Inazuma Eleven New Dream

di AlysSilver
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 16 ***
Capitolo 17: *** Capitolo 17 ***
Capitolo 18: *** Capitolo 18 ***
Capitolo 19: *** Capitolo 19 ***
Capitolo 20: *** Capitolo 20 ***
Capitolo 21: *** Capitolo 21 ***
Capitolo 22: *** Capitolo 22 ***
Capitolo 23: *** Capitolo 23 ***
Capitolo 24: *** Capitolo 24 ***
Capitolo 25: *** Capitolo 25 ***
Capitolo 26: *** Capitolo 26 ***
Capitolo 27: *** Capitolo 27 ***
Capitolo 28: *** Capitolo 28 ***
Capitolo 29: *** Capitolo 29 ***
Capitolo 30: *** Capitolo 30 ***
Capitolo 31: *** Capitolo 31 ***
Capitolo 32: *** Capitolo 32 ***
Capitolo 33: *** Capitolo 33 ***
Capitolo 34: *** Capitolo 34 ***
Capitolo 35: *** Capitolo 35 ***
Capitolo 36: *** Capitolo 36 ***
Capitolo 37: *** Capitolo 37 ***
Capitolo 38: *** Capitolo 38 ***
Capitolo 39: *** Capitolo 39 ***
Capitolo 40: *** Capitolo 40 ***
Capitolo 41: *** Capitolo 41 ***
Capitolo 42: *** Capitolo 42 ***
Capitolo 43: *** Capitolo 43 ***
Capitolo 44: *** Capitolo 44 ***
Capitolo 45: *** Capitolo 45 ***
Capitolo 46: *** Capitolo 46 ***
Capitolo 47: *** Capitolo 47 ***
Capitolo 48: *** Capitolo 48 ***
Capitolo 49: *** Capitolo 49 ***
Capitolo 50: *** Capitolo 50 ***
Capitolo 51: *** Capitolo 51 ***
Capitolo 52: *** Capitolo 52 ***
Capitolo 53: *** Capitolo 53 ***
Capitolo 54: *** Capitolo 54 ***
Capitolo 55: *** Capitolo 55 ***
Capitolo 56: *** Capitolo 56 ***
Capitolo 57: *** Capitolo 57 ***
Capitolo 58: *** Capitolo 58 ***
Capitolo 59: *** Capitolo 59 ***
Capitolo 60: *** Capitolo 60 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Avevo lo sguardo fisso sul soffitto da quasi un'ora, quella mattina non riuscivo a dormire. Era l'unico giorno dell'anno in cui la sveglia era ritardata di mezz'ora, visto che il primo giorno di scuola non avevamo gli allenamenti mattutini. Eppure, persino prima del solito, ero già in piedi. Quando finalmente sentii la fascia inazuma suonare, decisi di alzarmi. Feci una doccia veloce, avendo i capelli castani corti non mi occorreva molto tempo. L'anno scorso avevo deciso di tagliarli fino al mento, mi ero stancata di impiegare così tanto tempo ad asciugarli dopo le partite di calcio. Ricordavo ancora estremamente divertita le espressioni di Sirius ed Ethan quando mi ero presentata da loro in quel modo. Cercai nell'armadio la divisa. Erano passate diverse settimane dall'ultima volta che l'avevo messa. Aprile era iniziato da poco, ma il mio compleanno era passato da qualche giorno. Era strano cominciare il secondo anno già a quattordici anni, eppure non ero la più grande della mia classe. Uno dei miei migliori amici, Ethan Blaze, era nato il primo gennaio e per stare con noi aveva deciso di non andare un anno avanti. Appese su una stampella trovai la camicetta bianca, la gonna-pantalone e il nastro, che avrebbe formato il fiocco, arancioni. Senza farmi troppi problemi indossai il tutto, con l'aggiunta di un foulard abbinato, legato in alto, che utilizzavo come una specie di cerchietto. Afferrai la borsa, già meticolosamente preparata la sera prima, da sopra la sedia della scrivania e corsi in cucina. Seduto al tavolo della colazione trovai mio padre intento a chiacchierare con mia madre. Il leggendario Mark Evans non era cambiato molto in questi anni, nonostante fosse oramai adulto sul suo viso si notavano ancora i segni della giovinezza e lo stesso valeva anche per la sua amata moglie.

-Buongiorno a tutti!

-Ciao tesoro.- Rispose l’uomo sorridendomi.

-Gabriella, sei già in piedi?- Mi domandò invece l’altra, mentre preparava un piatto di fette biscottate.

-Sì, oramai sono abituata alla sveglia per gli allenamenti. Non riesco più a dormire molto.

-Ti siedi e mangi con noi?- Sentii il sangue gelarsi dentro di me. Le doti culinarie della donna che mia aveva messo al mondo erano in grado di creare esclusivamente armi chimiche. Fortunatamente questa volta non avevo bisogno di inventarmi una scusa.

-Mi piacerebbe, però ho promesso ai ragazzi che avremmo fatto colazione insieme al campo al fiume.

-D'accordo. Buon primo giorno di scuola. Non tornare troppo tardi perché ti fermi ad allenarti alla torre.

-Mi dispiace, ma non posso promettere una cosa così irrealistica.- Scoppiai a ridere, seguita a ruota dall'ex giocatore della Raimon. Lei mi guardò invece affranta e sospirò.

-Oramai mi sono arresa. Non ti vedrò mai interessarti a qualcosa di femminile.

-Ehi, danza l'ho fatta! Pensa positivo, è già qualcosa.- Controllai l'ora sulla fascia. –Meglio che mi muova. Ci vediamo più tardi alla sede del club papà.

-Certo, a dopo.- All'ingresso misi velocemente le All stars arancioni e mi incamminai verso casa di Sirius.
Se la mia si poteva considerare molto grande, quella del ragazzo era un vero e proprio castello. La villa della famiglia Sharp era davvero immensa, con tanto di maggiordomo e cameriere. Suonai al campanello e a rispondermi era stato proprio il capo del personale di servizio.

-Salve, sono Gabriella Evans. Può dire a Sirius di uscire?

-Certamente.

-La ringrazio.- Attesi qualche istante, camminando avanti e indietro lungo la strada. Ci vollero cinque minuti prima che il castano chiaro uscisse dal portone. Alle sue spalle intravidi zio Jude salutarmi e poi rientrare in casa. Dovevo ammettere che tutti e tre eravamo stati molto fortunati con i padri. Avevamo un rapporto fantastico con loro, forse perché eravamo così affini. Le stesse passioni giovanili e il medesimo carattere. Per rendere il tutto più divertente, avevano fatto in modo tale che il regista fosse il mio padrino, mio padre quello di Ethan e Axel del moro che mi stava raggiungendo. Diressi il mio sguardo sul mio migliore amico. I capelli sciolti fino alle spalle svolazzavano in giro per la corsa, mentre i suoi occhi cremisi erano puntati su di me. Amavo vederlo cambiare stile durante le varie fasi della giornata. Indossando la tuta, avrebbe legato la sua chioma in un codino basso e sopra la felpa avremmo rivisto il suo amato mantello. Il cambiamento totale, però, lo avremmo ammirato solamente durante gli allenamenti o le partite, infatti, a completare il look precedente, avrebbe persino messo i vecchi occhialini di Jude.

-In perfetto orario come al solito.

-Ne dubitavi? Ti ricordo che è la famiglia Blaze ad avere il gene del ritardo perenne.

-Credi che dovremmo buttarlo giù dal letto?

-Non mi sorprenderei se fosse così.- Risposi ridacchiando. Adoravamo il biondino, terzo componente del nostro trio, ma aveva davvero tanti problemi con l'orologio e spesso avevamo dovuto correre la maratona per non arrivare in ritardo agli allenamenti mattutini.

Giunti all'incrocio che portava o a scuola o a casa del nostro amico, rimanemmo tutti e due a bocca aperta. Appoggiato ad un lampione, c'era un ragazzo dai capelli color panna corti da un lato e lunghi dall'altro, che gli coprivano l'occhio azzurro destro. Giocherellava con la fascia inazuma, attendendo qualcuno.

-Vedi quello che vedo io?

-Secondo me sta male. Non è possibile che Ethan sia in anticipo.

-Ora si che sono preoccupato.- Sentendoci parlare, il biondo alzò lo sguardo nella nostra direzione.

-Sto benissimo. Solo che mio padre mi ha letteralmente trascinato in bagno questa mattina, altrimenti sarei ancora nel mondo dei sogni.

-Ecco, mi sembrava strano che lo avesse fatto di sua spontanea volontà.- Disse Sirius scoppiando a ridere. Questo gli riservò un'occhiataccia dell'altro, che a quel punto sventolò un sacchetto davanti a noi.

-Guardate che se continuate a farmi battutacce, i cornetti potrei mangiarli tutti io.

-Anche il mio?- Domandai facendo gli occhi dolci. Sapevo che quello era il punto debole dell'attaccante. Poteva sembrare freddo e stronzo, ma se c'ero io di mezzo si scioglieva come un cubetto di ghiaccio al sole.

-Però se fai così io come posso fare il cattivo?- Rispose lamentandosi.

-Potrebbe diventare una super tecnica questa, occhi coccolosi!

-Se funziona sugli altri come con me, non prenderemo più nemmeno un goal.

-Siete davvero due idioti. Se non ricordo male l'anno scorso di reti ne ho prese pochissime.

-Certo, certo.- Il biondo iniziò a darmi delle pacche sulle spalle, come se volesse consolarmi. Stavo per fulminarlo, però poi mi ricordai di una cosa. Il modo migliore per vincere un confronto, per quanto ironico, con Ethan era giocare con il suo orgoglio.

-In ogni caso ho parato più tiri io, di quanto tu abbia segnato.

-Volete continuare a stuzzicarvi, oppure mangiamo quei cornetti e ci incamminiamo verso scuola?

-Andiamo.- Risposi afferrando il sacchetto e cominciando a camminare.

-Dobbiamo proprio?

-Muoviti bradipo!

Se volete vedere i disegni dei personaggi o altri inerenti alla storia, li troverete sul mio profilo Instagram astrastellablack

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Nel corso degli anni la Raimon Junior High non era cambiata molto. Le strutture erano si state rinnovate, ma avevano mantenuto quello stile che le aveva sempre contraddistinte. Anche la sede del club di calcio aveva subito delle migliorie. Gli armadietti avevano la serratura sbloccabile esclusivamente con la tessera giocatore del proprietario o con quella tenuta dall'allenatore nel suo ufficio per i casi di emergenza. Un'altra aggiunta era stata la palestra per il potenziamento fisico, utilizzata particolarmente da noi portieri, controvoglia, e per le sessioni obbligatorie degli altri giocatori. Camminavamo tranquilli per il vialetto d'ingresso sotto lo sguardo attento di tutti. Vincere il Cammino Imperiale l'anno scorso, ci aveva regalato ancor più popolarità. Già dal primo momento in cui avevamo messo piede nell'istituto, tutti avevano iniziato a guardarci incuriositi, come se fossimo animali allo zoo, a causa della fama dei nostri padri. Entrare nel club e passare direttamente alla prima squadra, era stata un'altra nota di merito sul nostro curriculum. I primi giorni dopo l'avvenimento, avevo sentito molte voci alle nostre spalle, che insinuavano che tutto fosse dovuto ai nostri genitori e, soprattutto, al fatto che mio padre fosse l'allenatore. Il tutto si era, però, concluso, quando ci avevano visti scendere in campo durante la nostra prima partita come titolari. Nel mentre avevo persino ottenuto la fascia da capitano, dopo che William Anderson, che ricopriva il ruolo in seguito all'infortunio di Lewis, disse che mi riteneva più adatta di lui per il ruolo. Nonostante fossi nuova, era stato un plebiscito autonomo della squadra a decidere, mettendomi di fronte al fatto compiuto, senza possibilità di rifiutare. Questo, con il tempo, mi aveva fatto ottenere anche un soprannome come giocatrice, ovvero il Capitano leggendario. Anche i miei migliori amici si erano contraddistinti, infatti erano conosciuti come il Comandante assoluto del capo e Freccia di fiamma.

-Buongiorno ragazzi.- Dietro di noi era comparso Morgan Swift, difensore centrale, detto il Ciclone. Era un bel ragazzo, questo non si poteva negare. Aveva i capelli grigio-azzurri lunghi, scalati sul viso, e gli occhi arancioni, molto più chiari dei miei. Piaceva a molte ragazze, anche se il suo fan club non era ampio come quello di Ethan, ma, a dirla tutta, a me non diceva molto.

-Ciao, come sono andate queste settimane di vacanza?

-Molto bene, sono stato in Italia a trovare quella matta di Emma.

-Davvero? Com'era Venezia?

-Meravigliosa.- Non riuscii a rispondere altro, poiché mi ritrovai sbattuta a terra. Qualcuno, correndo come un bufalo inferocito, mi aveva preso in pieno. Per fortuna, in confronto ad una super tecnica di tiro, non era nulla di che come botta. Quando aprii gli occhi, notai che il viso a pochi centimetri dal mio, era quello dell'italiana appena nominata. Una lunga matassa di capelli castani ricci le ricadevano sulle palle.

-Avrei dovuto prevederlo.- Ironicamente parlando, quella era un'abitudine dal primo giorno delle elementari, che si ripeteva per errore ogni anno.

-Cavolo, scusami.

-Credo che le scuse avrebbero più effetto, se ti togliessi da sopra il mio stomaco.

-Ah, già.- La ragazza si alzò e cominciò a sistemarsi la gonna azzurra oramai spiegazzata. Sirius mi porse la mano per aiutarmi a rimettermi in piedi. Emma era anch'essa una mia amica d'infanzia, che avevo conosciuto poco prima di cominciare la scuola, quando suo padre Paolo Bianchi, aveva chiamato il mio, informandolo del suo trasferimento. I due erano rimasti molto in contatto dopo il mondiale di diversi anni prima e per un periodo avevano anche giocato nella stessa squadra nel campionato professionistico italiano.

-Ti prego, l'anno prossimo, anche se hai un'ora di ritardo, entra camminando.

-Ci proverò capitano.- Anche lei giocava nel club della scuola come centrocampista. Con il passare del tempo, nonostante mi capitasse di parlare un po' con tutti, lei era diventata l'unica ragazza con cui avevo un rapporto molto stretto. Ero amica anche delle altre ragazze della squadra, ma lei era l'unica a cui confidavo i miei segreti.

-Tanto lo so che è non lo farai mai, però ogni volta continuo a sperarci.

-Che ne dite se andiamo in classe?

-Perché no.

Di fronte alla nostra classe due ragazzi erano intenti a chiacchierare con una ragazza sulla soglia della porta. I due erano entrambi alti, dotati di un fisico allenato e di bell'aspetto, ma nei tratti erano completamente diversi. Il primo era biondo con i capelli lisci e gli occhi verdi. Aveva dei lineamenti soavi, quasi angelici. Era quel tipo di persona che mostrava un'eleganza perenne e indissolubile. Il secondo aveva invece una capigliatura bianco-grigia. Aveva uno sguardo freddo, quasi glaciale, accentuato dai due tagli sul sopracciglio destro, rivolto sulla bruna accanto a lui. La conoscevo molto bene, era Genesis Stonewall, la figlia di Caleb e Camelia. Anche i ragazzi con cui si trovava, erano nostre vecchie conoscenze del club di calcio. Aiden Froste giocava come difensore, mentre Alexander Love era un centrocampista. Mi veniva sempre da ridere ripensando a come i nostri genitori avessero tutti rispettato una promessa fatta venticinque anni fa quasi per gioco. Il giorno del diploma, mi raccontò mio padre, dopo la partita, si riunirono e tra una risata e l'altra dissero che, quando avrebbero avuto dei figli, li avrebbero mandati alla Raimon.

-Questo si chiama bloccare il passaggio.- Urlò divertito Sirius, mentre ci avvicinavamo.

-Froste ho capito che il tuo scopo è quello di non far passare nessuno, però ora non siamo in campo.- Aggiunse Ethan appoggiandosi immediatamente alla battuta del nostro amico.

-Blaze non sai quanto mi erano mancate le tue stronzate.

-Mai quanto a me le tue.

-Non ho ancora capito se siete scemi, oppure dei maleducati cronici.- Disse Genesis sistemandosi l'elastico della coda di cavallo.

-Ti sei accorta di star descrivendo te stessa?- S'intromise Alex facendo scoppiare tutti a ridere.

-Come ti permetti! Io almeno non mi considero un dio.

-Non vorrei contraddirti, ma io tecnicamente ho l'anima di un dio. Il mio spirito guerriero è Apollo, dio del sole e delle arti.

-Se utilizziamo questo principio, anche Gabriella lo è. Lei può evocare Artemide, dea della caccia e della luna.

-Per quale motivo dovete tirare me in ballo?

-Be' tu c'entri sempre in qualche modo.

-Non sono certa che sia una buona cosa.- La conversazione venne interrotta dal suono della campanella.

-Cavolo, dobbiamo andare in classe.- Disse il biondino accostandosi all'amico.

-Che palle essere già al terzo anno.

-Dai su andate che noi dobbiamo varcare questa porta maledetta.- Risposi iniziando a spingerli nella direzione giusta. -Ci vediamo alle quattro al campo.



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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Me l'ero sempre cavata bene a scuola, nonostante fossi un'iperattiva cronica. Tendevo a distrarmi con estrema facilità, eppure, se fossi stata interpellata, avrei avuto sempre la risposta pronta. Lo stesso non si poteva dire di Emma, che spesso non si accorgeva nemmeno che il professore la stesse rimproverando.

-Ella ... ps ... Ella.- Mi sporsi indietro, approfittando che il professore fosse distratto. Non avevo intenzione di farmi rimproverare il primo giorno.

-Cosa c'è?

-Ti sei accorta che il novanta per cento dei ragazzi di classe nostra non ti stacca gli occhi di dosso da quando sei entrata?- Alzai un sopracciglio interdetta, effettivamente non me ne ero assolutamente resa conto. Non ero mai stata brava a capire quel genere di cose. Ero sempre stata troppo concentrata sul calcio e a trattare i maschi esclusivamente come compagni di squadra. Quando invece qualcuno affermava esplicitamente di avere una cotta per me, tendevo a frienzonarlo con gentilezza. Era strano sentire le altre parlare delle loro cotte o dei loro fidanzati, io non avevo mai provato un interesse del genere. -Sei la mia migliore amica, ma devo proprio dirtelo, sei strana forte. Ti viene dietro mezza scuola e tu ignori chiunque si avvicini. Se fossi in te e non avessi il ragazzo, ne approfitterei alla grande.

-Non mi pare il luogo appropriato per parlarne.

-Perché ogni volta che tiro fuori questo argomenti sei pronta a scappare in Messico?

-Forse perché preferirei non trattarlo?

-Noiosa.

-Interroga il tuo amato Fabian sull'argomento e lascia in pace me per favore. O se preferisci chiedi ad Ethan con quante ragazze è uscito nell'ultimo mese. Se fa così a quattordici anni, non voglio nemmeno in immaginare cosa potrebbe fare a diciotto.- Era ironico pensare quanto il biondino fosse un dongiovanni, eppure se un essere di sesso maschile si fosse avvicinato a me, sarebbe stato pronto ad ucciderlo. Non serviva nemmeno dire che Sirius lo avrebbe aiutato ad occultare il cadavere. L'affascinante, almeno per l'italiana, conversazione venne interrotta dalla campanella salvatrice, che, ancor più fortunatamente, era quella delle quattro.

Camminavamo tranquillamente fino alla sede del club di calcio. Essendo il primo giorno, non dovevamo correre per evitare di arrivare in ritardo. Stavo riflettendo sul fatto che molti giocatori si erano diplomati lo scorso anno e quelli tra cui potevamo scegliere nella seconda squadra non erano di certo all'altezza del campionato ufficiale. L'unica speranza per riconfermarci campioni era nelle matricole di quest'anno.

-Secondo voi si iscriverà qualcuno di nuovo?- Domandò curioso Alexander mentre giocherellava con uno dei suoi due anelli. Non si toglieva mai quei due gioielli d'oro, che oramai erano diventati il suo marchio di fabbrica. Il primo gli adornava il medio della mano sinistra e l'altro il mignolo della destra. Un giorno, l'ultima volta che l'avevo visto senza, li aveva riposti nella borsa e per scherzare, quando si era andato a fare la doccia, i ragazzi li avevano nascosti. Temevo non avrei mai dimenticato le sue urla infuriate. Tra una chiacchiera e l'altra arrivammo a destinazione. Nonostante fossero passate solo poche settimane, mi era davvero mancato molto quel posto. Per noi era come se fosse un vero e proprio santuario del calcio. Appese in bella mostra, due foto erano posizionate una sopra l'altra. Le due formazioni lì impresse, erano quelle che avevano segnato di più la storia della nostra scuola. Erano la mitica Raimon Eleven, dove mio padre spuntava al centro dell'immagine, e Raimon Go, la generazione della rivoluzione. Dal primo momento in cui le avevo viste, avevo sognato che anche noi potessimo finire su quella parete. Ritornai sulla Terra, non appena mi accorsi dei due ragazzi che ridacchiavano seduti sui divanetti.

-Ecco dove cazzo erano finiti.- Disse Genesis alle mie spalle. -Iniziavo a credere che gli alieni li avessero rapiti per farli partecipare ad una nuova edizione del Gran Celesta Galaxy.- Il commento generò una risata collettiva, che finalmente attirò l'attenzione dei due. Melany Schiller poteva definirsi facilmente una tipica oca se non la si conosceva. Le sue meravigliose ciocche rosse, salvo due bianche che portava intrecciate dietro, e gli occhi color Tiffany incantavano parecchi. In realtà si trattava più semplicemente di una pazza, ovviamente nel senso buono del termine, incredibilmente simpatica. Nonostante fosse anche lei del secondo anno, non eravamo nella stessa sezione e questo ci impediva di conoscere i reciproci spostamenti. La medesima cosa si poteva dire per Derek Samford. Lui era all'ultimo anno, però, non in classe con Alex ed Aiden. Era anche lui un bel ragazzo, di ottima presenza. Aveva i capelli decisamente più corti rispetto alla maggior parte degli altri ragazzi, ma rimanevano sempre abbastanza lunghi da essere in un perenne stato di confusione, creato appositamente. Gli occhi erano eterocromatici, il destro rossastro, mentre il sinistro sul blu grigiastro, il primo ereditato dal padre e il secondo dalla madre, e la carnagione abbronzata. Sul sopracciglio destro, troneggiava inoltre un piercing, che lo faceva spiccare rispetto agli altri ragazzi della scuola.

-Ciao miss simpatia.- Rispose il ragazzo. –Triste di constatare che le vacanze non ti hanno migliorato il senso dell'umorismo.

-Senti tu brutto imbecille.

-Non iniziate. Vorrei arrivare almeno alla seconda settimana, prima di sorbirmi una delle vostre solite sfuriate.- Li chiamai autoritaria, mentre ripresi la marcia verso gli spogliatoi. Stavo per varcare la soglia di quello femminile, quando Fabian mi fermò. Oltre ad essere il ragazzo di Emma e il figlio di Steve Grim, era l'unico manager rimasto al club dopo il diploma degli altri. Ecco un'altra cosa di cui avrei dovuto occuparmi.

-Ho una notizia importante.

-Per la tua incolumità psicofisica spero che sia una cosa bella.- S'intromise Sirius, lasciandosi cadere su uno dei divanetti. Era sempre esilarante notare, come persino per un genio dello studio il primo giorno potesse risultare distruttivo.

-Giudicate voi stessi.- Arrivò con uno scatolone pieno di indumenti impacchettati, evidentemente nuovi di zecca. –La scuola ha commissionato delle nuove divise.

-Peccato, a me piaceva l'idea di essere tornati alle divise della prima Raimon.

-Ora dovrai scoprire quale nuovo mantello abbinarci.- Disse ridacchiando Ethan, appoggiandosi allo stesso divanetto per scorgere il volto dell'amico.

-Com'è dura la vita.

-Siete due imbecilli.- Aggiunsi ridacchiando.

-C'è un motivo se siamo come dei fratelli noi tre.- Stavo per ribattere, però poi riflettendoci meglio, mi resi conto di una cosa.

-Non posso darti torto. Dai vediamo queste nuove uniformi e speriamo non abbiano colori strani. Io non ho intenzione di indossare nulla che sia nella scala di colori del viola. Farebbe eccessivamente a pugni con il colore della fascia.

-Sai ci sono dei momenti in cui mi scordo che sei una ragazza, ma poi succedono queste scenette.- Alzai le spalle e mi diressi verso la pila di confezioni. Non ebbi un'eccessiva difficoltà a capire quale fosse la mia, essendo l'unica differente dalle altre. Aveva le maniche lunghe ed era dello stesso arancione che compariva su quella precedente. Partendo dallo scollo aveva una bordatura di un simil verde bottiglia, che in quel punto disegnava un fulmine, e si estendeva lungo le spalle e le braccia. Lo stemma della scuola era stato cucito invece a sinistra, all'altezza del cuore. I pantaloncini erano bianchi, però anche qui presenti due strisce, che cominciavano distanziate all'incirca al centro della vita e si concludevano nuovamente in un lampo sul lato esterno della gamba. I calzettoni riprendevano la maglia come fantasia. Infine, gli scarpini erano bianchi con una zona gialla. Nel contesto l'abbinamento risultava molto gradevole. A quanto pare almeno a me era andata bene.

-Le vostre come sono?

-Non male. Sono praticamente identiche alla tua, ma con le maniche corte e un diverso abbinamento di colorazioni. Il sopra è color oro e le decorazioni sono di un blu-azzurro, mentre il sotto ha il colore predominante invertito con quello secondario. Il resto è identico.

-Allora?

-Eh?

-Hai deciso cosa abbinarci?

-Pensavo a quello rosso, esattamente come la tua fascia da capitano.

-I numeri sono rimasti invariati?

-Sì, ho sempre il quattordici e per gli altri è lo stesso.

-Ragazzi volete rimanere tutto il giorno a chiacchierare, oppure vi andate a cambiare e iniziamo l'allenamento?- Mio padre era comparso dal suo ufficio con un passo talmente felpato che nessuno se ne era minimamente accorto. Anche zia Celia, responsabile come sempre del club, o per meglio dire la Signora Samford, ci osservava a distanza sorridente, attendendo la risposta.

-Forza sbrighiamoci, che oggi pomeriggio abbiamo solo il campo interno, perché in quello esterno la seconda squadra avrà i provini.

-I nostri quando sono invece?- Mi domandò Melany, alzandosi dalla sedia.

-Domani.


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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


-Non è possibile che in poche settimane abbiate già perso il ritmo! Avete già il fiatone dopo appena cinque giri e ne abbiamo ancora venticinque da fare.- Urlai correndo intorno al campo. Era già passato un giorno e noi ci stavamo riscaldando in attesa della valutazione dei giocatori della seconda squadra. Accedere alla prima era molto semplice. Potevi essere entrato nella formazione solo da un giorno, ma se dimostravi di essere il migliore con il pallone in una semplice partita, ti eri guadagnato il posto. Per il momento avevamo già dieci titolari, ergo avevamo deciso di prendere solo quattro nuovi. Come avevo già detto, speravo nei ragazzi del primo anno.

Con grande fortuna, la dea della vittoria aveva esaudito ogni mio desiderio e i nuovi studenti non se la cavavano affatto male. Per una scelta basata ancor di più sul talento, avevamo chiesto ai provinati di non rivelare il loro nome fino a che non fossero stati scelti. Ovviamente alcuni tra i più anziani erano nostre conoscenze, ma gli altri restavano un mistero.

-Bene, ho preso la mia decisione.- Disse mio padre con fare autoritario. Tutti si misero in riga, sotto lo sguardo attento della prima squadra, mentre mi domandavo se avessimo pensato la stessa cosa. -Dite i vostri nomi quando sarete indicati. Coloro che entreranno nella formazione principale saranno.- Indicò per prima una ragazza bruna, con i capelli fino alle spalle e parzialmente legati dietro con un codino, dalla carnagione olivastra.

-Sierra Ashley Eagle.

-Sei la cugina di Arion, la figlia di Erik e Silvia?

-Esatto mister.- Continuando a chiamare i giocatori, il successivo era stato il gemello, James. Era poco più alto di lei, ma per il resto manteneva le stesse caratteristiche. La capigliatura leggermente lunga andava a coprirgli l'occhio destro ed era sostenuta da un cappello da baseball rosso, con la visiera all'indietro. Azariel Kane aveva una corporatura decisamente più prestante, accentuata dal tatuaggio tribale sul braccio destro, che contrastava il bianco e azzurro del braccialetto e dell'elastico fatti di conchiglie. La carnagione decisamente abbronzata metteva ancora più in risalto gli occhi grigi e i lunghi capelli tra il rosso e il rosa, raggruppati sul davanti tutti da un lato. L'ultima prescelta era invece una ragazza scostante, la cui chioma ricordava una fiamma viva, che esaltava le sue iridi verde smeraldo.

-Gabriella, la consegna ufficiale delle divise per favore.

-Subito.- In ordine ricevettero la quattro, la nove, la cinque e la tredici. Confessavo che sarebbe stato leggermente strano, vedere indosso a qualcun altro che non fosse i nostri vecchi veterani, ma infondo faceva parte del ciclo della vita studentesca. Le nuove generazione prendevano il posto delle precedenti.

Ero seduta su una panca ad allacciarmi la camicetta. Quel giorno sarei rimasta a dormire a casa di Sirius, insieme ovviamente anche ad Ethan; perciò, stranamente non avrei ultimato nessun allenamento extra. Osservai le nuove ragazze entrare stremate nella stanza, avrebbero avuto bisogno di tempo per adattarsi ai nostri ritmi. Oltre all'ora mattutina prima delle lezioni, avevamo altre tre ore il pomeriggio, che spesso rischiavano di estendersi persino oltre.

-State bene? Sembra stiate per avere un attacco cardiaco.

-Sinceramente gli allenamenti in America erano inspiegabilmente più facili, o forse è solo la stanchezza del primo giorno.- Mi rispose Sierra togliendosi la maglietta sudata.

-In effetti è strano. Non è la prima volta che faccio qualcosa del genere, eppure mi sembra di essere stata investita da un trattore.- Aggiunse Naomi, mentre si lanciava a peso morto su una panca.

-Colpa delle endorfine. Eravate così entusiaste per tutto quello che è successo, che avete consumato il doppio delle energie e ora il vostro corpo se ne è reso conto. Ad ogni modo, vi abituerete in fretta a tutto questo. Ora se volete scusarmi, ci vediamo domani poco prima delle sette. Buona serata ad entrambe.- Stavo per raggiungere la porta, quando la brunetta mi bloccò.

-Posso confessarti una cosa?

-Certo dimmi pure.

-Quando ho sentito parlare di te e del tuo mito, insomma del Capitano Leggendario, ero convinta che si trattasse di un ragazzo e sono rimasta piacevolmente sorpresa nel vedere che in realtà fossi una ragazza.

-Immagino.- Confermai ridacchiano. -Sono in molti che credono che io sia un maschio e poi quando mi conoscono credono che si tratti di uno scherzo, o almeno finché non mi vedono giocare e allora capiscono che il genere non ti impedisce di essere bravo in questo tipo di sport. Anche se devo ammettere che qualche volta mi è capitato che qualcuno mi ricordasse in maniera poco garbata che il posto di una femmina non è tra i pali di una porta, ma in cucina.

-E tu cosa gli hai risposto?

-Gli ho tranquillamente ricordato che teoricamente anche per stare sulla Terra dovresti avere un cervello, però lui era qui lo stesso, eravamo quindi entrambi nel luogo sbagliato.

-Certe persone se li cercano proprio gli insulti.

-Sai io sono stata fortunata sotto questo punto di vista. Ho avuto un padre che mi ha insegnato a non aver paura di mostrarmi per ciò che sono e che se una persona è disposta a lottare per i propri sogni, è in grado di fare qualunque cosa.

-Dev'essere bello avere un padre come l'allenatore Evans.

-Già, anche se a quanto so, nemmeno il grande Erik Eagle se la cava male in quel ruolo.

-Diciamo che assomiglia molto al tuo in questo, anche se spesso era assente per qualche partita importante, però immagino tu possa capire perfettamente, la carriera di un portiere dura anche diversi anni in più di quella di un centrocampista.

-Anche quando non era a casa materialmente, dopo ogni vittoria, soprattutto per i quattro titoli mondiali, dei sei che ha vinto, me le ha sempre dedicate. Ricordandomi perciò che ero sempre nei suoi pensieri. Ad ogni modo ora devo proprio andare.- Finalmente dopo quell'interessante conversazione varcai l'uscita, dove trovai ad attendermi Ethan e Sirius.

-Oddio, eccoti finalmente. Ti stavamo dando per dispersa.- Ridacchio mettendomi un braccio sulle spalle il biondo.

-Mi dispiace, sono stata trattenuta da delle chiacchiere tra ragazze con una delle nuove arrivate.

-E da quando tu fai queste cose? Pensavo che per te esistessero solo gli amici maschi, ovviamente senza contare Emma.

-Chissà forse sto iniziando la metamorfosi verso un'oca.- Risposi con voce lugubre e cominciando a correre via. I due si guardarono per un'istante e subito dopo urlano entrambi in preda al panico:

-No, ti prego no!


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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


Il primo mese era passato in fretta e i nuovi si erano oramai integrati perfettamente nella squadra. Era stato divertente i primi giorni vederli impanicarsi ogni volta che parlavano con noi. Era strano essere chiamata veterano, ti faceva sentire di cento anni più vecchio. In quel momento era l'ora di pranzo e Morgan, Ethan, Genesis, Emma ed io stavamo aspettando che Sirius arrivasse, seduti intorno ad alcuni tavoli che avevamo avvicinato.

-Quanto tempo ci mette, sto morendo letteralmente di fame.- Si lamentò la Stonewall, mentre si dondolava sulla sedia.

-Così rischi di farti male e di non poter giocare la prossima partita.

-Piantala di fare il capitano apprensivo, sono abbastanza grande per non aver bisogno della babysitter.- Il mio migliore amico, facendo finta di tossire per capire le sue parole, disse:

-Non ne sarei così sicuro.

-Come scusa?

-Niente. Comunque, non hai tutti i torti, ci sta mettendo un secolo.

-Se vi girate, scoprirete che le vostre preghiere sono state esaudite.- Risposi indicando con lo sguardo il bruno, che varcava la soglia dell'aula correndo. -Hai fatto la maratona?

-Lascia perdere, mentre tornavo dalle macchinette ho incontrato mia zia, o per essere formali la professoressa Samford.

-E per questo hai deciso di fare tutta la strada di corsa?- Domandò Emma stranita.

-No, perché mi ha detto che quest'anno il torneo cambierà nome, non sarà più il Cammino Imperiale, ma diventerà la Scalata dell'Olimpo.

-Oddio non ditelo ad Alex, quello già si crede un dio greco, se scopre che il nuovo nome del campionato riprende la mitologia greca è la fine.- Scoppiammo tutti a ridere. In effetti sarebbe stato un momento estremamente divertente, però ancor di più avrei voluto ammirare l'espressione di Byron quando il ragazzo glielo avrebbe comunicato. A quanto ne sapevo il padre del biondino si era preso una vacanza dall'allenare la Kirkwood ed ora era in Corea ad aiutare la loro federazione calcistica.

-Si conosce il motivo di questo cambiamento?

-Si hanno poche informazioni in merito a questo, però non mi sorprende, ad essere sincero, tutto ciò. La funzione principale del Cammino Imperiale era la nomina del grande imperatore e, essendo passati alcuni anni da quando questa figura è stata abolita, era inutile lasciarlo. Credevo, però, che avrebbero ristabilito il vecchio Football Frontier.

-Speriamo non crei problemi.

-È inutile rimuginarci sopra ora. Aspettiamo di andare alla sede, probabilmente sarà l'argomento principale della giornata.- Mi intromisi.

Come volevasi dimostrare, eravamo stati convocati nella sala conferenze del club, per parlare delle nuove direttive. Non credevo di aver mai visto la squadra così attenta durante una di queste riunioni, di norma l'unico che seguiva ogni parola era Sirius.

-Come saprete il Cammino Imperiale da quest'anno è stato sostituito dalla Scalata dell'Olimpo. A livello pratico nella fase regionale non ci sono modifiche rispetto al solito sistema. Le partite si svolgeranno nei vari campi delle scuole e la finale nello stadio centrale. Ciò che cambia è in quella nazionale. È stato creato un nuovo centro sportivo con undici campi ognuno attinente a un diverso dio olimpico, più uno principale dedicato a Zeus dove ovviamente si disputerà l'ultimo incontro. Esattamente come prima, i giocatori non sapranno dove giocheranno fino all'inizio della partita.- Annunciò mio padre.

-Quindi in realtà non è molto differente rispetto a tutto ciò che abbiamo sempre fatto.- S'intromise Melany alzando la mano, anche se come al solito non aveva atteso che qualcuno le desse la parola.

-Esatto, o almeno così credevo anch'io, finché ieri non ho ricevuto una telefonata dal mister Trevis.

-Perché improvvisamente sento puzza di guai e anche giganteschi?- Chiesi in maniera estremamente retorica.

-Pare che Axel abbia riferito che alla federazione stia accadendo qualcosa di strano.- Ethan, sentendo nominare il padre, si drizzò sulla sedia. Una volta mi aveva confessato della sua paura che all'uomo accadesse qualcosa. Era si Mark che era preso come simbolo del calcio libero, ma era lui che sedeva tra le alte sfere e spesso era lui a trovarsi faccia a faccia con persone poco raccomandabili. Potevo solo immaginare come si sentisse, infondo Axel era tutto ciò che gli era rimasto della sua famiglia. La madre se n'era andata quando l'attaccante era molto piccolo e il padre era rimasto molto scottato dalla cosa. Da quel giorno aveva ricoperto, a mio parere magnificamente, il ruolo di entrambi i genitori.

-Qualcosa di che tipo?

-Molti membri sono già sotto il controllo di una nuova organizzazione chiamata Titans e pare stia cercando di fare lo stesso con gli altri.

-E questo cosa significa per noi?

-Credo sia meglio che ve lo spieghi qualcun altro.- Le porte scorrevoli alla fine della sala si spalancarono di colpo. Entrarono due ragazzi di appena trent'anni belli da togliere il fiato. Entrambi indossavano un completo, ma se uno lo portava in maniera impeccabile, l'altro aveva le maniche della giacca risvoltate e al di sotto di essa era possibile intravedere una normale t-shirt bianca. Non ci volle molto per riconoscerli, chiunque amasse il calcio, o per lo meno avesse frequentato la Raimon, lo avrebbe fatto. Il primo era Riccardo Di Rigo in tutta la sua eleganza, mentre l'altro era Gabriel Garcia dalla bellezza soave. Nonostante i tratti fossero gli stessi, erano cambiati molto nel look. Il famoso regista e concertista si era lasciato crescere i capelli fino alla metà della schiena, però all'altezza delle spalle erano tenuti insieme da un nastro rosso, rendendoli perciò raccolti come in una coda morbida. Al contrario il difensore li aveva tagliati e, dove un tempo troneggiavano i suoi codini, ora c'erano solamente una manciata di ciocche sciolte.

-Allenatore Evans è un piacere rivederla.- Disse cordialmente l'ex capitano.

-In più eravamo anche curiosi di conoscere questa incredibile squadra di cui avevamo tanto sentito parlare.- Si rivolse poi a me. -Mio Dio, ma tu sei la piccola Ella! L'ultima volta che ti ho visto eri appena nata, mentre ora sei conosciuta come il Capitano Leggendario. Cavolo ora si che mi sento vecchio.

-Se ci fosse Aitor direbbe che tu sei effettivamente vecchio.- Guardandolo sottecchi, rispose:

-Grazie è.

-Ti pare. Ad ogni modo non siamo qui per fare qualche scenetta comica. Abbiamo tutte le informazioni di cui siamo in possesso fino a questo momento.

-Bene, vi cedo volentieri il posto come oratori.- Aggiunse mio padre andandosi a sedere vicino a Celia.

-Dai dati e dai documenti che abbiamo ricevuto, possiamo affermare con certezza che il loro obiettivo è prima di controllare il calcio a livello nazionale e poi a quello mondiale.

-Scusate la domanda un po' sciocca, ma perché vogliono fare tutto ciò? Insomma, sì giocare a pallone determina il prestigio delle scuole e di molte persone, però secondo me non ha molto senso, ci sono cose molto più importanti.- Chiese incuriosito Azariel. Effettivamente non aveva tutti i torti, doveva esserci altro marcio ancora più in profondità.

-Senza rendertene conto ti sei dato da solo la risposta. Il nostro è lo sport più popolare al mondo, che ha milioni di appassionati in ogni continente e spesso ne determina le azioni e i pensieri; perciò, controllandolo a rigor di logica governeresti anche su queste persone.

-Ok, ora ha ogni cosa ha molto più senso.

-Ovviamente se la squadra campione nazionale fosse loro diretta emanazione, notate bene che la cosa avrebbe un certo peso.- A quel punto era stato invece Gabi ad intromettersi nel discorso, facendo apparire uno schema sulla LIM.

-Qui, come potete notare, abbiamo appuntato i nomi di tutte quelle che sono già sotto il loro controllo.- Il sangue mi si gelò nelle vene. Erano davvero molti e tra di loro spiccavano persino quelli di alcune formazioni molto conosciute. L'Accademia Militare Mare Lunare, il Collegio Monte Olimpo e persino l'Alpine. -Oltre a queste, anche il resto delle scuole stanno cadendo una ad una sotto il loro controllo ed esiste una nuova squadra, introdotta solamente quest'anno, che pare sia stata allenata da loro in persona, l'Accademia della leggenda.

-Non vorrei sembrare melodrammatica o qualcosa del genere, ma non ho ancora ben capito cosa ci state chiedendo di fare.- Dissi confusa e alzandomi in piedi di scatto.

-Nulla al di fuori di quello che già fate normalmente, ovvero vincere. Fatelo per il calcio libero, per lo spirito della Raimon e perché la rivoluzione che abbiamo portato noi avanti tanti anni fa non sia stata vana.- Tra di noi passarono diversi guardi, alcuni erano colmi di rabbia, altri di perplessità e altri ancora di preoccupazione. Mi resi conto solo alla fine che in realtà tutti erano rivolti a me. Ogni giocatore in quella stanza voleva che fossi io a prendere la decisione finale, loro mi avrebbero seguito in ogni caso. Le opzioni erano due, o abbassare la testa e piegarsi al nuovo ordine, oppure ribellarsi con forza. Non ebbi il minimo dubbio, infondo io amavo il calcio.

-Noi ci stiamo, non permetteremo mai a nessuno di infangare ciò che amiamo di più al mondo.

Qualche minuto più tardi, finiti i saluti, la mia giornata scolastica si concluse in maniera ancora più strana.

-Tesoro, stasera puoi tornare a casa un po' prima del solito? Tua madre ed io avremmo bisogno di parlarti di una cosa.

-Va bene, papà.



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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


Durante tutto l'allenamento con il copertone non pensai ad altro che alla frase pronunciata da mio padre. Che novità potevano esserci? Di certo non pensavano di divorziare, le cose tra loro andavano a meraviglia e litigavano molto di rado. Altre mille ipotesi affioravano nella mia mente incuriosendomi, portandomi, per la prima volta in vita mia, a rientrare alle nove anziché alle dieci. Arrivata di fronte alla porta di casa mi arrestai senza rendermene conto e non proseguii finché non feci un respiro profondo. Era davvero possibile essere più in ansia per una chiacchierata con i propri genitori che per la finale del campionato nazionale? A quanto pare nel mio caso sì.

-Sono a casa.- Mi tolsi velocemente le scarpe riponendole nella scarpiera e presi le ciabatte, raggiungendo subito dopo la sala da pranzo-cucina. Erano entrambi lì, sorridenti e con la cena ancora in tavola. Quello era ancor più strano, di norma io mangiavo sempre da sola la sera a causa del mio perenne ritardo.

-Ciao tesoro. Vieni a sederti, la cena è in tavola.

-Lo avevo notato. Quindi cosa dovevate dirmi?

-Prima ceniamo.- Il pasto era stato piuttosto rapido, anche se a me parve durare un'eternità e gli sguardi che i due si scambiavano non aiutavano a renderlo più indolore. Dal canto mio non proferii parola fino alla fine.

-Ergo?- Chiesi appoggiando il bicchiere di succo di frutta sul tavolo. Si guardarono un'ultima volta e in contemporanea lasciarono le tazze di tè.

-Be' ecco...- Iniziò lei, ma poi, con il suo solito sorriso sulle labbra, mio padre s'intromise dicendo:

-La famiglia si sta allargando! Hai un fratellino in arrivo!- Mia madre si toccò il ventre. Non so cosa si aspettassero che rispondessi, però restai in silenzio e mi alzai. Raggiunsi la porta e aprendola confutai che sarei andata a fare un giro.

Corsi fino alla torre senza mai fermarmi. In quel genere di situazione c'erano solo due cose che potevano aiutarmi a rischiarare la mente. La calma della torre e la presenza di zio Jude. Rimasi lì a guardare il vuoto per alcuni minuti, finché la figura del regista non fece la sua comparsa alle mie spalle.

-A quanto pare presto avrò un fratello.- La mia voce risultò fredda, stizzita, molto diversa dal tono che in ogni altra situazione mi avrebbe accompagnata.

-Come? Nelly è incinta? Non ha mai avuto altre gravidanze oltre a te.

-Già, a quanto pare dopo quattordici anni come figlia unica non lo sarò più.

-E non sei contenta?

-Non so.- Mi voltai tornando a guardare il vuoto. -Forse quando ero piccola, però ora ... insomma essere alle medie per avere un nanerottolo in giro per casa mi sembra troppo tardi.- Sentii l'uomo appoggiarsi alla ringhiera, mettendosi al mio fianco.

-Cosa ti turba veramente?

-Si nota così tanto che non è solo per la differenza d'età?- Lo vidi annuire. Avevo sempre odiato la sua capacità di leggermi come un libro aperto. Sospirai. -Papà ha sempre voluto un maschio. Ho paura che la nascita di questo bambino possa portarmi via tutto.- Zio restò un attimo interdetto, ma poi mi afferrò la mano e guardandomi negli occhi proferì:

-Ella, so che è normale averne paura. Qualunque fratello maggiore lo ha pensato almeno una volta, anch'io ad essere sincero. Sicuramente prederà tempo ai tuoi, essendo una nuova vita, ma non devi pensare nemmeno per scherzo che tuo padre possa dimenticarsi di te. Sei il suo più grande orgoglio. Nemmeno l'aver vinto sei campionati mondiali lo ha reso così fiero. Non fa altro vantarsi con tutti i suoi amici.- Una lacrima mi rigò il volto e senza troppe cerimonie mi gettai tra le braccia dell'uomo di fronte a me. Era l'unica cosa di cui avevo veramente bisogno in quel momento. -Ehi principessa con la scintillante non mi ricordo cosa, non piangere.- Aveva scelto di chiamarmi in quel modo di proposito, sapeva che riusciva a farmi ridere anche nei momenti più difficili. Era legato ad una storia accaduta quando ero ancora molto piccola. Ethan, Sirius ed io stavamo giocando ad un gioco di ruolo. Loro volevano che io facessi la damigella da salvare, però io mi rifiutai affermando fermamente che se avessi dovuto fare la principessa sarei stata una di quelle coraggiose con la scintillante non mi ricordo cosa. Mi riferivo ovviamente all'armatura dei cavalieri, ma non riuscivo mai a memorizzare quel nome. Da quel giorno quello diventò un divertente soprannome. Mi asciugai le lacrime.

-Grazie per esserci sempre quando ho bisogno di te.

-Lo sai che per te attraverserei il mondo.- Gli rivolsi un sorriso dolce e sincero.

-Ora è meglio che torni a casa, temo che papà abbia iniziato l'autocommiserazione e si consideri il padre peggiore del mondo.- Scoppiò a ridere.

-Vai a fermare Mark dal buttarsi dal terrazzo.

Qualche minuto dopo ero finalmente a casa. Non era passato molto tempo da quando l'avevo lasciata l'ultima volta. Entrando sentii il leggendario portiere prospettare un possibile futuro catastrofico per me, a causa del suo essere un genitore terribile.

-Addirittura? Non ti sembra di esagerare?

-Gabriella, per fortuna stai bene!

-Perché non avrei dovuto?

-No, è che ...

-Pensavi non sarei più tornata e sarei andata a vivere nei vicoli del centro città? Mi conosci davvero così poco? Al massimo sarei andata da zio Jude o zio Axel, hanno sempre un posto per me se mi occorre.- Si scambiarono uno sguardo veloce.

-Giusto, non ci avevo pensato. Per che sei fuggita prima?

-Avevo paura. So che è stupido pensarlo, però tu hai sempre voluto un maschio e avevo paura che potesse prendere il mio posto.- Immediatamente sul suo volto comparve uno sguardo sorpreso e confuso.

-Tesoro, perché quale motivo pensi questo?

-Ho sempre visto come guardavi con invidia Ethan, Sirius e gli altri figli dei tuoi amici mentre erano con i loro padri.

-Non è mai stato quello. Quando avrai la mia età lo capirai. Vedrai gli amici con cui hai passato una vita diventare genitori, diventare adulti. Ripensavo a quando Axel, Jude ed io ci allenavamo per battere la Zeus in finale, a quanto eravamo cresciuti e quanto tempo fosse passato. Riflettevo su quanto credevamo di essere stati fortunati nella nostra vita, anche se in realtà quella più grande era stata avere voi. Non potrei essere più orgoglioso della ragazza che stai diventando. Sei tu la mia più grande soddisfazione. Iridio non prenderà mai il tuo posto.- Con le lacrime agli occhi lo abbraccia. Era stata una stretta forte, che per me avrebbe potuto durare all'infinito. Quando infine ci staccammo sussurrai avvinandomi alla pancia della mamma:

-Ehi Iridio. Sono Gabriella la tua sorellona. Non vedo l'ora di conoscerti ed insegnarti a giocare a calcio.



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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


La mattina successiva era una splendida giornata di sole, sembrava quasi volesse festeggiare anche lei il futuro arrivo di questa nuova vita. Alle sei e quarantacinque la sede del club di calcio era già un vociare di gente. Alcuni non sembravano molto in vena di allenarsi così presto. Sierra sonnecchiava appoggiata alla spalla del fratello, che non dava l'impressione di essere felice di svolgere la funzione di cuscino. Non appena mi accertai che tutti fossero pronti, dissi:

-Ragazzi ho due notizie fresche di stampa per voi.- Immediatamente tutti, persino i belli addormentati, concentrarono la loro attenzione su di me. Alex mi guardò incuriosito.

-Cosa ci siamo persi?

-Tra poco dovrete fare i conti con altro Evans. Ho un fratellino in arrivo!- Ethan rimase letteralmente a bocca aperta, congelato sul posto. Gli altri invece iniziarono a congratularsi con me. Alcuni molto entusiasti come Emma e Melany, mentre altri, come l'americana, ebbero uscite poco felici.

-Un moccioso in giro?- James l'ammonì prontamente, anche se, ad essere sincera, a me veniva solamente da ridere. Non era una frase detta con cattiveria, bensì una che mi aspetterei da ragazzina di tredici anni che non aveva ancora alcun interesse per i bambini. Sarebbe stata proprio lei, qualche secondo più tardi, a controllare se la freccia di fiamma fosse ancora presente in questo mondo.

-Ragazzi si è impallatto.- Confutò Genesis guardando il ragazzo dalla uno dei divani.

-Forse dovremmo chiamare qualcuno, un medico ad esempio.- Propose Azariel, mentre giocherellava con una parte della sua coda morbida. Sirius diede uno sguardo veloce alla fascia inazuma per vedere l'ora. Sul suo viso si formò uno dei sorrisetti perennemente presenti quando entrava in modalità comandante assoluto del campo.

-Non serve, dategli altri tre secondi precisi e si riprenderà. Fidatevi di me, poi vorrete solamente che torni in questo stato muto come un pesce.- Ovviamente il regista aveva completamente ragione. Passato il tempo indicatoci, il biondo riiniziò a parlare, anzi ad urlare, a macchinetta.

-ELLA SONO DAVVERO FELICE PER TE! SARAI UNA SORELLA MAGGIORE MERAVIGLIOSA, ESATTAMENTE COME LO SEI PER NOI! PERÒ NON ABBIAMO TEMPO DA PERDERE, ABBIAMO TANTE COSE DA ORGANIZZARE! SOPRATTUTTO UNA DI QUELLE FESTE CHE FANNO NEGLI STATI UNITI QUANDO STA PER NASCERE UN BAMBINO! COME SI CHIAMA ...

-Baby shower.- Rispose James ridacchiando.

-QUELLO ESATTO!- Per nostra fortuna il tempo per le chiacchiere si concluse in quel momento, con la signora Samford che ci avvisava dell'imminente allenamento al campo all'aperto.
Riunimmo tutta la squadra nuovamente dopo le lezioni. Quel pomeriggio mio padre avrebbe dovuto avere una riunione con il direttore e perciò avevamo dieci minuti in più liberi. Decidemmo di trascorrerli seduti tra il prato e le panchine. I primi attimi sarebbero stati molto divertenti, ma poi fecero la loro comparsa alcuni ragazzi della squadra di basket. I rapporti tra i nostri due club non erano mai stati buoni. Loro si comportavano da sbruffoni nei nostri confronti e a noi loro non andavano di conseguenza molto a genio. Il motivo dietro questo screzio era la loro gelosia nei nostri confronti. Tutti consideravano noi e venivano a vedere le nostre partite, mentre loro non potevano dire altrettanto. Eravamo effettivamente privilegiati anche da un punto di vista pratico, essendo coloro che portavano tutto il prestigio alla scuola avevamo quattro volte il loro budget, strutture più grandi e maggiormente equipaggiate. Riconobbi immediatamente Henry Mills tra di loro. Probabilmente era il più simpatico del loro gruppo, oppure era stata Melany, la sua ragazza, a convincerci con il lavaggio del cervello. Erano un po' come Romeo e Giulietta, dove i rispettivi club avevano preso il posto dei Montecchi e dei Capuleti, anche se, per loro fortuna, noi eravamo molto più comprensivi.

-Ecco qui i super popolari e talentuosissimi calciatori.- Disse ironico Soyer Grece, capitano del loro team. Sirius gli rivolse immediatamente uno sguardo in cagnesco, terminò quando il rompiscatole numero uno non si rivolse direttamente a me. -Il capitano Gabriella resta in silenzio? Oh, ma guardatela, si atteggia da matura.

-A differenza tua io sono veramente matura. Sai l'intelligenza tace di fronte alla stupidità umana.

-Mi fai impazzire ancora di più così sai.- Mi squadrò da capo a piedi come se volesse farmi una radiografia. Se si fosse soffermato ancora di più sul mio seno, messo in evidenza dalla canottiera della tuta, gli avrei tirato direttamente un calcio anche a costo di saltare la prossima partita.

-Ti ricordo che la mia faccia è qui, non più in basso.- Con quell'idiota era sempre la stessa storia. Quando avevo la divisa scolastica guardava l'orlo della minigonna, mentre ora il resto. Era davvero l'essere più viscido della Terra.

-E dai principessa fammi un sorriso ti prego, dopo tutto so che anche tu mi desideri. Fai solo la finta scontrosa.

-Quando sparirai dalla mia vita allora sorriderò. Prima di allora accontentati questo muso.

-Dai bambolina, non dirmi che non mi hai mai pensato in quel modo.- Si avvicinò pericolosamente a me, ma cercai di mostrarmi impassibile. Mi sussurrò le ultime parole quasi all'orecchio. -Ti voglio a letto con me Ella.- Non ebbi il tempo di rimetterlo al suo posto. Il pugno di Sirius lo aveva già colpito in pieno volto facendolo cadere a terra.

-TU NON LA TOCCHI NEMMENO CON UN DITO CHIARO!- Mi avvicinai immediatamente al nostro regista, prima che decidesse di commettere un delitto.

-SIRIUS! Non c'era bisogno, non dovevi farlo! Però bel colpo.- Soyer si alzò di scatto dopo essersi ripreso dal colpo che l'aveva messo fuori gioco per alcuni minuti. Provò a rispondere allo stesso modo al mio migliore amico, ma io bloccai il suo gancio con una sola mano. Non ci riprovò. Sapeva che avevo molti più muscoli di lui sulle braccia grazie ai miei allenamenti. Una volta che l'altra squadra se ne andò Emma domandò cosa avremmo fatto a questo punto.

-Dobbiamo sperare che tutto questo non arrivi al preside.- Disse Ethan incrociando le dita.

-Io volendo ho un jolly da giocare, anche se odio farlo, in caso accadesse.- Risposi alzando le spalle.

-Sarebbe?

-Il nonno.

-Il nonno?

-Ti sei dimenticato che mio nonno in pratica possiede la scuola? Ha le quote di maggioranza. Questo posto è della famiglia di mia madre.- Il giovane Sharp mi rivolse un piccolo sorriso, ma poi mi appoggiò una mano su una spalla.

-Niente scorciatoie, sai che non mi piaccio e so che anche tu non le sopporti. Ti ringrazio per il pensiero, però se ci saranno conseguenze le pagherò tutte.

-Be' posso comunque mettermi a litigare con il preside, quello è nel mio ruolo di capitano.- Il resto della squadra si dimostrò pronta a seguirmi. -L'importante è che mio padre non venga mai a sapere perché è scoppiata questa semi rissa altrimenti passerebbe in modalità iperprotettiva.- L'italiana scoppiò a ridere.

-Oddio ti ricordi quando il figlio di Partinus ci ha provato tutta la sera con te a quella festa?

-Certo e chi se lo dimentica. Ha flirtato con me in tutti i modi possibili e papà cercava di nascondermi. Ad ogni modo dobbiamo andare gli allenamenti stanno per iniziare.- Mi avvicinai a Sirius e gli diedi un bacio sulla guancia. -Non c'era bisogno che facessi quello che hai fatto, ma grazie lo stesso. Sei stato un vero cavaliere.- Il suo viso si tinse di rosso quasi a prendere il colore dei suoi occhi.

POV. ESTERNO

-Lo abbiamo capito tutti tranne Ella, vero?- Domandò Melany ridacchiando.

-Assolutamente sì.- Rispose Aiden divertito.

-Di cosa parlate?- Chiese Sierra guardandoli incuriosita.

-Del fatto che Sirius è innamorato del nostro capitano.

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


Probabilmente inveire contro Sirius con mio padre nei paraggi non era stata la migliore delle idee, ma oramai era tardi. Odiavo quando non mi diceva le cose. Perché aveva tirato un pugno a quell'idiota? Non era strano che ci provasse in maniera spudorata, era uno abituato ad ottenere le attenzioni di tutte le ragazze con cui ci provava tranne me. Ciò che mi preoccupava di più era, però, il cambiamento dell'atteggiamento del nostro regista nei miei confronti. Sembrava avesse improvvisamente un problema con me, diventava nervoso quando eravamo soli e appena facevo qualcosa di normalissimo lui reagiva in modo strano. Che problema aveva? In tutto questo papà cercava di calmarmi e consigliarmi, seduto sul mio letto, mentre io non facevo altro che camminare avanti e indietro e sbraitare, ovviamente cercando di omettere ciò che era accaduto oggi.

-Ella, magari ha le sue buone ragioni nel fare così.

-Ma allora è un deficiente! Sono la sua migliore amica, mi deve parlare se ha un problema con me.

-Proprio perché lo conosci così bene sai che se reagisce in questo modo ha sicuramente un buon motivo. Non appena riterrà giusto parlartene lo farà.- Sbuffai lasciandomi cadere accanto a lui.

-Mi fa impazzire il fatto che non parli con me e che mi tratti diversamente. Oggi ha persino dato un pugno a Soyer.- Non avrei dovuto dirlo. Mi pentii immediatamente di aver pronunciato quelle parole, ma purtroppo era troppo tardi. Mio padre mi guardò sconcertato, lui non sopportava la violenza.

-Che significa che gli ha tirato un pugno? Per quale motivo non me lo avete riferito oggi a scuola?

-Fidati se ti avessi detto il motivo per cui l'ha fatto, tu avresti completato solamente l'opera.

-Sentiamo, sono molto curioso di conoscerle queste ragioni.- Ecco, ero in trappola. Quando usava quel tono di voce non c'era scampo. Mi grattai la nuca imbarazzata e nervosa.

-Potrebbe avermi detto qualcosa di inappropriato.

-Ella per favore parla.

-Ha affermato che prima o poi riuscirà a portarmi a letto e che è certo ci riuscirà.- Lo dissi di botto, senza prendere nemmeno un briciolo di fiato. Sarebbe stato troppo riuscire a parlare dopo una sua qualsivoglia reazione. Improvvisamente sentii un brivido percorrermi la schiena. In tutta la mia vita non avevo mai visto Mark Evans così serio, aveva uno sguardo che avrebbe potuto uccidere chiunque.

-Cosa osato dire quel bastardo!

-Papà calmati, non sono una bambina e so difendermi da sola.- Per un secondo riprese la sua espressione quotidiana.

-Tu sarai sempre la mia piccolina.- Riprese poi quell'aspetto inquietante. -Lo ammazzo. Ha fatto bene Sirius a dargli un cazzotto, l'ho sempre saputo che era un ragazzo intelligente.

-Calmati! Lo fa sempre, non è dicerto la prima volta, oramai ci ho fatto l'abitudine.- Mi tappai nuovamente la bocca con le mani, quel giorno non riuscivo proprio a starmi zitta a quanto sembrava.

-Perché non mi hai mai detto che fosse già successo?

-Esattamente per quello che sta succedendo ora! Diventi iperprotettivo. Come ti ho già detto non mi serve la tua protezione, so difendermi benissimo da sola. Una volta mia ha toccato il sedere ed io gli ho tirato un calcio nei gioielli di famiglia per "sdebitarmi".

-Bene, ora raccontami tutto per filo e per segno. Voglio sapere ogni cosa.

POV. MARK

Una volta scoperto tutto ero davvero sul punto di commettere un omicidio. Come aveva potuto quel tizio provare solamente a sfiorare la mia bambina. Avevo davvero bisogno di sfogarmi con qualcuno. Senza pensarci due volte presi il cellulare e chiamai il primo numero tra le chiamate rapide, Jude. Non appena mi rispose cominciai a parlare a raffica senza dargli la possibilità di aprire bocca.

-Buono, non ho capito una parola.

-Dobbiamovedercisubitoperchéhannomolestatomiafigliaverbalmenteesonosulpuntodicommetereunomiccidio. (Dobbiamo vederci subito perché hanno molestato verbalmente mia figlia e sono sul punto di commettere un omicidio)

-Ok, ho capito. Avviso anche Axel e ci vediamo alla torre.- Chiuso il telefono andai immediatamente all'ingresso a mettermi le scarpe.

-Tesoro dove vai?- Domandò dolcemente Nelly, che era immediatamente accorsa per vedere cosa stesse accadendo.

-Mi vedo con i ragazzi, non so quando torno.- Corsi immediatamente fuori, ma mi parve di sentire Ella urlami dietro di non uccidere nessuno.

La Torre di Inazuma era un luogo bellissimo, soprattutto di notte. Mi riportava alla mente tutte le ore trascorse lì ad allenarmi per diventare sempre più bravo. Amavo la mia vita, l'essere padre, ma a volte mi mancavano i tempi in cui i ragazzi che non pensavano ad altro che prendere a calci un pallone eravamo noi. Per un'istante mi sembrò di rivedermi a quindici anni con il mio copertone, eppure dal quel momento erano trascorsi ben ventisei anni. Il mio flusso libero di pensieri venne interrotto dall'arrivo dei miei migliori amici. Il regista mi guardò preoccupato e chiese:

-Allora ci spieghi con calma cos'è successo?

-Il capitano della squadra di basket della scuola ha importunato mia figlia! Le ha detto che vuole portarsela a letto ed Ella mi ha confessato che non è la prima volta! Una volta le ha persino toccato il sedere e lei gli ha tirato un calcio dove non batte il sole! Sirius oggi gli ha persino tirato un pugno per difenderla! Io devo ammazzare quel tipo capite?- Le reazioni sarebbero state estremamente discordanti. Di tutto il discorso Jude parve accorgersi solamente di una cosa.

-Cosa ha fatto mio figlio?- Axel invece ebbe esattamente quella che una parte di me sperava.

-Sono pronto ad occultare il cadavere.- Entrambi iniziammo ad avviarci lungo la discesa, quando il più razionale occhialuto ci bloccò.

-Prima di trarre una conclusione affrettata, raccontaci tutto per filo e per segno.- Immediatamente raccontai loro tutto. Sembravano estremamente confusi, o almeno davano l'impressione di esserlo. -Non so se essere orgoglioso di mio figlio o fargli una bella romanzina.- Il solo nominare il giovane Sharp mi fece tornare in mente le prime cose che Gabriella mi aveva detto.

-Ora che ci penso, sbaglio o tuo figlio si sta comportando in modo strano con Ella? Oggi era agitata e nervosa perché ha provato a parlargli di questa cosa e lui è letteralmente scappato.- L'ex capitano della Royal si massaggiò le tempie e sospirò:

-Lasciamo perdere, gli ho già dato io del citrullo. Sirius non sa dire le cose, pensavo di averlo fatto più intelligente.- Axel ridacchiò divertito dalla situazione.

-Effettivamente da una grande mente dovrebbe uscirne un'altra, però credo sia di famiglia non riuscire a parlare di certi argomenti. Sbaglio o sei tu quello che alla prima ragazza si è dichiarato proclamando una formazione di calcio.- Ricordavo perfettamente l'espressione attonita della ragazza, che non aveva capito nemmeno una parola. Mi domandavo se Alyxia, il chirurgo pediatrico moglie del qui presente, avesse subito una dichiarazione simile, anche se, avendolo sposato, ero portato a dubitarne. La prima volta che ce l'aveva presentata era piaciuta a tutti sin da subito. Aveva un carattere gentile, però all'occorrenza molto forte. Era americana, figlia di un colonello dell'esercito, ma si era trasferita qui dopo il matrimonio. I due si erano conosciuti quando Jude era andato lì per affari e in breve tempo era nato l'amore. Era molto bella, i capelli sembravano d'oro, mentre guardandola negli occhi si poteva ammirare il cielo. Il figlio, nonostante avesse ereditato i colori del padre, aveva molti dei suoi tratti soavi.

-Ho capito, ma sai da uno che viene chiamato il Comandante assoluto del campo io mi aspetto un po' di neuroni in più. Consideriamo poi che ha tutti cento a scuola.

-I voti non fanno una persona, guarda Mark ad esempio, nonostante fosse una capra a scuola è un genio del calcio.- Mi sentivo offeso nell'animo, mi ero impegnato molto negli studi da quando erano entrati nella mia vita. Avevo lavorato molto soprattutto per gli esami finali delle medie. Sharp si era messo in testa che saremmo dovuti andare tutti nello stesso liceo, ovvero una delle scuole più prestigiose del Giappone, dove per entrare dovevi ottenere alle prove finali una media molto alta. Stranamente ci riuscii, grazie alle ore di ripetizione del rasta. L'altro ovviamente non perse un secondo per infierire sulle parole di Axel.

-Cosa che personalmente ancora non mi spiego. Ad ogni modo io ero molto più spavaldo alla sua età, ok all'inizio forse anche un po' stronzo e me la credevo, però ero molto più sciolto.- Solo allora decisi finalmente di intromettermi nella discussione.

-Be' io so solo che tra tutti e tre quello che andava con più ragazze era il nostro caro biondino, che a quanto pare a tramandato la cosa al figlio.

-Mark tu eri fidanzatissimo, se non conti tutte quelle che si sono prese una cotta per te alla fine sei stato solo con Nelly.- Disse il regista alzando le spalle.

-Ma vi ricordate Shawn da piccolo? Tutte cadevano ai suoi piedi. Oppure quando Suzette ha tentato di sposare Erik con l'aragosta e abbiamo dovuto fare quella partita per liberarlo?

-Certo e Willy che ha rischiato di venire linciato da Victoria per i commenti sessisti.

-Anche Scott ha rischiato la pelle con tua sorella all'inizio, Celia sa essere un vero mastino quando vuole. Alla fine per fortuna sono diventati amici.

-Grazie al cielo non lo ha sposato, io temevo. Invece ho il mio caro David come cognato che prima ha chiesto il mio permesso. A proposito, parliamo del fatto che hai messo un'altra pagnotta nel forno?

-Già, Nelly aspetta un altro bambino, un maschietto.- Per la seconda volta in poco tempo la risata dell'attaccante si levò nell'aria.

-Sai la prima volta pensavo fosse un caso, ma ora ne sono certo, non hai in testa solo il calcio. Credevo che ci fosse solo quello lì dentro e se l'avessimo aperta sarebbero schizzati fuori palloni e supertecniche.

-Sapete devo ammettere che mi mancano un po' i tempi di quando erano piccoli e la più grande preoccupazione era tornare a casa per giocare con loro al parco. Quando bastava un abbraccio e tutto si sistemava.- Dissi sognante. Jude annuì.

-Ora sono adolescenti, iniziano le cotte, l'emancipazione, le prime avventure in tutti i sensi, le grandi amicizie, le feste e l'alcol.- Per la seconda volta in una giornata mi congelai sul posto. L'immagine di mia figlia ubriaca era un qualcosa che non avrei mai voluto vedere.

-NO, QUESTO NO!

-Mark ti ricordo che le feste a cui andavamo noi non erano molto diverse.- Li guardai interrogativo, non avevo molti ricordi di quelle situazioni. A differenza di quanto molti possano credere, non a causa di qualche birra di troppo, bensì perché mi annoiavo quasi subito e me ne andavo. Una volta capitò che costrinsi persino il resto della squadra a giocare una partita nel cuore della notte dove quasi tutti, tranne ovviamente me, erano brilli.

-Ve la ricordate invece la promessa che ci fece fare Travis dopo che ci presentammo ad un'amichevole, che abbiamo vinto lo stesso, mezzi ubriachi?- Chiese Axel.

-Certo.- Risposi. -Nessuno avrebbe più bevuto fino alla fine del liceo e non lo avrebbe fatto nemmeno lui. Quante feste di gala a cui non abbiamo potuto bere.- Il biondo cominciò a fischiettare colpevole. -Tu lo hai fatto?

-Dai Cavalieri della regina, infatti il mister alla partita successiva mi ha fatto stare in panchina e nessuno di voi capiva il perché. Comunque, durante i mondiali capitano sempre le cose più assurde, questo è poco ma sicuro. Pensate che io ho avuto lì la mia prima volta con una manager di un'altra squadra.- Divenni rosso come un peperone immediatamente, gli anni passavano, ma c'erano certi argomenti di cui ancora non parlavo volentieri, o per lo meno senza imbarazzo.

-Non ci credo hai ancora problemi quando parliamo di quello? Caro il mio capitano, so che hai aspettato fino al matrimonio, non si sa bene per quale motivo, a farlo, ma dopo tanti anni dovrebbe essere passato il tabù.

-Senti mister non ho nemmeno dormito con la prima dopo aver completato l'opera perché non volevo togliermi gli occhialini lo sai che ci sono cose di cui non parlo ed è meglio che rimangano tali. Ritornando alle vecchie coppie vi ricordate Caleb che ci provava spudoratamente con Cammy durante il primo mondiale e di conseguenza il mister lo ha fatto stare in panchina con la scusa dell'elemento a sorpresa.

-Un altro che era sempre sotto l'occhio vigile di Travis era il povero Hurley che era il più grande.- Il biondo aggiunse:

-Ve lo ricordate il matrimonio? Quando il surfista è arrivato con quel pesce gigantesco affermando che lo avremmo mangiato dopo. Il primo ministro secondo me era tentato di prendere Victoria e scappare.- Mi girai ad ammirare il vuoto, da lì si poteva osservare tutta la città.

-Ma ci pensate a quanto tempo è passato? Sembra solamente l'altro giorno che eravamo noi ad andare alle medie, mentre ora eccoci qui, adulti, genitori, tu Axel sei a capo della federazione, Jude è l'amministratore del gruppo Sharp e il Comandante della Royal Accademy, mentre io sono l'allenatore della Raimon e gioco ancora con la nazionale.

-Quanto sono cambiato dal giorno in cui ho lasciato la Kirkwood. Chissà cos'altro potrà portarci la vita. Vi immaginate quando diventeremo nonni?- L'ex grande imperatore aveva davvero detto quello che credevo avesse detto?

-Non dire quella parola, Ella ... figli ...

-Cosa non dovrei dire nonno Mark?- Ovviamente il Comandante non poté fare a meno di sostenerlo, mettendomi così ancora più in crisi.

-Che c'è, non dirmi che sei preoccupato dal fatto che prima o poi qualcuno le mani sotto la gonna della sua divisa le metterà sul serio.

-Già, anche lei avrà la sua prima volta e spero non dopo il matrimonio come hai fatto tu. Sai i giovani d'oggi sono precoci e infilano le mani dappertutto.

-Eh già, questa nuova generazione vuole provare nuove cose.

-Molti stadi hanno ancora lo spogliatoio unico, così come le docce. Dura la vita di chi ha una figlia. I ragazzi da quel punto di vista non vanno protetti, le ragazze sfortunatamente sì nel mondo in cui viviamo, soprattutto quando praticano uno sport prevalentemente maschile.- Mentre questi due continuavano ad infierire io li guardavo imbambolato. Mi ripresi solamente quando mi venne confermato il sospetto che Sirius fosse innamorato di Ella e che a questo fosse legato il suo comportamento.

-Quindi avevo ragione!- Dissi rivolto a Jude.

-Sì, solo che ha paura di rovinare il rapporto che c'è nel loro trio.

-Pensa che se andasse a buon fine ci ritroveremmo imparentati.

-Oddio dei nipoti con il mio cervello e la fissa per il calcio di Mark, sarebbero dei piccoli mostri del calcio.- Scoppiammo tutti a ridere divertiti per l'ipotetica situazione. Ci salutammo poco dopo, reclamati a casa dalle rispettive famiglie.



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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


POV. JUDE

Quando rientrai in villa il silenzio regnava sovrano e vista la tarda ora era prevedibile. Era sempre così quando ci vedevamo con i ragazzi. Era un momento di stacco dalla realtà, dalla vita di tutti i giorni e dalle responsabilità, per qualche tempo non eravamo altro che tre amici, i quali avevano condiviso gli istanti più importanti delle loro vite. Sorrisi al solo pensiero. Mark e Axel erano certamente due delle cose più belle che mi fossero mai capitate. Se qualcuno lo avesse detto al capitano della Royal di tanti anni fa, l'avrebbe certamente preso per pazzo. Eppure, eccomi lì. Non sarei stato certamente l'uomo che ero diventato senza che la luce, portata da quel portiere dalla fascia arancione, mi trascinasse fuori dall'oscurità. Immerso nei miei pensieri, mi diressi in cucina. A causa della semi-rimpatriata non avevo cenato quella sera. Ero certo che lo chef fosse già andato a dormire, ma ai fornelli non me la cavavo per niente male. Il buio era pesto e non riuscivo a vedere molto al di là del mio naso, però, per fortuna, alla fine riuscii a trovare l'interruttore. Per un secondo temetti che mi stesse venendo un infarto, accesa l'illuminazione una figura comparve seduta su uno degli sgabelli dell'isola centrale. Grazie al cielo lo riconobbi molto in fretta.

-Sirius, cosa ci fai qui? Dovresti essere a dormire già da un po'.

-Papà! Cavolo che spavento! Comunque, non ci riesco.

-C'è qualcosa che non va?

-La mia testa ecco cosa. Mi sembra d'impazzire, non capisco cosa mi stia succedendo.- Mi avvicinai a lui, erano rari quei momenti. Preferiva andare da sua madre quando aveva un problema che non riguardasse il calcio o la scuola. Avevamo un ottimo rapporto e l'essere così simili ci aiutava molto, ma Alyxia era certamente più brava di me a fare il genitore. Non avevo mai capito perché riuscissi ad aprirmi di più con Ella che con mio figlio. Potrebbe essere stato l'esempio che avevo ricevuto da mio padre, però non ne ero certo.

-Ti va di parlarne? So di non essere tua madre, ma forse posso esserti di aiuto.

-Mi sento un idiota, di fronte a situazioni normali reagisco in modo strano. Gabriella fa qualcosa, oppure restiamo da soli, o succede qualcosa intorno a lei che potrebbe ferirla e io faccio qualcosa di imprevedibile, che di norma non farei.

-Cosa intendi per diverso?- Una parte di me in quel momento voleva anche vedere se mi avrebbe confessato le azioni di oggi e speravo vivamente di sì.

-Guardo o noto cose che prima non avrei notato e scappo appena lei mi domanda perché mi comporto in questo modo.- Si passò una mano tra i capelli nervoso. -Oggi quando Soyer, il capitano della squadra di basket, l'ha importunata non ci ho visto più dalla rabbia e gli ho tirato un pugno senza pensarci. Mi vergogno delle mie azioni, però, ad essere sincero, lo rifarei. So che la violenza è sbagliata, ma non potevo stare fermo in quella situazione.- Mi guardò dritto negli occhi, per quanto fosse possibile a causa degli occhialini, alla ricerca di una mia reazione. Stranamente feci la cosa che credo si aspettasse di meno al mondo, scoppiai a ridere.

-Non ci posso credere, se continuerà di questo passo mi ritroverò seriamente imparentato con Mark. Ti sei proprio preso una bella cotta.- Divenne rosso come un peperone, credo che se ne fosse reso conto solamente in quel momento. Personalmente lo avevo intuito in quelle settimane quando erano insieme, ma ora ne avevo avuto definitivamente la conferma.

-Lo pensi davvero?

-Da quello che mi hai detto e da quello che ho visto temo di sì. Ad ogni modo, se vuoi un consiglio, prova lentamente a tirare fuori l'argomento, è inutile tormentarti se non sai cosa prova lei.

-Ad Ella non interessano questo tipo di cose, a volte sembra più lei un ragazzo di tutti noi messi insieme a livello caratteriale. In più rischierei di turbare gli equilibri del nostro trio, soprattutto Ethan potrebbe risentirsi. Non voglio rischiare di perdere entrambi i miei migliori amici in un colpo solo.

-Sei davvero così certo che lui la prenderà male? Sei un fratello per lui, pensi che voglia qualcosa di diverso dalla tua felicità?

-Non lo so. Non credo di avere più certezze. È questo l'effetto che fa l'amore? Ti fa sentire stupido?

-Certamente ti cambia, ma sta a te capire se in meglio o in peggio.- Sbuffò, odiava le mie risposte sibilline. -Ci tengo a dirti una cosa, però, in merito a quello che è successo oggi a scuola. So che volevi difenderla da quel baby maniaco, ma la violenza non è mai la soluzione, ti abbassi solo al suo livello. Sei uno stratega, il comandante assoluto del campo, usa questa tecnica anche nella vita. Sei bravo a studiare le persone e il loro comportamento, non lasciare che le emozioni sovvertano la razionalità più del necessario. Ad ogni modo, è tardi vai a letto che domani devi essere a scuola per gli allenamenti alle sei e quarantacinque.

-Hai ragione. Buonanotte allora e grazie per la chiacchierata.- Accennai un sorriso mentre voltava l'angolo con il favore delle tenebre.

Un'ora più tardi andai in camera, cercando di muovermi il meno rumorosamente possibile per non svegliare Alyxia. Sembrò andare tutto come previsto, finché non mi sdraiai accanto a lei.

-Allora hai evitato che Mark commettesse un omicidio?- Mi domandò con voce impastata dal sonno.

-Si, fortunatamente. Quando sono uscito tu stavi rientrando e non abbiamo avuto nemmeno un secondo per parlare, com'è andata la tua giornata?

-Molto bene. I bambini sono sempre esilaranti, gioiosi e felici nonostante tutto. Hanno così tanta gioia di vivere. Oggi abbiamo dimesso Will che era con noi da qualche anno e che ha subito tantissimi interventi, ma finalmente ora potrà cominciare la sua vita. Non è tutto, dal mese prossimo arriveranno dei ragazzi dall'Africa che lì non avrebbero potuto curarsi adeguatamente.

-Parli del progetto per il quale hai speso così tanto tempo perché venisse attuato? Sono felice che tu ci sia riuscita.

-Grazie, però, se devo essere sincera, sono ancor più contenta che Sirius si sia aperto con te.

-Tu come ...

-Volevo un bicchiere d'acqua e vi ho sentiti; perciò, ho pensato fosse meglio lasciarvi da soli. Sei un bravo padre anche se non te ne accorgi.- Sorrisi e mi addormentai con la speranza che in qualche modo quelle parole fossero vere. 



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Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***


Era un pomeriggio tranquillo, uno di quelli che ti fanno sentire un adolescente qualsiasi, senza troppe responsabilità. Mancavano oramai solo tre giorni alla prima partita di campionato ed eravamo tutti elettrizzati, anche se, ad essere sincera, l'argomento predominante quel giorno nella sala conferenze era un altro. Era l'8 maggio e domani sarebbe stata la Festa della Mamma. I novellini avevano fatto scoppiare un dibattito sul cosa ognuno di noi avesse preparato. James ci raccontò di aver cucinato, insieme alla sorella, una torta gigantesca e di averle comprato un ciondolo calcistico che mancava alla sua collezione. Il surfista invece aveva in mente una sorpresa speciale per Victoria, che non poteva rivelare in nessun modo per evitare che in qualche modo potesse venirlo a sapere. L'atmosfera di festa, però, si guastò quando Azariel fece la fatidica domanda anche ad Ethan. Sirius ed io, che avevamo cercato di spegnere la conversazione già sul nascere, ci guardammo estremamente preoccupati. Notando che noi veterani ci fossimo di colpo fatti seri, il ragazzo chiese:

-Ho detto qualcosa di male?- Nessuno osò dire una parola. Il silenzio sarebbe stato stranamente rotto proprio dalla voce stizzita dell'attaccante interpellato.

-Si sono tutti congelati perché io non ho la mamma.

-Oddio scusami, non potevo sapere che fosse morta. Mi dispiace davvero tanto.- Fece immediatamente un inchino all'altro.

-Alzati pure, non serve e comunque non potevi saperlo. In ogni caso non è deceduta, ha solo pensato che un figlio fosse un peso troppo grande e se né andata, lasciandomi solo con mio padre. Ora probabilmente è da qualche parte a sorseggiare un cocktail in spiaggia chissà dove e a godersi la vita.- Alzò le spalle con nonchalance. -Alla fine, è meglio che non ci sia stata. Mio padre non mi ha mai fatto mancare nulla e mi ha dato tutto l'affetto di cui avevo bisogno. Sarebbe solamente stato peggio se fosse rimasta e mi avesse etichettato come la causa di ogni suo male.- Conoscevo bene la storia, mi era stata raccontata sia da papà e che dalla freccia di fiamma. Per Axel era stato un duro colpo, ne era rimasto così scottato da non riuscire ad avere più storie serie con nessuna donna. Il figlio era diventato la sua prima preoccupazione in ogni istante, si era impegnato davvero molto affinché non sentisse la mancanza di Luna, questo era il nome della madre di Ethan. L'imbarazzante silenzio, misto alla tristezza di chi non conosceva la vicenda, venne fortunatamente interrotto all'arrivo dell'allenatore e della signora Samford, che preannunciavano grandi novità all'orizzonte. Ci ricomponemmo immediatamente, sedendoci, ognuno in modo consono, nei posti liberi nelle varie file.

-Nulla di preoccupante, vero? L'ultima volta che avete detto una cosa del genere abbiamo scoperto di essere praticamente in guerra.- Dissi preoccupata, non avevamo bisogno di altro a guastarci l'anno.

-Tranquilli, solo qualche informazione sulla squadra che affronteremo e una bella notizia.- Rispose dolcemente la professoressa iniziando a proiettare informazioni sullo schermo alle spalle dell'ex capitano della Raimon, che prontamente prese la parola.

-Come ben sapete domenica inizia la fase regionale e non ci saranno stravolgimenti rispetto a ciò a cui siete stati abituati negli anni passati. La prima squadra che incontreremo in questa fase è l'Istituto Superiore Per Prodigi. Questa è la prima volta che partecipano attivamente, infatti in precedenza avevano svolto solo amichevoli dopo la fine del Quinto Settore, in quanto non avevano un team all'altezza di questo tipo di sfide.- Genesis alzò la mano sbadigliando.

-Dobbiamo presuppore quindi che giocheremo contro delle mezze schiappe e tutto andrà liscio come l'olio. Io direi che è grandioso, almeno non dobbiamo farci il culo in allenamento.- Era tipico della mora considerare gli altri delle nullità, ma soprattutto il cercare la soluzione più semplice nella vita. Non lo faceva con cattiveria, era una brava ragazza che per conoscere a pieno dovevi scavare molto in profondità. Dal padre, oltre al caratteraccio, aveva anche ereditato un grande talento nell'analisi dei singoli giocatori, che le permetteva di usare la super tecnica Comando militare con Sirius.

-Prima regola del calcio, mai sottovalutare il tuo avversario, potresti rimanere sorpreso della vera forza che potrebbero essere in grado di mostrare nel momento del bisogno. Pensate a com'era il nostro club quando l'ho fondato e abbiamo giocato contro la Royal Accademy. Nessuno avrebbe scommesso su di noi e pensate dove siamo arrivati, dove siete voi ora.

-Sì, ha ragione scusi.- L'ultima parola era stata leggermente bofonchiata, rendendola quasi incomprensibile. Trattenni una risata, già il fatto che ci avesse provato era un miracolo di portata inimmaginabile.

-Ad ogni modo le informazioni che abbiamo, proprio per questo, sono molto scarse. Gli ultimi video che siamo riusciti a trovare sono di diversi mesi fa. Esattamente come diceva Genesis non giocavano un granché, ma potrebbero essere sensibilmente migliorati o aver avuto qualche aiuto dall'organizzazione Titans, in ogni caso non possiamo essere certi di nessuna ipotesi.- Sirius, seduto proprio accanto a me, alzò un sopracciglio e chiese con voce ferma.

-Secondiamo in capo alla cieca, quindi?

-Temo di sì, a Stonewall e te toccherà un grande lavoro nei primi minuti. L'idea è quella di scendere in campo con il solito schema dell'anno scorso, con la sola aggiunta di Sierra come libero, poi verrà variato in base alle esigenze che si verificheranno.- Annuimmo tutti in segno di assenzo e comprensione, non era nulla che non fosse già capitato in precedenza. Sarebbe stata Emma qualche secondo più tardi a ricordarci che papà ci aveva promesso un'altra importante novità, positiva per giunta. -Avete ragione, confesso che mi ero quasi scordato di dovervelo dire. Ad affiancarmi, dalla prossima settimana in poi, nel ruolo di viceallenatore ci sarà una vecchia conoscenza di questa squadra, che ha giocato nella Raimon della rivoluzione.- Melany batté le mani entusiasta, amava questo tipo di colpi di scena.

-Di chi si tratta?

-Perché non uscite a vedere voi stessi? È proprio fuori dalla sede ad aspettarvi.


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Capitolo 11
*** Capitolo 11 ***


Dire che ci spostammo come una mandria di bufali inferociti era decisamente poco, rischiammo di travolgere persino due povere signore dalla funzione non precisata. Eravamo tutti impazienti di scoprire chi avrebbe aiutato papà nel ruolo di viceallenatore. Ognuno aveva espresso, correndo, le sue ipotesi. Erano saltati fuori i nomi di JP, Ryoma e, non si sa bene per quale motivo, Arion, che era certamente un ottimo giocatore, ma di strategie di gioco non ne capiva molto. Confesso che mi ero sempre chiesta come potesse riuscire a svolgere il ruolo di capitano, insomma non si avvicinava né a Riccardo né a mio padre, che erano un po' agli antipodi della categoria, il regista e il carismatico. Quando la porta d'ingresso si aprì rimasi letteralmente a bocca aperta, non avrei mai immaginato che fosse lui, invece ero davvero felice del vederlo lì, con una felpa da squadra di football americana abbinata ai suoi capelli, i pantaloni e la maglia bianchi e ai piedi un paio di sneakers. Era cambiato nel corso degli anni, ora la chioma violacea era confusionaria e i lineamenti avevano totalmente cancellato quelli del bambino la cui foto era appesa all'ingresso. Conservava in ogni caso un sorriso gentile sulle labbra, completamente diverso dal ghigno che si poteva ammirare nelle foto dello zio.

-Ragazzi è un piacere conoscervi! Per chi non sapesse chi sono, mi chiamo Lucian, Lucian Dark.- Mi guardai intorno, erano tutti, escludendo gli apatici Sirius e Aiden, congelati sul posto. Trattenni una risata, anche se dovevo ammettere non mi sarebbe dispiaciuto scattargli una fotografia e tenerla come ricordo. Alla fine, pensai che svolgere il mio ruolo di capitano fosse più importante, perciò declinai l'idea.

-Viceallenatore Dark è un vero onore.- Dissi facendo un leggero inchino in segno di rispetto e saluto. Lo avevo sempre apprezzato molto come calciatore, ma anche come persona. In un certo senso eravamo molto simili, entrambi avevamo dovuto fare i conti con un cognome molto faticoso da portare, nel bene o nel male.

-Non c'è bisogno di tutta questa formalità. Ad ogni modo tu devi essere Gabriella, capitano della squadra e figlia di Mark.- Era bello che qualcuno mettesse prima il mio ruolo che la mia parentela, odiavo quando le persone mi consideravano solo ed esclusivamente per mio padre. Cosa che, tra l'altro, succedeva troppo spesso per i miei gusti.

-Esatto.- Anticipando i ragazzi, che sembravano pronti, dopo essersi ripresi, ad assalirlo con un milione di domande a testa, continuai: -Credo che il mister ci attenda dentro, meglio rimandare le chiacchiere a più tardi.- Non appena i due si incontrarono, notai che l'attaccante sembrava mostrare ancora lo stesso timore reverenziale verso il superiore di quando era studente al primo anno.

-Lucian oramai siamo entrambi adulti puoi darmi benissimo del tu. Ad ogni modo sono contento che ti sia preso una pausa dal campionato per venirci ad aiutare, anche se confesso che sono rimasto sorpreso quando Riccardo mi ha chiamato.

-È stata una decisione improvvisa. Ho saputo per puro caso della situazione da Wanli a cena l'altro giorno ed eccomi qui. Credo che come ai nostri tempi tutti dovremmo fare la nostra parte e io ho da offrire la mia capacità di analisi.

-È bello vedere che, nonostante siano passati degli anni, lo spirito della Raimon viva ancora in ognuno di noi.

La mattina della prima partita l'incontro era fissato alle sette e mezza al di sotto del ponte che congiungeva l'edificio scolastico e la sede del club. Non ebbi molta difficoltà ad essere lì persino qualche minuto in anticipo, per gli allenamenti ero abituata ad avere la sveglia molto prima. Mezzi addormentati trovai già lì i gemelli. Con molta onestà mi domandai se non avessero qualche problema nel dormire, forse causato ancora dal jet lag, ogni volta che ci incontravamo erano quasi sempre nel mondo dei sogni. Sierra credo cercasse di svegliarsi restando a maniche corte data la leggera brezza che ancora tirava a quelle ore. Nemmeno io ero un tipo freddoloso, portavo in ogni stagione la felpa aperta con le maniche tirate su fino a metà dell'avambraccio e una canottiera. Venimmo raggiunti dagli altri ragazzi a distanza di pochi minuti, il cui massimo temerario in fatto di temperature primaverili era Ethan con la sua zip aperta. Il premio per il più coperto andava certamente a Sirius che grazie al suo mantello rosso era beatamente al calduccio. Stava davvero bene anche con i capelli legati nel suo codino basso, per evitare che gli andassero a coprire il viso durante il gioco. Scossi leggermente la testa, da quando notavo questo genere di cose? Per mia grande fortuna l'attenzione di tutti venne rivolta verso il nostro favoloso pulmino scintillante appena arrivato. Sierra stava per buttarvisi dentro, quando Genesis la bloccò.

-Rispettiamo le gerarchie qui! Prima i veterani, poi i novellini.- L'americana sbuffò, anche se non ero certa fosse dovuto più al significato stesso delle parole o a chi le avesse pronunciate. Avevano entrambe due caratterini non da poco e già più di una volta avevo dovuto richiamarle prima che scoppiasse una rissa, fisica o verbale che fosse. Morale della favola salii io per prima e gli altri, facendo contenti tutti gli ordini, mi seguirono a ruota. Vicino a me si sedette Sirius, mentre Ethan andò vicino ad Alex nel sedile accanto al nostro. Amavo particolarmente quei momenti, quando si stava insieme ridendo e scherzando. Ovviamente la pace durò poco, poiché in fondo all'autobus scoppiò un casino infernale. Per grazia dei miei timpani, Samford e Froste decisero di mettere fine al tormento con un urlo degno di zio Jude, o di un qualunque membro della Royal Accademy. La parte più divertente sarebbe però toccata al nostro manager Fabian.

-La prossima volta vi porto una camomilla a tutti quanti. Robe da pazzi.- Temevo che se non gli avessimo trovato ben presto un aiuto sarebbe impazzito e non pensavo Emma ce lo avrebbe perdonato tanto facilmente. Insomma, tirale pure un pallone nello stomaco, ma non toccarle il fidanzato, avrebbe potuto ucciderti per questo. Gli italiani erano sempre così passionali, era una qualità che gli invidiavo molto. Noi giapponesi, per quanto fosse possibile essendo imparentati con Mark Evans, eravamo molto più moderati e pacati. Il miglior rappresentante della categoria sarebbe sicuramente stato il nostro imperturbabile, per quanto non propriamente in questi giorni, regista. D'un tratto mi girai mettendomi con le ginocchia sopra il sedile.

-Ragazzi pronti per il nostro rito pre-primo incontro di campionato?

-E me lo chiedi anche? Io sono qui solo quasi per questo.- Disse il capocannoniere della squadra. -Quando vuoi sorella.

-Signor Antony faccia partire la base per favore.- I novellini ci guardarono straniti, mentre i veterani si prepararono a cantare.

-Subito.- Iniziò così il coro che amavo di più al mondo, con la musica degli 883.

-Chi le ha inventate le fotografie
Chi mi ha convinto a portar qui le mie
Che poi lo sappiamo, scattan le paranoie.
Le facce nelle foto accanto a noi

Entrate nelle nostre vite e poi
Scappate di corsa, per non tornare mai.
Quanti in questi anni ci han deluso
Quanti col sorriso dopo l'uso ci hanno buttato.

Si alza dalla sedia del bar chiuso
Lentamente Cisco e all'improvviso dice:
"Voi non capite un cazzo, è un po'
Come nel calcio"

È la dura legge del gol
Fai un gran bel gioco però
Se non hai difesa gli altri segnano
E poi vincono
Loro stanno chiusi ma
Alla prima opportunità
Salgon subito e la buttan dentro a noi
La buttan dentro a noi

Da queste foto io non lo direi
Che di tutta 'sta gente solo noi
Siam rimasti uniti, senza fotterci mai.
Sull'amicizia e sulla lealtà
Ci abbiam puntato pure l'anima
Per noi chi l'ha fatto, chi per noi lo farà
Quanti in questi anni ci han deluso
Quanti col sorriso dopo l'uso ci hanno buttato.
Si alza dalla sedia del bar chiuso
Lentamente Cisco e all'improvviso dice:
"Voi non capite un cazzo, è un po'
Come nel calcio"

È la dura legge del gol
Fai un gran bel gioco però
Se non hai difesa gli altri segnano
E poi vincono
Loro stanno chiusi ma
Alla prima opportunità
Salgon subito e la buttan dentro a noi
La buttan dentro a noi

Il tipo con il cappellino blu
Dei New York Yankees quello li sei tu
Mi sa che anche al cesso te lo tenevi su
E quella nella foto accanto a te
Non è il fenomeno della tua ex?
Quella che diceva: "Scegli o loro o me"
Quante in questi anni ci han deluso
Quante ci hanno preso e poi di peso
Ci hanno buttato
Si alza dalla sedia del bar chiuso
Lentamente Cisco fa un sorriso e dice:
"Noi abbiam capito tutto, è un po'
Come nel calcio"

È la dura legge del gol
Gli altri segneranno per
Che spettacolo quando giochiamo noi
Non molliamo mai
Loro stanno chiusi ma
Cosa importa chi vincerà
Perché in fondo lo squadrone siamo noi
Lo squadrone siamo noi.

Quale canzone poteva essere miglior rituale della Dura legge del gol.



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Capitolo 12
*** Capitolo 12 ***


L'Istituto Superiore per Prodigi non aveva l'aspetto di una scuola dove chiunque avrebbe fatto a gara per entrarvi, anzi tutt'altro. Lo stesso Sirius aveva detto che genio o no non avrebbe mai messo piede in un luogo del genere. L'esterno della struttura era alto e nero come la pece, lasciandovi attorno un'aria spettrale. L'interno invece ricordava, a suddetta di Aiden, un ospedale psichiatrico; infatti, l'unico colore presente era il bianco, che pare aiutasse la concentrazione. Quando l'autobus vi si fermò davanti un gran numero di tifosi ci aspettava dietro le transenne, mentre chi era riuscito a superarle era bloccato dagli agenti della sicurezza. Notammo in lontananza un uomo dai capelli color panna in giacca e cravatta entrare nell'edificio.

-E chi è quel dio sceso in Terra?- Domandò Sierra cercando di usare il fratello come scala per avere una visuale migliore. Ethan scoppiò a ridere malamente, mentre noi altri cercavamo di trattenerci.

-Lo riferirò a mio padre, sarà contento di sapere che a quarantun anni fa ancora questo effetto alle ragazze.

-Aspetta mi stai dicendo che quello è Axel Blaze? Viene sempre a vedere le tue partite?

-È a capo della federazione, perciò lui guarda quasi sempre tutte le partite di campionato ogni singola stagione.- La conversazione venne interrotta dal viceallenatore Dark, il quale ci invitò a darci una mossa e scendere dal nostro mezzo di trasporto. Il tempo di mettervi un piede fuori, sarebbe stato quello necessario per venir chiamata dai tifosi a destra e sinistra, come anche per la freccia di fiamma e il comandante assoluto del campo. Sentii Melany dire alle nostre spalle:

-Oggi vi va anche bene dobbiamo giocare, quando venite a vedere le partite entrando nell'area riservata ai tesserati i fan quasi vi saltano addosso. Povera sicurezza non vorrei mai fare il loro lavoro.

-Magari quest'anno ti guadagnerai anche tu un soprannome e poi inseguiranno anche te. Ti assicuro che non è piacevole come sembra, anzi.- Il tono del regista era severo, ma anche un po' stizzito e infastidito dal commento.

-Dev'essere proprio brutto quando tutto il mondo sia maschile che femminile vuole uscire con te, giusto Ella!- Le rivolsi un'occhiataccia. Notai anche Ethan guardarla come a chiedersi perché, mentre Sirius sembrò volerla uccidere all'istante.

-Piantala e cammina.- Ripresi il mio sorriso migliore, feci velocemente qualche foto o autografo ed entrai nella scuola.

Non persi tempo ad aspettare le altre e subito iniziai a cambiarmi. Quando finalmente mi raggiunsero indossavo solamente i pantaloni della divisa, i calzettoni e il reggiseno sportivo. Naomi e Sierra rimasero un attimo interdette quando videro che la mia schiena e le braccia in alcuni punti erano ricoperte di lividi.

-Cavolo, hai più pelle viola che bianca!- Disse la rossa. Sarebbe stata Emma a risponderle implicitamente.

-Anche quest'anno continui con l'allenamento alla Evans?

-Certo, per un portiere è importante fortificare il corpo e fermare copertoni di camion con un altro legato sulle spalle è certamente più efficace di tutto quello che potremmo mai fare in palestra. Ho apportato però qualche modifica rispetto a quello di papà e del bisnonno.

-Comunque dovrebbero mettere qualche armadietto in più nello spogliatoio femminile, ce ne sono quattro messi in croce.- Si lamentò l'americana mentre cercava di far entrare le sue cose in quello di Emma.

-Sfortunatamente ancora oggi sono poche le ragazze che scelgono di entrare nel mondo di uno sport maschile come il nostro, anche perché a livello professionistico c'è una differenza abissale tra lo stipendio di una donna e quello di un uomo. Noi siamo un'eccezione, di norma le squadre ne hanno massimo una. Si investe poco perciò sulle zone per noi all'interno degli stadi. Pensa che prima che le ragazze facessero parte della Earth Eleven quasi nessuno le aveva.- Rispose Genesis pettinandosi i capelli.

-Pensate quanto sarebbe fico se non solo in quello giovanile, ma anche in quello degli adulti giocassimo in un unico campionato. Persone che senza distinzione di sesso collaborano per un obiettivo comune. Forse nel futuro ci riusciremo chissà.

-Be' certamente il fatto che il capitano leggendario è una femmina sta già smuovendo la situazione.

-Magari continuiamo il discorso un'altra volta, la partita sta per iniziare.- Raggiungemmo la maggior parte dei ragazzi, che era vicino alla fine del sottopassaggio che conduceva al capo da gioco. Non appena ci vide Ethan non poté fare a meno di fare una battuta.

-Cavolo se siete lente, ci ha messo di meno Sirius a cambiarsi, mettersi il mantello e gli occhialini.- Sentendosi chiamato in causa il moro emise un verso non identificato. -Che c'è? Fai un cambio d'abito che nemmeno Madonna sul palco!- Nel mentre di questa graziosa scenetta Melany aveva cominciato a saltellare in giro facendo uno strano balletto e dicendo cose prive di qualunque senso logico. Aiden, a cui la dea del calcio aveva dato ben poca pazienza, ci guardò come a dire se qualcuno si fosse lamentato in caso l'avesse abbattuta. Quando finalmente ogni giocatore era schierato in fila ricevemmo l'ok per l'entrata in campo.

-BENVENUTI ALLA PRIMA PARTITA DELLA FASE REGIONALE DEL TORNEO LA SCALATA DELL'OLIMPO. A CONTENDERSI IL PASSAGGIO ALLA PROSSIMA PARTITA SONO LA RAIMON JUNIOR HIGH, CAMPIONE USCENTE, E L'ISTITUTO SUPERIORE PER PRODIGI, CHE CI OSPITA IN QUESTA MERAVIGLIOSA GIORNATA PRIMAVERILE! ORA PRIMA DI PASSARE ALLE FORMAZIONI DELLE SQUADRE, ASCOLTIAMO I MESSAGGI DEI LORO SPONSOR.Osservai il logo della Lighting, una parte di me sarebbe voluta sprofondare. Recitare in quegli spot era stato divertente, ma vederli trasmessi prima di ogni nostro singolo incontro era traumatico. Se non fosse stato obbligatorio per partecipare al torneo né avrei fatto volentieri a meno. Quel motivetto soprattutto era diventato un incubo, Lighting la luce che illumina le vostre giornate. Infondo però era meglio la più importante compagnia elettrica e telefonica del paese che, come appunto per i Prodigi, l'accademia Genius per lo studio pomeridiano e serale. -LA RAIMON SI PRESENTA CON UN 3-4-3, MA VEDIAMO NELLO SPECIFICO: TRA I PALI EVANS (1); IN DIFESA SWIFT (2), FROSTE (3), EAGLE (4); A CENTROCAMPO BIANCHI (6), SHARP (14), STONEWALL (18), LOVE (8); INFINE IN ATTACCO CON UN GIOCO A TRE PUNTE SCHILLER (11), BLAZE (10), SAMFORD (12).- Continuò poi con la formazione avversaria, ma l'unico di cui ricordavo il nome era il capitano Charles Inginus a cui strinsi la mano. Tutto era pronto per il fischio dell'arbitro, ecco che la Scalata dell'Olimpo stava per avere inizio.


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Capitolo 13
*** Capitolo 13 ***


La partita si era rivelata più semplice del previsto e non aveva richiesto grandi sforzi; infatti, il risultato finale era stato di 3-0 per noi, di cui due reti erano state segnate da Ethan ed una da Derek. Sinceramente tutto ciò mi lasciava più interdetta che mai. Dalle poche informazioni che avevamo su di loro, c'era la loro affiliazione ai Titans. Possibile che avessero preparato una squadra in questo modo? Ci erano già capitati incontri facili negli scorsi campionati, ma mai così tanto. Sirius parve avere i miei stessi dubbi:

-Che fosse solamente un modo per studiarci? Per vedere a che livello siamo? No, non avrebbe alcun senso logico, ovviamente non tireremo mai veramente fuori le nostre vere capacità davanti a degli avversari del genere.- Nessuno sapeva bene cosa rispondergli, nemmeno papà o il viceallenatore Dark avevano deciso di proferire parola sull'argomento. La maggior parte dei compagni invece prese fin troppo bene la giornata e alcuni iniziavano già ad adagiarsi sugli allori, dicendo che questo torneo sarebbe stato una passeggiata. Ricevettero in risposta un'occhiataccia dal regista ed un rimprovero da parte mia, che gli ricordava cosa c'era in gioco e di non prendere la situazione troppo sottogamba, soprattutto negli allenamenti. Mi ascoltarono? Ovviamente no, infatti la situazione la mattina successiva era a dir poco disastrosa. In parte era anche dovuto a Lucian al quale era stata affidata la preparazione atletica, mentre il superiore in grado svolgeva alcune scartoffie per la scuola. Per quanto le doti come calciatore non gli mancassero, aveva un altro problema molto più grande da affrontare il tirare fuori la propria voce, si faceva mettere i piedi in testa troppo facilmente.

Pov. Sirius

Stavo facendo una serie di addominali quando mi resi conto che tutti facevano il loro comodo, o meglio escludendo Ella che non era stata in grado di sistemare il disastro a causa della sessione di potenziamento per i portieri. Diedi uno sguardo agli altri giocatori e a mio malincuore notai che nemmeno il mio migliore amico stava facendo qualcosa di proficuo, anzi lui, Melany e Derek avevano semplicemente messo le loro borracce in giro per il campo cercando di colpirle con il pallone. Serviva un piano e anche alla svelta, non avrei sopportato ancora per molto quel disastro con conseguenti tentativi di Dark di dire qualcosa in merito. Io ero cresciuto imparando a giocare con lo stile della Royal Academy, che prevedeva ordine e disciplina e tutto quello non faceva altro che urtarmi il sistema nervoso. Potevo sopportare il fischio assordante di un fischietto, ma non quello, Attesi uno, due, tre minuti, però anche la mia pazienza aveva un limite e come molti sapevano era estremamente semplice valicarlo.

-ORA VI METTETE TUTTI IN RIGA O VE LA VEDE CON ME!- Tutti si congelarono sul posto, come se qualcuno li avesse appena chiusi nella cella frigorifera. Corsero sulla linea di campo giusto nel tempo necessario ad un'incudine di cadere a terra. Mi colpii con la mano la fronte quando notai che persino il viceallenatore era con loro. Questi erano i momenti in cui mi chiedevo perché non mi fossi iscritto da papà. -Mister lei no ovviamente.- Sottolineai l'ultima parola, ma come gli era venuto in mente?

-Giusto è vero, io sono l'allenatore.- Disse rimettendosi vicino a Fabian, che nel frattempo guardava sconcertato la scena. Era probabile che stessimo pensando la stessa cosa, ovvero in che gabbia di matti eravamo capitati o che male avevamo fatto per finire qui? Sospirai e diedi un'occhiata all'ora sulla fascia inazuma, era tardi, troppo tardi.

-Tra dieci minuti cominciano le lezioni, dobbiamo andare a cambiarci. Nel pomeriggio cerchiamo di combinare qualcosa però.

Andate pure, abbiamo finito.- A queste parole corsero verso la sede del club, compreso il manager. Lucian si lasciò cadere sconsolato e con il morale a terra su uno dei sedili alle sue spalle, forse non accorgendosi, a causa degli occhi chiusi, della mia presenza ancora sul posto. -Cosa mi è venuto in mente! Non sono nemmeno capace di farmi ascoltare, come posso solo sperare di essere una buona guida per questi ragazzi.

-Io credo possa esserlo invece, deve solo trovare il suo metodo.- Si voltò di scatto nella mia direzione.

-Sirius ... non pensavo fossi ancora qui. Non rischi di fare tardi?

-Oggi la mia classe entra più tardi veramente. Perciò se vuole parlare, be' ho un po' di tempo. Sempre se lo desidera naturalmente.

-Credo non ci sia molto di cui discutere, non sono tagliato per questo lavoro.

-Temo di dover dissentire con tutto il rispetto. Dà consigli molto utili e le sue idee sono ottime, se solo gli altri l'ascoltassero. Perché a dirla tutta a volte faccio fatica persino io a sentirla.

-Quando ho deciso di venire qui ho riflettuto molto su come fosse giusto comportarmi con voi, era la prima volta che mi trovavo in una situazione del genere. Il primo esempio che mi è venuto in mente è stato mio zio, però non sono molto bravo a tirare fuori la voce. Allora ho pensato di comportarmi come Mark, più fraternamente, ma a quanto pare non sono in grado di fare nemmeno quello. Sono un disastro.

-Invece è proprio questo il punto del suo problema, lei continua ad imitare le persone. Deve capire che lei non è né l'ombra del vecchio comandante, né quella di mister Evans. Lei è Lucian Dark, il famoso attaccante della Raimon Go e il mago dell'analisi di gioco. Come le ho già detto, deve trovare il suo metodo, deve capire in che modo può relazionarsi al meglio con i suoi studenti, ricordando loro che però lei è comunque un'autorità.- Proprio allora la sveglia sulla fascia suonò avvertendomi del tempo trascorso. -Ora devo andare, ci vediamo nel pomeriggio.- Feci un leggero inchinò ed iniziai a camminare.

-Lo sai Sirius, sei troppo maturo per la tua età.- Ridacchiai.

-Più che consapevole.

Alle quattro in punto eravamo nuovamente alla sede, finalmente tutti riuniti; perciò, ero felice di riconsegnare la pentola bollente del comando a Gabriella e potermi finalmente riposare. Il mio armeggiare con gli occhialini venne interrotto dall'arrivo del mio occasionale compagno di chiacchierate mattutine. Che dopo due tentativi falliti di attirare l'attenzione, cacciò finalmente un urlo degno di questo nome che fece girare tutti verso di lui. Non pensavo il mio consiglio avrebbe dato risultati tanto in fretta. Mi si accese una lampadina, l'eccezionale abilità di Lucian era l'adeguarsi alle diverse situazioni velocemente, come avevo fatto a non pensarci prima. Era ovvio che avesse già trovato una soluzione.

-Ho in mente qualcosa di molto particolare, forza seguitemi.- Aveva ripreso il suo tono normale camminando e finalmente tutti gli davano retta. Autoritario ed inflessibile quando necessario e gentile e comprensivo il resto del tempo, esattamente il suo carattere. Tra una chiacchiera e l'altra ci ritrovammo davanti ad una collinetta con una porta in ferro battuto con due fulmini incisi. Ella, Ethan ed io capimmo immediatamente di cosa si trattasse.

-L'Inabikari Special.- Disse il capitano, mentre scendevamo le scale interne.

-Vedo che alcuni di voi già la conoscono, bene da oggi in poi dovrete svolgere sessioni di allenamento qui almeno due volte alla settimana, poi vedremo se aumentarle. Per ora andrete nella sezione dedicata alla vostra posizione di gioco. Vedrete che sono stati anche apportati dei miglioramenti rispetto ai vecchi macchinari. Be' che altro dire, divertitevi.- Ovviamente qualcuno di cui non vorrei fare il nome, Genesis e Aiden, gli lanciarono qualche accidente.

-Una volta papà mi ha parlato di questo posto, non erano ricordi molto piacevoli.- Aggiunse Ethan mentre le porte di fronte a noi si chiudevano, peggiorando notevolmente la situazione già abbastanza disperata. Chissà se fosse stato meglio farmi gli affari miei.

Quando tornai a casa quella sera avevo qualche livido in più rispetto a quando l'avevo lasciata e mi sentivo molto stanco, ma potevo dire per certo che tutto quello che avevamo combinato era stato estremamente utile, il mister aveva pienamente ragione. Stavo per salire le scale e andare a farmi una bella doccia, quando notai mio padre seduto sul divano a leggere dei documenti. Non appena mi vide, chiese:

-Com'è andata scuola?

-Bene, nessuna interrogazione o compito, solo un nuovo tipo di allenamento targato Dark.- Mi guardò interrogativo. -Giusto non ti ho raccontato che Lucian Dark è il nuovo viceallenatore.

-Sono contento, è sempre stato un ottimo elemento come giocatore e sono sicuro lo sarà anche in questa nuova veste.

-Lo credo anch'io. Be' io vado a prepararmi per la cena.

Pov. Jude

Non appena sentii la porta di Sirius chiudersi, estrassi il telefono dalla tasca e composi il primo numero tra le chiamate rapide.

-Sì, sono io. Tutto va come previsto. No, non sospettano nulla. Ti tengo aggiornato.


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Capitolo 14
*** Capitolo 14 ***


Pov. Ethan

Sistemai velocemente il colletto della giacca rossa, controllando che fosse perfettamente alzato, e lasciai casa a passo svelto. Il tempo quella notte non era stato clemente, portando con sé un burrascoso temporale, che nonostante fosse terminato da alcune ore dava l'idea di poter ricominciare in ogni momento. L'aria odorava di pioggia e il cielo in alcuni rari momenti tuonava ancora, mentre i miei anfibi alzavano talvolta l'acqua delle pozzanghere che ornavano la strada. Non sapevo per certo nemmeno io perché avessi deciso di uscire in quella domenica dei primi di giugno. Forse il sentire la villa vuota mi metteva ancora più angoscia, visto che papà era costretto a lavoro. Nel corso degli anni avevo sviluppato una certa avversione per quelle giornate in cui il vento si rinfrescava e la città si svuotava. Quando non avevamo in programma nessun incontro nel weekend, nemmeno la fascia inazuma dava segni di vita. Odiavo il silenzio e la solitudine di quei momenti, anche se cercavo di non darlo a vedere. Sapevo che se lo avessi raccontato ai miei migliori amici sarebbero usciti di casa persino in mezzo ad un uragano per raggiungermi, in particolare Ella che non abbandonava mai nessuno. Non volevo però che lo facessero, non perché non avrei gradito la loro compagnia, ma bensì non volevo privarli di quei momenti che si venivano a creare quando tutta la famiglia era riunita a casa. Gli Evans trascorrevano tutta la giornata insieme tra giochi da tavolo e attività divertenti, mentre in quelle più calde Mark organizzava gite fuori porta. Gabriella ridendo una volta mi disse che negli ultimi tempi anche Iridio, dalla pancia di Nelly, si divertiva a partecipare dando qualche calcio quando c'era una risposta da dare. Dagli Sharp la situazione variava invece a seconda di due semplici fattori, l'assenza di Alyxia per un turno in ospedale o una partita della Royal Academy per quella di Jude. Nel primo caso i due uomini di casa guardavano serie o film polizieschi/investigativi, cercando di risolvere prima del protagonista il mistero. Il secondo prevedeva tante ore passate a chiacchierare e qualche dolce fatto in casa sfrattando lo chef. Quando erano tutti insieme la situazione variava ancora e Sirius giurava di non aver mai sentito il padre ridere come in quei casi. Erano in grado di passare alle attività più disparate in pochissimi istanti, una volta tentarono persino di insegnare alla bionda il calcio, che ne uscì molto più confusa di prima. Doveva essere bello avere una famiglia così unita. Amavo la mia vita, le serate passate a chiacchierare, le partite viste in TV o quando andavo, fino qualche anno fa, direttamente a vedere lui in campo. Eppure, erano diverse dall'ambiente che si andava a creare dai miei amici, nonostante papà non mi avesse mai fatto mancare nulla. Senza rendermene conto arrivai a quello che con i ragazzi avevamo soprannominato il Viale dei ciliegi, in quanto era la strada che aveva più alberi in tutto il quartiere. Mi piaceva molto venire lì per l'hanami* sin da bambino e anche quando la fioritura era terminata rimaneva un luogo di conforto dove trascorrere le giornate. Avevamo tutti un posto del genere, che ci faceva sentire a casa, in città. Per Ella la Torre, per il regista la Tokyo Skytree e per me questo. Non avevo mai ammesso con nessuno il perché di questo luogo e quando qualcuno me lo chiedeva direttamente tendevo ad evitare la domanda o ad inventare una scusa. Non c'era cattiveria in questo, ma solo paura dell'ammetterlo, perché a volte era più facile far finta di essere forte. Mi sedetti a terra, tra le radici di uno dei ciliegi, e chiusi gli occhi ascoltando il suono del vento. Un flebile ricordo, oramai sbiadito, mi pervase la mente. Una mano tesa verso di me, che io ero pronto a stringere, apparteneva ad una donna alta dai capelli neri ricci e dagli occhi azzurri, esattamente come i miei. Intorno a noi tutti gli alberi erano in fiore come se il cielo fosse improvvisamente diventato rosato. Ad un certo punto si arrestò e mi fece avvicinare a lei, mentre spostava una ciocca dietro l'orecchio destro, scoprendo l'orecchino con rubino che non si toglieva mai. Le sue parole mi rimbombavano in testa, come se le stesse pronunciando in quell'esatto istante: "Angelo mio, ascoltami bene. Il papà sarà qui tra poco, perciò mi prometti di non muoverti?- Come ogni bambino di cinque anni, annuii senza farci troppo caso, per essere all'altezza delle sue aspettative di avere un figlio perfetto. -Bene, sei sempre perfetto. Ora la mamma deve andare, ma tu ricorda sempre cosa devi essere." Si tolse la collana che portava al collo, abbinata all'orecchino, e me la mise al collo. Con un riflesso involontario la sfiorai nella realtà. Dopodiché mi lasciò la mano e se ne andò senza dire un'altra parola e senza mai voltarsi indietro. Ricordavo papà arrivare di corsa, ancora sudato dopo un allenamento, che mi strinse a sé come per non lasciarmi più andare. La donna, che tutto meritava fuorché l'appellativo di madre, lo aveva chiamato dicendogli che ero qui da solo ad aspettarlo. Nessuno la rivide più da quel giorno. Era strano come il mio posto preferito fosse anche quello del mio abbandono, forse lo avevo scelto proprio perché mi aveva insegnato che non ci si poteva fidare di chiunque. Le mie urla mentre la chiamavo e le lacrime che mi rigavano il viso, erano ciò che mi era rimasto di lei. Se non avessi avuto accanto mio padre, probabilmente sarei finito per odiare il mondo. I primi tempi furono gli zii a tenere in piedi l'attaccante, rammento ancora la frase che zio Mark gli disse l'ultima volta che si lasciò andare un mese dopo gli eventi: "Posso solo immaginare quanto stai soffrendo in questo momento, ma tu sei un adulto e sei tutto ciò che rimane a quel bambino dei suoi genitori, non puoi lasciarlo da solo ad affrontare il mondo." Dopo quel giorno, non lo vidi mai più crollare, ma al contrario iniziò ad esserci sempre un sorriso dolce sulle sue labbra.

Non ero certo di quanto fossi stato lì immerso nei miei pensieri, potevano essere stati pochi minuti o persino ore, una mia caratteristica che mio padre detestava, perché si preoccupava quando rincasavo troppo tardi. Mi risvegliai dal mio viaggio nel passato solo quando sentii la prima goccia d'acqua colpirmi il viso. In poco tempo ne vidi altre cadermi sulla maglia bianca e sui pantaloni scuri, dovevo assolutamente correre a casa, prima che scoppiasse di nuovo il temporale. Corsi come se fossi nel mezzo della finale di campionato riuscendo a raggiungere la via principale in pochi istanti. Le auto mi sfrecciavano davanti impedendomi di attraversare e costringendomi a bagnarmi sempre di più, finché una rossa non si fermò davanti a me. La conoscevo benissimo. Il finestrino scuro si abbassò rivelandomi la chioma color panna di papà.

-Sali forza.- Non me lo feci ripetere due volte e saltai a bordo, finalmente felice di essere a riparo dall'acqua. -Quando sono tornato a casa e mi sono accorto che non c'eri, ero quasi certo di trovarti qui.

-Quasi?

-Prima ho chiamato sia da Jude che da Mark per sicurezza. Ti ricorderai mai di portarti dietro un ombrello in giornate come queste? Puntualmente mi torni a casa bagnato come un pulcino e se non ricordo male il fuoco non va molto d'accordo con l'acqua.- Scoppiammo a ridere entrambi come due idioti, che per qualche strano motivo avevano l'abitudine di creare solamente supertecniche utili ad appiccare incendi. Erano quelli i momenti in cui non potevo essere più felice di fare parte di quella pazza famiglia che riusciva a tirarti su anche nelle giornate peggiori.

* In Giappone è il termine che si usa per indicare il godere della bellezza naturale della fioritura primaverile degli alberi, in particolare dei ciliegi.


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Capitolo 15
*** Capitolo 15 ***


Avevo controllato tre volte il calendario quella mattina, avendo avuto paura di sbagliare i conti anche solo di una settimana. No, nessun errore, mancavano esattamente due giorni al compleanno di Sirius, il 24 giugno. Quest'anno avevo in mente una sorpresa speciale, non il solito gelato in centro e cena con i suoi. Volevo organizzare qualcosa che non fosse un completo mortorio. Zio Jude e zia Alyxia avevano accettato di reggermi il gioco, facendo finta che nulla fosse cambiato rispetto al normale programma. Il grande problema era che nelle ultime settimane non avevamo avuto un attimo di riposo dal club; infatti, tra gli allenamenti intensivi ideati da papà e Mister Dark e i due incontri andati molto bene eravamo stati più tempo a scuola o in campo che a casa. Per mia fortuna però gli altri avevano accettato di darmi una mano e la signora Samford aveva fatto in modo che tranne suo nipote avessimo il pomeriggio libero. Noi ragazze, con l'aggiunta di Ethan, il quale aveva insistito per venire, ci stavamo dirigendo dagli Stonewall per metterci d'accordo sul da farsi e successivamente avremmo mandato agli altri ragazzi i rispettivi compiti. Che avessi memoria non ricordavo di aver mai messo piede in quell'abitazione, il che era strano visto che mio padre e Camelia erano molto amici. Forse era semplicemente dovuto al fatto, che vivessero dalla parte opposta del quartiere rispetto a noi, infatti, per facilitare alla moglie gli spostamenti, l'ex giocatore della Royal l'aveva acquistata nei pressi dell'ospedale.

-Eccoci arrivati.- Disse Genesis entrando in un palazzo di circa dodici piani. Era estremamente moderno rispetto alla maggior parte delle costruzioni della zona e questo lo faceva risaltare ancora di più.

-A che piano abiti?- Chiesi non appena divenne necessario premere il pulsante dell'ascensore.

-Ultimo, cioè in realtà abbiamo anche l'attico, ma sono collegati solo internamente come se fosse a due livelli.- Melany ridacchiando aggiunse:

-Certo che Caleb si tratta bene.

-Come se tu non vivessi in una villa gigantesca circondata solo da una foresta e dal giardino e non ti accompagnasse a scuola l'autista ogni giorno.

-Touché.- Le porte si aprirono direttamente davanti ad un grande portone nero, che prontamente la padrona di casa aprì con le chiavi. Era diversa da come me l'aspettavo, soprattutto conoscendo i gusti opposti dei suoi genitori. Ero convita che alla fine uno dei due, probabilmente la viola, avesse imposto le sue idee e che l'altro avesse dovuto accettarle in silenzio; invece, il tutto mixava le due personalità in modo oserei dire perfetto. Le grandi vetrate percorrevano tutti i muri esterni, creando un incredibile gioco di luce nell'ambiente, grazie anche ad alcune il cui vetro era stato scelto colorato. L'ambiente era predominato dal bianco, ma l'arredamento spiccava con mobili dalle tonalità accese. -Alzi la mano chi si aspettava la Batcaverna.- La mora ci lanciò un'occhiataccia degna di nota quando si accorse che ognuno di noi aveva risposto affermativamente.

-Qui vivono i miei, il mio regno è nell'attico. Non sarà grande come questo, però vi assicuro che è molto spazioso.

-Ho capito, quindi anche la sala torture è di sopra. Tutto chiaro.- Annuì Ethan, che ricevette in immediata risposta un pestone di piedi. -Calma, stavo scherzando. Non c'è bisogno di picchiarmi.

-Ricordatemi perché ci siamo portate lui?

-Ottima domanda, ma credo che la risposta sia molto semplice, si è imbucato.- Dissi con nonchalance e suscitando lo scoppio di una risata tra le ragazze. Al contrario il mio migliore amico fece l'offeso e borbottò qualcosa del tipo: "Le donne sono pazze". Il nostro vociare attirò nella zona dove ci stavamo togliendo le scarpe, niente di meno che Caleb Stonewall in persona. Non era cambiato molto da quando aveva compiuto venticinque anni, o per lo meno per quanto riguardava il modo di vestirsi e di pettinarsi. Solo il viso, che oramai iniziava ad essere leggermente segnato dal passare degli anni, si era modificato.

-Ciao papà.- Ci squadrò uno per uno come se stesse cercando di capire chi fossimo. Per un attimo mi domandai se Genesis avesse chiesto il permesso ai suoi genitori per farci stare lì quel pomeriggio e vi assicuro che una parte di me ne dubitava fortemente. Fortunatamente lui rispose con un leggero cenno.

-Voi dovete essere le sue compagne di squadra.- Solo allora parve accorgersi del biondino, che fino a quel momento si era mimetizzato tra di noi, nonostante spiccasse abbastanza in altezza. -Quei capelli e quelle sopracciglia le riconoscerei ovunque, tu devi essere il figlio di porcospino.- Me l'ero sognato o aveva appena chiamato zio porcospino?

-Sì, credo, sono Ethan Blaze, il figlio di Axel. È un piacere conoscerla.- Fece un leggero inchino in segno di rispetto.

-Vediamo, chi altro c'è. La prole dell'italiano, dell'americano, dell'alieno e di tulipano.- Si fermò poi davanti a me. -Non ci credo, anche quella del fanatico del calcio. Che ricordi.- La mora forse preoccupata che il padre potesse aggiungere altro, s'intromise:

-Lei è Gabriella, il nostro capitano. Ora abbiamo una festa da organizzare perciò se vuoi scusarci andiamo.

-Di chi è il compleanno?

-Sirius Sharp.- Mentre la centrocampista cercava di trascinarci verso le scale, ero abbastanza sicura di aver sentito l'uomo dire: "...il moscone".

Raggiunto finalmente il piano superiore ci accomodammo in una specie di salottino, che per terra aveva tantissimi cuscini e che noi utilizzammo per sederci. Rovistai un po' nella borsa alla ricerca del tablet che la scuola ci dava in dotazione, possibile che quando cercavo qualcosa non riuscivo mai a trovarla, mentre quando non mi serviva era sempre tra i piedi. Alla fine per fortuna riuscii nell'impresa, infatti era nascosto dai guantoni, forse prima o poi avrei dovuto svuotarla la cartella, c'era davvero di tutto lì dentro. Aprii velocemente l'app per prendere appunti e mi appoggiai al tavolino.

-Allora l'idea di base ce l'abbiamo, ovvero fare qualcosa di speciale, ma la domanda è cosa?

-Partiamo con le basi, la location. Per voi preferirebbe qualcosa al chiuso o all'aperto?- Domandò Emma ad Ethan e me. Non avevamo nemmeno bisogno di pensarci.

-All'aperto. Non si direbbe ma ama molto passeggiare nei giardini, gli danno sempre ottimi spunti.

-Casa mia è l'ideale allora, potremmo farla nel parco della villa. I miei non daranno nessun problema, anzi saranno felici di poter rivedere anche qualche vecchio amico.- Aggiunse elettrizzata Melany, che, dopo aver ricevuto un segno d'assenso da ognuno di noi, mandò immediatamente un messaggio a suo padre che non tardò a risponderle. -Che vi dicevo.- Non che avessimo realmente qualche dubbio, Xavier non diceva mai di no alla rossa e questo era risaputo.

-Come decorazioni potremmo aggiungere delle lanterne e delle lucine legate tra gli alberi, per sedersi proporrei invece delle coperte da picnic colorate e molti cuscini.

-Perfetto dico a Morgan di procurarsi le luminarie, mentre Alex che è l'unico tra i ragazzi con un minimo di senso dello stile delle altre cose.- Blaze emise un grugnito. -Mi spiace, però è vero. Voi ogni tanto mettete insieme certe cose che non si possono vedere. Al cibo potreste pensarci tu e James, Sierra?

-Conta pure su di noi, mio fratello ha già provato anche tutte le pasticcerie della zona e saprà certamente dove procurarsi persino la torta migliore.- Ripetei la lista a mente un paio di volte, ero sicura che mancasse qualcosa ma cosa. D'un tratto mi si accese una lampadina.

-Credete sia possibile procurarci uno schermo/telo dove proiettare i film?

-La madre di Aiden lavora nel mondo dello spettacolo, sono sicura non avrà problemi a procurarcene uno. Toglimi una curiosità, che vuoi farci?- L'attaccante che fino a quel momento, salvo qualche rumore di dissenso, era rimasto in silenzio, finalmente si intromise nella conversazione:

-Sirius ha una grande passione per il cinema, credo vi siate accorte che ha sempre una videocamera nella borsa. Chissà magari se gli andasse male con il calcio potrebbe diventare un regista famoso prima di prendere le redini dell'azienda di famiglia.

-Perché noi non sapevamo nulla di questa cosa?- Chiese l'italiana. Questa volta presi parola io.

-Non ne parla molto, lo sappiamo in pochi. In realtà non so nemmeno quanto ne sappiano anche i suoi genitori di questa sua passione, infondo per tutti lui ha già un futuro stabilito, seguire le orme del padre. In ogni caso mi ha raccontato una volta che spesso è proprio mentre riprende le cose o le persone che gli vengono in mente le strategie più geniali. Tornando all'organizzazione potremmo fare un piccolo cinema all'aperto, sicuramente lui lo preferirebbe ad una festa rumorosa.

-Io mi occupo di procurarmi il suo film preferito, La grande bellezza.- Rispose Ethan.

-Ottimo, abbiamo organizzato tutto ed io ho un'idea pazzesca per il suo regalo.- Mi alzai di scatto da dove ero seduta. -Devo andare, non voglio perdere l'ispirazione. Ci vediamo.- Corsi via come un fulmine. Solo molto tempo dopo seppi del commento di Menany: "Un giorno lo capirà che il più bel regalo che potrebbe fargli è ricambiare i suoi sentimenti".

Il 24 giugno si era rivelato perfetto per un compleanno, infatti il cielo oramai imbrunito era limpido e l'aria era fresca, ma non eccessivamente permettendoci di stare all'aperto con un semplice giacchetto o con una felpa.* Mia madre mi aveva persino comprato un vestito per l'occasione, che confesso scartai con estrema preoccupazione. Le mie paure alla fine si verificarono infondate, infatti era un semplice abito rosato senza maniche e con una leggerissima gonna in tulle. Rimase anche lei piacevolmente sorpresa quando scoprì che il mio istinto da maschiaccio non aveva preso il sopravvento e invece ci avevo abbinato solo un giubbino di pelle nero, delle ballerine e, evento unico nel suo genere, al posto del foulard tra i capelli avevo un cerchietto. Stranamente per la prima volta mi sentivo molto a mio agio in quegli abiti così femminili e non mi davo l'impressione di essere appena uscita da un circo. Tornando alla festa, mi guardai più volte intorno controllando che ogni cosa fosse al proprio posto, volevo che ogni cosa fosse perfetta. I genitori c'erano, i ragazzi, lo schermo, il proiettore, il cibo e le decorazioni anche, non mi ero dimenticata nulla. Ora dovevo solo sperare che gli zii fossero riusciti a trascinare in auto il figlio senza troppi problemi, conoscendo il padre e i suoi trucchetti mentali avevo però pochi dubbi in merito alla questione. Cinque minuti, ecco il tempo che dovetti aspettare prima di sentire il rumore della macchina degli Sharp sul vialetto e la voce del ragazzo dire:

-Mi spiegate perché siamo dagli Schiller?- La risposta non tardò ad arrivare, infatti non appena ci raggiunsero venne travolto dalle urla degli invitati che gridavano:

-SORPRESA!- Andai immediatamente da lui ad abbracciarlo.

-Non dirmi che dopo quattordici anni sei finalmente riuscita ad organizzarmi una sorpresa?

-Dovresti saperlo che non mi arrendo alla prima difficoltà.- Non appena mi staccai da lui furono tutti gli altri a saltargli addosso uno dopo l'altro, impedendogli quasi di respirare. Proprio in quei momenti riuscii ad avere l'occasione di guardarlo meglio. Gli occhi cremisi e i capelli sciolti facevano risaltare il gilet da completo rossastro che portava, mentre le maniche risvoltate della camicia accentuavano il fisico scolpito dai tanti allenamenti. Era davvero bellissimo quella sera. Quando realizzai cosa avevo pensato scacciai il pensiero, ma che mi veniva in mente. Il film, che il giovane Blaze faticò molto a trovare a causa dei ventiquattro anni trascorsi dalla sua uscita, piacque davvero a tutti, persino ai nostri sabotatori preferiti ovvero "La coppia di ghiaccio", conosciuti singolarmente come Stonewall e Froste. Passai tutto il tempo utilizzando il povero festeggiato come cuscino, finché a pochi istanti dai titoli di coda presi nuovamente parola.

-Ora c'è un'ultima cosa che dobbiamo vedere e Sirius sappi che mi prendo ogni responsabilità per questa cosa visto che è il mio regalo e se dopo vorrai uccidermi non opporrò resistenza. Quasi dimenticavo è anche un piccolo omaggio ai nostri padri visto che domenica vi abbiamo fatto a malapena gli auguri per la vostra festività.- Sir mi rivolse un'occhiata perplessa e io diedi il segnale di far partire il filmato rimettendomi a sedere. Tre bambini comparvero sullo schermo, erano completamente sporchi di fango e accanto a loro rotolava un pallone. Non ci volle molto a riconoscerci all'età di quattro anni, esattamente dieci anni fa. Una voce fuori campo, facilmente riconducibile a mia madre ci chiese cosa volessimo fare da grandi. Immediatamente le nostre vocine si sommarono in una e urlammo che saremmo diventati dei calciatori. Una mini me disse: "Diventerò il portiere più blavo di tutti i tempi, ploplio come il mio papà". Ethan invece parlò del voler segnare tanti goal come Axel, mentre di punto in bianco la voce di Sirius gridò: "Io non voglio diventare solo un centrocampista, ma anche un regista, così creerò strategie invincibili con il mio idolo" e quando la mamma gli chiese chi fosse lui aggiunse: "Ovviamente il calciatore più forte del mondo, papa" era divertente sentire ancora quel vecchio modo in cui lui chiamava Jude. Notai con la coda dell'occhio che il mio e quello di Axel erano alla disperata ricerca di un fazzoletto, in quanto si erano commossi, mentre l'ultimo aveva un sorriso stampato sulla faccia. Seguirono altri cortometraggi di scene quotidiane a volte di cose semplici tra di noi, in famiglia o con la squadra, altre di scene comiche e altre ancora molto dolci, persino di noi nuovamente da piccoli. L'ultima immagine che avevo montato mostrò uno dei video che il giovane regista aveva fatto l'estate scorsa al mare e che lui amava di più. La spiaggia era quasi vuota visto che il sole stava iniziando a tramontare. C'erano solo due persone, ma se ne vedeva solo una, perché l'altra era nascosta dietro all'obiettivo. Ricordo ancora il vento di quel giorno, non troppo forte, però abbastanza da farti scompigliare i capelli, che all'epoca avevo ancora molto lunghi. Ero di spalle in costume con la chioma che andava da tutte le parti, le gambe in parte immerse nell'acqua, mentre guardavo l'orizzonte. D'un tratto mi girai solo con il busto, notando la videocamera a cui rivolsi un dolce sorriso, che in realtà era rivolto solamente a chi stava filmando. Fortunatamente per la sottoscritta il mio amico finì per apprezzare molto il tutto ed io ebbi salva la pelle. Il resto della serata si dedicò per lo più allo scarto dei regali e allo spegnere le candeline; infatti, come ci ricordarono varie volte il giorno dopo avevamo scuola essendo giovedì e alle sei e quarantacinque ci aspettava l'allenamento. Salutai Sirius con un bacio sulla guancia e un ultimo buon compleanno.

Pov. Jude

La mattina dopo ero nel mio ufficio alla Royal Academy a controllare delle carte quando Preston Princeton entrò dalla porta. Nonostante la carriera come professionista nel calcio aveva deciso di lavorare anche qui insieme a David e me, invogliato probabilmente dal fatto che il mio vice si era preso un anno sabatico.

-Comandante è arrivata.- Alle sue spalle apparve una ragazza del secondo anno dai capelli castano-rossicci legati indietro con uno chignon, che per quanto cercasse di domare prendevano sempre la loro strada, e gli occhi grigi. Sulla guancia sinistra spiccava inoltre un tatuaggio a forma di stella. Lea era la figlia di Joe, uno dei miei più cari amici. Si guardò un po' intorno forse nell'attesa che parlassi o forse per la curiosità di osservare per la prima volta il mio ufficio.

-Sai già quello che devi fare?

-Sì, papà mi ha spiegato tutto. Sono felice di aiutare se posso.

-Bene, allora dalla prossima settimana sarai ufficialmente trasferita alla Raimon Junior High.

* La temperatura media a Tokyo a giugno varia tra i 26 e i 19 gradi, mentre la sera all'incirca tende ad essere di 23


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Capitolo 16
*** Capitolo 16 ***


Avevo passato l'intera settimana precedente a sorbirmi le lamentele di Fabian sulla necessità di nuove manager per aiutarlo, in quanto non poteva, giustamente sottolineo, continuare a fare tutto da solo con l'immensa mole di lavoro che aveva. In realtà avevamo già avuto varie ragazze che si erano proposte per il ruolo, ma ognuna di loro si era rivelata totalmente inutile, in quanto più interessata a fare gli occhi dolci a qualche giocatore che alzare il suo sederino per prendere ad esempio le borracce. Volendo bene al ragazzo, forse anche perché non ne potevo più delle sue lamentele, ero decisa a trovare qualcuno, possibilmente prima che Grim avesse una crisi isterica. Non ero molto sicura però di come fare. Convincere persone a giocare a calcio? Nessun problema, ma a farci da membri dello staff, be' era un altro paio di maniche. La prima idea che mi venne era quella di appendere un volantino nella bacheca della scuola così che tutti ne sarebbero stati informati. Eravamo in ogni caso il club più popolare della scuola, era difficile che non si candidasse nessuno. La mia grande preoccupazione era, però, che si rivelassero come le precedenti. Cancellai perciò subito l'opzione. Il piano attuale, alla fine, era diventato girare per la scuola alla ricerca di qualcuno che mi ispirasse e che successivamente avrei perseguitato finché non avesse deciso di aiutarci. Ero decisamente entrata in modalità Mark Evans. I miei sforzi, che mi portarono a girare gran parte dell'istituto, vennero ripagati quando una delle oche, membro del fanclub ufficiale di Ethan, si sentì male in corridoio, cosa che, devo ammettere, non mi dispiacque più di tanto. Avendo tutti un grande spirito da crocerossine si allontanarono nemmeno avesse la peste. Iniziai a chiedermi se almeno una persona avesse un minimo spirito d'umanità in quella scuola. Va bene che non era Miss Simpatia 2037, ma per lo meno qualcuno avrebbe potuto soccorrerla. Presa da uno spirito di divina misericordia stavo per avvicinarmi, quando una ragazza dai capelli corti fucsia e gli occhi celesti si sedette accanto a lei. La statura minuta, ad occhio avrei detto che ci passavamo una testa, e la divisa bianca e azzurro-violetta la facevano sembrare un piccolo angioletto. Attesi un'istante per raggiungerla, cercando di capire cosa volesse fare.

-Posso aiutarti in qualche modo?- Le domandai il più gentilmente possibile. Lei si girò verso di me, parve bloccarsi un attimo come se fosse spaventata, ma poi rispose:

-Credo abbia avuto un calo di zuccheri, nulla di grave. Sarebbe meglio portarla in infermeria in ogni caso. Potresti aiutarmi? Sempre se non ti disturba ovvio.- Aveva una voce molto melodiosa, che ancora conservava tratti dell'essere bambina.

-Nessun problema. Anzi credo di riuscire a sollevarla da sola.- Essere un portiere aiutava molto in quei casi, grazie appunto all'incredibile forza che i numerosi allenamenti mi avevano causato nelle braccia. Sollevai la "paziente" a mode di sposa senza troppe cerimonie e nella mia testa sperai che la gonna della sua uniforme non decidesse di fare i capricci. Mi appuntai inoltre di lasciarla morire la prossima volta, nel caso in cui avesse continuato a guardarmi male per la mia amicizia con Ethan.

-Allora l'infermeria è ...- Sembrò molto titubante del concludere la frase, perciò decisi di aiutarla.

-Al piano terra qui nell'edificio principale.- La raggiungemmo in fretta, per fortuna era solo in piano di scale. Non capivo come quella tizia potesse agghindarsi a tal punto da aumentare il suo peso in maniera così vertiginosa, era piuttosto magra, ma il numero smisurato di collane, bracciali e orecchini erano massicci al tal punto da aggiungerle alcuni quintali. Mi domandavo come facesse a fare le scale ogni mattina, insomma dovrebbero sbilanciarti e non poco. In ogni caso la responsabile ci disse che per fortuna, come aveva detto la fucsia, si era trattato di null'altro che un calo di pressione dovuta all'aver mangiato poco a pranzo. Non appena riuscimmo a congedarci e a lasciare la sala la ragazza mi fece un piccolo inchino.

-Ti ringrazio molto per l'aiuto.

-Ma ti pare, sono sempre pronta a dare una mano se serve.- Le rivolsi un sorriso alla Evans. Notai però per la seconda volta che sembrò irrigidirsi non appena le rivolsi la parola. -Va tutto bene?

-Sì, è solo che ...

-Che?

-Sai sono del primo anno e voi più grandi mi mettete un po' di agitazione, anche perché quando una ragazza di classe mia ha provato a rivolgere la parola a qualcuno degli anni successivi non l'hanno trattata molto bene.- Non mi ero mai veramente resa conto di quanto potere avessimo sui ragazzi più piccoli e soprattutto di quanto alcuni se ne approfittassero. Riflettendoci bene erano pochi i casi in cui si riusciva a raggiungere il secondo anno senza aver mai subito nulla. Di norma era dovuto a qualche merito, come ad esempio i nostri calcistici, che ti facevano guadagnare velocemente la popolarità. Poteva capitare, anche se abbastanza raramente, che qualcuno riuscisse a guadagnarsi il rispetto di uno studente e che poi istaurava con lui un rapporto tra senpai e kōhai, questo gli dava una sorta di immunità dagli altri.

-Con me puoi stare tranquilla, l'età è solo un numero e per me conta il tipo di persona che dimostri di essere e tu dai proprio l'impressione di essere una di quelle che amo avere intorno. Lasciatelo dire prima sei stata grande, credevo non si sarebbe mosso nessuno e mi toccasse fare tutto da sola, mentre invece sei spuntata tu.

-Grazie. Mi piace aiutare se posso, anche se credo di stare ancora cercando uno scopo qui dentro.- Sembrò pensarci un attimo. -Infondo credo sia normale, sono qui solo da tre mesi e tra poco iniziano persino le vacanze estive.- Non ero certa di quale neurone mi si fosse attivato sentendo le sue parole, probabilmente quello con un pallone bianco e nero, però le chiesi senza pensarci:

-Hai mai pensato di entrare come manager nel club di calcio? Lì ti assicuro che ne avresti di modi per renderti utile.- Forse in quel momento capii che fare la venditrice non era certamente il mio futuro. Notai che aveva cominciato a sfregarsi il braccio destro con il suo compagno dietro la schiena.

-So che forse ti sembrerà una cosa stupida, ma ci avevo pensato. Nel momento in cui ne ho parlato con alcune compagne hanno iniziato a prendermi in giro dicendo che non avrebbero mai accettato una nullità come me nel loro staff, perché loro a differenza mia sono popolari. Perciò ho desistito.- Era appena diventata una questione di principio farla entrare nel nostro gruppo? Assolutamente sì e non mi vergognavo a dirlo. Nessuno dovrebbe trattare male un'altra persona, soprattutto se si trattava di una ragazza così dolce.

-Be' si dà il caso, che se fossi ancora interessata alla cosa, il capitano riterrebbe la tua prova d'ammissione superata a pieni voti.

-Certo che mi piacerebbe, ma cosa ne può sapere questa persona di me? Non l'ho nemmeno mai vista in faccia.- Con un sorriso a trentadue denti proclamai:

-Sono Gabriella Evans, capitano della squadra di calcio della Raimon e sono felice di darti il benvenuto nel gruppo. A proposito non ti ho nemmeno chiesto come ti chiami?

-Shiny Castle.- Impiegai alcuni minuti per farle realizzare la cosa, soprattutto poiché trascorse i primi congelata sul posto. Alla fine, dopo una serie di trattative, ovvero io che cercavo di inventarmi cose bellissime su di noi, riuscii a convincerla.

Raggiungemmo chiacchierando la sede del club e mentalmente mi sbalordivo di quanto fossi stata fortunata a centrare metà del mio obiettivo in una sola giornata. Avevo trovato una persona splendida, a cui piaceva il calcio e che aveva accettato di aiutarci e allo stesso tempo Fabian non mi avrebbe più scassato i timpani con le lamentele, avevo vinto su tutta la linea. Quasi quasi avrei persino ringraziato l'oca. Quando entrammo trovammo tutti i nostri amici seduti sui divanetti all'ingresso. Tra di loro c'era anche una ragazza che non avevo mai visto dai capelli castano-rossicci legati indietro in uno chignon e gli occhi grigi. Non appena ci avvicinammo notai anche un grazioso tatuaggio a forma di stella sulla guancia sinistra.

-Ella eccoti finalmente, gli allenamenti stanno per cominciare.- Disse Sirius appena mi vide.

-Diciamo che ne sono successe un paio mentre venivo qui. In ogni caso ho trovato una nuova manager, vi presento Shiny Castle del primo anno.- Lei fece un leggero inchino di saluto, mentre gli altri salutavano con un gesto della mano o a parole. Sierra ci fece persino notare che le due erano in classe insieme.

-Anche noi dobbiamo presentarti qualcuno. Lei è Lea King, la figlia di Joe, si è trasferita qui dalla Royal e, visto che ha già ricoperto il ruolo lì e a detta di papà lo faceva egregiamente, voleva entrare nel nostro staff. Noi abbiamo dato il nostro assenso, spero non ci siano problemi neanche per te.- Credo di aver visto quell'uomo solo una volta nella mia vita a casa Sharp, e sinceramente non avevo un'idea ben definita su di lui. Alzai le spalle mostrando che non avevo nulla in contrario, non la conoscevo, però se zio Jude le dava ottime referenze non potevo che fidarmi.

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Capitolo 17
*** Capitolo 17 ***


Avevo sempre trovato interessante guardare Sirius ideare una nuova strategia e spesso mi ero domandata cosa potesse accadere nella sua testa quando lo faceva. A cosa pensava? Vedeva schemi oppure immaginava di essere in campo? Essere un regista doveva essere davvero incredibile, soprattutto per la grande capacità nel valutare e comprendere le persone solo attraverso i loro comportamenti precedenti. Da quel punto di vista essere un capitano era più semplice, il tuo intervento era richiesto in situazioni che si stavano svolgendo nell'immediato o che avevano fatto il loro corso da poco tempo. In ogni caso, avevi già tutti gli elementi nelle tue mani. Quel giorno era così tranquillo che sembrava durare un'eternità, forse a causa del sole che stava diventando sempre più caldo mentre noi studenti attendevamo con ansia le vacanze estive. Mancava solo una settimana di scuola e poi, nonostante le vacanze, per sei settimane avremmo potuto pensare solamente agli allenamenti e alle partite, ma per lo meno non eravamo costretti a sorbirci anche le lezioni. Ero molto curiosa di sapere cosa avesse organizzato papà quell'anno, si divertiva a trovare i posti più strani dove passare il tempo con tutta la famiglia. Ero stata molto fortunata da quel punto di vista, non solo eravamo davvero uniti, ma avevamo anche possibilità economiche estremamente alte, grazie al lavoro da calciatore dell'uomo. La voglia di allenarsi era poca, quasi per tutta la squadra. Il giovane Sharp aveva corso, fatto un po' di riscaldamento e qualche passaggio, però poi, a causa dell'estremo calore di quella giornata, si era fermato togliendosi occhialini e mantello e grondante di sudore con l'asciugamano sulle spalle si era messo ad ideare nuove tattiche. Il resto dei ragazzi era attaccato alle loro borracce che i manager non facevano altro che riempire. Gli unici masochisti ancora in campo eravamo Ethan ed io che ci stavamo cimentando nei calci di rigore. Il tempo sembrava scorrere lento come mai prima di allora, forse anche perché abbandonati a noi stessi con poche indicazioni. Mio padre e il viceallenatore Dark avevano infatti una riunione con Riccardo e compagnia bella per capire cosa stesse succedendo visto che le ultime partite non mostravano alcun segno di tutto quello che ci avevano raccontato. Improvvisamente mi si accese una lampadina.

-Qualcuno mi spiega perché non siamo al campo interno che è climatizzato?- Si girarono tutti verso di me, davano l'impressione di essersi bloccati in quella posizione.

-Aspettate avete un posto per allenarvi con l'aria condizionata e noi siamo qui a prendere caldo?- Domandò irritata Lea allentandosi il fiocco verde bottiglia della divisa.

-Perché a nessuno è venuto in mente prima?- Disse altrettanto confusa Emma.

-La vera questione è un'altra, perché non ci ha pensato Sirius. Di solito è lui che si ricorda questi dettagli importanti.- Lui sembrò nemmeno avere ascoltato Alexander, troppo concentrato com'era sul foglio che aveva davanti.

-Lascia perdere, quando ha una nuova strategia in mente non sente nessuno.- Rispose il nostro numero dieci.

-Forza tutti in marcia per il campo interno prima che qualcuno e parlo con le mozzarelle qui presenti si prenda una bella ustione, se non fosse abbastanza chiaro mi riferisco a Melany, Naomi, Alex ed Aiden.- Aggiunse Genesis alzandosi in piedi.

Pov. Mark

Il tempo passava così velocemente che quasi non me ne rendevo conto. Avevo davanti a me dei ragazzi che poco più di quindici anni fa incontravo a scuola tutte le mattine, mentre adesso erano alcuni calciatori famosi e altri avevano scelto strade diverse. Era strano pensarlo, eppure alcuni di loro erano persino genitori. Arion e Skie avevano una bambina di due anni, sia Riccardo che Victor avevano invece due maschietti a testa, che mettevano costantemente alla prova la loro pazienza. Il virtuoso aveva sposato Diane una cantante americana conosciuta in tutto il mondo e che lui aveva incontrato ad un gala a New York. Anche l'attaccante aveva trovato la propria anima gemella fuori dal Giappone, infatti era una modella italiana. Come Di Rigo persino loro avevano modificato il loro stile nel corso degli anni, il centrocampista aveva dato ancor più ai suoi capelli l'idea del vento impetuoso, mentre il rigorista li aveva in uno stato confusionario, che però mi dava l'impressione di essere studiato attentamente. Ero totalmente perso nei miei pensieri quando sentii Axel chiederci di sederci. Ci eravamo riuniti dagli Schiller, che avevano un'abitazione così isolata che non avremmo certamente dato nell'occhio. Eravamo in dieci seduti a quel tavolo, oltre a quelli già nominati c'erano Lucian, Gabi, Jordan e Trevis. Questo mi rimandava a quando combattevamo contro il Quinto Settore, quanta strada aveva fatto il calcio libero da allora, eppure eccoci di nuovo in una stanza a scontrarci nuovamente contro qualcosa che voleva minacciarlo.

-Qualcuno ci può spiegare bene la situazione? Siete sicuri di tutto ciò che ci avete detto? Perché vi assicuro che le partite che abbiamo giocato fino a questo momento non erano nulla in confronto a quelle con gli imperiali.- Domandai abbastanza confuso. Era davvero una situazione strana, che difficilmente riuscivo a spiegarmi. Se esisteva veramente, questa minaccia era ancora nell'ombra. Trevis mi rispose con il suo solito tono calmo:

-Inizialmente siamo rimasti anche noi molto confusi dalla cosa, soprattutto perché negli altri gironi invece la situazione è quella che vi avevamo preannunciato. È diventato tutto molto più chiaro quando Jordan è riuscito ad hackerare il loro sistema.- Mi veniva sempre un po' da ridere al pensiero che il verde fosse riuscito a diventare un informatico così bravo; infatti, nella mia testa vedevo ancora il ragazzino che si allenava notte e giorno in campo. A quel punto lo stesso prese parola:

-Non sono potuto rimanere a lungo, ma ho comunque ricuperato qualche file interessante.- Uno schermo olografico comparve davanti a noi, confesso che non mi ero ancora abituato all'incredibile sviluppo tecnologico degli ultimi anni. -Da quello che ho potuto capire il loro scopo è proprio quello di farvi arrivare al torneo nazionale. È lì che il loro progetto andrà in atto. Ogni altra squadra contro la Raimon, l'élite del calcio taitans annienterà dando spettacolo quello libero.

-Un po' come nell'Antica Roma, panem et circenses. La fase regionale è molto seguita, però non ha certamente lo stesso impatto mediatico della fase finale della Scalata dell'Olimpo. Immaginate una sconfitta in uno stadio da loro costruito gremito di gente, ha indubbiamente un altro effetto rispetto a quella in una scuola.- Aggiunse Riccardo.

-Stanno giocando con noi quindi, per il momento siamo solo pedine nella loro scacchiera.- Dissi irritato.

-C'è una cosa che non mi torna però, come possono essere certi che arriveremo noi lì.- Ci girammo tutti verso Lucian, che era rimasto in silenzio fino a quel momento. -Alcune delle squadre che abbiamo affrontato erano sì abbastanza scarse, ma nel nostro girone ci sono anche team tra i più forti del paese, come ad esempio la Royal Academy. Mi chiedo in che modo possano essere certi che saremo noi a scamparla?

-Non so, forse ritengono che in quel caso loro prenderebbero il nostro posto a capo della "rivolta", infondo è Jude il comandante ed è sempre stato al nostro fianco in questo genere di battaglie.

-Sì avete ragione, magari mi sto solo facendo io troppe domande.

-Su forza continuiamo.- Rispose Axel sfogliando altri documenti.

Rimanemmo lì per diverse ore, finché per l'ora di cena non riuscimmo ad ottenere il permesso di tornare a casa. Confesso che una parte di me sperava di trattenerci ancora un po' per saltare la cucina di Nelly almeno per una volta. Non ero sicuro di come fosse possibile, però da quando era incinta era peggiorata notevolmente, nemmeno l'aspetto si salvava oramai. Speravo con tutto il cuore che dopo la nascita di Iridio almeno avremmo riavuto quello. Era più facile immaginare che fosse buono se almeno l'aspetto lo era altrettanto. Sconsolato rientrai in villa con passo funebre. Mi bloccai sulla soglia quando sentii un odore buonissimo venire dalla cucina. Che i crampi di fame mi stessero giocando brutti scherzi? Indossai alla velocità della luce le pantofole e corsi dove il mio naso mi conduceva. Rimasi sorpreso quando notai che lì non c'era mia moglie con un pancione da sesto mese, bensì Ella con un grembiulino rosato sopra la divisa. Probabilmente l'ultima volta che avevo assistito a quella scena lei era ancora all'asilo e voleva a tutti i costi aiutare mia madre a cucinare. Accorgendosi della mia presenza e del mio sguardo altamente confuso mi disse:

-Mamma era molto stanca, perciò ho pensato di preparare qualcosa io. Spero sia buono, tra le ricette che ho imparato nelle ore di economia domestica e quelle della nonna dovrei essere riuscita a produrre qualcosa di commestibile.- Sussurrai a bassa voce:

-Tranquilla peggio di tu sai chi non puoi fare.- Ci sedemmo tutti a tavola pochi minuti dopo, per la prima volta da vent'anni, ovvero da quando mi ero sposato, ero curioso di assaggiare tutto quel ben di Dio. L'odore prometteva bene, ma questa era la prova del nove. Senza pensarci troppo presi una forchettata di ciò che avevo nel piatto. Mi vennero le lacrime agli occhi.

-Ho sbagliato il quantitativo di qualcosa vero? Non sono capace a fare queste cose.- Chiese Gabriella preoccupata.

-Al contrario è buonissimo!- Allora qualcuno bravo c'era in questa casa! Ringraziai ancora una volta tutte le divinità che mi vennero in mente per aver fatto ereditare a mia figlia i geni degli Evans, in particolare, in questa circostanza, quelli della mia meravigliosa mamma. -Quasi dimenticavo la prima settimana delle vacanze andremo in ritiro con la squadra.



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Capitolo 18
*** Capitolo 18 ***


Avevo atteso con ansia che passasse l'ultima settimana, sia per l'inizio delle vacanze estive, che per la curiosità di scoprire dove saremmo andati in ritiro. Ero riuscita ad estorcere a mio padre pochissime informazioni, infatti aveva detto che voleva fosse una sorpresa. Si era lasciato sfuggire solamente che sarebbe stata una cosa pazzesca. Questo mi faceva temere persino un viaggio in un'altra galassia, considerando che la Earth Eleven e Axel avevano l'accesso all'Orion Express. La mattina della partenza eravamo stipati sulle scale che conducevano alla sede, in attesa che gli allenatori si facessero vedere. Notai con piacere che tutti erano riusciti a far entrare le loro cose solo nello zaino e nella tracolla che rientravano nel materiale fornitoci con l'uniforme. Temevo che qualcuno, in particolare, Alexander, esagerasse e si portasse tutto l'armadio. Stranamente l'attesa del autobus si era rivelata molto divertente, infatti mi aveva dato la possibilità di sentire le stravaganti teorie dei ragazzi sulla nostra meta. Genesis parlò di un ex centro del Quinto Settore, come ad esempio il Giardino Imperiale; Morgan invece si immaginava un centro all'avanguardia; mentre Aiden era convinto che ci saremmo ritrovati sul cucuzzolo di qualche montagna. Personalmente, come già affermato in precedenza, non mi sentivo di escludere nessuna ipotesi, anche perché ci era stato detto di portare anche il passaporto. Tra una chiacchiera e l'altra l'attenzione dell'intero gruppo venne attirata dal signor Antony che suonò il clacson del nostro mezzo di trasporto. Dal mio posto in seconda fila, in quanto avevamo ceduto quello solito in prima al trio manager, mi girai a controllare che tutti fossero a bordo. Non avrei sopportato di dover tornare indietro a prendere qualcuno a metà viaggio.

-Manca qualcuno?- Mi domandò Sirius non appena mi risedetti accanto a lui.

-Fortunatamente no. Confesso di essere un po' preoccupata dal fatto che, se non contiamo l'autista, gli unici adulti sono mio padre e Dark.

-Forse hai ragione e qualcuno ci rimetterà le penne facendo un'idiozia proposta da uno dei due. Credo toccherà a noi fare i maturi, come al solito del resto.- Ridacchiai per poi appoggiare la testa sulla sua spalla. Non ero sicura di quanto tempo avessi trascorso in quella posizione, quando mi sentivo al sicuro non ci facevo mai caso; infatti, mi destai solamente quando il viceallenatore disse:

-Siamo arrivati all'Aeroporto di Tokyo-Haneda.

-Quindi andiamo all'estero?- Chiese Sierra sbadigliando. Doveva essersi fatta proprio una bella dormita, perché sul viso aveva un segno rosso che le aveva lasciato il vetro del finestrino.

-Perspicace. Penso conosciate tutti l'Isola di Liocott.

-Ci hanno giocato molti dei nostri padri durante il primo mondiale.- S'intromise Ethan.

-Esattamente. Non ha più ospitato eventi sportivi di tale portata dopo di esso, ma tutt'oggi gode di una varietà di ambienti perfettamente conservati adatti per una moltitudine di allenamenti. In ogni zona sono stati inoltre aggiunti vari centri sportivi, anche se non rientrano molto nei nostri piani.- Il regista ed io rivolgemmo l'un l'altro uno sguardo tra il confuso e il preoccupato. -A livello di popolazione troveremo più che altro turisti e negozianti.- Aiden alzò la mano di scatto e per la prima volta in vita sua attese che la parola gli venisse data.

-Due domande: come arriveremo sull'isola, esiste ancora un aereo che fa metà lì? Seconda cosa, dove alloggeremo?

-Prima di tutto c'è un volo che parte una volta al giorno e ci condurrà lì senza problemi. Rispondendo all'altra ho parlato con un po' di amici e colleghi della nazionale; perciò, potremmo stare nella residenza creata apposta per noi molti anni fa. Quasi dimenticavo questo non è che una minuscola anticipazione di quello che abbiamo in serbo per voi.- Rispose questa volta papà. La mia curiosità era schizzata a livelli estremi, sia per la sorpresa appena annunciata, che per vedere dove l'Inazuma Japan aveva conosciuto la sua prima gloria. Alla fine, questo problema che avremmo ben presto dovuto affrontare aveva dei benefici inaspettati, l'anno scorso non si erano impegnati così tanto per il ritiro. Eravamo infatti andati solo ad Hokkaido a fare campeggio.

I miei livelli d'entusiasmo portarono gli altri quasi a dovermi inseguire per ogni metro che percorremmo all'interno dell'aeroporto. Non vedevo l'ora di arrivare, perciò per tutta la durata del volo non feci altro che parlare a macchinetta per la gioia. Diversamente da ogni predizione né Sirius né Ethan mi imbavagliarono o più semplicemente mi gettarono giù da un finestrino, bensì seguirono per intero la conversazione. L'evento più esilarante si rivelò però essere la scoperta che, come il padre del resto, Azariel aveva una paura folle di volare e perciò urlò in preda al panico per un tempo lunghissimo, tanto che Genesis esasperata prese un libro dalla sua borsa e glielo diede in testa. Non lo risentimmo fiatare fin dopo essere atterrati sull'isola. Non appena uscimmo ci rendemmo conto che la temperatura era di qualche grado più alta rispetto al Giappone; infatti, avrei scommesso che superasse i trenta gradi. Grazie al cielo, ben presto iniziò a soffiare un leggero venticello, che rese l'aria molto più fresca. Mi guardai un po' intorno meravigliata, non era cambiato nulla dalle vecchie foto che avevano scattato tanti anni prima. C'erano ancora gli stemmi delle varie rappresentative e la piazza centrale era curata nei minimi dettagli, come se il tempo fosse rimasto fermo. Notai con piacere che non ero stata l'unica a rimanere incantata da quell'ambiente, il giovane regista aveva già afferrato la sua videocamera di ultima generazione e stava riprendendo ogni cosa compresi noi. Mi ritrovai a salutare divertita insieme ad Emma e Melany, senza accorgerci che sullo sfondo c'era la nostra coppia di ghiaccio che si stava scambiando un bacio. Per l'incolumità di Aiden speravo seriamente che Caleb non avrebbe mai visto quel video, altrimenti le possibilità di Shawn di diventare nonno si sarebbero azzerate. Il momento, in parte persino mistico, venne interrotto dalla voce di Naomi che chiese:

-Non per fare la rompi scatole, ma, visto che il nostro mezzo di trasporto è rimasto a casa, dobbiamo spostarci a piedi?- Mio padre con il suo solito sorriso in volto le rispose:

-Liocott è troppo grande per muoversi camminando da un quartiere all'altro, soprattutto sull'isola principale. Abbiamo preso in affitto un pulmino per tutta la nostra permanenza.- Ringraziai nuovamente il nostro gigantesco budget, che ci permetteva anche cose come questa. Il viceallenatore arrivò poco dopo alla sua guida. Confesso di non aver nemmeno notato che se ne fosse andato. Ci volle quasi mezz'ora prima di arrivare al quartiere nipponico, aveva ragione ci sarebbe voluto troppo a piedi. -Sapete mi sembra di fare un viaggio nel passato. Devo mandare assolutamente una marea di foto ai ragazzi.- Preso dalla felicità si mise a scattarne a raffica con il cellulare.

-Ti ricordi che non siamo in vacanza, vero?- Dissi trattenendo una risata. Si bloccò un'istante sul posto, poi fece per ricomporsi.

-È? Sì, certo. Su entriamo c'è qualcuno che ci aspetta.- Abbastanza confusi lo seguimmo senza fare troppe domande, in più conoscendolo sarebbe stato inutile. Lea aprì il portone con disinvoltura, era stata l'unica a non soffermarsi nemmeno un attimo sulle sue parole. Uno dopo l'altro rimanemmo con la bocca aperta, una volta scoperto chi ci attendeva in salone. 



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Capitolo 19
*** Capitolo 19 ***


Non riuscivo a crederci, erano davvero tutti lì. Sarei voluta saltellare in giro per la gioia. Certo Paolo lo vedevo di frequente per Emma, ma erano passati secoli dall'ultima volta che si erano riuniti nello stesso posto. Difronte a me c'erano i capitani delle altre quattro nazionali del girone A, ovvero il già nominato Paolo Bianchi, Tiago Torres, Edgar Partinus e Mark Krueger, con l'aggiunta ovviamente di Dylan Keats.

-Volete rimanere impalati all'ingresso, oppure pensate di andare avanti?- Chiese ridacchiando papà. Questa volta aveva davvero organizzato una sorpresa con i fiocchi.

-È sempre un piacere rivederti Evans.- Disse l'argentino avvicinandosi.

-Sono molto felice che abbiate accettato il mio invito ad aiutarci in questo ritiro.

-Scherzi, non ce lo saremmo persi per nulla al mondo. Abbiamo sia la possibilità di rincontrarci e allo stesso tempo potremmo farci un'idea del livello del calcio giapponese.- Intervenne l'ex capitano dell'Unicorno.

-Giusto, so che tuo figlio William gioca nella giovanile della nazionale e con lui c'è anche Jonathan, quello di Dylan.

-Sì, è Erik che li allena.- I gemelli sentendo nominare il padre sussultarono. -È bello sapere che Sierra e James stanno bene inoltre. Quando abbiamo detto al mago del pallone che saremmo venuti qui ci ha chiesto di controllare se fossero vivi.- Scherzò l'altro americano.

-Ragazzi che ne dite se mentre noi parliamo voi andate a sistemare le vostre cose nelle stanze? Sarete divisi in coppie, Fabian ha il file con la divisione sul tablet.- Aggiunse d'un tratto il nostro allenatore. Senza alcuna obiezione, cosa estremamente rara, salimmo al primo piano. Il manager si schiarì la gola, poi proclamò:

-Le ragazze sono qui, mentre noi maschi siamo di sopra. Nella dieci Emma e Ella, alla undici Melany e Genesis, e, andando per esclusione, Naomi e Sierra nella dodici. Lea, Shiny non c'è bisogno che vi dica quale tocca a voi immagino. Per non ripetere i numeri la prima è la venti per noi e poi seguendo la matematica, nel caso in cui qualcuno non fosse pratico sono sicuro che il nostro regista sarà felice di spiegargliela. Sirius ed Ethan, Alex e Derek, Azariel e James, Morgan ed Aiden.

-Aspetta un attimo perché tu ti becchi la singola?- Domandò l'ultimo chiamato in causa.

-Per il semplice fatto che sgobbo per voi tutto l'anno e qui mi toccherà anche cucinare, fare le pulizie e il bucato.- Non mi sarei sentita di ribattere nulla sinceramente.

-Sì, hai ragione.

-Avete notato comunque che tutte le coppie sono ai lati opposti della casa con in mezzo le camere degli adulti.- Disse Morgan fregando il tablet a Fabian.

-Avranno paura che qualcuno torni in tre.- Rispose ridendo la rossa del gruppo e suscitando l'ilarità generale. Cambiai colore solo al semplice pensiero che a due dei ragazzi venisse l'idea di darsi alla pazza gioia. Infondo erano ancora piuttosto piccoli e le coppie ufficiali attuali erano solo tre, anche se avevo il presentimento che sarebbero ben presto aumentate; infatti, avevo beccato più volte la nippo-americana fare gli occhi dolci al surfista. Gli unici di cui potevo fidarmi in quell'ambito in questa situazione erano Emma e Fab, che certo non avrebbero ipoteticamente corso il rischio di venire beccati da Bianchi, che avrebbe fatto sentire la sua ira funesta fino alla sua terra natia. Ad essere sincera nessuno di loro aveva mai confermato di essere arrivati fino a quel punto ed ero molto felice che qualcuno non avesse intavolato l'argomento con me. C'era solo una persona che sapevo con estrema certezza avesse già avuto la sua prima volta, ovvero il nostro attaccante con la maglia numero dieci. Non avevo mai apprezzato la necessità di alcune persone di parlare di quel genere di cose, ma soprattutto non mi interessavano per niente. Forse la mia sfera sentimentale era ancora troppo simile a quella di una bambina, o magari avrei semplicemente dovuto smettere di evitare come la peste anche solo l'idea dell'amore e di uscire con un ragazzo. Chissà se senza rendermene conto persino il mio cuore aveva cominciato a battere per qualcuno, temevo però che non me ne sarei mai resa conto; infatti, non capivo mai nulla di quelle situazioni. Scacciai quei pensieri dalla mente, non era né il luogo né il momento di pensarci, ma più di ogni altra cosa mi chiesi perché diamine vi stessi riflettendo. Bisognava tornare alle priorità, ovvero il calcio.

La stanza era molto graziosa, con due letti singoli, un bagno in camera, doppia scrivania e una finestra dotata di una vista incredibile. Sembrava davvero di essere in vacanza ai Caraibi. Emma, mentre io ammiravo il panorama, si buttò sul letto a peso morto e borbottando qualcosa sul quanto fosse morbido e comodo.

-Cometa!- La mora brontolò qualcosa d'incomprensibile. Era quello il soprannome che si era guadagnata in campo, che riprendeva certamente quello della meteora bianca. Lei era la cometa oscura. -Lo sapevi che tuo padre sarebbe venuto qui?- Finalmente alzò la testa.

-No, mia madre aveva detto fosse partito qualche giorno fa per lavoro. Non mi aspettavo minimamente di trovarmelo davanti.- Disfatti i bagagli, mi sedetti sul davanzale ammirando il sole, che ogni istante diventava sempre più vicino al mare.

Pov. Mark

La brezza di mare era meravigliosa, in particolar modo su quella spiaggia. L'albero al quale tanti anni fa avevo attaccato il copertone era ancora lì e in buona salute. Gli passai una mano sul tronco e pensai a quanti allenamenti mi aveva visto fare, a quante volte ero caduto e mi ero rialzato. Sospirai avvicinandomi alla riva e abbracciato da quel silenzio. Non ero sicuro che sarebbe stata una buona idea venire qui inizialmente, non volevo lasciare Nelly da sola a casa incinta al sesto mese. Non mi sarei mai perdonato se le fosse successo qualcosa. Decisi di confermare il piano solo dopo che Celia mi promise che sarebbe stata con lei per tutto il tempo, mentre i miei migliori amici di andarla a trovare almeno tre volte in quella settimana, compresa Alyxia, che, essendo un chirurgo materno fetale oltre che pediatrico, era perfetta per il compito.

-Tua figlia è cresciuta molto dall'ultima volta che l'avevamo vista.- Disse una voce alle mie spalle, che identificai immediatamente in Edgar. Aveva nove anni all'ultima rimpatriata e ricordavo di aver passato gran parte della serata a tentare di nasconderla in tutti i modi dal figlio dell'inglese che faceva il galante. Insieme a lui ci avevano raggiunti anche gli altri ex capitani.

-Sì, è vero. Vi confesso che a volte mi manca quando era piccola, era più semplice essere suo padre allora. Quando bastava un sorriso o un abbraccio e passava ogni cosa e potevamo proteggerli dal mondo. A volte ho paura che possa accaderle qualcosa e di non essere capace o lì per aiutarla.

-È normale, proviamo tutti queste cose. Io ho quattro figli e per ognuno di loro provo la stessa preoccupazione. Certo rispetto al primo la situazione è migliorata, ma a volte è ancora molto forte. Infondo è il sinonimo dell'essere genitori l'ansia.- Rispose Tiago tranquillo.

-Non posso nemmeno immaginare cosa significherà iniziare a preoccuparmi anche per Iridio. Probabilmente mi verrà un infarto.- L'italiano ridacchiò.

-Giusto, Emma mi aveva detto che tu e Nelly siete in attesa del secondo.- Gli altri, che non erano a conoscenza della cosa si congratularono con me.

-Sapete c'è una cosa che mi dispiacerà un po'.

-Di che parli?

-Be' del fatto che non mi vedrà mai giocare allo stadio.- Partinus leggermente confuso chiese:

-Tu giochi ancora nella nazionale, magari non se lo ricorderà, però verrà a vederti.

-Non lo sa nessuno per il momento, solo mia moglie, ma questo è stato il mio ultimo anno come capitano della Inazuma Japan. Ho vinto sei titoli mondiali e ho giocato un'infinità di partite, ma ora credo sia arrivato il momento di smettere a livello professionistico e lasciare spazio alle nuove generazioni. Mi dedicherò a pieno al ruolo di allenatore andando avanti.

-Questa è la fine di un'era. Tra i giocatori del nostro gruppo eri l'unico che praticava ancora. Sai già come dare la notizia a Gabriella?

-Assolutamente no, è questo il vero problema.


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Capitolo 20
*** Capitolo 20 ***


Svegliarsi presto con il suono della sveglia sulla fascia inazuma era una cosa, ma essere buttati giù dal letto da Fabian che colpiva con un mestolo una padella era certamente un'altra. Comunicarci il programma già ieri era troppo da chiedere? Mi sarei risparmiata volentieri quella tortura. Quando finalmente riuscimmo ad essere tutti presenti in mensa, chi più assonnato e chi meno, ricevemmo le indicazioni per quella che sarebbe stata la nostra settimana di ritiro. Lucian cercò di spiegarci al meglio la situazione senza eccessivi giri di parole.

-Il piano è semplice, dovrete affrontare cinque moduli distinti di allenamento organizzati da uno degli istruttori. Nel weekend invece testeremo le conoscenze e le lezioni che avrete appreso attraverso un'amichevole e qualche altra sorpresa.

-Di che genere di training parliamo?- Chiese impaziente di avere risposte il comandante assoluto del campo. Beato lui che era in grado di connettere i neuroni a quell'ora, io prima di fare un po' di moto ero inutile come il piumone a luglio.

-Non posso ancora anticiparvi nulla, però se volete vi posso dare un consiglio. Non sottovalutate niente, anche quello che per voi potrebbe essere assurdo in realtà potrebbe non esserlo. Bene, finite di fare colazione poi raggiungete qui fuori Tiago, vi sta aspettando.- Probabilmente era stata proprio l'idea di lui che guardava l'orologio che ci aveva spinto ad ingozzarci e correre all'aperto in pochissimo tempo. Sapevo quanto il carattere dell'uomo potesse essere severo e personalmente non avevo intenzione di sfidare troppo la sorte. Lo trovammo in piedi accanto all'autobus con a terra già pronti i nostri zaini. Chissà cosa aveva in mente di farci fare.

-Eccovi, ottimo. Oggi affronterete la mia prova, ovvero una specie di caccia al tesoro nel bosco.- Sorrisi istintivamente, quanto le amavo da bambina, eppure erano anni che non le preparava più nessuno. -Sulla mappa troverete indicati dei punti, diversi per ognuno, ma equidistanti, e lì dovrete prendere un nastro con il colore assegnatovi. La squadra che ritornerà per prima vincerà e stasera riceverà un premio. Vi dividerete in gruppi da quattro, perciò, essendo voi solo in quattordici, si uniranno alla gara anche Fabian e Lea. Disattiverò inoltre su ognuna delle vostre fasce sia l'accesso alla rete che le comunicazioni tra voi, al massimo potrete inviare un messaggio di emergenza a me e vedere le vostre condizioni fisiche.- Capitai con il nostro regista e la coppia di ghiaccio, quindi tre competitivi cronici, sarebbe stato interessante. Ci venne assegnato l'arancione, che per fortuna era facilmente individuabile anche a distanza. Finite le raccomandazioni e le indicazioni, l'argentino ci accompagnò al punto di partenza. Tre, due, uno il gioco poteva avere inizio.

Il terreno nella foresta era molto accidentato e a volte persino ripido. Non ero molto sicura del fatto che Genesis sapesse davvero dove stesse andando, ma dal primo momento in cui aveva fregato dalle mani la cartina al mio migliore amico avevo incominciato a preoccuparmi. Si era ostinata a voler prendere il comando a tutti i costi e, nonostante i tentativi di dissuaderla iniziali, alla fine l'avevamo lasciata fare. Proprio nel mentre di questi pensieri vidi con la coda dell'occhio che Sirius aveva perso l'equilibrio e stava per cadere. Grazie alla prontezza di riflessi che avevo sviluppato come portiere, prontamente lo afferrai.

-Tutto ok?

-Sì, mi si è solo impigliato il mantello tra quei rovi. Mi ripeto secondo me questa non è la direzione giusta.- Lo aiutai a liberarsi, mentre sentimmo borbottare l'altra ragazza qualcosa sul ci siamo quasi. Aiden si avvicinò a noi e sussurrò nella speranza di non farsi sentire dalla fidanzata:

-Diamole fiducia fino a questo ipotetico luogo e se si è sbagliata cambiamo guida.

-Non mi sembri molto fiducioso nemmeno tu.

-Lo sappiamo tutti che se c'è una cosa in cui ha lacune è il senso dell'orientamento, perciò diciamo che sono realista.- Ripresa la marcia, dopo circa dieci minuti, cominciammo a vedere una luce sempre più vicina, probabilmente era uno spiazzo dove non erano presenti alberi. Chissà magari eravamo davvero sulla strada giusta e ci stavamo preoccupando per niente. Quando finalmente la raggiungemmo scoprimmo di essere sul bordo di un crepaccio. La vista era magnifica, al di sotto l'unica cosa che si poteva ammirare era la vastità della natura e accanto a noi una gigantesca cascata che scorreva dalla cima della montagna fino a valle, o per lo meno era quello che affermava Froste che si era avvicinato al bordo, cosa che io non avrei fatto nemmeno morta. Sfortunatamente però intorno a noi non vi era alcuna traccia della nostra meta. Sedendosi su un masso il regista domandò:

-Ora me la puoi dare la mappa?

-Va bene, lo ammetto faccio schifo a seguire queste cose, però volevo provarci.

-Non importa, sappiamo che hai fatto del tuo meglio. Speriamo solo di non essere usciti troppo dal percorso.- Risposi sorridendole. Finalmente in possesso dell'oggetto il ragazzo iniziò ad analizzarlo con estrema razionalità, mentre noi lo guardavamo confusi in attesa che ci desse istruzioni.

-Sai infondo non hai fatto proprio un disastro, siamo più vicini del previsto al primo punto.

-Esattamente quanto?- Indicò verso la parete rocciosa alle nostre spalle, cercai di seguire con maggiore precisione la direzione che stava dando e non appena la individuai rimasi a bocca aperta. Come cavolo potevamo arrivare a quella striscia di terreno dietro quella immensa rapida? Stavo seriamente dubitando della salute mentale di Torres in quel momento.

-Credo che da qualche parte ci sia una grotta che porti a quel passaggio.- Disse la centrocampista mostrandoci che nei pressi della nostra destinazione c'era un'uscita. Curiosando in giro trovammo esattamente ciò che lei aveva previsto. Cercammo nei nostri zaini una torcia, nella speranza che non ci avesse messo solamente la borraccia e del cibo, visto che non avevamo nemmeno potuto prepararli da soli. La fortuna però era con noi e per lo meno nel mio ce n'era una.

-Spero che nessuno abbia problemi con il buio.- Ci incamminammo svelti lungo il cunicolo, nella speranza di lasciarlo velocemente. Rimpiansi vivamente quella sicura oscurità non appena ne eravamo fuori. C'era una cosa che non avevo mai detto a nessuno, nemmeno ai miei migliori amici, ovvero che avevo una paura irrefrenabile del vuoto. L'idea di non avere alcuna protezione intorno a me mi fece venire la tachicardia. Sir vedendomi preoccupata mi chiese:

-Ella sei sicura di star bene?

-È? Sì, tutto ok. Ero solo sovrappensiero.- Feci una leggera risata, che risultò molto meno convincente di quanto sperassi. Alzò un sopracciglio tra il confuso e l'indagatore, ma fortunatamente riuscii a farlo proseguire senza troppe domande. Mentre noi avevamo svolto quel breve scambio, i nostri compagni di squadra erano già andati avanti. Cercai di guardare sempre la parte dove mettere i piedi e non il burrone a poca distanza, dovevo solo rimanere concentrata e sarebbe andato tutto meravigliosamente. Il problema arrivò però subito dopo, quando la mora strillò:

-L'ho preso, abbiamo il primo.- Voltandomi nella sua direzione non prestai la benché minima attenzione a dove camminavo. Era accaduto tutto così velocemente che nemmeno io ero certa di cosa fosse successo. Calpestai una zona particolarmente friabile, che probabilmente era troppo vicina al bordo, la quale si sgretolò sotto il mio peso. Scivolai in quella direzione, trascinata dalla spinta involontaria. Cacciai un urlo mentre sentivo il mio corpo circondato solo dall'aria.

-ELLA!- Il ragazzo mi afferrò al volo con un braccio, c'è la fece per il rotto della cuffia, con me sospesa nel vuoto e lui sdraiato a terra. Sentii una lacrima rigarmi il viso, sapevo perfettamente che non avrebbe potuto trattenermi per sempre e l'essere difronte alla mia paura più grande certamente non mi aiutava a restare calma. -Non ti azzardare a piangere, perché ora ti tiriamo su e andrà tutto ok. Devi solo resistere il tempo necessario che Aiden e Genesis ci raggiungano. Non devi fare altro che concentrarti su di me e non pensare a nient'altro.- Aveva la voce rotta e gli occhi lucidi, ma cercava di darmi sicurezza. La gravità, però, iniziò a fare il suo corso alcuni secondi più tardi, le mie mani stavano scivolando sempre più giù anche se lentamente. Chiusi gli occhi e immaginai di essere a casa con la mia famiglia, non avrei mai conosciuto Iridio e non gli avrei insegnato a giocare a calcio. Quante altre cose non avrei mai potuto fare? Avevo vissuto solo quattordici anni. Pensai ad Ethan, ne sarebbe uscito distrutto, non avrebbe sopportato la perdita di un'altra persona importante nella sua vita. Alzai di nuovo lo sguardo verso il regista che controllava preoccupato a che punto fosse la coppia di ghiaccio. Eravamo sempre stati insieme noi due, da quando avevo solo tre mesi e lui era venuto al mondo. Nella mia testa si affollarono tutti i ricordi della nostra infanzia e dell'adolescenza, c'erano tante cose che non gli avevo mai detto, soprattutto che avevo incominciato a sentire di recente e che non avevo ancora ben identificato, eppure una parte di me sapeva che fossero importanti. Proprio allora sentii le nostre mani toccarsi, ecco l'ultimo atto aveva avuto il via.

-Sirius c'è una cosa ...

-NO, NON DIRE NULLA CHE POSSA SUONARE COME LE TUE ULTIME PAROLE PERCHÉ NON STAI PER MORIRE, CHIARO! IO NON TE LO PERMETTERÒ.

-Ora però sei tu a piangere.- Stavo per rassegnarmi quando altre due mani mi afferrarono. Erano arrivati in tempo. Immediatamente cominciai a risalire lentamente lungo il dirupo. Non appena arrivai al sicuro mi gettai tra le braccia del regista. Sentivo le lacrime scendere senza sosta, mentre il suo abbraccio mi faceva finalmente sentire al sicuro.

-Ho davvero avuto paura di perderti. Ti prego, non farmi più scherzi del genere.- Non eravamo ad ogni modo solo noi due in piena crisi, scorsi la centrocampista singhiozzare appoggiata al suo fidanzato, che a sua volta aveva gli occhi lucidi. Rimanemmo così per vario tempo, finché, una volta lasciato andare il mio amico, Genesis non mi si buttò al collo.

-Capitano sei sempre troppo spericolata.- La sua voce tradiva il suo dolore. Non l'avevo mai vista ridotta in quel modo, cosa che probabilmente valeva anche al contrario, per tutti era una ragazza fredda, spesso arrogante e scostante, mentre invece sotto la maschera c'era un mondo sconosciuto alla maggior parte delle persone. La collaborazione e il conoscere davvero le persone con cui avevamo a che fare ogni giorno, ecco il vero scopo di questo allenamento. Avrei preferito però non dover rischiare di lasciarci le penne. Non andammo alla ricerca degli altri nastri, avevamo avuto troppe emozioni per quella giornata ed eravamo decisamente sconvolti. Al nostro ritorno scoprimmo che tutti gli altri gruppi erano già ritornati e che la vittoria era andata a quello composto da Ethan, Emma, Lea e Morgan. Vedendoci arrivare in quelle condizioni però interruppero immediatamente i festeggiamenti per la vittoria. Mio padre ci corse incontro preoccupatissimo e volle che gli raccontassimo l'accaduto. Si girò immediatamente verso Torres, scosso come noi, e disse:

-COME TI È VENUTO IN MENTE DI MANDARLI LÌ! ELLA STAVA PER ...

-Papà! Non è stata colpa sua. Soffro di vertigini e nessuno lo sapeva, perciò non avrebbe potuto prevedere la mia paura e il mio stato d'ansia su quella strada. Quindi se vuoi rimproverare qualcuno per qualcosa, prenditela con me che non ho parlato con nessuno di questo problema.- Mi strinse immediatamente a sé, mentre gli altri, in particolare l'attaccante con la maglia numero dieci, si avvicinarono agli altri tre membri della mia squadra. In quella giornata avevo imparato molte più cose di quanto avrei mai potuto immaginare.

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Capitolo 21
*** Capitolo 21 ***


Era stata una settimana divertente, ma soprattutto ci eravamo preparati alla partita successiva che era la finale del campionato regionale. Dovevamo vincerla a tutti i costi per poter arrivare a quello nazionale e tenere il calcio al sicuro. Non sapevamo ancora chi sarebbe stata la nostra avversaria durante quell'incontro; infatti, le due possibili squadre si sarebbero scontrate questa domenica. Il torneo non si fermava durante le vacanze estive, perciò erano anni che, oltre al ritiro, nessuno poteva concedersi un po' di pausa durante quel periodo. L'ultima sfida che questo simpatico viaggio ci aveva concesso era stata organizzata da Dylan e Mark, che serviva per rafforzare la fiducia tra compagni. I giorni successivi al "piccolo" incidente che mi aveva visto coinvolta erano stati davvero strani. Papà veniva a controllarmi ogni dieci minuti e poco c'era mancato che non decidesse di trasferirsi in camera con me cacciando Emma. Avevamo avuto la possibilità, perciò, di parlare un po' ed ero arrivata alla conclusione che doveva dirmi qualcosa, ma non trovava il coraggio. Stavo seriamente iniziando a preoccuparmi, quindi avevo deciso di metterlo sotto interrogatorio quella sera stessa. Le visite che mi rallegrarono di più, in ogni caso, erano state quelle di Sirius ed Ethan, che rischiavano di raggiungere mio padre nella scala di iper-protezione, il che era molto grave. Raggiunsi a passo svelto la spiaggia, dove trovai l'uomo dalla fascia arancione ad armeggiare con il mio copertone.

-Che fai, mi rubi le zone allenamento?

-Ella!- Rispose accorgendosi della mia presenza. -Stavo ricordando un po' i vecchi tempi e poi domani si parte e non possiamo certo lasciarlo qui.

-Forse hai ragione.- Vedendo che mi stavo avvicinando con un sorriso furbetto sulle labbra, mi domandò:

-Che succede?

-Nulla.- Feci un giro intorno al copertone per farlo cuocere un po' nel suo brodo. -Tu piuttosto non mi devi dire qualcosa?- Drizzò la schiena, assumendo una postura estremamente rigida. D'accordo, era davvero una cosa seria. Cosa aveva combinato?

-Te lo volevo dire da un po', però non riuscivo a trovare il momento giusto.

-Mi stai mettendo in apprensione, la mamma sta bene?

-Sì, tranquilla.- Fece un respiro profondo. -È una questione strana da affrontare per me. Quando sei all'inizio della tua carriera non pensi mai che potrebbe arrivare il giorno in cui deciderai di mettervi un punto conclusivo. Avevo tredici anni nel momento in cui ho fondato il club di calcio della Raimon, mentre ora ne ho quarantuno, ho smesso già da un po' di giocare nel campionato interno e credo sia arrivato il tempo di lasciare anche la nazionale. A dicembre annuncerò definitivamente l'abbandono dell'Inazuma Japan.- Mi guardò ansioso aspettando una mia risposta.

-Lo capisco, sapevo che questo giorno sarebbe giunto molto presto. I tuoi amici, i vecchi compagni, persino gli zii, hanno tutti smesso da quasi un lustro, non sono sorpresa più di tanto. Se credi sia la scelta giusta, io ti appoggerò.- Mi tirò a sé e mi racchiuse in un abbraccio.

-A volte sembri tu l'adulta in questa famiglia.- Ridacchiai. Sarei rimasta così per un secolo se avessi potuto. Da quando avevo visto la morte in faccia sentivo la necessità di essere protetta, sapere che ci fosse qualcuno pronto ad aiutarmi. Sfortunatamente quell'attimo padre-figlia venne interrotto dall'arrivo di Lea. Aveva il fiatone, sinonimo che non si era fermata venendo di corsa direttamente dalla residenza.

-È successo qualcosa di grave?

-Dovete venire subito dentro, abbiamo appena ricevuto una comunicazione dalla federazione.- Ci guardammo un'istante confusi, ma poi rientrammo immediatamente nell'abitazione. La squadra era già riunita in sala conferenze, mancavamo solo noi. Fabian era in piedi con un tablet in mano in attesa di dire qualcosa di molto importante. Aveva un'espressione estremamente seria, sembrava fosse morto qualcuno. Mi sedetti in uno dei primi banchi tra Sirius ed Ethan e notando il loro comportamento immaginavo che non avessero ancora saputo nulla nello specifico. Il biondo tamburellava ogni volta le unghie su una superfice quando era nervoso, mentre il regista fissava un punto e non si muoveva finché non lo si interpellava. Secondo il ragazzo dagli occhi color cremisi avevo anch'io un tic di cui non mi ero mai accorta, ovvero giocavo con i capelli, li iniziavo a toccare o gli spostavo di qua e di là. Ci vollero pochi minuti prima che finalmente il manager cominciasse a parlare.

-Siamo finalmente stati informati su chi sarà la nostra avversaria nell'ultimo incontro della fase regionale. Si tratta della Royal Academy.- Ci girammo tutti a guardare il giovane Sharp, a quanto pareva quell'anno avrebbe dovuto affrontare suo padre in una lotta all'ultima strategia. Non avevo idea che in quel momento era un altro componente del nostro team quello su cui focalizzarmi, King, visto che nessuno le prestava la benché minima attenzione, aveva stampato sul suo viso un sorrisetto di chi la sapeva molto di più di quello che dava a vedere.

Il viaggio di ritorno era andato come programmato, sempre se non contavamo il fatto che il povero Azariel aveva deciso di vomitare addosso alla povera Sierra che era la sua vicina di posto. La sua paura dell'aereo questa volta aveva avuto la meglio sui suoi nervi. Persino peggiore era stata però la reazione di Aiden, che rispetto alla ragazza, non portava altrettanta pazienza per il terribile odore. Lo tennero in tre per evitare che strozzasse il difensore. Prima di dividere le nostre strade all'aeroporto, Blaze non poté fare a meno di fare una battuta al suo migliore amico.

-Se vuoi ti offro asilo politico prima e dopo la partita. Non vorrei essere in tua madre in questi giorni, sarà letteralmente tra i due blocchi della guerra fredda.- Ovviamente la risposta in cui lo mandava a quel paese non tardò ad arrivare. Ridacchiai divertita, quei due non si lasciavano mai sfuggire l'occasione di punzecchiarsi un po' a vicenda. A casa trovammo la mamma con un pancione ancora più grande di come l'avessimo lasciata, quasi come se li dentro ci fosse non solo un bambino, ma addirittura due. Scacciai il pensiero, se ne sarebbero accorti se fosse stato così. Con papà avevamo deciso di sorvolare sul "piccolo" incidente che mi aveva coinvolta in ritiro per evitare di farla stressare nel suo stato. Non volevamo che lei o Iridio potessero avere problemi. Finita la cena mi diressi in camera e mi gettai sul letto sfinita. Mi misi ad armeggiare con la fascia inazuma fino a raggiungere il calendario. Considerando la partita della domenica successiva, mancavano sette settimane alla finale della Scalata dell'Olimpo. Nell'ipotetica situazione in cui fossimo riusciti a superare la fase della zona est, da quel momento incominciava la vera sfida. Non potevamo rischiare di perdere, eppure allo stesso tempo avevamo fin troppe poche informazioni sui nostri avversari; perciò, saremmo andati alla cieca fino al primo scontro. Riflettei sulla cosiddetta Raimon Go, in un certo senso erano stati molto fortunati nello scoprire sin dall'inizio dell'esistenza degli spiriti guerrieri, almeno avevano avuto l'opportunità di studiare un modo per contrastarli. Rimasi sveglia fino a tardi ad analizzare tutti gli schemi presenti nel database del club utilizzati per sfidare l'accademia nostra storica nemica.

Pov. Sirius

Essendomi venuto a prendere l'autista, il tragitto fino alla villa era stato piuttosto silenzioso, con solo la radio in sottofondo. Sarebbe stato un po' strano vedere mio padre appena rientrato. Era la prima volta che ci trovavamo ai lati opposti dello stesso campo di gioco. L'anno precedente loro avevano deciso di non partecipare, per dedicarsi al perfezionamento e all'allenamento dei giocatori, o per lo meno questo era quello che mi era stato detto. Una donna dai capelli biondi legati in uno chignon era in piedi davanti al portone d'ingresso ad attendermi. Le corsi immediatamente incontro, ero felice che per una volta non fosse bloccata in ospedale.

-Oggi non hai nessun bambino da salvare?

-In realtà sì, ce l'ho qui davanti pensa.

-Prima di tutto non sono un ragazzino.

-Tu sarai sempre il mio piccoletto, anche a cinquant'anni.

-In ogni caso fammi indovinare, papà è in versione comandante, vero?

-Non sembra, ma ho pensato fosse meglio che la Svizzera sedesse al tavolo stasera per evitare battibecchi. Inoltre, voglio che mi racconti tutto quello che è successo in questi giorni, avessi chiamato una volta.

-Hai ragione, scusa. È che quando sono con i ragazzi mi distraggo un po', soprattutto in quelle situazioni. Non hai idea del trambusto la notte per scambiarsi le stanze e non farsi beccare.

-Immagino, ne combinavo tante anch'io alla tua età. Ora che ci penso neanche in questo momento siamo molto tranquilli con il gruppo di chirurgia.

-C'è qualcosa che devi dirmi?

-Assolutamente no.- Scoppiammo a ridere, un giorno avrei davvero dovuto farmi raccontare alcune delle storie che giravano intorno alle avventure di quel gruppo di medici del policlinico universitario americano su territorio giapponese. Pare che con gli specializzandi ne succedessero di tutti i colori. Tra una chiacchiera e l'altra entrammo nell'abitazione. Una parte di me si congelò non appena vide l'uomo seduto sul divano a leggere un libro. Quando avvertì la nostra presenza alzò lo sguardo verso di noi, lo sentivo studiarmi attraverso le lenti verdi. Un brivido mi percorse tutta la schiena, forse avrei seriamente dovuto accettare l'invito della Freccia di fiamma e andare da lui. Quello che, però, fece dopo mi confuse e sbalordii parecchio. Gettò il libro sul divano e disse:

-Il prossimo che pensa che in questa casa cambierà qualcosa fino alla prossima partita o dopo lo uccido con le mie mani. L'essere parte di questa famiglia e tutto ciò che ne consegue verrà sempre prima dell'essere membri di due formazioni rivali, chiaro? Ora ceniamo e, tralasciando per ovvie ragioni gli allenamenti, narraci le vostre avventure di questi ultimi giorni.- Passammo una serata tranquilla e divertente tutti insieme, come se fossimo tre persone come tante. Non avevo neppure la benché minima idea di cosa mi aspettasse da lì in avanti.
 

 

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Capitolo 22
*** Capitolo 22 ***


Il giorno prima della partita eravamo al campo al coperto a testare i nostri miglioramenti dopo gli allenamenti speciali sostenuti con i cinque ex fuoriclasse. Alcuni erano visibili a vista d'occhio, soprattutto quelli ottenuti individualmente e sul piano fisico. Preparandoci ad ogni eventualità avevamo persino deciso di rispolverare l'Assalto tuonante di cui il punto focale sarebbe stato Ethan, una supertecnica ideata appositamente per contrastare la Royal Academy. Era molto tempo che il pubblico non assisteva ad una finale che aveva contrapposte le nostre due squadre, sembrava quasi fosse un ritorno al passato, un salto nella leggenda. Ognuno di noi ovviamente era preoccupato, anche se c'era chi lo dava più o meno a vedere. Sirius, nonostante cercasse di mostrarsi serio e imperturbabile come al solito, era certamente quello più in ansia.

-Dev'essere proprio una brutta situazione per lui.- Alzai lo sguardo verso chi mi era comparso alle spalle. Genesis giocherellava con la borraccia e fissava il regista. -Io non vorrei mai trovarmi contro un team comandato da mio padre, insomma se vincessimo noi mi sentirei in colpa, mentre se lo facessero loro mi arrabbierei con lui e gli terrei il muso. Sei fortunata ad avere il tuo come allenatore, almeno sai per certo che non avrai mai questo tipo di problemi.- Rimasi abbastanza sorpresa dalle sue parole, difficilmente l'avevo sentita interessarsi alle condizioni degli altri, o per lo meno non ne aveva mai accennato con me. Non eravamo mai state molto in confidenza, forse per i caratteri che dall'esterno potevano sembrare ai poli opposti, oppure per i gruppi che si erano formati prima ancora di iniziare le medie, probabilmente anche tutte e due. Dall'incidente, però, qualcosa dava l'impressione di stare cambiando, anche perché per la prima volta credevo di aver iniziato a capire chi si nascondesse sotto quella maschera fredda e austera.

-Effettivamente. Speriamo che domani non succeda il finimondo.- Sentii una risata strozzata di Lea, che si allontanò immediatamente a passo svelto.

-Quella non mi convince molto.

-Cosa intendi?

-Non so, forse è solo una mia sensazione, ma credo ci nasconda qualcosa quella ragazza.

-Temo di conoscerla da troppo poco per dare un giudizio. Tra le due manager è Shiny con cui ho più confidenza.

-Già, ho sentito persino che ti ha chiamato senpai l'altro giorno, pensi di istaurare un rapporto di quel tipo con lei?

-Forse, se posso evitarle un anno di scherzi crudeli e soprusi perché no. Infondo a me non cambia molto in ogni caso. Secondo te potrei essere adatta ad un compito del genere?

-Perché non dovresti esserlo? Insomma, sei già una guida per tutti noi e sono certa potrai esserla anche per lei. Tu tiri fuori il meglio dalle persone, persino senza farlo di proposito.

-Grazie.- Stavo per dire altro, quando mi chiamarono per allenarci con i calci di rigore. Il pomeriggio era stato in fin dei conti abbastanza rilassante; infatti, avevamo ignorato volutamente per la maggior parte del tempo il pensiero dell'incontro dell'indomani. Rincasai prima rispetto al solito, tendevo sempre ad evitare di stancare i muscoli anche andando alla torre prima di una situazione come quella. Mi bastò il tempo necessario ad aprire la porta per capire dove si trovasse la mamma; infatti, venni accolta da un odore nauseabondo proveniente dalla cucina. Ciò stava a significare solo una cosa, stava preparando la "cena", meglio conosciuta come arma di distruzione di massa. Ero quasi entrata nella sala quando sentii un rumore sordo provenire da quella direzione. Lasciai cadere a terra la borsa e mi precipitai lì con il cuore fermo in gola. In quel breve tragitto pregai ogni singola divinità che mi venne in mente perché lei non fosse caduta e non si fosse fatta male. Ripresi a respirare solo nel momento in cui la vidi star bene, ma con una padella e vari cocci a terra. Stava per tentare di chinarsi, però bloccai quell'idea sul nascere.

-Lascia faccio io. Tu perché non ti siedi? Non mi dai l'impressione di essere molto in forma.

-Grazie. Non so cosa sia preso a tuo fratello, sta facendo un macello qui dentro.- Rispose appoggiandosi ad una sedia. -Sono certa che qui abbiamo un altro futuro calciatore, sono due settimane che non fa altro che scalciare. A volte sembra volermi dare tregua, ma poi ricomincia subito dopo.

-È sempre stato così esuberante o solo di recente?- Chiesi raccogliendo le cose.

-Si è mosso parecchio fin da subito. Ora che è così grande mi distrae di più ed io combino questi disastri che tu sei costretta a sistemare, non sai quanto mi dispiace.

-Sta tranquilla, non è assolutamente un problema. Almeno mi anticipo nell'affinare quest'abilità, se nascerà un terremoto si romperanno molte cose.

-Guarda quasi quasi non aspetto altro, preferisco inseguirlo che venire malmenata internamente.- Ridacchiò. Certo che la gravidanza non era tutta rosa e fiori, l'idea che un giorno sarebbe toccato a me cominciava a non esaltarmi più di tanto.

-Oggi sei entrata nel terzo trimestre, perciò puoi consolarti pensando che manca poco.- La osservai passarsi una mano sulla pancia, come se volesse accarezzare il bambino che c'era al suo interno.

-In realtà, ad essere completamente sincera, non scambierei questo con nulla al mondo. Essere padri è sì stupendo, insomma giochi con loro e crei un rapporto stretto, ma non sarà mai unico come quello tra una madre che lo ha protetto per nove mesi e che lo ha ospitato in sé.- Accennai un sorriso, la sua voce sognante era qualcosa di incredibile.

-Ti facevo penare anch'io così tanto quindici anni fa?

-No, tu eri tranquilla forse persino troppo. Il parto è stata l'unica sorpresa.

-Che intendi?

-Avevi fretta di nascere, eri davvero entusiasta di conoscere il mondo e forse persino di farci un bel pesce d'aprile. Sei nata dieci giorni prima della data prevista, impaziente come tuo padre sin da subito. Ricordo quando ti ho vista, hai urlato solo per un attimo, ma poi ti hanno data a Mark e nonostante non sapevi chi fosse gli hai sorriso. Tutto questo ovviamente mentre lui piangeva a dirotto.

-Gli uomini sono sempre così emotivi.- Dissi scherzando.

-Soprattutto lui.- Diede uno sguardo veloce all'orologio attaccato sul muro alle mie spalle. -Cavolo quanto è tardi, devo rimettermi a lavoro.

-Vatti a riposare, cucino io stasera.

-Assolutamente no, tu domani hai la partita e non puoi sprecare energie.

-Ti assicuro che sarò carica come al solito, vai.- Ci misi un po' a convincerla e quasi dovetti trascinarla fino alle scale, però alla fine andò a stendersi in camera da letto. Bene, mancava solo la cena a quel punto.

Eravamo in viaggio verso la Royal Academy da quasi venti minuti e continuavo a chiedermi per quale assurdo motivo dovevamo per forza giocare nel loro stadio, lo capivo quando la Raimon aveva solo un campetto sterrato, ma ora le attrezzature c'erano tutte. Sicuramente Sirius avrebbe potuto darmi una risposta se non fosse stato bloccato a fissare un punto indefinito davanti a sé. Doveva essere davvero in ansia per non essersi mosso dal momento stesso in cui eravamo partiti. Genesis aveva ragione, nessuno avrebbe voluto essere al suo posto, o per lo meno non qualcuno sano di mente. Derek doveva essere sicuramente grato dell'anno sabatico che il padre aveva deciso di prendersi. Riconobbi immediatamente l'edificio al quale eravamo diretti non appena capitò nel mio spazio visivo. Non l'avrei mai detto ad alta voce, però trovavo quel luogo al quanto lugubre. Riflettendoci bene, se messe a confronto, le architetture delle nostre due scuole rappresentavano a pieno le loro anime, ovvero quella di stampo militaresca e la nostra allegra e vivace. Conoscendomi non credevo di poter sopravvivere per più di due minuti in un ambiente del genere e ringraziavo i miei genitori per non avermici iscritta ogni giorno.

-Confesso che mi mancava un po' tutto questo.- Ci girammo tutti verso Lea, compresi i due allenatori. Giocherellando con il nastrino del fiocco verde ci guardò interrogativa: -Che c'è?

-L'ho detto che quella ha qualche rotella fuori posto. Dai racconti di mio padre questo sembrava quasi un carcere minorile.- Sussurrò a noi più vicini la Stonewall. Mi domandai se non fosse semplicemente il carattere combina guai di Caleb ad aver alterato la sua prospettiva, anche se sinceramente non mi sentivo di dargli torto.

-Lei magari ci è abituata, infondo persino Joe King l'ha frequentata. Sarà stata cresciuta con la loro mentalità.- Il nostro regista, che finalmente mostrava segni di vita, si intromise nella conversazione.

-È certamente così. Chi come noi, fatta a quanto pare eccezione per te Gen, è stato educato da un adulto con la loro impostazione arriva a trovare questo posto piacevole.- La centrocampista ed io ci guardammo tra il confuso e lo schifato, a volte c'erano cose che non capivo minimamente. Una volta scesi e superata la solita folla venimmo accolti da un volto familiare. Sapevo di averlo già visto, solo che non capivo dove. I miei dubbi vennero diradati dal nostro viceallenatore, che lo salutò prontamente.

-Princeton è un piacere rivederti.

-Anche per me Dark.- Ci squadrò uno ad uno da capo a piedi, soffermandosi infine sul mio migliore amico. -Sapevo che il figlio del Comandante giocasse con voi, ma vederlo è tutta un'altra cosa. Se volete seguirmi sono stato incaricato di accompagnarvi agli spogliatoi.- Notai il giovane Sharp irrigidirsi sul posto, ero sicura che avrebbe voluto già indossare i suoi occhialini in quel momento. Per lui erano sempre stati un'ulteriore protezione dal mondo. Appena le porte si chiusero alle nostre spalle e venimmo finalmente lasciate sole per cambiarci, Sierra sentenziò:

-Dentro è ancor più inquietante che fuori, sono percorsa da un brivido da quando siamo entrati.- Non avrei saputo come negare la cosa ed ero abbastanza certa che le altre fossero del mio stesso avviso; infatti, nessuna di loro si accinse a replicare. Non credevo di aver mai indossato la mia divisa tanto in fretta, ma soprattutto di essere stata più felice di ricongiungermi ai ragazzi. Quando finalmente giungemmo al campo da gioco, venimmo accolti dal rumore assordante dei tifosi sugli spalti. Curiosai un po' in giro con lo sguardo e mi accorsi della vastità della loro seconda squadra. Erano tutti in fila con la schiena dritta fissi nella stessa direzione, davano l'impressione di essere più soldati che bambini. Mi richiamarono poco dopo, perché saremmo dovuti scendere in campo. Superati i messaggi imbarazzanti degli sponsor il pallone venne posizionato sul dischetto bianco, tra i piedi di Ethan e Melany. L'arbitro fischiò e l'incontro che avrebbe cambiato per sempre il nostro modo di giocare ebbe inizio.

 

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Capitolo 23
*** Capitolo 23 ***


Per i primi minuti l'incontro sembrò equilibrato, entrambe le squadre non si risparmiavano e si alternavano tra attacchi e contropiedi. Solo al decimo qualcosa cambiò drasticamente. La loro fascia inazuma emise un suono particolare, sintomo di aver appena ricevuto istruzioni, che portò tutti i giocatori a controllarla. Sentii il capitano, Orlando D'Este, sussurrare ad uno degli attaccanti, Gideon Sponheim: "Manovra Alpha-Omega". Alzai un sopracciglio confusa, ma che razza di nome era quello? La palla, che precedentemente era finita in rimessa laterale nell'altra metà campo, stava per essere rilanciata da Alexander. Incrociò lo sguardo di Emma, facendole quindi capire che avrebbe dovuto riceverla lei. Solo pochi istanti prima che la mora la toccasse una chioma grigia le sfrecciò davanti intercettandola. Lupo Della Rovere non attese nemmeno un'istante e subito effettuò un passaggio al centrocampista Fips Bentheim, che diede il via all'azione. Nonostante i ragazzi cercassero di contrastarli questo era impossibile, si muovevano decisamente più veloci di noi. Alla fine, il pallone finì tra i piedi di Léon Borbone, capocannoniere della Royal, con solo Sierra ed Aiden a sbarrargli la strada. Mi preparai mentalmente all'utilizzare una tecnica speciale, nel caso in cui i due difensori non fossero riusciti a fermarlo. Proprio allora accadde qualcosa che non avevo mai visto prima di quel momento.

-ALI DELLA FORZA!- Come se fosse un angelo dalle sue scapole nacquero delle magnifiche ali dalla forma spigolosa. Sembravano quasi proiettate, presenti ma intoccabili. La sua corsa divenne ancora più svelta e a nulla valsero i tentativi della numero quattro di tentare la sua Danza del fuoco e quello del ragazzo di evocare Yuki-onna, spirito dei ghiacci, nessuno dei due fece nemmeno in tempo a completare il suo obiettivo. Non avevo mai visto una potenza del genere, neppure dai migliori giocatori. Cosa diamine si era inventato zio Jude? Vedendolo avvicinarsi chiamai immediatamente la mia Artemide, dea della caccia e della luna, ma soprattutto la modalità armatura. Ero assolutamente certa di aver bisogno di tutto l'aiuto possibile in quel preciso istante. Tirò con quella che immaginavo essere una supertattica legata esclusivamente alla sua nuova abilità. Tentai di respingerla con tutte le mie forze, però finì inevitabilmente a rete.

-GOL! BORBONE SEGNA, PORTANDO COSÌ IN VANTAGGIO LA SUA SQUADRA!- Diedi un pugno al terreno, era davvero frustrante non riuscire a parare. Morgan mi aiutò immediatamente ad alzarmi e disse:

-Che diavolo erano quelle?

-Vorrei saperlo anch'io. È la prima volta che mi scontro con una cosa del genere.- Quella situazione gettò un malumore generale su ognuno di noi. Come si poteva fronteggiare ciò che non si conosceva? Proprio in quel momento notai che Sirius era l'unico a non essersi avvicinato alla porta, bensì era fermo in mezzo al campo a fissare il padre seduto sulla panchina opposta. Non avevo idea di che tipo di sguardo si trattasse, i suoi occhialini erano in grado di mascherare alla perfezione qualunque reazione avesse avuto, trasformandolo ancor di più in un automa privo della benché minima emozione. Mi ero sempre chiesta perché si nascondesse dietro a quel ruolo di principe senz'anima, quando in realtà dietro c'era un mondo incredibile che mostrava solo attraverso i suoi filmati. Avrei tanto voluto che per una volta mi dicesse cosa provava senza mezzi termini o giri di parole, che si sganciasse da quella maschera, forse mista ad una timidezza che pochi si rendevano conto possedesse. Non era in ogni caso quello il momento di pensarci, dovevo rimanere concentrata sulla partita, mancava ancora molto tempo da giocare e avremmo potuto sicuramente trovare un modo per rimontare, o per lo meno lo speravo. Quello che ci si stava per palesare davanti era un autentico duello di strategie tra la vecchia e la nuova generazione, un padre ed un figlio, ma innanzitutto una sfida tra Comandanti. Raccolsi la palla intrappolata nella tela bianca e facendo un bel respiro mi rivolsi ai miei compagni, richiamando all'attenzione persino il regista.

-È vero, siamo in svantaggio in questo momento, però non dimenticate che siamo solo all'inizio. Ci siamo allenati tanto e so che se nessuno di noi si risparmierà saremo in grado di portare la vittoria a casa.- Rivolsi ad ognuno di loro un sorriso incoraggiante alla Evans, sicura che avrebbe potuto portare conforto anche agli animi più irrequieti. -Forza ragazzi, giochiamo a calcio!- Le mie rosee aspettative vennero rispettate? Assolutamente no, infatti subimmo persino un'altra rete. Il morale generale già sottoterra, sprofondò ancor di più dopo il fischio della fine della prima mezz'ora di gioco*.

Pov. Sirius

Era davvero frustrante sentirsi impotenti, come se in un'istante tutte le mie doti nel dirigere la squadra fossero sparite di punto in bianco. Non avevo nessun dato da poter usare contro di loro, in quanto ciò che avevano sviluppato nel loro anno sabbatico era totalmente nuovo. Avrei voluto prendere il muro più vicino a testate, magari mi sarebbe venuto in mente qualcosa. Darla vinta così facilmente a mio padre, era inaccettabile. Per quale motivo in questo torneò sembrava sempre di giocare contro un team scelto casualmente un attimo prima del calcio di inizio? Dove diamine erano finiti i momenti di analisi dei punti deboli degli avversari scoperti grazie alle indagini dei manager? Mi tolsi gli occhialini incominciando a strofinarmi gli occhi, nella speranza che mi si accendesse una lampadina, la quale mi indicasse come contrastarli. Proprio allora sentii una mano posarmisi sulla spalla destra.

-Devi bere un po', altrimenti rischi di svenire dopo.- Ella mi porse la mia borraccia e si sedette accanto a me.

-Grazie.

-So come ti senti. Non immagini neanche quanto sia snervante per me non riuscire a fermare i loro tiri.- Finalmente mi girai a guardarla negli occhi. -So però inoltre un'altra cosa, farsi il sangue amaro e continuare a rimuginare non servirà a niente.

-Sinceramente mi sembra di avere solo quella opzione davanti.

-Ti chiamano il Comandante assoluto del campo e tu ti butti giù così facilmente? Mi deludi e pensare che sei considerato una delle promesse del calcio giovanile. A questo punto mi domando il livello degli altri.- Riconobbi immediatamente la voce, era stata Lea a parlare con un sorrisetto sulle labbra. Il capitano la fulminò immediatamente con lo sguardo. Voleva davvero infierire su qualcuno già a terra? Era ovvio che fosse cresciuta qui, quello gli veniva insegnato sin dal primo giorno. Dovevi puntare la tua preda e colpirla finché non saresti stato certo che non fosse morta. C'era solo un punto che forse si era dimenticata, anch'io ero stato allevato con la sua stessa mentalità.

-Bene signorina io sono migliore di voi, se hai una soluzione a questo disastro parla pure, sono tutto orecchi.- Ridacchiò. Mi stavo seriamente irritando, era meglio per lei non tirare troppo la corda.

-Hai mai pensato di star sbagliando prospettiva? Forse dovresti concentrarti su qualcos'altro per trovare la risposta che cerchi.- Volevo chiederle a cosa si riferisse nello specifico, la sua era stata una frase estremamente vaga, però proprio in quel momento venimmo richiamati. La sentii in ogni caso in lontananza dire tipo: "ultimi giorni". Raggiunsi immediatamente la mia posizione e cominciai a guardarmi intorno, dovevo inventarmi qualcosa velocemente. Passai almeno quindici minuti a scervellarmi sulle parole della castana-rossa, dovevo cambiare punto di vista, ma in che modo? Proprio nel momento in cui mi cadde l'occhio sul viceallenatore Dark provai come una leggera scossa, avevo capito. La chiave al nostro problema stava in ciò che il ventinovenne ci aveva detto in ritiro: "Non sottovalutate niente, anche quello che per voi potrebbe essere assurdo in realtà potrebbe non esserlo". Tutte le prove e le sfide che avevamo dovuto fronteggiare erano ciò che ci serviva per vincere. Ora sapevo quale piano dovessimo adottare. Feci subito un segnale a Genesis perché effettuasse un passaggio nella mia direzione. Lei rispose prontamente alla mia richiesta, mettendomi in condizione finalmente di ricoprire il ruolo che sembravo aver abbandonato. Feci un respiro profondo ed iniziai a correre verso Hermes Godwin, il portiere avversario. Senza rendermene conto la mia velocità cresceva ad ogni passo, finché non mi accorsi che qualcosa era comparso dalle mie spalle. Tre parole mi uscirono senza che me ne rendessi conto:

-ALI DELLA STRATEGIA.- Ebbi solo pochi istanti per ammirarle, erano meravigliose. Avevano un alone trasparente che racchiudeva in sé una specie di disegno, che era formato da una linea che si intrecciava e muoveva su sé stessa senza avere né inizio e né fine. -Bene, diamo inizio alle riprese. DIRETTIVE DEL REGISTA.- L'ambiente in cui ci trovavamo mutò drasticamente, portandoci su una specie di set cinematografico. Come se seguissero un copione, tutti i miei compagni implicati della fase offensiva si mossero alla perfezione seguendo uno schema ben definito. Ethan alla fine si ritrovò davanti alla porta e, utilizzando la sua supertecnica Pirolancio, riuscii finalmente a portarci sul due ad uno. Il biondo mi saltò addosso subito dopo aver completato la sua esultanza.

-Puoi anche volare con queste cose?

-Non credo proprio.- Risposi ridacchiando mentre le lasciavo scomparire.

-Peccato.- Eravamo ancora in svantaggio, ma avevamo più di dieci minuti per ribaltare il risultato e vi potevo assicurare che quel goal ci diede una carica assolutamente coerente con lo spirito della Raimon, incrementato dagli incoraggiamenti di Gabriella degni del Capitano leggendario.

Disse un vecchio saggio: "La vita è tutta una questione di botta di culo". Ok sì, la frase in realtà era di Aiden, ma non era questo l'importante. Come ogni grande generazione che aveva indossato le nostre maglie anche noi venimmo assistiti dalla stessa fortuna del capovolgimento del punteggio finale. Quando il triplice fischio dell'arbitro arrivò mi lasciai cadere a terra, mi tolsi gli occhialini e li gettai al mio fianco. Avevo il fiatone, però non mi sentivo stanco, forse a causa di tutta l'adrenalina che avevo in corpo. I miei attimi di sollievo vennero interrotti dai nostri attaccanti e centrocampisti maschi che mi si buttarono sopra.

-Levatevi, pesate! Non riesco nemmeno a respirare.- Dopo qualche altra lamentela e l'intervento delle ragazze, alla fine decisero di liberarmi. -Lo sapete che vi odio, vero?

-Sì, certo certo, non ti crede nessuno. Ci pensate che siamo riusciti a vincere? Abbiamo battuto la Royal Academy e tuo padre. Sirius sei consapevole che è tutto merito tuo e che probabilmente starai in punizione finché campi.- Disse il numero dieci.

-So che ti piacerebbe, ma a casa mia non mischiamo famiglia e il lavoro/sport.

-La Freccia di fiamma a ragione su una cosa però, se abbiamo trionfato oggi è solo merito tuo.- Aggiunse Ella inginocchiandosi accanto a me. Mi diede un leggero bacio sulla guancia ed ero abbastanza certo che la mia faccia avesse raggiunto il colore dei miei occhi. Fortunatamente nessuno decise di infierire sulla mia condizione. Notai tra le due panchine papà parlare con l'allenatore Evans, non potevo sentire cosa si stessero dicendo a causa della distanza, ma dava l'impressione di trattarsi di una conversazione piuttosto seria. Ricevuta la coppa della fase regionale della zona est, tornammo in spogliatoio a cambiarci e pronti per le solite chiacchiere, che però entrarono nel vivo solo quando ci raggiunsero poco più tardi anche le ragazze.

-Che si fa per festeggiare stasera?- Chiese Azariel.

-Perché viene anche chi ha scaldato la panchina?- Domandò ironico a sua volta Derek. -Non bisognerebbe aver fatto effettivamente qualcosa?- Melany gli saltò sulla schiena.

-E non fare lo stronzo, siamo una squadra e in quanto tale abbiamo contribuito tutti con il nostro spirito.

-Ci mancava la mentalità zen buddista.

-Cena da Archer?- Propose Alex finendo di mettere le cose nella sua borsa.

-Assolutamente sì.- A pochi centimetri da me, la mia migliore amica e la Stonewall tenevano una conversazione tutta loro.

-Allora che ne pensi?

-Pigiama party a casa Evans dopo essere usciti con i ragazzi? Perché no. Sarebbe la prima volta che ci frequentiamo da sole fuori da scuola e sinceramente credo sia interessante provare.

-Ottimo, dico a mia madre che è confermato.- Era molto strano vederle così in sintonia, avevano due caratteri spesso discordi e non avrei mai immaginato che potessero diventare amiche. Mi alzai dalla panca sulla quale ero seduto e raggiunsi Lea, che si trovava dall'altra parte della sala.

-Volevo ringraziarti per prima. Se sono riuscito ad evocare le ali è solo merito tuo e del tuo consiglio.

-Non ho fatto altro che darti un incentivo, nella testa avevi già la risposta che cercavi.- Forse non era male come pensavo, magari anch'io avrei dovuto rivalutarla. Stavamo per andare verso l'autobus quando zio Mark fece il suo ingresso nella stanza, seguito da Dark, Princeton e il mio vecchio. Che motivo poteva esserci perché fossero tutti insieme?

-Per favore sedetevi un attimo, dovremmo mettervi al corrente di una cosa.- Ci riaccomodammo tutti nel primo spazio libero disponibile. -Ho saputo finita la partita che ciò che abbiamo osservato oggi è quello che ci aspetterà d'ora in avanti. Il Comandante Sharp mi ha informato del fatto che già dall'anno scorso, in cui sono avvenuti i primi movimenti importanti dell'associazione Titans, loro sono riusciti ad ottenere una copia del loro programma di allenamento, con il quale la Royal ha effettuato un training intensivo per preparare sia loro stessi in prima persona, che, visto il nostro successivo coinvolgimento, noi.- Continuò allora l'uomo chiamato in causa:

-Pochi giocatori sono però riusciti a padroneggiarlo a pieno, Léon ne è certamente un esempio; perciò, dovete pensare che quello che affronterete d'ora innanzi sarà addirittura peggiore. Per predisporvi al meglio a questa impresa abbiamo deciso che per tutta la settimana prossima sei di voi frequenteranno la nostra scuola e potranno quindi imparare, padroneggiare e poi successivamente in parte insegnarvi questa tecnica.

-Abbiamo scelto gli studenti in base a particolari parametri, ovvero un membro per ogni ruolo, più il figlio di un ex allievo che potrà essere di aiuto nel nuovo ambiente. Nello specifico parliamo di Evans, Froste, Sharp, Stonewall, Blaze e Samford.- Concluse Preston. Una settimana lì? Be' per lo meno eravamo in piene vacanze.

-C'è dell'altro.- Riprese il mister. -Ovviamente questo incontro è stato disputato con la massima trasparenza, ma ho scoperto che qualcuno di mia conoscenza ci stava dando una mano nel prepararci per la fase nazionale senza che ce n'accorgessimo. È stato lui, infatti, a mandarci sia Lucian che Lea.- Alzai un sopracciglio verso mio padre. Rimasi particolarmente sorpreso però quando vidi parlare il giovane Dark.

-Quando Wanli mi ha detto a cena quello che stava accadendo, in realtà sapevo già tutto. Mio zio Ray mi aveva contattato spiegandomi ogni cosa e chiedendomi di venire qui. Allo stesso modo è stata sua l'idea di utilizzare anche la signorina King, che avrebbe potuto rivelarsi un ottimo aiuto. Ad essere completamente sinceri non aveva nemmeno mai fatto la manager.

-Che idiota, perché non mi sono ricordato prima che tutti i membri dello staff qui sono maschi?

-Non era un dettaglio molto rilevante, perciò la tua mente lo avrà solo eclissato. Come stavo dicendo, nonostante mancasse di esperienza in quel campo, è invece dotata di una proverbiale capacità nell'ideare allenamenti speciali. È stata proprio lei a mettere a Mark la pulce nell'orecchio riguardante il ritiro e i suoi partecipanti.- D'accordo, la situazione stava prendendo una piega davvero assurda.

-Fermi tutti, ma Dark non era morto su non so che pianeta alieno durante il Gran Celesta Galaxy?

-Ne ero convinto anch'io, però quando me lo hanno passato al telefono l'ho riconosciuto immediatamente.- A quel punto sarebbe stato un esemplare di James sotto shock ad intromettersi:

-Ci sono altre notizie del genere o per oggi abbiamo finito con le sorprese?

-Ora possiamo andare state tranquilli.- Lasciai l'ambiente per ultimo e nel farlo passai vicino all'uomo che aveva contribuito a mettermi al mondo, che sostava nei pressi della porta. Proprio mentre lo stavo superando lo sentii dire:

-Sono fiero di te.

*In Inazuma Eleven Ares si vede sulle fasce inazuma che un tempo di gioco dura solo trenta minuti rispetto ai trequarti d'ora della realtà

 

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Capitolo 24
*** Capitolo 24 ***


Non erano nemmeno le sei del mattino, eppure sia Genesis che io eravamo già in piedi, intente a fissare con estremo scetticismo le divise della Royal Academy che ci erano state consegnate. Lo stampo era decisamente più militaresco e formale delle nostre abituali, sia per la tonalità di verde che per le spalline e gli altri dettagli in rosso e giallo sporco. Non rientravano molto nei miei canoni di abbigliamento, a dir la verità, tutta la scuola non ne faceva parte. Avevo sperato che almeno, essendo nel pieno delle vacanze estive, potessimo ovviare al loro utilizzo e concentrarci solo su quello delle tute e dell'uniforme da gioco, ma sfortunatamente, con estrema sorpresa anche di Sirius, avevamo scoperto che il periodo di pausa dalle lezioni nella loro accademia era anticipato rispetto al nostro e perciò quella settimana avrebbero già ripreso a pieno ritmo. Una parte di me era tentata di lamentarsi, però cercai in tutti i modi possibili di rimanere concentrata solo ed esclusivamente sul motivo del nostro momentaneo trasferimento. Dovevo solo mantenere la calma. Ciò che perlomeno gettò un po' di allegria su quella situazione, era stato il siparietto di Caleb al telefono che decise di dare una marea di raccomandazioni alla figlia. E fin lì non ci avrei visto nulla di male, se non fosse stato che erano solamente guai che poteva combinare e che sarebbero stati epici. Ad un certo punto mi sembrò di sentire il rumore di una padella sbattere sulla sua testa, seguito dalla comparsa di Camelia che ci diede la buonanotte.

-Dobbiamo farlo per forza?

-Temo di sì e te lo dico controvoglia credimi.- Risposi afferrando la gonna verde e la camicia nera. Saremmo morte di caldo con quella roba addosso, speravo per lo meno che avessero un buon sistema di condizionamento. -Ora è meglio muoverci, zio Jude ha detto di essere davanti casa sua entro le sei e venti se vogliamo un passaggio in auto.

-Che conclusione schifosa di una serata tra ragazze perfetta.- Appena pronta guardai il mio riflesso nello specchio. Davo più l'idea di essere un soldatino che una studentessa. Feci un ultimo respiro profondo prima di andare a controllare che anche la centrocampista fosse a buon punto. Non pensavo di aver mai visto qualcuno così scuro in volto, nemmeno fosse stata condannata al patibolo, cosa che per la cronaca ero abbastanza certa avrebbe preferito. Raccolte anche le nuove borse, scendemmo al piano di sotto dove trovammo i miei genitori. Papà ci studiò da capo a pieni, per poi esordire con:

-È una scena a cui non avrei mai creduto di assistere. Vi auguro davvero tutta la fortuna del mondo, soprattutto perché temo vi servirà.

-Incoraggiante, davvero.

-Ops, hai ragione. Vuoi che ci riprovi?

-Lascia perdere. Noi andiamo altrimenti ci toccherà fare un'ora di marcia.

-D'accordo. Genesis è stato un piacere averti qui, spero ricapiti presto. Salutaci i tuoi.- Disse mia madre venendoci incontro.

-Grazie a voi per l'ospitalità.

-Buona giornata ad entrambe.- Ci salutò invece l'uomo. Avanzammo a passo svelto verso villa Sharp tra le chiacchiere più malinconiche possibili. Conoscendo il carattere che mi ero ritrovata, estremamente esuberante, ero abbastanza convinta che non sarei sopravvissuta nemmeno tutta quella giornata. Probabilmente mi avrebbero spedito in qualche miniera ad estrarre carbone o robe simili. Arrivate a destinazione incontrammo Sirius già pronto nel vialetto di casa. Combinato in quel modo faceva quasi impressione, anche perché sembrava essere nato apposta per quel momento e, se fosse possibile, assomigliava persino di più al capofamiglia. Nemmeno il tempo di pensare a lui che comparve sulla soglia del portone d'ingresso.

-Ci siamo tutti o manca qualcuno?

-Il ritardatario cronico.- Ethan e gli orari, due esseri distinti e impossibili da congiungere. Conoscendolo era a letto nel mondo dei sogni con Axel che cercava di svegliarlo in tutti i modi immaginabili. In ritiro era stato l'unico a non alzarsi neppure con il frastuono causato da Fabian. Sinceramente non avevo ancora capito se il suo poteva essere considerato un talento vantaggioso o svantaggioso. Contro ogni previsione sentimmo una voce diventare sempre più forte, che veniva nella nostra direzione.

-Eccomi ci sono!- Il regista scoppiò a ridere.

-Preparate le sciarpe e i guanti oggi nevica. Fammi capire tu sei riuscito ad arrivare in tempo per la prima volta in tutta la tua vita?

-Hey, no. L'ho fatto anche all'inizio dell'anno, perciò, sono due.- Il moro si diede una manata sulla fronte. A volte eravamo in grado di montare i teatrini più esilaranti della storia, o forse eravamo solamente talmente idioti che ci venivano naturalmente.

-Le chiacchiere le rimanderei a quando saremo partiti, su salite tutti in auto.

Il tragitto era stato molto più silenzioso del previsto, nonostante i tentativi del biondo di sdrammatizzare quella situazione, che, una volta avvistato l'edificio scolastico, diventò a dir poco funebre. Sentivo già la mancanza della Raimon, così colorata e spensierata, e ringraziavo che la nostra permanenza sarebbe durata solo una settimana. La vettura si fermò all'interno di un sotterraneo senza finestre, la cui unica luce era prodotta dall'illuminazione artificiale perfettamente studiata. L'adulto del gruppo ci fece segno di seguirlo senza fiatare e ovviamente neppure Gen si sognò di disubbidire. Attraversammo prima un lungo corridoio, per poi prendere l'ascensore, che dava l'idea di essere l'unica via percorribile, oltre ovviamente al tornare indietro. Quando le sue porte si chiusero alle nostre spalle e aspettato che passassimo un piano, il figlio prese coraggio e domandò:

-Che dobbiamo fare a questo punto?- Senza girarsi nemmeno nella sua direzione rispose:

-Voi scenderete tra due fermate, all'ingresso principale, dove troverete qualcuno che vi darà ogni indicazione. Io proseguirò nel mio ufficio con le mie mansioni giornaliere invece.- Aveva un tono freddo e distaccato, diverso da quello che, perlomeno nei miei riguardi, gli avevo sempre sentito utilizzare. Non potemmo fare altro che annuire, senza aggiungere nulla. -Un'ultima cosa, qui sono il Comandante, non papà o zio, sono stato chiaro.- Nuovamente mostrammo un segno veloce di assenso. Già odiavo stare lì. Nel momento in cui raggiungemmo la nostra meta, finalmente avemmo l'occasione di guardarci intorno e studiare un po' l'ambiente. Era tremendamente scuro, nuovamente non c'era traccia della benché minima finestra. Neppure la porta lasciava passare nulla, quasi come se non si volesse dare ai ragazzi la possibilità di capire che ora del giorno fosse all'esterno. Tutto sembrava così freddo e austero con le sue pareti uguali e monocromatiche. L'area dove eravamo stati condotti era quella adibita agli armadietti dove si cambiavano le scarpe. Tra di essi, in una delle file centrali, scorgemmo Aiden e Derek, anch'essi vestiti per l'occasione. A dir la verità l'aspetto dell'attaccante non era mutato più di tanto, in quanto la giacca che spesso portava nel tempo libero era stata creata proprio sul modello di quella uniforme. Chiedemmo loro informazioni sulla persona che stavamo aspettando, ma nemmeno loro avevano notizie. Chiunque non facesse parte del club di calcio inoltre sarebbe arrivato tra molto più di un'ora; perciò, intorno a noi non sembrava esserci neppure un'anima. Quando stavamo per perdere le speranze e riaddormentarci su una delle panche, Preston Princeton ci avvertì della sua presenza con un finto colpo di tosse. Sirius e Samford erano stati gli unici ad alzarsi immediatamente in piedi, mentre noi lo fissavamo da seduti in attesa che dicesse qualcosa. Solo dopo aver ricevuto la terza occhiataccia domandai:

-Abbiamo fatto qualcosa di male?- Venne in nostro "soccorso" il più grande dei due, che essendo cresciuto con il loro viceallenatore conosceva anche il regolamento e i loro usi.

-Quando si parla, si viene convocati, oppure ci si relaziona con il Comandante o uno dei suoi aiuti bisogna mettersi in riga e attendere istruzioni.- Ero abbastanza certa che la ragazza al mio fianco stesse per aggiungere qualcosa di poco adeguato, quindi le mollai una gomitata.

-Ci scusi, siamo abituati a cose meno formali.- Tra il malumore generale eseguimmo l'ordine che ci era appena stato dato.

-Bene. So che per voi della Raimon non sarà facile questa settimana, ma dovrete impegnarvi al massimo e seguire alla lettera i nostri protocolli. La Royal Academy ha un codice di comportamento estremamente rigido e severo, ogni violazione di esso comporta, in particolar modo per i giocatori, una punizione scelta in base alla situazione dalla carica più alta nella scala gerarchica e credo non ci sia bisogno di specificarvi la sua identità.- Schioccò le dita e un manager comparve alle sue spalle con sei volumi in mano. -Questo è il regolamento, leggetelo, memorizzatelo e fatelo vostro.- Quattrocento pagine? Eravamo finiti in manicomio.

-Viceallenatore, credo sia questo il termine corretto o almeno spero, staremo qui solo per sette giorni di cui due solo per il training, non pensa che questo sia un po' eccessivo?

-Altra regola molto importante, non è concesso parlare se non interpellati, se si ha qualcosa da dire si fa un cenno e si aspetta che il superiore vi dia il permesso. Ad ogni modo no, per imparare tutto il necessario per le prossime partite al meglio dovrete per forza integrarvi, altrimenti non riuscirete mai nel vostro intento. Ora seguitemi, vi porto nella sala riunioni.- Ci diede in realtà il tempo necessario ad indossare le calzature da interno, per poi condurci verso l'ennesimo corridoio che dava l'idea di farci essere in un misto tra un film fantascientifico e un horror. Svoltammo non so quante volte, immersi in un silenzio assordante e bramosi di un po' di luce solare. Aggiungere qualche finestra per lo meno al piano terra era forse chiedere troppo? Quando il nostro accompagnatore si arrestò senza preavviso rischiammo un bel effetto domino; infatti, i due più pratici riuscirono a fermarsi in tempo, mentre noi altri finimmo uno addosso all'altro, restando in piedi solo per il rotto della cuffia.

-Perché ci siamo fermati?- Mi sussurrò Ethan confuso. Alzai le spalle, cosa potevo saperne io di come funzionava la vita lì? La risposta non tardò in un certo senso ad arrivare dallo stesso apri fila.

-Ricordatevi questo codice, dovrete digitarlo per l'accesso alla sala e poi inserire le vostre tessere.- Dopo averlo osservato, feci un leggero gesto con la mano per far capire che avevo una domanda da porre:

-Sì, Evans?

-Le nostre card, essendo di giocatori della Raimon, non dovrebbero funzionare, nel momento in cui parliamo di strutture scolastiche, solo nella nostra scuola?

-Saranno abilitate per tutto il vostro periodo di permanenza qui, almeno non dovremmo stamparne altre per un lasso così breve.

-Ok.

La stanza che ci trovammo davanti mi ricordava molto un teatro di struttura classica. Era suddiviso in tre raggi, separati da due aree che consentivano un comodo passaggio. Nelle ultime file erano seduti alcuni dei numerosi membri della seconda squadra, mentre nelle prime due c'erano i titolari. Non appena si accorsero della presenza di Preston, come piccole marionette eseguirono all'unisono uno strano gesto di saluto, che secondo la mia modesta opinione era davvero inquietante. Il viceallenatore ci fece segno di posizionarci dietro a quella dove spiccava il capitano. Osservai l'adulto continuare il suo percorso salendo su una specie di palco. Al centro di esso si aprì una botola, che permise ad un trono/sedia di risalire in superfice, facendo fare la sua comparsa anche a zio Jude, o forse avrei dovuto dire al Comandante. Notai Genesis, qualche poltrona più in là, cercare di trattenersi dallo scoppiare a ridere, infatti aveva le guance gonfie per l'eccessiva presenza di aria. Passarono alcuni minuti prima che qualcuno prendesse la parola, finché, per grazia divina, Sharp non lo fece:

-Come già sapete avremo sei giocatori della Raimon all'interno del nostro team per aiutarli nella preparazione alla fase nazionale del torneo. Mi aspetto la massima serietà e collaborazione da ognuno di voi.

-Sì, signore.- Risposero tutti insieme nemmeno fossero soldati.

-Passiamo alle consegne delle maglie. D'Este a te il compito.- Durante la partita del giorno precedente non avevo avuto l'occasione di guardarlo bene; quindi, solo in quel momento riuscii ad averne una descrizione più precisa. Aveva i capelli castano scuri, che gli arrivavano fino a metà del collo, e gli occhi di un verde acceso. Era davvero molto bello, questo era innegabile, forse anche grazie allo sguardo estremamente intenso. Di statura all'incirca dava l'impressione di essere poco più alto di Sirius, ma meno del nostro numero dieci, e con un fisico scolpito. Un manager gli si avvicinò porgendogli la prima uniforme, che essendo nera con le bordature arancioni presumevo appartenere al secondo portiere.

-Gabriella Evans. Eccola a te insieme alla fascia inazuma.- Effettivamente non avevo pensato al fatto che avrei dovuto togliermi la nostra, oramai era quasi una parte integrante di me e l'idea di separarmene non era invitante. Per forse la ventesima volta in quella giornata ripensai al motivo per il quale eravamo lì e dissi cercando di sorridere:

-Grazie.- Mentre gli altri ricevevano le loro, rimasi qualche minuto a fissare ciò che il ragazzo mi aveva dato, non avrei mai immaginato che mi sarei ritrovata in quella situazione. Sospirai e sganciai il mio bracciale, per poi allacciare l'altro. Dovevo solo capire come, ma sarei riuscita a superare anche quella sfida.

 

 

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Capitolo 25
*** Capitolo 25 ***


L'allenamento mattutino era stato davvero distruttivo, esattamente come se avessimo passato ore chiusi nella Inabikari Special. Rientrati nello spogliatoio, avevamo trovato le borse da palestra e la tuta negli armadietti che ci erano stati assegnati, cosa estremamente più comoda rispetto al ricevere tutto insieme. Preston per gran parte del training non aveva fatto altro che tenere gli occhi puntati su Sirius, dava quasi l'impressione di volerlo studiare a fondo, nemmeno fosse una cavia da laboratorio. Anche per molti altri giocatori il sapere che il figlio del Comandante era tra noi, aveva suscitato un grande interesse e curiosità. Per loro zio Jude era quasi un essere sovrannaturale e il fatto che quel ragazzo fosse suo parente gli puntava un riflettore addosso. Stavo sistemando le ultime cose, quando D'Este comparve alle mie spalle.

-In che classe sei capitata?

-Bella domanda.- Scorsi fino alla funzione per le note della fascia inazuma, dove mi ero segnata le informazioni più importanti che ci erano state date. -2 ͣ A, credo.

-È la mia sezione, se vuoi posso accompagnartici.

-Non sarebbe male effettivamente, ma vorrei aspettare gli altri. Noi del secondo anno siamo finiti tutti insieme e sarebbe meglio muoverci in gruppo almeno oggi. Questa scuola è un vero labirinto.- Fece una leggera smorfia, però poi continuò:

-Possono venire anche loro, tanto andiamo tutti nello stesso posto o sbaglio?

-Be' allora grazie, sei molto gentile.- Il primo dei tre moschettieri, il regista, ci raggiunse proprio in quel momento e parve sistemarsi di proposito tra noi due.

-Ho interrotto qualcosa?

-No, tranquillo.- Nuovamente mi accorsi di una strana espressione da parte del primo interlocutore, ma prima che qualcuno potesse aggiungere altro, arrivarono gli assenti. Mi informarono inoltre che Derek ed Aiden erano partiti alla ricerca della loro aula. Dal canto mio gli misi invece al corrente della proposta di Orlando. Ci avviammo poco dopo in un altro dedalo, nel quale avrei giurato che ci saremmo persi se non fosse stato per il capitano della Royal. Giunti finalmente davanti alla porta ci salutammo, poiché noi avremmo dovuto aspettare il professore per essere presentati. Lo attendemmo per vari minuti, infatti eravamo in anticipo rispetto al suono della campanella. L'uomo che ci comparve davanti era abbastanza anziano, probabilmente più vicino alla settantina che alla sessantina, in giacca e cravatta con i capelli bianchi perfettamente sistemati. Per un'istante mi domandai se dovesse arrivare la televisione, in quanto da noi era l'unico motivo per agghindarsi così tanto, anche se, a pensarci bene, conoscevo qualcuno che sarebbe comunque stato capace di venire vestito in modo sportivo. Quando entrò nella stanza lo seguimmo a ruota senza dire una parola. L'ambiente non era molto diverso dal nostro, sempre se non consideravamo la oramai assodata mancanza di finestre e la LIM gigantesca al posto della solita lavagna. Mentre noi eravamo disposti in fila con gli occhi di tutti addosso, il signor Decker, questo era il suo nome, si sistemò gli occhiali sul naso e iniziò ad armeggiare un po' con il suo tablet fino a trovare quello che stava cercando. Scrivendoli contemporaneamente, disse:

-Vi presento i nuovi studenti Ethan Blaze, Gabriella Evans, Sirius Sharp e Genesis Stonewall.- Per la cinque millesima volta da quando eravamo lì cominciò un vociare non appena venne letto il cognome del centrocampista. C'era solo un caso in cui quello si poteva evitare, ovvero che la somiglianza venisse notata immediatamente. Il prof invece mostrò totalmente un'altra reazione. -Non sarà parente di Caleb signorina.

-Sì, è mio padre, perché?

-Spero che lei sia più tranquilla di lui e meno indisciplinata, altrimenti noi avremo un bel problema.

-Immagino sia stato suo studente.

-Sfortunatamente mi trovo ad assentire. Brooklyn indichi ai ragazzi i loro posti.

-Certo.- Il capoclasse si alzò in piedi dalla terza fila e ci indicò alcuni banchi vuoti. Fortunatamente mi ritrovai alla sinistra del nostro numero quattordici, persona che era sempre bene avere vicino quando si parlava di lezioni. Per mia grande fortuna la materia che avremmo affrontato era storia, almeno in quella ero abbastanza sicura di cavarmela. L'argomento che trattammo era l'epoca Sengoku e in particolare ci occupammo della figura di Nobunaga Oda. C'era però una grande differenza tra il metodo d'insegnamento al quale eravamo abituati e il loro; da noi affrontavamo prima il tema durante le lezioni e poi lo studiavamo a casa, mentre lì sembrava il contrario.

-Sharp mi parli della morte del condottiero.

-Assolutamente ...

-La fermo subito, quando si ha la parola bisogna stare in piedi.

-Ah, scusi.- Eseguì immediatamente il comando. Ero sempre più convinta che in quel posto avessero tutti bisogno di una camomilla. -Il corpo dell'uomo in realtà non venne mai ritrovato; perciò, non si hanno dati certi riguardanti la sua dipartita. La teoria più attendibile in ogni caso risulta quella secondo la quale è dovuta all'incendio del tempio dove si era rifugiato per scampare all'attentato architettato da Akechi Mitsuhide. La tecnica utilizzata aveva l'obiettivo di stanarlo, ma alla fine nessuno vi uscì mai.- Notai l'anziano appuntarsi qualcosa, per poi rivolgere la sua attenzione pericolosamente nella mia direzione. Oh no, cosa voleva chiedermi? Non poteva concentrarsi su Ethan?

-Miss, lei sa dirmi invece un evento importante accaduto nel 1554?- Ero leggermente confusa, era una domanda più facile o più difficile di quella ricevuta dal ragazzo? Ci avrei riflettuto dopo in ogni caso, perché questa volta avevo davvero avuto un colpo di fortuna. Mi mossi disinvolta e con un leggero sorrisetto dissi:

-La battaglia del kemari tra il clan Oda e quello Imagawa, con la successiva vittoria del primo.- Quella era piuttosto semplice, avevo sentito una marea di storie sulle avventure nello spazio-tempo della Raimon Go e quelle in quel periodo erano tra le preferite di Arion. Il resto dell'ora passò relativamente in fretta, tra altri interrogativi e alcune spiegazioni. Scoprimmo con grande dispiacere della maggior parte del gruppo che ad aspettarci a quel punto c'era matematica. Genesis, la quale era riuscita a scampare al precedente docente grazie al suono della campanella, dovette occuparsi di un problema di geometria decisamente più complesso di quelli a cui eravamo abituati. Ma avevano dato un'occhiata ai voti della ragazza con il corrispettivo della professoressa Lockart e volevano metterla appositamente in difficoltà? Lei e i numeri erano dalla notte dei tempi due rette parallele che si sarebbero incontrate solamente all'infinito. Ovviamente era letteralmente nel panico dall'istante stesso in cui venne chiamata alla lavagna, dovevo capire come salvarla. Scrissi sul tablet alla velocità della luce al mio migliore amico di passarmi l'esercizio. Il fatto che la donna fosse di spalle permise al moro di leggere il mio messaggio e a me di copiare dal suo schermo i calcoli, tutto questo mentre la centrocampista tentava di inventarsi cose. Raggiunsi la chat privata tra noi due sulla fascia e le mandai il procedimento. Ringraziai il cielo per il fatto che lei fosse mancina e perciò avesse il polso sott'occhio e fuori dalla visuale dell'insegnante, che nel frattempo aveva incominciato a spazientirsi.

-Fatto.- Concluse posando la penna sul tavolo e camminando a passo spedito verso il suo posto prima che potesse solo pensare di richiamarla. Quando incrociò il mio sguardo però mimò con la bocca un grazie. Al biondo del gruppo infine toccò superare un improvvisato quiz di letteratura giapponese, che riuscì a superare probabilmente per merito di qualche miracolo e della sua spiccata simpatia, che a quanto pare era persino in grado di corrompere lo spietato corpo docenti della Royal Academy. Mi faceva sempre ridere il fatto che su questo pianeta eravamo all'incirca in due a resistergli.

Pov. Jude

Ero nel mio ufficio a guardare sugli schermi-ologramma la situazione all'interno della scuola. In quasi tutto l'edificio erano state posizionate telecamere che consentivano al Comandante di essere informato su ogni cosa che accadeva e su ciò che veniva detto. Quel sistema era attivo già quando ero io uno studente, ma solo dal momento in cui avevo preso il posto di Dark ne avevo capito l'importanza. A volte era sfortunatamente necessario avere il controllo su ogni cosa. Seguii con curiosità le lezioni della 2 ͣA, volevo vedere come se la cavasse Sirius con un approccio totalmente diverso da quello a cui era abituato. Ricordavo quando ero stato io a trasferirmi alla Raimon e quanto fosse stato strano osservare il nuovo atteggiamento. Notando la sua piccola gaffe con Decker, mentre provò a rispondere da seduto, riflettei sul fatto che effettivamente forse avrei dovuto dargli qualche indicazione in più il giorno precedente. Trattenni una risata invece quando mi accorsi del viaggio d'informazioni tra i tre ragazzi, la cui notifica del messaggio era arrivata persino a me. Forse era necessario che gli facessi dire che avevo accesso a tutte le chat inviate con quel sistema, persino a quelle private, cosa che a quanto pareva Mark aveva evitato. Ciò che mi stupii maggiormente, però, nel corso delle ore, era stato il vedere mio figlio cercare di allontanare in ogni modo possibile Orlando da Ella, che sembrava essere davvero interessato a mia nipote. Speravo con tutto il cuore che non sarebbe nato un triangolo da quella situazione, soprattutto per Sir, in quanto una persona più diretta a volte poteva facilmente avere la meglio su chi aveva problemi a dire quello che provava. Stavo per cambiare video, ma proprio in quel momento Preston decise di fare la sua comparsa.

-Che succede?

-Aveva detto di venirla a chiamare per stabilire il piano di allenamento per il resto della settimana, ma se è impegnato torno più tardi.

-No, arrivo.- Spensi perciò il computer e seguii il mio ex allievo fuori dalla sala. Non potevo immaginare che proprio in quel momento una delle persone a cui tenevo maggiormente in questo mondo stava trovando una fotografia che avrebbe cambiato per sempre il nostro rapporto.

 

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Capitolo 26
*** Capitolo 26 ***


Pov. Sirius

Mi ero letteralmente smarrito in quell'intrigo di corridoi e non avevo la benché minima idea di dove stessi andando. Avevo perso di vista gli altri una decina di minuti prima durante la pausa pranzo, a causa del fiume di persone che si era riversata nei corridoi. Eppure, in quel momento senza sapere bene come, mi ero ritrovato in uno deserto con la soglia che avevo appena varcato bloccata. Cercai di forzare la serratura magnetica più volte senza successo; perciò, arresomi, decisi di proseguire nella speranza di individuare un'altra uscita. Innanzitutto, però, tirai fuori da una delle tasche il guanto che serviva per controllare la mia videocamera. Una delle cose che amavo maggiormente del mondo moderno era lo sviluppo tecnologico, in particolare quello delle cineprese. Attualmente si spostavano levitando in aria autonomamente. Chi filmava vedeva esattamente ciò che riprendeva attraverso degli occhiali a proiezione olografica, i quali comparivano non appena essa entrava in funzione, dandogli la possibilità di avere una doppia visuale, sia quella appena descritta che la propria. Veniva infine comandata con dei semplici spostamenti della mano. Se già mi piaceva farlo normalmente, l'idea di essere finito in qualche posto strano mi dava subito il desiderio di afferrarla. Ci misi un po', ma alla fine miracolosamente notai una porta lungo il muro destro. Si aprì non appena la toccai, lasciandomi davanti una stanza buia. Tastai con la mano la parete, finché non raggiunsi un interruttore. L'accendersi dell'illuminazione mi permise finalmente di aver una visuale definita dello spazio. Dava tutta l'impressione di essere un archivio o qualcosa di simile. Curiosai un po' tra le infinite file di scaffali, c'erano così tante scatole contrassegnate dalle targhette più strane. Per ottenere una prospettiva migliore, feci girare la camera in lungo e in largo. Grazie ad essa riuscii a confermare la mia teoria secondo la quale erano stati sistemati in ordine cronologico, da quelli maggiormente recenti ai primi mai registrati. Era come se fossi finito nel cuore e nella storia stessa della Royal Academy. Spostandomi sempre più in profondità, la mia attenzione venne catturata d'un tratto da una fotografia che fuoriusciva da dove era stata deposta. La tirai via del tutto, cercando di non provocarne in alcun modo il deterioramento. Osservando il materiale con la quale era stata stampata, potevo dedurre avesse quasi trent'anni. La mia analisi si rivelò corretta attraverso una data scritta a penna sul retro, 8 ottobre 2009. Quando la girai rimasi molto sorpreso nello scoprire cosa ritraeva, riconobbi mio padre a tredici anni e, seduto al centro della scena, Ray Dark. C'era qualcosa in quell'immagine che mi faceva rabbrividire, probabilmente molti si sarebbero concentrati sull'ambiente a tratti spettrale dove si trovavano, l'ufficio del Comandante, nel quale ero stato sì e no una volta quando ero piccolo, ma per me erano le loro espressioni il vero punto focale. Quei ghigni sui loro volti sembravano essere la manifestazione del male assoluto, come se tutto il bene del mondo fosse scomparso con uno schiocco di dita. Non conoscevo quasi nulla dei primi anni in cui il mio vecchio aveva studiato lì, lui non ne parlava mai, al massimo accennava qualcosa su Joe e David, senza però sbilanciarsi troppo. Mi ero sempre domandato perché ogni volta che provavo a chiedergli qualche informazione sviasse sugli anni alla Raimon, forse in quel momento avrei trovato la mia risposta. Tirai immediatamente giù il contenitore nel quale era precedentemente e iniziai a spulciarlo da cima a fondo. I documenti al suo interno erano tra i più vari, soprattutto personali su gente che non avevo mai sentito nemmeno nominare. D'un tratto mi capitò invece tra le mani un plico di articoli di giornale. Lessi mentalmente il titolo del primo: "Trentanove anni di imbattibilità", controllai subito anche il secondo che proprio come l'altro citava l'anno successivo un seguito di vittorie, questa volta, però, veniva citata l'assenza del capocannoniere della Kirkwood, Axel Blaze, per motivi sconosciuti. Frugai a quel punto ancora più in profondità, finché non trovai un fascicolo con su scritto Jude Sharp. Lo studiai con attenzione, stando attento a non tralasciare nulla e a riprendere ogni dettaglio. Una volta finito rimasi per un tempo indefinito con lo sguardo fisso nel vuoto, non potevo credere a ciò che avevo appena scoperto. Mi risvegliai dalla moltitudine dei miei pensieri solo quando la fascia suonò dandomi la notifica di un messaggio. Ella mi avvisava che dovevamo tornare in classe. Feci un bel respiro e risistemai tutto quello che avevo spostato per impedire a chiunque di notare il mio passaggio. Corsi fuori dalla stanza e ripresi il corridoio dal quale ero arrivato, andando però nella direzione opposta. Fortunatamente ben presto riuscii ad individuare l'uscita che tanto avevo bramato. Mi mossi lentamente da quel momento in poi, come infondo facevano anche gli altri studenti intorno a me in quanto non si poteva correre, pena violazione del regolamento interno. Proprio quando Derek, mio cugino, entrò nel mio campo visivo, mi venne un'idea. Se avessi voluto sciogliere il garbuglio che mi si era creato in testa, avrei dovuto chiedere a qualcuno che conoscesse la storia per intero.

-Ehi, senti zio è a casa oggi?

-Sì, perché?

-Posso venire da voi dopo gli allenamenti? Vorrei parlargli di una cosa.

-Certo, non penso sia un problema.

-Ottimo, puoi avvisarlo tu?- Fece un leggero segno d'assenso con il capo prima di riprendere a camminare verso la sua meta.

Passai il resto della giornata scolastica senza quasi mai rivolgere la parola a nessuno, nonostante i tentativi di Gabriella di instaurare una conversazione. Probabilmente la frase più lunga che avevo pronunciato era per dirgli di mettere al corrente mio padre che sarei andato via con il bianco-azzurro. Non aspettai nemmeno che rispondesse, continuai dritto verso casa Samford. Zia Celia, ignara a quanto pare della mia visita, rimase piuttosto sorpresa di vedermi arrivare, mentre l'ex attaccante mi accolse calorosamente.

-So che volevi parlarmi di una cosa, vieni andiamo nel mio studio.- Lo seguii in silenzio e aprii bocca solo una volta seduto difronte a lui sul divano.

-È una questione complicata da spiegare, posso mostrarti un filmato?

-Così mi stai facendo preoccupare, però va bene.- La cinepresa incominciò al mio segnale a proiettare le scene di quella mattina. Quando arrivò il momento clou l'uomo si volto nella mia direzione di scatto. Aspettò in ogni caso la fine prima di riprendere il dialogo. -Cosa vuoi sapere?

-Tutto, compresi i dettagli.- Era stato un discorso molto lungo, pieno di fatti e ricordi. Scoprii per la prima volta un lato che il Comandante aveva cercato di nascondere, nella speranza che il suo periodo più oscuro e i suoi peccati non ritrovassero mai la luce. Non potevo credere alle mie orecchie, come riusciva ancora a guardarsi allo specchio? In un'istante la figura a cui avevo sempre guardato con ammirazione, mi si sgretolò davanti. Mi alzai in piedi di scatto, ma prontamente l'altro mi afferrò il polso.

-Per favore, non considerarlo colpevole per il male che Dark ci ha costretti, o se preferisci convinti, a portare. Lui è buono.- Lasciai la casa a passo spedito, avanzando a grandi falcate verso la torre, dove speravo che la mia migliore amica si fosse rifugiata come ogni singolo giorno. Fortunatamente era lì, intenta a cercare di fermare un copertone che viaggiava ad alta velocità. Si accorse della mia presenza dopo che cadde a terra sbilanciata da quello che aveva sulle spalle.

-E tu che ci fai qui?- L'aiutai a risistemarsi e soprattutto a levarsi quel peso ingente dalla schiena. La osservai togliersi i guantoni e pulirsi le mani sporche prima di prendere la borraccia. Il solo averla così vicina mi lasciava addosso una serenità incredibile, anche se non bastava a fermare le rotelle che mi giravano in testa. Le raccontai tutto ogni minimo particolare che avevo scoperto, mi serviva assolutamente una sua opinione. A differenza mia la sua reazione era stata calma e non si era messa ad inveire contro nessuno.

-Per quale motivo sei così tranquilla? Io sono letteralmente sconvolto, di norma è il contrario.- La sentii sospirare e poi mi rivolse un sorriso dolce e comprensivo.

-Ti dirò la verità, molte di queste cose già le sapevo. Mio padre non mi ha mai nascosto nulla su quei tempi. Lo sai lui non è un tipo molto riservato.

-E com'è possibile che tu abbia ancora un'opinione positiva su ...

-Zio Jude? La risposta è pressocché ovvia, lui ha lottato per espiare i suoi errori. Si è ribellato, ha fatto ammenda e infine si è unito alla Raimon ritrovando definitivamente la luce che aveva perso. Non commettere lo sbaglio di giudicarlo per il suo passato. Potrà aver commesso azioni deprecabili, ma questo non fa di lui una persona cattiva. Serve molta più fatica per cadere nell'obblio e risorgere che per restare fissi in cielo. Ha lottato per essere l'uomo che è ora.

-E ALLORA PERCHÉ NON MI HA MAI DETTO NIENTE!- Avevo le lacrime agli occhi; io quello che di norma era l'imperturbabile.

-Mi vergognavo.- Riconobbi immediatamente quella voce alle mie spalle, rivolsi uno sguardo al portiere che toccando la fascia mi fece capire che c'era di mezzo il suo zampino. Mi mossi lentamente, finché d'un tratto non eravamo uno difronte all'altro.

-Io tolgo il disturbo.- Disse la ragazza raccogliendo le sue cose e incominciando a scendere la collina.

-Ti assicuro che è stato peggio scoprirlo così, trovando una stupida fotografia. Avrei voluto sentirla da te questa storia, non dovendomi improvvisare investigatore. È questo che mi fa arrabbiare, non tanto ciò che hai fatto quando eri solo un ragazzino cresciuto appositamente per diventare quello.- Si tolse gli occhiali, rivelando le iridi color cremisi uguali alle mie, che in quel momento sembravano persino lucide.

-Non è facile rivelare a chi ami che sei molto lontano dalla perfezione. Ho impiegato molto tempo per trovare il coraggio di dirlo a tua madre e con te ce ne sarebbe voluto persino di più. Non potevo distruggere il modello che ti eri creato, avevo paura che poi mi avresti odiato, eppure a quanto pare mi sbagliavo.- Era la prima volta che lo vedevo esporsi così tanto, aveva deciso di abbassare ogni scudo, tutte le sue difese. Senza rendercene conto entrambi andammo l'uno verso l'altro. Non ero certo di chi avesse dato inizio all'abbraccio, ma in quell'istante non mi interessava minimamente. Finalmente sentivo di conoscerlo veramente. Di sfuggita notai inoltre che la mora in realtà aveva deciso di mimetizzarsi in una specie di cespuglio e ci ammirava allegra. Quella era un'altra cosa che amavo di lei, dava sempre tutta sé stessa per fare in modo che chi amava fosse felice.

 

 

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Capitolo 27
*** Capitolo 27 ***


Non pensavo di essere mai stata così felice il lunedì, ma finalmente, avendo di nuovo addosso la divisa scolastica della Raimon, tutto sembrava più bello. Quella settimana avremmo inoltre disputato il primo incontro della fase nazionale della Scalata dell'Olimpo; quindi, la nostra sfida avrebbe avuto definitivamente il suo inizio. Secondo il programma il sabato invece ci saremmo dovuti sorbire la cerimonia inaugurale, che a mio parere assomigliava maggiormente ad un tentativo di farti sopraggiungere i crampi alle gambe per le ore in cui dovevi restare in piedi, rispetto ad avere una vera e propria funzione. Raggiunta la sede del club venimmo letteralmente sommersi dalle domande sulla nostra esperienza, in particolare Naomi ci chiese se avessimo combinato qualche guaio. Effettivamente era strano che nessun professore si fosse preso un infarto per uno dei disastri, che ci tenevo a dire fossero stati tutti involontari, causati dal nostro comportamento troppo esuberante e certamente inadatto alla Royal Academy. Avevo perso il conto di quante volte Genesis fosse stata allontanata dalla classe perché replicava con i docenti, mentre il suo ragazzo rischiò di farsi mettere in punizione a vita per una lite con uno snob dalla puzza sotto il naso, il quale non aveva fatto altro che provocarlo. Io, da brava regina dell'impulsività, stavo per chiamare il Comandante zio Jude ogni dieci minuti circa, ma per fortuna riuscivo sempre a fermarmi in tempo. Non era stato altrettanto accorto Ethan, che, in quanto sovrano indiscusso delle gaffe, lo fece un giorno durante un allenamento. Ricordavo perfettamente il gelo che si era riversato in quel campo, tutti davano l'impressione di essere pietrificati, finché l'appena nominato non prese parola, informando l'attaccante che avrebbe dovuto provare un nuovo modulo di training quel pomeriggio. Inutile dire che quando rivedemmo il giovane Blaze aveva più lividi che pelle e il fiato nei suoi polmoni era completamente sloggiato. Sirius e Derek, infine, grazie soprattutto all'educazione a tratti militaresca con la quale erano stati allevati, erano gli unici a non aver combinato il minimo danno, anzi cercavano di aiutare noi a risolvere i nostri. Concluso il racconto ci domandarono del metodo speciale che avevamo dovuto affrontare. Per il momento nessuno mostrava segni effettivi della riuscita dell'esperimento, però ero abbastanza convinta che avremmo dovuto aspettare la partita per avere una risposta certa. Dal canto mio mi sentivo decisamente più forte e agile nei movimenti; perciò, in ogni caso qualche progresso si era verificato. Ad essere completamente sincera, quell'esperienza era stata istruttiva anche da un altro punto di vista, per la prima volta in tutta la mia vita credevo di riuscire a capire cosa succedesse nella testa del regista e perché reagisse in un certo modo difronte ad un tipo particolare di situazioni. Tutto finalmente sembrava avere un senso ed ora mi sentivo persino più vicino a lui di quanto non fossi mai stata. Era strano dirlo, ma il tornare a tutta quell'informalità nei modi di fare mi confondeva un po'; avevo iniziato a pensarci sempre due volte prima di muovermi perché non ero certa di dove mi trovassi. Ritrovare il mio amato banco, ma soprattutto la finestra al suo fianco, era stato davvero un toccasana per la mia stabilità mentale. Finalmente avrei potuto ricominciare a fantasticare su nuove supertecniche ammirando un bel panorama e non un muro scuro. Avevo proprio bisogno di un po' d'ispirazione in quel momento, infatti la nostra prossima avversaria la Mary Times Memorial, negli ultimi anni si era guadagnata la fama di essere un'ottima squadra e la nostra missione mi imponeva di essere certa di poter parare più tiri possibili. Non potevo assolutamente permettermi di subire due reti come nello scorso incontro, commettere errori era inaccettabile. Scarabocchiai sul tablet per ogni idea che mi compariva nella mente fino alla fine delle lezioni, nella speranza che una mi convincesse a pieno. Era così quando ero concentrata su qualcosa, dovevo portare a termini il compito che mi ero prestabilita prima di potermi dedicare a qualunque altra cosa. Dedicai l'intero allenamento a fissare un pallone, nella speranza che mi sussurrasse la risposta all'enigma che mi ero creata. La lampadina, però, mi si accese in un modo a dir poco particolare, degno dell'eredità genetica che mi portavo dietro, ovvero quando Melany sbagliò un passaggio e venni colpita in pieno sulla nuca. Tutti mi corsero in contro preoccupati, con la rossa che continuava a scusarsi senza sosta. Mi passai una mano dove avevo preso la botta, ma mi rialzai tranquilla.

-Ve lo ricordate che sono un portiere e ho questo genere di incidenti circa quattro volte alla settimana? Temo non sarà neppure l'ultima volta.- Proprio allora ricevetti l'illuminazione. Presi immediatamente il volto dell'attaccante tra le mani allegra. -Grazie, sei un genio. Te l'ho mai detto che ti adoro?- Mi diressi correndo verso le scalette che conducevano fuori dal campo con gli occhi di tutti puntati addosso.

-DOVE VAI?- Mi urlò dietro Lea abbastanza confusa come la maggior parte delle persone.

-A FARE UNA COSA!- Sentii di sfuggita Sirius ed Ethan confabulare.

-Nuova parata?

-Assolutamente sì.

Senza fermarmi un attimo raggiunsi la mia amata torre, avevo un piano, anche se forse era leggermente contorto e complicato. Infondo però se fosse stato semplice chiunque sarebbe stato in grado di inventare nuove tattiche tutti i giorni. Mi sistemai in uno dei punti con più alberi, i quali consentivano di avere maggiori possibilità d'appoggio. Con la mia solita forza di volontà forse eccessiva, iniziai ad attaccare su cinque rami distinti altrettante corde agganciate a copertoni. Mentre cercavo di capire come muoverli da sola, la mia fascia inazuma suonò. Il giocatore dalla maglia numero dieci mi stava informando che lui e altri quattro mi stavano raggiungendo, a quanto pare papà li aveva inviati per aiutarmi e controllare che non mi ammazzassi. Non ci volle molto prima di notare la chioma color rosa scuro venire nella mia direzione, con quella capigliatura avrei riconosciuto Azariel anche a venti chilometri di distanza. Gli altri tre poveracci, costretti alla scampagnata in collina erano invece Derek, Emma e l'immancabile regista. Posate le borse a terra il più grande della compagnia mi domandò immediatamente:

-Capitano come possiamo renderci utili?

-Ok, il piano è il seguente. Io mi metto al centro bendata, mentre a turno lasciate andare gli pneumatici. Il mio compito sarà quello di capire quale si è mosso e bloccarlo esattamente come se fossimo in una partita e quello fosse l'attacco avversario che sta impostando l'azione.

-Non vorrei fare il melodrammatico o l'apprensivo, anche perché non è assolutamente da me, però credo sia leggermente pericoloso sia in primis per la tua persona che la squadra, ci tengo a ricordarti che sei il nostro unico portiere e se ti facessi male sarebbe un gigantesco problema.- Il cugino gli si avvicinò, mettendogli una mano sulla spalla sospirò.

-È inutile che ci provi. Ti posso dire per certo che non le farai cambiare idea qualunque cosa accada. Perciò possiamo aiutarla o lasciare che trovi un modo persino più rischioso.

-Ma che caz...

-Lascia perdere, in anni ho imparato che provare a ragionare con lei quando si parla di allenamenti assurdi è letteralmente impossibile.

-Lo sapete che vi sento, vero?

-Perché questo cambia il risultato della conversazione?- Chiese fiducioso Samford, probabilmente nella speranza di scoprire che io non fossi del tutto pazza. Ovviamente la risposta che sarebbe arrivata non lo avrebbe soddisfatto.

-Assolutamente no. Mettiamoci a lavoro, comunque, altrimenti sono pronta a stare qui anche tutta la notte.

-COSA!- Urlarono come un coro preoccupati. A quanto pare loro non avevano il mio stesso livello di fanatismo verso il calcio. Come preannunciato il training risultò molto faticoso, sia per loro che fecero un sollevamento pesi degno della più lunga sessione in palestra, che per la sottoscritta, la quale finì varie volte tramortita e con un muovo livido o bernoccolo da aggiungere alla collezione già abbastanza ampia. Nel frattempo, si era fatta sera come previsto. Visti i risultati manchevoli Kane propose di tornare a casa e riprendere il giorno seguente, cosicché avremmo potuto essere riposati e nel pieno delle forze. Insistetti, però, per fare un ultimo tentativo, ero certa che qualcosa stesse succedendo e sapevo anche che mancava pochissimo. Utilizzando il mio solito tono coinvolgente, riuscii alla fine nel mio intento. Privata della vista, dovevo concentrarmi solamente sull'udito. Sarebbe stato proprio il fruscio del vento, mosso dal copertone durante il suo spostamento a farmi capire da che parte arrivasse la minaccia. Mi concentrai a pieno, canalizzando le mie energie in quell'unico movimento. D'un tratto sentii intorno a me una specie di aura e, senza nemmeno toccarlo, ciò che mi avrebbe travolta si arrestò. Tolsi di scatto la benda e guardai in giro.

-Direi proprio che ci sei riuscita.- Convenne l'italiana.

-Cos'è successo?

-Vediamo, come posso descriverlo?- Si massaggiò il mento, cercando di mettere insieme i suoi pensieri. -Vari fasci di luce grigiastra sono comparsi davanti a te, creando una specie di barriera impenetrabile, la quale una volta colpita a fermato il tentativo di invasione.

-Mica male. Ora mi serve solo un nome.- Il difensore prese immediatamente la parola.

-Che ne dici di "Scudo lunare"?- Riflettei un attimo sulla proposta, effettivamente era molto carino e anche un pizzico misterioso.

-Sì, mi sembra perfetto. Grazie a tutti per l'aiuto, siete stati essenziali oggi. Visto che il tramonto è passato già da un po' credo sia giunto il momento di ricongiungerci con le rispettive famiglie. Meglio sbrigarci prima che siano costretti a venire a cercarci.- Con un pizzico di euforia in più presi sottobraccio i miei migliori amici, pronti ad avviarci verso casa.

Pov. Esterno

Una donna guardava dalla vetrata del suo ufficio lo skyline della città, oramai solamente illuminata dalle luci artificiali. Era uno spettacolo meraviglioso, che la faceva sentire viva. Già alta, i tacchi a spillo che portava slanciavano ancora di più la sua figura snella e sensuale, stretta in un tubino rosso. I capelli un tempo riccissimi, ma sempre neri come la pece, erano sistemati in un semi-raccolto, il quale permetteva di mettere in evidenza sia i suoi magnetici occhi azzurri che gli orecchini di rubino. Sul viso aveva un'espressione tanto ammaliante quanto manipolatrice, che non lasciava scampo a chiunque avesse provato ad intromettersi sulla sua strada. Il suo flusso di pensieri venne ben presto interrotto dall'arrivo di un uomo di circa dieci anni in meno.

-Norris, finalmente. Ti aspettavo da un po'.

-Perdonatemi, il controllo delle ultime informazioni ha richiesto la mia attenzione più del previsto.- La sua voce era bassa e profonda, resa forse anche più rigida dalla posizione estremamente composta che il suo possessore aveva assunto.

-Perciò qual è il responso?

-Mia signora, è tutto pronto. Sabato la nostra missione potrà avere inizio.- Le labbra della corvina si incresparono in un sorrisetto malefico, che il vetro verso il quale era rivolta non faceva altro che riflettere e accentuare nella sua spettralità. 

 

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Capitolo 28
*** Capitolo 28 ***


Spazzolai i capelli nella speranza che la loro piega diventasse quasi umana e poi controllai allo specchio che il foulard fosse ben stretto. Scansionai con lo sguardo il mio riflesso, nell'utopica possibilità di notare che il resto del mio abbigliamento fosse abbastanza in ordine, cosa che sfortunatamente non risultò tale. Cominciai immediatamente a cercare di sistemare la maglia al fine di essere pronta per quella stupida cerimonia d'apertura. Non potevano farci giocare e basta, dovevamo perdere tutto quel tempo inutilmente? Nella squadra eravamo in molti a pensarla in quel modo; infatti, non erano poche le facce scocciate nello spogliatoio. Quando ci raggiunsero anche i ragazzi scoprimmo che tra di loro la situazione non era migliore, solo Sirius sembrava essere di altro avviso.

-In realtà un lato positivo c'è in questo teatrino.

-Sarebbe?- Chiese Gen sdraiata su una panca.

-Abbiamo la possibilità di osservare i nostri avversari da vicino, soprattutto l'Accademia della Leggenda, una squadra che non abbiamo mai neppure visto.

-Non potendo andare in giro, come pensi di farlo esattamente?- Un ghigno comparve sul viso del regista.

-Sapete, una delle abilità della mia videocamera è di mimetizzarsi con lo sfondo, diventando praticamente invisibile.

-Lo hai fatto sul serio?

-Dare a Lea, che si trova sugli spalti, la mia cinepresa per assolvere a questo compito? Assolutamente sì. Non avremo dati per la prossima partita, però per quelle successive potremo averne finalmente qualcuno in più.- Scoppiammo tutti a ridere.

-Passano gli anni, ma non ho ancora capito se sei un genio del bene o del male.- Aggiunsi divertita avvicinandomi.

-Temo dipenda dai punti di vista, però in generale quello che preferisci.- Ci guardammo negli occhi per qualche istante, che a me valsero come un secolo. La situazione abbastanza imbarazzante per chi ci osservava, venne interrotta da Ethan.

-Odio fare il guastafeste ...

-In realtà è il tuo hobby preferito.

-Sh, dicevo che ci aspettano in galleria. Farete Romeo e Giulietta più tardi.- Entrambi sentimmo il nostro viso tingersi di rosso, cosa cavolo gli passava per la mente. Notai il moro mettersi immediatamente gli occhialini imbarazzato, pronto a rialzare ogni barriera. Mentre stavamo lasciando la stanza, mi giunse come un sussurro la voce di Shiny, unica manager presente in quel momento, all'orecchio. Stava riprendendo il biondino.

-Sei un'idiota lo sai! Se inizi a fare queste battutine quei due altro che passi avanti, mille indietro ne faranno.- Rimasi molto sorpresa per le sue parole, sia per il loro significato che per il tono della sua voce. A volte faticava ancora tanto ad aprirsi con chiunque non fossi io, eppure adesso era riuscita a tirare fuori il ruggito contro l'attaccante. Chiedendomi se per caso li avessi già visti parlare da soli, ripercorsi nella mente ogni singola riunione da quando la fucsia era entrata nello staff. Non ci avevo mai prestato attenzione, ma erano state in realtà parecchie quelle occasioni. Che fosse lui a dover dire qualcosa a noi invece? Qualunque fosse la situazione, aveva finalmente trovato una persona in grado di tenergli testa e non una di quelle oche che pendevano dalle sue labbra. Chissà se la sua parentesi da libertino non si era già conclusa in così breve tempo. Nel caso in cui il tutto decidesse di evolversi in quella direzione, avrei fatto alla ragazza una statua gigantesca. Speravo davvero con ogni fibra del mio essere che il giovane Blaze potesse tornare a credere nell'amore e nell'idea che il lieto fine alla fine arrivasse per chiunque, anche quando sembrava impossibile. Non volevo che restasse scottato a vita per la scelta di una sola donna, la quale meritava tutto fuorché l'appellativo di madre. Lui meritava di essere felice. Salutata anche l'ultima non giocatrice del nostro team avanzammo a passo svelto verso la fine del sottopassaggio, dove ci era stato detto di posizionarci. Sapevamo che i due allenatori sarebbero già stati in campo ad aspettarci; perciò, per un po' avremmo dovuto cavarcela da soli, o per meglio dire dovevo tenerli sotto controllo. Per la loro incolumità psicofisica confidavo sul fatto che non avrebbero combinato disastri. Giunti finalmente nel punto prestabilito, trovammo un ragazzo con una stramba uniforme e tra le mani il cartello che indicava il nome della nostra squadra, in quanto ci avrebbe guidato in quella imbarazzante e al quanto inutile parata. Se lo avessi incontrato per strada avrei detto che la macchina del tempo su cui viaggiava doveva aver sbagliato fermata, sembrava appena uscito o dall'Antica Grecia o da un film ambientato nel suddetto periodo storico. L'avevano presa proprio sul serio la questione mitologia greca come tema per il nuovo torneo. Indossava un chitone corto con i colori della Raimon, mentre tra i capelli portava una corona d'alloro. Ci sistemammo in fila a coppie; aprivamo la serie Sirius ed io, in quanto regista e capitano, seguiti a breve distanza da Alexander ed il numero dieci e così via. Eseguimmo senza problemi il percorso che ci era stato assegnato, anche se avrei preferito essere in qualunque altro posto. Sospirai, mancava solo il discorso di apertura, potevo farcela a reggere qualche altro minuto. Osservai zio Axel comparire su un pulpito e il suo ologramma venne proiettato in cielo per permettere a chiunque di vederlo e non solo sentirlo. In quanto capo della federazione calcistica era un suo compito svolgere questo tipo di cose. Con un gesto della mano zitti il brusio che veniva dagli spalti, attirando l'attenzione di tutti su di sé.

-Do a tutti voi il benvenuto qui questo pomeriggio. Prima d'iniziare voglio fare le mie personali congratulazioni a coloro che sono riusciti ad arrivare fin qui, conquistando con valore il titolo regionale delle rispettive zone. Ora però con la fase nazionale dovrete affrontare altri campioni. Le sfide che sono state preparate non saranno facili, ma mi aspetto che ognuno di voi darà il massimo. Credo che la parola migliore che si sia scelta da usare sia scalata, perché è proprio ciò che vi aspetterà. Non vincerà per forza il più forte, sicuramente però chi non sarà disposto ad arrendersi. Lottate con tutti voi stessi per conquistare la vetta più alta e dimostrate di essere degni di diventare i migliori del paese.- Un applauso sì levò dal pubblico e lui salutò congedandosi. Speravo davvero che andasse tutto bene, dovevamo proteggere il calcio.

Oscillai l'altalena avanti e indietro, i miei migliori amici ed io, avevamo deciso di raggiungere il parco del quartiere per staccare un po' la mente. Ethan si stava sistemando la giacca rossa, tentando di specchiarsi nel metallo che componeva uno dei giochi, mentre Sirius giocherellava con una ciocca dei suoi capelli castani. Stavo per cominciare una nuova conversazione, quando un gruppo, formato da maschi e femmine all'incirca della nostra stessa età, si avvicinò a noi. Cosa diamine volevano, oggi non era proprio giornata, volevo solo passare un po' di tempo con i miei amici in santa pace. Cercai di ritrovare il mio solito sorriso e il più gentilmente possibile domandai:

-Possiamo aiutarvi in qualche modo?- Il più alto prese parola.

-Per caso siete i tre fuoriclasse della Raimon.- Non ero certa che avrei usato il medesimo sostantivo, ma ci trovammo lo stesso ad annuire. Una moretta sussurrò entusiasta:

-Vedete, ve lo avevo detto. Possiamo farci una foto con voi?- Ci mancava solo quello, infondo era il prezzo della fama, sempre se la potevamo considerare tale. Guardai gli altri due giocatori per avere anche la loro opinione, non avrei mai risposto senza sapere se loro fossero d'accordo o no. Uno alzò le spalle, mentre l'altro accennò un segno d'assenso con la testa.

-Certo, senza problemi.- Sfortunatamente dopo decisero che fosse necessario farci un lungo questionario di domande, nemmeno stessimo registrando un'intervista per un canale della Fuji TV. Alle prime era piuttosto semplice rispondere, erano banali, come ad esempio perché hai iniziato a giocare a calcio? Il problema arrivò quando decisero autonomamente di virare verso quelle personali. Mi sarei voluta sotterrare, per di più noi tre eravamo stati irrimediabilmente separati; perciò, non potevo contare su un aiuto esterno.

-Hai un fidanzato? Una come te non può non averlo, cadranno tutti ai tuoi piedi.

-Veramente no, non ho il tempo per pensare ad una vita sentimentale.

-Ma c'è qualcuno che ti piace?- Arrossii immediatamente, quella sembrava la domanda del giorno. Guardai senza farmi notare con la coda dell'occhio il moro. Cosa avrei dovuto rispondere? Forse, non ero ancora sicura al cento per cento. Avevo alcuni pezzi che stavano tuttora cercando il loro posto in quella matassa ingarbugliata.

-Come ho detto, in questo momento ho solo il calcio in mente.- Speravo davvero che quella risposta li avesse convinti. Non avrei saputo cos'altro inventarmi.

-È un vero peccato. Sei considerata una delle ragazze più belle del campionato.

-Grazie, però in ogni caso temo di spaventare un po' i maschi. Ho un carattere piuttosto esuberante, devo sempre dire la mia e non mi faccio mettere i piedi in testa. Credo che molti non apprezzino questo genere di cose e sinceramente non riesco nemmeno ad immaginare che io possa piacere a qualcuno.- Per la seconda volta lo sguardo mi cadde sul regista. Riuscimmo finalmente a liberarci di loro solo dopo che passarono altri dieci minuti. Il biondo mi abbracciò da dietro e disse con voce ferma:

-La prossima volta che vogliamo riposarci andiamo al cinema, vi prego. Almeno lì è buio e la gente non ci vede.- L'altro, sdraiato su una panchina, rispose immediatamente:

-Assolutamente d'accordo, mi aggrego.

-Certo che quando studiavano i nostri padri era più facile. Il calcio non era ancora così popolare anche nel mondo giovanile e soprattutto non influiva in modo eccessivamente rilevante sulla prestigiosità delle scuole. Se poi ci mettiamo i social media e tutto il web, la situazione diventa persino peggiore. Vi siete mai cercati su Google? Sapete quante fanpage ci sono su di noi? Io l'ho fatto una volta, alcune sono carine, ma certa gente mi preoccupa proprio. Comincio a capire perché a noi venga chiesto di usare solo le fasce e non abbiamo un cellulare.

-Alla fine, se ci pensiamo l'unica funzione che non hanno sono quel genere di app. Secondo me è meglio così, rischieremmo solo di distrarci e viviamo molto più tranquilli.

-Poco ma sicuro.

-Da quando voi due siete diventati saggi? Avete preso una botta di cui non sono consapevole.- Misero un finto sguardo truce, però alla fine scoppiammo a ridere come tre idioti.

Domenica mattina eravamo nella stazione "Percorso dell'eroe" alla buonora, aspettando di prendere il treno che ci avrebbe condotto allo stadio. Osservai dall'altro lato del binario i giocatori della Memorial intenti a chiacchierare. Chissà cosa avremmo dovuto aspettarci. Era certo, in ogni caso, che allora sarebbe iniziatala nostra battaglia per mantenere libero il calcio.

 

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Capitolo 29
*** Capitolo 29 ***


Mi sedetti lentamente su uno dei posti ancora vuoti tra i miei migliori amici. Volsi lo sguardo verso il vetro che ci divideva dai nostri avversari. Il capitano della Memorial era un ragazzo dell'ultimo anno, dai capelli azzurri che ricordavano le onde del mare e la carnagione molto abbronzata, sintomo probabilmente delle troppe ore passate in spiaggia. Chiacchierava allegramente con una violetta, come se la partita che stesse per iniziare non mettesse in loro alcuna preoccupazione. Mi domandai se fosse l'atteggiamento con cui erano abituati ad affrontare le sfide, oppure perché già erano a conoscenza di ciò che ci attendeva, forse avvisati dall' associazione Titans. Chissà se Azarial, originario anch'esso di Okinawa, avesse mai incontrato uno di loro da bambino, probabilmente però in tal caso ne avrebbe fatto cenno in precedenza. L'anno prima non li avevamo affrontati, in quanto lo schema degli incontri ci vedeva in opposizione esclusivamente se entrambi avessimo raggiunto la finale. Sfortunatamente loro non erano arrivati fino a quel punto e in quell'occasione ci eravamo scontrati con l'Alpine Junior High, vincendo per 3-2. Anche nel nostro scompartimento, nel frattempo, si era levato un leggero vociare, scaturito dai giocatori del primo anno. Era bello vedere ancora quella gioia senza filtri, tipica di chi era all'inizio, la quale non poteva essere arrestata nemmeno dagli eventi in corso. Il treno si arrestò circa dieci minuti più tardi. La stazione era identica alla precedente, perciò non avevamo nuovamente informazioni su dove ci sarebbe stato l'incontro.

-Secondo voi cosa ci aspetta?- Chiese Alexander sistemandosi una ciocca di capelli che gli era ricaduta sul volto. Era strano, ma soffermandomi sempre sul fatto che non sapessimo nulla, non avevo mai congetturato alcuna vera ipotesi sulla questione. Per fortuna, il più saggio e preparato Sirius aveva già formulato una teoria piuttosto attendibile.

-Nel caso in cui ci fosse il loro zampino anche nelle combinazioni delle squadre, sarei portato a dire, conoscendo il luogo da cui provengono i nostri avversari, che potrebbero c’entrarci l’acqua o la natura. Ergo tradotto in divinità Poseidone o Demetra o Artemide.

-Direi che è plausibile, solo che a questo punto mi domando se non avremmo dovuto portare il costume al posto della tuta.

-Be’ in ogni caso la palla deve poter essere calciata, quindi dubito che ci toccherà nuotare, o almeno lo spero.- Ethan, mettendo un braccio intorno alle spalle del regista, disse:

-Se butta male puoi sempre farti spuntare le ali e volare in cielo con il pallone.- Scoppiammo tutti a ridere, probabilmente perché molti di noi, esattamente come me, si immaginarono la scena nella mente. Sarebbe stata davvero ridicola, però avrei pagato oro per vederla.

-Sono anni che dico che a te manca qualche neurone.- Rispose l’altro con un leggero sorriso sulle labbra. In ogni caso quella battuta era stata molto utile per smorzare un po’ la tensione tangibile tra alcuni veterani, probabilmente preoccupati per la partita. Venimmo ben presto richiamati all’ordine dal viceallenatore Dark, che ci ricordò che dovevamo andare a cambiarci.

Poco tempo dopo, mentre eravamo in fila aspettando di poter uscire dal sottopassaggio ed entrare in campo, ripensai alla formazione che papà mi aveva comunicato poco prima. Rispetto al solito avrebbe avuto una leggera variazione nel tridente d’attacco; infatti, al posto di Melany sarebbe entrata Naomi. La rossa a causa di problemi femminili era bloccata da un grosso mal di pancia e non se la sentiva di entrare in campo, sia per il dolore fisico che per la poca concentrazione. Di comune accordo, perciò, avevano deciso che finalmente quel giorno la rossa avrebbe avuto la sua prima apparizione come titolare. Ovviamente la ragazza era elettrizzata e ciò si poteva notare anche solo guardando il modo in cui spostava a destra e sinistra il ciondolo che portava al collo. Ricordavo benissimo la mia prima volta, era stata alla terza della fase regionale. Il secondo tempo era iniziato da circa cinque minuti e l’azione era spostata nella nostra area di rigore, un veloce scambio aveva condotto Nico Lewis, il portiere, a cadere colpendo il palo della porta. Venne portato via in barella, costringendo me ad entrare. Avevo già giocato nel torneo pulcini, ma l’emozione di quel giorno non era nulla al confronto. A calmarmi era stata la voce di Sirius, che mi appoggiò una mano sulla spalla prima che mi muovessi. Le sue parole erano semplici, però piene di significato: “Sei pronta, ti sei preparata tutta la vita per questo. Il calcio è impresso nel tuo DNA, sei nata per essere qui. Non ho mai conosciuto nessuno con il tuo talento”. Aveva ragione, come ogni volta che apriva bocca del resto. Riuscii a parare tutti i tiri e mostrai le mie abilità organizzative da capitano. Passammo il resto del pomeriggio in una sala d’attesa d’ospedale, aspettando di avere notizie sul ragazzo che di norma indossava la fascia rossa. Sfortunatamente la botta presa era stata così forte e in un punto tale da procurargli un danno permanente, non avrebbe potuto continuare a pensare alla carriera professionistica. Quando lo incrociavo in corridoio cercavo sempre di sorridergli, ma in realtà provavo solo un grande dolore per lui, solo immaginare che il mio amato sport mi venisse portato via creava dentro di me un grande vuoto. Ricevetti anche il secondo compito del ragazzo una volta giunti alla fase nazionale, infatti William Anderson, terzo anno, a cui era stato affidato in sostituzione di Lewis, disse che per lui il ruolo sarebbe stato meglio nelle mie mani. Così nel giro di pochissimi mesi mi ritrovai ad essere da matricola a portiere titolare e capitano. Mi avvicinai a passo svelto alla rossa uscendo dalla fila, toccava a me essere di conforto in quel momento.

-Come ti senti?- Finalmente si fermò, girandosi verso di me.

-Bene, credo.- Alzai un sopracciglio per farle intendere che si vedeva che non fosse realmente così. -Ok, sono leggermente in ansia.

-Paura di scordare come si passa una palla?

-In realtà sì, forse è un po’ strano.

-È assolutamente normale invece, ci siamo passati tutti. Quando toccò a me le gambe mi tremavano e credevo che vedendo il pallone arrivare sarei scappata dalla parte opposta, invece non è successo. Sei un ottimo attaccante, proprio come lo era tuo padre. Sarai la degna erede di Claude Beacons.- Per la prima volta la vidi sorridere, la conoscevo oramai da mesi, eppure non lo aveva mai fatto.

-Grazie.

-Di nulla, sai che se hai bisogno di parlare ci sono.- Senza indugiare oltre tornai al mio posto, in quanto l’arbitro ci fece segno che da lì a poi istanti avremmo potuto lasciare la galleria.

-BENVENUTI QUI ALLO STADIO POSEIDONE! L’INCONTRO DI OGGI VEDE COME AVVERSARIE LA RAIMON JUNIOR HIGH, CAMPIONE USCENTE, E LA MARY TIMES MEMORIAL! QUALI SORPRESE CI RISERVERÀ QUESTO STADIO, NON SO VOI MA IO NON VEDO L’ORA DI SCOPRIRLO!- Guardai il nostro numero quattordici che camminava al mio fianco. Ci aveva preso in pieno, a volte mi faceva quasi paura la sua abilità deduttiva. Il terreno di gioco colorato di un bluastro era decisamente più in basso rispetto alle panchine, con una distanza in altezza di circa due metri e mezzo. Temevo a chiederne il motivo, anche se ero certa che lo avrei scoperto presto. Non appena scesi dalla zona riservata allo staff mi resi conto che un sottile strato d’acqua ricopriva l’intera area, però per fortuna era così poca da creare un ostacolo solo attraverso un leggero rischio di scivolare. L’architettura del resto della struttura ricordava la città perduta di Atlantide o per lo meno la rappresentazione che nel corso degli anni gli si era stata data. Sembrava davvero di essere in un palazzo sottomarino, mi dava quasi l’impressione di essere in un vecchio classico. Ci disponemmo uno di fronte all’altro, in attesa che venisse lanciata la moneta che avrebbe deciso il calcio d’inizio, azione che ci vide successivamente come vincitori. Infine, ritornati ognuno al proprio posto e superati gli imbarazzanti messaggi degli sponsor, esso sarebbe stato battuto, mentre io ancora mi domandavo quali altre minacce quel luogo ci avrebbe riservato.

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Capitolo 30
*** Capitolo 30 ***


Il calcio d’inizio venne battuto da Naomi ed Ethan, i quali prontamente cominciarono la loro avanzata nella metà campo avversaria. Il gioco trascorse normalmente, tra vari ribaltamenti di fronti, per circa cinque minuti, finché, quando finalmente Sirius aveva trovato un modo per scardinare la loro difesa, non accadde qualcosa di assurdo. L’acqua, che già da prima in parte colonizzava il terreno, aumentò di volume arrivandomi poco più su delle caviglie, come pensavano potessimo giocare se il pallone galleggiava? Ricevetti la mia risposta a distanza di alcuni secondi, quando ad essa venne aggiunto il fango. Rimanemmo tutti a bocca aperta, era questo quindi il tranello nascosto in questo posto.

-ECCO SVELATO IL MISTERO CELATO DIETRO ALLO STADIO POSEIDONE! COME IL DIO DEI MARI, ANCHE A LUI PIACE GIOCARE CON L’ACQUA, CHE A VOLTE PUÒ MESCOLARSI CON ALTRE SOSTANZE!- Quell’idiota lo trovava davvero divertente? Promemoria per me, fargli ingoiare il microfono alla prima occasione disponibile. I nostri movimenti erano decisamente più lenti e i passaggi imprecisi, sia a causa della poltiglia che veniva schizzata che del differente attrito. Capii che la situazione non avrebbe potuto essere maggiormente disastrosa, quando Sierra cadde a terra rischiando di scivolare fino a sbattere contro le protezioni esterne. Naturalmente il karma cosmico aveva deciso che questo non era abbastanza e infatti, contrariamente a noi, i giocatori della Memorial davano l’impressione di non avere il minimo problema con la nuova situazione, anzi risultavano persino più veloci e agili. Mi domandai se qualcuno gli avesse fornito le caratteristiche di questo stadio prima della partita, cosicché potessero partire avvantaggiati. Dovevamo tenere gli occhi ben aperti, se fossero stati allenati dall’Associazione Titans non sarebbe stato affatto facile vincere. Li osservai muoversi lungo il campo, scartando chiunque si avvicinasse loro, sembrava quasi che stessero eseguendo una coreografia di danza. Era da tempo che non mi capitava di osservare una coordinazione così precisa tra dei compagni di squadra. Persino da noi avveniva solamente quando il nostro regista utilizzava una delle sue supertecniche, le quali portavano le persone a muoversi come se lui le spostasse tramite dei fili e fossero prive della propria scelta individuale. Li vidi sorpassare anche Morgan poco dopo, finendo in un’ottima traiettoria di tiro. Mi stupii molto la sua scelta di non utilizzare una tecnica, infondo avrebbe avuto maggiori possibilità di andare a rete in quel modo. Alzai mentalmente le spalle, di cosa mi lamentavo, meglio per me. Considerata la distanza il pallone avrebbe perso gran parte della sua potenza nel momento in cui fosse finito nei miei pressi. L’unica scelta saggia che l’attaccante aveva fatto era indirizzarla verso lo specchio della porta più lontano da me. Ero pronta a muovermi, avevo tutto sotto controllo; quando improvvisamente sentii il rumore provocato dal sistema di riempimento. Il fango, che oramai mi ricopriva quasi del tutto i polpacci, rese pesantissime le mie gambe, rendendomi difficile persino il minimo spostamento. Dovevano avere per forza in mente un trucco, sapevano che avrei parato facilmente una palla del genere. Cercai di spostarmi con tutta la forza che avevo in corpo, però ero troppo lenta. -GOAL! LA MERY TIMES MEMORIAL VA A SEGNO, GRAZIE AD UN ABILE UTILIZZO DEL SISTEMA D’OSTACOLO DI QUESTO CAMPO!- Mentre Sea Wave eseguiva la sua esultanza, sentii Genesis imprecare:

-Come cazzo possiamo giocare in un posto del genere? È già tanto se siamo in grado di fare un passo senza ammazzarci e alla velocità di una lumaca. Questo è veramente ingiusto.- Non confermai la sua idea ad alta voce, anche se lo feci con il pensiero. Saremmo riusciti a superare questa sfida? E se la risposta fosse stata affermativa, ci saremmo dovuti aspettare l’inferno la prossima volta? La situazione sembrava essere null’altro che un baratro senza possibilità di risalita. Mi diedi da sola uno schiaffo sul volto, la dea della vittoria non sorrideva mai a chi non lottava fino alla fine per conquistarla ed io sicuramente non avevo la minima intenzione di arrendermi, almeno non finché fosse scaduto l’ultimo minuto a nostra disposizione. Raccolsi la sfera da terra e mi rivolsi con voce chiara e coinvolgente alla squadra.

-Forza ragazzi, siamo solo all’inizio. Abbiamo ancora metà del primo tempo e tutto il secondo per vincere. Ricordatevi qual è lo stemma che portate sulla divisa, lo spirito della Raimon non è disposto ad accettare che i suoi ragazzi si tirino indietro difronte ad una sfida. Uniamoci e portiamo a casa il risultato che ci siamo prefissati. Io so che possiamo farlo!- Un grido di esultanza coinvolse ognuno di noi, persino chi era seduto in panchina. Ero certa che ci fosse un modo per uscirne e con altrettanta certezza potevo affermare che molto presto Sirius l’avrebbe trovata.

Il restante quarto d’ora non era stato così male alla fin fine. Le continue oscillazioni tra un terreno di gioco libero, semi-infangato e completamente coperto, ci avevano persino permesso di pareggiare, anche se il goal era avvenuto in modo abbastanza ridicolo. Derek, sorpreso da un improvviso aumento del miscuglio, aveva fatto volare il pallone e inciampando lo aveva colpito di testa, per poi finire sporco dalla testa ai piedi. Rimanemmo tutti senza parole per alcuni istanti, neppure il telecronista annunciò qualcosa inizialmente. Nonostante il colpo di fortuna, però, avevamo bisogno di una strategia vincente il prima possibile, infatti, noi della parte difensiva, avevamo dovuto farci in quattro quando la melma era troppo alta. Mi stavo strofinando l’asciugamano impregnato d’acqua sul viso nella speranza di pulirmi, peggiorando in realtà solo la situazione, quando sentii qualcuno accostarsi a me. Sirius ed Ethan si sedettero con le loro borracce in mano, uno alla mia destra e l’altro a sinistra, e le gambe che cadevano a penzoloni dalla zona rialzata. Osservandoli scoppiai a ridere, sembravamo appena usciti da una sessione d’addestramento militare.

-Quando tutto questo sarà finito, ci meritiamo una vacanza e anche molto lunga.

-Cosa hai detto?- Domandò il regista improvvisamente.

-Che dovremmo prenderci un po’ del meritato riposo che ci spetta.

-Sei un genio!- Il biondo ed io ci scambiammo uno sguardo confusi. Non avevo la più pallida idea di cosa intendesse, ma intuii che si trattasse di uno dei suoi brillanti lampi di ingegno. Si alzò di scatto ed entrambi decidemmo di seguirlo. Si diresse a passo svelto verso papà, il quale stava valutando alcuni schemi con il viceallenatore Dark. Andò dritto per la sua strada, evitando chiunque potesse essergli d’intralcio. Doveva essere davvero una cosa importante. -Mister so come fare per vincere questa partita e superare il nostro problema!- Quando l’arbitro fischiò nuovamente l’inizio
del secondo tempo, avevamo effettuato una modifica nella nostra formazione di partenza.

 
-PER LA PRIMA VOLTA IN QUESTO CAMPIONATO, SCENDE IN CAMPO CON LA MAGLIA NUMERO CINQUE, AZARIEL KANE, A SOSTITUZIONE DI EAGLE. IL RAGAZZO È ALLA SUA PRIMA APPARIZIONE COME TITOLARE, VEDREMO SE SARÀ ALL'ALTEZZA DELLA FAMA EREDITATA DAL PADRE, L'EX CAMPIONE DEL MONDO.- Non ci volle molto prima che lo stadio riprendesse da dove aveva cominciato per la mezz’ora precedente. Eppure, questa volta eravamo pronti. Riel era un asso nella manica che tutti ci eravamo scordati di considerare. Era cresciuto nello stesso posto dei nostri avversari ed era abituato a due cose, fare surf e muoversi su terreni al limite della possibilità umana. Il primo gli aveva garantito un equilibrio incredibile, che lo aveva reso praticamente immune a qualunque tipo di cambio repentino di attrito. La seconda abilità invece si spiegava da sola. Grazie a tutto ciò il nostro numero quattordici riuscì, utilizzando le sue ali, ad escogitare una strategia vincente, di cui il rosa era la chiave di volta. L’incontro finì con un punteggio di 4-1 per noi e ciò stava a significare che eravamo un passo più avanti per salvare il calcio.

Mi diressi al bagno dello spogliatoio, lasciando impronte lungo tutto il corridoio. Avevo bisogno di togliermi un po’ di fango di dosso il prima possibile. Guardai il mio riflesso nello specchio, cavolo com’ero strana. Nemmeno nei miei peggiori allenamenti ero tornata in condizioni del genere a casa, il che era tutto dire. Tolsi lentamente i guantoni imbrattati, poggiandoli sul lavabo del lavandino, mentre la divisa raggiunse ben presto il pavimento. Mi chiesi come fosse possibile che avessi imbrattato persino parti coperte del mio corpo. Mamma avrebbe ucciso sia papà che me, una volta viste le condizioni dell’uniforme. Ridacchiai al solo pensiero, mentre l’acqua della doccia mi scorreva addosso. Non era mai stato così rilassante essere lì sotto. Speravo con tutto il cuore che lo stadio successivo ci avrebbe regalato una sorpresina decisamente più pulita e soprattutto meno confusionaria. Avevo rischiato di accecarmi un paio di volte per fermare dei tiri. Ancora immersa nei miei pensieri uscii dal box, finalmente intonsa. Recuperai l’asciugamano e lo sistemai a coprirmi dal seno in giù, anche se vista la sua lunghezza risultava però molto corto. Proprio mentre mi tiravo i capelli indietro, sentii la porta dello spogliatoio aprirsi e una voce sempre più forte, che aveva iniziato a parlare ben prima, chiedermi:

-…pensavamo di andare tutti a mangiare fuori da Archer come da tradizione dopo esserci sistemati, tu ci stai?- Sirius si congelò sul posto non appena notò il mio aspetto. Si era già tolto sia gli occhialini che il mantello e questo mi permise di vedere il suo volto tingersi di rosso; invece, le pupille si allargarono coprendo parte della zona cremisi. -Oddio scusami tanto. Non pensavo ti fossi già …- Si coprì il volto con le mani e prima che potesse continuare a dire cose senza senso, lo interruppi.

-Tranquillo, non importa. Davvero è tutto ok.

-Se ne sei sicura. Be’ è meglio che io vada.- Corse fuori ad una velocità sorprendente. Probabilmente se l’avesse utilizzata anche in partita, Morgan in confronto sarebbe risultato una lumaca.

-Ma cosa?- Melany ed Emma entrarono subito dopo leggermente confuse.

-Ha visto un fantasma per caso?- Domandò la mora stranita. La rossa appena posò il suo sguardo su di me, parve squadrarmi da capo a piedi.

-No, direi che ha visto qualcosa di molto meglio.

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Capitolo 31
*** Capitolo 31 ***


Due giorni erano passati dall’ultimo incontro, eppure continuavo a rimuginare sulle parole pronunciate da Melany. Cosa potevano voler dire? Insomma, i significati possibili erano molti. Sfortunatamente c’era uno che mi ronzava costantemente nella testa, possibile che si fosse imbarazzato per avermi vista con solo un asciugamano addosso? Non era la prima volta che succedeva. Perché l’altro ieri invece sembrava essere una questione di stato? Cos’era cambiato nel corso di quasi un anno? Avevo troppe domande e nessuna risposta, in più estorcerle a Sirius sarebbe stata una missione impossibile. Morale della favola, erano oramai due giornate accademiche che mi ritrovavo a fissarlo in continuazione. La cosa era anche piuttosto facile considerando che lui era una fila avanti a me e alla mia destra. Cavolo, davo davvero l’idea di essere una pazza disperata. Da quando lasciavo che qualcosa legato ad un ragazzo mi condizionasse il tempo?Non potevo avere distrazioni dal torneo e questo lo sapevo perfettamente, allora per quale motivo con la testa tornavo sempre e solo da lui? A causa della confusione che avevo dentro, non mi
accorsi neppure del suono della campanella. Sarebbe stato l’arrivo delle mie due amiche a risvegliarmi dal mio sogno ad occhi aperti.

-Te lo dobbiamo chiedere oppure ce lo dici tu direttamente?

-Cosa Gen?

-Sapevo avresti fatto la finta tonta, peccato che Emma ed io non abbiamo scommesso, avrei vinto.- La mora accanto a lei le diede una gomitata, forse nella speranza di farle trattenere quella mezza risatina che si stava increspando sulle sue labbra.

-Quello che volevamo domandarti è se andasse tutto bene, soprattutto tra Sirius e te in realtà. Abbiamo notato che sembri cercarlo sempre con lo sguardo. C’entra per caso quello che è successo domenica dopo la partita?- L’altra drizzò le orecchie curiosa.

-Aspettate cosa mi sono persa?- Mi morsi il labbro, forse era meglio che rispondessi, per evitare che l’italiana partisse con uno dei suoi celebri film mentali. Ma perché ero finita in mezzo a quella situazione, non potevano farsi i fatti loro!

-Nulla di che, lui è entrato senza bussare nello spogliatoio, io ero appena uscita dalla doccia, con solo l’asciugamano addosso e poi è corso più veloce della luce fuori balbettando cose a caso.

-Ha volontariamente eluso che il telo era decisamente corto, copriva solo lo stretto indispensabile.

-E questo me lo chiami niente? A me sembra dica molto in realtà.- Sbuffai esasperata, mentre mi alzai dalla sedia e incominciai a camminare per alcuni istanti avanti e indietro.

-Sono contenta che a voi sia tutto chiaro, perché a me no invece. Non ci capisco un beato cavolo. Nel giro di pochi mesi ho come l’impressione di aver perso uno dei miei due migliori amici, la mia persona. A volte mi dà l’idea di evitarmi come la peste, invece con Ethan è tranquillo. Improvvisamente è come se la nostra armonia fosse scomparsa e lui non mi sopportasse più. Ho fatto qualcosa che non capisco?- Solo quando finii di parlare mi resi conto che la mia voce, non mostrava solo rabbia e frustrazione, ma era anche rotta da un imminente pianto. Mi girai verso la finestra per non farmi vedere, io non potevo essere fragile. Passai una mano sugli occhi nel più completo silenzio, sperando di cancellare la loro lucidità. Sentii d’un tratto le braccia di qualcuno circondarmi da dietro per stringermi in un abbraccio. Seguite a una breve distanza di tempo da due più minute, appartenenti sicuramente alla riccia.

-Tesoro tu non hai nessuna colpa. È complicato da spiegare. Lui ti vuole ancora molto bene, anzi direi di più solo che in un modo diverso. Il suo problema è che non è abituato a fare i conti con qualcosa che non può controllare, soprattutto se si parla di sentimenti. Lo capisco, io quando ho realizzato di avere una cotta per Aiden, l’ho trattato male per settimane, finché lui non ha affrontato la situazione di petto e mi ha “costretto” a parlarne. Sirius invece scappa e lo fa perché è innamorato di te.- Le mie guance raggiunsero un colore simile al più rosso dei peperoncini.

-C…cosa?

-Diciamo che ora non ti vede più come la sua sorella simbiotica, ma come la donna matura, intelligente e bellissima quale sei. Insomma, ha realizzato quello che vede il resto del mondo da anni a questa parte. Persino il biondo ne era consapevole, rimaneva solo lui nel mondo dei sogni.

-È per questo che ha colpito Soyer?

-Direi di sì, un ottimo mix tra gelosia e spirito cavalleresco di salvare la sua donna.- Alzai un sopracciglio interdetta.

-La domanda ora è un’altra però, sappiamo cosa prova lui, ma tu invece?- Rimasi spiazzata. Non mi aspettavo che mi avrebbero chiesto una cosa del genere e forse io non avevo mai riflettuto sulla questione. Infondo non avevo mai pensato a nessuno in quel modo, o almeno credevo. I ragazzi non erano mai stati il fulcro dei miei pensieri e avevo sempre elegantemente glissato ogni proposta che mi era stata fatta. Il mio unico obiettivo era solo il calcio, o per lo meno lo era da una vita. Alla mente mi tornarono improvvisamente quei dettagli che di recente avevo anch’io iniziato a notare, ad esempio quanto fosse carino la sera del suo compleanno, o i gesti che mi ero trovata a compiere, come il rimanere per vari minuti a fissarlo quando era senza maglietta durante una breve pausa in un allenamento. Scacciai il pensiero. Non potevo pensare una cosa del genere, non io. Il caso volle, o forse la fortuna che accumunava noi Evans, che proprio mentre sembravano impazienti di ricevere una risposta, sentimmo qualcuno urlare in corridoio. Riconobbi quelle voci in pochi instanti. Tutte e tre ci affacciammo dalla porta incuriosite. Ethan e Shiny erano in piedi uno difronte all’altro con le divise e il corpo sporchi di vernice, mentre erano circondati da una piccola folla di studenti che aveva bloccato il passaggio. Se sul volto di lui si poteva leggere un’espressione quasi divertita, su quello di lei invece c’era pura e semplice rabbia. Cosa aveva combinato questa volta quell’idiota? Per quale motivo mi ritrovavo sempre ad intervenire in situazioni assurde? Essere il capitano della squadra di calcio poteva essere molto stressante, soprattutto per la follia che pareva riguardare a turno tutti i ragazzi. Mi feci spazio tra gli spettatori, attirando involontariamente lo sguardo di tutti.

-Si può sapere che succede qui?

-Niente di che, le ho fatto un piccolo scherzetto e lei ha reagito male e siamo finiti così.

-REAGITO MALE? SEI ENTRATO NELL’AULA D’ARTE SOLO PER TIRARMI ADDOSSO DELLA VERNICE E IO MI SONO DIFESA, COME ERA MIO DIRITTO FARE!

-Appunto nulla di che e poi tu hai cominciato ad urlarmi contro, proprio come stai continuando a fare ora.

-SÌ, PENSI SIA DIVERTENTE UNA COSA DEL GENERE, MA AL MASSIMO PUÒ FAR RIDERE LE OCHE CHE TI SEGUONO NEMMENO FOSSERO DEI CAGNOLINI! SEI UN BAMBINO, CRESCI UNA BUONA VOLTA! POTRAI ANCHE ESSERE POPOLARE O UN DIO DEL CALCIO, PERÒ QUESTO NON TI RENDE PER FORZA UNA BELLA PERSONA! SEI SOLO UN RAGAZZINO PREPOTENTE CHE PENSA DI POTER AVERE TUTTO E CHE NESSUNO GLI DIRÀ MAI NULLA!- L’aria intorno a noi divenne gelida d’un tratto. Erano state parole forti, ma era innegabile che avessero un leggero fondo di verità. Se c’era un difetto che la vita dell’attaccante gli aveva portato era l’arroganza, proprio perché chiunque gli diceva sempre di sì. Nel contempo l’abbandono della madre aveva provocato il lui una costante ricerca di attenzioni, gli occhi della gente dovevano essere su di lui. Ciò che mi sorprese veramente, però era stato il coraggio e la fermezza della rosa, che non aveva minimamente ceduto il punto difronte al biondino e al resto della scuola. Era meglio intervenire prima che lui potesse dire qualcosa di cui si sarebbe sicuramente pentito o che, peggio ancora, un membro del suo fanclub personale lo avesse fatto.

-Abbassiamo tutti i toni. Fiamma devi piantarla con questi giochetti stupidi, soprattutto se sai che gli altri non li gradiscono, mentre Shy sono sicura che tu possa trovare modi molto più tranquilli per spiegargli le cose, anche se capisco la difficoltà. Ora stringetevi la mano e andate a cambiarvi prima che ricomincino le lezioni.- Entrambi rimasero fermi al loro posto, immobili come due statue. Mi schiarii la voce, pronta ad utilizzare un tono molto più severo. -Siete sordi forse?- Con enorme riluttanza eseguirono il gesto. Si scontrarono due sguardi molto diversi, uno infuocato dalla rabbia, mentre l’altro ferito e vuoto come il deserto. Senza preavviso quella giornata aveva regalato ad ognuno di noi qualcosa di importante su cui riflettere.

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Capitolo 32
*** Capitolo 32 ***


Pov. Ethan

Corsi il più velocemente possibile verso la Torre Inazuma non appena la campanella suonò l’ultima ora. Avrei saltato gli allenamenti, ma in quel momento non mi interessava. Come aveva potuto dirmi una cosa del genere quella ragazzina, io non ero prepotente o un montato. Volevo solamente farle uno scherzo e lei l’aveva presa male. Il fatto che la gente mi seguisse o mi esaltasse non mi interessava minimamente. Ok, forse un po’ … d’accordo molto. Ero popolare e non me ne vergognavo, da quando era un crimine? Ogni cosa che avevo me l’ero guadagnato con i miei sforzi e soprattutto con il mio talento. Che ne sapeva lei di quanto tempo avevo passato ad esercitarmi e il sangue che avevo versato per seguire programmi strampalati e che a volte potevano risultare persino letali! Quella faceva la manager da due giorni e il massimo di cui si occupava era mettere dell’acqua in delle borracce. Cosa poteva saperne lei della fatica? Matricola insolente, ero anche un veterano, avrebbe dovuto portare rispetto. Sbraitai nella mia testa per diversi minuti, mentre colpivo un bersaglio, che avevo disegnato anni prima, con un pallone. Ad ogni tiro la mia rabbia aumentava, distribuendosi di conseguenza nella forza che mettevo nel mio modo di giocare. Alla fine, esso prese fuoco e viaggiò ad una velocità tale che toccato il terreno esplose autodistruggendosi.

-Quella dovrebbe essere la testa di Shiny?- Mi girai di scatto. Sirius era in piedi in tuta e mantello, che mi fissava con uno sguardo pieno di pietà e comprensione. Odiavo quando la gente lo mostrava nei miei confronti, non ero debole, non avevo bisogno di nessuno.

-Cosa ci fai qui?

-Ella, pensava avessi bisogno di un amico. Anzi più precisamente di un maschio con cui sfogarti.

-E tu saresti la persona adatta per parlare di sentimenti?- Alzò le spalle.

-Così pare, avresti preferito Aiden? Immagino che con lui avresti direttamente progettato l’omicidio di quella povera ragazza e avreste domandato a me il luogo migliore dove occultare il cadavere. Prima che tu possa negare l’evidenza, ti ricordo che ho visto la fine che hai fatto fare a quella palla. Allora ne vuoi parlare o torno a scuola?

-Un minimo di empatia ogni tanto non ti farebbe male, lo sai?

-Come a te evitare che la tua fiamma interna divampi facilmente in un incendio.

-Colpito e affondato.- Lo osservai sedersi sull’unica panca nelle vicinanze, spostando indietro il mantello rosso. Mi fece segno di avvicinarmi e mettermi vicino a lui. Ecco una grande differenza tra lui e me, quando aveva troppe cose per la testa si sedeva e cercava di riordinare le idee, mentre io scaricavo lo stress nello sport. Chissà se proprio queste divergenze fossero il segreto della nostra amicizia così duratura. Se uno dei due avesse avuto il carattere dell’altro non saremmo mai riusciti a sopportarci, nemmeno con la costante mediazione di Gabriella, che a volte si era dimostrata veramente essenziale anche nella realtà. Riflettendoci bene era raro che fossimo solo lui ed io. Mi lasciai cadere al suo fianco. Il silenzio regnò sovrano per diversi minuti, come se nessuno volesse veramente iniziare l’argomento. Il Comandante assoluto del campo sarebbe mai venuto da me se il Capitano leggendario non lo avesse spinto a farlo? Non eravamo consueti a quel tipo di interazioni, le nostre conversazioni in coppia tendevano a riguardare il calcio o me che mi vantavo delle ultime ragazze con cui ero uscito. I sentimenti erano materia di Ella, insomma tra maschi non parlavamo di certe cose, allora perché non era venuta lei. Mi domandai se il bruno non si stesse chiedendo la stessa cosa e conoscendolo avrei potuto metterci la mano sul fuoco. Passati altri minuti, alla fine era stato lui a prendere coraggio e parlare:

-Ho sentito che Shiny non ha preso bene la tua ultima idea.

-Già, nemmeno l’avesse morsa una tarantola. Ha dato di matto davanti a tutti come un’idiota.- Alzò un sopracciglio e sul suo viso comparve il suo solito ghigno. Oh, se conoscevo quella faccia. -Che mi devi dire?

-Sappiamo entrambi che non è il caos che si è creato che ti disturba, tu ami stare al centro dell’attenzione, nel bene o nel male che sia. Il problema è che lei ti tiene testa, non cade ai tuoi piedi con uno sguardo, ma soprattutto sono state le parole che ha detto. Fingi di fregartene di quello che gli altri pensano di te, ma in realtà ti ha colpito molto di più di quello che vuoi ammettere. È la prima volta che qualcuno ti si oppone seriamente.- Mi arrestai sul posto, fermando anche la gamba che continuavo a muovere iper attivamente.

-Ma che dici, mio padre ama rispondermi di no.

-Axel Blaze? Mister non posso rischiare che mio figlio ci resti male? Quell’uomo ti dice di sì da quando tua madre se n’è andata, ha paura che tu possa soffrire di nuovo.- Solo sentire nominare quella donna, per giunta con quel tono sbeffeggiativo, mi fece scattare in piedi adirato.

-Non ti azzardare mai più a nominarla.- Sibilai a denti stretti. Il sorrisetto sul suo volto non si mosse però di un millimetro.

-Cosa c’è che ti dà fastidio, Lilith o che sai che infondo ho ragione?

-Ho detto piantala.- Lo afferrai per la felpa tirandolo verso di me. Rimasi, però, sconvolto quando mi resi conto della sua fermezza e tranquillità, come se fosse certo che non gli sarebbe accaduto nulla. Quanto avrei voluto averla anch’io, essere capace di reprimere le mie emozioni così facilmente. Solo in quel momento mi resi conto del vero motivo per cui era venuto lui da me, era bravo ad analizzare quanto a colpire i nervi giusti. -Scusami, ho esagerato.- Lo lasciai andare immediatamente e con le mani si stirò la felpa.

-Avevo messo in conto che provocandoti avresti potuto reagire così, tranquillo.

-Come fai?

-A fare cosa?

-A centrare sempre il punto in ogni discussione.

-Tu sei bravo a mandare sempre il pallone in rete, io a capire le persone. Ognuno ha le abilità che la genetica gli ha dato. Chiederai scusa a quella povera ragazza?- Emisi un grugnito in senso di dissenso, lo facevo a malapena con loro, figuriamoci con una matricola. Una manata mi colpì la nuca.

-È Gabri che lo fa, da te si viene fulminati con lo sguardo. Sei pregato di non appropriarti di mosse non tue. Comunque, sì, se ci tieni tanto lo farò. Hai vinto.

-Ottimo. Torniamo agli allenamenti forza.- Fece per avviarsi lungo la discesa, quando lo fermai.

-Aspetta. Già che ci siamo, quando pensavi di dirmi che ti piace?

-Ma ti pare, chi ti ha detto una stupidaggine simile.

-A parte che queste cose sono il mio campo e si vede lontano un miglio, lo hai appena confermato non domandandomi nemmeno a chi mi riferissi.- Si appoggiò le mani sul volto e si girò verso la discesa.

-Merda.- Bofonchiò tra sé e sé, per poi rispostarsi nella mia direzione. -Avrei voluto dirtelo giuro, solo che avevo paura che non l’avresti presa bene e che avrebbe distrutto il nostro gruppo. Sei arrabbiato?

-Secondo te? A me interessa solo che voi siate felici. Ti confesso inoltre che vi ho sempre visti bene come coppia; perciò, faccio il tifo per te amico.- Inclinò la testa scettico. -Si può sapere perché sei sempre così malfidato? Cammina prima che ti usi al posto del pallone.- Forse avrei anche dovuto comunicargli che lei era a conoscenza della cosa, però non mi sembrava il caso di buttargli una bomba così su due piedi. Gli sarebbe venuto un infarto e avevamo bisogno che rimanesse vivo almeno fino all’ultima partita. Sì, ero un pessimo amico a volte.

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Capitolo 33
*** Capitolo 33 ***


Era un sabato mattina decisamente tranquillo, sempre se non avessimo tenuto in conto che il giorno seguente avremmo sfidato la Ninjaz Training Accademy. Avevo scelto un look semplice per andare allo stadio, che mi permetteva di camuffarmi facilmente tra la folla, grazie ad un cappuccio sulla felpa. La speranza era quella di non venir riconosciuta o inseguita dai fan mentre andavo a vedere l’incontro tra il Symphony Conservatory e la Simplicity Junior High. Avremmo certamente affrontato una delle due se fossimo andati avanti con il torneo e non potevamo perdere l’occasione di vederli dal vivo. Se in tutto quel discorso non c’era nulla di strano, la cosa curiosa era chi mi avrebbe accompagnato o meglio invitato ad andare con lui. Giovedì pomeriggio mi era arrivato un messaggio da un contatto particolare, con cui non avevo interazione da qualche tempo. In un primo momento mi stupii molto la sua richiesta, ma alla fine decisi di accettare. Era stato gentile alla Royal e passare qualche ora insieme a lui non mi dispiaceva affatto. Si era offerto di passarmi a prendere a casa, però avevo preferito incontrarci fuori dal centro sportivo. Papà non avrebbe gradito molto trovarselo sull’uscio di casa e volevo evitargli inutili interrogatori. Salutai i miei genitori velocemente uscendo, senza dargli nemmeno il tempo di rispondermi che ero già corsa via. Il fiume di persone che camminava intorno a me era davvero immenso, quando eravamo noi a giocare non mi rendevo mai veramente conto di quanti ci venissero a vedere. Era bello che così tanti amassero il nostro sport, anche se ipotizzavo che molte ragazze venissero solo per l’aspetto di chi era in campo e magari ottenere poi un appuntamento. Lo notai a poca distanza dallo stadio di Poseidone, seduto su una panchina con una giacca da baseball viola e bianca, che permetteva facilmente di individuarlo. Mi avvicinai tranquilla, sperando che mi riconoscesse facilmente senza che fossi costretta ad abbassare il cappuccio.

-Ciao Orlando.- Scattò in piedi rivolgendomi un sorriso gentile.

-Gabriella!

-Ella va bene. Ci avviamo? Credo stia per cominciare.

-Certo.- Camminammo fianco a fianco in silenzio fino all’ingresso delle tribune riservate ai tesserati, ovvero i giocatori che avrebbero voluto assistere. Superai il tornello il più rapidamente possibile, muovendomi quasi di soppiatto. Essere notata poteva rivelarsi la fine, o comunque qualunque spostamento al di fuori della zona controllata lo avrei potuto fare solo scortata dalla sicurezza. La fama era più una condanna che una cosa positiva a differenza del pensiero di molti. Mentre non la si provava né si vedevano solo le gioie, ma quando il tuo volto iniziava a comparire ovunque finiva la tua libertà. La possibilità di avere il tuo spazio o ancora più semplicemente fare quello che amavi fare senza mille occhi addosso scompariva definitivamente. Gli spalti riservati erano completamente vuoti. Probabilmente essendo tutte squadre sotto l’Organizzazione Titans non avevano bisogno di studiarsi a vicenda, al contrario dovevano solo attendere istruzioni. Se da un lato doveva certamente essere comodo, a mio parere si perdeva la spontaneità, il divertimento e la vera essenza del nostro sport, quasi come se fossimo tornati ai tempi del Quinto Settore. Gettai uno sguardo sul terreno da gioco, sfortunatamente era ancora vuoto; perciò, avremmo dovuto attendere per alcuni minuti il calcio d’inizio. Mi spremetti le meningi, che tipo di conversazione potevo istaurare con il capitano della Royal Accademy? Come va sotto dittatura sarebbe suonata male? Sì, molto probabilmente. Da quando avevo problemi a trovare argomenti? La parlantina era sempre stata una mia capacità innata. Feci un bel respiro, ok conveniva cominciare dalle basi.

-Sai mi ha sorpreso molto quando mi hai chiesto di vederci. Era da un po’ che non ci sentivamo.

-Spero non ti abbia disturbato il mio invito, in caso non era mia intenzione.

-No, tranquillo, tutt’altro. Solo che non me lo aspettavo. Allora come va a scuola?

-Ci stiamo allenando duramente per l’anno prossimo, non vi sarà molto facile batterci.

-Be’ non vedo l’ora di rincontrarvi sul campo. Parerò ogni vostro tiro questa volta, la mia porta sarà un muro invalicabile.

-Ti piacerebbe.- Scoppiammo a ridere entrambi, eravamo due tipi competitivi a quanto pareva. -Comunque sono finalmente riuscito a padroneggiare le ali, ancora non ci credo. Da voi, oltre al figlio del Comandante, qualcuno ha dimostrato tale capacità?

-No, sfortunatamente no. Ci stiamo esercitando molto però. Sono sicura che presto qualcuno ci riuscirà. Io farò del mio meglio.- Strinsi forte il pugno. Non potevo permettermi di continuare a subire goal, ne andava del futuro del nostro sport. Gli altri non sempre avrebbero potuto ricuperare facilmente il vantaggio per i miei errori. Avrei dovuto fare di più. Forse per distrarmi, il bruno mi fece notare una cosa.

-Stanno incominciando.- Diressi la mia attenzione verso i giocatori. I capitani si stavano salutando, perciò mancava davvero poco. Orlando si sedette ad un posto laterale, lasciando accanto a lui tutta la fila libera. Notai comparire sul suo volto un’espressione a dir poco confusa quando mi posizionai sulle scalette alla sua destra.

-Mi metto sempre così. Sono abbastanza iperattiva e almeno non do fastidio a nessuno muovendomi.

-Considerando che siamo solo noi non penso ci sia qualcuno da disturbare e anche di norma la nostra zona è sempre vuota.

-Oramai mi sono abituata, devo dire che mi piace osservare la partita da qui. In ogni caso di solito è Sirius che si lamenta. Lui preferisce la calma.

-Io non mi lamento, espongo solo il mio disappunto.- Entrambi ci voltammo di scatto verso l’alto delle gradinate. Il regista era in piedi con la sua eleganza senza tempo e degli occhiali da sole dalle lenti bordeaux. Al suo fianco c’era Ethan insieme alla sua aria da badman. Nonostante la sorpresa iniziale, ragionando un attimo mi accorsi che era prevedibile che sarebbero venuti anche loro. Certo non mi aspettavo che ci comparissero alle spalle.

-Sir temo sia la stessa cosa.- La Freccia di fiamma ridacchiò divertito, mentre il ragazzo al mio fianco cercava di trattenersi coprendolo con un finto colpo di tosse.

-Vi dispiace se rimaniamo nei paraggi? Ho bisogno di vedere l’incontro per studiare una strategia.- Il biondo ci osservò per un’istante per poi mettere un braccio intorno alle spalle dell’amico.

-Ovviamente a debita distanza, non ci vedrete ne sentirete.- Mi parve di udire il regista brontolare qualcosa, ma a causa del frastuono del fischio d’inizio e dell’altro che lo tirava via per un braccio non capii le sue parole.

-Come preferite.- Gli urlai di rimanda, mentre si allontanavano. Che fosse geloso? Orlando ed io eravamo solo amici, non ne aveva motivo. Scossi mentalmente la testa, per quale motivo mi preoccupavo della cosa? Era il mio migliore amico, non il mio ragazzo.

Pov. Sirius

Proprio con belli capelli doveva accettare di uscire? Tra l’altro era il pupillo di papà, non potevo di certo metterlo fuori gioco in qualche modo. Lui era persino spavaldo. La sfida non era certo ad armi pari, io ero nettamente in svantaggio. Dovevo eliminarlo in qualche modo senza fargli del male fisico possibilmente, mi serviva solo l’idea giusta. Quel piccolo ranuncolo dagli occhi verdi.

-Ti prego non dirmi che stai progettando un omicidio e questa volta devo fermarti io? Non sono bravo ad invertire i ruoli. Inoltre, caro mio dovresti fare attenzione, la gelosia non deve mai trasformarsi in controllo. Prima ho praticamente dovuto trascinarti via. D’Este non sta simpatico nemmeno a me, ma solo lasciandole spazio e libertà potrebbe innamorarsi di te un giorno, forse. Ha lo spirito masochista degli Evans, necessario per sopportare uno Sharp, direi che hai buone possibilità. Sempre se nel frattempo lei si ricorda di essere una ragazza e che esiste altro oltre al calcio.- Lo guardai stranito, arrestandomi sul posto. Aveva ragione, da quando mi lasciavo distrarre da cose del genere? I sentimenti erano un’arma molto pericolosa e andavano domati e dosati con estrema cura. Ero il Comandante assoluto del campo, non potevo permettermi assolutamente di pensare ad altro che non fosse la nostra missione.

-Litigare con Shiny ti ha davvero fatto bene, sei diventato stranamente maturo.

-Lo prenderò per un complimento. Ora sediamoci che l’incontro è incominciato da cinque minuti oramai.- Avendo raggiunto il secondo modulo privato, dove ero stato “elegantemente” trasportato, acconsentì brontolando. Dovevo cercare di concentrarmi al massimo e dimenticarmi di chi fosse con Ella almeno per un’ora, potevo farcela o almeno lo speravo.

Sospirai, prima di varcare il tornello d’uscita dovevamo tornare per forza in modalità sotto copertura, il che era una grande scocciatura. L’avere una differente pettinatura rispetto a quando giocavo certamente mi aiutava, ma i miei occhi erano troppo particolari per passare inosservati e questo mi costringeva spesso a dover indossare i miei ray ban nelle zone troppo affollate. Anche Ethan adottò la contromisura del nascondere la parte più lunga dei suoi capelli sotto un berretto scuro. Mentre strisciavo la tessera, il mio sguardo cadde sulla coppia a poca distanza da noi. Stavano chiacchierando amabilmente tra dolci risate, o per lo meno lo era quella così incantevole di Gabriella. A volte mi domandavo se non fosse un angelo. Mi diedi una sberla in faccia da solo, dovevi riprenderti pesce lesso. Possibile che mi stessi rammollendo in questo modo per una ragazza? Cercando di rimettere in ordine i miei pensieri, mi accorsi di un enorme guaio. Un passante l’aveva urtata e il cappuccio che mascherava la sua identità le era scivolato via. Sfortunatamente non fece in tempo a rimetterlo al suo posto, che una folla le si era già accalcata intorno. Era come se la sommergessero, stringendosi istante dopo istante sempre di più intorno a lei. Nemmeno l’intervento del moro che l’accompagnava aveva sortito effetto, infatti era stato prontamente scaraventato a debita distanza dalla gente. Dovevo inventarmi qualcosa alla svelta, non sarebbe resistita molto a lungo e le guardie della sicurezza che la Freccia di fiamma era andato a chiamare ci avrebbero messo troppo. Dovevi ragionare Sirius, forza. Solo una frase del Capitano leggendario mi diede la sicurezza per agire.

-Certo … davvero? … EHI! NON TI AZZARDARE MAI PIÙ A TOCCARMI IL SEDERE!- Cosa avevano fatto? Mi domandavo ancora se fosse stato solo un impulso gettato dall’idea di lei in pericolo o un piano pensato, ma sta di fatto che le ali si manifestarono sulla mia schiena. Proprio come un toro inferocito nell’arena incominciai una corsa sfrenata nella sua direzione. La mia forza fisica e le abilità di movimento erano aumentate enormemente, quasi come se avessi improvvisamente acquisito dei superpoteri, il che mi rendeva in estremo vantaggio. Appena prima di raggiungere la calca, balzai in aria, percorrendo la distanza che divideva me dalla mora.

-Ma quello è Sharp.- Asserì una bambina con atteggiamento sognante.

-Signori è stato un piacere, ma è arrivato il momento di andare. Vi aspettiamo domani a fare il tifo per noi.- Strinsi Ella forte a me, nonostante il mio viso avesse sicuramente preso una tintura rossastra appena i nostri corpi si erano sfiorati. -Reggiti forte. Spero vivamente che funzioni.- Ci levammo nuovamente nel cielo, ma questa volta nel momento stesso in cui toccammo il terreno ci apprestammo a correre via il più lontano possibile ridendo come degli idioti. Erano situazioni folli quelle che ci accadevano, però amavo che in quei casi ci fosse sempre lei al mio fianco.

Presto uscirà il disegno di Orlando sul mio profilo instagram astrastellablack

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Capitolo 34
*** Capitolo 34 ***


Nuova domenica, nuova partita. Non vedevo l’ora di scoprire in che campo avremmo giocato quel giorno. A rendermi ancora più euforica c’era inoltre il fatto che fossi riuscita ad evitare un interrogatorio troppo approfondito da papà quando ero ritornata a casa. Chissà perché per la prima volta in vita sua aveva deciso di concedermi un minimo di privacy. Quello sì che era un evento da segnare sul calendario. Afferrai l’ultimo guantone rimasto nell’armadietto, il quale mancava per completare il mio borsone. Il silenzio di quel momento era meraviglioso, come se tutto il cosmo fosse in pace. Ovviamente però eravamo alla Raimon e non fosse mai che la tranquillità durasse più di trenta secondi. Emma e Genesis fecero incursione nello spogliatoio con la grazia di una marcia di elefanti.

-ELLA!- Cos’era successo quella volta? Aiden aveva ucciso qualcuno? Probabile. Ethan era inseguito dal fratello di una a cui aveva spezzato il cuore? Quasi certo. Possibile che non si potesse avere un minimo di calma in quella scuola? Sospirai.

-Cosa hanno combinato? Perché avete il cellulare di Shiny in mano?

-Devi leggere assolutamente questo articolo, è letteralmente dappertutto.- Anche simultanee? Se l’erano preparata quella, poco ma sicuro.

-Dopo l’incontro ok? Vorrei rimanere concentrata e cosa ha fatto l’idol di turno non mi interessa, sapete che non seguo queste cose.

-È essenziale che tu lo legga prima.- Rispose l’italiana.

-State iniziando a preoccuparmi sul serio. Date qua.- Strappai il telefono dalle mani dell’altra, che fino a quel momento era rimasta in assoluto silenzio.

-Lo sai usare, vero?

-Zitta un po’.- Dovetti ripetermi nella mente almeno tre volte il titolo per realizzare veramente quello che c’era scritto:

Amore tra campioni?

Gabriella Evans si è sempre mostrata restia a rispondere a qualunque domanda di tipo personale, soprattutto riguardanti le sue relazioni. Per molto tempo si è quindi ipotizzato che potesse avere una storia segreta. Bene, ora ne avviamo la certezza. La domanda da porsi a questo punto è chi sia il fortunato o la fortunata ad aver conquistato il cuore del bel Capitano leggendario. La risposta è molto più semplice di quello che possa sembrare; infatti, sono stati proprio loro a darcela forse involontariamente o chissà che non fosse un loro piano. È stata avvistata allo stadio ieri pomeriggio con il capitano della Royal Academy, Orlando D’Este, e molti hanno iniziato ad affermare che il cavaliere misterioso sia lui, però non dovete lasciarvi ingannare. Circondata dalla folla di fan un altro è intervenuto in suo soccorso, Sirius Sharp, regista della sua stessa squadra. Grazie alle ali, con un balzo l’ha raggiunta e senza il minimo imbarazzo l’ha tirata sé (Sopra la foto) e trasportata in salvo. A nessuno sono sfuggite l’intesa e la complicità tra i due. I ragazzi, grazie ai padri, gli ex calciatori Jude Sharp e Mark Evans, si conoscono sin dall’infanzia e si sono sempre definiti come migliori amici, ma il pubblico non si lascia più raggirare. A tutti oramai è chiaro che tra i due ci sia del tenero. La questione quindi aperta è solo una: quando decideranno finalmente di renderlo pubblico? Potete stare certi di una cosa, non appena accadrà ve lo faremo sapere, d’ora in poi saranno sempre sotto il nostro occhio vigile.

-Tesoro va tutto bene? Sei tutta rossa.

-Grazie al cazzo che è rossa. Tu non saresti un peperone al suo posto? Sai quanta gente lo avrà visto e gli darà credito? Quella benedetta foto è ovunque su Instagram, Facebook, Twitter e persino Tiktok.

-N…non a…aiu…aiuti!- Balbettai alzando sempre più il tono della voce. Non poteva essere vero! Vi prego, qualcuno doveva almeno dirmi che Sirius non lo aveva visto!

Pov. Sirius

Ecco perché non avevo un cellulare. La fascia inazuma mi garantiva una vita molto più tranquilla, lontano da tutto quel trambusto. Era certo ad ogni modo, che chiunque avesse scritto quell’articolo era un uomo morto. Avevo sempre odiato il gossip, ma quello era davvero a livelli estremi. Non avrei mai voluto che uscissero dei post del genere su lei e me, nemmeno se fossero veri. Se fosse la mia ragazza vorrei che potessimo viverlo senza pressioni esterne, senza paparazzi o gente del genere intorno. In più conoscendola se prima magari avevo una speranza, a quel punto si erano ridotte ad un numero decimale molto vicino allo zero. Eravamo molto simili da quel punto di vista in un certo senso. Quando qualcuno le diceva quel tipo di cose, lei incominciava ad evitare tutti quei comportamenti che avrebbero potuto essere fraintesi. Avevo appena ammesso a me stesso i miei sentimenti e doveva per forza succederne un’altra? Possibile che non potessi godermi il mio primo innamoramento senza problemi? Già io ero un introverso naturale, lei in testa aveva solo il calcio, ci mancava solo quella storia. Avevo palesemente fatto qualcosa di molto grave nella mia vita precedente, non c’erano altre spiegazioni. Dovevo fare il semplice studente delle medie, farmi i cavoli miei e passare inosservato in mezzo alla gente, perché cavolo avevo deciso di darmi al calcio. Tra tutto quello che i geni della famiglia Sharp potevano passarmi, doveva esserci proprio quello?

-Forse non è grave come sembra.- Tentò Ethan di calmarmi. Naturalmente l’effetto era stato l’opposto di quello sperato.

-Mi prendi per il culo? Questa è una catastrofe! Oddio lo avrà letto anche papà, con quale faccia riuscirò a tenere il suo sguardo oggi. Sono fregato, morto. Anzi trovo un bunker e mi ci chiudo a vita. Soprattutto prima di incontrare Ella.- Mentre camminavo freneticamente avanti indietro, il mantello aveva iniziato a svolazzare a causa dei repentini cambi di direzione e della velocità. Non mi ero però resoconto che stava colpendo oggetti e persone.

-Amico fermo ti prego, stai facendo cadere qualunque cosa. Vorremmo avere ancora uno spogliatoio intero a fine giornata.- Mi voltai di scatto. Borracce, maglie, pantaloni, scarpini. Quello era solo un piccolo elenco di tutto quello che avevo urtato e scagliato senza volerlo al suolo. Riflettei un secondo, per poi guardare male il mio migliore amico. Cosa poteva fregarmi in quel momento di quel macello? Avevo pensieri molto più importanti. Mi bloccai di scatto.

-E se avesse capito in qualche modo che mi piace per colpa di quell’articoletto?- Aiden alzò le spalle e ridacchiò.

-Se ti preoccupi per quello è tardi tanto. Lo sa già da un po’.- Alexander con presa salda lo colpì in testa utilizzando la spazzola che precedentemente aveva salvato dal massacro. Sul suo viso comparve un sorriso forzato, come se volesse nascondere l’azione appena compiuta. Rivolsi la mia attenzione repentinamente verso il difensore.

-Che significa?

-Glielo hanno detto le ragazze. Ho sentito Emma che ne parlava, Gen non lo avrebbe mai confessato. Lei ed Ella sono diventate così tanto amiche di recente che ci sono cose che non racconta nemmeno a me. Non sono certo se io debba essere felice che abbia finalmente una persona del genere accanto oltre a me.

-E dirmelo magari? Avere un’idea altruista ogni tanto? Dimenticavo è chiedere troppo.- Tutti i ragazzi si congelarono sul posto e un velo di terrore comparve sui loro volti. Non usavo mai quel tono, lo odiavo. Era forse la parte più simile a papà che detestavo in assoluto. La voce da comandante mi ricordava costantemente il suo lato oscuro e di recente il suo passato burrascoso. Il silenzio funebre durò diversi minuti, nessuno osava proferire un’altra parola. Persino il grigio si era morso la lingua. L’atmosfera venne rotta solamente quando le fasce ci avvisarono che dovevamo partire in direzione dello stadio. Cercammo di ricomporci il più possibile e, mentre loro si avviavano uno dopo l’altro, io feci una cosa che non avrei mai immaginato di fare. Estrassi dalla borsa gli occhialini e per la prima volta li indossai ancor prima di scendere in campo.

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Capitolo 35
*** Capitolo 35 ***


Pov. Sirius

La trovai seduta al suo solito sedile, mentre guardava fuori dal finestrino del bus. Era pensierosa, lo si poteva notare dalla mano che le sosteneva il mento con l’indice che scorreva avanti ed indietro lungo la guancia fino alla mascella. Sorrisi, era davvero bellissima. Bloccato nella mia trance, venni ripreso da Morgan perché occupavo l’ingresso, impedendo a tutti gli altri di salire. Se fosse stato un giorno come tanti sarei corso al suo fianco, prendendo quello che per una vita era sempre stato il mio posto. Sfortunatamente però quella non era una giornata normale. Non avrei mai pensato che sarebbe potuto uscire un articolo che avrebbe potuto raffreddare o mutare il nostro rapporto. Lei avrebbe fatto di tutto per evitare le voci ed io non mi sarei opposto in alcun modo alla sua scelta di allontanarmi. Non avevo bisogno di chiederglielo, sapevo lo avrebbe fatto, era quello che faceva sempre. Se io scappavo appena si provava a tornare sull’argomento, lei diventava fredda immediatamente e si isolava rispetto a quelle persone. Dolorosamente, ma lo avrei accettato. La superai con passo svelto, puntando Derek, che si era sistemato all’esatto apposto rispetto alla mora.

-Dove vai?- Mi arrestai di scatto. Quella voce era così serena e dolce, però allo stesso tempo carica della solita energia ed entusiasmo. La guardai confuso. Per un’istante mi domandai se per caso non avesse letto quei post, ma poi la sentii aggiungere: -Dovremmo parlare non credi? In più ti siedi sempre qui prima degli incontri, perché cambiare oggi. Ovviamente se ti va.- Cercai lo sguardo di Ethan, che ci fissava accomodatosi accanto ad Alexander. Dalle espressioni strane e dai micro-gesti con il capo intuii che mi stava consigliando di darmi una mossa. Procedetti senza fiatare raggiungendola. Rimasi fermo come una statua al mio posto, per diverso tempo. Avevo bisogno di raccogliere tutto il coraggio a mia disposizione. Possibile che fossi in grado di combattere una battaglia con un’organizzazione del genere, eppure non riuscissi a reggere una conversazione con Ella?

-All…

-Perché ti sei messo gli occhialini? È per quello che ha scritto quello stupido giornalista? Hai paura che gli altri vedano come ti senti, o forse che lo veda io?- Mi guardai un po’ intorno, affrontare un tema del genere con la possibilità che qualcuno ci ascoltasse, soprattutto zio Mark, non era l’ideale, o per lo meno il mio. Per fortuna, forse per la situazione, intorno a noi si era creato quasi un vuoto. Persino i due allenatori si erano posizionati lontano. In un certo senso ero in trappola.

-Possibile che tu mi conosca così bene?- La sentii sospirare, per poi rivolgermi un leggero sorriso.

-Sei la mia persona, so come sei fatto.- Si morse il labbro inferiore. -Mi dispiace.

-Di cosa?

-Se fossi andata con voi allo stadio e non per conto mio, nulla di tutto questo sarebbe successo. È stata colpa mia. So quello che provi nei miei confronti, Gen me lo ha detto, e posso solamente immaginare quanto tu possa stare male per quell’articolo. Perché non me ne hai parlato invece di scappare ogni volta che facevo domande?

-Tu ti isoli, io scappo quando le emozioni prendono il sopravvento. Sai che non mi piace perdere il controllo e la razionalità. Innamorarmi direi che non rientrava nel piano.- Vidi la sua bocca aprirsi e poi richiudersi velocemente, come se avesse ripensato alla risposta che stava per dare. -Non c’è bisogno che tu aggiunga nulla, davvero. So cosa pensi di questo tipo di argomenti.- Abbassai la testa. Non sarei riuscito a rimanere composto guardandola negli occhi.

-Ti sbagli, o almeno lo fai in parte. Ho una grande confusione in testa in questo periodo. Dire che provo lo stesso sarebbe errato, ma anche che non nutro alcun sentimento. Attualmente non ci capisco nulla. È come se improvvisamente fosse cambiato qualcosa nel mio modo di vivere e di pormi, in generale intendo, ma non sono ancora in grado di razionalizzarlo. Credo di aver bisogno di altro tempo, ma quando lo saprò sarai il primo a saperlo.- Mi stupirono molto quelle parole. Mai in vita mia avrei immaginato che un giorno lei avrebbe potuto dare a qualcuno quella risposta su un tema del genere. Un sorriso mi comparse autonomamente sul viso, era davvero unica.

-Siamo quasi arrivati. L’ingresso sarà assediato dalla stampa, come ci muoviamo?

-Non sei tu il regista qui? Cosa prevede la tua sceneggiatura?

-Sai vero che se fosse per me costringerei il signor Anthony a cambiare destinazione? Per il resto, per una volta mi trovi totalmente impreparato.- Sembrò pensarci su per qualche istante, poi constatò:

-Assolutamente nulla.

-Come?

-Quello che dobbiamo fare. Essere noi stessi, concentrarci solamente su di noi e sull’importanza dell’incontro che dobbiamo giocare. Attualmente conta solo quello. Miriamo ai tornelli d’ingresso e non lasciamoci distrarre da nulla.- A quanto pareva per una volta era lei quella razionale della coppia.

Pov. Ella

L’autobus si fermò davanti all’ingresso per i giocatori della stazione ferroviaria. Quel giorno era gremito di giornalisti in ogni dove, trattenuti a stento dalla sicurezza. Avevo fatto un bel discorso a Sirius, ero apparsa così calma e tranquilla, incurante del pensiero e delle azioni di quella gente, ma in realtà ero terrorizzata. Non avrei mai immaginato che sarei finita su un articolo del genere. A dire il vero fino all’inizio dell’anno i ragazzi nella mia graduatoria personale non avevano mai superato la classificazione di amici, mentre in quel momento c’era solo tanta confusione. L’idea di avere gli occhi di tutti puntati addosso per qualcosa che non riguardava il calcio mi metteva terribilmente in soggezione. Quanto avrei voluto diventare sempre più piccola fino a scomparire. Eppure, non potevo rischiare di mostrare questa mia debolezza agli altri, il Capitano leggendario non poteva permettersi assolutamente di vacillare. Ero Gabriella Evans, la figlia di Mark Evans, e ad ogni difficoltà avrei risposto con un grande sorriso e forza di determinazione. Non doveva essere diversamente. Derek, Aiden ed Alexander scesero per primi, come nel tentativo di formare una muraglia impercettibile per noi altri in quanto più grandi. Fabian, Emma e le altre manager li seguirono a breve distanza, mentre gli altri attendevano un mio movimento, soprattutto Ethan che aveva lo sguardo fisso su di me. Stavo per fare il primo passo, quando papà mi si accostò:

-Non devi farlo per forza. O comunque puoi nasconderti dietro di me proprio come quand’eri piccola.- Il suo tono era dolce e gentile. Non era mai cambiato, da quando avevo memoria era sempre stato quello che gli avevo sentito utilizzare nei miei confronti. Era sicuramente quello che in psicologia viene definito come un genitore affettivo, al contrario di Zio Jude, uno di tipo normativo, lui non alzava mai la voce o dava imposizioni. Mi aveva cresciuta dandomi valori forti e giusti, facendomi sviluppare un comportamento adatto senza obbligarmi con le regole. Probabilmente era il sogno di qualunque bambino come padre, sicuramente mio fratello avrebbe ringraziato la dea del calcio non appena se ne fosse accorto. Avrei davvero voluto accettare la sua proposta, fiondarmi tra le sue braccia e non uscirne più. Avrei dato qualunque cosa per poterlo fare. Avrei solo voluto avere veramente una scelta.

-Tralasciando che sono il nostro unico portiere, sto bene tranquillo. Meglio sbrigarci, la Ninjaz Training Accademy ci aspetta. Non vorremo mica perdere il treno?- Tirai sul viso il sorriso più autentico che il mio repertorio era in grado di permettersi e senza pensarci troppo percorsi anche l’ultimo gradino che mi divideva dalla fossa dei leoni.

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Capitolo 36
*** Capitolo 36 ***


Non riuscivo a vedere nulla, troppi erano i flash che mi accecavano da ogni direzione. Mi aspettavo che ci fosse più gente del solito, pronta a raccogliere lo scoop dell'anno, però non così tanta. Le urla sembravano volermi far scoppiare i timpani, accumulandosi una dopo l'altra al loro interno. Sarei voluta scappare. Allontanarmi il più in fretta possibile e nascondermi sotto la vecchia copertina che papà mi aveva regalato tanti anni fa, ma non potevo farlo. Indossai il mio sorriso migliore, quello che veniva chiamato dai fan alla Evans, cercando di sembrare il più naturale possibile. Odiavo quando le persone cercavano di intromettersi nella mia sfera privata. C'era un motivo se era considerata tale. Era sempre stato così, nascere come figlia di una leggenda vivente aveva questo prezzo. Se un tempo era lui però a dover rispondere alle domande inopportune, nel momento stesso in cui avevo deciso di giocare a calcio era diventato un problema mio. Non avevo mai capito cosa le persone ci trovassero d'interessante nell'essere informate su quel tipo di notizie. Insomma, non avevano hobby più divertenti del ficcanasare nelle vite altrui? Ero così persa nei miei pensieri, quasi fossi in una trans, che prima che la mano di Sirius mi si posasse sulla spalla, non mi ero accorta nemmeno di tutta la confusione che c'era intorno a noi. Un'immensità di voci si sovrapponevano, fondendosi in una sola. Poche erano le parole che riuscivo a distinguere, anche se forse avrei preferito non fosse così.

-Le ha messo la mano sulla spalla, lo avete visto tutti!- Contai minimo altri venti scatti in quel frangente.

-Evans, Sharp giratevi di qua!- Altri dieci.

-Datevi un bacio qui davanti a tutti!- Trenta.

-Che carini!- In quei pochi istanti eravamo stati immortalati in sessanta fotografie, almeno per quello che fossi riuscita a vedere. Sfortunatamente temevo di aver fatto una stima troppo bassa della situazione, ma solo nei giorni successivi ne ricevetti la conferma.

-Che cazzo Sharp, proprio con la più fica dovevi metterti. La volevo io.- Cosa diamine ero un oggetto? Dovevo rimanere calma ed evitare qualunque movimento indiscreto. Sussultai quando mi resi conto che la sicurezza riusciva a stento a trattenerli, non avrei retto anche quella pressione e la maschera sarebbe caduta in fretta. Ad ogni passo la mia fermezza vacillava sempre di più e la paura aumentava. Quanto era lunga ancora la strada? Con tutta quella luce non vedevo quasi nulla.

-Ci siamo quasi. Mancano circa tre metri.- Ethan mi sussurrò avvicinandosi. Aveva superato il regista mettendomisi accanto. Lo ringraziai mentalmente, quella sì che era una notizia di cui avevo bisogno in quel momento. Per fortuna aveva ragione e riuscii ad intravedere il tornello qualche secondo più tardi. Lo puntai immediatamente con lo sguardo, cercando di evitare tutti quei sussurri che ci circondavano. Proprio mentre stavo per strisciare il badge, però, un altro di essi giunse al mio orecchio:

-Era ora che si scegliesse un ragazzo, è quello che dovrebbe fare una della sua età. Altro che una donna che gioca a calcio.- Incassai il colpo senza fermarmi. Volevo andarmene da lì il più velocemente possibile. Non potevo lasciarmi andare, ero il capitano dopo tutto. Un mio sconforto avrebbe potuto condizionare tutta la squadra, nessuno escluso e soprattutto Sir, l'unico tra noi in grado di utilizzare le ali. Dovevo continuare a sorridere e sembrare spensierata come sempre. Era il mio dovere.

Finalmente accomodata sul treno sospirai. Tirai la testa indietro fino ad appoggiarla al finestrino dietro lo schienale del sedile. Sarebbe andato tutto bene dovevo solo stare tranquilla. Era quella la frase che continuavo a ripetermi nella testa, ma in realtà tenevo gli occhi chiusi perché li sentivo lucidi. Dovevo mantenere il controllo di me stessa a tutti i costi. Non potevo dare a quelle persone la soddisfazione di farmi crollare, ma ancor più importante non dovevo minare la forza della squadra per una mia debolezza. Nessuno doveva aspettarsi quello dal proprio capitano, soprattutto si era conosciuti come quello leggendario. Nel momento stesso in cui la fascia ti era consegnata, diventavi a tutti gli effetti il punto focale, il pilastro e persino l'essenza stessa del tuo team. Se chi ricopriva quel ruolo si permetteva solamente di vacillare per un'istante, ogni cosa sarebbe caduta come un castello di carte al vento. Sentii qualcuno sedersi al mio fianco.

-Ella, stai bene? Non sembri molto informa. Da fuori la gente può non accorgersene, ma io lo so quando fingi.- Eccolo lì, di nuovo in mio soccorso nel giro di pochi minuti. Era sempre stato fin da piccoli il mio difensore, una muraglia impenetrabile pronta a mettersi in mezzo e sfidare chiunque per me.

-È solo una giornata complicata, Eth. Puoi stare sereno.

-Come preferisci, però sappi che se hai bisogno ci sono.- Passò il pollice sotto il mio occhio destro. Sembrava volesse cancellare con quel semplice gesto ogni traccia di quelle lacrime che avrei solamente voluto poter piangere. A volte mi domandavo perché non mostrasse quel suo lato dolce a chiunque e non solo all'interno del nostro gruppo. In tanti, soprattutto nelle altre scuole, lo vedevano come un tipo presuntuoso e pieno di sé spinto dalla sua popolarità, con più ego che abitanti su questo pianeta. Se in più ci aggiungevi che desse l'impressione di essere un divo del cinema, be' il gioco era fatto. In poche parole, il sogno di ogni teenager e l'incubo della maggior parte degli altri ragazzi. Non dissi una parola in risposta, appoggiai solamente per alcuni istanti la testa sulla sua spalla. Mi destai da quella posizione non appena notai entrare nell'altra parte dello scompartimento, divisa da un vetro, la squadra avversaria. Avevamo già affrontato una volta la Ninjaz Training Academy, ma all'epoca si trattava solo di un amichevole ed io non ero ancora titolare. Allora ricordavo fosse stata una bella partita, uno scontro leale che si era concluso con la nostra vittoria con un 5-3. Venivano da una scuola maschile, perciò da un punto di vista meramente fisico, a totalità di forza, partivano sicuramente avvantaggiati. A livello di tecnica però noi eravamo su un altro livello, o almeno lo eravamo prima che si unissero all'organizzazione. Chissà quanto potevano essere migliorati. Le informazioni raccolte da Fabian erano sicuramente insufficienti in tal senso. Prepararsi ad un eventuale incontro era sempre più complicato ogni settimana che passava. Di punto in bianco però accadde una cosa che mi fece scattare in piedi, permettendomi per un istante di dimenticare il resto.

-Non ci credo. Quell'imbecille non solo è diventato titolare, ma lo hanno fatto anche capitano?- Nobushige Sanada aveva appena fatto il suo ingresso dalla porta del treno con la fascia gialla che gli spuntava dal borsone. Non era cambiato molto nel corso dell'anno trascorso, solo i capelli neri come la pece, in parte raccolti sulla parte alta in un codino, erano diventati più lunghi e quelli sciolti gli arrivavano oramai al di sotto delle spalle. Il suo stile personale, un misto tra un ninja e un punk/gotico, era perfettamente riconoscibile persino con la tuta della squadra addosso. Il guanto destro, il collarino e il polsino a rete spuntavano in bella vista, mentre sul suo volto si faceva strada un ghigno furbo e arrogante. Ci eravamo conosciuti durante quella partita e come era facile intuire, tra noi due non scorreva buon sangue. Avevamo non solo un modo diverso di vedere il nostro sport, bensì ogni aspetto della vita in generale. Per lui era il puro egoismo a muovere il tutto, la sua semplice ambizione personale. Non gli interessavano gli altri, ma solo che lui fosse il primo, quello al centro della scena. Ricordavo quanto si fosse lamentato per essere rimasto in panchina durante quell'amichevole. Già allora si considerava il più grande giocatore mai esistito, mentre gli altri erano semplici comparse la cui unica funzione era, con la loro nullità, farlo risplendere ancora di più. Ci impiegò poco a notarmi a sua volta e senza troppe cerimonie prese il posto esattamente di fronte a me. Lanciandomi uno sguardo che voleva dire solamente una cosa: sarebbe stata guerra aperta.

Trovate il disegno di Nobushige Sanada su Instagram nel profilo astrastellablack. Scrivetemi qui i personaggi che vi piacerebbe disegnassi e a cui non ho ancora dato un volto

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Capitolo 37
*** Capitolo 37 ***


Rimanemmo fissi a guardarci per tutta la durata del tragitto, finché non venimmo richiamati per scendere dal treno. Ringraziai mentalmente che almeno lì non ci fossero giornalisti. Avevo un estremo bisogno di concentrarmi prima dell’incontro e non avrei retto altra pressione mediatica addosso. Raggiunto lo spogliatoio corsi nel bagno senza dire la minima parola. Aprii l’acqua del lavandino e chiudendolo in modo tale che essa rimanesse sul fondo. Con impeto appoggiai le mani al lavabo, aumentando sempre più la stretta, quasi volessi romperlo. Sentii le lacrime uscire piano dai miei occhi e ricadere nel laghetto che si era creato. Avrei solo voluto esplodere, rimanere lì in un pianto e non pensare a nient’altro. Crollare per la prima volta in vita mia. Singhiozzai, non potevo farlo però. Lasciai cadere senza pensarci il volto nell’acqua. Trattenni il fiato per alcuni lunghi secondi, finché non mi permisi di riprendere a respirare. Ammirai il mio riflesso nello specchio, i capelli mi si erano in parte bagnati, ma per lo meno nulla poteva dare l’impressione che avessi pianto. Rientrai nello spazio comune mentre mi stavo ancora asciugando con un asciugamano, mentre le altre si stavano cambiando. Notai solo uno sguardo puntato su di me. Quello di Genesis, che nel frattempo era intenta a sistemarsi la maglia della divisa. Sembrava volesse chiedersi se stessi bene, o forse accertarsene, mi domandavo a volte dove fosse finita quella ragazza rude di un tempo. Che fossi riuscita ad addolcire anche lei? Le feci un leggero segno con il capo per tranquillizzarla. Non potevo in alcun modo turbare i miei giocatori per banali problemi personali. Indossai l’uniforme con estrema cura, cercando di non far trasparire la benché minima differenza con il mio solito atteggiamento. Rivolsi a tutte il solito sorriso d’incoraggiamento prima di raggiungere i ragazzi nel corridoio. Erano già tutti pronti, anche se la normale euforia prepartita era stata sostituita da un velo di angoscia generale. Ognuno a modo suo sembrava essere stato turbato dalla situazione, forse soprattutto per una preoccupazione nei nostri confronti. Volsi il mio sguardo verso Sirius, che al contrario degli altri, dava l’impressione di aver ritrovato la sua calma glaciale. Il mio piano fortunatamente aveva avuto l’effetto sperato. Esisteva solo una cosa in grado di fargli riprendere il controllo, razionalizzare. Parlandogli ero riuscita a fornirgli i dati mancanti alla sua analisi e lui finalmente era tornato a ragionare. Sospirai, serviva un buon discorso altrimenti con quell’umore era tanto se fossimo riusciti a scendere in campo, figuriamoci a vincere la partita. Sarebbe stato certamente più facile se io non fossi stata in realtà più a terra di loro.

-Ragazzi so che siete turbati da questo caos mediatico, ma non dovete preoccuparvene. Sirius ed io stiamo bene, dico sul serio. Non abbiamo bisogno di qualcuno che ci tenga per mano o che so io, anzi la cosa migliore che possiate fare per noi è concentrarvi sull’incontro. Con questo umore nero la dea della vittoria non ci sorriderà mai, perché nessuno di voi lotterà fino alla fine per conquistarla perché troppo distratti. Siamo qui per giocare a calcio e quello faremo. Lasciate che la gente parli e voi continuate dritti per la strada che punta a proteggere il nostro sport. Forza, non deludetemi!- Provai a mettere in quelle parole tutta la convinzione necessaria ad accendere gli animi. Rimasi sorpresa dalla velocità con cui esse avevano avuto effetto, tramutando l’umore della squadra in esaltazione generale. Solo il numero dieci non sembrava molto convinto, ma pareva nessuno lo avesse notato. Persino il regista mi rivolse un piccolo sorriso che contraccambiai immediatamente. Sicuramente però se anch’io avessi creduto a quelle parole sarebbe stato meglio. Papà mi si avvicinò mentre mister Dark parlava con il resto del gruppo.

-Ottimo lavoro. Un discorso degno del Capitano leggendario.- Sentii la sua mano poggiarsi sulla mia spalla. -Fai però che valga anche per te. Pensa a giocare e nulla più, per esperienza ti assicuro che presto o tardi le voci si placheranno da sole.

-Con la mamma è stata la stessa cosa?

-Già, ma personalmente non ci ho mai dato troppo peso. Ero troppo concentrato sul pallone per curarmi del gossip. Anche se ovviamente ai miei tempi era decisamente più facile ignorare questo genere di notizie. Posso solo immaginare come tu ti possa sentire adesso.-

-Sto bene, dico sul serio. Non c’è bisogno che ti preoccupi per me. Credo in questo momento serva più l’allenatore Evans del padre iperprotettivo.- Com’ero finita in quella valanga di bugie senza rendermene conto? Da quando mentivo a lui? L’assoluta sincerità era sempre stata alla base del nostro rapporto. Eccomi invece in quel momento. Avrei voluto dirgli di abbracciarmi, non lasciarmi più andare e tornare a casa insieme, eppure non lo facevo. Sprigionavo gioia da tutti i pori, una gioia recitata. Eppure, solo Ethan sembrava essersene resoconto.

-Hai ragione. Lucian avviciniamoci alla fine del sottopassaggio, ragazzi vi aspettiamo lì.- Se ne andarono a passo svelto lasciandoci da soli. Stavo per richiamare l’ordine, quando una voce fastidiosa giunse al mio orecchio. Era bassa per la sua età, ma ancora estremamente fastidiosa.

-La grande Gabriella Evans, ma che onore. L’ultima volta che ti ho vista scaldavi la panchina ed ora eccoti qui al centro delle attenzioni della stampa. Oggi non si può accendere un cellulare o una televisione che si parla di voi. Sharp lasciatelo dire hai un gran coraggio complimenti, per sopportare una persona del genere devi essere un santo.

-Di sicuro non tanta pazienza quanta per sopportare te Sanada.- Rispose l’interpellato con disprezzo. Ci mancava solo quell’idiota oggi. Tornò immediatamente a focalizzare la sua attenzione su di me, senza nemmeno controbattere.

-Giusto per capire, farsi il regista è un modo per mantenere il tuo dominio sulla squadra. Ottima strategia per una ragazza che vuole giocare a calcio, dico sul serio.- Era la seconda volta che ricevevo un commento del genere da quando era uscita la fake news e al posto di fare meno male, era una nuova coltellata che mi trafiggeva lo stomaco.

-Punto primo non stiamo insieme, secondo anche se fosse non sono cazzi tuoi, terzo azzardati a dire di nuovo una cosa del genere e ti lego ad un palo e ti uso come bersaglio per allenarmi con i calci di rigore.- La mia voce era sprezzante di una rabbia mista a tristezza che non avevo mai provato. Non avrei mai pensato di poter stare così male per i commenti di alcuni idioti, eppure ero sempre più sul punto di crollare. Stavo per avanzare verso di lui e probabilmente saltargli alla giugulare, quando Sirius mi bloccò.

-Andiamo, non lasciarti provocare. È solo un deficiente. Questo vale per tutti.- Lanciò un’occhiataccia verso un quartetto insolito, la coppia di ghiaccio, Ethan e Derek, i quali avevano degli sguardi assassini sul volto.

Arrivammo nella zona di uscita poco dopo, alcuni più arrabbiati che mai. Ci mancava solo quel deficiente in quella giornata, a quel punto cominciavo a sperare che le sfortune sarebbero finite. Ovviamente però stando per scoprire in che stadio avremmo giocato, be’ la giornata era decisamente ancora lunga. Mi disposi in apertura della fila, a differenza della cerimonia inaugurale ci saremmo posizionati in un’indiana. L’altro protagonista di quella che sembrava essere la notizia della settimana si stava per mettere dietro di me come sempre, quando la Freccia di fiamma lo bloccò.

-Oggi forse è meglio se noi due ci invertiamo. La gente parlerà comunque, ma almeno gli daremo meno materiale per foto da usare.

-Hai ragione. Vai tu per secondo, io sarò il terzo.- Il biondino mi si gettò addosso rinchiudendomi in un abbraccio da dietro. Non aveva la minima idea di quanto quello stupido gesto mi servisse in quel momento, o forse lo sapeva. Era sempre stato bravo a leggermi come un libro aperto e infondo la cosa era reciproca.

-Qualunque cosa, soprattutto se hai bisogno di spezzare quella maschera e crollare, io ci sono.- Quelle parole giunsero al mio orecchio come un sussurro, erano così flebili che solamente io mi accorsi che le aveva pronunciate. Era davvero un ragazzo d’oro. Un vero peccato che non lo mostrasse al mondo. Proprio allora mio padre ci fece segno che l’ora di andare in scena era giunta. Dovevo cercare di lasciarmi alle spalle tutto e andare dritta per la mia strada. A quel punto giocare a calcio era l’unica cosa da fare. Eth mi sciolse dalla forte stretta e senza indugiare feci il primo passo seguendo i due allenatori all’interno di quella luce immensa.

-BENVENUTI ALLO STADIO ERMES PER L’INCONTRO CHE VEDRÀ CORRISPOSTE LA RAIMON JUNIOR HIGH, VITTORIOSA SULLA MARY TIMES MEMORIAL, E LA NINJAZ TRAINING ACADEMY, REDUCE DALL’INCONTRO CON L’ACCADEMIA MILITARE MARE LUNARE. CHI TRIONFERÀ SU QUESTO CAMPO? MA SOPRATTUTTO QUALI INSIDIE CI RISERVERÀ?

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Capitolo 38
*** Capitolo 38 ***


Mi guardai un po’ intorno curiosa di osservare la zona finalmente da vicino. Come quello riservato a Poseidone anche quello riprendeva l’architettura classica, le differenze principali erano le statue riservate ad Ermes e che il campo, questa volta alla stessa altezza delle panchine, era fatto di uno strano materiale. Mi domandai quale trabocchetto avessero in servo quella volta. Presi uno dei palloni e lo lanciai a terra a poca distanza dai miei piedi, per fortuna eseguendo alcuni semplici spostamenti notai che il pavimento non ostacolava la rotazione della palla e non creava danni nemmeno a noi dando troppo attrito sotto gli scarpini. Per lo meno avevamo un problema in meno di cui preoccuparci, considerando che avevamo una moltitudine di flash abbaglianti intorno. Non era mai successa una cosa del genere a nessuno dei nostri incontri. Sirius ed io cercavamo di mantenere le distanze il più possibile per non dare adito ad ulteriori voci, o forse era solo una mia impressione e lui era solamente immerso nei suoi soliti pensieri da stratega prima di una partita. Lo osservai con la coda dell’occhio, cercando di non farmi notare. Era seduto in panchina a parlottare con Genesis di non sapevo quale strategia, mentre gli altri tutt’intorno si stavano riscaldando. Sistemai la fascia rossa sul bicipite e subito dopo incominciai a frugare nella borsa alla ricerca dei guantoni. Mi capitarono tra le mani quelli bianchi, oramai abbastanza logori. Quanti incontri avevo disputato con quelli addosso. Erano stati il regalo di papà per la nomina a capitano, che era avvenuta più di un anno prima. Sfortunatamente a causa delle partite e dei continui allenamenti si erano rovinati molto e per quella stagione avevo deciso di ricomprarne un nuovo paio. Lì trovai sotto ad essi. Rimisi perciò a posto gli altri e feci per indossarli, quando venimmo richiamati per la formazione.

-Ecco la lista dei ragazzi che scenderanno in campo sin dall’inizio. Attaccanti: Ethan Blaze, Naomi Beacons e Derek Samford. Centrocampisti: Sirius Sharp, Alexander Love, Emma Bianchi e Genesis Stonewall. Difensori: Aiden Froste, Morgan Swift e Sierra Eagle. Portiere: Gabriella Evans. È tutto, finite di prepararvi che manca poco.- Era stato il viceallenatore Dark a parlare. Mi domandai perché nuovamente quel cambio nell’attacco. Al contrario della settimana precedente Melany era tornata in forma, o almeno era quello che credevo.

-Lei e Henry sono in crisi e oggi non ce la fa a scendere in campo, è distrutta. Temo siano vicino alla rottura definitiva.- Guardai Lea con aria confusa, per quale motivo non sapevo nulla di quella storia? -L’ho sentito ieri per caso, stavano discutendo pesantemente fuori dal cancello della scuola prima di tornare a casa. Non è stato un bello spettacolo. Se non fosse intervenuto Derek che era nei paraggi credo sarebbe andata persino peggio.- Possibile che non mi fossi accorta di nulla? L’osservai finalmente più attentamente e per la prima volta mi accorsi dei suoi occhi rossi e gonfi. Ero così concentrata sulla mia situazione che non avevo prestato la minima attenzione alle condizioni dei miei giocatori, ma che razza di capitano ero? Mi avvicinai a Derek che nel frattempo era intento ad allacciarsi la fascia inazuma.

-Ho saputo di cosa è successo ieri. Grazie per aver difeso Meny.

-Non c’è bisogno di ringraziarmi. Non mi sarei mai perdonato se le fosse successo qualcosa. Ovviamente dubito che quello lì le avrebbe fatto del male, ma ho preferito non rischiare. Tengo molto a lei.- La fissava imbambolato con uno sguardo che era un misto tra il triste e il dolce. Era strano come una persona così sconnessa come la rossa in questione fosse tra i pochi ad essere riusciti a superare la barriera che Derek si era creato intorno. Erano davvero molto diversi. Lui era il perfetto allievo tipo della Royal come personalità, a volte ricordava proprio un piccolo soldato con quella freddezza glaciale e il tono di voce sempre freddo, al contrario lei era l’esuberanza fatta persona che dava l’impressione di esserci solo raramente con la testa, sempre com’era immersa nel suo mondo fantastico. Se avessi dovuto paragonarli a qualcuno dei vecchi cartoni animati, sarebbe stato come mettere insieme una versione femminile del Cappellaio matto e Shang di Mulan.

-Dobbiamo entrare.- Sirius ci richiamò tutti all’ordine, facendoci notare che il conto alla rovescia del tempo di gioco sarebbe partito a breve. Gli passai a fianco per mettermi in fila per i saluti iniziali. Le nostre spalle si toccarono solo per un’istante o poco più, quel gesto per noi così insignificante e breve, però scatenò un putiferio senza il minimo preavviso. Dagli spalti si levò un vociare immenso, sommato alle centinaia di flash prodotti a raffica, da tifosi e giornalisti. Improvvisamente l’attenzione di ogni singola persona accorsa a vedere l’incontro era puntata su di noi, proprio come se fossimo dei fenomeni da circo. Rivolsi alla squadra un tranquillo sorriso e senza aggiungere nulla andai a posizionarmi come capo riga. Cercai di mantenere un’espressione serena sul viso, ma dentro di me sentii un’altra crepa formarsi. Dovevo solo mantenere la calma e superare quella giornata, non potevo permettermi di crollare.

-Wow, tutti in estasi per la coppietta felice. Ma quanto siete carini, vero amore. Spero riuscirai a rimanere concentrata almeno il tempo dell’incontro, riuscirai a non pensare a lui? Già non sei un granché come giocatrice, se ti deconcentri sarà facilissimo umiliarvi.- Stavo per mandarlo a quel paese quando l’arbitro arrivò per sorteggiare il calcio d’inizio. Mi morsi la lingua. Palla a loro. Ci stringemmo la mano con forza entrambi, quasi fosse una gara a chi mollasse per ultimo, poi senza voltarmi indietro andai a posizionarmi tra i pali.

La partita entrò immediatamente nel vivo appena la palla venne calciata la prima volta. Com’era da prevedersi, grazie anche alle informazioni che c’erano state fornite da Fabian, uno dei punti forti dei nostri avversari era la velocità, mixata a sua volta da un’incredibile agilità. Si diceva infatti che i ragazzi venissero addestrati con tecniche ninja all’interno della loro scuola. Superarono con facilità gli attaccanti, inoltrandosi subito nella nostra metà campo. I loro scatti così repentini rendevano molto difficile raggiungerli, solo Morgan ed Aiden sembravano alla loro altezza in questo senso. Gli corsero incontro nel tentativo di bloccare l’azione sul nascere, solo che appena lo raggiunsero accadde qualcosa di strano. Proprio come se fosse un tapis roulant il terreno sotto l’attaccante lo trasportò in avanti con una rapidità immensa e scartando di conseguenza i due difensori.

-ECCO LA PARTICOLARITÀ DELLO STADIO DI ERMES! IL TERRENO È COMPOSTO DA BLOCCHI CHE SECONDO UNO SCHEMA PRECISO POSSONO O TRASPORTARE IN AVANTI IL GIOCATORE, AIUTANDONE QUINDI IL TRANSITO, OPPURE ANDANDO AL CONTRARIO RISPETTO ALLA DIREZIONE DESIDERATA OSTACOLANDOLO!- Possibile che non potessimo mai giocare in uno stadio normale? Mi diedi uno schiaffo in pieno volto, dovevo rimanere assolutamente concentrata. Con un passaggio millimetrico Nobushige arrivò in possesso palla, trovandosi la strada spianata a poca distanza dalla porta. Alzò leggermente il pallone da terra e intorno a lui comparve un’ambientazione scura e dalla cima di un antico palazzo il colpo partì nella mia direzione.

-OMBRA NOTTURNA!- A quella potenza per fortuna non avrei avuto grandi problemi a bloccarlo.

-SCUDO LUNARE!

-PARATA! UTILIZZANDO UNA NUOVA SUPERTECNICA MAI MOSTRATA IN PARTITA GABRIELLA EVANS PARA IL TIRO CON UNA FACILITÀ SPIAZZANTE!- Non prestai molta attenzione all’occhiataccia tiratami dal cannoniere, infondo cosa si aspettava che la lasciassi passare forse? Rinviai subito ad Alexander facendo ripartire il gioco, quella volta con noi nella fase offensiva. Speravo però che il campo non li avrebbe messi troppo in difficoltà. Spostata l’azione nell’altra metà e con i tre difensori che erano avanzati notevolmente, nei miei pressi si era creato una specie di vuoto, che lasciava spazio alle voci degli spettatori posizionati dietro la mia porta. Per quanto tentassi di evitarlo la mia testa si focalizzò su di esse, quasi volesse ostacolarmi anche lei.

-Chissà magari questa nuova tecnica gliel’ha ispirata lui.

-Certo che lei ha un bel caratterino, Sharp non avrà vita facile. Mi domando chi porti veramente i pantaloni nella coppia, quel ragazzino deve farsi rispettare sin da subito altrimenti dopo sarà troppo tardi.

-Sono entrambi bellissimi, è naturale che si siano messi insieme. Però diciamolo lei è stata fortunata, non tutti i ragazzi vorrebbero stare con un maschiaccio del genere, nonostante abbia quel fisico assurdo. Un giretto ok, ma sopportarla tutti i giorni non so.- Strinsi i pugni, mentre cercavo di trattenere il fiato per evitare di scoppiare a piangere. Iniziavo veramente a non farcela più a sentire tutti quei commenti. Eravamo ad un incontro del torneo nazionale, la gente non poteva concentrarsi su quello! Passarono interminabili minuti in cui quelle voci continuavano a ronzarmi nelle orecchie. Riuscii a riattivarmi solo quando mi giunse il mio nome urlato da Ethan. Alzai di corsa lo sguardo e mi accorsi che Naomi era stata spazzata all’indietro sbattendo la spalla a terra a causa del sistema del campo. Nel frattempo, però i nostri avversari erano riusciti finalmente a ritornare nei miei pressi e prima ancora che potessi avere il tempo di rendermene conto il pallone era già stato indirizzato verso di me. Feci del mio meglio per raggiungerlo, ma oramai era troppo tardi e si era insaccata in rete.

-GOAL! LA NINJAZ TRAINING ACADEMY CONDUCE ORA PER 1 A 0.- I miei compagni si raccolsero intorno a me.

-Ella che succede? Non era un tiro difficile da parare per i tuoi standard.- Domandò Alex giocherellando con i suoi anelli. Aveva ragione, dannatamente ragione.

-Scusatemi veramente tanto. Mi sono distratta un attimo, non ricapiterà.

-Tranquilla siamo umani, capita a tutti di commettere degli errori.- Nonostante il tentativo di Eth di sdrammatizzare però mi sentivo come se avessi deluso i miei amici. Non era quello il comportamento che si aspettavano dal loro capitano. Quando riuscii finalmente a guardarli mi prese quasi una fitta al petto, per un’istante mi parve di essere circondata da ombre scure che crescevano sempre di più fino a non lasciarmi più scampo. 

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Capitolo 39
*** Capitolo 39 ***


Il primo tempo si concluse da lì a poco. Non rimasi all’esterno come tutti, bensì avallai la scusa di dover andare al bagno per allontanarmi verso gli spogliatoi, fuori dalla portata di tutti gli avvoltoi che mi giravano intorno. Mi lasciai scivolare lungo una delle pareti e finalmente permisi alle lacrime di rigarmi il volto. Mi sentivo umiliata da tutti quei commenti, come se una relazione, per altro nemmeno vera, fosse la cosa più importante della mia vita. Sirius non riceveva quel genere di commenti. Era un trattamento diverso che avrei dovuto immaginare, le donne, anche se avevano compiuto grandi imprese o raggiunto grandi traguardi, venivano sempre etichettate come la compagna di, oppure considerate e persino giudicate in base all’uomo che avevano a fianco. Se avessi scelto di rimanere sola invece saresti stata considerata una zitella, una incapace persino di accalappiarsi un ragazzo. Mentre loro ricevevano complimenti per ogni scelta, qualunque essa fosse in tema di donne. Salvo se te la sceglievi, quasi fossimo bestiame, brutta, allora cercavano di persuaderti a lasciarla, perché infondo chi avrebbe voluto una del genere al suo fianco. Non era una novità, da generazioni quell’atteggiamento continuava a ripetersi, eppure faceva sempre male allo stesso modo, nonostante i finti sorrisi dietro cui si cercava di mascherare tale dolore. Possibile che in così tanti anni di progresso non si fosse riusciti a cancellare un atteggiamento talmente orrendo? L’umanità aveva raggiunto sviluppi tecnologici incredibili ed aveva messo piede su Marte, però non era in grado di non mercificare una donna al pari di un oggetto. Avrei solo voluto urlare, prendere le macchine fotografiche di quei giornalisti e distruggerle tutte. Non potevo però. La mia squadra contava su di me. Mi feci forza e mi alzai cercando di mascherare il più possibile il fatto che avessi pianto. Ringraziai il cielo che nessuno mi avesse visto in quelle condizioni. Solo dopo scoprii che in realtà qualcuno che aveva assistito a tutta la scena c’era. Rimasto impietrito però dal non essersi accorto prima del mio dolore. Quanto si sentiva in colpa per quello. Raggiunsi gli altri fuori proprio allo scadere dell’intervallo. Il regista, che aveva l’attenzione rivolta verso il campo di gioco, si girò per un’istante nella mia direzione per rivolgermi un leggero sorriso, per poi tornare a concentrarsi sui suoi pensieri. Una borraccia mi si parò davanti al viso. La riconobbi immediatamente a causa della mano di luce che vi era stata disegnata sopra. Era la mia.

-Dovresti bere qualcosa prima di rientrare e questa è ancora piena.

-Che fai mi controlli?

-Na. Shiny era preoccupata e me l’ha fatto notare. Morale della favola eccoci qui, in questa strana conversazione.

-Grazie Ethan.- Bevetti un sorso d’acqua senza pensarci troppo. Aveva ragione, non potevo rischiare di disidratarmi.

-Sicura di non aver bisogno di parlare?- Quasi mi strozzai.

-C…co…cosa? No, va tutto bene.- Ecco la voce più finta che ero riuscita ad improvvisare in quel momento.

-Sei cer…- Sulle fasce comparve nuovamente il conto alla rovescia all’inizio del secondo tempo. Ero stata letteralmente salvata dalla campanella. Corsi a posizionarmi tra i pali, aspettando che l’incontro riprendesse.

Il gioco ricominciò tra un continuo ribaltamento di fronti e qualche capitombolo da parte nostra dovuto all’instabilità del terreno. Avrei giurato di vedere Sierra farsi di sedere vari metri prima di fermarsi. Non invidiavo per niente la loro situazione, per una volta essere bloccata in porta non era stata una cosa così brutta. Tutte quelle situazioni così buffe avevano però i loro vantaggi. Mi avevano permesso di staccare un po’ la mente da tutto ciò che era accaduto. Temevo che un’altra singola frase sarebbe bastata a buttarmi definitivamente a terra, ma per il momento ogni cosa sembrava andare per il verso giusto. Ovviamente avevo parlato troppo presto.

-Certo che Sharp ha un culo nella vita. Calciatore di primo livello, regista e ora si fa anche una strafica del genere. Una che sta così bene in tuta immaginatela con un bel vestito o senza niente addosso.- BASTA! Non ce la facevo più. Ero stanca. Volevo solo che le voci smettessero e che finalmente potesse tornare tutto alla normalità. Sentii le lacrime scorrermi sul viso. Lasciai le gambe cadere sotto il peso del macigno formato da aspettative, pettegolezzi e responsabilità. Volevo solamente andare a casa.

-MA COSA SUCCEDE ALLA PORTA DELLA RAIMON? IL CAPITANO EVANS È A TERRA SENZA UN APPARENTE MOTIVO!- Il vociare si sollevò nello stadio e le parole mi giungevano addosso come lame in pieno petto. Portai le mani a coprirmi le orecchie per cercare di isolarmi.

-Basta, state zitti vi prego!- La voce uscì rotta dalla mia gola, dubitavo avesse per qualche motivo superato però la mia persona o la piccola distanza.

Pov. Mark

-Mister dobbiamo fare qualcosa!- Le voci di Shiny e Melany mi giunsero quasi all’unisono, preoccupate com’erano per il benessere di Ella. Scossi il capo.

-No ragazze, è una situazione che deve risolvere la squadra.- Strinsi le braccia intorno al petto. Solo il cielo sapeva quanto mi fossi trattenuto dal non correrle incontro ed abbracciarla, magari portarla lontano da tutte quelle telecamere. Sapevo però che quello non l’avrebbe aiutata, avevo vissuto momenti di crisi simili nel corso della mia carriera ed ero consapevole che solo i suoi compagni le avrebbero dato ciò che le serviva per riprendere il suo percorso ancora più forte. Tesoro mio ti prego rialzati.

Pov. Ella

Qualcuno dei nostri buttò prontamente la palla in fallo laterale e si raggrupparono tutti intorno a me per farmi da scudo per evitare fossi ripresa dalle telecamere.

-SPOSTATEVI VOGLIAMO VEDERE CHE SUCCEDE!- Urlò qualcuno dalla tribuna.

-CHIUDI QUELLA CAZZO DI FOGNA CHE TI RITROVI PER BOCCA SE NON VUOI CHE TI ARRIVI UN PALLONE IN FACCIA! DOPO TUTTI I COMMENTI CHE HO SENTITO OGGI, SONO FACILMENTE IRRITABILE; PERCIÒ, NON MI PROVOCATE SE CI TENETE ALLA PELLE!- Gli rispose Genesis in preda alla rabbia. Allo stesso tempo Sirius ed Ethan si strinsero accanto a me. Sentii le braccia del biondo circondarmi il busto.

-Mi dispiace, non ce la faccio più. Non sono forte come credono tutti, forse non sono tagliata per fare il capitano. Queste cose non succedono agli altri, ma soprattutto ai ragazzi. Magari il campo da calcio non è davvero il luogo adatto ad una ragazza.

-Ma cosa dici! Sei semplicemente umana come tutti, anzi ti dirò di più, io avrei ceduto molto prima. Sei più forte di ognuno di noi. Anche tu hai il diritto di non farcela. So che senti di dover portare il mondo sulle spalle da sola, ma non è così. Noi siamo tutti qui per te. Siamo una squadra non dimenticarlo mai. Soprattutto non voglio più sentire assurdità come quella che tu o qualsiasi altra donna non sia fatta per giocare a calcio.- Non aveva la minima idea di quanto avessi bisogno di quelle parole in quel momento, eppure quel pensiero di dover fare tutto da sola era difficile da scacciare. Era davvero insinuato nella mia mente. Era un po’ come se io fossi la mamma e loro i miei cuccioli da accudire e proteggere.

-Grazie.

-E di cosa? Di esserci stato per mia sorella? Quello sempre, anche se dovessi andare in capo al mondo per arrivare da te.- Ci stringemmo forte l’uno nelle braccia dell’altro. Siri rimase in disparte per tutto il tempo, quasi avesse paura di guastare quell’istante idilliaco. Aveva lo sguardo triste e affranto, percepibile persino attraverso gli occhialini. Asciugai le lacrime con la manica della maglia e gli rivolsi un leggero sorriso, mentre il numero dieci si alzava in piedi per irrobustire la barriera.

-Mi dispiace di non aver capito cosa ci fosse veramente dietro alle tue parole. Sono stato imperdonabilmente superficiale.

-Non importa, avrei dovuto mettere in chiaro le cose sin da subito e non fingere che andasse tutto bene.- Il discorso venne però interrotto da Derek.

-Sbrigatevi, l’arbitro si sta spazientendo e, prima che qualcuno lo faccia fuori, dovremmo riprendere il gioco.- Sospirai rialzandomi finalmente in piedi. Dovevo farcela.

-Ella devi farmi un favore, ora concentrati su di noi, ascolta quello che ti diremo con il nostro modo di giocare e capirai quello che ti ho detto prima.

-Va bene Eth, ci proverò.

-FINALMENTE LO SCUDO CREATO INTORNO ALLA EVANS SI È DISSOLTO! LEI È TORNATA IN PIEDI GENTE. IL CAPITANO LEGENDARIO NON CEDE!

-Che seccatura.- Sanada si andò a posizionare per la rimessa laterale. Bene, lo scontro stava per ricominciare. Il pallone venne battuto in direzione di Tokichiro, ma prontamente intercettato da Gen. Solo quando toccò i suoi piedi iniziai a capire ciò che il biondino cercava di dirmi. Quando entravano in possesso della palla era come se sentissi la voce di ognuno di loro.

“Non sei sola, proprio come tu ci sei sempre per noi, noi ci siamo per te.” Con un passaggio rapido giunse ad Emma.

“Siamo una squadra, una famiglia, e insieme difendiamo il calcio.” Possesso di Alexander.

“Tutti abbiamo bisogno di crollare, non dobbiamo mai vergognarci di quello che proviamo.” Un avversario bloccò l’azione offensiva. Non era un gran problema, la difesa era già pronta ad agire. Aiden era sull’uomo in pochi istanti.

“Se il capitano non è al massimo delle sue forze è anche colpa nostra perché non ci siamo resi conto che stesse male e che nascondesse tutto dietro al suo solito sorriso per noi. Io sono un veterano, una persona su cui anche lei dovrebbe poter contare ed ho mancato al mio compito. Se Ella oggi non può farlo ci penserò io. Farò del mio meglio per aiutarla a difendere il nostro sport!”

-Da bravo lasciami passare.

-Mai!- Si levò dietro la sua schiena un bagliore indescrivibile. Quando si diradò comparvero due ali quasi trasparenti di un azzurro velato, decorate all’interno da ramificazioni alla cui fine o bivio erano sovrapposti dei fiocchi di neve. -ALI DELLA CONDIVISIONE!

-Cosa? Com’è possibile che un altro non titanide sia riuscito ad evocarle?

-È inutile che provi a scappare, sei come una preda che scappa dal suo predatore. TRAPPOLA DEL CACCIATORE!- Si creò un ambiente innevato, riconducibile ad una foresta. L’avversario tentò di nascondersi e fuggire, ma finì solo nella trappola di Aiden, il quale recuperò il pallone. Venni profondamente colpita dalle parole del ragazzo. Per la prima volta avevo compreso veramente il significato dell’essere il Capitano leggendario. Avere quella fascia al braccio non significava dover portare da sola il peso della squadra o non poter mai crollare davanti agli altri, bensì che era mio compito guidare ed esserci, ma anch’io potevo contare su ognuno di loro. Eravamo una famiglia prima ancora di membri dello stesso club sportivo.

-OTTIMO LAVORO! VI RINGRAZIO PER AVERMI AIUTATA! ORA SO DI NON ESSERE SOLA! NON PREOCCUPATEVI PIÙ PER LA NOSTRA PORTA, CI SONO IO A DIFENDERLA. SIAMO SOLO SOTTO DI UNA RETE, POSSIAMO ANCORA VINCERE!- Il morale di tutti era finalmente tornato alle stelle ed una leggera brezza aveva iniziato a soffiare nello stadio. Notai papà, che fino a quell’istante era rimasto in disparte, annuire. Sirius chiamò il passaggio, che giunse millimetrico. Evocò le sue ali, che nell’arco di un secondo comparvero.

-È arrivato il momento, tutti in posizione, diamo il via alle riprese: DIRETTIVE DEL REGISTA!- Come se seguissero un copione tutti i nostri compagni iniziarono a sistemarsi o muoversi in una direzione precisa all’interno di un set apparso dal nulla. Ogni mossa era perfettamente calcolata in funzione del sistema a piattaforme, che a quanto sembrava il numero quattordici era riuscito a comprendere. Sapevano ognuno come sfruttare gli attimi in cui esse andavano in avanti e creavano un aiuto. L’azione era stata così precisa che, prima ancora che i nostri avversari avessero il tempo di reagire, il nostro numero dieci era già davanti alla porta.

-Bene, divertiamoci un po’. FRECCIA INFUOCATA!- La notte sembrava essere scesa in quella zona ed Eth e il pallone scomparsi. D’un tratto un dardo fatto interamente di fuoco comparve ad una velocità incredibile diretta verso il portiere.

-GOAL! LA RAIMON PAREGGIA!- L’attaccante eseguì la sua solita esultanza, per poi dare il cinque al Comandante assoluto del campo. Ottimo, a quel punto serviva solo un goal. Sempre se non volevamo finire ai rigori. Non era mai successo e speravo con tutto il cuore che la prima volta non sarebbe stata quel giorno.

-Com’è possibile che questi mocciosi ci abbiano recuperati. Ora vedranno la mia vera forza.- La sua voce era decisamente irritata e nel contempo si passò una mano tra i capelli che gli ricadevano sul volto. Cosa intendeva? La mia risposta arrivò immediata. A volte dovevo imparare a frenare i miei pensieri. -ALI DEL CONFLITTO!- Lo notai ricevere una veloce indicazione dell’allenatore, che supposi essere lo scambio dei blocchi, e cominciare poi la sua furiosa corsa. Partendo già da metà campo il terreno da percorrere era decisamente poco. Nessuno riuscì a fermarlo, neppure Aiden fece in tempo a raggiungerlo.

-GABRIELLA!- L’urlò di Derek mi arrivò dritto nelle orecchie, facendomi drizzare la schiena.

-Ora vedrai la mia potenza! GUERRA LAMPO!- Non dovevo dubitare di me stessa, se non avessi fermato quella palla tutti i nostri sforzi sarebbero stati vani e il calcio avrebbe perso il suo spirito.

-Fermerò quel tiro ad ogni costo!- Sentii un brivido percorrermi la schiena e un bruciore nascere all’altezza delle scapole. In pochi secondi esso era aumentato sempre di più fino a sprigionare un’energia immensa. Senza rendermene conto pronunciai così quelle parole: -ALI DELL’AMICIZIA! I nostri spiriti uniti proteggeranno la nostra missione! GUARDIANO DEL TEMPIO!- Era stato proprio come se la forza di ognuno di noi si canalizzasse dentro di me. Un colosso argentato dalle fattezze greche comparve alle mie spalle.

-PARATA INCREDIBILE! ALI CONTRO ALI GENTE!- Ribattei immediatamente la palla verso Genesis che si trovava ad una buona distanza e aveva la strada spianata davanti a lei. Venne a quel punto a crearsi la situazione più esilarante a cui mi era mai capitato di assistere durante un incontro. A sorpresa un blocco del terreno iniziò a spostarsi senza preavviso e la spinse alla velocità della luce in avanti facendola sbilanciare e cominciare a rotolare come se facesse tante capriole. Di certo non si accorse di trascinarsi dietro anche il pallone, fino a dargli una spinta estremamente forte. Quando finalmente la centrocampista riuscii a fermarsi esclamò massaggiandosi la testa.

-Che botta! Eh? Perché siete tutti in silenzio?

-N…NO…NON CI CREDO. GOAL! IN UN’AZIONE CHE HA DELL’INCREDIBILE STONEWALL SEGNA! C’È DA CHIEDERSI SE NON FOSSE TUTTO PROGRAMMATO.-

-Che ho fatto?- Scoppiai a ridere come una matta, seguita a ruota da tutta la squadra.

-Amore mio l’anno prossimo ti iscrivo al club di ginnastica e quello di tuffi.- Aiden naturalmente non poté fare a meno di prendere in giro la sua ragazza per quel comico imprevisto.

-Che figura!- Nascose il viso tra le mani rossa come un peperone. Forse era il caso di darle una mano.

-Ottimo lavoro, se siamo riusciti a passare in vantaggio è tutto merito tuo.- Le rivolsi un sorriso alla Evans. -Forza torniamo in posizione, c’è ancora un minuto da giocare.

Morale della storia vincemmo con un 2-1 quella che era stata la partita più difficile che avessi mai disputato. Ero però cresciuta di più in quell’ora che in gran parte della mia vita. Mi restava solo una cosa da fare a quel punto. Era arrivato il momento di fregarsene davvero dei gossip. Ero stanca di evitare una delle persone più importanti della mia vita per una stupida mandria di giornalisti ficcanaso.

-Sirius aspetta!

-Em…- Lo abbracciai forte saltandogli quasi addosso. Ovviamente una valga di flash era scattata intorno a noi, ma non mi interessava, non più.

-Promettimi che non ci lasceremo mai dividere da una cosa come questa. Non c’è la farei senza di te. Ti voglio bene.

-Certo.- Tornati negli spogliatoi, proprio prima di tornare al bus, Ethan mi si avvicinò.

-Io torno con mio padre, era venuto a vedere l’incontro. Ci vediamo.- Aveva lo sguardo strano, preoccupato quasi confuso, ma senza darmi il tempo di porgli qualunque domanda era già corso via. Speravo con tutto il cuore che non fosse successo nulla di grave.

E voi lo avete capito quindi chi ha visto Ella negli spogliatoi?

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Capitolo 40
*** Capitolo 40 ***


Il lunedì, prima ancora che la mia sveglia suonasse, il mio risveglio era stato causato da una notifica sulla fascia inazuma. Chi poteva essere a quell’ora? Rimasi sorpresa nel leggere che si trattava della chat con Fabian. Mi aveva inviato un’immagine e un messaggio singolare: “Foto dell’incontro di ieri, spero di piaccia”. Aprii immediatamente l’allegato incuriosita. Di cosa poteva trattarsi? Solo una parola, wow! Mi ritraeva nel momento della parata decisiva con le ali e il guardiano che ci sormontava. Quella era la prima volta che avevo il tempo di osservarle con cura. Il giorno precedente a causa dell’impeto non gli avevo prestato molta attenzione, dovevo ammetterlo. Di primo impatto mi ricordavano molto quelle di una fata, leggermente più fini nella parte superiore e quasi trasparenti di un misto di colori differenti. Era davvero strano vedersi in quelle sembianze. Finita la mia analisi degna di Sirius, riposi il dispositivo e andai a farmi la prima doccia della giornata nella speranza di darmi una leggera svegliata. Ripresa coscienza del pianeta su cui mi trovavo mi preparai velocemente e dopo una leggera colazione corsi fuori casa. Arrivata a villa Sharp ci vollero solo cinque minuti d’orologio prima che il regista mi raggiungesse. Lo salutai allegra. Notai immediatamente che aveva delle leggere occhiaie. Che avesse fatto tardi la sera precedente?

-Lascia perdere. Mio padre ha letto l’articolo, o forse dovrei dire i diecimila articoli, e mi ha fatto il terzo grado fino a mezzanotte. Voleva capire cosa ci fosse di vero sapendo già dei miei sentimenti. È stata la conversazione più imbarazzante della mia vita, mai più.

-Se vuoi tu la prossima volta ti becchi i giornalisti e io zio Jude, faccio a cambio anche subito.

-No grazie. Mi tengo il Comandante. Ad ogni modo ne hanno scritto un altro dopo l’abbraccio finita la partita con tanto di foto in copertina.

-Prevedibile, ma nulla che mi interessi. Dopo ieri sono arrivata ad una conclusione, che gli altri parlino pure io in testa ho il calcio e solo a quello devo pensare, soprattutto ora.- Vidi un sorriso amaro formarsi sul suo viso. -Ovviamente questo non significa che non stia riflettendo anche su quello che ti avevo detto. Solo che per quello servirà ancora un po’ temo e adesso ci sono cose con maggior priorità in ballo, ecco tutto.

-Sta tranquilla lo so perfettamente.- Gli presi la mano.

-Forza Ethan ci aspetta e, a parte se non vogliamo volare con le ali, credo ci tocchi camminare.

-Già.- Scoppiò ridere. Raggiungemmo il solito incrocio abbastanza in fretta e senza alcuna sorpresa era ancora libero. C’erano molte più probabilità che un meteorite colpisse la terra piuttosto che il biondino arrivasse in orario ad un appuntamento. Varie volte era praticamente salito sull’autobus in corsa per andare alle partite. In poche parole, era un ritardatario cronico e con il passare degli anni ci avevamo fatto l’abitudine. Non seppi bene per quanto tempo rimanemmo lì fermi ad aspettarlo, eppure di lui continuava a non esserci la benché minima traccia. Ad essere sincera ero sul punto di iniziare seriamente a preoccuparmi.

-Ma quanto ci mette oggi!

-Penso gli toccherà farsela da solo la strada, sempre se non è già andato magari. È troppo tardi, se non ci muoviamo adesso rischiamo di non arrivare in orario agli allenamenti mattutini.- Aveva dannatamente ragione, ma l’idea di lasciare qualcuno indietro non mi piaceva per niente. Strinsi i pugni.

-D’accordo. Non penso se la prenderà.

Oramai con l’uniforme addosso mi sedetti su uno dei divanetti all’interno dello spogliatoio maschile, che fungeva spesso anche da base di ritrovo, intenta a sentire il racconto di Genesis sulla serata precedente.

-Voi non avete capito, mio padre ha visto la partita e mi sta sfottendo da ieri per quel goal. Che vergogna! Non posso ucciderlo, vero?

-Sono abbastanza sicura sia illegale.- Da quello che raccontava Caleb era in grado di prendere in giro persino sua figlia. Era un tipo sicuramente molto particolare, quello era certo. Sembrava uno che non dava molte regole, anzi spesso regalava consigli sul come bai passarle o creare guai, il che non era male. Al contrario però sapeva essere spietato quando voleva e soprattutto, come in
quel caso, era in grado di ridicolizzare chiunque. Non la invidiavo per nulla. Lo sguardo mi cadde sull’armadietto del nostro numero dieci. Era ancora intonso, nessuno lo aveva toccato quella mattina. Gen parve notare immediatamente la mia agitazione.

-Vedrai che magari era semplicemente stanco e quel cuore di panna del signor Blaze lo avrà fatto restare a casa. Sempre detto che quell’uomo è troppo buono.

-Forse hai ragione.- Non si presentò nemmeno alle lezioni. Era insolito vedere quel banco vuoto, chissà se stava bene. Tutti mi cercavano di rassicurare, persino papà e l’allenatore Dark, eppure una parte di me aveva un brutto presentimento. Trovai Shiny ad attendermi fuori dall’aula e neanche lei sembrava fosse molto serena.

-Oh Gabriella-senpai, eccoti finalmente. Devo dirti una cosa.

-Certo.- Sospirò. Inclinai la testa di lato, abbastanza confusa.

-Sono molto preoccupata per Ethan. Ieri l’ho incrociato nei corridoi dello stadio e sembrava sconvolto, lo definirei quasi scioccato. Temo gli sia successo qualcosa!

-Allora non sono l’unica ad aver avuto quella sensazione. Forse dovrei chiamare zio Axel per sicurezza.- Proprio in quel momento la fascia iniziò a squillare. Rimasi sorpresa leggendo il numero che vi era comparso. Accettai immediatamente la chiamata ed estrassi il piccolo auricolare inserito in essa. Non era il caso di fare una videochiamata. -Ciao, stavo per chiamarti io a dir la verità. È successo qualcosa?

-Ella, Ethan ha per caso dormito a casa di uno di voi la scorsa notte? Non è rientrato, ogni volta che provo a contattarlo parte la segreteria e la scuola mi ha appena avvisato che oggi era assente!- Dalla sua voce traspariva tutta l’agitazione che sentiva, quella di un padre che non aveva idea di dove fosse finito il suo unico figlio, la sua ragione di vita. Avrei voluto dargli una risposta. Fargli sapere che stava bene e che Sirius o Aiden lo avevano ospitato, ma così non era. Dove poteva essere finito quel ragazzo.

-Mi dispiace, ma nessuno di noi ha sue notizie da ieri. Sono stata l’ultima a vederlo da quello che sappiamo. Aveva detto che eri venuto a vedere la partita e che sareste tornati a casa insieme, a quanto pare era una bugia bella e buona.

-Cosa! Devo avvisare immediatamente la polizia! Grazie mille per il tuo aiuto.

-C’è un’ultima cosa. Sembrava sconvolto, come se avesse visto qualcosa che lo ha turbato, però non saprei dire di cosa si trattasse.

-Va bene.- Chiuse il telefono, gettando noi ragazze nel terrore assoluto. Bisognava avvisare la squadra e soprattutto gli allenatori.

Radunato tutto il gruppo e tentate senza il benché minimo successo una ventina di telefonate al biondo, avevamo bisogno di escogitare un piano. Non poteva certo essere sparito dalla faccia della terra, qualcuno doveva averlo visto. Nel frattempo, però era scattato il panico generale tra di noi, dov’era finito la Freccia di fiamma? Se il giorno successivo fosse ricomparso dicendo che era con una ragazza lo avrei ammazzato, poco ma sicuro.

-SILENZIO!- Ci girammo di scatto verso la cattedra della sala riunioni. Papà era lì in piedi con un’aria calma e pacata. O per lo meno era quello che voleva far credere. Poteva darla a bere a chiunque, però non a me. Riconoscevo un suo atteggiamento forzato da uno vero, eravamo così identici anche in quello. Infondo Eth era il suo figlioccio, era normale che fosse preoccupato. Anche Sirius se n’era accorto, ma era troppo impegnato a fissare il vuoto imperterrito per farlo notare, cosa che accadeva ogni volta che era troppo nervoso. Lo capivo perfettamente, era da quando avevo sentito lo zio che continuavo a rigirarmi una ciocca di capelli tra le dita. -So che siete tutti in pensiero per Ethan, ma Axel ha già avvisato la polizia. Mi è stato comunicato che vogliono parlare anche con voi visto che la sua ultima posizione conosciuta è lo stadio. I vostri genitori sono stati avvisati e stanno arrivando, nel caso in cui arrivassero prima gli agenti la signora Samford o io vi affiancheremo per tutta la durata del colloquio.- Annuii, avrei risposto alle domande, però non appena finito non avevo la benché minima intenzione di rimanere con le mani in mano. Avevo un piano e nessuno mi avrebbe impedito di metterlo in pratica. Ci ritrovammo a Riverside, al Campo al fiume poco dopo essere stati congedati. Rimasi piacevolmente sorpresa nell’osservare che erano accorsi tutti non appena ricevuto il messaggio. Persino Melany, che aveva Xavier conosciuto per la sua iperprotettività nei confronti della figlia, era riuscita convincere suo padre a lasciarla venire.

-Non ho intenzione di starmene a casa aspettando notizie. Ho pensato che potremmo dividerci e cercare nei posti che lui frequenta di solito, noi lo conosciamo meglio della polizia e magari potremmo essere utili in qualche modo. Vi chiedo per favore di aiutarmi in questa ricerca.- Abbassai la testa inchinandomi per pregarli, le lacrime, che non davano l’intenzione di fermarsi, avevano iniziato a rigarmi il volto. Mi sorpresi quando sentii qualcuno mettersi al mio fianco e ricoprire la mia stessa posizione.

-Ve lo chiedo anch’io.- Sirius, avrei riconosciuto quella voce tra mille. Persino mentre manteneva la sua figura composta e autoritaria ero in grado di notare che anche lui fosse spaventato per quello che stava accadendo.

-Mi stupisce che abbiate dubbi, contate sul nostro aiuto!- Rispose Morgan come portavoce della squadra.

-Grazie mille.- Alzai lo sguardo verso gli edifici, ovunque fosse lo avremmo trovato, era una promessa!
 
Dove sarà finito Ethan? Sono curiosa di sentire le vostre ipotesi!

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Capitolo 41
*** Capitolo 41 ***


Ci dividemmo in piccoli gruppi nella speranza di perlustrare più zone possibili, rimanendo in contatto stretto attraverso le fasce. Il mio era composto, oltre a me, da Sirius e Shiny e avevamo già racimolato un elenco di tutti i possibili posti in cui il biondo poteva essersi rifugiato. Prima però decidemmo di tornare allo stadio dove avevamo giocato l’incontro, chissà se non fosse sempre rimasto lì. Ringraziai mentalmente la puntualità e l’efficienza dei nostri mezzi pubblici, che ci permisero di arrivare al centro sportivo in breve tempo. Sfortunatamente il treno non era in funzione quel giorno non essendoci partite in programma, ciò stava a significare che avremmo dovuto fare tutto il tragitto dall’ingresso a piedi. Guardai il regista per un istante, sapevamo entrambi che avremmo raggiunto la nostra destinazione molto più velocemente utilizzando le ali, ma la presenza della manager ci impediva di adoperarle. Avremmo potuto portarla a turni, ma ci avrebbe fatto solamente fare uno sforzo inutile, in quanto ci avrebbe rallentato e basta. Essendo abbastanza lunga la strada da percorrere procedemmo camminando, mantenendo ad ogni modo un passo spedito. Vedere quell’ambiente colossale completamente vuoto era quasi inquietante, l’assenza di esseri viventi gli conferiva infatti un’aura decisamente spettrale. Ognuno andò in un’area diversa per cercare di velocizzare le ricerche. A me toccarono gli spalti. Passai prima al setaccio quelli normali e successivamente proseguii con i posti riservati ai giocatori. Era stato un enorme buco nell’acqua. Ci spostammo allora alla torre nella speranza di essere più fortunati, ma nemmeno lì c’era. Leggermente disperati cercammo di mettere insieme i nomi di tutte le ragazze con cui aveva avuto un flirt nell’ultimo mese. Magari poteva essersi rifugiato da una di loro. Una, due … dieci telefonate ognuna si rivelò più inutile dell’altra, difatti l’unico risultato che avevamo ottenuto era far nascere un’espressione disgustata sul volto della rosa quando ne citavamo una. Possibile che si fosse volatilizzato nel nulla? Scorsi la chat di squadra nella speranza che qualcuno fosse stato più fortunato di noi o che Ethan avesse per miracolo deciso di farsi vivo. Niente ovviamente. Era la prima volta che accadeva una cosa del genere, nessuno di noi era mai sparito così. Qualcuno in passato si era dimenticato di avvisare che si sarebbe fermato a dormire dagli altri, ma la mattina successiva aveva sempre raggiunto la sede in perfetto orario.

-Gen dimmi novità da voi?- Lei, Aiden e Alexander erano andati nella via dei negozi. Luogo dove spesso i ragazzi della squadra andavano a divertirsi nel tempo libero. Dall’altro capo dell’auricolare la risposta non era stata delle migliori.

-No. Stiamo per andare alle due ultime sale giochi, ma per il momento nulla.

-Va bene, teneteci aggiornati.

-Vale lo stesso.- Chiamai papà che si trovava con zio Axel per cercare di dargli un po’ di conforto, anche se nemmeno lui brillava per la lucidità in quei momenti. Zio Jude sembrava l’unico che conservava un briciolo di razionalità, ma infondo era sempre stato quello il suo più grande pregio, un temperamento glaciale. Sfortunatamente persino la polizia brancolava nel buio, non erano riusciti a trovare il minimo indizio sull’attuale posizione del biondo. Ci doveva per forza essere un posto che ci eravamo scordati di controllare, ne ero certa. Lasciai cadere la schiena sullo scivolo sconsolata. Dovevo chiudere per qualche minuto tutto ciò che riguardava il calcio in uno sgabuzzino e canalizzare la mia attenzione su ogni conversazione che avevo mai avuto con lui. Se c’era un problema o voleva stare da solo dove andava? Bastò un istante per far scattare di nuovo in piedi sia me che il regista. Entrambi avevamo capito quale fosse la nostra ultima speranza. Corremmo il più velocemente possibile verso il Viale dei ciliegi. La rosa arrivò poco più tardi con il fiatone, essendo ovviamente decisamente meno allenata di noi nella resistenza. Probabilmente avremmo dovuto aspettarla, per lo meno però non avevamo evocato le ali.

-Ti senti bene? Vuoi che andiamo a cercare dell’acqua?- Si rimise dritta e si passò una mano tra i capelli nel tentativo di sistemarli.

-Tutto ok tranquilla. Grazie mille per l’attenzione Evans-senpai. Trovare Ethan è la nostra priorità, non fatevi problemi a lasciarmi indietro.

-Ragazze mi dispiace interrompere però temo non manchi molto al tramonto e il viale è molto lungo. Se vogliamo approfittare della luce naturale dobbiamo sbrigarci.

-Hai ragione.- Concordai rimettendomi subito in marcia. Perlustrammo la zona il più meticolosamente possibile, eppure nella prima metà della strada non c’era ancora traccia di nessuno. Possibile che avessimo fatto nuovamente un buco nell’acqua? Ma se non era qui, allora dove altro avrebbe potuto trovarsi? Immersa com’ero nei miei pensieri, quasi non mi accorsi che il regista ci stava chiamando.

-VENITE QUI!- Gli sguardi miei e della rosa si incrociarono per un istante, possibile che … senza quasi dare all’orologio il tempo di muovere una lancetta eravamo già da lui. Adagiato tra le radici di un ciliegio c’era Eth. Stava dormendo in un sonno profondo come nelle favole. Era vestito in maniera differente dall’ultima volta che lo avevamo visto, chissà dove aveva preso quegli abiti così eleganti. Non sembrava nemmeno lui. Quando feci per toccargli il volto nel tentativo di svegliarlo, notai però un’altra cosa. La parte più lunga dei suoi capelli si era colorata sulle punte di un rosso vivo, simile a quello del giubbotto di pelle che l’attaccante indossava sempre. Cos’era successo in quel giorno dalla sua scomparsa?

-Lo facciamo rinvenire e poi chiamiamo il signor Blaze o forse è meglio il contrario?- Domandò la manager sedendosi accanto a lui. Premurosa iniziò ad accarezzargli il volto, mentre lui continuava a riposare beato. Meno male che quei due si odiavano eh, avevano anche il coraggio di impicciarsi della nostra di vita privata quando non erano in grado di badare alla loro. Scacciai il pensiero, bisognava restare concentrati e l’iperattività non aiutava. Per fortuna però Sirius aveva i riflessi più pronti di me in quel genere di situazioni.

-Chiamiamo zio, sarà preoccupatissimo.- Rimasi sorpresa nel momento in cui mi accorsi della sua telecamera in volo. -La polizia vorrà dei dati sul suo ritrovamento e così sarà più facile.-

-Non capisco se sia una genialata o se guardi troppi polizieschi.

-Forse entrambi.- Era bello sentire finalmente che la tensione dovuta all’ansia fosse calata. Non avrei mai immaginato che potesse mancarmi tanto scherzare. Composi il numero velocemente e attivai la videochiamata.

-Ella che succede? Sai che dobbiamo tenere la linea libera!- Rispose l’uomo in preda al panico.

-Direi che non è più necessario.- Mi abbassai inquadrando anche il numero dieci ancora nel mondo dei sogni. -Siamo al Viale dei ciliegi, lo abbiamo trovato così.- Zio cadde a terra in un tonfo sordo. Sentii la voce di papà in lontananza, che cercava a quanto pareva di farlo rinvenire. Forse lo stress accumulato gli aveva giocato un brutto scherzo. Infondo però lo capivo, se fosse stato mio figlio ad essere sparito avrei reagito molto peggio. Qualcuno d’un tratto si parò davanti allo schermo. Riconobbi immediatamente l’uomo, era il detective messo sul caso, Yamamoto. Era stato proprio lui ad interrogarci uno per uno quel pomeriggio. Ripensandoci mi veniva ancora da ridere nel ricordare papà che cercava di incoraggiarmi mentre parlavo con l’uomo. Il problema era però che lui era decisamente più in ansia di me; perciò, alla fine ero finita io a calmare lui. Non che agli altri fosse andata meglio ad ogni modo. Il Comandante assoluto del campo aveva due persone a torchiarlo, la persona incaricata ed un aguzzino ben peggiore, zio Jude. Se non lo avessi conosciuto da prima, avrei scommesso che fosse quest’ultimo a capo delle indagini.

-Inviate immediatamente la vostra posizione precisa, manderò una volante a prendervi.- Eseguii subito l’ordine e, appena ricevetti la conferma che fosse arrivata, riattaccò. Nemmeno un po’ di educazione, poteva almeno ringraziarci considerando che avevamo fatto il suo lavoro al posto suo. Guardai gli altri interrogativa.

-Chi lo sveglia?- Shiny sembrava sul punto di rispondere, quando Siri la precedette.

-Meglio se lo fai tu, sei quella in grado di calmarlo più in fretta. La tua presenza lo rassicura sempre.- Mi inginocchiai a terra e lentamente allungai la mano verso di lui. Di norma urlavo per buttarlo giù dal letto dormiglione com’era, ma non mi pareva quello il caso. Iniziai a scuoterlo piano il più gentilmente possibile.

-Ethan …- Piano mosse la testa nella mia direzione e con altrettanta lentezza aprì gli occhi. Le sue iridi azzurre sempre così piene di vita risultavano spente. Il regista ed io ci rivolgemmo uno sguardo d’intesa, entrambi ci stavamo domandando cosa potesse essere successo di così grave in quelle poche ore.

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Capitolo 42
*** Capitolo 42 ***


Avviso veloce prima di incominciare:
  1. A partire da oggi e per tutto agosto accetterò proposte per dei disegni da realizzare con i personaggi della storia (Sia disegni di alcuni pg principali/secondari che scene varie. Pubblicherò poi anche il restyling di alcuni pg che ho modificato), che verranno come sempre pubblicati su Instagram.
  2. Vorrei far arrivare a più persone possibili, non capisco perché quando era scritta male la leggeva molta più gente; perciò, se vi va condividetela e consigliatela.
 
Il silenzio regnò sovrano per tutto il viaggio fino a casa Blaze. Non c’era da stupirsi infondo riflettendoci bene. Era Ethan di norma l’anima del caos e delle chiacchiere con la sua parlantina infinita, ma in quei momenti era totalmente assorto nei suoi pensieri e teneva lo sguardo sempre rivolto fuori dal finestrino. Chissà cosa gli frullava nella testa, avrei dato qualunque cosa per saperlo, per essere d’aiuto come lui era stato con me solo poche ore prima. Non capendo però che fosse accaduto, diventava impossibile. Avevo così tante ipotesi nella mente che non riuscivo neppure a comprendere quale fosse la più plausibile. Gli si potevano criticare molte cose, ma di certo non era uno sprovveduto, doveva aver visto o sentito qualcosa di serio per essersi allontanato da solo e soprattutto mentendoci spudoratamente. Chi poteva attirarlo con tale facilità? Un amico di famiglia oppure un vecchio conoscente di suo padre? Non mi sarei sentita di escludere neppure qualcuno collegato ai Titans. Spostai lo sguardo lungo lo specchietto retrovisore, unico mezzo che mi permetteva di guardare gli altri senza voltarmi essendo seduta accanto al guidatore. Sirius non smetteva di osservare Eth nemmeno per un istante, quasi ne volesse studiare ogni suo singolo movimento. Mentirei se non dicessi che era esattamente l’atteggiamento che mi sarei aspettata da lui. Accanto Shiny sembrava essere molto preoccupata, continuava a giocherellare con l’orlo della gonna quasi fosse sul punto di una crisi di nervi. Raggiungemmo la nostra destinazione poco dopo. La casa era molto diversa dalle nostre, infatti riprendeva in piena regola lo stile architettonico classico giapponese. Non avevo mai chiesto il perché di quella scelta, soprattutto dopo aver vissuto così tanto tempo in occidente. Forse una mancanza delle nostre tradizioni? La strada che vi conduceva era stracolma di volanti, ma ciò non mi stupiva conoscendo il prestigio della figura ricoperta dal padrone dell’abitazione. Scendemmo rapidamente senza però allontanarci dalla vettura, non era a noi che toccavano i primi passi. Il biondo iniziò ad avanzare avvolto in una coperta verso il portone, scortato dal nostro autista. Li seguimmo a poca distanza. Aperta la porta d’ingresso, una figura si buttò al collo del ragazzo.

-Non farmi più scherzi del genere. Ho davvero avuto paura di perderti per sempre.- La sua voce rotta dal pianto e quella stretta così forte, quasi volesse durare in eterno, erano il riassunto perfetto di tutte le emozioni che avevano accompagnato ognuno di noi in quella giornata infernale.

-Mi dispiace tanto, non avrei mai voluto farti preoccupare.

-L’importante è che tu ora sia qui.- Richiamati dal detective Yamamoto, superammo velocemente il genkan* e imboccammo l’engawa** fino a raggiungere il salone. Arredato con lo stesso stile della casa, vedeva nel televisore riposto nel tokonoma*** l’unico segno di modernità. Noi ragazzi ci accostammo al muro per sederci poi a terra senza dire una parola. Non molto tempo dopo gli altri parvero seguire il nostro esempio. L’agente sembrò cercare con cura la frase da utilizzare. La cosa non mi sorprese più di tanto, si trattava sempre di un quattordicenne in stato di shock.

-Allora Ethan, prima di tutto stai bene?- Attese qualche istante prima di rispondere.

-Sì, credo di sì.- La sua voce squillante era solo un ricordo, sostituita da una così bassa che era persino difficile da udire.

-In ogni caso per sicurezza è meglio che tu vada a fare dei controlli in ospedale. Tuo nonno era un medico dopo tutto, non dovresti averne paura.- Si avvicinò leggermente a lui, mettendogli una mano sulla spalla. -Ti va di raccontarci cos’è successo e dove ti trovavi nelle ultime ore?- Scosse la testa in modo vigoroso facendo improvvisamente allarmare tutti i presenti. Cosa diamine significava? Papà gli rivolse un sorriso gentile come se volesse tranquillizzarlo.

-Ehi, qui nessuno vuole farti del male e sei al sicuro da chiunque ti abbia rapito.- Quel tono dolce lo conoscevo bene, aveva accompagnato la mia vita sin dalla culla. Era un misto di paternità allo stato puro e gentilezza, quella dolce come lo zucchero filato che fa cariare i denti. In poche parole, un atteggiamento quasi opposto a quello di zio Jude, che difficilmente riusciva ad abbandonare il carattere autoritario che lo contraddistingueva.

 -Non è quello, non ho paura di nulla, solo che non ricordo niente. Ho un vuoto nella mente che non sono in grado di colmare. Vorrei aiutarvi ma non saprei come.- I presenti si scambiarono sguardi confusi, cosa poteva avergli causato un’amnesia? Forse un colpo alla testa, però non mostrava alcun ematoma e in più c’erano ancora i misteri legati al suo abbigliamento e alla tinta da risolvere.

-Qual è l’ultima cosa che rammenti?- Era stato il più grande degli Sharp ad intervenire.

-Di aver inseguito un’ombra scura negli spogliatoi e poi di essermi risvegliato con il volto di Ella davanti.

-Quindi manca anche il nostro incontro all’appello o quello lo ricordi?

-No, nemmeno quello.

-Presumibilmente la tua sparizione deve essere legata a qualcosa che hai visto o sentito nel lasso di tempo tra i tuoi ultimi ricordi e quando ci siamo parlati.- Avevo gli occhi degli adulti puntati addosso, essendo inoltre scattata in piedi presa dalla foga. -Scusate.

-Tranquilla, anzi la tua osservazione è stata molto importante e sensata.- L’ispettore replicò sereno.

L’interrogatorio proseguì per alcune ore, mentre noi sempre più assonnati stavamo per addormentarci lungo la parete. Ci riprendemmo solo una volta che ci richiamarono per tornare a casa, informandoci inoltre che Ethan non sarebbe venuto nemmeno domani a scuola per effettuare i controlli medici del caso.

-Eth, qualunque cosa chiama. Noi ci siamo.

-Lo so, grazie.

Pov. Ethan

Avrei potuto dire molte cose, ma non lo feci. Volevo solamente andare in camera e rifugiarmi nei miei pensieri. Congedatomi finalmente da chiunque, riuscii a chiudere il soji**** della mia stanza. Finalmente avrei potuto avere un attimo per me. Guardai nello specchio il mio riflesso. Su quegli abiti così eleganti, sicuramente più adatti a Sirius che a me, c’era ancora il suo profumo, era così pungente che lo avrei riconosciuto ovunque. Ricordavo quando da bambino mi svegliavo trovandolo sul cuscino, non esisteva cosa che mi piacesse di più. Mi ricordava che non ero solo e che qualcuno mi amava, o almeno era quello che avevo sempre pensato fino a quel fatidico giorno. Adesso invece? Beh, non ci capivo molto, la mia mente era un intreccio infinito di idee e pensieri talmente confusionario da farmi girare la testa. Mi passai una mano tra i capelli e mi domandai come gli eventi delle ultime ore avessero potuto generare quel cambiamento. Non erano tinti e non si era mai verificata una risposta del genere a quel processo. Era meglio non pensarci troppo. Tolsi il gilet riponendolo sulla sedia ed estrassi il futon dall’armadio, sistemandolo poi accuratamente sul pavimento. Mi spogliai in fretta rimanendo solo con i boxer addosso e con passo lesto tornai davanti al grande specchio. Abbassai leggermente il lato sinistro dell’elastico e osservai la pelle scoperta. Un piccolo simbolo vi era stato impresso, era simile ad un tatuaggio estremamente realistico, avevo quasi l’impressione che fosse solamente appoggiato lì. Bruciava ancora molto quella minuscola corona d’alloro, ma non potevo farne parola con nessuno, nemmeno con papà. Erano così tante le cose che gli stavo nascondendo e non solo a lui, anche ai miei amici, ai miei zii e alla polizia. Mi vergognavo, però fingere l’amnesia era stata la decisione giusta da prendere. Troppe erano le informazioni che dovevo assimilare e altrettante erano le riflessioni e le decisioni che stavano scaturendo da esse. Per una volta avrei dovuto davvero affrontare tutto da solo, farmi forza e accettare che si trattava di una mia responsabilità. 
 
* Il Genkan è l’area interna posta subito dopo la porta di ingresso; è una specie di “limbo” che si frappone tra l’esterno e l’interno vero e proprio dell’abitazione, con la funzione primaria di permettere a chi entra in casa di togliersi le scarpe ed indossare le pantofole prima di recarsi verso i locali interni

**L’Engawa è quella parte di pavimento che rintraccia il perimetro esterno dell’abitazione

***I Tokonoma sono delle apposite aree incassate su di un lato in una tipica stanza in stile giapponese

****I Soji sono le porte scorrevoli caratteristiche delle abitazioni giapponesi, sono più luminosi dei Fumusa

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Capitolo 43
*** Capitolo 43 ***


La fine dell’estate si stava avvicinando, ma il caldo non sembrava essere interessato a cedere. Essendo solamente la seconda settimana di agosto era in realtà abbastanza normale. Non mi dispiaceva più di tanto l’avvicinarsi dell’autunno ad essere sincera, l’afa di quelle giornate e gli allenamenti sotto il sole cocente erano in grado di abbattermi più di ogni altra cosa. Preferivo decisamente il freddo, soprattutto quelle rare giornate invernali che ci regalavano la neve. Il banco ancora vuoto di Ethan rendeva però persino più pesante la situazione già stressata dalle alte temperature. Secondo i meteorologi eravamo nella settimana peggiore e dalla prossima saremmo finalmente tornati a respirare. Era assurdo come persino le attività più semplici fossero iniziate a diventare difficili e sia papà che io eravamo molto preoccupati per la mamma, che imperterrita continuava a fare la casalinga con un pancione che dava l’impressione di dover scoppiare. Non avevo molta familiarità con le donne incinte, considerando che i miei migliori amici erano tutti figli unici, ma ero abbastanza sicura che la pancia non dovesse essere così grande. Insomma, mi doveva nascere un fratello o un bisonte? Tornai a concentrare lo sguardo verso la lavagna e mi domandai per quale ragione la signora Samford avesse deciso di iscriverci a quelle lezioni supplementari mattutine che ci avrebbero solo fatto perdere tempo, quando invece potevamo andare ad allenarci. Eravamo nel pieno teoricamente, visto che non rientrava nel piano del club di calcio o della federazione il termine, delle vacanze estive. Andavamo avanti così dal nostro ritorno dalla Royal, mentre la quasi totalità dei nostri compagni di classe erano da qualche parte in villeggiatura. Feci una leggera panoramica dell’aula, esclusi noi, c’erano solo altri tre studenti che si erano sottoposti a quel martirio. Daigo e Fukuba, di cui non ero sicura di conoscere neppure i nomi di battessimo, erano lì di loro spontanea volontà. A detta loro per il desiderio di apprendere, il che era da tradurre come che avrebbero fatto ogni cosa in loro potere per strappare il titolo a Sirius di primo del nostro corso. Quello che mi faceva più ridere però era che in realtà erano in competizione solo con loro stessi, l’altro sembrava non sapere nemmeno che fossero nella stessa sezione. Una volta Fukuba gli si parò davanti dicendo che alla prossima gara, un minitorneo che si faceva ogni mese da noi su materie differenti, lo avrebbe distrutto, lui in risposta gli chiese chi fosse. La storia si concluse con il primo demoralizzato e con Eth e me che ridevamo come due idioti. Sir dava l’impressione di essere un tipo geniale, ma c’erano situazioni in cui aveva i neuroni di un cocomero. Il nostro terzo compagno di sventure era invece Sugimoto, la cui presenza era stata obbligata dalla presidenza, visti i risultati al quanto deludenti dei suoi esami del primo trimestre. Prendere voti bassi era una vera umiliazione pubblica, venivano appesi in bacheca quelli di tutti, perciò chiunque poteva leggerli. I miei non erano male, certo, non si parlava dei cento in ogni materia del mio migliore amico, ma di norma erano di media sempre superiori al novanta. Soffermai lo sguardo su Genesis, che seduta al suo posto dava l’impressione di trovarsi in uno stato di dormiveglia. Probabilmente se la campanella non fosse suonata presto, avremmo udito un botto di proporzioni epiche provocato dalla mora che cadeva a peso morto con la testa sul tavolo. A dire il vero, non mi sarei sentita di darle torto, un corso sulla storia della fisica nucleare per dei ragazzini delle medie non era il massimo, soprattutto considerando che la materia non era nel nostro piano di studi. In poche ore avevo già riempito il tablet di nuove tecniche speciali per tutti i ruoli, che molto presto avrei distribuito agli altri. Nemmeno il tempo di pensarlo che la fine della lezione era arrivata veramente liberandoci.

-Passerete a casa di Ethan dopo gli allenamenti?- La voce di Emma mi fece sobbalzare sulla sedia.

-Il piano era quello, sperando di non disturbare più del dovuto.- Rispose Sirius al mio posto.

-Sempre che lui voglia vederci, ieri non sembrava molto in sé. Come se di punto in bianco si fosse tramutato in un’altra persona. Cioè so che deve essere stata un’esperienza traumatica, però mi ha lasciato una strana sensazione addosso.

-Allora non l’ho percepito solo io. Credevo di essere stato l’unico. Lui dice di stare bene, ma c’è qualcosa …

-O forse siete solo due iperprotettivi paranoici. Se quella testa calda dice di star bene sarà così. Non ha senso pensare al peggio anche quando non serve.

-Giusto, occupiamoci di cose più serie. Avete letto?- Intervenne la Stonewall prendendosi il centro della scena.

-A che ti riferisci?- In ologramma fece comparire dalla sua fascia un articolo della gazzetta ufficiale del campionato. Grazie al cielo erano presenti parole in grassetto che mi rendevano facile individuare le cose principali, avevo sempre avuto una grossa difficoltà con i testi, soprattutto se scritti così appiccicati. Secondo i miei insegnanti però era dovuto alla mia iperattività cronica e a dei geni poco adatti allo studio come quelli di papà e il tutto era caduto nel dimenticatoio. Il regista, che negli anni aveva sviluppato una certa attitudine all’aiutarmi in quelle circostanze, fece prontamente un riassunto a voce.

-Hai finalmente ottenuto un soprannome come giocatrice? Complimenti, l’azione di domenica ha dato i suoi frutti.

-Già, anche se avrei preferito che avvenisse in circostanze differenti questo riconoscimento.

-È un primo passo verso la fama devi esserne felice. Ora siamo in sette ad avere un nome guadagnato sul campo in squadra, il Capitano leggendario, il Comandante assoluto del campo, la Freccia di fiamma, il Ciclone, la Cometa oscura, il Cacciatore bianco e … Gen qual è il tuo?- Mi intromisi allegra, anche perché ero riuscita a togliermi dall’impiccio della lettura.

-La Forza della fede. Credo sia dovuta a quell’azione per cui mio padre e il mio ragazzo ancora mi sfottono.

-Vedrai che presto la smetteranno, però devi ammettere che è stata davvero una scena comica.

-No, questo è talento, nessuno di voi avrebbe mai potuto sperare di segnare in quel modo.

-Su questo non mi sento di obbiettare, noi infatti siamo coordinati a differenza tua.

-Sharp ti do tre secondi di vantaggio.- Nemmeno fossero due bambini iniziarono a rincorrersi per i corridoi, tra le risate di noi presenti. Ringraziando il cielo la scuola era quasi deserta visto il periodo estivo e le possibilità di essere beccati dagli insegnanti erano quasi inesistenti. Per quanto potesse sembrare stupido, in quel periodo quegli attimi di normalità erano la cosa migliore che potessimo desiderare.

La testa di Fabian spuntò d’un tratto da dietro la porta, strano che non fosse in aula.

-Avete visto Genesis? Ho la tessera aggiornata da consegnarle.- Ecco spiegato il motivo.

-Dovrebbe essere da qualche parte intenta a cercare di uccidere Sirius, se la riesci a prendere dille che ci servirebbe vivo almeno fino alla finale.- Si portò una mano a massaggiarsi le tempie.

-Questa è una gabbia di matti, l’ho sempre detto io.

-Ehi! … Niente ciò ripensato, hai perfettamente ragione.- Lo raggiunsi fuori nella speranza d’intravedere perlomeno i due. Ovviamente non ce n’era la benché minima traccia, auspicavo solo di non ritrovare cadaveri in giro. Stavo per rientrare, ma la mia attenzione venne improvvisamente catturata da qualcos’altro. Sulle scale a poca distanza da noi Melany piangeva stretta tra le braccia di Derek che tentava di consolarla. Quel ragazzo così apatico con chiunque riusciva con lei a tirare fuori una dolcezza infinita. La situazione della rossa era un altro problema di cui mi sarei dovuta occupare risolta quella di Ethan, nelle ultime settimane dava la costante impressione che una serie di treni in corsa l’avessero colpita ripetutamente a piena velocità. Per fortuna almeno Samford era lì pronto a sostenerla e difenderla. Altro che corsi extra, la nostra squadra aveva bisogno di una seduta di gruppo da uno psicologo.

-A proposito, quasi dimenticavo!- Mi voltai verso il moro con aria confusa. -Shiny non ci sarà agli allenamenti di questo pomeriggio.

-E perché?

-Ha chiesto un permesso al mister per andare da Ethan.- Misi una mano davanti alla bocca per evitare di scoppiare a ridere. -Che c’è?

-Scusa, è che prima danno a noi degli incapaci in amore e poi loro sono persino peggio!

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Capitolo 44
*** Capitolo 44 ***


Questa settimana ho deciso di sbizzarrirmi un po’ sulle curiosità riguardanti i nostri membri del club di calcio della Raimon. Infondo al capitolo troverete la prima, settimana prossima ne metto un’altra!
 
Pov. Ethan

-Per fortuna a livello fisico il ragazzo sta benissimo, consiglio solo un po’ di riposo e vedrete che anche la memoria tornerà presto.- Avevo passato tutta la mattinata in ospedale ed ero stato sottoposto ad ogni genere di controllo medico esistente. Non era già di per sé una situazione semplice, visto che sulle domande inerenti ai miei ricordi dei due giorni precedenti dovevo mentire spudoratamente, ma avere anche gli occhi indagatori addosso dei miei tre accompagnatori era quasi agghiacciante. Il nonno e zia Julia avevano imposto la loro presenza nonostante le mie lamentele. Non ero un uccellino da proteggere. Dovevo sbarazzarmi di tutta quella pressione nel più breve tempo possibile, altrimenti sarei molto probabilmente esploso. Grazie al cielo qualcuno parve ascoltarmi e ritirato anche l’ultimo esame venni finalmente caricato in macchina. Tenni lo sguardo fisso fuori dal finestrino durante il tragitto, non amavo le bugie e non ero bravo a raccontarne; perciò, avevo paura che incrociando gli occhi di papà sarei crollato. Mi dispiaceva, ma non potevo dirgli la verità, non potevo dirla a nessuno. Rimasi sorpreso quando davanti casa trovammo ad aspettarci una chioma rosa di mia conoscenza. Le mie labbra si incresparono in un leggero sorriso vedendola, vicino a me sembrava davvero uno scricciolo. Il dislivello era circa di una testa e spesso uno dei due era costretto ad allontanarsi leggermente per parlare al meglio. Mi domandai cosa ci facesse lì, tra l’elenco di tutte le persone che mi sarei aspettato di vedere il suo nome non era di certo fra i primi della lista, non dopo ciò che ci eravamo detti in passato. Era di spalle e guardava il cancello indecisa se suonare o meno il campanello, perciò mi avvicinai con cautela.

-Ciao Shiny, che sorpresa vederti. Non avrei mai immaginato di assistere a questa scena ad essere sincero.- Sobbalzò sentendo la mia voce. Forse avrei dovuto far notare la mia presenza in qualche modo prima, ma farle prendere un colpo era una tentazione troppo grande per sottrarmi all’idea.

-Ethan! Cavolo che paura. Non pensavo di trovarti qui.

-Sei a casa mia, dove altro avrei potuto essere scusa?

-Nel senso di fuori dal cancello, credevo fossi dentro.- Stavo per rispondere, però papà s’intromise nella conversazione. Con tutto l’amore del mondo, ero pronto ad abbatterlo nel caso avesse avuto l’intenzione di farla degenerare in qualcosa d’imbarazzante per me.

-Se non sbaglio c’eri anche tu ieri con Sirius ed Ella. Scusa ma non ricordo il tuo nome.

-Non si preoccupi, mi chiamo Shiny Castle e frequento il primo anno alla Raimon, sono una delle manager del club di calcio.- Dall’espressione dell’uomo parve che gli si fosse accesa una pericolosa lampadina. Cosa diamine si era ricordato?

-Ma certo, sei la ragazza di cui Eth parla in continuazione!- Lo fulminai con lo sguardo e iniziai ad agitare le mani come a volerlo coprire.

-Solo per lamentarmi sia chiaro, non per altre ragioni.- Da giovane era più sveglio, per quale assurdo motivo poteva venirgli in mente di dire una cosa del genere. Notai con la coda dell’occhio che lei aveva incominciato a stropicciare l’orlo della gonna, segno che fosse decisamente nervosa. Negli ultimi mesi avevo imparato a riconoscere quei piccoli segnali. -Perché non entriamo a parlare? Staremo decisamente più comodi.

-Hai ragione.- Rispose l’uomo prontamente, mentre la rosa mimò con le labbra un piccolo grazie ed io le rimandai in cambio un leggero sorriso.

Chiusi il shoji alle mie spalle con delicatezza e mi voltai poi verso di lei. Era in piedi al centro della stanza, la mia camera da letto, decisamente in imbarazzo. Si guardava intorno incuriosita, forse nella speranza di trovare qualcosa che potesse aiutarla ad entrare nella mia testa. Era abbastanza spoglia, a dir la verità ci passavo così poco tempo che era difficile identificarla come mia. Le uniche decorazioni al di fuori dell’arredamento tradizionale erano un poster di papà all’apice della sua carriera, una bacheca piena di foto dei miei ricordi più felici, che di norma vedevano presenti l’ex attaccante o i miei migliori amici, dei libri di testo e la vecchia maglia del primo anno incorniciata.

-A cosa pensi?- Parve ricordarsi solo in quel momento che c’ero anch’io e che non era da sola.

-Nulla in particolare…

-Senti non parlo il femminese, Ella non lo fa, è schietta e diretta proprio come noi maschi e perciò io non ho mai avuto necessità di impararlo. Quindi per favore chiara e concisa come quando mi urli contro in corridoio davanti a tutta la scuola.- La sentii trattenere una risata e il successivo tono della sua voce lo lasciava trasparire alla perfezione.

-Se è quello che vuoi. Mi domandavo solamente quante altre ragazze saranno già state qui e dalle voci di corridoio direi non per chiacchierare come noi.- Un leggero ghigno mi formò sul volto.

-Non sarai mica gelosa e meno male che mi odiavi.

-Ma fammi il piacere, ero solo preoccupata per quelle poverette sedotte e abbandonate da un idiota come te.

-Se ti può consolare allora l’unica donna entrata qui nell’ultimo decennio, se escludiamo la governante e mia zia, è Gabriella e ti posso assicurare che le ragioni della sua permanenza erano altre.

-Mi pare ovvio e poi è decisamente troppo sveglia, soprattutto per uno come te. Sharp-senpai è una figura molto più adatta a starle accanto.

-Su quest’ultima frase mi trovi decisamente d’accordo.- Sospirai, mi stavo beccando qualcuno dei suoi soliti insulti, però per lo meno avevo spostato la conversazione su temi più adatti da trattare con lei. -Comunque, a cosa devo l’onore di questa visita? Ti consiglio di ponderare bene le tue parole o potrebbe venirti un infarto per essere stata gentile con me.- Constatai ironicamente, mentre le facevo segno di sederci a terra sul tatami.

-Nulla di smielato, volevo solamente assicurarmi che fossi in forze per la prossima partita, o magari la Freccia di fiamma vuole mettere un freno al suo record di presenze fisse.

-Ah già la partita.- Me n’ero completamente dimenticato, impegnato com’ero a mentire a chiunque. La vera domanda era però se me la sentissi. Dopo gli eventi delle ultime giornate, quello che avevo fatto, le mie azioni durante la mia scomparsa e le bugie ero veramente ancora degno di indossare la maglia della Raimon? Della fiducia dei miei compagni, ma soprattutto della mia famiglia e dei miei migliori amici?

-In più essendo venerdì a causa della festività dell’Obon potremmo anche goderci la sua giornata conclusiva con tranquillità e spensieratezza, dedicando una preghiera a chi non c’è più. Non vedo l’ora di liberare le lanterne e ballare… Terra chiama Blaze! Guarda che scherzavo prima, sono venuta soprattutto per sapere se stessi bene. Oggi andavi a fare i controlli in ospedale e volevo accertarmi che non avessi riscontrato danni o cose del genere.- Rialzai finalmente la testa nella sua direzione, sorpreso come non mai per le sue parole. Tra le mie prese in giro e le sue sfuriate che sapevano colpire ogni mio nervo scoperto, infondo, anche se nessuno dei due lo avrebbe mai ammesso ad alta voce, tenevamo l’uno all’altra.

-Scusa mi ero distratto. Ad ogni modo, puoi stare tranquilla, secondo i medici sono sano come un pesce, sempre se non contiamo l’amnesia. Potresti farmi il favore di scriverlo agli altri, sono stanco e vorrei riposare. Ah, e puoi tranquillizzarli anche per l’incontro, sarò al mio posto come sempre.

-D’accordo, come preferisci. Non ricordi ancora nulla del tuo rapimento?

-No, vorrei essere utile alle indagini, però non so niente.- Bugie, ancora bugie. Di recente era come se sapessi dire solo quelle. Erano come fantasmi che venivano di notte a tormentarmi persino nei sogni, quasi mi volessero imprimere indelebilmente nella mente il fatto stesso che le avessi pronunciate. Tutti avevamo mentito ad un certo punto, Ella dicendo che stava bene e Sirius sul non essere innamorato, ma le loro erano a fin di bene e non dedite a inganni e ferite aperte. Sarei mai riuscito a perdonarmi? Ne dubitavo.
 
L’altro giorno d’un tratto mi sono chiesta ma i ragazzi quanto sono alti e come si vedono quando parlano tra loro. L’unica indicazione che ho dato in merito per il momento è che Sirius è più basso di Ethan. Immaginatevi di essere Ella e parlare con Derek, devi guardare in alto o magari siamo circa alti uguali? Bene, qui troverete la risposta.
P.s. Se volete mettere a confronto le altezze per vederli vicini, vi consiglio questo sito giapponese (potete mettere inglese come lingua) che ho trovato da poco: https://hikaku-sitatter.com/en/
 
Nota Bene: La prima è l’altezza attuale, mentre la seconda è quella di quando saranno adulti. Mi sono basata sia sulla mia idea personale che sull’età e sui genitori (unione dei geni materni e paterni)
 
Gabriella Evans 1,65 m → 1,72 m
Morgan Swift 1,66 m → 1,75 m
Aiden Froste 1,68 m → 1,80 m
Sierra Ashley Eagle 1,55 m → 1,60 m
Azariel Kane 1,69 m → 1,84 m
Genesis Stonewall 1,63 m → 1,68 m
Emma Bianchi 1,60 m → 1,65 m
Alexander Love 1,70 m → 1,83 m
James Eagle 1,63 m → 1,77 m
Sirius Sharp 1,70 m → 1,85 m
Ethan Blaze 1,73 m → 1,90 m
Melany Schiller 1,65 m → 1,71 m
Derek Samford 1,77 m → 1,95 m
Naomi Beacons 1,58 m → 1,67 m
Shiny Castle 1,50 m → 1,55 m
Lea King 1,60 m → 1,66 m
Fabian Grim 1,71 m → 1,80 m

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Capitolo 45
*** Capitolo 45 ***


Pov. Sirius

Stranamente contro ogni aspettativa e le scommesse di qualcuno dei ragazzi, Ethan era davvero venuto alla partita quel venerdì, nonostante i soli due giorni di allenamento e tutto quello che era accaduto. Non mi ero ancora abituato al secondo colore dei suoi capelli, a dir la verità pensavo sarebbe andato via con qualche lavaggio, eppure la situazione non era mutata neppure con le docce. Le normali chiacchiere nello spogliatoio e l’aria allegra generale davano quasi l’impressione che nulla fosse cambiato da prima del rapimento, ma qualcosa c’era o forse di più di una. Era abbastanza ovvio che gli altri non se ne fossero accorti, serviva un’attenzione quasi maniacale per i dettagli per notarle. Grazie al cielo ero un regista e quella era una caratteristica praticamente fondamentale. Due erano gli atteggiamenti che mi erano saltati all’occhio, la sua finta spensieratezza e che evitasse di scoprire la zona al di sotto della linea dei boxer, tenuta più in alto del solito, anche solo di pochi millimetri. Poteva apparire assurdo che me ne fossi accorto, bastava ad ogni modo conoscere persino in maniera approssimativa il ragazzo per capire. La seconda sarebbe potuta sembrare semplice pudicizia, il che sarebbe stata una virtù capibile, però non se parlavamo della Freccia di fiamma. Sin da quando eravamo piccoli non solo si cambiava tranquillamente davanti agli altri, ma addirittura girava nudo per lo spogliatoio dopo la doccia in continuazione. Il novanta per cento delle volte ero io a forzarlo nel rimettersi almeno le mutande. Avevo provato senza successo a cercare di aprire varie conversazioni sul come si sentisse, se per caso ci fosse qualcosa che non andava. Ella avrebbe agito meglio di me quello era certo, i sentimenti non erano il mio campo. In realtà anche lei aveva tentato qualche approccio che non aveva dato grandi risultati, però almeno era riuscita a fargli borbottare delle parole incomprensibili. Ero preoccupato per lui. Venni destato dai miei pensieri da Alexander che, sistemandosi allegramente la capigliatura davanti allo specchio, costatò:

-Sapete ho come l’impressione di sapere in quale stadio giocheremo oggi.- Naturalmente catturò in un attimo l’attenzione di tutti su di sé. Cosa che ad essere sinceri faceva già di solito. Se si fosse trattato di stare sotto i riflettori lui sarebbe stato l’unico in grado di contendersi il ruolo di protagonista con il nostro numero dieci. Non avrei mai consigliato neppure al mio peggior nemico di entrare in una stanza dove si presentava una situazione del genere, gli ego di quei due non solo l’avrebbero occupata nella sua totalità, ma sarebbero persino straripati fuori.

-Ora sono curioso, soprattutto perché ci sei arrivato prima di noi il che è tutto dire.- Aiden si beccò uno scappellotto dietro la testa in risposta. Quei due erano una coppia davvero insolita e a volte mi domandavo come fosse possibile che i due fossero migliori amici. Erano praticamente gli antipodi in qualunque ambito. Un esempio banale era quando si dovevano preparare la mattina, il biondo impiegava le ore per sistemarsi alla perfezione e non usciva nemmeno di casa prima di averla raggiunta, l’altro invece era già tanto se si fosse ricordato di pettinarsi. Per non parlare poi dei caratteri, uno così raffinato da sembrare un principe delle favole, mentre il secondo era praticamente un orso avente capacità di parola. Chissà cosa avevano trovato l’uno nell’altro. Prima o poi avrei dovuto condurre un’analisi scientifica sulla cosa, chissà che non avessi fatto una scoperta leggendaria.

-Non è difficile, oggi affronteremo il Symphony Conservatory, ovvero, semplificando molto, praticamente una scuola di musica. Nella mitologia greca il dio della musica tra le divinità maggiori è Apollo, perciò fate due più due.

-Da quando i suoi neuroni funzionano così bene. Sono molto preoccupato, siediti un attimo che dopo questo imponente sforzo mentale sarai sfinito.

-Questa volta ti colpisco con lo specchio.- I due scoppiarono a ridere, trascinandosi inevitabilmente dietro il resto di noi. Effettivamente il ragionamento di Alex aveva molto senso. Magari il suo spirito guerriero avrebbe potuto aiutarci in qualche modo, infondo la divinità era la stessa. Alzai le spalle, lo avremmo scoperto solo vivendo. Mi avvicinai con cautela ad Ethan, approfittando della distrazione degli altri.

-Che vuoi Sir?

-Sei sicuro di voler giocare oggi?- Avevo passato mezz’ora a decidere quale fosse la frase più giusta da dirgli nella speranza che non si irritasse. Normalmente non sarebbe stato un problema, ma dopo il suo ritrovamento sembrava un fascio di nervi scoperti. Poteva bastare una parola al posto sbagliato ed esplodeva come dinamite.

-Sì, sono qui apposta, altrimenti sarei rimasto a casa a dormire, no? Non sono mica così scemo da svegliarmi alle sette del mattino in pieno agosto per niente.- Effettivamente avrei potuto scegliere parole migliori, però oramai era tardi. Il piano era miseramente fallito e dovevo correre velocemente ai ripari.

-Conoscendoti non ne dubito. In ogni caso sono solo preoccupato per te, non prenderla a male per favore.

-E chi lo fa.- Colse in un istante l’espressione sul mio volto, era quella che facevo ogni volta che sparava un’idiozia e mi domandavo se fosse serio o mi prendesse in giro. -Ok, forse un po’. Senti sono solo stanco che le persone continuino a chiedermi se va tutto bene eccetera eccetera. Vorrei tornare alla normalità se possibile e smettere di essere circondato da gente che vuole entrare in empatia con me.

Pov. Ethan

Essere circondato da gente che si preoccupa per me, mentre io gli mento spudoratamente, ecco cosa avrei voluto dire in realtà. Forse sarei riuscito a darla a bere a mio padre e ad Ella ancora per un po’, ma non avevo messo in conto Sirius Sherlock Holmes Sharp. Se mai c’era qualcuno in grado di farmi finire in un angolo e sputare fuori la verità era lui. Quel ragazzo quando ci si metteva d’impegno era in grado di diventare una boccetta di veritaserium ambulante. Sì, avevo rivisto i film di Harry Potter circa due settimane prima durante un’esasperante giornata cinema organizzata dal regista. Ad ogni modo dovevo trovare una maniera per svignarmela. Una via di fuga …

-Meglio muoverci, tra poco abbiamo il meet time con le ragazze.- Avevo mai detto a Morgan quanto lo amavo? Beh, se non lo avevo mai fatto ero davvero un’idiota. Quel tizio era un genio e nemmeno lo sapeva.

-Riprenderemo questa conversazione un’altra volta. Non sta bene far aspettare le ragazze e Shiny mi ha fatto praticamente da dama di compagnia per due giorni, almeno questo glielo devo.- Senza dargli il tempo di ribattere ero già schizzato fuori dallo spogliatoio. Ero un pessimo bugiardo.

Arrivai per primo al luogo di raccolta. Avevo sempre trovato i sottopassaggi un luogo angusto e privo di qualunque tipo di estetica visiva. Erano decisamente i primi nella mia lista di zone da evitare negli stadi, seguiti a poca distanza dai loro bagni per gli spettatori, armi chimiche al pari della cucina di zia Nelly. Appoggiai la schiena contro il muro e mi lasciai scivolare fino al pavimento. Chiusi gli occhi per un attimo, nella speranza di potermi isolare dal mondo anche solo per un istante. Rimasi così per alcuni minuti, immerso nel silenzio più totale, finché delle voci non lo ruppero. Non mi sembravano familiari, o meglio nessuna lo era tranne una. L’avevo già sentita, ma non capivo dove. Dovevano certamente essere i nostri avversari. Mi passai le mani sul viso per darmi una leggera svegliata. Ripensandoci a posteriori però non avrei mai voluto farlo, quello che vidi dopo era peggio di qualunque scenario potessi aver immaginato.

Curiosità

Le date di compleanno dei ragazzi sono queste:

Gabriella Evans 1° aprile 2023

Morgan Swift 5 maggio 2023

Aiden Froste → 13 dicembre 2022

Sierra Ashley Eagle → 6 settembre 2024

Azariel Kane → 30 luglio 2024

Genesis Stonewall → 19 ottobre 2023

Emma Bianchi → 25 agosto 2023

Alexander Love → 14 febbraio 2022

James Eagle → 6 settembre 2024

Sirius Sharp → 24 giugno 2023

Ethan Blaze → 1° gennaio 2023

Melany Schiller → 31 dicembre 2023

Derek Samford → 27 settembre 2022

Naomi Beacons → 3 giugno 2024

Shiny Castle → 15 aprile 2024

Lea King → 28 maggio 2023

Fabian Grim → 16 marzo 2023

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Capitolo 46
*** Capitolo 46 ***


Pov. Ethan

Non mi ci volle molto per riconoscere quella chioma acquamarina raccolta in una treccia. Nell'ultima settimana c'eravamo intravisti così tante volte che oramai avrei potuto distinguerlo a chilometri di distanza. Sentii come se l'aria intorno a me si fosse improvvisamente congelata e volesse raggiungere temperature siderali. Il fiato incominciò a mancarmi, ogni respiro diventava più difficile da compiere. Il cuore batteva ad una velocità inaudita e ogni tentativo di alzarmi era impedito dal sottopassaggio stesso che aveva incominciato a girare. Persino la voce non riusciva ad uscirmi. Dovevo calmarmi in qualche modo, ma non riuscivo nemmeno a pensare. Due mani mi si posarono sulle spalle e un volto gentile mi si parò davanti. Era una ragazza della mia età con la carnagione mulatta e dei meravigliosi occhi giallo ocra. Mi rivolse un sorriso.

-Guardami, concentrati su di me e fa piccoli respiri. Va tutto bene, stai avendo solo un piccolo attacco di panico.- Cercai di fare quello che mi aveva detto e mi concentrai sul suo aspetto. Notai che il suo capo era coperto da un’hijab abbinato ai suoi occhi, il quale risaltava rispetto alla divisa bianca da calcio e alla maglia scura volta a coprirle le braccia altrimenti scoperte. Il bicipite destro era stretto all'interno della fascia rosa. Era Hana Wahid, il capitano dei nostri avversari. Avevo letto il suo nome in un fascicolo, era un difensore se non sbagliavo. Senza che me ne rendessi conto il suo consiglio stava facendo effetto e il pensare al calcio mi stava calmando.

-Gr...grazie.- Avevo il fiato corto, quasi avessi corso una maratona o appena finito una sessione di sei ore nell'Inabikari.

-Di nulla, spero tu stia meglio ora. Ti era mai capitato prima?

-No, in realtà no.

-Sappi che non devi preoccuparti, può essere che in un periodo di stress accada. Ho letto sui giornali cosa ti è successo, perciò credo sia normale. Provai lentamente ad alzarmi e con un leggero aiuto ci riuscii. Speravo nessuno della squadra mi avesse visto in quella situazione, ci mancava solo quello a far aumentare la loro pietà nei miei confronti. Naturalmente la sfortuna era con me e Gabriella era apparsa urlando il mio nome preoccupata. Odiavo il suo tempismo sempre perfetto.

-Stai bene?

-Sì, tranquilla ha solo avuto un attacco di panico.- Spalancai gli occhi. Ero forse finito in mezzo ad una qualche coalizione tra capitani? Dovevano imparare a farsi i fatti loro.

-Tu oggi stai in panchina, lo vado subito a dire a papà. Te lo avevo detto che dovevi riposarti un altro po' prima di tornare in campo.- Stava per andarsene, ma le afferrai il polso.

-No, io gioco.- Usai un tono fermo, che di norma Sirius avrebbe usato al mio posto. -So che sei in ansia e tutto quello che vuoi, però so io cosa è meglio per me.- Ci guardammo dritto negli occhi per alcuni istanti, mentre la nostra avversaria sembrava decisamente confusa.

-Se ne sei convinto. Al primo segno di cedimento ad ogni modo tu te ne vai in panchina e non accetto scuse.

-Ricevuto.- Parve ricordarsi solo in quel momento che non eravamo soli.

-Oddio, scusami.- Le fece un leggero inchino. -Ti ringrazio molto per averlo aiutato.

-Non c'è bisogno, l'ho fatto senza pensarci. Be' ora vi lascio soli. Ci si vede in campo.- Ella aveva incominciato a parlare a macchinetta e, anche se avrei dovuto ascoltarla, la mia mente era fissa sul ragazzo che mi aveva fatto sentire male, Jimi White. Se avesse parlato sarebbe stata la fine.
Stesi la gamba sinistra indietro e piegai la destra per poi spingere sul ginocchio. Fare stretching non mi era mai sembrato così difficile come allora. Erano tutti così calmi per una volta, mentre nella mia mente regnava il caos più totale. Cercavo di non perdere di vista Jimi, dovevo evitare in qualunque modo possibile che facesse cenno a qualcuno di quello che sapeva. Tornai a cercarlo con lo sguardo, ma sembrava sparito nel nulla. Avevo abbassato la testa per un instante e lo avevo perso, ottimo.

-Blaze carino il nuovo colore, sei migliorato così tanto da avere il tempo di andare dal parrucchiere?- Quella voce alle mie spalle mi gelò il sangue. Eccolo. Dovevo far finta di non ricordarmi nulla, ci avevano creduto tutti, perché non avrebbe dovuto farlo lui?

-Se non lo sapessi sono stato rapito e mi sono svegliato così. Chissà magari mi ci hanno portato i miei rapitori, non ricordo niente.- Un sorrisino si formò sul suo volto, quasi fosse compiaciuto.

-Capisco ora si dice così. Scommetto che il paparino ci avrà creduto.- Passò un'occhiata alla nostra panchina. -Immagino a loro tu abbia detto la stessa cosa. Be' ti saluto, ci si vede in campo.- Se n'era accorto, ciò significava che poteva usare quella carta quando voleva. Completamente assorto dai miei pensieri l'asciugamano che Sirius mi tirò mi centrò dritto sul viso.

-Ethan muoviti dobbiamo entrare in campo!

-BENVENUTI APPASSIONATI DEL CALCIO, SIAMO QUI ALLO STADIO DI APOLLO PER UN'ALTRA INCREDIBILE PARTITA CHE VEDRÀ SCONTRARSI LA STUPEFACENTE SYMPHONY CONSERVATORY E L'INARRESTABILE RAIMON JUNIOR HIGH. VEDREMO QUALE NUOVO SEGRETO QUESTO STADIO CI RISERVERÀ! ECCO IL CALCIO DI INIZIO!- Se il loro punto focale era la difesa, avevamo bisogno di un attacco a punta di diamante. Non mi stupiva che l'allenatore avesse deciso di lasciare in panchina Sierra alleggerendo la difesa e sostituirla con Naomi, puntando su un 4-4-2. Avevo bisogno di tutta la concentrazione possibile, solo che in quel momento la mia testa non sembrava intenzionata a collaborare. Avere quello sguardo addosso congelava persino le mie fiamme più intense. Capivo finalmente la sensazione di desiderio di fuga che Ella aveva provato nella scorsa partita. Non ero sicuro di quanto avrei resistito ancora, mi sentivo così sporco.

Durante tutto il primo tempo avevo fatto un vero disastro. Ogni qual volta Jimi si avvicinava a qualcuno dei nostri mi bloccavo in preda al panico. Grazie al cielo non avendo un attacco molto forte non erano riusciti a segnare, ma Ella e i due difensori rimasti avevano dovuto coprire tutti i miei errori. Se quello non bastava, la caratteristica particolare del terreno di gioco era che se venivano calpestate delle aree specifiche partiva la melodia di alcuni strumenti musicali, la quale poteva essere o piacevole o stordente. Stavo seduto a terra durante la pausa nuovamente fisso su quel ragazzo, doveva stare zitto.

-BLAZE!- Una borraccia mi arrivò dritta in testa colpendomi alle spalle. Se il "rapimento" mi aveva risparmiato un trauma cranico, di certo quella volta non ne ero scampato.

-CHI È L'IDIOTA?- Troppo preso dal colpo, non avevo prestato la benché minima attenzione a chi mi avesse chiamato. Chi dovevo uccidere dunque?

-Sono stato io. Stai giocando da schifo! Sei voluto tornare in campo a forza, per lo meno gioca bene e non come un bambino appena uscito dai pulcini.- Il senpai-Love sarebbe stato la mia ultima opzione in un processo di esclusione, forse perciò quelle parole mi colpirono dritte allo stomaco. Odiavo perdere e ancor meno essere messo in discussione nel mio operato. Che fossi una persona tendenzialmente arrogante e con un ego non da poco era noto a tutti, persino a me da quando Shiny era entrata nella mia vita. Il fatto che gli altri mi dicessero di aver sbagliato non era contemplato.

-IO STO FACENDO DEL MIO MEGLIO!

-Be' se questo è il tuo meglio fai prima ad uscire dal campo.- Improvvisamente ogni altro pensiero era scomparso e restava solo la voglia di lottare. Ritornai alla mia posizione con una furia tale
che poco mancava perché le fiamme mi uscissero letteralmente dal corpo.

Pov. Esterno

-È una mia impressione o ha usato la tua tecnica per accenderlo come una miccia?- Chiese Genesis stiracchiandosi al Comandante assoluto del campo.

-Già, ottima mossa.

Pov. Ethan

La palla mi arrivò tra i piedi in un lampo, saltai una chiave di violino disegnata sul terreno e scartai due difensori. Mancavano solo il capitano e il portiere a quel punto. Era arrivato il momento di vedere se il processo aveva avuto effetto. Non solo la velocità, ma anche potenza di tiro, forza fisica, tutte le qualità di un giocatore venivano accresciute. La nuova tecnica a cui avevo lavorato, ecco cosa serviva per battere la loro Rete di pentagramma. Il capitano avversario evocò la sua mossa. Un po' mi spiaceva, era una ragazza gentile, però lì si trattava di vincere o perdere.

-FIAMMATA INFERNALE!- Delle fiamme dalla forza e dal colore inarrestabile comparvero intorno al pallone e a me. Con la coda dell'occhio vidi che persino le zone oramai rosse dei miei capelli avevano fatto la stessa fine. Era una sensazione strana, c'erano ma non bruciavano e non davano fastidio. Era come se il fuoco fosse diventato una parte di me. Il tiro arrivò dritto al suo obiettivo, sgretolando la difesa avversaria. Chi era nelle vicinanze iniziò a sventolarsi accaldato.

-GOAL! LA RAIMON SEGNA CON UNA SPLENDIDA AZIONE IN SOLITARIA DI BLAZE. A POCHI ISTANTI DALLA FINE SI SBLOCCA FINALMENTE IL RISULTATO. C'È INOLTRE DA DIRE CHE È LA PRIMA VOLTA CHE UNA SUPERTECNICA PRODUCE UN EFFETTO SECONDARIO CHE PERMANE NELL'AMBIENTE CONCLUSA L'AZIONE. CHE SIA IL LORO FUTURO? ASSISTEREMO AD UN’EVOLUZIONE?- Feci la mia esultanza, la Freccia di fiamma era tornata alla grande. Ecco chi ero io. Peccando di arroganza però non mi accorsi che mentre io festeggiavo qualcun altro era pronto a distruggere quella felicità.
Chiudemmo quella partita sul risultato di uno a zero grazie al mio goal. Nella solita euforia generale ci riunimmo, una volta cambiati, nel sottopassaggio prima di tornare alla stazione.

-Lo sapevo che provocarti avrebbe funzionato. Dai sempre il massimo se ti si stuzzica un po'.

-Non usare i trucchi mentali jedi di Sirius su di me!- Scoppiammo tutti a ridere divertiti dalla situazione. Finalmente avevo staccato dai pensieri che mi tormentavano da giorni, ma ovviamente quella tranquillità non era nata per durare nel tempo. Alle nostre spalle arrivò una semplice frase:

-Tua madre sarà entusiasta che suo figlio sia diventato così facilmente il prodotto perfetto.- Jimi catturò l'attenzione di tutti su di sé, mentre io avrei solamente voluto scomparire inghiottito dalla terra.

-Si può sapere cosa vuoi?- Domandò Ella spazientita, strano considerando che non perdeva mai la calma.

-Sparisci e soprattutto non parlare di persone che non conosci.- Brontolò Aiden irritato. Una risata sarcastica venne emessa dal ragazzo, divertito a quanto pareva da quella situazione. Non poteva volerlo fare veramente.

-Io non so? Voi non avete la più pallida idea delle cazzate che il vostro amico vi sta raccontando da giorni e sarei io a dover evitare di intromettermi in cose che non so, se mai è il contrario.- Gabriella si girò verso di me con uno sguardo confuso in volto.

-Di che parla?

-Avanti glielo dici tu o lo faccio io?- Trattenni il fiato, ero oramai sull'orlo di un altro attacco di panico. -Perfetto ci penso io. Prima di incominciare dobbiamo sottolineare però come il suo grande vuoto di memoria non sia altro che una stronzata colossale, si ricorda tutto di quei due giorni. La persona che ha incontrato allo stadio era il capo dell'associazione Titans. Per tutto il tempo in cui voi lo cercavate, lui si stava sottoponendo al progetto Nike* e a quanto pare è stato l'unico soggetto su cui ha avuto successo al 100%, insomma avete visto anche voi cos'è accaduto prima. Finito tutto è stato riportato in un luogo dove poteste trovarlo.- La tensione che circolava improvvisamente nell'aria sembrava poter essere osservata ad occhio nudo, mentre io tremavo. L'assordante silenzio venne rotto dalla voce della mia migliore amica:

-E cosa c'entrerebbe sua madre in questo? È scomparsa da anni.

-Penso il Capitano leggendario sia in grado di fare due più due, no? D'accordo. La persona che possiede e ha creato Titans è Luna Blaze, sua madre.- Si voltò allora verso di me, che ero pietrificato al mio posto.

-Ti prego dimmi che sta mentendo.- Abbassai lo sguardo, incapace di reggere il suo.

-Se non ci credi puoi sempre abbassargli i pantaloni sul fianco e vedere il simbolo della corona d'alloro, è proprio lì.- Le lacrime iniziarono a rigarmi il volto e correndo via urlai:

-MI DISPIACE TANTO!

Mi allontanai fino a raggiungere il monumento del soldato a cavallo al centro della piazza vicina allo stadio, oramai deserta. Mi fermai a riprendere fiato stremato per lo scatto e per il pianto incessante, probabilmente avevo appena perso tutto. Ella non mi avrebbe più rivolto uno dei suoi sorrisi, capaci di tirarmi su in ogni momento, o fatto uno di quei suoi folli discorsi motivazionali. Sirius invece non avrebbe più tentato di riprendermi con la videocamera, oppure rincorso a causa di uno stupido scherzo. Nessuno dei miei amici mi avrebbe più rivolto la parola, forse nemmeno mio padre e i miei zii.

-ETHAN!- Alzai la testa e vidi i miei "fratelli" corrermi incontro.

-Perché siete qui?

-Vogliamo sentire la tua versione, ci deve essere un motivo o una spiegazione. Qualunque cosa!- Persino il regista era alterato, anche se forse era semplicemente vicino ad una crisi di nervi. Mi passai una mano sul viso per asciugarmi le lacrime.

-Quello che Jimi ha detto è tutto vero. Ho rivisto mia madre dopo nove anni e avevo così tante domande da farle, rancore e rabbia da scaricarle addosso. Quindi quando mi ha chiesto di seguirla per parlare ho accettato senza riflettere. Siamo andati in un grattacielo e lì ci siamo finalmente confrontati. Era strana, dal modo in cui si rivolgeva a me per lei era come se nulla fosse successo. Mi ha riportato alla mente tante cose che avevo cercato in tutti i modi di dimenticare, soprattutto il suo essere dannatamente manipolatrice nei miei confronti. Quella sua capacità di farmi fare qualunque cosa volesse solo rivolgendomi la parola e così mi sono ritrovato senza rendermene conto a fare il suo gioco. Fin da piccolo avevo sempre cercato quella perfezione impossibile che lei voleva da me; perciò, quando se n'è andata per un periodo ho pensato fosse colpa mia. Ho creduto di non essere all'altezza delle sue aspettative, o forse lo penso ancora. Perciò senza accorgermene le ho detto di sì e mi sono ritrovato ad essere sottoposto a quell'esperimento. Sapete qual è la cosa più ridicola? Che sono l'unico il cui organismo è riuscito ad avere un impianto del 100%, la maggior parte dei ragazzi raggiunge massimo il 70% e deve allenarsi con il modulo ottenuto dalla Royal per cercare di accrescere questa percentuale. Ho finto l'amnesia perché mi vergognavo, appena mi sono staccato da lei ed ho capito cosa avessi fatto, mi sono disgustato da solo. Inoltre, non volevo ferire papà e pensavo che vi avrei perso per sempre, anche se probabilmente è successo lo stesso. Credo quindi che il nostro trio dopo quattordici anni sia giunto al termine. Mi dispiace davvero tanto.- Gli rivolsi un profondo inchino, mentre il pianto aumentava sempre di più. Accadde però qualcosa di inaspettato, sentii quattro braccia abbracciarmi.

-Avresti dovuto dircelo. Ti prometto che affronteremo anche questo insieme come sempre!

-Grazie! Vi voglio bene.

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Capitolo 47
*** Capitolo 47 ***


Stasera alle 21 pubblicherò anche il libro di one-shot che andranno a raccontare eventi particolari avvenuti tra la fine di Inazuma Eleven e la nostra storia attuale. Se vi va passateci a fare un salto, si chiamerà Inazuma Eleven New Dream One-shot

Gli adulti avevano reagito in maniera preoccupante alle rivelazioni sulla sparizione di Ethan. Eravamo stati immediatamente trascinati a casa Schiller senza passare per la scuola e lì avevamo trovato tutta la santa inquisizione. C'era stato detto di aspettare in una sala poco distante mentre loro parlavano con lui, ma né io né Sirius avevamo voluto lasciarlo da solo. Lo stavano sommergendo di domande e papà cercava di calmare le acque e aiutarlo. Guardai zio Axel appoggiato ad una parete infondo, lontano, però abbastanza vicino per ascoltare ogni parola. Aveva lo sguardo basso e sembrava perso nei suoi pensieri, chissà cosa poteva frullargli per la testa in quel momento. Non aveva detto una parola da quando eravamo arrivati, nemmeno al figlio, che dal canto suo non dava l'impressione di cavarsela meglio. Aveva gli occhi lucidi, quasi fosse sul punto di scoppiare a piangere come quando era bambino. Proprio allora notai un dettaglio preoccupante, era comparsa una piccola scintilla di una fiamma sulla parte rossa dei suoi capelli. Era arrivato il tempo di intromettersi in quell'interrogatorio.

-SILENZIO!- Si voltarono tutti nella mia direzione, quasi avessi improvvisamente un riflettore puntato addosso, zittendosi. -Grazie.

-Gabriella per favore lascia fare a noi adulti.- Mi ammonì zio Jude.

-L'ho detto che non dovevamo permettergli di restare qui, né a lei né a quell'altro.- Aggiunse Caleb infastidito mentre si gettava sul divano.

-No, questi sono fatti nostri e abbiamo tutto il diritto di intrometterci. Siamo noi che rischiamo in prima linea e scendiamo in campo ogni settimana. Se affronteremo persone che hanno subito lo stesso processo è giusto sapere chi ci troveremo davanti. Il problema è che non capite in che modo farle le domande. Vi comportate come se stesse interrogando un adulto sospettato di omicidio, non un ragazzino spaventato. Qui l'unico che pare essersene ricordato è papà. Non vedete che sta male? Non vi siete nemmeno resi conto che per il suo stato d'animo i suoi capelli stanno letteralmente per prendere fuoco e a quanto ne so lui non è né la Torcia umana né un Todoroki perduto, perciò è un altro problema. Ora finitela, sedetevi e parlate uno alla volta.- Forse il tono di voce alto e fermo o la mia espressione alterata fecero eseguire il mio ordine a tutti, persino al Comandante. Mio padre tirò un sospiro di sollievo.

-Grazie al cielo.- Asciugò una lacrima al giovane attaccante e gli rivolse un sorriso paterno. -Allora la premessa è chiara e il perché lo hai fatto, nessuno ti giudica per questo.- Stonewall sembrò voler dire qualcosa, ma poi David gli sussurrò qualcosa tipo Alius e lui si ammutolì prontamente. -Quello che vogliamo sapere è il processo effettivo a cui sei stato sottoposto e le conseguenze che hai notato per il tuo organismo.- Il ragazzo si schiarì la gola.

-Be' ecco ... non so cosa mi abbiano fatto assumere, però vi posso descrivere il procedimento. Ho dovuto prima superare alcuni test fisici per controllare che il mio corpo fosse in grado di sopportarlo, anche se in realtà la mamma ne era certa... Luna, non è più mia madre da molto tempo.- Axel alzò finalmente la testa nella sua direzione, quasi attirato da quel commento. -Sono stato successivamente portato in un laboratorio e mi hanno fatto sdraiare su un lettino tipo quelli delle sale operatorie.- Abbassò leggermente l'elastico dei pantaloni e dei boxer, lasciando scoperto il simbolo lì impresso. -Con una macchinetta simile a quella con cui fanno i tatuaggi mi hanno fatto questo, al posto dell'inchiostro però c'era un liquido strano che credo sia la formula che usano. Ricordo solo che mi faceva un male cane e poi sono svenuto. Quando ho riaperto gli occhi ho visto il volto di Ella e degli altri.- Parvero rifletterci un istante, finché Sirius chiese:

-Hai sentito qualche differenza rispetto a prima?

-Ho molta più energia e sono decisamente più veloce, per non parlare poi di quanto è aumentata la potenza delle mie supertecniche.

-A proposito di questo dovremmo parlare della questione fiamme, sembra quasi siano diventate reali e si stiano sommando al tuo corpo. Uno stato d'animo troppo forte le genera anche fuori dal campo, proprio come stava succedendo poco fa.

-Non saprei darvi risposte in merito, so solo che le sento ma non bruciano e che si concentrano sulle ciocche che hanno cambiato colore, che sono un altro degli effetti di questo simbolo.

-Sei il primo a cui succede giusto?

-Sì, forse perché sono l'unico il cui organismo ha avuto una risposta al 100%.

-È probabile.- Eugine, l'ex centrocampista della Raimon, s'intromise nella conversazione.

-Se non è un problema avrei bisogno di prelevare un po' di sangue e un capello ad Ethan per esaminarli meglio di quanto abbia fatto l'ospedale.- A differenza di molti compagni di squadra, lui aveva scelto di lasciare il calcio come un hobby nella sua vita ed era diventato un biologo ricercatore. Se ci fosse stato qualcosa da trovare lo avrebbe fatto.

Ascoltate le ultime domande e richieste la maggior parte delle persone se ne andarono, lasciando noi tre e i rispettivi padri da soli. Il mio diede un piccolo abbraccio alla Freccia di fiamma, per poi avvicinarsi a me. Era inutile dire che fossimo tutti in attesa di una reazione di zio Axel, qualunque essa fosse. Fece un passo avanti, staccandosi finalmente dalla parete e incominciò ad avanzare verso il figlio. Quando gli si parò davanti alzando il braccio vidi Eth tremare per un istante, forse per la paura che uno schiaffo lo colpisse in pieno volto, sarebbe stato il primo per lui. A me era capitato di riceverne due o tre da mia madre, mentre Sir alcuni in più da suo padre, ma dai Blaze avevo a malapena sentito alzare la voce. Eppure, quello che ognuno di noi aveva previsto non accadde, al contrario la mano gli si appoggiò delicatamente sulla guancia per fargli una carezza.

-Se succede una cosa del genere devi parlarmene, ok? So che hai paura che nominando tua madre io possa stare di nuovo male e autodistruggermi come quando se n'è andata, ma non succederà più. Mi dispiace che tu senta questa necessità di proteggermi, quando in realtà dovrebbe essere il contrario. Soprattutto però devo scusarmi per non essermi mai resoconto della ferita che ti aveva lasciato a livello psicologico, ti prometto che da oggi in poi l'affronteremo insieme.-

-Papà!- Scoppiando a piangere gli si raggomitolò al petto. Speravo davvero che sarebbero riusciti a superare la cosa, in più a quel punto diventava chiaro che non era più noi contro Titans, ma noi contro Luna Blaze.

Quel lunedì mattina ero davvero stanca, la festività dell'Obon mi aveva stremato più di venti ore nella Inabikari, e l'idea che si fossero concluse le vacanze non mi aiutava per niente, non che noi ne avessimo in realtà usufruito più di tanto. Però ad essere sincera c'era qualcosa che mi faceva essere ottimista anche in quell'occasione, il fatto che finalmente fossimo tornati alla normalità ed era ciò che ero più felice di vedere, ne avevamo davvero bisogno. Ero fissa con lo sguardo fuori dalla finestra con un'idea che da venerdì correva di qua e di là. La nuvola dei miei pensieri si diradò quando Emma ci richiamò attorno a sé. Appoggiai leggermente addormentata la testa sulla spalla di Sirius, mentre Genesis chiedeva spiegazioni alla riccia.

-Fabian mi ha detto di dirvi che il primo settembre faremo gli esami e i test fisici.

-Chissà se sono cresciuto in altezza, l'ultima volta ero un metro e sessantasei.- Chiese Morgan tra sé e sé.

-Secondo me sì. A me mettono ansia tutte quelle visite, per non parlare gli aghi.

-E chi se la scorda l'ultima volta ad aprile. Ti abbiamo dovuto inseguire per tutta la scuola e tenerti ferma mentre ti facevano il prelievo.- Ridacchiò Gen. Per fortuna aveva omesso che aveva addosso solo una maglietta gigante e tutti erano usciti a vedere cosa fosse successo.

-Ho già pronto il tranquillante per orsi quest'anno.- Aggiunsi dandole man forte, il che mi fece guadagnare un'occhiataccia dall'italiana.

-Ad ogni modo spero di non aver preso peso, a quest'età è facile.

-Sembri mia madre quando mi vede sedere a tavola. Si dimentica però che con la sua cucina è impossibile.- Il mio commento suscitò l'ilarità generale.

-Spero per James che abbia guadagnato qualche centimetro finalmente, è più basso di alcune di voi ragazze.- Commentò Ethan passandosi una mano tra i capelli.

-Poverino non ha nemmeno tredici anni, dagli tempo di crescere. Noi siamo più grandi, è normale.

-Io alla sua età ero decisamente più alto.

-Coff... di cinque centimetri... coff.

-Ti sei proprio svegliata di buon umore oggi.

-Scusa ho altro per la testa da quando si è risolta la tua questione.

-Uh, le festività ti hanno fatto venire un'illuminazione? Spero non riguardi come sempre gli allenamenti e soprattutto che sia migliore delle notizie arrivate a Sirius.- Mi staccai dalla sua spalla e lo guardai in faccia confusa.

-Che mi sono persa?-

-Niente di grave, la settimana prossima arrivano i miei nonni dagli Stati Uniti.

-Il colonnello sbarca su suolo giapponese? E come lo hanno convinto?

-Me lo sto chiedendo anch'io, anzi a chi è venuta questa idea geniale?

-Scusate un attimo, perché non vuoi vedere tuo nonno?- Domandò la Stonewall curiosa.

-Allora io gli voglio bene, lui ne vuole a me e tutto il resto, però è una persona estremamente patriottica e ci tiene molto che io mantenga viva la mia metà americana. Ciò significa che mi costringerà a parlare con lui e la nonna solo in inglese!

-Prepariamoci psicologicamente a ripassarlo anche noi, l'ultima volta che lo è venuto a trovare ha iniziato a fare frasi in un misto tra le due lingue.- Aggiunsi sconfortata. Per fortuna passare tutta l'infanzia con gli Sharp aveva permesso sia a me che ad Eth di padroneggiarlo bene, ma non era una delle cose che preferivo. Le lingue non erano mai state il mio forte.

Tra una chiacchiera e l'altra d'un tratto una figura comparve sulla soglia della porta facendo scattare Sirius in piedi.

-Ragazzi tutti a posto.- Ordinò da buon capoclasse richiamandoci all'ordine. -Inchino. Seduti.- Se in un primo momento avevo ipotizzato si trattasse del professore di matematica che stavamo aspettando, rimasi sorpresa vedendo il vicepreside entrare. Cosa poteva volere da noi?

-Solo una comunicazione veloce. Il direttore avrebbe bisogno di parlare con la signorina Evans. L'aspetta tra dieci minuti nel suo ufficio. Ragazzi vi auguro buona lezione.- Uscì senza dire altro, lasciandomi turbata. Per quale motivo voleva vedermi? Alzai le spalle indifferente, sarebbe sicuramente stato qualcosa di relativo alla squadra. Spazzolai la gonna con le mani e mi avvicinai a Sir, prima di andare volevo togliermi dalla mente l'idea su cui stavo rimuginando da giorni.

-Vuoi che ti accompagni?

-No, non è questo. Volevo chiederti se ti andasse di venire al cinema con me domenica, tanto questa settimana giochiamo sabato. C'è quel nuovo film fantasy di cui avevamo parlato...- Ethan dal banco accanto si sporse in avanti per cercare di sentire meglio e capire cosa stesse succedendo, mentre l'altro mi fissava imbambolato. -Perché mi guardi così?-

-Mi ... mi s ...

-Quello che questo pollo sta cercando di domandarti è se gli stai chiedendo di uscire, ovvero se parliamo di un appuntamento.- Arrossi lievemente.

-Io ho parlato solo di vedere un film. Ci penso da tutto il weekend ed ho pensato di dirtelo. Però se non vuoi o preferisci che venga anche questo qui visto quello che è successo poche settimane fa, va bene lo stesso.- Mi affrettai a precisare.

-No no, quello che hai detto prima va benissimo.

-D'accordo, ora è meglio che vada. Non posso far aspettare il preside.

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Capitolo 48
*** Capitolo 48 ***


IMPORTANTE

Visto che ci stiamo avvicinado alla fine di questa storia, mancano tre partite del torneo compresa la finale, credo sia arrivato il momento di fare la fatidica domanda. Visto che le serie di Inazuma vanno normalmente a trilogie interne, volete un sequel di questa storia? Se sì scrivetemelo nelle recensioni
 

Annoiata, con un passo così lento che una lumaca mi avrebbe superata, raggiunsi l'ufficio del preside. Ero già stata lì un paio di volte per parlare della squadra di calcio e tutte avrei solo voluto scappare o in alternativa chiudere gli occhi e addormentarmi. Quell'uomo era gentile quanto soporifero. Sospirai sconsolata, speravo di dover resistere per poco tempo. Bussai decisa dopo aver avuto un minimo di impulso di entusiasmo. Una voce leggermente tremolante mi invitò ad entrare. Se prima di aprire la porta ero seccata, vedendo chi c'era nella stanza diventai confusa. Per quale motivo i miei genitori e Preston Princeton erano lì? Ancora leggermente imbambolata feci un leggero inchino in segno di saluto al direttore.

-Signorina Evans eccola finalmente, la stavamo aspettando.

-È successo qualcosa di grave?

-Prego si sieda, dovremmo parlarle di una cosa.- Guardai mio padre, cercando di avere qualche informazione o almeno di leggere la sua espressione. Non stavo capendo minimamente cosa stesse succedendo.

-Tranquilla.- Mi sussurrò mentre mi sedevo accanto a lui.

-Vi abbiamo convocati in seguito ad una segnalazione della Royal Academy, ma credo sarebbe più efficace se fosse il loro rappresentante ad esporvi la situazione.- Avevo combinato qualcosa di cui non mi ero resa conto?

-Salve, è stato il Comandante Sharp a chiedermi di venire qui di persona per affrontare l'argomento con voi, dopo che i docenti gli hanno comunicato il rapporto su ogni studente in scambio. Durante le lezioni i professori hanno riscontrato dei problemi nella lettura di Gabriella, se le veniva chiesto di leggere ad alta voce o di lavorare su una comprensione del testo, che fosse anche un problema matematico, aveva difficoltà ad eseguire il compito.

-Sì, lo sappiamo. Sin da piccola ha avuto diversi problemi con essa, pensavamo dipendesse dalla sua iperattività, ovvero che non riuscisse a stare troppo tempo concentrata.- Intervenne mia madre mentre muoveva avanti e indietro la mano sul pancione, secondo me troppo grande per essere appena entrata nell'ottavo mese.

-Essendo scritto nel suo fascicolo la prima ipotesi è stata questa anche per noi, però abbiamo deciso di farle fare qualche test per esserne certi.

-Scusate, io non mi ricordo di aver fatto nulla del genere.

-Abbiamo preferito non dirtelo e fartici lavorare in un altro modo per evitare che ti preoccupassi prima di avere i risultati certi.- Improvvisamente mi si accese una lampadina.

-L'incontro con la tipa, la consulente o come si chiamava.

-La psicologa.

-Esatto, ma l'avete spacciato per uno obbligatorio per tutti gli studenti in trasferta.- Mi avevano fregata, decisamente.

-Ad ogni modo alla fine hanno evidenziato quello che sospettavamo.

-Sarebbe?- Domandò papà prendendo la mano della mamma, quasi fosse un gesto involontario e automatico.

-Gabriella è dislessica oltre ad avere un disturbo dell'attenzione, mi stupisce che nessun insegnante se ne sia accorto prima.- Era una frecciatina velata alla Raimon o me l'ero sognata? -La dottoressa ha detto che sei stata molto brava a compensare da sola questa tua caratteristica in questi anni, ma sarebbe meglio a questo punto che anche la scuola ti desse il suo aiuto.- Notai i miei tirare un sospiro di sollievo, come se la tensione fosse appena sparita dalla stanza, mentre io ero più confusa che mai. Conoscevo la definizione di dislessia, ma sapere di averla in che modo avrebbe cambiato la mia vita? Cosa avrebbe significato per me.

-D'accordo, ci avevate leggermente spaventati all'inizio con tutta quella premessa. Quindi qual è il programma d'ora in poi? La scuola in che modo interverrà?

-Verrà elaborato un piano didattico personalizzato, nel quale ogni docente si esprimerà nella sua materia, confrontandosi naturalmente con le annotazioni lasciate dai professori della Royal Academy, e predisporrà le necessarie misure compensative e dispensative.- Intervenne prontamente il preside. Forse notando il mio sguardo un po' perso il sostituto viceallenatore mi chiese gentilmente:

-Ella ti è tutto chiaro o vuoi che ti spieghiamo meglio la cosa?

-No, credo di esserci grazie.

Una volta congedati mi accostai ad una delle pareti del corridoio leggermente frastornata. Era perfettamente chiaro quello che mi era stato comunicato e finalmente rispondeva a tanti dubbi e domande, però era dal mio punto di vista una notizia che avevo bisogno di un attimo di tempo per digerire. Con lo sguardo basso, perso nel vuoto della trama del pavimento, notai appena che papà si era avvicinato a me.

-Ehi, va tutto bene?- Mi risvegliai con quelle parole dai miei pensieri, quasi qualcuno avesse appena rotto la campana di vetro che mi ero creata intorno.

-Come? Ah, sì. Ho solo bisogno di razionalizzare.

-Tesoro lo sai vero che non è nulla di cui tu debba vergognarti o un problema? È semplicemente un'altra di quelle caratteristiche che ti rendono perfetta e unica. L'importante era saperlo e poterti aiutare nel nostro piccolo e lascia che te lo dica da sola hai già fatto un lavoro incredibile.

-Mark ha ragione e ricordati sempre che se ti servirà una mano potrai sempre contare su di noi. In più da oggi anche la scuola ti aiuterà se avrai bisogno, siamo tutti qui per te davvero.

-Non sono preoccupata in quel senso, ci convivo da tutta la vita. Solo che sentirlo dire ad alta voce e dargli un nome mi ha leggermente scombussolata, però è anche un grande sollievo sapere di cosa si tratti.- Entrambi mi abbracciarono e proprio in quel momento, quasi volesse dire anche lui la sua, Iridio decise di dare due calci uno dietro l'altro da dentro il pancione, facendosi però sentire anche da noi. Scoppiammo a ridere. -Questo mi ha ricordato che Sirius ed Ethan sono avanti a tutti come al solito, loro sono anni che si inventano soluzioni per aiutarmi con la lettura, per evitare di farmi leggere ad alta voce o fare comprensioni del testo.

-Sono degli ottimi amici questo è certo. Vuoi venire a casa con me o preferisci tornare in classe?- Mi domandò la mamma sorridendomi.

-Vorrei raggiungere gli altri, poi ho anche lasciato tutte le mie cose lì e ora abbiamo economia domestica, se abbandonassi Sirius da solo mi ucciderebbe. Detto tra noi non sa rompere nemmeno un uovo e senza di me la sua media del cento anche in quella materia crollerebbe a picco. È fortunato che sia di coppia.

-D'accordo, vai a salvare il nostro regista.- Li abbracciai velocemente un'ultima volta prima di avviarmi verso l'aula.

Arrivai giusto in tempo per la lezione successiva, ciò costrinse i miei migliori amici a rimandare l'assalto nei miei confronti. Sotto indicazione del docente ci spostammo nella classe adibita alle sue lezioni, ovvero quella che al posto dei tavoli aveva le postazioni da cucina. Indossai il mio grembiule e osservai Sirius fare lo stesso dopo essersi tolto la giacca, arrotolato le maniche della camicia e legato i capelli. Non appena tutti furono pronti l'insegnante ci spiegò che quel giorno avremmo preparato dei biscotti chiamati ciambelline al vino. Elencati gli ingredienti necessari e dataci una veloce dimostrazione, ricevemmo l'invito a cominciare a lavorarci. Mi lavai le mani, dopodiché iniziai a fare un cumulo di farina, che successivamente avrei allargato con un buco al centro dove mettere gli ingredienti. Proprio allora, mentre fingeva di star sistemando il vino, il Comandante assoluto del campo mi chiese:

-Cosa volevano in dirigenza?

-Nulla di che, pare che alla Royal si siano accorti che sono dislessica e dunque la difficoltà nella lettura che mi porto dietro da tutta la vita era legata a quella. D'ora in poi i prof ne terranno conto e vedranno di stilarmi un piano didattico personalizzato. Zio Jude ha mandato addirittura il signor Princeton a comunicarlo.- Notando che non diceva nulla mi girai nella sua direzione. Trattenni una risata non appena mi accorsi che mi fissava con la bocca spalancata.

-Questo lo chiami nulla di che? È semplicemente la risposta alle domande di anni.

-Lo so, però non è un affare di stato o qualcosa di così importante. Non dovete darci troppo peso, alla fine non è niente che vi riguardi direttamente.- Di scatto mi afferrò la mano sporca di farina e con tono serio confutò:

-Qualunque cosa ti riguardi è rilevante per noi, per Ethan, il resto della squadra e soprattutto per me.- Sorrisi involontariamente a quelle parole, mordendomi alla fine il labbro inferiore. Con la sinistra ancora libera dalla sua presa, gli passai un dito sulla punta del naso lasciandogli un segno sopra.

-Su a lavoro aiuto cuoco, abbiamo una ricetta da portare a termine!- Vennero effettivamente molto buone e di una forma perfetta, unico apporto del ragazzo alla preparazione, il che ci garantì il massimo della valutazione. Decisamente peggio andò invece a Genesis ed Ethan, coppia improponibile ai fornelli, che ricoperti da strati di polvere bianca a causa di una lite per il comando dell'operazione, riuscirono ad ottenere solo un discreto settanta. A mio parere anche a causa del fatto che erano troppo cotte, perché la Freccia di fiamma aveva messo il forno ad una temperatura troppo alta.

Pov. Mark

Mi lasciai cadere sulla sedia della mia scrivania. Davanti ad Ella ero riuscito a fare la figura di quello tranquillo, ma in realtà attualmente mi sentivo un'idiota per non essermene accorto prima. Ero suo padre, avrei dovuto riuscirci, non avrei dovuto farmi bastare la scusa dei docenti secondo la quale dipendesse dall'iperattività che aveva ereditato da me. Sospirai, sarei stato più attento da quel momento in poi e soprattutto dovevo essere pronto ad aiutarla se avesse avuto bisogno. Attivai uno schermo ologramma e digitai un numero che conoscevo molto bene.

-Ciao Mark, immaginavo mi avresti chiamato dopo il colloquio di stamattina.

-Grazie per aver fatto venire Princeton a parlarci, Jude, ma anche per aver indagato sulla cosa. Se non fosse stato per voi non avremmo probabilmente saputo la verità per chissà quanto tempo.

-Per quanto il nostro corpo docenti possa essere severo, siamo altrettanto attenti ai nostri allievi. In più sai quanto tenga ad Ella, mandare Preston a comunicarvelo era il minimo.

-Burberi d'aspetto, però in realtà con un cuore d'oro. Mi ricordano qualcuno.- Ridacchiai divertito.

-Evans guarda che metto giù.

-Permaloso.

-È stato un piacere.

-Non ci credo ha chiuso la videochiamata sul serio, è proprio un bambino quando fa così.

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Capitolo 49
*** Capitolo 49 ***


Osservai il costume da bagno fornito dalla scuola. Lo avevo sempre ritenuto orripilante, già il nuoto non era tra le mie attività sportive preferite e quel coso non era d'aiuto. Era intero e super aderente, ciò stava a significare che praticamente tutto era in bella mostra, ogni curva e sfaccettatura. La parte superiore era normale, mentre quella inferiore era un pantaloncino simile a quello dei ciclisti. Sospirai, non potevamo fare atletica quel giorno? No, il professore aveva deciso che avremmo finalmente incominciato con il nuoto, disciplina che per i mesi estivi pareva essersi dimenticato. Il mio migliore amico avrebbe definito la cosa come la più illogica possibile. Mi sentivo sia ridicola che in imbarazzo, l'idea di essere così scoperta non mi faceva impazzire. Una mano mi si poggiò sulla spalla destra, facendomi girare di scatto in quella direzione. Genesis era lì in piedi, già pronta per la lezione.

-So che non ti va, ma manca poco. Le altre sono quasi pronte.- Sospirai, dovevo prepararmi psicologicamente ai commenti. La natura aveva voluto, per mia sfortuna, che il mio corpo iniziasse a modificarsi pesantemente quell'estate. Ero felice con la mia corporatura ancora infantile, mentre quella adolescenziale mi faceva sentire inadatta. Sapevo che era normale, molte delle altre ragazze avevano incominciato quello step da tempo, però ero lo stesso a disagio.

-Lo so.

-Vuoi che Emma ed io ci mettiamo davanti a te per coprirti?- La grande differenza tra gli spogliatoi da calcio e quelli da piscina era che lì c'era gente che non aspettava altro che giudicarti. L'invidia delle componenti femminili delle varie sezioni era tremenda, non capivo per quale motivo al posto di aiutarsi a vicenda non facessero che criticarsi l'un l'altra. Ero veramente felice che tra noi al club la situazione fosse ben diversa, lì facevamo solo battute tanto per prenderci in giro in amicizia e farci qualche risata.

-Magari grazie. Evitiamo di dare loro altro materiale su cui discutere.- Chiamata l'altra mi preparai. Scoprii sconsolata che, come la camicetta dell’uniforme, anche il costume era troppo stretto sul seno. Avrei dovuto richiederne la versione più grande al più presto, oltre al fare un nuovo rifornimento di fasce sportive.

-Fatto?- Sentito il mio assenso, si girarono entrambe nella mia direzione. Gen mi squadrò da capo a piedi. -Cazzo, ti sono cresciute le tette e nemmeno poco.- Una botta la colpì da dietro. -Che ho detto?

-Zitta, attirerai l'attenzione di tutte.- Mi grattai il collo.

-Troppo tardi.

-Ops, scusate. Però è vero non ci avevo mai fatto caso, ma come siamo passate da zero a questo?

-Genetica?

-Già, a quanto stai?

-Di cosa?

-Misura.

-E io che ne so. Ti posso dire solamente che i sopra in quel punto non mi stanno più.- Le due parvero studiarmi per un istante, facendomi arrossire fino alla radice dei capelli.

-È sicuramente di più del nostro, quindi direi una seconda piena se non una terza quasi. Se a quattordici anni sei a queste dimensioni magari crescendo aumenterà ancora, soprattutto considerando il fisico di tua madre. A proposito lei che ha detto?

-In questo periodo ha giustamente altro per la testa e non le ho detto che mi servivano delle cose nuove; perciò, mi sono arrangiata per il momento con gli abiti che mi vanno piccoli.

-Avresti potuto dirlo al mister Evans.

-Seria? Tu avresti trattato l'argomento con Caleb?

-Mi rimangio tutto.- La campanella che segnava la fine del tempo per cambiarsi interruppe bruscamente la conversazione e ci costrinse ad uscire dalla stanza. A quel punto non si poteva fare altro che andare in scena.

-Hai visto la Evans che fisico?

-È diventata ancora più bella.

-Certo che senza la divisa da portiere è tutta un'altra storia.

-Perché non hanno uno sponsor che fa costumi da bagno, che abbiamo fatto di male per non meritarcelo!- Ero pronta a rispondere in malo modo, però venni anticipata da Ethan.

-Andiamo André lo so che il tuo sogno è vedermi senza vestiti addosso, ma dirlo così ad alta voce non è da te.- Non esisteva modo migliore per rispondere ad un tipo come lui, se avesse potuto si sarebbe sotterrato vivo. L'attaccante mi abbracciò da dietro, mentre anche Sirius si avvicinava a noi.

-A parte le battute di quegli idioti, stai davvero da Dio così. Giusto Sir?- Totalmente preso alla sprovvista finse un leggero colpo di tosse.

-Certo.

-Sei rosso come un peperone, è davvero troppo facile prenderti in giro.

-Zitto un po'.- I due innescarono un piccolo combattimento scherzoso, il quale li fece finire in acqua e suscitò in me un fiume di risate. Erano due scemi. Uscirono dalla vasca oramai bagnati fradici dalla testa ai piedi. Venni catturata immediatamente dal regista. Con la mano destra si stava tirando indietro i capelli nella speranza di toglierli dal volto e forse ridargli una forma umana. Seguii istintivamente le gocce che dal viso raggiunsero il fisico ben definito, aveva appena quattordici anni, però anche lui aveva iniziato il suo percorso verso l'età adulta. Sentivo le guance andare a fuoco e appena i nostri sguardi si incrociarono lo distolsi prontamente. Cosa diamine stavo facendo! Ella focus sul calcio, grazie!

-Sei tutta arrossata, hai messo la crema prima, vero?- Saltai indietro presa alla sprovvista.

-Melany! Che accidente, mi ero dimenticata che ci sarebbe stata anche la B oggi. Sarà solo un colpo di calore, sai com'è noi Evans non ci scottiamo facilmente. Temo che, avendo ereditato la carnagione da papà, da grande diventerò molto più scura. Non farà impazzire i canoni di bellezza asiatici, però a me non dispiace per niente.- Stavo inventando le cose, ma lei non se ne sarebbe mai accorta. Con la rossa era facile sviare i discorsi, la sua mente si perdeva nei suoi stessi pensieri. Era molto intelligente sia chiaro, solo che aveva troppe idee.

-Hai dei geni pazzeschi!

-Mai quanto i tuoi, la tua combo di colori è meravigliosa!

-Grazie, lo so.- Avevo come l'impressione di essermi dimenticata qualcosa. Scorsi velocemente gli avvenimenti delle ultime settimane alla ricerca della ragazza da qualche parte. C'era un discorso da fare ne ero certa. Ah, ecco!

-Ora che ci penso tu ed io abbiamo una cosetta di cui parlare. Scusami se non sono venuta prima, però tra la mia crisi ed Ethan non ho avuto un attimo e so che Derek ha già fatto molto.

-Sì Didi è un tesoro. Aspe di cosa stiamo parlando esattamente? Io sto sempre con lui.- Mi trattenni per non scoppiare a ridere difronte a quel soprannome che l'attaccante permetteva solo a lei di utilizzare, gli altri avrebbero rischiato le penne. Era strano come lui cambiasse drasticamente con lei. Una volta avevo sentito la Signora Samford commentare la faccenda, stava trattenendo le lacrime e aveva detto che le sembrava quasi di rivedere il bambino prima dell'ospedale. Io lo ricordavo appena, ero decisamente troppo piccola, ma a casa il suo drastico cambiamento caratteriale era stato a lungo argomento di conversazione. Dalla persona più vivace e solare del mondo era diventato praticamente apatico e nessuno capiva come fosse possibile.

-Il motivo che ti ha portata a stare in panchina.- Il suo sorriso si spense improvvisamente.

-Henry ed io ci siamo lasciati, non è stata una cosa molto piacevole. Mi ha detto molte cose orribili che non mi sento di ripetere e abbiamo iniziato a litigare, per un momento ho quasi pensato mi avrebbe tirato uno schiaffo. Per fortuna è arrivato De prima che la cosa degenerasse definitivamente. Gli ha afferrato il polso e lo ha fulminato. Mills a quel punto ha detto che fosse ovvio che il prode cavaliere si fosse intromesso perché lo tradivo con lui. Mi ha dato della poco di buono ed ha aggiunto che facevo schifo proprio come tutti quelli nel nostro club di spocchiosi che si credono superiori. Per fortuna Derek è più alto e come stazza è messo meglio, perciò non gli è passato nemmeno per l'anticamera del cervello di fare a botte, se fosse successo qualcosa anche a lui non me lo sarei mai perdonata.- Aveva gli occhi umidi, probabilmente pronta a scoppiare a piangere. La strinsi a me di scatto, sentivo una necessità di proteggerla immensa, e l'altezza uguale permetteva di farlo facilmente. -Mi sono sentita così sbagliata sentendogli dire quelle cose, non so perché.

-Meny tu sei perfetta, non permettere mai che un uomo ti faccia sentire così. Quel tipo è un'idiota e sputava veleno solo per ferirti. Nulla di quello che ti ha detto è vero e infondo al cuore lo sai, noi lo sappiamo.- Si asciugò una lacrima con il dorso della mano.

-Lo ha detto anche Didi.

-Vedi lo pensiamo tutti. Concentrati su chi ti vuole bene e tiene veramente a te, sono i loro giudizi quelli di cui devi tenere conto, non di quelli di quell'imbecille.

-Grazie davvero, avevo bisogno di parlarne con qualcun altro.

-Lo sai che se ti serve qualcosa puoi sempre contare su di me.

-Sei proprio il Capitano leggendario, vegli sempre su ognuno di noi.- Ridacchiai.

-Sono fatta così.

-EVANS, SCHILLER! VOLETE RIMANERE LÌ A CHIACCHIERARE E MAGARI VI PORTO I PASTICCINI E IL TÈ O VI TUFFATE IN ACQUA ANCHE VOI?

-Scusi prof, arriviamo!- Feci una leggera corsetta e con un piccolo scatto mi tuffai riemergendo solo qualche metro più tardi prendendo alle spalle i miei migliori amici. Li tirai a fondo saltandogli sopra. Prontamente mi allontanai nuotando, sapevo già cosa mi avrebbe aspettata.

-GABRIELLA SE TI PRENDIAMO SEI MORTA!

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Capitolo 50
*** Capitolo 50 ***


Raggiunsi la sede sommersa dai pacchi che avevo in mano. La borsa appoggiata sulla spalla sembrava sul punto di scivolare e ciò avrebbe causato una reazione a catena che avrebbe fatto cadere a terra le nuove camicie che la scuola mi aveva appena consegnato come da richiesta. Dov'erano Ethan e Sirius quando mi serviva una mano? Appoggiai, o per meglio dire lanciai, sulla panca dello spogliatoio tutto il carico. Tirai le braccia verso l'alto nel tentativo di stiracchiarmi, mi sentivo completamente bloccata. Avevo bisogno di fare un bel riscaldamento al più presto, ma sfortunatamente prima dell'inizio dell'allenamento era stata prevista una riunione. Infilai al volo la tuta e corsi alla Sala Conferenze. Dovendo passare in segreteria prima di venire al club ero l'ultima.

-Ecco il capitano!- Costatò Shiny al mio ingresso.

-Scusate, ho dovuto fare una cosa prima di venire qui.- Papà mi rivolse uno sguardo confuso. -Nulla di ché. Solo il ritiro di una roba. Incominciamo?- Proposi sedendomi in prima fila al mio solito posto. Per favore, non volevo parlarne oltre davanti a tutti.

-Hai ragione, siamo anche leggermente in ritardo sulla tabella di marcia. Celia avvia la proiezione grazie.- La donna eseguì prontamente l'azione. Lo schema della fase nazionale apparve sullo schermo. -Come potete vedere abbiamo solo altri due incontri prima della finale. La nostra prossima avversaria sarà la Technologic System Academy. È una scuola basata sull'uso assoluto della tecnologia, i cui studenti sono specializzati nella sua invenzione e programmazione. Il loro punto di forza sono le strategie, i registi avranno molto lavoro da fare, soprattutto considerando chi è il loro allenatore. Sirius contiamo sulla tua direzione, mentre tu Genesis tieniti pronta a collaborare con lui.

-Ci conti.- Alzai di scatto la mano.

-Chi c'è al comando della squadra?

-Ottima domanda. Si tratta di una vecchia conoscenza della Raimon GO, Bay Laurel, che al tempo era il capitano della Kirwood, nonché pupillo di Byron Love.- Ci voltammo ognuno verso Alex quasi involontariamente.

-Potrei chiedere a mio padre se ha qualche notizia più recente se volete, ma non so dirvi quando sia stata l'ultima volta che l'ha sentito ora che si trova in Corea. Quando ero piccolo ad ogni modo era spesso da noi, sono rimasti in buoni rapporti.

-Perfetto, grazie. Per il momento le nostre avversarie avevano a loro disposizione massimo due titanidi per ognuna di esse, ma non dobbiamo abbassare la guardia. È vero che oramai abbiamo tre giocatori in grado di utilizzare le ali, tra cui il portiere, però nelle prossime potrebbero esserci molti più giocatori capaci di evocarle.

-In poche parole come al solito brancoliamo nel buio, sarebbe molto più facile se avessimo qualche informazione più concreta.- S'intromise Lea frugando in un plico di fogli. Comprendevo pienamente il suo punto di vista, non sarebbe dispiaciuto nemmeno a me scendere in campo tranquilla per una volta tanto.

-Sfortunatamente i dati in nostro possesso presentano solo statistiche ufficiali o resoconti dei loro precedenti incontri. Quasi tutto quello che riguarda Titans è criptato o introvabile.- Le rispose gentilmente la signora Samford.

-Affrontata questa questione, ne abbiamo un'altra di cui parlare e la persona che dovrà occuparsene dovrebbe essere finalmente arrivata.

-Buongiorno ragazzi!- La porta automatica rivelò Eugene. Era stranamente entusiasta e armato di un tablet già connesso alla lim. L'età l'aveva reso sicuramente più sicuro di sé e forse persino un po' troppo euforico di ritrovarsi nuovamente invischiato in una situazione così complicata. Chissà dov'era finito quel ragazzino timido e costantemente preoccupato per qualunque cosa che era alle medie.

-Salve signor Peabody.

-È inutile fare inutili premesse, penso sia meglio arrivare direttamente al punto. Sì, le tecniche micidiali sono mutate. Sembra siano diventate quasi reali, potremmo definirle in uno stato che rilascia residui dopo che vengono utilizzate e non più in uno meramente figurato come prima.- Persino Sirius aveva un'espressione confusa e ciò mi confortava, se non lo aveva capito nemmeno lui non ero poi tanto stupida da non capire una cosa ovvia. -Avete ragione è un po' complicato, forse potrei optare per un esempio se preferite.

-Non sarebbe male, credo di essermi perso anch'io.- Trattenni una risata nel sentire il commento di papà, però a dir la verità non mi aveva sorpreso più di tanto. Ero quasi sicura che fosse messo come noi in quell'assurda comprensione del testo.

-Prendiamo in esame due tecniche di Ethan.- Sullo screen apparve da un lato una normale esecuzione del Tornado di fuoco, mentre dall'altro quella della Fiammata infernale. -In quella di sinistra possiamo notare come le fiamme rimangano sempre distaccate da lui e soprattutto come una volta eseguito il tiro scompaiano immediatamente, senza creare ripercussioni sull'ambiente esterno. Potremmo definirle volendo un effetto aggiunto in post-produzione. Nel caso di destra durante l'azione i capelli rossi s’incendiano anch'essi senza però bruciarsi, quasi il fuoco fosse generato dal suo stesso corpo. Viene inoltre prodotto un effetto secondario che permane nell'ambiente conclusa l'azione, ovvero il calore in questo caso.

-E dipende dal progetto Nike?

-Da quello che sono riuscito a capire credo abbia semplicemente accelerato un processo già in atto.

-Cosa intendi dire?

-Penso che lui avesse già geneticamente le abilità per attivare questo nuovo tipo di supertecniche, però avesse ancora bisogno di tempo per maturare l'abilità.- Alzai di scatto la mano. -Si Gabriella?

-Quindi serve una specie di predisposizione per farle evolvere in questo modo?

-Esattamente, ciò spiega anche perché nessuno degli altri ragazzi c'è riuscito. Solo lui è stato in grado di completare il processo, perché probabilmente è l'unico predisposto.

-Perciò non tutti i giocatori possono riuscirci e non subendo qualunque cosa sia quello che fanno quelli dei Titans è possibile arrivare ad eseguirle?

-Credo sì, ma serve prima giungere ad un livello adatto di forza, preparazione ecc..., oltre a tutto quello che abbiamo già detto prima.- A quel punto Sirius decise di sua spontanea volontà, senza attendere che qualcuno lo invitasse a parlare, di prendere parola.

-Riassumendo per il momento le probabilità che qualcuno di loro riesca nel breve periodo a padroneggiarle è quasi zero e il massimo che possiamo fare noi invece è allenarci.

-È proprio il figlio dell'allenatore Sharp, diretto e schietto come lui.- Rispose l'adulto guardando mio padre.

-Già.- Ero abbastanza certa cercasse di trattenere una risata, però evitai di indagare oltre. Finalmente saremmo potuti andare a giocare!

Pov. Derek

Rimasi in disparte osservando gli altri allenarsi. Erano migliorati tutti tantissimo nel corso degli ultimi mesi e i primini si erano integrati alla perfezione all'interno della squadra. Melany era finalmente tornata nel pieno della forma e in campo stava lottando con Ethan per la palla. Sembrava essere di nuovo felice. Persino il torneo stava procedendo al meglio ed eravamo riusciti a sconfiggere ogni avversario. Allora perché mi sentivo così se stava andando tutto bene? Guardai Aiden impedire agli attaccanti di arrivare alla porta. Oramai la sua difesa era diventata quasi una muraglia invalicabile, o, per essere più precisi, aveva reso il terreno un campo minato da trappole. L'aver sbloccato le ali aveva reso ancora più evidente il divario tra noi, amplificando ancora di più il suo incredibile talento naturale. Alexander invece volteggiava da una parte all'altra, intento a perfezionare la sua nuova tecnica di dribbling, Skywalk, che gli permetteva di superare gli avversari camminando in aria. Improvvisamente era come se fossi l'unico del terzo anno ad essere completamente inutile alla squadra.

-Ehi, va tutto bene?- Saltai sul posto a causa dello spavento. Come diamine aveva fatto Meny a comparirmi alle spalle? Era con gli altri fino ad un secondo prima.

-Sì, mi hai solo fatto prendere un accidente.

-Tu non me la conti giusta. Lo sai che con me puoi parlare e che mi accorgo quando menti, sempre.- Sottolineò l'ultima parola, quasi a volerla rimarcare.

-Non è nulla, solo pensieri fugaci.

-Ho capito non vuoi dirlo a me, però dovresti parlarne con qualcuno. Non è la stessa cosa che mi hai detto poche settimane fa tu? Anche Ulisse ha avuto bisogno dell'aiuto di Atena per tornare ad Itaca.

-Da quando tu conosci l’Odissea?

-Questo non è importante. Scegli la persona che ritieni più giusta, ma fallo.- Perché aveva dannatamente ragione? Di norma ero io quello dai buoni consigli. -Ora vado, mi chiamano.- Sbuffai. Sapevo esattamente con chi parlare, ma non mi sarebbe piaciuto per niente chiedergli aiuto.

Odiavo essere in quell'atrio ad aspettare, mannaggia a me quando gli avevo chiesto di venire con lui. Mi sentivo davvero un'idiota lì in piedi, mentre aspettavo che lo informassero che volevo parlargli. Ci riflettei un secondo, se mi fossi mosso allora sarei probabilmente riuscito a scappare in tempo. Quando stavo per muovere il primo passo, però, il maggiordomo, mister Fitzroy, comparve proprio in quel momento.

-Il signor Sharp è pronto a riceverla.- Merda. Ok, potevo farcela. Percorsi il lungo corridoio che conduceva al suo studio in un silenzio tombale, nella speranza che il mio carattere molto vicino all'apatia non mi tradisse. Bussai tre volte su una delle due porte in legno scuro e forse per un istante sperai di non ricevere alcuna risposta.

-Avanti.- Sospirai e pacatamente abbassai la maniglia dorata. Era seduto dietro la scrivania e stava guardando un piccolo plico di documenti vari. Rimasi molto sorpreso non appena mi accorsi che non indossava i suoi soliti occhiali. Quando alzò lo sguardo puntandolo nella mia direzione sentii gelarmi il sangue, da quel punto di vista la mia solita espressione vuota era un punto a favore.

-Mi ha sorpreso molto sapere che fossi qui, vieni a trovarci di rado senza i tuoi genitori.- Si sollevò dalla sedia e con passo lento si avvicinò ad un piccolo salottino. -Vieni sediamoci.- Eseguii l'azione senza discutere e senza rendermene conto mi trovai davvero faccia a faccia con lui.

-Effettivamente è vero. Di solito nel poco tempo libero che abbiamo preferisco rincasare subito e rintanarmi sul divanetto sotto l'arco della vetrata di camera mia con un buon libro. A dir la verità non so nemmeno per certo che cosa ci faccio qui, ho solo questo chiodo fisso da questo pomeriggio.

-Perché non cominci dicendomi qual era il pensiero principale a cui andavi incontro in quel momento?- Passai una mano sul sopracciglio destro, fermandomi a giocherellare con il piercing. Non ero mai stato bravo ad ammettere ciò che provavo, o forse, come avrebbe detto mia madre, non lo ero più da dopo l'ospedale. Il piccolo me era bravissimo in quel genere di situazioni. -Derek? So che sono lo zio burbero e inquietante, ma se hai un problema puoi parlarmene. Infondo poi credo che il tuo stesso subconscio voglia farlo, altrimenti non saresti qui ora.

-Mi ...- Borbottai le ultime parole rendendole indecifrabili.

-Ripeti per favore, scandendo le parole magari.

-Mi sento inutile per la squadra. Vedo tutti che fanno giganteschi passi avanti, soprattutto gli altri del mio anno, mentre io sto lì e li guardo. Se ci fossi o meno non so quanta differenza farei.

-Conosco bene quella sensazione.

-Tu?

-Non proprio direttamente, però ho visto un compagno averla e superarla, anzi a dirla tutta all'epoca eravamo ancora avversari.

-Di chi parli?

-Kevin Dragonfly. Passò dall'essere la punta della squadra al secondo di Axel con il suo arrivo e questo gli dava molto fastidio. Per non parlare poi della mancata selezione iniziale ai mondiali.

-E lui cosa fece?

-Si allenò ancora più duramente e capì quale fosse il suo ruolo nel team, quella cosa che solo lui sarebbe stato in grado di fare. Il miglior consiglio che posso darti è proprio questo, fa come lui e troverai il tuo posto.- Scattai in piedi e gli feci un piccolo inchino in segno di riconoscenza.

-Ti ringrazio per il tuo tempo zio.

-Non c'è bisogno di queste formalità. Stavo pensando, perché non ti fermi a cena? A tua madre non dispiacerà se rimani un po' da noi e l'autista ti riporterà tutto intero più tardi.

-Se non disturbo va bene.

-Allora scendiamo, tra poco sarà pronto.- Prima di andare mi soffermai per un istante sul lampadario della stanza. Cos'era che mi rendeva indispensabile?

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Capitolo 51
*** Capitolo 51 ***


Pov. Derek (In alcuni punti è presente del linguaggio scurrile)
Chiusi gli occhi, incrociando le braccia al petto. Sentivo il rumore provocato dal treno in movimento, ma i miei pensieri riuscivano quasi a sovrastarlo. Non avevo risolto nessuna delle mie preoccupazioni degli ultimi tempi. Avevo continuato ad allenarmi come tutti gli altri e fingevo non fosse cambiato nulla, eppure la mia testa era rimasta da un'altra parte per tutto il tempo. Persino la più intoccabile delle mie abilità, che non veniva mai meno, sembrava risentirne. Avevo il blocco dello scrittore, sembrava quasi che la mia ispirazione fosse sparita d'un tratto insieme alla mia sicurezza. Possibile che non riuscissi a trovare il mio posto in quella squadra? Era davvero così difficile sentirsi utili? Se all'apparenza potevo dare l'impressione di essere il solito apatico di sempre, dentro di me non ero nemmeno più in grado di ragionare. Mi tirò fuori dai miei tormenti la voce squillante di Melany, che era finalmente euforica come sempre.

-Non vedo l'ora di tornare ad essere titolare oggi! Ero stanca di stare in panchina. Sono decisa a riprendermi il mio posto e se Naomi pensa di potermelo rubare si sbaglia di grosso.

-Di nuovo combattiva è?

-Ci puoi scommettere e tu invece? Come va con quella storia?

-Nulla di nuovo.

-Sicuro di non volerne parlare? Si, sta tranquilla.- Le diedi un leggero bacio sulla fronte, un gesto che avevo iniziato a fare per gioco molto tempo fa e che era rimasto nella nostra quotidianità. Per molti era il massimo di affetto che mi consideravano capace di mostrare e in parte avevano ragione. Il treno si arrestò poco dopo, segnalandoci che fossimo arrivati alla stazione. Mi domandai in quale stadio avremmo giocato. Speravo vivamente si trattasse di qualcosa che non ci avrebbe fatto finire sballottati da una parte all'altra come al solito. I lividi lasciati dagli incontri precedenti facevano ancora male e in confronto l'Inabikari era una passeggiata di piacere.

La luce era così abbagliante che dovetti proteggere il viso con le mani per qualche istante. Dava l'idea di essere passati da una camera oscura ad un set per la differenza di luminosità dei due ambienti.

-BENVENUTI ALLO STADIO DI ATENA! È UN PIACERE VEDERVI COSÌ NUMEROSI NONOSTANTE IL CALDO TORRIDO DI QUESTA GIORNATA. CHE DIRE SIGNORI SIAMO PROPRIO AD AGOSTO!- Non aveva effettivamente tutti i torti, il sole scottava persino più del solito e avremmo dovuto consumare grandi quantità di energia nello scontro. L'unica nota positiva era che quel campo aveva una copertura di gran lunga più efficace di quello di Apollo. che ti lasciava in balia del meteo. Non avrei però disdegnato nemmeno l'aggiunta di un sistema di condizionamento più potente, i gradi si sentivano completamente. Gettai un'occhiata al terreno di gioco, che se da un lato si trovava sullo stesso livello delle panchine togliendoci il pensiero degli inabissamenti, dall'altro aveva una trama particolare che non prometteva nulla di buono. Seduto alla panchina avversaria notai Bay Laurel mentre dava direttive ai suoi ragazzi. Avevo sentito molto parlare di lui come giocatore, si era distinto a livello professionistico lavorando soprattutto in Corea del Sud nello Jeonbuk Hyundai Motors Football Club, ma era molto conosciuto anche nel nostro paese. Era un ottimo stratega e questo complicava ancora di più il nostro lavoro, soprattutto considerato che era la stessa specialità della squadra che allenava. Insomma, Sirius, con Genesis di supporto, avrebbe fatto tutto il lavoro e io sarei stato inutile come sempre. A volte mi chiedevo davvero perché fossi lì. Possibile che ognuno avesse già trovato il proprio posto nel nostro team a parte me? Ella e il suo essere, non solo un portiere incredibile, ma anche un vero capitano pronto ad intervenire per chiunque. Sir e la sua abilità nel dirigerci quasi fossimo attori su un set e lui il regista. Il ruolo di Ethan come goleador ed Aiden che era il pilastro della nostra difesa. Sarebbe stato bello che dietro la mia espressione apatica ci fosse stato sempre e solo il vuoto. Avrei voluto che dopo l'ospedale nulla mi facesse vacillare.

-Ragazzi avvicinatevi per favore. Facciamo il rito d'incoraggiamento prepartita che tra pochissimo dovete entrare in campo.- Raccolsi immediatamente l'invito di Shiny a raggiungerla e sperai in cuor mio che, oltre a Meny, nessun altro si fosse accorto di quello che mi balenava nella testa.

-Quasi allo scadere della prima mezz'ora di gioco le squadre sembrano per il momento in perfetta parità tra loro, fisse sullo 0 a 0, in un duello di strategie senza precedenti. A questo punto c'è da chiedersi se oggi non ammireremo nuovamente le ali della strategia del numero quattordici della Raimon. Ecco la Technological System Academy incappare nuovamente in uno degli scambi di questo stadio. Ricordiamo a chi si fosse appena collegato che la particolarità di questo campo è proprio la capacità della sua architettura di variare a suo piacimento, creando perciò ostacoli alla mobilità dei giocatori.- L'unica nota positiva? Nemmeno i nostri avversari davano l'idea di conoscere lo schema del terreno di gioco per una volta. Chissà se allo stesso modo dello scontro tra la Go e la Kirkwood, emulando il suo maestro, anche Laurel non avesse scelto di affrontarci senza aiuti di alcun tipo. Forse era già sicuro di vincere o magari voleva solo giocare pulito, sicuramente io non mi sarei scomodato a chiederglielo. Però un dubbio mi rimaneva, perché un amico dell'allenatore Dark, ex allievo del padre di Alexander, aveva deciso di rientrare in combutta con un'associazione del genere? Non gli era bastata l'esperienza con il quinto settore? O forse aveva qualcosa in mente come zio Jude. A volte gli adulti erano decisamente troppo complicati.

-Derek tua!- Stoppai il pallone di petto, preso decisamente alla sprovvista da quel passaggio di Alex. -La partita è solo all'inizio, vedi di stare concentrato grazie.- Sbuffai.

-Sì.- Proprio allora la terra sotto i miei piedi prese a tremare e, prima ancora che potessi effettuare un passaggio a mia volta, mi ritrovai in piedi su un muro di marmo alto circa tre metri. Odiavo quel posto, era davvero folle. Analizzai rapidamente la situazione: saltare giù era da escludere se non volevo rompermi una gamba, aspettare era un'opzione però non ero sicuro di quanto tempo quella cosa sarebbe rimasta attiva e avrei ricevuto un fallo per aver trattenuto troppo la palla, a quel punto non rimaneva altro che darla a qualcuno. Chi era abbastanza vicino e in una posizione comoda? Capì al volo cosa fare per avvicinarci alla porta e cercare di sfruttare al meglio il minuto rimasto. Apprezzai molto il mio menefreghismo in quella circostanza, non pensavo che nessun altro dei ragazzi avrebbe avuto il coraggio di fare quell'azione.

-ETHAN È TUA!

-COME SCUSA? SONO COPERTO DA UN MURO!

-TRANQUILLO TUTTO SOTTO CONTROLLO!- E così calciai. Quello che accadde negli attimi successivi divenne una leggenda nella storia del nostro club di calcio, anche per i termini decisamente scurrili che volarono successivamente. Con una traiettoria mirata al millimetro la sfera colpì in pieno la nuca di Genesis facendola cadere in avanti, ma allo stesso tempo permise all’oggetto di virare finendo esattamente dov’era l'attaccante. Sfortuna volle ad ogni modo che il tempo naturalmente non bastasse per segnare, però era stata una delle azioni più divertenti che mi fosse mai capitato di fare. Dovetti persino trattenere una risata, il tutto mentre la zona venne riabbassata e in tre dovettero bloccare la Stonewall che non aveva apprezzato molto la mia strategia originale.

L'arbitro stava per fischiare e in cuor mio speravo che mio cugino fosse stato sincero quando mi aveva detto di essere quasi arrivato a delineare tutti i punti della sua strategia vincente. Naturalmente il mio contributo sarebbe stato minimo, oramai incominciavo davvero a credere di essere solo un mero osservatore in quella squadra. Il cui unico compito era semplicemente guardare le grandi conquiste degli altri, mentre io rimanevo fermo nella mia inutilità. Sospirai, la vita era una vera rottura se non si era destinati ad essere un protagonista. Infondo però riflettendoci, un background character non avrebbe mai potuto rubare la scena a un personaggio di quel calibro. Erano le qualità a mancargli e su quello non poteva farci nulla. Ognuno aveva il suo destino, erano pochi quelli nati per quel ruolo. Un avversario mi scattò a fianco proprio in quell’istante permettendomi di notare che la loro fascia inazuma si era illuminata. Avevano ricevuto ordini dall'allenatore. Cosa poteva avere in mente quell'uomo?

-Ragazzi sistema unix!- Comandò Adele Goldberg, capitano della Technological. Era una ragazza decisamente alta per la sua età, dai capelli rosa scuro, corti, salvo per i due ciuffi davanti. Era il pilastro della loro regia e con il carattere forte che aveva dimostrato non era difficile capire perché gli altri la seguissero a ruota senza fare domande. Se fosse stata in un mio libro l'avrei messa a capo dell'industria scientifica di tutto un paese. Derek dovevi svegliarti grazie! Prima la partita poi le tue fantasie. Ci vollero pochi secondi per capire che cercassero di isolare alcuni dei nostri, ma a che scopo? Conoscevo la preparazione di tutti i miei amici e sarebbero riusciti facilmente ad uscire da un accerchiamento del genere. Ricevetti una risposta solo quando li vidi in azione su Sirius. Puntare a chi creava le nostre strategie era una mossa a dir poco vincente.

-Di qua non passi mi dispiace.- Probabilmente anche lui si accorse che l'unico spazio libero era stato lasciato appositamente nei pressi della Goldberg, però era altrettanto consapevole di non avere alternative. Lei aspettò il momento esatto in cui fossero abbastanza vicini per...

-ALI DEL CONTROLLO! Il file è stato identificato con precisione e i suoi dati sono pronti ad essere eliminati con successo. OBLIVIO!- Una luce gigantesca lo avvolse, facendolo scomparire dalla nostra vista per qualche secondo. L'unica cosa che ero riuscito a capire era che il pallone fosse finito in fallo laterale. Ritrovammo il bruno seduto a terra che si tolse improvvisamente gli occhialini. Ci avvicinammo a gran velocità, mentre lui continuava a toccarsi la testa. Ciò permise persino a Lea di raggiungerci con il kit di primo soccorso.

-Amico stai bene?- Chiese Morgan. La mia attenzione venne catturata subito da Ella, la quale era seduta accanto al ragazzo dagli occhi color cremisi. Aveva uno sguardo davvero preoccupato, se avessero colpito lei lo sarebbe stata di meno conoscendola. Solo per lui arrivava a quel livello di iperprotettività.

-Non saprei. Sento la testa svuotata. Quasi non avessi più memoria in circolo.

-Strano detto da uno che ce l'ha eidetica. Insomma, tu ti ricordi ogni singolo particolare da quando hai due anni circa.

-Quelli ci sono ancora tutti, solo che sento di essermi scordato qualcosa di importante, ma non saprei cosa. Dal punto di vista fisico però sto alla grande. Posso continuare tranquillamente.

-Se te la senti ok. Evita di esagerare ad ogni modo.- Il tono del portiere era severo e allo stesso tempo dolce, una sua combinazione caratteristica che negli anni avevo imparato ad apprezzare. Nessuno di noi riuscì invece a cogliere quello che mio cugino cercava di dirci, ovvero, come scoprimmo poco dopo, che l'effetto di cui parlava era che improvvisamente non ricordava le proprie tecniche e altri elementi fondamentali del suo modo di giocare, in quel caso il saper dirigere la squadra. Era come se gli avessero tolto ogni superpotere e si fosse trasformato in un ragazzo che aveva appena imparato le basi del nostro sport.

Sfortunatamente, vista la nostra grande e rinomata fortuna, si percepiva la mia ironia spero, vennero colpiti anche Sierra, Ethan ed Emma. Nonostante a quel punto giocassimo praticamente in sette e fossero riusciti, grazie ai quattro dell'apocalisse, a segnare persino un goal, l'obiettivo diventava uno: non dovevano colpire Gabriella. Potevamo sopravvivere senza gli altri, ma lei era l'unico giocatore insostituibile. Guardai Genesis speranzoso che i geni di Caleb si stessero muovendo abbastanza in fretta da farle escogitare qualcosa, senza Siri la parte operativa era in mano sua. Il mister decise allora di venirci in aiuto chiamando due cambi.

-Due sostituzioni per la Raimon, anche se forse c'è da chiedersi perché l'allenatore Evans abbia aspettato tanto. James Eagle prende il posto di Bianchi e infine l'altra Eagle esce cedendo il suo posto a Kane.- Poteva far uscire anche Blaze già che c'era, sarebbe stata una rogna in meno.

-Samford scusa ho un messaggio per te.- Per quale motivo aveva mandato Azariel da me?

-Sicuro di non aver capito male il nome?

-No, ha detto proprio dillo a Derek. Cito testualmente: "Non tutti stanno sempre al centro dell'azione e tu non sei di certo uno di quelli, ma nemmeno uno che sta davvero sullo sfondo. Fossi in te ricontrollerei un po' i ruoli che vi sono stati assegnati nel TUO romanzo". Ha detto poi di sottolineare tuo. Ora ti saluto mi aspettano in difesa.- Quella era stata decisamente la conversazione più strana della mia vita. Cosa cazzo voleva quell'uomo da me? Osservai il cronometro, dieci minuti quello era il tempo che ci restava per segnare almeno due volte. Presi un bel respiro, non era il momento di farsi sovrastare dalle emozioni per la prima volta dopo secoli. Serviva tutta la razionalità e l'apaticità che mi avevano sempre accompagnato per uscire da quel casino di proporzioni epiche. La MIA storia. Il fulcro del discorso era lì, ma cosa voleva dire? Mark tu una cosa detta chiara e tonda mai? Possibile che facesse gli indovinelli persino in un momento del genere? Calma e sangue freddo. Mia storia, mio romanzo, mio libro ... mio, mio, mio. Le parole di zio mi ricomparvero in mente: qual era quella cosa che solo io ero in grado di fare? Mi sbattei la mano sulla fronte, forse persino troppo forte per l'impeto della situazione. Ero un coglione. Avevo avuto la risposta sotto gli occhi per tutto il tempo e non me n'ero minimamente accorto. Io non ero un personaggio, ero l'autore! E come tale potevo decidere solo io cosa i MIEI personaggi potevano sapere oppure no. Col cazzo che lo lasciavo decidere a quell'intrusa! Senza che lo realizzassi, delle ali, che ricordavano le trame di qualche vecchia copertina di un romanzo, comparvero sulla mia schiena. Le parole che pronunciai in seguito mi uscirono dalla bocca quasi per volontà propria.

-ALI DEL RICORDO! Mia la trama e mie le scelte narrative!- Un leggio con un libro aperto apparì davanti a me con accanto una piuma ed un calamaio. Ogni cosa sembrava essersi congelata e l'atmosfera era caratterizzata solo dalle luci provenienti da dei percorsi, che collegavano chiunque fosse in campo a me. Con un gesto rapido scrissi la frase che volevo si realizzasse. -PENNA DELL'AUTORE!- I ragazzi che avevo scelto si fermarono e ripresero a correre subito dopo. Una scivolata al punto giusto di Eth e la palla oltrepassò la fascia laterale. Non avrebbe mai potuto fare un'azione del genere senza riavere indietro le sue abilità. Anche Sirius sembrava finalmente tornato in forma smagliante.

-Genesis vieni un attimo.- Confabularono giusto il tempo necessario perché avvenisse la rimessa. Sorrisi dentro di me. Non solo avevo capito quale fosse il mio scopo nel nostro team, ma finalmente il peso delle responsabilità era tornato interamente sulle spalle del trio. Riconquistammo subito la fase offensiva.

-Pronto Sharp?- Gli chiese la nipote dell’allenatore Travis.

-Puoi contarci.

-CAOS CREATIVO!- Le loro voci risuonarono all'unisono, generando intorno ad ognuno di noi, salvo i portieri, dei vortici colorati. Quando scomparvero eravamo posizionati nell'esatto punto in cui le loro menti avevano deciso di portarci. Una nuova tecnica niente male! Così facendo segnò prima Ethan e nell'arco di pochi minuti realizzammo anche il secondo e terzo goal. Quando il triplice fischio risuonò nello stadio incominciai a stiracchiarmi tirando le braccia verso il cielo. Dopo tutto lo sforzo di quella giornata mi meritavo una bella vacanza, sì, decisamente. Venni colto alla sprovvista quando Meny mi saltò in braccio.

-Oggi è merito tuo se abbiamo vinto, sei stato grande! Hai anche sbloccato le ali!

-Grazie, ma ho fatto solo il mio alla fine.

-Hai fatto molto di più invece, hai ricordato alla squadra chi sono e in pochi ci sarebbero riusciti.

-Guardalo è arrossito. Allora anche tu hai un cuore.- Non mi ero accorto che si fossero radunati tutti intorno a noi. Ciò naturalmente comportava anche la presenza dell'incapacità di Aiden di stare zitto.

-Ma fatti i cazzi tuoi.- Le loro voci si unirono in un'immensa risata. Una parte di me avrebbe voluto ucciderli, ma infondo in cuor mio sapevo che le mie giornate sarebbero state vuote senza di loro. Non erano solo i miei personaggi, erano la mia famiglia.

Piccolo consiglio per gli amanti della coppia Ella e Sirius, non perdetevi i prossimi capitoli

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Capitolo 52
*** Capitolo 52 ***


Pov. Axel

Erano molte le preoccupazioni che mi affliggevano negli ultimi tempi, ma prima fra tutte vi era il ritorno di quella donna. L'avevo amata così tanto da non rendermi conto del genere di persona che era in realtà, o forse lo sapevo e avevo semplicemente deciso di ignorarlo. Quando ero giovane ero molto sciocco a credere che bastasse l'amore per sistemare ogni cosa, crescendo invece avevo capito che alcuni non possono cambiare nemmeno per i propri figli. Strinsi le mani in due pugni fino a far diventare bianche le nocche. Come avevo potuto non accorgermi dei segni che aveva lasciato in Ethan? Ero stato talmente cieco in quegli anni da credere che la nostra piccola bolla felice avrebbe cancellato il passato in un attimo e lei ne aveva approfittato. Lo sguardo mi cadde sullo skyline di Tokyo, il quale, al tramonto, si poteva osservare dalle vetrate della Tokyo Tower. Rispetto a quel paesaggio ero davvero minuscolo, il che rappresentava alla perfezione il modo in cui mi sentivo rispetto a tutta quella situazione.

-Sapevo di trovarti qui. Venivi da queste parti anche da ragazzo quando avevi qualche problema.- Quella voce mi gelò il sangue. Chiusi gli occhi per un secondo prima di risponderle senza girarmi.

-Luna. Chissà perché non sono sorpreso di vederti, era solo questione di tempo prima che venissi a cercarmi. Cosa vuoi?

-Axel sei diventato più scorbutico con gli anni, invecchiare ti fa male. Pensare che io ero qui in amicizia per parlare di nostro figlio.- Mi voltai di scatto preso da una rabbia che non credevo mi fosse mai appartenuta. Era rimasta praticamente identica all'ultima volta che l'avevo vista, l'unica vera differenza era che oramai portava i capelli raccolti. Possibile che dovessi meritare anche una coltellata del genere? Cosa avevo fatto di male al destino.

-MIO figlio! Ha smesso di essere tuo quando lo hai abbandonato a cinque anni. Non dovresti nemmeno permetterti di nominarlo!

-Eppure appena mi ha visto è corso di nuovo da me. Forse lui non è del tuo stesso pensiero.

-Ti assicuro che si è reso immediatamente conto dell'errore che ha fatto e che non ha intenzione di ripetere.- La sua risata si levò nell'aria.

-Tu dici? Sarei pronta a scommettere il contrario. Tornerà da me, potrà provare a resistere per un po', ma alla fine cederà ed io riavrò il mio prodotto perfetto.

-Lui ti interessa solo per quello? Perché ha completato il tuo fottuto esperimento! Non vedi il ragazzo che hai messo al mondo per quasi dieci anni e al posto di interessarti della sua vita, di quello che ha fatto, lo cerchi per questo. Mi fai ancora più schifo di quel che potevi già farmi!- Incominciai a camminare verso gli ascensori più velocemente che potevo, però mi fermai prima di raggiungerli. -Se scopro che ti sei avvicinata di nuovo a lui non risponderò delle mie azioni. Inoltre, ti pregherei di riprendere il tuo cognome da nubile.

-E perché mai dovrei? Siamo ancora marito e moglie, no?

-Solo sulla carta e per la cronaca voglio il divorzio finalmente.

-Ti piacerebbe.

Pov. Gabriella

Quella domenica mattina mi ero svegliata abbastanza presto, nonostante fosse l’unico giorno della settimana dove potevo dormire. Avevo praticamente svuotato il cassetto delle magliette sul letto, nella speranza di trovarne una che ancora mi andasse bene. Non solo le camicette non si chiudevano più, o lo facevano male, ma anche le t-shirt risultavano troppo corte o piccole in generale. Avrei dovuto ricomprare molte cose, altrimenti sarei dovuta andare in giro solo con le cose di scuola. Odiavo che il mio corpo stesse cambiando così tanto, mi piaceva l'aspetto che avevo prima, anche se per molti era ancora molto infantile. Sospirai, anche la fascia sportiva stringeva sul seno, mi sembrava di essere stritolata in una morsa, però non avevo altre alternative. Dovevo parlarne con i miei, ma l'idea di dargli una nuova preoccupazione non mi piaceva affatto. Infilai velocemente dei pantaloncini di jeans, la canottiera della tuta e legai in vita una felpa. Trovai i miei genitori seduti a tavola ad aspettarmi per fare colazione. La mamma era radiosa come sempre, la gravidanza le donava davvero, nonostante fosse diventata leggermente ingombrante. Il suo pancione era enorme, tuttavia sia papà che io evitavamo di farlo notare.

-Buongiorno famiglia!

-Ciao tesoro.

-Almeno oggi non potresti metterti qualcosa di più carino dei soliti abiti sportivi? Sei praticamente vestita come quando vai a giocare una partita.- Grazie per l'assist! Ecco un buon modo per tirare fuori l'argomento... Sussultai sentendo la fascia inazuma emettere il trillo che segnalava una notifica.

-Chi è?

-Bella domanda.- Scorsi per visualizzare il messaggio. -È Gen. Dice che è qui fuori con le altre, se vogliamo andare a fare un giro.

-È una bella idea! Vai, divertiti e prenditi una giornata di riposo dagli allenamenti.

-Veram ...- L'occhiataccia mi bloccò sul nascere. Sapeva che stavo per dire che avrei voluto passare la mattinata alla torre con i copertoni, soprattutto considerando che il pomeriggio lo avrei trascorso al cinema con Sirius. Intervenne a quel punto papà.

-Tua madre ha ragione. Anch'io alla tua età pensavo solo al calcio, ma è importante staccare un po' la mente ogni tanto. Vi state tutti impegnando tantissimo per difendere il nostro sport e perciò è giusto che ogni tanto facciate gli adolescenti.

-Va bene. Vado a prendere lo zaino allora.

-Salve capitano, speriamo di non averti buttato giù dal letto.- Scherzò Emma vedendomi arrivare. Mi guardai un attimo intorno per verificare chi fosse effettivamente presente. Dopo un’attenta analisi potevo affermare che, vista la presenza di Shiny e Lea, le uniche assenti erano le giocatrici del primo anno. Non ne rimasi sorpresa più di tanto, Naomi non aveva legato con nessuno in modo stretto e Sierra stava più spesso con i maschi, Azariel in particolare, piuttosto che con noi. Ad essere sincera fino all'anno scorso ero anch'io come lei, solo da poco avevo iniziato ad apprezzare a pieno la compagnia delle nostre amiche, soprattutto quella di Genesis. Avevamo scoperto infatti di avere molte più cose in comune di quanto immaginassimo e oramai passavamo molto tempo insieme.

-Ero con i miei in realtà, ma stavo per uscire.

-Fammi indovinare, stavi per andare a fare un programma folle stile Evans.

-Forse.- Scoppiammo tutte a ridere. Ero davvero troppo prevedibile a volte, però in quelle circostanze non mi dispiaceva esserlo più di tanto. -Allora com'è mai da queste parti?

-Per due motivi: ci siamo ricordate che oggi esci con Sir e...

-Andiamo solo a vedere un film niente di che, non iniziate.

-Stavo dicendo, e che ti lamentavi che avevi problemi con i vestiti e non volevi gravare sulle spalle dei tuoi genitori anche per questo, visto che sono molto impegnati. Perciò abbiamo pensato di prendere due piccioni con una fava, fare shopping tutte insieme e aiutarti a prepararti psicologicamente per più tardi.

-In più abbiamo una serie infinita di stipendi arretrati da spendere. Con questa storia della minaccia Titans non esco quasi mai e da quando mi hanno dato un soprannome da giocatrice mi hanno anche aumentato i soldi.- Aggiunse Genesis stranamente convinta dell'idea. Da alcuni anni si era introdotto attraverso la federazione un salario persino per i giocatori delle fasce scolastiche dalle medie in su. Quello di un titolare era di circa 141.150¥*, al contrario chi era in panchina ne riceveva uno di 105.850¥**. Quando si andava ad ottenere un soprannome l'ammontare cresceva fino ai 176.450¥***, per concludere chi raggiungeva una popolarità molto elevata e partecipava alle pubblicità o cose simili, oltre al pagamento del singolo lavoro, riceveva 211.750¥****. Nella Raimon attualmente eravamo solo noi del trio a ricevere quest'ultimo. Quello dei manager era invece lo stesso dei primi citati.

-Effettivamente mi servirebbe fare qualche acquisto, però promettetemi di non strafare. Vi lasciate sempre prendere la mano ed io non credo di avere la forza di starvi dietro oggi.

-Sì, sì certo. Forza che lui ci aspetta!- Urlò Melany entusiasta incominciando a spingerci verso il centro commerciale.

-Ma lui chi?

Tenuta stretta per un braccio, non sia mai avessi avuto la malaugurata idea di fuggire, arrivammo al nuovo centro commerciale di Kaimono Mall. In realtà aveva aperto da più di un anno, ma io non avevo ancora avuto occasione di andarci. A dir la verità non mi interessava molto, al contrario di quasi tutte le mie compagne di classe che erano state entusiaste all'idea. Mi ci vollero circa due secondi per riconoscere quella chioma bionda che andava a contrasto con il color acquamarina della giacca, solo Alexander poteva prestare così tanta attenzione a cosa indossare. I veterani in fatto di shopping nella nostra squadra erano sicuramente lui ed Ethan; quindi, riflettendoci bene era probabile che le ragazze si riferissero ad uno dei due.

-Eccovi finalmente! Pronte a girare per i negozi?- Non lo avevo mai visto così tanto euforico neppure l'anno scorso dopo aver vinto il torneo. A quanto pareva la moda gli piaceva più del calcio e nessuno avrebbe potuto dubitarne.

-Certo!- Non ero sicura di quanto avrei effettivamente resistito facendo compere con Emma ed Alex insieme, mancava solo Eth sarei morta nel giro di poco. Per una volta speravo vivamente che non lo avessero invitato.

-Ottimo.- Mi afferrò entrambe le mani e con un tocco leggero le alzò fino a porle nello spazio che ci divideva. -Oggi non ti preoccupare, ti aiuteremo noi a trovare tutto quello che ti serve.

-Grazie ... credo.- Aveva gli occhi che sembravano brillargli, il che attivava involontariamente una lampadina nel mio cervello che segnalava un pericolo imminente, ma almeno per il momento decisi di ignorarla. Che male poteva fare quel ragazzo facendo spese?

Naturalmente la mia previsione si era rivelata inesatta e mi ero ritrovata a venir trascinata da un negozio all'altro senza possibilità di pausa. Avevamo cominciato da quello più imbarazzante, ovvero di intimo, dove le altre avevano fatto rifornimento, mentre io avevo finalmente acquistato vari sopra della giusta misura. Era stato strano, soprattutto perché non ne avevo mai comprati di normali, dà vita di tutti i giorni per intenderci, avevo alcune fasce però erano solo per lo sport e le indossavo anche sotto i vestiti e le uniformi. La mia totale inesperienza su questo genere di cose aveva in realtà suscitato persino una piccola discussione tra le ragazze. Ognuna me ne indicava uno diverso e naturalmente io mi ero totalmente persa. Alla fine, Gen era riuscita a prendere il comando, affermando che il migliore per me fosse quello più semplice, il che mi trovava decisamente d'accordo. Le mete successive erano state di abbigliamento e, nonostante mi avessero fatto provare tremila capi diversi, avevo acquistato solamente alcune magliette. Entrammo nell'ultima boutique poco prima di pranzo.

-Ella entra in camerino per favore.

-Oddio ancora Alex?

-Sì, dobbiamo trovarti degli outfit da tutti i giorni e soprattutto quello che ci farà dire wow, a te in particolare.

-Una mission impossible quindi?- Emma ridacchiò.

-Pensa positivo dopo questo abbiamo finito.- Possibile che una mattinata con loro al centro commerciale fosse più faticosa di una seduta dell'Inabikari? Per me lo era. Entrai sconsolata nel luogo indicatomi e iniziai a provare uno dopo l'altro i vari capi che mi venivano proposti, però nessuno sembrava convincere i miei aguzzini. Mi passarono d'un tratto un abito da sera arancione come il mio foulard, salvo per le maniche, la fascia che segnava la vita e qualche disegno bianchi.

-Cosa me ne faccio di un vestito da sera?

-Non si sa mai, quello serve sempre!- Mi urlò l'italiana di rimanda. Alzai le spalle, tanto peggio di così non poteva andare. Lo indossai controvoglia ed uscii a farmi ammirare dagli altri.

-Tesoro sei strepitosa. Dovremmo organizzare più feste solo per farti indossare queste cose più spesso.- Puntai un dito nella direzione dei miei spettatori alterata.

-Provateci e se dovessi decidere di venire lo farò in tuta. E con questo ho dato, l'umiliazione pubblica è finita! Io torno a giocare a calcio che è meglio!

-Dai non te la prendere. Dacci un'ultima possibilità e poi andiamo a pranzo. Per favore, non mi capita spesso qualcuno a cui le cose che scelgo stiano così bene. Ti prego capitano, fallo per il tuo povero sanpai che l'anno prossimo verrà trasportato tra i teppisti del liceo.- Eh no, gli occhioni da cucciolo no! Quelli erano veramente un colpo basso anche per lui. In più li aveva talmente verdi da incantare e intortare chiunque.

-Uno e basta.

-Sì!- Tornai da loro poco dopo stiracchiandomi.

-Perché quelle facce?- Mi fissavano in un'espressione che sembrava mischiare l'essere rimasti a bocca aperta e gli occhi a cuoricino. Cosa diamine gli era preso? Oh, no, non poteva essere quello che pensavo.

-Direi che ci siamo. Questo sì che è il look da giorno perfetto per te.- Le altre annuirono in sostegno. Mi girai verso lo specchio incuriosita, poteva davvero starmi talmente tanto bene quell'ammasso di roba che mi avevano passato? Lo dovevo ammettere, rimasi scioccata persino io per qualche istante. Non avrei mai immaginato che degli abiti potessero fare quell'effetto, non ci prestavo mai troppa attenzione. Era un abbigliamento semplice, però molto carino, adatto al mio stile. Era composto da quattro elementi: una maglia nera che lasciava le spalle scoperte, una gonna-pantalone bianca, una giacchetta senza maniche poco più lunga del sotto sui toni dell'arancio e un paio di stivaletti scuri. Sospirai, mi avevano convinta.

-D'accordo lo prendo.

-Ottima scelta.

Il pranzo era stato molto veloce in uno dei fast food del piano ristorazione. Avevamo scelto apposta quella meta per non perdere troppo tempo, visto che i miei accompagnatori erano decisi ad aiutarmi anche nel prepararmi per il cinema con Sirius. Naturalmente le mie lamentele e il ricordargli che era solamente un'uscita tra amici non aveva sorbito il minimo effetto. Mi ero ritrovata di conseguenza a rientrare a casa portandomi dietro l'allegra comitiva. Possibile che in campo mi dessero sempre retta e in quel genere di cose mai?

-Salve Mister, signora Evans. Scusate l'intrusione.- Salutò cortese Shiny facendo un inchino. Lei e Lea erano le uniche a non essere mai state da me; perciò, era più la tranquillità della seconda a sorprendermi piuttosto che l'agitazione della prima. Infondo erano praticamente piombate nell'abitazione dell'allenatore senza preavviso. Per fortuna però i miei sapevano bene come gestire quel genere di situazione, che si ripeteva ogni volta che qualcuno di nuovo veniva da noi.

-Tranquilli nessun disturbo, siamo sempre felici di avervi qui. Non c'è bisogno di essere formali.

-Volete qualcosa da mangiare.- La risposta più ovvia sarebbe stata che non volevamo rimanere avvelenati dalla sua cucina prima della semifinale, ma eravamo troppo educati per dirlo. Scambiataci quindi una veloce occhiata tra noi, risposi prontamente:

-No, grazie mamma. Abbiamo appena finito e siamo strapieni. Se non vi dispiace ora andiamo di sopra che il tempo scorre e tra circa due ore devo essere al cinema.- Percorremmo le scale fino al secondo piano fino a raggiungere l'ultima porta del corridoio. -Signori, per chi fosse la prima volta qui, vi presento la mia stanza.- Era completamente bianca, sia nei pavimenti che nelle pareti e nei mobili. A colorarla ci pensavano gli oggetti. Da dove eravamo si poteva vedere immediatamente la libreria piena di volumi, che andava a coprire la scrivania di cui era possibile notare solamente la sedia. Speravo con tutto il cuore di aver rimesso a posto sia le penne, i pennarelli che gli evidenziatori dopo aver studiato la sera precedente. Sopra di essa c'era una specie di bacheca, dove con post it e foglietti segnavo gli eventi importanti, e un calendario. Sul lato opposto era possibile ammirare il letto ad una piazza e mezzo, la cui parete era decorata da foto dei momenti che più avevo amato nel corso degli anni e alcune riguardanti il calcio. A poca distanza si trovava invece l'armadio con una semina infinita di palloni da calcio intorno, che avrei dovuto rimettere a posto prima o poi. La corrente, che entrava dalla porta-finestra lasciata aperta, faceva svolazzare in giro le tende e ciò stava a significare che uno tra i miei genitori era entrato quando non c'ero.

-È molto carina!- Mi sorrise la rosa guardandosi intorno.

-Sai io mi aspettavo qualche poster in più sul calcio e soprattutto delle coppe sparse in giro.- Aggiunse la King guardandosi intorno.

-I trofei sono tutti di sotto in una stanza apposita con quelli di papà. Se vi serve il bagno, comunque, è qui sulla destra.

-Lo hai in camera?- Prima ancora che potessi dire qualunque cosa Emma si intromise nel discorso indicando Meny, la Stonewall e me.

-Queste tre sì che sono fortunate, io devo condividere il bagno con i miei tre fratelli! Secondo mio padre così impariamo la condivisione! Vorrei vedere lui a fare le proprie cose in santa pace con quei nanerottoli in giro.

-Il più piccolo ha sei anni, vero?

-Già ed è un terremoto.

-Ragazze!- Love richiamò improvvisamente l'attenzione su di lui, posizionandosi per altro al centro della stanza. -Adoro le vostre chiacchiere, però inizia a farsi tardi e abbiamo una marea di cose da fare.- Superate una serie di contrattazioni infinite sul trucco o non trucco, per il quale arrivammo all'accordo di un po' di matita nera sotto gli occhi e di mascara, e sull'abbigliamento, la cui scelta ricadde sul mio ultimo acquisto, alla fine ero pronta per le quattro meno venti.

-Vedi che con il reggiseno giusto stava anche meglio!- Mollai uno scappellotto dietro la nuca di Genesis. -Ahi! Lo sai che dico sempre quello che penso.- Scoppiai a ridere, non cambiava mai.

-Però è vero che stai bene.

-Grazie Shi.- Diedi un'occhiata all'orario sulla fascia inazuma. -Credo sia giunta l'ora di andare.

-Sì, hai ragione.- Come un branco di bufali inferociti tornammo di sotto e, ricevuto qualche commento da mia madre sul fatto che avrei dovuto vestirmi più spesso così femminile, uscii a passo svelto da casa.

-Ragazzi io vado.

-Fallo secco!

-Ripeto è solo una cosa tra amici.

-Si sì, è quello che dicono tutti.- Ridendo corsi via, erano veramente degli idioti, ma tenevo a loro anche per quello infondo.

 

*Equivalente di 1000 euro circa

**750 euro

***1250 euro

****1500 euro

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Capitolo 53
*** Capitolo 53 ***


Se fino ad un attimo prima correvo, non appena il cinema entrò nel mio campo visivo iniziai a rallentare il passo un po' alla volta fino a fermarmi. Vidi Sirius in piedi davanti alle porte automatiche dell'ingresso che giocherellava con i suoi occhiali da sole, forse per il nervosismo. Portava degli abiti che gli avevo già visto mille volte indossare, ma che erano in assoluto i suoi preferiti. C'era da dire che poi gli stavano benissimo. La camicia bianca lasciata sbottonata sul colletto e con le maniche risvoltate, fatta aderire al petto dalle bretelle rosse dei pantaloni, accentuava il fisico lavorato dai lunghi allenamenti quotidiani. Improvvisamente provai una strana sensazione, il mio cuore batteva così forte che riuscivo a sentirlo addirittura rimbombare nelle orecchie. Persino la fascia inazuma me lo segnalava. Cosa mi stava succedendo? Era una semplice uscita tra amici, nulla di nuovo, allora perché ero agitata. Feci un respiro profondo cercando di calmarmi e recuperare il controllo. Ripresi a camminare rapidamente nella giusta direzione, nella speranza di risultare il più naturale possibile. Notai le sue labbra incresparsi in un sorriso appena entrai nel suo campo visivo. Non sorrideva spesso, il che era un vero peccato, era davvero meraviglioso.

-Ehi, scusa se ho fatto tardi. Diciamo che ho ricevuto delle visite inaspettate oggi.

-Nessun problema, poi rispetto agli orari a cui siamo abituati con Ethan direi che sei in largo anticipo.- Scoppiammo a ridere entrambi, aveva proprio ragione. Si sistemò gli occhiali nello scollo della camicia, per dargli finalmente una collocazione. In quell'istante parve accorgersi del mio abbigliamento.

-Hai cambiato look?- Mi grattai la nuca imbarazzata.

-Sì, diciamo che c'è di mezzo lo zampino di Alexander e delle ragazze. Questa mattina sono stata praticamente rapita.

-Be' stai benissimo ... cioè, non che prima stessi male sia chiaro, è che… ma cosa sto dicendo.- Si passò una mano sul viso, forse nella speranza di smettere di parlare.

-Tranquillo, ho capito cosa volevi dire. Allora che presentimento ha il mio critico cinematografico di fiducia sul film che stiamo per vedere?

-La trama sembra avvincente, ma mi tengo il diritto di cambiare opinione nel caso in cui fosse necessario dopo la visione.

-Mi sembra giusto e una risposta molto professionale da parte sua signore.

-Apprezzo molto signorina.- Ci scambiammo un sorriso, quasi quel piccolo siparietto fosse riuscito a scacciare l'ansia che divorava entrambi fino ad un attimo prima. -Vogliamo entrare?

-Con molto piacere.

I nostri posti erano circa al centro della sala e miracolosamente eravamo riusciti ad evitare di divorare tutti i pop-corn prima dell'inizio del film, cosa che succedeva sempre al membro mancante del nostro trio. Si rompeva così tanto con le pubblicità che finiva per mangiare qualunque oggetto fosse commestibile nei suoi pressi. La situazione conduceva sfortunatamente ad un'altra nell'arco di tempo subito successivo, ovvero il dover nascondere il nostro cibo da lui. Per riassumere una nostra giornata tipo al cinema avremmo potuto dire che Eth ed io litigavamo come bambini per gli snack, mentre nel frattempo Siri si lamentava di non riuscire a sentire bene con noi vicino. Quella volta invece eravamo rimasti in silenzio per tutta la durata della pellicola, lui sembrava quasi una statua. Salvo qualche scambio di sguardi e un momento in cui le nostre mani si sfiorarono per sbaglio, provocando uno scatto da parte di entrambi e un ringraziamento al buio da parte mia perché nascondeva il colore del mio viso. Era sempre così quando vedeva un bel film o una scena nella realtà che voleva assolutamente riprendere, si incantava e gli occhi sembravano brillargli. Quelli erano gli attimi che avrebbe definito di felicità pura e aveva dannatamente ragione quando diceva che non esisteva nulla di più bello da ammirare. Un giorno aveva raccontato che, secondo lui, avevo quell'espressione ogni volta che giocavo a calcio, anche se fosse con dei bambini. Speravo con tutto il cuore che fosse vero. Non mi era mai interessato più di tanto se vincessi o perdessi, quello che volevo era solamente scendere in campo, giocare al meglio, ma soprattutto divertirmi.

Lasciammo il cinema un'ora e mezza più tardi piuttosto allegri. Lo spettacolo era stato davvero carino, la trama era avvincente e ben articolata, mentre le animazioni superavano le nostre più rosee aspettative. Ne era proprio valsa la pena. Alzai le braccia nel tentativo di stiracchiarmi, stare troppo seduta non faceva per me. Era ironico come mi distruggesse meno un allenamento nella Inabikari. Ridacchiai tra me e me divertita al pensiero. Il mio accompagnatore mi lanciò un'occhiata confusa mentre rindossava gli occhiali da sole.

-Lascia perdere, soliti pensieri senza senso.

-Nessuna novità quindi.- Controllò l'orario sulla fascia. -È ancora presto, che ne pensi di andare a prendere un gelato?

-Da Aisukurīmu? Certo!

-E dove se no? È la mia gelateria preferita.

-Lo so fan sfegatato del gelato!

-A volte dimentico che parlo con una che preferisce il salato.

-Il dolce è troppo stucchevole.

-Dei vi prego abbiate pietà di lei quando arriverà il suo giorno.- Gli diedi un piccolo schiaffo sulla spalla. Era sempre il solito, ma infondo gli volevo bene anche per quello.

Raggiungemmo la nostra meta circa una decina di minuti più tardi chiacchierando tra noi. Parlare con lui era una di quelle cose che non avrei mai smesso di fare, riusciva a catturare in ogni momento la mia attenzione e, soprattutto, a tenerla, il che non era molto semplice a causa del mio ADHD. Un tintinnio si levò nell'aria non appena Sirius aprì la porta a vetri del locale. Mi guardai un po' intorno, per fortuna non era molto affollato e non avremmo avuto problemi a trovare un tavolo libero. La cameriera ce ne indicò, quasi mi avesse letto nella mente, uno vicino alle vetrate, che ci avrebbero permesso di dare uno sguardo sulla strada. Era sicuramente una delle vie più belle della città, grazie ai suoi palazzi colorati e ai numerosi punti verdi, divisi tra fiori e alberi. Sembrava curata nei minimi dettagli e mi ero sempre chiesta se fosse effettivamente così.

-Cosa ti frulla in quella testolina?

-Mi sono distratta di nuovo è?- Mi grattai il collo imbarazzata.

-Tranquilla.

-Allora cosa vi porto?- Gli ci volle un istante per rispondere, almeno per il mio, prendevo ogni volta lo stesso. Ero abbastanza prevedibile e monotona in quanto a gusti.

-Uno al fior di latte e uno ... vaniglia e zafferano, grazie.

-Certo che tu un abbinamento normale mai è?

-Na, sarebbe troppo facile.- Ridemmo divertiti insieme, eravamo due pazzi. Entrambi matti, però per cose differenti. Ricordavo ancora vividamente il giorno in cui, a maggio scorso, lo avevamo trascinato per la prima volta nella sua vita in un fast food. Non credevo sarei mai stata in grado di cancellare dalla mia memoria la sua espressione schifata nel leggere i cibi sul menù, era persino confuso non conoscendone alcuni, o la sua immagine mentre tagliava un hamburger con coltello e forchetta. Ci tenevo a precisare che si era lamentato per venti minuti buoni con una povera dipendente perché inizialmente non gli avevano dato le posate. Forse proprio per quel clima allegro e leggero non ci eravamo resi conto dei sussurri degli altri clienti quando eravamo entrati. Quello era uno dei momenti in cui avrei voluto che il calcio giovanile non fosse così popolare. La notizia di noi da soli davanti a due coppe di gelato aveva fatto il giro del web in pochi istanti e un invadente numero di flash aveva fatto la sua comparsa.

-Era troppo bello per durare, possibile che non possiamo avere un attimo di pace? Abbiamo quattordici anni per la miseria, non hanno qualche idol da seguire?- Sir al contrario li fulminò irritato e si alzò di scatto.

-Gli rompo le macchine fotografiche e torno.- Prima che potesse allontanarsi anche solo di un passo gli afferrai il polso.

-No, ignoriamoli. Non lasciamo che ci rovinino questo bel pomeriggio. Vogliono qualche foto? Bene, scattino pure quanto gli pare.

-Davvero? Sei sicura?- Percepii immediatamente qual era la sua preoccupazione, il fatto che nascondessi tutto dietro un bel sorriso per sembrare forte. Solo che non ero più quella persona, non più oramai.

-Non ho intenzione di farmi rovinare il tempo libero da quei rompiscatole e spero nemmeno tu.- Gli rivolsi un sorriso leggero, non uno di quelli esaltati di quando eravamo in campo, ma uno semplice e forse addirittura più sincero.

-Assolutamente no.- E senza aspettare un altro secondo tornò a sedersi e la conversazione riprese nella nostra piccola bolla, cancellando tutto il frastuono che c'era intorno. Il giorno successivo uscirono un numero infinito di articoli sulle riviste scandalistiche, però per la prima volta non mi importava. Finalmente ero riuscita a superare l'idea di dover adattare il mio comportamento a quelle che erano le aspettative delle persone, se avevo voglia di fare qualcosa, che non ledeva nessun altro, avevo tutto il diritto di farlo.

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Capitolo 54
*** Capitolo 54 ***


Per le parti in inglese in fondo al capitolo troverete le traduzioni dei dialoghi.

Pov. Esterno

Erano circa le cinque del mattino quando un aereo proveniente da Dallas atterrò all'aeroporto di Tokyo-Haneda. Una coppia lasciò il ritiro bagagli poco dopo. Lui era decisamente più alto di lei, con una corporatura ancora prestante nonostante il passare degli anni. I capelli, un tempo biondissimi, erano totalmente bianchi e facevano risaltare l'azzurro intenso dei suoi occhi. La donna al suo fianco era invece di statura minuta con una chioma nera tinta fino alle spalle, che contrastavano con il vestito a fiori che indossava. Se lei sembrava una tipica nonna anni Cinquanta, lui dava l'impressione di essere appena uscito da un vecchio film western, ricordando un cowboy in piena regola grazie alla camicia di flanella a quadri, gli stivali e il cappello. I pochi viaggiatori presenti nell'edificio li guardavano in un misto tra curiosità e confusione, non era un abbigliamento che i giapponesi si aspettavano di vedere.

-Evelyn hai tu l'indirizzo, giusto?*

-Sì, tranquillo.

-Ricordami perché siamo dovuti venire noi qui e non loro negli Stati Uniti?

-Perché loro devono lavorare e nostro nipote è in mezzo ad un torneo importante. Sta tranquillo che una settimana in Giappone non ti trasformerà in un samurai, quando torneremo a casa sarai sempre il solito burbero ex colonnello.- L'uomo brontolò in segno di disappunto. -Ad ogni modo io sono felice di essere qui. Non veniamo mai a Tokyo e loro ci raggiungono a Shallowater così di rado. Ci pensi che da quando Alyxia e Jude si sono sposati siamo stati qui solo una volta?

-Ci sarà un motivo.

-Daniel!- Ignorandola completamente iniziò a camminare verso l'uscita.

-Forza andiamo a cercare un taxi che guida dal lato sbagliato.-** La moglie sospirò, sarebbero stati dei giorni molto lunghi.

Pov. Sirius

Sbadigliai scendendo al piano di sotto. Erano le sei circa, non era un orario strano per me, infondo per non arrivare in ritardo agli allenamenti ero abituato a fare colazione a quell'ora, eppure la notte precedente avevo avuto un sonno un po' irrequieto e non avevo dormito un granché. Sapevo benissimo che ciò che avrebbe causato la mia fine mi stava aspettando con estrema probabilità in sala da pranzo. Sistemai il colletto dello gakuran*** e mi passai una mano tra i capelli per cercare di dargli una forma umana, ma se non ci fossi riuscito li avrei già legati come quando giocavamo. Entrai nella stanza stropicciandomi gli occhi e prima ancora che avessi il tempo di riaprirli una voce mi ruppe un timpano.

-SIRIUS TESORO!- La nonna mi strinse in un abbraccio stritolandomi. Cercai lo sguardo di papà e l'espressione che potevo leggere sul suo volto voleva dire solamente una cosa: "Lo ha fatto anche con me, pazienta".

-Che bello siete arrivati! Il viaggio è andato bene?- Una parte di me si sentiva un bugiardo patologico.

-Sì, per fortuna tutto tranquillo.- Sorrisi sentendo che si stava sforzando di parlare con il suo giapponese traballante. Lei per lo meno ci provava.

-Sirius you have grown so much since we last saw you! You are becoming a man!- Eccolo ...

-Grazie.- Mi fulminò. Mi ero appena svegliato, un attimo di pace era chiedere troppo? -Thanks.- Mi sedetti a tavola cercando di riuscire ad arraffare un cornetto vuoto e una tazza di tè nero. Avevo bisogno di svegliarmi per riuscire a sopportare tutte quelle persone di prima mattina. Mi spostai le due ciocche anteriori dietro le orecchie per evitare che mi dessero fastidio mentre mangiavo.

-Isn't your hair a little long for a boy? You should cut it.- Trattenni un colpo di tosse, era riuscito a farmi andare di traverso quello che stavo bevendo in circa cinque secondi. Probabilmente era un nuovo record.

-I like them that way.

-If he wants to have them of this length he can, that is his choice. None of us has the right to tell him to change them. Then mine are much longer, so I certainly can't tell him anything for his.- Alzai un sopracciglio, quelle sembravano le ultime parole famose. Serviva l'arrivo del suocero per far diventare Jude Sharp liberale e moderno? Lo avessi saputo prima.

-All right, let's not start that is better. Mom, dad what are your plans for the day? We unfortunately are stuck at work and cannot accompany you around.- Ecco la mamma con la sua solita dolcezza e pacatezza, possibile che quelle caratteristiche l'avessero solo le donne nella nostra famiglia? Ridacchiai mentalmente, papà poteva liberarsi quando voleva dagli impegni alla Royal e se non lo aveva fatto era perché non voleva. Non mi sentivo di dargli torto, lui e il nonno avrebbero finito per litigare stando per troppo tempo nella stessa stanza.

-Sirius could do it; it won't be a problem if he makes a school absence for once. He is a model student after all.

-NO!- Si voltarono tutti nella mia direzione. -I mean I'm the class leader and I can't miss it. Plus we are in the semifinals this week and skipping practice is not contemplated, there is soccer at stake after all. There is also home economics today, Ella how would she do without me, we are paired together.- Probabilmente in realtà lei se la sarebbe cavata meglio senza di me, però in quel momento era una scusa perfetta e importava solo quello. Sarei impazzito con il nonno.

-I don't think any of them will die if you miss one day.

-Potrei farlo io però.- Borbottai.

-What?

-Nothing.- Stavo per aggiunge qualche altra scusa, quando il mio vecchio intervenne nuovamente.

-Sir has commitments and it is important for him to fulfill them. If there is one thing we don’t tolerate in this family, it is those who don’t. It is a matter of responsibility and judgment. I am not going to argue about that.- Si rivolse poi a me. -Sono e venti, Gabriella sarà qui a momenti. Prendi la borsa e vai fuori ad aspettarla.

-Certo!- Non me lo feci ripetere due volte e, dopo aver effettuato un saluto veloce generale, indossai le scarpe e lasciai la casa.

Pov. Ella

-Dai non può essere così male tuo nonno!

- Tu non understand, mio padre compared è un liberal father che mi lascia to do whatever I want! Non posso sopravvivere con quei due.- Ethan mi si avvicinò divertito, con una finta aria di volermi rivelare un segreto.

-Credo Sirius si sia rotto, sta mischiando le lingue.

-Non facciamoglielo notare, altrimenti gli prenderà lo sconforto. Lo conosco.

-Cosa state confubulating voi due?- Saltammo entrambi all'improvviso, quasi colti alla sprovvista dalla sua domanda. Certo che stare con lui in quei giorni sarebbe stato un ottimo allenamento per il nostro inglese.

-Niente.- Mi avvicinai a lui aggrappandomi al suo braccio. -Allora quando ce li presenti? L'ultima volta che li abbiamo visti eravamo così piccoli da portare il pannolino e non li ricordiamo.

-Voi due avete un elevato suicide instinct, ne siete consapevoli?

-Se no non staremmo qui.- S'intromise Ethan ridacchiando, per una volta non aveva proprio tutti i torti. Quella conversazione si avvinava ai toni dell'assurdo. Nel frattempo, avevamo raggiunto la sede del club di calcio.

-Perché il biondo ride?- Chiese Shiny confusa. Lui le saltò praticamente addosso e le sussurrò.

-Tesoro aspetta di sentirlo parlare.

-In che ...

-Niente, forza everyone a cambiarsi that we have to go to practice.

-Oh! Cosa gli è successo, ha preso una botta in testa?- Derek si sporse leggermente indietro sulla sedia, uscendo da dietro gli altri due.

-Sono arrivati i Bell, vero?

-Chi?- Chiese Genesis dal divano, mentre lasciava cadere la rivista calcistica che stava leggendo.

-I genitori di sua madre.

-Ci hanno invaso gli americani quindi?

-Yes! Sfortunatamente. O meglio, non mi dispiace seeing grandma, il problema è il nonno. Pretende che we speak only in English with him!

-Magari non capisce il giapponese poverino, è vecchio dopo tutto.

-Non lo conoscete! Quello lo speaks very well, meglio di me un altro po'. Lo ha studiato apposta quando ha understood that between my parents it was serious. La nonna, che invece non lo parla bene, tries.

-Allora è proprio stronzo.- Le tirai uno scappellotto dietro la nuca, era davvero incorreggibile. Doveva sempre dire quello che pensava, anche quando era meglio che non lo facesse. Stava comunque parlando di un anziano, dov'era finito il rispetto.

-Mi aggrego alla risposta di Gen.- Si aggiunse Aiden non interpellato.

-Ragazzi moderate i toni e il linguaggio grazie.- Li rimproverai ed incominciai ad avvinarmi al corridoio degli spogliatoi. -Ora forza a cambiarsi. Tra meno di dieci minuti dobbiamo essere al campo interno e chi arriva in ritardo fa il doppio degli addominali e dei giri di corsa.- Bastò quello a far scattare tutti in piedi. Trattenni una risata, sapevo come prende in causa i miei polli.

Pov. Sirius

Rientrai a casa leggermente acciaccato dopo gli allenamenti serali. La giornata era stata piuttosto faticosa tra test scritti, l'avere problemi a fare un discorso in senso compiuto, la staffetta durante educazione fisica e una sessione speciale nell'Inabikari. Ripercorsi velocemente nella mente dove avevo riposto l'ultima volta il nastro kinesiologico, avrei dovuto tappezzarmene la schiena. Prima ancora però che avessi la possibilità di andare a cambiarmi, i nonni mi bloccarono all'entrata.

-You're finally back! Does this look like the time to come back?

-It's only 7:15 p.m. I'm also early, normally I'm later and my parents know that. Then sometimes they come in after me. This is how we are used to it here, and with the semifinals just around the corner, I can't afford to slack off, even if you have come to visit.

-Always this soccer, at least play in the U.S. then, so in the national team you would have our colors and hear "The Star-Spangled Banner"**** played.

-I think I have a passion more for "Kimi ga yo,"***** however, the other one is also very good. Sorry, I am really tired and I get more sarcastic than expected when this happens. I showered fortunately at school, so I'm going to lie down for a moment before going down to dinner. Please excuse me.- Li superai con passo lento, sentivo ogni muscolo tirare con il minimo movimento. Non avevo voglia di discutere e l'unica cosa che sognavo in quel momento era il mio letto e mettermi a dormire. Quando raggiunsi la cima delle scale udii la coppia parlare ed in particolare rimasi colpito da un commento dell'uomo.

-You see that's why every time I see him I try to make him speak English or make comments about our culture, our grandson has totally forgotten that he is also American, he thinks he is just Japanese. He is our only grandson, and if he does not respect this side of him as well, I feel like my grandfather's and our son's sacrifice for our country was meaningless. They believed in the United States and gave their lives for it, while Sirius treats this side of him as nonexistent or useless. He will probably tell his children the same one day and everything our family has always believed in will disappear. 

*Conversazione in inglese

**In Giappone, come nel Regno Unito, si guida a destra e non a sinistra come da noi o negli USA

***Tipica uniforme maschile scolastica, la giacca è quella composta dal collo alto, presente nell'anime

****Inno nazionale americano

*****Inno nazionale giapponese

Traduzione primo dialogo POV. Sirius

-Sirius sei cresciuto tantissimo dall'ultima volta che ti abbiamo visto! Stai diventando un uomo!

-Grazie.

-I tuoi capelli non sono un po' troppo lunghi per un ragazzo? Dovresti tagliarli.

-Mi piacciono in questo modo.

-Se vuole averli di questa lunghezza può farlo, è una sua scelta. Nessuno di noi ha il diritto di dirgli di cambiarli. Poi i miei sono molto più lunghi, quindi non posso certo dirgli nulla per i suoi.

-Va bene, non cominciamo che è meglio. Mamma, papà, quali sono i vostri programmi per la giornata? Purtroppo, noi siamo bloccati a lavoro e non possiamo accompagnarvi in giro.

-Sirius può farlo; non sarà un problema se per una volta si assenterà da scuola. Dopotutto è uno studente modello.

-NO!- -Cioè, intendo che sono il capoclasse e non posso mancare. In più siamo in semifinale questa settimana e saltare gli allenamenti non è contemplabile, c'è il calcio in gioco dopo tutto. C'è anche economia domestica oggi, Ella come farebbe senza di me, siamo in coppia insieme.

-Penso che nessuno di loro morirà se manchi un giorno.

-Cosa?

-Nulla.

-Sir ha degli impegni ed è importante che li rispetti. Se c'è una cosa che in questa famiglia non tolleriamo è chi non lo fa. È questione di responsabilità e giudizio. Su questo non intendo discutere.

Traduzione secondo dialogo Sirius ed il nonno secondo POV. Sirius

-Finalmente sei tornato! Ti sembra questa l'ora di rientrare?

-Sono solo le 7.15 p.m. sono anche in anticipo, di norma faccio più tardi e i miei genitori lo sanno. Poi a volte loro rientrano dopo di me. Qui siamo abituati così e con la semifinale alle porte non posso permettermi di allentare il ritmo, persino se voi siete venuti a trovarci.

-Sempre questo calcio, almeno giocassi negli USA poi, così in nazionale avresti i nostri colori e sentiresti suonato "The Star-Spangled Banner".

-Credo di avere una passione più per il "Kimi ga yo", però anche l'altro è molto bello. Scusate, sono davvero stanco e divento più sarcastico del previsto quando succede. La doccia per fortuna l'ho fatta a scuola, quindi vado a stendermi un attimo prima di scendere a cenare. Vogliate scusarmi.

-Vedi è per questo che ogni volta che lo vedo cerco di farlo parlare in inglese o faccio commenti sulla nostra cultura, nostro nipote ha totalmente dimenticato di essere anche americano, pensa di essere solo giapponese. È il nostro unico nipote e se lui non rispetta anche questo suo lato, ho come l'impressione che il sacrificio di mio nonno e di nostro figlio per il nostro paese non abbiano avuto senso. Loro credevano negli Stati Uniti e hanno dato la vita per essi, mentre Sirius tratta questa sua parte come inesistente o inutile. Probabilmente ai suoi figli dirà lo stesso un giorno e tutto quello in cui la nostra famiglia ha sempre creduto scomparirà

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Capitolo 55
*** Capitolo 55 ***


 

-5 Capitoli alla fine

Pov. Sirius

Era una situazione strana quella che stavo vivendo, ero in parte persino convinto di trovarmi in qualche multiverso non specificato. Se c'era una cosa a cui non avevo mai assistito nella mia vita, era la presenza di entrambi i miei nonni seduti a cenare nello stesso posto. Nonostante una quantità immensa di frecciatine, una nota positiva era presente, si parlava finalmente in giapponese. Il padre di papà aveva alcuni problemi con l'inglese, non parlandolo da molto tempo e non avendolo imparato poi così bene. Di conseguenza la scelta più pratica per tutti era tornare alla nostra bellissima lingua, il che lo consideravo quasi una vittoria personale. Ero sicuro che non sarei sopravvissuto più di una settimana con il colonnello e per fortuna tra due giorni sarebbero ripartiti. Ad essere completamente sincero, mi dispiaceva molto per granny, lei era davvero carina. Avevo riflettuto anche sul discorso che avevo sentito fare al nonno, però non ero certo se fosse giusto trattare l'argomento, soprattutto perché non gli avrei saputo dare una risposta. Completamente perso nei miei pensieri venni richiamato da quest'ultimo.

-Sirius ... Sirius!

-Eh? Scusate mi sono distratto un attimo. Di cosa parlavate?

-Ti stavo chiedendo se domani giocate.

-Ah, sì. Domani c'è la semifinale contro la Manners Junior High, chissà in quale folle stadio finiremo questa volta. Sono ancora pieno di lividi per l'ultimo. Se continuiamo così la settimana prossima alla visita medica scolastica sotto carnagione scriveranno viola.

-Avete di già i controlli semestrali?- Intervenne la mamma, probabilmente catturata dal fatto che avrebbe potuto mettere le mani indisturbata nella mia cartella subito dopo e verificare che fosse tutto nella norma.

-Già e diciamo che non ne siamo proprio contenti, non tutti almeno.

-Ti riferisci a qualcuno in particolare?

-Emma. Ha paura degli aghi e, secondo la mia modesta opinione, anche leggermente dei medici. Finiremo di certo ad inseguirla per la scuola come l'ultima volta.

-Posso immaginare, però deve pensare che è importante essere sicuri che stiate bene, sia perché siete degli sportivi praticamente agonisti e poi perché siete nell'età della crescita. Siete in quel periodo in cui il vostro corpo sta cambiando di più...

-Va bene, ho capito. Evitiamo di parlare di certe cose grazie.- Per un instante avrei voluto veramente che una voragine comparisse sotto la mia sedia e mi facesse precipitare via. Come le veniva in mente di tirare fuori certi discorsi davanti a tutti! In più ero già a conoscenza di ogni cosa dovessi sapere senza fare quel teatrino.

-Ops, scusa.- L'americano si schiarì la voce.

-Tua nonna ed io abbiamo deciso di venirti a vedere domani, soprattutto considerando che non ci è mai capitato di assistere ad una tua partita ufficiale.- Prima che avessi il tempo materiale per ribattere, il più anziano membro della famiglia Sharp prese la parola.

-Non gli piace che si vada allo stadio quando è in campo, dice che lo disturba e deconcentra.

-Ma che sciocchezze va dicendo, la nostra presenza non altererà in alcun modo il suo gioco. Noi andremo, il caso è chiuso.

-Allora vengo anch'io a questo punto. Altrimenti non è giusto.- Si stavano davvero comportando come i bambini che si fanno i dispetti, possibile che fossero così infantili.

-Ora che ci penso da quando sei alle medie non l'ho mai fatto nemmeno io, in più domani sono di riposo.- Ci si metteva persino lei? Ma sì, a quel punto potevamo far venire anche papà e facevamo prima. Per fortuna almeno lui era bloccato con un'amichevole alla Royal. La bionda si inclinò avvicinandosi a me, attenta a non farsi sentire dagli altri. -Tesoro mi dispiace, ma temo serva un arbitro tra quei due per sicurezza e mia madre è troppo gentile per farlo.- Almeno non era impazzita. Sospirai, sia mai che qualcuno mi ascoltasse in quella famiglia. L'incontro a quanto pareva sarebbe stato più duro del previsto alla fine, però se fossi sopravvissuto a quello sarei stato certo di poter fare ogni cosa nella mia vita.

Il giorno seguente camminando nei tunnel sotto lo stadio, Ella mi domandò sporgendosi nella mia direzione:

-Che hai da brontolare Sir?

-Non sto brontolando.

-No, infatti. Ti stai solo lamentando da prima che lasciassimo il club per venire qui, persino sul treno dico io. Si capisse almeno perché poi, invece borbotti solo cose a caso.- Nulla faceva innervosire Ethan Blaze più di non capire cosa stesse succedendo, be' in realtà non quanto il non piacere alla gente, però ci andava decisamente vicino. Guardai la mora quasi a cercare una sua reazione.

-Lo sto davvero facendo?

-Sì.- Eccola lì, lei priva di giri di parole quando le si chiedeva qualcosa. -Sono abbastanza certa che c'entri tuo nonno, ma preferirei saperlo da te piuttosto che tirare ad indovinare.- Sospirai.

-Oggi viene a vederci tutta l'allegra combriccola.

-A chi ti riferisci di preciso?

-Tutti i miei nonni, dal primo all'ultimo.

-Persino il signor Sharp? Lui lo sa che non ti fa piacere.

-Già, però ha cominciato a fare il bambino e a dire che se fosse venuto Daniel, lui non sarebbe stato da meno. In più è costretta ad accompagnarli la mamma per evitare che facciano danni. Se riuscirò a toccare un pallone senza fare casini sarà un vero miracolo.

-Su, non essere così negativo. Magari invece scoprirai che il fatto che siano qui non ti darà fastidio, anzi.- Nemmeno il tempo di dirlo, uscendo dal sottopassaggio che una voce mi arrivò dritta nelle orecchie.

-SIRIUS SIAMO QUI!- La comitiva aveva iniziato a sbracciarsi nella mia direzione, mentre mia madre cercava di fermarli senza successo.

-Sai ora i giornalisti non sembrano così male dopotutto.- Aggiunse ricambiando il cenno che la donna le stava facendo. Mi girai nella direzione opposta, cercando di fare appello a tutta la forza e pazienza a mia disposizione.

-Se gli uccidessi?

-Dai che andrà bene.- Il biondo mi mise un braccio intorno alle spalle. -Pensa positivo, peggio di questo non possono fare, quindi la situazione può solo migliorare.

-Sei sempre il solito ottimista.

-Eth ha ragione. Concentriamoci solo sul giocare al massimo!- Mi sistemai gli occhialini rassegnato. Sarebbe stata una partita davvero molto più dura del previsto.

Lo stadio di Afrodite era davvero interessante, come i nostri avversari. Erano una squadra decisamente particolare, se avessi incontrato molti di loro per la strada probabilmente che giocassero a calcio sarebbe stata una delle mie ultime ipotesi. Erano tutti troppo perfetti, dotati di una bellezza tra l'angelico e il provocante in una combinazione letale. Mi scappò una risata pensando a quanto Alexander somigliasse più a loro che a noi, quasi fosse un loro componente perduto. Il capitano della Manners Junior High si chiamava Beau Edevane e mi dava l'impressione di essere stato partorito da dei confetti. Non era umano avere i colori di ogni singola parte del corpo, dai capelli alla pelle, pastello. In più la stessa divisa della loro squadra era di un rosa di quella tonalità, facendo quasi confondere le sue lunghe ciocche tra il rosato e il violetto. Volsi lo sguardo all’esterno della solita struttura che ricordava un tempio greco-romano. Si poteva osservare la fitta area boschiva, rialzata a causa delle montagne. Era un panorama interessante considerando il contrasto con un terreno da gioco fatto di un materiale così strano e certamente uscito da un laboratorio. Ella fece battere il tallone sul pavimento.

-Che cos'è secondo voi? Qualcuno a qualche idea?

-A me sembra vetro.- Rispose Derek confuso.

-Credo sia qualcosa che ci assomigli, non sarebbe possibile giocare altrimenti.

-Prevedo guai in vista.- Melany gli saltò addosso divertita.

-Questa è l'unica cosa sicura.- L'arbitro ci richiamò in riga per i saluti di inizio partita. Finiti i convenevoli era arrivato il momento di battere il primo calcio.

Il grande problema previsto da mio cugino come un uccellaccio del malaugurio? Il favoloso campo su cui ci trovavamo si modificava secondo uno schema preciso, facendo diventare a turno alcune sue zone specchiate ed elevando proprio alcuni specchi. Se già i nostri avversari erano specializzati nell'utilizzo di tecniche illusorie, il loro saper sfruttare il sistema dello stadio, più tre evocatori di ali, aveva reso quasi impossibile capire in che modo fermare il pallone. Proprio per queste circostanze, né la difesa né il nostro portiere erano riusciti a parare i due tiri in rete, però per fortuna avevamo segnato una volta e quindi eravamo sul 2 a 1. Nemmeno la situazione nel secondo tempo sembrava migliorare e quelli della Manners stavano spingendo decisamente di più rispetto al primo. Serviva un piano per capire quale fosse il trucco per sfruttare il complesso.

-...C'È DA CHIEDERSI SE LA RAIMON RIUSCIRÀ ANCHE QUESTA VOLTA A TROVARE UNA SOLUZIONE, OPPURE SE QUESTA SIA LA FINE DELLA SUA CORSA!- Ma non poteva starsi un po' zitto pure lui? Probabilmente se non avessi avuto i disturbatori seriali sulle gradinate avrei fatto molto prima, però così non riuscivo a concentrarmi. Dovevo sbrigarmi, Gabriella stava facendo i salti mortali per evitare che aumentassero la distanza. Non potevo lasciare tutto sulle sue spalle come al solito. Dovevi pensare Sirius, forza! Era stato allora che Genesis aveva improvvisamente deciso di prendere in mano la situazione.

-Capitano usa le ali, credo di aver capito cosa fare!- Lei le rivolse uno sguardo leggermente confuso, ma eseguì l'ordine senza fare troppe storie.

-ALI DELL'AMICIZIA! GUARDIANO DEL TEMPIO!- Mentre il pallone si fermava tra le sue mani, la luce che emanava si rifletteva per il campo.

-Sì, avevo ragione. Di qua!

Pov. Genesis

Stoppai la palla di petto e iniziai a muovermi all'interno del labirinto che si era creato, amplificato dalla luce solare lasciata entrare dalle enormi vetrate. Se ci si fosse mossi con uno schema preciso si sarebbe potuto ingannare l'avversario arrivando direttamente a poca distanza dalla porta. Non mi aveva stupito più di tanto che Sir non se ne fosse accorto, lui aveva una visione d'insieme, io del particolare ed era quella che serviva in quel momento. Un calore mi si propagò lungo le spalle fino a raggiungere le scapole, diventando sempre più intenso. Nel riflesso di uno degli specchi scoprii cosa fosse accaduto. Due ali trasparenti, salvo per la struttura che le reggeva, erano comparse. Quasi istantaneamente, senza che me ne rendessi conto, delle parole uscirono dalla mia bocca:

-ALI DELLA VISIONE!- Intorno a noi scese il buio, ma se gli altri non riuscivano a vedere ad un palmo dal loro naso, per me non era lo stesso. Come se i miei occhi fossero diventati come quelli dei gatti la notte. -OMBRA NOTTURNA!- Bastò un solo gesto della mano per far comparire nella mente dei miei compagni le immagini di quello che avrebbero dovuto fare per riuscire a segnare e soprattutto il modo in cui muoversi. Pochi istanti dopo eravamo già davanti alla porta avversaria e a Derek era bastato un tiro senza nemmeno una supertecnica per segnare.

-GOAL, LA RAIMON PAREGGIA!- Tutti si avvicinarono a me ed Ella mi saltò sulle spalle.

-Grande! Ora possiamo anche volare insieme se ci andasse, metodi alternativi ed ecologici per andare a scuola!

-Ma quanto sei scema!

-Guarda che io parlavo sul serio tesoro.- Scoppiarono tutti a ridere per la nostra scenetta. Stranamente non mi diede fastidio, da quando eravamo amiche quei momenti erano diventati all'ordine del giorno e avevo dovuto imparare a renderli una cosa tra noi che non doveva essere influenzata dalle reazioni degli altri.

-Forza abbiamo ancora almeno un goal da fare. Sirius affido tutto a te, io il mio l'ho fatto e ora pretendo di riposarmi.- Lui scosse il capo.

-Ma sentila, per una volta che fa qualcosa. Vedi di muovere il culo altrimenti nella prossima strategia ti lascio a guardare il muro.

-Il Comandante assoluto del campo che usa del linguaggio scurrile? Guarda che chiamo tua madre. Se non sbaglio è seduta lì da qualche parte.- Indicai in modo confusionario le gradinate, ricevendo uno scappellotto dietro la testa in segno di risposta prima di tornare ognuno ai propri posti.

Pov. Sirius

Triplice fischio... il silenzio sembrava rimbombare per lo stadio. Venne rotto solo dalla voce del presentatore, che entusiasta urlò nel microfono:

-LA RAIMON JUNIOR HIGH CONQUISTA LA FINALE, SARÀ LEI A SCONTRARSI CON L'ACCADEMIA DELLA LEGGENDA NELL'IMPERDIBILE FINALE DELLA SCALATA DELL'OLIMPO. CHI TRIONFERÀ IN QUESTO GRANDE TORNEO? CHI RIUSCIRÀ A CONQUISTARE LA VETTA DEL CALCIO GIOVANILE GIAPPONESE? NON PERDETEVI LA PROSSIMA PARTITA. VI RICORDO CHE SARÀ TRASMESSA SU TUTTE LE RETI PRINCIPALI.- Corremmo tutti gli uni dagli altri ad abbracciarci entusiasti. Avevamo vinto e ora mancava solo un ultimo obiettivo per riuscire a salvare il calcio e fermare l'organizzazione Titans, riuscire ad alzare quella coppa la settimana successiva.

-Complimenti, è stata una bella partita.- Rimasi sorpreso nel vedere Edevane avvicinarsi ad Ella e porgerle la mano in segno di rispetto. Non pensavo che qualcuno di "programmato" dai nostri nemici potesse essere invece così cordiale e gentile.

-È vero. Le vostre tecniche illusorie sono davvero fenomenali!

-Mai quanto il vostro gioco di squadra.- Tra il desiderio di andare a festeggiare e la stanchezza scappammo negli spogliatoi poco dopo, nel tentativo di poter lasciare il centro sportivo il più velocemente possibile. Speravo vivamente che non ci fossero troppi giornalisti all'uscita, ma in cuor mio sapevo che non era possibile. Ci volle un quarto d'ora buono per riuscire a superare la calca nonostante i bodyguard della sicurezza. Trovammo l'allegra brigata, ovvero i nonni e la mamma, ad aspettarci vicino al bus. Aumentai il passo per raggiungerli prima degli altri.

-Siete stati davvero bravi, tu in particolare.- Commentò quello paterno.

-Nah, Gen è stata la vera star di questa partita, io non ho giocato questo granché invece.

-Il primo e l'ultimo goal però mi pare siano stati merito della tua regia.- Mi grattai la nuca imbarazzato. Avevo fatto bene a non togliermi gli occhialetti.

-Il signor Sharp ha ragione, credo di aver capito perché ti dedichi con anima e corpo a questo sport, sei davvero bravo.- Rimasi stupito dalle sue parole, quello sì che era un complimento in piena regola e dal colonnello era qualcosa di veramente raro. Feci un leggero inchino.

-Ti ringrazio. Per me il calcio è molto importante e spero che quello che avete visto oggi ti possa aver aiutato ad entrare un po' nella mia ottica. So che per te non è facile e che preferiresti che fossi meno giapponese e più americano, ma sono cresciuto così. Ti assicuro, però, che crescendo ho iniziato ad apprezzare entrambe le mie parti e non ho intenzione di dimenticarmi che sono formato da entrambe.- Per un attimo avrei potuto giurare di aver visto i suoi occhi lucidi, decisi ad ogni modo di non infierire. -Comunque, oltre al calcio ci sono anche tante altre cose che mi piacciono e magari quando avremo più tempo te le mostrerò. Ora venite che vi presento i miei amici, Gabriella ed Ethan non aspettano altro.

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Capitolo 56
*** Capitolo 56 ***


Pov. Ella

Settembre aveva oramai fatto il suo ingresso e il calore stava pian piano diventando meno afoso, rendendo le giornate più vivibili. Quella mattina eravamo stati convocati alle otto e mezza nell'infermeria della scuola, era arrivato il momento dei controlli e misurazioni semestrali. L'ambiente era formato da cinque zone distinte, un corridoio dal quale si accedeva o allo spogliatoio o alla sala con i letti e, all'interno di quest'ultima, due uffici per le visite. Era sempre una situazione abbastanza imbarazzante quella in cui ci trovavamo, almeno per me. Stavamo aspettando ognuno il nostro turno occupando alcuni letti vuoti, indossando solamente la biancheria intima. Le ragazze non erano un problema, infondo ero abituata, ma i maschi erano un altro paio di maniche, soprattutto considerando che eravamo tutti in pieno sviluppo. Persino Sirius ed Ethan, con i quali mi facevano il bagnetto fin da piccola, non si cambiavano più nella stessa stanza in cui c’ero anch'io, al massimo solo le maglie. Tenevo stretto un cuscino al petto da quando ero entrata per l'imbarazzo. Se io me ne stavo in un angolino rossa come un peperone, altri non sembravano per nulla a disagio per la situazione. Genesis, Alexander ed Eth continuavano a specchiarsi e fare commenti.

-Spero non mi dica che ho preso qualche chilo, mi verrebbe un colpo. Non mi trovate ingrassata, vero?

-No, come ti ripeto da una settimana a questa parte.- Rispose Aiden totalmente annoiato. Se non lo avessero chiamato presto si sarebbe addormentato a breve.

-Io no di sicuro, sono sempre in perfetta forma.

-Alex tu sei sempre la modestia fatta persona.

-Ma senti chi parla caro il mio kohai. Qui la tua cartella ne avrà tante da aggiungere, un tatuaggio, i capelli che cambiano colore. Giusto se sei fortunato non ti chiede i danni.- Sierra si sporse indietro.

-Vero, il coso del processo. Possiamo vederlo?- Lui alzò le spalle.

-Se ci tenete.- Si abbassò leggermente l'elastico, giusto quello che serviva per mettere la corona d'alloro in bella mostra.

-Che fico!- Strillarono i gemelli in coro. Beccandosi da noi veterani un ammonimento, non era il luogo per alzare la voce.

-Contento che vi piaccia, a me da molti brutti ricordi.- Sir gli mise un braccio intorno alle spalle.

-Non pensarci più, il passato è passato.

-Hai ragione.- Forse ero stata l'unica in quel momento, distratti gli altri dalle chiacchiere, a notare che il nostro pericolo pubblico numero uno, la belonefobica* e iatrofobica**, sembrava vicina all'esplodere.

-IO ME NE VADO, COL CAVOLO CHE MI FACCIO VISITARE!***

-Cosa diamine ha strillato in italiano quella pazza prima di scappare?- Chiese uscendo Derek.

-Che te ne frega, ora l'importante è solo trovarla prima che faccia danni!- Avevamo recuperato al volo un paio di magliettone e di pantaloncini da un armadietto. Ce n'erano solamente tre coppie, quindi alla fine eravamo andati solo i due cugini ed io, mentre gli altri si tenevano pronti a distrarre i due infermieri se fossero arrivati prima del nostro ritorno. Possibile che finisse così ogni volta. Né i suoi genitori né i suoi fratelli avevano quel tipo di problema, perché lei sì? Forse avrebbero dovuto affrontare quel discorso con uno psicologo per aiutarla a superare quella fobia, se non per il suo almeno per il nostro bene!

-Sta correndo in giro per la scuola in mutande, speriamo non incontri nessuno!- Nella mia testa si manifestò un'immagine orripilante.

-Muoviamoci!- Vestiti in una maniera indecente e soprattutto scalzi, incominciammo a perlustrare tutto il piano. Lì c'erano praticamente solo uffici o cose simili e speravamo con tutto il cuore che non fosse scesa a quelli delle aule. Cercammo ovunque, però sembrava sparita nel nulla. -Non abbiamo più molto tempo, c'è qualche posto in cui non abbiamo ancora guardato?- Domandai. Doveva pur essere finita da qualche parte, potenzialmente diverso dal giardino o dalle classi. Quasi per miracolo a Sirius si accese una specie di lampadina e, facendomi sobbalzare, esclamò:

-Derek usa le ali!

-Come scusa?

-Quando le usi ti consentono di vedere la posizione di chiunque si trovi nella zona da te selezionata, quale strumento migliore per capire dov'è?

-Sai che non è una brutta idea? Non sono certo che funzioni, ma proviamoci. ALI DEL RICORDO!- Rimanemmo entrambi in silenzio alcuni istanti, mentre lui dava l'impressione di guardarsi intorno. Gli bastava davvero girare di poco la testa per controllare tutti quegli tsubo****? Avrebbe dovuto arruolarsi nei corpi del Nihon no keisatsu*****, sicuramente sarebbe stato un aiuto non da poco.

-Visto qualcosa?- Domandai poco dopo stanca di aspettare.

-Si è nascosta in un armadio della sala professori, quello vicino alla vicepresidenza.

-E noi lì senza farci beccare come ci entriamo? Non è consentito agli studenti l'accesso se non per questioni importanti.

-Fortunatamente è vuota a quest'ora, sono tutti in classe. Dobbiamo stare solo attenti a non farci beccare da quel rompiscatole del vicepreside. Quel deficiente è capace di sospenderci se ci becca e addio finale.

-Allora non facciamoci scoprire.- Naturalmente la cosa era più facile a dirsi che a farsi, ma avevamo un piano, o per meglio dire Sir ne aveva uno, però era lo stesso. Sfruttando le abilità potenziate che le ali ci consentivano di utilizzare, i due ragazzi avrebbero provocato un forte rumore dall'altra parte del piano per poi tornare in tempo in infermeria e nel contempo io avrei recuperato la fuggitiva. Ero nascosta a poca distanza quando sentii il boato. I passi dell'uomo riecheggiarono in fretta sul pavimento e in un men che non si dica avevo finalmente campo libero. Il silenzio all'interno della stanza era quasi assordante, rotto soltanto dal calpestio provocato dai miei piedi nudi. Era così strano essere lì da sola ... Mi colpii il viso con entrambe le mani, non avevo tempo da perdere. Senza troppi tentennamenti spalancai le ante del nascondiglio. Emma era raggomitolata su sé stessa, cercando di coprirsi il volto con le braccia.

-Tesoro dobbiamo andare.

-Nemmeno morta.- Per lo meno aveva rincominciato a parlare in una lingua a me comprensibile, il che era già un ottimo risultato. Mi accovacciai a terra, in modo che fossimo abbastanza vicine.

-Lo so che hai paura, capisco perfettamente come ti senti, è la stessa sensazione che provo io ogni volta che mi trovo davanti al vuoto, ma questo non è il momento di lasciarsi spaventare. Tu sei una ragazza impavida e molto coraggiosa, so che puoi affrontarla, lo hai già fatto altre volte.- Scosse il capo sconsolata, aveva gli occhi lucidi e credevo fosse sul punto di scoppiare. -So che se ti dicessi che è per la tua salute a te non importerebbe, perciò mettiamola così: senza aver fatto questi esami la scuola non ti farà giocare l'ultima partita e noi abbiamo bisogno di te. Vuoi davvero mettere in pericolo il calcio?- Le tesi una mano, nella speranza che potesse scegliere di afferrarla e soprattutto velocemente. Non ero certa di quanto quell'antipatico sarebbe stato distratto dal nostro diversivo e se ci avesse beccati avremmo certamente perso la nostra grande battaglia. La Raimon non poteva scendere in campo senza il suo unico portiere. Sussultai sentendo infine il contatto tra noi due.

-Va bene andiamo.

Raggiungemmo l'infermeria giusto prima che iniziassero a chiamarci. Avevo gettato quello che indossavo di corsa nello spogliatoio e speravo che nessuno avrebbe visto il casino che si era creato. Ero abbastanza certa che si fossero sparsi tutti sul pavimento. Cercai di sembrare il più naturale possibile mentre fingevo di essere sempre stata lì sdraiata sul letto ad aspettare. Erano due gli infermieri che l'istituto metteva a nostra disposizione in quelle circostanze, un maschio ed una femmina, visto e considerato che dovevamo, molto probabilmente, scoprirci più di quanto già non lo fossimo. Ethan appoggiò la testa sulla mia spalla destra.

-Voi ci metterete molto meno di noi, non è giusto.

-Non quest'anno. Se fai bene i conti, inserendo anche i manager, voi siete solo uno in più di noi e poi nella corsia femminile abbiamo Em.

-Hai ragione anche tu.- La donna si schiarì la voce.

-Ragazzi per favore un attimo di attenzione, oramai dovreste sapere come funziona ma per sicurezza ripetiamo.- Fabian abbracciò da dietro la fidanzata, forse nel tentativo di calmarla o più semplicemente di evitare una nuova fuga. -Vi chiameremo uno alla volta all'interno delle due sale per le visite e lì effettueremo tutti i test previsti da norma di legge. Appena finito potrete andare a cambiarvi e recarvi a lezione. Riceverete i risultati degli esami clinici questo pomeriggio alla sede del club quando andrete ad allenarvi. Tutto chiaro o ci sono domande?- Nessuno si mosse o emise un fiato. -Bene, incominciamo con il capitano, signorina Evans venga per favore.

-Sì subito.

-Per i ragazzi incominceremo dal più grande, Love per favore mi segua.- Entrai con lei all'interno del piccolo ambulatorio. La osservai sedersi dietro la scrivania e prendere il mio fascicolo. Rimasi in piedi al centro della stanza imbarazzata, mentre cercavo di coprirmi il più possibile con le braccia.

-Allora mi dic...

-Scusi se la interrompo, ma può darmi del tu, lo preferisco in realtà. Con la sua predecessora lo facevamo, rendeva tutto meno strano.

-Certo, ricordo quanto fosse spiacevole alla vostra età. Quindi preferisci se facciamo prima la compilazione del foglio con le domande troppo personali o prima la visita? A te la libera scelta.

-Potremmo incominciare con gli esami magari.

-Bene, siediti sul lettino per favore.- Eseguii senza indugio il comando, mentre lei incominciava a sottopormi ad una lunga serie di test sia fisici come l'elettrocardiogramma che visivi per controllare
che la vista fosse a posto. Il prelievo era stata sicuramente la parte più spiacevole di quella prima tranche, però era almeno l'unica che conteneva aghi. -Alzati in piedi che ti misuriamo.

-Certo.- Diede un'occhiata veloce ai vecchi documenti, per poi tornare da me e compiere la prima operazione.

-L'ultima volta eri 165 cm, mentre ora siamo a 167. Complimenti, sei cresciuta di due centimetri in sei mesi, non male. Diventerai una ragazza alta, o sicuramente più di me, già mi superi.

-Be' mio anno paterno è decisamente slanciato, avrò preso da lui forse.

-So che è l'incubo di ogni ragazza ma devi pesarti ora.

-Na, nessun problema e al massimo conoscendomi sarà massa muscolare.

-Hai un fisico decisamente allenato, si vede che dedichi tanto tempo al calcio.

-È la cosa che amo di più al mondo, credo sia normale.- Parlando ero salita sulla bilancia e attendevo il verdetto.

-Sei a 48 kg, uno e mezzo in più. Tra lo sport e l'età della crescita però è assolutamente normale, in realtà sei di poco sottopeso per la tua altezza. Anzi in tal proposito, so che è la cosa che può dar più fastidio, però è arrivato il momento di toglierti anche la fascia sportiva. Prometto che farò il più in fretta possibile.- Ecco lo sapevo che sarebbe arrivato. Sospirai e chiusi gli occhi mentre lo toglievo. Non volevo assistere alla scena, sentii solo il metro da sarta nei punti in cui lo poggiò. -Puoi rimetterlo.- Non me lo feci ripetere due volte. Ero abbastanza sicura di assomigliare ad un peperone in faccia. -Gabriella devo ammettere che sei un perfetto esempio del periodo adolescenziale e di come il vostro corpo a quest'età possa cambiare in fretta.

-Sfortunatamente ne sono terribilmente consapevole.

-Non ne sei contenta? Molte ragazze ucciderebbero per il tuo fisico. Rispetto all'inizio dell'anno sei passata da praticamente nulla di seno ad una seconda così abbondante che penso tra poco si tramuterà in una terza; in più le tue misure stanno diventando sempre più femminili, nel senso adulto del termine.

-Ad essere sincera per niente. Mi fa strano tutto questo, insomma è talmente nuovo che mi da quasi fastidio, le altre invece sembrano non aspettare altro.- Lei mi fece un leggero sorriso.

-So che essendo un talento calcistico della tua generazione sei abituata ad avere gli occhi addosso e so anche di quello che è successo con la stampa poche settimane fa. Può darsi che tu abbia paura che diventando persino più bella di come sei ora e per certi versi appariscente, la situazione diventerà più incontrollabile di quanto lo sia poco anche adesso. Inoltre, il fatto che tu sia cresciuta con solo amici maschi, il cui corpo si forma in maniera diversa, e che tua madre sia incinta potrebbero aver influito.- Mi bloccai un secondo, non aveva effettivamente tutti i torti, avreidovuto riflettere un po' su quello che mi aveva detto.

-Ma ha una seconda laurea in psicologia?- Scoppiò a ridere genuinamente.

-Temo di essere solo brava a capire le persone. Tornando a noi e iniziando con le domande imbarazzanti, il primo ciclo? Sul tuo fascicolo non risulta segnato nulla.

-Nada de nada, per il momento almeno.

-Ah.

-Ah, cosa?

-Mi dispiace dirtelo, però a questo punto temo sia molto probabile che il tuo fisico si svilupperà persino di più e che, dato il rapido cambiamento avvenuto in sei mesi, non credo manchi molto.

-Ti pareva.

Le voci degli altri si propagavano diventando una massa assordante nelle mie orecchie. Le costruzioni giapponesi erano poco adatte a persone molto rumorose come gli studenti della Raimon e la sede del club di calcio non faceva la minima eccezione. Erano tutti generalmente contenti di come fosse andata la visita, chi più e chi meno. Morgan era decisamente entusiasta di quel centimetro che lo faceva passare dai 166 ai 167 cm, quasi fosse cresciuto di qualche metro. Mi domandai se si fosse reso conto che James, prendendone tre, lo aveva quasi raggiunto. Se avesse continuato ad alzarsi con quella velocità tra poco sarebbe diventato il difensore il più basso dei ragazzi. Sfortuna aveva voluto che Gen prendesse invece un chilo, era passata da 48 a 49 kg, e a poco erano servite le rassicurazioni nostre e dell'infermiera sul fatto che fosse tutta massa muscolare. Promemoria per me, se si fosse messa a dieta avrei dovuto ingozzarla a forza.

-Noi sembriamo tutti dei nani vicino a Derek.- Si lamentò Azariel mettendosi in piedi accanto al ragazzo.

-Sono solo un metro e ottanta, mica una montagna insormontabile.

-Chi diamine è così alto alle medie in Giappone?- Il veterano alzò le spalle, lui cosa poteva saperne, era tutta genetica.

-Ragazzino parla per te, comunque, io e questo qui ci passiamo solo tre centimetri.- Aggiunse Ethan indignato. Sia mai che qualcuno si fosse permesso di insinuare qualcosa che fosse diverso dalla perfezione per lui. Era molto fiero dei suoi 177 cm. Stavo seduta in silenzio a poca distanza a guardarli scambiarsi battute.

-Che succede?- Chiese Sirius accostandosi a me.

-Niente di che, mi ha detto solo che è molto probabile che questo sia solo l'inizio del cambiamento del mio corpo e che è possibile che l'innominabile arrivi tra poco.- Mi si sedette accanto lasciandosi cadere sul divanetto.

-Siamo in un periodo complicato è? Ricordo quando ho iniziato io a vedere che si stava modificando. Inizialmente era così strano, mi metteva anche una certa soggezione, però il fatto che Ethan stava affrontando lo stesso mi ha aiutato molto. Parlarne tra di noi è stato molto utile. Magari è una cosa stupida, ma potresti farlo anche tu con Gen, Emma o chi che sia.

-È un buon consiglio invece, grazie. Posso farti una domanda?

-Quando mai non puoi.

-A te non spaventa? L'idea di diventare adulti persino in quel senso intendo.

-No, almeno credo. Diciamo che non mi dispiace come il mio aspetto sta diventando e poi, almeno a livello di pensieri, sto maturando anche in quelli.

-Tu sei sempre stato più grande della tua età in quelli, rispondevi sempre come i nostri genitori. Lo facevi su qualunque cosa, persino sui cartoni.

-Non mi riferisco solo a quello, lo sai, abbiamo già affrontato quell'argomento.- Arrossii e mi voltai di scatto nella direzione opposta. Certo che lo sapevo, anzi ci avevo riflettuto molto di più di quanto volessi ammettere da quando era successo tutto quel casino. Ed eccolo lì, il cuore che di nuovo, proprio come il giorno in cui siamo andati al cinema, ricominciava a battere a più non posso. Pregai ogni divinità possibile che la fascia inazuma non mi segnalasse un aumento preoccupante dell'attività cardiaca. Sarebbe stato davvero imbarazzante.

-Sì, ho capito.

-In realtà una cosa che mi preoccupa c’è.

-Sarebbe?

-Che la mia voce cambi in un suono che non mi piace.- Scoppiai a ridere divertita, era sempre il solito. Prima che qualcuno potesse aggiungere altro la signora Samford ci richiamò per consegnarci una copia dei referti delle analisi da consegnare a casa. Naturalmente né la mia né quella di Derek arrivò nelle rispettive mani; infatti, papà e sua madre le avevano già prese in custodia. Serviva tanta pazienza con quei due. Mi girai indietro, guardando il resto della squadra. Erano tutti così felici e gioiosi che per un momento mi fecero credere che nulla potesse scalfirli o abbatterli. Sospirai, la finale era alle porte ed io ero pronta a qualunque cosa pur di proteggere quella felicità. Quella domenica la sconfitta non era contemplata. 

*Paura degli aghi

**Paura dei medici

***Viene urlato in italiano e gli altri ragazzi non la capiscono

****Unità di misura giapponese

*****Polizia giapponese

Cambiamento attuale delle altezze e il peso dei ragazzi

Gabriella Evans 165 cm →167 cm, 48kg

Morgan Swift 166 cm →167 cm, 52kg

Aiden Froste 168 cm →171 cm, 55kg

Sierra Ashley Eagle 155 cm →155,5 cm, 45kg

Azariel Kane 169 cm →170 cm, 54kg

Genesis Stonewall 163 cm →164 cm, 49kg

Emma Bianchi 160 cm →160,5 cm, 48kg

Alexander Love 170 cm →173 cm, 55kg

James Eagle 163 cm →166 cm, 51kg

Sirius Sharp 170 cm→173 cm, 56kg

Ethan Blaze 173 cm →177 cm, 60kg

Melany Schiller 165 cm →166 cm, 51kg

Derek Samford 177 cm →180 cm, 61kg

Naomi Beacons 158 cm →159 cm, 47kg

Shiny Castle 150 cm→ uguale, 42kg

Lea King 160 cm →160,5 cm, 49kg

Fabian Grim 171 cm→172 cm, 55kg

Lette le altezze, vi chiederei immaginarvi un secondo Shiny ed Ethan vicini per capire come sembrano l’uno accanto all’altra.

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Capitolo 57
*** Capitolo 57 ***


Il viceallenatore Dark ci aveva convocati vicino al campo esterno per le quattro, quella mattina si era raccomandato più volte di essere puntuali e di indossare le tute e non le divise da calcio. Mi chiesi cosa potesse avere in mente, il fatto che papà gli avesse lasciato il comando prima della finale anche solo per un pomeriggio mi preoccupava. Doveva essere qualcosa di assolutamente folle e nel suo stile. Lo trovammo al centro del terreno di gioco ad aspettarci, posizionato esattamente sul dischetto del calcio d'inizio, di spalle rispetto a noi. Era molto allegro e se Shiny e Fabian avevano espressioni strane, Lea era felice come una pasqua. Insomma, potevano essere chiari segni dell'apocalisse. Genesis ed io ci scambiammo uno sguardo preoccupato. Vedendo che non fosse intenzionato a voltarsi, decisi di schiarirmi la voce per attirare la sua attenzione.

-Ragazzi! Ci siamo tutti, giusto?- Annui. -Ottimo. Per oggi ho programmato qualcosa di molto speciale per voi, nella speranza che vi prepari al meglio per quest'ultima partita decisiva. È inutile girarci intorno, se vogliamo evitare che si torni ad un tempo simile a quello del Quinto settore dobbiamo vincere, non ci sono alternative. So che è una responsabilità troppo grande per dei ragazzi della vostra età, ricordo quanto questo fardello fosse pesante per noi, ma vi chiedo a nome di tutti di dare il massimo. Un'altra cosa che non ho intenzione di nascondervi, perché credo non vi sarebbe utile, è che ognuno dei nostri avversari è in grado di evocare le ali. Fino ad ora abbiamo incontrato solo squadre con tre giocatori di questo tipo massimo; quindi, non sappiamo nello specifico come la situazione si modificherà nel corso della partita. Non ci sono video in cui le hanno usate, non ne hanno mai avuto bisogno. Noi siamo diversi però, nel bene o nel male. Attualmente la Raimon può contare solo su cinque possessori...

-Volendo essere sinceri abbiamo anche l'unico che abbia mai completato al 100% il progetto Nike.- S'intromise Aiden.

-Sì, hai ragione. Dicevo che siamo in minoranza, però questo non significa certo che voi non possiate vincere. Chiaro?

-Certo.- Rispondemmo prontamente, quasi stessimo rispondendo ad un grido di incitamento.

-A questo fine ho preparato alcuni allenamenti per voi.- Ecco, saremmo morti da un momento all'altro. Quale follia poteva essersi inventato quell'uomo? -Li ho studiati attentamente, ci lavoro da un mese a questa parte. Ella tu oggi avevi la conferenza stampa, giusto?

-Teoricamente mi hanno invitata in quanto capitano, ma ho rifiutato. Non ho tempo da perdere.

-Peccato che ci andrai e dopo seguirai le ragazze anche a fare quella pubblicità che avevi gentilmente declinato.

-No, scusi ma devo andare ad allenarmi!

-Mi dispiace, però fidati di me che questa è la scelta migliore.- Stavo per ribattere indispettita, però Sir mi posò una mano sulla spalla. Sapeva che sarebbe stato inutile e non aveva senso sprecare energie in un modo così stupido.

-D'accordo.

-Ottimo. Sirius devi andare all'asilo Hideaki, il tuo compito sarà quello di lavorare con i bambini e aiutare le povere maestre della prima sezione che sono molto stanche. Detto tra noi ho saputo che hanno una classe scalmanata come poche.- Il ragazzo sbiancò. Era sicuro che metterlo in una stanza dove non avesse il minimo controllo sarebbe stata una buona idea? Secondo la mia modesta opinione, era più facile che gli venisse un coccolone.

-Ethan!

-Eh? Di che morte devo morire? Lo dica in fretta, come se stesse strappando un cerotto, farà meno male.- L'espressione sul suo viso era davvero comica, sembrava stessero per sparargli per un'esecuzione.

-Il signor Antony ti sta aspettando sul pulmino per portarti alla fattoria del signor Hisao, leggermente fuori città.- Un brusio si levò nell'aria. Per tutti gli dèi! Conoscevamo tutti quell'uomo, era l'essere più scorbutico e meno gentile di tutto il globo. -Ha accettato di farsi aiutare da te oggi pomeriggio, sappi però che non accetta lamentele e soprattutto che avrai molto da fare.- Il viceallenatore continuò a parlare per un'altra buona decina di minuti informando anche gli altri poveri sventurati del loro destino, come ad esempio Genesis che avrebbe passato le ultime ore di quella folle giornata in un centro anziani. Non avevo idea di come tutto quello potesse aiutarci effettivamente per la finale, però se papà l'aveva approvato c'era sicuramente un motivo, no? Si trattava di una semplice questione di fiducia e speravo che fosse ben riposta.

Rientrammo a scuola per le sette in punto uno più stanco dell'altro. Dal canto mio non credevo di aver provato così tanti abiti in vita mia o di aver mantenuto un’espressione da foto talmente a lungo. Il mio unico interesse, però, era trovare il più velocemente possibile uno struccante. Per quella benedetta pubblicità mi avevano impiastricciato la faccia truccandomi e non vedevo l'ora di toglierlo, mi sentivo strana con quella roba addosso.

-Ma perché vuoi eliminarlo, ti sta benissimo. Le risalta un sacco il viso, vero Sirius?- Il ragazzo, con i capelli decisamente in disordine e i vestiti sporchi da dei colori che probabilmente i bambini avevano usato per disegnare, alzò lo sguardo. Rimase imbambolato per qualche istante, facendomi arrossire fino alla punta delle orecchie. Sentii il mio battito accelerare di colpo. A rompere quella situazione di imbarazzo sarebbe stata una voce in lontananza.

-Temo di dover dare ragione a loro Ella, anche se sei meravigliosa anche senza.- Ci girammo tutti in quella direzione di scatto. Riconobbi immediatamente chi era, anche se a dir la verità sarebbe bastata l'occhiata infastidita del nostro regista per capirlo.

-Orlando ciao, com'è mai da queste parti?- Mi avvicinai a lui con passo svelto abbastanza confusa. Perché il capitano della Royal Academy era alla Raimon?

-Solo un saluto veloce. Ho pensato che non ci vedessimo da parecchio e in più era un'ottima occasione per augurarvi buona fortuna per la finale, contiamo tutti su di voi.

-Grazie mille. Stiamo facendo del nostro meglio per arrivarci pronti.

-Potrà sembrare una domanda stupida, ma c'è un motivo particolare per il fatto che siete in condizioni così strane? Mi spiego meglio, Blaze, che è appena passato, era totalmente sporco di fango e qualcosa di non identificato che puzzava molto, Sharp è completamente in disordine, tu sei pronta per una sfilata, mentre Love è coperto di vernice e argilla.

-Allenamenti speciali, diciamo che è lunga da spiegare.- Sir si destò a quel punto in piedi, mettendosi tra di noi.

-Appunto per questo noi ora dovremmo andare a sistemarci e tornare a casa, si è fatto tardi e domani ci aspetta un training molto pesante.- Dopo un secondo di confusione, un pensiero mi balenò nella mente. Era una mia impressione o era geloso? Ripensandoci aveva fatto lo stesso alla Royal, cavolo quanto ero cieca all'epoca. Il moro stava per ribattere infastidito, ma decisi di bloccare la conversazione sul nascere.

-Temo sia così. Mi ha fatto davvero molto piacere rivederti e spero ci saranno tante altre occasioni per farlo.

-Me lo auguro anch'io. Be' a questo punto ganbaru* per la finale. Noi saremmo allo stadio domenica, mettetecela tutta mi raccomando.

-Certo.- Guardandolo allontanarsi Genesis si avvicinò al Comandante assoluto del campo.

-Quasi non si notava che volevi saltargli alla gola.

-Gen?

-Sì?

-Va' fanculo.

Ci avviammo verso casa circa mezz'ora più tardi, dopo aver sfruttato le docce degli spogliatoi, che per quello che avevano visto quella sera ci avrebbero potuto chiedere i danni. L'unica cosa buona era che finalmente eravamo tornati ad avere un aspetto decente ed Ethan non puzzava più di letame, il che lo consideravo un ottimo risultato.

-Allora il signor Hisao è uno dei vecchietti più scorbutici che io abbia mai incontrato, praticamente mio nonno è la gentilezza fatta persona in confronto. Ogni volta che provavo a fare qualche battuta per smorzare la tensione mi fulminava con lo sguardo, però alla fine si è ammorbidito un po'.

-Davvero?- Chiesi incuriosita conoscendo la reputazione dell'uomo.

-Ad una certa mentre lavoravamo nell'orto si è messo a raccontarmi storie.

-Magari sei riuscito anche a farti apprezzare da lui, tu piaci a tutti tendenzialmente.

-No, dubito e comunque il lavoro in fattoria non fa per me, sono un tipo da città.

-Non avevamo dubbi.- Si rivolse poi all'altro, notando che fosse pensieroso.

-Che succede amico?

-Niente di che, riflettevo semplicemente sul fatto che siamo già alla fine del torneo e sono passati solo sei mesi da quando è iniziato questo casino, però a me sembra molto di più. È stato un campionato molto diverso da quello dell'anno scorso. Se prima entravamo in campo solo ed esclusivamente per divertirci, ora invece lo facciamo per proteggere il calcio e quindi serve una vittoria ad ogni costo, persino mettendo il nostro fisico sotto estremo sforzo.

-Sembra tutto talmente assurdo, eh?- Mi intromisi.

-Se qualcuno a marzo mi avesse detto che neanche troppo tempo dopo avrei evocato un paio di ali lo avrei preso per pazzo.

-E invece eccoci qui, con questa nuova incredibile capacità a nostra disposizione.

-Siamo cambiati tanto, questo è certo, però...

-Cosa Eth?

-Posso essere completamente sincero?

-Hai davvero bisogno di chiederlo?

-Hai ragione.- Sospirò, aveva gli occhi lucidi, quasi volesse scoppiare a piangere e stesse trattenendo le lacrime. -So per certo che domenica ci sarà anche lei a vedere la partita, parlo di Luna, ed ho paura. Paura di ricascare nella sua trappola e darle di nuovo la possibilità di avere il controllo su di me. Se non riuscissi a resisterle?

-Ci saremmo noi in quel caso.- Rispose in fretta il regista.

-Già, se vedrai che non riuscirai a resistere diccelo e basta. Chiedici aiuto e noi saremo pronti a sorreggerti se non riuscirai a stare in piedi da solo.- Lo abbracciai saltandogli quasi in braccio e tirandomi dietro l'ultimo rimasto.

-Grazie, so di poter contare sempre su di voi. Solo che avevo bisogno di parlarne con qualcuno. Papà mi ha detto che oramai con lui posso farlo, però temo sempre di fargli male con questi discorsi.

-Lo capisco, però credo che zio Axel riterrebbe importante invece questa questione. Non tenerti tutto dentro tesoro, non ti fa bene.

-Giusto, proverò a parlarne con lui allora.

-Questo è lo spirito.- Iniziai a correre nella direzione di casa. -Forza che sto morendo di fame, datevi una mossa lumache!

Ci separammo poco dopo, salutando prima il biondo e poco più tardi lasciai anche Sirius davanti casa. Non era un grande problema fare la strada da sola, oramai era un'abitudine e, nonostante papà si offrisse sempre di riaccompagnarmi in macchina con lui, preferivo di gran lunga camminare con gli altri. In più erano solo cinque i minuti che separavano casa mia da quella degli Sharp, nulla di preoccupante, soprattutto visto che in quella stagione c'era ancora molta luce persino a quell'ora. Girai l'angolo persa nei miei pensieri su quelli che il mister Dark chiamava allenamenti speciali, per me avevamo due concezioni diverse di quelle parole, però magari c'era qualcosa che non ero in grado di capire. Sobbalzai non appena mi accorsi che una montagna mi si era parata davanti. Che paura per gli dèi! Il ragazzo si scostò leggermente i capelli dal viso, scoprendo due occhi azzurri come il ghiaccio, risaltati dalla carnagione abbronzata.

-Scusa non volevo spaventarti.- Aveva una voce profonda, l'avevo già sentita quello stesso pomeriggio alla conferenza stampa.

-Non ti preoccupare, solo che non mi aspettavo di trovare qualcuno qui. Tu sei Prometeo Zafeiris, il capitano dell'Accademia della leggenda, vero?

-Onorato di conoscerti capitano Evans.- Lo osservai per un istante, meglio di quanto avessi potuto fare in precedenza. Il vestito che indossava mi ricordava molto un chitone corto, reso forse più maschile dai leggings neri sottostanti. Aveva una chioma molto lunga e soprattutto folta in prevalenza castana chiara, salvo per alcune ciocche gialle, arancioni e rosse. Dava l’impressione di essere, per certi versi, uno dei disegni degli antichi greci che comparivano sui nostri libri di storia. Il fisico era decisamente prestante e i muscoli estremamente definiti, soprattutto sulle braccia. Era anche lui un portiere e questo si vedeva lontano un miglio. Con quella stazza, quasi due volte me, sarebbe stato difficile superare il suo muro in porta.

-Com'è mai da queste parti? Sei lontano dai vostri alloggi.

-Ero venuto a cercarti, oggi non sono riuscito ad avvicinarmi quando i giornalisti ci hanno finalmente lasciati liberi.

-Davvero? Hai fatto tanta strada per questo? Volevi parlarmi di qualcosa in particolare o solo conoscere di persona chi è alla guida di vostri avversari?

-Sai mi incuriosisci.- Inclinai la testa di lato confusa. -Sei una dei giocatori più promettenti del nostro paese, eppure sprechi in questo modo il tuo talento.

-Eh? Sentiamo in che modo lo starei facendo?

-Schierandoti contro Titans, non sottoponendoti così al processo Nike, evitando perciò alle tue abilità di potenziarsi al massimo. È un comportamento egoista.- Il tono calmo con cui pronunciò quelle parole incominciò ad irritarmi sempre di più.

-Egoista? Ma tu stai fuori!

-Lo è, proprio come quello di tutti i tuoi compagni di squadra, salvo Blaze, state impedendo il progresso naturale del nostro amato calcio.- Sentii la rabbia ribollirmi dentro, poteva davvero essere serio nel dire quelle cose?

-E in che maniera creare dei super giocatori potrebbe essere il futuro del nostro sport? Dei ragazzi che senza fatica ottengono i risultati che vogliono, dov'è finito il sudore e l'impegno derivante da ore di allenamento? La gioia per aver conquistato con fatica gli obiettivi per cui ci si è tanto impegnati, condividendo la stessa passione con i propri amici deboli e forti insieme. IL VERO CALCIO NON È E NON SARÀ MAI QUELLO CHE VOI VOLETE CONTROLLARE! Noi della Raimon faremo di tutto per impedirvelo e vi dimostreremo che la nostra visione è quella giusta sul campo domenica.- Una leggera risata si levò dalla sua bocca.

-È bello vedere una persona così dolce ed ingenua che crede ancora nelle fiabe. Bene allora credo ci vedremo allo Stadio Zeus. È stato un piacere conoscerti.- Si allontanò sorridente e felice, con una tranquillità in corpo da fare invidia a Shawn Froste. Forse proprio per questo motivo mi aveva urtato i nervi persino di più di prima. Solo una cosa mi dava però da pensare, sembrava quasi che per lui quella fosse una verità genuina e assoluta, quasi fosse privo di malizia anche quando mi riprendeva per le mie azioni. Possibile che fossero riusciti a fargli il lavaggio del cervello fino a quel punto?

*Spesso tradotto con espressioni simili a “buona fortuna” o “in bocca al lupo”. Se in Italia si dà importanza alla fortuna, in giapponese si preferisce usare questa parola che significa impegnarsi al massimo, mettercela tutta, non mollare, perseverare, essere tenace fino alla fine. Insomma, non bisogna arrendersi e continuare ad andare avanti nonostante le difficoltà, fino a portare a termine il proprio compito.

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Capitolo 58
*** Capitolo 58 ***


 

La domenica era arrivata più in fretta del previsto e in un men che non si dica ci eravamo ritrovati sul nostro pulmino scolastico in direzione dello stadio. Sentivo il cuore battermi all'impazzata nel petto, quasi avesse intenzione di scoppiare da un momento all'altro. Ero abituata all'ansia prepartita, ma quella prefinale era tutto un altro paio di maniche. Mi rigirai vertiginosamente una ciocca di capelli tra le dita, se Sirius non mi avesse bloccato il polso avrei potuto finire per strapparla. Dai finestrini del bus vidi un grande fiume di persone che affollava tutto il centro sportivo fino alla stazione. Rimasi quasi stupita, era molta più gente dell'anno scorso. Sapevo che lo stadio che era stato creato per questo evento era tre volte quello precedente, ma l'idea che potesse essere riempito nella totalità non mi aveva nemmeno mai sfiorata. Bene, stavo per svenire.

-Capitano non te la starai facendo sotto?- Aiden mi mise un braccio intorno alle spalle divertito. Possibile che lui fosse tranquillo?

-Smettila di fare lo sbruffone, come se tu non stessi morendo dentro, ti si legge in faccia.- Lo rimproverò la fidanzata prendendolo per un orecchio.

-Ora abbiamo la certezza di chi porta i pantaloni in quella coppia, non che prima la situazione fosse ambigua.

-Ethan!- Lo riprese Alex ridacchiando divertito. -Diamogli almeno il beneficio del dubbio.- Il commento fece scattare l'ilarità generale. Se c'era una cosa in cui eravamo bravi alla Raimon, era buttare tutto in caciara. Sospirai, con un semplice scambio di battute erano riusciti a calmare persino me. Amavo la nostra squadra. Mi avvicinai al signor Antony, il quale si trovava alla guida.

-Siamo arrivati?

-Sì, mi posiziono così che siate all'interno delle transenne. Oggi temo la sicurezza avrà molto da fare.

Naturalmente aveva ragione e ci trovammo costretti ad accelerare notevolmente il nostro passo per evitare di rimanere bloccati. Credevo di essere tornata a respirare solo dopo aver superato i tornelli, quando oramai della folla sentivamo solo un rimbombo lontano.

-Questa volta l'avevo vista brutta, pensavo davvero di rimanerci. Una tizia mi ha afferrato per il braccio e il bodyguard l'ha dovuta spingere via! Se avessi voluto fare l'idol mi sarei dato al canto!- Morgan si massaggiò l'avambraccio scioccato. I tifosi potevano essere un po' troppo esaltati ogni tanto.

-Ora per lo meno siamo nel sottopassaggio, credo di non aver fatto nulla di più stancante nell'ultimo mese di questi pochi metri.- Lo assecondò Fabian lasciandosi cadere a terra stremato.

-Mi auguro che la vostra preparazione atletica sia migliore di quella del vostro manager, vorremmo vedervi vincere sapete?- Ci voltammo tutti della direzione da cui proveniva la voce, a quanto pareva non eravamo soli. Mi grattai il collo confusa, perché mi suonava così tanto familiare? Rimasi estremamente sorpresa vedendo chi fossero le cinque figure che comparvero di fronte a noi.

-Cos'è un'invasione dei capitani Titans questa?- Chiese Eth con un tono a dir poco enigmatico, non ero sicura fosse felice della loro comparsa, soprattutto di quella di Hana Wahid.

-Abbiamo lasciato l'organizzazione.- Intervenne proprio la ragazza tirata in causa. -Non tutti noi abbiamo subito il processo e questo credo lo abbiate potuto comprendere anche durante i nostri incontri. Salvo alcuni elementi, i titanidi in particolare, o chi sperava di essere notato, ogni squadra ha deciso all'unanimità di distaccarsi dall'associazione.

-E come avreste avuto questa illuminazione? Vi siete forse svegliati dalla parte giusta del letto o forse avete preso una botta in testa.

-Ethan!- Lo ammonii duramente, non mi piaceva per niente l'atteggiamento che stava avendo.

-Non ti preoccupare, è comprensibile il suo atteggiamento, soprattutto dopo quello che a combinato quel deficiente di Jimi White.- Fece un inchino nella sua direzione. -Mi scuso infinitamente per il suo comportamento, non avrebbe dovuto rivelare una cosa del genere.- Osservai il nostro numero dieci stringere i pugni così forte che le sue nocche divennero bianche. Per un istante temetti che potesse tirarle un pugno, ma poi distese le mani.

-Le sue azioni non sono una tua responsabilità e alla fine mi ha fatto solo un favore, la verità sarebbe dovuta venire a galla prima o poi. Sono stato io sciocco a non fidarmi dei miei amici prima. Anzi tu mi hai anche aiutato durante l'attacco di panico e per questo ti ringrazio.- Le rivolse un leggero cenno con il capo in segno di rispetto.

-Bene, ora che abbiamo chiarito i problemi irrisolti, vi ringraziamo per l'in bocca al lupo e siamo molto felici che abbiate capito quale sia il vero calcio, che merita di essere giocato per molti anni ancora.

-Proprio per questo vogliamo darvi un consiglio, giusto Nobushige.- Aggiunse Beau divertito, probabilmente era a conoscenza del rapporto tra noi due. L'altro gli rispose brontolando e controvoglia incominciò a parlare.

-Aspettatevi di tutto oggi, quelli sono stati cresciuti all'interno del programma sin dall'infanzia. Molti sono progenie di membri importanti, ma è Prometeo quello di cui vi dovete preoccupare di più.

-Per quale motivo?

-È il figlio adottivo del loro capo, lei lo ha cresciuto solo per il suo scopo.- Spalancai gli occhi per la sorpresa. Inutile dire che avevamo tutti lo sguardo puntato verso la Freccia di fiamma.

-Cosa?

-Congratulazioni Blaze hai un fratellastro a quanto pare.- Fulminai il ninja, non era il momento di scherzare.

-Sapete da quanto tempo? Quando lo ha preso con sé?- Adele si morse il labbro, indecisa se rispondere o no. -HO CHIESTO QUANDO!

-Si conoscono circa da quando ne aveva cinque di anni, ma penso fosse a conoscenza di quel bambino così prodigioso persino da prima, le pratiche però sono state completate solo l'anno dopo.- Una piccola fiammella iniziò a bruciare lungo le zone rosse dei suoi capelli, stava per esplodere.

-È lo stesso anno in cui sé n'è andata. Non ero all'altezza delle sue aspettative quindi, non che sia una novità alla fine, non lo sono mai stato. C'è dell'ironia però se ci pensate, il suo piccolo prodigio non è riuscito a fare quello che ha fatto lo scarto. Io ho ottenuto il 100%, lui no, solo un misero 99%.

-Come lo sai?

-Ricordo di averlo letto da qualche parte mentre ero da loro.- Il fuoco si stava espandendo velocemente ed incominciavo a temere che potesse ferirsi. Doveva calmarsi. Shiny ci sorprese per la sua prontezza. Prese il volto del biondo tra le mani e gli sorrise.

-Ehi, guardami. Respira, va tutto bene. Non permettere a quella donna di controllarti, le sue azioni non devono toccarti. Lei ha fatto le sue scelte, tu le tue. Hai un padre che ti ama più della sua vita e solo di questo deve interessarti, lui è la tua famiglia.- Il suo respiro si fece sempre più tranquillo e regolare, mentre l'incendio parve spegnersi.

-Grazie.

Intorno a noi il buio si diradava sempre di più ad ogni passo. Lo spazio ristretto permetteva il rimbombo del suono creato dai tacchetti degli scarpini sul cemento della scalinata di accesso. Era l'unico suono che rompeva quel silenzio quasi assordante. Ben presto però si sommò con le urla della folla proveniente dagli spalti. Il fiume di gente che avevamo visto prima, si era completamente riversato all'interno dello stadio di Zeus. Per un istante tornai con la mente a quando andavo a vedere papà giocare. Quanti tifosi c'erano in quelle giornate, pronti a gridare e innalzare cori per la propria squadra del cuore. Era una sensazione quasi inebriante.

-Ella ... Ella ... GABRIELLA!- Feci un salto sentendo la voce dell'uomo. Persa nei miei pensieri mi ero distaccata dalla realtà presente.

-Arrivo scusate, mi ero distratta un attimo.- Gen ridacchiando si intromise:

-Non è proprio una novità, oramai ci siamo abituati.

-Ma senti questa, porta rispetto per il tuo capitano.

-Nella prossima vita tesoro.

-Ragazze scusate, se aveste finito sarebbe il momento del discorso del capitano.- Per gli dèi, me n'ero totalmente dimenticata a causa dell'ansia. Avanzai nella direzione dei due allenatori, lo sguardo mi cadde sugli amici seduti sugli spalti dietro alla nostra panchina. C'erano molti genitori, riconobbi Caleb, David, Camelia, Isabelle, Xavier, Hurley e Victoria, persino Byron era venuto apposta dalla Corea, ma anche giocatori delle squadre che avevamo affrontato nel corso del torneo o che conoscevamo da anni. Da quelli della Royal a quelli dell'Istituto superiore per prodigi, dai ragazzi della Mary Times Memorial a quelli della Manners Junior High. La mamma non era venuta, ma lo sapevo già, si sentiva così stanca oggi ed essendo al nono mese io stessa le avevo detto di non preoccuparsi. Non sarebbe stata nemmeno l'unica non venire, nessuno dei genitori di Sirius sarebbe stato qui oggi. Alyxia era di turno in ospedale, mentre Jude si era offerto di fare compagnia a mia madre visto che papà non si sentiva di lasciarla da sola a casa. Mi posizionai davanti ai mister, dando loro le spalle. Presi un bel respiro.

-Non voglio utilizzare mezzi termini o parlare di un'ipotetica facile vittoria, perché non lo sarà. Quello di oggi sarà uno scontro difficile e che ci metterà alla prova in molti modi, sia fisicamente che mentalmente. Affronteremo avversari forti, i quali con estrema probabilità potranno fare ricorso alle ali in caso di necessità e che saranno stati allevati solo per questo momento. Noi però abbiamo qualcosa che loro non hanno, la dea della vittoria che ci sorride. Lei percepisce il nostro spirito e il nostro animo, sa che vogliamo salvare il calcio! Perché noi lo consideriamo un amico e il nostro scopo è quello di proteggerlo. Oggi riuscirà a scamparla chi avrà gli ideali più forti ed io ho fiducia, anzi so con certezza assoluta, che saremo noi. Perciò ora entriamo in campo e dimostriamogli qual è il vero volto del nostro sport!- Fortunatamente l'entusiasmo si espanse a macchia d'olio tra gli altri, i quali risposero con un grido affermativo alla mia richiesta. Saremmo stati uniti e avremmo combattuto al meglio delle nostre possibilità, non era uno scontro che eravamo disposti a perdere.

Sorrisi sentendo il suono provocato dai guantoni che sbattevano l'uno contro l'altro stretti nei pugni. Era una specie di rito propiziatorio che facevo ogni volta che il calcio di inizio stava per essere battuto. Quel giorno non sarebbe però toccato a noi quel primo passaggio, bensì ai nostri avversari, i quali erano già schierati in posizione. L'imponente figura di Zafeiris, dalla distanza che divideva le due porte, sembrava alta quanto un nano di Biancaneve. Strano come le proporzioni si modifichino a causa delle lunghe distanze.

-BENVENUTI ALL'INCONTRO PIÙ ATTESO DI QUESTA STAGIONE! CHI VI PARLA È CHESTER HORSE JR., IL CRONISTA UFFICIALE DI QUESTO INCREDIBILE TORNEO! AD AFFRONTARSI IN QUEST'EPICA BATTAGLIA SONO LA RAIMON JUNIOR HIGH, CAMPIONE USCENTE, E L'ACCADEMIA DELLA LEGGENDA, DATA PER FAVORITA IN QUESTA COMPETIZIONE. SONO CERTO CHE OGGI ASSISTEREMO AD UNO SPETTACOLO SENZA PRECEDENTI!- Distratta dalla telecronaca, venni richiamata all'ordine dal fischio dell'arbitro, il quale segnava lo start di quella che sarebbe stata una finale che avrebbe fatto il suo ingresso nei libri di storia. Il divario tra noi nei primi minuti non dava l’impressione di essere presente, la palla cambiava fronte in continuazione in uno scontro equo e nessuna delle due squadre si era minimamente avvicinata alla porta avversaria. Quasi mi domandavo se non sarebbe stata una partita più noiosa del previsto per noi portieri. Naturalmente il karma, che non poteva mai essere dalla mia parte, decise di darmi una risposta immediata. Se c'era una cosa che non avevo minimamente notato, era il cielo nebuloso artificiale che spadroneggiava sopra tutto il terreno di gioco. D'improvviso un fulmine colpì il terreno di gioco cogliendoci alla sprovvista e scaraventando a terra Sierra che era nelle sue vicinanze, mentre al contrario il loro numero cinque riuscì a scansarsi in tempo. In che razza di stadio mortale eravamo finiti?

-Tranquilli sto bene, è solo la botta data dall'essere sbalzati indietro che fa male, il resto zero.- Costatò l'interessata rialzandosi leggermente dolorante. Il pallone, nel frattempo, era rotolato fino ai piedi di Prometeo, il quale si trovava a poca distanza. La frase che sentenziò dopo, pronunciata con una calma glaciale, mi spiazzò:

-Diamo inizio al mito.

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Capitolo 59
*** Capitolo 59 ***


 

Tornavo in campo, dopo uno stop medico chiamato dall'arbitro, con un braccio dolorante, che avevo impedito a Shiny di fasciarmi. Avrei rischiato di perdere mobilità e non avevo intenzione di rischiare quella evenienza. Gli altri non erano messi meglio, Sierra aveva preso una botta talmente forte al ginocchio da dover essere sostituita dal giovane Kane, mentre il resto di noi era sporco e dolorante. Avevamo ragione a preoccuparci e ad ascoltare gli avvertimenti ricevuti, ci eravamo ritrovati in una situazione simile ad un piccolo villaggio attaccato da un intero impero. Mai nella mia vita avevo assistito a giocatori con prestazioni fisiche del genere, non sembravano neppure umani. L'unico che riusciva a tenere il loro passo era Ethan, il quale avendo subito il loro stesso trattamento poteva contrastarli. Uno contro undici però era uno scontro perso in partenza. Dopo mezz'ora di gioco anche lui aveva consumato gran parte delle energie. Tirai un pugno al palo della porta, dovevamo inventarci qualcosa alla svelta. Perdere oggi non era contemplato. Aiden entrò in scivolata su Perseo, un loro attaccante, nel tentativo vano di bloccarlo. Uno ad uno superò tutti i difensori e con il campo totalmente libero si ritrovò davanti a me nell'area di rigore.

-ALI DEL DESTINO! FILO DELLE PARCHE.- Merda.

-ALI DELL'AMICIZIA! GUARDIANO DEL TEMPIO.- Il pallone mi finì tra le mani con una potenza inaudita. Piantai i piedi a terra nella speranza di arrestare la sua corsa, ma sentivo la terra spostarsi e trascinarmi sempre più indietro.

-GOAL! E CON QUESTO L'ACCADEMIA DELLA LEGGENDA SI PORTA SUL 3 A 0. SE LA RAIMON NON SI SVEGLIA IL RISULTATO ORAMAI È SCONTATO.

-Scusate, non sono riuscita a fermarlo.- Mi rammaricai cercando di rimettermi in piedi.

-Non ce l'avrebbe fatta nessuno, era praticamente un proiettile. Se non ci inventiamo una strategia è finita, non possiamo permettere che aumentino il vantaggio a costo di barricarci davanti alla porta.- Costatò Alex deciso.

-Il problema è che se non recuperiamo, sarà altrettanto inutile non subirne altri. Pensa Sirius, pensa.- Borbottò le ultime parole tra sé e sé, forse nella speranza che gli si accendesse una lampadina. Stava andando in overthinking, era meglio fermarlo prima che partisse definitivamente. Lo abbracciai da dietro, bloccandolo quindi sul posto.

-Ehi, sta tranquillo. Non fare come me, non pensare di dover fare tutto da solo.- Ero contenta di essere di spalle rispetto a lui, almeno non avrebbe visto il mio viso più rosso del dovuto e non solo per lo sforzo fisico. Sospirò.

-Hai ragione. Qualcuno ha suggerimenti su cui posso lavorare?- Ethan si passò una mano tra le ciocche più lunghe dei suoi capelli e una leggera fiamma si disperse nell'aria.

-Lasciate fare a me, ci penso io.- Con passo svelto avanzò coprendo gran parte del campo.

-DOVE VAI? DOBBIAMO RICOMINCIARE!- Avevo immaginato che andasse sotto una delle due piccionaie chiuse, quella riservata al capo della federazione, ovvero suo padre, invece virò totalmente la sua direzione. Per quale motivo stava andando verso l'altra zona con un'espressione tutto forche serena? Quando si fermò parve rifletterci un secondo prima di urlare:

-STAMMI BENE A SENTIRE LUNA, È INUTILE CHE CONTINUI A PROVARE AD AVVICINARMI, TE LO DICO UNA VOLTA PER TUTTE NO! NON SEI PIÙ MIA MADRE DA MOLTO TEMPO E STAI CERTA CHE NON LO SARAI MAI DI NUOVO!- Notai Prometeo voltarsi anche lui da quella parte, forse attirato dal sentire il nome della donna che lo aveva cresciuto. -IO LOTTERÒ FINO ALLA FINE AL FIANCO DEI MIEI AMICI E TI DIMOSTRERÒ CHE IL NOSTRO CALCIO È MOLTO PIÙ FORTE DELLA TUA AMBIZIONE! E SAI DOVE SARÀ L'IRONIA? CHE TUO FIGLIO SARÀ ANCHE LA TUA ROVINA.- Ci scambiammo sguardi sconvolti. E chi poteva immaginarlo che lì c'era la signora Blaze? Non mi aspettavo che sarebbe mai potuto esplodere così davanti ai giornalisti, soprattutto sapendo quanto era attento all'opinione della gente. -Perché mi fissate?

-Guarda nessun motivo particolare, non ti abbiamo appena sentito strillare senza il minimo preavviso. Ella non mi guardare male, io vado di ironia quando sono agitata, è nei geni degli Stonewall.

-Mi è venuta a cercare di nuovo prima della partita e avevo bisogno di togliermi questo sassolino dalla scarpa. Su andiamo a vincere!- Scoppiammo a ridere divertiti, quel ragazzo era davvero assurdo. In sottofondo sentì i commenti dei nostri avversari.

-Per quale motivo sono tanto allegri? Stanno venendo annientati.

-Sono degli idioti, ecco perché.

-Vi sbagliate.

-A che ti riferisci Zafeiris?

-Credo che questo sia il famoso spirito della Raimon, la loro capacità di non arrendersi mai davanti a nessuna circostanza. Basta che uno solo non perda la speranza e in meno di un secondo gli altri si saranno già rialzati in piedi pronti a lottare al suo fianco.- Nel frattempo ci eravamo già riposizionati, pronti a ripartire. Non ero certa di come fossero andati gli eventi successivi nello specifico, infondo io ero dalla parte opposta del terreno di gioco. Solo di una cosa ero sicura, di aver sentito Eth evocare.

-ALI DELLA LIBERTÀ!- Erano meravigliose, fatte esclusivamente di fuoco. Ad ogni passo, più la sua forza di volontà aumentava e più le fiamme facevano altrettanto. -LIBERO ARBITRIO.- Lo spazio intorno a lui si tramutò in un ambiente che faceva credere di essere al di sopra delle nuvole e sul pallone venne intrisa una forza luminosa. Prontamente calciò la sfera nella direzione di Prometeo. Nulla valse il suo sforzo di richiamare le ali a sua volta, in un men che non si dica era stato scaraventato dentro la porta insieme alla palla.

-LA RAIMON SI PORTA FINALMENTE SUL 1 A 3, MA IL TEMPO È AGLI SGOCCIOLI, RIUSCIRANNO A RAGGIUNGERE E SUPERARE I LORO AVVERSARI PRIMA DEL FISCHIO FINALE?- Per l'infinita gioia del cronista, trascinati dallo spirito della Freccia di fiamma, riuscimmo effettivamente a pareggiare, il problema arrivò dopo però. Si concluse la mezz'ora di gioco, passarono i minuti supplementari e la situazione non si era minimamente sbloccata, perciò la risposta era solo una. -A QUANTO PARE PER LA PRIMA VOLTA IN ASSOLUTO IL TORNEO NAZIONALE SI CONCLUDERÀ AI CALCI DI RIGORE. OGNI SQUADRA A QUESTO PUNTO DEVE INDICARE I SUOI CINQUE RIGORISTI. RICORDO AI NOSTRI AMICI SPETTATORI CHE IN QUESTA FASE È VIETATO IL RICORSO A SUPERTECNICHE, SPIRITI O ALTRI STRUMENTI. I GIOCATORI DOVRANNO VEDERSELA ESCLUSIVAMENTE CON COLPI NORMALI, PURO E SEMPLICE TALENTO, NUDO E CRUDO.- Mi lasciai cadere vicino alla nostra panchina esausta, era l'ultima cosa di cui avevo bisogno.

-Ella fammi vedere il braccio per favore, dobbiamo controllare che sia apposto.- Shiny mi alzò la manica della divisa prima ancora che potessi controbattere. Quando Lea, con la grazia di un elefante, ci posò sopra uno dei sacchetti del ghiaccio, sul mio volto comparve una leggera smorfia di dolore.

-Piano, mi servirebbe ancora per qualche ora sapete.

-Con il nostro unico portiere in queste condizioni la vedo male.- Sentenziò la mora.

-Non sei molto di aiuto.- La rimproverò Sirius.

-Ragazzi non vi preoccupate, è il sinistro e io sono destra. Ok, battuta pessima, ma seriamente, se servirà bloccherò i loro tiri anche con la testa. Fidatevi di me, voi pensate solo a segnare.- Il regista annuì, per poi rivolgersi a mio padre.

-Allora mister chi tira?

-Non siamo mai arrivati a giocare fino a questo punto e posso solo basarmi su quello che vi ho visto fare negli allenamenti, perciò Blaze, Samford, Schiller, Love e Bianchi. Eth tu essendo la nostra punta d'attacco sarai il primo.- Mi avvicinai il più possibile alla rosa accanto a me, così da non essere udita dagli altri.

-Speriamo bene, Emma si fa prendere un po' dall'ansia in questi momenti.

-PRIMO RIGORISTA: ETHAN BLAZE!- Una mossa mirata e il nostro primo bollino si colorò di verde, lasciando il nostro numero dieci entusiasta. I nostri avversari, da bravi sportivi quali erano, sì, nella prossima vita forse, mirarono solo ed esclusivamente a sinistra, costringendomi ad atterrare puntualmente sul braccio dolorante. Il primo lo parai, il secondo anche, i due successivi decisamente no. Ci trovavamo quindi di nuovo in stallo, con un rigore rimasto a squadra ed entrambe ferme sul due segnati e due fermati. -EMMA BIANCHI SUL DISCHETTO!- La sua solita colorazione olivastra era stata improvvisamente sostituita da una che faceva pendant con il suo cognome.

-Questa ora sviene, non è stata una buona scelta metterla per ultima.- Sussurrò Aiden, forse a voce un po' troppo alta.

-TI HO SENTITO!

-SCUSA, SCHERZAVO SEI GRANDE!- Si rivolse poi di nuovo a noi. -No, ero serio, ora cade a terra come una pera cotta e addio vittoria, o salvare il calcio.- Lo fulminai seduta stante, non era il momento per dire quelle cose.

-FORZA EMMA, SO CHE PUOI FARCELA! SEI GRANDE! RESPIRA E PENSA CHE SEI SOPRAVVISSUTA AI TUOI FRATELLI, QUESTO È NULLA IN CONFRONTO! TU SEI ITALIANA, SEI FORTE!- Almeno ci avevo provato, speravo davvero che potesse sortire qualche effetto. Ecco, aveva iniziato a tremare e non riusciva nemmeno a sistemare la palla sul dischetto, suscitando l'ilarità dei nostri avversari. Promemoria per me, avrei dovuto fargli ingoiare la loro stessa divisa. Prese un bel respiro e prima di pensarci troppo calciò ... con gli occhi chiusi. Era impazzita, ma come le era venuto in mente. Prometeo non si spostò nemmeno, la traiettoria era fuori, dannatamente fuori. Eppure, all'ultimo successe qualcosa di totalmente inaspettato, non avrei saputo confermare se lo avesse fatto in modo volontario, però diede talmente tanto effetto alla palla che di punto in bianco cambiò direzione. Prima ancora che il portiere potesse muoversi, essa finì in rete.

-GOAL! I CAMPIONI USCENTI PASSANO IN VANTAGGIO GRAZIE AD UN'AZIONE STREPITOSA DELLA LORO CENTROCAMPISTA.- Che nel frattempo non aveva idea di come ci fosse riuscita. -SE EVANS PARERÀ L'ULTIMA AZIONE DELL'ACCADEMIA DELLA LEGGENDA, AVRANNO VINTO. A QUESTO PUNTO LE SORTI DELLA PARTITA SONO IN MANO A LEI E A MYLONAS. IL CAPITANO LEGGENDARIO RIUSCIRÀ AD ESSERE DEGNA DEL SOPRANNOME CHE PORTA?- Giusto per non mettere ansia. Strinsi le mani al petto e feci un respiro profondo, avevo fatto una promessa a me stessa quella mattina prima di andare allo stadio e, nonostante non riguardasse il calcio, volevo mantenerla a tutti i costi. Per riuscirci però avrei solo dovuto bloccare quel colpo.

-Lo hai già fatto milioni di volte e come tutte quelle ce la farai. Non solo ho fiducia in te, ma ne ho anche l'estrema certezza.- La voce del Comandante assoluto del campo mi arrivò all'orecchio dolce e delicata, portandomi ad arrossire di colpo. Mi posizionai tra i pali e rivolsi uno sguardo veloce ai miei amici, a chi era in panchina e ai genitori che erano venuti a vederci, infine mi focalizzai sul numero quattordici. Nemmeno un minuto più tardi l'ultimo pallone era stato calciato, dritto, preciso verso di me. L'aria si spostava con lui ad una potenza fuori dal comune. Colpì entrambe le mie mani, facendomi inevitabilmente sussultare per il dolore. Non avevo intenzione però di arrendermi, a costo di rompermi un braccio lo avrei fermato. Non solo per me, ma anche per i miei compagni, per i miei migliori amici, per papà, per gli adulti che ci avevano aiutato, per tutti coloro che amavano il nostro sport e per il calcio stesso.

-PARATA! LA RAIMON JUNIOR HIGH È UFFICIALMENTE LA SQUADRA CAMPIONE DELLA SCALATA DELL'OLIMPO!- Mi lasciai alla fine cadere a terra con la palla stretta al petto e il fiatone. Improvvisamente era come se mi trovassi in una bolla, persino le urla dei tifosi sembravano ovattate. Ripresi il controllo delle gambe e mi alzai in piedi. Vidi gli altri correre verso di me, ma gli schivai uno dopo l'altro, ignorando quegli abbracci ed esultanze fugaci. Avevo una cosa da fare e non avevo intenzione di aspettare nemmeno un secondo in più.

-Ella sei stata mitica, visto che non avevi nulla di cui preoccuparti. Abbiamo vinto!- Sirius si era tolto gli occhiali e sul suo viso compariva un'espressione totalmente festosa, erano rare le volte in cui vedevo tanta gioia sul suo volto. Si guardava intorno allegro come non mai. Probabilmente, se non avessi raccolto tutto il coraggio che avevo allora, non lo avrei mai fatto, ma oramai ero in ballo e che senso aveva aspettare. Senza il minimo preavviso lo strattonai per farlo voltare verso di me, afferrandogli prontamente il volto tra le mani e, mentre mi elevavo leggermente sulle punte, posai le mie labbra sulle sue dolcemente.

Pov. Sirius

Impiegai alcuni istanti per realizzare cosa stesse succedendo e rispondere al suo gesto. Non capivo niente, sapevo solo di essere felice e che non avrei voluto che quel momento si concludesse mai. Se si fosse trattato di un sogno, nessuno avrebbe dovuto azzardarsi a svegliarmi.

Pov. Esterno

Se intorno a loro l'atmosfera sembrava congelata, quasi esistessero solo loro su quella terra, quel gesto della ragazza aveva portato l'attenzione degli altri a focalizzarsi esclusivamente su di loro. I giornalisti scattavano foto a raffica e il mormorio e le urla erano diventate un tutt'uno.

-I miei bambini sono diventati grandi, la mia migliore amica ha dato il suo primo bacio. Sono felice.- Il giovane Blaze, con l’espressione di qualcuno che stava per scoppiare a piangere, strinse la povera Castle come se fosse un pupazzo.

-Non respiro.- Altri invece erano nel pieno del gossip.

-Ce l'hanno fatta, non ci credo.- Costatò Alex allegro, una delle sue ship si era appena realizzata.

-Io sono ancora scioccata che lei abbia preso l'iniziativa, se non lo avessi visto di persona non ci avrei creduto.- Aggiunse Genesis tra il divertito e il confuso.

-Che sei San Tommaso? Se non vedi non credi? Comunque, oggi molte gioie, ho segnato il goal decisivo e ora Gabriella non ha più scuse per dirmi che non possiamo parlare di ragazzi.

-Emma certo che tu pensi sempre alle cose serie eh?

-Ovvio.- A poca distanza un padre guardava la scena con sorriso malinconico.

-Sai Lucian, i figli crescono così in fretta che non te ne rendi nemmeno conto. Un momento prima sono seduti a giocare, poi ti volti e sono diventati adolescenti.

-È il ciclo della vita, noi invecchiamo e loro diventano adulti ogni giorno di più. Però sono una bella coppia.

-Già, Sirius è la persona migliore che potessi sperare di vederle accanto.- Quando arrivò il tempo di staccarsi, Ella abbassò lo sguardo imbarazzata.

-Ok, questa non me l'aspettavo.

-Spero di non aver combinato un casino, magari tu non volevi o ...- Lui fermò quell'inizio di parlantina con un altro bacio veloce.

-Secondo te a me non andava bene? Ti ricordo che parli con quello che ti viene dietro da un paio di mesi a questa parte. Ho solo una domanda però, cosa significa?

-Che ipoteticamente ... al diavolo, è da un po' che credo sia così, ma penso di averlo realizzato solo da poco. Tu mi piaci e non come un amico.- Un sorriso a trentadue denti si palesò sul volto del moro e dalle sue labbra uscirono poche semplici parole.

-Vuoi essere la mia ragazza?

-Sì.- Si scambiarono un ultimo bacio prima di mettersi in fila per la premiazione. Una medaglia adornò ben presto il collo dei ragazzi e la coppa, ispirata anch'essa al mondo antico, venne posta nelle mani del capitano. La sensazione provata era stata molto diversa da quella che i veterani avevano vissuto l'anno precedente. Aveva il sapore degli allenamenti, delle partite e soprattutto di aver protetto e salvato il calcio. Negli occhi di quei ragazzi si poteva leggere la soddisfazione e la fine di una responsabilità troppo grande per delle spalle così piccole. Sotto un mare di coriandoli che scendevano dal cielo, Prometeo si avvicinò al numero dieci della Raimon. Era la prima volta che si trovavano davvero faccia a faccia in quel modo, con tutte le carte scoperte.

-Non sapevo che esistessi fino a quest'anno.

-Cosa?

-Se avessi saputo che ti aveva abbandonato l'avrei convinta tornare da te. È come se ti avessi rubato tua madre e ti chiedo scusa per questo.- Il biondo spalancò gli occhi. Di certo non si aspettava una frase del genere.

-Nulla di questa storia è colpa tua, siamo due vittime dei fatti e alla fine, almeno per me, è meglio che sia andata così. Sono cresciuto in una casa felice sai, mio padre è stato grande, molto più di quanto avrebbe mai potuto essere lei.- Sembrò rifletterci un istante, per poi alzare le spalle. Era inutile farsi troppi problemi. -Dovresti conoscerlo sai, ti piacerebbe, infondo è anche il tuo, no? Almeno secondo la legge.

-Lo dici seriamente?

-Certo e credo che per lui varrebbe lo stesso.- Rivolse lo sguardo verso la piccionaia dove si trovava l'uomo, il cui riflesso era perfettamente visibile. Guardava loro con dolcezza, senza il minimo pensiero.

-Come fa a sapere della mia esistenza?

-Gli ho mandato un messaggio prima dell'inizio della partita. Temo che papà orso oggi partirà in quarta, qualcuno metta le telecamere, non vorrei perdermi la scena per nulla al mondo.- L'altro inclinò la testa confuso. -Lascia perdere, mi sono capito da solo.

Tra un festeggiamento e l'altro il Capitano leggendario saltò in braccio al padre, euforica per la vittoria. Avevano giocato bene e ce l'avevano fatta, avevano vinto.

-Siete stati bravissimi, sono sicuro che la dea della vittoria stia sorridendo. Avete salvato il calcio!

-Be' il compito della Raimon, no? Noi siamo i difensori del nostro sport e lo saranno anche le future generazioni che verranno.

-Lo spero davvero.- Uno squillo ruppe quel momento padre-figlia, portandoli entrambi a guardarsi intorno. Celia corse incontro ai due con il telefono tra le mani con un'espressione preoccupata.

-MARK!

-Che succede? Perché hai quello sguardo?

-È Jude, dovete correre all'ospedale dove lavora Alyxia! Nelly è in travaglio!

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Capitolo 60
*** Capitolo 60 ***


Eravamo corsi al bus ad una velocità impressionate per aver appena finito di giocare la finale più lunga nella storia del campionato giovanile. Mi scappò una risata vedendo papà praticamente in iperventilazione, per un attimo sembrava lui quello che stava per partorire. Lo capivo infondo, era in ansia per la mamma e il fatto che alla data prevista del parto mancassero svariati giorni e che la sua ostetrica fosse in vacanza lo agitavano persino di più. Come se non bastasse, il centro sportivo distava venti minuti e solo gli dèi sapevano quante cose potessero accadere in una sala parto nell'arco di così poco tempo. Che entrambi gli zii fossero con lei mi confortava, almeno aveva vicino due persone che le volevano bene e che conosceva, poi zia Alyxia era un luminare nel campo della maternità. Se fossi stata al posto suo, non avrei voluto nessun altro accanto. Inconsciamente mi ritrovai a recitare una preghiera, nella speranza che tutto andasse per il verso giusto. Eravamo riusciti a proteggere il calcio, lei doveva stare bene per forza. Sentii improvvisamente due mani stringere le mie facendomi sussultare. Riaprii gli occhi e notai Sirius a poca distanza sorridermi.

-Puoi stare tranquilla, mia madre è con lei. Sarà una persona un po' sbadata a volte, ma quando è a lavoro è la migliore. Finché saranno insieme andrà tutto senza dubbio a meraviglia.

-Se vuoi farti una risata per distrarti puoi pensare invece che zio Jude è lì con loro e sarà sicuramente nel panico più totale.- La voce di Ethan riempì lo spazio intorno a noi squillante. Alzammo entrambi un sopracciglio confusi. -Si fa prendere dal panico in certe situazioni, lo sapete meglio di me. Non fate i finti tonti. Esattamente come il moro qui anche lui fatica nelle situazioni dove non ha il controllo di ogni cosa e lasciatevelo dire questo è decisamente il caso.

-Non posso dargli torto e personalmente non vedo l'ora di vedere il mio vecchio in quelle condizioni.

-Sei un figlio terribile.

-Nah, solo terribilmente sadico.

-In poche parole, la sua versione in miniatura. Ad ogni modo, Ella pronta a diventare una sorella maggiore? Già studiato un videotutorial su come cambiare i pannolini? Se non lo hai ancora fatto ti consiglio di farlo subito, massimo entro domani ti servirà sicuramente.

-Mi dispiace per te Eth, ma il consiglio di casa Evans ha deciso all'unanimità che l'onore del primo pannolino sporco di cacca toccherà a te.- L'espressione che si era andata a creare sul suo volto era stata una goduria assoluta, in un misto tra panico assoluto ed orrore. Lo sapevo che si stava già immaginando ricoperto di sterco dalla testa ai piedi, ne ero certa. -Dai ti sto prendendo in giro deficiente.

-Grazie agli dèi!- Non mi ero accorta di quanto velocemente quello scambio di chiacchiere avesse fatto passare il viaggio e in un men che non si dica ci eravamo ritrovati a correre fuori dal pulmino come dei disperati, disturbando la quiete di un povero ospedale.

Evitato l'omicidio di una receptionist lenta come una lumaca e trovata finalmente la stanza, le urla che ne fuoriuscivano non facevano sperare nulla di buono. Per quale motivo le donne dovevano affrontare un dolore simile, non ero sicura di voler avere figli se significava tutto quello. Potevamo sempre prendere un cane, no? Stessa cosa alla fine, almeno speravo. Papà arrivò quasi alla soglia della porta prima di arrestarsi di scatto.

-Oddio, non so se ce la faccio. L'ultima volta stavo per svenire, se Gabriella ci avesse messo solo un minuto in più sarei collassato a terra.- Aveva iniziato a borbottare tra sé e sé, sotto i nostri sguardi confusi. Certo che a volte sapeva essere proprio un fifone per quanto tenero. Per fortuna il cielo aveva voluto che zio Axel, ricevuta immediatamente la notizia e guidando una Ferrari, a differenza del nostro mezzo di trasporto con poca potenza nel motore, riuscisse a giungere qui prima di noi e perciò potesse prendere in mano la situazione. Considerando poi che il solito razionale e responsabile del trio stava svalvolando dentro la stanza in quel momento. Prima che avessi il tempo di realizzarlo, aveva già colpito mio padre con una cinquina in pieno volto.

-Mark riprenditi, non è il momento di lasciarsi andare. Tuo figlio sta per nascere e ha bisogno di suo padre ora, proprio come ne ha Nelly. Vuoi davvero che quella poverina soffra le pene dell'inferno da sola? È come quando siamo in campo, stiamo giocando la finale di campionato e mancano pochi minuti alla fine. Non si può mollare a questo punto non credi? Non sei tu quello che dice che la dea della vittoria sorride solo a chi lotta fino alla fine per conquistarla? Ora entra lì dentro e porta a casa questa partita!- Indicò fermamente la direzione, pronto a non indietreggiare nemmeno di un millimetro. In un movimento quasi impercettibile le spalle di papà si sollevarono, segno che aveva preso un bel respiro.

-Hai ragione. Non mi sono mai arreso in vita mia dovrei farlo adesso forse?- Eccolo lì, il sorriso alla Evans, il suo marchio di fabbrica. Senza esitare oltre spalancò la porta ed urlò: -Eccomi tesoro sono qui!- Il susseguirsi degli eventi successivi non mi era molto chiaro, forse per l'agitazione e la paura che qualcosa potesse andare storto. Eppure, quando alle 12 in punto di quel 6 settembre 2037 il suono di quel primo vagito mi giunse all'orecchio, tutto scomparve e rimase solamente una gioia incommensurabile.

-È nato?- Chiese prontamente Ethan al padre, il quale aveva un’espressione beata.

-Presumo di sì.- L'eccitazione sul volto di tutta la squadra era perfettamente visibile, quasi come se il premio che ci avevano consegnato solamente pochi minuti fa in confronto non fosse nulla. Mi avvicinai alla camera correndo e cercai di entrare. Non vedevo l'ora di conoscere il mio fratellino.

-Signorina non dovrebbe irrompere così senza permesso.- Mi sgridò l'infermiera.

-Scusi è che ...

-La lasci stare, ha fatto benissimo. Su Ella vieni qui, Iridio ti sta spettando.- La voce di mia madre era bassa a causa delle urla, però anche spettinata e sudata come dopo un allenamento era sempre bellissima. Seduto vicino a lei c'era papà che guardava fisso il minuscolo esserino che aveva in braccio, mentre zio Jude era in piedi vicino alla finestra scompigliato nemmeno avesse appena partorito lui. Si era persino tolto gli occhiali ed era decisamente rosso in viso. Il fagottino racchiuso in una piccola copertina blu aveva gli occhi chiusi, però agitava le braccine allegro. Aveva i capelli più chiari dei miei, lo stesso marrone rossiccio della mamma, però i tratti erano un misto perfetto tra entrambi i nostri genitori. Mi chiesi da chi avrebbe ereditato gli occhi, ma era ancora presto per scoprirlo. Allungai la mano delicata, avevo quasi paura che si rompesse in mille pezzi come una bambola di porcellana.

-È bellissimo. Oddio, sto per piangere.

-Amore, perché non lo prendi in braccio?

-No, non ho idea di come si faccia e potrei farlo cadere.

-Ti assicuro che se c'è riuscito questo qui, possono riuscirci tutti.- Papà mise un finto broncio.

-Ma se ero più bravo di te con lei.

-Ti piacerebbe. Su forza Ella avvicinati.- Titubante lo presi, cercando il più possibile di farlo stare comodo. Avevo letto un libro e visto vari video su Internet su questo tema, volevo essere documentata e speravo davvero mi tornassero utili. Era davvero perfetto. Stavo per dire qualcosa, ma un'espressione di dolore comparve sul volto di mami e non sembrava intenzionata ad andarsene. Non ero stata l'unica ad accorgersene immediatamente.

-Tutto bene, che succede? Alyxia!- Si sedette su uno sgabello ai piedi del letto, mentre ogni presente nella stanza la guardava preoccupato.

-Nelly per favore apri le gambe, devo controllare una cosa.- Con il respiro affannato e la mano che stringeva quella del marito quasi a stritolarla eseguì la richiesta. -Gabriella per favore esci, porta con te anche il bambino.

-Cosa? Perché che succede zia?

-Il parto non è finito, c'è un gemello!

E così mi ritrovai sbattuta fuori con un pargoletto in braccio, con le urla che nuovamente si propagavano per il corridoio. Nella confusione più totale, assalita dai miei compagni che volevano sapere cosa fosse successo, mi ripresi solamente quando sentii il braccio del piccolino toccarmi. Zio Axel mi si avvicinò prontamente e dolcemente mi domandò cosa fosse successo.

-C'è... c'è un secondo bambino.

-Cosa?- Un suono terribilmente acuto uscì dalla sua bocca. Si schiarì la gola. -Scusate. Ok, Mark si è davvero impegnato questa volta.- Il figlio lo guardò confuso, con uno sguardo di chi si stava chiedendo cosa diamine stesse dicendo. -Sono in panico anch'io.

-Vuoi vedere Iridio? Aiuta parecchio a calmarsi. Ragazzi se volete avvicinatevi anche voi, però piano e non troppo.- Si disposero in modo più ordinato di quanto mi aspettassi, attenti a permettere persino ai più bassi una buona visuale.

-È un amore! I miei fratelli erano molto più brutti da piccoli.

-Emma!

-Che volete è vero.- Scoppiammo a ridere collettivamente e per un istante riuscì a distrarmi dal caos che stava accadendo alle mie spalle.

-Allora come ci si sente ad essere una sorella maggiore?- Genesis mi rivolse un sorriso tranquillo, anche il suo temperamento indomabile doveva cedere alle emozioni incredibili della giornata.

-Bene, credo. Non ho ancora avuto effettivamente il tempo di fare danni però.

-Sono certo che non ne farai nessuno nemmeno in futuro.- Sirius mi accarezzò la schiena in segno di affetto, ero felice del cambio di rapporto tra noi due, speravo solo di riuscire a gestirlo. Avevo molta paura di finire con il rovinare tutto e non me lo sarei mai perdonata. Scorsi l'orologio che faceva capolino dietro la sua testa, erano già passati cinque minuti, quanto ancora avremmo dovuto aspettare? La risposta arrivò molto prima del previsto per fortuna. L'infermiera lasciò la camera solo un minuto più tardi, comunicando sia a me che ad Axel che saremmo potuti entrare. Papà piangendo stringeva il secondo fagottino al petto, mentre mamma stanca li osservava felice.

-Sono identici, omozigoti.- La voce di Alyxia mi ricordò che non eravamo soli, facendomi riprendere dal momento di estasi. Ad essa seguì quella del nostro regista, che facendo capolino con la testa sulla soglia chiese:

-Vi fa piacere se attivo la telecamera e registro un po' in giro? Così da avere dei ricordi da riguardare.

-È un bel pensiero, grazie Sir.- Rispose gentile l'ex portiere e ben presto la videocamera incominciò a svolazzare in giro. Mi avvicinai all’uomo così da riunire i gemelli, avevano ragione erano proprio uguali, due gocce d'acqua.

-Già scelto il secondo nome?

-Sì.

-Questa risposta in coro mi preoccupa e non poco. Pensavo mi avreste detto che non avevate deciso nulla essendo una sorpresa.

-Avevamo un nome con cui eravamo indecisi per Iridio; perciò, abbiamo pensato di darlo a questa sorpresa inaspettata.

-Sarebbe?

-Volevamo qualcosa della nostra tradizione, perciò Enmei, che vuol dire proprio colui che da sostegno alla vita.- Confutò la donna.

-A questo punto, Iridio, Enmei, benvenuti in questa folle famiglia. Da noi non ci si annoia mai ve lo posso assicurare, ma soprattutto, nonostante i disastri che siamo nel nostro piccolo, siete nati in un luogo pieno di amore e di persone che tengono infinitamente a voi. Non dimenticatelo mai.

-Ella.

-Che fai ricominci a piangere? L'età ti ha proprio rincretinito Evans.

-Zitto un po' Sharp, come se tu e quell'altro non aveste gli occhi lucidi. Guardate che vi vedo!

-Questo perché mio marito fa tanto il duro, però in realtà è un tenerone.

-Alyxia!- L'ambiente si riempì di risate contagiose, che mi fecero sorgere un dilemma.

-Zia posso farti una domanda?

-Certo tesoro dimmi pure.

-Ma perché non si sono accorti prima del secondo? Insomma, non si dovrebbe vedere?

-Personalmente avevo il dubbio, ma si è verificata una condizione molto particolare che ha impedito di capirlo. I gemelli erano posizionati così che Iridio coprisse perfettamente il suo fratellino e nessuno poteva rendersene conto.

-Naturalmente il caso su un milione dovevo essere io, ti pareva. Ora chi dorme più con due neonati.- Sbiancai.

-È troppo tardi per chiedere asilo politico?- Papà con dei riflessi pericolosamente felini aggiunse:

-Sappi che da oggi in poi ogni volta che vai a dormire da loro ti voglio almeno a tre stanze di distanza da Sirius, al massimo ci deve essere anche Ethan tra di voi.- I miei zii si scambiarono uno sguardo confusi.

-Temo che andando in sala parto ci siamo persi un passaggio fondamentale.- S'intromise zio Jude decisamente confuso.

-Siamo sempre più vicini al diventare parenti, ecco cosa succede. Ella e Sir si sono baciati, ora stanno insieme e questo è accaduto davanti ai miei occhi. Sono ancora tentato di commettere un omicidio.- Quasi in simultanea i volti mio e del ragazzo si tinsero di rosso fino alla punta delle orecchie.

-Ah.

-Dici solo questo? Ah?

-No, in realtà c'è dell'altro. Axel mi devi 1000 yen, ho vinto la scommessa.

-Scusate cosa?- Il moro estremamente confuso si rivolse agli adulti presenti.

-Io puntavo sul fatto che si sarebbe dichiarato prima Orlando, cavolo ho perso.- S’intromise il biondo del trio.

-Avete puntato dei soldi sulla nostra vita sentimentale? Ma che genitori siete?

-Aspettate che posi mio figlio e vi uccido.

-Dai Mark, non fare sempre il guastafeste, per una volta che non lo fa Jude.

-Scusate, sono dei bambinoni troppo cresciuti. Io invece sono molto contenta per voi, speravo che andasse a finire così.- Ci abbracciò dolcemente entrambi, in quel modo materno che solo poche madri erano in realtà capaci di fare. Aly era davvero incredibile. Dall'altro lato della camera, nel frattempo, l'adulto della famiglia Blaze si stava avvicinando alla porta.

-Ragazzi scusate se vi lascio, però ho una questione urgente da risolvere ora. Ci sentiamo più tardi.

-Va bene.

Pov. Axel

Placare la rabbia era qualcosa di molto difficile da fare, soprattutto per una persona come me, però in quel momento l'unica scelta sensata era lasciare che la razionalità prendesse il sopravvento. Non potevo lasciare a quella donna ancora potere su di noi, non potevo lasciarle fare di nuovo del male ad Ethan. Era strano pensare che in passato potessi averla amata talmente tanto, cosa avevo visto in lei? Perché non avevo dato ascolto alle parole di Mark, quando aveva parlato di un brutto presentimento il giorno in cui l'aveva conosciuta? Possibile che fossi talmente accecato dall'amore per non accorgermi della persona che si nascondesse sotto quell'aspetto meraviglioso? Il fatto che fosse a pochi passi da me suscitava fin troppe domande, ma allora avevo solo pochi semplici obiettivi e non vi avrei rinunciato per nulla al mondo.

-Il nostro calcio ha vinto, te lo avevo detto. Il bene batte sempre il male.

-Io sarei l'oscurità quindi?

-Per me? Per nostro figlio, o forse dovrei dire figli visto che non sapevo nulla di Prometeo? Assolutamente sì.- Improvvisamente il suo sguardo di ghiaccio parve alterarsi.

-Cosa sai tu del mio Meteo?

-Quello che c'è da sapere. Non c'è voluto molto ai miei avvocati per scoprire della sua custodia dopo che Eth mi ha avvisato, è bastato giusto il tempo di una partita. Che c'è ora non ridi più? Giusto per capire, hai abbandonato il nostro bambino per cosa? Crescerne un altro che rientrava nelle tue aspettative? Non pensavo potessi cadermi più in basso, eppure lo hai appena fatto.

-Ho semplicemente dato casa ad un ragazzo che non aveva nulla, non mi sembra una brutta idea.

-Non lo sarebbe infatti se non lo avessi usato per i tuoi esperimenti. Se avessi voluto adottarlo per crescerlo felice avresti potuto semplicemente dirmelo, lo avrei accolto a braccia aperte. A te però è sempre e solo interessata la tua brama di potere e null'altro. Per questo motivo ho deciso di inserire nei documenti per il divorzio che la custodia esclusiva sarà mia, di entrambi.

-E chi ti assicura che riuscirai finalmente ad ottenerlo? Se vuoi una separazione consenziente devi avere la mia firma.

-Quello non è un problema, sai non sei l'unica abbastanza intelligente da ideare piani complicati. Esiste solo una persona che io conosca in grado di batterti per furbizia, scaltrezza, ingegno e forse un pizzico in arroganza e per fortuna è uno dei miei migliori amici, Jude Sharp. Non gli c'è voluto molto per creare una strategia adatta alla situazione e far finire tra quella pila di documenti che firmi ogni giorno, senza nemmeno leggere, anche quelle carte.- Aprii la cartellina che avevo in mano tirando fuori una copia dell'atto. -L'originale l'ha già il mio legale. Mi dispiace, però oggi hai perso definitivamente e non solo sul campo di calcio.- L'espressione di rabbia sul suo volto era impareggiabile, persino peggiore di quando moriva d'invidia nei confronti di Nelly o Alyxia.

-Come hai osato!- Alzai le spalle, forse leggermente divertito. Esisteva forse nulla di meglio che battere qualcuno che aveva portato solo sofferenza nella tua vita?

-Sai è strano, ma alla fine non credo di odiarti, anzi. Forse mi fai solo pena. Avevi tutto e lo hai buttato via per cosa, per il potere? Vale davvero di più della famiglia e degli affetti? Se è davvero così, sono felice di non averlo mai ricercato. Sono contento di averti conosciuto solo per un motivo, perché senza di te non avrei mai avuto Ethan nella mia vita e quello è stato il regalo più grande che potessi mai farmi. Addio Luna, sei stata un'ottima avversaria almeno sul campo da calcio.- Mi voltai perso la porta, con l'intenzione di andarmene il più in fretta possibile da quella stanza. Chiudere quel capitolo della mia vita era tutto quello che mi interessava.

-Pensi davvero che sia finita con il piano di Titans? Noi siamo solo il gruppo giapponese, la vera organizzazione è un'altra e sta già muovendo i fili a livello internazionale. Siete ancora ben lontani dal salvare il vostro amato sport e stai certo che non ci riuscirete.

-Sottovaluti molto la forza di quei ragazzi, stai certa che ovunque bisognerà andare per proteggerlo, loro saranno già lì. Nessuno ci porterà via il vero calcio!

 

Ringraziamenti

Questo capitolo lo vorrei dedicare a voi cari lettori che avete deciso di leggere questa storia e vivere quest’avventura con me, seguendomi in questo percorso durato circa due anni. Vorrei ringraziarvi per questo, soprattutto per le recensioni, che sono sempre stati per me anche fonte d’ispirazione. Vorrei invitarvi per questo a commentare qui con le vostre opinioni su qualunque cosa riguardi questa storia o per pormi domande in merito, insomma ogni cosa vi passi per la testa è bene accetta. La settimana prossima inizierò a lavorare al seguito, Inazuma Eleven Beyond The Horizon, ho tante idee e non vedo l’ora di rendervi partecipi.

Un grazie di cuore,

Giulia

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