Quattro passi nel buio

di Mary Black
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Un valzer da brividi ***
Capitolo 2: *** Infinite oscurità ***
Capitolo 3: *** Ali nere di sventura ***
Capitolo 4: *** Finché il sangue scorre ***



Capitolo 1
*** Un valzer da brividi ***


“E tu, ora che mi hai visto come sono veramente, riesci ancora a guardarmi?”

 

Un valzer da brividi


Gli occhi vacui di quella ragazzina impicciona – fastidiosa, sguaiata, stupida – continuano a frugare la sua figura in ogni dettaglio. Tom finge di non avvedersene, ma ogni volta serra la mascella, quella bella mascella squadrata su cui lei si strugge senza preoccuparsi affatto di nasconderlo.


(Non può sapere, la piccola ficcanaso, che quando la guarda lui vede ossa annerite che cadono a terra in un valzer da brividi, non immagina che lui, quando la guarda, sogna di cavarle quegli occhi invadenti per portarli in dono a un serpente affamato da mille anni.)


Mirtilla gioca col fuoco, ma non lo sa. Segue il Prefetto di Serpeverde nei corridoi, ridacchiando tra sé. Si nasconde dietro le colonne di marmo del porticato, tra i cespugli del parco, e consuma quella nuca velata di capelli corvini con l’ardore di un’adolescenza fatta di rifiuti.
Olive Hornby la prende in giro per la pelle imperfetta e i fianchi larghi, ma Mirtilla neanche la sente più.


(Non può sapere, la piccola stupida, che Tom avverte ognuno di quei passi dietro di sé, bruciando di rabbia ogni giorno di più.)


Tom soppesa la propria pazienza, chiuso nella Camera dei Segreti per sfuggire alle attenzioni morbose di quella ragazzina con una stupida fissazione.
Tom si morde le labbra, le tortura sotto i denti. Sa che dovrebbe aspettare, che le sue ricerche non sono finite, che non ha tutte le risposte.
Però.
Tom s’abbandona tra le spire del suo Basilisco, che sibila filastrocche nella lingua dei serpenti per cullarlo, e sogna di lasciarlo uscire – chissà se alla ragazzina piacerebbe vedere le ossa d’animali tra le quali gli piace dormire.


(Non può sapere, quella ragazzina impicciona, che alla fine gli sarà utile. Che l’immortalità che lui tanto desidera è lì, che aspetta solo d’essere colta dai suoi occhi sbarrati.)


I mezzosangue hanno cominciato a sparire, a trasformarsi in pietra, e tutta la scuola è in preda al terrore. Non Tom, però, che se ne va in giro senza paura, il bel volto senza espressione, gli occhi blu livido imperscrutabili.
Mirtilla non riesce a smettere di guardarlo, di adorarlo, ma non lo vede davvero, non lo capisce davvero. Mirtilla lo segue, ed è una volta di troppo.
Tom ha esaurito la pazienza.


(Non può sapere, la ragazzina che ancora respira, che presto lo conoscerà fin troppo bene, che presto il suo sogno di vedere quelle labbra sottili schiudersi per lei s’avvererà.)


Tom attende con calma, mentre le parole crudeli di Olive Hornby fanno breccia nella ragazzina sgraziata, che scoppia in lacrime e fugge nel bagno – insperata fortuna.
Tom scivola nella stanza e chiama il Basilisco.
Tra le mani ha un diario che presto, prestissimo, gli parlerà.


(Non può sapere, la ragazzina ormai morta, che quand’è caduta per terra per quegli occhi dorati, Tom ha riso e ha toccato la sua pelle sussurrando parole d’inferno, non può sapere ch’è crollato sul marmo, pallido e trionfante, meno umano che mai – ma, ora ch’è un fantasma, quando lo incontra Mirtilla non riesce più neanche a guardarlo.)



Note dell’Autrice
Buonasera a tutti!
Parto col dirvi che la raccolta che sto pubblicando è nata da una iniziativa di scrittura “Due ore, quattro prompt”, organizzata sul forum Ferisce la penna, che prevedeva un prompt ogni mezz’ora per due ore. Il prompt di questo primo racconto è “E tu, ora che mi hai visto come sono veramente, riesci ancora a guardarmi?”, tratto da 1984 di Orwell, e proposto da BlueBell9.
Naturalmente ho rimaneggiato – a volte molto, altre meno – le flash prima di pubblicarle, dato che erano state scritte di getto. Ho cercato comunque di tenere un filo conduttore, e quel filo è Tom, per cui eccovi quattro spaccati della sua vita così come li immagino.
Chi mi legge da un po’ sa che di recente sono in fissa con Tom Riddle, ormai scrivo praticamente solo di lui! In questa raccolta sono presenti alcuni dei miei headcanon, già comparsi in altre storie, che provvederò a spiegare nelle note.
Qui, ad esempio, come headcanon abbiamo il rapporto di Tom col Basilisco: affetto sincero, quasi viscerale.
La frase “Tra le mani ha un diario che presto, prestissimo, gli parlerà” invece si riferisce a un altro dei miei headcanon, secondo cui gli Horcrux di Tom gli parlano, soprattutto se li ha con sé o se sono molto vicini – capacità che andrà sfumando man mano che la sua umanità muore. Mi sono ispirata all’avvertimento presente nei libri sul non affezionarsi a un Horcrux, perché altrimenti questo prenderà possesso di te, e ho sempre immaginato che, almeno all’inizio, le sue anime partecipassero alla vita di Tom anche dopo che le aveva recise da sé. Questa mia idea sarà presente in ogni flash della raccolta.
Be’, spero che la storia vi piaccia e che mi lascerete un parere!

Un bacio,
Mary

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Capitolo 2
*** Infinite oscurità ***


“Maybe she wasn’t perfect, but she would never be. But she was still worth something — she was worth a thousand possibilities.”

 

Infinite oscurità


Helena aleggia davanti a lui, con lo sguardo freddo di sempre. Tom sente il solito desiderio feroce di poterla toccare – di poterla stringere fra le dita fino a farle male.
Ingoia a vuoto, distogliendo lo sguardo fosco da lei.
Helena sorride appena.


“Non lo troverai mai, senza di me.”
“Ti sbagli. Io posso ogni cosa.”
“Non puoi ragionare come una donna. Infinite possibilità che ti sfuggiranno, Tom. Sempre.”

Tom evita i suoi stessi pensieri, che gli sibilano di fuggire – ci sono altri modi per scovare la verità, sussurrano le sue anime, ma lui non le ascolta.
Helena è morta, Helena ha perso. È rimasta sulla terra, e questo Tom non lo capirà mai – non è immortalità una prigione fatta di nebbia, è un castigo.
Helena è imperfetta, nei suoi occhi troppo limpidi, nei suoi mormorii misteriosi, nelle risposte arcane che stillano veleno. Helena lo deride con ogni sillaba, ed è morta, e non vale niente, non vale niente.
Tom se lo ripete finché le parole nella sua testa non finiscono per sbiadire.


“Perché sei rimasta qui, Helena?”
“Un altro dei miei segreti che non avrai mai, Tom.”
“Ho già te, però. Fino all’osso.”


Helena non è perfetta, e non lo sarà mai. Per sempre cristallizzata nell’invidia livida dei suoi vent’anni, per sempre consumata, il suo cuore una scheggia d’ambra crepata d’odio.
Helena guarda Tom coi suoi capelli neri e i suoi riti oscuri e si chiede se lo fermerebbe, se potesse.
Infinite possibilità che dipendono soltanto da ciò ch’è rimasto di lei.


“Perché vuoi il Diadema, Tom?”
“Per te. Lo distruggerò, e la tua vendetta sarà completa.”
“Mi ami, Tom?”
“Sì.”

Helena pensa che la redenzione si paghi a caro prezzo. Lo pensa ogni volta che guarda Tom sbagliare, rimirare un anello dalle linee aguzze, osservare con occhi indecifrabili il proprio riflesso nel vetro fustigato dalla pioggia.
Helena ricorda, ricorda quand’era viva ed era lei a sostare davanti alle finestre fradicie con lo sguardo che sezionava il proprio viso distorto dall’acqua – ricorda quand’era lei quella che rubava gioielli, che scappava nella foresta, che tesseva intrighi e versava sangue per i suoi riti neri che non l’hanno salvata.
Helena si chiede, sempre, se dovrebbe fermarlo, ma le infinite possibilità che le si torcono in gola non raggiungono mai le sue labbra.

“E se io sapessi che mi menti, Tom? Se volessi la verità sul Diadema?”
“Questo è uno dei miei segreti, Helena. Che non avrai.”
“Sei uno sciocco, Tom.”
“E tu un’illusa. È così essenziale la verità?”
“No.”

Tom pensa a Helena e a quello che le porterà via, mentre solleva il Diadema incrostato di polvere dal cavo di un albero secolare.
Helena non è mai stata perfetta, ma valeva ancora qualcosa, in fondo.
Tom si straccia l’anima ridendo – infinite oscurità nei suoi occhi tetri, infinite possibilità mai esplorate e per sempre perdute.


“Alla fine, mentivi. Non l’hai distrutto.”
“Tu mi hai insegnato a ragionare come te, Helena. Infinite possibilità, ricordi?”
“Mi ami, Tom?”
“È così essenziale la verità?”
“No.”


Note dell’Autrice
Per questa storia il prompt proposto era “Maybe she wasn’t perfect, but she would never be. But she was still worth something — she was worth a thousand possibilities”, tratto da The Grimrose Girls di L. Pohl, e suggerito da Mari Lace.
Su questa flash non ho molto da dire, se non che la Tom/Helena ultimamente mi sta facendo proprio impazzire, scriverei solo di loro!
Come miei headcanon, abbiamo i soliti Horcrux che danno suggerimenti a Tom e la caratterizzazione, un po’ macabra, di Helena.
Spero vi sia piaciuta!

Mary

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Capitolo 3
*** Ali nere di sventura ***


“I had all and then most of you
Some and now none of you
Take me back to the night we met
I don’t know what I’m supposed to do
Haunted by the ghost of you

Oh, take me back to the night we met”

 

Ali nere di sventura

 

Nurmengard è un obelisco d’ossidiana che si solleva nel buio. Ostile, chirurgico, un presagio, per chi sa vedere.
Voldemort vola verso la prigione con la smania dipinta in viso – sono anni, moltissimi anni che le sue anime non gli parlano più, ma quella notte gli sembra quasi d’averle con sé, le sue sei anime immortali che ordinano: ricorda.


*


Tom scappa dall’Albania con un tesoro inestimabile e una malinconia nel cuore che non gli dà pace – Helena ride nei suoi ricordi, non è bastato dilaniarne il retaggio per farla tacere. Vaga per l’Europa, come non avesse meta, ma alla fine cede alla propria curiosità e si lascia attirare.
Dal suo nome imponente, dalla sua Rivoluzione, dal mondo che promette: Gellert Grindelwald e il Bene Superiore.

Gellert cammina solo, nei boschi, quando la luna è alta nel cielo. Gli piace pensare, la notte, gli piace programmare le sue conquiste – divide et impera, gliel’ha insegnato lui molto tempo addietro.
Sta rientrando all’accampamento, quando vede il ragazzo fissarlo.

 

Tom osserva Gellert Grindelwald con un distacco quasi clinico.
Alto, slanciato, la pelle d’avorio. Riccioli bianchi portati troppo lunghi, occhi d’un verde affilato che tagliano il buio come coltelli.
Tom non ha paura di niente, non dopo aver amato il Basilisco, non dopo aver assassinato il proprio padre, ma s’irrigidisce lo stesso – le sue tre anime mormorano: cautela, pericolo.

 

Gellert osserva il ragazzo con blando interesse. È bello d’una bellezza disinteressata, il volto scavato e le occhiaie violette, i capelli corvini gli accarezzano il collo – desiderabile, forse, troppo giovane, ma quegli occhi assetati di sapere li riconosce fin troppo bene.
“Ti sei perso, straniero?”

 

Tom sussulta, sentendolo parlare in inglese – come lo sa, si chiede, e non riesce a trovare risposta.
Il tiranno s’avvicina. Irradia potere in quei movimenti esigenti, ma i suoi occhi ridono – di lui?
Tom scuote il capo in un gesto meccanico.
È passato del tempo, ma si sente vacillare. Grindelwald esercita la stessa fascinazione di Helena, ma lei era morta, morta – scappa, mormorano le anime.

“Siamo timidi?”
Gellert gli gira attorno, divertito. Ha in viso un sorriso abbagliante
– il ragazzo ha qualcosa di diverso dai soliti adepti che lo idolatrano, qualcosa di morboso, non trema di timore né di smania.
“Hai paura di me?”
Quello lo riscuote. Lo straniero si dipinge sul viso una smorfia, gli scocca un’occhiata d’arsenico.
“No.”


Grindelwald scoppia a ridere, ma stavolta non di lui. China il capo in un ironico invito, poi tende una mano.
“Allora seguimi. Ti insegnerò ad averne.”
Tom esita, solo un attimo. Poi afferra quelle dita pallide, quegli occhi d’assenzio protesi verso di sé.
Sa che quello sguardo, il fantasma di quel desiderio, non lo abbandonerà mai.

Tom non crede nel Destino e nemmeno nel perdono, perciò decide in quel momento che, un giorno, anche lontano, Gellert pagherà.


*


Mentre Voldemort scivola fra le nubi, Grindelwald solleva appena il capo. I suoi occhi, verdissimi, lampeggiano tra le ombre della stanza. Ride piano, a bocca aperta.
La morte arriva su ali nere di sventura.


Note dell’Autrice
Il prompt per questa storia è tratto dalla canzone The Night We Met dei Lord Huron, proposto da Millythegoat.
E che dire? Adoro le interazioni tra i miei due Maghi Oscuri preferiti – sì, Gellert, resti il mio favorito!
Come chi mi conosce già saprà, uno dei miei headcanon del cuore è che Tom, dopo il diploma e dopo essere andato a recuperare il Diadema in Albania (e averlo trasformato in un Horcrux), abbia passato l’estate in Germania ad osservare gli ultimi mesi della rivoluzione di Grindelwald. Per chi è curioso di saperne di più, ho dedicato all’argomento una one-shot: “In bianco e nero”.
Ovviamente il lui a cui fa riferimento Gellert mentre pensa è Albus, spero non ci sia bisogno di specificarlo.
Spero che la flash vi sia piaciuta!

Mary

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Capitolo 4
*** Finché il sangue scorre ***


“Quando si è di fronte alla morte, meglio ballare che sdraiarsi ad aspettarla.”

Finché il sangue scorre


Bellatrix è intrepida, non la si può definire in altro modo se non così.
Tom la osserva, in tralice, non visto – quella risata piena, quasi ululante, quei capelli selvaggi, quel coraggio sporco d’incoscienza.
Bellatrix scende in battaglia per piacere. Come se non le importasse di vivere o morire, finché il sangue scorre.


Bella è giovane, ma non innocente. Predatrice, e mai preda.
Bella sa benissimo che lo sguardo del Signore Oscuro le scava il volto in cerca di debolezze – tracce sudicie del sesso a cui appartiene – ma lei non intende offrirgliene.
Bella è una donna, ma non per questo dev’essere una vittima.


Tom la guarda sempre più spesso. L’unica donna ch’abbia accolto tra i suoi ranghi, sangue puro dei Black. La bellezza del suo casato che le devasta il viso ogni volta che ride.
Tom ha già assaggiato il desiderio, in un ricordo passato sbiadito che sembra vecchio di mille anni, ma lei lo fa bruciare come non si fosse mai spento, ogni volta in cui, davanti alla morte, la vede ballare.


Bella lo compiace con ogni gesto e, quando lui la manda a uccidere, non torna mai a mani vuote. Ridente e perfetta, sporca di sangue – la scintilla che arde sotto pelle, nascosta, non vista.
Diventa in fretta una delle sue favorite. Gli altri Mangiamorte bruciano d’invidia, suo marito di gelosia, ma a lei non importa. Per lei altro non esiste, se non lui, se non quella crudeltà che il Signore Oscuro fa fiorire in fondo alla sua anima di carbone.

Tom si chiede, sempre, come Bella possa non temere affatto la morte. Quando la vede danzare tra gli incantesimi letali, quando scorge il suo corpo flessuoso tendersi tra i lampi di luce verde, quando la sente ridere, ridere senza sosta, mentre combatte. Lei è un enigma che spacca le tempie – nemmeno lui ha mai avuto tanto ardire, è stata la paura d’una vita mortale a indurlo a superare ogni limite, anche il più oscuro.
Lei però ride, e quando torna dalla battaglia, velata di sangue, ha negli occhi una luce feroce che arde come una pioggia di stelle.


“Non hai mai paura di morire, Bella?”
Il suo Signore le pone quella domanda quasi per caso, mentre sono soli. Lei china il capo, ma sotto quella massa di riccioli neri sboccia un sorriso smisurato.
“La morte mi avrà quando io lo vorrò. Fino ad allora, voglio ballare.”


Tom la guarda e pensa che mischiare la morte al piacere l’ha già scottato una volta – le sue anime non gli parlano quasi più, ormai, non da quando s’è allontanato da loro nei suoi viaggi, affogando nel male assoluto, un rito oscuro dopo l’altro, eppure si chiede cosa direbbero di lei.
Bella ride eccitata, raccontando la caccia ai Babbani a cui ha partecipato con gioia infantile. Lui la guarda parlare e sorride – quanto gli manca sentire le sue anime sussurrargli all’orecchio.
Quando si fa avanti e la bacia, il desiderio esplode in scintille incandescenti – sa già che la brucerà fino a consumarla.


Note dell’Autrice
Il prompt per questa flash era “Quando si è di fronte alla morte, meglio ballare che sdraiarsi ad aspettarla” da Hell Bent, di L. Bardugo, proposto da blackjessamine.
Siamo arrivati alla fine di questa piccola raccolta – anche se non escludo di aggiungere qualche altro capitolo in futuro. Ho voluto concludere con una Bellatrix/Tom, coppia di cui non sono una grandissima fan (di fatti penso di non averne mai scritto prima), ma che per amor di precisione non potevo escludere.
Spero che la raccolta vi sia piaciuta!

Mary

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