Tengo un deseo de ser...LIBRE

di Ivy001
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1 Capitolo ***
Capitolo 2: *** 2 Capitolo ***
Capitolo 3: *** 3 Capitolo ***
Capitolo 4: *** 4 Capitolo ***
Capitolo 5: *** 5 Capitolo ***



Capitolo 1
*** 1 Capitolo ***


1 CAPITOLO


Agata...Agata, figliola, raggiungici in cucina” - grida una donna sulla quarantina, bussando con veemenza alla porta di un minuscolo stanzino.

Agata! Mi senti?” - ripete, non ricevendo risposta. Colpisce di nuovo l’uscio, stavolta con un fare decisamente più nervoso.

È abituata alle alzate di testa di sua figlia, ma quel giorno non può permettersi alcun errore...e uno tra questi è proprio permettere alla sua unigenita di disobbedire alle regole di famiglia.

Ha chiuso a chiave, maledizione” – borbotta tra sé e sé, constatando dalla maniglia che la ragazza ha bloccato l’ingresso. Agitata, si muove nei pochi metri di quella modesta abitazione, una casa malandata, di un quartiere zingaro della città madrilena.

Una voce dalla sala di fianco richiama la gitana dai capelli neri come la pece e la carnagione olivastra – “Olivia, spero tutto bene lì” – è la voce di suo marito, l’uomo che sposò in seconde nozze dopo la morte del padre di Agata.

Ehm… sì, Agata è quasi pronta” – mente, cercando di trattenere la voglia di buttare giù la porta e prendere a sberle sua figlia.

Conosce bene il caratterino della giovane, ormai diciottenne, e ipotizza una fuga orchestrata per evitare un accordo stipulato ben tredici anni prima.

Insiste nel bussare, stavolta placando anche il tono di voce, mostrandosi comprensiva e docile. Tutto pur di farsi aprire.

A quel punto, esasperata, appiccicando quasi la bocca alla porta, per farsi udire solo dall’interno, dice – “Guai a te se mandi a monte tutto. Daresti il dispiacere più grande a tuo padre. Lui ti controlla da lassù. Saresti una delusione per lui. Se non vuoi farlo per me o per Alfredo, fallo per quello che hai sempre detto essere il solo e unico uomo della tua vita. Agata… apri la porta, ti prego, Antonio non merita una figlia così” – punta sul senso di colpa, cosa che la signora Olivia Jimenez era solita fare da tutta la vita per “ricattare” sua figlia, e gioca bene le sue carte.

Qualche secondo dopo, il chiavistello viene girato e l’uscio si apre davanti a sé.

Di fronte ai suoi occhi c’è una neo maggiorenne, demoralizzata e afflitta dal destino che l’attende, e sofferente per l’ennesimo tranello giocatole dalla madre.

Bene! Vedo che di tanto in tanto ragioni. Ti credevo chissà dove” – la rimprovera con lo sguardo, poi sistemandole l’abito che indossa, uno scelto per l’occasione, Olivia la afferra per il braccio, anche brutalmente, e la conduce in cucina.

E sorridi!” - le ordina, scuotendola.

Come posso farlo se mi stai vendendo al primo acquirente?” - finalmente Agata tira fuori la voce.

La sua osservazione fa ridere la zingara adulta che non le dà corda – “E questo bracciale da dove salta fuori?” - le domanda poco dopo, notandone uno decisamente costoso al suo polso.

ehm… un regalo”

ah sì? E di chi? Qui nel quartiere di gente che ha soldi per comprarne uno tanto prezioso non ne conosco” – le toglie immediatamente il gioiello, e mette a cuccia la figlia che, nel mentre, tenta di ribellarsi.

Silenzio! Lo terrò io fino a che non mi dirai la verità! Non sarai mica andata a letto con qualcuno per denaro, spero”

Ma che dici? Certo che no! Io non sono come…” - poi si zittisce.

Come chi?” - gli occhi di Olivia puntano quelli di Agata in uno scontro feroce fatti di soli sguardi.

A quel punto cambia discorso - “Cosa vuoi da me? Mi privi della libertà, mi privi di avere dei regali, cos’altro vuoi togliermi?”

oh, piantala, Agata. Tutti questi discorsi così moderni… cerca di capire quanto prima che le cose vanno così da sempre, noi siamo destinate a sposare qualcuno per obbligo. Di fare figli. Di crescerli. E successivamente accasarli. Lo farai anche tu, non appena mi darai dei nipoti”
“Scordati che io farò bambini con quello sconosciuto”

Cala il silenzio e l’espressione di rimprovero leggibile sul volto di Olivia vale più di mille parole.

Muoviti! Meno chiacchiere. Abbiamo perso già troppo tempo dietro ai tuoi capricci. Oggi renderai ufficiale il fidanzamento, chiaro?”

La reazione della giovane Jimenez non tarda ad arrivare, esausta di subire ingiustizie da parte di una persona che dovrebbe amarla follemente.

Come ha fatto papà ad innamorarsi di una come te?!”

il passo di Olivia si interrompe. Agata sa di aver esagerato ma non le importa.

Si immobilizza insieme a sua madre, restandole spalla a spalla, non degnandola di una sola occhiata.

La mano dell’adulta è prossima ad alzarsi e scagliarsi subito sulla ragazza quando…

Ehi, amore, tutto bene?” - Alfredo, visto il ritardo, ha raggiunto le due.

Sì, tesoro. Scusaci. Ci siamo” – lo bacia, prendendolo per mano. Poi con l’aria di chi non vede l’ora di sbarazzarsi di un problema, fa cenno a sua figlia di muoversi.

Amareggiata dalla vita scritta per lei quando aveva appena cinque anni, Agata Jimenez raggiunge il patibolo, accolta da tanta apparenza, parole di circostanza, e braccia mai conosciute prima.

E così sei tu la mia futura sposa? Accidenti” – esclama il moretto, scrutandola da capo a piedi.

Hai visto figliolo? Ti abbiamo trovato una compagna degna di starti di fianco. È molto bella, non trovi?” - il capofamiglia, futuro suocero di Agata, adagia una mano sulla spalla del ragazzo, constatando anch’esso di aver scelto davvero il meglio per lui.

La diciottenne, da sempre spirito ribelle, ha accettato il suo destino, seppure combattuta tra la fuga e la certezza di un futuro. Ed è un pugno allo stomaco dover mandare giù l’ennesimo boccone amaro e fingersi docile e buona, nonostante avesse una voglia matta di mandare tutti a quel paese e correre via.

Ti ho portato dei regali” – le dice il coetaneo, porgendole una scatola di grandi dimensioni – “Apri pure”

Che aspetti, tesoro, apri” – la finta tenerezza di Olivia fa accapponare la pelle di Agata, che di conseguenza la ignora.

Spacchetta il primo dono e resta spiazzata dall’abito ricevuto, decisamente costoso, di marca – “un..un vestito!?” -

Voglio che tu sia una regina. Devi indossare i migliori capi”

E proprio mentre le due famiglie si ringraziano l’un l’altra, chiacchierando e vantandosi del bello di imparentarsi, il giovane si avvicina all’orecchio della gitana e le sussurra – “Anche perché...poi dovrò togliertelo e sapendoti così bella non tarderò a farlo”

Agata, allibita, deglutisce e abbassa lo sguardo.

Quella situazione sta toccando l’apice della sopportazione. Poi pensa a suo padre e manda giù il senso di disgusto. Lei adorava Antonio Jimenez, la sola persona che l’ha amata incondizionatamente, e che il destino avverso le ha strappato via.

La serata trascorre tra brindisi, cena lunga e pesante, e risate apparenti di Olivia con i futuri consuoceri. Arturo ha addirittura trovato in Alejandro Garcia un compagno di gioco perfetto con le carte che tanto ama.

E così ti chiami Antonio!” - commenta la gitana.

Sì, come tuo padre. I miei mi hanno raccontato che è venuto a mancare qualche anno fa. Mi dispiace. Ma Alfredo è un tipo in gamba, no?”

La Jimenez avrebbe molto da dire in merito ma preferisce tacere. Afferra l’ennesimo rustico e lo mangia. Riempirsi la bocca è il modo migliore per evitare di parlare.

Sei arrabbiata con me per quello che ti ho detto prima?” - la domanda lecita del diciottenne spiazza Agata.

Intendi all’allusione della voglia che hai di fare sesso con me? Beh..direi che mi ha fatto decisamente ribrezzo” – ecco che finalmente la lingua di Agata torna a pungere, come la sua natura ha sempre fatto e che in quell’occasione ha domato.

Perdonami. Me l’ha suggerita papà, quando eravamo diretti qui. Dice che funziona fare allusioni così”

Con altre forse, con me no”

Mi dispiace. Non volevo” – il moretto sembra davvero amareggiato. I suoi occhi lo manifestano.

E Agata li osserva per la prima volta con attenzione, restandone quasi incantata. Ha uno sguardo che difficilmente si può ignorare.

Quando lui si accorge che la ragazza lo fissa, le sorride, grato – “Sono bellissimi anche i tuoi, sappilo”

Come?” - chiede, confusa.

Nulla, non ti preoccupare… che dicevamo? Ah… che mi dispiace. Scusami davvero non volevo offenderti, non volevo…”

Sai quante cose non avrei voluto io, e invece sono costretta a farle…” - lo interrompe la giovane, non tenendo a freno l’impulsività.

Come sposarmi, ad esempio?”

Come sposarti, vivere da mogliettina che ti fa da serva e che sforna figli...senza potermi realizzare, senza sentirmi libera di usare dei soldi per comprare cosa voglio…”
“Con me non sarà così! Nessuna pressione, Agata”

Seh certo. Sappi che la prima pressione sarà quella di mettere al mondo un figlio. Mia madre già mi assilla da mesi”

Quando vorrai e ti sentirai pronta, avremo un bambino. Così le nostre famiglie saranno felici, e nel frattempo, sentiti libera di fare tutto ciò che vuoi. E quando dico tutto...intendo tutto”

Ehm.. cosa intendi dire con “tutto”?”

Il moro non risponde, ma si limita a un sorriso quasi nervoso.

Antonio è un controsenso vivente e ciò destabilizza la Jimenez, però poco le importa. Sembra che sposarlo, adesso, sia più conveniente a lei che alla sua intera famiglia.

Mi permetterai di lavorare?! Di uscire con amiche? Di vivere come ho sempre sognato di vivere?”

Non metterò un freno alle tue aspirazioni. Il matrimonio, come lo intendo io, non è un gabbia”
“Dici sul serio? Non mi stai prendendo in giro solo perché vuoi che ti dica di sì e che ti sposi senza rischio di abbandonarti sull’altare?”

Saresti capace di farlo?” - la punzecchia, quasi divertito. E quella domanda crea una certa ilarità che distende ogni tensione e disegna un piccolo sorriso anche sul volto di Agata.

Fossi in te non dormirei sogni tranquilli” – commenta lei, continuando sulla scia del gioco e della provocazione.

Strano a dirsi ma quel tipo inizia a starle, stranamente, simpatico, e quella serata cambia definitivamente faccia.

******************

Dai è ora di andare. Grazie dell’ospitalità...futuri consuoceri” – li saluta Alejandro, stringendo la mano ai due.

Ciao Agata. Ci vediamo all’altare?” - continua lo scherzo e il tono divertito tra i due neo fidanzati, sotto gli occhi estasiati dei Garcia e timorosi di Olivia, la quale teme una qualsiasi cattiva risposta di sua figlia.

E appena la sente dire – “Sì, ci vediamo all’altare” – con un sorriso disteso, la quarantenne tira un sospiro di sollievo.

*******************

È mezzanotte quando il cellulare nuovo di Agata, ennesimo dono della sua futura famiglia vibra, destandola dai mille pensieri che l’attanagliano.

Un messaggino.

E’ stato bello conoscerti finalmente. Sento che andremo d’accordo. Non sono mai stato tanto felice delle scelte dei miei genitori. Tu sei stata la decisione migliore che potessero prendere per me. Buonanotte”

Mentre legge l’sms, inconsapevolmente sorride, avvertendo una sensazione piacevole, di quelle che non provava da tanto tempo.

A chi scrivi?” - chiede Olivia, adagiata alla porta, in vestaglia.

Nessuno che ti interessi” – la diciottenne continua a tenere alta la guardia e a porsi sulla difensiva.

Ma mamma Olivia ignora la reazione e si siede di fianco alla figlia. Le basta uno sguardo fulmineo allo schermo dello smartphone per leggere il nome di Antonio e gioirne.

Bene, vedo che stai accettando la tua sorte. Mi fa piacere”

Agata non ha intenzione di cambiare umore per le frecciate della donna, e non ascolta nessuna parola proferita da quella bocca.

E dopo circa dieci minuti con un “Ho sonno. Voglio dormire” le fa intendere di lasciarla sola.

Olivia esegue, sollevata e grata alla vita per quanto accaduto in quelle ore. Tutto sembra andare nel verso giusto...finalmente!

Allora? Come l’hai vista?” - domanda Alfredo alla consorte, una volta coricatasi di fianco a lui.

Alla grande, amore mio. Bisogna festeggiare. Abbiamo firmato l’accordo migliore che potesse capitarci” – ridacchiando, entusiasta, si fionda sul marito baciandolo con desiderio, prossima a consumare con lui la notte che li attende, una delle ultime notti da morti di fame, una delle ultime notti in un quartiere malandato, in una catapecchia...i Garcia, Antonio, e Agata hanno appena regalato ad Olivia la chiave del paradiso.

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Capitolo 2
*** 2 Capitolo ***


E’ il gran giorno ormai, impossibile non accorgersene vista l’euforia di Olivia che si muove saltellante per tutta casa… briosa neanche fosse la sua di cerimonia.

Neppure quando sposò Antonio diciannove anni prima, la zingara si mostrò tanto felice.

Alfredo, seguendola a ruota, canticchia e accompagna a battito di mani il ballo gitano della donna.

Buongiorno, figlia! Finalmente ti sei svegliata. Pronta a dire Sì al bel Garcia?” - le dice la madre, continuando a muovere il corpo a ritmo con la voce del consorte.

La diciottenne la guarda quasi disgustata e tra sé e sé commenta – “Auguri Olivia Jimenez, oggi è la tua festa” – per poi dirigersi verso una stanza, la più pulita, mai utilizzata, della casa.

Non è mai entrata per più di dieci secondi lì dentro, come se sua madre la custodisse, immacolata, per l’evento scritto anni addietro.

Hai visto che bella? Qui è dove ti verranno scattate le foto prima della cerimonia. Ho voluto personalmente che questo momento del tuo matrimonio avvenisse qui...su un letto puro, limpido, ricoperto da questo piumone bianco come il tuo abito” – spiega Olivia, fiera più di se stessa e delle sue idee che del risultato finale.

Mi stai dicendo che...non mi hai fatto mai dormire qui dentro, perché sarebbe stato destinato a degli insulsi scatti fotografici?” - esterrefatta Agata fissa la gitana, leggendo nel suo sguardo un bel “Si, ovvio”.

Ormai non la stupisce più nulla del comportamento di chi le ha dato la vita. Evidentemente metterla al mondo è stato studiato da Olivia per togliersi di dosso il peso del diventare mamma su comando familiare, e non per amore sentito e reale.

Lei è diversa dalle altre mamme che Agata ha conosciuto, dalle mamme delle sue amiche. Anche loro si sono sposate, certo, ma tra le lacrime commosse e sofferte di chi era costretta a dirgli addio… invece, la sua avrebbe pianto, fingendo, ma sentendosi dentro la donna più sollevata del pianeta.

A quanto pare vendermi è stata la cosa migliore che tu abbia mai fatto, no?” - le lancia una frecciata, con voce quasi schifata nel rivolgersi all’adulta.

Ti prego, figliola, evitiamo discussioni almeno oggi, ok?” - si intromette Alfredo, accarezzandole le schiena. Gesto che Agata non apprezza e con fare nervoso gli tira giù la mano, aumentando la distanza fisica.

Forza, indossa il vestito. Era il mio, sai? Con qualche sistemazione ovviamente” – si vanta Olivia, riferendosi al capo steso sul letto.

Io devo mettermi questa roba? Non se ne parla!” - replica la diciottenne, constatando che l’abito è estremamente pomposo. Quasi fastidioso al solo sguardo.

Piantala di fare la preziosa. Avrai occasione di indossare di meglio. Oggi è necessario avere l’abito bianco, qualcosa di vecchio e qualcosa di blu.. ci è stato precisato!”

Cos’è questa idiozia ora? Hai stravolto il rito tradizionale?”

Idee strampalate e moderne del tuo futuro sposo. Non ho potuto mettere becco su pratiche assurde...è allucinante che un matrimonio gitano debba seguire standard americani” – si lamenta la donna, sotto lo sguardo più che sollevato della figlia.

Se questo è uno sgarro che dà fastidio a sua madre, è un punto a suo favore. Tutto pur di intaccare i piani scritti da Olivia Jimenez.

E questo cambio di organizzazione voluto da Antonio alimenta la stima che la ragazza inizia a nutrire verso di lui.

Cos’è questa stupidaggine del blu? Non abbiamo nulla adeguato di questo colore”- commenta Alfredo, rovistando nello scrigno di bigiotteria della consorte.

Io ho la cosa adatta” – esclama la giovane, tirando fuori dal suo comodino una spilla dorata con una perla blu all’interno.

E questo chi te lo ha dato?” - chiede, sospettosa, la gitana adulta avvicinandosi per controllare da vicino l’oggetto.

Un regalo”

Mmh…mi sembra che tu ultimamente stia tirando fuori dei regali che non mi spiego chi possa averteli donati” – Olivia inarca il sopracciglio e fissa la ragazza negli occhi.

Mai come quella volta la diciottenne tiene fisso lo sguardo, manifestandole la sua forza.

Non ti interessa” – risponde, secca, Agata.

Ok, ok, basta. Dobbiamo sbrigarci. Dai, tesoro, vieni a prepararti. Lasciala cambiarsi” – interviene Alfredo, portando la coniuge fuori dalla stanza.

Agata viene lasciata sola, tra mura per lei nuove, costruite su misura per una situazione che le pesa, da tutta la vita, sulla testa. Una situazione di cui è vittima.

In quel momento, fissando la spilla tra le mani, una voce riecheggia nelle sue orecchie e le scalda il cuore - “ Devi aspettare pazientemente che arrivi il tuo momento, e solo a quel punto prendi la mira e dici qualcosa tipo Mi chiamo Agata Jimenez e sono nessuno può privarmi della mia libertà!

Parole queste pronunciate da papà Antonio anni addietro, di fronte alle lacrime della figlia maltrattata verbalmente dall’insoddisfatta mamma Olivia. E Antonio che avrebbe dato la vita per la sua piccola bambina la difendeva come meglio poteva dagli attacchi della moglie, sempre pronta a sminuirla e ricordarle che la libertà era cosa impensabile per lei in quanto nata donna, o meglio, usando affermazioni sue “nata femmina”.

E tali parole sono quelle che Agata custodisce ancora oggi nel cuore e tra i ricordi, e che la spronano nei momenti di bisogno.

Oggi è uno di quello.

Mentre il termine “libertà” continua a batterle in testa, come un martello pneumatico, la diciottenne azzarda qualcosa che probabilmente la comprometterebbe a vita; però è ciò di cui sente l’esigenza, come fosse aria.

Se c’è un dettaglio, in tutto il suo piano del matrimonio combinato, che ad Olivia è sfuggito è la presenza di una finestra, l’unica finestra che affaccia sul lato posteriore dell’abitazione, il meno visibile agli occhi della gente, che, al contrario, la ragazza nota subito.

Senza pensarci troppo, la giovane gitana la spalanca. Controlla l’altezza, rendendosi conto che cadere giù non porta rischi per la salute, essendo ad un primo piano, e salta pregando di non essere beccata da nessuno.

FINALMENTE” – esclama, trattenendo la gioia, quando è fuori dall’abitazione. Al momento nessuno si è accorto di nulla. Non c’è tempo da perdere. Con la bicicletta parcheggiata poco distante (come fosse l’ennesimo segno del destino che le intima la fuga), appartenente a qualche bambino del quartiere, si allontana, con il vento che le scompiglia i capelli, e che le regala un respiro di libertà da sempre ardito.

Agata si nasconde, temporaneamente, in una casetta abbandonata, fuori zona, dove era solita recarsi da bambina con le sue amiche o per starsene da sola a viaggiare con la fantasia.

Qui non mi può trovare nessuno” – parla a se stessa, come a volersi tranquillizzare – “Almeno per il momento. Devo organizzare la fuga” – riflette poi, accorgendosi di non aver meditato gli spostamenti.

Sedutasi su una vecchia sedia, cerca di calmarsi e pensare alla prossima mossa.

Eppure il pensiero di Antonio Garcia abbandonato sull’altare le spezza il cuore. Si è dimostrato tanto carino con lei da non meritare tale trattamento. Ma la voglia di essere libera e’ stato più forte di tutto il resto. E quel segnale quasi divino, quel messaggio che le è stato inviato forse dal suo papà, come un fulmine a ciel sereno, non poteva ignorarlo.

Tirando un sospiro di sollievo, con gli occhi fissi sulla spilla, immagina il suo futuro.

Sarò una donna forte, indipendente, una leader..come avresti voluto tu, papà. Non ti deluderò” – bacia il dono datole dal genitore, poi si appresta ad escogitare il suo piano di fuga definitivo.

Ha poco tempo… prima lo idealizza e mette in atto, prima potrà dire addio a quell’inferno di vita a cui è stata costretta troppo a lungo.

****************

Che fine ha fatto? Cazzo, che fine ha fatto? Maledetta” – esclama Olivia, muovendosi in casa, alterata come mai prima.

Mi amor, per favore..non dire cose di cui ti pentiresti”

Piantala Alfredo. Ti giuro che appena la trovo le faccio pentire di tutto”

la furia materna non ha controllo e a parlare è la frustrazione di chi dopo anni di duro lavoro su come arricchirsi, usando sua figlia come mezzo, vede sfumare ogni cosa.

Avrei dovuto serrare la finestra, ma sembrava convinta di volersi sposare. Come ho fatto a illudermi così”

Prima di allarmare i Garcia, mettiamoci sulle sue tracce, ok? Dirò a gente che conosco di setacciare la zona, in gran segreto. Non può essere tanto lontana”
“Me lo auguro. Sbrighiamoci, avverti chi di dovere. Non deve sfuggirci”

Con l’ansia alle stelle, Olivia osserva il marito telefonare varie persone, dandogli chiari ordini.

Il tutto accade mentre il tempo scorre e lo sposo con la sua famiglia sono prossimi ad entrare nella chiesetta, allestita per l’occasione, accolti dagli ospiti con applausi e complimenti per lo sfarzo.

Ma Antonio ha un presentimento. Un sesto senso che lo turba.

Cosa ti prende figliolo?” - domanda Alejandro, suo padre.

Nulla, papà. Sono solo teso…” finge.

Non preoccuparti. Presto la tua sposa sarà qui e tutto andrà al meglio” – con una affettuosa pacca sulla spalla, il signor Garcia si avvicina al parroco per dargli indicazioni.

Se non mi darà buca…” - commenta a bassa voce tra sé e sé il ragazzo, manifestando la sua paura più grande.

La sua inquietudine si manifesta, evidente, quando nota la prima fila con un posto vuoto.

Senza esitare, avanza verso sua madre e le sussurra – “Non è venuto, vero?”

Shhh” – lo zittisce lei, evitando l’argomento, un argomento che le duole come non mai.

Neanche oggi che mi sposo?!Non ha avuto il coraggio di presentarsi neppure per partecipare alla festa? Che razza di fratello si comporta così” – borbotta, rivolgendosi alla madre.

Basta Toni. Non pensare a lui, e goditi questo evento” – lo rimprovera, tenendo fisso un sorriso di circostanza per non creare chiacchiericci tra i presenti, molti dei quali la osservano e bisbigliano cose.

La Garcia chiude bruscamente la questione, allontanandosi dal figlio per sistemarsi nella panca destinata alla famiglia, lì dove uno spazio resterà vuoto..un vuoto pesante e visibile sul cuore di una mamma e leggibile nei suoi occhi.

Speriamo che la sposa non tardi molto” – esclama ridendo Alejandro, coinvolgendo i vari ospiti, per guadagnare tempo nell’attesa.

Un’attesa lunga che non avrebbe mai immaginato…

****************

Me ne devo andare da qui” – è ormai circa un’ora che Agata è lì, constatando uno strano aggirarsi di auto per le strade adiacenti quella dove è nascosta lei, che le hanno impedito di scappare subito.

È questione di minuti ormai, ne è convinta.

Ed è quando è prossima ad uscire che la porta viene bruscamente scossa, con insistenza, segnale che qualcuno necessita di entrare.

Cazzo” – esclama, spaventata – “Mi hanno trovata”

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Capitolo 3
*** 3 Capitolo ***


Agata resta in silenzio, sperando in un miracolo, nervosa al pensiero di trovarsi di fronte, da lì a pochi secondi, sua madre e Alfredo, irati e pronti a trascinarla via per i capelli.

Conosce bene quel luogo e di uscite secondarie non ce ne sono. L’unica disponibile è quella porta. Una porta che qualcuno tenta di aprire insistentemente da svariati minuti.

Nascosta dietro un vecchio tavolo, la gitana aspetta, cercando di ipotizzare alternative di fuga.

Potrei correre appena loro entrano e si aggirano nell’altra stanza..” - pensa, seppure poco convinta della riuscita.

Il tempo ormai è poco e la possibilità di salvarsi è pari a zero...perché proprio allora l’uscio viene spalancato, seguito da un verso di soddisfazione della persona sopraggiunta.

Eppure il rumore dei passi sul pavimento, lenti, scrupolosi, non le suona familiare .

Hanno mandato i loro scagnozzi a cercarmi, maledizione” – borbotta sottovoce, trovando solo questa spiegazione.

Però la tranquillità del tizio ( Agata presume si tratti di un uomo, per via della camminata e delle scarpe ben visibili dal suo minuscolo nascondiglio), fa ben sperare. Troppa quiete per uno che dovrebbe cercare urgentemente una fuggitiva.

Lo spia, notandolo sedersi, esausto, sulla stessa sedia su cui si era adagiata lei fino a poco prima. La gitana comincia, così, a pensare di essere di fronte ad una persona che è lì per convenienza.

Tenta di muoversi con la maggiore delicatezza possibile, per non essere scoperta e darsela a gambe al momento opportuno, eppure è la voce dello sconosciuto a pietrificarla.

Respira pure. Mi sono accorto che sei lì da dieci minuti ormai” – le dice, spiazzandola.

Cazzo” - esclama lei.

Lo straniero, le va vicino, mostrandosi a volto scoperto, nascosto poco prima da un berretto con la visiera.

È decisamente giovane, probabilmente poco più grande della Jimenez, dai tratti si direbbe uno zingaro come lei.

Scappi da qualcuno? Come mai ti trovi in questa catapecchia?”

Potrei farti la stessa domanda” – risponde la mora, evitando di incrociarne lo sguardo. Potrebbe essere un malvivente pronto a farle del male e vuole e deve andarsene da lì quanto prima.

La sua risposta però fa sorridere lo sconosciuto che sembra apprezzare quel modo di fare – “Accidenti. Sei una pantera tu, è?”

una cosa?” - chiede, confusa, e a tratti irritata.

Agata evita di averlo troppo vicino, e lo schiva come meglio può.

Perché non mi guardi? Ti faccio schifo?”

Ehm..no no che dici! Devo andarmene, ciao” – fa per aprire la porta ma è il ragazzo a frenarla.

Le prende un braccio e con una mano volta il viso di lei nella sua direzione.

Agata sente il cuore esplodere. Ha paura. Forse scappare da una situazione troppo stretta per lei, si è rivelato l’errore più devastante della vita.

O forse no.

In quel momento, costretta al confronto con uno sconosciuto, rammenta la promessa fatta al padre “Sarò una donna forte e indipendente”, e così mascherato il suo timore, fissa il giovane dritto negli occhi.

L’incrocio dei loro sguardi è una rapida scarica elettrica che destabilizza entrambi.

Si guardano in silenzio, studiando l’uno il volto dell’altra.

Poi le parole di lui...

Io mi chiamo Ivàn, piacere” – le porge una mano, faticando a staccarsi da quei penetranti occhi scuri.

Agata” – prende parola lei.

Avrebbe potuto fingere di essere qualcuno di diverso, eppure la gitana si rivela per ciò che è, nome incluso.

Credi all’amore a prima vista….Agata?” - le domanda il giovane, audace come pochi.

La zingara, scombussolata dentro, scuote il capo.

neanche io...fino questo momento” – confessa lui, e solo allora l’imbarazzo lo spinge ad abbassare lo sguardo.

L’interruzione del loro contatto visivo porta al termine anche l’idillio creatosi.

Comunque… se hai bisogno di qualche aiuto in particolare, conta pure su di me” – riprende lui.

Mi conosci appena. Come...fai a dirmi cose così?”

Una mia dote. Ho capito subito che eri una brava ragazza. Decisamente ribelle, sì, ma pur sempre buona. E chi è buono merita la mia amicizia”

Vivo una vita d’inferno da quando sono nata. Voglio andarmene, ecco riassunta la mia vita” – si sfoga Agata.

Come per magia l’ansia e il timore lasciano il passo alla necessità di liberarsi di un peso e di farlo servendosi di un estraneo che è lì e che può ascoltarla e che non la giudicherà.

Ti va di raccontarmi cosa ti affligge di preciso?”

domanda che spiazza, di nuovo, la Jimenez. Nonostante ciò, la ragazza butta fuori il suo malessere.

E lo fa partendo dal principio.

*******************************

Allora? Notizie?”

No, tesoro, ma sono sulle sue tracce. La troveranno, fidati”

Se per la sua cocciutaggine noi perdiamo tutto, giuro che la ripudio”

Non dire queste cose Olivia, non lo faresti mai, lo sappiamo tutti e due. È la rabbia che ti spinge a parlare in questo modo”

Piantala di proteggerla sempre” – si ingelosisce la donna, disturbata dal comportamento del marito – “Sembri amare più lei che me”

Alfredo, lusingato dalla gelosia della consorte, ridacchia, per poi abbracciarla cingendole la vita – “Stai esagerando, non trovi?”

No! Trovo che Agata sia un’irriconoscente. Avrei potuto darla in moglie a quei morti di fame dei Sanchez. Invece le ho riservato un futuro al fianco di una delle famiglie più benestanti del quartiere. E mi ripaga così!”

Nessuno ama vedere il proprio futuro scritto da qualcun altro, lo sai bene anche tu”

Sì, la differenza è che io ho ceduto, quando è toccato a me. Ho sposato Antonio a diciassette anni. Ho partorito una figlia che ero appena maggiorenne. Ho dovuto accettare la mia sorte”

E come ti sei sentita nel dire SI a un uomo che non amavi?” - domanda di Alfredo che tocca corde molto intime della consorte, decisamente ferita nel ricordo di quei momenti.

Non ne voglio parlare più. Il mio defunto marito dorme in pace e a me ha lasciato un fardello di figlia… sarà felice guardandomi patire le pene dell’inferno dietro ai capricci di una ragazzina che gli assomiglia più di quanto avrei mai immaginato” – borbotta, asciugandosi le guance. Poi, dopo un bel respiro, si avvia al bagno per aggiustare il trucco.

**************************************

Possibile che la sposa non è ancora arrivata? Gli ospiti iniziano a spazientirsi, il parroco incluso” – sussurra Alejandro alla moglie, sedendosi di fianco a lei.

Hai preso il posto di…” - il discorso della signora Garcia si sposta su altro.

Smettila di pensare a lui. Sai che non verrà. Ha scelto un’altra vita ormai. Accettalo anche tu, per favore, Victoria”

Mai” – risponde, trattenendo le lacrime. Si alza di fretta, e si avvicina al figlio – “Tesoro, ti va, nell’attesa, di deliziarci con la tua voce e cantare qualcosa alla gente qui presente?”

Come? Dici sul serio? Ma Agata non è ancora arrivata e io…”

Non fa nulla. Avremo tempo per cantarle qualcosa..adesso è bene che le persone venute a festeggiare con noi non sbadiglino troppo…” - sdrammatizza con un sorriso dei suoi fatto di tanta apparenza e molto dolore nascosto. Avvicina la bocca all’orecchio di Antonio e dice – “Ti prego, fallo per me. Potrei esplodere da un momento all’altro” – nel dirlo i suoi occhi tornano a posarsi sul posto vuoto nella prima panca.

Cogliendo a pieno la fragilità materna, il ragazzo accetta e nei successivi minuti offre agli ospiti il suo talento, quello per cui è sempre stato preferito dai genitori, facendo omaggio ai vari parenti e riempiendo di allegria una chiesa e mettendo a tacere tanti bisbiglii negativi.

*************************

Olivia è nel bagno da dieci minuti ormai, mentre guarda se stessa allo specchio.

Come ti sei ridotta?! Sei uno straccio. Hai lottato tanto per non sentirti più così” – rivolge tali parole a se stessa.

I flash del suo passato le tornano violenti alla mente, alimentando un dolore che ha celato per anni e che Agata non fa altro che ricordarle.

E mentre tanti ricordi la assillano, uno in particolare prende il sopravvento, all’improvviso, e accende in lei una lampadina...un’idea che cambierà improvvisamente le circostanze.

Esce dalla toilette, in tutta rapidità, chiama a sé il marito e gli ordina di accompagnarla da una parte.

Non capisco. Cosa ti prende?”

Fidati! Ho la certezza… so dove si nasconde Agata!”

Cioè?”

Era solita scappare da casa quando era piccola, e recarsi in un luogo con le sue amiche. Che sciocca sono stata a non pensarci prima. Io e Antonio la beccammo in una vecchia catapecchia, poco distante da qui. Ci confessò che era la sua tana di salvezza, e si trova sicuramente in quel rifugio”

Convinti della destinazione, i due consorti salgono in auto. Olivia non ha dubbi. Sta per rimettere ogni cosa al suo posto.

***********************

E così oggi devi sposarti? Sul serio?”

Già” – Agata e Ivàn, sdraiati su un vecchio materasso, hanno preso molta confidenza nella mezzora successiva al primo incontro. Come se per incanto le inibizioni fossero cadute e si fidassero ciecamente l’uno dell’altra.

La gitana sente che qualcuno finalmente la ascolta sul serio.

Quindi tu non sei innamorata di questo ragazzo?”

No. Ovvio. Però ammetto che averlo mollato sull’altare mi fa stare male”

il moro si ammutolisce come se stesse ipotizzando un piano a favore della nuova amica.

A che pensi?”

E se invece lo sposassi?”

EH?”

Tua madre non ti darà pace se non lo sposi. Lui ti ha detto che saresti ugualmente libera, no?”

Si, però effettivamente dipenderei da lui e non è mia intenzione vivere così”

Lo so. Ho capito che sei una che sogna l’indipendenza. Però… ascolta… converrebbe a te, così come a lui. Fingetevi una coppia, ma nessuno poi, nel concreto, sa cosa accade tra le mura di casa”
“Dici di mentire a tutti e costruire una vita apparente?” - spiazzata dall’idea, Agata comincia a ragionarci su.

Scappare non è la soluzione. Rischi di rovinarti per sempre. Credimi.” – continua Ivàn.

Il silenzio seguente permette ad Agata di riflettere sull’idea.

E quando il ragazzo le sposta una ciocca di capelli dal viso, dicendole -”E se le cose dovessero andare male, ci sarei sempre io qui per te, sappilo”

ecco che le vibrazioni del loro primo sguardo tornano a pervadere i loro corpi, spingendo Agata stessa a fare qualcosa che mai prima avrebbe pensato di fare.

Avvicina il suo viso a quello di lui. È uno sfiorarsi fatto di respiri. E quando le labbra sono prossime a unirsi, dei rumori rompono la magia.

Cazzo” -esclama la diciottenne, riconoscendo dalla finestra l’automobile di Alfredo – “Mi hanno trovata”
Ivàn ancora preda delle emozioni di qualche secondo prima, cerca di calmarsi e tornare in se. Le circostanze, però, velocizzano la metabolizzazione di quanto accaduto ( o meglio di quanto sarebbe potuto accadere).

Nasconditi” – dice Agata, e Ivàn esegue senza battere ciglio.

Con la consapevolezza di chi sa che va al patibolo, su sua scelta, Agata non dà modo a Olivia di entrare in casa ma la raggiunge sull’uscio.

Mamma io…” - pronta a motivare la sua fuga, cerca di spiegarsi.
Non riesce a parlare perché la gitana la colpisce in pieno volto. Uno schiaffo carico di rabbia e delusione.

Non osare mai più! Mi hai capita? Fila dritta in macchina” – dagli occhi dell’adulta è leggibile che d’ora in avanti la pressione sulla ragazza sarà maggiore, più di quanto lo sia mai stata.
Però la diciottenne non si ribella, e ciò lascia di sasso Alfredo, che immaginava altre reazioni da parte sua.

E mentre sfreccia via, seduta nei sedili posteriori, con un sottofondo decisamente poco carino, fatto di accuse, cattiverie e rimproveri materni, la giovane sposa si appresta ad abbracciare una vita nuova.

Adesso sa come affrontare questo matrimonio.

Dirà SI sull’altare, … ma mossa dal desiderio di recarsi in quella vecchia abitazione, ogni sera, per concedersi momenti di vita vera con qualcuno di molto, troppo, speciale.

Lancia un ultimo sguardo alla casa in lontananza con la mente fissa su Ivàn, ancora lì nascosto, cosciente che quel giorno tanto devastante si è appena trasformato nel migliore della sua giovane vita.


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Capitolo 4
*** 4 Capitolo ***



Il rientro a casa, decisamente non facile, avviene nella massima discrezione.

Olivia non vuole che la gente del quartiere possa spettegolare o insospettirsi sui loro bizzarri comportamenti delle ultime ore.

“Mi vesto da sola, non c’è bisogno che resti qui….a fissarmi” – dice Agata alla madre, notando che la donna non ha intenzione di lasciarle un briciolo di privacy.

“Scordati che permetterò altre tue alzate di testa. Mettiti qui che ti sistemo i capelli” – la costringe a sedersi sul letto e nervosamente le pettina la lunga chioma scura, non esitando neppure a recarle fastidio o dolore.

“Ahi” – esclama la diciottenne, quando la madre le stringe l’acconciatura con forza.

“Smettila di frignare. Passami le forcine che sono sul comodino” – le dice, ammutolendosi subito dopo. Ha deciso di non pronunciare parole se non strettamente necessario. Vuole che ad Agata quel silenzio pesi come un macigno sulla coscienza.

Ma la giovane gitana ha altro per la testa. E non essere costretta a sentire le prediche materne, ancora e ancora, è un bene per il suo umore, già messo duramente alla prova.

I minuti successivi vedono Olivia truccare la ragazza, così come la tradizione impone, con un make-up decisamente pesante e marcato.

“Ecco fatto” – le comunica, dopo averle chiuso la zip dell’abito.

Agata si sente così scomoda in quelle vesti, con un look più consono a sua madre o alla defunta nonna, piuttosto che a lei. Purtroppo ha poche scelte.

“Forza, andiamo. Abbiamo già perso troppo tempo. Sarà un’ora che attendono il nostro arrivo. Iniziamo davvero male i rapporti con questa famiglia…” - commenta, uscendo dalla camera.

Non prima di essersi data una sistemata rapida allo specchio.

“Aspetta...e la spilla?” - chiede, stringendo tra le mani il ricordo più caro che ha di suo padre.

“Ah…” - commenta Olivia, quasi infastidita.

Scruta la ragazza leggendo nei suoi occhi l’amore smisurato verso un oggetto a suo dire privo di bellezza e di importanza.

Agata fiduciosa glielo porge, in attesa di vederselo addosso.

Ma nulla di ciò accade.

La Jimenez adulta tira fuori da un cassetto vecchio, una giarrettiera di pizzo bianco e un nastrino blu, di quelli che adornano le bomboniere.

“Cos’è?” - domanda confusa la sposa.

La madre non risponde. Intreccia il nastro attorno a quell’estroso pizzo e ridacchiando, quasi provocatoriamente, le alza l’abito, creandole un certo imbarazzo.

La diciottenne sente la mani di lei viaggiare sulla sua gamba salendo fino all’altezza dell’inguine e lasciarle, in tale punto del corpo, la giarrettiera ben aderente alla pelle.

“Adesso hai qualcosa di blu...e di prestato. Era mio ”

“Ma.. ma… la spilla di papà?”

“Non ti darò più alcuna soddisfazione Agata. Questa la terrò io...per il momento” – forte del suo ruolo, la gitana ignora le reazioni di sua figlia, la quale fatica a ribellarsi come vorrebbe per via delle scarpe scomode e del vestito soffocante.

Affranta e devastata nell’animo, la ragazza manda giù l’ennesimo boccone amaro.

“Ti odio” – commenta, per sua fortuna non udita da nessuno.

Proprio in tale istante giunge Alfredo, percependo la forte tensione.

“Allora? Siete pronte? Alejandro mi ha chiamato… per l’ennesima volta. Gli ho detto che ci siamo”

“Bene! Andiamo allora.” – comanda Olivia, rivolgendo uno sguardo fulmineo alla sposa.

Il marito della Jimenez posa l’occhio sulla festeggiata, sorridendole e complimentandosi per la sua eleganza, ignorato dalla diretta interessata, troppo presa a soffocare il dispiacere.

Allora l’uomo si avvicina alla moglie e le sussurra – “Ehm… amore mio, ma non ha nulla di blu. I Garcia hanno precisato che…”

“Shh” – lo zittisce – “ Il blu lo mostrerà a suo marito stanotte..quando dovrà togliersi quell’abito di dosso”

Frase che spiazza Alfredo. Gli basta poco per intuire il significato di tali parole.

“Ehm...va bene” – chiude la questione, arrossendo. Porge il braccio alla consorte, ed apre la porta alla sposa.

“Forza e coraggio!” - si rivolge alla figliastra, sorridendole.

Agata lascia l’abitazione con un solo briciolo di gioia: non dovervi mettere mai più piede in veste di vittima di sua madre.

Il percorso fino all’automobile è breve ma colorato dalle voci e i canti del vicinato che elogiano la festeggiata.

“Viva la sposa” – urlano addirittura alcune donne anziane.

Tutto sa di allegria...tutto...tranne lo stato d’animo della giovane zingara.

**********************************

“Notizie? Mi sto preoccupando. Non vorrei fosse successo qualcosa” – chiede Victoria Garcia al consorte, guardandolo chiudere una telefonata.

“Stanno arrivando. Hanno avuto dei problemi con le nostre richieste”

“Cioè?”

“Le tradizioni del blu, eccetera. Insomma le assurdità volute da nostro figlio” – spiega Alejandro.

“Ah ok, beh l’importante è che hanno risolto. Qui anche la voce di Antonio e le sue canzoni hanno cominciato a spazientire gli ospiti”

“Ormai ci siamo, tesoro mio” – fiero del successo nell’accordo matrimoniale, il capofamiglia stringe la mano di sua moglie e la bacia con dolcezza.

Passano pochi secondi e il clacson esterno di un’automobile genera caos e sorpresa.

“Eccoli” – esclama di gioia il parroco, invitando la gente ad alzarsi.

Antonio, teso come una corda di violino, si posiziona sull’altare, pensando a cosa accadrà da lì in avanti.

La marcia nuziale, voluta a tutti i costi da Victoria, prende il via e l’ingresso accoglie la sposa.

Sicuramente una sposa non raggiante ma con gli occhi inumiditi...motivo decisamente immaginabile.

A passo lento, nervosa e timorosa dell’avvenire, Agata percorre la piccola navata che la separa dall’ormai prossimo marito, contenendo le sue emozioni turbolente.

“Sei bellissima” – le dice il bel Garcia, quando si trovano l’uno di fronte all’altra.

Agata accenna un sorriso forzato, di risposta.

A quel punto il parroco dà inizio alla cerimonia. Uno scambio di promesse che nessuno dei due sposi sente dal profondo del cuore, e che viene vissuta con commozione solo da parte dai loro genitori e da qualche vecchia anziana del quartiere nostalgica dei tempi passati.

Olivia, posta di fianco al coniuge, sembra irrequieta.

“Amore, stai serena. Ormai è fatta” – Alfredo la conosce bene e gli basta poco per avvertire il suo malessere, quindi cerca di calmarla.

“Con quella testa calda di mia figlia non è possibile!” – commenta, sottovoce la gitana.

Ma ecco giunto il momento che la Jimenez adulta attende… e che ha programmato ben 15 anni prima.

“Tu Antonio Pedro Garcia vuoi prendere in moglie la qui presente Agata Jimenez e prometterle di esserle fedele sempre…” - le parole di rito vengono lette con trasporto da parte di chi crede fortemente ad un sacramento quale il matrimonio.

E la risposta affermativa del giovane non tarda ad arrivare, accompagnata dai singhiozzi commossi dell’anziana nonna in prima fila.

Il turno di Agata, invece,viene vissuto con tachicardia sia da parte della diretta interessata che da parte della sua mamma.

“Ecco ci siamo” – sussurra Alfredo, positivo più che mai.

Agata sente quelle promesse come un macigno sul cuore. Avrebbe una voglia matta di fuggire...di nuovo. Ma sarebbe l’ennesimo errore.

La sua mente la riconduce ad alcune ore prima e le rammenta il consiglio di Ivàn, giungendo ad immaginare una vita alternativa a quella disegnata dai genitori per lei…

Senza esitazione alcuna, dà una risposta netta e decisa - “Si, lo voglio”

Sentire la voce della diciottenne recitare una promessa così potente, manda in estasi la signora Jimenez che non contenendo la gioia si alza in piedi e urla la sua felicità – “Bravissima figliola”

Alfredo la invita a sedersi e controllarsi, mentre alcuni ospiti ridacchiano.

Reazione che non sfiora minimamente la sposa, cosciente che Olivia non desiderava altro che quel dannato SI lo voglio.

La funzione prosegue con lo scambio degli anelli, ennesimo simbolo, quello, di un nodo che la appena maggiorenne è costretta a stringere con uno sconosciuto e con la sua famiglia.

Lascia che Antonio le infili la fede al dito per poi fissarsi la mano, vincolata a lui… pochi secondi dopo esegue lo stesso gesto.

E con la frase conclusiva “ Vi dichiaro marito e moglie. Puoi baciare la sposa” – il ragazzo avvicina il viso di Agata al suo e per la prima volta, dopo sole 24ore dalla loro conoscenza effettiva, la bacia.

Un delicatissimo bacio, forse anche troppo. Talmente soave che Agata giurerebbe di non aver neppure sentito il respiro del ragazzo su di sé.

Che sia per l’imbarazzo di fronte a tutti?

Sorvola e si accinge a lasciare la chiesa, mano nella mano con il suo ormai marito.

È una sensazione strana non essere più Agata Jimenez diciottenne ribelle e figlia della vedova del quartiere...oggi è Agata Jimenez Garcia moglie di qualcuno, nuora di qualcuno, e sicuramente prossima a dover divenire madre di qualcuno. Lo legge scritto nelle stelle ormai! In fondo per chiudere il capitolo scritto da Olivia manca solo questo “Piccolo”dettaglio...mettere al mondo un bambino.

Lasciandosi prendere da tanti pensieri, percorre i pochi metri che la separano dall’uscita dove la folla giunta lì a celebrare li accoglie con musiche, danze e urla di gioia.

“Balla con lui, forza” – le ordina sua madre, avvicinatasi alla figlia per rammentarle che la sua mansione non è ancora finita.

Deve fingere allegria… è parte dell’accordo e dell’evidente punizione in seguito alla fuga.

I minuti seguenti sono di pura baldoria, fino all’ora in cui si opta per lo spostamento nel luogo adibito alla vera e propria festa.

L’auto attende i due sposi, pronta a condurli a destinazione.

Antonio apre lo sportello alla sua consorte, aiutandola a prendere posto, dato l’ingombrante abito.

E nei secondi che precedono la sua salita a bordo, Agata nota sul sedile del ragazzo un bigliettino.

Confusa lo prende e legge.

E ciò che legge le fa sussultare il cuore…

**********************************

Il clima di festa impedisce di notare la presenza estranea che si aggira nei dintorni e che nel mentre ha scrutato tutta la situazione.

Una persona inaspettata che, con la medesima discrezione con cui ha assistito al rito, rientra alla base.

Chiude la porta alle sue spalle e si stende su un vecchio materassino.

Lo annusa come a volersi inebriare di un ricordo recente, quello di un corpo che era sdraiato lì, di fianco al suo. .

“Chissà se quel bigliettino ti condurrà qui… io ti aspetto e non vedo l’ora di rivederti… Agata!”

Immaginando di vederla entrare e prendere posto di fianco a lui, con quella chioma folta e nera come la pece, e quelle perle scure che ha al posto degli occhi, Ivàn si appisola, speranzoso che al suo risveglio le cose possano andare nel verso giusto.


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Capitolo 5
*** 5 Capitolo ***


La festa prosegue tra euforia, musiche e danze gitane, sangria e cibo in abbondanza. Olivia Jimenez giurerebbe di non aver mai assistito ad un matrimonio come quello, e, in realtà, inizia quasi a nutrire invidia. Sua figlia lamenta nozze combinate nonostante il lusso che potrà vivere d’ora in avanti. Invece per quanto riguarda lei, le sue nozze sono state misere così come il suo quotidiano.

Seduta ad un tavolo, sorseggia vino, osservando Agata, al centro della pista da ballo, circondata dai Garcia e parenti vari che ascoltano la voce di Antonio intonare una canzone che d’ora in avanti sigillerà, agli occhi degli altri, la loro unione.

Pues me he enamorado

Y te quiero y te quiero

Y solo deseo

Estar a tu lado

Soñar con tus ojos

Besarte los labios

Sentirme en tus brazos

Que soy muy feliz”


https://www.youtube.com/watch?v=dlHO_HHj2EU


Olivia non partecipa a quel momento di musica e festa, consapevole che Agata non prova nessuna gioia. Piuttosto la donna osserva i vari regali posti ad un lato della sala, incredula per la ricchezza accumulata da sua figlia in poche ore; più di quella che una gitana misera come lei ha saputo mai guadagnare in vent’anni.

“Amore, a cosa pensi? Non sei contenta che la questione si è conclusa al meglio? Finalmente Agata è sposata. Siamo imparentati con i Garcia adesso” – Alfredo si avvicina alla moglie e disturba, con le sue parole, i pensieri della donna.

“Sì, spero che mia figlia non commetta alcun passo falso, perderebbe una fortuna” – precisa la mora.

“Dubito rinuncerebbe, visto che Antonio può regalarle una serenità anche economica”

“E’ qui che ti sbagli, caro” – commenta Olivia; sposta gli occhi sul marito e aggiunge – “Agata non è come me. Le importa poco di fare la bella vita”

“Sicura? E come ti spieghi quel bracciale costoso che aveva al polso ieri? Diceva che si trattava di un regalo. Dubito che conosca qualcuno tanto ricco”

Quell’osservazione colpisce la gitana che torna a riflettere su un dato che sembrava aver rimosso dalla memoria.

“Già! Hai ragione. Ora che mi ci fai pensare devo ancora capire questa storia” – sospettosa, cerca di trovare spiegazioni.

Potrebbe aver rubato? Idea scartata subito. Se c’è una cosa che Agata non farebbe mai, perché lontana dai principi dell’uomo che ama di più al mondo, suo padre, è proprio quella di rubare ad altri.

Vendersi per ricevere in cambio robe preziose? Beh...la ragazza dalla sua reazione quando la madre glielo domandò è chiara...non lo farebbe neanche morta.

La memoria della signora Jimenez passa in rassegna tutte le amicizie di sua figlia. Nessuna..proprio nessuna..con possibilità economiche di tale portata.

“Non riesco a capire come ha fatto ad averne uno, senza che io mi potessi accorgere di qualcosa”

“Dai lascia perdere. Inutile impazzire su cose che ormai contano poco. Anzi, andiamo a ballare anche noi. Tra poco andranno via tutti, approfittiamone ancora un po'” – la prende per mano cercando di farla alzare.

E Olivia accetta, nonostante quella vicenda continua a puzzarle di marcio.

E’ sera quando la gente è via e restano solo i due sposini con i loro genitori.

I Garcia sono entusiasti dell’esito del party e continuano a riempire di complimenti la matriarca Jimenez per la bellezza di sua figlia e per averla educata al meglio: a loro dire mantenendosi composta ed elegante di fronte agli invitati l’ha resa una perfetta mogliettina, così come deve essere.

Ma Agata, decisamente povera di parole, ha la testa altrove. Non ha manifestato reazioni ed è sembrata sottomessa, giovando agli occhi dei tradizionalisti presenti.

Un bigliettino continua a mandarla in subbuglio, e la canzone dedicatale da Antonio, poco prima, ora le riecheggia nell’orecchio, ma il cuore la associa inevitabilmente al compagno sbagliato.

“Credo sia giunto il momento di andare a dormire, no? Stanotte sarà una notte speciale per i nostri ragazzi..prima che crollino per la stanchezza” – dice mamma Victoria, sorridente e fiduciosa che nelle successive ore il suo adorato figlio e la sua sposa concepiranno il tanto atteso erede.

Il novello sposo non sembra molto a suo agio nel trattare l’argomento e percepisce l’ansia di Agata, svegliatasi dai suoi pensieri avendo captato il discorso.

Per tranquillizzarla, Antonio le lancia uno sguardo rapido che vale più di mille discorsi e la gitana legge nei suoi occhi un “Non faremo nulla, tranquilla”, rilassandosi, per rispondergli con un sorriso di ringraziamento.

Olivia, invece, per smuovere l’ormone, che nota essere addormentato nel suo attuale genero, ci tiene a precisare della giarrettiera di pizzo che avvolge la coscia della sua figliola, suscitando un certo interesse perfino negli uomini adulti presenti, che immaginano precisamente quella fascia aderire perfettamente al corpo della diciottenne.

“Mi sembra ottimo, non trovi anche tu Toni?” - Victoria apprezza che la nuora abbia premura nel facilitare la prima notte, ignara che le intenzioni sono di Olivia e non di Agata.

“Ehm...cara, andiamo dai, i ragazzi devono raggiungere la loro nuova abitazione” – Alfredo interviene e chiude il discorso, per evitare imbarazzi alla diciottenne che infatti è arrossita e potrebbe esplodere da un momento all’altro.

“Domattina verremo a dare un’occhiata che tutto sia ok” – precisa la Garcia, prendendo a braccetto la neo consuocera, per ridacchiare entusiasta ed uscire dalla sala ricevimenti.

“Bene, ahm...noi siamo esausti. Ci congediamo, famiglia” – Antonio riesce finalmente a congedarsi e portare via sua moglie da quell’invadenza genitoriale.

Saliti in auto ora sono diretti nel nido d’amore, come lo chiama mamma Victoria.

Antonio ha visto l’abitazione un paio di volte, mentre i genitori organizzavano la costruzione e sistemazione interna, ma Agata è decisamente all’oscuro di quello che diventerà il principale luogo dove trascorrere la vita.

“Finalmente liberi” – il bel Garcia si rilassa, slacciandosi la fastidiosa cravatta che ha indosso da un’intera giornata, gettandola sui sedili posteriori del mezzo.

“Già” – commenta lei, non distogliendo lo sguardo dal finestrino.

“Ehi, cosa ti ho promesso quando ci siamo conosciuti ieri? Che saresti stata libera. E sarà così, non voglio tarparti le ali”

“Lo faranno le nostre famiglie, ho percepito il loro fiato sul collo fino a pochi secondi fa” – confessa la gitana, che ,nonostante avesse la testa altrove, ha avvertito il peso di elevate aspettative.

“Basterà dire che il nipote non arriva e punto” – spiega Antonio, trovando il giusto escamotage.

“Non arriva? Intendi dire che non riesco a rimanere incinta? È con questa scusa che vuoi evitare quello che loro pretendono da noi?” - ride scettica – “Ci potrebbero imporre delle visite, dei controlli, e guarda ci giurerei...incolperebbero me come la colpevole di un ventre sterile”

“Agata…abbiamo poche scelte” – continua lui, fermo sulla sua idea.

La gitana respirando profondamente, arresa alla realtà da affrontare, annuisce, e torna ai suoi pensieri.

C’è uno che domina da ore la sua mente e che ha a che fare con un bigliettino. Un bigliettino non firmato..un bigliettino rivolto a lei… e la sola e unica persona che Agata speri voglia rivederla è un giovanotto dai capelli ricci e la barba folta. Possibile che durante tutta la sua festa non avesse altra voglia che fuggire per raggiungere Ivàn e parlare con lui?!

Sì, è possibile! E Agata ne diventa sempre più cosciente.

Pensare al suo nome la manda in estasi, e un sorriso sereno colora il suo viso spento.

Poi rammenta che le circostanze sono diverse e che i sogni resteranno sogni, almeno per il momento, e torna ad incupirsi.

*******************************

Giunti a destinazione, i novelli sposi varcano l’uscio di una casa che sembra agli occhi della gitana una reggia.

“Noi...noi… abiteremo qui?” - esclama, sbalordita.

“I miei hanno voluto a tutti i costi una dimora lussuosa per noi. Non ti piace?” - le chiede, accogliendola affettuosamente sottobraccio.

“Ehm..no, certo che mi piace, ci mancherebbe. È che io…” - poi si zittisce, eppure avrebbe voluto dire “Io sono più tipa da catapecchie come quella dove vorrei andare ora”, però prosegue dicendo altro – “E’ che io… credo sia troppo. Insomma, noi due, soli, in uno spazio così ampio, per trovarci dovremmo scriverci SMS da una camera all’altra”

L’osservazione della zingara fa ridere Antonio condivide quel punto di vista.

“Ero dubbioso anch’io, fidati. Tocca abituarsi. E poi… qui potremmo fare ciò che vogliamo. Con chi vogliamo, quando ci pare, senza sentirsi costretti a dover condividere la vita assieme. La trovo perfetta come vita matrimoniale, tu no?”

Sentendolo parlare con una prospettiva decisamente libertina, Agata si destabilizza, più di quanto già lo fosse. Aveva capito che il bel Garcia voleva un futuro senza gabbie, ma probabilmente ne desidera uno senza neppure la fede al dito. Con ogni sfumatura che ne consegue…

“Cosa intendi dire quando parli di…?”

“Nulla, nulla” – la interrompe, chiudendo l’argomento - “Dai, facciamoci questo giro panoramico della casa e poi a dormire. Sono esausto, non mi reggo più in piedi” – sorridendole con una dolcezza e guidandola con premura quasi fraterna, il novello sposo le mostra l’abitazione. Una villa enorme che sconvolge la Jimenez, specialmente quando riesce a constatare la presenza di una piscina esterna.

“Cazzo” – commenta, fissando il luogo che è certa avrebbe frequentato di più durante le prossime giornate senza fine della sua vita.

“Vuoi fare un tuffo?”

“Sono molto tentata” – non si trattiene nel manifestare il desiderio di buttarsi in piscina e dimenticare i suoi pensieri dandosi al relax.

Avrebbe voluto trascorrere quei minuti in solitudine. E per suo stupore, Antonio sembra capirlo e le lascia la privacy di cui necessita.

“Buonanotte a domani...mogliettina” – la saluta, con una dolce carezza sulla guancia, e fischiettando si allontana.

Agata lo fissa andare via non intuendo granché della sua personalità. Mentre lo osserva rientrare in casa, decide di distaccare la mente da ogni dubbio e ipotesi. Liberatasi di un macigno qual e’ l’abito nuziale, inclusa una giarrettiera ai limiti del sopportabile, in solo intimo, si tuffa in acqua.

Quel getto fresco le basta a restituirle vitalità e pace. Il silenzio attorno a sé, colorato di tanto in tanto solo dall’abbaiare di qualche cane di zona, è ciò che le serve.

Adagiata a bordo piscina, chiude gli occhi ed è lì che la sua testa torna a parlarle.

“Va’ da lui” - “Cosa ci fai ancora qui?” - “Ti sta aspettando”

Sobbalza, spaventata, quando ode all’orecchio la voce di Ivàn stesso sussurrargli “Vieni da me”

La Jimenez non sa quanto dista la villa dalla sua destinazione. Ma adesso ha un cellulare, un cellulare regalatole due sere prima dal suo attuale marito.

Con quel dispositivo può tutto.

Conosce l’indirizzo, o meglio la zona. Le basta cercare, impostare un navigatore e partire.

Non può salire nella camera da letto, frugare nelle valigie per prendere i primi capi a disposizione, potrebbe far rumore e attirare l’attenzione. L’unica opzione, a suo malincuore, è rindossare l’abito nuziale.

È sempre stata brava a strappare stoffe, sua madre se ne lamentava ogni volta, e così ,come era solita fare da bambina, sistema il vestito liberandolo di alcuni sfarzi opprimenti.

Lo indossa, e opta per un’uscita in auto all’insaputa del dormiente consorte.

Non prima di aver visto la giarrettiera a terra. La afferra e la guarda immaginando cose per cui arrossisce subito dopo.

“Ma sì, cazzo” – esclama a se stessa, adagiandolo sulla coscia, con più delicatezza di quella avuta da Olivia ore prima, poi corre via.

La macchina è parcheggiata a pochi passi e le chiavi sono ancora lì.

Sembra che il destino le stia spianando il cammino con facilità: Garcia che dorme, il telefonino che indica la via, l’auto pronta alla partenza, e lei pronta più che mai a dare inizio ad una vita matrimoniale particolare.

Sfreccia lontano qualche secondo dopo, ignara che nella sua nuova casa Antonio non è affatto andato a letto.

Guarda dal balcone le luci dei fari che si allontanano, mentre sorseggia del Martini.

Prende il suo Iphone e compone un numero.

“Ehi, sono io. Sono solo, ti aspetto”

***************************

Agata in meno di venti minuti raggiunge la destinazione, e corre speranzosa verso l’ingresso della catapecchia.

“Ivàn! Ivàn! Ivàn sono io, dove sei?” - lo chiama, lo cerca. Ma nulla.

E se non fosse stato lui a scriverle? Improvvisamente quel pensiero le invade la mente.

Ma se non è lui, chi può averle scritto un biglietto, per poi darle buca?

Confusa e disorientata, si guarda attorno. Sceglie, comunque, di attendere… cinque, dieci, quindici minuti...mezz’ora addirittura, domando al meglio il suo stesso sonno. E quando guardando l’ora si accorge che sono da poco passate le tre, decide di rincasare.

Andare fin lì, credendo ad un sogno ad occhi aperti, è da bambine e lei non lo è più. Ora è una moglie. Una moglie con esigenze, sicuramente, ma pur sempre una moglie.

Raggiunge l’auto, asciugando le lacrime che nel frattempo le hanno rigato le gote.

E quando è prossima a salirvi a bordo, una voce la immobilizza.

“Te ne vai di già?”

Il cuore di lei batte all’impazzata e l’umore muta come per magia.

Si volta lenta, pregando non si tratti di un’allucinazione o della stanchezza che le fa vedere cose irreali.

“Ivàn! Sei tu?” - cerca conferma, riconoscendo il giovane.

Lui le sorride e si avvicina.

“Scusa il ritardo” – le sorride, sfiorandole la guancia. Quella carezza è ciò di cui Agata ha bisogno.

“Sei qui in abito bianco. Non vorrai sposare anche me?” - la prende in giro, ammirandola in tutto il suo splendore.

La diciottenne ride, abbassando lo sguardo, quasi imbarazzata.

“Sei bellissima!” - riprende lui, invitandola ad alzare gli occhi.

I due si guardano in silenzio per qualche secondo, secondi che sembrano un’eternità e che Agata vive come fossero le sole e uniche gioie della vita.

Poi, senza controllarsi, lo abbraccia, stringendo quanto più le è possibile.

“Entriamo? Voglio mi racconti la tua giornata” – propone Ivàn, riuscendo a controllare un istinto che lo avrebbe invece spinto a fare altro con la ragazza che ha davanti.

Aiutandola a salire le scale per entrare nell’abitazione, nota i vari strappi “L’hai ridotto tu così questo vestito?”

“già! Mia madre non ne sarà felice, e mi frega poco” – commenta Agata, tornando finalmente la ribelle che è sempre stata. Varcare quell’uscio le fa bene, perché sembra quasi che solo tra quelle mura riesce ad essere se stessa.

Distesi sul materassino, che Ivàn ha ripulito e sistemato qualche ora prima per l’occasione, i due trascorrono le successive due ore a parlare.

Parlare. Sì parlare. È solo questo ciò che accade tra di loro.

Soli, in una bolla dove isolarsi, è ciò che basta ad entrambi per essere felici.

E’ la stanchezza poi a prendere il posto delle parole.

La Jimenez si addormenta e mai come in quel momento, tra le braccia di Ivàn, si sente davvero a casa, nel suo nido ideale.

************************

È l’alba quando qualcosa la sveglia. Né i raggi del sole, né dei rumori, né sogni strani… ma è una voce che canticchia qualcosa, e delle mani che le accarezzano e giocano con i suoi capelli.


Pues me he enamorado

Y te quiero y te quiero

Y solo deseo

Estar a tu lado

Soñar con tus ojos

Besarte los labios

Sentirme en tus brazos

Que soy muy feliz”


Aspetta, aspetta!!! Ad Agata è decisamente familiare quella melodia e lo sono anche quelle parole.

Sobbalza improvvisamente.

“Ehi, buongiorno” – la saluta lui, regalandole un sorriso disteso e sereno.

Ma Agata lo fissa,stranita. E proprio tale canzone la riporta con i piedi per terra.

“Devo andarmene, cazzo. È tardissimo”

Mentre si affretta, sistemandosi per raggiungere l’automobile, seguita a ruota da Ivàn, la Jimenez avverte un segno dal destino… come mai Ivàn cantava proprio quella canzone? Quelle parole? Quella melodia?

Sembra uno scherzo, una coincidenza assurda del fato. Come se si divertisse a ricordarle che, nonostante possa essere felice, c’è una parte di vita, quella reale, che domina.

“Ci vediamo stasera?” - chiede lui, guardandola salire a bordo.

La gitana incrocia il suo sguardo e , seppure agitata per quanto potrebbe accadere con suo marito a breve , data l’ora tarda, gli dà l’ok. Istintivamente si avvicina e gli dà un dolce bacio sulla guancia.

Poi prima di allontanarsi gli sussurra – “Poi mi racconterai il perché di questa canzone, me la stavi dedicando?”

“E’ la mia preferita. E credo sigilli questo momento di vita che sto condividendo con te”

E senza darle modo di chiedere altro, incolla le sue labbra a quelle di lei.

Lasciandola in estasi per le sensazioni ed le emozioni vissute durante un incontro di labbra decisamente eccitante, il ragazzo corre via, prendendo una strada alternativa, che lo condurrà da lì a poco alla sua triste realtà quotidiana...così come anche Agata.

La zingara svolta a destra, imbocca il percorso e guida con le farfalle nello stomaco, l’adrenalina a mille, il cuore che esplode, le labbra ancora pulsanti come se fossero ancora a contatto con quelle di lui, e con una melodia e delle parole che le risuonano nella testa .

“Pues me he enamorado…” - canticchia, pensando “sì, forse è così, forse mi sono innamorata...”

e continua - “Y te quiero y te quiero,y solo deseo estar a tu lado” – e probabilmente è proprio ciò che vuole… stargli vicino ora e per sempre.


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