SCOIATTOLINE E SCIMMIETTE
Yukina Fong
era una ragazza dai capelli castano chiari legati con due code ai lati della
testa.
Figlia di Purin e Taruto
aveva ereditato meno tratti alieni degli altri figli delle ex mew mew e alieni, il colorito
pallido e le orecchie più affusolate e a punta, ma molto più dalla madre.
Era molto matura per la sua età, dodici anni, dato che era
la più grande di quattro tra fratelli e sorelle.
Per questo le capitava spesso di fare da babysitter ai
cugini più piccoli quando i suoi zii dovevano fare delle commissioni oppure
dovevano uscire a cena.
Questi favori, per sua fortuna, le veniva ripagati non solo con affetto e stima
ma anche con un po’ di soldi che lei in parte spendeva in fumetti o uscite con
le amiche oppure metteva da parte per gli studi.
Ora eccola entrare, ancora vestita nella classica uniforme
marinaresca delle scuole giapponesi, in casa di Ichigo
e Kisshu sbattendo la porta e andandosi a sedere,
decisamente nervosa, sul divano di casa sotto gli occhi perplessi della rossa,
intenta ad allattare al seno l’ultima arrivata Lilly, e del marito, seduto al
tavolo della sala intento a lavorare.
-Come si permette quello scemunito
a trattarmi così! Sono pur sempre la capoclasse! –
-Tutto bene?- Chiese a quel punto Ichigo che passo la neonata a Kisshu
che la mise sulla spalla per farle fare il ruttino
-No!- esplose la ragazza alzandosi
di scatto -Oggi è arrivato un nuovo studente a scuola ed io, da buona
capoclasse, ho provato subito a rompere il ghiaccio ma lui mi ha respinto con
un: Guarda che mi fai ombra scimmietta! -
I due adulti si guardarono un attimo e guardarono al nipote
con fare indagatorio
-Ma tu, cos’hai combinato per farti affibbiare un tale
nomignolo? – Chiese Ichigo andatasi a sedere vicino a
lei
-Sono solo andata a recuperare un attrezzo che il club di
atletica si era dimenticato di andare a recuperare, ieri hanno fatto le prove
del lancio col giavellotto e uno dei ragazzi l’ha lanciato con troppa veemenza
ed è finito in mezzo ai rami di un albero-
-A te, quindi, visto che sei una delle ultime iscritte a
quel club, hanno imposto di andarlo a recuperare pima dell’inizio delle lezioni-
-Già- sibilo lei -L’ho preso e, probabilmente, mi ha visto
mentre salivo su quell’albero-
-Te l’ho sempre detto che sei una scoiattolina
ma… il ragazzo è carino?-
Yukina alla domanda dello zio, che
sorrideva maligno dopo aver rimesso Lilly nel box, arrossì.
-Non è male… passabile… Capelli neri, occhi scuri… Sembra il
tipico giapponese-
Lo descrisse arrossendo leggermente
-E tu sei entrata in modalità Taruto
per così poco? Solo perché un ragazzino normalissimo che ti ha chiamato, senza
saperlo, col nomignolo di tua madre-
Chiese ancora fulmineo il verde, facendo notare alla nipote
che non aveva il suo solito carattere gioviale e pieno di allegria ma quello
scorbutico e permaloso del padre da giovane, andandosi a sedere vicino a Ichigo che sorrideva come gatto interessato.
-Sì… No… Boh… Poi non sono entrata in modalità Taruto- sbraitò lei
-A no!- fece ridacchiando la zia a
braccia conserte -Ci manca solo che mi chiami ziaccia e siamo in piena modalità
Taruto-
Lei guardò male i due zii borbottando qualcosa di strano.
-Guarda, personalmente è meglio che domani parli con i tuoi-
le consigliò Ichigo alzandosi
-Già potresti scoprire delle analogie interessanti- concluse
Kisshu che, alzatosi, andò a prendere la figlia più
piccola per poi lanciarle un sorrisetto sardonico.
-Stasera ti affidiamo solo Sosuke
e Yumeko. Lilly la portiamo con noi –
-Ok! Devo preparare qualcosa di cena? Devo aiutarli a studiare?- chiese risoluta la nipote
Kisshu sospirò lanciando uno
sguardo a Ichigo che contrasse il viso in una smorfia
-Sì- rispose lo zio -Aiuta Yumeko
è brava ma non si applica-
Proprio in quel momento i figli mezzani di Ichigo e Kisshu entrarono in
casa, lanciandosi ad abbracciare la loro cugina.
-Stasera facciamo un po’ di gioccoleroia!
Va bene? – proposero alla baby-sitter i due monelli sotto lo sguardo in parte
divertito e in parte spaventato dei loro genitori.
Il giorno dopo, per fortuna senza aver provocato danni con i
suoi giochi di abilità, Yukina si preparò per la
giornata di scuola.
Scese in cucina dove trovò la madre, ai fornelli, e il padre, intento a
preparare la tavola.
-Buongiorno- fece lei mettendosi ad aiutare Taruto
-Dormito bene Yukina?-
-Sì, grazie- rispose lei per poi prendere coraggio
-Sentite- fece seria, serietà che mise in allarme i due
adulti -Quali erano i vostri rapporti prima di mettervi assieme? –
I due arrossirono pesantemente
-Yukina sai abbastanza bene che io
e tuoi zii siamo stati mandati sulla Terra non per scopi propriamente pacifici-
-Sì! Sì! – rispose la ragazza un po’ nervosa -Tu sei venuto
qua per conquistare la terra mentre la mamma doveva fermarti-
-Ma vedì noi eravamo poco più dei
bambini e avevamo preso la missione come un gioco… Soprattutto io-
Le spiegò Purin che lanciò uno
sguardo imbarazzato al marito che sbuffò di rimando.
-Tua madre era così piena di vitalità che… voleva fare
amicizia con me e soprattutto giocare con me… Nonostante dovessimo essere
nemici ed io la trattassi male, cioè non male male ma
male come farebbe un bambino monello-
-Cioè, la mamma voleva giocare con te invece di combatterti?
–
Domando sbigottita la figlia al genitore
-Beh! non proprio- rispose Purin
impacciata -Lo combattevo ma volevo anche stupirlo e si giocarci assieme-
-Ed io invece non ci pensavo proprio anche se… ero
affascinato da lei e dalla sua vitalità…-
-Aspettate!- fece la figlia,
intuendo qualcosa per poi puntargli il dito contro -Quella scatola di caramelle
che tenete in camera vostra come fosse un cimelio…-
Taruto e Purin
ridacchiarono nervosi -Quello serve a ricordarci il nostro primo appuntamento…-
rispose il padre decisamente poco contento di come si era comportato in
passato.
-Siamo finiti sotto il Tokyo Dome e tuo padre mi ha salvato-
ridacchiò Purin -Ma dimmi perché di queste domande? –
-Vedete- rispose lei alzatasi per andare a prendere la
colazione per tutta la famiglia.
-Ieri a scuola è arrivato un nuovo ragazzo-
Taruto si mise sull’attenti
-Si è comportato male? –
-Mi ha chiamato scimmietta- rispose lei fulminandolo con lo
sguardo
La madre sentendo quel nomignolo iniziò a ridere mentre il
padre avvampo dalla rabbia.
-Come fa...-
-Mi ha visto mentre stavo salendo su un albero, prima
dell’inizio delle lezioni, per riprendere un attrezzo che il club di atletica
ha fatto finire lì durante gli allenamenti dell’altro ieri-
Gli spiegò prima che potessero finire la frase.
-Ma dimmi è carino? – Chiese Purin
mettendola in imbarazzo e provocando un singulto di rabbia al compagno di vita
-Beh…- rispose lei cercando le parole giusto -Diciamo che
non è male-
Purin a quel punto guardò Taruto che stava rodendo di gelosia, gli stinse la mano per
calmarlo un po’, poi guardò a figlia con serietà
-Piccola- iniziò lei -Io non so se questo è amore a prima
vista come è stato per noi oppure no ma dai tempo al tempo se arrossisce quando
lo guardi e assieme ti tratta “male” quando gli parli vuol forse dire che gli
stai simpatica-
-Ma se invece ti tratta male e basta dimmelo che ci penso
io- concluse Taruto mostrandogli un sorriso malvagio
-Ok Ok- rispose Yukina senza dargli troppa importanza
Passarono alcuni giorni e la piccola Fong
osservò diligentemente le reazioni del nuovo arrivato e non potè
che constatare che, forse, potesse essere attratto da lei ma anche lei quel
ragazzo piaceva.
Alla fine non era un cattivo ragazzo, era sportivo, poco superiore alla media
negli studi ed era molto carino.
Finite le lezioni Yukina aspettò
che il nuovo ragazzo uscisse dall’edificio scolastico
-Ehi Satoru- lo salutò bloccandolo mettendosi davanti
Il ragazzo rimase interdetto dalla sua azione
-Che vuoi Fong- rispose lui
sfrontato
-Dovrei importi di chiedermi scusa per quando mi sono
presentata ma sarò indulgente- fece lei osservandolo arrossire leggermente
-Ok, c’è altro che devi dirmi scimmietta-
-Sì, che al massimo sono una scoiattolina,
perché scimmietta è il soprannome di mia madre, quindi, dato che voglio conoscerti
meglio mi porterai in un locale che conosco-
Detto ciò, si avvinghiò ad un suo braccio, trasformandolo in
una rapa rossa, e lo trascinò al cafè mew mew.