#17: Onion.
“Ehy, ascolta Ax,
forse c’è qualcosa che dovresti sapere…”
“Oh, Roku, andiamo! Non ho due anni, so come si
taglia
un…cos’è, a proposito, un vegetale?”
Roxas, sistemandosi il grembiule dietro la
schiena, lasciò
trapelare un’espressione che sembrava quasi compatire quel deficiente
là
davanti.
Axel, con il tagliere tra le mani e un coltello
affilato lì
accanto, inarcò un sopracciglio studiando quella specie di…cosa
puzzolente che Roxas gli aveva pazientemente chiesto di
tritare.
Quindi ora aveva due importanti missioni da
portare a
termine.
La prima, era scoprire che nome avesse la robaccia
che
teneva in mano.
La seconda, ovviamente, era cercare sul dizionario
il
significato del verbo ‘tritare’.
“Oh, sì, certo, Ax. La cipolla è un vegetale. Mio
Dio, siamo
di fronte ad un talento culinario dalle doti artistiche stupefacenti!”
scherzò
Roxas, e perfino uno con il cervellino da acaro come Axel capì che lo
stava
prendendo in giro.
“Ehy, dacci un taglio va bene?! Lo sai che di
questa roba
non ci capisco un tubo. Sei tu, quello esperto nei lavori da
donnicciola!”
esordì, acidamente, sperando di averlo offeso come aveva fatto con lui.
Ma Roxas, nonostante avesse quattro anni meno di
lui –
tralasciando l’età mentale, naturalmente-, come al solito ebbe una
reazione più
matura, e con sicurezza disse di
rimando: “Sai, a volte anche i seme devono mettere da parte la loro virilità”
parola che sottolineò con la voce “ e dare una mano ai propri ukè.”
Axel, in tutta risposta, lo scrutò da capo a piedi, spazientito.
“Hai comprato un altro manga yaoi, Roku?”
Roxas arrossì un poco, agitando il cucchiaio che
aveva in
mano e schizzando sugo ovunque.
“Ehy, Axel, forse non te ne sei mai accorto”
disse, in tono
apatico, “ma io sarei teoricamente gay. Indi per cui, non c’è nulla di
male se
ogni tanto mi compro qualche shonen-ai, ok?”
Axel stava per rispondergli che, fosse stato per
lui, invece
di stare chiusi in quella cazzo di cucina sarebbero potuti correre nel
soggiorno e viverlo, uno yaoi come
Cristo comanda; nonostante però ne avesse l’intenzione, non riuscì a
proferire
parola, perché Roxas si era accorto che la cipolla era ancora lì, in
bella
vista sul tagliere, giallognola e puzzolente che aspettava di essere
sminuzzata.
“Axel! Ma porca puttana, ti decidi a tagliare la
cipolla?
Dài, che così la buttiamo nel sugo!”
Axel, alzando gli occhi al cielo, provò l’impulso
di
buttarci quella testina bionda, nel sugo. Altro che quella cavolo di
cipolla.
Sospirò e, inforcando un coltello dalla
preoccupante
lunghezza, iniziò col dividere la cipolla a metà.
Ok, forse poteva farcela; in fondo, doveva solo
farla a
tocchi.
Già, roba da niente.
Convinto di ciò, iniziò il suo lavoro, mentre alle
sue
spalle Roxas assaggiava il suo amato sugo, ora commentando, ora
aggiungendoci
un po’ di pepe, mentre ogni tanto sbraitava un “Stai attento, Ax.”
“Ma per favore! Guarda,” lo chiamò, e Roxas si
avvicinò a
lui, osservandolo mentre faceva a pezzi enormi
la cipolla “me la sto cavando alla grande!”
Roxas gli lanciò un’occhiata truce, poi lo scansò malamente, rubandogli
il
coltello e tritando quel povero ortaggio alla velocità della luce.
“Guarda e impara, grande chef!” lo schernì,
ricevendo in
risposta un sonoro e imbarazzato “Vaffanculo”.
Il più piccolo iniziò all’improvviso a sentire
quel bruciore
agli occhi che tanto odiava, e, sorridendo come se niente fisse, si
rivolse ad
Axel e, baciandolo sulla guancia, gli porse il coltello.
“Dài, permalosone. Ora prova tu.”
Axel si sciolse un po’, ma Roxas aveva una faccia un po’ troppo
divertita per i
suoi gusti, e aveva seri dubbi che tale divertimento fosse dovuto al
(per
niente coinvolgente) taglio di quella roba.
Per niente convinto, e scrutando profondamente
Roxas che,
accanto a lui, sghignazzava sotto i denti, tornò di fronte alla sua
nemica, tritata
finemente da Roxas a metà.
L’altra metà era quella che doveva tagliare lui:
controllò
la lama del coltello, ma non sembrava avere nulla di strano.
Oh, al diavolo! Roxy era troppo dolce per fargli
un
qualsiasi scherzo…certo, un mese prima lo aveva fatto cadere nella
vasca che
aveva riempito di fango mentre lui era al supermercato,
e Roxas, dopo averlo chiuso a chiave nel
bagno, si era mangiato tutti i suoi biscotti al cioccolato, ma
insomma…erano birichinate,
semplici giochini innocenti, e Roxas non lo aveva fatto con cattiveria.
..oh sì?
Mentre pensava a tutte le volte che il suo ragazzo era riuscito a
prenderlo per
il culo (come quando lo aveva convinto a mettersi un costume da
procione, con
la scusa che sarebbe stato ‘eccitante’, e poi lo aveva chiuso fuori al
balcone,
costringendolo per ore a farsi guardare da tutti i passanti mentre lui
sbraitava come un matto), continuava a tritare la cipolla, cercando di
non
sbagliare.
“Ahah, visto, piccolo saccente? Non sono ancora
così idiota
da non riuscire a…”
Bloccò la frase di colpo, accorgendosi solo ora
che aveva
qualcosa negli occhi. Provò a strofinarseli un po’, lasciando il
coltello sul
tavolo, ma capì subito che stava solo peggiorando le cose.
Roxas, accanto a lui, rise sonoramente.
Uao, Axel era davvero prevedibile…
“Ehy, Aku, tutto bene? Che c’è, non riesci neanche
a
tagliare una cipolla, adesso?” lo cantilenò, come un bambino che sfotte
un
coetaneo perché ha finito l’album di figurine prima di lui.
“Sta..sta zitto!” sbraitò subito l’altro,
afferrando di
nuovo la lama, e con decisione e rapidità ricominciò il suo lavoro,
stavolta
riuscendoci alla perfezione.
Ma più tagliava quella schifezza, più gli occhi
bruciavano,
e bruciavano e..oh, ma cazzo, stavano andando a fuoco!
Le iridi solitamente di un verde abbagliante ora
stavano
lacrimando, assumendo un colorito sempre più spento.
Roxas, lì accanto, tratteneva a stento le risate,
e
continuava a mostrarsi severo, ripetendo: “Tritala ancora, Aku, i pezzi
sono
troppo grandi”.
Axel mandò mentalmente a fanculo il suo ragazzo e
la sua
fottutissima fissa di cucinare, e intanto tagliava, e piangeva come se
avesse
appena assistito alla morte del suo gatto.
Dopo qualche altro minuto di tortura, Roxas capì
che poteva
anche bastare; stava per dirgli di fermarsi, ma Axel lasciò cadere il
coltello
per terra prima che potesse dire qualsiasi cosa, e con gli occhi colmi
di
lacrime e le guance rigate si voltò verso di lui, cercando di mantenere
un
aspetto il più dignitoso possibile.
“Ti va bene, così?”
Roxas ammutolì di colpo, e non rispose subito.
Axel, che cercava di trattenere il broncio
nonostante il
bruciore, lo guardava come se lo avesse appena trafitto al petto con
una
freccia avvelenata.
Ok, stavolta aveva proprio esagerato, doveva
ammetterlo.
Sorrise, alzandosi sulla punta di piedi e
attirando a sé il
più grande, prendendolo per il colletto della maglia sotto il grembiule.
Axel, che ovviamente a un certo punto si era reso
conto che
Roxas glielo aveva fatto apposta, avrebbe voluto mostrarsi offeso
ancora per un
po’.
Ma quando l’altro lo baciò sulle labbra, e lui
poté sentire
il sapore del sugo che aveva assaggiato prima, lo guardò esasperato.
“Tu ti approfitti del fatto che mi piaci da
impazzire. Vero,
stupido biondino?”
Roxas rise ancora, arrossendo un po’.
“Diciamo che so portare la cosa a mio vantaggio.”
Poi cambiò
espressone, mostrandosi quasi arrabbiato:” La prossima volta, cerca di
darmi
retta. Se non mi avessi trattato come un moccioso, avresti saputo che
la
cipolla ha questo effetto, quando la si taglia.”
Axel capì che ora era il suo, di turno per
chiedere scusa, e
quando lui separò le sue labbra da quelle dell’altro, questi arrossì un
poco.
“Ro, promettimi una cosa.” Disse lui, seriamente.
Roxas, guardando gli occhi ancora rossi del
ragazzo, sentì
un’imbarazzante fitta allo stomaco e sorrise: “E va bene, credo di
dovertelo.
Spara.”
Axel, senza dire niente, lo allontanò da sé con il
sorriso
sulle labbra, tenendolo per mano e conducendolo vicino al fornello,
dove la
salsa bolliva leggera.
Axel prese il cucchiaio con tranquillità,
continuando a
tenergli la mano, e dando fondo a tutto il suo fascino lo riempì di
sugo
profumato.
Si voltò verso Roxas e fece per avvicinare la
posata peina di
polpa rossa alla sua bocca.
Roxas chiuse gli occhi, preparandosi a gustare il
suo
manicaretto.
Ma un secondo dopo, sentì qualcosa di bollente
cadergli in
testa, e gli occhi si riaprirono, larghi come pneumatici.
Si tastò i capelli, e si accorse che il suo sugo,
il suo
splendido, saporitissimo sugo era finito sulla sua testa.
Guardò Axel, che intanto lo osservava divertito.
“La prossima volta il sugo lo compriamo già
pronto, ok?”
Note
dell’Autrice:
Sì, lo so, non è granchè, ma almeno apprezzate il mio ritorno alle
origini. Cristo
Santo, da quanto non pubblicavo una one-shot akuroku? *__* Questi due
mi sono
mancati, tanto!
Spero che anche i prossimi capitoli di questa
raccolta vi
piacciano. Aggiornerò molto raramente, ma la finirò XD Grazie per aver
letto,
se vi va lasciate un commentino *scodinzola offrendo biscotti al
cioccolato a
chi avrà la grazia di recensirla*.
Ciao, al prossimo ‘food’ :D
MagikaMemy
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