Tengo un deseo de ser...LIBRE di Ivy001 (/viewuser.php?uid=1071053)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1 Capitolo ***
Capitolo 2: *** 2 Capitolo ***
Capitolo 3: *** 3 Capitolo ***
Capitolo 4: *** 4 Capitolo ***
Capitolo 5: *** 5 Capitolo ***
Capitolo 1 *** 1 Capitolo ***
1 CAPITOLO
“Agata...Agata,
figliola, raggiungici in cucina” - grida una donna sulla
quarantina, bussando con veemenza alla porta di un minuscolo
stanzino.
“Agata!
Mi senti?” - ripete, non ricevendo risposta. Colpisce di
nuovo
l’uscio, stavolta con un fare decisamente più
nervoso.
È
abituata alle alzate di testa di sua figlia, ma quel giorno non
può
permettersi alcun errore...e uno tra questi è proprio
permettere
alla sua unigenita di disobbedire alle regole di famiglia.
“Ha
chiuso a chiave, maledizione” – borbotta tra
sé e sé,
constatando dalla maniglia che la ragazza ha bloccato
l’ingresso.
Agitata, si muove nei pochi metri di quella modesta abitazione, una
casa malandata, di un quartiere zingaro della città
madrilena.
Una
voce dalla sala di fianco richiama la gitana dai capelli neri come la
pece e la carnagione olivastra – “Olivia, spero
tutto bene lì”
– è la voce di suo marito, l’uomo che
sposò in seconde nozze
dopo la morte del padre di Agata.
“Ehm…
sì, Agata è quasi pronta” –
mente, cercando di trattenere la
voglia di buttare giù la porta e prendere a sberle sua
figlia.
Conosce
bene il caratterino della giovane, ormai diciottenne, e ipotizza una
fuga orchestrata per evitare un accordo stipulato ben tredici anni
prima.
Insiste
nel bussare, stavolta placando anche il tono di voce, mostrandosi
comprensiva e docile. Tutto pur di farsi aprire.
A
quel punto, esasperata, appiccicando quasi la bocca alla porta, per
farsi udire solo dall’interno, dice –
“Guai a te se mandi a
monte tutto. Daresti il dispiacere più grande a tuo padre.
Lui ti
controlla da lassù. Saresti una delusione per lui. Se non
vuoi farlo
per me o per Alfredo, fallo per quello che hai sempre detto essere il
solo e unico uomo della tua vita. Agata… apri la porta, ti
prego,
Antonio non merita una figlia così” –
punta sul senso di colpa,
cosa che la signora Olivia Jimenez era solita fare da tutta la vita
per “ricattare” sua figlia, e gioca bene le sue
carte.
Qualche
secondo dopo, il chiavistello viene girato e l’uscio si apre
davanti a sé.
Di
fronte ai suoi occhi c’è una neo maggiorenne,
demoralizzata e
afflitta dal destino che l’attende, e sofferente per
l’ennesimo
tranello giocatole dalla madre.
“Bene!
Vedo che di tanto in tanto ragioni. Ti credevo chissà
dove” – la
rimprovera con lo sguardo, poi sistemandole l’abito che
indossa,
uno scelto per l’occasione, Olivia la afferra per il braccio,
anche
brutalmente, e la conduce in cucina.
“E
sorridi!” - le ordina, scuotendola.
“Come
posso farlo se mi stai vendendo al primo acquirente?” -
finalmente
Agata tira fuori la voce.
La
sua osservazione fa ridere la zingara adulta che non le dà
corda –
“E questo bracciale da dove salta fuori?” - le
domanda poco dopo,
notandone uno decisamente costoso al suo polso.
“ehm…
un regalo”
“ah
sì? E di chi? Qui nel quartiere di gente che ha soldi per
comprarne
uno tanto prezioso non ne conosco” – le toglie
immediatamente il
gioiello, e mette a cuccia la figlia che, nel mentre, tenta di
ribellarsi.
“Silenzio!
Lo terrò io fino a che non mi dirai la verità!
Non sarai mica
andata a letto con qualcuno per denaro, spero”
“Ma
che dici? Certo che no! Io non sono come…” - poi
si zittisce.
“Come
chi?” - gli occhi di Olivia puntano quelli di Agata in uno
scontro
feroce fatti di soli sguardi.
A
quel punto cambia discorso - “Cosa vuoi da me? Mi privi della
libertà, mi privi di avere dei regali, cos’altro
vuoi togliermi?”
“oh,
piantala, Agata. Tutti questi discorsi così
moderni… cerca di
capire quanto prima che le cose vanno così da sempre, noi
siamo
destinate a sposare qualcuno per obbligo. Di fare figli. Di
crescerli. E successivamente accasarli. Lo farai anche tu, non appena
mi darai dei nipoti”
“Scordati che io farò bambini con
quello sconosciuto”
Cala
il silenzio e l’espressione di rimprovero leggibile sul volto
di
Olivia vale più di mille parole.
“Muoviti!
Meno chiacchiere. Abbiamo perso già troppo tempo dietro ai
tuoi
capricci. Oggi renderai ufficiale il fidanzamento, chiaro?”
La
reazione della giovane Jimenez non tarda ad arrivare, esausta di
subire ingiustizie da parte di una persona che dovrebbe amarla
follemente.
“Come
ha fatto papà ad innamorarsi di una come te?!”
il
passo di Olivia si interrompe. Agata sa di aver esagerato ma non le
importa.
Si
immobilizza insieme a sua madre, restandole spalla a spalla, non
degnandola di una sola occhiata.
La
mano dell’adulta è prossima ad alzarsi e
scagliarsi subito sulla
ragazza quando…
“Ehi,
amore, tutto bene?” - Alfredo, visto il ritardo, ha raggiunto
le
due.
“Sì,
tesoro. Scusaci. Ci siamo” – lo bacia, prendendolo
per mano. Poi
con l’aria di chi non vede l’ora di sbarazzarsi di
un problema,
fa cenno a sua figlia di muoversi.
Amareggiata
dalla vita scritta per lei quando aveva appena cinque anni, Agata
Jimenez raggiunge il patibolo, accolta da tanta apparenza, parole di
circostanza, e braccia mai conosciute prima.
“E
così sei tu la mia futura sposa? Accidenti”
– esclama il
moretto, scrutandola da capo a piedi.
“Hai
visto figliolo? Ti abbiamo trovato una compagna degna di starti di
fianco. È molto bella, non trovi?” - il
capofamiglia, futuro
suocero di Agata, adagia una mano sulla spalla del ragazzo,
constatando anch’esso di aver scelto davvero il meglio per
lui.
La
diciottenne, da sempre spirito ribelle, ha accettato il suo destino,
seppure combattuta tra la fuga e la certezza di un futuro. Ed
è un
pugno allo stomaco dover mandare giù l’ennesimo
boccone amaro e
fingersi docile e buona, nonostante avesse una voglia matta di
mandare tutti a quel paese e correre via.
“Ti
ho portato dei regali” – le dice il coetaneo,
porgendole una
scatola di grandi dimensioni – “Apri pure”
“Che
aspetti, tesoro, apri” – la finta tenerezza di
Olivia fa
accapponare la pelle di Agata, che di conseguenza la ignora.
Spacchetta
il primo dono e resta spiazzata dall’abito ricevuto,
decisamente
costoso, di marca – “un..un vestito!?” -
“Voglio
che tu sia una regina. Devi indossare i migliori capi”
E
proprio mentre le due famiglie si ringraziano l’un
l’altra,
chiacchierando e vantandosi del bello di imparentarsi, il giovane si
avvicina all’orecchio della gitana e le sussurra –
“Anche
perché...poi dovrò togliertelo e sapendoti
così bella non tarderò
a farlo”
Agata,
allibita, deglutisce e abbassa lo sguardo.
Quella
situazione sta toccando l’apice della sopportazione. Poi
pensa a
suo padre e manda giù il senso di disgusto. Lei adorava
Antonio
Jimenez, la sola persona che l’ha amata incondizionatamente,
e che
il destino avverso le ha strappato via.
La
serata trascorre tra brindisi, cena lunga e pesante, e risate
apparenti di Olivia con i futuri consuoceri. Arturo ha addirittura
trovato in Alejandro Garcia un compagno di gioco perfetto con le
carte che tanto ama.
“E
così ti chiami Antonio!” - commenta la gitana.
“Sì,
come tuo padre. I miei mi hanno raccontato che è venuto a
mancare
qualche anno fa. Mi dispiace. Ma Alfredo è un tipo in gamba,
no?”
La
Jimenez avrebbe molto da dire in merito ma preferisce tacere. Afferra
l’ennesimo rustico e lo mangia. Riempirsi la bocca
è il modo
migliore per evitare di parlare.
“Sei
arrabbiata con me per quello che ti ho detto prima?” - la
domanda
lecita del diciottenne spiazza Agata.
“Intendi
all’allusione della voglia che hai di fare sesso con me?
Beh..direi
che mi ha fatto decisamente ribrezzo” – ecco che
finalmente la
lingua di Agata torna a pungere, come la sua natura ha sempre fatto e
che in quell’occasione ha domato.
“Perdonami.
Me l’ha suggerita papà, quando eravamo diretti
qui. Dice che
funziona fare allusioni così”
“Con
altre forse, con me no”
“Mi
dispiace. Non volevo” – il moretto sembra davvero
amareggiato. I
suoi occhi lo manifestano.
E
Agata li osserva per la prima volta con attenzione, restandone quasi
incantata. Ha uno sguardo che difficilmente si può ignorare.
Quando
lui si accorge che la ragazza lo fissa, le sorride, grato –
“Sono
bellissimi anche i tuoi, sappilo”
“Come?”
- chiede, confusa.
“Nulla,
non ti preoccupare… che dicevamo? Ah… che mi
dispiace. Scusami
davvero non volevo offenderti, non volevo…”
“Sai
quante cose non avrei voluto io, e invece sono costretta a
farle…”
- lo interrompe la giovane, non tenendo a freno
l’impulsività.
“Come
sposarmi, ad esempio?”
“Come
sposarti, vivere da mogliettina che ti fa da serva e che sforna
figli...senza potermi realizzare, senza sentirmi libera di usare dei
soldi per comprare cosa voglio…”
“Con me non sarà così!
Nessuna pressione, Agata”
“Seh
certo. Sappi che la prima pressione sarà quella di mettere
al mondo
un figlio. Mia madre già mi assilla da mesi”
“Quando
vorrai e ti sentirai pronta, avremo un bambino. Così le
nostre
famiglie saranno felici, e nel frattempo, sentiti libera di fare
tutto ciò che vuoi. E quando dico tutto...intendo
tutto”
“Ehm..
cosa intendi dire con “tutto”?”
Il
moro non risponde, ma si limita a un sorriso quasi nervoso.
Antonio
è un controsenso vivente e ciò destabilizza la
Jimenez, però poco
le importa. Sembra che sposarlo, adesso, sia più conveniente
a lei
che alla sua intera famiglia.
“Mi
permetterai di lavorare?! Di uscire con amiche? Di vivere come ho
sempre sognato di vivere?”
“Non
metterò un freno alle tue aspirazioni. Il matrimonio, come
lo
intendo io, non è un gabbia”
“Dici sul serio? Non mi stai
prendendo in giro solo perché vuoi che ti dica di
sì e che ti sposi
senza rischio di abbandonarti sull’altare?”
“Saresti
capace di farlo?” - la punzecchia, quasi divertito. E quella
domanda crea una certa ilarità che distende ogni tensione e
disegna
un piccolo sorriso anche sul volto di Agata.
“Fossi
in te non dormirei sogni tranquilli” – commenta
lei, continuando
sulla scia del gioco e della provocazione.
Strano
a dirsi ma quel tipo inizia a starle, stranamente, simpatico, e
quella serata cambia definitivamente faccia.
******************
“Dai
è ora di andare. Grazie
dell’ospitalità...futuri consuoceri”
–
li saluta Alejandro, stringendo la mano ai due.
“Ciao
Agata. Ci vediamo all’altare?” - continua lo
scherzo e il tono
divertito tra i due neo fidanzati, sotto gli occhi estasiati dei
Garcia e timorosi di Olivia, la quale teme una qualsiasi cattiva
risposta di sua figlia.
E
appena la sente dire – “Sì, ci vediamo
all’altare” – con
un sorriso disteso, la quarantenne tira un sospiro di sollievo.
*******************
È
mezzanotte quando il cellulare nuovo di Agata, ennesimo dono della
sua futura famiglia vibra, destandola dai mille pensieri che
l’attanagliano.
Un
messaggino.
“E’
stato bello conoscerti finalmente. Sento che andremo
d’accordo. Non
sono mai stato tanto felice delle scelte dei miei genitori. Tu sei
stata la decisione migliore che potessero prendere per me.
Buonanotte”
Mentre
legge l’sms, inconsapevolmente sorride, avvertendo una
sensazione
piacevole, di quelle che non provava da tanto tempo.
“A
chi scrivi?” - chiede Olivia, adagiata alla porta, in
vestaglia.
“Nessuno
che ti interessi” – la diciottenne continua a
tenere alta la
guardia e a porsi sulla difensiva.
Ma
mamma Olivia ignora la reazione e si siede di fianco alla figlia. Le
basta uno sguardo fulmineo allo schermo dello smartphone per leggere
il nome di Antonio e gioirne.
“Bene,
vedo che stai accettando la tua sorte. Mi fa piacere”
Agata
non ha intenzione di cambiare umore per le frecciate della donna, e
non ascolta nessuna parola proferita da quella bocca.
E
dopo circa dieci minuti con un “Ho sonno. Voglio
dormire” le fa
intendere di lasciarla sola.
Olivia
esegue, sollevata e grata alla vita per quanto accaduto in quelle
ore. Tutto sembra andare nel verso giusto...finalmente!
“Allora?
Come l’hai vista?” - domanda Alfredo alla consorte,
una volta
coricatasi di fianco a lui.
“Alla
grande, amore mio. Bisogna festeggiare. Abbiamo firmato
l’accordo
migliore che potesse capitarci” – ridacchiando,
entusiasta, si
fionda sul marito baciandolo con desiderio, prossima a consumare con
lui la notte che li attende, una delle ultime notti da morti di fame,
una delle ultime notti in un quartiere malandato, in una
catapecchia...i Garcia, Antonio, e Agata hanno appena regalato ad
Olivia la chiave del paradiso.
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Capitolo 2 *** 2 Capitolo ***
E’ il
gran giorno ormai,
impossibile non accorgersene vista l’euforia di Olivia che si
muove
saltellante per tutta casa… briosa neanche fosse la sua di
cerimonia.
Neppure
quando sposò Antonio diciannove anni prima, la zingara si
mostrò
tanto felice.
Alfredo,
seguendola a ruota, canticchia e accompagna a battito di mani il
ballo gitano della donna.
“Buongiorno,
figlia! Finalmente ti sei svegliata. Pronta a dire Sì al bel
Garcia?” - le dice la madre, continuando a muovere il corpo a
ritmo
con la voce del consorte.
La
diciottenne la guarda quasi disgustata e tra sé e
sé commenta –
“Auguri Olivia Jimenez, oggi è la tua
festa” – per poi
dirigersi verso una stanza, la più pulita, mai utilizzata,
della
casa.
Non
è mai entrata per più di dieci secondi
lì dentro, come se sua
madre la custodisse, immacolata, per l’evento scritto anni
addietro.
“Hai
visto che bella? Qui è dove ti verranno scattate le foto
prima della
cerimonia. Ho voluto personalmente che questo momento del tuo
matrimonio avvenisse qui...su un letto puro, limpido, ricoperto da
questo piumone bianco come il tuo abito” – spiega
Olivia, fiera
più di se stessa e delle sue idee che del risultato finale.
“Mi
stai dicendo che...non mi hai fatto mai dormire qui dentro,
perché
sarebbe stato destinato a degli insulsi scatti fotografici?”
-
esterrefatta Agata fissa la gitana, leggendo nel suo sguardo un bel
“Si, ovvio”.
Ormai
non la stupisce più nulla del comportamento di chi le ha
dato la
vita. Evidentemente metterla al mondo è stato studiato da
Olivia per
togliersi di dosso il peso del diventare mamma su comando familiare,
e non per amore sentito e reale.
Lei
è diversa dalle altre mamme che Agata ha conosciuto, dalle
mamme
delle sue amiche. Anche loro si sono sposate, certo, ma tra le
lacrime commosse e sofferte di chi era costretta a dirgli
addio…
invece, la sua avrebbe pianto, fingendo, ma sentendosi dentro la
donna più sollevata del pianeta.
“A
quanto pare vendermi è stata la cosa migliore che tu abbia
mai
fatto, no?” - le lancia una frecciata, con voce quasi
schifata nel
rivolgersi all’adulta.
“Ti
prego, figliola, evitiamo discussioni almeno oggi, ok?” - si
intromette Alfredo, accarezzandole le schiena. Gesto che Agata non
apprezza e con fare nervoso gli tira giù la mano, aumentando
la
distanza fisica.
“Forza,
indossa il vestito. Era il mio, sai? Con qualche sistemazione
ovviamente” – si vanta Olivia, riferendosi al capo
steso sul
letto.
“Io
devo mettermi questa roba? Non se ne parla!” - replica la
diciottenne, constatando che l’abito è
estremamente pomposo. Quasi
fastidioso al solo sguardo.
“Piantala
di fare la preziosa. Avrai occasione di indossare di meglio. Oggi
è
necessario avere l’abito bianco, qualcosa di vecchio e
qualcosa di
blu.. ci è stato precisato!”
“Cos’è
questa idiozia ora? Hai stravolto il rito tradizionale?”
“Idee
strampalate e moderne del tuo futuro sposo. Non ho potuto mettere
becco su pratiche assurde...è allucinante che un matrimonio
gitano
debba seguire standard americani” – si lamenta la
donna, sotto lo
sguardo più che sollevato della figlia.
Se
questo è uno sgarro che dà fastidio a sua madre,
è un punto a suo
favore. Tutto pur di intaccare i piani scritti da Olivia Jimenez.
E
questo cambio di organizzazione voluto da Antonio alimenta la stima
che la ragazza inizia a nutrire verso di lui.
“Cos’è
questa stupidaggine del blu? Non abbiamo nulla adeguato di questo
colore”- commenta Alfredo, rovistando nello scrigno di
bigiotteria
della consorte.
“Io
ho la cosa adatta” – esclama la giovane, tirando
fuori dal suo
comodino una spilla dorata con una perla blu all’interno.
“E
questo chi te lo ha dato?” - chiede, sospettosa, la gitana
adulta
avvicinandosi per controllare da vicino l’oggetto.
“Un
regalo”
“Mmh…mi
sembra che tu ultimamente stia tirando fuori dei regali che non mi
spiego chi possa averteli donati” – Olivia inarca
il sopracciglio
e fissa la ragazza negli occhi.
Mai
come quella volta la diciottenne tiene fisso lo sguardo,
manifestandole la sua forza.
“Non
ti interessa” – risponde, secca, Agata.
“Ok,
ok, basta. Dobbiamo sbrigarci. Dai, tesoro, vieni a prepararti.
Lasciala cambiarsi” – interviene Alfredo, portando
la coniuge
fuori dalla stanza.
Agata
viene lasciata sola, tra mura per lei nuove, costruite su misura per
una situazione che le pesa, da tutta la vita, sulla testa. Una
situazione di cui è vittima.
In
quel momento, fissando la spilla tra le mani, una voce riecheggia
nelle sue orecchie e le scalda il cuore - “ Devi
aspettare
pazientemente che arrivi il tuo momento, e solo a quel punto prendi
la mira e dici qualcosa tipo Mi chiamo Agata
Jimenez e sono
nessuno può privarmi della mia
libertà!”
Parole
queste pronunciate da papà Antonio anni addietro, di fronte
alle
lacrime della figlia maltrattata verbalmente
dall’insoddisfatta
mamma Olivia. E Antonio che avrebbe dato la vita per la sua piccola
bambina la difendeva come meglio poteva dagli attacchi della moglie,
sempre pronta a sminuirla e ricordarle che la libertà era
cosa
impensabile per lei in quanto nata donna, o meglio, usando
affermazioni sue “nata femmina”.
E
tali parole sono quelle che Agata custodisce ancora oggi nel cuore e
tra i ricordi, e che la spronano nei momenti di bisogno.
Oggi
è uno di quello.
Mentre
il termine “libertà” continua a batterle
in testa, come un
martello pneumatico, la diciottenne azzarda qualcosa che
probabilmente la comprometterebbe a vita; però è
ciò di cui sente
l’esigenza, come fosse aria.
Se
c’è un dettaglio, in tutto il suo piano del
matrimonio combinato,
che ad Olivia è sfuggito è la presenza di una
finestra, l’unica
finestra che affaccia sul lato posteriore dell’abitazione, il
meno
visibile agli occhi della gente, che, al contrario, la ragazza nota
subito.
Senza
pensarci troppo, la giovane gitana la spalanca. Controlla
l’altezza,
rendendosi conto che cadere giù non porta rischi per la
salute,
essendo ad un primo piano, e salta pregando di non essere beccata da
nessuno.
“FINALMENTE”
– esclama, trattenendo la gioia, quando è fuori
dall’abitazione.
Al momento nessuno si è accorto di nulla. Non
c’è tempo da
perdere. Con la bicicletta parcheggiata poco distante (come fosse
l’ennesimo segno del destino che le intima la fuga),
appartenente a
qualche bambino del quartiere, si allontana, con il vento che le
scompiglia i capelli, e che le regala un respiro di libertà
da
sempre ardito.
Agata
si nasconde, temporaneamente, in una casetta abbandonata, fuori zona,
dove era solita recarsi da bambina con le sue amiche o per starsene
da sola a viaggiare con la fantasia.
“Qui
non mi può trovare nessuno” – parla a se
stessa, come a volersi
tranquillizzare – “Almeno per il momento. Devo
organizzare la
fuga” – riflette poi, accorgendosi di non aver
meditato gli
spostamenti.
Sedutasi
su una vecchia sedia, cerca di calmarsi e pensare alla prossima
mossa.
Eppure
il pensiero di Antonio Garcia abbandonato sull’altare le
spezza il
cuore. Si è dimostrato tanto carino con lei da non meritare
tale
trattamento. Ma la voglia di essere libera e’ stato
più forte di
tutto il resto. E quel segnale quasi divino, quel messaggio che le
è
stato inviato forse dal suo papà, come un fulmine a ciel
sereno, non
poteva ignorarlo.
Tirando
un sospiro di sollievo, con gli occhi fissi sulla spilla, immagina il
suo futuro.
“Sarò
una donna forte, indipendente, una leader..come avresti voluto tu,
papà. Non ti deluderò” –
bacia il dono datole dal genitore, poi
si appresta ad escogitare il suo piano di fuga definitivo.
Ha
poco tempo… prima lo idealizza e mette in atto, prima
potrà dire
addio a quell’inferno di vita a cui è stata
costretta troppo a
lungo.
****************
“Che
fine ha fatto? Cazzo, che fine ha fatto? Maledetta”
– esclama
Olivia, muovendosi in casa, alterata come mai prima.
“Mi
amor, per favore..non dire cose di cui ti pentiresti”
“Piantala
Alfredo. Ti giuro che appena la trovo le faccio pentire di
tutto”
la
furia materna non ha controllo e a parlare è la frustrazione
di chi
dopo anni di duro lavoro su come arricchirsi, usando sua figlia come
mezzo, vede sfumare ogni cosa.
“Avrei
dovuto serrare la finestra, ma sembrava convinta di volersi sposare.
Come ho fatto a illudermi così”
“Prima
di allarmare i Garcia, mettiamoci sulle sue tracce, ok? Dirò
a gente
che conosco di setacciare la zona, in gran segreto. Non può
essere
tanto lontana”
“Me lo auguro. Sbrighiamoci, avverti chi di
dovere. Non deve sfuggirci”
Con
l’ansia alle stelle, Olivia osserva il marito telefonare
varie
persone, dandogli chiari ordini.
Il
tutto accade mentre il tempo scorre e lo sposo con la sua famiglia
sono prossimi ad entrare nella chiesetta, allestita per
l’occasione,
accolti dagli ospiti con applausi e complimenti per lo sfarzo.
Ma
Antonio ha un presentimento. Un sesto senso che lo turba.
“Cosa
ti prende figliolo?” - domanda Alejandro, suo padre.
“Nulla,
papà. Sono solo teso…” finge.
“Non
preoccuparti. Presto la tua sposa sarà qui e tutto
andrà al meglio”
– con una affettuosa pacca sulla spalla, il signor Garcia si
avvicina al parroco per dargli indicazioni.
“Se
non mi darà buca…” - commenta a bassa
voce tra sé e sé il
ragazzo, manifestando la sua paura più grande.
La
sua inquietudine si manifesta, evidente, quando nota la prima fila
con un posto vuoto.
Senza
esitare, avanza verso sua madre e le sussurra –
“Non è venuto,
vero?”
“Shhh”
– lo zittisce lei, evitando l’argomento, un
argomento che le
duole come non mai.
“Neanche
oggi che mi sposo?!Non ha avuto il coraggio di presentarsi neppure
per partecipare alla festa? Che razza di fratello si comporta
così”
– borbotta, rivolgendosi alla madre.
“Basta
Toni. Non pensare a lui, e goditi questo evento” –
lo rimprovera,
tenendo fisso un sorriso di circostanza per non creare chiacchiericci
tra i presenti, molti dei quali la osservano e bisbigliano cose.
La
Garcia chiude bruscamente la questione, allontanandosi dal figlio per
sistemarsi nella panca destinata alla famiglia, lì dove uno
spazio
resterà vuoto..un vuoto pesante e visibile sul cuore di una
mamma e
leggibile nei suoi occhi.
“Speriamo
che la sposa non tardi molto” – esclama ridendo
Alejandro,
coinvolgendo i vari ospiti, per guadagnare tempo nell’attesa.
Un’attesa
lunga che non avrebbe mai immaginato…
****************
“Me
ne devo andare da qui” – è ormai circa
un’ora che Agata è lì,
constatando uno strano aggirarsi di auto per le strade adiacenti
quella dove è nascosta lei, che le hanno impedito di
scappare
subito.
È
questione di minuti ormai, ne è convinta.
Ed
è quando è prossima ad uscire che la porta viene
bruscamente
scossa, con insistenza, segnale che qualcuno necessita di entrare.
“Cazzo”
– esclama, spaventata – “Mi hanno
trovata”
|
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Capitolo 3 *** 3 Capitolo ***
Agata
resta in silenzio,
sperando in un miracolo, nervosa al pensiero di trovarsi di fronte,
da lì a pochi secondi, sua madre e Alfredo, irati e pronti a
trascinarla via per i capelli.
Conosce
bene quel luogo e di uscite secondarie non ce ne sono.
L’unica
disponibile è quella porta. Una porta che qualcuno tenta di
aprire
insistentemente da svariati minuti.
Nascosta
dietro un vecchio tavolo, la gitana aspetta, cercando di ipotizzare
alternative di fuga.
“Potrei
correre appena loro entrano e si aggirano nell’altra
stanza..” -
pensa, seppure poco convinta della riuscita.
Il
tempo ormai è poco e la possibilità di salvarsi
è pari a
zero...perché proprio allora l’uscio viene
spalancato, seguito da
un verso di soddisfazione della persona sopraggiunta.
Eppure
il rumore dei passi sul pavimento, lenti, scrupolosi, non le suona
familiare .
“Hanno
mandato i loro scagnozzi a cercarmi, maledizione” –
borbotta
sottovoce, trovando solo questa spiegazione.
Però
la tranquillità del tizio ( Agata presume si tratti di un
uomo, per
via della camminata e delle scarpe ben visibili dal suo minuscolo
nascondiglio), fa ben sperare. Troppa quiete per uno che dovrebbe
cercare urgentemente una fuggitiva.
Lo
spia, notandolo sedersi, esausto, sulla stessa sedia su cui si era
adagiata lei fino a poco prima. La gitana comincia, così, a
pensare
di essere di fronte ad una persona che è lì per
convenienza.
Tenta
di muoversi con la maggiore delicatezza possibile, per non essere
scoperta e darsela a gambe al momento opportuno, eppure è la
voce
dello sconosciuto a pietrificarla.
“Respira
pure. Mi sono accorto che sei lì da dieci minuti
ormai” – le
dice, spiazzandola.
“Cazzo” -
esclama lei.
Lo
straniero, le va vicino, mostrandosi a volto scoperto, nascosto poco
prima da un berretto con la visiera.
È
decisamente giovane, probabilmente poco più grande della
Jimenez,
dai tratti si direbbe uno zingaro come lei.
“Scappi
da qualcuno? Come mai ti trovi in questa catapecchia?”
“Potrei
farti la stessa domanda” – risponde la mora,
evitando di
incrociarne lo sguardo. Potrebbe essere un malvivente pronto a farle
del male e vuole e deve andarsene da lì quanto prima.
La
sua risposta però fa sorridere lo sconosciuto che sembra
apprezzare
quel modo di fare – “Accidenti. Sei una pantera tu,
è?”
“una
cosa?” - chiede, confusa, e a tratti irritata.
Agata
evita di averlo troppo vicino, e lo schiva come meglio può.
“Perché
non mi guardi? Ti faccio schifo?”
“Ehm..no
no che dici! Devo andarmene, ciao” – fa per aprire
la porta ma è
il ragazzo a frenarla.
Le
prende un braccio e con una mano volta il viso di lei nella sua
direzione.
Agata
sente il cuore esplodere. Ha paura. Forse scappare da una situazione
troppo stretta per lei, si è rivelato l’errore
più devastante
della vita.
O
forse no.
In
quel momento, costretta al confronto con uno sconosciuto, rammenta la
promessa fatta al padre “Sarò una donna forte e
indipendente”, e
così mascherato il suo timore, fissa il giovane dritto negli
occhi.
L’incrocio
dei loro sguardi è una rapida scarica elettrica che
destabilizza
entrambi.
Si
guardano in silenzio, studiando l’uno il volto
dell’altra.
Poi
le parole di lui...
“Io
mi chiamo Ivàn, piacere” – le porge una
mano, faticando a
staccarsi da quei penetranti occhi scuri.
“Agata”
– prende parola lei.
Avrebbe
potuto fingere di essere qualcuno di diverso, eppure la gitana si
rivela per ciò che è, nome incluso.
“Credi
all’amore a prima vista….Agata?” - le
domanda il giovane,
audace come pochi.
La
zingara, scombussolata dentro, scuote il capo.
“neanche
io...fino questo momento” – confessa lui, e solo
allora
l’imbarazzo lo spinge ad abbassare lo sguardo.
L’interruzione
del loro contatto visivo porta al termine anche l’idillio
creatosi.
“Comunque…
se hai bisogno di qualche aiuto in particolare, conta pure su di
me”
– riprende lui.
“Mi
conosci appena. Come...fai a dirmi cose così?”
“Una
mia dote. Ho capito subito che eri una brava ragazza. Decisamente
ribelle, sì, ma pur sempre buona. E chi è buono
merita la mia
amicizia”
“Vivo
una vita d’inferno da quando sono nata. Voglio andarmene,
ecco
riassunta la mia vita” – si sfoga Agata.
Come
per magia l’ansia e il timore lasciano il passo alla
necessità di
liberarsi di un peso e di farlo servendosi di un estraneo che
è lì
e che può ascoltarla e che non la giudicherà.
“Ti
va di raccontarmi cosa ti affligge di preciso?”
domanda
che spiazza, di nuovo, la Jimenez. Nonostante ciò, la
ragazza butta
fuori il suo malessere.
E
lo fa partendo dal principio.
*******************************
“Allora?
Notizie?”
“No,
tesoro, ma sono sulle sue tracce. La troveranno, fidati”
“Se
per la sua cocciutaggine noi perdiamo tutto, giuro che la
ripudio”
“Non
dire queste cose Olivia, non lo faresti mai, lo sappiamo tutti e due.
È la rabbia che ti spinge a parlare in questo modo”
“Piantala
di proteggerla sempre” – si ingelosisce la donna,
disturbata dal
comportamento del marito – “Sembri amare
più lei che me”
Alfredo,
lusingato dalla gelosia della consorte, ridacchia, per poi
abbracciarla cingendole la vita – “Stai esagerando,
non trovi?”
“No!
Trovo che Agata sia un’irriconoscente. Avrei potuto darla in
moglie
a quei morti di fame dei Sanchez. Invece le ho riservato un futuro al
fianco di una delle famiglie più benestanti del quartiere. E
mi
ripaga così!”
“Nessuno
ama vedere il proprio futuro scritto da qualcun altro, lo sai bene
anche tu”
“Sì,
la differenza è che io ho ceduto, quando è
toccato a me. Ho sposato
Antonio a diciassette anni. Ho partorito una figlia che ero appena
maggiorenne. Ho dovuto accettare la mia sorte”
“E
come ti sei sentita nel dire SI a un uomo che non amavi?” -
domanda
di Alfredo che tocca corde molto intime della consorte, decisamente
ferita nel ricordo di quei momenti.
“Non
ne voglio parlare più. Il mio defunto marito dorme in pace e
a me ha
lasciato un fardello di figlia… sarà felice
guardandomi patire le
pene dell’inferno dietro ai capricci di una ragazzina che gli
assomiglia più di quanto avrei mai immaginato”
– borbotta,
asciugandosi le guance. Poi, dopo un bel respiro, si avvia al bagno
per aggiustare il trucco.
**************************************
“Possibile
che la sposa non è ancora arrivata? Gli ospiti iniziano a
spazientirsi, il parroco incluso” – sussurra
Alejandro alla
moglie, sedendosi di fianco a lei.
“Hai
preso il posto di…” - il discorso della signora
Garcia si sposta
su altro.
“Smettila
di pensare a lui. Sai che non verrà. Ha scelto
un’altra vita
ormai. Accettalo anche tu, per favore, Victoria”
“Mai”
– risponde, trattenendo le lacrime. Si alza di fretta, e si
avvicina al figlio – “Tesoro, ti va,
nell’attesa, di deliziarci
con la tua voce e cantare qualcosa alla gente qui presente?”
“Come?
Dici sul serio? Ma Agata non è ancora arrivata e
io…”
“Non
fa nulla. Avremo tempo per cantarle qualcosa..adesso è bene
che le
persone venute a festeggiare con noi non sbadiglino
troppo…” -
sdrammatizza con un sorriso dei suoi fatto di tanta apparenza e molto
dolore nascosto. Avvicina la bocca all’orecchio di Antonio e
dice –
“Ti prego, fallo per me. Potrei esplodere da un momento
all’altro”
– nel dirlo i suoi occhi tornano a posarsi sul posto vuoto
nella
prima panca.
Cogliendo
a pieno la fragilità materna, il ragazzo accetta e nei
successivi
minuti offre agli ospiti il suo talento, quello per cui è
sempre
stato preferito dai genitori, facendo omaggio ai vari parenti e
riempiendo di allegria una chiesa e mettendo a tacere tanti bisbiglii
negativi.
*************************
Olivia
è nel bagno da dieci minuti ormai, mentre guarda se stessa
allo
specchio.
“Come
ti sei ridotta?! Sei uno straccio. Hai lottato tanto per non sentirti
più così” – rivolge tali
parole a se stessa.
I
flash del suo passato le tornano violenti alla mente, alimentando un
dolore che ha celato per anni e che Agata non fa altro che
ricordarle.
E
mentre tanti ricordi la assillano, uno in particolare prende il
sopravvento, all’improvviso, e accende in lei una
lampadina...un’idea che cambierà improvvisamente
le circostanze.
Esce
dalla toilette, in tutta rapidità, chiama a sé il
marito e gli
ordina di accompagnarla da una parte.
“Non
capisco. Cosa ti prende?”
“Fidati!
Ho la certezza… so dove si nasconde Agata!”
“Cioè?”
“Era
solita scappare da casa quando era piccola, e recarsi in un luogo con
le sue amiche. Che sciocca sono stata a non pensarci prima. Io e
Antonio la beccammo in una vecchia catapecchia, poco distante da qui.
Ci confessò che era la sua tana di salvezza, e si trova
sicuramente
in quel rifugio”
Convinti
della destinazione, i due consorti salgono in auto. Olivia non ha
dubbi. Sta per rimettere ogni cosa al suo posto.
***********************
“E
così oggi devi sposarti? Sul serio?”
“Già”
– Agata e Ivàn, sdraiati su un vecchio materasso,
hanno preso
molta confidenza nella mezzora successiva al primo incontro. Come se
per incanto le inibizioni fossero cadute e si fidassero ciecamente
l’uno dell’altra.
La
gitana sente che qualcuno finalmente la ascolta sul serio.
“Quindi
tu non sei innamorata di questo ragazzo?”
“No.
Ovvio. Però ammetto che averlo mollato sull’altare
mi fa stare
male”
il
moro si ammutolisce come se stesse ipotizzando un piano a favore
della nuova amica.
“A
che pensi?”
“E
se invece lo sposassi?”
“EH?”
“Tua
madre non ti darà pace se non lo sposi. Lui ti ha detto che
saresti
ugualmente libera, no?”
“Si,
però effettivamente dipenderei da lui e non è mia
intenzione vivere
così”
“Lo
so. Ho capito che sei una che sogna l’indipendenza.
Però…
ascolta… converrebbe a te, così come a lui.
Fingetevi una coppia,
ma nessuno poi, nel concreto, sa cosa accade tra le mura di
casa”
“Dici di mentire a tutti e costruire una vita
apparente?” - spiazzata dall’idea, Agata comincia a
ragionarci
su.
“Scappare
non è la soluzione. Rischi di rovinarti per sempre.
Credimi.” –
continua Ivàn.
Il
silenzio seguente permette ad Agata di riflettere sull’idea.
E
quando il ragazzo le sposta una ciocca di capelli dal viso, dicendole
-”E se le cose dovessero andare male, ci sarei sempre io qui
per
te, sappilo”
ecco
che le vibrazioni del loro primo sguardo tornano a pervadere i loro
corpi, spingendo Agata stessa a fare qualcosa che mai prima avrebbe
pensato di fare.
Avvicina
il suo viso a quello di lui. È uno sfiorarsi fatto di
respiri. E
quando le labbra sono prossime a unirsi, dei rumori rompono la magia.
“Cazzo”
-esclama la diciottenne, riconoscendo dalla finestra
l’automobile
di Alfredo – “Mi hanno trovata”
Ivàn ancora preda delle
emozioni di qualche secondo prima, cerca di calmarsi e tornare in se.
Le circostanze, però, velocizzano la metabolizzazione di
quanto
accaduto ( o meglio di quanto sarebbe potuto accadere).
“Nasconditi”
– dice Agata, e Ivàn esegue senza battere ciglio.
Con
la consapevolezza di chi sa che va al patibolo, su sua scelta, Agata
non dà modo a Olivia di entrare in casa ma la raggiunge
sull’uscio.
“Mamma
io…” - pronta a motivare la sua fuga, cerca di
spiegarsi.
Non
riesce a parlare perché la gitana la colpisce in pieno
volto. Uno
schiaffo carico di rabbia e delusione.
“Non
osare mai più! Mi hai capita? Fila dritta in
macchina” – dagli
occhi dell’adulta è leggibile che d’ora
in avanti la pressione
sulla ragazza sarà maggiore, più di quanto lo sia
mai stata.
Però
la diciottenne non si ribella, e ciò lascia di sasso
Alfredo, che
immaginava altre reazioni da parte sua.
E
mentre sfreccia via, seduta nei sedili posteriori, con un sottofondo
decisamente poco carino, fatto di accuse, cattiverie e rimproveri
materni, la giovane sposa si appresta ad abbracciare una vita nuova.
Adesso
sa come affrontare questo matrimonio.
Dirà
SI sull’altare, … ma mossa dal desiderio di
recarsi in quella
vecchia abitazione, ogni sera, per concedersi momenti di vita vera
con qualcuno di molto, troppo, speciale.
Lancia
un ultimo sguardo alla casa in lontananza con la mente fissa su
Ivàn,
ancora lì nascosto, cosciente che quel giorno tanto
devastante si è
appena trasformato nel migliore della sua giovane vita.
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Capitolo 4 *** 4 Capitolo ***
Il
rientro a casa,
decisamente non facile, avviene nella massima discrezione.
Olivia
non vuole che
la gente del quartiere possa spettegolare o insospettirsi sui loro
bizzarri comportamenti delle ultime ore.
“Mi
vesto da sola,
non c’è bisogno che resti qui….a
fissarmi” – dice Agata alla
madre, notando che la donna non ha intenzione di lasciarle un
briciolo di privacy.
“Scordati
che
permetterò altre tue alzate di testa. Mettiti qui che ti
sistemo i
capelli” – la costringe a sedersi sul letto e
nervosamente le
pettina la lunga chioma scura, non esitando neppure a recarle
fastidio o dolore.
“Ahi”
–
esclama la diciottenne, quando la madre le stringe
l’acconciatura
con forza.
“Smettila
di
frignare. Passami le forcine che sono sul comodino”
– le dice,
ammutolendosi subito dopo. Ha deciso di non pronunciare parole se non
strettamente necessario. Vuole che ad Agata quel silenzio pesi come
un macigno sulla coscienza.
Ma la
giovane gitana
ha altro per la testa. E non essere costretta a sentire le prediche
materne, ancora e ancora, è un bene per il suo umore,
già messo
duramente alla prova.
I minuti
successivi
vedono Olivia truccare la ragazza, così come la tradizione
impone,
con un make-up decisamente pesante e marcato.
“Ecco
fatto” –
le comunica, dopo averle chiuso la zip dell’abito.
Agata si
sente così
scomoda in quelle vesti, con un look più consono a sua madre
o alla
defunta nonna, piuttosto che a lei. Purtroppo ha poche scelte.
“Forza,
andiamo.
Abbiamo già perso troppo tempo. Sarà
un’ora che attendono il
nostro arrivo. Iniziamo davvero male i rapporti con questa
famiglia…”
- commenta, uscendo dalla camera.
Non
prima di essersi
data una sistemata rapida allo specchio.
“Aspetta...e
la
spilla?” - chiede, stringendo tra le mani il ricordo
più caro che
ha di suo padre.
“Ah…”
-
commenta Olivia, quasi infastidita.
Scruta
la ragazza
leggendo nei suoi occhi l’amore smisurato verso un oggetto a
suo
dire privo di bellezza e di importanza.
Agata
fiduciosa
glielo porge, in attesa di vederselo addosso.
Ma nulla
di ciò
accade.
La
Jimenez adulta
tira fuori da un cassetto vecchio, una giarrettiera di pizzo bianco e
un nastrino blu, di quelli che adornano le bomboniere.
“Cos’è?”
-
domanda confusa la sposa.
La madre
non
risponde. Intreccia il nastro attorno a quell’estroso pizzo e
ridacchiando, quasi provocatoriamente, le alza l’abito,
creandole
un certo imbarazzo.
La
diciottenne sente
la mani di lei viaggiare sulla sua gamba salendo fino
all’altezza
dell’inguine e lasciarle, in tale punto del corpo, la
giarrettiera
ben aderente alla pelle.
“Adesso
hai
qualcosa di blu...e di prestato. Era mio ”
“Ma..
ma… la
spilla di papà?”
“Non
ti darò più
alcuna soddisfazione Agata. Questa la terrò io...per il
momento” –
forte del suo ruolo, la gitana ignora le reazioni di sua figlia, la
quale fatica a ribellarsi come vorrebbe per via delle scarpe scomode
e del vestito soffocante.
Affranta
e devastata
nell’animo, la ragazza manda giù
l’ennesimo boccone amaro.
“Ti
odio” –
commenta, per sua fortuna non udita da nessuno.
Proprio
in tale
istante giunge Alfredo, percependo la forte tensione.
“Allora?
Siete
pronte? Alejandro mi ha chiamato… per l’ennesima
volta. Gli ho
detto che ci siamo”
“Bene!
Andiamo
allora.” – comanda Olivia, rivolgendo uno sguardo
fulmineo alla
sposa.
Il
marito della
Jimenez posa l’occhio sulla festeggiata, sorridendole e
complimentandosi per la sua eleganza, ignorato dalla diretta
interessata, troppo presa a soffocare il dispiacere.
Allora
l’uomo si
avvicina alla moglie e le sussurra –
“Ehm… amore mio, ma non ha
nulla di blu. I Garcia hanno precisato che…”
“Shh”
– lo
zittisce – “ Il blu lo mostrerà a suo
marito stanotte..quando
dovrà togliersi quell’abito di dosso”
Frase
che spiazza
Alfredo. Gli basta poco per intuire il significato di tali parole.
“Ehm...va
bene”
– chiude la questione, arrossendo. Porge il braccio alla
consorte,
ed apre la porta alla sposa.
“Forza
e
coraggio!” - si rivolge alla figliastra, sorridendole.
Agata
lascia
l’abitazione con un solo briciolo di gioia: non dovervi
mettere mai
più piede in veste di vittima di sua madre.
Il
percorso fino
all’automobile è breve ma colorato dalle voci e i
canti del
vicinato che elogiano la festeggiata.
“Viva
la sposa”
– urlano addirittura alcune donne anziane.
Tutto sa
di
allegria...tutto...tranne lo stato d’animo della giovane
zingara.
**********************************
“Notizie?
Mi sto
preoccupando. Non vorrei fosse successo qualcosa” –
chiede
Victoria Garcia al consorte, guardandolo chiudere una telefonata.
“Stanno
arrivando.
Hanno avuto dei problemi con le nostre richieste”
“Cioè?”
“Le
tradizioni del
blu, eccetera. Insomma le assurdità volute da nostro
figlio” –
spiega Alejandro.
“Ah
ok, beh
l’importante è che hanno risolto. Qui anche la
voce di Antonio e
le sue canzoni hanno cominciato a spazientire gli ospiti”
“Ormai
ci siamo,
tesoro mio” – fiero del successo
nell’accordo matrimoniale, il
capofamiglia stringe la mano di sua moglie e la bacia con dolcezza.
Passano
pochi
secondi e il clacson esterno di un’automobile genera caos e
sorpresa.
“Eccoli”
–
esclama di gioia il parroco, invitando la gente ad alzarsi.
Antonio,
teso come
una corda di violino, si posiziona sull’altare, pensando a
cosa
accadrà da lì in avanti.
La
marcia nuziale,
voluta a tutti i costi da Victoria, prende il via e
l’ingresso
accoglie la sposa.
Sicuramente
una
sposa non raggiante ma con gli occhi inumiditi...motivo decisamente
immaginabile.
A passo
lento,
nervosa e timorosa dell’avvenire, Agata percorre la piccola
navata
che la separa dall’ormai prossimo marito, contenendo le sue
emozioni turbolente.
“Sei
bellissima”
– le dice il bel Garcia, quando si trovano l’uno di
fronte
all’altra.
Agata
accenna un
sorriso forzato, di risposta.
A quel
punto il
parroco dà inizio alla cerimonia. Uno scambio di promesse
che
nessuno dei due sposi sente dal profondo del cuore, e che viene
vissuta con commozione solo da parte dai loro genitori e da qualche
vecchia anziana del quartiere nostalgica dei tempi passati.
Olivia,
posta di
fianco al coniuge, sembra irrequieta.
“Amore,
stai
serena. Ormai è fatta” – Alfredo la
conosce bene e gli basta
poco per avvertire il suo malessere, quindi cerca di calmarla.
“Con
quella testa
calda di mia figlia non è possibile!” –
commenta, sottovoce la
gitana.
Ma ecco
giunto il
momento che la Jimenez adulta attende… e che ha programmato
ben 15
anni prima.
“Tu
Antonio Pedro
Garcia vuoi prendere in moglie la qui presente Agata Jimenez e
prometterle di esserle fedele sempre…” - le parole
di rito
vengono lette con trasporto da parte di chi crede fortemente ad un
sacramento quale il matrimonio.
E la
risposta
affermativa del giovane non tarda ad arrivare, accompagnata dai
singhiozzi commossi dell’anziana nonna in prima fila.
Il turno
di Agata,
invece,viene vissuto con tachicardia sia da parte della diretta
interessata che da parte della sua mamma.
“Ecco
ci siamo”
– sussurra Alfredo, positivo più che mai.
Agata
sente quelle
promesse come un macigno sul cuore. Avrebbe una voglia matta di
fuggire...di nuovo. Ma sarebbe l’ennesimo errore.
La sua
mente la
riconduce ad alcune ore prima e le rammenta il consiglio di
Ivàn,
giungendo ad immaginare una vita alternativa a quella disegnata dai
genitori per lei…
Senza
esitazione
alcuna, dà una risposta netta e decisa - “Si, lo
voglio”
Sentire
la voce
della diciottenne recitare una promessa così potente, manda
in
estasi la signora Jimenez che non contenendo la gioia si alza in
piedi e urla la sua felicità –
“Bravissima figliola”
Alfredo
la invita a
sedersi e controllarsi, mentre alcuni ospiti ridacchiano.
Reazione
che non
sfiora minimamente la sposa, cosciente che Olivia non desiderava
altro che quel dannato SI lo voglio.
La
funzione prosegue
con lo scambio degli anelli, ennesimo simbolo, quello, di un nodo che
la appena maggiorenne è costretta a stringere con uno
sconosciuto e
con la sua famiglia.
Lascia
che Antonio
le infili la fede al dito per poi fissarsi la mano, vincolata a
lui…
pochi secondi dopo esegue lo stesso gesto.
E con la
frase
conclusiva “ Vi dichiaro marito e moglie. Puoi baciare la
sposa”
– il ragazzo avvicina il viso di Agata al suo e per la prima
volta,
dopo sole 24ore dalla loro conoscenza effettiva, la bacia.
Un
delicatissimo
bacio, forse anche troppo. Talmente soave che Agata giurerebbe di non
aver neppure sentito il respiro del ragazzo su di sé.
Che sia
per
l’imbarazzo di fronte a tutti?
Sorvola
e si accinge
a lasciare la chiesa, mano nella mano con il suo ormai marito.
È
una sensazione
strana non essere più Agata Jimenez diciottenne ribelle e
figlia
della vedova del quartiere...oggi è Agata Jimenez Garcia
moglie di
qualcuno, nuora di qualcuno, e sicuramente prossima a dover divenire
madre di qualcuno. Lo legge scritto nelle stelle ormai! In fondo per
chiudere il capitolo scritto da Olivia manca solo questo
“Piccolo”dettaglio...mettere al mondo un bambino.
Lasciandosi
prendere
da tanti pensieri, percorre i pochi metri che la separano
dall’uscita
dove la folla giunta lì a celebrare li accoglie con musiche,
danze e
urla di gioia.
“Balla
con lui,
forza” – le ordina sua madre, avvicinatasi alla
figlia per
rammentarle che la sua mansione non è ancora finita.
Deve
fingere
allegria… è parte dell’accordo e
dell’evidente punizione in
seguito alla fuga.
I minuti
seguenti
sono di pura baldoria, fino all’ora in cui si opta per lo
spostamento nel luogo adibito alla vera e propria festa.
L’auto
attende i
due sposi, pronta a condurli a destinazione.
Antonio
apre lo
sportello alla sua consorte, aiutandola a prendere posto, dato
l’ingombrante abito.
E nei
secondi che
precedono la sua salita a bordo, Agata nota sul sedile del ragazzo un
bigliettino.
Confusa
lo prende e
legge.
E
ciò che legge le
fa sussultare il cuore…
**********************************
Il clima
di festa
impedisce di notare la presenza estranea che si aggira nei dintorni e
che nel mentre ha scrutato tutta la situazione.
Una
persona
inaspettata che, con la medesima discrezione con cui ha assistito al
rito, rientra alla base.
Chiude
la porta alle
sue spalle e si stende su un vecchio materassino.
Lo
annusa come a
volersi inebriare di un ricordo recente, quello di un corpo che era
sdraiato lì, di fianco al suo. .
“Chissà
se quel
bigliettino ti condurrà qui… io ti aspetto e non
vedo l’ora di
rivederti… Agata!”
Immaginando
di
vederla entrare e prendere posto di fianco a lui, con quella chioma
folta e nera come la pece, e quelle perle scure che ha al posto degli
occhi, Ivàn si appisola, speranzoso che al suo risveglio le
cose
possano andare nel verso giusto.
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Capitolo 5 *** 5 Capitolo ***
La festa
prosegue tra euforia, musiche e danze gitane, sangria e cibo
in abbondanza. Olivia Jimenez giurerebbe di non aver mai assistito ad
un matrimonio come quello, e, in realtà, inizia quasi a
nutrire
invidia. Sua figlia lamenta nozze combinate nonostante il lusso che
potrà vivere d’ora in avanti. Invece per quanto
riguarda lei, le
sue nozze sono state misere così come il suo quotidiano.
Seduta
ad un tavolo,
sorseggia vino, osservando Agata, al centro della pista da ballo,
circondata dai Garcia e parenti vari che ascoltano la voce di Antonio
intonare una canzone che d’ora in avanti
sigillerà, agli occhi
degli altri, la loro unione.
“Pues
me he enamorado
Y
te quiero y te quiero
Y
solo deseo
Estar
a tu lado
Soñar
con tus ojos
Besarte
los labios
Sentirme
en tus brazos
Que
soy muy feliz”
https://www.youtube.com/watch?v=dlHO_HHj2EU
Olivia
non partecipa
a quel momento di musica e festa, consapevole che Agata non prova
nessuna gioia. Piuttosto la donna osserva i vari regali posti ad un
lato della sala, incredula per la ricchezza accumulata da sua figlia
in poche ore; più di quella che una gitana misera come lei
ha saputo
mai guadagnare in vent’anni.
“Amore,
a cosa
pensi? Non sei contenta che la questione si è conclusa al
meglio?
Finalmente Agata è sposata. Siamo imparentati con i Garcia
adesso”
– Alfredo si avvicina alla moglie e disturba, con le sue
parole, i
pensieri della donna.
“Sì,
spero che
mia figlia non commetta alcun passo falso, perderebbe una
fortuna”
– precisa la mora.
“Dubito
rinuncerebbe, visto che Antonio può regalarle una
serenità anche
economica”
“E’
qui che ti
sbagli, caro” – commenta Olivia; sposta gli occhi
sul marito e
aggiunge – “Agata non è come me. Le
importa poco di fare la
bella vita”
“Sicura?
E come ti
spieghi quel bracciale costoso che aveva al polso ieri? Diceva che si
trattava di un regalo. Dubito che conosca qualcuno tanto
ricco”
Quell’osservazione
colpisce la gitana che torna a riflettere su un dato che sembrava
aver rimosso dalla memoria.
“Già!
Hai
ragione. Ora che mi ci fai pensare devo ancora capire questa
storia”
– sospettosa, cerca di trovare spiegazioni.
Potrebbe
aver
rubato? Idea scartata subito. Se c’è una cosa che
Agata non
farebbe mai, perché lontana dai principi dell’uomo
che ama di più
al mondo, suo padre, è proprio quella di rubare ad altri.
Vendersi
per
ricevere in cambio robe preziose? Beh...la ragazza dalla sua reazione
quando la madre glielo domandò è chiara...non lo
farebbe neanche
morta.
La
memoria della
signora Jimenez passa in rassegna tutte le amicizie di sua figlia.
Nessuna..proprio nessuna..con possibilità economiche di tale
portata.
“Non
riesco a
capire come ha fatto ad averne uno, senza che io mi potessi accorgere
di qualcosa”
“Dai
lascia
perdere. Inutile impazzire su cose che ormai contano poco. Anzi,
andiamo a ballare anche noi. Tra poco andranno via tutti,
approfittiamone ancora un po'” – la prende per mano
cercando di
farla alzare.
E Olivia
accetta,
nonostante quella vicenda continua a puzzarle di marcio.
E’
sera quando la
gente è via e restano solo i due sposini con i loro genitori.
I Garcia
sono
entusiasti dell’esito del party e continuano a riempire di
complimenti la matriarca Jimenez per la bellezza di sua figlia e per
averla educata al meglio: a loro dire mantenendosi composta ed
elegante di fronte agli invitati l’ha resa una perfetta
mogliettina, così come deve essere.
Ma
Agata,
decisamente povera di parole, ha la testa altrove. Non ha manifestato
reazioni ed è sembrata sottomessa, giovando agli occhi dei
tradizionalisti presenti.
Un
bigliettino
continua a mandarla in subbuglio, e la canzone dedicatale da Antonio,
poco prima, ora le riecheggia nell’orecchio, ma il cuore la
associa
inevitabilmente al compagno sbagliato.
“Credo
sia giunto
il momento di andare a dormire, no? Stanotte sarà una notte
speciale
per i nostri ragazzi..prima che crollino per la stanchezza”
–
dice mamma Victoria, sorridente e fiduciosa che nelle successive ore
il suo adorato figlio e la sua sposa concepiranno il tanto atteso
erede.
Il
novello sposo non
sembra molto a suo agio nel trattare l’argomento e percepisce
l’ansia di Agata, svegliatasi dai suoi pensieri avendo
captato il
discorso.
Per
tranquillizzarla, Antonio le lancia uno sguardo rapido che vale
più
di mille discorsi e la gitana legge nei suoi occhi un “Non
faremo
nulla, tranquilla”, rilassandosi, per rispondergli con un
sorriso
di ringraziamento.
Olivia,
invece, per
smuovere l’ormone, che nota essere addormentato nel suo
attuale
genero, ci tiene a precisare della giarrettiera di pizzo che avvolge
la coscia della sua figliola, suscitando un certo interesse perfino
negli uomini adulti presenti, che immaginano precisamente quella
fascia aderire perfettamente al corpo della diciottenne.
“Mi
sembra ottimo,
non trovi anche tu Toni?” - Victoria apprezza che la nuora
abbia
premura nel facilitare la prima notte, ignara che le intenzioni sono
di Olivia e non di Agata.
“Ehm...cara,
andiamo dai, i ragazzi devono raggiungere la loro nuova
abitazione”
– Alfredo interviene e chiude il discorso, per evitare
imbarazzi
alla diciottenne che infatti è arrossita e potrebbe
esplodere da un
momento all’altro.
“Domattina
verremo
a dare un’occhiata che tutto sia ok” –
precisa la Garcia,
prendendo a braccetto la neo consuocera, per ridacchiare entusiasta
ed uscire dalla sala ricevimenti.
“Bene,
ahm...noi
siamo esausti. Ci congediamo, famiglia” – Antonio
riesce
finalmente a congedarsi e portare via sua moglie da
quell’invadenza
genitoriale.
Saliti
in auto ora
sono diretti nel nido d’amore, come lo chiama mamma Victoria.
Antonio
ha visto
l’abitazione un paio di volte, mentre i genitori
organizzavano la
costruzione e sistemazione interna, ma Agata è decisamente
all’oscuro di quello che diventerà il principale
luogo dove
trascorrere la vita.
“Finalmente
liberi” – il bel Garcia si rilassa, slacciandosi la
fastidiosa
cravatta che ha indosso da un’intera giornata, gettandola sui
sedili posteriori del mezzo.
“Già”
–
commenta lei, non distogliendo lo sguardo dal finestrino.
“Ehi,
cosa ti ho
promesso quando ci siamo conosciuti ieri? Che saresti stata libera. E
sarà così, non voglio tarparti le ali”
“Lo
faranno le
nostre famiglie, ho percepito il loro fiato sul collo fino a pochi
secondi fa” – confessa la gitana, che ,nonostante
avesse la testa
altrove, ha avvertito il peso di elevate aspettative.
“Basterà
dire che
il nipote non arriva e punto” – spiega Antonio,
trovando il
giusto escamotage.
“Non
arriva?
Intendi dire che non riesco a rimanere incinta? È con questa
scusa
che vuoi evitare quello che loro pretendono da noi?” - ride
scettica – “Ci potrebbero imporre delle visite, dei
controlli, e
guarda ci giurerei...incolperebbero me come la colpevole di un ventre
sterile”
“Agata…abbiamo
poche scelte” – continua lui, fermo sulla sua idea.
La
gitana respirando
profondamente, arresa alla realtà da affrontare, annuisce, e
torna
ai suoi pensieri.
C’è
uno che
domina da ore la sua mente e che ha a che fare con un bigliettino. Un
bigliettino non firmato..un bigliettino rivolto a lei… e la
sola e
unica persona che Agata speri voglia rivederla è un
giovanotto dai
capelli ricci e la barba folta. Possibile che durante tutta la sua
festa non avesse altra voglia che fuggire per raggiungere
Ivàn e
parlare con lui?!
Sì,
è possibile! E
Agata ne diventa sempre più cosciente.
Pensare
al suo nome
la manda in estasi, e un sorriso sereno colora il suo viso spento.
Poi
rammenta che le
circostanze sono diverse e che i sogni resteranno sogni, almeno per
il momento, e torna ad incupirsi.
*******************************
Giunti a
destinazione, i novelli sposi varcano l’uscio di una casa che
sembra agli occhi della gitana una reggia.
“Noi...noi…
abiteremo qui?” - esclama, sbalordita.
“I
miei hanno
voluto a tutti i costi una dimora lussuosa per noi. Non ti
piace?”
- le chiede, accogliendola affettuosamente sottobraccio.
“Ehm..no,
certo
che mi piace, ci mancherebbe. È che
io…” - poi si zittisce,
eppure avrebbe voluto dire “Io sono più
tipa da catapecchie
come quella dove vorrei andare ora”,
però prosegue dicendo
altro – “E’ che io… credo sia
troppo. Insomma, noi due, soli,
in uno spazio così ampio, per trovarci dovremmo scriverci
SMS da una
camera all’altra”
L’osservazione
della zingara fa ridere Antonio condivide quel punto di vista.
“Ero
dubbioso
anch’io, fidati. Tocca abituarsi. E poi… qui
potremmo fare ciò
che vogliamo. Con chi vogliamo, quando ci pare, senza sentirsi
costretti a dover condividere la vita assieme. La trovo perfetta come
vita matrimoniale, tu no?”
Sentendolo
parlare
con una prospettiva decisamente libertina, Agata si destabilizza,
più
di quanto già lo fosse. Aveva capito che il bel Garcia
voleva un
futuro senza gabbie, ma probabilmente ne desidera uno senza neppure
la fede al dito. Con ogni sfumatura che ne consegue…
“Cosa
intendi dire
quando parli di…?”
“Nulla,
nulla” –
la interrompe, chiudendo l’argomento - “Dai,
facciamoci questo
giro panoramico della casa e poi a dormire. Sono esausto, non mi
reggo più in piedi” – sorridendole con
una dolcezza e guidandola
con premura quasi fraterna, il novello sposo le mostra
l’abitazione.
Una villa enorme che sconvolge la Jimenez, specialmente quando riesce
a constatare la presenza di una piscina esterna.
“Cazzo”
–
commenta, fissando il luogo che è certa avrebbe frequentato
di più
durante le prossime giornate senza fine della sua vita.
“Vuoi
fare un
tuffo?”
“Sono
molto
tentata” – non si trattiene nel manifestare il
desiderio di
buttarsi in piscina e dimenticare i suoi pensieri dandosi al relax.
Avrebbe
voluto
trascorrere quei minuti in solitudine. E per suo stupore, Antonio
sembra capirlo e le lascia la privacy di cui necessita.
“Buonanotte
a
domani...mogliettina” – la saluta, con una dolce
carezza sulla
guancia, e fischiettando si allontana.
Agata lo
fissa
andare via non intuendo granché della sua
personalità. Mentre lo
osserva rientrare in casa, decide di distaccare la mente da ogni
dubbio e ipotesi. Liberatasi di un macigno qual e’
l’abito
nuziale, inclusa una giarrettiera ai limiti del sopportabile, in solo
intimo, si tuffa in acqua.
Quel
getto fresco le
basta a restituirle vitalità e pace. Il silenzio attorno a
sé,
colorato di tanto in tanto solo dall’abbaiare di qualche cane
di
zona, è ciò che le serve.
Adagiata
a bordo
piscina, chiude gli occhi ed è lì che la sua
testa torna a
parlarle.
“Va’
da lui” - “Cosa ci fai ancora qui?” -
“Ti sta
aspettando”
Sobbalza,
spaventata, quando ode all’orecchio la voce di
Ivàn stesso
sussurrargli “Vieni da me”
La
Jimenez non sa
quanto dista la villa dalla sua destinazione. Ma adesso ha un
cellulare, un cellulare regalatole due sere prima dal suo attuale
marito.
Con quel
dispositivo
può tutto.
Conosce
l’indirizzo,
o meglio la zona. Le basta cercare, impostare un navigatore e
partire.
Non
può salire
nella camera da letto, frugare nelle valigie per prendere i primi
capi a disposizione, potrebbe far rumore e attirare
l’attenzione.
L’unica opzione, a suo malincuore, è rindossare
l’abito nuziale.
È
sempre stata
brava a strappare stoffe, sua madre se ne lamentava ogni volta, e
così ,come era solita fare da bambina, sistema il vestito
liberandolo di alcuni sfarzi opprimenti.
Lo
indossa, e opta
per un’uscita in auto all’insaputa del dormiente
consorte.
Non
prima di aver
visto la giarrettiera a terra. La afferra e la guarda immaginando
cose per cui arrossisce subito dopo.
“Ma
sì, cazzo”
– esclama a se stessa, adagiandolo sulla coscia, con
più
delicatezza di quella avuta da Olivia ore prima, poi corre via.
La
macchina è
parcheggiata a pochi passi e le chiavi sono ancora lì.
Sembra
che il
destino le stia spianando il cammino con facilità: Garcia
che dorme,
il telefonino che indica la via, l’auto pronta alla partenza,
e lei
pronta più che mai a dare inizio ad una vita matrimoniale
particolare.
Sfreccia
lontano
qualche secondo dopo, ignara che nella sua nuova casa Antonio non
è
affatto andato a letto.
Guarda
dal balcone
le luci dei fari che si allontanano, mentre sorseggia del Martini.
Prende
il suo Iphone
e compone un numero.
“Ehi,
sono io.
Sono solo, ti aspetto”
***************************
Agata in
meno di
venti minuti raggiunge la destinazione, e corre speranzosa verso
l’ingresso della catapecchia.
“Ivàn!
Ivàn!
Ivàn sono io, dove sei?” - lo chiama, lo cerca. Ma
nulla.
E se non
fosse stato
lui a scriverle? Improvvisamente quel pensiero le invade la mente.
Ma se
non è lui,
chi può averle scritto un biglietto, per poi darle buca?
Confusa
e
disorientata, si guarda attorno. Sceglie, comunque, di
attendere…
cinque, dieci, quindici minuti...mezz’ora addirittura,
domando al
meglio il suo stesso sonno. E quando guardando l’ora si
accorge che
sono da poco passate le tre, decide di rincasare.
Andare
fin lì,
credendo ad un sogno ad occhi aperti, è da bambine e lei non
lo è
più. Ora è una moglie. Una moglie con esigenze,
sicuramente, ma pur
sempre una moglie.
Raggiunge
l’auto,
asciugando le lacrime che nel frattempo le hanno rigato le gote.
E quando
è prossima
a salirvi a bordo, una voce la immobilizza.
“Te
ne vai di
già?”
Il cuore
di lei
batte all’impazzata e l’umore muta come per magia.
Si volta
lenta,
pregando non si tratti di un’allucinazione o della stanchezza
che
le fa vedere cose irreali.
“Ivàn!
Sei tu?”
- cerca conferma, riconoscendo il giovane.
Lui le
sorride e si
avvicina.
“Scusa
il ritardo”
– le sorride, sfiorandole la guancia. Quella carezza
è ciò di cui
Agata ha bisogno.
“Sei
qui in abito
bianco. Non vorrai sposare anche me?” - la prende in giro,
ammirandola in tutto il suo splendore.
La
diciottenne ride,
abbassando lo sguardo, quasi imbarazzata.
“Sei
bellissima!”
- riprende lui, invitandola ad alzare gli occhi.
I due si
guardano in
silenzio per qualche secondo, secondi che sembrano
un’eternità e
che Agata vive come fossero le sole e uniche gioie della vita.
Poi,
senza
controllarsi, lo abbraccia, stringendo quanto più le
è possibile.
“Entriamo?
Voglio
mi racconti la tua giornata” – propone
Ivàn, riuscendo a
controllare un istinto che lo avrebbe invece spinto a fare altro con
la ragazza che ha davanti.
Aiutandola
a salire
le scale per entrare nell’abitazione, nota i vari strappi
“L’hai
ridotto tu così questo vestito?”
“già!
Mia madre
non ne sarà felice, e mi frega poco” –
commenta Agata, tornando
finalmente la ribelle che è sempre stata. Varcare
quell’uscio le
fa bene, perché sembra quasi che solo tra quelle mura riesce
ad
essere se stessa.
Distesi
sul
materassino, che Ivàn ha ripulito e sistemato qualche ora
prima per
l’occasione, i due trascorrono le successive due ore a
parlare.
Parlare.
Sì
parlare. È solo questo ciò che accade tra di
loro.
Soli, in
una bolla
dove isolarsi, è ciò che basta ad entrambi per
essere felici.
E’
la stanchezza
poi a prendere il posto delle parole.
La
Jimenez si
addormenta e mai come in quel momento, tra le braccia di
Ivàn, si
sente davvero a casa, nel suo nido ideale.
************************
È
l’alba quando
qualcosa la sveglia. Né i raggi del sole, né dei
rumori, né sogni
strani… ma è una voce che canticchia qualcosa, e
delle mani che le
accarezzano e giocano con i suoi capelli.
“Pues
me he
enamorado
Y
te quiero y te
quiero
Y
solo deseo
Estar
a tu lado
Soñar
con tus
ojos
Besarte
los
labios
Sentirme
en tus
brazos
Que
soy muy
feliz”
Aspetta,
aspetta!!! Ad Agata è decisamente familiare quella melodia e
lo sono
anche quelle parole.
Sobbalza
improvvisamente.
“Ehi,
buongiorno” – la saluta lui, regalandole un sorriso
disteso e
sereno.
Ma
Agata lo fissa,stranita. E proprio tale canzone la riporta con i
piedi per terra.
“Devo
andarmene, cazzo. È tardissimo”
Mentre
si affretta, sistemandosi per raggiungere l’automobile,
seguita a
ruota da Ivàn, la Jimenez avverte un segno dal
destino… come mai
Ivàn cantava proprio quella canzone? Quelle parole? Quella
melodia?
Sembra
uno scherzo, una coincidenza assurda del fato. Come se si divertisse
a ricordarle che, nonostante possa essere felice,
c’è una parte di
vita, quella reale, che domina.
“Ci
vediamo stasera?” - chiede lui, guardandola salire a bordo.
La
gitana incrocia il suo sguardo e , seppure agitata per quanto
potrebbe accadere con suo marito a breve , data l’ora tarda,
gli dà
l’ok. Istintivamente si avvicina e gli dà un dolce
bacio sulla
guancia.
Poi
prima di allontanarsi gli sussurra – “Poi mi
racconterai il
perché di questa canzone, me la stavi dedicando?”
“E’
la mia preferita. E credo sigilli questo momento di vita che sto
condividendo con te”
E
senza darle modo di chiedere altro, incolla le sue labbra a quelle di
lei.
Lasciandola
in estasi per le sensazioni ed le emozioni vissute durante un
incontro di labbra decisamente eccitante, il ragazzo corre via,
prendendo una strada alternativa, che lo condurrà da
lì a poco alla
sua triste realtà quotidiana...così come anche
Agata.
La
zingara svolta a destra, imbocca il percorso e guida con le farfalle
nello stomaco, l’adrenalina a mille, il cuore che esplode, le
labbra ancora pulsanti come se fossero ancora a contatto con quelle
di lui, e con una melodia e delle parole che le risuonano nella testa
.
“Pues
me he enamorado…” - canticchia, pensando
“sì, forse è così,
forse mi sono innamorata...”
e
continua - “Y te quiero y te quiero,y solo deseo estar a tu
lado”
– e probabilmente è proprio ciò che
vuole… stargli vicino ora e
per sempre.
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