Quattro passi nel buio di Mary Black (/viewuser.php?uid=22074)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Un valzer da brividi ***
Capitolo 2: *** Infinite oscurità ***
Capitolo 3: *** Ali nere di sventura ***
Capitolo 4: *** Finché il sangue scorre ***
Capitolo 1 *** Un valzer da brividi ***
“E tu,
ora che mi hai visto come sono veramente, riesci ancora a guardarmi?”
Un valzer
da brividi
Gli occhi vacui
di quella ragazzina impicciona –
fastidiosa, sguaiata, stupida – continuano a frugare la sua figura
in ogni
dettaglio. Tom finge di non avvedersene, ma ogni volta serra la
mascella,
quella bella mascella squadrata su cui lei si strugge senza
preoccuparsi
affatto di nasconderlo.
(Non può sapere, la piccola ficcanaso, che quando la guarda lui vede
ossa
annerite che cadono a terra in un valzer da brividi, non immagina che
lui,
quando la guarda, sogna di cavarle quegli occhi invadenti per portarli
in dono
a un serpente affamato da mille anni.)
Mirtilla
gioca col fuoco, ma non lo sa. Segue il Prefetto di
Serpeverde nei corridoi, ridacchiando tra sé. Si nasconde dietro le
colonne di
marmo del porticato, tra i cespugli del parco, e consuma quella nuca
velata di
capelli corvini con l’ardore di un’adolescenza fatta di rifiuti.
Olive Hornby la prende in giro per la pelle imperfetta e i fianchi
larghi, ma
Mirtilla neanche la sente più.
(Non può sapere, la piccola stupida, che Tom avverte ognuno di quei
passi
dietro di sé, bruciando di rabbia ogni giorno di più.)
Tom soppesa la propria pazienza, chiuso nella Camera dei Segreti per
sfuggire
alle attenzioni morbose di quella ragazzina con una stupida fissazione.
Tom si morde le labbra, le tortura sotto i denti. Sa che dovrebbe
aspettare,
che le sue ricerche non sono finite, che non ha tutte le risposte.
Però.
Tom s’abbandona tra le spire del suo Basilisco, che sibila
filastrocche
nella lingua dei serpenti per cullarlo, e sogna di lasciarlo uscire –
chissà
se alla ragazzina piacerebbe vedere le ossa d’animali tra le quali gli
piace
dormire.
(Non può sapere, quella ragazzina impicciona, che alla fine gli sarà
utile.
Che l’immortalità che lui tanto desidera è lì, che aspetta solo
d’essere colta
dai suoi occhi sbarrati.)
I mezzosangue hanno cominciato a sparire, a trasformarsi in pietra, e
tutta la
scuola è in preda al terrore. Non Tom, però, che se ne va in giro senza
paura,
il bel volto senza espressione, gli occhi blu livido imperscrutabili.
Mirtilla non riesce a smettere di guardarlo, di adorarlo, ma
non lo vede
davvero, non lo capisce davvero. Mirtilla lo segue, ed è una volta di
troppo.
Tom ha esaurito la pazienza.
(Non può sapere, la ragazzina che ancora respira, che presto lo
conoscerà fin
troppo bene, che presto il suo sogno di vedere quelle labbra sottili
schiudersi
per lei s’avvererà.)
Tom
attende con calma, mentre le parole crudeli di Olive
Hornby fanno breccia nella ragazzina sgraziata, che scoppia in lacrime
e fugge
nel bagno – insperata fortuna.
Tom scivola nella stanza e chiama il Basilisco.
Tra le mani ha un diario che presto, prestissimo, gli parlerà.
(Non può sapere, la ragazzina ormai morta, che quand’è caduta per
terra per
quegli occhi dorati, Tom ha riso e ha toccato la sua pelle sussurrando
parole
d’inferno, non può sapere ch’è crollato sul marmo, pallido e
trionfante, meno
umano che mai – ma, ora ch’è un fantasma, quando lo incontra Mirtilla
non
riesce più neanche a guardarlo.)
Note dell’Autrice
Buonasera
a tutti!
Parto col dirvi che la raccolta che sto pubblicando è nata da una
iniziativa di
scrittura “Due
ore, quattro prompt”, organizzata sul forum Ferisce la penna, che
prevedeva un prompt ogni mezz’ora per
due ore. Il prompt di questo primo racconto è “E tu, ora che mi hai
visto come
sono veramente, riesci ancora a guardarmi?”, tratto da 1984 di Orwell,
e
proposto da BlueBell9.
Naturalmente ho rimaneggiato – a volte molto, altre meno – le flash
prima di
pubblicarle, dato che erano state scritte di getto. Ho cercato comunque
di
tenere un filo conduttore, e quel filo è Tom, per cui eccovi quattro
spaccati
della sua vita così come li immagino.
Chi mi legge da un po’ sa che di recente sono in fissa con Tom Riddle,
ormai
scrivo praticamente solo di lui! In questa raccolta sono presenti
alcuni dei
miei headcanon, già comparsi in altre storie, che provvederò a spiegare
nelle
note.
Qui, ad esempio, come headcanon abbiamo il rapporto di Tom col
Basilisco:
affetto sincero, quasi viscerale.
La frase “Tra le mani ha un diario che presto, prestissimo, gli
parlerà” invece
si riferisce a un altro dei miei headcanon, secondo cui gli Horcrux di
Tom gli
parlano, soprattutto se li ha con sé o se sono molto vicini – capacità
che
andrà sfumando man mano che la sua umanità muore. Mi sono ispirata
all’avvertimento
presente nei libri sul non affezionarsi a un Horcrux, perché altrimenti
questo
prenderà possesso di te, e ho sempre immaginato che, almeno all’inizio,
le sue
anime partecipassero alla vita di Tom anche dopo che le aveva recise da
sé. Questa
mia idea sarà presente in ogni flash della raccolta.
Be’, spero che la storia vi piaccia e che mi lascerete un parere!
Un bacio,
Mary
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Capitolo 2 *** Infinite oscurità ***
“Maybe
she wasn’t perfect, but she would never be. But
she was still worth something — she was worth a thousand possibilities.”
Infinite oscurità
Helena aleggia davanti a lui, con lo sguardo freddo di sempre. Tom
sente il
solito desiderio feroce di poterla toccare – di poterla stringere
fra le
dita fino a farle male.
Ingoia a vuoto, distogliendo lo sguardo fosco da lei.
Helena sorride appena.
“Non lo troverai mai, senza di me.”
“Ti sbagli. Io posso ogni cosa.”
“Non puoi ragionare come una donna. Infinite possibilità che ti
sfuggiranno,
Tom. Sempre.”
Tom evita i suoi
stessi pensieri, che gli
sibilano di fuggire – ci sono altri modi per scovare la verità, sussurrano
le sue anime, ma lui non le ascolta.
Helena è morta, Helena ha perso. È rimasta sulla terra, e questo Tom
non lo
capirà mai – non è immortalità una prigione fatta di nebbia, è un
castigo.
Helena è imperfetta, nei suoi occhi troppo limpidi, nei suoi
mormorii misteriosi,
nelle risposte arcane che stillano veleno. Helena lo deride con ogni
sillaba,
ed è morta, e non vale niente, non vale niente.
Tom se lo ripete finché le parole nella sua testa non finiscono per
sbiadire.
“Perché sei rimasta qui, Helena?”
“Un altro dei miei segreti che non avrai mai, Tom.”
“Ho già te, però. Fino all’osso.”
Helena non è perfetta, e non lo sarà mai. Per sempre cristallizzata
nell’invidia livida dei suoi vent’anni, per sempre consumata, il suo
cuore una
scheggia d’ambra crepata d’odio.
Helena guarda Tom coi suoi capelli neri e i suoi riti oscuri e si
chiede se lo
fermerebbe, se potesse.
Infinite possibilità che dipendono soltanto da ciò ch’è rimasto di lei.
“Perché vuoi il Diadema, Tom?”
“Per te. Lo distruggerò, e la tua vendetta sarà completa.”
“Mi ami, Tom?”
“Sì.”
Helena pensa che
la redenzione si paghi a caro
prezzo. Lo pensa ogni volta che guarda Tom sbagliare, rimirare un
anello dalle
linee aguzze, osservare con occhi indecifrabili il proprio riflesso nel
vetro
fustigato dalla pioggia.
Helena ricorda, ricorda quand’era viva ed era lei a sostare davanti
alle
finestre fradicie con lo sguardo che sezionava il proprio viso distorto
dall’acqua – ricorda quand’era lei quella che rubava gioielli, che
scappava
nella foresta, che tesseva intrighi e versava sangue per i suoi riti
neri che
non l’hanno salvata.
Helena si chiede, sempre, se dovrebbe fermarlo, ma le infinite
possibilità
che le si torcono in gola non raggiungono mai le sue labbra.
“E se io
sapessi che mi menti, Tom? Se volessi la verità sul Diadema?”
“Questo è uno dei miei segreti, Helena. Che non avrai.”
“Sei uno sciocco, Tom.”
“E tu un’illusa. È così essenziale la verità?”
“No.”
Tom pensa a
Helena e a quello che le porterà via,
mentre solleva il Diadema incrostato di polvere dal cavo di un albero
secolare.
Helena non è mai stata perfetta, ma valeva ancora qualcosa, in fondo.
Tom si straccia l’anima ridendo – infinite oscurità nei suoi occhi
tetri,
infinite possibilità mai esplorate e per sempre perdute.
“Alla fine, mentivi. Non l’hai distrutto.”
“Tu mi hai insegnato a ragionare come te, Helena. Infinite possibilità,
ricordi?”
“Mi ami, Tom?”
“È così essenziale la verità?”
“No.”
Note dell’Autrice
Per questa storia il prompt proposto era “Maybe she wasn’t perfect, but
she
would never be. But she was still worth something — she was worth a
thousand
possibilities”, tratto da The Grimrose Girls di L. Pohl, e
suggerito da
Mari Lace.
Su
questa flash non ho molto da dire, se non che la Tom/Helena ultimamente
mi sta
facendo proprio impazzire, scriverei solo di loro!
Come miei headcanon, abbiamo i soliti Horcrux che danno suggerimenti a
Tom e la
caratterizzazione, un po’ macabra, di Helena.
Spero vi sia piaciuta!
Mary
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Capitolo 3 *** Ali nere di sventura ***
“I
had all and then most of you
Some
and now none of you
Take
me back to the night we met
I
don’t know what I’m supposed to do
Haunted
by the ghost of you
Oh, take me back to
the night we met”
Ali
nere di sventura
Nurmengard
è un obelisco d’ossidiana che si
solleva nel buio. Ostile, chirurgico, un presagio, per chi sa vedere.
Voldemort vola verso la prigione con la smania dipinta in viso –
sono anni,
moltissimi anni che le sue anime non gli parlano più, ma quella notte
gli
sembra quasi d’averle con sé, le sue sei anime immortali che ordinano:
ricorda.
*
Tom scappa dall’Albania con un tesoro inestimabile e una malinconia nel
cuore
che non gli dà pace – Helena ride nei suoi ricordi, non è bastato
dilaniarne
il retaggio per farla tacere. Vaga per l’Europa, come non avesse
meta, ma
alla fine cede alla propria curiosità e si lascia attirare.
Dal suo nome imponente, dalla sua Rivoluzione, dal mondo che
promette:
Gellert Grindelwald e il Bene Superiore.
Gellert
cammina solo, nei boschi, quando la luna è alta nel cielo. Gli piace
pensare,
la notte, gli piace programmare le sue conquiste – divide et
impera,
gliel’ha insegnato lui molto tempo addietro.
Sta rientrando all’accampamento, quando vede il ragazzo fissarlo.
Tom osserva
Gellert Grindelwald con un distacco
quasi clinico.
Alto, slanciato, la pelle d’avorio. Riccioli bianchi portati troppo
lunghi,
occhi d’un verde affilato che tagliano il buio come coltelli.
Tom non ha paura di niente, non dopo aver amato il Basilisco, non dopo
aver
assassinato il proprio padre, ma s’irrigidisce lo stesso – le sue tre
anime
mormorano: cautela, pericolo.
Gellert
osserva il ragazzo con blando interesse. È bello d’una bellezza
disinteressata,
il volto scavato e le occhiaie violette, i capelli corvini gli
accarezzano il
collo – desiderabile, forse, troppo giovane, ma quegli occhi
assetati di sapere
li riconosce fin troppo bene.
“Ti sei perso, straniero?”
Tom sussulta,
sentendolo parlare in inglese – come
lo sa, si chiede, e non riesce a trovare risposta.
Il tiranno s’avvicina. Irradia potere in quei movimenti esigenti, ma i
suoi
occhi ridono – di lui?
Tom scuote il capo in un gesto meccanico.
È passato del tempo, ma si sente vacillare.
Grindelwald esercita la stessa
fascinazione di Helena, ma lei era morta, morta –
scappa, mormorano
le anime.
“Siamo timidi?”
Gellert gli gira attorno, divertito. Ha in viso un sorriso abbagliante –
il ragazzo ha qualcosa di
diverso dai soliti adepti che lo idolatrano, qualcosa di morboso, non
trema di timore
né di smania.
“Hai
paura di me?”
Quello lo riscuote. Lo straniero si dipinge sul viso una smorfia, gli
scocca un’occhiata
d’arsenico.
“No.”
Grindelwald scoppia a ridere, ma stavolta non di lui. China il capo in
un
ironico invito, poi tende una mano.
“Allora seguimi. Ti insegnerò ad averne.”
Tom esita, solo un attimo. Poi afferra quelle dita pallide, quegli
occhi d’assenzio
protesi verso di sé.
Sa che quello sguardo, il fantasma di quel desiderio, non lo
abbandonerà mai.
Tom
non crede nel Destino e
nemmeno nel perdono, perciò decide in quel momento che, un giorno,
anche
lontano, Gellert pagherà.
*
Mentre Voldemort scivola fra le nubi, Grindelwald solleva appena il
capo. I
suoi occhi, verdissimi, lampeggiano tra le ombre della stanza. Ride
piano, a
bocca aperta.
La morte arriva su ali nere di sventura.
Note dell’Autrice
Il prompt per questa storia è tratto dalla canzone The Night We
Met dei
Lord Huron, proposto da Millythegoat.
E che dire? Adoro le interazioni tra i miei due Maghi Oscuri preferiti
– sì, Gellert,
resti il mio favorito!
Come chi mi conosce già saprà, uno dei miei headcanon del cuore è che
Tom, dopo
il diploma e dopo essere andato a recuperare il Diadema in Albania (e
averlo
trasformato in un Horcrux), abbia passato l’estate in Germania ad
osservare gli
ultimi mesi della rivoluzione di Grindelwald. Per chi è curioso di
saperne di
più, ho dedicato all’argomento una one-shot: “In
bianco e nero”.
Ovviamente il lui a cui fa riferimento Gellert mentre pensa è Albus, spero non ci sia bisogno di specificarlo.
Spero che la flash vi sia piaciuta!
Mary
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Capitolo 4 *** Finché il sangue scorre ***
“Quando
si è di fronte alla morte, meglio ballare che sdraiarsi ad aspettarla.”
Finché il sangue scorre
Bellatrix è intrepida, non la si può definire in altro modo se non così.
Tom la osserva, in tralice, non visto – quella risata piena, quasi
ululante,
quei capelli selvaggi, quel coraggio sporco d’incoscienza.
Bellatrix scende in battaglia per piacere. Come se non le
importasse di
vivere o morire, finché il sangue scorre.
Bella è giovane, ma non innocente. Predatrice, e mai preda.
Bella sa benissimo che lo sguardo del Signore Oscuro le scava il volto
in cerca
di debolezze – tracce sudicie del sesso a cui appartiene – ma
lei non
intende offrirgliene.
Bella è una donna, ma non per questo dev’essere una vittima.
Tom la guarda sempre più spesso. L’unica donna ch’abbia accolto tra i
suoi
ranghi, sangue puro dei Black. La bellezza del suo casato che le
devasta il
viso ogni volta che ride.
Tom ha già assaggiato il desiderio, in un ricordo passato sbiadito che
sembra vecchio
di mille anni, ma lei lo fa bruciare come non si fosse mai spento, ogni
volta
in cui, davanti alla morte, la vede ballare.
Bella lo compiace con ogni gesto e, quando lui la manda a uccidere, non
torna
mai a mani vuote. Ridente e perfetta, sporca di sangue – la
scintilla che
arde sotto pelle, nascosta, non vista.
Diventa in fretta una delle sue favorite. Gli altri Mangiamorte
bruciano
d’invidia, suo marito di gelosia, ma a lei non importa. Per lei altro
non
esiste, se non lui, se non quella crudeltà che il Signore
Oscuro fa
fiorire in fondo alla sua anima di carbone.
Tom si chiede,
sempre, come Bella possa non
temere affatto la morte. Quando la vede danzare tra gli incantesimi
letali,
quando scorge il suo corpo flessuoso tendersi tra i lampi di luce
verde, quando
la sente ridere, ridere senza sosta, mentre combatte. Lei è un enigma
che
spacca le tempie – nemmeno lui ha mai avuto tanto ardire, è stata
la paura d’una
vita mortale a indurlo a superare ogni limite, anche il più oscuro.
Lei però ride, e quando torna dalla battaglia, velata di sangue, ha
negli
occhi una luce feroce che arde come una pioggia di stelle.
“Non hai mai paura di morire, Bella?”
Il suo Signore le pone quella domanda quasi per caso, mentre sono soli.
Lei
china il capo, ma sotto quella massa di riccioli neri sboccia un
sorriso
smisurato.
“La morte mi avrà quando io lo vorrò. Fino ad allora, voglio ballare.”
Tom la guarda e pensa che mischiare la morte al piacere l’ha già
scottato una
volta – le sue anime non gli parlano quasi più, ormai, non da
quando s’è
allontanato da loro nei suoi viaggi, affogando nel male assoluto, un
rito
oscuro dopo l’altro, eppure si chiede cosa direbbero di lei.
Bella ride eccitata, raccontando la caccia ai Babbani a cui ha
partecipato con
gioia infantile. Lui la guarda parlare e sorride – quanto gli manca
sentire
le sue anime sussurrargli all’orecchio.
Quando si fa avanti e la bacia, il desiderio esplode in scintille
incandescenti – sa già che la brucerà fino a consumarla.
Note dell’Autrice
Il prompt per questa flash era “Quando si è di fronte alla morte,
meglio
ballare che sdraiarsi ad aspettarla” da Hell Bent, di L.
Bardugo,
proposto da blackjessamine.
Siamo arrivati alla fine di questa piccola raccolta – anche se non
escludo di
aggiungere qualche altro capitolo in futuro. Ho voluto concludere con
una
Bellatrix/Tom, coppia di cui non sono una grandissima fan (di fatti
penso di
non averne mai scritto prima), ma che per amor di precisione non potevo
escludere.
Spero che la raccolta vi sia piaciuta!
Mary
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