Nightwing

di carachiel
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Uno ***
Capitolo 2: *** Due ***
Capitolo 3: *** Tre ***
Capitolo 4: *** Quattro ***



Capitolo 1
*** Uno ***


Nightwing



"Nightwing has stirred, and taken to flight
The silence is over, he's shattered the night
No other hunter has the power or the grace
He is the master of this place…"
Nightwing, Black Sabbath



Gli stivali dell'uomo affondavano nella neve fresca, crocchiando sotto le sue suole mentre si dirigeva verso il bar che gli era stato indicato, al margine di una strada secondaria.
Rabbrividì, allungando il passo, sentendo l'incertezza del suo piano trasformarsi in una salda consapevolezza, rafforzata dal fatto che non poteva semplicemente tornare indietro e ignorare la questione.
L'insegna del locale era quasi del tutto scomparsa, coperta dalla neve caduta, ma era certo che fosse il posto giusto.
Entrò, beandosi del calore del luogo, per poi studiare il luogo con brevi occhiate nervose mentre si toglieva la sciarpa e il cappello, lisciandosi i lunghi capelli castano rossicci.
Si sedette al bancone, decidendo di non attirare l'attenzione e ordinare una birra media.
Era decisamente nel posto giusto si disse, guardando distrattamente le lunghe assi del pavimento.

_________________

Quando ne uscì, fu in compagnia di una donna dai lunghi capelli scuri, portandola velocemente all'interno di un grosso furgone, contando sulla poca luce dei lampioni circostanti. Nel frattempo aveva ripreso a nevicare, con solo la pallida illuminazione del bar a rischiarare i dintorni in quella notte nevosa e mentre abbassava i sedili posteriori per fare spazio si ritrovò a sperare distrattamente che non si formasse del ghiaccio sulla strada circostante.
Non aveva intenzione di restare lì un minuto di più.

La fece salire sul sedile posteriore, una mano già infilata sotto la sua maglia, e quella della ragazza ancora stretta alla sua: fredda, troppo fredda.
Cercò di non pensarci, cercò di concentrarsi sul baciarla e toccare abbastanza a lungo da tenerla distratta e mantenere la posta in gioco.
Con la lingua che scivolava tra le sue labbra rosse riuscì a sussurrare un "Ti amo" stentato.
"Oh, cielo" gemette lei, la voce rotta e ansimante. "Dio, mi fai sentire di nuovo come se avessi diciassette anni."
"Oh, sì, deve essere sicuramente qualcosa di importante per lei. Per sentirsi così giovane...", pensò rapidamente, facendo scorrere le mani sui suoi seni morbidi. Si chinò più vicino al corpo tiepido sotto di lui, guidando la sua bocca contro la sua " ...deve sembrare strano."

Il corpo le si stava riscaldando, guidato dal suo fervore. E questo gli diede solo un altro segnale che era quasi arrivato il momento giusto.
Lui si trascinò nella bocca le labbra morbide di lei, che si scontrarono in una frenesia di passione e lussuria. Lasciò che la sua lingua scivolasse agevolmente nella sua bocca, scorrendo sui suoi denti, finché non toccò qualcosa di acuminato.
Ho fatto centro.
La ferita non faceva molto male, ma sanguinava appena – lo sapeva fin troppo bene.
Ritirò la lingua, sperando di riuscirci prima che la sua lingua lo leccasse di rimando.
Troppo tardi, si rese conto, sentendola gemere di nuovo sommessamente.
"Adoro il tuo sapore" disse, la voce ansimante. Nonostante lei ci provasse, non riusciva a far finta che fosse soltanto una scopata, era ormai chiaro.

Quando lei venne, le sue dita che la penetravano lentamente e il suo nome sussurrato come una preghiera, capì di avere poco tempo.
"Cliff, avvicinati..." lo pregò e lui, obbedientemente, si sdraiò su di lei, le gambe che urtavano contro la portiera. Lei gli prese il collo in mano e lo leccò, lasciandogli tracce del suo rossetto sulla pelle. Aveva la sua attenzione, ora; doveva essere veloce.
Fece scivolare la mano sinistra da sotto di lei fuori, verso la cavità sotto il sedile e quando lo aveva quasi afferrato, qualcosa di affilato gli sfiorò il collo. Si stava accorciando il tempo a sua disposizione, era ormai fin troppo vicina. La sua mano annaspò alla cieca sul tappetino trasandato dell'auto.
Di nuovo sentì il leggero pizzicore sulla pelle, questa volta più in basso, proprio sopra la clavicola. I suoi movimenti diventarono più frenetici, il suo corpo più rigido.
Sapeva che stava per uccidere. Le zanne sfiorarono la sua pelle un'ultima volta prima che lui trovasse quello che stava cercando, mezzo incastrato sotto il sedile.

Cliff si spostò verso il suo lato destro, appoggiandosi al suo orecchio. "Angie, posso chiederti una cosa?" chiese, cercando di sembrare ancora eccitato.
Lei sorrise, un barlume di denti bianchi che balenavano tra le labbra rosse. "Cosa?"
Tirando fuori la mano da sotto il sedile, Cliff si mise a sedere.
"Pensavi davvero che non mi sarei accorto del sangue secco rimasto tra le assi sul pavimento del bar?"
Angie non fece in tempo a reagire che un paletto le trafisse di netto il petto, il suo acuto grido di dolore si spense in un gorgoglìo.
Cliff trasalì appena, guardando la macchia di sangue nero-rossastro che le si allargava sul petto dilaniato dal frassino. Aveva sete, a giudicare dalla consistenza melmosa del suo sangue.
Velocemente aprì la portiera, afferrandola e scagliandola fuori sulla neve candida, per poi salire al posto di guida, facendo freneticamente marcia indietro.
Doveva allontanarsi subito dalla tana, prima che gli altri uscissero e trovassero la loro Alpha morta.
"O peggio, che lo inseguissero", pensò, premendo con forza sull'acceleratore.

Non si fermò per guardarsi indietro, per guardare il suo corpo abbandonato sulla neve arrossata dal sangue.
In quel momento, per Cliff Burton, cacciatore di vampiri, quella donna era solo un vampiro in meno in Oregon.



Angolo Autrice: Era un progetto a cui lavoravo da parecchio, questa long, e sono felice di poterla finalmente condividere **
Da che avevo scritto la precedente long sui Metallica ero impaziente di scrivere qualcosa che virasse più sul dark e penso che questo capitolo sia abbastanza autoesplicativo in tal senso ~ come al solito, vi chiedo di lasciarmi una recensione se questa storia vi piace e condividermi i vostri pensieri a riguardo ùwú

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Capitolo 2
*** Due ***


Quando si era ormai allontanato di diversi kilometri dal bar, squillò il telefono e Cliff sospirò, sentendo il familiare assolo di Free Bird diffondersi nell'abitacolo.
"Pronto?"
"Sono Lars."
Nessun saluto, dritto al punto, fin troppo tipico per sorprenderlo.
"Dimmi."
"Senti, ho ricevuto una soffiata di alcuni vampiri che si aggirano nella zona di L.A., potresti occupartene?"
"Lars, sono ancora in Oregon, nella zona di Klamath Falls*. Dammi il tempo di ripulire il furgone dal sangue, dormire un po' e ci dovrei essere" replicò.
"D'accordo. Ah e mi è stato segnalato che nei dintorni c'è un tizio che si chiama Kirk, che ha lamentato problemi di vampiri, ma è un esperto e tutta la merda, fatti dare una mano quando ci arrivi."
"Come lo trovo?"
"Il suo numero è questo" disse, dettandogli un numero "Chiamalo e mettetevi d'accordo."
"D'accordo, lo chiamo. Ci vediamo, amico." replicò Cliff.

Si prese un istante per aprire il finestrino e respirare l'aria fredda della notte, nauseato dall'odore ferroso del sangue che stagnava nell'abitacolo – del resto ormai era a distanza sufficiente dal bar per ritenersi al sicuro, pur sapendo che una volta trovata morta l'alfa avrebbero cercato una nuova tana.
Compose distrattamente il numero mentre guardava fuori, quasi sorpreso quando, dopo aver squillato a lungo, quello che doveva essere Kirk rispose con tono incerto.
"Pronto...?"
A giudicare dalla voce, stabilì che quel Kirk dovesse avere la sua età, circa.
"Ciao, uh, Kirk, giusto?" tacque, aspettando un cenno d'assenso, per poi proseguire "Mi è stato detto che hai un problema di–" abbassò istintivamente la voce, anche se non ce n'era reale bisogno "Vampiri."
L'altro trattenne il fiato a tale menzione, per poi rilasciarlo in una risatina stentata "Beh, immagino che quel poliziotto alla fine sapesse il fatto suo. Sì, comunque sono io."
"Ottimo. Io sono nei dintorni di Klamath Falls, dovrei essere lì per domani pomeriggio**. Puoi farcela?"
"Ce l'ho fatta fino ad ora, ti aspetto vicino a...–" e gli disse il nome di una strada secondaria, alla periferia di Los Angeles e Cliff annuì "Inoltre, mi potresti dire come riconoscerti?"
"Ho i capelli lunghi, castani, e una giacca di jeans strappata sulla spalla. Guido un pickup grigio." "Ottimo, ci vediamo." replicò il ragazzo, chiudendo la comunicazione.
Si rimise la cintura di sicurezza, e, guidando tra le strade semideserte, scelse una strada a senso unico dove potersi riposare. Cavò fuori dal portaoggetti un involto, e lo aprì, rivelando un panino che fece sparire in pochi attimi.

Concluso il pasto, si sporse dal finestrino, respirando l'aria fredda e frizzante della notte, mentre i fiocchi di neve vorticavano pigramente alla luce dei fari.
Se non fosse stato per il rumore di qualche rara auto in lontananza avrebbe potuto credere di essere completamente solo, ma del resto non sarebbe stata una novità – la solitudine era parte integrante del mestiere, nonostante a volte rimpiangesse una vita normale.
Normale, già, serena e senza sorprese, gli ripeté nella testa una voce beffarda, tutto ciò a cui non puoi aspirare.
Si domandò come dovesse essere, avere una vita normale: un lavoro stabile, tranquillo, e una routine prevedibile.
Al limite del noioso.
Scosse la testa, ben consapevole di non doversi far prendere dai rimpianti per ciò che non possedeva. Non sei tagliato per quel tipo di vita– lo rimproverò una voce beffarda che rimbombava nella sua mente, una voce che conosceva fin troppo bene – ti ha buttato lui in questo groviglio, del resto.
"Ma lui non è qui" mormorò tra sé, per riportarsi alla realtà e strapparsi alle fantasticherie.
Già. Chissà dov'è, a quest'ora? Che starà facendo?, si domandò distrattamente, per poi spegnere i fari, abbassare il sedile di guida e raggomitolarsi su un fianco cercando di dormire un po', mentre fuori la neve continuava a cadere indisturbata, soffocando ogni rumore.



*: cittadina dell'Oregon
**: stando a quanto dice Google Maps sono mille kilometri e rotte, più o meno dieci ore di macchina

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Capitolo 3
*** Tre ***


Quando arrivò a Los Angeles, il clima era già più caldo rispetto alla zona delle Cascate, e aveva smesso da molto di nevicare, lasciando lungo i margini delle strade solo grossi cumuli di fango e un cielo biancastro di nuvole stracciate che lentamente sfumava nel giallo oro del tardo pomeriggio.
Si lasciò condurre dal navigatore fino alla sua destinazione, un tranquillo e leggermente decadente quartiere residenziale, dove solo qualche persona si accingeva a pulire il patio dal fango con una pompa.

Trovò facilmente il luogo indicatogli da Kirk, una casa dall'aspetto piuttosto cadente, con gli infissi rovinati dalle intemperie.
Parcheggiò di fronte, scendendo con calma per riprendersi dalle lunghe ore di guida, decidendo che avrebbe scaricato dopo il suo armamentario di armi e mappe di tane, per poi far vagare lo sguardo lungo la facciata in legno, dove la pittura scrostata lasciava intravedere il legno sottostante. Il giardino era più un labirinto di erbacce, mezzo sepolto dalla fanghiglia.
È una catapecchia, pensò assentemente, mi stupisco che ancora qualcuno ci abiti, sarà casa sua?...
Il suo treno di pensieri fu interrotto da una lama di luce proveniente da una delle finestre dei piani superiori che lo accecò, facendolo correre precipitosamente alla porta dell'abitazione.
"Kirk! Ehi, sono Cliff!" esclamò bussando con forza, ma dall'altra parte non giunse alcun suono.
Disabitata il mio culo, qui qualcuno c'è eccome, pensò sbattendo le palpebre per riabituarsi alla luce, per poi aprire velocemente la porta con un passepartout e trovando il catenaccio disinserito. Bruttissimo segno.
Si fece strada dall'ingresso nel salotto semivuoto, dove la polvere aveva coperto l'impiantito di legno e ancora verso la cucina, ispezionando nervosamente il frigo, trovandolo vuoto e non funzionante, mentre il piano di lavoro era ugualmente impolverato.
Come immaginavo, qui non solo non c'è nessuno, ma probabilmente non c'è mai stato. Dovrei tornare in macchina, forse ho sbagliato civico, cazzo, non ricordo nemmeno se ho chiuso la macchina.... pensò, salvo poi venire distratto da un altro rumore, stavolta molto più nitido, come di qualcosa che veniva trascinato, dall'alto. In soffitta, probabilmente.
Tirò fuori dalla tasca dei jeans un coltello a serramanico – per fortuna che non usciva mai del tutto sguarnito – e si avventurò lungo la scalinata di legno, che dava su una botola chiusa.
La scala era vecchia e rovinata, ma sembrava essere resistente, per sua fortuna e non cigolò sotto il suo peso. Tese l'orecchio, prima di sollevare la botola, ma chiunque vi fosse, ora non faceva più alcun rumore.
So che sei qui, interloquì tra sé sbirciando dall'apertura, e so che sai che ci sono. Non renderla più difficile....
Salendo si trovò in un vecchio solaio, colmo di vecchi scatoloni e cianfrusaglie. Uno specchio a figura intera in legno, collocato di fronte alla finestra, gli rivelò la fonte della lama di luce che lo aveva accecato poco prima. L'intero ambiente era immerso nella penombra, illuminato solo dalla scarsa luce crepuscolare che filtrava dalle finestre sporche.
Si guardò intorno, mentre dentro di lui si faceva strada il sospetto che quel luogo potesse essere davvero così disabitato come appariva, finché il rumore di uno scatolone caduto non lo tradì, sollevando una nuvola di polvere.
Ma certo, si era nascosto... ponderò, stringendo gli occhi per poter vedere oltre di essa e preparandosi, ma non essere visto non ti salverà!
Si gettò dove sentiva il rumore, menando un fendente col coltello, sperando di colpirlo. Sentì sotto le mani un tessuto e vi si aggrappò con la mano, cercando di afferrare un arto del vampiro, mentre con l'altra continuava a dare coltellate furibonde. Fu gettato a terra quando il vampiro tornò visibile, rivelandosi un afroamericano sulla trentina, per poi emettere un grido di dolore e frustrazione e sfondare la finestra, lanciandosi verso la strada, lasciando Cliff da solo in un solaio polveroso.
"Se non altro l'ho conciato abbastanza male, a giudicare dalle macchie di sangue non tornerà tanto presto..." realizzò, osservando il pavimento.
Decise di tornare in macchina, per prendere il kit per prelevare il sangue e poterlo consegnare poi a Lars – oltre che una torcia, visto che era ormai l'imbrunire, ma mentre riapriva la vettura percepì istantaneamente che qualcosa non andava.
Si gettò alla cieca verso il sedile posteriore, il coltello a serramanico ancora stretto nella destra, per poi venire interrotto da un'esclamazione ansimante: "Non farmi male, t-ti prego!"

Cliff aprì gli occhi, mettendo a fuoco un ragazzo dai lunghi ricci neri e la carnagione olivastra rannicchiato sul sedile, che lo guardava con aria assolutamente terrorizzata.
"Kirk?" domandò.
"S-sì, sono io... Immagino tu sia Cliff, vero?"
"Esatto" disse, rinfoderando il coltello e aprendo lo sportello posteriore "Mi dispiace averti spaventato, ma di tutti i posti proprio nel mio furgone dovevi rintanarti?"
"Ero spaventato, appena ti ho visto schizzare in casa ho pensato che fosse più sicuro della strada, era aperto..." spiegò, sistemandosi la borsa a tracolla mentre scendeva dal veicolo "Sono stato letteralmente perseguitato dai vampiri ultimamente."
"D'accordo" replicò prendendo il kit per rilevare le macchie di sangue e rientrando dentro la casa "Ma... la casa? È disabitata, ci ho trovato solo un vampiro dentro, perché farmi venire qui?"
"Non è disabitata" replicò Kirk seguendolo lungo le scale "Qui è pieno di vampiri, e quello che hai trovato tu è solo uno de...– Oh santo cielo!"
esclamò, notando le grosse macchie di sangue fresco sulle assi. "Già, l'ho ridotto abbastanza male."
Raccolse con calma un campione e lo infilò in una bustina sigillata, mentre Kirk lo guardava con occhi curiosi.
Quando furono tornati verso la macchina gli domandò in tono cauto "Tu dov'è che vai, ora?"
"Come sai sono un cacciatore di vampiri. Al momento lavoro con il mio amico Lars, che è di stanza qui in California, a San Francisco. Lui mi passa informazioni sulle tane e io lo aiuto a sgominare i suddetti vampiri e a schedarli, quindi penso di tornare da lui."
"Posso... venire con te?"

Quella sì che era una proposta inaspettata.
Ci pensò su un attimo, per poi domandare "È vero quello che ha detto Lars, che sei una specie di esperto di vampiri?"
"Non proprio, o meglio, io non mi definirei esperto, ma sì, li studio molto" replicò timidamente, tirando fuori dalla tracolla un diario che porse a Cliff.
"Ne sai comunque molto più di una persona media" disse sfogliando le pagine, che contenevano mappe abbozzate di tane, descrizioni di tipologie di vampiri e relative caratteristiche, oltre che svariati appunti e teorie riguardo essi.
"Immagino di sì."
"D'accordo, puoi venire, immagino che un consiglio mi possa servire" replicò Cliff, per poi sistemarsi sul sedile, valutando le implicazioni di quella inaspettata compagnia e continuare "Ma ti serviranno dei vestiti e cibo..."
Per tutta risposta Kirk si girò, mostrandogli un piccolo borsone, piazzato tra le altre borse e i vari armamenti sul sedile posteriore "Sono settimane che ho approntato tutto per un'eventuale fuga, compreso qualche spicciolo... Speravo di potertelo spiegare con calma appena fossi arrivato, ma mi avevano già notato e avevo bisogno di nascondermi."
"D'accordo amico, allora andiamo" disse e, mentre Kirk si sistemava sul lato passeggero, mise in moto e in breve tempo si lasciarono alle spalle il sobborgo insolitamente quieto, mentre nel cielo gravido di nuvole si inziavano a intravedere già le prime stelle.




Angolo Autrice:
Un altro capitolo un po' di passaggio, ma finalmente c'è anche Kirk uwu (capitemi, è il mio preferito), prometto che il prossimo sarà molto più corposo!
Essendo comunque una storia costruita su un road trip vi chiedo di avere pazienza, la trama ci metterà un po' a ingranare, per cui questi primi capitoli potrebbero risultare un po' lenti, perché desidero presentarvi bene i personaggi e chiarire le interazioni. Detto questo, spero che la storia vi stia piacendo e fatemi sapere se avete dubbi o suggerimenti ^^

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Capitolo 4
*** Quattro ***


Per qualche tempo nessuno dei due parlò e Cliff poteva quasi riuscire a convincersi di essere ancora solo nell'abitacolo, se non fosse stato per il rumore lieve del respiro dell'altro, appena udibile con il ruggito della strada sotto gli pneumatici.
Si concesse di osservare meglio il suo compagno di viaggio, non sapendo ancora se avesse fatto bene a fidarsi e portarselo dietro.
Indossava una giacca di pelle nera con sotto una maglietta anch'essa nera – forse per non essere notato nella notte, ponderò tra sé –e dei jeans dall'aria consunta. Le scarpe erano da ginnastica, molto vissute, così come la tracolla che indossava. I capelli, neri e ricci, erano un cespuglio disordinato e tra di essi c'era ancora impigliato qualche rametto, confermando il fatto che avesse vissuto all'addiaccio o quasi, fino a quel momento.
Si domandò che cosa ci facesse lì a L.A., dato che era abbastanza ovvio dal suo accento che non fosse originario di là ma soprattutto, dove e come si fosse procurato una tale mole di informazioni sui vampiri. Che fossero studi e teorie era ovvio, ma...
Ma forse dovresti solo calmarti e smettetertela di farti tutte queste domande, domandò in tono di scherno l'ormai usuale voce proveniente dai recessi della sua coscienza, tutto quel che ti serve sapere è che non è un vampiro e che non ha ancora provato a derubarti, potresti anche credere alla sua versione e a quello che ti ha detto Lars...

Okay, okay, come non detto, si disse, allungandosi verso la radio e selezionando una stazione rock, lasciando che la musica riempisse l'abitacolo, ma che io sia dannato se Lars è un metro credibile su quanto siano affidabili le persone...
Avrebbe potuto sintonizzarsi alle frequenze della polizia, per sentire se c'era qualche notizia interessante, ma dopo un giro del genere più di una parte di lui voleva solo tornare da Lars, fare rapporto e stop. Kirk sarebbe potuto tornare a casa, alla vita che faceva prima e tutto sarebbe tornato a posto...
"Kirk, che facevi prima?" domandò cautamente.
"Se intendi prima di oggi... Beh, niente di che, lavoravo in un negozio di pesca, ma stavo per mollare, sai, temevo che il mio capo fosse un vampiro" rispose scrollando le spalle.
Cliff si domandò se provare a insistere, chiedendogli delle conoscenze che aveva nell'ambito, ma era piuttosto sicuro che lo avrebbe messo sulla difensiva, quindi decise di lasciar perdere per il momento e rimanere in silenzio, finché Kirk non replicò "Tu cosa facevi?"
Esitò per un attimo, per poi decidere che fornirgli qualche informazione non sarebbe stato poi così grave, se lo aiutava a fidarsi "Lavoravo per un'azienda di consegne con mio padre, quindi in un certo senso ho sempre viaggiato molto. Specialmente nel Midwest."
Kirk non sembrò completamente soddisfatto da quell'informazione, ma annuì "Una vita normale, insomma."
"Eccome."
E non c'è mai stato niente di più falso in tutta la tua vita di quanto non sia stata questa semplice affermazione rimbeccò la solita voce, che mise a tacere con uno scrollo di spalle, spostando le mani sul volante.

Fuori c'erano pochi lampioni a rifrangere sul vetro polveroso del pickup la loro luce smorta e opaca, così come erano rare le macchine che si alternavano sulla strada, un lungo nastro di luci che si snodava nell'oscurità circostante e con solo il rumore del vento e dei motori a farla da padrone.
Nonostante nella macchina non facesse freddo, improvvisamente Cliff ebbe un brivido, sentendo il vento ululare sinistramente, abbastanza da essere udibile sopra i Ramones e la macchina sbandò leggermente.
Non bastano i vampiri, non crederai che ci sono pure i licantropi...–
"Eh?"
"Ho chiesto se sei stanco. Da quello che mi hai detto sono ore che guidi, se vuoi ti posso dare il cambio" ripetè Kirk.
"Non serve.... Stavo pensando di fermarmi alla prossima area di servizio. Facciamo riformento, mangiamo un boccone e dormiamo un po'. Ti suona bene?" domandò, pensando tra sé che no, non ci aveva pensato davvero, ma aveva effettivamente fame e la macchina aveva bisogno di un pieno, controllando assentemente il piccolo indicatore sul volante.
"Suona bene."





Angolo Autrice:
Ed eccovi l'aggiornamento di luglio! Cercherò di tenere un aggiornamento al mese, ma dovendo intanto riprendere la stesura (ferma da aprile, rip) non garantisco questo ritmo a lungo andare, ma farò il possibile. Intanto se vi piace questa storia vi chiedo di commentare e dirmi pure le vostre impressioni, spero di rendere interessanti anche questi capitoli di passaggio!~

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