love resembles a misty dream

di Kikiletoway
(/viewuser.php?uid=126386)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** ivory ***
Capitolo 2: *** saera ***
Capitolo 3: *** aenys ***
Capitolo 4: *** naerys ***
Capitolo 5: *** hawks ***
Capitolo 6: *** hair ***
Capitolo 7: *** letters ***
Capitolo 8: *** the tides ***
Capitolo 9: *** place at the table ***
Capitolo 10: *** child of mine ***
Capitolo 11: *** home ***



Capitolo 1
*** ivory ***


Questa è una traduzione di una fanfiction di Corviids. Trovate la versione originale in inglese a questo link: https://archiveofourown.org/works/44101587/chapters/110891622








Il bianco — e di riflesso, l’avorio — è il colore della certezza, dell’illuminazione e dell’intuizione. Proietta una sensazione di purezza, di limpidezza e di nuovi inizi.


















“Padre, non puoi essere serio!” Rhaenyra grida, la sua voce è stridula ed inorridita mentre echeggia per tutta la claustrofobica stanza del concilio ristretto. Re Viserys vuole bene alla sua figlia maggiore; alcuni affermerebbero che le vuole fin troppo bene. Lei è la luce dei suoi occhi – una visione della vecchia Valyria e l’ultimo residuo della sua amata Aemma. Ma proprio come una donna della vecchia Valyria, Rhaenyra è più drago di quanto sua madre Aemma non sia mai stata, e quando si infuria nessuno ne è salvo – nemmeno un re.  
 
 
Una mano gli si poggia sull’avambraccio, le dita ricoperte di anelli sono sia gentili sia feroci mentre gli stringono la manica del farsetto. “Sono d’accordo con la Principessa, Vostra Grazia.” Alicent parla con una voca delicata e calma, ma la leggera esitazione rende evidente l’afflizione sottostante. “Non puoi seriamente star considerando l’idea di far sposare tuo figlio col suo aggressore. Con quella piccola bestia che gli ha rubato l’occhio!” Lei sibila quelle ultime parole quasi sottovoce, ma lui può vedere Rhaenyra muoversi per parlare – il pallido volto di lei si corruga, mentre il suddetto fuoco riaffiora in superficie. Prontamente, Viserys alza una mano, prima che possa essere proferita altra parola.
 
 
È imbarazzante; vedere le due donne più importanti della sua vita battibeccare come delle fanciulle meschine, davanti al suo stimato concilio ristretto, era un misero riflesso di se stesso e della sua famiglia. Lord Tyland sta nascondendo, malamente, un ghigno dietro il calice di vino che tiene in mano, e Lord Lyman Beesbury gli rivolge un piccolo sorriso compassionevole. 
 
 
“Smettetela di litigare, immediatamente.” A Viserys non piace parlare a sua figlia o a sua moglie con così tanta durezza, ma le continue manifestazioni di deplorevoli litigi familiari devono avere fine, una volta per tutte. “Ho scelto di dirvi tutto questo prima di un annuncio ufficiale per l’amore e il rispetto che nutro per tutte e due,” Sua moglie e sua figlia si accigliano entrambe, i loro occhi non lo lasciano neppure per un istante. “Ma è come vostro re che sto organizzando questo fidanzamento.” Si guarda intorno. Il suo concilio lo sta ascoltando con attenzione, proprio come Otto, che gli resta accanto impassibile, ma Viserys non è così sciocco da ignorare il fatto che il suo Primo Cavaliere stesse spingendo per un matrimonio più vantaggioso per suo nipote.
 
 
Rhaenyra lo fissa con occhi imploranti – occhi così simili a quelli della sua cara Aemma che in genere farebbero in modo che il cuore gli sovrasti la mente, ma Viserys mette da parte quei sentimenti. La sua amata non lo perdonerebbe mai se lui permettesse alla gelosia e alla paranoia di provocare la caduta della loro grande casata. Non dopo tutto quello che avevano sacrificato.  
 
 
“Io, Re Viserys Targaryen, come Lord dei Sette Regni decreto ufficialmente,” I suoi occhi guizzano da Rhaenyra ad Alicent e in ultimo su Otto. “Che mio figlio, il Principe Aemond di Casa Targaryen, si sposerà col Principe Lucerys di Casa Velaryon prima del cambio di stagione.” Sua figlia distoglie lo sguardo con gli occhi bagnati dalle lacrime, mentre Alicent rilascia un respiro tremolante accanto a lui. Si volta verso il suo Maestro del conio, Lord Lyman. “Desidero che la loro unione sia celebrata in un modo che superi quello del Matrimonio Dorato della Regina Madre Alyssa. Invoco che tu sia capace di andare incontro a tali spese, Lord Beesbury?” Il vecchio lord annuisce.
 
 
“Sarà un matrimonio talmente grandioso che anche la defunta Regina Alyssa sarebbe diventata verde d’invidia.” 
 
 
Viserys fa un verso soddisfatto, annuendo con la testa. “Bene, allora è deciso. Quando l’inverno diventerà primavera, celebreremo questa grande unione della nostra casata, insieme a tutto il popolo del regno.” Il suo concilio ristretto resta indifferente a quelle notizie, ma il muto malcontento della sua famiglia è ovvio. Risedendosi al suo posto, Viserys flette le dita sui braccioli della sedia. “Potete andare.” Fa un cenno con la mano, prima di voltarsi verso Ser Criston, che resta come sempre silenzioso dietro la sua regina. “Porta qui mio figlio. Desidero parlare con lui.” Il Lord Comandante annuisce, voltandosi prontamente per andare a recuperare il giovane principe. 
 
 
Alicent e Rhaenyra continuano entrambe a ribollire di rabbia in silenzio, mentre se ne vanno – gli occhi guardano sempre avanti, evitando sia il suo sguardo sia quello dell’altra mentre attraversano la stanza verso le porte di quercia. È nella natura delle madri crucciarsi per il futuro dei propri figli, ma lui sa che un giorno entrambe le donne saranno riconoscenti per questa sua decisione. Per molto tempo, entrambe avevano lasciato che le cose sfuggissero di mano, mostrando ben poco rispetto per lui, e lui non può più assecondare le loro buffonate ormai.
 
 
Il suo Lord Comandante della Guardia Reale non ci impiega molto tempo prima di ritornare con Aemond al seguito. 
 
 
Il secondogenito maschio di Viserys è un vero mistero. Assorto nei suoi doveri come capo della sua famiglia e del reame, Viserys non ha intenzione di illudersi nel credere di essere stato un padre premuroso coi figli avuti da Alicent. Lui era già avanti con gli anni quando era nato Aegon, e Rhaenyra era stata già da tempo nominata la sua erede quando erano venuti al mondo Aegon e i suoi fratelli. Non c’era bisogno che Viserys fosse eccessivamente coinvolto nelle vite di figli che non portavano il peso di un futuro in cui dovevano prendere il suo posto. Nonostante tutte le loro… stranezze, Aemond è un enigma anche maggiore di Helaena e le sue bizzarre farneticazioni. In verità, Aemond somiglia più a Daemon da giovane che al suo stesso padre e quell’ironia non sfugge a Viserys. 
 
 
“Mi hai fatto chiamare, Vostra Grazia.” Suo figlio se ne sta dritto in piedi con le mani intrecciate dietro la schiena. Aemond è molto più nobile di Aegon, i cui modi promiscui hanno raggiunto addirittura le orecchie del re, ma l’aver trascorso anche solo pochi minuti ad osservare il suo secondogenito nel cortile d’addestramento aveva reso evidente che Aemond possiede del sangue di drago che scorre bollente quanto quello di Rhaenyra e del suo zio-marito. 
 
 
Snerva Viserys, il pensare a cosa potrebbe succedere se si lasciasse troppo a lungo un fuoco come quello di suo figlio senza alcun controllo. Era proprio per questo motivo che aveva scelto il suo dolce nipotino per un tale compito. Anche se non ha ancora raggiunto la maggiore età, Lucerys ha dimostrato di essere un’anima gentile e delicata – un ritratto dai capelli neri della suocera di Viserys, la Principessa Daella. Se qualcuno poteva placare il fuoco dormiente di Aemond, quel qualcuno era proprio Lucerys.  
 
 
“Ti ho fatto chiamare per informarti che ti è stato combinato un fidanzamento.” Aemond inarca le sopracciglia dalla sorpresa. “Sposerai il Principe Lucerys prima del cambio di stagione.” Riesce a vedere Aemond stringere la mascella con della rabbia nascosta meticolosamente. Viserys non potrà mai restituire ad Aemond l’occhio che aveva perso, ma come re gli può dare un obiettivo – gli può dare un posto nel mondo. Si rifiuta di vedere il suo secondogenito maschio rimanere inghiottito dal desiderio di potere, com’è accaduto a Daemon. O peggio, rimanere inghiottito da qualcosa di più nefasto come la vendetta. “Come regalo per il tuo imminente matrimonio, intendo regalarti delle terre poco più a sud di Approdo del Re – dandoti pertanto un titolo di lord che verrà passato tramite i figli nati dalla tua unione con mio nipote. Ho già mandato le truppe necessarie ad esaminare le terre per la preparazione alla costruzione di una fortezza adeguata.” Aemond spalanca il suo unico occhio, la sua natura imperturbabile non può competere con la sua immensa sorpresa.
 
 
I secondogeniti maschi spesso morivano nell’anonimato – la gloria, l’onore e i titoli erano tutti lussi che andavano ai loro fratelli più grandi. È la più grande paura di molti ragazzi man mano che crescono: la paura di venire dimenticati. Ciò ha il potenziale di fare o di spezzare un uomo – coloro che riuscivano a maneggiare quella paura diventavano uomini affidabili degni di notorietà e rispetto, mentre gli altri soccombevano al morire nell’oscurità.  
 
 
Aemond, un ragazzo che sta ancora crescendo e che sembra essere di poche parole, annuisce. “Capisco, Mio Re. Ti ringrazio per avermi fatto un dono così gradito.” Le parole mancano di convinzione. Viserys appoggia il mento sul palmo della mano.  
 
 
“Tratterai bene Lucerys.” Le parole gli escono fuori più severe del previsto, ma rendono chiaro il suo scopo. “La crudeltà non ti farà tornare quello che hai perduto, Aemond. Lui diventerà tuo per legge, ma nemmeno io che sono Re sarei in grado di proteggerti da qualsiasi furia sua madre e suo nonno potrebbero abbattere su di te se dovesse succedergli qualcosa di male.” Aemond flette la mascella. “Sono stato chiaro?” 
 
 
Suo figlio distoglie lo sguardo e annuisce. “Sì, Mio Re.” 
 
 
“Bene,” Viserys si appoggia allo schienale della sua sedia. “Rafforza la potenza della nostra casata, figlio mio. Casa Targaryen non vacilla e non vacillerà mai. Questo è il tuo ruolo nella grande eredità dei nostri antenati.” 
 
 
Aemond non dice nulla mentre se ne va, limitandosi ad inchinarsi prima di uscire dalle stanze del concilio ristretto con movimenti rigidi. 
 
 
Un giorno suo figlio lo ringrazierà per la sua benevolenza, Viserys pensa, con gli occhi che vagano posandosi sull’arazzo appeso accanto alla porta che ritraeva il suo predecessore accanto alla sua amata. Anche se non riesce ancora a vederlo.  
 
 
 

 
 
 
Come promesso, Lord Lyman procura i fondi necessari per un matrimonio sfarzoso di cui la sua adorata Rhaenyra supervisiona i preparativi. Degli esponenti di ognuna delle grandi casate, come pure quelli di Dorne e delle terre oltre il mare stretto, viaggiano insieme a gruppi di alfieri e a centinaia di cavalieri per presenziare all’unione dei due principi del reame. Gli eventi che precedono la cerimonia includono una battuta di caccia con gruppi di trecento forti uomini e banchetti allietati dai guitti e musicisti migliori che il mondo conosciuto potesse offrire. 
 
 
È con immenso orgoglio che Re Viserys mostra al regno che non baderà a spese per i membri della sua casata.
 
 
Nonostante il fatto che l’esultanza delle persone viene vista in lungo e in largo, il malcontento della sua famiglia viene facilmente percepito da tutti quelli abbastanza fortunati da trovarsi intorno a loro durante i giorni che precedono la cerimonia. Il dolce Lucerys – ancora per metà ragazzo, per metà uomo – passa la maggior parte delle celebrazioni incollato al fianco di Rhaenyra e giocando nervosamente con l’orlo della sua tunica lunga, mentre Aemond mantiene un’espressione stoica, sia che si tratti di stare in mezzo al corteo reale mentre cavalcano verso il Bosco del Re per una battuta di caccia, o che si tratti di stare nell’arena da tornei a guardare una rappresentazione della Conquista fatta da dei guitti. 
 
 
È normale essere nervosi mentre si avvicina il giorno del proprio matrimonio; Viserys si ricorda di aver a malapena dormito nei giorni precedenti al suo matrimonio con Aemma. 
 
 
La notte prima della cerimonia, è Lucerys ad entrare nella stanza di Viserys. 
 
 
Il suo secondo nipote ha lo stesso colore di capelli della Principessa Rhaenys Targaryen, ma il viso morbido della sua cara Aemma – la perfetta incarnazione del fiero lignaggio di entrambe le sue casate. Viserys si ricorda il giorno in cui sua figlia gli presentò il gioioso neonato avvolto da un tessuto blu Velaryon, mentre domani suo nipote sarà avvolto nei colori dei draghi invece di quelli dei cavallucci marini.
 
 
Lucerys si muove per inchinarsi, ma Viserys apre le braccia, invitando il ragazzo ad avvicinarsi, con un sorriso. 
 
 
“Vieni, ragazzo mio.” Lui ride quando il suo dolce nipotino gli piomba tra le braccia. “Dimmi, cosa ti turba?” Lucerys gli si aggrappa addosso – molto più leggero di Jacaerys, anche se non paffuto quanto la sua Helaena. 
 
 
Lucerys prende la mano rugosa di Viserys nella propria, giocando quietamente con gli anelli che adornano le sue dita gonfie. “Posso parlare liberamente, Nonno?” Viserys fa un verso d’assenso, accarezzando gli scuri capelli mossi del ragazzo. “Ho molti timori riguardo le mie imminenti,” Si morde il labbro, abbassando lo sguardo sulle loro mani unite. “Nozze. Temo che non saremo felici.” Viserys sospira, ascoltando la voce di suo nipote riempirsi di lacrime. “Aemond mi odia e ho paura che sarò infelice per il resto dei miei giorni.” 
 
 
La rabbia che ribolle dentro Aemond non sfugge a Viserys; dal momento in cui l’occhio gli era stato rivendicato da Lucerys quando erano entrambi dei bambini, la mente di suo figlio era stata corrotta da pensieri di vendetta. Ma fare del male alla persona amata è come buttarsi addosso la più grande delle agonie – è un’agonia con cui Viserys è intimamente familiare. Suo figlio potrà anche essere un estraneo per lui in molti modi, ma non crede che Aemond sia capace di fare del male a coloro che ama. 
 
 
Che è quello che dice anche a Lucerys.
 
 
Quelle parole non sono molto d’aiuto nell’alleviare la mente di Lucerys, non che Viserys si aspettasse il contrario. Ma lui è certo che suo nipote comprenderà le sue parole, col tempo. 
 
 
“Vivrete insieme e crescerete l’uno a fianco all’altro.” Dice a Lucerys con un sorriso sicuro. “E un giorno, le mura di questa Fortezza e successivamente anche quelle del vostro stesso castello saranno riempite dalle grida e dalle risate gioiose dei figli nati dalla vostra unione.” Stringe la mano di Lucerys e gli manca il fiato quando suo nipote lo guarda con degli occhi così simili a quelli della sua Aemma. “Abbi pazienza, ragazzo mio. Troverete entrambi la felicità se permetterete che accada. L’amore non arriva facilmente per quelli come noi.” 
 
 
Lucerys annuisce, ma come Aemond, manca di convinzione. Suo nipote resta accanto a lui in silenzio mentre gli racconta leggende sulla Libera Fortezza di Valyria fino a quando il sonno non inizia ad annebbiare gli occhi del ragazzo. Rimanda Lucerys nelle sue stanze con un abbraccio di conforto e con la promessa che sarà al sicuro negli anni futuri. 
 
 
La sua famiglia potrà anche considerarlo pazzo per la sua decisione, ma Viserys è sicuro di aver fatto la scelta giusta.
 
 
 

 
 
 
Il terzo giorno del terzo mese dell’anno 129 dopo la Conquista di Aegon, i Sette Regni si riuniscono per assistere alle nozze del Principe Aemond e del Principe Lucerys delle Case Targaryen e Velaryon.
 
 
Come se loro stessi siano i Grandi Regnanti Jaehaerys e Alysanne, Rhaenyra e Daemon arrivano nella decadente Fossa del Drago in sella a Syrax e Caraxes davanti a circa cinquantamila membri del popolino, e davanti a nobili lord e dame da ogni angolo delle loro terre. Arrax, ansioso proprio come il suo cavalcatore, se ne sta seduto appollaiato in cima alla cupola – il suo giovane corpo agile è fin troppo leggero per poter spaccare il vetro – mentre Vhagar se ne sta stesa, ferita, intorno al fianco della collina per fare la guardia all’imminente matrimonio del suo cavalcatore. I restanti draghi della loro casata volano in alto sopra la fossa, che si sta riempiendo fino all’orlo di spettatori entusiasti e di membri della corte; i loro draghi fanno da protettori fedeli contro chiunque si azzardi a pensare di fare del male ai loro padroni.
 
 
Il Succhiasangue strilla quando Daemon gli smonta da dosso e Viserys non riesce ad evitare di ridere di gusto quando i membri del popolino annaspano tutti dalla paura e della meraviglia per quella creatura. Approdo del Re è viva e si sta crogiolando nelle grandi dimostrazioni di ricchezza da parte della corona, l’entusiasmo viene irradiato da ogni uomo, donna e bambino che cercano di assistere al più grande matrimonio dai tempi della Regina Alyssa.
 
 
“Il matrimonio di Aegon ed Helaena non era nemmeno lontanamente così… frivolo.” Alicent sussurra tra sé e sé mentre guidano il corteo nella Fossa del Drago. Viserys è fin troppo giubilante per sottolineare il fatto che i loro figli si erano sposati in quella maniera su richiesta di Alicent. Anche in un momento di unione, la sua famiglia resta fermamente divisa – Rhaenyra e la sua famiglia ad un lato della lunga navata, e Alicent insieme ai loro figli dall’altro lato. 
 
 
Aemond è in piedi sulla pedana, accanto all’Alto Septon. Suo figlio indossa un modello scintillante di armatura nera, tradizionale per gli uomini della loro casata – sulle spalle ha un raffinato mantello nero decorato con lo stemma della loro famiglia, fatto di rubini e diamanti, e i suoi capelli biondo-argentati sono sciolti. Il suo occhio mancante è tenuto fermamente nascosto da una benda con sopra un ricamo della stella a sette punte, e lui fissa dritto di fronte a sé, impassibile. Viserys vorrebbe elargire un sorriso sicuro al ragazzo, ma suo figlio continua ad avere un’espressione di pietra, mentre l’Alto Septon tenta inutilmente di parlargli. Rhaenyra condivide un’espressione non molto diversa da quella di suo fratello, mentre se ne sta in piedi in mezzo ai suoi figli, drappeggiata in un incantevole vestito nero con dei dettagli di gemme rosse. 
 
 
La cerimonia inizia quando Ser Criston ordina ai cavalieri di Casa Velaryon e a quelli della corona di esporre le loro spade in un arco. 
 
 
Lord Corlys Velaryon guida suo nipote lungo la navata tenendo ben alzato il suo mento ricoperto di barba, con orgoglio e con un’aria di potere e prestigio. Lucerys, nonostante il suo colore di capelli più Baratheon e Arryn, è un figlio della vecchia Valyria. Rhaenyra ha vestito il ragazzo in oro e avorio, con un completo di un lungo farsetto che gli arriva alle ginocchia e un mantello blu Velaryon, con dettagli di perle lungo le spalle. 
 
 
Il suo fato è simboleggiato dalle conchiglie e dai rubini che gli adornano i capelli scuri – un ragazzo del mare che adesso verrà rivendicato dal fuoco. 
 
 
Corlys passa il loro nipote in comune al figlio di Viserys e si accomiata da Lucerys con un bacio deciso sulla sua guancia. Lucerys, raggiante ed incantevole, si volta per guardare nervosamente la sua famiglia nella folla, ma si rivolta immediatamente alla vista di tutti gli spettatori presenti, prima che Viserys abbia la possibilità di sorridergli. 
 
 
La lettura dei riti matrimoniali passa fin troppo in fretta. 
 
 
Poco dopo, Aemond spinge infine il mantello virginale di Lucerys via dalle sue spalle sottili, mettendoci sopra il proprio, lasciando il povero Lucerys con l’aspetto di qualcuno inghiottito dalle ombre, sotto il suo scuro mantello matrimoniale. Aemond prende le mani agitate di Lucerys tra le proprie come istruito, così che il septon possa iniziare ad avvolgere il nastro intorno alle loro mani unite. 
 
 
“Che si sappia che Lucerys di Casa Velaryon ed Aemond di Casa Targaryen sono un unico cuore, un’unica carne, un’unica anima. Maledetto sia chiunque vorrà frapporsi tra loro.” 
 
 
La nuova coppia si fronteggia mentre il nastro viene sciolto, ma anche se Aemond ha solo un occhio, non è difficile vedere che la nuova coppia si rifiuta di guardarsi a vicenda. La loro elusione viene subito rotta quando l’Alto Septon proclama a pieni polmoni, con voce stridula. “Guardatevi e pronunciate le parole.” È solo allora che lo sguardo di suo figlio e quello di suo nipote finalmente si incrociano. 
 
 
Aemond è il più alto dei suoi figli maschi e Lucerys deve inclinare la testa per incontrare il suo sguardo. Viserys riesce a vedere il modo in cui il ragazzo giocherella con le proprie dita con dell’ansia malcelata, e il cuore gli si stringe in petto come segno di solidarietà per suo nipote. 
 
 
“Padre, Fabbro, Guerriero, Madre, Fanciulla, Vecchia, Sconosciuto.” Entrambi declamano, anche se mentre la voce di Aemond è piatta e autoritaria, quella di Lucerys non è più forte di un sussurro. “Io sono suo e lui è mio. Da questo giorno, fino alla fine dei miei giorni.”
 
 
È col fiato sospeso che l’intero reame osserva i momenti successivi, e Viserys manda una muta preghiera all’intero olimpo della vecchia Valyria, nella speranza di aver fatto la cosa giusta. 
 
 
“Con questo bacio, io ti prometto il mio amore.” Aemond dice con una voce forte e calma. La vulnerabilità elude suo figlio come l’acqua fa con l’olio, e c’è poca tenerezza quando si sporge in basso per stampare un bacio casto sulle labbra in attesa di Lucerys. 
 
 
Un applauso fragoroso divampa da dietro la loro famiglia, quando la coppia appena sposata si volta verso il pubblico, e Viserys applaude più forte di tutti, senza vergogna. Gli occhi di Lucerys, appannati dalle lacrime, sfrecciano a guardare prima sua figlia e poi lui. Lui rivolge un sorriso a suo nipote, ma il ragazzo si limita a mordicchiarsi il labbro, con la mano che gli trema in quella di Aemond. Alla fine, suo figlio lo guarda e Viserys fa un fermo cenno col capo, prima che Aemond inizi a scendere dalla pedana, guidando il corteo fuori dalla Fossa del Drago. Alicent gli tiene il braccio con una stretta temibile, e Rhaenyra si rifiuta di incontrare il suo sguardo mentre entrano nella luminosa zona fuori dalla Collina di Rhaenys, ma l’unica cosa che gli riempie il petto è l’orgoglio mentre si affaccia sulla capitale, che è animata dai festeggiamenti. 
 
 
Improvvisamente, un forte strillo di drago risuona con forza, e dalla folla si scatenano grida di panico e confusione. 
 
 
Il piccolo drago perlaceo di suo nipote si alza verso il cielo con un’agile grazia – degli stridii acuti lasciano il corpo di Arrax mentre vola nelle nuvole in alto. L’intera Collina di Rhaenys trema quando un imponente ruggito riempie l’aria e la Regina dei Draghi sbatte le sue possenti ali segnate dal tempo per inseguire il drago più giovane.  
 
 
Viserys osserva a bocca aperta, prima di iniziare a ridere fragorosamente, tenendosi la pancia dalle risate. Suo nipote e suo figlio lo guardano entrambi con preoccupazione e confusione. 
 
 
“E’ partito un inseguimento! Proprio come in un matrimonio, non si fermerà fino a quando uno o entrambi non si saranno inchinati all’altro.” 
 
 
Aemond stringe la mascella e il viso di Lucerys diventa pallido come la neve. 
 
 
Poggia la mano sulla spalla di Aemond. 
 
 
“Andiamo a festeggiare e celebrare quest’evento meraviglioso!” 
 
 
 

 
 
 
L’offerta dei doni era sempre stata la parte che Viserys preferiva di più riguardo i festeggiamenti nuziali. Nei prossimi giorni, ci saranno un gran torneo e molti banchetti, ma sarà questa la notte che la sua famiglia ricorderà per i prossimi decenni a venire. 
 
 
Sono tutti seduti al tavolo rialzato nella Sala Grande che si affaccia sui membri più prestigiosi della corte – il suono delle risate e della musica rimbalza contro le mura, mentre sia i lord che le dame bevono e danzano. La tensione tra i membri della famiglia reale è palpabile, ma la situazione migliora leggermente quando una festosa Helaena, con le guance arrossate dall’alcol, riesce a trascinare entrambi Lucerys e Aemond al centro della sala per una danza molto energica. 
 
 
Prontamente, Rhaenyra si unisce a loro, allontanando Lucerys e facendolo girare in tondo, mentre gli sussurra ciò che Viserys può solo presumere siano le preoccupazioni della madre di una nuova sposa. 
 
 
Una volta che tutti i loro stomachi sono stati riempiti da pasticcio di piccione e vino rosso Dorniano, Viserys inizia con l’offerta di doni. 
 
 
I nobili amano sfruttare occasioni come i matrimoni per sfoggiare le loro ricchezze personali, e la coppia di novelli sposi viene inondata dai tessuti più pregiati del mondo conosciuto, in un comico tentativo dei vari lord di superarsi a vicenda. I Magistri delle Città Libere regalano delle fragranze dai dolci profumi, dei gioielli pregiati e degli incantevoli tessuti fatti con pizzo di Myr a suo nipote, mentre a suo figlio regalano delle armi da Pentos fatte con ossa di drago. Lucerys sembra disinteressato ai festeggiamenti, almeno finché Lord Bartimos Celtigar non gli presenta un falco dalle ali argentate e con una coda dalle piume rosse, che apparentemente affascina il ragazzo. 
 
 
Quando anche l’ultimo lord elargisce una parure di raffinati gioielli alla nuova coppia, Viserys si alza dalla sua postazione e ordina a tutta la sala di fare silenzio, così da poter offrire i regali finali. 
 
 
“Oggi siamo qui riuniti per celebrare questo lieto evento – un’unione consacrata sia dal Re che dagli Dèi.” Aemond e Lucerys se ne stanno entrambi seduti in silenzio al centro del tavolo, suo nipote sta di nuovo giocherellando con le proprie dita. “Per onorare questa unione, mi piacerebbe elargire anche un mio regalo personale a questi freschi sposini.” 
 
 
Si allontana dal tavolo, facendo segno verso le scale della pedana dove Ser Criston attende con una pergamena sigillata e una cassa chiusa, decorata da due draghi intrecciati sul coperchio. 
 
 
Addirittura Aegon, che è quasi del tutto ubriaco, si mette a sedere con interesse. 
 
 
Viserys chiama a sé il suo Lord Comandante e i cavalieri che gli sono accanto sulle scale, e gli uomini posano la cassa finemente intagliata davanti ad Aemond. Prende la pergamena dalle mani in attesa di Ser Criston, e si volta verso la nuova coppia. 
 
 
“La nostra famiglia continua ad allargarsi, e con quest’unione, è destinata ad allargarsi ancora di più.” Le risate divampano per tutta la sala e il viso di Lucerys diventa tutto rosso. “Per questa ragione, credo che sia giunto il momento di espandere la nostra casata oltre queste sacre terre che abbiamo occupato fin da quando il Conquistatore ha messo piede sul continente.” 
 
 
Daemon si raddrizza da dove se ne stava seduto stravaccato con indifferenza accanto alla sua nipote-moglie. Il viso di Alicent, solitamente corrucciato e preoccupato, mostra adesso dell’orgoglio consapevole, condiviso anche da Rhaenyra, a modo suo. 
 
 
“Detto questo,” Lui porge la pergamena a Lucerys, che la accetta con dita tremanti. “Io, Viserys Targaryen, Primo del Suo Nome, nomino ufficialmente i Principi Aemond e Lucerys di Casa Targaryen, i Lord di Summerhall.” Ancora più applausi tuonano intorno a loro, e suo nipote lo guarda incredulo.
 
 
Il vedersi conferire delle terre – soprattutto da un re – è una fortuna rara e riverita. Le terre trovate da Lord Dondarrion poco a nord da Blackhaven sembrano promettenti; i terreni sono fertili e i fiumi circostanti saranno dei porti adatti per il commercio entroterra dei cittadini delle terre della tempesta. Lui ha già fornito a Lord Dondarrion dei piani per far costruire un enorme castello per il suo adorato nipotino sul lato delle vaste Montagne Rosse, ed è sicuro che al ragazzo piacerà organizzare il suo nuovo collettivo di cavalieri e servitù.   
 
 
Fa un cenno della mano verso la cassa impreziosita. “Con Blackfyre qui nella Fortezza Rossa e Sorella Oscura a Roccia del Drago, mi sembrava quantomeno appropriato che una nuova lama si unisse a loro, così che anche Summerhall possa essere difesa.” 
 
 
Aemond spalanca il suo occhio rimanente, sganciando velocemente la cassa, sollevando il coperchio finemente decorato. 
 
 
Una spada lunga in acciaio di Valyria luccica dal letto di velluto rosso in cui è distesa. L’impugnatura è scolpita dall’oro come le sue spade sorelle, un enorme rubino si poggia in cima alla protezione. La differenza in questa nuova spada viene dalla pietra alla base del pomo. La gemma è di una tonalità sia di blu che di verde, ed era stata trovata da un Magistro di Lys e regalata al fabbro della Fortezza per questo unico scopo. 
 
 
Aemond alza la lama dalla cassa e la sfodera – ruotando lentamente l’impugnatura che ha in mano e guardando l’acciaio luccicante con la cosa più vicina alla gioia che Viserys gli avesse visto mostrare per tutta la serata. Anche Lucerys si sporge in avanti per ammirare la lama. 
 
 
“Usa questa spada per difendere questa famiglia, figlio mio. Usala per proteggere la tua famiglia, Aemond.” Suo figlio deglutisce nervosamente, ma annuisce comunque. 
 
 
La strada è ancora molto lunga per la loro famiglia – una strada di riconciliazione e guarigione. Sua moglie, sua figlia, suo fratello, addirittura i suoi figli e i suoi nipoti potranno considerarlo un pazzo per le sue decisioni, ma Viserys sa, nel profondo del suo cuore, che sta facendo la cosa giusta. Aemond ammira la lama quasi in uno stato di trance. “Una spada ha bisogno di un nome, figliolo. Come vuoi chiamarla?” 
 
 
Lucerys lancia uno sguardo a Viserys e poi torna a guardare la lama che un giorno sarà responsabile di dispensare giustizia per la loro casata e di proteggere la loro futura prole. 
 
 
Suo figlio ruota la spada e sorride in modo ampio.
 
 
“ One-Eye .” 
 
 
 

 
 
 
A differenza della tradizione che voleva che i novelli sposi fossero trascinati e denudati fino al loro letto coniugale, Aemond e Lucerys vengono condotti nelle loro camere condivise dagli occhi vigili del Lord Comandante della Guardia Reale e dalle mani nervose delle loro madri. 
 
 
Viserys ignora le parole colme di rabbia del suo geloso fratello, preferendo ritirarsi nel suo studio, felice di passare la serata ad occuparsi del suo modellino della Libera Fortezza di Valyria. Il giorno successivo, i festeggiamenti continueranno con un elettrizzante torneo, e il suo corpo avanti con gli anni è esausto per via della frenesia delle scorse ore. 
 
 
L’ora del lupo è arrivata e già passata quando scivola nel suo letto e qualcuno gli bussa alla porta. Ser Erryk apre le porte e Ser Criston entra dentro con un inchino.
 
 
Viserys si mette a sedere con enorme entusiasmo. 
 
 
“Hai il mio permesso di parlare liberamente, Ser Cole. Dimmi, l’atto è stato compiuto?” 
 
 
Ser Criston, un uomo piuttosto pio e stoico, che ha guardato i figli di Viserys crescere dal loro concepimento fino al matrimonio, si schiarisce la gola con imbarazzo. 
 
 
“Il Principe Aemond ha compiuto il suo dovere come istruito. Ho visto le lenzuola sporche coi miei stessi occhi.” Molto spesso, la consumazione di un matrimonio tra nobili veniva simulata, e Cole lo sapeva, così Viserys inarca un sopracciglio. “Se le mie orecchie non mi hanno tratto in inganno, allora credo che Sua Grazia darà il benvenuto a un nuovo membro della sua grande casata nella stagione a venire.” Prende un profondo respiro. “Se i Sette lo vorranno, ovviamente.” 
 
 
Ser Cole parla sempre di Aemond con un affetto paterno che lo stesso Viserys non è troppo orgoglioso di non capire. In un qualche strano modo, entrambi aspirano a vedere il ragazzo spezzato che avevano visto crescere e diventare un uomo temibile trovare la sua felicità. La sua famiglia potrà anche non vederlo ancora, ma lui è sicuro che suo figlio troverà la felicità insieme a Lucerys. 
 
 
Rilassandosi sui suoi cuscini, Viserys sorride. “Prego che i Sette ritengano opportuno conferire a mio figlio e a mio nipote molti doni, nel corso della loro vita.” 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

Note della traduttrice:

 
- I POV varieranno nel corso dei capitoli, e avremo anche sbalzi temporali. Il fatto di avere dei POV di diversi personaggi farà in modo di avere delle visioni distorte riguardo la realtà dei fatti a volte, perché spesso alcuni personaggi (come anche gli stessi Aemond e Luke) avranno una visione “di parte” e sbagliata riguardo alcune cose (o riguardo il rapporto tra Aemond e Luke, ad esempio). Ma capirete tutto a tempo debito.
 
- Questa fanfiction è ancora una “work in progress”, quindi una volta che avrò finito di tradurre i capitoli già esistenti, i miei aggiornamenti si baseranno su quelli di Corviids. Cercherò sempre di tradurre il prima possibile non appena arriveranno i nuovi capitoli!
 
- Ho deciso di non tradurre il nome che Aemond dà alla sua nuova spada, One-Eye, perché credo che suoni meglio in inglese. One-Eye (un occhio solo) è il soprannome che Aemond ha nei libri, e che in italiano era stato tradotto con “Guercio”…che a me non piace. Non sono riuscita a chiamare la spada di Aemond in quel modo, perdonatemi.
Stessa cosa per quanto riguarda Summerhall, che è stata tradotta in “Sala dell’Estate” nei libri in versione italiana di GRRM. Ma in inglese suona molto meglio. E stessa cosa per la spada Blackfyre, tradotta in italiano come “Fuoco Nero”.
 
- A Westeros la maggiore età si raggiunge a 16 anni. Viserys menziona che Luke non ha ancora raggiunto la maggiore età perché Luke si è sposato con Aemond all’età di 15 anni.
Corviids non ha dato dettagli riguardo al come o al perché Luke possa partorire figli in questa ff, preferendo rimanere sul vago, ma Luke è comunque intersex qui.
Questa ff è inoltre un mix di canon sia dello show sia del libro, quindi è per questo che Rhaenys qui viene citata da Viserys come qualcuno dai capelli scuri, perché nel libro lei ha i capelli neri, ereditati dalla sua madre Baratheon.
 
- L’arazzo che Viserys si mette ad osservare era un ritratto del suo predecessore, Jaehaerys I, insieme alla sua amata moglie Alysanne, coppia conosciuta per il matrimonio pieno d’amore, ma soprattutto conosciuta per il loro matrimonio pieno di figli. Ebbero infatti ben 13 figli, il più alto numero di figli mai avuto da una coppia Targaryen. Chissà perché pensando al matrimonio di Aemond e Luke, Vizzy si è messo a guardare quel ritratto….chissà…
 

 









 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** saera ***


Avviso della traduttrice: noterete che molto spesso in questa storia si usano per Lucerys parole e termini femminili.

 
 
POV di Rhaenyra + Viserys
 
Sto traducendo questa storia in contemporanea anche su AO3: https://archiveofourown.org/works/46878028/chapters/118083211
 


 
 
 
 
 
 

Una grande tempesta infuria per tutta Approdo del Re quando il Principe Lucerys, nipote di Re Viserys e futuro Lord di Summerhall, entra in travaglio per la prima volta. 
 
 
Rhaenyra non spreca neanche un singolo istante tra il ricevere il corvo dalla Fortezza Rossa che la informava della gravidanza di suo figlio, e il volare nel suo castello d’infanzia in modo da occuparsi del suo prezioso ragazzo durante la sua condizione delicata.
 
 
Suo padre accoglie Rhaenyra a braccia aperte al suo arrivo in sella a Syrax, ma la Regina rende piuttosto ovvia la sua quieta apprensione. In seguito al suo matrimonio col fratello di Rhaenyra, a Luke era stato ordinato di rimanere nella Fortezza Rossa mentre Summerhall stava ancora venendo costruita, e poi gli era stato prontamente proibito di ritornare a Roccia del Drago in sella ad Arrax, quando i maestri avevano confermato che lui aspettava un bambino. Nonostante la sua ansia e il suo sincero desiderio di stare al fianco di suo figlio, Rhaenyra non aveva avuto altra opzione se non quella di tornare nella sua residenza ancestrale, dopo le nozze, per prepararsi alla nascita di sua figlia. Si erano scambiati lettere, ovviamente, ma il pensiero di lasciare da solo il suo figlio dal cuore più tenero la riempiva di terrore. Dal matrimonio dei loro figli, sia lei che Alicent erano entrate in una sorta di stallo; un tacito accordo tra entrambe di dare priorità ai loro futuri nipoti in comune, e non alle politiche di corte, per il momento. 
 
 
Per questo stesso motivo, non è inaspettato che quando Luke – appena nove mesi dopo il suo matrimonio – mostra segni di stare per iniziare a partorire, sua madre, sua suocera e sua nonna sono tutte al suo fianco. 
 
 
Insieme al resto della loro famiglia allargata, in trepida attesa. 
 
 
Le grida piene di dolore di Lucerys riecheggiano per le mura della Fortezza Rossa, e Rhaenyra non riesce più a sopportare di stare ad ascoltare la sofferenza del suo dolce ragazzo, alzandosi immediatamente in piedi e precipitandosi verso la porta del salottino in cui tutti si sono ammassati. Alicent e Rhaenys la seguono a ruota entrambe, e non aspetta di avere il permesso, aprendo subito le porte delle camere di suo figlio, quando risuona un altro grido afflitto. 
 
 
Il suo dolce ragazzo è piegato in due dal dolore, le sue mani stanno stringendo le spalle di una levatrice, mentre piagnucola e trema dall’agonia. In fretta e furia, lei spinge via la donna, avvolgendo le braccia intorno alla figura tremante di suo figlio. “Madre?” La voce di Luke è debole, e il suo corpo spossato continua a tremare mentre lui si aggrappa a lei. Rhaenyra gli accarezza i capelli, premendo il viso sudato di suo figlio più vicino al proprio collo. “Sei tu?” 
 
 
Rhaenys si avvicina a loro, poggiando una mano ferma sulla schiena di Luke. “Siamo tutti qui, Nipote. Aiutaci a farti tornare a letto.” Rhaenyra e la sua ex suocera guidano Luke sul suo letto, aiutando il ragazzo a stendersi sui cuscini di piume. Lei schiocca le dita e un panno asciutto le viene prontamente messo sulla mano, permettendole di asciugare gentilmente il sudore dalla fronte di suo figlio. “Perché il bambino non è ancora nato? Nessuno dei miei travagli è mai durato così a lungo.” Lei guarda Rhaenys, ma è Alicent che si avvicina al lato apposto del letto per sedersi accanto a Luke. 
 
 
Suo figlio geme dal dolore. “Lo taglierò il cazzo di quell’uomo,” Lui graffia il materasso spoglio. “E lo darò in pasto ad Arrax!” Rhaenys ridacchia, ma Alicent sembra leggermente preoccupata dal modo in cui Luke si sta contorcendo dal dolore. Le lettere di Luke le avevano fatto sapere che la Regina non è né affettuosa né crudele verso il proprio genero, cosa che Rhaenyra suppone sia più che cortese da parte di Alicent. 
 
 
Alicent indossa un vestito verde a maniche larghe, ma si alza il tessuto fino ai gomiti lasciando gli avambracci spogli, con un’espressione concentrata sul viso. “I bambini devono venire alla luce adesso. Il suo corpo è a malapena abbastanza maturo da portare in grembo un figlio solo – figuriamoci due.” 
 
 
“Gemelli?” Rhaenyra annaspa. “Come puoi esserne così certa?” Rhaenys annuisce, comprendendo, voltandosi verso le levatrici e le balie per riferire degli ordini. Alicent si muove per alzare Luke, aiutandolo a mettersi a sedere. “La sua pancia è grande quasi quanto quella di Helaena quando lei era in attesa di Jaehaerys e Jaehaera.” I servi che Rhaenys ha mandato a chiamare portano scodelle di acqua calda e altri stracci. “Deve spingere – è stato in travaglio troppo a lungo. Se non…” Rhaenyra lancia un’occhiata al viso pallido e sudato di suo figlio. Per la prima volta nella sua vita, lei si sente insicura. Rhaenyra aveva partorito numerosi figli con facilità, ma adesso lei è completamente impotente, e ha davvero paura. 
 
 
Una mano leggermente rugosa afferra la sua. “Non puoi partorire questi bambini al posto suo, Rhaenyra.” Rhaenys sembra aver sentito i suoi pensieri. La vecchia principessa ha cambiato posto intorno al letto, per aiutare Alicent e le balie. “Ho perso la mia Laena in modo simile – non perderò anche Lucerys.” 
 
 
Luke piagnucola dal terrore. “Non voglio morire.” 
 
 
“Tu non morirai!” Tutte e tre le donne urlano, alzando lo sguardo l’una sull’altra con sorpresa.  
 
 
Alicent soffia attraverso il naso, prima di voltarsi di nuovo verso Luke. “È ora di spingere, Principe Lucerys. È tuo dovere come madre dei figli di mio figlio partorire questi bambini.” 
 
 
Suo figlio preme il viso contro un cuscino, con un lamento. “Voglio Aemond.” Luke singhiozza, con gran sorpresa delle donne. La nuova coppia passa poco tempo insieme, e Luke parla raramente del fratello di Rhaenyra nelle lettere che le scrive. Onestamente, è stata una benedizione che Lucerys sia rimasto in dolce attesa con solo la notte della consumazione del loro matrimonio, perché ciò significava che il suo dolce ragazzo non avrebbe dovuto sopportare gli abusi del fratellastro di Rhaenyra nel letto coniugale.
 
 
La Regina appoggia una mano sul braccio di Luke. “Vedrai mio figlio quando gli presenterai i suoi bambini.” 
 
 
Gemendo dal dolore, Luke annuisce, guardando Rhaenyra per trovare la forza. Lei prende la mano di suo figlio tra le sue. 
 
 
“Sii coraggioso, mio dolce ragazzo.” Posandogli un bacio sulla testa, lei gli sorride. “Facci conoscere i tuoi figli.” 
 
 
— 
 
 
“Lei assomiglia a tua madre,” È quello che suo Padre dice a suo figlio quando lui ed Aemond presentano i loro neonati al re. La famiglia si è riunita per conoscere i suoi due nuovi membri, e suo padre tiene in braccio la piccola neonata intenta a fare capricci, mentre Lord Corlys culla tra le sue braccia il maschio dei gemelli. Lucerys sembra ancora un po’ pallido dalla stanchezza, eppure riesce a far apparire sul suo volto un sorriso per il re. Rhaenyra resta focalizzata su suo figlio, e osserva mentre lui appoggia il proprio peso su Aemond, che tiene su il corpo esausto di Luke senza alcuna protesta. 
 
 
Viserys sorride. “Avete già deciso dei nomi?” Lucerys fa un verso d’assenso, col sonno che inizia in modo ovvio ad offuscargli la mente, dando un colpetto ad Aemond. “Saera e Aenys. Nomi che onorano la storia della nostra grande casata, e che creeranno un nuovo retaggio per entrambi.” 
 
 
Suo padre ride, abbassando lo sguardo sulla neonata che continua a fare capricci. “Saera – un nome ardito per una tale creaturina così adorabile.” Lui passa di nuovo la piccola a Luke, che è veloce nel tornare a preoccuparsi della sua figlia appena nata. “Preghiamo che non abbia lo stesso spirito della sua omonima.” 
 
 
Le loro preghiere non vengono ascoltate, ovviamente. 
 
 
Saera cresce diventando bella quanto la Principessa Viserra, ma anche difficile da gestire quanto la sua omonima. Al suo quinto compleanno, Aemond piazza la sua figlia maggiore su una nave che porta da Summerhall a Roccia del Drago, per la stagione del raccolto, con la precisa istruzione per Rhaenyra di occuparsi della bambina per i mesi successivi.
 
 
 Lucerys aspetta nuovamente un bambino, e non ha bisogno di questo tipo di stress a pesargli in egual modo su mente e corpo. ’ Così diceva la lettera che lei aveva ricevuto con un corvo. Con Jacaerys a Nord ad incontrare il Giovane Lupo e Joffrey nella Valle sotto la custodia della cugina di Rhaenyra, sono i suoi tre figli più piccoli ad accogliere la Principessa di Summerhall, durante una serata nebbiosa. 
 
 
La piccola Saera di certo somiglia a Rhaenyra da ragazzina. 
 
 
La bambina ha lo sguardo tagliente e il colore di capelli e occhi di Aemond, ma ha il naso all’insù e le labbra piene di suo figlio – anche se a parte quello, ben poco di Lucerys è visibile nella fanciulla. Quando la Principessa Saera scende dalla Regina Alicent, i suoi mossi capelli biondo-argentati sono disordinati e spettinati a causa del vento, e lei stringe la gonna del suo soffice vestito viola con un’espressione corrucciata e contrariata sul viso. Il cavaliere della bambina, Ser Torrhen Manderly, la aiuta a scendere dalla trave fino alla banchina delle loro spiagge rocciose, e lei si guarda intorno confusa. In vista del suo arrivo, Rhaenyra ha richiamato Aegon e Viserys dalle loro stanze per fare in modo che diano il benvenuto alla loro nipotina, mentre Visenya rimbalza sui propri talloni con entusiasmo, contenta di avere sull’isola una nuova bambina con cui giocare. 
 
 
Un piccolo drago blu chiaro è avvolto intorno al collo di sua nipote come una stola – la piccola testa del draghetto fa capolino da sotto i lunghi ricci della piccola. 
 
 
Saera strizza gli occhi, per tentare di vedere attraverso la nebbia di Roccia del Drago, e un sorriso luminoso le esplode sul viso quando finalmente scorge Rhaenyra. A quel punto, la maggiore delle sue nipoti corre verso di lei, prima di incespicare in un brusco arresto proprio di fronte a lei. “Grazie per avermi” Saera si morde il labbro, cercando la giusta parola. “Accolta, Principessa di Roccia del Drago e dei Sette Regni.” Sua nipote si abbassa per farle una riverenza maldestra, e Rhaenyra non riesce a nascondere il suo tubare affettuoso. 
 
 
Si abbassa così da essere all’altezza degli occhi della bambina. “Sei la benvenuta, Principessa di Summerhall.” Premendo un bacio sulla guancia di Saera, lei si rialza. “Sono sicura che ti ricordi i tuoi zii e tua zia – Aegon, Viserys, Visenya, ripresentatevi a vostra nipote.” Aegon fa un lieve cenno col capo, mentre sua figlia si getta in avanti per abbracciare Saera in modo stretto. La povera Visenya ha pochi amici della sua stessa età, e implora frequentemente Daemon o Maestro Gerardys di aiutarla a scrivere delle lettere per la sua nipote coetanea. Quando Viserys fa un passo avanti per inchinarsi a sua nipote, Saera diventa tutta rossa, scavando con la punta della sua scarpetta nelle rocce della spiaggia. 
 
 
Daemon rivolge a Rhaenyra un sorriso sornione, a cui lei restituisce un’occhiataccia affilata. 
 
 
“Entriamo dentro, bambini. Ho fatto preparare un pasto con tutti i tuoi cibi preferiti.” Rhaenyra prende la mano di Saera tra le sue per guidarla dentro il castello. “Maiale all’aglio fatto arrosto con fagiolini e per dolce una torta alla crema.” Sua nipote sorride, affrettandosi a trovare sua zia, e le due bambine si perdono nel loro mondo, scoppiando a ridere insieme. 
 
 
 

 
 
 
Rhaenyra sta esaminando una missiva da Pentos nel suo studio, quando un membro del suo presidio corre nella stanza gridando qualcosa riguardo ‘i bambini’ e ‘Monte del Drago’ e lei si alza immediatamente, correndo fuori. Aegon e Viserys sono entrambi in piedi davanti a un Daemon furioso, con le teste abbassate dalla vergogna, mentre Visenya si aggrappa al mantello di suo padre con una faccia bagnata dalle lacrime e un nasino sporco di muco. Saera, in netto contrasto, se ne sta in disparte con un’espressione annoiata, mentre gioca col suo giovane draghetto, Rainweaver. 
 
 
I bordi del suo abito azzurro pastello sono bruciacchiati, e Rhaenyra quasi sviene sul posto.
 
 
“Per gli Dèi, che sta succedendo qui?” Visenya si volta verso di lei con occhi pieni di lacrime, correndo per buttarsi tra le sue braccia. “Perché i vestiti di Saera sono bruciati?” I suoi figli maschi non incontrano il suo sguardo, così si volta verso Daemon per avere delle risposte. L’uomo più grande sta stringendo la mascella dalla furia. “Questi stupidi hanno deciso di portare le bambine al Monte del Drago.” Rhaenyra annaspa, il fuoco le ribolle nello stomaco. “Avete entrambi perso il cervello?” Lei grida, Visenya le piagnucola sul collo, tirando su col naso. “Non dovete mai entrare nel Monte del Drago – soprattutto con vostra sorella, e di conseguenza nemmeno con vostra nipote!” Aegon ha la decenza di apparire pieno di vergogna, ma Viserys si morde l’interno guancia. 
 
 
Saera rimane persa nel suo piccolo mondo, completamente imperturbata dalle sferzate verbali che i suoi zii stanno ricevendo. “È stata Saera a chiederlo.” Viserys dice, fissandola con uno sguardo insolente. “Lei passa tutte le sue giornate rintanata in quel palazzo dell’estate e voleva vedere qualcosa di diverso dalle noiose terre basse di Dorne.” 
 
 
“Saera è una bambina, Viserys.” Rhaenyra lo aveva sempre saputo che il suo figlio maschio più giovane sarebbe stato il più difficile dei suoi ragazzi, ma lei non riesce davvero a credere alle proprie orecchie. “E come suo zio, è tua responsabilità proteggerla mentre è sotto la nostra supervisione.” 
 
 
In disparte, Saera dà un calcio a un sassolino. “Mio padre mi avrebbe permesso di esplorare il monte.” Lei borbotta. 
 
 
Quella è una bugia. L’unica cosa di cui il fratello di Rhaenyra è più protettivo dopo la sua dannata spada d’acciaio di Valyria, sono le sue figlie femmine. A detta di Luke, c’era voluto uno sforzo significativo per convincere Aemond a dare il suo permesso per mandare qui Saera. Rhaenyra in genere non teme il suo irascibile fratello minore, ma teme le fiamme infernali che lui potrebbe far imperversare su di loro se dovesse accadere qualcosa alla sua adorata figliola. 
 
 
“Tuo padre non è qui, riñnykeā (piccola).” Daemon guarda la bambina con un’espressione contrariata. “Spetta a noi proteggerti e ciò significa che è a noi che devi rispondere delle tue azioni.”
 
 
Saera si acciglia, affilando gli occhi. 
 
 
Luke spesso le scrive dei suoi figli nei minimi dettagli. La maggior parte delle sue lettere sono piene di nient’altro che divagazioni su quanto sia dolce la sua tenera Naerys, o di quanto Aenys stia migliorando ogni giorno nelle sue lezioni di spada e di Valyriano antico. Lui elogia i suoi figli nel modo in cui solo una madre accecata dall’amore per i propri piccoli potrebbe fare, rendendo noti solo raramente dei drammi. Le uniche preoccupazioni che le scriveva con una certa frequenza erano quelle riguardanti la sua figlia maggiore. 
 
 
 Lei è splendida quanto la brezza estiva che abbiamo qui a Summerhall, ma, oh, con quanta velocità quella dolcezza può svanire.’ Lui le ha raccontato. ‘ Mi rammarico del fatto che lei abbia gli occhi di Aemond e anche il suo caratteraccio. ’ 
 
 
‘È perché mio nipote vizia quella bambina a non finire.’ Daemon le aveva detto una notte. ‘Quale fanciulla ha bisogno di una dozzina di vestiti di Myr quando le andranno stretti già il prossimo mese?’ È ironico, detto da suo marito, che ricopre di regali in maniera analoga la loro unica figlia femmina condivisa. 
 
 
Le parole lasciano la bocca di Daemon e lei riesce a vedere la tempesta di cui Luke l’aveva avvertita annuvolare il bel faccino di Saera. Con le sopracciglia corrugate, la bambina praticamente ringhia, “Tu non sei mio padre,” Sua nipote diventa rossa quanto la fiamma di un drago. “E io ti odio!” Lei urla, voltandosi e schizzando via con una velocità notevole. Daemon si muove per inseguire la bambina, ma Rhaenyra gli poggia una mano sul petto – spostando Visenya tra le braccia di lui. 
 
 
“Lascia che ci pensi io, amore mio.” È tutto ciò che dice, prima di tirarsi su le gonne, correndo dietro sua nipote. 
 
 
Summerhall è stata costruita nel fianco delle Montagne Rosse a nord delle terre basse di Dorne, circondata da un vasto lago e da un’estesa foresta. Essendo un nuovo insediamento, le terre intorno al castello sono scarsamente popolate e Luke le aveva spiegato che i bambini spesso giocavano nella natura circostante per divertirsi. ‘Amano arrampicarsi.’ Le aveva detto una volta. ‘Il cuore di Aemond per poco non aveva smesso di battere quando una mattina aveva guardato fuori dalla finestra del suo studio notando Saera sul parapetto, a circa venticinque metri dal suolo!’ 
 
 
Con attenzione, Rhaenyra sale sopra le rocce frastagliate della costa dell’isola, fino a quando non scorge la serpeggiante coda blu di Rainweaver sbucare da un angolino scavato nel lato del muro di pietra, lungo il bordo della montagna. Il drago sta crescendo con molta velocità da quando è arrivato a Roccia del Drago, ma Saera insiste nel portarselo dietro come se fosse un gatto enorme. 
 
 
“Saera,” La chiama. “Per favore scendi giù, non è sicuro stare così in alto.” 
 
 
Il rumore di qualcuno che tira su col naso arriva dalla cima della roccia. “Vattene via! Ti odio! Odio questo posto!” Rhaenyra sospira, afferrando la sporgenza e tentando di tirarsi su. “Il mio corpo si fa sempre più vecchio e stanco, mia cara.” Lei solleva il proprio peso fino a quando non riesce a sedersi sulla sporgenza accanto a sua nipote. È davvero un bel punto panoramico quello che la bimba si è trovata – calmo e pacifico, che affaccia sugli scogli e sulle acque che si infrangono lungo la costa. “Adesso dimmi, cos’è che ti turba davvero?” 
 
 
Il viso di Saera è bagnato dalle lacrime e i suoi occhi sono rossi e gonfi. Rainweaver ha la testa appoggiata sul suo bacino, cinguettando quietamente in un tentativo di far calmare la sua padroncina. La piccola tira su col naso, singhiozzando. “Stanno per avere un altro bambino,” Le lacrime le scendono sul viso. “E si dimenticheranno di me ancora di più.” Rhaenyra sospira, stringendo tra le braccia la sua nipote in lacrime. La sua nipote più grande le singhiozza sul vestito fino a quando il tessuto non è bagnato dalle lacrime.
 
 
“I tuoi genitori non si dimenticheranno di te, mia piccola cara. I tuoi genitori ti vogliono bene.” 
 
 
Saera scuote la testa. “E allora perché hanno mandato me qui e non Naerys o Aenys?” La sua voce è ovattata. “Perché hanno cacciato via solo me?” Rhaenyra accarezza la sommità delle ciocche argentate di Saera.
 
 
“Aenys adesso è uno scudiero con delle sue responsabilità, e Naerys,” Lei fa un profondo respiro. “Naerys è delicata, quello lo sai bene.” 
 
 
Le sue parole sembrano solo far arrabbiare di più la bambina, facendo in modo che il suo piccolo corpicino si irrigidisca. “ Naerys questo, Naerys quest’altro – tutto gira sempre intorno a Naerys!” Lei strilla, con delle nuove lacrime che le scendono sul viso. “A Naerys è permesso volare con nostro Padre su Vhagar. Naerys è quella che decide quello che facciamo durante il giorno. E tutto solo perché è cieca! ” 
 
 
Ah , Rhaenyra pensa. Quindi è di questo che si tratta, in realtà.
 
 
“Naerys ottiene sempre ciò che vuole, e col nuovo bambino, ci sarà ancora di meno per me.” 
 
 
Rhaenyra era cresciuta con l’amore incondizionato e la totale attenzione di suo padre. I suoi fratellastri sono nati solo quando lei era già più grande, e a quel tempo lei si stava ormai già creando una propria famiglia. 
 
 
Lei e Saera potranno anche somigliarsi, ma sono comunque davvero parecchio diverse. 
 
 
Abbracciando la sua nipotina arrabbiata, Rhaenyra abbassa la propria voce, facendola diventare un sussurro, “Vorresti conoscere un segreto su tuo padre, mia dolce bambina?” Saera resta tesa tra le sue braccia, ma annuisce. “In tutta la mia vita, non riesco a ricordare di aver mai visto mio fratello – tuo padre – sorridere.” Anche dopo tutti questi anni, Luke parla raramente di Aemond nelle sue lettere. Quando lo fa, le sue parole sono brevi e generalmente anonime.
 
 
 Aemond è tornato dal suo viaggio ad ovest. Mi è mancato terribilmente. ’
 
 
 Oggi Aemond ha portato i bambini a volare. Credo che mi unirò a loro la prossima volta. ’ 
 
 
Lei non può attestare quale amore potrebbe esserci o non esserci tra suo figlio e suo fratello, ma il loro amore in comune per loro figlia è ampiamente conosciuto.
 
 
“Sai quand’è stata la prima volta che l’ho mai visto sorridere?” Saera scuote la testa contro il suo petto. “È stato quando mio figlio – tua madre – ti ha messo tra le sue braccia per la primissima volta.” Saera si allontana leggermente, spalancando gli occhi dall’incredulità. In quel momento, lei è identica al suo dolce Lucerys. “Non dubitare mai della grandezza dell’amore che i tuoi genitori provano per te, mia piccola cara. Tuo padre,” Lei deglutisce, stupita dal fatto di essere disposta a fare complimenti al suo austero fratello minore. “andrebbe in capo al mondo per te.” 
 
 
Quella non è una bugia. Rhaenyra ha sentito di uomini tagliati in due come maiali maciullati dalle fauci di un drago, solo per essersi azzardati ad immaginare di fare del male ai nipoti di Rhaenyra. 
 
 
Il piccolo drago di sua nipote le cinguetta sul bacino, una fredda brezza le sferza entrambe.
 
 
“Mi dispiace, Nonna.” Saera accarezza la testolina squamosa di Rainweaver per del conforto. “Io non ti odio. Non odio nessuno.” I figli di Lucerys potranno anche non avere il suo colore di capelli e occhi, ma hanno il suo cuore. 
 
 
Rhaenyra scende lentamente dal muro su cui entrambe sono state sedute e allunga una mano. “So che non ci odi, mia dolce bambina. Adesso vieni, scappiamo via da questo freddo, così potrai scusarti col resto della nostra famiglia.” Saera scende dopo di lei, e Rhaenyra non resiste quando sua nipote le si aggrappa al fianco. Saera affonda il viso contro il fianco di Rhaenyra, calmandosi gradualmente sotto le carezze gentili della mano della nonna sulla sua piccola testolina. 
 
 
Alla principessa dagli occhi pieni di lacrime ci vuole solo un semplice chiedere scusa, singhiozzando, per fare in modo che Daemon e i suoi figli si lascino tutto quel calvario alle spalle, e Saera torna velocemente a correre per i cortili del Giardino di Aegon insieme a Visenya. 
 
 
La mattina dopo, Rhaenyra spedisce un corvo, e in meno di una settimana, Vhagar atterra sulle spiagge nebbiose della loro isola.
 
 
Rhaenyra non vede spesso suo fratello, visto che non ha molti motivi per farlo. Loro Padre, anche se sta invecchiando, è ancora relativamente in buona salute, e l’incoronazione di Rhaenyra rimane un evento del lontano futuro. Il suo fratello minore se ne sta in piedi dritto e stoico, vestito in abiti di cuoio da volo tutti neri, con la sua benda allacciata attorno ai lunghi capelli agitati dal vento. Viserys e Visenya stanno guardando entrambi Aemond come se lui sia lo Sconosciuto in persona in piedi nella Sala Grande di Roccia del Drago, ma Saera corre immediatamente verso suo padre in un turbinio di stoffa rossa e gridolini di gioia, non appena lo vede.
 
 
Aemond solleva sua figlia tra le sue braccia, e Saera gli si aggrappa addosso come se lui sia l’unica persona nella stanza – il faccino di lei è quasi schiacciato nel collo dell’uomo, mentre lui la fa oscillare gentilmente. Rhaenyra vede il proprio fratello rivolgere un piccolo sorriso privato a sua figlia, prima di premere un bacio sui soffici capelli di Saera. 
 
 
“Torniamo a casa, issa rūklon (fiorellino).” 
 
 
 

 
 
 
Viserys è piacevolmente sorpreso quando il suo secondogenito maschio appare nel cortile della Fortezza Rossa, durante un pomeriggio fortuito. Il vecchio re se ne sta seduto sui bastioni insieme alla sua dolce Helaena e alla sua ancora più dolce Jaehaera, guardando il suo nipote più grande avuto da Aegon allenarsi nel piazzale, quando nota Aemond e la sua figlia maggiore avvicinarsi a loro.
 
 
Saera diventa sempre più bella ogni volta che Viserys vede la sua bisnipote. La piccola bimba sembra una vera e propria principessa di Valyria nel suo vestito e nel suo cerchietto per capelli entrambi rosso Targaryen, e lei sorride in modo radioso, salutando con la mano gioiosamente da dove sta seguendo suo figlio. Aemond si inchina, facendo segno delicatamente a sua figlia di copiarlo – la piccola bimba si abbassa facendo un’impressionante riverenza degna di una giovane lady. Con la coda dell’occhio, riesce a vedere Jaehaera osservare nervosamente la sua giovane cugina, ma sorridere a suo zio. 
 
 
È un vero peccato che i suoi nipoti non siano uniti come aveva sperato. Da quando Summerhal era stata ultimata, Aemond si era tenuto i suoi pargoli nascosti, tranquilli e al sicuro, dietro le mura fortificate della sua Fortezza, come un drago che custodisce il proprio tesoro, visitando raramente, a meno che non fosse assolutamente necessario.
 
 
Ed è per questo che lo sorprende così tanto vedere il suo figlio solitamente recluso essere qui di sua spontanea volontà – specialmente con uno dei suoi figli. 
 
 
“Salve, Vostra Grazia!” Saera grida con entusiasmo, salutando con la mano in modo rapido. Viserys le sorride, salutando Aemond con un cenno della testa. Viserys spalanca le braccia. “Vieni, bambina mia – vieni a dare un bacio al tuo vecchio nonno.” Saera guarda suo figlio per avere la sua approvazione e quando la riceve, Saera sgambetta verso di lui, premendogli un bacio sulla guancia con un ampio sorriso. “Dimmi, come stai?” 
 
 
“Sto bene, Nonno. Ho imparato quasi tutte le lettere e sono migliorata tantissimo a suonare l’arpa! Un giorno, tornerò qui e suonerò per te.” Saera nota Helaena accanto a lui, e la saluta con la mano con entusiasmo. “Salve, Principessa Helaena! Grazie per il fazzoletto ricamato di farfalle che mi hai regalato per il mio scorso compleanno!” 
 
 
Helaena posa il suo telaio da ricamo. “Non c’è di che, Principessa Saera. Presto casa tua sarà invasa da farfalle, a bizzeffe.” Saera piega la testa di lato, confusa, guardando sia lui sia suo figlio. Aemond si è spostato per lasciare un bacio sulle guance di Helaena e Jaehaera, per poi prontamente strappare Saera via da Viserys, tenendosela stretta al proprio fianco.
 
 
“Perdonaci, Vostra Grazia, ma mia figlia ed io non resteremo a lungo.” Le formalità sono solo peggiorate da quando Aemond aveva ricevuto il suo titolo di lord. “Eravamo nel mezzo del nostro viaggio di ritorno a casa da Roccia del Drago, ma mio marito mi ha chiesto di estendere prima un messaggio da parte sua.” Viserys si mette a sedere dritto a sentir menzionare il suo nipote più dolce di tutti. Proprio come per i suoi figli, Aemond sembra deciso a tenere Lucerys ben nascosto nella loro nuova casa. L’ultima volta che aveva visto suo nipote era stato quando la famiglia si era riunita a Driftmark quasi tre anni prima, e anche allora il ragazzo era stato più distratto ad occuparsi dei suoi giovani figli rispetto al socializzare con gli altri membri della corte. 
 
 
Si appoggia allo schienale della sua sedia. “Come sta il Principe Lucerys? Fagli sapere che a corte tutti noi sentiamo la sua mancanza.”
 
 
Saera solleva di scatto la testa. “Mūna sta per avere un bambino!” Questo fa in modo che Viserys alzi le sopracciglia dalla sorpresa. Suo figlio era stato molto convinto nella sua decisione che la loro figlia minore sarebbe stata l’ultima. Aemond rimprovera la bambina in modo sommesso, prima di alzare lo sguardo su suo padre con un’espressione contenuta. “Lucerys aspetta un bambino e partorirà presto – mi ha chiesto di estendere un invito per il banchetto celebrativo che organizzeremo per il piccolo.” Lui annuisce.
 
 
“Un maschio? Ne sembri così certo.” Suo figlio fa un verso d’assenso, Saera gli afferra una mano per giocare con le dita del padre. Sua nipote fa per muoversi per afferrare One-Eye, e Aemond le pizzica il nasino, facendo scoppiare la bimba in un attacco di risatine. “Lucerys è convinto che avremo un altro figlio maschio. Qualcosa riguardo la posizione del bambino nel suo ventre.” 
 
 
Anche Alicent faceva così – lei era stata corretta in ogni previsione sui loro stessi figli. 
 
 
“Questo è tutto. Adesso dovremmo congedarci col tuo permesso, Vostra Grazia.” Aemond si inchina. “Ho avuto il preciso ordine di far tornare nostra figlia a casa prima di cena, oppure resterà sveglia oltre l’ora del lupo.” Nel momento in cui Viserys annuisce, Aemond si volta, portando via con sé velocemente la sua nipotina. 
 
 
Saera, prima che possa sparire dalla vista, si volta verso Viserys e lo saluta con la mano un’ultima volta. “Arrivederci, Nonno! Adesso volerò insieme a Vhagar!” A quel punto, Aemond si abbassa per prendere la bimba in braccio, sparendo oltre le porte ben sorvegliate.
 
 
Viserys sorride, affondando di più sulla sua sedia. Quattro è un buon numero di figli.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Note della traduttrice:
 
- In questo capitolo Luke ha espresso a Rhaenyra, nelle sue lettere, sentimenti positivi per Aemond, cioè di aver sentito molto la mancanza di suo marito quando Aemond era via, di voler volare con lui e i loro figli tutti insieme (mostrando quindi dell’affetto). Il fatto che Rhaenyra abbia letto in quelle parole solo delle dichiarazioni anonime, che non mostravano davvero il legame tra i due è solo perché Rhaenyra è di parte…(come del resto altri personaggi…ma capirete ancora meglio nei capitoli futuri.)
 
Vi scrivo ciò perché questo riferimento vi servirà per comprendere alcune cose che accadranno in futuro, nello specifico nel decimo capitolo.
 
Diciamo solo che in quelle lettere Rhaenyra ci vedeva solo quello che ci voleva vedere, e non quello che Luke le stava effettivamente scrivendo.
 


- Corviids ha creato delle splendide fanart basate sulle sue storie. Ve le lascerò man mano sotto i capitoli, ma vi lascio anche il link dove trovare quelle che ha pubblicato su AO3: https://archiveofourown.org/works/43194363/chapters/108562902
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

Luke a 15 anni e Luke a 18 anni.
 
 
Aemond e la sua dolce principessa (Saera)

 
  
 
- Spero che la storia vi stia piacendo. Man mano che andremo avanti, tutto diventerà più chiaro, ve lo prometto.
Vi ringrazio per il supporto! Se avete curiosità, domande da pormi, fate pure senza problemi!
Se vi va, potete lasciare commenti, ecc. Mi farebbe tanto felice! <3
 
 
 

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** aenys ***


 POV di Jace (+ POV di Luke, con un po’ di lucemond)
 
 
 
 
 
Come erede dell’erede al trono di spade, Jace sa che un giorno lui occuperà il seggio della sua residenza ancestrale, Roccia del Drago, governando come principe ereditario del suo castello. Roccia del Drago era la sua casa d’infanzia e lui si porta nel cuore quel tetro castello.
 
 
Ciò non significa che non possa essere geloso della fortezza che è stata regalata al suo fratello minore dal loro regale nonno. 
 
 
Volando sopra le Montagne Rosse delle Terre della Tempesta, il gran palazzo di Summerhall viene avvistato dall’alto. Il castello di per sé è grosso e splendido – nascosto in modo sicuro nel retro di una delle ampie montagne e oscurato esternamente da alti alberi e da un lago con un grosso fossato. C’è soltanto un altro piccolo villaggio entro due leghe dal castello, ma la fortezza stessa sembra essere una residenza autosufficiente. Vermax e Moondancer sorvolano entrambi l’umido paesaggio delle terre basse di Dorne nordiche, atterrando davanti alla Fossa del Drago – una struttura a cupola molto più piccola di quella sulla Collina di Rhaenys, ma costruita con l’intenzione di far alloggiare solo il drago di Lucerys e quelli dei suoi figli. Moondancer rilascia un gridolino stridulo, e Baela abbassa una mano per accarezzare le scaglie del suo drago. L’enorme massa verde nei pressi della struttura di pietra si sposta improvvisamente di fianco a loro, ed è solo quando un grosso occhio giallo si apre sbattendo la palpebra che Jace si rende conto che Vhagar se ne sta stesa, ferita, intorno alle mura della fossa. 
 
 
Scendendo velocemente da Vermax, Jace cammina verso Baela per aiutarla a scendere dalla sua sella.
 
 
“Riesco a scendere senza problemi, Jace.” Sua moglie gli allontana la mano. “Sono incinta, non impotente.” 
 
 
I maestri di Driftmark hanno da poco confermato lo stato delicato di sua moglie, ma Baela ha insistito nel volare comunque a Summerhall per unirsi ai festeggiamenti per il nuovo figlio di Lucerys. 
 
 
Visenya e Rhaenys avevano entrambe volato in battaglia sui loro draghi mentre erano incinte.’ Lei aveva controbattuto quando Jace aveva espresso le sue preoccupazioni sul farla volare. 
 
 
Un gruppo di custodi di draghi arriva per recuperare le loro bestie e condurle nella fossa, mentre un ragazzo più giovane vestito da servitore si avvicina a loro. “Buongiorno, Principe Jacaerys e Principessa Baela.” Il ragazzo si inchina. “Sono stato mandato per scortarvi verso la fortezza principale.” Lui fa segno di seguirlo verso un tratto scavato di montagna. 
 
 
Jace prende il braccio di Baela e iniziano a seguire entrambi il servitore. Raggiungono un’apertura nel lato della montagna – non più grande di una porta – e il servitore sblocca un cancello che la teneva chiusa. Un grosso uomo dall’aspetto robusto se ne sta in piedi accanto a una corda e a un argano, e Jace annaspa dallo stupore.
 
 
“Un ascensore!” Lui guarda Baela. “Incredibile! Avevano uno di questi aggeggi alla Barriera quando ho visitato Castello Nero insieme a Cregan.” 
 
 
Baela fa un verso d’assenso, “Sì, sì – Ho sentito anche troppo sul tempo che hai passato col tuo lupo del nord.” Lei osserva poi quel marchingegno con diffidenza. “Sembra… pericoloso.” Il servitore chiude il cancello del gabbiotto. 
 
 
“Non temete, Principessa Baela – questo congegno è stato progettato da maestro Anson, che è uno dei migliori della Cittadella per quanto riguarda la costruzione di castelli.” L’argano inizia a ruotare mentre l’uomo robusto tira la corda, e iniziano la loro discesa lungo il fianco della montagna.
 
 
Baela fa un verso d’approvazione, guardando verso il castello. “E’ davvero un posto bellissimo.” Si volta verso Jace con un cipiglio. “Tolmiot tolī syt skoros ziry iksos enkagon (è molto più di quanto lui si meriti).” 
 
 
Jace sospira. Lui non prova nessun affetto per Aemond, suo zio e… cognato. Quando sua madre aveva informato sia lui che Luke del fidanzamento del suo fratello minore, Jace si era infuriato. Non riusciva a credere che il Re – che, anche se scostante, era sempre stato molto amorevole con entrambi – potesse anche solo intrattenere l’idea di far sposare Luke con quella bestia che aveva provato ad ucciderli entrambi. Ma aveva avuto a malapena il tempo di manifestare il proprio dispiacere, che Luke si era già sposato e aveva avuto i suoi gemelli. Una volta che Summerhall era stata finita di essere costruita, il suo fratello minore era stato portato via verso il nuovo castello, e Jace era divenuto pienamente occupato ad aiutare sua madre a gestire Roccia del Drago. Da allora, aveva visto di rado Luke. Si scambiavano lettere, ma Luke parlava sempre e solo dei suoi figli e mai della sua relazione con loro zio. Sua madre sostiene che Aemond sia per lo meno buono coi nipoti e con le nipoti di Jace, ma lui deve ancora comprovare queste affermazioni. 
 
 
Escono fuori dall’ascensore e Baela boccheggia dalla meraviglia. 
 
 
Summerhall è ancora più bella vista così da vicino. Il grande castello è circondato da una spessa muraglia di torri fatte con pietre grigie, bianche e rosse. Jace riesce a vedere degli uomini corazzati indugiare nelle torrette di guardia e sui bastioni, perché solo suo zio potrebbe avere come casa un duplicato di una fortezza di guerra. Devono oltrepassare un largo ponte acciottolato per raggiungere la Porta Ovest, visto che l’intera facciata del castello sorge dall’altra parte di un imponente lago circondato dai boschi, che gli dà un aspetto inquietante ma sereno. 
 
 
È molto più verde di qualsiasi posto a Roccia del Drago, non riesce ad evitare di notare.
 
 
La disposizione della zona esterna gli ricorda molto Grande Inverno, l’imponente castello capeggiato dal suo caro amico Cregan, anche se in modo notevolmente più piccolo. Un vasto cortile si estende dall’altra parte della cinta muraria, dotato di una stalla ad un’estremità e di una fucina vicino alla base dell’edificio. Il castello in sé sorge al centro della fortezza, col retro che dà sulla montagna – alto e scintillante, con delle grosse torri agli angoli. 
 
 
È piuttosto splendido, ed è all’altezza del suo status come nuova residenza estiva di Casa Targaryen; non c’è da meravigliarsi che Luke ami così tanto questo posto. 
 
 
Servi e guardie gironzolano di qua e di là, ma si piegano in inchini rispettosi quando vedono lui e sua moglie. Passano sotto la Porta Ovest, camminando per quello che sembra essere un grosso giardino ben tenuto, fino a quando non raggiungono l’entrata del castello.
 
 
Suo fratello se ne sta da solo ai piedi delle scale che portano al castello, senza neppure l’ombra del suo zio-marito, con due testoline dai capelli argentati che gli corrono intorno. Gli scuri capelli di Luke sono cresciuti fino a sfiorargli le spalle, e sono tenuti indietro in modo approssimativo da un qualche tipo di forcina. Il clima delle Terre della Tempesta è animato dalla leggera brezza dei fiumi limitrofi, quindi ha addosso una semplice tunica blu allentata, con un mantello dalle maniche sottili. 
 
 
Luke non sembra notarli mentre si avvicinano – troppo occupato a recuperare sua figlia maggiore e suo figlio maggiore. Saera sembra la stessa di quando Jace l’aveva vista l’ultima volta; i suoi ricci capelli argentati sferzano nella brezza mentre lei insegue suo fratello, con addosso una versione lillà di uno di quei vestiti sofisticati che la loro sorella minore tanto ama. L’ultima volta che aveva visto suo nipote, Aenys non era più alto del ginocchio di Jace, mentre adesso la parte superiore della testa del piccolo raggiunge il girovita di Luke. Ironicamente, nonostante il fatto che i bambini hanno preso il loro colore di capelli e occhi da Aemond, non assomigliano molto a loro zio oltre a quello. Saera e Aenys hanno entrambi i visi più piccoli che lui e Luke hanno ereditato entrambi dalla loro madre, e mentre i capelli di Aenys sono corti e leggermente mossi, Saera sembra che sia appena tornata dall’aver volato a dorso di drago. 
 
 
Saera sembra stia tormentando Aenys quando Luke finalmente alza lo sguardo dai suoi figli battibeccanti. Suo fratello ci mette un attimo a registrare pienamente ciò che ha di fronte a sé, prima di correre attraverso il cortile e dritto tra le braccia di Jace.
 
 
“Jace!” Suo fratello sbatte contro di lui con un grido di gioia. Mentre Jace è diventato alto e robusto come Ser Harwin, Luke è rimasto delicato come la loro madre – anche se è cresciuto in altezza. “Dèi, è passato così tanto tempo. Sono così felice che tu sia riuscito ad esserci.”  
 
 
Luke si allontana da lui e sorride. Il suo fratellino ha delle leggere borse sotto agli occhi, ma le iridi marroni gli brillano nella luce del sole. Fa un passo indietro e abbraccia Baela. “Anche tu, Cugina.” Luke sorride in modo ampio. “O dovrei dire, Cognata.” Baela condivide il suo ampio sorriso, premendogli un bacio sulla guancia.
 
 
“Luke, ti trovo benissimo.” Baela gli scompiglia i capelli. “Se solo tuo fratello potesse essere accomodante quanto te.” Luke dà vita a un sorriso incerto, ma non dice nulla.
 
 
Jace abbassa lo sguardo e vede due paia di occhi curiosi che lo fissano. Luke spinge i bimbi in avanti. “Sono certo che ti ricordi i miei gemelli,” Lui incoraggia il piccolo bambino e la piccola bambina. “Avanti, salutate vostro zio e vostra zia.” 
 
 
La bimba, Saera, si illumina dall’emozione. “Salve! Il mio nome è Saera – mio padre è il figlio del re e il lord di questo castello. Quello fa di me una principessa una lady!” Accanto a lei, Aenys la schernisce, alzando gli occhi al cielo. 
 
 
Aenys si inchina invece. “Salve Principe Jacaerys e Principessa Baela. Vi diamo il benvenuto nella nostra dimora.” Jace alza le sopracciglia sentendo il linguaggio formale. Guarda Baela che condivide un’espressione simile, e poi guarda Luke, che si limita a scrollare le spalle. 
 
 
“E questa,” Luke si sposta di lato per rivelare un piccolo corpicino nascosto dietro il tessuto del suo mantello. “E’ Naerys.” Suo fratello si piega per inginocchiarsi accanto alla piccola bambina. “Puoi dire ciao, tesoro mio? Questi sono tuo zio e tua zia.” 
 
 
Jace non ha mai incontrato Naerys prima d’ora. A quanto pare, la seconda figlia femmina di Luke ed Aemond era nata cagionevole di salute, almeno stando a quello che aveva detto suo fratello, e la malattia le aveva causato la perdita della vista. Per questo motivo, Aemond permetteva raramente a chiunque di stare intorno alla loro figlia femmina più piccola, e apparentemente è molto severo nell’esaminare le balie e le septe della bambina. Nonostante la sua cosiddetta indisposizione, Naerys è una cosettina davvero molto graziosa. Lei ha dei capelli di una tonalità leggermente diversa da quella dei suoi fratelli – risplendendo di un oro chiaro invece che di argento – e sono tenuti nascosti sotto un cappuccio blu scuro che si abbina al mantello di Luke. Agli occhi di lei mancano delle normali pupille, e sembrano più delle brumose pozze lillà che dei veri e propri occhi. 
 
 
Jace si inginocchia così da poter essere alla stessa altezza della piccola bimba. “Ciao, Principessa. Io sono il Principe Jacaerys, ma puoi chiamarmi Zio Jace.” Allunga una mano per accarezzare la testolina della piccola, quando un forte ringhio si fa sentire dietro di lei.
 
 
Un enorme cane elghund nero e beige se ne sta dritto con la bocca tirata indietro in un ringhio – i suoi denti seghettati sono in bella vista. Jace ritrae la mano, ma Naerys non sembra per niente spaventata, alzando invece un braccio così che il cane possa poggiarci sotto la testa. 
 
 
“Ciao, Kēpa.” La voce della bambina è pacata e ovattata visto che sta tenendo le dita vicino alla bocca. Gli occhi di Naerys vagano, ma lui capisce che lei sta cercando di seguire i suoni che le sono intorno. “Questo è Syndor – lui è mio amico.” 
 
 
Jace si rialza e guarda Luke, che sembra completamente imperturbato dall’enorme bestia con cui sua figlia sta giocando. “Un regalo da Casa Tully – li addestrano nelle Terre dei Fiumi per prestare servizio come cani da caccia e da guardia, e ne ho comprato uno per lei su richiesta di mio marito quando Lord Kermit stava trattando con noi.” 
 
 
Luke non ha chiamato Aemond ‘zio’ o col suo nome, ma l'ha chiamato marito. Quello provoca a Jace un brivido lungo la spina dorsale.
 
 
“A proposito di nostro zio, lui dov’è? Il Lord di Summerhall non ci ritiene degni della sua presenza?” Era intesa come una battuta leggera, ma Luke gli rivolge uno strano sguardo che viene rispecchiato sui volti curiosi di sua nipote e di suo nipote. 
 
 
Luke si schiarisce la gola. “Aemond ha dovuto ritirarsi nel suo studio per occuparsi di una questione riguardante alcuni accordi commerciali con Lunga Tavola.” Sospira, prendendo in braccio Naerys, che strofina il suo faccino nel collo di Luke. “Lord Merryweather ha deciso improvvisamente di fare l’avaro con le tassazioni delle nostre importazioni di grano, ed Aemond non ha alcuna intenzione di sopportare le sue assurdità.” 
 
 
Suo fratello parla di commercio come se fosse una sua seconda natura, ma potrebbe benissimo star parlando del basso Valyriano per quanto suoni strano sulle sue labbra. 
 
 
“E cosa diciamo ai lord avari, mio dolce tesoro?” Luke fa rimbalzare Naerys tra le sue braccia. 
 
 
La bambina cieca ridacchia. “Diamoli in pasto a Vhagar!” Baela lo guarda sconvolta, ma Luke ha un sorriso orgoglioso sulle sue labbra.
 
 
“A lei piace fare i suoi pisolini con Aemond nel suo studio mentre lui lavora.” Si gira di spalle, i gemelli gli restano vicini, ed inizia a salire le scale verso la parte principale del castello. “Ma adesso non è importante. Venite, voglio farvi conoscere il bambino.” 
 
 
Baela guarda Jace con la bocca spalancata come un pesce – una sensazione che lui condivide parecchio – ma Saera si gira di nuovo per far cenno loro di venire avanti, come se la stiano infastidendo. Con un’espressione confusa condivisa da entrambi, lui offre il suo braccio a Baela e la coppia segue suo fratello e la sua strana famigliola. 
 
 

 
 
Le stanze nella torre per gli ospiti sono ben arredate, con una vista eccezionale sul territorio circostante, così la mattina dopo Jace si prende il suo tempo nel prepararsi, solo per godersi l’alba. Si sta infilando gli stivali di pelle quando Baela si muove nel letto con un grugnito, i suoi corti capelli argentati sono un disastro mentre lei dorme. I maestri li avevano avvertiti che la gravidanza sarebbe stata stancante, ma sembra che il bambino abbia già consumato tutta l’energia di sua moglie. 
 
 
Lasciando Baela ai suoi sogni, lui si incammina verso la parte principale del castello, che è sorprendentemente movimentata nonostante sia a malapena l’ora dell’anguilla. Una serva gli indica la direzione verso la Sala Grande, nella parte più nascosta del castello, e lui si prende un momento per ammirare l’architettura.
 
 
Luke gli ha spiegato che anche se il castello di per sé si appoggia contro la montagna, non finisce lì – invece, è stato costruito più in profondità nella montagna, come Castel Granito, con le camere da letto della famiglia nascoste al sicuro nella parte posteriore. 
 
 
Il favoritismo di Re Viserys per suo fratello sta diventando sempre più evidente, ma lui può considerarlo uno scusarsi per aver fatto sposare Luke col suo terribile figlio. 
 
 
Raggiungendo la Sala Grande, trova suo fratello appisolato con davanti un piatto d’avena e di airone affumicato – col piccolo Gaemon intento a fare i capricci e che gli si dimena sul bacino. Saera sembra intenta a lanciare dei mirtilli con un cucchiaio alla sua povera balia, e Naerys sta dando da mangiare delle carote a Sydnor dalla sua ciotola, in maniera non molto sottile. 
 
 
Jace allunga una mano oltre suo fratello per afferrare un pezzo di pane dal cesto accanto a lui, e Luke si sveglia di colpo – Gaemon gli balbetta allegramente sul bacino. A differenza di Saera e Naerys che sono entrambe vestite in modo impeccabile e in modo abbinato, con dei vestitini e dei cerchietti rosa chiaro, Luke sembra essere ancora in vestaglia con delle tracce di sonno – o meglio di mancanza di sonno – sul suo viso. 
 
 
“Non riesci a dormire, fratellino?” Luke si strofina la faccia, passando Gaemon alla sua balia.
 
 
Suo fratello affonda di più nella sua sedia. “Naerys, smettila subito di dare da mangiare il tuo pasto a Syndor, oppure ti manderò a letto senza cena.” La piccola bimba si ferma, sbuffando. “E per rispondere alla tua domanda, Daemon e nostra madre hanno pensato che fosse appropriato volare qui dopo che era passata da un pezzo l’ora del lupo, e ho dovuto aiutare a far sistemare tutte le bestioline.” 
 
 
Jace gli dà una pacca solidale sulla spalla. Per quanto possa essere geloso dell’immenso castello che suo fratello chiama casa, non è per niente invidioso dello sforzo che ci vuole per gestirlo. 
 
 
“Dov’è tuo figlio?” O Aemond? Sembra che loro zio faccia ben poco per supportare suo marito. 
 
 
Luke si alza, stiracchiandosi la schiena. “Aenys è già nel cortile d’addestramento.” Lui sospira. “Te lo giuro, Aemond dà una spada a quel bambino e improvvisamente lui si crede già il prossimo cavaliere del drago di Valyria.” Nonostante il suo tono, Luke sorride. “Sei il benvenuto ad andare a guardare o ad esercitarti insieme a lui – sono sicuro che ne sarebbe entusiasta. Io, in compenso, andrò a farmi un bel bagno prima di unirmi a tutti voi.” 
 
 
Suo fratello esce dalla Sala Grande e Saera si materializza subito accanto a Jace, tirandogli la manica del farsetto con la sua piccola manina.
 
 
“Posso mostrarti la strada!” Lei cinguetta. “Mio padre non mi lascia avere una spada, ma mi insegna ad usare arco e frecce su uno dei fantocci!” Senza aspettare, sua nipote lo tira via dalla stanza e lungo dei corridoi tortuosi con una disinvoltura data dalla pratica. Riesce a sentire Naerys e il suo cane che li seguono, mentre Saera apre con fatica una grossa porta di quercia. Una volta all’esterno, si rende conto che la bambina è riuscita a farli arrivare su fino ai bastioni che si affacciano sul grosso cortile, e lui ridacchia. 
 
 
Il primogenito maschio del Lord di Summerhall è in piedi in quello che sembra essere il cortile d’addestramento, accanto a un uomo dai capelli scuri, oscillando aggressivamente una spada di legno contro un pupazzo di paglia. 
 
 
Syndor abbaia in modo strano per un attimo, e Jace si ritrova spinto di lato dalla sua nipotina cieca sorprendentemente forte.
 
 
Kēpa!” Naerys strilla con gioia, correndo in avanti con passo incerto, col suo cane che la tiene in equilibrio. 
 
 
Jace è abbastanza uomo da ammettere che il sangue gli si gela nelle vene nel sentir menzionare suo zio. L’ultima volta che aveva visto quell’uomo era stata dopo la sua cerimonia di nozze con Baela a Driftmark, e anche allora Aemond si era fatto vedere poco – più focalizzato sul parlare con la propria madre, la Regina Alicent, e col Primo Cavaliere. 
 
 
Aemond volta la testa al suono della voce della nipote di Jace, e lo sguardo che suo zio gli rivolge è come un pugno nello stomaco. Negli ultimi dieci anni o giù di lì, Jace è cresciuto diventando forte e alto, ma il singolo occhio di Aemond lo fa sentire come se lui sia di nuovo un bambino che sta per farsi sfondare il cranio. Suo zio rimane alto e imponente, col suo occhio mancante nascosto sotto una benda di pelle ricca di dettagli, il che lo fa apparire ancora più cupo. I suoi capelli sono mollemente intrecciati lungo la schiena e i suoi vestiti sono piuttosto irrilevanti, eccetto per il mantello nero che indossa. C’è il dettagliato sigillo della loro casata ricamato nello spesso tessuto con del filo verde, e gli occhi dei draghi sono stati rimpiazzati da delle gemme gialle. Chiunque sia stato commissionato per fare quell’indumento lo ha fatto con dettaglio e con abilità, meticolosamente. 
 
 
Aemond tiene poco in considerazione la sua presenza, ma si piega per prendere in braccio Naerys quando la bambina cieca si schianta contro la sua gamba.
 
 
“Buongiorno, Kēpa.” Naerys avvolge le braccia intorno al collo di Aemond. “Abbiamo portato Zio Jace.” 
 
 
Aemond fa un verso d’assenso, osservando Jace con disprezzo. “Buongiorno, byka perzys (piccolo fuoco).” Goffamente, Jace si avvicina al punto dove l’uomo se ne sta a supervisionare il cortile d’addestramento. Gli ci vuole un attimo per notare che Aemond non è da solo. 
 
 
Con uno seduto accasciato su una sedia e l’altro in piedi accanto ad essa, ci sono i suoi altri due zii, Daeron e Aegon, con uno che ha un aspetto annoiato e l’altro che sembra mezzo addormentato. È passato un bel po’ di tempo anche da quando aveva visto il suo zio più grande l’ultima volta, e lui ha un aspetto… decente – per quanto Aegon possa apparire decente considerando che passa la maggior parte del suo tempo ubriaco fino a perdere i sensi. Aegon lo osserva con un misto di disprezzo e di curiosità, e nel frattempo Saera corre tornando al suo fianco.
 
 
“Questo è Zio Aegon!” Lei gli dice. “Anche lui è un principe, come mio padre, e il suo drago è più bello del tuo!” Saera non lo dice per crudeltà, ma solo per schietta onestà infantile.
 
 
Daeron lancia un’occhiata alla piccola bimba. “Non dici niente di me, Nipote?” Saera si limita a scrollare le spalle, ed Aegon sghignazza tra sé e sé, mentre Aemond non dice nulla. Gli Dèi decidono di mostrargli misericordia quando una forte mano familiare gli dà una pacca sulla spalla. 
 
 
“Non mi sono perso i festeggiamenti, vero ragazzi?” Daemon sorride in modo ampio. Saera si volta verso il patrigno di Jace e lo saluta con la mano, ma Naerys resta in silenzio nel suo posto tra le braccia di Aemond. 
 
 
Aemond, il temuto Principe di Summerhall con un occhio solo, è decisamente un uomo di poche parole, limitandosi semplicemente a fare un breve cenno con la testa a Daemon prima di voltarsi di nuovo a guardare oltre i bastioni. Jace prende posto ad una distanza rispettabile da suo zio, e va anche lui a guardare. 
 
 
Due ragazzini si sono uniti ad Aenys nel cortile d’addestramento, entrambi con dei capelli scuri che contrastano coi capelli chiari di suo nipote. 
 
 
“Chi sono quei bambini?” Jace chiede, voltandosi verso Aemond. 
 
 
Suo zio sposta Naerys da un braccio all’altro. “Toron Greyjoy e Royce Baratheon – i miei protetti.” Daemon rilascia un basso fischio, mentre Jace alza le sopracciglia. Luke non gli aveva raccontato nulla riguardo al prendere in custodia dei protetti – tanto meno un Greyjoy e un Baratheon. Aemond deve avere percepito la sua confusione, perché continua, “Dopo la piccola parentesi di Dalton Greyjoy a giocare a fare il ribelle, il Re ha richiesto che io mi tenessi l’erede di Lord Dalton come ostaggio per assicurarmi che lui resti sotto controllo.” Jace fa un cenno d’assenso, comprendendo.
 
 
“Per quanto riguarda il piccolo cervo, bè, Lord Borros si era sentito offeso dal fatto che ho sposato tuo fratello invece di una delle sue figlie, così ho accettato di tenere in custodia suo figlio, per il momento.” Le sue parole irritano Jace. Aemond dovrebbe sentirsi grato di aver ricevuto la mano di qualcuno meraviglioso quanto suo fratello. 
 
 
Saera si alza sulle dita dei piedi per poter guardare oltre il muro. “A me non piacciono.” Lei afferma alla leggera. “Toron è cattivo e Royce puzza di carne bollita.” Curvando le mani sulla bocca, lei urla, “Aenys! Idaña (gemello)!” 
 
 
Sua nipote sventola la mano con entusiasmo quando Aenys si volta con una smorfia. Il più alto dei due ragazzini dai capelli scuri – Toron, sghignazza, dando una gomitata a quello più basso, Royce, che è rosso come un pomodoro. La reazione tutt’altro che piacevole del suo gemello non sembra turbare Saera. 
 
 
“E’ proprio un ragazzino stoico tuo figlio, Nipote.” Daemon ride, salutando con la mano gli scudieri improvvisamente emozionati dall’essere di fronte a quelle importanti persone. 
 
 
Aegon prende un sorso del proprio vino, ridacchiando allo stesso modo. “Vuoi dire che ha un bastone infilato su per il culo proprio come il suo paparino.” Aemond schiaffeggia il retro della nuca di Aegon e il suo zio più grande strilla. “Che vuoi? La tua mocciosa è persa nel suo mondo e Nae è tipo svenuta.” 
 
 
Suo zio ha ragione. Naerys sembra essersi addormentata tra le braccia di Aemond che la stanno cullando – la saliva si sta accumulando sulla spalla del mantello di Aemond, mentre lei russa leggermente. 
 
 
“Aenys diventerà il Lord di Summerhall dopo di me – a differenza di altri nella nostra famiglia, intendo assicurarmi che il mio erede sia in grado di governare.” Quell’offesa fa accigliare Jace, e lui riesce a sentire l’affilata occhiataccia di Daemon da dietro le spalle. 
 
 
Jace non è uno sciocco – è ben conscio che Re Viserys aveva fatto sposare Aemond e Luke solo come ultimo disperato tentativo di risanare la frattura nella loro famiglia, che non è né cresciuta, né guarita. La Regina e sua madre sono tutt’al più civili l’una con l’altra, e il Re continua solo ad invecchiare. Avere dei nipoti in comune non può sanare delle ferite che sono ormai divenute infette dopo tutti questi anni. 
 
 
Gli uomini si fissano a vicenda, Aemond con un ampio sorriso esasperante, fino a quando Saera non cinguetta improvvisamente, “Ed io lo sposerò e diventerò una vera e propria lady!” Il ghigno di Aemond svanisce subito e la sua espressione compiaciuta diventa inorridita. Aegon sputacchia nel suo vino, dando vita a una sonora risata. 
 
 
“E quello chi te l’ha detto?” Aemond grida, e Daemon ridacchia. 
 
 
Saera guarda suo padre con confusione. “Septa Mira! Lei mi ha detto che un giorno mi sposerò e avrò tantissimi bambini, proprio come te e Mūna.” Lei piega la testa di lato come un uccellino. “Anche se non mi ha detto come.” 
 
 
“Basta!” Aemond si pizzica la parte superiore del naso, cercando di stabilizzare una Naerys che si è destata. 
 
 
Il rumore di legno che colpisce altro legno riecheggia da sotto i bastioni, e gli uomini fanno tutti tornare la loro attenzione ai bambini nel cortile. Un altro ragazzino dai capelli chiari, che Jace riconosce come Jaehaerys, si è unito agli scudieri che si stanno esercitando. 
 
 
Aenys, nonostante il fatto di essere a malapena abbastanza grande da poter tenere in mano una spada d’allenamento, ha chiaramente ereditato il talento di suo padre nell’arte della spada. Suo nipote sbatte la propria spada contro quella del ragazzo Baratheon con una precisione che gli può essere stata insegnata solamente da Aemond, che Jace deve ammettere a malincuore essere un ottimo combattente. Un cavaliere molto alto e con una barba marrone scuro abbaia degli ordini, e Aenys annuisce, comprendendo. 
 
 
Ser Medrick Manderly faceva parte del gruppo di cavalieri e di cappe dorate che avevano giurato di difendere suo fratello e la sua nuova famiglia quando si erano trasferititi a Summerhall, e l’ultima volta che aveva avuto notizie a riguardo aveva sentito che l’uomo del nord era diventato il capitano del loro presidio. Luke aveva scritto che Aenys era entusiasta di essere stato scelto come scudiero di quel cavaliere.
 
 
“Ha talento.” Jace commenta, guardando suo zio. 
 
 
Aemond sorride addirittura in modo ampio, “Certo che ha talento – è mio figlio.” 
 
 
Ser Medrick fa in modo che i bambini si scambino di avversario e Jace riesce a vedere Greyjoy squadrare Aenys con un ghigno. I bambini ricominciano il loro allenamento, Aenys affonda contro Toron con precisione e velocità. Ma dove Aenys è veloce, Toron ha dalla sua parte la sua massa – spingendo il proprio peso in avanti per far barcollare suo nipote.
 
 
“Ruota il tuo piede posteriore, Trēsy (figlio).” Aemond grida a suo figlio in basso. “Trova il tuo centro e disperdi il tuo peso in modo uniforme.” 
 
 
Aenys si volta verso di loro, e il modo in cui gli occhi gli si spalancano dalla sorpresa per via del numero di spettatori fa ricordare a Jace il suo fratello minore. Suo nipote deglutisce, guardando Aemond prima di annuire. 
 
 
Il combattimento continua come ci si aspetta fino a quando Aenys non calcia via i piedi di Greyjoy e il ragazzino più grande dice qualcosa che Jace non riesce a sentire. Qualsiasi cosa fosse, fa in modo che Aenys getti via la sua spada e si butti addosso al ragazzino con un urlo infuriato. 
 
 
I bambini cadono per terra e nel cortile d’addestramento scoppia il putiferio. 
 
 
Aemond spinge subito Naerys tra le braccia di Aegon per poi correre giù per le scale che portano al cortile. Saera si guarda intorno confusa e Daemon la afferra, facendo segno a Jace di seguire Aemond. 
 
 
Nelle sue lettere, Luke racconta sempre a Jace di quanto sia orgoglioso del suo figlio maschio maggiore. 
 
 
‘Lo adoreresti, Jace! Mi ricorda te quando eravamo piccoli. Aemond gli ha regalato la sua prima daga ed Aenys ha promesso di usarla solo per proteggere me – non è la cosa più dolce che tu abbia mai sentito?’ 
 
 
‘Aenys ha deciso che vuole rivendicare Seasmoke in onore di Ser Laenor – il nonno che non ha mai conosciuto. Temo che potrebbe diventare invidioso di Saera e detesterei vedere nascere dei dissidi tra di loro per colpa di qualcosa di così futile. Potresti chiedere a Nonno e Nonna se sarebbe possibile permettere ad Aemond di portarlo a vedere il drago quando verremo per il matrimonio?’ 
 
 
Suo fratello non gli aveva mai parlato del fuoco che ribolle nelle vene di suo nipote.
 
 
Aenys è sopra Toron Greyjoy, martellando il viso del ragazzino più grande coi suoi pugnetti. Ser Medrick si muove per dividere i bambini, ma Aenys riesce a schivare le sue mani per poter placcare di nuovo Greyjoy a terra.
 
 
“Ti ammazzo!” Aenys grida, tirando i capelli di Toron mentre il bambino più grande prova a graffiargli la faccia. “Rimangiatelo!” Gli dà un pugno dritto in testa. “Rimangiatelo!” 
 
 
Aemond si precipita in avanti, strappando via suo figlio dal suo protetto. “In nome dei Sette, che sta succedendo qui?” Suo zio abbaia, tenendo stretto Aenys come se fosse un cane rabbioso. Toron prova ad afferrare di nuovo Aenys, ma Jace gli stringe un braccio – abbassando lo sguardo sul ragazzino con un’occhiataccia che lo fa irrigidire. “Separatevi — adesso!” Suo zio urla.
 
 
“Lo ammazzo!” Aenys ringhia. “Ha detto che Mūna è un bastardo e una puttana!” Jace osserva Aemond fermarsi del tutto – con una smorfia sul viso, mentre suo figlio si dibatte tra le sue braccia.
 
 
Toron cerca di liberarsi dalla stretta di Jace. “E’ vero! Me l’ha detto mio padre – tua madre è un bastardo e tutta la tua famiglia è completamente matta!” Il cortile d’addestramento ha iniziato a riempirsi di spettatori curiosi, e qualcosa dice a Jace che questa non è la prima volta che è accaduto un incidente del genere.
 
 
“Basta così!” Aemond ruggisce. Entrambi i bambini si fermano di colpo e Jace può vedere delle lacrime accumularsi negli occhi di Aenys. “Ser Medrick, prendi Lord Toron e puniscilo adeguatamente.” Il cavaliere prende con sé un Greyjoy adesso impaurito, trascinandolo verso l’altro lato del cortile. 
 
 
Un lieve singhiozzo si fa sentire da sopra i bastioni e, all’improvviso, sopra il cortile d’addestramento risuona il rumore di qualcuno che piange in modo disperato. Aegon tiene in braccio una Naerys singhiozzante con un’espressione confusa – la piccola bimba vagisce mentre si agita tra le braccia dello zio. Saera si sta aggrappando a Daemon con un’espressione ugualmente turbata, e una balia corre in avanti per prendere con sé la sua nipotina cieca. 
 
 
Aemond stringe la mascella – il suo occhio rimanente è pieno di quello sembra un misto contrastante di frustrazione e di tristezza, prima di afferrare Aenys per la spalla. 
 
 
“Dentro – adesso.” Suo zio freme di rabbia, spingendo suo figlio verso l’entrata dell’interno del castello. 
 
 
Luke non gli manda mai dettagli sul rapporto tra Aemond e i loro figli. È piuttosto ovvio che suo zio abbia una certa predilezione per le sue figlie femmine, ma lui non può fidarsi del fatto che Aemond non sarà eccessivamente severo verso il suo figlio maschio.
 
 
Così Jace segue i due in sordina, mentre Aemond trascina suo figlio in un sottoscala vuoto. 
 
 
Aemond si inginocchia davanti ad Aenys così che possano essere sullo stesso livello visivo – le sue mani stanno stringendo le spalle del ragazzino con una presa salda. Aenys rimane a fissare il pavimento con un labbro tremante. “Che ti è saltato in mente per pensare che una cosa del genere fosse appropriata, Figlio?” La voce di Aemond è bassa e arrabbiata, ma anche velata di preoccupazione. “Davanti alle tue sorelle? Sei pazzo?” 
 
 
Il viso di Aenys è incrostato di terriccio e di sangue e, per un attimo, assomiglia completamente a Luke. “Ha insultato Mūna e le mie sorelle.” Suo nipote ringhia. “Avrei dovuto ucciderlo!” 
 
 
“Non parlare in quel modo, ragazzo.” Il rumore di passi che corrono lungo i corridoi di pietra riecheggia per la sala vuota, e Luke svolta l’angolo con una faccia arrossata e in preda al panico. Suo fratello ha scambiato la sua vestaglia per una lunga tunica grigia e dei pantaloni – con un mantello rosso a maniche lunghe intorno alle spalle. 
 
 
Si precipita in avanti, scivolando in ginocchio accanto ad Aemond. “Per amore della Madre, che è successo?” Tampona il viso sanguinante di Aenys. “Oh, mio caro ragazzo – chi ti ha fatto questo?” Luke guarda Aemond e Jace per avere delle risposte, il suo volto giovanile è segnato da un’ansia profondamente radicata che solo un ragazzo che è diventato genitore troppo presto può provare. 
 
 
“Greyjoy.” Aemond sospira, rialzandosi per strofinarsi il lato della faccia dove gli manca un occhio. Luke arriccia le labbra, annuendo per far cenno di aver compreso.
 
 
Aenys tira su col naso e le lacrime colano dai suoi occhi violacei. “Ti ha chiamato un bastardo e una puttana, Mūna.” Luke risponde in modo molto più calmo di quanto Jace si sarebbe aspettato. Il bambino che si era lanciato addosso a loro zio con un coltello non c’è più — suo fratello si limita solo ad annuire con la testa, alzando lo sguardo su Aemond con degli occhi tristi e delusi. “Dovevo difendere il tuo onore – Kēpa dice che è quello che i figli maschi devono fare.” 
 
 
“Lo capisco, mio dolce bambino.” Luke si alza, ripulendo il viso sporco di Aenys col suo pollice. “Ma ciò che hai fatto non è appropriato. Hai spaventato le tue sorelle e hai fatto una scenata davanti all’intera fortezza.” 
 
 
Suo zio abbassa lo sguardo su Aenys, e Jace sente di star interrompendo qualcosa di fin troppo intimo. “Non sono arrabbiato con te per aver difeso la tua mūna, Trēsy.” 
 
 
Aemond non è un uomo tenero e il diventare padre non ha cambiato quel fatto. Jace aveva visto il tipo di violenza di cui suo zio era capace quando erano stati mandati entrambi nelle Isole di Ferro per sedare la ribellione. Aemond aveva bruciato gli uomini di ferro senza rimorso e aveva ucciso senza battere ciglio. Immaginare un tale uomo violento che tornava a casa dove vivevano suo fratello e i loro bambini aveva riempito Jace di un immenso terrore. 
 
 
E lo disturba vedere un uomo così vile parlare in modo così sincero con suo figlio. 
 
 
“Ma ci sono modi migliori di occuparsi di queste cose. Quello che hai fatto è sbagliato, e mi aspetto che tu e Lord Toron vi chiediate entrambi scusa e facciate pace prima di cena.” Lui fissa il ragazzino. “Sono stato chiaro?” 
 
 
Aenys tira su col naso, asciugandoselo. “Sì, Padre.” 
 
 
Luke si piazza di fronte a Jace e lui trasalisce. Luke sembra stanco, ma gli rivolge un sorriso fiacco – appoggiandogli una mano sul petto. “Potresti accompagnare Aenys nelle stanze di Maestro Anson? Lui conosce la strada.” 
 
 
Prima che Jace possa rispondere, suo fratello gli spinge il ragazzino tra le braccia e li spinge lungo la sala. Aenys non lo guarda mentre camminano, ma Jace riesce a sentire Aemond e Luke parlare.
 
 
 Līs ao sagon sīr nūmāzma? Ziry iksos sepār nykeā valonqar. (devi essere per forza così cattivo? è solo un bambino).” Luke dice. 
 
 
 Skoros would ao emagon issa gaomagon? Ziry threatened īlva ward — skoros lo issa kepa found hen (che cosa vorresti che facessi? ha minacciato il nostro protetto – e se mio padre lo dovesse scoprire?)” 
 
 
Lui non sa se Aenys abbia già una buona conoscenza del Valyriano antico, ma il bambino si irrigidisce – stringendo le mani a pugno ai lati del suo corpo. Sospirando, Jace gli appoggia una mano sulla spalla e lo segue nel tragitto verso il maestro senza dire una parola.
 
 
 

 
 
 
Il banchetto di festeggiamento per la nascita di Gaemon è imbarazzante nel migliore dei casi e un disastro nel peggiore. Col re bloccato ad Approdo del Re per via della sua salute cagionevole, Daemon siede ad un’estremità del tavolo, e Aemond all’altra – entrambi gli uomini si stanno fissando come se fossero separati da un campo di battaglia e non da un banchetto di carni arrosto e di stufati. 
 
 
I figli e i nipoti sia della Principessa Ereditaria Rhaenyra e sia della Regina Alicent si sono riuniti, e lo stomaco di Jace è pieno di terrore e di vino rosso di Arbor. Il povero Luke sembra stia quasi per svenire, stando seduto accanto a loro zio e di fronte alla Regina – sta irradiando ansia da tutti i pori mentre i servi dispongono il menù che ha pianificato meticolosamente per l’occasione. 
 
 
Con sua grande sorpresa, Aenys e le sue sorelle si stanno comportando nel migliore dei modi – Saera sta ridacchiando con Visenya, che è seduta accanto a lei, ed Aenys sta pungolando un delicato Maelor con domande sulla capitale. 
 
 
“La tua casa è incantevole, Lucerys.” Helaena sorride dolcemente, stuzzicando un ammasso d’anatra arrosto con la forchetta. 
 
 
Luke sorride stancamente, consapevole degli occhi che ha addosso. “Grazie, Zia Helaena.” Suo fratello giocherella con le proprie mani. “Dovete scusarmi, non sono abituato ad ospitare così tante persone.” 
 
 
“Stai facendo un lavoro magnifico, mio dolce ragazzo.” Sua madre sorride accanto a un Daemon dall’espetto annoiato. “Le tue cucine hanno fatto un lavoro fenomenale col menù – la trota è deliziosa. Non è vero, amore mio?” Daemon si limita a fare un verso d’assenso, prendendo un sorso del suo vino rosso di Arbor. 
 
 
La Regina Alicent – vestita in un abito verde smeraldo, con le dita adornate di anelli – appoggia una mano sul braccio di suo figlio. “Summerhall è splendida come me la ricordavo. Dimmi, c’è qualche piano di espandere gli insediamenti oltre i terreni del castello?” Aemond ha ancora il suo occhio fisso su Daemon, socchiudendolo con incertezza.
 
 
“Sì, Vostra Grazia. Siamo stati recentemente in trattative con Casa Meadows riguardo lo stabilire una rotta commerciale tra il Mander e la Strada delle Ossa – creando così una città commerciale tra entrambe le località per incrementare il flusso di merci da Dorne e dall’Altopiano.” Jace è contento che un giorno diventerà re – la costanza dell’essere un lord sembra incredibilmente noiosa. 
 
 
Alicent batte le mani. “Oh, che cosa magnifica. Una casa incantevole, dei figli bellissimi e attività commerciali di successo – mi hai resa davvero tanto orgogliosa, Aemond.” Suo zio fa un verso d’assenso, ma ovviamente Daemon deve intromettersi nella conversazione.
 
 
“In gran parte grazie a mio figlio, non è vero, Nipote?” Luke si irrigidisce accanto ad Aemond. Nonostante la sua particolare abilità nel crearli, a suo fratello non piacciono i conflitti. “Lucerys sembra occuparsi tutto da solo dell’allevare i bambini, come anche della gestione della fortezza – e anche di difenderla. E tu invece che fai?” 
 
 
Aemond stringe la mascella, e Jace vede Luke appoggiare una mano su quella di suo marito – le sue dita sottili fanno roteare l’anello che adorna la mano di Aemond. Ospite o no, mancare di rispetto ad un uomo nella sua stessa casa è una cosa incredibilmente audace, e lui riesce a comprendere l’irritazione di Aemond.
 
 
La Regina Alicent si acciglia. “E’ responsabilità della lady di casa – o in questo caso – del lord di casa, di mantenere l’ordine così che tutto possa funzionare alla perfezione. Il Principe Lucerys sta semplicemente facendo ciò che ci si aspetta da lui.” 
 
 
“Mio figlio è un principe, non la giumenta da monta del tuo ragazzo.” Accanto a lui Baela sospira, mentre sua madre sibila a Daemon. 
 
 
Luke piagnucola quietamente, “Non davanti ai bambini, per favore.” Ma soltanto Jace sembra ascoltare la sua richiesta. I bambini appaiono ammaliati dalla conversazione – ad eccezione di Naerys che sta stuzzicando il suo cibo con un’espressione corrucciata. 
 
 
“Avanti, Nipote – sguaina la tua spada e mostraci se sei capace di difendere la tua famiglia.” Daemon sfodera Sorella Oscura e ser Criston – l’ombra fedele della Regina Alicent – si muove per fare lo stesso. 
 
 
I bambini boccheggiano tutti in eccitazione, ma Naerys, che ha tenuto un cipiglio sul viso per tutto il tempo del pasto, fa ricadere improvvisamente la sua forchetta e si copre le orecchie con le mani – un grido stridulo lascia i piccoli polmoni della bambina. Il frastuono improvviso fa esitare addirittura Daemon, e Luke si alza dalla propria sedia così velocemente che essa ricade per terra in modo rumoroso. Anche Aenys si alza dal suo posto, e tutti e due, sia madre che figlio, si prendono cura della bimba afflitta che sta strillando come un’arpia.  
 
 
Jace si guarda intorno per la stanza, confuso, ma tutti – ad eccezione di sua madre e della Regina – sembrano ugualmente perplessi. 
 
 
“Mio marito ed io ci congediamo.” Aemond si alza dal suo posto, incamminandosi per prendere in braccio una Naerys in lacrime, con un’espressione di gelida rabbia sul viso. “Perdonateci, vi prego continuate col vostro pasto.” Sua madre ha un’espressione triste e addolorata guardando suo figlio e suo fratello uscire dalla Sala Grande insieme alla nipote di Jace. Luke sembra tremare mentre si aggrappa al fianco di Aemond – la loro figlioletta sta ancora piangendo, sofferente. 
 
 
Una volta che la coppia scompare dalla vista, tutti si voltano a guardare Aenys. Il bambino sta aggrottando le sopracciglia in modo intenso – trafiggendo con lo sguardo sia Daemon che Ser Criston. 
 
 
Saera fa un verso intorno a una cucchiaiata di torta alla crema, da dov’è seduta accanto al proprio fratello, le sue piccole gambine calciano avanti e indietro sotto al tavolo. “Naerys è cieca, ma è molto sensibile ai sentimenti delle persone. Mio padre e la mia Mūna la tengono lontana dagli altri così che lei non resti sopraffatta.” Lei incespica con le ultime parole. 
 
 
“Credo che dovreste andarvene tutti.” Senza un genitore a tenerlo a bada, Aenys parla liberamente. “Mūna si è stancato parecchio per assicurarsi che Gaemon passasse una bella serata e adesso è stato rovinato tutto.” Il neonato in questione era tornato da tempo nella sua cameretta per poter essere messo a letto a dormire, ma ciò che ha detto suo nipote è comunque valido. 
 
 
Saera posa il suo cucchiaio. “Sono stanca – voglio tornare nelle mie stanze.” Lei scivola fuori dal suo posto e afferra la mano del suo gemello. “Grazie per avermi mostrato la tua cosa con gli insetti, Zia Helaena – penso che fosse davvero carina.” Strattonando Aenys, lei saluta con la mano, e gli ultimi membri della famiglia di Luke spariscono, per questa serata. 
 
 
Jace sopporta il resto di un pasto estremamente imbarazzato fino a quando Baela non lamenta della nausea, e la coppia di sposini la usa prontamente come scusa per fuggire dalla sala tesa. 
 
 
 

 
 
 
“Voglio che se ne vadano tutti entro domattina.” 
 
 
Aemond sbatte con forza la porta della loro camera da letto condivisa. Fa ancora trasalire Luke, ma è qualcosa a cui si è abituato dal loro matrimonio. Gli sbalzi d’umore di Aemond sono rapidi e violenti, anche se non ha mai messo le mani addosso a Luke al di fuori del loro letto coniugale. Suo marito sta ribollendo di rabbia, e Luke vorrebbe scoppiare a piangere.
 
 
Naerys è al sicuro. La sua mente cerca di calmarlo. Lei sta dormendo nella sua camera, sorvegliata da un cavaliere fidato. 
 
 
Quello però non riesce a calmare il suo cuore che batte all’impazzata. Luke ruota l’anello che porta al dito, concentrandosi sul modo in cui il metallo gli scivola contro la pelle, guardandosi intorno per la stanza che sembra essere poco più che una macchia indistinta da quanto è sfocata. 
 
 
“Come fa Daemon a sapere quello che è successo a nostra figlia?” La voce di Aemond sembra essere molto lontana – come se le orecchie di Luke siano state imbottite di piume. “Mi avevi giurato che la mia sorellastra era l’unica a cui l’avevi detto, Lucerys.” 
 
 
‘Non ho detto niente,’ Luke vorrebbe urlare. ‘Lo so – sono stato uno sciocco a credere che lei avrebbe tenuto nascosta una questione così delicata al mio patrigno.’ 
 
 
Gli manca il respiro, e invece lui replica, “Voglio vedere Naerys.” Vuole stringere la sua piccolina – vuole accarezzarle i suoi morbidi capelli, rassicurandosi sul fatto che lei stia bene. “Voglio vedere mia figlia.” Voltandosi di scatto, prova a raggiungere le porte della camera, ma una mano forte gli afferra il gomito e lo tira indietro.
 
 
“Tu non vai da nessuna parte, taoba (ragazzo).” Aemond abbaia, premendo la schiena di Luke contro il proprio petto. “Non permettere alle parole di quel vigliacco di mio zio di farti agitare in questo modo.” 
 
 
Luke sbuffa in modo derisorio, ma il peso alle sue spalle gli fornisce del conforto strano e ancorante. “Non sono io quello che si sta agitando per via di Daemon, Marito.” Si muove per fronteggiare Aemond. Luke è cresciuto negli ultimi cinque anni, ma suo zio resta una figura più imponente di lui. “Te lo giuro – non ho detto a nessuno, eccetto mia madre e la tua, di quello che è accaduto a nostra figlia. Daemon deve aver visto la lettera o,” Le sue parole si interrompono, ma sembrano funzionare a sufficienza. Aemond sbuffa attraverso il naso, distogliendo lo sguardo da lui. 
 
 
“Nostra figlia è al sicuro, Lucerys.” La voce di suo marito è piatta, ma certa. “Non verrà mai più fatto del male né a te né a lei.” 
 
 
Luke vorrebbe credergli così tanto. Nonostante tutto, Aemond lo ha trattato in modo molto più gentile di quanto Luke si meriti. Lui aveva tagliato via l’occhio di suo zio così brutalmente, e poi era stato legato a lui sia dagli Dèi e sia dal re; Luke aveva rubato la vista di Aemond e anche la sua possibilità di un matrimonio felice.  
 
 
Non sa se sarà mai in grado di esprimere a parole il modo in cui Aemond lo fa sentire. L’unico amore che Luke aveva mai provato era quello che gli mostravano sua madre e i suoi fratelli. Quando lo guarda in certi modi, Aemond gli fa venire dei brividini lungo la pelle e gli fa venire le farfalle nello stomaco. Per quanto Luke desidererebbe avere un bambino che somigli a lui, gli porta gioia nel cuore guardare i loro figli e vedere in loro degli sprazzi di sua madre, di sua zia e di suo marito. 
 
 
Ma Aemond riesce anche a riempirlo di terrore – col pensiero che in qualsiasi momento lui potrebbe sbottare e alzare finalmente un coltello contro il suo viso. Luke darebbe volentieri entrambi gli occhi se ciò significasse che i suoi figli sarebbero amati e al sicuro. 
 
 
Premendo la fronte contro il petto di Aemond, lui sospira. 
 
 
“Aspetto un bambino.” Aemond si irrigidisce contro di lui, e Luke deglutisce nervosamente. Avevano giurato entrambi che Naerys sarebbe stata l’ultima, ma poi Gaemon li aveva presi alla sprovvista. Lo stress dell’occuparsi della nuova indisposizione di loro figlia aveva fatto in modo che Luke non avesse notato quando non aveva avuto il suo sangue di luna, e una volta che se n’era accorto era ormai troppo tardi per bere il tè. 
 
 
Però non hanno nessuna scusa per questa nuova gravidanza. Aemond era appena tornato dall’aver risolto un conflitto a sud delle terre basse di Dorne, e il combattere aveva sempre fatto ardere il sangue nelle vene di suo marito – è lo stesso modo in cui avevano finito per concepire Naerys dopo la ribellione degli uomini di ferro. 
 
 
Non ha aiutato neppure il fatto che i maestri avessero dato a Luke il permesso di avere rapporti intimi dopo soli tre mesi da quando aveva partorito Gaemon. Quindi è semplicemente… successo. 
 
 
“Ne sei certo?” Aemond non pare arrabbiato – solo leggermente esasperato. 
 
 
Luke annuisce, continuando a non guardare Aemond. “L’ho fatto già tre volte, Zio. Mi fa male il petto e il mio naso è diventato sensibile.” È a malapena nel suo ventunesimo anno di vita, e Luke ha già partorito quattro bambini – la Fanciulla piangerebbe per la sua promiscuità, mentre la Madre si rallegrerebbe per la sua fertilità. 
 
 
Potrebbe incolpare il sangue forte di sua madre per questo. 
 
 
Suo marito inala profondamente, tenendo dentro l’aria per un istante, prima di espirare con abbastanza forza da spostare Luke con l’espansione del suo petto. “Suppongo che non dovrei essere sorpreso – hai bevuto a malapena un sorso del vino al miele.”
 
 
È il vino preferito di Luke. Aemond si assicura sempre di ordinarne una quantità generosa quando ordina qualcosa dalle Città Libere. 
 
 
“Mi dispiace.” Piega la testa per guardare suo marito. “So che non ne volevi altri.” 
 
 
Aemond alza una mano, togliendosi la benda – le sue dita callose massaggiano la cicatrice che gli deturpa il viso dal sopracciglio al labbro. Lo fa quando si sente particolarmente stressato, così Luke gli allontana la mano con la propria, sfregando gentilmente il palmo ruvido di Aemond. Luke riesce a sentire la tensione abbandonare suo marito. 
 
 
Cinque anni di matrimonio gli hanno insegnato parecchie cose su suo marito e sui piccoli trucchetti per tenere sotto controllo il caratteraccio di Aemond: lui è intelligente dal punto di vista politico, ma non a livello emotivo. Preferisce la sua carne ancora rossa al centro e odia i profumi troppo intensi. È inutile tentare di placare i suoi malumori, ed è meglio lasciarglieli espellere facendolo allenare o facendogli visitare Vhagar – anche se, negli ultimi tempi, il passare del tempo con Naerys o Saera nei giardini sembrava aiutare. 
 
 
Sa che l’avversione di Aemond per la paternità deriva dal suo rapporto con il re, ma lui non vuole rivelare i dettagli. 
 
 
“E’ tardi.” Aemond prova ad allontanarsi, ma Luke lascia semplicemente che il proprio corpo si muova con quello di suo marito. “Devi riposare – lo stress dell’ultima settimana non può essere stato buono per il bambino,” Suo marito deglutisce. “O per te.”
 
 
Luke fa un verso d’assenso, accoccolandosi più vicino al petto di Aemond, mentre restano entrambi in piedi. Suo zio è forte, stabile e ama i loro figli fieramente – quello fa sentire Luke al sicuro. 
 
 
Facendo scorrere le mani lungo i fianchi di Aemond, lui sbircia il viso di suo marito. “Ti unirai a me?” Con entrambi i suoi occhi visibili, Aemond lo fissa sia con l’occhio di zaffiro sia con l’occhio color ametista. Lui e suo marito hanno delle camere separate all’interno della fortezza, ma è meno confusionario per i bambini quando ne condividono una, quindi le camere di Luke spesso non vengono usate. Aemond alza una mano per giocherellare col fermaglio nei capelli di Luke, e lui riesce a sentire le proprie guance arrossire. 
 
 
Nonostante gli insulti nei primi tempi del loro matrimonio, con lui che definiva l’aspetto di Luke “da bassifondi”, Aemond sembra essersi affezionato ai ricci di Luke col passare degli anni.
 
 
“Muori dalla voglia, non è vero?” La voce di Aemond è bassa nel suo orecchio, e gli fa venire la pelle d’oca. “Aspetti di nuovo un bambino – non voglio fare male al piccolo.” 
 
 
Luke sorride – un sorrisino sfacciato. “Non puoi mica mettermi dentro un altro bambino al momento. E non sei così tanto ben dotato.” Suo marito fa un verso leggermente infastidito, ma non si scosta quando Luke gli preme un bacio vicino alla bocca. Aemond li fa indietreggiare lentamente a ritroso, fino a quando Luke non è schiacciato contro i piedi del letto – col suo sedere appoggiato sulla struttura di legno intagliata, e lo bacia sotto l’orecchio. 
 
 
“Solo se prometti di non fare troppo rumore, taoba.” 
 
 
 

 
 
 
Jace se ne sta seduto a letto quando decide che ha bisogno di trovare Luke per scusarsi.
 
 
“Non hai fatto niente di sbagliato, Jacaerys. Il comportamento imbarazzante di nostro padre non ha nulla a che fare con noi.” Baela gli dice sdraiandosi per cercare di dormire. 
 
 
Quello fa ben poco per alleviargli la mente, quindi una volta che è certo che sua moglie si sia addormentata profondamente, scivola nel corridoio e inizia a girovagare senza meta. Luke gli aveva spiegato che le camere da letto della sua famiglia si trovavano nella parte più profonda del castello, così lui continua verso sud nella speranza di imbattersi in Luke.
 
 
Visto che l’ora del lupo è scoccata già da un po’, dubita che suo fratello sia sveglio, ma la sua coscienza non gli permetterà di riposare fino a quando non avrà saputo se Luke sta bene. 
 
 
Crede di aver trovato la zona giusta quando vede una stanza solitaria in fondo al castello, ancora illuminata dalla luce di una candela. Camminando sulle punte dei piedi, per non disturbare il sonno dei suoi nipoti e delle sue nipoti, Jace si insinua lungo il corridoio. 
 
 
Mentre si avvicina alla stanza, dei suoni si fanno sempre più forti – sussurri bassi e aggressivi, e il rumore di corpi che vengono sbattuti in giro. 
 
 
Uno schiaffo. 
 
 
Jace sente il suono di suo fratello che guaisce dal dolore, e si ritrova a correre verso la porta della camera da letto. 
 
 
Sono stati tutti degli sciocchi a pensare che Aemond sarebbe stato un marito decente con Luke. Sposati o meno, mettere le mani addosso a suo fratello è una cosa imperdonabile. Fa per aprire la porta e scatenare l’inferno su Aemond per essersi azzardato a fare del male a suo fratello e,
 
 
 Qybor !”
 
 
La voce di Luke è acuta e ariosa, e a Jace basta vedere la schiena molto nuda di suo zio con le gambe di suo fratello avvolte intorno ai fianchi, per decidere che il suo senso di colpa può attendere fino alla mattina dopo. 
 
 
Scappa nelle sue stanze – cercando disperatamente di scordarsi i suoni di pelle che sbatte contro altra pelle in modo bagnato, e i grugniti quasi animaleschi di suo zio – facendo un appunto mentale di non guardare negli occhi suo fratello, più tardi a colazione. 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
- Ci sono un paio di paroline in Valyriano che non vi ho tradotto nel capitolo. L’ho fatto di proposito per farvene qui una spiegazione più approfondita.
In Valyriano la parola “Kēpa” ha due significati, il primo è quello di “zio”, nello specifico si usa solo quando ci si rivolge al fratello del proprio padre. Mentre il secondo significato è proprio quello di “papà”. Ecco perché la piccola Naerys usa questa parola sia per Jace sia per Aemond, perché la usa per chiamare Jace “zio”, col significato di “fratello di mio padre”, e la usa per chiamare Aemond “papà”.
 
E poi c’è la parola Qybor. Anche la parola Qybor significa “zio” in Valyriano, ma la si usa col fratello della propria madre, ecco perché Lucerys la usa per rivolgersi ad Aemond, perché Aemond è il fratello della madre di Luke…MA… in futuro vedremo delle situazioni dove Luke chiamerà Aemond “Kēpa”, e non lo farà per il significato di “zio”, ma per l’altro significato della parola…e lo farà, molto spesso, quando si tratta di situazioni…intime. Perché Corviids ha infatti voluto metterci dei bei daddy issues per Aemond e Luke haha. Corviis in persona ha appunto confermato che le volte in cui Luke chiama Aemond “Kēpa”, lo fa per chiamarlo “Daddy”. Muoio.
 
Mūna invece significa “Mamma”.
 
 
- Non tradurrò in italiano i nomi dei draghi, per motivi di mio gusto personale. Ad esempio preferisco di gran lunga chiamare il drago di Baela “Moondancer” rispetto a “Danzatore di Luna”, come nella versione italiana.
 
 
- Vi avevo scritto sotto il primo capitolo che non bisogna fidarsi troppo di quello che i personaggi pensano, molto spesso. In questo capitolo Jace ce ne ha dato ampia prova (a proposito, rip sanità mentale di Jace, poiché ha visto cose che nessun fratello maggiore vorrebbe mai vedere), ma ce ne ha data una in particolare riguardante Royce Baratheon, anche se non appare evidente. Secondo Corviids, Jace era infatti convinto che Royce fosse arrossito perché aveva visto Saera o perché aveva visto tutta la folla radunata e si era sentito imbarazzato…non era nulla di tutto ciò. Infatti Corviids ha spiegato che Royce era arrossito perché aveva notato che c’era anche la piccola Naerys, per cui Royce ha una cotta folle!!! Era arrossito nel vedere la sua Nae! E Corviids ha anche confermato che ha in programma di far sposare Naerys e Royce da grandi, facendo diventare Nae la lady di Capo Tempesta (che bello immaginarsi Luke, Aemond e Lord Borros tutti consuoceri, lol). Quello di Naerys è l’unico futuro dei figli Lucemond che Corviids ha già pianificato.
Royce è un personaggio realmente esistente nel libro (come Dalton e Toron), anche se è nato solo pochi giorni dopo la morte di Lord Borros, e infatti non ha mai conosciuto il padre (che in vita voleva addirittura chiamarlo Aegon, in onore di Aegon II come segno di alleanza, ma poi il nome gliel’ha dato la madre, vista la morte di Borros). Borros qui è ancora in vita, non essendoci stata nessuna guerra tra Rhaenyra ed Aegon.
 
 
- Corviids ha anche dato dettagli su un’altra cosa che magari potrà incuriosirvi. Ovvero, com’era qui il rapporto tra Luke ed Aemond pre-matrimonio?
 
Prima della cosa dell’occhio, avevano un buon rapporto. Luke era il nipotino irritante che seguiva sempre Aemond dappertutto come un cucciolo, e che voleva giocare sempre con lui, ed Aemond lo accontentava controvoglia. Luke pensava che Aemond fosse questo bambino più grande e più “fico” e, per davvero, non era con cattive intenzioni che seguiva Aegon a Jace nel prendere in giro Aemond, voleva solo che gli fosse permesso di giocare insieme a loro. Dopo la faccenda dell’occhio, da parte di Aemond c’era molto risentimento, e da parte di Luke c’era un forte senso di colpa. Aemond aveva sempre pensato che Luke fosse molto bello, anche prima che venissero fatti fidanzare da Viserys, ma ha passato molto tempo ad odiarsi per il fatto di sentirsi attratto da Luke, lol. Il giorno del loro matrimonio, Aemond aveva pensato che Luke fosse una vera e propria visione da quanto era bello, e trovava i suoi occhi così profondi ed ipnotici da essere in grado di denudare Aemond con un solo sguardo.
 
 
- Luke è eccessivamente insicuro. Questo è ovvio. Quindi quando leggete di quanto lui creda di aver destinato Aemond ad un matrimonio infelice, di come lui non sia degno di nulla e altre cretinate, non prendetele troppo sul serio. Ma man mano capirete sempre di più. Giuro.
 
 
 
 
 
 
Altre fantastiche fan-art di Corviids:
 
 
Luke con Saera e Naerys, Aenys con in braccio Gaemon (+ un Luke perplesso per il fatto che su 4 figli nessuno ha preso il suo colore di capelli).




Naerys e Royce Baratheon.






Aenys e Saera che mi fanno ammattire il povero Luke, lol.







 

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** naerys ***


POV di Luke + POV di Aemond (in questo capitolo ritorniamo un attimo agli inizi del loro matrimonio…).
 
 
 
 
 
Summerhall, anche se bellissima, era un posto terribilmente solitario in cui vivere. 

 
Luke non aveva avuto molta scelta quando suo zio, ora marito, aveva onorato della sua presenza la stanza dei bambini nella Fortezza Rossa, per informare Luke e i loro due gemelli neonati che presto avrebbero compiuto il viaggio verso la loro nuova casa, visto che la costruzione di Summerhall era stata completata. Luke era rimasto sorpreso – più che sorpreso, in realtà. Re Viserys aveva fatto un gran spettacolo al loro banchetto nuziale annunciando il titolo di lord concesso ad Aemond, ma poi, solo due mesi dopo la cerimonia, Luke aveva iniziato a mostrare segni di essere in dolce attesa e gli era stato proibito di viaggiare oltre le mura del castello. A parte il fatto di essere tenuto in una gabbia di pietre rosse come un fragile uccellino, non era totalmente un’esistenza misera. Luke era un principe, marito di un altro principe, e portava in grembo il primo bisnipote del Re – veniva trattato molto bene, con un’intera schiera di servitori a sua disposizione al semplice suono di un campanellino a corda. Aveva passato nove mesi ad abbuffarsi di tortine alla crema (una voglia che aveva avuto grazie a Saera), e di montone bruciacchiato ancora rosso al centro, fino a quando la sua faccia non era diventata tonda quanto il suo pancione in crescita. 
 
 
Col senno di poi, non era affatto sorprendente che Luke stesse portando in grembo dei gemelli – i suoi appetiti, sia per il cibo e sia per altre indulgenze, erano infiniti, e il fatto che tutto fosse accessibile aveva solo fatto in modo di favorirli.
 
 
Risiedere nella Fortezza Rossa, di per sé, non era orribile quanto lui e sua madre avevano temuto. Aemond, anche se era un marito distante, si assicurava che Aegon non gli desse troppo fastidio, ed Helaena e i figli di lei erano una compagnia deliziosa. Jaehaera sembrava essersi affezionata ai piccoli Saera ed Aenys, come se fossero delle piccole bamboline con cui lei poteva giocare, quindi lei frequentava spesso la stanza dei bambini quando Helaena era occupata col proprio nuovo neonato, Maelor. Nemmeno la Regina Alicent era una compagnia troppo sgradevole. Lei per lo più ignorava l’esistenza di Luke per ricoprire invece i suoi gemelli di affetto e attenzioni, ma Luke preferiva che i suoi figli fossero amati invece che odiati solo perché erano suoi. La posizione della Fortezza significava anche che la sua famiglia poteva visitare con facilità, e Approdo del Re era un posto vivace, quindi Luke aveva iniziato ad accontentarsi della sua situazione piuttosto velocemente. La vita a Roccia del Drago e ad Approdo del Re lo aveva fatto abituare alle belle comodità della vita – uno stile di vita che non aveva alcun desiderio di abbandonare, anche perché non avrebbe saputo vivere senza. 
 
 
Sentirsi dire, durante una pungente serata autunnale, che entro la settimana successiva lui e i suoi figli sarebbero stati caricati su delle carrozze e portati entroterra per il resto delle loro vite, era stato sconcertante, per usare un eufemismo. Luke non aveva scelta – agli occhi della legge, lui e i suoi bambini erano proprietà di suo zio, e rifiutare un tale regalo così benevolo da parte del re sarebbe stata la più scandalosa delle offese. 
 
 
Pertanto, una mattina, Luke si era svegliato prima, aveva aiutato i gemelli a vestirsi, ignorando il familiare senso di nausea causato dall’ansia, e aveva portato i suoi bambini dentro la carrozza, mentre Aemond si congedava dalla propria famiglia. Era stato difficile staccare Aenys dalle mani agitate della Regina Alicent, che trattava il figlio di Luke come se fosse un Aemond rinato, e staccare Saera da Re Viserys, che viziava la propria bisnipote a tal punto che Luke aveva finalmente capito come mai sua madre era finita per diventare così com’era. Nonostante le tensioni latenti di una corte che Luke evitava come la peste, i suoi figli erano molto amati, e la loro partenza era stata lamentata da tutti. A Luke non importavano le loro lamentele; non era colpa di nessuno se non dello stesso Re che loro sarebbero svaniti dalla capitale, per il momento. 
 
 
Aemond era salito in groppa a Vhagar – insistendo che avesse bisogno di volare in anticipo verso Summerhall per confermare che tutto fosse correttamente in ordine per accoglierli – e Luke non aveva potuto far altro se non guardare malinconicamente l’enorme drago verde spiccare il volo, con un Arrax riluttante che seguiva lo zio-marito di Luke, lasciandolo solo. Saera aveva piagnucolato un po’, lamentandosi e schiaffeggiandogli il viso con la sua bambola di vetro laccato, e Luke aveva meramente sospirato, prima di mettersi comodo mentre la carrozza si allontanava dal posto che aveva chiamato casa per ben due volte. 
 
 
 

 
 
 
Summerhall era diversa dalla Fortezza Rossa e da Roccia del Drago in molti modi positivi. La differenza preferita di Luke era su quanto il panorama intorno all’enorme castello fosse verde. La Fortezza Rossa era in cima a una collina che si affacciava su Approdo del Re, e Roccia del Drago era essenzialmente tutta nebbia e roccia, circondata da dell’acqua. 
 
 
A nord delle terre basse Dorniane, ad ovest delle Terre della Tempesta, e appena sotto il confine dell’Altopiano, le terre di Summerhall erano fertili e l’aria era frizzantina – non troppo umida e non troppo calda. C’era un grosso lago con un fossato davanti alla residenza principale, e la foresta che li circondava era la casa di cervi e di conigli, che qualche volta si avventuravano fuori per curiosità. Nel mezzo del cercare disperatamente di gestire un collettivo sempre in crescita di cameriere, cuochi e servitori assortiti, qualche volta Luke faceva uscire di nascosto i suoi piccoli dalla loro cameretta, portandoli in esplorazione nelle foreste. Era molto più divertente guardare Saera rincorrere dei coniglietti con le sue gambine cicciottelle, che stare seduto ad esaminare dei conti come se avesse una qualche idea di cosa significasse ciò che c’era scritto sopra. Luke si stava avvicinando solo al suo diciassettesimo compleanno, ed Aemond – nonostante le sue frecciatine sull’incompetenza di Luke – preferiva supervisionare i libri contabili così da non vedere la loro nuova signoria finire indebitata dopo soltanto un paio di settimane. 
 
 
La nuova casa di Luke era bellissima e confortevole, ma certi giorni era un’esistenza davvero molto solitaria.
 
 
Ed era solo andata peggio quando Aemond aveva ricevuto una convocazione dal Re, che lo informava che c’era bisogno di lui nelle Isole di Ferro per sedare una presunta ribellione. Il loro matrimonio non era burrascoso quanto Luke aveva temuto, ma invece di loro due che si scontravano costantemente, o peggio, di Luke che, alla fine, si ritrovava senza un occhio, Aemond tendeva semplicemente ad ignorare la sua esistenza. Avevano due figli insieme, eppure entrambi vivevano nei loro mondi separati. Aemond si occupava del suo titolo di lord come se fosse una seconda natura e, nonostante le sue preoccupazioni iniziali, la vita di Luke come fratello maggiore aveva fatto in modo che il prendersi cura dei suoi figli gli venisse in modo naturale. Dormivano in camere separate, condividevano occasionalmente un pasto, e vivevano le loro giornate come se non fossero legati a vita. Aemond gestiva la guarnigione e si incontrava col lord limitrofi per stabilire delle relazioni economiche, e Luke praticava la falconeria, sonnecchiava nei giardini con Aenys, e si portava Saera sulla schiena quando visitava la Fossa del Drago. 
 
 
Nonostante tutto ciò, lui non digeriva di vedere suo marito andarsene così all’improvviso. 
 
 
Adesso Luke era un giovane genitore tutto solo in un enorme castello, e stava iniziando ad impazzire dopo un mese senza suo zio, sentendosi in gabbia. I suoi giorni trascorrevano sempre allo stesso modo: si svegliava, si vestiva con qualcosa di comodo – di solito una tunica lunga e dei pantaloni (una volta, una domestica gli aveva suggerito un vestito non molto diverso da quelli che indossavano sua madre o Helaena, e Luke era diventato rosso quanto lo stemma della sua casata), e andava a prendere i suoi figli assonnati per sedersi tutti insieme a mangiare. Saera si ingozzava di purè di mela e di prugne di Dorne fino a quando le sue piccole dita non erano macchiate di rosso, mentre invece Aenys stava ancora venendo svezzato dal latte della sua balia, e Luke piluccava da piatti di maiale arrostito e morbidi biscotti, con pochissimo appetito. Qualche volta, quando i bambini facevano dei pisolini, faceva vista ad Arrax e portava a volare il proprio drago, altrettanto irritabile. I suoi giorni passavano tutti in modo uguale. Era una routine e, ad un certo punto, Luke ne aveva accettata la monotonia. Aveva imparato a far quadrare i conti in assenza di Aemond, e aveva piantato degli alberi da frutto nei giardini murati. Aveva addirittura iniziato a visitare il Parco degli Dèi e il tempio, facendo un pessimo lavoro nel fingere di non star avendo dei pensieri in testa sull’avere un altro figlio.
 
 
Così, quando Dreamfyre era stata avvistata sopra le Montagne Rosse, Luke era stato più che felice di accogliere con favore quel cambio di abitudini. Helaena si era legata Maelor al petto e i suoi gemelli le si erano aggrappati ai fianchi, quando Luke e i suoi stessi gemelli l’avevano sorpresa all’ingresso del castello. Saera riusciva a malapena a dire qualcosa oltre a un semplice ‘muña’ che sembrava più un gorgogliato ‘muh’, ma era stata veloce nel bersagliare i suoi cugini più grandi e a balbettare fino a sfinirli. Aenys era molto più timido della sua gemella, ed era invece rimasto a stringergli la mano quando Luke si era lanciato in avanti per abbracciare sua zia. 
 
 
Helaena profumava di limoni, di gentilezza e di casa. 
 
 
Avevano passato un paio di giorni godendosi semplicemente la compagnia l’uno dell’altra; si erano seduti nei giardini a banchettare con dei cachi e delle tortine dolci, accompagnati da caraffe di vino dorato di Arbor che scorreva a fiumi, ridacchiando mentre i loro figli giocavano nelle piante, e scambiandosi storie sulle loro infanzie e sulle loro vite attuali. 
 
 
“Il matrimonio non è così male!” Helaena aveva riso ubriaca, con una coccinella che le brulicava sulla mano. “Aegon per lo più mi ignora e basta, a meno che non sia molto molto ubriaco.”
 
 
Il sangue di Luke gli pulsava nelle vene, e lui si era afflosciato sul tavolo – con una guancia schiacciata contro il legno. “Ma a te non interessa il romanticismo, Zia.” Helaena aveva fatto un verso d’assenso, concordando. “E tu hai ben tre figli! Io voglio bene a Saera ed Aenys, ma è forse un crimine il fatto che ne voglio altri?” Aveva affermato biascicando. Qualcosa gli faceva bruciare gli occhi, e Luke si era ritrovato a tirare su col naso, “Aemond non mi guarda neppure. Sarò condannato ad avere un grembo che avvizzisce e muore, perché il mio stesso marito non si cura di farmi visita nel mio letto.” Luke si era lamentato tristemente. Percependo l’angoscia di sua madre, Aenys si era avvicinato al loro tavolo, strisciando sul bacino di Luke, mentre la sua gemella terrorizzava i loro cugini con un millepiedi che aveva dissotterrato da sotto ai meli. Lui si era aggrappato a suo figlio con un sospiro, giocando coi corti capelli del piccolo che erano così simili a quelli del suo lord marito. 
 
 
“Hai provato a parlargliene, Lucerys?” Helaena aveva allungato la mano e aveva toccato il nasino di Aenys in modo ubriaco, facendo ridacchiare il bambino. Luke aveva spalancato gli occhi e aveva fissato sua zia, che lo stava fissando di rimando con pari intensità.
 
 
Luke si era mosso leggermente, in modo imbarazzato, non volendo insultare suo marito davanti alla sorella. “Aemond non è,” Aveva deglutito. “la persona più facile con cui parlare.”
 
 
“Mio fratello è un coleottero – la sua parte esteriore deve essere forte e robusta per difendere le parti interne, più tenere e vulnerabili.” Sua zia aveva sospirato, portando la propria mano al viso per ammirare la coccinella che aveva preso residenza sulla sua manica. Subito dopo, Helaena aveva piegato la testa di lato, prima di fissare il vuoto, corrugando le sopracciglia. “Sento di star dimenticando qualcosa.” 
 
 
Lei si era dimenticata qualcosa. Qualcosa di incredibilmente importante, in realtà. Perché, il giorno dopo, Luke si era ritrovato ad essere svegliato da una cameriera in preda al panico, che affermava che la Regina era stata avvistata alle porte del castello da un paesino vicino. Equipaggiato di un terribile mal di testa e di due bambini stanchi e intenti a far capricci, Luke si era affannato a mettere insieme qualcosa che fosse almeno moderatamente accettabile da indossare per accogliere la Regina del Reame. Helaena non era stata di nessun aiuto, non che Luke si aspettasse il contrario. Quando vivevano entrambi nella Fortezza Rossa, era diventato piuttosto ovvio che nessuno di loro due fosse indicato a gestire una fortezza, ma a differenza di Helaena, Luke era stato costretto ad imparare. Con dei capelli disordinati tenuti indietro da una forcina dorata e col suo miglior (e unico) camicione verde scuro, Luke aveva sistemato i suoi figli nei loro abiti color avorio più raffinati, e aveva accolto sua suocera con un cuore che gli batteva così forte che credeva che avrebbe vomitato. 
 
 
Il seguito della Regina era numeroso e dall’aria compiaciuta, e Alicent lo aveva praticamente ignorato in favore di andare dritta da Aenys, strappando via il suo figlioletto come se fosse il proprio. Ad Aenys non sembrava dare fastidio, anche se aveva guardato Luke con confusione, mentre una donna che di certo riconosceva solo vagamente lo coccolava nel modo in cui di solito lo faceva Luke. Eventualmente, Alicent aveva preso atto della presenza di Luke, ma solo dopo aver fatto un suo giro di saluti – abbracciando e baciando la propria figlia e i suoi altri nipoti. A Luke non importava molto di Alicent (in tutta onestà, quella donna lo terrorizzava), ma gli bruciava che il massimo che avesse ricevuto da lei fosse stato un secco ‘Principe Lucerys’.
 
 
La sua servitù supervisionava l’occuparsi del seguito della Regina, e Luke si era ritrovato di nuovo nei giardini, ma invece di ubriacarsi e passare del tempo piacevole in compagnia di sua zia, se ne stavano tutti seduti quietamente mentre Alicent cercava il pelo nell’uovo di ogni aspetto di Summerhall. Luke aveva smesso di ascoltare intorno alla parte in cui la madre di Aemond aveva iniziato a sproloquiare sul modo migliore di organizzare un menù, quando,
 
 
“Non sei stato intimo con mio figlio, Principe Lucerys?” 
 
 
Luke aveva sputacchiato, il latte al miele ghiacciato gli stava gocciolando dalla bocca, mentre la guardava a bocca aperta. Helaena e Saera avevano ridacchiato entrambe, ma Alicent e le sue dame lo avevano fissato intensamente – completamente serie e aspettando pazientemente una risposta. Non era un segreto che la Regina Alicent fosse contraria al matrimonio di suo figlio e del suo nipote acquisito. Lei voleva un’unione più vantaggiosa per il proprio figlio preferito, e alcune di quelle potenziali spose erano tra le sue dame di corte. Una ragazza in particolare, con dei capelli neri e degli spenti occhi blu, aveva passato l’intero pomeriggio a trucidare con lo sguardo Luke con tale vetriolo, che probabilmente sperava che se l’avesse fatto abbastanza duramente, Luke sarebbe morto spontaneamente.
 
 
Lui aveva riabbassato la propria coppa con delle mani tremanti. “Ch-chiedo perdono, Vostra Grazia?” Luke aveva lanciato uno sguardo ad Helaena, ma quella traditrice di sua zia sembrava improvvisamente molto interessata ad un filo da ricamo che Saera aveva rubato e trasformato in un giocattolo filamentoso. “Mio zi- marito al momento è via, nelle Isole di Ferro.” Lui aveva affermato debolmente. Le dame di Alicent avevano ridacchiato, ma la sua nonna acquisita barra suocera non era sembrata molto divertita dalla sua risposta. 
 
 
“Hai quasi diciassette anni, corretto?” Luke aveva annuito, confuso. Aenys stava strattonando la collana di smeraldi della Regina, eppure alla donna non sembrava dar fastidio. “Quando avevo la tua età, avevo già sopportato due gravidanze separate ed ero in attesa del mio Aemond.” Luke riusciva a sentire il proprio viso arrossire. “Devo ammetterlo, sono sorpresa che tu non sia in attesa di un altro figlio. Aemond mi era sempre sembrato affezionato a sua nipote e ai suoi nipoti – e, di conseguenza, ai suoi stessi figli.”
 
 
Ai nostri figli, Luke voleva correggerla.  
 
 
L’insipida ragazza con l’aspetto di qualcuno che viene dalle Terre della Tempesta si era messa in mezzo, sentenziando, “Forse il Principe non è soddisfatto di… sua moglie.”
 
 
“Forse mio fratello non sa come soddisfare mio nipote.” Helaena aveva cinguettato scherzosamente, ma era stata molto più tagliente di quanto Luke l’avesse mai sentita. La ragazza era diventata tutta rossa, e Alicent aveva rimproverato in modo calmo le sue dame per essersi intromesse in una conversazione “di famiglia”. Luke stava giocherellando col proprio bicchiere, e non riusciva ad evitare di riflettere sulle parole di Alicent. Non è che Luke non volesse altri figli – a questo punto, il suo unico conforto erano i suoi bambini. Ma lui non poteva fare un figlio da solo e, nonostante il suo tono crudele, la dama di Alicent non si era sbagliata nella sua constatazione. Aemond mostrava poco desiderio per lui. 
 
 
Alicent doveva aver notato il suo malumore, perché aveva sospirato. “Aemond è d’animo nobile e resterà fedele ai suoi voti. Mio figlio non ti arrecherebbe mai vergogna con,” Lei si era accigliata, guardando prima Helaena e poi Luke. “Dei bastardi.” L’aria era diventata fredda e imbarazzata. La Regina Alicent non era brava nel nascondere che erano quelli schierati con lei che continuavano a far circolare le voci sulla paternità di Lucerys, e tutto mentre il suo stesso figlio maggiore aveva più di un bambino dai capelli chiari a correre per le fosse dei ratti di Fondo delle Pulci.* Subito dopo, lei si era schiarita la gola. “Malgrado ciò, è nella natura degli uomini cercare conforto da qualche altra parte se non possono ottenerlo nel letto coniugale.” Lei aveva fatto rimbalzare Aenys sul proprio ginocchio e suo figlio aveva riso, facendo in modo che la Regina lo guardasse con un affetto che aveva fatto sentire a Luke la mancanza della propria madre, ardentemente. “Forse gli Dèi ti benediranno con un altro figlio quando lui tornerà. Pregherò la Madre per questo.” 
 
 
Luke non poteva esser certo che le intenzioni di Alicent fossero pure, ma l’idea che la Regina avrebbe pregato per le inclinazioni sessuali del suo stesso figlio, era sia divertente e sia orripilante per Luke.
 
 
Helaena aveva iniziato a battere le mani e aveva sorriso. “Il tuo gregge sarà abbondante!” Saera batteva le mani insieme a lei, imitando sua zia, e Luke aveva preso un altro sorso della sua bevanda, pregando che il proprio viso non fosse rosso quanto lo sentiva. Alicent aveva rivolto un piccolo sorriso alla propria figlia, e la conversazione era finita lì – la Regina adesso era più concentrata a nutrire il figlio di Luke con delle cucchiaiate di purè di bacche, tubando ogni volta che lui rideva. 
 
 
Il resto della visita della Regina non era stato orribile quanto avrebbe potuto essere. Alicent era rimasta aggrappata ad Aenys per tutto il tempo, e aveva regalato ai gemelli dei giocattoli e dei vestiti finemente realizzati come doni anticipati per il loro primo compleanno. Aenys era ugualmente affezionato alla Regina quanto lei lo era di lui, e Luke faceva il conto alla rovescia fino a quando quella donna non se ne sarebbe andata, così lui avrebbe potuto riavere il proprio figlioletto. La visita della Regina era terminata dopo due settimane di lezioni su come mantenere una casa, abbastanza tortini al limone da far star male Luke, e Saera che aveva morso Jaehaera così forte che la loro cugina in comune era scoppiata a piangere. Luke era stato contento di salutare sua suocera, anche se gli sarebbe mancata tantissimo sua zia e i suoi farneticamenti strani ma confortanti.
 
 
La famiglia di Aemond aveva infine lasciato Summerhall, con gran delusione dei gemelli, ma Luke era entusiasta di poter finalmente respirare senza la paura che qualcuno stesse osservando ogni sua singola mossa per poi andarla a riportare alla Regina. Ha deciso di essere più che soddisfatto della sua vita solitaria ma confortevole insieme ai suoi figli, se ciò significava che non sarebbe più stato preso alla sprovvista e non avrebbe più ricevuto prediche dalla Regina per il fatto di non soddisfare il figlio di Alicent nel modo giusto. Naturalmente, le giornate tornano alla normalità. Luke si sveglia, si veste, si avventura nella stanza dei bambini per aiutare le balie a domare i gemelli per far indossar loro i nuovi completini, e li accompagna a fare colazione. Le sue giornate sono noiose, ma confortevoli, e Luke è decisamente contento. 
 
 
E poi Aemond torna dalle Isole di Ferro.
 
 
Suo marito ha una cicatrice sulla mascella che non c’era quando era partito, i suoi capelli sono più corti di come Luke se li ricordava, e lui sembra genuinamente felice di vedere sia i loro figli e sia Luke quando vanno a dargli il bentornato a casa, fuori dalla Fossa del Drago. Aemond arriva addirittura a stampare un bacio casto sulle labbra di Luke, e quello è abbastanza da confonderlo. Si allontana da suo marito con uno sguardo interrogativo, e Luke trova la sua risposta quando lancia uno sguardo dietro Aemond.
 
 
C’è una donna con in braccio un bambino – un bambino che sicuramente Luke non ha partorito. 
 
 
 

 
 
 
A discolpa di Lucerys, Aemond non ha nessuno da biasimare, se non se stesso, quando suo nipote alza la sua mano, piccola ma sorprendentemente potente, per tirare un ceffone dritto in faccia ad Aemond. Da qualche parte in mezzo a degli improvvisi singhiozzi pieni di lacrime e a delle urla stridule degne di un’arpia, Aemond riesce a distinguere delle grida che dicevano ‘bastardo’ e ‘lei aveva ragione’, prima di decidere che avrebbe dovuto iniziare la sua riunione col suo nipote-marito con una spiegazione, invece di sperare che il ragazzo non avrebbe notato il bambino. 
 
 
Deve districare un Lucerys piuttosto disperato via dai loro figli, ugualmente confusi, e via dalla balia delle Isole di Ferro, perché il suo piccolo maritino sembra pronto a scaraventare a terra sia la donna che il bambino, come il demone che è in realtà. Aemond si sente come se stia cercando di domare una pantera-ombra, quando Lucerys gli graffia e gli morde le braccia mentre lo trascina per le spalle dentro la Fossa del Drago. Arrax può essere sentito stridere dalla rabbia dalla propria tana dentro i tunnel, con della legittima furia potente e fragorosa. 
 
 
Aemond mette giù Lucerys, e suo nipote gli si sta già avventando addosso con la stessa furia che Aemond aveva visto l’ultima volta quando aveva ancora due occhi. 
 
 
“Brutto pezzo di merda di drago, infedele, puttaniere e senza spina dorsale!” Lucerys strilla. Suo nipote è alto solo un metro e settanta, ma Aemond si sente di star venendo placcato dal vero padre del ragazzo, per quanta forza il suo piccolo corpicino riesce a contenere. “Ti ho dato due figli, non sono stato altro se non un consorte diligente, eppure ti azzardi ad umiliarmi portando il tuo bastardo in casa nostra!” Aemond afferra Lucerys per le spalle e digrigna i denti quando quella piccola merdina prova a mordergli i polsi. 
 
 
Aemond ha passato gli scorsi mesi combattendo contro quei dannati pirati uomini di ferro, insieme al suo irritante nipote e al suo irritante fratello minore, e anche dopo che le flotte erano state bruciate ed erano fuori dai giochi, era stato costretto a giocare a fare il diplomatico per la corona. Per questi ultimi mesi, non aveva voluto altro se non tornare a casa, vedere i suoi bambini che gli mancavano disperatamente, e magari anche trovare il modo di infilarsi in mezzo alle morbide cosce di suo nipote. Ma a suo padre non era mai piaciuto rendere la vita di Aemond facile, e lui non era altro se non l’umile servitore del Re. 
 
 
“Non è mio, coglione.” Aemond ringhia. Lucerys si calma solo un po’, continuando a lottare contro Aemond, ma sembrando confuso adesso, invece di sembrare furibondo. “Se riuscissi a controllarti per un secondo, ti spiegherò tutto.” Lucerys digrigna i denti, cercando di liberarsi dalla sua presa, ma annuisce. “Quel bambino è il figlio di Dalton Greyjoy – il suo erede.” 
 
 
Suo nipote spalanca gli occhi, rilassandosi nella stretta di Aemond. “P-perchè ce l’hai tu? Che ci fa qui?” La confusione di Lucerys fa ricordare improvvisamente ad Aemond che suo nipote, nonostante il fatto che un tempo era stato l’erede della più grossa flotta di Westeros, non era mai stato bravo con la politica. Da quando erano arrivati a Summerhall, Lucerys aveva passato la maggior parte del suo tempo in compagnia dei loro figli, comportandosi più come un bambino lui stesso che come loro madre. Non che ad Aemond dispiacesse – preferisce che il suo giovane marito sia distratto e fuori dai piedi piuttosto che sia una seccatura, mentre lui cercava di mettere in ordine gli affari della loro nuova casa. Lucerys è un principe, ma ad Aemond lui ricorda più Helaena che Jacaerys. 
 
 
“Lui sarà il nostro protetto.” Aemond spiega, e Lucerys sbatte le palpebre, piegando la testa di lato, confuso. “Il Re ci ha richiesto di allevare il bambino insieme ai nostri figli, per tenere in riga le Isole di Ferro.” 
 
 
Gli occhi di suo nipote si spalancano ancora di più, ed Aemond riesce a vedere le rotelline che gli girano nella testa – comprendendo finalmente le parole di Aemond. “Dev’essere un ostaggio? Qui?” Lucerys si allontana, scuotendo la testa con un cipiglio. “Perché? Perché dovrei allevare il figlio di un traditore?”
 
 
“Perché un giorno quel bambino occuperà il seggio di una delle Grandi Casate, e mio padre crede che tu sia il più adatto a garantire che il bambino cresca diventando un degno futuro lord.” Ad Aemond sembra strano far uscire quelle parole dalla propria bocca. Lucerys è un buon genitore coi loro figli, ma il Re aveva scritto di Lucerys come se lui fosse la dea Madre rinata. Il favoritismo di Re Viserys era ovvio e, apparentemente, la natura pacifica e solitamente docile di Lucerys significava che fosse qualificato a fare qualcosa di così importante come allevare un prigioniero di guerra. 
 
 
Lucerys abbassa lo sguardo sulle proprie mani – sul suo viso c’è un broncio carino ma pieno di frustrazione, mentre processa ciò che Aemond sta dicendo. Suo nipote sospira, prima di annuire. “Per quanto tempo?” 
 
 
“Fino a quando non avrà raggiunto la maggiore età.” Lucerys annaspa. “È tipico che il prendere in custodia qualcuno duri così a lungo. Il bambino ha quasi tre anni – verrà cresciuto insieme ad Aenys, e i due studieranno e si addestreranno insieme. Idealmente, quel cameratismo si trasformerà in lealtà per la corona e, quando il bambino diventerà il Lord delle Isole di Ferro, le nostre casate saranno delle strette alleate. Fino ad allora, gli uomini di ferro dovranno rigare dritto, a meno che non vogliano che accada qualcosa al loro futuro lord.” 
 
 
Lucerys boccheggia. “Faresti del male al bambino se suo padre dovesse agire a sproposito?” Aemond grugnisce internamente. Il suo piccolo maritino non è fatto per la politica, e certamente non è fatto per la guerra. 
 
 
“E’ la minaccia di ciò che dovrebbe tenere in riga Dalton. In ogni caso, se Greyjoy dovesse mai agire in modo sbagliato, potremmo semplicemente bruciare Pyke, installando dei reggenti in vece del nostro protetto, per governare da qui.” Aemond non è del tutto avverso a quell’opzione. Summerhall garantiva loro una terra fertile, e avere accesso ad una flotta sarebbe molto vantaggioso.  
 
 
Suo nipote sembra combattuto, giocherellando con le proprie mani. A Lucerys piacciono i bambini, e aveva spesso espresso delle preoccupazioni sul fatto che i loro piccoli sarebbero stati da soli, così lontani dal resto della loro famiglia. “Con questo, sia Saera e Aenys che qualsiasi futuro figlio potremmo avere, guadagnerebbero un compagno con cui passare il tempo, oltre ai propri fratelli.” Quello fa in modo che gli occhi di Lucerys si illuminino di colpo. Suo marito annuisce, rivolgendogli un lieve sorriso.
 
 
“Il bambino ha un nome?”
 
 
Sul viso di Lucerys c’è un leggero rossore che confonde Aemond, ma lui lo ignora. “Toron.” Lucerys ripete il nome, come se lo stia testando. 
 
 
“Toron. Che nome strano.” Aemond annuisce per concordare. Personalmente, trova che i nomi di quelli che non hanno origini Valyriane siano piuttosto insignificanti. Lucerys ondeggia sui propri talloni, sbirciando il viso di Aemond. “Ai-ai bambini sei mancato.” 
 
 
Aemond fa un verso di assenso. “Lo avevo immaginato, anche se non ho avuto la possibilità di salutarli come si deve, prima che tu mi puntassi.” Lucerys diventa tutto rosso in viso, mormorando delle scuse sottovoce. “Andiamo a dirglielo, adesso – sono sicuro che sono entrambi molto confusi.” Lucerys annuisce, tenendo la testa bassa, mentre segue Aemond fuori dalla fossa. 
 
 
Vale la pena di aver dovuto avere a che fare con tutti quei grattacapi per questi ultimi mesi, quando Saera corre su delle gambine incerte precipitandosi tra le sue braccia, con un sorriso così simile a quello di Lucerys.
 
 
 

 
 
 
Toron viene fatto sistemare nella stanza dei bambini insieme ai figli di Aemond, e Saera – nonostante sia a malapena grande abbastanza da riconoscere dei visi al di fuori di quelli dei suoi genitori e di suo fratello – decide che il bambino dagli occhi e dai capelli scuri è il suo nuovo migliore amico. Ciò significa che lei passa tutto il tempo della cena cercando di offrire al bambino dei pugnetti di purè di carote, provando a morderlo quando lui rifiuta. 
 
 
Una volta che i loro bambini e il loro nuovo protetto vengono finalmente messi a letto, Aemond si ritira nelle sue stanze, permettendosi di farsi un lungo bagno bollente per la prima volta da settimane. Si sfrega per bene con del sapone di liscivia e con un panno, grugnendo dal sollievo quando l’acqua penetra nei suoi muscoli doloranti. Le lunghe giornate passate sul dorso di Vhagar, e ascoltando Jacaerys e Daeron bisticciare, avevano lasciato Aemond con dei nervi a fior di pelle, e lui non vuole fare altro se non strisciare nel proprio letto e dormire su un vero materasso. 
 
 
Sta tentando di asciugare i suoi capelli tagliati in modo grossolano, quando la porta delle sue stanze si apre e dei lievi passi si fanno sentire in camera sua. 
 
 
“I tuoi capelli sono diversi.” Aemond lancia un’occhiata a suo marito, che indugia al lato opposto della stanza, apparendo piuttosto timido. È ovvio che anche Lucerys si sia appena preparato per andare a dormire, a giudicare dal fatto che ha addosso una lunga camicia da notte che gli sfiora la parte superiore delle ginocchia. I capelli di suo nipote sono cresciuti dall’ultima volta che Aemond l’aveva visto, e le sue ciocche scure adesso gli si arricciano intorno alle guance e alla nuca. 
 
 
Aemond si passa una mano tra i capelli. “E’ esatto. Erano diventati una seccatura stando in aria così a lungo, non ne valeva la pena averli così lunghi.” Lucerys fa un verso d’assenso, camminando verso di lui. Senza il suo permesso, suo nipote allunga una mano, passando le dita tra le ciocche di Aemond, lunghe fino alla sua mascella. 
 
 
“Mi piacciono. Mi ricordano Daemon.” Lucerys fa roteare una ciocca intorno al proprio dito. “Anche se credo di preferirli lunghi.” Suo nipote sorride – fissandolo con occhi socchiusi.
 
 
Aemond fa un verso d’assenso, avvolgendo una mano intorno al polso sottile di Lucerys per riabbassargli la mano. “Ricresceranno. Ora dimmi, Nipote,” Strattona Lucerys in avanti e il ragazzo barcolla. “Perchè sei qui?” Lucerys sbatte rapidamente le palpebre, e il suo viso arrossisce improvvisamente.
 
 
“Spe-speravo che potessimo parlare,” La sicurezza di Lucerys lo abbandona tanto velocemente quanto l’aveva eretta. “E’ passato tanto tempo dall’ultima volta che abbiamo avuto un momento da soli.” Gli occhi di suo nipote percorrono e osservano il torso nudo di Aemond. “Oh Dèi,” Appoggia una mano sopra una cicatrice in fase di guarigione lungo la vita di Aemond. “Ch-che è successo?” 
 
 
Camminando verso il tavolo del soggiorno, Aemond versa dalla caraffa un calice di vino rosso dorniano per sé e uno per Lucerys. Offre il bicchiere a suo nipote e il ragazzo prende un sorso – il suo viso fa una smorfia per via del sapore aspro. 
 
 
“Dalton Greyjoy era riuscito a mettere mano su uno scorpione,” Aemond prende un lungo sorso del proprio vino. “Aveva sparato a Vhagar e mi aveva sfiorato con quel cazzo di dardo.” 
 
 
Lucerys si agita nervosamente sul posto, le sue mani stanno stringendo il bicchiere con così tanta forza che il metallo trema. “Per amore della Madre,” Lui sussurra con un volto pallido. “T-ti ha fatto male?” Aemond scoppia a ridere, e quello fa sobbalzare Lucerys.
 
 
“Certo che ha fatto male, taoba (ragazzo).” Aemond finisce il resto del proprio vino. “Non hai mai prestato attenzione durante le tue lezioni di storia? Il dardo di uno scorpione è esattamente ciò che ha ucciso la Regina Rhaenys e Meraxes.”
 
 
In qualche modo, il viso di Lucerys diventa ancora più pallido. “Saresti potuto morire?” È una domanda che sembra più un’affermazione. “S-saresti potuto morire, lasciandomi solo?” Quello sorprende Aemond. Lui riabbassa il proprio bicchiere, osservando Lucerys dalla testa ai piedi. Suo nipote è cresciuto dal loro matrimonio quasi due anni fa, ma sembra sempre lo stesso piccolo ragazzo fragile che se n’era stato in piedi afferrandosi la parte anteriore della propria vestaglia con degli occhi enormi. 
 
 
“Avrei creduto che quella sarebbe stata una buona cosa per te, Nipote. Ti saresti liberato di me – l’uomo orribile che eri stato costretto a sposare.” Aemond sprofonda su una poltrona.
 
 
Lucerys si acciglia intensamente, attraversando la stanza così da potersi trovare di fronte ad Aemond. “Perché dovrei volerti morto, qybor (zio)? Tu sei,” Deglutisce in modo evidente. “Sei il padre dei miei figli. E… e loro ti amano.” La sua voce si indebolisce verso la fine.
 
 
Aemond sospira. Considerando la repentinità del suo fidanzamento e del successivo matrimonio, Aemond crede di essere stato molto flessibile alla nuova vita che si era ritrovato a ricevere. Aveva sposato e si era portato a letto quel marmocchio di suo nipote, aveva generato due figli in salute – un maschio e una femmina che avrebbero portato avanti sia il titolo di Targaryen sia quello di Lord di Summerhall, e gestendo una nuova fortezza con un successo ineguagliato dai suoi altri parenti maschi. Nonostante tutto questo, però, sembra che nessuno sia mai soddisfatto. 
 
 
Lui si rimette in piedi a piena altezza e Lucerys barcolla all’indietro, guardando mentre Aemond si incammina verso la propria camera da letto. Suo nipote resta sull’uscio goffamente, mentre Aemond rovista nelle tasche del suo mantello e nelle sue sacche di cuoio da viaggio, fino a quando la sua mano non si chiude intorno a ciò che stava cercando. Fa cenno a Lucerys di avvicinarsi, e suo nipote si trascina nella stanza con un’espressione nervosa. Afferrandogli il polso, Aemond stende le piccole dita di Lucerys, facendogli scivolare l’anello che tiene in mano nel dito accanto al mignolo. 
 
 
L’anello è fatto di ferro, incastonato da piccole perle e da uno zaffiro di dimensioni generose al centro.
 
 
“Strappato dal dito di una delle mogli di sale di Dalton Greyjoy.” Dai suoi resti carbonizzati, ad essere esatti, ma Lucerys quello non ha bisogno di saperlo. 
 
 
Suo nipote fissa quel gioiello con occhi spalancati. Quando si erano sposati, tra i regali che avevano ricevuto abbondavano pezzi di alta gioielleria e pietre preziose. Aemond indossava spesso anelli fatti da rubini, smeraldi e oro lucido, mentre Lucerys preferiva vedere le gemme trasformate in spille e fermagli per capelli che i loro figli potessero indossare. Lucerys stesso indossava raramente dei gioielli, anche se ad Aemond piaceva parecchio il modo in cui gli zaffiri scuri e gli smeraldi luccicanti complimentavano gli occhi e i capelli scuri del ragazzo, quando ne era decorato. Forse, con un po’ di persuasione, Aemond sarebbe riuscito a convincere Lucerys ad indossare un paio di quei delicati orecchini di perle che aveva ricevuto da Pentos. 
 
 
“Lo sai perché gli uomini di ferro si prendono così tante mogli?” Lucerys scuote la testa, i suoi occhi non lasciano l’anello mentre ci gioca. “Quei vili amano combattere – le loro terre hanno poco da offrire, così stuprano e saccheggiano fino a quando non si sentono soddisfatti del loro bottino. Il loro sangue arde costantemente per via della violenza, quindi devono prendersi molte mogli per espellere le proprie energie.” Appoggia una mano sotto il mento di Lucerys, alzandoglielo, così che il ragazzo lo guardi. “Quando una moglie non riesce più a soddisfare, viene messa da parte per lasciare il posto a un’altra.” Lucerys emette un lamento – un’espressione ferita gli balena sul viso. 
 
 
Quando Aemond aveva perso l’occhio, suo padre si era rifiutato di chiedere giustizia per lui. Ma ora? Ora Aemond ha il suo aggressore proprio dove l’aveva sempre voluto. Lucerys è tenero e malleabile; suo nipote è così desideroso di compiacere, per non venir messo da parte. Re Viserys aveva negato ad Aemond la possibilità di avere giustizia, e così gli Dèi avevano corretto quello sbaglio, mettendogli Lucerys dritto tra le mani. Anche se non era il suo partner ideale, Lucerys aveva dimostrato di essere utile a qualcosa almeno per una volta – aveva partorito dei figli forti e in salute per Aemond, ed è impaziente quanto un cucciolo trascurato di compiacerlo ancora di più. 
 
 
Si sporge in avanti, il dito gentile sotto il mento di Lucerys diventa una presa debole attorno alla mascella di suo nipote. “Continua a soddisfarmi, e non ti mancherà mai niente.” Lucerys si scioglie nella sua stretta. Suo nipote non si oppone quando Aemond preme le proprie labbra sottili contro quelle più morbide di Lucerys, gemendo in modo acuto a bocca chiusa e con le mani che si stringono a pugno sul petto di Aemond. Dal momento in cui è sceso dall’ala di Vhagar, il sangue di Aemond gli stava urlando di possedere Lucerys. Combattere nelle Isole di Ferro gli aveva fatto qualcosa. Jacaerys aveva affermato che Aemond combatteva come un indemoniato – lo spargimento di sangue non riusciva a scoraggiare il suo operato, anzi, permetteva ad Aemond di devastare ancora di più quei dannati pirati che lo avevano costretto a stare lontano dalla sua famiglia per mesi interi. Dalton Greyjoy si era preso più di venti donne come sue mogli di sale, ma Aemond non aveva alcun desiderio per le baldracche d’accampamento che si erano trascinate dietro di loro per tutta la durata della loro campagna militare. Aveva passato quasi ogni notte nella sua tenda da solo, frustrato, mentre si addormentava immaginandosi dei morbidi capelli scuri e degli enormi occhi innocenti.
 
 
Lucerys avvolge le braccia intorno al collo di Aemond, sciogliendosi contro di lui. “Dèi,” Lui geme, “Mi sei mancato.”
 
 
 

 
 
 
La seconda figlia femmina di Aemond nasce piccolina e più bella di qualsiasi altra cosa su cui abbia mai posato il suo occhio. Naerys ha un colore di capelli così chiaro che le sue scarne ciocche dorate brillano come stelle, quando Aemond la tiene in braccio sotto i raggi del sole che si riversano dentro le stanze di Lucerys dall’esterno – una piccola stella cadente che sta tenendo tra le mani. Lei è venuta facilmente al mondo, Lucerys ha avuto la fortuna di un travaglio agevole, e la loro figlia condivisa è nata solo dopo poche ore dall’inizio delle doglie. A parte il fatto di essere un tantino troppo piccola, Naerys è perfetta. 
 
 
“Se continuerai a fissarla in quel modo ancora a lungo, le trafiggerai l’anima, kepa (papà).” Aemond alza lo sguardo da sua figlia, guardando suo marito, che è rimasto steso sul letto del parto – il sudore che gli si sta asciugando nei capelli gli fa apparire la sua chioma scura ancora più riccia. Lucerys è stato molto più in salute durante questa gravidanza, rifiutando l’aiuto della sorellastra di Aemond per tutta la sua durata, lasciando invece che le balie si prendessero cura dei bambini quando era troppo esausto. 
 
 
Voltandosi verso una balia, Lucerys fa un cenno con la mano. “Per favore, va’ a prendere i miei altri figli.” Aemond si siede su una poltrona accanto a suo nipote, e Naerys sbadiglia. 
 
 
“E’ stanca,” Lui dice. “I bambini possono conoscerla più tardi.” Lucerys si acciglia guardandolo, gli angoli della bocca gli scendono in un broncio. 
 
 
“Naerys è una neonata, dormire è tutto ciò che farà per i primi cinque mesi della sua vita.” Suo nipote prova a mettersi a sedere, finendo per trasalire, ma schiaffeggia via la mano di Aemond quando la allunga per aiutarlo. “Sto bene. E Saera era entusiasta all’idea di conoscerla – tua figlia non riuscirà a riposare fino a quando non l’avrà fatto.” Aemond culla la neonata tra le sue braccia, e Lucerys gli rivolge un sorrisetto. “Ti sei già affezionato parecchio a lei.”
 
 
Aemond fa un verso d’assenso. “È piccola – Jaehaera e Jaehaerys erano di una dimensione simile quando sono nati. Devi assicurarti che le venga dato cibo a sufficienza così che possa irrobustirsi.” Lucerys ride, gli occhi gli si increspano ai lati. 
 
 
“Ne sono consapevole, Aemond. A questo punto, ho già cresciuto due bambini e mezzo – l’appetito di un bimbo in crescita non mi è sconosciuto.” 
 
 
Le porte delle stanze si aprono di colpo, e Aemond riesce a sentire i passi veloci di Saera che sfrecciano per il soggiorno, prima di vederla irrompere nella camera da letto. I capelli della piccola sono arruffati e il viso di lei è luminoso, mentre spintona e supera le levatrici e le balie che stanno ancora indugiando. 
 
 
“Bambino!” Lei strilla. “Bambino, bambino, bambino, bambino!” Saera prova a fare baccano sul letto, finendo per incespicare e caderci sopra di faccia. La confusione della bambina è ovvia quando si guarda intorno sul materasso e non vede un neonato con cui giocare come fosse un bambolotto. Aenys strascica nella stanza dopo la sua energetica gemella – mano nella mano con la propria balia. “Dov’è bambino?”* Saera grida, sbattendo le mani sul letto. 
 
 
Aemond schiocca la lingua. “Fa’ silenzio, figlia. Tua sorella sta riposando.” Il suo avvertimento fa solo in modo che Saera strilli ancora più forte.
 
 
“Io ho sorella? Voglio vedere! Per piacere!” Lei gattona fino al bordo del letto e Lucerys deve afferrare il retro del vestito della piccola bimba per impedirle di cadere giù. Saera fissa la neonata infagottata tra le braccia di Aemond con un’espressione corrucciata. “Sembra strana.” Lei punzecchia Naerys con un dito cicciottello. “Perchè?” La loro figlioletta è in quell’età dove ha più domande di quanto loro abbiano risposte. 
 
 
Lucerys sospira – Aenys è gattonato sul letto e gli si è accoccolato contro il fianco. “Anche tu avevi quell’aspetto un tempo, tesoro mio.” 
 
 
“Bleah,” Saera si acciglia. “Io sono carina – Kepa dice che lo sono.”          
 
 
Il suo nipote-marito lo guarda male da sopra la testa di Aenys, ma Aemond lo ignora. “Siete tutti carini, Saera. E lo sarà anche Naerys quando sarà più grande.”
 
 
Lucerys è corretto nella sua osservazione.
 
 
Quando raggiunge i sei mesi di vita, Naerys è una cosettina adorabile. È molto più silenziosa di quanto lo erano i gemelli alla sua età, ma si mette a sedere da sola ridacchiando quando Aenys le fa le smorfie. Anche il ragazzo Greyjoy sembra essersi piuttosto affezionato alla piccola bimba. Il drago di Naerys non nasce, ma Aemond ha fiducia nel fatto che l’uovo dorato si schiuderà un giorno, nel prossimo futuro. 
 
 
La sua figlia femmina minore non è nemmeno schizzinosa – passa le sue giornate ad imparare come mangiare purè di piselli e facendo pisolini sul petto di Aemond mentre lui esamina gli ordini commerciali dalle casate limitrofe. Lucerys insegna ai gemelli come fare collane di fiori nel loro giardino, e Toron sembra essersi adattato piuttosto bene alla sua nuova realtà. I piccoli hanno ormai raggiunto l’età dove sono più combattivi di prima, e Saera fa in modo che i suoi sentimenti vengano conosciuti in lungo e in largo coi suoi strilli acuti, ma suo nipote è ancora tutto intero quando striscia a letto a fine giornata. 
 
 
Loro sono, a tutti gli effetti, felici. 
 
 
E poi Lucerys si ammala. 
 
 
Succede lentamente, e poi tutto in una volta. Un momento, suo nipote è in salute e sta giocando coi loro figli nelle foreste che circondano la loro casa, e quello dopo, le cameriere lo trovano collassato per terra nella stanza dei bambini. Lucerys diventa pallido e macilento a livelli preoccupanti – il suo respiro è debole e affannoso, mentre se ne sta confinato a letto nelle sue stanze ormai inutilizzate. Non riesce più a trattenere un qualsiasi tipo di cibo, diventando sempre più magro giorno dopo giorno. La sua pelle è sudata, e vedere il suo nipote solitamente vivace così privo di qualsiasi luce mentre piagnucola dal dolore, fa male al petto di Aemond. La cosa peggiore è che i bambini riescono a capire che c’è qualcosa che non va. Aenys piange per sua madre ogni giorno, e Toron è costretto a confortare in modo goffo e anche ad intrattenere una Saera estremamente irritabile. 
 
 
I maestri sanno ben poco di ciò che non va col marito di Aemond, e nessuna quantità di minacce fa cambiare la loro diagnosi: per ora, Lucerys è nelle mani degli dèi. Aemond non ha altra scelta se non di rimanere seduto al fianco del suo nipote ammalato durante le lunghe nottate, pregando che non arrivi mai il giorno in cui dovrà spiegare ai loro figli perché la loro madre non c’è più a giocare insieme a loro.
 
 
Naerys mostra dei sintomi di un qualche tipo di malattia una settimana dopo Lucerys, ed Aemond decide che gli dèi non hanno posto in casa sua. 
 
 
Anche se Lucerys non riesce più a tenere nello stomaco un qualsiasi tipo di cibo che non sia della zuppa annacquata e del pane saltuario, Naerys è ancora impaziente di bere il suo latte, ma diventa… più lenta. Lei reagisce a malapena ad Aenys quando lui prova a giocare con lei, e inizia a fare i capricci come mai prima. Lei vagisce e piange con così tanta forza, rivaleggiando addirittura una Saera arrabbiata. Tra il continuare a gestire la fortezza e il supervisionare i suoi bambini, Aemond si ritrova sempre più oberato di lavoro con ogni giorno che passa, e il suo unico conforto sono i momenti che riesce a passare da solo con la sua figlia più piccola.
 
 
È durante uno di quei preziosi momenti che Aemond nota cos’è cambiato in Naerys.
 
 
Gli occhi della piccola non sono più delle luminose gemme viola. No – adesso gli occhi di sua figlia somigliano a delle pozze ghiacciate di lillà e blu. 
 
 
Lui alza un dito sopra il viso della bambina e lo ondeggia da un lato all’altro. Naerys non segue quei movimenti con gli occhi. 
 
 
Con calma – in modo molto più calmo di quanto Aemond non si senta dentro di sé – esce dalla stanza dei bambini con sua figlia stretta al petto, camminando in silenzio verso le stanze dove Lucerys risiede coi loro figli. Lucerys è addormentato profondamente in un sonno indotto dal latte di papavero, mentre Aenys e Saera se ne stanno stesi entrambi accanto a lui, ancora svegli ma iniziando ad assopirsi in modo evidente. Uno dei fratelli Manderly fa la guardia a fianco del letto e fa un cenno con la testa ad Aemond. 
 
 
Ignorando le domande di Maestro Anson e delle domestiche presenti, Aemond prende in mano la ormai dimenticata ciotola che un tempo conteneva la lieve zuppa che Lucerys prendeva come pasto giornaliero, e la piazza in faccia al maestro. 
 
 
“Assaggiala.” Lui ordina, con Naerys ancora stretta fermamente al proprio petto. Aenys e Saera lo guardano entrambi con curiosità. 
 
 
Maestro Anson fa una faccia confusa. “Chiedo perdono, Mio Principe?” La mano di Aemond freme dalla voglia di afferrare One-Eye, ma invece lui si limita a digrignare i denti. 
 
 
“La tua catena porta con sé un anello d’argento, non è così?” Aemond spinge la ciotola più vicino al viso di quell’uomo. “Assaggiala e dimmi che cazzo di veleno è stato continuamente somministrato a mio marito – il nipote del tuo Re – per le ultime due settimane.” Un sussulto collettivo riempie le camere, e Maestro Anson diventa completamente pallido, togliendogli subito la ciotola da mano per far scorrere un dito lungo i residui della zuppa sul fondo. Si porta il dito sulla lingua, e i suoi occhi che si spalancano confermano i sospetti di Aemond. 
 
 
Naerys si lamenta tra le sue braccia. 
 
 
“Raduna i servi delle cucine e le balie dei bambini.” Aemond non guarda Ser Torrhen mentre gli parla. “A nessuno sarà consentito lasciare i territori del castello fino a quando non avrò saputo chi ha cercato di uccidere mio marito e la mia bambina.”   
 
 
 

 
 
 
Ci vuole un’altra settimana per espellere il veleno dall’organismo di Lucerys.
 
 
‘Sangue di Vedova.’ Maestro Anson gli dice. ‘Cucinato in piccole parti dentro a dei pasticci e, più tardi, nel brodo che il Principe Lucerys beveva quando non riusciva più a trattenere nel suo stomaco qualcosa di più grosso.’ Era stato fatto in modo da causare un lento, ma doloroso, cedimento del sistema corporeo. Per farlo sembrare come se Lucerys fosse semplicemente morto di una malattia naturale. 
 
 
Non c’è una risposta chiara su cosa sia stato fatto a Naerys. Maestro Anson afferma che aveva visto dei veleni con degli effetti uguali a ciò che era accaduto alla loro piccola solo a Qarth. 
 
 
La loro bambina è stata accecata, e nessuno riesce a dar loro una risposta definitiva sul perché.
 
 
Lucerys collassa in un pianto isterico e Aemond può solo infuriarsi. Sbatte nelle segrete metà della loro servitù, ma ne vengono ricavate ben poche informazioni di valore. Un fornaio e una delle balie di Naerys confessano di essere stati pagati da un benefattore sconosciuto per somministrare i veleni che erano stati dati loro. Entrambi insistono che non sapevano cosa stessero dando da mangiare al principe e alla principessa – solo che stavano facendo ciò che aveva indicato loro una persona molto più potente di entrambi. Non dicono nient’altro. 
 
 
Aemond decapita il fornaio con One-Eye e dà la balia in pasto a Vhagar. La donna strilla e implora pietà mentre la carne le viene bruciata via dalle ossa, e tutto ciò a cui Aemond riesce a pensare sono i bellissimi occhi di sua figlia che sono stati derubati della possibilità di vedere il mondo intorno a lei.  
 
 
Lucerys esige che tutta la loro servitù venga licenziata e rimpiazzata, rifiutando addirittura di lasciare, o di permettere che i loro figli lascino, le loro stanze personali per più di un mese dopo l’incidente. Aemond è più che felice di accontentarlo. 
 
 
Ignorano le lettere spedite dalla loro famiglia, dove viene espresso il desiderio di far visita alla nuova arrivata.
 
 
‘Lei è cagionevole di salute.’ Rispondono a quelle lettere. Le uniche a cui raccontano una qualche parvenza di verità sono le loro madri, perché sono entrambi incapaci di mentir loro. 
 
 
Ci vogliono mesi per convincere Lucerys a mangiare senza che lui quasi svenga dalla paura. 
 
 
Nonostante tutto, Naerys rimane una stella luminosa nell’occhio rimanente di Aemond; entrambi sono solo due bambini che sono stati derubati della loro vista. Naerys è il suo tesoro più prezioso, ed Aemond la difenderà ad ogni costo. Lui non era riuscito a proteggerla, e se ne pentirà per il resto della sua vita. 
 
 
Il loro castello diventa chiuso a tutti. Nessuno entra senza approvazione, e a nessuno è permesso di rimanere solo coi bambini. 
 
 
Sono più felici così.         
 
 
           
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Note varie:
 
 
--- In futuro tradurrò un’altra serie scritta da Corviids, la “gilded lilies” – e quindi ci tengo a precisare (come fatto anche da Corviids a suo tempo), che in quell’universo Naerys non ha perso la vista nel modo in cui avete letto in questo capitolo.
 
 
--- Quella che avete letto in questo capitolo, dopo che Aemond è tornato dalle Isole di Ferro, è la prima volta che Aemond e Luke avevano fatto sesso sin dai tempi della notte della consumazione del loro matrimonio (in cui Luke rimase in dolce attesa dei gemelli, e unica volta in cui avevano mai bombato), quasi due anni prima…Per quasi due anni non si erano minimamente sfiorati nemmeno con un dito (ma poi hanno recuperato con gli interessi, visto che da questo punto in poi non si sono più fermati, lol).
 
Ma come mai, dopo la parentesi di Aemond nelle Isole di Ferro, quei due sono di botto diventati intimi??? Ce lo spiega Corviids!
 
Corviids ha spiegato che per tutto questo capitolo abbiamo letto di quanto quei due si sentissero completamente soli quando erano divisi, e stando lontano dall’altro.
 
Prima restano isolati dal resto della loro famiglia andando a vivere a Summerhall, poi c’è la visita di Alicent, la partenza di Aemond per le Isole di Ferro, e tutte quelle cose hanno fatto capire a Luke quanto lui in realtà volesse/avesse bisogno di Aemond accanto a sé.
 
Mentre invece Aemond se ne va in guerra e all’improvviso si ritrova a pensare “Cavolo….mi mancano Luke e i miei bambini”. Quindi quando Aemond è tornato, sia lui che Luke erano in uno stato d’animo dove volevano a tutti i costi quel tipo d’intimità. Iniziano ad andare a letto insieme perché desideravano essere vicini a qualcuno…e presto tutto ciò diventa “Wow, ma è davvero bello fare sesso con te…continuiamo a farlo”. LOL.
 
 
--- L’anello che Aemond ha regalato a Luke in questo capitolo (e sì, è lo stesso l’anello con cui Luke stava giocherellando nello scorso capitolo, quando aveva paura per Naerys), non è per niente l’unico regalo che gli ha fatto, anzi, ci ha preso l’abitudine.
 
A detta di Corviids, Aemond lo fa sembrare una cosa di poco peso, nulla di ché, ma ogni volta che torna da qualche viaggio, torna sempre con dei preziosissimi regali (molto costosi) per Luke. Glieli porge con nonchalance, e poi lo fissa in modo intensissimo fino a quando Luke non afferra il messaggio e chiede ad Aemond di aiutarlo ad indossare il gioiello di turno.
 
Perché Aemond fa questi regali? Perché, sempre a detta di Corviids, Aemond ama avere una scusa di vedere i polsi sottili, le lunghe dita e il collo chiaro di Luke decorati con dei simboli del fatto che lui appartiene ad Aemond.
Luke asseconda con gioia suo zio, anche se pensa che certe volte Aemond spenda davvero troppo, lol.
 
 
--- “Anche se non era il suo partner ideale”…Questa frase aveva colpito molto il fandom, a quanto pare, perché più di una persona aveva chiesto a Corviids dei dettagli a riguardo. Soprattutto riguardo la questione del “ma allora Aemond chi voleva come partner ideale????”.
 
Corviids ha risposto ai vari dubbi, spiegando che quella frase pensata da Aemond era molto generale, visto che lui non aveva un partner ideale. Perché, prima di sposarsi con Luke, Aemond aveva sempre dato per scontato che prima o poi si sarebbe sposato per dovere, con qualcuno la cui famiglia avrebbe portato un qualche aiuto, o del prestigio, ai Verdi. Non programmava di certo un matrimonio d’amore.
 
Inoltre quelli erano i pensieri che Aemond aveva ai primi tempi del suo matrimonio con Luke…ha decisamente cambiato idea col passare degli anni, capendo che forse forse gli è capitato proprio di trovarsi in un matrimonio d’amore col suo partner ideale, lol. Ma capirete meglio in futuro (anche se il cambiamento in Aemond si poteva intravedere già quando Luke era quasi morto avvelenato, qualche mese dopo la nascita di Naerys).
 
 
--- Quello di Naerys è stato il parto più facile per Luke, ma la gravidanza più facile era stata quella in cui aspettava Gaemon. Lì Luke era semplicemente perennemente affamato e arrapato, lol.
 
--- Vorrei precisare una cosa riguardo il finale dello scorso capitolo, per togliervi ogni confusione. Aemond non stava picchiando Luke! Jace aveva frainteso tutto! Il suono di schiaffo che aveva sentito era il rumore dei fianchi di Aemond che sbattevano contro Luke, e Luke non stava gridando di dolore, ma stava urlando dal piacere.
 
--- Naerys, tra tutti i pargoletti (sia maschi che femmine), è la figlia preferita di Aemond. Aemond la idolatra praticamente. Corviids ci ha mostrato anche, sul suo blog di tumblr, un “momento rubato” che risale a poco dopo la nascita della piccola, con Luke che sorprende Aemond nella stanza dei bambini con Naerys in braccio, a coccolarla. Iniziano a fare i soliti discorsi da genitori “assomiglia a te”, “no assomiglia più a te”, e subito dopo che Aemond aveva asserito che la piccola somigliava tutta a Luke, se n’era uscito con un “E’ bellissima”, a cui Luke aveva risposto “Già, è proprio incantevole”, a cui Aemond aveva replicato “Certo che è bella, sei tu che l’hai partorita”. E nulla, la tenerezza.
 
* Sì, Luke, ciccino mio, ma almeno Aegon non aveva mai tentato di far passare un qualche suo bastardo per figlio legittimo avuto da Heleana, cercando di farlo diventare suo erede al trono, eh! È un tantino diverso il discorso, cicciottolo mio. Il problema non è che tu e i tuoi fratelli belli belli siete bastardi, il problema è lo spacciarvi per legittimi, quando non lo siete. Te lo dico con amore, Lucerys caro.
 
* In questo capitolo Saera parla in modo sgrammaticato perché è ancora molto piccola, sono errori fatti di proposito da parte mia/di Corviids.
 
 
 
 
 
 
 
 

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** hawks ***


POV di Luke. Una parte del capitolo è ambientata nel passato ed è, in pratica, la prospettiva di Luke dei primi due capitoli della ff. Ci saranno delle descrizioni non dettagliate di un parto e di una scena di sesso dal dubbio consenso (consumazione di un matrimonio combinato). Per rendervi più semplice capire certe dinamiche, vi rammento che Luke qui è intersex, e quindi ogni scena di sesso di questo universo sarà sempre e solo sesso vaginale.










I falchi sono uccelli monogami che si accoppiano per la vita. Ai falchi piace stare da soli o insieme al proprio partner. Una coppia di falchi si riunirà anno dopo anno per accoppiarsi, costruendo un nido insieme e prendendosi cura dei propri piccoli.
 
 


 
 
 
 
Luke non si ricorda molto della sua cerimonia di nozze. 
 
 
In realtà, Luke non si ricorda praticamente nulla dei mesi che avevano seguito l’annuncio del Re sul fidanzamento del suo secondogenito maschio col suo secondo nipote. Sua madre era stata convocata ad Approdo del Re così improvvisamente, ed era tornata a Roccia del Drago altrettanto velocemente con un volto pallido e delle lacrime negli occhi. Lei lo aveva fatto sedere sul divano del suo salottino, con le sue soffici mani che stringevano quelle di Luke in modo gentile, e lo aveva informato che, nell’arco dei prossimi mesi, Luke sarebbe stato spedito nella capitale per sposare suo zio – la stessa persona che Luke aveva ferito a tal punto da fare in modo che la sua famiglia fosse dovuta scappare nella loro residenza ancestrale. Lei aveva pianto tra sé sommessamente, mentre Daemon e Jace si erano infuriati, ma Luke si era limitato solo a fare un piccolo sorriso rassicurante, accettando. 
 
 
‘Se il Re lo desidera, allora è un mio dovere. Aiuterò la nostra famiglia così facendo.’ 
 
 
Era stato facile dire quelle cose quando lui era a leghe di distanza dalla Fossa del Drago di Approdo del Re. Solo dopo essere sceso da Arrax e aver osservato i guardiani dei draghi guidare il suo amico dentro i tunnel, Luke aveva finalmente compreso che si trovava in piedi proprio nell’esatto posto dove il suo futuro, il suo corpo e la sua anima sarebbero stati promessi all’uomo che lo odiava con ogni fibra del suo essere (almeno per quanto Luke ne sapesse).
 
 
Così, aveva dato di matto.    
 
 
Luke si ricorda di aver tremato come un vitellino appena nato mentre seguiva Jace nel cortile d’addestramento, e di essere quasi svenuto dopo aver visto Aemond per la prima volta da così tanti anni. Anche se lui non è particolarmente piccolo di statura paragonato ad altri ragazzi della sua età, Luke ha un viso molto più morbido, a differenza di Jace o anche di sua madre; era un tratto persistente del sangue Arryn che gli scorreva nelle vene per via della defunta Regina Aemma, sua Madre gli aveva detto. I suoi occhi sono grandi quanto quelli di un cerbiatto e il suo naso è all’insù e a patatina in un modo decisamente “non-valyriano”. Luke aveva preso dalle sue nonne per quanto riguarda il suo aspetto – il sangue andalo di entrambe le donne è molto più forte del suo sangue valyriano, lasciandolo con occhi e capelli scuri. L’unica cosa andala di Aemond è la sua altezza. Re Viserys e la Regina Alicent non sono delle persone notevolmente alte, ma Aemond danza intorno a Ser Criston nel cortile d’addestramento con la prodezza del Lord Comandante e l’altezza imponente del Primo Cavaliere del Re. Aemond possiede il colore di capelli e occhi e i tratti affilati condivisi da quasi tutti i figli del Re, salvo forse per Helaena, ma quell’uomo è stato chiaramente cresciuto da Criston e Otto. 
 
 
Ser Criston fa ruotare la sua mazza chiodata, ma Aemond schiva l’attacco senza esitazione, prima di colpire il polso corazzato del Lord Comandante col lato della propria lama, con abbastanza potenza da spedire l’arma per terra. 
 
 
“Ben fatto, mio Principe.” Ser Criston elogia il principe, mentre gli spettatori sui bastioni applaudono a quella dimostrazione di abilità con la spada. “In poco tempo arriverai a vincere tornei.” 
 
 
Aemond si limita soltanto a sbeffeggiarlo – portandosi la spada al fianco e voltandosi. “Non me ne frega un cazzo dei tornei.” Il suo futuro marito lo trafigge con lo sguardo, con dell’allegria sinistra che fa in modo che Jace si spinga istintivamente Luke dietro la schiena. “Ābrazyrys, sei venuto ad allenarti?” Luke riesce a sentire Jace rabbrividire.  
 
 
Moglie.  
 
 
Luke resta in silenzio, permettendo a suo fratello di parlare per entrambi. Suo zio mantiene il suo occhio rimanente su Luke per tutto il tempo che ne se stanno in cortile – una dozzina di persone osservano le loro interazioni per usarle come pettegolezzi di corte. La rabbia e l’aggressività dietro quella singola e fredda pozza violacea fa rabbrividire ogni cosa dentro Luke, non importa quanto suo zio sia bello. 
 
 
I fratelli non restano a lungo. Jace deve andare ad omaggiare il Re, e Luke viene condotto dalla loro madre verso un insieme di appartamenti dentro la Fortezza Rossa, trovando il salotto e le camere da letto piene di bauli portati dalla nave che aveva trasportato suo nonno e sua cugina. L’intera vita di Luke – maglie rammendate dalle mani di sua madre, draghi di legno e pupazzetti che ci si aspetta che lui dia ai suoi futuri figli – erano stati praticamente strappati dalle sue stanze a Roccia del Drago e piazzati negli appartamenti che sarebbero diventati una gabbia glorificata per il resto della sua vita. Una prigione con suo marito e la sua famiglia come guardie. 
 
 
Ma fa del suo meglio per non piangere. Sua madre lo aveva già fatto abbastanza per entrambi.  
 
 
Invece, Luke permette alle mani puntigliose delle sue cameriere e di sua madre di togliergli gli indumenti di cuoio da viaggio per infilargli addosso un farsetto e dei pantaloni – un completo che almeno gli dà la dignità di sembrare l’ex erede al trono di legno di Driftmark e non la futura sposa del figlio del Re. Lui sta per essere presentato al Re. Sta per essere presentato a una corte che sta lentamente diventando sempre più numerosa, con dei lord di casate che Luke non aveva mai sentito nominare che si stanno radunando per assistere alle nozze dei principi e per guadagnarsi il favore di un Re sempre più anziano e di sua madre, la futura Regina. 
 
 
Lui non è così ingenuo da credere che il suo matrimonio sia qualcos’altro se non politico. Luke aveva sempre saputo che la sua futura unione sarebbe servita a rafforzare la potenza di sua madre e delle loro casate, ma gli Dèi lo avevano maledetto con un corpo insolito e il Re l’aveva presa come un’opportunità di unire la sua casata che lui era riuscito a dividere in modo così drammatico. Re Viserys non aveva nessuna nipote femmina da far sposare ad uno dei suoi figli, ma aveva un nipote maschio – un nipote che era disposto a strappare via all’altro nonno di Luke sotto decreto reale. 
 
 
Luke viene fatto sfilare davanti ad un centinaio di curiosi membri della corte, e deve sopportare la bruciante vergogna dell’ascoltare suo nonno – sempre più vecchio e debole, eppure più pieno di vita di quanto le persone non lo descrivevano da tanto tempo – parlare con dell’imperterrita gioia di come suo nipote sarebbe stato spogliato del suo diritto di nascita, così da poter diventare una giumenta da monta per il principe Aemond. Luke era sempre stato riluttante all’idea di ascendere al titolo di lord di Driftmark, ma ciò non significa che desiderasse diventare, essenzialmente, una lady della sua casata. 
 
 
Ad ogni modo, non ha altra scelta. L’unica scelta che ha è di imparare a farselo andare bene.
 
 
Il giorno che lui si sposa con Aemond è insolitamente freddo – l’aria frizzantina che arriva dalla Baia delle Acque Nere serve da presagio per le sue nozze imminenti. Luke non nota quanto lui sia diventato abbattuto, mentre procede in maniera meccanica a prepararsi per quella giornata. Le domestiche lo svegliano prima che il sole sia addirittura sorto e lo immergono in una tinozza di metallo piena di acqua abbastanza calda da bruciare la pelle di un uomo comune. Ma quel calore riesce solo a riscaldare il sangue di Luke, lenendo le sue ossa doloranti e permettendogli di scivolare in una dimensione onirica – un posto dove potrebbe scappare via sul dorso di Arrax, ignorando il dovere che ci si aspetta che lui compia dopo il banchetto nuziale. Le sue domestiche gli strofinano la pelle fino a fargliela diventare rosa, con uno straccio immerso nelle lattiginose acque dal profumo floreale, e strattonando degli oli nei suoi ricci con un pettine profumato. Viene asciugato con dei panni di lino e viene costretto davanti allo specchio così che dei rubini e delle conchiglie gli possano venire infilati nelle sue ciocche scure, come se sia stato ricoperto da del sangue e dal mare. È solo dopo che Luke viene vestito nel suo farsetto color avorio e d’oro che sua madre onora la stanza della sua presenza – tra le sue braccia c’è un pesante mantello turchese e grigio, con un enorme cavalluccio marino ricamato con dei piccoli diamanti e delle piccole perle. 
 
 
Un mantello virginale. 
 
 
Il respiro di Luke diventa sempre più superficiale mentre sua madre gli allaccia il mantello intorno alle spalle, stringendolo da dietro davanti al grosso specchio. 
 
 
“Sei bellissimo, mio dolce ragazzo.” Lei sussurra, il dolore nella sua voce pervade la tenace convinzione che lei aveva mostrato durante l’intera permanenza della loro famiglia nella Fortezza Rossa. Sua madre gli stringe le mani, prendendo un respiro tremolante. “Devi essere coraggioso, Lucerys. Fatti forza – non permettere che loro ti vedano vacillare.” Lei parla del matrimonio come se fosse una guerra. 
 
 
Quando Lord Corlys arriva a scortare Luke nella Fossa del Drago, lui si sente di star venendo condotto verso le spiagge impregnate di sangue delle Stepstones e non tra le mani del suo futuro marito. La carrozza ondeggia da un lato all’altro e Luke si costringe a fissare le proprie mani per l’intero viaggio; i rumori di più di un migliaio di membri del popolino entusiasti che li stanno seguendo, non fanno altro se non far provare a Luke l’irrefrenabile voglia di vomitare. Corlys allunga la mano, prendendo la piccola mano di Luke tra le proprie più grezze – i palmi sono logorati da una vita di cui Luke aveva sentito parlare solo nei racconti – e stringendogliela in modo fermo. Suo nonno non dice niente, ma non ne ha bisogno. Viene aiutato a scendere dalla carrozza da un gruppo di cavalieri, e il lord suo nonno lo guida sulle imponenti scale che portano all’enorme struttura opulente che faceva da casa ai loro draghi. 
 
 
L'intera cerimonia è tutto un susseguirsi confuso. Così tante persone – ci sono molti lord, molte lady e molti regnanti da terre lontane dalla loro – che lo fissano con interesse e del vetriolo persistente. La gelosia non è qualcosa a cui Luke è abituato. A Roccia del Drago, la sua famiglia era molto amata e fortemente rispettata. Lui era l’adorato figlio dell’adorata principessa – una controparte dolce, gentile e birichina del suo fratello maggiore decisamente molto più rigido. Adesso, lui è il ragazzo che si sta portando via un ambito principe del reame. Mentre la sua mano viene passata da quelle calde e sicure di suo nonno al palmo calloso di suo zio, Luke è pronto a farsi coraggio, offrendo i voti di Aemond a praticamente chiunque altro e scappando via dall’altare. 
 
 
Ma si volta per lanciare uno sguardo oltre la propria spalla e vede un’espressione orgogliosa sul viso del suo regale nonno, e quello è abbastanza da fare in modo che Luke si volti di nuovo, guardando in avanti – ignorando il terrore che gli sta crescendo nello stomaco e che minaccia di risalirgli su per la gola. L’Alto Septon è un vecchio uomo rugoso che blatera in tono monotono dei Sette e della sacralità del matrimonio, ma che di tanto in tanto permette ai suoi santi occhi di vagare sul collo esposto di Luke e sulla curva delle sue clavicole. Quello fa rabbrividire Luke dal disgusto. 
 
 
Alla fine, l'Alto Septon inizia a recitare i sacri voti e Luke è costretto a guardare Aemond per la prima volta da quando è arrivato all’altare. Suo zio indossa un’armatura nera come la pece con dei dettagli in oro, e un mantello decadente dello stesso colore allacciato alle piastre delle sue spalle. I lunghi capelli color argento di Aemond – di solito tenuti fermamente indietro dalla parte frontale – adesso sono sciolti intorno alla sua mascella, accarezzandogli il metallo dell’armatura. Il suo occhio mancante è nascosto dietro una benda ricamata – la contorta cicatrice che Luke gli aveva lasciato addosso lo taglia dal sopracciglio fino alla parte superiore del labbro. Il viso di Aemond resta completamente immobile mentre abbassa lo sguardo su Luke, fissandolo. 
 
 
I loro voti non vengono contestati e il mantello virginale gli viene tolto dalle spalle, lasciando che Luke venga immerso nell’ombra di quello di Aemond. È caldo e ha un buon profumo, e Luke vorrebbe che lo inghiottisse completamente così da poter sparire. Il nastro viene avvolto intorno alle loro mani unite e Luke ripete i voti, in grado a malapena di sentire la propria voce. Luke accetta la forzata promessa d’amore di Aemond, ma si ritrova congelato sul posto quando l’uomo più grande si china in avanti per stampargli un bacio sulle labbra. 
 
 
Quando sua madre aveva sposato Daemon sulle spiagge rocciose di Roccia del Drago, Luke poteva sentire il calore dell’amore che si irradiava da entrambi, mentre permettevano che venisse versato del sangue l’uno per l’altra – mentre si promettevano le loro anime davanti a degli dèi non riconosciuti da tutti, perché questo dimostrava quanto fosse feroce il tutto. Era una vera dichiarazione d’amore che poteva essere mostrata soltanto tramite fuoco e sangue. 
 
 
Non c’è alcun calore quando Aemond lo bacia. Nonostante il fatto che la soffocante Fossa del Drago è piena di migliaia di corpi e di candele accese, c’è soltanto il freddo. 
 
 
Il mondo intorno a Luke passa da un silenzio tombale a un applauso assordante – i rumorosi battiti di mani e le fragorose acclamazioni gli fanno fischiare le orecchie in modo doloroso quando Aemond li fa voltare entrambi per poter fronteggiare la loro gente. Nonno Corlys gli fa un fermo cenno con la testa e Nonno Viserys gli elargisce un sorriso orgoglioso, ma tutto quello che Luke riesce a fare è mordicchiarsi il labbro inferiore, pregando che nessuno possa vedere quanto duramente lui stia tremando. Aemond, in quella che è forse l’unica gentilezza che ha mostrato verso Luke dall’annuncio del loro fidanzamento, gli stringe la mano mentre guidano il corteo fuori dalla Fossa – quell’azione almeno lo aiuta un minimo ad ancorarlo al mondo dei vivi. Aemond continua a tenergli la mano mentre vengono costretti a fare la loro prima apparizione davanti al popolino di Approdo del Re, che sembra celebrare il matrimonio di due dei loro principi come se sia quello dei propri figli. Avrebbe dovuto rendere Luke felice – vedere così tante persone che gli augurano il meglio per il suo matrimonio. Ma quello fa solo sentire Luke… sporco. Lo fa sentire come se la sua infelicità – la perdita della sua libertà – sia soltanto un’opportunità e una scusa per far sì che la gente possa ubriacarsi pesantemente, grazie alle infinite fontane di idromele e di birra che il Maestro del Conio ha predisposto. 
 
 
Se ne sta in piedi nella fredda aria di Approdo del Re, guardando in silenzio le persone, fino a quando lo stridio di un drago così pieno di panico e così familiare non risveglia Luke dai suoi pensieri, col cuore che inizia a battergli all’impazzata con la paura di Arrax che gli pulsa nell’anticamera del cervello. Il suo prezioso drago – grande abbastanza solo per essere cavalcato per un massimo di un paio di ore – spicca verso il cielo con una velocità ineguagliabile dagli altri draghi della loro famiglia, come una stella cadente che cerca di tornare tra le costellazioni nascoste dal sole sorto. Il suo adorato amico sparisce oltre le nuvole e il mondo sotto ai piedi di tutti loro trema e tuona mentre l’antitesi di Arrax, la più vecchia e la più grossa bestia da guerra, vincolata al suo nuovo marito, decolla dopo di lui, standogli alle calcagna, con una potenza così spaventosa da far sì che le persone gridino sia dalla paura e sia dalla meraviglia. Luke trema, voltandosi per guardare suo nonno, che sta osservando Vhagar inseguire Arrax con un’espressione di stupore. 
 
 
Il Re sorride in modo ampio, guardando Luke che si è ritrovato ad aggrapparsi ad Aemond, colto dall’ansia. 
 
 
“È partito un inseguimento! Proprio come in un matrimonio, non si fermerà fino a quando uno o entrambi non si saranno inchinati all’altro.” Luke riesce a sentire Aemond irrigidirsi al suo fianco, e il sangue defluisce dal proprio viso. Il Re allunga una mano, dando una pacca sulla spalla al proprio figlio. “Andiamo a festeggiare e celebrare quest’evento meraviglioso!”
 
 
 

 
 
 
Luke passa tutto il suo banchetto nuziale fissando un piatto di cibo e rifiutandosi di prenderne anche solo un boccone. Con le punte della sua forchetta, giocherella con delle patate affogate nel sugo e con una generosa fetta di pasticcio di piccione – il profumino del cibo delizioso gli fa rigirare lo stomaco come se stia per ricoprire l’intero tavolo col proprio vomito, mentre centinaia degli individui più prestigiosi nel mondo conosciuto guardano. La pedana sopraelevata gli permette di vedere il modo in cui tutti osservano la coppia appena sposata. Aemond è seduto accanto a lui come un muro tra Luke e la sua nuova famiglia acquisita per matrimonio, come anche sua famiglia per sangue – quella che adesso è sua suocera si sta preoccupando per il proprio figlio dal suo posto all’altro lato di Aemond. La stessa madre di Luke lo sta fissando da dov’è seduta accanto al proprio padre tra di loro. Se il Re nota l’ansia di Luke, non dice niente – fin troppo concentrato sul suo calice che trabocca di vino dorato di Arbor e sui lord che si avvicinano al loro tavolo per presentarsi. 
 
 
È una vera e propria benedizione che Helaena, con delle labbra tinte di rosso per via delle coppe di vino che aveva bevuto, si alzi dal proprio posto e praticamente trascini lui ed Aemond in sala, dove i musicisti stanno suonando una melodia allegra. È una dimostrazione dell’affetto che Aemond è in grado di possedere il fatto di permettere che sua sorella li faccia girare entrambi in tondo, mentre lei ride in modo ubriaco. Luke inciampa nei propri piedi mentre viene fatto roteare ancora e ancora, ma non riesce ad evitare di ridere insieme ad Helaena, mentre lei si diverte con sconsiderato abbandono. Lei smette di ballare solamente quando il vino inizia a farla barcollare, facendo in modo che lei debba aggrapparsi agli avambracci di Luke per ritrovare l’equilibrio. 
 
 
“Ah!” Il viso di sua cognata è arrossato, e lei ridacchia, ondeggiando tra le braccia di Luke. Aemond deve appoggiare una mano sulla spalla della propria sorella per stabilizzarla. “Dovrò andare da Dreamfyre! Tu sei come me, Lucerys – ne serviranno due.” Lei singhiozza, gesticolando con la mano. “Troverò quelle più incantevoli per voi due!” Luke lancia un’occhiata ad Aemond, ma suo zio sembra imperturbato da quello sproloquio, tirando gentilmente sua sorella via da Luke per ricondurla sulla pedana rialzata. Decide di incamminarsi per ritornare goffamente verso il proprio posto, quando sua madre appare accanto a lui – il braccio di lei gli si avvolge intorno al gomito per guidarlo nel nuovo ritmo più lento della canzone che sta venendo suonata. Luke è un ballerino maldestro, gli manca tutta la grazia della Principessa Ereditaria, ma sua madre si limita a sorridere con affetto mentre lui inciampa nei propri piedi. 
 
 
“Il mio dolce, dolce ragazzo.” Lei sospira, premendogli una manciata di baci sulle guance e sulla fronte. “Ti senti bene? Hai mangiato a malapena.” 
 
 
Luke si appoggia alle calde mani di sua madre che gli stanno stringendo il viso. “Il mio stomaco non me lo permette. Io…” Lui deglutisce, con gli occhi che svolazzano verso il suo nuovo marito, seduto in alto sulla pedana rialzata. “Io ho paura della cerimonia della messa a letto. Temo che la consumazione mi farà male.” Lui non riesce ad incontrare lo sguardo di sua madre, mentre lei li fa ondeggiare entrambi delicatamente. 
 
 
“Non ti mentirò, tesoro mio.” Lei mormora. “La prima volta ti farà male. Non posso prometterti che mio fratello ti mostrerà gentilezza, ma posso prometterti che se lui dovesse causarti troppo dolore, mi assicurerò che venga dato in pasto a Syrax.” Luke ride quietamente per educazione. “Non sei costretto a portare un figlio in grembo immediatamente. Sei giovane – hai tempo, Luke.” La canzone inizia ad avvicinarsi alla sua fine. “Potrei richiedere un tè, se tu dovessi decidere che non sei pronto.” Luke non ha la possibilità di domandarle cosa intendesse quando il Re, chiaramente ubriaco, annuncia ad alta voce che è tempo di iniziare con l’offerta dei doni. 
 
 
Luke torna al suo posto accanto ad Aemond, permettendosi di distrarsi ancora una volta, sovrappensiero. A lui e suo marito stanno venendo donati dei regali da ogni angolo del regno e dalle terre oltre il mare stretto, ma tutto ciò a cui Luke riesce a pensare sono le parole di sua madre. 
 
 
Un magistrato di Lys gli ha steso davanti un vasto assortimento di pietre preziose e sete pregiate, eppure Luke si ritrova invece a poggiare una mano sul proprio ventre piatto – gli balenano in mente una serie di immagini di bambini coi suoi occhi e con testoline oro-argentee che girovagavano per le sale della Fortezza Rossa insieme ai suoi cugini. Quell’idea gli fa venire le farfalle nello stomaco e glielo fa anche sprofondare, contemporaneamente, il pensiero di figli suoi lo riempie in parti uguali di eccitazione nervosa e di terrore assoluto. Nessuno sembra badare al suo stordimento autoimposto, e Luke non ne riemerge fino a quando Lord Celtigar non si avvicina al tavolo rialzato tenendo in mano un uccello in gabbia con ali argentate e una coda dalle piume rosse. L’anziano lord gli posa il falco davanti e Luke ne è affascinato. La falconeria non è molto diffusa a Roccia del Drago, per via della mancanza di selvaggina, ma l’uccello piega la testolina di lato e fissa Luke coi suoi occhietti tondi, facendogli sobbalzare il cuore dall’entusiasmo. 
 
 
Ignora il resto dei regali, preferendo dare furtivamente dei pezzettini di pollo al volatile attraverso le sbarre della sua gabbia, ridacchiando quando il falco si scaglia sulla carne col suo piccolo becco affilato. Luke è soddisfatto di starsene a giocare col suo nuovo volatile fino a quando la sua attenzione non viene strappata via dal Re, che richiede l’attenzione di tutta la corte mentre fa portare avanti il suo regalo per i neosposi. Luke non sa cosa aspettarsi quando Ser Criston appare ai piedi della pedana con una cassa intagliata e una pergamena sigillata che porge al Re.
 
 
“La nostra famiglia continua ad allargarsi, e con quest’unione, è destinata ad allargarsi ancora di più.” Suo nonno dice con un sorriso schivo che fa risuonare delle risate per tutta la sala. Luke può sentire il proprio viso arrossire. “Per questa ragione, credo che sia giunto il momento di espandere la nostra casata oltre queste sacre terre che abbiamo occupato fin da quando il Conquistatore ha messo piede sul continente.” Si volta verso Luke, passandogli la pergamena. Lui l’accetta con delle dita che tremano contro il suo volere e, passando un dito sopra la cera rossa – il sigillo ufficiale del Re – Luke la spacca.
 
 
Non ha la possibilità di leggerla prima che il Re continui, “Io, Viserys Targaryen, Primo del Suo Nome, nomino ufficialmente i Principi Aemond e Lucerys di Casa Targaryen, i Lord di Summerhall.”
 
 
La Sala Grande scoppia in un applauso ancora una volta, ma le mani di Luke ricadono sul proprio bacino, fissando suo nonno con confusione. Non esiste un qualcosa chiamato Summerhall. Luke potrà anche aver fatto fatica a prestare attenzione durante le sue lezioni, ma quello lo sa per certo. Ciò significa che il Re sta conferendo a lui ed Aemond delle terre proprie. Lui ha intenzione di mandare Luke ancora più lontano dalla sua famiglia. 
 
 
È davvero un miracolo che Luke non sia svenuto, in quel momento. 
 
 
Ser Criston colloca la grossa cassa davanti ad Aemond, e Luke riesce a mostrare solo dell’interesse effimero per la nuova spada d’acciaio di Valyria, mentre Aemond oscilla da un lato all’altro la lama che ha così elegantemente chiamato in onore dello sfregio che gli aveva inflitto quello che adesso è suo marito. 
 
 
Luke ha a malapena l’opportunità di formulare un qualche pensiero riguardo il suo imminente nuovo titolo di lord, quando viene trascinato via dal suo posto al tavolo per essere condotto alla cerimonia della messa a letto. Sua madre mantiene una stretta ferrea sul suo braccio, mentre tutti gli uomini e le donne intorno a loro stridono e gridano delle parole volgari – incoraggiando il loro principe a deflorarlo. È Ser Criston che li guida verso quelli che Luke può solo presumere siano gli appartamenti personali di Aemond, e Alicent lo guarda da sopra la propria spalla con un occhio critico che fa irrigidire sua madre. Nessuna delle due donne parla, ma la Regina sussurra qualcosa al proprio figlio mentre la madre di Luke lo fa entrare nella stanza, lasciando la Regina e la sua spada giurata a cospirare con Aemond. 
 
 
Sua madre prova a sussurrargli delle parole di incoraggiamento e di consolazione, mentre lo aiuta a togliersi gli abiti nuziali, ma Luke non riesce a parlare – i suoi occhi sono troppo concentrati sul camino acceso, mentre sua madre gli slaccia le collane, lasciando Luke con addosso soltanto la sua ampia camicia da notte e la biancheria. Crede che sua madre gli stia parlando, ma Luke non riesce a sentire molto oltre il ronzio nelle proprie orecchie. Seduto sul bordo del letto a baldacchino, Luke si fissa le mani, ascoltando i movimenti nelle stanze: il ticchettio dei tacchetti della Regina contro il pavimento di pietra, gli anelli di sua madre che tintinnano l’uno contro l’altro mentre lei li fa girare dal nervosismo – il suono metallico dell’armatura di Aemond mentre Ser Criston lo aiuta a slacciare le cinghie. Il Lord Comandante e la Regina stanno parlando sottovoce col principe, ma Luke si rifiuta di guardarli. 
 
 
Una mano rassicurante gli scorre tra i capelli, pizzicando via un paio dei rubini e delle conchiglie dalle ciocche. “Finirà presto, amore mio.” Sua madre gli posa un bacio sopra la testa. “Verrò da te domattina.” Luke vorrebbe afferrarle le gonne per implorarla di essere portato via da qui. Lei non capisce – anche quando sua madre era stata costretta a sposarsi, era stato almeno alle sue condizioni. Alla Principessa Ereditaria era stato permesso di scegliere il suo sposo. Luke è stato fatto sposare nel modo in cui vengono fatte sposare alcune nobili lady dai loro padri assetati di potere. 
 
 
Sua madre se ne va e il rumore di una porta che si chiude riecheggia per tutta la stanza, lasciando i neosposi da soli per la prima volta. Con lo stomaco che gli si torce dalla paura, Luke alza lo sguardo su suo zio, che tiene la schiena rivolta verso Luke. 
 
 
“Togliti la biancheria e stenditi.” Aemond dice con voce piatta. L’intero corpo di Luke si irrigidisce e lui non riesce più a trattenersi. Un debole singhiozzo patetico gorgoglia dal profondo del suo petto – il suono del suo flebile pianto e lo scoppiettio della legna che arde sono adesso gli unici rumori nella stanza. Strofinando il suo naso inumidito dal muco, Luke singhiozza, ed Aemond si volta a guardarlo da sopra la spalla. “Sei sordo, bastardo? Spogliati così potremo chiudere con questa storia.” L’uomo più grande cammina fino a sedersi sul bordo del letto, e Luke si ritrova ad allontanarsi di tutta fretta, indietreggiando fino a quando la sua schiena non è del tutto contro la testata del letto, stando il più possibile lontano da Aemond. 
 
 
Aemond continua a dargli la schiena, muovendosi per sfilarsi la canotta, così Luke fa lo stesso – infilando dei pollici tremolanti nella cintura della sua biancheria, spingendosela in basso oltre le gambe e le cosce. Rabbrividisce per la sensazione dell’aria calda contro il suo sesso, stringendo fermamente le ginocchia dall’imbarazzo. 
 
 
Il rumore metallico di una cintura disfatta che colpisce il pavimento lo fa sussultare, un lamento gli fuoriesce dalle labbra. “Preghiamo che il mio seme attecchisca, così che non dovremo farlo mai più.” Luke guarda il movimento dei muscoli della schiena di Aemond, mentre lui armeggia con qualcosa che ha davanti. “Sdraiati a pancia in giù.”
 
 
Luke affonda le proprie unghie morsicate nelle sue cosce nude. Poco dopo il suo arrivo al castello, la Regina gli aveva mandato dei maestri – quegli anziani uomini gli avevano spiegato in modo fin troppo dettagliato il processo della consumazione. Luke avrebbe sanguinato e avrebbe permesso ad Aemond di venire dentro di lui e, se Dèi lo riterranno opportuno, loro avranno la benedizione di avere un bambino nei prossimi mesi. Luke sarebbe diventato genitore di un bambino generato dal suo crudele zio. Suo zio che gli parla esclusivamente con parole dure e che guarda ogni sua singola mossa come un lupo farebbe con un coniglio ferito. 
 
 
“A…pancia in giù?” Luke chiede, con la voce ancora bagnata dalle lacrime. Lui non è mai andato a letto con nessuno in vita sua – non è mai stato nemmeno realmente baciato, salvo per un paio di curiosi baci a stampo da parte di Rhaena e i dolci baci sulla guancia da parte di sua madre. I lord ubriachi avevano urlato delle parole volgari mentre lui ed Aemond venivano condotti via dalla sala, incoraggiando suo zio ad allargare le gambe di Luke e “prendere ciò che è suo”. 
 
 
Aemond allunga una mano verso un flacone al suo fianco, stappandolo. “Non voglio che mi guardi. Ora fallo, prima che la mia generosità si esaurisca.” Luke non si preoccupa di celare il proprio lamento sofferente. Il Re aveva giurato che il loro matrimonio era la cosa migliore, ma suo nonno non aveva fatto altro che regalare a Luke un futuro pieno di sofferenza – un futuro con un marito che non vuole nemmeno guardarlo in volto mentre consumano il loro matrimonio. Rotolando per mettersi a pancia in giù, Luke chiude gli occhi, stringendoli forte, ignorando i rumori viscidi che arrivano dalla direzione di Aemond, e provando a trattenere le lacrime. 
 
 
Lui desidera la stessa cosa di Aemond. Desidera che il seme di suo zio attecchisca così che Luke non debba mai più condividere il letto coniugale. Prega che gli Dèi gli diano un bambino con un colore di capelli simile a quello di Aemond, così che la paternità di suo figlio non venga mai messa in dubbio. 
 
 
Il letto si muove sotto il peso di Aemond, e Luke trasalisce quando una calda mano ruvida gli alza la camicia da notte fino ad esporgli il sedere. Luke si limita a piagnucolare, affondando di più il viso nel cuscino di piume sotto la propria testa, mentre Aemond gli si preme addosso. 
 
 
Il cuore gli martella in petto come un falco in gabbia, con le ali che sbattono contro le dure sbarre di ferro che lo tengono rinchiuso. 
 
 
“Respira, taoba (ragazzo).” Aemond sembra senza fiato. “Oppure ti farà male.” 
 
 
E gli fa male. Gli fa male più di ogni altra cosa che Luke abbia mai provato – peggio dei crampi di un sangue di luna o di quando si era fatto fracassare il naso da bambino da quello che adesso è suo marito. Aemond scopa senza avere in mente né il piacere né la crudeltà. Lui scopa come se sia un obbligo, e quello fa sentire Luke più sporco delle puttane di Fondo delle Pulci. Delle mani ruvide gli stringono i fianchi nudi, trascinandolo a ritroso così che Aemond possa spingersi dentro di lui. Luke attorciglia con le mani le lenzuola sotto di sé, guaendo dal dolore mentre il suo corpo viene invaso in modi che non ha mai provato prima d’ora. Non c’è nulla di piacevole in questo. Non riesce a capire perché Aegon o sua madre e il suo patrigno indugiassero nel sesso come se fosse indispensabile quanto il cibo. 
 
 
Luke sente Aemond sporgersi in avanti, coprendogli la schiena col proprio petto. I suoi movimenti, che fin dall’inizio non sono stati molto veloci, si riducono a lente spinte struscianti, e Luke deve premere la propria guancia contro il cuscino sotto la sua testa, ansimando solo per poter riempire i polmoni con abbastanza aria da assicurarsi di non svenire. Piagnucola quando Aemond gli lecca la nuca, mordicchiando metodicamente il lato del collo di Luke per lasciare dei segni. 
 
 
Quella grossa mano ruvida gli si avvolge sulla parte anteriore del suo corpo, e Luke sussulta quando Aemond inizia ad accarezzargli la pelle del ventre – proprio in mezzo alle anche. I fianchi di suo marito sobbalzano. Gli viene dentro, ed è tutto finito. 
 
 
 

 
 
 
Come le settimane che hanno preceduto il suo matrimonio, le settimane che seguono la consumazione sono un susseguirsi confuso. 
 
 
Luke si sveglia la mattina dopo la consumazione trovando un materasso freddo e delle lenzuola macchiate di rosso. I maestri e la Regina gli entrano nelle stanze, pungolandolo in mezzo alle gambe e osservando le lenzuola disseminate di sangue. Alicent sembra sollevata, a malincuore, quando Maestro Orwyle determina che Aemond ha consumato il matrimonio con successo, e che ci si può aspettare che Luke inizi a mostrare segni di aspettare un bambino nei prossimi mesi. La Regina Alicent sembra soddisfatta da questa constatazione, ma Luke deve lottare per nascondere il modo in cui trema a quel pensiero. 
 
 
Una volta che la Regina se ne va, sua madre è al fianco di Luke e non lo lascia per il resto della sua permanenza. 
 
 
Lui si siede a disagio sugli spalti, durante il torneo che celebra il suo matrimonio, guardando Aemond abbattere dei lord minori nella mischia con la loro nuova spada ancestrale. È una faccenda di cui si ricorda ben poco, troppo occupato a concentrarsi sulle mani che sta tenendo appoggiate sul proprio stomaco, e cercando di non vomitare dall’ansia. Il pensiero di poter già stare portando in grembo il figlio di Aemond è sia stupefacente e sia completamente terrificante. Il Re, un uomo dalla salute fragile, si è alzato dal proprio letto solo per prendere parte alle celebrazioni e per fare dei frequenti commenti entusiasti riguardo il ventre piatto di Luke. Nonostante il fatto di essersi appena sposati, Aemond evita Luke, e la stessa famiglia di Luke li tiene lontani il più possibile. A Luke non dà fastidio. Assapora ogni momento fugace che riesce ad avere con Jace, Joff e i suoi fratellini – ogni momento che gli permette di comportarsi come se sia ancora un Principe di Roccia del Drago e non di Summerhall. 
 
 
Ma è inevitabile che la famiglia della Principessa Ereditaria debba tornare al loro castello. Senza di lui. 
 
 
La vita nella Fortezza Rossa non è miserabile quanto Luke si aspettava, anche se non è piacevole. La Regina Alicent gli ha dato un gruppo di dame di compagnia e una septa personale che lo possano servire in ogni suo capriccio. Però non sembra un’azione compiuta per gentilezza verso quello che adesso è suo genero, ma una gentilezza verso il bambino che lei è convinta stia ormai crescendo nel grembo di Luke. La septa gli dà lezioni sull’arte del ricamare e sui doveri delle faccende domestiche, assicurandosi in modo severo che una volta che il palazzo di Summerhall sarà completato, Luke sarebbe stato in grado di gestirlo con successo. A Luke è stato concesso il titolo di Lord di Summerhall, ma sta venendo trattato come una lady di alto lignaggio. Aemond è il proprietario della loro spada ancestrale – lui sarebbe stato in controllo del loro presidio, dei loro conti e delle loro terre. 
 
 
Luke è tenuto ad occuparsi della cura dei loro figli e a comportarsi da mogliettina ubbidiente. 
 
 
Lui passa le sue giornate pungendosi le dita con gli aghi e leggendo dei tomi provenienti dalla Vecchia Valyria che il Re gli ha prestato. Aemond visita raramente le stanze di Luke, e non hanno condiviso un letto dopo la loro prima notte di nozze. Le uniche persone che Luke vede al di fuori della sua servitù sono Helaena e i suoi bambini. La Helaena sobria è molto meno giocosa della sua versione ubriaca, ma lei gli permette di accomodarsi nei suoi appartamenti e di leggere tranquillamente al suo fianco, mentre lei ricama e i suoi bambini giocano ai loro piedi. Lei ha il proprio neonato di cui occuparsi, e quindi a Luke non dà fastidio la mancanza d’attenzione. Prendersi cura di un neonato capriccioso quanto Maelor sembra essere un’impresa estenuante – le balie sono costrette a portare in giro il piccolo anche solo per farlo calmare, e lui si mette costantemente a piangere per la propria madre. Le balie scherzano spesso con Luke su come quella sia una cosa a cui lui si sarebbe inevitabilmente abituato, ma Luke si limita solo a rabbrividire a quell’idea.
 
 
Luke impara a navigare la sua nuova vita – tiene la testa bassa e parla soltanto quando qualcuno gli parla per primo. Ed è per questo che è estremamente crudele il fatto che gli Dèi abbiano trovato divertente imbarazzarlo davanti a tutti loro, inclusa la Regina in persona, nemmeno due mesi dopo il suo matrimonio. 
 
 
Sono tutti seduti nel salottino di Helaena, godendosi una colazione di pane, carni e formaggi, quando Luke fa per prendere un morso di un uovo sodo, venendo sopraffatto da un’ondata di nausea così potente che deve alzarsi frettolosamente per vomitare dentro un vaso decorativo. È umiliante, perdere il controllo del proprio corpo davanti alla Regina – davanti alla madre di suo marito. Ma quando ha finalmente terminato di svuotarsi lo stomaco di quel poco di cibo che c’era al suo interno e si volta per fronteggiare tutti con della profonda vergogna, la Regina Alicent lo sta guardando con un’espressione completamente euforica. 
 
 
Luke aveva visto sua madre aspettare un bambino abbastanza volte da sapere esattamente cosa significasse tutto questo.
 
 
I maestri vengono velocemente chiamati per confermare quello che Luke sa già. Lui non ha nemmeno ancora un accenno di pancione, ma la Regina esige che lui venga trattato come se sia già sul punto di partorire. A Luke non è permesso di spostarsi dal proprio letto da solo. Al suo fianco ha un servitore o una guardia in ogni singolo momento, e Luke si domanda se Helaena abbia vissuto una simile esperienza ogni volta che aspettava un bambino, o se tutto questo fosse solo perché Luke porta in grembo il bambino del figlio preferito di Alicent. 
 
 
La sua stessa madre partorirà presto, così la notizia della condizione di Luke viene tenuta un segreto per molto tempo, per evitare che la Principessa voli via da Roccia del Drago. Aemond decide – o, più probabilmente, Alicent decide che suo figlio dovrebbe essere più presente mentre Luke porta in grembo il suo bambino. Iniziano a consumare pasti insieme, in modo impacciato, ma solo per discutere di questioni legate al loro futuro figlio. 
 
 
“Aemon.” Suo zio dice durante uno dei loro pasti. “Chiameremo il bambino Aemon.” 
 
 
Luke prende un morso di tortina ai frutti di bosco. “Come il mio bisnonno?” Aemond fa una pausa e Luke ride tra sé e sé. “Il principe Aemon era il padre della principessa Rhaenys, come sono certo che tu sappia.”
 
 
“Infatti lo so, Nipote.” Suo marito si acciglia stringendo una coppa di vino. “Se è una femmina, la chiameremo Alysanne.” Luke giocherella col cibo sul proprio piatto, riflettendo. Entrambi quei nomi sono stupendi, ma portano con loro così tanto peso. Il principe Aemon era l’erede perfetto e Alysanne era la Regina perfetta – i loro figli non si meritano di vivere con le aspettative date dai loro omonimi. 
 
 
“No,” Aemond inarca un sopracciglio guardandolo. “Non voglio dare al bambino uno di quei nomi.” 
 
 
Suo marito sbuffa col naso, “E come vorresti chiamarlo? Forse con un nome un po' più… Strong?” Luke digrigna i denti a quell’insulto. 
 
 
“Sono più Targaryen di te, valzȳrys (marito).” Luke sputa fuori. Lui non permette che gli insulti lo feriscano – suo padre resterà sempre Ser Laenor. “E lo sarà anche nostro figlio, e quindi avrà un nome puramente valyriano.” Picchiettando la sua forchetta nel piatto, Luke fissa suo marito, che lo guarda male di rimando. “Aenys.” Lui decide. “E se è una femmina, Saera.”
 
 
Aemond scuote la testa con una risata priva d’ironia. “Non permetterò che mia figlia condivida il suo nome con quella puttana. Se vuoi che il nostro bambino porti il nome di uno dei figli di Re Jaehaerys, useremo Aemon o Daella.” 
 
 
“No, Aemond.” Luke sbatte la sua forchetta sul tavolo come un bambino che si rifiuta di mangiare le verdure. “Non darò ai miei figli il fardello di avere i nomi di persone che sono morte prematuramente. Lascia che loro prendano quei nomi e li ridefiniscano. Sono io che porto in grembo questo bambino – sceglierò io il suo nome.” Il suo stomaco si contrae improvvisamente e Luke si piega in avanti, con una mano che vola sul proprio addome. Aemond si alza dal suo posto in un attimo, ed è subito al suo fianco per sorreggerlo. 
 
 
Luke si afferra il ventre leggermente rotondo, con gli occhi spalancati dalla sorpresa. 
 
 
Suo zio lo sta stringendo con una presa serrata. “Che c’è, Lucerys? È il bambino?” Luke si limita a scuotere la testa dall’incredulità. 
 
 
“S-si è mosso.” Afferra la mano di Aemond e la preme verso il basso sul proprio ventre. “Il bambino si sta muovendo.” Luke osserva il viso di suo marito passare dalla paura, alla confusione, fino alla meraviglia. La mano di suo zio – quella che aveva inflitto così tanta tristezza e dispiacere a Luke – adesso gli culla il ventre come se sia qualcosa di prezioso. 
 
 
Aemond passa il pollice sullo stomaco rivestito di Luke. “Molto bene.” La voce di suo zio sembra così debole – più debole di quanto Luke non l’abbia mai sentita prima d’ora. “Useremo i nomi che hai scelto tu.” 
 
 
È sorprendente quanto riesca a calmarlo la piccola quantità d’affetto, o più che altro protezione, che Aemond mostra a Luke e al loro futuro nascituro. Durante tutta la sua gravidanza, Luke è stato tormentato da sogni orribili – incubi di bambini nati con squame ed ali, e un colore di capelli così scuro da causare dubbi sulla loro paternità. Ma Aemond parla di loro figlio senza la minima traccia di dubbio nella sua voce, e quello è abbastanza da rendere Luke fiducioso che il bambino verrà amato a prescindere dal suo aspetto.  
 
 
A quel punto, Luke può solo sperare di non perdere la vita nel mettere al mondo il loro bambino.    
 
 
 

 
 
 
Se Luke aveva creduto che consumare il suo matrimonio fosse il peggior dolore che avesse mai provato, ciò non regge minimamente il confronto con l’agonia del parto. 
 
 
Luke inizia il suo travaglio durante una mattina nuvolosa e quando Saera decide di onorarli della sua presenza, un’enorme tempesta sta ormai devastando Approdo del Re. Non ha tempo di sentirsi in imbarazzo per il fatto di star partorendo davanti alle donne più mature nella sua vita, perché la Regina Alicent e la madre di Luke si rifiutano di allontanarsi da lui anche solo per un istante, e la Principessa Rhaenys dà ordini alle domestiche come se lei sia il comandante di un’armata. Saera viene al mondo tanto rumorosamente quanto avrebbe continuato a vivere – i suoi piccoli polmoni strillano a più non posso, riempiendo la stanza con delle grida salutari. Sua figlia viene immediatamente passata ad una balia e Luke si ricorda di aver lottato per rimanere cosciente mentre il suo secondo bambino gli restava ancora in grembo. Ad un certo punto, Luke si convince che se non avesse ricominciato a spingere, Alicent avrebbe preso One-Eye e lo avrebbe aperto in due da sola, così lui si fa forza. Aenys nasce dopo un po’ di difficoltà, ma Luke si dimentica del dolore quando gli vengono finalmente passati in braccio i suoi due bambini dai capelli chiari e gli occhi viola. La vista delle testoline piene di ciocche biondo-argentate dei suoi gemelli è abbastanza da fare in modo che la Regina Alicent metta da parte il suo sguardo critico, lasciando la stanza per andare a reperire Aemond. 
 
 
Sua madre e sua nonna gli parlano con dei sorrisi e degli occhi pieni di lacrime, ma Luke non le ascolta, preferendo limitarsi ad osservare i suoi bambini. I gemelli hanno lo stesso colore di capelli e occhi di suo marito, ma entrambi hanno il nasino leggermente all’insù di Luke e i loro piccoli visini rosa sono ricoperti da leggere lentiggini. 
 
 
Aemond, nonostante la sua vistosa sicurezza, sembra ugualmente nervoso e confuso tanto quanto si sente anche Luke, quando la Regina Alicent lo porta nella stanza e gli porge Aenys. Aemond ha dei giovani nipotini allo stesso modo in cui Luke ha molti fratelli minori, e adesso anche una sorellina, ma entrambi tengono in braccio i loro figli come se non avessero mai visto un bambino prima. Non si parlano per un lunghissimo momento. È surreale credere che abbiano creato qualcosa di così piccolo, innocente e nuovo. Lo fa sentire sia nervoso che eccitato – è eccitato all’idea di far conoscere i suoi bambini ad Arrax e di guardare le uova nelle loro culle schiudersi, così che i suoi figli possano avere un loro compagno come ce l’ha lui. Ma è così facile fallire con un bambino. Lui non vuole fallire con loro. 
 
 
Il Re guarda i propri bisnipoti con orgoglio, e i bambini vengono passati in giro tra i loro zii, zie e cugini, ma scoppiano inevitabilmente a piangere per poter tornare da Luke. Luke aveva avuto il suo titolo di lord, la sua mano e il suo corpo barattati via senza alcun riguardo per ciò che voleva. Ma i suoi figli continuano a crescere ed è verso di lui che guardano per ricevere amore e consigli. A Luke erano state portate via così tante cose, ma questi bambini sono suoi, e quello è abbastanza per adesso.
 
 
Non sa cosa aspettarsi da Aemond come padre, ma Luke sa che, se necessario, avrebbe amato i loro bambini abbastanza per entrambi.  
 
 
 

 
 
 
Luke si sveglia con un piccolo pugnetto che lo colpisce dritto in faccia e col familiare impulso di vomitare la sua cena. Nonostante la porta tenuta chiusa a chiave e la schiera di balie nel loro collettivo, Gaemon è riuscito a trovare il modo di trotterellare nelle loro stanze e sul suo letto. Aprendo un solo occhio, vede il faccino paffuto del suo figlio più piccolo che invade il suo spazio personale, mentre i familiari riccioli indomiti della sua figlia femmina più grande fanno capolino alle sue spalle. Saera sorride senza vergogna mentre fa ondeggiare il proprio fratellino davanti a Luke, come se Gaemon sia una delle sue bambole.
 
 
“Mūna (mamma)!” Lei grida, a voce fin troppo alta considerando che probabilmente il sole non è ancora sorto. “Gaemon vuole andare nella Fossa del Drago.” Entrambi i bambini hanno ancora addosso le loro camicie da notte, e manca poco prima che le loro septe accorrano nelle sue stanze prese dal panico. 
 
 
Premendo di più il viso nel proprio cuscino, Luke grugnisce. “Dov’è vostro padre?” 
 
 
La risposta arriva sotto forma di un paio di labbra sottili che si premono sulla spalla nuda di Luke – e di un paio di forti braccia che gli si avvolgono intorno alla vita. Allungando una mano verso il basso, Luke schiaffeggia debolmente gli avambracci di Aemond. “I tuoi figli sono svegli.” Aemond gli mordicchia la spalla e Luke gli schiaffeggia il braccio con più forza. “Adesso, qybor (zio) – prima che io decida di ricoprirti col mio vomito.” Il suono che Aemond fa è più simile a un ringhio, ma lui si mette a sedere e afferra Gaemon togliendolo da sopra Luke con poco più che uno sbuffo. Luke riesce a sentire Saera squittire dall’entusiasmo, mentre Aemond la porta fuori dalla camera da letto come un sacco di patate, andando probabilmente a rimproverare la loro servitù per averle permesso di sgattaiolare via, anche se Luke non può biasimare troppo le septe della piccola – la loro figlia sembra essere incapace di starsene ferma e immobile, e ha ben poca considerazione per l’autorità all’infuori di quella di suo padre, ed anche quello riguarda poche occasioni. La porta si richiude e Luke resta da solo per la prima volta da ore. È raro che abbia un momento da solo. Si è abituato ad avere sempre intorno un qualche figlio o, adesso, anche un marito. Ma Luke era cresciuto in una grande famiglia ed è felice di averne una propria. Stare senza sua madre o i suoi fratelli nella Fortezza Rossa erano stati i mesi peggiori della sua vita. Di per sé, essere soli è una cosa davvero tanto, tanto terribile.
 
 
Ma ora, lui ha una nidiata tutta sua di bambini dai capelli chiari che lo guardano come se lui sia il loro mondo, e ha una casa che gli offre conforto e sicurezza. Non c’è altro che Luke potrebbe desiderare.
 
 
Rotolando fino a stendersi di schiena, Luke si massaggia il ventre leggermente rotondo.
 
 
Non gli dispiacerebbe se questo bambino somigliasse a lui, però.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 


Note della traduttrice:
 
 
 
 

 
 
 
 
- sangue di luna = mestruazioni.
 
 
- Corviids ha raccontato che in seguito, col passare degli anni, Aemond si è pesantemente pentito di com’è andata la sua prima volta con Luke. Se potesse tornare indietro, lui farebbe tutto in modo diverso.
Corviids ha specificato che Aemond non aveva voluto guardare Luke in viso solo per una questione di vulnerabilità personale. Non è che lui non volesse guardare Luke in faccia consumando, era che non voleva che Luke guardasse lui.
Inoltre, Aemond aveva cercato di sbrigarsi il più possibile con la consumazione, perché sapeva che nessuno di loro due voleva farlo davvero, erano stati costretti, quindi credeva che terminare il prima possibile l’atto, sarebbe stato un bene sia per Luke sia per lui. Insomma, aveva buone intenzioni. Anche se, appunto, se potesse tornare indietro, renderebbe la prima volta di Luke assolutamente magica.
 
 
- Corviids ha inoltre spiegato che, in questa ff, a parte la traumatica esperienza nel bordello a 13 anni a cui Aegon l’aveva costretto, Aemond non aveva avuto per niente altre esperienze sessuali prima del matrimonio con Luke, visto che non era interessato molto al sesso. Si può quasi dire che fossero entrambi vergini.
Solo dopo il ritorno dalle Isole di Ferro di Aemond (nello scorso capitolo), Luke ed Aemond avevano iniziato ad esplorare la loro vita sessuale, cercando di capire cosa potesse piacere a letto ad entrambi, scoprendo i propri corpi e quello dell’altro, e iniziando davvero ad apprezzare il sesso, al punto di non poterne fare a meno, vista la loro incredibile chimica.
 
 
- Per quanto riguarda l’età di Aemond, Corviids ha usato un misto del canon di HOTD e del canon del libro. Nello show, Aemond sembrerebbe avere due anni più di Luke, nel libro invece Aemond era di cinque anni più grande di Luke. In questa ff, Aemond ha circa 3-4 anni più di Luke. Quindi, quando si sono sposati, Luke aveva 15 anni mentre Aemond circa 18-19.
 
 
- Corviids ha anche parlato di come il matrimonio di Ned e Cat abbia, in parte, ispirato il matrimonio tra Luke ed Aemond in questa storia, visto che si tratta in entrambi i casi di matrimoni dove si passa dal dovere all’amore, con un contorno di un bel numero di pargoletti. Infatti Cat aveva descritto la sua prima notte di nozze con Ned come fredda, priva di passione e solo improntata al dovere (e lì avevano concepito Robb), parlando invece spesso di come la prima figlia nata per amore (e per passione) fosse stata Sansa. E lì, tra di loro, non c’era nemmeno un passato spiacevole, a differenza di Aemond e Luke…
Per quanto riguarda Luke ed Aemond, invece, Aenys e Saera sono decisamente i figli nati per dovere, mentre la prima figlia nata per amore/passione è stata Naerys.
Anche la scena di Luke che teme che Aemond gli abbia portato a casa il proprio bastardo è un riferimento a Ned/Cat e Jon Snow.
Poi, ovviamente, Aemond e Luke si sono ritrovati a dover ospitare/tenere in ostaggio un erede Greyjoy dopo una ribellione, proprio come Ned e Cat avevano fatto con Theon.
 

- Secondo Corviids, è stato proprio l’avere figli che ha permesso a Luke ed Aemond di aprirsi l’uno all’altro, migliorando tantissimo il modo in cui Aemond trattava Luke e permettendo loro di iniziare a provare dei sentimenti d’amore. Infatti lo notiamo anche in questo capitolo, come anche solo l’atto di riuscire a sentire i loro piccoli scalciare sia stato così speciale da farli smettere di litigare istantaneamente, lasciandoli in un momento di tenerezza.
 

- La scena di Aemond che accarezza e coccola il pancione di Luke in questo capitolo, mi ha ricordato la scena in cui Aemond aveva fatto la stessa cosa col pancione di Alys nel libro. Infatti lui è canonicamente zerbino quando si tratta di pancioni e di propri pargoletti, lol. Poi c’è tutta l’ironia del caso sul fatto che avesse ingravidato proprio una bastarda Strong, sorellastra di Harwin e Larys. Tra l’altro, il pargolo di Aemond è ancora in circolazione nei libri, visto che stiamo ancora attendendo la continuazione di Fuoco e Sangue, dove si proseguirà il racconto del regno di Aegon III post Danza dei Draghi.
 
 
- Credo fosse piuttosto intuitivo, ma comunque vi specifico che quello che Heleana stava dicendo a Luke mentre ballavano era in riferimento al fatto che lei aveva, evidentemente, avuto una visione sulla gravidanza di Luke coi gemelli, e quindi lei voleva andare dal proprio drago a cercare due belle uova da regalare a Luke ed Aemond per i loro nascituri, da mettere nelle loro culle. E così ha fatto, e l’uovo di Saera si è schiuso, mentre quello di Aenys no.




 

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** hair ***


POV di Luke + POV di Aemond + POV di Aenys
 
Sintesi del capitolo: Aenys ce l’ha con un bambino.
 
Riepilogo termini importanti in Valyriano antico:
- Mūna = Mamma/Madre
- Kēpa = Papà/Padre (e zio, quando ci si rivolge al fratello del proprio padre)
- Qybor = Zio (quando ci si rivolge al fratello della propria madre)
 
 
 
 
 
 
 
 
 
“Amavo una fanciulla bella come l’estate
 
con la luce del sole tra i capelli.” 
 
 
Le parole di Naerys sono impacciate e la sua pronuncia è leggermente biascicata, ma lei ha una voce che è dolce ed eterea, mentre pizzica le corde della sua arpa di legno di quercia. Il cane elghund della piccola, Syndor, se ne sta rannicchiato ai piedi di lei – con la testa appoggiata sulle proprie zampe, mentre la figlia femmina più giovane di Luke pervade il salottino con la sua canzone. La sua dama personale, Merry, canticchia insieme a sua figlia, allungando una mano verso Luke, senza parlare, per aiutarlo a correggere la sua tecnica di cucito. La casacca a cui lui sta lavorando da circa due ore non è stata altro se non un grattacapo, non riesce a terminarla. Aemond aveva insistito che il loro figlio in imminente arrivo avrebbe indossato dei vestiti appartenuti precedentemente a Gaemon, ma Luke non è per niente d’accordo. Ognuno dei suoi figli aveva indossato degli abiti creati dalle sarte o ricevuti come regali dai lord limitrofi durante i loro primi anni di vita, perché Luke non aveva mai imparato ad avere quell’abilità. Anche la sua stessa madre aveva fatto e aveva rammendato le sue casacche e quelle di Jace mentre crescevano. Luke era il genitore di quattro, presto cinque, figli – ha intenzione di imparare a fare una casacca per il suo nuovo figlio, indipendentemente da quante volte si sarebbe punto i polpastrelli. 
 
 
“Amavo una fanciulla rossa come l’autunno
 
con il tramonto nei ca-PELLI.” 
 
 
La voce della piccola bimba si incrina. Merry ridacchia nella propria mano e Luke la guarda, zittendo la donna. 
 
 
“Di nuovo, Principessa.” Septa Karol, un’austera donna più anziana, che ricordava a Luke sua nonna, sbotta da dov’è in piedi dietro Naerys. Luke lancia un’occhiata alla donna religiosa, ma lei non vacilla sotto il suo sguardo. Lui non si aspetta che lei lo faccia – l’atteggiamento severo ma fidato della donna è proprio la ragione per cui Aemond aveva assunto quella donna per occuparsi di loro figlia. Aemond riteneva opportuno comportarsi sia come sua ombra e sia come ombra di loro figlia, visto che entrambi erano stati attaccati poco dopo la nascita della piccola, e quando non è stato più fattibile per lui agire in quel modo, aveva incollato alla bambina un vero e proprio cane da guardia. L’incidente al banchetto di celebrazione per Gaemon era servito solo ad annullare tutto il progresso che avevano fatto, quindi adesso sono tornati ad essere sorvegliati come dei fragili uccellini da delle guardie e da una donna con un’apparente volontà incrollabile. 
 
 
A Luke non dà troppo fastidio quell’iperprotettività, anche se rendeva irrequieti i bambini più grandi.
 
 
Naerys si acciglia, aggrottando le sue sopracciglia chiare dalla frustrazione. Aemond parlava della loro figlia femmina minore come se lei fosse l’incarnazione della Fanciulla – una piccola bimba col più puro dei cuori, la più dolce bambina del regno. La loro figlia è estremamente ben educata, soprattutto se paragonata alla loro problematica figlia femmina maggiore, ma Naerys mostrava segni di condividere lo stesso caratteraccio della sua sorella più grande. Lei si comportava al massimo della sua dolcezza quando era con Aemond – Luke vedeva i loro figli quando facevano i difficili. 
 
 
Il labbro inferiore di sua figlia trema, e Luke canticchia dolcemente, attirando l’attenzione di Naerys su di lui. Lei si guarda intorno con occhi che non vedono, cercando di trovare la direzione della propria madre. 
 
 
 Aōha elēni iksos dōna, tala. Sylugon arlī, nyke jaelagon naejot rȳbagon ziry (Hai una voce dolce, figlia. Riprova, voglio ascoltarla).” 
 
 
Naerys sbuffa. “ Nyke jaelagon naejot jikagon tymagon! (Voglio andare a giocare!).” Lei giocherella con le corde della sua arpa. “ Mandia iksos (Mia sorella sta giocando).” 
 
 
‘Saera non sta giocando.’ Dovrebbe dirle. ‘Tua sorella ha di nuovo fatto scappare le sue septe.’ 
 
 
Luke abbassa lo sguardo sulla casacca a cui sta lavorando. Lo stemma coi draghi è tutto storto – la testa di Meraxes sembra più uno strano volatile rostrato. “Ma a te piace questa canzone, non è così? La canti così spesso.” Naerys scalcia con le sue gambette, annuendo.
 
 
“Me l’ha insegnata la Regina quando è stata qui. Lei mi ha detto che i miei capelli sono del colore della luce del sole, come la fanciulla della canzone.” Luke alza le sopracciglia dalla sorpresa. Alicent non è la più calorosa delle suocere, e faceva in modo di stuzzicare Luke frequentemente dopo il suo matrimonio col figlio di lei. Ma dopo il pericolo vissuto da Luke e dalla nipote di Alicent, rischiando la vita, lei era sembrata diventare vagamente più gentile. O forse, non più tanto irritante, nelle rare occasioni in cui si vedevano. 
 
 
Il disprezzo della sua famiglia materna verso la Regina non gli era sconosciuto. Anche se la sua stessa madre cercava di tenere la bocca chiusa a riguardo, Luke era abbastanza grande da sapere che c’era sempre stata tensione tra le due donne – che era solo peggiorata per colpa dell’attacco di Luke contro Aemond quando erano bambini. Luke non si era mai aspettato di piacere ad Alicent, ma fino a quando lei avrebbe trattato bene i suoi figli, a lui non importava. Lei lo tollerava, e quindi lui faceva lo stesso.  
 
 
Un’intesa tra madri, forse. 
 
 
Naerys pizzica la propria arpa. “La nonna dice che il sole è carino. Se i miei capelli assomigliano al sole, allora anche i tuoi capelli dovranno avere lo stesso aspetto, perché Septa Karol ha detto che le figlie femmine prendono i loro capelli dalle loro madri. Quindi, credo che ciò significhi che anche i tuoi capelli sono carini, Mūna!” Lei sorride in modo luminoso – un sorriso che fa davvero concorrenza al sole – e Luke non ha il cuore di dirle che sua madre ha il colore di capelli di bracieri bruciati e non le sue morbide ciocche di luce. 
 
 
“Ma adesso sono annoiata.” 
 
 
Septa Karol sibila sottovoce, “Mostra rispetto, Principessa. Tua madre è un Principe del Reame.”
 
 
“Va tutto bene, Septa Karol.” Lui interviene. “Preferisco l’informalità tra di noi – siamo una famiglia.” Luke alza una mano e l’anziana donna si placa. La septa di Naerys guida saldamente sua figlia di nuovo alla sua musica e la piccola bimba ricomincia a cantare con un’espressione comicamente infastidita. Luke torna ad occuparsi del suo ricamo, cercando di svuotarsi la mente mentre ascolta la voce soave di Naerys. Il movimento dell’infilare un ago nella stoffa della casacca è sistematico e incurante, e Luke si ritrova a riporre il tutto sul proprio bacino.
 
 
Lui grugnisce internamente perché concorda con sua figlia. 
 
 
Lui è terribilmente annoiato. 
 
 
Le porte del salottino si spalancano improvvisamente e una septa in difficoltà, con un volto pallido come un lenzuolo, respira con affanno sulla soglia. 
 
 
Luke si rammarica immediatamente della propria ingratitudine.
 
 
Osservando l’esausta donna dai capelli rossi, lui si rende conto che si tratta di una delle governanti di Saera, e lui prova a non lamentarsi ad alta voce. Il suo pancione è completamente gonfio ormai, così Luke fa attenzione mentre posa la casacca di lato e si muove per rialzarsi. 
 
 
“Che ha combinato quella bambina?” Luke sospira, sgranchendosi la schiena. I bordi della sua ampia veste bianca sfiorano il pavimento, e Merry gli passa una lunga vestaglia blu, che lui si stringe saldamente attorno. “Parla liberamente, Septa Mira. Nulla che tu possa dire potrebbe offendermi.” 
 
 
La septa dai capelli rossi si schiarisce la gola. “Il-il fossato. La Principessa Saera ha convinto gli scudieri a saltarci dentro, e lei ha liberato i cani da caccia dalle loro gabbie mentre le guardie recuperavano i ragazzini.” Septa Mira si sposta da un piede all’altro. “Il cortile d’addestramento è nel caos.” Luke si passa una mano sul viso e annuisce, prendendo velocemente la mano di Naerys prima di portare sua figlia a trovare sua sorella. I corridoi di Summerhall stanno brulicando di vita, con le ancelle che sostituiscono le lenzuola nelle loro stanze da letto e mantengono l’ordine in casa loro. Membri del popolino e membri della guarnigione si inchinano come segno di rispetto quando Luke passa, ma lui si limita a rivolgere loro dei piccoli sorrisi, spingendosi in avanti. A differenza di Aemond, Luke ha poca predilezione per il suo titolo di lord. Far bilanciare i conti e gestire una casa è difficile, e Luke non aveva mai voluto diventare un lord in primo luogo – è lieto di limitarsi ad occuparsi della sua famiglia, passando il tempo insieme ad Arrax nel modo in cui faceva sempre da ragazzino. 
 
 
Raggiungono entrambi le scale che scendono verso il cortile, e Luke si costringe a rilassarsi. 
 
 
Luke ama essere un genitore, ma mentre se ne sta in piedi nel cortile d’addestramento, guardando il loro branco di mastini inseguire le guardie mentre la sua figlia maggiore ride a crepapelle, lui inizia a chiedersi come abbia fatto sua madre a cavarsela. Royce Baratheon e una manciata di ragazzi diventati scudieri da terre limitrofe sono bagnati fradici, mentre Aenys e Toron osservano divertiti insieme a Saera. È solo quando l’erede Greyjoy nota Luke in piedi dall’altra parte del cortile che i bambini smettono di ridere. L’intero cortile inizia a calmarsi nel vederlo – i mastini vengono finalmente afferrati dalla guarnigione e le domestiche hanno avvolto dei panni di lino attorno agli scudieri bagnati fracidi per asciugarli. 
 
 
Aemond dice che Luke è troppo buono coi loro figli. Lui non sa come suo marito si aspetti che Luke tratti i bambini, visto che Luke stesso era ugualmente indisciplinato da piccolo, anche se non necessariamente allo stesso livello di sua figlia. C’è una differenza fondamentale tra Luke e suo zio: Luke era stato cresciuto sapendo che il diventare un lord era una parte del suo futuro, ma ad Aemond era stato insegnato che l’essere un lord era il suo futuro. In tutta onestà, Luke non è nemmeno sicuro che suo marito sappia come divertirsi. 
 
 
Ma Luke deve essere un genitore e un lord prima di poter essere un amico dei suoi figli, e lui può solo sperare che la sua delusione sia trasmessa bene dal suo viso, mentre fissa sua figlia. 
 
 
Saera è molto vivace, il che non è necessariamente una cosa negativa. Mentre Naerys – per lo più – è gentile ed educata come una degna futura lady, la sua sorella maggiore possiede un fascino e un’astuzia che è inquietante da vedere in una bambina così piccola. Anche se si sta appena avvicinando al suo settimo compleanno, Saera è già in grado di affascinare uomini più grandi il doppio o il triplo di lei, per piegarli al suo volere. Lo preoccupa tanto quanto preoccupa anche Aemond. Luke non sapeva se sarebbe stato in grado di allevare una bambina con cui anche la Regina Alysanne la Buona aveva fallito. 
 
 
Lui non ha nemmeno ancora proferito parola, quando vede i bambini irrigidirsi, anche il giovane Toron Grejoy impallidisce. Il cortile, dove prima si potevano sentire dei quieti mormorii, è adesso piombato in un silenzio totale, e Luke non ha bisogno di voltarsi per sapere chi c’è alle sue spalle. 
 
 
“Venite qui,” La voce di Aemond è fredda e perfettamente controllata. “Ora.” 
 
 
Aenys è veloce nel correre subito verso Aemond, che adesso ha preso posto accanto a Luke. Suo zio sembra infastidito, ma la cosa più evidente sono le linee di frustrazione e di stanchezza che gli deturpano la pelle tra le sue sopracciglia e il suo occhio. L’essere un lord è un lavoro noioso e meticoloso – ed è per questo che Luke cercava di evitarlo del tutto. Aemond era sveglio dall’ora dell’anguilla fino all’ora del lupo quasi ogni giorno, e veniva frequentemente a letto solo quando la luna era alta in cielo. Anche allora, sembrava che suo marito faticasse a rimanere addormentato, così Luke aveva preso l’abitudine di massaggiare i propri polpastrelli sulle tempie e sullo scalpo di Aemond, nel tentativo di dar sollievo alla mente di suo zio mentre dormiva. 
 
 
Era un tacito accordo tra di loro: Aemond si sarebbe occupato di tutte le questioni relative alla loro signoria, e Luke doveva semplicemente focalizzarsi sull’allevare i loro figli, tenendo in salute quello che portava in grembo. Aemond credeva che la cosa migliore per Luke fosse di evitare lo stress mentre si trovava in una tale condizione delicata, e la Regina Alicent aveva ordinato la stessa cosa quando si trovavano nella Fortezza Rossa, quindi Luke non ha intenzione di controbattere. 
 
 
Ma vedere suo marito così contrariato fa contorcere dal dolore lo stomaco di Luke, perché se lui non riesce nemmeno a tenere sotto controllo la loro prole, allora a cosa serviva? 
 
 
Saera abbassa lo sguardo mentre afferra la parte frontale delle sue gonne viola e si trascina davanti ad Aemond. Suo marito si inginocchia in modo da poter essere allo stesso livello visivo della bambina. 
 
 
“Mi deludi.” La loro figlioletta sobbalza – spalancando gli occhi, mentre fissa prima Aemond e poi Luke. È nella natura di suo marito essere così brusco, ma la durezza delle sue parole fa male addirittura anche a Luke. “Ti diamo molti privilegi, figlia, ma un comportamento del genere? Causare così tanti problemi a così tante persone per il tuo divertimento egoista? È il comportamento di una bambina che non è degna di essere chiamata una principessa.” Saera aggrotta la fronte, con occhi pieni di lacrime. Luke detesta vedere i suoi bambini infelici, ma la cosa peggiore, però, è che Saera non sembra pentita, sembra soltanto arrabbiata per il fatto di star venendo disciplinata. 
 
 
Luke sospira, facendo in modo che Aemond interrompa la sua ramanzina. “ Ao ledagho issa, tala (Mi rendi frustrato, figlia).” Finalmente, questo fa scivolare una qualche parvenza di vergogna sul viso di Saera. “Non ti chiedo molto, eppure fai delle cose che mi fanno preoccupare. Qualcuno avrebbe potuto farsi male, Saera.” 
 
 
“Ma -”
 
 
“Non interrompere tua madre.” Aemond dice, il suo occhio è duro e arrabbiato. 
 
 
Passando una mano tra i capelli di Aemond, Luke mormora, “ Lykiri valzȳrys (Calmati, marito).” Suo marito si rilassa solo leggermente sotto il suo tocco, anche se è abbastanza da far placare la sua collera. I figli sono una proprietà del marito sotto la legge di Westeros, ma Luke non ha mai nascosto che non avrebbe esitato nel fuggire via, tornando a Roccia del Drago insieme ai loro figli, se Aemond si fosse azzardato ad alzare le mani su di loro. In molti modi, il comportamento dei loro bambini non è interamente colpa dei piccoli – sono semplicemente stati così fortunati da ereditare il famoso caratteraccio irascibile di Aemond. “Andrai insieme alle tue septe e non ti lamenterai della punizione che vorranno elargirti. È più che giusto che,”        
 
 
Luke si ferma, la parte bassa del suo ventre si sta muovendo fastidiosamente. Grugnendo dall’irritazione, inizia a sentire l’interno delle sue cosce bagnarsi e diventare viscide, e Luke prende un profondo respiro. Lo aveva fatto abbastanza volte da sapere bene cosa sta succedendo. Con una mano che si poggia sotto il suo pancione per supportarlo, Luke allunga l’altra mano per afferrare la spalla di Aemond. 
 
 
“Mio Lord.” Luke sussurra, attento a non attirare l’attenzione dei bambini. Aemond resta in ginocchio davanti a Saera mentre ricomincia a rimproverarla con un tagliente Valyriano antico. “ Valzȳrys .” Lui sibila con più urgenza – col cuore che inizia a battergli all’impazzata per la sensazione della sua biancheria che si inzuppa. Il suo ignaro marito sta ancora disciplinando la loro figlia maggiore, così Luke alza la mano e la sbatte sulla spalla di Aemond più forte che può. “Aemond!” 
 
 
Finalmente, suo zio alza lo sguardo su di lui con un’espressione irritata. “Che c’è, ao hontes (uccellino)?” L’occhio di Aemond si sposta sul punto dove Luke sta supportando il suo pancione e, dopo aver osservato il suo viso arrossato, l’uomo più grande si rialza di scatto. 
 
 
 Se rūs iksos kesīr .” Luke si concentra sul prendere dei profondi respiri regolari. “Ci siamo. Il bambino è qui.” Si sporge in avanti per appoggiarsi contro Aemond, e suo marito gli avvolge un braccio intorno alla vita – una mano salda gli culla il pancione. Il basso ventre di Luke si contrae e lui grugnisce, voltando il viso per premerlo contro la spalla di Aemond. 
 
 
Aemond li fa voltare entrambi verso le scale che fanno salire verso la fortezza. “Allertate i maestri!” Lui grida al cortile. 
 
 
Una mano piccola gli strattona la vestaglia. 
 
 
“M-mūna. Mi dispiace. Non volevo farti arrabbiare così tanto.” Il labbro inferiore di Saera trema. È una routine – Saera fa qualcosa che causa loro dello stress e si scusa soltanto quando si rende conto che ci sono delle conseguenze. Ma Luke non ci tiene proprio ad andare in travaglio sapendo che la sua bambina è turbata.
 
 
Le rivolge un debole sorriso. “Va tutto bene, amore mio. È solo che tuo fratello ha deciso che ora fosse il momento giusto per farsi conoscere.” Aemond fa una smorfia, seccato, ma Luke lo ignora. “Prendi tua sorella e andate ad unirvi al vostro fratello minore insieme a Toron e Aenys.” Luke trasalisce quando il bambino gli si preme contro l’inguine, ed Aemond inizia a farli muovere con fretta. Lui non ha la possibilità di dire altro a sua figlia, prima di iniziare ad essere, essenzialmente, portato in braccio lungo le scale da suo marito. 
 
 
Quando Aemond inizia a guidare Luke nelle sue vecchie stanze, le levatrici e i maestri che avevano aiutato a dare alla luce Gaemon sono già lì e sono già pronti. Aiutandolo a farlo stendere sul letto, Aemond esita a lasciar andare la mano di Luke quando lui si rilassa finalmente sui cuscini. 
 
 
“Va’ a stare coi bambini,” Luke dice con voce calma. “Di sicuro sono spaventati a morte.” Aemond non lo guarda, ma Luke può vedere quanto la sua mascella sia stretta in modo teso. “Per favore, qybor. Il bambino starà bene.” Ci vuole un momento per far sì che Aemond acconsenta e, anche allora, non lo verbalizza. Senza dire una parola, suo zio si porta alle labbra le loro mani unite morbidamente, premendo un dolce bacio sul dorso di quella di Luke.
 
 
Aemond si alza dal bordo del letto e si dirige verso la porta, di fretta, fermandosi solo per parlare con una levatrice. “Prendetevi cura di mio marito. Lui starà bene,” Suo zio fa una pausa, cambiando posizione da un piede all’altro. “Quello è un ordine del vostro principe.” 
 
 
 

 
 
 
Senza la sua vista, la minore delle figlie femmine di Aemond si affida all’udito per navigare il mondo che la circonda. Per quel motivo, Naerys è sempre stata sensibile ai rumori, e troppi rumori la turbano tremendamente.
 
 
I suoni delle grida sofferenti di sua madre che riecheggiano dalle stanze in fondo al corridoio fino al salottino, fanno rannicchiare sua figlia sul bacino di Aemond, e lei tira su col naso – le piccole manine di Naerys si attorcigliano al suo farsetto mentre lui tenta di calmarla. I suoi figli maggiori stanno tenendo Gaemon seduti sul divanetto insieme ai suoi protetti, osservando il calderone pieno di carbone sul tavolo di fronte a loro. L’uovo che Lucerys aveva permesso ai bambini di scegliere per il loro nuovo nato è bianco con venature di grigio e verde. 
 
 
L’uovo di Gaemon, rosso e bronzeo, e che avevano preso dallo schiuditoio di Roccia del Drago, non si è ancora schiuso, ed Aemond sa per esperienza che è inutile fissarcisi sopra. 
 
 
Risuona un altro strillo, e questa volta è Aenys che sussulta. Saera ha un braccio avvolto intorno a Toron, mentre spiega all’erede Greyjoy i dettagli della schiusa di un drago. 
 
 
“E un giorno, avrò dei figli miei e loro faranno schiudere delle uova, e quei draghi, insieme agli attuali draghi in vita della mia famiglia, serviranno la nostra casata per generazioni.” Lei sorride dolcemente a Royce e Toron, ma Aenys ha le labbra arricciate in una smorfia. “Balerion aveva vissuto per quattro generazioni di cavalcatori. Verosimilmente, Rainweaver sarà molto più piccolo del Terrore Nero, quindi è probabile che vivrà molto più a lungo.” La sua figlia maggiore gli lancia uno sguardo, con cautela. “Il drago di mio padre è il più vecchio di tutti. Lui sarà il suo ultimo cavalcatore.”
 
 
Naerys strofina il suo faccino sulla spalla di Aemond. “Non voglio che Vhagar muoia.” Lei piagnucola. Aemond sospira, accarezzando i capelli setosi della piccola. 
 
 
Saera non ha torto. Vhagar è vecchia e debole – lei passa le sue giornate ad oziare al sole, volando sempre meno frequentemente. La sua ora si sta avvicinando, ma Aemond non è pronto a lasciarla andare. Il drago che un tempo era appartenuto alla Regina Visenya si meritava una morte degna della sua vita, ed Aemond le avrebbe permesso di morire alle sue condizioni, non per via dei vincoli del tempo. Naerys ama quella bestia da guerra nel modo in cui lo fa anche Aemond. È come se la bambina possedesse un legame con Vhagar simile a quello di un cavalcatore e il suo drago. Ma Vhagar era sempre stata molto abituata alle persone, quindi forse è per quello. 
 
 
“Chiunque abbia sangue Targaryen può far volare un drago?” Toron chiede a Saera, lanciando uno sguardo ad Aemond e alla sua figlia minore. “Potrebbe farlo un Greyjoy con una madre Targaryen?” 
 
 
Saera fa un verso d’assenso, annuendo. “Certo! Solo i miei zii più giovani e la mia zia più giovane sono puramente Targaryen, e solo uno di loro ha un proprio drago.” Royce, il ragazzino Baratheon, afferra Saera per una manica. 
 
 
“Posso avere un drago?” Royce grida, in modo fin troppo forte per quello spazio ristretto. “La mia bisnonna era la Regina!” 
 
 
Aenys ringhia come un cagnolino, strattonando all’indietro l’altro bambino. “La Regina Alyssa era una Velaryon, non una Targaryen. Mia madre ha sangue Targaryen sia da sua madre e sia da suo padre.” Aenys sbotta. “Non illuderti che chiunque senza il cognome Targaryen o Velaryon sia degno di un drago.” 
 
 
 Lykirī, tresy (Calmati, figlio).” Aemond ordina, massaggiandosi la fronte con agitazione – gli sta partendo un mal di testa da dietro il suo occhio inesistente. Le grida sofferenti di Lucerys filtrano ancora una volta nella stanza, e Aemond digrigna i denti. 
 
 
Finalmente, una balia appare all’entrata del salottino e Aemond si alza immediatamente, posizionando di nuovo Naerys sulla sedia. Non aspetta che la donna parli. Invece, Aemond entra nelle stanze di tutta fretta, ignorando la servitù allineata nei corridoi. 
 
 
Gli appartamenti di Lucerys sono silenziosi a livelli preoccupanti – non ci sono più grida di dolore e non ci sono le grida di una nuova vita. Le levatrici e i maestri sono tutti riuniti intorno a un tavolo, parlando tra di loro con bisbigli sommessi. Aemond aveva visto la nascita di due dei suoi stessi figli, come anche la nascita di quelli di Helaena. Il parto è una cosa complicata e dolorosa, ma la ricompensa è il sentire le grida e il pianto del tuo bambino che viene al mondo.
 
 
Il silenzio è la cosa peggiore. 
 
 
“D-dov’è il mio bambino?” Lucerys è pallido ed emaciato, seduto sul letto con occhi frenetici che vagano in giro, mentre la sua ancella lo tiene su. Le lenzuola sono macchiate di copiose quantità di sangue – molto più sangue che in ogni gravidanza precedente. Suo nipote sembra più debole che mai, mentre guarda Aemond con occhi terrorizzati. 
 
 
Aemond e Lucerys erano stati insolitamente fortunati per quanto riguardava i loro figli. Alcune donne, come ad esempio la Regina Aemma, facevano fatica di volta in volta a portare a termine una gravidanza e a partorire un bambino che vivesse più di un paio di settimane – e tutto ciò se non morivano durante il parto. Lucerys sembra aver ereditato una fertilità simile a quella delle sorelle maggiori di Aemond, quindi nessuno di loro due aveva mai dovuto far fronte alla mortalità dei loro figli. Questo fino a quando Naerys non gli era stata quasi portata via. Adesso, Aemond proteggeva la sua famiglia così che nessuno potesse far loro del male un’altra volta – lui non riusciva a sopportare l’idea di vedere di nuovo Lucerys spezzato come lo era stato in quei mesi successivi a quel tentativo d’uccidere lui e la loro figlia. 
 
 
Ma Aemond può proteggere la sua famiglia solo da qualunque cosa minacci le loro vite – non un bambino che non ha mai avuto la possibilità di vivere.
 
 
Sembra che Lucerys stia per ritrovarsi sull’orlo di una crisi isterica, quando Aemond si fa finalmente strada tra l’aggregazione di levatrici, a forza di spinte, per raggiungere suo figlio. Maestro Anson ha messo il bambino a pancia in giù, e sta schiaffeggiando la schiena del piccolo in un modo che fa scattare qualcosa dentro Aemond.
 
 
“Per gli Dèi, che state facendo?” Lui abbaia, allungando una mano per tirare via il suo bambino dal maestro. L’uomo più anziano trasalisce con un’espressione terrorizzata, e le levatrici si quietano tutte con delle espressioni addolorate. 
 
 
È tutto così orribilmente silenzioso. 
 
 
Aemond stringe il neonato tra le sue braccia, ma non se la sente di abbassare lo sguardo sul bambino immobile. Lucerys rilascia un urlo che fa sprofondare lo stomaco di Aemond. Suo nipote piange in un modo quasi animalesco – più angosciato di quanto Aemond crede di averlo mai sentito. 
 
 
È così potente che lui sente, finalmente, il fagottino tra le proprie braccia contrarsi. 
 
 
Dopo un momento che sembra durare una vita intera, il bambino inizia a piangere, quietamente, insieme a sua madre. Il neonato gorgoglia e piagnucola, e la sensazione di suo figlio che si muove sui suoi avambracci spogli fa in modo che Aemond si senta come se il mondo gli sia sparito da sotto ai piedi. 
 
 
Sente Lucerys irrompere in un singhiozzo pieno di lacrime, e un sospiro di sollievo collettivo riempie le stanze mentre il neonato svuota i propri polmoni del liquido che glieli stava ostruendo sulle maniche di Aemond. Facendo attenzione, si incammina verso il letto e porge il loro bambino a Lucerys. Suo marito gli strappa il piccolo di mano con un altro singhiozzo pietoso, cullando il bebè in lacrime sul proprio petto sudato. 
 
 
Il loro bambino è un maschietto, Aemond infine nota. 
 
 
E ha lo stesso colore di capelli di Lucerys. 
 
 
La morte non aveva mai spaventato Aemond. Lui si era addestrato quasi ogni giorno della sua vita nell’arte del combattimento con la spada, e aveva combattuto nelle Isole di Ferro, abbattendo e bruciando gli uomini di ferro senza esitazione. Aveva ucciso ladri dorniani che avevano saccheggiato carovane commerciali lungo la Strada delle Ossa, aveva dato in pasto a Vhagar la balia di Naerys, dopo che lei aveva fatto del male a sua figlia. 
 
 
La morte non spaventa Aemond, eppure lui se ne sta in piedi accanto a un debole Lucerys, che tiene in braccio il loro bambino ugualmente delicato, e le mani gli tramano ai fianchi. 
 
 
Lucerys cambia leggermente posizione al bambino tra le sue braccia, sussurrando delle piccole preghiere di ringraziamento alla Madre, mentre stringe loro figlio. 
 
 
Valerion. È così che avevano deciso di chiamarlo se avessero avuto un altro maschio. Valerion è identico a suo nipote. Lucerys alza lo sguardo su di lui con un debole sorriso segnato dalle lacrime, ma quel sorriso svanisce velocemente quando lui nota dove Aemond sta fissando. Valerion è piccolo quanto lo era stata anche Naerys, ma con la differenza che la testolina del piccolo è ricoperta da delle scarne ciocche scure invece di quelle biondo pallido che tutti i suoi altri figli posseggono. Gli occhi del neonato sono ancora chiusi mentre piange con voce stridula, quindi Aemond non riesce ad identificare un colore. Lucerys sembra irrigidirsi sotto lo sguardo di Aemond, in un modo in cui ormai fa di rado. 
 
 
“Lui ha i miei capelli.” Lucerys dice con una voce debole e nervosa. Aemond aveva combattuto sia in guerra e sia nelle questioni politiche abbastanza da sapere quando c’è qualcosa di non detto. Riesce a sentire sulla propria schiena gli sguardi curiosi, malamente celati, della sua servitù, mentre aspettano col fiato sospeso di vedere la sua reazione. Aemond non sa se dovrebbe trovare divertente o del tutto infuriante il fatto che la sua stessa servitù possa pensare che lui potrebbe dubitare della paternità di suo figlio per un qualcosa come il colore di capelli. 
 
 
Aemond allunga una mano, passando una nocca sopra la testolina di Valerion. 
 
 
“Lui ha il mio naso.” Mormora. “Finalmente, un figlio che non ha il tuo irritante naso all’insù.”
 
 
Lucerys sorride, ridendo piano, ma sembra più un sospiro di sollievo. “Sembra che il tuo sangue resti più forte del mio.” 
 
 
 

 
 
 
L’aver partorito Valerion lascia la madre di Aenys confinato a letto per quasi due mesi, con un corpo debole e spossato, mentre si riprendeva da una febbre che si rifiutava di scendere. 
 
 
Ad Aenys non piace vedere sua madre stare male. L’ultima volta che si trovava in questo stato, le cose si erano fatte strane per la loro famiglia. Il lord suo padre, che era sempre stato austero anche quando Aenys era un bambino molto più piccolo, era diventato ancora più rigido e protettivo dopo che la sua Mūna si era ammalato la prima volta e Naerys aveva perso la vista. Aenys non riesce nemmeno a ricordare un tempo in cui Naerys fosse in grado di vedere, ma lei non gli dava troppo fastidio, quindi non gli fa una grande differenza. Aenys è il suo fratello maggiore, ed è un suo dovere proteggere i suoi fratelli e sorelle. 
 
 
Anche se lui era nato un paio di minuti dopo Saera, Aenys è indubbiamente il fratello maggiore. Lui diventerà il Lord di Summerhall dopo suo padre, ed è il nipote del Re, e ciò significa che la sua educazione è molto importante. Dal suo quinto compleanno, lui aveva passato ogni istante delle sue giornate ad allenarsi nel cortile d’addestramento o ad affiancare suo padre nel suo studio durante i colloqui. Aenys aveva iniziato a capire che suo padre era un uomo che mostrava raramente gentilezza, tanto meno affetto a chiunque al di fuori della madre di Aenys o della sua sorellina minore. Se Aenys voleva dell’affetto doveva andare da sua madre, e ne sarebbe stato inondato. 
 
 
Ad Aenys non dava necessariamente fastidio che suo padre fosse anaffettivo – Muna lo ricopriva d’amore in abbondanza, ed Aenys era fortunato anche solo ad averceli dei genitori. Il padre di Toron veniva visto come un traditore e Royce vedeva raramente il proprio padre. Ed è per questo che lui non aveva mai capito il bisogno di Saera di fare scenate, perché avevano tutto ciò che avrebbero mai potuto desiderare. Saera era cattiva solo per il gusto di esserlo – lei seminava scompiglio e prendeva di mira Naerys senza un motivo. Lo aveva sorpreso che suo padre non l’avesse spedita di nuovo a Roccia del Drago, per liberarsi di lei per un po’. Saera era una mocciosa gelosa, e Aenys non riusciva proprio a comprenderne il motivo.
 
 
Almeno fino a quando non era nato Valerion. 
 
 
Con la loro madre ancora costretto a letto, era ricaduto sulle balie di Gaemon il compito di prendersi cura del suo nuovo fratellino. Ad Aenys piaceva Gaemon – lui non è insopportabile quanto Saera e non è mansueto quanto Naerys. Dopo essersi allenato con Ser Medrick nel cortile d’addestramento, lui vaga verso la stanza dei bambini per visitare suo fratello e forse anche per finire di leggere il libro che gli aveva regalato la Regina Alicent, mentre Gaemon giocava coi suoi pupazzetti. Quando apre le porte della cameretta ed entra dentro, Aenys si ferma.
 
 
Suo padre se ne sta in piedi, di schiena – Naerys gli sta aggrappata alla gamba con Syndor al suo fianco come sempre. Il cane volta la testa per fissare Aenys, ma si limita a sbuffare quando nota che è solo il fratello della sua padrona. Suo padre non fa cenno di prendere atto della sua presenza, troppo concentrato sulla culla che ha di fronte. 
 
 
 Lēkia (fratellone)” Gaemon balbetta dal pavimento, circondato da un assortimento di pupazzetti e mattoncini. Il suo fratellino si alza in piedi lentamente, prima di barcollare verso Aenys con un ampio sorriso sdentato. Alla fine, suo padre volta leggermente la testa per guardarli.
 
 
“Mio Lord.” Aenys borbotta, chinando la testa come cenno di saluto. 
 
 
Suo padre fa un verso d’assenso, guardando entrambi dalla testa ai piedi. “ Kepa .” Lui dice. 
 
 
Aenys aggrotta le sopracciglia dalla confusione e suo padre si volta di nuovo verso la culla. “A vostra madre non piacciono le formalità. D’ora in avanti dovrete chiamarmi semplicemente Padre.” I precettori gli avevano insegnato che, visto che suo padre è il figlio del Re, era superiore ad Aenys e lui doveva chiamarlo col suo titolo in segno di rispetto. Una volta, aveva chiamato anche sua madre allo stesso modo, ma la sua Mūna aveva soltanto riso, dicendogli di non disturbarsi. Tuttavia, suo padre era sempre stato rigido riguardo le varie usanze, e le uniche persone a cui in genere veniva permesso di rivolgersi a lui in maniera così casuale erano Mūna o le sorelle di Aenys.
 
 
“S-sì, Padre.” Quel termine gli sembra insolito. Tenendo Gaemon per mano, Aenys guida suo fratello per far posizionare entrambi in piedi accanto alla loro sorella. Suo padre non dice niente, ma lui sta osservando molto intensamente il fratellino più piccolo di Aenys. Valerion sta fissando loro padre con degli enormi occhi scuri – occhi che sono di un paio di sfumature più scuri di quelli di Aenys. Allungando una mano, suo padre accarezza la parte superiore della testa di Valerion, e il neonato si limita a guardare, alzando una piccola manina per afferrare il dito di loro padre. È strano vedere che suo fratello ha dei capelli così diversi da quelli di Aenys, di Gaemon e delle loro sorelle. In realtà, quasi tutti i membri della famiglia di Aenys hanno i capelli chiari, quindi lui aveva dato per scontato che tutti loro avrebbero avuto dei capelli chiari come quelli di loro padre, ma Valerion assomiglia alla sua Mūna. 
 
 
Valerion sta tenendo la propria manina avvolta attorno al dito di loro padre, e il bebè si limita a sbattere le palpebre, senza fare il minimo suono, mentre ci gioca. 
 
 
Naerys allunga una mano, sventolandola intorno, prima di trovare Aenys, iniziando a strattonarlo. “Lui che aspetto ha?” Lei domanda con entusiasmo. “È carino? Mi somiglia?” Aenys esita, non sapendo come rispondere. 
 
 
“Lui assomiglia a vostra madre.” Suo padre accarezza la parte superiore della testa di Naerys con un affetto che mostra solo a lei, ed ora anche a Valerion, apparentemente. 
 
 
Sua sorella sorride in modo ampio. “Quindi lui è carino!” 
 
 
“Lui non ha l’aspetto di un Targaryen.” Aenys borbotta. “Tutti i Targaryen hanno i capelli chiari – è quello che dicono i miei libri di storia.” Mūna, nonostante il fatto di essere il figlio della futura Regina, non assomiglia al resto della loro famiglia. Le uniche persone a cui somiglia sono gli zii di Aenys – lo zio Jace e lo zio Joffrey. Saera sosteneva che una volta aveva chiesto alla loro madre qualcosa a riguardo, ma quando Aenys le aveva chiesto cosa le fosse stato risposto, la sua gemella si era zittita e aveva iniziato a sudare freddo. 
 
 
Suo padre smette di giocare con Valerion, abbassando lo sguardo su Aenys. Lui si congela quando vede quanto appaia tagliente l’occhio rimanente di suo padre. “Tuo fratello è un Targaryen, e se qualcuno dovesse azzardarsi ad insinuare il contrario in tua presenza, non dovrai assecondarlo e dovrai venire immediatamente a dirmelo.” Suo padre parla con un tono di voce che fa deglutire Aenys dal nervosismo. “Sono stato chiaro?” 
 
 
“Chiaro riguardo cosa?” Aenys balza a causa dell’improvviso suono della voce di sua madre. Mūna è ancora vestito nella sua vestaglia da notte, che adesso sembra molto più grande su di lui, rispetto a prima che partorisse Valerion. Questa è la prima volta che Aenys vede sua madre fuori dal letto da quando aveva avuto Valerion, così sorride e corre verso di lui. Avvolgendo le braccia intorno alla vita della sua Mūna, Aenys lo abbraccia facendo attenzione, visto che è così fragile. Mūna sorride abbassando lo sguardo su di lui, passando una mano tra i suoi capelli chiari. “Ciao, tesoro mio. Sei venuto a vedere tuo fratello?” 
 
 
Aenys annuisce, premendosi di più contro quella mano. “E per giocare con Gaemon.” Il piccolo bimbo in questione è trotterellato verso di loro, e la loro madre si piega verso il basso per prenderlo in braccio. Mūna bacia la guancia di Gaemon, facendo ridacchiare il bambino. 
 
 
“Dovresti essere a letto.” Suo padre dice, ancora accanto alla culla in cui è steso Valerion. 
 
 
Mūna sospira. “Non puoi tenermi ancora confinato a letto, Marito. I maestri mi hanno dato il permesso di alzarmi giorni fa, ero rimasto a letto solo per tua richiesta.” Mūna si ferma per sistemare meglio Gaemon sul proprio fianco. “Onestamente, Aemond, ti preoccupi troppo.” Suo padre si limita a grugnire. “Quindi… c’è un motivo per cui sei qui? Non hai mai frequentato la stanzetta dei bambini di tua spontanea volontà prima d’ora.” 
 
 
“Non mi è permesso visitare il mio stesso figlio?” 
 
 
Sua madre schiocca la lingua. “Lo sai che non è quello che intendevo, qybor.” 
 
 
Con la coda dell’occhio, Aenys può vedere Naerys lasciare il fianco di loro padre, venendo condotta verso il camino dal suo cane. Nel centro del focolare c’è un calderone di ferro che contiene l’uovo di Valerion. Quietamente, Aenys lascia i suoi genitori al loro battibecco, andando ad accovacciarsi accanto a Naerys, che è seduta sul pavimento. Sporgendosi in avanti, sbircia nel focolare e boccheggia. Sembra che l’uovo nel calderone si stia contraendo, e Aenys può solamente ammirare quella scena con stupore. 
 
 
“Si sta schiudendo.” Naerys afferma, i suoi occhi ciechi sono fissi in direzione delle fiamme. Aenys non aspetta di chiedere come lei possa saperlo, sporgendosi invece ancora di più in avanti per guardare l’uovo bianco perlaceo muoversi. Il suo uovo, quello di Naerys e quello di Gaemon non si erano schiusi, mentre quello di Saera si era schiuso quando erano entrambi dei neonati. “ Kepa, l’uovo si sta schiudendo!” Sua sorella grida. Il battibecco dei loro genitori si ferma improvvisamente, ed entrambi si precipitano verso di loro. A mani nude, suo padre tira fuori l’uovo dal calderone – camminando velocemente verso la culla di Valerion. Con suo sgomento, l’uovo viene posizionato accanto al suo fratellino più piccolo. Sbirciando oltre il bordo della culla, Aenys osserva mentre qualcosa si muove sotto il guscio, come se stia cercando di scappare. 
 
 
Prova ad allungare una mano per aiutare la creatura rinchiusa, ma la sua Mūna gli afferra velocemente il polso per fermarlo. “Non toccarlo.” C’è un accenno di sgomento nella voce di sua madre, mentre guardano. “Deve trovare da solo la strada verso di lui.” 
 
 
Aenys non è sicuro di quanto tempo passino lì in piedi a guardare, in silenzio, ma alla fine una lucente scaglia bianco-verde cade via, finendo sulle lenzuola. Un piccolo musetto bianco con una sfumatura verdastra sporge fuori, e la sua Mūna annaspa dall’emozione. Il piccolo drago non assomiglia tanto alle bestie imponenti custodite nella Fossa del Drago, e sembra più una delle lucertole che vivono sugli alberi della foresta circostante. Emerge dai resti dell’uovo, ricadendo goffamente sul materasso, e strisciando verso Valerion. 
 
 
Dispiega le proprie ali – rilasciando un piccolo stridio acuto – e il suo silenzioso piccolo fratellino fa finalmente dei versi, come risposta.                      
 
 
 
 
 
 
 
 
 
      
 
 
Note della traduttrice:
 
 
 
--- Corviids ha scritto alcune oneshot più “esplicite” riguardo questa ff, ma in una raccolta a parte. La prima oneshot mostra proprio il concepimento del tenero Valerion…concepimento molto infuocato. Tenete d’occhio il mio profilo, perché tradurrò prestissimo anche quella ff.
Edit, eccola https://efpfanfic.net/viewstory.php?sid=4057349&i=1

 
--- Aemond che nota che il suo nuovo pargolo ha i capelli scuri: “N-non sapevo che potessero uscire fuori con quell’aspetto...ne voglio altri mille tutti così. Pucciosità!!!!”.
 
 
--- Se ve lo stesse chiedendo…no, questa non è l’ultima volta che Luke partorirà…e nemmeno la prossima volta sarà l’ultima…lol.
 
 
--- Finalmente abbiamo conosciuto il figlio maschio preferito di Aemond, il piccolo Val. E ovviamente è il suo figliolo preferito perché è un mini Luke. E vi devo anche confidare che il figlio preferito di Luke è il piccolo Aenys, proprio perché Aenys è un mini Aemond. LOL.
Aemond è super protettivo col suo piccolo Val, perché l’ultima cosa che vuole è che venga trattato nel modo in cui veniva trattato (e lui stesso trattava) Luke, per via del suo aspetto. Anche perché, come visto nel capitolo, Aemond non dubita minimamente che il suo piccolino sia un suo legittimo figlio. E non ha motivo per farlo (E poi Val ha gli occhi viola, ereditati da Aemond).
 
Era stato spesso citato nei vari capitoli che Aemond dopo la sua adorata Naerys non voleva altri figli (probabilmente per via del trauma dell’attacco dopo la nascita della piccola), ma allora perché si sono avuti altri pargoli? Perché è Luke che vuole una famiglia numerosa, una famiglia numerosa quanto la sua famiglia d’origine, quindi non è raro che si “scordi” di bere il tè della luna ogni tanto (non che ad Aemond dispiaccia più di tanto).
 
Vedrete alcuni personaggi accusare in futuro Aemond di essere stronzo ad ingravidare sempre Luke, ma è invece proprio Luke che in pratica ha in pugno la decisione riguardo all’avere figli.
 
Inoltre, Aemond ama i suoi figli proprio perché sono figli di Luke…mi spiego. Hanno spesso fatto domande a Corviids su che tipo di padre Aemond sarebbe se si fosse sposato con qualcun altro, forse anche con una figlia di Lord Borros Baratheon, e la risposta è che lui non sarebbe stato un padre molto presente o protettivo, in quel caso. E sarebbe stato senz’altro meno tollerante con quei figli. Aemond tollera il comportamento di Saera perché lei gli ricorda Luke.
Aemond prova ad essere un buon padre coi figli avuti da Luke perché è Luke che desidera ciò, e Aemond ama Luke.
E se, in un mondo alternativo, Luke si fosse sposato con qualcun altro e avesse partorito i figli di qualcun altro...beh...diciamo che c'è la possibilità che Aemond sarebbe stato irritato perché si sarebbe sentito in diritto di essere lui quello ad ingravidare Luke.
 
 
--- La figlia preferita di Aemond in assoluto (tra maschi e femmine), però, resta sempre Naerys, e Corviids ci ha anche spiegato come reagirebbero (reagiranno!!!) Aemond e Luke nel diventare nonni di un figlio avuto da Naerys: Luke scoppia a piangere, Aemond è così emozionato che praticamente il cervello gli va in corto circuito. Aemond tiene in braccio il bambino della sua bambina e trema, cercando di non piangere ma fallendo. (Inoltre è anche probabile che uno dei figli di Nae sia uno splendido bimbo dai capelli scuri che lei chiamerà Lucerys in onore della sua Muna, e quel bambino potrebbe diventare il nipotino preferito di nonno Aemond…).
Corviids ha anche lasciato intendere che l’ultimo figlio/figlia di Aemond e Luke potrebbe arrivare proprio quando, a 40 anni, saranno ormai diventati nonni di un qualche figlio di Nae, un po' come la situazione di Rhaenyra e Luke che hanno partorito Visenya e Aenys/Saera nello stesso periodo.
 
 
--- Piccola curiosità sullo scorso capitolo, riguardo la prima gravidanza di Luke. Corviids ha raccontato che Luke aveva iniziato a desiderare di avere Aemond più vicino, perché la sua presenza lo rilassava (come abbiamo intravisto) e perché Aemond si assicurava sempre che venisse trattato bene, e quindi Luke usava sempre il bambino (bambini) come scusa, lol. Aemond era super iperprotettivo ai tempi, anche se provava ancora risentimento verso Luke.
 
 
--- Quando Luke si stava riprendendo dall’aver partorito Valerion, Aemond lo aveva viziato senza sosta, ma non lo ammetterà mai. Corviids ha spiegato che, durante il periodo più delicato della convalescenza, Aemond aveva comprato le pellicce più pregiate per Luke, assicurandosi che non ci fosse il rischio che potesse raffreddarsi, e aveva importato tutti i rimedi più disparati per farlo stare meglio, chiedendo ai maestri di testarli. Luke aveva perso molto peso, quindi Aemond aveva fatto in modo che le cucine preparassero sempre dei dolci per Luke, e anche altri cibi calorici.
 
Aemond in pratica aveva passato quattro mesi ad occuparsi di Summerhall, dei bambini e di Luke. Solo quando Luke si era sentito meglio, Aemond aveva permesso che i loro figli gli facessero visita (i bambini sono pieni di germi, non avrebbe permesso che Luke si prendesse qualche malattia). Si addormentava spesso sulla sedia accanto al letto di Luke, di solito tenendo in braccio Val, perché Luke voleva vedere il suo bambino. Quando non si addormentava accanto a Luke, Aemond praticamente sveniva nel suo studio, perché si era così tanto abituato ad addormentarsi avendo Luke accanto a sé nel loro letto, che gli sembrava strano dormire a letto senza di lui.
 
 
--- La canzone che Naerys stava cantando ad inizio capitolo è “The seasons of my love”, che sarebbe la canzone d’amore che Tyrion dedica sempre nei suoi pensieri a Tysha, nei libri di GRRM.
 
 
 
 
--- Eccovi altre fanart di Corviids:
 
Luke e il suo piccolo Valerion.

 
Aemond e Luke insistono che non hanno un figlio preferito…

 
Aemond e il suo figlio maschio preferito, Valerion.

 


 
La bella famigliola. Aemond con in braccio Naerys. Luke insieme a Gaemon e Valerion.
 

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** letters ***


uh-oh! Aemond e Luke scoprono che esistono anche i sentimenti e la comunicazione.
 
POV di Luke + POV di Saera + POV di Aemond
 
 
 

 
 
 
 
 
Dal momento in cui i gemelli sono nati e gli sono stati messi tra le braccia, Luke non ha avuto un secondo da solo. Appena era stato in grado di camminare, Aenys era diventato la sua piccola ombra – seguendolo sempre quando Luke andava a supervisionare le cucine, o aggrappandosi al suo mantello quando facevano dei viaggetti alla Fossa del Drago. Era stato solo quando Aemond aveva deciso che era giunto il momento che il loro figlio maschio maggiore iniziasse i suoi studi, che la sua piccola ombra si era staccata da lui, solo per essere rimpiazzato da Naerys e il suo atteggiamento tranquillo ma perspicace. Dopo era arrivato Gaemon, che era chiassoso ed impaziente, riempiendo Luke sia di uno smisurato affetto e sia di una spossatezza perenne. La prima volta che Luke si era ritrovato ad avere del tempo da solo da quando è diventato genitore era stato solo quando si era ammalato dopo aver partorito Valerion, ed anche allora era stato un periodo miserabile, in cui era stato afflitto da brividi e da un corpo così debole da non essere nemmeno in grado di alzarsi dal letto. Quando si era ripreso completamente, Valerion aveva già cinque mesi e Gaemon aveva deciso che ormai gli piaceva essere l’ombra di Aenys invece di quella di Luke. 
 
 
Coi bambini che stavano scoprendo la loro indipendenza e che ormai non si affrettavano più costantemente ad aggrapparsi ai suoi pantaloni, Luke si era ritrovato finalmente ad avere del tempo per se stesso. Valerion era un bebè tranquillo e alla mano, a cui bastava stare tra le braccia di Luke per essere contento, quindi la maggior parte delle sue giornate lui ormai le passava col suo figlio più piccolo come sua unica compagnia. Avere del tempo da solo per la prima volta da così tanti anni aveva fatto in modo che Luke si rendesse conto di una cosa: lui non era mai davvero stato solo, nemmeno una volta in tutta la sua vita. Ora che poteva esserlo, Luke non era certo che gli piacesse. Dal momento in cui lui era nato, aveva avuto dei fratelli a tenergli compagnia, e poi era stato prontamente fatto sposare appena aveva avuto l’età giusta, iniziando a partorire figli che rafforzassero il sangue della loro famiglia. Per tutta la sua vita, Luke è stato accanto a qualcuno. 
 
 
Camminando verso la Fossa del Drago con solo Valerion al seguito – il piccolo bebè dai capelli castani gli sta allacciato al petto, giocando quietamente coi suoi gioielli – Luke si ritrova a pensare che non è del tutto certo di lui chi sia, oltre ad essere di qualcun altro. Luke è un figlio, un fratello, un marito e un genitore. Per tutta la sua intera esistenza, lui è stato la piccola ombra a cui adesso paragona i suoi stessi figli. 
 
 
Passa una mano tra i riccioli di Valerion, abbassando lo sguardo sul piccolo. “Cosa farò quando non avrete più bisogno di me?” Il suo scopo era di allevare e proteggere i suoi bambini – combinando a tutti loro dei matrimoni e delle vite che siano di beneficio alla loro casata. Il suo ruolo come madre era di assicurarsi che loro non abbiano sempre bisogno di lui, ma Luke non riesce ad immaginare una vita senza di loro. Lui vorrebbe custodirli e tenerli al sicuro dietro le mura del loro castello per il resto dei loro giorni, se potesse.
 
 
È proprio per quel preciso motivo che la lettera nella tasca del suo mantello gli pesa come ferro nei suoi stivali.
 
 
Valerion si limita a sbattere le palpebre, guardandolo con gli occhi ametista di Aemond, e Luke sospira. “Mūna sta farneticando.” Posa un bacio sulla parte superiore della testolina di suo figlio. Val gorgoglia, strattonandogli la collana. “Lo so, lo so – vuoi vedere i draghi. Lo giuro, sei praticamente tuo padre.” Val si limita solo a sbattere il suo piccolo pugnetto contro il petto di Luke. 
 
 
Attraversando il campo aperto davanti alla fossa, Luke si ferma per passare una mano lungo le scaglie sul fianco di Vhagar. Il vecchio drago si limita ad aprire un grosso occhio, sbattendo la palpebra, sbuffando un saluto prima di ritornare al suo pisolino. Il drago di Aemond sembra tollerare la presenza di Luke allo stesso modo in cui tollera Arrax – con del disinteresse annoiato ma non-violento. Lei aveva permesso che Luke le volasse sul dorso occasionalmente, ed è alquanto affezionata ai loro figli, soprattutto Naerys, ma il drago più vecchio di tutti preferisce essere lasciata in pace o stare con Aemond. Il drago della Regina Visenya è giunta al suo ultimo cavalcatore, ma a Luke piace immaginare che l’enorme bestia riuscirà ad andare oltre tutte le aspettative, sopravvivendo sia a lui che ad Aemond – magari avendo la dolce Naerys come cavalcatrice nei suoi ultimi giorni, così che il drago possa vivere delle ultime giornate in tranquillità, proprio come Balerion. 
 
 
Suo figlio espira rumorosamente, ricambiando in modo infantile il saluto sbuffato di Vhagar. Luke ride, cullando gentilmente Valerion e canticchiandogli, fino a quando non raggiungono finalmente la fossa del drago. Luke entra nella grossa struttura aperta – nemmeno lontanamente grossa quanto quella in cima alla Collina di Rhaenys, ma abbastanza grande per un Arrax completamente cresciuto e per due cuccioli di drago ancora in crescita – e l’anziano custode di draghi cammina velocemente verso di lui, a grandi passi, per salutarlo.
 
 
“Devo portarti Arrax, Milord?” L’anziano uomo chiede con un sorriso pieno di rughe.
 
 
Luke annuisce, troppo concentrato a slegare Valerion dalla sua imbracatura. “Insieme al piccolino,” Alza Val tra le proprie braccia. “Mio figlio è impaziente di vedere il suo drago.” L’uomo annuisce prima di voltarsi e di sparire nei tunnel. Facendo attenzione, Luke si sistema Valerion tra le braccia, facendoli incamminare verso il centro della fossa. 
 
 
“Drago,” Lui dice, rimbalzando suo figlio tra le proprie braccia. “Riesci a dire drago, Val? D-ra-go.” Valerion si limita a sbattere le palpebre, guardandolo con occhi assonnati. Luke ridacchia, premendo un bacio sui capelli del bebè. “Mi sono donato il più dolce dei bambini.” Lui sospira. “Non dire ai tuoi fratelli che l’ho detto – cercare di far migliorare il rapporto di Aenys con vostro padre è già abbastanza faticoso.” 
 
 
Valerion balbetta un quieto muh, per concordare. 
 
 
Il balbettio insensato di suo figlio viene velocemente interrotto da un forte ed eccitato stridio di drago, e Luke riesce a sentire istantaneamente la tensione nelle sue spalle sciogliersi alla vista di Arrax che si aggira fuori dai tunnel. Come per i suoi figli, Arrax sembra diventare sempre più grosso ogni volta che Luke lo vede, e adesso il drago è molto più alto rispetto a lui. Nonostante la sua stazza, Arrax è ancora praticamente un giovincello che cinguetta con entusiasmo alla vista del suo cavalcatore – il suo corpo ondeggia su e giù come la corrente del mare mentre danza verso Luke. 
 
 
“Ciao, amico.” Luke sospira felicemente, incamminandosi per andare incontro al suo drago a metà strada. Arrax strilla – alzandosi sulle zampe posteriori per dispiegare le ali, sbattendole in segno di saluto. “ Lykiri , Arrax.” Luke allunga una mano e Arrax ci poggia contro il proprio muso. Il calore del sangue del drago filtra attraverso le sue robuste scaglie perlacee fino al morbido palmo della sua mano. È un conforto che Luke non si era reso conto gli mancasse così tanto, fino a quando Arrax non cinguetta, tentando di strofinare il suo muso ancora più vicino a lui. 
 
 
Luke gratta le scaglie lungo il collo di Arrax, premendo il proprio viso contro il drago. “Anche tu mi sei mancato, amico.” Lui dice con voce bagnata di lacrime. “Mi dispiace di non essere venuto a trovarti da così tanto tempo. Perdonami.” Arrax si lamenta, tentando di arricciarsi intorno a lui, e Luke comprende. “Grazie. Sei davvero il miglior compagno che si possa sperare di avere.” Scattando all’indietro, Arrax sbatte le palpebre guardandolo, toccando il ventre ora piatto di Luke col proprio muso. 
 
 
“No, non c’è nessun bambino lì dentro.” Di quello, Luke se n’è assicurato. Dal momento in cui i maestri lo avevano giudicato abbastanza in salute per avere di nuovo rapporti intimi, Luke è stato diligente nel bere una tazza di tè della luna dopo ogni rapporto sessuale. Lui ha cinque figli piccoli – non sarebbe giusto averne altri quando c’è un limite a quanto possa dividere se stesso tra tutti loro. 
 
 
Lui guida il muso di Arrax lontano dal proprio stomaco e verso il bambino che sta guardando il drago con degli occhi spalancati e affascinati. Prendendo la piccola manina di Valerion, Luke la guida per farla appoggiare proprio sopra il naso squamato del suo drago. “Il bambino che cerchi è proprio qui.” Valerion flette le dita sopra le scaglie del drago. “Proteggilo come proteggi me, amico mio. Dovrai vegliare su tutti loro quando io non potrò più farlo. Dohaerās , Arrax – continuerò a vivere in te.” Arrax si lamenta, ma permette che Valerion gli afferri i corni che gli rivestono il muso. 
 
 
“Perché parli in maniera così morbosa, ābrazȳrys (moglie)” Lo stomaco di Arrax rumoreggia al suono della voce di Aemond. “Parli come se tu debba lasciarci presto.” 
 
 
Luke gratta il collo di Arrax, allontanandosi dal proprio drago. “Lykiri , Arrax. Ziry iksos daor qrinuntys. Ziry iksos ñuhon (Calmati, Arrax. Lui non è un mio nemico, lui è mio).” Si volta per fronteggiare Aemond. “Mi stavo semplicemente confidando in un amico – non mi è permesso farlo, marito?” Aemond inarca un sopracciglio guardandolo, camminando lentamente fino a dove Arrax ha adesso arricciato il proprio corpo intorno alla vita di Luke in modo protettivo. Valerion gli si dibatte tra le braccia alla vista di Aemond – la sua piccola manina si allunga per afferrare il proprio padre. Sospirando, Luke sposta Valerion tra le braccia di Aemond e il piccolo fissa immediatamente la sua attenzione sui ganci a forma di drago d’oro del mantello del padre. 
 
 
“Non ti ho mai impedito di vedere il tuo drago.” Aemond rimuove le curiose mani di Valerion dai ganci, togliendosi invece un anello dal proprio dito e dandolo al bambino per farlo giocare. “Semplicemente, non apprezzo ascoltare la madre dei miei figli parlare con parole che insinuano delle cose così macabre.” Suo marito gli rivolge uno sguardo che gli fa stringere lo stomaco dall’ansia, ma in un modo che fa sì che Luke voglia aggrapparsi a lui per avere conforto. “Cos’è che ti affligge?” 
 
 
Luke accarezza la parte superiore della testa di Arrax. “E’ forse un crimine desiderare che qualcuno si prenda cura dei miei cari quando non ci sarò più?” Aemond si acciglia guardandolo. “Non mi aspetto che tu capisca – non sei tu quello che ha dovuto far fronte allo Sconosciuto più di una volta per i nostri figli.” 
 
 
Anche dopo tutti questi anni, Luke ha ancora incubi su se stesso in fin di vita per via del veleno – per via di un attacco che per poco non aveva tolto la vita a loro figlia e su cui non hanno ancora delle risposte. Qualcuno aveva avuto il denaro e l’influenza per infiltrarsi nella loro servitù, infliggendo loro un tale danno, e a Luke non sarà mai concessa la grazia di dormire sogni tranquilli sapendo che il burattinaio di tutto ciò è ancora là fuori. Aemond è stato in grado di voltare pagina dopo quell’evento, ma essere stato confinato nelle proprie stanze con la febbre puerperale aveva solo fatto in modo che quei ricordi riaffiorassero in Luke. 
 
 
Gli ha fatto ricordare ancora una volta della propria mortalità, e adesso Luke sa che non è pronto all’essere separato dalla sua famiglia. La cosa peggiore, però, è sapere che non ha alcuna scelta in merito. I suoi figli potrebbero scivolargli dalle dita in qualsiasi momento, talora gli Dèi decidessero di essere crudeli.
 
 
Aemond – il cui viso Luke si è abituato a vedere perennemente imperturbabile – diventa insolitamente cupo. “Lucerys, aspetti di nuovo un bambino? Ne abbiamo già parlato – i maestri hanno stabilito che il tuo corpo è ancora troppo debole per averne un altro.” Suo marito sembra così preoccupato che Luke non riesce ad evitare di ridere dalla sorpresa.
 
 
“Per amore della Madre, no.” Lui osserva le spalle di Aemond rilassarsi leggermente. “Mi vedi bere il tè della luna ogni volta che giacciamo insieme. Perché credi che io non abbia ancora ripreso peso? Quel dannato tè mi rovina l’appetito.” 
 
 
Suo marito si sistema meglio Valerion tra le braccia. “Se non stai bene, devi dire qualcosa. Non posso leggerti la mente, Lucerys.” Luke abbassa il proprio sguardo su Valerion, che sta osservando la loro conversazione con della curiosità fanciullesca. “E ti conosco da abbastanza tempo da sapere quando qualcosa ti affligge la mente – parlamene e me ne occuperò io.” 
 
 
La lettera non sigillata pesa come un macigno nella sua tasca, riempiendogli lo stomaco di terrore. 
 
 
Facendo attenzione, Luke srotola Arrax dalla propria vita, strascicando verso Aemond. Il suo zio-marito ha delle leggere borse sotto il suo occhio, e la sua treccia solitamente meticolosa ha delle ciocche che sbucano fuori. Luke si sporge in avanti fino a quando la sua guancia non si appoggia al petto di Aemond, e sorride quando i suoi occhi incontrano quelli di Valerion. Alza una mano e pizzica la guancia paffutella del piccolo, facendo in modo che il bambino gli rivolga un sorriso sdentato.
 
 
“Non è niente d’importante.” Piega la testa per guardare Aemond e, anche se suo marito non sembra convinto, Luke sceglie di ignorarlo. “Perché sei qui? Ti stai nascondendo dalle tue responsabilità? Non ti avrei mai immaginato a trascurare i tuoi doveri, Principe Aemond.” Lui dice con un sorrisetto. 
 
 
Aemond inarca un sopracciglio. “Il colloquio con Dorne è stato rimandato per via di problemi coi viaggi dei loro messaggeri. Lord Morrigen arriverà solo tra un paio di ore e nostro figlio mi ha chiesto di insegnargli le basi di come dare comandi ai draghi. L’ho portato qui per vedere Vhagar.” Luke spalanca gli occhi. “L’hai convinto che è destinato a rivendicare Seasmoke, e temo che non ci sia modo di fargli cambiare idea.” 
 
 
Luke ride in modo sommesso tra sé e sé, perché quello non gli ricorda per niente qualcun altro che conosce molto bene. 
 
 
“Lui è molto entusiasta al pensiero di avere un drago tutto suo.” Luke appoggia una mano sulla guancia sfregiata di Aemond. “Mi rende felice vedere che passi del tempo insieme a lui, Aemond. Davvero. Aenys è un bravo bambino – lui ti venera. So che vuoi che sia l’erede perfetto, ma lui è anche tuo figlio.” 
 
 
Aemond mantiene il suo sguardo. “Sono suo padre, non un suo amico – è il mio dovere verso la nostra famiglia assicurarmi che il titolo di lord venga lasciato in buone mani.” 
 
 
“Sì, ma tu sei suo padre, Aemond – non tuo padre.” Suo marito si acciglia guardandolo, ma Luke si limita a massaggiare la cicatrice di Aemond col proprio pollice. “Tutto ciò che nostro figlio vuole è la tua approvazione, ma lui si merita anche i gesti d’affetto che mostri alle nostre figlie. Gaemon e Valerion non sono ancora grandi abbastanza da capire cosa significhi essere i figli maschi di una grande casata. Aenys porta sulle sue spalle un grosso peso proprio come te – lascia che quello vi avvicini, invece di farvi allontanare.”
 
 
Lui riesce a vedere quanto Aemond stia riflettendo a fondo – la piega tra le sue sopracciglia e la tensione nella sua mascella sono entrambi dei segnali del fatto che sta contemplando delle cose che non è sicuro di come verbalizzare. Il suo matrimonio con Aemond ha reso Luke un esperto nel capire le abitudini e le emozioni del suo zio-marito senza che abbia bisogno di dire nulla. Senza dire una parola, suo marito si toglie la mano di Luke dalla guancia e se la porta alle labbra. “Credevo che tu fossi mio marito, non il mio consigliere.” Aemond gli preme un bacio sulle nocche. 
 
 
“Il consigliere più influente di un lord è colui che condivide il suo letto.” Luke sorride in modo ampio. “Tu desideri vedere la nostra famiglia prosperare, proprio come lo desidero io.'' L’occhio di Aemond traccia i tratti del viso di Luke con aria pensierosa. 
 
 
Infastidito dall’essere ignorato, Valerion si lamenta, dimenandosi tra le braccia di suo padre e allungando una manina per tirare i capelli di Luke. Luke libera la propria mano da quella di Aemond per poter prendere il loro piccolino dalle braccia di Aemond e risistemarlo di nuovo tra le proprie. “Ti lasceremo occuparti del nostro figlio maggiore.” Bacia il lato della testolina di Valerion – gli occhi ancora fissi su Aemond. “Mentre noi,” Luke fa rimbalzare Valerion tra le sue braccia, facendo ridacchiare il bebè. “Ce ne andremo a vedere il tuo draghetto.” 
 
 
Il custode di draghi ha già portato fuori il piccolo draghetto in questione. Il piccolo cucciolo di drago verde perlato di Valerion è avvolto attorno al polso dell’uomo, ma sta fissando suo figlio con degli occhietti vividi e decisi. Valerion allunga con entusiasmo le sue manine verso il proprio drago, dimenandosi in un tentativo di avvicinarsi. 
 
 
Prima che Luke si allontani, Aemond gli afferra il gomito. “Abbiamo ancora molto di cui discutere, più tardi. Cenerai insieme a me nel mio studio, così che potremo parlare indisturbati.” Luke vorrebbe dirgli di no – si rifiuta di consumare un pasto senza i loro figli, perché quella non è una cosa che Luke farebbe mai. Ma Luke non è dell’umore di avere a che fare con un Aemond gelido, e una serata passata tutto da solo insieme a suo marito non suona male del tutto
 
 
“Molto bene.” Tira via il proprio braccio. “Ti vedrò stasera. Adesso, se vuoi scusarmi.” Luke non si guarda indietro mentre si allontana, ma non ha bisogno di farlo – riesce a sentire il peso di quel singolo occhio sulla propria schiena a chilometri di distanza. 
 
 
 

 
 
 
“Non ci è permesso entrare nello studio del maestro, Saera.” Aenys borbotta dal fondo della scala. Quell’attrezzo di legno oscilla mentre il suo gemello e Toron tentano di stabilizzarlo sotto il peso in spostamento di Saera. “Mūna si arrabbierà quando scoprirà che siamo stati qui.”
 
 
Poggiando le mani sulla piattaforma, Saera si solleva sulla balconata dove sono custoditi i corvi. “Mūna non lo saprà mai, Aenys, perché nessuno glielo dirà. Devo rispondere a una lettera di Visenya e Maestro Anson è occupato da qualche altra parte.” Lei si mette la lettera tra i denti, tentando di aprire la gabbia che fa da casa ai corvi che vanno a Roccia del Drago. “Se non altro, nostro padre mi loderà per aver preso in- ini,” Lei aggrotta le sopracciglia, cercando di ricordare la parola giusta. Il gancio rifiuta di aprirsi, così lei tira con più forza fino a quando la serratura non scoppia. “Iniziativa!” Lei urla con un ampio sorriso. La sua vittoria ha vita breve però, visto che la sua scarpetta si impiglia sull’orlo del suo incantevole nuovo vestito verde, spedendola a cascare all’indietro con un tonfo forte. 
 
 
Polvere e fieno vorticano in aria e Saera tossisce – i capelli le si sono attaccati al viso mischiandosi con delle foglie alla rinfusa soffiate lì dentro dall’esterno. 
 
 
“Stai bene, Saera?” Toron chiede dal basso. La scala cambia posizione e, per un attimo, lei crede di stare per vedere la testa dell’erede Greyjoy saltare fuori, ma invece c’è solo dell’altro fruscio e il rumore di suo fratello che sibila qualcosa sottovoce. Saera alza gli occhi al cielo, infastidita. Toron è l’erede di una desolata isola rocciosa che è addirittura peggio di Roccia del Drago, eppure Aenys – che è un principe ed un erede a pieno diritto – si comporta come un piccolo bambino geloso ogni volta che Toron si azzarda a parlarle. Saera non si comporta mai in maniera gelosa perché una cosa del genere non sarebbe degna di una principessa, e lei è doppiamente principessa tramite sia sua madre che suo padre. Le sue septe potranno anche trovarla irritante, ma è lei che un giorno sposerà un ricco lord o forse addirittura un altro principe – le importano ben poco le opinioni di chiunque altro al di fuori dei suoi genitori. 
 
 
Lentamente, Saera si rialza e si toglie la polvere dal vestito. “Sto bene!” Lei grida verso le persone in basso. C’è dell’altra baruffa giù in basso, ma Saera lo ignora, preferendo invece raccogliere la propria lettera e afferrare il volatile. Il corvo messaggero sbatte le ali in modo erratico, beccandole le mani col suo piccolo brutto beccuccio, e Saera digrigna i denti dalla frustrazione, annodando con attenzione il filo intorno alla sua zampetta prima che la propria mano inizi a sanguinare. Finalmente, il filo viene fissato al suo posto e il corvo si tira via dalla presa di Saera. Gracchiando in modo arrabbiato, vola via dalla sua gabbia metallica – con le ali che sbattono rapidamente per trasportarsi fuori dalla finestra aperta. 
 
 
“Va bene, ho finito – aiutatemi a scendere.” Lei lancia un’occhiata oltre il bordo del parapetto, osservando suo fratello e i loro protetti lottare con la scala. Improvvisamente, il rumore di un volatile che entra volando dentro la stanza attira la sua attenzione. Saera non ha familiarità coi volatili del vivaio – perché dovrebbe mai perdere tempo con loro? – ma la lettera legata alla caviglia del falco stuzzica la sua curiosità. Saera è molto orgogliosa del fatto di essere una studentessa nettamente migliore del suo fratello gemello. Un giorno, Aenys diventerà il Lord di Summerhall dopo loro padre, ma Saera lo sorpassa di gran lunga per quanto riguarda i loro studi. Lei aveva imparato le lettere molti mesi prima di lui, per questo lei riesce a leggere i libri con facilità, anche se certe volte fa fatica a pronunciare certe parole. Ma leggere la propria calligrafia o quella dei suoi genitori è molto diverso dal leggere quella degli altri, e prima d’ora lei non ha mai letto le lettere di altre persone, a parte quelle di sua zia. 
 
 
Il corvo piega la sua testolina di lato quando Saera allunga una mano per slegare la cordicina che tiene la lettera. 
 
 
“Saera, non t’azzardare ad aprire quella lettera! Leggere la corrispondenza di un lord è un crimine.” Aenys abbaia dal basso e Saera grugnisce. Essere una gemella ha molti benefici, incluso il fatto di avere un amico che semplicemente non poteva sbarazzarsi di lei, ma significa anche che è incastrata con qualcuno che sembra sempre essere al corrente dei suoi pensieri.
 
 
Lei strappa via la missiva dalla caviglia del volatile. “Idaña (gemello), solo perché hai passato la mattinata con nostro padre, non significa che sei diventato il Lord di Summerhall. Non ti è permesso darmi ordini.” Roteando la pergamena, lei passa il pollice sopra il sigillo di cera. È giallo e con un cervo stampato sopra, e lei annaspa. “Royce, che aspetto ha il sigillo di Lord Baratheon?” Saera si affaccia oltre la piattaforma, fissando i tre bambini in basso. Royce la fissa di rimando – con degli occhi blu scuro spalancati e delle sopracciglia nere aggrottate dalla confusione.
 
 
“E io che ne so?” Lui risponde, lanciando uno sguardo ad Aenys al proprio fianco. “L’ultima volta che ho visto mio padre è stato quando avevo l’età di Naerys!” Toron e Aenys afferrano entrambi i lati della scala per aiutarla a scendere. Una volta che ritorna coi piedi per terra, Saera si volta per fronteggiare i ragazzi – con la lettera ancora in mano. 
 
 
Aenys gliela strappa velocemente dalle dita, tenendola sollevata in aria quando Saera allunga una mano per provare a riprendersela. “Se Maestro Anson trovasse questa lettera col sigillo rotto, nostro padre lo scoprirebbe.” Subito dopo, lui si porta la lettera ad altezza visiva così da esaminarne il sigillo di cera. “Ma per rispondere alla tua domanda, questo è il sigillo di Lord Borros – l’ho visto su dei documenti commerciali nello studio di nostro padre.” Royce lancia un’occhiata oltre la spalla del fratello di Saera con interesse.
 
 
“Come fai a sapere che è quello di mio padre e non quello di qualcun altro?” Chiede il ragazzino delle terre della tempesta.
 
 
Suo fratello indica qualcosa e Saera si sporge più vicino per guardarlo. “I Lord hanno sempre della cera speciale per mostrare di essere loro quelli a spedire la lettera. Questa qui ha del vero oro mescolato alla cera. Nostro padre mischia il blu e il verde per eguagliare One-Eye, così che nessun altro possa copiarlo.” Saera guarda suo fratello con meraviglia, perché nemmeno lei lo sapeva. Aenys si acciglia leggermente, ma sembra più imbarazzato che arrabbiato. “Che c’è? Non sei l’unica che presta attenzione durante le lezioni.” 
 
 
“Perché Lord Targaryen dovrebbe parlare mai con mio padre?” Royce prova ad afferrare la lettera, ma Aenys gli schiaffeggia via la mano. 
 
 
Saera fa un verso d’assenso, sedendosi su una sedia accanto alla scrivania. “Forse è un’offerta di matrimonio!” I ragazzi si zittiscono immediatamente, fissandola con degli enormi occhi confusi. 
 
 
“Matrimonio?” Royce grida. “Non posso sposarmi! Siamo tutti troppo piccoli per sposarci. Non sono nemmeno ancora un cavaliere!” 
 
 
Lei ride davanti al dramma del ragazzino più giovane. “Perchè no? La Regina Aemma aveva solo pochi anni più di noi quando sposò mio nonno.” Aenys fa una faccia corrucciata, ma Toron annuisce come se capisse. “E poi che c’è di così brutto nello sposarmi, Royce? La mia bisnonna è una Baratheon attraverso sua madre. Principessa Saera, Lady di Casa Baratheon – non ti piace come suona?” Il viso del suo lontano cugino sbianca, come anche quelli di suo fratello e del loro protetto. “Personalmente a me no. Capo Tempesta è un posto così tetro.” Royce rilascia un sospiro sollevato e Saera si acciglia. “Che c’è? Sposarmi sarebbe davvero così terribile?”
 
 
“Preferirei non essere imparentato con Lord Targaryen – lui è spaventoso.”
 
 
Saera ride fragorosamente perché a quello non può controbattere. “Non importa, io non voglio essere la Lady di Capo Tempesta, comunque. Preferirei sposare Zio Jace o Zio Viserys – almeno loro sono belli.” Aenys si acciglia guardandola.
 
 
“Il principe Jacaerys è già sposato, brutta testa vuota. E perché vorresti sposarti con Zio Viserys? Lui non erediterà niente.” 
 
 
Incrociando le braccia, Saera alza gli occhi al cielo. “Il Principe Jacaerys è sposato con una donna che non riesce nemmeno ad avere un figlio in salute.” Lei mormora sottovoce. Zia Baela era incinta quando era venuta qui l’ultima volta, e da allora non c’è stata nessuna notizia su quello che sarebbe stato il nuovo cugino di Saera. Non è stato difficile comprendere che qualcosa era andato storto a riguardo. Aenys inarca un sopracciglio verso di lei, attendendo una risposta, così lei si limita a rispondere, sbuffando. “Preferirei essere una principessa nella Fortezza Rossa invece di una lady di una qualche brutta isola come Pyke.            
 
 
“I Greyjoy sono una delle Grandi Casate di Westeros,” Toron la trafigge con lo sguardo e Saera trasalisce, perché Toron non la trafigge mai con lo sguardo. “Dovresti essere contenta di avere addirittura delle scelte su chi ti sposerai.” 
 
 
Saera sposta lo sguardo su Aenys per avere del supporto, ma suo fratello si limita a scrollare le spalle. Sbeffeggiandolo, lei si rialza spolverando il proprio vestito. “Stavo solo scherzando – voi eredi non siete per niente divertenti.” Mantenendo le proprie gonne, lei si incammina verso la porta, aprendola. “Andrò a giocare con Naerys e Gaemon, perché almeno loro non si lamentano tutto il tempo!” Con quello, lei sbatte la porta e marcia fuori dallo studio del maestro. 
 
 
Aenys, Toron e Royce non capiscono – loro sono tutti degli eredi di grandi titoli di lord con ricchezza e potere. Saera è molto giovane, ma non è stupida. Tutto ciò che lei ha è il suo futuro matrimonio e non è un crimine il fatto che lei ne desideri uno buono! Suo padre è innamorato della sua mūna, ma i matrimoni come i loro sono rari – le sue septe si assicurano di ricordarglielo costantemente. Quasi tutte le lady devono sorbirsi per mariti dei vecchiacci che avevano degli schifosi bastardi. Lei vorrebbe sposarsi qualcuno di onorevole come i suoi zii o anche i suoi cugini. Saera digrigna i denti perché i maschi sono così stupidi. Se potesse fare a modo suo, lei prenderebbe Rainweaver e tornerebbe alla corte reale dove le persone cadrebbero ai suoi piedi perché è una principessa – i maschi stupidi lì non avrebbero alcun diritto di parlarle in quel modo. 
 
 
“Perché sembri così arrabbiata, tesoro mio?” Saera incespica fermandosi davanti a sua madre. Il Lord di Summerhall ha il fratellino più piccolo di Saera allacciato al petto con una stola, con Gaemon accanto a lui con una mano nella sua. Valerion si limita a fissarla per un momento, prima di accoccolarsi più vicino alla loro madre, mentre Gaemon la saluta con la mano con entusiasmo. C’è anche una donna dall’aspetto semplice, con dei capelli scuri e un vestito turchese, accanto a lui – che tiene un proprio piccolo bebè tra le braccia. “Oh, chiedo perdono,” Lui si volta verso la donna. “Questa è la mia figlia di cui ti stavo parlando. Saera, questi sono Lady Morrigen e suo figlio, Gyles. Sono di Nido del Corvo.” 
 
 
La donna – Lady Morrigen – le sorride. “E’ un piacere conoscerti, Principessa Saera. Sei bella proprio come dicono le voci.” 
 
 
Saera decide che le piace questa donna. Lei ricambia il suo sorriso, facendole una riverenza proprio come le hanno insegnato le sue septe. “Buonasera, Lady Morrigen. Mi dispiace di averti interrotta. È stato scortese da parte mia.”
 
 
“Caspita, hai una figlia molto in gamba, Principe Lucerys.” Lady Morrigen dice, facendo in modo che la madre di Saera sorrida con orgoglio. “Lei mi ricorda tua madre.” 
 
 
Mūna fa un verso d’assenso, abbassando una mano per sistemare una ciocca di capelli dietro l’orecchio di Saera. “Ah, non sei la prima a dirlo. Anche se vedo molto di suo padre in lei.” Saera si illumina a quel complimento. Suo padre è l’uomo più intelligente che sia mai vissuto, quindi essere paragonata a lui – dalla propria madre, non di meno – è un grande onore. Mūna si raddrizza e si volta verso Lady Morrigen. “Bè, è stato un vero piacere conoscerti, Lady Morrigen. Temo che mi tocchi congedarmi da te.” Il suo tono di voce si abbassa leggermente. “Spero che tu rifletta su quello di cui abbiamo discusso.” Saera osserva quello scambio con confusione, visto che i suoi genitori discutono raramente di questioni del regno fuori dai loro studi. La Lady di Nido del Corvo se ne va con un inchino educato, sparendo oltre il corridoio insieme al suo figlioletto che tiene in braccio. Saera guarda sua madre con un’espressione incuriosita, ma la sua Mūna si limita a sorridere – accarezzando gentilmente la testa di Gaemon.
 
 
“Tuo padre ed io ceneremo insieme privatamente questa sera.” Lui le passa la mano di Gaemon e il piccolo bimbo la strattona con grande entusiasmo. “Non dovremo essere disturbati, capito?” 
 
 
“Sì, Mūna.” Saera sobbalza al suono della voce del suo gemello. Lei si volta di scatto e vede Aenys starsene in piedi solo qualche passo dietro di lei. Ma quando ci è arrivato lì?
 
 
La loro madre sorride, slegandosi Valerion dal petto con attenzione. “Perfetto. Se avrete bisogno di qualcosa, parlatene con Septa Mira o con Septa Karol.” Lui passa il loro fratellino più piccolo ad Aenys e il bebè piagnucola per l’essere stato separato dalla loro madre. Mūna preme un bacio sulla fronte di ognuno di loro, prima di raddrizzarsi a piena altezza. “Vi vedrò tutti domattina quando faremo colazione. Vi voglio molto bene.” Lui sorride dolcemente, prima di voltarsi e di dirigersi verso lo studio del padre di Saera. 
 
 
Valerion piagnucola tra le braccia di Aenys, dimenandosi contro di lui per afferrare la figura in ritirata della loro madre. Aenys sospira, cambiando posizione al loro fratellino fino a quando il piccolo non sta guardando direttamente lui. Valerion tira su col naso per un attimo, prima di alzare una manina appiccicosa e schiaffarla contro il viso del suo gemello con un’espressione vacua. 
 
 
“Come mai non ti sta gridando contro?” Saera aiuta Gaemon a trotterellare in direzione della stanzetta dei bambini. “Lui odia chiunque non siano mūna o nostro padre.” Il loro fratellino più piccolo è strano – lui fa raramente qualche suono e non mostra alcun interesse quando Saera o chiunque altro prova a giocare con lui. Le uniche persone che sembrano piacere al bebè sono i loro genitori, e l’unico momento in cui fa qualche suono è quando le balie provano a portarlo via ad uno dei due. 
 
 
Aenys grugnisce, togliendosi le manine insistenti di Valerion dal viso. “Penso che lui creda che io sia nostro padre. Stessi capelli e occhi – non può di certo capire la differenza.” Valerion schiocca di nuovo il suo pugnetto contro Aenys e il suo gemello sospira rumorosamente.
 
 
“Forse gli piaci e basta.” Aenys la guarda male. “Oh, non fare quella faccia, Idaña (gemello) – potresti sposarlo un giorno!” 
 
 
Suo fratello fa una smorfia. “Che schifo, smettila di parlare così tanto di matrimonio. Valerion non riesce nemmeno ancora a usare il vasino.”  Saera si limita solo a ridere più forte, oscillando avanti e indietro il braccio di Gaemon per far ridacchiare il bambino.
 
 
“Cosa credi che stiano discutendo di così importante da fare in modo che Mūna salti la nostra solita cena insieme?” 
 
 
Scrollando le spalle, Aenys si volta verso il corridoio che porta alla stanzetta dei più piccoli, nei meandri della Fortezza. “Probabilmente si tratta del Re. Nonno è sempre più vecchio e le cose saranno strane quando la nonna diventerà Regina.” Saera incespica fermandosi di colpo, voltandosi per fronteggiare il suo gemello che cammina dietro di lei a qualche passo di distanza.
 
 
“Credi che Nonno stia per,” Lei si guarda intorno per vedere se nei paraggi c’è qualche servitore, prima di sussurrare quietamente, “Morire?” 
 
 
Aenys alza gli occhi al cielo per via delle sue parole esitanti, come se non sia proprio lui il patito del rispetto e delle noiose formalità. “Nostro padre ha menzionato che il Re è sempre più malato, mentre stavamo facendo visita a Vhagar.” Suo fratello fissa nel vuoto per un istante. “Credo che lo stesse dicendo a Vhagar e che si sia semplicemente dimenticato per un attimo che ero lì. È stato strano – non l’ho mai visto così… non lo so.” 
 
 
“Bè, che succederà quando…” Saera stringe la mano di Gaemon e il suo piccolo fratellino alza lo sguardo su di lei con un sorriso con pochi dentini. “Che ci succederà quando Nonna diventerà la Regina?” Lei ed Aenys arrivano alla porta della stanzetta dei bambini, dove riesce a sentire Naerys e il suo cane zampettare in giro. “Le cose cambieranno?” Saera fissa il suo gemello. 
 
 
Aenys sistema meglio Valerion tra le proprie braccia, prima di scrollare le spalle e di aprire la porta. “Spero di no.” 
 
 
 

 
 
 
Aemond ha imparato molte cose riguardo suo nipote da quando si sono sposati. Lucerys non sopporta il sapore delle mele aspre, così Aemond si assicura sempre di ordinare mele rosse dall’Altopiano. Anche se è senza speranze quando si tratta di bilanciare i conti, suo marito è stranamente competente per quanto riguarda le negoziazioni. Lui vuole bene ai loro figli con una devozione che certe volte snerva Aemond, ma si spaventa facilmente per colpa dei temporali che passano su Summerhall. 
 
 
Lucerys si mordicchia le unghie quando è in ansia, ma ciò significa anche che non vuole discuterne la causa. Ed è esattamente quello che sta facendo in questo stesso momento. 
 
 
Quando Aemond ha trovato Lucerys a borbottare sottovoce al suo drago, nella fossa, ha subito capito che c’era qualcosa di strano nell’uomo più giovane. In verità, Aemond aveva capito che c’era qualcosa di sbagliato nel momento in cui si era svegliato nelle prime ore del mattino e Lucerys non era ancora accoccolato contro il suo fianco a dormire. Suo marito potrà anche averlo accusato di essere indifferente ai suoi sentimenti, ma Aemond non lo era. Francamente, è difficile ignorarli. Lucerys si agita al minimo cambiamento dei venti e aveva passato i primi anni del loro matrimonio con l’aspetto di qualcuno che era sempre sull’orlo delle lacrime. Aemond conosce Lucerys come se le loro menti siano solo una, anche se suo nipote crede diversamente. 
 
 
Pertanto, vedere che qualcosa lo sta angosciando in modo così ovvio, ma che lui continua a rifiutarsi di verbalizzarlo, riempie di frustrazione Aemond a non finire. Aemond aveva passato l’ultimo anno, nello specifico i mesi successivi alla difficile nascita di Valerion, prendendosi cura di Lucerys così da poter vedere suo nipote riprendersi. E lui si era ripreso, col tempo. Ripulire la loro servitù, rimpiazzandoli tutti con dei servitori verificati, aveva calmato suo marito per un po’, ma aver partorito Valerion aveva chiaramente messo a dura prova la salute del giovane uomo – mente corpo. 
 
 
Mettendo giù sul tavolo la forchetta, Aemond allunga la mano e allontana il dito di Lucerys dalla sua bocca. Per un momento, suo nipote sbatte le palpebre come un gufo guardandolo, prima di arrossire di un’incantevole tonalità di rosso. 
 
 
“Perdonami,” Lucerys abbassa lo sguardo sul proprio piatto e spilucca il cinghiale arrosto con la forchetta. “Mi ero perso nei miei pensieri per un attimo.” 
 
 
Aemond fa un cenno d’assenso nel proprio bicchiere di vino al miele. “Quello è ovvio.” Lucerys arriccia le labbra in un broncio, guardandolo male da sotto le ciglia con pochissimo impeto. 
 
 
“Aenys come se l’è cavata con Vhagar? Eravate già andati via quando avevo finito nella fossa del drago.” C’è un pizzico di speranza nella voce di suo nipote. 
 
 
“Vhagar non lo è stato a sentire, ovviamente.” Lucerys annuisce, continuando a pungolare il proprio cibo. “Ma lui ha mostrato poca esitazione nell’approcciarla. Sarà un ottimo cavalcatore di draghi col tempo.” 
 
 
Aenys irradiava così tanta energia nervosa che Aemond non poteva ignorarla nemmeno se avesse voluto. Il suo figlio maggiore mostra uno spiccato interesse per i draghi, anche più di Saera, nonostante il fatto che l'uovo blu scuro del bambino se ne sta ancora lì, non schiuso, nelle sue stanze. Aemond aveva portato i suoi gemelli a fare il loro primo volo sopra Vhagar solo qualche mese dopo la loro nascita, quindi il suo drago si è limitato soltanto a sbuffare, permettendo ad Aenys di accarezzarle le scaglie, mentre il piccolo si esercitava col Valyriano antico. 
 
 
‘Presto ne avrò uno,’ Aenys aveva detto, con uno sguardo temprato fisso sul drago di Aemond. ‘Te lo prometto, Padre.’
 
      
Aemond era rimasto in silenzio mentre suo figlio continuava a borbottare tra sé nella loro antica lingua, ma l’orgoglio – o almeno quello che Aemond suppone sia orgoglio paterno – gli vorticava nel petto. Lucerys si preoccupa di loro figlio come se il bambino sia un passerotto che ha un bisogno costante di cure materne, ma i loro gemelli stanno dando prova di essere dei veri draghi più di ogni altro loro giovane parente. Aemond lo accoglie il fuoco dei loro figli – Lucerys è quello che ne sembra spaventato. 
 
 
“E’ un bene.” Suo nipote gli rivolge un sorriso riservato, con gli occhi ancora fissi sul cibo che non ha ancora toccato. 
 
 
Lui prende un profondo respiro. “Mangia il tuo cibo, Lucerys. Non voglio che tu deperisca perché stai permettendo che i tuoi pensieri ti consumino.” Suo marito è troppo magro. I suoi fianchi sporgono mentre un tempo portavano con sé della rotondità per via della gravidanza, e il suo viso sembra più affilato in stile valyriano invece che morbido e… Strong. Lucerys sospira, raccogliendo un po’ di carne e di cavoletti dal piatto e infilandoseli in bocca con un’espressione irritata. Del succo di carne gli fa brillare le labbra, ed Aemond si schiarisce la gola mentre guarda la lingua rosa dell’uomo più giovane sfrecciare sul suo carnoso labbro inferiore per ripulirlo.  
 
 
Soddisfatto del piatto mangiucchiato di Lucerys, Aemond si rilassa sulla propria sedia. Il salottino del suo studio è caldo per via delle candele accese che lo tengono scarsamente illuminato, e c’è un lieve spiffero che penetra dalle finestre aperte. 
 
 
“E’ tardi.” Lucerys dice sommessamente, piegando la testa per guardare fuori dalla finestra con malinconia. “I bambini sono senza dubbio già addormentati. Oggi Valerion non ha avuto un adeguato riposo, visto che è stato con me tutto il giorno.” Aemond fa un verso d’assenso prendendo un altro sorso di vino. Lucerys si morde il labbro – i suoi incisivi lo mordicchiano come un coniglio. “Perché volevi cenare con me stasera? Prendo sempre i miei pasti coi bambini e,” Suo marito cambia leggermente posizione sul proprio sedile imbottito. “E avremmo semplicemente potuto parlare quando ti saresti ritirato nel nostro letto stanotte.” Aemond inarca un sopracciglio e Lucerys arrossisce immediatamente perché sono entrambi ben consapevoli che il loro letto serve a due scopi e nessuno dei due è conversare
 
 
Allungando una mano nella tasca del suo mantello, Aemond tira fuori una pergamena con un sigillo rotto e la piazza davanti a suo marito. Lucerys la coglie dal tavolo ed esamina il sigillo con curiosità. 
 
 
“Da Lord Baratheon.” Aemond dice mentre Lucerys la srotola. “Ha richiesto che io rescinda la mia tutela su suo figlio e che gli rispedisca Royce entro le prossime due settimane.” Lucerys sbatte le palpebre verso di lui con sorpresa. La cosa più strana è che Aemond riesce a vedere un’espressione sollevata sul viso di suo marito. 
 
 
“Perché così improvvisamente?” Aemond si limita a scuotere la testa. Suo nipote mette da parte la missiva. “Suppongo che non possa essere evitato. Naerys sarà triste nel veder partire quel bambino, ma si tratta di un bambino in meno di cui devo occuparmi.” Lucerys strappa un dolcetto dal vassoio dei dessert, e prende un morso dal pasticcino. Della crema zuccherosa gli sporca le dite e le labbra, e quel bastardo senza maniere ne succhia i rimasugli dalle dita come il piccolo selvaggio che è. “Questo è tutto? Valeva a malapena tutto il trambusto che hai fatto, qybor (zio).” 
 
 
Con un sorriso laconico, Aemond tira fuori l’altra lettera. Lucerys si sta allungando verso un altro dolcetto, quando i suoi occhi vagano sul pezzo di carta che lui tiene in mano. Uno sguardo al rotto sigillo di cera nero con sopra un drago a tre teste, e il viso di suo nipote diventa pallido come la neve. 
 
 
“Per quanto a lungo intendevi nascondere che stai corrispondendo con tua madre?” Le mani di Lucerys si sporgono improvvisamente verso il proprio mantello blu, picchiettandosi fino a quando Aemond non sente le dita di suo marito incresparsi intorno a qualcosa. “Se è una delle tue tante lettere nascoste ciò che stai cercando, non preoccuparti, taoba (ragazzo). Maestro Anson ha ricevuto questa qui quando eri ancora in giro con nostro figlio. Ha provato a metterla da parte, ma l’ho notata prima che avesse la possibilità di lasciartela nel tuo salottino.” 
 
 
Lucerys deglutisce, un’espressione piena di panico gli passa sul viso. “Non hai alcun diritto di intrometterti nelle mie cose in questo modo.”
 
 
“Ne ho tutto il diritto, Nipote. Io sono tuo marito – tu sei mio.” Lucerys si alza velocemente dal proprio posto, il rumore delle gambe legnose della sedia che raschiano contro il liscio pavimento di pietra riecheggia per lo studio silenzioso. Aemond lo osserva incrociare le braccia al petto e ritirarsi dall’altra parte della stanza per fermarsi accanto alla finestra, dandogli le spalle come un bambino beccato a rubare dei dolcetti dalle cucine. “Perché la mia sorellastra ti sta convocando incessantemente? Che cosa le stai scrivendo che devi a tutti i costi tenere segreto?” 
 
 
Le spalle di Lucerys diventano tese. “Io non sto tenendo niente segreto.” 
 
 
Gaomagon daor pirtir naejot issa, issa prūmia (Non mentirmi, mio cuore).” Aemond ringhia. 
 
 
“Non ti sto mentendo, Aemond! Io non sto parlando con lei!” Lucerys grida, voltandosi per fronteggiarlo con occhi pieni di lacrime. “Io la sto ignorando.” 
 
 
Aemond resta in silenzio, guardando il modo in cui Lucerys abbassa lo sguardo sulle proprie mani e inizia a distruggersi le unghie nel modo in cui lo fa anche sua madre. Alla fine, Lucerys tira fuori una lettera propria e, praticamente, la lancia contro Aemond. La carta si è ingiallita per l’essere stata toccata troppo, ed è fortemente stropicciata, come se sia stata piegata e dispiegata numerose volte. 
 
 
“Mia nipote, Laena – lei non sta bene.” Aemond passa il pollice sulla carta. Lui aveva sentito della bambina, ma d’altra parte era impossibile non sapere della nascita della figlia di suo nipote. Il futuro erede al trono di spade ha un erede lui stesso. Una femmina, sfortunatamente, ma è comunque una figlia. Ciò che era sorprendente era stata la mancanza di festeggiamenti per l’occasione. Ad Aemond non importava particolarmente – Valerion era nato solo un paio di mesi dopo, ma il silenzio di Lucerys riguardo la sua nuova nipote era stato evidente. Non era raro che un neonato non sopravvivesse al suo primo anno di vita. È spiacevole, sì, ma è una spiacevole parte della vita. “Anche mio nonno è malato e in fin di vita.” Lui alza lo sguardo su Lucerys con sorpresa. Lord Corlys ha la reputazione di essere quasi immortale, secondo le storie che Aemond aveva sentito. Sentire che un lord così rinomato, anche se spesso illogico, potrebbe perdere la vita per colpa di un qualcosa di così misero come una malattia, è un pensiero terribile. 
 
 
“Sono delle circostanze davvero sfortunate.” Aemond mormora, mettendo la lettera da parte. “Pregherò che entrambi guariscano presto.” 
 
 
Lucerys sbuffa col naso. “A te non te ne frega niente della mia famiglia.” 
 
 
“Tuttavia non augurerei la perdita di un figlio a nessuno.” Lui sbotta. 
 
 
Lucerys lo guarda con vergogna, sbattendo le palpebre, prima di avvolgere le braccia intorno a sé più fermamente. “Lo so. Perdona che io abbia detto – quello,” Passa il peso da un piede all’altro. “Non è quello che intendevo. Io intendevo solo –”
 
 
“Lo so cosa intendevi, mio Lord Strong.” Lucerys si acciglia guardandolo. Sembra un uccellino offeso, Aemond pensa tra se’. “Ci stiamo allontanando dall’argomento in questione – perché stai ignorando la mia sorellastra, come sostieni tu?”
 
 
Suo nipote indica la lettera messa da parte. “Con mio nonno malato, Vaemond Velaryon sta mettendo in discussione la pretesa di mio fratello su Driftmark.” Aemond non può dire di essere particolarmente sorpreso. Casa Velaryon è altezzosa quanto ogni altra casata sopravvissuta al disastro. “Joff era piccolo quando Ser Laenor è morto – loro tolleravano la mia eredità perché mio padre parlava di me con affetto in vita. Joff… lui lo conosceva a malapena nostro padre, ed ha vissuto a Nido dell’Aquila sotto la custodia della cugina di nostra madre, quindi Vaemond sostiene che Joff non sia degno del trono di legno.” Il disprezzo nella voce di suo nipote è palpabile. 
 
 
“E’ nel pieno diritto di Lord Vaemond mettere in discussione la linea di successione della sua stessa casata.” Lucerys corruga il viso e Aemond alza una mano. “Non credo che avrà successo.” Suo nipote sospira con sollievo, ed Aemond non riesce ad evitare di ridacchiare. 
 
 
“C’è qualcosa di divertente, Milord?” Lucerys dice digrignando i denti. 
 
 
Aemond si rilassa sulla propria sedia. “Mia sorella non ha alcun interesse per noi, a meno che non sia per servire i suoi interessi.” Ridacchia. “Adesso, ci manda a chiamare come se fossimo i suoi vassalli, così che lei possa mettere su un teatrino per difendere la pretesa su Driftmark di quel ragazzino.”
 
 
“Quel ragazzino è mio fratello.” Lucerys sbotta, ed Aemond alza lo sguardo su di lui con un sopracciglio inarcato. “E non permetterò che Vaemond Velaryon rubi Driftmark alla mia famiglia solo perché mio nonno è in fin di vita.” 
 
 
Le labbra di Aemond si piegano in un ghigno. “Attento, ābrazȳrys (moglie), tu sei un Targaryen di Summerhall, non un Velaryon di Roccia del Drago. Questa non è una battaglia che spetta a te combattere.” Suo nipote sbuffa col naso, alzando gli occhi al cielo. “Ad ogni modo, la decisione spetterà al Re, e lui senza dubbio si pronuncerà a favore di tuo fratello.”
 
 
“O spetterà a Otto Hightower – il Primo Cavaliere di tuo padre. Quand’è stata l’ultima volta che mio nonno si è seduto sul trono per giudicare le istanze?” Lucerys sputa fuori, con l’irritazione che aumenta. 
 
 
Lui osserva Lucerys dalla testa ai piedi, e l’uomo più giovane si piega di più su se stesso in modo conscio. “Parli così intensamente, eppure non mi hai ancora spiegato perché ti stai nascondendo da una convocazione da parte di tua madre.” La maternità ha reso suo nipote più tenero in diversi modi. Non importa quanto i loro figli si comportino male, lui alza raramente la voce ed è nel complesso una persona piuttosto gentile. Lo rende un partner adeguato e un genitore rispettabile, ma Aemond preferisce vedere suo marito selvaggio – lo preferisce quando si fa sentire. Il suo atteggiamento gentile è semplicemente una maschera per nascondere la piccola bestia che è in realtà.
 
 
Aemond trova molto piacevole punzecchiare quella facciata,
 
 
Lucerys gli strappa di mano il calice di vino e tracanna il liquido in un lungo sorso.
 
 
Fino a quando il suo dolce nipotino non sbotta. 
 
 
“Perché avevo quindici anni.” Lucerys sputa fuori, sbattendo il bicchiere sul tavolo. Aemond si appoggia al proprio pugno, esortando silenziosamente il suo furente marito a continuare. “Avevo quindici anni quando tutti loro mi hanno fatto sposare e mi hanno privato della mia eredità, e adesso mi chiedono di lasciare casa mia così che io possa guardare quello che un tempo era mio di diritto venir preso da qualcun altro? Come fa ad essere giusto?” Il viso di Lucerys è rosso dalla frustrazione. Aemond dovrebbe ricordargli che si erano sposati sotto decreto del Re in persona – che nessuno aveva un qualche potere su quella questione – ma ad Aemond piace parecchio vedere il suo piccolo maritino comportarsi in modo diverso dal suo solito atteggiamento quieto e compiacente. Il suo insolente piccolo Lord Strong è molto più allettante così. 
 
 
Aemond allunga una mano e riempie di nuovo il bicchiere di suo marito, senza dire una parola. Lucerys arrossisce, borbottando un ringraziamento sottovoce mentre prende un altro sorso. 
 
 
“Provi risentimento verso di loro per il fatto che ti hanno portato via Driftmark? Perdona il mio… fraintendimento, ma avevo l’impressione che tu non avessi alcun desiderio di ricevere un titolo di lord.” Aemond osserva Lucerys pizzicare i filamenti del proprio mantello. “Avresti preferito avere il trono di legno invece della famiglia che ci siamo costruiti insieme?”
 
 
Lucerys si congela, voltando la testa di scatto per rivolgergli un’occhiataccia truce che riesce a far vacillare addirittura Aemond per un attimo. “Non ti azzardare mai,” Lucerys sibila – con occhi duri e fiammeggianti. “Ad insinuare che io dia valore ad una qualsiasi altra cosa più dei nostri figli.” Aemond annuisce, con un leggero sorriso sulle labbra, e Lucerys si rilassa leggermente. “Quello di cui mi rammarico è che non mi era stata data una scelta. Io non riesco minimamente a sopportare il pensiero di far sposare Saera o Aenys con qualcuno senza almeno dar loro una scelta. Senza combattere per il loro diritto di scegliere – e che il Re sia dannato!” Le parole di suo marito sfociano quasi nel tradimento contro la corona, ma ciò fa solo in modo che il sangue di Aemond si infiammi ancora di più.  
 
 
“Quindi, ignorando tua madre, stai punendo la tua famiglia per non aver, come dici tu, lottato per te?” Lucerys annuisce con sicurezza e Aemond ridacchia. “Che piano stupido.” Lucerys trasalisce con sorpresa, esitando. “L’unico modo in cui chiunque percepirebbe la tua disobbedienza è come codardia. Sei il nipote del Re, sei il marito del figlio del Re – smettila di comportarti come un bambino, Lucerys.” Tira via la mano di Lucerys da dove stava giocherellando con l’orlo del proprio mantello, e lo attira a sé. “Se non ci presentassimo quando tutta la nostra famiglia si riunirà, come credi che ci farebbe venire percepiti?”
 
 
Riesce a vedere che Lucerys sta contemplando le sue parole – gli incisivi gli stanno mordendo il labbro in modo inconscio. “Perché vorresti presenziare a corte e stare al fianco della mia famiglia? Il tuo disprezzo per loro non è un qualcosa che fai uno sforzo nel nascondere, valzȳrys (marito).
 
 
“Non ho mai detto che dovremmo presenziare a corte per loro. La questione di Driftmark non è più affar nostro. Credo semplicemente che sia giunto il momento di rendere nota la presenza della nostra famiglia a corte.” Lucerys abbassa lo sguardo sulle loro mani unite, il suo pollice sta massaggiando il dorso del palmo di Aemond in modo ansioso. “Viaggeremo ad Approdo del Re dopo aver fatto partire il figlio di Lord Baratheon.” Riesce a sentire Lucerys rabbrividirgli contro la pelle. “Rimarremo solo il tempo necessario e torneremo a casa una volta che tutto si sarà sistemato.” Aemond abbassa la testa per incontrare lo sguardo di Lucerys. “Sono stato chiaro, taoba (ragazzo)?”
 
 
Lucerys chiude gli occhi, sospirando. “Sì, qybor (zio).” Suo marito gioca sommessamente con le dita di Aemond. “Tua figlia è impaziente di visitare la corte. Temo che le sue septe le abbiano riempito la testa di belle favolette su come sia.” Il più giovane si acciglia. “Devo ammettere che a me non manca neanche un po’ – avevo ancora un enorme pancione, eppure mi veniva già chiesto dei nostri piani riguardo i matrimoni della nostra futura prole.” Aemond fa un verso d’assenso. Lui ha ricevuto come minimo un centinaio di lettere da tutti i confini del mondo conosciuto, che indagavano sui potenziali fidanzamenti dei loro figli e delle loro figlie. Per quanto certi lord siano stati fin troppo schietti, Aemond preferisce avere delle opzioni per le sue figlie, invece di doversi accontentare di vederle sposate con degli uomini indegni di ricevere le loro mani in matrimonio. 
 
 
“Allora li terremo d’occhio con attenzione. Permetteremo ad Aenys e Saera di assistere all’istanza, così da poter insegnar loro a navigare la vita di corte – non puoi continuare a tenerli nella bambagia.” 
 
 
Lucerys sbuffa con un lieve sorriso. “Non parlare a me del tenere nella bambagia i piccoli. Se facessimo a modo tuo, Naerys non si sposerebbe mai.” Aemond non può controbattere a quell’affermazione. La loro figlia femmina più giovane è molto più dolce di quanto qualsiasi uomo possa mai meritare. Lucerys gli stringe la mano. “Non riesco ad evitare di preoccuparmi.” Lui dice timidamente. “Mi sono sentito così… felice ultimamente. E ogni volta che mi sento così, è come se i Sette in persona cerchino di distruggere quella felicità per il loro divertimento.” 
 
 
“Resta al mio fianco e non ti accadrà nulla di male.” Aemond ha già versato del sangue per la sua famiglia in passato – non ha paura a farlo di nuovo. 
 
 
Può sentire la morbidezza del palmo di Lucerys avvolgersi intorno al lato fregiato del proprio viso. Lucerys lo guarda con un’espressione che, anche dopo tutti questi anni, Aemond non riesce a decifrare. È sia gentile e sia affamata – un’espressione che sintetizza la loro unione in modo così appropriato. In un mondo ideale, Aemond terrebbe la sua famiglia nascosta dietro le mura del loro castello per sempre. Qui, possono ignorare la tensione nella loro famiglia che esiste da prima che entrambi fossero addirittura nati. 
 
 
Dietro queste mura, Lucerys è suo e soltanto suo. 
 
 
Ma lui e Lucerys non sono dei semplici lord. Hanno un dovere verso la loro casata, non importa quanto vogliano far finta del contrario. La lealtà è una cosa complicata, ma l’amore è ancora più complicato. Fa in modo che gli uomini agiscano irrazionalmente, e né lui né Lucerys sono mai stati bravi a bilanciare le due cose – il suo occhio mancante ne è una prova.
 
 
Lucerys preme le labbra sulla cicatrice che gli adorna il viso. “E’ tardi.” Lui ci sussurra contro. “I bambini si svegliano col sole – saranno in piedi prima ancora che noi avremo la possibilità di riposare.” Aemond avvolge un braccio intorno alla vita di Lucerys e lo strattona in avanti fino a quando suo nipote non gli ricade sul bacino. Lucerys inizia a gemere nel momento in cui Aemond gli serra le labbra sul lato del collo. Suo nipote gli si preme più vicino – con le dita che si arricciano nei capelli di Aemond mentre lo incita a succhiare e a mordere di più. Quella pelle sembra nel posto giusto sotto le proprie labbra, e Lucerys piagnucola quando alla fine Aemond è costretto ad allontanarsi per guardarlo. Lo sguardo caldo dell’uomo più giovane si è fatto più scuro, e il viso di suo nipote splende di rosso ed è bellissimo nella fioca luce delle candele. 
 
 
“Allora dobbiamo sbrigarci finché abbiamo ancora tempo.” 










 
 
 
  
 
 
 
 
 
 
 
 
- Note della traduttrice:
 
 
--- Una delle cose che sono state chieste più spesso a Corviids (o a me) sono delle delucidazioni sul conflittuale rapporto tra Aenys e Aemond. Quindi ha chiarito delle cose.
 
Nella fic, Aemond è un padre severo con lui, ma come abbiamo visto in questo capitolo, fa uno sforzo per passare del tempo con suo figlio (anche se, inizialmente, solo per amore di Luke). Il problema è che Aenys ricorda ad Aemond se stesso, e il lato di Aemond che ha dei conflitti con le proprie figure genitoriali si ingelosisce nel vedere quella che essenzialmente è una versione in miniatura di se stesso ricevere così tante attenzioni e così tanto affetto da Luke, che è l’uomo di cui Aemond è innamorato.
 
In generale, Aemond fa fatica a legare con le persone, e ciò si estende ai suoi figli. Per lui è più facile andare d’accordo con le sue figlie femmine perché gli viene quasi d’istinto, mentre Valerion è l’eccezione dei suoi figli maschi perché Aemond lo vede come una versione in miniatura di Luke.
 
Come spesso rimarca (e rimarcherà) Alicent, Aenys è proprio la fotocopia di Aemond da bambino, e ad Aemond fa un certo effetto vedere Luke spupazzarselo sempre, perché Luke era quello che da bambino prendeva in giro baby Aemond, quindi vederlo essere così affettuoso con un nuovo “baby Aemond” fa in modo che Aemond si trovi quasi a pensare, ingelosito, “Ma non potevi trattare così anche me da bambino?”.
 
E appunto, Aenys è la fotocopia di Aemond bambino d’aspetto, che è il motivo che spinge Luke a ricoprirlo d’amore, perché Aenys fa ricordare a Luke i bei tempi, pre-casino dell’occhio, in cui lui e baby Aemond andavano d’accordo. Ogni volta che Luke sente Aenys lamentarsi del fatto di non avere un drago, e che un giorno ne vuole conquistare uno, Luke implode d’amore, perché è tutto così DA AEMOND, che il suo cuore non regge tanta pucciosità.
 
Stessa cosa vale per Aemond e il suo rapporto con Val, appunto. Aemond vede sto cosettino adorabile, tutto ricciolino e dai capelli scuri, e gli ricorda i bei tempi, pre-casino dell’occhio, in cui Luke era un cicciottino paffutello tenerello che lo inseguiva in giro. E gli viene spontaneo ricoprire d’affetto il piccolo Valerion.
 
Ad Aemond viene però difficile, al momento, mostrare affetto al se stesso bambino, al piccolo Aenys. Ma presto magari potrebbe ritrovarsi, nolente o dolente, ad aprirsi di più al piccolo…vedremo…  
 
 
 
--- È stato scritto da più persone, sia a Corviids e sia a me, di quanto sarebbe stato bello leggere anche il POV di Aemond sulla nascita di Aenys e Saera, così da vedere la sua reazione sul diventare padre per la prima volta di piccoli umani che erano per metà lui e per metà Luke, visto che abbiamo avuto i POV di Luke e di Rhaenyra sulla nascita dei gemelli. E quindi Corviids ci ha dato un piccolo accenno di quello che passava per la testa di Aemond in quel momento (e in un futuro capitolo vedremo altri dettagli a riguardo, non disperate).
 
Il primo pensiero di Aemond nel vedere i suoi gemellini è stato: “Porca puttana, ma che cazzo!”
 
Il suo secondo pensiero è stato: “Sono così piccoli!”
 
Anche se Aemond tentava sempre di farsi vedere come un duro, lui è spaventato ed immaturo tanto quanto Luke, ma in modo diverso. Aemond era abituato alle responsabilità, ma il diventare padre è una cosa completamente diversa dal fare il babysitter a Aegon quando è ubriaco marcio o dal fare tutto ciò che Otto o Alicent gli dicevano. In pratica, prima della nascita dei gemellini, Aemond si considerava come un qualcuno che sgobbava molto più di quanto non facesse in realtà. Ma, con la nascita dei gemelli, Aemond è stato inondato per la prima volta da vere responsabilità. Il rendersi conto che adesso avrebbe dovuto occuparsi della vita e della protezione di due piccoli esseri umani lo aveva colpito come un quintale di mattoni in testa.
 
Aemond ama i suoi piccini dal primo momento che li tiene in braccio, ma non sa come processare quell’amore. Può blaterare di dovere e onore quanto vuole, ma non aveva compreso la gravità della sua nuova vita insieme a Luke fino al momento in cui gli erano nati i gemelli.
 
Aemond in pratica era un bambino che fingeva di fare l’adulto, mentre Luke era un bambino costretto in ruoli da adulto, e all’improvviso si erano ritrovati a dover prendersi cura di due piccini.
 
 
 
--- Ecco il capitolo che ha fatto nascere ufficialmente la ship Aenys/Valerion, lol. Ma a detta di Corviids, Val sarà un bel po' conteso. Visto che anche Gaemon potrebbe perdere la testa per Val, come anche Aenys, molto probabilmente. Sempre a detta di Corviids, in questo scenario ipotetico, Aenys si avvicina a Val proprio per il fatto che Val è la fotocopia di Luke, vista l’ossessione di Aenys per la sua Muna. Mommy issues baby! Nel senso che se non fosse riuscito a conquistare Val, Aenys probabilmente avrebbe tentato pure di sedurre lo zietto Joffrey, perché a lui basta che sia qualcuno che somigli a Luke lol… in fondo, Aenys è un mini Aemond.
 
Per farvi capire, quando era molto piccolo, Aenys sognava di sposare Luke, da grande, sogno infranto quando crescendo aveva capito che Luke era già sposato con Aemond, hahah. Dire che aveva del risentimento verso suo padre per aver sposato Luke è riduttivo, lol. Ed era solo andata peggio quando era arrivato il momento in cui le sue septe gli avevano spiegato come si fanno i bambini, e vedendo il pancione di Luke (perennemente gravido) aveva iniziato a guardare male Aemond per giorni, non riuscendo ad immaginare Luke (che per lui era una Muna santa) a fare le cosacce, e non riuscendo a non pensare al suo Kepa come a un porcone, lol. 
 
La coppia Gaemon/Valerion invece è più buffa perché sono praticamente Luke ed Aemond, ma all’inverso. Mi spiego. Gaemon fisicamente somiglia ad Aemond, ma caratterialmente è solare, spensierato e puccioso quanto Luke. Mentre Val fisicamente somiglia a Luke, mentre caratterialmente è un mini Aemond, è tutto serio, un nerd sempre intento a leggere, e con l’ossessione per i draghi.
 
Corviids ha descritto questo “conflitto” tra Aenys e Gaemon per l’amore di Val come: l’erede di Summerhall, con i più complessi Mommy/Daddy issues della storia e la gamma emotiva di un cucchiaio contro il (probabile) futuro Lord Comandante della Guardia Reale che ha dei problemi di rabbia repressa e problemi di gelosia folle…chi la spunterà????
 
 
 
--- Corviids ha svelato che una delle idee per il futuro della Saera di questa fic è di farla sposare proprio col suo adorato zietto Viserys, facendo in modo che insieme loro abbiano i tre figli che Viserys ha avuto effettivamente nel canon. Nella fic i tre figli avrebbero sempre gli stessi nomi, visto che Saera vorrebbe chiamare il proprio primogenito “Aegon”, perché è una grande fan di Aegon il Conquistatore, vorrebbe chiamare la sua figlioletta “Naerys” in onore della sorellina, e in ultimo vorrebbe chiamare il terzo nato “Aemon”, perché avrebbe voluto chiamarlo inizialmente “Aemond”, come suo papà, ma Aemond non desidera affatto che altri “sfigati” siano costretti a portare il suo nome, volendo invece che quel nome muoia con lui, e quindi Saera finirebbe per scegliere di chiamare suo figlio “Aemon”, perché è un nome che si avvicina abbastanza a quello del suo Kepa.
 
Ricordatevi questo appunto sulla storia d’amore futura tra Saera e Viserys quando arriveremo al capitolo 10 di questa fic…è molto più divertente così, lol. Come si suol dire…la storia si ripete.
 
P.s, sì…la figlia di Aemond si sposerebbe col figlio di Daemon…quei due, come consuoceri finirebbero per uccidersi malamente, lol.
 
 
 
--- Aemma aveva sposato Viserys I quando lei aveva solo 11 anni, per questo Saera nel capitolo ha commentato che Aemma non era tanto più grande di tutti loro quando si era sposata.
 
Quel gran maiale di Viserys l’aveva messa incinta la prima volta quando lei aveva solo 13 anni (lui ne aveva 16/17), contro il parere dei maestri preoccupati per la salute della giovane sposa. Quella poverina ha passato quasi un decennio perennemente gravida fino a morirne, con un corpo stanco e distrutto, a soli 23 anni (in HOTD l’hanno resa più grande…sbagliando a mio parere…bisognava mostrare quanto Viserys fosse ancora più stronzo e coglione di quanto visto).
 
 
 
 
 
 
Descrizioni dei figli delle saghe scritte di Corviids, “Gilded lilies” e “Misty Dream” (o meglio, dei figli che si conoscono finora…).
 
Queste descrizioni si applicano ad entrambe le serie (per questo c’è scritto "il drago di Aemond" in maniera generale, invece di un nome).
 


Aenys 
 
Il fratello gemello di Saera. In realtà, lui è il secondo ad essere nato (è nato qualche minuto dopo Saera), ma essendo il figlio maschio più grande di una famiglia reale, viene ritenuto il fratello maggiore. Anche se è un bravo bambino, Aenys ha sfortunatamente ereditato il caratteraccio irascibile di Aemond; è molto protettivo nei confronti di Luke, dei propri fratelli e delle proprie sorelle, e generalmente crede che nessuno sia degno di loro. Lui è l’erede di suo padre e prende quel fatto molto seriamente, al punto di essere un po’ distaccato a volte – non riesce davvero a comprendere delle cose che non siano le regole della società, e crede nella potenza di Casa Targaryen più di tutto. Aenys è irruento e spesso non riflette bene prima di agire, mentre Saera calcola sempre tutto, a livelli snervanti. Lui è emotivamente intelligente, ma non è molto garbato, e si ingelosisce con facilità. Alla fine, tutto ciò che Aenys vuole è l’approvazione di Aemond.
 
 
Saera 
 
La sorella gemella di Aenys, Saera è in realtà nata per prima e si crogiola di quel fatto. D’aspetto lei assomiglia a Rhaenyra e viene spesso paragonata a lei, ma Luke crede che lei abbia preso dalla sua omonima (Saera, figlia di Jaehaerys) e da Viserra per quanto riguarda la sua personalità. Per dirla senza mezzi termini, lei è una bomba, e se non ottiene ciò che vuole, lo farà diventare un problema di tutti. Nonostante il fatto di essere la più grande, Saera non ha alcun desiderio di essere l’erede di suo padre; lei vuole vivere la sua vita facendo quello che le pare e senza portare il peso di un titolo che per lei sarebbe solo una zavorra. Lei è felice di essere venerata come seconda Delizia del Reame. Le uniche persone che lei rispetta un minimo sono i suoi genitori, perché sono gli unici che hanno il potere per poterla effettivamente punire. Intelligente, scaltra e affascinante, Saera è capace di leggere una persona come un libro aperto, riuscendo a colpire quella persona nel punto dove fa più male. La cosa più intelligente è farsela amica piuttosto che averla come nemica. 
 
 
Naerys
 
Accecata da neonata, Naerys non ha alcun ricordo di quando aveva la vista, quindi non è infastidita da “ciò che si sta perdendo''. A causa della sua indisposizione, Aemond è incredibilmente protettivo con lei, al punto che lei viene raramente lasciata da sola senza lui o Luke. Lei è molto sensibile ai fattori esterni, sentendosi facilmente sopraffatta e scoppiando spesso a piangere, fino a quando Luke o Aemond non riescono a calmarla. A differenza di Saera, Naerys ha il cuore tenero ed è genuina, ma proprio come Saera, ha una vena malvagia quando diventa frustrata. È molto affezionata agli animali, preferendo la compagnia del proprio cane o del drago di Aemond a quella dei propri fratelli, addirittura. Gli animali non fanno domande – o sono gentili o sono cattivi, perciò sono facili da capire. 
 
 
Gaemon
 
Il secondogenito maschio senza un complesso da secondogenito maschio. Ha preso da Daeron e vorrebbe diventare un cavaliere della Guardia Reale invece di essere il figlio di scorta all’erede Aenys. A differenza del resto dei suoi fratelli, lui non ha un particolare attaccamento verso Luke. Preferisce passare il suo tempo coi suoi fratelli e le sue sorelle, o insieme ai cavalieri, ed è generalmente un bambino felice. Di tutti i figli, lui sarebbe il più indicato al venir preso in custodia altrove, lontano da casa, perché è una persona socievole ed estroversa. Del resto, Gaemon è comunque una persona silenziosamente giudicante, ed è probabilmente il più Hightower di tutti i figli Lucemond. 
 
 
Valerion
 
Con capelli castani e occhi più scuri, Val è il figlio che prende fisicamente da Luke più di tutti. È un bambino tranquillo ed introverso, e generalmente trova sgradevoli chiunque o qualunque cosa non siano il suo drago o i suoi genitori, soprattutto Luke (è un enorme mammone). Siccome è un bambino molto intelligente e studioso, Val potrebbe diventare un maestro da grande, se lo desiderasse. In netto contrasto, Valerion non è molto intelligente a livello emotivo, ed è molto schietto, al punto da essere scortese in modo non intenzionale. Questo rende difficile per lui legare coi suoi fratelli, le sue sorelle, con altre persone e farsi nuovi amici. A peggiorare, in modo non intenzionale, questa situazione, ci pensa Aemond, che stravede per lui e gli mostra un livello d’affetto che viene visto solo con Luke o Naerys. Questo porta a della tensione tra Val e Aenys, nello specifico, soprattutto perché Aenys vuole essere l’erede perfetto e conquistare l’approvazione di suo padre, mentre a Valerion gli era stata semplicemente concessa fin dalla nascita. 
 

 
 
 
 
 
 


Altre fan-art stupende di Corviids:
 
 
Aenys contro Aemond…
 

 
 
 
 
Aemond insieme ai suoi adorati Naerys e Valerion…
 

 
 
Luke e Aemond che dormono abbracciati…
 

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** the tides ***


POV di Joffrey + POV di Aemond + POV di Daeron
 
Qui avremo uno scambio di POV tra Neri e Verdi, quindi tenete a mente che tutti loro sono assolutamente di parte, ognuno per la propria fazione, e non sono obiettivi.
 
P.s, mi scuso per il ritardo nell’aggiornamento, ma ho avuto dei gravi problemi in famiglia che mi hanno bloccata. Non vedevo l’ora di aggiornare. Spero che il nuovo capitolo vi piaccia!
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
I venti di Approdo del Re sono ben diversi da quelli di Nido dell’Aquila. Invece di una frescura pungente che porta con sé un persistente profumo di pino, c’è soltanto l’umido fetore di fogna, acqua salata e veleno di serpe.
 
 
Joffrey è nella capitale da meno di un giorno e può già dire con sicurezza che sarebbe felice di starci lontano per sempre, se possibile. In netto contrasto, a Jace non sembrano dar fastidio quegli odori, o ne è semplicemente imperturbato ormai. A differenza dei suoi fratelli maggiori, Joffrey era solo un neonato quando avevano vissuto nella Fortezza Rossa, e nel mezzo del crescere a Roccia del Drago e dell’essere preso in custodia nella Valle, sotto la tutela della cugina di sua madre, ha avuto poche opportunità di acquisire familiarità con Approdo del Re. La loro madre non è ancora salita al trono, e sarà Jace a diventare il suo erede; Joffrey è molto basso nella linea di successione, quindi è molto probabile che non sarà mai lui quello a sedersi sul trono di spade. 
 
 
La parte piatta di una spada lo colpisce sul fianco, facendolo risvegliare dai suoi pensieri. “Sei troppo distratto a pensare, fratellino.” Jace sorride guardandolo. “Ti rendi vulnerabile, continuando a sognare ad occhi aperti.” Joffrey sbuffa, alzando gli occhi al cielo e riabbassando la propria spada. “A che stai pensando?” Suo fratello chiede.  
 
 
Joffrey fa ruotare l’impugnatura della propria spada. “E me lo chiedi pure, fratello?” C’è un tono pungente nella sua voce, che non voleva ci fosse. “Non sono un marinaio, sono un uomo del cielo. Non so perché tutti voi lottiate tanto per farmi ereditare Driftmark.” Borbotta sottovoce, con una voce abbastanza bassa da permettere solo al suo fratello più grande di sentire. 
 
 
“Tu sei l’ultimo dei figli di Laenor,” Joffrey sbuffa col naso, facendo accigliare Jace e facendo in modo che si guardi intorno nel cortile d’addestramento con cautela. “Adesso è un tuo dovere, Joff. Né io e né Luke possiamo più ereditarla ormai.” La menzione del loro fratello assente fa cadere del silenzio tra di loro. Joffrey abbassa lo sguardo sulla propria lama – un regalo da parte di Lady Jeyne dopo che lui aveva ricevuto il suo titolo di cavaliere a Nido dell’Aquila – e si acciglia. “Avrebbe dovuto essere Luke ad ereditare Driftmark.” Lui sussurra. “Almeno lui a Lord Corlys piace.” 
 
 
Joffrey lo conosceva a malapena suo nonno. Nelle poche occasioni in cui aveva visto quell’uomo, il loro lord nonno aveva passato la maggior parte del tempo lamentandosi del matrimonio di Luke e riempiendo di attenzioni i suoi bisnipoti, invece di parlare con Joffrey – non che lui stesso invece abbia fatto un qualche tentativo di parlargli. La decisione di mandare Joffrey nella Valle insieme a Rhaena, sotto la tutela della cugina di sua madre, invece di Driftmark, aveva solo servito a far peggiorare la tensione persistente tra le Case Velaryon e Targaryen, generata dalla diseredazione di Luke per decreto reale. Una volta che la gioia causata dalla nascita dei gemelli di suo fratello si era spenta, la questione dell’eredità era diventata come una pesante nube soffocante che indugiava sulla loro famiglia. L’offesa contro Casa Velaryon causata dalla decisione del Re di far sposare Luke con Aemond era una ferita che si era solo infettata negli ultimi sette anni. Joffrey era stato nominato erede con riluttanza, solo perché non farlo sarebbe stato un disonore verso il lascito di Ser Laenor. La rivendicazione di Lord Vaemond verso il trono di legno non è per nulla inaspettata, al contrario di come sua madre aveva definito la cosa. Il Serpente di Mare è in fin di vita e non è certo che lui avrebbe chiesto alla Principessa Rhaenys di confermare lo stato di Joffrey come erede; dopo tutto, Joffrey non è Luke – non è lui l’erede designato di Corlys Velaryon. 
 
 
Lui vuole credere di poter essere quello che suo nonno aveva visto in Luke, ma nessuno gli aveva dato la possibilità di dare prova di sé. Joffrey era stato condotto alla Valle quando era solo un bambino; loro lo avevano reso un uccello e non un serpente. 
 
 
Jace sospira, dandogli una pacca sulla spalla. “Si risolverà tutto. Tutto questo è solo un misero tentativo di indebolire la pretesa al trono di nostra madre, e non possiamo permettere che loro ci vedano vacillare.” La voce di suo fratello ha una nota temprata che un tempo non c’era. Jace era sempre stato l’erede perfetto – serio e diligente – ma la paternità lo ha reso più schietto. Il suo fratello più grande porta sulle spalle un peso che sembra solo diventare sempre più gravoso; la persistente aria di giovinezza spensierata aveva infine abbandonato Jacaerys del tutto. “Tu sei un brav’uomo, Joff. Sei giovane e, se gli Dèi lo vorranno, avrai molto tempo a disposizione per migliorarti nella tua posizione come erede di Driftmark. Io sarò sempre qui ad aiutarti.” Joff gli rivolge un sorriso piccolo, ma genuino. 
 
 
Non hanno modo di continuare la loro conversazione prima di essere interrotti dal forte ruggito di un drago molto più potente di quanto chiunque abbia sentito da tanti anni. Il vigore delle ali verdi di Vhagar, crivellate da numerosi buchi, che sventolano sopra la Fortezza Rossa, è abbastanza da far tintinnare i graticci sugli armamenti e da far alzare la polvere dal suolo sterrato. I servitori e i membri della corte che si trovano nei paraggi fissano tutti a bocca aperta la comparsa del recluso figlio di Re Viserys sopra di loro, ma è il drago molto più piccolo e agile che attira l’attenzione di Joffrey. Arrax è facilmente il più veloce di tutti i loro draghi, superando con facilità Vhagar per sfrecciare nel cielo come una stella cadente. Il vento gli penetra nelle orecchie rumorosamente, ma Joffrey crede, se si concentra abbastanza duramente, di poter sentire la risata eccitata di suo fratello dall’alto. 
 
 
Jace ridacchia al suo fianco. “Quella sì che è un’entrata ad effetto.” 
 
 
Sembra che chiunque nel cortile si sia fermato solo per osservare i due draghi danzarsi intorno in aria. Tutta Approdo del Re è in fermento per la notizia che tutta la casata reale si sarebbe trovata nello stesso posto per la prima volta da anni. Anche l’arrivo a corte di Joffrey aveva portato più di una manciata di dame ad approcciarlo con risatine e sbattendo le ciglia. Dopo così tanti anni di lontananza, ci sono molte persone che non sono mai nemmeno state testimoni di un’epoca in cui la Principessa Ereditaria e la famiglia di lei avevano risieduto nella capitale insieme al Re e alla sua famiglia. Joffrey vive nella Valle con Rhaena da quasi cinque anni, mentre Jace è rimasto a Roccia del Drago col resto dei loro fratelli e con loro madre, così come Baela e la loro figlia neonata. Luke, tuttavia, si fa vedere raramente da una qualche parte al di fuori delle mura del castello di Summerhall. L’ultima volta che Joffrey aveva visto suo fratello o i suoi figli era stato al matrimonio di Jace a Driftmark, ed anche allora suo fratello era sembrato più occupato dalla propria preoccupazione ogni volta che i suoi figli gli erano fuori dal campo visivo anche solo per poco. Era stato strano vedere suo fratello comportarsi in modo così serio. Luke era sempre stato il più sensibile e sfrenato dei tre fratelli; lui mostrava troppo le sue emozioni e quando quelle emozioni esplodevano, subito dopo ne seguiva un problema. 
 
 
Come la perdita di un occhio, ad esempio. 
 
 
Eppure suo fratello era sempre stato un faro luminoso sulla tetra isola di Roccia del Drago, e la sua partenza aveva lasciato un vuoto dolente che faceva soffrire tutti anche solo nel prenderne atto. Certe volte, l’assenza di Luke veniva discussa come se lui fosse stato reclamato dallo Sconosciuto e non meramente fatto sposare come avviene eventualmente a tutti i figli della nobiltà. La loro madre sembrava ignorare appieno di parlare della persona sotto la cui cura Luke si trovava; il matrimonio di Luke con loro zio era stato un evento grandioso, ma per la loro famiglia, sembra più sia stato un funerale. 
 
 
Personalmente, Joffrey non si ricorda molto del matrimonio di Luke. Lui era solo un ragazzino a quei tempi, e la loro madre si era assicurata che Jace lo tenesse sempre d’occhio per impedirgli di causare dell’ulteriore stress nel mezzo di un’occasione così turbolenta. Era stato il viso emaciato ed esausto di suo fratello, quando avevano partecipato al torneo di celebrazione il giorno dopo, che gli era rimasto impresso in testa in modo permanente da bambino. Il suo caro fratello maggiore, così vivace e birichino, aveva avuto un aspetto non molto diverso da quello della statua della Fanciulla piangente nel tempio di Roccia del Drago che aveva sempre terrorizzato Joffrey. La sofferenza non si addiceva ai lineamenti morbidi di suo fratello, ed era stata una vera battaglia separare lui e Jace dal fianco di Luke quando era arrivato il momento che loro tornassero a Roccia del Drago lasciando Luke ad Approdo del Re. Era stato permesso loro di tornare alla Fortezza Rossa solo quando Luke aveva partorito sua nipote e suo nipote circa sei mesi più tardi e, poco dopo, Luke era stato fatto trasferire entroterra e Joffrey era stato mandato nella Valle per diventare il protetto della cugina di sua madre. 
 
 
È passato così tanto tempo da quando aveva visto il suo giocoso ma gentile fratello maggiore, che Joffrey non si era reso conto di quanto gli fosse mancato davvero in realtà. 
 
 
“Nostro zio – lui non è un marito crudele con nostro fratello, vero?” Lui chiede al suo fratello più grande. La loro zia e i loro zii sono praticamente degli sconosciuti per Joffrey. Helaena è semplice ma gentile, come Jace la descriveva quando raccontava storie di un passato distante in cui lui e Luke erano stati cresciuti a fianco dei fratelli della loro madre. La reputazione del Principe Aegon lo precede; il maggiore dei figli maschi del Re è un ubriacone puttaniere il cui nome viene sputato con vetriolo da Daemon e con della frustrazione travagliata da Jace. Joffrey conosce il Principe Aemond solo come il Lord di Summerhall di cui gli veniva insegnato durante le lezioni; suo zio è brutalmente crudele in battaglia, ma viene considerato un giovane leader sorprendentemente competente dai lord dell’Altopiano e delle Terre della Tempesta. 
 
 
Jace concentra la propria attenzione sulla spada che tiene in mano, stringendo l’impugnatura e serrando la mascella. “Lui non è niente di che. È meglio di Aegon, anche se suppongo che non sia un’impresa molto difficile. Tratta Luke come se lui sia la lady sua moglie e non un lord suo pari, ma Luke insiste nel dire che non gli dà fastidio.” Suo fratello sospira. “Sarebbe meglio non immischiarsi troppo.” Joffrey annuisce, ma non riesce ad evitare di pensare che suo fratello gli stia tenendo intenzionalmente nascoste delle cose. Joffrey era solo un bebè quando Luke aveva cavato l’occhio di loro zio, ma sette anni sono un considerevole lasso di tempo per essere sposati senza che ci sia nulla se non apatia e risentimento. Luke aveva dato ad Aemond il figlio maschio di cui aveva bisogno con la nascita di Aenys, eppure Joffrey ha due nipoti femmine e due nipoti maschi da suo fratello – molto più di quanto sia necessario per quelli in un matrimonio combinato. 
 
 
L'umore cupo che circonda Jace fa in modo che Joffrey sposti il peso da un piede all’altro con imbarazzo, facendo sbattere giocosamente la propria spalla contro quella dell’uomo più grande per cambiare argomento. “Spero che tu sia in grado di sopportare di venir declassato a secondo zio preferito.” Sorride in modo ampio. “Hai tenuto un pugno di ferro sui loro cuori da ormai troppo tempo.” Jace lo tiene d’occhio per un attimo, prima di irrompere in un sorriso. 
 
 
“Allora hai davanti una gran bella sfida. Nostra nipote si crede già la futura Regina di Westeros.” 
 
 
“La sua ambizione è tutta colpa di suo padre.” Una voce calorosa e delicata si fa sentire dall’altra parte del cortile. Joffrey volta di scatto la testa in direzione della voce, e non riesce a fermare il sorriso che gli nasce sul volto quando vede Luke camminare verso di loro. “E di nostra madre, suppongo – Saera era tornata da Roccia del Drago credendosi la prossima Regina Rhaenys per via delle storie di nostra madre.” Luke si ferma davanti a loro, con le braccia conserte e un sorriso che combacia coi loro. Suo fratello è più alto di quanto Joffrey si ricordasse, è alto quasi quanto lui, anche se non è nemmeno lontanamente alto quanto Jace, che era arrivato ad essere alto quanto Daemon poco dopo il suo diciassettesimo compleanno. A differenza di Jace, che aveva messo su molti muscoli per via dei tanti anni passati nei cortili d’addestramento e servendo nel presidio di Roccia del Drago, Luke è rimasto snello – i suoi abiti di cuoio da volo gli accentuano la vita stretta e le gambe sottili. Inoltre i capelli di suo fratello sono più lunghi, e sono spettinati per l’aver volato a dorso di drago, facendolo apparire giovane e fanciullesco, nonostante il fatto che è ormai un genitore ben consolidato. 
 
 
Luke piega la testa di lato, il tessuto rosso del suo mantello da volo gli si muove intorno per via della brezza che arriva dalla Baia delle Acque Nere. “Non mi saluti, fratellino? Non ti vedo da così tanto tempo.” 
 
 
Joffrey sbatte le palpebre.
 
 
“Sembri vecchio.” Le parole gli scivolano fuori dalla bocca prima che possa fermarle, e Luke lo fissa a bocca aperta mentre Jace scoppia a ridere fragorosamente. 
 
 
“Vecchio?” Luke abbaia, offeso. “Ho ventidue anni – potrai giudicarmi per il mio aspetto da vecchio quando riuscirai a farti crescere più di un paio di baffetti da gatto sulla faccia!” Suo fratello gli pizzica la guancia con fare giocoso e Joffrey gli schiaffeggia via la mano con un lamento. “Prova tu ad allevare un figlio. Avrai l’aspetto di Maestro Gerardys entro un mese, piccola peste.” 
 
 
Joffrey si massaggia il viso. “Mi dispiace! Volevo solo dire che sembri diverso – più… maturo?” 
 
 
“Come se io avessi partorito cinque figli?” Luke ribatte, inarcando un sopracciglio. Joffrey si schiarisce la gola con imbarazzo, ma Luke si limita solo a sorridere in modo ampio. “Non sono offeso. È vero – allevare dei figli può essere molto faticoso. Ma voglio bene ai miei bambini, quindi suppongo che sia uno scambio equo.” C’è una sfumatura bizzarra nella voce di suo fratello. Il Lord di Summerhall è ben noto, anche nella Valle, per la sua famiglia numerosa in così giovane età, e Lady Jeyne era solita esplicare il suo disprezzo a Rhaena per la scelta di sua cugina, e Rhaena poi lo riferiva a Joff. Non era per dire che Luke veniva malvisto, ma semplicemente che il regno sembrava affliggersi per la perdita della libertà dei loro principi secondogeniti, visto che si erano sposati l’uno con l’altro. Il matrimonio è l’unica cosa che importa a qualsiasi lord o lady – quello era stato reso dolorosamente evidente da ogni lord minore della Valle che aveva tentato di spingere le loro figlie nubili addosso a Joff dal momento in cui era arrivato a Nido dell’Aquila da ragazzino. 
 
 
Jace aggrotta le sopracciglia. “Cinque? Ce n’è un altro?” Lui chiede. Luke impallidisce leggermente, giocando nervosamente con le proprie mani, mentre evita lo sguardo del loro fratello maggiore. 
 
 
“Sì – un maschietto nato circa otto mesi fa. Si chiama Valerion.” Luke sorride tra sé e sé. “Lui somiglia a me.” 
 
 
Joffrey guarda Luke con sorpresa, prima di spostare lo sguardo su Jace. “Otto mesi? Non sapevo nemmeno che tu aspettassi un bambino l’ultima volta che ho visitato Summerhall, perché non l’hai fatto sapere a nessuno?” Suo fratello parla in modo genuinamente arrabbiato, e Luke si stringe nel proprio mantello con un viso leggermente pieno di vergogna.
 
 
“Io non – noi non credevamo che fosse appropriato visto che è nato così poco tempo dopo Laena, e viste le circostanze…” Gli occhi di Luke sono venati di tristezza e Jace deglutisce, distogliendo lo sguardo con braccia conserte. La loro nipotina, Laena, è una cosettina bellissima ma cagionevole di salute, che non sta crescendo nel modo in cui la maggior parte dei bambini dovrebbe svilupparsi. Lei fa fatica a respirare e la sfortuna sembra perseguitare la povera piccola. Il fatto che l’uovo nella sua culla si era schiuso era stato visto come un momento di festeggiamento – un segno di speranza che la neonata si sarebbe ripresa – ma quello che era strisciato via dall’uovo non era un drago. Era una creatura cieca che aveva più l’aspetto di un serpente pallido, che all’improvviso aveva morso il braccio della bambina, costringendo Jace a porre fine alla vita della creatura con una daga, per proteggere la propria figlia. La loro madre aveva detto loro di tener fede che Laena avrebbe preso forza col tempo, ma lo stress di quella situazione pesava fortemente su suo fratello e la sua sorella acquisita. “Non è per malevolenza che ho taciuto sulla nascita di Val, Jace.”
 
 
Il loro fratello più grande si passa una mano sul viso. “So perché l’hai fatto, Luke. Lo capisco – perdonami per aver reagito così –“
 
 
“Non scusarti, Jace.” Luke lo interrompe, allungando un braccio per appoggiare la mano sul bicipite del loro fratellone. “Sono solo felice di vedervi entrambi. È passato,” Sospira pesantemente. “Così tanto tempo.” Suo fratello si lancia in avanti, avvolgendo sia Joffrey che Jace in uno stretto abbraccio. Luke puzza di fiamma e di drago, ma c’è anche il profumo persistente che Joff è arrivato ad associare con notti insonni sulle spiagge di Roccia del Drago e con mattinate passate a sgattaiolare nelle cucine per i dolcetti. 
 
 
Luke si tira indietro e osserva il viso di Joffrey, i suoi occhi passano sopra ogni protuberanza e sopra ogni osso. “Quando ti fai fatto così vecchio? Hai diciotto anni, vero?” Joffrey annuisce con una risata. “Mi sento come se stessi guardando il mio stesso figlio tutto cresciuto! Non credo che il mio cuore riuscirà a reggere quando Aenys e Gaemon inizieranno ad avere l’aspetto di giovani uomini.” Luke piega la testa di lato ancora una volta. “Con delle barbette a chiazze.” 
 
 
Ridendo dispettosamente, Luke si scansa quando Joffrey strilla e si muove per colpirlo. Jace, come sempre il responsabile fratello maggiore, afferra entrambi per la collottola come se siano dei gattini che litigano per della crema. “Dov’è la tua prole, Luke? Mi sorprende che Aenys non ti stia appiccicato addosso come una spada giurata.” 
 
 
“Ho chiesto a mio marito di predisporre che i bambini vengano lavati. La Regina ha richiesto la nostra presenza prima che inizino le udienze.” Luke dà vita a un sorriso privo d’umorismo. “Temo che mia suocera non mi veda molto di buon’occhio, a parte per i nipoti che le ho dato, e non intendo dare a quegli annoiati lord di corte degli altri pettegolezzi con cui banchettare prima ancora di aver avuto la possibilità di presentare per bene i nostri figli più grandi...” Suo fratello si ferma di colpo, col viso che si contorce in un’espressione d’inquietudine, mentre osserva qualcosa oltre la testa di Joffrey.
 
 
Lentamente, Joffrey si volta. Lord Vaemond Velaryon entra dall’ingresso che conduce al cortile e non tenta minimamente di celare il disprezzo nella sua espressione quando posa i suoi occhi chiari su di loro. L’uomo maturo li schernisce nel vedere i tre fratelli insieme – i loro uguali occhi scuri lo trucidano con lo sguardo mentre Luke si spinge Joffrey dietro di sé senza dire una parola, nel modo in cui una madre proteggerebbe il suo cucciolo. Il loro prozio non resta a lungo, si limita a voltarsi con dell’ovvio disgusto, sparendo nel castello insieme al suo seguito itinerante ugualmente acido. 
 
 
“Io non la voglio nemmeno Driftmark.” Joffrey sibila sottovoce. “Dovrebbe andare a Rhaena o ad uno dei figli di Jace e Baela. Voglio dire, almeno loro hanno il sangue giusto.”
 
 
“Smettila, Joff.” Luke sbotta, voltandosi per guardarlo. “Tu non sei un bastardo. Noi non siamo bastardi. I miei figli non sono-” A suo fratello manca il respiro, la sua espressione sta diventando afflitta e stringata d’angoscia, mentre stringe la mascella e fa cadere il suo sguardo da un’altra parte. “Devo tornare da mio marito. La Regina sarà scontenta se non saremo da lei presto.” Luke dice quietamente, afferrando i bordi del proprio mantello e uscendo velocemente dal cortile con un cenno della testa forzato. 
 
 
Il retro della testa di Joff pulsa quando Jace lo schiaffeggia con forza! 
 
 
“Ahia! Ma che cazz-”
 
 
“Sta’ attento a pronunciare certe parole così incautamente, valonqar (fratellino).” Il suo fratello maggiore ringhia, con un’espressione intensa. “Questo è molto più grande di te. Mettendo in discussione il tuo diritto di nascita su Driftmark, Lord Vaemond e quelle serpi stanno insinuando molto molto di più.”
 
 
La severità nella voce di suo fratello fa fermare Joffrey. Finalmente riesce a capire, lentamente, come lo stupido ragazzino che è. Deglutisce. “Capisco.” Jace si limita a sospirare, con la mano che si torce nei lunghi capelli arruffati di Joffrey per premere le labbra sulla tempia di Joff. 
 
 
“Prepariamoci alla battaglia.” 
 
 
 

 
 
 
Lucerys fa ruotare gli anelli che porta al dito quando è nervoso.
 
 
È un’abitudine che Aemond aveva notato molto presto nel loro matrimonio. Ogni volta che trattavano con un altro lord, Lucerys nascondeva le mani sotto al tavolo facendo ruotare il suo anello di zaffiro fino a quando la pelle del dito non gli diventava arrossata e sfregata sotto la fascia di ferro. La prima volta che a Saera era stato permesso di tentare di comandare Rainweaver, suo nipote era passato dal semplice giocherellare coi propri gioielli al mangiucchiarsi le unghie, mentre guardava la loro bambina gridare in un ingessato Valyriano antico. Per essere un ragazzo che era stato cresciuto da una donna permissiva come Rhaenyra, Lucerys è un uomo pieno zeppo di energia nervosa, che senza dubbio terrebbe i loro figli nascosti nelle proprie gonne per il resto delle loro vite se potesse. 
 
 
L’uomo in questione sta dondolando avanti e indietro sui propri talloni, roteando inconsciamente una ciocca dei capelli parzialmente legati di Aenys intorno a un dito, mentre se ne stanno in piedi davanti alla porta del salottino della Regina. Le sue figlie, vestite coi loro vestiti rossi più pregiati, stanno attendendo accanto a lui – Naerys sta canticchiando sottovoce tra sé e sé, mentre la testa di Saera sfreccia in giro assorbendo la vista di tutto l’arredamento e della servitù che gironzola da una parte all’altra nella Fortezza Rossa. Gaemon si dimena senza sosta tra le braccia di Luke, mentre Valerion riposa quietamente tra le proprie, mordendo la statuetta giocattolo di un drago di legno che Aemond aveva commissionato.  
 
 
“Dove sono i draghi?” Saera mormora, i suoi occhi viola sono concentrati su un arazzo della stella a sette punte del Credo che decora le mura fuori dal salottino della madre di Aemond. “Voglio vedere Balerion.” 
 
 
“Balerion è esposto nella sala del trono, tala (figlia).” Aemond risponde a bassa voce. “Lo vedrai quando presenzieremo all’udienza.” 
 
 
Lucerys sbuffa col naso di fianco a lui. “A meno che sua Grazia non abbia rimosso anche quelli.” Aemond serra la mascella, lanciando un’occhiata a suo nipote che sta continuando a giocare coi capelli di Aenys con un’espressione vuota. Con gentilezza, Naerys strattona il tessuto del mantello di Aemond. 
 
 
“Balerion apparteneva al Nonno.” Lei dice, sorridendo. “L’ho studiato insieme a Septa Karol.” 
 
 
Aemond accarezza la testolina della piccola bimba. “Bravissima, byka rūklon (fiorellino).” Lamentandosi, Valerion si dibatte tra le sue braccia allungandosi per tirare il capellino di lino sopra la sua testolina dai capelli scuri. Il tessuto si raggrinza sotto il suo pugnetto, ma prima che il bebè possa gettarlo via, Lucerys sbuffa col naso sommessamente, tirando via la manina di Valerion. 
 
 
“Non farlo, tesoro mio. Non voglio che le tue piccole orecchie prendano freddo.” Mentre Lucerys risistema il cappellino sulla testa del loro figlio più piccolo, le porte del salottino della Regina si aprono e sia Luke che Naerys sobbalzano dalla sorpresa. 
 
 
Per la prima volta da quasi due anni, Aemond si ritrova faccia a faccia con la sua sorellastra e con suo zio. Inizialmente condividono una distorta espressione infuriata, che si trasforma velocemente in un’espressione confusa quando gli occhi di Rhaenyra sfrecciano da lui al suo figlioletto intento a far capricci e in ultimo verso Luke, prima che il viso di lei irrompa infine in un sorriso adorante. 
 
 
“Oh, mio dolce ragazzo.” Lei si getta in avanti, stringendo Luke in un abbraccio pieno di un affetto che Aemond aveva visto solo quando uno dei loro figli si aggirava per il castello in cerca di Luke e correva tra le braccia di suo nipote quando finalmente lo trovava. L’affetto tra una madre e un figlio è un qualcosa che lui invidia – Luke ama i loro figli che se siano un’estensione di sé, ed è evidente che quello l’aveva ereditato dalla sorellastra di Aemond. Lui può osservarli solo per un altro momento, prima che Valerion inizi a lamentarsi tra le sue braccia. 
 
 
“Un altro?” Suo zio ha iniziato a mostrare dei veri segni di invecchiamento – i suoi capelli argentati sono rigati da delle sparse ciocche grigie e la sua bocca ha delle rughe agli angoli, ma gli occhi del Principe Canaglia sono taglienti e terrificanti quanto Aemond si ricordava. L’uomo più maturo piega la testa di lato e fissa Valerion. “E tu chi saresti, piccolino?” 
 
 
Luke interviene velocemente. “Questo è Valerion. È molto timido, quindi dovete scusarlo.” 
 
 
“Oh dolce ragazzo, lui somiglia tutto a te quando eri un neonato.” Rhaenyra guarda Aemond solo brevemente, facendo invece cadere il suo sguardo sul bambino che sta nascondendo il viso nel collo di Aemond. Uno sguardo affettuoso lampeggia negli occhi di Rhaenyra mentre allunga una mano per sfiorare la guancia di Val con una nocca. Istintivamente, Aemond stringe di più suo figlio a sé, prima che il piccolo possa iniziare a lamentarsi dal disagio per via del contatto estraneo. Accanto a lui, Naerys gli si aggrappa alla gamba. La sua sorellastra si acciglia leggermente per la reazione del nipotino. “Non è abituato agli sconosciuti, sorella.” Aemond risponde alla sua domanda inespressa, con voce ingessata. Rhaenyra alza gli occhi su di lui e lo sguardo affettuoso negli occhi di lei svanisce. Lui riesce a sentire l’occhiataccia di Daemon sul suo lato accecato, ma la rabbia di un vecchio non significa niente quando i suoi figli gli si stanno aggrappando addosso per avere conforto. 
 
 
Un altro uomo, uno con capelli scuri e occhi anche più scuri, appare sulla soglia. “Chiedo perdono, Principessa, ma la Regina è in attesa di suo figlio e della sua famiglia.” Ser Cole era sempre stato un uomo molto bravo nel mantenere la sua compostezza, il suo viso vacillava di rado, eppure, mentre lui guarda Rhaenyra, ad Aemond viene ricordato che il disgusto e la lussuria possono essere facilmente confusi tra di loro. Daemon ghigna verso quell’uomo per un attimo, ma una piccola occhiata sopra la spalla da parte di Rhaenyra è abbastanza per far sì che Daemon rinunci al suo pavoneggiarsi. 
 
 
Cagnolino inzerbinato, Aemond lo sbeffeggia internamente. 
 
 
“Ti ringrazio, Ser Cole. Adesso ce ne andiamo – puoi tornare dalla tua padrona.” Rhaenyra dice, con una voce solenne e assolutamente condiscendente alle orecchie di Aemond. Lui non può dire che l’espressione fremente di Cole non sia divertente, però. La sua sorellastra appoggia una mano sia su Aenys e sia su Luke, sporgendosi in avanti per premere un bacio sulla guancia del proprio figlio. “Ti vedrò quando ceneremo, mio caro. Sagon nēdenka.” 
 
 
Sii coraggioso. 
 
 
Aenys si irrigidisce dinanzi a Luke, ma Saera – furba e molto più intelligente di qualsiasi altra giovane bambina Aemond avesse mai incontrato – osserva sua nonna in modo curioso, cosa che Aemond può vedere con la coda dell’occhio. 
 
 
Sua sorella e suo zio se ne vanno senza un’altra parola.
 
 
Quando la sua famiglia entra nel salottino della Regina, sua madre è già in piedi con le mani intrecciate davanti al suo vestito verde scuro. Una donna davvero dignitosa, senza nemmeno un singolo filo dei suoi capelli ramati fuori posto dall’acconciatura a corona finemente intrecciata con cui li tiene alzati. La Regina Alicent è sempre stata una donna modesta con le proprie emozioni; i suoi gesti d’affetto erano rigidi e il suo dispiacere era energico. Suo padre non mostrava alcun affetto per i figli maschi che lei gli ha dato – trattando la sua legittima e devota moglie e gli stessi figli maschi per cui aveva ucciso la sua prima moglie per cercare di averli, come secondi rispetto alla sua figlia adorata. Aemond aveva sempre cercato di essere l’uomo che suo padre non è mai stato; aveva imparato ad essere formidabile da Ser Criston in un modo in cui Re Viserys non avrebbe mai potuto. Aemond non si era pianto addosso quando era stato costretto a sposare Lucerys, ma lo aveva riempito di senso di colpa il fatto di stare condannando sua madre ad occuparsi di quell’uomo e di Aegon senza il suo aiuto. 
 
 
Gli angoli della smorfia perpetua di sua madre si alzano subito quando Aenys e Saera si inchinano entrambi per ripresentarsi. 
 
 
“Caspita, assomigli sempre di più a tuo padre ogni volta che ti vedo.” Lei dice, guardando Aenys. “E’ come se io ti stessi rivedendo di nuovo bambino, Aemond.” Aenys si illumina a quel complimento. A quel punto, sua madre solleva lo sguardo e le si alzano le sopracciglia dalla sorpresa alla vista di suo figlio e del suo nipote acquisito con in braccio un bambino a testa. Gaemon ridacchia allegramente tra le braccia di Luke, con gli occhi focalizzati sulla brillantezza della stella a sette punte di Alicent, mentre cerca di afferrare quell’oggetto. 
 
 
Lucerys cambia la sua presa su Gaemon così da poter indicare il loro ultimo nato. “Nostro figlio, Valerion. Credo che gli Dèi abbiano ascoltato le tue preghiere, vostra Grazia, visto che la dea Madre ha benedetto i nostri sforzi con tanti figli.” C’è un pizzico di giocosità e di tono pungente nella voce di suo nipote. Aemond non può vedere Luke dal suo lato cieco, ma lui è sicuro che il ragazzo abbia sul viso quell’esasperante espressione compiaciuta. Lamentandosi, Valerion allunga una manina e strattona di nuovo il suo cappellino, gettandolo poi sul pavimento con uno sbuffo infantile. 
 
 
A sua madre manca il fiato, e la faccia di fredda indifferenza di Ser Cole si contrae in maniera insolita. I soffici capelli castani di Valerion si sollevano in un piccolo disastro spettinato sulla sua testolina, e il bebè gorgoglia allegramente. Sbuffando con affetto, Luke si piega e raccoglie l’indumento incriminato. “Molto bene, tesorino. Niente più cappellino.” Accarezza la testolina del piccolo. “I bambini non sembrano capire quando la loro madre desidera semplicemente che abbiano un aspetto presentabile.” Luke sorride, ma quel sorriso svanisce velocemente quando guarda la Regina. Aemond aveva passato quasi tutta la sua vita al fianco di sua madre, servendo come suo confidente e come suo figlio più diligente; gli anni passati ad essere a completa disposizione della Regina lo avevano reso acutamente consapevole dei suoi pensieri senza che lei avesse mai bisogno di verbalizzarli.
 
 
Lei sta fissando le ciocche scure di suo figlio, e il luccichio negli occhi di sua madre gli fa stringere lo stomaco. È uno sguardo pieno di disprezzo – non del tutto disgustato, ma pieno di accuse non dette e di insulti sussurrati. Ed è uno sguardo che lo stesso Aemond un tempo riservava ai figli di Rhaenyra.
 
 
“Valerion ha i capelli di Muña.” Saera parla improvvisamente, forzando l’attenzione su di lei. Lei piega la testa verso l’alto per costringere la Regina ad incontrare il suo sguardo. “Mio padre dice che è una benedizione – un regalo per Muña, visto che Muña è molto buono e gentile.” Aemond dovrebbe rimproverare sua figlia per il suo atteggiamento blasé verso la Regina; è incredibilmente irrispettoso per una lady, sia che sia la nipote del Re regnante o no, parlare in modo così casuale con la Regina, senza che venga richiesto.
 
 
Lui allunga una mano e sistema una delle tante trecce ben fatte di sua figlia. “Il Principe Lucerys mi ha dato cinque figli in salute. Sono stato fortunato ad essere stato benedetto in tale modo, visto che così tante altre persone non hanno la stessa fortuna.” Lo sguardo di suo marito lo brucia intensamente sul suo lato accecato. “Non sei d’accordo, vostra Grazia?” Lui aggiunge, il suo occhio passa da Alicent alla spada giurata di lei. Sua madre stringe la mascella e Ser Criston, come sempre un cagnolino fedele, si sporge in avanti per sussurrarle qualcosa nell’orecchio. Regolando la sua postura rigida, lei alza il mento. 
 
 
“Le udienze inizieranno presto.” Lei si volta per andarsene, ma non prima di riservare un’ultima occhiata ad entrambi. “Continueremo a parlare in un secondo momento.”
 
 
Nell’esatto istante in cui il bordo della sua gonna verde sparisce dalla vista, Lucerys rilascia un profondo respiro. Lui lancia uno sguardo a suo nipote, notando le sue guance arrossate mentre preme il viso nel collo cicciottello di Gaemon. In modo calmo, Aemond poggia una mano sulla parte bassa della schiena di suo nipote, accarezzandola col pollice fino a quando non riesce a sentire la tensione abbandonare la rigida spina dorsale dell’uomo più giovane. 
 
 
“Vieni, dovremmo far tornare i più piccoli nella loro stanza.” Luke si prende un momento, col viso ancora premuto contro un Gaemon confuso, prima di annuire, permettendo ad Aemond di guidarlo fuori dal salottino – una mano ferma lo sta ancora stringendo da dietro, in modo sicuro.  
 
 
 

 
 
 
C’è qualcosa di sacro e di ammaliante in Lucerys Velaryon; qualcosa che gli permetteva di risplendere in modo puro e virtuoso e assolutamente accattivante davanti a tutti coloro che si trovavano in sua compagnia. Per quelli che non erano al corrente dei suoi peccati, il Principe Lucerys era simile alla dea Madre nella sua modestia; era l’adorato figlio della Delizia del Reame che si era sposato col figlio del Re, prima di essere prontamente portato via come la fanciulla di una commedia romantica. La sua lunga assenza da corte aveva solo servito ad infiammare la curiosità delle persone verso il giovane uomo. C’è un fascino particolare nella storia che circonda il Principe Lucerys, che ha fomentato ancora di più i pettegolezzi di corte, nelle molte settimane che hanno preceduto il suo ritorno ad Approdo del Re. 
 
 
Daeron aveva incontrato per bene solo due volte suo nipote – che era più piccolo di lui solo di due anni o giù di lì – prima di esser stato convocato a corte da suo nonno. Anche se lui era nella Fortezza Rossa quando il ragazzo era nato, Daeron era stato cresciuto separatamente dai bastardi di Rhaenyra per lo più, ed era già stato mandato a Vecchia Città quando suo nipote aveva cavato via l’occhio di Aemond. Dire che Daeron conosceva Lucerys Velaryon sarebbe una grande esagerazione; durante il matrimonio di suo fratello, il loro nipote in comune era rimasto strettamente vicino alla loro sorella maggiore per l’intera settimana, mentre non appena Daeron era arrivato alla celebrazione per la nascita di Gaemon era stato congedato di tutta fretta, insieme al resto della sua famiglia, da un Aemond adirato. 
 
 
Tutto quello che Daeron sapeva di suo nipote veniva o da quei pochi momenti che aveva passato in presenza dell’uomo più giovane, o dalle parole che uscivano fuori dalle bocche dei membri della propria famiglia. 
 
 
 Lui è un bastardo che farà un orribile spreco del lignaggio impeccabile del Principe Aemond. ’ Lord Ormund aveva detto audacemente prima di liquidare Daeron per farlo tornare ad Approdo del Re per il matrimonio di suo fratello. 
 
 
 Nostro nipote è sempre stato una merdina pazza e piagnucolante proprio come Aemond ,’ Un Aegon ubriaco aveva riso nel proprio bicchiere quando Daeron era appena arrivato per sentire l’istanza di Lord Vaemond. ‘ Non c’è da sorprendersi che nostro fratello si sia completamente inzerbinato per la fica di quel marmocchio.
 
 
Le uniche persone che sembravano avere qualcosa di favorevole da dire riguardo Lucerys erano Helaena, e, sorprendentemente, sua madre. Vivace , Helaena lo aveva definito. Dedito al dovere , la loro madre aveva quietamente risposto quando gliel’aveva chiesto. Nella loro vasta gamma, le parole degli altri avevano fatto ben poco per creare un’immagine di chi fosse Lucerys Velaryon, oltre ad essere la moglie tenuta sempre nascosta del Principe Aemond di Summerhall, che gli aveva partorito numerosi figli nell’arco di pochissimi anni.
 
 
Sarà parecchio interessante vedere un individuo così disorientante in uno scenario spietato quanto la corte di sua madre.  
 
 
A riempire la sala del trono c’è un entusiasmo palpabile denso di ansia, quando Daeron guarda le porte aprirsi e la famiglia della sua sorellastra sfilare entrando. Rhaenyra, vestita completamente di nero come una donna in lutto, guida la propria prole con un mento alzato verso l’alto, mentre loro zio la segue come un ringhioso cane da guardia. Il suo figlio maggiore, un giovane uomo della stessa età di Daeron, se ne sta in piedi con orgoglio al fianco di sua madre, ma Daeron non riesce ad evitare di notare la mancanza della maggiore delle figlie gemelle di Daemon – la sposa di Jacaerys. La più giovane delle figlie di suo zio è presente, ferma quietamente accanto a due piccoli ragazzini dai capelli chiari e ad un alto giovane uomo dal viso morbido e con dei capelli castani arruffati. Joffrey Velaryon e Rhaena Targaryen sono entrambi degli individui con dei visi incantevoli che sembrano impossibilmente a disagio con la situazione in cui si trovano al momento. Restano incollati l’uno all’altra e anche ai loro fratellastri più giovani, avvicinandosi strettamente per parlare in sussurri sommessi mentre si guardano intorno per la Sala Grande. 
 
 
“Rhaena ha un aspetto incantevole.” Helaena mormora accanto a lui. “E’ un tale peccato che nostra cugina Baela non abbia potuto essere qui. Adoro sempre parlare con le neomamme – può essere un periodo molto difficile.” 
 
 
Aegon sbuffa col naso, “Troppo occupata a prendersi cura della sua mocciosa senza drago.” La loro madre afferra fermamente il braccio di suo fratello prima che qualcosa di più spregevole possa sgorgare dalle labbra di quell’ubriacone. Lo stesso Aegon è padre di tre figli, eppure quell’uomo non possiede nemmeno un accenno di inclinazione paterna verso la nipote e i nipoti di Daeron; più che altro, può facilmente venir erroneamente pensato che la stessa Helaena avesse concepito e partorito i suoi figli tutto da sola. Daeron immagina che un giorno lui sarà un buon padre. Sotto la guida del loro prozio Ormund, a Daeron era stato insegnato il valore dell’onore e dell’obbedienza – lui non è uno schiavo dei suoi vizi come Aegon o un bruto che veniva accecato dalla sete di sangue come Daemon o Aemond. 
 
 
Con le sopracciglia aggrottate con fare interrogativo, Daeron guarda prima suo nonno stazionato sul trono e poi di nuovo suo fratello, sua sorella e sua madre. “Dov’è nostro fratello?” Lui chiede. “Non dovrebbe già essere qui accanto a noi ormai?” Come se sia stato evocato, le pesanti porte della sala vengono aperte e Aegon inizia a sghignazzare al suo fianco.
 
 
Daeron aveva sempre considerato Aemond il più temibile della loro famiglia, secondo solo a Daemon in prodezza fisica e pura imprevedibilità. Il suo fratello maggiore si porta dietro un’aria di sicurezza che solo un uomo che era stato addestrato dall’occhio attento di un Lord Comandante può possedere, e bilancia spavalderia e abilità ad un livello impressionante. Il fatto che gli era stato conferito un titolo di lord dal Re in persona era servito solo a farglielo mostrare. Suo fratello è vestito dalla testa ai piedi in indumenti rosso scuro e dorati; un farsetto finemente dettagliato fatto di un tessuto di un rosso così scuro che può essere confuso per nero, abbinato a dei pantaloni marroni e degli stivali neri lucidi. Intorno alle spalle ha un lungo mantello nero su cui è stato ricamato ad arte un enorme sigillo della loro casata usando del filo rosso interlacciato con dei dettagli in oro, tenuto allacciato da una catena dorata e un gancio a forma di drago. Nonostante la grandiosità dell’aspetto di suo fratello, non è su di lui che il resto della corte si focalizza. 
 
 
L'ultima volta che Daeron aveva visto suo nipote a Summerhall, Lucerys era stato un ragazzo dall’aspetto mite, che sembrava essere costantemente sull’orlo delle lacrime alla minima voce alzata. Inaspettatamente, quella piccola bestia figlio di Rhaenyra si era comportato come avrebbe fatto qualsiasi moglie di un qualche lord; il ragazzo era stato più occupato con le questioni riguardanti i suoi figli che nelle discussioni attinenti agli affari del regno, e si era praticamente nascosto dietro Aemond quando suo fratello aveva, con molta audacia, ordinato alla loro intera casata di andarsene dal loro castello. Può essere ragionevolmente dedotto che Aemond sia riuscito a trasformare quel barbaro di un bambino in una moglie devota – non c’era più quel bambino che aveva arditamente sollevato un coltello contro il figlio del Re, al suo posto adesso c’era un cagnolino ubbidiente tenuto al guinzaglio dallo stesso uomo che aveva disfigurato. 
 
 
È quasi ammirabile il modo in cui suo nipote adesso se ne va in giro. 
 
 
Il giovane uomo indossa un lungo farsetto color avorio decorato con bottoni d’oro e delle perle che si abbinano a quelle intrecciate nei suoi riccioli castano scuro che gli arrivano alle spalle. Daeron non può descrivere l’indumento rosso scuro intorno alle spalle di suo nipote come un mantello – è nello stile di una vestaglia slacciata con delle maniche a campana, ma si trascina dietro di lui nel modo in cui farebbe una mantella mentre si muove. Lucerys si avvicina a testa alta, camminando al passo del fratello di Daeron con quelli che sembrano essere i loro due figli più grandi al seguito. È sconcertante quanto il maschio dei gemelli, Aenys, somigli ad Aemond – enfatizzato anche dal fatto che ha addosso un completo quasi identico a quello del padre. Daeron rammenta che, dei gemelli, è la femmina quella ad essere la più schietta dei due, e si muove con fare baldanzoso dietro i suoi genitori come se lei sia la Regina in persona, crogiolandosi in modo ovvio nei tanti occhi focalizzati su di lei. Il Re spesso paragonava la nipotina di Daeron alla propria figlia maggiore, e vedendola adesso, Daeron è pronto a scommettere che c’era della verità nel vecchio titolo della sua sorellastra come la bellissima Delizia del Reame. Saera, come Rhaenyra, ha tratti della Vecchia Valyria più di tutti loro messi insieme, coi suoi capelli argentati invece che dorati. Il vestito rosso glielo accentua, visto che serve ad assicurarsi che la piccola si abbini allo stile di sua madre, fino anche alle perle allineate sul cerchietto sopra i suoi lunghi riccioli e le trecce. 
 
 
Mentre il resto della corte osserva ogni mossa della piccola famigliola come degli avvoltoi affamati, Daeron nota che, di tutta la loro intera famiglia, solo loro indossano i colori del loro motto – anche col suo blando colore di capelli e occhi, Lucerys ha drappeggiato se stesso e la sua famiglia con fuoco e sangue.
 
 
“Principe Aemond,” Il Lord Primo Cavaliere dice dalla sommità del trono, silenziando i bisbigli che riempivano la sala. “La corona si rallegra che tu sia qui. Era da tempo che ci aspettavamo un tuo ritorno a corte. È un peccato che Sua Grazia non abbia potuto essere qui a riceverti lui stesso.” 
 
 
Aemond fa un verso d’assenso, con le mani intrecciate elegantemente dietro la schiena. “Un vero peccato. Dovete perdonare la mia prolungata assenza, ma viaggiare con cinque figli piccoli non è un’impresa facile,” Sorride leggermente. “Anche se non so quanti di voi possano comprendere la nostra difficoltà.” Daeron barcolla all’indietro con sorpresa, una sorpresa che viene condivisa dal resto della corte. Aegon, del tutto sobrio ma non meno cinico, fischietta tra sé, annuendo in direzione di Lucerys.
 
 
“Una vera e propria giumenta da monta, quello lì.” È un’affermazione cruda, ma Daeron non può dissentire. Cinque figli in così poco tempo è quasi impressionante; certi lord si sforzavano per decenni per ottenere un singolo figlio maschio, e adesso il suo fratello maggiore ne ha diversi. I Lord di Summerhall non erano dei Jaehaerys e Alysanne, ma è chiaro che non stiano trascurando i loro doveri alla loro casata.              
 
 
Suo fratello si muove per guidare i suoi due bambini avanti al trono. “Era ormai giunto il momento di educare i miei figli nei modi delle politiche di corte, permettendo loro di assistere alla potenza della nostra casata in prima persona. Aenys e Saera sono, dopo tutto, il futuro di Summerhall.” C’è una snervante dose di sicurezza che si irradia dalla bambina mentre suo padre parla, ma il figlio di Aemond – nonostante lo stoicismo del suo giovane viso – sembra rabbrividire sotto la presenza incombente del trono di spade. Aenys lancia ripetutamente delle occhiate dietro le spalle verso Lucerys, che Daeron può vedere rivolgere al bambino un sorriso piccolo ma incoraggiante. Aemond continua, “Ma non perdiamo altro tempo, Lord Primo Cavaliere. Ci sono delle questioni più importanti da risolvere.” Con quello, il fratello di Daeron fa un piccolo inchino prima di recuperare la propria famiglia e di farli allontanare. La piccola famiglia si incammina in direzione del seguito della Regina, e Daeron si fa da parte per lasciar spazio alle nuove aggiunte, ma Lucerys allunga una mano e afferra il braccio di Aemond, fermando l’uomo più grande sui suoi passi. La coppia si scambia una breve occhiata – delle parole stanno venendo dette con solo i loro occhi – ed Aemond prontamente si muove per posizionare la sua famiglia più di lato, lontano sia dal seguito della Regina e sia da quello della loro sorellastra. Daeron può vedere sua madre irrigidirsi e un brivido gli scende lungo la schiena. Rhaenyra aveva di certo invitato Lucerys a presenziare all’istanza allo stesso modo in cui la Regina senza dubbio aveva fatto per Aemond, eppure adesso i giovani lord si sono separati completamente da tutti loro in modo calmo. L’unica consolazione per un tale affronto incontestabile è il fatto che il viso di Rhaenyra prova quanto lei sia ugualmente sorpresa e presa alla sprovvista da quell’azione. 
 
 
C’è poco tempo per soffermarcisi sopra, visto che l’istanza viene prontamente convocata per essere ascoltata, e la tensione diventa così palpabile che Daeron teme che potrebbe strozzarcisi.
 
 
Ser Vaemond, anche se arrogante, non è meno giustificato nelle sue pretese su Driftmark. “Che cosa sai del sangue Velaryon, Principessa?” Lui accusa Rhaenyra. “Potrei tagliarmi le vene e mostrartelo e comunque non sapresti riconoscerlo. Qui si tratta del futuro e della sopravvivenza della mia casata, non la tua.” Ogni accusa non detta fa in modo che la corte bisbigli e che Rhaenyra se ne stia irta come un gatto arrabbiato. Sarebbe tutto assolutamente divertente se Daeron non stia anche vedendo Daemon e Aemond diventare entrambi sempre più irritabili con ogni nuova parola pronunciata con noncuranza – le loro mascelle taglienti sono strette in maniera simile mentre entrambi tengono una mano minacciosa sull’impugnatura delle loro spade d’acciaio di Valyria. 
 
 
Quando Otto alla fine concede a Rhaenyra il permesso di parlare, la donna si muove con del notevole portamento mentre si volta per fronteggiarli tutti. Sotto quella grazia però, Daeron riesce a vederle negli occhi uno sguardo di tradimento e disgusto quando guarda la Regina. 
 
 
“Se proprio devo degnare questa farsa di qualche risposta,” La voce della sua sorellastra vacilla vagamente. “Allora inizierò col rammentare a questa corte che più di 20 anni fa, in questa stessa –”
 
 
“Re Viserys di Casa Targaryen, Primo del Suo Nome, Re gli Andali, dei Rhoynar e dei Primi Uomini, Lord dei Sette Regni, e Protettore del Reame!” Una voce annuncia a pieni polmoni.
 
 
L’arrivo del Re li prende tutti di sorpresa – così come il suo aspetto fragile. Daeron, come il resto dei figli di Alicent, non è mai stato in rapporti stretti con suo padre, e lui ha ricevuto ancora meno attenzione visto che è stato cresciuto a Vecchia Città. L’unico momento in cui il Re si degnava di ricordarsi della loro esistenza era in situazioni di associazione alla sua adorata Rhaenyra; anche lo stesso matrimonio di Aemond era stato un risultato dell’ovvio favore che il vecchio uomo aveva per la loro sorellastra e i figli di lei. Per ironia della sorte, l’uomo che arriva zoppicando lungo la navata, per agire da difensore ostinatamente cieco di Rhaenyra, è più un cadavere che un uomo, con un volto mancante per metà e della pelle così gialla e macilenta che potrebbe facilmente venir scambiato per un corpo che sta venendo preparato per le sorelle del silenzio. Il Re è una vista davvero tetra e Saera, che è rimasta accoccolata contro il fianco del fratello di Daeron al sicuro, impallidisce con disgusto. 
 
 
“Mi siederò io sul trono oggi.” Viserys dice con voce raschiante, zoppicando fino a quel seggio incombente. Il piacere di Daemon nel costringere Otto ad alzarsi dal trono, aiutando con attenzione il Re a sedersi sopra, è evidente e, per un breve momento, Daeron è invidioso della cura e della devozione mostrate da un fratello all’altro. Seduto propriamente, il Re si guarda intorno per la Sala Grande. “Io devo... ammettere... la mia confusione. Non capisco perché siano state sentite istanze su una successione già decisa.” Rhaenyra lancia loro un’occhiata, con la bocca che si piega in una stretta smorfia. “L’unica persona qui presente... che può offrirci delle informazioni sulle volontà di Lord Corlys è la Principessa Rhaenys.”
 
 
La Regina che non Fu Mai si fa avanti. “E’ vero, Vostra Grazia. È sempre stata volontà di mio marito che Driftmark passasse attraverso Ser Laenor al suo rimanente figlio legittimo,” La donna più matura si ferma, gli occhi le si chiudono e lei rilascia un sospiro sommesso tra sé e sé. “Joffrey Velaryon. La sua opinione non è mai mutata. Né lo ha fatto il mio supporto della sua decisione.” Daeron lancia uno sguardo in direzione di suo nipote. Joffrey, che è più giovane di lui di una manciata d’anni, ma che si dice sia già stato fatto cavaliere nella Valle, è nascosto dietro Rhaenyra in un modo non molto differente da come Lucerys sta tenendo il suo giovane figlio stretto a sé. È una vista piuttosto vergognosa, e Daeron prova quasi pietà per la Principessa Rhaenys, per il fatto di dover difendere la pretesa di un bastardo perché la sua ex nuora e il suo sedicente nipote non ci riescono. “A dire il vero, la Principessa Rhaenyra mi ha appena informata del suo desiderio di far sposare suo figlio con la nipote di Lord Corlys, Rhaena. Una proposta che mi trova perfettamente d’accordo.” Daeron osserva mentre prima la confusione e infine l’orrore prendono vita sui volti dei summenzionati. Il modo in cui Rhaena e Joffrey si guardano a vicenda per poi guardare i loro genitori è tutto ciò di cui Daeron ha bisogno per confermare che non erano stati informati precedentemente di questo nuovo accordo. Anche se è una strana accoppiata, non avrebbe dovuto essere così tanto inaspettato – Rhaena era in età da marito da molto tempo, e il suo sangue impeccabile assicurerà che nessuno metta mai in discussione la pretesa dei suoi figli su Driftmark.  
 
 
È solo un tale peccato che un sangue così impeccabile debba essere sprecato con un bastardo. 
 
 
“Bene... la questione è sistemata. Di nuovo. Con questo, riconfermo il Principe Joffrey di Casa Velaryon come erede di Driftmark, del trono di legno, e come prossimo Lord delle Maree.” Il Re si muove per alzarsi dal suo seggio, ma Ser Vaemond si fa avanti con un’espressione furiosa.
 
 
“Hai sovvertito la legge e secoli di tradizione per designare tua figlia come erede.” Lui sputa fuori con veleno. “Eppure osi dirmi chi merita di ereditare il nome Velaryon. No. Non lo permetterò.”
 
 
Il Re si acciglia. “‘ Permettere ’? Non dimenticare il tuo posto, Vaemond.” La voce di loro padre è piena di una rabbia che Daeron non ha mai sentito prima. Vaemond indica Joffrey e Jace alle proprie spalle, prima di spostare il suo dito, indicando direttamente Lucerys.
 
 
“Quelli non sono veri Velaryon, e certamente non sono miei nipoti.”
 
 
Saera e Aenys sobbalzano entrambi all’accusa lanciata contro la loro madre, e Lucerys diventa pallido come la morte – i suoi occhi sono spalancati, pieni di dolore e paura. Riesce a vedere il modo in cui le mani di suo nipote iniziano a tremare, dove sono appoggiate sulle spalle di Aenys. Aemond si mette immediatamente davanti all’uomo più giovane e ai loro figli, nascondendo le loro figure più piccole dietro la sua ampia schiena. L’espressione di pura rabbia sul viso di suo fratello può fare concorrenza a quella di loro zio.
 
 
“Mi fa pena quello sciocco,” Aegon dice con un sogghigno. “Ha appena firmato la sua condanna a morte.” Daeron gli lancia un’occhiata ed Aegon si limita meramente a scrollare le spalle. “Ad Aemond non frega un emerito cazzo dei marmocchi di Rhaenyra, ma mettere in discussione il sangue dei suoi stessi figli?” Sorride come un gatto. “Nemmeno io mi azzarderei mai, avrei troppo timore che quello squilibrato decida finalmente di infilzarmi con la sua bella spadina.” Un brivido gli passa per la pelle. 
 
 
“Tu potrai gestire la tua casata come preferisci, ma non disporrai del futuro della mia.” Vaemond continua con audacia. “La mia casata è sopravvissuta al Disastro e ad altre migliaia di tribolazioni. E che gli dèi siano dannati – non ho intenzione di stare a guardare la sua fine a causa di questa...”.
 
 
Daemon fissa quell’uomo con un’espressione spaventosamente calma. “Dillo.” Sussurra piano. 
 
 
“I suoi figli,” Vaemond sibila, la voce gli si alza fino a riempire l’intera sala. “Sono bastardi !” La maestosa accusa fa in modo che un sussulto scandalizzato riecheggi per la sala, e la Regina rabbrividisce accanto a lui. “E lei è una putt–”
 
 
Il suono della voce di Ser Vaemond viene interrotto da una lama che fende l’aria. Daeron non registra nemmeno quello che è successo fino a quando non nota il liquido rosso che macchia il lucido pavimento di pietra accanto ai suoi stivali, e un urlo stridulo si unisce al nauseante rumore di sangue e materia celebrale che fuoriesce dalla testa di un uomo. 
 
 
Il viso di Aemond è completamente sereno mentre riabbassa la propria spada – passando con calma la lama sul suo mantello scuro per ripulirne il sangue da sopra, come se la sua stessa faccia non ne sia disseminata. Dietro di lui, Lucerys si è portato i loro figli il più vicino possibile, in un misero tentativo di proteggere i loro giovani occhi dalla vista del cranio aperto di un uomo, ma sia Saera che Aenys fissano quell’atto di pura brutalità con interesse. C’è un’espressione familiare che lampeggia sui loro piccoli visi, e Daeron rabbrividisce per quanto somiglino a suo fratello in quel momento. 
 
 
Il Re fissa quella scena scioccato, ma Daemon sbuffa rumorosamente dal naso – quasi compiaciuto dalle azioni di suo nipote – mentre fa scivolare la propria spada di nuovo nel fodero. 
 
 
“Perdona la mia avventatezza, vostra Grazia.” Aemond indietreggia per tornare al fianco di suo marito. “Ma credo che quell’uomo avesse già detto abbastanza.”     
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
     

 
 
 
 
Spoiler da parte di Corviids: Rhaena e Joff non si sposeranno. La mitica Rhaena ha già uno spasimante e Joff non vuole davvero essere Lord delle Maree.
 
Ad ogni modo, abbiamo visto Aemond andare in ‘modalità psicopatico’ per sua moglie, sviluppando un po’ d’intelligenza emozionale (la sua capacità di analizzare le situazioni in cui si trova è salita al livello 2!), e forse lui e Luke presto saranno in grado di parlare dei loro sentimenti, oltre al fare sesso. Chi lo sa.
 
 
 
Note varie della traduttrice:
 
--- Jace non scherzava affatto quando ha raccontato a Joff che Saera si crede già la futura regina di Westeros e Luke non scherzava quando ha detto che Saera si crede già la nuova “Regina Rhaenys”. Nel senso che nel mondo ideale di Saera, suo zio Jace sarà re, sposato con Baela…ma sposato anche con Saera. Saera idolatra la figura di Aegon il Conquistatore, che aveva due mogli: la regina Visenya (la prima padrona di Vhagar), che era la moglie che Aegon sposò per dovere, e la regina Rhaenys, che era la moglie che Aegon sposò per amore. Sempre nel mondo ideale della piccola bimba, Baela sarebbe la Visenya di Jace, e Saera sarebbe la sua Rhaenys…
 
Corviids ha raccontato che è probabile che da grande Saera ci provi continuamente con Jace, tentando di sedurlo, ma Jace la prende sempre sul ridere e non le dà corda, lol.
 
 
--- Riguardo questo capitolo, è stato chiesto a Corviids se Luke avesse messo in modo conscio il cappellino a Val, tentando di nascondere i suoi capelli scuri davanti ad Alicent, ma Corviids ha risposto che non è così. Luke non voleva affatto nascondere i capelli di Val (non se ne vergogna mica!), ma voleva semplicemente fargli indossare un completino elegante, e il cappellino era parte del completo. E inoltre è vero che voleva che Val indossasse il cappellino per non fargli raffreddare le orecchie.  
 
Corviids ha anche voluto evidenziare come spesso i pensieri o le dichiarazioni di Aemond non siano in linea con quello che effettivamente fa, portando in esempio il fatto che nei suoi pensieri mostra “disappunto” per il modo in cui Saera aveva parlato in maniera così diretta davanti alla Regina, mancando di formalità, ma nella realtà dei fatti Aemond era super fiero di Saera per come aveva subito difeso Luke e Val.
 
Infatti lo vediamo accarezzarle i capelli, sistemandole le trecce, in un modo inconscio di farle i complimenti. Saera in pratica ha rubato le parole di bocca ad Aemond in quella circostanza, era pronto a difendere lui stesso Luke di fronte ad Alicent.
 
 
--- Ed un altro punto molto chiesto a Corviids era stato proprio riguardo la reazione di Alicent nel vedere Val per la prima volta. Perché aveva reagito così? Sospettava che Val fosse un bastardo? Odia Luke a tal punto? Era ‘mbriaca?
 
Nulla di tutto questo. Alicent non sospetta minimamente che il piccolo Val sia un bastardo, lui somiglia tutto alla sua Muna, mica a un qualche altro soggetto all’infuori della coppia sposata. E non ha reagito in quel modo perché Val le ricorda Luke…o almeno non del tutto, e non per odio verso Luke. Mi spiego.
 
Per Alicent era stato facile “ignorare” che i figli Lucemond fossero anche figli di Luke quando somigliavano tutti al suo Aemond. Val le impedisce di ignorare la realtà dei fatti, cioè che quei bambini sono per metà di Aemond e per metà di Luke. Ma non le dà fastidio il fatto che Val somigli a Luke perché ha qualcosa contro Luke…a lei dà fastidio per via dei suoi burrascosi trascorsi con Rhaenyra. Dei trascorsi che non sono mai stati risolti. Val le ricorda Rhaenyra.
 
Vedere Val le aveva fatto tornare in mente, tutto d’un colpo, le bugie di Rhaenyra, le varie cazzate di Rhaenyra, ecc. Quindi è per quello che aveva reagito così. Aveva avuto dei “flashback dal Vietnam” di quando Rhaenyra le presentava i suoi bastardi.
 
 
 
--- La particolarità di questo capitolo riguarda il fatto di avere i POV di Joffrey e Daeron, uno dei “Neri” e uno dei “Verdi”, ma soprattutto due persone che possono dare la loro opinione su Luke ed Aemond solo per sentito dire: Joff perché non ha vissuto in prima persona il loro rapporto perché troppo piccolo e Daeron perché aveva sempre vissuto altrove e manco conosce Luke, praticamente. Sono esterni, quasi dei veri e propri spettatori.
 
Ma sono comunque di parte, come il resto delle loro fazioni. Qui intravediamo bene che sia i Neri e sia i Verdi hanno delle idee molto contorte, e chiaramente sbagliate, sul tipo di rapporto che hanno Aemond e Luke.
 
I Neri pensano che Aemond sia una qualche specie di mostro che gli ha portato via Luke per sempre, che rende il povero Luke infelice, che non è un buon marito per Luke. In realtà senza nemmeno avere delle basi per queste loro tesi. L’opinione dei Neri è ferma al passato, non hanno mai provato a conoscere l’Aemond “odierno”. Hanno un’opinione molto bassa di lui, ma senza un vero motivo.
 
I Verdi pensano che il matrimonio di Aemond e Luke sia basato sul dovere. Credono che quei due abbiano tutti quei figli perché è un loro dovere portare avanti la casata e rafforzare il sangue della famiglia. I Verdi pensano che la loro sia un’unione fredda e distaccata perché…loro non conoscono l’amore e non lo sanno riconoscere nelle altre coppie e nelle altre famiglie. Nessuno dei Verdi è mai stato amato, Viserys li ha sempre trattati come scarti (senza motivo), quindi non riescono ad immaginarsi una famiglia dove l’amore, l’affetto e la devozione sono presenti, sia tra i coniugi e sia tra genitori e figli.
 
Paradossalmente, la persona che tra i Verdi arriva più vicina ad indovinare il reale rapporto tra Aemond e Luke è quel matto di Aegon. Infatti, nonostante Aegon non ci veda robe romantiche tra i due, perché non sa come sia fatto l’amore e non lo sa riconoscere, non gli è difficile capire che tra i due ci sia un vero e proprio desiderio, e che la lussuria sia una parte importante del rapporto tra suo fratello e loro nipote. E non ha torto quando dice che Aemond si è inzerbinato per Luke…un po' è vero…
 
 
--- Proprio sulla questione di Aemond zerbino di Luke sono state fatte un botto di domande a Corviids…
 
Corviids ha spiegato, appunto, che i Verdi (a parte Aegon) non vogliono accettare, o non si rendono conto, che Luke porta Aemond al guinzaglio come se sia il suo cagnolino, e se lo riesce a rigirare come vuole, ed è così ormai da 5 anni a questo punto della storia. Loro credono che Luke sia una mogliettina ubbidiente perché lui è riservato e non causa problemi, ma quello è solo perché tutto ciò che Luke deve fare è sbattere un po' le ciglia e forse farsi palpare un po' le cosce, per fare in modo che Aemond faccia tutto quello che Luke vuole. Luke gli dice “Salta”, ed Aemond risponde “Quanto in alto?”. Luke gli fa gli occhioni dolci e gli dice “Voglio Essos”, ed Aemond non gli lascia nemmeno finire la frase che è già in groppa a Vhagar pronto ad avere Essos in pugno. LOL. Hanno un rapporto idilliaco perché Luke porta Aemond al guinzaglio ed Aemond gli dice “grazie”.
 
In pubblico Luke si comporta da “mogliettina ubbidiente”, in privato sminuisce il marito nelle questioni politiche e mostra di superare in astuzia Aemond, solo per sfotterlo un po'. Luke era stato allevato per essere il successore del Serpente di Mare. Non importa quanto Aemond studi, non sarà mai in grado di superare Luke in furbizia. E poi, comunque, Aemond è semplicemente davvero tanto tanto tanto innamorato di Luke.
Ma della questione dei sentimenti di Aemond per Luke e di quelli di Luke per Aemond, parleremo più avanti…
 
 
--- La situazione del drago di Laena, figlia di Baela e Jace, è roba canon. Ovviamente la piccola Laena, nel libro, non era la figlia di Baela e Jace, ma era la figlia che Baela aveva avuto dall’uomo che ha poi effettivamente sposato, ovvero Alyn Velaryon, uno dei figli bastardi che Corlys ebbe da Marilda e che fece legittimare da Rhaenyra, e quindi Alyn era lo zio della stessa Baela (ed era un infedele traditore sforna-bastardi, ma vabbè).
 
Baela chiamò la sua primogenita Laena in onore della propria defunta madre, ma quando l’uovo della neonata si schiuse ne fuoriuscì un drago più simile a un serpente, cieco e senz’ali, che morse la piccola e le strappò un pezzo di braccio. E quindi il draghetto venne fatto fuori. Vi lascio la pagina Wiki della piccola Laena: https://awoiaf.westeros.org/index.php/Laena_Velaryon_(daughter_of_Alyn)
 
 
 
 
 
 
 
 
 

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** place at the table ***


- In questo capitolo avremo scambi di POV tra Aemond e Luke. Il primissimo POV è di Luke ed è ambientato nel passato, di preciso a quando Jace e Baela si sono sposati a Driftmark. Il resto del capitolo è invece ambientato nel presente, quindi ai fatti successivi alla morte di Vaemond, ed avremo anche la famosissima cena dell’episodio 1x08… Buona lettura! Nelle note a fine capitolo vi spiegherò perché c’è quel flashback di Luke ad inizio capitolo.
 
 
 
 
 
 
 
 
 

 
Le sabbie di Driftmark sembrano familiari e confortevoli sotto le dita dei piedi di Luke.
 
 
Il sedere gli affonda in profondità sul bagnasciuga mentre osserva i suoi gemelli inseguirsi, gli orli dei loro vestiti blu Velaryon abbinati si stanno inzuppando d’acqua di mare e si stanno sporcando di piccoli granelli di sabbia. Tra le dita cicciottelle di Saera c’è quello che sembra essere un qualche povero granchio malcapitato, strappato dalla sua casa marina per essere usato come arma prescelta della piccola principessa per tormentare il suo fratello gemello. I loro strilli di gioia e terrore si mescolano mentre corrono insieme lungo la riva, senza curarsi dei costosi vestiti che indossano, ma considerando il fatto che le stessi vesti di Luke sono ormai ricoperte di alghe e vetro marino, lui non può permettersi di giudicare. Per essere una bambina così piccola, Saera è dotata di discreta potenza, visto che quando inciampa nell’orlo del proprio vestito e vola dritto contro la schiena di Aenys, riesce a far ruzzolare entrambi per terra.
 
 
Immediatamente, Luke si prepara ad avere le braccia piene di bebè in lacrime in cerca di conforto, come al solito, ma, con sua sorpresa, solo un attacco di ridarella si fa sentire dai suoi gemelli intenti a dimenarsi. Su delle gambine barcollanti, Saera smonta dal fratello, cercando invano di strattonarlo per farlo mettere a sedere sulla sabbia. Entrambi trotterellano in modo goffo sulla sabbia, prima di rinunciare, preferendo starsene seduti per terra a lanciarsi delle manciate di sabbia l’una contro l’altro. 
 
 
Luke sospira, rilassandosi di nuovo nel suo angolino improvvisato e massaggiandosi il ventre appena visibile e rassodato. Le correnti di Driftmark sono fredde, ma le sabbie penetrano nei suoi muscoli doloranti, circondandolo come un caldo abbraccio. 
 
 
“Piuttosto irrequieti, questi tuoi figlioletti.” Luke si drizza subito al suono di quella voce familiare, una voce che è anche più calda delle sabbie di Driftmark. “Spero che non ti abbiano prosciugato troppo, bambino mio, anche se il tuo aspetto dice il contrario.” 
 
 
Lord Corlys abbassa lo sguardo su di lui con un sorriso che fa in modo che un’emozione infantile, a lungo repressa, fuoriesca dal profondo di Luke. Si muove per alzarsi, ma suo nonno si limita meramente ad alzare una mano.
 
 
“Non alzarti per me, ragazzo mio. Potrò anche essere vecchio, ma non sono così vecchio da non potermi sedere accanto a mio nipote.”
 
 
Malgrado la sua asserzione, Luke può sentire le ginocchia del Serpente di Mare scricchiolare mentre si inginocchia per prendere posto al suo fianco. Senza dire niente, Luke gli offre una mano, e l’anziano uomo gli dà una pacca di ringraziamento sulla spalla mentre la accetta. “Ora dimmi, perché ti stai nascondendo qui fuori, invece di socializzare tra gli invitati al matrimonio? Adesso sei un lord, Lucerys — non dirmi che ti sei dimenticato le mie lezioni?” Suo nonno parla con una sfumatura ironica, ma Luke riesce a dar vita solo a una debole risatina in risposta. 
 
 
Una forte brezza marina li sferza, e Luke si stringe le sue vesti intorno a sé. “Perdonami, Lord Corlys. I bambini stavano iniziando a fare i capricci e non volevo che causassero problemi.” 
 
 
L’intera casata reale sta presenziando alle nozze di Jacaerys e Baela.
 
 
Non c’è alcun dubbio che Luke provi tantissimo affetto per il suo fratello maggiore e per la sua sorella acquisita, ma non crede di poter sopportare anche solo un altro momento dell’osservare gli sguardi curiosi rivolti ai suoi figli da degli sconosciuti, e gli sguardi pieni di ostilità scambiati tra la sua famiglia e quella di suo marito.
 
 
La Regina Alicent e la madre di Luke sembrano ugualmente desiderose di passare del tempo insieme ai loro nipoti, ma non hanno alcuna voglia di passare quel tempo l’una con l’altra. In quest’ultima settimana lui non ha fatto altro se non cercare di accontentare entrambe le donne, e il tutto mentre Luke faticava a nascondere la terribile nausea causata dal bambino che porta in grembo.
 
 
Fortunatamente, il suo nonno paterno e la sua nonna paterna sono stati una fonte di distrazione, di cui aveva molto bisogno, dalle scomode politiche di corte; Aenys si è legato alla Principessa Rhaenys come un pesce all’acqua, e l’anziana donna sembra essersi malvolentieri affezionata al piccolo bimbo, mentre a Lord Corlys non mancano di certo racconti e regali con cui intrattenere entrambi i bambini. 
 
 
Sono passati quasi tre anni da quando i gemelli sono nati, quasi due anni da quando la sua famiglia con Aemond si è trasferita a Summerhall, e il suo zio-marito si è assicurato di rimanere accanto alla Regina e al Lord Primo Cavaliere. A Luke non dà particolarmente fastidio — anche se suo marito si era rifiutato di verbalizzarlo, lui riesce a vedere che una parte dell’uomo più grande soffre della mancanza di sua madre, proprio come a Luke manca la propria. 
 
 
“Nonno,” Luke si porta le ginocchia al petto, con gli occhi focalizzati sui propri figli, che continuano a sporcarsi sempre di più le mani nella sabbia. “Ce l’hai con me?” 
 
 
Corlys rilascia un suono sorpreso ma pensoso accanto a lui.
 
 
“Perché dovrei avercela con te, Principe Lucerys? A meno che tu non sia il capitano di quei dannati saccheggiatori che stanno dando problemi alle mie navi, non vedo un motivo per provare rancore verso un ragazzo come te.”
 
 
Abbassando lo sguardo sulle proprie mani, Luke strofina il pollice sulla pelle mangiucchiata della punta del suo indice. Lui sospira, “Ho causato problemi a tutti voi in altri modi. Per quanto riguarda Driftmark, non ho causato altro se non —“
 
 
“Niente di tutto questo è colpa tua, Luke.” Il tono della voce di suo nonno fa sì che Luke si volti e lo guardi.
 
 
Nella sua mente, Lord Corlys Velaryon è sempre stato un uomo formidabile — un capitano con esperienza e ben rispettato, che ha servito le loro terre più a lungo dello stesso Re in persona, addirittura. Luke non ha mai davvero notato quanto fosse vecchio suo nonno, visto che portava molto bene i suoi anni. Ma in quel momento, lui sembra stanco; il Lord delle Maree ha delle profonde rughe intorno agli occhi, e dei capelli che sono più grigi che argentati in stile valyriano, ormai. Questo è un uomo pronto ad essere un nonno e un mentore, e Luke era stato destinato a ricoprire quel ruolo di seguace per lui.
 
 
Invece, lui era stato dato via come una mera lady di basso lignaggio. 
 
 
Una vita appropriata per un ragazzo che non era mai stato degno del trono di legno, Luke pensa tra sé e sé. 
 
 
“Questa questione… va ben oltre te. La superficiale mancanza di rispetto della corona verso la nostra casata esisteva da molto prima che tu venissi al mondo.” Suo nonno mantiene una mano ferma sulla sua spalla. “Sei grande abbastanza da non ignorare la verità sulla storia complicata della nostra famiglia, ma non ti lascerò addossarti la colpa di un qualcosa in cui non avevi alcuna voce in capitolo. Lascia che sia Viserys il responsabile delle conseguenze della propria negligenza.” 
 
 
Luke non riesce ad evitare di ridacchiare. “Non ho mai sentito un uomo parlare in modo così impudente di Sua Grazia. Daemon si infurierebbe se adesso ti stesse ascoltando.” 
 
 
Suo nonno sorride, la pelle scura gli si arriccia intorno agli angoli della bocca e intorno agli occhi. “Avevo già completato i miei primi viaggi quando Daemon non era altro se non un marmocchio non ancora svezzato dal seno di Alyssa. L’ira di Daemon viene temuta solo da coloro che non sono stati testimoni di un’ira ben più spaventosa — ricordati che è stata la mia incantevole moglie a corteggiarmi.”
 
 
Ridendo quietamente, Luke fa tornare la propria attenzione sulla riva.
 
 
Con le braccia incrociate sulle ginocchia, ci poggia sopra il mento e si immerge nella vista di suo figlio e di sua figlia che giocano allegramente, senza avere nessuna preoccupazione al mondo. Certi giorni, Luke sente che dovrebbe essere più di questo — che fin dalla nascita le sue responsabilità erano sempre state destinate ad essere più del semplice allevare i suoi figli, e che adesso lui non sta adempiendo a tali responsabilità.
 
 
Il suo fratello maggiore, ora sposato, adesso ricoprirà il ruolo di Principe di Roccia del Drago ancora più seriamente rispetto a prima, ed è probabile che Luke abbia ormai spostato il fardello di un titolo di lord su un ignaro Joffrey. Era il dovere di un figlio maschio di qualsiasi grande casata servire la propria famiglia in qualunque modo ritenuto necessario. Luke dovrebbe aspirare a fare di più di quel che fa. 
 
 
Eppure lui è felice. Vive una vita agiata con due figli che adora — e allora perché gli sembra di star tradendo non solo se stesso ma anche la sua intera casata per il fatto di essere così facilmente soddisfatto? 
 
 
“Non c’è da vergognarsene.” Corlys dice improvvisamente. Luke sbatte le palpebre risvegliandosi dai propri pensieri, confuso. “Non tutti abbiamo la possibilità di avere una scelta su dove il destino ci farà finire, ma ci viene data la scelta di decidere come conviverci.”
 
 
Col viso infiammato, Luke abbassa lo sguardo sulle proprie mani, imbarazzato dall’aver accidentalmente espresso i propri pensieri ad alta voce.
 
 
“Sei felice, ragazzo mio?” 
 
 
Luke apre la bocca, ma la richiude prontamente.
 
 
Dal giorno in cui aveva sposato suo zio, Luke non riesce a ricordare un momento in cui qualcuno gli avesse chiesto della sua felicità. 
 
 
Dopo il suo ritorno dalle Isole di Ferro, Aemond si è comportato come un padre cordiale e un marito generalmente rispettabile. Ne è derivato quello che Luke potrebbe considerare un matrimonio favorevole per entrambi. Hanno iniziato solo di recente a condividere il letto coniugale con più frequenza, e quelle notti hanno dato come risultato proprio il bambino che in quel momento sta crescendo nel grembo di Luke.
 
 
Sarebbe ingenuo da parte di Luke pensare che quello che hanno lui ed Aemond vada oltre un semplice desiderio di espellere della lussuria repressa; sono devoti l’uno all’altro, ma loro non sono per niente come sua madre e Daemon, o anche Corlys e Rhaenys. Aemond non è gentile, ma non è nemmeno crudele. È più di quanto Luke si meriti perché, anche dopo tutti questi anni, il peso di un singolo occhio incombe sulla loro unione.
 
 
La cosa peggiore, però, è che Luke è troppo codardo per dire qualcosa a riguardo. 
 
 
“Sei innamorato della Principessa Rhaenys, Nonno?” Luke domanda, come se ci sia davvero bisogno di chiederlo. 
 
 
Suo nonno lo fissa per un breve istante, prima di irrompere in una sonora risata.
 
 
“Lei è la ragione per cui il mio cuore batte ancora dopo tutto quello che ho affrontato. Come potrei non amare una donna che era stata disposta a fronteggiare Jaehaerys in persona, esigendo di ricevere la mia mano in matrimonio?”
 
 
Luke fa un verso d’assenso, riabbassando lo sguardo sulle proprie mani. Sta avendo un pensiero davvero stupido; non esiste un mondo in cui Luke potrebbe mai nemmeno immaginare di essere tenuto in così alta considerazione nella mente di Aemond, nel modo in cui Corlys invece fa con Rhaenys. Non c’è niente di forte, nobile o bello riguardo Luke — lui è soltanto il ragazzo che suo zio è stato costretto a doversi sorbire.
 
 
“Nonostante quello,” Suo nonno continua. “Non ho sempre conosciuto le vie del cuore. Sì, sono sposato da moltissimo tempo, ragazzo mio, ma ho anche avuto modo di ambientarmi nella mia unione con tua nonna.” Una grossa mano usurata racchiude la sua. “Dagli tempo, Lucerys — prendi quel poco di saggezza che questo vecchio uomo ha da impartirti, e smettila di dubitare della tua stessa mente.” 
 
 
Luke traccia le profonde crepe e grinze sulle mani logore di suo nonno, prima di annuire. Lui vorrebbe essere coraggioso come suo nonno — essere perfetto e aggraziato come sua madre. Lui è la madre di due, presto tre, bambini splendidi, e non riesce ancora a trovare il coraggio di chiedere scusa al padre dei suoi figli per qualcosa che era accaduto nella loro infanzia. 
 
 
Il suo zio-marito probabilmente non arriverà mai ad amare Luke nel modo che lui tanto invidia, ma Aemond rende esasperatamente facile desiderare che invece lo faccia. 
 
 
Kēpa! (Papà!)” L’urlo euforico di Saera risuona così fragorosamente che fa sussultare Luke sul posto, il cuore gli batte all’impazzata dalla sorpresa, mentre guarda la piccola bimba alzarsi dalla sabbia su delle gambine barcollanti per poi sfrecciare nella direzione alle loro spalle. Sua figlia sferza accanto a loro in un turbinio di sabbia, e Luke riesce a sentire il tonfo eloquente del corpicino della piccola che si scontra con un altro corpo. “Kēpa, guarda che bello!”
 
 
Luke si volta per vedere Aemond prendere in braccio la loro figlioletta, che gli sta spingendo un pezzo di vetro marino blu contro la faccia, senza troppa grazia. Aemond finge interesse, posizionandosi meglio la piccola bimba tra le braccia, prima di continuare a camminare in direzione di Luke. 
 
 
Un peso compare sul bacino di Luke, e lui abbassa lo sguardo per vedere Aenys accoccolato contro di lui, con un abbinato pezzo di vetro marino verde tra le sue manine.
 
 
“Ho trovato questo, Muña (Mamma).” Suo figlio lo posa goffamente sulle gonne della vestaglia di Luke. “Per te. È bello come Muña.”
 
 
Luke non riesce ad evitare di tubare, afferrando il pezzo di vetro e facendolo rotolare tra le dita. “Grazie, tesoro mio. È davvero stupendo.” Posa un bacio sulla soffice testolina di Aenys. 
 
 
Aemond si ferma dietro di loro, passando lo sguardo da Luke a suo nonno. “Lord Corlys, ti prego di perdonare la mia interruzione — sono semplicemente venuto a recuperare la mia famiglia prima del tramonto del sole.” Saera sembra abbastanza contenta della presenza del proprio padre, la piccola bimba sta già nascondendo il suo visino contro la curva del collo di Aemond. 
 
 
Corlys stringe la spalla di Luke un’ultima volta, prima di rialzarsi.
 
 
È solo quando i due uomini se ne stanno in piedi fianco a fianco che Luke si rende conto di quanto Aemond sia invecchiato da quando si sono sposati. Non è nulla di terribilmente ovvio, solo dei piccoli dettagli che una persona che ha passato un lasso di tempo significativo in sua presenza noterebbe: i suoi capelli corti rivelano quanto i suoi lineamenti siano divenuti affilati, e le sue spalle si sono riempite di muscoli in modo bellissimo per via delle ore d’allenamento insieme al crescente presidio di Summerhall.
 
 
Aemond sembra un lord maturo; ora lui è un uomo che riesce ad esigere rispetto anche solo con uno sguardo. Luke si sente incredibilmente piccolo quando gli è accanto. ‘Birdbones’, Ossa di uccellino*, Aemond lo aveva scherzosamente chiamato una volta, più simile a un Arryn che a un uomo di Casa Strong. 
 
 
“Stavamo giusto parlando di come il Principe Lucerys si sta adattando alla vita da uomo sposato. Summerhall è terribilmente lontana da qui, e Luke non è a corto di persone che desiderano per lui nient’altro che una vita felice, come sono sicuro tu sappia bene.” C’è un accenno di qualcosa di sinistro nella voce di suo nonno, e Luke trattiene una risatina al tentativo di minaccia dell’uomo più anziano.
 
 
In modo prevedibile, le parole del Serpente di Mare colpiscono il suo zio-marito, e il corpo di Aemond si irrigidisce lievemente. Corlys distoglie il suo sguardo da Aemond per guardare di nuovo Luke.
 
 
“Stammi bene, nipote. Ti vedrò domattina a colazione.” 
 
 
Con quello, il nonno di Luke inizia a camminare verso Altamarea, ma non prima di rivolgere un’ultima occhiata ad Aemond. Luke osserva la figura in ritirata di quell’uomo fino a quando Aenys non inizia ad agitarsi sul suo bacino, incurvandosi di più nel tessuto della vestaglia di Luke nel modo in cui fa sempre quand’è irritato. 
 
 
“Hai freddo, piccolino?” Aprendosi il mantello, Luke fa accoccolare suo figlio più vicino al proprio petto, avvolgendo il mantello intorno a entrambi. “Farò in modo che le domestiche preparino un bagno ai bambini.” Lui aggiunge, guardando di nuovo Aemond.
 
 
Suo marito fa un verso d’assenso come risposta, il suo occhio guarda prima loro figlio, per poi spostarsi su Luke. “E tu?”
 
 
Luke aggrotta le sopracciglia confuso. “Anche tu ti farai il bagno?” Aemond chiarisce, con le labbra che gli si alzano in un lieve sorriso. “Non ho alcun desiderio di dividere il letto con un ragazzo che puzza di pesci e di mare — non sono un marinaio.”
 
 
Col viso che si infiamma, Luke distoglie lo sguardo.
 
 
Gli appartamenti per gli ospiti che sono stati dati loro ad Altamarea erano stati forgiati per ospitare separatamente sia loro due e sia i loro bambini; durante la terza notte, Luke aveva ceduto e si era addormentato di proposito nel letto di Aemond, mentre lui si stava occupando di altre questioni, nella speranza che l’uomo non se ne sarebbe accorto e non l’avrebbe cacciato via. Tra l’allevare i loro gemelli e il loro giovane protetto, Toron, l’addormentarsi al fianco di Aemond era diventata un’indispensabile fonte di conforto. Anche quando non c’era dell’intimità, la sola sensazione del calore di suo marito accanto a lui era abbastanza da alleviargli la mente. 
 
 
Saera sbadiglia, premendo di più il suo faccino contro il collo di Aemond. Aenys fa una cosa simile tra le braccia di Luke, i suoi occhi viola si stanno chiudendo mentre Luke lo culla da un lato all’altro. Lui osserva mentre Aemond si sistema meglio la loro figlioletta tra le braccia, così che lei possa riposare più comodamente, prima di allungare una mano e di massaggiarsi la cicatrice che ha sul viso. 
 
 
Qualche volta la benda gli irrita la pelle; la cicatrice diventa arrossata e infiammata, e solo degli speciali unguenti fatti da Maestro Anson riuscivano a lenire la ferita. 
 
 
“Vorresti bere qualcosa con me?” Luke dice quasi senza fiato, le parole gli fuoriescono dalle labbra prima che possa riconsiderare il loro intento. Una veloce espressione sorpresa guizza sul viso di Aemond, e Luke farfuglia, sempre più imbarazzato. “Dopo che i bambini saranno stati messi a letto a dormire, ovviamente.” Lui aggiunge velocemente.  
 
 
Per un attimo, Aemond non risponde, il suo occhio è intensamente concentrato sul viso di Luke. Il silenzio innaturale viene rotto solo dall’infrangersi delle onde e dal quieto russare di Saera.
 
 
Alla fine, suo zio prende un profondo respiro e distoglie lo sguardo. 
 
 
“Vieni,” Aemond allunga una mano verso di lui, accarezzando leggermente la parte superiore della testa di Luke, prima di fargli segno di alzarsi. “Non permetterò che la mia famiglia si prenda un raffreddore.” 
 
 
Senza dire una parola, Luke accetta quella mano. 
 
 
 

 
 
 
Lucerys giocherella sempre con le proprie mani quand’è nervoso. Aemond aveva notato che ad un certo punto suo nipote aveva iniziato a distruggersi e mangiucchiarsi le unghie, quindi è diventata un’abitudine per Aemond offrire all’uomo più giovane una delle proprie mani così che possa giocherellarci, come se Luke fosse Gaemon, che non riesce a resistere nemmeno per pochi secondi prima di iniziare a strattonare un qualche tipo di gioiello. 
 
 
Luke gli tiene la mano sotto l’ampio tavolo, le dita tracciano le linee del palmo di Aemond e fanno girare occasionalmente gli anelli che gli fanno da accessorio sulle nocche.
 
 
Il Re deve ancora arrivare alla cena, come devono ancora arrivare anche la Regina e la sorella più grande di Aemond. Invece, Aemond e Luke se ne stanno entrambi seduti quietamente accanto ai loro due figli maggiori, che sono entrambi occupati a punzecchiarsi e spingersi a vicenda presi dalla noia.
 
 
Di fronte a loro sono seduti i suoi nipoti più grandi, Jacaerys e Joffrey, e accanto a loro siedono Aegon e Daeron. Helaena, in contrasto, è seduta di fianco ad Aemond insieme ai propri figli, e i posti vuoti accanto a loro verranno senza dubbio riempiti da Otto e dalla loro madre. 
 
 
“Ahia!” La voce di Saera rompe il silenzio teso. “Muña, Aenys mi ha colpita.” Luke sobbalza sulla sua sedia, con la mano che stringe improvvisamente quella di Aemond.
 
 
Suo marito ha passato la scorsa mezz’ora o giù di lì facendo ogni cosa in suo potere per evitare lo sguardo degli altri; la piccola bravata di Aemond nella Sala Grande aveva provocato non poco scompiglio, ed era stato solo per la grazia di essere il figlio del re che Aemond non era finito nelle celle nere. Luke aveva finto di essersi arrabbiato che Aemond avesse fatto qualcosa di così violento davanti ai loro figli, ma Aemond aveva visto il modo in cui le guance di Luke si erano fatte tutte rosse mentre il sangue e il cervello di Vaemond venivano ripuliti da One-Eye. Anche se non è impaziente di ricevere la predica imminente che sua madre e suo nonno sicuramente gli elargiranno, ad Aemond non importa minimamente. 
 
 
Vaemond aveva insultato la sua famiglia — non meritava nient’altro che la morte. 
 
 
Lyka, tala (Calmati, figlia).” Aemond lancia un’occhiata a Saera, che si acciglia di rimando guardandolo. Accanto a lei, Aenys sta sorridendo nel proprio bicchiere, la birra annacquata gli sta facendo arrossare leggermente il suo piccolo viso.
 
 
I suoi due figli più grandi sono sempre stati i più difficili della sua prole; nati dallo stesso ventre, a quanto pare sono completi solo quando si comportano da completa seccatura l’una per l’altro. 
 
 
La mancanza di reazione di Aemond verso il broncio di sua figlia fa in modo che la bambina smetta velocemente di tentare di far finire il suo gemello nei guai. Con la coda del suo occhio rimanente, vede le labbra di Luke muoversi verso l’alto, dando vita in modo tremolante ad un sorriso piccolo ma riconoscente. 
 
 
Come risposta, lui torna a lasciare che suo nipote giocherelli col palmo della sua mano. 
 
 
Aegon è nel mezzo del fare un altro commento crudo verso un Joffrey dall’aspetto molto volubile, quando le porte della sala vengono aperte e viene annunciato l’arrivo del Re.
 
 
Istantaneamente, Luke si alza in piedi e fa cenno ai loro figli di fare lo stesso — con le teste abbassate come segno di rispetto, mentre Viserys fa la sua entrata, con Rhaenyra, Daemon, sua madre e il Primo Cavaliere al seguito.
 
 
In una pietosa dimostrazione di regalità, due cavalieri della Guardia Reale devono aiutare quel vecchio decrepito a zoppicare verso il suo posto a capotavola.
 
 
Aemond sente Saera squittire, silenziosa quanto un topolino, ma facilmente riconoscibile dall’uomo che si occupa di lei da quand’è nata. È una visione orribile che fa trasalire la figlia maggiore di Aemond: metà del viso del Re sembra essere in putrefazione sotto una maschera dorata decorata in modo appariscente. Aemond non ha mai considerato suo padre un uomo regale come invece gli piace dipingersi, e la vista di lui avvizzito e disfigurato sta solo rafforzando quella convinzione. 
 
 
Dare voce a quei pensieri porterebbe qualcuno a percepire Aemond come un ingrato. Ma anche se era stato sotto il diretto comando di Viserys che gli era stato dato Luke, Aemond era sposato con l’uomo più giovane solo da sette anni — lui aveva passato il triplo di quel tempo con solo il freddo disinteresse di un padre come suo unico legame con l’anziano uomo. 
 
 
“Accomodatevi.” Viserys dice con affanno, sprofondando sulla propria sedia.
 
 
Tutti loro prendono posto seduti al tavolo, ed Aemond nota, anche in una casata grande quanto la loro è diventata, che mancano alcune facce.
 
 
Gaemon e Valerion sono già stati messi a letto, mentre Naerys è a riposare al sicuro nelle vecchie stanze dei gemelli, per tenerla il più lontano possibile dal trambusto della cena. A differenza di com’era stato nella Sala Grande, c’è la notevole mancanza dei tre marmocchi più piccoli di Rhaenyra, che prima erano stati incollati a Rhaena.
 
 
La più giovane delle figlie gemelle di Daemon è invece occupata a stuzzicare il proprio calice come se le avesse fatto un torto. Per l’intera serata, lei e il più giovane dei ragazzi Strong non si sono ancora scambiati neanche una parola, e Daeron ha similmente passato il suo tempo a guardare male quei due. 
 
 
Dei piatti colmi di cibo iniziano a venir distribuiti sul tavolo, e Luke rimprovera quietamente Saera quando la bambina cerca immediatamente di afferrare il piatto di biscotti al miele che ha di fronte.
 
 
Non prima che il Re si prenda la sua parte, suo marito sibila mentre picchietta con un dito il dorso della mano della bambina. È solo dopo che il piatto di Viserys è pieno di cibo che probabilmente non può nemmeno mangiare, che il resto del seguito reale inizia a prendere le proprie porzioni. Senza dire una parola, Aemond passa a Luke un piatto di airone arrosto, e suo nipote è veloce nell’assicurarsi che i bambini si prendano delle ampie porzioni di selvaggina e verdure. 
 
 
“Mi riempie il cuore di felicità,” Viserys parla senza fiato, indicando lentamente col bracco i presenti al tavolo. “E allo stesso tempo di dolore vedere questi volti intorno al tavolo.”
 
 
Aemond lancia un’occhiata in direzione di sua madre e vede una smorfia addolorata sul suo viso, condivisa anche da Rhaenyra. C’è della tensione palpabile a riempire la stanza, eppure Aemond si accorge che, stranamente, non se ne sente affetto; anche se un tempo la sua mente era consumata dal desiderio di servire sua madre e marciva per via dell’animosità nei confronti di suo padre, adesso ci sono soltanto pensieri per la sua famiglia.
 
 
Aenys e Saera volevano esplorare la Fossa del Drago prima di tornare a Summerhall. I vestiti di Gaemon e Valerion sono già diventati troppo stretti. Naerys ha bisogno di una nuova arpa. 
 
 
Ritornare nella sua casa d’infanzia è servito solo a ricordare ad Aemond quanto non gli mancasse.
 
 
Nonostante il persistente caldo soffocante di Approdo del Re, alle stanze della Fortezza Rossa manca del tutto il calore racchiuso dentro Summerhall. Al momento del loro arrivo, le vecchie stanze di Aemond erano state preparate per la prima volta da quasi sette anni.
 
 
Molte cose sembrano essere rimaste esattamente com’erano prima della sua partenza per Summerhall; pile di libri poggiati accanto alla scrivania, e scheggiature nella mobilia di quando inciampava goffamente nelle cose dopo aver perso l’occhio. Erano tutte cose che immortalavano un’infanzia che lui si era lasciato da un pezzo alle spalle. Aveva passato degli anni in quelle stanze, ma era stato solo quando Luke aveva gettato sbrigativamente sul pavimento i propri indumenti da volo, in un mucchio disordinato, che quelle stanze avevano iniziato ad avere una qualche sembianza di casa. 
 
 
Viserys continua a blaterare cose, dalle sue labbra putrefatte scivolano fuori le parole di un uomo in fin di vita che sta cercando di mostrare pentimento, e le dita agili di Lucerys trovano quelle callose di Aemond sotto al tavolo. Suo nipote giocherella con l’anello di smeraldo che adorna l’indice di Aemond, facendoci tintinnare contro accidentalmente il proprio anello di zaffiro. 
 
 
“Cerchiamo di non mantenere più dei risentimenti,”
 
 
La collisione del proprio anello contro quello di Luke rilascia un leggero rumore che sembra più un tuono nelle sue orecchie. Lancia un’occhiata al suo irrequieto marito e Luke alza lo sguardo su di lui con un sorriso imbarazzato. Il viso di suo marito è arrossato, le sue guance sono dello stesso colore del vino che gli macchia le labbra. Sette anni, e suo marito si comporta ancora come un bambino annoiato che ha bisogno di divertimento. 
 
 
Aemond picchietta il proprio anello contro quello di Lucerys come risposta. 
 
 
“Nei nostri cuori.” Il Re termina. 
 
 
Suo marito ride dolcemente, prima di far tornare la propria attenzione sulla conversazione intorno al tavolo.
 
 
Dal suo profilo, Aemond può vedere ogni dettaglio dei tratti dell’uomo più giovane, illuminati dalla luce di molte candele — gli sprazzi di lentiggini sulle sue guance morbide e il modo in cui le sue ciglia svolazzano quando si guarda intorno. Il modo in cui Lucerys contrae inconsciamente il suo naso all'insù, iniziando a mordicchiarsi il labbro inferiore quando Rhaenyra comincia a parlare. Al di fuori della sua pelle di porcellana, a Lucerys mancano i tratti di un Valyriano. Lui è morbido dove Aemond invece è tagliente, e i suoi capelli scuri gli incorniciano il viso pallido come la notte che circonda la luna.
 
 
In un certo senso, i loro figli dai capelli chiari non sono molto diversi da delle stelle che si aggrappano al cielo notturno che è suo marito. 
 
 
Dall’aspetto semplice. Era così che un tempo Aemond considerava Lucerys. Ma in una famiglia come la loro, Luke è totalmente unico. 
 
 
“Al Principe Aegon e…” La voce del suo nipote più grande lo risveglia dai suoi pensieri. “Al Principe Aemond.”
 
 
Aemond distoglie infine lo sguardo da suo marito per guardare Jacaerys. Il maggiore dei ragazzi Velaryon è un uomo adulto, ma lui guarda ancora Aemond con una falsa sicurezza — non molto diverso da un bambino che aveva avuto bisogno di essere difeso dal suo fratellino ancora più piccolo. Luke cambia posizione sulla propria sedia, con la mano che stringe la sua, ed Aemond tiene sotto controllo la propria espressione.
 
 
“Non ci vediamo per bene da quelli che mi sembrano anni, ma ho dei cari ricordi della nostra giovinezza condivisa.” Jace sorride in modo laconico. “Principe Aemond, siamo stati in disaccordo in passato, ma come cognati e come uomini, spero che potremo essere di nuovo amici e alleati.” Alza il suo calice. “A voi e alla salute delle vostre famiglie, cari zii.”
 
 
Aemond non ha bisogno di avere due occhi per sapere quando ce ne sono molteplici su di lui, così lui prende in mano il proprio bicchiere e lo solleva. “E anche alla tua.”
 
 
“Vorrei brindare a Rhaena.” Helaena si alza dalla sua sedia, barcollando leggermente mentre alza il proprio bicchiere mezzo vuoto. “Presto sarai sposata. Non è così male — la maggior parte del tempo ti ignora… a parte quando è ubriaco.”
 
 
Delle risate sparse riempiono la sala, e Aegon lancia un’occhiata prima ad Aemond e poi a Lucerys. “Allora nostro fratello dev’essere un ubriacone,” Suo fratello sorride in modo ampio. “Cinque piccoli… pargoletti in così poco tempo — quand’è stata l’ultima volta che mio fratello non ti ha farcito per bene, caro nipote?”
 
 
Aemond serra la mascella, con le dita che prudono dalla voglia di allungarsi oltre il tavolo per sbatterci sopra la faccia di Aegon fino a fargli frantumare tutti i denti. 
 
 
“I nostri figli sono la linfa vitale di Summerhall, Zio Aegon.” Lucerys accarezza la parte superiore della testa di Aenys. “E sono molto orgoglioso di essere effettivamente presente a crescere i miei bambini.”
 
 
L’aria si inacidisce, e Aemond prende un sorso di vino per nascondere il sorriso che si sta allargando sul suo volto.
 
 
Helaena, che è molto più brilla di Luke, scoppia invece a ridere e sputacchia il proprio vino. Le quieti risate tornano, e Aemond si rilassa di nuovo sulla propria sedia.
 
 
“Bene,” Il Re dice debolmente. “Fate partire un po’ di musica.” 
 
 
La melodia suonata è gioviale, e Saera si drizza subito sulla propria sedia.
 
 
“Kēpa!” Lei strilla, alzandosi all’improvviso. “Mi fai girare?” Quella è l’idea che sua figlia ha del ballare: Aemond che tiene alzate le loro mani in aria mentre volteggiano e inciampano intorno a lui nei loro vestiti costosi. Summerhall è un posto tranquillo e privo di giovani compagni di gioco per i bambini, così loro spesso cercano di trovare dell’intrattenimento con lui. Quando Aenys o Toron rifiutavano le sue suppliche, Saera lo implorava di ballare insieme a lei, con Naerys seduta sul bacino di Luke a battere le mani al ritmo dei passi della sua sorella maggiore, mentre lei saltellava in tondo intorno a lui.
 
 
Aemond posa sul tavolo il proprio bicchiere, lanciando un’occhiata a sua figlia. “Hai la possibilità di ballare con me quando vuoi, tala – va’ a passare del tempo coi tuoi cugini.”
 
 
I figli di Helaena sono davvero strani; Jaehaera parla raramente, e più Jaehaerys cresce e più inizia a rassomigliare Aegon. Nonostante il fatto che è un po’ più grande di Naerys, Maelor è più simile al piccolo Gaemon rispetto a Aenys nel modo in cui si comporta. Aemond non ha indagato troppo a riguardo, ma non lo sorprenderebbe venire a sapere che quei bambini socializzano di rado con altre persone al di fuori della loro madre e dei loro nonni. 
 
 
Saera grugnisce, prima di scivolare fuori dal proprio posto e di trascinare un Aenys ignaro insieme a lei. “Non ho intenzione di andarci da sola,” Lei sussurra al proprio fratello. “Nostro cugino Jaehaerys ha sei dita delle mani sei dita dei piedi.” 
 
 
Aemond osserva sua figlia e suo figlio scorrazzare verso i loro cugini, e Luke ridacchia accanto a lui. “La sua bocca un giorno le causerà problemi.” Suo nipote si versa dell’altro vino. “Oserei dire che la vizi troppo, mio Lord.” Quel titolo viene pronunciato da delle labbra ammiccanti, con della malizia allacciata ad ogni sillaba. 
 
 
“Preoccupati della tua di bocca, taoba (ragazzo).” 
 
 
Lucerys sorride in modo ampio, prendendo un lungo sorso del proprio vino. “A te la mia bocca piace parecchio, qybor (zio).” 
 
 
Gli ci vuole tutto il suo autocontrollo per non afferrare il suo ridacchiante nipote. Invece, Aemond si limita meramente a sbuffare col naso, allungando una mano per riempirsi il piatto con dell’altro montone.
 
 
Al centro della sala, Saera ha costretto sia Aenys che Jaehaerys a seguirla in un valzer impacciato, ridendo sguaiatamente ogni volta che il nipote di Aemond inciampa nei propri piedi o ogni volta che Aenys resta incastrato nelle gonne del suo vestito. Con sua sorpresa, Jacaerys ed Helaena si sono uniti a loro al centro della sala; sua sorella gli gira intorno con delle risate ubriache, e il suo nipote più grande la asseconda con un proprio sorriso sul volto. È piuttosto improprio – sono entrambi sposati con altre persone, ma la moglie di Jace è notevolmente assente, e Aemond non vuole illudersi col credere che Aegon sia mai abbastanza lucido da provare qualcosa riguardo il comportamento di sua sorella. Helaena ride felicemente, saltellando intorno a Jacaerys, e Aemond prende un sorso del proprio vino.
 
 
I matrimoni degli altri non sono affar suo.  
 
 
Anche se, Aemond preferirebbe tagliare via la mano di un uomo dal braccio prima di permettere a chiunque altro di invitare Lucerys a ballare in modo simile. 
 
 
Lui sta prendendo un morso del proprio cibo, contento di mangiare a sazietà e di ascoltare Lucerys blaterare, quando un rumore sfrigolante gli riempie le orecchie, così alza lo sguardo per vedere cosa gli è stato posato davanti.
 
 
È un maiale – grosso e con della brasatura che ha fatto diventare ambrata la pelle un tempo rosa. Non ha bisogno di distogliere lo sguardo dal maiale per sapere che era Aegon quello che aveva iniziato a ridere a quella vista. 
 
 
Un’altra risatina, più dolce e meno maliziosa, scoppia accanto a lui. Il viso di Lucerys è completamente arrossato per via dell’alcol, i suoi occhi sono leggermente sfocati mentre guarda il maiale. Sbuffando col naso, Aemond prende un pezzo di carota dal piatto da portata, e lo spinge nella bocca ridacchiante di suo marito. 
 
 
“Ti credi divertente, nipote?” Lui sussurra, abbassando la testa per poter guardare direttamente suo marito. 
 
 
Lucerys sbatte le palpebre come un gufo guardandolo, i suoi denti da coniglio mordicchiano la carota. Del sugo gocciola dalle labbra sporche di vino di Lucerys, e le mani gli prudono dalla voglia di tenergli la mascella e leccarglielo via. 
 
 
“Potrei chiederti la stessa cosa, marito.” 
 
 
 

 
 
 
Luke barcolla come un cerbiatto appena nato mentre lui e suo marito guidano i loro figli per farli tornare nelle stanze per i bambini. Il vino gli offusca i bordi della vista, ma la mano di Aemond sulla parte bassa della sua schiena aiuta a tenerlo coi piedi per terra. Saera oscilla in modo assonnato, col corpo accasciato contro Aenys. Quando alla fine si fermano davanti alle stanze per i bambini, Aemond annuisce al cavaliere presente e la porta viene aperta. 
 
 
È tutto silenzioso dentro la camera da letto, gli unici rumori che riempiono la stanza sono lo scoppiettio del fuoco nel camino, e il russare di Gaemon da dov’è accoccolato accanto a Valerion nella loro culla.
 
 
È tardi – è molto più tardi di quanto di solito era permesso ai bambini di restare svegli, ma Naerys se ne sta seduta davanti al camino invece di essere nel letto designato per lei e per i gemelli. La testolina della piccola si volta in direzione della porta quando viene richiusa, ma lei non si muove per alzarsi o per spostarsi dalla sua postazione. Confuso, Luke lascia il fianco di Aemond per avvicinarsi alla sua figlia femmina più giovane. 
 
 
“Perché sei ancora sveglia, tesorino?” Dietro di loro, Saera e Aenys inciampano entrambi verso l’armadio per cambiarsi nei loro pigiami. 
 
 
Naerys canticchia tra sé e sé, giocherellando con qualcosa che tiene in mano. “Non riuscivo a dormire, Muña. Mi dispiace.” Luke sospira, accarezzandole la parte superiore della testa.
 
 
“Ancora dei brutti sogni, tesoro mio?” Lui domanda. Facendo attenzione, Aemond prende in braccio la loro figlioletta, e Naerys si rilassa tra le sue braccia. La loro bambina scuote la testa, più concentrata sull’oggetto che ha tra le mani. Luke aggrotta le sopracciglia. “Cos’è che hai in mano?” Naerys allunga la sua manina, mostrando il giocattolo a lui e Aemond. Non è uno che Luke riconosce; è la statua di legno di un cervo, non tanto diverso dal sigillo di Casa Baratheon che avevano visto quando avevano riconsegnato il giovane Royce alla sua famiglia nel loro tragitto verso Approdo del Re. 
 
 
Aemond si acciglia osservando quell’oggetto, strappandolo dalla mano di Naerys. “Dove l’hai preso, piccolina?” Naerys sbadiglia tra le braccia di suo padre.
 
 
“Me l’ha dato l’uomo con tre piedi.” 
 
 
Luke lancia un’occhiata a suo marito, confuso – un’occhiata condivisa dall’uomo più grande.
 
 
Aemond posa il giocattolo sulla cappa del camino, portando poi Naerys fino al suo letto. Anche Saera e Aenys hanno già entrambi trovato posto lì, i capelli sciolti della loro bambina sono già un disastro disordinato che si attacca alla faccia di suo fratello. Aemond posa gentilmente Naerys sopra il letto, e la loro figlia femmina più giovane si accoccola su Saera come se sia un istinto. Luke si prende il tempo per baciare ognuna delle loro soffici testoline, prima di permettere ad Aemond di guidarlo fuori dalla stanza. 
 
 
Il giocattolo a forma di cervo sembra fissarlo mentre se ne va. 
 
 
Il tragitto per tornare nelle loro stanze è silenzioso, con Aemond immerso nei propri pensieri mentre guida Luke con una mano sulla sua schiena. La propria mente invece è ancora annebbiata dal vino, e tutto quello che Luke vuole fare è accoccolarsi accanto a suo marito e dormirci sopra. Stanco, Luke si lascia venire praticamente trascinato verso le loro stanze, coi piedi che strisciano sul pavimento. 
 
 
Aemond si ferma improvvisamente e Luke barcolla, cadendo quasi per terra prima di farsi stabilizzare da suo marito. 
 
 
Otto Hightower è una figura minacciosa, mentre fissa Luke come se non sia molto meglio della merda di cavallo sotto i suoi stivali. Lentamente, Aemond si tira Luke più vicino, fino a quando non è leggermente nascosto dietro la sua schiena. Il Primo Cavaliere gli lancia una breve occhiata, prima di guardare direttamente Aemond.
 
 
“Mio Lord Primo Cavaliere,” Aemond dice, con voce piatta, anche se c’è una sfumatura strana nel suo tono con cui Luke è ormai diventato familiare. “E’ tardi, a cosa dobbiamo il piacere?” Luke vede il modo in cui la mano di suo zio si contrae, la sua mano cerca istintivamente la spada che di solito è allacciata lì al suo fianco. 
 
 
Lord Hightower stringe le mani dietro la schiena. “Chiedo perdono, Principe Aemond… e Principe Lucerys. Avevo l’impressione che ti fossi già ritirato a letto, e stavo sperando di poter parlare con mio nipote.” 
 
 
Una canaglia di vipera, la voce di Daemon si fa sentire nella sua testa. Otto Hightower è il peggiore di tutti loro, e la sua mera presenza è soffocante come un serpente attorcigliato intorno alla gola di Luke. 
 
 
Passa il peso da un piede all’altro dietro Aemond, con le mani che si stringono nel tessuto che ricopre la schiena di suo marito. 
 
 
“Bè, come puoi vedere, mio marito è ancora sveglio. Qualsiasi cosa tu abbia bisogno di dirmi può attendere fino a domattina.” Aemond si muove per aprire la porta delle loro stanze. “Adesso, se vuoi scusarci – mio marito ha bisogno di riposo.” Il Primo Cavaliere del Re tiene d’occhio Luke mentre Aemond lo fa entrare nella stanza.
 
 
“C’è molto di cui discutere, Principe Aemond.” Sente Otto dire.
 
 
“Dormi bene, Lord Primo Cavaliere.” Luke non ha bisogno di guardare suo marito per sapere quanto sia tesa la sua mascella. 
 
 
La porta si richiude in modo leggermente più rumoroso di quanto sia appropriato, ed entrambi restano in silenzio per un lungo momento. Con lo sguardo fisso sul loro camino acceso, Luke osserva il modo in cui le fiamme si incrinano contro il legno. Delle mani rudi gli sfilano il mantello dalle spalle, il tessuto si ammassa sul pavimento mentre Aemond inizia ad aiutarlo a spogliarsi.
 
 
“Loro mi disprezzano,” Luke sussurra. Le mani di Aemond si fermano da dove prima stavano cercando di sganciargli le chiusure delle collane. “Credo che quello tu lo sapessi già, marito.”
 
 
La mascella di Aemond schiocca quando lui la serra. “Non preoccuparti dell’opinione degli altri.” 
 
 
“Loro non sono altri, Aemond, sono la tua famiglia.” Luke sbotta, voltandosi per fronteggiare suo marito. “Sono la tua famiglia e mi odiano. Hai visto il modo in cui la Regina aveva guardato Valerion – come se lui fosse qualcosa di sporco. E perché? Perché lui somiglia a me?” La voce gli trema mentre parla. “Ti ho servito diligentemente, eppure non è mai abbastanza. Non mi aspetto il loro affetto, ma devo davvero sopportare la loro collera?” 
 
 
“Nulla è mai buono abbastanza per loro, Lucerys.” Aemond lo afferra per l’avambraccio. “Nemmeno un re plasmato dalla sua stessa mano sarebbe in grado di soddisfare mio nonno.”
 
 
Luke deglutisce, il labbro gli trema mentre suo marito lo stringe a sé. “Tu sei una buona madre, Lucerys, e sei tanto buono con me – non mi importa di come ti vede mia madre, perché io ti conosco per come sei. Non ho versato il sangue di quello stronzo di Vaemond Velaryon perché mi importava dei pensieri degli altri.” Lasciando andare Luke, Aemond si passa una mano sul viso con frustrazione.
 
 
“Non saremmo mai dovuti tornare qui.” 
 
 
Suo marito inizia a prepararsi per andare a dormire. Luke osserva i muscoli della sua schiena muoversi mentre lui si sfila la canotta – la pelle del lato disfigurato di Aemond viene tirata mentre lui si muove.         
 
 
“Allora perché hai ucciso Vaemond?” Lui chiede a bassa voce. “Perché causare così tanti problemi?” 
 
 
Aemond si ferma, con la schiena ancora rivolta verso di lui. Luke si trascina verso suo marito fino a quando non è abbastanza vicino da poter allungare una mano per toccare le vertebre della spina dorsale di Aemond, se volesse. Luke osserva, affascinato, il modo in cui la schiena di Aemond si muove mentre lui rilascia il fiato. Senza pensarci, allunga una mano, passando le dita lungo quella pelle. Aemond si blocca al suo tocco, prima di rilassarsi.   
 
 
“Non ho intenzione di sopportare di sentire delle mancanze di rispetto verso ciò che è mio.” 
 
 
 

 
 
 
Il rumore di qualcuno che bussa con forza contro la porta delle loro stanze sveglia Aemond di soprassalto. Lui fa fatica a mettersi a sedere a letto, Lucerys è ancora nudo e accoccolato tra le sue braccia. Non c’è alcuna luce che penetra nella stanza dalla finestra – soltanto una brezza leggera arriva dal mondo ancora buio all’esterno. Un pugno sbatte contro la porta ancora una volta, e Lucerys finalmente inizia a muoversi tra le sue braccia.
 
 
“Principe Aemond?” Una voce sconosciuta si fa sentire dall’altro lato. “Chiedo il permesso di entrare – è della massima importanza.” 
 
 
Aemond si acciglia, ma gli conferisce comunque il permesso di entrare. Un cavaliere dall’aspetto semplice incespica nella stanza, e Lucerys sbatte le palpebre svegliandosi, confuso.
 
 
“Che sta succedendo?” Suo nipote domanda farfugliando in modo assonnato. Aemond tira le coperte del letto intorno alla figura nuda di suo nipote, e Luke si massaggia via il sonno dagli occhi. Avranno dormito sì e no un paio di ore, ma ci sono dei rumori che arrivano dai corridoi che potrebbero far credere ad Aemond che sia già mattina. 
 
 
“Chiedo perdono per avervi svegliato, miei principi.” Il cavaliere distoglie lo sguardo dal letto, e Aemond grugnisce irritato. 
 
 
“Muoviti e parla.” Lui sbotta. Lucerys alza lo sguardo su di lui con della preoccupazione confusa che Aemond prova a non condividere.
 
 
Il cavaliere deglutisce, col viso che impallidisce sempre di più con ogni secondo che passa. “C’è stato un incidente.” 
 
 
Lucerys si irrigidisce tra le sue braccia. 
 
 
“Un incidente che riguarda i bambini – i vostri bambini.” 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Note varie della traduttrice:
 
 
 
 
 
--- Come aveva fatto anche Corviids dopo aver pubblicato questo capitolo, vi rammento che Valerion non è l’ultimo figlio che Aemond e Luke avranno…
 
 
 
--- Ora posso spiegarvi il motivo di quel flashback ad inizio capitolo…
 
Questo capitolo è molto importante per quanto riguarda i sentimenti di Aemond e Luke. Perché qui vediamo coi nostri occhi il momento in cui Luke si rende conto di essersi ormai innamorato di Aemond, e leggiamo anche il momento in cui Aemond si rende conto di amare Luke…
 
Luke si era reso conto dei sentimenti che prova per il marito proprio quando aveva parlato con Corlys a Driftmark! Per Luke era stato un tipico momento alla “Cazzo…lo amo, e ora??!”…
 
Mentre Aemond si era reso conto di amare Luke proprio durante la famigerata cena! Più precisamente durante il discorso di Viserys sui sentimenti, mentre lui e Luke giocavano coi loro anelli. Chiariamoci, Aemond a quel punto amava follemente Luke già da anni ormai, ma è stato il discorso di Viserys durante la cena che gliel’ha fatto finalmente capire!
 
 
 
--- Inoltre, nella scena del flashback ad inizio capitolo, vediamo Luke combattere col proprio senso di colpa per la faccenda dell’occhio, e vediamo successivamente Luke chiedere ad Aemond di bere qualcosa insieme…  In un prossimo capitolo vedrete nel dettaglio, in un altro flashback, proprio quella scena di Luke e Aemond che bevono qualcosa insieme a Driftmark, perché è un momento importante…
 
Luke aveva proposto ad Aemond di bere insieme perché aveva finalmente trovato il coraggio di prendere suo marito da parte e affrontare il discorso OCCHIO. Aveva trovato il coraggio di scusarsi. E, non a caso, aveva trovato il coraggio di scusarsi, finalmente, proprio mentre erano a Driftmark, proprio quando erano tornati nel luogo esatto dove aveva cavato l’occhio di Aemond. Vedremo poi come andrà il tentativo di Luke di scusarsi…
 
 
 
--- Adesso vi scriverò, grazie sempre al verbo secondo Corviids, alcune curiosità sull’amore di quei due l’uno per l’altro.
 
Una grande ragione per cui Aemond ha finito per innamorarsi di Luke è quanto Luke fosse un buon genitore affettuoso per i loro pargolini.
 
Ad esempio, Val è un bebè insolitamente tranquillo, e le persone iniziano a preoccuparsi che ci sia qualcosa che non va in lui quando crescendo questa cosa non gli cambia. La prima volta che Aemond sente Val ridere è quando Luke gli regala il suo adorato giocattolo di legno a forma di drago e Val inizia a ridacchiare e a sorridere quando Luke usa il giocattolo per premere dei baci sulle sue guanciotte cicciottelle, e Aemond si convince al 100% che Luke sia un angelo.
 
Il bello è che in realtà Luke come genitore non è niente di speciale, è solo molto affettuoso e generalmente gentile, ma Aemond e i loro bambini sono tipo super meravigliati da Luke…Ha senso che i loro figli si sentano così, perché semplicemente idolatrano la loro muna, ma Aemond ha dei…ehm…sentimenti complicati riguardo le proprie figure genitoriali, quindi sbarella del tutto riguardo il fatto che Luke è una buona madre e un ottimo consorte.
 
Aemond non sarà mai il tipo d’uomo che fa delle grandiose dichiarazioni d’amore, anche solo il pronunciare le parole “ti amo” sarebbe un’enorme fatica per lui. Mostra amore verso Luke facendogli vedere che, a differenza delle persone con cui è cresciuto, non è completamente indifferente ai desideri e ai sogni di Luke. Aemond è il tipo d’uomo che, ad esempio, origlia Luke lamentarsi di qualcosa e va a risolvere quel problema senza che gli sia stato chiesto, così che Luke non si senta stressato. Lui ama Luke immensamente, ma sta ancora imparando cosa ciò voglia dire.
 
Aemond è il tipo d’uomo che mostra di amare Luke coi gesti più che con le parole. Gli regala doni, si prende cura di ogni suo minimo desiderio, vuole proteggerlo. Per via di tutto ciò, Luke è molto viziato, e riceve sempre dei bei vestiti nuovi, ninnoli, gioielli e cibo. Aemond adora vestire Luke di abiti pregiati e viziarlo in ogni modo.
 
E Luke? Come mostra il suo amore per Aemond?
 
Lui preferisce mostrarlo col contatto fisico, misto ad atti di servizio. Lui ha sempre una mano sul braccio e sulla vita di Aemond, cercando di essergli sempre vicino il più possibile. Luke è più che felice di dormire accoccolato contro la schiena di Aemond, se ciò significa che può riempirlo di bacetti sulla nuca e sulla schiena. Inoltre lo massaggia molto.
 
E poi, bè, secondo Corviids, solo Aemond avrebbe potuto soddisfare tutti i criteri del tipo d’amore che Luke desiderava:
- quasi ossessivo
- profondamente perso d’amore
- suo zio
 
Altro esempio…mettiamo caso che Aemond debba allontanarsi da Summerhall per un po' di tempo per un qualche viaggio…Luke farebbe finta di essere felice di veder Aemond andare via, perché avrà del tempo per sé per un po', ma di notte Luke va a letto e inizia subito a sentire la mancanza di Aemond perché il letto è troppo grande senza di lui. Indossa una delle maglie di Aemond per dormirci, e si arrabbia quando l’odore di suo marito inizia a svanire. Tutti riescono a vedere che Luke è giù di morale, ma lui non ammette che gli manca suo marito. E se Luke si aggrappa addosso ad Aemond quando lui torna due settimane più tardi, bè, sono affari suoi.
 
Quei due si amano così tanto che è quasi disgustoso. Il loro kink è la gentile intimità emozionale.
 
Aemond ha avuto una giornata particolarmente difficile? Luke gli premerà dei bacetti su ogni centimetro del suo viso, accarezzandogli i capelli con le dita.
Luke è completamente esausto? Aemond lo stringe a sé, raccontandogli della sua giornata noiosa fino a quando Luke non si addormenta in un sonno sereno.
Non sono romantici in modo sdolcinato, ma sono così emozionalmente codipendenti che non si rendono conto di quanto sono attaccati l’uno all’altro fino a quando non sono separati. Aemond parte per un viaggio ed entrambi sono quindi costretti a dormire in letti separati per la prima volta da anni, e quando si riuniscono, Luke rifiuta di staccarsi da Aemond mentre dormono. Sono abitudinari.
 
Aemond diventa dipendente dall’affetto di Luke. È così affamato dalla voglia di ricevere dei genuini gesti d’affetto (che in infanzia gli erano tanto mancati), che quando Luke inizia a darglieli, Aemond n’è completamente conquistato. La prima volta che Luke gli chiede di condividere un letto (niente sesso, solo dormire insieme), Aemond resta sveglio a lungo dopo che Luke si è già addormentato, limitandosi a guardarlo. Stringe Luke da dietro, tenendogli la pancia, immaginandosi il bambino che potrebbe già star crescendo lì dentro. Gli piace molto toccare Luke. Gli piace tenerlo per mano e offrirgli il proprio braccio. Quell’affetto lo passa anche alle proprie figlie. È sempre più che felice di portarsi in braccio Naerys, o di lasciare che Saera lo trascini in giro per mano.
 
Inoltre, in pratica, ogni abilità che Aemond sviluppa in età adulta è per Luke o per i loro figli. Luke vuole del cinghiale per cena? È tempo di imparare come si caccia. A Luke piace quando Aemond porta i capelli intrecciati? È tempo di imparare a fare le trecce. Luke non vuole avere a che fare con dei lord fastidiosi? Tempo di imparare a socializzare.  Aemond è alimentato dall’attenzione che Luke gli dà. Luke gli sorride ed Aemond istantaneamente vuole compiacerlo. Aemond ha il cervello di un cavernicolo in pratica: “Moglie mi dà bambini e baci. Devo soddisfare moglie”.
Aemond è sempre Aemond, ma il suo matrimonio con Luke, e l’amore che ha iniziato a provare per lui, l’ha “addolcito” sotto certi aspetti.
 
Inoltre ancora, come abbiamo intravisto in questo capitolo, Aemond è geloso forte…ma ve ne parlerò bene poi…
 
 
 
--- Mi ha fatto molto sorridere vedere Luke parlare dell’invidia riguardo il matrimonio di Corlys e Rhaenys. Corlys ama Rhaenys, è certo, lo sappiamo tutti. Fa comunque ridere che, nonostante il suo forte amore per la moglie, lui non abbia proprio resistito dal farsi l’amante lol. Sto parlando ovviamente di Marilda di Hull, la madre dei due figli bastardi di Corlys, ovvero Addam e Alyn (più o meno coetanei di Jace e Luke), e che quando venne ingravidata per la prima volta da Corlys aveva solo 16 anni…ma lasciamo stare.
 
Corlys purtroppo appunto non è rimasto fedele. La cosa da notare però, è che Corlys ci tenesse comunque a non disonorare la memoria della sua (a quei tempi) defunta moglie, quando (dopo le morti di Jace, Luke e Joffrey) si era trovato costretto a legittimare i propri bastardi per avere un qualche erede per Driftmark…ma li ha appunto legittimati come figli bastardi di Laenor per non ammettere di aver cornificato la moglie hahah.
 
Al grido di “Mio figlio era eterissimo!!!” Corlys aveva infatti asserito che Addam e Alyn fossero figli di Laenor, (mentre erano invece i suoi fratellastri), anche per prendersi una piccola rivincita contro Rhaenyra (che si era trovata a quel punto costretta a far finta pubblicamente che il suo primo marito l’avesse cornificata e umiliata in quel modo) sia per i guai che lei aveva portato ai Velaryon con la faccenda di Harwin, e sia perché Rhaenys era stata ammazzata da Aegon e Aemond solo per colpa di Rhaenyra, che invece di andare a combattere i suoi fratelli, aveva bellamente mandato la sua ex suocera a farsi trucidare al posto suo, perché forse quel giorno aveva un appuntamento dal parrucchiere o una roba così, lol.
 
 
 
* Birdbones (scricciolo), in quella circostanza citata nel flashback, Aemond aveva, ovviamente, scherzato sul soprannome del vero padre di Luke, Ser Harwin Strong, che veniva chiamato “Breakbones” (lo Spezzaossa), per via della sua forza bruta. Aemond pensava appunto che fosse ironico che invece Luke fosse uno scricciolino con delle ossa da uccellino, altro che forza bruta degna del figlio di Ser Harwin, lol.
 
 
 
 
 
 
 

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** child of mine ***


Messaggio di Corviids per questo capitolo: “Buona festa della mamma, Luke. Mi dispiace, lol.”
 
Corviids aveva infatti pubblicato questo capitolo il giorno della festa della mamma, e una volta che l’avrete letto capirete perché la cosa sia ironica (e un po' perfida lol).
 
La prima parte del capitolo è un flashback che risale a quando Luke si stava riprendendo dall’essere stato avvelenato insieme a Naerys. Buona lettura!
 
 
 
 
 
 
 
 
 


C’erano voluti tre mesi, dopo l’attacco contro Luke e la loro figlia femmina più piccola, per far sì che il marito di Aemond mangiasse una qualsiasi quantità di cibo senza che le mani gli tremassero nel farlo.
 
 
Non importava se fossero delle bacche appena colte dai cespugli che lo stesso Luke aveva piantato mentre portava ancora in grembo Naerys, o del pane impastato dalle sue stesse mani, Luke guardava il cibo non come se fosse del sostentamento, ma come una sfida da superare. Nemmeno l’aver ingaggiato degli assaggiatori aveva fermato Luke dal guardare i propri pasti come se fossero lo stesso veleno che gli era scorso nelle vene. 
 
 
“Vuoi lasciarti deperire, marito?” Aemond gli chiede una sera, mentre Lucerys spiluccava il proprio pasto con dei polsi troppo sottili e degli occhi fin troppo arrabbiati per il suo viso morbido. “Non ti fai alcun favore negando al tuo corpo ciò di cui ha bisogno. Recupera la tua forza prima che i bambini si preoccupino ancora di più.” 
 
 
L’espressione di Luke diventa solo più tempestosa. “Perché non dovrei lasciarmi deperire? Non è quello che mi merito? Che… che razza di madre sono, Aemond? Una madre che ha lasciato che la sua stessa figlia fosse,” Prende un respiro tremolante, con le mani che tremano intorno alla forchetta. “Fosse avvelenata, e non posso nemmeno farle l’onore di darle giustizia. Potrò anche averli partoriti, ma non sono una madre, sono patetico.” Il suo respiro si fa più leggero, con dei polmoni disperati di avere aria, mentre il suo petto si muove rapidamente. 
 
 
Nonostante la sua personalità dal cuore fragile, Lucerys non piange facilmente. Aemond poteva contare il numero di volte in cui aveva visto quel ragazzo in lacrime con una sola mano: dei singhiozzi mentre consumavano un matrimonio che nessuno di loro due voleva, delle lacrime di gioia e di confusione mentre loro figlio gli veniva messo per la prima volta tra le braccia — delle grida disperate quando aveva scoperto che Naerys non avrebbe mai potuto vedere il mondo intorno a lei, crescendo. 
 
 
Senza dubbio, c’erano state delle altre occasioni in cui aveva pianto, senza che Aemond fosse presente a farne da testimone, ma Luke era sempre stato esitante a mostrare troppe emozioni intorno a lui. Per la prima volta, Aemond sente una specie di vergogna per quel fatto; spetta a lui la responsabilità di occuparsi di Luke — suo marito e l’uomo che aveva il compito di proteggere lui e la loro prole. Eppure Aemond non può fare altro se non starsene a guardare mentre il respiro irregolare di Luke muta in dei lamenti e poi in dei singhiozzi, senza avere nemmeno la minima idea di cosa fare. 
 
 
Le spalle di Luke tremano mentre si sporge in avanti, con la faccia tra le mani e dei singhiozzi che lo scuotono nel profondo. “Non riuscivo a sopportarlo, Aemond. Se dovesse succedere qualcosa ai bambini — ai nostri figli. Io,” Le mani gli si stringono a pugno contro il viso, le unghie affondano nella pelle morbida e nei ricci dei suoi capelli. “Preferirei morire.” 
 
 
Aemond può solo guardare mentre suo nipote si fa prendere da una crisi isterica. È doloroso vedere un ragazzo che da tanto tempo si era cementato nelle mente di Aemond come infuriante, ma splendidamente incrollabile, diventare così fragile — così spaventato e fuori di sé. In quello che gli sembra un attimo, gli anni passati a rafforzare la loro unione sono stati vanificati. È andato tutto a rotoli perché Aemond aveva fallito nel proteggere la sua famiglia. Aveva fallito nel proteggere Luke. 
 
 
Lui si sporge oltre il tavolo per prendere la mano di Luke nella sua, e qualcosa dentro di Aemond si scuote quando suo nipote sussulta a quel contatto. 
 
 
“Nessuno ti farà del male, Luke.” Lucerys finalmente lo guarda. Le promesse non sono niente senza delle azioni, ma Aemond prega che la sua espressione trasmetta la sua convinzione. “Finché avrò vita, verrò in tuo aiuto e in aiuto dei nostri figli. Giuro di proteggerti — sempre.” 
 
 
Luke lo osserva con degli occhi tristi. “Non promettermi cose che entrambi sappiamo essere impossibili in questa vita.” Suo nipote gli stringe la mano, gentile e ancorante. “Non ho bisogno che tu faccia qualcosa per me, Aemond. Ho solo bisogno che tu sia con me.”
 
 
 

 
 
 
Nonostante sia notte fonda, la Fortezza Rossa è in piena vita, ma tutto ciò che Aemond riesce a sentire è l’afflusso di sangue nelle proprie orecchie. Ai piedi hanno delle pantofole che sono silenziose paragonate ai pesanti stivali del cavaliere, mentre camminano con passo felpato sui lucidi pavimenti del castello. 
 
 
Nessuno di loro due parla — non c’è niente da dire. 
 
 
Aemond non ha bisogno di ascoltare Luke per conoscere la sua preoccupazione. 
 
 
Nei corridoi scende il silenzio mentre ci camminano, i servitori e i membri della corte destati si zittiscono alla vista di Aemond che si muove come se sia sul piede di guerra. L’aria gli sembra gelida contro la pelle, non aiutata per niente dal fatto che Aemond ha avuto a malapena il tempo di mettersi addosso una leggera vestaglia sui suoi pantaloni del pigiama, e di afferrare la propria spada, prima di essere tirato via dal letto. Luke non se l’è cavata tanto meglio, la sua figura già snella è inghiottita dalla camicia da notte e dalla vestaglia che si è messo addosso. Scendono giù per una rampa di scale e un senso di familiarità inizia a farsi sentire nelle viscere di Aemond. Lui era stato cresciuto tra queste mura — conosceva la disposizione della Fortezza Rossa meglio di quanto potrebbe mai conoscerla qualsiasi spia o cacciatore di topi. Il cavaliere li guida verso delle stanze non in uso, ed entrambi si fermano. 
 
 
Aemond sente sua figlia prima di vederla. Dalla porta di un salottino fuoriesce del rumore che arriva fino al corridoio, ma lui riesce a distinguere i quieti lamenti della piccola anche sotto un mare di sibili e grida. 
 
 
Luke si precipita in quella direzione prima che Aemond abbia la possibilità di fermarlo. 
 
 
La scena che lo accoglie quando entrano nella stanza è di totale caos. Sembra che ogni membro della loro famiglia sia presente, tutti ancora vestiti nei loro abiti da notte, ma in vari gradi di disordine. One-Eye tintinna contro il fianco di Aemond mentre lui entra nella stanza, e improvvisamente tutti gli occhi sono su di lui. 
 
 
Può vedere Naerys e Saera tenute strette dal suo nipote più grande, i loro piccoli visini pallidi sono afflitti e pieni di lacrime quando gli occhi di Saera alla fine lo trovano. 
 
 
C’è del sangue che le macchia la guancia — un taglio abbastanza profondo da farle colare del rosso fino alla mascella e, tutto d’un colpo, Aemond è fuori di sé. È come se lui sia di nuovo un bambino appena accecato che guardava gli adulti intorno a lui gridare e litigare mentre il suo viso pulsava dal dolore e il suo cuore tuonava dalla rabbia. L’afflusso di sangue nelle sue orecchie ruggisce ancora di più quando Saera rilascia un singhiozzo nel vederlo e Naerys si dibatte confusa. 
 
 
“Giù le mani da mia figlia,” Aemond ribolle di rabbia, la mano gli vola subito ad afferrare l’impugnatura della sua spada. “Adesso.”
 
 
Jacaerys si fa da parte immediatamente, alzando subito le mani per far vedere di non avere cattive intenzioni, ma ad Aemond non importa, è troppo concentrato sul marciare in avanti e prendere a sé le bambine in pena che gli si buttano tra le braccia. Saera gli si aggrappa addosso con un singhiozzo, affondando la testolina nel collo di Aemond quando lui si inginocchia per stringerle al proprio petto. Entrambe tremano tra le sue braccia, i loro capelli arruffati sono un totale disastro. Con suo sommo sollievo, dopo averle osservate bene, vede che è solo Saera ad essere sporca di sangue. Naerys si sta solo dondolando avanti e indietro, chiaramente altrettanto spaventata e confusa mentre stringe il materiale della vestaglia di Aemond. 
 
 
“Che è successo, tala (figlia)?” Aemond prova a guardare sua figlia, ma Saera si limita a scuotere la testa, le lacrime della piccola gli bagnano il collo. Lui si guarda intorno per la stanza e si blocca quando vede il figlio maschio più piccolo di suo zio e della sua sorellastra, Viserys, seduto appoggiato al muro col resto della sua famiglia, mentre un maestro si prende cura di una ferita piuttosto cruenta sulla spalla del ragazzino. Daemon sembra infuriato, ma Rhaenyra ha un’espressione terrorizzata, con gli occhi focalizzati non sul proprio figlio, ma verso l’altra parte della stanza. 
 
 
Saera gli piagnucola tra le braccia ed è come se dell’acqua gelata sia stata versata sulla testa di Aemond. “Saera, dov’è tuo fratello?” 
 
 
La risposta arriva sotto forma di un urlo. Un suono così gutturale, le uniche volte che Aemond l’aveva mai sentito era stato quando Valerion era venuto al mondo e quando la vista di Naerys era stata rubata al mondo. Luke è ricurvo sul piccolo corpicino raggrinzito di loro figlio — il materiale della sua camicia da notte si sta sporcando col sangue che si sta allargando intorno alla testa di Aenys. La Regina è inginocchiata accanto ai due e quando lei lancia un’occhiata dalle proprie spalle, gli sguardi di Aemond e di sua madre si incrociano. Lei ha sul volto un’espressione familiare — la stessa che aveva in volto tanti anni fa quando aveva impugnato una daga contro quello che adesso è il marito di Aemond. 
 
 
“Aenys.” Luke singhiozza, con le mani che stringono il viso fiacco di loro figlio. “Che c’è che non va col mio bambino? Perché sta sanguinando — che è successo?” Aemond incespica, le sue figlie gli sono ancora aggrappate addosso. “Aemond, perché lui non si sveglia?” Luke non alza lo sguardo su di lui, ma Aemond può vedere quanto il corpo di suo marito stia pesantemente tremando. Aenys è completamente immobile, steso sul pavimento. È quasi come se stia dormendo. 
 
 
“Principe Lucerys,” Maestro Orwyle è in ginocchio accanto al nipote di Aemond e a sua madre. “Se per favore tu riuscissi a calmarti —“
 
 
Non dirmi di calmarmi!” Luke grida, infuriato. “Esigo sapere perché mio figlio sta sanguinando e non si sveglia!” 
 
 
Alicent allunga velocemente un braccio, poggiando una mano sulla spalla di Luke. Luke sobbalza per via di quel contatto improvviso, alzando lo sguardo con un aspetto quasi selvaggio. “Aenys respira ancora, Principe Lucerys — ti prego, lascia che il maestro si prenda cura di lui.” 
 
 
Luke guarda Alicent e poi Aemond. Il suo viso è striato di lacrime, terrorizzato e confuso quanto le loro figlie che gli stanno ancora aggrappate addosso. “Aemond, lui non si sveglia. Nostro figlio — Aenys, lui è —“ Il respiro gli diventa rapido, le sue mani sporche di sangue stanno ancora stringendo il pallido viso di Aenys. “Aemond,” La voce di Luke si rompe in un singhiozzo. 
 
 
Maestro Orwyle posiziona la testa di Aenys sopra un cuscino preso dal divano, iniziando a spingere via i capelli insanguinati del bambino. 
 
 
“Chi è stato?” La voce di Aemond non è nulla più di un sussurro. La prole di Rhaenyra è riunita in un atteggiamento quasi protettivo intorno al giovane Viserys, ed Helaena sta tenendo i propri figli stretti a sé. Lui non aveva notato la loro presenza fino ad ora, ma Jaehaerys se ne sta aggrappato alla propria madre con l’espressione di chi sta per sentirsi male. 
 
 
E c’è del sangue che gli macchia gli stivali. 
 
 
“Chi cazzo si è azzardato a mettere le mani addosso ai miei bambini?” Jaehaerys e Viserys sobbalzano entrambi quando sentono il boato della sua voce, e Aemond perde la testa. È solo il braccio di suo nonno che scatta per trattenerlo che ferma Aemond dall’attaccare i due ragazzini, incurante di Daemon e Sorella Oscura. 
 
 
Rhaenyra, che non è mai stata capace di starsene zitta, si azzarda a parlare. “Anche mio figlio è ferito. Perché mi sono svegliata trovando il mio figlio maschio più piccolo con una daga nella spalla?” 
 
 
Aemond non riesce ad evitare di deriderla. “Mio figlio è privo di sensi e sta sanguinando, e le mie figlie sono terrorizzate — tuo figlio può rispondere di questo?” 
 
 
Daemon si fa avanti, trucidandolo con lo sguardo, eppure Aemond non prova alcuna paura nel ricambiare quell’occhiataccia. Daemon è un uomo inquietante paragonato al re, ma Aemond aveva combattuto in battaglia tanto quanto suo zio aveva fatto un tempo. Tralasciando gli onori di guerra, Daemon non è diverso da un cane al guinzaglio; senza terre o un titolo, l’unico scopo di quell’uomo è scodinzolare ai piedi di quelli che invece ce li hanno e che erano tutto ciò che lui bramava essere.
 
 
Solamente i piccoli lamenti di Saera risvegliano Aemond dalla sua sete di sangue, la sua attenzione torna in modo riluttante alla sua figlia scossa. 
 
 
“Raccontaci cos’è successo, Saera.” Saera scuote la testa, chiudendo gli occhi con forza. Aemond serra la mascella e prende un profondo respiro. 
 
 
Si rifiuta di indirizzare la propria rabbia verso la sua figlia già spaventata. 
 
 
“Devi farlo. Ho bisogno di sapere cos’è successo a tuo fratello per poter risolvere la situazione.” Aemond cerca di addolcire il più possibile la propria voce, ma lui non è mai stato bravo coi bambini quanto Luke. L’essere un genitore sembra una cosa goffa su di lui — come indossare un paio di stivali della misura sbagliata, ma rifiutando di toglierseli nella speranza che un giorno calzino bene. Lui non è gentile e tenero come suo nipote. Lui non aveva portato i loro bambini in grembo per nove mesi per poi allattarli al proprio seno. 
 
 
Fare un figlio non rendeva automaticamente un uomo un padre, lo stesso padre di Aemond è abbastanza prova di ciò. Essere un padre significa proteggere i bambini che si è fatto venire al mondo, e anche in quello Aemond ha fallito. 
 
 
Saera alza lo sguardo su di lui con degli occhi dello stesso colore del suo, ma fin troppo simili a quelli di Luke. 
 
 
“Mi dispiace, Kēpa (papà).” Saera piagnucola, indicando qualcosa dall’altra parte della stanza, verso la principale fonte di luce. Il camino è ancora acceso e, nelle fiamme, Aemond riesce a distinguere due oggetti: uno scuro come il carbone e l’altro di un oro scintillante. 
 
 
Uova di drago. 
 
 
“Volevo solo aiutarli ad avere i loro draghi.” 
 
 
 

 
 
 
Aenys si sveglia in un modo non insolito: Saera gli strattona i corti capelli dallo scalpo, tirando fino a quando lui non si sveglia sbattendo le palpebre, costretto a colpirle la mano con un sibilo per farla smettere. È qualcosa che lei ha sempre fatto — pizzicargli la guancia o tirargli un orecchio quando voleva dell’attenzione, rifiutando di fermarsi fino a quando non aveva ottenuto ciò che voleva. Muña (mamma) diceva che era semplicemente la natura di Saera; quando erano nati, sua sorella si era spinta in avanti così da poter venire al mondo per prima. A Saera piace ottenere ciò che vuole, costringendosi a fare di tutto per riuscirci, invece di rinunciarci. 
 
 
Il Conquistatore in persona avrebbe probabilmente finito per prostrarsi a lei, dopo solo qualche momento passato in presenza di Saera.
 
 
Idana (gemello),” Saera sussurra a voce un po' troppo alta. Aenys riesce a distinguere solo leggermente la sagoma della sua gemella nella debole luce di candela, ed è abbastanza buio da fargli sapere che è troppo presto e che loro non dovrebbero essere svegli. La sua gemella gli tira di nuovo i capelli e Aenys sibila, allungando una mano per spingerla fino a quando lei non ricade sul letto con un tonfo. Saera si dimena per un breve istante prima di raddrizzarsi. “Avanti, Nene — Muña e Kēpa stanno dormendo, ma non abbiamo molto tempo.” 
 
 
La sua gemella gattona oltre lui per scuotere Naerys, e la loro sorellina si sveglia, confusa. Saera torna velocemente in piedi, lanciando degli abiti verso le loro teste. Ugualmente confusa quanto lo è lui, Naerys lo afferra, ed Aenys, senza pensarci, mette addosso alla sua sorellina l’accappatoio blu colomba della bambina, sopra la sua vestaglia frivola. 
 
 
“Tempo per cosa?” Aenys chiede, aiutando Naerys a scendere dal letto e a mettere i piedi per terra. Saera rovista dentro uno dei bauli portati da Summerhall, alla ricerca di qualcosa, scoppiando in una risata vittoriosa quando lo trova. Gli oggetti in questione sono grossi e abbastanza pesanti da fare in modo che Saera faccia fatica a tenerli in mano. Qualcosa di dorato le luccica tra le braccia, e del timore e dell’irritazione sfrecciano immediatamente dentro Aenys. “Che hai portato, Saera?” 
 
 
Sua sorella si volta per fronteggiarlo con un ampio sorrisetto felino. “Quale posto migliore per far schiudere il tuo uovo se non nella casa dei nostri antenati.” 
 
 
L’uovo di Aenys brilla di un blu scuro tra le braccia di Saera. Il suo uovo non è molto diverso da quello da cui il drago di Saera, Rainweaver, era nato — entrambe le uova erano state selezionate da una nidiata che Dreamfyre aveva covato dopo che i loro genitori si erano sposati. Ma a differenza di Saera, che aveva fatto schiudere il suo uovo quando aveva solo qualche mese di vita, Aenys non ha mai visto il proprio drago emergere dal suo guscio color zaffiro. Lui non era il primo Targaryen a non far schiudere un drago, e non sarebbe stato l’ultimo. Il suo stesso padre non aveva mai fatto schiudere un uovo. 
 
 
Ma ciò non rendeva quel diniego meno amaro da digerire. 
 
 
Di solito, il suo uovo era tenuto al sicuro nella sua camera da letto, più come una luccicante decorazione che come casa di un drago non nato, proprio come per l’uovo dorato di Naerys. Aenys non ha la minima idea di come Saera sia riuscita a trasportare di nascosto dei tesori così preziosi da Summerhall senza essere scoperta, ma non è del tutto sorpreso che ci sia riuscita. 
 
 
“Roccia del Drago è la casa ancestrale dei nostri antenati, stupida testa vuota.” Aenys afferra la mano di Naerys e la guida verso Saera. “A meno che tu non stia pianificando di usare il vino di Zio Aegon per farle schiudere, non capisco cosa dovrebbe cambiare il fatto che siamo qui.” 
 
 
Saera alza gli occhi al cielo, incamminandosi verso un grosso arazzo accanto al camino. Si tratta di un arazzo molto avvincente che mostra il Conquistatore che lotta al fianco di Visenya e il drago di suo padre, Vhagar. Saera strattona il tessuto dell’arazzo di lato, rivelando quello che sembra uno stretto passaggio. Una qualche specie di corridoio segreto.
 
 
“Come… come l’hai trovato? Siamo qui da così poco tempo.” Saera ha un aspetto compiaciuto quando gli lancia un’occhiata da sopra la spalla.
 
 
“Quelle domestiche irritanti mi stavano sistemando i capelli prima, e ho notato l’arazzo muoversi verso l’interno. Non è stato molto difficile fare due più due.” Detto quello, Saera scompare nel passaggio ed Aenys si affretta a seguirla, tenendo Naerys per mano. Il corridoio è umido e stretto, ma le loro piccole stature non rendono troppo complicato il passarci dentro. Saera naviga quell’oscurità con della sicurezza impareggiabile, ed Aenys non riesce a spiegarsi come lei sia, all’apparenza, così familiare coi passaggi segreti di un castello in cui avevano vissuto solo da neonati.
 
 
Naerys tira su col naso dietro di lui, lo starnuto della piccola riecheggia intorno a loro. “Ho paura.” Lei si lamenta. “Voglio tornare a casa.” Aenys dà una piccola stretta gentile alla mano della sua sorellina. 
 
 
“Stiamo per farti avere un drago, Nae. Non vuoi avere un drago come il resto di noi?” Saera grida da dove si trova avanti a loro.
 
 
“Non voglio un drago, voglio Kēpa.” La bambina strilla. “Fa freddo e ho paura.” Sembra che Naerys sia sull’orlo delle lacrime. La loro sorellina cieca diventa sempre irrequieta quand’è lontana da casa. Anche andare in piccole gite nei boschi è abbastanza da farla diventare irritabile. Si aggrappava sempre a loro padre, presa dall’angoscia, fino a quando loro padre inevitabilmente cedeva e la riportava nella fortezza. A differenza di Saera, però, Aenys non riesce proprio a farsi prendere troppo dalla frustrazione con Naerys — lei è una bambina dolce, ma delicata, ed è un libro aperto quando si tratta delle proprie emozioni. 
 
 
“Non piangere, Nae. Siamo già qui.” Con quello, Saera incespica nell’uscita. Aenys fa attenzione nel guidare Naerys fuori dallo spazio scavato nel muro e dentro quella che pare essere una stanza vuota. Sembra identica ad ogni altra stanza, anche se tutta la mobilia è coperta da delle leggere lenzuola di lino. Aenys ne pizzica una e fa una smorfia quando la polvere riempie l’aria. Naerys gli si avvicina ancora di più, mentre Saera si affretta ad avvicinarsi al camino acceso, iniziando a sistemare le uova. 
 
 
Il blu dell’uovo di Aenys splende nella luce del fuoco, e lui si ferma, camminando verso la sua gemella.
 
 
“Saera,” Sua sorella fa un verso come risposta, senza guardarlo. “Quando hai acceso il fuoco in questo camino?”
 
 
Saera si ferma di colpo. “Oh… io… io non-“ 
 
 
“Non l’ha fatto lei.” Dice una voce alle loro spalle, e Naerys si stringe immediatamente ancora di più ad Aenys. 
 
 
Jaehaerys se ne sta seduto accanto alla porta chiusa della camera, silenzioso e con un libro tra le mani. Aenys riesce a vedere il dito in eccesso di suo cugino disteso sulla copertina del libro, e rabbrividisce alla vista di quell’estremità in più. Jaehaerys osserva le sue sorelle, ma qualcosa in quello sguardo fa avere ad Aenys un’orribile sensazione alla bocca dello stomaco. Senza pensarci, Aenys si spinge la sua sorellina così vicino che praticamente la piccola viene nascosta dentro la vestaglia sopra il suo pigiama. 
 
 
“Perchè sei qui, Cugino?” Aenys chiede, cercando di fare del suo meglio per non far vacillare la voce. La loro muña li incoraggiava sempre ad essere gentili con gli altri membri della loro famiglia, ma Aenys aveva passato abbastanza tempo nei salottini dei suoi genitori da sapere che le parole che predicavano a lui e ai suoi fratelli non erano ciò che loro credevano per davvero. Sa che suo padre prova una forte avversione per il nonno di Aenys, mentre la sua muña non prova molto affetto per lo Zio Aegon. 
 
 
Jaehaerys richiude il proprio libro, posandolo di lato per alzarsi e appoggiarsi contro il muro a braccia conserte. “Sono io quello che vive dentro questo castello, Cugino. Posso stare dove mi pare.” Suo cugino sbuffa, i suoi spettinati capelli biondi, di una sfumatura così simile a quelli di Aenys, gli vanno negli occhi. “E Jaehaera è una stupida che si agita nel sonno, ma la nonna insiste col dire che devo condividere le mie stanze con lei come se fossimo ancora dei neonati.” 
 
 
Quell’insulto così casuale verso sua cugina fa accigliare Aenys. Jaehaera è strana, quello lo può ammettere anche lui — lei parla soltanto con la propria madre o col loro nonno, e aveva evitato anche solo di guardare Aenys quando l’aveva invitata a ballare a cena, ma lei sembrava semplicemente timida. Non gli piace il modo in cui Jaehaerys ha parlato della sua stessa gemella. Aenys prendeva in giro la propria sorella, ma non riesce proprio ad immaginarsi di parlare mai in modo così… indifferente riguardo Saera. 
 
 
“Ti lamenti troppo, Cugino.” Aenys sobbalza dalla sorpresa, voltandosi per vedere Viserys entrare da uno spiraglio della porta un tempo chiusa. “Forse è per questo che vieni ancora battuto da dei ragazzini nel cortile d’addestramento.” Jaehaerys sbuffa dal naso, ma Saera ridacchia dietro la propria mano, con gli occhi fissi su loro zio, mentre lui entra a grandi passi nella stanza. Anche Viserys sta cullando un uovo di drago tra le braccia, un uovo di un colore rosso scuro. 
 
 
Aenys apre la bocca per chiedere cosa stia succedendo, ma Viserys gli risponde prima che possa farlo. “Ho portato l’uovo come mi hai detto tu, Saera. Mio padre continuava a domandarmi perché lo stessi portando ad Approdo del Re e ho dovuto mentire, quindi spero che tu sappia cosa stai facendo.” Viserys passa l’uovo a Saera, che annuisce con la testa in modo certo. Quell’orribile sensazione alla bocca dello stomaco di Aenys torna quando Naerys emette un suono confuso che diventa uno sbadiglio. 
 
 
“Saera, che stai combinando?” Sua sorella prende in mano una delle uova e si allunga come per mettere le proprie mani nel fuoco, ma Aenys la allontana velocemente dalle fiamme. 
 
 
Saera grugnisce, spingendolo via. “Smettila, Aenys! Ho letto in uno dei libri di nostro padre di questo — bisogna scaldare parecchio le uova per fare in modo che si schiudano dopo tutto questo tempo.” 
 
 
Jaehaerys sbuffa dal naso alle loro spalle. “Quelle storie non sono altro se non vecchie credenze sciocche provenienti da Valyria. Tutti sanno che le uova di drago non diventano altro che delle rocce luccicanti dopo un paio di anni.” Suo cugino si volta per guardare Viserys. “Non sei un po’ troppo grande per startene ad implorare la tua nipotina di farti avere un drago? Arrenditi e basta — forse, semplicemente, non sei degno di averne uno.” 
 
 
I due ragazzini più grandi si trucidano con lo sguardo, e Naerys piagnucola contro il fianco di Aenys.
 
 
“Sono più Targaryen di quanto tu non sarai mai, brutto mostro deforme con sei dita. Forse mi limiterò a rivendicare Vermithor e gli darò in pasto quella piccola lucertola che chiami drago.” 
 
 
Saera annuisce con la testa, folgorata dalla tensione crescente. “Mio padre aveva rivendicato Vhagar quando era un bambino!” Lei aggiunge. Viserys sorride in modo ampio, ma Jaehaerys abbassa lo sguardo su Saera con un’espressione cattiva. 
 
 
“Sì, al costo di un occhio e della sua libertà dati via a un bastardo.” 
 
 
La confusione sommerge Aenys. I loro genitori non parlano mai dell’occhio mancante di suo padre, e loro non hanno mai sentito il bisogno di chiedere. Muña spesso passava le dita sul viso sfregiato del padre di Aenys quando parlavano, gentile nello stesso modo confortante con cui accarezzava Aenys quando lui si sbucciava un ginocchio nel cortile d’addestramento, o quando Saera si pungeva un dito con un ago. Qualsiasi incidente abbia portato via l’occhio a suo padre dev’essere stato doloroso, perché Aenys spesso vedeva suo padre massaggiarsi la cicatrice come se fosse irritata. 
 
 
Alcuni dei domestici chiamavano suo padre “One-Eye” quando pensavano che Aenys non potesse sentire; è lo stesso nome della spada d’acciaio di Valyria di Summerhall, quindi lui può solo dare per scontato che a suo padre non dia fastidio quel nomignolo. Anche se non lo direbbe mai ad alta voce, Aenys lo trovava piuttosto entusiasmante — faceva sembrare suo padre come uno dei coraggiosi cavalieri del drago o uno dei pirati astuti di cui leggeva nei libri antichi. 
 
 
“Libertà?” Saera chiede, con una voce insolitamente mite. “Dati via a un bastardo? Di che state parlando?” 
 
 
“Mio fratello non è un bastardo!” Viserys urla, col viso pieno di rabbia. “Anche se sono sicuro che tu sia un vero esperto sull’avere dei fratelli bastardi.” 
 
 
Improvvisamente, Jaehaerys spinge Viserys, facendo in modo che il ragazzo più grande barcolli all’indietro, e Saera strilla dalla sorpresa, allontanandosi di tutta fretta. 
 
 
Il peso delle loro parole impiega un lungo momento per farsi strada in Aenys, ma quando accade, il sangue gli si gela nelle vene — ma non sa se sia per paura o per rabbia.
 
 
“State chiamando la mia muña un bastardo?” Lui accusa, guardando in modo fisso suo cugino e suo zio. Aenys flette le dita della mano prima di stringerla a pugno, mentre suo cugino gli rivolge un’occhiata. 
 
 
Jaehaerys alza gli occhi al cielo, scuotendo la testa. “Lo sanno tutti. Le persone fanno finta di non saperlo solo perché se qualcuno si azzardasse a dire la verità, perderebbe la testa.” A quello, suo cugino si volta e guarda direttamente lui. “O un occhio.” 
 
 
Ad Aenys manca il fiato, la sua mente è in subbuglio. 
 
 
Toron era stata la prima persona che Aenys aveva sentito chiamare la sua muña un bastardo. Un paio di mesi dopo il suo sesto compleanno, a Toron era stato dato il permesso di scambiare delle lettere col proprio padre, che stava vivendo in esilio vicino alle Isole di Ferro. Un giorno, si stavano esercitando nella lettura senza il maestro, quando quella frase era apparsa in una grafia disordinata. 
 
 
Il bastardo della Principessa.
 
 
Nessuno dei due bambini a quel tempo sapeva cosa significasse, ma quando Aenys aveva raccontato alla sua muña quello che il padre di Toron aveva scritto, lui aveva fatto cadere il bicchiere che stava tenendo in mano. Aenys riesce a ricordare il modo in cui il vetro rotto si era sparso sul pavimento e quanto la sua muña fosse diventato pallido. 
 
 
Un paio di settimane più tardi, quella parola era saltata fuori durante una delle sue lezioni di storia. Solo allora lui aveva imparato cosa significasse.
 
 
Poco tempo dopo, suo padre gli aveva imposto di dire qualcosa se avesse sentito di nuovo quella parola venire usata verso la loro famiglia.
 
 
Un paio di mesi fa, suo padre gli aveva detto di non dare corda ai commenti sui capelli scuri di Valerion, così diversi da quelli della maggior parte dei Targaryen. 
 
 
“La verità? E che mi dici della verità sul fatto che tuo zio aveva cercato di uccidere i miei fratelli! Luke si stava soltanto proteggendo da quel matto!” Viserys abbaia. 
 
 
“La tua famiglia non è altro se non un covo di codardi bugiardi come tuo padre.” Jaehaerys sputa fuori, con la bocca piegata in una smorfia cattiva. “Tuo fratello aveva cavato via l’occhio di mio zio ed era stato ricompensato con delle terre e un matrimonio ben al di sopra di lui.” 
 
 
Viserys scatta in avanti e afferra Jaehaerys dal colletto della sua camicia. “Ricompensato? La tua famiglia continua a punire mio fratello costringendolo a condividere il letto con quell’uomo spregevole. Aemond ha perso un occhio, ma ha ottenuto un drago, delle terre e una famiglia, e tutto al costo della libertà di Luke!” 
 
 
“Ma di cosa state parlando?” La voce sommessa e confusa di Saera spezza la tensione tra i due ragazzi. “Perché ci state chiamando delle punizioni? I miei genitori, loro… loro si amano.” 
 
 
“Tuo padre non è diverso dal resto della sua famiglia. Sono tutti delle sanguisughe che succhiano via la bontà dalle persone per il loro tornaconto personale.” Viserys si volta per guardare Saera. Aenys può già vedere quanto gli occhi della sua gemella siano diventati lucidi. Suo zio esita quando la vede, ma è troppo tardi. Il viso di Saera sta già mutando da uno pieno di tristezza a uno pieno della sua inconfondibile rabbia. Loro padre lo aveva chiamato il sangue di drago che viveva in lei — Saera non è brava nel domare la propria rabbia quando emerge in superficie. 
 
 
Loro padre aveva detto di essere stato simile a lei quando lui aveva la loro età. 
 
 
“Mio padre è un grande lord ed è un uomo migliore di quanto voi e i vostri padri non sarete mai!” Saera spinge Viserys all’indietro e il ragazzino più grande barcolla. 
 
 
Naerys sussulta accanto a lui, la sua piccola manina gli strattona la vestaglia. “Lēkia (fratellone), che sta succedendo? Abbiamo fatto qualcosa di sbagliato?” Gli occhi ciechi della sua sorellina svolazzano da un lato all’altro, confusi, e ad Aenys gli si stringe il cuore. 
 
 
“No, Naerys. Non… non credo.” Non riesce a dire più di così. 
 
 
“Forse dovresti lasciarle cavarti un occhio proprio come ha fatto quello stupido di sua madre, Cugino. Un indegno ultimo figlio maschio come te e la figlia di un bastardo — siete fatti l’uno per l’altra.” 
 
 
Il rumore di un pugno che colpisce della pelle fa sobbalzare sia Aenys e sia le sue sorelle. 
 
 
Viserys placca Jaehaerys facendolo finire per terra, e iniziano a lottare, afferrandosi e graffiandosi a vicenda con le mani mentre gridano. Naerys piange accanto a lui, tremando dalla paura, mentre Saera gli lancia un’occhiata. 
 
 
Una semplice occhiata dice ad Aenys tutto quello che ha bisogno di sapere. 
 
 
Aenys si stacca Naerys dal fianco e scatta in avanti. Afferrando il retro della camicia di suo zio, tenta di allontanarlo dal loro cugino, mentre Saera si infila tra quei due. Saera sta gridando ai due ragazzini di smettere di picchiarsi, quando qualcosa si stacca dal fianco di Viserys e ricade rumorosamente sul pavimento, il colore argenteo di quell’oggetto brilla sotto la luce del fuoco. Aenys prova a strattonare suo zio all’indietro, ma Viserys è molto più grosso di lui e i deboli strattoni di Aenys non fanno niente per fermarlo dal rifilare dei dolorosi pugni a Jaehaerys. Suo cugino abbaia un altro commento pieno d’odio verso Viserys, facendo in modo che il ragazzino più grande oscilli il braccio all’indietro, pronto ad assestargli un altro pugno. 
 
 
All’improvviso, sua sorella cade all’indietro, e tutto si ferma per un momento. Saera sembra confusa mentre si tocca la guancia, un profondo taglio sta sbocciando sulla sua pelle, facendole ricadere del sangue lungo la mandibola. Aenys non può dire se sia stato l’impatto di uno schiaffo o il metallo delle maniche risvoltate di Viserys a causarlo, ma tutto ciò che riesce a vedere è il modo in cui il labbro inferiore di Saera inizia a tremare. 
 
 
Viserys ha la decenza di apparire dispiaciuto quando Aenys lo attacca, placcandolo e facendolo ricadere per terra. Aenys è il figlio maschio maggiore della sua famiglia, e suo padre gli ha insegnato che è un suo dovere proteggere i suoi fratelli più piccoli. Fino a quando non avrà un drago, Aenys farà tutto il possibile per proteggere al meglio i suoi fratelli da solo; lui è stato uno scudiero fin da quando è stato in grado di tenere in mano una spada d’addestramento, e lui prende il suo addestramento molto seriamente. La sua muña aveva detto che lui ha il temperamento di un drago, ma che non è una cosa brutta — tutto ciò che importa è che lui usi le sue mani per proteggere le persone a cui vuole bene, non per far loro del male. 
 
 
Non riesce a capire perché dei membri di una famiglia dovrebbero mai alzare le mani gli uni contro gli altri. 
 
 
“Non toccare mia sorella!” La voce che risuona nelle orecchie di Aenys sembra così diversa dalla propria. Con la coda dell’occhio, vede l’oggetto sul pavimento luccicare, mentre sia Viserys che Jaehaerys lottano contro di lui, ed Aenys allunga una mano per afferrarlo. 
 
 
È tutto confuso a quel punto. 
 
 
Qualsiasi cosa sia che ha afferrato, sembra un qualcosa di freddo e familiare sul palmo della sua mano. 
 
 
Dietro di lui, i singhiozzi di Naerys diventano più forti. Aenys alza il braccio e lo oscilla verso il basso. Viserys grida sotto di lui. Sente Jaehaerys urlare prima che suo zio gli dia un calcio, facendolo barcollare all’indietro. 
 
 
Il suo piede inciampa nell’orlo della sua vestaglia.
 
 
Saera urla.
 
 
Tutto diventa nero. 
 
 
 

 
 
 
La pelle di Aenys è ancora calda contro i palmi delle mani di Luke, mentre culla la testa del suo bambino. Il suo viso addormentato fa ricordare a Luke il giorno in cui suo figlio era nato. Mentre Saera aveva pianto rumorosamente — gli strilli della piccola avevano fatto sapere ad ogni uomo o donna di Approdo del Re che lei era venuta al mondo — Aenys era stato molto più silenzioso. Luke non aveva avuto molto tempo per tenere suo figlio in braccio, prima che gli fosse strappato dalle braccia per presentarlo alla Regina e a sua madre, ma si ricorda quel giorno con affetto. Il modo in cui la piccola testolina di Aenys profumava di fresco e di nuovo, e quanto Aemond avesse avuto un aspetto confuso in modo adorabile mentre teneva in braccio loro figlio per la prima volta. 
 
 
La sensazione del viso caldo di suo figlio contro le sue mani fredde è forse l’unica cosa che sta tenendo ancorata l’anima di Luke al suo corpo. C’è del caos tutto intorno a lui: Aemond che grida, le loro figlie che piangono, sua madre, Daemon e una dozzina di altre voci che strillano tutte l’una contro l’altra, ma quei rumori sembrano zittirsi mentre culla il suo bambino sofferente. 
 
 
Maestro Orwyle separa i capelli di Aenys rivelando un grosso taglio lungo il suo scalpo, e Luke rabbrividisce quando l’anziano uomo inizia a ripulire quell’area. 
 
 
“Si sveglierà?” Luke chiede, con voce sommessa. Maestro Orwyle sembra sorpreso di sentirlo parlare. Luke non è familiare col Gran Maestro, ma non lo sorprenderebbe se l’anziano uomo non avesse una buona opinione di Luke, proprio come chiunque altro, a quanto pare. Gli occhi gli fanno male per l’aver pianto — tutto ciò che vuole fare è mettere il suo bambino a letto e stringerlo tra le proprie braccia. 
 
 
È stato di nuovo fatto del male a un suo figlio, ma adesso non è la paura a vorticare nelle viscere di Luke. 
 
 
Luke è intimamente familiare con la paura. Ma la rabbia — la rabbia è un qualcosa di estraneo. 
 
 
“Rispondimi.” Luke sussurra con un tono di voce insolitamente freddo. 
 
 
“Lo sapremo solo col tempo, Principe Lucerys. La ferita in sé non è insolita, ma temo che con l’impatto della caduta non potremo sapere se il principe sta bene fino a quando — o se, si sveglierà.”
 
 
Se.
 
 
“Luke,” La voce di sua madre è gentile e disperata. “Ti prego, devi perdonare tuo fratello — è stato un incidente. Non voleva fare del male ad Aenys.” Alla fine, Luke distoglie lo sguardo da suo figlio. Dietro di lui, tutti lo stanno fissando. Alicent non si è ancora mossa, restando accanto a lui ed Aenys, ed Aemond se ne sta in piedi insieme alle loro figlie davanti a lui, il suo imponente marito agisce come barriera tra Luke e il resto della stanza. 
 
 
“Incidente? Quel bambino ha attaccato nostro figlio.” Daemon scatta dall’altra parte della stanza. Viserys si rifiuta di incontrare lo sguardo di Luke quando lo guarda, e Luke non sa come interpretare quella reazione. Senso di colpa? Rabbia? Un’irritazione infantile per l’essere a rischio di venire rimproverato? 
 
 
Aemond si irrigidisce. “Mio figlio stava difendendo sua sorella da tuo figlio. È stato tuo figlio ad azzardarsi a mettere le mani addosso a mia figlia.”
 
 
Otto anni.” 
 
 
Luke non si accorge che era stata la sua voce a parlare fino a quando tutti gli occhi non tornano su di lui. Deglutisce, flettendo le mani sopra il corpo inerme di Aenys. 
 
 
“Sono passati quasi otto anni da quando tutti voi mi avete fatto sposare con Aemond.” Aemond si volta per guardarlo, con un’espressione confusa sul suo viso bellissimo. “Non ho mai resistito, né mi sono lamentato, nemmeno una volta. Non ho mai affermato di subire maltrattamenti, né sono mai fuggito da casa mia per scappare via da lui.” 
 
 
Sua madre balza in avanti verso di lui, ma Aemond la blocca velocemente. Il viso di sua madre è preoccupato, e vederlo fa soffrire Luke. 
 
 
“Ero un ragazzino quando ci siamo sposati — giovane e ingenuo, ma credevo che fosse la cosa migliore per la nostra famiglia. Che ci avrebbe uniti e avrebbe sanato il danno che avevo causato.” Luke scuote la testa con una risata incredula. “Ma ora vedo che a nessuno di voi importava dell’unione di questa famiglia. Anche dopo tutto questo tempo, questa famiglia non riesce nemmeno ad immaginare che il mio matrimonio possa essere un matrimonio felice.” Guarda prima sua suocera e poi sua madre. “E’ questo ciò che volevate per me? Sofferenza? È per questo che avete insistito col dire a chiunque fosse in ascolto che il mio matrimonio è un peso? Che i miei figli sono una punizione?” 
 
 
“No, Luke, certo che no.” Sua madre sussurra.
 
 
“Non ti credo.” La voce di Luke vacilla. “Qualcuno deve aver riempito la testa di quei bambini con tutti quei pensieri ignobili. Non so chi, ma non mi interessa. Mio figlio potrebbe non svegliarsi mai più, e io non do la colpa a Viserys o a Jaehaerys.” 
 
 
Lancia uno sguardo per la stanza. È triste vedere quanto tutti quelli che un tempo erano cari per lui siano cambiati. Daemon ha delle profonde rughe intorno agli occhi, e Joffrey sembra più un uomo invece del suo fratellino, ormai. Anche Aegon, che Luke non ha mai apprezzato particolarmente, porta con sé dei segni di invecchiamento che riempiono Luke di nostalgia verso le giornate in cui era stato un bambino piccolo impaziente di giocare con suo zio e col suo fratellone. 
 
 
Così tanto tempo è passato e così tante cose sono cambiate, eppure, allo stesso tempo, non è cambiato niente. 
 
 
“Io do la colpa a tutti voi.” 
 
 
La stretta che sente nel petto finalmente scompare. Cambia. La sente ribollire. 
 
 
“Bada a come parli ragazzo —“
 
 
“Luke, ti prego —“ 
 
 
Alla sua famiglia era stato fatto del male troppe volte. Ma ora basta. Non ne può più. 
 
 
“Andate via.” Luke sussurra.
 
 
Nessuno si muove; sua madre lo guarda con un’espressione addolorata, mentre il Lord Primo Cavaliere lo fissa dall’alto in basso con quel solito sguardo giudicante. Quello sguardo condiviso da un grosso numero di persone col passare degli anni, e che lo aveva seguito dappertutto dal giorno in cui era nato — uno sguardo che gli diceva che lui non era abbastanza. Le mani di Luke tremano, e scatta in piedi prima di sapere che sta facendo. 
 
 
One-Eye viene sfoderata dal fianco di Aemond ed è pesante tra le mani di Luke. 
 
 
È passato tanto tempo dall’ultima volta che aveva tenuto in mano una spada. Con la nascita dei loro figli, le giornate passate nei cortili d’addestramento erano diventate un ricordo lontano per lui. Mentre le mani di Aemond erano diventate ruvide e callose col tempo, quelle di Luke erano morbide per via degli oli con cui le massaggiava, ma disseminate da piccole cicatrici per l’aver maneggiato maldestramente degli aghi da cucito. Qualsiasi voglia di combattere può avere avuto in passato, aveva abbandonato le mani di Luke tantissimo tempo fa.
 
 
Andate via!” Lui grida, brandendo la spada d’acciaio di Valyria. Sua madre indietreggia sorpresa, e Luke riesce a vedere sia Daemon che Ser Criston sfoderare le proprie armi. Le loro figure sembrano sfocate nella sua visuale; ma Luke non sa se sia per la rabbia o per le lacrime. “State lontani da me e dalla mia famiglia o neppure i Sette potrebbero fermarmi!” 
 
 
La lama trema nella sua presa, ma Luke non riesce ad abbassarla. La loro casata è piena zeppa di veleno. Ti corrompe e ti inganna, e a Luke c’erano voluti anni per lasciarsi alle spalle tutto quello che gli era stato detto e insegnato, per avere la possibilità di una vita migliore e più felice. 
 
 
“Non vi lascerò continuare a diffondere il pensiero disgustoso che io veda i miei bambini come qualcosa di meno delle cose migliori che ci siano mai capitate, solo perché tutti voi non riuscite a razionalizzare con voi stessi il fatto che sono in grado di amare il padre dei miei figli.” Luke dice a fatica. “Non sono più un bambino — quello mi è stato portato via tanto tempo fa. Sono un genitore, e non permetterò a nessuno di mettere in testa ai miei bambini dei pensieri così vili.” 
 
 
“Luke, sei arrabbiato e ti stai comportando in maniera irrazionale.” Jace gli si avvicina con la loro madre al fianco, i suoi movimenti sono simili a quelli di una persona che approccia un animale ferito. 
 
 
Lo fa solo arrabbiare ancora di più. 
 
 
“Mio figlio potrebbe non svegliarsi mai più!” Lui urla. Tutti sobbalzano, e ciò alimenta ancora di più l’ira di Luke. “Che succederà se il mio Aenys non dovesse riprendersi? Se non sarà mai più lo stesso per colpa delle bugie che hanno infettato le menti di quei bambini, col permesso di tutti voi! A quel punto, Viserys e Jaehaerys la pagheranno per dare giustizia al mio bambino?” 
 
 
“Basta, Lucerys.” L’attenzione di Luke scatta su Aemond. Suo marito ha un’espressione pensierosa sul volto, e la sua mano si avvolge attorno al polso di Luke. “Basta così.” 
 
 
Le mani di Luke tremano. “Perché dovrei calmarmi? Quanta collera e quante dicerie devo ancora sopportare a bocca chiusa, mordendomi il labbro? Quanto ancora dovrò concedere di me stesso per fare in modo che finalmente sia abbastanza?” 
 
 
Aemond gli stringe il polso, costringendo lentamente Luke ad abbassare la spada. “Stai spaventando le nostre figlie.” Se ne sta così vicino a Luke che non è sicuro se gli altri possano sentirlo parlare. “e io ti conosco, Luke. Non ti perdoneresti mai se facessi qualcosa davanti a loro.” 
 
 
Solo allora Luke nota le sue figlie ancora accoccolate contro suo marito. Naerys, la sua dolce e gentile bambina, sta tremando come un uccellino — i suoi enormi occhioni sono pieni di lacrime di paura, mentre dondola avanti e indietro sul posto. Anche Saera, la sua bellissima piccola dragonessa, non è altro se non un casino di muco e lacrime, il tutto mescolato al sangue che le cola dalla guancia.
 
 
“Va’ a stare con nostro figlio.” Aemond preme le labbra contro la tempia di Luke mentre parla. 
 
 
La lama che tiene tra le mani inizia a scivolare. 
 
 
“E io?” 
 
 
Luke vorrebbe urlare.
 
 
“Tu hai già sopportato abbastanza. Me ne occuperò io di questo.”
 
 
Lo sguardo di Aemond è pesante su di lui. A differenza di com’era stato fino a poco prima, la sensazione che affiora nel petto di Luke non è dolorosa. Non è stretta e opprimente. È calda. Lo fa sentire al sicuro.  
 
 
Muña?” La spada ricade rumorosamente per terra. 
 
 
La voce di Aenys è debole, ma risuona con forza nella stanza silenziosa. Il corpo di Luke si muove senza che abbia bisogno di pensare. Non appena il rumore di One-Eye che colpisce il pavimento svanisce, Luke è accanto a suo figlio, cadendo in ginocchio. 
 
 
Aenys sbatte le palpebre lentamente. “Muña?” 
 
 
“Sono qui,” Luke sussurra, con le mani che cullano il viso del suo bambino. “Sono qui, mio dolce ragazzo — la tua muña è qui.” 
 
 
‘Tutti fuori,’ Le voci in sottofondo sembrano così distanti quando si focalizza su suo figlio. ‘Ci occuperemo di questa questione domattina. Fino ad allora, portatemi i miei altri figli e lasciateci soli.’
 
 
Aenys lo fissa per un lungo istante, i suoi occhi sono sfocati e confusi. Accarezzandogli gentilmente il viso col pollice, Luke preme la fronte contro quella di suo figlio. 
 
 
“Mi ‘spiace, Muña.” Aenys piagnucola, le lacrime gli scendono lungo le sue piccole guance pallide. “Loro stavano facendo i cattivi, e hanno detto —“ La voce del piccolo si interrompe con un singhiozzo. 
 
 
Luke si limita a scuotere la testa. “Non hai fatto niente di sbagliato. Sei stato così coraggioso — il mio coraggioso, coraggioso bambino.” 
 
 
Aenys tira su col naso. “Voglio andare a casa.” 
 
 
Sente Aemond parlare con la loro figlia e col maestro, ordinando all’anziano uomo di occuparsi della ferita di Saera. Suo marito sta camminando avanti e indietro senza sosta, lo scalpiccio dei suoi passi si muove a tempo col suo respiro pesante. Lui è arrabbiato. Furioso, ad essere esatti. Aemond si zittisce sempre quand’è davvero adirato — niente parole taglienti o gesti aggressivi, soltanto del silenzio freddo e soffocante. 
 
 
Una mano si posa sulla spalla di Luke, e non è del tutto sorpreso di vedere Alicent ancora inginocchiata accanto a lui. La donna ha un’espressione cupa e seria. Prima d’ora, Luke non ha mai notato quanto Aemond le somigli. 
 
 
Gli occhi di Alicent sono concentrati su Aenys, ma lei sta tenendo una mano delicata su Luke. Non è un gesto di conforto. Le mani di Alicent non sono calde e piene d’affetto come quelle della madre di Luke. Ma sono stranamente ancoranti. Lei flette le dita, la sua mano sta arricciando il tessuto della vestaglia di Luke. 
 
 
Lei si sta mordendo il labbro inferiore.
 
 
Alla fine, serrando la mascella, Alicent distoglie lo sguardo. 
 
 
“Sopravviverai a tutto questo,” Lei dice, alzandosi, con del sangue che le macchia l’orlo del vestito. “Proprio come ho fatto io.” 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
- Se ve lo steste chiedendo, sì…quella è stata la primissima volta che Aemond ha sentito dire da Luke che lo ama. E sì, internamente gli è venuto un coccolone, lol.
 
Inoltre, anche se era passato inosservato quasi a tutti il fatto che Luke e Aemond avessero bombato poco prima del delirio, c’era una persona che invece lo ha notato eccome: Aegon, lol. Quel pervertito ha notato subito lo stato svestito e incasinato dei due, facendo 2+2.
 
 
 
 
Altre fanart di Corviids:
 
 
Luke e il suo pargoletto preferito, Aenys.
 
 


 
 
 
Ritratto di famiglia.
 

 
“Ritratto” di famiglia più…particolare lol. Qui abbiamo Luke e Val pecorelle gemelle (?), lol. Da sinistra a destra: Saera disgustata, lol, Aenys con dietro Val che fa il dispettoso, Gaemon accanto a Naerys (le sta leggendo un libro).
 

 





 

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** home ***


Avvertenza di Corviids: nel capitolo c’è un riferimento implicito ad un aborto spontaneo avvenuto in passato. Nulla di grafico, ma credo sia importante menzionarlo.

 
- In caso ve lo siate perso, nell’ultimo periodo ho tradotto delle altre storie di Corviids che fanno parte dell’universo di questa fic…

una raccolta di drabble : https://efpfanfic.net/viewstory.php?sid=4070753&i=1

e una one-shot: https://efpfanfic.net/viewstory.php?sid=4073137&i=1 

 
 
 
 
 
 
 
 

 
 
Quando sono nati, Aenys era il più piccolo dei gemelli. Era stato quasi impossibile separare Lucerys dal neonato all’inizio, ma una volta che era stato tolto dalle braccia di suo nipote per essere posato tra le sue, Aemond si era reso conto di quanto suo figlio fosse piccolo.
 
 
Saera era paffuta e chiassosa, i suoi polmoni erano contenti di annunciare la sua buona salute a tutta la Fortezza Rossa, ma Aenys era l’opposto. Era sembrato così minuscolo tra le braccia di Aemond — dal viso tozzo e fragile, senza fare alcun rumore a parte l’occasionale lamento sommesso. Una tale cosina così piccola, Aenys sembrava essere sul punto di volare via dalla stretta di suo padre ad una minima raffica di vento. Anche Aemond era così piccolo quand’è nato. Nonostante il fatto che lui è il più alto e il più grosso dei suoi fratelli, da neonato lui era grande solo la metà di Aegon. Ma era anche chiassoso ed esigente quanto Saera.
 
 
Aemond si domanda se sua madre avesse mai avuto per lui lo stesso livello di preoccupazione che lui prova per Aenys — che i suoi piccoli polmoni e cuore non fossero in grado di sostenere il resto del suo corpo e avrebbero ceduto da un momento all’altro.
 
 
Fin troppo di Aenys è simile a lui; i suoi occhi, i suoi capelli, la sua pelle e le sue labbra — quelle cose sono tutte di Aemond. L’unica parte di Lucerys presente nel loro figlioletto è nel modo in cui la punta del suo nasino si piega leggermente verso l’alto.
 
 
Lucerys amava ricordargli di quella straordinaria somiglianza. 
 
 
“Lui assomiglia tutto a te. È davvero il degno figlio di suo padre.” Suo nipote ripeteva in continuazione dal suo letto, la sua voce era gentile come se stesse parlando a un bambino. Aemond non sa se Lucerys stesse mirando a rasserenare Aenys o lui. 
 
 
Lui non aveva bisogno di farsi ricordare quel fatto. Nonostante i pettegolezzi a corte in seguito all’annuncio della condizione delicata di Lucerys, Aemond non aveva mai dubitato, nemmeno una volta, che il bambino che stava crescendo nel ventre di suo nipote fosse suo. Quelle dicerie infondate si erano finalmente placate una volta nati i bambini. 
 
 
Aenys è identico a lui. Tutti possono vederlo. Negarlo sarebbe semplicemente da sciocchi privi di vista. 
 
 
“Me lo ricordo il giorno in cui sei nato.” Aegon gli dice un giorno, un paio di mesi dopo la nascita dei bambini, con l’alito che gli puzzava ancora di vino. “Credo che quello sia stato il primo giorno in cui mi era stato permesso di respirare per davvero. Era stato piuttosto piacevole, anche se ero ancora un marmocchio io stesso, vedere finalmente Otto e nostra madre dirigere la loro attenzione da un’altra parte.” 
 
 
Aegon dà una pacca sulla spalla di Aemond. “Ma è quello il destino dei secondogeniti maschi, non è vero? Prendersi l’attenzione indesiderata via dagli ambiti primogeniti.” Lui sorride, mostrando in bella vista i suoi denti macchiati di vino. “Suppongo, però, che quella sia un’esperienza condivisa solo da te e nostro nipote.” 
 
 
Suo fratello sventola un dito verso il corpicino addormentato di Aenys nella sua culla. “I nostri figli non capiranno mai questa roba, vero fratello? Che vite indulgenti che avranno. Senza conoscere mai discordia o fatica. Nessun sacrificio.” 
 
 
“Sei venuto nella stanza dei bambini meramente per blaterare come un idiota, fratello?” Aemond replica a bassa voce, attento a non disturbare i neonati addormentati. “Tu non sai niente di cosa sia il sacrificio, né sai che tipo di uomo voglio far diventare mio figlio, quindi non darmi lezioni su nessuna delle due cose. Dubito che i tuoi stessi figli ti riconoscano come il tizio che li ha procreati, figuriamoci come loro padre.” 
 
 
L’espressione arrogante di Aegon vacilla solo per un istante. “Sto facendo loro un favore standomene alla larga.” È la risposta di suo fratello. “Preferisco lasciare che i mocciosi siano allevati dalle loro balie e dalle domestiche, perché sappiamo bene che nessuno di noi — né io, né Helaena, né tu, siamo qualificati a farlo.” Aegon ride senza umorismo, coi denti gialli e degli occhi scavati. “Se non altro, questo mi dà molto più piacere di quanto la paternità potrebbe mai darmene.”
 
 
“Cosa ti dà piacere?” Aemond sbotta. 
 
 
“Vedere che anche dopo tutti gli anni che hai passato a baciare il culo di nostra madre e a fare il cagnolino di Otto, sei finito esattamente dove sono finito anch’io.” Aegon sibila come una vipera riscattata. “A sfornare bambini con qualsiasi giumenta ci sia stata imposta, condannati a una vita di sofferenza senza senso.” 
 
 
Detto quello, lui sorride in modo ampio, facendogli un occhiolino. “Bè, in effetti non è esattamente la stessa situazione. Helaena non mi ha mai cavato un occhio.” 
 
 
“Io non sono te.” Aemond stringe i pugni ai lati del suo corpo. Il suo fratello maggiore è una piaga che incombe sul mondo — un parassita che striscia sotto la pelle di tutto ciò che tocca, infettando fino a quando tutto ciò che resta della volontà di quella persona è marcio quanto lo è lui. 
 
 
Aegon ridacchia senza umorismo ancora una volta. “Eppure guarda dove siamo finiti entrambi.” Indica Aenys e Saera. “Anche per quanto riguarda i nostri primogeniti.”
 
 
Aemond non riesce a evitare di sentirsi turbato dalle similitudini. Due fratelli, che hanno entrambi generato dei gemelli con una sposa più giovane. L’unica cosa che riesce a sperare è che Lucerys non consideri il modo in cui Aemond lo tratta simile a come Aegon tratta Helaena. Non c’è alcun affetto tra Aemond e suo nipote, ma lui non è crudele. 
 
 
Almeno non intenzionalmente. 
 
 
“Vorresti un piccolo consiglio, fratellino?” 
 
 
Aemond si rifiuta di guardare suo fratello, nel timore che la sua pazienza possa dissiparsi, finendo per esporre i suoi figli infanti a della potente violenza prima che abbiano addirittura tre mesi di vita. 
 
 
“Non particolarmente.” Lui risponde con freddezza, permettendo a Saera di afferrargli il dito in un piccolo pugnetto.
 
 
“Vattene a Summerhall.” Aegon sembra improvvisamente sobrio, e Aemond gli lancia un’occhiata con la coda del suo unico occhio. Col viso smunto, suo fratello appare insolitamente cupo, prendendo alla sprovvista Aemond. “Gioca a fare il lord, ondeggia quella tua splendente nuova spadina, e scopati il nostro nipotino a tuo piacimento.” Appoggia la mano sulla spalla di Aemond e — nonostante il fatto che è più basso di lui di parecchi centimetri, e nonostante il fatto che gli mancano tutti i muscoli che Aemond si è fatto crescere nel corso di dieci anni — riesce a strattonarlo verso il basso così che possano guardarsi negli occhi. 
 
 
“E domandati, Aemond,” Il tono crudele che Aegon spesso aveva nella voce quando erano entrambi bambini e prendeva in giro Aemond torna improvvisamente.
 
 
“Tu vorresti averti come padre?” 
 
 
 

 
 
 
Negli ultimi sette anni, Aenys è cresciuto parecchio rispetto al piccolo neonato che era stato. 
 
 
Quando è in piedi accanto ad Aemond, la parte superiore della testa del ragazzino adesso gli arriva proprio sotto lo sterno, e non c’è alcun dubbio che un giorno Aenys raggiungerà l’altezza di suo padre. Il figlio di Aemond sta crescendo bene — intelligente e determinato, e anche se ha un’indole irascibile, sta diventando proprio un ragazzo perbene.
 
 
Un figlio di cui qualsiasi padre sarebbe orgoglioso.
 
 
Ma è ancora così piccolo. 
 
 
Aenys piagnucola dal dolore quando Aemond lo solleva tra le sue braccia. Prova a prestare particolare attenzione facendo appoggiare suo figlio contro il proprio petto, ma qualsiasi tipo di movimento sembra irritare la sua ferita. Al suo fianco, Luke culla il retro della testa appena ricucita di Aenys con un fazzoletto ammassato, tentando debolmente di supportarla e di catturare il sangue che sgocciola dai punti di sutura. Il viso di suo nipote è rigato dai segni delle lacrime, ma i suoi occhi sono spalancati e vigili, quasi senza sbattere le palpebre nel modo in cui sta fissando intensamente il loro bambino. 
 
 
Insieme, camminano con attenzione verso l’uscita della stanza. 
 
 
Dopo così tanto caos, il totale silenzio che li circonda è sia gradito e sia del tutto opprimente. L’unico rumore che interrompe il loro finto senso di calma è quello dei piccoli suoni di disagio provenienti da uno dei bimbi più piccoli o i lamenti di dolore di Aenys. 
 
 
Escono dalla stanza ed è solo per rispetto verso Lucerys che Aemond non esplode immediatamente alla vista del resto delle loro famiglie, in piedi lì fuori immobili. 
 
 
Vorrebbe infuriarsi — gridare contro di loro e chiedere che vogliono. Desiderano delle scuse o che le loro scuse siano ascoltate? Se non fosse per il gentile battito del cuore di Aenys contro il suo, Aemond non sa come avrebbe reagito in quel momento. Lui vorrebbe essere irrazionale. Vorrebbe far provare ai mocciosi frignanti di Aegon e Rhaenyra un briciolo della paura e della sofferenza che hanno causato ai suoi bambini. 
 
 
La mano libera di Lucerys stringe il braccio di Aemond, e così lui si limita ad espirare con attenzione.
 
 
“Fate preparare una carrozza per la mia famiglia il prima possibile.” Non è certo di sapere a chi si sta rivolgendo. Non è sicuro che gli importi. “Ce ne andremo all’alba.”
 
 
“Mio Principe, forse dovresti considerare di rimanere fino a sera.” Aemond si volta per fronteggiare Maestro Orwyle, e l’uomo più anziano passa il peso da un piede all’altro nervosamente sotto lo sguardo del suo unico occhio. 
 
 
Stando adesso di fronte a loro, Aemond scorge la sua sorellastra, suo zio, e la propria madre ancora in piedi in mezzo alla folla che era stata cacciata dalla stanza. Li fissa brevemente, osservando il modo in cui lo guardano male o distolgono lo sguardo, prima di reindirizzare la propria attenzione di nuovo su Aenys e Lucerys. 
 
 
“La mia famiglia non trascorrerà qui altro tempo oltre quello necessario. Verrà preparata una carrozza insieme a tutto l’occorrente che potrebbe servire per assicurare a mio figlio un sicuro ritorno a Summerhall.” Lucerys preme il petto contro l’avambraccio di Aemond — un piccolo tentativo di calmare sia se stesso che Aemond. Aenys si muove con disagio e Lucerys si allontana di colpo, affrettandosi quietamente a calmare il bambino fino a quando non si rilassa di nuovo. 
 
 
Maestro Orwyle si acciglia leggermente, ma non dice nient’altro, limitandosi meramente a chinare il capo e a voltarsi. Aemond riesce a vedere la preoccupazione e il disappunto sui volti di sua madre e di sua sorella, ma non gli importa proprio — la sua mente è concentrata sul tenere la sua famiglia al sicuro e lontana da occhi indiscreti. 
 
 
“Vieni,” Lucerys dice gentilmente, guidando via Aemond con una mano sulla parte inferiore della sua schiena. Valerion si lamenta scontento da dov’è tenuto nel braccio libero di Luke, contrariato per l’essere stato svegliato, mentre Saera e Naerys li seguono quietamente alle loro spalle tenendosi per mano, con Gaemon issato sul fianco della sorella. 
 
 
È umiliante — essere fissato dai residenti della Fortezza Rossa, mentre la sua famiglia è costretta a ritirarsi nelle proprie stanze perché Aemond non era stato in grado di proteggere e difendere come si deve i suoi bambini dai loro stessi parenti. Gli ricorda in modo inquietante di quando era stato un piccolo ragazzino a Driftmark, osservando passivamente le persone che spalancavano la bocca con interesse e orrore verso il suo sfiguramento e verso la pura incompetenza della casata regnante. 
 
 
Dopo quella notte, Aemond si era ripromesso che non avrebbe mai più permesso di essere ridotto a sentirsi così debole e patetico. Potrà anche aver perso un occhio, ma aveva ottenuto il drago vivente più grosso al mondo. Si era allenato ogni giorno il doppio e più duramente dei ragazzi della sua età per compensare per la propria disabilità, e quella fatica si sarebbe dimostrata fruttuosa. Si era morso la lingua, sopportando gli sguardi e gli insulti non detti perché non voleva apparire mai più così pietoso. 
 
 
Aemond aveva lavorato per tutto ciò che aveva. Aveva sacrificato più di quanto chiunque nella sua famiglia fosse disposto ad ammettere, eppure si azzardavano a guardarlo dall’alto in basso. Si azzardavano a mancargli di rispetto davanti non solo ai suoi figli, ma anche davanti a tutto il reame con noncuranza. 
 
 
Loro non si meritano la sua famiglia. Non si meritano la dolcezza di Naerys o l’incrollabile coraggio di Aenys. Non si meritano neppure di poter posare gli occhi sui loro visi incantevoli — o di ascoltare la risata gioiosa di un neonato che avevano guardato di traverso come se fosse fatto dal peccato. 
 
 
Lui vorrebbe tenerli tutti alla larga. La vita è migliore dentro le mura sicure di Summerhall. Tutto il resto può bruciare per quanto concerne Aemond. 
 
 
“Sul letto,” Aemond si volta e guarda Lucerys aggrottando la fronte. Suo marito inarca un proprio sopracciglio, indicando il letto di piume. “Posa Aenys sul letto — voglio controllargli la ferita.”
 
 
Annuendo, Aemond cammina verso il letto e posa loro figlio sul materasso il più delicatamente possibile. Aenys sembra spaventosamente piccolo sopra le coperte di pelliccia, reso solo più evidente dalla semplice camicia da notte macchiata che indossa come pigiama. 
 
 
“Prendilo.” Lucerys non aspetta il suo permesso prima di spingere Valerion tra le braccia di Aemond, prendendo posto accanto ad Aenys. Suo marito è veloce nell’ispezionare la ferita di Aenys, separando i chiari capelli sporchi di sangue e facendo una smorfia osservando i punti di sutura che gli ricoprono lo scalpo. 
 
 
Voltandosi via da suo marito, Aemond abbassa lo sguardo sulle sue figlie e sul suo altro figlio. Naerys si sta dondolando avanti e indietro sui talloni — un’abitudine di quando è nervosa o spaventata, e Gaemon sta trotterellando accanto a lei con un’espressione confusa. Saera, per quello che vale, ha ancora un aspetto preoccupato e pieno di vergogna. Aemond odia vedere sua figlia così stravolta, ma una parte di lui spera che lei stia finalmente iniziando a capire il peso che possono avere le sue decisioni. 
 
 
Abbassandosi su un ginocchio, Aemond posa con attenzione Valerion tra le braccia di Saera, poggiando una mano sulla testa della piccola. “Prendi Valerion e andate a riposare nell’altra stanza. Ce ne andremo all’alba.” Il labbro inferiore di Saera trema, ma lei annuisce comunque. “E per favore, Saera — non fare niente che possa causare altro stress a tua madre.” 
 
 
“Sì, Padre.” La voce di Saera è ancora piena di lacrime. “Lui… Aenys starà bene?” 
 
 
Aemond sospira. “La tua muña si sta prendendo cura di lui. Ma lui ha bisogno di spazio e di tranquillità. Se vuoi aiutare, lo farai comportandoti bene, capito?” Saera tira su col naso, annuendo con fervore. “Bene. Ora va’ a riposare, tala (figlia).” 
 
 
Con quello, i restanti figli di Aemond escono dalla porta andando nel salottino, lasciandolo da solo con suo marito e il suo figlio maschio più grande. Lucerys sta parlando con Aenys con dei sussurri sommessi, accarezzandogli gentilmente i capelli mentre il bambino prende dei respiri leggeri. C’è una nuova benda intorno alla testa di Aenys — il materiale usato sembra piuttosto simile alle lenzuola del letto, ora stracciate. 
 
 
“Non avevo idea che tu sapessi farlo.” Lucerys allontana il viso da dove l’aveva affondato accanto ad Aenys per guardarlo con un’espressione confusa. “Come fasciare una ferita.” Lui chiarisce. 
 
 
Lucerys rilascia una risatina, ma è una risatina piena di dolore e non scherzosa. “Non lo so fare.” Risponde, asciugandosi il viso. “Non so come fasciare correttamente una ferita, e non so come prendermi cura del mio bambino.” Le sue parole pugnalano Aemond. “Non so fare niente.” La rassegnazione nella voce di suo nipote fa torcere lo stomaco di Aemond. Lucerys è una buona madre per i loro figli. Tra tutti i dolori inflitti dalla loro famiglia quello che disturba di più Aemond è che abbiano fatto dubitare Lucerys di quella verità. 
 
 
“Lo sai che quello è falso, Lucerys. Tu sei buono coi nostri figli.” 
 
 
“E a che serve se non riesco a proteggerli?” Lucerys sibila a se stesso. 
 
 
“Basta.” Aemond sbotta, e Lucerys sobbalza all’indietro come se fosse stato colpito. “Sia tu che io sappiamo di chi è la colpa di ciò che è avvenuto, quindi smettila di crogiolarti in un senso di colpa che non spetta a te addossarti.” 
 
 
Lucerys lo fissa con occhi pieni di lacrime, prima di rilasciare un respiro tremante. “Voglio solo che siano al sicuro, Aemond. Non credevo che fosse un desiderio egoista quando Aenys era nato, eppure sembra che gli Dèi in persona desiderino strapparmi via i miei bambini. È come se il mondo non approvi che io li abbia.” 
 
 
Aemond si acciglia, perché non aveva mai pensato che suo nipote fosse un uomo religioso. Anche se frequentava spesso il parco degli dèi, Lucerys non passava molto tempo nel tempio di Summerhall — apparendo occasionalmente solo quando Naerys desiderava pregare con lui. 
 
 
“Gli Dèi non hanno niente a che fare con questo, Lucerys. Non lasciare che gli dèi si prendano il merito dei torti che la nostra famiglia continua a compiere contro di noi.” 
 
 
A quel punto, Lucerys ridacchia, e il cipiglio di Aemond si accentua. 
 
 
“Quindi adesso lo vedi?” Luke domanda.
 
 
“Vedo cosa?” 
 
 
Suo nipote sorride tristemente. “Tutto quello che ho dovuto sopportare per tanti anni. Siamo sposati da un bel po’ di tempo ormai, Aemond, ma non sei sempre stato dalla mia parte. Ci sono molti fardelli che ho portato da solo.”   
 
 
Aemond si muove per dire qualcosa — per negare o mettere in discussione quello che Lucerys sta insinuando — ma un piccolo rumore proveniente da Aenys fa in modo che tutta l’attenzione venga di nuovo reindirizzata su di lui. 
 
 
 Muña? ” Aenys dice con voce gracchiante, i suoi occhi precedentemente chiusi in modo stretto, si aprono sbattendo le palpebre e mostrando delle annebbiate pozze viola. “Dove…”
 
 
Lucerys si siede sul bordo del letto e si sporge per cullare il viso di Aenys con le mani. “Shh, tesorino. Sono qui — Muña Kēpa (mamma e papà) sono qui. Sei al sicuro.” Preme un bacio sulla fronte di Aenys. Quasi immediatamente, dei piccoli attacchi singhiozzanti irrompono da Aenys, e lui si accoccola nel tocco di Lucerys.
 
 
È facile dimenticare che Aenys è solo un bambino. Lui è soltanto un paio d'anni più piccolo di quanto lo era stato Aemond quando l’innocenza dell’infanzia gli era stata rubata dalla stessa persona che adesso sta cullando tra le braccia il loro bambino in modo così gentile. Una parte di sé si sente piena di rancore per tutto ciò. Quando Aemond aveva perso l’occhio, sua madre gli aveva mostrato del calore inconsueto, anche se solo per un breve periodo di tempo. Era stato bello. E ciò aveva reso il suo dolore anche peggiore quando lei non era più riuscita a mostrarlo.
 
 
I suoi stessi figli non avrebbero mai conosciuto quella sensazione. Lucerys preferirebbe darsi fuoco se ciò significasse che i loro bambini non conosceranno mai la dura freddezza del mondo. 
 
 
 Kēpa? ” La sorpresa nel tono di voce di Aenys non dovrebbe ferirlo nel modo in cui invece fa. 
 
 
Lentamente, Aemond si avvicina al letto e resta in piedi accanto ad esso, fissando suo figlio. “Sono qui, tresy (figlio).” Appoggia una mano sulla testa di Aenys, attento a non toccare la zona vicina alla sua ferita ricucita. “Ti sei comportato bene, ma adesso devi riposare.” 
 
 
Aenys lo osserva per un lungo istante, prima che un singhiozzo sgorga dal profondo del bambino. “ Voglio andare a casa. Vi prego portatemi a casa .” Lui piange, il petto gli rantola per via dell’intensità dei suoi singhiozzi. “Questo posto mi fa paura.” 
 
 
“Oh, amore mio.” Lucerys sussurra, cullando il bambino più vicino a sé. “Andremo a casa presto, non preoccuparti. E poi sarai di nuovo nel tuo caldo lettino e sarai perfettamente al sicuro, com’è giusto che sia.” C’è della disperazione nella voce di Lucerys — come se stesse implorando che ciò che ha appena detto diventi realtà il prima possibile. “Non è vero, Valzȳrys (marito)?”
 
 
Aemond deglutisce. “Sì. Ce ne andremo all’alba.” 
 
 
I tristi occhi stanchi di Aenys lo fissano con intensità. “Grazie.” Lui sussurra.
 
 
Non ringraziarmi, Aemond vorrebbe dirgli. Sono tuo padre — proteggerti è il minimo che io possa fare. 
 
 
“Mi fa male la testa, Muña.” Le parole di Aenys sono leggermente sbiascicate. “Sono… sono stanco.”
 
 
Lucerys allontana una ciocca di capelli chiari dalla fronte di loro figlio. “Lo so, amore mio. Riposati.” 
 
 
Alle loro spalle, la porta della camera da letto cigola, e la mano di Aemond vola subito a dove One-Eye gli è ancora allacciata alla vita. 
 
 
Rhaenyra ha un aspetto orribile da dove se ne sta in piedi sull’entrata. I suoi capelli argentati sono un disastro e lui riesce a vedere una macchia rossa che le sporca il vestito, anche se quel tessuto è di un marrone scuro. Vedere le occhiaie violacee date dallo stress sotto i suoi occhi gli dà una piccola ondata di soddisfazione, per tutto il simile stress che lei ha contribuito a causare a Lucerys — anche se solo in parte. 
 
 
L’espressione di lei diventa immediatamente un’espressione di sorpresa quando vede Aemond, come se lei non si aspettasse che lui fosse al fianco del suo marito terrorizzato e del suo figlio sofferente. 
 
 
“Vattene.” Aemond non tenta nemmeno di provare a nascondere il disprezzo che gli fuoriesce dalla voce. Rhaenyra deglutisce nervosamente, gli occhi le guizzano oltre la spalla di Aemond e verso il proprio figlio. Istintivamente, Aemond fa un passo di lato per bloccarle ancora di più la vista. “Non hai alcun diritto di essere qui. Vattene.” 
 
 
 Aemond .” Lucerys dice con un tono di voce fermo che lo fa voltare di scatto per guardare suo nipote. Accanto a Lucerys, gli occhi di Aenys si sono finalmente chiusi e il suo respiro si è stabilizzato. 
 
 
Non adesso , Gli occhi di suo marito lo implorano.
 
 
Lucerys ha degli occhi incantevoli. Anche quando Aemond non voleva altro se non cavargliene uno facendo contorcere suo nipote, poteva almeno ammirare il loro aspetto. Non erano così unici o suggestivi come le vivide iridi viola di Casa Targaryen, ma erano bellissimi a modo loro. Uno strano miscuglio di marrone, blu e verde, gli occhi di Lucerys erano capaci di catturare delle emozioni che Aemond non era capace di esprimere nemmeno a parole. 
 
 
Erano incantevoli e, certi giorni, Aemond li odiava. Di solito era quando l’orbita vuota gli pulsava per via di cambiamenti climatici, ma altre volte era come in questo stesso momento. Quando gli occhi di Lucerys si spalancavano e diventavano tristi, e la stessa anima di Aemond non riusciva a resistergli. La sua risolutezza crollava sempre quando Lucerys lo guardava in quel modo. Lo rendeva debole — addirittura patetico
 
 
Vorrebbe cavargli gli occhi così da non doversi sentire mai più così vulnerabile.
 
 
Vorrebbe cullare il viso di Lucerys tra le mani e osservare i suoi occhi inumidirsi dalle lacrime di piacere, mentre erano nel mezzo del fare l’amore. 
 
 
Voleva tutto e niente a che fare con loro. 
 
 
“Desidero parlare con mio figlio.” Rhaenyra dice, continuando a guardarli.
 
 
Aemond non si volta a guardarla. “Non hai alcun diritto di fare richieste a mio marito.” Lucerys si acciglia dal suo posto accanto al letto. 
 
 
“E tu non hai alcun diritto di parlare per lui.” Sua sorella risponde. 
 
 
Sta per voltarsi di scatto per fronteggiare Rhaenyra, quando Lucerys finalmente parla.
 
 
“Va tutto bene, Valzȳrys. Le parlerò,” Lucerys gli rivolge un piccolo sorriso. “ Da solo .” Lui enfatizza. Il ‘per favore’ è implicito.
 
 
Aemond si prende l’opportunità di osservare suo marito. La mano di Lucerys sta giocherellando con quella di Aenys — si sta mordendo il labbro inferiore con preoccupazione. Ha troppe cose per la testa. Lucerys sarebbe irrequieto per giorni, se non settimane, se non gli desse questa possibilità. 
 
 
Reprimendo un sospiro, Aemond si volta e fissa nel vuoto in modo assente davanti a sé. “Mi assicurerò che stiano venendo fatti i preparativi adeguati a consentirci di poter partire all’alba.” Si muove per lasciare la stanza, ma non prima di fermarsi per gettare un’occhiata a sua sorella. Rhaenyra incontra il suo sguardo e impallidisce leggermente. 
 
 
“Faresti meglio a ricordare una cosa, cara sorella.” Aemond abbassa la voce fino a farla diventare un basso sussurro. “Lucerys non porta più il nome Velaryon. Lui è un Targaryen, e lui porta il mio nome.” 
 
 
Con quello, Aemond esce dalla stanza senza guardarsi indietro.
 
 
 

 
 
 
Se la madre di Lucerys si aspettava che lui si scusasse per il comportamento di suo marito, nasconde bene la sua delusione. 
 
 
Aemond è arrabbiato, proprio come Lucerys — non devono più giustificare la loro rabbia. 
 
 
“Viserys sta bene?” Sua madre sembra sorpresa che lui abbia parlato per primo. Lui si volta e la guarda. “Nonostante tutto, non vorrei mai che fosse fatto del male a un bambino. Figuriamoci mio fratello.” *
 
 
Rhaenyra si acciglia. “Perché dovrei mai pensare quello di te?” 
 
 
“Non so più quello che la gente pensa di me.” Sua madre sospira, pizzicandosi la parte superiore del naso. Lei sembra più vecchia — più stanca e affaticata. 
 
 
Ciò rattrista Lucerys, ma in modo più strano, adesso lui comprende la stanchezza di sua madre a livello personale. Lucerys ha tanti fratelli proprio come ha tanti figli, ed Aemond è fin troppo simile a Daemon per far sì che quell’ironica somiglianza non venga notata. Anche se ha la metà dei suoi anni, Lucerys è già diventato una strana immagine riflessa della sua stessa madre. 
 
 
Si chiede se anche lei riconosca quel fatto. 
 
 
“Viserys sta bene. La sua,” Gli occhi di sua madre slittano verso la figura addormentata di Aenys, e Lucerys stringe istintivamente la manina del bambino. “Ferita era superficiale, era solo un graffio. I maestri lo hanno ricucito e adesso sta riposando. E lui si scusa per le sue azioni — tuo fratello non voleva fare niente di male, davvero.”
 
 
Lucerys respira piano attraverso il naso per impedirsi di sbottare contro sua madre. 
 
 
“Ho già reso noto il mio punto di vista su questa questione, Madre. Le sue scuse sono apprezzate, ma non importano.” Lucerys scuote la testa, gli occhi gli pizzicano mentre fissa sua madre. “Mio figlio è ferito e per cosa? Perché Viserys — un bambino che era a malapena grande quanto il mio piccolo Valerion quando sono stato fatto sposare con Aemond — crede che il mio onore sia qualcosa che deve ancora essere difeso?” Luke digrigna i denti. “Perché tutti quanti voi fate finta di non capire come siamo arrivati a questo punto?”  
 
 
Sua madre abbassa lo sguardo sulle proprie mani. “Ho tanti rimorsi, Lucerys. Permettere che tu fossi fatto sposare con mio fratello, soprattutto così giovane… è tra quelli più grossi.” 
 
 
“E’ questo ciò di cui tutti voi discutete a Roccia del Drago in mia assenza? I vostri rimorsi riguardo me? Come se io sia morto, e non a distanza di un corvo.” 
 
 
Sa di essere irrazionale. Ma non gli importa.
 
 
“Sei cambiato, Lucerys.” La gentile asserzione di sua madre blocca in modo brusco la sua linea di pensiero. All’improvviso, Luke si sente di nuovo un bambino piccolo che veniva calmato da un pianto disperato dopo aver scoperto un giocattolo rotto. Serve sia a placarlo e sia a irritarlo — che ci si rivolga di nuovo a lui come se sia un bambino e non un uomo. Lei continua, “Sei così riservato. Parli raramente di mio fratello. Mi rattrista e mi preoccupa in egual misura che tu non ti confida più con me come facevi un tempo.” 
 
 
Lucerys abbassa lo sguardo su Aenys, e si ricorda di com’era stato lui stesso così tanti anni prima — a letto malato, con lo Sconosciuto al suo fianco mentre del veleno gli distruggeva il corpo. Aveva scritto a sua madre di quella questione nella speranza di ricevere conforto, e con la sciocca convinzione che ciò che era destinato ad essere una cosa privata sarebbe rimasta tale. Ma non era stato così, e quelle settimane — quelle che infestavano ancora i sogni di Lucerys con immagini degli occhi della sua dolce bambina che diventavano ciechi mentre lei piangeva cercando la sua mamma — gli erano state rigettate in faccia da uomini con degli ego troppo grossi da sopportare. 
 
 
E, non per la prima volta, Lucerys si sente grato di non aver mai parlato ad anima viva del sangue di luna che gli era improvvisamente venuto quando era stato avvelenato — troppo denso e dal flusso troppo pesante, dopo due mesi di assenza di mestruazioni, per essere interamente usuale. 
 
 
Ai tempi, non era stato abbastanza lucido da capire cosa stesse accadendo, e le sue domestiche avevano ripulito quel macello senza una parola. Lucerys non era nemmeno sicuro che Aemond l’avesse mai scoperto. Ed è meglio così.
 
 
“Certe cose è meglio che restino private.” Le lancia un’occhiata. “Sono sicuro che quello tu lo capisca.” 
 
 
Rhaenyra sospira, distogliendo lo sguardo. L’aria sembra fredda e tesa — due cose che Luke non avrebbe mai pensato di associare con la sua stessa madre. “Tu lo ami.” 
 
 
Non è una domanda, il modo in cui sua madre glielo chiede.
 
 
Luke passa il pollice sulle nocche di Aenys. Alla fine, lui annuisce.
 
 
“Lo amo da morire.” 
 
 
La donna più grande si stringe le braccia intorno, accarezzandosi i fianchi nello stesso modo in cui lo fa Luke quando cerca di darsi conforto. “Perché?” Non c’è malignità nella voce di lei — soltanto della curiosità e un po' d’incredulità. 
 
 
Luke riesce ad ammettere che Aemond non è il più facile da amare. A suo zio non piace mai rendersi le cose facili. C’è una durezza in Aemond che di certo è in grado di spiazzare gli altri; lui è dolorosamente schietto, e certe volte è inutilmente testardo. Ma Aemond è anche capace di essere dolce, anche se lui direbbe il contrario. Luke ne era stato testimone in numerose occasioni — dal tenergli la mano sotto al tavolo in maniera spontanea, alle innumerevoli ore che aveva passato guardando Aemond seduto nel suo studio, col loro figlio neonato che riposava sul suo petto mentre lavorava. 
 
 
Aemond non è gentile di per sé, ma è buono. Lui ha i suoi modi di tenerci alle persone — bisogna solo avere la pazienza di impararli. 
 
 
“Mi sento al sicuro con lui. E a lui… a lui importa che io mi senta al sicuro.” 
 
 
Gli sembra strano dirlo ad alta voce. Se qualcuno chiedesse ad Aemond quello che provava per Luke, Luke non ha dubbi che il suo zio-marito risponderebbe con una tangente riguardo il dovere. Lucerys è un suo dovere e i loro figli, una sua responsabilità. È tanto semplice. Certe volte, Aemond vedeva le cose così in bianco e nero e in modo così lapidario, che ciò non smetteva mai di meravigliare Luke su come un uomo così stoico potesse anche lasciar trasparire le sue emozioni così apertamente — anche se lui stesso non se ne rendeva conto. Aemond è come un libro aperto; un semplice sbuffo col naso era abbastanza da far sapere a Luke come suo marito si sentisse. 
 
 
E’ piuttosto carino.
 
 
“Lui non mi ha mai trattato in modo crudele, anche se entrambi sappiamo che ho fatto delle cose che si meritano la sua ira.” 
 
 
“Luke—“
 
 
“E’ vero. Non mi pentirò mai d’aver difeso Jace quella notte, ma non potevo sopportare un matrimonio con un uomo che ce l’aveva con me. Quindi ho scelto di non odiarlo, e non credo che ciò sia un crimine.” Le parole gli escono fuori di fretta. Luke è così stanco di essere arrabbiato — vuole solo andare a casa. Gli manca disperatamente Summerhall. Gli manca il suo caldo letto insieme ad Aemond, e il sedersi con Naerys mentre lei si esercitava con la sua arpa.
 
 
Dal momento in cui era arrivata quella maledetta lettera che richiedeva la sua presenza ad Approdo del Re, Luke si era sentito come se stesse trattenendo il fiato. Lui non ne può più. Tutti gli altri sono liberi di giocare ai loro giochetti, ma Luke non vuole averne parte. 
 
 
“Tutti voi potrete continuare a nutrire il vostro senso di colpa e i vostri rimorsi, ma io non voglio più portare sulle spalle quel peso. Sono felice. Voglio bene ai miei figli,” Luke passa una mano tra i capelli di Aenys e sorride. “E amo mio marito.” 
 
 
“Lui ti ama.” 
 
 
Luke si volta per guardare sua madre, aggrottando la fronte. “Cosa?” 
 
 
Sua madre è entrata di più nella stanza, e adesso se ne sta in piedi non molto distante dai piedi del letto. Lei sta parlando con lui, ma i suoi occhi sono concentrati sulla figura addormentata di Aenys, come se sia assorta nei propri pensieri. 
 
 
“Conoscendo… gli uomini nella nostra famiglia, dubito che lui te l’abbia detto, ma li conosco bene gli uomini come mio fratello. Lui ti ama — e ti ama anche da parecchio tempo, se posso permettermi la presunzione.” La voce di sua madre è così sicura che l’unica cosa che Luke può fare è ridere nervosamente.
 
 
“N-no, non devi confortarmi-“
 
 
 Lucerys .” Lei dice in modo fermo, facendo sì che Luke richiuda subito la bocca, distogliendo lo sguardo timidamente. 
 
 
Un altro sospiro irrompe da sua madre, e Luke ascolta i suoi passi leggeri mentre lei gli si avvicina. All’improvviso, le sue mani calde gli afferrano il viso e lei gli preme un bacio sulla fronte. 
 
 
“Sciocco ragazzo. Sei così facile da amare.” 
 
 
Luke lascia che lei gli culli la testa sul proprio petto. È caldo — il tipo di conforto che potrebbe venire solo da una madre. È una sensazione che Luke vuole offrire anche ai suoi stessi figli. 
 
 
“Voglio andare a casa.” Luke sussurra, sporgendosi verso il suo tocco. 
 
 
Sua madre abbassa lo sguardo su di lui. “A… a Roccia del Drago?” Lei chiede, quasi speranzosa — come se volesse che Luke diventi di nuovo un bambino piccolo, così che lei possa trascinarlo via. 
 
 
Lucerys rilascia una risatina piena di lacrime. “A Summerhall.” 
 
 
“Ah,” Sua madre tira su col naso e annuisce. “Certo.” Lei gli passa le dita tra i capelli, armeggiando con le ciocche scure inconsciamente. “Ma tu avrai sempre una casa in me. Sarai… sarai sempre il mio adorato tesorino, non importa quanto tu ti creda cresciuto.” Lei gli preme un altro bacio sulla testa. “Non dimenticarlo mai, amore mio.” 
 
 
Qualcuno si schiarisce la gola alle loro spalle, ed entrambi sobbalzano dalla sorpresa. 
 
 
Aemond se ne sta in piedi in silenzio sull’uscio, con le mani strette dietro la schiena. La sua espressione è composta, ma Luke riesce a sentire l’imbarazzo che suo marito sta irradiando. 
 
 
Sua madre fa un favore ad entrambi quando è la prima a rompere il silenzio. “Vi darò della privacy.” Lei si asciuga il viso, prima di sistemarsi la parte frontale del vestito in un tentativo di ricomporsi. Prima di andarsene, si sporge in basso e bacia la guancia di Luke ripetutamente. “Ti voglio bene, dolce ragazzo. Non dimenticarlo mai.” 
 
 
Luke le stringe i polsi e si appoggia contro la sua guancia, solo per sentire il calore della sua pelle. “Avy jorrāelan, Muña (ti voglio bene, mamma).” 
 
 
Quando alla fine si allontana, lei e Aemond condividono un’occhiata. Lui non riesce a dire cosa significhi quello sguardo tra i due, ma sua madre se ne va senza un’altra parola. 
 
 
Luke la osserva andarsene in silenzio. Si sono salutati, ma gli sembra molto più di quello. Non riesce a descriverlo.
 
 
Una mano — forte, callosa e calda — si appoggia sulla sua spalla. Quasi immediatamente, la tensione abbandona Luke, e si sente finalmente in grado di rilasciare un respiro tremante. 
 
 
Grato, posa una mano su quella di suo marito, e gliela stringe. 
 
 
 

 
 
 
Quando la carrozza arriva finalmente davanti alle porte della Fortezza Rossa, è abbastanza presto e quindi ci sono soltanto un paio di servitori a girovagare mentre iniziano le loro mansioni mattutine. Ma mentre Luke se ne sta in piedi accanto alla porta della carrozza, riesce lo stesso a sentire ogni singolo sguardo curioso su di lui.
 
 
Con l’arrivo del mattino, le voci di quello che è accaduto nel castello solo poche ore prima inizieranno a circolare, ma Luke si rifiuta di essere presente quando avverrà. Chiamatelo un codardo, non gli importa — i suoi figli hanno già sopportato abbastanza. Non ha intenzione di esporli ai vili pettegolezzi del popolino annoiato. 
 
 
Tra le sue braccia, Valerion balbetta in modo assonnato, e Luke ride prima di baciare la sua morbida testolina. 
 
 
“Hai fame, tesorino?” Lui sbadiglia e Valerion lo imita, strofinando il suo piccolo faccino nel collo di Luke. “Appena arriverà Kēpa, andremo a casa e potrai mangiare fino a quanto il tuo piccolo pancino riuscirà a sopportare, va bene?” Valerion soffia dell’aria attraverso le labbra, facendo un piccolo suono che sembra un ‘bbb’. 
 
 
I suoi altri quattro figli sono profondamente addormentati nella carrozza, essendosi appisolati durante l’attesa per andarsene. Saranno di certo irritati quando si sveglieranno da un sonno così agitato, ma Luke suppone che si meritino di fare un po' i monelli. Hanno sopportato più di quanto qualsiasi bambino così piccolo dovrebbe. 
 
 
Appoggiandosi contro la carrozza, Luke fa fatica a non appisolarsi lui stesso, lì dov’è in piedi. 
 
 
“Luke?” Una voce che non si era aspettato di sentire lo fa scattare sull’attenti. 
 
 
Rhaena ha un aspetto sorprendentemente composto nonostante sia così presto, anche se sembra un po' stanca. La sua ex promessa sposa si ferma davanti a lui e gli rivolge un sorriso gentile. “Sono felice di essere riuscita a vederti prima della tua partenza. Non abbiamo mai avuto l’opportunità di parlare, solo noi due, con… tutto quello che è successo.” 
 
 
Luke ride quietamente, annuendo per concordare.
 
 
“Bè, suppongo non solo noi due.” Lei abbassa lo sguardo sul punto dove Valerion si è rintanato nel collo di Luke. “Ciao, piccolino. Tu devi essere Valerion.” 
 
 
Valerion la fissa per un istante, i suoi enormi occhi viola sono scettici, prima di riaffondare il suo viso di nuovo nel collo di Luke. 
 
 
Massaggiando la schiena di suo figlio, Luke rivolge un piccolo sorriso a Rhaena. “Mi scuso per lui. È piuttosto timido.” 
 
 
Rhaena scuote la testa. “No, lo capisco. Devo davvero visitare Summerhall un giorno, così da poter conoscere per bene tutti i miei nipotini e le mie nipotine. Sarà un buono allenamento se diventerò mai madre.” 
 
 
“Se?” Luke piega la testa di lato. “Presto sarai sposata — mi aspetto che poco dopo arrivino dei figli, no?” 
 
 
La sua cugina-sorella ride rumorosamente. “Joffrey ed io non ci sposeremo.” 
 
 
La certezza nelle sue parole sorprende Luke. “Ma durante l’istanza…” 
 
 
“Joffrey non vuole diventare il Lord di Driftmark, Luke. E io non voglio essere la sua Lady.” Rhaena allontana i propri ricci argentati — liberi dalle loro solite trecce — via dal suo viso. Rhaena si è fatta ancora più bella nel corso degli anni, e la sua permanenza nella Valle le aveva dato una sicurezza regale con cui un tempo aveva avuto difficoltà. Se qualcuno era nato per essere Lady delle Maree, quel qualcuno era Rhaena. Lei era destinata ad essere vicina al trono di legno più di quanto Luke non fosse mai stato. 
 
 
“E’ già stato decretato, Rhae. E io, più di chiunque altro, so che non è qualcosa a cui si può facilmente disobbedire.” Non aveva intenzione di parlare in modo così amareggiato, ma quello è abbastanza da fare in modo che Rhaena gli rivolga uno sguardo triste. “E credevo che tu andassi d’accordo con Joffrey. Siete entrambi stati sotto la custodia di Lady Arryn da così tanto tempo.” 
 
 
Rhaena getta la testa all’indietro per fissare il cielo. “Voglio bene a Joffrey come una qualsiasi normale sorella vorrebbe bene al suo fratellino. Ma il mio cuore non è con Joffrey e il suo cuore non è con Driftmark.” 
 
 
Luke fa un verso d’assenso, osservando mentre lei tiene lo sguardo fisso verso l’alto. C’è qualcosa di familiare nel barlume nei suoi occhi. 
 
 
“Il tuo cuore appartiene già a un altro.” Non è una domanda. 
 
 
Rhaena riabbassa la testa di scatto, le sue guance sono tinte di un rosso acceso. Luke inarca un sopracciglio e lei sospira. “Lui si chiama Ser Corwyn Corbray. È un cavaliere al servizio di Lady Jeyne Arryn e… ed è così tanto affascinante.” 
 
 
C’è una nota sognante nella sua voce. Vedere sua cugina così felice riscalda il petto di Luke. Non era stato solo il suo futuro ad essere sconvolto quando era stato fatto fidanzare con Aemond. Rhaena e Luke erano stati cresciuti sapendo che un giorno si sarebbero sposati e avrebbero ereditato Driftmark come marito e moglie. Ma oltre ad essere stati promessi sposi, loro erano amici — migliori amici. Non c’era nulla di spiacevole nel pensiero di passare la sua vita con Rhaena come moglie. Lei è gentile e dolce, e più bella di qualsiasi ragazza che Luke avesse mai visto. 
 
 
In un’altra vita, loro si sarebbero sposati. Luke non può dire se avrebbe preferito quella vita a quella che ha ora, ma una parte di lui la rimpiange. 
 
 
“Mi dispiace.” Luke non sa per cosa si sta scusando, ma gli sembra che sia la cosa giusta da dire. 
 
 
Rhaena sospira, la frustrazione le deturpa il suo viso incantevole. “Troppe cose sono cambiate, Luke. E non posso evitare di credere che ciò non finirà tanto presto.” Lei si guarda intorno nervosamente, controllando che non ci siano dei possibili ascoltatori indiscreti, prima di sporgersi più vicino. “Le cose non vanno bene tra Jace e Baela. La dolce Laena, lei non sta bene, e quella situazione pesa gravemente su entrambi. Jacaerys si ammazza di lavoro, e Baela è costantemente al limite, ma sono entrambi troppo testardi per parlarsi e affrontare la situazione insieme.” 
 
 
Lei sbatte rapidamente le palpebre, le lacrime le rendono gli occhi lucidi. “Vorrei solo che le cose tornassero a com’erano quando eravamo bambini. Tutto sembrava così semplice allora.” 
 
 
Tra le sue braccia, Valerion si agita e un po' della sua saliva bagna il collo di Luke. Il senso di colpa, solo in piccola parte, gli vortica nel petto, perché lui non può concordare con quell’affermazione. Luke non scambierebbe la sua vita insieme ad Aemond e i suoi bambini con niente al mondo. 
 
 
“Ma,” Rhaena prende un profondo respiro. “Non sono venuta qui solo per lamentarmi.” Lei poggia le mani sulle spalle di Luke. “Mi sei mancato, Luke. Perdonami per non averti scritto.” 
 
 
Luke sorride. “Altrettanto. Anche se devo dire, essere ignorato perché un altro uomo ti ha rubato il cuore? Sono ferito.”
 
 
Rhaena ride. Dietro di lei, Luke può vedere Aemond uscire dal castello, a passo svelto. La sua cugina-sorella si volta per vedere cosa sta osservando, e sospira prima di tirarlo in un abbraccio. 
 
 
“Spero di rivederti presto, Luke.” Lei gli bacia la guancia. “Stammi bene. E sta’ sempre all’erta.” 
 
 
Luke vorrebbe chiederle cosa intende, ma Aemond li raggiunge troppo presto. Suo marito ha un aspetto raffinato, ma la sua espressione è tesa e all’erta. Col suo petto ansante, Luke potrebbe pensare che Aemond avesse appena avvistato un fantasma per poi scappare qui preso dal panico. Suo zio non prende nemmeno atto della presenza di Rhaena, prima di afferrare Luke per un braccio, spalancando la porta della carrozza. 
 
 
Tirato all’interno della carrozza, Luke riesce solo a farfugliare un frettoloso saluto verso Rhaena, prima di trovare Aemond seduto tra lui e la finestra. 
 
 
Sta per sbottare contro Aemond per l’essersi comportato in maniera così scortese, quando suo marito colpisce il tetto e la carrozza inizia a muoversi. C’è qualcosa che non va nel modo in cui suo marito si sta muovendo; è come se fosse così perso nei propri pensieri, che non è conscio di ciò che il suo corpo sta facendo. 
 
 
Preoccupato, Luke gli posa una mano sul gomito.
 
 
“Aemond?” Lui chiede a bassa voce, conscio dei bambini che stanno dormendo nel piccolo ambiente dall’altro lato della carrozza. Suo zio non reagisce, quindi prova di nuovo. “ Valzȳrys .” 
 
 
Le mani di Aemond gli stanno tremando sul bacino, chiudendo e riaprendo rapidamente le dita. 
 
 
Valerion cambia posizione tra le braccia di Luke, guardando verso Aemond con curiosità. Il loro figlioletto allunga una mano e ridacchia, avendo in modo ovvio appena notato la presenza di suo padre, ed entusiasta nel vederlo. Luke prova ad acquietare Valerion, più preoccupato riguardo Aemond, ma il neonato si limita a ridacchiare di nuovo. 
 
 
 Epa ( apà) ” Valerion balbetta allegramente. 
 
 
Immediatamente, la testa di Aemond scatta verso di loro, e Luke sobbalza. Il suo singolo occhio si apre e richiude rapidamente, Aemond finalmente si risveglia da qualsiasi stato di catalessi si fosse trovato, e fissa Valerion prima di alzare lo sguardo su Luke. Il cuore di Luke gli sta battendo all’impazzata in petto. Non aveva mai visto Aemond così… spaventato prima d’ora.
 
 
“Aemond?” Lui ripete con attenzione. Suo zio lo fissa per quella che sembra un’eternità, prima di schiarirsi la gola. 
 
 
“Perdonami.” La sua voce è così bassa e rauca — così priva della sua solita schiettezza. “Non intendevo spaventarti.” 
 
 
Luke scuote lentamente la testa. “N-no. Va tutto bene. Tu stai,” Le mani di Aemond continuano a tremare leggermente. “Tu stai bene?” 
 
 
Aemond deglutisce e annuisce. “Sì. Avevo solo la testa da un’altra parte. Non preoccuparti per me.” 
 
 
È un pessimo tentativo di mentirgli, ma è inutile insistere. Suo marito poggia la testa contro la parete di legno della carrozza alle loro spalle, chiudendo il suo occhio. Qualsiasi cosa gli ronzi per la testa, Aemond non ha intenzione di condividerla. 
 
 
Invece di cercare di ficcare il naso e farlo parlare, Luke si ritrova ad osservare in silenzio i tratti del suo zio-marito. Lui sembra stanco e irritato, ma comunque bellissimo. Sporgendosi verso di lui, Luke posa la testa sulla spalla di Aemond. All’inizio, suo marito si irrigidisce, ma si rilassa gradualmente al suo tocco.
 
 
“Quanto durerà il viaggio verso casa?” Luke domanda, le sue parole sono già biascicate per via della stanchezza. 
 
 
Aemond emette un sospiro. “Durerà una giornata. Se saremo fortunati, arriveremo prima che scenda la notte.” 
 
 
Luke fa un verso d’assenso in risposta. “Mi sveglierai prima del nostro arrivo?” Aemond è caldo e solido sotto di lui. Non è comodo quanto un materasso di piume, ma è comunque piuttosto piacevole. 
 
 
“Riposa, Lucerys.” 
 
 
Valerion gli sbadiglia nell’orecchio e, finalmente, Luke lascia che i propri occhi si chiudano mentre il sonno prende il sopravvento. 
 
 
Quando si sveglia, Luke non si trova più nella carrozza, e sta invece fissando il familiare baldacchino rosso scuro sopra il suo letto a Summerhall. Inizialmente, il suo cervello vuole pensare che tutto sia stato solo un terribile incubo, ma nel profondo sa che è una bugia. Cambiando posizione, Luke nota che è stato cambiato e non ha più addosso i vestiti con cui ha viaggiato, e che adesso indossa una delle tante camice da notte presenti nel suo armadio. La sua pelle, però, sembra ancora sporca, come se non si sia ancora fatto il bagno. 
 
 
Luke rotola sul fianco, strofinandosi il sonno dagli occhi fino a quando può intravedere la sagoma di una persona seduta sul bordo del letto, con la schiena nuda rivolta verso di lui.
 
 
“Aemond?” Lui farfuglia, con la lingua pesante e la voce piena di sonno. 
 
 
Suo marito gli lancia un’occhiata oltre la spalla. Le occhiaie sotto il suo occhio sembrano peggiorate. 
 
 
“Hai dormito?” Luke prova a mettersi a sedere, ma il suo corpo gli sembra debole e fiacco. “Aenys sta bene? E Naerys? E i bambini più piccoli-“
 
 
“Aenys sta riposando nelle sue stanze con Maestro Anson a tenerlo d’occhio. Naerys sta dormendo accanto a Saera nella sua camera, e i più piccoli sono stati sfamati e poi messi a dormire.” Aemond si muove così che le sue gambe siano ora sul letto, con la schiena appoggiata alla testata. “Tu, d’altra parte, sei stato poco più che un sacco di carne per le scorse dodici ore.” 
 
 
Luke sente il proprio viso arrossire, spingendolo nel cuscino per nascondersi dallo sguardo di Aemond. 
 
 
“Grazie.” Mormora nel tessuto, tirandosi le ginocchia al petto. Aemond si limita a grugnire come risposta, così Luke gli lancia un’occhiata fugace. “Perché non stai dormendo?” Si rialza spingendosi sulle braccia. 
 
 
Aemond non dice niente, anche quando Luke gattona in avanti fino a quando non sono fianco a fianco. Allungando una mano, Luke culla la mascella di suo marito, costringendolo a guardarlo. “Ti prego, Aemond. Sono qui per te — preoccupazioni e tutto.” 
 
 
Suo zio non dice nulla, ma il suo occhio scende sulle labbra di Luke. 
 
 
Luke sa che Aemond sta per baciarlo ancora prima che lo faccia. È una sensazione strana farsi baciare da Aemond in modo così dolce — così attento. Suo marito fa scivolare una mano sotto l’orlo della sua camicia da notte e gli afferra una coscia, usandola come leva per tirarsi Luke più vicino. Adesso, con Luke sul suo bacino, Aemond spinge verso l’alto il retro della sua camicia da notte, passandogli le mani sulla schiena, facendo in modo che l’uomo più giovane gli annaspi contro la bocca. Luke si struscia verso il basso, e il suo annaspare diventa un gemito quando sente il membro di suo zio premersi contro di lui. Solo a quel punto Luke si accorge di essere senza biancheria intima.
 
 
“Mi hai spogliato interamente mentre dormivo?” Aemond lascia dei baci lungo la superficie del collo di Luke, facendolo gemere. “Aemond, questo non mi distrarrà. Lo scoprirò cosa ti sta turbando.” 
 
 
Aemond si ferma e si allontana leggermente. Luke si aspetta che suo marito abbia una risposta tagliente pronta sulla punta della lingua, ma invece di scambiarsi degli insulti d’effetto, Aemond si limita a fissarlo con una strana espressione. Per l’ennesima volta negli ultimi giorni, Luke si ritrova senza parole. 
 
 
C’è qualcosa di inspiegabilmente straziante nel modo in cui Aemond lo sta osservando. È uno sguardo combattuto e completamente perso. 
 
 
“Aemond?” Luke cerca di tenere il suo tono di voce leggero e giocoso. “Stavo… stavo solo scherzando. Se non vuoi dirmelo, non devi farlo, ma-“
 
 
 Ti prego ,” Le parole fuoriescono dalla bocca di Aemond con una disperazione che Luke non aveva mai sentito prima d’ora. “Ti prego, lascia solo che io ti stringa.” 
 
 
Luke sbatte le palpebre lentamente con incredulità, prima di avvolgere con attenzione le braccia intorno al collo di suo zio, annuendo. Aemond sembra rilasciare un sospiro di sollievo mentre stringe la sua presa su Luke, invertendo le loro posizioni, così che l’uomo più giovane sia steso di schiena. 
 
 
I baci di Aemond continuano ad essere insolitamente gentili, ma c’è ancora la stessa disperazione latente in loro. 
 
 
“Non mi sono fatto il bagno.” Luke sospira senza convinzione contro le labbra di Aemond. 
 
 
Aemond grugnisce, con le mani sotto la camicia da notte di Luke, facendogli dei cerchi coi pollici sulla pelle dei fianchi. “Non m'importa.” 
 
 
Bacia Luke di nuovo — i suoi denti gli mordono il labbro inferiore, e gli si preme contro ancora di più, fino a quando non riesce a coprire tutto il corpo di Luke col proprio. Aemond si aggancia una delle gambe di Luke sulla vita, approfondendo il bacio fino a quando Luke non è costretto a tirarsi indietro per poter respirare. 
 
 
“Stai cercando di divorarmi?” Lui boccheggia. 
 
 
Basandosi sul modo in cui Aemond lo sta guardando, Luke conosce già la risposta. 
 
 
“Tu sei mio.” Aemond gli mormora contro le labbra. “Dillo.” 
 
 
Quella richiesta è in parte per possessività, e in parte una supplica di rassicurazione. È strano, ma manda un fremito lungo tutta la pelle di Luke. 
 
 
Lui annuisce con la testa. “Tuo. Sono tuo — sempre.” 
 
 
 

 
 
 
Il colloquio con sua madre è andato come si aspettava. Né Helaena e né Aegon, e nemmeno i loro figli, si erano scomodati a mostrare le loro facce, ma anche quello era prevedibile. Addirittura Daeron — che era insolitamente nobile rispetto ai suoi fratelli — era di nuovo svanito come un fantasma. 
 
 
Il figlio di Aemond si era quasi spaccato il cranio in due, e la sua intera famiglia era stata gravemente insultata, ma non ci sarebbero state scuse o ammissioni di colpa da parte di nessuno. Almeno, non da parte dei familiari di Aemond. 
 
 
Sentire la preoccupazione di sua madre per l’incolumità di Aenys era servito un minimo a placare la rabbia di Aemond. Lei non era mai stata la più calorosa delle madri, ma vederla comportarsi come una nonna piuttosto affettuosa coi suoi figli, dava ad Aemond della soddisfazione. Qualsiasi angoscia mentale avesse bloccato la Regina dal permettersi di amare apertamente i propri figli, non si estendeva ai suoi nipoti, e ciò era sufficiente per lui. 
 
 
I bambini affamati di Fondo delle Pulci non potevano essere schizzinosi coi pochi avanzi che gli venivano concessi. 
 
 
La maggior parte delle farneticazioni di sua madre sul dovere e l’autocontrollo erano poco più che rumore di sottofondo nelle orecchie di Aemond, ed era stato solo quando la voce di Otto si era intromessa che lui aveva sentito la propria mente iniziare finalmente a prestare attenzione. 
 
 
“Il principe Aenys. Lui è un bambino intelligente. Ci sono dei problemi comportamentali, ma niente che non possa essere corretto con una guida adeguata.” Otto aveva detto, con le mani intrecciate dietro la sua schiena tesa. 
 
 
Aemond aveva lanciato un’occhiata a sua madre, confuso, ma lei aveva meramente evitato il suo occhio. “Sì. Supervisiono io stesso i suoi studi. Lui ha mostrato un particolare acume per la storia, anche se è ugualmente bravo anche coi numeri. Sarà un ottimo Lord di Summerhall quando arriverà il momento.” 
 
 
“O un re.”
 
 
Suo nonno aveva la schiena rivolta verso di lui, ma Aemond riusciva comunque a sentire gli occhi perennemente in disapprovazione del Primo Cavaliere a trafiggerlo.
 
 
“Chiedo scusa? Io non,” Aemond aveva deglutito, tentando di calmarsi i nervi. “Non sto seguendo.” 
 
 
Otto lo aveva finalmente guardato. “Il Re, che gli Dèi possano proteggerlo, diventa sempre più debole con ogni giorno che passa. Presto, sarà tempo che qualcun altro si sieda sul trono.” 
 
 
Aemond aveva guardato la Regina, aspettandosi che sua madre sembrasse presa alla sprovvista dalla conversazione corrente tanto quanto lui, ma invece l’aveva trovata a fissarsi le dita, che si punzecchiavano nervosamente. 
 
 
“Sì,” Aemond aveva risposto lentamente — con attenzione. “Rhaenyra è stata la Principessa Ereditaria fin da prima che io nascessi. Quel fatto è sempre stato affermato molto chiaramente.”
 
 
Otto aveva annuito, quasi facendo finta di essere assorto nei propri pensieri. “E quali solo le tue opinioni in merito?” 
 
 
Lui si era accigliato. Erano da soli nella torre del Primo Cavaliere, ma le mura della Fortezza Rossa non erano mai senza orecchie. “L’opinione di un Lord come me è di poca importanza.” 
 
 
“Una risposta diplomatica.” Il Lord Primo Cavaliere aveva fatto un verso d’assenso. “La Principessa Rhaenyra è di poca importanza per te, ma sono certo che la questione del suo erede non lo sia.” 
 
 
Ai propri lati, Aemond aveva stretto i pugni, mentre il terrore aveva iniziato a farsi strada in lui. “Il Principe Jacaerys?” 
 
 
“Lui ha la tua età, ma ha avuto solo un figlio — una piccola bambina malaticcia che non arriverà a superare il suo primo compleanno.” 
 
 
“Padre.” La madre di Aemond aveva finalmente parlato, ma una semplice occhiata da parte di Otto era stata abbastanza da farla desistere. 
 
 
Suo nonno aveva continuato, “Se le voci sono vere, è improbabile che lui e Lady Baela accoglieranno un altro figlio nel prossimo futuro. La Principessa Rhaenyra ha parecchi figli — ma il Principe Jacaerys no. E non dobbiamo fare altro se non guardare al Re e al Principe Daemon per sapere cosa succede quando un re non ha un figlio da poter chiamare erede.” 
 
 
La successione passa al successivo figlio. Al secondogenito maschio.
 
 
“Luke.” Aemond aveva sussurrato. “Luke sarebbe l’erede di Jace.” 
 
 
Otto non era un uomo che mostrava emozioni, figuriamoci dei sorrisi, ma Aemond può giurare che aveva potuto vedere qualcosa luccicare negli occhi dell’anziano uomo. “Vista la sua… stranezza, non sono certo che il Principe Lucerys sarebbe consacrato come Lord Protettore del reame, ma considerando la forza della sua discendenza, la successione passerebbe sicuramente attraverso lui. Attraverso te, Principe Aemond.” 
 
 
Quello che suo nonno stava insinuando lo aveva colpito come dell’acqua gelida versatagli in testa. 
 
 
Aenys. Aenys sarebbe il prossimo in linea di successione per diventare re. E se non lui, allora Gaemon o Valerion. Il marito e i figli di Aemond sarebbero per sempre legati alla corona — lontani da Summerhall. Lontani da lui. 
 
 
“Perché,” La voce di Aemond si era incrinata, e gli era sembrata un tuono nelle proprie orecchie. “Perché me lo stai dicendo? Intendi mettere mio figlio sul trono?” Stava stringendo i pugni con così tanta forza che credeva che le dita gli si sarebbero spezzate da un momento all’altro. 
 
 
“No.” Suo nonno aveva risposto senza difficoltà. “Volevo solo ricordarti di quel fatto così che tu possa ricordarti di questa conversazione quando arriverà il momento di prendere una decisione.” 
 
 
Rabbia — pura rabbia incandescente aveva pulsato sotto la pelle di Aemond. Se Vhagar non fosse già stata mandata in anticipo verso Summerhall, è certo che la sua dragonessa avrebbe gridato dalla rabbia, esternando quello che lui stava provando. 
 
 
“Che decisione?”
 
 
“Di chi dovrà salire al trono dopo tuo padre.” 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Note della traduttrice:
 
 
 
 
 
--- Per chi non lo sapesse, Aemond (almeno nel canon del libro) è nato prematuro, a soli 7 mesi di gravidanza, e appena nato era veramente piccolo e debole, come citato anche in questo capitolo. Dubitavano che potesse sopravvivere, ma alla fine ce l’ha fatta. E volete sapere perché la gravidanza in cui Alicent aspettava Aemond era stata così difficile, almeno nel libro?
 
Bè…tutta colpa, come sempre, di quel maniaco di Viserys. Non gli era bastato tenere gravida quella povera donna di Aemma per un intero decennio, partendo da quando la poveretta aveva solo 13 anni, finendo col farla morire di parto con un corpo distrutto e stanco, ma stava combinando lo stesso guaio con Alicent! Non aveva per niente imparato la lezione.
 
Alicent aveva partorito Aegon, e ok. Ma subito dopo era rimasta incinta di Helaena, partorendola un anno dopo Aegon, e subito dopo era rimasta incinta di Aemond, partorendolo un anno dopo Helaena, è assurdo! Alicent aveva partorito tre figli in tre/quattro anni. Ecco perché quando portava in grembo Aemond era sfinita e distrutta, finendo per avere una gravidanza difficile finita con un parto prematuro. Solo a quel punto i maestri erano intervenuti, preoccupati per la salute di Alicent, e implorando Viserys di smettere di ingravidarla per un po'. Infatti, per fortuna, quel maniaco si è trattenuto per qualche anno. Daeron era nato ben 4 anni dopo Aemond, nello stesso periodo in cui Rhaenyra stava partorendo anche il suo primogenito, Jace.
 
 
 
* La cosa divertente di quella frase nel capitolo, è che Rhaenyra non può proprio dire lo stesso.
Forse quella era una frecciatina intenzionale da parte di Luke, o forse no. Ma è innegabile che Luke si sia comportato da vero signore nell’intera faccenda di Aenys ferito, rispetto soprattutto al comportamento avuto da Rhaenyra a Driftmark.
 
Non possiamo dimenticare, infatti, che Rhaenyra non si era minimamente interessata alla salute del suo fratellino di 10 anni nel vederlo senza un occhio e, non contenta, aveva anche richiesto che venisse torturato per poter sapere da dove Aemond avesse sentito dire che i suoi figli erano bastardi (che è un po' come dire che Aemond doveva essere torturato perché aveva detto che il cielo è blu).
 
 
 
--- Corviids aveva scritto che se Aemond non fosse stato così scosso durante il viaggio in carrozza verso la fine di questo capitolo, sarebbe al 100% scoppiato a piangere per il fatto che Valerion aveva detto “ ’apà ” (perché non riusciva a dire “papà”), rivolgendosi a lui. Era la prima parola del piccolo Val. Chi ha letto la raccolta di drabble sa che Aemond ci era rimasto un po' male che la prima parola di Aenys era stata “Muña ”, ma Val lo ha reso contento.
 
 
 
--- In questo capitolo vediamo apparire Aegon, e questo aveva fatto in modo che alcune persone domandassero a Corviids dei dettagli sul suo rapporto con Aemond e Luke. Una delle domande era stata:
 
“Viene menzionato molto spesso che Lucerys è davvero molto molto bello, non solo dal punto di vista (di parte) di Aemond, ma anche Daeron ad esempio lo ammette. Ed Aegon, nel complesso, è uno stronzo crudele a cui piace stuzzicare e far incavolare Aemond. Per caso, Aegon ha mai insinuato davanti a suo fratello che se Aemond non fosse stato attento, lui si sarebbe intrufolato nel letto di loro nipote? Perché credo che quella sarebbe stata proprio la tipica cosa che avrebbe fatto imbestialire Aemond, anche ai primi tempi del loro matrimonio, e Aegon probabilmente lo sapeva.”
 
La risposta di Corviids: “La situazione tra Aemond, Aegon e Luke è più una minaccia non detta. Aemond sa quanto suo fratello sia terribile, ma alla fine non era un suo problema. Ma per quanto riguarda il loro nipotino, Luke è interamente una sua responsabilità invece. Quindi, anche se Aegon non ci ha mai provato in modo esplicito con Luke, Aemond si preoccupa lo stesso e non vuole che gironzoli intorno a suo marito.
 
Aemond non si fida per niente di suo fratello. Non lo vuole intorno a Luke o ai loro figli, per lo più perché in quel modo si sentono più tranquilli loro in primis, ma anche perché Aegon spesso fa delle battute crudeli sulle capacità di Aemond come padre. È una questione d’orgoglio, ma anche una preoccupazione che ha delle fondamenta. Potete ringraziare Aegon per il fatto che Aemond è così aggressivamente protettivo nei riguardi della sua famiglia, lol.
 
In questa storia non vediamo davvero Aegon e Luke interagire, perché Aemond gira intorno a Luke tutto il tempo come un cane da guardia, ma non riesco nemmeno a immaginare quanto disagio deve esserci stato nelle loro interazioni quando Luke viveva ancora nella Fortezza Rossa. Mi immagino che Aegon sia vagamente sconcertato da Luke perché: 1) Luke è riuscito ad avere Aemond in pugno. 2) Aegon sa di cos’era stato capace il piccolo Luke bambino quando Jace era stato in pericolo, ed Aegon probabilmente pensa che Luke sia uno squilibrato che gli taglierebbe la gola se arrivasse anche solo a pensare che Aegon possa essere un pericolo per i suoi pargoletti.
 
D’altro canto, Luke pensa solo che Aegon sia un maniaco inquietante, che prenderebbe subito a calci nel sedere se dovesse guardare in modo strano le sue figlie.”
 
 
 
--- Altra piccola curiosità raccontata da Corviids:
 
Tutti gli altri pargoletti sono esclusivamente più legati alla loro muña, ma Valerion ha bisogno sia della sua muña e sia del suo kepa per avere supporto emotivo. Se lui è arrabbiato, si calmerà solo quando Luke ed Aemond si prenderanno cura di lui insieme. Questo comporta che Val abbia degli speciali privilegi dove può condividere il loro letto, perché sennò non la smetterebbe mai di piangere come un indemoniato. Del tipo che magari sta piangendo all’infinito perché qualcosa l’ha spaventato, e Luke prova a calmarlo, ma senza successo. Ma poi Aemond arriva a controllare cosa c’è che non va, e Valerion inizia subito a calmarsi. Da una parte è una cosa molto tenera, ma dall’altra è anche estenuante, perché Aemond deve starsene in piedi per ore ad abbracciare Luke che culla Valerion, oppure Val inizierà a piangere di nuovo.
 
 
 
 
 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=4053153