House of Memories

di Michelena
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 - Arrivi ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 - Al ritmo della foresta ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 - Knight Bus ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 - Volo e Lezioni ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


23 Maggio 1982
 
Athena camminava attorno alla cucina lentamente, qualche candela ad illuminare il suo cammino attorno al tavolo tondo. Tra le sue braccia riposava beatamente la dolce e piccola Nina, una piccola bambina lasciata un anno prima dai suoi genitori non appena nata, pronti a combattere nelle ultime battute di guerra per difendere i propri amici. Passeggiando a piedi nudi nella sua lunga camicia da notte, Athena canticchiava una ninna nanna che ricordava da sua madre. Aveva chiuso occhio giusto per qualche minuto, prima che la bambina iniziasse a piangere e a richiedere le sue attenzioni. 
Non era la prima bambina così piccola che accudiva, ma ogni volta sperava che fosse l’ultima. Preferiva prendersi cura degli adolescenti, aveva un riscontro maggiore e migliore rispetto alle continue lacrime che Nina le rivolgeva. 
 
In quel continuo girare attorno al tavolo, canticchiando e dondolando la piccola, non si rese conto dell’arrivo di Joel, che senza chiedere se fosse stanca, come solitamente faceva, le prese la bambina dalle braccia. 
“La porto a letto, abbiamo ospiti”, disse suo marito, senza che lei potesse realmente capire. Dietro di lei passò invece Tobias, che indossava solo dei lunghi pantaloni di tuta e una misera canotta di una band chiamata Led Zeppelin. A malapena gli copriva il petto. La donna sbuffò. “Sai che dovresti coprirti di più quando sei fuori dalla tua stanza, giovanotto?” Gli chiese, mentre lui iniziava a preparare il tè per gli ospiti. 
Tobias era il ribelle della casa, uscito da due, ormai quasi tre anni, da Hogwarts, ma che aveva deciso di rimanere al Rifugio per aiutare Athena e Joel. La sua idea era quella di iniziare a dare ripetizioni durante le estati. Gli piaceva così tanto stare con quei due “vecchietti” che aveva deciso di farla diventare la sua intera vita. In risposta alla donna le fece una smorfia, sapendo bene che i gusti musicali di Athena erano ben altri.
 
Al Rifugio Vittoria gli ospiti notturni non erano qualcosa di strano. Spesso venivano ritrovati nella notte bambini abbandonati, o qualche autorità trovava ragazzi minorenni senza sapere dove lasciarli, e la notte sembrava il momento migliore per affidarglieli. O ancora, magari qualche ragazzo che aveva deciso di lasciare il Rifugio di sua volontà ci aveva ripensato, e ora era tornato per essere riammesso. Il Knight Bus aveva una fermata proprio alla loro villa da anni, il fondatore del mezzo per maghi dispersi era stato oltretutto creato e fondato da un mago che aveva vissuto tutta la sua adolescenza al Rifugio. Athena si stiracchiò uscendo dalla cucina e camminando verso il salotto, che si trovava dall’altra parte del corridoio rispetto a dove si trovava lei. Stropicciandosi gli occhi vide la porta del salotto aperta, e una leggera luce stava uscendo da essa, assieme a dei sussurri soffocati. Fece un respiro e un sorriso, pronta ad accogliere il nuovo arrivato. Ma quando si trovò davanti sua sorella Minerva McGonagall il suo sorriso morì sulle sue labbra. 
 
Negli ultimi anni le visite di Minerva significavano solo brutte notizie, portavano morte e distruzione nelle loro vite. Ovviamente non era Minerva a creare quella distruzione, ma la guerra aveva reso ogni notizia un pesante fardello. Poteva ricordare ancora quando un gufo era arrivato annunciando la morte di sua cognata, e Joel aveva perso per mesi tutta la sua forza, tutto ciò che aveva per renderlo felice. 
Assieme a Minerva, seduto sul divanetto rosa, c’era Albus Silente. Le sorrideva in modo tranquillo, alzandosi e avvicinandosi a lei. 
 
“Athena, ci dispiace l’interruzione…” iniziò il Preside, ma venne interrotto.
“Chi è morto?” Chiese immediatamente la direttrice del Rifugio, le braccia lungo i fianchi, il volto serio e il corpo pronto a prendere qualsiasi colpo le potessero dare. Sperava che Joel potesse arrivare in fretta ad aiutarla con il dolore che sarebbe arrivato presto. Le larghe pareti del salotto si erano immediatamente ristrette attorno a sé, e il camino che le scoppiettava alle spalle sembrava pronto a scoppiarle contro. Si aspettava il peggio, come sempre. 
“Nessuno, per una buona volta” disse finalmente Minerva, raggiungendola e stringendola in un abbraccio. Non si vedevano da mesi, da quando la guerra era finita, la famiglia Potter sterminata e la scuola lentamente ricominciata. Athena immaginava che la donna non ricordasse nemmeno della sua esistenza ormai, tanto era il lavoro da fare. Quell’abbraccio, però, fu come cadere su un trampolino, su un grande e morbido letto.
Fecero sedere la minore delle McGonagall, mentre Tobias portava il tè per tutti, rinsavendo quando vide la sua professoressa di Trasfigurazione. Minerva gli sorride e prese una delle tazze, servendola ad Athena, che stava ascoltando Silente spiegare il motivo della loro visita. 
 
“Anche se non siamo qui con brutte notizie, c’è qualcosa che ci serve da te, da voi...” ora si stava rivolgendo a lei, a Joel che era appena arrivato nel salotto dopo aver ravvivato il fuoco, e anche a Tobias che continuava a servire il tè. Minerva fece un gesto a Silente, come a zittirlo. “Ci serve il vostro aiuto con i ragazzi che hanno subito perdite durante la guerra, o che ora sono in una posizione svantaggiosa per la loro sicurezza” arrivò al sodo Minerva. Athena non beveva dalla sua tazza, ma la usava per riscaldarsi le mani, che improvvisamente le si erano congelate. 
Al termine della guerra si era immaginata dell’imminente arrivo di ragazzi nuovi, ma non pensava che il numero fosse così grande da doversi aspettare una richiesta d’aiuto da sua sorella maggiore e dal preside di Hogwarts in persona. Athena sospirò, annuendo. 
 
“Comprendo bene cosa mi stiate chiedendo, ma non so quanto vi possiamo essere d’aiuto…” iniziò Athena, guardando con la coda dell’occhio suo marito, seduto accanto a lei mentre le accarezzava lentamente la gamba in modo distratto, un gesto per tranquillizzarla. 
“Vedete, mi occupo io del mantenimento economico del Rifugio,” si intromise Joel, “e oltre ai soldi che ci sono dovuti dal ministero, riesco a recuperare solo una minima somma. Anche Tobias ci mette del suo…” terminò girandosi anche verso Tobias appoggiato alla porta ascoltando attentamente dall’ombra. “Ma non è mai abbastanza, arriviamo a fine mese per un soffio” aggiunse Athena, guardando un po’ Silente e un po’ sua sorella.
Minerva li osservò con uno sguardo triste, ma sorrise comunque. “Oh, non vi preoccupate, io e Albus vi aiuteremo a riguardo. Qualunque cosa risulti un problema, potremo occuparcene noi” disse la professoressa con la sua voce tranquilla e sicura. Silente aveva lasciato parlare Minerva, perché sapeva come convincere i coniugi. Ma Athena dovette pensarci un attimo, prima posando la tazza sul tavolino davanti a loro e poi giocherellando con la Giratempo che teneva al collo, un regalo di Minerva da quando aveva iniziato il suo percorso da direttrice al Rifugio. 
 
Athena aveva da riaccogliere tutti i ragazzi che erano andati a scuola quell’anno, magari dire addio anche ad alcuni che avevano finito il loro percorso scolastico e ora volevano farsi strada da soli nella società. Chissà poi chi sarebbe arrivato improvvisamente durante l’estate, quando magari i nati babbani dovevano sopportare le loro famiglie ma arrivavano al limite e decidevano di scappare. Arrivavano tutti da lei. 
C’era sempre qualcuno al Rifugio Vittoria, e significava un grande impegno per lei e per Joel, e ora anche per Tobias. Però nella sua mente si insinuò il pensiero di dove questi ragazzi, che Minerva e Silente volevano affidargli, sarebbero finiti senza di loro. Gli orfanotrofi babbani erano l’incubo peggiore per un mago, ne aveva discusso con un giovane Remus Lupin anni prima durante una visita ad Hogwarts, quando Minerva stava cercando una migliore sistemazione per il ragazzo a sostituire il St. Edmund. Potevano anche finire per strada, assieme a famiglie babbane che potevano bloccarli a casa per sempre, impauriti dalle abilità dei ragazzi finiti alle loro “cure”. Voleva troppo bene a quei ragazzi che sarebbero arrivati alle sue cure, e così annuì, prima a Joel, poi a Minerva.
 
“Meglio qui che altrove, hanno sofferto abbastanza” disse Athena.
Minerva sorrise con tutto il volto, pronta a tornare ad Hogwarts, finire gli esami e dare ai suoi studenti un posto da chiamare casa. 
 
 Athena Lianna McGonagall – 32 anni
   Direttrice del Rifugio Vittoria
"Listen to the wind blow, down comes the night
Running in the shadows, damn your love, damn your lies"

  
 
 Joel Andrew McKinnon – 38 anni
   Marito di Athena, Insegnante al Rifugio
"When I cried about his widowed bride
Something touched me deep
The day the music died"

  
 
 Tobias Lorde – 21 anni
  Insegnante al Rifugio, allenatore di Quidditch
"Once I had love and it was divine
soon find out I was losing my mind"

  
 
Ed eccoci qui, con la mia prima fanfic interattiva su Harry Potter. Da anni non torno su EFP, ma ora che mi aspetta un’estate prettamente vuota, ho deciso di rispondere a un mio grande desiderio: scrivere una storia con voi! Questa è un’idea abbastanza recente, ma di cui muoio dalla voglia di vederne la conclusione.
Come noi, i nostri, e vostri, protagonisti affronteranno un’estate, e la trama si svolgerà dal trenta luglio fino al primo di settembre; insomma, le vacanze estive per i nostri maghi. Ho deciso di ambientare il tutto negli anni 80, perché li adoro e perché penso siano ottimi per ambientare una storia estiva. Spero voi possiate avere fiducia in me e che possiate apprezzare la storia!
Vi lascio alle regole varie e alla scheda. 
 
  • Innanzitutto, i vostri personaggi devono obbligatoriamente avere un’età tra gli 11 e i 17 anni. Devono essere ragazzi che ancora devono andare a scuola, e non che ormai hanno concluso il loro percorso. Immagino gli studenti che Minerva manda al Rifugio come ragazzi che ancora hanno bisogno di un aiuto per la scuola, e che ancora non sono completamente pronti ad affrontare il mondo completamente da soli. Accetto però studenti che devono ancora iniziare Hogwarts, e che lo inizieranno proprio nel 1982, ma preferirei mantenermi con personaggi che sono già all’interno di Hogwarts. 
  • Potete mandarmi fino a due OC a testa, di sesso diverso. Preferirei non ricevere troppi fratelli e sorelle, proprio per questo vi chiedo nei commenti di scrivere, se volete partecipare, sesso, età e se i vostri OC sono imparentati in caso di due OC, in questo modo potete vedere se anche altri hanno già espresso questa preferenza. Ovviamente nei commenti fatemi sapere cosa ne pensate del prologo. Le iscrizioni sono aperte fino al 19 Luglio, così ho tempo di finire tutti gli esami e di mettermi a lavorare alla storia proprio nel pieno dell'estate
  • Mi piacerebbe ricevere UN personaggio Licantropo, Veela o Animagus, per avere un po’ di diversificazione nella trama. Se avete idee a riguardo potete scrivermeli nei commenti oppure con un messaggio privato. 
  • Come trama ho prettamente deciso di indicare che la McGonagall e Silente cercano un posto per gli orfani di guerra, ma siete liberi di indicarmi qualsiasi tipo di motivazione per cui sono finiti al Rifugio. Possono anche non essere uno dei ragazzi indicati dalla professoressa McGonagall, l’importante è andare molto nel dettaglio nella vostra motivazione.
  • Tutte le sezioni della scheda sono obbligatorie (ovviamente tranne Altro, e anche Animale domestico in caso non ne avessero), non rispondere significherà non essere presi in considerazione per la selezione
 
 
Nome e Cognome:
Età:
Casa e Anno:
Genere:
Prestavolto:
Aspetto Fisico:
Carattere:
Storia (includere anche il rapporto con la famiglia di provenienza):
Per quale motivo sono finiti al Rifugio Vittoria?: 
Bacchetta:
Patronus:
Molliccio:
Paure/Fobie:
Materie preferite/odiate:
Hanno bisogno di ricevere lezioni di recupero al Rifugio? (Descrivere il loro rendimento ad Hogwarts e i risultati dei loro esami finali):
​Hobby/Passioni:
Cose che gli piacciono:
Cose che odia:
Animale domestico:
Amicizie (tipo di persona con cui andrebbe d’accordo):
Inimicizie (tipo di persona che non sopporterebbe):
Amore e orientamento sessuale (tipo di relazione che cerca e tipo di persona da cui potrebbe essere attratto):
Citazione da mettere nella selezione OC (può venire da canzoni, poesie o qualsiasi cosa):
Altro:

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 - Arrivi ***


1° luglio 1982
 
La stazione di King's Cross brulicava di gente quella sera, tra chi partiva e chi tornava. L’aria era calda, l’estate entrata ormai da qualche settimana. Joel sedeva su una panchina sul nono binario, ventilandosi con il suo cappello scuro a tesa larga. Davanti a sé sedeva un bavoso Attila, il suo caro bovaro del bernese che ormai era diventato il cane da guardia della tenuta. Il suo muso bianco e arancio, circondato dal pelo scuro, si allargava e stringeva a ogni respiro.
L’uomo si stava piano piano pentendo di aver portato il segugio fino a lì, il caldo probabilmente insopportabile per lui, ma quando finalmente vide Tobias arrivare con una ciotola piena di acqua fresca, il suddetto cane scodinzolò e sembrò riprendersi bevendo con poche cerimonie. 
 
“A me non porti nulla?” chiese Joel, visibilmente provato anch’egli dal caldo. Tobias era in piedi davanti a lui, vestito con dei jeans scuri lunghi ma molto strappati e una camicia grigia aperta sul petto, mostrando tutti i suoi tatuaggi che gli partivano da sopra il pettorale destro andando verso il braccio destro. 
Tobias magicamente tirò fuori una bottiglia lunga di Pepsi completa di cannuccia, dandola all’uomo davanti a sé. Joel trasse molto sollievo nell’afferrare la bottiglia gelata.
 
“Ripensandoci, non avrei dovuto essere così gentile verso un uomo che indossa camicie così imbarazzanti…” gli rispose il giovane indicandolo la camicia estremamente colorata e piena di fenicotteri multicolore. Joel si raddrizzò al commento, con ancora la cannuccia tra le labbra. Si staccò e indicò, con le dita della mano libera e con fare accusatorio, Tobias. “Non insultare la mia bellissima camicia! È un regalo di Camille!” Parlando si alzò, sempre tenendo il dito puntato contro il ragazzo. 
 
“Camille ha allora dei gusti molto discutibili…” iniziò a dire Tobias indietreggiando di un passo, mentre poco più in basso Attila li osservava divertiti. Poco dopo, però, abbaiò attirando l’attenzione dei due, per poi partire alla rincorsa nella direzione dell’ingresso del binario nove e tre quarti. 
 
Dalle luci del tramontante sole apparve la gioiosa Camille, dai capelli biondissimi e gli occhi che gli brillavano per via di tutti i brillantini che metteva sempre attorno alle sue palpebre. Assieme agli occhi il suo volto sprizzava gioia attraverso il grande sorriso bianco che aveva addosso. La ragazza si buttò in ginocchio davanti alla gentile bestia e si lasciò leccare il volto ridendo. Dietro di lei, tre ragazze e un ragazzo la seguivano e osservavano incerti. 

A vederli da lontano quel quartetto risultava molto strano: al ragazzo mancava una gamba ma si destreggiava abilmente con una stampella di metallo, tenuta da una protesi dall'aspetto costoso; e la ragazza che gli camminava stretta accanto aveva dietro alle spalle un gatto, che mormorava e miagolava assieme alla sua padrona; le due ragazze ai lati invece erano una più diversa dall’altra: da un lato camminava una ragazza dai capelli rossicci e corti ma alla luce i suoi occhi brillavano di verde, al collo teneva una macchina fotografica dall’aspetto nuovo; dall’altro lato invece si estendeva la ragazza che sembrava della stessa età di Camille, alta e con i capelli tenuti estremamente curati in una treccia abilmente fatta. 
 
Qualche giorno prima Athena aveva mandato una lettera a Camille, istruendole di recuperare i nuovi ospiti all’arrivo a Londra. Fu molto difficile capire chi fossero, non avendo foto, ma grazie all’aiuto del Caposcuola riuscì a identificare tutti. Il gruppo era più piccolo di quello che si aspettava quando Tobias le aveva mandato una lettera spiegandole la situazione, ma si scoprì sollevata. Meglio essere pochi per essere più gestibili, stringere amicizia sarebbe risultato più semplice. 
 
Si era velocemente presentata a tutti, facendo anche un veloce appello. Arthur e Monica sembravano già conoscersi, mentre Emily e Margaret erano ancora a salutare con gli occhi le loro amiche da lontano. Per fortuna tutti sembravano sapere dove sarebbero finiti quella sera, così fu facile uscire subito verso la stazione babbana. 
 
Arrivati quindi davanti a Joel e a Tobias, Camille strinse velocemente i due, con ancora più forza verso Tobias, per poi girarsi verso i quattro ragazzi. 
 
“Bene, questi sono Joel e Tobias. E questa bella bestiolina…” disse accarezzando la testa dello scodinzolante Attila, “si chiama Attila, è praticamente la mascotte del Rifugio!” 
 
Margaret alla vista di quel cagnolone storse il naso, passandosi una mano tra i capelli rossicci, incerta sulla presenza di quel cane così grande. Sperava di poterlo ignorare il più possibile. 
Al contrario, Arthur addirittura si avvicinò al cane e gli offrì una veloce carezza sorridendo, invitando anche la cugina Monica, avvicinandogli la mano. Il cane solo sorridendo a quel gesto di affetto sembrava emanare un calore che stava calmando molto Arthur, e quindi voleva che la cugina sentisse anche lei quella sensazione piacevole. Il gatto dal pelo chiaro però apparve da dietro le spalle della ragazza, mostrandosi completamente e mormorando un verso, mentre si sistemava più comodamente sulla spalla della ragazza. Monica si trattenne quindi tornando indietro sui suoi passi, non spiccicando parola. 
 
“Per me è davvero un piacere conoscervi, ragazzi” disse Joel dopo aver fatto sparire con un gesto della mano la bottiglia ed essersi infilato il suo cappello, “e lo sarà ancora di più per la vostra preside! Ci aspetta un bel viaggio, quindi andiamo!” concluse con entusiasmo l’uomo, girandosi e guidando tutti verso l’uscita della stazione. 
Alcuni maghi erano ancora nei dintorni della stazione, almeno per quelli che vivevano con famiglie babbane o con famiglie miste. Joel e Tobias salutarono alcuni di sfuggita, facendo sì che l’attenzione venisse anche attirata sui ragazzi alle loro spalle. I quattro erano ancora confusi sulla situazione, o almeno lo apparivano, ma entrati dentro il bellissimo e adorato da Joel pulmino marchiato Volkswagen, tutti si rilassarono sui sedili. 
 
Tobias e Camille presero posto dietro al posto da guidatore di Joel; la bionda aveva accanto Emily, che era pronta ad affrontare il viaggio con un libro dalla copertina variopinta sulle sue gambe. Nei sedili dietro invece sedevano Monica, Arthur al centro e Margaret dietro Emily. La rossa, che doveva sedere accanto ad Arthur, prese un attimo di tempo per fare qualche veloce foto alla stazione da lontano e al pulmino prima di entrare. 
La bestiolina che era Attila si sedette invece accanto a Joel, abituato ai viaggi in macchina e non ponendo alcun rischio alla guida del padrone. 
 
All’inizio del viaggio, mentre Joel tentava di uscire dalla trafficata Londra, i nuovi arrivati rimasero in un sommesso silenzio, mentre Tobias raccontava a Camille le ultime notizie su Athena e sulla piccola Nina, che ancora la bionda non aveva avuto modo di conoscere. Usciti da Londra e iniziata la strada veloce, Camille si voltò verso Emily, notando il libro. Arthur osservava il capo chinato della ragazza, chiedendosi cosa stesse leggendo, ma non avendo ancora il coraggio totale di rompere il silenzio tra di loro. Monica stava discutendo a voce bassa con Clopin, quel pregiato e raro esemplare di Sacro di Birmania, che le stava descrivendo i dintorni che sfrecciavano fuori dal finestrino. La cecità della ragazza non gli permetteva di ammirare totalmente la bellezza che si estendeva, ma riusciva ad apprezzarne il racconto del suo amato gatto, che le faceva da guida ovunque lei andasse. In silenzio dal lato opposto della fila di sedili, Margaret osservava anche lei l’esterno, i suoi occhi persi nel verde. 
 
“Mi chiedo come tu riesca a leggere su questa infernale macchina…” disse sommessamente Camille guardando Emily, ricevendo un colpo di tosse da parte di Joel, non accettando quegli insulti alla sua bambina. La castana sorrise ridendo leggermente, alzando lo sguardo verso la sua coetanea. “Sono abbastanza abituata, i lunghi viaggi in macchina non mi sono mai mancati nella vita” disse tranquillamente, chiudendo il libro ma prontamente mettendo il segnalibro dov’era arrivata. 
 
Chiudendolo finalmente Arthur riuscì a leggere il titolo del libro, e il suo volto si illuminò di felicità. 
“Fantastic Mr. Fox!” esclamò, ricevendo le attenzioni di tutte le tre ragazze che lo circondavano, quindi compresa Margaret che si voltò ad osservarli per comprendere di che parlassero. La voce di Arthur divenne improvvisamente più calma per via di tutte quelle attenzioni che improvvisamente ricevette, ma si forzò a continuare, rivolgendosi proprio ad Emily. 
“Sono riuscito a leggerlo l’anno scorso in estate, è davvero una bellissima storia…” sorrise, ed Emily fece lo stesso. 
“L’ho iniziato dopo gli esami, e sì, è molto interessante” rispose quindi la sua compagna di viaggio seduta nella fila davanti. “Magari ne possiamo parlare non appena lo finisco…” propose Emily, sempre sorridendo. Arthur annuì, per poi abbandonarsi alla calma che le oscillazioni del furgoncino davano. Già solo quell’interazione aveva stancato Arthur, la sua insicurezza lo aveva mangiato vivo ad ogni parola.
 
Il viaggio fu lungo, e Camille girandosi a metà del percorso notò come Margaret si era completamente addormentata, il suo volto coperto dalla frangia color carota. Il resto dei ragazzi era ancora sveglio, ma persi nel silenzio dell’abitacolo. In una situazione in cui il gruppo si conosceva di più, Camille avrebbe costretto tutti a cantare qualche nuova hit estiva, ma poteva notare come la stanchezza e la confusione ancora regnavano nei volti di tutti. Si promise di rendere quel gruppo affiatato e di conoscere tutti uno alla volta, perché vedeva nei loro volti tanto potenziale. La guerra aveva portato a ognuno di loro via qualsiasi cosa che gli potesse portare gioia: era ora di creare nuova fonte di felicità per quei ragazzi, come il rifugio aveva fatto per lei cinque anni prima. 
Si mise a chiacchierare sussurrando con Tobias, pianificando la fuga di quella notte e chiedendogli che feste ci fossero nel vicinato, cercando di non svegliare chi lentamente si era addormentato. 
 

 
Arrivarono finalmente nel fitto bosco della Great Wood sulla Quantock Hill, sotto il territorio delle Wales. Il sole era già tramontato, ma ancora il cielo era tinto di rosso. Un castello si estendeva davanti al pulmino, non troppo grande come quello di Hogwarts, ma di certo nemmeno tanto piccolo. 
Joel parcheggiò davanti ad esso e scese per primo per liberare la bestia che gli aveva tenuto compagnia. Attila corse via alla ricerca di un buon posto dove fare i suoi bisogni. 
 
Camille svegliò gli addormentati dolcemente, aiutandoli a scendere, ma quando vide Athena a pochi metri dalla porta, non riuscì a trattenersi. Si voltò e corse schizzando verso la donna, i cui folti capelli rossi le svolazzavano attorno, rendendola quasi come una fatina, una visione estremamente magica. La ragazza le saltò addosso in un abbraccio. Ci furono risate ed effusioni di affetto varie, sembravano quasi non vedersi da anni, ma in realtà non si vedevano solo da settembre, avendo passato le vacanze di Natale a scuola. Le due comunque avevano un legame come quello tra madre e figlia, e separarsi non era mai semplice. 
Athena si staccò comunque da Camille, promettendosi di chiacchierare con lei per ore dopo essersi assicurata di aver dato un buon benvenuto a tutti i nuovi arrivati. Si avvicinò quindi al gruppo con un gran sorriso. 
 
“Benvenuti al Rifugio Vittoria, ragazzi!” esclamò radiante, emanava luce anche mentre calava l’oscurità. “Spero che il viaggio sia andato bene, abbiamo già sistemato i vostri bagagli nelle vostre stanze. Avete cenato?” chiese, ma piano piano ricevette tante teste che venivano scosse. Athena si girò quindi verso Joel perplessa, che stava chiudendo il portello del pulmino. 
“Joel… dove hai messo i panini?...” chiese piano Athena, e Joel le rispose, rendendosi conto del suo errore, con una grossa mano che si spiaccicava sul suo volto, facendo quindi un “face palm”. Athena scosse la testa, ricordandosi come suo marito era spesso più sbadato che concentrato. 
Tornò a rivolgersi quindi verso i ragazzi sospirando, “non preoccupatevi, in un attimo vi cucinerò qualcosa nel mentre che vi sarete ambientati…” cercò con lo sguardo Tobias, e quando lo trovò indaffarato a cercare di rubare il cappello a Joel, lo afferrò e lo mise davanti al gruppetto. “Tobias, che avete già incontrato, vi farà da guida per il castello!” 
 
Finalmente entrarono dentro la grande tenuta. Tobias iniziò velocemente a raccontare la storia di come quella era una delle case della Regina Vittoria, ma che poi venne donata a un Lord dalle capacità magiche che lo trasformò in orfanotrofio. 
“Ci tengo a precisare che questo non è più un orfanotrofio, ma un Rifugio per maghi. Non siamo tutti orfani qui dentro…” disse, guardando per un attimo Camille che li seguiva mentre entravano ma per poi sparire verso la cucina per aiutare Athena. 
Tobias fece vedere ai ragazzi la zona a sinistra dell’entrata, dove si estendeva un’aula piena di piccole scrivanie come quelle ad Hogwarts, la biblioteca e una zona soggiorno piena di divani e con addirittura due caminetti. Di lato un pianoforte a muro rimaneva inutilizzato ormai da mesi. Velocemente fece vedere la sala da pranzo, dicendo che lì si sarebbero consumati tutti i pasti e che la colazione era a buffet. Mentre camminava teneva le mani nelle tasche dei jeans, girandosi tra le dita della mano destra il suo accendino.
 
Passarono quindi al secondo piano, dove spiegò le sistemazioni. Adocchiò la sua camera alla destra della scala desideroso di chiudersi nella sua camera e mettersi a suonare prima di andare a dormire. 
 
“In questo piano troverete i nostri alloggi e le stanze per le ragazze. Emily starà nella stanza infondo dove già Camille è sistemata…” aprì la porta della suddetta stanza, divisa in due anche da una finestra nella parete di fondo. Il lato destro era tutto addobbato con festoni e tende colorate, la parete era ricoperta da disegni fatti a mano; i letti sembravano estremamente comodi. 
“Invece Margaret e Monica dormiranno in questa stanza più vicina alle scale”, la stanza in questione era praticamente uguale, se non più larga. Le ragazze potevano decidere come sistemarsi di comune accordo. Le due, infatti, si guardarono e silenziosamente ognuna decise il proprio lato, sistemando le valigie già piazzate fuori dalla camera.
 
“Arthur” esclamò improvvisamente rivolgendosi al ragazzo, che si voltò prontamente, “tu starai al piano superiore. Troverai le tue valigie fuori una camera singola, spero ti vada bene, in caso ti troviamo una sistemazione anche in questo piano”. Arthur annuì. 
 
Tobias disse di ritrovarsi tutti nella sala da pranzo in mezz’ora, dove sarebbe stata servita la cena e ci sarebbe stato modo di conoscersi ancora meglio, e a quel punto lasciò tutti sistemarsi. 
 
Mentre Emily sistemava le sue cose nel suo lato, Margaret cercò di comprendere bene chi fosse la sua compagnia di stanza. La vedeva sempre parlare con il suo fedele amico a quattro zampe, che Meg trovava molto carino e che le sarebbe piaciuto poter accarezzare. Aveva notato che la sua nuova compagnia di stanza aveva difficoltà ad orientarsi, camminando molto piano e salendo le scale con un’estrema cautela. Non le ci volle molto per comprendere che fosse cieca, ma ciò non le faceva né caldo né freddo, voleva più capire con chi avesse a che fare. 
Improvvisamente però, Monica si voltò verso di lei a seguito di un mormorio da parte del suo gatto. Margaret ridacchiò colta sul fatto di starla osservando anche troppo. 
 
“Scusami… Ma hai un bellissimo e curiosissimo gatto... Come si chiama?” chiese piano Margaret, avvicinandosi giusto di un passo. Monica rimase ferma, osservando nella generale direzione dell’altra, cercando di capire come rispondere, cosa potesse dirle. A scuola Clopin l’aveva qualche volta notata e identificata al tavolo dei Serpeverde, sempre accanto a una Lestrange. Storse il naso, l’idea di avere a che fare con lei la rendeva insicura.
 
“Si chiama Clopin, sai, come il personaggio di Notre Dame?” Margaret annuì ma poi si colse nel fatto e si ricordò che la ragazza non potesse vederla, e quindi le disse di sì vocalmente. “Spero non sia di fastidio per te,” continuò Monica, “lui sta sempre con me, sennò non avrei che fare…” disse quasi sussurrando, abbassando anche leggermente lo sguardo. 
 
“Oh! Non ti preoccupare,” disse subito Margaret, “è un piacere averlo in camera, adoro i gatti!” e così Monica accennò un sorriso cordiale, ma si girò subito prontamente verso le sue cose, e con la guida vocale di Clopin continuò a mettere a posto i suoi averi. Margaret rimase un attimo ferma, come se volesse continuare la conversazione, ma poi si voltò anche lei, riprendendo il suo lavoro. 
 
La cena si sarebbe svolta a breve, e Margaret voleva poi essere pronta per dormire. Non sapeva cosa la notte avesse in serbo per loro al Rifugio Vittoria.
 
Camille Forge – 17 anni
Grifondoro
“Don’t let anyone, ever, make you think that you don’t deserve the things you want”

 
Arthur Malone Van Pelt – 14 anni
Tassorosso
“Sopporta per tre anni il dolore del veleno e si trasformerà in medicina”

 
Margaret Lewys – 16 anni
Serpeverde
“Nessuno può obbligarti a sentirti inferiore senza il tuo consenso”

 
Emily Rose Spencer – 17 anni
Grifondoro
“’Tis better to have loved and lost than never to have loved at all”

 
Monica Kyolansky – 15 anni 
Corvonero
“Chi vive senza onore, muore senza onore”

 
ANGOLO AUTRICE

Ringrazio chi è rimasto a partecipare! Onestamente non sono troppo scontenta del numero di personaggi, ma ho intenzione di lasciare aperte le iscrizioni per ancora qualche capitolo, nella speranza di ricevere qualche altro personaggio maschio, che come vedete sono in assoluta minoranza. Siccome comunque è la mia prima fanfic interattiva, sono contenta del numero e dei personaggi, li adoro tutti! Inoltre ho aggiunto Camille come personaggio creato da me, in quanto sentivo la necessità di un personaggio che facesse da collante. Vi anticipo infatti che al momento è l'unica già proveniente dal Rifugio, come penso abbiate capito.

Come prima domanda di questa storia vi chiedo di dirmi (con un messaggio privato, dopo aver lasciato qui un commento generale con le vostre opinioni sul capitolo) le prime impressioni dei vostri personaggi sui nuovi compagni di avventura. Inoltre vi chiedo di nuovo di seguirmi su IG, alla pagina Michelena_efp, in quanto lì pubblicherò tutti gli avvisi. Ovviamente da questo momento in poi è sottointesa un'assidua partecipazione, in quanto questa storia si scrive tra di noi con i vostri personaggi, e attraverso le domande riuscirete a farmi inquadrare sempre meglio le vostre creature!

Ci sentiamo al prossimo capitolo!

Michelena

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Capitolo 3
*** Capitolo 2 - Al ritmo della foresta ***


1° luglio, 1982 (sera)
 
La sala da pranzo era lunga e stretta, ospitava un lungo tavolo imbandito per cinque persone, e al posto del capotavola era lasciata solo una tazza di tè fumante e un biberon pieno di latte. Joel aveva chiamato Tobias per aiutarlo a sbrigare delle faccende nel pulmino; invece, Camille stava sistemando le ultime cose sulla tavola. Di Athena non c’era traccia, probabilmente ancora in cucina.
La prima ad entrare nella sala da pranzo fu Emily, i capelli castani ancora legati in una treccia ma che sembrava essere stata rifatta perfettamente rispetto all’ultima volta che Camille l’aveva vista. Accolse Emily con un grande sorriso, che non perdeva la sua brillantezza nemmeno dopo una giornata di viaggio. 
 
“Spero ti piaccia la Shepherd’s Pie!” esclamò la bionda, “è stata l’unica ricetta veloce che ci è venuta in mente” concluse, con un sorrisino un po’ dispiaciuto sulle labbra. Stavano cenando piuttosto tardi, Athena avrebbe preferito accoglierli con degli stomaci almeno pieni o soddisfatti. 
 
“Non preoccuparti, a me sembra più che abbastanza” disse Emily sedendosi davanti a quello che sembrava essere il posto di Camille, desiderosa di sapere di più sulla sua nuova compagna di stanza. Erano della stessa casa e dello stesso anno, ma sapeva poco di lei, se non del suo esuberante carattere e del suo primato in Divinazione.  
 
“Tu sei amica di Amelie, giusto?” chiese improvvisamente Camille, mentre sistemava l’ultimo bicchiere sul tavolo. Emily alzò lo sguardo e annuì, il suo cuore ricolmo di malinconia al pensiero delle sue amiche. Pensandoci, in effetti, aveva visto Amelie assieme a Camille durante le lezioni di pozioni, entrambe esuberanti e un poco impacciate. 
“Hai un bel gruppo di amiche” disse quindi Camille, facendo conversazione nel mentre che aspettavano gli altri. “Molto” rispose Emily, “già mi mancano un po’, posso inviare lettere da qui?” 
“Certamente!” il volto di Camille si allargò in un’espressione di tranquilla sorpresa. “Potresti anche invitarle, previo consenso di Athena” le disse, ed Emily sorrise largamente, emozionata all’idea di rivedere le sue amiche in quell’estate che all’inizio le sembrava un po’ buia e solitaria. 
 
Margaret a quel punto apparve dalla porta, con una visibile impazienza nel voler cenare. Era arrivata tutta correndo giù dalle scale, mentre dietro di lei seguirono Arthur e Monica che si erano incontrati in corridoio. Quando tutti si sedettero, Margaret accanto a Emily e i cugini dal lato di Camille, Athena arrivò con un piccolo fagotto tra le braccia. 
 
“Spero che la cena vi piaccia” iniziò sussurrando, prendendo il biberon e attaccandolo alla bocca rosea di Nina, “avrei voluto farvi compagnia ma come vedete,” disse mostrando quella creaturina magica, “qualcuno richiede le mie attenzioni. Buona cena e buona notte, se non vi rivedo” concluse con un occhiolino, indirizzato verso Camille. Athena, quindi, sparì dalla porta nello stesso modo in cui era arrivata: come una piccola fatina dai lunghi capelli rossi e la vestaglia che le danzava attorno alle caviglie. 
 
Tutti si misero a mangiare in un sommesso silenzio, la pietanza ancora calda sui piatti incantati che tenevano le portate riscaldate. Camille, però, non riusciva a stare zitta, il silenzio la rendeva nervosa. Le lezioni e le biblioteche erano appunto le sue più grandi nemiche, Emily la sentiva borbottare spesso durante quelle ore di Storia in cui dovevano solamente leggere in silenzio.  Così Camille si schiarì la voce e alzò lo sguardo. 
 
“So che siete arrivati solo ora, ma stasera c’è una festa di inizio estate nella foresta,” disse, sorridendo e guardando a turno tutti, che la ascoltavano mangiando, “e volevo invitarvi tutti”. 
Ci fu un generale silenzio e un’occhiata scambiata tra i cugini, più da parte di Arthur che da Monica, ma si poteva percepire un senso di complicità tra i due, un chiedersi solo attraverso il linguaggio del corpo cosa ne pensasse l’altro di ciò che stava venendo detto. 

“Io ci sono” disse Emily, con un tono sicuro. Le piacevano quelle feste e poter andare a ballare, quindi voleva cogliere quell’occasione. Margaret annuì, e finendo il suo boccone, aggiunse “il cielo è limpido, potrei vedere qualche costellazione, quindi perché no?” e Camille sorrise, per poi girarsi verso i cugini. 
Monica stava in silenzio, anche se Clopin continuava a farle fusa e qualche miagolio come se stesse facendo un monologo alla sua padrona. Arthur invece rifletteva un attimo, le sue dita si aprivano e chiudevano come se stesse contando qualcosa che aveva visualizzato in mente, poi fece spallucce e sorrise: “A me le feste piacciono, spero mettano qualche nuova hit!” 
Monica si voltò verso la direzione del cugino, un po’ sorpresa dalla sua risposta, ma poi fece spallucce e rivolta a lui disse “magari verrò a farti compagnia” in un tono tra il sommesso e l’incerto. 
 
Avendo ricevuto la conferma da tutti, Camille si alzò di scatto dalla sedia con le braccia in aria. “Perfetto!” esclamò quasi urlando, “Andrò a dirlo a Tobias!” e così sparì, ma poi tornò dai ragazzi rimanendo sulla porta. “Quando finite potete lasciare sul tavolo, se ne occuperà Penny” e di nuovo Camille si dileguò dalla loro vista, lasciando i ragazzi perplessi su chi fosse effettivamente Penny.
 
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Qualche ora dopo, i ragazzi si fecero ritrovare all’entrata. Tobias aspettava assieme a Margaret, Arthur e Monica, che erano rimasti praticamente negli stessi vestiti. Il più anziano tra i quattro però iniziò a perdere la pazienza, avendo detto un orario preciso a Camille, ma proprio quando stava per salire e andare a bussare alla stanza della sua migliore amica, ecco che scese seguita da Emily. 
Camille si era cambiata totalmente, indossando ora un top che le copriva il petto piatto e una camicia trasparente piena di disegni di margherite. Dietro di lei, Emily era rimasta con gli stessi vestiti, ma aveva cambiato acconciatura legando i suoi capelli in una perfetta coda alta. Attorno agli occhi entrambe avevano brillantini, anche se Emily di meno rispetto a Camille. Quest’ultima aveva proposto alla sua nuova compagna di stanza di truccarsi un po’, e dopo un attimo di convincimento Emily si era lasciata mettere quei brillantini. 
 
Tobias rimase a guardare un attimo Camille scendere dalle scale, per poi passare su Emily. Era così strano per lui vedere qualcun altro con quei brillantini sugli occhi, ma per un attimo si fermò a pensare che quel trucco rendeva gli sguardi delle due ancora più luminosi. Camille lo tirò fuori dai suoi pensieri tirandolo dal braccio verso la porta. 
Prima di uscire, però, Margaret li fermò con una domanda che effettivamente un po’ tutti si stavano domandando. “Siamo sicuri che Athena McGonagall ci abbia dato il permesso di uscire?” 
Camille si voltò verso di lei e sorrise. “Pensatela come una fuga autorizzata, se ci dava il suo permesso diretto di certo non sarebbe stato così divertente uscire di notte!” 
Così Camille tirò verso l’ingresso Tobias, volendo uscire velocemente, ora lei quella impaziente di andare alla festa.
 
Fuori nessun mezzo li aspettava, in quanto la camminata verso il punto di incontro era breve. Tobias guidava il gruppo, seguito da Camille che spiegava ai ragazzi la bellezza di quella festa, e come gli alberi venissero addobbati pieni di luci e festoni. Più si allontanavano dalla magione, più riuscivano a sentire le voci, la musica. Dopo un dieci minuti di camminata tra alberi e sterpaglia, eccoli arrivati in un grande spiazzo, dove al centro c’era un falò sormontato da una palla da disco legata agli alberi attorno. L’aria era profumata, anche se tutti bevevano e fumavano. Probabilmente il profumo era frutto di un abile incantamento. 
 
La zona delle Quantock Hills era piena di famiglie magiche, che avevano ormai degli adolescenti a loro carico. La tradizione delle feste di inizio estate era partita anni prima dell’inizio della guerra dal Rifugio stesso, ma la tenevano nascosta dalle famiglie più puriste realizzandola nella foresta.
Attorno a loro suonava musica del periodo, Stayin’ Alive faceva muovere i corpi a ritmo attorno al falò. Camille iniziò a ballare, mentre si avvicinava a delle ragazze che sembravano conoscerla e le offrirono un bicchiere di plastica rosso pieno di chissà quale liquore. Tobias andò anch’egli verso delle sue conoscenze, che lo accolsero con pacche sulle spalle mentre lui si accendeva una sigaretta. I quattro ragazzi ebbero un attimo in cui si ritrovarono da soli ad osservare l’ambiente circostante, pieno di vita e di gioia. 
 
Tutti quei ragazzi avevano appena concluso un periodo tragico della loro vita, la guerra aveva portato via a molto più di quanto si potesse immaginare. Eppure, in quel luogo, la vita sembrava non essersi mai fermata, la spensieratezza trasudava nei corpi che si muovevano sopra quella musica babbana. 
 
Emily si sentiva un po’ più a suo agio, ricordando le sue serate nelle discoteche gli anni prima, quando era pressoché sicuro per lei andare in giro da sola per le strade. Camminò quindi verso Camille, desiderando anche lei un bicchiere di qualunque cosa stesse bevendo, e volendo ballare con quelle ragazze che le era parso aver visto a scuola. 
 
Arthur stava per allontanarsi da Monica per andare a fumare vicino al falò e per poter ballare a ritmo di quella musica che gli stava piacendo, quando improvvisamente Monica lo prese per un braccio nel momento in cui Clopin le disse che il cugino si stava allontanando. 
 
“Tutto okay?” chiese Arthur, preoccupato da quel gesto improvviso. 
“Dove vai?” gli chiese Monica, che sentiva solo un incessante casino e il leggero odore di fumo e alcol, che riusciva a percepire per via del suo olfatto aumentato. Il posto le sembrava solo un casino, ma tentava di apprezzare la serata il più possibile.
Arthur fu titubante per un attimo, ma poi si disse che non aveva nulla da temere con la cugina. “Volevo andare a ballare e a fumare per un attimo,” ammise, osservandola, “spero non sia un problema”. 
Seguì un attimo di silenzio tra i due, ma poi Monica lasciò il braccio del cugino. “No, chiederò a Clopin di portarmi in un posto tranquillo. Torna il più velocemente che puoi, però”. 
Così i due si separarono, Monica camminando lentamente verso una panca posizionata ai limiti dello spiazzo, dove nessuno era seduto e dove potesse godersi la musica. Arthur si voltò e si rigirò una sigaretta tra le maniche, poi guardò in alto il cielo. La luna era a metà, la notte ancora giovane.
 
Margaret camminava in giro tenendosi il più possibile nei pressi della festa. Aveva portato con sé la sua macchina fotografica, e senza pensarci faceva foto al cielo o alla gente che ballava davanti a lei. Nel suo obbiettivo improvvisamente apparve Camille, che si stava dimenando sulle note di una canzone rock uscita due anni prima. Nel piccolo buchino della sua fotocamera, Camille appariva ancora più eterea di quello che era. La rossa abbassò la macchina fotografica e si fermò ad ammirare veramente la ragazza, in tutta la libertà e felicità che emanava. Si perdeva tra le luci del luogo, e Margaret alzando lo sguardo si perse per un attimo a disegnare con gli occhi chiari e verdastri le costellazioni di quella notte. 
Fu in quel momento che sentì qualcosa accarezzarle la gamba e poi leccargliela velocemente. Meg guardò improvvisamente in basso e vide quello che aveva conosciuto come Attila, ma che la ragazza vedeva solamente come una bestia, anche se gentile. Cacciò un urlo, seguito però prontamente dalla voce ferma di Camille, che risuonò come un tuono alle orecchie di Margaret. 
 
“Attila! A cuccia!” all’ordine il cagnolone fece un passo indietro e si mise sdraiato a terra, la lingua a penzoloni e salivante. “Deve averci seguito,” disse Camille arrivando al fianco di Margaret, poggiandole una mano sul braccio come a tranquillizzarla, “è un po’ il cane da guardia della tenuta”. 
La rossa annuì, stringendosi tra le braccia e passando lo sguardo tra la bionda e il cane. Amava gli animali, ma quel grande cane le metteva un timore incredibile, che non riusciva a sopportare. “Si vede che ci tiene a te…” cercò di dire Margaret sopra il suo improvviso respiro affannoso per lo spavento. 
“No, in realtà tiene anche a te. Tiene automaticamente a tutti quelli che entrano nella tenuta” disse Camille, ora sorridendo lievemente e continuando a guardare la sua compagna. “Vuoi che ti prenda qualcosa da bere? Mi sembri scossa…” sussurrò, ma Margaret scosse la testa, per poi alzarla verso il cielo alla ricerca delle stelle per tranquillizzarsi. Camille fece lo stesso, ma solo per capire cosa stesse cercando nell’oscurità. 
 
“Sono una capra in astrologia” disse Camille con una mezza risata, “cosa stiamo guardando?” e tra le foglie degli alti alberi della foresta, Margaret le indicò l’Orsa Maggiore, assieme a quella Minore, e a come le loro stelle brillassero più delle altre per garantire il viaggio sicuro degli uomini. Camille le rivelò, quasi pensando ad alta voce, che non era una cima in Astronomia, e che avrebbe potuto prendere qualche lezione di recupero da lei. 
“Potrei provare ad aiutarti, non ci vuole molto” rispose Margaret, sorridendo e sicura di poter passare quella sua passione a qualcun altro. 
“Con la tua guida, riuscirò a riconoscere le stelle ad occhi chiusi, allora!” le due risero, i loro occhi carichi di felicità. “Dai su, vieni a ballare!” Senza aspettare risposta, Camille tirò la ragazza vicino al falò facendole vedere come muovere i fianchi e allungare le braccia verso quel brillante cielo. 
 
Messo in disparte, Tobias osservava la sua amica ballare. Stare a dimenarsi sul suono della musica era una cosa che non gli interessava fare ormai da qualche anno, preferiva bere, fumare e ascoltare la musica che mettevano, che la maggior parte delle volte non era così terribile. Accadeva che qualcuno arrivasse da lui a parlargli e a tenergli compagnia, cosa che in realtà accadeva spesso conoscendo molta gente che era presente lì. 
Appoggiato ad un albero, tirava una boccata dalla sua sigaretta, per poi espirare tutto il fumo, creando quella “nuvola” attorno a lui. Attirava le occhiate delle ragazze e anche dei ragazzi, la sua aria di mistero che aveva sempre catturato l’attenzione di molti, o almeno di quelli che non l’avevano mai conosciuto prima della guerra. 
Emily lo vide e si chiese che ci facesse a stare in disparte da solo. Perché venire ad una festa del genere per starsene ad un angolo a fumare? Iniziò ad avvicinarsi a lui, continuando a chiedersi perché un ragazzo come lui non si divertisse come tutti loro. Poteva tranquillamente starsene alla magione se tanto doveva rimanersene da solo, no? La sua indole amichevole quasi le imponeva di andare a ficcare il naso nella sua testa per capire e aiutarlo. Di certo era un’indole molto più domata rispetto a quella di Camille, che anche in quel momento stava trascinando Margaret a conoscere tutti i suoi amici e i vicini del Rifugio. Però Emily sentiva di dover indagare, al massimo sarebbe stata respinta e avrebbe ripreso a ballare con quel gruppetto di maghi a cui si era velocemente presentata arrivata alla festa. 
 
“La festa è di là, non addosso a questo albero” disse con tono scherzoso Emily, indicando dietro le sue spalle il falò. 
“Posso crearmi una festa anche qua, tu sei la prima invitata ad arrivare” Tobias sorrise e prese l’ultima boccata di fumo, per poi far rendere il mozzicone di sigaretta un fiore con un gesto veloce delle dita. Tobias lo osservò un attimo e poi lo lasciò andare per terra, sotto lo sguardo sorpreso di Emily. Il sorriso del ragazzo era visibilmente trattenuto, avrebbe potuto sorridere ancora di più. 
Emily voleva osservarlo a lungo, ma non riuscì quando lo sguardo affilato e chiaro del ragazzo si posò finalmente su di lei. Gli occhi di Emily brillarono per un attimo di sorpresa, assieme ai brillantini che circondavano le sue palpebre.
 
“E tu? Perché non sei a ballare con Camille?” chiese lui, staccando le spalle dall’albero e avvicinandosi a lei. 
“Perché volevo capire cosa ci facessi tu qui” rispose subito Emily, ancora un bicchiere di un liquore magico in mano, quasi vuoto ormai. Tobias scosse la testa, e le passò accanto, diretto per chissà dove. Emily voleva fermarlo e costringerlo a divertirsi, ma accetto di guardare la sua figura allontanarsi nella foresta. La ragazza alzò le spalle e sospirò, pronta a tornare a ballare. Quel ragazzo forse era un enigma troppo complicato per lei da risolvere.
 
Presto la serata diventò per tutti un’occasione in cui ballare e stancarsi fino alle cinque di notte. Camille trascinò anche Monica e Arthur, che nel mentre era tornato dalla cugina per offrirle un succo che aveva trovato al tavolo dei drink. Monica riuscì a ballare per una canzone assieme al cugino e a Margaret. Camille vide i sorrisi di tutti i suoi nuovi compagni, e forse ora anche amici. Sorrise anche lei, anche se non riusciva più a vedere Tobias. Le venne in mente abbastanza presto il perché della sua sparizione, e in cuor suo sperò che potesse riprendere a divertirsi come loro il più velocemente possibile. 
Camille si lasciò quindi andare alla musica fino a che non sentì le palpebre minacciare di chiudersi. Erano quasi le quattro quando rientrarono al Rifugio, ognuno nei propri comodi e caldi letti. 
 
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  2 luglio, 1982 (mattina) 
  
L’alba illuminava la foresta nel suo colore rossastro, rendendo le foglie quasi di un colore autunnale. Il cielo cambiava il suo manto da un colore scuro a uno chiaro, senza nuvole. I mattoni grigi riflettevano i colori rossastri e arancio, uguali ai capelli di Romulus, che si ritrovava di fronte alla magione. Al suo fianco una vecchia valigia a racchiudere i suoi pochi averi e le sue molte cassette musicali. Il Knight Bus suonò il suo clacson per avvertire la Preside della loro consegna, e poi sfrecciò via senza assicurarsi che il ragazzo entrasse effettivamente nell’edificio. Athena uscì in fretta e furia, la sua vestaglia ancora da sistemare sul corpo, e raggiunse Romulus. 
 
“Tu sei Romulus, giusto?” chiese Athena, e il ragazzo sorrise annuendo. Athena prese la valigia del ragazzo e lo guidò all’interno, dove Joel li aspettava. 
“Benvenuto al Rifugio” disse l’uomo con un sorriso cordiale, che prese la valigia dalle mani della moglie e si rivolse a lei. “Sveglio Camille?” 
 
Al nome il nuovo arrivato si illuminò in volto, sapendo perfettamente a chi si riferisse. Joel non aspettò la conferma di Athena e salì le scale. 
 
“Hai fame? Avrai fatto un lungo viaggio,” disse Athena, accarezzandogli il braccio con fare materno. Riusciva a leggere nei ragazzi in una maniera impressionante, e sapeva bene che il ragazzo davanti a lei si sarebbe lasciato alle sue cure senza timore. Ad aiutare tutto ciò erano le sue abilità da legilimens e il fatto che faceva affidamento all’arte della divinazione praticamente ogni giorno della sua vita.
Romulus ancora non parlava, ma al contrario si voltò verso le scale, aspettando l’arrivo della sua amica. Ed eccola lì, in una questione di secondi scese le scale velocemente e con trepidazione, il cuore che batteva nel petto ad entrambi. Quando i loro sguardi si incrociarono, corsero l’uno verso l’altro e si abbracciarono stretti. Emettevano urletti sommessi di felicità, Romulus faceva qualche salto nella stretta di Camille. 
 
“Finalmente sei qui!” esclamò Camille quando finalmente si separarono. 
“Sono qui sì! Non puoi proprio scappare!” e i due risero, come se Romulus avesse detto una delle migliori battute mai sentite prima. 
 
Athena li guardò da lontano, un sorriso ampio sulle labbra. Quello a cui stava assistendo era uno dei momenti per cui Athena aveva donato anima e cuore a quel rifugio da anni, e per cui ancora lottava.
 
 Romulus Howell - 17 anni
Tassorosso
I don’t know why, I am the way I am
There’s something in the static, I think I’ve been having revelations

 
ANGOLO AUTRICE
Ed eccoci qui con un nuovo capitolo! Come vedete abbiamo concluso con l'introduzione di un nuovo personaggio, e non sarà l'unico in questi primi capitoli.
Per chi ancora dovesse mandarmi schede, la scadenza sarà il 9 agosto, ovvero quando penso di iniziare a scrivere il quarto capitolo. Dopo il quarto capitolo ormai ci ritroveremo con amicizie e conoscenze già formate, e non mi verrà semplice introdurre i vostri personaggi. Le iscrizioni invece sono aperte finchè lo vedete scritto nella descrizione della storia, diciamo che ancora aspetto che qualcun altro prenda il coraggio di mandarmi personaggi per rendere il gruppo ancora più completo! 

Come domanda di oggi, non vi chiedo qualcosa inerente ai personaggi, ma a cosa volete leggere nei capitoli: preferite che il passato dei personaggi venga spiegato attraverso la narrazione della storia o dedico dei capitoli ai personaggi con flashback? Questa è l'unica cosa che ancora non ho deciso, quindi fatemi sapere nei commenti cosa preferite leggere! 
Se trovate errori o altro nella stesura del capitolo fatemi sapere assolutamente, non avendo correttori di bozze o un altro paio di occhi spesso mi sfuggono errori, anche rileggendo più volte al giorno! Come sempre, vi ricordo della mia pagina ig Michelena_efp, dove pubblico tutti gli aggiornamenti sulla storia e presto arriveranno contenuti aggiuntivi! 

Detto questo, vi lascio alle recensioni! Buon proseguimento!

Michelena
 
 
 
  

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Capitolo 4
*** Capitolo 3 - Knight Bus ***


2 luglio 1982
Il mattino di quella seconda giornata di luglio stava passando abbastanza tranquillamente. Penny si era offerta di occuparsi della colazione e del pranzo, e quindi Athena si era ritirata nel suo studio per potersi disfare di alcune scartoffie a riguardo dei nuovi arrivati. Si erano tutti disposti per bene nelle loro stanze, con qualche cambiamento quella mattina per via dei ritardatari. 
Athena tirò fuori la sua agenda, e iniziò a guardare cosa la aspettava in quei giorni. In una settimana doveva scrivere un report da mandare a Minerva sulle condizioni dei nuovi arrivati, ma prima avrebbe dovuto mandare il nuovo registro al Ministero. Quello era il lavoro meno piacevole, in quanto doveva mettersi a ricercare varie informazioni sui ragazzi da scrivere nel registro. Tirando fuori da una libreria vicina a lei una applique di fogli, tirò fuori la versione vuota del registro, e iniziò a compilare in ordine alfabetico. Ma mentre segnava le date di nascita, si rese conto improvvisamente di che anno fosse quello corrente. Fece qualche calcolo per essere sicura e poi si alzò di colpo, uscendo dal suo ufficio. 
Le bastò entrare nella porta davanti alla sua per trovare Joel, che si spaventò della sua entrata improvvisa. 
 
“Ma tu sai in che anno siamo?!” gli chiese lì su due piedi Athena, ancora tenendo la porta aperta. Joel alzò lo sguardo dal suo grande tomo di entrate fiscali dell’istituto e guardò sua moglie con uno sguardo confuso da sopra gli occhiali da lettura. 
“Uuh… È una domanda a trabocchetto, Athy?” Joel indossava degli occhiali a mezzaluna, in quanto tutti quegli anni passati a calcolare numeri minuscoli gli avevano rovinato la vista, ma li indossava solamente quando doveva leggere. Ora la guardava da sopra di questi, mentre la donna chiudeva la porta dietro di sé e camminava verso la scrivania di Joel. 
 
“È il millenovecentoottantadue!” disse tutto d’un fiato, allargando le braccia e sgranando gli occhi. Joel ancora non riusciva a comprendere. Osservò il suo piccolo calendario da tavolo e sfogliò i vari mesi, cercando di capire cosa stesse perdendo dal discorso di Athena. A quel punto la moglie gli prese dalle mani il calendario per metterlo via e gli girò il volto per avere la sua completa attenzione. 
“Sono cento anni dall’apertura del Rifugio!” esclamò, e Joel sembrava comunque confuso. 
“Athy… Lo sapevo già…” e a quelle parole la donna urlò un lungo “cooooosaaa?”, che sperò non fu sentito da nessuno. La tenuta aveva fortunatamente spesse mura. 
 
“Si, ne avevo parlato con Tobias qualche mese fa, ma pensavamo che non ne stessi parlando perché non volevi fare nulla a riguardo…” disse Joel, spiegandosi finalmente, “Insomma, con tutto quello che ci è successo non mi sembra un momento adatto per festeggiare…” Athena alzò gli occhi al cielo, sgranandoli ancora di più. 
“Dobbiamo, categoricamente, fare qualcosa,” iniziò lei gesticolando, “tutti i donatori, il Ministero, sicuro si aspettano qualcosa” fece un passo indietro e alzò ancora di più le mani, per poi mettersele nella chioma rossa con un lamento esausto. 
 
Joel si alzò, posando sul registro fiscale i suoi occhiali da lettura. Abbassò le mani di Athena e tenne le sue sulle spalle della moglie. 
“Ci penseremo, ci sono tante cose che potremo fare, ma intanto abbiamo prob-“ iniziò Joel, con il suo solito tono di voce calmo e pacato, che usava quando cercava di mettere ordine nella testa della moglie, ma venne interrotto da questa nuovamente. 
“Un ballo!” urlò, gli occhi le brillavano già solo all’idea. “Un magnifico ballo prima dell’inizio della scuola. Inviteremo tutti!” e prima che Joel potesse fermarla dal pianificare già in quel preciso istante il ballo, Athena si mise a parlare da sola freneticamente mentre usciva dalla stanza e chiudeva la porta alle sue spalle. 
 
Joel si sedette nuovamente, sbuffando e passandosi una mano sui baffi. Anche quell’Athena impazzita faceva parte del pacchetto completo che era sua moglie, e la amava ancora di più quando gli mostrava quel suo lato. Ringraziava che quella vera Athena usciva solamente con lui e non anche con i ragazzi, o l’avrebbero decisamente presa per pazza.

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Il sole entrava prepotente nel grande soggiorno, attraverso le alte finestre. Una di queste era aperta, facendo entrare un sottile vento freddo. Nella stanza le ragazze si erano già sistemate sui divanetti dopo la colazione, Arthur e Romulus invece erano stati mandati a sistemare le loro cose nell’unica camera tripla del piano maschile del rifugio. I due si erano presentati con una forte stretta di mano, prendendo i letti alle estremità della stanza, lasciando quello in mezzo ai loro libero per il futuro arrivato che Joel gli aveva preannunciato. A quanto pare il gruppo già incontrato non era al completo, in quanto era normale per il Rifugio ricevere ospiti in ritardo rispetto alla data di inizio vacanze. I ragazzi dovevano aspettarsi altri compagni nelle prossime ore. 
I due ragazzi, arrivati nel soggiorno, si sedettero separatamente: Arthur con Monica ed Emily, e Romulus con Camille e Margaret. Arthur ritrovò le due ragazze a sfogliare un libro illustrato di una qualche favola francese trovato nella libreria della tenuta, e nel mentre ne discutevano. Emily sembrava descriverle le illustrazioni in bianco e nero, mentre Clopin si godeva il riposo sulle gambe della sua padrona.
 
“Sto per finire Fantastic Mr. Fox!” esclamò Emily appena Arthur si sedette. “Camille non è un’assidua dormigliona, è rimasta praticamente tutta la notte a ridacchiare sotto le coperte; quindi, quando mi svegliavo mi sono messa a leggere…” continuò la ragazza, guardando di sott’occhi la sua compagna di stanza che rideva con Romulus per qualcosa che Margaret aveva detto.
 
“Almeno hai avuto più tempo per leggere, non so quanto ce ne sarà quest’estate” disse Monica alzando le spalle. Tutti aspettavano di capire come le giornate sarebbero state organizzate, e in un certo senso i presenti seguivano un po’ Camille, al momento l’unica già familiare alla vita nella tenuta. 
 
Come a rispondere alla loro domanda, entrò Joel con in mano alcuni libri, seguito da Tobias che invece stringeva alla mano destra una scopa vecchia ma che sembrava avere un aspetto più professionale di certi nuovi modelli. 
Joel si sedette al centro della stanza sullo sgabello del pianoforte, posizionato addosso a un muro, chiamando a raccolta tutti. I sei ragazzi si sistemarono attorno, mentre Tobias era ancora appoggiato allo stipite della porta. Il suo volto lasciava trasparire stanchezza e quasi turbamento. 
 
“Questa stagione avremo le stesse attività che proponiamo sempre,” iniziò Joel, gli occhi cordiali e la voce chiara e forte, “quindi lezioni di recupero in cui vi aiuteremo singolarmente, e lezioni di Quidditch” disse guardando Tobias, che accennò un saluto alzando il mento verso il gruppo. “La novità di quest’anno è che vorremo creare delle attività autogestite da voi, quindi abbiamo spazio per due club, avete qualche idea?” chiese anche guardando Camille, il cui sguardo si illuminò improvvisamente. 
 
“Una band!” esclamò prontamente la bionda, e gli occhi di qualcuno si riempirono di curiosità. Joel annuì e segnò su un foglio l’idea, strizzando gli occhi mentre scriveva, probabilmente per riferirla poi ad Athena. “Altro?” chiese l’uomo guardando i ragazzi attorno a lui. 
“Magari un club di lettura? Non c’è ad Hogwarts…” propose Emily, osservando i presenti. Si era potuto notare come la lettura fosse abbastanza diffusa tra i presenti come hobby, magari era l’occasione buona per poter discutere dei libri che li appassionavano. Molte teste annuirono, e così Joel annotò anche quell’idea, chiedendo nel mentre “Emily, vuoi occupartene tu?” ed Emily accettò con un bel sorriso in volto. 
 
“Bene! Allora qui vi lascio un foglio in cui potete scrivermi chi vuole lezioni di recupero e di quale materia! Potete anche non farne nessuna, ma vi sono caldamente consigliate”. 
E così Joel si alzò e lasciò foglio e penna magica sullo sgabello su cui si era seduto. Istruì Tobias di consegnargli il foglio e se ne uscì comunicando che le lezioni sarebbero iniziate il giorno successivo. 
 
All’inizio ci fu un piccolo momento di titubanza, mentre Tobias rimaneva con la scopa in braccio e lo sguardo perso verso il panorama delle colline nascoste dalla foresta che le finestre rivelavano. Poi, Camille, come al solito, prese l’iniziativa e si girò verso Margaret. 
 
“Allora, vuoi farmi quelle lezioni di a-stro-no-mi-a?” chiese Camille dettando bene la parola apposta. Margaret rise, in quanto quella mattina Camille aveva di nuovo chiamato quella scienza “astrologia” e l’altra l’aveva corretta con sincera premura. Alla fine, la rossa annuì e quindi Camille si segnò per le lezioni di Astronomia. Margaret invece si segnò per Trasfigurazione, magari poteva capirci qualcosa in più in quei due mesi. 
 
Monica chiese a suo cugino di scriverla per le lezioni di Difesa contro le Arti Oscure e in Trasfigurazione. Arthur stesso passò la penna a qualcun altro senza segnare nulla per sé stesso, immaginandosi più a leggere e a suonare il piano di fronte a lui che a seguire lezioni di recupero. Emily fu l’ultima che prese la penna, segnandosi in Aritmanzia, nella speranza che potesse imparare un qualcosa in più rispetto alle solite lezioni ad Hogwarts. Voleva inoltre dedicarsi di più a quel club di lettura da lei proposto, l’idea l’aveva immediatamente emozionata. 
 
A quel punto, a giro finito, Tobias prese il foglio e lo ripiegò per metterselo in tasca, la penna con esso. “C’è qualcuno che vuole farsi un giro in scopa?” chiese il ragazzo, ma nessuno si mosse subito; quindi, fece spallucce e uscì dalla stanza senza veramente aspettare risposta, lasciando i ragazzi alle sue spalle. 
Quella mattina il ragazzo non sembrava voler essere intenzionato a fare comunella, e Camille non ci fece molto caso, presa dal parlare con Romulus e a raccontargli della festa della serata precedente. 
Al contrario, Emily si alzò scusandosi con i due cugini e seguì Tobias. Dopo la sera precedente, vederlo sparire di nuovo le metteva non solo curiosità, ma anche un certo senso di preoccupazione. Era palese che qualcosa non andava in Tobias. 
 
Lo riuscì a seguire per il corridoio, e affrettò il passo quando lo vide uscire dalla porta principale, ma prima che potesse fare lo stesso lei, le si parò davanti una folta chioma di capelli rossi. Athena le si era piazzata davanti, afferrandola dolcemente per le braccia e sorridendo. 
“Non lo farei se fossi in te”, ed Emily si sentì come scoperta, come se la donna davanti a lei avesse capito le sue intenzioni ancora prima di sapere cosa lei stessa avrebbe fatto. La ragazza annuì, sistemandosi un capello fuori posto dietro l’orecchio. 
Athena sorrise ancora per poi voltarsi e andare verso la cucina, lasciando all’ingresso la ragazza. Poco dopo venne raggiunta da tutto il resto del gruppo con Camille al comando. Era in programma un giro per i giardini della tenuta. 

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Calchas era salito sul Knight Bus da qualche oretta. Si era messo al secondo piano, sistemato su uno dei sedili praticamente al centro del bus. Nei viaggi diurni il Bus si riempiva di sedili per poter ospitare più maghi e più streghe. Leggeva il suo nuovo fumetto tranquillamente, alle orecchie le cuffie collegate al walkman da cui ascoltava una cassetta dei The Clash. Accanto a lui, in una gabbietta resa comoda per il viaggio, riposava appollaiato un corvo dal piumaggio nero brillante. Quella mattina aveva salutato sua zia dalla stazione di King’s Cross, che dopo qualche centinaio di rassicurazioni l’aveva lasciato salire sul mezzo magico. Lo aspettava un lungo viaggio, gli avevano detto, ma non si sarebbe perso, in quanto il Knight Bus sapeva perfettamente dove portarlo e non doveva temere. Aveva solo da rilassarsi.
 
Vedeva passeggeri salire e scendere continuamente dal bus viola, finché a metà strada non salirono due ragazzi che discutevano animatamente mentre si sedevano nei posti davanti, ma separatamente e a lati opposti. Anche se lontani, Cal notava guardandoli di soppiatto che i due continuavano a discutere, senza sosta da quando erano entrati nel suo campo visivo, puntando le loro dita l’uno contro l’altro. Non sembravano amici, ma di certo sembravano conoscersi. Alla sinistra sedeva un ragazzo occhialuto che faceva volteggiare e saltare una moneta scintillante tra le dita, a destra sedeva composto un ragazzo dalla pelle totalmente diafana e i capelli tagliati ai lati lasciando una folta chioma riccia sul capo. 
Curioso della situazione, Cal si tolse una delle cuffie, e la musica fu sostituita dalle loro animate voci e dai loro marcati accenti stranieri e diversi tra loro.
 
“Di certo io posso contare un minimo sulla mia famiglia!” esordì il ragazzo a destra, un accento quasi nordico sulle parole e un sorriso smagliante sul volto, il quale venne immediatamente tagliato da un commento dell’altro ragazzo. 
“Immagino, ti avranno mandato una delle loro solite lettere molto false in cui dicono quanto amano il loro strano figlio?” Le erano parole masticate attraverso un accento che marcava le consonanti, quasi come se parlasse inglese in tedesco.
L’altro rise sonoramente, scuotendo la testa, come se in realtà non fosse veramente divertito dalle parole dell’altro. Al movimento del capo uscì dal suo cappuccio un roditore, il cui squittire svegliò improvvisamente Apollo al fianco di Cal. 
“No! Sono venuti a trovarmi! Loro, personalmente, a Londra! Vedi, i miei genitori mi amano per davvero!” rise il ragazzo nordico, girandosi a quel punto verso avanti, guardando la strada venire velocemente mangiata dal grande mezzo. Il ragazzo occhialuto decise di non controbattere, forse stanco di dover discutere con il coetaneo, ma non sembrava offeso. Sul suo volto permaneva un sorrisino quasi divertito. 
 
Visto che quel teatrino sembrava essere finito, Cal rimise sul capo le cuffie, pronto per continuare la sua lettura. A interrompere a metà le sue azioni fu l’improvviso gracchiare di Apollo, che iniziò anche a sbattere le ali. Cal si voltò e notò sul sedile davanti quel roditore che era uscito dalle vesti dello sconosciuto. Sembrava quasi un grosso criceto, dal manto nero e dorato. Era come intenzionato a saltare verso la gabbia di Apollo, che si era un po’ infastidito dall’interruzione del suo sonno. Cal era confuso dalle azioni dell’animaletto davanti a lui, e non riuscì a reagire quando effettivamente saltò verso la gabbietta. Il volo però fu interrotto a mezz’aria, e Cal accanto a sé ritrovò il ragazzo dalla pelle chiarissima, con la bacchetta sguainata e indirizzata verso il suo amichetto. 
 
“Come… Tu… non puoi…” cercò di dire Cal, stupito dal fatto che il ragazzo poteva usare magia all’infuori delle mura di Hogwarts. Erano decisamente studenti della sua stessa scuola, anche se non riusciva a piazzare nessuno dei due né in una casa né in un preciso anno. 
“Privilegi da rifugiati” disse l’altro con un occhiolino. Cal spostò lo sguardo verso l’altro, che osservava la scena con un sorrisino, e che lo salutò lentamente con la mano. 
“Scusatemi, che cosa?!” esclamò quindi Cal, e il ragazzo accanto a sé sbuffò. Prese semplicemente il suo Lemming e tornò al suo posto, mormorando un “non ti interessa”, quando nel frattempo l’altro ragazzo si sporse in direzione di Cal. 
“Quello che Mistral voleva dire è che dovrebbe essere un segreto, ma noi del Rifugio Vittoria possiamo usare la magia qua dentro al bus e alla tenuta…” parlò piano, quasi sussurrando, e poi fece un occhiolino. Guardò accanto colui che Cal capì essere Mistral, gli fece una smorfia e poi si alzò, camminando verso la nuova conoscenza. Si sedette nei sedili di fronte a lui, e gli porse la sua mano.
“Piacere, Mariazell!” gli disse con una stretta di mano, ma un sorriso non tanto caloroso. Cal ricambiò dicendo il suo nome, che venne accolto con un altro semplice e cordiale sorriso. 
“Mi sembri un po’ perso, quindi sarai sicuramente un nuovo arrivato” disse Mariazell con uno sguardo inquisitore, osservando i suoi oggetti personali sul sedile. 
“Al Rifugio? Oh sì!” Cal sorrise, felice di conoscere nuovi compagni per quell’estate. Ma davanti a sé incontrò un altro semplice sorriso di cordialità. “Spero tu possa trovarti ben, Cal” disse Mariazell, e non essendo veramente intenzionato a voler continuare la conversazione, si alzò e tornò al suo posto passando sotto lo sguardo critico di Mistral. 
 
Quella coppia di ragazzi era indubbiamente strana, e Cal non riusciva a piazzarli da nessuna parte. Sembravano due chihuahua rabbiosi, due vecchiette a una sagra di paese, ma di certo non sembravano ragazzi coetanei amichevoli tra di loro. Cal trattenne una risata all’idea che quei due erano palesemente due comari di un qualche paesino sperduto, e l’unica azione che riuscivano a vedere era tra di loro. I due rimasero comunque praticamente in silenzio per il resto del viaggio, e arrivati a destinazione si guardarono di sbieco e scesero l’uno alla volta.

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Il pomeriggio era arrivato con un bel sole caldo e un vento fresco. Il giardino si era animato dopo mesi, e una veloce merenda era stata organizzata da Athena. Camille aveva tirato fuori una palla per giocare con Emily, Romulus e Arthur. Monica e Margaret erano sedute al tavolo per picnic imbandito di dolci e tramezzini. Entrambe avevano nei piatti le ultime fette della torta al cioccolato preparata da Penny, la piccola elfa che girava con un volto felice tra la cucina e la sala da pranzo. Quella torta aveva raccolto scalpore, venendo divorata immediatamente praticamente da tutti. Athena e Penny notarono felicemente l’amore appassionato e condiviso per il cioccolato, segnandosi mentalmente quella curiosa caratteristica del gruppo. 
 
Margaret alzò la sua fotocamera e scattò un’altra foto al gruppo che stava giocando a qualche metro di fronte a loro. Sorrise immaginandosi già tutte quelle bellissime foto appese nella sua camera. 
“Mi chiedo cosa si provi a fermare per sempre un’immagine…” chiese Monica al suo fianco, mentre dava da mangiare a Clopin un pezzo di pane. Margaret sorrise girandosi verso di lei. 
“Sicuramente potente, è come riuscire in una trasfigurazione” rispose con felicità nella sua voce. “Ma non lo sai finché non sviluppi l’immagine. Sono sempre una sorpresa le foto”.
Monica fece un’espressione confusa, girando un po’ la testa in direzione di Margaret.
 
“Non potresti tipo utilizzare qualche incantesimo per realizzare sempre foto perfette?”
Margaret rise un po’ alla domanda. “Il divertimento sta anche nel realizzare fotografie imperfette, nel fare errori”. Monica annuì con un sorriso, in un certo senso capendo cosa Meg le stesse dicendo. Le due stavano facendo un po’ di amicizia, e Margaret aveva velocemente dimostrato a Monica il fatto che non fosse come tutti i Serpeverde con cui quest’ultima aveva avuto a che fare nella sua vita. Meg al contrario poteva notare come la sua compagna di stanza fosse molto riservata, ma comprendeva che erano i primi giorni per tutti, anche se comunque una certa conoscenza si stava instaurando tra tutti. 
 
A notare tutto ciò era soprattutto Athena. Sedeva su una sedia a dondolo poco lontana dalle due mentre dondolava con in braccio Nina, sussurrandole una ninna nanna allegra. Guardava il gruppo di ragazzi giocare, e ogni tanto buttava un occhio sul cielo, vedendo sfrecciare Tobias. Si preoccupava per lui, ma gli anni passati con quel ragazzo l’avevano istruita nel lasciarlo da solo in giornate come quella, dove Tobias cercava la semplice solitudine. 
Mentre osservava il cielo, sentì la voce di Joel provenire dalla cucina, luogo da dove si usciva per andare sul giardino. Si voltò lentamente e lo vide uscire seguito da tre ragazzi. Riconobbe immediatamente due di questi, quindi si alzò di scatto con un volto che sprizzava gioia. 
“Mariazell! Mistral! Eccovi qui!” Lasciò velocemente Nina a Joel e anche se i due si lamentarono immediatamente, riuscì a stringerli in un abbraccio di gruppo. I due mori si separarono tra di loro velocemente guardandosi leggermente disgustati. Athena poi si voltò verso il nuovo ragazzo, lui con una chioma corta biondo scuro, che con la luce del pomeriggio apparivano più chiari, e gli sorrise calorosamente. 
“E tu devi essere il preziosissimo nipotino della Cooman!” Cal le strinse la mano con un ampio sorriso, per poi voltarsi verso il gruppo di ragazzi che si stavano avvicinando. 
 
Cal riconobbe immediatamente due dei suoi amici che vedeva continuamente ad Hogwarts, e uno di questi era pure il suo compagno di stanza a scuola. Romulus corse verso Cal a braccia aperte, proprio come Camille aveva fatto con lui la notte precedente. Cal ricambiò l’abbraccio immediatamente ridendo assieme all’amico, per poi staccarsi solo per stringere Camille. Il trio era al completo ora, il Rifugio Vittoria sarebbe diventata la tana di quei tre pazzi maghi.
 
Salutato il suo amico, Camille si voltò verso gli altri due, che parlavano ancora con Athena anche se desideravano andarsi a sistemare nella loro camera. 
Conosceva ovviamente entrambi, anche se aveva più familiarità con Mariazell che con Mistral. Salutò quest’ultimo agitando la mano da lontano e un sorriso; invece, salutò meglio Mariazell con un batti cinque, seguito da un bump fist.
 
“È stato tranquillo il viaggio?” chiese Camille, e Mariazell sbuffò lanciando uno sguardo verso Mistral. La ragazza rise e iniziò a presentare il suo amico al resto del gruppo. 
 
Nel mezzo delle presentazioni si levò una voce, quella di Cal, che si guardò intorno, con più attenzione per Mariazell. 
“Qualcuno mi può spiegare questa storia che ora possiamo usare la magia?!” chiese quindi, e intorno a lui i volti dei ragazzi si fecero perplessi, tranne per quelli di Camille e Mariazell, che invece sembravano completamente informati della cosa e per niente sorpresi. 
 
Athena e Joel si guardarono, e tra loro mormorarono un “pensavo gliel’avessi detto”. Athena quindi sorrise cordialmente e fece un passo in avanti verso il gruppo. 
“Da ormai qualche anno il ministero ci ha rilasciato un permesso per poter usare la magia sul Knight Bus, al Rifugio e nella foresta attorno al Rifugio. Quindi…” si voltò verso Joel con un sorriso, fiera del suo operato come preside, “potrete usare la magia per qualsiasi cosa, non preoccupatevi!” Ci fu un generale silenzio, ma i volti di tutti erano felici e sorpresi dalla notizia.
“Beh, almeno ora non dovrò spendere ore per sistemarmi i capelli…” disse dal silenzio Emily con in braccio la palla che fino a prima stavano usando. Camille rise e si unì anche Romulus. 
 
Mistral nel mentre di tutto ciò era riuscito a liberarsi da Athena e Joel, che lo stavano interrogando su come stesse la sua famiglia prima che Cal li interrompesse. Si dileguò verso il secondo piano, dove si trovava la sua camera che divideva con Mariazell. Implorava ogni anno per una camera singola, ma Athena continuava a dirgli che ormai si era sistemato assieme a Mariazell, e che le singole erano dedicate a “casi speciali”. Ancora doveva capire chi rientrasse nei casi speciali che la preside citava. 
 
Arrivato al primo piano si fermò vedendo Tobias uscire dalla sua camera. Mistral fece un sorrisino, mentre l’altro tirò indietro la testa e sospirò rumorosamente.
“Chi non muore si rivede, caro Tobias!” Mistral disse facendo qualche passo verso di lui. 
“Tu e il tuo topo siete sempre più brutti, Mistral” esordì Tobias, facendo un sorrisetto di scherno, ma che nascondeva una certa allegria. Rispetto a quella mattina, vedere Mistral lo aveva illuminato un po’. 
Tobias gli passò accanto e gli passò una mano tra i capelli come gesto di affetto, per poi scendere le scale e lasciare lì il suo amico a fumare dalle orecchie per il fastidio che quel gesto gli aveva irrevocabilmente causato. Mistral si girò e gli fece una linguaccia, che Tobias vide mentre spariva giù dalle scale, così da scoppiare in una risata. 
 
“Thor…” sussurrò Mistral, girandosi verso il lemming sulla sua spalla, “quest’estate faremo vedere a quello lì con chi ha a che fare…” Thor piuttosto si andò a nascondere nella maglia del padrone, lui stesso spaventato dal comportamento del ragazzo. 
 
Quell’estate il Rifugio aveva le carte in regola per animarsi dopo tanti anni, e tornare allo splendore di un tempo. La guerra, forse, non era riuscita a distruggere completamente la felicità di quei ragazzi. 
 
Calchas “Cal” Evander Cooman – 17 anni
Tassorosso
La vita senza allegria è una lampada senza olio

 
Mariazell Becker – 17 anni
Corvonero
There's no place like home, they say 
You're my home so hear me pray
 

 
Mistral Berg – 16 anni
Grifondoro
Cosa ti aspettavi puttana, latte caldo e biscotti solo perché sono in formato tascabile?

 
 
 ANGOLO AUTRICE
E con questo capitolo abbiamo finalmente il gruppo completo! Con 10 personaggi mi ritrovo estremamente contenta del gruppo che si è formato, con una varietà di personaggi che davvero non mi aspettavo. 

Come domanda di questo capitolo vi devo richiedere nuovamente cosa pensano i vostri personaggi degli altri. Ovviamente per chi ha già risposto, dovete solo dirmi le prime impressioni delle nuove aggiunte. Per non lasciarvi solo con questa domanda, però, vorrei sondare un po' il terreno a riguardo delle possibili coppiette: ditemi se già avete adocchiato qualche personaggio che secondo voi potrebbe essere un interesse romantico per i vostri personaggi. Questa domanda ve la rifarò anche tra qualche capitolo, quando penso che i vari caratteri dei personaggi saranno chiari a tutti. 
 
 Spero che il capitolo vi sia piaciuto, e come sempre non esitate a dirmi di errori vari che possono essermi sfuggiti! Cercherò di pubblicare una volta a settimana, ma per questioni di studio potrei mancare qualche aggiornamento. Mi scuso in anticipo se capitasse. 
Al prossimo capitolo, 

Michelena
  
  

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Capitolo 5
*** Capitolo 4 - Volo e Lezioni ***


3 Luglio 1982
“Amato Animo Animato Animagus” e con un movimento rapido della bacchetta, si sentì il fruscio di piume venire arruffate velocemente, e la bacchetta cadde vicino alle grandi ali aperte dell’aquila. Joel si chinò e la recuperò, per poi riporla tra le foglie di un cespuglio. L’aquila prese subito il volo verso il cielo ancora scuro, e l’uomo sbuffò. 
 
“Sempre in fuga…” mormorò, riponendo la sua bacchetta in una tasca all’interno del suo cappotto. Fece un grosso respiro, e con un battito di ciglia il suo corpo mutò rapidamente. Il suo cappotto marrone divenne un manto peloso, e il suo cappello si appiattì sul suo capo allungandosi al centro in due tonde orecchie. Joel divenne quindi un alto e grosso orso, che ruggì richiamando l’attenzione dell’aquila che volava tra gli alberi vicini. Prese a correre quindi tra gli alberi della foresta, cercando di nascondersi e giocare a nascondino con l’aquila. 
 
Il vento tra le piume lo faceva sentire libero, anche se in sé continuava a sentire il battito del suo cuore da umano. Per Tobias quella era la sua terza trasformazione da neo-animagus, e di certo stava riscontrando un certo successo. Era riuscito a trasformarsi da vestito, e sperava di avere ancora quei vestiti al suo ritorno da umano. 
Da predatore si sentiva potente, agile, libero appunto. I suoi istinti gli comandavano di cercare e cacciare Joel, anche se nella sua mente ora l’uomo era semplicemente un orso selvaggio, un altro predatore come lui. Volò per altri cinque minuti prima che i suoi istinti prendessero il controllo e si abbattesse in picchiata verso la massa pelosa che era ora Joel. 
 
In un attimo gli riuscì a graffiare la schiena di striscio, e l’orso urlò e si buttò a pancia in su sull’erba. Tobias scese di nuovo in picchiata, ma questa volta Joel lo acchiappò e velocemente si ritrasformò in umano, bloccando contro il suolo l’aquila con il suo corpo. Un lampo blu fece ritrasformare Tobias nella sua forma umana. Aveva ancora i vestiti, ma erano malandati. Era visibilmente arrabbiato da sé stesso, e Joel lo era con lui. 
 
“Devi mantenerti lucido, Tobias!” la voce tuonante del grande uomo risuonava tra gli alberi. “Cosa ti passa per la testa, eh? Se risuccede, ci sarà uno studente al posto mio probabilmente!”
 
Tobias si alzò non appena l’altro si levò di dosso, e incominciò a camminare verso la tenuta, non rispondendo. Il ragazzo sapeva benissimo cosa significasse non domare alla svelta gli istinti del suo essere animale. Ci lavorava ad ogni trasformazione, e comunque non riusciva. Sbuffando e con passi pesanti tornò al Rifugio, Joel qualche metro dietro di lui domandandosi se non avesse esagerato con i toni. 
 

L’alba troneggiava tra le colline mentre tre ragazzi sbocconcellavano velocemente la loro colazione. Tobias la sera precedente li aveva intimati che alle prime luci dell’alba avrebbe iniziato l’allenamento di Quidditch, e chi non era in giardino con la propria scopa poteva “scordarsi i suoi consigli sul volo”. Emily fu la prima ad arrivare sul manto di erba stracolmo di rugiada, la sua fedele scopa nella mano destra, la sinistra poggiata sul fianco. 
 
Il pomeriggio prima si era messa a cercare in biblioteca un buon libro da proporre come prima lettura per il club, quando improvvisamente aveva ritrovato un annuario del Rifugio stesso di tre anni prima. In una delle pagine c’era un giovane Tobias tutto sorridente, con delle enormi fossette al lato della sua bocca che mostrava quella che sembrava una nuova scopa da un lato e dall’altro la coppa del campionato di Hogwarts di quell’anno. Addosso aveva curiosamente una divisa di Quidditch dei Tassorosso. Emily lo aveva piuttosto inquadrato come un ex Grifondoro per via del suo carattere scottante. 
 
Da quella scoperta il suo entusiasmo per gli allenamenti raddoppiò, e ora non voleva far altro che volare e scoprire di più su come si vincesse un campionato. Si aggiunsero a suo lato Cal e Mistral. Romulus aveva accennato di voler guardare gli allenamenti, ma quando Cal provò a svegliarlo, Romi disse che si sarebbe alzato in un secondo, ma tornando in camera Cal lo ritrovò ancora a dormire. 
Emily si presentò solo a Cal, in quanto Mistral lo conosceva già. Lei era Cacciatrice dei Grifondoro, lui il loro feroce Portiere. Cal lo avevano visto solo di sfuggita in vari scontri sul campo e a varie lezioni, essendo dello stesso anno; quindi, era contenta di potersi allenare con facce conosciute. 
 
“Notizie di Tobias?” chiese Mistral, facendo un po’ di stretching preparatorio sul posto. Emily scosse la testa, ma improvvisamente da sopra di loro scese il ragazzo appena nominato. 
“Siete proprio impazienti, seguitemi” disse velocemente, per poi sfrecciare via. Il primo a partire fu Mistral senza battere ciglio, poi Cal e infine Emily con un sorrisino sulle sue labbra. Era cercatrice per un motivo, ovvero la sua velocità. Lasciò un attimo di vantaggio agli altri e poi partì sfrecciando, superando velocemente Mistral e Cal, e con un po’ più di fatica anche Tobias. Lei non lo sapeva, ma venir superato scaturì un sorrisino a Tobias. 
 
L’ex Tassorosso suonò un fischietto che aveva legato al collo, e tutti si radunarono attorno a lui. I tre potevano ora notare il fatto che in spalla aveva una sacca con delle Pluffe. Ne prese una e legò poi la sacca al manico della scopa. 
 
“Mi sono stati detti i vostri ruoli, ma per me un buon giocatore di Quidditch sa bene cosa significa giocare in altre posizioni”, parlava sedendo dritto e fermo sulla sua scopa, senza tenersi e lanciando la Pluffa da una mano all’altra con agilità. “Per questo d’ora in poi vi cambierò a turno i ruoli. Devo ancora recuperare i bolidi, quindi per oggi ci alleneremo solo con questa e con il boccino”. 
 
Mistral non era tanto convinto di questo approccio agli allenamenti di Quidditch, infatti sbuffava un po’. Decise comunque di stare a vedere, almeno finché non si fosse annoiato. Tobias assegnò i ruoli per quell’allenamento. 
Mistral invece di Portiere si sarebbe allenato come Cercatore, quindi Tobias rilasciò il boccino e gli diede dieci minuti per ritrovarlo. Ovviamente, commettere degli errori significava subire delle penitenze, come ad esempio pulire assieme a Penny le stalle. Mistral partì sfrecciando, mentre borbottava chiedendosi l’utilità di quell’esercizio. 
Diede ad Emily il ruolo di Cacciatrice e a Cal quello di Portiere, e fece apparire dietro le spalle di Cal l’illusione visiva di quelli che dovevano essere i canestri. Diede la Pluffa a Emily e lasciò i due iniziare ad allenarsi. 
 
Cal ed Emily mentre si tiravano la Pluffa l’un l’altro e facevano qualche tiro di prova sul serio, si chiedevano se si fossero già visti a lezione. 
“Forse mi avrai notato a Pozioni! Sono abbastanza disastroso per non essere notato…” ridacchiò Cal mentre caricava dietro la testa la Pluffa per ridarla alla sua avversaria, o compagna, dipende come si osservavano i ruoli in quel momento. 
“Forse!” rispose Emily, afferrando la Pluffa e facendosela saltare tra le mani. “Ma mi pare che ad Erbologia sei tra quelli che ricevono i migliori complimenti da parte della professoressa Sprite!” 
“Lo so! Strano, vero?” rise ancora lui, ma improvvisamente si fermò quando nella sua mente sentì quello che riconosceva come un brutto presentimento per Emily. Improvvisamente gli venne l’istinto di urlarle un “vai giù” e la ragazza si abbassò giusto in tempo prima che il boccino seguito da Mistral le sfrecciarono a qualche centimetro dalla testa. Tobias gli urlò dietro e prese a inseguirlo per rimproverarlo di non attaccare i suoi compagni mentre è alla ricerca del boccino. 
Emily intanto osservava Cal sbalordita. “Lo avevi visto?!” gli chiese con occhi ancora sgranati. Cal scosse la testa con un sorrisino. “Sono i miei presentimenti, questo significa essere un Cooman” disse alzando le spalle continuando a sorridere. “Che figata!” urlò Emily, e i due ripresero a lanciarsi la Pluffa. 
 
Tobias osservava tutti e tutto, tenendo anche sorprendentemente un occhio su Mistral, che ancora sfrecciava tra le nuvole o rimaneva fermo a guardarsi in giro perso e a insultare Tobias per quell’esercizio. A Emily venne insegnata la tecnica del “Sloth Grip Roll”, che all’inizio non riusciva in quanto si rigirava dritta sulla scopa troppo velocemente, ricevendo i colpi di Pluffa da Tobias o lasciando la sua Pluffa in volo. Cal invece imparò abbastanza velocemente la “Starfish and Stick”, anche se Mistral velocemente commentò alle loro spalle che l’esecuzione di quella mossa potesse definirsi accettabile. Ovviamente ricevette una lunga e stridula fischiata di rimprovero dal fischietto di Tobias. Mistral, invece, riuscì a recuperare il boccino giusto in tempo. Tobias gli disse dove poteva migliorare e come rendersi più veloce sulla scopa.  
 
Tutti ascoltarono attentamente, Tobias definitivamente si mostrava molto più tranquillo e a suo agio rispetto agli altri giorni, ed Emily sorrise notandolo. Si era interessata abbastanza per quel ragazzo, ma vedendolo felice decise di non parlare a riguardo dei suoi umori dei giorni precedenti. 
L’allenamento durò circa due orette, prima che si sentì la voce di Athena richiamare dal giardino per le lezioni. Tobias accompagnò tutti a terra. Li salutò con un disgustato “fatevi una doccia prima delle lezioni, non voglio sentire il vostro sudore mentre vi spiego come fare pozioni”. 
 

La sala per le lezioni era grande e lunga, con molte finestre alte. Ricordava un po’ l’aula per le lezioni di Difesa contro le Arti Oscure ad Hogwarts, ma era decisamente più grande. Per quella giornata era stata divisa in due sezioni, una adibita per Pozioni, dove Tobias era già presente che sistemava fiale e ingredienti, e l’altra più libera, con meno tavoli e solo una grande lavagna con su scritti degli incantesimi. 
 
Piano piano l’aula iniziò a popolarsi, riempendosi delle voci dei ragazzi, in particolare di quella di Mistral che avrebbe voluto piuttosto sedersi a leggere per il resto della giornata piuttosto di condividere ancora l’aria con Tobias. 
Dall’altro lato, invece, arrivò Joel con i suoi occhiali a mezzaluna sul naso e un paio di libri in braccio. Era probabilmente una tra le persone più sbadate in quel rifugio, ma quando si trattava di mettersi a insegnare le cose che più amava, ovvero incantesimi, trasfigurazione e difesa contro le arti oscure, si rivelava molto preciso.
 
Davanti a lui arrivò subito dopo Mariazell. Cal e Margaret avrebbero seguito le lezioni di trasfigurazione in altri giorni, e inoltre Cal quel giorno aveva da seguire pozioni. A Joel e Mariazell, quindi, doveva aggiungersi solamente un’altra persona: Monica. 
 
Raggiunse l’aula con molta calma e tranquillità, anche perché la ragazza ancora non era abituata ai nuovi ambienti. Comunque, non arrivò in ritardo rispetto all’orario che era stato determinato. Entrata nella stanza, Clopin iniziò ad agitarsi immediatamente. Joel la chiamò per farle capire in che direzione andare, ma il gatto sulla spalla della ragazza fece ancora qualche verso di agitazione. Monica si fermò a metà strada tra la porta e Joel, comprendendo i miagolii preoccupanti di Clopin. Fece un altro incerto passo verso Joel, e cercò di ascoltare le voci dei presenti. 
 
Erano tutti maschi. 
 
“Deve arrivare qualcun altro alle lezioni?” chiese Monica in direzione di Joel.
“No, siamo tutti. Accomodati, così iniziamo” le disse, e allungò una mano verso il suo braccio per indirizzarla verso la sediolina davanti a lui. Monica, però, si scostò immediatamente sotto lo sguardo di Mariazell e di Joel. Fece anche un passo indietro, molto grande, mentre Clopin iniziò a soffiare contro Joel. 
“Hey… va tutto bene?” cercò di capire Mariazell, alzandosi lentamente verso i due. Monica si allontanò ancora di più. 
“Penso di averci ripensato… Non ho davvero bisogno delle lezioni…” disse con voce tremante la ragazza, e si voltò scappando rapidamente dall’aula. La sua fuga venne osservata da tutti i presenti. Mariazell alzò le spalle a Mistral che gli fece segno per capire cosa stesse accadendo, tutto ciò mentre Joel andava dietro la studentessa. 
 
Fuori dall’aula, verso l’ingresso, Monica stava cercando di uscire dalla tenuta, ma Joel la afferrò dal braccio velocemente fermandola. Tentò di chiederle cosa non andasse, ma nel momento in cui aprì bocca, Monica iniziò a strillare. 
“Non permetterti mai più di toccarmi!” La ragazza aveva anche sfoderato la bacchetta, e l’aveva puntata contro l’uomo. Joel decise di retrocedere, captando la tensione nell’aria. 
 
“Joel, abbiamo bisogno di te qua dentro” si sentì la voce di Tobias, forse preoccupato della situazione e della piega che questa aveva preso. Athena si era materializzata intanto sopra le scale, osservando tutto. Fece un silenzioso segno a Joel di tornare alle sue lezioni, mentre Monica scappava via dalla porta d’ingresso. 
 
Athena si rimboccò le maniche e lentamente si fece strada verso l’uscita, alla ricerca di Monica.
Tornati dentro l’aula, Joel era notevolmente destabilizzato da quella situazione, ma si distrasse facendo lezione a Mariazell, aiutandolo con i compiti per l’estate. 
 
Dall’altra parte dell’aula, invece, Tobias cercava di dare una mano in pozioni a Cal e Mistral. 
Mistral effettivamente non aveva veramente bisogno di lezioni di recupero, ma da anni tentava di migliorare durante quelle lezioni al Rifugio e prendere più sicurezza nella materia. Cal, al contrario, era una minaccia per la sicurezza dell’edificio. L’errore che notava principalmente Tobias era la troppa energia e ridondanza nel seguire le ricette. Arrotondava le misure, si scordava di mescolare, non teneva conto del tempo sul fuoco, insomma, non possedeva abbastanza precisione. 
Ad aiutare di certo non era Mistral, che temendo davvero un incidente, o peggio, un incendio, continuava a infilarsi in mezzo alla sua esecuzione delle ricette, anche scordandosi della sua. 
 
“Mistral, il giorno in cui baderai alla tua di pozione, sarà un giorno di festa…” sospirò Tobias, che dovette intercedere per salvare la Decotto Dilatante del ragazzo, che doveva essere applicata in quell’esercizio a un piccolo indumento per bambole. L’idea finale era quella di rendere l’indumento abbastanza grande da poterlo indossare. 
“E tu allora sta attento a questo qui!” esclamò Mistral indicando Cal, tornando al suo calderone, non prima di ricevere uno scappellotto “amichevole” da Tobias. 
 
Ogni tanto Tobias ricordava a Cal il nuovo professore di Pozioni, Severus Piton, sempre di brutto umore e pronto a usare la sottile e tagliente ironia per commentare l’operato dei suoi studenti. Quando Cal glielo fece notare, Tobias cambiò completamente espressione. Da concentrato sembrò perdersi nella sua mente con un piccolo sorrisino. “Probabilmente sono anche peggio di Severus…” disse quasi mormorando Tobias, sorridendo ancora. 
Aiutò i ragazzi a terminare le loro pozioni, e prima di pranzo finirono le loro lezioni.
 


Athena aspettò il tardo pomeriggio per parlare con Monica. 
Non conosceva le storie dei ragazzi che abitavano sotto il suo tetto, a malapena sapeva il loro stato di sangue, la loro nazionalità di origine, e lo stato delle loro famiglie, e da quelle informazioni si faceva un’idea molto generale e approssimativa di ciò che avevano passato prima di arrivare da lei. Comunque, Athena aveva da sempre deciso di far finta di non sapere nulla e lasciare che i ragazzi si raccontassero a lei. Era il modo migliore per garantirsi la loro fiducia e il loro benessere. 
Quella mattina aveva deciso di assicurarsi solo che Monica fosse al sicuro, senza parlare a riguardo di ciò che era successo. 
 
Ritrovò la ragazza seduta su una poltrona del soggiorno a parlare con il suo felino, che era messo sulle sue gambe comodo. In un angolo c’era Emily che leggeva un libro. La Grifondoro si era preoccupata per la ragazza quando aveva scoperto cosa fosse successo nel mattino, ma comprendendo che Monica non le avrebbe parlato, si era data il semplice permesso di rimanerle vicina, così che se lo desiderasse, la Corvonero poteva parlarle liberamente.
 
“Emily, che ne dici di andare ad aiutare Penny in cucina?” chiese Athena cordialmente, ed Emily, senza fare domande, osservò lei e Monica, comprendendo quindi la richiesta di avere un po’ di privacy. Annuì e sorridendo uscì dal soggiorno portandosi dietro il libro. 
 
Athena nel mentre si sedette sul divano, togliendosi le ciabatte morbide e piegando le gambe sotto di sé, in modo da essere praticamente inginocchiata ma comoda sul vecchio divano. Dalla tasca della sua gonna lunga a pieghe tirò fuori una corta e stretta barretta di cioccolato, ancora chiusa nella sua confezione, e la porse a Monica. Quello fu il miglior modo di approcciarsi a lei, che infatti alla vicinanza della donna si era inizialmente un po’ irrigidita. 
Monica accettò la barretta ringraziando, e iniziò velocemente a scartarla, per prendere qualche morso. Vedendola più rilassata, Athena fece un respiro profondo. 
 
“Mi pare di capire che c’è stato qualche… disguido alla lezione di stamattina…” iniziò Athena. 
Monica sospirò. La sua reazione di quella mattina era stata si esagerata, ma giustificata se gli altri avessero saputo le sue motivazioni. Comunque, non sentiva il bisogno di doversi spiegare. 
 
“Non ho più bisogno di lezioni, ci ho riflettuto. Farò da sola i compiti per l’estate” rispose sicura lei, per poi prendere un altro morso di cioccolato e impegnarsi la bocca. Il suo volto era una maschera di pietra, impenetrabile.
 
Athena riconobbe subito il muro che Monica le stava mettendo di fronte, ma come preside del Rifugio aveva il compito di sapere cosa frullasse nella mente dei suoi studenti, senza però utilizzare le sue abilità per superare proprio quel muro. 
 
“Sai che devo sapere i motivi dei tuoi, dei vostri, disagi per potervi aiutare…” Monica rimase in silenzio. “Non c’è nemmeno bisogno che mi dici tutto, solo se magari qualcuno o qualcosa ti ha posto fastidio” disse quindi Athena, sorridendo alla fine. La ragazza magari non poteva vederla, ma sicuramente poteva avvertire le sue intenzioni benevole. 
 
“Assolutamente no” disse con sicurezza Monica, ma il suo volto esprimeva tutt’altro. “Non è colpa di nessuno, semplicemente posso studiare da sola” concluse quindi Monica, e Athena avvertì i toni sempre più riscaldarsi. Forse era meglio allentare la presa. 
 
“Se ci ripensi, sai dov’è il mio ufficio” sospirò Athena, e per concludere quello scambio diede una manciata di croccantini a Clopin, anche quelli tirati fuori dalle tasche della gonna, che il gatto mangiò con tranquillità dopo un momento di incertezza. 
 
Athena lasciò quindi Monica tranquilla nel soggiorno, e andò alla ricerca di Arthur.
 


La sera era scesa, finalmente per Camille e Margaret. Come quest’ultima aveva preannunciato, le stava per dare qualche lezione di Astronomia. Cal si era aggiunto dopo aver sentito dei loro piani a cena. Certo non era amante sfegatato della disciplina, ma aveva voglia di godersi la tranquillità della sera. 
 
Si erano fatti dare un telescopio da Joel, che di certo non era magnifico come quello della torre di Astronomia della scuola, ma era abbastanza per introdurre lo studio delle stelle a Camille. 
Con una piccola luce, Meg iniziò spiegando e mostrando una carta lunare, e le disse che poteva segnarne una anche lei stessa. 
 
“Tu ne hai mai fatta una?” chiese Camille. 
“Si, con un Lunascopio non è tanto difficile” sorrise Meg mentre Camille continuava a osservare la carta. 
 
“Ad Agosto potremo vedere anche i frammenti della cometa Swift Tutle” parlava con il volto appiccicato al telescopio, mentre lo regolava sulla luna. Riusciva a vedere i crateri ben distinti. 
“Preparatevi un buon desiderio da esprimere!” disse Cal emozionato, con il naso all’insù verso il cielo pieno di stelle. Meg storse il naso, poco convinta delle parole di Cal. Lui non fece che notarlo comunque. “Oh, insomma, non dirmi che non ti viene in mente di desiderare qualcosa quando vedi quelle stelle cadere” continuò Cal, mentre Meg iniziava a scuotere la testa. 
“Prima di tutto non sono stelle a cadere, e secondo: condivido ben poco dell’idea che una stella o una costellazione possa dire qualcosa del tuo essere o della tua vita” spiegò velocemente Meg, con un tono serio e analitico, come se stesse spiegando qualcosa di certo, di oggettivo. 
“Lo trovo romantico comunque” si intromise Camille, osservando i due in mezzo. I due la guardarono e mentre Cal sorrise, Meg fece spallucce. Invitò quindi Camille a osservare la luna, e le spiegò velocemente qualche informazione base sul satellite in questione. 
 
“Sarebbe bello dipingerla…” sussurrò Camille ammaliata dalla visione, e staccandosi dal telescopio rise improvvisamente. “Beh, potrei farlo!” e così sparì velocemente attraversando il giardino e tornando nell’edificio. 
Dopo un paio di minuti, in cui Cal osservò ancora il cielo e Meg si piegò nuovamente verso il telescopio, la bionda tornò con un cavalletto, un quaderno per gli schizzi e i suoi acquarelli, assieme a ovviamente un bicchiere pieno di acqua. Come riuscisse a tenere tutte quelle cose insieme era un mistero, ma si fece dare una mano da Cal per poter sistemare il cavalletto senza far cadere l’acqua. 
Osservò nuovamente la luna dal telescopio, mentre Meg diceva i nomi dei vari crateri che si conoscevano e dava qualche informazione generale. Camille, mentre ascoltava la Serpeverde, si mise a dipingere ciò che osservava. I colori erano leggeri sopra lo sfondo blu scuro che aveva velocemente steso, e Cal le doveva fare luce con un semplice incanto lumus. 
Meg si tratteneva dal segnarle alcune inesattezze, come i bordi poco frastagliati e molto ordinati dei crateri, ma osservava comunque con piacere come Camille sembrava aver imparato velocemente le posizioni dei crateri, e successivamente come riuscì a nominarli tutti. Era attenta, anche se normalmente per via del suo carattere esuberante non lo dimostrava.
 
A lavoro finito, gli altri due le fecero i loro complimenti. Camille regalò il dipinto a Meg, dicendole di lasciarlo fuori da libri o quaderni per la serata, così che si potesse asciugare per bene. Meg annuì con un sorriso, pronta a conservare per bene il regalo.
 

“Decisamente Camille dovrebbe smetterla di flirtare in modo così implicito…” mormorò Mistral, mentre osservava la scena che si stava svolgendo nel giardino, Thor dormiva sul cuscino del suo letto. Le loro finestre offrivano proprio gli spettacoli che si svolgevano la sotto, e Mistral osservava commentando su quei tre che osservavano il cielo. 
 
Intanto, Mariazell silenziosamente stava sistemando ciò che non aveva messo via dalle valigie la sera prima. Era anche lui una cosiddetta “comara di paese”, ma quella sera, dopo ciò che era successo alla lezione di Incantesimi, si era messo a pensare e pensare, cercando di capire cosa fosse successo. Mistral osservando il compagno di stanza comprese che era perso nei suoi pensieri, così fece un fischio per poter attirare la sua attenzione. 
 
Mariazell si voltò velocemente e corrucciò lo sguardo. “C’era bisogno di fischiare come se fossi una cagna? Ho un nome sai…” disse Mariazell, chiudendo l’armadio e andando a sedersi sul suo letto, pronto ad andare a dormire. 
“Condividi i tuoi pensieri con me, su!” Mistral immaginava che potesse pensare a Monica e ai suoi comportamenti, ma non voleva dare nulla per scontato. Nel momento in cui Mariazell tentò di aprire bocca, però, alla porta lasciata aperta apparì Romulus con il suo consueto volto allegro. 
 
“Ecco dov’eravate! Io e Arthur vi cercavamo!” esclamò entrando nella stanza. Si erano presentati tutti a pranzo, il momento in cui tutti si erano riuniti allo stesso momento. Arthur gli saltellava dietro con la stampella e si teneva tranquillo, quasi in disparte. Romulus l’aveva dovuto praticamente trascinare con lui, tentando di renderlo più partecipe alla vita al Rifugio. 
 
“Il rifugio non è così grande…” disse Mistral, sedendosi sul letto e prendendo Thor tra le mani per dargli qualche carezza. 
“E intanto non vi trovavamo, siete campioni di nascondino” rispose Romulus con un sorriso tra le labbra. Si sedette sul letto di Mariazell mentre Arthur prese posto su uno sgabello messo in un angolo, lasciando la sua stampella appoggiata al muro. 
 
“E tua cugina dov’è? Sta bene?” chiese Mariazell ad Arthur, che si limitò ad annuire. Era decisamente chiaro che non gli andasse di parlarne. Così Romulus prese le redini della conversazione. 
 
“Tobias mi sembrava meno scorbutico di ieri, l’ho visto in giro a sorridere e a scherzare” disse, e Mistral si concentrò ancora di più su Thor. Mariazell lo guardò, sapendo che Mistral fosse quello che conosceva di più l’ex Tassorosso tra i presenti. Romulus comprese quel gioco di sguardi, e senza dire una parola Mistral si sentì improvvisamente osservato da tutti i presenti. 
 
“Che volete da me? Per quanto mi riguarda, è sempre una testa gonfiata, scorbutico o meno” disse in sua difesa, ma sembrava non essersi tolto di dosso Romulus e la sua curiosità. 
“Ci sarà qualche aneddoto di quando era uno studente che conosci…” suggerì il rosso, e tutti guardarono Mistral speranzosi di sapere qualcosa. 
 
“Beh…” sembrava titubante, infondo Tobias era suo amico, ma poteva anche raccontare qualcosa senza danneggiarlo. “So che è diventato capitano di quidditch dopo nemmeno qualche mese dal suo ingresso nella squadra” e tutti fecero delle facce sorprese, in particolare Romy che appassionato dello sport com’era non aveva mai sentito dire una cosa del genere; “e che la sua rivalità con Severus Piton a pozioni è inscritta praticamente degli annali della scuola”. 
 
Tutti e sei gli occhi si sgranarono di colpo, scoprendo che Tobias era dello stesso anno del loro professore di Pozioni. Probabilmente si aspettavano i due come amici, ma allo stesso tempo, viste le voci che giravano sul conto di Piton a riguardo della sua fedeltà a Colui-che-non-si-può-nominare durante la guerra, si potevano aspettare il fatto che i due fossero rivali, forse anche eterni.
 
“Quindi Tobias era compagno anche di Sirius Black!” disse Mariazell, facendosi qualche calcolo veloce. A quel punto Mistral si rabbuiò. 
“Non lo so, non posso sapere tutto sul suo conto” barbugliò, sventolando la mano nella sua direzione e chiudendosi di nuovo in sé stesso. Era palese che Mistral sapesse di più su Tobias, ma non erano fatti loro. Anche se Romulus avrebbe voluto saperne di più. 
 
“Chissà, magari un giorno Tobias diventerà un astro nascente del quidditch” disse Romulus, sorridendo. “Piacerebbe anche a me esserlo…” sospirò guardando il tetto, come se stesse esprimendo un desiderio nella sua mente. 
“Ma se non giochi nemmeno!” disse Mistral, corrucciando la fronte. 
“Non significa che non mi piacerebbe esserlo, nella mia testa sono tante cose!” sorrise ridacchiando. Arthur e Mariazell accennarono una risata anche loro, e Mistral scosse la testa. 
 
Mariazell e Romulus si misero a parlare di musica, in quanto quest’ultimo aveva notato pagine e pagine di spartiti sparsi in giro per il suo lato della camera. Arthur si allontanò tornando in camera dicendo di essere stanco, ma in realtà andò alla ricerca della cugina. Mistral rimase in camera, a dare frutta secca a Thor da sgranocchiare, godendosi i versetti di apprezzamento che il suo lemming produceva.
 
Verso le undici di sera Tobias fece un giro tra i dormitori, controllando che tutti i maschietti fossero a letto. Dovette separare Romulus da Mariazell, in quanto il Tassorosso non aveva ancora il minimo sonno. Alla fine, si convinse e tutti finalmente andarono a dormire. 
 

ANGOLO AUTRICE
Ed eccoci con un nuovo capitolo! Ammetto di star incontrando le prime difficoltà, come il fatto di dover trovare il posto per ogni personaggio nel capitolo e qualcosa da fargli fare, senza dimenticarmi nessuno. Ora siamo di più, quindi ho sempre più bisogno di tempo per pianificare il capitolo, ma siamo qui! Se per caso il vostro personaggio è apparso meno, mi spiace ma ho tanti piani e tutti avranno uno spazio in questa storia!

Per le domande di oggi, non sono riferite a tutti, ma mi mancano alcune informazioni a riguardo di alcuni personaggi. 
Intanto la data di nascita di Romulus e di Emily. So che non l'avevo chiesta nella scheda, ma si, mi sono resa conto sia importante in quanto, in caso fanno il compleanno durante l'estate, è importante saperlo. 
E poi chiedo alle autrici di Mistral e di Cal di mandarmi delle foto degli animali domestici dei rispettivi personaggi. Vorrei poter mettere le foto alla fine del prossimo capitolo per poter condividere la carineria di tutti gli animaletti di questa storia (insomma, Attila un po' più animalone che animaletto). 
Per il resto di voi, non ho domande da chiedervi, ma fatemi sapere assolutamente cosa ne pensate del capitolo, e se ci sono problemi o errori fatemi assolutamente sapere!

Ci sentiamo al prossimo capitolo,

Michelena
 

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