Insieme. L' Attraversaspecchi

di stocklitio
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


"Salve a tutti! Per un pò di tempo sarò la vostra Racconta Storie. Sono un nuovo utente di EFP e mi sono completamente innamorata dell'Attraversaspecchi e sono rimasta un pò delusa per il finale, quindi ho pensato:"Sai che c'è? Scrivo una nuova storia partendo da un finale alternativo di Echi in tempesta" e così ho fatto. Spero che sia di vostro gradimento. Prima di lasciarvi alla lettura 2 informazioni di servizio. Prima di tutto vorrei dirvi che resto fedele al 99% della trama dei libri, l'unica differenza è che Ofelia nella mia storia potrà avere figli. La seconda informazione è che pubblicherò 2 capitoli a settimana, per la precisione il lunedì e il venerdì. Detto questo, vi lascio alla lettura. Fatemi sapere cosa ne pensate!"

PROLOGO 
Odiava la gente.
Ogni volta che si trovava in mezzo alla gente si sentiva pervaso da una sensazione di fastidio e ogni muscolo era in tensione. Cercava di calmarsi con dei lunghi e profondi respiri, ma era inutile il suo corpo era in perenne attenzione. Ogni tanto lanciava sguardi minacciosi a coloro che lo fissavano: alcuni erano meravigliati dalla sua altezza al di fuori del normale e altri lo fissavano impauriti per quelle cicatrici che solcavano il suo volto.
In quell'occasione era ad una festa di paese, ricca di colori e di bancarelle che vendevano ogni cianfrusaglia. Il suo sguardo cadde su un libro di poesie con i lembi un pò consumati e le pagine ingiallite. Lesse il nome dell'autore: Alda Merini. Involontariamente un flebile sorriso nacque sulle labbra. "Questo le sarebbe piaciuto" pensò mentre allungava la mano per afferare il libro, ma la mano non lo raggiunse. Ad un tratto una piccola mano dalla chiara pelle toccò la sua fin troppo grande e fin troppo bianca. Alzò immediatamente lo sguardo e si trovò dinanzi ad un cespuglio di capelli ricci castani che incorniciavano un piccolo viso sul quale apparivano grandi gli occhiali posati sul naso.
Non poteva essere vero.
Era Ofelia. 
 
CAPITOLO 1
 
Passi. Voci. Luce. Sete.
Furono queste le prime cose che Thorn pensò appena aprì gli occhi. Osservò il soffitto ed era di un bianco quasi acceccante, poi abbbassò lo sguardo e vide che era coperto da un lenzuolo quasi più bianco del soffito. Si guardò un pò intorno e ben presto si rese conto che era in una stanza di ospedale. Provò ad alzarsi ma un dolore acuto si propagò dalla parte bassa della schiena fino al collo.
"Non sforzarti, dovrai rimanere a letto per un paio di settimane. Hai preso una bella botta".
Quella voce l'avrebbe riconsciuta tra mille, era Ofelia. Girò la testa cercando di capire da dove provenisse la voce e vide una una piccola figura nell'angolo della stanza avvolta dalle ombre.
"Cosa è accaduto?" Domandò con voce impastata.
"Ecco... Quando ho rispedito l'Altro nel Rovescio tu hai provato a trattenerlo e poi io ho cercato di tirarti fuori dallo specchio ma non ci riuscivo a causa.... per il fatto... non riuscivo a tenere la presa. Poi Elizabeth, o dovrei dire Eulalia, mi ha aiutato e tu sei tornato nel Dritto. Mentre ti tiravo siamo caduti entrambi e in quel momento è crollata una trave che ci ha colpito. Ti è caduta sulla schiena, fortunatamente niente di rotto ma dovrai rimanere a letto per un pò." Mentre parlava Thorn cercava di scrutarle il viso ma a causa dell'oscurità non riusciva a vederlo.
"Perchè ti nascondi?" Domandò dopo un paio di minuti di silenzio.
"Non voglio che tu mi veda" rispose lei senza esitazione.
"Avvicinati" disse Thorn in modo perentorio.
Titubante Ofelia si avvicinò al letto e sotto i tiepidi raggi solari Thorn potè osservarla. Metà del viso era coperta con delle fasciature, probabilmente la trave l'aveva colpita lì. Poi abbassò lo sguardo verso le mani e ricordò: mentre era nel Rovescio non riusciva ad aggrapparsi ad Ofelia perchè lei non aveva le dita.
"E' stato il prezzo da pagare per cercare di riportarti indietro" gli disse nonostante lui non avesse posto nessun quesito.
"Non avresti dovuto" sentenziò Thorn fissandola.
"Ho preferito perdere le dita che perdere te. Non me lo sarei perdonata." Stando sempre ben attenta a rimanere nel suo campo visivo Ofelia si avvicinò e si sedette sul bordo del letto. Facendo attenzione ad ogni suo movimento gli afferrò la mano. "Non riesco ad immaginare una vita senza te" e gli baciò delicatamente la mano.
"Ti lascio riposare. Passerò più tardi." Si alzò e si incamminò verso la sua camera lasciando Thorn sbigottito.
Quell'uomo non incrine ai sentimenti si sentiva rigirato come un calzino ogni volta che Ofelia era con lui. Non riusciva a comprendere come lei potesse amarlo.
 
Dopo qualche ora erano passati i medici per visitarlo e verso l'ora di pranzo arrivò Berenilde. Erano quasi 3 anni che non si vedevano. Berenilde appariva trascurata, ma appena vide il nipote scoppiò in un pianto di gioia. Pur conoscendo l'avversione di Thorn nei confronti del contatto fisico lo abbracciò forte come se cercasse di trattenerlo a sè. D'altro canto Thorn si lasciò abbracciare e baciare e a malincuore dovette ammettere che un pò quell'effusioni gli erano mancate. Berenlide gli mostrò Vittoria si ricordò di cosa aveva visto nel Rovecio. Si rcordò di sua madre, ma sopratutto si ricordò di Vittoria nel pozzo. Mentre i due si guardavano Thorn fu convinto che Vittoria si ricordava di lui, ma la bambina non disse niente. Si limitò ad avvicinarsi e a lasciargli un umido bacio sul braccio dato che non riusciva ad arrivare all'ispida guancia.
Gli fecero visita persino i parenti di Ofelia. I genitori si mostrarono contenti del fatto che fosse vivo ed in salute, ma dalle loro occhiatacce (specialmente quelle della madre) capì che presto avrebbe dovuto affrontare una discussione. Il prozio si rilevò più cordiale, ma appena i genitori andarono via gli sussurò: "Non ti azzardare a far soffrire più in quel modo mia nipote, intesi?". La sorella di Ofelia, Agata, lo travolse come un fiume in piena con tutti i suoi "Caro quanto mi dispiace" e "Dobbiamo assolutamente organizzare una festa adeguata per il vostro matrimonio".
Già il matrimonio... Lui e Ofelia dovevano discutere di molte cose e una di queste era il loro matrimonio.
Quando toccò alla signora Roseline salutarlo non potè non provare un poco di simpatia per quella donna che appariva tanto austera, ma che ogni suo gesto era finalizzato alla protezione della nipote. "Sono così felice che siate vivo. Berenilde era in pena per voi e devo ammettere anche io."
Le sorprese di quella giornata non erano finite. Infatti accompagnato da un frastuono di vetro rotto e di risate apparve sulla soglia della sua camera persino Archibald.
"Ex-intendente!" Esclamò togliendosi il cappello ed inchinandosi.
"Ex-ambasciatore" sibilò Thorn fra i denti.
"Dopo quasi 3 anni eccoci qui. Mi immaginavo diversamente il nostro incontro! Devo ammettere che durante questo tempo mi siete mancato" gli disse Archibald sedendosi sul bordo del letto.
D'istinto Thorn allontanò la gamba e lo guardò con la coda dell'occhio.
"Suvvia! Non siate così serio. Ammettetelo che vi sono mancato." Erano come il giorno e la notte, Archibald radioso e Thorn scuro in volto.
"E' permesso?" Era Ofelia che si era affacciata sulla stanza con la sciarpa agitata.
"Oh moglie di Thorn! Sono così felice che vi siete ripresa. Ci ha fatto prendere uno bello spavento. Ora vi lascio un pò d'intimità, dopo tutto siete ancora novelli sposi" le disse accompagnando il tutto con un occhiolino.
Ofeia gli sorrise e riuscì solo a mormorargli: "Grazie". Sapeva che Archibald aveva svolto un ruolo deciso per contrastare l'Altro e sapeva anche che avrebbero dovuto parlare della sua malattia, del suo ruolo al Polo, di quello che era accaduto e di altro. Ma per quello c'era tempo. Ora,il suo unico pensiero era Thorn.
Appena Archibald lasciò la stanza Thorn le chiese come mai l'avesse ringraziato e lei gli raccontò tutto quello che era accaduto, senza trascurare nessun minimo dettaglio. Iniziò parlando di ciò che aveva fatto dopo che lui era stato mandato nel Rovescio e terminò raccontando del ruolo di Elizabeth e la cacciata dell'Altro nel Rovescio.
Thorn ascoltò in profondo silenzio. Appena Ofelia terminò di parlare le raccontò a sua volta ciò che aveva visto nel Rovescio e le confessò che era nuovamente in grado di controllare gli Artigli.
"Ma questa è una notizia meravigliosa" disse Ofelia con un sorriso che scaldava il cuore mentre la sciarpa rivelava il suo nervosismo mentre cercava di legarsi al braccio di Thorn.
"Dovremmo discutere di un paio di questioni" le disse prendendole la mano.
"Lo so" sussurò Ofelia. Quasi istintivamente tolse la sua mano da quella di Thorn e si coprì il viso con entrambe le mani. Tra i due cadde un profondo silenzio che veniva interrotto dai profondi singhiozzi di Ofelia. Thorn fu colto alla sprovvista, non si aspettava una reazione di quel genere, nonostante il dolore cercò di sedersi e di avvicinare a sè il corpo di Ofelia scosso dai singhiozzi.
"Ho avuto paura di perderti. Non avrei resistito ad un'altra separazione" disse Ofelia con il viso nel'incavo della spalla di Thorn.
"Non ci separeremo mai più, promesso" le disse Thorn mentre affondava il suo viso nei ricci indomati di lei.
"Dovremmo parlare del matrimonio" le disse Thorn, sospirando e rompendo quell'abbraccio che aveva avuto un effetto curativo sulle ferite di entrambi.
"Hai ragione" concordò lei dopo un paio di secondi di silenzio.
"Come ti avevo anticipato vorrei chiedere l'annullamento e se tu vorrai ci potremo risposare, ma questa volta con le cose fatte per bene" le disse in maniera lenta e pacata.
"Tu vuoi ancora sposarmi? Nonostante non abbia...nonostante abbia perso la dote di lettrice?" Gli chiese abbassando lo sguardo. Thorn non poteva credere alle sue orecchie: era lei che aveva paura di non essere amata? Non aveva capito che lui l'avrebbe amata in ogni occasione?
"Ofelia,io ti amo. Anche un pò di più." Le afferrò il viso con entrambe le mani e la baciò.
Si erano ritrovati e quella volta sarebbero stati uniti per sempre. 

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


"Salve lettori e lettrici! Eccomi con il secondo capitolo della nostra storia, spero che il primo vi sia piaciuto e che vi abbia incuriosito. Thorn e Ofelia ormai innamorati hanno deciso di cominciare finalmente una nuova vita insieme. Riusciranno nel  loro intento? Vi auguro buona lettura e fatemi sapere cosa ne pensate!"

CAPITOLO 2

Passarono i giorni e sia Ofelia  che Thorn iniziarono a recuperare in forza e salute. Ofelia ben presto potè dire addio alla fasciatura ed inoltre degli ingegneri specializzati le avevano realizzato delle dita robotiche che lei pian piano stava cercando di animare. Anche Thorn aveva ricevuto una nuova armatura per la gamba malandata e grazie a quella e ad un paio di esercizi era riuscito presto ad alzarsi dal  letto.
Dopo circa 3 settimane dallo scontro finale con l'Altro i due erano stati dimessi dall'ospedale e poterono tornare a casa di Lazarus ormai vuota.Una volta in quella casa Ofelia fu avvolta da un vortice di emozioni contrastanti, in quella casa aveva trovato un rifugio grazie ad Ambroise e aveva abbattutto  tutti i muri che la separavano da Thorn, ma nello stesso tempo era la casa dell'uomo che aveva  quasi messo il punto di fine alla loro storia appena nata. Tuttavia quelle sensazioni furono immediatamente accantonate dato che in quella grande casa, vuota e silenziosa furono presi da un imbarazzo che non li apparteneva, avevano affrontato le sfide più pericolose, ma forse non la più importante. Nonostante fossero sposati e si fossero conosciuti nell'intimità non sapevano cosa volesse dire vivere insieme, da soli, questo valeva specialmente per Ofelia, la quale era abituata a vivere in una casa ricca di risate e confusione; Thorn d'altro canto era abituato al silenzio, ma nonostante fosse abituato alla solitudine non sapeva niente della vita di coppia.
Per loro fortuna un improvviso rumore ruppe quell'imbarazzo: lo stomaco di Ofelia iniziò a brontolare. I due si guardarono  e scoppiarono a ridere.
"Direi che qualcuno qui ha fame" disse Thorn cercando di essere ironico, ma il suo accento del Polo non gli permetteva molto spazio di manovra.
"Non so te, ma io in ospedale ho mangiato solo minestrone o pastina quindi permetti che abbia un certo languorino" replicò Ofelia cercando di fingersi offesa.
"Andiamo a vedere cosa c'è in cuina" propose Thorn con un tono che ad Ofelia appariva affettivo.
Andarono in cucina ed entrambi non sapevano dove mettere mani. Probabilmente gli automi erano responsabili anche dei pranzi.
"Ho trovato dei crostini e dei legumi" disse Ofelia mentre frugrava nella dispensa.
"Io non ho trovato niente di commestibile" disse Thorn disinfettandosi le mani.
"Ti andrebbe una zuppa di legumi accompagnata da deliziosi crostini?" Gli propose Ofelia con un sorrisino accattivante.
In men che non si dica i due si misero all'opera, ma sin da subito entrambi si dimostrarono impacciati per quell'mpresa basilare. A volte l'armatura di Thorn si inceppava e quasi automaticamente le dita di Ofelia iniziavano a fare i capricci.
Nonostante tutto dopo circa un'ora erano riusciti a preparare qualcosa.
Dopo la prima cucchiaiata l'impossibile faccia di Thorn fece una smorfia.
"Lo so, probabilmente è un pò salata" commentò Ofelia cercando di buttare giù quella zuppa se così si poteva definire.
"Un pò?" Domandò Thorn.
"Va bene, probabilmente è abbastanza salata" replicò Ofelia allontanando il piatto.
Si guardarono e scoppiarono a ridere.
"Mi sto alzando e verrò a sedermi sulle tue gambe" gli spiegò Ofelia alzandosi.
Thorn sapeva perché gli annunciava ogni suo movimento che lo coinvolgevano. Sapeva che era stato lui a chiederle di essere prudente e di non fare nessun gesto avventato nei suoi confronti. L'ultima cosa che voleva era ferirla, sia nell'animo e sia fisicamente.
"Sai che non c'è più bisogno che tu mi descriva le tue azioni?" Disse avvolgendo il minuto corpo della moglie che si era seduta sulle sue gambe.
"Lo so, ma so anche che non ami essere colto alla sprovvista. Per questo ti avviso che ti sto per baciare. " Alzò il viso verso quello del marito e lo baciò con dolcezza, poi il bacio si approfondì ed entrambi cercavano di mangiare il viso dell'altro.
Si desideravano e pretendevano di aversi Immediatamente.
Andarono nella camera che era stata la loro prima camera da marito e moglie e si concessero l'uno all'altra con dolcezza e passione, entrambi sollevati dall'idea che si erano ritrovati. Thorn la bramava come fosse la cosa più preziosa del mondo e fece di tutto per farlo capire ad Ofelia, lei d'altro canto fece di tutto per dimostrargli che lei l'apparteneva. Si alternavano momenti di profonda tenerezza con momenti in cui Thorn voleva rimarcare in ogni modo che lei sarebbe stata per sempre sua ed Ofelia che amava e odiava quella sua possessività capovolgeva i ruoli e gli dimostrava che era capace sia di concedersi e sia di pretendere. Alla fine entrambi erano affaticati e soddisfatti.

Si svegliarono nel pomeriggio inoltrato. La finestra aperta lasciava entrare flebbili raggi e un leggero vento che rinfrescava i corpi accaldati, Thorn aveva il capo sul petto di Ofelia e lei gli accarezzava capelli e viso, soffermandosi in particolar modo sulle cicatrici.
"Domani diremo a tutti che abbiamo deciso di annullare le nozze" a mettere fine a quella quiete fu Thorn con quell'annuncio. Ofelia nell'udire quelle  parole ebbe un piccolo sussulto, era consapevole che quella era la scelta migliore per etrambi per iniziare una nuova vita insieme nel modo migliore, ma nell'udire quelle parole un velo di tristezza l'avvolse.
"E dovrai specificare che ci risposeremo" aggiunse Ofelia perentoriamente.
"Questo dipende solo da te." Thorn lo disse con tono duro accentuato dall'accento del Polo.
"Quello che abbiamo appena finito di fare non è una dimostrazione o almeno una dichiarazione di amore? Cos'altro vuoi che ti dica o faccia per farti capire che voglio sposarmi con te?" Gli domandò Ofelia baciandogli con dolcezza il capo.
"Dovrai farmi la proposta. Dovrai inginocchiarti" disse Thorn cercando di essere ironico. Forse perché lui non aveva quella dote o perché Ofelia era abbastanza frastornata, ma la ragazza gli credette. Cercò di alzarsi velocemente dal letto, ma per via della goffaggine e della sciarpa arrotolata ai piedi del letto inciampò e ricadde sul letto sotto lo sguardo divertito di Thorn. Riprovò ad alzarsi per la seconda volta ed ebbe successo, cercò la camicia di lui, la indossò in fretta e furia abbottonandosi i bottoni in mniera errata, frugò nelle tasche dei pantaloni di lui, afferrò l'orologio da taschino e si inginocchiò con equilibrio precario davanti al letto.
"Signor Thorn, discendente di Faruk, mi farebbe l'onore di diventare mio marito?" Chiese Ofelia mostrando l'orologio che come con indemoniato si apriva e si chiudeva.
Thorn scoppiò in una genuina risata, quella donna era imprevedibile ed ogni volta riusciva a sorprenderlo. Era probabilmente la prima volta che Ofelia lo vedeva così allegro e sereno e quello spettacolo le scaldò il cuore.
Dopo un lungo sospiro Thorn mormorò: "Si, lo voglio".
Ofelia posò l'orologio sul comodino e si lanciò tra le sue braccia.
"Hai esitato prima di rispondere" gli fece notare Ofelia.
"Stavo pensando a tutti gli uomini che si lamentano del matrimonio e non riesco a capirne il motivo" le spiegò Thorn baciandole i ricci.
"Ti amo, anche un pò di più" sussurò dolcemente Ofelia.
Per la seconda volta quel giorno si unirono e si sentirono un'unica cosa.

Il giorno dopo, di buon mattino, raggiunsero i vari parenti nell'albergo in cui alloggiavano e li trovarono nella sala buffet mentre facevano colazione.
"Ofelia!" Urlò qualcuno. Era Octavio. Non lo vedeva da un paio di settimane. Era andato una volta a trovarla in ospedale, ma poi per via di Seconda e del fatto che dovesse occupparsi degli abitanti del Rovescio non era più riuscito a farle visita. Durante quella visita con parole colme di gratitudine la ringraziò per averlo salvato. Ofelia d'altro canto gli raccontò tutto, l suo vero nome, la sua storia, il suo matrimonio e la ricerca di Thorn.
"Octavio! Che ci fai qui?" Domandò Ofelia.
"Scartoffie. Tu invece? Visita ai parenti?" Domandò guardando il gruppo di animisti che stavano animando ogni oggetto.
"Si, diciamo di si. Ti devo presentare una persona" disse indicando Thorn.
"Oh Sir Henry! Già ci conosciamo, mi fa molto piacere vedere che sta bene" disse Ottavio allungandogli la mano. Thorn diffidente gliela strinse, si ricordava di Octavio ed aveva apprezzato la sua diligenza. Tuttavia appena la stretta finì si disinfettò le mani.
"In realtà lui è Thorn, mio marito"disse Ofelia arrossendo.
"Oh si, giusto" mormorò imbarazzato Octavio.
Ofelia gli sorrise timidamente, lo salutò e insieme a Thorn si diresse verso la tavola bandita.
"Ma dove ti eri cacciata? Questa mattina siamo venuti in ospedale e ci hanno detto che sei sata dimessa ieri. Guarda come sei sciupata!" Ofelia non ebbe il tempo di dire buongiorno che la figura imponente di sua madre la travolse.
"Madre, padre, zia Roseline, prozio, Berenilde e tutti gli altri vi dobbiamo dire una cosa." Disse Ofelia prendendo la mano di Thorn e cercando di guardarlo negli occhi.
"Noi abbiamo deciso di annullare il matrimonio" disse tutto d'un fiato. Silenzio. Dopo quella frase ci fu un silenzio assordante che fu rotto da una tazza che cadeva sul pavimento.
"Perchè?" Domandò Berenilde diventando più bianca di un cencio.
"Credo che mi debba sedere" disse la zia Roseline sedendosi su una sedia lì vicino.
Il padre di Ofelia rimase zitto e assunse sin da subito un'aria pensierosa, il prozio cercava di squadrare i due giovani per cercare di comprendere le loro vere intenzioni, l'unica persona che sembrò entusiasta di quella notizia fula madre di Ofelia. "Devo  ammettere che date le circostanze sono felice di questa decisione. Ora potrai tornare finalmente a casa e poi ti troveremo un marito adeguato." Disse la madre con un mezzo ghigno soddisfatto.
"Signora, forse non avete capito bene la situazione." Thorn aveva pronunciato quelle parole con lentezza quasi glaciale.
"Noi abbiamo deciso di annullare il matrimonio, ma di comune accordo abbiamo deciso di risposarci organizzando un matrimonio degno di vostra figlia." Nonostante alle orecchie degli altri quella sua idea potesse risultare bizzara alle orecchie di Ofelia apparve come la più dolce dichiarazione che avesse mai ricevuto. La calma che si era instaurata pochi minuti prima fu disgregata da un urlo di gioia di Berenilde.
"Ma questa è un'idea meravigliosa! Non perdiamo tempo, dobbiamo andare al Polo per occuparci dell'annulamento e per organizzare il matrimonio." Esclamò la dama con voce fin troppo squillante per Vittoria che si agitò nella carozzina.
Il viso della madre di Ofelia diventò cereo. "Spero che stiate scherzando! Questa storia è data fin troppo. Dovevo riportare indietro mia figlia sin dall'inizio. Non vedete cosa le è accaduto da quando vi ha conosciuto ed è venuta con voi sulla vostra stramba arca? E tu non dici niente?" Da avere un viso cereo la madre di Ofelia diventò paonazza e scatenò da prima la sua furia contro Thorn ed infine sul marito. "Sophie cosa vuoi che ti dica?" Sospirò il padre di Ofelia e dopo una breve pausa riprese a parlare sotto lo sguardo sbigottito di tutti i parenti  "Io sono orgoglioso della donna che nostra figlia è diventata. Sono sicuro che questo giovanotto le vuole veramente bene, devono solo entrambi stare più attenti l'uno all'altra." Ofelia non aveva mai sentito suo padre parlare in quel modo a sua madre, in quel momento si sentì così fiera di essere sua figlia.
"Per tutti gli orologi! La ragazza ormai è adulta e se ha deciso così nessuno di noi può impedirle di sposare questo spilungone" disse il prozio mentre si preparava la pipa e guardava con aria quasi divertita quello che stava accadendo.
"Ma siete tutti impazziti?! Non lo permetterò! Vedremo cosa farete quando anche le Decane si opporranno!" Urlò la madre mentre si dirigeva verso la sua camera.
"Madre non fate così! Io comunque sono entusiasta, non vedo l'ora di scegliere il vestito perfetto per te." Esclamò gioiosa Agata mentre cercava di raggiungere la madre.
Thorn ed Ofelia si guardarono ed entrambi pensarono alla stessa cosa: nessuno avrebbe impedito quel matrimonio.
"Bene, direi di non perdere tempo. Prenderemo il primo dirigibile per il Polo." Disse Thorn facendo scattare il coperchio dell'orologio.

La loro partenza da New Babel fu alquanto frettolosa. Dopo l'annuncio di Thorn tutti corsero nelle loro camere cercando di raccogliere nel minor tempo possibile tutti i loro averi. Quel pomeriggio stesso tutti erano nel dirigibile che li avrebbe condotti al Polo.
Mentre sorvolavano il mare di nuvole e terre Ofelia e Thorn erano riusciti a nascondersi in uno degli angoli del dirigibile.
"Credi ancora sia stata una buona idea coinvolgerli nel nostro piano?" Domandò Ofelia appoggiando il capo sulla spalla di Thorn.
"Credo di si, a meno che tu non abbia cambiato idea ovviamente." Da quando si erano ritrovati Thorn aveva cercato di essere ironico, ma con scarsi risultati.
"Non potrei mai" disse Ofelia cercando di guardarlo negli occhi.
"Non dovreste stare da soli, lo sapete?" Silenziosa come un ghepardo apparve Berenilde che li sorrie benevolmente.
"Tecnicamente saremmo ancora sposati" fece notare Thorn.
"Lo so, ma dato che non tutti sono entusiasti di questa "nuova unione" non fomenterei altri malumori" disse Berenilde guardando solo Ofelia. La ragazza aveva capito dove volesse andare a parare: non dovevano dare motivo ai parenti di lei di opporsi a queste nuove nozze.
"Penso che andrò a parlare con mia madre per i preparativi del matrimonio, credo che questo la tranquillizzerà un pò" disse Ofelia lasciando un bacio sull'ispida guancia di Thorn.
Appena Ofelia si allontanò Berenilde si sedette accanto al nipote. Era da tempo immemore che i due non erano soli e sapevano che entrambi avevano molte cose da dirsi.
"Perchè non vi sono bastato?" Domandò Thorn rompendo quel silenzio imbrazzato.
La donna lo guardò attentamente cercando di comprendere dove il nipote volesse andare a parare. Dato che Berenilde non gli forniva una risposta Thorn continuò. "Perchè avete deciso di avere un altro figlio? Io non vi bastavo?"
All'udire quelle parole il cuore di Berenilde fece un capitombolo. "Piccolo mio, ma cosa dici? Tu per me eri e sarai per sempre come un figlio, anche se non ti ho dato io la vita. Quando i miei figli erano in vita... li ho amati tutti allo stesso modo.  Ora che c'è Vittoria non vuol dire che non ti amerò tanto quanto ti ho amato fino ad ora."
Thorn non riusciva a guardarla negli occhi, continuava a fissare imperterrito l'orologio. Sentiva un nodo alla gola che non riusciva a sciogliere.
"Nel mio cuore c'è spazio per entrambi. Un giorno quando avrai dei figli capirai meglio queste parole" gli disse Berenilde accarezzandogli i capelli biondi che aveva accarezzato innumerevole volte quando lui da piccolo si addormentava sul divanetto del salotto.
Thorn tossì e si schiarì la voce: "Quando ero nel Rovescio ho rivisto mia madre. Ho nuovamente percepito il disgusto che lei aveva nei miei confronti. Ho visto come era abbagliata da Archibald e come fosse disgustata da me." 
A Berenilde si mozzò il fiato. In tutti quegli anni aveva sempre notato il malessere del nipote ad accettarsi e a farsi accettare. Non riusciva a vedere cosa gli altri apprezzavano di lui.
Sapeva anche che la madre l'aveva disprezzato non appena l'aveva messo al mondo ed era a conoscenza anche della sua preferenza nei confronti di Archibald.
L'aveva odiata prima per essere stata la causa della disgrazia del clan dei Draghi e poi per non aver apprezzato quel figlio tanto spigoloso nell'aspetto esteriore quanto fragile nell'animo.
"Oh Thorn, non posso immaginare la tua sofferenza, ma posso dirti questo. Purtroppo tua madre non ha saputo apprezzarti, ma devi fidarti quando ti dico che ti ho amato come un figlio quando sei giunto alla mia porta e continuerò a farlo." Disse la dama con la voce rotta dall'emozione.
Thorn fissò per qualche altro secondo l'orologio poi sorprendendo Berenilde scoppiò in un pianto liberatorio. Berenilde prontamente gli accarezzò il capo e lasciò che il nipote abbandonasse tutte le riserve.

"Moglie di Thorn!" Esclamò Archibald appena vide Ofelia. Con gesto galante si tolse il cappello  e si inchinò al cospetto di Ofelia.
Lei gli sorrise dolcemente. "Archibald, mi fa molto  piacere che avete deciso di tornare con noi al Polo."
"Vedete, devo ammettere che un pò mi mancano gli intrighi di di corte" le disse Archibald sorridendole.
"Solo gli intrighi?" Domandò Ofelia conoscendo già la risposta.
"Sareste stato un ottimo membro della Rete. Devo ammettere che mi mancano le mie sorelle e voglio stare per tutto il tempo che mi resta con Vittoria. Voglio che quella bambina viva una vita piena gioia e colori."
Ogni volta che Archibald parlava di Vittoria gli si illuminavano gli occhi: adorava la sua figlioccia e non perdeva occasione per passare del tempo con lei.
"Sono sicura che alle vostre sorelle farà molto piacere rivedervi" disse Ofelia ricordando le sorelle di Archibald con un misto di ammirazione e titubanza.
"Mi hanno sempre ritenuto un fratello fin troppo possessivo, ma so di cosa sono capaci gli uomini. Io sono il perfetto esempio del tipo che devono tenere il più lontano possibile." Disse Archibald con il suo solito sorrisseto.
"Ofelia, ti ho cercato ovunque! Dove ti eri cacciata?" Alle loro spalle apparve la zia Roseline.
"Cara signora Roseline, dovete perdonarmi. Ho visto Ofelia e non ho resistito ad una chiaccheriata." Come se fosse il gesto più naturale del mondo Archibald afferrò la mano di Roseline e le  fece il baciamano. Nonostante le sue guance diventarono color porpora la zia Roseline non accennò a ritirare la mano. "Tua madre ti vuole parlare" disse rivolta ad Ofelia dopo aver allontanato lentamente la mano dalle labbra di Archibald.
"Spero di rivedervi presto, buona serata" disse Archibald sorridendo ad entrambe e facendo l'occhiolino alla zia Roseline.
"Non dovresti rimanere da sola con Archibald, sai di cosa è capace" le sussurrò la zia Roseline prendendola sotto braccio.
"Zia, dovete stare tranquilla. Archibald sa che il suo fascino non sortisce nessuno effetto con me. Volete un bicchiere d'acqua? Vi vedo accaldata." Disse Ofelia guardando divertita la zia. L'aveva sempre considerata una donna non incline a sentimentalismi e ne tanto meno a gesti passionali, vederla in quelle condizioni dopo il baciamano di Archibald l'aveva lasciata di stucco e nello stesso tempo la divertiva.
"No, grazie. Ho solo un pò di caldo. Probabilmente avranno alzato la temperatura di questo maledetto dirgibile" replicò Roseline sventolandosi con un fazzoletto che aveva preso dalla manica del vestito.
Senza rendersene conto erano arrivate davanti alla cabina dei genitori di Ofelia. Senza bussare le due donne entrarono ed Ofelia si sorprese nel vedere tutti i suoi parenti in quell'angusta camera, tutti erano impegnati a fare qualcosa e ben presto Ofelia capì che erano impegnati ad organizzare ogni minimo dettaglio del suo matrimonio.
"Cosa state facendo?" Esclamò e per la prima volta nella sua vita attirò l'attenzione di tutti i presenti.
"Ovviamente stiamo organizzando il tuo matrimonio. Dopo la prima deludente esperienza credevi che lasciassi a te il timone?" Domandò la madre mentre era alle prese con un metro da sarta che non aveva nessuna intenzione di distendersi.
"Spero che stiate scherzando" repicò Ofelia mentre cercava di rimanere calma.
"Assolutamente no. Non accetto questa stramba unione, ma ahimè non posso fare niente per evitarla. Almeno cercherò di organizzare una cerimonia decente e che sia degna di un'animista." La madre era riuscita a domare il metro da sarta e fissava intensamente Ofelia cercando di imporre la sua autorità.
"Probabilmente io e mio marito non siamo stati abbastanza chiari" mentre pronunciava quelle parole Ofelia percepì su di sè gli occhi di tutti. Aveva scelto quelle parole con consapevole dell'ira della madre che si sarebbe scatenata da lì a breve.
"Noi abbiamo deciso di annullare il matrimonio per organizzare una cerimoniaa e una festa degni dell'amore che proviamo l'uno per l'altra.Vogliamo dimostrare che ci sposiamo non perchè siamo tati costretti, ma perchè ci siamo scelti. E lo continueremo a fare. Pertanto vi invito a non affannarvi nei preparativi, perchè saremo io e Thorn a scegliere cosa ci aggrada e cosa no. Spero di essere stata abbastanza chiara." Ofelia guardò intensamente la madre negi occhi e iniziò a contare i secondi che la separavano dalla crisi isterica di lei. Tuttavia quello che accadde la sorprese. La madre  non replicò, si sedette al tavolino e continuò il suo lavoro di cucito con il metro che tentava di nascondersi sotto le varie riviste. A rompere il silenzio fu il prozio che nascosto in un angolo aveva assistito meravigliato alla scena ed  escamò:"Ragazza mia, finalmente hai uscito la testa dal sacco!"

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


"Salve lettori! Come procede la lettura? Spero che la storia vi stia piacendo e che questi capitoli introduttivi siano interessanti! I nostri protagonisti si stanno dirigendo al Polo, cosa accadrà quando arriveranno?"

CAPITOLO 3
 
Dopo due giorni di viaggio arrivarono al Polo e appena misero piede sul suolo furono catapultati nella vita piena di intrighi e cospirazione tipica di quell'arca. 
I parenti di Ofelia furono sistemati nel piccolo cottage di Berenilde e tutti, compresa la madre, furono ammaliati da quella casa di campagna nascosta in un'arca piena di neve. I più piccoli furono colpiti da quel vasto giardino che in realtà era una emera illusione ed infatti iniziarono a rincorersi lanciandosi le gialle foglie che coprivano il suolo. 
Subito dopo il loro arrivo Ofelia, Berenilde, Vittoria e Thorn si recarono da Faruk. Tutti sapevano cosa li aspettava: Thorn avrebe dovuto affrontare un processo, avrebbero dovuto annullare il matrimonio, organizzarne un altro e pianificare la loro nuova vita. 
Appena giunti a coorte tutti gli occhi erano puntati sui quei 4 personaggi che da un paio di anni erano al centro dei vari petegolezzi. Nonosante cercassero di passare innoservati non ci riuscirono, un pò per la sciarpa di Ofelia che cercava di trascinare la padrona lontana da lì, un pò per il cigolio dell'armatura di Thorno e un pò per Berenilde che mostrava la figlia ormai rinsavita come un trofeo. Dopo il suo soggiorno a Babel e su Anima Ofelia non era più abituata a quel vortice di illusioni e per un attimo a causa delo scintillio delle pareti e un pò per la cacofonia dei colori si sentì mancare l'aria. Per una piccola frazione di secondi nella sua mente si manifestarono tutte le angherie che aveva subito, le torture e i sorprusi solo perchè era la fidanzata di Thorn. Per un attimo vacillò sulle sue convinzioni e desiderò assecondare il desiderio della sciarpa di tornare indietro, ma in un attimo il suo sguardo si posò sulla schien di Thorn e ogni dubbio si dissipò come le nuvole dopo un temporale: il suo posto era accanto a Thorn e probabilmente avrebbe ripercorso ogni tappa per raggiungere quell'obbiettivo. Thorn si fermò ed afferrò la mano di Ofelia, forse aveva percepito i suoi timori o probabilmente temeva che la sciarpa l'avrebbe fatta cadere. Nel momento in cui le loro mani si toccarono entrambi furono pervasi da un terpore rassicurante che placò ogni dubbio e timore perchè non era solo Ofelia ad avere paura, ma anche Thorn, generalmente era in grado di tenere sotto controllo le proprie emozioni ma quel giorno il suo cuore batteva in un ritmo notevolmente accelerato. Temeva che Faruk, dopo tutto quello che era accaduto, non rimuovesse il suo status di bastardo ma temeva in particolar modo di dover affrontare il carcere perchè questo implicava lasciare Ofelia da sola. Tuttavia, appena sentì l piccola mano di Ofelia stringere la sua ogni dubbio e timore svanirono: lei gli sarebbe stato accanto in ogni caso. 
Incontrarono Faruk nella sala dove qualche tempo prima Ofelia aveva assistito alla sua prima mutilazione, quella del principe. La sala era gremita di gente, ma nonostante questo scorsero immediatamente Faruk seduto su una grande poltrona circondato dalle sue preferite che cercavano in ogni modo di occupare la posizione migliore per farsi ammirare meglio dal proprio Signore. 
Come se fosse la prima volta Ofelia si sorprese dell'immensità di quella bianca figura che mostrava noncuranza per ogni cosa che gli accadeva intorno. 
"Mio Signore, sono lieta di mostrarvi vostra figlia Vittoria! Purtroppo la piccola in questi giorni era stata poco bene, ma ora è più in salute che mai" disse Berenilde mentre posava delicatamente Vittoria dinanzi a Faruk, pronunciò quelle parole con un tono particolarmente alto probabilmente per farsi sentire da coloro che ritenevano che la bambina fosse ritardata o chesarebbe morta da lì a breve. Faruk squadrò a lungo l'esserino appoggiato sulle sue gambe fino a quando Vittoria, sorprendendo tutti, sorrise al padre e l'abbracciò omeglio cerchò di cigere completamente il grande busto con le sue piccole manine. Ancora più sorprendente fu la reazione di Faruk che ricambiò l'abbraccio in maniera tale da avvolgerla completamente cercando di non farle del male. Tutti i presenti restarono senza parole, quel gigante bianco che nella maggior parte dei casi appariva spaesato in quel momento sembrava più che cosciente delle sue azioni. Berenilde dinanzi a quella scena si commosse e con sguardo fiero si sistemò accanto ai due, in una posizione d'onore rispetto alle altre favorite che in viso erano verdi per la gelosia. 
"Signore, sono qui per essere sottoposto ad un equo processo." Ad interrompere quel tenero momento fu Thorn. Tutti i presenti si voltarono verso di lui, alcuni lo additavano altri invece lo guardavano con disprezzo. 
Faruk gli rivolse uno sguardo interrogativo, non ricordava chi fosse quella figura dinocolata che lo guardava intensamente, apparentemente Thorn appariva come una statua di marmo, ma il rumore del coperchio dell'orologio che si apriva in continuazione lo tradiva,nonostante non fosse un animista al 100% aveva una notevole influenza su quell'orologio. Ofelia gli strinse ancora di più la mano cercando di infondergli sicurezza, ma doveva ammettere che anche lei era in preda all'agitazione tanto che la sua sciapa cercava di attorcigliarsi lungo le sue braccia e quelle di Thorn. 
"Voi sareste?" Domandò Faruk con voce priva di ogni emozione. 
"Il vostro ex-intendente" fu la risposta secca di Thorn. 
"Ehm, Signore. Lui è il vostro ex-intendente. Circa 2 anni fa è stato accusato di omicidio e di evasione. Inoltre lei ha ribaltato la sua condizioni e non è più un bastardo, ma ha un titolo nobiliare. Dovrebbe subire un processo per i reati citati." Ad aiutare Faruk e i suoi interlocutori fu l'aiuta memoria, dall'espressione dello Spirito non si capiva se effettivamente avvesse ricordato o meno. 
"Come giustificate le vostre azioni?" Domandò svogliatamete Faruk mentre aveva ancora sulle gambe Vittoria e le accarezzava delicatamente i lunghi capelli biondi tendenti al bianco, era come se fosse ipnotizzato dalla bambina che lui aveva contribuito a generare. 
Con grande stupore di Ofelia il processo era iniziato. 
"Ho ucciso il barone Malchior per legittima difesa. Per quanto riguarda la mia evasione non ho giustificazione." Nonostante sperasse in una difesa più passionale e impregnata di richiesta di perdono, Ofelia non si meravigliò di quel breve e apatico discorso del marito. In fin dei conti dopo l'uccisione di Malchior l'aveva supplicata affinchè lei non facesse niente per impedirgli di consegnarsi alla giustizia, sapeva di aver sbagliato ed era consapevole che dovesse pagare per i propri sbagli. Probabilmente il suo senso del dovere era uno dei motivi per cui l'amava. 
Dopo la breve difesa di Thorn nella sala ci fu silenzio. "Va bene, siete assolto da ogni accusa" decretò fiaccamente Faruk, poi con un movimento lento prese una penna e il taccuino e scarabocchiò qualcosa. 
"E potete riprendere il posto come intendente, da quello che so il vostro successore non è stato molto efficiente" aggiunse Faruk senza staccare gli occhi dal foglio. 
"Grazie Signore" rispose Thorn con un tono difficile da decifrare, Ofelia lo guardò attentamente e non riusciva a capire se fosse sorpreso, grato o contrariato. Quel volto solcato dalle cicatrici non rivelava niente. 
"C'è altro?" Domandò Faruk all'aiuta memoria. 
"No, Signore" rispose l'uomo. 
"Bene, se non vi spiace vorrei passare del tempo con mia figlia" prese Vittoria in braccio e si diresse verso i suoi appartamenti, Berenilde cercò di seguirli ma Faruk guardandola negli occhi disse: "Da soli" e lasciò la donna che aveva sul volto un'espressione di stupore mista a preoccupazione. 
Non appena Faruk abbandonò la stanza le vecchie abitudini della corte del Polo non tardarono a manifestarsi, molti si avventarono su Thorn con delle richieste assurde che lui come intendente rientegrato aveva il dovere di riesaminare, altri si avvicinarono a Berenilde e con falsi sorrisi si complimetavano per la piccola Vittoria. Una minima parte si avvicinò anche ad Ofelia complimentandosi con lei per le nozze avvenute qualche anno prima. 
Mentre cercava di tranquillizzare la sciarpa agitata a caua di quella moltitudine di gente si sentì afferrare la mano. "Vieni con me" le sussurò Thorn all'orecchio. Come un battello nel pieno della tempesta i due si fiondarono in mezzo alla gente cercando di crearsi un passaggio. Un pò a causa della sua gofaggina, un pò per la sciarpa che non aveva nessuna intenzione di tranquilizzarsi e un pò per via della gente che cercava di trattenerli Ofelia cadde rovinosamente. Fu una frazione di secondi, Thorn non percepì più la stretta della mano di Ofelia, con la coda dell'occhio la vide cadere e quasi immediatamente si precipitò su di lei per proteggerla da quella folla. Nonostante la gamba mal ridotta riuscì a prenderla in braccio e appena fu sicuro della presa urlò: "Ascoltatemi tutti, per oggi l'Intendenza resterà chiusa. Domani alle 8 aprirà e potrete prendere appuntamento." Probabilmente involontariamente aveva attivato gli artigli perchè tutti tacquero ed indietreggiarono, la stessa Ofelia avvertì un leggero mal di testa. 
Con grandi falcate abbandonò la stanza e si ritrovò in un lungo corridoio dove si fermò e posò Ofelia a terra. "Ti sei fatta male?" Le domandò guardandola con attenzione. 
"Sono tutta intera" rispose Ofelia rivolgendo a Thorn lo stesso sguardo indagatore. 
"Sei felice di essere di nuovo intendente?" Gli domandò a bruciapelo. 
Sospirò e le rispose: "Avrei comunque dovuto cercare lavoro. Almeno con l'intendenza non devo partire da zero. Percepisco che tu non sia contenta di questa svolta." Le disse con una leggere inflessione nel tono. "Sono felice che è stata annullata la tua condizione di bastardo e che tu abbia ricevuto l'incarico di intendente, ma ho paura. Ho paura che tu ti richiuda in te stesso e in quella torre, così facendo diventeremo sempre più distanti" gli disse tutto d'un fiato. Come ormai un'abitudine consolidata Thorn guardò l'orologio, lo rimise in tasca e la guardò negli occhi. "Non accadrà niente di tutto questo" e la baciò. Ogni riserva di Ofelia si sciolse. 
Ad un tratto alle loro spalle qualcuno tossì: era Archibald. 
"Cosa vedonoi miei poveri occhi! Non mi sarei mai aspettato tutta questa passione da voi, Intendente" disse Archibald togliendo dal capo il cilindro consumato. 
"Siete andato a trovare le vostre sorelle?" Domandò Ofelia non dando il tempo a Thorn di replicare il commento sfacciato di Archibald. 
"Si, naturalmente hanno mostrato la loro completa indifferenza nei miei confronti" disse l'ex-ambasciatore con un triste sorriso. 
Ad Ofelia faceva pena, nonostante la sua maschera da libertino Archibald era più solo che mai. D'altro canto Thorn lo guardò con estrema indifferenza. 
"Ad ogni modo, anche se non sono più l'ambasciatore conosco questo posto come le mie tasche bucate e conosco ancora qualche posticino appartato" disse l'ex ambasciatore con un sorriso malizioso. 
Ofelia arrossì violentemente e non riuscì a replicare. 
"Non credo ci sia niente di male nel fornirvi questa chiave per una delle tante stanze presenti qui, in fondo siete ancora sposati" dicendo questo prese dal taschino della giacca una piccola chiave d'orata. 
"Vi... ringrazio... ma... avete frai..." Ofelia provò a giustificarsi, ma invano, tentò di formuare pensieri coerenti e nel momento in cui credeva di aver riacquisito il dono della parola fu sorpresa da un gesto impensabile da Thorn: afferrò la chiave. 
"Vi ringrazio. Dove si trova questa camera?" Domandò Thorn con un tono privo di reale gratitudine. 
"Secondo piano signor Intendente."
Con un impeto inconsueto Thorn afferrò la mano di Ofelia e la trascinò cercando la stanza. 
Appena la trovarono Thorn non si curò della gente che camminava per il corridoio e li gurdava con una certa curiosità, ma aprì la porta e trascinò Ofelia dentro. 
Una volta nella camera Ofelia osservò quanto fosse simile alla stanza in cui aveva alloggiato Berenilde anni fa, quando lei doveva nascondersi ed indossava la livrea di Mime. 
Mentre Thorn chiudeva la porta Ofelia lo gurdò con aria sbigottita ed interrogativa. 
"Cosa ti è saltato in mente? Sai questo..."Non terminò la frase perchè con un impeto inaspettato Thorn posò le sue labbra sulle sue. Durante quel contatto improvviso Ofelia percepì l'urgenza di Thorn di quel contatto, l'urgenza di sentirla sua.
"Va tutto bene?"Gli domandò dopo essersi leggermente staccata e aver ripreso il fiato per quel contatto improvviso. 
"Si, volevo solo ribadire quali fossero le mie intenzioni" disse Thorn con un tono abbastanza distaccato da far dubitare ad Ofelia che fosse la stessa persona che l'aveva baciata poco prima. 
"Non credo ci fosse bisogno, ma è stato molto apprezzato" replicò Ofelia arrossendo con gli occhiali che avevano assunto una colorazione rosa. 
"Ho visto come Archibald ti ha guardato e ho notato anche che le tue gote si erano arrosate, per non parlare del fatto che il tuo battito cardiaco è aumentato del 10% così come il tuo ritmo respiratorio." 
"Ero solo in imbarazzo per l'offerta della camera... Perchè hai accettato?" Domandò Ofelia.
"Ho pensato che in questo modo potremo avere uno spazio per noi durante l'organizzazione del matrimonio. Sarà il nostro rifugio momentaneamente, senza chaperon e parenti invadenti." Ofelia aveva capito chi erano i "parenti invadenti" e concordò con lui: in quei giorni si sarebbe scatenato un putiferio e non sarebbero riusciti a trovare un posto tranquilli per loro sia a casa di Berenilde e sia all'intendenza. 
"Probabilmente hai ragione, però dovrai sforzarti di essere gentile con i miei parenti. E' un miracolo che mia madre non mi abbia trascinato nel primo dirigibile per Anima, quindi cerca di rabbonirla. Ti chiedo un pò di accortezza e soprattutto non parlare di soldi" gli disse cercandolo di guardare negli occhi e ricordando cosa era accaduto durante il loro ultimo pranzo in famiglia ed ebbe un brivido al ricordo di lui e la madre che discutevano sul sul futuro ignorando completamente la sua opinione.
"Sono consapevole che non sarò il genero perfetto per loro, però cercherò di essere... accettabile per il tuo bene" le disse prendendole le mani. 
A quel tocco Ofelia trasalì. Ormai era passato del tempo, ma non si era ancora abituata a quelle nuove "dita", le capitava qualche volta di muoverle, ma era come se fosse ci fosse un'altra persona a controllare i suoi movimenti. Nonostante fosse consapevole che non avrebbe letto mai più persisteva nell'indossare i guanti da lettura, fu come se Thorn le stesse leggendo i pensieri perchè all'improvviso con delicatezza le tolse i guanti, le prese le mani e le appoggiò sul suo viso. 
"In passato ho commesso molti errori, tra questi quello di sottovalutarti. Io... non sono molto pratico in queste cose, però... voglio che tu... non m'importa che tu sia una lettrice o meno. Io ti amo, anche un pò di più." Nonostante il suo tono appariva duro come sempre Ofelia notò la sua difficoltà ad aprirsi così con lei, Thorn non era un tipo sentimentale e quella dichirazione era più unica che rara. Ofelia gli accarezzò una guancia e in quel momento Thorn parve rilassarsi. 
Pervarsa dal coraggio di lui per aver aperto il suo cuore Ofelia lo baciò delicatamente, poi affondò le mani nei suo capelli lo baciò con foga, quasi come se volesse divorarlo, Thorn preso alla sprovvista strinse Ofelia e cerando di non caricare il peso sulla gamba offesa prese in braccio Ofelia e la posò delicatamente sul letto. 
Si unirono e quell'unione fu il rimedio per entrambi delle loro insicurezze. Lui aveva capito che Ofelia l'avrebbe amato come nessuno aveva mai fatto, lei finalmente accettò la sua "perdita" consapevole che Thorn l'avrebbe sempre amata. 
Erano felici l'uno tra l braccia dell'altra, speravano che quel momento durasse in eterno. 
 
Trascorse un mese dal loro arrivo sul Polo e sia Thorn che Ofelia non ebbero un momento di pace. Il giorno dopo del processo Thorn, come aveva preannunciato, alle 8 in punto aprì l'Intendenza e cercò sin da subito di sistemare il lavoro del suo predecessore che a suo dire era un "completo disastro". Erano riusciti ad ottennere l'annullamento del matrimonio e quasi immediatamente la licenza per un nuovo matrimonio, anche grazie l'intercezione di Faruk spinto da Berenilde. 
Ovviamente a Corte l'oggetto di molti pettegolezzi fu la vita sentimentale dell'Intendente, molti fantasticavano sul motivo dell'annullamento e altri non capivano come mai Ofelia avesse accettato nuovamente di sposarlo. A peggiorare la situazione ci pensavano i parenti di Ofelia che cercavano in ogni modo di farle cambiare idea, chi apertamente e chi in maniera subdola, tra coloro che apertamente dimostravano il proprio disappunto a queste nozze c'era la madre di Ofelia, ogni giorno criticava il genero o la vita di corte oppure adirittura il clima rigido dell'arca, nonostante questo aiutava la figlia ad organizzare le nozze. Ofelia cercava di resistere, ma il suo stato d'animo si trasmetteva alla sciarpa che molte volte dava dei piccoli schiaffi alla madre di Ofelia e quest'ultima urlava contro la figlia e "quella vecchia sciarpa maleducata". Gli unici alleati in quella bolgia erano il prozio e la zia Roseline che cercavano di aiutarla in quella battaglia, anche Berenilde cercava di aiutarla quando poteva, ma passava la maggior parte del tempo negli appartamenti di Faruk. 
In quel periodo erano pochi i momenti di pace, tra questi c'erano i pomeriggi passati con Vittoria, qualche volta Berenilde a causa di "impegni improrogabili" chiedeva ad Ofelia se avesse voglia di passare del tempo con Vittoria, sia madrina che figlioccia erano entusiaste in quelle occasioni. 
A volte passavano il pomeriggio al parco mentre Ofelia leggeva e Vittoria disegnava, altre volte rimanevano a casa e in rare occasioni erano andate in esplorazione della città. 
Un pomeriggio mentre mangiavano un gelato Vittoria rivelò ad Ofelia quello che era accaduto qualche mese prima, era la prima volta che ne parlava e nonostante a volte non riuscisse ad esprimere cosa aveva provato o non trovava le parole per descrivere oggetti e persone riuscì a farsi capire a pieno dalla madrina. Vittoria notò che gli occhi di Ofelia divennero particolarmente lucidi quando le parlò del cugino e del modo in cui lui l'aveva salvata, Ofelia conosceva l'avvenimento perchè lo stesso Thorn le aveva raccontato tutto, ma sentirlo dalla bocca di Vittoria fu diverso. Si immedesimo in quella bambina dai lunghi capelli bianchi e percepì con chiarezza la paura che aveva provato nel comprendere che non sarebbe tornata a casa e la gioia che aveva provato quando aveva visto Thorn, il suo salvatore. 
"Fai ancora questi viaggi?" Domandò Ofelia schiarendosi la gola.
Vittoria abbassò lo sguardo e le candide guance assunserò una colorazione porpora, Ofelia notò il cambiamento nella bambina e la sua reticenza. "Vittoria?" La chiamò immaginando la risposta che avrebbe dato.
"Qualche volta... però non mi allontano molto" rispose la bimba in modo mogio.
"Lo sai che è molto pericoloso?" Le domando Ofelia.
"Si, però per favore non dirlo a mamma" le chiese Vittoria con voce tremante. 
Ofelia le accarezzò il viso, Vittoria aveva circa 3 anni e già capiva molte cose, Ad Ofelia si strinse il cuore e per un attimo pensò ai figli che un giorno avrebbe avuto con Thorn "Chissà come saranno".
Dopo quella confessione la piccola si aprì sempre di più con Ofelia e lei d'altro canto cercava di essere il più disponibile possibile.
La tensione si allentò circa 3 settimane prima del matrimonio quando Thorn, senza preavviso, andò a casa di Berenilde e portò un mazzo di fiori veri e abbastanza variopinto alla madre di Ofelia, tutti rimasero senza parole, compresa la madre di Ofelia. 
Ovviamente lo stupore durò appena 10 secondi, infatti la madre di Ofelia ringraziò il genero per il pensiero ma volle sottolineare che non si lasciava corrompere da un semplice mazzo di fiori, dinanzi a quel commento Thorn non reagì, guardò l'orologio, salutò e andò via.
Quella sera Ofelia era riuscita a sgattaloiare fuori da quella bolgia di animisti e si incontrò con Thorn nella "loro camera segreta" e appena Ofelia accennò al disguido che c'era stato con la madre Thorn stoicamente replicò: "Mi impegnerò di più". 
E mantenne la parola, infatti il giorno dopo portò dei regali a tutti i parenti, in particolare regalò degli orecchini di diamanti alla madre di Ofelia ed Agata, al padre e al fratello regalò degli orologi, alle gemelline delle confezioni di cioccolatini e al prozio una pipa. Comprò persino un regalo alla zia Roseline, una nuova macchina da cucire. 
Tutti rimasero sorpresi e soddisfatti da quell'iniziativa di quel parente acquisito, magicamente i loro animi e le loro lingue si placarono, ma il tutto ebbe fine quando Thorn li invitò a passare un fine settimana in uno dei suoi castelli. 
Tutti furono appagati per quell'invito e durante quei giorni si rilassarono e divertirono come non mai, la cosa più importante fu che nessuno notò l'assenza di Thorn e nessuno si accorse che dopo cena Ofelia spariva e riappariva la mattina dopo. 
Durante tutti questi avvenimenti i preparativi del matrimonio procedevano e con grande stupore Ofelia notò che anche Thorn desiderava aiutarla. In particolare una sera volle aiutarla a preparare gli inviti, purtroppo in quella stanza non erano soli ma a loro non importava, era come se fossero in una bolla che li teneva fuori dalla cacofonia del mondo.
Nonostante avessero cercato di realizzare una cerimonia intima, si erano presto resi conto che tra i parenti di Ofelia e gli amici di Berenilde la cerimonia aveva ben poco di intimo. 
Entrambi furono concordi nel voler invitare Octavio, Blasius e il signor Wolf. Ci fu una piccola discussione sull'invitare Elizabeth, Ofelia aveva desiderato invitarla differentemente da Thorn ancora provato da ciò che era accaduto. Alla fine Ofelia aveva deciso di inviarle l'invito, ma dopo qualche giorno arrivò una sua lettera in cui declinava l'invito a causa sia della sua vecchiaia e sia perché era consapevole del dolore che li aveva causati, a fine lettera aveva aggiunto "Con la speranza che un giorno mi possiate perdonare vi auguro il meglio".
Thorn aggrottò la fronte nell'udire quel messaggio, ma non disse niente, Ofelia sapeva che era soddisfatto dell'idea che Elizabeth non sarebbe venuta, ma sapeva anche dentro di lui vi era ancora turbamento. 
Mentre continuavano a realizzare gli inviti un'onda di malinconia e di senso della realtà travolse Ofelia, sotto lo sguardo sbigottito di Thorn Ofelia iniziò a piangere in maniera incontrollata. Mentre scriveva come un automa i nomi sugli inviti si rese conto di aver scritto involontariamente Renard e Gaela, probabilmente solo in quel momento era entrata in contatto con la dura realtà: non avrebbe mai più rivisto i suoi amici. Per colpa dell'Altro molte persone non c'erano più e tra queste c'erano Renard e Gaela. Non aveva solo perso la capacità di lettura ma anche due dei suoi più cari amici. Si sorprese che in quei gironi di trambusto i suoi due amici non le vennero in mente, in quel momento si accorse che probabilmente non aveva ringraziato abbastanza il gigante dai capelli rossicci e la Nichilista scontrosa che celava un cuore grande. 
Thorn, non molto pratico di queste cose, avvicinò la sua sedia alla sua e le pose una mano sui capelli, Ofelia a quel contattò trasalì e come aveva fatto qualche anno prima si fiorndò tra le braccia di Thorn versando tutte le lacrime che aveva a disposizione.
Nonostante la stanza fosse gremita di gente nessuno accorse in soccorso e nessuno ebbe intenzione di separarli, in parte anche per lo sguardo truce che Thorn aveva rivolto a tutti e soprattutto perché furono colti di sorpresa e non capivano cosa fosse accaduto.
Mentre tentava di consolare Ofelia, Thorn guardò quello che stava scrivendo e capì, lui non aveva mai avuto amici e non sapeva cosa effettivamente Ofelia stesse provando in quel momento, ma lo comprendeva. 
Dopo circa 20 minuti Thorn si rese conto che Ofelia si era addormentata, il calore del suo corpo e il respiro regolare avevano un effetto calmante sui suoi nervi fin troppo tesi. A malincuore prese in braccio l'esile corpo della futura moglie e chiese dove si trovasse la sua camera. "Vi ci accompagno io" gli rispose la signora Roseline con il suo solito piglio. 
Senza nessuna replica Thorn la seguì e una volta in camera posò Ofelia sul letto, le tolse gli stiivaletti e le rimboccò le coperte. Prima di andasene fece una cosa che non aveva mai fatto: le accarezzò i capelli, tuttavia quel gesto spontaneo durò pochi secondi, infatti subito allontanò la mano come se si fosse scotatto. Guardò l'orologio e andò via senza nesssuna spiegazione o un saluto lasciando la zia Roseline attonita e Ofelia dormiente che aveva riconosciuto il TIC dell' apertura dell'orologio e sorrise. 

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


"Salve lettori! Come procede la lettura? Abbiamo lasciato i nostri protagonisti nel pieno dei preparativi per il matrimonio che si sta avvicinando. Andrà tutto bene o questo matrimonio "non s'ha da fare"?  Spero che vi abbia incuriosito e che la storia vi stia piacendo. Se avete voglia lasciatemi un feedback e fatemi sapere se la lunghezza dei capitoli è adeguata o meno, detto questo vi auguro buona lettura!"

CAPITOLO 4

Il tempo trascorse velocemente, tra un preparativo ed un incontro segreto arrivò la sera prima delle nozze. Thorn aveva annuciato che avrebbe passato la notte all'Intendenza a causa di alcune faccende da sbrigare e che alle prime ore del mattino sarebbe tornato per prepararsi. Alcuni dei parenti di Ofelia bisbigliarono che probabilmente l'Intendente  aveva intenzione di festeggiare la sua ultima notte da celibe, ma Ofelia sapeva il vero motivo: aveva necessità di tranquillità. Thorn non era abituato alla confusione e nonostante negli ultimi tempi si era dimostrato affabile con la famiglia di Ofelia non si poteva pretendere che cambiasse totalmente la propria natura, del resto se l'avesse fatto Ofelia non l'avrebbe più amato.
"Mio nipote è un uomo ligio alle regole"disse Berenilde non appenaThorn andò via.
Era seduta su un divanetto insieme ad Agata e stavano sfogliando delle riviste di moda.
"Speriamo che sia ligio anche in altri ambiti,  madama" replicò la madre di Ofelia mentre ricamava.
"Madre! Ma cosa vi viene in mente? Siete  e-si-la-ran-te!" Disse  Agata ridendo come se fosse la cosa  più divertente del mondo.
"Signora Sophie non si deve preoccupare, sono sicura che entrambi i nostri giovani ci regaleranno belle sorprese" ribadì Berenilde senza staccare gli occhi dalla rivista che aveva in grembo.
Se solo avessero saputo che avevano da tempo sperimentato i doveri coniugali... Al ricordo del suo ultimo incontro con Thorn i suoi occhiali divennero rosa e il suo imbarazzo si trasmesse ad un tavolino lì vicino che tentò di nascondersi sotto un tappeto.
"Ofelia credo che dovremmo fare una chiacchierata io e te" disse Agata con un sorriso malizioso notando il suo imbarazzo.
"Non credo sia necessario, ora scusate ma vado a riposare" replicò stizzita Ofelia percorrendo a grandi passi il salone.
Una volta in camera chiuse la porta a chiave, cercò di darsi una sistemata (specialmente con i capelli che non avevano proprio intenzione di assumere una forma definita) e si immerse nello specchio per dirigersi da Thorn.
Come era accaduto in passato anche quella volta Ofelia si ritrovò nell'armadio dell'Intendenza e per sua fortuna l'armadio era aperto, questo voleva dire che Thorn era solo.
Tuttavia appena mise piede nella stanza si accorse che Thorn non c'era. Probabilmente doveva ancora arrivare oppure era veramente impegnato, per ingannare il tempo guardò un pò intorno e si soffermò a guardare la scrivania e la sua attenzione non era tanto rapita dai plichi di documenti accatastati con precisione millimetrica, ma dalla macchia di inchiostro che c'era all'angolo. Ofelia la toccò e nonostante non avesse più il dono di lettrice si ricordò e riprovò l'emozione di entrambi della notte in cui Ofelia fu responsabile della nascita di quella macchia.
Dopo circa un'ora Ofelia aveva deciso di andare via, ma ad un tratto sentì dei rumori: qualcuno si stava avvicinando. Per timore che non fosse Thorn si nascose nell'armadio e attese, dopo qualche istante dalla porta d'ingresso apparve Thorn e non era solo. Con lui c'era un ometto con la pelle aggrinzita e una leggera gobba, aveva radi capelli bianchi e degli occhiali molto spessi che ingrandivano di circa 10 volte i suoi occhi.
"Spero che siano di vostro gradimento, signore" disse l'ometto allungando a Thorn una piccola scatola di velluto rosso.
Thorn aprì la scatola e prese tra le mani due piccoli cerchi dorati: le loro fedi. Le guardò attentamente, sia dentro che fuori poi con un'espressione corrucciata confermò che erano di suo gradimento.
"E per l'altra questione?" Domandò Thorn perentorio.
L'ometto gli allungò un'altra scatola, questa volta  di velluto blu. "Mi sono impegnato molto, probabilmente è il mio lavoro più bello"  disse l'ometto cercando di trasmettere a Thorn il suo orgoglio.
Anche questa volta Thorn aprì la scatola, ma Ofelia non riuscì a vedere il contenuto.
Thorn aggrottò la fronte e disse: "E' oggettivamente ben fatto". L'uomo parve disorientato, non riuscì a capire se fosse un complimento o meno. Dinanzi a quell'espressione Thorn non replicò ma diede all'uomo una lauda mancia che gli procurò un sorriso a 32 denti.
"Vi faccio le mie più vive congratulazioni" e lasciò l'Intendente da solo che fissava le scatoline.
Ofelia era sbigottita, non si sarebbe mai aspettata quel gesto. A causa della sciarpa che le sventolava in faccia Ofelia perse  l'equilibrio e cadde rovinosamente sul tappetto posizionato davanti all'armadio sotto uno sgurado attonito di Thorn.
"Scusami, non volevo spiarti. Ero venuta per stare un pò con te e tu non c'eri quindi mi sono nascosta nell'armadio. Scusami, non volevo assistere a niente" cercò di giustificarsi Ofelia mentre a tentoni cercava i suoi occhiali che erano caduti chissà dove.
Con il suo sguardo da rapace Thorn individuò gli occhiali, li afferrò e li pose sul naso di Ofelia. Mentre Ofelia cecava di alzarsi, Thorn si avvicinò al telefono e chiamò il suo segretario ordinandogli di non far entrare nessuno nel suo studio e di annullare tutti gli appuntamenti. Ofelia era sbalordita dalla capacità di quell'uomo di prendere in mano la situazione in ogni momento.
"Cosa hai origliato?" Le domandò Thorn passandosi una mano tra i capelli.
"Aggiungerei per puro caso ed involontariamente" aggiunse Ofelia, voleva continuare a giustificarsi, ma il suo intento fu bloccato sul nascere dallo sguardo metallico di Thorn.
"Ho visto che  hai acquistato delle fedi e un altro oggetto che non sono riuscita a vedere" gli rispose nascondendo il viso nella sciarpa.
Thorn la guardava impertubabile.
Dopo un attimo che ad Ofelia sembrò eterno Thorn prese la scatolina di velluto blu posta sulla scrivania.
"Quando abbiamo deciso di risposarci ti avevo detto che questa volta avremmo fatto le cose per bene" dal tono di voce sembrava che stesse per annunciare un futuro funesto.
"Ricordo bene" disse Ofelia timidamente invitandolo a proseguire.
"Pertanto... In questi giorni mi sono trovato a pensare... Non ho chiesto come si deve la tua mano" disse Thorn con un'agitazione che non era da lui. Ofelia d'altro canto era pietrificata.
In una frazione di secondo Thorn non era piùin piedi davanti a lei, ma era in inginocchio con la scatolina di velluto blu aperta.  All'interno c'era un anello di fidanzamento ed era il più bello che Ofelia avesse mai visto: era un anello in oro bianco in cui erano incastonati a formare i petali di un fiore degli zaffiri blu e al centro c'era un diamante.
"Ofelia, mi faresti l'onore di diventare mia moglie?" Domandò Thorn guardandola negli occhi. Si poteva osservare perfettamente la tensione in ogni minima parte del corpo di lui, nonotante avesse la solita espressione Ofelia notò il leggero tremito delle labbra.
Quasi fosse un impulso primordiale Ofelia si lanciò verso Thorn cogliendo quest'ultimo di sorpresa e i due caddero rovinosamente a terra l'uno tra le braccia dell'altra.
"Ti basta come risposta?" Domandò Ofelia cercando di trattenere le lacrime.
"Gradirei un consenso verbale" le disse Thorn baciandole i capelli.
"Si, voglio diventare tua moglie" gli disse prendendo il viso tra le mani e baciandolo.
"Di regola avresti dovuto regalarmi prima questo anello" gli fece notare Ofelia quando si erano rialzati e sistemati i vesti meglio che potevano.
"Sono consapevole. Per il nostro primo matrimonio non credevo fosse necessario, per questo matrimonio avevo pensato di farti un regalo di nozze però una sera mentre ero con la tua famiglia ho notato il tuo dispiacere quando  tua sorella e mia zia si  vantavano dei loro anelli di fidanzamento" le disse Thorn guardando qualche volta l'orologio.
Ofelia rammentava quella serata, erano in salotto e lei era seduta su un divanetto tra Agata e Berenilde e le due discutevano animatamente riguardo merletti e scollature facendo qualche battuta allussiva riguardo la loro sfera privata. Non ricordava come, ma ad un tratto l'argomento cambiò ed iniziarono a parlare di gioielli ed in particolare  dei loro anelli di fidanzamento; probabilmente un pò con malizia ed un pò con ingenuità Agata chiese ad Ofelia come mai non indossasse il suo anello di fidanzamento. Nell'udire quella domanda il salotto cadde in un profondo silenzio e Thorn, che era seduto su una potrona con la pipa e il giornale, le lanciò un'occhiata in tralice per interpretare la sua espressione ed ascoltare la risposta. Ofelia colta alla sprovvista stava quasi per strozzarsi con il the che stava bevendo e dovette interrvenire la sciarpa per darle dei colpetti dietro la schiena, i suoi occhiali divennero gialli e iniziò a balbettare frasi sconnesse: "Ecco.. in realtà...vedete..." In suo aiuto intervenne Berenilde che annunciò con un gran sorriso che il nipote non era incline a sentimentalismi o a "gesti simbolici", ma era a conoscenza di un regalo molto particolare che avrebbe fatto alla  moglie dopo le nozze.
"Vostro nipote non è dedito nemmeno alla gentilezza"borbottò il prozio mentre leggeva un libro. Probabilmente sia Berenilde che Thorn udirono il commento, ma preferirorono non replicare e tutti ripresero le lo attività come se niente fosse accaduto. Ofelia non approfondì la questione con Thorn, un pò perchè le era passato dalla mente e un  pò perchè si sentiva un pò infantile a pensare a quelle frivolezze dopo tutto quello he avevano passato, d'altro canto Thorn non le chiese niente quella sera e nei giorni successivi. Tuttavia quando Ofelia vide quell'anello il suo cuore si colmò di gioia: Thorn aveva afferrato il suo dispiacere  e avea cercato un modo per rimediare.
"Me l'avresti regalato domani? E' questo il regalo a cui si riferiva Berenilde?" Gli domandò con un sorriso imbarazzato.
"Te l'avrei dato questa sera non appena fossimo stati soli. Sapevo che saresti venuta questa sera e no, non è questo il regalo a cui faceva riferimento mia zia" le rispose mentre si sedeva sulla sedia dietro la scrivania.
"Come facevi ad essere sicuro che sarei venuta?" Gli  domandò Ofelia mentre cercava di  ricordarsi un qualche suo gesto che avesse potuto indurre Thorn a credere di trovarla lì quella sera.
"Le statistiche. Negli ultimi tempi ci siamo visti il 95% delle sere di nascosto nella nostra stanza a Chiardiluna o qui. Le probabilità che tu venissi erano molto alte, rasentavano il 100%" le spiegò come se stesse contando le provvigioni alimentari del Polo.
"E se ti fossi sbagliato?" Domandò Ofelia cercando di indovinare i suoi pensieri.
"Io non sbaglio mai. E ho chiesto la tua  mano a  tuo padre." Ofelia sgranò gli occhi. Thorn  che parlava con i suoi genitori? Improbabile, ma non irreale. Thorn che chiedeva la sua mano era un evento al di fuori del comune.
"Hai chiesto la mia mano a mio padre?" Gli domandò titubante.
"Si" rispose secco Thorn.
"Perchè? Quando? Come? Cosa ha detto mio padre?" Ofelia appariva come un fiume in piena, la curiosità la spingeva a porre a Thorn un'infinità di domande che pretendevano un'immediata risposta.
"Perchè ti ho detto che avrei voluto fare le cose per bene questa volta. Appena siamo arrivati al Polo l'ho invitato all'Intendenza e lì gli ho chiesto ufficialmente la tua mano. Lui si è mostrato inizialmente sopreso e all'inizio, con non poco imbarazzo devo agiungere, mi ha spiegato che lui, nonostante avesse appoggiato la tua decisione, era contrario a queste nozze e che se fosse stato per lui non avremmo nemmeno celebrato le prime." Thorn appariva imbarazzato e cercava in ogni modo di non incrociare lo sguardo di Ofelia, la quale sospettava che ci fosse un "non detto". 
"E poi? Ti ha dato la sua benedizione?" Domandò Ofelia in trepidazione.
"Poi ha cambiato idea e mi ha dato il suo conseno e ha suggellato il tutto con una pacca sulla spalla"  le rispose Thorn con una smorfia che poteva essere assimilata ad un sorriso.
"Cosa gli ha fatto  cambiare idea?"Domandò Ofelia  con il cuore colmo di aspettative e amore.
"Gli ho spiegato i motivi per cui ti amo e gli ho giurato sul mio onore che ti renderò la donna più felice di tutte le arche" le spiegò Thorn guardandola finalmente negli occhi. In quel momento Ofelia riuscì ad osservare la vera natura di Thorn: un uomo che aveva conosciuto solo odio e solitudine aveva finalmente trovato l'amore e non aveva intenzione di perderlo, per nessuna ragione al mondo; era andato contro Dio, l'Altro e il Rovesio e di certo non sarebbe stato un rifiuto dei suoi futuri suoceri a demoralizzarlo. Ofelia in quel momento fu certa che Thorn l'avrebbe amata in eterno e anche un pò di più, il suo amore era puro e aveva necessità di essere ricambiato.
"E quali sarebbero questi motivi per cui mi ami?" Gli domandò Ofelia mmettendogli le braccia al collo e baciandolo delicatamente.
"Non rispetti nessuna legge matematica o fisica. Sei imprevedibile e nonostante questo mi dia abbastanza fastidio non posso negare che non mi piaccia" era la dichiarazione più astratta e meno romantica che Ofelia avesse mai sentito, ma nello stesso tempo rispettava perfettamente lo stile di Thorn: concisa, schietta e con riferimenti matematici. Ofelia era consapevole che per tutta la sua vita Thorn si era dedicato a quella materia e sentirgli paragonare il suo amore per lei ad una legge matematica le fece stringere il cuore di gioia.
"Non tutto è prevedibile, ma non per questo non potrà essere bello" gli disse Ofelia baciandolo cercando di trasmettergli tutte le emozioni che provava in quel momento: gioia, paura, passione e pace. Le  mancava il respiro per quel vortice di sensazioni, probabilmente per la prima volta della sua vita sentiva si essere nel posto giusto al momento giusto, dopo tutte le peripezie che aveva subito era riuscita a raggiungere un traguardo che appariva irraggiungibile: era tra le braccia della persona che amava. Si rese conto in quel momento che avevano dinanzi a loro un futuro incerto ma ricco di sorprese, con il tempo i vari tasselli avrebbero occupato il loro posto; in quel momento avvertiva anche un leggero senso di malinconia e capì immediatamente che era causato dalla perdita della capacità di lettura e sapeva che avrebbe dovuto rimboccarsi le maniche per ottenere la sua agoniata indipendenza da un punto di vista lavorativo. Avvertiva anche un pò di paura di perdere tutto in una brevissima frazione di secondo, ma in fondo lei era propensa alle catastrofi e probabilmente quella era una paura infondata, almeno sperava fosse così...
"Hai molto lavoro da sbrigare?" Gli domandò Ofelia dopo che i due si sedettero sullo spartano divano dello studio mentre assaporavano l'uno la presenza dell'altra.
"In realtà ho terminato tutti i lavori questa mattina" le rispose Thorn guardando istintivamente l'orologio.
"Perchè avevo bisogno di un pò di tranquillità, i tuoi parenti a volte possono essere abbastanza rumorosi." Aggiunse guardando lo sguardo indagatore di Ofelia.
"L'avevo intuito" le confessò lei.
"Inoltre la tradizione vuole che gli sposi la notte prima e la mattina stessa delle nozze non si incontrino, in caso contrario questo porterebbe sfortuna" le spiegò Thorn con lo stesso tono che usava quando spiegava ad Ofelia qualcosa che ai suoi occhi appariva fin troppo ovvia.
"E tu credi in queste cose?" Domandò Ofelia scettica.
"Sebbene non vi siano conferme scientifiche relative  a questa  situazione per una volta vorrei evitare di sfidare la sorte."
Ofelia scoppiò in una fragorosa risata, Thorn era un uomo dedito ai numeri e alla scienza e in quel momento aveva deciso di credere ad una vecchia diceria che probabilmente affondava le sue radici nel vecchio mondo. Thorn la guardò con il suo solito ciglio e cercò di interpretare quella risata improvvisa, doveva ancora  abituarsi a quelle reazioni improvvise e che non riusciva a capire cosa potesse scatenarle, ma d'altro canto sentire la risata cristallina di Ofelia gli scaldava il cuore.
"Allora sarà meglio che vada via" gli disse lasciandogli un leggero bacio sulla guancia.
Ofelia lo guardò un'ultima volta e poi si diresse verso l'armadio, attraversò lo specchio e si ritrovò nella sua camera buia e sola. Cercando di fare il meno rumore possibile si spogliò, indossò la camicia da notte e si infilò sotto le coperte sperando di addormentarsi velocemente, ma appena posò lo sguardo vicino allo specchio vide una nera figura che la fissava. Presa dal panico afferrò gli occhiali e rivolse lo sguardo verso il punto precedente, ma  nella stanza non c'era nessuno.  "Che strano..." probabilmente l'ansia e la stanchezza le avevano tirato un brutto colpo, quindi ripose gli occhiali sul comodino e cercò di addomentarsi ed infatti dopo poco cadde in un sonno profondo.

"Buongiorno sposina! Abbiamo pochissimo tempo e dobbiamo fare in modo che tu sia fa-vo-lo-sa!" Alle prime luci dell'alba Agata fece irruzione nella camera come un tornando facendo cadere Ofelia da letto con le gambe all'aria.
"Agata! Sono appena... un attimo che non vedo bene... sono le 6!" Esclamò Ofelia dopo esser riuscita ad indossare gli occhiali e controllare la sveglia.
"Lo so e siamo già in notevole ritardo!"
Ofelia  non riusciva  a capire da dove sua sorella tirasse fuori quell'energia  e soprattutto non riusciva a capire da che ora fosse sveglia per essere già vestita di tutto punto.
"Agata, non credo che ci serva tanto tempo, in fondo mi devo solo lavare e indossare un vestito. E' una cosa che faccio praticamente ogni giorno" replicò Ofelia mentre cecava di calmare la sciarapa che come lei era stata svegliata in malo modo.
Nell'udire quelle parole Agata sgranò gli occhi. "Spero che tu stia scherzando. Non dovrai solo indossare un vestito, ma dovremmo aggiustare quella chioma indomita che hai, darti un pò di colore e specialmente un pò di brio.E ora subito in vasca!" Così dicendo la spinse verso il bagno, preparò tutto quello che le poteva servire e fu lei stessa a spogliarla e ad immergerla con forza nella vasca. Le  diede una saponetta e  una  spazzola e dopo averle intimato di  "strofinare per bene ogni angolo del suo corpo" le lasciò un pò d'intimità. La giornata non era ancora cominciata e già Ofelia si sentiva esausta, Agata con la sua esubberanza e il suo risveglio non conformazionale le avevano già prosciugata metà delle poche energie che aveva recuperato con il suo sonno rigeneratore. Mentre tentava di non addormentarsi a causa del terpore dell'acqua calda si accorse con un'amara felicità che ormai poteva farsi il bagno anche nelle vasche degli sconosciuti e non incappare nel rischio di leggere qualcosa di indesiderato, si stava abituando a quella nuova situazione ma a volte continuava a sorprendersi; per non farsi prendere dalla malinconia s'immerse completamente nell'acqua e rimase così per un paio di secondi poi i polmoni richiedevano aria e riemerse sulla superficie e si sentì rinata e pronta per affrontare quella caotica giornata.
"Ce ne hai messo di tempo!" Si lamentò Agata  seduta sul letto della sorella. Ofelia era riapparsa avvolta da un accappattoio 2 volte più grande di lei e con un turbante che avvolgeva la chioma sgocciolante.
"Ci ho impiegato il tempo che serviva" si lamentò Ofelia.
"Lo spero per te... Ora dobbiamo cercare di  acconciare quel cespuglio che hai in testa"
"Ma io ho fame!" Protestò Ofelia.
"Mangerai dopo, prima dobbiamo prepararti." Replicò in modo sbrigativo Agata.
"No, mangerò ora a meno che tu e la mamma non vogliate che svenga durante la cerimonia per un abbassamento di zuccheri." Agata guardò la sorellina e non la riconobbe, per anni era stata succube della madre e mai aveva imposto la sua volontà, ma negli ultimi tempi qualcosa in lei era cambiato e l'aveva portata a far sentire la sua voce. Aveva sempre considerato Ofelia come una ragazzina che avrebbe solo creato guai, ma in quel momento si rese conto che molte cose erano cambiate ed in particolare comprese che ormai Ofelia non era più una ragazzina, ma una donna.
"Hai 15 minuti, non un minuto di più" le disse Agata mentre lasciava la stanza. Ofelia fu sorpresa dalla reazione, in men che non si dica indossò una vestaglia e andò in cucina per cercare di mangiare qualcosa nel più breve tempo possibile evitando di strozzarsi.
Quando arrivò in cucina si trovò dinanzi ad una scena che poteva  essere adatta per una commedia: sua mamma con indosso una vestaglia che poco copriva il seno abbondante e con i bigodini tra i capelli stava rimproverando le sue sorelline che mentre bevevano il latte avevano sporcato i loro vestiti, suo padre era in un angolino e cercava di evitare le posate che vibravano in volo a causa dell'ira della moglie, il marito di Agata cercava di calmare i figli urlanti, la zia Roseline stava acconciato i lunghi capelli di Vittoria mentre rimproverava il prozio che borbottava ed inveiva chissà per cosa, Berenilde cercava di sorseggiare una tazza di the che le tremava in mano animata chissà da chi ed in aggiunta c'erano vari parenti che correvano avanti ed indietro o in biancheria o già vestiti mentre cercavano oggetti che non si trovavano. A peggiorare la situazione erano gli oggetti, le posate vibravano in aria, i tappetti facevano gli sgabetti e le tazzine non si lasciavano afferrare.
Non sapeva dove posare lo sguardo perché ovunque c'era confusione, tuttavia ad un tratto il suo sguardo fu catturato da una figura bianca che svettava su tutti: Thorn.
Era seduto su uno sgabello poco distante con indosso la tunica che aveva quando era andato su Anima per portarla via, i capelli non perfettamente in ordine, una leggera peluria bionda sulle guance ed era intento a prepararsi la pipa mentre guardava accigliato quella confusione. Nessuno sembrava si fosse accorto di lei e credeva anche Thorn, ma ad un tratto si ritrovò il suo sguardo sorpreso addosso, si scrutarono per qualche secondo e lei gli sorrise debolmente cercando di infondergli un pò di pazienza. Quel breve intervallo di pace fu interrotto dall'urlo della madre che si rese conto della presenza di Ofelia nella stessa stanza con Thorn e la trascinò via alludendo al fatto che gli sposi non dovessero vedersi e rimproverando la figlia maggiore per averla lasciata sola, a forza di spintoni arrivò nella sua stanza dove si ritrovò sola e a stomaco vuoto. Nemmeno dopo due minuti, mentre Ofelia tentava di uscire dalla stanza si ritrovò la sorella con tutti gli attrezzi per acconciarle i capelli tra le braccia che come una furia le rimproverava la sventatezza e non c'era verso per farle capire che lei non sapeva che ci fosse Thorn e che era stato un "errore in buona fede", ma Agata continuava a blaterare e ad un tratto si rese conto che le mancava uno "strumento di altissima importanza" pertanto doveva andarlo a recuperare immediatamente quindi le ordinò di non lasciare la stanza e andò via.
Ofelia non era mai stata così frastornata e per un attimo pensò di star vivendo la vita di un'altra persona. Ad un tratto udì bussare e pensò subito a Thorn, ma appena aprì si trovò davanti Hector che portava in mano un piatto con due fette di pane con burro e marmellata e una tazza di latte.
"Non hai mangiato niente e oggi devi essere in forze" probabilmente era una delle poche volte in cui Hector non iniziava la sua conversazione con "Perché".
"Grazie" le disse Ofelia accarezzandogli i capelli. Nonostante avessero più o meno la stessa altezza per lei sarebbe per sempre rimasto il suo fratellino.
"Perché gli sposi non possono vedersi la mattina delle nozze?" Domandò Hector, Ofelia sorrise e si rese conto che non avrebbe mai perso quella sua abitudine.
"Per una stupida tradizione" gli rispose mentre addentava le fettine di pane.
"Perché è stupida?"
"Perchè dicono che porta sfortuna" sospirò Ofelia.
"E tu e il tuo fidanzato ci credete?" Domandò scettico Hector.
"No, ma per una volta vogliamo evitare di sfidare la sorte" sorrise Ofelia ripensando alle parole di Thorn.
"Tu non dovresti essere qui, vai a giocare da qualche altra parte" era stata Agata a parlare che era apparsa alle spalle del fratello portando tra le braccia tutto ciò che riteneva "indispensabile" per preparare Ofelia.
Hector abbassò la testa e andò via, lasciando Ofelia al suo destino. Nelle ore successive pensò a tutte le torture che aveva subito in quegli anni e fin dal primo momento posizionò quello che Agata le stava facendo al quarto posto nella sua classifica personale, non riusciva a capire come alcune donne (tra cui sua madre e sua sorella) si sottoponessero spontaneamente e più volte a quei tipi di trattamenti.
"Se stai ferma finiremo prima e tu smetterai di lamentarti per questo dolore inesistente" le ripeteva come un mantra  Agata mentre cercava di sistemarle quei ricci che non avevano nessuna intenzione di assumere una forma ben definita. Dopo un tempo che ad Ofelia apparve eterno Agata si dicharò soddisfatta del lavoro che aveva fatto e ci tenne a sottolineare che aveva dato il massimo dato che la situazione di partenza era abbastanza tragica, Ofelia decise di ignorare i commenti della sorella credendo che la tortura fosse finita in realtà la parte del parrucco era terminata, ora iniziava la parte del trucco. Per un'altra oretta Ofelia fu la bambola di Agata, la quale si divertiva a provare varie combinazioni sul viso della sorella per non parlare del momento in cui senza nessun preavviso iniziò la fase di depilazione completa del corpo, ad ogni strappo Ofelia tratteneva un urletto e sperava che tutto quello almeno servisse a qualcosa.
Terminata la fase del trucco finalmente Ofelia potè indossare il vestito che aveva scelto qualche settimana prima, nonostante non fosse un'amante della moda e preferisse indossare la prima cosa che trovava sotto gli occhi, potè affermare che aveva fatto un'ottima scelta: il vestito era bianco perla, aveva una scollatura delicata che metteva in risalto il seno senza apparire volgare, il busto era riccamente decorato da ghirigori in particolare fiori, ma Ofelia aveva richiesto che venisse ricamato un piccolo specchio per richiamare quel potere che univa lei e Thorn, le maniche di pizzo le arrivavano fino ai polsi pur lasciando trasparire il candore della pella ed infine la gonna di raso le scivolava delicatamente lungo le gambe fin sotto ai piedi. Quando Ofelia si guardò allo specchio potè anche constatare che Agata aveva svolto un buon lavoro: nonostante la montatura degli occhiali il suo sguardo era ben risaltato, le piccole cictrici che faticavano a sparire non erano più visibili e i ricci le ricadevano delicatamente sulle spalle adornati da un piccolo fermaglio d'orato che manteneva un velo di tulle che le copriva la schiena.
Finalmente era pronta per la cerimonia, ma in particolar modo era pronta per diventare la moglie di Thorn e questa volta per sempre. 

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


"Salve lettori! Volevo scusarmi per l'appuntamento mancato di venerdì, ma tra un impegno e l'altro non sono riucita a pubblicare. Detto questo, come procede la lettura? Finalmente è giunto il giorno delle nozze  e i nostri due protagonisti sono in trepidazione, ma andrà tutto bene? Lo scoprirete solo leggendo. Buona lettura!"

CAPITOLO 5

10:35 e 28 secondi, mancavano 15 minuti e 32 secondi alla cerimonia. Thorn era seduto sul suo letto e fissava con insistenza l'orologio sperando forse che in quel modo potesse accellerare il tempo. Quella mattina si era dedicato alla cura della sua persona e dopo aver indossato l'uniforme da intendente tipica delle cerimonie si guardò allo specchio: non riusciva a capire come Ofelia si fosse innamorato di lui, non riusciva a comprendere. Si toccò con un gesto titubante la cicatrice che gli solcava la tempia e si domandò cosa Ofelia ci avesse visto in quel corpo solcato da profonde cicatrici, lui ogni volta che si guardava allo specchio vedeva un uomo troppo alto, troppo bianco e di certo non uomo loquace o romantico. Era consapevole di non essere affascinante come uomo, eppure quella donna continuava a sostenerlo e a dimostrare un amore puro e profondo.
"È permesso?" Sentì dei colpi alla porta e una voce profonda provenire dall'esterno.
Thorn si affrettò ad aprire e si trovò davanti il prozio della futura moglie.
"C'è qualche problema?" Domandò Thorn.
"Per il momento tutto bene, anche se il trambusto che c'è in sala potrebbe suggerire altro." Infatti Thorn nonostante avesse la porta chiusa era riuscito ad udire la cacofonia dei rumori provenire da lontano.
"Volevo scambiare due chiacchiere con voi in privato, figliolo" proseguì il prozio dinanzi allo sguardo imperscutrabile di Thorn.
"Accomodatevi" disse Thorn aprendo la porta permettendogli di entrare. Appena l'uomo varcò la porta Thorn si rese conto che probabilmente oltre ai domestici e a Berenilde quella era la prima volta che un estraneo visitava la sua camera.
Una volta nella camera il prozio afferrò la sedia della scrivania e si sedette.
"Ormai non sono più il giovane archivista di una volta, ma veniamo al dunque. Sono sicuro che il marito di mia nipote non vi abbia detto niente, anzi si sarà dimostrato entusiasta di questo matrimonio" brontolò il prozio. Thorn lo guardava con il suo tipico ciglio e cercava di capire dove volesse andare a parare. Dinanzi al silenzio ostinato di Thorn il prozio riprese la paternale: "Quello che voglio dirvi è che gli altri possono anche essere felici di essere imparentati con voi, ma io pur appoggiando ogni scelta della mia pronipote non è detto che ne sia felice. Insomma quello che voglio dirvi è che non sono d'accordo su queste nuove nozze".
La fronte di Thorn era talmente aggrottata che il prozio temette che da un momento all'altro potesse rompersi e riversare sul pavimento tutti i pensieri che al momento gli ronzavano in testa.
"In realtà il padre di Ofelia si era dimostrato reticente per questo matrimonio" gli spiegò Thorn con una lentezza che fece gelare il sangue all'archivista. Questa volta fu Thorn a proseguire il discorso davanti al silenzio.
"Quando siamo giunti al Polo ho invitato il mio futuro suocero all'Intendeza per chiedergli ufficialmente la mano di Ofelia. Inizialmente si è mostrato contrario al matrimonio, nonostante come voi, appoggi le scelte di Ofelia ma alla fine del nostro colloquio ha cambiato idea e mi ha dato la sua benedizione." Nell'udire quelle parole l'archivista apparve sorpreso e  una smania di curiosità lo pervase.
"E cosa gli ha fatto cambiare idea?" Domandò il prozio. Thorn guardando l'espressione dipinta sul volto dell'uomo rivide la stessa reazione che Ofelia aveva avuto la sera prima sempre per lo stesso argomento.
"Gli ho spiegato i motivi per cui l'amo. Vi devo essere sincero, io non sono molto pratico in questioni sentimentali, pur provando una grande stima che può essere assimilata ad affetto per mia zia io non avevo mai sperimentato l'amore prima di inontrare Ofelia. A discapito di ogni legge matematica o fisica, lei ha scombussolato la mia vita. Sono consapevole che vi immaginavate una persona diversa al suo fianco, probabilmente un uomo più affabile ma vi posso giurare sul mio onore che rispetterò, amerò e renderò Ofelia la donna più felice delle arche per sempre, anche un pò di più."
Thorn non aveva mai parlato così tanto e probabilmente non aveva mai aperto così il suo cuore ad una persona, dopo aver pronunciato quelle parole si sentì il cuore leggero perchè finalmente, anche se a modo suo, era riuscito ad esprimere ciò che provava per Ofelia. D'altro canto il prozio restò pietrificato nella sua posizione, quando aveva preso la decisione di affrontare il fututuro marito della pronipote si era prefigurato uno scontro verbale molto colorito in cui intimava il giovane di non fare nessuna violenza nei confronti di Ofelia, probabilmente Thorn sotto attacco avrebbe sfoderato gli artigli e lui gli avrebbe dato qualche pugno a livello del torace dato che non arrivava al viso, ma non si era mai immaginato quella scena. Aveva davanti a sè un giovane uomo che provava un profondo amore per la sua pronipote e con quelle poche parole impregnate di poco sentmentalismo aveva fatto cadere tutte le sue convinzioni, finalmente guardava Thorn per quello che era ossia la persona adatta per Ofelia.
"Io...credo... mi avete lasciato senza parole per tutti i libri dell'archivio" borbottò l'uomo cercando di distogliere lo sguardo.
"Spero che abbiate compreso le mie intenzione e ora se volete scusarmi devo dirigermi alla cerimonia" comunicò Thorn dopo alcuni secondi di silenzio.
"Ma mancano ancora 15 minuti" constatò il prozio guardando l'orologio.
"Ne sono consapevole, ma per arrivare in giardino ci vogliono 4 minuti e 30 secondi, sicuramente dovrò intrattenere una breve conversazione con qualche ospite oppure qualcuno in maniera indelicata mi chiederà di visionare qualche richiesta per l'intendenza. Inoltre non dovrò incrociare Ofelia, pertanto se i miei conti sono coretti arriverei alle 10:59 e 30 secondi" disse risoluto Thorn prendendo l'orologio da taschino.
L'archivista fu particolarmente colpito da quella dichiarazione, chi avrebbe mai cronometrato il tempo necessario per andare da quella camera al giardino? Quella conversazione lo sorprendeva sempre di più e nello stesso tempo lo rassicurava perchè aveva compreso le buone intenzioni che albergavano in Thorn, dopo tutto se non fosse stata una brava persona Ofelia non avrebbe accettato spontaneamente quelle seconde nozze.
"Allora è meglio che inizi ad incamminarmi anch'io" disse il prozio alzandosi.
"Congratulazioni figliolo" gli diede una sonora pacca sulla spalla e andò via.

Come aveva previsto, Thorn dovette intrattenersi con alcuni ospiti alcuni dei quali si congratulavano per le nozze invece altri gli chiedevano un'udienza per una concessione o un controllo. A chi si congatulava Thorn si limitava ad un ringraziamento ed una stretta di mano, invece per chi chiedeva udienza riservava un'occhiata glaciale.
Dopo essersi fatto largo tra la gente Thorn si sedette al suo posto ed attese.
"Emozionato?" Era stata Berenilde a parlare, che leggera come una farfalla era giunta  al suo fianco e gli aveva posato una mano sulla spalla. Aveva sempre considerato la zia una bella donna, ma quel giorno con quel vestito di raso blu e i lunghi capelli biondi raccolti con uno chignon le apparve più bella che mai, anche se lui non era un esperto di queste cose.
"No" rispose con franchezza Thorn. In effetti non era emozionato o nervoso, era solo felice perchè finalmente con quel matrimonio era come se mettessero un punto di fine al passato ed iniziavano una nuova vita insieme.
"Purtroppo il giorno del tuo primo matrimonio non sono potuta esserti accanto, ma questa volta ti sosterrò in ogno momento. Però tu evita di scappare dopo la cerimonia."
Nonostante fosse una battuta amara Thorn sorrise.
"Arriva la sposa" qualcuno annunciò l'arrivo di Ofelia e tutti occuparono i loro posti.
Non appena mise piede nel giardino del cottage Ofelia rimase senza parole: per la cerimonia un Miraggio amico di Berenilde aveva trasformato quel giardino autunnale in un bellissimo prato estivo, ricco di colori, fiori e profumi. Posizionate con perfetta simmetria c'erano delle panche bianche decorate con ghirigori rivolte verso un tavolo maestoso dove spiccavano le sedie dove si sarebbero seduti lei e Thorn, a completare quel quadro pacifico c'era della musica che alleggiava nell'aria e non era suonata da nessuno. Nonostante sia lei che Thorn non amassero i fronzoli e avrebbero voluto una cerimonia più intimia, non potè non ammettere che quell'illusione era bellissima. Il giardino era gremito di gente: rionobbe i Miraggi che indossavano illusioni di vario tipo, Faruk che spiccava su tutti con il suo sguardo annoiato, Blasius sorridente accompagnato dal professor Wolf che guardava diffidente gli abitanti del Polo, Octavio che sorrise nella direazione di Ofelia, i vari parenti ed infine posò gli occhi su Thorn e restò senza fiato. Accompagnata dal padre e dalla sua fedele sciarpa Ofelia, miracolosamente senza cadere,giunse dinanzi a Thorn. Il padre le diede due baci sulle guance e senza farsi udire dagli altri le sussurrò: "Ti auguro il meglio", poi strinse la mano di Thorn e si accomodò accanto alla madre di Ofelia che aveva già iniziato a  piangere. Gli occhi di Thorn si riempirono di lacrime, ma con molta forza di volontà riuscì a non far cadere nessuna lacrima, per un breve istante pensò di vivere la vita di qualcun'altro perchè lui, un bastardo, non meritava tutta quella bellezza e felicità.
"Benvenuti Signore, signorine, signore e signori! Oggi celebriamo l'unione tra l'animista Ofelia e il signor intendente Thorn!" A condurre la cerimonia fu Archibald che nonostante la diffidenza di Thorn era riuscito ad ottenere una delega per celebrare il matrimonio. La cerimonia fu uguale a quella di tre anni prima, dovettero entrambi firmare dei documenti e si scambiarono le fedi, tuttavia non si svolse la cerimonia del Dono dato che ormai i loro poteri si erano uniti. "E per la seconda volta posso dichiararvi marito e moglie. Avanti intendete, non fate il timido e baciate la vostra giovane moglie!" Esclamò allegro Archibald battendo le mani. Thorn gli lanciò uno sguardo torvo, tuttavia decise di accontentarlo ed in fatti con un movimento lento si piegò verso Ofelia e le prese il volto tra le mani e la baciò scatenando un applauso generale.
Terminata la cerimonia i due sposi furono circondati da una marea di gente che si congratulava e cercava di accattivarseli. Approfittando di un momento di confusione Ofelia riuscì a sgattoloiare via e si avvicinò ad un trio che la guardava con aria famigliare e benevola. "Ora dovò chiamarti signora Ofelia?" Le domandò Octavio con un mezzo sorriso.
Non si vedevano da molto tempo e con grande gioia potè constatare  che stava bene e appariva sereno e contento, stessa cosa per Blasius e Wolf che sembravano innamorati come non mai e finalmente felici.
"Credo che per voi potrò fare un'eccezione. Sono molto felice che abbiate accettato ilnostro invito."
"Non potevamo non mancare e devo ammettere che ci mancavi. Wolf parla spesso e volentieri di te" le disse Blasisus guardando di sottecchi Wolf.
"Non illuderti piccola animista, mi chiedevo se finalmente avessi trovato un pò di pace. Anche in quest'arca gelida e piena di illusioni" borbottò Wolf.
Dinanzi a quello scambio di battute ad Ofelia si scaldò il cuore.
"Seconda come sta?" Domandò ad Octavio.
"Bene, viviamo nella stessa casa ora e appena sono libero cerco di stare con lei. Ovviamente preferisce disegnare, ma ultimamente il nostro rapporto è nettamente migliorato" le rispose Octavio con voce allegra, ma velata da un velo di malinconia.
"Vedraì che andrà sempre meglio."
"Lo spero, comunque abbiamo deciso di abattere la casa di Lazarus. Qualcuno temeva che ci potessero essere delle  trappole, quindi abbiamo preferito rimuovere il problema".
"E pensare che quell'uomo è stato il nostro  mentore" disse con un mesto sospiro Blasius.
Dopo un momento di silenzio Ofelia domandò: "Ed Eulalia?"
"Lei sta quasi sempre sola, a volte fa visita ad Helena e Polluce ma per la maggior parte del tempo preferisce la solitudine" le rispose Octavio.
Proprio in quel momento alle loro spalle apparve Thorn.
"Oh Thorn, vieni. Ti ricordi di loro?" Gli domandò Ofelia prendendolo per mano.
"Certo, io ricordo tutto. Mr Wolf, Mr Blasius tutto bene sulla 22esima arca?" Domandò Thorn cercando di essere cordiale, ma il suo accento non aiutava nell'impresa.
"E' una vera  delizia, dovreste venire a trovarci. La  vita  è così tranquilla e gli abitanti sono tuti pacifici!" Rispose Blasius con entusiasmo cercando conferme da Wolf che si limitò a dire: "Si sta bene".
"Spero che vostra sorella  stia bene" mormorò Thorn in direzione di Octavio. Ofelia sapeva come mai Thorn stesse reagendo in quel modo, nonostante fossero passati mesi Thorn si considerava responsabile di ciò che era accaduto a Seconda. Sapeva che Seconda non era arrabbiata con lui, anzi l'aveva aiutato e sapeva che sarebbe andata in quel modo, ma non riusciva a mettere il punto di fine a quel tormento e probabilmente non ci sarebbe mai  riuscito.
"Molto bene, come ho detto a vostra moglie. Seconda ora vive con me e sembra molto felice" gli disse Octavio sorridendo.
"Probabilmente non c'è stata occassione in passato, ma volevo ringraziarvi per quello che avete fatto per mia sorella sia mentre eravate al sanatorio e sia dopo, grazie."
Le labbra di Thorn ebbero un leggero fremito, poi finalmente guardò Octavio negli occhi e con un sorriso disse:"Quando ci saremo sistemai saremo lieti di invitarvi a casa nostra. L'invito è anche per voi Mr Wolf e Blasius." Ofelia fu piacevolmente sorpresa da quella iniziativa e sorrise orgogliosa verso il marito.
"Se non vi spiace io e mia moglie vi dobbiamo salutare, arriverderci e buon viaggio di ritono" disse Thorn prendendo Ofelia dalle spalle. "Arrivederci, mi raccomando scrivetemi" disse Ofelia e li guardò un'ultima volta con una strana stretta al cuore.
Thorn la trascinò via da quella cacofonia di suoni e colori e la condusse in una stanza deserta e silenziosa. "Perchè siamo qui?" Domandò Ofelia.
"Voglio portarti in un posto. Vuoi aspettare la fine del ricevimento o andare ora?" Le domandò Thorn.
Ofelia lo guardò divertita. "A volte non so se vuoi provare a fare del sarcasmo oppure sei serio. Dove andiamo?"
"E' una sorpresa, ma dobbiamo cambiarci" le disse Thorn indicandole degli abiti posizionati sul letto.
"Avevi già programmato tutto?"
"Ovvio Se vuoi posso aspettare fuori mentre ti cambi" le propose Thorn.
"Non c'è nessun problema"  disse Ofelia mentre cercava di sbottonare quel vestito tanto bello quanto scomodo. Vedendola in difficoltà Thorn decise di aiutarla e per un attimo con il suo lungo dito bianco sfiorò la pelle nuda di Ofelia e questò le provocò un brivido.
"Hai freddo?" Domandò Thorn fraintendendo quella reazione.
"No" rispose flebilmente Ofelia. Con  delicatezza e decisione Thorn concluse il lavoro ed iniziò a sbottonarsi la giacca mentre Ofelia si sfilava il vestito cercando di non cadere ed indossava  abiti più comodi.
Una volta cambiati si diressero verso l'ingresso e silenziosi come gatti riuscirono a non incontrare nessuno dei loro parenti. In realtà quasi nessuno si era accorto dell'assenza degli sposi, alcuni erano ubriachi e altri erano impegnati in discussioni con i vari membri della corte, gli stessi genitori di Ofelia furono travolti da quel vortice caotico e non si accorsero dell'assenza della figlia.
Abbandonarono l'illusione del torpore del cottage di Berenilde e si addentrarono nel freddo delle vie di Città-Cielo. Thorn la condusse in un'angusta via le cui parete erano interamente ricoperte da manifesti e si concentrò su un manifesto di una donna che indossava un vestito fatto interamente di rose, posò la sua grande mano sulla rosa centrale e così facendo si rivelò una porta. Era l'ingresso per una Rosa dei Venti.
"Non sapevo che qui ci fosse una Rosa dei Venti" disse Ofelia.
"Ed è un bene, perché dovrebbero essere segrete" le spiegò Thorn mentre la invitava ad entrare.
Ogni volta Ofelia restava a bocca aperta dinanzi a quella manipolazione dello spazio e quella volta allo stupore si aggiunse anche la curiosità.
Thorn aprì una porta color mogano e una volta attraversata si trovarono in un vecchio locale, ormai abbandonato, pieno di polvere e cianfrusaglie. Nonostante fosse passato del tempo ed era buio Ofelia non ebbe dubbi, era il suo studio di lettura.
"Cosa ci facciamo qui?" Domandò Ofelia non riuscendo a staccare gli occhi da quello che sarebbe dovuto essere il bancone dove avrebbe effettuato le perizie.
"È il regalo di nozze a cui fece cenno Berenilde" le rispose atono Thorn.
"Non capisco..."
"Questo locale appartiene a te. Sono consapevole che questo non potrà più essere il tuo studio di lettura, ma puoi creare una nuova attività."
"Perché?" Gli domandò Ofelia con gli occhi appannati dalle lacrime.
"Perché so che vuoi la tua indipendenza economica e vuoi renderti utile, non ti piace stare con le mani in mano. Probabilmente è una delle tue migliori qualità" le rispose Thorn con franchezza e sicurezza nelle sue parole.
Ofelia fu sbalordita, non si sarebbe mai immaginata un regalo di nozze di quel tipo anzi non si sarebbe mai aspettata un regalo di nozze da parte di Thorn.
Provava una rosa di emozioni a cui non riusciva ad attribuire un nome adeguato. Ricordò la fatica che aveva dovuto fare per affermare il suo ruolo a corte e per ottenere quello studio, per lei la cosa più importante era la sua indipendenza e anche in quel momento era fondamentale. Dinanzi a quella gioia, tuttavia, un tarlo le si insinuò nella mente "Cosa farò ora?" , ormai non poteva più leggere e come una volta aveva affermato a Faruk era l'unica cosa decente che sapesse fare "con quelle dieci dita", ora cosa avrebbe potuto offrire alla comunità?
"Non devi pensare ora cosa potrai fare con questo locale, vedrai che ti verrà presto in mente. L'importante è che tu sappia che qui hai uno spazio per te" le disse Thorn come se riuscisse a leggerle nella mente e avesse compreso a pieno i suoi timori.
"Non sei solo una lettrice, sei anche altro."
Ofelia non riusciva ad esprimere a parole l'amore che in quel momento provava per Thorn, istintivamente gli buttò le braccia al collo e lo baciò.
"Non so come esprimerti la mia gratitudine, è un regalo bellissimo" gli sussurò con il volto nell'incavo del suo collo.
"Non è niente  in confronto a quello che tu hai dato a me. Ti amo, anche un pò di più."

Vittoria's POV
Vittoria si stava addormentando su un  divanetto ricco di cuscini nel salone  di casa, la festa e i giochi con i nipoti di Ofelia l'avevano stancata. La mamma le aveva fatto preparare il divanetto per riposare mentre lei intratteneva gli ospiti che ancora affollavano la casa. Stava per addormentarsi, ma ad un tratto vide un'ombra passarle accanto che la fece sobbalzare dallo stupore e dallo spavento. Scattante come una cavelletta Vittoria si alzò e seguì l'ombra per i corridoi della casa, l'inseguimento terminò nella camera di madrina. Ora che la vedeva meglio Vittoria riconobbe quell' "ombra":era una donna bssa, con capelli neri ricci, portava un paio di occhiali e al di sotto dei suoi piedi si diramavano figure nere indistinte. Vittoria fu terrrorizzata. Apparentemente sembrava che la figura non si fosse accorta di lei, infatti continuava imperterrita ad accarezzare gli oggetti di Ofelia con noncuranza e nello stesso tempo curiosità.
"Non temere bambina mia, non voglio farti del male" le disse la donna volgendo il suo sguardo su Vittoria e regalandole un sorriso glaciale.
A Vittoria mozzò il fiato, indietreggiò ed iniziò a correre il più lontano possibile da quella figura. Doveva parlare con madrina e cugino. 

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


"Salve lettori e lettrici! Chiedo venia per l'appuntamento mancato, ma eccoci qui!  I nostri due protagonisti sono pronti per le gioie del matrimonio, ma sembrerebbe che qualcuno stia per rovinare la festa. Chissà cosa accadrà. Piccola osservazione: nel capitolo descrivo in linea generale un'arca che non viene descitta nei libri, quindi è frutto della mia immaginazione, spero che vi piaccia. Come sempre fatemi sapere  cosa  ne pensate, buona lettura!"

CAPIOLO 6


Quando Thorn e Ofelia tornarono al cottage di Berenilde si accorsero che nessuno aveva notato la loro assenza, anzi i festeggiamenti erano continuati e qualcuno aveva ecceduto con l'alcol tanto da addormentarsi sui divanetti, tra quelle persone c'era Berenilde. Tuttavia appena entrati in casa non riuscirono a sgattaloiare nei piani superiori perché furono intercettati dalla madre di Ofelia che trascinò la figlia in camera per preparare la valigia per il viaggio di nozze. 
Il viaggio di nozze fu la seconda sorpresa di quella giornata, infatti mentre tornavano verso il cottage Thorn le aveva detto che aveva organizzato per loro un viaggio di nozze di 3 settimane sulle arche di Plombor e di Sidh. Ofelia fu sorpresa e un pò amareggiata dato che Thorn non l'aveva coinvolta in quella scelta per lei importante. 
"Perché non hai chiesto il mio parere?" Gli domandò quando erano quasi arrivati. La fronte di Thorn si corrugò come tutte le volte in cui cercava di dare un senso alla discussione che si stava tenendo. 
"Volevo farti una sopresa ed inoltre credo di avere una conoscenza più approfondita delle arche quindi per il 99,9% ritengo di aver scelto delle mete adeguate per questo periodo dell'anno."
"Quindi c'è un motivo per cui le hai scelte?" La curiosità prese il posto della rabbia ed Ofelia cercò di indagare come mai Thorn avesse scelto quelle due arche, ma il suo interlocutore non le diede le  risposte che desiderava, d'altro canto le riferì che sarebbero partiti l'indomani alle 6 in punto. 
Così Ofelia si ritrovò la sera tardi con la madre, la sorella e la zia a prepare in fretta e furia la valigia per il viaggio. Le 3 donne erano molto pratiche, inoltre erano state informate molto prima di Ofelia grazie a Berenilde che a causa dell'alcol si era lasciata a confidenze di vario tipo.
"Dovresti buttare questa vecchia sciarpa maleducata" borbottò la zia Roseline mentre piegava le gonne da mettere in valigia.
La sciarpa si risentì e diede un piccolo colpo sulla mano della zia che ormai aveva perso le speranze.
"Ma che fai? La stai stroppicciando, ora ci toccherà stirarla" la madre di Ofelia le tolse dalle mani la camicetta che stava piegando, o meglio aggrizzendo dato che presa dalla diatriba tra la sciarpa e la zia Roseline non si rese conto di quello che stava facendo. 
"Povero Thorn, non avrà mai più una camicia stirata per bene" disse la madre mentre cercava di riparare al pasticcio della figlia, d'altro canto Ofelia decise di ignorare i commenti della madre e domandò se effettivamente tutti i vestiti che stavano ponendo nelle valigie servissero per quel viaggio.  
"Tuo marito ha detto che farà abbastanza caldo, ma per  sicurezza ti porterai anche qualcosa di più pensante" le rispose la zia mentre cercava di chiudere una valigia stracolma di roba che sicuramente Ofelia non avrebbe usato. 
"C'è anche qualche costume" le disse Agata con un sorriso malizioso. 
"Per caso Berenilde vi ha dettto altro?" Domandò Ofelia sperando cheThorn avesse condiviso con lei i suoi piani. 
"No, ci ha parlato delle arche che visiterete e poi ha attaccato a parlare della corte a ruota libera. Quella donna quando alza il gomito parla più del caro cugino Gilberto che parlava persino con le piante" le rispose la zia Roseline. 
Per un pò le quattro donne lavorarono in silenzio, a parte qualche rimprovero per Ofelia da parte della madre o della zia Roseline, ma ad un tratto  sentirono il cigolio della porta e videro sbucare una testolina bianca, era Vittoria. 
"Signorina tu dovresti essere già a letto" disse la zia Roseline appena vide sbucare Vittoria nella stanza. Ofelia percepì che c'era qualcosa che non andava: Vittoria era visibilmente scossa, con i lunghi capelli che apparivano disordinati, gli occhi rossi e appariva più bianca del solito. 
"Vittoria tutto bene?" Le domandò accarezzando il piccolo viso.
"Devo parlare con te e cugino."
"Perché? È successo qualcosa alla mamma?"
"No, ma ho visto una cosa" disse la bambina in un sossurrro. 
Sotto lo sguardo esterefatto delle 3 donne Ofelia prese la mano di Vittoria ed andarono in corridoio.
"Cosa hai visto?" Le domandò Ofelia abbassandosi alla sua altezza.
"La signora con le tante ombre" sussurrò la bambina. 
"La signora con le tante ombre?" Domandò Ofelia cercando di capire a chi si stesse riferendo. 
"Ti assomigliava molto, ma lei aveva i capelli più scuri e dai piedi si diramavano tantissime ombre, era nella tua stanza e mi ha detto che non vuole farmi del male."
Ad Ofelia si seccò la gola. Vittoria , durante uno dei loro incontri, le aveva parlato del Rovescio e le aveva raccontato cosa era accaduto prima di arrivare lì. In particolare si era soffermato su un dettaglio, solo due persone riuscivano a  vedere "l'altro suo corpo". Una di queste era Faruk, l'altra era la Signora con gli occhiali, ossia l'Altro. Era impossile che in quel momento lei si stesse riferedo all'Altro, era impossibile. L'Altro era nel Rovescio e ci sarebbe rimasto per sempre, pertanto cercò di vagliare le varie ipotesi e le chiese se avesse già visto questa signora in passato e Vittoria le confermò che era la stessa donna che si era travestita dall'Omone Rosso e aveva viaggiato con padrino e Gaela. 
"Vieni con me" senza aspettare  risposta Ofelia prese la mano di Vittoria e la trascinò per i corridoi fino ad arrivare dinanzi alla stanza di Thorn, nella sua mente c'era solo un pensiero "E' impossibile". Bussò energeticamente alla porta e immediatamente fu sormontata dall'alta figura di Thorn. 
"C'è qualche problema?" Domandò vedendo Ofelia paonazza, inizialmente non si era accorto della piccola figura accanto alla moglie poi con aria interrogativa puntò il suo sguardo su Vittoria la quale non appariva per niente turbata  da quella vista. 
"Possiamo entrare?" Domandò Ofelia. Thorn si pose di lato e le fece passre. Una volta in camera Ofelia chiese a Vittoria di ripetere a Thorn quello che aveva detto a lei e la bambina non si fece pregare e raccontò tutto quello che aveva visto. Mentre lei parlava Ofelia scrutava con attenzione la reazione di Thorn, ma il marito aveva in viso una maschera di impassibilità. 
"Sicuramente sarà stato un sogno." Furono queste le parole che disse non appena Vittoria terminò di parlare. 
"Un sogno?" Domandò sbigottita Ofelia. 
"Si. Per come Vittoria ha descritto le circostanze dell'incontro posso affermare che la stanchezza e l'euforia del giorno l'hanno condotta a sognare questa figura. Inoltre è una figura del suo passato, recente aggiugnerei, e quindi è normale che le sia apparsa in sogno."
"Ieri notte mentre ero a letto ho visto un'ombra vicino allo specchio di camera" mormorò Ofelia.
Thorn la guardò per qualche secondo con il suo solito piglio poi disse: " Sicuramente un pò di agitazione prima delle nozze ed inoltre non avevi gli occhiali."
Ofelia era esterefatta, non si aspettava una reazione del genere da Thorn. 
"Io sono abbastanza sicura di quello che ho visto" gli disse Ofelia cercando di non far tremare la voce. 
"Ofelia, non devi preoccuparti. Non abbiamo nessun motivo per cui preoccuparci, l'Altro è nel Rovescio e il portale è chiuso" le fece notare Thorn con pacatezza. 
Dinanzi alla calma di Thorn Ofelia cedette e pensò che probabilmente si stava preoccupando per neinte, probabilmente Vittoria aveva realmente sognato e lei aveva preso un abbaglio. Decise di fidarsi, come aveva fatto in passato. 
"Probabilmente hai ragione" sospirò Ofelia. 
"Dai Vittoria, è tardi ti riaccompagno a letto. Ci vediamo domani mattina"gli disse Ofelia accarezzandogli una mano. 
"Ofelia, fidati nessuno ci farà più del male" poi stupendo Ofelia alungò una mano verso Vittoria e le accarezzò il capo. "Anche tu devi stare tranquilla, nessuno ti farà del male." Vittoria lo guardò negli occhi e anche lei decise di fidarsi. 
Ofelia accompagnò Vittoria nella sua camera, l'aiutò a mettersi a letto e le rimbocò le coperte.
"Tu ti fidi?" Le domandò Vittoria.
Ofelia ci pensò un attimo e poi rispose: "Si, anche se nel profondo sono preoccupata. Forse è vero che entrambe abbiamo preso un abbaglio, però tu ora cerca di non pensarci e dormi. Qualunque cosa accada tu sarai sempre al sicuro, te lo prometto." Le diede un bacio sul capo e andò via cercando di accantonare i pensieri negatvi che stavano facendo capolino. 
Quando tornò in camera vide con sollievo che le valigie erano pronte, così indossò la camicia da notte e si infilò sotto le coperte cercando di riposare e scacciare via il senso di paura che la stava attanagliando. Mentre si stava addormentando si rese conto che probabilmente avrebbe dovuto condividere la camera con Thorn dato che ormai erano sposati, ma ci sarebbe stato tempo e solo quel pensiero la rincuorò e riuscì ad addormentarsi. 

"Ofelia svegliati! Perchè sei in questa camera? Avresti dovuto dormire con tuo marito. Dai, è tardi!" Era la zia Roseline che la scuoteva cercando di farla svegliare. 
"Ma che ore sono?"Biascicò Ofelia. 
"Le 4:30" le rispose la zia mentre apriva le tende della finestra. 
Ofelia con gli occhi impastati di sonno allungò la mano verso il comodino cercando a tastoni gli occhiali e quando l'indossò vide che le valige erano sparite. 
"E le valigie?" Domandò. 
"Le hanno già portate in cucina. Dai, vai a fare colazione e poi vestiti. Tuo marito è già in cucina."
Come predetto dalla zia Ofelia trovò Thorn con la sua tunica di lino che usava come pigiama in cucina mentre sorseggiava del caffè e leggeva le notizie sul giornale. 
"Buongiorno" sussurò Ofelia mentre si sedeva a tavola. 
"Buongiorno" le rispose Thorn. 
Per un pò tra i due ci fu solo silenzio, poi Thorn pose il giornale e le domandò a brucia pelo: "Ti fidi al 100% di me?" Ofelia non riusciva a capire dove volesse andare a parare, poi le venne in mente il confronto della sera prima. Si mangiucchiò un pò le cuciture dei guanti e poi rispose: "Si, ma non posso negare che sono un pò preoccupata."
Thorn incassò la risposta. "L' Altro non c'è più. Tuttavia, se si dovesse ripresentare un nuovo pericolo io ti proteggerò" le disse prima di circondarla con il suo lungo corpo. 
Nell'udire quelle parole le preoccupazioni di Ofelia si dissiparono e il cuore apparve più leggero, strinse a sè Thorn e gli lasciò un bacio sulle labbra. 
"Ti aspetto in salotto tra  45 minuti"e andò via lasciando Ofelia a contemplare la sua tazza.

Quando Ofelia andò in salotto pronta per partire trovò tutti i suoi parenti ad attenderla, ognuno a modo suo la salutò. Il padre la strinse forte a sé ed Ofelia notò i suoi occhi lucidi, ignorò i commenti maliziosi della madre e di Agata e strinse a sè le 3 gemelline. Poi arrivò il turno di Hector.
"Questo è per te" le disse porgendole una piccola scatola che Ofelia aprì con avida curiosità, e al cui interno trovò una macchina fotografica.
"Ma è la tua?" Gli domandò Ofelia visibilmente commossa.
"No, è un'altra ma identica. Ho pensato che potrebbe farti piacere scattare qualche foto come ricordo."
Istintivamente Ofelia abbracciò il fratellino e per poco non cadevano a causa della fgoa di lei, per la prima volta si sentì orgogliosa del suo fratellino che ormai stav diventando un uomo. Lo strinse più forte che potè e cercò di immaganizzare nella sua mente ogni dettaglio di quel momento consapevole che probabilmente non avrebbero piùavuto un momento loro così intenso. 
Quando si separarono Ofelia gli accarezzò il viso e gli disse: "Mi mancherai, appena potrò verrò a trovarti."
Poi toccò alla zia Roseline e Berenilde, entrambe a modo loro la salutarono e le raccomandarono di essere prudente e specialmente Berenilde le raccomandò il nipote. 
Infine  salutò il prozio e quello forse fu il momento più intenso per Ofelia, si  ricordò del loro saluto su Anima prima che lei partisse per il Polo e le si strinse il cuore. 
"Qualche mese fa non avrei mai immaginato questo momento" brontolò il prozio. 
Ofelia lo conosceva fin troppo bene e sapeva che stava facendo uno sforzo sovraumano per trattenere le lacrime. 
"Neanch'io" disse Ofelia ormai con le guance rigate dalle lacrime. 
"Non avrei nemmeno immaginato di dirti che tuo marito è una brava persona e che ti ama profondamente. Ora vai e prenditi cura di te" le disse l'archivista visibilmente commosso. 
Ofelia gli lasciò un bacio sulla guancia, lo guardò un'ultima volta e si diresse verso Thorn che l'attendeva in religioso silenzio vicino alla porta. Guardò un'ultima volta tutta la sua famiglia, poi con un pò di malinconia ma con un' incredibile couriosità si addentrò in quella nuova avventura. 

Dopo 2 giorni di viaggio giunsero all'arca di Sidh e appena Ofelia mise piede sul suolo volle togliersi ogni strato di vestito a causa dell'afa soffocante, differentemente da Thorn che sembrava non patire quello sblazo violento di temperatura. Durante il viaggio in carrozza verso l'albergo Ofelia osservò con attenzione il paesaggio e ne restò incantata, attraversarono un mercato ricco di bancarelle e venditori che decantavano le loro merci. Ofelia fu travolta da quel vortice di colore e profumi, come per Babel anche lì la popolazione era riccamente variegata ma ognuno indosava un proprio vestito senza seguire apparentemente delle regole di abbigliamento.
Dopo circa quindici minuti di viaggio giunsero in albergo e dopo aver sbrigato alcune faccende burocratiche entrarono finalmente in camera dove Ofelia si buttò come un peso morto sul letto. 
"Finalmente un letto come si deve" brontolò con il viso nel cuscino.
Thorn si sedette accanto e tastò la qualità del materasso. "E' troppo morbido, un buon materasso deve essere abbastanza rigido per favorire il corretto posizionamento della colonna vertebrale."
Ofelia  lo guardò divertita e si domandò dove avesse mai letto tutte quelle cose.
"Io vado a farmi un bagno. Se vuoi tu puoi riposarti" disse Thorn lasciando Ofelia stesa sul letto.
Nonostante la stanchezza Ofelia non riusciva ad addormentarsi, in realtà non aveva necessità di dormire ma di farsi un bel bagno e cercare di dare una forma a quella massa indomita di ricci.
Ad un tratto le balenò in mente un'idea che le fece diventare rosa gli occhiali e tremare le lenzuola sottostanti, per un attimo decise di riunciarci poi si disse che oramai era sposata e ormai Thorn conosceva alla perfezione il suo corpo, così come lei conosceva il suo. Così respirò profondamente e  con gesti impacciati si tolse i vestiti e si diresse in bagno dove trovò Thorn nella piccola conca di rame ripiegato su stesso mentre era intento ad insaponarsi i capelli.
Non appena Thorn udì la porta aprirsi alzò lo sguardo e restò per un attimo stupito, davanti a lui c'era Ofelia ed era completamente nuda.
"Posso?" Gli domandò Ofelia indicando la vasca.  Per quanto fosse possibile Thorn si rannicchiò ancora di più permettendo al corpo minuto di Ofelia di immergersi nell'acqua calda. 
"Che stai facendo?" Le domandò Thorn. 
"Non è ovvio? Mi sto facendo un bagno" rispose Ofelia mentre si strofinava con una spugna che aveva trovato sulla mensola vicina. 
Thorn restava sempre più esterefatto, ogni volta che credeva di aver capito Ofelia lei era in grado di far cadere ogni suo costrutto, in particolare in quell'occassione aveva apprezzato la sua audacia e voleva contraccambiare con la stessa moneta. 
"Probabilmente possiamo rimandare ancora un pò il bagno" le disse togliendole la spugna dalle mani. 
"Per fare cosa?" Domandò lei sorridendogli maliziosamente. 
Thorn non rispose, almeno non con le parole. Con le sue grandi mani iniziò a percorrerre l'intera lunghezza delle gambe di Ofelia generando in lei dei piccoli gemiti che aumentarono man mano che lui saliva. In men che non si dica Ofelia si ritrovo in braccio a Thorn con le mani di lui che l'avvolgevano  interamente e lei che con le mani gli accarezzava l'intero busto con tutte le sue cicatrici. Dopo giorni estenuanti finalmente si erano ricongiuti ed ogni preoccupazione passata era dissipata. 

Il giorno dopo del loro arrivo iniziò il loro vero viaggio di nozze, ma fin da subito Ofelia si rese conto che sarebbe stato un tipico viaggio da Thorn infatti il marito aveva organizzato fin nei minimi dettagli tutte le loro attività. Generalmente le giornate si svolgevano così la mattina andavano in spiaggia o alle terme, nel pomeriggio visitavano qualche sito culturale e la sera dopo una cena abbondante per Ofelia e minima per Thorn si ritiravano in camera dove Ofelia crollava immediatamente tra le braccia di Morfeo e Thorn si dedicava ad alcuni documenti dato che si era portato i lavoro in viaggio, quando Ofelia se ne rese conto lo guardò stranulata e Thorn, come se la cosa fosse abbastanza ovvia, le disse che non poteva permettersi di stare lontano 3 settimane senza lavorare, in fin dei conti era l'intendente. 
Ofelia avrebbe ricordato per tutta la vita la loro prima volta in spiaggia. 
Una volta giunti nel lido che Thorn aveva scelto si diressero verso i camerini, quandò Ofelia uscì indossava un costume intero color prugna che abbracciava teneramente tutte le sue curve, invece Thorn apparve con indosso un costume intero a righe bianche e rosse con un paio di occhialini neri e con 2 bottigliette di crema solare. 
"Potresti spalmarmi la crema sulla schiena per favore?" Domandò ad Ofelia porgendole le bottigliette. 
Ofelia dinanzi a quella situazione non riuscì a trattenersi e scoppiò in una fragorosa risata, ma nonostante tutto accontentò Thorn. 
"Dovresti metterla anche tu" le fece notare Thorn mentre era a pancia in giù. 
"Non l'ho mai messa, non credo..." Non riuscì a terminare la frase che Thorn le afferrò i polsi e la fece stendere a pancia in giù mentre lui delicatamente le spalmava la crema sulle candide spalle. Ad  Ofelia quei piccoli gesti premurosi le scaldavano il cuore. 
Le loro giornate passavano così, la mattina passeggiavano sulla litoranea oppure leggevano sul lettino, il pomeriggio visitavano qualche attrazione e la sera dopo cena tornavano in camera dove Thorn cercava di lavorare ma Ofelia lo distraeva in tutti i modi possibili. Durante le loro attività Ofelia aveva sempre con sè la macchina fotografica di Hector e ogni occasione era buona per scattare foto ed infatti dopo appena una settimana Ofelia dovette acquistare una piccola scatola di latta dove inserirle. 
La sera prima della partenza Ofelia era in camera e osservava le foto  scattate in quei giorni, trovò una foto di Thorn in costume che cercava di assumere invano una posa naturale, in un'altra erano alle terme, un'altra foto ritraeva Ofelia mentre eggeva un libro sul lettino ed in un'altra erano loro due al mercato. 
"Ti  sei appassionata alla fotografia?" Le domandò Thorn mentre correggevva la bozza di un documento. 
"No, semplicemente mi piace scattare foto che poi rivedremo quando saremo vecchi. A differenza tua io non ricordo tutto" gli rispose Ofelia mentre sistemava le foto nella scatola. 
"A volte non è sempre un bene" borbottò Thorn. 
Vedendo quell'alta figura con le spalle ricurve Ofelia provò un pò di compassione, effettivamente non era bello ricordarsi tutto, a volte ci sono ricordi che si vorrebbero dimenticare...
Ofelia si alzò dal letto ed abbracciò la grande schiena  di Thorn. "Però ci sono cose che credo ti faccia piacere ricordare" gli sussurrò con il viso sulla schiena, Thorn voltò il viso cercando di guardare Ofelia e le chiese: "Tipo?"
Ofelia si allontanò quel tanto che bastava per guardarlo in faccia e con un mezzo sorriso gli disse: "Se vieni a letto  posso darti qualche suggerimento."
Thorn non se lo fece ripetere due volte.

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


"Salve lettori! Mi scuso per l'assenza, ma finalmente un nuovo capitolo. Probabilmente pubblicherò un capitolo alla settimana. Detto questo, come procede la lettura? I nostri protagonisti sono in luna di miele, ma sarà così dolce questo viaggio?"

CAPITOLO 7

Dopo una settimana sull'arca di Sidh Ofelia e Thorn partirono alla volta dell'arca di Plombor, dove una volta giunti a destinazione Ofelia fu piacevolmente colpita dal clime mite che si percepiva, fu un sollievo per lei dopo il caldo soffocante dell'arca precedente.
In quel caso il viaggio verso l'albergo non fu a bordo di una carrozza, ma a bordo di un'auto a vapore guidata da un piccolo ometto che indosava una bombetta. Durante l'intero viaggio Ofelia cercava di catturare ogni dettaglio del paesaggio che la circondava e si chiedeva come mai Thorn avesse scelto quell'arca, dato che per il momento l'unica cosa che riusciva ad osservare era una strada ricca di pietre che tagliava per metà una campagna riccamente coltivata. Ad un tratto attraversarono una buia galleria ed  una volta superata Ofelia capì perchè Thorn avesse scelto quell'arca: davanti a sè si estendeva una città caotica, ricca di strani marchingegni che non aveva visto, alcune persone indossavano delle armature metalliche, altre invece indossavano scarpe con rotelle grazie alle quali potevano muoversi tra i passanti.
"Hai visto?" Domandò Ofelia con occhi sgranati a Thorn, il quale era intento ad esaminare un documento.
"Cosa?" Le chiese senza staccare gli occhi dal foglio.
"Tutto! Cosa hanno quelle peersone ai piedi? E cosa sono quelle armature? Andremo a visitare quella bottega?"
Ofelia non era mai stata così esaltata, in quel momento appariva come una bambina in un parco divertimenti differentemente da Thorn che ricopriva anche in quel momento il suo ruolo da intendente.
"Scusami, sicuramente tu sarai abituato a vedere queste cose" mormorò Ofelia mordendosi le cuciture dei guanti.
"Ho scelto quest'arca proprio per questo."
Ofelia lo guardò attentamente cercando di capire dove volesse andare a parare.
"Sapevo che saresti stata entusiasta dinanzi alle invenzioni e tecnologie di quest'arca."
Incurante dei documenti che Thorn aveva in mano e dell'uomo alla guida del veicolo Ofelia si allungò verso Thorn e gli lasciò un bacio scricchiolante sulla guancia.
"Grazie" mormorò e tornò ad osservare lo spettacolo che quell'arca offriva.
La meraviglia di Ofelia aumentò quando arrivarono in albergo, il portone del palazzo era enorme, interamente in bronzo e sulla cui superficie erano incise varie immagini in particolar modo erano raffigurati uomini e donne intenti nella lavorazione dei metalli. Appena entrati nel'ingresso principale Ofelia non potè che non guardare il soffito, sulla sua testa si estendeva una limpida notte in cui si potevano ammirare le varie costellazioni, inizialmente Ofelia credeva di esser dinanzi ad un'illusione poi si rese conto che semplicemente era un affresco ben ruscito.
Ofelia continuò a camminare guardando all'insù fino a quando una voce la fece ritornare alla realtà.
"Oh, Signor Intendente che piacere rivedervi." A parlare era stata la receptionist dell'albergo, una giovane donna con i capelli corvini raccolti a crocchia, occhi azzurri e leggere lentiggini sulle guance.
"Buonasera" mormorò laconico Thorn.
"Voi dovete essere la nuova moglie dell'intendente, congratulazioni. Vostro marito ha richiesto la stanza più bella per il vostro soggiorno."
Ofelia udendo che Thorn si era raccomandato nella scelta della camera arrossì violentemente tanto che gli occhiali per un bel pò rimasero rosa.
Dopo aver esplicato le varie faccende burocartiche i due furono condotti in camera. Nonostante fosse abituata agli automi a causa di Lazarus Ofelia fu sorpresa nel vedere quella camera, ogni oggetto appariva automatizzato. I piccoli comodini avevano 4 gambe metalliche che si muovevano in basso ed in alto a  seconda delle richieste degli ospiti, stesso discorso per il letto che poteva reclinare lo schienale e poteva anche massaggiare! Per non parlare del bagno, il quale prevedeva che tutti i sanitari fossero automatizzati.
"Credo di non aver mai visto una cosa del genere" disse Ofelia mentre testava la funzione mssaggiante del letto.
Thorn si stese al suo fianco e si beò dell'immagine di Ofelia rilassata.
"Credo di non averti mai visto così rilassata."
"Se povi questa funzione probabilmente ti rilasserai anche tu" gli disse Ofelia mentre cercava di non addormentarsi.
"In realtà mi rilasso con altro..."
Ofelia lo guardò sottecchi e in men che non si dica con un movimeno alquanto agile da parte sua si trovo a cavalcioni su di lui ed iniziò a baciarlo. Thorn era abituato ad avere il controllo di ogni situazione, ma ogni volta che Ofelia prendeva le redini si sentiva inebriato pertanto non le impedì di sbottonargli camicia e pantaloni, anche se a volte la distraeva sfiorandole con le leggere dita il petto nei punti in cui non era coperto.
In men che non si dica entrambi furono catapultati nel loro mondo segreto fatto di gemiti e piacere.

Il giorno seguente, dopo una bella dormita ristoratrice, Ofelia trascinò Thorn a visitare le bellezze che quell'arca offriva. In men che non si dica si ritrovarono in un bazar dove Ofelia si intratteneva ad ammirare le varie tecnologie o scambiava qualche parola con i commercianti sotto lo sguardo vigile di Thorn. Ben presto Ofelia si rese conto che su quell'arca oltre la grande invettiva da un punto di vista tecnologico non vi era la censura tipica di Anima o del Polo, anzi vi erano botteghe o bancarelle che vendevano "pezzi da collezione" ossia oggetti provenienti dal vecchio mondo. Per Ofelia, e anche per Thorn anche se non lo dava a vedere, quella scoperta la lasciò senza fiato. Analizzava con attenzione tutti gli oggetti che trovava, li sottoponeva allo sguardo vigile di Thorn e cercava di carpire più informazion possibili.
"Cos'è questa scatola?" Domandò Ofelia indicando una grande scatola di metallo bianco che aveva nella sezione centrale un buco che poteva essere perfettamente un oblò.
"Credo sia una lavatrice" le rispose Thorn.
"Cosa?"
"Lavatrice. Veniva usata per lavare i panni" le spiegò Thorn come se stesse parlando con una bambina.
"Quindi nel Vecchio Mondo usavano questi marchingegni? Credo che per certi aspetti era decisamente meglio! Guarda questi orologi!" Gli disse trascinandolo verso una bancarella sulla quale erano esposti degli orologi con dei cinturini di vario tipo. Le casse degli orologi erano riccamente decorate,alcune apparivano abbastanza vecchie e logorate dal tempo altre invece apaprivano come delle perfette opere d'ingegneria. Thorn ammirò quelle piccole creazioni e probabilmente per la prima volta sperimentò la vanità, desiderando di acquistarne uno.
"Quale ti piace?" Gli domandò Ofelia.
Thorn la guardò per un istante con la fronte corrugata e dinanzi a quell'espressione Ofelia riprese la sua opera di persuasione.
"Dai, per una volta puoi comprare anche qualcosa di tuo gradimento e che non sia prettamente utile. Anche se la puntualità è una dote necessaria."
Con una piccola smorfia che poteva essere paragonata ad un sorriso Thorn osservò con più attenzione gli orologi, pensò che probabilmente quello sarebbe stato il suo primo autoregalo. Ofelia d'altro canto lo guardava con attenzione e provò un moto di soddisfazione rendendosi conto che era riuscita nel suo intento ed infatti dopo un' attenta analisi Thorn aveva scelto un orologio con la cassa riccamente decorata con ghirigori che rappresentavano foglie e astri ed aveva un grazioso cinturino in pelle nera, era un monile veramente delizioso.
L'orologio fu il primo di una lunga serie di acquisti, nonostante Ofelia non fosse un'amante della moda si rivelò essere un'amante delle cianfrusaglie ed infatti convinse Thorn ad acquistare di tutto,dalle tazzine per il the ad un set di asciugamanoi di lino. Visitarono anche una bottega in cui venivano prodotti con dei macchinari sciarpe e stuole e la sua vecchia e cara sciarpa non apprezzò la visita ed infatti dava piccoli colpetti sia alla testa di Thorn che a quella di Ofelia.
Tra le tante botteghe i due trovarono una in cui venivano vendute le traduzioni di grandi libri del Vecchio Mondo,  libri che probabilmente nemmeno Thorn conosceva. Una volta nella bottega entrambi restarono a bocca aperta per la moltituidine di libri, certo non era come il la grande biblioteca di Bael  ma il numero e la qualità dei libri era incredibile. Ofelia guardò velocemente solo alcuni nomi di autori che aveva sotto gli occhi: Shakespear, Austin, Zolà, D'Annunzio... E tanti altri.
In particlar modo lo sguardo di Ofelia cadde su una piccola raccolta di poesie di un'atrice il cui nome era Alda Merini, prese il piccolo volume ed iniziò a sfogliarlo. Ne fu subito rapita, tanto che non udì Thorn avvicinarsi e sussultò quando lui le afferrò una spalla.
"Ti ho spaventato?"Domandò lui notando la sua reazione.
"No, solo che ero presa dalla lettura. E' proprio una bella raccolta" gli disse mostrando il volume.
"Tu hai trovato qualcosa dì interessante?" Gli domandò.
"Dei vecchi libri di testo di matematica e geometria, probabilmente erano per bambini molto piccoli dato che i problemi che venivano proposti sono alquanto basilari" le rispose indicando un plico di libri con copertine colorate in cui spiccavano numeri sui quali apparivano visi sorridenti.
"Dai, andiamo" gli disse prendendogli la mano.
"E il tuo volume?"
"Passeremo un'altra volta a prenderlo" le disse Ofelia.
Non ebbe il tempo di continuare la sua arringa dato che Thorn si era già precipitato in cassa e aveva chiesto tutti i volumi dell'autrice, Ofelia d'altro cannto non riuscì a far udire la sua flebile voce e la sciarpa invano dava dei colptetti all'avambraccio di Thorn.
Quando uscirono dalla bottega Thorn aveva tra le braccia vari libri di grandezza e volumi differenti, che si aggiunsero alle buste strapiene di cianfrusaglie scelte da Ofelia, la quale vedendo quella scena le si strinse il cuore. "Sai che non devi sempre accontentarmi?"
"Ne sono consapevole. Tuttavia voglio renderti felice."
"Mi rendi già felice, senza queste cianfrusaglie anche se ammetto che sono proprio felice di averle acquistate" disse Ofelia mentre si offriva di aiutarlo a trasportare qualche busta.
"Non capisco cosa te ne farai di tutte queste cianfrusaglie. Ti posso garantire che dove andaremo a vivere ci sono molti servizi da the" borbottò Thor.
"Ne sono consapevole, ma non li abbiamo scelti noi o almeno non li ho scelti io. In questo modo quando berrai il the potrai pensarmi."
"Io ti penso in ogni momento, anche un pò di pù."
Ofelia arrossì e sorrise amorevolemente nella direzione di Thorn, probabilmente lui avrebbe continuato a viziarla in quel modo e a lei nel profondo piaceva quella situazione.

I giorni trascorsero troppo velocemente e ad Ofelia sembrava che fosse poco il tempo a loro disposizione e che ci fossero troppe attrazioni da visitare, in men che non si dica arrivarono all'ultimo giorno. Come sull'arca di Sidh anche duante questo viaggio Ofelia aveva scattato innumerevoli foto e aveva dovuto acquistare una nuova confezione per conservarle e ogni sera le ammirava per cercare di imprimere nella memoria ogni dettaglio che le era sfuggito.
"Ora che ci penso, tu non hai mia visto le foto che abbaimo scattato" si lamentò Ofelia mentre era stesa sul letto  circondata da centinaia di foto.
"Non credo sia necessario, in fondo ricordo ogni cosa" replicò Thorn mentre si abbottonava la camicia.
"Ma non devi per forza guardare le foto per ricordarti qualcosa, a volte è bello rivedere i soggetti raffigurati ed osservare i loro sorrisi."
Thorn la guardò attentamete e come in passato anche n quel mometo si pentì di averla sottovautata il giorno in cui la conobbe.
"Comunque ora non posso convincerti a guardare le foto perchè è ora di cena e credo che siamo in ritardo" disse Ofelia alzandosi dal letto e raggruppando le foto sparse.
Si guardò una sola volta allo specchio per accertarsi di essere in ordine e poi si diresse verso il ristorante seguita da Thorn che continuava imperterrito ad osservarla in silenzio.
Come  nei giorni passati anche in quell'occassione la cena fu particolamente abbondante, infatti Ofelia credeva diaver preso qualche chilo e sperava che anche Thorn avessemesso su un pò di massa. Verso fine cena, mentre Thorn sorseggiava un liquore ed Ofelia beveva un the udirono della musica, solitamente durante la cena c'era un uomo che strimbellava qualche nota con il piano posto su un piccolo palco,ma quella sera non c'era nessun musicista. I due si guardarono un pò intorno e individuarono la fonte della musica: una piccola scatola di colore celeste riccamente decorata con un piccolo braccio metallico,  sulla parte superiore si poteva osservare la presenza di un disco nero che ruotava ed emetteva la musica.
"Mi scusi, cos'è quell'oggetto?" Domandò Ofelia ad un cameriere che era appena entrato nel suo campo visivo.
"E' un giradischi, era molto in voga nel Vecchio Mondo" le rispose affabilmente i cameriere.
Dopo averlo ringraziato Ofelia si rivolse a Thorn e riconfermò il suo pensiero: su alcuni aspetti gli abitanti del Vecchio Mondo erano migliori di loro. Ofelia non capì mai se fosse stato per quella frase, per l'alcool o per altro ma Thorn improvisamente si alzò, si posizionò davanti a lei e le porse la mano: "Mi concederesti questo ballo?"
Ofelia per poco non si strozzava con il the, solitamente Thorn non era un tipo romantico e quel gesto non gli si addiceva, nonostante tutto si poteva evincere lo sforzo immane che stava compiendo cercando di compiacere Ofelia.
Quasi spinta da un istinto primordiale Ofelia si alzò e afferrò la mano di Thorn.
I due si posizionarono al centro della sala e seppur impacciati iniziarono a ballare sulle note di quella melodia che prevedeva un testo che alle loro orcchie appariva incomprensilbie, ma nello stesso tempo li avvolgeva ed inducva a ballare.
Durante quel ballo non si dissero niente, ma il loro corpi e i loro sguardi erano in una connessione talmente profonda che le parole sarebbero state superflue. Dopo il ballo Thorn prese dolcemente la mano di Ofelia e la condusse in camera ove si concessero l'uno all' altra con calma e passione, entrambi "lessero" il corpo dell'altro come se fosse la prima volta e se ne presero cura come se fosse la cosa più preziosa.
Entrambi avrebbero serbato il ricordo di quella notte per sempre, poichè erano ignari di ciò che li attendeva.

Le 3 settimane volarono e in men che non si dica Ofelia e Thorn si ritrovarono nuovamente nel cottage di Berenilde. Nonostante fosse malinconica per la vacanza appena terminata Ofelia fu molto felice di ritornare alla normalità ascoltando i pettegolezzi di Berenilde e i borbotti della zia Roseline, per un pò di tempo lei e Thorn sarebbero rimasti nel cottage di Berenilde dato che durante l'ultima settimana avevano ricevuto un telegramma che annunciava che il castello dove sarebbero dovuti andare a vivere aveva necessità di una riparazione all'impianto idraulico. Thorn aveva accoto la notizia con un grugnito, Ofelia pur anelado il momento in cui avrebbe finalmente avuto una  casa con Thorn un pò fu felice di poter stare ancora qualche giorno nella confusione del cottage.
Appena tornati non fecero in tempo a posare le valigie sul pavimento che furono accolti dalle due donne che schiamazzavano come se fossero in preda ad un'eufora implacabile, volevano sapere ogni cosa del loro viaggio, com'erano le arche, se si fossero diverititi e specialmente Berenilde voleva sapere se avessero adempiuto ai loro doveri coniugali. Thorn aveva deciso di adottare la tecnica del silenzio quindi le due donne si concentrarono esclusivamente su Ofelia, la quale cercava di rispondere alle domande che si accavallavano. Dopo aver dato disposizione a qualche domestico di disfare i bagagli Berenilde trascinò Ofelia in salotto e mentre le offriva del the le chiedeva i minimi dettagli del viaggio, ed in particolare dei dettagli relativi alla sfera privata di marito e moglie.Nell'udire quelle parole la zia Roseline si indignò ed accorse in aiuto della nipote, a quel punto tra le due donne iniziò un botta e risposta grazie al quale Ofelia riuscì a sgattoloiare via. Mentre si dirigeva verso la sua camera passò davanti ad una stanza con la porta semi aperta e riuscì ad intravedere Vittoria stesa su un morbido tappeto  mentre disegnava.
"Vittoria" la chiamò aprendo leggermente la porta. La bimba alzò il capo biondo e si guardò intorno con sguardo spento, poi quando posò il suo sguardo su Ofelia le si illuminò il voltò e le corse incontro; Ofelia osservando quella reazione spontanea si commose e si abbassò per stingere forte la sua figlioccia, con quell'abbraccio finalmente si sentì al posto giusto.
"Sei tornata!" Esclamò felice Vittoria.
"Certo, perchè credevi che non sarei tornata?" Le domandò Ofelia facendole il solletico che fece scoppiare Vittoria in una fragorosa risata.
"Sei felice che siamo tornati?" Domandò Ofelia dopo un pò mentre erano sedute su un divanetto posto alla parete della stanza.
"Tantissimo, mi sei mancata madrina. Quando posso aprire il regalo che mi avete comprato?" Le domandò Vittoria con occhi grandi e iper curiosi.
In un primo momento Ofelia fu destabilizzata dalla domanda, effettivamente lei e Thorn avevano acquistato dei souvenir e tra questi c'era una bambola di porcellana che avrebbero regalato a Vittoria, come faceva la bambina ad esserne a conoscenza? Dopo un momento di confusione Ofelia ottenne la risposta.
"Ci hai seguiti? Intendo con l'altro corpo"  indagò Ofelia.
Vittoria abbassò il capo e per Ofelia quel gesto fu un'ammissione di colpevolezza.
"Vittoria sai che non devi farlo? E' pericoloso e poi potresti trovarti in situazioni in cui non dovresti stare" disse Ofelia pensando che probabilmente la bambina aveva visto lei e Thorn in atteggiamenti alquanto intimi...
"Lo so, però ero troppo curiosa di vedere cosa stavate facendo" cantilenò Vittoria.
"E poi l'ho fatto solo poche volte, ho visto il mare e il momento in cui mi avete comprato quella bellissima bambola. Poi non ho visto più niente, giuro" aggiunse facendo giurin giurello con le dita. Ofelia dinanzi al candore di VIttoria sorrise e le accarezzò il capo ed in quel momento si ricordò dell'altra questione. "Hai avuto paura in questi giorni? Per via della signora con le molte ombre."
"Un pochino, ma ora siete tornati e so che sono al sicuro."
"Esatto, ti proteggeremo sempre" le disse Ofelia stringendola tamente forte da poter sentire il suo cuorcino battere forte come non mai.

Durante la cena Ofelia raccontò qualche aneddoto della vacanza cercando di coinvolgere senza successo Thorn nella conversazione, il massimo della sua partecipazione fu la smorfia che fece non appena Ofelia fece riferimento all'insolazione che si era beccato. Quando finirino di cenare distribuì i regali che suscitarono stupore e allegria. A Berenilde avevano regalato un ventaglio automatizzato che era in grado di sventolare la dama senza che quest'ultima lo tenesse in mano, la zia Roseline ricevette una nuova macchina da cucire ed infine Vittoria potè avere la tanto agognata bambola e presa dall'euforia si salnciò tra le braccia di Thorn il quale a sorpresa la sollevò e l'abbracciò a sua volta.
"Sembri rilassata" le disse la zia Roseline mentre erano loro due in salotto a sorseggiare un the prima di coricarsi. Berenilde era andata a mettere a letto Vittoria e Thorn si era ritirato in camera.
"Lo sono, dopo molto tempo non ricordavo più come ci si sentisse rilassati" le confidò Ofelia mentre sorseggiava il the.
"Tuo marito non è molto loquace,  ma  sembra che anche a lui abbia fatto bene questa vacanza."
"Non potete capire quanto" mormorò Ofelia mentre nella sua mente si susseguivano i loro momenti d'intimità e la pace che etrambi provavano dopo.
"Spero che finalmente tu possa essere felice, te lo meriti bambina mia."
Ofelia guardò la zia e ne fu riconoscente, probabilmene se non avesse avuto una guida forte come lei non sarebbe riuscita a soppravvivere su quell'arca gelida e non sarebbe riuscita ad arrivare a quel momento in cui finalmente si sentiva in pace con se stessa e con il mondo.
"Vado a letto, sono stanca. Buonanotte zia" e andò verso la camera destinata a lei e Thorn.
Quando entrò in camera trovò Thorn che si stava preparando per la notte e dinanzi alla sua muta domanda gli disse che aveva tardato perchè aveva preso il the con sua zia.
"Tranquillo, non scapperò nel cuore della notte" disse Ofelia abbracciandolo.
"A causa del tuo scarso senso dell'orinentamento saresti in grado di percorrere una strada che ti riporterebbe qui." Ofelia sorrise, effettivamente l'ultima volta che aveva provato a fuggire da quel posto si era persa e aveva fatto incontri abbasstanza spiacevoli, tra cui quello con la sorellastra di Thorn.
"Non posso negarlo. Comunque non scapperò mai, la mia casa è qui con te" e lo costrinse ad abbassare il volto per baciarlo.
"Non vedo l'ora di andare a vivere per conto nostro" mormorò Ofelia.
"Tra 6 giorni potremo finalmente andare nel nostro castello" la tranquillizzò Thorn.
Ofelia sospirò e si appoggiò alla spalla di Thorn, poi le balenò un'idea: "Stavo pensando ad una cosa. Domani passiamo il pomeriggio con Vittoria? Credo che ne sarebbe entusiasta. Inoltre ritengo che tu le debba spiegare che deve smetterla con i viaggi."
"Ci ha spiati?" Domandò Thorn.
"In un certo senso. Lei dice che ci ha fatto visita solo un paio di volte, ma ho paura che lo possa rifare e trovarci in qualche situazione spiacevole quindi è meglio che le parli anche tu. Credo che tu sia più autorevole di me."
"La mia voce non è così bassa come la tua, quindi riesco a farmi sentire meglio." Ofelia non riusciva a capire se fosse un tentativo di sarcasmo o meno, tuttavia decise di non approffodire.
"Allora?" Lo inclazò Ofelia.
"Dovrò verificare i miei impegni, ma credo di essere librero nel pomeriggio" rispose infine Thorn sospirando.
Ofelia lo strinse forte a sè e cercando di guardarlo negli occhi gli disse: "Ti amo, anche un pò di più."
Thorn si stava piegando per baciarla, ma le sue labbra non toccarono mai quelle di Ofelia perchè ad un tratto sentirono un boato seguito da un urlo, quello di Berenilde.
Thorn si precipitò fuori dalla stanza seguito da Ofelia ed entrambi si diressero verso la stanza da cui provenivano i rumori ossia la camera di Vittoria.
"Ma cosa sta sucedendo qui?" Apparve alle loro spalle una Roseline affannata.
"Non lo so, abbiamo sentito urlare..." Rispose Ofelia non riuscendo a concudere la frase a causa del fiatone dato che stava letteralmete correndo dietro Thorn.
Quando arrivarono dietro la porta della stanza di Vittoria Thorn senza indugi la spalancò e dinzanzi ai suoi occhi si presentò un'immagine che non avrebbe mai voluto vedere:Berenilde era distesa sul pavimento con i capelli disordinati e le guance rigate dalle lacrime, davanti a lei c'era una donna dai capelli ricci e neri con occhiali spessi che teneva stretta al petto Vittoria che aveva gli occhi sgranati dal terrore. Thorn fu esterefatto, dinanzi a lui c'era l'Altro che aveva preso in ostaggio Vittoria.
"Oh Signor intendete, benvenuto! Vedo che avete portato la mogliettina, bene bene. Devo ammettere di essermi un pò offesa per non essere stata invitata alle nozze" disse l'Altro con un sorriso diabolico dipinto in volto.
"Ti prego non fare del male alla mia bambina" supplicava Berenilde in lacrime mentre cercava invano di alzarsi, probabilmente aveva una gamba rotta.
"Lasciala immediatamente" disse con gelida calma Thorn.
"Non vi preoccupate, non farò del male a questa piccolina in fondo è la mia moneta di scambio" momorò l'Altro stringendo ancora più forte Vittoria.
"Come hai fatto a scappare dal Rovescio?" Domandò Thorn.
"Il portale non si è chiuso definitivamente e per sempre, probabilmente non si chiuderà mai chi lo sa. Quindi ora sono di nuovo qui con voi, so che vi fa molto piacere."
"Cosa vuoi?" Fu Ofelia a domandarlo che dopo un iniziale stato di schock aveva recuperato le proprie facoltà e si era fatta avanti.
"Mi dovete far incontrare Eulalia" rispose l'Altro.
"Perchè vuoi incontrarla?" Domandò Thorn.
"Perchè lei deve ritornare nel Rovescio e lasciare me qui affinchè possa risistemare il disordine che avete combinato" sibillò l'Altro.
"Questo non è possibile, non sppiamo dove sia" rispose Ofelia  mentre facva segno a Thorn di reggerle il gioco.
"Cara Ofelia, credi di prenderti gioco di me? Io so che voi sapete dove si nasconde. Ho cercato ovunque quell'ingrata, ma si è nascosta fin troppo bene" borbottò l'Altro.
"Credimi, non so dove si nasconda. Se tu vorrai io potrò aiutarti a trovarla, anzi noi, ma devi lasciare immediatamente la bambina"disse Ofelia avvicinandosi sempre di  più all' Altro nel tentativo di afferrare Vittoria e di trascinarla via.
Thorn osservava la scena con mente da stratega, aveva compreso l'intento di Ofelia ed infatti aveva calcolato di afferrare l'Altro dalle spalle non appena Ofelia l'avesse distratto strappandogli Vittoria dalle braccia, ma ci fu un avvenimento che non aveva calcolato e che ribaltò l'intero progetto.
CI fu un attimo di silenzio poi l'Altro squadrò Ofelia e disse:"In un certo senso tu me la ricordi. Credo che tu possa essermi più utile."
"In che senso?" Domandò Ofelia, ma non ottenne mai risposta. In una frazione di secondo l'Altro spinse Vittoria verso la madre, afferrò il polso di Ofelia e rimosse il telo che copriva lo specchio alle loro spalle. L'Altro guardò un'ultima volta con sguardo di sfida Thorn e si buttò all'indietro, nello specchio trascinando con sè Ofelia che aveva sul volto una maschera di orrore. Fu come se la scena stesse avvennendo a rillentatore, Thorn si accorse tardi dello specchio e quando si slanciò per afferrare la mano di Ofelia non ci riuscì e la sua mano rimase sospesa a mezz'aria nel punto in cui pochi secondi prima c'era la mano di Ofelia.
Ancora scosso da quello che aveva assistito Thorn si precipitò dinanzi allo specchio con l'intento di provare a seguire l'Altro e Ofelia, ma appena la sua mano si posò sulla superficie riflettente si rese conto che questa era rigida e che non riusciva ad attraversarla.
Non era in grado di attraversare lo specchio.
Non era più un attraversapecchi.

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