk! È diventato molto più forte dopo aver assorbito quelle monete!” In quel momento, Date sparò una nuova raffica contro Ifrit, solo per osservare con amarezza il demone assorbire ogni Medal senza battere ciglio.

“Credevo tu fossi più intelligente, Birth. Non hai realizzato che spararmi addosso altre Medal servirà solo a rendermi più potente?”, domandò beffardo il malvagio essere mentre la sua aura aumentava di nuovo. “Prima mi hai solo colto di sorpresa, ma ora non te lo permetterò più!”

“Proprio come temevo”, commentò Date con un sospiro desolato. “Hino-chan, Marisa-chan. Purtroppo, io non posso fare molto, perciò devo lasciarlo a voi due. Se avessi ancora il sistema Birth completo o se almeno Goto-chan fosse qui, potrei aiutarvi, ma nelle mie attuali condizioni rischierei solo di peggiorare le cose.” Eiji scosse la testa in risposta.

“Non preoccuparti, Date-san. Capisco perfettamente. Per favore, occupati di tenere al sicuro i miei compagni e di non permettere a Ifrit di prendere altri ostaggi e possibili potenziamenti. Saremo Io e Marisa a occuparci di lui.” Il medico annuì, mentre l'altro Rider e la Warrior partivano all'attacco contro Ifrit. Evitando una raffica di sfere d'acqua, questi usò le sue nuove ali per alzarsi in volo e provò poi una picchiata contro Eiji, il quale però mantenne i piedi saldi a terra e lo bloccò, iniziando un breve corpo a corpo in cui i suoi artigli si opponevano ai pugni e ai calci di Ifrit.

“Non hai visto che non basta per me?”, commentò lui incendiandosi un'altra volta. In tutta risposta OOO si allontanò lasciando spazio a Marisa, che sparò una serie di lance d'acqua contro l'avversario, e prese altre due Medal, una grigia e un’altra gialla, inserendole al posto rispettivamente di quella gialla centrale e quella verde laterale, quindi le attivò insieme a quella blu di prima.

“Shachi, Gorilla, Cheetah!”, fece il Driver prima di circondare il proprio custode di altri ologrammi. Quando svanirono, Eiji aveva ora due grossi guantoni corazzati e argentati e le protezioni sulle gambe erano diventate più snelle e gialle; i tre disegni pettorali riproducevano invece dall’alto al basso un’orca, un gorilla e un ghepardo. Marisa osservò affascinata la trasformazione: nonostante l'introduzione lievemente ridicola, non si poteva negare la forza che emanava. Infatti, Eiji ne diede subito prova muovendosi a incredibile velocità contro Ifrit e colpendolo ripetutamente con pugni potentissimi e getti d'acqua ad alta pressione congiunti a quelli di Marisa, mettendo in seria difficoltà il demone.

-Io... non cadrò oggi...- pensò quest’ultimo facendo splendere la sua corazza di fiamme ancora più intense di prima e, con un fulmineo movimento circolare, riuscì a colpire Eiji con un calcio, per poi sparare una sfera d'energia infuocata contro Marisa; quando lei schivò con una capriola, la intercettò con una ginocchiata a velocità sorprendente nello stomaco, mandandola al tappeto.

“C- Come…?”, chiese stupita Marisa. Come aveva fatto il demone quasi asmatico che aveva attaccato poco prima a diventare così potente così in fretta? Lo attaccò allora con una scarica di pugni seguiti da una gomitata, che Ifrit parò o schivò prima però di beccarsi un altro pugno di Eiji, tornato all'attacco a piena velocità.

“Come hai fatto a prendere così tanto potere da due sole persone?”, chiese il combattente sferrandogli un potentissimo gancio che lo spedì contro una roccia vicina facendogliela sfondare, quindi gli fu subito addosso tenendolo per il collo. “Rispondimi!” Ifrit assunse un'espressione beffarda, alitandogli contro.

“Chi ti dice che stia prendendo il mio potere solo da due persone?” Eiji rabbrividì sentendo quelle parole e strinse il pugno libero, terrorizzato a cosa il nemico avrebbe già potuto fare, prima di puntarglielo contro.

“Cosa? Dimmi subito che intendi o smetterò di essere gentile!” Per tutta risposta, il demone appoggiò rapidamente una mano sul torace dell'uomo e…l'attraversò, creando dei bagliori.

“Pessima idea starmi così a contatto.” Eiji lanciò un urlo di dolore, trovandosi paralizzato. Marisa vide cosa stava succedendo e creò un’enorme onda che cavalcò fino a scontrarla contro gli altri due contendenti. Questi vennero scagliati in aria dall'impatto, ma mentre Ifrit volò in aria, Eiji venne afferrato al volo dalla Warrior assieme alla quale atterrò.

“Scusa le maniere brusche, ma non mi è venuto in mente altro.”

“Tranquilla, se non avessi agito sarebbe stato molto peggio, però...mi ha preso le Core Medal.” Incerta su cosa intendesse, la ragazza dai capelli azzurri notò che Ifrit aveva in mano delle monete identiche a quelle usate da Eiji, una giallo-arancio, una blu e l’ultima grigia. Le assorbì, illuminandosi di una luce nera e cominciando a mutare.

“Scusa, OOO, ma sai com'è la legge della giungla. Solo il più forte sopravvive.” La sua armatura si deformò e arricchì di ulteriori dettagli simili a parti o immagini di animali: una criniera leonina giallo scura crebbe dalla sua nuca fino alle scapole, una corazza simile a un corpo serpentino blu scuro con simboli bianchi simili ai fulmini gli ricoprì braccia e torso e dei gambali grigio scuro incredibilmente spessi e pesanti apparvero intorno alle sue gambe. Gli artigli anteriori e posteriori si ingrossarono enormemente e ora Ifrit era cresciuto fino a quasi tre metri di altezza. Senza indugiare, si lanciò contro i due avversari, che a malapena riuscirono a parare l'inaudita forza e velocità dei suoi nuovi arti. Marisa sparò contro il demone una lama compressa d'acqua, causandogli un leggero taglio sulla corazza addominale, ma lui non sembrò darci troppo peso.

“Bel tentativo, ma inutile. Oh, Lord Astaroth mi ricompenserà così tanto vedendoti!”, sghignazzò Ifrit prima che Eiji gli scivolasse tra le gambe con una spada apparsa apparentemente dal nulla, argentata e dalla lama ricurva, colpendolo dietro alle ginocchia e facendolo cadere nel momento in cui stava per attaccare la ragazza.

“Non l'avrai finché ci sono io. Marisa-chan, tienilo occupato per mezzo minuto. Dovrò andarci giù pesante.” Pur senza comprendere del tutto, la guerriera di Nettuno fece quanto detto e, ricopertasi di uno strato d'acqua, si gettò contro il combattente demoniaco, scivolando e muovendosi su pozze d’acqua create per terra come se stesse danzando, evitando così i colpi più terribili all’ultimo e attaccando ad ogni occasione possibile, riuscendo a difendersi e a smorzare in parte le fiamme viola senza però riuscire ad estinguerle. Dal canto suo, Ifrit era più forte e veloce che mai, ma sembrava controllare a stento la sua nuova forma e quindi, pur senza trattenersi, riusciva a colpire Marisa solo poche volte e solo di striscio. Nel frattempo, Eiji aveva estratto e inserito tre Medal verdi nella cintura e le strisciò, venendo circondato dai soliti ologrammi.

“Kuwagata, Kamakiri, Batta! Gata-Gata-Gata-Kiri, Ba! Gatakiriba!” Ora tutte le parti della sua armatura erano verdi e con motivi di insetti: l’elmo aveva le lenti rosse e due antenne simili alle tenaglie di un cervo volante, sulle braccia aveva due lame rivolte all’indietro che le rendevano simili alle zampe raptatorie di una mantide e le gambe erano di nuovo simili a quelle di una cavalletta. Per di più, accanto a lui, iniziarono ad apparire diverse copie perfettamente identiche a lui, che si misero tutte insieme in posizione di guardia.

“È incredibile”, commentò la sua compagna, sorpresa dagli assi della manica che quel guerriero tirava fuori. I Kamen Rider meritavano decisamente la loro fama, persino Ifrit sembrava impressionato, ma non mancò comunque di approfittare della distrazione della sua nemica per spedirla via con una manata. Eiji e le sue copie quindi strisciarono contemporaneamente un'altra volta coi congegni circolari i Driver, da cui partì un coro di: “Scanning Charge!”

“SEIYA!” Con quell’urlo, le gambe di OOO e delle sue copie si assottigliarono e diventarono più lunghe, simili più che mai alle zampe delle cavallette, e con esse spiccarono tutti un immenso balzo prima di cadere su Ifrit con un calcio in picchiata, avvolti da una potente aura verde. La successiva esplosione fece tremare l'intera zona e Ifrit venne scagliato via avvolto dal fumo e con alcune crepe sull’armatura. Si rialzò in fretta, sputando sangue scuro e guardando Eiji e Marisa.

“Gran bel colpo, OOO”, disse ironico, “ma non sottovalutare la mia volontà di vivere. Ci rivedremo dopo che mi sarò ricaricato.” Conclusa quell'ultima minaccia, fece uno schiocco di dita e sparì, prima che una sfera d'acqua compressa colpisse il punto dove si trovava.

“Ricaricarsi, che cazzo intendeva?”, chiese infuriata la Warrior.

“Temo di averlo capito”, rispose Eiji, annullando la trasformazione e mostrando un'espressione molto preoccupata. “Deve aver ridotto in coma altre persone per potenziarsi. Andiamo da Date-san, dobbiamo trovarlo il prima possibile”, aggiunse prima di incamminarsi, salvo fermarsi e piegarsi di colpo per tossire con forza. Marisa gli si avvicinò preoccupata.

“Tutto bene?”

“Non è niente, è solo che non le prendevo così da un po' e ho perso l'abitudine”, la rassicurò lui con un sorriso prima di rialzarsi e riprendere il cammino come niente fosse. Purtroppo, Marisa fallì nel notare un luccichio viola nei suoi occhi.

                                                                                                                                      *****

Diverse ore di volo dopo su un jet, di cui Marisa approfittò per spiegare ogni cosa, il gruppo giunse a Tokyo e, su suggerimento dello stesso Date, Eiji e Marisa si diressero verso un luogo che il dottore aveva inteso essere una sorta di loro rifugio segreto, mentre lui sarebbe andato ad avvertire il presidente del loro arrivo e dei recenti sviluppi.

-Presidente di cosa poi?- non poté non chiedersi Marisa quando ne sentì parlare. Le sue domande vennero momentaneamente messe da parte quando si ritrovò davanti a un curioso ristorante composto di mattoni e legno e circondato da un muro che sembrava composto di massi e pietre rocciose. Sul lato destro del muro, accanto al portone d’ingresso, campeggiava la scritta a lettere cubitali bianche e rosse ‘Cous Coussier’. “Ma che posto è questo?”, domandò Marisa, alquanto perplessa e spiazzata dall’aspetto del locale.

“Un ristorante speciale. E nostro rifugio segreto per le operazioni dei Kamen Rider quando vogliamo mantenere un basso profilo”, rispose Eiji con un gran sorriso, mentre la conduceva all’interno del cortile e verso la porta d’ingresso.

“Un…basso profilo?” Con un locale del genere, sembrava alquanto difficile mantenere un basso profilo. E quell’impressione divenne solo più forte quando, entrata nell’edificio, Marisa si ritrovò in un grande spazio da ristoro addobbato come se fossero stati alla corte di Versailles ai tempi di Luigi XIV, il Re Sole. Diversi clienti erano seduti ai tavoli sparsi per il ristorante e sembravano tutti piuttosto allegri e divertiti da quell’atmosfera.

“Benvenuti al Cous- Eiji-kun?!” Voltandosi verso quella voce femminile, Marisa vide davanti a sé una bella ragazza con lunghi capelli neri lisci, un viso delicato e una carnagione molto chiara, vestita con un lungo abito rosso da nobildonna e corsetto.

-È davvero carina- osservò la Warrior, prima di essere sorpassata da un Eiji a dir poco raggiante.

“Sono tornato, Hina-chan”, fece il Rider prima di andare incontro alla ragazza e stringerla in un forte e tenero abbraccio. Anche quest’ultima si sciolse in un sorriso estasiato prima di ricambiare il gesto d’affetto.

“Finalmente! Mi mancavi così tanto! Mancavi a tutti noi!”, esclamò lei rafforzando l’abbraccio

. “Lo so, anche voi mi mancavate tanto. Purtroppo non ho potuto-AHIA!” Un rumore agghiacciante di ossa che s’incrinavano ruppe quel momento magico e fece separare i due; Eiji si portò subito le mani alla schiena con un’espressione sofferente.

“Ops! Scusa, Eiji-kun! Mi dimentico sempre che non devo stringere troppo!”, disse la ragazza chiamata Hina, a dir poco imbarazzata.

“…No… Non è niente… Non preoccuparti, Hina-chan…! Sto bene!”, fece Eiji con un sorriso terribilmente forzato. Marisa lo guardò preoccupata.

-Seriamente?! Ma quanto è forte l’abbraccio di questa ragazza?!-

“Che succede qui? Ma… Eiji-kun!” In quel momento, fece la sua comparsa un’altra donna, più grande di età di Hina e vestita anch’ella da nobildonna ma con un abito lungo blu scuro. “Che piacere rivederti! Ma non potresti annunciarti una volta tanto invece di arrivare sempre di punto in bianco?”

“Mi scusi, Chiyoko-san. Ha ragione, ma in realtà non prevedevo di tornare adesso a Tokyo, perciò è stata più un’improvvisata che altro”, rispose Eiji raddrizzando finalmente la schiena. “Oh, giusto! Marisa-chan, loro sono la proprietaria di questo locale, Shiraishi Chiyoko-san, e la mia più cara amica, Izumi Hina-chan. Chiyoko-san, Hina-chan, lei è Marisa Tonussi, una nostra nuova compagna di avventure.”

-Compagna di avventure?- pensò quest’ultima, sorpresa che Eiji la sentisse già così vicina a sé, malgrado si conoscessero da nemmeno mezza giornata. E la sorpresa aumentò quando sia Chiyoko che Hina si inchinarono e presentarono con incredibile calore.

“Molto piacere, Marisa-chan! Sono Shiraishi Chiyoko, la proprietaria e gestrice del Cous Coussier, e sono fiera di darti il benvenuto!”

“Felice di conoscerti, Marisa-chan! Mi chiamo Izumi Hina. Benvenuta tra noi!” Quel calore e quell’allegria scaldarono immediatamente il cuore della Warrior. Era chiaro che quello era un gruppo di persone fuori dal comune e la cosa non poteva non piacerle.

“Il piacere è tutto mio, Chiyoko-san e Hina-chan”, rispose inchinandosi a sua volta con un largo sorriso. “Sono Marisa Tonussi e vi ringrazio per avermi accolta tra voi.” Diversi minuti dopo, Marisa e Eiji, più Hina, si spostarono in una stanza dove c’erano due letti e diversi altri oggetti e mobili da camera sul retro del locale per parlare. A loro si aggiunse inoltre un altro giovane uomo poco più vecchio di lei, con corti capelli castano scuro e vestito con giacca e cravatta, chiamato dalla stessa Hina.

“Mi chiamo Izumi Shingo e sono un detective di polizia nonché il fratello maggiore di Hina-chan”, si presentò lui a Marisa una volta davanti a lei, piegandosi in un cortese inchino.

“Molto piacere.” Marisa ricambiò inchino e presentazioni prima di guardare Eiji. “Loro…”

“Sanno tutto, non preoccuparti”, la rassicurò subito il giovane con un sorriso. “Mi hanno aiutato innumerevoli volte nella mia guerra contro i Greeed e gli Yummy e nella raccolta delle Medal.”

“Dunque è come pensavo. C’entrano qualcosa i Greeed e gli Yummy col tuo improvvisto ritorno, giusto?”, chiese Hina con un’espressione preoccupata.

“Sì e no. Diciamo che la storia è ben più complicata di così”, rispose Eiji prima di raccontare tutto ciò che era successo con il supporto di Marisa.

“Un demone capace di assorbire le Cell e Core Medal? È terribile!”, esclamò Hina.

“Ma certo, ora capisco.” Agli sguardi interrogativi degli altri, Shingo rispose: “Di recente ci sono stati diversi casi in città di persone cadute in coma in circostanze misteriose. Nessuna di loro aveva mai dato dimostrazione di simili malesseri, eppure tutte mostrano gli stessi identici sintomi.”

“Come stanno?”, domandò Eiji, visibilmente preoccupato.

“Non bene. Non sembrano in pericolo di vita dal punto di vista medico, ma sono incoscienti e non rispondono a nessuno stimolo esterno. Più che un coma, è come se fossero stati ibernati da qualcosa, perciò qualunque intervento o cura si provi, non sortiscono il minimo effetto. Si può solo sperare che prima o poi si risveglino.”

“Ifrit, senza dubbio. Ecco cosa intendeva quando ha detto che non stava prendendo potere solo da quelle due Cell Medal”, disse il Rider ripensando alle parole del demone. Anche Marisa comprese e il suo sguardo divenne visibilmente nervoso e rabbioso.

“Quel maledetto… Deve aver contagiato queste persone prima di venire da noi e ora sta riprendendo le Medal da esse per potenziarsi in vista del nostro prossimo scontro.”

“Che cosa orribile…”, fece Hina mestamente. “E ora cosa intendete fare? Andrete a combatterlo?”

“Dobbiamo. Ma prima avevamo intenzione di contattare il presidente Kougami e riunirci a lui per preparare un piano d’azione. Date-san dovrebbe essere da lui adesso e ci contatterà non appena gli avrà parlato.” E come se l’avesse annunciato, il cellulare di Eiji prese a suonare proprio in quel momento. “Moshi moshi”, fece il Rider, prima di annuire e riattaccare dopo pochi secondi di conversazione.

“Chi era?”, chiese Marisa.

“Goto Shintaro, un altro nostro amico nonché Kamen Rider. Dobbiamo incontrarci alla sede della Kougami Foundation.” La Warrior annuì e fece per seguire il ragazzo, quando il suo stomaco brontolò come mai prima d'allora.

“Scusate, non mangio da ieri sera”, disse lei con un leggero rossore in volto, mentre Hina guardava male Eiji, ancora più rosso di lei.

“Mi dispiace, ma appena si è svegliata siamo stati attaccati, poi siamo dovuti partire e sul jet c'erano solo bevande.”. Hina si mise una mano in faccia, maledicendo la stupidità dei maschi, quindi sparì per un po', tornando infine con un bento e un cambio di vestiti, visto che quelli che aveva la Warrior non erano esattamente nelle migliori condizioni.

“Grazie. Sicura che posso?”, chiese Marisa cercando di farsi vedere forte, anche se in realtà era in piedi solo grazie alla sua natura di immortale, altrimenti sarebbe già svenuta più volte.

“Devi combattere contro quel mostro e proteggere il cretino qui presente. Hai bisogno di tutta l'energia possibile”, rispose Hina. La ragazza dai capelli azzurri ringraziò con un inchino e, dopo essersi cambiata, si mise a mangiare lungo la strada, anche se Eiji dovette fermarsi un’altra volta per un capogiro.

“Sicuro di star bene?”, gli chiese Hina poco convinta.

“Non è niente, e comunque siamo arrivati”, rispose lui indicando un edificio dietro l'angolo. Arrivando, i tre videro un uomo con una leggera barbetta, corti capelli scuri e un orecchino argentato insieme a una bella donna dai capelli rossi e un ragazzo coi capelli neri più o meno dell'età di Eiji, dall'aria piuttosto professionale. Il primo si rivelò essere Date, mentre gli altri due si presentarono sul momento a Marisa.

“Tonussi-san, è un onore conoscerla. Sono Goto Shintaro, leader della squadra motociclisti della Kougami Foundation e attuale Kamen Rider Birth”, disse il ragazzo facendo un saluto militare e un inchino, per poi salutare anche gli altri.

“Io sono Satonaka Erika, segretaria del presidente e partner di Shintaro in combattimento”, disse invece la donna.

“Piacere di conoscervi. Date-san vi ha già detto tutto?”

“Sì, il presidente ci aspetta nel suo ufficio per un briefing”, rispose Shintaro facendo entrare tutti, ma Eiji fermò la sua nuova amica poco prima di entrare nell'ufficio del presidente.

“Marisa- chan, devo avvertirti: il presidente Kougami è un tipo molto...”, fece una pausa per cercare le parole giuste, ma fu Date a finire per lui: “Totalmente fuori di melone”, disse con un tono di malcelato sarcasmo. Eiji non lo contraddisse per niente.“Già, quindi non stupirti per quanto strano sia quell'ufficio, è roba di routine.”

Appena entrata la povera Warrior capì cosa i due intendevano. Apparentemente sembrava un comunissimo ufficio da centro città, ma da un grammofono partiva in continuazione 'Happy Birthday', mentre un uomo di mezz'età vestito con un completo elegante canticchiava lo stesso motivetto e preparava quella che sembrava una torta sulla sua scrivania. Senza smettere di decorare il dolce, l'uomo alzò il viso verso ospiti e dipendenti.

“Oh, lei dev’essere Marisa Tonussi, molto lieto di conoscerla. Io sono Kougami Kousei, presidente della Kougami Foundation. Mi è stato riferito cos’è successo a voi Warrior Planet e sono più che disposto ad aiutarvi, ma prima è necessario occuparsi di questo nuovo nemico”, disse con un tono gentile e dolce, sebbene con un leggero tono inquietante, avvicinandosi e mostrando la torta su cui lavorava. Sopra c'era scritto in lettere di glassa: 'Per la nascita del demone con i poteri di OOO'.

“Ehm, presidente Kougami, la ringrazio per l'aiuto… Ma lei sta festeggiando l'arrivo di questo mostro?”

“Signorina, una nascita, che sia l'inizio di qualcosa di buono o malvagio, è in sé e per sé un atto di bellezza, qualcosa da festeggiare sempre e comunque.” Notò l'espressione dubbiosa di Marisa. “Comunque le assicuro che non sto sottovalutando minimamente questo Ifrit, né la minaccia che lui e la sua specie rappresentano. I miei impiegati la aiuteranno al meglio. SPLENDID!” Il gruppetto si accomodò sul divano dell’ufficio, lasciando momentaneamente l'uomo alla sua cucina e musica per analizzare la situazione.

“È sempre così?”, sussurrò Marisa, attenta a non farsi sentire.

“No, oggi è abbastanza normale per i suoi standard.”, commentò Eiji.

“Ah. Per fortuna noi abbiamo l'ammiraglio Moonlein”, sospirò la Warrior, ringraziando di essere agli ordini di qualcuno normale, mentre Shintaro le passava un tablet che mostrava una camera d'ospedale con vari pazienti in coma.

“Le vittime di Ifrit: un impiegato che lavorava giorno e notte per una promozione, una scommettitrice seriale alle corse, un corriere di droga e molto altro ancora. Lo stesso genere di persone che i Greeed prendevano di mira qualche anno fa. Le teniamo attualmente in un'ala di questo edificio. Fuori dalle porte e dentro ci sono alcuni membri della mia squadra con fucili specifici per mostri corazzati, oltre a telecamere. Finora non è entrato nessuno.”

“Probabilmente vuole usarli come esca per noi: deve andare lì a prendere energia da loro e sa che noi saremmo lì ad aspettarlo”, commentò Date.

“E non potete combatterlo lì dentro, per la sicurezza di quelle persone. Per avere una chance, dovete portarlo in un luogo isolato”, aggiunse Satonaka.

“Allora forse ho una mezza idea. Sentite”, disse Marisa, esponendo il suo piano ad Eiji e agli altri, che annuirono.

“È un piano rischioso ma potrebbe funzionare”, commentò Shintaro, il quale era comunque pronto a correre il rischio per salvare quella gente e fece un paio di chiamate per organizzare il tutto.

“Ehi, con tutta la merda che Astaroth ha lanciato contro me e le altre, qualcosa avrò pur imparato, no? D’altronde stiamo combattendo una guerra in piena regola in tutto l'universo”, disse con un certo orgoglio, prima di ricevere uno sguardo comprensivo da Eiji.

“Allora fa del tuo meglio per sopravvivervi, Marisa-chan. So bene quanto un conflitto può essere devastante... Dopotutto ne ho causato uno anch'io.” La Warrior lo guardò stupita. Il giovane di fronte a lei aveva già mostrato di essere una delle persone più gentili che avesse mai visto... Come poteva aver causato una guerra?

“Eiji-kun, sai che non è stata colpa tua. E poi non serve parlarne”, disse Hina prendendo la mano dell'amico.

“Lo so, ho imparato a conviverci, ma è giusto che sappia come sono diventato OOO se dobbiamo lavorare insieme. Vedi…” S’interruppe quando un rumore stranissimo venne dal suo stomaco, facendolo diventare verde. “BAGNO!”, urlò correndo verso la toilette, mentre Marisa guardava con sguardo confuso gli amici del vagabondo.

“Non stava dicendo sul serio, vero?” Hina sospirò.

“Sta a lui darti i dettagli, Marisa-chan. Comunque, per ora ti posso dire che Eiji voleva aiutare delle persone e qualcuno ha approfittato delle sue buone intenzioni. Lui decise allora di fare ammenda lasciandosi tutto indietro fino a quando, arrivando in questa città, venne coinvolto nel risveglio dei Greeed. Fu proprio uno di loro, Ankh, a salvarlo dall'abisso in cui stava per cadere.”

“Un Greeed?! Pensavo che fossero suoi nemici.”

“È vero, ma anche loro erano solo vittime, ingannati e sigillati dal loro vecchio padrone, il primo Kamen Rider OOO. Ankh fu l'unico a rimanergli fedele, ma l'avidità di quell'uomo fece cadere anche lui in un sonno profondo. Quando si risvegliarono, mio fratello venne praticamente ucciso nel suo primo incontro con loro...”

“COSA?! Ma stava benissimo!”, sbottò la Warrior, incapace di comprendere come l'uomo che aveva visto neanche un'ora fa potesse essere morto.

“Ci stavo arrivando. Ankh aveva perso quasi tutto il suo corpo, di lui restava solo un braccio dov'era contenuta la sua coscienza, perciò...si attaccò molto al corpo di mio fratello, che mantenne in vita fino a quando non fu davvero possibile resuscitarlo. Era un po' duro all'inizio, ma divenne sempre più vicino a noi col passare del tempo.” L'altra ragazza ascoltò con stupore. I mostri che aveva combattuto lei erano esseri disumani senza alcun sentimento di pietà, a parte un paio di razze che avevano avuto la sfortuna di essere state imbrogliate da Astaroth.

“E che gli successe poi?”

“Si sacrificò per permettere ad Eiji di sconfiggere il suo ultimo nemico una volta per tutte e la sua Core Medal andò così distrutta. Eiji quindi cominciò un altro viaggio in giro per il mondo, studiando le Medal e tutto ciò che poteva riguardarle nella storia delle varie civiltà per cercare un modo per ripararle...e sappiamo che ci riuscirà. Qualche tempo dopo la sconfitta dei Greeed, abbiamo combattuto un nemico proveniente dal futuro e, assieme a lui, venne Ankh per aiutarci.”

“Ah, capisco bene. Anche noi abbiamo avuto delle visite dal futuro. Io una volta sono stata salvata dalla figlia della nostra leader. E poi è apparso un intero gruppo di nuove guerriere di un altro tempo per salvarci in una brutta situazione, l'Angel Team(1).” Marisa e i suoi nuovi amici cominciarono quindi a scambiarsi racconti delle loro avventure, consolidando il loro rapporto, mentre Eiji stava avendo un brutto momento. Dopo aver risolto il suo problema di stomaco, si stava lavando la faccia, ma continuava a sentire un dolore terribile alla testa.

-Che cavolo mi sta succedendo? Non possono essere stati solo il furto delle Medal e quei colpi che ho subito, non sono così arrugginito- pensò il Rider bagnandosi ancora il volto e guardandosi con attenzione…finché non riuscì finalmente a scorgere un lampo viola nelle sue iridi. Spaventato, arretrò verso la porta del bagno, prima che il suo riflesso nello specchio si trasformasse in Ifrit, che gli allungò contro una mano, causandogli un dolore ancora più grande alla fronte.

“Ora, Hino Eiji, tu mi dirai tutto ciò che tu e i tuoi compagni state complottando nei miei confronti.” Spinto come da una forza irresistibile, il giramondo non seppe opporsi e confessò il loro intero piano di battaglia al nemico, che infine ghignò soddisfatto. “Molto bene. Ora dimenticherai gli ultimi cinque minuti e tornerai dai tuoi amici.” Dato quest'ordine, Ifrit sparì e Eiji tornò dai suoi compagni, immemore di quanto aveva visto e detto.

                                                                                                                                 *****

C'era un silenzio di tomba nella stanza dove la Kougami Foundation aveva radunato i vari pazienti in coma. I 'bip' provenienti dalle macchine che li tenevano in vita e/o monitoravano i loro segnali vitali erano l'unico rumore, fino a quando una piccola luce viola apparve a mezz'aria. Le guardie puntarono subito i loro fucili contro la misteriosa apparizione, che in breve si trasformò in Ifrit.

“Fermo con le mani in alto!”, urlò una delle guardie. Il demone la guardò con un ghigno sprezzante.

“Mhh, sta’ indietro, umano, e forse conoscerai i tuoi nipoti”, disse emettendo una debole onda d’urto dal suo corpo che mandò al tappeto le guardie. -E ora facciamo scattare la ‘trappola’- pensò alzando una mano verso uno dei letti...da cui si alzò Marisa, già trasformata e con una sfera d'acqua tra le mani.

“Ciao ciao, stronzetto”, scherzò prima di sparare un potentissimo getto che lo scagliò fuori dall'edificio, dritto in una piazza circondata da palazzi poco lontana. Il mostro comunque non ebbe alcuna difficoltà ad aprire le ali e atterrare in piedi, mentre Eiji, Hina, Date, Satonaka e Shintaro, tutti già lì, lo circondavano seguiti dalla loro compagna idrocineta, alla quale Ifrit lanciò uno sguardo spavaldo.

“Non mi aspettavo che foste disposti a prepararmi una trappola in una stanza piena di umani incapaci anche solo di scappare. In ogni caso, la battuta faceva pena”, fece fingendo sorpresa e ignoranza.

“Erano tutti manichini, infatti”, rispose Shintaro. “E ora...”

“HENSHIN!”, esclamarono in coro lui, Date ed Eiji. Quest'ultimo si trasformò come prima nella sua forma della Combo Tatoba, mentre i due Kamen Rider Birth inserirono una Cell Medal nel loro Driver e girarono la rotella gialla, venendo quindi avvolti in una cupola di luce verde e argento prima che dalle loro cinture uscissero vari componenti che si trasformarono nelle loro armature, identiche, se non per un aspetto più avanzato e l’assenza delle linee rosse in quella di Shintaro. Quest'ultimo inserì nel Driver un’altra Cell Medal e, girata ancora la rotella, al suono: “Drill Arm!” sulla sua mano destra si formò una trivella con cui attaccò Ifrit insieme a Eiji.

“Se pensate di avermi fregato, vi sbagliate di grosso”, commentò il demone schivando un affondo della trivella con una capriola e attaccando poi OOO con un torrente di fiamme viola, mentre Marisa partiva all'attacco scivolando su una scia d'acqua e creando uno scudo liquido che parò l’attacco diretto verso il Rider.

“Sogna pure”, lo schernì lei balzando in aria e centrandolo con un calcio dritto in testa. Per nulla indebolito o intimorito, Ifrit iniziò un breve corpo a corpo con lei, prima di afferrarla e sbatterla contro il muro di un edificio vicino. Si voltò poi per respingere coi propri artigli prima quelli di Eiji e poi la trivella di Shintaro, oltre a bloccare i pugni e i calci di Date. Roteando infine su sé stesso, il demone generò due lunghe fruste dalle sue braccia, entrambe avvolte da potenti scariche elettriche, e sferzò contemporaneamente tutti e tre i Rider, mandandoli al tappeto. Eiji fu il primo a rialzarsi ed estrasse tre nuove Core Medal di colore arancio

. “Vedo che hai imparato ad usare molto presto le Medal che mi hai preso, ma non illuderti di farmi paura! Quello è il mio potere e so esattamente come funziona!”, dichiarò prima di inserire le monete del Driver e strisciarle: “Cobra, Kame, Wani: Bura-Ka-Wani!” La sua armatura si trasformò del tutto, assumendo un elmo bronzeo dai motivi simili al corpo di un cobra e lenti viola, grossi e robusti bracciali e spallacci che ricordavano il guscio di una tartaruga e bacino e gambali arancioni con forme analoghe alle squame e ai denti di un coccodrillo.

Così mutato, Eiji si scagliò su Ifrit, usando gli scudi-guscio delle braccia per parare le sue fruste e, una volta raggiuntolo, le gambe per colpirlo più volte; ad ogni colpo, un’aura arancione a forma di testa di coccodrillo si generava da esse e azzannava il nemico non appena il calcio entrava in contatto col suo corpo. Il demone, vistosi in difficoltà, cambiò allora strategia e prese ad opporsi ai calci di OOO coi propri, i robusti gambali grigi che impattavano contro le fauci energetiche senza subire danni, ma nemmeno riuscendo a prevalere. Alla fine, balzando indietro, Eiji strisciò di nuovo le Medal scatenando di nuovo uno: “Scanning Charge!”

Tre cerchi di aura arancione si formarono davanti a lui e, scagliandosi in avanti con il calcio destro proteso, Eiji strisciò sul terreno come un serpente attraversando i tre cerchi e acquisendo più velocità e potenza ogni volta che ne passava uno. Ifrit cercò di fermarlo con delle palle di fuoco, ma fu troppo lento e, passato l’ultimo cerchio, Eiji balzò in aria e scese in picchiata su di lui, urlando: “SEIYA!” e generando dalla gamba un’enorme testa di coccodrillo di pura energia che azzannò il demone, proprio mentre il suo calcio lo prendeva in pieno petto. Ifrit venne sbalzato all’indietro e si schiantò con sufficiente violenza da spaccare il terreno, la corazza ora incrinata in alcuni punti e sangue fresco che gli colava dalla bocca. Rialzandosi, si ripulì del sangue e notò che anche Shintaro, Date e Marisa si erano ripresi e, insieme a Eiji, l’avevano circondato.

“Venirci a sfidare tutti insieme frontalmente… Non ti senti molto impulsivo o stupido adesso?”, lo beffeggiò Marisa preparandosi ad attaccarlo con un getto ad alta pressione, ma si fermò quando vide il ghigno del nemico.

“Oh, tutt’altro. Gli unici stupidi qui siete voi, mia cara Warrior Neptunus”, disse con aria di superiorità. “Non sono venuto perché avevo bisogno di avvicinarmi alle mie vittime per prendere altra energia, dopotutto sono già legate a me. No, se sono venuto, è solo perché avevo bisogno di radunarvi qui e svegliare il mio partner.” Schioccò le dita e, sotto gli sguardi inorriditi di tutti, Eiji cominciò a contorcersi.

“No, ti prego! Non di nuovo quella cosa!”, urlò disperato, prima che un’aura viola scuro lo avvolgesse, trasformandolo completamente. La sua corazza da Rider svanì e venne sostituita da un’epidermide nera e squamosa, zampe con grossi artigli viola, corna che gli spuntavano dal petto, creste nere e rosse simili a quelle delle lucertole intorno al collo muscoloso, una testa ora simile a un teschio di dinosauro totalmente bianco e occhi totalmente rossi senza pupille o iride. La nuova bestia lanciò un terrificante ruggito e si lanciò contro Marisa.

“C-Cosa?”, non poté non mormorare la ragazza prima di schivare istintivamente con un balzo laterale l’artigliata dell’Eiji mutato. “Che ti è successo, Eiji?! Fermo!” Ma le sue parole risultarono inutili perché la creatura in cui si era trasformato di punto in bianco il Kamen Rider si scagliò di nuovo su di lei e la assalì con una serie di artigliate incredibilmente veloci e aggressive, ma la loro imprecisione le permise di evitarle tutte con rapidi spostamenti laterali. “Eiji, che cosa fai?! Sono io! Marisa! Torna in te! Non devi-” Un improvviso calcio frontale, più veloce e improvviso dei precedenti colpi, la centrò in pieno stomaco, spedendola indietro di diversi metri e facendola rotolare a terra. Con una mano, Marisa si tenne l’addome dolorante e cercò di rialzarsi, ma riuscì solo a mettersi in ginocchio prima di trovarsi di nuovo l’Eiji mutato addosso, pronto a finirla. Dalle retrovie, Hina, che aveva osservato terrorizzata la trasformazione di Eiji, urlò disperata: “EIJI-KUN, NO! FERMOOOOO!!!”

Fortunatamente, prima che gli artigli della creatura potessero calare sulla Warrior, una raffica di Medal la investì spingendola via, stordita. Marisa voltò lo sguardo e vide Shintaro e Date accanto a lei, entrambi con uno di quei curiosi mitragliatori spara-Medal in pugno; il primo le porse una mano per aiutarla ad alzarsi.

“Ce la fai, Tonussi-san?”

“Sì, nessun problema. Ho preso sberle peggiori”, rispose lei accettando di buon grado la mano. Poi, però, tornò a guardare l’Eiji mutato e la sua espressione si rabbuiò. “Ma cosa gli è successo? Perché è diventato di colpo così?”

“Non lo so, davvero. So solo che desideravo non rivedere mai più Hino in quello stato… Maledizione!”, rispose Shintaro digrignando i denti. A quelle parole, Marisa impallidì.

“…Vuoi dire che Eiji è già diventato così in passato?!”

“Molto tempo fa, quando la guerra contro i Greeed era arrivata al suo culmine”, le rispose stavolta Date. “Hino-chan si ritrovò ad essere, diciamo, infettato da una particolare tipologia di Core Medal: quelle viola. A differenza delle altre, queste possedevano un potere molto maggiore e terribile, che nemmeno Hino-chan era in grado di controllare. Anzi, che proprio uno come lui non poteva controllare… E queste, col tempo, finirono per trasformarlo proprio in ciò che combatteva… In un Greeed…” Marisa era sgomenta e ammutolita, ma prima che potesse riprendere la parola, Date si voltò verso Ifrit, furente: “Tu, dannato! Cos’hai fatto a Hino-chan? È chiaro che non gli hai solo portato via le Core Medal durante il nostro precedente scontro! Che cos’altro gli hai fatto?!”

“Oh, molto perspicace, Date Akira!”, rispose il demone, sghignazzando e portandosi al fianco dell’Eiji mutato, il quale stava respirando e tremando affannosamente, come se si stesse trattenendo dall’aggredirli di nuovo. Assomigliava tremendamente ad un cane rabbioso. Questo però non impedì a Ifrit di dargli un buffetto beffardo sulla testa. “Vedete, quando ho preso le Core Medal, mi sono assicurato di lasciare al loro posto un piccolo regalino per il nostro OOO. Sapete, per ricambiare.” Li guardò con un’espressione più folle che mai. “La mia energia negativa di demone.”

I due Rider e la Warrior impallidirono mentre, nelle retrovie, Hina trasaliva e pure Satonaka non riusciva a trattenere uno sbuffo di rabbia. Ifrit si godette le loro reazioni per alcuni istanti, poi proseguì: “Ve l’ho già detto, no? Noi demoni viviamo di desideri e ambizioni e tanto più questi sono forti, tanto più noi siamo potenti. Al contrario delle Medal viola di cui parlavate poco fa. Ti piacerebbe sapere qual è il loro potere, Warrior Neptunus?” Marisa guardò prima Shintaro e poi Date, ma questi rimasero silenziosi e abbassarono il capo, come se non riuscissero a trovare le parole o esitassero a rivelare qualcosa di segreto.

E Ifrit colse l’occasione per riprendere il discorso: “Il nulla. L’assenza totale di ogni cosa, di ogni desiderio, persino il più piccolo e insignificante! Per questo, esse hanno il potere di distruggere qualsiasi cosa, cancellandola completamente dall’esistenza! Erano un potere proibito, sigillato, dimenticato e tale dovevano rimanere. Ma quando furono liberate e percepirono l’esistenza di Hino Eiji, trovarono in quell’eroe della gente il loro perfetto vessillo! E vuoi sapere perché? Perché quel grande eroe era privo di desideri! Nella sua bontà e nel suo altruismo, Hino Eiji era privo di qualsivoglia ambizione per sé stesso, nient’altro che un uomo vuoto, privo della scintilla bramosa che ogni altro essere umano possiede! E questo perché non era riuscito a salvare una povera bambina durante un attentato terroristico e aveva allora deciso di spogliarsi di ogni desiderio per poter proteggere l’umanità dalla sua stessa follia!” Marisa era scioccata. Davvero Eiji, quel giovane così allegro e gentile, aveva passato un orrore tale da svuotarsi di ogni desiderio personale solo per aiutare il prossimo? Aveva davvero sacrificato così tanto?! Si voltò verso Shintaro e Date, i quali non parlavano ancora, ma il loro silenzio era più che eloquente.

“Quella mancanza di desideri gli permise di sfruttare in modo eccellente i poteri delle Core Medal, fondati sui desideri come i miei, ma divenne il suo handicap quando le Medal viola furono liberate e si fusero con lui”, proseguì Ifrit, chiaramente compiaciuto del disagio e dello sconvolgimento che stava creando nella Warrior. “Quel suo vuoto interiore divenne per loro il terreno perfetto su cui crescere e il loro potere finì per trasformarlo in un Greeed, lo stesso che state per affrontare ora!”

“Ma Hino era riuscito a liberarsi dal loro influsso e ad annullare la sua trasformazione! Cosa diavolo gli hai fatto per causare questa ricaduta?”, domandò furioso Shintaro.

“Non ve l’ho già detto? Ho iniettato la mia energia nelle Medal viola che sapevo essere ancora in suo possesso. Cosa pensate succeda quando unisci un potere basato sull’avidità e il desiderio ad uno basato invece sul vuoto e l’assenza di ogni cosa e sentimento?” Tutti impallidirono a quelle parole.


“Un simile squilibrio di poteri… Sei pazzo?! L’hai reso praticamente un berserker! Potrebbe rivoltarsi anche contro di te!”, esclamò Marisa, sconvolta dall’apparente pazzia del demone.

“Non finché gli darò qualcosa con cui sfogarsi… E questo qualcosa siete voi!” Con quelle parole, Ifrit smise di tenere Eiji per la testa e questo subito scattò in avanti contro i suoi ex-compagni, i quali furono costretti a dividersi per evitarlo. Il Rider mutato, però, non si fermò lì e si diresse di nuovo contro Marisa; Shintaro e Date fecero per aiutarla, ma Ifrit si mise tra loro e lei.

“Non credo proprio, miei cari Birth!”

“Satonaka! Offri supporto a Marisa contro Eiji! Cercate un modo per farlo rinsavire!”, urlò Shintaro mollando il suo fucile e inserendo due Cell Medal nel Driver. “Io e Date-san intanto terremo impegnato Ifrit!” E girò due volte la rotella laterale, facendo ricomparire la trivella al posto della mano destra più una sorta di enorme pala meccanica al posto della sinistra ai suoni: “Drill Arm! Shovel Arm!”

“Ben detto, Goto-chan!” Vicino a lui, anche Date mollò il fucile e inserì una Cell Medal nella cintura per poi attivarla: “Crane Arm!”, disse la voce metallica di quest’ultima mentre un grosso gancio sostituiva la sua mano destra. A quel punto, i due Birth si scagliarono su Ifrit, cercando di colpirlo ripetutamente con le loro nuove armi, ma il demone respinse ogni attacco coi suoi artigli, senza apparente difficoltà. Intanto Marisa era invece impegnata a evitare gli attacchi dell’Eiji mutato, tentando nel contempo di mantenere le distanze scivolando sull’acqua e creando muri liquidi per ostacolarlo. Il pensiero che quell’essere fosse ancora il suo nuovo amico le impediva di contrattaccare con la sua piena forza, spaventata all’idea di ferirlo gravemente o peggio. Di tanto in tanto, Satonaka faceva fuoco sull’essere con un altro fucile come quello di Birth, ma le Medal sparate sembravano a malapena scalfire le dure squame del nuovo avversario.

“Ehi, tu! Non credi che sia il caso di reagire con più impegno? Non puoi né fermarlo né salvarlo se lo tratti coi guanti!”, disse la donna in tono di rimprovero alla Warrior.

“Che dici?! Non posso farlo, o rischio di ferire Eiji!”, replicò Marisa evitando le artigliate della creatura con una serie di scivolate sull’acqua creata. Fortunatamente combatteva proprio come una bestia senza controllo: tutto attacchi e violenza, privo di qualsivoglia precisione o strategia, dunque era facile da prevedere e schivare. Tuttavia, ogni volta che lo evitava, percepiva la forza di quei colpi e sapeva che, se anche solo pochi attacchi di quella potenza fossero andati a segno, avrebbero potuto ferirla gravemente. “Piuttosto, come avete fatto l’altra volta a farlo riprendere? Forse dovremmo-”

S’interruppe quando l’Eiji mutato alzò una zampa verso di lei e, percependo il pericolo imminente, agì d’istinto: un potente getto d’acqua ad alta pressione partì dalla sua mano tesa nello stesso istante in cui una nuvola di quello che somigliava a vapore fortemente condensato emerse dalla zampa protesa della creatura. I due attacchi si scontrarono per qualche istante, poi l’acqua di Marisa si congelò completamente e cadde a terra frantumandosi. “Aria congelante? Oh, cazzo, ci mancava solo questa!”, si lamentò la Warrior prima di creare un muro d’acqua per proteggersi dal nuovo getto d’aria emesso stavolta dalla bocca dell’Eiji mutato. Di nuovo la sua acqua venne del tutto ghiacciata e finì per collassare sul suo stesso peso, sgretolandosi e lasciando via libera alla creatura, che le fu addosso in un attimo. -Dannazione, non va bene! Se continua così, finirà sicuramente per prendermi! Devo fermarlo e aiutarlo, ma come?!-

“Marisa-chan!”, le urlò Hina mettendosi al fianco di Satonaka.

“Fermalo! Limita i suoi movimenti!”

“Cosa?!”

“In qualsiasi modo, cerca di fermarlo e immobilizzarlo, anche per poco, poi penserò io a parlargli! L’ho già aiutato a liberarsi da quella forma, posso farcela ancora! Ti prego!” Marisa non era del tutto convinta, ma non aveva nemmeno idee migliori di quella, perciò annuì con forza per poi voltarsi verso l’Eiji mutato.

“E va bene… Perdonami, Eiji, ma ora è il momento di un’amicizia più ruvida!” E scagliò una serie di potenti getti d’acqua che l’altro congelò coi suoi respiri gelidi, ma così facendo si fermò per qualche istante e Marisa ne approfittò per appoggiare una mano a terra e controllare l’acqua presente nel sottosuolo. Quando poi la creatura si scagliò su di lei a testa bassa, nel momento in cui le fu difronte, la Warrior alzò di scatto la mano e un vero e proprio geyser si sviluppò da sotto i suoi piedi, scagliandolo in aria di almeno venti metri. Il Greeed dinosauro precipitò subito dopo al suolo, schiantandosi con un rombo assordante e sollevando un enorme polverone; quando questo si fu diradato, la figlia di Nettuno poté vederlo riverso a terra, sprofondato nel suolo dell’intero spessore del suo corpo e chiaramente tramortito.

“Adesso, Hina! Vai!”, urlò alla giovane, la quale prese subito a correre verso l’amico divenuto mostro con un’espressione determinata.

“Non ve lo permetterò!” Una fiammata viola attraversò il terreno davanti a Hina, creando una barriera rovente impossibile da superare per lei. Allo stesso tempo, Marisa si voltò in tempo per evitare una delle fruste elettriche di Ifrit. Dietro al demone, Shintaro e Date erano in ginocchio e le loro armature erano chiaramente danneggiate.

“Maledetto!”, ringhiò Marisa mettendosi in guardia.

“Spiacente, ma non vi permetterò di rovinare il mio piano! Non ora che Hino Eiji è finalmente il mio fedele burattino!”, disse beffardo il nemico. Quelle parole sembrarono suscitare qualcosa in Marisa, la quale strinse i pugni fino a ferirsi i palmi.

“Per questo Eiji stava male… Per questo non eri particolarmente sorpreso del nostro piano… Per questo ci volevi qui… Tu, dannato! Stavi iniziando a controllare Eiji già da prima, vero?! Così hai saputo del nostro piano e hai saputo ritorcercelo contro trasformando Eiji in un mostro! Era questo il tuo piano!” Il ghigno del demone fu una risposta più che eloquente.

“Ora te la vedrai con me, Warrior Neptunus!” Con quel grido, Ifrit si scagliò su Marisa, generando le sue fruste elettriche e sferrando una serie di sferzate che l’altra dovette evitare scivolando sull’acqua prima e generando una barriera poi, quando i colpi del nemico divennero troppo veloci per essere schivati. Contrariamente alle aspettative del demone, l’elettricità non attraversò l’acqua prodotta dalla Warrior, ma venne bloccata come se avesse incontrato un muro di gomma. “Oh? Forse sono stato troppo ingenuo, dovevo aspettarmi che sapessi come coprire le debolezze del tuo elemento!”

“Infatti! Se produco acqua pura, la tua elettricità non può essere condotta attraverso di essa!”, ribatté Marisa prima di scagliare numerosi getti d’acqua ad alta pressione, che Ifrit parò alzando un muro di fiamme.

“In effetti, sei l’avversaria più problematica per me… Ma purtroppo per te, quello che stai affrontando non è più un semplice demone, ma un demone coi poteri di OOO!” Con quella frase, Ifrit fece sparire il muro di fiamme e allargò le braccia; un istante dopo, un bagliore accecante di luce giallo-viola venne generato dalla criniera intorno la sua testa e investì in pieno Marisa. La guerriera indietreggiò rapidamente, tenendo le mani davanti agli occhi per proteggerli dalla luce, ma si rese presto conto che gli occhi non erano l’unica cosa a bruciarle: tutto il suo corpo era come in fiamme e poteva sentire anche l’acqua che aveva creato per proteggersi andare in ebollizione ed evaporare rapidamente.

-Questa…non è una semplice luce accecante… È un’onda di calore come quelle del Sole!- realizzò Marisa, percependo poi la presenza di Ifrit davanti a sé. Non avendo modo di vederlo ed essendo stata privata della sua acqua protettiva, non poté bloccare o schivare il tremendo calcio che la prese in pieno ventre e la spedì contro un edificio con tanta forza da sfondare il muro e farla finire nella hall retrostante. La Warrior rimase a terra a rantolare, paralizzata dal dolore delle ustioni e della tremenda botta ricevuta, e vomitò anche un misto di saliva e sangue. Da fuori l’edificio, Ifrit ghignò beffardo e s’incamminò verso di lei.

“Fa male, vero? Quel calcio era potenziato col potere dell’elefante di OOO unito al mio, è impossibile che non ti abbia lasciato danni considerevoli!”, disse ridendo. “E comunque non ti lascerò il tempo di riprenderti! È ora di morire!” Ma prima che potesse raggiungerla, una lunga corda attaccata a un gancio gli si avvolse intorno, bloccandolo.

“Ora, Goto-chan!”, urlò Date tirando il cavo per impedire al nemico qualunque movimento.

“Prendi questo!” Mentre gridava, Shintaro inserì una Cell Medal nel Driver e girò la rotella laterale: “Breast Cannon!” Sul petto dell’armatura si formò stavolta un enorme cannone che il Rider puntò sulla schiena di Ifrit a bruciapelo, mentre inseriva altre Medal nella cintura. Queste caricarono l’arma di potere, potere che venne tutto riversato sul demone nel momento in cui Shintaro premette il grilletto su di essa, al suono: “Cell Burst!”. Con una devastante laser cremisi, il demone fu scagliato lontano, la schiena fumante e mezza bruciacchiata.

“Ma guarda… Allora sapete davvero farvi onore quando volete…”, disse Ifrit rialzandosi, una chiara nota irritata nella voce. “Però state iniziando a farmi andare davvero su tutte le furie…”

“Ce la fai, Marisa-chan?”, chiese Date ad alta voce. La Warrior, ripresasi abbastanza da rialzarsi, li raggiunse.

“Nessun problema… Stavo solo riprendendo fiato…”, fece cercando d’ignorare il dolore all’addome. Era probabile che quel calcio le avesse incrinato le costole inferiori, ma era tutt’altro che sconfitta. “Voi invece? Le vostre armature sono messe maluccio.”

“Hanno visto giorni migliori, vero, ma fidati che hanno resistito a molto peggio.”

“Non dimenticate nessuno?” La domanda di Ifrit venne accompagnata da un tremendo ruggito e tutti videro l’Eiji mutato venire verso di loro, completamente ripreso e illeso dal precedente attacco di Marisa.

“Questa battaglia si sta facendo problematica… Non possiamo batterli insieme, dobbiamo riportare Hino dalla nostra parte”, analizzò Shintaro.

“Ho un’idea”, disse di colpo Marisa. “Dobbiamo agire insieme per farcela e sarà rischioso, ma se riesce, potremo avvicinare Eiji a Hina abbastanza da permetterle di parlargli e farlo ritornare in sé.”

“Sei sicura?” L’occhiata decisa della Warrior fu tutto ciò di cui Shintaro e Date avevano bisogno.

“E allora che aspettiamo?”

“Basta parlare! Falli a pezzi!”, ordinò Ifrit e l’Eiji mutato partì ruggendo all’attacco.

“Seguitemi!”, gridò invece Marisa scattando in avanti, seguita dai due Birth. La guerriera creò diverse sfere d’acqua che scagliò sull’Eiji mutato, il quale si lasciò colpire senza subire danni, ma venne leggermente rallentato e ciò le permise di evitare la sua artigliata e schiantare poi entrambi i suoi palmi sul petto di lui, generando da essi un fortissimo getto d’acqua a bruciapelo che lo spinse indietro. Contemporaneamente, Shintaro balzò oltre e attaccò con la trivella sul braccio destro Ifrit, il quale fu costretto a usare i propri artigli per contrastarlo di nuovo, mentre Date si concentrò invece su Eiji, spingendolo ancora più indietro con un calcio e usando poi di nuovo la corda del suo gancio come un lazo per legarlo e immobilizzarlo. Il dinosauro mutante, tuttavia, iniziò subito a dimenarsi furioso e, nel giro di pochi secondi, riuscì a spezzare la corda e liberarsi… Ma quei pochi secondi erano ciò che serviva a Marisa per mettere in atto il suo piano: appoggiate le mani a terra, generò un altro geyser che scagliò l’Eiji mutato, rimasto fermo per liberarsi, in aria come prima.

“Non credo proprio! Non funzionerà due volte!”, ringhiò Ifrit evocando una delle sue fruste elettriche e usandola per legare, elettrificare e scagliare via Shintaro, per poi avanzare verso Marisa, deciso a fermarla. Sorprendentemente, però, la vide ridergli in faccia.

“E chi ti dice che questo è lo stesso piano, idiota?”, urlò la Warrior prima di evocare e travolgerlo con una gigantesca onda; essendosi concentrato sull’Eiji mutato e convinto che Marisa l’avrebbe colpito a mezz’aria per allontanarlo da loro, il demone fu colto totalmente di sorpresa quando la ragazza rivolse invece un attacco così potente verso di lui e ne venne spazzato via. Allo stesso tempo, Marisa urlò: “Date, adesso! Colpisci Eiji in quella direzione!”

“Ricevuto!”, rispose Date inserendo una Cell Medal nel Driver ed evocando un cannone pettorale identico al Breast Cannon di Shintaro. “Perdonami, Hino-chan, ma è per il tuo bene!”, gridò prima di fare fuoco. Ancora a mezz’aria, l’Eiji mutato non ebbe possibilità di evitare il colpo e questo lo spedì verso il limitare della piazza, mandandolo a schiantarsi proprio a breve distanza da Hina e Satonaka.

“Eiji-kun!”, urlò Hina accostandosi subito a lui. La creatura che era OOO si stava già rialzando, le sue squame avevano apparentemente assorbito bene l’impatto, tuttavia era chiaro che era sofferente: rantolava e gemeva tenendosi le mani sulla testa, come in preda a una terribile emicrania. “Eiji-kun?” Al suono della voce della giovane donna, il dinosauro mutante si voltò di scatto e fece per attaccarla, ma, invece di scappare, lei si spinse in avanti e lo abbracciò.

“Basta adesso, Eiji-kun. Ti prego, smettila”, gli sussurrò, dolce e decisa allo stesso tempo. “Tu non sei così, tu non sei un mostro! Sei la persona più buona e generosa che conosca, lo so! Quindi ti prego: torna in te! Non ce la faccio a vederti soffrire così! Ti prego!” Il braccio della creatura cadde inerme di lato, senza farle del male, e i suoi occhi parvero riacquistare un barlume di umanità; fu solo per un istante, però, poi cadde a terra, sfuggendo all’abbraccio di Hina e prendendo a dimenarsi di nuovo con la testa tra le mani. Grida terribili e straziate uscivano dalle sue fauci dischiuse, ma ancora una volta, Hina non ne fu affatto intimorita, anzi, si inginocchiò accanto a lui e prese una delle sue zampe artigliate tra le mani. “Sono qui, Eiji-kun. Ti ricordi cosa ti dissi? Se nessuno tenderà la sua mano per aiutarti, sarò io a farlo. Te la tenderò tutte le volte che servirà, te lo prometto! Non ti lascerò mai solo, Eiji-kun!” Il dinosauro mutante urlò più forte all’inizio, ma poi si agitò sempre meno e anche le sue grida calarono, diventando più simili a respiri affannosi. La sua testa mostruosa si voltò verso il volto candido e dolce di Hina e parve ritrovare di nuovo una scintilla di umanità.

“…H-Hina-chan…”, sussurrò infine con voce bassa e rasposa e il sorriso di Hina si allargò in risposta, stringendo a sé la sua zampa squamosa. Qualcun altro, tuttavia, non era affatto contento di quella svolta.

“Voi dannati… State contrastando la mia influenza… CON QUELLA MELENSA E NAUSEANTE COMMEDIOLA?!”, ruggì furente Ifrit prima di liberare una nuova ondata di luce simile a quella solare che fece completamente evaporare l’acqua che lo stava investendo e costrinse sia Marisa che i due Birth a indietreggiare per la troppa intensità. Senza fermarsi, il demone evocò entrambe le sue fruste elettriche e approfittò della momentanea cecità dei suoi avversari per sferzarli ripetutamente con le sue armi, sfruttando l’elettricità presente in essa non solo per aumentare il loro potere offensivo, ma anche per indebolire e paralizzare leggermente i tre. Infine, con un altro ruggito terrificante, soffiò dalla bocca un vero e proprio torrente di fuoco viola, grande abbastanza da inghiottirli tutti.

Non potendo evitarlo, Marisa evocò una cupola d’acqua all’ultimo secondo per proteggere sia sé stessa che Shintaro e Date, ma la sua difesa servì a smorzare solo di poco una fiammata tanto intensa prima che questa riuscisse a superare la sua acqua e a investirli tutti e tre. La Warrior crollò a terra con diverse ustioni gravi, mentre i due Birth erano entrambi gravemente danneggiati su tutta l’armatura: diversi punti erano crepati o saltati via e sotto erano visibili circuiti e cavi elettrici, tutti sprizzanti scintille e scariche voltaiche.

“Quanta potenza…è completamente diverso dal nostro primo scontro…”, disse Marisa digrignando i denti per il dolore.

“Certo che sono diverso, che cosa credevi?! Non ho solo preso il potere di quegli umani, ma anche di OOO! E non è solo questo! Io voglio vincere con tutto me stesso! Voglio battervi, uccidervi… Perché solo i più forti e crudeli possono vincere la lotta per la sopravvivenza!”

“Lotta…per la sopravvivenza…?” C’era qualcosa in quelle parole che non convinceva affatto Marisa. Più che le parole di un malvagio che desiderava ucciderli perché erano dalla parte del bene, sembravano quelle di un individuo disperato e voglioso solo di vivere.

“Tu… Tu mi ricordi me… Il tuo desiderio di vivere è lo stesso che avevo io”, disse di colpo Date, attirando gli sguardi di tutti. “Tu, Ifrit… Stai morendo…forse?” A quelle parole, l’espressione del terribile demone s’incrinò e i suoi occhi mostrarono per la prima volta un’emozione che Marisa non aveva mai visto in un Heartdemon tanto forte: terrore. Puro terrore.

“Io… Non sono che un esperimento fallito”, rivelò infine. “Fui creato insieme a Diablo e a molti altri nostri fratelli dall’unione di moltissimi demoni con lo scopo di realizzare degli esseri capaci di assorbire i poteri altrui e renderli nostri… Ma di tutti noi, solo lui risultò perfetto… SOLO QUEL MALEDETTO DIABLO! Tutti noi, invece, uscimmo come meri prodotti difettosi… Fallimenti! SCARTI! E come tali, la nostra vita è limitata e breve, soprattutto se assorbiamo il potere di altri individui: tanto più potere assorbiamo, tanto più la nostra vita si accorcia. Io stesso, ora che ho assorbito un potere grande come quello di OOO, probabilmente non vivrò nemmeno per vedere il tramonto di questo giorno… Stento a credere che voi Kamen Rider siate così forti… Siete davvero spaventosi…”

“Allora vuoi ucciderci prima di morire per il tuo signore? Per onorarlo prima di crepare?”, domandò Marisa in tono sprezzante.

“No.” Quella risposta li sorprese. “Non intendo morire. Quando abbiamo ricevuto l’ordine di eliminare voi Warrior Planet e Kamen Rider, Lord Astaroth ci ha fatto una promessa: se fossimo riusciti ad eliminarvi e tornare da lui vittoriosi, lui ci avrebbe fatto dono di una nuova vita! Una vita eterna come veri e potenti demoni maggiori! Molti dei miei stolti fratelli non hanno interesse di continuare a vivere o morire e hanno deciso di vivere solo per completare la nostra missione di eliminarvi o semplicemente per combattere un’ultima grande battaglia... Ma io non sono così! Non posso sopportare di essere venuto al mondo solo per essere poi buttato via pochi giorni dopo, senza nemmeno aver goduto di questa vita! Io vi ucciderò e tornerò da Lord Astaroth ad ogni costo e finalmente potrò ricevere una nuova vita! Una vita che mi permetterà di scatenarmi su voi forze della luce e di portare morte e distruzione sui diversi mondi quanto mi pare e piace!” La sua espressione si deformò poi in una smorfia assolutamente folle e scoppiò in una risata sadica e deviata. Date e Shintaro lo osservarono disgustati, ma prima che uno di loro potesse parlare, entrambi rimasero sconvolti quando si accorsero che, insieme al demone, anche Marisa stava ridendo. Ovviamente pure Ifrit, quando se ne accorse, rimase così sorpreso da smettere subito di ridere.

“Che ci trovi di tanto divertente?!”

“Oh, scusa, è che mi sembrava di aver sentito qualcosa riguardante Astaroth che mantiene le sue promesse. Come può testimoniare l'addetta all'arsenale di Xana, è una completa stronzata!”, rispose lei assumendo lo stesso tono beffardo usato prima da Ifrit.

“Perché, che ne sa lei?”, chiese lui, sentendo un leggero senso d'inquietudine che allontanò subito. Si rifiutava di credere che il padre l'avrebbe abbandonato così.

“Conoscevi Adarark ed Hermanas?”, chiese Marisa riferendosi alle regine di due popoli alleati coi demoni.

“Di fama. So che la prima aveva condotto un assalto a Tokyo, ma venne sconfitta e ora lavora per voi. Hermanas invece sfidò a duello Moon White, ma perse anche lei e fu uccisa”, rispose Ifrit, curioso di scoprire dove la figlia di Nettuno volesse arrivare.

“Una mezza verità. Non sono state sconfitte, il tuo padrone ha deciso che avessero fallito nel bel mezzo delle rispettive battaglie  e distrusse di persona la flotta di Adarark...insieme al suo pianeta”, concluse con un leggero senso di soddisfazione nel distruggere le speranze dell'avversario.

“COSA?!”, urlarono il resto dei suoi compagni, stupefatti da un simile tradimento.

“Ora si fa chiamare Agata Darky, ha una figlia adottiva ed è anche diventata una guerriera come noi, Trinity Warrior. Hermanas non fu così fortunata: affrontò Shizu in un duello praticamente alla pari, ma anche in quel caso Astaroth decise di non correre rischi e dopo aver distrutto la sua patria, provò a distruggere il campo di battaglia con una bomba, che venne fermata da Hermanas stessa e da un nostro compagno a costo della loro vita”, concluse stringendo i pugni. Paolo Martini era morto come un eroe e avevano accettato la sua scomparsa, ma non significava che, quando avrebbero incontrato Astaroth, non gliel'avrebbero fatta pagare. La parola ‘disgusto’ non bastava a descrivere i pensieri degli altri combattenti. Persino Shintaro, da sempre il più calmo del gruppo di OOO, aveva un'espressione di puro disprezzo verso chi avesse potuto osare una simile barbarie nel confronto dei propri alleati. Anche i Greeed avevano maggior rispetto l'uno dell'altro.

“N-Non è possibile…”, sussurrò Ifrit, più a sé stesso che a Marisa. Ma la cosa aveva senso, fin troppo senso. Ripensò allo sguardo accondiscendente del suo padrone, fin troppo limpido per un demone, e in quell’istante vide finalmente la menzogna dietro di esso. Fiamme violacee lo circondarono aumentando di volume e forza fino a quando non si trasformarono in un'immensa colonna, accompagnate da un ruggito di infinita collera del demone, resosi conto di essere stato ingannato tutto il tempo.

“Marisa-chan, se sopravviviamo, ti farò un corso su cosa dire ai cattivi”, commentò Date, facendo ricorso al suo solito sarcasmo per nascondere la paura. Persino Eiji, ancora sotto il tocco di Hina, cominciò a divincolarsi, avvolto da scariche elettriche. Marisa, percependo il potere del demone che continuava a crescere, si avvolse in un'aura protettiva d'acqua, proprio mentre questi faceva sparire la colonna di fiamme e si rivolgeva ai suoi nemici con uno sguardo che prometteva solo dolore.

“Warrior Neptunus, team Birth, e se riesci a sentirmi anche tu, OOO... Poiché l'unico destino che mi aspetta è sparire oggi… VI PORTERO' TUTTI CON ME!”, gridò gettandosi contro i due Kamen Rider avvolto dal fuoco. Date provò a colpirlo ancora una volta col Breast Cannon, ma lui schivò all'ultimo e lo scagliò via con una potentissima spallata, prima di rivolgere un'artigliata contro Shintaro, il quale riuscì fortunatamente ad usare il Shovel Arm per bloccare il braccio dell'avversario.

“Shintaro, resisti!”, lo incitò Marisa attaccando Ifrit con una serie di lame d'acqua e avvicinandosi contemporaneamente per colpirlo alle gambe con una serie di calci. Continuò ad attaccare, ma nonostante l'aria malferma, quelle gambe erano troppo robuste e il demone si limitò a guardare la Warrior come se fosse stata un insetto. Sfoderò nuovamente le sue fruste elettriche e provò a colpire la ragazza, la quale riuscì ad abbassarsi e a lanciarlo poi in aria con un potente geyser; nel frattempo, Shintaro inseriva altre Cell Medal nel Driver.

“Per favore, non deludermi ora. Vai, Birthday Form!”, pregò la propria armatura, mentre in un lampo di luce apparivano tutte le sue armi: oltre al Drill Arm unito al Crane Arm, il Breast Cannon e il Shovel Arm, c'erano le Caterpillar Legs, potenti stivali corazzati che gli arrivavano fino al ginocchio e presentavano cingoli come quelli dei carriarmati e le Cutter Wings, un jetpack dotato di due ali taglienti come lame. Così corazzato, si lanciò contro Ifrit, ferendolo ai fianchi con le armi delle braccia e centrandolo al petto prima con i cingoli delle gambe e poi con un altro colpo sparato dal cannone. Ifrit comunque si rialzò in fretta e si scrocchiò il collo, prima di indirizzare la mano verso Eiji.

“NON OSARE TOCCARLO!”, lo minacciò Hina prendendo il guerriero tra le braccia come a difenderlo, ma non poté impedire che altre tre Core Medal, stavolta una rossa e due arancioni, uscissero dal suo petto per venire assorbite dall'Heartdemon. Le gambe di quest’ultimo rimasero robuste come quelle di un elefante, ma vennero ora ricoperte anche da squame di coccodrillo, mentre sugli avambracci apparivano le stesse protezioni a forma di guscio di tartaruga di OOO, gli artigli sulle mani diventavano più lunghi e spessi che mai e, dietro di lui, si formavano delle code infuocate simili a quelle di un pavone ma fatte di scaglie. Così mutato, Ifrit tornò all'attacco contro Shintaro e Marisa e un vortice di scintille si sprigionò dagli scontri tra le nuove armi di Ifrit e quelle di Shintaro, che ricorreva a qualsiasi vantaggio datogli dalla forma Birthday per contrastarlo, volandogli attorno e colpendolo appena possibile ogni volta che mostrava un punto debole. Dal canto suo, Marisa lo supportava colpendo dalla lunga distanza, ma doveva schivare ogni volta che l'attenzione del nemico si spostava su di lei.

“Levati tu!”, urlò Ifrit a Shintaro, riuscendo a centrarlo con un calcio avvolto da un'aura viola-arancio a forma di testa di coccodrillo, che lo strinse in una morsa dolorosa prima di spedirlo a terra. Il Rider si rialzò in fretta, ma non fece in tempo a fermare Ifrit dal correre verso Marisa, che, per non farsi trovare impreparata, preparò diverse barriere d'acqua e infine una lancia, sperando di trapassargli il cranio. Quando però anche l'ultimo muro venne distrutto, la guerriera di Nettuno si trovò davanti uno sciame di Waste Yummy che Ifrit aveva creato sul momento. Le bastò un getto d'acqua per disintegrarli, ma il loro creatore ne approfittò per aggirarla, ferirle il fianco con gli artigli e infine scaraventarla via contro una macchina con un violento calcio.

“Marisa-chan!”, gridò Hina, mentre lei e Satonaka venivano a loro volta attaccate da vari Waste Yummy, ovviamente intenzionati a prendere il corpo di Eiji. La ragazza afferrò allora un palo della luce vicino e lo sradicò letteralmente dal terreno insieme all’intero basamento di cemento, per poi usarlo come mazza improvvisata contro ognuna di quelle mummie, tenendole momentaneamente a bada, mentre la segretaria sparava a più non posso col suo fucile, ricaricando ogni volta la sua arma con le Cell Medal contenute all’interno di un contenitore metallico che aveva portato con sé. Anche se non potevano fare una vera differenza in quella battaglia terribile, lottavano come due vere guerriere, tanto che persino Ifrit rivolse loro uno sguardo leggermente ammirato.

“Izumi Hina, Satonaka Erika. Voglio farvi un piccolo dono per ricompensarvi per il vostro coraggio. Siccome il mio unico conflitto è con i Kamen Rider e Warrior Neptunus, lasciatemi prendere Hino Eiji e potrete...” Per tutta risposta, Hina gli lanciò contro la sua arma improvvisata dritta in faccia e Satonaka seguì con una raffica di Cell Medal che stavolta il demone non fece in tempo ad assorbire.

“Scusa, bello, ma ci tengo a mantenere il mio posto di lavoro con dignità”, commentò la segretaria ricaricando il fucile.

“E se io te lo lasciassi prendere, non potrei mai più guardare Ankh e mio fratello in faccia!”, concluse l'altra piantando i piedi davanti al giovane uomo mutato, pronto a difenderlo con la vita. Shintaro e Marisa cercarono di approfittarne per attaccare Ifrit con una delle onde di lei, ma lui schivò alzandosi in volo e riatterrando poco distante. I due si piazzarono allora accanto alle loro compagne.

-Incredibile- pensò il loro avversario. -Io darei tutto per poter sentire anche solo un altro giorno l'aria che respiro, il Sole che illumina la mia pelle e il mio cuore che batte, mentre loro non esiterebbero un istante a prendere un colpo mortale per salvare i loro compagni. È questa forza che ha permesso ai Kamen Rider di ribaltare anche le situazioni più difficili?-, si chiese avanzando verso di loro e fallendo nel notare qualcosa alla sua destra. L'ennesimo laser rosso lo prese di fianco, lanciandolo contro la finestra dell'edificio accanto il quale combattevano.

“Ah, non mi metterò mai più questa corazza se prima non le faranno un aggiornamento come si deve.”, scherzò Date, tornato sul campo di battaglia dopo il volo causato dal tremendo colpo dell’avversario. La sua armatura era quasi sul punto di rompersi, ma doveva continuare, specie considerando che, come Ifrit provò saltando davanti a loro con solo qualche graffio, era stato semplicemente fortunato a prenderlo di sorpresa.

“Congratulazioni, Birth, hai appena vinto un trattamento di prim'ordine da parte del sottoscritto!”, ringhiò l'Heartdemon scrocchiandosi le nocche, mentre Marisa e Shintaro caricavano i loro attacchi in un disperato tentativo di finirla in un colpo solo. Tuttavia, Ifrit bloccò il loro doppio attacco con una barriera generata dai suoi bracciali-scudo e li caricò, desideroso più che mai di ucciderli, ma venne fermato quando una macchia scura partita da dietro di loro si frappose tra il suo pugno infuocato e Date, fermandolo con delle zampe artigliate. La tremenda onda d'urto che seguì l’impatto tra i due arti fu sufficiente ad incrinare tutti i vetri dell'isolato.

“Scusate il ritardo!”, disse Eiji, ancora nella sua forma di Greeed e impegnato a trattenere il colpo con entrambe le mani, sorprendendo tutti.

“Eiji-kun!”, urlò Hina scoppiando dalla felicità.

“Mhh, dovevo saperlo che ti stavi solo riposando, Hino-chan”, commentò invece Date.

“Già, scusate se vi ho fatto prendere troppo tempo, ragazzi. Ora tocca a me”, concluse il Rider, mentre sulla sua vita ricompariva il Driver e tre Medal viola vi si inserivano automaticamente.

“No, non ci credo! Come hai fatto?!”, domandò Ifrit, chiaramente sconvolto e infuriato da quel colpo di scena.

“Prova a capirlo da solo”, ribatté Eiji, illuminandosi di luce viola. “Ptera, Tricera, Tyranno: Pu-To-Tyrannosaurus!”, urlò la voce del Driver e, quando il bagliore si dissolse, Eiji era ora avvolto da una tuta bianca, con gambali viola simili alle zampe artigliate di un tirannosauro, guanti e bracciali dello stesso colore, una corazza pettorale viola con pesanti spallacci dalle protuberanze dorate analoghe alle corna di un triceratopo e due lunghe ali attaccate alla schiena, e un elmo con decorazioni simili alle ali di uno pterosauro e due lenti verdi. Il potere che emanava era incredibile e lo dimostrò colpendo il nemico con un pugno che lo spinse via di svariati metri, prima che riuscisse a riprendere l'equilibrio e tornare a terra. Ifrit provò a sparare una lunga serie di palle di fuoco, ma Eiji e Marisa risposero con altrettanti getti rispettivamente di aria congelante e acqua, che crearono una nuvola di vapore all’impatto con le fiamme.

“Goto-chan, dobbiamo approfittarne”, disse Date e, come rinvigoriti dal ritorno del loro amico, i due Kamen Rider Birth approfittarono della nebbia creatasi per portarsi ai fianchi di Ifrit e colpirlo con gli Arm di Shintaro e i pugni e calci di Date in un intenso scontro ravvicinato che fece mostra della loro conoscenza delle arti marziali. Nel frattempo, OOO aveva tirato fuori una nuova arma: un'ascia dalla lama viola trasparente con una decorazione a forma di testa di tirannosauro e un manico viola diviso in due; spiegando poi le sue nuove ali, identiche a quelle degli pterosauri, si lanciò contro Ifrit, attaccandolo in perfetta sincronia con Date e Shintaro. Per di più, ogni fendente dell’ascia di Eiji lasciava profondi segni e crepe nella corazza del demone, quando anche i colpi più forti di Marisa avevano potuto danneggiarlo seriamente solo dopo ripetuti assalti.

-Ma come fa?- si chiese la Warrior mentre si dirigeva verso i quattro contendenti, prima di comprendere: -Ma certo! Il potere delle Medal viola è distruggere tutto ciò che è legato a desideri e avidità e questo include anche i demoni!- Cominciò quindi a mirare alle ferite provocate dal Kamen Rider, attirando l'attenzione di Ifrit, che scatenò nuovamente il potere del leone, paralizzando per un istante i tre avversari con un’altra ondata di luce e provando poi ad avvolgere la guerriera con le sue fruste elettriche. Lei, in tutta risposta, diede un pugno fortissimo al terreno e scatenò un nuovo geyser stavolta sotto Ifrit, il quale si riprese a mezz’aria con un battito d’ali e cominciò un duello aereo con Eiji, che l’aveva seguito non appena si era ripreso.

“Per favore, basta, Ifrit! Così stai solo soffrendo di più”, lo implorò quest'ultimo, usando stavolta la sua ascia per difendersi dai suoi colpi, prima di allontanarlo con un forte colpo di vento ghiacciato prodotto dalle sue ali. L'Heartdemon venne ricoperto di brina, ma la sciolse velocemente avvolgendosi ancora una volta nelle fiamme e rivolse al Rider uno sguardo accusatorio, riprendendo subito dopo ad attaccarlo con soffi di fuoco, artigliate, calci e persino testate in rapida successione, colpi che Eiji incassava e ricambiava a sua volta con altrettanta foga. Il loro scontro era diventato più simile ad una scazzottata che a un duello tra maestri di arti marziali, entrambi sembravano solo cercare di mettere KO l’uno prima dell’altro. Il corpo di Ifrit, tuttavia, era palesemente più provato di quello di Eiji: la sua corazza era rotta e incrinata in più punti, diversi rivoli di sangue colavano lungo di essa e, di tanto in tanto, piccoli frammenti si staccavano da lui per poi divenire subito cenere. Nonostante questo, il demone era più violento e feroce che mai.

“E allora?! Ormai ho perso persino la fiducia in un padrone che voleva solo sfruttarmi e vengo compatito dai miei stessi nemici!” Accompagnava ogni parola con un colpo e la sua voce diventava sempre più furiosa e disperata. “Quello che ho detto prima, sul continuare a distruggere mondi... Non me ne importa più niente! Se mi fosse concesso di vivere anche col mio originale corpo storpiato o senza poteri, sarebbe una possibilità che prenderei comunque! Perché io voglio solo poter vivere! È così sbagliato essere egoisti, chiedere solo un fottuto piccolo desiderio quando tutto il mondo sembra averti voltato le spalle?! È sbagliato che odi la mia stessa specie?! Come può uno come te, che ha rinunciato a tutto per gli altri, capire?! Rispondimi, Kamen Rider OOO! Hino Eiji!” Si aspettava uno smielato discorso dal suo avversario su quanto fosse importante aiutarsi gli uni con gli altri e liberarsi dell'odio, che i desideri fossero effimeri e che capiva tutto, invece...

“No, hai ragione”, rispose Eiji guardandolo.

“…Cosa?!”

“Allo scavo avevi ragione. Noi esseri umani siamo creature deboli, spesso egoiste, ma non è necessariamente un male. Se ognuno pensasse solo agli altri, nessuno potrebbe essere felice. In preda alla disperazione per quanto avevo sofferto anni fa, ho provato a liberarmi di ogni desiderio personale, fino a quando non ho capito quanto quel pensiero fosse autodistruttivo. Sono i nostri desideri che ci rendono ciò che siamo e ci fanno andare avanti. E senza l'odio, ogni pensiero di amore, allegria e speranza perderebbe il suo significato. Senza il male non può esistere il bene, per questo entrambi i lati devono avere desideri e ambizioni per potersi contrapporre perfettamente. Quindi, Ifrit...fa ciò che vuoi! Senza remore! Io sono qui e accetterò con gioia tutta la tua rabbia!”, concluse atterrando e riprendendo la posizione di guardia, mentre il team Birth e Hina guardavano il loro amico con un certo senso d'orgoglio. Marisa e Ifrit erano invece completamente stupefatti.

“Eiji...”, sussurrò la Warrior, riflettendo sulle parole che aveva appena sentito. Forse non aveva tutti i torti: Kamen Rider, Warrior Planet e quelli come loro non esistevano solo per combattere il male, ma soprattutto per mantenere l'equilibrio tra esso e la propria controparte. Ifrit rise di nuovo, ma era una risata che mancava del sadismo e della rabbia delle precedenti volte, un suono quasi di pace.

“OOO, avevo sentito che la forza di voi Rider non risiede solo nelle vostre armature, ma anche nelle vostre parole e nella vostra empatia. D'altro canto, il potere della Croce di Fuoco ha una natura ambigua”, disse, riferendosi alla fonte del potere di tutti i Kamen Rider e dei loro avversari, per poi atterrare e illuminarsi di una potente aura violacea. “Bene, se è contro di te, credo di poter ricorrere senza rimorsi al mio ‘canto del cigno’!”, concluse emettendo un altro ruggito. A qualche chilometro di distanza, le persone infettate con le Cell Medal si agitarono in preda a convulsioni venendo avvolte dalla stessa aura di Ifrit e, dopo pochi secondi, dai loro corpi fuoriuscirono proprio suddette Medal, cariche di energia, che volarono fino al demone e vennero da lui assorbite.

Quando si dissolsero, questi era diventato alto sei metri, aveva acquisito un altro paio di corna per un totale di cinque e degli artigli ancora più affilati e lunghi e le sue code infuocate erano aumentate di numero. L’aura che lo avvolgeva era a dir poco opprimente e, con quel nuovo potere, Ifrit si lanciò subito contro Marisa, Shintaro, Date ed Eiji, scontrandosi con loro al centro della piazza in un devastante tornado crescente di colpi in cui ogni pugno, calcio, fendente e colpo energetico scatenava un’onda d'urto tale da spaccare il terreno. Tuttavia, malgrado l’immenso potere appena ottenuto, sia Marisa che i Rider percepivano chiaramente quanto il corpo di Ifrit fosse messo a dura prova da esso: sempre più particelle di energia e frammenti della sua corazza si staccavano da lui col procedere della lotta.

“Eiji, è quasi al limite! Se lo blocchiamo, non avrà possibilità di scampo!”, riferì la Warrior creando una sciabola d'acqua per parare un colpo di artigli. “Allora circondalo con una bolla, anzi, molte bolle!”, rispose il Rider preistorico afferrandola e indietreggiando, mentre Shintaro e Date spingevano via l'avversario con un violento doppio calcio prima di raggiungerli. A distanza di sicurezza, Marisa creò quindi intorno al demone una serie concentrica di bolle molto spesse, che vennero poi congelate da un soffio di Eiji, intrappolando Ifrit.

“Se pensate che questo basti, vi sbagliate di grosso!”, ruggì lui rilasciando una potente esplosione di fuoco e riducendo la prigione in frantumi, ma proprio allora qualcosa di inaspettato accadde: un’aura rossa simile a fumo emerse dal corpo di Ifrit e questi si bloccò all’istante, come se qualcosa lo trattenesse.

“C-Cosa?! Ma che mi succede?!” “Succede che hai voluto giocare coi poteri sbagliati, teppistello. Nessuno tocca la mia Medal!”, esclamò una nuova voce dal tono arrogante che fece sobbalzare sgomenti Eiji e Hina.

“Ma questo è…?!”, mormorò il primo, quando, come a volergli rispondere, parte dell’aura rossa che usciva da Ifrit si condensò davanti al demone e formò la figura spettrale di un uomo simile a Shingo, ma con i capelli biondi stirati verso destra e un braccio destro che sembrava demoniaco, rivestito com’era da un esoscheletro rosso e dotato di grossi artigli e di un paio di ali d’uccello variopinte sull’avambraccio.

“ANKH!” Tutti sgranarono gli occhi a quell’apparizione, mentre Marisa rimaneva basita e confusa.

-Quello sarebbe il Greeed che ha aiutato Eiji? Ma come può essere vivo?!- Ankh, o perlomeno quello che sembrava il suo spirito, si voltò verso OOO con uno sguardo di rimprovero.

“Eiji! Possibile che senza di me tu non sappia fare altro che farti prendere a calci in culo? Eppure dovresti saperlo sconfiggere ad occhi chiusi un bamboccio del genere! Tsk! Roba da matti!” Si rigirò verso Ifrit e lo colpì con una rapida artigliata che lo fece urlare di dolore e gli fece fuoriuscire dal petto qualcosa che volò dritta nella mano di Eiji; aprendola, questi vi trovò la Core Medal rossa del pavone assorbita in precedenza dal demone, mentre le code di quest’ultimo svanivano e il suo potere calava. “E ora finiscilo! Non potrò bloccarlo ancora a lungo!”, ordinò infine il Greeed.

“Fai tanto il superiore e poi ammetti di star facendo fatica a tenerlo fermo. Non cambierai mai, Ankh…”, mormorò Eiji trasformando la sua ascia in una sorta di fucile, la cui bocca era il manico viola della forma precedente, e caricandola con la Core Medal appena ricevuta. “Ma ti ringrazio ancora una volta! Forza, ragazzi, chiudiamo la partita!” Per tutta risposta, Shintaro e Date caricarono alla massima potenza i loro Breast Cannon e Marisa creò tra le mani una potentissima sfera d'acqua compressa, pronta a venire sparata. Intanto, il loro leader strisciò il suo scanner sulle Core Medal e, al suono del Driver: “Scanning Charge!”, aprì le sue enormi ali e scatenò una raffica di vento simile alla bora che congelò Ifrit dalle gambe al torso, paralizzandolo del tutto. Infine, i quattro spararono tutto il potere accumulato in tre raggi viola, rossi e azzurro, che si fusero a metà strada in un unico raggio arcobaleno dall'incredibile potere diretto contro Ifrit.

-Ed ecco la fine. Diablo, padre, temo vi siate scelti un boccone troppo duro per i vostri denti-, pensò l'Heartdemon, triste ma privo di rimpianti, aspettando il colpo dei suoi avversari con placida rassegnazione, mentre lo spirito di Ankh svaniva con un’espressione tronfia e tutti i Kamen Rider e la loro amica da un'altra dimensione ruggivano insieme con un'unica voce: “PUTOTYRANNO NEPTUNUS CANNON HISSATSU!”

L'attacco infine esplose sul suo obbiettivo con tanta potenza da sprigionare un mini-fungo atomico multicolore, impedendo a tutti di vedere cosa stesse succedendo. Dopo secondi che parvero interminabili, Ifrit uscì dal fumo, nuovamente nella sua forma e grandezza normali, ma zoppo, con ali e corna ormai rotte, la corazza distrutta, particelle nere che lasciavano ormai in massa il suo corpo e le Core Medal di Eiji strette nel pugno. Tutti i presenti abbandonarono le loro trasformazioni e gli vennero incontro, ormai non più spaventati, ma solo desiderosi di dirgli addio.

“Ifrit, io...”, cominciò il vagabondo, ormai tornato normale, ma Ifrit lo interruppe.

“Non importa, Hino Eiji. Io sono venuto qui per catturarvi o uccidervi, pensando che la mia volontà di vivere mi avrebbe permesso di sopraffarvi... Ma alla fine è stato il vostro desiderio di vivere e proteggere i vostri cari a vincere su di me. D'altronde, così come la Croce di Fuoco, anche la vita è fonte sia del bene che del male.”

“La Croce di Fuoco?”, chiese Marisa, guardando con uno sguardo di pietà Ifrit, il quale, nonostante tutto, sembrava intenzionato almeno ad andarsene in piedi.

“L'incarnazione dei poteri dei Kamen Rider e dei mostri loro nemici, un'energia che accomuna le loro origini. Se Diablo riuscisse ad assorbire tutti i Rider come da suo obiettivo, potrebbe diventarne un avatar. Ma forse anche voi Warrior Planet siete collegate ad essa in un certo senso”, commentò lui, riprendendo per un attimo il suo tono beffardo.

-Non ha tutti i torti- pensò l'azzurra. -Dopotutto i primi demoni erano angeli caduti, e la maggior parte di noi ha ottenuto i propri poteri fondendosi con i Pater Spiritus millenni fa.- Ifrit, nel frattempo, aveva allungato la mano con le Core Medal verso Eiji, restituendogliele; tra queste, Marisa notò con la coda dell’occhio una Medal rossa spezzata in due e sfregiata, capendo che doveva essere quella di Ankh.

“Prima ho assorbito per caso anche la sua Medal, ma siccome mi era sembrata inutile così ridotta, non vi ho prestato attenzione e questo mi è stato fatale. Che errore madornale, aveva ragione a dire che sono un bamboccio”, fece il demone, autorimproverandosi. “Ah, prima che svanisse, mi ha chiesto di riferirvi che non vede l'ora di tornare e che gli dovete un camion di gelati per essersi sacrificato in quel modo, oltre che per avervi di nuovo salvato il culo”, concluse, mentre ormai la parte destra del suo corpo era sparita quasi totalmente, tra le lacrime di tutti. Eiji gli strinse quindi la mano rimasta, guardandolo con un’espressione determinata.

“Li avrà... E mi assicurerò anche che Astaroth paghi per ciò che ha fatto a te e ai tuoi fratelli”, promise con la decisione che aveva caratterizzato la stirpe dei Kamen Rider per generazioni. Accanto a lui, Shintaro e Date annuirono concordi: non l'avrebbero lasciato solo in quella lotta.

“Allora non ho più rimpianti. Me ne vado dopo una battaglia degna di un vero re e aver affrontato avversari degni e nobili come voi. È bello disperdersi nel vento in una giornata così bella. Addio anche a te, Warrior Neptunus, e ricorda: non abbandonare mai il tuo desiderio di vivere fino a quando non sentirai che è davvero giunto il tuo momento”, concluse infine Ifrit con un'espressione serena, dissolvendosi in una nuvola di particelle libera nel vento. Eiji guardò i suoi resti fino a quando non sparirono, mentre Marisa e Hina gli si affiancavano e lo guardavano sorridenti, in un silenzioso funerale per quel nemico tanto forte quanto tragico. Sia lui che l’azzurra caddero poi in ginocchio, i loro stomaci che brontolavano.

“Vi prego, andiamo a mangiare qualcosa o stavolta svengo davvero.”

                                                                                                                                               *****

“…Vero che avevo detto che volevo mangiare… Ma era davvero necessario…TUTTO QUESTO?!”

“Che domande, Marisa-chan! Mi sembra ovvio! Come potevo farmi sfuggire un’occasione simile?!” A risponderle era stata la proprietaria del Cous Coussier, Chiyoko, dopo che la Warrior, insieme ad Eiji e agli altri meno Satonaka, era ritornata al locale per farsi un’adeguata quanto meritata abbuffata di cibo. Solo che di certo non si aspettava il locale rimodellato interamente a replicare quella che era apparentemente…la Roma dei tempi di Giulio Cesare?!

“Era già da tempo che volevo fare un’ambientazione italiana, ha così tanta storia quel Paese dietro di sé! E tu mi hai fornito la scusa perfetta per farlo oggi!”, continuò a spiegare Chiyoko, allegra come non mai. Era pure vestita intonata, con un abito verde lungo fino a terra con una sola spallina retta da un grosso fermaglio dorato. Insieme a lei c’era pure il fratello di Hina, Shingo, vestito come un console romano con tanto di toga bianca a una spallina e un mantello blu che copriva l’altra spalla e scendeva fino a terra. “Erika e il presidente Kougami mi hanno informata prima che sareste venuti qui a mangiare, così io e Shingo-san abbiamo dovuto preparare tutto di fretta, ma credo che il risultato sia più che buono! Tu che dici, Marisa-chan?”

“…Direi che è venuto piuttosto…bene…”, rispose lei sorridendo in modo tirato. La risposta esatta sarebbe stata “dannatamente bene”, visto che sembrava davvero di stare in un antico edificio romano, ma era così sorpresa e a disagio che le parole stentavano a uscirle dalla bocca. Con uno scatto, si avvicinò alle orecchie di Eiji e Hina sussurrando: “Sul serio, ma come diavolo hanno fatto? Non avranno avuto nemmeno un’ora di tempo per preparare tutto!” Entrambi gli risposero con un sorriso e la frase: “La proprietaria non è una tipa qualunque!” in tono basso ma sicuro, come se fosse un dato di fatto. Marisa non riuscì a non sgranare gli occhi e deglutire. -Sicuri che sia umana almeno…?- pensò tra sé e sé prima che Chiyoko schiaffasse qualcosa in mano a ciascuno dei presenti. Abbassando gli occhi, vide che era un abito identico a quello che portava la proprietaria, solo di colore blu.

“Ho un abito anche per tutti quanti voi! Non possiamo non essere a tema, no?”, esclamò Chiyoko. “Hina-chan, Shintaro-kun, Eiji-kun, una volta vestiti, mi dareste una mano a portare i piatti del buffet? Akira-san, tu potresti prepararci un paio di tavoli? Dobbiamo far sentire la giusta ospitalità a Marisa-chan!”

“Non-non è il caso di fare tanto, davvero…”, cercò di protestare la figlia di Nettuno, stordita da quella eccessiva quanto improvvisa espansività. Nemmeno a Luna Spenta o Moon City lei e le sue compagne avevano mai ricevuto un trattamento così caloroso.

“Sciocchezze! Oggi sei nostra ospite! E poi, era da tanto che non ci riunivamo tutti insieme, con anche Eiji-kun per giunta! Bisogna festeggiare!”, replicò Chiyoko sparendo poi in cucina. Eiji si affiancò alla spiazzata Marisa e parlò in tono gentile: “Ritengo che tutti abbiano bisogno di momenti di svago, soprattutto dopo momenti difficili come questo che abbiamo appena affrontato. Ricorda che non ti stai approfittando, tutto ti è stato offerto senza che tu chiedessi e anche per la gioia di tutti, quindi non preoccuparti o sentirti in colpa, Marisa-chan.” Lei lo guardò sorpresa per un istante, ma alla fine sorrise. In fin dei conti anche l'Ammiraglio Moonlein, per quanto professionale, spingeva i propri subordinati a rilassarsi quando possibile (possibilmente facendo fuori diverse tonnellate di pizza alla sua pizzeria preferita).

“Beh, se la metti così…” Poco dopo, tutti erano abbigliati per l’occasione e stavano davanti la tavola da buffet più imbandita di piatti italiani che avessero mai visto -Marisa compresa, malgrado le sue origini-. Hina portava un vestito come quello di Chiyoko e Marisa, nel suo caso rosso, mentre Eiji, Shintaro e Date portavano gli stessi abiti da console di Shingo. “Magnifico! State tutti una meraviglia, proprio come pensavo!”, dichiarò compiaciuta la proprietaria.

“Beh, che state aspettando ora? Dateci dentro!” Mai frase venne più assecondata di quella, visto che tutti, la figlia di Nettuno per prima, si gettarono sul cibo come un’orda di locuste affamate su un campo di grano. A pochi minuti dall’inizio del pasto, le porte del locale si aprirono e fecero il loro ingresso il presidente Kougami in persona e Satonaka, la quale portava con sé un pacco avvolto con un nastro colorato.

“Vogliate scusare il disturbo, signore e signori miei, ma ci tenevamo anche noi a festeggiare l’arrivo della nostra ospite e nuova collaboratrice”, spiegò l’uomo con tono affabile e cortese.

“Kougami-san! Ci mancherebbe altro! Lei e Erika siete sempre i benvenuti! E… Un momento, collaboratrice? Marisa-chan l’ha forse aiutata con qualcosa?”, chiese Chiyoko, di colpo confusa.

“Assolutamente. Lei insieme a Eiji-kun e tutti i presenti mi hanno aiutato prima a risolvere un grave problema della mia azienda, dunque mi sembrava il minimo per ringraziare e ripagare tanta generosità”, rispose Kougami con una sicurezza e una calma che sorpresero la Warrior, preoccupatasi nel momento in cui sembrava che Chiyoko stesse per scoprire le loro identità segrete.

“Oh capisco! Marisa-chan è davvero una ragazza speciale allora!”, fece la proprietaria, gioviale.

“Accomodatevi pure! Io intanto recupero qualche altro piatto per voi!” E sparì verso la cucina del Cous Coussier. In quel momento, tutti si volsero verso il presidente.

“La sua non è una visita solo di piacere, vero, presidente Kougami?”, chiese pacato Eiji. “Non ha definito Marisa-chan la nostra nuova collaboratrice per caso, vero?”

“Molto perspicace, Eiji-kun”, rispose sorridendo Kougami. “Forse non è altro che una formalità ormai, ma ci tenevo ad avanzare comunque una proposta ufficiale di alleanza verso Tonussi-kun e la sua fazione.” Si voltò verso la Warrior in questione. “Ho visto e ascoltato il vostro scontro col demone Ifrit e, considerando ciò che è stato detto, è palese che lui non era altro che una prima battaglia. Una nuova guerra è iniziata, una guerra contro un nemico potente che sento di poter dire con certezza che nessuno di noi può battere da solo, per questo è essenziale ora più che mai unire le forze. Perciò, Warrior Neptunus Marisa Tonussi, le domando ufficialmente: pensa che lei, le sue compagne e la sua fazione accetteranno la nostra alleanza contro tale nuovo e comune nemico?” Marisa fissò l’uomo per qualche istante, poi spostò lo sguardo nell’ordine su Eiji, Hina, Date, Shintaro, Shingo, Satonaka e di nuovo Eiji, ricambiando infine il sorriso incoraggiante di quest’ultimo. Non aveva certo bisogno di pensarci, in effetti: l’aveva già deciso da un bel pezzo e sapeva che anche le altre sarebbero state pienamente d’accordo. Quindi, riportò lo sguardo su Kougami, ma, prima che potesse rispondere, qualcosa di inaspettato avvenne: una voce prese a uscire dalla vita di Eiji, per la precisione dal Driver nascosto sotto la toga che indossava.

Una voce che Marisa conosceva anche troppo bene: “Mi ricevete? Sono il capitano Martina Florence, chiamo dall'Amanogawa High School. C'è qualcuno in ascolto?”. Il silenzio divenne sovrano, mentre il gruppo ascoltava le notizie portate dalla compagna cyborg delle Warrior e le risposte delle altre Warrior stesse e dei loro nuovi compagni Kamen Rider, finché, quando Marisa si unì al coro de: “Non osare mancare!” delle sue amiche, Eiji non resistette ad aggiungere: “Tranquilla, le proteggeremo noi. Vero, signori?” E rivolse un sorriso gentile a Marisa, la quale lo guardò prima sorpresa poi con lo stesso sorriso, grata della premura del Rider per lei e le sue amiche. “Ovvio, per un detective la sicurezza del suo cliente è una priorità”, concordò con lui il Kamen Rider che aveva capito chiamarsi Shotaro e che, a quanto pareva, aveva incontrato e aiutato la sua più vecchia e cara amica Elena. Anche se i loro rapporti non sembravano essere dei più amichevoli… -Tipico di Elena. Provo quasi pena per quel tipo…- si ritrovò a pensare, trattenendosi dal ridere ripensando al loro primo incontro con Shizu.

Non ritenendola degna di essere la loro leader, l'avevano sbeffeggiata e la guerriera di Urano si era ritrovata schiacciata dal peso di Gabriel. Fortunatamente Silvia, da brava mamma, aveva risolto tutto. Quando, dopo quell’ultimo commento, la comunicazione si chiuse, Marisa tirò un sospiro di sollievo e trattenne a fatica le lacrime di gioia, gioia nel sapere le sue compagne sane e salve e di poterle rivedere presto, per poi tornare a rivolgersi al presidente Kougami: “Beh, credo che dopo questa conversazione, lei abbia già capito quale sarà la mia risposta, vero, presidente Kougami? Io, le altre Warrior Planet e i nostri compagni saremo più che lieti e onorati di affiancare voi e gli altri Kamen Rider in questa guerra!”

“SPLENDID!”, esplose Kougami con la sua solita voce roboante ed estasiata, tanto intensa da far venire i brividi lungo la schiena di tutti i presenti. “In tal caso, permettetemi di augurarvi HAPPY BIRTHDAY!” Satonaka lo affiancò e scartò il pacco, rivelando al suo interno una torta di crema, cioccolato e panna a triplo strato con sopra scritto in lettere di glassa: “‘Per la nascita dell’alleanza tra i Kamen Rider e le Warrior Planet’!” Marisa rimase interdetta per diversi secondi, finché Eiji non la riscosse dicendo solo: “Te l’avevo detto che era un tipo particolare. Comunque, fidati: sa sempre quello che è giusto fare. E anche cucinare” aggiunse con un occhiolino.

La ragazza rispose con un cenno riconoscente e tornò a godersi la festa con lui e tutti gli altri. Su suggerimento del gruppo, Marisa passò la notte a riposarsi al Cous Coussier e, il mattino successivo, si riunì ad Eiji, il quale aveva preparato la moto di OOO, un bel modello nero con decorazioni color oro, insieme ai loro zaini per il viaggio verso Osaka che li aspettava. Insieme a lui c’erano anche tutti i suoi nuovi compagni, tutti sorridenti.

“Vi ringrazio davvero per tutto”, disse. “Se non ci foste stati voi, non avrei mai potuto farcela a sopravvivere e a riunirmi ai miei cari. Grazie infinite.”

“Non dirlo nemmeno, Marisa-chan”, rispose Hina avvicinandosi e prendendole gentilmente una mano. “Ti saremo sempre grati per il tuo aiuto e per ciò che hai fatto per Eiji-kun. Ti prego, continua a supportarlo anche per me. Per tutti noi.”

“Lo farò, te lo prometto.”

“È stato un onore combattere al tuo fianco, Tonussi-san, e non vedo l’ora di poterlo fare ancora”, fece Shintaro. “Voi precedeteci ad Osaka, noi vi raggiungeremo non appena la nave del vostro Ammiraglio verrà a prenderci.”

“Mi raccomando, non finitevi tutti i nemici prima del nostro arrivo! Altrimenti finiremo solo per fare la figura delle zavorre!”, aggiunse Date col suo solito tono scherzoso e allegro.

“Sono più che sicuro che il nostro incontro non è stata una casualità, Marisa Tonussi”, disse Kougami. “Posso dire con certezza che forze sconosciute aleggiano sia intorno ai Kamen Rider che alle Warrior Planet, dunque era probabilmente destino che vi sareste incontrati prima o poi e questa alleanza influenzerà senza ombra di dubbio il futuro dei nostri mondi. Tuttavia, confido che saprete mostrarci e indirizzarci nella giusta direzione da percorrere perché le vostre volontà risuonano all’unisono con le nostre. Per questo e per il bene di tutti, dico che sono onorato di averla conosciuta e le auguro buona fortuna. Anche a te, Hino Eiji. E ricordate: non perdete mai di vista i vostri veri desideri!”

“Non accadrà mai, presidente Kougami, non si preoccupi. E sappia questo: noi Warrior Planet non ci arrendiamo mai quando si tratta di creare un futuro luminoso per il nostro mondo!”, dichiarò Marisa stringendo un pugno davanti a sé. “SPLENDID!”, urlò raggiante l’uomo, facendo sobbalzare tutti, Satonaka a parte, come al solito. Marisa si limitò stavolta a scuotere la testa, quasi divertita.

“Davvero, grazie per tutto, amici miei. Spero di rivedervi un giorno”, concluse la figlia di Nettuno con un profondo inchino. Hina, intanto, si era avvicinata ad Eiji e lo guardava con aria preoccupata.

“Mi raccomando, stai attento, Eiji-kun. Mi fido di Marisa-chan e degli altri Kamen Rider, ma mi spaventa sempre l’idea di saperti in battaglia. Temere che tu possa di nuovo…finire come…” Eiji la fermò prendendole le mani.

“Non accadrà mai più, Hina-chan. Credo di essermi finalmente liberato per sempre di quella piccola parentesi nella mia vita. E te lo prometto: io tornerò, sano e salvo. Tornerò sempre da te e da tutti gli altri. Sempre.” E la attirò in un tenero quanto intenso abbraccio che lei ricambiò subito con piacere.

“E mi raccomando anche un’altra cosa: proteggi e supporta a tua volta Marisa-chan, come farà lei con te”, gli disse Hina quando si separarono.

“Ovvio! Ho già detto che la proteggerò, no?” Eiji si rivolse poi agli altri: “Noi ci dirigiamo ad Osaka per ricongiungerci agli altri Kamen Rider e alle altre Warrior Planet. Vi attenderemo lì. A presto, amici miei, e grazie infinite di tutto, come sempre.” Si scambiò un inchino e una stretta di mano cameratesca con Shintaro e Date, un inchino con Shingo, Kougami e Satonaka e un ultimo sorriso con Hina prima di salire sulla sua moto. “Sei pronta, Marisa-chan?” La ragazza salì con un balzo sul veicolo e gli strinse le braccia intorno alla vita.

“Mai stata così pronta, Eiji! Andiamo! Destinazione: Osaka!”

“Come desiderate, signorina!” E con quel grido, il motore della moto ruggì e i due si ritrovarono a sfrecciare lungo la strada, diretti verso la loro meta.

                                                                                                                                        *****

Una raffica di colpi energetici costrinse Tsukasa, nella sua forma base di Decade, a dare gas alla sua moto e saltare così a diversi metri d’altezza per evitarla. A mezz’aria, il guerriero saltò giù dal mezzo ed estrasse la sua arma in modalità pistola per poi sparare a sua volta una raffica di colpi verso il nemico; quando i colpi vennero respinti dalle ali di pipistrello di quest’ultimo, Decade atterrò in piedi sul terreno polveroso e si voltò a guardarlo, sospirando pesantemente.

“Tu sei uno che non molla mai, vero?” Con un battito d’ali, Diablo scese verso terra a pochi metri da lui, tenendo Abraxas ancora fumante stretta in pugno. I due si trovavano in una grande radura stepposa, vuota e desolata se non per qualche pianta rinsecchita e alcune rocce e massi sparsi.

“Dopo quel nostro primo ed emozionante scontro, credevi davvero che sarei stato soddisfatto, Decade-senpai? Con una semplice schermaglia?”, chiese il demone e Tsukasa fu certo che sotto la maschera si trovasse un ghigno assetato di sangue. “La mia anima di guerriero e demone richiede molto di più per essere saziata! Un duello ancora più emozionante del primo, uno dove stavolta sarò io a vincere!” Fatta sparire Abraxas e comparire Malphas, Diablo si scagliò sul proprio obbiettivo, il quale non ebbe altra scelta se non cambiare la sua arma in modalità spada e rispondere agli attacchi. I due si scambiarono una serie di colpi rapidi e potenti, fendente contro fendente, affondo contro affondo, stoccata contro stoccata, ma nessuno riuscì a penetrare la difesa dell’altro. Un ultimo scambio li fece finire con le spade incrociate e i volti a breve distanza l’uno dall’altro.

“Ti fai ogni volta più forte, eh, kouhai?”, commentò Tsukasa, più scocciato che preoccupato.

“Ho un compito importante, Decade-senpai, che richiede costanza e dedizione, sempre e comunque. Ovunque siano, sono sicuro che neanche le Warrior Planet si stiano rigirando i pollici, dopotutto”, replicò il demone liberando la sua arma e spingendo indietro Decade con un calcio. A quel punto, estrasse una delle sue croci.

“Ho ancora così tanti poteri che voglio provare con te!” E la inserì nella cintura: “Kamen Rider Abomination: Wizard! Flame, Please! Hi-Hi, Hi-Hi-Hi-Hi!” La sua corazza divenne a piastre rosso scuro sul petto e più lucida e nera su braccia e gambe, mentre due lembi di mantello nero spuntavano sui suoi fianchi e la parte superiore della sua testa venne racchiusa da un elmo rosso scuro con larghe visiere separate da linee di metallo. Il demone toccò poi la sua cintura: “Copy, Please!” Una seconda Malphas comparve quindi da un cerchio di luce scarlatta con strani simboli sopra, formatosi sulla sua mano sinistra. Così armato, Diablo assalì Decade, sferrando attacchi tanto rapidi e numerosi con le due armi che il Rider riuscì a difendersi solo per pochi secondi, poi venne centrato da un doppio fendente al petto e scagliato indietro.

“Che razza di teppista!”, sbottò Tsukasa rialzandosi e infilando una delle proprie carte nella cintura per poi attivarla: “Kamen Ride: Den-O!” Con un rumore simile a quello dell’arrivo di un treno, la sua armatura divenne una spessa corazza pettorale rossa con spallacci argentei sopra una tuta nera, bracciali bianchi, gambali metallici e un elmo con due enormi lenti oculari rosse e un comunicatore altoparlante davanti la bocca. Inoltre, spostata la sua spada originale nella mano sinistra, nella destra gliene apparve una seconda ma dalla forma simile ad una spada lunga occidentale. “Vieni avanti, imitatore!”

“Con immenso piacere!” I due duellanti si scagliarono l’uno contro l’altro, incrociando le spade a metà percorso e sferrando una serie di colpi veloci e micidiali, usando entrambe le proprie armi con incredibile maestria e creando un vero e proprio vortice di lame intorno a sé. Sia Tsukasa che Diablo colpirono il proprio avversario diverse volte, senza riuscire a prevalere sull’altro… Almeno fino a quando Tsukasa non riuscì a spingere indietro con un fendente Diablo, abbastanza da attivare una nuova carta: “Kamen Ride: Faiz!” Linee rosse luminescenti pervasero il suo corpo, trasformando la sua corazza in una nuova formata da una tuta nera attraversata da strisce rosse, con piastre metalliche sul petto, placche su braccia e gambe e un elmo con due lenti semicircolari di colore oro e due piccole antenne rosse. La sua spada lunga venne inoltre sostituita da una curiosa spada a una mano la cui ‘lama’ era costituita da un lungo bastone cilindrico terminante in una punta.

Con una pressione su un pulsante dell’arma, però, quel bastone venne avvolto da un’energia rossa luminosa che la rese del tutto simile ad una spada laser. E con essa, Decade colpì con un potente fendente la seconda spada di Diablo, tagliandola in due, e centrando poi il proprietario con una stoccata della sua altra arma, mandandolo al tappeto.

“Volevi un duello eccitante? Ecco qui!”, disse Tsukasa attivando un’altra carta: “Form Ride: Faiz Axel!” La tuta divenne blu scuro e le linee si colorarono di argento, mentre le placche sul petto si aprivano e spostavano sulle spalle a formare degli spallacci, rivelando un complicato sistema di circuiti e processori pettorali al di sotto di essi; infine le visiere da gialle divennero rosse.

“Sì, così, Decade-senpai! Ora si che mi diverto!”, esclamò Diablo rialzandosi e prendendo un’altra delle sue croci. Prima che potesse attivarla, però, Tsukasa lo anticipò e attivò fulmineo una terza carta: “Attack Ride: Auto Vajin!” Un istante dopo che quelle parole ebbero risuonato nell’aria, il demone si sentì colpire alle spalle da una serie di proiettili ad alta velocità che lo fecero barcollare in avanti e Tsukasa ne approfittò per premere un pulsante rosso su un orologio dall’aspetto altamente tecnologico apparso sul suo polso sinistro.

“Start Up”, disse una voce robotica maschile e un conteggio alla rovescia da 10 secondi apparve sullo schermo dell’orologio. Subito dopo, Decade assalì Diablo a velocità più che supersonica, fendendo ripetutamente il suo corpo con la spada laser prima di lanciarlo in aria con un fendente ascendente. A mezz’aria, il demone si vide sovrastato da quello che sembrava un enorme robot umanoide armato di due mitragliatrici al posto delle mani, che lo colpì con entrambe le gambe corazzate e lo mandò a schiantarsi a terra. Il robot atterrò invece vicino a Decade, il quale ripremette il pulsante sull’orologio e, al suono di “Time Out”, il Rider tornò alla sua forma di base e il robot si trasformò nella sua moto.

“Maledetto bastardo…! Hai usato il tuo veicolo per attaccarmi alle spalle e riuscire così a prendermi di sorpresa!”, ringhiò Diablo faticando a rialzarsi. Quella raffica di colpi era stata devastante.

“Spiacente, kouhai, ma devi imparare ancora tante cose quando affronti uno del mio calibro”, ribatté Tsukasa in tono spavaldo e presuntuoso, pulendosi le mani.“Ad esempio, ad aspettarti sempre un attacco da dove meno te l’aspetti e, soprattutto, ad usare più rapidamente le tue carte, o croci nel tuo caso. Più forte o no, continui a essere sempre troppo lento!” Mentre parlava, una distorsione spazio-temporale si formò alle sue spalle e gli si avvicinò.“Bene, la lezione odierna è finita. Vedi di fare bene i compiti a casa!”, concluse il Rider prima di rimontare sulla moto e sparire nella distorsione con un rapido colpo di gas.

“Aspetta! Fermati subito, bastardo!”, urlò Diablo sforzandosi a rimettersi in piedi, ma poté solo guardarlo sparire nel nulla e scoppiare in un grido di pura rabbia e frustrazione, disintegrando le rocce vicine con un’esplosione di aura. Ritornato alla sua forma originale e calmatosi, il demone si toccò il petto offeso e vide le sue dita macchiarsi di sangue scuro. “L’ho sottovalutato di nuovo. È già la seconda volta che mi sfugge e mi mette pure al tappeto. Non posso andare avanti così, devo cambiare strategia o trovare un modo per poterlo anticipare.”

“Allora forse io posso esserti d’aiuto”, disse di colpo una nuova voce. Voltandosi, Diablo si trovò davanti un uomo di mezza età vestito con un lungo impermeabile marrone chiaro sopra un completo elegante e un cappello dello stesso colore, volto rasato e occhi nascosti dietro un paio di occhiali da vista rotondi. Aveva un'espressione aperta, cosa che ci si aspetterebbe da qualcuno di disponibile, ma c'era qualcosa in essa che ricordava all'Heartdemon dei propri simili.

“E tu saresti?”, domandò quest’ultimo, sospettoso.

“Il mio nome è Narutaki. E come te, Diablo-san, sono un nemico di Decade…”

(1) La squadra protagonista della saga principale, ambientata nel 2998 e capitanate da Angelica.
 
Eiji Hino, aka Kamen Rider OOO: protagonista indiscusso della serie ‘Kamen Rider OOO’ e dodicesimo degli Heisei (=post 2000) Rider a vestire i panni di uno degli eroi mascherati al servizio dell’umanità. Figlio di un importante politico giapponese, Eiji era in principio solo un ragazzo normale che viaggiava per il mondo insieme al nonno, ma la sua vita cambiò quando, durante un suo viaggio in Africa, provò a organizzare una raccolta fondi. I soldi vennero però rubati e usati per finanziare una guerra civile, in cui Eiji si trovò coinvolto. Durante il conflitto, il villaggio dove si trovava venne distrutto, una ragazza con cui aveva fatto amicizia venne uccisa e lui catturato per chiedere un riscatto. Anche se il riscatto venne pagato ed Eiji liberato, la disperazione per non essere riuscito a salvare la sua amica pur avendola davanti a sé e il disgusto per la famiglia, che sfruttò questa tragedia per ottenere supporto pubblico e rafforzare la posizione politica del padre, fece perdere al ragazzo ogni desiderio personale e lo indusse a viaggiare stavolta da solo per il mondo, in cerca di più persone possibili da aiutare. In questi viaggi, Eiji si trovò infine a Tokyo, dove venne suo malgrado coinvolto nella guerra tra i Greeed e la Fondazione Kougami per il possesso delle Core e Cell Medal quando incontrò ciò che restava dell’anima di Ankh, il Greeed uccello. Desideroso di salvare le persone messe in pericolo dagli Yummy e dai loro padroni Greeed, Eiji accettò di allearsi con Ankh e ricevette da lui l’OOO Driver e le Medal che gli permisero di trasformarsi in Kamen Rider OOO e affrontare i nemici, supportato oltre che da Ankh, anche dalla Fondazione Kougami e dalla nuova amica Hina Izumi, il cui fratello moribondo Shingo era stato posseduto da Ankh per tenerlo in vita e dare un corpo intero di supporto all’anima frammentata del Greeed. L’assenza di desideri personali si rivelò una potente risorsa per Eiji, permettendogli di sfruttare i poteri delle Medal, che si nutrivano di desideri e ambizioni, senza i rischi di perdita di controllo che avevano le altre persone, ma divenne poi un’arma a doppio taglio quando le Medal viola, rappresentanti il nulla, vennero attirate da lui e penetrarono nel suo corpo iniziando a renderlo incontrollabile e a trasformarlo in un Greeed. Solo quando, alla fine, Eiji realizzò di avere sempre avuto un desiderio, ovvero di possedere il potere per potere sempre afferrare le mani delle persone in difficoltà, la sua anima acquisì il potere per controllare tutte le Medal e di distruggere il suo ultimo e più terribile nemico, al costo però della vita di Ankh. Così, Eiji partì per un altro viaggio per il mondo, in cerca di un modo per riparare le Medal e riavere così il suo amico. Uno spirito caritatevole e coraggioso, Eiji non si ferma davanti a niente e nessuno pur di salvare qualcuno, che si tratti di un amico o di uno sconosciuto, ed è in grado di capire i veri desideri e il dolore degli altri solo standoci a contatto per un po’ di tempo. Al contrario, ha ben poca cura del suo benessere e questo spesso lo mette in pericolo o difficoltà davanti ai nemici, ma sa comprendere l’importanza del continuare a vivere per portare avanti i propri sogni, avendo finalmente trovato una sorta di equilibrio. Sua curiosa abitudine, ereditata dal nonno, è quella del portarsi sempre dietro nei viaggi un paio di mutande pulite e pochi spiccioli al motto: “Mi basta avere qualche soldo e le mutande per domani”. Inizialmente per nulla violento o tagliato per il combattimento, Eiji sviluppò presto con le sue battaglie contro i Greeed un’incredibile abilità combattiva sia a mani nude che all’arma bianca che, unite alla sua maestria nell’usare le Medal fornite da Ankh e ai poteri incredibilmente vari e versatili delle loro Combo, gli permette di essere un avversario temibile contro qualunque nemico, persino il più potente e crudele.

Akira Date, aka Kamen Rider Birth Prototype: uno dei coprotagonisti e Kamen Rider secondari della serie di OOO. Un medico militare che ha prestato servizio in tutto il mondo, Akira Date si trovò però costretto a ritirarsi dalla professione sul campo a causa di un colpo di pistola subito durante una missione, che gli lasciò un proiettile incastrato nella parte posteriore bassa del cervello e conseguenti tremendi dolori alla testa e sensi annebbiati. Deciso a sopravvivere, Date accettò la proposta di Kousei Kougami di testare e sviluppare per loro il sistema Birth per combattere la guerra contro i Greeed, divenendo così il primo Kamen Rider Birth con l’obiettivo di guadagnare i 100 milioni di yen necessari per l’operazione di rimozione del proiettile dal cervello. Dopo essere riuscito a racimolare il denaro necessario, pur rischiando più volte di essere ucciso dai Greeed, Date lasciò la Fondazione, cedette il sistema e l’eredità di Birth a Shintaro Goto e si ritirò dalla guerra per affrontare la delicata operazione chirurgica. Dopo il successo di quest’ultima, tuttavia, accettò di tornare per combattere le battaglie finali contro i Greeed al fianco di Eiji e Shintaro, indossando e usando il prototipo del sistema Birth per diventare Kamen Rider Birth Prototype. Date è un uomo dalla personalità energica e allegra, sempre in movimento e con la tendenza ad essere impulsivo in battaglia, correndo spesso grossi rischi per guadagnare più rapidamente. Nonostante sia un medico militare, non apprezza molto manuali e regole e tende ad apprendere le cose sul campo, inoltre, non ha paura ad ammettere di temere la morte e di combattere la guerra semplicemente per guadagnare il denaro necessario all’operazione per salvarsi la vita. Date è e rimane però un tipo gentile e generoso, che corre spesso pericoli e rischi per salvare gli altri, amici e non, anche se di solito si giustifica in modo scherzoso dicendo che è deformazione professionale. In battaglia, usa uno stile di combattimento che mescola diverse arti marziali a mosse di wrestling professionistico, che unito alle armi di Birth si rivela incredibilmente efficace, ma nel contempo il suo disprezzo per i manuali gli fa spesso dimenticare le vere potenzialità del sistema e finisce per riscoprirle solo sul campo. Dopo aver superato l’operazione ed essere tornato, inizia ad utilizzare il sistema Birth Prototype e, malgrado il suo possedere meno del 50% del potenziale del sistema completo in quanto solo un prototipo, è in grado di sfruttarlo magistralmente e in perfetta sincronia col nuovo Birth, ovvero Shintaro.

Shintaro Goto, aka Kamen Rider Birth: un altro dei coprotagonisti e Kamen Rider secondari della serie di OOO. Originariamente un poliziotto, Shintaro divenne poi il capo della squadra motociclisti degli agenti speciali della Kougami Foundation, con l’obiettivo di sventare la minaccia dei Greeed e delle Medal e salvare il mondo. Malgrado le sue intenzioni nobili, tuttavia, la sua impazienza e la sua smania nel seguire le regole rallentarono i suoi progressi e il suo lavoro, fino a fargli perdere il diritto iniziale di testare e usare il sistema Birth in battaglia, diritto poi passato ad Akira Date. Nonostante la delusione, Shintaro imparò col tempo a capire le stramberie e i discorsi strani ma saggi del presidente Kougami e ad apprezzare sia Eiji Hino che Akira Date, inizialmente da lui ritenuti inadatti ad essere Kamen Rider, diventando così un loro preziosissimo alleato e supporto nella guerra. Alla fine, quando Date dovette ritirarsi per affrontare l’operazione al cervello, Shintaro ereditò finalmente il sistema Birth e divenne il nuovo Kamen Rider Birth, aiutando Eiji fino alla loro vittoria finale contro i nemici. Una persona rigorosa e fissata coi regolamenti, Shintaro aveva inizialmente una personalità chiusa e troppo seria, al punto da non riuscire a capire le decisioni apparentemente assurde di Kougami o le sue stesse debolezze in battaglia e nella vita( non mancando comunque di allenarsi), arrivando addirittura a sentirsi inadeguato e incapace di realizzare la sua ambizione di salvare il mondo dai Greeed, prima di ritrovare il coraggio e la determinazione grazie a Chiyoko, Hina e agli stessi Date ed Eiji. Da qui, Shintaro divenne una persona più responsabile e comprensiva, arrivando a riconoscere gli altri Rider come amici e supportandoli con tutto sé stesso, finché lo stesso Date, nel momento del suo ritiro, lo riconobbe infine come suo degno successore per diventare Birth. In battaglia, si rivela essere un’eccezionale pilota e cecchino, capace di usare sia armi leggere come le pistole che pesanti come i fucili e i bazooka, ma è anche incredibilmente abile nelle arti marziali e, quando ottiene il sistema Birth, rivela presto di riuscire ad usare le sue piene potenzialità persino meglio dell’originale possessore Date.
 
Salve a tutti, ragazzi, scusateci enormemente per il ritardo. Non è stato già di per sè un capitolo facile da scrivere, e alcuni impegni si sono messi davanti a noi. Speriamo comunque che questo capitolo sia stato di vostro gradimento e ringraziamo per essere giunti fin qui. Io e Xephil ci impegniamo costantemente per migliorarci a vicenda(io in particolare sto facendo molta pratica grazie a lui), ma per farlo sono necessarie anche le critiche, quindi invitiamo tutti a recensire e darci la vostra recensione sulla storia. Cercheremo di tornare col nuovo capitolo prima di capodanno, ma non sarà semplice, nel caso auguriamo buone feste in anticipo.

Prossimo capitolo: ' Warrior Uranus e il detective con due anime, W'.

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Warrior Uranus e il detective con due anime, W ***


Warrior Uranus e il detective con due anime, W

Era una notte apparentemente calma a Futo City, tranne in un piccolo ospedale. L'ultima ospite del suddetto edificio, cioè Elena, si era ripresa in fretta dalle ferite riportate dal suo ultimo scontro ed era uscita dalla finestra al primo piano, ritrovandosi in un piccolo spiazzo con qualche cespuglio e fiori. S’incamminò in cerca dell'uscita, stando attenta a qualsiasi movimento.

“Non sapevo che i pazienti potessero essere dimessi dopo neanche tre ore di ricovero”, disse improvvisamente una voce alle sue spalle, facendola voltare di scatto e assumere una posizione di guardia. Di fronte a lei c'era un giovane uomo dai capelli castani molto disordinati e dai tratti chiaramente giapponesi, vestito con una camicia bianca, una giacca nera, una cravatta e un cappello a fedora che sembrava uscito fuori da un film degli anni 30.

“E tu chi saresti?”, chiese la figlia di Urano, più che pronta a ingaggiare battaglia se fosse stato un demone mandato a catturarla.

“Il tipo che ti ha portata qui ed è rimasto in attesa che ti svegliassi. Hidari Shotaro, detective privato”, si presentò lui togliendosi il cappello, ma la Warrior non fu molto rassicurata.

“Elena Zanon, piacere. Ora scusa, ma devo andare”, fece la ragazza tentando di uscire, ma Shotaro la prese per un braccio.

“Prima devo farti delle domande.” La Warrior non era tuttavia in vena di parlare e si liberò con uno strattone, per poi cercare di dargli un pugno al viso che venne parato facilmente. Non buttandosi giù d'animo, Elena riprovò a colpire, ma Shotaro parava ogni pugno e calcio con grande facilità.

“Niente male”, commentò Elena cercando di nascondere la sua sorpresa. Certo, era nella sua forma normale, era ancora stanca e si stava trattenendo, ma aveva comunque ricevuto il proprio addestramento da Michael e Silvia, perciò come poteva un semplice umano competere con lei? Mentre i due continuavano il loro ‘battibecco’, alcune figure indistinte si mossero tra i cespugli del giardino, osservando i due contendenti con intenzioni sinistre. Uno di loro uscì infine allo scoperto senza preavviso, saltando tra i due contendenti e puntando una pistola contro Elena, ma venne fermato da Shotaro, il quale lo colpì con un calcio al fianco e lo gettò poi a terra con una semplice presa, azione che venne tuttavia seguita dall'apparizione di altri esseri simili. Erano figure umanoidi vestite con un completo nero da gangster, guanti e il volto coperto da una maschera nera ricoperta di ossa bianche a formare un'espressione minacciosa. Elena non aveva mai visto creature simili nel suo mondo, ma al detective sembravano invece molto familiari.

“Come al solito voi Dopant vi fate vedere nei momenti peggiori”, commentò seccato Shotaro, prendendo una grossa chiavetta USB di colore viola, mentre alla vita gli appariva una strana cintura rossa con un ingresso fatto apposta per l'oggetto. Premendo un pulsante invisibile sulla chiavetta, da questa provenne una voce metallica che disse: “Joker!”, quindi Shotaro la inserì nella cintura e la piegò poi di lato urlando una parola che Elena aveva già sentito sulla spiaggia. “Henshin!” Il suo corpo venne avvolto da decine di strani cristalli, che si unirono chiudendolo in un'armatura nera con decorazioni viola, occhi rossi da insetto e due specie di antenne a forma di W. Il nuovo guerriero indicò le strane creature con un gesto estremamente virile dichiarando: “Kamen Rider Joker. Contate i vostri peccati.”

E si gettò nella mischia colpendo gli strani esseri con un misto di calci e pugni dall'incredibile coordinazione, spedendoli facilmente a terra. Vedendolo combattere, Elena non poteva certo tirarsi indietro, nonostante fosse un rompiscatole.

“Uranis Patrem Spiritus! Da Mihi Virtum Tuam! Sono la figlia di Urano,.e vi sconfiggerò in nome del padre dei cieli!”, annunciò la sua trasformazione, materializzando su sé stessa la sua divisa da combattimento e unendosi all'appena rivelato Kamen Rider.

“Gran bel costume. Che roba è?”, chiese ironico quest'ultimo.

“Disse quello con una tuta di spandex”, ribatté Elena sparando un colpo di vento contro il nemico più vicino. Shotaro ignorò il commento e ne prese un altro a calci. Nessuno dei due, però, si accorse che qualcuno li osservava da lontano. L'essere prese in mano un telecomando e, quando premette un pulsante, uno dei Dopant esplose in una tempesta di chiodi.

“Oh, cazzo!”, esclamò la Warrior circondando lei e Shotaro con un vortice di vento sufficiente a deflettere i chiodi, ma così facendo non notò un secondo Dopant lanciarle contro dei fili provenienti dal suo polso che la avvolsero immobilizzandola; dal canto suo, il Rider venne placcato e bloccato dal resto del gruppo di nemici. Solo allora il padrone delle creature decise di uscire allo scoperto.

“Scusate il trattamento brusco, ma le esperienze dei miei simili con le Warrior Planet mi hanno insegnato a essere prudente”, disse il demone più magro e secco che Elena avesse mai visto. Aveva un muso leggermente allungato, piedi stranamente simili a quelli di una scimmia e sotto le braccia delle membrane alari simili a quelle dei pipistrelli o degli pterosauri. Ma la cosa più spaventosa era la sua pelle, totalmente grigia e ricoperta da piaghe violacee, bolle e diverse cicatrici. Aveva anche spallacci e gambali rosso-neri, ma ridotti in pessime condizioni, e i suoi occhi erano completamente bianchi e molto inquietanti.

“E tu chi saresti, sgorbio?”, chiese rude Shotaro, pensando che fosse un altro Dopant, mentre lottava per liberarsi.

“Puoi chiamarmi Checker, Shotaro-san, e sono un umile servo del potente Lord Astaroth... Del quale la gentile signorina qui presente potrebbe dirti tutto, se lo volesse”, rispose lui con un viscido tono da lecchino per poi avvicinarsi saltellando ad Elena, ancora bloccata dai fili.

“Perché mi hai portato qui? Dove sono le altre?”, domandò autoritaria la figlia di Urano concentrando le sue energie per liberarsi.

“No, noi non c'entriamo niente. Siete arrivate in questa dimensione solo grazie al colpo di testa della vostra leader. Per quanto riguarda le altre tue compagne, dovrebbero essere sparse per il Giappone.”

“Grazie, è tutto quello che volevo sapere”, mormorò circondandosi con uno strato di vento tagliente, che distrusse finalmente i fili. Nello stesso momento, Shotaro riuscì a liberare una gamba e calciò via uno dei suoi assalitori, per poi liberarsi facilmente anche degli altri, che sparirono non appena vennero atterrati. Checker sbuffò.

“Uff, quasi una settimana passata a potenziarli e spariscono ancora come niente. Che rottura”, commentò annoiato, mentre altri Dopant si materializzavano da un'aura proveniente da lui stesso, ma, a differenza dei loro predecessori, questi avevano diverse armi al posto delle mani: pistole, mazze ferrate, armi da taglio e uno persino una motosega. Il Kamen Rider li guardò stringendo le mani.

“Potenziarli? Ti sei messo a fare esperimenti sui Dopant?! Lurido...!”

“Qual è il problema, non sono dei mostri?”, chiese Elena, non capendo perché Shotaro si fosse improvvisamente arrabbiato così tanto.

“Mostri che una volta erano esseri umani!”, rispose questi, facendo assumere alla figlia di Urano un'espressione sconvolta, senza smettere di fissare il demone, il quale mostrava invece un’aria annoiata.

“Ah, non preoccuparti: per crearli, mi sono limitato a mettere un po' di energia negativa dentro qualche cadavere preso al cimitero, che poi ho potenziato con delle Masquerade Memory e qualche altro trucchetto. Gli umani sono troppo noiosi per me, mi secca persino averli come ostaggi. Ma ditemi: volete restare lì a pensare quanto sia disgustoso o volete provare a distruggermi?” Entrambi i combattenti avevano avuto a che fare con un sacco di mostri crudeli e sanguinari, ma nella creatura che si trovavano di fronte c'era un senso di menefreghismo incredibile, come se non gliene importasse niente né di quello che aveva fatto, né di quello che gli avrebbero potuto fare.

“Cavolo, ne ho incontrati di demoni seccanti, ma tu sei il primo che mi faccia innervosire così tanto. E pensare che, se avessi un po' più di armatura e fossi più robusto, assomiglieresti a Diablo”, disse Elena. In quel momento, un'ombra di emozione sembrò finalmente passare sul volto dell'Heartdemon, nella fattispecie rabbia.

“Sono suo fratello, infatti. Per essere più precisi, siamo nati dallo stesso esperimento, lui però si è beccato tutto lo charme e io la nerdaggine. Fortunatamente sono ancora capace di fare questo.” Ed estrasse a sua volta una chiavetta simile a quella usata da Shotaro, che sussultò nuovamente nel vederla.

“C-Come hai fatto ad averla?”

“Non è così difficile con la nostra tecnologia...e una connessione alla Terra”, rispose sardonico il demone, premendo un pulsante invisibile sullo strano oggetto, da cui partì la voce: “Nazca!”, e puntandoselo infine sul petto, in cui affondò rapidamente fino a sparire al suo interno. L’istante successivo, venne avvolto da una strana aura, da cui emerse con indosso una corazza azzurra decorata da simboli e disegni neri ricordanti le antiche civiltà americane, curiosi pantaloni gonfi, una lunga sciarpa arancione e un elmo azzurro e nero attraversato da linee anch’esse arancioni. Con un movimento, Checker materializzò poi una katana azzurra nella sua mano destra e insieme ai suoi soldati si diresse contro Shotaro ed Elena, ingaggiando direttamente il primo in un serrato scambio lama-pugni e calci. La seconda invece, schivati i primi attacchi, avvolse i propri pugni in uno strato d’aria e attaccò i Dopant uno dopo l'altro, trapassandone il petto ma venendo anche colpita più volte allo stesso tempo, seppur senza riportare ferite gravi.

-Diamine, mi sono abituata troppo a lavorare in gruppo!- pensò la ragazza scagliando in aria un mostro con un'ondata di vento. Fortunatamente Shotaro se la cavava meglio, schivando i colpi di Checker e contrattaccando con grande abilità.

“Si può sapere perché volete quella ragazza?”, chiese il detective, abbassandosi per evitare un fendente e rispondendo con un calcio basso. Per tutta risposta, ricevette un colpo d'energia oscura che lo spedì contro il muro dell’ospedale; subito dopo, Checker disegnò una complicata ragnatela nell’aria con la sua katana, creando una serie di catene che scattarono in avanti e avvolsero il Rider.

“È una dei nostri peggiori nemici, W, non ti serve sapere altro”, rispose solo allora il demone, caricando la sua arma di energia e preparandosi a tagliare l’avversario in due. Fortunatamente, in quel momento, Elena riuscì a distruggere anche l'ultimo Dopant e scagliò una folata di vento che spinse via Checker, per poi inginocchiarsi davanti a Shotaro e tagliare le catene con un colpo di taglio della sua mano, avvolta ora in uno strato di vento che roteava con estrema velocità, sibilante e tagliente. Checker, tuttavia, si riprese in fretta e, senza perdere tempo, creò altri soldati Dopant armati prima di ripartire all’attacco.

“Elena-chan, non possiamo combattere qui. Siamo troppo vicini all’ospedale e potremmo finire per danneggiarlo in modo più o meno grave, mettendo in pericolo la vita dei pazienti all’interno. Doppiamo allontanarlo e trovare un altro campo di battaglia”, disse il Kamen Rider una volta libero. La mora lo guardò con un'espressione infastidita, ma dovette ammettere che non sbagliava.

“Non chiamarmi Elena-chan, ma va bene. Hai un modo per scappare?” Poté giurare che, sotto la maschera, Shotaro avesse assunto un sorriso sadico, perché la afferrò e se la mise sulla schiena come un sacco di patate, correndo poi verso il gruppo di nemici e scavalcandolo con un balzo all'ultimo istante, prima di dirigersi verso il parcheggio dell’ospedale. Tuttavia, la strada gli venne subito bloccata da una barriera contro cui sbatté violentemente, lasciando cadere a terra la povera guerriera; senza scoraggiarsi, il Rider provò a colpire la barriera con un paio di pugni, ma senza effetto.

“Elena-chan, tienili occupati per qualche secondo. Io rompo questa seccatura”, ordinò nuovamente Shotaro e la Zanon fu costretta ad obbedire, creando a sua volta una barriera di vento che fermò l'orda di mostri con la giacca.

“È vero quello che si dice sui Kamen Rider: non vi arrendete mai”, commentò Checker prendendo altre due chiavette e premendovi sopra prima di ‘inserirle’ in sé. ““Smilodon/Weather!!””. Questa volta la sua armatura diventò bianca e più spessa, assumendo contemporaneamente sembianze feline quali pelliccia giallo scura su braccia e gambe, artigli lunghi e rossi e due lunghe zanne a sciabola, spuntate al posto dei canini superiori. Con quel nuovo aspetto, il demone annullò facilmente con un gesto della mano il muro creato da Elena e sferrò un singolo calcio incredibilmente rapido e forte che la spedì ai piedi di Shotaro. Fortunatamente il Kamen Rider non era rimasto in panciolle: mentre Elena lo spalleggiava, aveva ripreso la chiavetta USB con cui si era trasformato e l’aveva inserita in un’entrata apposita a lato della cintura. “Joker Maximum Drive!”, tuonò una voce metallica, mentre un'energia viola chiaro si caricava nel pugno di Shotaro e questi saltava verso la barriera.

“RIDER PUNCH!”, gridò a squarciagola affondando il colpo e riducendo in frantumi il muro creato da Checker. Il demone, visto quanto successo, si gettò contro di lui, ma il detective fu abbastanza veloce da riprendere Elena e correre di nuovo verso il parcheggio dell'ospedale, dove mise la ragazza su una moto metà nera e metà verde, la cui parte frontale ricordava non poco l'elmo del proprietario. “Ehi, perché dobbiamo fuggire? Pensavo volessi combattere da qualche altre parte ora.”, protestò la figlia di Urano, mentre l'altro si sedeva accanto a lei.

“Come ho detto prima, qui rischiamo di distruggere tutto. E poi conosco gli oggetti che ha usato per trasformarsi, ora come ora non possiamo affrontarlo”, rispose Shotaro partendo ad alta velocità e infilandosi nelle strade della città.

“Quindi lo lasciamo andare? Per quello che ne sai, potrebbe aver già preso in ostaggio tutti i pazienti!”

“In quel caso, li lascerà intatti. Gli sono più utili da vivi che da morti. Comunque che hai a che fare con lui?”

“Ora ti spiego tutto, ma a titolo informativo, dove siamo? Non sembra Tokyo”, rispose la guerriera di Urano osservando le strade sotto i primi raggi del sole mattutino e non riconoscendone nessuna.

“Infatti, questa è Futo City”, rispose Shotaro tornando normale e passando i successivi minuti ascoltando la storia di Elena...e non sbattendo contro un muro per poco quando scoprì che tutti gli Showa Rider erano stati sconfitti da Diablo.

“…e questo è tutto. Decade aveva detto di fidarci dei Kamen Rider, perciò pensi di potermi aiutare?”, concluse Elena quando la moto si fermò davanti a un edificio con un cartellone che recitava 'Narumi Detective Agency'.

“Ma certo, basta che mi assumi. Dopotutto sono un detective”, disse Shotaro mettendo le chiavi nella porta. Elena alzò le spalle.

“Pensavo che voi Rider foste più altruisti. Comunque, non è un problema: i miei tutori legali posseggono una banca così grande da far sembrare la multinazionale più potente del mondo un chiosco dei gelati. Basta che fai un prezzo”, disse veritiera, pur adottando volutamente un tono ironico. Shotaro stava per rispondere, ma si beccò un colpo di qualcosa proveniente dalla porta ormai aperta e cadde a terra. Preoccupata che Checker li avesse trovati, Elena fu sul punto di trasformarsi, prima di vedere che ad attaccare il detective era stata una ragazza dai capelli neri raccolti in una coda e ancora in pigiama. Niente di pericoloso a prima vista, ma aveva un'espressione furente che alla Warrior ricordava molto Shizu arrabbiata e teneva in mano una ciabatta come se fosse stata la più pericolosa delle armi.

“Shotaro-kun, ma ti sembra questa l'ora di rientrare?! Eravamo tutti preoccupati, non sei neanche uscito con lo Stag Phone!”, sbottò lei alla povera vittima, che si rialzò massaggiandosi la fronte.

“Buongiorno anche a te, Akiko. Terui e Philip sono dentro?”, si limitò a chiedere Shotaro.

“Philip-kun è nell’hangar impegnato in qualche ricerca come al solito, mentre Ryu-kun è uscito proprio per cercarti visto che non tornavi. E non provare a cambiare discorso! Ci devi come minimo delle scuse per averci fatto preoccupare inutilmente!”, replicò la ragazza chiamata Akiko, tuttavia la sua rabbia si smorzò nel momento in cui vide l’espressione seria di Shotaro. Conosceva da abbastanza tempo il suo amico da sapere che, quando faceva quello sguardo, c’era sempre qualcosa di pericoloso sotto.

“Fidati, non l’ho fatto inutilmente. Al contrario, posso dire di avere per le mani uno dei casi più grossi che ci siano mai capitati finora.”

“Dici davvero?! E sarebbe?”

“Richiama Terui all’agenzia. Vi spiegherò tutto appena saremo al completo. Intanto, prego, Elena-chan.” Fece appena in tempo a finire la frase che un calcio tremendo negli stinchi lo fece urlare di dolore.

“Ti ho detto di non chiamarmi Elena-chan! Non prenderti tante confidenze, detective dei miei stivali uranici”, sbottò la Warrior, chiaramente seccata. Solo in quel momento, Akiko sembrò rendersi conto della sua presenza.

“E lei sarebbe…?”

“…La nostra cliente… Ahia, che male, cazzo!”, rispose con voce rotta Shotaro claudicando dentro l’agenzia.

“Sei la cliente, eh?” Akiko squadrò Elena da capo a piedi con tanta intensità che quest’ultima ne rimase quasi intimorita. Almeno finché Akiko non si sciolse in un sorriso malizioso. “Già mi sei simpatica. Mi piace il tuo stile! Ah, giusto. Io sono Narumi Akiko, il capo di quel montato e di quest’agenzia”, le disse con un inchino.

“Tu sei il capo?”, chiese Elena sgranando gli occhi. “Scusa se lo dico, ma… Così giovane?”

“Ho ventisei anni eh!” “…Ah, sì?” Non l’avrebbe mai indovinato, se non gliel’avesse detto. -Caspita se sembra più giovane- pensò prima di rispondere alla precedente presentazione: “Io mi chiamo Elena Zanon. Molto piacere.”

“Allora benvenuta, Elena-san”, disse Akiko invitandola ad entrare. Dopo un’ultima titubanza, Elena seguì i due all’interno dell’edificio, attraversando prima un ingresso piuttosto spoglio e arrivando poi nell’agenzia più eccentrica che avesse mai visto. Un piccolo salottino con un tavolo da biliardo nell’angolo e sopra di esso un tiro al bersaglio con freccette e una radio a dir poco antiquata era direttamente collegato ad un’ampia stanza con un letto a castello da una parte, una larga scrivania su cui sopra vi erano un telefono, una macchina per scrivere -seriamente?-, diversi documenti e libri dall’altra, alcune mensole con libri, una scala nel retro che pareva portare a una soffitta, un orologio a forma di elica al muro e un sacco di altre stranezze che sarebbero state bene in un ufficio degli anni 30. Seguendo Shotaro e Akiko, il primo aveva intanto rimosso il cappello e l’aveva appeso accanto ad altri simili su una porta alla parete sinistra del salottino, Elena si mosse in fretta nella stanza principale, guardandosi intorno con un’aria assolutamente incredula.

“Seriamente, ma quanti anni hai?” chiese infine avvicinandosi alla scrivania ed esaminando gli oggetti presenti. “Già pensavo che il tuo look fosse antiquato, ma questo è pure peggio… Che… Una macchina per scrivere?! Ma sai almeno cos’è un computer? E questo telefono? L’hai rubato da un antiquario?”

“Non mi aspetto che una teppista come te capisca”, ribatté Shotaro, apparentemente intoccato dal suo sarcasmo. “Tutto questo fa parte di un mondo più cool di quanto quello odierno possa mai essere. Un mondo per uomini veri, un mondo hard-boiled.” “Hard-boiled…?”, ripeté scettica Elena, mentre alle sue spalle Akiko sbuffava un:

“Eccolo che ricomincia…”

“Non esitare mai a prescindere dalla situazione. Questo è il vero stile di vita di un uomo tra gli uomini”, spiegò Shotaro come se stesse citando la più grande verità dell’esistenza, mettendosi a sedere dietro la scrivania e sfiorando gli oggetti criticati come se fossero stati i gioielli più preziosi del mondo. “Questo significa hard-boiled.” E concluse con una posa a dir poco virile, l’indice alzato che sfiorava leggermente la fronte e il pollice in su, quasi a imitare una pistola.

“…Sei davvero un montato”, fu la sola replica di Elena, per nulla colpita.

“Già! E non sei nemmeno davvero hard-boiled o quello che è! Sei più un half-boiled!”, aggiunse Akiko.

“Hard-boiled! HARD! Non HALF! Piantala di definirmi in quel modo!”

“E perché? È quello che sei!” Il litigio che poi seguì tra i due minacciò di far morire dalle risate Elena. Più che capo e subordinato, erano cane e gatto.

“Sentite, ragazzi, per quanto questo teatrino sia mortalmente divertente, credo che abbiamo cose più importanti di cui occuparci al momento. In particolare, quel folle di Checker. Ricordi, vero, Kamen Rider?”, li interruppe infine, assumendo un’espressione molto seria. A quelle parole, Shotaro ritornò istantaneamente serio a sua volta e pure Akiko sembrò agitarsi a sentirla chiamarlo così.

“Shotaro-kun, lei sa della tua…?”

“Sì, esatto. E il caso riguarda anche le Gaia Memory.” Il detective si rialzò dalla sedia e si diresse alla porta coi cappelli nel salottino. “Andiamo da Philip. Terui fra quanto sarà qui?”

“Ho ricevuto un messaggio poco fa. Due minuti e ci saremo tutti.”

“Ottimo.” Shotaro aprì la porta e invitò Elena ad entrare. La Warrior sgranò gli occhi sconvolta quando, scesa una piccola scaletta, si ritrovò in un enorme hangar segreto illuminato da delle luci blu soffuse, con una gigantesca struttura circolare dall’aspetto altamente tecnologico al centro, circondata da una griglia di passerelle e piattaforme metalliche sopra cui vi stavano diverse lavagne con molteplici scritte in pennarelli di colori diversi e, in un angolo, un piccolo divano e lì vicino qualcuno che scriveva su una delle lavagne mentre leggeva al tempo stesso un libro. Attraversando la passerella di collegamento tra le piattaforme, Elena poté vedere che si trattava di un giovane uomo dell’età di Shotaro, con corti capelli neri scompigliati e vestito pure lui in modo a dir poco eccentrico: se il detective aveva almeno costanza nel suo look datato, questo nuovo individuo aveva un look misto casual, con una maglia a maniche lunghe striata di giallo e bianco, mezziguanti gialli, pantaloni neri lunghi fino a sotto il ginocchio, scarpe rosse e un lungo soprabito blu con cappuccio e senza maniche. Ma chi era? Un nerd da laboratorio? Pure un tipo così stava nel loro gruppo?

“Elena Zanon”, disse il misterioso ragazzo senza nemmeno guardarla, facendola trasalire. Come faceva a conoscerla? “Membra delle Warrior Planet, conosciuta più precisamente come Warrior Uranus. Ho già letto tutto su di te. Ora sto studiando il resto della tua organizzazione. Non so come tu, anzi voi siate comparsi di colpo nella Biblioteca Planetaria, ma il vostro materiale è a dir poco straordinario. Strabiliante!” La sua voce aveva un tono informale ed estasiato, come un bambino davanti ad un negozio di dolciumi. Guardandosi meglio intorno, la ragazza si accorse che sulle lavagne c’erano scritte tutte frasi che riguardavano lei e le sue compagne, persino i loro superiori e i loro poteri. Sembrava di guardare la loro storia messa su carta, o meglio su lavagna.

“…Tu…mi conosci?”, chiese Elena con titubanza. Ora quel tipo le suonava quasi come uno stalker.

“Come sarebbe a dire che è comparsa di colpo nella Biblioteca Planetaria? Non erano presenti già da prima?”, domandò invece Shotaro.

“Non so come sia possibile, ma le informazioni su di lei e la sua organizzazione sono apparse tra i libri della Biblioteca Planetaria mentre svolgevo un’altra ricerca, come se una conoscenza più grande e complessa di quella del nostro mondo si fosse improvvisamente collegata ad essa”, spiegò l’altro. “E più tempo passa, più informazioni compaiono. È incredibile! Come se fossimo stati davvero collegati a un nuovo mondo!” Quelle parole fecero scattare diversi interruttori nei cervelli di Elena e Shotaro, che improvvisamente iniziarono a realizzare e collegare diverse cose.

“Lui è Philip, Elena. Il mio insostituibile partner”, disse poi il detective.

“Per pura coincidenza o magari fortuna, sembra essere entrato già in contatto con te e la tua realtà. Tanto meglio, questo ci risparmierà tempo.”

“Molto lieto di conoscerti, Elena- san”, la salutò l’ora identificato Philip.

“Piace- Aspetta un secondo, vorresti farmi credere che tutte queste cose su di me e le mie compagne le hai studiate e scritte solo da quando abbiamo lasciato l’ospedale?!”, chiese Elena incredula.

“Più o meno sì. E mi mancano ancora un sacco di cose da studiare.” La Warrior era a dir poco sconvolta e si girò verso Shotaro in cerca di risposte, ma questi si limitò ad alzare le spalle.

“Meglio che aspettiamo che ci siano anche-” Venne interrotto quando Akiko entrò nella stanza tirando per una mano un nuovo arrivato, un uomo forse poco più vecchio di Shotaro e Philip dai corti capelli neri schiacciati e tirati da un lato, che indossava una giacca di pelle rossa sopra una maglia nera e pantaloni anch’essi in pelle rossa. Anche se ne non aveva esattamente il classico abbigliamento, emanava la tipica aria da poliziotto duro e inflessibile, di quelli che non badavano alle mezze misure per assicurare i malviventi alla giustizia. “Ecco appunto.”

“Elena-san? Vorrei presentarti l’ispettore della polizia di Futo nonché mio marito, Terui Ryu”, disse Akiko indicando il nuovo arrivato, che le rivolse un sorriso prima di inchinarsi alla Warrior.

“Molto piacere”, si presentò quello con voce chiara e decisa.

“Marito?”, non poté non chiedere Elena. Così giovani erano già sposati? Decise di accantonare il pensiero per il momento, c’erano altre priorità dopotutto. “Sono anch’io molto lieta di conoscerti, Ryu. Sono Elena Zanon. Sei anche tu un Kamen Rider come Shotaro, vero?”, aggiunse poi tirando a indovinare.

“Proprio così. Kamen Rider Accel, per servire la legge e la giustizia”, rispose Ryu. “E se tu ti trovi qui e conosci le nostre identità, allora significa che nemmeno tu sei una normale ragazza, giusto? E che la situazione è critica proprio come mi ha detto Akiko, dico bene?”

“Più che bene”, rispose la guerriera di Urano prima di rivolgere un sorrisetto beffardo a Shotaro. “Direi che è lui qua il tipo, come dici tu, hard-boiled. Al momento ti batte tre a zero in fatto di virilità, sai?”

“Ohi! Bada a come parli!”, sbottò il detective, chiaramente offeso. “Essere hard-boiled non è certo una cosa alla portata della comune polizia, che credi?”

“Dunque un ispettore che è pure un Kamen Rider sarebbe un comune poliziotto?” Shotaro fece per replicare, ma nessuna parola uscì dalla sua bocca aperta, chiaramente spiazzato dall’affermazione della ragazza, la quale ghignò nel vederlo così. “Appunto.”

“Hem-hem!”, si schiarì Akiko. “Per quanto mi diverta vederti sbeffeggiarlo, non credete che sia ora di parlarci di quello che succede?”

“Sarà meglio, sì”, disse Shotaro, contento di tirarsi fuori da quella conversazione imbarazzante, assumendo un atteggiamento ben più serio. “Le cose stanno così…” Lui ed Elena passarono i successivi dieci minuti a spiegare l’intera situazione a Philip, Ryu e Akiko, dalla sconfitta degli Showa Rider per mano di Diablo all’attuale minaccia di Checker. Quando ebbero finito, i tre erano uno più pensieroso o preoccupato dell’altro.

“Demoni, guerriere planetarie e un’organizzazione che combatte i primi viaggiando nello spazio cosmico ed eventualmente anche nel tempo, un Kamen Rider malvagio creato dal signore dei demoni, gli Showa Rider prigionieri e un demone capace di usare le Gaia Memory”, riosservò tutto Ryu con aria di colpo stanca. “Sembra tutto così assurdo, eppure non posso negarne la realtà dopo tutto quello che abbiamo già vissuto. Ora capisco perché eri così agitato, Hidari.”

“Già. Piuttosto sono sorpreso che Tsukasa non sia ancora venuto a dirmi niente. Eppure dovrebbe essere più consapevole di chiunque altro di noi della delicatezza della situazione attuale.”

“O forse al momento è impossibilitato per qualche motivo”, ipotizzò Philip. “Conoscendo Decade, posso dire con certezza che non è il tipo da stare fuori una battaglia del genere, soprattutto considerando che ha già affrontato una volta quel Diablo e dunque dovrebbe sapere come combatterlo. Certo, è un tipo piuttosto capriccioso ed è impossibile prevedere cosa gli passa per la testa, ma sa benissimo quando è tempo di prendere le cose alla leggera e quando no. Hai detto che Diablo si è ritirato dopo essere stato ferito gravemente, giusto?” Elena annuì. “Questo mi fa arrivare solo a poche possibili conclusioni.” Anche Shotaro parve intuirlo, visto che si voltò verso di lui.

“Vuoi forse suggerire che sia andato a cercare Diablo per finirlo?”

“Forse. O forse sta attirando la sua attenzione lontano dalle Warrior e gli altri Rider. Dopotutto dobbiamo tenere conto che quel demone si è definito un cacciatore di Kamen Rider, dunque è sicuro che ci cercherebbe ancora dopo essersi ripreso e questo ci metterebbe in serio pericolo, soprattutto considerando che è un nemico così potente e probabilmente lo sarà ancora di più la prossima volta. Decade l’ha già sfidato e dunque non solo sa come combatterlo, ma al momento è quello più nel mirino dello stesso Diablo.”

“Come fai a dirlo?”, chiese Elena.

“Hai detto che è un tipo forte e combattivo ma anche con un certo senso dell’onore, no? Questo mi suggerisce che sia uno che detesta l’umiliazione della sconfitta e per questo vorrebbe a tutti i costi una rivincita da colui che l’ha sconfitto, in questo caso Decade appunto.”

“Significa che ci conviene agire più in fretta che possiamo, prima che Diablo possa prendere Tsukasa e magari venire poi ad aiutare il suo fratellino contro di noi”, disse Shotaro, concludendo il puzzle. “Philip, ci serve un piano per battere quel Checker come prima cosa. Puoi accedere alla Biblioteca Planetaria?”

“Subito.” Allargando leggermente le braccia, Philip chiuse gli occhi e parve cadere in una sorta di trance perché pure il suo respiro rallentò fin quasi a sparire. Elena lo fissò sorpresa prima di voltarsi verso gli altri, in cerca di spiegazioni.

“Philip ha la capacità di accedere alla Biblioteca Planetaria, una raccolta di tutte le informazioni conosciute al mondo. È chiamata anche Gaia Library ed è collegata direttamente al flusso vitale del pianeta. Inoltre, è da lì che provengono le Gaia Memory che usiamo. Puoi definirla come la vera Gaia Memory”, spiegò Shotaro.

“Connettendosi ad essa, può eseguire una ricerca riguardo qualsiasi cosa gli chiediamo tramite alcune parole chiave e, alla fine, è in grado di dirci non solo tutto a riguardo, ma anche di scoprire eventuali segreti.” Elena rivolse uno sguardo sbalordito al giovane in trance.

“Incredibile…”

“Ci sono, Shotaro”, disse ad un tratto Philip.“Parole chiave?”

“’Gaia Memory’. ‘Demoni’. ‘Copia’. ‘Collegamento’”, rispose Shotaro. Dopo qualche secondo, Philip tornò a parlare:

“Ho ancora più di un risultato possibile. Mi serve qualcos’altro per arrivare al punto.

” “Prova ‘computer’”, s’intromise a quel punto Ryu e allora, dopo un paio di altri secondi in più, Philip annunciò riaprendo gli occhi: “Trovato!” Gli altri si misero in ascolto.

“Questo essere, Checker, stando a quanto ha detto e dimostrato di fare, ha ottenuto un qualche collegamento con la Gaia Library e dunque la capacità di usare le Gaia Memory generate dal flusso vitale del pianeta, tuttavia questo non sarebbe possibile senza due cose: una tecnologia abbastanza avanzata per recuperare i residui di memoria delle Memory e poter ricreare anche quelle distrutte e un corpo capace di reggere il loro potere. Ha detto che è stato creato con questo scopo, dunque è probabile che il suo creatore abbia reso il suo corpo tale durante il processo, ma per poterlo fare, questi avrebbe dovuto prima studiare a fondo la vera Gaia Memory e costruire qualcosa per poterla imbrigliare e controllare, qualcosa che avrebbe poi implementato nella creazione di Checker per dargli le sue abilità. E quel qualcosa è sicuramente ancora presente.”

“…Vuoi forse dire che Checker ha una specie di connessione diretta alla Gaia Memory tramite un qualche congegno impiantato che gli permette di generare le Memory da lui desiderate sul momento e di utilizzarle grazie al suo corpo modificato apposta? Come una specie di wireless interiore?”, azzardò Shotaro.

“Precisamente. Le Gaia Memory che ha usato finora erano state tutte distrutte da noi in precedenza e il collegamento alla memoria del flusso del pianeta è qualcosa di estremamente complesso e difficile, soprattutto per recuperare qualcosa già raccolta in precedenza. Per quanto il suo creatore sia potente, non fa direttamente parte del nostro mondo e dunque dubito che abbia potuto creare più di una via d’accesso alla vera Gaia Memory in così poco tempo. Anche la mia famiglia impiegò più di un decennio per avere diretto accesso ad essa dopotutto e mio padre aveva dedicato buona parte della vita al suo studio. Inoltre, Checker stesso ha detto di essere uscito imperfetto dalla sua creazione, un risultato difettoso in breve. Questo mi porta a pensare che il suo creatore l’abbia creato implementando in lui la conoscenza finora raccolta e la tecnologia finora sviluppata sulla Gaia Memory per permettergli di acquisire i suoi poteri direttamente da essa, ma non è riuscito né a creare una perfetta via d’accesso ad essa né un essere capace di usare il suo potere appieno. Un buon risultato considerando il breve tempo impiegato per farlo, ma ancora lontano da quello ottenuto dalla mia famiglia tramite i Driver. Direi che è più simile all’uso che ne faceva Isaka Shinkuro.”

“Un momento, la tua famiglia c’entrava con queste Gaia Memory?”, domandò Elena sorpresa. Philip si rabbuiò in risposta.

“Il mio vero nome è Sonozaki Raito, Elena-san”, spiegò. “E fu la mia famiglia a scoprire il flusso vitale del pianeta, ad avervi accesso e creare così sia le Gaia Memory che il mio collegamento con la Biblioteca Planetaria. E sempre loro furono quelli che minacciarono Futo City, sfruttando e mettendo in pericolo i suoi abitanti per scoprire meglio i poteri della vera Gaia Memory e riuscire un giorno a dominarla per controllare il mondo stesso. Almeno finché Shotaro non li sconfisse e mi liberò dal mio fardello.”

“Ehi, non fare quella faccia!”, disse Shotaro battendogli amichevolmente sulla spalla. “Sei il mio partner e Futo è la mia città, perciò era mio dovere e piacere farlo. Lo sai, vero?” La risposta di Philip fu un sorriso grato.

-Forse in fin dei conti è davvero un tipo quasi figo- pensò Elena guardando Shotaro con occhi nuovi. Malgrado i suoi atteggiamenti, il giovane detective sembrava essere davvero all’altezza del suo nome di Kamen Rider e protettore della città. Non che glielo avrebbe mai detto, figurarsi.

“Tornando alla questione… Significa che se riuscissimo a interrompere in qualche modo il collegamento di Checker alla Gaia Memory, lui perderebbe tutti i poteri o almeno la capacità di acquisire altre Memory da essa, giusto?”

“Altamente probabile”, fu la risposta di Philip. “Ma ci conviene agire in fretta perché è altrettanto probabile che più tempo rimarrà collegato alla Gaia Memory, più dimestichezza e abitudine svilupperà con il suo potere, rendendosi così sempre più forte e pericoloso.”

“Allora che siamo aspettando?! Diamogli una lezione!”, sentenziò con forza Akiko.

“Sai, Akiko, tu mi ricordi un po' la mia amica Itsuki, con una spruzzata della nostra leader. La cosa mi piace”, commentò Elena notando il suo entusiasmo.

“Oh, lo prendo come un complimento. Gli altri invece chi sono?”, domandò lei curiosa.

“Mmh, per ora inquadro Philip come un misto tra Nanà, che è la saccentona del gruppo, e Inori, che è la più piccola. Ryu e Shotaro devo ancora decidere.”

“Tsk, io sono unico”, commentò vagamente tronfio il detective prima di premere un pulsante su una specie di telefono. “Comunque, se dobbiamo trovarlo, c'è un solo posto da cui cominciare a cercare indizi.” Quando finì di parlare, due delle piattaforme su cui il gruppo si trovava si chiusero su di loro, mentre il resto della struttura si attaccava a esse.

“M-Ma cosa?!”, esclamò Elena stupita da quella sorpresa, persino essendo abituata  all'hangar di Xana, che sboccava direttamente sulla baia di Tokyo. In breve, i cinque si trovarono all'interno di una specie di carrarmato o camion la cui facciata ricordava a grandi linee l'elmo di Shotaro, con due grandi attenne a ricordare una W, larghi occhi rossi da insetto e otto ruote motrici che si misero subito in movimento per uscire dal garage.

“Tranquilla, Elena-san, è solo il nostro veicolo, il RevolGarry”, la rassicurò Philip, mentre Akiko seccata dava un altro colpo di pantofola a Shotaro.

“Ma avverti la prossima volta!”

“Scuuuusa se siamo di fretta…”, rispose il detective sotto lo sguardo a metà tra il divertito e il terrorizzato della cliente italiana. Fortunatamente quel mostro era molto più sicuro di quanto sembrasse e, a parte molto tremolio da tutte le parti, arrivarono a destinazione in circa mezz'ora senza incidenti, anche se la Warrior era sicura che avessero saltato un paio di volte... Non si azzardò a chiedere come.

“Tu...sei totalmente scemo”, fece Elena puntando il dito contro Shotaro e andandogli contro. Dal canto suo, il Kamen Rider rimase impassibile mentre i restanti tre cercavano di nascondere un risolino.

“L'ho detto, eravamo di fretta e stavolta non devo interrogare nessuno per scoprire dove andare. Perché è qui che è cominciato tutto”, rispose lui ignorando la lamentela e indicandole il luogo dov'erano giunti. Sembrava trattarsi di un enorme parco, pieno di alberi e con un immenso prato ormai incolto, ma c'erano anche quelle che erano decisamente le rovine di un'immensa villa.

“Che cos'è questo posto?”, chiese curiosa. C'era qualcosa di strano, avvertiva un'immensa tristezza tutto attorno, come se una tragedia si fosse abbattuta lì diverso tempo prima e volesse ancora farsi ricordare.

“La tenuta Sonozaki, la mia vecchia casa e dove una volta si trovava la vera Gaia Memory”, rispose Philip malinconico e con un'espressione triste. Nonostante quello che i suoi parenti avevano fatto, non si sentiva di odiarli; d'altronde, era grazie anche al loro estremo sacrificio se alla fine era potuto restare insieme al proprio partner per difendere Futo.

“Vi era un pozzo che dava direttamente alla Biblioteca Planetaria, possiamo dire”, chiarì Ryu, continuando da dove aveva interrotto l'amico, “e avevano scoperto come estrarre le informazioni che poi sarebbero diventate Gaia Memory.”

“Quindi sperate di trovare qualcosa qui?”

“Beh, se c'è un posto da cui cominciare a scoprire come sono nati i poteri di Checker, è questo. Potrebbe esserne addirittura la fonte, se è stato riesumato il pozzo della Gaia Memory”, rispose nuovamente Philip e, a un suo gesto, degli strani esseri uscirono dal RevolGarry. A uno sguardo più preciso, Elena si accorse che erano dei robottini a forma di animali, che le dissero chiamarsi Memory Gadget. Il gruppo si mise quindi a rovistare tra le macerie, cercando qualsiasi segno che facesse pensare che qualcuno avesse riattivato la vera Gaia Memory. Nel frattempo, le uniche due donne presenti discutevano.

“Elena, non so se invidiarti o avere pietà di te. Una squadra tutta di ragazze...”

“Sì, capisco cosa vuoi dire. Io e Marisa ci conosciamo da quando siamo nate e a volte ancora ci accapigliamo. Per fortuna Shizu, Silvia e l'Ammiraglio sanno come sistemare tutto. A proposito, com'è vivere con due Kamen Rider ed essere sposata a uno di loro?” Lei scrollò le spalle.

“Complicato, ma anche divertente. Ho avuto l'occasione di incontrare e aiutare decine di persone e vivere avventure incredibili, ma puoi immaginare come mi preoccupi ogni volta che Ryu esce di casa. Meglio non dica cos'è successo il giorno del nostro matrimonio. E poi anche mio padre era un Kamen Rider. Sokichi Narumi, alias Kamen Rider Skull, il primo difensore di Futo.”

“E dov'è ora, in pensione?”, scherzò la mora prima di notare lo sguardo triste della giovane donna e capire cosa fosse successo. Purtroppo, non era mai stata la migliore a parlare di famiglia, gli unici genitori che aveva avuto erano stati Michael e Silvia. “Oh, scusa. Tendo ad aprire troppo la bocca.”

“Nah, tranquilla, tanto è successo anni fa. Purtroppo, dopo una missione, venne...infettato e non poté più starmi accanto, ma prese con sé Shotaro-kun come apprendista perché lo sostituisse e potesse proteggere me e Futo. Morì proprio la notte in cui salvarono Philip-kun.” Elena, in quel momento, si voltò verso i tre maschi. Shotaro stava facendo una strana danza simile a quello di una scimmia e Philip gli diede una pacca sulla spalla prima di farsi una risata.

“Sì, ora penso di stare inquadrando un po' quel cretino. Ti ricorda tuo padre, vero?”. Akiko emise una breve risata prima di posarsi su un pezzo di roccia.

“Eh, no! Mio padre era un duro sul serio, che mi telefonava e picchiava cattivi contemporaneamente. Come il mio Ryu. Ora aspetta, credo di aver trovato qualcosa...”, disse tirando la roccia con un po' più di sforzo. Quando però alzò la suddetta in una sua posizione di trionfo, dallo spazio sottostante comparve una figura nera, una delle stesse che avevano accompagnato Checker. Elena si mosse per distruggerlo prima che potesse fare alcunché, ma Akiko la precedette facendo cadere inavvertitamente la roccia sul mostro.

“Complimenti per i riflessi”, le disse la figlia di Urano, prima che l’altra prendesse però la sua ciabatta, l'arma più terribile mai conosciuta da Kamen Rider e mostri d'ogni genere.

“Non era l'unico”, commentò arrabbiata quando altri Dopant simili a scheletri uscirono dalle macerie, tutti armati. Elena si trasformò, mentre Ryu le raggiungeva, ora equipaggiato con un Driver simile al manubrio di una moto.

“Nessuno tocca mia moglie se posso impedirlo”, disse inferocito prima di prendere una Gaia Memory rossa, da cui partì un: “Accel!”, inserirla nella cintura, e girare l'acceleratore, da cui partì un rombo. “HEN...SHIN!”, gridò. Una figura d'energia rossa arancio, simile al contatore di una moto, si formò attorno a lui e lo avvolse in un'armatura scarlatta con grossi spallacci, un elmo con decorazioni argentate sotto gli occhi e tra di essi a formare un corno e lenti blu scuro. Protezioni metallizzate si trovavano su braccia, gambe e addome, mentre sulla schiena aveva uno strano zaino simile sempre al manubrio di una moto.

“Vai, Ryu-kun!”, lo incitò Akiko. L'ispettore si lanciò quindi contro gli avversari, stendendoli rapidamente e schivando al tempo stesso i colpi. Lo stile di Ryu si soffermava soprattutto su forza e velocità, ma Elena notò che anche in lui, così come in Shotaro, la tecnica non mancava di sicuro.

-Cazzo, ho ancora tanto da imparare- pensò la guerriera di Urano, quando l'uomo prese una spada con un'impugnatura a fucile da chissà dove e la usò per indicare Shotaro e Philip, che stavano avendo il loro ben da fare, ma con ancora più nemici. Peggio che mai, tra di essi c'era anche Checker, di nuovo trasformato nel guerriero ibrido Smilodon/Weather del precedente scontro e impegnato in un corpo a corpo col detective, visibilmente in svantaggio.

“Va ad aiutarli, qui ce la caviamo!”, gridò l’ispettore infilzando un Dopant. Elena lasciò quindi i due e, alzandosi in volo con un soffio di vento, atterrò proprio su un Dopant armato di ascia che stava per attaccare alle spalle Philip, a sua volta impegnato con un altro avversario. Da lì creò un proiettile di vento contro il sorpreso Checker, scagliandolo lontano insieme a vari sottoposti.

“Uff, speravo che il ‘dividi et impera’ sarebbe bastato…”, sbuffò il demone col solito tono annoiato rimettendosi in piedi e pulendosi dalla polvere. Ancora una volta Elena si chiese come qualcuno conosciuto come 'Il Male Universale', sempre impegnato ad escogitare nuovi piani per distruggere la Terra, potesse creare qualcuno così svogliato.

“Non sarebbe il caso di trasformarsi?”, chiese la Warrior creando una lama di vento per tagliare in due un altro mostro.

“Subito, maestà”, disse ironico Shotaro alzando la Joker Memory e facendo apparire nuovamente il suo Driver, solo che questa volta, come notò subito Elena, aveva due aperture per le Gaia Memory. A sorpresa della ragazza, inoltre, anche a Philip apparve lo stesso Driver; quest’ultimo prese poi una Memory verde, da cui fuoriuscì un “Cyclone!”

“Due Kamen Rider? Di bene in meglio”, esclamò lei, contenta che ci fosse finalmente una buona notizia.

“Non proprio, Elena-san”, la corresse Philip, dando un calcio a un altro Dopant.

“Cosa?”

“Noi non siamo due Kamen Rider... Noi siamo un unico detective e un unico Kamen Rider”, concluse Shotaro inserendo la sua Memory nel proprio Driver, mentre il compagno inseriva la propria nel suo. La Cyclone Memory scomparve per riapparire subito nell’altro ingresso del Driver del detective accanto alla Joker Memory e Philip parve perdere i sensi in quel momento. Shotaro lo prese al volo e lo adagiò a terra prima di rialzarsi e piegare i due scompartimenti della cintura ai lati opposti a formare una W, gridando la propria trasformazione: “HENSHIN!”

Come all'ospedale venne avvolto da diversi cristalli viola, ma questa volta ad accompagnarli c'era anche un piccolo tornado e diversi altri cristalli verdi. A fine processo, la nuova tuta materializzatasi aveva la metà sinistra come quella nera e viola della forma di Joker, mentre la destra era verde e con decorazioni dorate, ma per il resto identica, e aveva una lunga sciarpa bianca intorno al collo. Così trasformato, il Rider chiamò il RevolGarry per mettere al sicuro al suo interno il corpo di Philip, poi si rivolse a Checker col suo solito gesto. “Kamen Rider W. Conta i tuoi peccati, demone”, gli intimò con una doppia voce, mentre entrambi gli occhi scintillavano di rosso. Così sfidato, il demone si lanciò contro il proprio obbiettivo, lanciando rapide artigliate miste a raffiche di ghiaccio che l’altro schivò sul momento e contrattaccò con grande rapidità. Elena si unì in fretta a lui, colpendo la testa di Checker con un calcio e poi manipolando la pressione dell'aria per scagliargli contro potenti onde d’urto sufficienti a spaccare il terreno e farlo arretrare.

“Niente male, Warrior Uranus, ma manchi di...versatilità!”, la prese in giro il demone scagliandole contro un fulmine e centrandola dritta in petto. Shotaro e Philip, vedendo l'accaduto, cambiarono le Memory, inserendone una color platino al posto della Joker e un'altra rossa al posto della Cyclone. “Heat, Metal!”, squillò il Driver e la corazza cambiò nuovamente, diventando grigio metallizzata a destra e rossa a sinistra, e sulla schiena del Rider comparve un lungo bastone da battaglia. Dopo averlo impugnato, si diresse verso Checker, parando i vari attacchi elettrici e contrattaccando con un mix di calci e colpi di bastone, che l’avversario parò a sua volta con la katana dell’appena riattivata Nazca Memory.

“Heh, te la cavi bene per usare poteri che non ti appartengono”, commentò la voce di Shotaro dal lato sinistro del nuovo Rider schivando con un balzo un fendente, quasi ammirato.

“Grazie. Devo dire che avere i giorni contati è un buon incentivo quando si tratta di allenarsi”, rispose l’altro attaccando nuovamente con la katana e scontrandosi col bastone dell'avversario.

“Cosa?”, chiese la voce di Philip dal lato destro del Rider, stupito dal commento del demone. Prima che quello potesse rispondere, però, venne travolto da un ciclone creato da Elena, che lo spedì dritto contro una macchia d'alberi, radendola al suolo con una grossa onda d'urto.

“Però, Shotaro. Ti stavo decisamente sottovalutando. Ma cos'avete fatto esattamente?”, chiese la mora ai due investigatori fusi. Shotaro ovviamente non l'avrebbe ammesso neanche sotto tortura, ma era felice di aver finalmente ricevuto un complimento dalla ragazza.

“Quando io e Shotaro ci trasformiamo insieme usando il Double Driver, diventiamo un unico Kamen Rider, W. In questo modo, possiamo combinare senza problemi i poteri delle nostre Gaia Memory e sopperire uno alle debolezze dell'altro.”

“Due partner perfetti, come Groucho e Dylan Dog.”

“Chi?”, chiese Shotaro, incuriosito dal paragone.

“Ah, sono i protagonisti di un fumetto italiano, ma vivono in Inghilterra. Dylan è un investigatore del paranormale eternamente squattrinato ma molto intelligente, amico con un ispettore e il cui assistente, identico a uno dei fratelli Marx, racconta barzellette di dubbio gusto. Devo dire che in questo caso tu vinci, Philip”, spiegò lei con una mezza risata.

“Oh. In questo caso, siamo entrambi onorati dal paragone”, la ringraziò Philip.

“…Solo che Dylan in più di trent'anni si è fatto pressappoco metà della popolazione femminile inglese e oltre”, scherzò Elena, non riuscendo a resistere dal punzecchiare un'altra volta Shotaro, il quale si avvicinò furioso nonostante i tentativi del partner di calmarlo.

“Ehi, sappi che io...”, iniziò, prima di venire interrotto da Checker. Il mostro si era infatti ripreso ed era atterrato tra i due, colpendoli contemporaneamente con un fendente rotante.

“Siamo qui per discutere della vita sessuale di W o dobbiamo combattere? Sono un demone impegnato”, chiese prima che il suddetto Rider si riprendesse e lo colpisse in pieno petto con una stoccata del suo bastone.

“Scusa, dovevamo chiarire due cose. Poi, che intendevi con l'avere i giorni contati?”

L'altro per tutta risposta fece un sorrisetto amaro e rispose: “Semplice, io e i miei fratelli non siamo semplicemente difettosi per aspetto e abilità, anche la nostra durata vitale è molto limitata. Nostro padre ha provato a stabilizzarci con metodi diversi, nel mio caso impianti da cyborg e una connessione al vostro pianeta, ma si è basato sulle scarse conoscenze che aveva dello spirito della Gaia(1) del nostro mondo, W, e non è bastato. Mi restano tre o quattro giorni al massimo, probabilmente meno visto che queste Memory mi affaticano ancora più in fretta.”

“Cosa? Sapevo che Astaroth fosse un bastardo da quando ha spedito Belphagor a tormentare me e Marisa, ma torturare così i suoi figli è il colmo! Come puoi ancora servirlo?”, esclamò Elena, veramente infuriata sia col signore demoniaco che con quell'essere apparentemente privo d'emozioni di fronte a lei.

“Ho forse altra scelta?”, fu l’incolore risposta di Checker. “Fammi indovinare: potrei unirmi a voi buoni? Combattere il mio creatore? Fare qualcosa di nobile nella mia breve vita per elevare in qualche modo la mia anima corrotta? Perché è la cosa giusta da fare? Bah, che noia. Risparmiati i cliché del buono che prova a convincere il cattivo a passare dalla sua parte con qualche smielato discorso buonista.” Quasi a voler evidenziare il suo fastidio per un simile argomento, il demone si infilò e girò pigramente un dito nell’orecchio, come a volerlo sturare. “Sinceramente vuoi che ti risponda? Semplice: lo servo perché Lord Astaroth è e rimane il mio signore e creatore. Senza di lui, non avrei nemmeno avuto questa breve vita che tuttora possiedo, sarei stato meno che polvere, assolutamente nulla. Non è forse già questo un motivo più che sufficiente per servirlo fedelmente? E poi, è proprio perché sto dalla parte di Lord Astaroth che posso compiere i miei esperimenti senza preoccuparmi di lamentele o proteste sulla loro dubbia moralità. Moralità… Che parola noiosa e ributtante. Io non sono come alcuni miei fratelli guerrafondai. Testare e scoprire nuovi effetti di poteri già esistenti o estinti, come appunto le Gaia Memory, vedere quali siano le loro effettive potenzialità e come poterle applicare senza alcuna paura di eventuali effetti negativi… Queste sono passioni per cui vale la pena spendere la propria vita, dico io. E Lord Astaroth me le garantisce. Che poi possa farlo in una nuova vita eterna o anche solo in questa attuale e breve, sinceramente non me ne frega un cazzo. Finché vivo, voglio vivere come mi pare e stare qui a dar retta a voi paladini della giustizia non è di certo tra i miei interessi. E questo è quanto. Contenta?”

“…Sei rivoltante.” Elena non era affatto contenta, tutt’altro. Ora più che mai vedeva in quel demone non solo una seria minaccia, ma anche una delle personalità più odiose e spregevoli che avesse mai visto. Checker non aveva alcun reale rispetto della vita, a malapena lo aveva per la propria, era interessato solo ai suoi inumani esperimenti e ai loro risultati, completamente incurante delle catastrofi che potevano causare. Era un essere menefreghista e insensibile, incapace di provare emozioni positive e, a quanto pareva, succube volontario del suo creatore Astaroth. Parlare con lui non era altro che uno spreco di tempo.

“Sei stato molto chiaro”, disse Philip dal lato rosso di W. “Ora abbiamo le idee chiare, giusto, Shotaro?”

“Assolutamente”, rispose Shotaro dal lato color platino di W. “In parole povere, prima ti abbattiamo e meglio è.” Ed estrasse la Metal Memory dal Driver per poi inserirla in un’apposita entrata identica sul bastone che impugnava, mentre la voce della cintura esclamava: “Metal Maximum Drive!”

“Mi piace di più il tuo modo di pensare, W. Diretto e semplice, come dovrebbero sempre essere le cose!”, disse Checker chiaramente compiaciuto, richiamando il potere della Nazca Memory ma subendo nel processo una nuova metamorfosi: da azzurra, la corazza divenne arancione, i pantaloni rossi e i disegni sul suo corpo da neri a bianchi, mentre la sua energia aumentava notevolmente. Assunto quel nuovo aspetto, il demone si scagliò sul Rider a velocità supersonica con la katana tesa di lato per colpire.

““Metal Branding!!””, urlò W contrapponendo il proprio bastone all’assalto nemico; le due estremità dell’arma sputavano ora posteriormente delle potenti lingue di fuoco, conferendo al Rider un’incredibile accelerazione in avanti, come un missile. Katana e bastone s’incontrarono a mezz’aria e, dopo alcuni secondi di stallo, fu la prima ad avere la peggio: la lama si spezzò violentemente in due e il bastone proseguì la sua corsa colpendo Checker in pieno petto e sbalzandolo indietro di parecchi metri. Quest’ultimo crollò a terra e riassunse la sua forma originaria, mentre la Nazca Memory schizzava fuori dal suo corpo e andava in pezzi come effetto del Maximum Drive.

“Bel colpo!”, si complimentò Elena affiancandolo. L’altro rispose con una risatina soddisfatta prima di rivolgersi al nemico.

“Quelle Memory sono il risultato del lavoro di tutta la vita della mia famiglia e appartengono alla Terra stessa. Non hai né il diritto né il merito di usarle!”, esclamò Philip. Il demone, però, si rialzò impassibile.

“Credi davvero di potermi giudicare dopo quello che ha fatto la tua famiglia, W? Anzi, Sonozaki Raito?”, gli chiese in tono vagamente beffardo.

“Non giustifico l’operato della mia famiglia, né ho intenzione di difendere le loro azioni, ma so che loro volevano comunque operare a fin di bene e, alla fine, hanno saputo riconoscere i loro errori e pentirsene. Per questo, io li perdono e non permetterò che la loro memoria venga infangata ulteriormente da qualcuno come te!”

“Ben detto, partner!”, disse Shotaro. “Inoltre, non dimentichiamo che con la tua sola presenza e i tuoi esperimenti, stai mettendo in pericolo ancora una volta i cittadini di Futo e io questo non lo perdono! In quanto detective e Kamen Rider di questa stupenda città, non ti permetterò di abusarne oltre!” Il Rider afferrò ed estrasse poi entrambe le Memory dal Driver e ne prese altre due, stavolta una dorata e l’altra blu, che inserì subito al posto delle precedenti prima di riattivare la cintura. “Luna, Trigger!”, urlò la voce metallica di quest’ultima, mentre il bastone di W svaniva, la metà rossa diveniva dorata, quella platino cambiava in blu e una sorta di grossa pistola simile ad una magnum compariva sul pettorale della seconda metà, subito impugnata dalla mano destra di W.

Elena rivolse una nuova occhiata sorpresa e ammirata al suo nuovo, anzi ai suoi nuovi compagni; quei due erano senza dubbio la coppia di partner più stravagante e insolita che avesse mai conosciuto, ma erano anche una delle più toste e incredibili. Erano diversi come il giorno e la notte, eppure accomunati da un comune e invidiabile senso di giustizia, tanto forte da creare tra loro una chimica e una sincronia pari a quella tra lei e le sue compagne, forse anche superiore e, in nome di quella giustizia, loro erano pronti ad affrontare qualsiasi nemico o pericolo.

“Dopo una simile dichiarazione, non posso certo essere da meno!”, esclamò ricoprendo le proprie braccia con due vortici d’aria. “Aprite la strada, ragazzi, e penserò io a finirlo una volta per tutte! Se uniamo le forze, vinceremo facilmente!”

“Ricevuto, ragazza!”, replicò la voce di Shotaro prima di fare fuoco. Invece di normali proiettili, la pistola sparò una serie globi di luce dorata che seguivano una traiettoria ondulata e curva prima di piombare sul nemico, il quale si ritrovò così colpito da tutte le direzioni da quegli strani colpi e fu costretto a indietreggiare e muoversi lateralmente per evitarli, ma ogni volta che si spostava, i globi lo inseguivano.

“Bel trucchetto, W, ma che mi dici di questo?”, fece Checker balzando in aria e attivando due Memory: “Smilodon/Invisible!”, annunciarono queste ultime prima di entrare nel corpo del demone e dargli ancora una volta i tratti da tigre dai denti a sciabola; in aggiunta, però, subito dopo essersi trasformato, questi sparì nel nulla.

“Che è successo?!”, domandò confusa Elena, ma prima che Shotaro o Philip potessero risponderle, sia lei che il Rider con due anime vennero scagliati a terra da una feroce serie di colpi che riconobbero al tatto come artigliate.

“Quel maledetto…! Si è reso invisibile!”, fece Shotaro con voce dolorante provando a rialzarsi, ma un’altra artigliata lo prese al petto e lo ributtò a terra.

“Cosa?!”, fece Elena prima di subire a sua volta altre due artigliate che le lacerarono il costume e la carne su braccio e fianco sinistri, facendola sanguinare e urlare di dolore.

“Vi è piaciuto? Proviamo ad aggiungerci anche questo”, fece Checker tornando visibile e generando una nuova Memory tra le dita, dalla quale provenne il nome: “T-Rex!” Inserita anche quest’ultima, il suo corpo mutò drasticamente: le parti non coperte di pelo di braccia e gambe si ricoprirono invece di squame grigio-verdastre e l’intero busto si tramutò in una sorta di enorme testa di tirannosauro con tanto di occhi, naso e denti aguzzi, mentre una lunga coda scheletrica spuntava alle sue spalle. Così mutato, il demone scomparve di nuovo.

“Che diavolo vuole fare?”, domandò Elena guardandosi intorno per provare a localizzarlo. “Ricordo quella Memory. Un gran brutto ricordo, a dirla tutta…”, rispose Shotaro con voce rotta, ripensando al giorno in cui aveva incontrato Akiko e perso un'altra persona cara. “Meglio rimanere in-” Non fece in tempo a concludere la frase che l’onda d’urto di un devastante ruggito li investì con una violenza inaudita, sollevandoli in aria e mandandoli poi a ruzzolare lungo il suolo, storditi e indeboliti. W cercò di rialzarsi per primo, seppur barcollante per il tremendo colpo subito, mentre Elena, non potendo contare come lui sulla protezione dell’elmo, era talmente assordata da quel tremendo urlo che i timpani le vibravano ancora, impedendole di stare in piedi.

“Allora, Warrior Uranus, credi ancora che sarà così facile sconfiggermi?”, domandò beffarda la voce di Checker, apparentemente da ogni direzione. “Voi sarete anche in due, anzi tre, ma io ho dalla mia la potenza della vera Gaia Memory, la potenza originale della Terra stessa! Come potete sperare di battermi?”

“Beh… Qui sei tu a sbagliarti”, ribatté Shotaro in tono stranamente spavaldo. “Chi ha detto che siamo solo in tre?” E quasi a volergli rispondere, in quel momento la voce di Akiko urlò: “Da quella parte, caro! È LAGGIÙ!”

“Engine! Steam!” Una nuvola di vapore bollente si propagò a breve distanza da W e la Warrior e, in mezzo a un cumulo di scariche elettriche apparse dentro di essa, riprese visibilità il corpo di Checker. “Zanon-san!”, gridò Ryu brandendo la propria spada, da cui proveniva il vapore. “Puoi creare un vortice d’aria per tenere il vapore intorno a lui?”

“Ci…puoi scommettere!”, replicò la Warrior, desiderosa di vendetta, e, protendendo le mani aperte in avanti, generò una piccola tromba d’aria intorno al demone, impedendo così al vapore di disperdersi e intrappolando il nemico al suo interno. Nel frattempo, Ryu premette il grilletto sulla sua spada. “Engine! Electric!” A quel suono, sferrò un fendente che generò stavolta una potente scarica di elettricità che si propagò fino a colpire in pieno Checker, fulminandolo e paralizzandolo temporaneamente.

“Co-come avete fatto a trovarmi?!”, chiese quest’ultimo mentre faticava per non lamentarsi dal dolore e non cadere in ginocchio.

“Con questi!” rispose trionfante Akiko indicando un paio di grossi e strani visori sui suoi occhi; avevano lenti rosse come quelli ad infrarossi ed erano collegati da un curioso ponticello a barre arancioni. “Queste lenti sono il Denden Sensor e non c’è niente che non possano vedere! Neppure la tua Invisible Memory!”

“Ben fatto, Akiko!”, disse Ryu prima di afferrare uno dei manici sulla propria cintura e iniziare a girarla per dare gas. “Hidari, pronto per un Rider Twin Maximum?”

“Ci puoi scommettere!”, rispose Shotaro estraendo la Trigger Memory e inserendola in un’apposita porta d’ingresso sulla sua pistola, che cambiò in una forma più simile ad un corto fucile. “Trigger Maximum Drive!” Contemporaneamente, Ryu dette ancora gas e premette il grilletto della sua spada. “Engine! Accel Maximum Drive!”

““RIDER TWIN MAXIMUM!!””, gridarono infine in coro entrambi, scagliando in perfetta sincronia il loro attacco: la pistola di W sparò una raffica di globi energetici blu e dorati ben più potenti dei precedenti, mentre la spada di Accel scagliava un’onda concentrata di energia rossa a forma di A. Il doppio attacco investì in pieno Checker sbalzandolo a diversi metri di altezza e separandolo forzatamente dalle Invisible e T-Rex Memories, che andarono subito dopo in pezzi.

“E ora il gran finale! Prendi questo!”, urlò Elena sferrando un pugno verso il terreno e generando così un’enorme sfera di vento sopra Checker, che si abbatté su quest’ultimo con la forza di una meteora e lo schiantò al suolo. “Uranis Ruina!” Il polverone che si alzò a seguito dell’impatto nascose il nemico o ciò che ne rimaneva agli occhi del gruppo, ma proprio quando sembrò che avessero vinto, Checker riemerse dal cratere che si era formato, ferito e barcollante, ma ancora vivo e con la Smilodon Memory non ancora distrutta.

“Che male… E va bene, lo ammetto. Vi ho…decisamente sottovalutati”, commentò il demone con la sua solita nonchalance. Il pestaggio appena ricevuto non sembrava averlo affatto preoccupato. “Non contavo di usare così presto tutte le mie risorse, ma devo ammettere di essere parecchio stufo di questa battaglia e di tutti voi. Siete più difficili da eliminare di un branco di scarafaggi.” Una delle sue mani artigliate si alzò e nel palmo apparve una nuova Memory, una pure troppo familiare ai Rider.

“Quella è…!”, esclamò sconvolto Philip un istante prima che dalla Memory venisse la parola: “Terror!” e questa penetrasse nel corpo del demone che subì subito l’ennesima trasformazione: le gambe vennero avvolte da pantaloni rossi, il torso si ricoprì di pelle nera corazzata e sopra la testa comparve una strana ed enorme cresta simile a una maschera azteca blu. Non appena la metamorfosi fu completa, uno strano liquido blu scuro iniziò a propagarsi come vivo dai piedi di Checker e si espanse rapidamente intorno e sotto ai piedi dei Rider e della Warrior.

“Hidari! Va tutto bene?”, domandò Ryu voltandosi verso il compagno. W tremava un po’, ma sembrò riscuotersi in fretta.

“…S-sì, sto bene. Sto bene. È solo che è da un po’ che non sentivo questa sensazione e mi ero dimenticato come fosse. Preferivo non ricordarla…”, rispose Shotaro con voce leggermente incerta. Un istante dopo, però, un urlo di terrore li fece voltare e videro Elena in ginocchio, che si teneva la testa tra le mani e aveva gli occhi sbarrati, pervasi dal terrore più puro; la ragazza alzò lo sguardo al cielo per gridare ancora, fuori controllo.

“BASTA! BASTAAAAA!! FATELO SMETTEREEEEEE!!!” E prese ad agitarsi in preda a convulsioni di paura, rivivendo tutti gli incubi della sua infanzia.

“Dannazione, è vero! Lei non ha mai affrontato la Terror Memory!”, fece W. “Terui, tienilo a bada per un po’! Devo farla riprendere!”

“Ricevuto! Akiko!”

“Capito, ci penso io!”, rispose la ragazza rindossando il Denden Sensor. “Tu dagli addosso, Ryu-kun!”

“Con piacere!” Con quell’urlo, Ryu piombò su Checker tempestandolo di colpi con la sua spada, colpi che l’altro bloccò o respinse coi propri artigli. Dopo diversi scambi infruttuosi, il Rider spinse via il demone ed estrasse una grossa Memory blu sormontata da un apparecchio che sembrava formato da un cronometro e da una specie di mini-semaforo, la girò per attivarla e inserì nel Driver al posto della Accel Memory. “Trial!”, fece risuonare la cintura mentre emetteva anche un suono simile al conto alla rovescia prima della partenza di una gara di Formula 1 e, allo stesso tempo, sul semaforo brillavano prima la luce rossa, poi la gialla e infine la blu. In quel momento, con uno squillo di partenza, la Memory brillò, l’armatura del Rider cambiò da rossa a gialla e la stessa figura simile al contatore di una moto si formò intorno a lui, stavolta di colore blu, e si mosse dai suoi piedi alla testa trasformandolo ancora.

Da gialla, l’armatura di Accel divenne blu, più snella e leggera, lo zaino scomparve, su petto, ginocchia e dorsi delle mani si formarono delle protezioni metalliche e gli occhi vennero coperti da visori arancioni sormontati da una cresta grigia sulla cima della testa. “Il tuo traguardo è la disperazione, demone!”, pronunciò con forza Ryu per poi scagliarsi su di lui, correndo ad una velocità impressionante al punto da imitare sia l’accelerazione che il rombo delle Formula 1 in piena gara. Colto di sorpresa, Checker faticò a rispondere agli attacchi e numerosi pugni e calci lo colpirono in pieno, costringendolo ad arretrare. Nel frattempo, W prese Elena e l’allontanò con fatica dalla battaglia, visto che la Warrior non smetteva di dimenarsi e gridare impazzita.

“NON TOCCARMI! TI PREGO SMETTILA! FALLO SMETTERE!”, ripeteva come una nenia ad un passo dalle lacrime, pregando che l'ammiraglio venisse a salvarla come fece quando lei e Marisa erano delle bambine.

“Shotaro, sai come fare?”, fece la voce di Philip mentre W poneva le proprie mani sulle orecchie di Elena e faceva in modo che guardasse solo lui.

“Ho un’unica idea per farlo, la stessa che permise a me di superare questo terrore. Se è la tipa che credo, ce la farà”, rispose l’altra metà del Rider prima di rivolgersi alla ragazza: “Ehi, Elena, mi senti? Elena?! Elena!” “FALLO SMETTERE TI PREGO! BASTA CON-”

“ELENA ZANON!” Gli occhi sbarrati di lei lo guardarono finalmente in faccia, mentre lui le copriva le orecchie abbastanza da non farle sentire i rumori dello scontro ma solo la sua voce. “Hai una squadra anche tu, vero? Delle partner, delle compagne, GIUSTO?!” Non aspettò che lei gli rispondesse e continuò: “Pensa a loro. Pensa alle tue compagne, al bene che vuoi loro e a come ti fanno sentire. Vi siete già trovate contro nemici terribili in passato, no? Quante volte hai sentito questo terrore? Scommetto che non è la prima, vero? Eppure l’hai superato ogni volta. Mi sbaglio?” Il volto di Elena si rilassò impercettibilmente, pur rimanendo spaventato. “Ricorda come hai fatto a superarlo, chi era lì ad aiutarti e il motivo per cui dovevi combattere nonostante la paura. È normale averne, lo sai bene anche tu. Così nasce il coraggio. Dicevi di essere una tosta, no? Allora dimostramelo! O forse, alla fine della fiera, questo detective antiquato è più tosto di te? Eh, Elena-chan? No? Dimostralo!”

“Non sei stata l’unica a dover superare una simile difficoltà, Elena. Anche Shotaro ha affrontato questo terrore, ma ha saputo superarlo. Fidati delle sue parole”, aggiunse la voce di Philip. “Inoltre, io, lui e Terui non saremo le tue compagne, ma non ti abbandoneremo finché questa storia non sarà finita, perciò ricorda che non sei sola. Te lo promettiamo.” Elena sembrava colpita, ma tremava ancora. In quel momento, una forte esplosione attirò la loro attenzione e, sollevando gli occhi, videro Ryu volare via, colpito da una sfera d’energia rossa stranamente familiare.

“Quella è…!” Si voltarono verso Checker in tempo per vederlo assorbire una nuova Memory che aveva emesso la parola: “Taboo” e mutare la parte inferiore del suo corpo in una sorta di enorme massa cilindrica rossa a destra e nera a sinistra, con diverse cuciture al centro e un grosso occhio nero senza palpebre sulla punta.

“E non ho ancora finito” fece il demone mostrando un’altra Memory prima di attivarla e assorbirla. “Claydoll!”, si udì prima che il suo braccio sinistro si trasformasse in una specie di cannone che sembrava composto di argilla solida, come gli spallacci corazzati e circolari che gli apparvero sulle spalle. A quel punto, alzò il cannone appena acquisito e sparò una nuova serie di sfere di energia, che stavolta erano tra il rosso e il bronzo e sembravano molto più veloci e potenti, contro W ed Elena.

“Maledizione!”, esclamò il Rider scattando in piedi e contrapponendo i proiettili della sua pistola alle sfere, tuttavia i colpi nemici erano troppo forti e solo pochi di essi vennero fermati dai suoi. La maggior parte delle sfere colpì W scagliandolo di lato, ma alcune si diressero invece verso Elena, ancora inerme. ““ELENA NO!””, urlarono in coro i due detective, ma per fortuna un lampo grigio intervenne all’improvviso e respinse le sfere rimanenti. Quando si fermò, poterono vedere che si trattava di un piccolo dinosauro robot, lungo circa 20 centimetri e di colore grigio-azzurro, simile ad un Velociraptor come aspetto.

“Fang!”, esclamò Philip, grato alla piccola Memory senziente, e la creatura emise un acuto verso riecheggiante in risposta.

“Bravo piccolo! Tienila d’occhio finché non si riprende, ok?”, aggiunse Shotaro indicando Elena prima di alzarsi. “Noi dobbiamo aiutare Ryu.”

“Shotaro-kun! Philip-kun! Ryu-kun!”, urlò in quel momento Akiko. “L’ho trovato! L’accumulo di energia è più alto nella parte bassa della schiena, intorno alla colonna vertebrale! È come se ci fosse un contenitore lì!”

“““Ricevuto!/Capito!!”””, urlarono in coro rispettivamente Ryu e Shotaro/Philip, mentre Checker, per la prima volta dall’inizio della battaglia, sembrava preoccupato.

“Che cosa?! Ancora quei maledetti occhiali?!”, esclamò prima di scagliare una raffica di sfere proprio contro Akiko, ma Ryu, sfruttando la velocità straordinaria della Trial Memory, si mise tra loro e respinse ogni attacco con una serie di calci fulminei.

“Non osare nemmeno toccare mia moglie, capito?!”, ruggì prima di rispedire l’ultima sfera al mittente con un poderoso calcio diretto. Il colpo centrò in pieno il braccio cannone del demone facendolo esplodere in mille pezzi, ma quello si limitò a sorridere dato che, nel giro di pochi secondi, l’arto si rigenerò completamente.

“Se avete scoperto il mio segreto, allora dovrò accelerare i tempi. Che seccatura”, borbottò seccato prima di riattivare e riassorbire la Weather Memory, riguadagnando così la corazza bianca su petto e addome e sui lati del volto. Dopodiché, si alzò in volo e iniziò a scagliare fulmini, fiammate, raffiche di vento e sfere di energia sui Rider, bombardandoli da tutte le direzioni. Tutta quella concentrazione di poteri parve però eccessiva per il suo corpo, visto che scoppi di scintille iniziarono a fuoriuscirgli dalle articolazioni e dalle fessure dell’armatura. “Utilizzare tutte le Memory più potenti dei vostri vecchi nemici è davvero sfiancante, come immaginavo, soprattutto per un corpo difettoso come il mio…”, disse ansimando leggermente. “Alla fine della fiera, probabilmente sarò fortunato se riuscirò a vedere anche solo l’alba di domani, ma poco male perché mi assicurerò che non la vediate nemmeno voi, Kamen Rider!”

“Non sperarci!”, replicò W con la voce doppia di Shotaro e Philip, mentre riassumeva nel frattempo la forma CycloneJoker e una strana Memory, ben più grande delle precedenti e dalla forma di uccello, li sorvolava respingendo tutti i colpi diretti verso di loro. Lo sguardo di Elena cadde prima su W poi su Accel e qualcosa riprese a gridare dentro di lei di combattere. Il terrore causato dall’attacco del nemico era ancora grande, ma non aveva più intenzione di rimanere a subire senza reagire o gridando come una mocciosa. Aveva ragione Shotaro: lei non era così e aveva già superato paure e pericoli ben peggiori di quello e, cosa ancora più vera, lei non era sola, né ora né mai. Aveva delle compagne fidate, delle amiche insostituibili e ora dei nuovi compagni intrepidi e giusti che l’avevano aiutata in qualunque modo, perciò non aveva assolutamente nulla da temere dal suo nemico. Che fosse stato Checker o Astaroth in persona, lei, Warrior Uranus, non si sarebbe mai arresa senza combattere. Mai!

“…Vuoi una dimostrazione…eh, detective da strapazzo?”, disse stringendo i denti e rimettendosi in piedi. “…Vuoi…vuoi vedere se sono una tosta, eh…? Te lo faccio vedere io… A te e a quel maledetto demone… Io sono una Warrior Planet e ho giurato di non arrendermi mai davanti al male! Posso avere paura, ma non smetterò comunque mai di combattere!” Ai suoi piedi, Fang emise un acuto verso di approvazione, a cui lei rispose con un sorriso e un buffetto sulla testa. “Ben detto, piccoletto! Grazie del supporto!” Con rinnovato vigore, la ragazza scattò verso i due Rider e, approfittando del fatto che Checker era distratto, generò un fortissimo turbine che investì il demone schiantandolo a terra, per poi scagliargli contro due enormi sfere d’aria compressa che lo fecero rotolare lontano, intontito e ferito. “Allora, Dylan Dog dei poveri(2)? Ti è piaciuta la mia risposta?”, urlò verso Shotaro.

“Tsk, sei proprio una teppistella…”, replicò il detective, seppur con una chiara nota divertita nella voce.

“Per fortuna sei tornata in te”, fece invece il suo partner. Intanto, la Memory uccello era volata sopra il corpo privo di sensi di Philip, adagiato nel RevolGarry, e l’aveva colpito con un raggio verde smeraldo che l’aveva apparentemente assorbirlo dentro di essa. A quel punto, la Memory tornò da W, il quale la prese al volo e la inserì nel Driver per poi aprirla, facendole assumere una forma a X. “Xtreme!”, provenne dalla cintura, mentre un’abbagliante luce arcobaleno si sprigionava dal centro del corpo di W, esattamente lungo la linea che separava le sue due metà, linea che prese ad allargarsi visibilmente. Quando la luce infine scomparve, le due metà verde e nera erano ora separate da una banda argentea con riflessi iridescenti che attraversava verticalmente il centro del corpo del Rider, gli spallacci erano diventati a forma di W rovesciata di 90° verso l’esterno e le antenne a forma di W sull’elmo erano invece diventate una X. Nella mano sinistra, inoltre, gli era comparso uno scudo biancoargenteo e verde su cui vi erano quattro decorazioni con ingressi per le Gaia Memory e disposte a formare anch’esse una X.

“Wow! E quella è…?”, chiese Elena, stupefatta dalla sua nuova forma.

“L’Xtreme Memory. La più potente di tutte nonché vero collegamento alla vera Gaia Memory!”, risposero W con le voci di entrambi. “Ora che siamo connessi ad essa, riusciamo a percepire più chiaramente il potere di Checker. E, grazie ad Akiko, ora sappiamo che dobbiamo fare!” Sollevò una Memory verde chiaro e la inserì in un’impugnatura che sporgeva dalla cima dello scudo. “Prism!”, fece la voce metallica prima che W afferrasse ed estraesse dallo scudo una spada nera con il filo verde e una X raffigurata sulla guardia. “Terui, Elena, seguite le nostre mosse!”

““Ricevuto/Va bene!!””, risposero all’unisono rispettivamente l’altro Rider e la Warrior. Correndo al fianco di W, i tre assalirono Checker, il quale si era intanto rialzato e stava cercando di volare di nuovo in aria, ma stavolta Elena continuò a creare raffiche di vento per ostacolarlo e farlo rimanere vicino al suolo, dove Ryu e W lo assalirono con una serie di calci e fendenti. Il demone parò i colpi e scagliò delle scariche elettriche contro il primo e delle sfere infuocate contro il secondo, ma Ryu li evitò con dei rapidissimi spostamenti laterali, mentre W si limitò a pararli col suo scudo. Il Rider con due anime si scagliò poi in avanti e centrò il nemico diverse volte con la sua spada, più forte e veloce che mai, costringendolo ad arretrare proprio verso Elena, la quale rivestì le sue braccia con aria vorticante e colpì con un doppio pugno la schiena del demone, che venne poi letteralmente sollevato in aria e infine schiantato a terra da un fortissimo tornado scaturito dagli arti della figlia di Urano.

“Elena, tienilo a terra usando il vento!”, ordinò W.

“Capito!” La Warrior generò una specie di maglio d’aria che si abbatté sulla testa di Checker, il quale sollevò istintivamente le braccia per difendersi, ma fu così costretto a stare a terra per resistere alla pressione.

“Terui, ora! LA SCHIENA!”

“Ricevuto!” Accel estrasse la Trial Memory dal Driver e attivò il cronometro su di essa per poi lanciarla in aria e scattare rapidissimo contro il demone bloccato. Arrivatogli alle spalle, iniziò a tempestargli di calci sempre più veloci la schiena, al punto da disegnare su di essa l’immagine di una T che sembrava fosse stata tracciata dai pneumatici di una macchina durante una sgommata. Dopo forse il millesimo calcio, Ryu si fermò e riafferrò al volo la Memory lanciata in precedenza, stoppando contemporaneamente il cronometro. “Trial Maximum Drive!”, urlò la Memory nel momento in cui i numeri si fermarono a 9,8. “9,8 secondi. Era il tempo che ti separava dalla disperazione!”, dichiarò Ryu dando le spalle all’avversario. Questi urlò di dolore mentre numerosissime scariche elettriche fuoriuscivano dalla T tracciata dal Rider, in particolare dalla parte bassa della schiena, finché uno strano congegno simile ad una scatola non venne espulso con forza da quel punto ed esplose subito dopo, lasciandogli una grave ferita bruciata. Dal suo corpo presero poi ad uscire le Memory finora assorbite.

“Chiudiamo la partita!”, disse W rinfoderando la spada e inserendo quattro Memory negli ingressi dello scudo. “Heat Maximum Drive! Luna Maximum Drive! Joker Maximum Drive! Cyclone Maximum Drive!”, recitò in successione la voce metallica del Driver, poi W riestrasse la spada, la cui lama ora risplendeva dei quattro colori delle Memory e intorno ad essa vorticavano altrettante piccole sfere luminose dei medesimi colori. “Bicker Charge Break!”, gridò fendendo ripetutamente il corpo di Checker con la spada, distruggendo una Memory ad ogni colpo. Dopo Weather, Claydoll, Taboo e Smilodon, però, dalla testa del demone emerse qualcosa di gigantesco che sbatté via W, impedendogli di distruggere anche la Terror Memory. Alzando gli occhi, i Rider e la Warrior si accorsero trattarsi di un’enorme Barong, una creatura del mito vagamente simile ad un incrocio tra un drago e un leone, ma con testa e corpo blu e ricoperti di simboli aztechi, che ricordavano la maschera sopra il capo di Checker, ora diventata grigia e vuota dopo l’evocazione del mostruoso essere. Quest’ultimo prese il demone con una delle sue zampe e volò in aria con un colpo d’ali.

“…Sapete, io mi ritengo un tipo calmo e pigro e detesto perdere la pazienza…”, disse Checker in tono piatto, il suo corpo che nel frattempo perdeva i tratti acquisiti dalle Memories salvo per quelli derivanti appunto dalla Terror Memory. “…ma devo riconoscere che adesso mi avete davvero mandato su tutte le furie. Se proprio volete finire questa storia nel peggiore dei modi, allora vi accontento!” Detto questo, balzò sulla testa del Barong evocato e sollevò una Memory diversa da tutte le precedenti: era nera ed emanava un’aura inquietante e opprimente, più di qualunque altra finora usata. “Non posso più richiamare altre Gaia Memory ora che avete distrutto il mio collegamento a quella del pianeta, ma questa l’avevo creata io stesso prima della battaglia in caso le cose fossero andate male. Avrei preferito non usarla, ma non mi lasciate altra scelta!” E la attivò per poi puntarsela al collo. “Sacrifice!”, disse una voce distorta e riecheggiante mentre il demone assorbiva la Memory e il suo corpo mutava divenendo completamente nero ed emanante un fumo violaceo simile a vapore e diversi simboli sconosciuti di luce cremisi apparivano su tutta la sua superficie. Quel fenomeno si espanse presto anche al Barong, che divenne anch’esso completamente nero, ricoperto di simboli rossi ed emanante vapori violacei. Contrariamente alle aspettative dei Rider, però, invece di attaccarli, la bestia e il suo cavaliere volarono via, diretti verso la città.

“Ehi, fermi! Dove scappate?”, gridò Elena furiosa.

“Tu ami la tua città, vero, W?”, domandò in rimando Checker al Kamen Rider con due anime, il volto piegato in una smorfia orrenda. “Ho un ultimo esperimento da fare: scoprire se il mio animaletto può distruggerla completamente con la sua autodistruzione… O se per completare l’opera, sarà necessario anche il mio!”

“VUOI DISTRUGGERE FUTO?! NON PUOI MALEDETTO BASTARDO!”

“Vuoi impedirmelo? Allora dovrai fermarmi!” Con quella frase, il Barong batté le ali più forte, diretto verso la città. L’avrebbe raggiunta in appena un minuto.

“Quel dannato…! Non possiamo perdere tempo!”, gridò Shotaro richiamando con un pulsante il RevolGarry. Il veicolo si aprì in due rivelando una serie di parti di altri veicoli sulla sua enorme ruota; uno di questi, simile alla parte posteriore di un aereo venne sparata nell’aria. “Terui!”

“Ci sono già!”, rispose l’ispettore riassumendo la forma base di Accel e balzando proprio davanti alla parte sparata. Con somma sorpresa di Elena, le sue gambe si combinarono con essa e gli conferirono un aspetto ibrido Rider-macchina aerea, per poi accendere il motore presente e permettere a Ryu di alzarsi in volo. W invece lanciò il suo scudo in aria e questo prese a girare talmente velocemente da diventare un disco volante di luce arcobaleno, su cui il Rider saltò sopra e iniziò a cavalcare come una sorta di skateboard. Prima che potesse chiamarla, Elena esclamò: “Vi seguo!” E usando i suoi poteri dell’aria, creò una corrente ascensionale intorno a sé che le permise di alzarsi in volo accanto ai due Kamen Rider, sebbene in maniera un pò barcollante a causa della sua inesperienza con la tecnica. I tre inseguirono immediatamente Checker, raggiungendolo proprio quando questi era ai confini di Futo; inorridendo, Shotaro si accorse che i simboli rossi sui corpi dei nemici erano diminuiti considerevolmente e la loro energia sembrava sempre più fuori controllo.

“Voi Kamen Rider e Warrior Planet siete davvero ostinati e io odio la gente ostinata!”, disse Checker scagliando una serie di laser di aura nera dalle mani, che il trio evitò con una serie di manovre aeree.

“Se pensi davvero che ti lasceremo distruggere la nostra città, sei completamente fuori strada!”, gridò W con la sua voce duplice prima di colpire ripetutamente ai fianchi il Barong con la sua spada. Diversi squarci si aprirono sul corpo del mostro, ma questi non parve risentirne e lo allontanò con un’artigliata. Ryu, allora, accelerò fino a trovarsi davanti al Barong e usò la sua spada per colpirlo sul muso, spingendolo di lato e facendogli perdere l’assetto per un secondo. Elena ne approfittò subito per attaccare con diverse sfere d’aria compressa, ma non erano sufficienti a fermare i nemici. E i segni sui loro corpi divenivano sempre meno numerosi.

“Quei segni sono il conto alla rovescia! L’unico modo per fermare la Memory è distruggerla prima che si esauriscano!”, osservò Philip. “Dovremo unire le forze di tutti per farcela!”

“Quanta fatica per un mondo destinato a sparire… Mi date davvero fastidio”, fece nauseato Checker prima di scagliare altri laser, ma quando li schivarono di nuovo, fu il Barong stavolta ad attaccare, soffiando un mare di fuoco nero dalla bocca che avvolse i Rider e la Warrior, bruciandoli e facendoli precipitare. “Visto? Non potete fermare l’inevitabile, come non potete sconfiggere Lord Astaroth!”

“Qui…ti sbagli”, ribatté W riprendendosi e caricandolo ancora. “Finché noi avremo fiato in corpo combatteremo! E senza arrenderci mai riusciremo sicuramente a vincere!”

“In nome della giustizia, della libertà e di tutte le persone che amiamo, noi non possiamo fallire!”, esclamò Ryu riacquistando l’assetto e seguendo W.

“E certo non perderemo contro di voi, che mettete in pericolo l’umanità solo per i vostri scopi egoistici! Noi vinceremo te, Checker, e poi anche Diablo e Astaroth!”, concluse Elena usando una nuova corrente d’aria per fermare la sua caduta e darsi propulsione verso l’alto.

“E allora MORITE TUTTI INSIEME!”, urlò il demone facendo gettare in picchiata il Barong. I segni di entrambi erano ormai quasi del tutto spariti e la belva soffiò un’altra fiammata, mentre Checker saltava dalla sua testa e volava più in alto, lanciando altri laser.

“Elena, seguimi!”, gridò W brandendo di nuovo la sua spada, ora pulsante di nuovo di energia arcobaleno. “Bicker Charge Break!”, ruggì vibrando il fendente e squarciando il Barong dalla bocca alla coda. Elena gli fu dietro, mentre Ryu diede altro gas girando la maniglia del suo Driver, attivandone il Maximum Drive.

“Te l’avevo già detto prima, ricordi, mostro? Il tuo traguardo è la disperazione!”, gridò puntando la spada in avanti e avvolgendosi di fuoco quando i motori spinsero al massimo. Accel divenne così una vera e propria cometa a forma di A che entrò nella bocca del Barong, indebolito dal colpo di W, e fuoriuscì da sopra la sua coda, trapassandolo da parte a parte. La bestia lanciò un ultimo urlo prima di precipitare esanime al suolo, sempre però coi simboli che andavano sparendo sempre di più. “Hidari, Philip, Zanon-san! FINITELO!”

“““OVVIAMENTE!!!”””, urlarono gli altri tre evitando i colpi di Checker e spingendolo in alto a suon di fendenti e raffiche di vento. Solo qualche segno rimaneva sul suo corpo ormai.

“Non ce la farete mai! È troppo tardi!”, sghignazzò il demone cercando di scendere verso la città, ma Elena si mise in mezzo.

“Mai dire mai, demone!”, gridò tendendo una mano a W. “La spada!” L’altro parve capire e gliela lanciò; appena presa, la Warrior la ricoprì di vento e, con un fendente, scagliò una potente lama aerea che non solo spinse più in alto Checker, ma tagliò i legamenti sulle sue braccia rendendole inermi.

“Bel colpo! Ora finiamolo!”, gridò W inserendo la Prism Memory nell’ingresso a lato della cintura: “Prism Maximum Drive!” Subito dopo, chiuse e riaprì l’Xtreme Memory sul davanti del Driver: “Xtreme Maximum Drive!” Una potentissima energia arcobaleno lo avvolse facendolo salire sopra all’avversario; nel processo, W porse una mano ad Elena, la quale la afferrò e si lasciò portare a sua volta in posizione. Mentre volavano insieme, inaspettatamente, la Warrior si accorse che l’energia di Xtreme era diventata color smeraldo e stava penetrando anche in lei, potenziandola immensamente.

“Ma che succede…?!”, domandò confusa.

“La volontà dell’Xtreme Memory… Della Terra stessa! Sta unendo i nostri poteri!”, esclamò entusiasta Philip.

“Allora non deludiamola! Colpo finale!”, urlò Shotaro. Rider e Warrior scesero poi in picchiata sul demone coi piedi protesi in avanti, divenendo simili ad una meteora di energia smeraldina circondata da aloni di luce e sfere arcobaleno e avvolta da un tifone violentissimo. “““URANUS DOUBLE STORM PRISM XTREME!!!”””, fu il loro ruggito di guerra mentre il loro duplice calcio si scontrava sul petto di Checker, precipitandolo contro il Barong ancora in caduta libera e schiantando entrambi su un campo ai margini della città con un boato assordante. La Sacrifice Memory andò in pezzi nel processo. W ed Elena raggiunsero a terra Ryu e insieme si avvicinarono al demone, riverso al centro di un enorme cratere fumante; anche se ancora vivo, era palese che non sarebbe sopravvissuto a lungo, visto che la metà inferiore del suo corpo era andata distrutta e quella superiore era ricoperta di ferite e abrasioni che mostravano diversi circuiti ormai fulminati fusi con la carne bruciata. Lentamente, ciò che restava di Checker iniziò a polverizzarsi pochi secondi dopo, mentre la sua bestia era già divenuta cenere.

“Chi avrebbe mai detto che uno come me avrebbe lottato con tanta ostinazione…”, mormorò, quasi beffardo verso sé stesso. “Sinceramente, agli inizi, anche se era un ordine di Lord Astaroth, me ne fregava poco di vincere o morire, mi era sufficiente potermi godere quella breve vita che mi era stata data… Ma lottare con voi e le vostre convinzioni così granitiche ha finito per smuovere pure me… Roba da matti. Ecco perché voi eroi siete una così gran seccatura…” W, Accel ed Elena sciolsero le loro trasformazioni e il primo fece un verso divertito.

“Sarebbero queste le tue ultime parole?”, domandò.

“Beh, che ti aspettavi? Qualche minaccia o imprecazione finale? Maledizioni a tutto spiano? Per favore. La mia miglior minaccia te l’ho già fatta quando ho usato la mia Memory personale e, se adesso ci penso su, mi rendo conto che non era nemmeno questo granché. Si vede che non sono tipo da simili cliché…”

“In effetti, ho sentito di molto meglio da altri cattivi…”

“Dovrai accontentarti, purtroppo per te… In ogni caso, sincerità per sincerità, devo ammettere che combattere con voi, Kamen Rider W e Accel, e te, Warrior Uranus, è stato più divertente di quanto credessi… Sarete stati anche miei nemici, ma mi avete lasciato un bel ricordo della mia breve vita e, per questo, voglio rivelarvi una cosa come ricompensa: non riuscirete a fermare quel montato del mio fratellino Diablo e nemmeno Lord Astaroth. Non finché non capirete la vera natura della Croce di Fuoco e il suo vero potere.”

“La Croce di Fuoco?”, chiese Elena.

“La fonte del potere di tutti i Kamen Rider e dei mostri loro nemici, o meglio la sua incarnazione. È ciò che cerca Diablo e che il mio signore vorrebbe acquisisse, così diverrebbe il più potente servo a sua disposizione, un concentrato di tutti quei poteri così incredibili.” Quella prospettiva fece rabbrividire tutti i presenti.

“Cosa dobbiamo fare allora? Che significa che dobbiamo capire la sua vera natura per vincere?”, domandò Shotaro.

“Tchtchtch”, rispose ghignante Checker agitando debolmente un dito prima che questo si disintegrasse. “Io vi ho già detto tutto quello che potevo. Il resto ora sta a voi, dovrete guadagnarvelo da soli. In quanto a me…finalmente potrò riposare da questa gran rottura…” Il suo corpo divenne completamente grigio, ma lui non aveva ancora finito: “Quasi dimenticavo: buona fortuna. Ne avrete bisogno, eroi…” E scomparve in una nuvola di polveri e ceneri con un’ultima risatina.

“…Uno stronzo fino alla fine”, sbottò Elena calciando un sassolino per il nervoso.

                                                                                                                                       *****

Quella sera, Shotaro, Elena, Ryu e Akiko, dopo essersi medicati le ferite, stavano nell’hangar segreto di W e discutevano con Philip su una possibile risposta alle ultime parole di Checker, ma finora né le supposizioni del detective e dell’ispettore né la ricerca nella Biblioteca Planetaria dell’ex-Sonozaki avevano dato frutti.

“…Non capisco davvero. Informazioni ce ne sono, ma sono tutte sparse e confuse, come se le conoscenze inserite fossero incomplete o incerte”, spiegò il giovane dopo l’ennesima immersione nella fonte del sapere del pianeta. “O forse, ma mi sembra assurdo, come se qualcuno avesse nascosto o alterato in qualche modo queste informazioni… Però chi potrebbe mai alterare in questo modo la memoria della Terra stessa, soprattutto dopo l’acquisizione di informazioni anche dalla realtà di Elena-san…?”

“Astaroth”, disse proprio quest’ultima dopo una pausa di cinque secondi di silenzio. “Scommetto quello che volete che c’è il suo zampino in questa storia. Quel maledetto non è certo diventato il signore dei demoni per niente: non è solo estremamente potente, ma anche molto intelligente, astuto e subdolo. Se sapeva che noi o chiunque altro potessimo in qualche modo trovare informazioni a suo svantaggio, allora avrà fatto sicuramente in modo di evitare che tali informazioni venissero scoperte.”, affermò con tono fermo, ma senza poter nascondere la propria preoccupazione. Se il re degli Heartdemon poteva fare qualcosa di simile allo spirito di quel pianeta, cosa gli impediva di danneggiare anche lo spirito della loro Gaia? Scosse la testa non volendoci pensare, la prima regina della terra meritava di riposare in pace... o chissà cosa sarebbe successo altrimenti.

“Quindi abbiamo le mani legate”, fece Ryu, buio in volto. “Se davvero ha nascosto le informazioni necessarie chissà dove, allora non potremo recuperarle senza affrontarlo direttamente.”

“Ma se ciò che ha detto Checker è vero, non saremo probabilmente in grado di vincere senza prima risolvere questo mistero…”, disse Shotaro rigirandosi il cappello tra le mani.

“Magari mentiva! Non credete? Insomma, dopo tutto eravamo nemici, perciò che motivo aveva di dirci queste cose? Forse voleva solo prenderci in giro!”, provò a far notare Akiko, confusa più di tutti su quella storia così inverosimile.

“Ne dubito fortemente”, negò subito il detective. “Era nostro nemico, vero, ma ho visto il suo sguardo quando è morto e posso dire con sicurezza che non ci stava mentendo tanto per farci un dispetto. Non era nemmeno nel suo carattere fare qualcosa del genere in punto di morte, gli sarebbe sembrata una bambinata.”

“Sono d’accordo con Shotaro”, approvò Philip. “Al momento, l’opinione di Elena-san è la più probabile, ma è anche la più problematica. Tu che l’hai affrontato, puoi confermarci quanto sia forte effettivamente Diablo, giusto?”

“Sì, confermo”, rispose subito Elena, ricordando ancora con orrore come quel demone avesse sconfitto da solo lei e le sue compagne apparentemente senza troppe difficoltà. “Checker era molto forte, vero, ma Diablo non è nemmeno paragonabile a lui, è una differenza come tra cielo e terra. Noi commettemmo l’errore di sottovalutarlo, ma lui aveva comunque appena sconfitto un altro Kamen Rider forte come voi, dunque non era nemmeno al suo massimo ed era pure in inferiorità numerica. Eppure, è riuscito a batterci tutte e ci avrebbe sicuramente uccise se non fosse stato per Decade. Inoltre, c’è la seria possibilità che, vista la sconfitta subita contro di lui e la ferita inflittagli da Shizu, quando tornerà, Diablo sarà stato reso ancora più forte per poter vincere. E Astaroth dev'essere a sua volta molto più potente di lui... stiamo pur sempre parlando di un essere che fu al fianco di Dio all'inizio del tempo.”

“ Non è la prima volta che dei Rider affrontano delle cosiddette 'divinità', ma tu ne sai più di noi. Allora è sicuro: non possiamo affrontarli adesso, non direttamente e non senza un piano”, fece Philip sconsolato. “Se solo avessimo più informazioni…”

“Ci serve aiuto. E se provassimo a metterci in contatto con le tue compagne, Elena?”, chiese Shotaro. “Voi ne sapete più di tutti noi su quei demoni e Philip ha detto che il vostro solo arrivo gli ha aperto un mondo nuovo di conoscenza. Forse anche solo un contatto più diretto con voi, potrebbe riempire questi buchi nella Biblioteca o darci comunque modo di saperne di più.”

“Credi che se fosse possibile, non l’avrei già fatto?”, sbottò la Warrior. “ Eravamo tutte senza telefono, e senza Xana non ho mezzi per contattare la flotta lunare!”

“E non hai proprio nessun modo di comunicare con loro?! Tutta la tecnologia che avete e manco sapete restare in contatto?!”

“Che ne vuoi sapere tu di tecnologia, che vivi nel passato remoto! Manco sai cos’è a momenti, quindi falla finita di parlare di cose che non conosci!”

“BASTA ENTRAMBI!”, urlò Akiko brandendo ben due ciabatte con sopra la scritta ‘disciplina’. Sia Shotaro che Elena arretrarono atterriti nel vederle. “Litigare come poppanti non ci porterà a nulla, perciò datevi una regolata! Dopotutto, non è che avremo notizie di loro agitandoci per nulla! La cosa migliore ora è stare calmi e pensarci su!” Abbassò le ciabatte risedendosi accanto a Ryu.“E perché no, speriamo in un colpo di fortuna! Potrebbe capitare!”

“Sì, certo”, fece sarcastico Shotaro. “Ora iniziano a parlarci dal Double Driver, guarda...” Manco aveva finito che dal suddetto Driver venne una voce femminile: “Mi ricevete? Sono il capitano Martina Florence, chiamo dall'Amanogawa High School. C'è qualcuno in ascolto?” Tutti guardarono prima il Driver, poi Elena, Shotaro e di nuovo il Driver, così sconvolti da non aprire bocca per diversi secondi.

“Non. È. Possibile”, disse Shotaro incredulo, ma Elena lo spinse da parte per prendere il Driver: “Martina? Sei proprio tu?!”, gridò usando l’apparecchio come una radio.

“Elena!”, esclamò dall’altro lato la voce entusiasta della sua compagna cyborg.

“Elena-san, giusto? Mi chiamo Kisaragi Gentaro. Hai incontrato un Kamen Rider per caso?”, si aggiunse un’allegra voce maschile dal lato di Martina.

“Sì, un detective rompip...”, cominciò la figlia di Urano, prima di essere interrotta dal soggetto dell’insulto: “Ehi, a chi hai dato del rompipalle? Ti ho appena salvato la vita da quell'affare!”

“Shotaro-san!”, esclamò Gentaro dall’altro lato del Driver. Tutti rimasero poi ad ascoltare la successiva discussione tra il capitano del Millennium e le Warrior Planet, fino alla comunicazione delle coordinate per il luogo d’incontro il giorno dopo. Infine, Elena si unì al coro de “Non osare mancare!” che concluse il loro ritrovo.

“Tranquilla, le proteggeremo noi. Vero, signori?”, disse uno dei Kamen Rider alla radio per rassicurare gli animi.

“Ovvio, per un detective la sicurezza del suo cliente è una priorità”, decise di aggiungere Shotaro, contento che le cose stessero andando finalmente nel verso giusto. Accanto a lui, Elena gli rivolse un’occhiata prima sorpresa poi grata, senza farsi vedere però. Quando la comunicazione si chiuse, Philip sospirò sollevato: “Beh, fortunatamente c’è ancora speranza. Abbiamo una possibilità adesso.”

“Già, puoi dirlo, partner”, concordò Shotaro per poi sbadigliare. “Ci conviene riposarci adesso. Domani ci aspetta un lungo viaggio e una dura battaglia.”

“E così la mia sicurezza è la tua priorità, eh, grande detective?”, chiese Elena in tono strano. “Vuoi dire che mi proteggerai tu tutto il tempo? Anche stanotte nel sonno?”

“Che-che stai dicendo…?”, chiese il detective, di colpo spaventato.

“Sai che dormirò qui, no? Quindi starai in piedi a sorvegliarmi? O pensi ad altro?”, scherzò lei in tono fin troppo dolce. “Però in effetti sei stato così figo prima… Forse sei davvero come Dylan Dog, alla fine… Vogliamo scoprirlo(3)?”

“NON-NON SCHERZARE SU QUESTE COSE CON M-ME! IO-IO SONO UN PRO-PROFESSIONISTA, CHE C-CREDI!”

“Allora perché ora balbetti?”

“IO NON B-BALBETTO!” Dietro di loro, Akiko si piegava in due dalle risate, Ryu osservava vagamente divertito e Philip sembrava solo perplesso. Dopo una nottata di scherzi e battute quasi senza fine, Shotaro e Philip caricarono quanto più materiale utile possibile sul RevolGarry insieme ad Elena, pronti per la partenza per Osaka e l’incontro con gli altri Rider e le Warrior. Akiko e Ryu sarebbero invece momentaneamente rimasti a Futo.

“Metteremo in sicurezza la città il prima possibile”, stava dicendo Ryu, “poi potrò raggiungervi.”

“Non metterci troppo, Terui, o finiremo i nemici prima di te”, scherzò Shotaro.

“E tu sii prudente, Hidari. Non sono nemici facili questi.”

“E non provare a far accadere qualcosa ad Elena-san!”, si raccomandò Akiko. “Avrò la tua testa se violi il nostro codice di detective!”

“Non serve che tu me lo dica, capo”, rispose l’altro con nonchalance, poi aggiunse: “Abbi cura di te.”

“Anche tu, Shotaro-kun”, s’addolcì la ragazza. “E anche tu, Philip-kun! Bada a loro! Buon viaggio!”

“Lo farò”, rispose Philip sorridendo.

“Grazie di tutto, davvero”, disse Elena abbracciando Akiko. “È stato un piacere conoscerti, Akiko.”

“Il piacere è stato tutto mio, Elena-san! Spero di rivederti un giorno e di conoscere tutta la tua squadra di supereroine!”

“Eheheh, lo spero anch’io con tutto il cuore! Un giorno ci rivedremo di sicuro!”

“Combattere al tuo fianco è stato un onore, Elena Zanon”, disse Ryu inchinandosi. “Sarà un piacere farlo ancora in futuro.”

“Stessa cosa per me, Ryu”, ricambiò la Warrior. “Tieni sempre in sicurezza questa città, eh!”

““A presto, ragazzi!”””, salutarono Shotaro e Philip per poi salire sul RevolGarry con Elena e partire, diretti verso Osaka.

“Ora capisco perché ti definiscono half-boiled: sei davvero troppo emotivo per fare il duro tu…”, osservò beffarda Elena notando la nostalgia negli occhi di Shotaro.

“Ma tu sei davvero-”

“…ma non è così male, anzi. Sinceramente, è proprio questo a renderti figo.”

“…Mi hai dato del figo?!”

“Chi, io? Te lo sarai immaginato.”

“Tsk! Ma guarda questa!” Tuttavia, sul volto del detective vi era ora un sorriso compiaciuto e divertito. “Allora, pronti per l’avventura?”

“Ci puoi scommettere!”, rispose Elena con forza.

“Andiamo, partner”, approvò Philip. Il RevolGarry sfrecciò rombante lungo la strada, accelerando sempre di più.

                                                                                                                     *****

“…Tu sei sicuro di questo?”, domandò Diablo con scetticismo.

“Assolutamente”, gli rispose Narutaki sorridendo perfidamente. “Se seguirai questo sistema di coordinate, la prossima volta potrai intercettare Decade prima che lui stesso giunga in quel luogo, così potrai coglierlo di sorpresa e impedirgli di fuggire.”

“Come mai vuoi aiutarmi? Tu sei un umano, no? Sai che noi demoni vogliamo la schiavitù o la distruzione della vostra razza? Che hai in mente?”

“Mi spiace, Diablo-san, ma preferisco tenere per me simili informazioni. In ogni caso, sappi che dal mio punto di vista, Decade rimarrà sempre la minaccia più grande per questo mondo e qualunque altro esistente. Lui è il distruttore e, se rimarrà in vita, un giorno distruggerà tutto, perciò è imperativo che sparisca una volta per tutte. E tu sei al momento l’unico che possa fermarlo.” Una distorsione dimensionale simile a quelle del Rider sopracitato si formò alle spalle dell’uomo. “Sta a te se fidarti o meno, ma posso garantirti che io non mento. Ci rivedremo presto, Diablo-san.” E scomparve al suo interno. Diablo fissò il punto dove Narutaki era scomparso. Era fortemente dubbioso che quell’uomo fosse suo alleato, tanto più che potesse davvero volere la vittoria di un demone su un essere umano, eppure c’era qualcosa che gli diceva che stesse dicendo la verità quando parlava delle coordinate per intercettare Decade. Aveva visto la scintilla d’odio nei suoi occhi ogni volta che si nominava quel Kamen Rider e dunque era chiaro il suo risentimento verso di lui, anche se non sapeva per quale motivo.

“Pensi forse di sfruttarmi per eliminare il tuo nemico, umano?”, disse infine il demone schioccando le fauci sotto la maschera. “Però devo riconoscere che la tua proposta mi stuzzica parecchio… Va bene, Narutaki, starò al tuo gioco per il momento. In quanto a te, Decade-senpai, ti consiglio di prepararti perché molto presto non potrai più giocare ad acchiapparello tra le dimensioni.” E scomparve a sua volta in un portale oscuro. Nessuno dei due, tuttavia, aveva notato la giovane ragazza dai capelli castani raccolti in due codine ai lati che li osservava, nascosta all’ombra di una formazione rocciosa poco lontana. I suoi occhi nocciola erano pieni di preoccupazione e timore.

“Sapevo che sarebbe successo, ma speravo che per una volta le cose andassero diversamente”, mormorò sconsolata Angelica. “Spero con tutto il cuore che tu sappia quello che fai, Narutaki.” Alzò gli occhi per osservare il Sole che andava tramontando. “Ti, prego, Tsukasa, fai attenzione.”

1) Lo spirito della prima e fin'ora unica regina della terra, Gaia Earthmother, nonchè mamma di Silvia, divenne tutt'uno col pianeta alla sua morte. Incontrò Shizu in un'occasione e fu lei stessa a dare ad Aurora le sue armi.

2) Tecnicamente è Dylan stesso il Dylan Dog dei poveri, ma potete capire cosa intendeva Elena.

3) Beh, Shotaro non è poi così vecchio rispetto ad Elena(anche se contando la vita passata di lei, la differenza d'età s'inverte a suo favore di quasi un millennio) ed è un bel ragazzo.
 
Shotaro Hidari, aka Kamen Rider W, aka Kamen Rider Joker: protagonista indiscusso della serie “Kamen Rider W” e  11 degli Heisei (=post 2000) Rider a vestire i panni di uno degli eroi mascherati al servizio dell’umanità. Legatissimo alla sua città natale Futo City fin da piccolo, Shotaro rimase meravigliato nel momento in cui vide per la prima volta il suo futuro mentore, il detective veterano Sokichi Narumi, aka Kamen Rider Skull, trasformarsi per distruggere un Dopant. Da allora, comprendendo i veri pericoli che gravavano su Futo, giurò di fermare chiunque minacciasse di far piangere la sua città e divenne infine apprendista investigatore proprio sotto Sokichi. Nel seguito della loro ultima missione, però, la stessa in cui i due incontrarono per la prima volta e liberarono Philip, l’impulsività dell’allora troppo giovane e spericolato Shotaro fece saltare la loro copertura e Sokichi rimase colpito a morte da un proiettile nemico. Per poter sopravvivere, Philip offrì a Shotaro il Double Driver e così i due si trasformarono insieme in Kamen Rider W per la prima volta e usarono il suo potere per scappare. Da quel momento, Shotaro raccolse l’eredità del suo maestro e, divenuto il nuovo detective nonché Rider di Futo, giurò di proteggere la città e i suoi cittadini e allo stesso tempo svelare il mistero dietro “Museum”, la misteriosa quanto oscura organizzazione che teneva prigioniero Philip, aveva portato alla morte di Sokichi e faceva esperimenti sulle Gaia Memory e i Dopant. Dopo una lunga guerra, Shotaro e Philip riuscirono infine a svelare tale mistero e sconfiggere la famiglia Sonozaki, leader del Museum, ma a costo della vita di Philip; da quel momento, Shotaro divenne un detective solitario e continuò a combattere da solo i malvagi della città, almeno fino al momento in cui l’Xtreme Memory con l’inaspettata collaborazione dell’ultima Sonozaki, Wakana, riportò in vita Philip permettendo ai due di ridiventare partner e riformare W per proteggere ancora Futo. Impulsivo e troppo imprudente da giovane, Shotaro è un tipo molto sveglio e capace, amante di tutto ciò che definisce hard-boiled e dell’investigatore fittizio Philip Marlowe, al quale si ispira sia per look che per modi. Fissato con gli anni 30 al punto da non vestirsi mai senza il suo fedora o da non usare mai nessun oggetto moderno se non per casi di estrema necessità, spesso si comporta in un modo che ritiene essere cool e da duro per ispirare l’immagine del perfetto detective severo e infallibile, ma la sua goffaggine e l’eccessiva empatia finiscono sempre per fargli fare delle figuracce o renderlo troppo coinvolto nel caso da risolvere; allo stesso tempo, questa sua empatia gli permette di capire subito le persone e riuscire ad intuire i veri motivi dietro le loro azioni, oltre ad attirare intorno a sé una folta cerchia di persone pronte a tutto per aiutarlo. La sua forte emotività unita al suo altruismo sono i motivi per cui i compagni lo definiscono half-boiled anziché hard, ma sono anche definiti i suoi migliori attributi, opposti alla talvolta eccessiva freddezza del suo mentore Sokichi; molto legato al suo maestro, Shotaro ha ereditato il suo spirito giusto e si prende cura della figlia di lui Akiko e Philip anche per omaggiare la sua memoria. Oltre a possedere notevoli doti intuitive e deduttive, sviluppate nel corso del suo lavoro, Shotaro è un combattente eccellente, capace di combattere ad armi pari molti e potenti nemici anche da solo nella forma di Kamen Rider Joker, nella quale compensa la minore versatilità rispetto a W con la sua conoscenza delle arti marziali e la sua grande esperienza. Quando poi diviene Kamen Rider W insieme a Philip, la maggiore versatilità della nuova forma nonché l’intelligenza e la conoscenza delle Gaia Memory del partner lo rendono ancora più potente, al punto da poter contrastare persino gli avversari più ostici e pericolosi.
 
Philip, aka Raito Sonozaki, aka Kamen Rider W: coprotagonista della serie di W e partner di Shotaro, nonché seconda metà del Rider dalle due anime. Originariamente il figlio minore della famiglia Sonozaki, Raito trovò la morte da bambino quando, durante uno scavo archeologico con i parenti, cadde nel pozzo che portava alla vera Gaia Memory, cuore del pianeta stesso, ma venne successivamente resuscitato proprio da quest’ultima come un avatar di dati connesso direttamente ad essa. Suo padre Ryubee, capo della famiglia e dell’organizzazione segreta Museum, decise di usare tale connessione per controllare la Gaia Memory e iniziare un fenomeno chiamato Gaia Impact, con cui tutti gli umani sarebbero diventati come il figlio e avrebbero potuto sopravvivere alla futura estinzione a cui, a suo dire, erano destinati; per tale scopo, fece alterare la memoria di Raito in modo da dimenticare la sua vera identità e la sua storia e poterlo in seguito sacrificare con più facilità. Ora conosciuto come Philip, egli venne salvato da Sokichi e Shotaro e, dopo la morte del primo, accetto di collaborare col secondo offrendogli il Double Driver e le Memory sviluppate dal Museum per poter combattere l’organizzazione e proteggere la città. Dopo diverse battaglie, però, Philip venne catturato e il Gaia Impact iniziato; l’intervento di Shotaro permise la liberazione di Philip e il fallimento del piano di Ryubee, ma a causa del nuovo contatto con la vera Gaia Memory, il corpo di dati dell’ex-Sonozaki divenne troppo instabile per durare e si sgretolò dopo la loro ultima battaglia e trasformazione in W. Qualche tempo dopo, sua sorella maggiore Wakana, unica superstite della famiglia e legatissima al fu Raito, attivò una versione personale del Gaia Impact con cui usò la propria energia per riportate in vita Philip dopo un anno dalla sua attivazione, sacrificandosi per riportare in vita il fratello, il quale poté così tornare da Shotaro e continuare a proteggere Futo insieme a lui come W. Rispetto al più impulsivo ed emotivo Shotaro, Philip è il lato calmo e calcolatore del duo, sempre in cerca della soluzione più logica e razionale per risolvere le cose, compresi i casi da investigare e le battaglie, e questo lo porta spesso a scontrarsi con il partner, ma il loro legame è comunque così forte che riescono sempre a risolvere le loro dispute e portare brillantemente a termine gli incarichi ricevuti. Apparentemente privo di interesse nelle persone a causa dell’amnesia causatagli dal padre, Philip possiede una mente eccezionale e curiosa che si emoziona anche per le piccole cose, al punto che non è soddisfatto finché non ha raccolto e letto tutte le informazioni riguardo l’argomento di interesse, che segna mano a mano che scopre sulle lavagne dell’hangar segreto dell’agenzia, luogo dove vive la maggior parte del tempo per nascondersi al Museum. La sua ossessione è tale che non è possibile distrarlo su altri argomenti finché non ha finito e rimane sveglio anche giorno e notte pur di continuare a studiare l’attuale argomento d’interesse, oltre ad usarsi anche come cavia per certi esperimenti fisici. Come Raito, ama molto la sua famiglia, anche dopo la scoperta della verità, ma il suo senso di giustizia, acquisito dalla convivenza con Shotaro, gli impedisce di schierarsi dalla sua parte e, alla fine, decide di fermarli anche a costo di combatterli. In quanto avatar della vera Gaia Memory, Philip, possiede una connessione diretta alla Biblioteca Planetaria, la memoria stessa della Terra e fonte di tutte le informazioni esistenti su di essa e ciò che vi esiste sopra e intorno, che gli permette di scoprire praticamente qualsiasi cosa tramite una ricerca al suo interno, abilità utilissima soprattutto nei casi dei Dopant. In battaglia, pur formando metà del potere di W, solitamente lascia il controllo al più esperto e combattivo Shotaro, ma quando serve, anche Philip è in grado di combattere abilmente, sfruttando uno stile perlopiù riflessivo e intuitivo.
 
Ryu Terui, aka Kamen Rider Accel: personaggio principale e secondo Kamen Rider della serie di W. Prima della storia della serie principale, Ryu trovò la sua famiglia completamente massacrata da un misterioso Dopant che li aveva congelati a morte; deciso a vendicarsi, scoprì con una serie di indagini la provenienza da Futo City delle Gaia Memory e divenne supervisore della polizia della città per poter così trovare ed eliminare l’assassino della sua famiglia. Coadiuvato da una misteriosa donna di nome Shroud, in realtà Fumine Sonozaki, moglie di Ryubee Sonozaki( e quindi madre di Philip), Ryu ottenne da questa i poteri di Kamen Rider Accel e li usò per iniziare ad eliminare i Dopant e combattere il Museum, entrando inevitabilmente in conflitto con W. La sua personalità fredda e vendicativa creò presto un forte contrasto tra lui e il Rider di Futo, che non accettava di uccidere un Dopant sconfitto e/o in forma umana, soprattutto dopo la comparsa dell’assassino della sua famiglia e possessore della Weather Memory, il dottor Shinkuro Isaka, in quanto Ryu divenne deciso solo ad eliminarlo, incurante dei danni collaterali. Alla fine, però, fu proprio il contatto con Shotaro, Philip e Akiko a permettergli di riprendersi dalla sua follia e fermare per sempre Isaka, dopo la sconfitta del quale, decise di rimanere a Futo e diventare ispettore della polizia per supportare i suoi nuovi compagni fino alla sconfitta definitiva del Museum. Durante la serie, sviluppa dei sentimenti romantici per Akiko Narumi e arriva a sposarla qualche tempo dopo la sua fine; con lei avrà inoltre una figlia, sebbene mai vista finora, e continuerà ad agire come ispettore e secondo Kamen Rider di Futo. In origine un tipo gentile e molto legato alla famiglia, Ryu sviluppò un carattere gelido e vendicativo dopo la morte dei suoi cari, carattere che, a inizio serie, spesso sfocia in una parziale psicopatia e mancanza di preoccupazione per eventuali innocenti coinvolti, soprattutto dopo la ricomparsa del loro assassino Isaka. Questa sua personalità contrasta fortemente con quella empatica di Shotaro e questo causa inizialmente una faida tra i due Rider, almeno finché Shotaro, compresi i veri sentimenti di Ryu, non riuscirà a fargli comprendere la vera importanza del loro dovere come Kamen Riders e a farlo desistere dall’idea di vivere per la vendetta scegliendo invece di limitarsi a fermare Isaka. Da quel momento, Ryu riacquista la sua vecchia personalità e diviene un insostituibile difensore della giustizia e della legge di Futo; poliziotto duro e severo ma anche comprensivo, è sempre pronto a risolvere qualunque caso e aiutare il prossimo, ma la sua lunga ricerca della vendetta l’ha reso un po’ goffo nel comprendere i sentimenti delle persone e spesso si trova a disagio nei rapporti sociali. In battaglia, Ryu è un guerriero nato, abile sia nelle arti marziali che nell’arte della spada, che unisce il suo addestramento come agente contro il crimine alla sua esperienza come Kamen Rider Accel e gli permette di combattere efficacemente sia umani che Dopant. Pur mostrando solitamente uno stile aggressivo e ben più brutale di W, Ryu è incredibilmente sveglio e acuto, riuscendo spesso a trovare nessi nei casi più rapidamente di Shotaro e a volte anche di Philip e sfrutta questa sua abilità anche negli scontri per intuire in fretta il miglior modo per battere il proprio avversario.
 
 
 
 
 

Salve a tutti da Fenris e Xephil, ragazzi, scusate enormemente per questo ritardo, ma altri impegni, in particolare le cene di famiglia, ci hanno bloccato più del previsto. Siamo inoltre spiacenti di riferire che causa l'imminente sessione, dovremmo prenderci un periodo di pausa. Nel mio caso dovrebbe durare fino a metà Febbraio, ma non posso garantire per Xeph. Ci auguriamo comunque che questo piccolo battibecco tra Elena e Shotaro vi sia piaciuto, così come gli scontri e ovviamente il villain di turno, Checker. Speriamo ovviamente che abbiate passato buone vacanze e buon anno a tutti! A presto, controllate appena possibile per i nuovi capitoli.

Prossimo episodio:' Warrior Saturnus e il medico dei videogiochi, Ex-Aid!'
 

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Warrior Saturnus e il dottore dei videogiochi, Ex-Aid ***


Warrior Saturnus e il dottore dei videogiochi, Ex-Aid

 

Era una giornata apparentemente normale al Tokyo University Hospital, o almeno normale per un ospedale che si occupava di una malattia molto particolare con mezzi altrettanto insoliti. In una piccola sala sotterranea, due dei membri del team, più un loro prigioniero, si stavano tranquillamente godendo la mattinata con un bel caffè, nonostante fosse estate inoltrata e l'impianto d'aerazione fosse rotto. Ovviamente la pace non poteva durare.

 

“Ehi, fatemi uscire! Ho bisogno d'aria per creare!”, urlò una voce da un cabinato in un angolo della stanza. Sullo schermo, si trovava un uomo sulla trentina dai capelli neri e lo sguardo vagamente psicotico, seduto su una scrivania dietro delle sbarre di energia rossa. Sbuffando, un altro uomo dai corti capelli neri, vestito con una giacca e con l'aria un po' da bad boy, diede un colpo al cabinato.

 

“Kuroto, datti una calmata. Poi faccio una chiamata al ministro!”

 

“DAN KUROTO SHIN!”, urlò l'altro uomo, mentre dall'altra parte della stanza una bella donna dai capelli castani a caschetto e vestita con una divisa da infermiera sospirò stancamente. Si trattava di Asuna Karino, una delle assistenti del team medico, mentre i due che litigavano erano rispettivamente Kuroto Dan, programmatore di videogiochi ed ex- presidente della Genm Corporation, e Kiriya Kujo, un coroner dell’ospedale. In seguito a un certo crimine, il programmatore era diventato allo stesso tempo prigioniero e collaboratore dell'ospedale... Cosa che non gli impediva comunque di essere una grandissima rottura di scatole, specie considerando le sue manie di grandezza.

 

Insomma, per i tre si prospettava un'altra giornata passata tra momenti di noia e gli urli di Dan, interrotti forse da qualche intervento sarcastico di Kiriya o rimprovero di Asuna, quando le sbarre dietro cui stava il folle programmatore si aprirono.

 

“Oh, finalmente!”, esclamò felice Kuroto, ma sia Kiriya che Asuna s’irrigidirono.

 

“Non l'abbiamo aperta noi”, disse il primo.

 

“Dev'esserci stato un cont-”, cominciò Asuna, prima che un flusso di pixel neri comparisse nel cabinato investendo e paralizzando a terra Kuroto. Come una saetta, quel flusso uscì dallo schermo e scagliò con una forza immane i due medici contro il muro opposto, impedendo loro di fare alcunché. I due poterono solo guardare col cuore in gola quell'ammasso di pixel che si muoveva e agitava come uno sciame d’insetti furiosi, mentre al suo interno si aprivano come in un incubo due pupille dominate dal nero, così come nere erano l'iride e la cornea. Fissavano impietose le due vittime, mentre anche il resto di quella strana apparizione prendeva forma in maniera affascinante come solo certi orrori potevano esserlo. Con movimenti incerti, la creatura appena generatasi avanzò verso Kiriya e Asuna. Sotto il lampadario della stanza, la sua pelle apparve spettrale e vitrea, di un bianco innaturale, più candido dell'avorio e più freddo del ghiaccio.

 

 

Faceva caldo, eppure tremava, tremava coperta com'era da pochi, laceri brandelli di indumento appena bastanti per velare le proprie nudità. Ogni istante che passava in movimento era accompagnato dal tintinnio delle placche metalliche degli spallacci e la scarsella, il violetto di cui erano tinti creava un sinistro riflesso rischiarante il volto da fanciulla e la lunga chioma corvina, le punte ricce dei capelli sfioravano le natiche sode strette nei lembi di stoffa e velate dalla componente in cotta di maglia dell'armatura. Ma ciò che più saltava all'occhio non era tanto il suo aspetto spettrale quanto più il fitto reticolo di cicatrici slabbrate, ancora più pallide dell'epidermide, che la segnavano da capo a piedi: le attraversavano gli esili fianchi, gli stinchi, il volto dall'espressione soddisfatta, le braccia nude e le lunghe gambe, e poi le corna. Queste ultime, di un vivo nero brillante, prendevano forma subito dietro le orecchie e andavano seguendo la conformità semicircolare del cranio, avvolgendo i capelli e concentrandosi dietro la nuca, qui infine si attorcigliavano su sé stesse, creando dei riccioli ossei.

 

Quasi tremando e impossibilitata a parlare, Asuna guardò quella donna, deforme e dotata di una perversa bellezza, con mani da tre dita artigliate create per spezzare e uccidere, e un corpo destinato alla seduzione e all'inganno, impossibilitato dall'essere scaldato da braccia amiche. Le forti gambe, lacerate in ogni dove, erano belle ma terribili, si vedeva che erano state fatte per sfondare una gabbia toracica con un calcio. Ogni fibra del corpo dei due prigionieri urlava loro di liberarsi e uccidere quell'abominio prima che portasse a termine qualunque piano avesse in mente.

 

“Chi... chi diavolo sei?!”, domandò il coroner con voce rauca, muovendosi a malapena. Se c'era una cosa che odiava era il non poter far niente.

 

“Piacere, team Ex- Aid, mi chiamo Umbrella. Scusate le maniere brusche, ma non posso avere voi tre tra i piedi”, si presentò lei, prima di prenderli per il collo e dirigersi verso il cabinato dove Kuroto era ancora paralizzato.

 

“C-Che cosa vuoi?!”, ringhiò Kiriya cercando di sfuggire alla donna in qualsias modo conoscesse, ma qualcosa in quella presa glielo impediva.

 

“Solo la guerriera di Saturno”, rispose la demone, lanciando i due nello stesso cabinato dove si trovava Kuroto tra le loro urla, prima di circondarla con una barriera nera, trasformarsi a sua volta in un flusso di dati e sparire attraverso il pavimento. Doveva sbrigarsi e uccidere Inori prima che gli altri Kamen Rider si accorgessero della sua presenza. A sua insaputa, però, era stata osservata da qualcun altro: una telecamera si illuminò d'arancio e qualcosa vi fuoriuscì.

 

“Merda, devo avvertire Emu!”

 

*****

 

Inori aveva avuto un sonno senza sogni o incubi, ma si svegliò comunque con un tremendo mal di testa. Aprendo lentamente gli occhi si accorse di essere una stanza totalmente bianca, lei era in un enorme letto attorniato da una base color oro.

 

-Sono sull'Arcadia? Nah, l'infermeria non ha stanze così, ma allora che posto è?- Si alzò dal letto con la speranza di trovare presto le compagne, notando tra l'altro di avere addosso un pigiama verde da paziente d’ospedale, e andò verso la porta automatica, che si aprì proprio in quel momento lasciando entrare un ragazzo sui venticinque anni, dai capelli castani e vestito da medico, che la guardò sorpreso.

 

“Signorina, sono felice che si sia svegliata. Come si sente?”, disse il medico in un tono molto formale, ma educato.

 

“Ehm, molto meglio rispetto a ieri sera, signor...?”, rispose insicura la giovanissima Warrior.

 

“Kagami Hiiro, chirurgo di questo ospedale. Se non le dispiace, potrebbe tornare a letto?”


“Ecco, posso sapere come mi ha trovato?”, chiese nuovamente Inori facendo come richiesto.

 

“In realtà l’ha trovata un mio collega, subito dopo aver finito il turno. Ha assistito alla sua medicazione, poi è rimasto qui fin quando le sue condizioni si sono stabilizzate. Adesso è uscito per andare a riposarsi, ma ha detto di chiamarlo non appena lei si fosse svegliata”, spiegò sempre con la stessa inflessione vocale. Le ricordava la madre, psicologa affermata, quando parlava con i propri pazienti.

 

“Capito, comunque potrebbe darmi del tu, per favore? Il lei mi fa sentire più grande di quanto sia in realtà. A proposito, mi chiamo Inori Sasaki.”

 

“Signorina Sasaki”, fece Hiiro con tono stavolta lievemente sospettoso e ignorando volutamente la richiesta della ragazza. “Il mio collega l'ha trovata nel nostro parcheggio con diverse fratture e tagli, ma tutte quelle ferite sono guarite molto velocemente nel corso di una sola notte. Anche contando il nostro intervento, questo è praticamente impossibile. Posso sapere chi è lei e com'è arrivata qui?”

 

“È molto complicato”, rispose lei, cercando di prendere tempo. Non poteva certo dirgli chi era veramente. “Prima di spiegarglielo, potrei chiamare i miei genitori?”

 

“Certamente”, replicò lui indicandole un telefono accanto al letto. Inori digitò il numero della madre, solo per sentire l'ultima cosa che voleva ascoltare in quel momento:

 

“ATTENZIONE, IL NUMERO DA LEI DIGITATO È INESISTENTE.”

 

“Cosa?!”, gridò Inori allarmando il dottore accanto a lei.

 

“Qualche problema?”, chiese Hiiro, stranito dalla reazione della ragazza.

 

“Ci dev'essere qualcosa che non va con la linea”, razionalizzò Inori riprovando con suo padre, ma i risultati furono i medesimi. Cominciava davvero a innervosirsi e, per un attimo, rivide davanti agli occhi la terribile battaglia della sera precedente. In quel momento, vide qualcosa accanto al medico, qualcosa che sembrava uscito da un film horror. Shizu era lì, ma aveva un pallore cadaverico, la divisa strappata ricoperta di sangue e in braccio teneva il busto di Martina, con gli occhi vuoti e diversi circuiti in bella vista. Poi una mano toccò la spalla della figlia di Saturno, la quale, voltandosi, vide Itsuki con un taglio sulla gola che la guardava.

 

“Avresti potuto salvarmi”, disse quell'apparizione, con voce terribilmente rotta, come fosse annegata nel suo stesso sangue…

La castana sentì l'impulso di vomitare, mentre Hiro prendeva a sua volta il telefono e componeva un nuovo numero.

 

“Pediatra, sbrigati, penso abbiamo un caso”, disse frettoloso prima che una strana gelatina costituita da pixel verdi ricoprisse il corpo di Inori, sempre più spaventata.

 

“C-Cos'è questa roba?!”, esclamò in preda al panico tentando di trasformarsi per liberarsi da quella cosa, ma non fece in tempo e venne inglobata totalmente. Hiiro la guardò con orrore, prima che dalla porta entrasse un altro medico, un uomo con un caschetto di capelli neri ad eccezione di un ciuffo bianco, che sobbalzò guardando l’orrore che aveva inglobato Inori. Si trattava di Taiga Hanaya, un cardiologo esterno all'ospedale, ma con cui collaborava spesso.

 

“Cazzo, già infettata?”, esclamò il nuovo arrivato alla vista del macabro spettacolo.

 

“Cardiologo, dove sono gli altri?”

 

“Non lo so, mi sono diretto subito qui quando mi avete avvertito della ragazza apparsa dal nulla.”

 

“Allora in attesa che arrivino ci penseremo noi”, disse il chirurgo prendendo un Driver giallo e rosa, con al centro uno schermo chiuso da una sorta di sportello.

 

“STAGE SELECT: FOREST!”, fece il suddetto Driver, ricoprendo la stanza con migliaia di pixel e trasformandola quindi in un bosco. I due medici estrassero poi due strane cartucce simili a quelle dei videogame, azzurra per Hiiro e blu per Taiga, le attivarono premendovi un pulsante posto lateralmente e infine le infilarono in una fessura nei Driver:

 

“TADDLE MEGURU! GASHAT!”, squillò la cartuccia di Hiiro, accompagnata da una schermata olografica dietro di lui, rappresentante un castello.

 

“BANG BANG SHOOTING! GASHAT!”, fece invece la cartuccia di Taiga, la cui schermata presentava diversi bersagli.

 

“HENSHIN!”, urlarono i due medici prima di essere avvolti da due cerchi fatti di figure digitali, accompagnati da una sorta di canzoncina.

“LET'S GAME! MECCHA GAME! MUCCHA GAME! WHAT'S YOUR NAME? I'M A KAMEN RIDER!”. Entrambi vennero avvolti da un lampo di luce e ne uscirono con due enormi armature bianche che li facevano apparire più grossi di quanto fossero, sul petto di entrambi c'era una sorta di decorazione che ricordava i vecchi joypad, con accanto una barra dell'energia. Hiiro aveva un elmo da cavaliere azzurro con due occhi gialli stile cartone animato e uno scudo sul polso sinistro, mentre Taiga aveva un elmo blu scuro con attaccata una sorta di benda gialla che copriva l’occhio destro, l’occhio sinistro rosso e una pistola degli stessi colori.

 

“Livello 1. Procediamo all'operazione”, disse secco Hiro, ora Kamen Rider Brave.

 

“Tattica: Livello 1”, affermò Taiga, diventato Kamen Rider Snipe.

 

L'essere che aveva inglobato Inori, intanto, aveva preso la forma approssimativa di un demone con vari artigli, interamente composto da un blob di pixel neri, e ruggì contro i due Rider per poi attaccarli con una manata. Fortunatamente, nonostante la pesante corazza, i due non mancavano di agilità ed evitarono facilmente il colpo per poi contrattaccare: Snipe colpì la testa e le giunture a distanza con precisione degna di un cecchino professionista, mentre Brave attaccava da vicino con calci e pugni.

 

“FATELO SMETTERE, PER FAVORE!”, supplicò all’improvviso la povera Inori, la voce straziata e soffocata dal dolore e dalla sostanza in cui era avvolta. Continuava a vedere e sentire cose orribili: voci delle persone a lei care che l'accusavano o imploravano aiuto, visioni di loro in fin di vita e risate di demoni.

 

“Tranquilla, giovane guerriera di Saturno, so come aiutarti”, disse all'improvviso un'altra voce femminile, apparentemente molto dolce e rassicurante.

 

“C-Chi sei?”, domandò Inori provando a dare un ultimo strattone per liberarsi.

 

“Qualcuno che potrebbe farti arrivare da Serenitatis in quattro e quattr'otto, basta solo che mi fai un piccolo favore.”

 

“Come la conosci?”, chiese Inori, improvvisamente sospettosa. Nessuno poteva arrivare così facilmente dalla perduta principessa dell'Amore Dei, specie considerando che era con tutta probabilità prigioniera di Astaroth.

 

“L'ho vista nelle prigioni del Male Universale. Non vuoi rivederla? Distruggi quei due idioti e ti porterò da lei dopo averti liberato”, ordinò la voce mentre la presa di quell'essere di pixel aumentava. Inori non voleva fare del male a Hiiro, un semplice medico che a modo suo l'aveva aiutata… Però cercavano Serenitatis ormai da anni e se era davvero stata prigioniera dei demoni per millenni... Non poteva permetterlo.

 

“V-Va bene”, acconsentì, la voce gonfia di rammarico, focalizzando la propria attenzione su Hiiro e Taiga. Stava quasi per colpirli quando un qualcosa sbatté contro la sua fronte. Il proiettile cadde a terra, rivelandosi un altro Kamen Rider.

 

“Scusate il ritardo”, rispose il nuovo combattente, la cui testa era sormontata da finti capelli a punta rosa e portava un paio di occhialoni davanti agli occhi color topazio. Era armato con uno strano martello bianco con una protuberanza superiore anch'essa rosa, la parte piatta verde e due enormi bottoni rosa e verde sul lato sinistro con sopra rispettivamente A e B, nello stile dei vecchi gamepad.

 

“Pediatra, dov’eri? Avevi detto che saresti rimasto a dormire qui in ospedale”, domandò Hiiro in tono di rimprovero.

 

“Sono stato fermato da Parado mentre correvo qui”, spiegò l’altro. “Mi ha detto che una strana e inquietante donna di nome Umbrella è uscita dagli schermi della nostra sala comandi e ha intrappolato Poppy, Kuroto e Kiriya-san nel mondo virtuale prima di scomparirvi di nuovo anche lei. Lui è corso da me subito dopo averli liberati, per informarmi, e ho pensato che potesse c’entrare anche col caso di cui parlavi.”

 

“Cosa? Vorresti dire che quella Umbrella era forse un nuovo Bugster e che questo è il risultato della sua infezione, Ex-Aid?”, domandò Taiga.

 

“Temo proprio di sì. Prima di intervenire, ho provato a scansionare il virus per avere informazioni sulla sua origine, ma non mi ha dato alcun risultato. Qualunque cosa sia non proviene dai videogiochi che abbiamo completato e ripulito dai Bugster finora. È qualcosa di completamente nuovo.” Il nuovo Rider, chiamato Ex-Aid, si rivolse di nuovo a Hiiro: “Hiiro-san, cos’è successo prima che arrivassi? Che sintomi ha mostrato la paziente?”

Prima che il suo compagno potesse rispondere, però, l’enorme demone deforme si mosse contro di loro cercando di schiacciarli sotto i pesanti arti. I tre Rider saltarono sugli alberi evitando agilmente i suoi colpi e presero a loro volta a colpirlo con le proprie armi o arti, facendolo barcollare pericolosamente.

 

“Si era da poco svegliata quando ti ho chiamato e agli inizi sembrava stare bene”, rispose Hiiro impattando col suo scudo su una delle gambe dell’enorme virus demoniaco e costringendolo ad inginocchiarsi, prima di colpirlo al volto e sbalzarlo all’indietro. L’essere ricevette quindi una serie di martellate da Ex-Aid. “Ma poi ha provato a chiamare i suoi genitori e ci sono stati dei problemi nel contattarli. È stato allora che ha cominciato a mostrare i sintomi dalla Malattia dei Videogiochi.”

 

“Emu, potrebbe essere stato quello! La Bugster o chiunque fosse quella tizia potrebbe averla infettata attraverso il telefono quando ha provato a chiamare!”, disse una voce nell’orecchio di Ex-Aid. “Ha detto che cercava la guerriera di Saturno, ma non ho idea di cosa volesse dire…”

 

“Lo scopriremo da soli in tal caso. Grazie, Parado”, rispose l’ora nominato Emu prima di riferire agli altri le ultime informazioni ricevute. In quel momento, il mostruoso nemico iniziò a ridere malignamente, una risata femminile.

 

“Molto perspicace, team Ex-Aid. È esatto, sono stata io a infettarla in quel momento. Non pensavo che sarei riuscita a trovarla così presto, ma la sua paura mi è stata d’aiuto.” Una strana ombra si levò dalla testa del mostro e prese le sembianze di un busto femminile. “Mi presento, il mio nome è Umbrella e sono una serva del potente Astaroth, signore degli Heartdemon.”

 

“Heartdemon? Vorresti forse dire che sei un demone?! Che sciocchezza è mai questa?!”, fece Taiga in tono scettico sparando una serie di proiettili che, però, passarono attraverso Umbrella senza scalfirla minimamente, come se fosse stata fatta di fumo.

 

“Nessuna sciocchezza, Snipe. Vorresti forse farmi credere che, malgrado tutte le minacce che voi Rider avete già affrontato, non pensavate potessero esistere anche i demoni? Sciocchi e patetici mortali.” Mentre parlava, l’enorme virus iniziò ad agitare le sue braccia con forza e velocità molto superiori a prima, costringendo i tre Rider a saltare e correre tra il terreno, gli alberi e diverse piattaforme sospese in aria, simili a quelle dei videogiochi e formatesi nel momento in cui avevano generato quello scenario di combattimento. In quel momento, Emu saltò verso una sorta di scatola verde fluttuante sopra una delle piattaforme e la colpì mandandola in pezzi; dalla scatola uscì una strana moneta gigante con la raffigurazione di un uomo che correva, che scomparve all’interno di Ex-Aid nel momento in cui la toccò. “Speed!”, fece una voce metallica prima che il Rider iniziasse a correre e saltare più velocemente che mai, colpendo il virus gigante con una serie di pugni e calci che lo fecero barcollare all’indietro.

 

Nel contempo, anche Hiro e Taiga afferrarono due monete sospese in aria, che emisero rispettivamente le parole: “Power!” e “Illusion!”, prima che i due attaccassero a loro volta. Il colpo di scudo di Brave fu tanto potente da sbattere a terra il virus, mentre gli spari di Snipe si moltiplicarono per tre e investirono l’essere atterrato con una violenta raffica di proiettili.

 

“Siete molto abili, lo riconosco. Ma davvero pensate che attaccarmi tanto ferocemente sia la soluzione migliore?”, disse Umbrella materializzandosi stavolta sopra il petto del virus e fermando i tre dall’attaccare oltre, confusi dalle sue parole. “Avete dimenticato che qui dentro c’è un’innocente ragazzina? Volete fare del male anche a lei?”

 

“Combattiamo proprio per liberarla!”, replicò Emu brandendo di nuovo il suo martello. “Quando saremo riusciti a separarla da te, potremo eliminarti senza problemi!”

 

“Tu credi?” La risatina di Umbrella diede i brividi ai tre. “Non trattarmi come uno dei vostri comuni Bugster, Ex-Aid. Io ho solo dei poteri simili ai Bugster, ma sono un demone e di conseguenza ho anche qualcosa in più dei vostri virus di second’ordine. Come, ad esempio, il fatto che, se mi rimuovete forzatamente da questa povera fanciulla, ella non sopravviverà alla vostra ‘operazione’!”

 

“Che cosa?!”, chiesero in coro i tre Rider. Se ciò che diceva era vero, non avevano modo di liberare Inori.

 

“Oh sì! Vedete, il virus con cui l’ho infettata è una versione modificata dei vostri Bugster che ho creato coi miei poteri e l’ho legato permanentemente alla mia volontà. Solo io posso liberarla da esso, solo per mio volere. Qualunque altro tentativo di rimuoverlo o distruggerlo o distruggere me, ucciderebbe automaticamente chiunque sia legato o legata ad esso. In tal caso, la nostra cara Warrior Saturnus.”

 

“Warrior…Saturnus?”, borbottò Hiiro, il quale, seppur scosso dalla tremenda notizia, era rimasto perplesso da quel nome. La ragazzina diceva di chiamarsi Inori Sasaki, ma quello sembrava più un epiteto. Che cosa significava?

 

“Ovviamente non potete conoscere la vera identità di questa mocciosa, ma non preoccupatevi: non avrete alcun bisogno di saperla, visto che sarete distrutti qui e ora, proprio di sua mano!” E scomparve all’interno del virus, che si rialzò immediatamente e scagliò un’ondata di energia viola dall’unico occhio che sembrava presentare al centro della testa, scagliando via tutti e tre i Rider.

 

“Maledizione! Che cosa possiamo fare?”, chiese Emu con un misto di rabbia e disperazione. Non poteva credere che fossero davanti ad una paziente che non potevano salvare nemmeno tutti insieme e con tutti i loro poteri.

 

“Teniamolo impegnato mentre pensiamo ad un piano! Ci sarà pure un modo per separarla dal virus!”, rispose Taiga evitando un pugno del mostro. Nel frattempo, all’inconsapevolezza dei tre Kamen Riders, Inori era in preda a terribili allucinazioni che continuavano a sovrapporsi alle immagini reali, rendendola sempre più confusa e spaventata. Ora vedeva i tre avversari, ora le sue amiche moribonde o morte e sentiva la risata di Astaroth, Belphegor o Diablo nelle orecchie.

 

“Basta, ti prego! Basta! Falle smettere!”, urlò con voce straziata.

 

“Finirà tutto molto presto, mia cara, non preoccuparti. Devi solo eliminare i nemici che vedi davanti a te”, le rispose suadente la voce di Umbrella, tanto dolce quanto maligna.

 

“Ma loro chi…sono? Perché devo…ucciderli?! Non voglio…! Io non-non…”

 

“Non volevi andare da Serenitatis? Vuoi forse abbandonarla?”, ripeté Umbrella più aggressiva che mai.

 

“No! No, mai! Non lo farei mai!”

 

“Allora combatti.”

 

“Ma io…io…!” Con un urlo disperato, fomentata da ulteriori visioni agghiaccianti, Inori prese a manovrare le braccia del virus in modo frenetico, colpendo più di una volta i tre Rider e sbalzandoli via. Il dolore fisico unito alla tortura mentale le fecero persino richiamare il suo potere e la sua trasformazione all’interno del virus, che finì per sprigionare una violenta esplosione di schegge metalliche che colpì i tre e prosciugò buona parte della loro barra dell’energia.

 

“Così non va bene. Di questo passo, saremo costretti a ritirarci!”, disse Hiiro in tono seccato togliendosi una lama dal braccio. Odiava stare con le mani in mano, ma non aveva ancora avuto nessuna idea su come combattere, purtroppo.

Il grido disperato di Inori, tuttavia, non era sfuggito ad Emu, il quale aveva sentito chiaramente il suo dolore prima di essere colpito dalla potente raffica di rasoi. Aguzzando la vista sul volto del virus, Ex-Aid intravide alcune gocce luminose scivolare via dal grande occhio dell’essere.

 

“Sta piangendo…”, disse semplicemente.

 

““Cosa?””, chiesero Taiga e Hiro, confusi.

 

“Quel virus… No, la ragazzina che c’è dentro. Lei sta piangendo.” In quel momento, le sue orecchie captarono qualcos’altro. Urla di aiuto che conosceva ormai fin troppo bene. “Umbrella la sta torturando per costringerla a combattere con noi! Dobbiamo fermarla ora e subito!”

 

“Ma come?! Non abbiamo un modo per fermarla!”, ribatté Taiga frustrato. Aveva già perso una volta una paziente perché non era abbastanza forte da salvarla, che fosse dannato se avesse lasciato succedere quella tragedia un'altra volta, virus nuovo o no.

 

“Invece esiste!” S’introdusse di colpo una nuova voce che i tre capirono provenire dai meccanismi di comunicazione all’interno dei loro elmi. Emu fu il primo a riconoscerlo:

 

“Kuroto? Di che parli?”

 

“È Dan Kuro- Ahia! Va bene, ho capito! Hojo Emu, ascoltami bene: ho analizzato i residui dei dati di Umbrella nella gabbia virtuale in cui ci aveva rinchiusi e mi sono fatto un’idea migliore dei suoi poteri, compreso come si potrebbero neutralizzare!”

 

“Dici davvero?! Allora che devo fare per salvarla? Di questo passo non reggerà ancora a lungo!”

 

“Devi farti aiutare da lei”, disse senza mezze misure Kuroto. “Se lei dovesse impegnarsi e volere intensamente liberarsi dal virus, la sua volontà potrebbe allontanare anche quella di Umbrella e così separarla da lei. Non correreste più il rischio di ucciderla! Ma devi far sì che sia lei a volere essere aiutata!”

 

“Ho capito. In tal caso…” Si voltò verso i suoi compagni. “State indietro per il momento. Al mio segnale, colpite il virus con tutto ciò che avete!”

 

“Va bene, pediatra, ma sta’ attento”, acconsentì Hiiro. Anche se lo dava a vedere molto di rado, teneva moltissimo a tutti i membri del suo staff.

 

“Sarà meglio che qualunque piano tu abbia funzioni”, fece invece Taiga prima di soddisfare la sua richiesta, seguito dal compagno.

 

“E ora a noi due.” Con un balzo, Emu si portò sopra la testa del virus e si aggrappò ad essa per guardarlo e parlargli dritto negli occhi. “Mi senti?” Prese il verso di dolore successivo come un’affermazione. “Come ti chiami, piccola?”

 

“C-cosa…?”, balbettò Inori, riprendendo per un attimo i sensi.

 

“Il tuo nome. Qual è?”

 

Malgrado il dolore e le allucinazioni, la giovane Warrior riusciva ancora a sentire una debole traccia dei suoni esterni e, nell’udire quella voce gentile, non riuscì a non rispondere: “Inori… Inori Sakaki…”

 

“Hai un nome davvero bello, sai, Inori-chan? Io mi chiamo Hojo Emu, sono un pediatra e un amico di Hiiro-san. Sono io che ti ho trovata dopo che sei arrivata qui.”

 

“A-arrivata qui?” Ora Inori sembrava parecchio interdetta. “Arrivata dove? Dove sono?” In quel momento, diversi ricordi presero ad intervallarsi nella sua testa, ricordi delle sue compagne, dello scontro con Diablo e del buco nero…

 

“Non ascoltarlo, sta solo cercando di ingannarti per salvarsi. Eliminalo ora!”, la incalzò Umbrella, per nulla contenta della nuova piega che le cose stavano prendendo. Tuttavia, stavolta Inori parve resistere ai poteri mentali della donna demone, o perlomeno si oppose con più veemenza, anche se il virus prese ad agitarsi da una parte all’altra nel tentativo di colpire i suoi nemici. Emu, però, non si staccò dalla sua testa e anzi riprese a parlare con più decisione di prima.

 

“Inori-chan, non stai vedendo la realtà! È tutta un’illusione! Qualunque cosa tu stia vedendo non è vera! Credimi!”

 

“Non ascoltarlo! Distruggilo ora! Subito! È un ordine!”, le gridò nuovamente Umbrella, provando ad aumentare la presa sulla propria vittima, ma le parole di Emu avevano rafforzato la volontà della propria paziente, rendendo inutile lo sforzo.

 

“Niente di quello che ti sta facendo soffrire è reale. Solo lei è reale, solo lei che ti parla e ti dice di combattere. Ti sta ingannando per farti uccidere me e i miei compagni, ma non devi farlo. Credimi, ti prego. Non voglio spaventarti, voglio solo che tu capisca e ti fidi di me.”

 

“Io…”, disse Inori, confusa ma più fiduciosa che quella nuova voce volesse davvero aiutarla. Era così gentile rispetto all’altra… Alla fine, mormorò con un filo di voce: “Aiutami…ti prego, aiutami…” Quasi in risposta alla sua richiesta, i suoi poteri si riattivarono e il gigante cominciò a diventare grigio sotto gli occhi stupefatti di Hiiro e Taiga, che capirono si stava trasformando in rigido metallo, impossibilitato ad attaccare. Emu osservò a sua volta lo strano spettacolo, iniziato in contemporanea con la richiesta di aiuto di Inori e, per quanto stupito, non mancò di approfittarne.

 

“Lo farò, Inori-chan. È una promessa!”, disse per poi rivolgersi a Hiro e Taiga: “ORA!”, gridò mentre balzava in aria e premeva su un pulsante a lato della cintura, che emise un: “Kimewaza!” Gli altri due Kamen Rider imitarono il suo gesto e premettero il pulsante attivando due nuovi “Kimewaza!”.

Le gambe dei tre brillarono di pura energia e, con un balzo, questi scesero poi verso il virus con dei calci volanti.

“““MIGHTY/TADDLE/BANG BANG CRITICAL STRIKE!!!”””, provenne dalle loro rispettive cinture, mentre i loro calci si schiantavano sul virus con una potenza incredibile e lo buttavano a terra prima di scatenare una violenta esplosione.

 

In quel momento, però, prima di esplodere, dalla massa informe di dati sbucò fuori un piccolo corpo femminile che Emu prese al volo prima di ribalzare indietro. Con un misto di paura e speranza, Emu posò a terra Inori, il cui costume lasciò spazio al pigiama datole la sera precedente, e controllò il battito cardiaco; dopo qualche secondo, riuscì finalmente a sentirlo, debole ma ancora chiaro e costante, e questo gli fece tirare un sospiro di sollievo.

 

“Va tutto bene. È salva”, disse Emu rivolto ai sopraggiunti Hiiro e Taiga, i quali annuirono soddisfatti.

 

“Avrai anche salvato lei, ma non crederai di avermi distrutto, vero, Ex-Aid?” A quelle parole, i tre si voltarono e videro il virus separatosi da Inori divenire sempre più piccolo fino a condensarsi nella forma di Umbrella, la quale schioccò il collo soddisfatta non appena la trasformazione fu completa. “Ammetto che non avevo previsto che avreste liberato così presto quella mocciosa, ma non importa. Il tempo che siamo rimaste legate mi ha permesso di raggiungere il mio primo obiettivo!”

 

“Qualunque cosa tu abbia in mente non te la lasceremo fare!”, esclamò Hiiro portando una mano alla cintura, ma prima che lui o uno degli altri due Kamen Rider potesse agire, una nube vorticosa di dati che sembravano composti di fumo nero avvolse Umbrella e la trasportò in aria.

 

“Per il momento mi ritiro, team Ex-Aid, ma sappiate che la prossima volta non vi andrà così bene. Mi pregherete in ginocchio di uccidervi!” Con quell’ultima minaccia, la nube di dati roteò ancora più rapida e la donna scomparve al suo interno.

 

“Oh”, brontolò Inori riprendendo i sensi. “Se n'è andata?”, chiese al suo misterioso salvatore, la cui armatura si dissolse in una manciata di pixel rosa, lasciando al suo posto un giovane uomo un po' allampanato dai capelli corti neri, vestito con un camice da medico, una maglietta rossa e un Driver alla vita.

 

“Tranquilla, la parte peggiore è finita”, disse semplicemente lui, premendo una parte della cintura e lasciando che la foresta lasciasse spazio alla stanza dove Inori si era svegliata meno di un'ora prima, trovandovi anche Kuroto, Kiriya e Asuna.

 

“Ce l'avete fatta a distruggere Umbrella?”, chiese Kiriya notando Inori apparentemente sana e salva, il che lo rassicurò non poco.

 

“No, è scappata prima che potessimo darle il colpo di grazia”, rispose Hiiro rimettendo Inori sul letto insieme ad Emu. La giovane Warrior aveva ripreso a respirare regolarmente, ma era ancora piuttosto stravolta, il che era comprensibile data l'esperienza da lei appena vissuta. “Poppy, puoi andare a prendere qualcosa da mangiare per Inori?”, chiese il chirurgo all'infermiera, che fece uno strano sorriso, come se le avessero appena regalato qualcosa che aspettava da sempre.

 

“Subito! COSTUME CHANGE!”, gridò l'infermiera con un tono canoro e, girando su sé stessa in un vortice di luce, cambiò aspetto: l'abito da infermiera divenne un completo multicolore che sembrava uscito da uno show per bambini, un cappellino verde e scarpe gialle, per di più i capelli le diventarono rosa. La nuova apparizione uscì tutta contenta dalla stanza sotto lo sguardo inebetito di Inori, per poi ritornare pochi secondi dopo con una tazza di caffelatte e qualche fetta di pane tostato.

“Ah, quasi dimenticavo! Io sono Poppy Pipopapo! Molto piacere, Inori-chan!”, si presentò porgendole il vassoio.

 

“C-cosa ho appena visto?”, si chiese ad alta voce la moretta, che sentiva un'altra vocina nella testa (la propria stavolta, per fortuna) dirle che qualche ironia cosmica le aveva messo di fronte una parodia della propria trasformazione, ma non esitò a prendere la colazione offertale. Ne aveva proprio bisogno.

 

“Scusa per lo shock”, disse Kiriya togliendosi gli occhiali. “Poppy sa essere piuttosto esuberante. Kujo Kiriya, piacere.”

 

“Inori Sasaki, il piacere è mio”, rispose la suddetta guardando poi i tre Rider che l'avevano salvata. “Emu e Hiiro ormai li conosco, ma voi invece siete?”

 

“Hanaya Taiga, cardiologo”, rispose secco Taiga. Aveva un'espressione da duro, ma se era amico di chi le aveva parlato in modo così gentile, Inori era certa non poteva essere così male.

 

“E io sono colui che ha risolto l'arcano dietro quella strega. Il tuo salvatore, DAN KUROTO SHIN!”, proclamò Kuroto ad alta voce mettendosi a ridere come un pazzo, prima di ricevere una botta da Taiga e Kiriya all'unisono.

 

“Scusalo, Kuroto è stato dichiarato inabile a vivere in società, quindi dobbiamo sorbircelo noi”, dichiarò quest'ultimo.

 

“Immagino. Mia madre è psicologa, ho incontrato alcuni dei suoi pazienti 'speciali’”, commentò Inori ripensando a qualcuna di quelle occasioni e sbocconcellando il pane datole da quella strana infermiera, sentendo un po' di forze ritornarle. “A proposito, che razza di ospedale è questo? Dubito molti medici si occupino di combattere mostri del genere.”

 

“Dici bene, Inori-chan. Questa è la sezione CR del Ministero della Salute, incaricata di studiare e guarire le persone affette da una particolare malattia detta Malattia dei Videogiochi. È causata da virus detti Bugster, capaci di influire dal mondo digitale a quello reale e di assorbire così l’energia vitale delle loro vittime per prendere forma nel mondo reale. Noi abbiamo il compito di guarirle usando i nostri Gamer Driver”, le spiegò Emu, dal quale improvvisamente uscì una nube di pixel rossi e blu che prese l'aspetto di un ragazzo dai capelli neri della stessa età di Emu e un'espressione gentile molto simile, ma coi lineamenti un po' più tondi e i capelli più disordinati. Indossava una giacca nera, maglietta blu e sopra i pantaloni un altro Gamer Driver. Vedendo l'apparizione improvvisa, Inori saltò quasi in aria, ma si trattenne: in fondo era in un ospedale e aveva visto cose molto più strane.

 

“Ma sta’ tranquilla, non tutti i Bugster sono cattivi”, disse il nuovo arrivato. “Mi chiamo Parado e, come Poppy, Kuroto e Kiriya, sono sia un Kamen Rider che un Bugster. Uno originatosi da Emu e legato a lui per essere più precisi.” Questo lasciò la Warrior ancora più interdetta, viste le sue solite esperienze coi mostri.

 

“Vista la vostra natura, mi stupisco vi fidiate così facilmente, ma immagino... Aspetta, hai detto Kamen Rider?!”, disse improvvisamente, ricordando quanto aveva detto Tsukasa la sera precedente.

 

“Sì, esatto. Perché, hai bisogno del nostro aiuto o di qualche altro gruppo di Rider? Avrebbe senso visto come sei arrivata qui”, rispose Emu, curioso come tutti di scoprire come Inori fosse entrata nelle loro vite.

 

“Ho bisogno di molto aiuto, anche se fino a ieri sera non sapevo niente della vostra esistenza. Vedete...” La figlia di Saturno quindi procedette nel raccontare a grandi linee la guerra tra la flotta lunare e le forze infernali, arrivando rapidamente fino allo scontro tra la sua squadra e Diablo, oltre che al consiglio di Decade sul fidarsi degli altri Kamen Rider. E finalmente capiva anche perché non aveva trovato i suoi genitori: era finita in una dimensione dove probabilmente neanche esistevano!

 

I presenti, persino Kuroto (sebbene per motivi differenti dai colleghi), erano sconvolti dalla rivelazione di un demone capace di assorbire i poteri degli altri Rider, e da quello che sarebbe potuto succedere al loro mondo se fosse riuscito nell'intento.

 

“Un demone di un'altra dimensione capace di assorbirci? E io pensavo che Gamedeus fosse pericoloso”, commentò cupo Taiga ripensando al Bugster più pericoloso che i membri del CR avessero incontrato, ma che sarebbe probabilmente impallidito di fronte a quel nuovo sconosciuto avversario. Per fortuna, nessuno di loro era tipo da arrendersi alla prima difficoltà.

 

“Grazie di averci detto tutto, Inori-chan. Ragazzi, dobbiamo trovare Umbrella e sistemarla prima che possa fare male a qualcun altro, dopodiché contatteremo quanti più Rider possiamo”, disse Emu agli altri, che annuirono.

Purtroppo, quella giornata, qualche forza superiore aveva deciso di rendere la vita del pediatra il più complicata possibile, visto che s’introdusse una nuova voce:

 

“Temo sia già troppo tardi, Emu-kun”, disse improvvisamente un uomo appena entrato nella stanza, al quale tutti, a parte Kuroto, riservarono un piccolo inchino; aveva corti capelli neri ed era vestito piuttosto distinto in giacca e cravatta. Ad accompagnarlo c'era anche un altro uomo di mezz'età, calvo e con gli occhiali.

 

“Hinata-senpai, che intende?”, domandò Emu preoccupato.

 

“Chi sono quegli uomini?”, chiese Inori a Kiriya, preoccupata dall'affermazione precedente.

 

“Quello davanti ad Emu è Hinata Kyotaro, Ministro della Salute e nostro boss, un tipo in gamba. L'altro è Koboshi Tsukuru, CEO della GENM Corp., la ditta di videogiochi che ha creato i Driver e i nostri Gashat. Kuroto era il precedente direttore tra l'altro, ti spiego dopo.”

 

“Signori, signorine, ho due brutte notizie. La prima è che meno di un'ora fa abbiamo registrato diverse nuove vittime della Malattia dei Videogiochi e non fanno che aumentare. Tutti gli ospedali liberi si stanno adoperando per raccogliere gli infetti in attesa di una soluzione, ma di questo passo non avremo abbastanza spazio e personale per aiutarli tutti”, cominciò il ministro con tono solenne e professionale, ma anche carismatico. Si trattava indubbiamente di una persona che sapeva di cosa si occupava e come dirigere i propri sottoposti.

 

“Fortunatamente conosciamo già la responsabile e stavamo per andare a cercarla. Qual è l'altra brutta notizia?”, rispose Emu con apparente calma, ma non nascondendo il timore nel vedere Tsukuru così impaurito.

 

“Ve lo spiego io”, rispose stavolta quest’ultimo, visibilmente affannato. “Vedete, sotto la nostra sede principale, c'è un caveau contenente copie di alcuni dei Proto Gashat, realizzati nel caso gli originali venissero rubati o distrutti. Erano solo quelli dal livello 1 al 5, e c'erano antifurti e sistemi anti-hacking d'ogni genere. Ma stanotte qualcuno l'ha violato senza difficoltà, come se avesse avuto le password, e rubato tutto il contenuto.”

 

“Avete una mezza idea di chi sia stato?”, intervenne Kuroto con tono infastidito, dando voce ai pensieri di tutti gli altri membri preoccupati del CR e personalmente oltraggiato dall'idea di un furto nella sua vecchia azienda.

 

“Credo di sì...e in parte è stata colpa mia. Ieri è venuta a trovarmi in ufficio una donna misteriosa con la scusa di volermi parlare dello sviluppo di un nuovo videogioco. Ci siamo messi a parlare, ma quando mi sono voltato per prendere alcuni documenti, ho sentito uno strano capogiro e ho perso i sensi. Mi sono svegliato stamattina ancora un ufficio con un brutto mal di testa e la donna era sparita. Ho inizialmente pensato ad un malessere, ma poco dopo ho avuto la notizia del furto e allora ho capito tutto. Scusatemi”, spiegò rapidamente l'attuale CEO, con tono estremamente rammaricato.

 

“Sta’ tranquillo, Tsukuru-kun. Non sei il primo a fare errori per una donna e nessuno poteva prevedere cosa sarebbe successo oggi”, lo rassicurò il ministro mettendogli una mano sulla spalla con fare paterno, prima di riprendere un atteggiamento più consono alla situazione. “Comunque è innegabile che i due eventi siano collegati.”

 

“Può anche considerarsi molto fortunato, signor Tsukuru”, intervenne Inori, intuendo che la donna fosse Umbrella camuffata. “Diverse persone non sono sopravvissute all'incontro con un demone, per lo più in condizioni tanto buone.”

 

“Demone? Signorina, immagino bene sia ancora sconvolta per l'esperienza vissuta, ma al giorno d'oggi chiamiamo le cose con un nome scientifico. Non per offenderla, ovviamente”, rispose il ministro Hinata, confuso e forse lievemente insultato, in quanto uomo di scienza, dal commento della Warrior, ma mantenendo il giusto comportamento verso una paziente.

 

“La definizione purtroppo è esatta, Hinata-san. Le spiego fuori. Intanto può darmi i posti dove sono stati trovati gli infetti?”, chiese Hiiro accompagnando il ministro e Tsukuru fuori dalla CR insieme a Poppy e Taiga, il quale disse avrebbe chiamato la sua assistente per trovare Umbrella. Inori li guardò uscire pensando sul da farsi, dopotutto non poteva certo starsene con le mani in mano.

 

“Non è malaccio per essere un politico, sembra avere la testa sulle spalle. Mi ricorda un po' l'ammiraglio Moonlein”, disse lì per lì.

 

“Già, ha lavorato sul campo per moltissimi anni. È stato proprio lui a spingermi sul cammino per diventare un dottore”, le rispose Emu, ripensando a com'era iniziato il suo sogno.

 

“Davvero?”

 

“Già. Da bambino ebbi un incidente stradale e lui fu uno dei medici che mi salvò, oltre che a rassicurarmi subito dopo. Da allora coltivai il sogno di diventare anch’io un dottore che avrebbe salvato il sorriso dei suoi pazienti.”

 

“E nel farlo è diventato un'immensa spina nel mio divino fianco”, commentò Kuroto sarcastico.

 

“Come?”

 

“La Genm corporation non è solo l'azienda che ci ha fornito i mezzi per combattere il virus Bugster. È anche il luogo dove siamo nati… E fu Kuroto il primo a diffonderlo”, spiegò Parado.

 

“Ho già detto duemila volte che mi dispiace!”

 

“Come se dire 'mi dispiace' bastasse per giustificare l’aver spedito ad un bambino un gioco contenente un virus letale... Io nella fattispecie”, ribatté Parado, con la povera Inori che ci capiva sempre meno.

 

“Quindi è grazie ad Emu se puoi assumere un aspetto umano? C'entra anche qualcosa su come ci sono altri Bugster che collaborano con chi dovrebbe cacciarli? Scusate se faccio tante domande, è che io e le mie compagne abbiamo avuto di rado interazioni positive coi nostri nemici, a parte un paio di eccezioni”, disse la ragazzina lievemente imbarazzata e sperando di non offendere, ma le proprie esperienze le avevano insegnato quanto fosse difficile parlare con i loro nemici. L'unica esperienza positiva a riguardo proveniva da Agata, che era stata comunque convinta da Astaroth che la Terra fosse una minaccia per il suo popolo e aveva pagato il prezzo del suo errore.

 

“Sì, esatto. Dan e Kiriya invece sono morti per un periodo, e sono stati rigenerati come Bugster”, le chiarì Emu, facendo saltare in aria la nuova amica.

 

“Ah, pure una resurrezione?! Questo ci farebbe comodo. Certo che ne avete vissute di avventure strane”, osservò ammirata la Warrior.

 

“Beh, neanche tu sei da meno. Far parte dell'equipaggio di un'astronave che attraversa intere galassie, combattere così tante creature malvagie. Ce ne vuole di fegato per affrontare così tanto.” In quel momento ritornò Hiiro, che srotolò sul tavolo una mappa di Tokyo con vari segni.

 

“Scusate l'attesa. Il ministro ci ha dato una mappatura degli ultimi contagi. Il cardiologo è già uscito per cercare Umbrella assieme alla sua assistente. Venite”, il gruppetto si avvicinò quindi al giovane chirurgo, il quale indicò loro i segni di pennarello nero attorno alle zone di contagio, con l'ospedale segnato in rosso.

 

“Non sembra essere andata molto lontana”, disse Inori notando che tutte i luoghi dove avevano trovato i pazienti erano molto vicini all'ospedale.

 

“Per niente, deve aver cominciato a infettare gente appena l'abbiamo tirata fuori da te. Sbrighiamoci a trovarla. Il primo che l'affronta la intrappola in uno Stage”, disse schietto Emu.

 

“Bene, signori, allora sbrighiamoci! Non possiamo permettere che faccia altre vittime, no?”, incitò allegro Kuroto, sotto gli sguardi sospetti di tutti.

 

“Kuroto, che hai in mente?”, gli domandò Kiriya dando voce ai pensieri di tutti, che non si sarebbero mai fidati completamente di lui.

 

“Che domande... ISPIRAZIONE A RAFFICA PER IL MIO PROSSIMO GIOCO!”, rise follemente l'ex direttore prima di sparire in una nube di pixel arancioni, lasciando tutti interdetti.

 

“Per favore, andiamo”, fece Inori dirigendosi di buona lena verso la porta. Voleva trovare il prima possibile quella demone, fermarla e quindi proseguire alla ricerca delle sue compagne. Prima però che la porta scorrevole si aprisse, una scarica elettrica color arancio le percorse la spalla sotto lo sguardo terrorizzato dei suoi nuovi compagni e pochi secondi dopo il suo intero corpo ne fu ricoperto. Cadde a terra urlando nuovamente, circondata da pixel arancioni, e, peggio ancora, la sua carne iniziò a diventare a tratti evanescente. Fortunatamente Emu non perse tempo a chinarsi su di lei prendendo un Gashat bianco e nero.

 

“Inori, tranquilla, ho quello che serve!”, la rassicurò attivando l'oggetto, che emise un “Mighty Action X!”, e in pochi istanti la figura di Inori tornò normale, sebbene fosse ovviamente ancora molto scossa e respirasse pesantemente.

 

“C-Cos'è successo?”, chiese la guerriera mentre Hiiro le puntava addosso uno strano attrezzo simile a uno stetoscopio, ma con la parte finale che sembrava fusa a un telecomando Wii. Lo attivò, facendo comparire a mezz'aria uno schermo olografico su cui si trovava una faccina che sembrava una versione toon di Umbrella, tutta ghignante.

 

“Quello che hai appena passato”, le spiegò il medico “è quello che succede ai nostri pazienti quando i Bugster separati da loro continuano a risucchiarne le energie. Speravo che la tua natura ti salvasse, ma è evidente che non puoi venire con noi.”

 

“R-ragazzi, per favore, devo farlo” insistette debolmente, ma Poppy scosse la testa.

 

“Inori-chan, ci dispiace, ma abbiamo già rischiato troppe volte la vita di nostri pazienti portandoli sul campo. In genere c'era un motivo dietro, ma non possiamo rischiare così un'amica, specie se la situazione è così grave.”

 

“E siamo professionisti. Sei in buone mani!”, aggiunse Emu mettendo in bella mostra il suo solito Gashat. La guerriera di Saturno era veramente onorata che la considerassero già così tanto, ma non poteva restarsene lì a guardare il bianco del soffitto.

 

“Emu, sono certa che senza poter andare su Luna spenta o su una nostra astronave, le vostre cure sono la migliore alternativa, ma possiedo questi poteri per un motivo. Difendere l'umanità e l'universo, qualsiasi universo, dagli Heartdemon e quelli come loro. E dopo la disfatta con Diablo, ho bisogno di diventare più forte che mai”, concluse stringendo i pugni in preda alla rabbia e ottenendo uno sguardo ammirato dai medici.

 

“Forse non dovremmo negare così il suo aiuto”, osservò Kiriya con un tono stranamente serio, guadagnando però un piccolo colpo sulla spalla da Poppy.

 

“Kiriya, ma che ti viene in mente?! Non possiamo far combattere una paziente!”, lo rimproverò l'amica.

 

“E chi ha parlato di farla combattere? Le diamo un modo per comunicare con noi, così può darci consigli in combattimento”, chiarì il Kamen Rider scatenando un'onda di sollievo generale. Era un tipo che tendeva a prendere le cose con leggerezza, ma, in fondo, non era affatto uno sciocco.

 

“Allora è deciso. Signorina Sasaki, noi andremo a cercare Umbrella, puoi chiamarci anche in combattimento col telefono fisso. Pediatra, tu ci raggiungerai per lo scontro, per ora resta a difendere la paziente”, ordinò Hiiro con brevità e chiarezza, ricevendo un assenso da Emu, dopodiché si diresse in cerca di Umbrella insieme ai colleghi e ai Bugster, mentre Parado si sedeva al tavolo al centro della stanza ed estraeva una consolle portatile con cui intrattenersi, rimanendo comunque sempre pronto a entrare in azione se necessario. Inori si gettò invece sbuffando sul cuscino; si sentiva così inutile e tutto solo perché una dannata Heartdemon aveva lasciato un suo pezzetto dentro di lei.


“Inori-chan, so che non sono fatti miei, ma c'è altro dietro i tuoi motivi per partecipare, vero?”, le chiese Emu sedendosi ai bordi del letto.

 

“Beh, ho tre motivi. Per quando riguarda il primo, in un'occasione sono stata rapita da Belphegor, uno dei Luogotenenti del Male Universale. Shizu e due nostre compagne sono venute a salvarmi, ma alla fine ne siamo uscite vive solo perché un'alleata dal futuro è arrivata in tempo per sconfiggere il nostro rapitore”, spiegò la Warrior con tono non poco acido.

 

“Immagino. Anch’io ho avuto i miei difficili momenti in cui non potevo combattere e mi sentivo inutile. Una volta, quando io e Parado non avevamo ancora raggiunto il nostro attuale equilibrio, sono stato inagibile e Hiiro è dovuto andare a parlare coi pazienti al mio posto, facendo l'empatico e tutto il resto.”

 

“Lui, così freddo e serio, che prova a parlare faccia a faccia con delle persone?! Sì, è educato, mi sembra, ma parlare di cose così personali?!”, chiese Inori trattenendosi dal ridere.

 

“Fidati, in tutti i nostri compagni c'è più di quanto sembra, persino in Kuroto”, rispose sorridendo Emu.

 

“Capisco bene, dovresti vedere la mia amica Martina: passa dall'urlare 'me, tapina' a menare demoni come niente! Comunque, il secondo motivo riguarda due persone, Serenitatis Moonacre ed Eufonia Digitalis.”

 

“Chi sono?”, domandò Parado curioso, alzando gli occhi dalla consolle.

 

“Eufonia sono io. Oltre a Shizu e Reiko, sono l'unica Warrior a ricordare il mio nome di quando vivevo sull'Eden. E oltre a questo so di essere stata la dama di compagnia e una delle pochissime amiche dell'altra principessa, Serenitatis appunto.”

 

“Che le successe?”, incalzò l’altro, molto incuriosito e affascinato da quel racconto.

 

“Lei era dotata di un potere oscuro dalla forza spaventosa, che le rendeva impossibile il contatto con altre persone, a parte i pochi che sopravvissero al suo primo tocco, il che includeva me, la sua famiglia e pochi altri. Sparì completamente durante la caduta dell'Eden, persino dalle nostre memorie a causa di un incantesimo. Shizu si ricordò di lei solo dopo aver risvegliato i suoi ricordi e ci mostrò un video nell'archivio di Xana. Non mi sono mai sentita così...desolata. Credo sia la parola che ci si avvicini di più.”

 

“È orribile”, si limitò a dire Emu, sconvolto da come una ragazzina fosse stata costretta a passare un simile incubo, venendo persino dimenticata. E non mancava certo di esperienza con casi di abusi (i cui responsabili erano dove meritavano di stare, fortunatamente). “E la terza?”

 

“La terza”, sorrise Inori, ripensando a uno degli ultimi meravigliosi incontri col suo futuro “si chiama Denise Thornè. Viene dal trentesimo secolo ed è...anzi, sarà mia figlia. Una bella e coraggiosa ragazza che come me fa parte di una squadra di amiche e combattenti.” La giovane guerriera si toccò istintivamente il ventre, pensando alla vita che sarebbe fiorita un giorno dentro di lei. “È anche per lei che devo combattere, per assicurare un futuro a lei e a tutte le nuove generazioni.”

 

Emu la guardò commosso e, in quel momento, rivide per un istante il giovane sé stesso nel momento in cui aveva deciso di diventare medico e tutti i bambini che aveva visto nel corso del suo lavoro, tutti pieni di vita e rivolti al futuro. Fu allora che prese la sua decisione.

 

“In tal caso, Inori-chan, se senti di combattere, fallo. Per Serenitatis, per Denise e per noi tutti io ti aiuterò!”, disse prendendo la mano della ragazza, che lo guardò raggiante e annuì ricambiando con forza la stretta. Dopodiché, il pediatra si girò verso Parado: “Tu che ne dici? Sei con noi?” L'altro sorrise e mise via la consolle.


 

“Secondo te, potrei mai perdermi l'occasione di combattere al tuo fianco? Sono preoccupato per la nostra paziente, vero, ma comprendo anch'io il suo desiderio e la sua determinazione, perciò...che stiamo aspettando? Muoviamoci!” Ed entrambi estrassero due Gashat, Emu uno rosa e Parado uno grosso il doppio e di colore rosso e blu, e li attivarono: ““Mighty Action X/Perfect Knock Out!!””, emisero i due oggetti prima di essere inseriti nei Gamer Driver dai loro Rider, che procedettero poi ad attivarli gridando insieme: ““DAI HENSHIN/HENSHIN!!””


 

“Gachan! Level Up! Mighty Jump! Mighty Kick! Mighty Action X!”, provenne dal Driver di Emu, il quale venne avvolto da una tuta rosa con strisce nere verticali e alcune protezioni verdi sugli arti, con il volto corazzato della sua precedente trasformazione a proteggergli la schiena, dei finti capelli rosa sparati e una visiera con raffigurati un paio di occhi rossi.


 

“Gachan! Mazaru Up! Akai kobushi tsuyosa! Aoi Puzzle rensa! Aka to ao no kousa! Perfect Knock Out!”, annunciò invece il Driver di Parado, generandogli intorno una robusta armatura bicolore blu e rossa sopra una tuta nera, con protezioni dorate sulle gambe, una bardatura degli stessi colori che scendeva dalla vita fino alle ginocchia, possenti spallacci e capelli finti sempre bicolore blu e rossi, la cui forma ricordava i raggi del sole.


 

“Uao...queste sarebbero le vostre trasformazioni?”, domandò Inori, scioccata.


 

Alcune delle tante, sì. Diciamo che queste sono le nostre preferite”, rispose Emu in tono orgoglioso. “Mica male, vero?”


 

“Scherzi?! Sono fighissime!”


 

*****


 

Mentre i tre suggellavano la loro amicizia, il gruppo del CR continuava la ricerca di Umbrella, sebbene fosse interrotto spesso dal dover chiamare i soccorsi per tutti i nuovi pazienti.


 

“Diamine, speravo di non vedere un altro Zero Day prima di morire”, mormorò cupo Kiriya, ritrovatosi con Hiiro in una piazza e osservando un bambino che abbracciava la madre, caduta a terra in preda ai sintomi della malattia. A differenza di Inori, per di più, i Gashat di livello 0 che usavano in genere per bloccare i sintomi non avevano neanche effetto sui nuovi infetti. L'unica possibilità era decisamente sconfiggere Umbrella.


 

“Non lo permetterò, non mentre ho la responsabilità dell'ospedale”, rispose Hiiro con voce ferma ma determinata. Suo padre, nonché direttore dell'ospedale, era fuori città e aveva lasciato le responsabilità al gruppo di Kamen Rider e a lui, in particolare, il compito di sostituirlo in quanto vicedirettore.


 

“Ehi, Hiiro, puoi dirmi quando sei cresciuto così tanto? Quel blocco di ghiaccio che conoscevo una volta avrebbe semplicemente detto che si sarebbe occupato del problema”, lo sfottò Kiriya sorridente. Per quanto stimasse l'amico, d'altronde, non si lasciava mai scappare occasioni per toccare il suo amor proprio.


 

“Medico legale, al tuo sarcasmo dico 'No Thank You'”, si limitò a commentare il chirurgo guardandosi intorno e cercando anche il minimo segno dell'Heartdemon o puntando il suo Gamer Scope ai pazienti, pensando si fosse fusa nuovamente a qualcuno di loro, ma senza risultati. Lui e Kiriya stavano per cambiare zona, quando ricevettero un messaggio da Taiga, dove diceva che l'aveva trovata in un negozio di vestiti poco lontano. Qualche minuto dopo, i due raggiunsero il cardiologo insieme a Kuroto, Poppy e un'altra ragazza. Aveva lunghi capelli neri ed era piuttosto carina, più o meno sull'età delle altre Warrior, ma si vestiva come un completo maschiaccio, con pantaloncini corti, una felpa rossa e un capello piuttosto sgargiante.


 

“Ehi, Hiiro, Poppy, Taiga mi ha detto che dobbiamo combattere una demone da un'altra dimensione e difendere una maghetta proveniente dalla stessa. Che droga si è preso? La voglio anch'io”, chiese la nuova venuta ai due medici non nascondendo allo stesso tempo incredulità e sarcasmo, facendo sbuffare il povero cardiologo. Lavorava con la ragazza da quasi due anni ormai e ancora lo faceva incavolare.


 

“Nico, te l'ho detto duecento volte, è tutto vero, non uso droghe! Comunque, è in quel negozio”, rispose lui indicando una vetrina da cui continuavano a volare vestiti di ogni genere. Hiiro si sbatté una mano in faccia alla vista.


 

“Non riesco a credere a quello che sto per dire, ma mi manca Graphite. Almeno lui era normale”, commentò ripensando a un Bugster che gli aveva dato vari problemi in passato.


 

“Su, Hiiro-kun, ci trasformiamo, la sconfiggiamo e poi potremo dormire sonni tranquilli”, provò a consolarlo Poppy prendendo un Driver piuttosto diverso da quello dei colleghi. Era infatti rettangolare e verde, con due strani pistoli da un lato e una piccola lama nell'altro, due pulsanti e uno schermo sulla parte frontale e un'entrata argentata per il suo Gashat, che premuto rilasciò un: “Tokimeki Crisis!”.


 

“Quella megera ora vedrà cosa succede a imprigionare il mio divino talento!”, ringhiò Kuroto tra i denti e prendendo un normale Gamer Driver insieme a due Gashat, uno viola e l’altro bianco, che squillarono rispettivamente: “Mighty Action X!” e “Dangerous Zombie!”.


 

“Kuroto, a questo punto l'ho imparato pure io, la priorità è la salute dei pazienti. Non fare stronzate”, gli rispose Nico ignorando bellamente la sua reazione ed estraendo una propria cartuccia, colorata di nero e verde. “Kamen Rider Chronicle!”


 

“Aspettate”, li interruppe all’improvviso Kiriya. “Non trasformatevi subito. Lasciatemi entrare per primo. Attirerò la sua attenzione e voi ne approfitterete per circondarla, dopodiché, al momento adatto, selezionerò uno Stage dove intrappolarla e da lì potremo trasformarci e darle addosso senza problemi.”


 

“Sembra un buon piano, vai pure”, concordò Taiga, lasciando che il compagno medico facesse la sua mossa.


 

“Bene, Umbrella, vediamo quanto puoi resistere al fascino di Kujo Kiriya”, disse questi scrocchiando il collo ed entrando nel negozio, dove trovò dopo pochi secondi la donna che si serviva da una quantità immensa di vestiti, prendendone in continuazione, giudicandoli con uno sguardo, mettendone alcuni dietro di lei e gettandone via altri.


 

“Bah, ma non potevo finire in Francia? Questi giapponesi non hanno la minima idea di cosa sia la moda”, commentò scontenta.


 

“È perché sei venuta nel quartiere sbagliato, già a Shinjuku trovi di meglio”, disse sarcastico Kiriya dietro di lei. Umbrella saltò immediatamente in aria puntando le mani, ora armate con globi d'energia nera, contro il Kamen Rider.


 

“Lazer, spero tu sia qui per una resa incondizionata, nel caso posso anche pensare di lasciarti vivere.”


 

“Ho di meglio, una bella offerta di alleanza”, rispose Kiriya con le mani alzate, come a provare la propria affermazione ed evidenziare la mancanza di armi, ma Umbrella non abbassò le sue di mani.


 

“Sono interessata.”


 

“Onestamente tutti gli altri Kamen Rider mi stanno trattenendo. Ho un mucchio di bei progetti, ma sono costretto a restare con loro. Poi è chiaro che Kuroto sta progettando qualcosa e non ho voglia di finire a picco con loro(1).”


 

“Quindi?”


 

“La storia della piccola Saturnus mi ha interessato molto. Anche se Diablo dovesse assorbire il potere di tutti i Kamen Rider, potrebbe sempre aver bisogno di una squadra. Se il tuo capo offre buoni benefit, potrei anche pensare di unirmi a voi.”


 

“Come posso sapere che non è una trappola?”


 

“Fammici pensare... Ah, giusto, questa È una trappola”, disse il Rider estraendo all’improvviso un Gashat giallo e inserendolo nel Driver per poi aprire una sorta di sportello sulla sua parte frontale. “Gachan! Level Up! Bakusou Dokusou Gekisou Bousou Bakusou Bike!” Una serie di proiezioni olografiche lo circondarono sbalzando indietro Umbrella e Kiriya ne calciò una, la quale si sovrappose al suo corpo e lo rivestì in una tuta Rider nera e argento con protezioni gialle su spalle, schiena e piedi e argento sulle gambe, mentre sul petto si formò il pettorale con la barra dell’energia. La testa venne racchiusa in un elmo che ricordava una specie di becco con strani spuntoni rosa sul cranio, come a ricalcare una capigliatura punk, mentre gli occhi erano azzurri.


 

“Kamen Rider Lazer Turbo, per servirti!”, esclamò girando su sé stesso e colpendo Umbrella dritto al viso con un fortissimo calcio prima che questa si riprendesse del tutto dal colpo precedente. La diavola non fu comunque molto affetta dall’attacco e tirò fuori un altro Gashat, che emise il verso “Proto Gekitotsu Robot!” una volta attivato.


 

“Un trucco così idiota… Non so come ho fatto a cascarci per più di cinque secondi”, disse acida inserendosi la cartuccia nella pelle e ottenendo due braccia robotiche rosse e spallacci. Si gettò quindi contro Kiriya, il quale evocò due minifalci dalla lama ondulata rosa, con decorazioni gialle e l'impugnatura nera, e iniziò un rapido corpo a corpo con lei dove, malgrado la maggiore potenza sprigionata dalla demone, lui manteneva comunque un certo vantaggio grazie a velocità ed esperienza, contrattaccando facilmente e mantenendo le distanze giuste per attirarla fuori.


 

“Già, è proprio un trucco idiota, ma ha funzionato più e più volte. Il punto è che bisogna dire o fare quello che voi volete sentirvi dire o fareste”, sghignazzò il coroner spingendo finalmente l’avversaria all’esterno dell’edificio e attivando quindi uno Stage, che si materializzò sotto forma di Colosseo dell'antica Roma (decorato grazie al potere dei Gashat da varie piattaforme, scrigni e monete colorate in aria) attorno ad entrambi, ai quali si aggiunsero pure gli altri compagni di Lazer. E tutti non persero tempo prima di attivare i loro Driver.


 

“HENSHIN!”, ruggirono in coro, venendo avvolti da folgori di luce e schermate olografiche, lasciando al loro posto possenti figure in armatura...o quasi.

Hiiro aveva ottenuto una tuta celeste con maniche bianche sormontate da pezzi di corazza e un pettorale identico a quello della sua forma precedente, da cui sembrava aver mantenuto anche l'elmo, seppur di dimensioni normali, e il volto, ora tenuto sulla schiena. In mano teneva una spada che sembrava avvolta da una fiamma di plastica (o qualsiasi materiale fosse) e sulla cui elsa si trovavano due bottoni con rispettivamente A e B. "Kamen Rider Brave, Livello 2."


 

Anche Taiga aveva mantenuto l'elmo con dimensioni ridotte e il pettorale, oltre che l'arma. La sua tuta era gialla e blu e ora possedeva pure una mantella gialla come ulteriore decorazione. "Kamen Rider Snipe, Livello 2!"


 

Kuroto aveva l'aspetto più macabro di tutti. La sua trasformazione era un contrasto di tuta nera e corazza bianca, che lo ricopriva quasi totalmente e sembrava raffigurare in maniera approssimativa uno scheletro con spuntoni e pistoni, oltre che due occhi di colore diverso, uno rosso e uno azzurro, dall'aria inquietante, e aveva capelli finiti identici a quelli di Ex-Aid, ma bianchi e neri. Aveva in mano anche il martello del medesimo Rider. "Kamen Rider Genm, Livello X-0!"


 

Poppy sembrava indossare una versione corazzata del suo classico outfit. Tuta nera sormontata da protezioni rosa su gambe e braccia, spalliere decorate con un cuore e una corazza gialla che si divideva in tre sezioni sotto il Driver. L'elmo rappresentava i suoi capelli in forma metallica con un fermaglio a forma di stella, aveva degli occhi da cartoni animato rossi, ma non portava armi. "Kamen Rider Poppy!"


 

Il nuovo aspetto di Nico consisteva in pezzi di corazza marrone e beige sopra una tuta nera decorata con strisce bianche, mentre gli occhi erano due semplici puntini bianchi. In compenso sembrava che la giovane assistente medica l'avesse decorata con alcuni adesivi brillanti, il suo stesso cappello sull'elmo e addirittura lo zaino. Impugnava una spada corta. "E la mitica Gamer prodigio, N!"


 

Ora armati e pronti, il gruppo si lanciò contro Umbrella senza alcuna intenzione di trattenersi e in breve la chiusero in un cerchio di colpi micidiali.

“Umbrella, annulla subito il controllo che hai sugli infetti o te la vedrai molto più brutta di quanto tu non stia già facendo!”, le intimò poi Taiga, sparando con incredibile precisione e rapidità. Umbrella, dal canto suo, era impegnata già a schivare continuamente i fendenti di Hiiro, i pugni di Poppy e le martellate di Kuroto e finì per essere colpita diverse volte dai suoi proiettili, ma nessuno di essi la ferì in modo serio.


 

Alla fine, la guerriera infernale riuscì per un istante a sbarazzarsi di loro sprigionando un'onda di energia oscura a 360°. Finalmente libera, fece comparire due Gashat nelle sue mani, entrambi di un colore nero opaco a differenza di quelli multicolore dei Rider, e li assorbì dopo averli attivati, i nomi dei vari giochi che squillavano l'uno dopo l'altro mentre sparivano nel suo corpo: ““Proto Jet Combat/Proto Drago Knight Hunter Z!!””


 

“Oh, preparatevi, team Ex-Aid. Preferirete di gran lunga essere periti per mano di Dan Masamune!”, sibilò ricoprendosi di pixel neri, che la cambiavano continuamente a un ritmo accelerato sotto lo sguardo dei propri avversari, i quali cominciavano a temere di aver sottovalutato la loro avversaria. A trasformazione conclusa, Umbrella aveva ottenuto un altro paio di braccia per un totale di quattro, quelle superiori erano armate con una spada sulla destra e un fucile sulla sinistra, mentre le inferiori erano entrambe armate con delle mitragliatrici gatling, la pelle era diventata squamata come quella di un drago e le erano spuntate dalla schiena due ali identiche a quelle di un jet. Il potere che ora emanava era immenso.


 

Prima che i Rider potessero reagire, Umbrella si spostò a tale velocità in mezzo a loro che parve letteralmente teletrasportarsi e ruotò su sé stessa per colpirli tutti con la sua spada, scagliandoli via. Si voltò poi verso Hiiro e Poppy e si scagliò su di loro ingaggiandoli in un feroce corpo a corpo, impattando la sua lama contro quella di Brave e i pugni di Poppy, mentre, allo stesso tempo, sparava col fucile una serie di colpi in direzione di Kuroto, Taiga e Nico costringendoli a rimanere a distanza.


 

Taiga allora iniziò a sparare i propri proiettili contro quelli della nemica, bloccando il suo fuoco e coprendo Kuroto e Nico che poterono così avvicinarsi a lei e supportare i loro compagni; anche insieme, tuttavia, i quattro non riuscirono a sopraffare Umbrella, la quale prese a deviare i colpi di Snipe contro gli altri Rider per costringerli a retrocedere. A quel punto, la demone si alzò in volo e sparò due rapidissime raffiche dalle sue gatling sugli avversari, crivellandoli letteralmente di proiettili e gettandoli a terra, feriti e indeboliti.


 

“Ahahahah! Ma come? Tutto qui quello che avete da offrire, Kamen Riders?”, domandò beffarda Umbrella. “Spero che mi stiate sottovalutando e che questo non sia il meglio che sapete fare, altrimenti la vostra sconfitta sarà una vera noia!”

In tutta risposta, Hiiro e Taiga presero un altro Gashat a testa, ben più grossi degli altri e di colore rosso, consapevoli che la loro avversaria ora avrebbe richiesto molta più potenza di fuoco. ““Taddle Fantasy/Bang Bang Simulation!!””, suonarono le cartucce una volta attivate.


 

“Procedere col livello 50”, disse Hiiro inserendo il Gashat nel Driver e attivandolo. “Gachan! Dual Up! Tadoru Meguru RPG! Tad~dle Fan~tasy!”, provenne dalla cintura e una sorta di spirito oscuro che indossava un’armatura fucsia e blu sopra cui era raffigurato un volto demoniaco apparve sopra al Rider, gli girò intorno una volta e poi si fuse con lui. Quando svanì, Brave portava ora quell’armatura sulla parte superiore del busto e un nuovo elmo con gli stessi colori e un paio di corna rivolte all’indietro; alle sue spalle, inoltre, ondeggiava al vento un lungo mantello nero.


 

“Tattica: livello 50”, disse invece Taiga prima di inserire il proprio Gashat nel Driver e attivarlo. “Gachan! Dual Up! Scramble da! Shutsugeki Hasshin! Bang Bang Simulations! Hasshin!”, risuonò nell’aria, mentre sopra di lui si formava una specie di nave da guerra corazzata in miniatura, che si divise in seguito in numerosi pezzi che si agganciarono al suo corpo. Alla fine del processo, guanti, spalliere e pettorale di Snipe erano tutti pesantemente corazzati e armati di innumerevoli cannoni e il suo elmo aveva una decorazione simile al cappello di un capitano della marina.


 

“Attenta a quello che desideri!”, la rimbeccò il Rider puntando tutti i suoi cannoni contro di lei e facendo fuoco a volontà. La demone prese a schivarli tutti, volando con notevole agilità, ma si trovò inaspettatamente davanti Hiiro e dovette usare la propria spada per bloccare quella di Brave.


 

“Puoi volare?!”, esclamò Umbrella, colta di sorpresa.


 

“Pessima mossa”, commentò invece Hiiro spingendo la sua lama su quella dell’avversaria. Questa non fece in tempo a comprendere cosa intendesse che una serie di cannonate di Taiga la colpirono in pieno su tutto il corpo, facendola barcollare e indebolendola.


 

-Mi ha costretto a fermarmi a mezz’aria per permettere a Snipe di colpirmi! Ma così facendo anche lui-- Il suo pensiero si bloccò nel momento in cui vide il mantello di Hiiro animarsi da solo e muoversi per intercettare ogni colpo diretto verso di lui. Incredibilmente nessun proiettile riuscì a danneggiare l’indumento del Rider. -Dannato Brave! Avevano previsto tutto! Bastardi!-


 

Hiiro approfittò di quell’apertura per colpire Umbrella all’addome con il palmo sinistro, dal quale partì all’impatto un’onda di energia telecinetica oscura che scagliò la demone al suolo. Quando lei provò poi a rialzarsi, Kuroto e Kiriya le furono subito addosso, aggredendola con una serie di falciate e martellate che stordirono ulteriormente la nemica e permisero a Poppy e Nico di concludere l’assalto combinato con un pugno/fendente simultaneo, che spedirono la nemica contro la parete del Colosseo, incrinandola per la forza dell’impatto.


 

“Credo che l’unica che ci stia sottovalutando qui sia tu, bellezza”, fece Kiriya roteando i falcetti. “Non abbiamo certo vinto le nostre battaglie per pura fortuna, credevo che i tuoi superiori te l’avessero detto prima di spedirti da noi.” Per tutta risposta, la demone sbuffò sprezzante.

 

“Riconosco il vostro valore e la vostra forza. Non c’è dubbio che siate individui potenti… Ma non illudetevi! Non avete visto ancora niente di cosa sono davvero capace di fare!”, lo rimbeccò Umbrella muovendo le braccia per creare stavolta lei una potente serie di onde d'urto telecinetiche che devastarono il campo di battaglia e sbalzarono via i Rider. A quel punto, sollevò la mano destra e i tre Gashat che aveva assorbito fino a quel momento comparvero sopra il suo palmo, mentre il suo corpo tornava alle sembianze originali. Le tre cartucce, tuttavia, ora erano avvolte in una cupa aura oscura, tanto densa da sembrare una nube. “Devo ringraziarvi, sapete? Combattendo con voi ho finalmente appreso appieno il potere dei vostri Gashat. Finalmente…posso fare questo!”

 

Le tre cartucce brillarono per un istante di una luce nero-violacea, per poi mutare in tre nuove versioni, contorte e corrotte dal potere demoniaco, che risuonarono: “““Proto Destructor Robot/Proto Hell Jet Fighter/Proto Drago Carnage Z!!!””” Subito dopo, i tre Gashat ripenetrarono all’interno del corpo della donna, la quale mutò in modo completamente diverso da prima: ora una corazza cibernetica nera proteggeva il suo busto, un enorme braccio robotico con tre dita artigliate simili ad enormi tenaglie sostituiva il suo braccio destro, mentre il sinistro impugnava una lunga spada dalla lama rossa.

 

Dalla schiena le spuntavano due ali da jet, entrambe armate di due mitragliatrici gatling, e aveva le gambe racchiuse in un paio di stivali corazzati dotati di grossi spuntoni acuminati e rivolti verso l’esterno, ma la cosa più terrificante era che ora alle sue spalle stava un’enorme ombra che ricordava per forma un drago alato dal corpo umanoide, con le braccia armate della spada e del fucile che lei portava in precedenza e per occhi un paio di luminosi globi rosso fuoco. L’essere oscuro nasceva da sotto la suola dei suoi stivali, come se fosse stata la sua stessa ombra che aveva preso nuova vita e forma, e si muoveva indipendentemente da lei, ringhiando e soffiando contro il gruppo di Rider.

 

“E questo…che diavolo è?!”, chiese Taiga, sconvolto quanto il resto dei Rider, anche se quella sorpresa fu nulla rispetto alla rabbia che scaturì da Kuroto l’istante immediatamente successivo.

 

“TU DANNATA STREGA! COME OSI CORROMPERE COSÌ I MIEI GASHAT?! COME OSI TRASFORMARLI IN CIO' CHE NON SONO?! IN ALTRI MISERABILI GIOCHI?! TU SPUTI SUL MIO GENIO!” E si scagliò sulla demone cercando di colpirla con il suo martello, ma prima che potesse anche solo toccarla, il drago ombra lo intercettò con la sua spada per poi disarmarlo con una torsione del braccio e sbatterlo via con un’artigliata stavolta della zampa sinistra. Subito dopo, tutti i Rider si scagliarono all’attacco, ma Umbrella puntò le sue gatling su di loro e scaricò una raffica di proiettili sul gruppo, insieme ai colpi energetici provenienti dal fucile del suo drago ombra, respingendoli indietro.

 

“Finora abbiamo solo giocato”, disse beffarda. “Adesso si comincia a combattere sul serio, Kamen Riders!”

 

“Allora non ti dispiace se anche noi ci uniamo alla partita, vero?” Quella frase fu seguita dal volo di una serie di proiettili energetici contro Umbrella, la quale però non ne fu affetta in quanto vennero subito fermati dal suo drago d'ombra. Avendo riconosciuto quella voce, Hiiro sospirò sollevato prima di voltarsi.

 

“Alla buon’ora, pediatra. Ora...EH?!”, gridò improvvisamente insieme agli altri quando si accorsero che oltre a Parado ed Emu, già trasformati, c'era anche Inori.

 

“Ehm, scusatemi, ragazzi, ma non ho sentito di avere il diritto di escluderla da questa battaglia”, spiegò Emu con fare imbarazzato.

 

“Emu, è una nostra paziente ed è malata! Non puoi farla combattere!”, gli gridò contro Poppy, mentre Umbrella guardava divertita il quadretto.

 

“Sul serio? Sapevi che da soli non avreste avuto alcuna speranza contro di me e così ti sei portato dietro un'infetta come supporto? Molto coraggioso per chi è supposto essere un difensore della giustizia…o dovrei dire molto crudele?”, commentò ridendo, mentre Inori si faceva avanti.

 

“Se credi che permetterò a qualcosa di così stupido come una malattia mortale di impedirmi di prenderti a calci, ti sbagli di grosso! Saturnis patrem spiritus, Mihi virtutem tuam!”, esclamò avvolgendosi di luce verde e riemergendone ancora una volta col suo completo da guerriera. “Sono la figlia di Saturno, e verrai mondata nel nome del padre della rigenerazione!”, concluse formando grandi schegge metalliche nelle mani e sparandole a raffica contro Umbrella, che lasciò di nuovo la difesa alla sua bestia oscura prima di rispondere al fuoco con le sue armi da lunga distanza, ma queste vennero a loro volta respinte da Emu e Parado, i quali impugnavano rispettivamente una lunga spada dalla lama rosa e un’ascia rossa e blu.

 

“Ben detto, Inori! Ora ti mostreremo cosa possono fare umani e Bugster quando lavorano insieme!” Detto questo, Emu premette un pulsante sul suo Driver, facendo risuonare uno: “Stage Select!” e causando un nuovo cambio del terreno di scontro: il Colosseo lasciò il posto ad una grande cantiere edile, pieno di cumuli di materiali da costruzione, sbarre e lastre di metallo e anche alcune ruspe e altre macchine simili. “Mi hai detto che il tuo potere è legato al magnetismo e ai metalli, giusto, Inori-chan? Qui ne troverai in abbondanza!”

 

“Grazie davvero, Emu, vedrò di non deluderti!”, replicò la giovanissima Warrior creando onde magnetiche per sollevare numerose travi di metallo in aria.

 

“Heh, pare che la nostra paziente sia una tipa tosta, malgrado l’età”, commentò Kiriya, più divertito che preoccupato o irritato dalla presenza imprevista di Inori. “In tal caso, da buon medico, dico che ha tutto il diritto di combattere chi le ha fatto questo!” E sollevato un nuovo Gashat grigio e nero, lo attivò al suono: “Proto Giri Giri Chambara!” per poi inserirlo nel Driver.

“Gachan! Level Up! A Gacha! Giri-Giri-Giri-Giri Chambara!” Una pesante armatura argentea, di fattura vagamente orientale, si materializzò intorno al suo corpo, formando grossi spallacci, bracciali, gambali e uno spesso busto intorno alla sua tuta gialla, rendendolo simile ad un guerriero a metà tra un gladiatore ed un samurai. Rigirandosi poi i due falcetti tra le mani, si rimise in posizione di combattimento: “Diamoci da fare!”

 

“Ben detto! Preparati, Umbrella! Completeremo questo gioco senza usare Continue!”, fece invece Emu per incoraggiare a sua volta i propri compagni, prendendo intanto un grosso Gashat nero, oro e rosa, il cui dorso ricordava proprio il suo elmo. “Maximum Mighty X!”, provenne dall’oggetto una volta attivato, ed Emu lo inserì nel Driver per poi aprirlo e premere il dorso del Gashat.

“Maximum Gashat! Gachan! Level Max! Saidaikyuu no Powerful Body! Dariragan! Dagozuban!” Attorno a lui si materializzò una strana armatura raffigurante il suo volto sul pettorale, da cui in seguito fuoriuscirono possenti arti meccanici che la resero così analoga ad un enorme robot che il Rider manovrava dall’interno.

 

“A questo punto non ha senso lamentarsi. Per il bene della nostra paziente, sarà bene comunque finire in fretta”, dichiarò sorprendentemente Hiiro mentre estraeva il Gashat Taddle Fantasy e ne prendeva un altro, più piccolo ma emanante un’aura molto più intensa, di colore bianco e oro, che si attivò con un: “Taddle Legacy!”. “Procedere col livello 100”, dichiarò prima di inserirlo nel Driver.

“Gachan! Level Up! Tadoru Rekishi! Mezameru Kishi! Taddle Leg~acy!” L’armatura oscura svanì, mentre un nuovo spirito, molto simile al precedente ma composto di pura luce e indossante un’armatura bianca e oro dai tratti quasi angelici, emergeva dalla sua cintura, compiva un giro intorno a lui e infine si fondeva col suo corpo. Brave riapparve così corazzato con quella stessa armatura su braccia e busto, un nuovo elmo con decorazioni anch’esse oro e bianche e un lungo mantello stavolta bianco pendente dalle sue spalle. L’aura bianco-dorata dello spirito ora pareva quasi avvolgerlo e lo rendeva simile ad un eroe di un fantasy medioevale.

 

Completate quelle trasformazioni, ad un cenno silenzioso e invisibile, tutti i Rider si lanciarono fianco a fianco contro Umbrella, prendendo ad attaccarla da ogni lato possibile con armi o varie tecniche d'arti marziali cui ormai poteva contrattaccare a malapena. Inori (che era sicura che, in circostanze più calme, si sarebbe messa a sbavare per la tamarraggine di quelle trasformazioni) si unì a loro dalla lunga distanza, creando varie armi metalliche o sollevando qualunque oggetto metallico vicino e lanciandoli contro l'avversaria. La donna schioccò le labbra, infastidita da tutti quei nemici, e si allontanò con un balzo prima di essere sopraffatta dal loro numero.

 

“Vi piace il gioco duro, eh, team Ex-Aid? E va bene, giochiamo duro!”, ringhiò prima di espandere a dismisura la sua aura malvagia. Pochi secondi dopo, altre due ombre si estesero da sotto i suoi piedi e, alzatesi in aria, formarono altrettanti draghi oscuri identici al primo, che si misero a difesa della loro padrona. A quel punto, i due schieramenti ripartirono all’attacco e si divisero istintivamente non appena arrivarono gli uni davanti agli altri: Emu e Parado ingaggiarono in un duro corpo a corpo due dei draghi oscuri, Kuroto, Poppy e Nico affrontarono il terzo e Hiiro e Kiriya impegnarono invece Umbrella stessa in combattimento ravvicinato, mentre Taiga e Inori, rimasti a distanza, scagliavano o sparavano tutto ciò che avevano ora contro i draghi ora contro la nemica per supportare i compagni.

 

Una serie di armi metalliche scagliate da Inori venne respinta da una scarica di energia prodotta dal furore di Umbrella, ma Poppy afferrò al volo una di esse, una lunga alabarda, e la utilizzò con notevole abilità contro il drago che aveva davanti. Accanto a lei, Kuroto assaliva la creatura a mani nude con uno stile di combattimento barcollante e violento, a metà tra il cosiddetto stile del “pugno dell’ubriaco” e i movimenti di uno zombie, che seppur insolito riusciva spesso a cogliere di sorpresa il nemico grazie alle mosse imprevedibili e irregolari, mentre Nico saltava tra i vari componenti del cantiere e, da esperta giocatrice, prendeva le varie monete di power up sparse, usandole per potenziarsi e attaccare così il drago con potenti colpi a sorpresa.

Intanto anche Emu e Parado stavano tenendo egregiamente testa ai loro draghi, il primo grazie alla stazza e alla potenza della sua nuova armatura e il secondo grazie alla sua arma e alla sua incredibile rapidità e agilità. Inoltre, i due sfoggiavano un perfetto gioco di squadra, spesso incrociandosi e scambiandosi i nemici o attaccandoli con colpi combinati che sbalzavano via i due mostri e danneggiavano fortemente i loro corpi; questi si rigeneravano ogni volta, ma diventavano sempre più prevedibili e lenti per i due esperti guerrieri e dunque la loro sconfitta sembrava ormai solo questione di tempo.

 

Da lontano, Taiga sfruttava ogni apertura data dai due per investire i draghi con un potente fuoco d’assalto, rendendoli ancora più vulnerabili alla successiva offensiva del duo Kamen Rider/Bugster. Similmente, Inori non smetteva di attaccare con vari oggetti metallici Umbrella, la quale era nel contempo attaccata a corta distanza da Hiiro e Kiriya e faticava visibilmente a difendersi dalla tripla offensiva, soprattutto dopo che i nuovi power up dei due Rider li avevano dotati di un’incredibile forza e velocità. Hiiro, in particolare, forte del suo massimo livello di potenza, la assaliva con rapidi e precisi colpi della sua spada, avvolgendola ora nelle fiamme ora nel ghiaccio per impedire alla nemica di adeguarsi ai suoi attacchi e renderli sempre più difficili da respingere; allo stesso tempo, il mantello di Brave difendeva sia lui che Lazer con ancora più efficacia del precedente sia dai colpi di Umbrella sia da quelli di Inori, permettendole di supportare i suoi nuovi compagni senza pericolo di coinvolgerli.

Alla fine, l’offensiva combinata di Rider, Bugster e Warrior ebbe la meglio sul quartetto di avversari: il pugno di Emu e l’ascia di Parado scagliarono indietro con un doppio colpo i draghi davanti a loro, mandandoli a sbattere su quello affrontato da Kuroto, Poppy e Nico e facendoli rovinare tutti e tre intorno ad Umbrella, proprio mentre questa subiva un fendente di Hiiro in pieno petto e crollava a terra a sua volta. Subito dopo, una raffica di spari e metallo da Inori e Taiga li investì con tanta violenza da scatenare un’esplosione.

 

“L’abbiamo battuta?”, domandò allora Nico.

 

“Conoscendo l'infinita testardaggine dei nostri soliti avversari... No”, rispose Kiriya quando infine Umbrella si rialzò dal polverone, con multiple ferite sanguinanti e l’armatura incrinata in più punti ma ancora perfettamente viva. E parecchio furiosa.

 

“Voi…maledetti umani! Pensate davvero di sconfiggere me?! La potente Umbrella?! ABBASSATE LA CRESTA!”, ruggì mentre un’aura negativa eruttava dal suo corpo e formava una colonna di luce nero pece. Nel giro di qualche secondo, l’aura prese a muoversi e si divise stavolta in cinque draghi oscuri, più feroci che mai.

 

“…Ditemi che è uno scherzo”, borbottò sarcastico Taiga. Proprio quando sembrava che la loro nemica fosse sconfitta, eccola tornare più potente che mai. “Perché coi cattivi deve essere sempre così?! Perché per una buona volta non possono accettare la sconfitta e starsene a terra?!”, concluse ammutolendo per un attimo Umbrella. Il volto dell'Heartdemon fu per un attimo totalmente piatto, prima che la bocca si allargasse in un'espressione di pura rabbia ulteriormente enfatizzata dai denti, come una bestia ferita.

 

“Accettare la sconfitta, Snipe?! Accettare…DI SPARIRE PER SEMPRE?! COME LA SPAZZATURA CHE MI HANNO DEFINITO ESSERE?! MAI!”, urlò in preda a una furia quasi cieca, ma prima che potesse attaccare, delle strane scariche elettriche presero a fuoriuscire dal suo corpo e lei crollò in ginocchio, mentre i draghi svanivano nel nulla. “Maledizione! Non mi basta ancora questo potere, eh?”

 

“Che succede? Che cosa volevi dire con quelle parole?”, domandò Emu, confuso da quell’insolito sviluppo degli eventi.

 

“Come pensi che sia nata, Ex-Aid?”, chiese Umbrella con un sorrisetto per una volta più amaro che beffardo. “Io e i miei fratelli siamo stati creati da Lord Astaroth assemblando un numero enorme di altri demoni e componenti varie del mondo di voi Kamen Riders, allo scopo di realizzare dei perfetti organismi capaci di assorbire i poteri vostri e dei vostri nemici e potervi così rimpiazzare. Eravamo letteralmente il progetto di un esercito invincibile per l’oscurità… Ma ci siamo rivelati un fallimento. Nonostante tutti i metodi adottati per stabilizzare i nostri corpi e renderci perfetti, quasi noi tutti abbiamo finito per risultare degli esseri instabili e incompleti, dai poteri imperfetti e la durata vitale breve. Tutti…eccetto Diablo.” La sua voce si riempì di un misto di veleno, rabbia e…delusione? “Solo lui era vero. Era completo. E così, in un istante, lui è diventato il figlio prediletto, l’unico che poteva vivere quanto voleva e assorbire alla perfezione i poteri dei Rider, e così il progetto del nostro signore si è trasformato da un esercito di superdemoni…ad un UNICO soldato perfetto! L’UNICO che poteva e AVREBBE ASSORBITO i poteri della Croce di Fuoco e sarebbe diventato così il suo campione contro la luce! E noi altri invece…SIAMO DIVENTATI SOLO SCARTI! SPAZZATURA come ci hanno definito gli altri demoni! SPAZZATURA alla quale è stata concessa una breve vita, una vita destinata a finire tra pochi giorni nella quale l’unica cosa che possiamo fare è eliminare voi e prendere i vostri poteri, dimostrando così che il nostro signore…NOSTRO PADRE si sbagliava a considerarci dei fallimenti e ottenere da lui una nuova vita, una vita vera!”

 

Tutti i Rider rimasero sconvolti a quelle parole. Avevano già avuto a che fare con malvagi che sfruttavano gli altri per i loro scopi, ma questo andava ben oltre. Astaroth non era solo il loro signore, era praticamente loro padre: lui aveva creato Umbrella e gli altri demoni come lei, l’aveva fatto per uno scopo…eppure, appena si era reso conto che non erano come Diablo, li aveva scartati tutti senza battere ciglio dandogli un unico ordine da portare a termine se volevano continuare a vivere, pena la morte eterna in caso di fallimento. Anche Inori, malgrado il male causato dalla demone, non poté non sentire un moto di pietà verso di lei e sentì chiaramente il cuore stringersi in petto.

 

-Questo non è giusto…nemmeno per un demone! Non c’è niente di giusto in tutto questo!- pensò.

 

“Ma io lo so che mente.” Quelle parole li sorpresero e interruppero i pensieri di Inori. L’espressione di Umbrella era più terrificante che mai. “Lord Astaroth è il Signore dell’Oscurità, lui non dispensa simili favori ai fallimenti, non per così poco… I miei fratelli probabilmente lo ignorano, ma io l’ho compreso: non c’è alcuna vera vita in attesa per noi. Siamo qui solo per eliminare voi Kamen Rider e Warrior Planet, prendere i poteri dei primi e…infine darli a quel MALEDETTO DIABLO! POI NIENTE IMPEDIRÀ AL NOSTRO SIGNORE DI LASCIARCI MORIRE! SIAMO SOLO DEI SEMPLICI FATTORINI USA E GETTA! VENUTI AL MONDO SOLO PER RENDERCI UTILI UN’UNICA DANNATA VOLTA E POI MORIRE IN SILENZIO!” Per stupore di tutti, delle lacrime presero a sgorgare dai suoi occhi, tuttavia l'Heartdemon sembrava solo più furiosa di prima e si rialzò, mentre la sua aura cresceva di nuovo. “Per questo, io non mi limiterò a distruggere voi. Prenderò i vostri poteri e poi troverò Diablo e a quel punto, userò tutta quella potenza per eliminarlo e prendermi il SUO potere! Allora sarò IO perfetta e avrò dimostrato a Lord Astaroth che si sbagliava! Che quel maledetto in realtà non ha niente di speciale e che SOLO IO merito la mia nuova vita e di essere la sua nuova campionessa! E a quel punto, la Croce di Fuoco e il suo incommensurabile potere potranno essere MIEI! SOLO MIEI!” E concluse con una risata agghiacciante e uno schiocco di dita. Un istante dopo, Inori sentì un tremendo dolore al petto e si accasciò a terra, respirando affannosamente e venendo subito circondata dagli altri.

 

“Inori-chan?! Che ti succede?”, domandò Emu, ma a rispondergli fu Kuroto, il quale, come Poppy, Kiriya e Parado, percepiva chiaramente i cambiamenti nella giovane grazie alla sua natura Bugster:

 

“Umbrella ha accelerato l’infezione nel suo corpo. Però così rapidamente… Non dovrebbe essere possibile!”

 

“L’hai dimenticato, Genm? Io non sono una Bugster come voi. Il mio virus non è così semplice come quello della vostra comune Malattia dei Videogiochi!”, fece beffarda Umbrella. “E per vostra informazione, anche i vostri altri pazienti stanno peggiorando velocemente! Avere infettato così tante persone ha indebolito i miei poteri e accorciato la mia durata vitale attuale, ma ne è valsa la pena!”, rivelò con una risata sconvolgendo il gruppo di medici.

 

“Non farlo, ti prego!”, urlò Emu tendendole una mano. “Quello che ti è successo e ti hanno fatto non è giusto, è vero! Ma non fare a degli innocenti del male per avere la tua rivalsa! Nemmeno quello è giusto!”

 

“Oh, sul serio, Ex-Aid? Provi pietà e tristezza per me? Stai cercando di farmi vedere che sto sbagliando a reagire così? Ma che carino! Hai un cuore davvero nobile, sai? Mi piace molto…”, disse Umbrella in tono provocatorio e mordendosi un’unghia con fare sensuale. “…ma stai sbagliando: io non lo faccio solo per raggiungere il mio scopo. Io sono e rimango comunque un demone, una creatura delle tenebre, e come tale amo troppo la sofferenza altrui! Soprattutto di voi fragili umani!” Rise ancora aumentando la rabbia dei suoi avversari, in particolare di Poppy. Per quanto i Bugster fossero stati spietati nei confronti degli umani, che temevano anche più di quanto fossero temuti da loro, non avevano mai superato certi limiti.

 

Anche quando avevano creato “Kamen Rider Chronicle”, non avevano mai davvero tratto piacere dalle sofferenze o dalla morte dei giocatori.E come Graphite e Parado le avevano dimostrato, almeno i Bugster tenevano ai loro compagni.

 

“Sei…un mostro”, mormorò disgustata, la pietà di poco prima completamente scomparsa.

 

“Grazie, tesoro, ognuno fa del suo meglio!”, ribatté Umbrella per poi farsi molto seria. “Ora fate come vi dico: voi due, ragazzina e Genm, venite avanti!” Indicò Nico e Kuroto, sorprendendoli.

 

“Noi?! E perché?”, chiese Nico indicandosi, sorpresa che non avesse invece indicato Emu o Hiiro, mentre Kuroto sbuffava sprezzante.

 

“E tu credi che io, il grande Dan Kuroto Shin, obbedirò ad un difetto di produzione come te?! Io sono-” Il ringhio di Umbrella, seguito da un’emanazione di potere abbastanza forte da incrinare il terreno sotto di lei, gli impedirono di proseguire.

 

“Tieni a freno la lingua, misero mucchio di boriosi dati informatici! O giuro che farò sembrare il vostro Zero Day solo un evento ricreativo per bambini! Ora OBBEDITE! SUBITO! OPPURE…!” E strinse le dita della mano sinistra, causando ancora più sofferenza ad Inori e probabilmente anche agli altri infetti.

 

“NON OSARE-” La protesta di Kuroto venne sventata da Nico, la quale lo afferrò per un braccio e iniziò a trascinarlo con sé in avanti. “Che cosa fai?! LASCIAMI SUBITO!”

 

“Cosa fai, stupida?! Non andare! Non possiamo fidarci!”, protestò Taiga facendo per seguire la sua protetta, ma Umbrella lo fermò alzando l’altro braccio.

 

“Fermo, Snipe! O pagheranno degli innocenti per le vostre azioni”, disse ghignando. Taiga e gli altri poterono solo digrignare i denti in risposta.

 

“Ecco fatto. Così va bene?”, fece Nico fermandosi ad alcuni metri di distanza da Umbrella, sempre tenendo il recalcitrante e lamentoso Kuroto per il braccio.

 

“Assolutamente sì. Sei proprio una brava bambina.”

 

“E ora? Cos’è che vuoi da noi?”

 

“Oh, voglio solo una cosa, non preoccuparti. Anzi due.” In un istante, Umbrella scomparve in un mare di particelle nere simili a pixel che penetrarono nei Driver di Nico e Kuroto con tanta rapidità da non permettergli nemmeno di reagire; subito dopo, una violenta scarica elettrica pervase entrambi facendoli crollare a terra e sciogliendo le loro trasformazioni in Rider.

 

“Kuroto! Nico-chan!”, urlò Emu, ma prima che lui o uno degli altri potesse intervenire, i pixel di Umbrella riemersero dai loro Driver e riformarono la sua figura a breve distanza: “Bastarda! Cosa gli hai fatto?!”, urlò il Kamen Rider mandando a quel paese le sue proverbiali buone maniere.

 

“Niente di particolare. Mi sono solo presa quello che mi serviva.” E mostrò nelle sue mani due Gashat, uno bianco e l’altro verde, fin troppo familiari. I Rider impallidirono nel vederli, mentre l’aura demoniaca della donna li avvolgeva e mutava proprio come aveva fatto con i precedenti. “Il Gashat che una volta garantì l’immortalità e il livello di potere indefinito X e il Gashat contenente i dati dei nemici più potenti mai affrontati dal vostro team, compreso Kamen Rider Cronus”, mormorò sorridendo malevola. “Una volta modificati e corrotti con la mia energia…immaginate…Quanto potere potrò ricavare da essi!” E li attivò per poi assorbirli nel suo corpo: ““Demonic Zombie/Kamen Rider Dark Chronicle!!””

In un vortice di aura oscura, il corpo di Umbrella mutò radicalmente: la sua armatura divenne più leggera, lasciando scoperti fianchi e stomaco, mentre le crebbero degli spallacci provvisti di aculei, una spina dorsale corazzata in acciaio e dei bracciali dotati di una lama rivolta all’indietro; la parte inferiore del suo corpo divenne più scheletrica e i gambali si fusero con le gambe creando come un esoscheletro su di esse. Una lunga gonna nera e lacerata in più parti le si formò intorno alla vita e la pelle ancora visibile sul suo corpo, tra le fessure dell’armatura, sembrò divenire grigia e secca, come se fosse morta, mentre i suoi capelli si allungavano fino a formare una chioma striata di nero e bianco lunga fino ai polpacci e sul volto le si formava una mezza maschera rossa scura ricordante un volto diabolico. Infine, una cintura con una grossa fibbia a forma di teschio e i cui occhi assomigliavano a due pulsanti di colore viola le si formò intorno alla vita. Il potere di Umbrella esplose quindi con devastante violenza appena la trasformazione si completò.

 

“HAHAHAHAH! Sì, finalmente! Ecco il potere superiore che cercavo!” Numerose scariche elettriche la circondarono arrecandole apparentemente dolore, ma stavolta le ignorò. “Mi sento come se il mio corpo potesse andare in pezzi da un momento all’altro, ma non m’importa! Sopravvivrò quel tanto che basterà a distruggere voi e poi Diablo! Allora potrò vivere per sempre!” Diversi pilastri di metallo, però, le caddero addosso dall’alto, zittendola.

 

“…S-Silenzio, maledetta demone…!”, disse Inori, sfiancata e debole ma ancora combattiva. “Non riuscirai comunque a-a batterci! G-Giusto, Emu?”

 

“Giustissimo! Ora preparati a pagare per quello che hai fatto ai miei compagni!” Mentre Poppy rimaneva indietro per aiutare Kuroto, Nico e Inori, Emu ripartì all’attacco insieme a Parado, Hiiro, Taiga e Kiriya; Umbrella si liberò delle colonne con una breve emanazione di energia e ingaggiò tutti e cinque i Rider rimanenti in un corpo a corpo estremamente feroce. Malgrado il loro gioco di squadra, tuttavia, nessuno dei Rider fu in grado di contrastare i nuovi poteri di Umbrella, che respinse tutti i loro attacchi a mani nude prima di piegarli con una serie di pugni e calci e scagliarli poi via con una potente onda telecinetica, generata da un suo semplice movimento di mano. A quel punto, alzate entrambe le mani, Umbrella scagliò una raffica di sfere di energia nera che investirono i Rider ed esplosero con immane violenza, mandandoli a rovinare a terra.

 

“Inutile! È tutto inutile! Ora non potete più fermarmi, team Ex-Aid!”

 

“Non sarebbe certo la prima volta che sentiamo dei montati dire stronzate simili”, replicò Taiga in tono sprezzante.

 

“E ogni volta tutti si sono sempre dovuti ricredere”, finì Hiiro prima di ripartire all’attacco insieme ai compagni. Stavolta però Umbrella premette i pulsanti sulla fibbia della cintura apparsale intorno la vita: “Pause”, annunciò questa e il mondo parve fermarsi: ogni singola cosa, dai piccoli insetti ai Rider stessi, rimase bloccata, come se il tempo fosse stato arrestato.

Approfittandone, Umbrella generò delle lame di energia dalle dita della mano destra e le usò per colpire con ferocia i Rider più volte. Questi parvero apparentemente intoccati dai suoi attacchi, ma appena lei ripremette i pulsanti e questi emisero un “Restart”, il tempo riprese a scorrere normalmente e i colpi che aveva sferrato li colpirono tutti in una volta, ributtandoli a terra.

 

“Che vi dicevo? Non potete battermi! Io sono invincibile!”

 

“…I-Invincibile…?”, mormorò Emu prima di alzarsi con un sorrisetto. “Parado, pensi quello che penso io?” E gli allungò il pugno destro.

 

“Assolutamente sì, partner”, rispose Parado allungando invece il pugno sinistro e facendolo scontrare con quello del compagno, disperdendosi poi in una nuvola di pixel rossi e blu che si fusero col corpo di quest’ultimo. Emu tirò poi fuori un insolito Gashat dalla forma rettangolare e di colore oro. “Hyper Muteki!”, provenne da questo una volta attivato.

 

“Hyper Muteki, eh? Finalmente. Non vedevo l’ora di poter prendere anche il suo potere!”, dichiarò Umbrella con occhi traboccanti avidità. “Tuttavia, non voglio che i tuoi compagni interferiscano, Ex-Aid. Ora ti voglio solo per me!” Allargò le braccia e un’immensa energia nera si espanse da sotto i suoi piedi; numerose creature di pura tenebra, simili a demoni umanoidi, emersero da essa e si mossero contro i Rider. “Voi dovrete pensare ai miei cuccioli invece! Soprattutto se ci tenete ai vostri amici!” Hiiro, Taiga e Kiriya capirono che i demoni appena generati miravano ai loro compagni caduti e si mossero subito per intercettarli.

 

“Pediatra, sta solo a te ora fermarla. Non osare fallire”, commentò il primo prima di muoversi e iniziare a falciare i demoni più vicini con la sua spada, subito seguito da Taiga e Kiriya che iniziarono a loro volta a fare man bassa dei demoni. Anche Poppy, per proteggere Kuroto e Nico, si rialzò e prese a combattere coi demoni apparsi. Solo una persona, malgrado le sue gravi condizioni, non rimase a terra o indietro.

 

“Emu, p-posso ancora aiutarti!”, disse Inori trascinandosi alle spalle del giovane pediatra.

 

“Inori-chan? Che dici, non puoi farcela in quelle condizioni! Per favore, resta dove sei!” la rimproverò Emu, non volendo certo avere la vita di una ragazza sulla coscienza. Ma quando fece per andarsene, Inori creò un piccolo filo metallico che partiva dal terreno e andò a circondargli il braccio.

 

“Te l’avevo già detto, mi pare, n-no? Non i-importa come sto. Per il futuro mio e soprattutto di mia figlia, io non posso permettermi di restare in disparte! Sono la Guerriera della Distruzione…o-occuparmi di certi parassiti è anche il mio compito, quindi…lasciami combattere!” Emu guardò ammirato la Warrior, così tanto giovane eppure così tanto coraggiosa, e sorrise con gioia.

 

“Allora diamoci dentro e facciamole vedere chi siamo! È il momento della guerriera di Saturno e del Genio Gamer M!” I suoi occhi brillarono di rosso e, mentre il suo sorriso diveniva più spavaldo e simile a quello di Parado, infilò il Gashat dorato nel Driver per poi aprirlo con un colpo della mano gridando: “Hyper Dai Henshin!”

“Docking! Bakkān! Mu~te~ki~! Kagayake! Ryuusei no Gotoku! Ougon no Saikyou Gamer! Hyper Muteki Ex-Ai~d!” Una luce dorata esplose dall’interno dell’armatura gigante del Rider, che andò in pezzi per il potere sprigionato, e si divise in una miriade di scintille simili a stelle, le quali andarono a fondersi col corpo di Emu e a formare così un’armatura completamente nuova. Interamente color oro splendente e dai bordi arancioni, la nuova corazza aveva decorazioni e rinforzi a forma di stella su bracciali, gambali e pettorale, mentre l’elmo ora presentava numerose corna rivolte verso l’alto, dei grossi occhiali con disegnati dei finti occhi multicolore e una serie di dreadlock di metallo dorato che gli spuntavano dalla nuca. Anche la tuta sottostante l’armatura era diventata color oro, con una serie di linee rosa e azzurre che gli correvano lungo i fianchi.

 

“F-Fantastico…”, mormorò Inori, la quale, malgrado il dolore della malattia, era più affascinata che mai dalla spettacolarità dell’ultima trasformazione e dall’aura di potere puro che emanava, nemmeno paragonabile a quella delle trasformazioni precedenti.

 

“Per una volta, sono d’accordo con te, Warrior Saturnus”, approvò Umbrella con un ghigno. “Avanti, Ex-Aid, mostrami il tuo potere! Voglio prenderlo tutto!” I due svanirono poi in due lampi di luce, uno dorato l’altro nero, e numerose esplosioni sonore presero a riecheggiare per l’intero cantiere. Inori aguzzò la vista nel tentativo di scorgere i due combattenti, ma erano davvero troppo veloci e abili; anche se fosse stata in forma perfetta, dubitava che avrebbe potuto seguire le loro mosse.

 

-Maledizione! Così non posso fare niente!- pensò stizzita.

Lo scambio arrivò presto ad una fine quando Emu, malgrado la forza e la velocità dell’avversaria, si mosse ad una rapidità tale da anticipare il suo movimento successivo e colpirla con una raffica di pugni e un calcio che la mandarono a rovinare al suolo. L’avversaria, tuttavia, si rialzò subito mostrandosi praticamente illesa.

 

“Si gioca in due a questo gioco, sai?”, disse premendo di nuovo i pulsanti sulla cintura: “Pause”, pronunciò questa e il tempo si fermò di nuovo. Tutti rimasero bloccati, meno proprio Emu, il quale si fermò per un istante, ma poi parve scrollarsi di dosso la paralisi e riprese a muoversi.

 

“Se ci conosci davvero come dici, dovresti sapere che questo non può fermarmi!”, disse il Rider mettendosi in guardia con in pugno una nuova, curiosa spada dalla lama principale azzurra e con una seconda lama, stavolta gialla, sotto la larga guardia, su cui erano presenti nove pulsanti divisi per tre colori quali giallo, arancione e azzurro. Quando però si mosse contro la demone, i suoi movimenti risultarono più lenti di prima e quella riuscì a stargli dietro senza problemi.

 

“Fermarti no, ma rallentarti sì!”, replicò Umbrella trasformando la sua mano destra in un’enorme motosega di energia oscura, con cui iniziò un feroce scambio di colpi con Emu. Dopo un po’, la prima trovò un’apertura e cercò di approfittarne, ma per sua somma sorpresa, i dreadlock del Rider si animarono e si avvolsero come serpenti intorno al suo braccio, bloccandolo. A quel punto fu Emu ad approfittarne premendo sul pulsante laterale del suo Driver e innescando un: “Kimewaza!”, che iniziò a concentrare una potentissima aura multicolore sulla lama della sua arma.

 

“HYPER CRITICAL SPARKING!” Con quell’urlo metallico, Emu scatenò una raffica di fendenti d’energia su tutto il corpo di Umbrella con una tale velocità che l’altra non riuscì nemmeno a percepirli. Concluso l’attacco, il Rider si voltò e agitò una volta la spada, come a pulirla, e a quel punto i suoi attacchi esplosero a scoppio ritardato: prima la cintura di Umbrella andò in pezzi, annullando così il blocco del tempo, e poi il suo corpo venne straziato dalla raffica di fendenti, fino ad esplodere a sua volta.

 

“Ce-ce l’hai fatta! Bel lavoro, Emu!”, gridò felice Inori. Tuttavia, né lui né gli altri Rider parvero condividere quella gioia…soprattutto perché i demoni evocati in precedenza non erano ancora svaniti.

 

“Quella maledetta strega…ha preso il mio Gashat…IL MIO DURO LAVORO! ME L’HA RUBATO!”, gridò Kuroto, ancora furioso. “EMU STAI ATTENTO! IL DIFFICILE INIZIA SOLO ORA!” E come predetto, Umbrella riemerse dal fumo dell’esplosione completamente illesa, perfino la cintura era di nuovo intera. E la sua aura era ancora più potente di prima.

 

“Te ne sei reso conto, vero, Ex-Aid? Quando ho acquisito quei due Gashat, con il mio potere non ho estratto ed acquisito solo i poteri che furono di Cronus, ma anche quelli che erano di Kuroto Dan, ovvero del primo e unico Gashat di livello X”, disse la donna in tono beffardo. “Il potere dell’immortalità…e di possedere una forza indefinibile! In continuo aumento!” E si riscagliò su Emu in un nuovo scambio spada contro artigli, ma stavolta l’altro era chiaramente più in difficoltà di prima. Seppur sfinita, Inori riuscì ad evocare diverse armi metalliche e le scagliò sull'Heartdemon, ma quest’ultima generò uno scudo d’energia con una mano mentre colpiva Ex-Aid con l’altra, fermando lei e contemporaneamente mandando lui al tappeto. Emu si rialzò comunque subito e riattaccò l’avversaria.

 

“Pediatra, abbassati!” Udendo l’urlo di Hiiro, Emu si abbassò senza esitare e Umbrella venne investita prima da una lama di fuoco volante e poi da una raffica di cannonate che la fecero arretrare. Subito dopo, si ritrovò attaccata da Hiiro, Taiga e Kiriya tutti insieme, i quali la costrinsero a retrocedere ancora di più mentre cercava di difendersi dai loro colpi; con la coda dell’occhio, notò che i demoni da lei evocati erano stati quasi tutti eliminati, Poppy stava giusto distruggendo gli ultimi due.

 

“Siete davvero ostinati e valorosi, team Ex-Aid! Ma non vi basterà per vincere!”

 

“Lo dici tu!”, ribatté Emu ributtandosi nella mischia e sfruttando l’immensa velocità di Hyper Muteki per sorprendere Umbrella e aprire la sua guardia ai colpi dei suoi compagni. In breve, la demone venne rimessa in difficoltà e costretta a ripiegare, finché un colpo combinato di spada di Emu e Hiro non la mandò a rotolare al suolo; subito dopo, tutti e quattro Rider premettero i pulsanti sui loro Driver: “Kimewaza!” ““““HYPER/TADDLE/BANG BANG/GIRI GIRI CRITICAL SPARKING/STRIKE/FIRE/FINISH!!!!””””

 

Tutti e quattro colpirono in perfetta sincronia scagliando i loro migliori attacchi contro l'avversaria: Taiga e Kiriya spararono una raffica rispettivamente di cannonate energetiche e frecce di pura energia che centrarono ogni punto del corpo di Umbrella, mentre Emu e Hiiro la investirono subito dopo con una serie di fendenti avvolti rispettivamente da un’energia multicolore e da una fiamma oro e bianca. L’avversaria urlò di dolore e crollò indietro, esplodendo di nuovo con un forte boato.

 

“Inori-chan, come va?” Inori sentì appena la domanda di Poppy, messasi affianco a lei per controllare le sue condizioni, ma le parlò comunque.

 

“Mi sento sempre più m-male…vuol forse dire che…?” Prima ancora che finisse, l’esplosione si diradò di colpo e Umbrella, illesa e sghignazzante, fu di nuovo visibile.

 

“Inutile! È tutto inutile, non capite? Io non posso più morire venendo semplicemente distrutta dai vostri colpi! Il potere dei Gashat mi permetterà sempre di continuare questa partita!”, rise la perfida nemica, ma i Rider non sembrarono preoccuparsi stavolta.

 

“Sai, non dovresti esaltarti tanto...non nelle tue condizioni”, le disse Kiriya in tono spavaldo indicando verso il basso. Umbrella non fece in tempo a rispondergli che nuove scariche elettriche pervasero il suo corpo facendola urlare di dolore e barcollare; guardando in basso, la demone si accorse con orrore che parte della sua corazza non si era rigenerata ed era anzi rimasta visibilmente incrinata. Particelle di energia oscura si disperdevano nell'aria attraverso le crepe.

 

“Q-Questo è...!”

 

“Si dice che la superbia sia stata la rovina di molti demoni nel mito e direi che tu ne sei un esempio perfetto”, fece Hiiro, critico. “Hai detto tu stessa che il tuo corpo è imperfetto, non adatto ad assorbire così tanta energia senza ripercussioni, perciò non dovresti sorprenderti se ogni volta che superi la morte e il tuo potere aumenta, il tuo corpo cede sempre di più. I Gashat non sono mai stati creati per persone con un fisico malato o debole.”

 

“In parole povere, non importa se diventi più forte di noi, più combatterai e ti rafforzerai, più ti avvicinerai alla morte”, incalzò Taiga. “Il tuo grande piano sembra già fare acqua da tutte le parti.”

 

“Ora basta, Umbrella. È finita”, concluse Emu facendo un passo avanti. “Non puoi vincere.” Ma le sue parole sembrarono solo scatenare la furia della demone, visto che lo guardò con un'occhiata omicida.

 

“Finita...? Proprio adesso...? No, non credo proprio...no...No...NO! NO! Non è finito proprio NIENTE!”, urlò rialzandosi e scagliandosi su di loro. I quattro Rider risposero subito all'attacco difendendosi e contrattaccando, ma il nuovo potere acquisito dall'avversaria le permise di metterli rapidamente in difficoltà e di mandarli al tappeto dopo una serie di artigliate. Umbrella scagliò poi una raffica di sfere d'energia, ma Taiga e Kiriya fecero fuoco con le loro armi respingendole a mezz'aria, subito dopo Hiiro convertì la sua lama di fuoco in una di ghiaccio e, piantata la spada a terra, gelò tutto il terreno fino alle gambe della nemica paralizzandola. A quel punto, Emu si rifece avanti e la colpì con una serie di fendenti diretti proprio alle crepe dell'armatura, che cedette ancora di più e gli permise di ferire anche il corpo della demone.

 

Umbrella urlò di dolore e rabbia prima di liberarsi e respingere il Rider con una scarica di energia telecinetica che distrusse anche il ghiaccio che la imprigionava, però, si ritrovò a barcollare di nuovo, chiaramente indebolita dall'offensiva. Sempre più furente e disperata, alzò una mano stretta ad artiglio sopra la testa, e, pochi secondi dopo, una nuvola di particelle oscure simili a pixel si addensò sopra di lei e si fuse col suo corpo, rigenerando una piccola parte dei danni alla corazza.

 

“Devo diminuire il numero di ostaggi a quanto pare, ma non importa... Rimango io col coltello dalla parte del manico!” Sopra di lei comparve poi un'immagine simile ad una proiezione olografica, in cui Emu e gli altri dovettero assistere con orrore alla sofferenza dei pazienti dell'ospedale, tutti rantolanti nei loro letti e avvolti da scariche statiche che sembravano far svanire progressivamente i loro corpi. Anche Inori era chiaramente in un'agonia ormai perenne.

 

“Tu, maledetta...!”, gridò Emu prima di fermarsi alla minaccia di Umbrella:

 

“Non provarci, Ex-Aid! Un altro passo e i vostri amati pazienti muoiono!” I Rider digrignarono i denti a quella mossa sleale e meschina, ma non si mossero. "Bravi, così mi piacete! E ora...!" Con una rapida mossa, premette i pulsanti sulla cintura e riattivò il potere "Pause" che fu di Cronus, ma stavolta Emu notò con orrore che perfino lui stentava a muoversi: il potere della demone era aumentato più del previsto. Umbrella ghignò e alzò la mano destra rigenerando la motosega di energia negativa, ma invece di attaccarli da vicino, mosse il braccio con un gesto secco scagliando così una potentissima raffica di lame oscure contro i Rider e anche la stessa Poppy, malgrado fosse in disparte. A quel punto, fece ripartire il tempo e la violenza della tecnica investì i cinque con una tale violenza che tutti finirono a terra e persero le loro trasformazioni.

 

“No! Emu! Hiiro! Poppy!”, gridò Inori osservando impotente la caduta dei suoi nuovi amici. L'odio per la nemica si affiancò anche al senso di colpa di sapere di essere stata lei il loro punto debole. “Umbrella, non sei altro che un mostro! Un mostro vigliacco e crudele!”

 

“Mi sembrava di avertelo già detto, Warrior Saturnus: sono appunto una creatura oscura, questo è il mio pane!”, replicò beffarda Umbrella. "Non è colpa mia se voi eroi della luce cadete sempre per questi trucchetti e ricatti da due soldi! E se proprio vuoi saperlo”, disse assumendo un tono a metà tra il saccente e il sadico “non ho neanche la minima idea di dove si trovi Serenitatis. Anche mio padre la cerca da millenni”, rivelò estasiata nell'infrangere le ultime speranze della guerriera di Saturno nel trovare la sorella di Shizu.Inori avrebbe quasi voluto mettersi a piangere, ma non avrebbe mai dato una soddisfazione simile a quella pazza e invece strinse i pugni.

 

“Non è vero. Non siete tutti così.” La sua risposta secca incuriosì e stupì Umbrella. Nonostante il dolore atroce, la giovanissima guerriera continuò a parlare: “Ho conosciuto molti altri demoni prima di te e non tutti erano così. La vostra natura di creature dell'oscurità non c'entra nulla! Siete solo voi a scegliere cosa siete e volete fare! Anche Diablo non era così: era violento e spietato in battaglia, vero, ma era anche un individuo onorevole, determinato e coraggioso! Un demone degno di rispetto malgrado la sua pericolosità! Ma tu non sei così...prima avevo avuto un moto di pietà a sentire la tua storia, ma ora ho capito che mi sbagliavo...non meriti alcuna pietà o rispetto...” Lo stupore di Umbrella fu presto rimpiazzato da pura rabbia.

 

“Attenta a quello che dici, mocciosa. Non paragonarmi a quel-”

 

“Parli tanto di voler vivere, ma la tua in realtà è solo una ripicca infantile perché non sei tu quella al suo posto! Perché non sei tu la preferita di Astaroth! E la sai una cosa? Mettendovi a confronto, capisco bene perché! Sarete entrambi demoni, ma Diablo è mille volte meglio di te e non perché è una creazione perfetta e completa, ma perché è meglio di te in ogni aspetto! E tu lo sai bene, per questo ti rode tanto! Chi è davvero la mocciosa tra noi due, eh? Rispondi!”

 

“FAI SILENZIO!” Il furore della demone esplose in un'onda di energia che scagliò indietro Inori, ferendola gravemente e mozzandole il fiato. Senza fermarsi, Umbrella le si mise a fianco e le schiacciò un piede sulla faccia, premendogliela crudelmente al suolo.

 

“Stupida umana insolente, pensi di essermi superiore? Di potermi parlare così, guardandomi dall'alto? Di oltraggiarmi senza problemi? Hai bisogno di una punizione. Una punizione molto severa...”

 

“Ferma! Lasciala stare, maledetta!”, gridò Emu tentando invano di rialzarsi. Vicino a lui, anche Hiiro, Taiga e Kiriya si sforzavano per riprendersi.

 

“Oh, non temere, Ex-Aid. Non voglio che muoia subito, quindi la lascerò andare...per il momento...” Con un'ultima pressione, Umbrella si allontanò da Inori e si accostò invece a Poppy, afferrandola per il collo e sollevandola da terra; la Bugster si dimenò debolmente per liberarsi, ma era troppo malridotta. “Ucciderò prima voi, uno dopo l'altro, e lei dovrà guardare, guardare e realizzare che è colpa sua se siete morti! Che non è stata altro che un peso fin dall'inizio! Soffrirà nel vedervi morire e solo quando sarà rimasta sola e disperata, allora ucciderò anche lei nel modo più spietato possibile!” Ricreò la motosega d'energia sulla mano destra e la avvicinò al volto di Poppy. “Tu sarai la prima! Guardala, Warrior Saturnus! Guardala sapendo che tutto questo è stata colpa tua!”

 

“FERMA! NON FARLO! NOOOO!!!!!”, urlò disperata Inori, ma fu un'altra voce a fermare Umbrella:

 

“Mettila giù subito.” Voltandosi, la donna fu sorpresa di vedere Kuroto venire verso di lei. “Hai già oltraggiato il mio divino talento in tutti i modi possibili, non ti permetterò di farlo ulteriormente e di certo non guardandoti fare del male a lei standomene fermo!”

 

“Oh? Quanta empatia da un borioso ex-malvagio come te, Genm. Come mai ti preoccupa tanto la sua sorte? Ah, giusto! Se non mi sbaglio, l'hai creata TU basandoti sul ricordo della tua defunta madre, giusto? Ah, che cosa commovente l'amore per la famiglia! Se avessi un cuore, mi si spezzerebbe”, lo derise Umbrella. “E sentiamo: come conti di fermarmi? Con il tuo divino quanto gonfiato ego?”

 

“Ridi di me finché puoi, potresti non farlo più tra poco.” Mentre si avvicinava alla nemica, Inori notò che l'uomo teneva nascosto dietro la schiena lo strano Driver verde di Poppy, staccato dal colpo precedente di Umbrella. “Come ho già detto, non permetterò ad una megera infida e difettosa come te di sputare sulla mia arte! Sai quanti errori di produzione come te ho visto e scartato nella creazione dei miei videogiochi? Altro che demone! Per me, non sei altro che un glitch del sistema! Un'interferenza statica sullo schermo! Un file difettoso messo nel Cestino in attesa solo di essere eliminato per sempre dall'hard disk!”

 

“DANNATO INSETTO MOLESTO! E SIA, FARO' FUORI TE PER PRIMO!", urlò Umbrella, oltraggiata e resa furiosa oltre ogni limite da quegli insulti, gettando via Poppy e alzando la motosega con l'intento di calarla su Kuroto, ma fu proprio allora che questi agì: nel momento in cui lei alzò il braccio, Kuroto scattò in avanti e, preso il Driver, poggiò fulmineo i suoi pistoli laterali sul petto della nemica per poi attivarlo. Una scarica di energia e pixel sembrò lasciare il corpo di Umbrella, facendola urlare e indietreggiare, allora Kuroto ne approfittò per girare il Driver e puntarlo stavolta su di sé, immettendo all'interno del suo corpo quella scarica; subito diverse scosse elettriche circondarono il suo corpo e lo fecero cadere in ginocchio, rantolante e senza fiato.

 

“Kuroto, che stai facendo?! Non puoi assimilare il virus di Umbrella! Ti distruggerà!”, gridò Poppy, spaventata.

 

“Silenzio e state a vedere!”, ruggì roboante Kuroto rimettendosi a forza in piedi. “Io sono colui che sorpasserà anche gli dei! Sono destinato a creare le invenzioni più grandi di tutti i tempi! Sono sopravvissuto alla morte e al virus di Gamedeus! Figuratevi se permetterò al virus di uno scarto di produzione come lei di sopraffarmi!”

 

Il deterioramento causato dal virus di Umbrella continuò apparentemente a distruggere il suo corpo, ma Kuroto non si fermò ed estrasse un grosso Gashat completamente nero e vuoto e se lo piantò in petto prima di attivarlo. In un bagliore di luce, le particelle del virus abbandonarono il suo corpo e vennero assorbite dal Gashat, che cambiò completamente aspetto: divenne viola scuro coi dettagli e i bordi argentei e di lato presentava le immagini stilizzate di un cavaliere simile alla forma base di Emu che combatteva con un demone. Tutti rimasero sconvolti, tranne Kuroto, il quale invece sembrava estasiato ai limiti della follia e puntò il Gashat contro Inori prima di attivarlo: “Demon Slayer Mighty X!”, annunciò una voce elettronica mentre il corpo della ragazzina veniva avvolto da una luce lilla e una sorta di fluido nero emergeva dal suo corpo per poi evaporare.

 

“Ma cosa...?”, fece confusa Inori rialzandosi e guardandosi. “Sono guarita?!”

 

“SI' HA FUNZIONATO! CE L'HO FATTA! IL MIO GENIO DIVINO HA COLPITO ANCORA! HAHAHAHAH!”, urlò follemente Kuroto. "Vi avevo detto che questa storia mi aveva dato ispirazione per un nuovo gioco e così è stato! ECCOLO! Un gioco capace perfino di eliminare i virus nati dall'essenza demoniaca! NATO DAI MIEI STESSI ANTICORPI ANTIVIRUS SVILUPPATI CONTRO GAMEDEUS UNA VOLTA MESSI CONTRO IL VIRUS DEMONIACO! SONO ANCHE OLTRE IL DIVINO IO!” In altri momenti, tutti avrebbero rimproverato e punito l'ego smisurato dell'ex-direttore, ma visti i risultati ottenuti, nessuno riuscì a contraddirlo, anzi un gran sollievo si espanse tra loro.

 

“Ben fatto, Kuroto”, fece Emu con un sorriso, ma a differenza sua e degli altri, qualcuno era fuori di sé.

 

“TU SIA MALEDETTO GENM!”, gridò Umbrella scagliandosi su di lui, ma venne fermata sul nascere da una serie di punte metalliche cresciute dal terreno che le trafissero le gambe, bloccandola in aria.

 

“Ora è tutta un'altra cosa! Preparati a pagare, Umbrella!”, le gridò Inori prima di prendere una palla demolitrice con i suoi poteri, e spedirgliela contro. La demone venne colta di sorpresa e schiacciata dall'enorme oggetto, che poi venne a sua volta impalato da diverse travi rese il più appuntite possibile dalla Warrior.

 

“Emu!”, esclamò Kuroto lanciandogli il nuovo Gashat. “Usalo con Hyper Muteki e chiudi questa storia!”

 

“Con vero piacere!”, rispose l'altro dopo essersi rialzato e, riassunta la sua dorata forma finale, attivò il nuovo Gashat e lo inserì nella sua spada, per poi premere una sequenza di pulsanti sull'arma innescando un: “Kimewaza!”. Nel frattempo, la sfera metallica esplose e da sotto di essa riemerse Umbrella.

 

“DANNATI! SIATE DANNATI VOI TUTTI!”, urlò scagliandosi su Inori e respingendo tutti gli attacchi scagliati da quest'ultima, ma prima che potesse colpirla, Emu le fu davanti con la sua arma ora avvolta in una nuvola di energia viola scuro e oro e pervasa da scariche multicolore.

 

“DEMON SLAYER CRITICAL FINISH!”, risuonò nell'aria mentre Ex-Aid agitava la spada generando così una lama energetica che colpì in pieno Umbrella e sembrò pervaderla fin dentro alle ossa; la guerriera infernale urlò terribilmente e indietreggiò rapidamente, mentre la sua armatura si polverizzava e i Gashat da lei assorbiti riemergevano dal suo corpo e cadevano a terra dopo essere ritornati alla loro incorrotta forma originaria. Anche Umbrella ritornò al suo aspetto originale, ma l'energia del colpo ricevuto non scomparve del tutto nemmeno allora, anzi parve indebolirla e paralizzarla sempre di più. Intanto Emu riprese il Gashat anti-demone e gettò via la spada prima di affiancarsi a Inori.

 

“Facciamola finita! Insieme!”, le disse allungandole il Gashat.

 

“Sì!”, rispose la giovanissima guerriera afferrando e riattivando insieme a lui l'oggetto. “Demon Slayer Mighty X!”, annunciò questo per l'ultima volta, mentre Emu premeva un pulsante sul suo Driver innescando ancora il Kimewaza e Inori accumulava tutta l'energia che le era rimasta, avvolgendosi in un'aura verde argentea che pareva fatta di metallo liquido, contrapposta a quella dorata dell'amico. In mezzo a loro, il Gashat stretto tra le loro mani brillò di luce viola e collegò le loro energie, trasformandole in un'unica potentissima aura arcobaleno che li sollevò in aria; a quel punto entrambi si scagliarono su Umbrella, Emu con il proprio calcio proteso e Inori che lo imitava aggiungendo anche delle lunghe punte metalliche sotto la suola del suo stivale.

 

““SATURNUS HYPER CRITICAL JUDGEMENT!!””, urlarono in coro i due piombando sull'avversaria e colpendola in pieno petto coi loro calci. Un'esplosione di luce si propagò nell'intera area e, quando si spense, Umbrella giaceva a terra, sconfitta e rantolante, con piccoli granelli del suo corpo che si staccavano via per svanire nel nulla.

 

“ Morire...così...? No...non voglio...non ho...ancora sconfitto quel...maledetto...”, mormorò con voce spezzata e disperata, ma era chiaro anche a lei che ormai era spacciata. Ancora pochi secondi, al massimo qualche minuto, e sarebbe stata solo cenere. Sebbene avrebbe voluto trascorrere tale tempo in santa pace, Inori aveva ancora bisogno di risposte e si piazzò su di lei tenendo una mano sul suo viso in caso di scherzi.

 

“Prima che tu sparisca per sempre, voglio che tu me lo dica. Davvero non avete Serenitatis o sapete dove si trova?”, chiese col tono più neutro e autoritario che poté, pur sentendosi un po' triste per Umbrella. Nascere solo per dover combattere in una guerra in cui non hai nessuna parte e morire così. Nessuno lo meritava.

 

“No”, tossì la demone, cercando di trattenere il dolore. “Né noi né gli Heartdevil abbiamo la minima idea di dove si trovi. Il suo potere potrebbe permetterci di dominare l'intero universo, ma è scomparsa alla caduta dell'Eden, in compenso”, assunse un ghigno a dir poco sadico e per un momento la sua avversaria in verde fu tentata di colpirla di nuovo “è lei che dovete ringraziare per la nascita di mio fratello!”, rivelò cominciando a ridere, mentre i Kamen Rider, che avevano sentito quell'affermazione terribile accorsero accanto alla loro compagna, improvvisamente impallidita.

 

“Cos'è, un tentativo di farci abbassare la guardia prima di un ultimo trucco? Credimi, ne ho visti di migliori”, commentò Kiriya, causando un'altra risata della nemica sconfitta.

 

“Mph! Se avessi un'altra carta da giocare, credimi, l'avresti vista durante l’ultimo attacco dei tuoi compagni. Comunque, non vi negherò i dettagli. Come vi ho detto, Lord Astaroth ha provato di tutto per stabilizzarci, senza risultati, fino a quando non ricevette un messaggio proveniente da una delle zone più pericolose del nostro Universo, che richiedeva un incontro. Tornato, aveva con sé una fiala del sangue della principessa oscura e la inserì nella capsula dove Diablo stava crescendo. Ecco perché lui è l'unico veramente stabile di noi, È IL FIGLIO DI QUELLA PUTTANELLA!”

 

Aveva perfettamente senso, si rese conto Inori stringendo i denti, un senso macabro e quasi desolante che le attanagliava le viscere. Serenitatis era vissuta per secoli con la fonte d'energia negativa più potente del cosmo dentro di sé, perciò almeno il suo corpo doveva essersi adattato ad essa... Permettendo così al loro nemico più recente di sopravvivere e ottenere la potenza che aveva visto la sera precedente.

 

“Beh, i miei complimenti”, fece improvvisamente Parado, che essendo stato vicino egli stesso alla morte, sentiva un minimo d'empatia per Umbrella. “Se fossi ancora un nemico di Emu e degli altri, e cercassi di terrorizzarli con le mie ultime parole, dubito che potrei fare di meglio.”

 

“Oh, grazie, mi sento un dolce calore nascere in corpo”, scherzò Umbrella facendogli dei finti occhi dolci prima di tossire. “Oh no, aspetta, sono solo i miei polmoni che si stanno disintegrando.”

 

“Forse ora per te non avrà alcun significato, ma sappi che non permetteremo nemmeno a Diablo e Astaroth di fare i loro comodi. Li fermeremo a qualunque costo e impediremo altri casi sventurati e ingiusti come il tuo", aggiunse Emu, non senza una nota di pietà nella voce. Nonostante tutto il male compiuto da quella donna, il suo animo di dottore si addolorava nel vedere una vita morire così, dopo poco tempo dalla sua nascita e per giunta in circostanze tanto crudeli.

 

“Heh, sarebbero le ultime parole...a una condannata? Risparmiate il fiato, Ex-Aid, Warrior Saturnus, non ho alcun bisogno...di belle parole prima di morire", sbuffò Umbrella in tono sprezzante. "In ogni caso, ammetto che mi piacerebbe non poco veder fallire quel montato di mio fratello...ma mi dispiace deludervi: non siete alla sua altezza e, inoltre, ormai è solo questione di tempo prima che acquisti il potere della Croce di Fuoco... E quando l'avrà preso, forse non esisterà forza nell'Universo capace di fermarlo.”

 

“L'hai nominata anche prima, ma cos'è questa Croce di Fuoco?”, chiese Hiiro, la cui pazienza aveva raggiunto il limite dopo quella terribile battaglia.

 

“Una fonte di energia primordiale e incommensurabile. Si dice che sia l'origine stessa dei poteri di tutti i Kamen Rider e di tutti i loro nemici, letteralmente ciò che ha permesso la vostra origine, ma anche di più: forse è addirittura l'entità che ha forgiato le vostre storie e le vostre guerre tramite il potere da lei derivato. Lord Astaroth vuole farla assorbire da Diablo e farlo così diventare la sua incarnazione vivente, il più potente guerriero demoniaco mai esistito. Un nuovo possibile dio.”

 

“Che cosa?! Non può farlo! Una cosa del genere...sarebbe un attentato all'equilibrio stesso dell'Universo e delle dimensioni! Astaroth non lo realizza?!”, esclamò sconvolta Inori.

 

“Eheheh se la pensi così, vuol dire che non hai proprio capito niente del mio signore. Peccato...per voi, ovvio." Il corpo di Umbrella era ormai quasi del tutto polverizzato e la demone lanciò un ultimo sorrisetto beffardo alla giovanissima guerriera. "Vi consiglio di trovare la Croce di Fuoco per primi e di essere pronti al peggio...perché su di voi sta per abbattersi una catastrofe mai vista nella storia dei vostri Universi... Conoscerete molto presto cos'è il vero terrore dell'Oscurità." E con quell'ultimo monito e una risatina maligna, si trasformò completamente in cenere e spirò.

 

*****

 

Pochi minuti dopo, il gruppo era nuovamente alla CR, dove il dottor Hinata riferì subito loro che tutti i pazienti colpiti dal virus di Umbrella erano fortunatamente guariti dopo la morte della demone. Tuttavia, seppur felici di aver risolto l'ennesima crisi, nessuno di loro riusciva a goderne appieno a causa della paura per l'immediato futuro suscitata dalle tremende rivelazioni sul nemico e sui suoi scopi. Inori, in particolare, punzecchiava con la forchetta la fetta di torta concessale in via del tutto eccezionale da Hiiro, seduto accanto a lei, il viso di solito allegro terribilmente mogio.

 

“Inori-chan, so che la situazione è brutta, ma credimi, non è la prima volta che usciamo da crisi simili”, provò a consolarla Emu.

 

“ Già, ma non succede tutti i giorni che ti svelino che il sangue della tua ex-migliore amica, anche se ottenuto a sua insaputa, ha dato origine a un mostro capace di far tremare l'intero universo”, controbatté Taiga ricevendo subito un calcio negli stinchi da Nico per la sua mancanza di tatto, ma la loro paziente scosse mestamente la testa.

 

“Non è solo questo che mi preoccupa. Come vi ho raccontato, Diablo è già davvero forte. Molto più di Umbrella al massimo del suo potere, ma non è tutto. Nella peggiore delle ipotesi, se davvero Diablo ha ereditato col sangue di Serenitatis anche tutti i suoi poteri e le sue abilità, potrebbe addirittura diventare capace di usare lo scettro di Shizu, il Moon Infinity.”

 

“È così potente quest'arma?”, chiese Poppy, leggermente intimorita dall'espressione della ragazza.

 

“Non lo so di preciso neanch'io perché non l'ho mai visto usare a piena potenza, ma tenete presente che le nostre astronavi hanno in dotazione un cannone che crea buchi neri.” Appena la Warrior finì di parlare, si sentì il rumore di posate che cadevano e tutti si voltarono verso Hiiro, attualmente a mani vuote e con la bocca spalancata. Nico non poté resistere e fece una foto della scena, più unica che rara, da tramandare ai posteri. Kuroto, come suo solito, sembrava solo molto interessato. “E per quanto incredibile, posso dire senza esitazione che il Moon Infinity ha un potenziale ben più alto di quelle armi. Se Diablo acquisisse i poteri di tutti i Kamen Rider e dovesse impossessarsi e imparare ad usare anche quello scettro…allora non voglio neanche immaginare cosa potrebbe diventare. Forse sarebbe più potente anche di Astaroth e di qualunque altro signore infernale, un essere assolutamente inarrestabile per chiunque.”

 

“Ok, questo complica di molto la situazione. Prima di tutto dobbiamo trovare gli altri Kamen Rider. Per fortuna Hinata-senpai ha già messo in moto tutti i suoi contatti, perciò ora…”, osservò Emu dopo un breve silenzio carico di tensione, ma quando prese il telefono per chiamare, dal suo Driver partì una voce fin troppo conosciuta da Inori.

 

“Mi ricevete? Sono il capitano Martina Florence, chiamo dall'Amanogawa High School.” Tutti si girarono stupefatti verso il dispositivo, ascoltando felici il discorso della giovane cyborg, insieme alle altre Warrior e Rider, prima che Inori si unisse al coro di: “Non osare mancare!”.

 

“Bene, questo risolve la situazione, non resta che prepararvi”, disse Hiiro.

 

Quella sera, poi, Poppy e Nico spedirono via tutti i maschi per una festicciola tra ragazze. Loro e Inori stavano tutte e tre sedute sul letto della CR in pigiama, a farsi le unghie o i capelli e parlare.

 

“Taiga a volte è così deficiente”, commentò Nico mentre Inori le faceva una treccia.

 

“Oh, mai come il presidente di una multinazionale che una volta ha provato a ricattare l'ammiraglio. Shizu e Martina lo hanno terrorizzato a morte”, raccontò la ragazza ricordando l'episodio. Per fortuna non avevano più avuto noie.

 

“A proposito, Inori, è vero che hai incontrato tua figlia?”, le chiese invece Poppy prendendosi una caramella da un sacchetto lì vicino.


“Insieme a tutte le sue compagne”, confermò Inori. “Sono arrivate proprio quando avevamo bisogno d'aiuto e hanno dimostrato di essere ancora più brave di noi”, concluse ripensando a quelle fantastiche ragazze, chissà che stavano facendo.

 

 

Regno di Moon White, 2998

 

Fin dai tempi dell'Eden, la stirpe lunare aveva focalizzato grande sforzo nei propri studi scientifici, giustamente vantandosi dei risultati ottenuti. Quando la principessa Anastasis, o come si faceva chiamare al momento regina Siren, aveva rifondato il regno, questa tradizione non si era affatto indebolita. Nessuna sorpresa quindi che Cristal Italy fosse piena, tra le altre cose, di biblioteche, scuole serali, e tanti altri centri culturali.

 

In una delle numerose biblioteche della capitale del regno, una bellissima ragazza dai capelli neri lunghi e ondulati con due odango sulla cima stava facendo una ricerca per la sua squadra, quando a un certo punto starnutì.

Denise Thorne, alias Moon Titan, regina dei ghiacci eterni che ricoprivano la luna di Saturno rivolse i suoi occhi azzurri in ogni direzione pensando che qualcuno la guardasse.

 

“Mamma?”, chiese guardando il soffitto. Per un attimo si era sentita come avesse ricevuto una carezza da lei.

 

 

University Hospital, 2018

 

“Se è una badass almeno la metà di te spero di conoscerla prima o poi.”, disse Nico.

 

“Sbagliato, lo è il doppio. Buonanotte ora.”

 

*****

 

La mattina dopo il personale dello staff era radunato all'entrata. Emu e Inori erano seduti su una moto il cui manubrio era molto simile all'elmo di Kiriya, sul cui retro stava uno zaino pieno di provviste e attrezzatura da campeggio.

 

“Ci vediamo tra qualche giorno, ragazzi!”, disse Emu.

 

“Appena arriverà l'Arcadia, potrete raggiungerci. Tenete duro fino ad allora”, aggiunse Inori agitando allegra la mano.

 

“Spero che mi diano accesso alle zone ospedaliere della nave, mi piacerebbe vedere com'è attrezzato un popolo avanzato di migliaia di anni”, commentò Hiiro.

 

“Io voglio vedere i computer”, disse invece Kuroto, stringendo le mani in preda alle sue solite psicosi. “Farò in modo che Legendary Moonlight Sculptor(2) a confronto sembri una beta a 8-bit!”

 

“Sono certa che l'Ammiraglio sarà più che disponibile a farvi da guida.”, rispose loro la giovane guerriera, “Grazie di tutto, amici miei! Sono davvero felice di avervi conosciuti!”

 

“Anche per noi è stato un piacere!”, la salutò Poppy abbracciandola insieme a Nico. “Abbi cura di te, Inori-chan! Mi raccomando!”

 

“Ciao, tosta! Spero di rivederti presto!”, fece invece Nico dandole il cinque.

Terminati i saluti coi suoi nuovi amici e compagni, Inori salì sulla moto insieme ad Emu, il quale accese il motore e diede subito gas, inserendosi poco dopo nel traffico di Tokyo e approfittandone per le ultime raccomandazioni.

 

“Inori-chan, c'è una cosa di cui devo avvertirti. I nostri nemici hanno la pessima abitudine di farsi rivedere ogni tanto, anche e soprattutto quelli morti.”

 

“Seriamente?!”

 

“Sì, soprattutto quando squadre diverse di noi Kamen Rider si riuniscono. In genere c'entrano col motivo per cui lo facciamo.”

 

“Dovrei avere paura? Perché tanto ce ne ho già.”

 

“È una buona cosa”, rispose il pediatra per sua sorpresa. “Significa che sei una ragazza intelligente. I propri avversari non vanno mai sottovalutati, soprattutto quando sono potenti e imprevedibili come quelli che stiamo per affrontare. Per ora, comunque, stai tranquilla e mettiti comoda, Inori-chan. Fino a Osaka è un lungo viaggio.”

 

*****

 

Era una notte apparentemente tranquilla quella che sovrastava un vecchio quartiere abbandonato. Edifici pericolanti si stagliavano contro il cielo totalmente nero come residui di un'era passata e le strade invase da carte e rifiuti si allungavano tra di essi simili a scure spire serpentine. Il più grosso di tutti era un centro commerciale dai muri pieni di crepe e ricoperti di poster rovinati dal tempo. Avrebbe dovuto essere demolito a giorni, ma qualcuno decise di risparmiare il lavoro ai demolitori.

 

 

Da un momento all'altro, i muri crollarono con un rumore assordante e in pochi minuti dell'edificio non restò altro che un cumulo di macerie, da cui emerse una mano corazzata seguita in breve dal resto del corpo del suo possessore. Kadoya Tsukasa si rialzò a fatica annullando nel mentre la trasformazione in Decade, visibilmente affannato e con piccole ma numerose ferite e strappi sui vestiti.

 

“Diamine, me la sono cavata per poco stavolta”, commentò il Kamen Rider, stravolto dallo scontro. Questa volta Diablo non solo era ricorso fin da subito all'artiglieria pesante, cioè i poteri degli Showa Rider, ma era riuscito anche ad intercettarlo e attaccarlo a sorpresa sia nel luogo dove si trovava prima, sia dopo che aveva provato a sfuggirgli arrivando con uno dei suoi portali dimensionali in quel quartiere abbandonato, come se avesse previsto in anticipo i suoi spostamenti.

 

Tsukasa non aveva avuto così altra scelta se non continuare a combattere, lui e Diablo si erano colpiti a vicenda per ore, in un crescendo di potere che aveva fatto tremare l'intera zona, e, per la prima volta dopo tanto tempo, il Rider aveva avuto paura di perdere un duello. Non per lui, ma per quelli ai quali Diablo avrebbe poi dato la caccia.

 

Alla fine, era stato costretto a usare uno dei suoi colpi più devastanti contemporaneamente all'ultimo, tremendo attacco dell’Heartdemon, distruggendo buona parte del campo di battaglia e mettendolo temporaneamente fuori gioco.

Ancora una volta ce l'aveva fatta, ma era chiaro che il divario tra lui e Diablo continuava inesorabilmente ad assottigliarsi.

 

“UAAAAAAARGH!”, giunse all'improvviso il ruggito da guerra del demone, accompagnato dal movimento di alcune macerie.

 

“Argh, neanche un secondo di respiro”, sospirò Tsukasa rialzandosi per creare un portale, prima di abbassare lo sguardo verso la sua pistola tremante, che conteneva anche le sue carte. “Non posso permettermi di mollare ora. Non prima che sia tutto pronto per il finale.” Sistemandosi l’arma alla cintura del Driver, s’incamminò verso il portale. “È tempo di trovare un vecchio amico.”

 

Scomparve quindi nella distorsione, proprio mentre Diablo finalmente si liberava dalle macerie e saltava in aria ruggendo nuovamente. Il suo aspetto era più mostruoso che mai: la sua armatura sembrava un misto di carapace da insetto e squame, totalmente organica rispetto alle altre forme Rider e soprattutto molto più inquietante, mentre la sua maschera aveva lasciato il posto a possenti mandibole da mantide e vistose orecchie da pipistrello.

 

“Decade-senpai. Continua pure a correre finchè puoi. Ben presto non potrai più né nasconderti né scappare da me”, promise il demone atterrando e disattivando i poteri di Kamen Rider Shin con un tono determinato come mai prima d'ora. “Non ho la minima intenzione di pagare 500 yen a Malefix e Venefix(3)”, disse seccato prima di sparire in un vortice. La caccia non sarebbe durata ancora a lungo.

                                                                                                                         *****

1) Cercate la trilogia di film Another Ending, lì si scopre che Kirya aveva molta più ragione di quanto si aspettasse.

2) Light Novel coreana a tema vmmmo, mi sembrava una lettura adatta a Kuroto, anche perchè il protagonista ha crisi simili alle sue a volte.

3) Rispettivamente il principe e la principessa degli Heartdevil, quindi cugini del nostro Rider demoniaco preferito.

 

Emu Hojo, aka Genio Gamer M, aka Kamen Rider Ex-Aid: protagonista indiscusso della serie “Kamen Rider Ex-Aid” e 18esimo degli Heisei (=post 2000) Rider a vestire i panni di uno degli eroi mascherati al servizio dell’umanità. Appassionato di videogiochi fin dall’età di 8 anni, Emu iniziò a creare fin da piccolo idee e concetti per nuovi videogiochi, anche per alleviare la sua solitudine, fino al momento in cui decise di mandare per lettera i suoi complimenti e quelle idee ad un progettista della Genm Corp., azienda di videogiochi da lui molto ammirata. Sfortuna volle che quel programmatore fosse Kuroto Dan, il quale, furioso e oltraggiato dal fatto che ci fosse qualcun altro a parte lui capace di creare videogiochi tanto buoni, gli inviò un prototipo di gioco che conteneva un filamento del Bugster virus. Emu ne fu così infetto e, mentre il virus cresceva in lui, divenne sempre più debole finché non rischiò la vita in un grave incidente; salvato dal dottor Kyotaro Hinata, Emu sviluppò da quest’evento e dall’ammirazione per l’uomo l’idea di divenire un dottore che salvasse la vita dei bambini come Hinata aveva fatto con lui. Durante l’adolescenza, affiancò il suo sogno alla passione per i videogiochi divenendo in breve famoso come il leggendario gamer “M”, ma a scapito della sua salute, al punto da essere di nuovo ricoverato, stavolta in un istituto controllato in segreto dallo stesso Kuroto, che l’aveva osservato per un decennio, il quale gli fece così rimuovere in segreto il Bugster virus completamente maturo e diede origine al Bugster che poi divenne Parado. Emu dimenticò del tutto quegli eventi, bollandoli come sogno, e decise di concentrarsi solo sul suo sogno di diventare un medico, ma a causa dell’infezione precedente sviluppò una doppia personalità che fuoriusciva nei momenti in cui giocava ai videogiochi, “M” appunto. Da adulto, mentre studiava da interno per divenire dottore, si trovò coinvolto inaspettatamente in un altro caso di infezione da Malattia dei Videogiochi e, per una serie di circostanze impreviste ma fortuite, entrò in contatto con Asuna Karino ricevendo da lei il Gamer Driver e il Gashat “Mighty Action X”, diventando così Kamen Rider Ex-Aid e giurando di salvare gli infetti dalle infezioni del Bugster virus. Per molto tempo, la sua guerra andò avanti, trovando nel processo nuovi nemici e alleati, e alla fine Emu riuscì a prevalere sul nemico finale nonché padre di Kuroto e creatore del mortale gioco “Kamen Rider Chronicle”, Masamune Dan, pur non riuscendo a salvare tutte le vittime della nuova Malattia. In seguito, usando quell’esperienza come memento per impegnarsi sempre di più, divenne un pediatra a tutti gli effetti e continuò la sua missione di salvare vite sia come medico sia come Ex-Aid. Gentile e fortemente empatico, Emu è un tipo vivace e disponibile, dai modi spesso goffi o svampiti, ma sempre desideroso di fare del bene ed estremamente serio nel suo dovere di medico, al punto da non abbandonare mai i suoi pazienti e mettere continuamente a rischio la sua vita per poterli salvare. Più di questo ancora, Emu cerca di salvare il sorriso delle persone che cura, affermando che se può ridare loro il sorriso, allora potrà permettergli di tornare ad amare la vita appieno e a combattere così con tutte le forze per sopravvivere. Quando gioca ai videogame o diviene Ex-Aid, però, emerge la sua personalità di “M”, che lo rende molto più calmo, impavido, sicuro di sé e spavaldo, al punto da fargli a volte dimenticare inizialmente pure i suoi doveri di medico. Oltre a questo, odia tremendamente chi gioca con la vita altrui, come Kuroto o Masamune, e s’infuria quando qualcuno mente a lui o altri ferendone i sentimenti, dimostrando ancora una volta il suo lato sincero ed empatico. Seppur apparentemente pacifico e innocuo, come Ex-Aid e M, dimostra un’incredibile abilità combattiva e uno stile di combattimento mutevole e imprevedibile, frutto della sua enorme esperienza come videogiocatore e della sua straordinaria immaginazione, ed è capace di sfruttare subito qualsiasi power up o nuovo Gashat come se l’avesse sempre posseduto, mostrando anche una grande capacità di adattamento. Questo, unito alla sua volontà incrollabile, lo rendono un nemico terrificante per qualsiasi minaccia alla vita umana.
 
Hiiro Kagami, aka Kamen Rider Brave: coprotagonista e secondo Kamen Rider della serie di Ex-Aid. Figlio del direttore del Seito University Hospital, Hiiro venne ispirato fin dall’infanzia a diventare un dottore dall’esempio di suo padre, medico un po’ strampalato ma devoto e rinomato. Come studente presso lo stesso ospedale, si rivelò presto un prodigio e un talento naturale nella medicina, ma la sua eccessiva serietà e il suo zelo, ai limiti dell’ossessione, rendevano problematici i suoi rapporti con gli altri, compresa la sua fidanzata Saki Momose, la quale rimaneva comunque legatissima a lui malgrado il suo carattere freddo e distaccato. Sfortunatamente, Saki venne in seguito infettata con uno dei primi Bugster virus e diede origine a Graphite, un Bugster troppo potente per essere eliminato all’epoca, così la malattia progredì al punto che Saki ne venne prosciugata e uccisa, chiedendo con le sue ultime forze a Hiiro di diventare il miglior medico del mondo. Internamente devastato dalla perdita dell’amata, Hiiro si chiuse in sé stesso e rafforzò ancora di più i suoi sforzi, arrivando a divenire in breve il chirurgo più abile e ammirato del Giappone e a lavorare per un famoso ospedale negli Stati Uniti, diventando un’autorità perfino a livello mondiale nella medicina. Richiamato in patria da suo padre, che aveva contribuito a fondare nel mentre il CR, Hiiro prese lì posto come chirurgo del suo ospedale e accettò di prendere parte all’eliminazione dei Bugster, diventando così Kamen Rider Brave e giurando di non permettere che il caso tragico di Saki e altri sfortunati si ripetesse. La sua personalità fredda e metodica si scontrò presto con quella di Emu e degli altri Rider e membri del CR, rendendo la loro collaborazione estremamente complicata e creando spesso problemi interni. Alla fine, tuttavia, Hiiro imparò ad apprezzare i suoi compagni e a collaborare perfettamente con loro, fino a giungere alla vittoria finale contro il direttore e nemico principale, Masamune Dan, che l'aveva pure manipolato con l'offerta di riportare in vita Saki. Dopo la guerra contro di lui, rimase chirurgo nell’ospedale del padre, non mancando però di conseguire ripetutamente successi anche a livello mondiale, divenendo presto considerato il più abile medico al mondo. A differenza dell’empatico e gentile Emu, Hiiro è un tipo molto freddo e distaccato, dai modi calcolatori e tremendamente razionali, che ritiene che medico e paziente non dovrebbero fare amicizia ma mantenere un rapporto puramente professionale. Tende a giudicare le persone in base alle loro esperienze e le definisce solitamente con le loro professioni, invece dei nomi, inoltre parla sempre in termini medici, persino in battaglia. Apparentemente si concentra solo sui risultati e non si fa problemi a passare sopra agli altri per arrivare all’obiettivo, ma in realtà è un dottore molto serio e convinto della sua professione, pronto a tutto per evitare ad altri pazienti la fine toccata alla sua fidanzata Saki, da lui molto amata malgrado i modi distaccati e in onore della quale mangia sempre dolci per darsi energia nelle operazioni, visto che lei glielo consigliava spesso durante gli studi universitari. In battaglia come Brave, Hiiro usa uno stile più tecnico e metodico di quello di Emu, basato soprattutto sull’uso di armi bianche. Nonostante il suo carattere, è anche incredibilmente adattabile, capace di analizzare in breve tempo il nemico e di controbattere di conseguenza, spesso sfruttando anche il terreno di gioco o la sua stessa esperienza di medico a suo vantaggio (in un’occasione, dovendo usare il Gashat “DoReMiFa Beat”, capace di funzionare solo seguendo le note di una musica, ha colpito seguendo il ritmo di un battito cardiaco, appreso alla perfezione grazie al suo mestiere, riuscendo a sconfiggere momentaneamente persino lo stesso Graphite).
 
Taiga Hanaya, aka Kamen Rider Snipe: personaggio principale e terzo Kamen Rider della serie di Ex-Aid. Inizialmente un famoso cardiologo, Taiga fu il primo vero utilizzatore del Gamer Driver, scelto e assunto dal CR per combattere la minaccia sempre crescente della Malattia dei Videogiochi e dei Bugster. Tuttavia, col tempo, il fardello impostogli dal Driver ancora in fase prototipo iniziò a gravargli terribilmente su mente e fisico, al punto che i suoi superiori gli ordinarono di prendersi una pausa; sfortunatamente Taiga decise di ignorare gli ordini e di continuare a combattere per il bene dei pazienti, in particolare la recente infetta Saki Momose, rubando addirittura un Driver a Kuroto Dan. Purtroppo Graphite, il Bugster nato dall’infezione, si rivelò troppo potente per Taiga, così il Rider venne sconfitto e Saki morì lasciandosi dietro un Hiiro disperato e furioso con il primo e un Taiga ormai disonorato e mal visto sotto ogni punto di vista. Ritenuto pericoloso e ossessionato dal potere, gli venne levato il Driver e anche la sua carriera medica colò a picco, rendendolo presto un reietto e facendogli perdere fiducia nel suo stesso lavoro. Solo molto tempo dopo, quando gli arrivò notizia dei nuovi Kamen Rider del CR, Taiga riemerse dalle ombre: deciso a impedire che chiunque altro vedesse la sua vita rovinata per colpa di quell’incarico, s’impossessò di un nuovo Driver e un nuovo Gashat e iniziò ad agire contro gli altri Rider per prendere anche i loro Gashat ed essere l’unico a poter combattere. Col tempo, però, Taiga si avvicinò agli altri Rider, soprattutto dopo aver conosciuto Nico Saiba, e decise di combattere insieme a loro contro la minaccia Bugster fino alla vittoria finale. In seguito, riacquistò popolarità e fiducia nel suo lavoro e riaprì a tempo pieno la sua clinica affiancato da Nico come assistente, ormai divenuta sua migliore amica e allieva. In principio un medico diligente e gentile, Taiga divenne un uomo freddo e solitario dopo il fallimento con Saki e l’esilio dal CR, deciso a mantenere le distanze per evitare di soffrire e far soffrire altre persone come già successo in passato. Nonostante tutto, nel profondo, Taiga odia vedere le persone rovinarsi ed è per questo motivo che decise all’inizio di ostacolare Emu e gli altri e divenire l’unico Kamen Rider del CR, anche illegalmente, poiché: “Dato che la mia vita è già distrutta, sono l’unico che può farlo. Così che altri non facciano la mia stessa fine.” Frequentandoli e soprattutto avendo al suo fianco Nico, malgrado l’inizio burrascoso tra i due, la sua vera personalità però riemerse e presto anche il suo amore per la medicina, rivelandolo di nuovo come un uomo buono e generoso. In battaglia come Snipe, Taiga si basa soprattutto sul combattimento a distanza, sfruttando la sua incredibile abilità con le armi da fuoco e la sua mira millimetrica per sopraffare i nemici; nonostante questo, se necessario, si rivela anche molto abile nel corpo a corpo. Oltre a questo, essendo stato il primo vero utilizzatore del Gamer Driver, ha sviluppato una straordinaria resistenza a ogni virus o Gashat, imparando a usare anche i più potenti senza le difficoltà e i problemi riscontrati invece dagli altri.
 
Kiriya Kujo, aka Kamen Rider Lazer: Altro protagonista di Kamen Rider Ex- Aid e quarto membro del team. Esperto coroner, quando il fenomeno del virus Bugster era ancora agli inizi, Kiriya scoprì che il suo amico Jungo Aihara era stato infettato e gli mostrò i dati sulla malattia. L'uomo, non riuscendo a sopportare l'idea di una morte ormai prossima, fuggì in preda allo shock e venne investito. Sentendosi in colpa, cominciò a indagare fino a scoprire la connessione di Kuroto col virus e lo ricattò per ottenere un Game Driver. Quando cominciò la guerra vera e propria contro i Bugster, il suo ruolo fu piuttosto ambiguo, poichè non si faceva problemi a mentire se lo riteneva necessario e più di una volta perse la fiducia di Emu e degli altri... fino a perdere anche la vita contro Kuroto quando finalmente entrò ufficialmente nella squadra di medici. Ritornò diversi mesi dopo come Bugster apparentemente agli ordini di Dan Masamune, ma stava facendo il doppio gioco, rivelandosi prima ad Emu e infine al resto dei suoi compagni in modo da assestare finalmente un colpo al malvagio programmatore fino ad arrivare alla sua definitiva sconfitta. Kiriya è il tipo di persona secondo cui il fine giustifica i mezzi, non facendosi problemi a mentire anche ai suoi amici o a mettere in discussione la loro fiducia nei suoi confronti pur di salvare le persone, imbrogliando loro e i suoi stessi avversari, ma resta una persona leale e attaccata a coloro che ama. Inizialmente è impossibilitato a distruggere i Bugster perchè il suo Level 2 era una moto( infatti Emu materializza il proprio veicolo utilizzando il Gashat di Bakusou Bike), ma ottenute nuove trasformazioni mostra tutta la sua abilità nel corpo a corpo unito alle sue singolari armi dalla lunga e breve distanza. In sostanza, un guerriero letale che continuerà a combattere anche i mostri più spietati per il bene del mondo.
Kuroto Dan, alias Kamen Rider Genm: primo vero villain di Kamen Rider Ex- Aid e poi anti-eroe intento a mettere a serio rischio la sanità mentale dei suoi colleghi. Fu uno dei più brillanti programmatori nell'azienda di famiglia, la Genm. Corp, e scopritore del virus Bugster nel 2000. Incredibilmente orgoglioso dei propri videogiiochi, divenne furioso vedendo le idee dell'allora bambino Emu, che non si fece problemi a infettare col virus da lui creato, usando poi l'aspirante medico per causare lo Zero Day. All'inizio della serie, guidò sia i Kamen Rider che i Bugster apparendo a volte per combattere i primi con l'aspetto di una versione in nero di Ex-Aid, pianificando nel frattempo la creazione del Level X, fino a quando non fu tradito da Parado e sembrò sparire. Tempo dopo Poppy(guardacaso creata da un virus che infetto la madre di Kuroto, forse l'unica persona cui il programmatore folle era davvero affezionato) entrò in una misteriosa dimensione virtuale dove trovò Kuroto sottoforma di Bugster, avendo preso certe precauzioni prima di morire, e da lì aiutò i suoi vecchi nemici sia in combattimento che sviluppando nuovi Gashat, fino alla loro vittoria finale contro il suo stesso padre, Dan Masamune, e il potentissimo Gamedeus. Kuroto è un individuo estremamente orgoglioso del proprio genio, al punto da aver sviluppato un terribile complesso di Dio, e che ritiene quasi tutte le altre persone come poco più che servitori, non facendosi il minimo problema a usarle, pur avendo mostrato a volte incredibili slanci di affetto e coraggio( e rabbia, in genere con risultati a dir poco esilaranti). In combattimento è uno dei Rider più imprevedibili, usando con grande abilità un bislacco eppur letale stile d'arti marziali, che i Gashat da lui stesso sviluppati. Aggiungendo le sue conoscenze del virus Bugster e le sue doti come manipolatore, è allo stesso tempo uno dei più pericolosi eroi e criminali dell'universo di Kamen Rider.
 
 
 



Buonsalve a tutti, ci scusiamo enormemente per questo ritardo, purtroppo io e Xephil siamo stati intrappolati in quel labirinto creato dall'unione di vita sociale e scolastica, limitando non poco il nostro tempo per scrivere. Ci scusiamo anche se alcune parti vi risultino un pò approssimative, vedremo di rifarci nei prossimi capitoli. Ne approfittiamo per augurarvi buon'estate se non l'abbiamo già fatto in altre storie, e per ringraziare la carissima Scarlett Queen, scrittrice della descrizione di Umbrella e sua mamma onoraria, andate a leggere le sue storie se siete in vena di qualcosa più duro. A presto.

Prossimo capitolo:' Warrior Iupiter e il cannibale, Omega'. Avvertenze, questo episodio conterrà riferimenti più o meno espliciti al cannibalismo, molto più sangue dei precedenti capitoli e argomenti in generale un pò più delicati. Dubito che sia un problema per voi, ma per cortesia meglio avvertirvi.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Warrior Iupiter e il cannibale, Omega ***


Capitolo 6: Warrior Iupiter e il cannibale, Omega

 

Come la maggior parte delle sue compagne, anche Itsuki aveva passato una notte orribile e il risveglio non fu migliore. Mettendosi a sedere, scoprì di trovarsi in un appartamento dall’aspetto vecchio e fatiscente, interamente in legno ricoperto di muffa in più punti. Tutto intorno si sentiva un odore stantio e piuttosto sgradevole. Mettendosi a sedere, scoprì di essere stata distesa su un divano consunto e strappato in più punti, con una coperta logora a coprirla. Si sentiva la testa scoppiare come dopo una sbronza micidiale e dolori fantasma le attraversavano tutto il corpo, memento della tremenda sconfitta subita per mano di quel nuovo sgherro di Astaroth, Diablo.

 

“Oh, ben svegliata”, le disse una voce maschile. Voltandosi, vide un ragazzo sui vent'anni entrare nel piccolo salotto da una stanza adiacente, probabilmente la cucina visto che reggeva in mano un piatto con sopra delle uova fritte. Aveva i capelli castani e un bel viso con un’espressione gentile, ma che sembrava anche nascondere un’enorme malinconia; vestiva con un cappotto verde sopra una camicia bianca e dei jeans, tutti piuttosto malconci e strappati in più punti. “Ti senti meglio ora?”, domandò offrendole le uova.

 

“Insomma”, rispose la figlia di Giove prendendo il piatto e mangiando con più voracità del previsto. La lotta l’aveva resa davvero affamata. “Con chi ho l'onore?”, chiese poi tra un boccone e l’altro.

 

“Mizusawa Haruka”, disse il ragazzo. “Tu invece?”

 

“Fukuda Itsuki. Piacere”, replicò lei mantenendo però un atteggiamento cauto. Seppur riconoscente all’ora nominato Haruka per l’aiuto fornitole, la ragazza non si sentiva affatto a suo agio in presenza di uno sconosciuto. Dopotutto, quante volte il gentile sconosciuto di turno si rivelava un assassino o uno psicopatico? Troppe. “E qui siamo…?”

 

“A casa mia… O meglio, nel mio attuale rifugio. Sono desolato per l’aspetto e le condizioni orribili, ma purtroppo al momento non ho modo di sistemarlo”, spiegò il giovane a metà tra l’imbarazzato e il malinconico. Quindi non era davvero la sua casa, ma solo un posto in cui si nascondeva. Malgrado il suo aspetto innocuo, quella consapevolezza fece sentire Itsuki ancor meno sicura nei suoi confronti.

 

“Grazie di tutto, ma devo proprio andare”, disse la ragazza finendo le uova e poggiando il piatto sul divano per poi alzarsi.

 

“Aspetta, prima voglio farti delle domande. Come sei apparsa in un lampo blu?”, chiese Haruka provando a fermarla, ma Itsuki se lo scrollò di dosso.

 

“Haruka, grazie davvero per avermi raccolto e aiutato, ma odio farmi toccare dai ragazzi senza consenso. Appena torno a casa ti mando un regalino”, disse sincera pensando di fargli mandare un po' di soldi appena contattato l'ammiraglio. Dopotutto le condizioni in cui viveva non le avrebbe augurate nemmeno ai suoi peggiori nemici, eccetto Astaroth probabilmente.

Quando si girò verso la porta, però, qualcosa di molto strano attaccato alla suddetta entrò nel suo campo visivo... un calendario con scritto 2018. Cosa?


“Oh, ti sei calmata?”, chiese il ragazzo.

 

“Ha-Haruka, perché su quel calendario è scritto 2018? Mancano ancora quattro anni.”

 

“Di che parli? Siamo a settembre 2018. Non è che hai le allucinazioni? Forse non ti senti ancora bene?”

 

“No, no”, rispose la ragazza dirigendosi verso quella che identificò come la porta d’entrata. Doveva andare subito a cercare le sue compagne per capire cosa fosse successo dopo lo scontro con Diablo. Almeno lei, a differenza di Martina, avrebbe potuto contattare subito la flotta… peccato che qualcuno avesse differenti piani per la guerriera di Giove, presentandosi sotto forma di uno schianto dalla finestra.

 

Il responsabile era una grossa creatura umanoide simile a un riccio ma con lunghe zanne che decisamente non potevano appartenere a un erbivoro, occhi folli quanto certi demoni affrontati dalla ragazza e placche ossee dall'aspetto vagamente metallico che ricoprivano muscoli imponenti. Senza dar loro tempo di reagire in alcun modo, il mostro lanciò un aculeo contro Haruka inchiodandolo al muro e si gettò poi su Itsuki, che si ritrovò schiacciata sotto 100 chili di puri muscoli e spine.

 

“Levati di dosso, lurido...!”, gridò la ragazza divincolandosi, ma ottenne solo un ringhio inquietante unito a della bava sputata sulla sua faccia, che puzzava tremendamente di topi morti. “E va bene, l’hai voluto tu! Iuppiter Patrem Spiritum! Mihi Virtutem Tuam!”, gridò trasformandosi e scatenando una scarica di saette contro il suo assalitore, che finì scagliato nel salotto. Itsuki lo seguì e fu sul punto di scagliargli una folgore come colpo di grazia, ma venne preceduta: una mano nera dotata di artigli affilatissimi trapassò l'essere da parte a parte, trasformandolo in una poltiglia nera che spruzzò anche su Itsuki.

 

La mano apparteneva ad una figura in armatura verde dall'aspetto vagamente simile ad un mix tra un rettile e un insetto. La corazza era composta per lo più da varie placche color verde smeraldo ricoperte da linee rosse, mentre il pettorale e addominale erano gialli, con stivali e guanti artigliati neri, ulteriormente arricchiti da degli aculei dall'apparenza letale che spuntavano lateralmente. Intorno alla vita presentava una cintura con un’enorme fibbia simile ad un volto rettiliano stilizzato, con tanto di occhi rossi e due maniglie laterali che sembravano formare una sorta di manubrio. L'elmo presentava delle creste analoghe a quelle di certe lucertole, lenti oculari cremisi identici a quelle della cintura e la parte a protezione della bocca era color platino. Il nuovo arrivato e la guerriera si guardarono dritti negli occhi, con un misto di curiosità e sospetto.

 

“Sembra...che abbiamo entrambi qualcosa da nascondere, eh?”, commentò il nuovo arrivato con la voce di Haruka, sorprendendo la guerriera di Giove.

 

“H-Haruka, sei tu?”, chiese questa, chiedendosi chi l'avesse davvero salvata, e facendo sprizzare scintille dalle dita. “Devo preoccuparmi?”, chiese infine, avvertendo la sua aura.

 

“Di me? Parecchio, ma non c'è tempo per le domande. Quell'Amazon non era solo, l'intera casa è circondata”, disse l'altro indicando la finestra. Pur non abbassando la guardia, Itsuki si affacciò e, accorgendosi solo allora che quella casa si trovava nel mezzo di una foresta, poté in effetti constatare che il perimetro dell’edificio si stava rapidamente riempiendo di decine di ibridi tra uomo e animale, ognuno che rilasciava versi rabbiosi ed era ormai a pochi metri dall'abitazione, muovendosi piano ma con costanza e prudenza.

 

“Perché ci stanno minacciando?”, chiese Itsuki, confusa. “Cercano uno di noi?”

 

“Temo di sì. Cercano me…e te, Itsuki-san.” La ragazza lo guardò sorpresa e Haruka proseguì a spiegare: “Quando ti ho trovata priva di sensi, diversi Amazon ti avevano già circondata e si stavano avvicinando. Ho dovuto ucciderli tutti per portarti via, ma non li avevo mai visti agitarsi tanto per un’unica persona, quindi immaginavo che ti avrebbero cercata ancora. E per quanto riguarda me…diciamo che ho anche troppi precedenti con loro.”

 

“Hai un modo per scappare?”

 

“Una moto, l'ho usata anche per portarti qui. Dovrebbe essere abbastanza veloce per andarsene, ma non ci lasceranno in pace. Quindi...”

 

“Usiamo le maniere forti?”

 

“Ah, saresti andata molto d'accordo con una persona che conoscevo. Andiamo, ma sta’ attenta”, si raccomandò a Itsuki, la quale ricoprì le braccia di elettricità pura in risposta. I due saltarono fuori dalla finestra e, in quel momento, le creature cominciarono subito il loro attacco.

La Warrior le combatté utilizzando uno stile da street fightning potenziato dalla sua elettricità, che sembrava provocare gravi danni agli avversari, e lanciando a volte potenti folgori contro quelli più lontani.

Lo stile di Haruka era invece un misto di normali arti marziali e movimenti quasi animali, che colpivano con un misto di eleganza, tecnica e incredibile ferocia. I suoi artigli e gli aculei su braccia e gambe scavavano nei corpi degli avversari causando fiotti di sangue nero, o mozzando arti senza problemi. Sembrava quasi il cattivo di certi film slasher, ma ciononostante non lasciò mai il fianco di Itsuki, continuando a difenderla da qualsiasi mostro le arrivasse troppo vicino.

Alla fine, nel giro di pochi minuti, lo spiazzo davanti la casa era stato completamente liberato da ogni nemico. Con un certo disgusto di Itsuki, i cadaveri delle creature si sciolsero rapidamente in dense pozzanghere di liquido nero simile a catrame.

 

“Per il momento dovremmo essere tranquilli, ma temo ne arriveranno altri”, disse Haruka annullando la trasformazione; Itsuki non mancò di notare che l’espressione del giovane era visibilmente più disturbata di prima. “Sarà meglio allontanarci da qui e alla svelta.”

 

“Aspetta”, lo fermò la Warrior, annullando a sua volta la propria trasformazione ma mantenendo una chiara espressione sospettosa nei confronti dell’altro. “Che cos’erano quelle creature?”

 

“Si chiamano Amazon. Il disgraziato risultato di passate ricerche e manipolazioni genetiche per ‘aiutare’ l’umanità.” Haruka sottolineò il verbo aiutare con un tono palesemente disgustato. “Credevo fossero ormai tutti morti, ma a quanto pare non è così. Ti spiegherò il resto non appena saremo al sicuro, ora dobbiamo muoverci.” Si avvicinò poi ad una moto parcheggiata poco lontano; aveva un aspetto incredibilmente tecnologico, ma la sua superficie ricordava vagamente la pelle della metamorfosi di Haruka, tranne per il colore, rosso a strisce gialle, e la parte frontale in particolare assomigliava molto al suo volto, presentando perfino un paio di lenti verdi simili a occhi. Montandoci sopra, il ragazzo prese due caschi e ne porse uno a Itsuki: “Fidati di me. Andiamo.”

 

Seppur non del tutto convinta, la ragazza annuì e, indossato il casco, montò dietro di lui, il quale diede subito gas e partì sfrecciando attraverso il bosco. La potenza della moto e la facilità con cui attraversava l’irregolare terreno forestale la sorpresero, tuttavia trattenne i suoi dubbi in attesa di quando si sarebbero fermati.

Una manciata di minuti dopo, i due si arrestarono nei pressi di un’ampia radura con al centro un laghetto dalle acque limpide; una volta scesa, Itsuki si avvicinò e sfiorò con una mano la superficie per poi raccogliere una manciata d’acqua e sorseggiarla. Fresca e limpida, una manna.

 

“Come avrai capito, non sono una che si fida facilmente del prossimo, Haruka. Nemmeno se sembra un tipo gentile e altruista come te”, iniziò la ragazza in tono pacato, prima di guardarlo. “Ma mi hai aiutata sia prima che adesso, quindi voglio provare a fidarmi… Però devi dirmi la verità su cosa sta succedendo.”

 

“Comprendo”, rispose Haruka senza scomporsi. “Tuttavia, vorrei che allora anche tu rispondessi alle mie domande, Itsuki-san. Dopotutto è chiaro che entrambi vogliamo saperne di più l’una sull’altro.”

 

“E sia, è giusto così”, approvò Itsuki. “Allora dimmi prima di tutto: che anno è questo? E dove siamo?”

 

“Il 2018 e qui siamo in un bosco a circa 20km da Nozama City, in Giappone.”

 

Quelle parole sconvolsero ulteriormente Itsuki: non solo era in un’altra città, tra parentesi mai sentita prima, del Paese, ma era pure in un anno completamente diverso. Che fosse dunque finita nel futuro? O in un’altra dimensione?

In quel momento, si ricordò improvvisamente del momento in cui, dopo la sconfitta ad opera di Tsukasa, Diablo aveva tentato di fuggire tramite un portale dimensionale e Shizu l’aveva attaccato con la piena potenza del Moon Infinity per fermarlo, ma l’arma aveva apparentemente finito per distorcere il portale e creare così una specie di buco nero che aveva risucchiato lei e compagne. Dev’essere così per forza…

 

“E tu invece, Itsuki-san? Non ti ho mai vista prima, ma mi è più che chiaro che non sei di queste parti e, considerando come sei arrivata, comincio a pensare che tu non sia nemmeno di questo mondo… Da dove vieni e chi sei?”, le domandò intanto Haruka in tono inquisitorio ma non scortese.

 

Prendendo un profondo respiro, Itsuki raccontò al ragazzo della sua vera identità come Warrior Iupiter, delle sue compagne, del loro mondo e del loro dovere verso la Luce, per poi concludere con la descrizione dello scontro con Diablo e di che cosa le fosse successo nelle ultime ore, comprese le teorie che aveva elaborato a riguardo. L’espressione di Haruka passò di continuo dallo stupito all’incredulo mentre ascoltava, tuttavia, quando la ragazza ebbe finito, per sorpresa di lei annuì pensieroso.

 

“Ora è tutto chiaro. La tua storia è a dir poco incredibile, ma visto come sei arrivata e i poteri che hai dimostrato, non posso che crederti. Inoltre, penso che tu abbia visto giusto, Itsuki-san: se i film di fantascienza mi hanno insegnato qualcosa è molto probabile che tu sia finita in un’altra dimensione. Lo spazio-tempo del portale dev’essere stato squarciato nel momento in cui è stato colpito e questo deve aver causato di conseguenza un risucchio verso altre realtà parallele. Può darsi che anche alle tue amiche sia successa la stessa cosa.”

 

“Probabile. Spero solo che stiano bene…”

 

“Hai un qualche modo per contattarle?”

 

“ Speravo di tornare a casa mia, e da lì chiamare la flotta lunare, ma ormai è chiaro che né l'una né l'altra esistono in questo mondo.” Lo sguardo di Itsuki si fece speranzoso. “Haruka, per caso tu sei un Kamen Rider? La tua trasformazione assomiglia molto a quelle di Diablo e Tsukasa, dopotutto.”

 

“Un…Kamen Rider? Intendi come loro? Beh, ecco…in realtà, no…”, rispose l’altro con voce tra l’imbarazzato e il malinconico. Quelle parole e la sua espressione furono sufficienti a far capire alla ragazza che il giovane uomo davanti a lei non era davvero uno di coloro di cui parlava Tsukasa, né la persona che sperava fosse. Una fitta di delusione le trafisse il cuore per un istante.

 

“Ho capito. Non importa, non preoccuparti…”, fece, seppur chiaramente poco convinta. Poi, di colpo, il suo volto si fece perplesso: “Ma allora chi sei tu? Come fai ad avere quei poteri? E…cos’erano esattamente quelle creature che ci hanno attaccati?”

 

Haruka sospirò tristemente prima di parlare: “Come ti ho già detto, si chiamano Amazon. Sono organismi simili agli umani creati in laboratorio dalla Nozama Pharmacy, la più grossa compagnia farmaceutica del Giappone. Ancora oggi mi chiedo quale fosse il reale scopo della loro creazione, ma posso riassumertelo nel desiderio degli scienziati umani di creare degli esseri con cellule evolute che potessero poi essere riutilizzate in un’ampia varietà di settori e usi. Purtroppo, l’esperimento rivelò presto una grave falla: le cellule degli Amazon, per quanto versatili ed evolute, non erano in grado di produrre proteine e di conseguenza essi erano costretti a nutrirsi costantemente di carne e altre fonti proteiche per sopperire a tale mancanza.” La sua espressione divenne ancor più depressa. “E la fonte preferita di proteine di quasi ogni Amazon si rivelò essere…la carne umana.”

 

Itsuki non seppe trattenere uno spasmo di sorpresa mista ad orrore. Dunque quelle creature erano state create in laboratorio per ‘aiutare’ l’umanità…ma erano invece risultate essere predatori di esseri umani. -È rivoltante…- non poté non pensare, anche se non sapeva se si stesse riferendo più agli Amazon o ai loro creatori.

 

“Non è tutto qui”, proseguì Haruka. “A seguito di un incidente alla Nozama Pharmacy risalente ormai a 10 anni fa, i 4000 Amazon sperimentali che erano tenuti rinchiusi al suo interno fuggirono e si sparsero per tutta la città e le aree vicine, incominciando ben presto a mietere diverse vittime man mano che la loro natura predatoria si risvegliava. La compagnia reagì alla minaccia creando dei corpi di caccia specializzati con lo scopo di sterminare tutti gli Amazon fuggitivi e insabbiare al tempo stesso la propria responsabilità nella loro creazione.”

 

“Usare la scusa di mettere in sicurezza la città mentre invece è tutta una montatura per pulirsi la coscienza e salvarsi il culo al tempo stesso…”, mormorò Itsuki sempre più nauseata. “Sono i momenti come questo che mi fanno quasi odiare l’umanità…” Prendendo un profondo respiro, la ragazza tornò a rivolgersi al compagno: “Continua, per favore.”

 

“Non c’è molto altro da dire. La caccia agli Amazon è stata spietata e implacabile per 9 anni, finché non sono stati tutti sterminati. O almeno così credevo fino a poco fa, quando ti ho trovata e mi sono trovato quasi subito circondato da nuovi Amazon che sembravano appunto puntare su di te. Vorrei poter dire che la loro unica ragione per volerti aggredire fosse la fame, ma so per certo che non è così: quelli non erano affatto Amazon normali, non quelli che ricordo almeno. Erano qualcos’altro di molto simile e nel contempo molto diverso.”

 

“La tua capacità di osservazione è sorprendente come sempre, Mizusawa-kun. Del resto, ho sempre saputo che eri un tipo sveglio.”

Quella nuova voce fece voltare entrambi di scatto. A breve distanza da loro era comparso quello che sembrava un nuovo Amazon, solo molto diverso dai precedenti: dal corpo umanoide, era ricoperto di robuste placche nere e verdi su tutto il corpo, con alcune rosse sul petto. Possedeva larghi spallacci formati da più parti sovrapposte e grossi artigli scarlatti sulle mani adunche, mentre la testa era rivestita da protuberanze che si allungavano su tutta la testa a spirale fino al davanti del volto, dove si protendevano a formare una sorta di grossa trivella. La cosa più inquietante, però, era che sembrava ricoperto da capo a piedi da strisce e macchie di quello che doveva essere sangue nero rappreso e da inconfondibili cicatrici da gravi ustioni, come se fosse appena uscito da un violento incendio.

Itsuki si mise in guardia, ma con la coda dell’occhio notò che Haruka pareva paralizzato sul posto: il suo corpo era rigido e i suoi occhi erano sbarrati da quello che riconobbe come un misto di incredulità e paura.

 

“M-Mamoru-kun…”, balbettò a fatica. “Impossibile… T-tu…sei morto…”

 

“Cosa?! Come sarebbe a dire che è morto?!” La risata del nuovo arrivato non le permise di avere una risposta.

 

“Diciamo che sono tornato dalla tomba per sgranchirmi le ossa… E per rivederti, Mizusawa-kun. Dopotutto…come posso dimenticare chi ha giocato un ruolo chiave nello spedire me e chissà quanti altri Amazon all’altro mondo? Vero, traditore?” E senza aggiungere altro si scagliò in avanti, attaccando entrambi con violente artigliate. Itsuki riuscì ad evitarle con rapidi ed eleganti movimenti, ma Haruka, per qualche motivo, sembrava totalmente spaesato e fu in grado solo di schivarli a malapena. Più volte i suoi abiti vennero lacerati dagli attacchi del nemico e la sua carne rischiò la stessa fine altrettante volte.

 

“Mamoru-kun, aspetta! Che sta succedendo?! Come puoi essere ancora qui?!”, domandò Haruka afferrando un braccio dell’Amazon e provando a tenerlo fermo, ma questi si liberò con un mero strattone dalla sua presa e sferrò un manrovescio che lo spedì a terra.

 

“Non c’è nulla da dire, Mizusawa-kun. Sono tornato per vendicare me e la mia gente, ecco tutto!”, replicò l’altro caricandolo, ma un fulmine scagliato da Itsuki lo costrinse ad arretrare, salvo poi trovarsi incalzato dalla Warrior, la quale lo attaccò con un’abile serie di calci avvolti nell’elettricità, riuscendo a mandarne a segno più d’uno e facendo indietreggiare il nemico ancora di più.

 

“Ti consiglio di lasciarlo stare, o il prossimo fulmine ti farà molto male”, disse la ragazza preparandosi ad attaccare ancora.

 

“Non credo ti convenga sottovalutarmi”, rispose l’Amazon prima di evitare suddetto fulmine nel modo più inaspettato possibile: scavando istantaneamente una profonda buca nel terreno e infilandocisi dentro. Colta di sorpresa, Itsuki fece in tempo solo a guardarsi un po’ intorno prima che il terreno sotto di lei esplodesse e una nuova figura spuntasse da sotto di esso per colpirla con un violento colpo alla schiena, che la mandò a rotolare lungo il suolo e le lasciò anche una profonda ferita sanguinante.

Quando voltò lo sguardo verso il suo aggressore, la ragazza si sorprese nel vedere non l’Amazon di prima, ma un altro completamente diverso che ricordava vagamente la forma trasformata di Haruka: alto e ben piazzato, aveva un corpo umanoide rivestito da una corazza a placche grigio argentee attraversate da numerose protuberanze allungate e punte aguzze. Le dita delle mani terminavano in lunghi artigli affilati e la testa era rettiliana con tre creste, una alla sommità e le altre due ai lati, mentre gli occhi erano due globi viola luminosi. Anche tutto il suo corpo era ricoperto di nero sangue rappreso e una grossa cicatrice spiccava al centro del suo torso, talmente intrisa di liquido scuro da sembrare ancora trasudante. Qualcuno doveva averlo trafitto in quel punto.

 

“E tu…chi diavolo sei?!”, ringhiò Itsuki mettendosi a fatica in piedi.

 

“Sigma”, rispose semplicemente l’altro. “Non ti serve sapere altro, visto che stai per morire, umana.” E partì all’attacco, salvo trovarsi stavolta bloccato da Haruka.

 

“Stalle alla larga!”, gridò girando una delle maniglie della sua cintura. “AMAZON!”

“Omega: Evolu-E-Evolution!” Con quell’annuncio metallico, la metamorfosi del giovane si materializzò in un’esplosione di rovente energia verde che costrinse l’ora nominato Sigma a indietreggiare, prima di essere attaccato da Haruka. Questi pareva ora più furente che sconvolto o spaventato.

 

“Tu non sei davvero Mamoru-kun o Sigma, vero?!”, ringhiò facendosi più aggressivo. Tuttavia l’avversario non parve scomporsi, anzi sembrava solo più divertito.

 

“Hai indovinato, Mizusawa Haruka. Sono solo la tua coscienza sporca!”, disse sadico prima di incrociare i propri artigli con quelli del guerriero in verde. Haruka dovette trattenere il braccio dell'avversario per svariati secondi prima di perdere apparentemente la presa e lasciarlo avvicinare al suo viso, per poi dargli un calcio dritto allo stomaco.

 

“La mia coscienza?! Sono sicuro che, se anche fossi una parte di me, non useresti mai il loro aspetto!”, affermò il giovane, apparentemente infuriato, ma persino Itsuki poté avvertire una strana nota nella voce. Questo non gli impedì comunque di tirar fuori dalla cintura metà del manubrio che la decorava, rivelando agli occhi della ragazza una mini falce dall'aspetto rozzo.

 

Si gettò quindi sul misterioso Sigma mulinando con destrezza l'arma e obbligandolo a bloccare più volte coi gomiti mentre cercava di trovare un'apertura per attaccare, ma Itsuki riusciva a sparargli contro le sue saette a ogni tentativo, stando ben attenta a non prendere Haruka. Vedendo che con questa strategia non avrebbe ottenuto risultati, l'essere decise di tornare a bersagliare psicologicamente quest'ultimo.

 

“Dici che non posso essere la tua coscienza, Mizusawa Haruka? Allora come potrei non sapere di come ti sentivi ogni volta che affrontavi Takayama Jin? L'uomo che ti aveva insegnato tutto, dandoti la forza per combattere...e che impazzì. L'ammiravi e l'odiavi più di chiunque altro”, disse tronfio causando l’arresto sul posto improvviso di Haruka. L’avrebbe poi sicuramente colpito con un'artigliata sul collo, se Itsuki non si fosse messa in mezzo afferrando il braccio di Sigma e torcendoglielo per poi incanalarvi un fiotto di elettricità, riempiendo l'aria con odore di sangue bollente e carne grigliata di scarsa qualità.

 

“Ma tra tutte voi guerriere proprio te dovevi capitarmi?”, si lamentò la creatura afferrando i capelli di Itsuki e tirandoli. La Warrior emise qualche lamento sentendo quella presa e vedendo gli artigli dell'essere avvicinarsi via via ai suoi occhi, ma strinse i denti e aumentò ancora il voltaggio, facendo urlare di dolore il combattente argentato.

 

“Oh, l'elettricità non ti piace? Buono a sapersi!”, esultò la biondina liberandosi e dando un potente pugno avvolto di fulmini sul muso di Sigma, prima di rivolgersi ad Haruka, ancora bloccato: “Haruka, che cazzo, DATTI UNA MOSSA!”

 

Il ragazzo si sembrò riscuotere finalmente alla voce tonante di Itsuki e vide Sigma a terra, tenendosi un occhio rotto dal colpo di prima. Reinserì la falce nel Driver prima di risfoderarla, prendendo in mano stavolta una frusta metallica molto lunga e flessibile.

 

“Perdonami, Itsuki-san, ho avuto un piccolo blackout. Ma non gli permetterò più di farti del male.”

 

I due attaccarono Sigma con un potente attacco a base di fulmini e diverse frustate, ma quando il polverone creatosi si diradò non c'era niente. Un ronzio entrò però nelle loro orecchie e, alzando lo sguardo, videro l'ennesima trasformazione dell'essere.

 

Il suo aspetto era diventato quello di una formica umanoide con piccole ali sulle spalle, speroni ricurvi sul dorso delle mani e un elmo che ben poco aveva di umano, distorto com'era in una bocca decorata da denti aguzzi. Nel suo torace si trovava un enorme foro, a prima vista causato da una lancia, con gocce nere che colavano sulla sua armatura lucida.

“Mio fratello aveva ragione, voi Kamen Rider e Warrior Planet siete davvero una seccatura”, disse formando una sfera di pura energia oscura in mano e lanciandola senza perdere tempo contro il confuso duo. Itsuki si fece in avanti e fortunatamente creò uno scudo di saette che parò il colpo diretto, tuttavia l'onda d'urto spinse indietro sia lei che Haruka.

 

“Persino lei? Ma non hai la minima vergogna a utilizzare l'aspetto dei morti?!”, gridò quest'ultimo infuriato e roteando la sua frusta in aria per colpire l'essere.

 

“Beh, se non ricordo male, Omega-kun, è quando hai affrontato me e i miei soldatini che hai abbracciato la tua natura come Amazon, almeno per combattere”, rivelò infine scioccando Itsuki, che guardò stupefatta Haruka. Il ragazzo che l'aveva soccorsa quand'era indifesa era una delle creature che egli stesso combatteva?

 

Ma c'era un'altra cosa che si insinuò molto più a fondo nella sua mente. L'avversario che stavano combattendo aveva appena usato attacchi basati sull'oscurità, si era trasformato in creature diverse, una delle quali simile a un Kamen Rider, e aveva appena detto 'mio fratello'? Un pensiero inquietante si formò in lei, prima che puntasse un dito accusatorio verso il suo avversario.

 

“Tu vieni dal mio mondo, vero? Devi essere un demone, ma riesci a trasformarti come faceva Diablo. Chi sei in realtà?!” La creatura si fermò a mezz'aria sentendo il nome del Kamen Rider demoniaco.

 

“Se proprio vuoi un nome, Warrior Iupiter, puoi chiamarmi Kage, ma non saprai altro”, affermò con un tono incredibilmente gelido per poi creare altre sfere di tenebra da scagliare contro la combattente in blu, ma Haruka ne approfittò per colpire.

 

“Violent Slash!”, emise la cintura del ragazzo quando questi girò la seconda maniglia del manubrio e la sua frusta si illuminò di una potente luce smeraldina prima di centrare l'avversario a mezz'aria con forza tale che diversi alberi vicini si piegarono per lo spostamento d’aria. L'essere provò a stare in volo qualche altro secondo per attaccare nuovamente, ma Haruka non perse tempo a saltargli addosso e inchiodarlo a terra con gli artigli estremamente vicini al collo.

 

“Ti faccio la stessa domanda della mia amica, e ti conviene rispondere sinceramente”, intimò il combattente in verde, raggiunto rapidamente da Itsuki, ricopertasi di un'aria elettrica dalla forza palpabile per prepararsi a un contrattacco. Sembrava una divinità furiosa con quelle scintille azzurre davanti agli occhi, ma l'essere che li aveva tenuti impegnati negli ultimi minuti, seppur ricoperto di sangue e alla loro mercé, rivolse loro solo una piccola risata, come se Haruka gli avesse appena detto una barzelletta molto divertente.

 

“Ve l'ho detto. Sono la coscienza sporca di questo fratricida ipocrita, unita all'odio dei suoi vecchi amici e delle sue vittime. C'è anche la piccola Muku, qui, sai?”, disse beffardo picchiettandosi la testa. Il suo attuale carceriere, nel sentire quell'ultimo nome, ringhiò come mai prima di allora e mosse rapido le dita artigliate verso il collo del suo prigioniero col chiaro intento di decapitarlo. Era purtroppo caduto in una trappola e Kage riuscì a spingerlo via con un calcio prima di alzarsi nuovamente in volo.

 

“Ehi, torna qui e combatti da uomo!”, gli gridò dietro Itsuki sparandogli contro una raffica di sfere d'elettricità, parate con una certa difficoltà da una barriera della creatura, che indietreggiò comunque di qualche metro.

 

“Omega, Warrior Iupiter, finiremo questo scontro un'altra volta. Penso che l'orfanotrofio della sua amichetta sia un teatro più che adatto…”, minacciò la creatura prima di svanire in uno sbuffo di fumo viola, lasciando i suoi avversari stanchi e confusi. Itsuki si accasciò a terra tornando normale e fissò Haruka, a sua volta privo dell'armatura.

 

“Haruka, era vero quanto Kage ha detto? Sei un'Amazon?”

 

“Sì, sono un'Amazon. Per nove anni ho ucciso o provato a proteggere i miei stessi fratelli in preda a uno stupido idealismo. E fin troppi ne hanno pagato il prezzo”, confessò lasciando cadere il capo a terra.

 

Ci volle qualche secondo prima che la confessione del giovane si rendesse totalmente chiara a Itsuki. Aveva visto cosa quelle creature erano e potevano fare, la natura di Haruka era decisamente incredibile e forse pericolosa. Ma dopotutto aveva dato il beneficio del dubbio a Hermanas in passato, quindi poteva farlo pure con lui. Anche perché era l'unico per il momento che poteva aiutarla.

Prima che i due guerrieri potessero anche solo sfiorare l'idea di riposarsi, sentirono il rumore di alcuni camion, che si fecero vedere poco dopo. Da essi scese subito un largo plotone di soldati, che si schierarono in cerchio intorno ai due ragazzi.

 

“Ehi, Haruka-chan, non sapevo ti piacessero le ragazzine. Quanti anni ha quella?”, disse quello che sembrava il loro capo, un moro dall'espressione tronfia e armato con un mitra piuttosto inquietante. Nel vederlo, la Warrior si mise in guardia, pronta a trasformarsi.

 

“Che diavolo vuoi, Kurosaki?! Pensavo avessimo una tregua!”, gridò Haruka visibilmente inferocito. Non che Itsuki fosse da meno, quel tipo l'aveva praticamente definita una escort.

 

“L'altra sera, qualcuno che ben conosciamo ha mandato un messaggio per te. Qualcuno che credevamo morto. Mamoru.”

 

“L'ho già incontrato, ma non era lui. Era solo un impostore che ha preso il suo posto.”

 

“Era un demone”, disse Itsuki, che cominciava a innervosirsi davvero per quella situazione. Era abituata a combattere, ma era la prima volta che uomini (persone apparentemente del tutto normali) puntavano dei fucili contro di lei e qualcuno a lei vicino e il tono di quel Kurosaki non le piaceva per niente.

 

“Squinzia, sta al tuo posto ed evita le cazzate”, le intimò quello in tono annoiato.

 

“SQUINZIA?!”, esclamò Itsuki rilasciando inavvertitamente alcune scintille, che spaventarono i soldati.

 

“È UN'AMAZON!”, urlarono quelli piazzandosi davanti alla Warrior con i fucili spianati.

 

“Che?! Non ho niente a che fare con quei cosi!”, protestò Itsuki.

 

“Lasciatela in pace”, s'intromise all'improvviso un uomo facendosi strada tra i soldati. Era leggermente più anziano degli altri soldati e aveva l'aria del classico soldato veterano e dotato di una certa leadership, infatti non ci pensarono due volte a obbedire. Lo seguivano tre soldati che sembravano essere gli unici a loro agio vicino a lui: un uomo alto dai corti capelli neri e l’espressione seria che portava un paio di occhiali da vista e un fucile da cecchino in spalla, un altro più giovane con barba e baffi e un’espressione rilassata e giocosa, armato con un fucile a pompa, e infine una donna dai lineamenti belli ma induriti dal suo atteggiamento da maschiaccio (un atteggiamento che Itsuki conosceva molto bene) e armata con un mitra e diversi coltelli da combattimento attaccati alla cintura. Itsuki sentì che le era già simpatica quella tipa.

 

“Scusi, comandante”, fece Kurosaki, incredibilmente educato, rivolto al soldato più anziano.

 

“Shido-san, Fukuda-san, Misaki-san, Nozomi-san, non sapete quanto sia bello rivedervi”, disse invece Haruka andando dai quattro, visibilmente sollevato.

 

Quelli lo salutarono tutti con un sorriso, tranne quello chiamato Misaki che invece gli batté amichevolmente una mano in petto. “Bentornato tra noi, signorino! Sai, dovresti tornare alla civiltà! Sentiamo così tanto la tua mancanza…” In quel momento si accorse di Itsuki accanto ad Haruka e trasalì sorpreso. “E lei chi è? La tua nuova ragazza?! Haruka, non credevo ti piacessero così giovani! Ahiahi, la signorina non ne sarà affatto contenta…”

 

“Non sono la sua ragazza!”, sbottò nervosamente Itsuki. “Lo sto solo accompagnando e aiutando con-”

 

“Aspetta…accompagnando? Sei forse-”, azzardò Misaki, venendo subito interrotta dalla ragazza, comprensibilmente irritata.

 

“Ma perché pensate tutti la stessa cosa?! Non sono una escort, imbecilli!”, urlò la Warrior sprizzando ancora più scintille e scariche elettriche dal corpo, suscitando l’immediata paura e nervosismo dei soldati, che riavvicinarono le mani alle armi.

 

“Calma! Calma! Non è una nemica, ve lo giuro! Mi sta solo aiutando con un problema attuale, uno in cui c’entrano gli Amazon e anche qualcosa di peggio…”, esclamò Haruka facendosi avanti e cercando di riportare la pace. Le sue parole, però, resero Shido solo più preoccupato.

 

“Dalle tue parole, Haruka, posso dire che abbiamo molto di cui parlare. Anche riguardo la signorina qui con te, suppongo.”

 

“Sì, Shido-san. Ah, a proposito, lei si chiama Fukuda Itsuki, le spiegherò dopo chi è. Itsuki-san, ti presento Shido Makoto-san, comandante di una delle vecchie squadre di sterminio degli Amazon. E loro sono la sua squadra: Fukuda Kota-san, Misaki Kazuya-san e Takai Nozomi-san. Sono tra le poche persone di cui mi fido.”

 

“Molto piacere”, disse solo Itsuki, ancora parecchio nervosa e scocciata. I quattro ricambiarono il saluto, prima di tornare a parlare col giovane Amazon.

 

“Haruka, ascolta: poche ore fa uno strano Amazon è apparso in centro città e ha fatto un'autentica strage, continuando a dire che voleva che tu venissi ad affrontarlo. La cosa più strana è che continuava a cambiare aspetto, da Mamoru a molti dei tuoi vecchi avversari”, lo informò Shido.

 

“L'ho già incontrato. I bambini e Mizuki stanno bene? Quell'essere, Kage, ha detto che sarebbe andato all'orfanotrofio.”

 

“Ho sentito Mizuki pochi minuti fa, stanno tutti bene.”

 

“Allora sbrighiamoci.”

 

Il viaggio in camion fu abbastanza cupo. Haruka restò continuamente accanto a Itsuki, mentre lei raccontava la sua storia sotto lo sguardo stupefatto dei soldati, sebbene il loro sguardo non le piacesse per niente. Raccontò anche al comandante del loro mondo, nonostante non fosse sicura se le avesse creduto o meno.

In circa due ore di viaggio arrivarono davanti a un grande edificio in un altro bosco, dove si trovavano un gruppo di bambini vestiti di bianco e, unica adulta tra loro, una giovane donna dai corti capelli neri e il fisico snello e allenato, che guardavano i nuovi arrivati con evidente ansia. Pur avendo un viso molto gentile, la ragazza non era vestita in maniera molto diversa dai soldati che avevano scortato Haruka e Itsuki fin lì, con un giubbotto antiproiettile e un fucile decisamente troppo grosso per essere stato progettato per uccidere persone normali.

 

“È questo l'orfanotrofio di cui parlavate?”

 

“Esatto, la direttrice...non ufficiale è una mia carissima amica. Praticamente una sorella.”

 

“È un bel posto. Io e le ragazze non avevamo così tanto spazio all'epoca. La signora White impazziva continuamente”, disse Itsuki ripensando quasi con nostalgia ai tempi della sua infanzia, i giochi con le sue amiche in attesa che una mamma e un papà arrivassero anche per loro, sotto la tutela della donna da cui Shizu aveva preso parte del suo nome di battaglia.

 

“HARUKA!”, salutò la ragazza saltando al collo del giovane, che ricambiò calorosamente, accompagnata dai bambini, i quali salutarono il castano come fosse il loro eroe.

 

“Mizuki, non sai quanto sia felice di essere qui”, mormorò Haruka con voce piena d’affetto.

 

“Posso immaginarlo”, commentò Mizuki prima di notare Itsuki. “…E tu saresti…?”

 

“Piacere, Fukuda Itsuki. Mi sono ritrovata mio malgrado invischiata in questa faccenda degli Amazon. Ma tranquilla, sono più che capace di aiutare Haruka.”

 

“Grazie per il tuo aiuto. Io sono Mizusawa Mizuki, ex-membro del 4C e amica di questo cretinetto.”

 

“Mizusawa? Aspetta, è davvero tua sorella allora?”, domandò Itsuki rivolta ad Haruka, il quale sembrò leggermente a disagio.

 

“Non nel sangue”, disse infine. “Sua madre mi ha adottato e dato il suo cognome, dopo avermi-”

 

“Ragazzi, perdonatemi, ma tenete i convenevoli per dopo. Portate al riparo i bambini e organizzate un perimetro”, li interruppe Shido dando ordini ai suoi uomini, che eseguirono immediatamente.

 

Pochi minuti dopo, Itsuki, Haruka e Mizuki osservavano i ragazzi entrare via via in un rifugio sotterraneo scavato poco lontano dalla tenuta.

“Nel caso accadesse il peggio contro quel Kage, c'è un tunnel che li porterà lontano. Ce la faranno”, disse Mizuki nel tentativo di alleviare le preoccupazioni dei suoi compagni, Haruka in particolare.

 

“Meglio così. Se è come temo, tra poco qui non sarà più posto per dei bambini”, commentò Itsuki prima di rivolgersi ad Haruka: “Allora, che stavi dicendo prima? Come sei diventato parte della famiglia di Mizuki? E chi sei tu davvero? Insomma, io ormai ti ho detto quasi tutto di me, ma tu invece non mi hai nemmeno ancora rivelato di persona la tua vera natura.”

 

“Hai ragione, Itsuki-san, e ti chiedo scusa per la mia reticenza. Com’eravamo d’accordo, risponderò a tutto.” Il giovane sospirò prima di proseguire: “Come ormai avrai già sentito, sono anch'io un Amazon, ma non uno normale. Per la precisione, fui il terzo esemplare ad essere creato e fu la madre di Mizuki, Mizusawa Reika, a farlo inserendo DNA umano all’interno di cellule Amazon. Sono praticamente un ibrido umano-Amazon, un esperimento unico e come tale fui tenuto sotto controllo per diverso tempo. Quando mi decisi a scappare fui invischiato proprio nello scontro tra una delle squadre di sterminio degli Amazon contro un loro obbiettivo...e Takayama Jin”, concluse usando un tono riverente quando disse quel nome, seppur malinconico. Itsuki non ci mise molto a capire che doveva trattarsi di qualcuno che Haruka aveva rispettato e che probabilmente non c'era più. E più che mai sentì il senso di colpa che sembrava attanagliare il suo nuovo amico da quando avevano incontrato Kage.

 

“Lui era uno degli scienziati che contribuì al progetto”, proseguì Mizuki lasciando entrare l'ultimo bambino e dirigendosi poi insieme ai due compagni verso l'orfanotrofio “e nel tentativo di rimediare al male che gli Amazon avrebbero potuto fare, si trasformò egli stesso in un Amazon fondendo le proprie cellule con le loro e creò l'Amazon Driver per poter usare i suoi nuovi poteri senza perdere il controllo. Voleva distruggere tutti quelli che riteneva mostri, ma è andato troppo oltre, quasi quanto la Nozoma Farmacy. E stiamo parlando di un branco di bastardi che non si fece problemi a rianimare dei cadaveri con le cellule che loro stessi hanno creato.”

 

“Che successe?”

 

“Ebbe un figlio con la donna che amava, un bambino ibrido umano-Amazon che cresceva a velocità spropositata. Era talmente ossessionato dalla sua crociata contro la nostra specie che decise di uccidere anche lui”, continuò Haruka. “Nel frattempo, io mi ero messo a proteggere piccoli gruppi di Amazon decisi a non mangiare carne umana. Ci scontrammo diverse volte nel corso degli anni, ma non ebbi mai il coraggio di ucciderlo. Continuavo a considerarlo come un amico e suo figlio, Chihiro, pagò il prezzo della mia stupidità. Andò fuori controllo e io e Jin non avemmo altra scelta che fare quanto andava fatto.”

 

Itsuki era considerata dalle sue amiche come una vera tosta, col sangue che le ribolliva in ogni momento, che fosse per una battaglia o per la prossima cena a bordo di Xana. Aveva l'atteggiamento spensierato di una teppista e combatteva col coraggio di un vero banchou. Ma neanche lei potesse restare indifferente di fronte a quella storia straziante di sangue che combatte il proprio sangue.

 

“Oh mio... M-Ma come può un uomo arrivare a tanto?”

 

“Jin-san non era un uomo malvagio, Itsuki-san. Voleva davvero aiutare le persone, ne sono sicuro...ma non permise a niente e nessuno di stare sulla propria strada. Per poco anche i bambini che hai appena visto non hanno rischiato il peggio.”, spiegò malinconico Haruka, facendo venire un atroce dubbio alla Warrior.

 

“Aspetta, volete dirmi che sono...?”, boccheggiò indicando il rifugio in cui avevano appena rifugiato i ragazzi, ricevendo come risposta un cenno di assenso dall’altro.

 

“Amazon come me, nati proprio dal sangue di Jin dopo che l'avevano catturato. Vennero creati per essere carne da macello, nel senso letterale della parola. Bestiame per il benessere del Giappone, affidati a un pastore ancora più folle di loro padre. Ed è qui che pensavo fosse finito tutto. Qui finalmente presi la sua vita con le mie stesse mani e poi partii, sperando di lasciarmi tutto dietro.”

 

“Haruka, non è stata colpa tua...”, provò a convincerlo Mizuki, dando all'amico il suo sorriso più confortante, ma Haruka si sentiva solo vuoto...o meglio, vuoto se non fosse stato per il senso di colpa che lo riempiva.

 

“Davvero? Ho provato a difendere entrambi i lati, umani e Amazon, ed ecco il risultato. Diversi dei miei migliori amici sono morti, ho le mani sporche di sangue, ho dovuto divorare una bambina e ora il passato è giunto a tormentarci per i miei sbagli!” Si rivolse direttamente alla sua nuova amica: “Mi spiace, Itsuki-san. Tu sei finita qui con la speranza di trovare qualcuno che possa aiutarti, ma io non sono come quei Kamen Rider. Non sono nemmeno degno di essere paragonato a loro!”

 

“E allora io non sono degna del titolo di Warrior!”, gridò Itsuki, stanca di quel discorso così desolante.

 

“Che vuoi dire, Itsuki-san?”, domandò Mizuki, stupefatta da quello scatto d'ira. La guerriera di Giove si fece forza e cominciò a spiegare, confessando qualcosa che non aveva mai detto neanche alle sue compagne.

 

“Io non sono una brava persona. Ai tempi dell'orfanotrofio, alle elementari e così via tante persone hanno bullizzato me o le mie amiche...e non mi sono fatta problemi a vendicarmi quando ho potuto. Li ho trovati e li ho picchiati a sangue, più di un ragazzino è addirittura finito in ospedale.”

 

“Ok, non è esattamente un grande esempio di moralità, ma l'hai fatto per difendere le persone che amavi.”

 

“Loro neanche sanno che è successo, sono sempre riuscita a tenere la cosa nascosta a tutti. E spesso tratto questi poteri più come un gioco, che come un mezzo per proteggere la Terra”, sospirò prima di scuotere la testa. “Quello che voglio dire, Haruka, è che tutti commettiamo errori. Soprattutto quando ci sono cose che sfuggono al nostro controllo. Ma ci sono ancora persone che contano su di noi, e che a loro volta meritano la nostra fiducia. Per loro dobbiamo continuare a combattere e rimediare il più possibile ai nostri sbagli. Anche e soprattutto quando essi verranno a cercarti.”

 

Haruka guardò quella ragazza, che nonostante tutti i suoi errori stava cercando di rimediare e soprattutto fare del suo meglio per ritrovare le proprie compagne di battaglia e tornare a casa. “E va bene, Itsuki-san, farò del mio meglio per non deluderti.”

 

In quel momento, sentirono un enorme boato proveniente dalla casa, seguito da un ruggito e una lunga serie di spari. Itsuki e Haruka si trasformarono subito e corsero verso il luogo dove provenivano i rumori, seguiti a ruota da Mizuki, e trovarono un vero caos al loro arrivo.

 

Kage, nuovamente con l'aspetto di Sigma ma con gli artigli di Mamoru in aggiunta e accompagnato da un esercito di finti Amazon che nascevano da un liquido scuro che gli trasudava da tutto il corpo, si muoveva come una scheggia tra gli uomini di Shido e Kurosaki, tagliando armi e menando colpi che senza alcun dubbio lasciavano le ossa completamente distrutte accompagnate da fiotti di sangue e urla di dolore. Le creature da lui create si erano unite alla battaglia e stavano massacrando diversi soldati con la stessa brutalità.

 

Il demone, in particolare, rideva come un pazzo scagliando in aria i suoi avversari e rompendo le loro armi come fossero giocattoli, fino a quando non afferrò un uomo per il collo e avvicinò la bocca con intenti decisamente chiari a chi aveva avuto già esperienza con gli Amazon.

 

Anche Itsuki non ci mise comunque molto a intuire quello che avrebbe fatto Kage e caricò un fiotto di energia tra le mani prima di scagliarlo dritto dove si trovava la spina dorsale del demone, che lasciò andare istantaneamente andare la sua preda per il dolore e venne quindi placcato da Haruka. Mentre questi allontanava l’avversario principale dagli altri falsi Amazon insieme alla Warrior, Mizuki corse invece a dare supporto agli uomini del 4C e, impugnato il suo mitragliatore, iniziò subito a fare fuoco sul nemico più vicino mostrando un’incredibile maestria con l’arma.

 

“Oh, Mizusawa-kun, sei finalmente venuto a confrontare i tuoi peccati? Ci stai rendendo il lavoro molto facile”, lo schernì Kage prendendo l'aspetto di una sorta di ibrido uomo-scoiattolo e iniziando a riempirgli di pugni la faccia, mentre evitava al tempo stesso le sue artigliate. “Riconosci quest’aspetto, vero? Ricordi la piccola Muku, vero? Così gentile e piena di voglia di vivere…finché TU non l’hai DIVORATA!”, lo attaccò psicologicamente insieme ad un violento calcio che lo buttò a terra.

 

Itsuki guardò sconvolta Haruka. Allora davvero l’ha fatto?!, pensò allarmata osservandolo rialzarsi a fatica; anche se l’espressione del volto del giovane non era visibile sotto la maschera della sua trasformazione, le fu fin troppo chiaro che stava soffrendo.

 

“Non l’ho dimenticata”, mormorò Haruka a testa bassa. “Come potrei? Quel giorno sacrificai qualcosa e qualcuno di molto importante per me e varcai anche una linea che avevo giurato di non varcare. Qualunque fosse il motivo, non mi sono mai perdonato per le mie azioni…e non so se lo farò. Non so come posso perdonarmi, né se posso anche solo perdonarmi…”

 

“Haruka…”, disse Itsuki a bassa voce. Quanti peccati ti porti addosso? Quanti pesi ti sei caricato sulle spalle?, aggiunse poi tra sé e sé con un moto di tristezza e compassione. Anche se lo conosceva da poco, le era fin troppo chiaro che quel ragazzo, o Amazon, portava con sé un peso terribile, forse superiore a quello di tutte le Warrior.

 

“Povero, dolce Mizusawa Haruka. Hai sofferto tanto, vero?”, fece Kage in tono fintamente affettuoso e comprensivo, avvicinandosi a lui. “Tutto questo dolore, questa responsabilità…sono così pesanti da portare. Ti capisco bene, sai? E per questo ti farò il dono di LIBERARTI PER SEMPRE DA QUESTI PESI!” Alzò una mano sulla quale si formarono gli artigli ricurvi di Mamoru e sferrò un colpo diretto al volto di Haruka, ma, per sorpresa sua e di Itsuki, la mano dell’altro scattò afferrandogli il polso a mezz’aria e, con un movimento fulmineo, lo colpì con l’altro braccio al ventre per poi calciarlo violentemente via come poche ore prima. Kage rotolò per terra, ferito visibilmente all’addome.

 

“Tuttavia…ho compreso che, se non riuscissi a confrontare i miei peccati...i veri Mamoru-kun e Muku non mi perdonerebbero mai! Perciò non illuderti di potermi fermare coi tuoi trucchi da strapazzo! Tu non sei loro! Sei solo un imitatore scadente e completamente pazzo!”, affermò Haruka rimettendosi in posizione di guardia e lanciandosi ad artigli sguainati contro il demone.

 

Nonostante il duro colpo subito, Kage si rialzò subito fingendo di ripulirsi dalla polvere e, mentre la ferita si richiudeva velocemente, assunse un nuovo aspetto e si girò in tempo per schivare l'assalto. La sua nuova armatura era molto simile a quella di Haruka, ma blu a strisce rosse, con gli occhi insettoidi arancioni, svariate parti di corazza metallica su tutto il corpo e un bracciale sul braccio destro, da cui usciva una specie di lunga lama piatta simile ad una spada.

 

“C-Chihiro...”, disse Haruka con un sussurro. Nonostante la sua ultima affermazione, quella nuova forma parve turbarlo visibilmente.

 

“Mhh, allora vediamo come te la cavi col tuo nipotino, zio Haruka!”, esclamò Kage con una risata dirigendosi verso l'Amazon, ma stavolta venne bloccato da Itsuki, la quale da una parte aveva compreso di non doverlo fare avvicinare ad Haruka al momento e dall’altra voleva fargliela pagare per tutto il dolore che stava causando.

 

Così, ricoperti i pugni con dei globi elettrici, iniziò a parare i fendenti del demone e, sfruttando la sua maggiore velocità concessagli dai suoi poteri del fulmine, a colpirlo dritto nel petto con essi, facendo volare pezzi di armatura, schizzi di sangue e pezzetti di materia organica in tutte le direzioni. Ad ogni impatto, Kage gemeva e sembrava arrancare per resistere all’offensiva.

“Confermato: voi Amazon odiate i fulmini. Beh, anche vero che non sei davvero un Amazon, ma le tue caratteristiche fisiche sono le stesse. Gran bel colpo di culo che proprio io sia arrivata qui!”, commentò sarcastica la bionda caricando ulteriormente d'energia il proprio corpo.

 

Seppur ferito dai fulmini di Itsuki, Kage si rialzò velocemente e sembrò solo più arrabbiato di prima per effetto di quegli attacchi. “Goditi la tua piccola vittoria, Warrior Iupiter…perché tra poco sarò io a ridere!”, ringhiò per poi scagliarsi su di lei e cercare di colpirla con la lama sul braccio destro.

 

La ragazza, tuttavia, evitò gli attacchi con facilità e caricò una nuova scarica elettrica nella mano, pronta a colpire ancora. Schivata la lama nemica con un giro su sé stessa, protese il braccio e colpì in pieno petto il nemico con il palmo, trasmettendogli l’elettricità col diretto contatto e causando un violento shock che spinse indietro il demone e gli distrusse pure parte della corazza pettorale, facendo sgorgare sangue nero pece. Tossendo, quest’ultimo crollò in ginocchio.

 

“Sarai anche l’autoproclamato fratello di Diablo, ma rispetto a lui sei solo chiacchiere”, lo derise Itsuki puntandogli contro la mano di nuovo carica di fulmini. “Sparisci per sempre!”

 

L’urlo successivo, però, non fu di Kage: “ITSUKI-SAN! ALLONTANATI!”

La voce di Haruka fece appena in tempo ad essere registrata dal cervello della ragazza che una serie di lunghi tentacoli simili a fili esplosero dal corpo del nemico, facendo saltare i pezzi di corazza e pelle da cui emergevano e dirigendosi contro di lei. La Warrior balzò indietro incrociando d’istinto le braccia a difesa, ma diversi tentacoli la colpirono, frustandola e ferendola in più punti; con un gemito, Itsuki rotolò a terra, sanguinante e senza fiato.

 

“Mi sottovaluti troppo, umana… E hai commesso un grave errore: non osare mai più…PARAGONARMI A QUEL MALEDETTO DIABLO!”, ruggì furente Kage per poi scagliare altri tentacoli contro di lei. Questi furono fermati dall’intervento di Haruka, il quale si mise in mezzo e usò gli aculei sulle braccia per respingere i colpi, anche se alcuni tentacoli riuscirono a passare causandogli ferite superficiali su braccia e fianchi. Il giovane ringhiò per il dolore, ma non vacillò.

 

“Sta’ lontano da lei!”, urlò arrivandogli di fronte e cercando di colpirlo con una serie di pugni e calci, ma il demone respinse tutti i colpi e lo attaccò poi con la sua lama. Haruka bloccò a sua volta i colpi e, afferrato il braccio dell’altro, lo tirò a sé per colpirlo al volto con i suoi spuntoni.

 

Ma, proprio in quel momento, accadde l’inaspettato: a mutare fu la sola testa di Kage che, anziché diventare un altro volto mostruoso o inumano, divenne un volto umano. Un volto femminile, per la precisione, di una giovane ragazza di non più di 15 anni con lunghi capelli lisci neri e un’eterocromia negli occhi: nero il destro, dorato il sinistro.

 

“Haruka-san”, lo chiamò con voce gentile piegando le labbra in un sorriso.

 

“I-Iyu…?!”, mormorò l’altro fermando il suo arto a pochi centimetri dal nuovo volto. L’istante successivo, però, un dolore lancinante si espanse dal suo addome e, abbassando lo sguardo, si accorse che Kage aveva approfittato del suo attimo di esitazione per affondargli la lama fino al polso in mezzo al ventre.

 

“Così prevedibile, Haruka-san”, disse il volto dell’ora nominata Iyu, sempre con lo stesso sorriso e tono. “Dici che vuoi affrontare i tuoi peccati, ma la verità è che non ne sei ancora capace. Puoi dirti tutti i bei discorsi che vuoi, ma il tuo senso di colpa è ancora troppo grande e, per questo, non sei assolutamente capace di poterti anche solo perdonare. Tantomeno vuoi farlo!”

 

Con un bagliore di luce, il demone mutò in un nuovo Amazon, completamente nero e dalla corporatura snella ma robusta, con un ampio collare di piume intorno a petto e collo che si estendeva fin oltre la spalla sinistra a formare una rudimentale ala. Il volto e la corporatura complessiva dell’essere ricordavano vagamente quelle di un corvo umanoide. Così mutato, strappò brutalmente la lama dall’addome di Haruka e lo spedì poi al suolo con un calcio rotante incredibilmente rapido; il giovane tossì tenendosi la profonda ferita sanguinante.

 

“Haruka!”, gridò Itsuki rimessasi in piedi, per poi guardare con odio Kage. “Tu, maledetto! Lo stai ancora attaccando psicologicamente, vero?! Perché non la smetti di nasconderti dietro questi stupidi travestimenti e non combatti con la tua vera, brutta faccia?!”

 

“Hahahah! E perché mai dovrei farlo, di grazia, Warrior Iupiter? Giocare con le debolezze altrui è troppo divertente e vantaggioso per smettere! Inoltre, non faccio altro che usare tutte le armi e le strategie a mia disposizione, non è ciò che fate anche voi protettrici della galassia?”

 

“Tsk! Non mi servono di certo simili trucchetti per prendere a calci in culo un vigliacco come te!”, ribatté la ragazza sprigionando scintille dalle dita. “Fulgur mortem!”

 

Un fulmine azzurro particolarmente intenso partì dalla sua mano, ma Kage lo evitò balzando da una parte all’altra del colpo con un’agilità impressionante e le arrivò davanti in un istante. Seppur sorpresa, Itsuki non si fece trovare impreparata e avvolse di nuovo i suoi arti con l’elettricità per poter contrastare gli attacchi dell’avversario.

 

La nuova velocità ottenuta da Kage gli permise di evitare la maggior parte dei colpi della Warrior e infliggerle nel contempo delle poderose artigliate, ma la debolezza ai fulmini non era svanita e quei pochi colpi che Itsuki riuscì a mandare a segno indebolirono il demone tanto quanto lei. Così, pochi minuti dopo, quando si allontanarono l’uno dall’altra, entrambi ansimavano stremati e sanguinanti.

 

“Non ti basta ancora?”, chiese Itsuki in tono provocatorio, ripulendosi il sangue dal labbro e ricoprendo nuovamente le mani con varie scariche, ognuna con la forza di una vera tempesta.

 

“Ho appena cominciato!”, fu la replica di Kage mentre il suo corpo mutava ancora una volta. Il nuovo aspetto sorprese più di qualunque altro la Warrior, visto che il demone si era trasformato in un altro Amazon che assomigliava terribilmente ad Omega e Sigma, ma col corpo completamente rosso e a strisce verdi. I ben definiti muscoli pettorali e addominali erano argentei e ricoperti di cicatrici e mani e piedi erano avvolti in una corazza nera da cui spuntavano lunghe lame simili a pinne; infine la testa era rettiliana, con occhi verde brillante e una curiosa antenna al centro della fronte. Pareva quasi il perfetto opposto di Haruka.

 

“Quell’aspetto…è forse…?!”, domandò Itsuki al compagno, il quale si stava intanto rialzando.

 

“Esatto. Quello è Takayama Jin. Il creatore di tutti gli Amazon e l’Amazon Alpha”, confermò Haruka, la voce piena di rabbia e sdegno. “Maledetto bastardo… Come… COME RIESCI A TRASFORMARTI IN TUTTI LORO?! COME FAI AD AVERE I LORO POTERI?!”

 

In quel momento, Itsuki sembrò avere un’illuminazione: “Diablo ha detto che è stato creato come un cacciatore di Kamen Rider, con lo scopo di assorbire il loro potere e diventare così un essere perfetto…e nel duello con Hongo Takeshi aveva effettivamente acquisito il suo potere dopo averlo sconfitto e l’ha poi usato contro di noi insieme a quello di molti altri Rider… Tu dici di essere suo fratello…possibile allora che tu abbia i suoi stessi poteri? È così, vero? Hai assorbito il potere dei vecchi nemici e compagni di Haruka e li stai usando a tuo piacimento!”

 

Il volto mutato di Kage non poteva certo mostrare i cambiamenti di emozione, eppure sia Itsuki che Haruka ebbero l’impressione che il demone fosse passato dalla sorpresa ad una sorta di…amarezza?!

 

“Voi Warrior siete davvero perspicaci, o forse tu, Warrior Iupiter, lo sei in particolare”, disse infine. “Hai indovinato, ti faccio i miei complimenti. Vedi, originariamente Diablo non era la sola creazione programmata, bensì era soltanto parte di un progetto ben più grande. Il Progetto Demon Rider.”

 

“Demon…Rider?”, mormorarono confusi Haruka e Itsuki all’unisono.

 

“Voi Warrior Planet non siete mai state il solo obiettivo di Lord Astaroth. Il mio signore aveva sempre avuto un particolare interesse anche per i guerrieri che combattevano in varie parti della Terra o dimensioni alternative per proteggere la libertà delle altre creature, tra cui i famigerati Kamen Rider. Arrivò presto a desiderare di fare propri quei guerrieri e i loro poteri, così da potersi creare il più potente degli eserciti, ma sapeva anche che non sarebbe mai riuscito a corromperli come chiunque altro. Ogni Kamen Rider ha ottenuto il suo pieno potere accettando ogni suo lato, sia quelli positivi che quelli negativi, per questo sono sostanzialmente immuni alla seduzione dell’oscurità, a meno che non si proceda per vie complesse e intricate che possono portare all’alterazione della realtà stessa” emise una risata lugubre, come se stesse pensando a una barzelletta che conosceva solo lui “e, detto tra noi, si era già stufato di simili mezzi dopo aver inseguito un obbiettivo che gli è sempre sfuggito. Così Lord Astaroth avviò questo progetto, con cui prevedeva di creare un esercito di demoni che fossero capaci di rubare e assorbire i poteri dei Rider per renderli propri, divenendo così dei veri Demon Rider, opposti infernali degli ormai svuotati Kamen Rider. Per creare me, Diablo e i nostri fratelli, mise insieme i corpi di numerosissimi demoni e componenti di varia natura provenienti dai mondi dei Rider e dai resti dei loro nemici che possedevano poteri simili, in modo che avessimo la capacità e la compatibilità per acquisire quei poteri e usarli appieno… Ma le cose non andarono come sperava.” Più Kage parlava e più la sua voce sembrava riempirsi di emozioni complesse e cupe. Sembrava quasi ingoiare un boccone amaro ad ogni parola. “In origine, dovevamo esserci tanti futuri Demon Rider quanti i Kamen Rider, ma gli esperimenti si rivelarono più complicati e fallimentari del previsto. Più di metà dei miei fratelli perirono prima ancora di prendere vita e l’altra metà si rivelò formata da creature incomplete e difettose, capaci sì di assorbire i poteri dei Kamen Rider ma in modo imperfetto e, soprattutto, dotati di una brevissima durata vitale, limitata a massimo una settimana di vita e dimezzata in caso di assorbimento eccessivo di un potere esterno. Me compreso, naturalmente. Anch’io sono solo uno dei prodotti fallimentari di Lord Astaroth, come tutti i miei altri fratelli…ad eccezione di Diablo.”

 

“Diablo è il fratello perfetto, vero?”, chiese Itsuki, che ormai iniziava a tirare facilmente i fili dell’intera storia, scoprendosi disgustata da un simile modo di trattare la vita altrui. “Ho visto la sua forza e le sue abilità: nessun ‘prodotto fallimentare’” sottolineò quelle parole facendo delle virgolette con le dita, “come dici tu, potrebbe avere poteri tanto potenti e complessi senza alcuna ripercussione. Scommetto che lui è stato l’unico a risultare completo, giusto?”

 

“Bravissima. Hai indovinato di nuovo, Warrior”, rispose incolore Kage. “Sì, è proprio così. Diablo fu l’unico di noi a nascere completo e privo di difetti, anzi risultò essere pure di più: non era in grado di assorbire i poteri di un solo Kamen Rider, ma di tutti. Era compatibile con qualunque potere e poteva usarli anche tutti insieme, andava oltre ogni più rosea previsione di Lord Astaroth e così divenne immediatamente il suo preferito, anzi il suo unico figlio e soldato perfetto. Il prescelto per assorbire i poteri di tutti i Kamen Rider e della Croce di Fuoco e diventare l’unico e solo Demon Rider supremo, il guerriero più potente al servizio del signore dell’oscurità. Tutti noi invece siamo diventati banali scarti, semplici tramiti per catturare i poteri dei Rider e consegnarli a lui prima di essere eliminati per sempre. Ecco perché lo odio, perché tutti noi lo odiamo… PERCHÉ LUI CI HA PORTATO VIA TUTTO!” La rabbia del demone esplose in una fortissima emanazione di energia che fece indietreggiare Haruka e Itsuki e diede fuoco a qualunque pianta e materiale secco nel raggio di 50 metri. Poi parve calmarsi, continuando a spiegare mentre la sua corazza veniva illuminata dalle fiamme: “Tuttavia, abbiamo anche noi una possibilità: nel caso dovessimo riuscire nell’impresa di prendere i poteri dei Kamen Rider ed eliminare nel processo anche voi Warrior Planet, Lord Astaroth ci ricompenserà con una vita nuova, una vita vera e completa! Potremo finalmente essere veri demoni con una propria identità unica! Ed è questo che io bramo davvero. Questo è il motivo per cui combatto e per cui vi ucciderò!”

 

“Tsk! E tu credi davvero alle parole di un essere malefico come Astaroth? Sei più stupido di quanto pensassi!”, sbuffò sprezzante Itsuki sputando a terra. “Il tuo caro signore ti sta solo usando per i suoi scopi, ho visto come tratta chi lo delude! Tu non sei niente per lui, niente più che un prototipo del suo figlioletto preferito! Non sprecherebbe mai i suoi poteri per te e, anche volesse farlo, non potrebbe perché nemmeno lui ha questa capacità! Apri gli occhi, Kage: sei solo una marionetta del suo teatro, un burattino!”

 

“FA’ SILENZIO, MOCCIOSA!”, urlò in rimando Kage assumendo una posizione aggressiva. “Tu non sai niente di lui e di certo non sei lui! Perché mai dovrei ascoltarti?! Ti dirò di più: anche non ricevessi niente, combatterei comunque: uccidendo te e Omega e prendendo i suoi poteri, proverò non solo al mio signore, ma soprattutto a me stesso che posso essere più di un banale errore di produzione! Che io sono un individuo vero e vivo, un demone autentico!”

 

Anche lui. Anche lui vuole solo vivere…, pensò mestamente Haruka. Che si trattasse di umani, Amazon o demoni, sempre quella era la storia. Tutti volevano solo vivere, ma c’era sempre qualcosa che glielo impediva o si opponeva alle loro esistenze. Poi un interrogativo lo folgorò di colpo: “Ma perché io? Perché i miei compagni e avversari morti? Io non sono un Kamen Rider! Nessuno di noi o loro lo è! Allora perché ci avete presi di mira? Cosa c’entriamo noi?”

 

“Invero. Tu non sei un Kamen Rider, Mizusawa Haruka. O meglio, non ancora.” Il tono di Kage si fece malizioso e falsamente solenne. “Tra i primi sette Showa Rider, i cosiddetti Rider leggendari, ve n’era uno noto come Kamen Rider Amazon, una probabile versione di te o di uno del tuo mondo appartenente ad una realtà alternativa. Tu gli somigli molto e per questo hai il potenziale per diventare tu stesso un Kamen Rider. Ecco perché sono qui, per realizzare il mio desiderio e impedirti di realizzare il tuo destino! Anche se…” La sua voce prese una nota beffarda. “…a quanto pare non serve il mio intervento per quest’ultimo impegno. Uno come te, così pieno di colpe e crimini, non potrà mai diventare un Kamen Rider! Sei e resterai sempre una semplice fiera braccata!”

 

Quelle parole furono come frecce alla coscienza di Haruka, il quale crollò su un ginocchio stringendosi la mano destra alle lenti oculari. Aveva ragione. Aveva maledettamente ragione! Come poteva perdonarsi dopo tutto quello che aveva fatto? Come poteva anche solo sperare di poter diventare come quei Kamen Rider, quegli eroi che proteggevano la pace e la libertà dei mondi?! Cos’era lui, dopotutto? Un esperimento di laboratorio scappato e andato fuori controllo, un assassino, un mostro! Ecco cos’era!

 

“Fai silenzio, bastardo schifoso!”, urlò Itsuki, avvolta in un velo di pura e furiosa elettricità azzurra. “Chi sei tu per giudicarlo?! Chi sei tu per dire chi è davvero?! Tu! Una cavia da laboratorio fallita che piange perché il suo creatore l’ha rinnegato! E che si è fatto abbindolare da quello stesso creatore e si fa ora sfruttare come schiavo! Altro che demone! Sei la brutta copia del mostro di Frankenstein al massimo! Haruka avrà fatto tanti errori, ma ha sempre agito cercando di portare giustizia a chi soffriva! Non hai nemmeno il diritto di parlare di lui, tantomeno di insultarlo!”

 

“Lurida sgualdrina!”, ruggì furente Kage, scagliandosi su di lei. Itsuki non si fece indietro e lo accolse anzi a braccia aperte emanando un potente fulmine dalle mani contro di lui. Per sua somma sorpresa, però, il demone non evitò l’attacco, bensì lo ricevette in pieno, urlando di dolore e bruciandosi la carne nel ricevere quelle scariche elettriche, eppure non si fermò. Anche davanti a tutta quell’energia prodotta, continuò ad avanzare fino ad arrivare davanti alla Warrior, sconvolta da quella resistenza innaturale. “La vuoi sapere una cosa…divertente?”, parlò a fatica Kage, beffardo. “Sai perché…solo Diablo risultò…perfetto? Perché…per crearlo…Lord Astaroth ha usato il sangue…DELLA VOSTRA AMATA SERENITATIS!”

 

Quelle parole scioccarono Itsuki a tal punto che si paralizzò per un istante, sufficiente a Kage per respingere il fulmine e arrivarle proprio di fronte.

Lì vicino, malgrado il suo conflitto interiore, Haruka era rimasto concentrato sulla battaglia e riconobbe subito quell’avanzata implacabile e la posizione di attacco che stava assumendo. È proprio come…Jin-san…, pensò osservando con orrore il demone alzare il braccio sinistro, su cui la lama andò a drizzarsi come una cresta, divenendo ancora più ampia e affilata. No. NO!

 

“Violent Slash!”, ringhiò Kage sferrando il colpo su Itsuki. La Warrior si liberò dallo stupore ed emanò uno scudo elettrico all’ultimo istante per proteggersi, ma la lama del demone riuscì a penetrarlo, seppur a costo di gran parte del braccio; ciò che rimaneva fu comunque sufficiente per ferire gravemente la ragazza, la quale crollò a terra tenendosi il petto sanguinante e rantolando di dolore. Staccandosi e gettando via i resti dell’ormai distrutto braccio sinistro, Kage alzò poi il destro, che mutò in un arto avvolto in scaglie verde scuro e corazzato sull’avambraccio con placche metalliche, che si modellarono a loro volta per assumere la forma di una motosega sormontata da una mitragliatrice gatling.

 

“Ora…MUORI!”, urlò il demone puntandole contro l’arma, il cui carrello multiplo iniziò a ruotare paurosamente. Itsuki chiuse gli occhi, attendendo impotente la raffica di proiettili.

 

Gli spari furono però seguiti da un urlo inaspettato che la costrinse ad aprire gli occhi e si ritrovò ad osservare sconvolta la schiena di Haruka, balzato davanti a lei per proteggerla, mentre veniva crivellato brutalmente dai proiettili dell’arma in una pioggia di sangue. La gatling tuonò assordante riempiendo di buchi sanguinanti il torso del giovane, ma questi resistette al dolore e lentamente iniziò a rialzarsi.

 

“Q-Quella…è l’arma…di Mido…”, mormorò ricordando con rabbia l’autoproclamato Neo Alpha, colui che aveva cercato di usare gli Amazon come cibo per gli umani, capovolgendo il loro stesso ruolo primario. Sfruttando quel furore, Haruka sopportò la scarica e allontanò il braccio dell’altro con un pugno, per poi attaccarlo con un doppio gancio che il demone evitò prima di attivare stavolta la motosega e sferrare un fendente ascendente che Omega intercettò chiudendo il piatto dell’arma tra i palmi delle sue mani. “Come hai ottenuto…quei poteri? Hai detto che…potete assorbire il potere…dei Rider e di esseri…simili a loro…ma come…COME li assorbite?”, domandò sforzandosi per tenere la lama attiva lontana da sé.

 

Lo sguardo di Kage incrociò quello di Haruka e quest’ultimo fu sicuro che l’avversario stesse ghignando sotto il volto di Alpha. “Se proprio vuoi saperlo, in vari modi, ma nel mio particolare caso… Io sono nato da vari esperimenti genetici su DNA e cellule e prendo potere tramite essi, perciò diciamo che il mio modo di assorbimento…è esattamente come il vostro di nutrimento!”

 

“I corpi di Jin-san…Mamoru-kun…Chihiro…Iyu…Muku…li hai…LI HAI…!”, gridò Haruka allontanando con un violento movimento la motosega da sé e facendo barcollare Kage, poi afferrò la manovella sinistra della cintura e la girò una volta.

 

“Violent Punish!”, provenne dal Driver mentre le lame sul braccio destro di Haruka

diventavano più grandi e affilate e si scagliava sul demone, il quale si limitò invece a brandire ancora la sua motosega. Con un doppio urlo, i due si colpirono nello stesso istante, le lame di Haruka affondarono in profondità nel petto di Kage mentre la motosega del demone si piantava nella spalla sinistra dell’Amazon e cominciava a scavare attraverso tessuti e ossa, facendo schizzare sangue e brandelli di carne ovunque. Lì vicino, Itsuki osservò disgustata e sconvolta quella scena raccapricciante e, poco lontano, anche un’altra persona, accortasi di quell’ultimo attacco incrociato, impallidì prima di urlare:

 

“HARUKA!” Mizuki si liberò con una raffica di mitragliatore dell’Amazon fasullo che le stava di fronte e corse verso il suo fratello adottivo, decisa ad aiutarlo. “HARUKA!”

 

“M-Mizuki…?! Stai lontana…!”, le gridò dietro Haruka quando la vide correre verso di lui, ma così commise l’errore fatale di distrarsi e Kage ne approfittò immediatamente: con un gesto secco e brutale, affondò ancora di più la motosega nella spalla del giovane per poi tirare verso di sé. La lama attiva penetrò fino al pettorale sinistro prima di uscire dalla ferita e tirarsi dietro un grosso pezzo di carne e ossa del suo corpo, facendo schizzare sangue scarlatto nell’aria; allo stesso tempo, come effetto collaterale, anche Haruka strappò via violentemente le sue lame dal petto di Kage, lasciando un profondissimo squarcio dal quale sgorgava copioso sangue nero. I due avversari indietreggiarono all’unisono, ma Haruka era ferito ben più gravemente e crollò prono a terra, perdendo nel contempo la trasformazione e ritrovandosi nella sua forma umana.

 

Quasi metà della sua spalla sinistra era stata strappata via, esponendo i tessuti e le ossa sottostanti, anch’esse seriamente danneggiate; la ferita perdeva sangue a fiumi ed era un miracolo che il suo braccio fosse ancora attaccato al corpo, seppur solo per una scarsa porzione di carne e ossa. Un umano normale sarebbe quasi istantaneamente morto con una simile ferita, ma anche con la sua fisiologia Amazon non sarebbe sopravvissuto a lungo.

 

“HARUKA! Mio dio, Haruka! Ti prego, resisti! RESISTI!”, gemette disperata Mizuki inginocchiandosi accanto a lui. Alla vista della terribile ferita, non riuscì a trattenere un gridolino terrorizzato e calde e salate lacrime cominciarono a colare dai suoi occhi. “Non morire, ti prego! DEVI RESISTERE!”

Lì vicino, anche Itsuki cominciò a trascinarsi a fatica verso i due. Non poteva abbandonarli, ora meno che mai.

 

“Così…debole. Così…vulnerabile”, disse Kage indietreggiando ancora per rimanere in piedi, ansimante per il petto squarciato ma trionfante. “Non te l’ho già detto…Mizusawa Haruka? Tu non hai il diritto di essere un Kamen Rider e nemmeno hai il diritto di vivere! Guardati! Cos’è stata la tua vita se non un gigantesco insieme di errori, fallimenti e omicidi? Hai lottato e ucciso quelli della tua stessa specie per proteggere gli umani e loro ti hanno rifiutato e braccato come un cane rabbioso! Hai tentato di far convivere gli Amazon con gli umani per permettergli di continuare a esistere e loro ti hanno rinnegato e reso un emarginato! Non sei mai riuscito a fermare Takayama Jin se non quando ha passato il punto di non ritorno perché ti sei ostinato a cercare in lui qualcosa che ormai non esisteva più da tempo! Hai spezzato continuamente vite per sopravvivere e ovunque sei passato hai portato solo disgrazie a coloro che ti stavano a cuore! Mamoru, Iyu, Chihiro, Nanaha, Jin…tutti loro sarebbero stati meglio se tu non fossi mai esistito!”

 

Nell’udire quelle parole e la successiva risata sprezzante del demone, Haruka, seppur intontito dalla forte perdita di sangue e dallo shock causato dal dolore, non riuscì a trattenere le lacrime. In quello stesso momento, le nuvole che si erano nel frattempo accumulate in cielo, tuonarono e una fitta pioggia iniziò a precipitare pochi secondi dopo. È vero, poté solo pensare mentre piangeva silenziosamente. Io sarei dovuto morire tanto tempo fa… Anzi no, ha ragione: non sarei mai dovuto nemmeno nascere. Sono stato solo una disgrazia per chiunque m’incrociasse e non ho mai ottenuto niente nella mia breve e inutile vita. Come ho potuto essere tanto arrogante e ingenuo da pensare di poter essere come quegli eroi di cui parlavano? Io non sono come loro. Non sono niente, soltanto un…

 

“NON È ASSOLUTAMENTE VERO!” Quell’inaspettato, fortissimo urlo fu di Mizuki, ora drizzatasi a sfidare apertamente il nemico, lo sguardo bruciante di determinazione e sicurezza. “Haruka non è affatto come lo descrivi tu! Pur essendo un Amazon, lui non ha mai smesso di combattere per coloro che amava! Pur continuando ad essere odiato, cacciato, ferito…lui non si è mai arreso e ha sempre lottato per ciò che riteneva essere giusto! Con tutto quello che gli è successo, avrebbe avuto più diritto di chiunque altro di abbandonarci e andarsene per la sua strada, invece non l’ha mai fatto! Al contrario, ha sempre agito per il bene di entrambe le specie, umani e Amazon a pari merito, e li ha difesi entrambi con la sua stessa vita! Lui è la persona più buona e generosa che io conosca e la sua nascita, la sua sola esistenza…sono state le più grandi benedizioni della mia vita!” Si voltò verso l’incredulo Haruka. “Tu non sei una disgrazia, Haruka, né un errore o un malvagio! Sei la persona più importante della mia vita e senza di te non sarei mai arrivata dove sono ora! Tu mi hai salvata innumerevoli volte e mi hai fatto vedere il vero volto del mondo e di questo ti sarò sempre grata! E sappi che io non sono l’unica!”

 

Haruka vide Mizuki voltare lo sguardo verso destra e la seguì d’istinto, solo per rimanere ancor più sconvolto: anche con la vista annebbiata dal dolore, dalla perdita di sangue e dalla pioggia, vide chiaramente le sagome di tutti i bambini Amazon dell’orfanotrofio, raccolti ai limiti della radura in cui si svolgeva la battaglia, i quali lo incitavano e lo guardavano con lo stesso sguardo che gli avevano sempre rivolto: uno sguardo carico solo di ammirazione, gratitudine e calore.

 

“Non te ne sei accorto perché stavi combattendo, ma loro sono tornati per te, per sostenerti. Tu hai messo continuamente in pericolo la tua vita per noi, senza mai pensarci due volte, perciò ora tocca a noi farlo per te. Tu sei il nostro eroe, Haruka, lo sei sempre stato e sempre lo sarai. E anche se dovessi perderti lungo la via, se dovessi cadere nell’oscurità…” Sorridendo gentile, Mizuki s’inginocchiò davanti a lui e gli prese il volto tra le mani, accarezzandoglielo dolcemente. “…io ci sarò sempre per aiutarti a ritrovare la strada di casa. Per tornare da noi. Da me.”

 

La luce parve tornare negli occhi di Haruka, il quale, anche se ancora ferito gravemente, trovò la forza per alzare almeno un po’ il busto e stringere una delle mani di Mizuki con la sua unica ancora funzionante, rivolgendole un sorriso grato e commosso. L’unico per nulla toccato era Kage, che puntò la sua gatling contro la schiena della ragazza. “Quante parole stucchevoli e amorevoli…siete davvero troppo teneri. Mi date il voltastomaco”, disse con voce nauseata. “Ma se davvero tu significhi tanto per quei pargoli, Mizusawa Haruka…allora dovrei ricompensarli, non credi?!” E spostò la sua arma contro i bambini per poi fare fuoco.

 

“Non provarci nemmeno!” Una barriera di fulmini si frappose tra Kage e i bambini, disintegrando i proiettili in scoppi di scintille. Subito dopo, fu Itsuki a mettersi tra loro e il demone, fissando quest’ultimo con un’espressione più determinata che mai. La ferita sanguinava ancora, eppure la Warrior non sembrava badarci più, anzi la sua aura brillava più forte che mai. “Amazon o no, non ti permetterò di toccare quei bambini e i miei amici, tantomeno Haruka. Ho sentito abbastanza stronzate dalla tua bocca, ma ora basta. Tu non sai davvero nulla di lui e non ti permetterò di sputare ancora sulla sua anima. Se Mizuki e quei bambini proteggeranno il suo cuore, sarò io a proteggere il resto da te!” In quel momento, un fulmine discese dalle nubi temporalesche soprastanti e andò a colpire in pieno il corpo della Warrior, ma quest’ultima, invece di subire danni, assorbì completamente la scarica elettrica caricando ancora di più la sua energia; allo stesso tempo, la sua ferita smise di sanguinare e parve rigenerarsi quasi del tutto.

 

“Assorbimento d’energia…”, fece Kage con un misto di sorpresa e rabbia.

 

“L’hai forse dimenticato, stronzetto? Io sono Fukuda Itsuki, Warrior Iupiter e sovrana dei fulmini!” Nuovi lampi illuminarono le nuvole soprastanti e diversi fulmini caddero circondando la figura dell’eroina, la quale ora pareva quasi una divinità come quella da cui prendeva il suo titolo. “Questo temporale sembra un segno del destino, non ti pare? A quanto pare i cieli non sono dalla tua parte!”

Una raffica di scariche elettriche azzurre partì dalle sue mani contro Kage, il quale dovette necessariamente schivare correndo di lato per poi puntare la gatling e fare fuoco, ma ancora una volta una barriera respinse ogni suo proiettile. Itsuki scattò in avanti con le mani avvolte nei fulmini e intercettò il demone con una serie di pugni e calci che l’altro schivò o parò a fatica con la motosega del braccio rimanente, tuttavia la nuova carica elettrica non solo lo danneggiò lo stesso, ma protesse anche la ragazza dalla lama dentata dell’arma.

 

Appurato che il nemico era momentaneamente impegnato, Mizuki si rigirò verso Haruka e prese un contenitore cilindrico di metallo che le pendeva dal fianco.

 

“Vorrei chiederti più di ogni altra cosa di non combattere mai più…ma so che non puoi e non vuoi farlo. Ora meno che mai”, gli disse aprendo il contenitore e rivelando, per sorpresa dell’altro, diverse uova sode al suo interno. “Perciò mangia, Haruka. E combatti. Non per noi stavolta, ma per te stesso.”

 

“Fagli vedere chi sei, Haruka-niichan!”, urlò uno dei bambini. “Sei tu il più forte!” E subito tutti gli diedero man forte con gli incitamenti.

 

“Li senti, Haruka? Non ti ho mentito quando ho detto che sei un eroe per noi”, gli sorrise Mizuki. “Forse hai commesso dei peccati e degli errori, ma hai sempre lottato per coloro che amavi e questa è sempre stata la tua più grande forza. Noi non potremmo mai odiarti, perciò…è ora che anche tu perdoni te stesso.”

 

Perdonarsi? Dopo tutto quello che aveva fatto? Poteva davvero riuscirci?

Haruka guardò prima i bambini e poi dritto negli occhi Mizuki e, istintivamente, si ritrovò a ricambiare la stretta della sua mano sulla propria, piegando infine la bocca in un sorriso. Sì, per loro posso farlo. Devo farlo, pensò afferrando le uova e mangiandole una dopo l’altra, masticandole con l’intero guscio ancora addosso. Le forze iniziarono a tornargli rapidamente e la tremenda ferita a rigenerarsi con incredibile rapidità, mentre si sforzava per rimettersi prima in ginocchio e poi in piedi. Anche se a fatica, riuscì a rialzarsi e, preso l’ultimo uovo, si diresse verso i due duellanti, completamente assorbiti nel loro feroce scontro.

 

Non posso cancellare ciò che ho fatto, ma devo accettare che l’ho fatto perché era l’unica soluzione possibile per proteggere le persone che amavo e per salvare la vita di molti altri. Il passato ormai è passato, ora devo guardare solo al futuro. E intendo continuare a vegliare su di loro. Forse la mia è ingenuità o solo arroganza…ma è ciò che voglio davvero. Per questo, almeno per oggi, anche se dovesse essere solo per un giorno, voglio essere degno del nome di Kamen Rider!, dichiarò mentalmente prima di ficcarsi l’uovo in bocca, masticarlo vigorosamente e ingoiarlo in un sol boccone. Le proteine del cibo vennero subito assorbite dalle sue cellule e la ferita si richiuse quasi completamente; il dolore non era ancora del tutto svanito, ma il braccio era di nuovo sensibile e le sue energie si erano ampiamente ristabilite. Flettendo le dita e l’avambraccio per verificarne la funzionalità, Haruka trasformò poi la camminata in una corsa e approfittò della distrazione di Kage per colpirlo al fianco con un poderoso calcio che lo mandò a rotolare per terra.

 

“Ma guarda…il nostro Omega si è fatto crescere una spina dorsale, dunque?”, chiese sarcastico Kage rialzandosi. “Davvero un branco di mocciosi inumani e una ragazzina appena uscita dall’adolescenza sono bastati a farti dimenticare i tuoi peccati? Alquanto superficiale, non trovi? Forse-”

 

“Non ho dimenticato un bel niente. Mai potrei dimenticare”, lo interruppe Haruka ponendosi al fianco di Itsuki. “Ma non permetterò mai più al passato di frenarmi, tantomeno di lasciare che un essere spregevole come te resti a piede libero! Per Mizuki, i bambini e tutti coloro che sono morti in questi anni, io ti fermerò!”

 

“E io ti darò una mano!”, fece Itsuki guardandolo soddisfatta e battendogli una mano sulla spalla. “Sarà un piacere eliminare questo demone insieme a te! Il suo modo di fare è tra quelli che più odio!”

 

La risolutezza nei loro sguardi fece inferocire il suddetto demone, dal corpo del quale iniziò a fuoriuscire un fumo nero e denso che avvolse del tutto la sua figura.

 

“Allora così sia. La mia esistenza non finirà qui, non per mano di due sedicenti paladini della giustizia come voi”, disse la sua voce, di colpo divenuta più profonda e inquietante. “Voi Amazon non siete nuovi al concetto, dopotutto, vero? Vogliamo tutti vivere alla fine della fiera… Dunque che il diritto di vivere di uno di noi sia scelto da questo scontro all’ultimo sangue!”

 

Un’esplosione di energia oscura seguì quelle parole e fece disperdere il fumo, rivelando la nuova figura di Kage ai suoi avversari: un amalgama di tutte le sue forme precedenti. Le gambe erano quelle di Sigma, mentre il corpo era quello di Jin/Alpha ma con una corazza come quella di Chihiro e Mido, una finta ala di piume nere intorno alla spalla sinistra come Iyu e un grosso spallaccio simile a quelli di Mamoru sulla spalla destra; la testa era anch’essa quella di Jin/Alpha, seppur con l’aggiunta di scaglie verdi, di un paio di placche metalliche ai lati e di una bocca aperta piena di denti aguzzi. Aveva sei braccia delle quali le prime erano quelle di Chihiro a destra, con tanto di lama estesa, e Jin/Alpha a sinistra, le seconde erano la motosega/gatling di Mido a destra e il braccio nero di Iyu a sinistra e le terze erano entrambe quelle di Sigma ma armate con gli artigli di Mamoru. Infine, dalla schiena gli spuntavano le ali da insetto della regina formica Amazon e numerosi e lunghi tentacoli che si agitavano nell’aria, simili a quelli di Chihiro ma ricoperti di aculei. Le precedenti ferite erano sparite.

 

“Andiamo, Itsuki-san”, disse Haruka girando una delle maniglie del suo Amazon Driver. “Amazon!”

“Omega: Evolu-E-Evolution!”, provenne dalla cintura mentre una potentissima aura verde esplodeva dal suo corpo e lo trasformava di nuovo nella sua forma da battaglia. Anche le sue ferite erano completamente scomparse.

 

“Andiamo, Haruka”, ripeté Itsuki con un forte cenno del capo, venendo subito avvolta da ancora più scariche elettriche, al punto che sembrava quasi indossare un’armatura di fulmini.

 

A un comando non udibile, tutti e tre attaccarono. Kage scagliò i suoi tentacoli spinosi contro Haruka e Itsuki, ma questi corsero in avanti evitandoli o respingendoli con rispettivamente gli aculei sulle braccia e barriere elettriche. Giunti di fronte al nemico, i due lo attaccarono poi con una combinazione di pugni e calci, rapidi e potenti da parte di Itsuki e più violenti e feroci ma non incontrollati da parte di Haruka, che costrinsero Kage a difendersi con le sue molteplici braccia per poi contrattaccare: la lama estesa di Chihiro si mosse contro Itsuki mentre il braccio di Sigma e Mamoru cercò di artigliare all’addome Haruka, ma entrambi le bloccarono.

 

La motosega di Mido scattò allora insieme al braccio armato di lama di Jin verso i due, tuttavia stavolta fu Itsuki a coglierlo di sorpresa usando la sua presa sul braccio di Chihiro per trasmettere attraverso di esso una fortissima scossa elettrica a tutto il resto del corpo del demone, che si ritrovò preso a urlare di dolore e coi centri nervosi paralizzati. A quel punto intervenne Haruka, il quale prese una delle maniglie della cintura e la estrasse rivelando attaccata ad essa una spada corta, che usò subito per vibrare due potenti fendenti che prima tagliarono via il braccio di Jin dal demone e poi gli aprirono un profondo squarcio nel petto.

 

Il dolore riscosse Kage, il quale ruggì di rabbia e usò i suoi tentacoli per afferrare i due avversari e scagliarli via, dopodiché le sue mani di Sigma e Mamoru iniziarono a concentrare una grossa quantità di energia oscura che scagliò sotto forma di sfere. Haruka e Itsuki schivarono agilmente i colpi per poi ripartire all’attacco: quando altri tentacoli di Kage li assalirono, la Warrior usò stavolta un potente fulmine per disintegrarli, mentre Omega estraeva un’altra spada dalla maniglia rimasta del Driver e la usava insieme all’altra per tagliarli via. Alcuni riuscirono a passare e a ferirlo, ma il giovane non ci badò nemmeno. Si sentiva più forte e determinato che mai e non sarebbero certo stati due graffi a fermarlo.

 

“Sempre così voi eroi della luce… Ma perché non vi decidete una buona volta a piegare la testa e arrendervi?!”, gridò esasperato Kage caricando altra energia oscura e scagliando stavolta da tutte le braccia una serie di raggi nero pece che impattarono più volte sui due, scagliandoli a terra. Né la Warrior né Omega, però, rimasero a terra, anzi si rialzarono rapidamente, gli sguardi di entrambi più determinati che mai.

 

“Noi non ci arrenderemo mai a uno come te! Né tantomeno al tuo padrone Astaroth!”, replicò Itsuki creando una barriera per difendersi dai raggi, seppur a fatica. “Abbandonare la Terra e gli altri pianeti nelle mani di pazzi assetati di potere come voi…? Mai e poi mai!” E scagliò un fulmine più veloce e carico degli altri che prese in pieno petto il nemico, facendolo indietreggiare.

 

“Come ho già detto…se ti permettessi di vincere, dopo quello che hai fatto ai loro corpi…non solo Mamoru-kun e Muku, ma anche Iyu, Chihiro e Jin-san non me lo perdonerebbero mai! Per questo, ti sconfiggeremo, Kage!”, urlò invece Haruka evitando i raggi, dopodiché, sfruttando l’apertura fornita dalla compagna, rinfoderò le due spade e riestrasse una delle due maniglie svelando stavolta una lancia nera.

“Violent Break!”, emise il Driver mentre il giovane scagliava con tutta la sua forza l’arma, mandandola a trapassare l’addome del demone con un orrendo rumore di metallo, carne e ossa sfondate. Quello gemette e si portò le mani restanti al petto per strapparsi via la lancia, ma crollò poi in ginocchio per la gravità della ferita.

 

“Adesso! Andiamo!”, urlò Itsuki scattando verso l’avversario, subito seguita da Haruka. Kage si rimise in piedi a fatica e tentò di nuovo di colpirli con le sue braccia multiple, ma l’arroganza e la rabbia avevano ottenebrato la sua mente e, nella fretta di usare più potere per eliminare i suoi nemici, non aveva considerato gli aspetti negativi della sua nuova forma.

 

Le braccia multiple erano utili per attacchi a ripetizione e a distanza, ma in difesa avevano una minore capacità mobile a causa del fatto di essere tutte diverse tra loro: cercando di difendersi e contrattaccare allo stesso tempo, per di più da due direzioni opposte nello stesso tempo, riusciva a compiere solo movimenti impacciati e così finiva per scoprirsi spesso ai loro attacchi.

E difatti, dopo alcuni scambi, Itsuki riuscì ad afferrargli il braccio di Iyu in una presa di karate e, con un pugno caricato di fulmini, gli fece esplodere il gomito staccandogli così l’arto di dosso.

 

Dall’altra parte, Haruka era riuscito invece a bloccare la motosega di Mido tra gli aculei di entrambe le braccia e, prima che Kage potesse aumentare la velocità della lama o azionare la gatling, tirò alle estremità opposte strappando via la catena dentata dall’arma e piegandone la lama, dopodiché, accortosi stavolta del braccio armato di Chihiro che scendeva su di lui, lo fermò afferrandolo a mezz’aria e, puntellandosi con un piede al petto ferito del demone, tirò fino a staccarglielo. Rimasto con sole tre braccia, di cui una quasi inservibile, e grondante sangue nero da tutto il corpo, Kage indietreggiò barcollando vistosamente.

 

“Arrenditi, è finita!”, gli intimò Itsuki ricevendo in risposta solo un ringhio furente.

 

“Non è finito niente finché sono vivo!”, ribatté prima di sprigionare altro potere oscuro dal suo corpo. I tentacoli sulla schiena raddoppiarono improvvisamente di numero e le spine che li ricoprivano divennero più lunghe e appuntite per poi coprirsi a loro volta di un’energia negativa. Con un urlo bestiale, Kage vibrò una serie di frustate contro Haruka e Itsuki, sfondando stavolta le loro difese e barriere e ferendoli su tutto il corpo. I due crollarono a terra per i colpi, ma i tentacoli non si fermarono e si avvinghiarono intorno a loro per poi sollevarli in aria; sia la Warrior che Omega urlarono nel sentire le spine lacerare e scavare nella loro carne. “Siete voi che non riuscirete a sconfiggermi! È inutile che insistete!”

 

“Non importa…quante volte…ci atterrerai…”, disse tra i denti Itsuki, sopportando il dolore e richiamando il suo potere.

 

“Finché…avremo fiato…nei nostri corpi…”, continuò Haruka, muovendosi forzatamente e afferrando i tentacoli che lo stringevano.

 

“NOI COMBATTEREMO SEMPRE!!”, conclusero in coro. In quel momento, Itsuki richiamò un nuovo fulmine dal temporale soprastante che andò ad illuminare la sua figura di puro potere e disintegrò i tentacoli che la tenevano stretta. Dall’altra parte, Haruka ruggì a pieni polmoni e, in un bagliore di calda luce verde, dal suo corpo si allungarono una miriade di spuntoni che strapparono e fecero a pezzi i tentacoli che invece bloccavano lui. I due precipitarono verso terra e riuscirono ad atterrare in piedi, ma la ragazza riuscì a rimanere eretta, mentre il giovane Amazon si dovette accovacciato per le ferite riportate con l’ultima azione.

Quella vista rese Kage ancora più furioso e disperato, ma prima che potesse attaccare ancora, fu la Warrior ad anticiparlo poggiando le mani a terra ed emanando scariche elettriche attraverso il terreno fradicio. Un campo di elettricità statica si generò sotto i piedi del demone, il quale si ritrovò paralizzato sul posto.

 

“Tocca a te”, disse poi Itsuki afferrando la mano destra di Haruka. Questi rimase sorpreso nel sentire un’incredibile energia attraversarlo da capo a piedi, concentrandosi infine nel Driver. Gli occhi da rettile sulla cintura brillarono di blu elettrico e le lame sulle braccia e le gambe di Omega si avvolsero nei fulmini della Warrior. “Non otterremo nulla continuando a colpirlo con attacchi ripetuti ma inconcludenti”, continuò lei. “È ora di un bell’attacco finale! Usa pure il mio potere e dagli il colpo di grazia, Haruka!”

 

“Va bene, Itsuki-san!”, annuì lui rialzandosi e allargando le braccia in una posizione di attacco. Dopodiché scattò in avanti contro il demone, immune al campo elettrico ancora attivo grazie al potere passatogli dalla Warrior.

Kage, seppur paralizzato nel corpo, riuscì a muovere almeno i tentacoli rimastigli contro di lui, ma nonostante l’aura oscura che li permeava e potenziava, Haruka li respinse e distrusse tutti con movimenti secchi delle sue nuove lame elettriche, senza rallentare minimamente la sua corsa. Il demone urlò disperato unendo i moncherini dei tentacoli in un'unica, enorme punta affilata che scagliò verso il giovane Amazon, il quale controbatté tirando indietro il braccio destro e poi portandolo in avanti in un poderoso pugno avvolto dai fulmini.

 

““IUPITER FINAL PUNISH!””, urlarono all’unisono le voci di Haruka e Itsuki mentre il colpo distruggeva il pungiglione gigante di Kage e continuava la sua strada fino al corpo del nemico, sfondandogli completamente l’intero torace e tutti gli organi interni da sotto il collo fino agli addominali. Il demone emise degli spasmi strozzati e fece qualche passo indietro prima di crollare finalmente al suolo, sconfitto e agonizzante.

 

In quel momento, tutti i falsi Amazon rimanenti, ancora impegnati contro la squadra del 4C, si bloccarono di colpo e crollarono a terra, sciogliendosi nel giro di pochi secondi in una disgustosa poltiglia scura simile ad un misto tra fango e catrame. Anche lo strato superficiale del corpo di Kage e tutte le sue parti Amazon iniziarono a sciogliersi a loro volta e, sotto di essi, si palesò agli occhi di Haruka e della sopraggiunta Itsuki una nuova, inaspettata forma.

 

“Ma che cosa…? Sarebbe questo…il tuo vero aspetto?!”, fece il primo, sconvolto almeno quanto la compagna.

Un manichino, fu il loro primo pensiero e non era nemmeno tanto lontano dalla realtà. Aveva un aspetto umanoide ma con il corpo completamente nero e liscio, come se fosse stato avvolto in una tuta aderente, privo di particolari ad eccezione di un paio di piccoli spallacci incrinati e dei gambali di metallo anch’essi rotti. La testa era pelata e il volto non aveva alcun tratto distintivo se non un paio di occhi rossi e una bocca sottile. Era un essere talmente anonimo che, se non fossero stati consapevoli della sua vera natura, non avrebbero mai detto che fosse un demone.

 

“Ma cosa sei?”, chiese Itsuki.

 

“Non ve l’avevo già detto prima? Niente di più di un esperimento fallito”, rispose Kage in tono amareggiato. “Tuttavia potremmo dire che, persino tra i miei fratelli, io sono uscito particolarmente male. Più debole di chiunque altro, sono stato incapace di assumere persino una forma definita o di acquisire e mantenere i poteri assorbiti. Ho bisogno di nutrirmi e assimilare una fonte fisica per usarne le capacità poiché non sono in grado di assorbire tramite l’energia diretta, anche per questo ero particolarmente sensibile ai tuoi attacchi, Warrior Iupiter. Ero talmente deludente al momento della mia nascita che il mio signore non si curò nemmeno di darmi un nome, bollandomi subito come fallimento completo. Il nome ‘Kage’ me lo sono scelto io proprio per definire appieno ciò che sono: niente più che un’ombra, qualcosa che si vede per un momento e l’istante dopo è sparita, lasciando appena un senso di deja vù. Avevo preso di mira te, Mizusawa Haruka, perché non eri ancora un vero Kamen Rider e dunque pensavo che, anche con le mie abilità limitate, tu fossi il mio bersaglio ideale…ma a quanto pare mi sbagliavo.” La sua voce divenne ancora più mesta, mentre anche il suo corpo reale iniziava a sciogliersi come cera al sole. “Così è questo il mio destino. Morire poco dopo la mia creazione, privo sia di un’esistenza con un qualche senso che di un’identità… Sono nato un nessuno e morirò come un nessuno… Che vita patetica…”

 

Nel guardarlo, Haruka si sentì un nodo alla gola. Quante volte aveva visto individui combattere solo per sopravvivere? E quante volte la loro vita aveva dovuto invece essere stroncata prematuramente? Alla fine, anche lui è come me…come noi… Quando finirà questa storia?, si domandò, pur sapendo già la risposta: non sarebbe mai finita.

 

“Hai detto che Diablo ha il sangue di Serenitatis dentro di sé”, disse di colpo Itsuki. “Perché Astaroth l’ha fatto? Non è stato solo per creare il suo guerriero ideale, vero? Cosa spera di ottenere con un simile abominio ai suoi ordini?”

 

“Serenitatis ha passato millenni sigillata in un luogo indefinito contenendo dentro di sé la più terribile fonte di potere oscuro mai esistita. Letteralmente ha tenuto dentro di sé l’incarnazione stessa dell’oscurità”, rispose Kage. “Questo ha reso la sua carne e il suo sangue particolarmente adatti a contenere e sfruttare sia i poteri della luce che quelli dell’oscurità e, così, non solo ha reso il corpo di Diablo più forte e compatibile coi poteri di entrambi i mondi dei Kamen Rider, ma virtualmente l’ha reso anche capace di assorbire e sfruttare i poteri della Croce di Fuoco stessa.”

 

“La Croce di Fuoco?”

 

“Proprio così. Una straordinaria quanto misteriosa fonte di energia primordiale che si vocifera sia anche l’origine da cui sono derivati i poteri di tutti i Kamen Rider e dei loro rispettivi nemici. Una massa di puro potere costituita da un perfetto connubio tra luce e ombra, come mai se ne sono viste nell’intero Universo dai tempi della sua nascita e forse è addirittura più antica. Lord Astaroth ritiene che ci sia anche la possibilità che possa persino essere un'entità senziente, che ha generato sia i Kamen Rider che i loro nemici per farli combattere tra loro e sfruttare l’energia prodotta dalle loro battaglie per supportare l’equilibrio del creato stesso, impedendo ad uno dei due lati di luce e ombra di prevalere del tutto sull’altro. Qualunque sia la vera natura della Croce di Fuoco, comunque, l’obiettivo finale di Lord Astaroth è il medesimo: nutrire Diablo coi poteri di tutti i Rider e dei loro nemici in modo da renderlo sufficientemente forte e resistente da poter raggiungere e assorbire la Croce stessa, trasformandolo così nella sua incarnazione vivente. Un essere potente oltre ogni comprensione esistente e suo campione nella lotta contro la luce. L’invincibile combattente dell’oscurità. Il Supremo Demon Rider.”

 

A quella rivelazione, sia Haruka che Itsuki sbiancarono. Quest’ultima divenne particolarmente agitata: “Questa è pazzia! Pura follia! Come può Astaroth non rendersi conto che un simile essere è una minaccia all’esistenza stessa di entrambi i lati?! Se andasse fuori controllo, potrebbe minacciare non solo noi e i suoi nemici, ma lui stesso! Potrebbe rivoltarsi e annientare pure lui prima di distruggere l’intero Universo!” S’inginocchiò accanto al demone afferrandolo per le spalle. “Dove si trova questa Croce di Fuoco? Dov’è? Non possiamo permettere la creazione di un simile abominio!”

 

L’unica risposta di Kage fu però una risatina priva di sentimento.

 

“Spiacente, Warrior Iupiter. Io non so nient’altro, dovrai trovarti da sola le tue risposte. Sempre se farai in tempo, è chiaro.” Il suo corpo continuò a liquefarsi e la ragazza fu costretta a lasciarlo e allontanarsi. Gli occhi del demone si spostarono poi su Haruka. “Mi hai sorpreso, Mizusawa Haruka. Forse hai davvero le qualità per essere un Kamen Rider…ma mi chiedo se sarai in grado di dare alla tua vita un vero significato prima della battaglia finale. Chissà…eheheh…” E con quell’ultimo sghignazzo, la testa di Kage si sciolse insieme a ciò che restava del corpo, ponendo fine alla sua vita.

 

“Dannazione!”, ringhiò Itsuki scagliando un fulmine per terra nel vano tentativo di sfogare la frustrazione. Senza dire nulla, Haruka le mise una mano sulla spalla in un silenzioso conforto e l’altra, seppur ancora furiosa, lo accettò di buon grado iniziando presto a rilassarsi. E mentre l’adrenalina scemava, la fatica dovuta al durissimo scontro si fece subito sentire. “D-Diamine, credo di non essermi mai spinta così in là coi miei poteri”, commentò ansimante crollando sulle ginocchia, mentre Mizuki e il resto della squadra correvano da loro.

 

“Ragazzi, state bene?”, chiese preoccupata ad Haruka, affiancandosi a lui per aiutarlo a sostenersi, mentre i suoi compagni facevano lo stesso con Itsuki.

 

“Tranquilla, Mizuki. Un po' di riposo e sarò in forma come sempre. Itsuki-san ha bisogno di aiuto più di me”, disse Haruka, ma la ragazza si limitò a scrocchiarsi il collo.

 

“Non ce n’è bisogno, sto bene. Se quanto Kage ha detto è vero, ora la priorità è raggiungere le ragazze e gli altri Kamen Rider.”

 

“Ma dove sono? E soprattutto COME ci arriviamo?”, domandò Haruka.

 

Fortunatamente il cielo era finalmente dalla sua parte quel giorno e gli mandò un piccolo aiuto.

 

“A questo possiamo pensare noi”, disse una voce all'improvviso. Voltandosi i tre videro nientepopodimeno che Kadoya Tsukasa, sempre con la sua espressione da schiaffi ma conciato decisamente male rispetto all’ultima volta che Itsuki l'aveva visto, con più di un graffio su guancie e collo e la camicia strappata, mentre al suo fianco c'era...

 

“Angelica?!”, esclamò Itsuki correndo verso la futura custode delle dimensioni, attualmente nella sua divisa dell'accademia Moon Space. Una giacca a maniche lunghe bianca, con gonna fino alle ginocchia e sulla cintura l'emblema del regno di Moon White: uno spicchio di luna dorato.

 

“Ciao, Itsuki, scusa il poco preavviso, ma questa è una parte dello spazio-tempo molto delicata”, salutò la castana abbracciando l'amica e rivolgendosi poi a tutti i presenti. “È un piacere conoscervi. Io sono Angelica Mary Earth, mentre lui è Kadoya Tsukasa, alias Kamen Rider Decade.”

 

“Sono comunque felice di vederti. E anche te, mr. Distruttore di mondi”, rispose Itsuki dando al Rider dimensionale uno sguardo quasi tagliente, sebbene Haruka e gli altri stessero usando un atteggiamento un po' più cauto e rispettoso. “Sbaglio o ti hanno pestato di brutto di recente?”

 

“È del sarcasmo quello nella tua voce? Non mi sembra che tu stia tanto meglio. Il tuo completino è alquanto stracciato”, replicò Tsukasa con lo stesso tono, condito con un’ulteriore nota di scherno che fece strizzare infastidita gli occhi alla Warrior.

 

“Ehm, tu saresti quel Decade di cui parlava Itsuki, giusto?”, chiese lievemente timoroso Haruka, sia per curiosità che per fermare il confronto tra i due.

 

“Esatto, invece Angelica viene spesso dal futuro a farci visita. È anche una delle ragazze più enigmatiche che conosco”, gli rispose Itsuki.

 

“Già, proprio io. E tu devi essere il giovane Amazon Omega-kun. Sei fortunato, siamo qui per farti un regalo”, disse Tsukasa prendendo il suo Driver.

 

“Davvero?” Haruka era decisamente confuso ora.

 

“Prima che cominciamo, Itsuki, Athena mi ha detto di salutarti. E' in missione, altrimenti sarebbe venuta di persona.”, li interruppe Angelica, nominando la figlia di Itsuki, una ragazza tutto pepe e a volte anche piuttosto violenta.

 

“Sta bene?”


“Dovresti chiederlo ai mostri che deve affrontare”, disse ironica Angelica, ben conscia di cosa potesse fare la compagna in certe situazioni…

 

 

Roma, 2998

 

La città eterna non se la passava bene negli ultimi vent'anni, da quando la regina Gaia Aurora sembrava essere impazzita e aveva dichiarato guerra al resto della sua famiglia. Quasi tutti i civili erano stati evacuati dalla flotta lunare, e a riempire le strade vi erano soltanto mostri di ogni forma e dimensione... anche se quella notte qualcun altro aveva osato sfidare la sorte nella capitale del pianeta.

 

Nei pressi della zona che un tempo fu il Vaticano, fulmini verdi si alzavano verso il cielo insieme a varie creature che tentavano di raggiungere la creatrice dei suddetti. Una ragazza dell'apparente età di sedici anni, dai capelli verdi raccolti in una coda di cavallo lunga fino alle gambe, con un vestito da combattente dello stesso colore e uno sguardo quasi psicotico.

 

“AHAHAHA! Avanti, bestiacce, provate pure a toccarmi!”, gridò Athena Santarossa, nome in codice Moon Storm, distruggendo il cranio di un mostro avvicinatosi troppo con un semplice calcio e poi causando un'esplosione, prima di tornare a ridere con una folle gioia che avrebbe inquietato lo stesso Lucifero.

 

 

2018

 

“Già, immagino”, commentò la guerriera di Giove, felice che la figlia desse comunque onore alla propria eredità, mentre Tsukasa osservava divertito il quadretto. Si schiarì poi la voce per riprendere l'attenzione di tutti.

 

“Comunque, come sapete già, il tempo è agli sgoccioli, quindi dobbiamo assolutamente fare una cosa. Henshin!”, disse inserendo una carta nel Driver e assumendo la propria forma base; in quel momento però, Angelica gli attaccò sul petto un fermaglio identico a quello che portava lei sulla gonna, facendo diventare la sua armatura tutta argentata.

 

“Era proprio necessario?”, fece seccato Tsukasa indicando la spilla a forma di falce di luna appena messagli addosso dall'amica.

 

“Tradizioni, Tsukasa, tradizioni…”, lo incitò la principessa in tono birichino. Il povero Kamen Rider si mise esasperato una mano sulla fronte, prima di fare cenno ad Haruka di inginocchiarsi, lasciando l’Amazon completamente spaesato e confuso.

 

“P-Perché?”, riuscì solo a chiedere.

 

“Non c’è tempo ora per lunghe spiegazioni, ma diciamo che, dopo la tua ultima battaglia, io e Angelica riteniamo che tu abbia soddisfatto appieno i requisiti per poter essere un Kamen Rider”, spiegò Tsukasa sconvolgendo Haruka. “Sei una gemma ancora un po’ grezza, ma il tuo bagliore è già accecante, il che dimostra il tuo valore. Hai combattuto per la libertà e la vita di coloro che ami e questo ti rende onore e meritevole del nostro titolo. La tua forza ci servirà sicuramente contro Diablo e Astaroth, quindi non tentennare e inginocchiati.”

 

Haruka rimase per un attimo come paralizzato, insicuro sul da farsi, ma Mizuki e Itsuki gli misero ciascuna una mano sulla spalla e gli sorrisero, incoraggiandolo silenziosamente ad accettare quell’onore imprevisto. Annuendo, il giovane Amazon decise di non esitare e, fattosi avanti, s’inginocchiò davanti al Rider dimensionale.

Tutti mantennero il fiato, era come se fossero improvvisamente piombati in un film medioevale e sentissero un'atmosfera quasi cavalleresca.

 

“Mizusawa Haruka, in nome della regina Gaia Aurora, della regina Siren Moonacre e di tutti i nostri compagni di ogni generazione di Kamen Rider, ti nomino seduta stante Kamen Rider Omega”, recitò solenne Tsukasa, come un cavaliere dei tempi antichi, posando la spada prima su una spalla poi sull’altra del giovane, che alla fine si alzò orgoglioso. Non era solo a causa dell'investitura, si sentiva davvero un uomo nuovo. Il suo Amazon Driver parve rispondere al suo stato emotivo perché gli occhi brillarono di smeraldo per un istante.

 

“G-Grazie, Tsukasa- san. Farò del mio meglio per essere all'altezza della vostra eredità”, affermò Haruka, più che determinato a dimostrarsi degno dell'onore appena fattogli dai due viaggiatori dimensionali.

 

“Non ringraziarmi ancora, Omega-kun. Prima...”, lasciò in sospeso Tsukasa convertendo la spada nella sua forma di pistola e sparando apparentemente verso il nulla. Sorprendentemente, però, i proiettili impattarono davvero contro qualcosa di invisibile a lato della radura. Il punto colpito da Tsukasa cominciò quindi a colorarsi di nero e viola, rivelando piano piano un'ala da pipistrello e il suo possessore... Diablo in persona. “Sentivo che c’era un imbucato a questa cerimonia.”

 

“Oh, scusate l'intrusione, Decade-senpai, Omega-senpai, ma non mi sarei perso un simile evento per nulla al mondo”, disse ghignante il Rider demoniaco per poi ampliare la sua aura, facendo cadere a terra tutti gli umani presenti. Persino Haruka ebbe problemi a stare in piedi, stanco com'era. Poteva avvertirlo: quell'essere era proprio come Kage l'aveva descritto: un autentico predatore il cui unico obbiettivo era prendere i poteri degli altri Kamen Rider. E aveva tutti i mezzi per riuscirci.

 

“Diablo...”, sussurrò Itsuki, il suo sguardo perso per un momento prima che diventasse un dipinto di pura di ferocia e la figura della ragazza si trasformasse caricando l'aria di elettricità pura. “ORA FACCIAMO I CONTI, STRONZO!”, gridò prima di venire però fermata da Angelica, messasi davanti a lei.

 

“No, Itsuki, non sei ancora abbastanza forte per competere con lui. Lascia fare a Tsukasa”, insistette la figlia del fuoco, riuscendo a calmare la biondina, mentre il suddetto Rider incrociava la sua spada con quella di Diablo. “Mi raccomando, conto su di te!”, gli gridò.

 

“Ovviamente. Santo cielo, ma perché devo sempre fare tutto io?”, ribatté sarcastico Tsukasa generando un portale dimensionale accanto a sé e Diablo, il quale sembrò sorprendersi per quella mossa improvvisa. “Haruka, Itsuki, ci rivedremo a Osaka, ma dovete partire al più presto!”, gridò afferrando con forza l’avversario affinché non scappasse e buttandosi insieme a lui nel portale, richiudendolo subito dopo. Haruka e Itsuki tornarono quindi col fiato corto da Angelica.

 

“D-Dove sono andati?”, chiese Haruka, impressionato e allo stesso tempo terrorizzato da quanto visto.

 

“Dove sono andati loro non ha importanza. Quello che importa è dove andrete voi”, disse Angelica, creando un portale identico a quelli di Tsukasa. “Questo varco vi porterà nel mondo degli altri Kamen Rider. Le altre Warrior sono con loro. Riposate e poi raggiungeteli. Ah, Haruka, tieni anche questo.”, disse la giovane (per modo di dire) custode delle dimensioni prima di prendere un nuovo Driver, simile a quello di Haruka, ma con l'effigie decisamente più piccola e metallica, di colore rosso e argento e con un unico occhio dorato al centro.

 

“Il mio Neo Driver?! Come l'hai avuto?”, esclamò Haruka stupefatto, riconoscendo la cintura che aveva usato per raggiungere la propria forma finale, fino a quando non venne distrutta da quello psicotico di Mido.

 

“L'ho ricostruito personalmente, non è stato troppo difficile con l'aiuto delle mie compagne”, gli rispose Angelica sorridendo e mettendolo tra le mani dell'appena nominato Kamen Rider. “Scoprirai che è un po' più stabile rispetto all'altra versione. Temo che non potremmo rivederci prima della fine di quest'avventura, quindi vi auguro di sfondare un bel po' di demoniache chiappe.”, concluse la principessa prima di sparire in un lampo cremisi.

 

“Uff, come al solito devi tirarle qualsiasi informazione con le pinze. Decisamente non ha preso da Reiko”, borbottò Itsuki.

 

“E io che pensavo di avere amici strani”, ridacchiò Haruka prima di dirigersi con lei e gli altri verso l’orfanotrofio.

 

*****

 

Il giorno dopo i due si erano preparati alla partenza, con zaini carichi di roba da mangiare e oggetti vari. La sera prima avevano anche ricevuto il messaggio di Martina alle altre Warrior e Rider ed erano più che ansiosi di raggiungere il resto della loro brigata per partecipare a quello che speravano essere l'ultimo scontro contro le forze di Astaroth. Il varco creato da Angelica si trovava ancora lì, oggetto di paura e speranza al tempo stesso da parte della nuova coppia di partner.

 

“State attenti, sarebbe una vergogna se due ragazzi così coraggiosi incontrassero la loro fine tanto presto”, disse loro Shido in tono paterno, dando una pacca sulle spalle ad Haruka.

 

“Tranquillo, comandante, siamo sopravvissuti a peggio. E quando torneremo, troveremo un posto veramente sicuro per tutti i piccoli”, lo rassicurò Itsuki.

 

“Dici sul serio, Itsuki-san?”, chiese speranzosa Mizuki.

 

“Non dovrebbe essere un problema con l'Arcadia a disposizione. Un bel pianeta con tanta roba da mangiare per questi bambini ci sarà sicuramente”, spiegò Itsuki abbracciando l'ultimo dei marmocchi Amazon, venuti a salutare il loro fratellone e la loro nuova amica.

 

“Sei una ragazza coraggiosa, Itsuki-san, sono certa che un giorno riuscirai a confessare tutto alle tue compagne e perdonarti”, le disse la ragazza abbracciandola a sua volta.

 

“Grazie, ma per ora la destinazione è Osaka”, rispose lei, lasciandole spazio per abbracciare e salutare anche Haruka.

 

“Aspetterò il tuo ritorno, Haruka”, gli disse dolcemente. “Sempre.”

 

“Tornerò presto. Te lo prometto”, replicò lui con altrettanto calore, per poi salire in moto insieme alla nuova amica ed entrare nel portale con un colpo di gas. Dopo un momento in cui non videro altro che grigio, si trovarono accanto a un'autostrada che Itsuki riconobbe immediatamente.

 

“Uh, ho fatto questa strada decine di volte. Sembra che i nostri mondi non siano poi così diversi”, commentò Itsuki mentre Haruka rimetteva in moto.

 

“Allora meglio sbrigarsi, non vedo l'ora di conoscere i nostri nuovi compagni.”

                                                                                                                        *****

Haruka Mizusawa, aka Amazon Omega, aka Kamen Rider Omega (story exclusive): protagonista indiscusso della serie Kamen Rider Amazonz, spin-off e reboot  fatto durante l’era Heisei (= post 2000) della serie dell’era Showa (=  pre 2000), Kamen Rider Amazon. Creato durante il progetto Amazon della compagnia Nozoma Pharmacy, Haruka fu il terzo esemplare a venire creato e si distinse dagli altri della sua specie in quanto venne generato tramite l’inserimento di DNA umano all’interno di cellule Amazon. Tenuto inizialmente rinchiuso a causa del suo temperamento aggressivo, a seguito della fuga degli Amazon dall’istituto di ricerca, venne preso dalla direttrice Reika Mizusawa, colei che aveva anche donato il DNA umano necessario per la sua creazione, sotto la sua supervisione e adottato da lei come un figlio. Per i successivi due anni, Haruka visse segregato nella casa di Reika, tenendo sotto controllo il suo lato Amazon con degli inibitori farmaceutici e stringendo un forte legame con la figlia biologica della direttrice, Mizuki, la quale era anche l’unica vera compagnia del giovane e l’unica sua fonte di intrattenimento e interesse, vista la sua vita reclusa. Col tempo, però, la natura soppressa e i flashback del periodo in gabbia del giovane Amazon lo spingono sempre di più a ribellarsi finché, un giorno, dopo aver segretamente smesso di prendere gli inibitori, il lato Amazon di Haruka si risvegliò e, trasformatosi nella sua vera forma, attaccò degli Amazon impegnati in battaglia con una squadra del 4C (forza speciale assunta dalla Nozoma Pharmacy per eliminare gli Amazon fuggitivi) e qui entrò anche in contatto per la prima volta con Jin Takayama, creatore degli Amazon stessi e Amazon Alpha. Questi lo sopraffò e portò via con sé per metterlo al corrente della sua vera natura e la sua compagna, Nanaha, fornì ad Haruka l’Amazon Driver, permettendogli di trasformarsi senza perdere il controllo. Da quel momento, per soddisfare la sua natura predatrice e combattente da sempre repressa, Haruka divenne parte della squadra del 4C capitanata da Makoto Shido per cacciare ed eliminare gli Amazon che minacciavano gli umani. Col tempo, però, Haruka iniziò a sentirsi combattuto tra le sue due nature, in particolare dopo la scoperta che molti Amazon non volevano mangiare gli umani e desideravano solo sopravvivere e vivere in pace come gli umani, fino al punto in cui decise di distaccarsi da tutti e proteggere sia gli umani che gli Amazon bisognosi di aiuto, arrivando così a separarsi dal 4C e Mizuki e a scontrarsi ripetutamente con Jin, deciso invece ad eliminare ogni Amazon esistente. Il giovane portò avanti questa crociata personale per più di 5 anni, finché, dopo la morte di alcuni tra i suoi più cari amici e quella per mano sua e di Jin del figlio di quest’ultimo, Chihiro, decise di non combattere mai più e si mise a scappare dal 4C, ormai intenzionato a distruggere del tutto gli Amazon. Riunitosi e fuggito anche grazie a Mizuki( unitasi nel frattempo al 4C nella speranza di rivedere il giovane Amazon), Haruka incappò in un orfanotrofio di bambini Amazon vegetariani, dove strinse amicizia con una bambina di nome Muku. Dopo un primo momento sereno, però, scoprì che si trattava in realtà di una fattoria per creare e crescere Amazon grazie alle cellule di Jin, lì tenuto prigioniero, i quali erano poi usati come cibo per gli umani. Inorridito e furioso, Haruka ingaggiò un duello terribile con il direttore Mido, in realtà un Amazon come lui, ma ne uscì pesantemente sconfitto e Jin riuscì a scappare approfittando della fuga dei bambini. Muku, anche lei ferita a morte, chiese ad Haruka di mangiarla per riprendersi e sopravvivere e questi, seppur riluttante, eseguì per poi inseguire Jin, che intanto aveva ucciso Mido e intendeva fare lo stesso coi bambini. Haruka affrontò così Jin in un ultimo violentissimo e sanguinoso duello da cui emerse vincitore dopo aver finalmente ucciso il suo vecchio mentore, amico e rivale. Da quel momento si mise in viaggio, in cerca di una sua identità e di un nuovo scopo, nonché del perdono per il suo passato, con la promessa implicita a Mizuki, diventata la responsabile dell’orfanotrofio, di tornare da lei. All’inizio, Haruka è un tipo molto mite e calmo, odia la violenza e ha una passione per i pesci e gli acquari, tuttavia si sente anche frustrato per la sua vita di reclusione in casa Mizusawa e l’uso forzato dei farmaci inibitori; nonostante tutto rispetta la sua madre acquisita Reika e ama molto la sorella acquisita Mizuki, sua unica amica. Dopo la manifestazione del suo lato Amazon, tuttavia, inizia a diventare molto più audace e aggressivo, soprattutto in battaglia contro altri Amazon, pur sentendosi spesso in conflitto con sé stesso per la caccia ai suoi simili; col tempo quel conflitto scaturì in uno sconvolgimento interiore quando realizzò che umani e Amazon avevano i medesimi desideri e provavano le medesime emozioni, così decise di lasciare la squadra di sterminio e proteggere tutti coloro che riteneva essere meritevoli di vivere in pace. Anni dopo, Haruka dimostra due personalità distinte: una più gentile, generosa e protettiva verso i suoi cari e una fredda, decisa e combattiva verso i suoi nemici, tuttavia il conflitto interno ed esterno tra le sue due nature ha finito per renderlo un emarginato tra gli Amazon e un ricercato tra gli umani, rendendolo anche parecchio frustrato e triste, con la sensazione di non avere un posto in cui tornare. Questi sentimenti divennero disperazione e depressione dopo la morte di Chihiro e Iyu e l’uccisione di Muku e Jin per sua mano, al punto da fargli desiderare la morte stessa; solo il pensiero e il supporto di Mizuki gli permisero di andare avanti. In battaglia, all’inizio, vista la sua mancanza di esperienza combattiva, Haruka si affida solo alle capacità sovrumane, all’istinto e alla ferocia del suo lato Amazon e dunque risulta molto forte e violento ma anche impacciato e inesperto. Col tempo e numerosi scontri con nemici anche molto più forti di lui, però, acquista una capacità combattiva invidiabile e discrete abilità marziali che, combinate con la sua volontà ferrea e i poteri datigli dall’Amazon Driver e dal suo lato Amazon, gli permettono di tenere anche testa a combattenti ben più esperti e abili come Jin, arrivando addirittura a sconfiggere quest’ultimo dopo un durissimo duello all’ultimo sangue.
 
 
 

                                                                                                                                     *****

Salve a tutti, speriamo che il nuovo capitolo sia stato di nostro gradimento, per noi è stato molto divertente scrivere e leggere di questo bellissimo spin off della serie principale, con tanto dei vari dettagli (psicologici e materiali) più macabri. Se volete ancora scontri più realistici come in questo capitolo, non avete altro da fare che chiedere, speriamo intanto di postare uno o due ulteriori capitoli prima di fine anno, se la situazione ci sarà favorevole. Intanto grazie a tutti i nostri recensori, continuate a seguirci.

Cogliamo inoltre l'occasione per dirvi che l'era Reiwa, iniziata questo primo Maggio per il Giappone in generale, ora è ufficialmente cominciata anche per i Kamen Rider. L'ultima serie Heisei, Zi- O, che io e Xephil volevamo ' festeggiare' con questa storia in quanto essa stessa un crossover tra le altre stagioni, è finita un paio di settimane fa( e per di più l'ultimo Kamen Rider secondario a essere introdotto aveva proprio un tema lunare, guarda la coincidenza) e ora comincia Zero- One, il primo Reiwa Rider. Il nome di questo nuovo periodo del Giappone dovrebbe significare 'Era dell'armonia' e sicuramente tutti speriamo che sia tale per tutto il mondo, ma almeno per il momento limitiamoci a godere le avventure di questi eroi, che uno scontro dopo l'altro cercano di insegnare a chiunque li guardi appunto i principi di fratellanza, pace e libertà. Come dice appunto Zero- One, ' A jump to the sky turns to a Rider Kick'. Personalmente voglio vederlo come un segno di speranza.

Prossimo capitolo: " Warrior Mars e lo stregone della speranza, Wizard!"

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Warrior Mars e lo stregone della speranza, Wizard ***


                                                                                     Capitolo 7: Warrior Mars e lo stregone della speranza, Wizard
 
 
La città di Tokyo, da ormai quasi cinquant'anni, passava di rado momenti tranquilli. I criminali venivano fermati quando possibile dalla polizia, ma c'erano altre creature, dotate di una malvagità quasi umana e che non perdevano occasione per complottare col favore delle tenebre ogni notte. Quella non faceva eccezione
 
In un vicolo, non lontano da una discarica, un gruppo di mostri si era radunato davanti a un trono di bidoni sopra il quale stava il loro leader. Nessuno di loro era uguale all'altro, assomigliavano tutti ad animali umanoidi corazzati, mentre il loro capo era totalmente ricoperto da un mantello lercio, da cui uscivano solo una coda da serpente e un paio d'ali.
 
“Avete scagliato quella fattura su Wizard?”, domandò l'essere con voce profonda e potente, mentre il più vicino degli altri esseri, una sorta di coniglio, si inchinava.
 
“Sì, signore. Basta che Mars dica il proprio nome e l'attaccherà istantaneamente. Sarà un grande spettacolo”, rispose questi con tono piuttosto allegro, prima di vedere il suo signore prendersi la testa tra le mani e urlare. Provarono ad aiutarlo, ma lui mandò via chiunque gli si avvicinasse con un semplice gesto della mano.
 
“No, non serve. So cosa dobbiamo fare”, rispose lui, mentre qualcosa sulla sua fronte scintillava.
 
*****
 
Nel frattempo, una certa ragazza dai capelli neri si stava girando sulla panchina dov'era finita la notte precedente, cercando anche nel sonno una posizione comoda, il suo bel visino che veniva distorto da sporadici grugniti. Una mano picchiettò all’improvviso sulla sua guancia e lei la scacciò via.
“Mamma, lasciami dormire”, si lamentò girando la testa contro le sbarre della panchina e tornando a russare. Purtroppo la povera guerriera di Marte venne interrotta dal suo meritato sonno quando la stessa mano la fece girare e le puntò qualcosa di freddo sul naso.
 
“Signorina, le consiglio di non muoversi e rispondere a tutte le mie domande pacificamente”, disse una voce molto severa e dura, svegliando finalmente Reiko. Appena aprì gli occhi, quest’ultima si ritrovò davanti una donna dai capelli neri tagliati corti, vestita con un completo molto formale e soprattutto armata con una pistola puntata dritta sul suo viso!
 
“Ah! Chi è lei?!”, chiese la Warrior mettendosi subito a sedere e alzando le mani in segno di resa. Per tutta risposta, la donna sconosciuta estrasse un distintivo della polizia di Tokyo.
 
“Questo dovrei chiederglielo io. Ufficiale di polizia Daimon Rinko!”, si presentò. “Personalmente non considero il vagabondaggio un reato, ma il solo fatto di trovarsi qui la rende un po' sospetta. Mostri i documenti.”
 
“Oh, mi scusi. Ecco, sono finita qui per caso”, si scusò la guerriera di Marte, sperando di non venir presa per una drogata. Provò a prendere i suoi documenti, ma si ricordò di averli dimenticati a casa; non aveva neanche il telefono o la carda di credito della Moonlein Bank.
 
“Senza offesa, signorina, ma conoscendo questo negozio lo trovo difficile. Può mostrarmi un documento?”, disse lei indicando il negozio dietro di lei. Reiko la guardò con uno sguardo un po' pietoso.
 
“Agente, mi dispiace davvero, ma sono arrivata qui per caso. Se ho dato fastidio a qualcuno, non era mia intenzione. Comunque sono la proprietaria del Moonlein Hotel, Ai Reiko, può chiamare lì per garantire la mia identità.”
 
“Moonlein Hotel? Mai sentito nominare”, rispose la poliziotta, confusa dal nome e lasciando la giovane altrettanto confusa.
 
“Sta’ scherzando, vero?”, chiese la Warrior stupefatta. Ciò che era successo all'hotel anni prima era uno dei più grandi scandali della storia di Tokyo, dubitava ci fosse anche un solo poliziotto in tutta la città che non ne fosse a conoscenza.
 
“Scusi, signorina, perché dovrei conoscerlo?”, domandò la poliziotta ancora un po' sospettosa.
 
“Ehm, perché il vecchio proprietario ha fatto un massacro e attorno ci appaiono sempre mostri incappucciati?”, chiese Reiko, non dicendo ovviamente che il padre adottivo l'aveva fatto perché posseduto da un demone, prima che un uomo e un ragazzo uscissero dal negozio.
 
“Oh, Rinko-san, tutto bene?”, chiese quest'ultimo. Era piuttosto anziano, non molto alto e con un po' di pancetta, i capelli grigi tenuti a caschetto. Il giovane aveva invece corti capelli neri ed era vestito in maniera molto vistosa e un po' infantile, consistente in una camicia colorata, pantaloncini e uno zaino.
 
“Sì, va tutto bene, Wajima-san. Voi precedetemi pure al parco. Risolvo le cose con questa ragazza e arrivo”, gli rispose la poliziotta.
 
Pochi minuti dopo, le due donne erano in macchina. Reiko era riuscita a convincere Rinko a portarla al Moonlein Hotel, ma quest’ultima continuava a insistere che non ci fosse niente a quell'indirizzo. Cosa che francamente spaventava non poco la Warrior, la quale sospettava già che lo scontro avvenuto alla spiaggia avesse avuto conseguenze molto più complicate di un semplice teletrasporto, ma doveva vedere per credere.
“Non è possibile, sono cresciuta in quel palazzo”, insistette fino a quando arrivarono nella zona dove si trovava l'albergo di cui era proprietaria. Purtroppo, ricevette un'enorme delusione: al posto dell'edificio, c'era solo un parco giochi.
 
“Signorina, mi dispiace, ma come le ho detto non c'è nessun palazzo a Tokyo con quel nome”, disse desolata Rinko. La povera Reiko cadde in ginocchio, sentendo le ginocchia come sciogliersi.
 
“Ma non è possibile! I miei genitori adottivi l'hanno avuto ancor prima di prendermi, ho pulito io stessa le macchie di sangue nell'atrio dopo il massacro, ho diretto io i lavori per rinnovarlo e l'ho riaperto!”, sussurrò la principessa a un passo dal piangere. Rinko, vedendola così triste, si avvicinò a lei con fare confortante. Si rimproverò mentalmente di quant'era stata dura con quella ragazza così giovane, aveva lasciato che il sospetto e la paura offuscassero il suo giudizio. Certo, non era del tutto convinta della storia che le aveva raccontato, ma non c’era dubbio che avesse passato un’esperienza traumatica in passato.
 
“Reiko-chan, non so cosa ti sia successo veramente, ma ho degli amici che si occupano di casi difficili, forse...”, cominciò col tono più gentile che aveva, ma prima che potesse finire la frase, una sfera d'energia esplose accanto a loro facendole sobbalzare, fortunatamente rimasero illese.
 
“Oh, peccato, devo esercitarmi di più nel tiro al bersaglio”, disse il responsabile. Voltandosi le due donne videro un piccolo gruppo di esseri mostruosi.
 
“Ah, ci mancavano solo i demoni!”, esclamò seccata Reiko voltandosi verso i nuovi avversari, che però ricordavano solo vagamente le creature cui era abituata. La maggior parte era simile a creature umanoidi con le corna, la cui pelle sembrava fatta di creta decorata da linee dorate e armati di lance, mentre i tre che guidavano il gruppo ricordavano animali antropomorfi corazzati: una lince, un coleottero e un unicorno.
 
“Phantom, prego! Siamo solo fortunati a servirne due”, rispose il primo affilandosi gli artigli sull'avambraccio corazzato.
 
“Ehi, tu sei quello che ha provato a decapitarmi l'altra sera!”, lo accusò Rinko puntando la pistola e sparando un paio di colpi, prontamente bloccati da un'onda telecinetica da parte dell'unicorno.
 
“E ce l'avrei anche fatta, se Beast non mi avesse fermato!”, imprecò l'essere con tono minaccioso.
 
“Ma stavolta rimedieremo, prendendoci le vostre teste!”, osservò l'ultima creatura sfoderando gli artigli.


“Rinko-san, mettimi dietro di me!”, gridò Reiko alla poliziotta, che per qualche sorta d'istinto ubbidì, per poi assistere stupefatta allo spettacolo di fiamme che avvolse la ragazza, la quale ne uscì vestita col proprio abito da combattimento. “Mar Patrem Spiritum! Mihi Virtutem Tuam! Sono la figlia di Marte, e sarete sconfitti in nome del padre della guerra!”
 
Le tre creature si lanciarono contro la guerriera di Marte, che impassibile evocò il suo scettro e si avvolse in un alone di fuoco. Il Phantom dall'aspetto di lince si diresse subito verso Aurora ad artigli sguainati, i quali furono contrastati dalla punta della sua arma, prima che un calcio lo colpisse proprio alle tempie sbattendolo lontano. Il Phantom scarabeo intanto si era avvicinato alle sue spalle e aveva creato una raffica di sfere d'energia.
 
“Reiko-chan, dietro di te!”, esclamò Rinko con ottimo tempismo, facendo voltare in tempo la sua nuova amica, che fece scorrere rapidamente le sue mani lungo lo scettro generando un alone di calore puro.
 
“Martis Ira!”, pronunciò scagliando un raggio di fiamme concentrate che respinse tutte le sfere e si diresse contro il Phantom, il quale, troppo lento per schivare, si ritrovò un buco in pieno petto e cadde a terra per poi disintegrarsi in decine di frammenti luminosi. I suoi compagni rivolsero uno sguardo inferocito alla guerriera di Marte e fecero un cenno ai loro soldati.
 
“UCCIDETELA!”, gridò quello dall'aspetto di unicorno.
 
Reiko evocò quindi Excalibur e rispose all'assalto con una raffica di fendenti e calci, ma sebbene non troppo forti o rapide, quelle creature di creta erano molto abili e si muovevano come un solo uomo, mentre il loro obbiettivo era abituata a combattere in gruppo, riuscendo a ferirla più volte. Fortunatamente Rinko non era rimasta a guardare e sparava appena possibile, bucando i crani di quei cosi.
“Reiko-chan, dobbiamo scappare!”, gridò alla ragazza, che non se lo fece ripetere due volte.

“Va bene, ho qualcosa che dovrebbe aiutarci!” Reiko schivò altri attacchi, prima di rispondere con sfere di fuoco per crearsi abbastanza spazio di manovra, poi unì quanta più energia possibile in entrambe le sue armi e le sbatté a terra, creando un'esplosione che avvolse l'intero campo di battaglia e accecò i nemici. Quando i due mostri al comando tornarono finalmente a vedere, c'erano solo un'enorme nuvola di fumo per tutta la strada, un cratere al posto dei loro servitori e nessuna traccia della Warrior e della poliziotta, già saltate e scappate in macchina, che al momento andava al massimo consentito.
 
“Ma che erano quei cosi? Sembravano conoscerti!”, esclamò Reiko, lievemente affannata dalla tecnica che aveva usato per scappare.
 
“Si chiamano Phantom. Sono delle specie di... Li hai chiamati demoni, credo sia un termine adatto, anche se la faccenda è molto più complicata”, disse rapidamente Rinko prendendo una curva con altrettanta rapidità.
 
“Definisci complicata”, chiese Reiko, che mai come in quel momento benedisse chiunque avesse inventato le cinture di sicurezza.

“Esistono delle persone dette Gate, che nascono con una potente energia magica nel corpo, pur non potendola controllare. Se mai dovessero sentire un enorme senso di disperazione, diventano come quegli esseri, il cui unico desiderio è creare altri Phantom e che non si fermano davanti a niente pur di rovinare la vita dei loro obbiettivi e delle altre persone. Anch'io ero un Gate e ho rischiato di diventare un Phantom, ma sono stata salvata in tempo da un amico che ha 'distrutto' il mio Phantom interiore”, spiegò ansiosa Rinko.
 
“Ah, ora comincio a capire perché hai sospettato di me.”
 
“Già, scusami. Pensavo potessi essere un Phantom venuto a cercare Haruto.”
 
“Però, K-Kami, ma come può esistere una cosa del genere?”, chiese sgomenta la mora massaggiandosi la fronte, ancora stupita dalla caterva di informazioni che aveva appena ricevuto.
 
“Vorrei saperlo anch'io. L'unica cosa di cui sono certa è che se un Gate riesce a controllare le sue emozioni prima di completare la propria trasformazione, può diventare uno stregone. Proprio come è successo all’amico di cui ti ho detto, Soma Haruto.”

“Intendi stregoni alla Merlino e compagnia?”
 
“Più o meno. Ma con più calci in culo .”
 
“Prima hanno menzionato un certo Beast, chi sarebbe?”
 
“Nitoh Kosuke, alias Kamen Rider Beast. Un altro mio amico diventato stregone. Quegli esseri mi avevano inseguito qualche sera fa e lui mi ha difesa e li ha allontanati, finendo però per prendersi un colpo diretto a me durante lo scontro. L'avrebbero dovuto dimettere dall’ospedale oggi e avevamo intenzione di festeggiare tutti insieme al nostro parco preferito. Cambiando argomento, cos'erano i tuoi poteri? Ho visto vari stregoni all'opera e, per quanto simile, tu non lo sei.”
 
-Kamen Rider?!-, pensò Reiko stupefatta. Che fosse finita nella loro dimensione? “Rinko-san, per favore, andiamo a questo ritrovo. Spiegherò lì tutto.”

“E va bene. Forse Haruto ci aiuterà a capirci qualcosa.”
 
Pochi minuti dopo le due donne erano arrivate a un piccolo parchetto dove si trovava parcheggiato un furgone di dolci ambulante con dietro il bancone una donna dall'aria piuttosto...ahem…maschia, che stava dando delle ciambelle enormi a un giovane uomo di bell’aspetto, dai capelli castano chiaro e vestito con una giacca nera sopra una maglietta bianca e dei pantaloni rossi. Lì vicino, un altro gruppetto di persone chiacchierava allegramente, tra i quali Reiko riconobbe l’anziano e il ragazzo che aveva visto quella mattina, insieme a un altro uomo un po' più giovane di Rinko con capelli biondo scuro incredibilmente disordinati e indossante un giubbotto in pelle sopra una maglia gialla e dei jeans, oltre a una benda da ospedale sulla testa. C'era anche un bambino di circa sei anni che corse subito verso Rinko quando la vide; la poliziotta lo prese immediatamente in braccio con un gran sorriso.
 
“Rinko-obasan, avevi promesso che saresti venuta subito”, disse il bambino con una finta smorfia scontenta.
 
“Scusa, Mamoru, ma ho avuto un paio di difficoltà lungo il tragitto. Però, diamine, stai crescendo troppo in fretta, non posso più tenerti in braccio”, rispose Rinko arruffandogli i capelli con una mano.

“Oh, Rinko-chan, finalmente sei arrivata”, salutò il giovane con le ciambelle avvicinandosi all'amica e notando Reiko. “Lei è la ragazza nominata da Shunpei? Molto piacere, Soma Haruto.”
 
Reiko guardò quella mano per giusto una manciata di secondi prima di stringerla calorosamente, notando subito quanto la sua mano fosse forte. Decisamente aveva davanti un grande guerriero. “Ai Reiko, molto piacere”, si presentò prima di azzardare: “Tu...sei davvero un Kamen Rider?”
 
La domanda sorprese chiaramente Haruto, il quale tuttavia non esitò a rispondere lo stesso: “Ah, così Rinko-chan ti ha parlato di me. Immagino abbia avuto i suoi buoni motivi. Sì, lo sono. Kamen Rider Wizard, per la precisione. E questi sono i miei compagni.” E fece un cenno al resto dei presenti, che lo raggiunsero subito per salutare la nuova arrivata.
 
“Conosce già il nostro segreto? In tal caso… Nitoh Kosuke, Kamen Rider Beast”, si presentò il giovane con la benda.
 
“Kamen Rider Mage 1, Inamori Mayu”, si presentò una bella ragazza con i capelli neri raccolti in un codino.
 
“Kamen Rider Mage 2, Ijima Yuzuru. Sono l'allievo di Kosuke-oniichan”, disse invece un ragazzo ben più giovane, dai corti capelli scuri.
 
“Kamen Rider Mage 3, Yamamoto Masahiro”, salutò infine un uomo di mezz'età che teneva affettuosamente un braccio intorno alle spalle di una donna di età simile. “Lei è mia moglie Aya e il bambino è nostro figlio Mamoru”.
 
“Molto piacere, Reiko-chan”, salutò la donna chiamata Aya, subito ricambiata dalla Warrior. Il piccolo Mamoru la salutò a sua volta a voce alta e agitando una mano con un ampio sorriso.
 
“È un onore conoscervi. Come avrete capito, ho bisogno del nostro aiuto”, disse Reiko senza troppi giri di parole, preferendo andare subito al sodo. Forse poteva sembrare pretenziosa, ma il tempo stringeva.
 
“E se ci sarà possibile, te lo daremo, ma dovrai spiegarci tutto”, disse Haruto in tono incoraggiante.
 
“Vedete, io vengo da un'altra dimensione...”, cominciò la guerriera di Marte, narrando a grandi linee gli eventi del suo mondo.
 
“Questo è...incredibile”, sussurrò Masahiro quando ebbe finito di raccontare, visibilmente spaventato come la moglie, che teneva stretto il figlio tra le braccia.
 
“Questo spiega gli eventi degli ultimi giorni”, commentò Haruto meditabondo. “Ora anche un cacciatore di Kamen Rider abbiamo alle calcagna… Per non parlare di quest’altra nuova nemica… Che anche questa Regina Nera che quei Phantom hanno nominato provenga dal tuo mondo, Reiko-chan?”

“Mai sentita nominare, ma non è la prima volta che Astaroth recluta, o meglio, inganna i sovrani di certi popoli alieni affinché ci attacchino. Lei forse sarà la sua ultima 'pupilla' e l'ha convinta a controllare e attaccare voi Rider”, spiegò la Warrior.
 
“Reiko-san, ma quindi sei una specie di maho shoujo?”, chiese Shunpei, guardandola con un'espressione quasi d'adorazione. Lei guardò con un po' d'imbarazzo il giovane. A quanto le era stato detto, era l'apprendista di Wajima ed entrambi creavano gli anelli magici usati da Haruto e colleghi…ma a quanto pareva Shunpei in particolare aveva una forte adorazione per tutto ciò che era magico. Pure troppa.
 
“Beh, da un certo punto di vista, immagino di sì… Ma con l'esclusione di Madoka e qualche altra, non so quante abbiano avuto i miei stessi problemi”, spiegò Reiko con una piccola risata. In quel momento degli strani robottini saltarono fuori da dei cespugli e le si avvicinarono facendole le feste: “Ehi, no! Basta! Qualunque cosa siate mi fate il solletico!”
 
“Ehi, ragazzi, lasciatela in pace”, ordinò Haruto ai tre esserini, i quali obbedirono subito avvicinandosi a lui. “Ti presento Garuda, Kraken e Unicorn, i miei famigli.”
 
“Sono carinissimi, mi ricordano la mia cagnolina Dayana”, commentò Reiko guardando i tre animaletti (il cui aspetto ricalcava appunto un'aquila rossa, un polpo giallo e un unicorno blu) e ripensando alla sua piccola cagnetta cyborg, in attesa sull'Arcadia. Chissà come stava.
 
“Ehi, ragazzi, siete a digiuno?!”, gridò in quel momento la donna che stava al camioncino di donut.
 
“Scusi, capo. Un paio di ciambelle della speranza per Reiko”, ordinò Haruto.
 
“Come? Haruto, guarda che non ho soldi.”
 
“Nessun problema, hai salvato Rinko-chan da quei Phantom e ci hai avvertito della minaccia di Diablo. È il minimo che ti dobbiamo.”
 
“Pronte! Vieni pure, tesoro!”, chiamò la donna. O almeno, quella che da distanza sembrava una donna. Aveva infatti un viso molto...mascolino, con qualche ruga d'espressione e una parrucca bionda di terz'ordine. Però la sua espressione era veramente gentile e allegra, senza alcun dubbio si trattava di una persona che adorava il suo lavoro e ci metteva tutta sé stessa. E infatti passò alla Warrior un bel sacchetto che conteneva decisamente più delle due ciambelle richieste.
 
“G-Grazie, signora…”, la ringraziò Reiko, un po' a disagio per l'evidente abbigliamento da travestito della cuoca. Disagio che passò istantaneamente non appena morse uno di quei dolci. L'impasto si mescolava meravigliosamente con gli ingredienti aggiuntivi. Senza che se ne accorgesse, un rivolo di bava le uscì dalla bocca mentre masticava.
 
“Ehi, Reiko-chan, un po' di maionese sulle ciambelle?”, chiese Kosuke, avvicinandosi alla nuova amica con un grosso barattolo della suddetta salsa.
 
“M-Maionese?”
 
“Scusalo, Reiko-chan. Questo losco figuro ha in mente solo tre cose: l'archeologia, combattere Phantom e mettere la maionese ovunque capiti”, commentò Haruto.
 
“Disse quello al quale è venuto un principio di diabete a forza di mangiare ciambelle”, replicò Kosuke facendo sospirare l’amico.
 
“Emu?”, chiese mettendosi una mano in faccia.
 
“Sì.”
 
“Ah, appena lo vedo gliene dico quattro. Tornando a noi, Reiko-chan, qual è il tuo piano?”
 
“Al momento? Senza la possibilità di chiamare mio padre, il meglio che posso fare è cercare Shizu e le altre sperando che siano qui. Haruto, so di chiedere molto, ma tu e gli altri Kamen Rider potreste aiutarmi?”
 
“Naturalmente. Quel Diablo è una minaccia che dev'essere sradicata il prima possibile, così come il suo creatore. Ma prima vorrei occuparmi di quei nuovi Phantom. Sono troppo pericolosi per lasciarli agire indisturbati.”
 
Reiko stava per rispondere che non le erano sembrati così forti durante l'ultima battaglia, ma una voce improvvisa la interruppe: “Ah, mia regina, vedo che le sue capacità di recitazione funzionano come sempre!”
 
I presenti si girarono di scatto e videro poco lontano un altro gruppo di Ghoul guidato dai Phantom di prima e da un nuovo essere misterioso. Questi assomigliava molto agli Heartdemon per corporatura, colore e ali, ma la testa era completamente diversa: più che a un classico diavolo, sembrava un cobra con la mascella squadrata e il cappuccio che cascava sulle spalle, ricoperta di cicatrici biancastre.
Emanava per di più una potente aura oscura, molto più fitta di quelli di molti demoni affrontati da Reiko. E sembrava avvolgere i suoi stessi alleati.
 
“E tu chi diavolo saresti?”, domandò Haruto infilandosi alle dita degli anelli con incastonate delle gemme colorate, imitato dagli altri Kamen Rider, che fecero inoltre apparire alla vita una cintura di ferro con una mano nera a bordi gialli al posto della fibbia, che emise un “Driver On”.
 
“Piton, servo di Lord Astaroth e della Regina Nera...che, per inciso, è accanto a te!”, rivelò il demone indicando Reiko e scioccando tutti i presenti.
 
“Cosa?!”, esclamarono tutti guardando la Warrior, la quale era però la più scioccata di tutti.
 
“Di che stai parlando, io non sono una serva di Astaroth!”, controbatté Reiko.
 
“Piton, giusto? Se vuoi ingannarci, almeno inventati delle idee meno patetiche”, gridò Mayu al demone.
 
“Ah sì? Allora quella ragazza ti ha detto il suo vero nome?”, domandò sardonico Piton.
 
“Aurora Moonlein. E allora?”, domandò Reiko, pronta a trasformarsi.
 
A quelle parole, Haruto lanciò un urlo e si portò le mani alla testa, chiaramente in agonia.
 
“Haruto-kun? Che succede? Che cos’hai?”, gli chiese Rinko affiancandosi a lui. Quando però questi smise di urlare e rialzò lo sguardo, la poliziotta rabbrividì nel vedere la sua espressione gelida e furiosa, con occhi che parevano risplendere di un’inquietante luce cremisi. “…Haruto-kun?”
 
“E così tu sei la Regina Nera…pensavi d’ingannarci così?!”, esclamò furioso Haruto volgendosi verso la sbigottita Reiko, per poi attivare il Driver girando verso il lato opposto la mano raffigurata su di esso e facendo partire una sorta di filastrocca: “Shabadoobie Touch Henshin! Shabadoobie Touch Henshin!” Con un gesto, portò poi l’anello sulla mano sinistra sopra la cintura urlando: “Henshin!”
 
“Flame, Please: Hi-Hi, Hi-Hi-Hi!”, emanò il Driver, mentre il giovane stregone alzava di lato lo stesso braccio e dall’anello si formava un enorme cerchio magico costituito da strani simboli e scritture in un linguaggio simile al runico. Il cerchio passò poi sull’intero corpo di Haruto, rivestendolo di un costume nero con una corazza pettorale composta da placche rubine, spallacci argentei, un mantello nero che scendeva dalla vita intorno alle gambe e un elmo metallico con la parte frontale anch’essa rubina e attraversato da delle linee metalliche che formavano le visiere e uno strano ornamento sulla fronte. A quel punto, Haruto indossò un altro anello sul medio destro e, passandolo sul Driver, attivò un’altra formula: “Connect, Please!”, con la quale si materializzò un nuovo cerchio magico da cui estrasse una grossa sciabola d’argento. E, brandendo quell’arma, si scagliò contro Reiko.
 
“Ma cosa?! Che ti prende, Haruto?! Fermo! Non sono una tua nemica!”, gridò la ragazza cercando freneticamente di evitare i fendenti dell’altro.
 
“Credi forse di potermi ingannare ancora? Non provarci nemmeno, maledetta!”, fu la furiosa risposta del Rider. “Sei stata tu a mandare quei demoni e Phantom ad aggredire Rinko-chan, vero? E sempre tu volevi raggirarci e colpirci alle spalle quando meno ce l’aspettavamo, vero? Rispondi, Regina Nera!”
 
“Haruto, stanno mentendo! Sono loro che ti stanno raggirando per metterci l’uno contro l’altra! Devi credermi!”
 
“Basta menzogne! Hai mentito una volta di troppo e non mi lascerò ingannare ancora!” E continuò ad assalire Reiko con fendenti e stoccate sempre più rapide, riuscendo ben presto a colpirla di striscio e graffiarla lungo le braccia.
 
“Haruto-kun, fermati! Reiko-chan non è una nemica! Smettila, per carità!”, esclamò Rinko cercando di farlo ragionare, ma il giovane stregone era ormai sordo alle parole di chiunque non fosse quella voce nella sua testa che gli gridava che Reiko, alias Aurora Moonlein, era in realtà la Regina Nera, la leader dei loro nuovi nemici, e che per questo doveva eliminarla ad ogni costo.
 
Anche Reiko dovette capire che, al momento, era impossibile ragionare col Kamen Rider perché sospirò amareggiata prima di richiamare il suo potere. “Sembra che non abbia altra scelta. Dovrò farti aprire gli occhi con le maniere forti!”, gridò per poi invocare di nuovo la sua formula per la trasformazione e avvolgersi nella sua divisa da combattimento. Richiamata anche Excalibur, Reiko iniziò un feroce scambio di colpi con Haruto, le lame che cozzavano ripetutamente l’una contro l’altra sprigionando scintille ad ogni impatto.
 
“Haruto, maledizione! Si può sapere che diavolo gli è saltato in testa adesso?!”, sbottò Kosuke. “Certo che non si ha mai un giorno di riposo col mio rivale…” E fece per introdursi nello scontro, ma si vide la strada bloccata da Piton coi due Phantom e i Ghoul al suo servizio.
 
“Oh no, Beast. Spiacente, ma non ti permetterò d’intrometterti nel loro duello… Non ora che il mio piano dà i suoi frutti”, sibilò beffardo l’Heartdemon.
 
“Il tuo piano? Quindi sei stato tu a fare questo ad Haruto-kun?!”, chiese Mayu, affiancando Kosuke insieme a Yuzuru e Masahiro.
 
“Esattamente! Possiamo dire che ho fatto inserire nella sua mente un comando psichico che l’avrebbe portato a vedere Warrior Mars come una nemica non appena avesse sentito il suo vero nome. E ovviamente ci siete cascati come dei pivelli!”, li schernì Piton ridendo di gusto insieme ai suoi subalterni.
 
“Dannato bastardo… Ora l’hai fatta davvero grossa!”, disse Kosuke facendo comparire intorno alla vita un Driver diverso da quello degli altri, che somigliava ad un grosso portale grigio a doppia porta, e s’infilò al medio sinistro un anello dorato raffigurante il muso stilizzato di un leone. “Hen…SHIN!”, esclamò compiendo un movimento esagerato con le braccia per poi infilare l’anello in un’apposita apertura laterale del Driver e girarlo come una chiave.
 
“Set, Open! L-I-O-N, Lion!”, provenne dalla cintura mentre un cerchio magico dorato, diverso da quello di Haruto, si generava di fronte a lui e si sovrapponeva successivamente al suo corpo, vestendolo con un costume nero, un’armatura per metà nera e metà dorata, schinieri e bracciali anch’essi dorati e spallacci dei quali il destro era nero e il sinistro invece d’oro, oltre ad essere più grosso dell’altro e a forma di testa di leone. Infine, portava un elmo che sembrava a sua volta ricordare una testa di leone umanoide, con il contorno d’oro simile ad una criniera, lenti oculari verdi e una protezione per la bocca simile a delle fauci.
 
Accanto a lui, Mayu, Yuzuru e Masahiro lo imitarono infilandosi degli anelli con incastonate delle pietre di tre colori diversi (rispettivamente giallo, azzurro e verde) al medio sinistro e attivando i loro Driver, dai quali partì la stessa filastrocca emanata da quello di Haruto, mentre tutti e tre gridavano: “HENSHIN!”
 
“Change, Now!”, provenne da tutte e tre le cinture, mentre tre cerchi magici di tre colori diversi apparivano intorno a loro e li avvolgevano vestendoli con un costume simile a quelli di Haruto e Kosuke, ma di colore ocra, con una corazza pettorale, schinieri e spallacci neri, degli aculei a sormontare questi ultimi e un enorme guanto artigliato, grande tre volte una mano normale, intorno alla mano sinistra. Tutti e tre avevano un elmo metallico il cui fronte sembrava fatto della medesima pietra magica dei loro anelli ed era di colore diverso per ognuno di loro, così come i numerosi dettagli delle loro divise.
 
“Se permettete, io penso a quello stronzo dalla testa di serpente, voi prendete i Phantom e i Ghoul!”, diede istruzioni Kosuke ricevendo approvazione dai suoi compagni. Con un gesto, lo stregone estrasse una spada simile ad un fioretto con una strana guardia rettangolare dal Driver e si mise in posizione di combattimento. “Kamen Rider Beast entra in azione! Lunchtime da!”
 
“Prendete i Mage. Adesso ho davvero voglia di farmi un bel pasto a base di leone al sangue!”, ordinò Piton per poi scagliarsi su Kosuke. I Phantom e i Ghoul obbedirono e si lanciarono sui tre Mage: Mayu stese alcuni Ghoul prima di ingaggiare il Phantom unicorno, mentre Yuzuru e Masahiro affrontarono in contemporanea gli altri Ghoul e il Phantom coleottero.
 
Piton e Kosuke si scambiarono diversi colpi, gli artigli del primo che impattavano sulla spada del secondo con ferocia inaudita, tuttavia il demone si dimostrò presto ben più veloce del Rider e, spostandosi di lato per evitare una stoccata, ruotò su sé stesso per colpire Kosuke all’addome con la sua lunga coda, facendolo volare indietro di diversi metri. Questi, però, si rialzò subito e prese un nuovo anello, stavolta raffigurante un muso stilizzato di camaleonte, e lo infilò al medio destro per poi inserirlo e girarlo a mo’ di chiave in un’altra fessura sul Driver.
 
“Chameleo, Go: Cha-Cha-Cha-Cha-Chameleo!”, provenne dalla cintura mentre un nuovo cerchio magico, di colore verde, avvolgeva la spalla destra di Kosuke formando uno spallaccio a forma di testa di camaleonte con tanto di lingua arrotolata a spirale che usciva dalla bocca e un corto mantello, sempre verde, che scendeva da sotto di esso. “Un rettile per un rettile, giusto?”, esclamò il Rider per poi compiere un gesto col braccio destro, che fece allungare a dismisura la lingua del camaleonte e la usò come una frusta per colpire Piton, il quale, tuttavia, respinse ogni colpo senza problemi con i suoi artigli.
 
“Ma quanto sei stupido, Beast? Mandi una lucertola ad affrontare un serpente? Noi le mangiamo a colazione le lucertole!”, sghignazzò il demone scagliando una sfera di energia negativa contro l’avversario, ma questi svanì nel nulla poco prima di essere colpito e la sfera esplose contro un albero, abbattendolo. “Oh, ora passi al mimetismo? Bel tentativo”, disse facendo guizzare la lingua biforcuta. “Tuttavia, rimani sempre uno stupido. Non mi servono gli occhi per trovarti…il tuo odore è più che sufficiente!” E allungò una mano apparentemente verso il nulla, ma le sue dita si chiusero intorno a qualcosa e, con un rantolo di dolore, Kosuke ricomparve, le mani strette intorno all’arto di Piton che lo teneva per la gola. Con un violento pugno allo stomaco, il demone fece gemere il Rider, dopodiché aprì l’enorme bocca, snudando lunghe zanne aguzze e cariche di veleno, e sembrò intenzionato a divorarlo in un boccone.
 
“Oh no, non ci provare nemmeno! Tu sei il mio pasto, non il contrario!”, esclamò Kosuke infilando con un gesto secco la spada tra le fauci del nemico, tenendogliele aperte il tempo necessario ad infilare un altro anello, raffigurante una testa stilizzata di bufalo, al medio destro e inserirlo nella fessura del Driver.
 
“Buffa, Go: Bu-Bu-Bububu-Buffa!” Con quel suono, un cerchio magico rosso scuro apparve accanto ai due e attraversò Beast, sbattendo indietro Piton e rimpiazzando lo spallaccio di camaleonte con un altro stavolta a forma di testa di bufalo scarlatta con corna dorate e una mantella sempre scarlatta. Scattando in avanti, Kosuke colpì col nuovo spallaccio Piton al petto, scagliandolo in aria e facendogli sputare la sua spada, che riprese al volo. “Sto arrivando!”, gridò lanciandosi ancora sull’avversario.
 
Lì vicino, intanto, lo scontro tra Haruto e Reiko continuava più violento che mai. Difatti, per quanto la Warrior non volesse fare del male a Wizard, questi era e rimaneva un avversario straordinariamente abile e forte e dunque non poteva fare altro che combattere seriamente per tenerlo a bada. -Dannazione! Ci sarà pure un modo per annullare il condizionamento mentale che ha subito!- pensò bloccando un altro fendente. -Altrimenti finiremo sicuramente per ucciderci a vicenda!-
 
In quel momento, Haruto si fece indietro e attivò una funzione della spada: una strana decorazione a forma di mano chiusa si aprì rivelando nel palmo un piccolo cerchio magico, su cui lo stregone poggiò l’anello sul medio sinistro. “Come on a Slash, Shake Hands!”, provenne dall’arma mentre una potente fiamma cremisi ne avvolgeva la lama.
“Flame Slash Strike!” Con un fendente, Haruto scagliò un’enorme mezzaluna di fuoco su Reiko, la quale non si fece però intimidire e, imitato l’avversario, avvolse Excalibur con la sua aura per poi scagliare con un movimento una grossa fiammata che si scontrò con la tecnica dell’altro, annullandosi a vicenda.
 
“Riesce a rivaleggiare il mio stesso potere elementale… Impressionante”, mormorò la Warrior prima di creare altre fiamme intorno alla sua spada. “Però…” Con una serie di fendenti fulminei, scagliò numerose palle di fuoco contro Haruto, il quale iniziò a bloccarle o respingerle con la sua sciabola, seppur con una certa difficoltà, e finì per essere disarmato quando una di esse passò la sua difesa e lo colpì al polso, facendogli perdere la presa sull’arma. “…se non riesce ad usare quegli anelli, non può liberare la sua piena potenza. Devo sfruttare questo vantaggio!”
E si riscagliò su Wizard intenzionata a sottometterlo, ma sorprendentemente quello non fece niente per evitarla, anzi le venne incontro e, avvolti i suoi arti nel fuoco, sferrò una serie di tecniche marziali che respinsero Excalibur, colpendola infine con un calcio a capriola all’indietro sotto l’impugnatura e sbalzandola così di mano a Reiko. Quest’ultima, interdetta per quel ribaltamento fulmineo di situazione, non riuscì a reagire abbastanza velocemente da evitare il calcio che la prese in pieno addome e sbatté a terra.
 
“Abbassi la guardia facilmente per un’autoproclamata regina del male!”, la canzonò Haruto indossando un nuovo anello sul medio destro e attivandolo con un gesto sul Driver: “Big, Please!” A quelle parole, un nuovo cerchio magico si formò davanti il Rider stregone, il quale v’infilò dentro il braccio destro, che emerse dall’altra parte del cerchio con dimensioni gigantesche, e cercò di usarlo per schiacciare Reiko come una zanzara fastidiosa. La Warrior si salvò per un soffio rotolando di lato all’ultimo istante e l’enorme palmo si schiantò a terra creando un profondo stampo.
 
“Questi incantesimi sono davvero problematici”, osservò la ragazza rialzandosi. “Non è il massimo combattere da sola, se solo avessi almeno un supporto… Maledizione! È proprio vero che ci siamo troppo abituate a lottare in gruppo! Dovremo allenarci di più una volta finita questa storia.” E dovette poi difendersi dall’assalto furioso di Haruto, ritornato alla carica.
I due duellanti ricoprirono i propri arti di fiamme e iniziarono a scambiarsi un numero impressionante di calci e pugni, dimostrando entrambi grande abilità e maestria nelle arti marziali, al punto che sembravano racchiusi all’interno di un’ardente e scintillante sfera di fuoco. Dopo circa un minuto, però, fu Haruto a prevalere: sorpassando la difesa di Reiko, il Kamen Rider la centrò in pieno volto con due violenti pugni per poi finirla con un tremendo calcio tornado che la sbatté indietro, mandandola a rotolare a terra per diversi metri.
 
“Non ho ancora finito”, disse Wizard sostituendo l’anello per la trasformazione sul medio sinistro con un altro identico ma di colore blu e passandolo sul Driver.
 
“Water, Please: Sui-Sui, Sui-Sui!” Un cerchio magico blu scuro apparve come in precedenza e avvolse Haruto. Alla fine del processo, le parti colorate del suo costume erano diventate anch'esse blu e le gemme avevano assunto la forma di rombi. Senza farsi impressionare dallo spettacolo di luci e musica pop, Aurora provò ad attaccare nuovamente con un'ondata di fiamme, ma il Kamen Rider evocò stavolta un muro d’acqua che spense il fuoco, poi, con un'agilità sorprendente, si avvicinò all'avversaria per colpirla con una serie di calci.
 
-Diamine, come può essere così rapido?-, si domandò la Warrior riuscendo finalmente a trovare una breccia in quel pattern d'attacchi per sferrargli un pugno dritto in faccia. Normalmente avrebbe potuto piegare persino il titanio senza problemi, ma appena la sua mano toccò la visiera gemmata di Haruto, vi passò attraverso come fosse acqua...correzione, era acqua.
 
“Liquid, Please!” provenne dal Driver del giovane stregone, il quale aveva appena attivato un nuovo anello che l’aveva apparentemente trasformato in una pozza d'acqua vivente e lo sfruttò per scivolare dietro Reiko, la quale si beccò un calcio volante dritto sul mento quasi senza accorgersene.
 
“Te la cavi bene. Mi ricordi quasi un giovane Rider che ha cominciato il suo percorso. Peccato tanto potenziale sia al servizio di un re dei demoni”, commentò Haruto tornando normale e puntando l'arma su Reiko, che gli sparò contro un giavellotto di fiamme ardenti.
 
“Non servo nessun re dei demoni, te lo vuoi infilare in quella zucca?!”.
 
“E tu vuoi infilarti in quella zucca che dopo Wiseman ho smesso di farmi imbrogliare?!”, disse irato il ragazzo indossando altri due anelli e cambiando nuovamente aspetto.
 
“Land, Dragon!” Stavolta il suo intero costume divenne dorato, arricchito da protezioni argentate mentre l'elmo presentava piccole antenne simili alle corna di un drago e la visiera ora assomigliava a un topazio quadrato. Per concludere il tutto, due possenti guanti artigliati si trovavano sulle braccia di Haruto. Decisamente quello scontro sarebbe stato ancora lungo.
 
Fortunatamente il team Mage e Kosuke stavano avendo un po' più di fortuna rispetto a Reiko. Piton era decisamente scaltro e potente, ma il Buffa Mantle aveva dato a Kosuke quel surplus di potere in più che gli serviva per superarlo e ne aveva subito approfittato, chiudendolo finalmente in un angolo e colpendolo a ripetizione con la propria spada.
 
“Libera! Subito! Haruto!”, esclamò l'archeologo dando l'ennesimo colpo di spada a Piton e centrandolo infine con un fortissimo uppercut nello stomaco che lo spedì in aria, dove però prese a volare grazie alle sue ali.
 
“Non potrei neanche volendo, Nitoh Kosuke. L'unica cosa che può liberare il tuo amico è uno shock micidiale. Scoprire di aver ucciso un innocente potrebbe funzionare in effetti. A meno che non sia Warrior Mars a ucciderlo!”, il demone venne silenziato da una serie di spari. Kosuke aveva tirato fuori una pistola blu e dorata e stava sparando a raffica pallottole di magia condensata contro l'avversario.
 
“Kosuke, attento!”, esclamò Mayu attivando uno dei suoi anelli e creando una forza gravitazionale proprio dietro Beast, il quale, voltandosi, vide un Phantom dall'aspetto di coniglio, avvolto dalla stessa aura oscura che avvolgeva Piton.
 
“M-Mi scusi, padrone”, biascicò l'essere prima che la spada di Kosuke gli trapassasse il cuore, esplodendo in centinaia di frammenti che si riunirono in un cerchio magico dorato assorbito dallo stesso Kamen Rider.
 
“Ehi, il potere dentro questi Phantom...è il tuo, vero?”
 
“Indovinato. Non potendo creare dal nulla, mi limito a potenziare quello che già esiste”, ammise l'Heartdemon gettandosi contro Kosuke, che parò con la testa di bufalo sulla sua spalla gli artigli dell’avversario.
 
“Ah, grazie dell'informazione!”, gridò l'archeologo liberandosi ancora una volta del demone e girando il dado inserito nella guardia della sua arma, che si fermò sul numero 6. Kosuke menò allora un fendente e sei tori fatti di luce dorata apparvero dal nulla, ma solo uno di loro si diresse verso Piton, il quale lo parò facilmente. Gli altri lo superarono senza nemmeno sfiorarlo.
 
“Pessima mira”, lo derise il demone, ma Kosuke sogghignò in risposta.

“Non era diretto a te.” Infatti, le altre creature mirarono a tutta velocità verso i Phantom rimasti e i gruppi di Ghoul, riducendoli in frantumi e generando altri simboli di energia magica che vennero assorbiti dal Kamen Rider dorato.
 
“Grazie per il pasto”, disse Kosuke, subito affiancato dal team Mage.
 
“Lo distruggiamo, Kosuke-oniichan?”, domandò Yuzuru, pronto a combattere.

“Voi Kamen Rider siete senza alcun dubbio molto forti e abili...ma io ho molte risorse”, affermò Piton facendo apparire nelle mani diverse gemme colorate e pietre di Ghoul, frantumandole tra le dita. L’istante successivo venne avvolto da un alone multicolore che aumentò la sua massa corporea ed accentuò i suoi tratti demoniaci, artigli e ali, mentre la sua bocca venne decorata da zanne molto più lunghe. Kosuke e gli altri potevano avvertire quanto il suo potere fosse cresciuto, ma ciò che li inquietò di più fu quanto fosse simile a qualcosa che avevano già visto molte volte.
 
“S-Sbaglio o assomiglia alla forma All Dragon di Haruto?”, domandò Masahiro, dando voce ai pensieri di tutti.
 
“Indovinato, Yamamoto-san. C'è un certo legame tra la stirpe di demoni cui appartengo e i Kamen Rider. Se riuscirete a sconfiggermi, ve lo svelerò”, li sbeffeggiò l'Heartdemon, per poi creare vortici di oscurità da cui emersero altri Ghoul e Phantom dalle forme diverse.
 
Kosuke ringhiò i denti. Tolto di mezzo il grosso del gruppo avversario, sperava di poter eliminare rapidamente Piton con la sua forma finale e quindi raggiungere Reiko per far rinsavire Haruto a suon di ceffoni. Quei rinforzi e l'upgrade dell'avversario proprio non ci volevano e, se ne avesse avuti altri di riserva, non sarebbero mai riusciti ad andare a salvare la loro nuova amica. Il giovane archeologo decise quindi di prendere un grosso rischio: “Mayu-chan, va ad aiutare Reiko-chan. Avrà decisamente più bisogno d'aiuto di noi.”

“Vado subito”, gli rispose la stregona dirigendosi verso il luogo da cui si sentivano ancora suoni di esplosioni e fendenti. Piton e i suoi non fecero comunque niente per fermarla.
 
“E ora a noi quattro”, annunciò sinistro il demone, mentre Kosuke, Yuzuru e Masahiro correvano verso di lui ad armi sguainate.
 
Dall’altra parte, Reiko era in seria difficoltà. La Warrior adorava il suo elemento, bombardare demoni e altri mostri con palle di fuoco era un piacere unico. Ma purtroppo le fiamme non erano molto adatte alla difesa, dato che potevano essere facilmente dissipate da attacchi troppo potenti. Fortunatamente il suo vestito resisteva bene ai colpi in generale...incluse le artigliate di Haruto che le facevano sentire ogni volta la forza di un bulldozer.
 
“Sei piuttosto dura, Aurora”, le concesse il Rider prima di lanciarle contro un colpo talmente forte da creare un'onda d'urto. La Warrior provò a bloccarlo con Excalibur, ma il mero impatto fu troppo anche per lei e finì scaraventata attraverso una fila di alberi. Nonostante il dolore e lo stordimento, la mora si rimise in piedi.
 
“E non hai neanche grattato la superficie”, ringhiò prendendo anche lo scettro di Gaia. “Ho gestito un albergo mentre combattevo intere razze, sono riuscita ad equilibrare i miei ricordi, un giorno dovrò essere la guida di questo pianeta… E riuscirò anche a farti rinsavire, perciò… FA’ DEL TUO PEGGIO!”
 
“E va bene, l'hai chiesto tu”, proclamò Haruto prendendo un altro anello, stavolta verde.
 
“E tu hai chiesto questo, Haruto-san!”, esclamò un'altra voce che precedette una serie di proiettili, i quali impattarono sul pettorale dello stregone in un'esplosione di scintille, e l'arrivo di Mayu, che si schierò a protezione di Reiko.
 
“M-Mayu-san. Che è successo?”
 
“Nitoh-san mi ha mandato ad aiutarti. Dovrei avere quello che serve per far rinsavire Haruto-san”, disse la ragazza prendendo un altro anello e attivandolo con un: “Dispel, Now!”
Un'onda di luce dorata colpì Haruto, ma questi non si fermò dal correre verso le due ragazze.
 
“Mayu-chan, non voglio farti del male. Vattene subito!”, gridò infilandosi al dito l’anello di prima.
 
“Quello doveva fare qualcosa?”, domandò sarcastica Reiko.
 
“È un anello creato per annullare gli incantesimi dei Phantom sulle persone. Speravo bastasse”, rispose la Rider, chiaramente delusa.
 
“Mayu-chan, perché l'aiuti?!”, gridò a squarciagola il Rider attivando l'anello di prima. Stavolta il suo costume divenne verde, con una visiera a triangolo e due ali da drago meccanizzate dietro la schiena.
 
“Perché non sei in te!”, tentò di convincerlo Mayu saltando in aria e incrociando le lame con l'amico. Per svariati secondi i due Kamen Rider incrociarono acciaio contro acciaio riempiendo l'aria di ozono. Mayu era senza alcun dubbio molto abile, riuscendo più volte a passare attraverso la guardia di Haruto, ma quest'ultimo restava sempre e comunque troppo superiore all'amica.
 
Approfittando di un fendente troppo audace, Wizard afferrò Mayu per il braccio e con una rapida mossa la lanciò nuovamente a terra, prima di scendere in picchiata contro Reiko, avvolto da una barriera di fulmini. La ragazza si circondò a sua volta con un velo di fiamme incrociando le armi per lo scontro, che fu a dir poco devastante.
Alberi vennero piegati in due, il terreno nel raggio di decine di metri si spaccò e l'aria si riempì nuovamente di scintille e fiamme, mentre i muscoli di Warrior Mars urlavano nel tentativo di guadagnare anche solo un minimo di vantaggio contro Haruto.
 
“Haruto, per favore... Rinko-san mi ha detto come l'hai salvata, Shunpei e Mamoru ti trattano come un eroe, Mayu-san ha fatto del suo meglio per farti rinsavire! Non diventare una marionetta di Piton!” Mentre parlava, le sue fiamme andarono lentamente a guadagnare più potere e ne approfittò per avanzare spingendo indietro Haruto.
 
“C-Cosa stai facendo?”, chiese lui, sorpreso della potenza emanata dalla Warrior.
 
“Te l'ho detto, cerco di farti rinsavire!”, urlò un'altra volta la ragazza, scatenando un'esplosione che scagliò via il Rider a velocità immensa. Subito dopo, però, cadde a terra con il fiatone, la stanchezza degli ultimi eventi che cominciava a farsi sentire sempre di più, mentre Mayu si avvicinava a lei.
 
“Odio dirtelo, ma dubito che sia bastato. Haruto-san si è scrollato di dosso come niente fosse colpi molto peggiori.”
 
“Ah, lo supponevo, per fortuna…” Prima che Reiko potesse finire, una colonna di luce multicolore si alzò dal punto in cui Haruto era finito e una figura alata si mosse ad altissima velocità verso le due ragazze. “…devo imparare a stare zitta.”
 
La nuova forma di Haruto era imponente. Totalmente rossa, con gli artigli e le ali delle precedenti trasformazioni unite a una coda molto lunga e una testa di drago sul petto. Il potere che emanava era semplicemente enorme. “Mayu-chan, non te lo chiederò ancora. Vattene”, mormorò con voce piatta.
 
“Haruto-san, vogliamo solo aiutarti!”, pregò ancora Mayu, sperando davvero che l'amico le ascoltasse.
 
“Allora non mi lasci scelta. Quella Regina Nera deve averti condizionata e, per questo, devo assolutamente fermarla. Dovrò essere un po’ brusco con te, ma giuro che ti salverò, Mayu-chan. Perdonami.” E scese in picchiata su di loro con velocità sconvolgente. Né Mayu né Reiko furono preparate per quell’offensiva così dirompente, che investì in pieno la Warrior sbattendola via. Mayu cercò di attaccare Haruto alle spalle per bloccarlo, ma un semplice colpo di coda del Rider bastò a respingerla, mandandola a rotolare per terra.
 
“Maledizione… Quanto diavolo è forte davvero questo tipo…?!”, mormorò Reiko rialzandosi a fatica. L’artigliata le aveva lacerato il costume e ferito il fianco, oltre ad averle inferto un colpo d’impatto tremendo. Non era ancora sconfitta, ma dubitava di poter resistere se avesse continuato a combattere Haruto in quelle condizioni.
Non ebbe il tempo di formulare una strategia di contrattacco che Wizard le fu di nuovo addosso. La Warrior si difese con Excalibur e lo scettro di Gaia, ma ogni suo fendente veniva bloccato senza problemi dagli artigli dell’altro e nessuna sua fiammata riusciva apparentemente a danneggiarne la corazza. Stava diventando chiaramente uno scontro a senso unico.
 
“Bind, Now!”, risuonò nell’aria e una serie di catene si materializzarono dal nulla bloccando Haruto. Reiko guardò alle sue spalle per vedere Mayu con una mano protesa, su cui splendeva un nuovo anello magico.
“Reiko-san, ho un’idea per liberarlo! Tienilo fermo così per qualche altro secondo!”, le urlò la giovane stregona.
 
Seppur perplessa, Reiko obbedì subito e, notando che Haruto stava per spezzare le costrizioni, sbatté lo scettro per terra e multiple fiammate si propagarono attraverso le catene evocate da Mayu, potenziandole e fermando il Rider, il quale venne costretto a restare coi piedi per terra. Haruto prese subito a dimenarsi per liberarsi, ma Mayu aveva già preso a correre verso di lui con un nuovo anello in mano.
 
“Ti salveremo, Haruto-san! Ad ogni costo!”, urlò e, fermatasi accanto a lui, gli afferrò un braccio e appoggiò l’anello su uno dei suoi artigli, che parve affondare al suo interno come dentro un liquido. La ragazza portò poi la mano di lui verso il suo Driver.
“Engage, Now!”, provenne dalla cintura e un cerchio magico dorato si formò sopra il petto di Haruto, il quale prese a urlare più forte, ma non sembrò potersi opporre. “Reiko-san, vieni con me, presto!”, gridò Mayu allungando un braccio verso la Warrior. Questa mise da parte dubbi e domande e obbedì afferrandole la mano, per poi essere tirata insieme alla stregona proprio verso il cerchio magico. In un bagliore di luce accecante, entrambe svanirono al suo interno.
 
Quando la luce si diradò, Reiko fu sorpresa di trovarsi in quella che riconobbe essere la sala d’attesa di un ospedale, eppure non sembrava il mondo reale: i colori erano smorzati e tutto intorno a lei sembrava sfocato. Era come stare dentro un limbo. “Ma cosa… Dove sono finita adesso?”
 
“Questo è l’Underworld.” Voltandosi di scatto, trovò Mayu accanto a lei. “Si tratta del mondo interiore di una persona, dove sono contenuti i nostri ricordi più importanti e l’essenza del nostro cuore. Potremmo praticamente vederlo come la nostra anima. È qui che nascono i Phantom. Quando le persone cadono nella disperazione: quel dolore genera un essere anomalo che distrugge l’Underworld e possiede poi la persona in questione, trasformandola appunto in un Phantom.”
 
“Capisco”, disse Reiko guardandosi intorno. “Quindi questo sarebbe il mondo interiore di Haruto… Ma lui dove…?”
 
“Laggiù.” Seguendo la direzione di Mayu, la Warrior si trovò davanti ad una stanza con dentro la figura di un bambino che vegliava su due persone, un uomo e una donna, adagiate su dei letti d’ospedale e prive di sensi, con flebo e maschere d’ossigeno applicate. Nessuno dei due aveva una bella cera. “Sono i suoi genitori. Sono morti in quest’ospedale dopo un tremendo incidente in cui Haruto-san fu l’unico sopravvissuto. Gli dissero che lui era la loro speranza e lui prese queste parole a cuore quando divenne Wizard. Ecco perché ora difende sempre la speranza di tutti.”
 
Reiko non poté non sentire gli occhi inumidirsi a quella storia. Nessun bambino dovrebbe mai assistere a qualcosa del genere, né provare un simile dolore. “Ora è tutto chiaro. Mi spiace davvero per-”
 
Un ringhio furioso le fece voltare e videro un’enorme creatura emergere da un portale apparso dal nulla: un drago che pareva fatto di metallo ed essere parzialmente meccanico, di colore argento e oro, con due piccole ali e mascelle piene di denti aguzzi. La cosa veramente inquietante era però ciò che stava attaccato alla cima della sua testa: una sorta di sanguisuga nera ricoperta di spine sulla schiena ed emanante un’aura violacea, la stessa che trasudava dagli occhi furiosi del drago.
 
“E questo sarebbe?!”, chiese Reiko colta di sorpresa.
 
“Dragon, il Phantom interiore di Haruto-san. È lui che gli dà i poteri di Wizard”, rispose Mayu concentrando lo sguardo sul disgustoso essere attaccato alla testa del drago. “E scommetto che è proprio quella cosa che ha in testa ad averlo fatto impazzire. È chiaro che lo sta manipolando e l’aura che emana puzza così tanto di malignità da dare la nausea.”
 
“Sono d’accordo. Perciò, se distruggiamo quella cosa, Haruto dovrebbe rinsavire, giusto?”
 
Dragon non lasciò però Mayu rispondere, visto che le attaccò subito con un devastante colpo di coda che le fece volare attraverso le pareti dell’ospedale e finire nella piazza sottostante l’edificio.
“…Dannazione… Si vede che è il potere di Haruto…”, commentò Reiko rialzandosi a fatica e puntandogli contro il suo scettro. “Ora ti faccio vedere io, lucertolone!”
 
“No, Reiko-san! Ferma!”, la bloccò Mayu. “Non puoi distruggere Dragon o Haruto perderà tutti i suoi poteri!”
 
Ma la Warrior rispose emanando una fiammata che andò a scontrarsi con un’altra identica soffiata dal possente drago, generando una violenta esplosione. “Non preoccuparti, l’avevo già capito”, disse. “Io penso a respingere i suoi colpi, tu raggiungi la sua testa e togligli quello schifo di dosso!”
 
“Va bene!”, annuì Mayu correndo di lato, mentre Reiko e Dragon si scambiavano colpi su colpi, fuoco contro fuoco. L’enorme Phantom scese poi in picchiata per colpire la Warrior coi suoi artigli, ma l’altra lo evitò rotolando di lato. Dragon scese allora a terra e iniziò a cercare di azzannare Reiko, ma questa usò Excalibur per respingere i suoi attacchi. Chiunque li avesse visti da fuori, avrebbe creduto di vedere uno scontro medioevale tra un cavaliere valoroso -o, come in questo caso, una paladina valorosa- e un drago malvagio e sarebbe rimasto incantato. Era davvero uno spettacolo straordinario.
 
Dragon soffiò un’altra fiammata che Reiko respinse evocando un muro di fuoco, ma così facendo non vide la codata successiva che la sbatté per terra con violenza. “Sei proprio forte, bestione…”, mormorò la ragazza rimettendosi sulle ginocchia e sollevando lo sguardo verso le fauci del drago, ora dirette verso di lei. “…ma quello schifo che hai in testa deve averti reso anche più stupido!” E nel momento in cui stava per essere azzannata, piantò Excalibur a terra e generò un mini vulcano di lava proprio intorno a sé stessa, che colpì la testa di Dragon e lo fece cadere all’indietro. Subito dopo, batté stavolta lo scettro di Gaia a terra e le catene infuocate che avevano bloccato anche Haruto ricomparvero intorno a lui per legarlo. L’enorme creatura prese subito ad agitarsi come una furia per liberarsi. “Vai, Mayu-san! Adesso!”
 
La giovane stregona ricomparve proprio in quel momento accanto alla testa di Dragon, indossando un nuovo anello. “Scompari, essere rivoltante!”, gridò attivando l’anello e puntandolo contro la sanguisuga demoniaca.
“Explosion, Now!”, provenne dal Driver e una forte esplosione si generò sulla creatura, facendola a brandelli. Quasi immediatamente, l’aura negativa che avvolgeva Dragon sparì e questi parve calmarsi.
 
“Ce l’abbiamo-” Ma Reiko non fece in tempo a finire la frase che un bagliore accecante comparve dal nulla sopra il corpo di Dragon e l’intera realtà parve squarciarsi e aprirsi in due. Sia Reiko che Mayu urlarono di sorpresa, mentre si sentivano risucchiare da quella stessa luce e, con un forte impatto alla schiena, si ritrovarono di nuovo nel mondo reale, supine al suolo. Davanti a loro, Haruto, com’era Dragon, stava disteso a terra e da una specie di squarcio sopra il suo petto usciva una luce dorata identica a quella che era apparsa nel suo Underworld.
Pochi secondi dopo, dallo squarcio apparve un anello magico identico a quelli degli stregoni, ma di colore rosa ed emanante un’aura incredibilmente più potente.
 
E in quel momento risuonò il ruggito trionfante di Piton: “AH! È FATTA!”
 
Il nuovo anello volò a velocità sorprendente nella direzione da cui proveniva l'urlo di vittoria del demone, mentre Haruto si risvegliava tossendo.
 
“Haruto-san, stai bene?”, gli chiese Mayu abbassandosi per aiutarlo a rialzarsi. Era piuttosto pallido, ma non ci mise molto a raddrizzarsi e riprendere un po' di colore.
 
“Mi sento come se Dragon avesse festeggiato Ferragosto dentro la mia testa e avesse corretto tutte le bevande prima di berle... Scherzi a parte, siete state geniali. Se non foste riuscite a fermarmi, credo che non mi sarei potuto trattenere ancora a lungo dall'uccidervi”, disse il giovane stregone con un tono ammirato e pieno di gratitudine. Reiko ricambiò il sorriso, ma svanì presto appena si ricordò del misterioso oggetto volato verso il luogo della battaglia.
 
“Haruto, cos'era quell'affare uscito dal tuo corpo? Piton sembrava molto felice di averlo.”
 
“Ti spiego mentre ci muoviamo. Temo che Nitoh e gli altri non resisteranno ancora molto”, rispose Haruto, cominciando a correre assieme alle due ragazze e riassumendo la forma Flame di Wizard durante il tragitto. “Quell'anello conteneva la Pietra Filosofale, una gemma magica creata da un rituale che ha trasformato decine di Gate in Phantom. E a sua volta al suo interno è racchiusa l'anima della nostra amica Koyomi. Il rituale fu attuato da suo padre nel tentativo di resuscitarla.” Sia Reiko che Mayu s'incupirono ascoltando quella storia, seppur per motivi diversi: la prima perché non riusciva a credere al prezzo che quell'uomo fosse disposto a pagare per riavere la figlia, la seconda perché aveva perso la sorella in quel rituale. Haruto riprese a narrare, nascondendo a sua volta la tristezza sotto un velo di determinazione. “Ma riuscì solo a riportarla indietro come un homunculus sempre bisognoso di mana. Il secondo tentativo per farla tornare distrusse persino il suo corpo artificiale, così per evitare che la pietra e l'ultimo frammento di Koyomi finissero nelle mani sbagliate, la sigillai nel mio stesso Underworld.”
 
“Ma perché è uscita proprio ora se era nascosta così bene?”, domandò Mayu, che cominciava ormai ad accusare la fatica dello scontro.
 
“Non ne sono sicuro, ma dev’essere quasi sicuramente opera di Piton. Immagino che il maleficio che mi aveva scagliato contro avesse quest'effetto collaterale nel caso in cui mi aveste liberato dalla sua influenza.”
 
“Allora speriamo che i ragazzi abbiano... Oh no!”
 
I tre guardarono stupefatti la scena desolante di fronte a loro. Quasi tutto il parco era stato ridotto a una distesa di crateri dove Yuzuru e Masahiro giacevano svenuti, coi corpi ricoperti di ferite. Kosuke era l'unico ancora trasformato e continuava a sparare contro Piton, il quale però avanzava senza battere ciglio. I tratti draconici del demone si erano acuiti ulteriormente, rendendo il muso simile a quello di un drago cinese dall'espressione a dir poco perfida. La sua testa era ora sormontata da maestose corna da cervo tipiche della creatura mitologica e il resto del corpo era ricoperto da una corazza dorata con vari glifi inscritti ovunque, su cui i proiettili dello stregone primordiale rimbalzavano senza causare il minimo danno. Dietro il demone, una lunga coda sormontata da una cresta spinosa e due enormi ali da pipistrello si agitavano a mezz’aria.
 
“Nitoh!”, gridò Haruto, attivando uno dei suoi anelli per sparare una potente sfera di fuoco dalla sua pistola contro il demone, ma questi afferrò il proiettile con una sola mano prima di spegnerlo stringendo semplicemente le dita.
 
“Complimenti per essere riusciti a liberarlo, Kamen Rider Mage 1 e Warrior Mars. Siete arrivate appena in tempo per vedere la mia massima potenza”, disse tronfio al trio, che digrignò i denti. “E non sarei mai riuscito a raggiungerlo senza di voi, perciò devo davvero ringraziarvi con tutto il mio cuore… Se solo lo avessi, un cuore!” E scoppiò a ridere sguaiatamente.
 
“Quindi c’avevo visto giusto… Reiko-chan mi aveva raccontato dei soprusi di cui voi demoni siete capaci, ma non mi aspettavo arrivaste a tormentare un'anima che ha già sofferto così tanto. Lascia subito andare Koyomi e per oggi potrai tornare dal tuo padrone”, lo minacciò Wizard, ma la reazione dell'avversario fu un’altra risata, solo che stavolta sembrava più sarcastica che beffarda.
 
“Sarebbe una bella prospettiva, se non fosse che l'unica cosa che farei una volta tornato dal mio padrone sarebbe trasformarmi in una nuvola di polvere e lasciare quest'Universo per sempre. Né io né i miei fratelli siamo mai stati destinati a una lunga vita”, sibilò creando una sfera fiammeggiante identica a quella che aveva distrutto prima, ma di gran lunga più grande, spedendola contro i quattro avversari.
 
Reiko fu fortunatamente abbastanza rapida da attivare il potere dello scettro di Gaia, creando una frusta di lava che inglobò l'attacco per poi dirigerlo contro Piton, ancora più potente di prima. Il demone draconico deviò il colpo con un semplice gesto del braccio e volò poi in cielo con una rapidità che persino la Warrior non aveva mai visto prima, scagliando saette violacee verso terra. Haruto e Mayu non persero tempo e, dopo che il primo ebbe riassunto fulmineo la forma Land, entrambi attivarono i loro rispettivi anelli.
 
““Defend, Please/Now!!”” Due grosse lastre di roccia si alzarono sul gruppo per bloccare l'attacco di Piton, ma non ci volle molto prima che i fulmini le distruggessero, costringendoli ad arretrare. Il demone li sorprese allora con una picchiata che travolse in pieno Mayu e la mandò a rovinare lontano da loro. La forma Mage della ragazza scomparve e lei rimase a terra priva di sensi.
 
“Mayu-chan!”, gridò Haruto furibondo prima di attaccare ancora.
 
‘Fratelli? Che voleva dire?’ si domandò Reiko prima di ripensare alla battaglia che aveva affrontato la sera precedente contro Diablo e l'inquietante somiglianza tra l'attuale forma di Piton e il Phantom di Haruto. Si fece quindi avanti per sparare un getto di fuoco contro Piton, rendendolo il più incandescente possibile per costringerlo ad atterrare. “Ehi, Piton, per caso hai qualcosa a che fare con Diablo?”
 
Lo sguardo dell'Heartdemon si fece più beffardo che mai, mentre univa le braccia davanti al petto corazzato per bloccare la fiammata. Haruto e Kosuke lo tennero sotto il tiro delle rispettive armi, pronti a qualsiasi trucco.
“Mi stavo chiedendo quando ci sarebbe arrivata, mia Regina Nera. È così, io e Diablo apparteniamo a una serie di esperimenti creati per combinare i poteri della nostra specie con le abilità di ogni Kamen Rider mai esistito. Inizialmente ognuno di noi avrebbe dovuto assorbire le abilità di un solo Rider e trasformarsi in un suo opposto chiamato Demon Rider, ma nostro padre scoprì presto quanto era difficile equilibrare il potere della Croce di Fuoco con le nostre nature anomale, anche utilizzando ogni tipo di modifica.”
 
“La Croce di Fuoco?”, ripeté incerta la figlia di Marte, ricevendo subito una spiegazione da Haruto, il quale nel frattempo si era messo al dito un anello argentato che sembrava pieno di diamanti da quanto brillava, imitato da Kosuke che ne aveva preso uno invece blu e oro con intarsiato il volto di un leone.
 
“È l'incarnazione del potere di tutti i Kamen Rider e dei mostri nostri nemici che abbiamo combattuto nel corso degli anni. Rappresenta un potere che può essere usato sia per il bene che per il male. In passato affrontai un altro stregone che tentò di impadronirsene, ma riuscii a fermarlo con l'aiuto di Kadoya Tsukasa e degli altri miei predecessori.”
 
“Esatto. Come stavo dicendo, dato che siamo esperimenti difettosi, le energie della Croce ci corrodono poco a poco fino a distruggerci e assorbire i vostri poteri non fa che accelerare ulteriormente il processo. Sarebbe stata la fine anche per Diablo, se Lord Astaroth non avesse trovato un nuovo elemento adatto a stabilizzarlo. Il sangue di Serenitatis stessa”, rivelò sadico, guardando con immenso gusto il viso di Reiko trasformarsi in una smorfia d'orrore. “Grazie al sangue della principessa perduta, Diablo può assorbire senza problemi tutti i vostri poteri e, una volta compiuta questa missione, potrà diventare addirittura assorbire la Croce di Fuoco e diventarne un avatar, trasformandosi così nel supremo soldato di Lord Astaroth che sterminerà tutti i nostri nemici.”
 
“Serenitatis... No, non è possibile”, mormorò incredula la Warrior.
 
“Non lascerò che accada. La Croce di Fuoco è la prova che chiunque, non importa il modo in cui sia nato, può scegliere il proprio destino e fare del bene o del male per sua unica scelta. Non permetterò mai che diventi lo strumento di un megalomane! Forza, ragazzi!”, urlò Haruto attivando il suo nuovo anello.
 
“Ti seguo, Haruto!”, concordò Kosuke imitandolo.
 
“Infinity, Please: Hi-Sui-Fu-Do, Bou-Jabba-Pyuu-Dogon!”, fu il suono emesso dal Driver di Haruto, il quale venne avvolto da un’aura a forma di drago argentato mentre il suo costume assumeva lo stesso colore, acquisendo inoltre una spessa corazza intorno al petto, e l'elmo diveniva più simile a quello di un cavaliere e ornato da un circolo di protuberanze che davano quasi l’idea di una corona. Sia corazza che elmo brillavano sotto il sole come se fossero stati composti di migliaia di diamanti assemblati insieme. A completare la trasformazione, in mano gli apparve un'ascia dalla lama simile all'ala di un drago e il manico simile alla punta di una spada o una lancia, mentre al centro della guardia era presente la stessa decorazione a forma di mano che stava sulla fibbia del Driver dello stregone.


“Hyper, Go: Hy-Hy-Hy-Hyper!”, fece invece la cintura di Kosuke, da cui provenne anche un ruggito simile a quello di un leone. Il giovane archeologo venne avvolto da un enorme glifo dorato che si trasformò in una chimera formata da particelle d'energia, la quale si fuse quindi col proprio evocatore. Il nuovo costume che si generò da quella fusione era quasi totalmente blu, con il petto avvolto in una corazza d'oro raffigurante il viso di un leone, gambali e bracciali dello stesso materiale e da questi ultimi pendevano anche delle bande dorate. L’elmo era diventato anch’esso blu e oro con lenti rosse e sembrava raffigurare più che mai un muso leonino.
 
Così trasformati, i due Kamen Rider si scagliarono ad armi spianate contro Piton, il quale creò una coppia di spade color ossidiana identiche a quelle usate da Haruto e Mayu per colpire i due con raffiche dopo raffiche di fendenti. Kosuke allungò in risposta le bande sulle sue braccia, usandole come fruste per parare i colpi e dando ad Haruto la possibilità di attaccare Piton, roteando con grazia e velocità la sua ascia contro le spade e il corpo del demone, che si ritrovò nel frattempo bersagliato anche dai colpi fiammeggianti di Reiko.
 
“Piton, vattene ora! Sai che non ne uscirai vivo in ogni caso!”, provò a ragionare Haruto alternandosi al compagno di tante battaglie e vorticando l'alabarda contro il loro avversario.
 
“Ecco perché non posso permettermi di perdere!”, ribatté Piton alzando le sue armi e sparandogli contro un potente raggio di tenebra parato dall'arma di Haruto con una certa difficoltà. Reiko si mise davanti a lui creando vortici fiammeggianti nel tentativo di avvicinarsi il più possibile al nemico. A quel punto sfoderò Excalibur.
 
“Neanche noi!”, esclamò lanciandosi in una serie di fendenti contro il demone draconico, che li bloccò con le sue spade. Haruto, però, continuò a spingere e, illuminandosi d'energia argentea, scattò in avanti con la velocità di un fulmine e riuscì infine a tagliargli un braccio.
 
Per tutta risposta, Piton tentò una spazzata con la coda contro il duo, venendo appena rallentato da un'esplosione di Reiko, la quale saltò su una delle sue ali e infilò Excalibur dritta nella sua spalla, scatenando un'altra esplosione. Piton indietreggiò, ma la sua furia non si attenuò minimamente e, con un ruggito furibondo, vomitò un mare di fiamme nere che investirono i tre bruciandoli e scagliandoli lontano. Dopodiché, con un agghiacciante rumore, il braccio mozzato del demone ricrebbe e questi usò entrambe le mani per scagliare una serie di raggi di magia nera sui tre avversari.
Seppur a fatica, questi riuscirono a resistere all’offensiva nemica e tornarono all’attacco, con Kosuke che riprese ad usare le sue bande insieme alla sua pistola per attaccare Piton, mentre Haruto e Reiko lo assalivano in perfetta sincronia con le loro armi. Nel contempo, il loro potere sembrava entrare in risonanza e le loro aure divenivano sempre più potenti. La cosa, tuttavia, non sfuggì a Piton, il quale usò la sua coda per sbattere via Kosuke e poi concentrarsi sugli altri due, generando con un solo battito d’ali un potente tornado oscuro che separò Haruto e Reiko, scagliandoli lontano.
 
“La vostra vicinanza e la vostra sincronia hanno fatto risuonare il potere di Wizard con quello di Mars fino a questo punto, eh?”, osservò il demone draconico. “Come immaginavo, tra tutti i Rider e le Warrior, voi due siete quelli con la miglior compatibilità… Eh, una vera sfortuna dover affrontare proprio voi. Anche se ora possiedo il potere della Pietra Filosofale, se non spingo al massimo le mie capacità, non riuscirò a sconfiggervi.”
 
“Non ci riuscirai in ogni caso. E comunque non sopravvivrai a lungo nemmeno in caso di vittoria”, ribatté Reiko rialzandosi insieme ad Haruto e Kosuke. “Perciò perché combatti con tanta foga? Per il tuo padrone e padre, forse? Quali promesse ti ha fatto per renderti un burattino obbediente dopo averti condannato come prodotto fallito?”
 
“Molte, una più allettante dell’altra, Warrior Mars”, rispose Piton, incredibilmente calmo malgrado la provocazione. “Tuttavia, per quanto possa sembrarti assurdo, nessuna di esse mi ha davvero tentato. È ben altro ciò che voglio.”
 
I tre rimasero sconvolti da quelle parole. Possibile che non li stesse combattendo semplicemente per obbedire agli ordini del suo creatore? “E cosa vuoi allora?”, chiese Haruto.
 
“L’equilibrio”, rispose semplicemente Piton prima di rialzarsi in volo con un battito d’ali. Le braccia del demone si allargarono e un’aura potentissima iniziò a sgorgare da tutto il suo corpo; contemporaneamente, tutti gli elementi esistenti, dall’acqua all’aria, dal fuoco alla terra, iniziarono a vorticargli intorno generando una vera e propria tempesta elementale che, a un suo solo gesto, cominciò a scatenarsi sul trio. “Non ha senso prolungare oltre questa battaglia, vi distruggerò qui e ORA!”
 
Raffiche di vento e acqua, macigni e rocce, piogge di fuoco e fulmini piombarono tutte insieme su Haruto, Kosuke e Reiko sballottandoli a destra e a sinistra e scagliandoli ripetutamente in aria e a terra, tra esplosioni e impatti devastanti. Tutti e tre provarono più volte a usare uno dei loro anelli o un incantesimo, ma la combinazione di attacchi era così pressante e furiosa che non riuscivano nemmeno a reagire e ogni colpo ricevuto li scuoteva fin nelle ossa, indebolendoli sempre di più.
Proprio quando sembravano sul punto di essere sconfitti, però, Piton iniziò a tossire violentemente e sputare sangue, mentre pezzi della sua armatura si staccavano e disintegravano a mezz’aria. Allo stesso tempo, la tempesta elementale si affievolì quel tanto che bastava al trio per riprendere fiato e contrattaccare.
 
“Avanti! Adesso o mai più!”, urlò Kosuke infilando il suo anello in un apposito spazio sul retro della pistola per poi puntarla sul nemico.
“Hyper Magnum Strike!”, provenne dall’arma mentre una potente energia rossa e oro scorreva al suo interno. Quando poi Beast premette il grilletto, quell’energia venne sparata sotto forma di un’enorme chimera che divorò gli elementi della tempesta ancora in corso fino a Piton, sbalzandolo via con la forza dell’impatto.
 
“Reiko, ora!”, gridò Haruto battendo diverse volte sulla decorazione a forma di mano dell’ascia e allungando una mano verso la ragazza. Quest’ultima l’afferrò e i due balzarono in aria attraverso il cammino creato dal colpo di Kosuke, iniziando nel contempo a girare in tondo tenendo le loro armi alle estremità, fino a che queste non diventarono due fiaccole rispettivamente argento e rubino e formarono un enorme tornado dal potere indescrivibile. Piton cercò disperatamente di ricreare la sua tempesta, ma l’attacco di Beast l’aveva indebolito e stordito e la sua debole difesa venne spazzata via facilmente dall’assalto di Wizard e Warrior Mars.
 
““MARS ULTIMATE SHINING STRIKE!!””, gridarono i due compagni schiantando il loro tornado fiammeggiante sul demone inerme. L'esplosione argento e rossa che seguì fu sufficiente a distruggere Piton quasi totalmente, ma anche Reiko perse i sensi per la quantità di energia usata e precipitò verso terra, venendo fortunatamente presa al volo da Haruto. Questi la depositò delicatamente a terra e tirò un sospiro di sollievo nel vederla ancora viva, per poi voltarsi verso il corpo martoriato del loro nemico, che andava disintegrandosi rapidamente.
 
“C-Complimenti…”, riconobbe Piton prima di tossire, riverso a terra. I suoi arti e le corna erano stati distrutti, così come tutta la sua armatura, e la sua carne era bruciata e lacerata in più punti.
 
“Sei stato davvero forte, Piton. È un peccato che tu abbia asservito i tuoi poteri a una razza di invasati.”
 
“Come ho già detto, io non servo i miei simili. Io servo solo l'ordine del tempo, che sono riuscito a vedere fin dalla nascita grazie al potere della Preveggenza di cui sono dotato. Dovevo assicurarmi che il nostro scontro accadesse com'era previsto”, disse il demone alzando il busto nonostante il dolore terrificante che sentiva in tutto il corpo, ormai in procinto di polverizzarsi.
 
“Che vuoi dire?”, chiese il Rider, stringendo la presa sulla propria arma e pronto a colpire se fosse stato un altro trucco.
 
“Quello che è successo questo giorno, la battaglia delle Warrior e il viaggio della figlia di Mars...è tutto un cerchio temporale che continua a ripetersi all'infinito e questo suo capitolo include anche voi Kamen Rider. Tra l'altro... Reiko è davvero la Regina Nera.”
 
“Ancora questa storia? Si può sapere che cazzo significa quel titolo, se esiste davvero?”
 
“Come già sai, Warrior Mars è la futura regina della Terra. E un giorno scatenerà un conflitto devastante. L'intero Universo soffrirà a causa sua, la sua famiglia più di chiunque altro.”
 
Haruto e Kosuke persero un battito a quella rivelazione. Reiko, la dolce seppur formidabile combattente che avevano appena incontrato, sarebbe davvero diventata una tiranna come quell'essere aveva previsto?
 
“Non la ucciderò, se è l'obbiettivo di questo discorso. Come ho detto, la Croce di Fuoco è la prova che chiunque può fare le proprie scelte, nel bene e nel male”, disse fermo Haruto avvicinandosi al demone.
 
“Non pretendo che tu lo faccia, ti conosco troppo bene. Dopotutto, ricorda che sono stato creato per essere il tuo opposto. Il tempo non può essere riscritto, volevo solo che tu lo sapessi. E la parte più divertente...è che lei ha consegnato il DNA di Serenitatis a mio padre, l'ho visto in una mia visione. La sua versione del futuro ha permesso che tutto questo accadesse e continuasse a ripetersi all'infinito. E io vigilerò affinché così sia per l'equilibrio di tutto l'Universo.”
 
Haruto e Kosuke si guardarono negli occhi attraverso le visiere. Non ci furono parole, entrambi sapevano cosa fare.
 
“Sono certo che comunque anche lei troverà la sua speranza, come abbiamo fatto tutti noi”, stabilì il Rider annullando la trasformazione e prendendo in braccio Reiko.
 
“Sapevo che l'avresti detto e hai ragione. La sua speranza…si chiama Angelica. Buona battaglia e buona fortuna, Kamen Rider Wizard”, disse infine il demone serpentino trasformandosi in una nuvola di polvere, al cui centro c’era una piccola luce dorata che entrò nel corpo di Haruto.
 
“Bentornata, Koyomi”, disse felice il guerriero. Poche ore dopo erano di nuovo all'antiquariato di Wajima. Haruto e Kosuke avevano concordato sul non dire nulla a Reiko, volendo credere che avrebbe fatto la scelta giusta.
 
Quella sera l'intero gruppetto si trovò al negozio d'antiquariato, mangiando più o meno allegramente dopo essersi curati le ferite.
 
“Kami-sama, non usavo così tanto potere dall'ultima volta che Shizu mi ha prestato il Moon Infinity”, si lamentò Reiko mangiando il suo karaage e sentendo ancora il peso dei colpi subiti per tutto il giorno.
 
“Sei stata bravissima”, le disse comunque Haruto battendole una mano sulla spalla.
 
“Per favore, Haruto, sono ancora rintronata”, si lamentò scherzosamente la mora.
 
“Qual è il piano ora?”, domandò Masahiro ai due.
 
“Trovare gli altri Kamen Rider e le Warrior Planet per cominciare. Per fortuna so dove vivono alcuni dei primi e loro, a loro volta, dovrebbero sapere dove trovare i primi Heisei Rider e gli altri.”
 
“Da lì resta da decidere il da farsi. Se tutto va bene, mio padre sarà già arrivato.”
 
“Si prepara un lungo viaggio, suppongo”, disse Shunpei
In quel momento, improvvisamente, il Driver di Haruto apparve senza che questi l'avesse evocato. E con shock di tutti, si mise a parlare con una voce molto familiare a Reiko.
 
“Mi ricevete? Sono il capitano Martina Florence, chiamo dall'Amanogawa High School. C'è qualcuno in ascolto?”
 
“Ehi, non è la scuola di Gentaro?”, disse Kosuke, mentre si sentivano le voci di altri Rider e Warrior.
 
“Già, vedo che certe cose non cambiano mai”, disse felice Reiko, ascoltando la conversazione tra le sue compagne, gli altri Kamen Rider e suo padre fino alla fine. Fu un momento molto toccante: si era fatta degli amici in quel nuovo mondo e ora aveva scoperto che anche quelle vecchie erano lì per continuare la loro lotta insieme. Avrebbero trionfato, non aveva dubbi.
 
*****
 
La mattina dopo Haruto e Reiko si erano caricati di quanto necessario per il viaggio verso Osaka, tenda e provviste caricate sulla moto argentata dello stregone.
 
“Sta’ attenta, Reiko- chan”, disse Rinko abbracciando l'amica.
 
“Non ti preoccupare, tornerò a casa tutta intera e poi festeggeremo”, rassicurò la mora salendo sulla moto e mettendosi il casco.
 
“Noi metteremo in sicurezza la città e aspetteremo qui l’arrivo dei rinforzi. Appena ci avranno recuperati, verremo ad aiutarvi”, disse Kosuke rivolto ad Haruto. “Vedi di lasciarmi qualche Phantom per quando arriveremo, eh!”
 
“Non ti faccio promesse, Maionese”, rispose Wizard con una risatina, per poi aggiungere in tono più serio: “State attenti anche voi, mi raccomando.” Salì sulla moto insieme alla Warrior e accese il motore. “Pronta?”
 
“Prontissima! Forza, non vedo l'ora di presentarti a tutte le altre!”
 
E con un forte rombo, i due nuovi amici partirono alla volta di Osaka, diretti come i loro compagni verso la battaglia finale.
 
                                                                           *****
 
Ancora una volta, lo scontro tra Diablo e Tsukasa era ripreso più violento che mai, stavolta sulla cima di un grattacielo. Il guerriero dall'armatura magenta colpiva a ripetizione l'avversario con la propria spada in una pioggia di scintille, fino a quando Diablo non trovò il momento adatto per contrattaccare.
 
“Forza, Decade-senpai, ti impegnavi di più prima”, incitò il Rider infernale afferrandogli un gomito e sbattendolo a terra.
 
“Tanto per sapere, parli tanto perché ti piace o adori il suono della tua voce?”, domandò ironico Tsukasa prendendo una delle sue carte.
 
“Kamen Ride: ZX!” Tsukasa assunse l'aspetto di un ninja con un elmo rosso a forma di testa di libellula, occhi e decorazioni verdi, una tuta anch’essa rossa e una corazza bianca intorno al busto. Con questo nuovo aspetto fece presa sul braccio di Diablo e riuscì a ribaltarlo per poi calciarlo dritto nello stomaco, sbattendolo a terra. A quel punto si abbassò e, stringendo la gola dell'avversario, iniziò a imbottirlo di pugni.
Diablo però non era mai a corto di trucchi e caricò una sfera di energia oscura nella mano, sparandola in faccia a Tsukasa. Il Rider dimensionale si riprese in fretta e inserì un’altra carta nel Driver.
 
“Final Attack Ride: Z-Z-Z-ZX!” Con un singolo salto, Tsukasa si proiettò in aria e distese la gamba, ora avvolta in un’aura rossa e bianca, contro il proprio avversario.
 
“DIABLO PUNCH!”, gridò il guerriero demoniaco, bloccando il calcio devastante di Decade col proprio pugno, avvolto da un’energia oscura densa come le tenebre dell'abisso da cui era nato. L'impatto causò onde d'urto che si espansero per decine di chilometri, fino a quando il Rider dimensionale non venne scagliato via.
 
“Ciao, ciao”, salutò sarcastico il guerriero color magenta creando un vortice dimensionale dietro di sé.
 
“Oh, non ci pensare neanche!”, gridò Diablo gettandosi in volo all’inseguimento.
 
“Scusa, imitatore, ma ho un altro impegno”, sghignazzò Tsukasa, scomparendo all’interno del vortice grazie alla spinta datagli dal colpo del suo stesso avversario. Quest’ultimo, data la scomparsa repentina del rivale, si ritrovò pericolosamente vicino al terreno sottostante.
 
“Oh, ma vaffa...”, provò a gridare il Rider demoniaco prima di essere interrotto dall'impatto col suolo. Si rialzò massaggiandosi la base dolorante delle ali e il volto e guardò il cratere che aveva appena formato, attorno al quale si trovavano diverse persone terrorizzate.
 
“C-Che cos'è quel coso?!”, urlò un passante, guardando Diablo nel cratere.
 
“Qualcuno chiami i Super Sentai!”, gridò una donna per poi scappare.
 
“I Sentai, eh? Forse un giorno mi confronterò anche con loro, ma non oggi”, commentò sarcastico il demone ricoprendosi di fiamme nere e sparendo con uno sbuffo. Il suo ultimo pensiero era ancora una volta focalizzato sull'uomo che l'aveva umiliato negli ultimi giorni e che custodiva la chiave per raggiungere il suo massimo potenziale. Tuttavia, per quanto finora fosse sempre riuscito a sfuggirgli e a metterlo in difficoltà, Diablo poteva chiaramente percepire che quella caccia stava sfiancando molto di più Tsukasa di lui: se agli inizi il demone riusciva a malapena a stargli dietro, ora era invece proprio lo stesso Decade a faticare a reggere il ritmo di quella caccia spietata e implacabile. L’aiuto di Narutaki, per quanto fastidioso, stava dando i suoi frutti e ogni nuovo scontro tra i due Rider, seppur inconcludente, si traduceva in nuova esperienza per Diablo, i cui poteri crescevano sempre di più.
-Stiamo arrivando alle battute finali, Decade-senpai. Ben presto non potrai più né sconfiggermi né sfuggirmi e allora il tuo potere sarà mio.- Mentre viaggiava attraverso le dimensioni, un ghigno malvagio gli deformò la bocca. -So dove trovarti.-
 
 
 
 
Haruto Soma, alias Kamen Rider Wizard: protagonista indiscusso della serie " Kamen Rider Wizard" e 14esimo degli Heisei(= post 2000) Rider a vestire i panni di uno degli eroi mascherati al servizio dell'umanità. Haruto perse i genitori in tenera età a seguito di un incidente stradale, ma i loro incoraggiamenti sul tenere sempre viva la speranza lo spinsero ad andare avanti, diventando anche un promettente calciatore. Questo fino a quando la sua carriera non venne interrotta da Kamen Rider Wiseman, il quale, impazzito per la morte della figlia Koyomi, creò durante un'eclissi un rituale magico chiamato Sabbat, volto a trasformare decine di Gate in Phantom per utilizzare la loro energia magica al fine di resuscitare la figlia. Di tutte le persone rapite, Haruto fu l'unico che riuscì a domare il suo Phantom interiore, Dragon, e diventare uno stregone. Questo convinse Wiseman a cambiare i propri piani: affidò Koyomi, diventata un homunculus per via del parziale fallimento del rituale, ad Haruto e gli donò il Wizard Driver per permettergli di trasformarsi nello stregone Kamen Rider Wizard. Haruto cominciò quindi ad affinare le sue nuove capacità magiche per combattere i Phantom e impedirgli di trasformare qualunque altro Gate trovassero in altri come loro, fino allo scontro finale col suo stesso creatore Wiseman, in cui l'anima di Koyomi fu intrappolata nella Pietra Filosofale volta a ritrasformarla in un essere umano. Dopo questi eventi e la sconfitta di Wiseman, il giovane partì per trovare un luogo dove l'amica potesse riposare in pace e, in seguito allo scontro con l'ennesimo avversario, lo trovò nel suo stesso Underworld. Haruto a prima vista sembra un comune ragazzo fissato di ciambelle con lo zucchero (cosa che fa inferocire non poco la sua pasticcera ambulante preferita, i cui tentativi di fargli assaggiare le nuove creazioni vengono sempre rifiutati o ignorati) e un po’ malinconico a causa della sua sindrome di sopravvissuto, ma è una persona estremamente attaccata ai propri amici ed empatica verso i Gate che incontra, aiutandoli per quanto possibile. Riesce ad alternare momenti di assoluta serietà ad altri di allegro relax, dimostrando spesso di possedere anche un certo senso dell’umorismo, anche se spesso il suo volersi addossare tutte le responsabilità finisce per spingerlo al limite e a metterlo in pericoli non necessari o eccessivi piuttosto che fargli chiedere aiuto ai suoi compagni. In battaglia, il suo stile di combattimento mescola arti marziali estremamente eleganti con i suoi incantesimi, elementali e non, ed è probabilmente uno degli spadaccini migliori dell'universo di Kamen Rider. È inoltre dotato di un incredibile intuito da battaglia e di una mente strategica capace di trovare soluzioni a numerosi problemi impiegando le sue risorse in modi anche completamente inaspettati, oltre che di una straordinaria e incrollabile forza di volontà. Qualsiasi malvagio lo incontri, dovrebbe riconsiderare i suoi piani più di una volta.

Kosuke Nitoh, alias Kamen Rider Beast: coprotagonista di Kamen Rider Wizard e una mosca bianca tra il gruppetto di musoni e pseudo-edgelord che sono il più delle volte i Kamen Rider secondari. Proveniente da una famiglia facoltosa e cresciuto col desiderio di diventare un archeologo, Kosuke incontrò spesso l'opposizione di sua nonna, una donna piuttosto severa e tradizionale. Durante una spedizione di studio, però, la sua vita ebbe un vero cambiamento nel momento in cui trovò un misterioso Driver al cui interno era sigillato il Phantom Chimera, che si fuse con Kosuke trasformandolo in Kamen Rider Beast e avvertendolo che, da quel momento in poi, avrebbe dovuto sconfiggere continuamente altri Phantom per assorbire la loro energia magica e nutrirlo, altrimenti sarebbe stato divorato egli stesso dalla creatura. Inizialmente risultò piuttosto disinteressato al difendere i Gate, preferendo mangiare i suoi amati piatti ricoperti di maionese (cosa che mette ovunque e disgusta non poco molti dei suoi amici), sconfiggere e divorare Phantom per nutrire Chimera e sopravvivere e sfidare Haruto, col quale aveva un rapporto piuttosto monolaterale di rivalità. Successivamente, così come il compagno di battaglie, si interessò sempre più alle cause personali delle persone che difendeva e prese più a cuore il suo lavoro, fino a quando, durante la lotta finale contro Wiseman, dove quest'ultimo aveva avviato un nuovo immenso Sabbat per ottenere nuova energia magica e completare la resurrezione della figlia Koyomi, Kosuke distrusse il proprio Driver per liberare Chimera affinché questi salvasse tutti i cittadini divorando i loro Phantom interiori, ma perdendo tutti i suoi poteri di stregone nel processo. Successivamente, si legò nuovamente alla creatura per riacquistare il potere di Beast e combattere ancora al fianco di Haruto. Come già detto, Kosuke è praticamente un’anima allegra tra i Rider secondari, ottimista e vivace al punto che in certi momenti è difficile prenderlo sul serio, ma è comunque una persona estremamente appassionata al proprio lavoro di archeologo e pronta a tutto per difendere gli innocenti. Il suo ottimismo nasce dal fatto di sapere di poter essere in qualunque momento condannato a morire divorato da Chimera, ma è anche il motivo per cui sa capire l’importanza della vita e del suo godimento meglio di chiunque altro. In combattimento, il suo stile è decisamente più semplice rispetto a quello di Haruto, ma non meno efficace, combinando la sua determinazione a una sorprendente imprevedibilità che spiazza spesso persino i nemici più forti ed esperti; inoltre, può modificare suddetto stile equipaggiando e alternando i mantelli degli animali che compongono Chimera: delfino, camaleonte, falco e bufalo.

Mayu Inamori, alias Kamen Rider Mage 1: sorella minore di uno dei primi Gate rapiti da Wiseman, che divenne il Phantom Medusa, Mayu perse a seguito del primo Sabbat anche i suoi stessi genitori, uccisi dalla stessa Medusa, ma continuò a vivere la sua vita sperando di trovare la sua unica parente rimasta. Però fu lei ad essere trovata per prima e la loro fu tutt'altro che una riunione piacevole: Medusa, la cui mente era stata distorta dalla trasformazione, non si fece problemi a innescare la trasformazione della sorella in Phantom nonostante i tentativi di Haruto per fermarla, ma così come per lo stregone della speranza, anche Mayu riuscì a superare la disperazione e a ottenere così la possibilità di diventare una strega. A quel punto, Wiseman, i cui veri obbiettivi erano ancora sconosciuti all'epoca, apparve e la portò via con sé per addestrarla all'uso della magia e permetterle di affrontare la sorella divenuta mostro. Mayu tornò poco tempo dopo per combattere Medusa e, dopo la sconfitta sua e del suo vecchio mentore, si unì a un settore di polizia che si occupava di combattere i Phantom. In combattimento, usa uno stile simile a quello di Haruto, ma a differenza di Wizard può usare solo l'elemento della terra.

Yuzuru Iijima, alias Kamen Rider Mage 2: Yuzuru era un semplicissimo ragazzo piuttosto timido verso una sua amica d'infanzia, Akari, con la quale sperava di andare in bici nonostante la sua difficoltà a imparare. Gli venne incontro Kosuke, che, dopo averlo difeso da alcuni Phantom, gli insegnò anche a pedalare e lo salvò dal diventare una delle creature combattute dal gruppo. Quando però l'archeologo tentò di liberarlo dai poteri magici, giunse Wiseman che lo rapì, avendo bisogno di quattro stregoni per attuare il suo piano, e gli fece il lavaggio del cervello visto il rifiuto di Yuzuru nel diventare uno stregone. Ancora una volta fu Kosuke a venire in suo aiuto, riuscendo a liberarlo dopo il fallimento del secondo Sabbat e prendendolo poi con sé come studente e compagno durante i suoi viaggi. Nonostante la giovanissima età e la scarsa esperienza combattiva, Yuzuru si è dimostrato piuttosto abile nell’uso della magia e, come Mage, possiede il potere dell’elemento acqua.

Masahiro Yamamoto, alias Kamen Rider Mage 3: comune padre di famiglia con la sfortuna di essere un Gate. Venne trovato poco prima la nascita del figlio dalla Phantom Medusa e dai suoi alleati, i quali attaccarono la moglie Aya per farlo cadere nella disperazione, ma fortunatamente Haruto riuscì a salvarla prima che Masahiro potesse trasformarsi completamente in un Phantom e l’amore per la famiglia permise all’uomo di superare la disperazione. Così come nel caso di Yuzuru, anche lui rifiutò di diventare uno stregone e per questo venne rapito e ipnotizzato da Wiseman per seguire il suo piano. Quando tornò in sé, Masahiro decise che non voleva più saperne niente della magia, ma vedendo l'ultimo attacco di Phantom impazziti alla città, decise di ritrasformarsi per proteggere la sua famiglia. In battaglia, possiede il potere dell’elemento vento.
  

                                                                                                                     *****

Salve a tutti, perdonateci per la lunga attesa, ma vari impegni di studio e lavoro( in particolare per Xephil che si è fatto assumere da qualche mese) ci hanno tagliato molto tempo per scrivere, quindi potrebbero esserci anche alcune sbavature nel capitolo. Qualsiasi critica come sempre è ben accetta, non abbiate timore di parlare e ci comporteremo di conseguenza.Tra l'altro, a questo punto siamo a poco più di metà del primo anno dell'era Reiwa, in cui governa l'imperatore Naruhito. In tutti gli stati del mondo sono successi vari eventi più o meno piacevoli, spero che a voi siano capitati innanzitutto i primi e che continui così anche nel 2020. Come ho scritto nel precedente capitolo mi auguro sia poi lo stesso anche per il resto di questo mondo incasinato in cui non farebbero decisamente male un pò di Kamen Rider disposti a mettersi al lavoro per ciò in cui credono. Ma come abbiamo scritto, ognuno ha il diritto di fare le sue scelte nel bene e nel male, inclusi noi.Concludiamo questa piccola nota d'autore augurandovi di festeggiare come si deve il capodanno e ancora un bellissimo 2020. A presto

P.s. 2/3/2020

Siccome la versione originale del capitolo lasciava un pò a desiderare verso la fine, Xephil ha deciso di sistemarla a dovere, rendendola molto più dettagliata e fluida. Lo ringrazio enormemente per il lavoro che ha fatto e spero voi farete lo stesso.

Prossimo capitolo:' Warrior Venus e il poliziotto più veloce del mondo, Drive'

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Warrior Venus e il poliziotto più veloce del mondo, Drive ***


Warrior Venus e il poliziotto più veloce del mondo, Drive

 

Nanà Harada, durante la sua breve carriera di supereroina in giallo, aveva preso diverse batoste mica da ridere. Già durante il suo primo vero scontro sarebbe sicuramente morta, se Shizu non avesse miracolosamente attivato i suoi poteri.
Erano poi seguite esplosioni prese di petto, un paio di bombardamenti, ossa rotte, tagli d'ogni genere e continui scontri con una specie di spiriti maligni che continuavano ad apparire vicino al Moonlein Hotel.

Nulla di tutto questo, però, poteva paragonarsi all'ultimo scontro, quello che l'aveva spedita in un sonno quasi letargico. Mai il suo gruppo era stato umiliato in quel modo.
Si svegliò proprio in quell'istante con un grugnito che nessuno avrebbe associato a una ragazza col suo aspetto, stropicciandosi gli occhi.

“Signorina, sta bene?”, chiamò una voce, accompagnata da un suono di passi. Aprendo finalmente le palpebre, Nanà vide un uomo di mezz’età dai tratti asiatici e con un camice da medico.


“I-Io... Sì, penso di stare bene”, borbottò la biondina dopo qualche secondo d'incertezza, dovuto ai ricordi della sera precedente che in quel momento l'attraversavano come scariche elettriche, più che alla stanchezza fisica. Ignorando temporaneamente quei ricordi e la preoccupazione per le compagne di squadre, per quanto pressante, si guardò intorno e notò subito di essere in una stanza d'ospedale e di indossare un pigiama ospedaliero. Prima che potesse parlare, il dottore anticipò la sua domanda.


“È al Tokyo Central Hospital. Stanotte due poliziotti l'hanno trovata per strada. Uno di loro è arrivato pochi minuti fa proprio per parlare con lei.”
 

-Finalmente una buona notizia-, pensò lieta Nanà. Poteva semplicemente dire a quell'agente chi era, far chiamare suo padre per farsi portare all'hangar di Xana e da lì contattare l'ammiraglio. Michael aveva senza dubbio già trovato il resto delle Warrior Planet, forse anche Tsukasa, e stava organizzando il piano per battere Diablo. “Lo faccia pure entrare e gli dica che sono la figlia del capitano Harada, se non ne è già al corrente.”

 

La porta della stanza si aprì scorrendo con lieve fruscio ed entrò un uomo che doveva avere poco più di 25 anni, con cortissimi capelli neri ben pettinati di traverso e vestito con un completo elegante nero sopra una camicia bianca e una cravatta rossa.

 

“Buongiorno, signorina”, disse con un sorriso cortese ma mantenendo un tono serio e professionale, mentre alzava un distintivo. “Ufficiale Tomari Shinnosuke, della polizia di Tokyo.”

 

“Molto piacere, agente Tomari”, rispose Nanà facendo un piccolo inchino dal letto. “Mi chiamo Harada Nanà. Mi hanno detto che è lei che mi ha trovata, la ringrazio sinceramente.”

 

“Dovere, Harada-san, dovere. E poi nessun uomo che si rispetti lascerebbe una ragazza svenuta e ferita in una fontana ad annegare. Ora però ho alcune domande da farle, se non le dispiace.”

 

“Mi dica.”

 

“Lei ha detto di essere la figlia del…capitano Harada, giusto?” La ragazza annuì e Tomari assunse un’espressione perplessa. “Ricordo tutti i dipartimenti di polizia e coloro che vi lavorano e nessuno risponde a quel nome. Chi sarebbe questo capitano Harada? E chi è lei?”

 

La guerriera di Venere inarcò un cipiglio, molto perplessa dopo la domanda del poliziotto. Era impossibile che non conoscesse il suo padre adottivo, il capo della polizia di tutta la città. Forse quell’uomo non era chi diceva di essere, ma stando a quanto dettole dal medico era stato proprio lui a portarla lì e probabilmente l'ospedale aveva dei modi per assicurare la veridicità delle sue credenze.

 

“Scusi, Tomari-san, mio padre è il capo della polizia della città, ormai da diversi anni. È sicuro di non confondersi? Forse lei si è trasferito qui da poco”, domandò incerta, ripensando alla cerimonia in cui il padre era stato promosso. Era stato poco dopo il periodo in cui finalmente lei e tutte le sue compagne erano state adottate. Anche loro erano state presenti con le rispettive famiglie a quell’evento e lei si ricordava pure di essere corsa in braccio al genitore sul palco, proprio subito dopo che il sindaco gli aveva consegnato la nuova medaglia.

 

“No, Harada-san, sono nato e cresciuto a Tokyo e sono sempre stato un agente della polizia di questa città. Per assicurarmi di non sbagliare, ho controllato anche gli archivi dei miei colleghi venendo qui e non ho trovato nessuno col cognome Harada”, rispose il moro, notando l'espressione della giovane dai capelli arcobaleno. Non gli sembrava che stesse mentendo, ma non dubitava nemmeno che gli stesse nascondendo qualcosa. “Devo chiederlo ancora: chi è lei?”

 

Nanà si morse nervosa il labbro, pensando a cosa dire: non poteva ovviamente dire di essere una delle Warrior Planet e non poteva semplicemente chiedergli di portarla al Moonlein Hotel. Involontariamente ripensò allo scontro della sera precedente, ricordando il portale creatosi dall'unione tra il varco di Diablo e l'energia del Moon Infinity. Forse...?

 

“Mi chiamo Harada Nanà”, ripeté il proprio nome dopo aver preso un enorme respiro. “E temo di essere molto lontana da casa. Ha mai sentito parlare dei Kamen Rider?"

 

Capì di aver fatto centro quando il volto del detective si distese in una chiara espressione sorpresa.

 

“…Lei come conosce i Kamen Rider, signorina?”

 

“Uno di loro mi ha salvata proprio ieri sera. Kamen Rider Decade, per la precisione. Ha detto di chiamarsi Kadoya Tsukasa e di cercare altri come lui, perché potevano aiutarmi.”

 

“Kadoya-san?”, ripeté Tomari, ancora più sorpreso. Non c’erano dubbi: quella ragazza aveva conosciuto Decade e se lui, oltre a salvarla, le aveva detto di cercare aiuto da altri Rider, era sicuro che era coinvolta in qualcosa di grosso. Proprio come gli aveva suggerito il suo istinto. Rapido, estrasse il cellulare dalla tasca e chiamò uno dei primi numeri della sua Rubrica rapida. “Pronto, Go? È meglio che ti sbrighi. Come avevo immaginato, potremmo avere un problema peggiore del previsto. A presto”, disse per poi riagganciare e rivolgersi di nuovo a Nanà. “Se Kadoya-san ti ha mandata qui a cercare aiuto, non posso esimermi dall’offrirtelo. Perciò, permettimi di ripresentarmi. Tomari Shinnosuke, detective, agente di polizia e Kamen Rider Drive.”

 

Stavolta fu Nanà a rimanere stupefatta: “Lei è un Kamen Rider?! Sul serio?!”

 

“Sul serio. Anche mio cognato, ovvero la persona che ho appena sentito e sta venendo qui, lo è”, guardò un attimo fuori dalla finestra, con fare guardingo. “Sarà meglio muoverci al più presto. Ce la fai a muoverti?”

 

“Sono ancora un po’ intontita, ma niente di serio. Ho sopportato di molto peggio, non si preoccupi.”

 

“Bene. Chiederò al dottore di dimetterti e di farti avere i tuoi vestiti. Vestiti in fretta e poi seguimi. Parleremo di tutto strada facendo.”

 

I vestiti della ragazza erano stati asciugati e sistemati per quanto possibile dallo staff dell'ospedale. Non erano esattamente come quando Nanà li aveva presi, ma per quel giorno sarebbero bastati.

 

“Dove stiamo andando quindi?”, domandò scendendo le scale che portavano al parcheggio insieme a Tomari, il quale l'accompagnò lungo svariate file di macchine.

 

“Al vecchio ufficio del Dipartimento per i Crimini Speciali, la sezione di cui facevo parte durante il mio anno come Kamen Rider. Per lo più ci siamo spostati in diversi settori dopo che la minaccia dell'epoca è stata sventata, ma abbiamo rimesso a nuovo la nostra vecchia base per investigare su un certo caso”, rispose con un tono in cui Nanà sentì una nota di affetto non indifferente. In breve tempo, i due arrivarono all'automobile di Tomari, un modello rosso fiammante dall'aspetto moderno e molto ben curato. “Un caso che ha a che fare proprio con alcuni dei miei predecessori. Lì ti darò tutti i dettagli.”

 

“Capisco, in cambio durante il viaggio le dirò tutto quello che posso su quanto è successo ieri sera. Cambiando argomento... Bella macchina. Non sono un'esperta, ma si vede che la tiene a dovere.”

 

“Sono sempre stato un appassionato di automobili”, disse il poliziotto prendendo dalla tasca anche una piccola busta di latte al cioccolato, offrendola alla ragazza pensando che un po’ di zuccheri le servissero dopo qualsiasi cosa avesse passato. “E anche di snack insalubri da cui mia moglie cerca di tenermi lontano. Vuoi?”

 

Nanà declinò con un cortese cenno della mano e fu sul punto di entrare nella macchina, quando alzò lo sguardo al cielo notando svariati punti neri che andavano ingrandendosi sempre di più. Per certi versi le sembravano familiari.

 

“Per caso, avete uccelli molto grossi da queste parti?”, domandò a Tomari, il quale guardò nella stessa direzione e impallidì.

 

“Quelli non sono uccelli, Nanà-san! ENTRA SUBITO!”, gridò mettendosi subito al posto del pilota e tirando dentro la Warrior per poi partire senza neanche aver chiuso i portelloni. Intorno alla macchina cominciarono a esplodere potenti colpi di energia che sciolsero l'asfalto come burro fuso e trasformarono altre macchine ben più sfortunate in pezzi di groviera.

 

Aggrappandosi al sedile, Nanà alzò lo sguardo per guardare cosa li stesse inseguendo, scoprendo le creature più strane viste negli ultimi anni. Erano tre grosse automobili da corsa color platino con ali da pipistrello meccaniche che cercavano di raggiungere la vettura su cui scappavano. “Cosa sono quei cosi?!”

 

“Roidmude. Gli stessi esseri che combattevo anni fa. Allacciati la cintura, siamo quasi fuori, dopo dovremo solo aspettare che Go ci raggiunga!”, ordinò il moro chiudendo il proprio sportello e prendendo una curva che portava all'uscita del complesso ospedaliero, ma purtroppo erano già stati preceduti e per poco non sbatterono contro i loro inseguitori. Una decina di bizzarri esseri umanoidi, dal corpo ricoperto da armature color grigio spento, con dita artigliate e il cranio simile a un teschio per alcuni, ornato con strane protuberanze simili al cappello dei cobra per altri e decorato da strane ali dorate per altri ancora, si erano schierati a bloccare il passaggio. Tutti emanavano una vistosa e chiara energia demoniaca.

 

“Tomari-san, pensa che possiamo combatterli?”, domandò Nanà vedendo che anche i loro primi inseguitori si erano fermati e messi alle loro spalle, trasformandosi nel processo in creature identiche a quelle che stavano loro di fronte. Il Kamen Rider in tutta risposta strinse le mani sul volante.

 

“In un'altra situazione non sarebbero un problema, ma al momento non ho l'attrezzatura per trasformarmi, solo una pistola con proiettili potenziati. Ascolta, prendi il mio telefono e scappa più veloce che puoi. Io li terrò impegnati mentre... NO!” Prima che potesse finire, Nanà era scesa dal veicolo e aveva unito le mani, illuminandosi di luce dorata.

 

“Venus Patrem Spiritus! Mihi Virtutem Tuam!”, esclamò assumendo la propria forma di battaglia, per poi alzare un pugno avvolto da vapori velenosi sufficienti a sciogliere una montagna. “Sono la figlia di Venere, e sarete sconfitti in nome della madre della bellezza, plebei ignoranti e sottoacculturati!”

 

“Ehi, ignorante a chi?!”, protestò una voce dietro i Roidmude, i quali si scansarono per lasciar passare il suo proprietario, un demone della stessa altezza di Tomari ma con un po’ più di muscoli. La pelle violacea era ricoperta da svariate cicatrici, di cui una particolarmente vistosa sul petto che andava dalla spalla sinistra fino al fianco destro, e tutto il suo corpo presentava molti ingranaggi e bulloni fissati direttamente nella carne; aveva poi gambali rossastri e pieni di crepe alle gambe e una corta coda la cui punta era avvolta da una ruota: “Non avranno dei Core, ma ci ho messo parecchio a creare questi piccolini, perciò preferirei che i miei sforzi venissero riconosciuti!”

 

“E tu saresti…?”, domandò Nanà, per nulla sfiorata dalla protesta dell’essere.

 

“Oh, ma dove ho messo le mie buone maniere?” Il demone fece un inchino tutto svolazzi, chiaramente in segno di beffa. “Piacere di conoscervi, Warrior Venus e Kamen Rider Drive. Potete chiamarmi Cyberive, servitore di Lord Astaroth. E loro sono i miei fedeli soldati, una mirabile fusione di Roidmude ed energia demoniaca in sostituzione del Core. Chiamateli pure Demonroid!”

 

“Un altro sgherro di Astaroth, eh? C’avrei giurato dopo l’apparizione di Diablo…”, disse Nanà stringendo i pugni. “In tal caso, non posso permettermi di trattenermi! Tomari-san, stia indietro!”

E scagliò i vapori che aveva intorno alle mani contro i nemici in forma di due ampi vortici di veleno dorato. Due dei suddetti Demonroid vennero investiti e si arrugginirono e corrosero rapidamente, fino a che di loro non restò che un mucchio di rottami, ma gli altri riuscirono ad evitarli muovendosi di lato.

 

Quando provarono ad aggredirla dai lati, la Warrior mandò altre nuvole di veleno a fermarli, abbattendone diversi, tuttavia quattro di loro riuscirono a raggiungerla e cercarono di colpirla con lunghi artigli e lame d’acciaio, ma lei si difese balzando indietro per evitare i primi attacchi e afferrando i secondi, per poi immettere il veleno stavolta direttamente nel corpo dei nemici, corrodendoli da dentro. Altri due Demonroid caddero, ma prima che potesse eliminare i rimanenti, un violento calcio di Cyberive al fianco la mandò al tappeto.

 

“Guarda che macello che hai fatto! Ti ho già detto che mi ci è voluto un sacco di tempo per crearli!”, ringhiò il demone con un tono tra l’arrabbiato e il lamentoso. “Ora me la paghi!”

Nanà si rialzò in tempo per impegnarsi in un serrato corpo a corpo con l’avversario, ma, nonostante l’aspetto debilitato, questi si rivelò presto ben più abile di lei nel combattimento ravvicinato e riuscì a sbatterla di nuovo a terra con un potente montante. “Non ho finito!”, esclamò Cyberive scagliando con un gesto delle mani una raffica di sfere d’energia negativa che avevano la curiosa forma di una ruota d’automobile. Il suo attacco andò a vuoto, però, in quanto Nanà creò una barriera di veleno per bloccarlo.

 

“Tsk! Tanto parlare e poi mi mandi contro creazioni così scadenti? Non mi pare tu ti sia particolarmente impegnato! O forse sei davvero un ignorante sottoacculturato!”, lo derise la Warrior generando una grossa sfera dorata che scagliò contro il demone. Questi provò a respingerla con un gesto di mano, ma non appena la toccò, questa esplose inondandolo di gas velenoso; tossendo, Cyberive indietreggiò e venne colto di sorpresa da un calcio di Nanà che lo spedì a terra.

 

“Dannata! Ora t’insegno io chi è l’ignorante!”, sbottò alzando un braccio e schioccando le dita. Un istante dopo, diverse scariche elettriche circondarono la ragazza, la quale si sentì paralizzare dalla testa ai piedi.

 

“Ma cosa…?!” Guardandosi intorno quanto possibile, Nanà si accorse che due dei Demonroid rimasti l’avevano circondata e stavano generando quel campo elettrico dalle ali sulle loro teste.

 

“Ahahah! Ti piace questo trucchetto? L’ho progettato io, apposta per voi! Ed è solo una delle molte qualità dei miei giocattolini!”, rise Cyberive rialzandosi e puntandole contro una mano. “E adesso vediamo di farti strillare ancora di più, mia bella- AH!”

 

Due spari accompagnarono l’impatto di due proiettili sulla testa del demone, il quale si tenne la faccia per il dolore. Subito dopo, i due Demonroid che tenevano Nanà crollarono a terra, anche loro colpiti in pieno cranio da due proiettili, annullando il campo elettrico e liberandola. Voltandosi, la Warrior vide Tomari con altri due Demonroid distrutti a terra e la pistola ancora alzata.

 

“Spiacente, ma io non abbandono mai nessuno. E ne ho affrontate troppe per permettere a qualche Roidmude modificato di fermarmi”, fece il detective affiancandosi alla ragazza. “Vedo che hai ben più di qualche segreto, Nanà-san. Mai vista una trasformazione così e io ne ho viste molte!”

 

La figlia di Venere guardò il poliziotto con sguardo di profonda ammirazione. Fino a quel momento le uniche persone che aveva visto sconfiggere dei mostri senza dei poteri da Warrior erano l'Ammiraglio Moonlein, che comunque era stato un principe dell'Amor Dei con poteri paragonabili alla sorella, e Martina, che restava un cyborg modificato dallo stesso ammiraglio per combattere potenti minacce. Tomari, invece, aveva usato solo una pistola modificata e i suoi pugni e questo non era certo per la debolezza degli avversari, ma anzi dimostrava quanto il suo nuovo compagno di battaglia fosse incredibile.

“Io sono ancora più curiosa di vedere la sua, Tomari-san, ma già ora è sorprendente! Grazie per l’aiuto”, esclamò grata prima di rialzarsi a fronteggiare Cyberive circondandosi di bolle tossiche. “Vedrò di non deludere le sue aspettative.”

 

I restanti Demonroid tentarono di chiudere i due combattenti, più il loro creatore, in un cerchio, ma Tomari non perse tempo e sparò a raffica per mantenere quanto più spazio possibile, eliminandoli con precisione, mentre Nanà riprese il confronto con Cyberive, dirigendo le bolle contro la sua enorme cicatrice nella speranza che fosse un suo punto debole. Il demone, però, si era aspettato questa mossa e si muoveva di conseguenza, creando colpi energetici per intercettare quelli della ragazza e chiudendo nel contempo sempre più le distanze, fino a quando non corse contro di lei, rifilandole una testata dritta nello stomaco.

 

“Secondo te, questa è la testa di un sottoacculturato?”, chiese sardonico prendendo l'avversaria per le braccia e caricando un raggio d'energia nella bocca per finirla una volta per tutte, ma Nanà fu più rapida e ricoprì ancora le dita con vapori sulfurei. Infilò le mani negli avambracci di Cyberive e aumentò l'intensità del veleno fino a corrodere i legamenti e staccargli entrambe le braccia con un enorme urlo d'agonia da parte del malcapitato demone.

 

“Sì, visto che probabilmente non hai neanche fatto ricerche sui tipi di veleno che uso”, disse la guerriera in un piccolo attacco d'arroganza, mentre creava un potente getto d'acido pronto ad abbattersi su Cyberive. “Una cosa posso insegnartela io: è molto rapido ad agire con quelli come te”, concluse pronta a sciogliere il demone cyborg, prima di venire distratta da un altro urlo, stavolta proveniente da Tomari.

 

Il coraggioso detective aveva continuato a combattere i Demonroid con le unghie e con i denti, forte della sua esperienza come Kamen Rider e del suo addestramento di poliziotto, come testimoniavano i vari corpi fumanti a terra, ma era stato infine preso di sorpresa. Uno dei mostri si era infatti nascosto sul tetto aspettando l'occasione di intervenire e l'aveva trovata nel momento in cui Tomari aveva esaurito le pallottole. L'uomo, quindi, si era ritrovato in aria, preso per le gambe da un cyborg volante con ali da pipistrello, mentre quelli rimasti a terra lo tenevano sotto tiro, le dita artigliate già carica di energia viola. “Nanà-san, non pensare a me ed eliminalo!”, esclamò Tomari tentando di prendere la gamba del suo rapitore per liberare la propria, senza risultati. “Go arriverà in fretta a salvarmi!”

 

Sotto lo sguardo inorridito di Nanà, le luci violacee delle creature si fecero più intense, pronte a bucherellare il loro obbiettivo, mentre Cyberive ghignava maligno.

 

“A differenza dei miei fratelli, Warrior Venus, io non mi ritengo così sadico, quindi ecco il mio patto. Abbassa quella mano, lasciami rigenerare le braccia e continueremo questo scontro più avanti.”

 

“Ora sei tu a prendermi per un'ignorante, Cyberive”, ribatté Nanà aumentando invece le dimensioni della sfera velenosa tra le sue mani. “Se anche credessi che vuoi offrirci un round 2, conosco abbastanza Astaroth e alleati per sapere che sarà uno scontro ancora più sleale di questo.”

 

“Ovviamente, resto pur sempre un demone”, ammise fiero l'Heartdemon guardando col suo inquietante sorriso il dilemma di Nanà, la quale, pur mantenendo lo sguardo sul nemico, non poté fare a meno di far guizzare un occhio anche sul povero Tomari, che dal canto suo cercò di mostrarsi il più fermo possibile affinché l'amica facesse la scelta giusta.

 

Fu quasi sul punto di lasciar andare Cyberive, quando la salvezza arrivò all'improvviso: proiettili energetici colpirono con una precisione impressionante i Demonroid che circondavano Tomari, facendoli apparire completamente immobili mentre un segnale stradale di Stop appariva su di loro. L'ultimo, ancora intento a tenere il poliziotto, venne direttamente distrutto e questi cadde a terra per poi voltarsi felice verso la direzione da cui venivano i proiettili.

 

“GO!”, gridò alla figura che attraversò in moto il cancello dell'ospedale, chiaramente un Kamen Rider. La sua corazza era per lo più bianca con l'aggiunta di alcune strisce rosse (come la suddetta moto) e di una ruota sulla spalla destra, mentre l'elmo ricordava un casco da corridore unito alla testa di un insetto con occhi bluastri.

 

“Scusa il ritardo, Shin-niisan, ho dovuto fare alcune deviazioni”, disse il nuovo arrivato scendendo dalla sua cavalcatura per aiutare l'amico a rialzarsi, prima di passargli una cintura e uno strano accessorio da polso. “Pronto a tornare in azione?”

 

“Puoi scommetterci, sono in top gear”, rispose Tomari con tono estremamente serio stringendosi la cravatta e indossando entrambi gli oggetti datigli dal cognato: “Ah, a proposito, ti presento la nostra nuova amica, Harada Nanà-san.”

 

“Molto piacere, distruggo questo verme e arrivo”, salutò la ragazza preparandosi a sparare il proprio attacco su Cyberive, che in tutta risposta cominciò a illuminarsi di una potente luce rossa.

 

“ASSOLUTAMENTE NO!”, gridò in uno sfogo di pura rabbia, scatenando una potente onda d'urto tutt'attorno a sé e scagliando via Nanà, la quale, per sua sorpresa, si ritrovò a galleggiare per aria, vedendo tutto a rallentatore.

 

“Ma cosa?! Cosa sta succedendo?!”, esclamò la ragazza, o meglio tentò di esclamare, visto che pure la sua voce uscì rallentata col risultato di produrre un fastidioso effetto distorto e allungato.

 

Dall’altra parte, anche Tomari sembrava rallentato, come persino il suo compagno Rider Go ed entrambi non potevano essere più sconvolti. “Ma com’è possibile? Eppure sono in forma Rider, il Rallentamento non dovrebbe avere un simile effetto su di me!”, disse quest’ultimo.

 

“Ehi, maledetto, che cosa ci hai fatto?”, fece invece Tomari, in tono più irritato che stupito.

 

Cyberive non rispose subito, anzi, con somma sorpresa dei presenti, iniziò a sputare sangue e a rantolare, chiaramente in agonia, stentando a rimanere in piedi.

 

“Il mio Rallentamento è…un po’ più speciale del normale”, disse una volta smesso di tossire, asciugandosi le labbra dal sangue con il moncherino del braccio destro. Entrambi i suoi arti, inoltre, stavano ricrescendo a una velocità allarmante. “L’ho modificato e potenziato con la mia energia demoniaca, la stessa che ho usato per creare i miei Demonroid, in modo tale che potesse influenzare persino voi Kamen Rider con il suo potere. Purtroppo, a causa del mio corpo imperfetto e delle mie condizioni precarie, usarlo richiede un’enorme quantità di energia e crea danni non indifferenti ai miei organi interni, oltre che fare un male tremendo. Per questo preferisco non usarlo a meno che non sia strettamente necessario, come in questo caso.”

 

Mentre parlava, i due Demonroid rimasti ancora intatti gli si affiancarono ed entrambi sollevarono la mano destra, sul cui palmo si aprì un piccolo pannello sotto il quale era visibile una lente rossa. “Non credevo sarei stato costretto a ritirarmi così presto, ma siete stati più ostici e veloci del previsto, quindi ora me ne vado. Ma prima…” A un suo cenno, i due androidi modificati scagliarono una sorta di raggio laser dalla lente sul palmo della mano, che andarono a colpire i Driver di Tomari e Go e vi passarono sopra diverse volte prima di svanire, come se fossero stati degli scanner. Subito dopo, gli occhi di entrambi iniziarono a brillare e innumerevoli dati vi passarono attraverso, come se la loro banca dati si stesse riempiendo.

 

“Cosa?! Che cos’era quello?”, domandò Tomari, ma l’Heartdemon si limitò a sghignazzare.

 

“Vuoi rovinarti la sorpresa così facilmente, Drive? Spiacente, ma io amo le sorprese, soprattutto quando sono io a farle, quindi dovrai aspettare!”, rispose beffardo Cyberive, mentre i suoi Demonroid lo prendevano per le braccia. “Alla prossima!”

Ampie ali metalliche da pipistrello si espansero dalla schiena degli androidi, i quali presero il volo con pochi ma forti battiti, portandosi dietro il loro creatore.

 

Solo quando se ne furono andati, il Rallentamento s’interruppe e i tre ripresero a muoversi normalmente. “Quel maledetto codardo! Ci ha fregati!”, sbottò Go, per nulla contento di come si era conclusa la battaglia.

 

“Siamo stati incauti e l’abbiamo sottovalutato. Considerando che stavamo affrontando un demone, avremmo dovuto fare molta più attenzione”, disse Tomari in tono critico. Accanto a lui, Nanà annuì.

 

“Ha ragione. Abbiamo abbassato la guardia troppo facilmente nel momento in cui abbiamo creduto che fosse spacciato. Proprio vero che i topi in trappola sono sempre quelli più pericolosi.” La Warrior era parecchio scocciata e delusa da sé stessa: ora che Cyberive era scappato, non c’erano dubbi che, al loro prossimo scontro, sarebbe stato molto più difficile e complicato sconfiggerlo. Per quanto quel tipo fosse una bocca larga, bisognava riconoscere che non era così stupido, dopotutto. “Sarà meglio prepararci al meglio per la prossima battaglia”, concluse annullando la propria trasformazione.

 

“Dovremo anche capire che cos’erano quei laser che ci hanno colpiti”, continuò Tomari, ma venne interrotto da una nuova voce prima di continuare:

 

“A questo credo di poter rispondere io.”

 

Nanà si guardò intorno per diversi secondi, cercando di capire da dove venisse quella voce, quando Tomari parlò di nuovo, stavolta in tono più allegro: “Belt-san! Che piacere risentire la tua voce e riaverti tra noi!”

 

Girandosi verso di lui, la ragazza notò che stava parlando rivolto al suo Driver e che, sul display presente su di esso, era ora apparso un insieme di luci rosse che formavano l’immagine stilizzata di un volto sorridente.

 

“Anche per me è un vero piacere, Shinnosuke ragazzo mio. Peccato che i nostri incontri debbano avvenire sempre con qualche emergenza di mezzo”, parlò di nuovo la voce e stavolta Nanà poté constatare che proveniva proprio dal Driver di Tomari.

 

“Ma quella cintura…parla?!”, domandò stupefatta.

 

“Oh sì, giusto. Quasi dimenticavo. Belt-san, lei è Harada Nanà, una nostra nuova alleata. Nanà-san, ti presento Krim Steinbelt, creatore del sistema Drive e attuale IA dello stesso sistema, nonché mio fidato compagno di battaglia.”

 

“Molto lieto, signorina”, disse l’ora nominato Krim Steinbelt in tono cortese. Troppo cortese e umano per essere una semplice IA.

 

“Piacere… Lei non è una vera IA, vero?”, chiese Nanà guardando il Driver.

 

“Beh, non esattamente. Un tempo ero un essere umano e sono diventato così in seguito a un attentato di alcuni Roidmude.In ogni caso, adesso non è il momento di chiacchierare. Come prima cosa, è meglio che raggiungiamo il centro di controllo, potremo discutere lì di tutto”, disse Krim incontrando subito l’approvazione di Tomari e Go, il quale annullò nel frattempo la propria trasformazione.


 

Incuriosita, Nanà lo squadrò da capo a piedi, ora che poteva vedere il suo vero aspetto. Era più giovane di quanto si aspettasse, probabilmente più giovane di Tomari di 5 o 6 anni, con dei capelli castani terribilmente disordinati, come quelli di qualcuno che si era appena svegliato dopo una pessima nottata, e vestito con camicia e pantaloni bianchi piuttosto casual, una maglietta verde con un ciondolo al collo e una macchina fotografica appesa al suo Driver.


 

Finalmente libero dal proprio visore, anche Go diede uno sguardo più approfondito alla figlia di Venere, venendo subito impressionato dai giochi di colore che il sole creava sulla sua pelle scura, dal colore di capelli strano eppur molto armonico ai suoi occhi e dalle curve non indifferenti possedute dalla ragazza. E doveva anche essere un'ottima combattente se era riuscita a tenere testa così tanto a un nemico come Cyberive.


 

“Nanà-chan, non ho avuto modo di presentarmi personalmente. Shijima Go, alias Kamen Rider Mach. Al suo servizio, signorina”, disse il giovane guerriero prendendo la mano di Nanà per un piccolo baciamano che lei accettò più che volentieri.


 

“Un vero gentiluomo, ma ci vorrà ben altro per impressionarmi”, disse sardonica la ragazza dirigendosi verso la macchina di Tomari mentre il suo nuovo corteggiatore sbatteva i pugni, più intrigato che deluso.


 

“Harada Nanà, se è una sfida quella che vuoi, l'avrai.”


 

“Se resisteremo fino a quando la situazione non sarà risolta, Go, sarò più che felice di darti una mano.” Detto questo, Tomari fece risalire Nanà sulla sua automobile, mentre Go li seguiva sopra la sua moto, un fantastico modello da corsa bianco con numerosi dettagli che richiamavano la sua forma di Kamen Rider.


 

“Quindi, Tomari-san, può parlarmi un po' delle creature che abbiamo affrontato?”, domandò Nanà sistemandosi meglio sul sedile.


 

“Puoi chiamarmi Shinnosuke e dammi del tu, Nanà-san. Comunque, come ti ho detto poco fa, il loro nome è Roidmude. Sono dei robot capaci di copiare l'aspetto delle persone e di connettersi alle loro emozioni per continuare a evolversi.”


 

“Fui io a crearli, assieme al padre di Go e di sua sorella Kiriko, Banno Tenjuro”, disse Krim dalla cintura di Tomari. “Io stesso progettai i loro nuclei, dei dispositivi che chiamai Core Drivia, che furono anche il motore che permise loro di evolversi. Purtroppo, in seguito, scoprì che Banno non aveva obbiettivi umanitari come pensavo all'inizio. Obbligò una delle nostre prime creazioni ad assumere l'aspetto di un impresario che ci aveva negato i fondi e cominciò a maltrattarlo in tutti i modi. Le mie richieste di smettere non furono ascoltate e così me ne andai disgustato, ma non ci volle molto ovviamente che tutti i 108 Roidmude finora creati si rivoltassero a Banno e fuggissero dal laboratorio in cui erano tenuti per seguire i propri scopi. Per fortuna non ero stato con le mani in mano e avevo preso svariate precauzioni, tra cui digitalizzare la mia mente per trasferirla in questa cintura, che si sarebbe dovuta collegare al primo Kamen Rider Drive.”


 

“Ovvero il Roidmude 000, alias il nostro amico Chase”, continuò Tomari. “Durante il primo Global Freeze, un Rallentamento su scala nazionale, i Roidmude lanciarono il loro primo attacco, ma vennero fermati in tempo da Chaser. A differenza mia e di Go, però, lui non era capace di distruggere i Core, i quali continuavano a permettere ai Roidmude di rigenerarsi all’infinito e così finì per essere sconfitto e in seguito riprogrammato dai Roidmude stessi per diventare il loro sicario.”

 

“Hai perso qualcuno quella volta?”, domandò la Warrior, ricordando il periodo dopo il bombardamento a Tokyo. Un lungo periodo di costruzione nel quale le ragazze aiutarono per quanto possibile anche mentre facevano la guardia contro possibili minacce, Shizu lontana nello spazio a cercare il covo dei demoni e ovunque persone che piangevano i loro cari.

 

“Grazie ai Kami, no. Solo il mio partner dell'epoca ricevette un bruttissimo infortunio durante un'operazione e per diverso tempo pensai fosse colpa mia. Mia moglie, Kiriko, mi aiutò tantissimo nel superare quel dolore. E poi arrivò Belt-san, che mi fece diventare il secondo Kamen Rider Drive.”

 

“Già, tirandoti le orecchie e obbligandoti a lavorare”, scherzò Krim facendo apparire una sorta di sorriso sul visore della cintura. “Comunque, Shinnosuke riuscì in breve a sconfiggere molti Roidmude, anche aiutato da Go e dallo stesso Chaser, dopo che riuscimmo a salvarlo e a riattivare il suo programma originario. Riuscimmo addirittura a svelare un complotto che coinvolgeva alte cariche della polizia e del governo. Lì però scoprimmo il colpo di scena: come me, anche Banno aveva trasformato la propria mente in un'IA e, fingendosi inizialmente un alleato, si creò un proprio corpo cibernetico e utilizzò sia noi che i Roidmude rimasti per cercare di trasformare l'intera umanità in dati. Riuscimmo a fermarlo, ma a caro prezzo.”

 

“I Roidmude che ci aiutarono a sconfiggerlo: Heart, Brain, Medic e anche Chase... Perirono tutti nelle ultime battaglie. L'ultima richiesta di Heart, il leader dei Roidmude, è stata di ricordarmi sempre e comunque che la loro specie è esistita”, concluse Tomari con un’espressione nostalgica e malinconica.

 

“Hmm, mi ricorda una mia vecchia missione, la prima forse fuori dal pianeta Terra, ma sarà meglio raccontartela quando ci sarà tutta la squadra.”

 

“Fuori dal pianeta Terra? Sei stata nello spazio?!”

 

“Più volte a dire il vero. Io e il mio team possediamo una bellissima astronave, il Nautilus Princess Xana. Anche lei possiede un'IA, la nostra stessa leader la programmò molto tempo fa.”

 

“Spero di poter discutere con lei se e quando l'occasione si presenterà. L'unica cosa che posso fare nel mio rifugio sotterraneo è dormire fin quanto non c'è bisogno che Shinnosuke torni in azione”, commento Krim, chiaramente interessato.

 

“A proposito, pensi di tornarci una volta finito qui?”, domandò Tomari. Dopo la sconfitta dei Roidmude, il suo mentore aveva infatti deciso di nascondere sé stesso in un bunker sotterraneo assieme a tutta la tecnologia creata da lui e Banno, affinché nessuno potesse più usarla per scopi malefici.

 

“Sì, purtroppo. Quel Cyberive è l'ennesima prova che dovrò restare nascosto ancora a lungo. Non so come abbia ottenuto le informazioni e i mezzi per costruire dei Roidmude potenziati, ma ho pochi dubbi che sia niente rispetto a cosa Shocker, l'America e altri come loro potrebbero ricavare da Tridoron o dalle Shift Car, se vi mettessero le mani sopra.”

 

“Giusta osservazione. Comunque siamo arrivati. Scendi pure, Nanà-san”, disse ancora il poliziotto parcheggiando davanti a un piccolo edificio su cui svettavano le insegne della polizia di Tokyo. Ad attendere i due Kamen Rider e la Warrior, c'era una donna vestita con l'uniforme della suddetta organizzazione. Era molto bella (anche se Nanà capì benissimo dai suoi occhi che aveva visto molte situazioni brutte, com'era successo a lei), il viso piuttosto serio aveva una certa somiglianza con quello di Go, ma i capelli castani erano ben più ordinati, raccolti in una coda di cavallo e tagliati a formare una frangetta davanti.

 

“Ben arrivata, signorina. Sono lieta che si sia ripresa”, disse professionale dirigendosi verso Nanà e porgendole la mano. “Sono l’agente Tomari Kiriko. L'ho trovata ieri sera insieme a mio marito.”

 

“Harada Nanà, molto piacere.”

 

“Felice di vedere che ti ricordi ancora della mia esistenza, amore”, scherzò Tomari facendo il finto offeso e dando un piccolo bacio sulla guancia alla poliziotta, la quale, per tutta risposta, gli spinse via il viso.

 

“Niente smancerie per ora, Shinnosuke”, disse severa, pur ricambiando il bacio al marito. “Ma seriamente, sono felice di vederti sano e salvo. Quando prima hai chiamato Go, ci siamo tutti preoccupati.”

 

“Scusa, Neechan, non era mia intenzione allarmarvi. Ma puoi stare tranquilla che al tuo uomo non succederà niente finché ci sarò io, come può testimoniare la nostra nuova amica”, fece Go con un pollice in su.

 

“Confermo. In ogni caso, suo marito è un uomo incredibile, se non mi avesse aiutato nel nostro ultimo scontro, dubito sarei qui.”

 

“Già, quando riesce a concentrarsi c'è ben poco che può tenergli testa. Mi segua pure dentro, sono molto curiosa di sapere cos'è successo.” Detto questo, la donna si ridiresse verso l’edificio.

 

“È sempre così seria?”, domandò la Warrior con voce sussurrata.

 

“Kiriko è fatta così quando si tratta di lavoro. Non lascia che niente la distragga e pretende il massimo dai suoi collaboratori. Figurati che fino a qualche anno fa mi sorrideva solo dopo la soluzione dei casi, anche se da allora ha preso a farlo molto più spesso”, confermò Tomari con un sorriso.

 

“Allora cercherò di non deludere le sue aspettative”, sorrise a sua volta Nanà seguendoli dentro il dipartimento.

 

“Siamo tornati, ragazzi!”, salutò Tomari appena entrò nell'ufficio. Paragonato ad altre basi della polizia viste da Nanà negli ultimi anni, era un luogo molto piccolo, c'era appena spazio per le quattro persone che lo occupavano e per le loro attrezzature: svariati computer, documenti impilati dappertutto e diverse macchinine che sembravano messe alla rinfusa. “Vi presento Harada Nanà, la ragazza che io e Kiriko abbiamo trovato ieri sera nonché nostra nuova compagna di battaglia. Nanà-san, ti presento la squadra del Dipartimento Crimini Speciali della polizia, i nostri compagni nella lotta ai Roidmude.”

 

“Molto onorata di conoscervi”, disse la giovane guerriera con un piccolo inchino, ricambiato dai quattro occupanti dell'ufficio.

 

“Piacere nostro. Honganji Jun, capo di quest'ufficio. Il mio oroscopo mi diceva che oggi avrei incontrato una bellissima ragazza”, rispose un uomo di mezza età un po' stempiato e dall'aria allampanata seduto in fondo.

 

“Saijo Kyu, consulente per le ricerche sul web. Spero di tornarle utile!”, la salutò un ragazzo che stava accanto a un computer. Assomigliava vagamente allo stereotipo del nerd: un po' in carne, vestito con un maglione di flanella e pantaloncini corti e portante degli occhiali, ma sembrava anche molto simpatico e disponibile.

 

“Sawagami Rinna, consulente scientifica! Molto piacere, Nanà-chan!”, si presentò l'unica donna presente oltre a Kiriko. Era una bella signora sulla trentina, con lunghi capelli castani e un camice da laboratorio; rispetto alla collega, inoltre, aveva un viso decisamente più sereno e allegro, quasi sbarazzino.

 

“Otta Genpachiro, capo della prima Divisione Ufficiali e fidanzato di Rinna. Confido che lavoreremo bene insieme”, s'introdusse l'ultimo dei presenti, un uomo un po' più anziano di Tomari che, come quest’ultimo, vestiva con un pesante completo, nel suo caso beige, e portava il distintivo. Rispetto al collega, aveva un'espressione più dura, ma Nanà non dubito che fosse anche lui un tipo cordiale come gli altri.

 

“E infine queste piccoline-”, cominciò Tomari, prima di venire interrotto da un intero coro di clacson proveniente da quelle che Nanà aveva pensato fossero macchinine e motociclette giocattolo, ma che, invece di correre per terra, volavano attraverso la stanza muovendosi su dei binari che comparivano automaticamente al loro passaggio su ogni altezza, per poi scomparire subito dopo. Il gruppo di macchinine volteggiò intorno a Tomari suonando ripetutamente i clacson, quasi stessero protestando. “Ahem, volevo dire queste coraggiose guerriere sono le Shift Car e le Signal Bike, il vero cuore del nostro arsenale e preziosissime spie. Queste sono solo alcune, le altre sono in giro per la città controllando che tutto sia tranquillo.”

 

I piccoli veicoli presero dunque a volare intorno a Nanà suonando in modo stavolta più ordinato, come se si stessero presentando. La ragazza non riuscì a trattenere un sorriso e alzò una mano su cui se ne posarono subito alcune. “Piacere di conoscere anche voi, signorine.”

 

Tomari, nel frattempo, si era messo davanti ad una lavagna in fondo alla stanza e stava scrivendo diversi nomi sopra di essa.

 

“Ora passiamo all’analisi della situazione attuale. Come probabilmente già sapete, siamo in un momento piuttosto critico. Nanà-san e Go mi hanno appena salvato la vita da un mostro che aveva al seguito alcuni Roidmude modificati. Neanch'io conosco tutto quello che c'è dietro, quindi direi di lasciar spiegare il tutto a lei. Nanà-san, procedi pure.”

 

“Grazie, Shinnosuke-san. Dunque, per prima cosa, devo rivelarvi che io non sono nata in questa dimensione, ma vengo da un'altra versione della Terra e appartengo a un gruppo di supereroine...”

 

Nanà, invogliata anche dal pranzo al sacco che Go aveva diviso con lei, narrò a grandi linee quanto era successo negli ultimi anni della sua vita, arrivando fino allo scontro con Diablo e alla disavventura passata neanche un'ora prima.

 

“Urgh, se mi avessero parlato anni fa di demoni, viaggi dimensionali e quant'altro gli avrei riso in faccia. Ora ho solo voglia di andare a nascondermi da qualche parte”, commentò Genpachiro dopo la fine del racconto. Una delle macchinine che Nanà aveva visto prima corse verso di lui da sola con un fazzoletto preso subito dal poliziotto, suonando rumorosamente come se stesse cercando di tirarlo su.

 

“Suvvia, tesoro, ce la caveremo anche questa volta”, lo consolò Rinna prima di rivolgersi alla nuova arrivata. “Ovviamente ti daremo tutto l'aiuto che ti serve per trovare le tue compagne, Nanà-chan, ovunque siano.”

 

“Ma prima dobbiamo occuparci del problema Cyberive. Di certo, non ci lascerà cercarle se prima non verrà sconfitto”, osservò Kiriko.

 

“Il mio oroscopo non mi aveva parlato di un altro nemico da affrontare, forse sono troppo vecchio per queste cose… Anche se mi aveva pure detto che avremmo risolto almeno una parte del nostro caso”, commentò Jun in tono piuttosto deluso.

 

“Honganji-san è molto superstizioso. Praticamente non fa un passo se prima non controlla le previsioni della giornata”, sussurrò Go all'orecchio di Nanà, facendola ridacchiare. “Io personalmente mi interesso solo a quelle amorose”, aggiunse poi in tono suadente e ricevendo stavolta in risposta un sopracciglio alzato e un sorriso spavaldo da parte della ragazza.

 

“E infatti, almeno in parte, l'abbiamo risolto”, intervenne Kyu, che durante il racconto della figlia di Venere si era alternato tra l'ascoltare con grande attenzione e il lavorare al computer, fino a quando non aveva apparentemente trovato qualcosa di molto interessante. “Sei fortunata, Harada-san: credo di avere trovato almeno qualcuna delle tue compagne. Guarda questi video.”

 

Nanà si diresse verso il giovane informatico, notando varie schede aperte su dei video di YouTube. Tre di esse mostravano Elena, Marisa e Silvia che combattevano demoni corazzati e altre strane creature con l'aiuto di quelli che sembravano altri Kamen Rider dai costumi più svariati.

 

“Come hai trovato questi filmati?”, domandò la ragazza dalla chioma arcobaleno guardando gli scontri delle proprie compagne, le quali sembravano aver guadagnato una certa intesa con i guerrieri mascherati di quella dimensione.

 

“Per caso, proprio pochi minuti prima che tornaste. Uno è stato filmato a Futo City, dove lavora W-san, un altro in qualche paese del Medio Oriente da un addetto a degli scavi archeologici che si era nascosto e l'ultimo non molto distante da qui.”

 

“Quindi le altre sono in salvo... e hanno trovato gli altri Kamen Rider, meno male”, sospirò la ragazza, sentendosi finalmente sollevata dopo quella scoperta. Sebbene anche loro avessero sicuramente incontrato la loro buona dose di nemici, se erano assieme a combattenti abili come Shinnosuke Tomari, non dubitava che avrebbero vinto e stravinto.

 

“Già, ma c'è un dettaglio che quadra fin troppo con l'investigazione di cui ti parlavo”, puntualizzò però Tomari, avvicinandosi ai due per guardare a sua volta.

 

“Che intendi?”, domandò la Warrior, notando fin troppo bene la preoccupazione negli occhi del suo nuovo amico.

 

“Tutti i Kamen Rider che appaiono in questi video sono quelli successivi al 2009, cioè l'anno di Kadoya-san. Chiunque venga prima di quell'anno sembra sparito. O per essere più precisi, sono spariti i leader dei rispettivi gruppi. Mostra i file, Kyu”, ordinò il detective e, pochi secondi dopo, apparvero le foto di varie persone, tutti uomini giapponesi di età simile con accanto foto di altri Kamen Rider. Genpachiro si prese il compito di spiegare.

 

“Kamen Rider Agito, alias Tsugami Shouichi, e Kamen Rider Kabuto, alias Tendou Souji, sono stati i primi a sparire, o almeno i primi di cui abbiamo notato la scomparsa. Sono due cuochi che erano stati chiamati per un programma di cucina oltreoceano, ma quando sarebbero dovuti tornare, sono invece scomparsi nel nulla. I loro amici non hanno trovato nessuno e a niente sono serviti i tentativi di contattarli. Le denunce ci sono arrivate il prima possibile e abbiamo scoperto che anche gli altri Kamen Rider apparsi nello stesso periodo sono spariti nel nulla. E considerando che almeno un paio di loro vivono in un perenne incognito, se non in luoghi dove nessuno potrebbe raggiungerli, la cosa è ancora più preoccupante di quanto sembri a parole.”

 

“Vista la gravità della situazione”, riprese Tomari “ho pensato fosse una buona idea ricostruire il gruppo. Possiamo muoverci più rapidamente attraverso i canali non ufficiali, anche grazie a Kyu, e abbiamo abbastanza conoscenze sui gruppi criminali che avrebbero potuto rapirli. All’inizio pensavamo c'entrassero la Fondazione X o Dai Shocker, ma se invece c'entrano questo Diablo e le creature demoniache di cui hai parlato, non so cosa pensare.”

 

“Hai detto che Diablo ha già catturato tutti gli Showa Rider, giusto?”, domandò Go alla ragazza.

 

“Credo di sì. Diablo ha usato i loro poteri per darci il colpo di grazia. Le altre forme che ha usato erano sì molto forti, ma neanche lontanamente così devastanti. Non so che fine abbiano fatto i tuoi colleghi, Shinnosuke-san, ma non ho dubbi che la loro sparizione sia comunque collegata a Diablo.”

 

“Hmm, non è la prima volta che qualcuno dei nostri nemici tenta di rubarci i poteri, ma nessuno è mai arrivato fino a questo punto. Dovremmo chiamare gli altri Rider e trovare le tue compagne per fare un fronte comune. Per fortuna so dove trovare almeno due di loro”, disse cupo il Kamen Rider prendendo il telefono, ma prima di poterlo usare, venne interrotto dalla suoneria di quello di Honganji.

 

“Sì, sono io, che succede... Mettere sul telegiornale?”, disse perplesso il vecchio capo prima di accendere un televisore messo sulla scrivania e girarlo perché tutti potessero vedere. E tutti persero il battito quando videro che, invece di un normale notiziario, sullo schermo si trovava Cyberive, più spaventoso che mai.

 

Sembrava essersi completamente ripreso dallo scontro, aveva più protezioni su tutto il corpo e gli ingranaggi infilati nella sua carne avevano lasciato il posto a seghe circolari dall'aspetto tagliente. A completare il look la cicatrice sul petto era ricoperta da una ruota dentata. Dietro di lui si trovavano svariati Demonroid avvolti da un'aura oscura, uno dei quali saltellava dietro il proprio creatore mentre esponeva le sue richieste.

 

“Kamen Rider Drive, Kamen Rider Mach e Warrior Venus. Raggiungetemi entro mezz'ora a Shinjuku o... falla finita tu”, s'interruppe per dare un pugno al Demonroid ballerino. “Dicevo, raggiungetemi entro mezz'ora a Shinjuku o attuerò un Global Freeze che farà sembrare il precedente uno scherzo da primo Aprile. Allora i miei simili e i nostri sottoposti sciameranno nel vostro mondo e vi distruggeranno indisturbati mentre voi potrete a malapena o affatto muovervi.”

 

Jun spense la televisione, non c'era bisogno di vedere altro. I membri della sezione Crimini Speciali e Nanà erano lividi di rabbia, schifati da quello che era un ricatto bello e buono.

 

“Non ci vuole molto a capire che è una trappola. Deve aver sicuramente riempito quel posto di pericoli e suoi sgherri. Forse non è neanche capace di attuare la sua minaccia: per un vero Global Freeze servono quattro Roidmude all'apice della loro evoluzione e lui è da solo”, commentò Genpachiro, che non voleva certo far correre ai suoi compagni rischi inutili.

 

“Potrebbe aver ottenuto abbastanza potere da esserne l'equivalente. Conosciamo bene i pericoli, ma l'alternativa è un'invasione di Demonroid e altre creature infernali a cui potremmo non saper rispondere, soprattutto con le nostre forze più che dimezzate”, protestò Go.

 

“Non possiamo fare altro che andare. Tridoron è già pronta?”, domandò Tomari riannodandosi la cravatta. Nanà ricordo che l'aveva fatto anche poco prima di prendere il Driver da Go, dicendo di essere in top gear. Doveva essere un suo tic, abbastanza figo a dirla tutta.

 

“Prontissima, attende solo che tu ti rimetta al volante!”, rispose allegra Rinna, sebbene il suo umore non fosse condiviso da Kiriko.

 

“State attenti a voi stessi e a Nanà-san, mi raccomando. E vedete di tornare vincitori”, si raccomandò al marito e al fratello mettendo una mano sulle spalle di entrambi, prima di rivolgersi alla guerriera. “Te li affido, Nanà-san. State attenti.”

 

“Non gli succederà niente finché ci sarò io, Kiriko-san”, disse Nanà con un abbagliante sorriso, prima di seguire i due Kamen Rider assieme alle Shift Car e alle Signal Bike.

 

Entrarono in un ascensore che li portò in una sorta di enorme garage pieno di svariate attrezzature tecnologiche incredibilmente avanzate. Al centro, sopra una piattaforma, spiccava una macchina da corsa dall'aspetto molto futuristico. Rossa fiammante con alcune linee bianche e nere e senza la copertura su una delle ruote di sinistra. Sul retro, gli alettoni erano dotati di altre due ruote.

 

“Nanà-san, ti presento l'ultimo membro della squadra di Drive: Tridoron. Il mio più grande orgoglio dopo Shinnosuke stesso e Chaser”, disse un fiero Krim riferendosi alla macchina.

 

“Ciao, piccola, mi sei mancata tanto”, disse Tomari con un tono volutamente esagerato spalmandosi sul cofano della macchina.


“Smettila, Shin-niisan, o Neechan si sentirà gelosa”, scherzò Go.

 

“A proposito, tieni queste, ti serviranno”, disse il detective raddrizzandosi e dando a Nanà una grossa pistola che ricordava per forma gli sportelloni di Tridoron e una cintura dotata di diversi compartimenti su tutta la sua lunghezza. “È la Door Ju. Per ricaricare o potenziare i colpi, apri il portello più volte. Puoi anche potenziarla con le Shift Car. La cintura invece serve a ospitare le Shift Car e trasferirti la loro energia, ti permetterà di resistere al Rallentamento. O almeno spero, visto che quello di Cyberive non è il tipo a cui sono abituato.”

 

“Grazie, Shinnosuke-san, ti assicuro che ne farò buon uso”, assicurò la Warrior salendo in macchina assieme a lui, mentre Go saltava sulla sua moto.

 

*****

 

In breve, il trio di paladini raggiunse il luogo da dove Cyberive aveva lanciato il suo messaggio. L’Heartdemon era seduto sul bordo di una fontana con le braccia incrociate al petto e l’aria tronfia, circondato dai suoi Demonroid. Sembrava quasi essersi messo in mostra apposta per loro.

 

“Ben arrivati, signorina e signori”, salutò il demone cyborg in tono beffardo. Accanto a lui si trovava quella che sembrava una copia oscura di Tridoron, con alettoni simili ad ali da pipistrello e cannoni al posto dei mitragliatori.

 

“Lascia perdere i convenevoli e cominciamo!”, disse Go inserendo una delle sue Signal Bike nel Driver. Tomari invece girò un interruttore sul proprio Driver per poi inserire una Shift Car rossa nel bracciale che portava al braccio sinistro.

 

“Start your engine!”, esclamò Krim dalla cintura di Tomari, mentre da essa e da quella di Go partiva una bizzarra musichetta pop e i loro rispettivi proprietari eseguivano ognuno una posa personale. Entrambi attivarono infine i loro Driver, Go colpendo un pulsante su di esso e Tomari facendo scattare in avanti la Shift Car sul bracciale, come una leva a molla.

 

““Henshin/Let's Henshin!!””, urlarono rispettivamente Tomari e Go, venendo avvolti da pezzi d'armatura semisolidi mentre anche Nanà si trasformava.

 

“Drive: Type Speed!”, esclamò Krim dalla cintura del Rider. Tomari fu avvolto da una corazza rossa come la carrozzeria di Tridoron, con decorazioni bianche e avambracci e gambe coperti da una tuta nera dove il metallo non arrivava, mentre la sua testa veniva coperta da un elmo che ricordava un misto tra una macchina da corsa e la testa di un insetto, con occhi simili a fari. A concludere la trasformazione, una delle ruote di Tridoron si staccò (venendo subito sostituita da una copia autentica) ed avvolse diagonalmente il petto di Tomari allo stesso modo del nuovo aspetto di Cyberive.

 

"Signal Bike! Rider: Mach!”, fu invece il suono emesso dal Driver di Go, mentre riassumeva la forma vista quella mattina dalla Warrior ed impugnava una pistola bianca dalla forma simile ad una moto in miniatura, con tanto di ruota sotto la canna.

 

“Tracciare… distruggere… io vado sempre a velocità Maaach!”, annunciò euforico il fotografo facendo un elegante gesto con le dita. “Kamen Rider Mach!”

 

“Kamen Rider Drive! Lasciate che vi dia uno strappo!”, si presentò invece il detective, meno appariscente ma non meno determinato.
 

“Prendiamolo”, disse la guerriera di Venere correndo verso Cyberive e sparandogli contro potenti proiettili potenziati dal suo veleno, a cui l'Heartdemon rispose con una barriera a forma d'ingranaggio che venne quindi rivolta e trasformata in un proiettile rotante spedito contro Go.

 

Il Kamen Rider riuscì comunque a schivare senza problemi grazie alla velocità di Mach e, raggiunto l'avversario, lo colpì con la ruota della propria pistola, che prese a girare ad altissima velocità e sbatté indietro Cyberive. I due iniziarono poi un nuovo corpo a corpo, subito seguiti da Tomari, il quale impugnò una spada con la lama azzurra e l'impugnatura a forma di volante e diede manforte a Go, menando una lunga serie di fendenti che l'Heartdemon parò con non poca difficoltà usando i suoi artigli o le ali.

 

“Nanà-san, noi pensiamo a lui, tu occupati dei Demonroid”, ordinò all'amica spingendo via Cyberive con una spallata e poi correndogli incontro facendo ruotare la ruota sul suo petto ad alta velocità, venendo però contrastata da quella nemica. Balzato indietro, Tomari alzò una mano e, una delle Shift Car, di colore giallo-arancio, gli volò nel palmo. “Riscaldiamo l’atmosfera!”, disse sostituendo la Car rossa nel bracciale sul polso sinistro, lo Shift Brace, con quella nuova e attivandola.

 

“Tire Koukan: Max Flare!”, esclamò la voce di Krim dal Driver, mentre Tridoron produceva una nuova ruota fiammante che volò verso Tomari e rimpiazzò quella che aveva sul petto. La nuova ruota era però gialla e arancione, aveva numerose punte simili a fiamme su tutta la sua superficie e, nel momento in cui prese a girare, avvolse petto, pugni e piedi di Tomari nel fuoco e questi prese ad attaccare Cyberive con una serie di ganci e calci che lasciavano evidenti bruciature sul corpo del demone.

 

“Sei tosto, eh, Drive? Beh, non sei il solo ad avere nuove frecce al suo arco!”, fece il nemico per nulla intimorito. Alzando il braccio sinistro, Cyberive rivelò una sorta di minicomputer impiantato nell’avambraccio e vi premette sopra una rapida sequenza di numeri.

 

“Cyber Koukan: Dark Flare!”, esclamò una voce demoniaca e distorta, mentre la ruota frontale si staccava dalla replica oscura di Tridoron e, esattamente come con Drive, sostituiva quella sul petto di Cyberive, rivelandosi identica a quella del Rider ma di colore nero e dalla forma più aggressiva. Subito dopo, la ruota demoniaca prese a girare e fiamme nere avvolsero gli arti dell’Heartdemon, il quale colpì sia Tomari che Go con una serie di pugni violentissimi che respinsero persino il fuoco di Drive e mandarono entrambi al tappeto.

 

“Cosa?! Ma com’è possibile?! Quelle sono-” Tomari si fermò di colpo nel momento in cui realizzò l’arcano. “La tua scannerizzazione del primo scontro. Hai scaricato tutti i dati contenuti nei nostri Driver e li hai copiati, vero?”

 

“Molto perspicace, Drive! Hai indovinato!”, replicò Cyberive con tanto di applauso di scherno. “Del resto, io sono stato creato per prendere i tuoi poteri e rimpiazzarti, dunque non sorprenderti. Posso fare tutto quello che fate voi e anche di più!” Digitò un nuovo codice sul minicomputer. “Tipo questo!”

 

“Cyber Koukan: Massive Demon!”, gracchiò quella che i Rider avevano ormai realizzato essere l’IA del Tridoron oscuro e una nuova ruota sostituì quella sul petto di Cyberive. Questa aveva disegnato sopra il disegno stilizzato di un volto demoniaco e, nel momento in cui si agganciò, due enormi mascelle metalliche ornate di zanne aguzze si formarono intorno alle mani del demone, rendendole simili a due fauci di un mostro. Così mutato, Cyberive caricò i suoi nemici e prese a colpirli con ancora più violenza di prima; ad ogni impatto, le mascelle sulle mani formavano una bocca di energia demoniaca che azzannava i due Rider.

 

Prima che la situazione precipitasse, Go richiamò una delle sue Signal Bike nella mano. “Hai bisogno di fermarti un po’, amico!”, disse sostituendo la Bike nel suo Driver con quella nuova e attivandola.

 

“Signal Bike! Signal Koukan: Tomarle!”, disse una voce vivace proveniente dal Driver, al contempo il segnale stradale dello STOP apparve sulla superficie della ruota sulla spalla di Mach. Questi non perse tempo e, premuto una volta il Driver, sparò un colpo verso l’Heartdemon in arrivo, ma invece di un proiettile, stavolta emise un muro di energia della forma del suddetto segnale stradale che bloccò il nemico e parve paralizzarlo.

 

“Bel lavoro, Go!”, disse Tomari afferrando una nuova Shift Car e infilandola nel bracciale per poi attivarla.

 

“Tire Koukan: Rumble Dump!”, fece la voce di Krim e una nuova ruota gialla con motivi quadrati sopra sostituì quella presente sul petto del Rider, il quale guadagnò anche un’enorme trivella sul braccio destro, simile a quella di un escavatore da cantiere. Così armato, Tomari si scagliò sull’inerme Cyberive e lo prese in pieno petto con la trivella, sfondando ruota e corazza del demone e ferendolo visibilmente, dato che volò all’indietro sputando e perdendo sangue da bocca e torso.

 

“Shinnosuke! Pressiamo l’attacco ora che possiamo!”, esclamò l’IA dello scienziato. “Vai con Type Wild!”

 

“Ricevuto, Belt-san!”, rispose Tomari chiamando una nuova Shift Car più grossa delle altre e di colore nero, che inserì subito nello Shift Brace.

 

“Drive: Type Wild!” A quelle parole, stavolta fu l’intera corazza di Drive a mutare: da rossa e leggera divenne nera e pesante, con un design simile a quello del muso di un’auto della polizia con tanto di fanali blu e rossi. Una nuova ruota, grossa come quella di un fuoristrada, andò a posizionarsi sulla sua spalla destra, anziché sul petto.

 

“E io non sarò da meno!”, gridò Go afferrando un’altra delle sue Shift Bike, di colore rosso e con una strana forma simile a un sidecar, e inserendola nel Driver.

 

“Signal Bike, Shift Car! Rider: Dead Heat!” Come Drive, anche Mach subì stavolta una trasformazione al corpo: la parte inferiore del suo costume rimase identica alla forma precedente, ma la corazza superiore divenne più elegante, di colore rosso scarlatto e acquisì come nel compagno Rider una ruota a proteggere il petto. Sull’elmo apparvero nella parte boccale delle decorazioni dello stesso colore della corazza, mentre la ruota sulla spalla destra venne sostituita da una sorta di velocimetro. Nel complesso, la nuova forma di Go sembrava vagamente un ibrido tra le forme base di Mach e Drive.

 

Così trasformati, i due Rider assalirono Cyberive con velocità e forza impressionanti, molto superiori a prima, infliggendogli numerosi colpi con le proprie armi e costringendolo ad arretrare. Ogni volta che il demone cercava poi di digitare un nuovo codice sul suo minicomputer, o Tomari o Go lo fermavano sul nascere, mentre l’altro lo attaccava dalla direzione opposta in una perfetta collaborazione. Già ferito e danneggiato dal precedente assalto, Cyberive iniziò ad accusare i colpi e numerosi pezzi della sua corazza saltarono via insieme a circuiti e fili elettrici.

 

Poco lontano, Nanà generò dai palmi due getti di veleno liquido che ricoprirono due Demonroid, riducendoli in breve in poltiglia. Allo stesso tempo, la Warrior non riusciva a non guardare ammirata il grande gioco di squadra e i poteri insoliti eppure incredibili dei due Kamen Rider. “Davvero straordinari. Non mi sorprende che siano considerati gli eroi di questo mondo”, mormorò con un sorriso. Se anche tutti gli altri Rider che avevano incontrato le sue compagne erano così, avevano una vera speranza di fermare Astaroth e il suo nuovo pupillo. Rinnovata in determinazione e fiducia, materializzò diverse sfere velenose e le mandò a fare strage dei nemici, mentre nel contempo sparava con l’arma datole da Tomari. “Levatevi di mezzo, teste di latta sottosviluppate!”

 

Anche Go, nonostante lo scontro in corso, non si perse un solo istante dello spettacolo offerto dalla battaglia della Warrior. “Wow! È tanto bella quanto tosta a combattere! Notevole, Warrior Venus! Conquistarti ora diventa un’impresa titanica ma obbligatoria per il sottoscritto!”

 

“Capisco il tuo interesse, Go”, commentò Tomari accanto a lui. “È davvero in gamba, quella ragazza. Ma ora non possiamo distrarci, continuiamo a pressarlo!”

I due ripartirono all’attacco dell’Heartdemon, ma questa volta questi lanciò un urlo assordante e un’onda d’urto si propagò in tutte le direzioni, paralizzando ogni cosa superasse nel tempo e nello spazio. Pure i due Rider e la Warrior rimasero bloccati per un istante dall’urlo, ma ripresero a muoversi subito dopo, seppur a una velocità molto inferiore di prima, al punto da sembrare quasi dei robot.

 

“Il…Rallentamento!”, commentò Tomari.

 

“Riesce a superare parzialmente persino la resistenza di Drive e Mach?!”, disse invece Krim con voce incredula. “La sua potenza dev’essere cresciuta più del previsto!”

 

“Dio, già odio questa cosa…!”, fece Nanà a denti stretti cercando di scagliare una nube velenosa sui Demonroid, ma trovando difficile persino alzare un braccio. Probabilmente, se non avesse avuto la Door Ju, sarebbe stata di nuovo completamente paralizzata.

 

Cyberive, intanto, aveva approfittato del Rallentamento per rialzarsi e, nonostante i danni subiti, sembrava davvero furioso. “Volete il gioco pesante, eh, Kamen Rider? Vi accontento subito!”, sbottò digitando un nuovo codice sul minicomputer, ma premendo stavolta anche uno strano pulsante sul dorso della mano sinistra.

 

“Cyber! Type Fury!” Con quell’urlo, l’intero corpo di Cyberive venne avvolto da nuove parti cibernetiche e sviluppò una corazza simile a quella di Wild, ma di colore nero-violacea e con numerose punte affilate che spuntavano da braccia, gambe e spalle. Sopra le mani gli si svilupparono pure due grosse seghe circolari, che presero subito a girare velocissime, e una massiccia ruota gli si agganciò alla spalla; infine, l’elmo divenne più spesso e dotato di due corna che lo resero simile a un elmo vichingo. Tutte le ferite e i danni subiti vennero inoltre completamente riparati.

 

“Ora della vendetta!”, gridò il demone gettandosi su Tomari e Go, i quali, essendo ancora semiparalizzati dal Rallentamento, non poterono difendersi dalla raffica di pugni e dalle lame circolari che straziarono i loro corpi per poi sbatterli via. Il Rallentamento finì nel momento stesso in cui caddero a terra, ma la mossa di Cyberive era stata sufficiente per farlo riprendere e passare in vantaggio.

 

“Ha copiato pure i diversi Type di Drive!”, fece Krim con voce sconvolta.

 

“E so come usarli!”, fece Cyberive attivando un nuovo codice sul suo minicomputer e premendo ancora il pulsante sul dorso della mano.

 

“Cyber! Type Creator!” La corazza di Cyberive mutò ancora diventando più massiccia e di colore argento, mentre l’elmo assumeva una forma circolare e un visore virtuale gli si formava davanti agli occhi. Le seghe circolari sparirono, venendo rimpiazzate da due grosse canne di fucile, e dalla schiena del demone spuntarono numerosi cavi elettrici che si agitavano nell’aria come tentacoli; infinte, una grossa ruota s’incastonò nel petto di Cyberive in posizione orizzontale, a coprire i pettorali.

 

“Volevate un due contro uno? Adesso cambiamo le squadre”, ringhiò il demone sparando contro i due Rider, mentre i suoi cavi si muovevano e assemblavano rapidamente pezzi di metallo e circuiti generati dal suo stesso corpo per formare quelli che si rivelarono essere quattro nuovi Demonroid. Questi, però, presentavano anche corazze migliori e delle lunghe criniere nere dietro la testa ed erano armati con lame e armi da fuoco. “Annientateli!”

 

I nuovi Demonroid attaccarono subito Tomari e Go, i quali si trovarono in difficoltà davanti ai nuovi avversari, molto più forti e veloci delle loro versioni normali. Oltre a questo, Cyberive sparava dai suoi fucili e anche dai fili che gli spuntavano dal corpo proiettili e scariche elettriche che impedivano ai due di potersi difendere con efficacia dai quattro nemici. Molti fili avevano anche iniziato a sparare in direzione di Nanà, la quale si trovò così subito in difficoltà nell’eliminare gli ultimi Demonroid rimasti a causa del fuoco improvviso.

 

“Maledizione, non posso combattere efficacemente in queste condizioni!”, gridò la Warrior creando nuvole di veleno per tenere lontani i Demonroid, ma l’attacco di Cyberive non le lasciò comunque la possibilità di reagire, costringendola ad arretrare rapidamente. -Suppongo che siamo davvero troppo abituate a combattere in squadra, da sole siamo chiaramente penalizzate… Dovrò parlarne assolutamente con Shizu e Reiko una volta riunite!- pensò tra sé e sé mentre cercava invano di sfuggire ai nemici.

 

“Nanà-san, vieni qui! A questo punto non ha senso combattere separati!”, le gridò Tomari prendendo una nuova Shift Car, anch’essa più grande delle altre e dal design simile a una macchina di Formula 1, e attivandola. “Ho un modo per controbattere!”

 

“Drive: Type Formula!”, urlò la voce di Krim e l’armatura di Drive venne sostituita da bracciali e gambali azzurri e da un pettorale bianco e azzurro dalla forma simile al muso della suddetta macchina. L’elmo sviluppò a sua volta decorazioni come quelle di un’auto della Formula 1 e divenne azzurro, bianco e giallo, mentre due grosse ruote andavano ad agganciarsi intorno ai suoi avambracci.

 

Prima ancora che Nanà potesse capire cosa stesse succedendo, Tomari sparì dalla sua vista assieme a Cyberive, venendo sostituiti da una lunga serie di onde d'urto che spaccarono le finestre del circondario.

 

“ D- dove sono finiti?”, si chiese cercando di muoversi. Come a volerla accontentare, tre Shift Car volarono negli scompartimenti della sua cintura, procurandole un piccolo shock con cui però tornò a muoversi normalmente, e vide finalmente Tomari e Cyberive correre e attaccarsi a velocità impressionanti. Il Rider, tuttavia, si rivelò presto ben più veloce dell’Heartdemon e questi fu costretto a rallentare e usare i propri cavi come difesa e attacco, ma Tomari evitava ogni colpo e contrattaccava con potenti pugni che sbattevano l’avversario da una parte all’altra.

 

“Grhaa...!”, ringhiò Go in maniera gutturale mentre la sua armatura veniva avvolta da scariche elettriche rosse, che si trasformarono in un potente alone dello stesso colore, e la superficie dello pneumatico sul torso esplodeva rivelando una striscia rossa al centro. La potenza che emanava era tale che riuscì finalmente a liberarsi dalla paralisi e riprese a muoversi. “Uh, era da un sacco che non vedevo Shin-niisan andarci così pesante”, commentò guardando il cognato schivare senza problemi i fili dell'avversario per rispondere con una nuova raffica di fendenti della sua spada.

 

“È incredibile. Credo che neanche Shizu o Reiko al massimo della loro potenza riuscirebbero a stare al suo passo”, pensò stupefatta la figlia di Venere, ricevendo una pacca sulla spalla da Go.

 

“Beh, dubito che ti impedirà di darci una mano. Lo terrò fermo per te!”

 

I due guerrieri si diressero per andare ad aiutare Tomari, ma vennero fermati da un getto d'energia seguito dalla macchina di Cyberive, che tagliò loro la strada con un minaccioso rombo, cui si unirono presto i Demonroid.

 

“Ma che bei cagnolini fedeli. Un insulto ai veri Roidmude, loro non si sarebbero mai lasciati controllare così…”, affermò Go schifato inserendo un'altra Shift Car nella sua pistola.

 

“Shift Car! Tire Koukan: Mazerl!”, esclamò il Driver del motociclista, che cominciò a sparare getti di cemento che bloccarono i nemici a terra, prima che lui e Nanà li distruggessero con dei colpi ravvicinati, ma la macchina riuscì a scappare.

 

“E fatti prendere!”, esclamò Nanà preparando un'ondata di veleno che concentrò nella Door Ju, caricandola più volte e poi mirando al veicolo demoniaco.

 

Nel frattempo, lo scontro tra Drive e l'Heartdemon era proseguito senza esclusioni di colpi, in cui però l'incredibile velocità del Rider aveva finito per avere la meglio e questi era riuscito a spedire con un potentissimo calcio allo stomaco l'avversario contro la fontana dov'era seduto prima, polverizzandola al semplice impatto e causando una forte pioggia. Frettoloso di finire lo scontro, Tomari inserì quindi una Shift Car viola nel suo Driver.

 

“Tire Koukan: Midnight Shadow!”, esclamò Krim, annunciando due ruote simili a shuriken violacei che si attaccarono ai polsi del poliziotto, che tirò più volte la Shift Brace sul polso creando a ogni tirata una sua copia.

“Hissatsu! Full Throttle: Midnight Shadow!” Ognuna delle copie formò tra le mani grossi shuriken fatti di energia viola e li lanciarono contro Cyberive, troppo lento e ferito per schivare quel potentissimo assalto e ancora una volta venne scagliato via schiantandosi e sfondando il muro di un edificio vicino. Quando riemerse dal buco creatosi, il demone era regredito all'aspetto che aveva quella mattina.

 

“Grrr…! Sono stato troppo incauto…”, commentò pulendosi un grumo di sangue dalla bocca.

 

“E allora finiamo questo scontro. Torna dai tuoi padroni e dì loro che la Terra... Anzi, che nessun pianeta è il loro campo da gioco!”

 

“Hmm, lo avrei fatto volentieri in un'altra vita, ma non ho davvero tempo ora. Questa però mi permetterà di guadagnare qualche secondo”, affermò Cyberive digitando un'altra sequenza sul suo minicomputer e premendo il pulsante sul dorso della mano mentre si rialzava.

 

“Cyber! Type Nitro!” Una nuova ruota dentata si staccò dalla macchina della creatura per dividersi in due a mezz'aria e attaccarsi ai polsi di Cyberive, attorno al quale si formarono contemporaneamente altri pezzi d'armatura semisolidi che si saldarono a lui con uno scoppio simile al rombo di un motore. La nuova corazza appena formatasi del demone ricordava un Monster Truck rosso e nero, ricoperto dal teschio di un leopardo con lunghe zanne aguzze. Alle ali gli erano spuntati quelli che sembravano dei piccoli reattori, mentre il resto dell'armatura, inclusi gambali e avambracci, mostravano diversi fili elettrici cadenti e gocciolanti di olio da motore. Il suo nuovo casco ricordava a sua volta un teschio ghignante decorato da fiamme multicolore e con ali da pipistrello sul retro.

 

“C-COSA?!”, esclamò uno stupefatto Tomari, accorgendosi quanto quella nuova forma fosse simile alla sua. A salvarlo dal successivo colpo dell'avversario, arrivato in maniera quasi istantanea davanti a lui, furono i riflessi forgiati in anni di combattimento con mostri e criminali e la velocità della sua forma attuale. -È anche veloce quanto me-, pensò spaventato guardando le strisce infuocate che Cyberive si era lasciato dietro.

 

Senza perdere tempo, tirò ancora lo Shift Brace e ripartì più veloce che mai contro l'avversario, il quale lo imitò muovendosi con velocità equivalente, e i due ricominciarono così il loro devastante scontro che trasformò il terreno sottostante in una pioggia di frammenti mentre loro correvano intorno all’intera area, completamente invisibili all’occhio umano.

 

“Tutto qui, Drive?”, domandò Cyberive menando un potente gancio alla mascella del Rider e prendendolo poi per il braccio per lanciarlo via.

 

“Non ho neanche cominciato!”, disse il poliziotto inserendo un'altra Shift Car, di colore verde, nella sua spada. Il demone non fu da meno e inserì un altro codice nel suo computer da polso.

 

“Cyber Koukan: Evil Vortex!”. Una nuova ruota proveniente dalla sua macchina, che era ancora intenta a rincorrere e attaccare Go e Nanà insieme ai nuovi Demonroid, si divise sui polsi dell'Heartdemon, le cui mani si trasformarono in enormi trivelle.

L'esplosione che si espanse dal loro successivo scontro fu talmente devastante da scatenare un misto di vortici creati dalla rotazione delle trivelle di Cyberive e una moltitudine di spine nate dai fendenti dell’Handle Ken di Drive, che distrussero completamente la zona circostante.

 

Intanto Go e Nanà erano ormai circondati da quasi una decina di Demonroid incredibilmente potenziati rispetto ai precedenti, considerando come incassavano e rispondevano ai colpi, i quali stavano anche facendo in modo che i due restassero separati. E la macchina infernale dell’Heartdemon era un autentico incubo, visto che parava i colpi diretti agli altri avversari come se niente fosse e attaccava allo stesso tempo con svariate armi oltre ai suoi cannoni.

 

“Dobbiamo trovare un modo per liberarci di quella cosa! Hai niente di utile?”, domandò Nanà al compagno.

 

“ Ho qualche altra riserva, in effetti, ma preferirei tenermele pronte nel caso Cyberive tiri fuori altri assi nella manica. Mi è capitato fin troppo spesso.”

 

“Sì, capisco che vuoi dire. Ce la caveremo con l'astuzia allora”, disse la Warrior infondendo nuovamente il proprio veleno nella pistola. Allo stesso tempo, Go caricò un'altra Signal Bike nella sua arma.

 

“Signal Bike! Signal Koukan: Kaksarn!” Ogni sparo della pistola si trasformò in una raffica di proiettili energetici che si diressero verso i Demonroid, danneggiandoli seriamente e dando alla Warrior il tempo di fare il suo lavoro. La figlia di Venere sparò sulla traiettoria dell’auto demoniaca un'enorme pozza di liquido, scivoloso e corrosivo, che riuscì finalmente a sciogliere le sue ruote facendola sbandare. Ma, in un ultimo atto di fedeltà verso il suo padrone, il mezzo infernale sparò dai suoi cannoni una lunga serie di missili a ricerca diretti verso Nanà.

 

La ragazza provò a togliersi dal punto d'impatto con delle capriole, ma anche la traiettoria dei missili cambiò per inseguirla e i successivi tentativi ebbero lo stesso risultato. La biondina guardò disperata quei proiettili farsi sempre più vicini, immaginandosi già come una pozzanghera di budella sul pavimento che aveva ritardato la sua morte solo di mezza giornata, quando un lampo rosso e bianco la portò via proprio all'ultimo istante, mentre numerosi proiettili facevano esplodere i missili a mezz’aria. Guardando il suo salvatore, Nanà si accorse di essere al sicuro tra le braccia di Go.

 

“Tutto bene?”, chiese il Kamen Rider bianco, mentre la macchina di Cyberive si schiantava contro un negozio vicino, finalmente ferma.


“S-Sì. G-Grazie, Go”, rispose ansimante Nanà. Per un istante, le sembrò che l'elmo del suo salvatore risplendesse di luce propria, mentre l'aria intorno a loro si faceva rosa con tante sferette di luci multicolore e cuoricini accompagnati da una strana musichetta. Che fosse...?

 

“Bleah… Amore. Che schifo”, li interruppe la voce schifata del loro avversario. Voltandosi, Nanà e Go videro Cyberive che ansimava, pesantemente ferito dallo scontro con Tomari, il quale però non era certo messo molto meglio: la sua armatura era completamente ricoperta di graffi e ammaccature e anche lui aveva il fiatone. In un gesto di sprezzo per il sentimento dei due giovani, il demone sbatté via con uno scatto del dito indice uno dei cuoricini che stavano svolazzando nell’aria, come se fosse stato un insetto molesto.

 

“Oh, lasciali in pace. Anche voi demoni avrete bisogno di riprodurvi, no? Immortali o meno”, commentò il poliziotto. Quell'affermazione fece scattare come una scintilla negli occhi dell’Heartdemon, una scintilla di pura rabbia e odio che lo portò a sferrare un nuovo assalto contro Tomari, il quale si ritrovò sommerso da pugni e calci a non finire, troppi persino per la velocità di Formula.

 

“Pensa a ripagarmi i danni per Asura, intanto! E anche per tutto il resto che voi Rider causate ogni singolo giorno!”, commentò Cyberive guardando la distruzione causata dalla coppietta e dando un ultimo colpo a Drive, scagliandolo proprio a pochi metri dal cognato. Quest’ultimo, però, si rialzò di nuovo e sembrò non aver perso il suo solito buon umore.

 

“Oh, i danni che facciamo noi Rider ci vengono aggiunti alle tasse, non è un problema”, rispose l'uomo come fosse una cosa ovvia. Per un secondo, il tempo sembrò fermarsi mentre Cyberive analizzava la risposta.

 

“Ah, giusto. Siamo in Giappone ed è tipico di questo paese. Beh, torniamo a noi in ogni caso!”, disse dirigendosi verso il poliziotto, il quale, però, aspettò l'ultimo istante per prendere una nuova arma, una sorta di fucile azzurro dalla forma simile ai camion utilizzati per trasportare le macchine da corsa.

 

La velocità assunta da Cyberive divenne il suo nuovo punto debole: non riuscendo a fermarsi, l'Heartdemon si ritrovò proprio davanti alla bocca dell’arma e venne così preso in pieno da una potentissima scarica d'energia azzurra, che lo spinse indietro distruggendo nel processo quasi tutta la sua armatura. E ovviamente Warrior Venus non intendeva perdere l’occasione di porre fine allo scontro.

 

“Venus Amet!”, gridò la guerriera generando dal suo corpo un'immensa quantità di liquido tossico che avvolse Cyberive a enorme velocità, facendolo urlare di dolore mentre la sua corazza si scioglieva, la pelle si arroventava e veniva travolto via. Nonostante tutto, l'incredibile resistenza del demone gli permise ancora una volta di resistere e rialzarsi, la bocca zannuta piegata in un orribile smorfia di puro odio.

 

“Avete superato...ogni limite. Non mi tratterrò più, razza di balordi paladini della giustizia!”, disse rabbioso l'Heartdemon digitando un codice sul polso, un 666 che risplendette di luce cremisi sotto gli occhi dei due Rider e della Warrior. Dopodiché colpì l’intero minicomputer con un pugno, facendo brillare il numero in un ologramma a mezz’aria.

 

“Cyber! Type Asura!” La macchina demoniaca, ancora stesa su un fianco dopo l'ultimo attacco, si scompose in particelle luminose insieme ai rimanenti Demonroid per riapparire sul corpo corroso del suo proprietario, che cominciò a sviluppare un esoscheletro metallico color rosso sangue. Dai suoi fianchi spuntarono quattro zampe acuminate da ragno, le ali da pipistrello si moltiplicarono e la sua coda mozzata in precedenza ricrebbe, stavolta circondata da diversi ingranaggi taglienti come spade. Denti e artigli si fecero più affilati e minacciosi che mai, mentre accanto al volto deturpato dell'Heartdemon, gonfio di rabbia, ne spuntavano altri due, uno gioioso e l'altro intento a piangere, simile alla divinità induista da cui il suo veicolo aveva preso il nome. A concludere la trasformazione, un'ultima ruota dentata apparve sulla sua spalla sinistra.

 

“Ha copiato persino quella?!”, esclamò Go, stupefatto nel vedere quella forma. Purtroppo fu anche la prima vittima della forza della suddetta: muovendosi a una velocità appena inferiore a quella mostrata poco prima, Cyberive sferrò al fotografo un devastante pugno, ben più potente di quelli delle precedenti forme, che lo sbatté a terra, la sua corazza ridotta completamente in frantumi.

 

“GO!”, urlò terrorizzata Nanà. Quando poi l'attenzione di Cyberive si rivolse su di lei, la Warrior riuscì a schivare i primi colpi, muovendosi più veloce di quanto avesse mai fatto prima, e con molta fortuna riuscì ad afferrare una delle zampe da ragno del nemico, tirandolo a sé e colpendolo in seguito con un’esplosione di veleno che lo spinse contro Tomari. Quest'ultimo si stava preparando a saltare in aria per un Rider Kick, ma Cyberive si riprese a metà strada e, schivato il colpo del detective, lo afferrò per la gamba sollevandolo in aria e formando intanto nell’altra mano una ruota di energia che gli lanciò subito contro, trasformando la sua corazza in una tempesta di frammenti. Il Kamen Rider si ritrovò a terra, ricoperto di ferite e sanguinante mentre il suo aguzzino lo guardava soddisfatto.

 

“Ahah! Complimenti, la vostra tenacia è qualcosa di impressionante! Sono orgoglioso di essere stato creato per essere la tua controparte!”, affermò questi, il tono che tradiva una sadica soddisfazione mescolata a un bizzarro senso del rispetto, sotto lo sguardo furente di Nanà.

 

Tomari riuscì ancora ad alzarsi, guardando il suo nemico e riordinando nella mente quanto aveva scoperto su di lui. Copiava le sue abilità, aveva costruito Roidmude modificati da comandare e persino una copia oscura di Tridoron, con cui si era fuso. Aveva in effetti detto di essere stato creato per sostituirlo e, a detta di Nanà, Diablo aveva assorbito i poteri di tutti i Kamen Rider che aveva sconfitto.

Immagini del combattimento sulla spiaggia delle Warrior, del racconto di Nanà e molte altre gli apparvero davanti agli occhi.

 

“Quell'aspetto, è identico alla mia forma finale...”, mormorò infine. “Tu sei collegato a me, vero? A me e Diablo.”

 

“Esatto, Drive. Sono suo fratello maggiore. Membro di una lunga serie di demoni volti ad assorbire i vostri poteri, i Demon Rider.”

 

“Ma qualcosa è andato storto nella tua creazione, vero? Ogni trasformazione sembra stancarti sempre di più.”

 

“Esatto. A parte il mio fratellino, nessuno di noi, nonostante i vari componenti aggiunti per stabilizzarci, riuscì a contenere il potere della Croce di Fuoco, la fonte d'energia di voi Rider e dei vostri nemici. Dal punto di vista di nostro padre non eravamo altro che un esperimento fallito, utile al massimo per spiarvi e conquistare i vostri poteri intanto che Diablo si occupa degli altri Rider. Alla fine, se il piano di Lord Astaroth riuscirà, Diablo renderà propri i poteri di tutti i Kamen Rider mai esistiti e dei loro nemici, divenendo il guerriero supremo al servizio del Male.”, spiegò con tono rancoroso l'Heartdemon.

 

“E nonostante tutto continui a seguire Astaroth?!”, esclamò Nanà stringendo i pugni di fronte a quella che credeva essere un'incredibile ottusità. “Io ho visto come tratta i suoi sottoposti e chiunque faccia l'errore di allearsi con lui. Basta un errore, un singolo errore, e se anche tu l’avessi seguito fedelmente per migliaia di anni, qualsiasi cosa fatta per lui verrebbe subito dimenticata. Ha distrutto un intero pianeta di androidi solo perché hanno ceduto alla nostra richiesta di lasciarci in pace!”

 

“Ti riferisci a quelli che avete minacciato col vostro cannone pulsar antiprotonico? Già, avevano dato retta alle affermazioni di mio padre secondo cui eravate una minaccia e sono stati disintegrati solo perché avevano infine deciso di restare neutrali. Probabilmente io non farò una fine molto migliore della loro, ma tanto con tutti i potenziamenti che ho usato oggi non mi resta molto da vivere. Non mi resterebbe neanche la possibilità di unirmi a voi per qualche epico atto di redenzione”, rise malinconico tra lo stupore dei suoi avversari.

 

“Cosa?”, domandò Go, rialzatosi a tentoni e messosi accanto a Nanà e Tomari, scioccato quanto loro dalla rivelazione.

 

“Ve l'ho detto. A parte Diablo, nessuno di noi ha potuto assorbire i vostri poteri senza subire gravi danni. Anche diventando più forti di voi e sconfiggendovi, la nostra durata vitale è estremamente limitata, un paio di mesi al massimo e poi spariremo nel nulla. Nel mio caso, visti tutti i poteri che sto usando, dubito mi rimanga più di un giorno o due”, disse il demone con un tono pieno di rancore, aumentando ulteriormente il disgusto di Nanà per Astaroth e infondendole un moto di pietà per lui, pur sapendo che non poteva lasciarlo vivere in ogni caso.

 

Krim rimase in rispettoso silenzio. Quella storia gli ricordava terribilmente quella delle sue povere creazioni, il cui scopo originario era stato distorto dal loro creatore malato.

 

-Così c'è un altro pazzo del calibro di Banno in giro, se non peggio. Credo proprio che la mia ricerca non avrà mai un futuro luminoso fino a quando ci saranno persone del genere in giro per l'Universo.-

 

“La tua storia è straziante, Cyberive, ma non può impedirci di svolgere il nostro dovere”, disse Tomari inserendo una nuova Shift Car, rossa e più lunga delle altre nel suo Shift Brace, che emise un “Fire All Engine!”. Go lo imitò inserendo nel Driver una Signal Bike viola e anche Nanà, per quanto provata dopo l'ultima batosta, fece del suo meglio per rimettersi in piedi, avvolgendosi con uno strato di aura venefica.

 

“Drive: Type Tridoron!”, annunciò Krim dal Driver di Drive.

 

“Signal Bike! Rider: Chaser!”, provenne invece da quello di Mach.

 

Com'era successo prima ad Asura, Tridoron s'illuminò di luce rossa per poi scomporsi e ricomporsi attorno a Tomari sotto forma di armatura, accompagnato nella fusione da diversi ingranaggi olografici e diverse Shift Car avvolte da scie luminose. La nuova corazza sembrava una sorta di evoluzione più elaborata e robusta della sua forma Speed, l'elmo presentava delle lunghe punte che scendevano sotto il mento, mentre i fari avevano lasciato il posto a lenti dorate sottostanti dei pistoni. L'armatura sul petto ricordava il cofano di Tridoron, il braccio destro era ricoperto da metallo rosso e l'altro da una tuta nera, con la spalla protetta da una grossa ruota. Le gambe di Tomari erano protette da una tuta rossa come l’armatura e con le stesse strisce bianche di Tridoron, così come i gambali e gli stivali; questi ultimi erano stati inoltre arricchiti da delle protezioni argentate su cui erano attaccate delle ruote, similmente a dei pattini.

 

L'aspetto di Go era molto più semplice: la parte superiore del corpo era lo stesso della sua forma base, mentre dalla vita in giù presentava una tuta argentata con strisce viola e addominali scolpiti, come se la sua nuova forma fosse stata la fusione di due Rider. In aggiunta alla sua pistola nella mano sinistra, però, ora impugnava nella destra anche un'ascia da battaglia con la lama viola e nella parte posteriore una strana decorazione simile a un semaforo, ma solo col rosso e il verde.

 

I quattro contendenti si lanciarono in uno scontro violentissimo. Il primo impatto fu a dir poco devastante e ridusse quanto restava dell'asfalto in polvere, prima che Cyberive scappasse all'indietro lanciando contro gli avversari decine di macchine demoniache che inflissero profondi tagli su Nanà e sulle armature dei compagni.

Tomari fu il primo a riprendersi: tirando tre volte lo Shift Brace, questo risuonò con un: “T-T-Tridoron!” mentre lui scattava in avanti a incredibile velocità, simile a quella di Formula.

 

Cyberive intercettò la sua carica e sferrò una serie di attacchi con le sue quattro zampe di ragno, ma il Rider le respinse tutte con potenti colpi di palmo che sprigionavano un’energia scarlatta a ogni impatto. Arrivato davanti al demone, i due ingaggiarono un acceso scambio di pugni e calci incredibilmente feroce, la distanza ravvicinata che impediva a Cyberive di usare le sue nuove appendici, ma alla fine fu quest’ultimo a prevalere passando con un montante più rapido degli altri la guardia dell’avversario e scagliandolo indietro con un’esplosione di energia rosso-violacea.

 

Subito, Go e Nanà subentrarono, il primo premendo più volte la sua cintura per scatenare una forte accelerazione del proprio corpo e la seconda emettendo una serie di sfere velenose che circondarono Cyberive e lo attaccarono da più direzioni senza colpire Go, il quale tempestò il nemico con una raffica di fendenti da entrambe le sue armi appena gli fu addosso. Poco più che infastidito dal veleno e dai colpi di Mach, l’Heartdemon afferrò quest’ultimo per un braccio e lo lanciò via, dopodiché estese di colpo le zampe da ragno e le ali mentre la sua testa ruotava su sé stessa in modo che il volto di destra, quello gioioso, diventasse quello frontale. A quel punto, i suoi occhi si aprirono e brillarono di una luce rossastra.

 

“Joy Cyber Rain!”, ruggì sparando dalla punta di ciascun appendice un raggio viola, i quali si scomposero subito dopo in una miriade di raggi più piccoli che piovvero sui Rider e la Warrior come una vera e propria pioggia. Impossibilitati a schivare una raffica di colpi tanto intensa e con una rosa di fuoco tanto ampia, i tre poterono solo chiudersi in difesa per cercare di resistere all’offensiva nemica.

 

“Joy…?! Cos’avrebbe di gioioso una tecnica del genere, sottospecie metallica di plebeo ignorante e sottoacculturato?!”, sbottò Nanà dietro la sua barriera d’energia, indietreggiando di alcuni passi per la forza con cui stava venendo colpita.

 

“Ancora?! Devi piantarla con questo maledetto insulto, non lo sopporto più!”, ringhiò Cyberive scagliando un’altra raffica di attacchi subito dietro la prima. “Nessuno insulta la mia intelligenza superiore! NESSUNO!”

 

Alcuni raggi stavolta riuscirono a passare la difesa della Warrior e la colpirono di striscio, ma fortunatamente le causarono solo delle ferite superficiali. Vicino a lei, Tomari e Go subivano ben più colpi, tuttavia le loro armature evolute al loro stadio finale stavano incassando e resistendo bene all’offensiva. Nonostante l’intensità della tecnica, i singoli raggi non erano di per sé molto potenti, la loro forza era solo nel numero.

 

“State bene? Nanà-chan? Shin-niisan?”, domandò ansimante Go ai compagni quando l’attacco si concluse.

 

“Ci vuole ben altro per stendermi”, replicò la Warrior asciugandosi un rivolo di sangue dalla guancia e assumendo una posizione di guardia.

 

“Nessun problema, abbiamo affrontato di peggio”, disse Tomari, barcollante e ferito ma per nulla sconfitto. “Era un bel colpo…ma prova questo adesso!” E premette un pulsante sullo Shift Brace per poi tirarlo una volta.

 

“Come On! Flare, Spike, Shadow! Tire Kakimazerl: Attack 1.2.3!”, risuonò la voce di Krim mentre le tre ruote delle Shift Car Max Flare, Funky Spike e Midnight Shadow si attaccavano al suo braccio sinistro e combinavano in seguito allo pneumatico sulla spalla, creandone uno nuovo composto da un’alternanza di fiamme, spine e lame. Tomari si mosse poi contro Cyberive, dividendosi in quattro cloni identici che circondarono il demone e iniziarono a bersagliarlo con una raffica di spine e palle di fuoco incredibilmente intense.

 

Questi si chiuse nelle sue zampe ragnesche e nella coda per bloccare i colpi, ma così facendo dovette rimanere fermo e diede anche a Go e Nanà il tempo di aggiungersi all’offensiva: il primo usò di nuovo Kaksarn per far piombare sul nemico dall’alto una pioggia di proiettili energetici, mentre la seconda generò un’aura velenosa che avvolse i proiettili del compagno rendendoli ancora più potenti e con un effetto corrosivo. La triplice offensiva riuscì dove la prima stava fallendo: i proiettili esplosivi-corrosivi di Go e Nanà danneggiarono visibilmente l’armatura del nemico e le spine e le sfere infuocate di Tomari poterono così penetrare attraverso queste brecce, causando gravi danni al corpo sottostante del demone e facendogli grondare e sputare sangue nero, vagamente simile all’olio di una macchina.

 

“Gah! MALEDETTI!”, ruggì Cyberive agitando la coda e generando dalle lame su di essa una miriade di sfere di energia dalla forma di ingranaggi coi bordi pieni di lame o aculei. Rispettivamente tirando la Shift Brace e premendo il Mach Driver tre volte, Tomari e Go riazionarono la supervelocità delle loro forme e presero a schivare gli attacchi; dal canto suo, Go prese in braccio anche Nanà in modo da evitare che anche lei venisse colpita dagli attacchi nemici.

 

-Un vero cavaliere- pensò Nanà guardando di nuovo l’elmo di Go con un’espressione tra il lusingato e il sognante. Aveva già dimostrato di essere una guerriera capace e abile e non necessitava certo di aiuto per sottrarsi agli attacchi nemici, ma era chiaro che era nella natura di quel combattente in bianco proteggere i propri compagni in ogni circostanza. Riconcentrandosi sulla lotta, Nanà decise di approfittare della sua situazione: visto che Go la stava trasportando e proteggendo dai colpi del demone, poté concentrarsi sull’attacco senza timore, generando una bolla di veleno tra le mani di un curioso colore giallo verdastro.

 

“Venus Captionem!”, urlò scagliando il globo contro Cyberive e colpendolo in pieno. Invece che semplicemente liquido, però, stavolta il veleno si rivelò essere anche molto viscoso e avvolse l’Heartdemon in una sorta di melassa che gli incollò arti e ali al terreno o contro il suo stesso corpo e iniziò a corroderlo al tempo stesso.

 

“Bel lavoro, Nanà-san!”, esclamò Tomari vedendo il nemico in difficoltà e urlante di dolore. “Ora ci penso io!” E premette di nuovo il pulsante sullo Shift Brace per poi tirarlo una volta.

 

“Come On! Dump, Mixer, Gravity! Tire Kakimazerl: Kouji Genbar!”, risuonò dal suo Driver, mentre stavolta le ruote delle Shift Car Rumble Dump, Spin Mixer e Rolling Gravity si sovrapponevano al braccio sinistro del Rider per poi fondersi allo pneumatico sulla spalla, che divenne nero a strisce gialle con sopra delle scritte in bianco e una curiosa decorazione gialla a forma di elmo da cantiere sulla sommità. Nel contempo, una enorme trivella apparve intorno al pugno destro di Drive e un grosso peso da 10 tonnellate si formò nella sua mano sinistra, coi quali il Rider prese subito a colpire il demone, staccandogli grossi pezzi di corazza e danneggiando ancora di più il corpo sottostante.

 

“ORA BASTA!”, urlò Cyberive quando la sua rabbia raggiunse il punto critico e, mentre la sua testa rigirava in modo che il volto furioso tornasse frontale e i suoi occhi brillavano, una forte esplosione di energia si propagò dal suo intero corpo spazzando via il veleno e scatenando contemporaneamente un Rallentamento così potente che persino le forme finali di Tomari e Go vennero fermate per un istante. L’Heartdemon ne approfittò subito per puntare tutte e quattro le sue zampe da ragno contro Drive e tutte iniziarono a emanare un’aura violacea.

 

“Wrath Cyber Wave!”, ruggì sparando simultaneamente dalle zampe dei raggi di energia molto più grandi dei precedenti, che investirono in pieno Tomari e lo scagliarono indietro fino a esplodere contro un edificio vicino, facendolo crollare sul malcapitato detective.

 

“SHINNOSUKE-SAN!”, urlò sconvolta Nanà.

 

“SHIN-NIISAN!”, gridò Go altrettanto inorridito, prima di voltarsi furibondo verso Cyberive. “DANNATO BASTARDO!” Con fatica, premette ancora il suo Driver e questo emise una vibrazione energetica che lo liberò dal blocco, per poi assalire il demone con le sue armi muovendosi intorno a lui a incredibile velocità. Quest’ultimo controbatteva ogni colpo grazie al maggior numero di appendici, ma la ferocia di Go compensava il numero inferiore di possibili attacchi e così il Rider riuscì a colpire più volte il demone con le sue armi.

 

Ripresasi dallo shock per la sorte di Tomari, anche Nanà piombò furiosa su Cyberive come un falco sulla preda, avvolgendo tutto il suo corpo in un’aura velenosa e attaccando con ripetute combinazioni che si accompagnavano agli assalti di Mach con perfetta sincronia. Ben presto, Cyberive si trovò a dover arretrare davanti a quella tempesta di attacchi, tuttavia non sembrava affatto preoccupato.

 

“Non montatevi la testa, umani!”, ringhiò ruotando di nuovo la testa in modo da rendere frontale stavolta il volto triste a sinistra. Quasi nello stesso momento in cui gli occhi di quest’ultimo si aprirono e illuminarono di luce violacea, le zampe di ragno si alzarono tutte insieme e, lungo i bordi di esse, apparvero delle lame di energia demoniaca.

 

“Pain Cyber Slash!”, fu l’urlo successivo dell’Heartdemon mentre le sue zampe si muovevano a incredibile velocità e diventavano simili a delle spade, calando una serie di poderosi fendenti sui due avversari. Go riuscì a parare diversi colpi con le sue armi, ma il numero di attacchi presto superò le sue difese e si ritrovò bersagliato più volte dalle lame fino a venire sbattuto via da un colpo di palmo del demone, che gli sparò pure una sfera energetica in pieno petto nel processo. Il Rider si schianto su un muro vicino, venendo letteralmente incastrato in esso.

 

Per Nanà fu pure peggio: essendo priva di un’armatura vera e propria, aura e costume la protessero solo da pochi colpi, poi venne centrata ripetutamente da numerosi fendenti che la ferirono seriamente, finché un impulso energetico generato da un battito d’ali del demone fece volare via anche lei e la mandò a rotolare per terra, sanguinante e senza fiato.

 

“Non riuscirete a battermi, mettetevelo in testa!”, fece Cyberive in tono trionfante. “Ho analizzato tutte le vostre mosse e i vostri poteri fin dal nostro primo incontro e ho fatto sì che Asura memorizzasse tutti i vostri dati mentre combattevamo. Ora che io e lui siamo una cosa sola, riesco a vedere ogni cosa, a prevedere ogni vostra mossa! Non potete sconfiggermi!” La risata malvagia che seguì venne però interrotta da una serie di colpi di tosse da parte del demone stesso, il quale si piegò su sé stesso sputando sangue.

 

“Che…senso ha gongolare…visto che stai per morire anche tu…?”, gli domandò Nanà sforzandosi a rialzarsi. “Pensi davvero…che Astaroth ti darà…un’altra vita se riuscirai a ucciderci…? L’hai detto anche tu…prima: sei solo…un messaggero…un garante che Diablo divenga…il soldato perfetto per lui… Non sei niente, NIENTE PER LUI! E MAI LO SARAI, CYBERIVE!”

 

“FA’ SILENZIO!”, ruggì furente o forse disperato l’Heartdemon riportando il volto furioso di fronte agli altri e scagliando sulla ragazza quattro raggi dalle sue zampe ragnesche. “TU MORIRAI PER PRIMA, WARRIOR VENUS!”

 

“SCORDATELO!”, urlò la voce di Tomari mentre il Rider detective appariva davanti a Nanà e deviava tutti i raggi con i propri pugni. La sua armatura appariva danneggiata in più punti e aveva il fiato corto, ma la sua postura era ancora forte. “Io sono un Kamen Rider e un agente di polizia…e come tale, il mio dovere primario è quello di proteggere le persone. Perciò…non ti permetterò di fare del male a nessuno sotto i miei occhi! Nessuno!”

 

“Quante belle parole, Drive, ma come conti di fermarmi?” Il corpo dell’Heartdemon iniziò ad avvolgersi in un’aura viola-rossastra, mentre potenti scariche elettriche crepitavano intorno e lungo di esso. “In fin di vita o no, io resto sempre troppo potente per te!” E partì all’attacco alzando tutti e quattro gli arti da aracnide.

 

“Shinnosuke! Facciamo cambio!”, urlò in quel momento Krim.

 

“Ricevuto!” A quelle parole, la luce delle lenti oculari di Drive cambiò da gialla a rossa e il Rider si mosse in modo completamente differente da prima: con mosse meno vigorose ma molto più precise di prima, deviò ogni attacco nemico e sferrò una serie di pugni e colpi di palmo al corpo del demone, mirando ogni volta alle parti che non si erano ancora pienamente rigenerate. Stranamente, rispetto a prima, Cyberive non sembrava più molto capace di prevedere le mosse del Rider.

 

“Ma che sta succedendo…?”, chiese Nanà confusa, quando nel suo campo visivo entrò una mano che riconobbe come quella di Go.

 

“Quando Shin-niisan è in forma Tridoron, lui e Krim possono scambiarsi il comando del suo corpo e in questo modo combattere più efficacemente”, spiegò il giovane fotografo aiutandola gentilmente a rialzarsi. “Cyberive finora ha visto combattere solo Shin-niisan, ma Krim è un avversario completamente nuovo. Probabilmente è per questo che sta riuscendo a metterlo in crisi.”

 

“Capisco. Sono letteralmente due persone in un unico corpo, quindi è come combattere contro due guerrieri insieme. Eccezionale!”, non poté non esclamare la Warrior, piacevolmente stupita dalle abilità del suo nuovo alleato e amico.

 

“Forza, diamogli una mano!”, fece Go ed entrambi partirono all’attacco.

Insieme, i tre impegnarono Cyberive in un combattimento ravvicinato incredibilmente feroce, in cui nessuno sembrava riuscire a prevalere. Il demone riusciva a tenere testa a tutti loro, ma si vedeva che lo sforzo lo stava affaticando non poco e più tempo passava, più i suoi movimenti sembravano diventare lenti. L’aver utilizzato tutte le sue forme in rapida successione, compresa l’ultima e più potente, stava provando troppo il suo corpo e gli attacchi ostinati e implacabili dei suoi avversari lo sfinivano ancora di più. Dall’altra parte, anche con l’aiuto di Krim, i tre non riuscivano a trovare la giusta apertura per finire il nemico. Almeno finché Go non sembrò avere un’illuminazione.

 

“Nanà-chan! Avvolgi la mia arma nel tuo veleno di nuovo!”, le gridò mentre caricava la Signal Bike di Chaser nell’ascia e premeva il pulsante su di essa, facendo risuonare un: “Matteroyou!” nell’aria e illuminando il segnale rosso accanto alla lama.

 

-Ma allora funziona veramente come un semaforo?!- pensò sorpresa la Warrior prima di obbedire e lanciare una nube velenosa che avvolse l’ascia di Go, il quale si mise in posizione di attacco. Dall’altra parte, Krim, deducendo le intenzioni di Mach, si mise subito a incalzare maggiormente Cyberive per impedirgli di reagire.

 

“Itteiyo!”, provenne dall’ascia mentre s’illuminava stavolta il segnale verde e una potente energia l’avvolgeva. Go scattò in avanti contro Cyberive e, in quel momento, la voce di Tomari disse: “Belt-san, scambio! Ora!”

L’alternanza improvvisa mutò lo stile di Drive in modo tanto repentino che Cyberive venne completamente colto di sorpresa dal montante al mento del Rider, che lo stordì abbastanza da permettere a Go di raggiungerlo.

 

“Hissatsu! Full Throttle! Mach Chaser!”, fece la voce metallica dell’IA di Mach mentre questi sferrava un poderoso fendente discendente contro il lato destro del nemico. La combinazione tra la sua aura e quella di Nanà creò un incredibile effetto tagliente che gli permise di tagliare via di netto le zampe da ragno e le ali di destra in un colpo solo; Cyberive venne sbilanciato in un istante dalla mutilazione e Go ne approfittò per spostarsi fulmineo dalla parte opposta e sferrare un altro fendente che mozzò via anche le zampe e le ali di sinistra.

 

Nel contempo, Tomari puntò ancora il suo fucile a forma di camion contro il demone e sparò un potente raggio d’energia blu che lo colpì in pieno petto. Cyberive venne scagliato indietro, ma riuscì a riprendersi ed emise ancora più scariche elettriche dal suo corpo; la potenza della sua aura ricominciò a crescere, al punto da devastare il terreno intorno a sé.

 

“Sta entrando nella Dead Zone! Dobbiamo finirlo subito!”, esclamò Tomari rivolto a Nanà, la quale annuì con forza.

 

“Sono con te!”, rispose avvolgendosi di una potente aura velenosa, mentre Tomari premeva ripetutamente il pulsante sullo Shift Brace e lo tirava più volte.

 

“Come On! Tire Kakimazerl! Fire All Engine! Hissatsu!”, urlò la voce di Krim mentre tutte le ruote di tutte le Shift Car si generavano a mezz’aria e colpivano ripetutamente il demone per poi fondersi allo pneumatico sulla spalla di Drive, formando infine una grossa ruota di pura luce bianca.

 

“NON PERDERÒ MAI! MAI!”, urlò Cyberive alzandosi in aria con la sola potenza della sua aura e generando sulle mani rimastegli due globi di energia demoniaca che fuse subito dopo in uno solo. “ASURA CYBER DEATH!”, ruggì scagliando un gigantesco raggio di energia dalla forma simile a una lancia.

 

Dall’altra parte, Tomari e Nanà si avvicinarono l’uno all’altra e le loro energie iniziarono a entrare in risonanza, avvolgendoli in una potentissima aura rosso-dorata con screziature arancioni. A quel punto, entrambi saltarono per andare incontro al demone, Tomari allungando un calcio e Nanà imitandolo, gridando in coro: “VENUS FULL THROTTLE TRIDORON!”

 

Le loro energie si concentrarono in una trivella intorno alle loro gambe tese e il loro duplice calcio si schiantò sull’onda energetica di Cyberive. Dopo alcuni secondi di stallo, l’aura di Tomari e Nanà sopraffò infine quella dell’Heartdemon e il loro calcio respinse il raggio di quest’ultimo per poi impattare sul suo corpo con tale forza da scatenare un’esplosione violentissima.

 

Drive e Warrior Venus atterrarono senza problemi, mentre il corpo mutilato e semidistrutto di Cyberive si schiantava poco lontano; il demone non aveva più arti e tutta la sua corazza era andata, esponendo circuiti e fili elettrici fusi con tessuti viventi e addirittura organi. Anche se ancora vivo, era chiaro che non gli rimanessero ancora che pochi secondi di vita.

 

“Avanti, finite il lavoro”, li sfidò l'Heartdemon tentando di alzarsi mentre granelli di polvere nera si alzavano in aria dal suo corpo. “È quello che fate sempre voi eroi, no? Distruggete mostri come noi affinché le persone che amate possano dormire sonni tranquilli.”

 

Nanà guardò con tristezza il corpo di Cyberive andare letteralmente in pezzi. Non si era mai considerata un'assassina, aveva agito sempre e comunque per difendere sé stessa o le persone più vicine a lei, ma adesso, nel guardare l'ammasso di circuiti e carne rattoppata che aveva aiutato a distruggere, si sentiva quasi in colpa. Non aveva certo chiesto lui di nascere così.

 

Accanto a lei, Go non poté fare a meno di ripensare per l'ennesima volta dalla sua scomparsa a Chaser, morto per mano di suo padre per salvarlo da lui. E come ultimo atto gli aveva permesso di utilizzare i suoi poteri per porre fine al folle piano di Banno di digitalizzare l'intero pianeta.

 

Tomari ricordò un'altra scena simile per molti versi, avvenuta solo pochi anni prima. Un altro guerriero valoroso, negli ultimi momenti della sua vita, gli aveva chiesto di ricordare che era esistita una specie chiamata Roidmude, prima di spegnersi tra le sue braccia. Anche se erano stati nemici, Heart era infine morto per aiutarlo a salvare il mondo.

 

“Già, distruggiamo i mostri che mettono in pericolo i nostri amici. Ma anche quei mostri possono essere persone fiere e con dei sogni”, disse infine Go.

 

“Come il vostro amico Chase, eh? Mi dispiace, ma anche se foste stati voi a crearmi, non ho comunque intenzione di unirmi a voi. Neanche in punto di morte.”

 

“Ci dispiace, non volevamo finisse così”, disse Nanà, aiutando il demone a mettersi di schiena, almeno per morire dignitosamente.

 

“Chase era Chase, così come Heart era Heart e Brain era... Brain. I Roidmude erano l'emblema dell'individualità e, anche se in una forma distorta, tu hai permesso loro di rivivere per un altro giorno”, disse Tomari in tono grato, sorprendendo non poco il demone.

 

“Forse non solo per un unico giorno”, disse Cyberive spostando lo sguardo sofferente su Go. “Per creare i miei Demonroid e potenziarmi il più possibile, ho raccolto i dati dei Viral Core dispersi nell'atmosfera, ottenendo sia i loro poteri che informazioni sulla loro struttura. Trovate il modo di fare lo stesso e i vostri amici torneranno.”

 

“S-Sei serio?!”, esclamò un Go stupefatto e... grato.

 

“Esatto. Voi... Non so davvero cosa pensare di voi, ma siete delle persone incredibili. Per quanto strano, sono contento e fiero di essere stato creato per sostituirvi e penso di dovervelo.”

 

“Sai, questo prova che non sei un'ignorante come credevo”, gli disse affettuosa Nanà. Sentendo quell'affermazione, Cyberive rise di gusto ignorando i dolori agli organi interni ormai prossimi a sparire, per poi chiudere gli occhi; il suo viso mostrava ora una completa espressione di pace.

 

“Oh, finalmente l'hai ammesso, Warrior Venus. Beh, con quest'ultima concessione credo di potermene andare in pace, almeno una cosa che ho fatto è stata apprezzata”, sospirò disintegrandosi una volta per tutte sotto gli occhi dei suoi avversari, sparendo libero come i fieri androidi che l'avevano preceduto.

 

*****

 

Quella sera, poco prima dell'ora di cena, il trio di guerrieri era a casa di Tomari e Kiriko. Avevano narrato ai colleghi la loro durissima battaglia contro Cyberive e quanto avevano scoperto. Go aveva anche chiesto a Rinna di aiutarlo a raccogliere i dati di Chase e compagni, ricevendo una lieta conferma dalla scienziata. Quindi avevano stabilito che Nanà sarebbe rimasta sotto la loro protezione finché non avessero contattato il resto dei loro alleati.

 

“Siete stati grandi”, disse Kiriko disinfettando le ferite del marito, seduto e rantolante per il dolore.

 

“Che ti aspettavi dal più grande poliziotto di tutta Tokyo?”, domandò baldanzoso questi.

 

“Chi sarebbe il miglior poliziotto di Tokyo?”, sibilò la donna premendo un po' troppo il panno imbevuto di alcool sulla guancia di Tomari, che sentì la pelle bruciare.

 

“Ahi! Ahi! Scusa, ho capito! Scusa! Comunque...non è stato facile, ma ce l'abbiamo fatta(1)”, disse Tomari mentre Kiriko sistemava finalmente gli ultimi graffi.

 

“Oh, come sempre voi siete davvero dei good buddy”, ridacchiò Krim, posato sul tavolo a guardare la scenetta.

 

“Kiriko-san, sono pronta”, annunciò improvvisamente la voce di Nanà.

 

“Vieni pure a farti vedere.”

 

“Allora?”, domandò la figlia di Venere facendo un piccolo giro su sé stessa e causando un grazioso svolazzo dell’orlo della sua veste, un abito azzurro a spalline di Kiriko risalente ai tempi di liceo, che aveva trovato perfetto per l'occasione.

 

“Sei splendida”, rispose la poliziotta con un cenno soddisfatto.
 

“Pronta?”, chiese Go entrando in quel momento, vestito con una giacca violetta appena più elegante di quella che portava di solito e i capelli sistemati il più possibile per il suo primo vero appuntamento dopo anni.

 

“Certamente”, assicurò la ragazza dalla chioma arcobaleno prendendo il braccio del suo accompagnatore. Un istante prima che uscissero, però, vennero interrotti da uno strano suono simile a delle interferenze radio; voltandosi, tutti i presenti videro che proveniva da Krim.

 

“Belt-san, che succede?”, domandò Tomari prendendo il suo mentore tra le mani e girandolo lentamente da una parte all’altra per vedere se fosse danneggiato.

 

“Non lo so, sembra che qualcuno stia cercando di mandare un messaggio attraverso di me, ma il segnale è un po' debole. Aspetta...”, spiegò lo scienziato prima di spegnere la propria immagine per qualche secondo. Quando la sua faccina rossa ritornò sullo schermo del Driver, fu accompagnata anche dal segnale di prima che si trasformò dopo pochi secondi in una voce ben conosciuta a Nanà.

 

“Mi ricevete? Sono il capitano Martina Florence, chiamo dall'Amanogawa High School. C'è qualcuno in ascolto?”


“È…è una delle tue amiche, Nanà-san?”, domandò Kiriko alla nuova amica, la quale annuì con forza per poi avvicinarsi al Driver, ascoltando tanto sorpresa quanto ammirata il discorso a cui parteciparono anche le sue amiche e gli altri Kamen Rider, fino a quando non si unì insieme alle altre al coretto del “Non osare mancare!”.

 

“Sì, sì, ora sappiamo dove andare!”, disse giuliva la ragazza saltellando come una bambina il primo giorno d'asilo.
 

“Bene. Nanà-san, Go, godetevi il vostro appuntamento. Domattina partiremo per Osaka e ci riuniremo con gli altri”, stabilì Tomari, ricevendo un ringraziamento dai due ragazzi, che però uscendo non si risparmiarono l'avviso preoccupato di Kiriko.

 

“Tornate alle dieci!”, si raccomandò la poliziotta, ricevendo una pacca dal marito.

 

“Eddai, Kiriko, sii paziente. Sono ragazzi…” Purtroppo per Tomari stava ancora parlando con la donna più severa dell'intero Giappone, la quale, per tutta risposta, non esitò a prenderlo per una spalla e trascinarlo verso la camera da letto.

 

“Già, quindi per stasera ci comporteremo anche noi come loro. Mancherai per un po', quindi mi aspetto di recuperare un po' di tempo, bello mio”, disse con un tono decisamente più canzonatorio del solito, mentre il detective sorrideva nervoso, indeciso se sentirsi eccitato o preoccupato per il modo in cui la moglie lo stava guardando. Gli sembrava di essere un impala sotto gli artigli di una leonessa.

 

*****

 

Mentre la coppia di poliziotti stava pensando alle proprie pene matrimoniali, Go e Nanà erano andati in uno dei locali preferiti del ragazzo, un semplice All You Can Eat di pesce dove non erano mancati né il buon cibo né gli scherzi acculturati di lei, che si trovò anche alquanto interessata alle storie di Go.

 

“Lieto che il localino ti sia piaciuto”, disse il moro sorseggiando la sua bibita.

 

“Ancora di più ho gradito la conversazione. Sei molto più intelligente di quanto sembri. Però…devo confessarti una cosa. Sai, Go... Io ho una figlia”, disse improvvisamente la guerriera. Go in risposta sputò il sorso che stava bevendo, riuscendo almeno a girare la testa per non colpire Nanà.

 

“COSA!?”, esclamò non riuscendo a credere a quello che aveva sentito.

 

“Scusa, scusa, non volevo farti reagire così. Per essere più precisi, avrò una figlia. È venuta una volta ad aiutarci dal futuro, si chiama Iside Montenegro ed è molto tosta”, disse ripensando a quell'incontro.

 

Go sospirò. Il cognome di quella ragazza significava che probabilmente non sarebbe rimasto con Nanà (che per giunta, a differenza sua, era immortale), ma pensò che non era comunque una buona scusa per smettere di essere un perfetto gentiluomo e non godersi quella bella compagnia almeno per il tempo che durava.

 

“Ah, mi ricorda una cosa che è successo a noi. Io ho incontrato mio nipote... O meglio, l'assassino di mio nipote che si spacciava per lui. È stato un momento molto importante per Shin-niisan: non solo è stata una delle nostre lotte più dure, ma lui ha anche stabilito una volta per tutte le sue ragioni per combattere.”

 

“Già, è un grande. Un vero poliziotto come mio padre, un guardiano di questa città. Sono orgogliosa di averlo conosciuto e aver combattuto al suo fianco. Non vedo l'ora di combattere al fianco degli altri Kamen Rider e vedere se sono incredibili come voi.”

 

“Vorrei dire che l'unico incredibile come noi era Chase, ma non mancherò di rispetto a chi ci ha preceduto e succeduto. Ti piaceranno di sicuro.”

 

Finita la cena, i due giovani passeggiarono un po’ per le strade della città finché, giunti in un parco, si sedettero su una delle panchine ad ammirare la splendida Luna piena che li illuminava. Si abbracciarono dolcemente, stringendosi nel calore dei propri corpi prima di baciarsi.

 

*****

 

Intanto nel futuro a Crystal City, 2998

 

Era un bel giorno all'autodromo di Crystal City, dove i piloti degli ultimi veicoli sperimentali si stavano sfidando nell'ennesima gara per dimostrare chi era il migliore. Tra la folla che li applaudiva, spiccavano due ospiti d'eccezione.

 

Iside Montenegro, alias Moon Beautiful, figlia della leggendaria Warrior Venus, si stava godendo la giornata all'autodromo assieme al suo amato marito, il professor Marco Phoenix dell'accademia Moon Space.

 

“Secondo te chi vincerà, tesoro?”, domandò quest'ultimo. Marco era un uomo alquanto prestante sulla trentina, coi capelli castani che sembravano rossi sotto il riflesso della luce. Sugli occhi portava un paio d'occhiali che gli davano l'aria del tipico professore sexy e, al momento, indossava una semplice maglietta con le insegne del suo team preferito e un paio di jeans.

 

Iside, che si teneva abbracciata al suo braccio, era la copia esatta della madre da adolescente (sebbene avesse ormai più di ottocento anni) eccetto per il colore dei capelli, di un biondo quasi dorato e raccolti in due lunghe codine che le ricadevano sulla schiena. Gli occhi color ambra osservavano con attenzione le automobili a propulsori gravitazionali che curvavano con eleganza nell'ultimo insidiosissimo tratto, dove veniva mostrata tutta la vera abilità dei piloti.

 

“Non lo so, però c'è uno che mi ricorda un ex di mia madre. Gli do buone possibilità”, commentò la guerriera guardando una macchina che cominciò a sorpassare gli avversari avvicinandosi lentamente al primo posto.

 

“Lo vedo. Per caso ti riferisci al famoso ex che ti ha insegnato a combattere?”, domandò incuriosito il professore stringendo la presa sulla spalla dell'amata compagna.

 

“Già, e ad andare in moto”, rise Iside ripensando ai suoi allenamenti con Go. La storia del Kamen Rider con Nanà non era durata molto (anche complice il fatto che Go non voleva lasciare sola la ragazza dopo pochi decenni di vita), ma erano rimasti grandissimi amici e, col beneplacito di Silvia, la Warrior gli aveva successivamente chiesto di allenare Iside una volta cresciuta, cosa che Go aveva subito accettato con grande entusiasmo.

 

Kamen Rider Mach non aveva avuto l'occasione di essere suo padre, ma era stato un grandissimo maestro. Il che non era poi così diverso.

 

“Su quello, personalmente, potresti aver bisogno di un po’ di pratica aggiuntiva. L'ultima volta per poco non mi hai fatto schiantare contro un palo della luce”, scherzò l'uomo poco prima di emettere un gemito di dolore a causa della fortissima presa sulla sua guancia da parte della biondina, la quale mantenne comunque un'espressione incredibilmente calma e rilassata, sempre concentrata sulla corsa.

 

“Mio adorato plebeo ignorante e sottoacculturato”, disse lei con tono volutamente esagerato, sapendo benissimo che il suo uomo non era nessuna delle due cose “l'ultima volta un mostro ha deciso di apparire nel momento meno adatto e sono dovuta entrare subito in azione per proteggere sia te che tanti altri civili”, continuò canzonatoria girandosi la guancia di Marco tra le dita. “Ora sta zitto e baciami, così posso godermi la corsa in pace.”

 

*****

 

Presente, a Tokyo

 

La mattina successiva, verso le dieci, Tomari e Nanà erano di nuovo davanti alla sede del Dipartimento Crimini Speciali, dove assieme agli altri avevano riempito il bagaglio di Tridoron con attrezzatura da campeggio e provviste.

 

“Fate buon viaggio!”, augurarono loro gli altri membri del Dipartimento dopo che ciascuno di loro aveva dato la sua buona dose di strette di mano, abbracci e raccomandazioni ai due combattenti. Kiriko fu l’ultima a salutare, abbracciando Nanà e dando un piccolo bacio a Tomari.

 

“Sta’ attento, amore, e sconfiggi un sacco di cattivi.”, si raccomandò con la sua tipica espressione serissima che però si sciolse presto in un sorriso affettuoso, uno che solo il marito conosceva e poteva apprezzare. Go regalò a sua volta a Nanà un altro caldo abbraccio e un breve bacio che venne ricambiato con affetto.

 

“Ci rivedremo tra pochi giorni, appena i rinforzi verranno a prenderci. Comunque vada, sono certo che sarà un’avventura spettacolare!”, commentò il fotografo lasciando finalmente andare Nanà, la quale rise divertita per poi dare un ultimo saluto a tutti insieme al suo accompagnatore.

 

Tomari fece per salire su Tridoron, ma si fermò con la mano sulla portiera e guardò Nanà con un sorriso.

 

“Vuoi guidare tu?”, le domandò, sorprendendola non poco.

 

“Sarebbe un vero onore”, rispose la Warrior, sedendosi sul sedile del guidatore e circondandosi con la cintura di sicurezza prima di mettere le mani sul volante. Certo non era da molto che aveva preso la patente, ma quale occasione migliore di fare esperienza che guidare la macchina ultrafuturistica di un eroe come Tomari?

 

Senza indugi premette sull'acceleratore e, nonostante qualche difficoltà iniziale e slittamento che fecero preoccupare non poco il povero Krim, Tridoron fu presto sulla strada per Okinawa, portando i suoi occupanti sempre più vicini all'incontro coi loro compagni e alla battaglia finale con Diablo.

 

*****

 

Emergendo dal suo portale dimensionale in un’ampia pianura al limitare di una foresta rigogliosa, Tsukasa sciolse la trasformazione e si appoggiò al tronco di un albero vicino, respirando affannosamente.

 

“Uff… Non credevo che quel kouhai imitatore potesse diventare così forte in un tempo così breve. La sua velocità d’evoluzione è davvero spaventosa”, commentò asciugandosi il sudore dalla fronte. “Di questo passo, non gli ci vorrà molto per superarmi e allora non potrò più affrontarlo. Potrei sempre usare il mio asso nella manica, ma è ancora troppo presto… Che seccatura.” Voltandosi verso il bosco, contemplò per qualche secondo il verde della vegetazione e si sentì più rilassato. Con un sorriso, scattò una foto della pianura e una della foresta. “Beh, almeno quasi tutte le Warrior hanno già incontrato gli altri Rider, per fortuna. Spero solo che anche le altre si sbrighino prima che-”

 

“Prima che cosa, Decade-senpai?” Quella voce tremendamente familiare fece correre un brivido lungo la schiena di Tsukasa, il quale si voltò in tempo per vedere Diablo emergere da un altro portale avvolto da energie oscure.

 

“Oh cazzo, mi stai prendendo in giro?! Ma sei peggio di una zecca!”

 

“Non puoi scappare per sempre, Decade-senpai. Non da me”, replicò Diablo facendo comparire Malphas nella mano destra. “Anzi, ora mi assicurerò che tu non scappi mai più!”

 

E gli si scagliò addosso con ferocia inaudita. Tsukasa schivò il primo attacco e fece appena in tempo a ritrasformarsi in Decade che il secondo attacco lo colpì in pieno petto, sprigionando una pioggia di scintille e sbattendolo indietro. Rimessosi in piedi, il Rider dimensionale brandì la sua spada contro quella del Rider demoniaco, impegnandolo per l’ennesima volta in un serratissimo scambio di colpi. Dopo diversi fendenti, Tsukasa e Diablo si colpirono praticamente in contemporanea con una stoccata che li fece indietreggiare rapidamente; Tsukasa si riprese per primo e inserì una delle sue carte nel Driver.

 

 

“Kamen Ride: Kabuto!” Con quelle parole, Decade venne avvolto da una tuta nera con protezioni metalliche su gambe e braccia, una corazza leggera rossa sul busto e un elmo a forma di scarabeo rinoceronte con due lenti oculari azzurre. Senza fermarsi, ne attivò subito un’altra:

 

“Attack Ride: Clock Up!” Un istante dopo, Tsukasa si mosse a una velocità pari a quella della luce e prese a tempestare di fendenti il corpo di Diablo da tutte le direzioni.

 

Dopo quel primo momento di difficoltà, però, Diablo inserì nel proprio Driver una delle sue croci: “Kamen Rider Abomination: Amazon!”

Il suo corpo venne avvolto da uno strato di squame nero-verdastre con striature rosse, la testa divenne più simile a quella di un rettile e mani e piedi svilupparono artigli affilati. Così trasformato, Diablo rimase in ascolto per alcuni secondi, poi si mosse di scatto verso sinistra sferrando un’artigliata apparentemente al nulla, ma invece fu Tsukasa a essere colpito in pieno petto e sbattuto a terra. Rialzatosi, questi si mosse di nuovo intorno al demone e cercò stavolta di colpirlo alle spalle, ma di nuovo Diablo riuscì ad anticiparlo e, con un poderoso calcio, lo fermò e atterrò un’altra volta.

 

“Spiacente, senpai, ma questo trucchetto non funziona più con me!”

 

Digrignando i denti per la rabbia, Tsukasa attivò un’altra carta: “Form Ride: Agito Flame!” e venne avvolto da un’armatura pesante nera e argento con le placche pettorali e ventrali e lo spallaccio destro più spessi e di colore rosso, un elmo sormontato da una decorazione a forma di tenaglie di coleottero e lenti oculari rosse. In mano, gli apparve inoltre una nuova spada a due mani con la guardia rossa e oro e la forma simile ad una sciabola.

 

Così trasformato, riuscì a bloccare il colpo successivo di Diablo e a centrarlo su petto e addome con due poderosi fendenti che lo fecero rantolare e indietreggiare rapidamente. Dopodiché sferrò un affondo che mandò al tappeto il rivale.

 

“Eheheh… Nonostante tutto, sei ancora capace di mettermi alle strette. Sei davvero eccezionale, Decade-senpai! Lo spirito combattivo che ti brucia come fuoco nelle vene mi piace, mi piace da impazzire!”, esclamò Diablo rialzandosi, le ferite che si rimarginavano rapidamente.

 

“Spiacente, ma mi piacciono solo le belle ragazze”, replicò svogliatamente Tsukasa prima di tornare all’attacco. Un nuovo scambio feroce tra i due ebbe luogo e finì di nuovo in parità quando entrambi si colpirono nello stesso istante; allora tutti e due presero rispettivamente una carta e una croce e le attivarono in contemporanea.

 

“Form Ride: Kiva Garulu!”

 

“Kamen Rider Abomination: Black RX! Robo Rider!”

 

Decade sviluppò un’armatura blu su busto e braccio sinistro e gambali metallici sopra una tuta nera, con un elmo presentante tratti da pipistrello e grandi lenti oculari blu, mentre nella mano sinistra reggeva ora una spada dalla lama ondulata color oro e una guardia a forma di testa di lupo. Diablo invece venne avvolto su tutto il corpo da una pesante corazza nera con striature giallo scure, lame lungo gli arti e un elmo corazzato dotato di un’apertura per la bocca carica di denti aguzzi, divenendo tremendamente simile ad un cyborg infernale.

 

Tsukasa attaccò per primo con la sua spada, ma Diablo non si mosse nemmeno, incassando ogni suo colpo senza essere scosso di un millimetro dalla sua posizione e senza venire minimamente scalfito dalla lama nemica. Dopo il decimo fendente, con un movimento semi-meccanico, il demone bloccò la spada a mezz’aria e la sbalzò via di mano al rivale, per poi colpirlo con un poderoso montante al mento e mandarlo al tappeto. Tsukasa si rialzò e provò ad attaccare l’avversario con una serie di pugni e calci, ma di nuovo nessun colpo ebbe effetto, anzi fu Tsukasa stesso a farsi male nel colpire quell’armatura così dura e spessa. Fu Diablo a quel punto a sferrare due potenti pugni, ma la sua velocità si era molto ridotta e così il Rider dimensionale riuscì ad evitarlo con facilità. A quel punto, Decade attivò un’altra carta, mentre il demone toccò la sua cintura.

 

“Form Ride: Kiva Dogga!”

 

“Bio Rider!”

 

L’armatura di Decade si estese a entrambe le braccia e divenne più spessa e di colore viola, così come le lenti oculari, mentre la sua spada veniva sostituita da un pesante martello sempre viola. Dall’altra parte, la corazza di Diablo divenne invece più snella e leggera, di colore blu scuro con decorazioni argentee e rosse e lenti oculari sempre rosse.

 

Tsukasa attaccò col martello, ma nel momento in cui colpì l’avversario, questi si trasformò in un liquido simile ad un gel che passò oltre lui e si ricompose alle sue spalle. A quel punto, Diablo estrasse fulmineo una sorta di spada laser dalla lama cremisi e la usò per colpire Tsukasa alla schiena, atterrandolo. Il Rider si rialzò e parò alcuni fendenti dell’altro per poi colpirlo alla testa col martello, tuttavia Diablo divenne di nuovo liquido ed evitò così ogni danno, ritornando solido subito dopo per attaccare a sua volta Decade. Alla fine, fu Diablo a prevalere, visto che colpì Tsukasa abbastanza forte da riportarlo alla sua forma di base.

 

“Hai…imparato bene come sfruttare i tuoi vari poteri…non male per un imitatore”, commentò Tsukasa rialzandosi a fatica.

 

“Direi che ho ormai superato lo stadio di banale imitatore. Non credi, Decade-senpai?”, replicò Diablo sollevando una nuova croce. Prima che potesse attivarla, però, fu anticipato dall’altro, che attivò una nuova carta.

 

“Attack Ride: Invisible!” Decade sparì nel nulla con quel suono, costringendo Diablo a guardarsi circospetto intorno per individuarlo prima di essere colto di sorpresa. Purtroppo per lui, non fu abbastanza rapido perché Tsukasa gli apparve di lato in tempo per spedirlo a terra con un calcio e attivare l’ennesima carta:

 

“Form Ride: Fourze Magnet States!” Stavolta Tsukasa venne avvolto da una pesante corazza argentea su tutto il torso, che gli incassò persino la testa al suo interno, con due grossi cannoni sulle spalle e dei bracciali che ricordavano nella forma dei magneti di polarità opposta. In più, ai lati del Driver, gli apparvero delle manopole con dei grilletti che afferrò e premette subito, sparando dai cannoni una raffica di raggi magnetici rossi e blu contro Diablo, il quale stavolta non riuscì a scomporsi in liquido a causa della natura di quei colpi e finì per incassare malamente l’assalto. Allora, Tsukasa decise di concludere attivando un’ultima carta:

 

“Final Attack Ride: F-F-F-Fourze!” I due cannoni si separarono dal corpo di Decade e si unirono a mezz’aria formando una sorta di enorme calamita, per poi sparare un doppio raggio rosso e blu nel momento in cui questi premette i grilletti. L’attacco investì in pieno Diablo, schiacciandolo sotto la pressione di un campo magnetico così potente che la corazza del demone s’incrinò e sbriciolò quasi completamente, lasciandolo a terra inerme e apparentemente privo di sensi.

 

“Ti concedo anche questo round, mio caro kouhai”, disse Tsukasa creando uno dei suoi portali dimensionali. “Però ora devo proprio andare. Ci si vede.”

 

“Oh no, non stavolta, senpai!”, esclamò Diablo rivelandosi per nulla svenuto e attivando la croce che aveva tenuto in mano per tutto quel tempo.

 

“Kamen Rider Abomination: Stronger! Charge Up!” Riassunta la forma corrotta di uno dei leggendari Showa Rider, invece di attaccare direttamente, Diablo scagliò un tremendo pugno a terra rilasciando una scarica di elettricità che si propagò in tutta la pianura sotto forma di una cupola di energia. Questa non solo colse di sorpresa Decade, che si era distratto per andarsene, ma interferì anche con il portale dimensionale di quest’ultimo, chiudendolo a forza. Paralizzato momentaneamente dalla scarica elettrica, Tsukasa non poté fare nulla per evitare il successivo pugno del demone, avvolto in un’aura di fulmini neri talmente potenti da deformare lo spazio.

 

“Diablo Shocking Punch!”, urlò il demone schiantando il suo attacco sul petto del rivale, il quale venne fulminato dal tremendo colpo e crollò al suolo perdendo nel processo la sua forma Rider.

 

-Maledizione! Come ho potuto distrarmi come un completo dilettante?!- pensò cercando di rialzarsi, ma invano. La tecnica era stata troppo violenta e l’elettricità che ora lo pervadeva non gli permetteva di muoversi come voleva.

 

“I tuoi colpi si sono indeboliti, Decade-senpai. Per questo, sono riuscito a riprendermi così in fretta”, disse Diablo torreggiando su di lui. “Se fossi stato in piena forma, un attacco come quello di poco fa mi avrebbe lasciato incapacitato per almeno mezzo minuto, ma adesso… Sei stanco e spossato, senpai, e non hai le mie capacità di recupero e rigenerazione. Morale: ormai sei spacciato!” Gli puntò contro la mano destra, in cui andava concentrandosi una potente aura oscura. “Prima di sparire, però, dimmi: dove sono gli altri Heisei Rider?”

 

“Dove…sono gli…? E che vuoi…che ne sappia io…?”, replicò Tsukasa apparentemente con sincera sorpresa, cui seguì però un grugnito di dolore però quando il piede dell'Heartdemon si posò sul suo stomaco.

 

“Non mentirmi. Ho cercato ovunque i Kamen Rider apparsi tra l’inizio del 2000 e il 2009 prima di mettermi sulle tue tracce e non ho trovato nulla, nemmeno un indizio. L’unico che può saperne qualcosa sei tu, Decade-senpai, quindi ti conviene parlare.”

 

“Eheheh…! Mi spiace deluderti…ma non so proprio di che stai parlando… Non ho la minima idea di dove siano e comunque, se anche lo sapessi…sta’ pur certo che non verrò a dirlo proprio a te.”, ripetè il fotografo con un tono sardonico, che fu analizzato a volto da Diablo assieme al suo volto.

 

“Sembri davvero sincero, ma è anche vero che tu sei un ottimo bugiardo, Decade-senpai. In ogni caso, non posso più permettermi di perdere altro tempo con te. Le Warrior e la seconda generazione di Heisei Rider hanno ormai unito le forze e non posso ignorarli oltre. Penserò ai Rider scomparsi dopo essermi occupato di loro e soprattutto di te…” L’aura demoniaca nel suo palmo s’intensificò ancora di più, formando una sfera oscura. “È stata una caccia davvero divertente ed eccitante, hai tutta la mia ammirazione, Decade-senpai! Per questo meriti di essere finito con tutti gli onori!”

 

Digrignando i denti, Tsukasa si preparò all’inevitabile, rimproverandosi mentalmente per la sua superficialità e il fallimento nel guadagnare altro tempo per i suoi compagni… Ma proprio in quel momento, diverse raffiche di energia colpirono Diablo spingendolo via.

 

“Che cosa?! Chi osa interferire?!”, ringhiò Diablo prima di assumere un’espressione sorpresa dietro l’elmo. “Ma voi siete…!”

 

Tsukasa alzò lo sguardo e fu sorpreso di vedere intorno a sé stesso e al demone diversi altri individui avvolti nelle tipiche armature da Kamen Rider. Due di loro si affiancarono a lui, uno avvolto in un’armatura blu e argento simile a quella di un cavaliere medioevale e presentante dei tratti da pipistrello, con in pugno una lunga e sottile spada, e l’altro con un’armatura bianca e argentea molto futuristica e un elmo con una decorazione a croce dorata e lenti oculari rosse, con in pugno una grossa pistola.

 

“Oddio…questa proprio non me l’aspettavo…”, commentò il fotografo cercando con un certo sforzo di risollevarsi.

 

“Kamen Rider Knight”, disse il primo.

 

“E Kamen Rider IXA”, fece il secondo. “A quanto pare, c’avevamo visto giusto…”

                                                                                                           *****
(1) Amaro Montenegro, sapore vero. Non ho resistito

                                                                                                         *****

Shinnosuke Tomari, aka Kamen Rider Drive: protagonista indiscusso della serie “Kamen Rider Drive” e 16esimo degli Heisei class="_1ift post 2000) Rider a vestire i panni di uno degli eroi mascherati al servizio dell’umanità. Figlio del valoroso e carismatico ufficiale di polizia Eisuke Tomari, Shinnosuke crebbe fin da piccolo col rispetto della legge e il desiderio di proteggere le persone per poter seguire le orme del padre e divenire a sua volta un poliziotto. Purtroppo, all’età di 12 anni, suo padre venne ucciso durante una rapina in banca dal suo invidioso e viscido collega Nira Mitsuhide, il cui crimine venne poi insabbiato da 001, noto anche come Freeze, uno dei comandanti delle forme di vita meccaniche note come Roidmude, e la colpa venne fatta ricadere sul rapinatore. Crescendo, Shinnosuke divenne un ufficiale di polizia passionale e zelante come il padre, ma si trovò coinvolto nel disastro noto come “Global Freeze”, un gigantesco rallentamento del tempo su scala mondiale causato dai Roidmude stessi per dichiarare guerra all’umanità, e in esso il suo collega Akira Hayase venne ferito gravemente a causa di un proiettile sparato dallo stesso Shinnosuke, reso impreciso dal Rallentamento. Dopo questa disgrazia il giovane perse la sua grinta, ma venne anche spostato nel Dipartimento Crimini Speciali dove, a 24 anni, grazie anche alla sua nuova collega Kiriko Shijima, ebbe il suo primo incontro coi Roidmude e uno degli scienziati loro creatori, Krim Steinbelt, il quale era stato ucciso dalle sue stesse creature ribellatesi, ma era prima riuscito a trasferire i dati della sua mente nel Drive Driver, trasformandosi in un’IA. Krim aveva selezionato personalmente Shinnosuke per il possesso del Driver e questo permise al poliziotto di trasformarsi in Kamen Rider Drive e intraprendere la sua guerra contro i Roidmude per la salvezza dell’umanità. Col tempo, Shinnosuke si rese conto che la morte di suo padre era legata proprio ai suoi stessi nemici ed entrò presto in contatto sia con Nira che con lo stesso Freeze, dal quale venne ucciso durante uno scontro dopo che il nemico si era evoluto nella sua forma finale. Fortunatamente, grazie a Krim che fuse i suoi dati col suo cuore e al prezioso aiuto dei suoi compagni del Dipartimento, Shinnosuke riuscì a tornare in vita e a sconfiggere Freeze una volta per tutte, riuscendo in seguito a esporre anche la colpevolezza di Nira e ottenendo così giustizia per il padre deceduto. La sua guerra coi Roidmude durò fino alla sconfitta dello scienziato pazzo Tenjuro Banno, collega di Krim nella creazione degli androidi, e alla distruzione del loro leader Heart e di Sigma, creazione ultima di Banno con lo scopo di trasformare l’umanità in dati. Dopo questi eventi, Krim riprese con sé il Drive Driver e tutta la tecnologia usata nella guerra e si sigillò in una camera sotterranea segreta per evitare che altri con intenzioni malvagie potessero usare le sue creazioni per i loro fini; Shinnosuke invece venne promosso come ufficiale della Prima Divisione di polizia e sposò Kiriko, continuando con lei a proteggere la città e far rispettare la legge. All’inizio della serie, Shinnosuke si mostra come un tipo molto pigro e svogliato, con poca voglia di lavorare a causa dell’incidente subito dal suo amico e collega Hayase, dato che ritiene essere stato lui la causa per il suo comportamento troppo passionale e impulsivo. Tuttavia, tende anche a prendere le cose con troppa calma e per questo spesso viene rimproverato e maltrattato dalla sua collega Kiriko, ben più seria e severa di lui; al tempo stesso, però, è anche un poliziotto e un detective incredibilmente dotato e intelligente, con grandi capacità deduttive che gli permettono di collegare indizi anche molto piccoli e risolvere brillantemente qualunque caso. Quando decide di fare sul serio, Shinnosuke ha l’abitudine di stringersi il nodo della cravatta e dichiarare che “la sua mente è in top gear” e Kiriko stessa afferma che è come se in questo stato si fosse acceso un motore nella sua testa, al punto che persino gli altri suoi colleghi pendono dalle sue labbra ogni volta che fa questo gesto. Shinnosuke è inoltre un tipo molto gentile e protettivo, con un grande senso della giustizia e un enorme rispetto per la legge, cosa che lo rende un esempio per la polizia della sua città e un inestimabile difensore delle persone. Già come semplice uomo, mostra in combattimento una grande abilità nelle arti marziali e una mira invidiabile con le armi da fuoco, ma, come Drive, è un guerriero ancora più potente e abile, capace di usare in breve tempo qualunque nuova arma o forma da battaglia e dotato di una determinazione e una volontà incrollabili, che lo rendono una minaccia temuta persino dai nemici più potenti.

Go Shijima, aka Kamen Rider Mach: coprotagonista e secondo Kamen Rider della serie di Drive. Figlio dello scienziato pazzo Banno, co-creatore dei Roidmude, Go crebbe insieme alla sorella maggiore Kiriko e alla madre fino alla morte di quest’ultima, maturando nel processo un profondo odio per il padre per aver reso perennemente triste la madre e promettendo di badare sempre alla sorella. Da adolescente maturo, Go divenne un fotografo itinerante e si trasferì in America, dove entrò per la prima volta in contatto coi Roidmude e lo scienziato Harley Hendrickson, maestro di Krim Steinbelt. Questi gli donò il Mach Driver e lo addestrò come Kamen Rider Mach per supportare Shinnosuke e Krim nella lotta contro i Roidmude, tuttavia nel processo, Go scoprì anche la verità sui crimini di Banno e del suo ruolo nella loro creazione e decise di tornare in Giappone per eliminare tutti i Roidmude prima che pure Kiriko potesse scoprire la verità sul padre. Qui, dopo una lunga guerra, venne come tutti raggirato dallo stesso Banno, fintosi un loro alleato, e si ritrovò a doverlo affrontare in una durissima battaglia dove perse la vita Chase, il primo Roidmude nonché primo Kamen Rider Drive o Protodrive, quando lo protesse dall’attacco del padre, divenuto un cyborg noto come Gold Drive. Furioso con quest’ultimo e con sé stesso per aver sempre maltrattato Chase, Go fuse il suo Driver con la Signal Bike di Chase per diventare Mach Chaser e riuscì infine a sconfiggere ed eliminare Banno una volta per tutte. Quando anche gli ultimi Roidmude vennero distrutti, Go prese con sé la Signal Bike di Chase e riprese a viaggiare per tutto il mondo, in cerca di un modo per riportarlo in vita e avere così una seconda possibilità di poter sistemare le cose con l’amico caduto; le sue fotografie scattate in natura nel corso del viaggio, inoltre, gli guadagnarono la fama di un fotografo leggendario. Giovane e avventuroso, Go mostra fin dalla sua prima apparizione un carattere molto energico e vivace, oltre a un notevole narcisismo e a una grande passione per la teatralità, visto che si presenta sempre in modo molto vistoso e rumoroso, come se fosse su un palcoscenico. Tuttavia, il suo carattere allegro non è che una facciata per nascondere il pesante fardello dell’essere il figlio dello scienziato pazzo Banno e del sentire il peso dei peccati del padre su di sé, per questo è anche incredibilmente determinato nella guerra contro i Roidmude, che odia profondamente in quanto simbolo di quei peccati. Il suo rancore per questi ultimi è tale che, malgrado la conversione di Chase alla loro causa, Go provò  per lungo tempo diffidenza e disprezzo nei suoi confronti a causa della sua natura di Roidmude, al punto da provare più volte a ucciderlo; alla fine, però, Go dovette ammettere a sé stesso che l’aveva sempre considerato un compagno e voleva sinceramente essergli amico. È anche molto affezionato e legato alla sorella Kiriko, che cerca sempre di proteggere da tutto, e a Shinnosuke, che chiama affettuosamente “fratellone Shin” e sfida spesso in gare di velocità per vedere chi risolve prima i casi criminali, rivelando così anche una grande capacità deduttiva e un’intelligenza brillante, per nulla inferiore a quelle del detective, e anche una maggiore velocità di pensiero e riflessione. In battaglia, come Mach, Go è un guerriero incredibilmente abile, che fa della velocità il suo punto di forza maggiore, e capace di adattarsi ai vari nemici con incredibile facilità; inoltre, è dotato di una forza di volontà spaventosa che gli permette di dominare forme potenti come Dead Heat meglio dello stesso Drive, di risollevarsi in ogni scontro e vincere contro nemici teoricamente anche più potenti di lui.

Chase, alias Kamen Rider Chaser: Secondo coprotagonista di Kamen Rider Drive e primo Roimude, nonchè predecessore di Tomari come Kamen Rider Drive. Scelto da Krim per combattere i propri simili per via del suo grande senso di giustizia, Chase riuscì a impedire il peggio durante il primo Global Freeze, venendo però sconfitto e catturato alla fine in modo da poter distruggere i Roimude che avevano subito un'evoluzione sbagliata lasciando i loro Viral Core intatti, col nomignolo di Shinigami. Dopo diversi duelli con Go e Tomari ricordò però le proprie origini grazie anche all'aiuto di Kiriko, da lui salvata durante la prima battaglia, e divenne il terzo membro della squadra di Drive. A differenza dei propri compagni Roimude, si era collegato a un ufficiale del traffico estremamente serio, avendo quindi alcuni problemi a comprendere le emozioni umane fino a quando un'altra Roimude non gli fornì un congegno che risolse apparentemente il problema. Scoprendo però che era solo un trucco per controllarlo, non si fece problemi a strapparselo(letteralmente) dal petto e sconfisse l'ennesima avversaria pur non scordando la lezione imparata, e durante l'ultimo duello col proprio creatore si sacrificò per salvare Go. In combattimento. Pur mancando del dinamismo dei due colleghi, Chase era un combattente estremamente esperto, combinando le sue arti marziali con un uso sopraffino della sua ascia e della pistola che utilizzava anche come Shinigami. Se volete vederlo in azione, aspettate il seguito di Battleground, storia scritta a più mani sull'account evil65, dove sarà uno dei protagonisti interpretato dal sottoscritto.
 
Salve a tutti, ci scusiamo per il ritardo eccessivo causa esami e impegni lavorativi. Siamo riusciti a recuperare però gran parte del tempo perduto guardacaso proprio grazie a questa quarantena. Speriamo ovviamente che stiate tutti bene e che il capitolo vi aiuti a distrarvi da notizie ben più fosche.Tra l'altro oggi è il compleanno di Xephil e spero gli farete tutti gli auguri. Intanto vi facciamo quelli di buona Pasqua e segnalo la storia che sto scrivendo insieme alla mia amica Elara Vlad Tepes, Sangue di Re, perfetta per gli amanti del dark fantasy e dello splatter con qualche particina un pò più hot. A presto.

Prossimo capitolo:' Warrior Mercurius e lo scienziato della pace e dell'amore, Build!'
 


 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Capitolo 9: Warrior Mercurius e lo scienziato della pace e dell’amore, Build ***


Capitolo 9: Warrior Mercurius e lo scienziato della pace e dell’amore, Build

 

Erika ebbe una nottata tutto sommato tranquilla rispetto alle proprie compagne, giusto strani sogni di formule matematiche e chimiche, risvegliandosi su quella che sembrava una branda in una piccola stanzetta. Si mise a sedere ignorando i muscoli doloranti e scoprì di essere in un piccolo laboratorio dalle pareti bianche e vari marchingegni che riconobbe solo in parte come strumenti da chimico d'un certo livello. Poi vide una scaletta a chiocciola da cui provenivano delle voci e, alzatasi, si avvicinò prudentemente ad essa.

 

“E finalmente la mossa è mia. Scacco!”, ruggì una voce dall'aria anziana in tono vittorioso, incuriosendo ulteriormente la turchese, la quale iniziò a salire timidamente i gradini.

 

“Ah, non credo proprio, signor Primo Ministro! Scacco matto!”, rise un'altra voce, più giovanile, seguita da un urlo disperato di sconfitta volutamente esagerato, che venne a sua volta seguito da numerose risate.

 

“Non credete che dovremmo controllare la nostra ospite invece di fare i cretini?”, disse una voce femminile, la cui proprietaria aprì la porta sulla scala proprio in quel momento, trovandosi subito davanti la giovane guerriera di Mercurio. Era una ragazza sui vent’anni con corti capelli neri e un viso vispo e gentile, vestita con un maglione bianco e una gonna nera lunga fino alle ginocchia.

 

“Ehmmm... salve?”, tentò Erika, non sapendo cosa dire. Non era abituata a incontri così improvvisi, al di là dei combattimenti. Sperò che almeno fossero brave persone.

 

“Oh, ben svegliata! Vieni di sopra, c'è tanta gente che vuole conoscerti e soprattutto hai bisogno di mangiare”, disse allegramente la ragazza prendendo Erika per mano e tirandola fuori, nonostante le sue proteste di non essere ancora pronta a vedere gente sconosciuta. Attraversata la porta, la turchese si trovò in un bar molto decorato dove diverse persone sembravano già starsi godendo la mattinata. Al bancone stavano due giovani uomini, uno dai capelli neri a scodella (un po' da secchione, secondo l'opinione di Erika, anche se lei non era certo la prima a poter parlare) e vestito con un cappotto beige e l'altro più muscoloso, con una chioma castana più selvaggia e una giacca blu su cui vi era raffigurato il muso di un leone.

Poco lontano, un signore anziano e vestito elegantemente stava giocando a shogi con un uomo un po' più giovane dall'aria molto allegra, che indossava occhiali di corno e un fedora, probabilmente il responsabile dell'urlo di vittoria di prima. A una delle pareti notò il manifesto di una rock band che la ragazza conosceva perché aveva partecipato a un concerto di sua madre, gli Tsunageez. Tipi un po' strani, ma molto simpatici e bravi per quanto ricordava. Aveva ancora un selfie fatto con loro nel suo telefono, peccato che l’avesse lasciato al Moonlein Hotel o su Xana.

 

“Oh, ciao, piccola! Dormito bene?”, le diede il benvenuto l'uomo col cappello ed Erika notò che l'aveva salutata in italiano.

 

“Ehm, sì, grazie. Mi chiamo Erika Fujikawa, molto onorata di conoscervi e riconoscente per avermi ospitato… Ma potreste dirmi dove sono?”, domandò la turchese, un po' insicura nel vedere quella piccola e bizzarra folla.

 

“Benvenuta al Caffè Nascita, Erika-san. Migliori bevande e dolci del quartiere”, le rispose il ragazzo dai capelli neri a caschetto. “Io sono Kiryu Sento, la testa di muscoli qui accanto a me è Banjo Ryuga, lui è il nostro capo, Isurugi Souichi…” Prima che potesse continuare, però, il suo compagno non sembrò gradire affatto il soprannome, visto che lo afferrò circondandogli il collo con un braccio.

 

“Testa di muscoli a chi, razza di scienziato fuori di testa...?!”, ringhiò strofinando le nocche sui capelli di Sento. Il moro rispose dandogli un piccolo pugno nello stomaco e scatenando così una comica lotta tra le risate degli altri occupanti del bar.

 

“Scusali, quei due idioti sono sempre impegnati a litigare, ma in realtà si vogliono un mondo di bene. Io mi chiamo Isurugi Misora, la figlia del proprietario”, disse la ragazza che l'aveva fatta salire con un piccolo ma cortese inchino.

 

“Oh, capisco bene, guarda. Ho un sacco di amiche così. A volte mi sembra di essere nel periodo Sengoku…”, rise Erika ripensando ad Elena, Maria e Itsuki. In certi momenti stare nella mensa di Xana era come essere su un campo di battaglia.

 

“Beh, è divertente guardarli prima di andare a lavoro. Anche se mi ricorda il periodo delle elezioni col casino che fanno… Comunque adesso devo proprio andare. Buona giornata a tutti”, disse il signore più anziano alzandosi e uscendo dalla porta.

 

“A proposito, cosa ti è successo? Ti abbiamo trovato ieri sera vicino alla spazzatura, pensavamo fossi una senzatetto. È vero o-”, domandò Ryuga cercando di suonare più empatico possibile, prima di ricevere un colpo da Misora per la sua indelicatezza.

 

“Prima di rispondere, potrei chiamare mio padre? Sarà preoccupato da morire, non mi vede da ieri mattina”, domandò la ragazza indicando il telefono fisso sul balcone.

 

“Certo, fai pure.”, disse cordiale Souichi passandole la cornetta. Erika provò a chiamare il padre, ma il telefono le disse che il numero era inesistente. Ritentò con sua madre, anche se era fuori dal Giappone al momento, ma niente da fare.

 

“Niente! Ma com'è possibile che il numero di una cantante così famosa sparisca dall'alba al tramonto?!”, si lamentò la turchese riattaccando l'apparecchio.

 

“Cantante?”, chiese il barista inarcando un sopracciglio alla domanda della Warrior.

 

“Ho provato a contattare anche mia madre, Fujiko Morimura. Non è l'artista più famosa del Giappone, ma ha comunque avuto una certa fama in questi anni”, spiegò Erika. Non era solita usare il nome di sua madre a proprio vantaggio, ma quella era un'emergenza.

 

“Mai sentita, mi dispiace”, commentò Ryuga.

 

“Quella band ha aperto un suo concerto!”, rispose la guerriera di Mercurio indicando il poster sul muro, sempre più confusa. In quel momento, si rese anche conto che Sento era praticamente identico al cantante.

 

“Erika-san, mi dispiace, ma proprio non ne sappiamo niente”, disse proprio quest’ultimo, sinceramente desolato. Erika si mise una mano in faccia, disperata.

 

“Fantastico, ora cosa faccio?”, si domandò cascando su una sedia con viso mogio, trattenendosi appena dal non piangere.

 

“Per ora ti offriamo la colazione, dopo...possiamo accompagnarti dove vuoi”, disse Sento offrendo un cornetto ad Erika, la quale andò a mangiarlo fuori, il suo umore appena migliorato dal sapore di marmellata.

 

Tuttavia, il caso volle che non potesse nemmeno gustarsi in pace la propria colazione: appena uscita, infatti, la figlia di Mercurio vide una colonna di fuoco in lontananza e corse a vedere cosa fosse successo. Arrivata sul posto, trovò una macchina ribaltata, l'uomo di prima strisciare a terra ferito e un orribile demone avvicinarsi a lui. Aveva un aspetto alquanto strano: presentava sulla testa due protuberanze, una simile all’orecchio di un coniglio e una più sottile e corazzata simile al cannone di un carro, che fungevano da corna, un corpo magro e dall’aria malaticcia protetto da sporadici pezzi di corazza incrinati o spezzati, delle trivelle al posto delle dita e un paio di ali da pipistrello sulla schiena, le cui membrane erano a brandelli. Il suo corpo e il suo volto, inoltre, erano ricoperti da innumerevoli cicatrici, al punto da essere praticamente deformi.

 

“Lascialo in pace e prenditela con qualcuno della tua taglia!”, gridò Erika mettendosi a difesa dell'uomo con le braccia allargate.

 

“Oh, ma guarda. La ragazza che possiede lo spirito di uno dei miei odiati zii. Mi complimento per la scelta del bodyguard, Primo Ministro. Sarà decisamente un riscaldamento interessante in attesa di Build”, rise la creatura evocando una sfera di tenebre, mentre la sua giovane avversaria veniva avvolta da una potentissima aura arancione.

 

“Mercurius Patrem Spiritum, mihi virtutem tuam! Sono la figlia di Mercurio, e ti sconfiggerò in nome del padre dei sogni!”, annunciò invocando la sua trasformazione di battaglia e ricoprendosi subito le braccia di spuntoni rocciosi, mentre l'anziano si allontanava rapidamente. Il suo misterioso avversario sparò la sfera creata prima, ma questa venne facilmente parata dalla ragazza, che non si fece problemi a contrattaccare una volta avvicinatasi, colpendo il demone più volte al viso e al petto e causandogli varie ferite grazie alle punte acuminate.

 

“N-Niente male, signorina. Non per niente avete dato molti problemi ai miei simili”, commentò l'essere rispondendo con diversi pugni prontamente parati e concludendo con un calcio infuso di tenebre.

 

“E non hai visto ancora niente, mostriciattolo!”, replicò la turchese bloccando il calcio con un muro di terra creato sul momento e rispondendo poi con un potente pugno avvolto da un insieme di rocce, che spinse l'avversario indietro di diversi metri. In quel momento, per suo sommo orrore, Sento e Ryuga sbucarono da dietro l’angolo di un edificio vicino e le si avvicinarono lesti, non mancando di sgranare gli occhi nel vederla trasformata nella sua forma da Warrior.

 

“Erika-san, stai bene?”, chiese il moro fermandosi poco distante da lei. Erika notò che entrambi avevano una strana e grossa cintura nera e rossa con un paio di spazi centrali, che sembravano fatti per inserirvi qualcosa dentro, e una manovella che sporgeva dal lato destro, ma non ci fece molto caso, preoccupata com'era per cosa avrebbe potuto far loro il suo nemico.

 

“Sento-kun, questo non è il momento adatto! Andatevene prima che vi faccia del male!”, li avvertì Erika, mentre quello strano demone le scagliava contro una raffica di lame di energia oscura, obbligandola a schivarle o a intercettarle con dei massi creati sul momento.

 

“Invece è proprio il momento adatto per aiutarti. Rispediremo questo sgorbio da dove è venuto!”, affermò Ryuga sollevando e scuotendo una strana bottiglietta blu; in quel momento uno strano robottino a forma di drago e colorato di blu e oro gli volò nell’altra mano e lui ne mutò la forma in una sorta di quadrato per poi inserirvi dentro la bottiglietta e inserirlo a sua volta nella cintura.

 

“Cross-Z Dragon!”, esclamò una voce metallica proveniente da essa.

 

“Allora, diamo inizio all'esperimento?”, disse determinato Sento scuotendo e inserendo però due bottigliette nella cintura, una rossa e l’altra blu. Da questa provenne la stessa voce metallica che stavolta disse: “Rabbit! Tank! Best Match!”

 

“Are you ready?”, emisero in coro le due cinture mentre i loro proprietari giravano rapidamente le manovelle sul lato destro. Strane impalcature si generarono intorno a loro e vennero attraversate da liquidi degli stessi colori delle bottigliette, che fecero comparire a loro volta all’interno di alcune parti modificate delle strutture quelle che sembravano parti di corazza delle dimensioni dei due.

 

““Henshin!””, gridarono questi ultimi all'unisono. Le varie parti vennero quindi attirate verso i loro corpi e li rinchiusero al loro interno, saldandosi tra loro nel processo con l’emissione di diversi flussi di vapore.

 

“Hagane no Moonsault! RabbitTank! Yeahhh!/Wake up burning! Get Cross-Z Dragon! Yeahhh!”, emisero i due Driver, rispettivamente quello di Sento e quello di Ryuga, mentre le varie parti si completavano in due tute nere aderenti e dotate di impressionanti armature.

 

Quella di Ryuga era blu con decorazioni oro e disegni di fiamme dello stesso colore, aveva una forma che ricordava vagamente un drago, un elmo provvisto di lenti oculari blu modellate come la testa della suddetta bestia e piccole ali sulle spalle.

Sento invece aveva una corazza divisa in due sezioni, una blu e l’altra rossa, che si univano a spirale fino alla testa, provvista di lenti oculari simili agli occhi di un insetto e sormontate da due antenne, una simile nella forma all’orecchio di un coniglio e l’altra al cannone di un carrarmato.

 

“Sento-kun, Ryuga-kun, voi siete dei Kamen Rider?!”, chiese stupefatta la Warrior guardando le loro sgargianti forme dopo quella bizzarra quanto spettacolare trasformazione.

 

“Esatto, Erika-san! Kamen Rider Build e Kamen Rider Cross-Z, al servizio della pace e dell'amore!”, annunciò pomposo Sento facendo una strana posa con la mano in alto. “E tu invece…chi o che cosa saresti?”, domandò poi incuriosito alla turchese, che si ritrovò nuovamente imbarazzata dall'improvvisa domanda.

 

“…Una Warrior Planet, una specie di maga. È difficile da spiegare, ma sono finita qui a causa di altri due Rider. Una volta che avremo finito con questo tizio, vi dirò tutto”, rispose rimettendosi in guardia per affrontare il nemico, il quale sembrava alquanto irritato dall'intromissione dei due nuovi avversari.

 

“Mi chiamo Cagliostro, non tizio. In ogni caso, vi conviene lasciarmi quella ragazza e andarvene, se ci tenete alla pelle”, affermò infuriato l'Heartdemon, avvolgendosi in una coltre di vapore giallastro che Sento riconobbe con un sussulto.

 

“Tsk! Non mi è mai piaciuto chi se la prende con le ragazze!”, commentò Ryuga sbattendo le nocche corazzate.

 

“Va bene, Erika-san. Diamogliene di santa ragione!”, proclamò teatrale Sento prima di buttarsi insieme al compagno contro il demone. Ed Erika poté constatare che quelle armature non erano tanto impressionanti solo per fare scena. I due nuovi combattenti, infatti, si muovevano con incredibile coordinazione bersagliando il demone con mosse d’arti marziali e pugilato d'indubbia abilità, a cui Cagliostro rispondeva con non poca fatica, parando i pugni e i calci dei due per poi rispondere con violenti affondi delle sue trivelle che, però, venivano schivate facilmente.

Superata la sorpresa iniziale, anche Erika si unì rapidamente ai due Rider, tempestando il loro avversario con schegge di pietra che lo spinsero indietro e aumentarono o aggravarono le sue ferite, finché Cagliostro non sembrò averne abbastanza e liberò un’esplosione dello stesso gas di prima, spingendo indietro i tre.

 

“Grr! Ve l'ho già detto: lasciatemi prendere la ragazzina e potrei anche lasciarvi in pace…!”, intimò il demone caricando altra energia nelle mani, le cui trivelle stavano roteando ad alta velocità.

 

“Ci credi così vigliacchi?”, rispose Ryuga disgustato dall'insinuazione, dandogli un altro potente pugno sul volto. Tuttavia, nonostante il livido e la perdita di sangue dalla bocca causati dal colpo, Cagliostro sorrise sadico.

 

“No, vi credo abbastanza stupidi da cadere in trappola.” Improvvisamente, un grosso numero di creature, all’incirca sulla ventina, apparve da tutti i vicoli presenti tra gli edifici vicini. La maggior parte di esse sembravano strani robot dalla testa rettangolare, mentre le altre erano tutte diverse le une dalle altre: da animali umanoidi a strane figure in armature o minerali appena vagamente di forma umana, erano il gruppo di esseri più insolito e inquietante che Erika avesse mai visto, il che era tutto dire vista la sua vita di Warrior.

 

“D-Dove hai trovato quegli Smash?”, domandò Sento. Sembrava terrorizzato dalla loro apparizione, ma non perché avesse effettivamente paura di quegli esseri, quanto piuttosto perché li considerava un cattivo presagio.

 

“Creati per conto mio. Sono bastati un paio di robot, una manciata di DNA umano e del Nebula Gas. Ho dovuto prenderne un po' dalle vecchie cavie di Faust. È stato un lavoro duro, ma ora ne ho a bizzeffe, sufficienti per i miei scopi”, spiegò l'essere prima di prendere alcune bottigliette simili a quelle usate da Sento e Ryuga. Queste sparirono all’interno delle sue mani e l’Heartdemon venne poi avvolto da una nube di gas e scariche elettriche, che lo mutò in una sorta di coniglio umanoide corazzato e ricoperto da spine e blocchi di cristallo. Sembrava una versione deforme dell’armatura di Sento.

 

“Allora ci avevo visto giusto. Quello che emani è davvero Nebula Gas”, osservò accigliato quest'ultimo. Erika non sapeva cosa fosse questo Nebula Gas nominato dal Kamen Rider, ma intuì dal suo tono che non si trattasse di niente di buono. A ben vedere, visto che veniva usato da quello che era palesemente uno scagnozzo di Astaroth.

 

“Chi o cosa sei davvero…?”, chiese Erika, avvertendo il nuovo potere emanato dall'avversario, ben più pericoloso rispetto a prima. Le ricordava molti dei demoni più forti che aveva precedentemente incontrato.

 

“La tua rovina, Warrior Mercurius!”, ruggì l'essere formando delle nuove sfere di energia oscura, stavolta dalla forma di proiettili, e sparandole contro il trio, che venne investito in pieno e atterrato dall’attacco. Nonostante il duro colpo, i tre si ripresero in fretta e contrattaccarono dividendosi: Sento e Ryuga si occuparono dell’avversario principale, mentre Erika manipolava il terreno per ostacolare e distruggere le altre creature, schiacciandone alcune sotto un grosso masso fatto levitare e infilzando numerosi robot con una serie di stalagmiti.

 

Tuttavia, presto i continui attacchi da tutte le direzioni dei nemici cominciarono ad avere effetto. Una sorta di golem dalle spalle in puro acciaio la prese di sorpresa afferrandola e scagliandola contro un muro, dove lo schianto la immobilizzò per qualche secondo. Il responsabile e altri suoi compagni tentarono quindi di fiondarsi su di lei per finirla, ma la turchese fu rapida a creare una barriera rocciosa da cui fece poi crescere anche dei lunghi spuntoni, impalando gli avversari sul posto.

I due Kamen Rider, dal canto loro, stavano avendo molti meno problemi, muovendosi come un solo uomo e attaccando con un'abilità che nulla aveva da invidiare a Shizu. I loro pugni si schiantarono ancora contro il corpo di Cagliostro, il quale, però, era non solo più resistente e forte di prima, ma anche più agile e riuscì per questo a schivare molti dei loro attacchi. Quando infine Cross-Z provò a dargli un pugno allo stomaco, Cagliostro saltò indietro e rispose con una raffica di sfere oscure, che si abbatterono sui due Rider in una tempesta di scintille.

Entrambi, tuttavia, riuscirono a resistere bene all’attacco nemico e passarono al contrattacco: Ryuga materializzò dal suo Driver una lunga spada nella cui elsa inserì un'altra bottiglietta e, sferrando un fendente, scagliò contro l’avversario una tempesta di diamanti. Al contempo, Sento sfruttò quel colpo come diversivo per cambiare forma, sostituendo le bottigliette nella sua cintura con altre due, una gialla e una viola, e girando rapido la manovella.

 

“Ninja! Comic! Best Match! Are you ready? Shinobi no Entertainer! NinninComic! Yeahhh!”, esclamò il suo Driver facendo apparire altre impalcature con tanto di nuove parti di armatura.

 

“Build Up!”, gridò il ragazzo prima di essere avvolto dalla sua nuova corazza. Anche questa era divisa in due sezioni, ma di colore viola e giallo, e presentava una sciarpa intorno al collo; nelle mani di Sento apparvero anche una wakizashi gialla divisa in quattro sezioni, ognuna con una diversa immagine sopra, e una strana spada argentea con decorazioni gialle e una trivella al posto della lama.

 

“Lo scontro è appena cominciato!”, annunciò brandendo le due armi e gettandosi contro Cagliostro con un incredibile dimostrazione di agilità e velocità, non dissimili da quelle di un ninja. Il demone rispose però con un abile mix di mosse volte a interrompere le acrobazie del Rider, intercettando le lame coi suoi artigli e graffiandogli la corazza in un crescendo di brutalità che stupì persino una Warrior abituata a demoni sanguinari come Erika.

 

Nonostante la ferocia dell’Heartdemon, la nuova agilità e la destrezza con le proprie armi di Sento ebbero rapidamente ragione dell’avversario, colpendolo con incredibile precisione e forza in quelli che sembravano i punti deboli della sua corazza e ferendolo seriamente. Così danneggiato e stordito, Cagliostro non riuscì a difendersi dal successivo attacco di Ryuga, il quale lo centrò in pieno petto con la sua spada, mandandolo a rotolare al suolo. In quel momento, Erika, una volta eliminata l’ultima delle creature nemiche, si riaffiancò rapida ai suoi nuovi alleati.

 

“Che diavolo volevi da quell'uomo?”, domandò infuriata la guerriera di Mercurio.

 

“Da lui niente, era solo un'esca. Da voi invece… TUTTO”, rise l’Heartdemon rialzandosi e scagliando l’ennesima sfera d'energia oscura contro la ragazza, che schivò con una capriola prima di far levitare diverse rocce da terra e spedirgliele tutte contro, ma con pochi risultati, dato che Cagliostro fu lesto a muoversi zigzagando da una parte all’altra per evitare tutti gli attacchi e poi scagliare altri proiettili di tenebra contro lei e i suoi compagni.

 

La Warrior e i Rider schivarono a loro volta con capriole e salti laterali, dopodiché la prima sbatté il pugno per terra, sollevando e scagliando una raffica di massi addosso all’avversario, il quale venne spedito nuovamente indietro e sbilanciato. Sento decise di approfittarne per attaccare ancora, attivando la sua spada.

 

“Ichi no koma bunshin!”, esclamò l'arma prima che il suo proprietario si dividesse in svariate copie, ognuna delle quali si scagliò contro Cagliostro. Stavolta, però, l'Heartdemon si circondò nuovamente con il Nebula Gas e, battendo un pugno a terra, creò una fitta nebbia che fece sparire tutti i cloni; al tempo stesso, le bottiglie nel Driver di Sento persero i loro colori, i quali si dispersero nell’aria in una nuvola di particelle brillanti che furono subito dopo assorbite da Cagliostro.

 

“C-Cosa? Le mie Fullbottle!”, esclamò sconvolto il Rider guardando le particelle di luce entrare nel corpo dell'avversario, il quale mutò un'altra volta. La sua nuova corazza era viola scuro e ocra e ricordava quella di un samurai ricoperto da vignette sanguinolente ed era ora armato con due katana nere come la pece.

 

“Q-Quel potere assomiglia a quello di Diablo!”, osservò Erika, ricordando fin troppo chiaramente il modo in cui Takeshi Hongo era stato assorbito dal malvagio Rider oscuro. Cagliostro aveva appena assorbito in maniera inquietantemente simile il potere di quelle Fullbottle, come le aveva chiamate Sento.

 

“Beh, siamo fratelli in fondo. Nati dallo stesso esperimento per prendere i poteri dei Kamen Rider”, affermò Cagliostro con uno strano sorriso, tra il malinconico e il sadico.

 

“Ah, quindi sei come Evolto... Un dannato parassita”, mormorò Ryuga. Erika non sapeva chi fosse questo Evolto, ma a giudicare dal tono del giovane era ben chiaro che fosse qualcuno che odiava a morte.

 

“Oh, no. Io sono un diavolo di parassita.” Tutta la strada cadde in un profondo silenzio, persino il vento sembrò smettere di soffiare da quanto era stata brutta quella battuta.

 

“Possiamo far finta che questo schifoso gioco di parole non sia mai esistito?”, chiese Erika, ricevendo cenni di approvazione da Sento e Ryuga.

 

“Bah, voi Warrior non avete gusto per la comicità. Vorrei vedere se una di voi fosse finita con un Rider comico”, commentò il demone prima di tornare all'attacco contro i tre avversari, scomparendo in una nuvola di polvere grazie alla rapidità superiore fornitagli dalla nuova forma.

 

(Altrove, in un altro tempo o dimensione, il futuro erede di una multinazionale robotica e aspirante comico starnutì).

 

Ryuga ed Erika fermarono la carica di Cagliostro con un misto di fendenti e raffiche di schegge di pietra, tuttavia il demone si spostò svelto alle loro spalle e cercò di colpirli con le sue katana. Seppur a fatica, i due riuscirono a fermare l’attacco e contrattaccarono con altri colpi di spada e pugni rinforzati da spuntoni di roccia che, anche se non riuscirono a infliggergli nessun danno rilevante, costrinsero comunque l’Heartdemon a retrocedere almeno un po’. Contemporaneamente, Sento prese due nuove Fullbottle, una indaco e l’altra scarlatta, e le inserì nel Driver per poi girare la manovella e gridare: “Build Up!”

 

“Same! Bike! Best Match! Are you ready? Dokusou Hunter! SameBike! Yeahhh!” La nuova trasformazione era più aggressiva delle altre: le due sezioni della corazza erano indaco e scarlatto come le Bottle corrispondenti, con una lunga lama simile a una pinna sul braccio destro e la spalla corrispondente a forma di testa di squalo, mentre sul braccio sinistro aveva una grossa ruota da moto, così come sulla spalla del medesimo lato. Tutta la sua superficie presentava inoltre motivi simili alle branchie e alla pelle di uno squalo o al motore e alle decorazioni di una moto.

Subito dopo essersi trasformato, Sento mosse il braccio sinistro di lato e generò così numerose moto dall’aspetto altamente tecnologico e fatte di luce semisolida che si avventarono su Cagliostro, spingendolo indietro e spezzando la sua guardia; questo diede a Ryuga l'occasione di attaccare con una rapida serie di fendenti che danneggiarono ancora di più il demone.

 

“Niente male, ma che mi dite di questo?”, disse Cagliostro incrociando le lame davanti a sé e dividendosi in una decina di cloni che circondarono i tre avversari; subito dopo, le loro spade vennero avvolte da delle fiamme nere e, con rapidi movimenti, i cloni scagliarono una serie di onde di fuoco contro la Warrior e i Rider, intrappolandoli in un inferno di fuoco.

 

“Bel tentativo, scarto di Frankenstein!”, esclamò Erika battendo le mani per terra e sollevando dei muri di pietra intorno a sé stessa e i nuovi compagni coi suoi poteri. Le fiamme esplosero impetuose contro le pareti, ma nessuna riuscì a oltrepassarle. Allo stesso tempo, Sento, sapendo che in quel momento erano ciechi per via della difesa della Warrior, attivò l’abilità speciale della forma SameBike: come in un vero squalo dotato degli organi detti ampolle di Lorenzini, la sua armatura iniziò a percepire le correnti e i campi elettrici presenti nell’aria e avvertì nitidamente una presenza avvicinarsi rapida alla sommità delle pareti, dove vi era un’apertura.

 

“Banjo! Là sopra! Colpisci in quel punto!”, esclamò rivolto al suo compagno Rider, indicando la cima della parete di destra. Seppur sorpreso per un istante, Ryuga sapeva che Sento non sbagliava mai in questi casi, perciò obbedì subito.

 

“Ricevuto!”, esclamò inserendo una Fullbottle con sopra un motivo a lucchetto nella sua spada e tirando poi due volte su e giù una leva in fondo all’impugnatura.

 

“Special Tune! Hippare! Hippare!”, provenne dall’arma mentre la sua lama s’illuminava a ogni tirata di verde e rosso; dopo la seconda, fiamme blu di incredibile intensità l’avvolsero e Ryuga menò un fendente con essa proprio mentre Cagliostro e i suoi cloni spuntavano in una formazione circolare da sopra le pareti di Erika.

 

“Million Slash!”, esclamò il sistema della spada e questa rilasciò col fendente una fortissima onda di fuoco che investì in pieno il Cagliostro spuntato dal punto indicato da Sento e lo scagliò indietro mandandolo a rotolare per terra, in fiamme. Nello stesso momento in cui venne colpito, tutte le altre copie svanirono in uno sbuffo di fumo.

 

“Uao! Fantastico, ragazzi! Quelle Fullbottle sono meravigliose! E anche le vostre armi!”, esclamò Erika, entusiasta.

 

“Il potere della scienza al servizio della Peace and Love!”, rispose Sento con voce fin troppo orgogliosa, quasi al limite del presuntuoso.

 

“Il tuo pensiero mi piace proprio, Sento-kun!”, fece la Warrior suscitando un roteare d’occhi sotto l’elmo da parte di Ryuga. Ci mancava solo un’altra fanatica della scienza come il suo compare… “E ora tocca a me fare faville!”, aggiunse infine Erika facendo sollevare in aria le pareti con un movimento delle mani e scagliandole come se fossero state mattoni giganti sopra il demone. Ancora impegnato a liberarsi dalle fiamme, Cagliostro non fece in tempo a reagire e venne sepolto sotto di esse.

 

“Urca… Credete che sia schiattato dopo questa?”, domandò Ryuga, fissando un po’ spiazzato il cumulo di rocce creatosi. La punizione era stata talmente violenta che doveva ammettere di provare un po’ di pena per il loro avversario.

 

“Credo proprio…” Una forte esplosione si liberò da sotto il mucchio, spazzandolo via e rivelando la figura di Cagliostro, ferito seriamente e con l’armatura ancor più danneggiata, ma vivo e chiaramente furioso. “…di no.”

 

“Molto bravi, Kamen Rider e Warrior Planet…”, mormorò a denti stretti l’Heartdemon. “Vi siete meritati tutta la mia ATTENZIONE!” E ruotò rapido su sé stesso, generando un potentissimo tifone di vento ed energia demoniaca combinati che scagliò contro i tre. Colti di sorpresa da un’offensiva tanto repentina e feroce, i tre non riuscirono a difendersi in tempo e vennero sollevati e fatti vorticare violentemente in aria, mentre fulmini di energia oscura li folgoravano allo stesso tempo. L’attacco durò solo pochi secondi, ma fu sufficiente per indebolirli e, quando finì, l’impatto col suolo fu altrettanto tremendo per tutti loro, al punto che Sento e Ryuga persero diverse Fullbottle, che rotolarono per terra finendo proprio vicino a Cagliostro.

 

“Oh, ma che fortuna! È proprio quello che mi serviva per riprendermi un po’!”, disse il demone respirando affannosamente. L’ultimo attacco era stato più spossante del previsto vista la sua potenza e lo stato indebolito in cui si trovava, ma i risultati erano stati più che soddisfacenti e validi. S’inginocchiò e raccolse tutte le Fullbottle, tuttavia alcune le mise via, altre le assimilò subito in sé come in precedenza, venendo subito avvolto da una potente aura che curò parte delle sue ferite e fece evolvere ulteriormente la sua armatura. Questa divenne più liscia e aderente e si ricoprì sul lato e il braccio destri di lunghe punte aguzze, mentre sul braccio sinistro si formò una specie di cannone simile a un lanciafiamme; dalla schiena gli spuntarono anche un paio di ali ricoperte da penne nero ossidiana.

 

“Le mie Fullbottle… Rendimele subito, maledetto!”, urlò Sento rialzandosi e tirando fuori una nuova Bottle molto diversa dalle altre: grossa più del doppio del normale e di forma cilindrica, era tutta di metallo e presentava sul davanti l’immagine di due occhi come quelli della forma base di Build, ma più grandi e dai bordi pieni di punte. Agitandola, questa produsse un suono molto simile a una lattina di gazzosa e, in seguito, lo scienziato girò una linguetta presente sulla sommità proprio come se stesse stappando suddetta lattina e inserì la Fullbottle nuova nel Driver al posto delle precedenti, per poi girare la manovella. “Build Up!”

 

“RabbitTank Sparkling! Are you ready? Shuwatto Hajikeru! RabbitTank Sparkling! Yea-Yeahhh!”, provenne dalla cintura mentre nuove impalcature si generavano intorno al Rider e formavano due nuove sezioni d’armatura, che in più sembravano attraversate da delle bollicine. Quando queste si chiusero intorno al suo corpo per potenziarlo, ci fu uno strano rilascio di quelle stesse bollicine, come una sorta di effervescenza, e Build venne avvolto da una corazza con gli stessi colori e i motivi della sua forma base, ma dotata anche di vari rinforzi di colore bianco e tutte le placche che la costituivano avevano un motivo a fulmine. Tutto il suo corpo aveva poi delle punte lungo i bordi, persino sulle lenti dell’elmo, e dagli avambracci gli spuntavano due lame, anch’esse a forma di fulmine, rivolte all’indietro.

 

“Figo…!”, commentò Erika rimettendosi in piedi con l’aiuto di Ryuga, fissando la nuova forma di Sento con occhi sgranati. Dall’altra parte, Cagliostro sembrò farsi stranamente più compiaciuto.

 

“Perfetto, anche Sparkling ora… Molto bene, Build, vieni da me!”, esclamò aprendo le braccia in un chiaro invito ad attaccarlo.

 

“Come desideri!”, ribatté Sento in risposta e lo caricò, subito seguito da Ryuga ed Erika. Insieme, i tre ingaggiarono di nuovo il demone e, anche se quest’ultimo si era ripreso dai precedenti assalti, la nuova potenza e velocità di Build unite al supporto di Cross-Z e della Warrior lo misero presto in difficoltà, costringendolo a indietreggiare e mettersi in difesa.

 

Utilizzando il meccanismo di propulsione di Rabbit nella gamba sinistra, Sento si catapultò in avanti e colpì in pieno petto Cagliostro con il calcio destro di Tank, molto più corazzato e potente dell’altro, riuscendo così a danneggiare visibilmente l’armatura dell’altro e a sbatterlo di nuovo al suolo. Allo stesso tempo, Erika pestò il terreno con un piede facendo sollevare numerosi pezzi di terra, dopodiché li modellò in modo da renderli delle punte di lancia e li spedì contro il demone con un paio di gesti della mano.

 

Cagliostro riuscì a rotolare via dalla traiettoria dei colpi, ma appena si rimise in piedi venne assalito da Ryuga, il quale lo attaccò con una serie di pugni esperti e avvolti nelle stesse fiamme blu di prima, tanto potenti che l’avversario si ritrovò a barcollare vistosamente ad ogni colpo ricevuto.

 

“Grrr! Mi avete stufato!”, ringhiò l’Heartdemon portando il braccio destro in avanti. In un istante, le punte su di esso si allungarono a dismisura e colpirono in pieno Ryuga sbattendolo indietro; subito dopo, Cagliostro mosse l’arto in un arco orizzontale e gli aculei vennero scagliati in massa contro il trio. Sento e Ryuga accusarono il colpo e indietreggiarono, mentre Erika riuscì a proteggersi con uno scudo di roccia generato all’ultimo secondo.

 

“Dovrai fare di meglio!”, lo schernì la Warrior prima di far volare contro l’avversario diverse nuove stalagmiti fatte spuntare dal suolo.

 

“L’hai chiesto tu!”, ribatté Cagliostro alzando stavolta il braccio sinistro; con un forte rombo, il cannone su di esso sparò un enorme raggio di fuoco che sciolse tutte le stalagmiti e pure lo scudo di Erika. Investita in pieno, la ragazza cadde a terra gravemente ustionata, ma prima che una seconda fiammata potesse colpirla, Ryuga e Sento si misero in mezzo e presero il colpo per lei, per fortuna parzialmente protetti dalle loro forme di Rider.

 

“Molto coraggiosi, Kamen Rider, ma non ho certo finito qui!” Con quelle parole, Cagliostro si alzò in volo grazie alle sue ali e iniziò a girare intorno ai suoi avversari. Mentre volava, sopra il punto di giunzione delle ali si formarono un paio di grosse gatling che presero subito a tempestare di colpi il trio. Sento e Ryuga fecero del loro meglio per respingere i proiettili e proteggere l’ancora ferita Erika, ma il numero di colpi era fin troppo alto anche per loro.

 

“Qualche idea, genio?”, domandò Ryuga parando alcuni proiettili con la spada.

 

“Ci sto pensando!”, fu la replica di Sento.

 

“Beh, pensa più in fretta!”

 

“Magari dovresti imparare a farlo anche tu, no? Sempre tutto io devo fare!”

 

“COSA?!”

 

“Aspetta… Trovato! Usa questa!” E gli lanciò una Fullbottle rossa con un motivo a rosa circondata di spine sopra. “Tiralo giù!”

 

“Ricevuto!” Inserita la Bottle nella spada, Ryuga tirò di nuovo due volte la leva posteriore e, con un fendente, generò una frusta di fuoco che si avvolse intorno a una delle gambe di Cagliostro. Con un poderoso strattone, come se stesse tirando su un pesce preso all’amo, Cross-Z trascinò il demone verso terra, facendolo schiantare al suolo. In quel momento, il terreno sotto di lui si animò e formò diverse catene di roccia che lo bloccarono.

 

“Ecco fatto!”, fece Erika tenendo un braccio alzato per mantenere la stretta della sua tecnica. “Finitelo, ragazzi!”

 

Senza farselo ripetere, i due Rider girarono velocemente la manovella dei Driver, dai quali partirono le parole: “Ready? Go! Voltech/Draconic Finish!”.

 

Un enorme spirale di energia a tunnel, colma di formule fisiche e bolle di gas, si formò intorno a Cagliostro, mentre un drago cinese di pura energia blu e arancione girava intorno ai due Rider. Subito dopo, entrambi si scagliarono sul nemico con un calcio volante e, in quel momento, il drago soffiò una fiammata blu che avvolse Ryuga rendendo il suo calcio infuocato e dandogli ancora più velocità; allo stesso tempo, il tunnel di energia risucchiò il corpo di Sento dandogli potenza e velocità mentre lo attraversava e lo spedì dritto contro Cagliostro.

 

I due calci si schiantarono sull’Heartdemon con incredibile potenza, scatenando una forte esplosione e lanciando il corpo del nemico attraverso l’aria; questi ricadde poi al suolo rovinosamente, la corazza distrutta in più punti e il corpo fumante.

 

“Beh, direi che adesso è fini-” Prima che potesse concludere, Sento si piegò su un ginocchio e tossì, mentre la sua forma Rider spariva in un bagliore di luce.

 

“Sento?! Che ti succede?”, domandò subito Ryuga, preoccupato. Con sua somma sorpresa, notò che il Driver del compagno era vuoto.

 

“Eheheheh… Presa”, fece la voce di Cagliostro. Alzando gli occhi, il trio poté vedere la Sparkling Fullbottle stretta nella sua mano destra. “Devo ammettere che subire il vostro attacco combinato è stato più doloroso e dannoso del previsto, ma almeno ho potuto sfruttarlo per rubarti questa!”

 

“Vuoi dire che ti sei lasciato bloccare apposta da me per indurli ad attaccarti?!”, domandò scioccata Erika.

 

“Non avrete pensato di essere gli unici a poter usare il cervello, vero, Warrior Mercurius? In tal caso, gli sciocchi siete voi!” Ridendo beffardo, l’Heartdemon si rialzò e assorbì l’essenza della Fullbottle nelle sue mani, i cui colori sbiadirono fino a sparire man mano che il suo potere entrava dentro Cagliostro. Quando ebbe finito, questi gettò via la Bottle ormai inutile e si circondò di Nebula Gas. “Direi che per ora può bastare. Il nostro scontro finale dovrà aspettare ancora un po’, il tempo di preparare il suo palcoscenico ideale…” E scomparve nel nulla con un’ultima risata.

 

“Ehi, torna qui, vigliacco! Ridacci le nostre Fullbottle!”, urlò Ryuga, inutilmente.

 

“Dannazione! Avremmo dovuto essere più prudenti…”, disse invece a denti stretti Erika. “Mi dispiace, Sento. Avrei dovuto prevedere qualche trucchetto sporco da parte di quell’essere…”

 

“Non preoccuparti, non è colpa tua”, rispose laconico lo scienziato raccogliendo da terra le Fullbottle private della loro essenza. Non poteva certo dire di essere contento di come fossero andate le cose, ma sapeva anche che non era davvero colpa di nessuno. Tutti loro avevano fatto del loro meglio, tuttavia il nemico si era semplicemente dimostrato più subdolo del previsto. La prossima volta non si sarebbero fatti sorprendere.

 

“Ora che si fa?”, chiese Ryuga annullando la trasformazione, come anche Erika.

 

“Ora raggiungiamo il mio laboratorio personale e informiamo gli altri dell’accaduto. Quando saremo tutti insieme, potremo elaborare un piano per fermare Cagliostro una volta per tutte.”

 

“Laboratorio personale? Tu hai un laboratorio personale?!”, domandò Erika, quasi senza fiato. Sento le sorrise in risposta.

 

“Ci puoi giurare. Il migliore della città, no… di tutto il Giappone!”

 

“Se pensi alle discariche, di sicuro…”, commentò sarcastico Ryuga.

 

“I cervelli di muscoli non hanno voce in capitolo”, gli fece eco sarcastico l’amico allontanandosi come se niente fosse.

 

“COSA?!”

 

*****

 

Il vero laboratorio di Sento era un grosso magazzino pieno di apparecchiature d'ogni genere e vari componenti chimici che la figlia di Mercurio non perse tempo a osservare.

 

“Mamma, che figata questo laboratorio!”, esclamò estasiata facendo girare lo sguardo su tutte quelle bellissime attrezzature. Certo, non erano avanzate quanto quelle messe a disposizione su Xana, ma erano indubbiamente di incredibile fattura e valore scientifico, soprattutto considerando che sembravano essere state realizzate con materiali di recupero.

 

“Lieto che ti piaccia così tanto, Erika-san. Più tardi non mi dispiacerebbe discutere un po' di chimica con te”, disse Sento, chiaramente compiaciuto che qualcuno condividesse i suoi gusti scientifici.

 

“Davvero? A tal proposito, senti qui: sul laboratorio di Xana sto lavorando a dei nuovi composti per...”, cominciò la Warrior sperando di ricevere utili consigli.

 

“Ahem”, li riportò all'ordine Ryuga con un finto colpo di tosse. “Prima il problema Cagliostro, poi le vostre robe da scienziati.”

 

“Guastafeste”, rispose seccato Sento. “Ma purtroppo hai ragione. Cagliostro è un pericolo e se non ci sbrighiamo verrà a cercarci, possibilmente con altri ostaggi. Dobbiamo solo aspettare gli altri.” Proprio in quel momento, le porte si aprirono, lasciando entrare quattro persone: due uomini poco più vecchi di Sento e Ryuga, Misora che teneva una busta con varie confezioni di bento e ramen istantaneo e un'altra donna sulla trentina, di bell’aspetto, con capelli castani corti e vestita con un tailleur piuttosto elegante.

 

“Ciao, ragazzi, eccoci al soccorso!”, disse il primo dei due. Aveva una lunga chioma castana piuttosto disordinata, indossava un pesante cappotto marrone e aveva l'aria di chi passava molto tempo all'aperto.

 

“Scusate il ritardo, ma in ufficio è quasi scoppiato uno scandalo quando abbiamo ricevuto la notizia”, disse invece l'altro. Vestito in maniera appena più coordinata del compagno, aveva baffi e barbetta uniti a un'acconciatura nera, liscia e corta e una giacca dello stesso colore.

 

“Nessun ritardo, anzi, grazie per essere arrivati con così poco preavviso. Vi presento Erika Fujikawa, ha bisogno del nostro aiuto e noi del suo. Sa già che siamo dei Kamen Rider, quindi non fatevi problemi a parlarne.”

 

“È un vero onore conoscervi, non vedo l'ora di combattere assieme a voi”, si presentò la turchese con un piccolo inchino.

 

“Il piacere è nostro, Erika-chan. Sawatari Kazumi, alias Kamen Rider Grease”, si presentò il primo dei due nuovi arrivati, con un largo sorriso e tono amichevole.

 

“Takisawa Sawa, giornalista e collaboratrice del gruppo”, disse per seconda la nuova donna appena arrivata, sorridendole dolcemente.

 

“Himuro Gentoku, Kamen Rider Rogue. Ti ringrazio enormemente per aver salvato mio padre da Cagliostro, Erika-san. Qualsiasi cosa possa fare per ringraziarti, chiedi e ti sarà data”, si presentò l'altro, porgendole la mano che lei prese volentieri.

 

“Ho fatto solo il mio dovere di Warrior Planet, ma temo comunque che non sia stato abbastanza. Vi conviene sedervi, dovrò raccontarvi tutto dall'inizio e sarà una storia lunga”, disse la turchese cominciando a narrare a grandi linee gli avvenimenti della sua dimensione e del conflitto che stava attraversando, fino allo scontro con Diablo che più di ogni altra cosa lasciò i sei spettatori spaventati e irrequieti.

 

“Non...ci...credo”, disse stupita Misora portandosi le mani alla bocca.

 

“E che io speravo di aver chiuso coi Kamen Rider malvagi dopo Killbus”, commentò invece Sawa, ripensando al bastardo che aveva quasi distrutto il mondo, pur permettendo loro di riunirsi. Sento prese un lungo respiro prima di prendere la parola.

 

“Già, è una storia incredibile, quasi terrificante, ma abbiamo fatto e visto più che abbastanza per crederci. Ora tocca a noi raccontare la nostra, Erika-san.” Sento sospirò prima di continuare. “Tutto è iniziato migliaia di anni fa su un pianeta abitato da una specie chiamata Blood, il cui re impazzì e distrusse la propria casa. Ci furono pochissimi sopravvissuti della Blood Tribe, uno dei quali, Evolto, prese il loro tesoro più prezioso, il Pandora Box, e scappò cominciando ad assorbire l'energia dei vari pianeti. Un giorno arrivò su Marte, dove dopo una lunga guerra contro il popolo marziano ne causò la completa estinzione, ma venne sigillato dalla loro regina nello stesso Pandora Box, in cui rimase per migliaia di anni.”

 

“Poi una sonda mandata su Marte dalla NASA per fare degli studi tornò sulla Terra portando con sé una roccia su cui era rimasto parte del DNA di Evolto. Questa venne messa sotto la custodia di una guardia di sicurezza all'epoca incinta… Mia madre.”, continuò Ryuga. “Evolto ne approfittò per entrare nel suo corpo e prendere possesso di me ancora prima che nascessi. Ogni volta che ripenso al fatto di aver vissuto per tutta la vita con una parte di quel mostro dentro di me…!”, disse prima di interrompersi stringendo le unghie nel palmo delle mani.

 

“Oh, mamma. Ancora adesso è...?”, domandò orripilata la figlia di Mercurio, non riuscendo neanche a finire la frase.

 

“No, sono riuscito a liberarmi grazie all'aiuto di Sento, ma mi sembra sempre di averlo ancora addosso”, si lamentò il lottatore di MMA, ripensando con un brivido al periodo in cui l'alieno aveva usato il suo corpo per portare il terrore in tutto il Giappone, arrivando a un passo dall'uccidere i suoi amici.

 

“Non sei l'unico, Banjo”, fece Misora approfittandone per prendere la parola dopo di lui. “Infatti, dieci anni fa un gruppo di astronauti ritrovò il Pandora Box e lo portò qui sulla Terra. Mio padre, Souichi, faceva parte della spedizione e, alla cerimonia dove presentarono il Pandora Box, altri geni di Evolto presenti in esso presero il controllo del suo corpo e lo costrinsero ad attivare l’artefatto, che fece spuntare un gigantesco muro, che chiamammo Sky Wall. Esso divise così il Giappone in tre parti, cominciando un'autentica guerra.”

 

“Di cui io fui responsabile”, s’intromise Gentoku. “All'epoca pensavo solo al benessere della parte di Giappone governata da mio padre e cedetti alle parole di Evolto, aiutandolo a creare un'organizzazione detta Faust. Tramite essa, egli utilizzò il Nebula Gas per creare sia i mostri chiamati Smash con delle cavie umane, che i primi Kamen Rider del nostro mondo.”

 

“Anche io lo aiutai”, continuò Sento. “In realtà, una volta, mi chiamavo Katsuragi Takumi ed ero un altro scienziato complice di Evolto, fino a quando non decisi di ribellarmi per fermarlo, ma lui mi sopraffò e decise di usarmi per un altro piano. Mi cancellò la memoria e cambiò il mio volto, facendo sembrare che Banjo mi avesse ucciso per mandarlo in prigione, mentre io venni portato via e sottoposto a nuovi esperimenti per alzare il mio Hazard Level. Dopodiché mi liberò e, usando la sua finta identità di Isurugi Souichi, mi convinse a diventare Kamen Rider Build per combattere Smash e Faust, mentre lui cominciava i preparativi per recuperare il suo pieno potere.”

 

“Cosa che alla fine fece, diventando così troppo potente per poterlo combattere direttamente. L'unico modo rimasto per salvare il nostro pianeta era fonderlo con la sua controparte di un'altra dimensione, cosa che abbiamo fatto grazie all'energia del pannello bianco della Pandora Box”, concluse Kazumi indicando proprio un pannello bianco fissato a un muro. Sembrava fatto di plastica, ma Erika non ci mise molto ad avvertirne la tremenda forza. “Intanto abbiamo tenuto occupato Evolto e Sento è riuscito a batterlo solo perché ci siamo sacrificati uno dopo l'altro.”

 

“Avete fuso due pianeti?!”, disse stupefatta la Warrior. La storia che stava ascoltando era simile in maniera quasi inquietante alla guerra che lei stava vivendo, quindi non mancava certo di avvenimenti straordinari, ma non si sarebbe mai aspettata che fossero addirittura riusciti a fondere due diverse versioni della Terra. Non era neanche sicura che l'ammiraglio Moonlein in persona avesse le conoscenze per farlo. Al pensiero di quanta tecnologia scientifica e poteri alieni avessero combinato per farcela, cominciò a salivare.

 

“Già, e a parte Banjo e Sento siamo tornati in vita senza ricordi della guerra”, aggiunse Gentoku.

 

“Ma poi il re della Blood Tribe, Killbus, riuscì a trovarci proprio grazie al pannello bianco, che usò prima come un portale e in seguito come arma per cercare di distruggere il nostro nuovo pianeta. Così facendo, però, riattivò anche i ricordi di chiunque avesse dentro di sé un po' di Nebula Gas e in questo modo abbiamo potuto ricordare tutta la nostra vita precedente”, fece Misora.

 

“Anche Evolto tornò in vita a causa delle sue azioni. Era riuscito a nascondersi un'altra volta nel corpo di Banjo.”

 

“Che per di più si è trovato una nuova ragazza”, disse ironico Sento, facendo infuriare l'amico che non esitò a rispondergli male.

 

“Oh, ma va a quel paese”, disse acido con un dito medio. Erika si limitò a ridere.

 

“Comunque, Evolto decise di aiutarci per non venire distrutto e, dopo la distruzione di suo fratello, sparì tra le stelle. Chissà dov'è ora… In ogni caso, più sta lontano, meglio è, personalmente.”

 

“Detto questo, c'è altro di incredibile che dobbiamo sapere su di te o le tue compagne?”, domandò Sento ignorando Ryuga e finendosi il caffè portato da Misora. Erika ci rifletté un poco.

 

“Ho incontrato il capitano Nemo, che ora lavora per noi, e una mia figlia proveniente dal futuro”, disse come se niente fosse.

 

“Fico”, commentò lo scienziato sinceramente impressionato.

 

*****

 

Cristal City, 2998

 

Sayaka Turrin si stava mangiando lieta il proprio gelato nel suo locale preferito, proprietà dell'amico Thomas. La Figlia dell'acqua era estremamente simile alla madre, la leggendaria Warrior Mercurius, ad eccezione del fatto di essere più bassa (tanto che Athena la prendeva continuamente in giro, chiamandola puffo o altri epiteti simili) e che portava i capelli molto più corti.

 

“Mmhh, che delizia”, disse infilando il cucchiaio nella sua enorme coppa. Avrebbe passato così tutto il giorno, in barba ai compiti e a qualsiasi stupida guerra.

Purtroppo il fato aveva altri piani in mente, che si tradussero in un proiettile di fiamme che spaccò improvvisamente la vetrata della gelateria, raggiungendo anche tavolo e gelato sotto gli occhi paralizzati della turchese.

 

“Sayaka, stai bene?”, chiese il gelataio, sbrigandosi a raggiungere la sua cliente preferita, la quale, nonostante il colpo, aveva riportato solo delle bruciature lievi. Mettendosi a sedere, Sayaka fissò per diversi secondi la coppa spaccata in mille pezzi davanti a lei, la bocca che si curvava lentamente in un 'espressione di pura rabbia.

 

“Il... mio... gelato... ARGHHHHHH!”, gridò la Cure Warrior attivando la propria trasformazione. Avvolta da una potentissima aura di energia simile a onde marine, la sua divisa dell'accademia Moon Space fu sostituita dal costume di Moon Acqualight con una potente emissione di energia azzurra. Voltandosi verso la direzione da cui era giunto il missile, vide diversi mostri scendere nelle strade per attaccare i civili e usò i suoi poteri per lanciarsi direttamente tra quegli abomini dimensionali, travolgendoli poi con potenti esplosioni di acqua che li spazzarono via in breve tempo.

 

“Grazie, Acqualight-sama!”, ringraziò un civile quando la strada sembrò ripulita, ma non era finita, come Sayaka ben sapeva.

 

“Non ringraziatemi e scappate, ne arrivano altri”, replicò la guerriera vedendo arrivare la prossima ondata di creature mostruose e circondandosi in risposta con un'intensa aura celeste per affrontarle.

 

*****

 

2018

 

“Che avrà in mente ora? Non sembrava il tipo da mollare facilmente”, domandò Gentoku. Se aveva cominciato attaccando uno degli uomini più potenti del Giappone, c'era di che temere dalle sue prossime mosse.

 

“Sembra essere fissato in qualche modo coi miei poteri ed è riuscito ad assorbire il potere della Sparkling Fullbottle. Quindi forse potrebbe venire qui a cercarmi”, ricordò Sento, ripensando a come l'energia delle sue Fullbottle era stata rubata.

 

“In quel caso, saremmo pronti a tenergli testa”, disse Kazumi sicuro di sé. Fu in quel momento che il telefono di Sento squillò.

 

“Pronto?”, domandò con tono assente mentre poggiava una tazza di caffè usata per rischiarirsi i pensieri.

 

“Ciao, Build. Siete già tutti insieme o ho chiamato in anticipo?”, domandò dall’altra parte una voce sarcastica che riconobbe subito come quella di Cagliostro. Impallidito, il povero scienziato mise subito in vivavoce perché tutti potessero sentire.

 

“Come hai avuto il numero di Sento?”, domandò Kazumi avvicinandosi al telefono con un misto di rabbia e paura.

 

“Eh, cercando un po' qui, un po' lì… Ma credo che tu, anzi voi siate più interessati a dove mi trovo, no? Beh, mi sto godendo la vista dalla diga, da dove potrei far cadere o no qualche fialetta di Nebula Gas liquido. Dipende da quanto sono goffo...”, disse sarcastico l'Heartdemon paralizzando all'istante i presenti.

 

“Te lo scordi!”, gridò rabbioso Ryuga sbattendo i pugni.

 

“Se volete fermarmi, basta che veniate qui con tutte le Fullbottle che ancora avete, il pannello bianco e Warrior Mercurius. Ah, prima che vi venga in mente di bloccare il sistema fognario, ci ho già pensato io. Qualsiasi tentativo di fermare il flusso d'acqua si limiterebbe ad annaffiare Tokyo e poi tutto il Giappone.”

 

“Lurido...!”, disse Kazumi, infuriato.

 

“Sì, sì, risparmiatevi gli insulti per quando ci incontreremo di persona. E soprattutto portate il vero pannello bianco: riconoscerei un falso a miglia di distanza.” Detto questo, la linea cadde bruscamente.

 

“È un ricatto bello e buono, vuole avervi in pugno!”, disse sdegnata Misora, desiderando ardentemente di avere davanti quell'essere per prenderlo a pugni.

 

“Vero, ma non possiamo fare altro. Anche se provassi a dare l'allarme, a un certo punto chiunque dovrà anche solo lavarsi le mani e, così facendo, prima di sera la città sarà popolata da Smash. Nel peggiore dei casi, molti di essi avranno solo un Hazard Level di 1”, disse Gentoku.

 

“Che ha di male il livello 1?”, domandò Erika, la quale aveva notato il tono molto preoccupato del giovane politico. Lo sguardo di quest’ultimo s'incupì ancora di più.

 

“Normalmente gli Smash che sconfiggiamo tornano persone normali perché i loro corpi si sono abituati abbastanza al Nebula Gas… Ma chi resta al livello 1 ha pochissime possibilità di sopravvivere al colpo di grazia”, le rispose mestamente Sento.

 

“La mia prima fidanzata, Kasumi, ha fatto questa fine”, spiegò Ryuga stringendo tra le mani la Dragon Fullbottle.

 

“Oddio... Bisogna fermarlo, ma non possiamo cedere alle sue richieste!”, protestò Erika, indignata dal dover obbedire a un simile verme.

 

“Non lo faremo. Per prima cosa portiamo Misora, Souichi, Sawa e il Primo Ministro al sicuro. Poi diamo l'ordine di non avvicinarsi all'acqua e quindi andiamo a prendere quel bastardo a calci in culo.”

 

*****

 

I quattro Kamen Rider e la Warrior Planet giunsero sul luogo indicato dopo aver messo i propri amici non combattenti al sicuro. Erika era già trasformata e teneva il pannello bianco in uno zainetto mentre si avvicinavano alla diga.

Sopra l'acqua che scorreva rumorosamente, poterono vedere un grosso pallone galleggiante, apparentemente pieno di un qualche liquido, e Cagliostro comodamente seduto su una roccia vicino alla sponda del fiume, che giocava sereno con un telecomando in una mano e una Fullbottle nell’altra. Erika desiderò di trapassarlo lì sul momento con una stalattite ben mirata.

 

“Ah, ben arrivati”, rise l'Heartdemon continuando a giocare con la Fullbottle che aveva rubato. La sua corazza si era fatta molto più completa, priva di danni o crepe, e presentava anche alcune strisce bianche simili a saette, con piccole bolle che gli apparivano intorno. Inoltre, aveva anche numerosi aculei su spalle, braccia e schiena e il cannone sul braccio sinistro era diventato più corto ma anche più grosso, mentre il braccio destro era diventato molto più massiccio e nerboruto. “Vedo che stavolta siete al gran completo, col figlio del Primo Ministro e…” S'interruppe portando lo sguardo incerto a Kazumi. “…Kurenai Otoya(1)?”

 

“CHI?!”, domandò infuriato e confuso il contadino, non capendo a chi si stesse riferendo Cagliostro, il quale si voltò per controllare una specie di grosso orologio.

 

“Ah, scusa, sbagliato anno. Mi ero confuso col primo Kamen Rider Ixa”, disse il demone alquanto imbarazzato. Il giovane agricoltore, per tutta risposta, imprecò qualcosa sottovoce che Erika non comprese bene, ma che suppose avesse a che fare con la virtù della madre di Cagliostro.

 

“Sai che non possiamo lasciarti libero di agire”, disse Sento prendendo un bizzarro oggetto rosso con sopra una sorta d’indicatore e un interruttore, che premette prima d’inserirlo nel Driver, da cui venne emesso un “Max Hazard On!”.

 

“No, sono io che non posso lasciarvi liberi o vivere”, affermò l'Heartdemon saltando a terra e cominciando a bere il contenuto di tutte le sue Fullbottle.

 

“Cagliostro, arrenditi e basta. Questa battaglia non porterà a niente di buono”, lo pregò Ryuga, che ben sapeva cosa significava essere alla merce di qualche signore cosmico del terrore.

 

“Te lo scordi. Volete sapere una cosa, tutti voi? Proprio come  Build, anch’io sono stato creato da qualcuno e avrei dovuto essere l'eroe della mia specie… Ma non ero adatto al ruolo, ero imperfetto, difettoso. Anche ora, mentre parliamo, la mia carne si sta lentamente sgretolando, solo il Nebula Gas che contiene e che sto ora assimilando rallenta a malapena il processo.”

 

“C-Cosa vuol dire?”, domandò Erika, inquietata dal tono che Cagliostro stava usando.

 

“Io, Diablo e gli altri demoni come noi siamo stati creati per assorbire i poteri dei Kamen Rider e formare un’invincibile armata al servizio delle tenebre: i Demon Rider. Un demone per ogni Rider… Almeno fino a quando non mostrammo quanto fragili eravamo davvero. Non potevamo contenere il vostro potere per molto tempo senza poi disintegrarci e sparire. Nostro padre Astaroth tentò vari metodi per tenerci in vita, ma nessuno funzionò, tranne un'unica eccezione.”

 

“Diablo”, rispose Sento dopo aver fatto due più due. “Che ha lui di così speciale da poter assorbire i poteri di noi Rider senza problemi?” L'espressione di Cagliostro si irrigidì ancora di più mentre stringeva gli artigli.

 

“Build, se ti fosse capitato qualcun altro dei miei fratelli, lui avrebbe parlato di sicuro, anche solo per mettervi paura, ma io preferisco tenere i miei segreti per me. La ritengo una faccenda di professionalità e orgoglio. E poi, credo che al momento tu sia più interessato al carico di Nebula Gas liquido che sta per cadere nella diga”, disse facendo oscillare il dito sul pulsante che teneva in mano. Per fortuna il draghetto meccanico di Ryuga fu più rapido: con una picchiata alle sue spalle, glielo strappò via di mano per poi portarlo al suo proprietario, che se lo mise in tasca.

 

“Se vuoi coinvolgere degli innocenti nella nostra battaglia, dovrai prima passare su di me”, disse il giovane lottatore sollevando e indossando subito il proprio Driver. Dopodiché estrasse una nuova Fullbottle rossa e oro che sembrava fatta interamente di metallo e la inserì nel suo draghetto meccanico; nel momento in cui lo fece, il colore blu di quest’ultimo mutò in rosso.

 

“Oh, sarà la prima cosa che farò, sottospecie di ricettacolo alieno”, disse Cagliostro strofinandosi le nocche ed evocando altri Smash.

 

“Grazie per aver dimostrato che parlare sarà inutile”, osservò Sento tirando fuori una nuova, strana Fullbottle, lunga il doppio delle altre e di colore nero e oro. Ruotando un meccanismo, su di essa apparvero due simboli simili alla Fullbottle Rabbit e a quel punto lo scienziato chiuse a metà la Bottle e la inserì nel Driver.

 

Kazumi e Gentoku lo imitarono, indossando due bizzarri Driver blu scuro con una leva a forma di chiave inglese sul lato destro e inserendovi dentro due curiose Fullbottle, più simili a piccoli barattoli, mentre Ryuga inseriva il suo nuovo drago. Da ognuna delle quattro cinture partirono diversi suoni con tanto di motivetti a seguito.

 

“RABBIT AND RABBIT!/DANGER! CROCODILE!/ROBOT JELLY!/GET GREAT CROSS-Z!”

 

“HENSHIN!!!!”, gridarono i quattro Kamen Rider all'unisono girando e tirando le manovelle dei Driver, mentre impalcature di vario genere si formarono attorno a loro contemporaneamente all'aura arancione che avvolse Erika.

 

Intorno a Ryuga si formarono le impalcature della precedente battaglia, ma le parti di armatura all’interno sembravano diverse. Kazumi e Gentoku si ritrovarono invece all'interno di enormi contenitori in vetro e acciaio che si riempirono di un liquido luminoso, simile a olio da motori per il primo e di colore viola pallido per il secondo.

Attorno a Sento, infine, si formarono due strutture in acciaio simili a stampi che lo chiusero al proprio interno come in una pressa.

 

Quando poi si riaprirono e sparirono, lo scienziato era ricoperto da un'armatura nera dall'aspetto piuttosto inquietante, visto che il potere che emanava era per certi versi simile a quello di Cagliostro e degli altri demoni. Subito, però, uno strano essere, simile a un coniglio meccanico rosso, apparve al suo fianco e si divise in diversi pezzi che si attaccarono attorno al corpo di Sento, annullando l'aura inquietante che lo avvolgeva ed evolvendo ulteriormente la sua forma.

 

“BUILD UP! ARE YOU READY? OVERFLOW! KURENAI NO SPEEDY JUMPER! YABEI! HAEI!” La nuova corazza di Sento, rossa fiammante con il simbolo oro di Build al centro, proteggeva petto, testa e arti e presentava delle molle bianche su braccia, gambe e spalle; l’elmo aveva ora due lenti oculari rosse con antenne simili alle orecchie di un coniglio, come quella data dalla Fullbottle Rabbit, e dalla schiena gli spuntavano due lunghe appendici, anche queste a forma di orecchie di coniglio.

 

“GREAT CROSS-Z DRAGON! ARE YOU READY? WAKE UP CROSS-Z! GET GREAT DRAGON! YEAH!” L'armatura di Ryuga era molto simile a quella usata in precedenza, ma era più robusta e intricata ed era colorata di rosso, blu e oro.

 

“TSUBURERU! NAGARERU! AFUREDERU! ROBOT IN GREASE! BURAA!” Kazumi era vestito con una corazza simile a un robot beige e oro con un elmo e un pettorale marroni scuri e dei grossi spallacci su cui erano montati dei propulsori; alla mano sinistra portava un tirapugni blu con due piccoli cannoni bianchi ai lati.

 

“WARERU! KUWARERU! KUDAKECHIRU! CROCODILE IN ROGUE! ORAA!” Gentoku era rivestito da una corazza quasi totalmente viola, con, guanti corazzati e appuntiti bianchi, il pettorale e l’elmo neri e solcati da crepe e degli spallacci aguzzi e contornati da punte simili a denti; l’elmo, inoltre, era chiuso ai lati da una protezione a forma di mascelle di coccodrillo, in modo da far sembrare che queste l’avessero morso e spaccato.

 

“Diventerai un sacrifico per il bene superiore”, annunciò empio il Kamen Rider in viola prendendo una pistola rossa dall’aria molto tecnologica e un bizzarro pugnale che presentava un meccanismo nell'impugnatura simile a ingranaggi. Ryuga lo imitò prendendo la sua spada, mentre Kazumi fece spuntare con un gesto una lunga punta dorata dalla parte frontale del suo tirapugni.

 

“Venite pure, Rider, sono pronto a tutto quello che avete!”, li sfidò Cagliostro sorridente estendendo le sue ali, simili a quelle di un corvo dalle penne metalliche, e alzandosi in volo per poi creare e scagliare numerose sfere compresse di Nebula Gas. Ryuga, Kazumi e Gentoku le intercettarono facilmente con le loro rispettive armi, mentre Erika gli forniva supporto creando varie stalattiti a mezz'aria e usandole per intercettare i colpi nemici e Sento si muoveva a velocità incredibile, evitando ogni attacco così rapidamente da lasciare dietro di sé delle immagini residue del proprio corpo.

 

Arrivato sotto Cagliostro, lo scienziato usò le molle sulle sue gambe per lanciarsi in aria con un salto straordinariamente alto, al punto da arrivare sopra il demone, e lo spedì verso il suolo con un calcio in pieno volto. Cagliostro si schiantò violentemente e, mentre si rialzava, Sento atterrò vicino a lui e fece materializzare dal Driver una nuova arma: un grosso spadone nero con una lama rossa e delle decorazioni in oro.

 

“Fullbottle Buster!”, annunciò Build mentre si scagliava sull’Heartdemon per tempestarlo di potenti fendenti, fermati appena dagli aculei della creatura, la quale evocò diversi Smash per pareggiare le forze, prima di rispondere all'assalto.

 

“Erika, pensa a difendere il pannello bianco”, disse Ryuga alla guerriera di Mercurio per poi correre a supportare Sento. La ragazza indietreggiò cercando di mantenersi libera dai vari mostri attorno a lei, mentre con movimenti ben calcolati delle mani creava barriere di roccia e stalagmiti per bloccarli o impalarli prima di finirli con accurate mosse corpo a corpo. Kazumi e Gentoku furono presto al suo fianco e le diedero una mano a respingere ed eliminare gli Smash.

 

Cagliostro impegnò invece Sento e Ryuga in un feroce corpo a corpo, usando gli aculei sul suo enorme braccio destro per respingere le lame dei due, ma il loro gioco di squadra si rivelò troppo efficace e preciso e si ritrovò presto sopraffatto da loro. Ringhiando di rabbia, face un balzo indietro per allontanarsi e sparò una potentissima fiammata nera dal cannone sul braccio sinistro, scagliando entrambi indietro.

 

Notando la scena, Erika fece volare via uno Smash sollevando il terreno sotto di lui e si concentrò poi su Cagliostro, alzando due pareti di pietra ai suoi lati e cercando di schiacciarlo tra di esse. Il demone sparò due volte con il cannone distruggendole entrambe, ma così facendo diede involontariamente il tempo a Sento di caricare tre Fullbottle dentro la sua arma.

 

“RABBIT! PANDA! KAIZOKU! MIRACLE MATCH!”, esclamò l'IA dell’arma; lo scienziato la convertì poi in un enorme cannone e sparò contro il nemico. “MIRACLE MATCH BREAK!” Un fortissimo proiettile rosso, bianco e azzurro venne scagliato contro Cagliostro ed esplose a contatto col suo corpo con incredibile potenza, spedendolo indietro e mandandolo a rotolare al suolo dopo un volo di almeno dieci metri. Nonostante i danni subiti, però, il demone si rimise subito in piedi e si avvolse con un velo di Nebula Gas, mutando ancora la sua forma.

 

“Resistente”, commentò Sento riconvertendo il Buster in uno spadone. “Proviamo ad attaccarlo insieme, Erika-san!” E materializzò anche la sua spada con la lama a trivella per poi passarla alla ragazza. “Usa il mio Drill Crusher, sono sicuro che ti sarà molto utile!”

 

“Grazie mille, Sento-kun! Ti seguo a ruota!”, rispose la Warrior impugnando l’arma e scagliandosi contro il demone accanto a Build e Cross-Z. L’avversario presentava ora una corazza ancora più spessa e robusta e le ali sulla schiena si erano trasformate in enormi gatling che aprirono il fuoco sui tre. Erika creò subito un muro di roccia per parare i colpi e, quando questo si ruppe a seguito degli impatti, fece volare i detriti formatisi contro il demone, fermandolo abbastanza da permettere a Sento, il più veloce tra loro di raggiungerlo e ingaggiarlo di nuovo in un corpo a corpo.

 

Cagliostro usò il suo enorme braccio spinoso per parare il Buster e rispondere con poderosi colpi, riuscendo infine a sbattere indietro il Rider con un violento montante, ma subito Erika e Ryuga subentrarono attaccandolo con le loro armi in un rapidissimo confronto. Dopo una prima difficoltà e qualche graffio, l’Heartdemon bloccò i colpi di entrambi e li spedì a terra con un doppio pugno per poi sparare un’altra fiammata contro di loro col cannone sinistro, ma Sento sparò a sua volta un nuovo colpo col Buster che intercettò la sua fiammata sul nascere e gliela fece così esplodere in faccia, scagliandolo lontano.

 

“Che umani…fastidiosi!”, sbottò Cagliostro rialzandosi e puntando contro di loro le sue gatling, ma, prima che potesse fare fuoco, Kazumi lo attaccò di lato col suo tirapugni costringendolo a indietreggiare; subito dopo, anche Gentoku subentrò e usò il suo pugnale per fendere il corpo del demone e poi la sua pistola per sparargli in faccia, stordendolo nuovamente.

 

Per concludere, Ryuga caricò di nuovo e usò la sua spada per colpire ripetutamente, presto affiancato anche da Grease e Rogue. Dietro di loro, Erika osservò il Drill Crusher con un’espressione curiosa e lo rigirò un paio di volte nella mano.

 

“Uhmm… Vuoi vedere che…?”, mormorò usando i suoi poteri per ricoprire di roccia la trivella dell’arma, dopodiché provò ad attivarla e notò con piacere che la rotazione non solo non era diminuita, ma anzi pareva pure più forte. “Perfetto!”, commentò soddisfatta dando qualche colpo all'aria per testarne la manovrabilità.

 

“Bel trucco, vediamo che altro può fare!”, disse compiaciuto Sento.

 

Warrior Mercurius annuì con forza e si scagliò sul nemico, usando la sua nuova arma per sferrare una serie di potenti fendenti. Il potenziamento si rivelò subito molto efficace: la roccia intorno la trivella incrementò la forza del Drill Crusher, come se gli avesse donato un ulteriore strato di metallo più denso e pesante, al punto da spaccare in alcuni punti la corazza del demone.

 

Ryuga, Kazumi e Gentoku le diedero man forte, mentre Sento, nel frattempo, inserì stavolta ben quattro Fullbottle nel Buster prima di attivarlo.

 

“RABBIT! PANDA! KAIZOKU! DENSYA! ULTIMATE MATCH! ULTIMATE MATCH BREAK!”, annunciò l’arma mentre Sento scagliava stavolta un poderoso fendente contro Cagliostro, generando un’enorme lama di energia multicolore che investì l’avversario e lo fece volare indietro, distruggendo nel processo un’altra parte della sua armatura e ferendolo seriamente.

 

“Beh, per avere assorbito tutte quelle Fullbottle, non sei poi così forte, lo sai?”, domandò Ryuga, palesemente provocatorio. Cagliostro valutò le sue possibilità: nessuna speranza di sconfiggerli ora come ora, urgeva un'altra ritirata strategica.

 

“Per una volta, Cross- Z, hai ragione... CIAO!”, disse canzonatorio il demone saltando in aria e svanendo tra le nuvole.

 

“Ora si mette pure a imitare Evolto?”, commentò Kazumi, vagamente schifato da quella parola che gli aveva portato alla mente brutti ricordi, ma era solo l'ultima delle loro preoccupazioni.

 

“Pensiamo al Nebula Gas piuttosto. Erika-san, prova a portare il pallone qui da noi”, esclamò Sento indicando il pallone che ancora aleggiava minaccioso sull'acqua della città.

 

La ragazza non se lo fece ripetere due volte: concentrandosi, fece levitare diverse lastre di terreno che indurì il più possibile prima di unirle attorno al pallone, portandolo con estrema attenzione verso terra mentre un rivolo di sudore circolava sul suo collo.

 

“Dai, resta lì dove sei senza scoppiare.”, sussurrò nervosa mentre finalmente la sua sfera di contenimento toccava terra. Fu sul punto di tirare un sospiro di sollievo, quando cominciarono a formarsi delle crepe da cui fuoriuscì una sorta di gelatina avvolta da strani vapori.

 

“Ragazzi, allontanatevi! Quello non è Nebula Gas!”, esclamò Sento intuendo l'ennesimo trucco di Cagliostro e muovendosi all'indietro portando con sé Erika.

Gli altri Rider cercarono di seguire il consiglio di Sento, ma Kazumi e Gentoku furono troppo lenti: prima che potessero togliersi dalla portata di quella che credevano sarebbe stata una semplice esplosione, due Smash di vapore dorato uscirono dall'involucro roccioso appiccicandosi a loro e bloccandosi a terra.

 

“AAAARGH!”, gridarono i due guerrieri venendo avvolti da quelli abomini gassosi, finché le loro armature non sparirono in vortici di scintille e i responsabili volarono via, probabilmente per ricongiungersi al loro padrone, lasciandoli ansimanti e spaventati.

 

“State bene?”, domandò Ryuga avvicinandosi ai suoi amici. Kazumi, in risposta, prese quello che sembrava un altro tirapugni azzurro dalla forma più consona a un oggetto con dentro una Fullbottle.

 

“Mi ha...preso tutto quello che avevo. Persino il Blizzard Knuckle è inutile ora”, disse stupefatto, sentendo le proprie speranze cadere ulteriormente quando Cagliostro scese nuovamente davanti a loro come un dio oscuro in esilio tornato a reclamare il proprio trono.

 

“Chissà se è così che si sentiva Evolto al massimo. Di sicuro mi piace molto”, disse il demone guardando soddisfatto la sua nuova forma. Tutte le sue armi naturali si erano ulteriormente affinate, una corazza elettronica molto robusta si era formata sul suo torace e il viso ora ricordava quello di un minaccioso coccodrillo con orecchie da coniglio. La potenza che emanava era a dir poco straordinaria e la dimostrò formando una sfera di ghiaccio che lanciò contro i tre nemici. In quel frangente, però, Sento fu rapido ad estrarre la propria Fullbottle, girarla e reinserirla.

 

“Tank and Tank! Build Up! Are you ready? Overflow! Kōtetsu no Blue Warrior! TankTank! Yabei! Tuei!”, esclamò il Driver dello scienziato a precedere una nuova trasformazione: i pezzi della sua armatura si riunirono nel coniglio meccanico per poi lasciare spazio a diversi minuscoli carrarmati blu arrivati all'improvviso. Ognuno di essi si attaccò al corpo del loro padrone, che si ritrovò avvolto in un’armatura blu ben più robusta di quella della forma RabbitRabbit, con cingoli su braccia e gambe, due lenti oculari identiche a quelle della Bottle Tank e due lunghi cingoli che gli pendevano dalla schiena al posto delle precedenti appendici.

 

Muovendosi svelto, Sento usò subito le sue nuove protezioni per parare l'attacco di Cagliostro, facendo ruotare i cingoli sugli arti a massima velocità per distruggere la sfera di ghiaccio in una pioggia di grandine sottile che si abbatté sul trio senza causare danni apparenti. Il giovane scienziato passò quindi al contrattacco per dare tempo a Gentoku e Kazumi di scappare. La sua nuova forma era decisamente più lenta della RabbitRabbit, ma era molto più potente e lo dimostrò torcendo il braccio di Cagliostro per poi spedirlo contro Ryuga ed Erika, i quali risposero combinando i loro poteri per creare un enorme pugno di roccia ardente avvolto da fiamme azzurre, che prese in pieno petto il nemico scagliandolo via un'altra volta.

Quando si rialzò dal cratere causato dal suo impatto, però, Cagliostro si limitò a sorridere come un bambino a Natale.

 

“Eheheh... Dunque è questo il dolore di un vero scontro. Anche a te, Kiryu Sento, piace, vero? D'altronde sono stato creato basandomi sulla tua personalità”, disse soddisfatto mentre caricava nuova energia negli artigli e volava addosso a Sento con una velocità quasi impercettibile.

 

L'impatto fu devastante, riempiendo l'armatura blu dello scienziato di crepe senza che questi potesse fare niente per fermarlo. Cagliostro si diresse poi verso Erika, la quale tentò un pugno diretto allo sterno dell'Heartdemon, ma questi procedette senza avvertire neanche il colpo e la prese per la testa azzurra, scrollandola per farle cadere lo zaino e poi lanciandola via come un pugno di coriandoli.

Prima che potesse prendere il pannello bianco, però, Ryuga si aggrappò a lui stringendolo per i fianchi e spingendolo via dall'artefatto.

 

“Non ci provare neanche!”, gridò l'artista marziale girando più volte la rotella del suo Driver per avvolgere con una potente energia tra il rosso e il ciano il proprio pugno, che poi scagliò contro l’avversario. Tuttavia, Cagliostro riuscì a intercettare e parare il colpo, chiudendo gli artigli attorno alle nocche dell'avversario e scatenando così un’onda d’urto di forze contrapposte che spaccò il terreno per decine di metri e fece tremare tutta l'acqua della diga.

 

“Davvero impressionante il tuo potere, Ryuga. Non ha niente da invidiare ai membri purosangue della Blood Tribe”, disse sardonico l'Heartdemon per provocare l'avversario.

 

“Non... paragonarmi... a quegli assassini!”, disse infuriato il lottatore mettendo più forza nel proprio colpo e scatenando una nuova esplosione che lo scagliò contro i suoi compagni, mentre Cagliostro riuscì a rimanere fermo al suo posto.

 

“Davvero non male, mi sto divertendo un mondo. Penso che prenderò ciò per cui sono venuto prima di attuare la mia prima minaccia. Dopotutto, se gli altri Rider in giro per Tokyo resteranno umani, mi chiedo se saranno in grado di uccidere i loro cari trasformati in Smash…”, sghignazzò prima di dirigersi verso il pannello bianco.

 

Quando fu sul punto di metterci le grinfie sopra, però, una scarica elettrica dello stesso colore dell'oggetto gli risalì lungo il braccio. Ignorando il dolore e trattenendo un ringhio, il demone cercò comunque di prenderlo con entrambe le mani, ma finì solo per far sì che la scarica si diffondesse in tutto il resto del suo corpo, paralizzandolo e dando ad Erika l'occasione di contrattaccare.

La giovane Warrior, infatti, seppur ferita, sbatté il tacco a terra e lanciò contro Cagliostro una pressoché infinita fila di rocce potenziate dal potere della loro evocatrice, che lo sommersero completamente.

 

“Ragazzi, ritrasformatevi! Forse ora abbiamo una possibilità!”, gridò ai due compagni, che si rialzarono nonostante i muscoli al limite e presero altre due Fullbottle per riprendere la battaglia. Sento ne aveva una enorme, simile a un contenitore per componenti chimici, mentre quella di Ryuga era più piccola e nera, venendo inserita in un tirapugni simile a quello preso da Kazumi poco prima, ma di colore arancione e nero.

 

““HENSHIN!!””, esclamarono i due Rider accompagnati dal suono dei rispettivi Driver, pronti a dare ancora una volta il tutto per tutto.

 

“Genius! Are you ready? Kanzen Muketsu no Bottle Yarō! Build Genius! Sugei! Monosugei!”.

 

Sotto i piedi di Sento si materializzò un'enorme impalcatura blu con una serie di pistoni sistemati a X, a cui si aggiunsero subito diversi binari in vetro sui quali scorrevano tutte le sue Fullbottle. Con un bagliore dorato, attorno al suo corpo si materializzò una corazza bianca col simbolo di Build sul petto, mentre su arti e schiena gli vennero innestate tutte le bottigliette; alcune trovarono pure nell’elmo, formando due strani visori simili a quelle delle precedenti forme ma con un faro al centro.

 

“Cross-Z Magma! Are you ready? Gokunetsu Kinniku! Cross-Z Magma! AchachachachachachaAcha!”

 

La nuova trasformazione di Ryuga invece rispecchiava il suo anime ardente e distruttivo: dietro di lui si materializzò una betoniera nera che gli versò addosso un fiume di lava che si raffreddò istantaneamente formando otto teste di draghi. Il Rider quindi si liberò con un unico pugno, mostrando il corpo ricoperto da una tuta arancione che esibiva protezioni nere su gambe, braccia e petto che sembravano fatte di lava semisolida e che ricordavano nelle sembianze il corpo di un feroce drago. Anche l'elmo aveva la stessa consistenza e le sue lenti ora arancioni avevano una forma a metà tra delle teste di draghi e delle feroci vampate.

 

“Ho appena scoperto la formula della vittoria!”, annunciò Sento col suo tipico gesto, mentre Ryuga stringeva i pugni assumendo una posa più battagliera.

 

“Il mio potere straripa... la mia anima brucia... il mio magma esplode!”, esclamò determinato all'impossibile sprigionando un immenso calore dal proprio corpo, mentre Cagliostro si liberava finalmente dalla prigione rocciosa di Erika e si avvolgeva con sfere di ghiaccio e aloni di Nebula Gas.

 

I tre difensori della terra si lanciarono come un sol uomo contro Cagliostro, tempestandolo con qualsiasi mossa venisse loro in mente tra colpi di spada, pugni fiammeggianti e rocce enormi, che vennero tuttavia parati più o meno difficoltosamente dall’Heartdemon con tecniche e movimenti ben coordinati, prima che questi volasse via per poi bersagliarli con un misto di proiettili e mini iceberg. Erika provò allora a intercettare gli attacchi con una barriera, ma questa venne crivellata rapidamente.

 

“Se quel dannato affare mi avesse obbedito, a quest’ora sareste già morti!”, strillò irato l'Heartdemon, alzandosi ancora più in alto per caricare due potenti raggi di energia oscura delle mitragliatrici sulle sue ali. Come tempeste mortali, i due getti d'energia si fiondarono sul trio, trovando come barriera un muro di roccia creato da Erika che abbatterono in pochi secondi. Secondi però sufficienti a permettere il contrattacco di Sento.

 

“PHOENIX, RABBIT, DRAGON!”, esclamò il sistema audio del Fullbottle Buster mentre Build vi inseriva le suddette Bottle, illuminando la lama con un'abbagliante luce dorata che fendette e tagliò in due l'attacco di Cagliostro.

 

“Ma non l'ha fatto. Il pannello bianco rappresenta quanto di buono il Nebula Gas e chi lo porta sono riusciti a fare ed è ancora carico dell'energia che abbiamo usato per unire i nostri mondi. Non si piegherà mai ai voleri di uno come te!”

 

“Diglielo, Sento”, gli diede manforte Erika circondandosi con altri spuntoni rocciosi e pressando l'avversario in un tira a segno velocissimo. “Né noi né i nostri compagni ci arrenderanno mai a qualsiasi cosa tu o il tuo padrone ci manderete contro, da qui fino alla fine dell'universo!”, esclamò creando infine una stalattite più grande delle altre che si piantò nel fianco dell'avversario. Nonostante i danni, però il corpo di quest’ultimo cominciò a illuminarsi in maniera inquietante.

 

“Blablablabla! Cazzo, voi servi del Bene siete così noiosi! Mai che sappiate dire qualcosa di diverso! Siete solo un branco di ingenui idealisti che non comprendono minimamente la portata della minaccia che incombe su di loro!”, ruggì Cagliostro, ora veramente furioso, prima di sprigionare dal suo corpo un’esplosione di energia talmente potente che disintegrò tutto ciò che era presente in un raggio di 20 metri, creando una radura completamente spianata e bruciata e scagliando via tutti e tre i suoi avversari. Lì vicino, Gentoku e Kazumi dovettero schermarsi dietro una grossa roccia per non essere ustionati dal mero calore emanato dall’esplosione.

 

Quando il polverone alzatosi si diradò, l’aspetto dell’Heartdemon aveva subito l’ennesima modifica: la corazza sul suo petto sembrava ora costituita da puro ghiaccio di un malsano colore azzurro-violaceo e solcata da numerosi disegni di crepe dorate, gli spallacci erano diventati più grossi, circondati da spuntoni e dotati di due grossi propulsori e il braccio sinistro era stato rimpiazzato da un’enorme tenaglia composta da tre artigli acuminati. Alle sue spalle fluttuava un mantello nero dai bordi strappati e la sua testa sembrava ora un incrocio tra quella di un coccodrillo e quella di un uomo, con l’aggiunta di un lungo corno al centro della fronte e rivolto verso l’alto.

 

“Santo cielo… che cosa…?!”, gemette Erika rialzandosi a fatica, incapace di staccare gli occhi dal nemico. L’aura che emanava era agghiacciante, completamente diversa da quella di prima.

 

“Impossibile… Vorresti farmi credere che non si era ancora evoluto completamente…?!”, disse con voce strozzata Sento, anche lui rimessosi in piedi insieme a Ryuga.

 

“Cosa?!”, fece quest’ultimo riassumendo istintivamente una posizione di guardia. Nel momento stesso in cui aveva visto il nuovo Cagliostro, il suo istinto di lottatore aveva iniziato a pizzicare, come se stesse rabbrividendo per il pericolo davanti a lui.

 

“Mi deludi, Build. Evolto non vi ha insegnato nulla?”, replicò l’Heartdemon in tono denigratorio. “Sono stato creato dal vostro potere, quindi ho esattamente le vostre stesse capacità… Compresa quella di potermi evolvere e alzare il mio Hazard Level in risposta alle mie emozioni più forti!” Alzò la mano destra e da essa generò una raffica di proiettili congelati dalla forma di denti di coccodrillo e circondati da scariche elettriche, che investirono i due Rider e la Warrior ferendoli e ributtandoli a terra in un istante.

 

“Urghh, sei diventato davvero fortissimo...”, biascicò Ryuga rialzandosi per primo. “Ma non credere di aver già vinto! Non è certo la prima volta che affrontiamo un caso del genere!” Il suo spirito iniziò ad espandere a sua volta la sua aura e la sua intera corazza divenne incandescente e solcata da fiamme scarlatte.

 

“Ti piace proprio il fuoco, eh, Cross-Z?”, fece beffardo Cagliostro per poi tossire improvvisamente del sangue nerastro. “Sembra che non potrò combattere per molto in questo stato potenziato, ma poco male: mi basterà comunque per eliminarvi una volta per tutte!”

 

“Dai, provaci!”, ribatté Ryuga emettendo delle fiamme dalle ali sulle sue spalle per spararsi letteralmente contro l’avversario. Imitandolo, Cagliostro emise fiamme nere dai propulsori sugli spallacci, scagliandosi in avanti e intercettando il Rider ai bordi dello spiazzo bruciato.

 

L’enorme tenaglia del demone impattò contro il tirapugni di Cross-Z, causando un’onda d’urto talmente violenta che l’aria vibrò e il terreno sotto i loro piedi si riempì di crepe. Subito dopo, entrambi presero a scagliarsi una serie di pugni violentissimi, avvolti dal fuoco quelli di Ryuga e da ghiaccio ed elettricità quelli di Cagliostro, ma dopo un breve momento di stallo, il secondo ebbe la meglio e riuscì a colpire il primo con un devastante uppercut che lo spedì in aria ad almeno dieci metri di altezza.

A quel punto, l’Heartdemon si teletrasportò proprio sopra Ryuga e lo colpì con entrambe le mani chiuse insieme sull’addome, facendolo schiantare a terra come una meteora. Prima che potesse infierire ancora, però, una raffica di rocce modellate a formare delle lame lo investì costringendolo ad atterrare.

 

“Sento, VAI!”, gridò Erika scagliando altre pietre affilate contro Cagliostro per distrarlo. Stavolta, però, il mantello alle spalle del demone si animò e mosse davanti a lui, mentre si ricopriva al tempo stesso di scaglie simili a quelle della corazza dorsale di un coccodrillo e diventava così un vero e proprio scudo. I proiettili della Warrior rimbalzarono sulla difesa dell’Heartdemon senza scalfirla minimamente, ma riuscirono comunque a limitare il suo campo visivo, impedendogli di vedere le mosse di Sento: questi, muovendosi a una velocità tale da ricordare la forma RabbitRabbit, si portò dietro il nemico e girò la manovella sul Driver, mentre le Bottle e i tubi del lato destro del suo corpo brillavano di rosso, giallo e arancione.

 

“One Side! Ready, Go! Genius Attack!” Accompagnato dall'annuncio del Driver, Sento scagliò il suo pugno contro la schiena di Cagliostro, ma questi si girò all’ultimo istante e bloccò il colpo del Rider afferrandogli il braccio con l’enorme tenaglia.

 

“Cosa?!”, esclamò basito Sento sentendo quella forza micidiale arrivare fin nelle sue ossa e farle vibrare dolorosamente.

 

“Credevi non potessi leggere un attacco tanto prevedibile? Conosco il tuo stile di combattimento, Build!”, lo insultò il demone mentre lo sollevava in aria per quello stesso braccio. “Non ti lascerò riscrivere il mio DNA, spiacente! Adesso sparisci!” E scagliò lontano il Rider per poi spedirgli dietro anche un’onda di energia viola-dorata lanciata dalla mano destra, ferendolo ancora di più e scaraventandolo al suolo.

 

“Maledetto bastardo, ora la paghi!”, urlò Erika richiamando tutto il suo potere e sollevando così da terra un gigantesco masso, più simile a un meteorite che a una roccia, che spedì a massima velocità contro l'avversario. Il demone, però, si limitò a protendere il braccio sinistro e generò da esso una proiezione d’energia demoniaca con la forma della sua tenaglia, usandola per afferrare a mezz’aria il macigno. Questo si congelò in pochi secondi per il gelo emesso dall’energia demoniaca e venne successivamente stritolato e sbriciolato dalla morsa del mostro.

 

“Bel tentativo, Warrior Mercurius. Spero però che non fosse il tuo colpo migliore”, disse beffardo Cagliostro, scoppiando poi in una risata quando vide lo shock sul volto della giovane, la quale affondò le unghie nel palmo della mano.

 

“Oh, davvero? Ma che peccato! Sono un po'...deluso!” E si teletrasportò istantaneamente davanti a lei; colta di sorpresa, Erika tentò di colpirlo con un fendente del Drill Crusher potenziato, ma l’Heartdemon usò il braccio sinistro per fermare l’attacco e mandare nel processo in frantumi la roccia che avvolgeva l’arma.

Con un gesto quasi svogliato del medesimo arto, Cagliostro la disarmò per poi afferrarla per la gola con la mano destra e sollevarla in aria. La Warrior annaspò e cercò di liberarsi colpendo il braccio nemico, ma la presa di quest’ultimo rimase ferrea, soffocandola sempre di più. Notando in quel momento il pannello bianco lì vicino, ancora per terra, Cagliostro usò un’onda telecinetica per attirarlo a sé e afferrarlo con la propria tenaglia.

 

“Mi è appena venuta una bella idea e tu mi aiuterai a metterla in pratica, Warrior Mercurius!”, disse sghignazzando. Subito dopo, l’aura demoniaca del mostro cominciò ad avvolgere il pannello bianco, mentre nel contempo l’energia positiva della guerriera lasciava il suo corpo in un bagliore arancione e fluiva in quello del nemico. Il pannello emise di nuovo un’aura bianca per respingere il demone, ma questa volta l’energia maligna che l’avvolgeva parve annullarla e iniziò a tingere di nero la sua superficie immacolata.

 

“Userò il tuo stesso potere di Warrior corrotto dalla mia energia per forzare quest’oggetto capriccioso e convertirlo in qualcosa di più adatto alla mia natura! E quando ti avrò prosciugata completamente, non solo il pannello sarà corrotto e potrò finalmente assorbirlo, ma mi sarò liberato anche di te nel processo! Ahahahah! Sono un vero genio!”

Cagliostro, tuttavia, era così preso dalla propria opera e vanità che non si accorse che Sento e Ryuga si erano rimessi in piedi e si stavano preparando a un nuovo assalto.

 

“Lasciala andare subito!”, urlò il lottatore scagliandosi sul demone col pugno ricoperto di fiamme.

 

“Banjo! Prendi!”, gridò Sento tirandogli dietro l’Hazard Trigger. Afferratolo al volo, Ryuga lo inserì nel Driver e sferrò un pugno avvolto nelle fiamme contro Cagliostro, il quale si limitò a usare di nuovo il proprio mantello corazzato per fermarlo.

 

“Tu non impari mai, vero, Cross-Z?”, chiese sprezzante il demone mentre il suo mantello si muoveva in modo da avvolgersi intorno al braccio del Rider e glielo torceva pericolosamente, come a voler strapparglielo di dosso.

 

“Io credo…di sì invece!”, replicò Ryuga sopprimendo un gemito, per poi premere con la libera mano sinistra il pulsante di attivazione dell’Hazard Trigger. In un istante, il potere del Rider crebbe immensamente e questi si avvolse in una fiamma ardente, mentre il suo corpo sembrava diventare fatto di lava fusa.

 

Facendo appello a tutte le sue forze, il combattente tirò il mantello a sé, sbilanciando Cagliostro abbastanza da fargli allargare il braccio sinistro per mantenere l’equilibrio, e sfruttò quell’apertura per sferrare un pugno con la mano libera contro il suo avambraccio. Quando lo colpì, il pannello bianco sembrò entrare in risonanza con l’Hazard Trigger: entrambi presero a brillare più forte di prima ed emanarono una nuova energia, che respinse l’aura demoniaca che stava avvolgendo il pannello e sembrò paralizzare sul posto Cagliostro.

 

“Ma cosa…?!”, esclamò l’Heartdemon colto di sorpresa, non notando Sento che si era portato sul suo fianco destro e stava girando di nuovo la manovella del Driver.

 

“Flip Side! Ready, Go! Genius Break!”, provenne dalla cintura mentre stavolta i tubi e le Bottle sul lato sinistro di Build brillavano di luce azzurra, blu e viola. Il Rider scienziato sferrò un calcio sinistro contro il lato scoperto del demone e la sua aura colorata parve penetrare dentro quest’ultimo, il quale non riuscì più a reggere Erika e lasciò così cadere sia lei che il pannello a terra. Quest’ultimo tornò del tutto bianco nel momento in cui la presa nemica si allentò ed emise subito dopo un potente fascio di luce candida che investì l’Heartdemon scagliandolo lontano; anche dopo essersi schiantato, però, quest’ultimo sembrò incapace di muoversi e dal suo corpo continuarono a fuoriuscire scariche elettriche.

 

“Per uno che si autodefinisce un genio, non hai fatto abbastanza i compiti”, fece Sento rivolto al demone. “Nel cercare di corrompere il pannello, ti sei trasformato in un conduttore non solo tra la tua energia demoniaca e quella del pannello, ma anche tra il pannello ed Erika. In breve, in quel momento, tu e il pannello eravate una cosa sola e nel tuo corpo duellavano due energie opposte per il predominio. L’Hazard Trigger e la Genius Bottle sono in grado di entrare in risonanza con il pannello bianco, come potevano farlo col Pandora Box, e così anche i geni di Banjo, dato che derivano da Evolto, dunque ci è bastato colpirti con il loro potere durante quella tua specie di rituale e l’energia del pannello ha creato un sovraccarico dentro al tuo corpo con la tua e quella di Erika. In breve, ti sei fregato da solo!”

 

“Non-non…è possibile…!”, gemette Cagliostro tentando a fatica di rialzarsi.

 

“Beh, non è certo la prima volta che voi demoni peccate di superbia”, commentò Erika accettando la mano allungatale da Sento per rialzarsi. Nonostante il dolore alla gola e la respirazione difficoltosa, era ancora in grado di combattere. “Accettalo: non sei degno del potere del Pandora Box!” Quasi in risposta alla sua affermazione, il pannello bianco si alzò in aria e posò tra le mani della Warrior, la quale si sentì presto pervasa da un’energia incredibile.

 

“Fantastico… Il pannello sta entrando in risonanza con la tua aura! È riuscito a collegarsi a te in così poco tempo?!”, analizzò il Rider scienziato fissando con grande ammirazione la ragazza.

 

“Non saprei risponderti… L’unica cosa che so è che questo stesso pannello ora mi sta dicendo di finirla!”, esclamò Erika voltandosi verso il demone. Sento non poté che essere d'accordo.

 

“E allora concludiamo questa battaglia!”, disse carico riprendendo la sua arma.

 

“Questo sì che è parlare!”, dichiarò Ryuga affiancandosi alla ragazza da un lato, mentre Sento l’affiancava dall’altro.

 

“Andiamo! Tutti insieme!”, urlò quest’ultimo per poi girare insieme al compagno le manovelle dei loro Driver. In mezzo a loro, la Warrior iniziò invece a concentrare tutta l’energia datale dal pannello in una sfera di rocce, che brillavano di una luce arancione sempre più luminosa.

 

“Voi siate… MALEDETTI!”, ruggì Cagliostro rimettendosi finalmente in piedi e scagliando dalle sue fauci spalancate un’immensa onda di energia nero-violacea, dalla forma di una testa di coccodrillo e circondata da scariche elettriche, fiocchi di neve e cristalli di ghiaccio.

 

In risposta, Erika afferrò la sfera, che si fuse con le sue mani e prese la forma di un enorme trivella di rocce attraversate da venature scintillanti di una luce simile a quella del tramonto, e si scagliò in avanti contro l’avversario. Contemporaneamente, Sento e Ryuga balzarono in aria e si diressero a loro volta contro il demone con un doppio calcio, avvolto in un’aura multicolore per il primo e in pure fiamme per il secondo. La trivella della Warrior andò a impattare sul raggio dell’Heartdemon e, nello stesso momento, i calci dei due Rider si schiantarono sul retro della tecnica della compagna e la spinsero in avanti. Nel mentre, le loro aure iniziarono a combinarsi insieme, finché tutti loro non furono avvolti da una fiammeggiante energia multicolore che attraversò e pervase anche la trivella, trasformandola in un immenso turbine appuntito di puro potere.

 

“MERCURIUS GENIUS MAGMA FINISH!”, urlarono all’unisono i tre guerrieri, attraversando e respingendo senza problemi il colpo dell’avversario con la loro tecnica combinata e dirigendosi poi verso di lui con un'ultima poderosa spinta. Cagliostro oppose un’ultima resistenza mettendo di nuovo il suo mantello davanti a sé e potenziandolo con altra energia demoniaca, ma la sua difesa stavolta non servì a nulla: dopo pochi istanti di stallo, la trivella energetica perforò facilmente il mantello dell’Heartdemon e lo colpì in pieno petto, distruggendo la sua armatura e il corpo sottostante e passandolo infine da parte a parte. L’istante successivo, l’energia sprigionata dall’attacco esplose, avvolgendo il demone in un’esplosione accecante che costrinse tutti i presenti a chiudere gli occhi.

 

Quando il bagliore si diradò, fu visibile la sagoma di Cagliostro martoriata e riversa a terra, con l’armatura completamente distrutta, così come le sue gambe e il braccio sinistro. Da quest’ultimo iniziarono poi a fuoriuscire una serie di particelle multicolore che volarono verso Sento e penetrarono nelle sue Fullbottle, ripristinando del tutto il loro potere.

 

“Uff, un problema in meno. Il maltolto è tornato anche a voi?”, domandò il ragazzo, tornato normale, a Kazumi e Gentoku, accorsi sul posto per assicurarsi che i loro amici stessero bene.

 

“Sì, di nuovo pronti a calciare culi su tua richiesta, ma...che ne facciamo di lui?”, domandò Kazumi nel vedere Cagliostro annaspare seppur ridotto in fin di vita. L'Heartdemon portò il braccio ancora funzionante al petto e guardò la propria mano intonsa di sangue, cominciando a ridere a squarciagola.

 

“Ahahahah! Mesi di ricerca su come migliorarmi e battervi e ora muoio come sono nato: un ammasso di geni e Nebula Gas in preda al dolore.”

 

“Se vuoi, posso concludere subito la tua agonia”, gli propose Erika, più che felice di finirlo dopo i problemi che quell'essere le aveva causato. Cagliostro si limitò a ridere ancora.

 

“Nah, voglio godermi i miei ultimi minuti guardando chi mi ha sconfitto e pensando alle sfide che vi attenderanno. Ancora speranzosi di poter battere Diablo e mio padre?”, chiese sardonico. Sento roteò gli occhi.

 

“Davvero non resisti a non prenderci in giro”, commentò, pur nascondendo un tono dispiaciuto per quel terribile fato che era toccato al nemico.

 

“Che vuoi, è l'ultima beffa di questo giullare da laboratorio”, disse Cagliostro scrollando le spalla ormai mezze erose.

 

“Comunque sì, siamo sicuri di battere Diablo. Quando ci riuniremo ai nostri compagni, saremo in grado di affrontarlo”, disse Erika decisa, serrando le braccia a sottolineare la fiducia sia nelle Warrior Planet che negli amici appena trovati.

 

“E allora, mia cara, fate in fretta. Diablo diventa ogni giorno più potente, con o senza il potere di Decade. Tanti buoni auguri per sconfiggerlo. Io sono solo dispiaciuto di non poter assistere al vostro scontro”, disse guardando le gambe e il resto del proprio torso che sparivano rapidamente. “Uff, ho sprecato quasi tutto il tempo rimastomi per questo avvertimento da due soldi. Che altro c'è da dire? Ancora in bocca al lupo!”, esclamò dissolvendosi finalmente in uno sbuffo di Nebula Gas e lasciando i suoi tenaci avversari a leccarsi le ferite e a preparare la loro prossima mossa.

 

*****

 

Circa poche ore dopo il gruppo era di nuovo al Caffè Nascita, sistemandosi impacchi freddi sulle parti ferite mentre Misora e suo padre preparavano la cena.

 

“Uhh, l'ultimo attacco ha fatto quasi più male a me che a Cagliostro”, disse Banjo ringraziando chiunque avesse inventato il ghiaccio istantaneo.

 

“Non ho capito bene cos'è successo, ma vi auguro di cavarvela”, disse Souichi servendo un po' di ramen a tutti.

 

“Lo faremo, come sempre. Bisogna solo decidere la prossima mossa. Erika, conosci un modo per rintracciare le tue amiche?”, domandò Sento togliendosi la borsa del ghiaccio per fare spazio alle bacchette, cominciando a mangiare.

 

“Shizu è una telepate ed è anche capace di teletrasportarsi. Forse ci penserà lei. Sperando non sia stata già presa” disse Erika, temendo il peggio. Tuttavia scosse la testa e si rilassò in fretta: Shizu era la più potente tra loro ed era sicuramente in salvo a progettare come ritrovarle.

 

“In tal caso so almeno dove vivono un paio di Kamen Rider. Loro sapranno sicuramente come trovare gli altri”, disse Sento prima di sentire uno strano rumore simile a onde radio. Ne cercò la fonte e con sorpresa la identificò nel suo Driver, che prese incuriosito per poi tirare la manovella in uno strano tentativo di modulare il suono, fino a quando finalmente non poté distinguere una voce.

 

“Mi ricevete? Sono il capitano Martina Florence, chiamo dall'Amanogawa High School. C'è qualcuno in ascolto?”

 

L'intera stanza si zittì mentre Erika ascoltava il messaggio tra le lacrime.

 

“È…incredibile”, commentò Gentoku ascoltando a sua volta la conversazione. Dopo l'immancabile 'non osare mancare', ci fu una pausa silenziosa nel locale. Finalmente avevano una direzione, ora non dovevano fare altro che prenderla.

 

“Forza, dovrete mangiare un bel po' per essere pronti domattina!”, disse felice Misora rimettendosi ai fornelli.

 

*****

 

Il mattino successivo, dopo un buon sonno e un'abbondante colazione, con immensa meraviglia di Erika, Sento aveva trasformato il suo telefono in una moto inserendovi una Fullbottle. Era un semplice modello rosso senza troppi fronzoli a parte un ingranaggio sul manubrio, ma la tecnologia che lo costituiva era sorprendente.

 

“Ci vediamo tra qualche giorno. Non divertitevi troppo senza di noi”, si raccomandò Kazumi, che stava mano nella mano con Misora.


“State attenti in ogni caso”, disse Gentoku, mentre Ryuga poneva una mano sulla spalla di Erika.

 

“Erika, ricordati i consigli che ti ho dato e dà un paio di pugni da parte mia a quegli stronzi!”, le raccomandò. La sera prima, infatti, non aveva mancato di fornire qualche suggerimento alla guerriera di Mercurio per perfezionare le sue mosse di arti marziali. La Warrior annuì con forza e, salutati i suoi nuovi compagni e amici, salì sulla moto dietro a Sento.

 

“Pronta a tutto, Erika-san?”, domandò quest’ultimo spingendo sull'acceleratore.

 

“Armata e più che pronta!”, rispose lei decisa aggrappandosi ai fianchi dell'amico.

 

E così i due partirono verso l'orizzonte, come una coppia di cowboy in blu.

 

*****

 

Non era la prima volta che Tsukasa riceveva un aiuto inaspettato, ma era probabilmente la più spettacolare che avesse mai visto e quella che era più che ben disposto ad accettare.

 

“E voi come facevate a sapere che eravamo qui…?”, sussurrò sorpreso, osservando con un sollievo non indifferente il gruppo di soccorritori, i quali si stavano avvicinando sempre più a Diablo con la dovuta cautela, puntandogli contro le loro armi, o mettendosi semplicemente in posizione di guardia per chi non ne aveva, con intenzione ben chiare.

 

Il loro obbiettivo, per tutta risposta, non parve intimidito, anzi si sentì attraversare da un oceano di eccitazione all’idea di poter affrontare e assorbire così tanti Kamen Rider in un colpo solo.

 

“Avanti, fatevi sotto. Sapevo già che un momento simile sarebbe arrivato prima o poi”, li incitò eccitato il Rider demoniaco, mulinando Malphas in vortici di tenebra che scagliò contro i primi attaccanti; questi evitarono facilmente i colpi e lo bloccarono tempestandolo di pugni al petto, ma nessun colpo riuscì a causargli danni consistenti.

 

“Resistente l'amico, non c’è che dire”, commentò Gatack, il vecchio partner di Kabuto, prima di attivare il suo Clock Up, assalendo l'avversario ad altissima velocità e dando tempo ai compagni di riorganizzarsi.

 

“Mi ricorda i vecchi tempi quando eravamo dei novellini”, rise Todoroki lanciando una scarica di onde sonore contro l'Heartdemon, che rispose prendendo Abraxas ed esibendosi in una lunga serie di spari e fendenti

 

“Come siete arrivati qui? Ah, non ditelo, posso già immaginarlo”, commentò schivando due contrattacchi da Delta per poi sparare una potente sfera energetica contro Scissors. Ma lui era ancora indebolito dall’ultimo scontro e i suoi avversari erano tanti, al punto che neanche Tsukasa riuscì a contarli tutti. Chiunque avesse mandato quell'insperato aiuto, si era dato un gran da fare.

 

In breve l'Heartdemon fu circondato e attaccato da ogni fronte e venne costretto a ripiegare rapidamente, mentre muoveva la spada a velocità impressionante per non venire sopraffatto. Il suo obbiettivo ovviamente non mancò di approfittarne, ma non prima di aver lasciato almeno un ringraziamento agli altri Rider.

 

“Grazie, ragazzi. Stavolta vi devo un favore”, ansimò Tsukasa sinceramente lieto per quegli inaspettati soccorsi, per poi allontanarsi svelto. Diablo saltò in aria avvolto dal suo immenso potere e fece per schiantarsi su Decade per fermarlo, ma Gills si lanciò a propria volta su di lui e lo schiacciò a terra con la sua titanica forza.

 

“Sbrigati a scappare per ora, Decade. Ci rivedremo per la battaglia finale assieme agli altri”, disse Garran spingendolo via per poi rivolgere la sua pistola contro un Diablo appena liberatosi, che si era coperto con una barriera oscura su cui tutti stavano concentrando i loro attacchi, prima di espanderla per liberarsi, ma venendo poi preso da un potente proiettile infuocato lanciato da Ixa.

 

La risposta non tardò ad arrivare sotto forma della croce di Kamen Rider X: “KAMEN RIDER ABOMINATION: X!”

 

L'armatura di Diablo prese la forma di uno scafandro arrugginito, l'elmo divenne simile a una cavalletta con pinne ai lati del volto e, al posto di Malphas, gli apparve in mano un lungo arpione che roteò con destrezza per deflettere la nuova serie di proiettili sparatagli contro, centrando subito dopo Gatack dritto al petto.

 

Gli altri Rider, capendo che l'approccio dalla lunga distanza non avrebbe più funzionato, si misero quindi in una nuova posizione di guardia e, coordinandosi al meglio possibile, schivarono o incassarono i potenti attacchi del demone per bloccarlo, il tutto sotto lo sguardo corrucciato di Tsukasa.

 

“TSUKASA-KUN! VIENI QUI!”, gridò una voce femminile molto familiare al fotografo. Questi si voltò nella sua direzione e vide due visi familiari nascosti tra gli alberi: una bella ragazza dai tratti asiatici e i capelli neri lunghi fino alla vita con uno sguardo preoccupato in viso e, accanto a lei, un altro ragazzo piuttosto robusto più o meno dell'età di Tsukasa, con i vestiti un po' rovinati e reggente tra le mani una grossa pistola a due canne e ricoperta da decorazioni azzurre e nere.

 

Il Rider dimensionale si avvicinò a loro sciogliendo la sua trasformazione e rivolgendo un caldo sorriso a entrambi, anche se forse un po' più sghembo in direzione del pistolero. Appena li raggiunse, la ragazza lo chiuse subito in un intenso e affettuoso abbraccio che lui ricambiò.

 

“È bello vedervi, ragazzi. O almeno...è bello vedere te, Natsumi. Che ci fai tu qui, Kaito? Ti sei fatto pagare per salvarmi?”, domandò sospettoso al pistolero dopo essersi separato dalla ragazza. Questi rimase in silenzio alcuni secondi prima di parlare, grattandosi imbarazzato la nuca.

 

“Beh, in fin dei conti sei una delle poche persone che posso veramente chiamare amico e che mi ha sempre perdonato tutto, per quante cazzate facessi nel corso degli anni e anche dopo aver messo a rischio l'intero pianeta una volta. Ti sono grato per questo. Inoltre, l'esistenza di noi tutti è in pericolo in questa situazione”, disse Kaito. Gli altri due non sembrarono però impressionati da quel commovente discorso e Tsukasa fece un profondo sospiro prima di rivolgersi a Natsumi.

 

“Provo a indovinare: ha tentato di nuovo di rubare il Moon Infinity da Crystal City, vero?”, le domandò con un sorrisetto tronfio. La ragazza non si fece minimi problemi a confermare nonostante lo sguardo supplicante del ladro dimensionale.

 

“Esatto. Per questo Siren l'ha messo ai servizi sociali... Per la precisione deve aiutare te a sfuggire a Diablo e poi collaborare per sconfiggerlo definitivamente”, confermò Natsumi con un tono carico di sarcasmo, facendo imprecare sottovoce il ladro.

 

“Tu non impari proprio mai, eh?”, commentò Tsukasa guardando Kaito con un’espressione talmente provocatoria che l’altro sbuffò, palesemente seccato.

 

“Oh, ha parlato mister 'Non sono mai stato tentato dal potere illimitato'. Andate tutti a fanculo, razza di ipocriti. Io vado, che qui ho una pena da scontare… Henshin!”, esclamò prima di inserire una carta nella propria pistola.

 

“Kamen Rider: DiEnd!”, annunciò una voce proveniente dall’arma e, dopo aver sparato, attorno a lui si formò una corazza azzurra e nera con una generosa protezione al petto, mentre il proiettile si divideva in una serie di rettangoli che gli si inserirono sull’elmo, a ricordare quelli di Tsukasa. Restando a distanza di sicurezza, il Rider lanciò una raffica di proiettili laser su Diablo.

 

“Ora devi andare. Mi raccomando, sta’ attento, Tsukasa-kun. Ci rivedremo presto. Henshin!”, gli disse Natsumi, prendendo quello che sembrava un piccolo e ridacchiante pipistrello robotico bianco. Dalla creatura provennero diverse onde a forma di cuore che si avvolsero intorno alla ragazza, fornendole un'intricata armatura bianca e viola con dei motivi ad ali di pipistrello su torso e spalle e due lenti oculari rosse; nella mano sinistra le apparve anche un lungo fioretto.

 

Insieme a Kaito e agli altri Rider, la ragazza assalì Diablo mentre Tsukasa spariva in uno dei suoi portali dimensionali. Il demone si ritrovò quindi sommerso un'altra volta da oltre una decina di avversari pronti a fargli il culo, venendo così presto avvolto in un vortice di fendenti e raggi laser.

 

“TU SIA DANNATO, DECADEEEEE!”, gridò l'Heartdemon cercando di sferrare un’ultima disperata offensiva contro l'orda di Rider, ma Gills assunse la sua possente forma finale e lo fermò e intrappolò coi propri tentacoli, ignorando le fiamme che avevano avvolto il nemico e permettendo ai compagni d'arme, Kaito incluso, di dargli il colpo di grazia sottoforma di una potentissima raffica di raggi o proiettili energetici.

 

“FORZA, PER I NOSTRI CARI!”, urlò Zeronos sparando con la sua balestra insieme agli altri contro Diablo. La combinazione dei attacchi avvolse l'intera raduna in un'esplosione multicolore simile a un fungo atomico.

Ci vollero diversi minuti affinché il fumo si diradasse e quando lo fece, la sagoma di Diablo era visibile al centro di un cratere, di nuovo nella propria forma originale e con l'armatura incrinata o distrutta in più punti, sotto cui s’intravedevano lembi di pelle violacea e grondante sangue scuro, mentre le ali erano quasi del tutto lacerate. Dopo qualche secondo, l’Heartdemon parve riprendersi e, una volta calmato il pesante respiro, alzò il busto.

 

“Dove siete...senpai?”, domandò guardandosi intorno attraverso le lenti insettoidi, ma tutti i Rider che poco prima l'avevano intrappolato come se dipendesse della loro vita (cosa in effetti esatta) sembravano essere spariti nel nulla.

 

Grugnendo e barcollando, il demone si alzò. Così come al suo primo scontro sulla spiaggia contro Decade, si era fatto troppo confidente e così dei nemici arrivati all'improvviso ne avevano approfittato. Ma anche considerando il fattore sorpresa e il fatto di aver già combattuto, la sua sconfitta non era una scusa. Doveva diventare ancora più forte, con o senza Decade al suo posto dentro una delle sue croci.

 

Nonostante la nuova sconfitta, Diablo non smise di pregustare nemmeno per un istante il pensiero in cui avrebbe finalmente preso i poteri di tutti i Rider e svanì in un vortice di pura tenebra.

 

‘La caccia ricomincia ancora una volta’ pensò avvertendo un brivido di pura estasi lungo la spina dorsale.

                                                                                                          *****

(1) Padre di Kamen Rider Kiva, interpretato dallo stesso attore che ha prestato il volto a Kazumi.

                                                                                                           *****
Sento Kiryu/Takumi Katsuragi, aka Kamen Rider Build: protagonista indiscusso della serie “Kamen Rider Build” e 19esimo degli Heisei ( = post 2000) Rider a vestire i panni di uno degli eroi mascherati al servizio dell’umanità. Nato come Takumi Katsuragi, figlio di un brillante scienziato, egli dimostrò fin da piccolo un’innata passione per le scienze e un talento eccezionale, proprio come il padre, che gli permisero di diventare una delle menti più geniali del Giappone e di essere presto contattato dal governo per indagare sull’incidente del misterioso Pandora Box e la conseguente creazione dello Sky Wall che divise il Paese in tre. In realtà, Takumi venne preso sotto l’ala dell’organizzazione Faust, guidata da Gentoku Himuro e Souichi Isurugi, quest’ultimo posseduto dal malvagio alieno Evolto, e usato per indagare sul conto di quello strano oggetto marziano e tentare di trovare un modo per sfruttare il suo immenso potere. Quando scoprì i reali piani di Evolto, Takumi decise di ribellarsi e creò il Rider System per opporsi a lui, ma venne scoperto e sconfitto dall’alieno, il quale usò poi i suoi poteri per cancellargli la memoria e modificargli il volto su modello di un musicista di nome Taro Sato, da lui ucciso poco dopo, al quale diede invece il volto di Takumi per far credere che fosse stato ucciso. Evolto portò dunque Takumi in un vicolo e, quando si riprese, usò il corpo e l’identità di Souichi per avvicinarlo e fargli credere di averlo trovato lì. Evolto gli diede quindi il nuovo nome di Sento Kiryu e gli fornì il Build Driver con cui questi poté trasformarsi in Kamen Rider Build e combattere gli Smash creati dagli esperimenti dell’organizzazione Faust, il tutto sotto la credenza che così facendo avrebbe recuperato i ricordi e salvato le persone, mentre invece l’alieno sfruttava le sue lotte per purificare le Fullbottle che gli sarebbero poi servite per riavere il suo vero e pieno potere. Col tempo, le lotte con Faust e soprattutto l’entrata in contatto con Ryuga Banjo, ex-lottatore incastrato da Evolto per l’omicidio da lui stesso commesso, Sento comprese sia la sua vera identità che l’identità dei capi della perfida organizzazione, compresa alla fine quella di Souichi, il quale abbandonò sia lui che Faust mentre nel contempo gettava le basi per una guerra totale tra le tre parti del Giappone. Così costretto ad affrontare i Rider delle altre parti del Paese, anch’essi istigati alla conquista del potere da Evolto, Sento non poté fare altro che combattere insieme a Ryuga contro di loro per proteggere i suoi cari e la propria città. Quando però Evolto riuscì a riacquistare il suo pieno potere, questi divenne troppo potente per poter essere sconfitto e perciò Sento non ebbe altra scelta che usare il genio proprio e di Takumi (riaffiorato prima come personalità separata e poi divenuto parte di lui) e le istruzioni lasciate in segreto dal padre per creare un nuovo pannello dal Pandora Box, che usò per fermare definitivamente sia Evolto che la distruzione dell’intero pianeta, che venne fuso con una sua versione alternativa proveniente da un’altra dimensione. Qui, i soli rimasti Sento e Ryuga ritrovarono i vecchi compagni e si trovarono presto ad affrontare nuove minacce di quel nuovo ma per nulla tranquillo mondo, continuando a proteggerlo come in precedenza. Per tutta la serie, Sento si dimostra una persona tanto brillante quanto eccentrica: ama alla follia la scienza e ritiene che debba essere fonte di gioia e speranza per l’umanità, per questo disprezza chiunque non la capisca o cerchi di usarla per creare armi di distruzione. Secondo lui, la scienza non è né buona né cattiva, dipende l’uso che se ne fa. L’estrema fiducia nelle proprie capacità intellettive, però, lo rende spesso troppo sicuro di sé, al punto che rischia di risultare fastidioso o arrogante, tuttavia nel profondo Sento è e rimane sempre una persona estremamente coraggiosa e generosa, pronta a tutto per difendere i suoi amici e la “Peace and Love” del mondo. Come Build, dimostra un’incredibile capacità nel corpo a corpo e nell’uso delle numerose armi da lui create; inoltre, è il più intelligente di tutti i Kamen Rider, cosa che gli permette di analizzare efficacemente i poteri dei suoi nemici e di realizzare nuovi potenziamenti appositamente pensati per sconfiggerli, sia per sé che i suoi compagni, in breve tempo. È anche un tipo incredibilmente determinato e deciso, capace di combattere contro qualunque avversario senza mai retrocedere e di incoraggiare anche gli altri a lottare senza arrendersi, dimostrando così di possedere un eccellente carisma.

Ryuga Banjo, aka Kamen Rider Cross-Z: coprotagonista e secondo Kamen Rider della serie di Build. Mentre era ancora nel ventre della madre, Ryuga venne a contatto con i geni dell’alieno Evolto quando questi cercò di entrare nel corpo della donna per possederla; la presenza del neonato, tuttavia, fece sì che il DNA di Evolto si combinasse invece con quest’ultimo, rendendolo di fatto un perfetto terreno di coltura per l’alieno in via di rigenerazione. Dopo la morte dei genitori ad opera dello stesso Evolto ed essere divenuto adulto, Ryuga divenne presto un famoso lottatore di MMA, ma si trovò costretto ad abbandonare il ring dopo essere stato accusato di aver barato, gesto probabilmente dettato dalla necessità di ottenere le cure necessarie per aiutare la sua fidanzata malata, Kasumi. La ricerca di un nuovo lavoro per poter ottenere altre cure lo portò a cadere nella trappola tesa da Evolto, il quale, sotto falsa promessa di un impiego redditizio, lo attirò nell’appartamento in cui aveva appena ucciso il musicista Taro Sato e lo fece trovare proprio in quel momento dalla polizia. Arrestato e incarcerato, Ryuga venne in seguito preso dall’organizzazione Faust e usato come cavia per il misterioso Nebula Gas; riuscito successivamente a scappare, durante la fuga, il lottatore entrò in contatto con Sento Kiryu, il quale lo salvò da uno Smash di Faust e, convinto della sua innocenza, decise di nasconderlo e di aiutarlo a trovare le prove di suddetta innocenza in cambio del suo aiuto contro Faust. Purtroppo, uno degli Smash creati fu proprio la povera Kasumi, la quale, essendo troppo debole a causa della sua malattia, venne consumata dal Nebula Gas e morì poco dopo essere stata salvata da Sento, sparendo tra le braccia di Ryuga e donandogli nel processo l’essenza per creare una nuova Fullbottle che lo scienziato gli affidò in ricordo dell’amata. Deciso a scagionarsi e a vendicarsi per l’ingiusta sorte di Kasumi, Ryuga si unì a Sento nella guerra contro Faust e, dopo un inizio difficile, riuscì anche a ottenere l’abilità di trasformarsi in Kamen Rider Cross-Z, proprio grazie alla Bottle dotata dell’essenza della fidanzata defunta. La guerra contro l’organizzazione prima e le altre parti del Giappone poi, però, lo riportò a contatto con Evolto, il quale sfruttò le varie battaglie e l’eccessiva emotività di Ryuga per aumentare il suo Hazard Level fino al punto in cui poté assorbirlo dentro di sé e riacquistare la sua interezza genetica e un nuovo livello di potere. La temporanea fusione con Evolto portò Ryuga a perdere i suoi poteri di Rider, ma egli riuscì a recuperarli dopo essersi separato dal nemico e aver sviluppato propri geni alieni grazie alla duplicazione genetica. Nella battaglia finale col malvagio alieno, Ryuga cercò di sacrificarsi per permettere la sconfitta del nemico e la fusione dei mondi, ma Sento intervenne e riuscì a salvare l’amico, ritrovandosi poi con lui nella nuova Terra creata dalla fusione delle precedenti. Qui i due decisero di iniziare una nuova vita, seppur senza mai dimenticare o abbandonare i propri doveri di Rider nel momento in cui nuove minacce apparvero. A differenza del geniale Sento, Ryuga è più un tipo che predilige l’azione al pensiero e dunque si rivela spesso piuttosto ottuso e lento di comprendonio, al punto che lo scienziato gli affibbia il soprannome di “cervello di muscoli”. Impaziente e impulsivo, Ryuga tende solitamente ad agire senza pensare e per questo causa spesso guai o mette in pericolo i propri compagni senza rendersene conto, tuttavia possiede un cuore incredibilmente coraggioso e altruista, che lo portano a lottare con tutte le proprie forze per coloro che ama. All’inizio non vede di buon occhio la scienza e gli scienziati a causa del male che le loro creazioni possono produrre, ma col tempo impara a comprendere e apprezzare le loro potenzialità e arriva così a rispettare e volere molto bene all’amico Sento, malgrado i molti alti e bassi del loro rapporto. Inoltre, Ryuga è anche un tipo incredibilmente intuitivo e istintivo, al punto che ironicamente riesce a trovare più facilmente delle combinazioni di poteri rispetto a Sento e a usare con maggiore efficacia e potenza le Fullbottle, al punto da riuscire ad aumentare il proprio Hazard Level con rapidità mai vista in nessun altro Rider. In battaglia, Ryuga sfrutta la sua esperienza come lottatore per sopraffare i propri avversari con uno stile basato soprattutto su colpi potenti e implacabili, risultando fin dall’inizio molto forte persino contro gli Smash, pur essendo un semplice umano. Il successivo ottenimento della Dragon Fullbottle e la trasformazione in Cross-Z gli permisero di aumentare ancora di più le sue abilità, diventando il combattente fisicamente più forte all’interno del suo gruppo di Rider. È anche dotato di un’eccezionale volontà e di un istinto combattivo fuori dal comune, che gli permettono di affrontare anche avversari molto più forti o avvantaggiati senza mai arretrare, persino in condizioni critiche, al punto che persino i suoi compagni spesso si sorprendono delle sue capacità.

 

                                                                                                           ******
* Gli autori appaiono con una coppia di scudi a testa per risparmiarsi il lancio di verdure marce*

Ahe, ci scusiamo enormemente per questo ritardo. Il 2020 è stato abbastanza duro dal punto di vista lavorativo, scolastico o altro per entrambi e siamo riusciti a finire solo oggi. Speriamo come sempre che il capitolo vi abbia soddisfatto e che abbiate trovato l'introduzione dei vari personaggi fluida e appassionante. Ma soprattutto che stiate tutti bene dopo questo periodo turbolento e che siate riusciti a godervi le feste per poi poter ripartire carichi. La storia è ormai in direttura d'arrivo al finale, forse 5 capitoli più uno per introdurre con più libertà altri pezzi di lore di Kamen Rider. 

Inoltre vi consiglio una fic che io( Fenris, per intenderci), sto scrivendo insieme all'autrice Rose du Vermbrandt sull'account evil65, 'Sangue di Re', adatta ai fan di Berserker e dello splatter in generale. E vi chiederei anche di passare su un'autore di Webnovel, Anone, che scrive benissimo e ha bisogno di un pò più valuta dal sito( tutto legale e gratuito, tranquilli. Webnovel fornisce gratis ciò che gli serve). A presto e ancora auguri immensi per quanto rimane per questo natale e per il 2021.

Prossimo capitolo:' Moon White e il guerriero più forte del Sengoku, Gaim!'

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** Capitolo 10: Moon White e il guerriero più forte del Sengoku, Gaim ***


Capitolo 10: Moon White e il guerriero più forte dell’epoca Sengoku, Gaim

Shizu venne svegliata dal rumore di una grandissima folla. Mettendosi a sedere, ancora molto confusa per via della recente battaglia contro Diablo, notò che era sdraiata su una panchina in una larga piazza con vari edifici ai lati e almeno mezzo migliaio di persone al suo interno, che sembravano essere lì per qualche evento.

'Oh, dove sono? Che fine hanno fatto le altre?', pensò preoccupata mentre si alzava. Provò a teletrasportarsi al Moonlein Hotel con un gesto delle dita, ma senza successo. Un secondo tentativo ebbe lo stesso risultato. I suoi poteri sembravano bloccati.

'Dai, Anastasis, non farti bloccare proprio ora', s’incoraggiò la bionda per poi provare ancora, ma senza risultato. Imprecò sottovoce e si controllò le tasche, scoprendo di non avere soldi e nemmeno il telefono. Quella piazza, inoltre, non sembrava neanche di Tokyo. A giudicare dal palco ben decorato che si trovava al centro della piazza e dall’incredibile numero di persone apparentemente in attesa di qualcosa, Shizu dedusse che doveva essere in corso un qualche evento speciale. Il fatto poi che buona parte dei presenti avesse la stessa felpa azzurra e bianca non faceva che rafforzare la sua ipotesi; sembravano i fan di un gruppo musicale.

‘Meglio capire almeno dove mi trovo’, si disse la ragazza alzandosi dalla panchina e dirigendosi verso una donna lì vicino.

“Mi scusi, signora, che cosa stanno organizzando qui?” chiese con voce cortese.

“Come sarebbe a dire che cosa stanno organizzando?! È la live del Gaim Team!”, le rispose la donna guardandola come se fosse stata un’aliena.

“Del…cosa?”, non poté non domandare Shizu, suscitando un’espressione ancor più scioccata da parte della donna.

“Il Gaim Team! Il più famoso gruppo di Beat Riders di tutta Zawame City!”

“Il gruppo di cosa? Zawa- che?”

“I Beat Riders! I ballerini di Zawame City, la città in cui ci troviamo! Oh santo cielo, ma sei forse appena scesa dalle nuvole, signorina?” La Warrior faticò a soffocare una risatina a quella domanda palesemente ironica. Se solo quella donna avesse saputo quant’era, in un certo senso, vicina alla realtà… “Aspetta, possibile che tu sia nuova di qui? Per caso vieni da fuori città?” Seppur confusa, Shizu decise di cogliere la palla al balzo per saperne di più: “Ehm…sì, esattamente. È proprio così, sono appena arrivata qui e, per questo sono un po’ spaesata, eheheh! Potrebbe gentilmente illuminarmi sull’attuale situazione e su questo evento, per favore?”

“Beh, c’è ancora un po’ da attendere prima che inizi lo spettacolo, quindi certo, nessun problema”, rispose la sconosciuta allontanandosi leggermente dalla folla per farsi sentire meglio. “Anche se è piuttosto strano che tu non conosca nulla, nemmeno il nome, della città in cui sei arrivata. E i Beat Riders sono professionisti conosciuti a livello mondiale ormai…”

“Si fidi, se ascoltasse la mia storia, non ci crederebbe assolutamente”, commentò Shizu, ben sapendo che non poteva certo raccontare a una comune umana della propria vera identità e delle battaglie combattute senza che quest’ultima la prendesse per una spostata o una pazza da manicomio. L’altra donna, per quanto perplessa, decise apparentemente di non indagare oltre e le spiegò con calma tutta la situazione. Così Shizu scoprì di essere arrivata in una città a lei completamente sconosciuta del Giappone, chiamata appunto Zawame e situata a circa mezza giornata di viaggio in macchina da Tokyo, un luogo famoso per l’ottima frutta che veniva lì prodotta, al punto da esportata anche nelle altre città giapponesi, e per lo spettacolo offerto dal gruppo di ballerini di strada conosciuti come Beat Riders. La donna le accennò anche il fatto che, in passato, l’attuale Team Gaim non era che uno solo dei numerosi gruppi di Beat Riders che si sfidavano tra loro per il controllo di varie aree della città, come delle bande di gangster, e che tali gruppi erano stati anche al centro di una serie di avvenimenti e tragedie per via dell’uso e del contatto con delle creature misteriose chiamate Inves, che avevano quasi portato Zawame sull’orlo della distruzione totale. Chi aveva riportato la pace erano stati dei guerrieri provenienti dagli stessi gruppi di Beat Riders e capaci di trasformarsi, nominati Armored Riders.

‘Un momento! Armored Riders? Cioè tipo Kamen Riders? Possibile che siano legati a questi ultimi?’, pensò la Warrior sentendo un lampo di speranza riscaldarla. “Mi scusi, questi cosiddetti Armored Riders…per caso hanno qualcosa in comune con un altro gruppo di tipi che si trasformano? Kamen Rider, si chiamano, se non sbaglio.”

“Kamen Rider?” La donna sembrava perplessa, ma non stupita. Forse conosceva davvero quel nome. “Ora che mi ci fai pensare, in effetti-” L’improvviso urlo della folla la interruppe e richiamò l’attenzione di entrambe sul palco, dove ora si erano accese una serie di fontane di fuochi d’artificio e stavano salendo diversi ragazzi e ragazze vestiti con un’incredibile varietà di abiti e colori. “Oh, stanno per iniziare! Perdonami, signorina, ma non posso assolutamente perdermi lo spettacolo!”

“Ehm, non c’è problema, non si preoccupi”, rispose Shizu, seppur interiormente delusa dal fatto di non essere in grado di ricevere ulteriori risposte nell’immediato futuro.

“Puoi assistere anche tu, se vuoi. Sono sicura che ti piaceranno moltissimo!”, propose la donna per poi, senza neanche attendere risposta, afferrare la mano della ragazza e tirarla verso il resto del pubblico radunato sotto il palco. “Ehi! Aspetti, ehi! Non c’è bisogno di…!” Le sue parole vennero però perse al vento quando una piacevole e travolgente musica invase la piazza e il gruppo di ragazzi sul palco iniziò a danzare a suo ritmo. Erano senza ombra di dubbio molto abili e molto affiatati. Un membro del gruppo, con corti capelli neri e un sorriso gentile, prese un microfono alla fine del primo ballo per dire qualche parola: “Salve a tutti, grazie di essere venuti. Sono passati circa quattro anni dalla crisi che la nostra città ha affrontato, e sono veramente onorato che ora voi siate qui a rivedere lo spettacolo per concludere i lavori di ristrutturazione. Non posso certo nascondere di non essere esente da colpe per quanto successo e questo rende ancora più grande la gioia di essere qui e di essere stato perdonato dai miei amici e dalla città. Detto questo, grazie per avermi ascoltato, speriamo tutti vi godrete il resto dello spettacolo!”

'Colpa? Di cosa parla?”, si domandò incuriosita la principessa.

“FORZA, TEAM GAIM!”, esultò la folla, venendo seguita dalla musica. I vari ballerini dunque si fecero avanti e alzarono contemporaneamente un braccio in aria, prima di cominciare una serie di giravolte che la biondina ammirò stupita per tale coordinazione. Improvvisamente partì un applauso senza che lo spettacolo fosse concluso.

“Che roba è, una claque in anticipo?”, chiese stupita la principessa della luna. Il responsabile dell'applauso si alzò, rivelandosi una massiccia figura incappucciata.

“Scusate l'interruzione, ma mi è stato ordinato di mandarvi tutti al creatore”, disse empio l'essere, illuminandosi di un'inquietante luce viola e lanciando poi una serie di potenti sfere d'energia sul palco che, pur non uccidendo i Beat Riders, ne scaraventarono diversi giù dal palco con varie ferite.

“Ragazzi, portate le persone al sicuro!”, ordinò il ragazzo che aveva parlato prima a chi stava ancora in piedi. I suoi compagni fecero quanto detto, portando via le persone da quella creatura, che non fece comunque nulla per fermarli, lanciando solo uno sguardo di sfida alla Warrior, non troppo lontana da lui. Shizu ovviamente non mancò di accettare, e alzando fiera il capo venne avvolta dalla sua aura argentea.

“Eternam virtus luna, venio at me. Sono Moon White e sarai sconfitto in nome della regina Eternity!”, annunciò trasformandosi nella sua forma di Warrior Planet. Senza perdere tempo, saltò addosso alla creatura con Gabriel in mano ed eseguì una serie ben mirata di fendenti, che l’altro parò con degli speroni ossei sulle sue braccia, per poi far spuntare delle piante dal cemento che si avvolsero attorno alla principessa, la quale fu costretta a creare un'ondata d'energia per liberarsi. Chiunque fosse quel tipo, era molto forte.

“““HENSHIN!!!”””, gridarono alcune voci davanti e dietro la principessa lunare, che, voltandosi, vide lo stesso ballerino di prima vestito con un'armatura verde e altri tre membri del pubblico con costumi simili. Uno aveva una corazza bianca con una visiera arancione simile a una mezzaluna. L'altro un'armatura marrone simile a una ghianda con un martello. L'altro era una specie di gladiatore verde con la cresta, armato con due spade ricoperte di punte.

“Scusa il ritardo, chiunque tu sia. Non entriamo in azione da un po' e il tuo...ehm, costume, ci ha stupiti un po'”, disse l'ultimo del quartetto sparando contro la figura incappucciata una raffica di proiettili violacei, schivati facilmente prima di rispondere con altri rampicanti provenienti dal terreno.

“Eh, immagino. A proposito, Shizukesa Howaito, in arte Moon White.”, si presentò la guerriera prima di puntare la spada contro il nuovo avversario.

“Kureshima Mitsuzane, altrimenti detto Kamen Rider Ryugen”, rispose il pistolero. I due si gettarono quindi sull'avversario. Quest’ultimo buttò via il proprio mantello per combattere senza ostacoli e si rivelò così come un alto demone dalle ali emaciate simili a foglie, il corpo percorso da diverse vene gonfie che lasciavano intravedere il suo sangue pompare e delle corna simili a rami storti. Nonostante l'aspetto malconcio, l’essere si rivelò presto molto potente, in quanto riusciva comunque a tenere testa facilmente agli altri tre Kamen Rider, muovendosi con estrema precisione per schivarne i colpi e rispondere con incredibile foga.

“Quant'è vero che il mio nome è Griemhild, al tramonto di oggi sarete tutti morti!”, sentenziò con voce grave e minacciosa, per poi compiere un movimento ampio col braccio destro e gettare intorno agli avversari un mucchio di quelli che sembravano semi di uno strano verde-grigio luminescente. Invece di danneggiarli direttamente, i semi penetrarono nel terreno e fecero crescere una serie di enormi piante dai lunghi steli e i bulbi enormi, ma questi ultimi, nell’aprirsi, non rivelarono dei petali, bensì delle terrificanti chiostre di denti aguzzi con cui cercarono subito di azzannare i Rider e la Warrior, muovendosi con scatti rapidi e repentini come quelli di un serpente.

“Solitamente non ho niente contro le piante… Ma queste sono peggio delle erbacce!”, sbottò Shizu concentrando il suo potere in Gabriel e sferrando un fendente orizzontale mentre girava su sé stessa. La mossa generò un’onda di energia bianco-argentea simile a una lama che tagliò di netto le tre piante mutanti che la circondavano, le quali si dissolsero in una polvere simile a polline subito dopo essere crollate a terra. Con un balzo fulmineo, Moon White fu poi addosso a Griemhild e sferrò una serie di affondi, ma il demone evitò ogni colpo con incredibile prontezza e velocità e generò dal suo braccio destro una lunga spina che usò in seguito come una spada per parare gli attacchi successivi e controbattere con un poderoso fendente, che prese Shizu in pieno petto e la scagliò indietro mandandola a rotolare per terra. Mitsuzane e gli altri Rider, che proprio in quel momento avevano finito di eliminare le ultime piante carnivore, la raggiunsero e il primo le porse una mano per aiutarla a rialzarsi.

“Tutto bene?”, chiese il ragazzo puntando la pistola verso Griemhild e sparando una serie di proiettili per tenerlo lontano, ma quest’ultimo incassò ogni colpo senza nemmeno provare a pararli o schivarli, senza subire alcun danno apparente.

“Ho preso sberle peggiori, non preoccuparti”, replicò la Warrior in tono spavaldo, tuttavia dentro di sé era sinceramente sorpresa e preoccupata. Quell’essere, qualunque cosa fosse esattamente, era davvero potente e la sua aura a dir poco inquietante. Era la stessa degli Heartdemon, ma al tempo stesso non lo era: sembrava un connubio di tante aure differenti e mal amalgamate insieme, come un mucchio di liquidi non miscibili tra loro. “Tu…sei uno scagnozzo di Astaroth, non è vero?”

“Di chi?”, domandò Mitsuzane, confuso, ma la risata del nemico riportò subito l’attenzione su quest’ultimo.

“Hai buoni sensi, Moon White, ma suppongo non ci volesse poi molto a capirlo”, disse Griemhild in tono palesemente provocatorio. “Puoi definirmi una creazione di Lord Astaroth, sì. Un prodigio e un fallimento al tempo stesso, per essere precisi.”

“Che vorresti dire?”

“Una lunga storia, che però non sono intenzionato a raccontare al momento. Non ho tempo da perdere e non sei il mio unico obiettivo, perciò…” Il resto delle parole dell’Heartdemon venne implicitamente suggerito dal raggio verde veleno che lasciò il palmo della sua mano e puntò verso il gruppo. Shizu e i Rider si separarono per schivarlo, dopodiché lei e Mitsuzane spararono una serie di sfere di luce bianca e proiettili di energia viola contro Griemhild, ma di nuovo questi si limitò ad avanzare verso di loro e a usare le lunghe spine sulle braccia per respingere ogni colpo.

“Interrompere lo spettacolo e minacciare con tanta arroganza le persone sono sintomo di vera ripugnanza interiore! E nessuno può compiere simili atti e rimanere impunito nella nostra città! Châtiment!”, pronunciò il Rider simile a un gladiatore brandendo le sue spade e sferrando una serie di feroci e rapidi attacchi contro il demone, ma quest’ultimo li bloccò tutti e rispose a sua volta con potenti colpi che sprigionarono scintille sulla corazza del guerriero e lo fecero retrocedere rapidamente.

“Oren-san!”, urlò il Rider armato di martello e corazza marrone correndo per supportare il compagno, tuttavia Griemhild concentrò un’incredibile quantità di energia nelle sue lame e scagliò con un doppio movimento una duplice onda energetica nero-verde, che scagliò lontano entrambi i Rider e costrinse persino Shizu e Mitsuzane a coprirsi con le braccia per proteggersi dall’onda d’urto. Quando la principessa tornò a vedere, il loro avversario si era ricoperto con la stessa energia usata per l’attacco appena eseguito e ne emerse chiuso in un'armatura da samurai verdastra e armato di due spade simili a spicchi d'arancia avvolti da un'aura putrescente. I Kamen Rider presenti, nell'osservare quella forma, sembrarono avere un forte sussulto e, anche se nascosti dietro le enormi lenti dei loro caschi, Shizu poté intuire che i loro volti avevano assunto delle espressioni molto preoccupate.

“Chi diavolo sei tu?”, chiese evocando pure il Moon Infinity per prepararsi allo scontro. Il demone vegetale non rispose e creò altri semi che piantò nel terreno; da questi, invece delle piante di prima, spuntarono bizzarre creature grigie, estremamente robuste, col volto vagamente simile a quello di un teschio, grossi artigli e avvolti su tutto il corpo da degli strani rampicanti verde marcio, come se fossero stati preda di un’infestazione vegetale. Ringhiando sommessamente, gli esseri rivolsero le vuote orbite verso i vari Rider.

“Occupatevi in fretta di loro. Io penso alla principessa”, ordinò secco Griemhild buttandosi in volo contro Shizu, la quale bloccò il primo attacco col suo scettro per poi eseguire diverse complesse capovolte per levarsi dalla traiettoria di quelle spade tossiche, lanciando nel contempo alcuni raggi di luce per contrattaccare. Nonostante la loro apparenza quasi malconcia, però, le lame nemiche si dimostrarono in grado di bloccare o deviare i suoi raggi di luce, mentre Mitsuzane e gli altri Rider cercavano di aprirsi uno spazio per aiutarla. Il guerriero in bianco fu il primo che riuscì a liberarsi dai suoi avversari con un’abile combo di colpi di spada e scudo e, raggiunti il demone e la principessa con un balzo fulmineo, usò il secondo per bloccare un fendente che era quasi arrivato al collo di Moon White.

“Hai detto di chiamarti Shizu, giusto? Sono Kureshima Takatora, il fratello di Mitsuzane. O, se preferisci, puoi chiamarmi Kamen Rider Zangetsu. Molto piacere”, disse cordiale lo spadaccino mentre spingeva via l’avversario.

“Piacere mio, Takatora-san”, disse la guerriera riprendendo le armi per incrociarle ancora una volta contro quelle di Griemhild, sempre aiutata dall'agile compagno, il quale mostrò tutta la sua destrezza impegnando il demone da un lato e colpendolo più volte col proprio scudo. Greimhild comunque aveva già dato prova di non essere tipo da arrendersi. Prendendo un bizzarro frutto, sostituì le sue spade con una lunga lancia e la usò per tenere lontani i due contendenti creando forti onde di energia venefica con una serie di rotazioni, approfittandone per creare in seguito altre di quelle creature. Queste si scagliarono subito sulla Warrior e il Rider, impegnandoli in un feroce scontro che li costrinse a separarsi.

“Come fai ad avere a evocare tanti Inves? Non usi neanche dei Lockseed!”, esclamò Takatora sparando ai nuovi nemici con una pistola posta sull'elsa della sua spada per allontanarli, dopodiché ingaggiò un altro duello di spade con Griemhild, ma questi schivò facilmente i primi colpi per poi afferrare la katana del Rider e infettarla con la sua aura venefica, che trasformò l’arma in fanghiglia nel giro di pochi secondi. Scioccato e disarmato, Takatora non seppe reagire al violento pugno che il demone gli sferrò un attimo dopo, sbattendolo lontano.

“Ti basti sapere che il nuovo pianeta del tuo amico Gaim ospita tanti segreti per chi sa come cercare. Ho seguito le tue orme nel giocare coi poteri di Hellheim”, disse tronfio l'Heartdemon caricando di energia la sua lancia. Tuttavia, invece di attaccare ancora Zangetsu, si voltò verso Shizu, occupata a combattere i vari Inves, e approfittò della sua distrazione per aggredirla di sorpresa, scagliandole contro l’arma satura di potere. Takatora fu sul punto di saltarle davanti per bloccare il colpo con lo scudo, ma qualcuno lo precedette: il Rider armato di martello si era fatto strada con la propria arma per cercare di colpire nuovamente Greimhild, però, nel vedere il colpo diretto alla Warrior Planet, non aveva esitato a lanciarsi su di lei, beccandosi la lancia dritta nel torace.

“HIDEYASU-SAN!”, esclamò Mitsuzane nel vedere il compagno cadere. L’armatura di quest’ultimo sparì in una nebbia di particelle di luce, rivelando un ragazzo castano con gli occhiali e una profonda ferita allo stomaco, su cui portò subito le mani per cercare di rallentare l’emorragia. L'arma che l'aveva ferito era intanto riapparsa nelle mani del nemico, che la fece ruotare un paio di volte prima di tirare fuori un altro di quegli strani frutti e trasformarla in un paio di grossi dischi metallici affilati come rasoi. Oren, infuriato nel vedere l'amato allievo ridotto così, si buttò contro Griemhild in preda a una furia inaudita, incrociando più volte le lame con le armi dell’altro e continuando a resistere nonostante fosse chiaramente surclassato. Mitsuzane gli offrì fuoco di copertura, mentre Shizu si gettava sul ragazzo ferito e Takatora respingeva alcuni Inves diretti verso di lei.

“Posso aiutarlo, ma devo allontanarlo da qui!”, disse la ragazza prendendo Hideyasu tra le braccia e facendogli riprendere improvvisamente un po' di colore, oltre a illuminare la ferita che cominciò a rimarginarsi lentamente. Uno dei suoi numerosi poteri era infatti trattenere l'anima in un corpo morente attraverso il tocco, dando il tempo disponibile per le cure necessarie. Ma non poteva guarirlo e combattere al tempo stesso.

“Va bene, ti daremo tutto il tempo che ti serve per guarirlo”, disse Takatora, stupito da quel piccolo miracolo.

“Tu tieni questa, intanto. Ti sarà utile”, disse la principessa lunare passandogli la propria spada e intensificando la luce argentea che stava curando la ferita putrescente di Hideyasu. Il Rider bianco prese onorato l'arma e con sua immensa sorpresa ne sentì il potere fluire in lui; per un istante gli sembrò di essere tutt'uno con l'universo e vide interi sistemi stellari passargli davanti agli occhi, oltre al fugace sorriso di una bellissima donna simile a Moon White.

'È così che Kouta si è sentito quando ha mangiato il frutto dorato?', si chiese mentalmente prima di tornare a combattere, approfittando di qualsiasi vantaggio Gabriel gli concedesse contro il potere di Griemhild. Nel frattempo Shizu, la mano stretta a una di quelle del ferito, corse fino a una panchina dove lo posò per continuare il proprio lavoro.

“Ti prego, ti prego, resisti! Tra poco starai bene”, pregò la ragazza cercando di aumentare l'energia sulla ferita tumefatta e creando così una forte luce bianca che accelerò la guarigione del dolorante Hideyasu.

“N-Non pensare a me, gli altri hanno bisogno di aiuto. Io sono troppo debole, sarei solo d'impiccio…”, cercò di convincerla il giovane Armored Rider nel tentativo di rimandarla dai suoi compagni, ma la principessa restò china a guarire il buco nel suo stomaco. Nel frattempo, lo scontro continuava più feroce che mai, però, se da una parte l’uso della spada Gabriel permetteva a Takatora di rivaleggiare efficacemente coi poteri demoniaci di Griemhild, dall’altra Oren e Mitsuzane erano invece chiaramente in difficoltà e l’aura venefica e marcescente che l’Heartdemon emanava di continuo li stava chiaramente indebolendo sempre di più. Era come combattere dentro una nebbia corrosiva e velenosa e solo i poteri purificativi di Gabriel impedivano danni ben più seri di quelli che stavano subendo. Tuttavia, dopo diversi scambi feroci, Griemhild ne ebbe infine abbastanza e, allontanatosi dai tre avversari con un balzo, evocò due nuovi frutti di colore scuro e, una volta assorbiti, generò nelle proprie mani una sorta di enorme fucile a pompa con una curiosa decorazione a disco sui lati.

La sua aura, inoltre, crebbe enormemente, la sua armatura divenne più intricata e complessa, con tanto di placche corazzate e spuntoni sulle estremità e le spuntarono persino due sbarre con attaccate delle bandiere nere strappate. Quella stessa energia parve condensarsi dietro di lui e originò dopo pochi secondi una nuova creatura simile agli Inves, ma grande come un elefante e dall’aspetto simile a un sauro umanoide rivestito di una corazza metallica. Anch’esso era avvolto su tutto il corpo da rampicanti, tuttavia, date le sue enormi dimensioni, i Rider poterono notare che essi non erano semplicemente comparsi intorno a lui, ma erano spuntati da una sorta di bulbo che presentava in mezzo alla schiena, vagamente analogo a un seme rigonfio.

“Ma che diavolo sta succedendo?!”, domandò scioccato Oren. “Per quanto lo combattiamo, non solo non s’indebolisce, ma anzi diventa sempre più forte! E cosa sono quelle creature che crea? Non sono certo semplici Inves!”

“Sembra quasi nel pieno di un’evoluzione”, osservò pensieroso Mitsuzane. “E quei frutti che continua ad assorbire… Sono frutti di Helheim, vero? E quelle armi sono indubbiamente delle versioni alterate di quelle che usiamo noi coi Lockseed! Anche ora stai continuando a rubare i poteri di quel mondo per potenziarti e, mentre lo fai, potenzi anche quelle creature, giusto?”

“Molto vicino, Ryugen”, replicò Griemhild senza la minima preoccupazione nella voce, semmai pareva quasi serafico. “Diciamo che sono nato con una combinazione di poteri di Gaim e del sommo Astaroth e ho utilizzato i frutti di Helheim per evolverli ulteriormente. Quindi non ho davvero rubato niente, semplicemente ho recuperato qualcosa che mi spetta per diritto di nascita. Così come questi Inves mutati: ho usato i miei poteri demoniaci per alterarli, di conseguenza non sono quelli che conoscete voi, sono qualcosa di nuovo, di completamente mio e nessun altro. I miei servi!”

“Sei solo un verme ipocrita e ingannevole”, lo rimbeccò Takatora. “Non hai niente di davvero tuo!” E ripartì all’attacco insieme ai compagni, ma la risposta dell’Heartdemon fu un ghigno maligno. “Stolti!”, esclamò strisciando le dita sul disco a lato della sua nuova arma, che produsse un rumore tra il roboante e lo strisciante, proprio come quello di un disco da dj, per poi ripuntarla verso di loro e sparare una raffica di colpi inaspettata per un fucile così grosso. Takatora riuscì a ripararsi per tempo con lo scudo e, seppur con una notevole fatica, riuscì a resistere, ma Mitsuzane e Oren subirono il colpo in pieno e vennero scagliati indietro. A quel punto, Griemhild schioccò le dita e l’enorme Inves demoniaco balzò in avanti verso i due atterrati, muovendosi a velocità sorprendente per la sua stazza e producendo un piccolo terremoto a ogni passo.

Takatora cercò di fermarlo, ma l’Heartdemon non glielo permise e, convertito il fucile in una sorta di gigantesca mannaia, sferrò una serie di colpi che l’altro parò con lo scudo, venendo però costretto a indietreggiare e riportando seri danni alla sua difesa a ogni impatto. Stringendo i denti, Takatora oppose Gabriel all’arma del demone, ma nonostante la chiara repulsione che questi provava per la spada, Griemhild non arretrava o rallentava minimamente, anzi attaccava con sempre maggiore aggressività e ogni suo fendente pesava come un macigno e minacciava di sbalzare via l’arma dalle mani del Rider bianco. Mitsuzane e Oren si rimisero in piedi e cercarono di respingere l’Inves gigante rispettivamente sparando e scagliando le proprie lame, ma l’essere ignorò tutti i colpi senza essere minimamente danneggiato e li afferrò entrambi tra i suoi artigli per poi sollevarli in aria e iniziare a stritolarli. Dopo pochi secondi di strenua resistenza e tentativi di divincolarsi, i due Rider s’indebolirono così tanto da non riuscire più a mantenere le loro trasformazioni, che si dispersero in due nuvole di particelle luminose e li lasciarono ad annaspare e gemere nella presa del mostro, chiaramente intenzionato a ridurli in poltiglia.

“Mitsuzane!”, urlò Takatora voltandosi verso il fratello minore, purtroppo quella distrazione gli fu fatale: Griemhild infatti ne approfittò per afferrare la sua mannaia con due mani e calò un fendente tanto violento da tagliare in due il suo scudo già gravemente danneggiato e sbatterlo a terra. A quel punto, il demone aprì la bocca e vomitò sul Rider bianco una disgustosa massa semiliquida di veleno verde-nero che lo ricoprì del tutto e lo fece urlare e dimenare per il dolore. Numerose scariche elettriche lo ricoprirono e anche la sua trasformazione svanì, lasciando dietro di sé un uomo dai lunghi capelli neri e vestito con un completo elegante, la cui pelle era divenuta di un malsano colore grigiastro e le vene erano in evidenza e di colore verde marcio, chiari sintomi del terribile avvelenamento.

“Peccato, Zangetsu. Davvero un peccato”, commentò Griemhild togliendogli di mano Gabriel e allontanandola con un calcio carico di sprezzo. “Speravo in un duello più eccitante, ma invece non è stato così. Pazienza, ho pur sempre un lavoro da portare a termine.” Voltandosi nella direzione in cui si trovava Shizu, la vide ancora china su Hideyasu per guarirlo e, ghignando, si portò in un istante alle sue spalle, abbassandosi finché non fu all’altezza del suo orecchio. “Troppo tardi per salvare questi morti viventi, principessa.” Shizu trasalì nel sentire il fetido alito dell’Heartdemon soffiarle addosso, ma non fece in tempo a reagire che Griemhild l’afferrò per i capelli e, con un violento strattone, l’allontanò dal ferito per poi gettarla a terra e puntarle contro la propria arma, di nuovo riconvertita in un fucile.

“Addio, Moon White”, sibilò tronfio il demone, ma prima che potesse premere il grilletto, un’improvvisa onda d’energia arancione lo investì in pieno scagliandolo lontano e mandandolo a rotolare per terra. Subito dopo, diversi spari di quella stessa energia colpirono le mani dell’Inves gigante costringendolo a mollare Oren e Mitsuzane, i quali vennero afferrati al volo da alcune enormi liane emerse da quelle che sembravano delle fenditure nello spazio. Altri di quei portali si aprirono intorno all’immensa creatura e altre liane fuoriuscirono da essi, avvolgendo e immobilizzando il mostro, che prese subito a ruggire rabbioso e a dimenarsi per cercare di liberarsi.

“Mi dispiace non essere arrivato prima. Ora però non preoccuparti: non gli permetterò di farvi altro male.” Nel sentire quella nuova voce, Shizu si voltò e sgranò gli occhi per la sorpresa nel vedere un nuovo Rider apparire da una sorta di portale di luce dorata. A differenza degli altri, però, questo portava un’armatura argentea dall’aspetto snello e regale sul cui pettorale vi erano le raffigurazioni di numerosi tipi di frutti, la sua testa era chiusa in un elmo con una decorazione a mezzaluna, come quello dei copricapi degli shogun del Giappone antico, e una visiera multicolore e, alle sue spalle, un lungo mantello nero e rosso sventolava al vento. Se le trasformazioni di Takatora e gli altri erano simili a quelle di soldati e samurai dell’epoca Sengoku, questo nuovo individuo pareva indubbiamente un signore o shogun della stessa epoca.

“Chi... Sei?”, disse a fatica la giovane principessa della Luna, rialzandosi mentre il nuovo arrivato puntava un dito su Hideyasu, chiudendo la sua ferita con la stessa energia da cui era avvolto.

“Sono colui che anni fa salvò questa città assieme ai ragazzi con cui hai combattuto. Grazie per averli aiutati, principessa Anastasis, ora tocca a me continuare”, affermò con voce autoritaria il guerriero argentato camminando verso Griemhild, il suo mantello nero che gli sventolava dietro le spalle con la dignità del più grande dei condottieri. Griemhild, però, non ne sembrò particolarmente impressionato, tutt'altro. I suoi occhietti color fango guardavano con disgusto quella magnificenza e mosse da quel sentimento, le sue dita si strinsero attorno alla coppia di spade usate in precedenza.

“Gaim, aspettavo quest'istante sin da quando presi coscienza di me”, disse il demone vegetale con un sibilo, tentando un primo fendente a una velocità che la stessa Shizu ebbe problemi a seguire, ma il Kamen Rider argentato, o Gaim come l'aveva chiamato Griemhild, afferrò la lama con la nuda mano destra senza soffrire il minimo danno.

“Non sei in condizioni di combattermi al momento. Vattene”, intimò piatto il guerriero prima di spezzare la spada con un gesto secco. Griemhild si ritrovò spinto all'indietro, completamente confuso, ma si riprese in fretta e rievocò il suo enorme fucile dubstep, caricandolo con un potentissimo fiotto di energia marcescente che scaricò sul suo avversario in un'enorme e puzzolente colonna di luce verde scuro. Quando però il colpo finì, a rispondere fu un fortissimo pugno sul setto nasale di Griemhild, che venne scagliato indietro mentre Gaim si rivelava illeso ai suoi alleati.

“Non te lo chiederò un'altra volta: vattene! Hai già fatto abbastanza male per quest'oggi!” Stavolta Griemhild non trovò il coraggio di replicare e, ringhiando furioso, sparì con uno schiocco di dita, scoppiando in una bolla di gas tossico.

"Kouta-san!", gridò Mitzusane in quel momento, correndo felice ad abbracciare il suo vecchio amico, il quale annullò la trasformazione. Sotto di essa, per pochi istanti, apparve come un ragazzo biondo e sorridente sulla tarda ventina, avvolto da un'armatura argentea molto simile a quella usata nello scontro, ma con un mantello bianco. Subito dopo, però, i suoi capelli divennero neri e la corazza venne sostituita da jeans e una felpa bianco azzurra che sulla schiena presentava il disegno di un samurai.

“Principessa Anastasis, seguiteci. Abbiamo molte cose di cui parlare”, disse il soprannominato Kouta rivolgendole uno sguardo serio. Shizu non poté fare altro che annuire e seguire quei nuovi quanto insoliti alleati.

                                          ***

Shizu stava ammirando quello che era probabilmente il più grande e curato ammasso di zucchero che avesse mai visto, un gelato alla panna ricoperto da una salsina bluastro/ azzurra alla menta e puntini di panna, con in cima due pezzi di meloni come a replicare sia il simbolo del suo regno che il suo costume. Creatore di quella bellissima composizione era Kyojiro Brando, proprietario di un negozio d'ortocultura nonché gelateria dove il gruppo era andato a riprendersi da quel letale scontro. Per un singolo istante Shizu era stata tentata di rifiutare, non avendo soldi e temendo lo stato in cui si sarebbero ritrovati i suoi fianchi a fine pasto, ma aveva cambiato idea siccome: 1) Rifiutare sarebbe potuto essere scortese; 2) Non mangiava niente dalla sera precedente; 3) Essere ricca, immortale ed eternamente giovane non aveva senso se non ci si godeva la vita di tanto in tanto. Seduti allo stesso tavolo, intorno a lei stavano i suoi nuovi compagni Rider, Mitsuzane, Takatora, Oren e Hideyasu più l’ultimo arrivato, Kouta se non aveva sentito male, il quale stava seduto proprio davanti a lei e si gustava con chiara soddisfazione una coppa di gelato e frutta molto simile alla sua.

“Ah! Quanto mi mancava questo sapore!”, commentò proprio Kouta dopo l’ennesimo boccone.

“Ancora non hai creato niente del genere, Kouta-san? Eppure la frutta non dovrebbe mancare sul tuo pianeta!”, disse ironico Mitsuzane.

“Infatti quella non manca, è il gelato e il resto che sono ben più complicati da creare!”, replicò l’altro in tono scontento. “Non è mica facile come credi realizzare cose così splendide e buone, Micchi!”

“E meno male che dovresti essere un dio! Nemmeno il cibo riesci a produrre…”, lo schernì bonariamente Mitsuzane, suscitando un lamento indignato da parte dell’amico. Tuttavia la loro conversazione ebbe un effetto ben diverso sulla loro ospite, che li fissò con un certo stupore.

‘Pianeta? Dio? Cioè… Lui sarebbe il dio di un altro pianeta?!’ In altre circostanze avrebbe ritenuto simili affermazioni delle montature, ora però che lo guardava bene e non era oppressa dalla fatica e dalla tensione della battaglia, Shizu percepiva chiaramente il potere posseduto da quel giovane uomo e la sua mera quantità e intensità bastava a intimorirla e farle dubitare che potesse essere davvero un umano. Nessun umano, a quanto ne sapeva, poteva anche solo pensare di gestire e sopportare un potere simile e questo rafforzava il suo essere un ipotetico dio. Tuttavia, al contempo, percepiva il suo animo nobile e gentile e questo riduceva il suo timore e le faceva pensare che forse poteva fidarsi di lui; dopotutto, non poteva nemmeno dimenticare che, se ora lei e i suoi nuovi compagni erano vivi, era proprio grazie a lui. Decise perciò di iniziare con un approccio cordiale ma prudente: “Dunque… Kouta, giusto?

” “Eh? Oh sì, proprio così!”, rispose l’altro, distraendosi finalmente dalla discussione con Mitsuzane. “Kazuraba Kouta, Kamen Rider Gaim! Per servirvi, principessa Anastasis!”

“Allora non avevo sentito male prima: conosci davvero la mia vera identità. Come?”

“Diciamo che sono stato informato di voi, del vostro mondo e dell’emergenza tuttora in corso da una persona che conosce sia noi che voi e non intende lasciare che esseri come Griemhild, Astaroth e Diablo agiscano indisturbati. E nemmeno io, ovviamente!” Shizu spalancò gli occhi, sorpresa e un po’ nervosa nel sapere che qualcuno gli avesse parlato di lei, ma prima che potesse approfondire, fu Mitsuzane a riprendere la parola: “Ehm, mi dispiace interrompere il discorso… Ma perché continui a chiamarla principessa, Kouta-san? E poi… Anastasis? Pensavo che il tuo nome fosse Shizukesa.".

“E quei tuoi poteri? Non ho mai visto niente del genere e di certo non sei una Kamen Rider, mia cara!”, si aggiunse Oren, che senza armatura  sembrava un uomo sui quaranta vestito in maniera molto appariscente e dall'aria un pò effemminata, coniuagato a un forte accento francese. 

“Infine quelle creature e questo nuovo nemico, Griemhild. Per non parlare degli altri nomi che hai menzionato, Kouta-san”, concluse Takatora incrociando le braccia. “Potreste farci luce sulla situazione attuale?”

“…Mi sembra giusto, soprattutto dopo che avete rischiato la vostra vita per me”, rispose Shizu, mettendo temporaneamente da parte la sua curiosità nei confronti di Kouta, seppur con un certo sforzo. Dopodiché procedette a raccontare la storia del suo mondo, dei suoi nemici Heartdemon e Heartdevil, della sua identità come Moon White, delle sue compagne e del loro ruolo nel loro universo, per poi parlare loro anche del suo scontro con Diablo e di come si fosse ritrovata infine a Zawame City. Come si aspettava, tutti i presenti rimasero basiti nel sentire una simile storia, meno Kouta, a riprova che quest’ultimo fosse già stato informato riguardo la Warrior.

“Confermo che tutto questo è ciò che è già stato detto anche a me”, intervenne in quel momento proprio Kouta, le cui parole fecero sparire il poco scetticismo presente sui volti dei suoi compagni, ma aumentarono ancora di più il loro stupore. “E colgo l’occasione per confermare che non vi trovate nel vostro mondo, principessa, o per meglio dire nella vostra dimensione. Ricordate il portale attraverso cui è fuggito Diablo? Quando l’avete colpito col vostro scettro, lui era già in parte al suo interno e lo scontro tra il vostro potere e il suo ha destabilizzato il portale creando così una sorta di buco nero che vi ha portata in quest’altra dimensione. Per questo non avete riconosciuto niente una volta arrivata.”

“Come temevo… Ma tu come fai a sapere tutto questo? Chi te l’ha detto?”

“Credo di poter rispondere io a questa domanda”, disse all’improvviso una nuova voce maschile, alta e allegra. Voltandosi, il gruppo scoprì che all’estremità del loro tavolo si era seduto un uomo di mezz’età vestito con gli abiti colorati e vistosi di un dj, di cui portava addirittura un berretto in testa e un paio di enormi cuffie appese al collo, che li fissava tutti con un ampio sorriso.

“Sagara?!”, esclamò Takatora, sorpreso e anche piuttosto teso per la nuova presenza, sentimenti presto condivisi anche dagli altri Rider, visto che tutti si fecero leggermente indietro quando videro il nuovo arrivato, tranne Kouta, si limitò a mantenere un’espressione seria. Tuttavia la reazione peggiore fu proprio quella di Shizu, la quale quasi saltò letteralmente indietro e si mise a fissare il soprannominato Sagara con occhi sbarrati e scioccati.

“Chi o COSA sei tu?!”, domandò faticando a mantenere un tono di voce controllato. Normalmente non era da lei reagire in quel modo davanti agli sconosciuti, ma nello stesso momento in cui il suo sguardo si era posato su quel Sagara, il suo istinto di Warrior l’aveva istantaneamente informata che quell’uomo poteva essere davvero pericoloso, soprattutto per via dell’incredibile quanto spaventoso potere che sentiva pulsare nel profondo della sua anima. Ma si poteva anche solo chiamare ‘anima’ il connubio di esistenze e pura energia che si celava dietro gli abiti variopinti di quel presunto dj?

‘No’ pensò infine Shizu. ‘Di una sola cosa sono sicura: quest’uomo non ha un’anima come le nostre, né è un essere come noi. Non ho mai visto una creatura come lui, con un potere simile… Che razza di potere è poi?! Per certi versi assomiglia molto a quello di Kouta, ma al contempo è anche diverso, come se fosse più un ricettacolo di tanti poteri piuttosto che uno solo… Ma com’è possibile?!’

“Percepisco il vostro nervosismo, principessa Anastasis. Per cui permettetemi di informarvi da subito che non è mia intenzione farvi alcun male, al contrario sono qui per aiutarvi”, le parlò in quel momento Sagara, scuotendola dai suoi pensieri. “So che un’esistenza come la mia deve sembrarvi qualcosa di anomalo e pericoloso, ma posso assicurarvi che non voglio affatto il vostro male. Dopotutto, se l’avessi voluto, perché allora avrei informato e chiesto l’aiuto di Kazuraba Kouta?” Shizu sembrò rilassarsi leggermente, rimanendo tuttavia piuttosto in guardia.

“Credo di dover sapere di più su di voi, prima di giudicare se è davvero così o meno.”

“Comprensibile. In tal caso, vuoi fare tu gli onori, Kazuraba Kouta?” Il giovane Rider prese un largo respiro e posò le mani sulle gambe, lo sguardo perso in ricordi dolceamari che non volevano lasciarlo.

“Da dove partire? Ah sì, dai Beat Riders, ovviamente. Circa quattro anni fa i nostri gruppi si esibivano in dimostrazioni di ballo per tutta Zawame City, contendendoci gli stand attraverso sfide in cui utilizzavamo i nostri Lockseed- alzó uno dei lucchetti che i suoi amici avevano utilizzato in precedenza per trasformarsi, raffigurante un'arancia- per evocare le creature che hai visto, gli Inves. Un giorno apparve un misterioso venditore, che offriva sè Lockseed molto strani e delle cinture con cui usarli alle varie bande di Beat Riders. Io e l'allora leader del gruppo nonchè mio carissimo amico, Yuya Sumii, comprammo la sua merce, ritrovandoci poi in una fittissima frutta ricca di frutti viola. Fummo separati e poco dopo venni attaccato da un mostro, trasformandomi per la prima volta in Kamen Rider Gaim. Ma dopo aver vinto non trovai traccia di Yuya, e per del tempo mi limitai a usare le mie abilità per far vincere il team Gaim e sconfiggere Inves ribelli quando apparivano.”

“In breve diventammo sempre di più- continuò Hydeiasu- all'inizio eravamo solo leader di Beat Riders che prendevano la cosa come un gioco, ma poi apparvero anche Armored Rider che lavoravano per Yggdrasil, la multinazionale che possedevano la maggior parte della città.”

“La multinazionale della mia famiglia”, disse Takatora. “Avevamo scoperto quella giungla, la foresta di Helheim, già da tempo, e avevamo cominciato a studiarla. Scoprimmo che si sarebbe presto diffusa anche sulla Terra e creammo i Sengoku Driver per permettere a quante più persone possibili di sopravvivere al suo interno. Ovviamente non tutti i nostri lavoratori erano animati da spirito di solidarietà per il prossimo, e la situazione peggiorò enormemente quando scoprimmo l'esistenza del Frutto Dorato, un artefatto che avrebbe permesso a chi l'avrebbe ottenuto di controllare l'intera foresta.”

“Frutto Dorato?”, non poté non chiedere Shizu, tanto sorpresa quanto confusa. “Intendete dire qualcosa simile alla mela della storia di Adamo ed Eva?”

“Non qualcosa di simile. Proprio quella, principessa”, intervenne in quel momento Sagara. L’uomo schioccò le dita e l’aria intorno a loro parve distorcersi per un secondo. “Ecco, così nessuno potrà vedere ciò che sto per mostrarvi…” Un attimo dopo, sopra il palmo aperto dell’uomo si materializzò un frutto effettivamente simile nella forma a una mela, ma completamente d’oro ed emanante una luce quasi abbagliante. Shizu percepì subito un’incredibile energia proveniente da quell’oggetto, la stessa che sentiva nel misterioso individuo. In seguito, inoltre, si accorse che gli indumenti di Sagara erano cambiati: l’uomo ora indossava un abito simile a una tunica bianca e nera, una spessa sciarpa di apparente fattura arabica e una bandana bruna. “Il Frutto Dorato. Il Frutto della Conoscenza. È stato chiamato in molti modi nelle varie leggende, ma esso in realtà è molto di più. Quando la foresta di Helheim ha invaso completamente un mondo, produce questo frutto che diverrà di proprietà con tutto il suo potere di due abitanti di quel mondo, coloro che poi diverranno l’Uomo e la Donna dell’Inizio.”

“…Inizio…di cosa?”, domandò Shizu, sempre più scioccata e sorpresa da quella storia incredibile.

“Di un nuovo mondo. Un mondo evoluto. Il Frutto Dorato fornisce un potere praticamente divino a coloro che riescono a conquistarlo: il potere di poter attivare l’evoluzione del loro stesso mondo, farlo rinascere e diventare i primi della nuova razza che lo dominerà. I nuovi Adamo ed Eva, se vogliamo parlare in termini religiosi. Lo scopo ultimo del Frutto e di conseguenza di Helheim stessa è innescare l’evoluzione stessa dei mondi e dei loro popoli. È lei che fin dai tempi più remoti ha permesso alle varie civiltà di nascere, avanzare e prosperare.” Sagara chiuse il pugno e il frutto svanì, tuttavia il suo vestiario rimase inalterato. “E all’epoca decisi che la Terra era il mondo ideale in cui suscitare un’evoluzione, così portai Helheim lì e rimasi ad osservare il conflitto che presto sorse per impadronirsi del Frutto Dorato, così come le azioni di coloro che più di tutti volevano averlo. Anche se, ovviamente, l’intera vicenda non è stata priva d’imprevisti.”

“Imprevisti?”

“Noi di Yggdrasil fummo i primi a scoprire l’esistenza di Helheim”, riprese la parola Takatora. “Tuttavia, all’epoca, ci sembrò solo un’entità parassita che necessitava di consumare i mondi per vivere. Così mettemmo in atto varie strategie per cercare di garantire la sopravvivenza dell’umanità, in primis i Sengoku Driver che ti ho citato prima.” Poggiò sul tavolo il proprio Driver per rafforzare la sua spiegazione. “Essi, se indossati, proteggono dall’influenza di Helheim e permettono di assorbire il nutrimento dei suoi frutti senza effetti collaterali. Infatti, se qualunque frutto di Helheim, all’infuori del Frutto Dorato, viene mangiato da qualcuno senza un Driver, questi viene sopraffatto dall’influenza della foresta e…trasformato per sempre in un Inves senza controllo e volontà, che può solo essere soppresso prima che faccia del male ad altre persone.”

“…la sorte che toccò a molti di noi. Compresi Yuya e uno dei leader dei Beat Riders, Ryoji Hase”, disse in quel momento Kouta con un’espressione triste. Dall’altra parte del tavolo, Hideyasu vacillò nel sentire il secondo nome e il suo sguardo divenne colpevole.

“Oh cielo…”, mormorò Shizu, inorridita.

“Fu solo colpa di noi di Yggdrasil. Avevamo bisogno di persone che testassero i Driver in gran numero per garantirne funzionamento ed efficacia e decidemmo che i Beat Riders erano le cavie perfette per questo scopo”, disse Takatora stringendo i pugni. Il suo tono era chiaramente pentito e afflitto. “Sacrificando la mia umanità e accettando il crimine che stavo per compiere, accettai insieme agli altri capi del progetto di mandare il venditore di Lockseed, Sid, a distribuire essi e i Sengoku Driver tra i Beat Riders per poterne studiare gli effetti e le potenzialità. Le stesse battaglie con gli Inves che continuavano a emergere nel mondo reale erano a loro volta ottimi test per verificare l’efficacia del progetto. Quando ci rendemmo conto, però, che non saremmo mai stati in grado di produrre abbastanza Driver per tutto il mondo, ero pronto a sacrificare ciò che restava dell’umanità per far sopravvivere quella poca che sarebbe stata scelta per andare avanti… Fu proprio allora che Koutasan intervenne e ci… No, MI spinse a cambiare. Lui non accettò mai la dura realtà che io gli avevo presentato più volte. Lui continuò a combattere e a diventare più forte per proteggere tutti quanti e gli ideali in cui credeva. E più diventava forte e ostacolava i nostri piani, più mi rendevo conto che la mia soluzione non era quella giusta. È stato per merito suo che ho ritrovato davvero la speranza.”

“Oh, andiamo, Takatora-san!”, fece Kouta grattandosi la nuca con un sorriso impacciato. “Io ho fatto solo ciò in cui credevo e pensavo fosse giusto.”

“E sei andato contro il mondo per questo”, parlò a quel punto Sagara con un ampio ghigno. “Solo coloro capaci di mettersi contro tutto e tutti per quello in cui credono possono diventare davvero forti e creare un nuovo mondo. Io mi accorsi con le varie battaglie che alcuni individui particolari di Zawame City avevano il vero potenziale per conquistare il Frutto Dorato e Katsuraba Kouta in particolare era colui su cui io decisi di scommettere. Così gli fornii gli aiuti giusti ogni volta che lui raggiungeva o superava le mie aspettative, tutto per permettergli il confronto con gli altri aspiranti al potere del Frutto e gli ultimi Femushinmu, la razza che aveva conquistato il Frutto nel conflitto per la sua conquista.”

“E da lì in poi le cose precipitarono sempre di più”, proseguì Kouta. “I Femushinmu, o Overlord, come decidemmo di chiamarli noi, erano gli esseri che abitavano Helheim, ma la loro civiltà era andata incontro alla rovina e alla quasi estinzione molto tempo prima, sopraffatti dalle loro ambizioni e avidità. I pochi rimasti volevano mettere le mani su un nuovo Frutto Dorato, quello della Terra, per soddisfare i loro desideri personali e così entrammo in conflitto con loro per conquistarlo. Fu durante questo momento che tutto cambiò…soprattutto per me, Micchi e Kaito.”

“Fui un'idiota... Non ci sono altre parole per quanto feci. Manipolai i miei amici e chiunque mi stesse accanto, sordo a qualsiasi opinione che non fosse la mia. Quando scoprì la verità su Hellheim ero come impazzito. Non dissi a Kouta quanto avevo scoperto su Yggdrasil e arrivai quasi a uccidere sia lui che mio fratello. E nel frattempo Hellheim cominciò a diffondersi sul nostro pianeta assieme a Inves e Overlord. Era una vera e propria guerra, e tutti noi ci eravamo dentro fino al midollo”, confessò il pistolero, portandosi una mano sul volto, sul quale non si leggeva che pura vergogna.

“Soprattutto Kaito. Era probabilmente il più forte e tenace di noi tutti. Era il leader del team Baron, nome che usava anche come Armored Rider, e covava un forte desiderio di vendetta verso Yggdrasil, che aveva causato la morte dei suoi genitori. Decise di entrare nell'organizzazione per rivoltarla contro sé stessa, ma durante una battaglia venne infettato dal veleno di Helheim, cominciando a trasformarsi lentamente in un Inves. Ryoma, il nostro principale scienziato, lo mise poi alle strette finché non fu costretto a mangiare un frutto senza il proprio Driver, diventando un potentissimo Overlord”, aggiunse Hideyasu.

“Gli altri Sengoku Rider vennero distrutti mentre cercavamo di evacuare la città e così restammo solo io e Kaito a contenderci il frutto. Organizzammo le nostre truppe di Inves e ci demmo battaglia senza esclusione di colpi, finché non riuscii a spezzare la sua arma e colpirlo fatalmente. In questo modo ottenni il Frutto e ne usai il potere per trasportare Helheim su un altro pianeta privo di vita, che ho rigenerato e che tutt'ora governo assieme alla nostra amica Mai. Non è stato facile...ma il fatto che siamo di nuovo tutti qui oggi mi dà speranza.”, disse Kouta, guardando felice i suoi amici. Un sentimento che la loro ospite comprendeva benissimo.

“Io... non so che dire. Siete stati tutti molto coraggiosi e percepisco che avete detto da fare. L'unico modo che ho per mostrarvi la mia ammirazione è aiutarvi ancora.”, disse Shizu, sinceramente onorata di essere al fianco di persone che avevano fatto così tanto. “Posso solo sperare di essere al vostro livello quando dovremmo di nuovo combattere insieme.”

“Su questo non ci sono dubbi, Shizu-san. È stata molto più coraggiosa di me”, le rispose Hideyasu, che si rivolse poi a Sagara. “Voi siete mai stato nella sua dimensione, Sagara-san?.

“Sapete, una volta ho conosciuto la vostra bis-bisnonna, la prima regina dell'Eden- disse l'entità con un sorriso allegro- Una persona deliziosa, mi aiutò molto a stabilire i parametri con cui scelgo il prossimo pianeta. A differenza di Astaroth, che invece non voleva far altro che usarmi. Mi ripugna l'essere confuso con lui in certe culture”, concluse, ripensando all'incontro col male universale, che aveva sperato di trarlo dalla sua parte.

“Shizu, noi ci occuperemo di Griemhild una volta per tutte, tu che farai?”, le domandò Takatora. Shizu sbuffò, affondando nella sua sedia.

“Non sono ancora riuscita ad attivare i miei poteri psichici. Non so se non funzionano in questa dimensione o è solo questione di tempo, ma per il momento pianifico ancora di tornare a Tokyo e cercare lì le mie compagne. Considerando quanto aveva detto Decade sulla spiaggia, credo che anche loro abbiano trovato dei Rider.”

“Bene, allora ti porteremo il prima possibile da loro. Conoscendoli anche loro avranno qualche notizia utile”, affermò Kouta prima che Alfonso Oren, uscito a prendere un pò d'aria, rientrasse di botto nel locale.

“Kouta-san, garcons, venite a vedere!”, disse sfinito il pasticciere. I suoi compagni, a parte Shizu che venne trattenuta qualche altro secondo da Sagara, uscirono per scoprire cosa l'aveva tanto spaventato e rimasero a bocca spalancata. Sembrava che Zawame City fosse tornata nella preistoria: tutti gli edifici erano coperti o attraversati da piante e ovunque era possibile vedere Inves che si arrampicavano. Ai Rider sembrò di essere tornati ai tempi della loro guerra.

“Dev'essere opera di Griemhild. Come ha fatto a diventare così forte?”, si domandò Kouta, guardandosi in giro preoccupato.

“Lo scopriremo presto... sta venendo qui”, disse Shizu, guardando una macchia viola nel cielo farsi sempre più vicina. Il gruppo si preparò alla battaglia.

*

Un'ora prima…

Così come i Kamen Rider e la loro nuova alleata, anche Griemhild si stava preparando al prossimo scontro contro i suoi nemici giurati, sebbene in maniera alquanto inconsulta: il guerriero venefico si trovava su uno dei numerosi tetti in costruzione di Zawame City, circondato da mucchi di bizzarri frutti dalla buccia viola, che ingoiava a gruppi.

“Graah, perché non funzionate?!”, ringhiò il demone tentando di divorare un altro frutto. Venne circondato da scariche elettriche e le sue ferite in effetti guarirono, ma subito dopo vomitò una violenta scarica di liquido nerastro. Si sedette a terra, pulendosi la bocca e cercando di riflettere.

“Perché sei solo.”, rispose secca una voce, il cui tono vago irritò ulteriormente l'Heartdemon.

“Chiunque tu sia, se vuoi infierire vieni a dirmi le cose in faccia. Chi sei?”, disse irritato Griemhild alzandosi e voltandosi per affrontare lo sconosciuto, solo per trasalire quando vide di chi si trattava.

“Io”, disse un ragazzo circa sulla ventina, con scombinati capelli castani e il lungo cappotto marrone bordò del team Baron, arrivandogli di fronte. Griemhild assottigliò i suoi occhi verdastri, muovendosi guardingo.

“Kumon Kaito... Mio fratello Hyōirei mi aveva avvertito che il tuo spirito aleggia ancora su questa città, ma non mi aspettavo che ti saresti palesato proprio a me.”

“Io sono attratto dalla forza, qualunque sia la sua fonte. E tu sei molto forte… Il problema è che non riesci a canalizzare i tuoi poteri.”

“Io...voglio solo dare una bella lezione a quegli ipocriti di Kamen Rider e Warrior Planet. Detesto come si ergono al di sopra delle persone che dicono di proteggere e voglio dare loro una dose della loro stessa medicina, ma il mio corpo non riesce a sostenere il potere che cerco di ottenere. L'energia che assorbo si disperde troppo velocemente per poterla usare.", spiegò Griehmild, stringendo le dita artigliate,  lo sguardo perso in chissà quale progetto noto solo a lui.

“Per tua fortuna ho qualcosa che potrebbe risolvere il tuo problema”, disse il fantasma prendendo una cintura identica a quella utilizzata dai suoi vecchi compagni.

“Che dovrei farci col tuo Driver? Ho già i miei metodi per assumere nuove forme, per instabili che siano”, domandò confuso l'Heartdemon, non capendo il perché di tale dono. Kaito sbuffò.

“Non sono uno scienziato di Yggdrasil, quindi non aspettarti chissà quali paroloni per spiegarlo, ma so che i Lockseed sono molto più stabili dei semplici frutti e con questo dovresti poterli utilizzarli senza effetti collaterali... Esclusi quelli che già conosci riguardo la durata della tua vita, ovviamente. È già sistemato per funzionare con te”, spiegò dunque Kaito, ricevendo un sorriso maligno in risposta da Griemhild. “Ne farò buon uso... Baron-san.”, disse contento l'Heartdemon indossando la cintura e venendo investito da una potente aura putrescente accompagnata da una fragorosa risata. Il suo entusiasmo non gli permise però di notare il sorrisetto sul volto di Kaito.

-Sarà da vedere se sarai in grado di usare davvero quel potere e di vincere. Del resto, mi chiedo la stessa cosa di te, Katsuraba Kouta: sei ancora forte come quando mi hai sconfitto o la pace ti ha indebolito? Non puoi permetterti di essere debole con quello che ti aspetta, perciò vedi di non deludermi.-

                                                                       *

Il gruppo di Rider più Shizu corse subito per strada, dove gli Inves impazziti stavano attaccando chiunque fosse a tiro.

“Dobbiamo aiutarli!”, esclamò Hideyasu, ma prima che lui o uno dei suoi compagni potesse trasformarsi, Kouta alzò un braccio in un chiaro gesto di attesa.

“Risparmiate le energie. A questi ci penso io”, disse con voce forte e sicura, la voce - pensò Shizu- di un sovrano. In un istante, un’aura dorata lo avvolse e il giovane riassunse la sua forma divina di Uomo dell’Inizio, dopodiché portò avanti lo stesso braccio con cui aveva fermato l’amico e fece un gesto secco verso l’alto. Subito le piante che avvolgevano gli edifici più vicini si animarono e catturarono gli Inves, allontanandoli dalle loro vittime e neutralizzandoli.

“Incredibile…”, si trovò a mormorare Shizu, impressionata. Ora capiva appieno perché chi possedeva il potere del Frutto Dorato era considerato in tutto e per tutto un dio.

“Questo è il potere di Helheim. Il potere mio e di Mai! Credi davvero di poterti permettere di sfidarmi con esso, Griemhild?”, urlò Kouta contro la massa di denso fumo violaceo che ormai volteggiava sopra di loro. Quasi in risposta, la massa si condensò e scese rapidamente a terra, prendendo presto la forma del sopracitato Heartdemon. Tuttavia, quando fu visibile, l’intero gruppo di Rider e Shizu non poterono non trasalire: Griemhild non era solo completamente guarito dalle ferite precedenti, ma anche apparentemente rinvigorito e potenziato, come testimoniava la sua forma evoluta. Ora i suoi arti erano avvolti da rovi spinosi che parevano fusi con la carne del suo corpo, la sua pelle era ricoperta da una strana cuticola simile a cellulosa, nera e deteriorata ma comunque chiaramente dura e ruvida, e dalla schiena gli spuntavano fuori delle strane e lunghe protuberanze arcuate che sembravano una versione contorta e marcia delle spine dei cactus. Il volto dell’Heartdemon era anch’esso circondato da rampicanti e rovi fusi con la carne di gote e collo e presentava ora un paio di palchi di corna, come quelli dei cervi ma neri, quasi fossero stati fatti d’ossidiana.

“Oh, non preoccuparti, Gaim”, disse il mostro ghignante mentre la sua aura traboccava fuori dal suo corpo, formando un’inquietante colonna oscura. L’energia maligna si condensò poi in numerose figure fisiche e diede così vita a degli Inves infestati dalle stesse piante che facevano parte del corpo di Griemhild. Rispetto a quelli del precedente scontro, però, questi erano chiaramente evoluti, con forme analoghe a quelle di creature animali o mitologiche e aure molto più potenti. “Per quando questa storia sarà finita, quello sarà il MIO potere, non il tuo.”

“Non sperarci”, replicò Kouta facendo comparire il Sengoku Driver intorno alla propria vita in un lampo di luce. “Shizu-san, io e te ci occuperemo di Griemhild. Ragazzi, potete pensare a quegli Inves, vero?”

“Non devi neanche chiedercelo, Kouta-san!”, rispose con decisione Mitsuzane indossando il proprio Driver, subito affiancato e imitato dai compagni.

“Non gli permetteremo di minacciare o fare del male a nessun’altro!”

“Andiamo!”, lo appoggiò Takatora e lui, il fratello minore, Oren e Hideyasu inserirono nelle cinture i propri Lockseed, ciascuno dalla forma di un frutto diverso: un melone per Takatora, uva per Mitsuzane, un durian per Oren e una noce per Hideyasu. A quel punto, i quattro urlarono in coro l’ormai celeberrimo grido di battaglia di tutti i Rider: “HENSHIN!!!!”

“Soiya! Melon Arms! Tenka gomen!” “Hai! Budou Arms! Ryu! Hou! Ha-Ha-Ha!” “Durian Arms! Mr. Dangerous!” “Come on! Donguri Arms! Never give up!”

Tutti e quattro vestirono le loro armature per poi scagliarsi contro gli Inves evoluti, i quali accolsero la sfida caricandoli a loro volta e impegnandoli in uno scontro feroce intorno alle figure ancora ferme ai propri posti di Kouta, Shizu e Griemhild, sempre intenti a fissarsi in cagnesco.

“Pronta, Shizu-san?”

“Prontissima, Kouta-san!” Ed entrambi innescarono le proprie trasformazioni e, mentre Shizu impugnava la sua fidata Gabriel, Kouta evocò con un giro del Lockseed nel Driver una spada la cui lama era arancione e aveva una curiosa forma che ricordava uno spicchio d’arancia. Griemhild evocò invece un paio di katana nere che parevano fatte di corteccia nera e ruvida per poi scagliarsi contro i suoi avversari, impattando le sue armi contro le loro e impegnandoli in un feroce e intenso scambio di colpi. Dopo alcuni secondi di parità, però, l’Heartdemon si trovò costretto a retrocedere per resistere alla feroce offensiva di Shizu e Kouta, i quali non gli lasciavano un attimo di respiro e contrastavano ogni sua mossa senza troppe difficoltà. Ringhiando furioso, Griemhild sprigionò un impulso energetico in forma di onda d’urto dal suo corpo per allontanare i due nemici, ma solo Shizu venne atterrata e ruzzolò via. Kouta invece non solo resistette all’attacco puntando i piedi a terra, ma contrattaccò anche attivando un’altra volta il suo Lockseed e generando con un fendente una potente mezzaluna energetica sempre a forma di spicchio d’arancia, che investì in pieno il demone e lo scaraventò lontano.

“Tutto bene, Shizu-san?”, chiese allora il Rider, porgendo una mano alla ragazza per aiutarla a rialzarsi.

“Sì, non preoccuparti”, rispose la Warrior, rimettendosi in piedi.

“Quel maledetto mi ha colta di sorpresa… Ma ora sono pronta a restituirgli il favore!” E si lanciò di nuovo contro il demone, approfittando della sua momentanea debolezza per mettere a segno diversi fendenti sul suo corpo. Griemhild, ancora stordito dal colpo di Kouta, retrocedette con dei gemiti di dolore, ma riuscì infine a riprendersi e a opporre le sue spade a quella di Shizu, scatenando un nuovo feroce confronto. Stavolta, però, forte della precedente esperienza, Moon White individuò un’apertura nell’offensiva dell’Heartdemon e riuscì a far passare una stoccata che lo colpì in pieno al petto, incrinando la sua corazza epidermica e ferendolo visibilmente. Griemhild indietreggiò ancora nel tentativo di salvarsi, tuttavia così si trovò davanti a Kouta, il quale usò stavolta una sorta di lunga alabarda per colpire a sua volta con delle violente stoccate l’avversario, concludendo con un colpo combinato con la Gabriel di Shizu. Il duplice attacco spedì l’Heartdemon contro un muro con tale violenza da farglielo sfondare e crollare addosso.

“Wow! Sei davvero eccezionale, Shizu-san!”, si complimentò Kouta, suscitando un sorriso da parte della Warrior.

“Sei incredibile anche tu! Collaborando insieme, ho come l’impressione di poter battere chiunque!”

“…Ho come l’impressione che mi stiate parecchio sottovalutando. Non dovreste farlo, sapete?” La voce di Griemhild li richiamò all’attenzione, in tempo per vederlo emergere dalle macerie e marciare verso di loro, ferito ma per nulla sconfitto. “Dopotutto…sappiate che non ho nemmeno iniziato a fare sul serio.” A quel punto, estrasse qualcosa da dietro il proprio torso e lo alzò con orgoglio davanti a sé, rivelando un accessorio fin troppo familiare alla maggior parte dei presenti.

“Un... Sengoku Driver?”, esclamò intimorito Mitsuzane, fermandosi un attimo dal proprio scontro con gli Inves, riconoscendo nelle mani del demone una cintura identica a quella che aveva cambiato per sempre le vite di tutti loro.

“Come l'hai avuto?!”, domandò Kouta, furioso oltre che scioccato.

“Potrei essere tentato di dirvelo se mi sconfiggerete”, disse l'Heartdemon per poi agganciarsi il Driver alla vita e inserirvi un Lockseed mai visto e dal chiaro aspetto marcio e malevolo. “Henshin.” Un’aura putrescente e corrotta lo avvolse completamente, vestendolo in una nuova armatura. Sembrava una versione corrotta e ingigantita della corazza da shogun di Kouta, fatta di uno strano tipo di legno e inciso con inquietanti ideogrammi insanguinati. La maschera che gli copriva il volto consisteva in un feroce viso demoniaco con sei corna e una chiostra di zanne venefiche, rispecchiando così un’orrida versione distorta dei volti delle creature del folklore giapponese, i suoi artigli erano diventati rasoi simili a katana e la coda terminava con una lama lunga e affilata analoga a quella di una naginata.

“Gah!”, urlò in quello stesso istante Kouta, accasciandosi a terra e contorcendosi in apparente agonia. “Kouta-san?! Che ti succede?! Cosa c’è?!”, domandò subito Shizu accucciandosi accanto a lui nel tentativo di aiutarlo. All’improvviso, l’aura dorata di Kouta prese a fuoriuscire dal suo corpo e fluttuò attraverso l’aria fino a entrare nel corpo di Griemhild, finché la forma di shogun argenteo del Rider svanì e anche il suo aspetto divino.

“Kouta…san?”

“Che-Che succede…? Il potere del Frutto Dorato…sta venendo risucchiato…?!”, mormorò il Rider, per poi spostare lo sguardo su Griemhild.

“Questa…è opera tua, vero?”

“Oh sì, mio caro Gaim”, rispose beffardo il demone. “Vi avevo detto che sono nato da esperimenti sui vostri poteri e quelli di Helheim, giusto? Dunque anch’io possiedo un certo legame col Frutto Dorato. Certo, normalmente non sarei in grado di influenzarlo così, ma con l’aiuto di questo straordinario Sengoku Driver è tutt’altra storia. Ora è come se esistessero due col potere di usare il Frutto Dorato, ma siccome io sono fondamentalmente un’esistenza opposta alla tua, la mia sola presenza ravvicinata è sufficiente per rubare il tuo potere!” Mentre parlava, l’aura dorata di Kouta lo circondò e si convertì in breve nella sua aura contorta e marcescente, rendendola ancora più potente e facendolo ridere sguaiatamente. “Quale potere… Meraviglioso! È davvero fantastico, Gaim! Mi sento come se potessi affrontare persino gli dei adesso!” I suoi occhi di tenebra caddero su Kouta, famelici. “Ma ne voglio ancora… Me lo prenderò tutto fino all’ultima goccia!”

“Te l’ho già detto… Quel potere è mio”, replicò Kouta rialzandosi e sfoderando un Lockseed dalla forma di arancia che inserì nel Driver. “E uno come te non merita di usarlo! Henshin!” “Soiya! Orange Arms! Hanamichi on stage!” Una volta attivato il Driver, un portale si aprì sopra la sua testa e ne emerse una sorta di enorme arancia luminescente che si fuse con lui e lo vestì di una forma Rider più semplice della pre
cedente, con una tuta blu rinforzata su arti e petto, una corazza arancione su torso e spalle e un elmo con una visiera sempre arancione e sormontato da una decorazione con la forma del simbolo del suo team. Al fianco portava una katana e in mano reggeva la stessa spada a forma di spicchio d’arancia usata in precedenza.

“Sarà più difficile del previsto… Ma posso contare sempre su di te, Shizu-san?”, chiese Kouta passando la spada nella mano sinistra ed estraendo la katana dal fianco con la destra.

“Non temere, Kouta-san! Sono con te!” Stringendo forte Gabriel, la Warrior partì all’attacco insieme al Rider, ma Griemhild usò i suoi artigli per bloccare facilmente le loro armi.

“Tsk! Siete solo dei poveri illusi! Ora che non devo più temere il Frutto Dorato, voi due non siete niente per me!” Con quel ruggito, l’Heartdemon li spinse via entrambi e sferrò diverse artigliate che sfregiarono e ferirono corazze e carne di Rider e Warrior senza difficoltà. Kouta e Shizu barcollarono per il dolore e la violenza dei colpi, ma riuscirono comunque a rimanere in piedi e scambiarsi altri colpi con il demone. Questi, però, si rivelò presto troppo potente e, dopo averli allontanati con due potenti calci, mosse le braccia generando delle fruste di rovi con cui fustigò ripetutamente i due, fino a mandarli a rotolare per terra. Griemhild creò allora un’enorme sfera di energia oscura nero-verde sopra il suo palmo, pronto a finirli.

“Non provarci!” Quel grido venne accompagnato da una raffica di proiettili di colori diversi che sorpresero il demone e gli fecero perdere il controllo sulla sfera, che si disperse nell’aria. Nel contempo, Mitsuzane e Takatora si affiancarono a Shizu e Kouta, mentre Oren e Hideyasu stavano eliminando gli ultimi Inves di Griemhild. “Ora vi daremo una mano anche noi!”

“Grazie, Micchi!”, disse contento il Rider rialzandosi e preparandosi a un nuovo assalto con le sue due spade.

“Due o cento in più non fa alcuna differenza”, commentò sprezzante l’Heartdemon. “Siete già morti, eroi della giustizia!” Lo scontro riprese più feroce di prima, ma il risultato effettivamente non cambiò: forte della sua trasformazione e del potere rubato a Kouta, Griemhild manteneva un chiaro vantaggio sui suoi avversari, i quali, anche in chiara superiorità numerica, non riuscivano a infliggergli nessun danno consistente, mentre l’avversario al contrario li martoriava con colpi sempre più feroci e violenti. Diverse artigliate spedirono Kouta e Mitsuzane a terra, al contempo Takatora cercò di attaccare alle spalle il demone, ma la coda di quest’ultimo scattò e usò la lama sull’estremità per bloccare la sua spada e colpirlo poi con una forte sferzata, atterrando anche lui. Shizu usò Gabriel per respingere gli arti di Griemhild per poi generare e scagliargli contro diverse sfere di luce argentata, tuttavia l’altro creò una barriera oscura che annullò ogni colpo.

“Davvero è tutto qui il potere della leggendaria Moon White? Davvero deludente!”, la derise Griemhild per poi lanciare dalla sua mano un raggio di energia negativa a cui Shizu rispose con un altro raggio dalla sua spada, solo di energia positiva. I due raggi impattarono a metà strada tra i duellanti, tuttavia, dopo solo pochi secondi di stallo, quello del demone vinse e respinse la tecnica della Warrior, colpendola in pieno e scagliandola lontano.

“Shizu-san!”, urlò Kouta rimettendosi in piedi e assaltando di nuovo Griemhild per allontanarlo dalla ragazza, presto aiutato anche da Mitsuzane e Takatora. A fatica, Shizu si rimise in ginocchio e sputò una boccata di sangue.

“Dannazione… Possibile che non sia in grado di fare di meglio?”, disse amareggiata battendo un pugno per terra dalla frustrazione. Fu proprio in quel momento che qualcosa le cadde di dosso, rotolando vicino alla sua mano: un Lockseed raffigurante un’anguria di un argento puro. Quella vista le suscitò un improvviso flashback: Sagara che le porgeva quel Lockseed prima di lasciarli andare verso il nemico e diceva: ' Ho modificato questo Lockseed perché funzioni in combinazione coi vostri poteri, principessa. Se come temo l’avversario si rivelerà più pericoloso del previsto, vi sarà molto utile'.

' Direi che se c'è un momento per provarlo è questo.', pensò inserendo l'elsa di Gabriel nel Lockseed. Sopra di lei apparve una cerniera che si aprì per far uscire una sfera verde simile a un'anguria, grande almeno sei volte la ragazza, a cui lei rivolse un'espressione di puro terrore.

“Vedo che Sagara-san non ha perso il suo senso dell'umorismo”, commentò Mitsuzane, continuando a supportare i compagni da dietro la prima linea e guardando la sfera chiudersi attorno alla spaventata Shizu, per poi alzarsi in aria e far uscire quattro arti abbozzati. Un'aura bianca lo avvolse quindi, cambiandone il colore da verde ad argento, mentre nella mano destra appariva una spada di luce simile a Gabriel.

“MA STARETE SCHERZANDO, SPERO!”, gridò inferocito Griemhild, liberandosi degli avversari più vicini con una potente onda d'urto e lanciandosi contro il tondo mecha con un pugno avvolto da un costrutto energetico simile a una noce. Shizu puntò i piedi a terra, ricevendo un urto devastante che la fece indietreggiare senza però arrecarle visibili danni, irritando ulteriormente l'avversario. Questi venne subito dopo afferrato dalla mano libera del robot anguria prima di poter reagire e sbattuto più volte sul terreno con una forza terribile.

“Oh, spero di poterlo tenere quando torno a casa, voglio farlo vedere a mio fratello!”, scherzò Shizu, lanciando in aria il guerriero infernale e tentando di infilzarlo con la sua arma energetica. Appena prima che la punta dello spadone potesse la corazza di Griemhild. Questi, però, aprì un portale per Helheim in cui sparì.

“È scappato di nuovo?”, domandò Alfonso, guardandosi intorno e stringendo con cautela le sue spade gemelle…senza riuscire tuttavia a notare una nuova cerniera apparsa alle sue spalle.

“SENSEI!”, gridò Hideyasu vedendo uscire dal portale il braccio di Griemhild col chiaro intento di uccidere il suo tanto bizzarro quanto amato mentore. Il Rider marrone attivò più veloce che poté il suo Driver, avvolgendo il martello con un'aura dello stesso colore e usandolo per colpire Griemhild appena mise piede fuori dal portale. Il colpo, accompagnato da una potente onda d'urto, calò sulla testa del demone riuscendo a fermarlo, ma senza infliggere alcun vero danno. Il principale risultato ottenuto da Hideyasu fu un'occhiataccia penetrante che sembrò bucargli l'elmo.

“Sai, Gridon? Per essere il più patetico dei tuoi amici, ti stai rivelando piuttosto seccante. Ti schiaccerò come una zanzara!”, sibilò l'infernale shogun, schioccando le nocche. Nonostante il tono fosse stato tanto gelido da congelare il sangue di Gridon, questi non demorse.

“Lo prendo per un complimento...non permetterò alla mia debolezza di mettere ancora una volta in pericolo i miei amici, dannato mostro!”, affermò il guerriero, attivando nuovamente il Driver, disposto a farlo tutto il giorno se necessario. Griemhild, tuttavia, si limitò a generare un rampicante dalla sua mano con cui lo avvolse e scagliò poi contro un vicino grattacielo, annullando la trasformazione all'impatto. Oren, furibondo a quella vista, tentò di vendicare il ragazzo gettandosi in un brutale assalto con entrambe le spade, ma venne anche lui afferrato per la testa e sbattuto al terreno con forza tale da propagare crepe per l'intera piazza. La distrazione data dai due aveva comunque permesso a Takatora e Kouta di attivare a tempo di record delle nuove trasformazioni al suono di: “Soda! Melon Energy Arms!” “Soiya! Kachidoki Arms! Iza shutsujin! Ei! Ei! Oh!” .

Takatora aveva indossato un nuovo Driver, la cui fibbia assomigliava a un frullatore pieno di una bevanda luminosa. La corazza era più pesante e decorata, mentre il suo scudo era stato sostituito da un arco meccanizzato da cui partivano frecce di luce. Kouta aveva invece un'armatura ben più pesante, simile a quella dei samurai più corazzati del periodo Sengoku, a partire dall'elmo che aveva corna ben più massicce. Sotto la cintura portava un gonnellino metallico e il petto era coperto da un cerchio dello stesso materiale, con al centro il simbolo del team Gaim. Sulle spalle portava due bandiere arancioni e come arma utilizzava un grosso fucile con un aspetto analogo a una console dubstep, da cui partivano potenti scariche di energia. Con le loro armi, i due Rider iniziarono subito a tempestare di colpi il mostruoso shogun demoniaco, costringendolo in breve a retrocedere.

A quel punto, rinfoderato il fucile e prese le due bandiere in mano, Kouta si buttò di peso su Griemhild, colpendolo ripetutamente con le due armi ora avvolte da una fiammeggiante aura arancione, mentre Takatora utilizzò le lame sul corpo dell’arco per attaccare alle spalle il nemico. Infuriato per i danni subiti, lo shogun demoniaco evocò un'enorme mazza ricoperta di pustole velenose e, dopo un violento e feroce scambio di colpi, spinse via gli avversari con due potenti colpi, per poi alzarsi in volo.

“Kouta-san, salta su!”, lo invitò Shizu volando sopra di lui col proprio mecha. Il Rider annuì e saltò dietro la testa del veicolo, ricominciando nel contempo a sparare contro Griemhild col suo fucile.

“Possiamo aiutarli, Niisan?”, chiese Mitsuzane al fratello, che scosse la testa.

“No, ormai la battaglia è fuori dalla nostra portata”, commentò amareggiato Takatora. Per quanto odiasse ammetterlo, non solo nessuno di loro poteva seguirli in cielo coi loro mezzi attuali, ma il livello dello scontro era anche divenuto talmente alto che ormai solo Kouta e Anastasis potevano sfidare direttamente Griemhild. I tre contendenti salirono sempre più in alto, scambiandosi colpi senza la minima pietà. Semi esplosivi, spore venefiche e foglie taglienti come rasoi si confondevano in devastanti raffiche e vortici cui Shizu e Kouta rispondevano con continui laser, nuvole di polvere lunare e terribili fendenti. La ferocia e l’intensità dello scontro divennero tali che i combattenti arrivarono praticamente all’esterno della stratosfera terrestre senza accorgersene. Quando infine se ne resero conto, il Rider e la Warrior furono quasi meravigliati dalla vista: erano abituati a guardare il loro pianeta dallo spazio, ma volare nella sua atmosfera a una simile velocità era qualcosa di unico.

“NON HO ANCORA FINITO!”, esclamò Griemhild, aprendo portali tutto attorno alla zona dello scontro. In quel momento, l’Heartdemon avvertii il suo corpo stridere e numerose ferite riaprirsi su tutta la sua pelle.

'Tsk! Dannazione, il potere combinato del Sengoku Driver di Kumon Kaito e del Frutto Dorato di Katsuraba Kouta è tanto grande? Anche se sono il più potente tra i miei fratelli…persino io non sarò in grado di sopravvivere per più di qualche altra ora se continuo a usare questa forza. Beh, non importa! Che viva o muoia non m’interessa assolutamente! L’unica cosa che voglio…'

“…È SCONFIGGERVI, GAIM E MOON WHITE!” Il suo ruggito di guerra venne seguito dal rilascio di raffiche di energia e proiettili da ogni portale aperto, che piovvero sui due avversari come una tempesta di meteoriti.

“Diventa sempre più forte… Se non lo sconfiggiamo subito, finirà per distruggere la Terra!”, affermò Kouta, trovando poi il suo equilibrio a serio rischio quando Shizu dovette volare a tutta velocità per schivare gli apparentemente infiniti proiettili evocati dal loro avversario, intento a chiuderli in una ragnatela di metallo ed energia da cui presto non ci sarebbe stato scampo. La mente della Warrior si divise in due, una intenta a calcolare la traiettoria dei colpi nemici e l'altra che cercava un modo per fermare Griemhild.

“Forse...forse ho un'idea, Kouta. Cerca di farmi arrivare fino a lui!”, disse infine Shizu, uscendo dal proprio mecha e stando in piedi su di esso accanto al Rider. I due compagni continuarono a schivare con difficoltà quell'infinito reticolo di armi e raggi d'energia, cercando di arrivare a Griemhild. L'Heartdemon, vedendo i suoi avversari in rapido avvicinamento, formò allora un’enorme sfera di oscurità tra le mani per poi lanciarla contro di loro. A quel punto, Kouta e Shizu saltarono via dal mecha, che svanì in una nuvola di scintille argentee, per evitare l’attacco; subito dopo, Gaim prese quindi per un braccio Moon White e roteò assieme a lei in una sorta di complessa piroetta prima di lanciarla contro Griemhild, che si ritrovò così afferrato da una presa d'acciaio cui seguì una frenetica lotta con la principessa lunare, la quale prese a sferrare pugni a ripetizione contro il volto del nemico con la mano libera.

“LEVATI!”, le gridò contro il demone, colpendola a sua volta con violenza, al punto da farle anche perdere sangue da bocca e naso e causarle diversi lividi al volto. Ma Anastasis sembrò insensibile a ogni dolore e chiuse invece le mani intorno al Lockseed dell’Heartdemon, stringendolo saldamente.

“Non prima di aver levato questo!”, gli rise in faccia la principessa, staccandolo finalmente dalla cintura di Griemhild e sostituendolo fulminea col suo Lockseed argenteo prima di riattivarlo. Il demone si illuminò con una potentissima luce dello stesso colore, gridando dal dolore mentre attorno a lui si formava nuovamente il mecha anguria. Ma invece di farsi pilotare, il robot si strinse attorno al demone come una grossa prigione volta a schiacciarlo.

“Una mossa geniale! Ben fatto, Shizu-san!”, si complimentò Kouta, visibilmente ammirato dall'inventiva dell'amica. Quest’ultima gli si affiancò e strinse una mano a quelle di lui chiuse sul suo fucile, mentre in quella libera evocava il Moon Infinity.

“Eh, ringrazia che abbia funzionato, non ne ero certa neanch'io. Ora diamogli il colpo finale!”, disse la ragazza con un determinato sorriso, canalizzando energia nell'arma del Rider da sé stessa e dallo scettro, da cui partì una forte luce arcobaleno. Resosi conto delle intenzioni della sua nuova compagna, Kouta seguì subito il suo esempio e inserì il proprio Lockseed nel fucile, aumentando ancora di più l’energia che andava accumulandosi al suo interno e facendolo brillare della stessa luce arcobaleno dello scettro, solo ancora più accecante.

“Grrr! Non ho ancora finito di combattere!”, ringhiò Griemhild, liberandosi dell'armatura con uno scoppio di energia velenosa e avvolgendosi con un enorme vortice di foglie. “Però almeno stavolta sono d’accordo con voi: chiudiamo la partita!” Concentrata tutta l’energia che gli rimaneva, la scagliò insieme al vortice di foglie generando una gigantesca ondata di energia negativa circondata da fluidi e vapori venefici e dalle stesse foglie, ora diventate rigide e affilate come lame.

“SILVER FRUIT BARRAGE!”, esclamarono in opposizione i due eroi della giustizia, sparandogli contro un raggio arcobaleno altrettanto enorme, all'interno del quale era possibile vedere tanti tipi di frutta color argento. Il colpo si scontrò a metà strada contro il vortice di energia, foglie e tossine dell'avversario, il quale gridò disperato mentre immetteva più energia per contrastarli. Da terra gli amici di Kouta videro la luce dello scontro di poteri farsi sempre più grande, al punto che cominciarono a temere che potesse arrivare fino alla città e distruggerla. Nell’atmosfera, il Rider e la sua partner Warrior gridarono con quanto fiato rimaneva loro in corpo mentre potenziavano a loro volta il loro attacco, al punto che Griemhild arrivò a sentire la sua carne bruciare per la forza liberata.

' Mi stai guardando ora, padre?- pensò mentre stringeva le mani scorticate, usando poi tutto il potere rubato del Frutto Dorato per potenziare ancora di più la sua tecnica. –E tu, Diablo, mi stai guardando? Questa è la mia determinazione!' Dall’altra parte, invece, Kouta e Shizu cominciavano ora a cedere. Il primo poteva avvertire il suo fucile surriscaldarsi come un piccolo sole e la presa della seconda si faceva più debole. Ma anche così nessuno dei due, per quanto fossero stanchi, intendeva arrendersi.

'Non possiamo cedere ora, Kouta! Non possiamo!' gli comunicò telepaticamente Shizu.

'E non cederemo infatti! Noi vinceremo!' replicò subito l’altro, tuttavia al tempo stesso avvertì chiaramente le loro forze farsi sempre più deboli e il loro attacco venire spinto indietro da quello di Griemhild.

"Non arrendetevi. " disse inaspettatamente una nuova voce. Una luce dorata prese a brillare alle loro spalle e, girato lo sguardo, i due videro quello che pareva lo spettro luminoso di una giovane donna con capelli biondo scuri e vestita di abiti bianchi.

" Mai?" mormorò Kouta, stupito. La ragazza rispose con un sorriso gentile e posò le proprie mani sulle spalle di Rider e Warrior, i quali sentirono subito una nuova scarica di energia pervaderli e ridargli forze e speranza.

"Potete farcela. Voi due insieme potete vincere.".

Con quelle ultime parole, svanì in una nuvola di particelle dorate. Seppur sorpresi da quell’intervento imprevisto ma di certo non sgradito, i due combattenti si ritrovarono a sorridere, sentendosi pervasi da una volontà e una forza senza pari.

" Un ultimo, sforzo, Kouta-san..." gli disse Moon White attingendo più che mai dal potere del Moon Infinity.

" Per la Terra...- rispose Gaim, rinsaldando la presa e immettendo a sua volta nuova energia nel loro attacco. ““E per chi amiamo!!”, conclusero insieme a gran voce, dando l'ultima spinta necessaria a battere definitivamente la tecnica di Griemhild: il loro raggio arcobaleno crebbe a dismisura e, respinto quello del demone, lo travolse in pieno con l'unione delle loro energie, che venne percepita dalla Terra come un unico gigantesco fuoco d'artificio. Tra le urla dei loro compagni rimasti a Zawame City, gli sfiniti Rider e Warrior cominciarono a precipitare insieme al corpo fumante dell'ormai sconfitto Griemhild. Per fortuna, nel mentre, il Frutto Dorato si separò da quest’ultimo per poi tornare al suo legittimo proprietario, il quale, pervaso nuovamente dal proprio potere divino, poté aprire un portale per sé e l'amica, che li teletrasportò in sicurezza proprio nel mezzo della piazza.

“Ce l'avete fatta!”, gridò entusiasta Mitsuzane affiancandosi a loro insieme al fratello e ai ripresi Oren e Hideyasu.

“Già”, sorrise Shizu, tornando normale e grattandosi la nuca, visibilmente esausta. “Escluso Diablo, questo è stato probabilmente lo scontro più terribile che abbia mai affrontato. Fortunatamente è…”

“È FINITA SOLO QUANDO LO DICO IO!”, ruggì roboante la voce di Griemhild. Voltandosi, i suoi avversari lo videro più emaciato, malridotto e furioso che mai: granelli di polvere nera si levavano dal suo corpo bruciato, ora privo di un occhio e un braccio, solo per contare le ferite più gravi. Tuttavia la sua faccia, ormai praticamente annerita, rimaneva una maschera di puro disprezzo.

“Sei davvero un bastardo ostinato!”, esclamò Shizu rimettendosi in posizione di combattimento, in realtà più stupita che rabbiosa nel vedere il loro nemico ancora in piedi nonostante le tremende condizioni in cui versava. Prima che potesse agire, però, Kouta le mise una mano sulla spalla, fermandola.

“Kouta-san?” Il Rider, ora di nuovo con l’aspetto divino dell’Uomo dell’Inizio, non disse nulla limitandosi ad avanzare con totale calma verso l’Heartdemon. Dopo alcuni passi, la sua figura venne avvolta da una luce dorata e la corazza argentea del Kiwami Arms, simbolo della sua reale natura e del potere sconfinato che ne derivava, lo vestì nuovamente. Griemhild ruggì ancora di puro furore e caricò Kouta, cercando di colpirlo con gli artigli dell’arto rimanente, ma il Rider, sempre con movimenti minimi e pacati, si limitò ad alzare la mano destra e afferrare il braccio del nemico, bloccandolo saldamente a pochi centimetri dalla visiera del proprio elmo. Il demone mise di rimando più forza nel suo attacco…e anche il suo braccio restante si incenerì e disperse nell’aria, insieme ad altri pezzi del suo corpo.

“Basta adesso, Griemhild. Non puoi fare più niente”, disse semplicemente Kouta con voce calma ma inflessibile, mentre riapriva la mano per liberare la cenere stretta nel suo pugno e annullava la propria trasformazione. “Ormai è finita.” L’Heartdemon lo fissò con uno sguardo di puro odio, ma si limitò a sospirare dopo un paio di secondi. “Per me sarà anche finita…ma questa storia è ben lungi dall’esserlo”, sentenziò riacquistando in fretta il suo ghigno maligno.

“Sconfiggere me non farà che ritardare leggermente il piano del mio signore. Presto Lord Astaroth e Diablo troveranno la Croce di Fuoco e allora l’arma suprema delle Tenebre prenderà finalmente vita! A quel punto, né voi Kamen Rider e Warrior Planet potrete fare più nulla! NULLA!”

“Cosa, la Croce di Fuoco? Che cosa sarebbe? Cosa progettano di fare Astaroth e Diablo?”, domandò Shizu, sentendo una terribile morsa stringersi intorno al suo cuore. Tuttavia, per sommo stupore suo e di Griemhild, Kouta si limitò a sorridere e rivolgere uno sguardo risoluto verso l’Heartdemon.

“SO cosa vuole fare il tuo signore e posso assicurartelo: non lo permetterò mai. Né io né nessun altro di noi”, disse il Kamen Rider fissando dritto negli occhi il demone e parlando con totale sicurezza, al punto che fu l’altro a vacillare sotto quello sguardo per un breve istante.

“…Hm. A quanto pare abbiamo sottovalutato le tue capacità non solo combattive, ma anche investigative. Del resto tu sei un essere unico persino tra i tuoi simili, Gaim”, commentò infine Griemhild, riacquistato in fretta il suo contegno serio e arcigno. Nel mentre, il suo corpo continuava a disintegrarsi sempre più rapidamente. “E sia allora. Sfortunatamente io non potrò vedere come questo conflitto proseguirà e si concluderà, ma non ho dubbi che sarà la più grande guerra tra le due fazioni di Bene e Male che si sia mai vista. La sola domanda che pongo è…” Un ghigno beffardo e malvagio riaffiorò sulle sue labbra deformi e i suoi occhi si spostarono da Kouta a Shizu e poi di nuovo su Gaim. “…voi Rider e Warrior sarete davvero pronti per ciò che vi aspetta?”

“Lo saremo”, rispose subito Kouta, sempre con assoluta sicurezza e risolutezza. “Faremo di tutto per fermare la loro follia.”

“Oh me lo auguro davvero, Gaim… No, Katsuraba Kouta. E ovviamente anche tu, Shizukesa Howaito, o principessa Anastasis. Per il vostro bene, me lo auguro davvero… Che peccato non poter vedere lo spettacolo che sta per cominciare…” Con quelle parole e un’ultima risatina beffarda e sadica, Griemhild svanì completamente in una nuvola di cenere. L’eco della sua risata riecheggiò nell’aria per diversi secondi, mandando brividi gelidi lungo la spina dorsale di tutti i presenti.

‘Che nemico spaventoso. E Diablo è persino peggio… Saremo davvero in grado di sconfiggerlo?’, si chiese Shizu, fortemente preoccupata. Quel pensiero le fece ricordare la sua precedente domanda mai risposta.

“Kouta-san, di che parlava Griemhild? Cos’è la Croce di Fuoco?” L’interpellato sospirò pesantemente e, riassunto il suo aspetto di normale umano, si voltò a guardarla.

“Me l’ha riferito Sagara prima di mandarmi qui ad aiutarti. Qual è il vero piano di Astaroth e il ruolo di Diablo in esso…ma ti dico fin da subito che non ti piacerà, Shizu-san.”

                                  *****

“Oddio…”, mormorò Shizu fissando il bicchiere di succo con occhi sbarrati e pieni di orrore. Il vetro tremava vistosamente da quanto forte lo stringevano le sue mani e sembrava rimanere intero solo per miracolo. “Il sangue di Serenitatis…scorre in Diablo… E Astaroth mira a fargli avere un SIMILE potere?!”

“Purtroppo sì”, confermò Kouta in tono mesto, fissando poi il resto dei suoi compagni. Tutti loro erano tornati al locale di Kojiro dopo la tremenda lotta e qui il Rider divino li aveva messi al corrente della verità dietro le origini e i poteri di Diablo e sul vero piano di Astaroth. E non era sorpreso di vedere che tutti avevano reagito con lo stesso shock e orrore che avevano sentito anche lui e Mai quando gli era stato riferito per primi da Sagara. “La Croce di Fuoco è un’esistenza che, per ciò che rappresenta, supera persino i confini delle divinità. Se Diablo la assorbisse…” “Non si può nemmeno immaginare cosa diventerebbe”, concluse Takatora con una mano a coprirsi la bocca, nel tentativo di controllare il proprio sconvolgimento interiore.

“Potrebbe minacciare l’intero Universo…”

“Ed è per questo che noi non glielo permetteremo”, disse subito Kouta, deciso. “Te lo prometto, Shizu-san, non lascerò che Astaroth e Diablo facciano i loro comodi e mettano in pericolo tutti! A costo di affrontarli da solo!” La Warrior lo fissò, momentaneamente scioccata dalla sua risolutezza e dal suo altruismo, ma presto un sorriso tornò a riaffiorare anche sulle sue labbra.

“Ma non sarai da solo, Kouta-san. Per le mie amiche, il mio popolo, i mondi che ho giurato di proteggere e anche per Serenitatis, non gliela farò passare liscia nemmeno io! Giuro che li fermerò a qualunque costo!”

“E noi ovviamente vi daremo una mano!”, s’intromise Mitsuzane. “Anche noi in quanto Rider faremo la nostra parte! Nessuno può minacciare la nostra città e il nostro mondo e passarla liscia!” Si voltò verso il fratello maggiore e gli altri e, per sua somma gioia, anche loro di dichiararono subito d’accordo.

“Ragazzi…”, mormorò Shizu, visibilmente commossa. “Grazie. Grazie infinite a tutti, davvero! Sono onorata di poter combattere al vostro fianco!”

“L’onore è nostro, principessa Anastasis!”, rispose Kouta con un gran sorriso.

“Ti prego, va bene solo Shizu. Vale per tutti!” “A quanto vedo state facendo di nuovo discorsi su faccende importanti”, li interruppe in quel momento la voce di Kojiro.

“Tuttavia, direi che, per il momento, è meglio che vi rilassiate. Io non sarò in grado di combattere, ma so che non si può andare in battaglia a stomaco vuoto. Per questo, direi che possiamo festeggiare la recente vittoria e anticipare la vostra futura impresa con una bella festa carica di cibo e bevande per caricarvi! Mio regalo, naturalmente!”

La proposta venne naturalmente accettata con grande entusiasmo e presto il nuovo gruppo si ritrovò a celebrare la nuova salvezza di Zawame City con una festa piccola ma carica di cibo e allegria. Kojiro aveva tirato fuori il meglio della sua merce e aveva indetto una serata di sconti per tutti. Così, aiutato anche dalle abilità di pasticciere di Oren, si era dunque messo a sfornare gelati e dolci per mezza città. Anastasis e i Rider, dal canto loro, avevano preferito festeggiare sistemati allo stesso tavolo di quella mattina. Tutti loro erano un po' bendati per la dura battaglia vinta, ma incredibilmente allegri e vitali come poteva esserlo solo qualcuno che aveva appena sfidato la morte. Ovviamente Kouta non perse tempo per alzare un bicchiere di succo e dire a gran voce: “Beh, direi che questa è un’occasione per cui un brindisi è d’obbligo, no? Alla nostra nuova amica e a noi, naturalmente!” Il gruppo accolse di buon grado la sua proposta e tutti, Shizu compresa, sollevarono i bicchieri per brindare. Subito dopo, però, una nuova voce carica di irritazione si fece sentire.

“Kouta, com'è che vengo a sapere solo ora che sei qui?”. Kouta si paralizzò come se la Morte stessa fosse apparsa dietro di lui. A terrorizzarlo era stata una ragazza sui venticinque anni, abbastanza simile a lui nei lineamenti, con un'espressione molto severa.

“C-Ciao, sorellona. Scusa se ci vediamo solo adesso...ma sono stato impegnato e quindi...”, disse spaventato il giovane Rider.

“Troppo impegnato anche per me?”, domandò minacciosa la ragazza, facendo sudare il fratello minore per poi afferrarlo per il cappuccio della felpa e trascinarlo fuori dal locale.

“C'è da preoccuparsi?”, chiese Shizu, un po' inquieta, a Takatora. Quella ragazza le ricordava Itsuki in “quel” periodo del mese.

“È Akira, la sorella maggiore di Kouta”, le spiegò Takatora. “Probabilmente la donna più autoritaria che abbia mai incontrato, però è anche un’ottima persona”, affermò bevendo la sua limonata mentre l'amico si beccava un'immensa sgridata. “Puoi stare tranquilla, se la caverà con una tirata d’orecchi e un bel terzo grado… Almeno credo”, aggiunse in tono palesemente poco convinto, che fece deglutire Shizu .

“Posso sapere cosa mi sono perso?”, domandò un ragazzo coi corti capelli neri e la divisa del team Baron che entrò subito dopo. A giudicare dalla cintura sulla sua vita, anche lui era un Kamen Rider.

“Abbiamo appena sconfitto un demone di un'altra dimensione che aveva anche rubato il frutto dorato, grazie all'aiuto di una principessa dalla suddetta dimensione”, spiegò in poche parole Mitsuzane facendo ridere tutti. Il giovane uomo indicò poi Shizu. “A proposito, la principessa è lei.”

“Bene, ora potete spiegarmi come la mia vita è arrivata al punto che questa spiegazione mi sembra abbastanza logica?”, domandò con una grossa risata il nuovo arrivato, rivolgendo un inchino amichevole a Shizu. “Comunque, se hai aiutato i miei amici, allora sei anche mia amica! Molto piacere, io sono Zack, alias Kamen Rider Knuckle e leader dell’ex-team Baron!”

“Piacere mio, Zack-san! Shizukesa Howaito, ma chiamami solo Shizu”, rispose la ragazza con un ampio sorriso per poi tornare a godersi la serata insieme a tutti i suoi nuovi compagni. Dopo un po’ di tempo, però, Shizu sentì qualcosa che sembrava chiamarla e, voltandosi, vide la stessa ragazza dai capelli biondo scuro e gli abiti bianchi che aveva aiutato lei e Kouta durante i momenti finali dello scontro con Griemhild in un angolo isolato, vicino all’entrata del locale. Questa le sorrideva e le faceva cenno di venire verso di lei e, come la stessa Shizu si accorse presto, nessun altro a parte lei sembrava vederla. Seppur perplessa, la Warrior aveva già capito che era una loro alleata e così le si avvicinò senza paura.

“Non mi aspettavo di rivederti”, le disse sincera e l’altra le sorrise in modo amichevole.

“Volevo ringraziarti di persona per aver aiutato Kouta. Te ne sono davvero grata, Shizu-san”, le disse con voce melodiosa e carica di bontà, al punto che Shizu ebbe l’impressione che la stesse accarezzando. Ora che la vedeva da così vicino e senza la frenesia di una battaglia di mezzo, era ancora più bella di quanto le fosse sembrata la prima volta e la sua presenza era incredibilmente rassicurante e gentile, come quella di una madre. “Sono Takatsukasa Mai, piacere di conoscerti.”

“Mai-san, eh? Tu sei la Donna dell’Inizio, vero? La compagna di Kouta-san”, disse la Warrior ricambiando il saluto. La domanda le era venuta spontanea, tuttavia sentiva anche che non le serviva una vera risposta; dopotutto l’aspetto ultraterreno e l’aura che quella ragazza emanava erano gli stessi che vedeva e percepiva in Kouta quando assumeva la sua forma divina di Uomo dell’Inizio.

“Sì, sono io”, rispose Mai con un lieve rossore sulle gote. Il suo volto divenne poi più serio. “Ho visto il vostro scontro e sono al corrente di ciò che vi aspetta adesso. Mi dispiace vedere Kouta coinvolto di nuovo in qualcosa di così pericoloso, ma so che non c’è scelta. Per questo, avevo bisogno di chiederti un favore, Shizu-san. Perdona il mio egoismo, ma potresti aiutarlo il più possibile? Lui tende sempre a esagerare quando si tratta della cosa giusta da fare e così finisce sempre per strafare…”

“Sì, me ne sono accorta” rispose la principessa, divertita. “Non preoccuparti, Mai- san. Hai la mia parola di Moon White che lo aiuterò con tutte le mie forze.” Poi aggiunse anche: “Allora tu non ti unirai a noi per la prossima battaglia.”

“Purtroppo no”, rispose Mai, chiaramente addolorata. “Ho potuto aiutarvi nell’ultimo scontro solo perché potevo aiutare Kouta a recuperare parte delle sue energie, ma non posso lasciare il nostro pianeta privo di difese mentre lui è assente. Il nostro mondo è ricco di vita ed energia, quindi è spesso mira di varie creature dell’oscurità o del caos. Non possiamo mai lasciarlo completamente sguarnito, almeno uno di noi due deve restare a proteggerlo e supportarlo. In più, purtroppo io, nonostante i miei poteri, non sono una combattente e dunque non posso lottare in prima linea come te e Kouta. Finché resto qui posso difendermi in più modi, ma non sono in grado di combattere Diablo e i suoi complici come tutti voi. Mi spiace.”

“Non preoccuparti, Mai-san. Capisco bene cosa vuoi dire”, rispose Shizu appoggiando una mano sulla spalla dell’altra ragazza con un sorriso incoraggiante. “Tu fai ciò che devi, noi faremo la nostra parte.”

“Grazie ancora, Shizu-san”, rispose Mai stringendole la mano con la propria. “Dovete anche trovare gli altri Rider e Warrior, prima della battaglia finale. È già da un po’ di tempo che osservo la situazione e non intendo mentire: sta precipitando più in fretta di quanto sembri e non potrete vincere da soli. Avete bisogno dei vostri compagni e alleati, ora più che mai.”

“Sì, me ne sono resa conto. L’ultimo avversario ci ha fatto penare ed era notevolmente più debole di quelli che ci aspettano. Non possiamo combattere da soli…” L’espressione di Shizu divenne più mesta. “Se solo sapessi come poter trovare le mie compagne, sarebbe tutto più semplice…” Incredibilmente, Mai le rispose con una risatina.

“A riguardo…credo che avrai una soluzione a tale problema molto presto, Shizu-san.” Prima che la Warrior potesse chiederle spiegazioni, Mai indicò dietro di lei e, voltandosi, la ragazza vide Kouta tornare al tavolo affiancato dalla sorella con un aspetto decisamente più strapazzato di prima…e, proprio in quel momento, dal suo Driver uscì una voce fin troppo familiare: “Mi ricevete? Sono il capitano Martina Florence, chiamo dall'Amanogawa High School. C'è qualcuno in ascolto?”.

Shizu si voltò verso Mai con occhi sgranati e la Donna dell’Inizio le rispose con un semplice cenno del capo per poi svanire in un’altra nuvola di particelle dorate. La Warrior scattò allora subito al tavolo per rispondere e ascoltò la successiva conversazione con le sue compagne con una gioia immensa nel cuore, al punto da avere le lacrime agli occhi. Non era più sola. Presto le avrebbe ritrovate tutte!

“Grazie al cielo. Grazie al cielo” ripeté come un mantra dopo che la conversazione si era conclusa e le coordinate per il loro ritrovo erano state fornite.

“Va tutto bene, Shizu-san”, disse Kouta appoggiandole rassicurante una mano sulla spalla, proprio come aveva fatto Mai poco prima. “Non saremo da soli per questa battaglia e proprio per questo vinceremo!” La giovane principessa non rispose a voce, ma il sorriso che gli rivolse fu più significativo di qualunque parola.

                                                                                         ****

“Niente… NIENTE! Com’è possibile CIÒ?!”, ruggì Diablo agitando una mano e scagliando nel processo una potente onda di energia che polverizzò una grande roccia vicina. Il Rider demoniaco si trovava in uno dei precedenti luoghi in cui si era scontrato con Tsukasa, una landa desolata su cui crescevano solo sparute piante grasse e punteggiata di rocce di grandezza variabile. I suoi ultimi calcoli gli avevano anticipato che Decade sarebbe ripassato in quel posto nella sua continua fuga, solo per rivelarsi totalmente errati. Come anche le 5 volte precedenti. “Non capisco… Per quanto le rilevazioni siano forti e precise, si rivelano ogni volta sbagliate! Com’è possibile?! Dove sei, Decade-senpai?! DOVE SEI?!”

“Non riesci più a localizzarlo, eh?”, disse una voce dietro di lui. Voltandosi, Diablo vide Narutaki camminare verso di lui con un’espressione grave in volto.

“Oh guarda un po’ chi si è deciso a rifarsi vivo”, sbottò stizzito il demone torreggiando sull’umano. “Mi avevi assicurato che questo modo di tracciare Decade era sicuro e preciso, invece indovina: non funziona più! Cosa significa? Mi stavi forse prendendo in giro?”

“Direi che hai avuto più di una prova che ti abbia detto la verità”, replicò Narutaki sopprimendo a fatica un brivido. Per quanto fosse abituato a creature potenti e pericolose, Diablo rimaneva un’entità che sfidava qualunque sua conoscenza e ora era pure furioso. Sapeva bene che non gli conveniva irritarlo ulteriormente o avrebbe rischiato seriamente la vita. “Ti avevo anche detto che in questo modo avresti potuto tracciarlo per un po’ di tempo, ma non ero sicuro di quanto esattamente. Per questo ti avevo detto di cercare di sopraffarlo quanto prima possibile, perché temevo che potesse preparare delle contromisure a riguardo. E, a quanto pare, l’ha fatto.”

“Beh, allora dammi qualcos’altro! L’hai braccato per decenni, di sicuro saprai ritrovarlo in qualche altro modo!”

“Se lo sapessi, te l’avrei già detto, ma purtroppo non ci riesco più nemmeno io. Non so di preciso cos’abbia fatto, forse sta ricevendo aiuto da qualcuno anche lui… Fatto sta che la sua presenza è come svanita e nemmeno io riesco più a percepirla, perciò non ho idea di come ritrovarlo. Te l’assicuro, sto dicendo la verità.” Narutaki sostenne lo sguardo di Diablo con quanta più fermezza possibile e, dopo alcuni secondi, il Rider demoniaco fece schioccare le mascelle, ma si allontanò da lui.

“Sì, ti credo.” Narutaki trattenne un sospiro di sollievo a quelle parole… Sospiro che divenne strozzato quando una grande quantità di energia negativa prese a concentrarsi nella mano destra dell’Heartdemon. “Tuttavia questo vuol dire anche che mi sei del tutto inutile ormai. E uno come te è una presenza troppo scomoda da lasciare in vita!” Giratosi di scatto, Diablo rilasciò una potente onda energetica contro il viaggiatore dimensionale, il quale, colto di sorpresa, non poté fare altro che aprire la bocca in un muto urlo prima che una devastante esplosione lo inghiottisse e riducesse apparentemente in cenere. Osservando il polverone che andava diradandosi, il Rider demoniaco sbuffò.

“Mi hai dato una mano non indifferente, Narutaki… Ma non mi mancherai affatto”, commentò sarcastico per poi tornare cupo e seccato. “Il problema rimane comunque: non sono più in grado di trovare Decade-senpai e il tempo stringe. Sento chiaramente il legame tra le Warrior Planet e i Kamen Rider potenziarsi e questo rende il nostro imminente scontro sempre più difficile. Devo prendere al più presto il potere di Decade-senpai se voglio poterli affrontare e sconfiggere tutti. Ma come posso trovarlo se qualunque modo od oggetto non-” Si fermò di scatto con gli occhi sbarrati dietro le lenti insettoidi, come se qualcosa si fosse di colpo palesata davanti a lui e, dopo alcuni secondi, una risata malvagia proruppe dalla sua gola.

“Che sciocco… Certo che c’è un modo per trovarlo, un modo infallibile! Come ho potuto non pensarci subito? Le Warrior Planet sono la chiave… O meglio, la loro amata nave. L’Arcadia! Il suo supercomputer può forzare o bypassare qualunque difesa, come anche localizzare qualsiasi energia conosciuta nell’Universo. E quella dei Kamen Rider non fa eccezione, non importa quanto bene è nascosta!” A un suo gesto, un portale oscuro si aprì dietro di lui. “Avrei preferito sistemare prima i miei senpai e le Warrior e poi sbarazzarmi dei loro alleati, ma andrà bene anche così. Preparati, Decade-senpai, perché la caccia sta per arrivare alle sue battute finali e scopriremo presto chi è davvero la preda…e chi il predatore!” E con un’ultima risata, svanì tra le tenebre del portale. 

Pochi secondi dopo la sua sparizione, un altro portale dimensionale si aprì a breve distanza dal cratere causato dal suo attacco e ne emerse la figura ansimante di Narutaki. L’uomo aveva gli abiti bruciacchiati e le mani leggermente ustionate, ma era vivo.

“Maledizione… Non credevo potesse diventare tanto folle e pericoloso”, mormorò, chiaramente scosso. “Per di più…attaccare l’Arcadia?! No… No, no, no! Questo non va bene!”

“Cosa ti aspettavi, Narutaki?”, fece una morbida seppur severa voce femminile dietro di lui. Con passo leggero, Angelica si affiancò all’uomo, fissandolo con un misto di rimprovero e delusione che la guardiana dello spazio tempo non aveva riservato neanche agli abitanti della Luna che più l'avevano osteggiata nella sua epoca.

“La tua ossessione per Decade è forse arrivata al punto di farti perdere di vista la realtà? Diablo non è mai stato un normale demone e ora è sempre più vicino a diventare la più grande minaccia dell’Universo. Anche grazie a te.”

“…Io volevo solo eliminare quella minaccia. Cercavo di-” La mano alzata di Angelica lo fermò.

“So benissimo che volevi fare. Contavi sul fatto che Tsukasa e Diablo si eliminassero a vicenda, così da togliere di mezzo in un colpo ben due presunte minacce all’equilibrio dei mondi. Almeno dal tuo punto di vista… Ma sei stato davvero ingenuo, a quanto pare.” Lo sguardo severo che gli rivolse la ragazza colpì Narutaki più nel profondo di quanto l’uomo si aspettasse e per questo non riuscì a replicare, limitandosi a fissare il terreno con un’espressione colpevole. Angelica portò invece lo sguardo verso il punto dov’era sparito Diablo e i suoi lineamenti si fecero più tesi e preoccupati.

' Il tempo rimasto è davvero poco ormai. Mi fido con tutto il cuore di te, Tsukasa… Ma ti prego: stai attento.'.


                                                                                                                                 *****
Kazuraba Kouta: protagonista della serie Kamen Rider Gaim ( 2013- 14) e quindicesimo Heisei Rider, a inizio storia Kouta è l'ex leader della squadra di ballo da cui avrebbe preso il nome per la sua identità segreta, in cerca di lavoro.  Mentre cerca di aiutare l'amico Yuia Sumii a trovare un metodo affinchè il team Gaim riottenga i palcoscenici persi nelle sfide contro il team Baron, si ritroverà sempre invischiato  nelle trame di Yggdrasil riguardanti la misteriosa foresta di Hellheim e negli attacchi di Inves a Zawame City. Fin da subito ottiene l'attenzione di Sarada, il misterioso commentatore delle sfide tra Beat Riders, e di Takatora Kureshima, capo di Yggdrasil, che riesce a convincere a cercare una possibilità di coesistenza con gli abitanti di Hellheim. Questo lo porta però in conflitto anche con l'amico Mitzusane, cadendo in un baratro di disperazione che culminerà con la scoperta che il primo mostro da lui ucciso era lo stesso Yuia e che egli stesso sta diventando un Inves. Alla fine, dopo aver sconfitto il rivale Kumon Kaito, diventa il  legittimo possessore del Frutto Dorato e Uomo dell'inizio. Coi nuovi poteri ottenuti, assieme all'amata Mai trasporta tutti gli Inves rimasti a Zawame City su un pianeta deserto, che sotto la sua guida diventa un lussureggiante mondo. 
Kouta è un ragazzo estremamente gentile e determinato, disposto a tutto pur di difendere gli amici, cercando anche a volte vie cui nessuno aveva pensato. Dopo essere diventato l'Uomo dell'inizio diventa incredibilmente potente, forse più di qualsiasi altro Kamen Rider, capace di manipolare sia la vita che lo spazio tempo. Anche senza queste abilità resta però un micidiale combattente, capace di usare con eguale abilità armi da mischia o da fuoco, ottenute attraverso i vari Lockseed.

Kumon Kaito, alias Kamen Rider Baron: coprotagonista di Kamen Rider Gaim e rivale di Kouta, i suoi genitori si suicidarono dopo aver venduto la loro azienda  a Yggdrasil ed essere stati derubati di tutti i soldi guadagnati dall'affare. Questo fatto scatenò in Kaito un desiderio di vendetta contro la multinazionale e il costante desiderio di diventare più forte. Entrando a far parte del team Baron, ne divenne in fretta il leader e attraverso duelli a colpi di Inves, privò le altre squadre di Beat Riders delle loro postazioni di ballo. Dopo essere diventato egli stesso un Kamen Rider( o Armored Rider), entrò a far parte di una squadra di combattenti di Yggdrasil, sempre intento a diventare più forte, pur aiutando Kouta in più occasioni.  Durante un combattimento con gli Overlord, venne infettato dal veleno della foresta aliena, cominciando lentamente a diventare un Inves, trasformazione che completò quando, in una disperata lotta contro il perfido scienziato Ryoma Sengoku, mangiò un frutto di Hellheim. Trasformato in un potentissimo Overlord, decise di ottenere per sè stesso il Frutto dorato e affrontò Kouta in un ultimo duello dove perse la vita. Kaito era uno dei combattenti più violenti e ostinati della serie, utilizzando con grande abilità le armi ottenute dai Lockseed prima e poi le sue abilità di Overlord. Nonostante la sua ossessione per il potere e il disprezzo per i deboli, teneva molto alla sua città e i compagni, fuori e dentro il team Baron. Tutt'oggi il suo fantasma veglia su Zawame City.

Mitsuzane Kureshima, detto Mitchi, alias Kamen Rider Ryugen: Grande amico di Kouta nonchè figlio minore della famiglia Kureshima, proprietaria di Yggdrasil, Mitzusane passava le sue giornate tra gli studi università e gli spettacoli col team Gaim. Quando gli Inves cominciarono ad arrivare in numeri sempre maggiori sulla Terra, Mitchi usò la propria influenza per ottenere un Sengoku Driver e combattere al fianco di Kouta. Continuò a spalleggiare il suo leader finchè non scoprì alcune verità di Hellheim, e credendo( venendo anche manipolato da alcuni degli altri Rider di Yggdrasil) che l'approccio di Kouta e di suo fratello non sarebbe bastato, decise di prendere le cose nelle sue mani in preda a una sorta di sindrome del messia. Dopo un combattimento lasciò Takatora per morto e poi cominciò a osteggiare apertamente Kouta in battaglie sempre più cruente, fino alla fine della guerra. Pur avendo ottenuto il perdono di Kouta e degli altri Rider, Mitchi continuò a incolparsi per  quanto successo finchè non imbracciò nuovamente le armi insieme a Kouta.  Ragazzo gentile, sebbene facilmente messo sotto pressione, è un abilissimo combattente dalla lunga distanza.

Takatora Kureshima, alias Kamen Rider Zangetsu: Fratello maggiore di Mitsuzane, dopo la morte dei genitori cercò di crescere il fratello ed essere per lui il migliore esempio possibile. Fu tra i primi Kamen Rider della compagnia, e saputo di Hellheim, spinse affinchè vennero creati quanti più Sengoku Driver possibile per salvare altrettante persone. Pensando che inizialmente la guerra con gli Overlord fosse inevitabile, venne convinto da Kouta a cercare un dialogo, venendo però fermato dal fratello minore e restando in coma fino alla fine del conflitto. Ripresosi, cerca di trasformare Yggdrasil in un'azienda più utile alle persone. Quando si trasforma, usa con estrema abilità spada e scudo, risultando forse il miglior combattente del gruppo dopo Kouta e Kumon.

                                                                                                                                 *****

Ah, un altro anno è passato tra impegni e altre fic, e torniamo ora con questo capitolo che conclude la presentazione dei protagonisti. Io e Xephil ci scusiamo per il ritardo e speriamo con tutto il cuore che questa battaglia sia stata di vostro gusto, oltre a presentare a dovere la lore di Gaim per chi non la conoscesse. Tanto più che quest'anno c'è stato il cinquantesimo anniversario di Kamen Rider, che ormai si può considerare un bel pezzo della storia giapponese. Auguriamoci che continuerà a esserlo.

Oltre a questo, speriamo voi tutti stiate bene e che il 2022 sarà un anno più gentile con voi tutti di quanto gli ultimi due lo siano stati. A presto.

Prossimo capitolo: Diablo e la Guerriera della pace, Moon Space.

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** Kamen Rider Diablo vs Moon Space ***



La situazione sull'Arcadia era molto tesa. L'idea che le loro nove paladine, insieme a un rispettato capitano della flotta fossero sparite dopo l'incontro con un solo nemico era semplicemente terrorizzante per civili e soldati allo stesso tempo. I dati raccolti sulla spiaggia avevano per di più confermato che era avvenuto un salto dimensionale, cosa che complicava di molto la loro ricerca.
 
Michael, preoccupato come di rado prima d'allora e incolpandosi per non essere arrivato prima, si era sistemato nel suo ufficio a risolvere equazioni per un po', per poi tornare sul ponte a rassicurare i suoi sottoposti com'era suo dovere. E, con sua somma sorpresa, proprio in quel momento l’Arcadia ricevette da Martina le coordinate per trovare lei e le Warrior Planet tramite una trasmissione d'emergenza.
 
Martina era riuscita ancora una volta a superare le aspettative dell'Ammiraglio e di sua sorella Katia, con somma delizia dei due. L'uomo non perse tempo e diede subito ordine all’intera flotta di prepararsi per la nuova spedizione, mentre contemporaneamente faceva trasferire tutta la popolazione civile dell'Arcadia su Luna Spenta, che sarebbe stata difesa dal suo secondo in comando, Massimo Fenos.
 
Una volta che tutti gli armamenti e i membri dell'equipaggio furono pronti, l'Arcadia si diresse nello spazio profondo, dove avrebbe potuto eseguire il balzo dimensionale in tutta tranquillità. O così almeno Michael sperava....
 
*****
 
Galassia di Andromeda, poche ore prima…
 
Di rado le forze alleate del Male Universale si riunivano, preferendo fare piani in singolo, ma quella che si era radunata nella galassia di Andromeda era un'immensa flotta di astronavi, demoni e altro ancora, tutti lì per ascoltare il piano di Diablo, in quel momento in piedi su una propria navetta. Erano presenti anche diversi esemplari di nemici dei Rider inviatigli da alcuni dei suoi fratelli: Fangire, Smash, Dopant artificiali, Worm e tanti altri ancora.
 
“Grazie per essere venuti. Ammetto che non mi aspettavo arrivaste così in fretta”, cominciò il Rider oscuro, in piedi sul ponte di comando di un'astronave pilotata da una Mirror Beast, mentre diversi schermi olografici apparivano davanti a lui, ognuno a mostrare i capisquadra delle varie razze presenti al momento. Ognuna delle quali di rado andava d'accordo con le altre.
 
“A titolo informativo, parli sul serio? Riguardo l'infiltrarsi sull'Arcadia”, gli chiese una sorta di dinosauro umanoide. Si trattava di uno Zinchiano, una razza di parassiti spaziali. La flotta lunare aveva affrontato più volte loro e le loro sfere di Dyson, stazioni spaziali capaci di distruggere un pianeta, ed era stato proprio durante una delle battaglie con loro che Martina aveva eseguito il sacrificio che l’aveva in seguito obbligata a diventare un cyborg.
 
“Sì, ma sarà impossibile senza il vostro aiuto”, annuì il micidiale Heartdemon, il quale, ritto e fiero sulla navetta con le mani dietro la schiena, sembrava più che mai impersonare il pieno furore e il vigore marziale delle temibili razze infernali.
 
“E perché dovremmo aiutarti? Solo perché sei il giocattolo preferito di Astaroth?”, domandò irato un altro Heartdemon. Questi era stato per millenni un ufficiale di Astaroth e non intendeva piegarsi dinnanzi al primo esperimento raccomandato.
 
“No, perché sono il vostro ufficiale”, rispose semplicemente Diablo, senza vacillare minimamente all’insulto. Insinuazioni così deboli non erano altro che l’abbaiare scontento e inconcludente di miseri cani al guinzaglio, valeva a malapena la pena ascoltarli.
 
Tutti i luogotenenti infernali si misero a ridere in chiaro tono di scherno, ma Diablo si limitò a sospirare. Dopotutto si era aspettato la loro opposizione e sapeva benissimo come inculcare un po’ di disciplina nei cani disobbedienti.
Con un gesto rapido, inserì nel suo Driver la croce coi poteri di Wizard per poi far apparire un sigillo magico davanti a sé, mentre un sigillo identico compariva davanti al demone che aveva parlato. Vi infilò quindi il pugno a grande velocità e l'essere si ritrovò il setto nasale rotto da un colpo secco quando il suddetto pugno emerse dal sigillo centrandolo in pieno volto.
 
“La prossima volta userò proiettili. Letali. D'ora in poi, inoltre, pretendo di essere chiamato signore”, commentò Diablo, ritornando normale e usando un tono calmo ma che al contempo non ammetteva repliche. Come ciliegina sulla torta, la sua aura fiammeggiò intorno a lui come un incendio, manifestando chiaramente il suo potere e la veridicità della sua minaccia.
 
“S-Scusi, signore”, disse il demone tenendosi la parte colpita, che gocciolava sangue come un rubinetto.
 
“Lieto che ci siamo intesi. Dunque, per cominciare, quante sfere di Dyson avete?”, chiese agli Zinchiani presenti.
 
“Non molte, signore, e non abbiamo il tempo per costruirne abbastanza da attaccare l'Arcadia. Ma i nostri ultimi scontri ci hanno permesso di mapparla”, rispose il loro leader facendo apparire una schermata olografica davanti al Rider demoniaco, su cui mostrate un gran numero di sfere grandi come un pianeta attaccare un modello dell'Arcadia. Quest’ultimo poi s’ingrandì mostrandone l'interno.
 
“Fortunatamente l'Arcadia al momento non può usare la sua arma più potente: il cannone pulsar antiprotonico”, affermò Diablo, causando una reazione mista di sollievo e orrore negli Zinchiani, che ricordavano bene come una delle loro basi era stata inghiottita da un buco nero creato da quella micidiale arma.
 
“Ah, giusto. Le due principesse sono sparite con le loro chiavi”, ricordò un demone.
 
“Infatti, ma non per questo possiamo sottovalutare il nemico. L'Ammiraglio ha abbastanza esperienza da trasformare una possibile sconfitta in una vittoria e i suoi sottoposti non sono privi di risorse. Dovremmo lavorare come un sol uomo...volevo dire, mostro, per uscirne vivi. Il problema è che chiunque non abbia il permesso del computer viene disintegrato una volta entrato. Io potrei farcela grazie al DNA della principessa Serenitatis, ma mi sono costruito questo per ogni evenienza.” Concluse alzando un oggetto simile a una campanella piena di cavi, da lui costruito con lo scopo di nascondere la sua presenza almeno il tempo di consultare il supercomputer della nave e uscirne.
 
“Ma perché rischiare tanto quando potremmo semplicemente attaccare la Terra o Luna Spenta?”, chiese uno dei Fangire, diviso tra la sincera curiosità per la missione e il famelico desiderio di farsi una scorpacciata di anime.
 
“Devo trovare Decade e per riuscirci, è essenziale l’uso del supercomputer della loro nave. Se riuscissi a trovarlo e prendere i suoi poteri, allora neanche la regina Eternity, dovesse miracolosamente tornare, potrebbe fare nulla per fermarmi”, spiegò l'Heartdemon.
 
“Sicuro che sia una priorità... Signore?”, domandò cauto un Gurongi.
 
“Sì, tutti i primi Heisei Rider sono spariti e lui è l'unico che può sapere dove sono, ma da alcuni giorni non riesco più a trovarlo nonostante tutti i miei sforzi. Per questo, come ho detto, devo servirmi del supercomputer dell'Arcadia, è l'unico abbastanza avanzato da permettermi di calcolare la sua posizione.”
 
“E dopo?”, chiese un Mahotokoru, un demone delle campagne giapponese giunto con le forze di Dai Shocker. Il comandante di quella orribile orda dunque sorrise sadico e strinse le braccia con aria di superiorità.
 
“Lo trovo, assorbo i suoi poteri insieme alla posizione degli altri Kamen Rider e andremo a cercare loro e le Warrior Planet. Con Decade fuori dai giochi e il suo potere a mia disposizione, non avranno più scampo. Se non ci sono altre domande, vado a esporvi il piano.”
 
*****
 
Poco dopo la riunione di quei demoni, l'Arcadia era pronta ad andare nel mondo dei Kamen Rider. I membri della flotta, alcuni dei quali al corrente della fama di quei micidiali guerrieri, erano speranzosi di poter porre fine una volta per tutte a quella guerra millenaria. Michael e Katia, pur non volendo ammetterlo neanche a loro stessi, erano tra questi ultimi.
 
“Pronti al lancio?”, chiese l'Ammiraglio Moonlein allo staff in plancia. Aveva tracciato chiunque altro avesse ricevuto il messaggio di Martina con l’intento di portarli a bordo il più rapidamente possibile, per poi raggiungere le Warrior e i loro rispettivi compagni, pronto a salvare quelle meravigliose ragazze e porre rimedio al suo ritardo della sera precedente.
 
“Quasi, ma vedo qualcosa sul radar”, rispose un membro dell'equipaggio, spaventato dal numero di navi.

“Sono un misto di navi di vario tipo dell'esercito del Male Universale!”, notò Katia, stupita. La sorella di Martina era una bella ragazza dai capelli neri raccolti in due codine e occhi azzurri, molto intelligente e dotata della completa fiducia dell'ammiraglio Moonlein.

“Cosa?! È la prima volta che attaccano insieme! Quante sono?”, chiese quest’ultimo, stupito.
 
“Almeno un migliaio di navette, ma altre ancora stanno uscendo dalla velocità di curvatura!”, informò l'addetta ai radar.
 
'Cosa vuole fare Astaroth?', pensò confuso l'Ammiraglio. Sapeva come agiva in genere il capo degli Heartdemon e un attacco così diretto all'Arcadia non era da lui, specie non con una flotta così irrisoria. Ma ci avrebbe pensato dopo, per il momento doveva dare gli ordini per la battaglia imminente.
 
*****
 
La lotta tra l'Arcadia e le forze nemiche proseguì in una serie di giravolte, esplosioni pirotecniche e finte manovre attorno alla gigantesca astronave, che restava immobile come una fortezza, assorbendo ogni attacco con lo scudo e rispondendo col suo vasto arsenale.
 
Nel frattempo Diablo si trovava in piedi su una navetta poco lontana, pronto al suo ruolo. “Ricordatevi, attaccate dal fianco destro. La sfera di Dyson arriverà tra dieci minuti”, ordinò il guerriero infernale.
 
“Sì, signore. In bocca al lupo”, rispose il pilota.
 
“Grazie”, rispose roco l’Heartdemon mentre davanti a lui lo scontro spaziale continuava. Osservando la lotta in atto, fu lieto di notare che, per una volta, le varie razze infernali seguivano senza proteste gli schemi ordinati dai loro comandanti in un misto di esplosioni e laser: le varie navicelle volavano attorno all'Arcadia schivando abilmente gli attacchi e rispondendo colpo su colpo con sorprendente efficacia. Gli avrebbero dato tutto lo spazio di cui necessitava.
Con un ultimo sguardo alla battaglia, Diablo prese una delle sue croci e la inserì nella cintura.
 
“Kamen Rider Abomination! OOO: Tajadol!”
 
La sua armatura si trasformò in una versione deforme di una delle varianti dell’armatura di OOO, con linee rosso sangue a ricordare l’anatomia di alcuni volatili e speroni su gomiti e talloni, oltre che sulle ali, ora simili a un incrocio tra quelle di un pipistrello e di un uccello e dotate di strane piume dai bordi affilati. L’elmo, infine, divenne più grande e con una fisionomia simile a quella di un falco, dotato anche di una sorta di becco intorno alla parte orale.
Così trasformato, il Rider demoniaco fece schioccare le ossa del collo e pronunciò deciso: “Anime ruggenti, anime coraggiose dell'infinito amore (il nome Arcadia qua è appunto una sigla per questa frase), a noi!”
A quel punto, saltò dal ponte della navicella e volò attraverso un'autentica tempesta di laser e missili, riuscendo a schivarli tutti seppur spesso sul filo del rasoio. Il suo obbiettivo era un'entrata, per quanto minuscola, che gli permettesse di entrare, e si diresse verso un oblò visibile sul lato della nave. Altri laser e missili provarono a fermarlo, ma le sue ali fremettero e scagliarono le penne che le ricoprivano in ogni direzione, le quali, muovendosi come teleguidate, bloccarono o respinsero ogni attacco a lui diretto, andando anche a impattare contro gli scudi dell’Arcadia e facendoli vibrare per l’impatto.
 
Con un ultimo battito, Diablo arrivò all’oblò sopramenzionato e fece per romperlo con un pugno, quando venne afferrato da una macchia rossa che lo tirò via di forza e cominciò a farlo girare con sé nel vuoto dello spazio. “M-Ma cosa?! Lasciami subito!”, ruggì Diablo alla cosa che l'aveva preso, ancora non identificata.
 
“Sto salvando la vita a un sacco di persone compreso te, deficiente!”, rispose questa con un’irritata voce femminile, prima di trascinarlo dentro un varco e staccarsi da lui, mandandolo a schiantarsi su un qualche sconosciuto suolo solido.
Quando si rialzò, il Rider demoniaco vide di essere finito in un ampio parco deserto di una qualche cittadina altrettanto sconosciuta e che, davanti a lui, c'era una ragazza vestita con un costume simile a quello delle Warrior ma totalmente rosso. Portava i capelli dello stesso colore raccolti in treccine molto lunghe, i suoi occhi erano anch'essi rossi e alle sue spalle fluttuava un mantello bianco con sopra il simbolo del regno dell'Eden. Osservando quei tratti, Diablo riconobbe istintivamente la ragazza, avendone sentito parlare dal suo signore poco tempo dopo la sua nascita.
 
“Moon Space, giusto? Mi aspettavo di incontrare prima o poi l'assassina di lord Belphegor, ma non pensavo così presto. Mi ritengo lusingato”, disse ironico prima di evocare Malphas e lanciarle contro un fendente di fiamme nere.
 
“Sapevo che voi demoni siete delle teste calde, ma tu batti il premio”, commentò la ragazza, parando facilmente l’attacco con una barriera di energia rossa, per poi illuminarsi e far sparire la sua forma da battaglia per ridiventare Angelica, nuovamente nella sua divisa da apprendista della flotta lunare. Questo dettaglio stupì non poco Diablo, che decise di cessare la sua offensiva e adottare un approccio più prudente.
 
“E io non credevo tu fossi ancora solo una cadetta della flotta lunare”, commentò in seguito l’Heartdemon.
 
“Non sottovalutare i giovani. D'altronde alcuni dei tuoi predecessori o i loro compagni erano appena degli studenti quando hanno dovuto prendere le armi, no?”, gli rispose Angelica girandogli attorno.
 
“Così è, ma immagino che tu non sia qui solo per fermarmi”, affermò Diablo, sapendo che, se la guerriera dimensionale avesse voluto solo combattere, l'avrebbe già attaccato.
 
“Infatti, ma prima vorrei tu chiamassi i tuoi uomini e ordinassi un cessate il fuoco.”

“E perché mai dovrei?”, domandò indispettito il figlio di Astaroth.
 
“Perché posso dirti dove trovare non solo Decade, ma tutti gli Heisei Rider”, disse la principessa della Terra con uno sguardo talmente intenso che fece capire all'altro che non si trattava di un semplice trucco.
 
“Ok, hai la mia attenzione. Spiegati”, disse quindi piano Diablo.
 
“Tu ordini la ritirata delle tue truppe e mi affronti in un duello uno contro uno. Se vinco io, tu e i tuoi leccapiedi sparite e ricominci a cercare Tsukasa coi tuoi soli mezzi senza più mirare all’Arcadia. Se vinci tu, ti svelo tutto ciò che c’è da sapere sull’ubicazione sua e degli altri Rider.”
 
“Perché vorresti un simile patto, soprattutto considerando quant’è rischioso per te e Decade-senpai?”, chiese il Rider demoniaco, chiaramente confuso e sospettoso. “Ti sarebbe molto più facile lasciarmi continuare il mio attacco sull’Arcadia e sperare che la loro difesa mi annienti. Dopotutto sai benissimo che la piena potenza di quella nave e del suo equipaggio è qualcosa che non posso ancora sfidare senza paura o un serio rischio di essere distrutto a mia volta.”
 
“Vero, ma so anche che il tuo potere sta crescendo rapidamente, molto più di quanto ci si aspettasse”, replicò seria Angelica. “Anche se ci sono ben più probabilità che tu venga distrutto nella tua folle missione di quelle in cui tu riesca a portarlo a compimento, porteresti comunque la morte di troppe persone nel processo, forse addirittura alla distruzione dell’Arcadia stessa insieme a te. Direi che questo è un metodo ben più sicuro per fermarti, anche se solo temporaneamente.”
 
“E tu credi davvero di potermi sconfiggere da sola, Moon Space?” Il tono di Diablo divenne beffardo. “È chiaro che la mia evoluzione ti preoccupa, dovrei prenderlo come un segno che sono effettivamente più forte di te?”
 
“Non lodarti troppo, ragazzino d’un Heartdemon”, ribatté la guerriera con altrettanto scherno. “Sei ancora ben lontano dal superarmi, come ti dimostrerò tra poco… Se accetti la mia proposta.”
 
Diablo fissò tagliente Angelica, restando in silenzio per minuti apparentemente interminabili e suscitando un certo nervosismo nella seconda, che temeva di sentire un rifiuto. Alla fine, però, il demone si portò una mano all’elmo e attivò il ricevitore incorporato per aprire un canale di comunicazione. “Diablo chiama R-1.”
 
“Qui R-1, signore”, rispose il luogotenente che aveva ricevuto la chiamata, un Roidmude proveniente dal mondo dei Kamen Rider.
 
“Ordina la ritirata. Io sono stato costretto a lasciare il campo di battaglia, la missione è annullata. Vi raggiungerò appena possibile”, spiegò l'Heartdemon. In realtà, il suo piano prevedeva comunque la ritirata delle truppe a un certo punto, ma ormai non aveva senso che proseguissero oltre facendosi eliminare inutilmente. Avrebbe comunque ottenuto ciò che voleva da quell’inaspettato incontro.
 
“Ma è sicuro, signore?”, domandò stupito l'androide prima di eseguire una brusca schivata per evitare dei missili.
 
“Tranquillo, ho un piano B. Ritiratevi subito... E dì che chi osa restare, se mai dovesse sopravvivere, verrà usato come prossima cavia per i prossimi esperimenti di Lord Astaroth. Mai mettere in pericolo la vita dei propri compagni e la missione, se sono io a dare gli ordini”, comandò il Rider demoniaco con un tono che non ammetteva alcuna replica.

“Afferrato, signore. Darò subito l'ordine. Passo e chiudo”, rispose in tono chiaramente spaventato il Roidmude, prima di chiudere e affrettarsi a obbedire.
Anche se non aveva assistito a nessuno di essi, gli esperimenti del leader supremo degli Heartdemon erano incredibilmente infami persino tra le razze del Male Universale. Bastava ripensare a quelli che avevano generato Diablo e i suoi fratelli e sorelle: il numero di anime demoniache che erano state ibridate, mutate, modificate e torturate per crearli era talmente alto da sconvolgere persino gli stessi Heartdemon. E tutte le cavie coinvolte in quegli esperimenti avevano sofferto prima di morire. Sofferto Tremendamente .
 
“Ora a noi, Moon Space. Regole?”, chiese Diablo cambiando Malphas con Abraxas e caricando subito il fucile con una potente aura oscura, pronto al nuovo scontro.
 
“Solo due: possiamo usare solo i nostri poteri senza alcuna influenza esterna e non dobbiamo uccidere. Il primo che rende l'avversario incapace di alzarsi o lo costringe ad arrendersi vince”, spiegò la principessa, scrocchiando il collo.
 
“Ragionevole. Ci sto”, rispose il Rider demoniaco, eccitato dalla prospettiva di combattere anche contro la futura generazione delle paladine della Terra.
 
“Cure Warrior! Potestas spatio tempo, venio at me!”, esclamò Angelica illuminandosi di luce rossa e rindossando il suo costume da Warrior. “Sono la guerriera nata per custodire lo spazio tempo, Moon Space!”
 
“Kamen Rider Abomination: Riderman!”, esclamò per tutta risposta il Driver di Diablo, in cui questi aveva inserito una delle sue croci non appena la guerriera aveva iniziato la trasformazione. La sua armatura divenne più leggera e scura e su di essa apparve una sorta di giacca, mentre l’elmo mutava in una forma più umana, scoprendo anche la bocca zannuta, e il braccio destro veniva sostituito da una sorta di grossa tenaglia.
 
“Superior Nova Labefactum!”, esclamò la Cure Warrior lanciando una raffica di laser dello stesso colore del suo costume. Diablo si mosse con grande nonchalance schivando i colpi o bloccandoli con l’enorme tenaglia, prima di caricare Abraxas e sparare una potente sfera di energia oscura che Angelica bloccò con una barriera energetica per poi correre a sua volta contro l’avversario.
 
Il successivo corpo a corpo fu devastante, pugni e tenaglia che si scontrarono contro pelle e corazza distruggendo il terreno sottostante in un abile scambio di mosse.
“Niente male”, commentò l'Heartdemon tentando un calcio laterale, facilmente parato da Moon Space, la quale trascinò il rivale in un corpo a corpo sempre più acceso composto di prese, pugni e schivate, ognuna delle quali calcolata al millesimo di secondo.
Alla fine, Diablo riuscì a rievocare il suo fidato fucile a pompa e a incanalarvi un raggio di tenebra che spinse indietro Angelica, lasciando alcune bruciature sul suo vestito. Il sorriso di lei sembrava però notificare un certo divertimento.
 
“Non ho ancora mostrato niente, guarda questa”, disse la ragazza materializzando una lunga katana dalla lama color platino, avvolta da un'energia purissima che stupì lo stesso Diablo.
 
“Un'arma potente... Come si chiama?”
 
“Katana della Speranza, appartenente a tua madre. Lei stessa me l'ha data per metterti alla prova”, disse ironica Angelica alzando la lama argentea e rimettendosi in posizione. “Forgiata dallo chef Tony nelle fiamme del Monte Fato, raffreddata nella fabbrica dei gelati Motta. Una lega finissima fatta con un migliaio di Nokia e le pale dei Death Korps di Krieg. Pensi di poter resistere a un suo taglio?”
 
“…Non è un po'...irrispettoso parlare così di una delle più potenti armi dell'universo?”, chiese di rimando il Rider demoniaco, cambiando Abraxas con Malphas e gettandosi in una serie di affondi che Angelica evitò prontamente.
 
“Ehi, ho più di ottocento anni, qualche battuta ogni tanto posso permettermela.”
 
“La guardiana delle dimensioni che ama fare battute di pessimo gusto… Che beffa”, replicò il demone menando un fendente che l’altra parò con uno sguardo scocciato.
 
“Vediamo se preferisci QUESTA beffa!”, tuonò la ragazza prima di sprigionare un’onda di energia biancoargentea dalla sua katana, mentre questa ancora spingeva sulla Malphas dell’Heartdemon. Troppo vicino per schivare, quest’ultimo venne investito in pieno dall’attacco e spedito indietro di diversi metri prima di schiantarsi a terra, il petto bruciato e fumante.
 
“Urgh…energia sacra, eh? Dovevo immaginarlo”, commentò caustico, avvertendo il serio danno causatogli dall’onda. “In tal caso, alzerò anch’io il mio gioco!” E inserì una nuova croce nella sua cintura attivandola con un gesto secco.
 
“Kamen Rider Abomination: Shin!”
 
Subito dopo l’annuncio, il corpo di Diablo venne avvolto da un’aura rosso-verdastra che generò un esoscheletro del medesimo colore sulla sua pelle, simile a un’armatura di metallo organico, modificò i suoi arti in una forma più robusta e insettoide e formò delle lame simili a motoseghe sui suoi gomiti e lunghi artigli sulla punta delle dita. Inoltre, la sua testa mutò in una forma sempre simile a quella di un insetto, ma con enormi mascelle come tenaglie e piene di denti aguzzi, e guadagnò due corna simili ad antenne. Così mutato, il demone lanciò un ruggito stridente così forte che persino Angelica si sentì rabbrividire per un attimo.
 
“’Abominio’ è proprio la parola giusta… Le tue trasformazioni sono un oltraggio e un’aberrazione di quelle dei veri Rider!”, dichiarò preparandosi all’attacco nemico con la Katana della Speranza puntata contro di lui.
Tuttavia, persino Moon Space risultò impreparata alla velocità che Diablo dimostrò scattando verso di lei e scartando poi di lato, appena prima di toccare la sua arma; da quella posizione, il Rider demoniaco si lanciò contro Angelica e, deviata la spada di lei con la propria, l’afferrò alla gola con la mano libera, la sollevò e schiantò al suolo con terrificante brutalità, creando un piccolo cratere sotto di lei. L’Heartdemon aprì allora la bocca e tentò di azzannare il volto di Angelica, ma la guerriera dimensionale, nonostante il dolore e lo stordimento, riuscì a mettere in mezzo la sua katana all’ultimo istante e le terribili tenaglie zannute dell’altro si chiusero così sulla lama producendo un acuto stridio.
Spingendo con entrambe le mani, la Cure Warrior tentò di allontanare la testa di Diablo, tuttavia questi la sorprese di nuovo mollando la presa e allontanandosi di poco, per poi riaprire le mascelle e iniziare a concentrare un’intensa fiamma verde-violacea al loro interno.
 
“Oh no, non provarci!”, esclamò Moon Space premendo il palmo della mano sinistra sull’addome di Diablo e generando un impulso di luce rossa e argento che spinse indietro il nemico e gli bruciò il petto. Per sua sorpresa, però, l’attacco stavolta non ebbe lo stesso effetto superefficace avuto in precedenza, come se la resistenza dell’Heartdemon fosse aumentata notevolmente. Quest’ultimo ringhiò di rabbia e dolore e scagliò il fuoco che stava concentrando in bocca nella forma di un’enorme fiammata tra il verde e il viola, tanto rovente che il terreno su cui passò venne incenerito all’istante e l’aria circostante si deformò paurosamente. Angelica, tuttavia, non si fece intimidire e, concentrata una potente aura bianca intorno alla lama della Katana della Speranza, sferrò un fendente discendente che divise a metà il fuoco, disperdendolo così ai suoi lati.
 
“Tsk! Sei all’altezza della tua fama, Moon Space”, commentò Diablo roteando la propria arma, un ghigno sadico sul volto mostruoso. “Ma questo mi fa venire solo più voglia di combatterti con tutte le mie forze!”
 
“Hai bisogno di trovarti un altro hobby, lo sai, vero?”, domandò sarcastica Angelica.
 
Invece di rispondere, l’Heartdemon si scagliò su di lei e menò una serie di fendenti con Malphas che la guerriera dimensionale bloccò con la propria katana. Ogni volta che le lame entravano in contatto, la forza che sprigionavano generava un’onda d’urto tanto forte da far vibrare l’intero luogo dello scontro.
Seppur potenziato dai poteri di Kamen Rider Shin, tuttavia, Diablo non riusciva a passare la difesa di Angelica, la quale, allo stesso modo, non riusciva a trovare un’apertura nella tecnica del nemico. Lo stallo tra i due durò alcuni minuti, in seguito Diablo cambiò strategia tutto d’un tratto: invece di usare Malphas, il demone protese un gomito e usò i denti delle lame a motosega su di esso per bloccare la katana di Angelica e intrappolarla al tempo stesso. Colta di sorpresa dalla mossa inaspettata, la guerriera non fu in grado di sottrarsi al successivo fendente avvolto in aura demoniaca che la investì in pieno, scagliandola indietro con un’evidente bruciatura sul torace.
 
“Ugh… Ok, questa non me l’aspettavo…”, mormorò Angelica toccandosi la ferita e accigliandosi per il dolore. Non era grave, per fortuna, ma non era cosa da poco riuscire a ferirla, nemmeno per un Heartdemon. “Come temevo, stai progredendo troppo in fretta. Di questo passo, la tua evoluzione potrebbe diventare un serio problema anche prima che tu riesca ad assorbire il potere di altri Kamen Rider.”
 
“Oh? State dunque pensando di eliminarmi qui e ora, altezza?”, chiese Diablo in tono beffardo ma non eccessivamente arrogante. Sapeva benissimo che la guardiana delle dimensioni davanti a lui aveva un potere straordinario che, se avesse abbassato la guardia anche solo per un istante, forse avrebbe potuto distruggerlo sul serio. La sua massima sicurezza in quel momento era il patto di non uccisione che avevano stretto a inizio duello.
 
“No, non intendo farlo. Al di là del fatto che non ho la certezza assoluta di esserne in grado, ho comunque fatto un accordo con te per questo scontro e ne rispetterò le regole. Quindi no, Diablo, non ti ucciderò…” La lama della sua katana prese a brillare di un misto di luce rossa e bianca. “…ma stai pur certo che ti farò molto male e che sarò io a vincere!”
 
“Davvero? Allora provamelo, Moon Space!” Con quell’urlo, il Rider demoniaco inserì rapido un’altra delle sue croci nella cintura e la attivò proprio mentre Angelica muoveva la sua arma per lanciare una raffica di lame energetiche.
 
“Kamen Rider Abomination: Skyrider!”
 
L’armatura di Diablo mutò diventando più umana e semplice, simile a una tuta rinforzata che delineava i suoi muscoli e aveva un colore rossastro sul torso e uno più bluastro sugli arti, mentre la sua testa venne racchiusa in un elmo simile alla testa di una locusta con due lenti rosse. Le tenaglie dentate sparirono, ma la sua normale bocca zannuta restò visibile.
Così trasformato, il demone evitò ogni attacco di Angelica con rapidi movimenti laterali e scatti, al punto che sembrava quasi volare a pochi centimetri dal suolo, scivolando su un cuscino d’aria posto sotto i suoi piedi. Arrivato a portata dell’avversaria, tentò di colpirla con un fendente che lei evitò saltando indietro, ma a quel punto Diablo mosse fulminea l’altra mano, dov’era intanto comparsa Abraxas, e fece fuoco più volte mentre al contempo volava ad altissima velocità intorno ad Angelica. Quest’ultima mosse la sua katana per respingere ogni attacco, ma la rapidità del demone iniziò presto a metterla in crisi, soprattutto quando, a un tratto, Diablo aumentò la velocità del suo volo al punto da creare un vero e proprio tornado intorno alla guerriera dimensionale, sollevandola da terra verso l’alto.
 
Angelica cercò subito di riprendere il proprio assetto, ma l’Heartdemon non le permise di farlo: sfruttando il turbine creato dal suo movimento e la stessa capacità di volo supersonico di Skyrider, Diablo attaccò ripetutamente l’avversaria da ogni lato con fendenti e proiettili dalle sue armi, ferendola ripetutamente, per poi concludere con una picchiata dall’alto, Malphas puntata in avanti e avvolta in una potente aura negativa nera e rossa.
La guerriera dimensionale, fortunatamente, riuscì a sfruttare la sua esperienza per virare a proprio vantaggio la forza del vento: lasciandosi trascinare dalle correnti, Moon Space venne proiettata proprio contro il nemico, incontrandolo a mezz’aria e intercettando la sua spada con la propria. Le due energie vibrarono spaventosamente una contro l’altra, cercando di sopraffarsi reciprocamente, tuttavia alla fine risultarono alla pari ed esplosero con incredibile violenza, scagliando lontano i due duellanti.
 
Con una serie di rapide rotazioni, Angelica riprese il controllo e atterrò aggraziatamente a terra, controllandosi in fretta per assicurarsi delle proprie condizioni. “Stavolta c’è mancato poco…”, commentò dopo aver confermato che erano ancora una volta tutte ferite superficiali o poco profonde.
 
Non lontano da lei, Diablo atterrò con un fluido movimento, la corazza bruciata e fumante per l’esplosione, ma, come nel caso di lei, priva di danni o ferite gravi. “Mi sto davvero divertendo, sai?”, fu la sadica affermazione del Rider demoniaco, le ali sulla schiena frementi come se si stessero trattenendo dallo sbattere per la gioia selvaggia che il loro possessore stava emanando.
 
“Come stavo dicendo, dovresti trovarti un nuovo hobby. Yu-Gi-Oh è tornato di moda recentemente”, rispose Angelica, tirando fuori dal corpetto un mazzo del suddetto gioco e rimettendolo via subito dopo. Diablo le diede la propria opinione nella forma di un velenoso calcio ad ascia, che la principessa fermò a pochi centimetri dal viso prima di tentare di calare la propria spada sulla maschera del rivale.
 
Questi riuscì a evitare il colpo di Angelica e di nuovo partì a razzo verso l’alto, ricaricando Abraxas e scambiandosi raffiche di proiettili rossi e neri con Moon Space. La capacità aerea di Diablo, forte anche dell’esperienza e dei poteri del vero Skyrider, superava qualsiasi combattente volante la Guerriera della Pace avesse mai visto, ma pure lei non era priva di trucchi.
Caricando quanta energia possibile nei polpastrelli, Angelica riuscì a sparare una raffica di raggi energetici sufficientemente ampia da coprire tutta l’aria di fronte a sé. Capendo di non poter schivare completamente quello sciame di laser, Diablo si coprì con le proprie ali e incassò gli attacchi, che riuscirono comunque a farlo precipitare a terra; qui, seppur sofferente per le bruciature riportate, il demone si rialzò e, fatte sparire le sue armi, inserì rapido un’altra croce nel suo Driver.
 
“Kamen Rider Abomination: ZX!”
 
Stavolta l’armatura di Diablo andò a rassomigliare grosso modo al look di un ninja: il suo corpo venne ricoperto da vestiti di durissimo cuoio, lasciando scoperti solo gli occhi, mentre sulle sue ali comparirono dei grossi shuriken. Inoltre, tra le mani gli si materializzò una lunga catena spinata che non perse tempo a lanciare contro Angelica, la quale si ritrovò ad eseguire un rapido gioco di gambe e a levitare appena sopra il terreno per evitare di essere intrappolata.
Avvolgendo la sua nuova arma con un alone di fiamme demoniache, Diablo cominciò a farla roteare in mortali cerchi e si avvicinò sempre di più all’avversaria. Quest’ultima rimase immobile ad attendere il momento giusto, analizzando il più possibile il movimento dell’avversario. Quando infine la catena fu a poca distanza da lei, Angelica alzò la Katana della Speranza affinché si avvolgesse attorno a essa e tirò con forza per far perdere a entrambe le proprie armi e trascinare Diablo in un frenetico corpo a corpo, dove il guerriero infernale rivelò uno stile diretto soprattutto ai punti deboli di Angelica, della quale schivava i colpi spostandosi all’ultimo con ampie acrobazie da perfetto ninja e rispondendo poi con colpi rapidi e precisi che la fecero rantolare di dolore.
 
“Mi sbaglio o non sei poi così avvezza a quella katana?”, chiese sarcastico, sfiorando la mascella di Angelica con un gancio e venendo in risposta preso da un colpo al petto, avvolto nell’energia stellare della ragazza. Il match si intensificò ulteriormente, diventando sempre più rapido e acceso mentre i due cercavano di bucare la guardia avversaria.
 
“Non sbagli, come ho detto l’ho ricevuta in prestito da tua madre. In genere uso un arco, ma credo che sarebbe stato eccessivo per questo duello”, spiegò provocatoria la guerriera dai capelli rossi, prima di afferrare il braccio del rivale e proiettarlo a terra, scaricandogli in seguito addosso un potentissimo laser di energia.
Una terribile pressione si abbatté sull’armatura dell’Heartdemon, ma questi riuscì a resistere al dolore e riattivò il suo Driver con uno scatto, a cui seguì un’esplosione di tenebra dalla forza devastante che costrinse Angelica a retrocedere in fretta e richiamare la Katana della Speranza nelle proprie mani per prepararsi.
 
“Kamen Rider Abomination: V3!”
 
Stavolta la corazza di Diablo assunse una forma simile a quella di uno scheletro con sfumature rosso sangue e verde scuro, speroni su ginocchi e gomiti e un elmo simile alla riproduzione in ossa della testa di una libellula, sempre però con la bocca esposta a mostrare le sue zanne. Le sue ali, infine, divennero di due colori separati, rossa la destra e verde la sinistra, e sembrarono sviluppare un’ossatura più robusta. Così trasformato, con un gesto, l’Heartdemon fece ricomparire Malphas nella sua mano e la alzò, pronto ad attaccare la guerriera dimensionale con la tecnica di Ichigo e la forza di Nigo.
 
“Eccessivo per questo duello? Ora mi offendete, principessa…” La sua bocca dentata si piegò in un ghigno malevolo. “…ma cambierete presto idea!”
 
L’attacco successivo fu più rapido e improvviso di quanto Angelica si aspettasse: spostandosi con un fulmineo movimento laterale, Diablo fu in un attimo alla sua sinistra e sferrò un potente fendente ascendente che la guerriera dimensionale riuscì a deviare con la propria arma, ma venne costretta a indietreggiare dalla violenza del colpo. Il Rider demoniaco non perse tempo e incalzò subito Angelica con una raffica di fendenti misti a stoccate che l’altra deviò o bloccò con una certa difficoltà, evidenziando presto come la sua tecnica, per quanto notevole, fosse inferiore a quella dell’Heartdemon quando diversi attacchi iniziarono a passare e ferirla lievemente su braccia e fianchi.
Tuttavia, Angelica non era la famigerata Moon Space per nulla e compensò rapidamente la minor tecnica con un maggiore incremento di potere: la sua aura rossa e argentea la ricoprì più forte che mai e aumentò la sua velocità e forza a un livello tale che presto gli impatti tra i suoi colpi e quelli di Diablo iniziarono a generare esplosioni soniche e incrinare il terreno sotto di loro.
A un certo punto, sfruttando la sua incredibile flessibilità, la guerriera dimensionale bloccò un affondo nemico e, piegatasi in giù ad angolo retto, piantò le mani a terra e si alzò in verticale per sferrare un calcio rotante alla testa del Rider demoniaco, facendolo indietreggiare con un grugnito stordito. Senza fermarsi, una volta tornata coi piedi a terra, Angelica si scagliò in avanti per approfittare della debolezza nemica.
 
Questa volta, però, fu Diablo a coglierla di sorpresa: rivelandosi ben meno intontito di quanto potesse sembrare, l’Heartdemon spiccò un balzo potenziato dal battito delle sue ali e piombò letteralmente sulla guerriera dall’alto, calando la sua spada avvolta in una potente aura demoniaca con tale velocità che lei non poté fare altro che alzare la sua katana in posizione orizzontale per parare il colpo. La forza dell’avversario unita a quella di gravità, tuttavia, si rivelò troppo grande da sopportare e Angelica crollò così in ginocchio sotto quella tremenda pressione, rallentando Malphas solo quel tanto che bastava per evitare che le mozzasse il braccio, ma rimediando comunque una profonda ferita alla spalla sinistra.
Approfittando subito di quella debolezza, Diablo mosse rapido la gamba destra e colpì le mani di Angelica con un potente calcio che le fece perdere la presa sulla Katana della Speranza e spedì lontano l’arma. A quel punto, il demone avrebbe potuto mirare un colpo mortale al collo della sua avversaria disarmata, ma memore delle condizioni dello scontro, portò invece avanti il nudo palmo sinistro e rilasciò da esso un impulso energetico che sbatté indietro la guerriera dimensionale, mandandola a rotolare lungo il terreno.
 
“Si direbbe che abbiamo un vincitore”, commentò perfido il Rider demoniaco, battendosi Malphas sulla spalla con aria soddisfatta.
 
“Urgh… Quale vincitore, scusa?”, ribatté Angelica rimettendosi rapidamente in piedi e sputando un grumo di sangue a terra. Roteando un attimo la testa per riprendersi dal colpo, la guerriera constatò che poteva ancora combattere senza troppe difficoltà; la ferita alla spalla era l’unico danno davvero serio che doveva considerare e a cui fare attenzione, ma aveva subito di molto peggio nella sua vita. “Devi farti controllare la vista. A me pare che entrambi siamo ancora perfettamente in grado di continuare, non ha vinto proprio nessuno.”
 
“Heh, davvero notevole, Moon Space. La tua resistenza e determinazione sono ammirevoli, non c’è dubbio… Ma credi davvero di poter resistere ancora a lungo?” Per sottolineare le sue parole, Diablo roteò Malphas e la piantò a terra con un gesto secco, spaccando in due il terreno. “Non stai affrontando un semplice nemico. Io porto dentro di me il potere di tutti gli Showa Riders e parte di quello degli stessi Heisei Riders! Per quanto tu sia potente e abile, non puoi sperare di sovrastare tutto questo potere! Non da sola!”
 
“Può anche darsi… Tuttavia se non ci provo, non lo saprò mai, no?”, rispose Angelica con un sogghigno per poi assumere una posizione di guardia marziale con le dita delle mani piegate ad artiglio. “E comunque puoi scordarti che mi arrenda davanti a un ragazzino come te! Fatti sotto, moccioso d’un imitatore!”
 
Diablo digrignò i denti, palesemente infastidito. Non sopportava più di essere definito un imitatore, soprattutto dopo tutto il tempo che Decade ci aveva ricamato sopra insultandolo in mille modi sempre diversi. Era come se si stessero facendo beffe della sua abilità, sottolineando la mancanza di capacità veramente tutte sue. “Ora basta con questa storia!”, ruggì scagliandosi contro l’avversaria con la spada levata. Se proprio non voleva stare giù con le cattive, avrebbe usato le molto cattive! Dopotutto doveva solo evitare di ucciderla, ma mutilarla non significava necessariamente questo!
 
Per sua somma sorpresa, però, la guerriera dimensionale avvolse le sue mani nella propria aura e usò un colpo di palmo per deviare la lama di Malphas; subito dopo, fece un passo avanti improvviso ed entrò così nella guardia di Diablo, approfittandone per colpirlo con una doppia palmata ad addome e costato. L’energia di Moon Space esplose come una granata nel momento in cui le sue mani impattarono sul corpo nemico e lo sbalzò via con crepe evidenti sull’armatura.
Il Rider demoniaco sgranò gli occhi e tossì un misto di saliva e sangue per gli attacchi appena subiti, ma fu Angelica stavolta a non dargli tregua e, balzata in avanti, sferrò una serie rapida e implacabile di tecniche di arti marziali che prima aprivano la guardia dell’avversario con movimenti precisi e ampi e poi lo colpivano ripetutamente ai punti più vulnerabili del corpo con potenti palmate e pugni. Ringhiando di rabbia, Diablo diede un potente battito d’ali verso il basso, generando una raffica di vento che allontanò Angelica e gli permise di recuperare terreno; a quel punto, rivestì Malphas di energia demoniaca e sferrò una serie di fendenti che lanciarono numerose lame energetiche verso la guerriera, la quale rispose generando una barriera di luce stellare che respinse ogni attacco. Quello stallo, tuttavia, permise all’Heartdemon di cambiare di nuovo le sue croci:
 
“Kamen Rider Abomination: Amazon!”
 
A quel suono, una potente energia negativa mutò il corpo di Diablo in una forma stavolta fortemente simile a un rettile, come nel suo primo scontro con le Warrior Planet: la sua corazza si ricoprì di squame e parve divenire più simile a pelle verde scuro con zigrinature rossastre, i muscoli di petto e addome divennero più evidenti e di colore ocra e le sue estremità di braccia e gambe vennero avvolte da un’armatura nero pece e dotata di artigli e punte affilate. L’elmo assunse a sua volta una forma rettiliana con creste e occhi rossi luminosi e le sue zanne divennero più grandi e aguzze, al punto da spuntare fuori dalla bocca.
Così trasformato, Diablo lanciò un ruggito raccapricciante e, fatta sparire Malphas, si lanciò su Angelica coi suoi nuovi artigli. La guerriera dimensionale usò subito la sua tecnica marziale per rispondere all’offensiva, ma se da una parte lei aveva maggiore abilità, controllo e precisione, ora il Rider demoniaco vantava invece forza, velocità e imprevedibilità ben più elevate. Come nel primo duello contro le predecessore di Moon Space, la forma Amazon aveva reso lo stile di combattimento di Diablo più simile a quello di una fiera rabbiosa o di un berserker, tanto diretto e al contempo caotico da essere paradossalmente quasi impossibile da prevedere, e questo costrinse Angelica a cedere parecchio terreno mentre cercava di contrastarlo.
 
Punte e artigli avvolti in energia demoniaca incontrarono ripetutamente palmi, pugni e calci rivestiti di energia stellare, generando violente e continue esplosioni che devastarono il campo di battaglia mentre i due duellanti continuavano a combattere con un’intensità sempre maggiore, i corpi di entrambi che si coprivano di ferite a vista d’occhio.
A un certo punto, Angelica deviò una sferzata di avambraccio di Diablo e controbatté con un calcio che spinse indietro l’avversario, ma questi sembrò ignorare il dolore e si mosse in avanti con un altro attacco delle punte sulle sue braccia che la guerriera schivò prontamente, per poi controbattere con una sequenza di tre rapidi colpi di palmo alla schiena ora esposta dell’altro. Al momento di subire l’ultimo attacco, però, l’Heartdemon si voltò di scatto e spazzò il terreno con un calcio che centrò in pieno le gambe di Moon Space, mandandola a schiantarsi per terra. Diablo alzò allora un braccio e calò una violenta artigliata, tuttavia Angelica fu capace di rotolare via in tempo e gli artigli dell’avversario colpirono solo il duro suolo sottostante, facendolo letteralmente esplodere per la potenza immessa nell’attacco. Rimessasi in piedi, la guerriera dimensionale corse in avanti e deviò altre due artigliate del Rider demoniaco con altrettante palmate, poi ne sferrò un’altra dritta al volto nemico, sbalzandolo di lato e facendogli sputare sangue; in risposta, però, Diablo si mosse seguendo il movimento della propria testa e colse così di sorpresa Angelica con un fendente improvviso delle punte sull’avambraccio sinistro, lacerandole un lembo di carne del ventre.
 
‘Maledizione! Di questo passo, altro che ferite non mortali: finiremo per ucciderci a vicenda senza nemmeno accorgercene!’, pensò la guerriera dimensionale stringendo i denti per il dolore e continuando a contrastare i colpi implacabili del Rider demoniaco. ‘Bisogna arrivare a una conclusione al più presto!’
 
Numerosi altri scambi dopo, nel ruotare per l’ennesima volta su sé stessa con più forza possibile, Angelica sferrò un pugno superpotenziato d’aura positiva che stavolta intercettò e si schiantò direttamente sull’artigliata pregna di potere negativo di Diablo. Le due energie opposte si contrastarono per un istante e poi esplosero con inaudita violenza, generando un’onda d’urto tanto potente da distruggere completamente il terreno nel raggio di almeno 50 metri e scagliare via entrambi i duellanti, che rovinarono a terra parecchio più lontano coperti di polvere, detriti e sangue sia proprio che dell’avversario.
Dopo secondi interminabili, tutti e due si rialzarono barcollanti, feriti e ansimanti ma con degli sguardi ancora carichi di energia e voglia di combattere. Per quanto nessuno dei due volesse cedere, tuttavia, era chiaro che il loro duello non poteva continuare ancora per molto tempo, che lo volessero o meno.
 
‘Non avrei mai pensato che potesse arrivare a un potere simile mentre è ancora così giovane e in piena evoluzione…’, pensò Angelica asciugandosi il sangue che le colava sulla tempia da una ferita alla testa. ‘Non voglio nemmeno immaginare che potere avrà se dovesse acquisire anche i pieni poteri degli Heisei Riders… Se poi dovesse addirittura assorbire la Croce di Fuoco… Astaroth, dannato pazzo, ti rendi conto che, di questo passo, potrebbe superarti e rivoltarsi anche contro di te?!’
 
‘Devo ammettere che è più resistente e tenace di quanto potessi immaginare… Non per nulla è degna del titolo di guardiana delle dimensioni’, si disse invece Diablo pulendosi il sangue colato sul mento. ‘Se non fossi riuscito a prendere il potere degli Showa Riders prima di questo scontro… Heh, odio ammetterlo, ma per quanto stia amando questo duello, non posso nemmeno io continuare così in eterno. Non se voglio completare la mia missione.’
 
“Direi…che siamo in una situazione di stallo”, disse finalmente Angelica, una volta ripreso un po’ di fiato.
 
“Così sembra”, replicò Diablo con un sorriso stanco. “Ma dubito continuerà ancora per molto. È chiaro che siamo allo stremo, perciò è probabile che uno di noi commetterà un errore nel prossimo futuro…”
 
“…e questo permetterà all’altro di vincere. Per una volta siamo d’accordo”, concluse Moon Space. La guerriera mosse in seguito una mano e la Katana della Speranza le volò nel palmo, di nuovo splendente di energia stellare. “Ma cosa ti fa pensare che sarai tu a prevalere?”
 
“Non posso averne la certezza, ovvio…” Il ghigno del Rider demoniaco si allargò mentre le sue dita si stringevano intorno e sollevavano l’ennesima croce. L’energia negativa che questa emanava bastò a suscitare un brivido freddo e un tremendo sospetto nella guerriera dimensionale. “…ma ho ancora un asso da giocare. E l’ho tenuto apposta per questo momento!” E la inserì nella sua cintura.
 
“Kamen Rider Abomination: Ichigo!”, fu l’annuncio del Driver demoniaco, cui seguì lo scatenarsi di una micidiale aura e l’aumento della muscolatura di Diablo, ora chiuso in una corazza verde scuro e nera dall’inconfondibile motivo a cavalletta che aveva reso al contempo celebre e famigerato il primo di tutti i Kamen Rider e la cui nuova maschera sembrava l’annuncio di un’era di puro terrore. La terra stessa si spaccò allo sprigionarsi del potere di Ichigo, corrotto dalla sua prigione.
Senza ulteriori preamboli, il Rider demoniaco si chinò a raccogliere potere per un Diablo Kick, lo stesso con cui aveva sconfitto ognuno dei suoi avversari più potenti, Ichigo compreso. L’aura infernale che lo circondava crebbe presto al punto che particelle di polvere e frammenti di terreno cominciarono a volargli attorno e l’aria circostante si distorse paurosamente.
 
‘Avrei dovuto portarmi dietro le altre. Mannaggia al mio orgoglio’, si rimproverò Angelica, mettendosi in una posa da iaido e canalizzando potenti fiotti di energia nella Katana della Speranza. Come nel caso dell’avversario, anche la sua aura aumentò tanto da alterare il paesaggio circostante, ma stavolta di un’energia tanto splendente da sembrare una stella nascente.
 
Il processo dei due avversari, ora madidi di sudore, coperti di ferite e trafitti da crampi ai muscoli di tutto il corpo, continuò per quasi un minuto. L’energia combinata che stavano accumulando sfiorò livelli impensabili, al punto che il cielo stesso si scurì e le nuvole cominciarono a rilasciare prima piccole seppur visibili scariche elettriche e, in seguito, veri e propri fulmini iniziarono a cadere intorno ai due, mentre il vento soffiava sempre più violento e assordante.
 
Infine si scagliarono l’uno contro l’altra. Diablo compì un breve balzo, piegò le gambe a mezz’aria e prese infine a scendere in picchiata con un calcio teso nella posizione che aveva reso celebri i suoi predecessori, mentre Angelica piantò la punta della spada nel terreno e corse a rotta di collo in avanti, in attesa di rilasciare tutta l’energia accumulata in un ultimo fendente ascendente.
 
“Basta così!”, li interruppe una voce appena prima che si scontrassero, mentre due varchi temporali si materializzavano davanti ai contendenti, i quali non ebbero la possibilità di curvare ed evitarli. Così, entrambi si ritrovarono all’improvviso in aria per poi cadere dritti verso terra, dove si schiantarono in modo brusco ma non troppo doloroso. Rialzatisi e sputato un po’ di terriccio, i due videro Tsukasa davanti a loro, già trasformato.
 
“Tsukasa, che ci fai qui?!”, domandò Angelica. Il Rider si avvicinò con passo severo, le dita strette attorno alla pistola.
 
“Vi risparmio dall’uccidervi a vicenda”, affermò autoritario, rivolgendosi dunque all’avversario dell’amica. “Diablo, interrompi lo scontro e vattene ora e, in cambio, io mi offrirò spontaneamente a te tra tre giorni.”
 
L’Heartdemon, tornato normale, mosse con grande cautela occhi e piedi, tenendosi a debita distanza dal guerriero in magenta. Non era certo sopravvissuto alle sue prime settimane di vita, trascorse nel peggior regime d’allenamento immaginabile, fidandosi del primo patto vantaggioso che gli veniva offerto.
“E dove dovremmo rincontrarci?”, chiese sospettoso, aspettandosi che al punto promesso ci sarebbe stata la stessa orda di Kamen Rider che l’aveva fermato giorni prima.
 
“Recati al tempietto di Okinawa che c’è a quest’indirizzo”, disse Tsukasa, lanciandogli un biglietto che venne preso al volo. “C’è un portale diretto alla mia locazione. Non lotterò insieme ad altri, non ti impedirò di affrontarmi e non scapperò sul più bello. Ci batteremo per l’ultima volta con tutte le conseguenze che verranno dall’esito, qualunque esso sarà.”
 
“Ti ringrazio per la franchezza, Decade-senpai… Ma verrò comunque ben accompagnato. Non per aiutarmi in combattimento, solo per assicurarmi che non farai uno dei tuoi soliti trucchetti. Dopotutto, non si sa mai...specie con te”, disse sarcastico Diablo, prima di evocare un vortice in cui svanì, scambiando un ultimo sguardo con Angelica.
 
Una volta sparito lui, la guerriera dimensionale sciolse la sua trasformazione e si diresse subito dall’amico. “Tsukasa, ma sei serio? Qui si rischia di mandare a puttane l’intero piano!”, esclamò indignata la principessa, dandogli un colpetto sulla spalla.
L’armatura del fotografo svanì in multiple immagini traslucide, mostrando sulla faccia di lui un’espressione alquanto pensierosa. Era chiaro che non aveva concesso la propria posizione a cuor leggero.
 
“Sono molto serio”, disse lui con tono fermo, prima di addolcirsi. “Sta tranquilla, custode. Così come te, anch’io non avrei tentato questo patto, se non avessi avuto la certezza di poterne uscire vivo. Anche se sei stata molto incauta verso la fine… Quasi arrogante, oserei dire.”
 
“Lo ammetto, mi sono lasciata troppo prendere dall’adrenalina, oltre che dal fatto che si è rivelato molto più forte di quanto immaginassi”, gli concesse Angelica, deglutendosi e maledicendo la sua presunzione. “Spero tu sappia quello che fai comunque, o saremo davvero nei guai.” Con un sospiro di resa, prese il suo comunicatore: “Nonno Michael, mi ricevi?”
 
“Sono qui, bambina mia. La flotta nemica si è ritirata all’improvviso e stiamo tutti bene. C’entri tu per caso?”, chiese l’antico condottiero, che aveva avuto già modo di vedere molte volte cosa la sua dolce e testarda nipote era capace di fare.
 
“Sì, ho trattato con Diablo. Era lui a capo dell’attacco”, spiegò lei. “Ora se n’è andato. Sono riuscita a ritardarlo e darci altro tempo, tuttavia non posso dire di essere certa dei risultati.”
 
“Sta’ tranquilla. Con te in giro, ho imparato che tutto si può risolvere per il meglio.”
 
‘Ah, magari fosse così’, sospirò la ragazza, ripensando ai mille errori fatti nei suoi otto secoli e mezzo di vita, in particolare quelli legati alle persone che amava.
 
“Ti voglio bene, nonno. Buona fortuna”, concluse prima di riavvolgersi in un’aura rosso fuoco che si trasformò nel suo costume.
 
“Arrivederci, Ammiraglio”, salutò a sua volta Tsukasa. “Spero che, dopo quest’ultima faticaccia, potremo goderci un bel bicchiere di sakè insieme.”
 
“Ricambio i vostri auguri, ragazzi miei. Ricordatevi di non perdere mai la voglia di combattere. Finché avrete anche solo un briciolo di volontà, potrete sempre fare la differenza”, concluse Michael, con un tono pieno d’affetto per la Cure Warrior e una nota di rispetto per Decade.
 
A quel punto, i due guerrieri dimensionali si diedero un ultimo saluto, prima di svanire nei rispettivi portali.
 
Angelica si diresse verso casa, intenta a riposarsi prima dell’ultimo atto di quella complessa storia e pregare che tutto andasse per il meglio.
Altrove, anche Michael si sedette sulla sua sedia, al centro della plancia, e alzò una mano per attirare l’attenzione dei propri sottoposti.
 
“Arcadia... Go!”
 
*****
 
Mentre le forze del bene e del male si erano preparate al prossimo e terrificante scontro, in un oscuro angolo di una galassia ormai quasi distrutta, una grossa sfera ne aveva mostrato le mosse a una titanica figura.
Astaroth aveva osservato per lo più impassibile gli scontri tra i suoi figli e l'alleanza tra le Warrior e i Kamen Rider, concedendosi a volte qualche sprazzo di emozione. Come una soddisfatta risata quando il povero Ifrit si era visto negare la possibilità della lunga vita che sognava.
Per quanto amasse portare distruzione o piegare interi imperi al suo volere, a volte Astaroth viveva solo per quei momenti in cui trasformava le emozioni altrui nei suoi giocattoli.
 
 Al momento, il globo mostrava le coppie di combattenti avvicinarsi separatamente a Osaka sui rispettivi veicoli, fermandosi di tanto in tanto per riposarsi o allenarsi. “Cominciavo a credere che questo giorno non sarebbe mai arrivato”, disse soddisfatto l'essere noto ai più come il Male Universale, nascosto dall'oscurità del suo antro. “Ho finalmente la possibilità di distruggere in un colpo solo le paladine dell'Eden e quei seccatori che giocano a fare i samurai. Dopodiché nulla sarà in grado di fermarci.”
 
In quel momento, un portale si aprì accanto al colossale demone e ne emerse Diablo. Le ferite riportate nello scontro con Angelica erano guarite e l'aura del Rider demoniaco sembrava tornata a piena potenza. Con un gesto fluido e riverente, questi s'inginocchiò. “Mio signore, vi porto buone nuove.”
 
“So già tutto, figlio mio, ma voglio sentirle dalla tua bocca”, ordinò il signore infernale, sistemando gli affilati artigli sul suo nero trono, un gesto che denotava un piccolo nervosismo. Angelica non si era sbagliata: la capacità evolutiva della sua ultima creazione cominciava a intimorire persino Astaroth.
 
Pur avendo notato il gesto del suo signore, Diablo decise di non darvi peso: “L'attacco all'Arcadia non è andato come speravo, ma lo scontro con Moon Space mi ha aperto la migliore delle possibilità: tra tre giorni troverò di nuovo Decade-senpai e questa volta ho e avrò la certezza che non scapperà da me. Molto presto il suo potere sarà mio e a quel punto non sarà difficile trovare gli altri Rider e prendere anche il loro.”
 
“Molto bene, questo è per noi il migliore degli sviluppi”, affermò soddisfatto Astaroth, prima di indicare la sfera. “Tuttavia, i nostri nemici raggiungeranno lo stesso luogo contemporaneamente al vostro presunto incontro. Ad attaccarli ora separatamente, c’è il rischio che Michael si metta in mezzo, ma farò in modo che non possa raggiungere il luogo dove ti incontrerai con Decade. Almeno il tempo necessario a procedere col piano.”
 
“Mi perplime solo una cosa: Decade-senpai sa meglio di noi che i nostri nemici arriveranno lo stesso giorno in quel luogo e dubito che sia così sciocco da credere che non prenderemo precauzioni per impedirgli di arrivare. Pensa di potermi comunque sconfiggere da solo, in caso si trovi davvero senza aiuto? O c'è altro che ci sfugge?”, chiese Diablo in tono interrogativo, avendo imparato ad aspettarsi l’imprevisto in ogni circostanza.
 
“L'ipotesi più probabile è che si sia messo d'accordo con Diend, ma sa che anche in quel caso prenderemo delle precauzioni. E io ne ho una in particolare”, affermò il signore degli Heartdemon con un ghigno visibile anche tra le tenebre. In quel momento, dieci sfere di un malato violetto scesero tra lui e Diablo, assieme alle orde di mostri che avevano aiutato il Kamen Rider ad attaccare l'Arcadia
 
La vista delle sfere, tuttavia, portò uno strano turbamento in Diablo. E un chiaro fastidio, nato da un che di familiare che avvertì provenire da esse. “Padre... Mio signore, cosa sono queste?”
 
“Un fallimento. Un fallimento, però, a cui ho deciso di dare un'ultima occasione. Assicurati che la faccia contare”, rispose con tono quasi sadico Astaroth, facendo volteggiare e vorticare quegli inquietanti globi in un unico punto, finché questi non presero a fondersi generando una terribile aura che terrorizzò anche i più crudeli dei mostri presenti. In particolare, alcune delle razze affrontate dagli Heisei Rider sentirono una sorta di dolore nel petto e si fecero indietro, come se temessero di venire risucchiati dal quel blasfemo gorgo.
 
“...quelli...sono i miei fratelli?!”, domandò Diablo preso da un atroce sospetto e, per la prima volta, da un senso di reale terrore. Questo quasi tranquillizzò Astaroth, lieto di sapere che anche la sua migliore creatura non era immune alla paura.
 
“Sì, esatto. I loro corpi sono stati distrutti, ma il loro spirito ha resistito ed è tornato alla fonte...cioè me. E adesso avranno una chance di vendicarsi. Uniti saranno ancora meglio di come li avevo progettati all’inizio”, spiegò Astaroth, mentre il vortice cominciava ad assumere una forma vagamente umanoide.
 
“...è davvero necessario, mio signore? Anche se hanno fallito, hanno comunque svolto il loro dovere”, insistette Diablo. Non poteva dire di essere mai stato davvero legato ai suoi fratelli, ma, a dispetto di quello che tutti, compresi questi ultimi, potessero pensare, in realtà non li aveva mai odiati e aveva provato un sincero rispetto per ognuno di loro nel vederli combattere con tanta determinazione e forza contro le Warrior Planet e i Kamen Rider, nonostante fossero stati alla fine sconfitti. Per questo, quello che ora le loro anime stavano per subire non gli piaceva affatto. “Trasformarli in questa amalgama in cui ogni loro identità sarà perduta... È...”
 
“Dovrei sprecare un simile potenziale quando siamo tanto vicini alla vittoria? No, Diablo. Utilizzeremo qualsiasi sporco trucco per finirla una volta per tutte”, fu la spietata replica del signore infernale.
In quello stesso istante, con un terribile urlo di dolore, il vortice di anime si condensò finalmente in una fumosa figura umanoide dalla forma ancora nascosta dall'immenso buio di quel luogo. L'essere appena nato ringhiò pericolosamente, alzandosi con lentezza e puntando due occhi color dell'ambra su Diablo.
 
Il Rider demoniaco si era finora fatto vantato di non essere intimorito da niente e nessuno. Né le Warrior Planet, né i leggendari Showa Riders l'avevano mai spaventato e nemmeno gli impressionanti poteri di Decade e Moon Space gli avevano impedito di agire o combattere con tutto sé stesso.
Ma ora, davanti al terrificante e quasi infantile sguardo della mostruosità che gli stava davanti, nemmeno lui poté trattenersi dal fare un passo indietro. Non perché si sentisse più debole di quell'essere, tutt'altro, ma la sua mera esistenza era talmente aberrante da disgustarlo profondamente e indurlo inconsciamente ad allontanarsi da esso. Soprattutto perché avvertiva chiaramente l'energia di coloro che erano stati suoi fratelli e sorelle vorticare al suo interno, in uno spaventoso e raccapricciante caos.
 
“...è rivoltante. Non credo ci siano altre parole per definirlo”, non riuscì a trattenersi. “Non ha nemmeno volontà propria, a malapena sarà in grado di distinguere nemici da amici e questo tenendolo al guinzaglio! Che utilità può davvero avere questa...cosa?!”
 
'Farti fuori qualora decidessi di ribellarti, nel caso fosse necessario', pensò Astaroth, soddisfatto dalla reazione del figlio. Ovviamente, non diede voce ai suoi pensieri e si limitò a dire: “Consideralo il tuo cane da guardia, per ora. E un asso nella manica in caso di imprevisti. Non preoccuparti per la sua intelligenza: ne ha quanto basta per obbedirti senza fare storie.”
 
Diablo si voltò verso il suo creatore, una smorfia perplessa e lievemente scocciata sulla bocca zannuta. Quando parlò, tuttavia, la sua voce uscì controllata e calma: “Padre, avete dubbi sulla mia forza, per caso? Credete che non sia in grado di sconfiggere Decade da solo?”
 
“Oh, non ho dubbi che tu sia più che capace di batterlo. Ma dopo tutti i guai che ha causato”, affermò il potente Heartdemon alzando il collo taurino e il tono di voce “credo che quel cosiddetto ‘distruttore’ meriti un po' di sana umiliazione. Idem per le Warrior Planet. Non vedo l’ora di godermi la visione dei loro corpi martoriati… E soprattutto l’espressione dei miei fratelli nel sapere che siamo stati noi ad assestare il colpo di grazia ai nostri nemici!” Concluse quelle parole con una risata roboante e sadica, talmente pregna di malvagità che l’aria stessa parve gridare per il dolore che quel suono le arrecava.
 
Intanto la bizzarra e sfortunata creatura nata dai fratelli di Diablo si alzò in piedi, muovendo i suoi primi goffi passi, e i mostri radunati lì intorno si mossero immediatamente più lontano da essa, nervosi e timorosi di scatenare una qualsiasi reazione da parte sua.
 
Diablo osservò ancora l'abominevole creatura e l'esercito assegnatogli da Astaroth e decise di non parlare oltre. Ormai il suo signore e creatore aveva preso la sua decisione e discuterne non avrebbe cambiato niente. Doveva fare solo una cosa: adempiere alla sua missione acquisendo il potere dei rimanenti Kamen Rider e distruggere le Warrior Planet, per poi conquistare anche la potenza della Croce di Fuoco. Il potere assoluto.
 
Eppure, nonostante il misto di eccitazione e impazienza che gli suscitava la prospettiva di combattere una guerra tanto grande e ottenere una potenza incommensurabile, i suoi occhi continuarono a spostarsi verso l’orrido amalgama che portava le anime dei suoi fratelli e sorelle, che, persino in mezzo all'assordante cacofonia dell'esercito infernale e alla risata maligna del suo signore, risuonava nelle sue orecchie come il più atroce degli stridii.
 
In quel momento, nel nero e corrotto guscio che avvolgeva in una morsa di puro male il cuore del Rider demoniaco, una piccola, quasi impercettibile crepa parve aprirsi e una luce scintillò per un attimo attraverso di essa.
 
'Questo...non è giusto.'
 

                                                                                                 *****
1) Armata di Warhammer 40k
                                                                                                 *****

Una buona serata a tutti voi lettori, io e Xeph ci auguriamo che abbiate trascorso mesi piacevoli dal nostro ultimo aggiormento. Io personalmente sto facendo i miei primi passi nella magistrale e il mio collega nel mondo del lavoro. Nello scorso capitolo si è conclusa la presentazione di Rider e compagne, questo può invece considerarsi il vero prologo alla battaglia finale della storia, prima della quale metterò( in settimana, salvo imprevisti) una raccolta di ' file sulle razze di mostri affrontati nel corso degli anni dai nostri eroi in motocicletta. E a questo proposito, a chi di voi è piaciuto Venom, consigliamo di guardare l'ultima stagione, Kamen Rider Revice. Intanto sentiti ringraziamenti.

Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** La storia fin qui (riassunto + speciale mostri) ***


La storia fin qui (riassunto + speciale mostri)

 

Nell’Universo Planet, la guerra tra le forze del Male, rappresentate dagli Heartdevil e Heartdemon, corrotti e malvagi angeli caduti dalla grazia del Paradiso e divenuti esseri infernali, e quelle del Bene, formate dalle civiltà di Terra e Luna benedette e guidate dagli angeli dell’Eden, è al suo culmine.

Il sovrano degli Heartdemon Astaroth, in particolare, ha scoperto l’esistenza e la possibilità di accedere alla dimensione parallela più vicino, l’Universo Toei, dove la più potente forza del Bene è simboleggiata dai Kamen Rider, guerrieri mascherati dotati di poteri eccezionali e in guerra contro svariate razze di creature del Male tanto insolite quanto pericolose. Affascinato dalla scoperta e bramoso di impossessarsi dei poteri dei Kamen Rider come di quelli delle Warrior Planet, le più strenue e valorose combattenti della Terra della sua dimensione e posseditrici degli spiriti dei più potenti angeli, Astaroth usa i suoi poteri per prendere campioni di materiale dall’Universo Toei e li fonde con innumerevoli demoni con lo scopo di creare dei Rider demoniaci, senza tuttavia avere grande successo.

Alla fine, usando anche il sangue dai poteri divini della principessa perduta Serenitatis, il malvagio signore infernale riesce nel suo intento e oltre, creando un essere che supera ogni sua aspettativa: nasce Kamen Rider Diablo.

Il neonato Diablo viene mandato a sconfiggere e assorbire i poteri degli Showa Riders, i primi della loro stirpe, ma durante lo scontro con il capostipite Ichigo, le Warrior Planet intervengono in risposta a una richiesta di aiuto di quest’ultimo. Il Rider demoniaco sconfigge Ichigo e le Warrior, ma l’intervento di Tsukasa Kadoya, alias Kamen Rider Decade, salva le seconde e costringe Diablo alla ritirata; tuttavia, in quel momento, un attacco scagliato all’ultimo momento da Shizu, leader delle Warrior, crea una frattura dimensionale che risucchia lei e le compagne nella dimensione parallela dei Riders, separandole nel processo.

Qui ciascuna Warrior Planet entra in contatto con la seconda generazione degli Heisei Riders, i più recenti della loro stirpe, ai quali chiede aiuto. Nel frattempo, però, anche Astaroth ha ripreso a muoversi e invia i fratelli di Diablo, Rider demoniaci risultanti però da esperimenti falliti, a catturare suddetti Heisei Riders ed eliminare nel processo anche le Warrior Planet. Nello specifico:

  1. Martina Florence, cyborg e fedele pilota delle Warrior, incontra e si allea con Gentaro Kisaragi, eclettico professore scolastico e Kamen Rider Fourze, contro il potente Saga e, dopo una battaglia violentissima, riescono a vincere e a creare in seguito una comunicazione con le altre Warrior e Rider, dandosi un punto d’incontro a Osaka nel giro di alcuni giorni.

  2. Silvia Moonlight, Warrior Plutonis, viene soccorsa dal giovane Takeru Tenkuji, monaco e Kamen Rider Ghost, e insieme affrontano il perfido Hyōirei; dopo averlo sconfitto con l’aiuto dei compagni del secondo, ricevono la comunicazione di Martina e si preparano per la riunione con gli altri.

  3. Marisa Tonussi, Warrior Neptunus, si unisce a Eiji Hino, generoso vagabondo e Kamen Rider OOO, per combattere contro Ifrit, demone tanto pericoloso quanto tragico; dopo la sua distruzione, i due nuovi alleati ricevono a loro volta la comunicazione di Martina e si apprestano al viaggio per Osaka.

  4. Elena Zanon, Warrior Uranus, stringe una turbolenta alleanza con il detective Shotaro Hidari e il suo partner Philip, che insieme formano Kamen Rider W, coi quali sconfigge l’indolente demone Checker per poi ricevere la comunicazione da Martina e muoversi verso Osaka.

  5. Inori Sasaki, giovanissima Warrior Saturnus, viene infettata da un virus creato dalla crudele Umbrella e soccorsa da Emu Hojo, pediatra e Kamen Rider Ex-Aid, il quale riesce infine a guarirla e a eliminare col suo aiuto la nemica; in seguito, anche loro si dirigono verso Osaka dopo aver ascoltato la comunicazione di Martina.

  6. Itsuki Fukuda, Warrior Iupiter, entra in contatto con il malinconico fuggitivo Haruka Mizusawa, unico a non essere un Rider, ma una creatura mezzosangue ibrida detta Amazon Omega, e, dopo un inizio difficile, i due insieme distruggono il demone Kage; in seguito, Tsukasa e Angelica, una Warrior Planet dal futuro, li raggiungono e nominano Haruka col titolo di Kamen Rider Omega, rendendolo parte della stirpe dei valorosi guerrieri e dando loro anche modo di contattare le compagne di lei e viaggiare verso Osaka.

  7. Reiko Ai, Warrior Mars, incontra lo stregone viaggiatore Haruto Soma, Kamen Rider Wizard, e i suoi compagni, ma si ritrova a doverlo affrontare quando il primo viene manipolato dal subdolo Piton; sconfitto quest’ultimo, i due si dichiarano alleati e ricevono la comunicazione di incontrarsi coi loro compagni a Osaka.

  8. Nanà Harada, Warrior Venus, viene aiutata da Shinnosuke Tomari, poliziotto nonché Kamen Rider Drive, a lottare contro il demone cyborg Cyberive; dopo aver eliminato il nemico e aver ascoltato la comunicazione di Martina, la ragazza ha anche una breve relazione con il cognato del Rider, Go Shijima, prima di partire per Osaka.

  9. Erika Fujiwara, Warrior Mercurius, trova un’anima affine nel geniale quanto eccentrico Sento Kiryu, scienziato e Kamen Rider Build, e insieme a lui e ai suoi compagni si scontra con il malvagio Cagliostro, distruggendolo dopo una dura lotta; una volta ricevuta la comunicazione da Martina, i nuovi alleati si dirigono in fretta verso Osaka.

  10. Shizukesa Howaito, Moon White e leader delle Warrior Planet, si ritrova in una città simboleggiata da frutta, musica e ballo, dove si trova ad affrontare il terribile Griemhild, il più potente tra i fratelli di Diablo, ma fortunatamente, in suo aiuto, occorrono gli Armored Riders guidati dal coraggioso Kouta Kazuraba, Kamen Rider Gaim e umano asceso a divinità; la nuova alleanza annienta il nemico per poi partire alla volta di Osaka per ritrovare le altre Warrior e i loro nuovi alleati.

Contemporaneamente a questi eventi, Diablo prosegue la sua caccia a Decade attraverso le varie dimensioni nel tentativo di acquisire i suoi poteri e scoprire l’ubicazione della prima generazione degli Heisei Riders, misteriosamente scomparsi durante la sua precedente caccia agli Showa Riders. I due ingaggiano numerosi e violenti scontri che, però, non arrivano mai a una vera conclusione; il Rider dimensionale cerca infatti di temporeggiare per permettere alle Warrior di incontrare i Rider e stringere alleanza con loro contro Astaroth e la sua creatura.

Dopo l’aiuto inaspettato del misterioso Narutaki e l’ennesimo fallimento, Diablo decide di assaltare la nave spaziale Arcadia, alleata delle Warrior, per scoprire l’ultima destinazione di Tsukasa, ma viene ostacolato da Angelica, la quale si trasforma in Moon Space e ingaggia un duello devastante con il Rider demoniaco. Quando i due sembrano sul punto di annientarsi a vicenda, Tsukasa li ferma per salvare l’amica e accetta di affrontare Diablo in uno scontro finale nel giro di pochi giorni, quando le varie alleanze Kamen Rider-Warrior Planet giungeranno a Osaka.

Nel contempo, Astaroth fa un’altra mossa: raccoglie insieme alle sue forze di demoni anche un immenso esercito composto da tutte le razze di creature mutanti affrontate dalle innumerevoli generazioni di Kamen Rider e, inoltre, utilizzando le anime dei defunti fratelli di Diablo, crea una tanto potente quanto aberrante creatura ibrida da usare come arma di guerra. Nel vedere l’immondo essere e realizzare la sorte infausta dei suoi fratelli bollati come fallimenti, Diablo sembra per la prima volta avere dei dubbi verso il suo creatore e signore.

 

 

 

 

 

Personaggi principali

Warrior Planet (in ordine di apparizione per capitolo):

  • Martina Florence: primo ufficiale dell’astronave delle Warrior Planet, il Nautilus Princess Xana, venne trasformata in un cyborg dall’ammiraglio Michael Moonlein dopo essere stata avvelenata a morte da delle radiazioni durante una battaglia nello spazio. Seppur molto goffa e a volte insicura (come simboleggiato dalla sua frase ricorrente: “me tapina”), ha un cuore nobile e coraggioso ed è assolutamente fedele alle sue compagne Warrior, pur non essendo una a sua volta.

  • Silvia Moonlight, aka Warrior Plutonis: madre di Reiko, custode del tempo e delle dimensioni e moglie di Michael, è una donna di sedicimila anni, nobile e protettiva con le sue compagne, che sente figlie al pari della sua reale progenie. In battaglia è invece una guerriera implacabile ed esperta, capace di controllare e manipolare le ombre.

  • Marisa Tonussi, aka Warrior Neptunus: guerriera dotata del potere dell’acqua, è una ragazza gentile e audace che non si tira mai indietro davanti alle difficoltà. Lei e la sua compagna di squadra Elena vivevano insieme in un orfanotrofio italiano, prima di essere trovate e reclutate dalle Warrior.

  • Elena Zanon, aka Warrior Uranus: guerriera dotata del potere del vento, è una ragazza dai modi piuttosto duri e bruschi, ma in realtà ha uno spirito forte e sincero ed è molto legata alla sua squadra. Lei e la sua compagna di squadra Marisa vivevano insieme in un orfanotrofio italiano, prima di essere trovate e reclutate dalle Warrior.

  • Inori Sasaki, aka Warrior Saturnus: la più giovane del gruppo di guerriere, è una ragazzina dai trascorsi travagliati, a volte timorosa ma dall’animo generoso e intrepido, persino contro i nemici più crudeli. Nonostante la giovanissima età, è una combattente notevole, in grado di controllare il magnetismo e i metalli.

  • Itsuki Fukuda, aka Warrior Iupiter: guerriera dotata del potere del fulmine, è una ragazza col carattere da maschiaccio: diretta, violenta e impaziente, ha vissuto una vita dura e rissosa prima di entrare a far parte delle Warrior, dove ha potuto finalmente coltivare la sua vera natura altruista e coraggiosa. Quando è sul Nautilus, agisce anche come cuoca della squadra.

  • Reiko Ai, aka Aurora Moonlein, aka Warrior Mars: cugina della sua leader Shizukesa e figlia dell'ammiraglio Michael, è una ragazza dal passato tragico in quanto i suoi genitori adottivi vennero posseduti da un demone e obbligati a compiere una strage, distruggendo così la sua famiglia. Dopo essersi riunita ai genitori naturali e aver guarito le proprie ferite interiori, è diventata una guerriera abile e giusta, capace di usare il potere del fuoco e lo scettro di Gaia (altro nome della Terra), arma che si accompagna lla leggendaria Excalibur. È la futura regina della stessa Gaia.

  • Nanà Harada, aka Warrior Venus: guerriera dotata della capacità di manipolare il veleno, è una ragazza affascinante e apparentemente frivola, ma in realtà scaltra e dal forte senso di giustizia. La sua intelligenza è ironicamente sottolineata dalla sua frase preferita, spesso usata per provocare i nemici: “plebei ignoranti e sottoacculturati”.

  • Erika Fujiwara, aka Warrior Mercurius: guerriera dotata del potere della terra, è una ragazza brillante e appassionata di chimica, caratterizzata da un incredibile appetito e un’eccellente abilità analitica. Anche se spesso si lascia trascinare dalla sua passione per la scienza, al punto da sembrarne ossessionata, rimane una compagna leale e insostituibile per le Warrior.

  • Shizukesa Howaito, aka Anastasis Moonacre, aka Moon White: leader delle Warrior Planet e principessa del perduto regno dell'Amor Dei (altro nome della Luna), è una ragazza dolce e coraggiosa, ma spesso molto maldestra e ostinata, determinata a portare la pace al punto che talvolta tende a caricarsi tutto il peso della guerra in corso nel suo Universo senza coinvolgere le compagne. In battaglia, è una guerriera potente e decisa, capace di manipolare l’energia bianca e la polvere lunare, mentre le sue armi sono una spada chiamata Gabriel e lo scettro Moon Infinity, usato da tutte le sue antenate.

 

 

 

Kamen Rider (in ordine di apparizione):

  • Tsukasa Kadoya, aka Kamen Rider Decade: decimo degli Heisei (=post 2000) Rider, è un viaggiatore dimensionale con la passione per la fotografia e l’abitudine di immortalare i “momenti clou” dei mondi che visita. (Altre info nel prossimo capitolo!)

  • Gentaro Kisaragi, aka Kamen Rider Fourze: tredicesimo degli Heisei Rider, era un comune studente liceale ritenuto un delinquente per il suo aspetto, ma in realtà incredibilmente gentile e disponibile ad aiutare chiunque. Per un misto di caso e curiosità, si trovò invischiato nella lotta segreta di alcuni studenti agli Zodiarts, creature capaci di prendere potere dalle costellazioni, e divenne un Kamen Rider dotato dei poteri del cosmo per poterli affrontare. Dopo la vittoria finale sui nemici, diventò un professore della sua scuola e continuò sempre a combattere per i suoi amici con grande fervore e determinazione.

  • Takeru Tenkuji, aka Kamen Rider Ghost: diciassettesimo degli Heisei Rider, era un giovane apprendista monaco del tempio di famiglia, orfano e svogliato fin quando non venne ucciso il giorno del suo 18esimo compleanno dai Gamma, creature spirituali intenzionate a invadere la Terra. Tenuto in una sorta di stato vita/morte dal misterioso Sennin, divenne un Kamen Rider per combattere i Gamma, proteggere il suo mondo e raccogliere gli Eyecon dei 15 luminari, unico modo per tornare davvero in vita. Possiede una personalità onesta e sincera, incredibilmente empatica, ed è in grado di sfruttare potenti poteri spirituali e psichici.

  • Eiji Hino, aka Kamen Rider OOO: dodicesimo degli Heisei Rider, in passato era l’erede di un importante politico giapponese, ma divenne un vagabondo in cerca di persone da aiutare dopo essere stato coinvolto in una terribile guerra civile in Africa, che lo lasciò traumatizzato e deluso, anche per l’atteggiamento opportunistico della sua stessa famiglia. Arrivato a Tokyo, si ritrovò coinvolto nella guerra tra i Greeed e la Fondazione Kougami quando incontrò i resti dell’anima di uno dei primi, Ankh, il quale gli permise di diventare un Kamen Rider per affrontare i nemici e proteggere le persone. Giovane straordinariamente caritatevole e coraggioso, è disposto a tutto pur di salvare il prossimo, senza minimamente curarsi della propria salute, e seppur mite e gentile, è in grado di combattere con incredibile abilità e ardore canalizzando i poteri di numerose specie animali.

  • Shotaro Hidari e Philip, aka Kamen Rider W: undicesimi degli Heisei Rider, sono un detective e il suo partner e sono in grado di formare insieme un unico guerriero dalle due anime. Il primo salvò il secondo durante una missione in cui morì il suo mentore e gli venne offerto dal futuro compagno il potere di Kamen Rider per contrastare il Museum, malvagia organizzazione con l’obiettivo di creare una nuova umanità e un nuovo mondo da essa governato. Insieme, i due formano un duo dalle eccezionali abilità investigative e deduttive, dotato di grande senso di giustizia e in grado di combattere con eccezionale sincronia e maestria, canalizzando il potere delle memorie stesse della Terra, le Gaia Memory.

  • Emu Hojo, aka Kamen Rider Ex-Aid: diciottesimo degli Heisei Rider, è un pediatra appassionato di videogiochi che sfrutta la sua passione per curare e combattere le creature generate da un virus detto Bugster, legato agli stessi videogiochi e capace di rendere reali i mostri in cambio della vita degli umani. Infettato anche lui da piccolo dal Bugster virus, sviluppò proprio grazie a essi gli anticorpi necessari a diventare un Kamen Rider da adulto. Gentile e vivace, risulta a volte goffo, ma rimane sempre altruista ed estremamente serio nel suo dovere di medico, cercando sempre di salvare il sorriso delle persone che cura. In battaglia, è scaltro e imprevedibile, capace di usare le abilità di qualunque videogioco con la massima abilità.

  • Haruka Mizusawa, aka Amazon Omega, aka Kamen Rider Omega (story exclusive): unico a non essere un Rider canonico, è un essere ibrido creato in laboratorio da una compagnia farmaceutica tramite l’unione di DNA umano con cellule artificiali, dette Amazon. Prima rinchiuso e poi cresciuto senza alcuna consapevolezza della sua vera natura, divenne suo malgrado un’arma da utilizzare contro altri Amazon fuori controllo, finché non decise di scappare per poter vivere senza più uccidere nessuno. Normalmente la sua dolcezza e generosità, riesce a sprigionare una forza e una ferocia inaudite quando le persone a lui care vengono minacciate o non viene mostrato rispetto per la vita.

  • Haruto Soma, alias Kamen Rider Wizard: quattordicesimo degli Heisei Rider, è un giovane rimasto orfano in tenera età e poi divenuto uno stregone a seguito di un rituale magico chiamato Sabbat. In seguito, assunse l’identità di Kamen Rider per combattere le creature malvagie nate dallo stesso rituale, dette Phantom, e proteggere le altre persone. È molto goloso di ciambelle con lo zucchero e tende a sembrare malinconico e distaccato a causa del suo passato, tuttavia prova grande affetto verso i suoi compagni ed è disposto a tutto pur di salvare il prossimo. In battaglia, unisce un’eccezionale abilità nelle arti marziali e nelle armi bianche con una notevole varietà d’incantesimi e una mente molto acuta e perspicace.

  • Shinnosuke Tomari, aka Kamen Rider Drive: sedicesimo degli Heisei Rider, era un poliziotto in apparenza pigro e disinteressato, atteggiamento in realtà legato al senso di colpa di aver accidentalmente ferito in modo grave il suo amico e collega durante un disastro mondiale chiamato “Global Freeze”, a causa del suo atteggiamento troppo passionale e impulsivo. Venne in seguito scelto da un abile scienziato, trasformatosi in un'intelligenza artificiale per diventare un Kamen Rider e contrastare così gli esseri responsabili di quel disastro; grazie a quella lotta, fu inoltre in grado di ritrovare appieno la passione e il senso di giustizia assoluto che l’avevano sempre contraddistinto. Quando combatte, combina grande esperienza e abilità marziale e nelle armi da fuoco con poteri legati alle macchine e a svariati tipi di veicoli.

  • Sento Kiryu/Takumi Katsuragi, aka Kamen Rider Build: diciannovesimo degli Heisei Rider, in origine un geniale seppur distaccato scienziato, venne a contatto con un’organizzazione segreta che indagava sul misterioso reperto da Marte “Pandora Box”, senza sapere che fosse manovrata da un malvagio alieno conquistatore. Questi gli cancellò poi la memoria quando scoprì la verità e lo rese un Kamen Rider per usarlo come pedina in modo da ottenere il vero potere del Pandora Box, tuttavia lo scienziato seppe ritorcergli contro il suo stesso piano dopo aver riacquistato la memoria, anche grazie ai compagni trovati nel frattempo. Per quanto eccentrico e talvolta megalomane, possiede un animo corretto e altruista, che mira a usare la scienza per il bene umano; in battaglia, sa sfruttare con mirabile efficacia la sua mente brillante e i suoi poteri legati alla fisica e all’energia aliena.

  • Kouta Kazuraba, aka Kamen Rider Gaim: quindicesimo degli Heisei Rider, era il giovane ex-leader di una delle squadre di ballo della sua città, il quale si ritrovò coinvolto nei piani nefasti dell’organizzazione Yggdrasil, bramosa di controllare il potere di una misteriosa foresta proveniente da un’altra dimensione. Decise di divenire un Kamen Rider per proteggere i suoi cari da Yggdrasil e dagli esseri che popolavano la foresta, ma la sua volontà si rivelò tale da renderlo un candidato per ottenere il reale potere della foresta, potere che infine acquisì dopo la vittoria finale sull’organizzazione e sul rivale Kumon Kaito, diventando così una sorta di divinità insieme alla sua amica d’infanzia e amata. In seguito, i due abbandonarono la Terra per evitare di influenzarla e giunsero su un pianeta sterile che resero un nuovo mondo fertile e ricco di vita su cui regnare. Pur possedendo un animo straordinariamente empatico ed altruista, non si tira mai indietro davanti a un nemico e protegge i suoi cari con impareggiabile fierezza e decisione; in battaglia, usa un incredibile varietà di poteri divini legati a natura e piante, oltre a una grande maestria con qualunque qualunque tipo di arma e nel corpo a corpo.

 

Heisei Kamen Riders by nobuharuudou on DeviantArt

 

 

 

Antagonisti

Antagonisti principali:

  • Kamen Rider Diablo: personaggio originale della storia, è un Heartdemon coi poteri di tutti Kamen Rider, creato dal signore infernale Astaroth tramite la combinazione di innumerevoli demoni con materiale genetico e non proveniente dall’universo degli stessi Rider, assieme al sangue della principessa perduta Serenitatis dell’universo Eden. Proprio in virtù di quel sangue, è l’unico Rider demoniaco a essere risultato perfetto e completo senza la breve vita e alcuno dei difetti riportati nei suoi “fratelli”, anzi si rivela capace di poter assorbire e fare suoi i poteri di qualunque Kamen Rider esistente invece che di uno solo, com’era stato originariamente pensato. Il suo creatore mira a fargli assorbire il potere di ogni Kamen Rider e in seguito quello della Croce di Fuoco, fonte di qualunque potere dell’Universo Toei, in modo da trasformarlo nell’essere più potente mai esistito e usarlo per annientare le forze del Bene. Diablo è un essere spietato e sanguinario e ama combattere più di qualunque altra cosa, soprattutto contro avversari potenti; tuttavia, per quanto non si faccia problemi a uccidere anche brutalmente chi gli si pari davanti, presenta un curioso senso dell’onore e non ama infierire su avversari indifesi o troppo deboli, inoltre, per quanto disprezzato dai suoi fratelli “falliti”, egli non li odia e anzi rispetta la loro volontà di voler combattere fino alla fine vista la loro breve vita. Oltre a essere dotato di immensi poteri demoniaci, è in grado di usare una versione corrotta e limitata dei poteri dei Kamen Rider, che però può essere completata e resa piena quando sconfigge e assorbe il corrispondente Rider; oltre a questo, ha un’eccellente mente strategica e una capacità di evoluzione e apprendimento tali da divenire più forte a ogni battaglia e intimorire il suo stesso creatore Astaroth.

  • Astaroth: signore degli Heartdemon, è uno dei sovrani infernali dell’Universo Planet e creatore di tutti i Demon Rider oltre a Diablo. Antico angelo poi caduto e divenuto un demone, mira a dominare sia il suo universo che l’Universo Toei ed è stato anche il primo a scoprire quest’ultimo e il suo legame con il proprio mondo. Essere immensamente potente e malvagio, è disposto a tutto per conquistare il potere e schiacciare i suoi nemici, al punto da mentire e sfruttare persino i suoi “figli” per poter raggiungere i suoi scopi.


 


 

Razze principali dei mostri nemici:

  • Gurongi (Kamen Rider Kuuga, 2000): membri di una tribù molto bellicosa i cui membri, 2000 anni prima, si trasformarono in mostri con l'aiuto di un meteorite magico. Essi attaccarono la vicina tribù dei Linto, che venne protetta dal primo Kamen Rider Kuuga, loro difensore, probabilmente trasformatosi grazie all'aiuto dello stesso meteorite. Vennero sigillati per molti secoli finché non furono risvegliati nel presente da una squadra di archeologi; cominciarono poi una gara, sottoposta a regole illogiche se non per loro, nella quale si dovevano uccidere quanti più umani possibile. Fu il secondo Kuuga, Yusuke Godai, a distruggerli uno ad uno, fino a eliminare una volta per tutte anche il loro capo. I Gurongi sono creature estremamente sadiche, che uccidono per mero divertimento; in battaglia, più che a tecnica e astuzia (di cui comunque non mancano, specie i membri di rango più alto), fanno affidamento alla propria forza fisica e alle abilità concesse dalle rispettive mutazioni.

  • Unknown/Lords (Kamen Rider Agito, 2001): servitori di un'entità nota come l'Overlord Oscuro, questi umanoidi danno la caccia a qualsiasi individuo possieda abilità psichiche e alle loro famiglie, in quanto possibili portatori dell'eredità dell'Overlord della Luce. Quest'ultimo creò gli esseri umani assieme alla propria controparte, ma essendo in disaccordo sul come essi si sarebbero dovuti evolvere, l'Overlord Oscuro finì per uccidere il fratello, il quale riuscì però a passare il proprio potere agli umani nella speranza che un giorno avrebbero ottenuto la propria libertà. Gli Unknown diedero quindi la caccia a chiunque avesse il potenziale di usare quel potere, ma questo si concretizzò infine in colui che divenne Kamen Rider Agito, Shoichi Tsugami, il quale fu così in grado di sconfiggerli assieme al loro creatore e signore. Creature estremamente abili e metodiche, gli Unknown si considerano in un senso contorto i custodi dell'umanità.

  • Mirror Monsters (Kamen Rider Ryuki, 2002): abitanti della Dimensione Specchio, queste creature attirano gli umani nel loro mondo per prendere la loro forza vitale. I più forti tra loro, i Contract Monsters, si legano a individui che trasformano così in Kamen Rider per un torneo all’ultimo sangue, il cui premio sarà un qualsiasi desiderio a disposizione dell'unico sopravvissuto. Non si fanno però problemi a prendere la vita del loro protetto in caso di sconfitta, a meno che non si sia forgiato un vero legame tra loro, come avviene tra il Monster Dragreder e Shinji Kido, ovvero Kamen Rider Ryuki. Pur apparendo con ogni tipo di aspetto e forma, anche umanoide, mancano dell'intelligenza dei loro predecessori e dunque cacciano per semplice istinto di sopravvivenza.

  • Orphenocs (Kamen Rider Faiz, 2003): esseri umani deceduti che si sono trasformati in bizzarri ibridi uomo/animale con una vita piuttosto breve senza l'intervento del loro re, che l'organizzazione chiamata “Lucky Clover” cercava di trovare. Anche Takumi Inui, alias Kamen Rider Faiz, era uno di loro, ma decise di combattere i suoi simili per proteggere le persone a cui si era legato, fino a quando non sconfisse anche l'Orphenoc King. Queste creature cercano inoltre di creare altri come loro uccidendo umani (sebbene la cosa abbia di rado successo) o tramite esperimenti. Per combattere, usano un misto di forza fisica e altre abilità conferite dalla loro natura.

  • Undead (Kamen Rider Blade, 2004): un gruppo di creature che vengono rappresentate sia con un seme delle carte da poker che con le razze animali presenti sulla Terra; tra queste, il Joker Undead, in particolare, è usato per rappresentare l'estinzione di tutta la vita. Vennero creati da una misteriosa entità per combattere in un torneo il cui vincitore avrebbe determinato la razza dominante del pianeta, ma furono infine neutralizzati da Kazuma Kenzaki, alias Kamen Rider Blade. Essendo immortali, gli Undead possono solo essere sigillati in carte, da cui i Rider che li hanno combattuti sono poi in grado di prendere i loro poteri. Piuttosto intelligenti e molto forti, ognuno di loro è disposto a tutto per vincere.

  • Makamou (Kamen Rider Hibiki, 2005): sostanzialmente gli youkai della cultura giapponese. Sono creature mostruose e carnivore di vario aspetto e dimensioni, che vagano per le campagne giapponesi in cerca di vittime e le cui azioni sembrano guidate da una coppia misteriosa di maghi dalle intenzioni ignote. Per combatterli esistono da secoli guerrieri chiamati Oni, di cui fa parte anche Kamen Rider Hibiki, Hitoshi Hidaka; questi, trasformandosi in creature semidemoniache, sono in grado di usare speciali strumenti musicali e le loro vibrazioni sonore per abbattere i Makamou. Letali in combattimento, queste creature usano la propria stazza enorme o l'ambiente circostante per guadagnare ogni vantaggio possibile.

  • Worms (Kamen Rider Kabuto, 2006): alieni mutaforma capaci di prendere i ricordi delle persone con cui entrano a contatto e, in questo modo, di sostituirsi a loro; possono inoltre muoversi a velocità incredibili una volta assunta la loro forma da combattimento. Giunsero a Tokyo attraverso un meteorite e qui presero il posto di varie persone per pianificare l'invasione, anche se alcuni degli Worms nati sulla terra svilupparono il desiderio di viverci in pace. A combatterli furono un'organizzazione chiamata Zect, anch’essa non priva di alieni infiltrati, e l'indipendente Kamen Rider Kabuto, Soji Tendo, entrambi armati con Driver creati a partire dagli stessi Worms, che permettevano loro di ottenere la stessa velocità dei nemici.

  • Imagin (Kamen Rider Den-O, 2007): abitanti di un futuro ormai distrutto che sono diventati entità incorporee in grado di viaggiare tra le epoche, in cerca di persone con cui fare un contratto per tornare solidi. Una volta concluso il contratto, viaggiano fino al momento più importante della vita di quella persona e cambiano il passato a modo loro, spesso distruggendo tutto ciò che trovano. A combatterli fu un altro gruppetto di Imagin fusi a un punto di singolarità, ovvero una persona immune ai cambiamenti della storia, Ryotaro Nogami, il quale divenne così Kamen Rider Den-O. In combattimento, usano perfettamente le proprie abilità speciali con tecniche corpo a corpo e hanno anche l'abilità di trasformarsi in mostri giganti.

  • Fangire (Kamen Rider Kiva, 2008): pseudo-vampiri dalle fattezze animali che esistono da tempo sconosciuto e si nutrono della forza vitale degli altri esseri viventi, soprattutto degli umani coi quali finì per scatenarsi una sanguinosa guerra. I più forti tra loro sono chiamati Checkmate Four: Bishop, Rook, King e Queen, con questi ultimi due destinati a stare insieme per dare vita a un nuovo re Fangire il più forte possibile. Wataru Kurenai, alias Kamen Rider Kiva, era un ibrido umano/Fangire in quanto figlio illegittimo della Queen Maya e del musicista umano Otoya Kurenai, e dovette combattere il fratellastro Taiga per il trono, in modo da impedire una nuova guerra con gli umani. Potenti e dotati di abilità molto pericolose, i Fangire hanno anche dimostrato un'ottima capacità di mimetizzarsi nella società umana per secoli.

  • Dopant (Kamen Rider W, 2009): umani potenziati dalle Gaia Memory, vendute dalla famiglia Sonozaki per gli scopi più loschi, la quale usava le più potenti proprio come armi dei suoi membri. Anche dopo la sconfitta di questi ultimi per mano di Shotaro Hidari e Philip grazie agli accordi fatti con essa in precedenza, l'organizzazione chiamata Foundation X poté continuare a creare e vendere Gaia Memory a molti criminali, creando sempre nuovi Dopant da affrontare per i due Rider. Queste creature hanno alcune delle abilità più strane mai viste e, in mano a una persona molto intelligente o ambiziosa, possono diventare una vera minaccia.

  • Greeed/Yummy (Kamen Rider OOO, 2010): creature create secoli fa da abili alchimisti al servizio di un antico e avido sovrano, il quale utilizzò poi le Medal all'interno del loro corpo per diventare il primo Kamen Rider OOO. Con l'unica eccezione del Greeed uccello Ankh, però, questi si ribellarono a causa dell'immenso vuoto che sentivano dentro e vennero quindi sigillati dal loro stesso padrone. Ritornati alla vita nel tempo moderno, Ankh scelse un nuovo OOO, ovvero Eiji Hino, perché lo aiutasse a combattere i suoi simili, i quali iniziarono invece a offrire di garantire desideri a varie persone, rendendole delle creature chiamate Yummy. Dopo lunghi scontri, tutti i Greeed vennero distrutti ed Ejii partì alla ricerca di un modo per riportare in vita Ankh, sacrificatosi per salvarlo. Essendo le incarnazioni del desiderio, i Greeed sono estremamente abili nel tentare gli umani per portarli dalla loro parte e si dimostrano non meno pericolosi quando devono combattere di persona.

  • Zodiarts (Kamen Rider Fourze, 2011): un altro tipo di umani trasformati in mostri, in questo caso a causa del potere degli Astroswitch, contenitori di una potente energia contenuta nell'intero universo e su cui i dirigenti dell'Amanogawa High School stavano facendo esperimenti, usando come cavie degli esperimenti proprio i loro inconsapevoli studenti. Fu tuttavia proprio uno studente, Gentaro Kisaragi, a combatterli e sconfiggerli nei panni di Kamen Rider Fourze. Ogni Zodiarts rappresenta una costellazione e in combattimento combinano la loro grande forza fisica con le abilità garantite dalla loro costellazione; essi possono inoltre continuare a evolversi grazie alle proprie emozioni negative fino a raggiungere il livello di Horoscopes, status simboleggiato da una delle costellazioni dello Zodiaco.

  • Phantom (Kamen Rider Wizard, 2012): in passato, persone dotate di una potente energia magica, dette Gate, caddero a un certo punto in un baratro di disperazione e divennero mostri il cui unico obbiettivo era creare altri come loro. Haruto Soma rischiò di subire questo fato in un enorme rituale detto Sabbat, di cui fu invece l'unico sopravvissuto; ottenuti i poteri di Kamen Rider Wizard da quell’evento, dovette usarli per combattere i suoi sfortunati compagni di tragedia fino all'ultimo. I Phantom sono tra le creature più scaltre e insidiose dell'universo dei Kamen Rider, sia grazie alle loro potenti abilità mistiche che alla perfidia con cui gettano i Gate nella disperazione più profonda.

  • Inves (Kamen Rider Gaim, 2013): abitanti di un mondo parallelo che furono forzati a una dura evoluzione da un'entità chiamata “Hellheim”, rappresentata nell’aspetto da una specie di foresta parassita che passa di pianeta in pianeta e ne costringe gli abitanti ad adattarsi. Gli sfortunati che mangiano i frutti di questa foresta si trasformano in Inves, creature quasi bestiali delle quali solo i più potenti membri, detti Overlord, mantengono il raziocinio, sebbene molti di loro vengano ossessionati dal desiderio di ottenere il Frutto Dorato, un artefatto che permette di controllare Hellheim e divenire esseri simili a divinità. Quando Kouta Kazuraba, alias Kamen Rider Gaim, riuscì a reclamarlo dopo le sfiancanti battaglie con gli Overlord e l'organizzazione Yggdrasil, allo scopo di evitare ulteriori conflitti con la Terra, teletrasportò tutti gli Inves su un pianeta deserto che riuscì a rendere rigoglioso e vitale.

  • Roidmude (Kamen Rider Drive, 2014): androidi capaci di collegarsi alle emozioni umane e prendere l'aspetto di chi vogliono. Vennero creati da due scienziati, Krim Steimbelt e Banno Shijima, ma il secondo cominciò ad abusare delle sue stesse creature e venne da loro ucciso. Quando poi i Roidmude decisero di prendere il controllo del mondo, lo scienziato rimasto attivò il primo di tutti loro, Chaser, per fermarli, tuttavia questi mancava dell'abilità di distruggere definitivamente i loro nuclei e quindi poté solo rallentarli. Circa un anno più tardi, dopo essere stati decimati da Shinnosuke Tomari, divenuto Kamen Rider Drive con l’aiuto dell’IA di Krim, i Roidmude rimasti si unirono a lui per fermare il folle piano di un redivivo Banno, ma purtroppo persero la vita nella missione. Estremamente attaccati alla loro individualità, i Roidmude dimostrano ottime abilità nel combattimento e, grazie alla loro capacità di evolversi e rallentare il tempo, riescono sempre a stare un passo avanti rispetto ai loro avversari.

  • Gamma (Kamen Rider Ghost, 2015): una razza proveniente da un'altra dimensione dove, per sopravvivere all’atmosfera nociva, era entrata in una forma di stasi con proiezione spirituale, mentre il loro re creò guerrieri chiamati Gammaizers per proteggere l'equilibrio del loro mondo. Successivamente, un loro scienziato entrò in contatto con un monaco del mondo dei vivi per recuperare gli Eyecon, oggetti contenenti gli spiriti di grandi figure storiche, ma vennero scoperti ed eliminati dalla famiglia reale dei Gamma. Fu in seguito il figlio del monaco, Takeru Tenkuji, divenuto Kamen Rider Ghost con l’aiuto dello stesso scienziato Gamma, a sconfiggere la famiglia reale prima e i Gammaizers dopo, per poi aiutare i primi a rendere la loro dimensione veramente abitabile e a smettere di vivere in un eterno presente. Come guerrieri, i Gamma si affidano per lo più ai loro poteri, dato che gli unici davvero abili nel corpo a corpo sono i generali e i Gammaizers, inoltre possono diventare più forti assorbendo gli Eyecon.

  • Amazon (Kamen Rider Amazonz, 2016): persone sottoposte a crudeli esperimenti genetici con cellule artificiali, che le hanno trasformate in mostri cannibali incapaci di controllarsi ai primi morsi della fame; questa può essere soddisfatta con cibi a base di proteine fin quando non assaggiano volontariamente o involontariamente la carne umana, a quel punto niente può più sfamarli eccetto quella. Uno degli scienziati che li creò, Jin Takayama, si trasformò egli stesso in un Amazon per sterminarli tutti, divenendo Amazon Alpha. Haruka Mizusawa, anch’egli un ibrido umano/Amazon, divenne Amazon Omega e fu inizialmente suo amico e compagno nella sua lotta, fin quando non scoprì degli Amazon che volevano a tutti i costi vivere in pace e cercò allora per anni di tenerli al sicuro. Attualmente, gli unici sopravvissuti sono proprio Omega e i bambini di un orfanotrofio, creati originariamente in laboratorio per essere usati come cibo dagli stessi umani in una macabra soluzione per la fame mondiale.

  • Bugster (Kamen Rider Ex-Aid, 2016): creature nate dalle persone infettare da un virus chiamato proprio Bugster, che occupa l’organismo delle persone e si evolve assorbendo lo stress delle vittime fino alla loro morte, a seguito della quale guadagna una forma corporea e si manifesta con l'aspetto dei boss di vari videogiochi. Per contrastare il virus, venne creato un apposito corpo medico composto da individui capaci di trasformarsi in Kamen Rider e usare appositi strumenti in grado di debellarlo, compreso Emu Hojo, ovvero Kamen Rider Ex-Aid. Negli scontri, questi esseri utilizzano un misto di abilità e tecniche variegate, sia marziali che con qualunque tipo di arma, o addirittura arti magiche e prove di strategia e intelligenza, tutte derivanti dai videogiochi da cui sono nati.

  • Blood Tribe e Smash (Kamen Rider Build, 2017): i primi sono i sopravvissuti di un pianeta distrutto, ora intenti ad assorbire altri pianeti per vivere e rafforzarsi, mentre i secondi sono una loro creazione ottenuta mutando degli esseri umani con un composto da loro emanato, chiamato Nebula Gas. Il principe della Blood Tribe, Evolto, manipolò attentamente le politiche di un Giappone diviso in tre insieme a un'organizzazione chiamata Faust e donò i poteri del Nebula Gas a diverse persone. La maggior parte divennero Smash al suo servizio, ma una manciata di loro si trasformò in Kamen Rider, incluso Sento Kiryu, alias Kamen Rider Build, e Ryuga Banjo, alias Kamen Rider Cross-Z, nonché burattino preferito di Evolto. Seppur sconfitto da Sento e compagni, Evolto riuscì a salvarsi e, con la morte del fratello Killbus, è ora l'ultimo della sua specie. A parte poche eccezioni, gli Smash combattono come animali e usano la loro enorme forza fisica per sopraffare gli avversari. I membri della Blood Tribe invece, essendo essi stessi gli originali Kamen Rider, usano un'incredibile abilità combattiva sia a mani nude che all' arma bianca, unite alla loro devastante potenza e a un’impressionante varietà di poteri legati alla fisica, al punto da poter addirittura generare dei buchi neri in miniatura.


20th Heisei Kamen Rider Last Monster! by ammarmuqri2 on DeviantArt

Oltre a queste creature ci sono le tante organizzazioni affrontate dagli Showa Rider, Shocker in primis, che annoveravano tra le loro fila orde di crudeli cyborg o mutanti, e gli apocalittici villain dalla più varia natura apparsi nei film sulla serie.

 



Carissimi, io e Xeph siamo estremamente lieti di tornare insieme su efp dopo questo alquanto travagliato periodo, gli impegni scolastici e lavorativi sono come sempre una seccatura non da poco. Prima di lavorare sugli ultimi tre, forse quattro capitoli, abbiamo ritenuto opportuno ridarvi un piccolo overview della fic e di quanto vi sta dietro.... inclusi ovviamente le storie dei Kamen Rider che non abbiamo ancora avuto modo di includere direttamente nei capitoli, o presentarli a tutto tondo dopo col lavoro che c'è già da fare sarebbe un incubo. Vi aspetta una conclusione piena di adrenalina, lacrime, riflessioni e si spera anche un bel pò di risate per addolcire il tutto, abbiate dei consigli da offrirci siamo più che lieti di sentirli. Vi auguriamo intanto una piacevole estate, un abbraccio a tutti voi. O come dice il sovramenzionato Den-O( beh, i suoi immagin per essere precisi) ....Stay tuned ora più che mai perché si va verso il Climax!

Ritorna all'indice


Capitolo 14
*** Heisei Battle- prima parte ***


Capitolo 12
 
Nessuna descrizione della foto disponibile.

( Sei delle Warrior Planet in veste civile. Da destra a sinistra: Reiko, Itsuki, Nanà,Inori, Shizu ed Erika)

Il Neko Aibu era un piccolo drive in sulla strada per Osaka, che combinava una piccola moda giapponese con un'opera benefica, prendendo gatti randagi dai dintorni per rimetterli in sesto e permettere ai clienti di giocarci per tutto il tempo che volessero. La proprietaria era una signora di mezz'età aiutata dalle due figlie, alle quali piaceva vedere le interazioni delle varie persone che visitavano il locale tra loro o coi bei mici che lo popolavano. Coppiette, colleghi di lavoro, frotte di bambini in gita e tante altre categorie.
 
I tre visitatori di quel giorno però vincevano il premio per la stranezza. Erano infatti una ragazza mora dall'aspetto occidentale e due ragazzi di cui uno vestito come un detective degli anni Trenta e l'altro con uno strano miscuglio di vestiti multicolore, che era messo a discutere animatamente coi felini mentre i suoi due compagni sembravano litigare su qualsiasi cosa. Fu un miracolo che furono in grado di fare colazione e andarsene senza rompere niente.
 
“Ah, molto meglio del caffè che fai tu”, commentò Elena uscendo dal drive in con quella che era stata la sua terza tazza di caffè quella mattina. Philip si concesse una piccola risata, d'altronde gli ultimi giorni, tra gli allenamenti a ogni sosta e la discutibile abilità culinaria del partner, non erano stati esattamente facili per l'italiana, senza contare ovviamente gli occasionali attacchi di preoccupazione per le compagne di squadra.
 
Shotaro, non poco offeso, fu sul punto di risponderle male quando notò qualcosa sulla testa del RevolGarry: un'enorme quantità di biglietti, che si rese presto conto essere multe una volta avvicinatosi abbastanza.
 
“Ma chi si è permesso?!”, si lamentò irritato il detective prendendo i vari foglietti, che tra le tante infrazioni segnalavano anche un veicolo non omologato, un parcheggio abusivo e un altro paio di contravvenzioni che, ne era certo, fossero state inventate sul momento.
 
“Mi scusi, vuole conciliare?”, disse una voce dietro Shotaro, il quale si voltò infuriato salvo restare interdetto. Ad aver parlato, infatti, era stato Tomari, intento a bere una delle sue bibite e fissarlo con fare sornione.
Per un singolo istante i due Kamen Rider restarono immobili l'uno davanti all'altro, sotto lo sguardo un po’ inquieto dei compagni di Shotaro e di un gatto rimasto immobile sopra una delle pompe di benzina, conscio del pericolo imminente.
 
“TOMARI!”, ruggì infine il detective gettandosi addosso al collega Kamen Rider con l’intento apparente di strozzarlo, mentre Elena cedeva alle risate che aveva cercato di trattenere. Subito dopo, da dietro Tridoron parcheggiato poco lontano, uscirono Nanà, Ejii e Marisa, anche loro intenti a ridere a crepapelle.
 
“ELENA!”, urlarono Nanà e Marisa subito dopo essersi calmate e la loro compagna, senza troppi preamboli, si buttò tra le loro braccia stringendole più forte che poteva.
 
“Che gioia rivedervi, ragazze! Siamo i primi ad arrivare a parte voi?”
 
“Non proprio”, fece una nuova voce e, in quel momento, da dietro il drive in, spuntarono anche le figure di Inori ed Emu, entrambi con due sorrisi talmente ampi che sembravano circondare la loro intera testa. Elena non resistette e abbracciò forte anche la più giovane delle Warrior, mentre Emu andava a salutare Shotaro e Philip insieme a Tomari.
 
“Sono davvero felice di rivedervi, ragazzi”, esclamò il pediatra stringendo la mano al detective e al suo compagno.
 
“Piacere nostro, Emu. Almeno tu non ci accogli con dei dispetti”, fece Shotaro rivolgendo un’altra occhiataccia verso Tomari, il quale si limitò a fare spallucce con un piccolo ghigno.
 
“Perdonami, ma è la verità. Ti pare il posto dove parcheggiare quella specie di tank che ti porti dietro? È un parcheggio per auto, non autoblindati di dubbio gusto.”
 
Shotaro era sul punto di sputargli addosso ciò che pensava dei suoi gusti in fatto di veicoli, ma venne interrotto quando tre nuove, singolari moto arrivarono quasi in contemporanea e da esse scesero due figure per ciascuna, tutte ben conosciute dai Rider e dalle Warrior già arrivati.
 
“UCHUU KITAAA! Kisaragi Gentaro e Martina Florence sono qui!”, urlò a squarciagola l’appena sopraggiunto Gentaro con le mani alzate al cielo, imitato alle spalle da Martina, la quale non poté non gioire quando vide le compagne.
 
“Bello vedere che quello non cambia mai”, commentò Haruto mentre lui e Reiko scendevano dalla sua moto. Quest’ultima era rimasta un po’ spaesata dall’entusiasmo dello strano professore, ma la felicità del rivedere le sue amiche le fece ignorare in fretta la prima sensazione.
 
“RAGAZZE MIE!” L’esuberanza di Gentaro venne però surclassata da quella di Silvia, la quale scese letteralmente di slancio dalla moto di Takeru per correre dalle altre Warrior, abbracciando prima Reiko, che era la più vicina, e subito dopo Marisa, Elena, Nanà, Inori e Martina. La custode delle dimensioni si era raramente sentita felice come in quel momento e dai suoi occhi presero a colare lacrime salate, come anche da quelli delle ragazze strette a lei.
 
Takeru, Haruto e Gentaro le guardarono commossi, dopodiché si voltarono per salutarsi tra loro e con gli altri Rider, anch’essi corsi per accoglierli. “È bello rivedervi, amici miei”, disse per primo il giovane monaco. “Dobbiamo smetterla di trovarci solo per le emergenze, però. Suona parecchio sfortunato.”
 
“A me lo dici?”, commentò Gentaro. “Non posso festeggiare in pace il diploma della mia ultima classe che subito qualche montato mette in pericolo il mondo! Ma vi pare possibile?”
 
“Diploma? Congratulazioni, Gentaro-san!”, si complimentò Emu facendogli un inchino, subito imitato dagli altri Rider. Il pediatra si voltò poi verso Haruto con uno sguardo ora critico. “Invece dimmi di te, Haruto-san. Hai ridotto il consumo di zuccheri dall’ultima volta?” L’altro tentennò a rispondere e questo bastò come risposta ad Emu, che sospirò. “Come temevo. Eppure ti avevamo detto che avevi un principio iperglicemico! Vuoi che lo venga a scoprire Kagami-san e vedertela con lui? Io non ti aiuto con lui stavolta, eh!”
 
“Ma se lui mangia anche più dolci di me! E molto più zuccherati, a dirla tutta!”, protestò lo stregone. “Le mie sono solo con un filo di zucchero a velo, niente di più!”
 
“Ma lui è medico!”
 
“E questo cosa c’entra? I medici ora non possono ammalarsi?”
 
“Allora perché tu hai una mezza iperglicemia e lui no? E ti assicuro che non ce l’ha: lavoro quasi tutti i giorni con lui!” Al che Haruto non seppe rispondere stavolta. “Ecco, appunto!”
 
Un gruppetto di risate attirò l’attenzione dei Rider, che vennero presto affiancati dalle Warrior. “Vedo che vi state riacchiappando anche voi”, commentò ironica Elena, suscitando un’altra risatina da Marisa, Nanà e Inori.
 
“Basta ridere, ragazze”, le rimproverò bonariamente Silvia, seppur con un mezzo sorriso. “Mancano ancora Shizu, Itsuki ed Erika. Le avete sentite, per caso?”
 
Prima ancora che qualcuno potesse rispondere, altri due rombi si fecero sentire e, nel parcheggio del drive, giunsero due nuove moto, una dall’aspetto simile a un insieme di ingranaggi e tubi e l’altra invece con delle forme vagamente floreali, da cui scesero quattro nuovi individui, tutti sorridenti.
 
“Non ci siamo persi la festa, vero?”, chiese Sento con un sorrisetto sornione, mentre dietro di lui Erika si toglieva il casco e correva euforica dalle sue compagne.
La stessa reazione la ebbe Shizu, scesa dalla seconda moto insieme a Kouta. La leader delle Warrior intercettò Erika a metà strada e l’abbracciò forte prima di essere travolta dalle altre ragazze, finendo in una vera e propria mega stretta di affetto e amore. Kouta ebbe invece una reazione più contenuta, ma si diresse a sua volta dagli altri Rider insieme a Sento, salutando tutti con un ampio sorriso.
 
“Che piacere rivedervi, ragazzi! Ero sicuro che un giorno ci saremmo riuniti tutti quanti, ma non credevo che sarebbe stato grazie all’incontro con delle combattenti da un’altra dimensione!”
 
“A me lo dici? Sinceramente non potevo sperare di meglio! Avete idea di quante cose da scoprire ci sono dietro queste nuove conoscenze?!”, esclamò invece Sento, arruffandosi i capelli con una mano e suscitando un grugnito divertito da parte degli altri Rider.
 
“Bello vedere che nessuno di voi è cambiato di una virgola”, disse Eiji in tono soddisfatto. “Spero che abbiate tanto da raccontarmi perché sono proprio curioso di sentire quante avventure avete vissuto dall’ultima volta che ci siamo visti!”
 
“Certo, ma solo se anche tu racconti le tue”, replicò Shotaro con un sorriso divertito. “Beh, ci siamo tutti e nove finalmente! Possiamo anche-”
 
“No, aspettate. Non ci siamo ancora tutti”, li interruppe improvvisamente Shizu, finalmente separatasi dalle amiche. “Almeno non noi: manca ancora Itsuki!”
 
Ciò rese perplessi i Rider. “Com’è possibile? Dalla comunicazione avevamo capito che tutte voi avevate incontrato uno di noi Kamen Rider”, fece Gentaro, confuso. “Ma noi siamo già tutti qui!”
 
Quelle parole sorpresero e spaventarono al tempo stesso le Warrior, le quali non poterono non chiedersi che fine avesse fatto la loro compagna. “Perché non provate a contattarla?”, chiese Silvia. “L’avevamo sentita durante la comunicazione di Martina, perciò sappiamo che è insieme a qualcuno che ha qualcosa di simile alle vostre cinture, visto che è riuscita a riceverla. Magari ci risponderà se provate a metterle in comunicazione.”
 
“Si può provare”, annuì Sento, subito imitato dagli altri.
Tuttavia, prima che uno di loro potesse toccare il proprio Driver, la loro attenzione venne catturata dal rumore di un nuovo motore particolarmente forte, quasi selvaggio. Pochi secondi dopo, una moto dalla curiosa forma ricordante un rettile entrò nel parcheggio e, da essa, scese di corsa una figura che le Warrior riconobbero prima ancora che questa potesse togliersi il casco.
 
“ITSUKI!” Il grido collettivo venne accompagnato dal misto di fruscii e tonfi causati dall’ennesimo abbraccio di gruppo in cui le ragazze coinvolsero la loro ultima compagna. “Meno male stai bene! Mancavi solo tu e iniziavamo a preoccuparci!”
 
“Scusatemi, ragazze, ma è stato un viaggio davvero lungo e non solo per la strada”, rispose la guerriera di Giove crogiolandosi nella stretta e nel calore delle amiche. Normalmente sarebbe stata più restia a dimostrazioni d’affetto tanto entusiaste e rumorose in pubblico, ma la gioia di aver ritrovato le sue persone più care era troppo grande per badarci davvero.
 
Al contrario delle Warrior, i Rider guardavano con un misto di curiosità e confusione l’altra persona scesa dalla moto, un giovane uomo dai corti capelli castani, il volto pallido e gli abiti logori e rattoppati, che non avevano mai visto prima. Anche il nuovo arrivato li guardava incerto, chiaramente incapace di dire qualcosa.
Alla fine, fu Kouta il primo a parlargli, avvertendo coi suoi sensi divini che il giovane non emanava alcuna malizia o intento malvagio, ma solo un connubio di emozioni incredibilmente intenso: “Ciao, ben arrivato! Scusaci, ma è la prima volta che ti vediamo. Sei anche tu un Kamen Rider allora?”
 
“Ecco… Sì. Diciamo di sì”, rispose il giovane cercando di sorridere malgrado il leggero disagio provato. “Sono Mizusawa Haruka. Piacere di conoscervi.”
 
“Dato che non ti abbiamo mai visto, devi essere uno nuovo”, osservò Tomari, subito appoggiato da Sento. “Sei tu quello che ha collaborato con la loro compagna contro un demone?”
 
“Sì, è così. L’ho incontrata per caso e aiutata a eliminarlo. In seguito, abbiamo ricevuto la chiamata dalle sue compagne e siamo venuti qui.”
 
“Non preoccupatevi, è a posto”, intervenne Itsuki, dopo essersi separata dalle amiche. “Sono stati Angelica e il vostro amico Decade in persona a renderlo un Kamen Rider in onore dei suoi sforzi e del suo coraggio, perciò non discriminatelo!” Haruka arrossì imbarazzato a quelle parole, ma esse servirono ad alleviare qualunque dubbio rimanesse tra i Rider.
 
“Se c’entra Tsukasa-san, direi che possiamo fidarci”, osservò sorridente Eiji per poi accogliere e presentarsi calorosamente al giovane Amazon, subito imitato dagli altri Rider.
 
Il gruppo si sedette dunque a uno dei tavoli poco fuori il ristorante, raggiunti anche da alcuni gatti che si misero tra le braccia delle Warrior, mentre tutti discutevano le loro avventure e chi non aveva ancora fatto colazione si ristorava.
 
“Ma come ha fatto Astaroth ad aver trovato il sangue di Serenitatis?”, non poté non chiedere Shizu, non avendo ricevuto risposta neanche da Kouta. Poco distante Haruto cercò di mantenere la sua miglior faccia da poker, avendo promesso di non dire nulla di quanto scoperto da Piton, per quanto il nascondere le cose ai suoi compagni gli lasciasse l’amaro in bocca.
 
“Bella domanda. Dalla caduta dell'Eden è completamente sparita, neanch'io so come trovarla”, aggiunse Silvia bevendo un frappè alla fragola.
 
“Il che farebbe... Domando scusa per la domanda imbarazzante, ma quindi questo farebbe di Diablo il nipote di Shizu?”, commentò Shotaro con cautela.
 
“Se vuoi vederla in quel modo, sì”, confermò l’interpellata con un leggero brivido. Non era affatto un bel pensiero. “Spero solo non si metta a chiamarmi Obasan. E soprattutto che l'allenamento degli ultimi giorni serva.”
 
“Di sicuro”, la rassicurò Inori. “Emu-san mi ha insegnato un sacco di mosse utili, non vedo l'ora di mostrarvele!”
 
“Idem per me e Sento. E mi ha anche insegnato un sacco di formule utilissime per i miei prossimi esperimenti. Appena saremo di nuovo su Xana vi farò vedere”, aggiunse Erika battendo le mani con un che da scienziata pazza che inquietò un po' alcuni, ma fece ricordare qualcosa al suddetto compagno scienziato.
 
“A proposito, ragazzi, c'è una cosa di cui dovrei parlarvi. Risale a poco prima che unissi i nostri mondi col potere del Pandora Box”, disse Sento con tono estremamente preoccupato.
 
“Che è successo?”, domandò Gentaro, il quale sentì subito la tensione nel tono dell'altro Rider mentre spiegava. Sperò non fosse nulla di grave, già la scomparsa di metà degli Heisei Rider era stato un colpo per tutti, chi più chi meno, visto che ognuno di loro aveva ricevuto o dato aiuto a Kiva, Den-O, Kabuto e tutti gli altri eroi che avevano preceduto Tsukasa.
 
“Ho avuto...una sorta di visione una notte. Sognavo di lavorare al pannello bianco del Pandora Box, l'oggetto con cui ho unito i nostri mondi, e all'improvviso mi sono ritrovato in un campo di battaglia. Lì tutti gli Heisei Rider combattevano un esercito di mostri. Poi, senza preavviso, scendendo da un mecha volante, è apparso un nuovo Kamen Rider che ha usato una forma basata sui miei poteri per sconfiggerli tutti con un unico attacco. Diceva di chiamarsi Zi-O e di essere il Re Demone che possiede i poteri di tutti i Kamen Rider.”
 
“Il cosa…?”, domandò Takeru, confuso dalla rivelazione dell'amico.
 
“Pensate...che possa avere qualcosa a che fare con Diablo?”, chiese Kouta, sebbene neanche lui avesse mai sentito di una simile entità. “Dopotutto lui è un demone coi poteri di noi Rider e il tipo nella tua visione ha detto di essere qualcosa di simile. Potrebbe essere che quel sogno fosse una sorta di premonizione?”
 
“Boh, effettivamente il tempo per l’avvento di una nuova squadra di Kamen Rider è ormai maturo. Personalmente mi sono stupito parecchio quando a settembre dell'anno scorso non ho visto o sentito niente di strano. Poi sei arrivato tu, Sento-san, con quel disastro dimensionale e mi è quasi venuto un colpo”, disse Eiji, ripensando con un po' di tristezza alla sua breve riunione con Ankh avvenuta in quell’occasione.
 
“Non è che per caso sei tu, Haruka-san?”, chiese Emu al giovane Amazon, che però negò con la testa.
 
“No, mi spiace. Io sono stato nominato Kamen Rider Omega e i miei poteri non hanno nulla a che fare col tempo”, rispose il castano, anche se tra sé e sé dovette ammettere che gli sarebbe piaciuto avere accesso a un robot pilotabile.
 
“Allora per quanto ne sappiamo deve ancora ricevere il suo Driver e la sua nuova identità. Chissà, forse lo incontreremo proprio a Osaka”, rifletté Tomari, ripensando al suo primo incontro con Takeru.
 
“Considerando la somiglianza dei loro poteri, potrebbe essere questo nuovo Rider colui che è destinato a sconfiggere Diablo?”, domandò meditabondo Shotaro, per poi fare un cenno a Philip. Questi cominciò subito a cercare informazioni attraverso il suo collegamento con la Biblioteca Planetaria, ma dopo pochi secondi riaprì gli occhi scuotendo la testa.
 
“Non ho niente su questo Zi-O, mi spiace”, disse il giovane aiuto detective con uno sbuffo, dopo aver testato qualsiasi parola chiave gli venisse in mente.
 
“Io avevo sentito qualcosa su un certo Re del tempo in passato, un guerriero con ben pochi eguali nel Multiverso”, intervenne Silvia. “Ma persino i miei...superiori sono sempre stati molto taciturni a riguardo.”
 
Reiko guardò sorpresa la madre. Non le capitava molto spesso di parlare del suo lavoro come guardiana del tempo e delle dimensioni.
 
“Insomma, niente miracoli. Non importa, ce li creeremo noi facendo come al solito modo: tanta forza di volontà e Rider Kick a non finire!”, disse determinato Gentaro alzandosi e flettendo il braccio, ricevendo in seguito un assenso generale.
Meno di due ore dopo una lunga processione di bizzarri veicoli entrò ad Osaka e i vari membri si divisero in gruppi per cercare qualsiasi cosa fuori dall'ordinario.
 
****
 
Tsukasa sembrava tranquillo quanto poteva esserlo un condannato a morte che si era finalmente messo l'anima in pace e stava andando ad affrontare il suo destino a testa alta. Non a caso si stava godendo quello che poteva essere il suo ultimo pasto, prendendo confezioni di sushi e simili da una busta che portava il nome di qualche ristorante take away, ancora abbastanza rigonfia.
Le meraviglie della ristorazione giapponese.
D’un tratto, il fotografo volse lo sguardo al cielo nuvoloso, guardando con espressione piatta la figura di Diablo che scendeva a qualche metro da lui con lenti battiti d’ali.
 
“Vuoi favorire?”, chiese porgendo una confezione di noddles fatti in casa al Rider infernale, il quale rifiutò con un piccolo gesto della mano.
 
“Grazie, Decade-senpai, ma goditeli pure. Come sai, sono venuto per ben altro”, disse Diablo, gli occhi lucenti di cupidigia e cupa eccitazione. Era chiaro che fremeva dal desiderio di combattere.
 
“E io non ho intenzione di negartelo. So anche che avremo una buona dose di spettatori”, commentò l’altro portandosi un altro boccone alla bocca.
 
“Sì, ma non temere: dovranno solo assicurarsi che tu non scappi”, rispose Diablo schioccando le dita e almeno un migliaio di demoni e mostri vari apparve in risposta dall’etere, attraversando lo spazio dimensionale che li separava da quel mondo.
Tsukasa fissò il cerchio di creature che si stava formando intorno a loro con un’espressione tra il rassegnato e l’indifferente. Dopotutto c’era passato già tante altre volte in situazioni simili, quindi era ormai quasi del tutto assuefatto a esse… Anche se, probabilmente, la battaglia che stava per affrontare sarebbe stata la più difficile di tutte.
 
“Hanno inizio le danze, eh?”, mormorò con un sospiro, per poi ingoiare ciò che restava dei noodles.
 
****
 
Finalmente varcate le porte di Osaka, il largo gruppo di combattenti si era confuso tra le numerose folle di turisti, tutti vogliosi di godersi le ultime giornate estive prima di tornare al lavoro.
 
Philip ed Elena si erano fermati a guardare uno spettacolo di burattini a tema samurai, mentre attorno a loro Sento, Haruto e compagne stavano facendo domande su qualsiasi evento fuori dall'ordinario, senza particolare successo.
 
“È un peccato non facciano mai marionette di detective e poliziotti”, commentò pigro Philip, il quale, per la seconda volta in un giorno, non aveva trovato informazioni utili sul luogo in cui trovare Diablo e Tsukasa.
 
“Un numero a tema giallo. Se c'è qualcuno che potrebbe farlo, sareste proprio tu e Shotaro”, scherzò Elena, mentre i loro amici tornavano a mani vuote.
 
“Uh, mi informerò per bene su tutti i burattini al mondo per trovare quegli più adatti allora”, commentò il ricercatore, chiudendo gli occhi per ritornare nel suo rifugio di conoscenza e restando lì paralizzato sul posto. Ciò costrinse Shotaro e Sento a portarlo via di peso, mentre lui compiva le sue ricerche dentro l'immenso flusso terrestre di informazioni.
 
“Philip, per favore, non farci fare brutta figura davanti agli stregoni”, commentò Sento, allo stesso tempo impressionato dalla dedizione dell'amico ricercatore e un po' seccato dalla perdita di tempo.
 
“Tranquillo, non sto vedendo nulla”, lo rassicurò Haruto in ogni caso, seppur con un sorrisetto.
 
****
 
Il pugno di Tsukasa, al momento avvolto nell'armatura di Kuuga, impattò sulla mascella di Diablo, scagliandolo lontano svariati metri e annullando la sua più recente trasformazione. Nonostante il terribile colpo sferrato, però, il famigerato Distruttore di Mondi sentiva il pieno, tremendo peso del duello in corso e faticava per mantenere il respiro costante e controllato. Anche solo la minima distrazione gli sarebbe costata cara.
Tutto attorno, i seguaci del suo sfidante lo incitavano con urla cacofoniche d'ogni genere. Qualcuno lanciava addirittura sputi verso Decade, mentre altri commentavano con ghigni malefici e altri ancora chiamavano in tono beffardo l'arrivo delle Warrior.
 
“Non mi sono mai sentito tanto vivo…”, rise estatico Diablo, stringendo una manciata di terra tra le dita e rialzandosi, per poi mettere mano a un'altra croce.
 
“KAMEN RIDER ABOMINATION: X!”
 
Stavolta la sua corazza si trasformò in uno scafandro arrugginito, ricoperto di conchiglie e gusci di crostacei viola. L’elmo diventò invece una sorta di bizzarro casco da palombaro con gli occhi infranti, simili a quelli di un insetto acquatico chiamato notonetta, e aperto nella parte inferiore per lasciare libere le fauci zannute del demone. Infine, le sue armi vennero sostituite da una fiocina la cui punta sembrava fatta di corallo trasudante liquido nerastro, forse petrolio.
Il guerriero infernale diede un colpo a vuoto con la sua nuova arma, che aprì un vasto solco nel terreno tramite il semplice spostamento d'aria.
 
Una goccia di sudore rigò il volto di Tsukasa, il quale, per la prima volta da che ne aveva memoria, fu attraversato da un brivido di terrore quasi primordiale. Lo stesso che, in passato, gli uomini della Terra avevano provato venendo attaccati da Heartdemon ed Heartdevil senza che ci fosse nessuno a difenderli.
 
'Devo resistere solo un altro po'…', si disse, avanzando verso il rivale e inserendo a propria volta una delle sue carte nel Driver.
 
“Kamen Ride: Kabuto!”
 
****
 
Tomari, accompagnato da Itsuki, Haruka e Nanà, stava conducendo la sua ricerca con lo zelo degno di un poliziotto della sua carica, chiedendo con somma professionalità informazioni ai passanti e persino ai colleghi incrociati per strada riguardo qualsiasi cosa fuori dall'ordinario.
Haruka, in particolare, era rimasto alquanto impressionato dallo zelo e dalla precisione del Rider più esperto e lo seguiva con un misto di nervosismo ed eccitazione. Tutta quella situazione era così nuova per lui che, malgrado il gravoso compito che li aspettava, non riusciva a non sentirsi anche piuttosto estasiato.
 
Almeno finché non erano arrivati davanti a un negozio di giocattoli dove vendevano una gigantesca pista di macchinine con tanto di alcuni veicoli inclusi nel pacco. Qualsiasi istinto di conservazione del denaro, e soprattutto del tempo, Tomari avesse cercò di bloccarlo dal comprare quella mostruosità, ma infine entrò sotto lo sguardò allibito dei compagni e ne uscì mostrando fiero l'acquisto, nemmeno fosse stato Link da ‘The Legend of Zelda’.
 
“Macchinine. Non ricordo di averci mai giocato…”, commentò Haruka con un gocciolone alla testa, guardando l'innocente espressione del poliziotto che stringeva le braccia attorno all'acquisto.
 
“Allora lieto di aiutarti a ottemperare a questa mancanza”, disse Tomari con una forte pacca al nuovo compagno, il quale arrossì sinceramente onorato da quel gesto d'affetto. Dietro di loro, le ragazze erano tanto intenerite quanto stranite da quell'esempio di cameratismo maschile.
 
“Uomini... Hanno trent'anni, ne dimostrano venticinque e si comportano come se ne avessero otto”, fu il seccato commento di Nanà, mentre scuoteva la testa e gonfiava le guance. Itsuki si mise le braccia dietro la testa con finta indifferenza.
 
“Sì sì, proprio vero... Io mi prendo le macchinine nere appena cominciamo a giocare”, affermò con un sorriso improvviso.
 
“Scordatelo, sono mie.”
 
****
 
Diablo e Decade, trasformati rispettivamente in Blade e ZX erano passati a un duello con le spade nel quale entrambi erano appena visibili. Stavolta la folla infernale attorno a loro era completamente silente, persa nella sinfonia di movimenti cantati dai due guerrieri.
Una lotta che sembrava ormai una forma d'arte fatta di finte, momenti persi ad analizzarsi a vicenda e colpi leali e sleali.
 
“Non posso fare a meno di chiedermi… È il tuo scontro più difficile finora?”, domandò Diablo sempre più eccitato, schivando appena in tempo un fendente diretto al viso e rispondendo con una serie di rapidissimi affondi.
 
“Sono tentato di dirti di no solo per farti incazzare”, affermò Tsukasa a denti stretti, difendendosi a fatica e prendendo non pochi colpi. “Ma devo riconoscere i tuoi sforzi. In un tempo davvero breve, sei cresciuto fin troppo. Ho i brividi a pensare a cosa potresti diventare in futuro, se lasciato fare come ti pare…” Allontanatosi con un balzo dal nemico, afferrò una nuova carta e la inserì subito nel Driver. “Vediamo come te la cavi con qualcos’altro di nuovo!”
 
“Kamen Ride: Gaim! Orange Arms! Hanamichi on Stage!”
 
Con un bagliore, fu l’armatura base di Gaim ad avvolgere Decade, il quale impugnò la katana del Rider scelto nella mano sinistra mentre la destra reggeva ancora la sua spada personale. Adottando uno stile a due spade, Tsukasa assalì Diablo con una serie di fendenti rapidi e violenti, respingendo più volte la sua arma e colpendo invece con le proprie il corpo del demone, spezzando e deformando la sua corazza. Il Rider dimensionale era implacabile nella sua offensiva e presto fu l’Heartdemon a doversi allontanare con un colpo d’ali.
 
“Tu non ti arrendi mai, eh, senpai?”, chiese Diablo prendendo una delle sue croci. “In tal caso… Lascia che anch’io ti mostri qualcosa di nuovo!”
 
“KAMEN RIDER ABOMINATION: W! HEAT, METAL!”
 
Inaspettatamente, l’aspetto del Rider demoniaco mutò nella forma contorta di una delle modalità alternative di W, con la metà destra del corpo avvolta in un’armatura a placche rosso sangue e la sinistra a placche grigio scure e un elmo dotato di lenti scarlatte e una corona deforme dalla forma del simbolo del Rider con due anime. Nella sua mano comparve un lungo bastone metallico con delle punte alle estremità.
Prima che Tsukasa potesse parlare o agire, però, Diablo prese un’altra croce e, contrariamente a qualunque aspettativa, la inserì stavolta nell’apertura presente sul centro dell’impugnatura della sua nuova arma.
 
“KAMEN RIDER ABOMINATION: WIZARD! FLAME, PLEASE: HI-HI, HI-HI-HI-HI!”
 
Un’aura fiammeggiante incredibilmente potente avvolse il bastone e mutò le estremità in due lame identiche a quella della spada di Wizard. Con un movimento fulmineo, il Rider demoniaco roteò l’arma e generò un’immensa onda di fuoco che colse di sorpresa Decade, il quale poté solo incrociare le braccia davanti a sé e cercare di resistere al colpo. L’impatto fu tremendo e lo fece volare indietro, schiantandolo rovinosamente al suolo, il corpo ustionato al punto che l’armatura sembrava essersi fusa in certi punti.
 
“C-Cosa…?! Ma come…come hai fatto?!”, domandò Tsukasa rialzandosi a fatica.
 
“Questo? È un trucchetto che ho scoperto e imparato a usare di recente”, rispose Diablo, palesemente fiero del suo risultato. “Sai che le armi e le varie forme degli Heisei Rider presentano spesso altre porte in cui inserire gli strumenti contenenti i loro poteri e che, in questo modo, possono combinarli? Ecco, io non ho fatto altro che apportare lo stesso concetto. Ma dato che io posso usare tutti i poteri dei Rider mai esistiti, riesco a portare quel concetto ben oltre e, se uso delle croci compatibili con le armi giuste, posso usare allo stesso tempo i poteri di diversi Rider che, in questo modo, vedono la loro forza moltiplicata esponenzialmente!” Roteò di nuovo il bastone e le lame si riavvolsero nelle fiamme. “Per le loro caratteristiche, funziona solo coi poteri degli Heisei Rider, ma poco importa. Grazie a questa mia capacità, posso usare i loro colpi al loro massimo anche senza averli ancora assorbiti! E immagina cosa potrei fare quando li assorbirò!”
 
Tsukasa fece una smorfia sotto la maschera. “Come dicevo prima, ho i brividi a pensare a cosa potresti diventare in futuro, ora più che mai…” Raddrizzandosi e scollandosi di dosso dolore e fatica quanto possibile, il Rider dimensionale rinfoderò le sue armi e prese qualcosa dalla sua cintura, ma stavolta non si trattava di una carta: stretto nella sua mano, c’era uno strano dispositivo rettangolare i cui lati destro e sinistro erano modellati con lo stesso motivo a righe magenta e nere di Decade. Sullo schermo al centro, erano visualizzati i simboli dei primi dieci Heisei Riders con sotto la scritta: ‘K-Touch’. “Speravo di poter attendere ancora un po’, ma non ho scelta. Se voglio prendere altro tempo, devo dare davvero tutto me stesso…”
 
“Ohhh… Finalmente l’hai tirato fuori, senpai”, disse Diablo con voce estasiata, osservando il dispositivo con un luccichio inquietante negli occhi. “Il K-Touch. La tua arma più potente… Se ti sconfiggo nella tua forma finale, niente potrà fermarmi!”
 
Tsukasa non rispose, ma iniziò a pigiare i simboli sullo schermo in rapida successione, concludendo con il proprio:
 
“Kuuga! Agito! Ryuki! Faiz! Blade! Hibiki! Kabuto! Den-O! Kiva! Final Kamen Ride: Decade!”
 
Con un bagliore, l’armatura di Decade iniziò a mutare: dall’addome e i gomiti in giù, divenne del tutto nera, più robusta e rafforzata da protezioni argentee, mentre su petto e spalle si formò una curiosa e spessa corazza dai bordi magenta e in cui vi erano incorporate in linea ben 9 carte rappresentanti i primi 9 Heisei Riders nelle loro forme finali. L’elmo acquisì a sua volta delle protezioni argentee ai lati e una sorta di corona magenta, dove era incorporata una singola carta raffigurante proprio la forma finale di Decade, mentre il colore delle lenti degli occhi passò anch’esso dal verde al magenta. Infine, il Rider staccò e agganciò la parte frontale del Decadriver su un apposito sito sul lato destro della cintura, mentre al contempo inseriva il K-Touch nello spazio rimasto libero sul davanti.
Così trasformato, Tsukasa brandì di nuovo la sua spada. “E adesso, mio caro kouhai… Balliamo.” E premette il simbolo di Ryuki sul K-Touch seguito dal proprio.
 
“Ryuki! Kamen Ride: Survive!”
 
Tutte le carte sul petto di Decade girarono su sé stesse mutando in quella che mostrava Ryuki nella sua forma finale Survive e, subito dopo, il Rider in questione si materializzò accanto al primo. L’armatura rossa e metallica di Ryuki era più spessa e corazzata che mai e mostrava un chiaro motivo a drago nel suo aspetto.
Una lama apparve dal guanto a forma di testa draconica di Ryuki e, in seguito, i due Rider caricarono Diablo con una sequenza di attacchi eseguiti in perfetta sincronia, come se fossero stati uno lo specchio dell’altro. L’Heartdemon fu costretto subito a cedere terreno, decidendo infine di allontanarsi con un altro battito d’ali per recuperare; a quel punto, roteò con vigore la sua arma e si apprestò a scagliare un nuovo attacco. Allo stesso tempo, Tsukasa inserì una carta nel Driver.
 
“Final Attack Ride: R-R-R-Ryuki!”
 
Muovendosi di nuovo in perfetta sincronia, Decade e Ryuki tracciarono con le loro spade una doppia X fiammeggiante in aria, magenta quella del primo e rossa quella del secondo, e le scagliarono contro l’onda di fuoco generata da Diablo. Gli attacchi dei contendenti si scontrarono a mezz'aria con una forza devastante, scatenando un’esplosione infuocata talmente potente da spaccare il terreno e spingere via Tsukasa e Diablo, mentre Ryuki svanì nell’aria come se non fosse mai esistito. Tuttavia, il peggio lo ricevette proprio il demone, il cui attacco era risultato leggermente meno potente di quello di Decade e quindi la maggior parte dell’esplosione aveva finito per convogliare nella sua direzione. Il Rider demoniaco crollò a terra, coperto di ustioni e grondante sangue… Eppure dalle sue fauci proruppe solo una nuova, folle risata.
 
“Magnifico! Davvero magnifico! Questo è lo scontro che sognavo da sempre!” Senza badare alle proprie condizioni, l’Heartdemon si rimise subito in piedi tra le urla e i ruggiti d’incitazione dei suoi subordinati, apparentemente esaltati quanto lui dalla violenza sempre maggiore della battaglia. Diablo gettò via il bastone e passò una mano sulla propria cintura, sollevandola in seguito per mostrare ben tre nuove croci strette tra gli artigli, tutte legate agli Heisei Riders. “Arrivo, senpai!”
 
Tsukasa sospirò pesantemente e riassunse la sua posizione di guardia, mentre premeva altri pulsanti sul K-Touch.
 
“KAMEN RIDER ABOMINATION: BLADE/DEN-O/FOURZE!”
 
“Hibiki! Kamen Ride: Armed!”
 
****
 
Altrove, Eiji, Emu e Takeru, insieme alle rispettive compagne Warrior, erano vicino a un parco per riposarsi dopo una lunga ma infruttuosa ricerca.
 
“Uhh, odio settembre. Qualche giorno di fresco di tanto in tanto e poi il caldo torna all'assalto”, si lamentò Marisa, sventagliandosi con un libretto per le guide turistiche. Eiji, seppur concorde con l'amica, ringraziò di essersi abituato di più alla calura nei paesi visitati.
 
“Non pensavo di dirlo, ma mi manca la riserva di dolci freschi di Kagami-san”, aggiunse a sua volta Emu, lanciando in un cestino dietro di sé il bastoncino di un gelato appena finito. L'ultima componente del gruppo, Silvia, grazie alla carnagione più scura, aveva un po' meno problemi con la temperatura, ma sembrava comunque alquanto infastidita e si faceva di tanto in tanto aria con una mano, o tirava ripetutamente il colletto del proprio vestito.
 
“Non capisco. Percepire il varco dovrebbe essere facilissimo per me, invece, anche se è da ore che giriamo, non riesco ad avvertire nulla. Qualcuno deve aver dato a Decade i mezzi per occultarlo davvero bene”, si lamentò Silvia, le cui abilità extrasensoriali si estendevano per l'intera città. Era l’unica del gruppo ancora in piedi e stava andando di continuo su e giù davanti agli altri, quasi scavando un solco nel terreno tanto era il suo nervosismo. Normalmente sarebbe stata più calma di così, ma il sapere che non avevano molto tempo per trovare il loro compagno e Diablo e che probabilmente il primo era in serio pericolo in quel momento non le dava pace. Possibile che nemmeno la Guardiana delle Dimensioni riuscisse a percepire un varco dimensionale in quel luogo?!
 
“Ogni piano ha la sua falla, parlo per esperienza. Dobbiamo solo...”, affermò Takeru, prima di voltarsi di scatto, come se avesse visto qualcosa con la coda dell'occhio.
 
“Takeru-kun, che succede?”, domandò Eiji.
 
“Mi è praticamente passata davanti una specie di sfera luminosa. Ne avevo vista una simile quando abbiamo sconfitto Hyōirei… Ed è diretta da quella parte”, affermò il biondino mettendosi subito a seguire il misterioso globo. Seppur confusi, i suoi compagni lo seguirono rapidamente. Dopo qualche minuto, Takeru si fermò indicando quello che sembrava un tempio abbandonato. “È volata lì dentro. Che strano, però… A voi non è mai successo di vedere qualcosa del genere? Né ora, né durante le vostre battaglie?”
 
“No, niente… Però, forse...” Di colpo, il volto di Silvia si distese in un’espressione prima stupita poi afflitta, come se avesse appena realizzato qualcosa di spiacevole. “Oh, grande Gaia, spero di sbagliarmi. Dobbiamo avvisare gli altri innanzitutto”, disse prendendo il telefono di Takeru.
 
In breve, entrambe le squadre di Riders e Warriors si riunirono davanti al tempio e, una volta entrate, trovarono conferma ai loro sospetti: sospeso a mezz’aria al centro dell’edificio, vi era un ampio varco roteante simile a un buco nero in miniatura, da cui era percepibile una chiara energia extradimensionale. Il portale, realizzarono.
 
****
 
L’ennesima esplosione devastante squarciò il campo di battaglia, aprendo nuovi solchi e crateri nel suolo che avrebbero indubbiamente marchiato quel luogo a vita. E ai bordi di quell’esplosione volarono due figure, entrambe fumanti e ferite in più punti ma ancora ritte in piedi.
Decade e Diablo si fissarono in cagnesco dai lati opposti dell’ultimo cratere che avevano creato, le armature bruciate e rotte in più punti e il sangue che ormai colava da tutto il loro corpo formando piccole pozzanghere sotto i loro piedi. Era chiaro che entrambi fossero al loro limite estremo, tuttavia nessuno dei due era intenzionato a cedere.
O così sembrò per alcuni secondi. Di colpo, Tsukasa crollò in ginocchio tenendosi una mano al petto e tossendo violentemente, l’altra mano che stringeva la sua spada con tanta forza da sbiancare le nocche sotto la tuta.
 
“Eheh… Sembra che siamo alle battute finali, Decade-senpai”, rise Diablo sputando un grumo di sangue a terra. Nonostante la loro forza fosse più o meno equivalente, la resistenza e la rigenerazione accelerata che l’Heartdemon otteneva dalla sua natura demoniaca, nonché la sua incredibile capacità di evoluzione dopo ogni scontro, gli avevano permesso di far infine pendere la bilancia dalla propria parte. “Mi sono davvero goduto questo duello, anche più di quello con Moon Space, per questo hai tutta la mia ammirazione, Decade-senpai! Però sai come si dice: tutte le cose belle finiscono prima o poi…” A quel punto, prese una singola croce, la cui aura negativa spiccava persino tra le sue gemelle, e la inserì con un gesto fulmineo nel suo Driver.
 
“KAMEN RIDER ABOMINATION: ICHIGO!”
 
La corazza martoriata di Diablo parve ripararsi del tutto mentre mutava nella propria versione corrotta e demoniaca del capostipite di tutti i Kamen Rider e, in un istante, l’aura negativa emanata dal corpo dell’Heartdemon ebbe un picco tale da riempire di crepe il terreno sottostante e far tremare l’aria circostante. “Chiudiamo la partita!”, ruggì colpendo i lati del Driver e prendendo a convogliare la sua energia nella gamba destra.
 
“Suppongo sia questo il mio limite…”, mormorò Tsukasa guardandosi intorno e constatando tristemente che era ancora solo. “Alla fine, non è bastato, eh? Oh beh… In questo caso, com’è che si dice?” Con enorme fatica, si rimise in piedi e prese la sua ultima carta. “Se devi andare giù… Fallo con un bang!”
E la inserì nel Decadriver proprio mentre Diablo terminava di accumulare energia e si scagliava su di lui con un calcio in picchiata, a cui Decade rispose con un calcio in ascesa, accompagnato e rafforzato dall’energia delle sue amate carte. Una meteora nera e rossa contro un missile magenta scuro.
 
“DIABLO KICK!”
 
“FINAL ATTACK RIDE: D-D-D-DECADE!”
 
****
 
Nel ritrovarsi davanti al portale, le Warrior e Martina deglutirono, ricordando fin troppo bene il recente e traumatizzante evento che le aveva mandate in quel mondo di eroi. Accanto a loro, anche i Rider avvertirono l’ansia e il nervosismo farsi più forti che mai, attanagliando le loro viscere come nemmeno le loro battaglie precedenti erano riuscite a fare.
 
“Da qui non si torna indietro”, sussurrò Sento rimembrando a sua volta quel breve istante dopo la sconfitta di Evolto, quando era certo non ci sarebbe stato più niente per lui nel futuro.
 
“Avanti, siamo diventate più forti e stavolta siamo preparate quanto è possibile esserlo. E zio Michael arriverà tra poco”, disse Shizu mettendo a tacere ogni altra paura e rinvigorendo gli animi delle compagne.
 
Rimettendo sotto controllo i loro timori, il folto gruppo di eroi ed eroine entrò nel varco, svanendo nelle sue vorticanti tenebre prima che esso si chiudesse alle loro spalle con un inquietante rumore crepitante.
 
****
 
Usciti dal varco, Rider e Warrior trasalirono nel ritrovarsi davanti il peggiore degli scenari.
 
“Ah, alla fine ce l’avevo fatta invece… Ben arrivati”, disse loro con stanca voce uno Tsukasa conciato molto male. Il fotografo dimensionale era riverso a terra con gli abiti laceri e bruciati in più punti, ferite insanguinate su tutto il corpo, il volto gonfio di lividi e tagli e la sua gamba destra in pessime condizioni.
Intorno a lui vi era una sterminata armata di mostri, capeggiata nientemeno che da Kamen Rider Diablo, il quale torreggiava su Decade con fare tronfio, girandosi una delle sue croci tra le dita. I compagni delle Warrior, osservandolo, capirono che quanto raccontato loro dalle ragazze non era affatto esagerato, nonostante la sua figura attualmente martoriata e ferita gravemente. Le condizioni sue e di Tsukasa, nonché l’aspetto devastato dell’intera zona, lasciavano facilmente intuire il terribile duello appena conclusosi.
 
“Tsukasa, che significa questo?!”, gridò Shizu facendo un passo avanti. “Pensavo che avremmo combattuto insieme! Che ti avremmo raggiunto in tempo e affrontato Diablo come una squadra! Perché l’hai affrontato da solo invece? Perché hai fatto volutamente in modo che non potessimo raggiungerti prima che lo affrontassi?”
 
“Diablo... Dovevo tenerlo occupato finché tutti voi non vi foste riuniti. È sempre stato questo il piano”, rispose il fotografo ansimante, senza mai smettere di sorridere. “Tutti insieme…avete una possibilità.”
 
“Non se io ho qualcosa da dire a riguardo”, disse minaccioso e sghignazzante il Rider demoniaco, lanciando in aria la sua croce. Roteando velocissima, questa divenne un vortice che risucchiò Tsukasa, il quale, appena prima di essere completamente assorbito, rivolse ai suoi orripilati compagni un ultimo sorriso rassicurante.
 
“NO!”, urlò sconvolto Shotaro, ma ormai era troppo tardi. Con un leggero ticchettio, che però suonò come un tuono alle orecchie del gruppo, la croce ricadde nel palmo aperto di Diablo, ora lucente di un malsano bagliore nero-cremisi interno e trasudante un’energia negativa spaventosa, ben maggiore di quella di qualunque altra delle sue gemelle.
 
“Sì…”, disse l’Heartdemon con un ghigno estasiato in volto, sollevando in aria la sua ultima conquista con fare trionfante. “Mio. Finalmente il potere di Decade è MIO!”
 
Shizu fece un altro passo in avanti, presto imitata dalle sue compagne e dai nuovi compagni, e puntò il dito contro quel mostruoso essere che si definiva un Kamen Rider, gli occhi che parevano emettere lampi dall’ira. “Sono lieta di poter finire il nostro conto in sospeso. Giuro che spaccherò quelle tue maledette croci una per una! E poi ti tirerò fuori la verità su mia sorella!”
 
“Purtroppo, Moon White, ne so quanto te. E non sai quanto questo mi rammarichi, dato che vorrei davvero sapere cos'è successo a Serenitatis.” Incredibilmente, il demone pareva sincero nelle sue parole e nel modo enigmatico con cui i suoi occhi avevano preso a fissare un punto indefinito nel nuvoloso cielo soprastante. Quell’impressione durò solo pochi istanti, però, dato che il volto del nemico tornò presto a fissarli con scherno. “Ma non ha importanza. Quando vi avrò sconfitti, preso i vostri poteri e assorbito la Croce di Fuoco, potrò scoprire senza problemi la verità su di lei. Peccato che tu non vivrai abbastanza per sentirla!”
 
“Bastardo!”, urlò furiosa Shizu scagliandosi in avanti, sorda ai richiami delle sue compagne che le dicevano di non agire impulsivamente. Uno dei demoni più arditi o forse imprudenti si fece avanti per fermarla, ma la Warrior evocò Gabriel nella mano destra e tagliò in due il nemico con un fendente fulmineo, per poi puntare direttamente su Diablo. Non fece in tempo a fare un altro passo verso di lui, però, che un tentacolo di materia scura, che pareva trasudare aura negativa come catrame, scattò contro di lei costringendola ad arretrare immediatamente per evitare di essere schiacciata.
 
“Sei troppo irruenta, Moon White. Non va bene per una leader, non lo sai? Ad ogni modo... Non vi ho ancora presentato il mio secondo in comando, giusto?”, disse mentre faceva cenno al più grande dei suoi sottoposti, lo stesso da cui partiva quell’inquietante tentacolo, di farsi avanti dalle fila della retroguardia. Nel vederlo, tutti i presenti impallidirono.
 
“Non può essere…”, sussurrò Haruka, sentendosi ancora peggio delle sue crisi energetiche quando vide quell'abominio, un energumeno demoniaco ricoperto di escrescenze nere in continuo mutamento e da pezzi sparsi e distorti di corazza arrugginita, oltre ad altri tratti e deformazioni dall'apparenza a dir poco malata. Era come se su tutto il suo corpo, sotto quelle escrescenze e malformazioni, si formassero e scomponessero di continuo diversi volti umanoidi o demoniaci, che agli occhi dei Rider e delle Warrior più attenti risultarono orrendamente familiari.
 
“Mi... Mi sembra di vedere Cagliostro”, affermò Erika con un fil di voce.
 
“E quello invece…è Hyōirei”, mormorò incredula Silvia, mentre Takeru, intuendo la natura della creatura, si rivolse di nuovo a Diablo.
 
“Quell'essere è nato dall'unione dei tuoi fratelli, vero? Le loro anime sono sopravvissute e si sono fuse in questa...cosa.”
 
“Confermo, Ghost-senpai, ma posso assicurarti che, fosse stato per me, li avrei lasciati riposare in pace. Comunque c'è ben altro di cui dovete preoccuparvi adesso”, disse Diablo, inserendo la croce nella sua cintura e girandola.
 
“KAMEN RIDER ABOMINATION: DECADE!”
 
 L'onda d'urto della trasformazione fu devastante, molti membri del gruppo riuscirono a stare in piedi solo sostenendosi a vicenda. Più tardi avrebbero detto che l'intero Giappone sembrava tremare.
Il nuovo aspetto di Diablo era tanto semplice quanto tremendo. Le sue ali si erano divise in tre paia per lato, con le membrane che avevano assunto una strana consistenza vetrosa, e su ognuna di esse erano presenti tre foto degli Heisei Rider, per un totale di 18. Su arti e torso invece presentava le raffigurazioni degli Showa Rider, illuminate dello stesso bagliore inquietante che aveva suffuso quella di Decade, e la foto di quest’ultimo, posizionata sullo sterno, spiccava tra tutte. L'armatura che le circondava e copriva il malefico guerriero era diventata a bande e di un bizzarro color nero-magenta. Infine, la sua testa si era ricoperta di spuntoni.
 
“Ahahahahahahah! Che potere straordinario! SUBLIME!”, ululò di gioia folle l’Heartdemon. “Non ero sicuro di cosa sarebbe accaduto una volta uniti i miei poteri a quelli di un’anomalia come Decade-senpai… Ma questo ha superato ogni mia aspettativa! Sento che ora posso usare tutta la mia forza e le mie abilità al loro massimo, persino senza aver assorbito tutti i Rider esistenti!” I suoi occhi, ora risplendenti di un misto rosso-magenta dietro le lenti dell’elmo, si abbassarono sul gruppo Rider/Warrior. “Ma non posso correre rischi né farne a meno, dopotutto! Assorbirò ognuno di voi e poi potrò acquisire anche il potere della Croce di Fuoco! Allora finalmente sarò completo!”
 
“L’avidità è e sarà sempre la causa della caduta di voi demoni, non l’hai imparato?”, lo rimproverò Silvia con uno sguardo più deluso che sprezzante. “Lo è stata con tuo fratello e lo sarà anche con te, sappilo!”
 
“Forse c’è verità nelle tue parole, Warrior Plutonis… Ma io non sono lui. E non sono nemmeno un demone come gli altri!” La sua energia infernale esplose ancora, creando un’impressionante colonna di luce tra il nero e il rosso sangue. “Bando alle ciance! Desidero troppo mettere alla prova le mie attuali capacità contro tutti voi, perciò avanti! Fatemi divertire, Kamen Rider e Warrior Planet! Dimostratemi quanto vale davvero la fiducia del nostro senpai!”
 
“Ce la pagherai per quello che hai fatto a Tsukasa!”, replicò con forza Shotaro agganciandosi il Driver alla cintura, presto imitato da tutti gli altri Rider. Allo stesso tempo, anche le Warrior iniziarono a richiamare i loro poteri per trasformarsi. Martina preparò le sue armi e ogni sistema di combattimento e infine Haruka prese e indossò il Neo Driver donatogli da Angelica.
 
“Abbiamo già avuto un assaggio in passato della sua forza quando ci ha sconfitte, ma è chiaro che il potere che ha adesso non è nemmeno paragonabile a quello di allora”, disse Reiko dando voce ai pensieri delle compagne. “Non dobbiamo trattenerci!”
 
“Tranquilla, nessuno qui ne aveva alcuna intenzione!”, si dichiarò d’accordo Gentaro. L’istante successivo, tutti attivarono le proprie trasformazioni con un urlo collettivo tanto forte e potente che parve scuotere il mondo stesso:
 
““““““““PLUTONIS/NEPTUNIS/URANIS/SATURNIS/IUPITER/MARS/VENUS/MERCURIUS PATREM SPIRITUM! MIHI VIRTUTEM TUAM!!!!!!!!””””””””
 
“ETERNAM VIRTUS LUNA, VENIO AT ME!”
 
“““““““““HENSHIN!!!!!!!!!”””””””””
 
“AMAZON!”
 
“Cyclone, Joker!/Taka, Tora, Batta: Ta-To-Ba! Tatoba, Ta-To-Ba!/Three, Two, One!/Flame, please: Hi-Hi, Hi-Hi-Hi-Hi!/Orange Arms! Hanamichi on Stage!/Drive: Type Speed!/ Kaigan: Ore! Let's Go! Kakugo! Gho-Gho-Gho-Ghost!/Mighty Jump! Mighty Kick! Mighty Action X!/Hagane no Moonsault! RabbitTank! Yeahhh!”
 
“Neo Omega!”
 
“““““““““WARRIOR PLUTONIS/NEPTUNIS/URANIS/SATURNIS/IUPITER/MARS/VENUS/MERCURIUS/MOON WHITE!!!!!!!!!”””””””””
 
““““““““““KAMEN RIDER W/OOO/FOURZE/WIZARD/GAIM/DRIVE/GHOST/EX-AID/BUILD/OMEGA!!!!!!!!!!””””””””””
 
Una serie di bagliori, rumori ed emissioni di energia accompagnarono l’apparizione delle divise da combattimento delle Warrior Planet e delle armature più famose dei Kamen Rider.
Unica differenza era Haruka, la cui nuova forma presentava il lato sinistro del corpo ricoperto da metallo e circuiti esposti, così come anche lo stesso lato dell’elmo, un visore davanti alle lenti oculari e mani e avambracci ricoperti da una corazza più metallica e avanzata della precedente. Nel complesso, la forma di Neo Amazon Omega dava più l’idea di un cyborg che di una creatura interamente organica.
 
“Oh? Quindi è questa la tua nuova trasformazione, Haruka?”, chiese Itsuki adocchiando subito l’aspetto evoluto del suo compagno.
 
“Più una che avevo perso e ora ho riacquistato, ma puoi pure dire così. La trovi sgradevole?”, domandò il giovane neo-Rider.
 
“Scherzi? È davvero figo quel look mezzo cibernetico! Fa quasi stile cyberpunk!”, replicò ghignante la ragazza, facendo ridacchiare l’altro, anche se sotto sotto era sinceramente lusingato.
 
“In effetti, devo ammettere che anche a me piace molto quella forma…” La voce che aveva stavolta parlato era purtroppo quella di Diablo. “Non vedo l’ora di assorbirne il potere!” E mosse una mano scagliando una serie di raggi energetici sul gruppo di eroi ed eroine.
 
Con balzi, capriole o scatti, questi ultimi riuscirono a evitarli e, a rispondere per primi all’offensiva, furono Marisa, Elena e Itsuki, le quali unirono i loro poteri per scagliare un’unica freccia gigante di acqua, vento e fulmine contro il nemico. Senza muoversi dalla sua posizione, però, Diablo si limitò a chiudere le proprie ali intorno a sé a mo’ di bozzolo protettivo, su cui l’attacco combinato impattò senza causare alcun danno. Subito dopo, l’Heartdemon riaprì le ali e, su una di esse, brillò una delle foto presenti mentre una voce metallica e cavernosa annunciava:
 
“KAMEN RIDE: KUUGA ABOMINATION! PEGASUS!”
 
La voce venne accompagnata dalla materializzazione di una balestra nera dalla fattura chiaramente demoniaca nella mano destra di Diablo, mentre la corazza dello stesso braccio diventava color verde scuro. Il Rider demoniaco iniziò subito a sparare frecce di energia negativa sui suoi avversari, i quali si mossero rapidi per evitare i colpi, ma incredibilmente il nemico sembrava consapevole di ogni loro mossa perché appena evitavano un attacco, quello successivo veniva scagliato con tale rapidità e angolazione che andava sempre a segno.
 
Accortosi della cosa, Haruto mutò la propria forma in quella Land e usò un anello magico per evocare un muro di pietra che bloccò la freccia diretta verso di lui. “Reiko, vieni!”, esclamò rivolto alla sua compagna Warrior tendendole una mano e, seppur confusa, lei annuì e obbedì. Appena la prese, Wizard attivò di nuovo i suoi poteri di terra per scavare nel suolo e portare entrambi a velocità fulminea dietro al demone. Non appena emersero, i due scagliarono un attacco combinato di rocce infuocate contro la schiena di Diablo, tuttavia quest’ultimo, incredibilmente, si spostò dalla traiettoria dei proiettili senza nemmeno voltarsi, per poi puntare la balestra alle sue spalle e sparare due frecce che colpirono in pieno Rider e Warrior, scagliandoli via.
 
“Ma come ha fatto?! Non si è nemmeno voltato!”, gridò scioccata Inori che, come gli altri, aveva visto tutto.
 
“Oh, credimi, piccola: non è che un assaggio di ciò che so fare ora”, replicò beffardo Diablo mentre un’altra delle foto, situata su un’ala opposta alla precedente, brillava. “I miei poteri amplificano a dismisura le capacità di ogni Rider che scelgo, come l’abilità ultra sensoriale di Kuuga Pegasus! E ora provate questo!”
 
“KAMEN RIDE: WIZARD ABOMINATION! FLAME!”
 
Stavolta fu il braccio sinistro di Diablo a cambiare colore e diventare più lucido e di colore rosso sangue. A quel punto, lo mosse come a tracciare un anello in aria e un cerchio magico si materializzò sopra di lui; ghignando, l’Heartdemon puntò la balestra verso di esso e sparò una freccia che, appena attraversò il cerchio, si moltiplicò in un migliaio di nuove frecce avvolte nel fuoco, che piovvero implacabili sul gruppo di eroi ed eroine. Fu un’improvvisa barriera di acqua e lastre di metallo generata da Inori e Marisa a bloccare i colpi prima che potessero massacrarli ulteriormente.
 
“Maledetto!”, urlò Shotaro cambiando le sue Memory per accedere alla forma LunaTrigger e sparando subito una serie di colpi d’energia oro e blu contro il Rider demoniaco. Vicino a lui, anche Nanà, Martina e Gentaro, mutato a sua volta nella propria forma Fire col Fire Switch, lo imitarono sparando rispettivamente numerose sfere velenose, laser e palle di fuoco, ma l’avversario fece comparire il suo fucile Abraxas nella mano sinistra e sparò con esso attraverso un nuovo cerchio magico, moltiplicando istantaneamente i suoi proiettili alla pari del numero dei loro. Le due controparti si scontrarono a mezz’aria scatenando una quantità assurda di esplosioni, ma nessuno andò a segno su alcun combattente.
 
Sfruttando quel momento, furono Shizu e Silvia ad attaccare con una serie di sfere di luce e tenebra, imitate non molto lontano da Takeru ed Emu che, ora nelle forme rispettivamente di Billy the Kid e Drago Knight Hunter Z, facevano fuoco con le loro armi. Tuttavia, Diablo evitò o deviò facilmente ogni colpo con rapidi movimenti delle proprie ali, per poi volare sopra di loro e attivare una nuova foto:
 
“KAMEN RIDER ABOMINATION: FOURZE! MAGNET!”
 
Sulle spalle del demone si formarono i cannoni della forma Magnet di Fourze e, a quel punto, ben tre cerchi magici si materializzarono a un movimento delle sue braccia, ciascuno davanti a una delle sue armi. Diablo fece fuoco e ai dardi e ai pallettoni energetici si sommarono i raggi magnetici scagliati dai nuovi cannoni, tutti moltiplicati dai poteri magici di Wizard, col risultato di tempestare letteralmente il gruppo con proiettili di multipla natura, che inflissero loro danni considerevoli.
 
“Che… Che sta succedendo?!”, domandò Gentaro rialzandosi a fatica. “Avevo capito che non potesse usare il pieno potere dei Kamen Rider che non ha ancora assorbito… Ma sono più che sicuro che quella è la vera forza del mio Magnet Switch, non una semplice parte!”
 
“…Infatti era stato così l’ultima volta!”, confermò Nanà, anche lei intenta a rimettersi in piedi. “Però…è anche vero che allora era stato Tsukasa a batterlo, mentre invece stavolta…!”
 
“Ahahahah! Ascoltate il mio consiglio: smettetela di comportarvi e giudicarmi in base al nostro precedente scontro! Non potrei essere più diverso da allora!”, li derise Diablo ammirando estasiato i risultati del proprio potere. “Non solo ho imparato a usare e controllare i miei poteri alla perfezione, ma adesso ho anche preso quelli di Decade. Dal momento che sia lui che io siamo in grado di usare le abilità degli altri Rider, mi chiedevo cosa sarebbe successo assorbendo il suo potere, però ammetto che il risultato è stato meglio di quanto sperassi! Oltre a poter usare più poteri di vari Rider allo stesso tempo, posso anche attingere alla loro massima potenza pur non avendoli ancora assorbiti tutti! Come se le mie croci e le carte di Decade fossero ora una cosa sola! Mi sento praticamente invincibile!” E scoppiò in un’altra risata sguaiata e delirante, fin quando un globo di energia sparato dal fucile FullBottle Buster di Build non impattò sul suo fianco sinistro.
 
“Risparmiati i discorsi da cattivo dei fumetti, ne abbiamo sentiti pure troppi!”, disse Sento cambiando rapidamente Bottle e usando anche l’Hazard Trigger per passare alla forma RabbitRabbit. “Dobbiamo farlo scendere a terra e avvicinarci mentre continuiamo ad attaccare e agire in gruppo! Se ora riesce non solo a sfruttare, ma anche a combinare i poteri dei Rider che ha assorbito, non possiamo permettergli di stare sull’offensiva! Ci sopraffarebbe rapidamente in quel caso!”
 
“Buona idea, Sento! I più veloci avanti! Gli altri li coprano!”, esclamò Erika rivolgendo un sorriso al suo nuovo compagno di battaglia e scienze, dopodiché scagliò una serie di stalagmiti dal terreno contro l’avversario, il quale le respinse però con pochi colpi delle sue armi.
 
“Io lo faccio scendere!”, gridò Takeru attivando l’Eyecon Boost seguito dall’Eyecon Newton, in modo da potenziare e usare il potere della gravità legato al secondo luminare per aumentare quella intorno Diablo, al punto da costringerlo ad abbassarsi di quota.
Subito Sento si scagliò in avanti usando la velocità della sua nuova forma, subito affiancato da Eiji nella forma RaToraTah, Kouta in modalità Jimber Cherry Arms, Haruka, Tomari in Type Formula, Itsuki, Reiko e Shizu. Intorno a loro, le altre Warrior e Rider -di questi ultimi Gentaro e Haruto cambiati rispettivamente in forma Magnet e Wind Dragon- fecero invece fuoco con le loro varie armi o poteri sul nemico per costringerlo a difendersi e permettere ai compagni di avvicinarsi.
Costretto in difesa dalla combinazione di gravità incrementata e raffiche di attacchi a distanza, Diablo usò di nuovo le proprie ali, ora avvolte da un’aura demoniaca che sembrava dar loro una consistenza quasi vetrosa, per bloccarli. Primi a raggiungerlo, Sento, Tomari ed Eiji attaccarono insieme rispettivamente col FullBottle Buster in modalità lama, l’Handle-Ken e gli artigli della Tora Medal, ma l’Heartdemon evocò Malphas all’ultimo secondo e bloccò i tre in uno scontro di lame, sempre tenendo allo stesso tempo le ali piegate sopra e intorno a sé per bloccare i proiettili ancora in arrivo. Kouta provò allora ad attaccarlo dal lato sinistro, ma Diablo sparò con Abraxas per fermare momentaneamente la sua carica e attivare stavolta ben due foto sulle sue ali.
 
“KAMEN RIDE: AGITO ABOMINATION! FLAME!/KIVA ABOMINATION! GARULU!”
 
Inaspettatamente, entrambe le armi di Diablo svanirono, o meglio, vennero sostituite da due nuove spade: una spada lunga simile a una sciabola con impugnatura e guardia rosse e oro e una dalla lama curiosamente ondulata e dorata e la guardia modellata a formare una testa di lupo blu. Allo stesso tempo, anche le sue braccia rimutarono: la destra si avvolse in una spessa armatura rosso sangue con bordi irregolari e uno spallaccio fatto a spuntone, mentre la sinistra acquisì un’armatura blu scuro avvolta da catene spezzate e con uno spallaccio modellato a ricordare gli artigli di un lupo. Con le sue nuove armi, l’Heartdemon fermò i quattro Rider in un nuovo blocco di lame sghignazzando.
 
“Volevate così tanto uno scontro ravvicinato? Va bene, signori e signorine…”, sussurrò, osservando anche le Warrior in procinto di raggiungerlo e attaccarlo. “Balliamo!”
 
Con una forte spinta, Diablo fece arretrare i Rider e mulinò poi le sue spade intorno a sé, bloccando senza problemi ogni nuovo attacco da parte dei quattro. In seguito, ruotò su sé stesso e menò un doppio fendente orizzontale che li sbatté via tutti; a quel punto, usò le sue armi per bloccare la Gabriel di Shizu e l’Excalibur di Reiko, allontanandole subito dopo con delle rapide stoccate. Furono allora Itsuki e Haruka a subentrare, la prima scagliando dei jab avvolti nei suoi fulmini, mentre il secondo attivò il pulsante sul suo Driver e, in risposta, la corazza metallica sul suo braccio destro si modellò in una lunga spada, che usò subito per sferrare diversi affondi e fendenti contro il nemico. Il Rider demoniaco parò di nuovo ogni pugno e colpo di spada con le proprie armi, per poi voltarsi e difendersi dagli altri suoi avversari, che erano ritornati ad attaccarlo tutti insieme.
Eppure, nonostante la chiara superiorità numerica e la determinazione dei cinque Rider e delle tre Warrior, Diablo danzava intorno e tra di loro respingendo abilmente ogni assalto e contrattaccando con potenti e precisi colpi che andavano quasi sempre a segno. Per di più, i suoi movimenti erano studiati in modo da mettere continuamente i suoi nemici in mezzo alla linea di tiro dei loro compagni rimasti indietro, vanificando così i loro tentativi di supporto a distanza con la minaccia di colpire invece i loro alleati al suo posto.
 
‘È assurdo!’, si ritrovò a pensare Shizu mentre l’ennesimo fendente avvolto in luce lunare della sua Gabriel veniva respinto facilmente dalle lame pervase di oscurità del demone. ‘Sapevo che sarebbe stato ben più forte del nostro primo scontro, ma questa è follia! Una simile potenza e capacità combattiva… È praticamente al livello di un sovrano infernale, o forse oltre! Ha già raggiunto la forza di Astaroth?! No, non può esserci riuscito ancora… Ma…!’
 
Chiaramente quella sua incredibile forza non era dovuta solo ai poteri multipli che stava usando in quel momento: l’abilità di combattimento, le percezioni e il senso del pericolo dell’Heartdemon erano tutti cresciuti enormemente dal loro primo combattimento. Il continuo uso dei suoi poteri, la sua caccia a Decade e qualunque altra battaglia doveva aver affrontato prima di allora l’avevano fatto evolvere costantemente e immensamente, al punto che, ora che aveva preso il potere di Tsukasa, forse il più grande di quello dei Rider esistenti, era quasi paragonabile ai sovrani di Heartdemons e Heartdevils. E La cosa più spaventosa era che era ancora in crescita: persino in quel momento in cui stava combattendo contro di loro, i suoi movimenti sembravano diventare sempre più affinati e precisi ad ogni nuovo scambio. Di quel passo, sarebbe diventato presto il mostro più terribile mai uscito dagli abissi dell’Oscurità primordiale, assolutamente invincibile…
 
‘Non possiamo permetterlo! Dobbiamo fermarlo qui, ad ogni costo!’ Con quell’urlo mentale, Shizu bloccò un fendente di Diablo ed evocò il Moon Infinity nella mano libera. “Via di lì! Spostatevi!”, gridò rivolta ai suoi alleati e alle compagne. Avendo già notato l’arma dell’amica, Reiko e Itsuki si erano subito fatte istintivamente indietro, mentre i cinque Rider obbedirono nel momento in cui percepirono l’enorme accumulo di potere nello scettro della Warrior. Con la linea di tiro libera, Moon White scagliò un immenso raggio di luce argentea, non dissimile da quello che aveva usato nel primo scontro con l’Heartdemon e che aveva destabilizzato il portale che aveva poi portato lei e le compagne nel mondo dei Kamen Riders, dritto contro il cuore del nemico.
Tuttavia, quest’ultimo rispose facendo fuoco dai cannoni ancora presenti sulle sue spalle, ingaggiando il raggio di energia lunare con una doppia onda di un misto di energia magnetica e demoniaca. Dopo alcuni istanti di stallo in cui entrambi i duellanti avevano continuato a immettere nuova energia nei loro attacchi, la forza di quello di Diablo aumentò al punto da superare quella di Shizu e iniziò a spingere rapidamente indietro il raggio del Moon Infinity, per sommo stupore della guerriera.
 
Un attimo prima che potesse venire colpita, però, numerosi proiettili e colpi energetici, scagliati dalle altre Warrior e dai Rider, piovvero su Diablo, il quale poté solo difendersi con le sue ali da essi, ma finì per venire comunque colpito più volte e i danni, seppur ridotti, gli fecero perdere momentaneamente la concentrazione sul confronto con Moon White e il suo attacco s’indebolì.
 
“Shizu-san! Ora!”, urlò Kouta assumendo la forma Kachidoki Arms e affiancando la sua compagna Warrior, il Hinawadaidai-DJ-Ju stretto in pugno e convertito in forma fucile. Shizu annuì e, nel momento in cui Gaim fece fuoco con la sua arma, lei convogliò più energia possibile nel Moon Infinity per potenziare il proprio attacco. Il raggio di energia lunare s’ingrandì e unì alla sfera di energia multicolore del Rider, generando un colpo così forte che respinse l’onda di Diablo ed esplose in seguito sul petto del mostruoso Heartdemon con violenza inaudita.
 
“…L’abbiamo preso?”, mormorò la Warrior col fiato corto, accettando il braccio di Kouta per rimanere in piedi. Raramente aveva impiegato tanta energia per usare il suo scettro. Le sue compagne e gli altri Rider furono subito accanto a loro.
 
Purtroppo, la risposta alla domanda di Shizu arrivò sotto forma di un’improvvisa emissione di energia che spazzò via l’enorme polverone sollevato dalla precedente esplosione e rivelò la sagoma di Diablo, la cui armatura ora presentava una leggera ammaccatura bruciacchiata sul pettorale.
 
“Non è possibile…”, mormorò Martina, scioccata come il resto delle sue compagne. “Ha preso in pieno un colpo caricato del Moon Infinity e non si è fatto praticamente nulla!”
 
“Heh! Devo ammetterlo, stavolta ho sentito qualcosa. Il potere del Moon Infinity non è davvero da sottovalutare, nemmeno quando non è al suo massimo”, commentò Diablo in tono di scherno, facendo svanire entrambe le spade e i cannoni e pulendosi l’armatura da cenere e polvere con un paio di pacche disinvolte, quasi si stesse sistemando un abito. “Sono contento di vedere che, malgrado il mio potenziamento, siete ancora in grado di farmi divertire, Kamen Rider e Warrior Planet! Se così non fosse stato, devo ammettere che sarei stato molto deluso da voi. Dopotutto, è proprio per permettervi di unire le forze e diventare più forti per affrontarmi che Decade-senpai si è sacrificato, giusto?”
 
Un silenzio furioso rispose a quelle parole, gli occhi di tutti gli eroi ed eroine che fissavano in cagnesco il terribile avversario, ben consapevoli della veridicità delle sue affermazioni. Tuttavia, fu anche grazie a quella consapevolezza che riassunsero tutti delle posizioni di guardia, pronti per un nuovo assalto combinato. Prospettiva che Diablo accolse con un ampio ghigno.
 
“Volete che facciamo sul serio? Bene. Alziamo l’asticella dunque!”, ruggì mentre una nuova foto sulle sue ali si attivava.
 
“KAMEN RIDE: W ABOMINATION! HEAT! METAL!”
 
Il corpo dell’Heartdemon parve dividersi in due metà perfette: il lato destro acquisì un’armatura a piastre rosso scure dai bordi affilati e il lato sinistro una identica ma grigio metallica, mentre sul suo elmo compariva una curiosa corona a W. Tuttavia, il Rider demoniaco non aveva ancora finito, dato che altre due foto su due ali diverse si attivarono subito dopo.
 
“KAMEN RIDE: RYUKI ABOMINATION!/EX-AID ABOMINATION! GEKITOTSU ROBOT!”
 
Le mutazioni stavolta furono mirate: l’armatura del lato destro di Diablo assunse un motivo a scaglie, il piede divenne artigliato e mano e avambraccio si modellarono a formare una testa di drago, dalle cui fauci emerse un forte ruggito. Dall’altra parte, l’armatura del lato sinistro divenne più corazzata e tecnologica e il braccio, in particolare, si ricoprì di grosse placche che lo trasformarono in una sorta di arto robotico con tre grosse dita ad artiglio. Una lunga coda di scaglie grigio-rossastre e terminante in una lama gli spuntò dalla parte bassa della schiena e, infine, il suo elmo formò delle punte metalliche ai lati e un visore davanti all’occhio sinistro.
 
“Oh, merda…”, mormorò Sento. “Sta usando i poteri di Shotaro per combinare ulteriormente le sue varie modalità di combattimento! È come se ora non stesse più usando allo stesso tempo i poteri di diversi Kamen Rider, ma li stesse proprio fondendo insieme!”
 
“Risposta esatta, Build!”, confermò beffardo Diablo. “E ora ne proverete la forza!”
 
Portato avanti il braccio destro, il Rider demoniaco scagliò dalla bocca del drago un’immensa fiammata tra il rosso sangue e il nero, tanto potente da sciogliere il terreno sopra cui passava in magma. Il gruppo si separò rapidamente per evitare di essere investito in pieno, ma Diablo piombò in mezzo a loro come un falco affamato e colpì il suolo con il braccio robotico, scatenando un’onda d’urto tanto forte da spaccarlo in due e scagliare a terra tutti i suoi avversari.
Rialzatosi, Kouta fu il primo ad attaccare impugnando le bandiere che aveva sulla schiena e trasformandole in due scettri di fuoco con cui assalì l’avversario, che però lo respinse senza problemi col suo braccio robotico. Subito dopo, furono Sento, Haruto ed Emu, assunte rispettivamente le forme TankTank, All Dragon e Maximum Mighty X, ad attaccare, ma di nuovo Diablo bloccò ogni colpo con un incredibile combinazione di arti marziali e concluse pure con un anello di fuoco generato dalla testa di drago sul braccio destro, ustionandoli e facendoli ripiegare.
 
Sfruttando il suo potere su quell’elemento, Reiko usò Excalibur per aprirsi un varco tra le fiamme e condusse Shizu, Silvia e Martina contro il nemico dal lato sinistro, mentre dal lato destro fu Marisa a creare un passaggio nel fuoco grazie ai suoi poteri sull’acqua, per poi scagliarsi sul demone insieme a Elena e Nanà. Di nuovo senza troppi problemi, Diablo bloccò gli attacchi di luce, ombra e fuoco delle tre Warrior col braccio meccanico e, in seguito, usò al contempo le ali per respingere i laser della cyborg e la coda per allontanare le quattro. Subito dopo, generò dalla bocca della testa di drago una nuova fiammata che si scontrò con il getto di acqua e veleno circondato dal vento lanciato dalle altre Warrior, con una conseguente nuova, violenta esplosione.
 
Allora Takeru ed Eiji, entrati rispettivamente in forma Boost Benkei e SaGoZou, cercarono di attaccare il nemico alle spalle, mentre Gentaro e Shotaro, ancora nelle loro forme Magnet e LunaTrigger, sparavano senza tregua per attirare la sua attenzione. Diablo parò ancora i vari proiettili e raggi con le sue ali, mentre con i suoi arti potenziati respingeva ogni colpo ravvicinato, persino quelli superpotenziati della nuova combinazione di Medal di OOO, e rispondeva con poderosi montanti, ganci e calci che mettevano a dura prova i suoi avversari. A un tratto, il Rider demoniaco concentrò un’enorme quantità di energia nel braccio robotico e, con un pugno in avanti, creò una nuova, enorme onda d’urto che investì e mandò a rotolare per terra tutti i suoi avversari.
 
A quel punto, Tomari, usando ancora la velocità di Formula, si lanciò sul nemico impugnando il fucile Trailer-Hou, mentre alle sue spalle, agendo insieme, Itsuki convogliava i propri fulmini nella lama della spada di Haruka ed Erika e Inori univano i loro poteri per avvolgere il Drill Crusher -di nuovo prestato alla prima da Sento- in uno spesso strato di terra e metallo che ne potenziò la trivella. Drive sparò numerose sfere di energia azzurra con la sua arma e Warrior Saturnus generò una raffica di spuntoni di metallo, tuttavia l’Heartdemon respinse entrambe le offensive con dei raggi lanciati dal braccio robotico. La sua distrazione permise alle Warrior Iupiter e Mercurius e al giovane Omega di raggiungerlo e di attaccarlo con i loro poteri e armi, ma anche questo non bastò: Diablo usò la testa di drago e le gambe per contrastare ogni attacco e rispondere con una poderosa palla di fuoco, tanto potente da sbalzare via tutti e cinque con la sua esplosione.
 
“Non basta! Ancora non mi basta! Avanti, datemi di più!”, ruggì il terribile guerriero infernale alzando entrambe le braccia. “Combattiamo ancora! ANCORA!”
Le fiamme soffiate dalla testa di drago si combinarono con i laser sparati dal braccio robotico e con altre fiamme sputate dalla bocca primaria del demone in un unico gigantesco attacco, che colpì in pieno tutti i Rider e le Warrior e generò una detonazione devastante, nemmeno paragonabile alle precedenti. Quando il fumo si diradò, i due gruppi di combattenti erano a terra, stremati, feriti e bruciati terribilmente e faticavano a rialzarsi.
 
“A-Assurdo…”, mormorò Gentaro con un filo di voce, affondando le dita nel terreno e sforzandosi di alzare il busto, mentre frammenti di corazza gli cascavano davanti. L'astronauta non era certo nuovo alla paura, ma era la prima volta che quel sentimento lo avvolgeva nel suo più essere profondo, quasi impedendogli di muoversi e compiere il proprio dovere.
 
Diablo avanzò sprezzante, seguito a breve distanza dalla fusione aberrante dei suoi fratelli, e osservò i venti combattenti con un’espressione quasi delusa. “Già finito? Non è certo con uno scontro così breve che anelavo di raggiungere la mia forma perfetta. Ben più valore e forza avete mostrato ai miei fratelli”, ruggì l'Heartdemon ricevendo un cenno di approvazione dalla creatura alle sue spalle, le cui molteplici sconfitte erano molto fresche nella sua pur confusa memoria.
 
Reiko sbatté il pugno a terra, arroventandolo fino a trasformare la polvere sotto le dita in vetro. “Tranquillo, Diablo, abbiamo appena cominciato. Dopotutto, non sei certo stato l'unico a migliorare”, disse la principessa terrestre rievocando scettro e spada e sbattendoli tra loro, presto affiancata dal resto dei compagni.
 
Diablo guardò con ironica soddisfazione i Rider che fornivano alle rispettive partner una delle loro armi, per chi non le aveva: Elena imbracciò la Metal Rod di Shotaro, Marisa mise mano a un Medal Blaster, Martina inserì l'Elek Switch nel proprio braccio, Nanà prese l'Handle Ken, Silvia la spada di Takeru, Inori si batté nel palmo della mano il Gashat Hammer ed Erika strinse con più forza possibile il Drill Crusher.
 
I mostri al servizio di Diablo guardarono un po' famelici, un po' divertiti le loro avversarie, e sembrarono farsi più aggressivi per un istante, ma un gesto secco di Diablo li fermò subito. Tutti tranne la creatura nata dalle anime dei suoi fratelli, la quale avanzò fino a trovarsi accanto a lui. Il Rider demoniaco la fissò con sguardo lievemente disgustato per un paio di secondi, poi scrollò le spalle con fare quasi rassegnato.
 
“Volevo occuparmi di voi da solo, ma pare che il mio secondo si sia fin troppo agitato a causa del nostro scontro, quindi direi che il nostro 1 vs 20 si dovrà trasformare in un 2 vs 20”, disse prima di rivolgere un cenno alla mostruosità al suo fianco. Questa lanciò un ruggito raccapricciante, tanto stridente da far sanguinare le orecchie, e, insieme a Diablo, si scagliò contro gli avversari.
 
Questi ultimi capirono subito che la situazione si era appena aggravata considerevolmente e così, con un semplice sguardo e cenno collettivo, i venti combattenti si divisero in due gruppi da dieci e ingaggiarono i nemici. Il gruppo formato da Martina, Haruka, Silvia, Takeru, Itsuki, Emu, Inori, Tomari, Nanà e la stessa Reiko incrociò le armi con il Demon Rider, mentre il gruppo composto da Shizu, Kouta, Eiji, Marisa, Elena, Shotaro, Sento, Erika, Gentaro e Haruto si ritrovò ad affrontare l’abominio infernale.
La prima squadra di difensori della giustizia ebbe nuovamente modo di vedere quanto la tecnica di Diablo si fosse affinata negli ultimi tempi, venendo più volte feriti e riuscendo a schivare i colpi mortali solo grazie alla rispettiva esperienza o al supporto dei compagni. Non di meno il demoniaco guerriero calcava sempre più la mano, cambiando di continuo arma e stile di combattimento per confonderli o contrastando i loro attacchi più potenti con devastanti emissioni di energia oscura, fiamme infernali e laser letali.
L’altra squadra fu più volte tentata di andare ad aiutarli, ma capirono immediatamente che non sarebbe stato loro possibile quando l’amalgama di demoni sconfitti in precedenza prese ad attaccarli con devastanti colpi dei suoi arti o emissioni di aura demoniaca potenti quasi quanto quelle di Diablo. In breve, furono costretti sulla difensiva e non poterono far altro che concentrarsi sul nemico davanti a loro e sperare che gli altri sarebbero stati in grado di resistere al loro avversario, anche senza l’aiuto di tutti.
 
Fu Takeru a ridare a sé stesso e compagni un vantaggio, seppur piccolo. Il giovane monaco assunse la forma Grateful Damashii e, coadiuvato da Haruka, Itsuki e Silvia, impegnò Diablo in un frenetico scontro all’arma bianca. Haruka, in particolare, si trovò costretto ad abbracciare più che mai i violenti istinti da Amazon, gli stessi che aveva sempre ripudiato per il solo scopo di restare vivo e che ora erano l’unica cosa che poteva permettergli anche solo di confrontarsi col terribile nemico.
Proprio vedendo come l'Heartdemon sembrasse leggere e contrastare tanto facilmente le loro mosse, Takeru decise di assumere delle misure drastiche e premette più volte il pulsante a lato del suo Driver.
 
'Amici miei, se venissi assorbito, non so cosa ne sarebbe di voi, quindi non esitate a scappare nel caso dovesse accadere!', pensò il Kamen Rider, mentre attorno a lui apparivano, uno dopo l'altro, gli spiriti dei luminari dei suoi Eyecon nella loro forma spettrale. I quindici fantasmi formarono un vortice colorato attorno a Diablo, bloccandogli la visuale e infliggendogli leggeri ma continui danni, oltre a dare modo agli altri Rider e Warrior di attaccarlo con più libertà ed efficacia.
 
“Mi complimento per l'inventiva, Ghost-senpai. Un tale numero di avversari è effettivamente problematico, tuttavia evocare in una volta sola l’intera fonte dei tuoi poteri non mi sembra esattamente la mossa più furba”, disse empio il Demon Rider, mentre la carta di Kuuga sulla sua ala s’illuminava di nuovo.
 
“KAMEN RIDE: KUUGA ABOMINATION! ULTIMATE!”
 
La sua testa di drago mutò in un braccio avvolto da una pesante corazza nera solcata da venature dorate e dotata di spuntoni su spalle e gomito, mentre in mano gli si materializzava un grosso spadone nero e oro avvolto da scariche elettriche. Con un singolo fendente che parve sprigionare la forza di una tempesta, l’Heartdemon spazzò via Takeru e tutti i luminari, che caddero a terra nella loro forma di Rider.
Per fortuna questo diede tempo a Reiko e Silvia di colpirlo alle spalle, unendo le loro armi e generando all'impatto una forte colonna di fiamme nere.
 
'Che dolce ironia', pensò Martina con un certo sarcasmo nel vedere la forma di quell'attacco. Conscia però di come non fosse neanche lontanamente sufficiente a concludere lo scontro, ripartì all'attacco aiutata da Tomari, Nanà, Inori, Emu, Haruka e Itsuki.
Diablo riemerse dall’attacco di Reiko e Silvia praticamente illeso e, in quel momento, il pugno della coraggiosa androide, potenziato dalle scariche elettriche dell’Elek Switch, lo colpì dritto in una delle lenti, ma l'Heartdemon parve a malapena sentirlo e non tardò a contrattaccare con un velenoso calcio al fianco che la sbatté violentemente a terra, prima di voltarsi verso il resto dei nemici.
 
Il perfido guerriero, memore dell’attacco a sorpresa dei partner dei primi Heisei Rider, si mosse più fluidamente che poté, concentrandosi sullo schivare e contrattaccare alla prima occasione col solo scopo di guadagnare quanto più spazio di manovra possibile. Fu solo quando Silvia vide brillare sulle sue ali una nuova carta, il cui Rider aveva un familiare motivo a scarabeo, che intuì il suo piano.
 
“Takeru, Newton! Dovete bloccarlo prima che-”, provò ad avvertire la guerriera di Plutone, ma ormai era troppo tardi e il Driver del nemico si attivò ancora.
 
“KAMEN RIDE: KABUTO ABOMINATION! CAST OFF!”
 
Il braccio sinistro di Diablo perse l’artiglio gigante e mutò in una forma più leggera e lucida, simile alla corazza di un coleottero, da cui sprizzarono scintille azzurre. Prima che Takeru potesse usare i poteri di Newton per bloccarlo sul posto, il demone si mosse a una velocità praticamente impercettibile e colpì con lo spadone prima tutti i luminari, spedendoli in aria e facendoli svanire in nuvole di polvere dorata, e poi i Rider e le Warrior. Questi si sentirono letteralmente travolgere da un treno di energia oscura che li spedì tutti a terra con gravi ferite; persino Reiko, che aveva intercettato l’attacco grazie allo scettro di Gaia, non fu in grado di resistere e subì duramente il colpo.
 
“Vi impegnate davvero, ma non basta ancora!”, li derise Diablo battendosi il piatto dello spadone sulla spalla. In quel momento, però, il suo braccio destro parve tremare e del sangue scuro colò da esso, suscitando un’espressione sorpresa nel demone. “Oh? Ma guarda, a quanto pare i poteri delle forme finali dei Rider sono difficili da controllare anche con la forza di Decade. O forse è perché non ho ancora assorbito il vero Kuuga? In ogni caso, poco importa”, rifletté a bassa voce per poi voltarsi verso Haruka e puntargli contro lo spadone. “È ora che inizi a prendermi i vostri poteri e inizierò proprio da te, Omega-senpai! L’ultimo a diventare un Kamen Rider sarà il primo a essere assorbito! Ha! Che amara ironia! Quasi mi sento in colpa, lo sai? Ma solo quasi!”
 
Haruka fissò terrorizzato la lama dello spadone che incombeva su di lui e fu certo che ormai fosse la fine. Sarebbe stato assorbito senza poter fare niente né per sé stesso né per i suoi compagni. Arrabbiato e deluso dalla propria debolezza, il giovane Amazon chiuse gli occhi e attese il colpo fatale che, tuttavia, non arrivò mai.
Riaprendoli, fu stupito di vedere Diablo circondato da un’aura verde di assurda intensità e bloccato a mezz'aria, gli arti in preda a bizzarri tremori e scricchioli metallici. Un attimo dopo, capì che era proprio quell’aura a tenerlo imprigionato.
 
“Chi ha osato?!”, chiese empio il demone, liberando una grande quantità di energia negativa per liberarsi, ma per sua somma sorpresa l’aura verde divenne solo più forte e lo trattenne ancora di più, tirando i suoi arti così forte che sentì l’armatura iniziare a incrinarsi e le articolazioni stridere per la tensione. Digrignando i denti per il dolore, girò ripetutamente lo sguardo finché non avvistò Inori.
 
Sorretta da Emu, Tomari e Nanà, la più giovane delle Warrior teneva la mano puntata contro di lui ed era avvolta dallo stesso alone verde che circondava il nemico, la cui intensità continuava a crescere gradualmente, assumendo al contempo una forma umanoide che Silvia riconobbe bene.
 
“Lo spirito di Saturno”, mormorò allibita, ricordando il suo incontro col più violento dei Pater Spiritus. “È quasi riuscita a risvegliarlo completamente”, realizzò, la voce allo stesso tempo impressionata, speranzosa e dubbiosa, mentre non poteva fare a meno di chiedersi se il potere dei loro angeli custodi potesse competere con quello di Diablo mescolato alle abilità degli Showa Rider e di Decade.
 
Dall'altra parte del campo di battaglia, Shizu era impegnata assieme a Kouta, Elena, Eiji, Marisa, Shotaro, Sento, Erika, Gentaro e Haruto a cercare di sconfiggere il più presto possibile l'entità nata dai prototipi di Diablo, ma l’impresa si stava rivelando molto più ardua del previsto, nonostante la superiorità numerica.
Shizu e Kouta, sfruttando il lavoro di squadra sviluppato nella loro ultima collaborazione, menarono diversi colpi con le loro armi verso il corpo del mostro, ma questo incassò tutti i colpi senza subire danni rilevanti per poi scagliare un pugno che, evitato dai due, si schiantò al suolo con tale violenza da farlo esplodere. Allora fu Haruto ad attaccarlo alle spalle insieme ad Erika e Sento, ma né gli artigli del primo né le armi dei secondi ebbero grossi effetti sull’abominio, che barcollò solo per alcuni di secondi, prima di sferrare un manrovescio che Haruto evitò volando in alto, mentre Sento si mise davanti ad Erika e incrociò le braccia per pararlo e difenderla. Per suo stupore, il colpo fu comunque così forte che nemmeno la forma TankTank bastò a resistere a esso e lo scienziato si trovò a volare in aria dopo l’impatto, atterrando rovinosamente alcuni secondi dopo.
 
““Sento/Sento-san!!””, urlarono Erika e Gentaro, prima di voltarsi furiosi verso il nemico, in particolare la prima, che aveva visto il compagno venire ferito per proteggerla. La Warrior scagliò una serie di spuntoni di roccia contro il nemico, mentre Gentaro sparò coi cannoni di Magnet e, vicino a loro, Shotaro cambiò la propria forma in HeatTrigger per sparare proiettili più potenti e rapidi dei precedenti. La raffica di rocce e proiettili magnetici e infuocati impattò ripetutamente sulla chimera, che indietreggiò agitando frenetica le braccia per difendersi dalla feroce offensiva.
 
Non fece molti passi, però, che Marisa ed Elena lo presero da dietro con un attacco combinato di vento e acqua, facendo barcollare ancora di più il mostro che, infine, crollò in ginocchio. A quel punto, fu Eiji ad attaccarlo portandosi davanti a lui e sferrando un potentissimo montante potenziato dalla forma SaGoZou, che sbalzò indietro la testa del nemico e lo fece crollare a terra.
Per stupore di tutti, però, l’abominio si rialzò dopo solo pochi secondi e, mentre le sue ferite si rigeneravano rapidamente, lanciò un ruggito terrificante per poi attaccare il gruppo con una carica inferocita. I Rider e le Warrior evitarono l’assalto, ma il mostro non vi badò e continuò ad attaccarli praticamente alla cieca, ignorando persino i loro nuovi attacchi che, per quanto lo colpissero ripetutamente, non riuscivano a infliggergli alcun danno rilevante.
 
Il gruppo di eroi ed eroine capì presto che attaccare frontalmente non sarebbe mai bastato. La creatura era un assoluto carrarmato ed era in grado di assorbire gli attacchi dei rivali senza problemi e di scagliarli a terra a ogni colpo, come fossero fuscelli; in breve, in termini di resistenza e pura potenza, non era affatto inferiore allo stesso Diablo. Tuttavia, notarono presto anche un’altra cosa: a differenza di quest’ultimo, fortunatamente la chimera non sembrava dotata di reale intelletto e continuava a combattere in modo non dissimile da un berserker, puntando tutto sulla brutale sopraffazione degli avversari. In breve, era un nemico indubbiamente molto violento e pericoloso, ma facile da prevedere ed evitare. Avrebbero dovuto sopraffarlo sfruttando quella chiara debolezza.
Di colpo, però, il mostro parve notare con la coda dell'occhio il ‘fratello’ intrappolato e si mosse verso di lui con l’apparente intenzione di aiutarlo, tuttavia venne subito bloccato a sua volta da una catena alla cui estremità si trovava un ananas metallico.
 
“La tua battaglia è con noi!”, gli ruggì contro Kouta, tirando indietro la catena aiutato da Gentaro, Elena e Shotaro. L'essere diede uno strattone per attirare a sé i nemici e la sua forza fu tale che Rider e Warrior sentirono la catena strappare i guanti e graffiare loro le mani, ma non cedettero minimamente, anzi tirarono più forte. Allo stesso tempo, Shizu, Haruto, Marisa, Eiji, Erika e Sento tempestarono di fendenti e proiettili il corpo del mostro, nel tentativo di danneggiarlo il più possibile ora che era bloccato.
 
Purtroppo l’intervento dell’abominio non si rivelò necessario: espandendo a dismisura la sua energia demoniaca, Diablo riuscì infine a scendere a terra, piantando con tanta forza i piedi da incrinare il suolo. “Sono positivamente impressionato dalla tua evoluzione, figlia di Saturno”, ammise il guerriero demoniaco, scrocchiando il collo. “Riuscire a sfruttare il potere di una divinità, seppur in modo incompleto, non è cosa da poco, soprattutto per una persona così giovane, devo complimentarmi… Ma la tua evoluzione è ben misera cosa paragonata alla mia! Ho già superato questo livello da tempo!”
 
“KAMEN RIDE: KIVA ABOMINATION! EMPEROR!/WIZARD ABOMINATION! INFINITY!”
 
Allargando le mani, Diablo evocò con scoppi d'energia un lungo spadone la cui elsa ricordava un teschio a forma di pipistrello nella mano destra e una grossa ascia dalla lama simile all'ala di un drago nella mano sinistra: rispettivamente riproduzioni delle armi finali di Kiva e Wizard. Allo stesso tempo, il suo braccio destro venne rivestito da un’armatura a piastre oro scuro e lo spallaccio modellato ad ala di pipistrello, mentre il sinistro acquisì un’armatura a placche che pareva fatta di diamanti neri. L’aura del demone si amplificò a livelli spaventosi, al punto che il gruppo di eroi ed eroine non poté fare a meno di indietreggiare di un passo.
 
Tuttavia accadde anche qualcosa di anomalo: numerose scariche elettriche presero a uscire dal corpo di Diablo e quest’ultimo barcollò vistosamente, mentre sangue scuro prendeva a grondare dalla sua armatura. Quella reazione fu subito familiare sia ai Rider che alle Warrior, dato che era fin troppo simile ai rigetti causati dall’accumulo di troppo potere che avevano mostrato i suoi fratelli.
A loro differenza, però, questa ebbe breve durata perché Diablo recuperò in fretta la sua stabilità e, con un urlo, disperse le scariche elettriche che lo circondavano espandendo al contempo la sua aura ancora di più. Nonostante questo, il sangue che colava dal suo corpo non sembrò arrestarsi completamente.
 
Il primo a reagire fu Emu, il quale, malgrado la paura, analizzò la scena con occhi da medico e capì rapidamente: ‘Non riesce ancora a usare tutti i suoi poteri al 100%, almeno non quelli delle nostre forme finali. Sono troppo potenti a usarli insieme, anche coi poteri di Decade a supportarlo!’ Con quel pensiero, si volse verso Inori e le prese la mano stringendola incoraggiante. Quando la ragazzina lo guardò, le sorrise sotto l’elmo. “Non è finita!”, esclamò rivolta tanto a lei quanto agli altri. “Se sei riuscita a costringerlo a potenziarsi così, vuol dire che non siamo avversari così semplici per lui! Inoltre, è chiaro che quei poteri sono troppo persino per lui! Le forme finali di noi Kamen Rider non sono un gioco, non può usarle senza problemi senza assorbirci, nemmeno dopo aver preso Tsukasa-san! Possiamo vincere! Soprattutto perché nemmeno noi abbiamo ancora dato tutto!” E sollevò davanti alla giovanissima Warrior un Gashat familiare, lo stesso creato da Kuroto Dan per distruggere Umbrella: il Demon Slayer Gashat. “Abbiamo un’arma segreta, no?”
 
Inori spalancò gli occhi nel vederlo per poi sorridere ampiamente. “Giusto!”
 
“Fategli vedere chi siete”, disse Nanà, rivolta ai due. Il discorso di Ex-Aid aveva rinvigorito tutti e lei lo dimostrò immediatamente scagliando diverse sfere velenose contro Diablo per distrarlo, subito supportata da Tomari, Silvia e Takeru. L’Heartdemon subì i loro colpi per un paio di secondi, dopodiché mosse entrambe le sue nuove armi e sferrò un fendente simultaneo con esse, generando una gigantesca onda di energia rossa, indaco e argentata che raggiunse e investì i Rider e le Warrior con inaudita velocità e violenza. Solo Tomari fu abbastanza rapido da reagire a quell’offensiva tanto inaspettata, ma poté solo buttarsi contro i suoi compagni e compagne per trascinarli a terra e attutire l’impatto dell’onda, che riuscì comunque a colpirli e scagliarli via come foglie al vento.
 
Le loro azioni riuscirono però a dare a Emu e Inori il tempo necessario per prepararsi: i due misero insieme mano al Gashacon Key Slayer e vi inserirono dentro il loro più recente Gashat. “Demon Slayer Mighty X!”, scattò il sensore dell'arma, sintonizzandosi con l'aura smeraldina della Warrior e dandole l'aspetto di un tondeggiante cavaliere corazzato.
 
A quel punto, i due corsero verso i lati di Diablo, con Inori che stava tenendo in mano l’arma per potenziarla ulteriormente con l’aura di Saturno, e scattarono contro di lui allo stesso tempo. Il Rider demoniaco alzò entrambe le sue armi contro di loro, ma per sua sorpresa fu solo Emu ad attaccarlo con una strategia imprevista: all’ultimo istante, il Rider balzò fuori dall’armatura gigante di Maximum Mighty X, che si mosse in seguito con il pilota automatico assaltando il demone insieme al suo possessore. Emu e l’armatura attaccarono ripetutamente con colpi che l’avversario parò facilmente per poi sbalzarli via con un unico fendente della spada di Kiva, ma quel doppio attacco non era altro che una distrazione: approfittandone, Inori gli arrivò alle spalle e menò un fendente con il Gashacon Key Slayer contro la schiena di Diablo. Quest’ultimo se ne avvide e usò l’arma di Wizard per bloccare il colpo all’ultimo istante, ma, proprio quando lo fece, la giovanissima Warrior rilasciò in una volta tutta l’energia accumulata. Questa si scontrò con l’energia demoniaca del Demon Rider e scatenò così una devastante esplosione viola e verde, che creò un profondo cratere sotto i contendenti e lanciò in ogni direzione migliaia di schegge metalliche avvolte in aura anti-demone.
 
I Rider e le Warrior circostanti riuscirono ad abbassarsi a terra per evitarle, ma molti dei demoni dell’esercito di Diablo che li circondavano non furono così fortunati e vennero letteralmente fatti a pezzi dalla raffica mortale. Alcune, però, colpirono proprio il fianco e la schiena della chimera che stavano affrontando Shizu, Kouta e compagni, proprio quando quest’ultima aveva mandato in frantumi la catena con un gesto secco delle braccia e si apprestava ad attaccarli con un’onda di aura negativa.
L’essere ringhiò dal dolore e perse l’energia che stava accumulando, mentre la sua aura e la sua carne sembravano venire letteralmente squarciate dalle schegge. Sangue marcescente prese a colare dalle ferite, avvolte da una strana luce viola pallido che pareva aggravarle a ogni secondo, come un acido.
 
“Ha spezzato le sue difese!”, esclamò Sento impressionato, lasciando andare il pezzo di catena che gli era rimasta in mano con un certo sollievo. Quella prova di forza aveva messo in seria difficoltà anche la sua forma TankTank. “Concentrate gli attacchi in quei punti, ragazzi!”
 
Gli altri non se lo fecero ripetere e assalirono l'orribile abominio con tutte le armi a loro disposizione, attaccando da entrambi i lati per impedirgli di proteggere a dovere la ferita.
 
'Se non gli diamo scampo cadrà!', pensò Kouta, attivando a piena potenza il suo fucile Dubstep e sparando un fascio di energia arancio direttamente nel petto del nemico, il quale fece a malapena in tempo a incrociare le braccia per difendersi, ma venne comunque spinto indietro e ferito seriamente dal colpo.
 
Shizu, intanto, aveva cominciato ad avvolgere Gabriel con un vorticare di polvere scintillante, che divenne sempre più fitto e rapido. L'antica principessa dell'Eden prese un profondo respiro e passò un dito sulla lama, prima di mirare dritto al fianco della bestia, nella speranza che i suoi compagni lo impegnassero solo qualche altro secondo. Balzò in avanti, con la mantella e la treccia color argento che sventolarono per lo spostamento d'aria, e menò un affondo carico di energia, intenzionata a penetrare il corpo dell'avversario e farlo poi esplodere dall'interno.
 
“Vi state veramente sopravvalutando, principessa Anastasia”, disse all’improvviso una voce familiare quando era ormai giunta a meno di un metro dall'obbiettivo.
Un enorme braccio nero crebbe dalla spalla della chimera per afferrare la Warrior, sollevandola e facendole cadere Gabriel. In seguito, sul gomito dell’arto deforme, apparve un volto molto familiare.
 
“Griemhild! Ma come... Come?!”, esclamò scioccata Shizu, divincolandosi invano. Il braccio la teneva saldamente, come fosse stata un pupazzo senza fili.
 
“Io e i miei sfortunati fratelli dobbiamo ringraziare Warrior Saturnus per averci risvegliato”, le spiegò il volto del crudele Heartdemon, mentre il corpo principale del mostro cominciava a rispondere agli altri attacchi nemici con una coordinazione ben maggiore. “Quando Lord Astaroth ha riunito le nostre anime in questo abominio, eravamo troppo sconvolti per recuperare un nostro senso di individualità e combattere come si deve. L'attacco della tua amichetta, per quanto doloroso, era lo shock necessario a riprendere coscienza di noi stessi e collaborare per quest'ultima rivalsa, forse proprio perché era un colpo destinato ad annientare i demoni!”
 
Eiji, più di tutti, aveva ascoltato con orrore quelle parole e ripensò a tutte le occasioni in cui aveva visto persone o anche mostri asserviti ad altri per i loro sporchi comodi. In preda a una furia che di rado aveva provato in vita sua, assunse la forma PuToTyra e attaccò ferocemente il mostro chimerico, utilizzando in contemporanea la sua spada e l'ascia della sua forma più potente, che già sapeva essere efficace contro i demoni. A lui, inoltre, si unirono Haruto, Shotaro e Gentaro, il primo attaccando a distanza ravvicinata con gli artigli avvolti in terra e fuoco della forma All Dragon, i secondi con i proiettili magnetici del Magnet Switch e quelli di fuoco della forma HeatTrigger.
 
“IFRIT!”, urlò Eiji battendo le ali da pterosauro e sprigionando una folata di vento gelido, mentre spingeva con quanta forza aveva contro l’abominio. “Se è rimasto qualcosa di te in questo corpo e se hai imparato qualcosa dal nostro scontro, ribellati!”
 
I compagni Rider rimasti si unirono a OOO combinando i loro poteri in un piccolo vortice di vari elementi, che arrivò al punto da ustionare persino quel terribile nemico e lo costrinse a lasciare finalmente Shizu, anche se quest’ultima subì comunque un tremendo manrovescio dal nemico. Tuttavia, nel giro di pochi attimi, questi rispose all’offensiva multipla ricoprendosi di familiari fiamme viola, che crebbero subito a un'intensità molto superiore di quella che Eiji conosceva e aveva già avuto modo di provare.
 
“Mi dispiace, Eiji”, disse la malinconica voce di Ifrit, mentre il volto del demone compariva sulla spalla destra dell’abominio. “Anche stavolta sono io a dovermi affidare a te per avere il riposo eterno.”
 
L’istante successivo, dal corpo della chimera esplose una gigantesca conflagrazione che investì il gruppo di coraggiosi combattenti, scagliandoli via per tutto il campo di battaglia con non poca soddisfazione da parte di Diablo.
 
“Avevo avuto le mie rimostranze quando Lord Astaroth mi ha affidato la fusione dei miei fratelli, ma devo ammettere che, non fosse stato per lui, forse non sarei riuscito a resistere così bene ai vostri attacchi combinati. Non pensi, Warrior Saturnus?”, chiese beffardo il demone ai due avversari di fronte a lui, mentre riemergeva dalla colonna di fumo sollevata dall’esplosione che lo scontro tra il suo potere e quello della giovanissima Warrior ed Ex-Aid aveva causato.
 
L'attacco di Inori ed Emu era in effetti riuscito a danneggiarlo non poco, grazie alla combinazione del pieno potere di Saturno e del Gashat anti-demone, come testimoniavano le lacerazioni sulle ali e le numerose ammaccature e crepe sulla corazza, ma erano ben lungi dall’essere ferite letali. Dopo giorni di sfide continue, i poteri assorbiti e l’evoluzione subita, era necessario ben altro per distruggere la mostruosità che ambiva a rimpiazzare tutti i Kamen Rider.
L'impatto aveva inoltre privato Emu della sua forma Maximum Mighty X e ora il medico stringeva a sé una sanguinante Inori, mentre nella mano libera teneva il suo fidato martello, pronto a usarlo nonostante il visibile tremore. Inori, dal canto suo, ancora stringeva il Gashacon Key Slayer a sé, ma era chiaro che non era più in grado di brandirlo né di stare in piedi; il suo braccio era talmente malridotto che sembrava sul punto di staccarsi e la ragazzina stava chiaramente faticando per non gridare o piangere per il dolore.
 
“Non...osare...avvicinarti…”, minacciò il giovane medico con una nota di fredda ferocia nella voce, ma Diablo avanzò verso di loro senza fare una piega.
 
“Tranquillo... Prometto che sarà indolore per entrambi”, disse l’Heartdemon con tono quasi rispettoso, sollevando poi le sue armi per vibrare il colpo finale.
 
Fortunatamente, venne interrotto quando Tridoron, lanciato in corsa a tutta velocità, lo travolse trascinandolo attraverso le linee nemiche e bloccandolo tra un subordinato e l'altro. Tomari apparve quindi davanti ai due compagni ancora in modalità Formula, la cui altrimenti immacolata carrozzeria bianca e azzurra, però, era ora ricoperta di bruciature e sangue, chiaro risultato dell’ultimo attacco del terribile avversario.
 
“Mad Doctor!”, esclamò il Driver del poliziotto quando questi vi infilò una Shift Car a forma di ambulanza. Inori ed Emu furono quindi avvolti da un bagliore bianco accompagnato da forti scariche elettriche e un dolore quasi atroce, ma alla fine del processo almeno sembravano di nuovo in forze e le ferite della ragazza non erano più così gravi.
 
“Tomari-san, ti prego... Mai più”, disse Inori passandosi una mano tra i capelli castani, madidi di sudore, mentre Emu l’aiutava a rialzarsi.
 
“Scusa, Inori-chan. So per esperienza che Mad Doctor non è il migliore dei trattamenti, ma Shizu-chan è stata scagliata via e dovevo agire subito”, si scusò il poliziotto mentre venivano raggiunti anche dagli altri. Anche loro erano stati in parte curati da Mad Doctor, tuttavia erano ben lontani dallo stare bene, sia fisicamente che mentalmente.
 
“Tranquillo, Tomari-san, abbiamo altro a cui pensare”, s'intromise Emu. “Ci serve un piano per risolvere questa situazione, perché anche se lo Zi-O di cui parlava Sento arrivasse, potrebbe essere già tardi.”
 
“Personalmente vedo tre metodi per vincere questa battaglia, o quantomeno avvicinarci all'obbiettivo”, disse di colpo Krim, illuminando la cintura che ospitava la sua mente con un'espressione molto seria. “Uno è di uccidere la creatura nata dai fratelli di Diablo, quantomeno guadagneremo un po’ respiro. Il secondo è attendere l'arrivo dell'ammiraglio Moonlein, ma come notato da Ex-Aid potrebbe già essere tardi per allora. L'ultimo è liberare gli Showa Rider e Decade, che ovviamente ci darebbero tutto il loro supporto.”
 
“Lo sa il cielo se abbiamo bisogno di loro”, esclamò Inori. “Ma Diablo non ci farà mai avvicinare né alle sue croci né al suo Driver!”
 
“Occorre un piano preciso se vogliamo riuscirci. Posso sentire il potere di Diablo vibrare pericolosamente a ogni nuovo attacco. Anche se non sembra, si sta sforzando notevolmente, perciò possiamo approfittarne, ma non possiamo limitarci ad attaccarlo frontalmente”, disse Silvia pulendosi un rivolo di sangue dalla fronte.
 
“Allora dovrò agire in maniera più indiretta, se possibile”, parlò in quel momento Shizu, mentre raggiungeva il gruppo sostenuta da Reiko. L'ultimo attacco l'aveva visibilmente ferita in modo grave, al punto che quasi metà del suo viso era ustionata, ma grazie al pronto intervento della cugina aveva avuto il tempo di curarsi dai danni peggiori. “Se spingo le mie capacità telepatiche fino al limite, forse potrei raggiungere Tsukasa e gli altri Rider intrappolati, aiutandoli a fuggire.”
 
“È un buon piano… Ma pensi di poterlo fare mentre combatti?”, le chiese Emu. Shizu, conoscendo le proprie abilità, scosse la testa.
 
“No, avrò bisogno di protezione”, spiegò sinceramente. “Se perdo la concentrazione, potrebbe essere la fine per tutti noi.”
 
Il gruppo di Rider e Warrior si girò nella direzione di Diablo. Dopo essersi finalmente scrollato di dosso Tridoron, il Rider infernale aveva nuovamente tentato di raggiungerli, tuttavia i loro compagni lo stavano ancora trattenendo. Poco lontano, anche la chimera formata dai fratelli di Diablo ancora lottava furiosamente con gli altri Rider e Warrior.
 
“Facciamolo!”, disse convinta Reiko, dopodiché si dispose a cerchio attorno a Shizu assieme agli altri. Quest’ultima si portò le dita sulle tempie e iniziò a espandere i propri pensieri fino a Diablo.
 
La coscienza dell'Heartdemon era un buco nero di sconvolgenti emozioni negative, un abisso di avidità e pura arroganza in cui era facile perdersi. La guerriera della Luna dovette fare perno su tutto il suo addestramento e la sua forza di volontà per non annegare in quell’oscurità soverchiante e focalizzarsi invece sulle piccole luci che si agitavano freneticamente all’interno.
 
'Avanti, ascoltatemi. Vi prego', ripeté la ragazza all'infinito nella propria mente, cercando di svegliare i pensieri dei Rider intrappolati, tuttavia nessuno le rispose. Era chiaro che stavano lottando disperatamente anche loro per non essere sopraffatti dallo spirito malvagio del demone, ma la loro prigionia gli impediva di sentirla o reagire al suo richiamo. Sembravano quasi pesci intrappolati in una rete da pesca sul punto di essere tirati a bordo della nave.
 
Shizu si sforzò ancora e ancora, purtroppo capì presto che era inutile. Quei Rider erano stati prigionieri della stretta di Diablo per troppo tempo e non sarebbero mai riusciti a ribellarsi con la sola forza di volontà. Rammaricata e delusa da sé stessa, fu sul punto di mollare, quando all’improvviso: '…Chi... Chi mi chiama…?'
 
*
 
Altrove, sulla cima di un monte vicino a dove si stava tenendo lo scontro, Angelica osservava tutto stesa sull'erba secca con un binocolo, col cuore che le batteva tanto frenetico da otturarle la gola. La situazione era davvero disperata, ben peggio di quanto aveva immaginato.
“Colei che tutto sa, Regina Afrodite (la prima sovrana della Luna), vi prego, proteggeteli...”, bisbigliò prima di staccarsi l'ultima unghia ancora integra con un morso nervoso.
 
*
 
‘Chi…mi chiama?’, ripeté ancora la voce, quasi a cercare di farsi capire. Malgrado lo stupore, Shizu capì subito di chi si trattava.
 
‘Tsukasa! Sei tu!’, esclamò con tutta la forza mentale di cui era capace. Il suo pensiero risuonò flebile in quel marasma di negatività, ma per le sue orecchie era come se avesse emesso un ruggito. ‘Devo liberare te e gli Showa Rider dalla prigionia di Diablo, ma non posso riuscirci da sola! Dovete aiutarmi! Dobbiamo collaborare insieme!’
 
‘Collaborare…’, sussurrò la voce del Rider dimensionale, un flebile soffio in mezzo a una bufera. Shizu si guardò freneticamente intorno, ma era impossibile capire da quale di quelle scintille provenissero le parole che udiva.
 
‘Vi libereremo, te lo prometto!’, gridò ancora, ormai disperata. ‘Ma devo trovarvi! Ti supplico, dammi un segno! Anche solo uno minuscolo e potremo aiutarvi! Ti prego, Tsukasa! Decade!’
 
‘Decade…giusto.’ La voce del Rider era ancora appena un fiato, eppure sembrava aver ripreso consapevolezza. ‘La…luce…’
 
‘La luce?’, ripeté Moon White, confusa. ‘Quale luce? Non riesco a capire!’ Di colpo, una forza terrificante si abbatté sulla sua mente e capì subito che Diablo stava cercando di espellerla dalla sua coscienza. Se n’era accorto troppo presto! Forse gli altri non erano riusciti a tenerlo abbastanza a bada? ‘Quale luce dobbiamo seguire? Spiegati meglio, ti prego!’
 
‘No…seguire. Scettro… Colpisci la luce… Colpisci…quando brilla…’ In quel momento, per un istante tanto breve da sembrare inesistente, una minuscola scintilla emise un bagliore arcobaleno in mezzo all’oscurità.
 
Subito dopo, com’era apparsa, svanì e insieme a lei, anche la voce di Tsukasa.
 
‘No! Aspetta-’ Ma Shizu non finì nemmeno la frase che quella forza oscura si strinse implacabile intorno a lei e la scaraventò letteralmente fuori dall’abisso della coscienza dell’Heartdemon. Con uno spasimo, la ragazza si ritrovò di nuovo nel mondo reale, seduta a terra, madida di sudore e ansimante. Era stata un’esperienza davvero raccapricciante.
 
“Bel tentativo, principessa Anastasis, ma troppo ingenuo!” La voce di Diablo le fece sollevare gli occhi, notando con sgomento il Rider demoniaco in piedi in mezzo ai corpi dei suoi compagni e compagne, tutti rantolanti ed esausti. Alcuni erano riusciti a rimanere in piedi, ma la maggior parte sembrava faticare anche solo a rimanere cosciente. E alle sue spalle, anche quelli impegnati a combattere l’amalgama di fratelli dell’Heartdemon erano palesemente in procinto di soccombere. “Non sono un idiota, conosco i rischi del portare così tante anime potenti intrappolate in me e mi sono premunito! Tutto il tempo che ho passato a cercare Decade e i primi Heisei Rider l’ho usato anche per sottomettere del tutto alla mia volontà i Rider prigionieri! Provaci quanto vuoi, ma è inutile! La mia oscurità li ha già assorbiti del tutto e la sto usando per annullare al più presto anche le ultime resistenze di Decade! Non puoi salvarli facendo affidamento alla loro ribellione! Non ne sono più in grado ormai!”
 
‘Parla così, tuttavia ha ammesso lui stesso che Tsukasa sta ancora resistendo’, rifletté la Warrior. ‘Eppure non ne sembra preoccupato… Forse non ha sentito la nostra conversazione? O non la ritiene importante? In effetti, come ha fatto Tsukasa a farsi anche solo sentire? In un vortice di malvagità come quello dovrebbe essere effettivamente impossibile… Che significherà?’
 
Fu in quel momento che lo vide: nell’esatto istante in cui i suoi occhi si posarono sulla figura di Diablo, una minuscola scintilla arcobaleno, identica a quella che aveva visto dentro la coscienza del mostro, brillò per una frazione di secondo. Proprio all’altezza del braccio superiore della croce inserita nel suo Driver. Quella piccola luce svanì immediatamente, ma dopo un paio di secondi luccicò di nuovo per una frazione di secondo. Shizu l’osservò e, di colpo, le fu chiaro cosa intendeva dire.
 
‘Scettro… Doveva voler dire il mio Moon Infinity. Già una volta ha distorto l’energia di Diablo, quando siamo finite nell’altra dimensione, perciò dovrebbe riuscirci di nuovo. Finora ho sempre colpito il punto sbagliato, ma adesso ne ho la certezza. Devo colpire con tutta la mia forza la sua croce e non in un punto qualsiasi, ma lì sulla sua punta, nel momento esatto in cui brilla!’ Facendo appello a tutte le sue energie, Moon White si alzò e brandì la sua fedele arma. ‘Ho una sola opportunità, però. Se non riesco a colpirlo in quel punto al momento giusto, capirà tutto e m’impedirà di riprovarci! Non solo, temo che anche Tsukasa non possa mantenere quel segnale ancora per molto. È adesso o mai più!’
 
Shizu mosse un passo avanti e, in un attimo, Reiko, Haruto e Kouta le furono affianco. “Hai trovato una soluzione, vero? Te lo leggo in faccia”, commentò la sua compagna Warrior rivolgendole un sorriso. Ormai combattevano insieme da troppo tempo e il loro legame era troppo solido perché non capissero i pensieri l’una dell’altra. “Fai quello che devi. Ti daremo noi l’apertura necessaria!”
 
“Ben detto! Vai, Shizu-san! Noi ti apriamo la strada!”, esclamò Kouta con forza, sollevando il Lockseed del Frutto Dorato e inserendolo nel Driver. In un bagliore accecante, la forma simile a uno shogun del Kiwami Arms si stagliò fiera sul corpo del Rider. “Non esitare!”
 
“Ti daremo tutto il supporto possibile! Attacca senza pensare ad altro!”, urlò invece Haruto prendendo e attivando l’anello Infinity per assumere la propria forma finale.
 
I due Rider e Warrior Mars si fecero avanti e, come previsto da Kouta, l’attenzione di Diablo si spostò subito su di loro, in particolare su di lui. “Se state usando le vostre forme più potenti, dovete essere disperati o avere qualcosa in mente”, osservò con un ghigno sadico. “Temo che, arrivati a questo punto, nemmeno questo servirà a niente, ma vi prego, accomodatevi! Non vedo l’ora di prendermi quei poteri! Soprattutto tu, Gaim! Il potere del Frutto Dorato, di un vero dio, mi renderà più vicino che mai alla mia potenza finale!”
 
Con un ruggito di battaglia, il Demon Rider scattò in avanti e subito Kouta, Haruto e Reiko contrattaccarono portandosi tra lui e Shizu, impegnandolo in una serie di feroci scambi. Dietro di loro, la leader delle Warrior iniziò subito a concentrare il proprio potere nel Moon Infinity in modo quanto più discreto possibile: doveva sferrare un colpo potente se voleva che il piano riuscisse, ma aveva un solo tentativo a disposizione e non poteva permettere che Diablo si accorgesse di lei.
Quest’ultimo, intanto, incrociò la sua copia dell’arma di Wizard con quella del vero Rider e la copia della spada di Kiva con il Hinawadaidai-DJ-Ju di Gaim, ora convertito nella sua forma di spadone, per poi scambiare diversi colpi violenti prima con loro, poi con Warrior Mars, che impugnava lo scettro di Gaia ed Excalibur in coppia. Il trio di eroi riuscì a resistere per alcuni secondi agli attacchi dell’avversario, ma presto la pressione dei suoi attacchi risultò presto eccessiva e dovettero farsi indietro. Allo stesso tempo, però, i loro colpi sembrarono andare a segno più volte dei precedenti contrasti, al punto che l’Heartdemon stesso ne parve sorpreso.
 
‘Si stanno abituando al mio attuale ritmo di combattimento? O sono io che sto diventando più lento?’, pensò dopo essere balzato indietro per evitare un doppio fendente. Si osservò e notò che, anche in quel momento, stava perdendo sangue. ‘La mia rigenerazione fatica a stare dietro allo sforzo a cui sto sottoponendo il mio corpo usando i poteri più grandi dei Rider, questo era chiaro… Ma mi sta forse iniziando a indebolire? No, non può essere questo…’ In quel momento, notò anche un’altra cosa: le sue ferite erano avvolte da un sottilissimo strato di energia violacea che, anche in quel momento, stava ostacolando la sua rigenerazione. ‘Cos’è?! Possibile…? I residui del colpo del Gashat anti-demone potenziato dall’aura di Saturno?! Ma certo! L’aura di Gaim è ora quella di un dio, quindi sta risuonando con quella rimasta intorno alle mie ferite e m’indebolisce a ogni contrasto!’
 
Un poderoso fendente proprio di Kouta interruppe i suoi pensieri infrangendosi contro il suo torace e suscitandogli un rantolo di dolore. Subito dopo, Haruto e Reiko lo colpirono alla schiena con un colpo combinato, non dissimile da quello che avevano usato contro Piton, facendolo barcollare vistosamente.
 
“Bel tentativo, sedicenti difensori del Bene, ma non abbastanza!”, ringhiò Diablo attivando una nuova carta dalle sue ali.
 
“KAMEN RIDE: GHOST ABOMINATION! MUGEN DAMASHII!”
 
Invece delle braccia, stavolta fu l’armatura di Diablo a mutare: la sua intera superficie divenne più robusta e divisa in placche che parevano fatte di diamanti neri e, sull’elmo, le corna divennero più grosse e ondulate. Così trasformato, il terrificante Heartdemon, invece di schivare la nuova offensiva dei suoi avversari, stette ritto sui piedi e incassò tutti e tre i colpi senza battere ciglio, assorbendoli completamente grazie alla nuova corazza. Kouta, Haruto e Reiko rimasero interdetti da quello sviluppo inaspettato e così non furono in grado di difendersi con efficacia quando il demone contrattaccò, scagliandoli via con un doppio fendente carico di energia negativa delle sue armi.
Loro, però, non furono gli unici a risentirne: subito dopo l’attacco, Diablo si piegò su sé stesso e vomitò una boccata di sangue scuro, mentre nuove scariche elettriche avvolgevano il suo corpo.
 
“Tre delle nostre forme più potenti… Stai davvero facendo il passo più lungo della gamba con la tua avidità e superbia, Diablo! Degno di un demone!”, lo rimproverò Kouta, il quale, seppur ferito e sanguinante, si rialzò e mosse una mano in un gesto secco che fece comparire due portali ai lati del nemico. In seguito, due grosse radici, chiaramente provenienti da Helheim, uscirono da essi e si avvolsero intorno al Rider demoniaco, approfittando della sua momentanea debolezza per bloccarlo. “Shizu-san! Adesso!”
 
Quelle parole attirarono l’attenzione di Diablo, il quale alzò gli occhi e notò finalmente la leader delle Warrior a poca distanza da lui, il Moon Infinity stretto in mano e così carico di energia positiva che pareva illuminarsi di luce interna. Il demone era stato così concentrato sui suoi avversari e le sue condizioni da non notare né l’accumulo di potere, né il lento avvicinamento della ragazza. Quest’ultima rispose subito al richiamo di Kouta scattando in avanti più veloce che poteva, pronta a colpire.
 
“Dannati! Non ve lo permetterò!”, ruggì Diablo sprigionando una potentissima aura dal proprio corpo che bruciò completamente le radici di Helheim. Subito, Reiko e Haruto, rialzatosi a loro volta, lo attaccarono nel tentativo di bloccarlo, ma l’altro fuggì in cielo con un battito d’ali e iniziò a generare una sfera di energia demoniaca su una delle sue armi. “Sparite per sempre!”
 
“Demon Slayer Mighty X!” L’annuncio di quelle parole fece impallidire Diablo, il quale si girò subito di scatto per vedere Emu, che chiaramente era saltato in aria dietro di lui, che brandiva il Gashat anti-demone e lo inseriva nel Gashacon Key Slayer. La prospettiva di essere colpito di nuovo da quell’arma lo fece reagire istintivamente e scagliò la sfera che stava creando contro Ex-Aid. Questi, però, invece di attaccare, si lasciò cadere all’indietro per evitare il colpo e, al contempo, lasciò anche la presa sull’arma.
 
Diablo seguì di nuovo istintivamente l’arma caricata di energia anti-demone e vide con orrore Tomari saltare verso di essa, ruotare nell’aria…e rivelare Inori attaccata alla sua schiena grazie probabilmente ai suoi poteri magnetici. La giovanissima Warrior afferrò l’arma al volo e menò subito un fendente in cui concentrò anche tutta l’energia rimastale, scagliando una potente mezzaluna di aura verde e viola.
Impossibilitato a evitare perché troppo vicino, Diablo si chiuse nelle sue ali e immise quanta più energia possibile in esse per resistere all’impatto della tecnica combinata che, tra l’effetto anti-demone e l’incredibile intensità, riuscì comunque a sbatterlo indietro e costringerlo a riscendere al suolo, oltre a bruciargli visibilmente le membrane alari e farlo rantolare di dolore.
 
In un istante, Kouta gli fu addosso e vibrò un doppio fendente caricato con tutta la sua forza verso le ali dell’avversario, costringendolo ad aprirle ed esponendo finalmente il suo corpo e l’obiettivo del loro piano: il Driver del demone. “Shizu-san! VAI!”, urlò l’Uomo dell’Inizio balzando di lato.
 
Da dietro di lui, Shizu scattò in un ultimo, potente balzo in avanti e, ignorando la spada dell’Heartdemon che scendeva contro di lei, portò in avanti il Moon Infinity puntando proprio la croce nel Driver infernale, sul cui braccio superiore, proprio in quel momento, brillava una flebile luce multicolore.
Lo scettro impattò sul suo bersaglio e rilasciò tutto il potere accumulato in un istante, scatenando un’esplosione talmente abbagliante da avvolgere l’intero campo di battaglia e costringere tutti i duellanti presenti a coprirsi gli occhi.

                                                                                          *****

Lettori carissimi, io e Xeph siamo  più che felici di offrirvi, dopo una lunga e meticolosa preparazione , l'inizio del tanto agognato scontro finale, che già mette in evidenza l'evoluzione finale di Diablo e suo fratello, così come le immense difficoltà degli eroi per affrontarlo. Ringraziate la grande abilità di Xephil negli scontri per aver aggiustato a dovere ogni singola mossa. Speriamo di offrirvi una conclusione altrettanto valida, assumendo che non abbiate sfasciato il computer o lo smartphone dopo la madre di tutti i Cliffhanger. Concludo scusandoci per l'attesa un pò troppo lunga( impegni d'ogni sorta ovviamente si mettono sempre in mezzo), cercheremo di arrivare un pò prima con le ultime parti. Intanto, tempo permettendo, andatevi a recuperare qualche stagione dei Kamen Rider.

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3786767