Zolforol

di Lisbeth_Dreemur
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Primo avvistamento, in prigione! ***
Capitolo 3: *** Ghilbert, uomo a metà ***
Capitolo 4: *** Ghery è salvo! Di nuovo insieme ***
Capitolo 5: *** La maledizione ***
Capitolo 6: *** Battaglie e tradimenti ***
Capitolo 7: *** Amore e deserto ***
Capitolo 8: *** I draghi vogliono il libro ***
Capitolo 9: *** I tre Palantil ***
Capitolo 10: *** Glania ***
Capitolo 11: *** Addio, mio Re ***
Capitolo 12: *** Sacrificio umano ***
Capitolo 13: *** Abbiamo il libro, ma i draghi ci vogliono morti ***
Capitolo 14: *** Divisi ***
Capitolo 15: *** 14 ***
Capitolo 16: *** 15 ***
Capitolo 17: *** 16 ***
Capitolo 18: *** 17 ***
Capitolo 19: *** 18 ***
Capitolo 20: *** 19 ***
Capitolo 21: *** 20 ***
Capitolo 22: *** 21 ***
Capitolo 23: *** 22 ***
Capitolo 24: *** 23 ***
Capitolo 25: *** 24 ***
Capitolo 26: *** 25 ***
Capitolo 27: *** 26 ***
Capitolo 28: *** 27 ***
Capitolo 29: *** 28 ***
Capitolo 30: *** 29 ***
Capitolo 31: *** 30 ***
Capitolo 32: *** 31 ***
Capitolo 33: *** 32 ***
Capitolo 34: *** Epilogo ***
Capitolo 35: *** Ringraziamenti ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


C’era una volta, un regno incantato

No, un regno popolato da draghi!

Gli abitanti di quel regno si chiamavano zolforolesi, per via delle miniere di zolforol, un minerale iridescente, simile allo zolfo nel colore e nell’odore, ma totalmente privo delle sue caratteristiche. Gli zolforolesi, lo usavano come materiale da costruzione, per la sua durezza, che lo faceva paragonare al marmo. Le case quindi erano a dir poco stupende, spe-cialmente all’alba, quando i primi raggi del sole, colpendo le innumerevoli sfaccettature delle case, le rendevano irreali, quasi magiche.

Per la verità quel minerale era realmente magico, ma gli abitanti di zolforol lo ignoravano e anzi, non credevano nella magia.

Tanto tempo addietro, quel luogo era la terra dei draghi, ora, però essi si erano rintanati sulle montagne, nelle profondità delle miniere, probabilmente nell’attesa di giorni migliori.

Gli zolforolesi temendo di essere divorati dai draghi, non si avvicinavano mai alle loro tane.

Il regno era governato da un re, lontano discendente dei grandi e valorosi sovrani, che avevano scacciato i draghi. Purtroppo egli non era neppure una brutta copia di loro, era, infatti, un re capriccioso, pieno di vizi e debolezze; incapace persino di prendere decisioni semplici, per fortuna al suo fianco aveva una sposa buona, generosa e capace, che lo consigliava e lo amava.

Avevano due figli e una figlia: Malcon, Gerry e Flinty.

Gerry era il più piccolo e assomigliava molto alla madre, Malcon al contrario, era capriccioso e malvagio anche più del padre e ciò era motivo di tristezza per sua madre, che non riusciva ad insegnargli ad essere un buon re. Flinty, infine, era una ragazza molto esuberante e un po’ ribelle, aveva solo vent’anni e possedeva un coraggio da leone e un gran cuore.

 

Nelle prigioni del castello reale, vi erano innumerevoli prigionieri, quasi tutti dissidenti politici. Flinty spesso, disobbedendo al padre, scendeva nelle segrete e andava a trovare i prigionieri, che la amavano. Lei cercava con ogni mezzo di alleviare le loro sofferenze, portandogli frutta, pane e coperte. D’inverno faceva freddo e l’umidità penetrava nelle ossa, specialmente dei più anziani che spesso passavano a miglior vita prima di essere processati. Suo padre, infatti, era molto indeciso e c’impiegava anni a decidere se processare o rilasciare un prigioniero, intanto questi languivano nelle celle.

 

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Capitolo 2
*** Primo avvistamento, in prigione! ***


Un giorno Flinty, triste per la morte dell’ennesimo prigioniero, cavalcava solitaria nelle campagne circostanti il castello, quando vide un ragazzo cavalcare in lontananza.

Questi era nero di capelli e aveva un portamento regale, dritto sulla sella con i capelli al vento; incuriosita dal nuovo arrivato, Flinty si lanciò al galoppo per raggiungerlo.

Quando ormai era alle spalle del misterioso cavaliere, un drago blu comparve nel cielo arancio del meriggio e con la velocità della luce, superato il cavaliere, si apprestava ad assalirla.

“Buttati a terra!”

Gridò il giovane, ma Flinty era terrorizzata, letteralmente bloccata dalla paura.

Coraggiosa lo era, ma un drago era troppo anche per l’intrepida principessa. Il cavaliere, vedendo la paura nei suoi occhi, capì che non sarebbe saltata dal cavallo, allora spronò il suo e si gettò su di lei, rotolando a terra proprio, mentre il drago si avventava sul cavallo e lo portava via con se.

Flinty svenne!

Al suo risveglio, era vicino ad un fuoco scoppiettante e si accorse che era ormai buio, il sole era tramontato e gli ultimi bagliori del giorno, rosseggiavano all’orizzonte.

Flinty, si toccò la testa dolorante e solo allora, si accorse della presenza del ragazzo. Visto da vicino era ancora più bello, le fiamme tremolanti del fuoco del bivacco, riflettendosi nei suoi occhi, li rendevano due stelle luccicanti e i capelli, sciolti sulle spalle e la barba incolta d’alcuni giorni, gli davano un’aria vissuta, ma guardandolo bene, non doveva avere molti anni più di lei. Appena si fu ripresa completamente, si rese conto che era tremendamente tardi e balzò in piedi urlando:

“E’ tardissimo, se non arrivo a casa per cena, le prenderò di santa ragione!”

Il ragazzo, divertito per la reazione quasi da pazza, si alzò e le chiese:

“Dove abiti? Ti avrei riportato a casa, se avessi saputo dove abitavi! Io mi chiamo Ghery e tu?”

La principessa non sapeva se essere più sorpresa o più offesa, come poteva non sapere chi era?

“Io sono Flinty, principessa del regno di Zolforol! Ti ringrazio di avermi salvata da quel gigantesco drago, ma ora per cortesia, potresti accompagnarmi al castello, il mio cavallo se l’è mangiato il drago e quando lo dirò a mio padre… no, non farmi pensare ora, c’è tempo, troverò una scusa plausibile lungo il tragitto. Ora sbrighiamoci o non ci saranno scuse che terranno!”

Era ormai buio, la luna stava facendo capolino da dietro le montagne, quando giunsero alle porte della città. La zona circostante, pullulava di guardie del re, che pattugliavano le campagne, in cerca della principessa.

Appena scorsero Ghery con la principessa sulla sella davanti a lui, si precipitarono verso di loro e armi in pugno li circondarono.

“Un drago ha attaccato la principessa!”

Esordì allarmato Ghery, alzando le mani in segno di pace. Allora si fece avanti il capo delle guardie, un omone barbuto, scuro di pelle e d’animo e chiese senza preamboli:

“Dove è successo e chi sei tu?”

“Vicino al…”

Flinty però interruppe Ghery e saltata giù dal cavallo agilmente, cominciò ad urlare:

“Non è vero, quest’uomo mi ha rapita, lo sanno tutti che i draghi non vengono mai in pianura! Arrestatelo!”

Flinty aveva visto arrivare suo padre al galoppo e temendo le fosse proibito di uscire dal castello sola, aveva deciso di sacrificare Ghery, dimentica che lui le aveva salvato la vita solo poche ore prima.

Il povero Ghery fu così trascinato giù dal cavallo e condotto in catene nelle buie e umide prigioni del castello con l’accusa di rapimento e lesioni personali ad un membro della famiglia reale.

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Capitolo 3
*** Ghilbert, uomo a metà ***


I giorni successisi parvero a Flinty interminabili, suo padre come il solito era indeciso, Ghery languiva in una puzzolente cella e lei non sapeva cosa fare. Si era, infatti, subito pentita del gesto compiuto, lui rischiava la morte o di rimanere nelle segrete a vita, doveva rimediare al suo errore o non se lo sarebbe mai perdonato.

Con questo peso sul cuore, in un grigio pomeriggio autunnale senza sole, cavalcava, dirigendosi senza ac-corgersene, verso le montagne dei draghi. Ad un tratto, un verso disumano, la riscosse dai suoi torvi pensieri, riportandola alla realtà. Si accorse così di trovarsi alle pendici dei primi colli che portavano alle montagne, rallentò l’andatura e tese l’orecchio.

L’urlo riecheggiò nuovamente, era straziante, pareva un verso di dolore, ma non era umano. Flinty non sapeva se avere paura e andarsene al galoppo o lasciare che la sua curiosità prevalesse.

Due minuti dopo era a terra, che strisciava tra i sassi in direzione del misterioso essere.

Girò dietro un masso e … un drago, un magnifico drago blu cobalto iridescente! Ferito!

Flinty, dopo un attimo di sorpresa, in cui non sapeva se avere paura o proseguire, prese coraggio e nonostante il terrore, fece altri due passi e il drago si accorse della sua presenza.

Grandi occhi neri e profondi come la notte, la fissavano con un’intensità paralizzante e sembravano dire:

"Aiutami!"

Fu allora che vide il legno piantato nel polpastrello della zampa destra del drago.

Dando fondo all’ultimo briciolo di coraggio, prese il legno tra le mani e tirò con tutte le sue forze, liberando dal dolore l’animale, che subito si calmò e cominciò a leccarsi la ferita.

Flinty, approfittando della distrazione dell’animale, cercò di sgattaiolare via, ma con suo grande stupore, sentì una voce alle sue spalle che diceva:

“Grazie principessa!”

Il drago parlava! Per lo spavento e lo stupore, Flinty inciampò e cadde tra i sassi rovinosamente.

“Ti sei fatta male?”

Chiese il drago premuroso e lei voltatasi, vide che la creatura non c’era più, ma al suo posto un giovane ragazzo dai capelli corvino, con riflessi blu cobalto, le porgeva la mano, per aiutarla a rialzarsi.

Flinty spaventata e allo stesso tempo incuriosita, accettò l’aiuto, si rialzò e fatto un profondo respiro chiese tutto d’un fiato:

“Sei un mago, uno stregone o cos’altro, dove è andato il drago e …”,

ma il giovane la interruppe, mettendole dolcemente un dito sulla bocca.

“Una domanda per volta, grazie! Mi chiamo Ghilbert, non sono un mago, né tanto meno uno stregone, che poi è la stessa cosa, sono un drago e un essere umano! Se hai un po’ di pazienza, ti racconterò tutto, sediamoci”.

Ghilbert fece strada a Flinty, che lo seguì, sempre più curiosa, arrivati ad un anfratto riparato dal vento del nord, si sedettero e lui cominciò la storia.

“Quattro anni fa, mi trovavo nelle miniere del mio paese, Agave, quando, curiosando in un tunnel abbandonato, trovai una tana di drago, con un cucciolo appena nato dentro. Tentai di rapirlo, per venderlo, pagano bene i cuccioli, dicono che ci ricavino medicine, in ogni modo, arrivò la madre e io fui catturato. Pensavo già di essere un uomo morto, invece, lei mi prese tra le sue fauci e mi portò nel cuore della montagna, davanti al gran consiglio dei draghi, i quali sentenziarono:

"Per aver tentato di rapire un nostro cucciolo, sarai trasformato in drago, così capirai cosa significa essere cacciato, braccato e odiato!"

Verso l’imbrunire, quando il sole tramonta, o quando il cielo è coperto di nubi spesse, come oggi, torno umano. Questa mattina però mi ero ferito e quando ciò accade, non riesco a controllare la mia trasformazione, il dolore mi annebbia la vista e mi impedisce, non so perché, di trasformarmi. Grazie ancora per aver estratto il legno, hai avuto molto coraggio! Ti sono debitore, chiedimi tutto ciò che vuoi e nel limite delle mie possibilità, lo esaudirò”.

Flinty era letteralmente al settimo cielo, un drago per amico!

Ghery!

Come se fosse stata attraversata da un lampo, le tornò alla mente il motivo per cui quel giorno si era allontanata dal castello e decise di chiedere l’aiuto di Ghilbert.

“Un mio amico, cui devo la vita, è tenuto prigioniero, nelle prigioni del castello, aiutami a liberarlo e sarai libero da ogni obbligo con me!”

Quindi Flinty cominciò a raccontare tutti i fatti per filo e per segno, del carattere capriccioso e malvagio di suo padre e di suo fratello maggiore, che spesso le faceva desiderare di fuggire, della paura che aveva provato, quando il drago si era avventato su di lei quella mattina di una settimana prima, di come Ghery l’aveva salvata, buttandola a terra e poi riaccompagnandola sul suo cavallo e di come infine lei, per paura che le impedissero di uscire dal castello a causa del drago, aveva mentito, accusando Ghery di rapimento.

Ghilbert le rivelò che quel drago era lui, quella mattina, avvistandola da lontano, aveva deciso di rapirla, per provare poi a chiedere il suo aiuto.

“Tu sei la figlia del re che governa la terra dei draghi, pensavo che forse avresti potuto aiutarmi! Da quello che mi hai raccontato su tuo padre, però, temo che non riceverei una buona accoglienza!”

La sera stava scendendo inesorabile, Flinty doveva tornare al castello, salirono a cavallo e si avviarono verso la pianura.

Ghilbert era silenzioso, cavalcava sicuro verso il castello, cingendo con un braccio la vita di Flinty e pensava.

Ricordava, quando era un ragazzo come tanti e maledisse la sua curiosità. I suoi coetanei, potevano fare ciò che volevano, a quell’età, venticinque anni, si fanno i progetti e ci s’innamora, lui invece, era condannato ad una vita a metà, di giorno drago, di notte uomo.

“Questa sera, ti voglio come mio ospite!”

Disse ad un tratto Flinty rompendo il silenzio e i pensieri torvi di Ghilbert.

“Credo che non sia saggio, domani mattina, al sorgere del sole, io tornerò ad essere un drago, guarda!”

E così dicendo indicò il cielo ad occidente. Le nubi si erano squarciate e la prima stella della sera brillava all’orizzonte, tra gli ultimi bagliori del giorno, l’indomani sarebbe stata una magnifica giornata di sole.

A cinquanta metri dalle mura della città, Ghilbert fermò il cavallo, smontò e disse:

“Domani mattina all’alba, fatti trovare sui bastioni del castello, ti verrò a prendere, ma non spaventarti per il mio aspetto!”

Flinty si tolse dal collo la sua catenina d’oro e la porse a Ghilbert dicendogli:

“Metti questa su una zampa, così non avrò dubbi sulla tua identità!”

Si salutarono, quindi Flinty cavalcò fino in città, entrò al galoppo nel cortile del castello e sua madre le corse incontro, preoccupata per l’ora tarda.

“Fuori ci sono tanti pericoli, perché mi vuoi male?”

Flinty non rispose, ma si diresse decisa verso i suoi appartamenti, quando incontrò suo fratello Malcon che esordì sprezzante,

“Chi era quel ragazzo dai capelli colore dei corvi, cui hai dato un pegno d’amore?”

Evidentemente il fratello era sui bastioni a scrutare il cielo e aveva visto

Ghilbert che prendeva la catenina, cercò di svicolare e proseguire per la sua strada, ma Malcon la prese per un braccio, costringendola a guardarlo in faccia.

“Allora, sto aspettando una risposta e che sia convincente, altrimenti dirò al re che t’incontri di nascosto con un amante, o forse era un cospiratore come l’altro, che morirà domani!”

Morirà! Ghery giustiziato!

“Quando?” Chiese allarmata Flinty.

“Domani, quando il sole sarà allo zenit, ma …”

Flinty però, si era divincolata e correva disperata verso la sala del trono, decisa a supplicare suo padre di fermare l’esecuzione; disposta persino a dire la verità e rischiare la sua libertà. Suo padre pero, fu irremovibile.

“Saresti capace di dire qualsiasi cosa per salvare persino un assassino, hai il cuore troppo buono, non saresti mai stata una buona regina, per tua fortuna e del regno, sarà tuo fratello a succedermi. Ora vai nelle tue stanze e restaci, da oggi non potrai più uscire sola dal castello!”

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Capitolo 4
*** Ghery è salvo! Di nuovo insieme ***


L’alba arrivò, le ultime stelle si spensero, come inchinandosi all’arrivo del sole che, colorando il cielo ad oriente di un rosa intenso, fece capolino.

Ghilbert sarebbe stato lì a momenti, Flinty corse sui bastioni e attese. Il sole splendeva stupendo in cielo, ma del drago non vi era traccia.

“Chi stai aspettando?”

Malcon la fece trasalire arrivandole alle spalle; lei si voltò e proprio in quell’istante, alle spalle del fratello, ecco apparire Ghilbert. Bello come non mai, con le squame iridescenti che, colpite dal sole, mandavano bagliori in tutte le direzioni.

“Ti consiglio di spostarti, se non vuoi farti male!”

Disse Flinty indicando dietro le spalle del fratello. Malcon si mise a ridere rumorosamente, ma la risata gli morì in gola, quando giratosi, vide arrivare il drago più grande che avesse mai visto, anzi l’unico che avesse mai visto.

Ghilbert era ormai sopra ai bastioni, rallentò, prese Flinty dolcemente per le spalle e volò via, lasciando Malcon a terra, sconvolto e terrorizzato ad urlare:

“Un drago ha rapito la principessa Flinty!”

Incapace di credere, che la sorella fosse amica del drago.

In pochi minuti il castello si animò, ma Ghilbert era ormai lontano.

“Dobbiamo agire in fretta, A mezzogiorno uccideranno Ghery!”

Disse Flinty senza preamboli.

Ghilbert la depose delicatamente a terra e si mise a pensare ad un piano.

“Potrei incendiare il castello e …”

“No! C’è troppa gente innocente all’interno! Torniamo al castello, chiederai uno scambio, Ghery per me!”

Intanto il castello era in stato d’allarme, tutti erano stati mobilitati per uscire alla ricerca della principessa e per il momento si erano completamente dimenticati dell’esecuzione.

Ghery, ignaro di tutto, passeggiava nervosamente nella sua buia cella, era quasi l’ora, ma nessuno veniva a prenderlo.

“Forse la principessa è riuscita ad ottenere la grazia o almeno un rinvio”

Pensò speranzoso.

Ad un tratto sentì dei passi avvicinarsi e la speranza si affievolì, “È ora!”

Pensò abbassando il capo.

Due guardie aprirono la cella e lo condussero su per le scale senza dire una parola, arrivati all’aperto gli ci volle qualche attimo prima di abituarsi alla luce. Dopo una settimana passata nella semi oscurità delle prigioni, la luce del mattino lo accecò, ma appena si fu ripreso, quello che vide, lo paralizzò.

Un enorme drago blu cobalto, che volteggiava minaccioso sul castello, con la principessa svenuta tra i denti.

“Ecco il prigioniero che volevi!” Gridò il re “Ora lascia andare mia figlia, come hai promesso!”

Ghery era terrorizzato, perché il drago lo voleva? Avrebbe voluto girarsi e tornare nella sua cella, ma era pietrificato, il gran cacciatore di draghi Ghery, bloccato dalla paura! Era una scena ridicola, si sarebbe messo a ridere, se non fosse che, non riusciva a muovere un solo muscolo.

Il drago atterrò, posò Flinty a terra con estrema delicatezza, poi alzò lo sguardo e incrociò quello di Ghery.

“Sali in groppa senza fare domande, o preferisci che ti prenda in bocca?”

Disse il drago digrignando i denti e avanzando verso di lui.

“Il cacciatore è diventato la preda, che ironia!” Con il cuore che gli pulsava in gola, si fece coraggio e mosse alcuni passi verso il drago. Arrivato a pochi centimetri, Ghilbert abbassò il collo e lo invitò a salire, facendogli l’occhiolino. Con lo stupore dipinto sul volto, Ghery salì.

“Tieniti forte fratellino!” Disse Ghilbert, quindi si alzò in volo, dirigendosi verso le montagne ad una velocità spaventosa.

Quando giunsero in vista delle prime colline Ghilbert scese a terra e disse a Ghery:

“Non tentare la fuga, non ti farò del male! Non fare domande ora, al calar del sole capirai!”

Ghery era frastornato, i draghi erano feroci e spietati per natura, uno di loro aveva ucciso e divorato suo fratello. Da quel giorno, lui era diventato un cacciatore di draghi, sperando di trovare il drago, che aveva ucciso suo fratello. Tutti quelli che aveva ucciso in quegli ultimi quattro anni, sette per l’esattezza, avevano tentato di ucciderlo, lo dimostravano le numerose cicatrici sul suo corpo. Perché questo drago non lo aveva ancora divorato?

Era indifeso, senza la sua spada e il suo arco, la testa gli doleva, i pensieri si accavallavano, aveva fame ed era stanco, giacché non aveva chiuso occhio la notte scorsa. Fece un passo verso il drago, ma la testa gli girò e cadde a terra svenuto.

“Troppe emozioni, povero Ghery!”

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Capitolo 5
*** La maledizione ***


Un fuoco scoppiettante e il profumo invitante di carne sullo spiedo, svegliarono Ghery.

“Ben svegliato, hai fame?”

“Sì, ma dove è andato il drago e tu chi sei?”

Ghilbert, tornato umano al calar del sole, gli voltava le spalle rigirando uno spiedo sul fuoco.

“Non riconosci la mia voce, è così cambiata?” Così dicendo, si voltò verso Ghery che restò a bocca aperta.

“Respira!” Disse ridendo Ghilbert.

“Fratello sei proprio tu, o sto sognando?” Ghery non riusciva a credere ai propri occhi, lo aveva cercato per un anno, non credendo alla sua morte, poi per tre anni aveva dato la caccia ai draghi, in cerca di vendetta e ora… com’era possibile, dove era stato in quegli ultimi quattro anni, perché se n’era andato senza una parola…

Ghilbert lo osservava e intuiva le mille domande che affollavano la sua testa, così disse:

“Credo di doverti delle spiegazioni, siediti e mentre mangiamo questo coniglio, ti racconterò tutto ciò che mi è successo in questi quattro anni.”

Ghery si avvicinò e si sedette davanti al fuoco e Ghilbert cominciò a raccontare:

“Tutto cominciò alla miniera, litigai con il capo per una questione che neanche mi ricordo, corsi via arrabbiato e trovai un cunicolo che s’inoltrava nella montagna. Lo imboccai e trovai una tana di drago, cercai di rapire un cucciolo, ma la madre tornò e mi catturò. Pensai di essere spacciato, la mia fine era vicina, invece, mi condusse davanti al gran consiglio dei draghi, i quali mi condannarono ad una vita a metà.

Lì cominciò l’inferno! Mi lanciarono un incantesimo addosso, svenni, caddi a terra e al mio risveglio, mi trovai nel centro della piazza del paese ed ero un drago! Sì, un drago blu cobalto iridescente!

Ero frastornato, terrorizzato, vidi arrivare alcuni miei compagni di lavoro e provai a parlare con loro, ma questi scapparono urlando. Continuavo a dire: "sono Ghilbert", ma era tutto inutile, o non capivano ciò che dicevo o erano troppo spaventati per ascoltarmi. Così mi alzai in volo cercandoti, ma non ti trovai, non potevo entrare in mezzo alle case, ero enorme!

Ero disperato, meditavo vendetta contro i draghi che mi avevano reso un mostro, così misi in giro la storia del drago mangia uomini, tu ti saresti messo il cuore in pace e io sarei potuto andare in cerca dei responsabili, risolto il mio problema sarei tornato da te. Da quel giorno non mi risparmiai, volevo trovare e uccidere tutti i draghi, pensando così di rompere l’incantesimo. Ho percorso immensi tragitti, ucciso molti draghi, ma per ora niente mi ha restituito le mie sembianze. La sera, quando il sole tramonta, io torno umano, ma all’alba, appena i primi raggi mi colpiscono, ritorno un drago. Quando l’altro giorno ti vidi, cercai di rapirti, per spiegarti la situazione, l’arrivo della principessa Flinty però mi fece venire un’idea migliore. Rapire lei e chiedere al re di aiutarmi. Secondo i miei calcoli lui dovrebbe essere un discendente del sovrano che scacciò i draghi sulle montagne. Pensavo che fosse un mago, ma Flinty, che ho rincontrato ieri, mi ha smentito. Mettendo un piede in fallo, mi si era conficcato un legno nella zampa, lei me lo ha tolto con gran coraggio. Quando sono ferito perdo il lume della ragione e non riesco neppure a tornare umano. A proposito, domani dovremo andare al castello, per vedere se sta bene. Nel trambusto della fuga, non ho visto se si era rimessa in piedi!”

Disse Ghilbert, concludendo.

“È stata molto coraggiosa la principessa, suo padre è un tiranno malvagio, capriccioso ed eternamente indeciso, tranne che in questa occasione, in una settimana ha deciso la mia morte.

Stento ancora a credere alle tue parole, ma non ho motivo di dubitarne, quindi, ben tornato fratello, nessuno d’ora in poi potrà più dividerci!”

I due fratelli si abbracciarono con le lacrime agli occhi e rimasero lì, stretti l’uno all’altro senza parlare, assaporando quel momento magico, che tante volte avevano sognato entrambi negli ultimi quattro anni.

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Capitolo 6
*** Battaglie e tradimenti ***


Il sole stava per sorgere, sarebbe stata una giornata splendida, soprattutto per i due fratelli, che si erano appena ritrovati. Flinty, invece, era triste, rinchiusa in camera sua, per la sua incolumità, prigioniera in una gabbia dorata, aveva pianto tutta la notte e ora, esausta, sul fare del mattino, si era addormentata.

Erano passate da poco le otto, quando il castello, improvvisamente, si riempì di urla.

“Il drago!”

“Il drago è tornato per ucciderci tutti!”

“Scappiamo, arriva il drago!”

Ghilbert divertito, volteggiava sul castello con Ghery sulla schiena.

“Abbassati un po’ di più, non vedo niente!”

“Tranquillo Ghery, io vedo benissimo, se mi avvicino di più, gli arceri ci abbatteranno. Invece di usare gli occhi, usa la lingua, chiamala! No, non serve, eccola là!”

Flinty, infatti, svegliata dal trambusto, si era affacciata alla finestra della sua camera.

“Bene, ora che abbiamo visto che sta bene, andiamo! Non vorrei che a qualcuno venisse la brillante idea di usare la catapulta!” Disse Ghilbert con apprensione.

“Aspetta, Flinty sta facendo dei gesti! Sembra che voglia dirci qualcosa!” Disse Ghery fermando il fratello in procinto di virare e allontanarsi.

Ghilbert, maledicendo il suo buon cuore, virò stretto, avvicinandosi pericolosamente alle mura, per ascoltare le parole della principessa.

“Portatemi con voi, mio padre vuole farmi sposare, domani! Vi scongiuro!”

“Dobbiamo aiutarla, in fondo ha salvato la vita ad entrambi e ci ha riunito!” Disse Ghery guardandola con profonda compassione.

“Ti rendi conto che questo sarebbe un rapimento?!” Rispose Ghilbert, allontanandosi nuovamente.

“Io la chiamerei piuttosto una fuga di casa, volontaria e giustificata!” Ribatté Ghery, assestando una pacca sulla spalla di Ghilbert.

Doveva decidere in fretta, dagli spalti cominciavano ad organizzarsi.

“D’accordo, preparati, dovrai prenderla al volo, dille di buttarsi dalla finestra a gesti, nessuno dovrà capire le nostre intenzioni, fino all’ultimo!”

Ghery cominciò a mimare un tuffo in modo piuttosto goffo e improbabile, ma Flinty, inaspettatamente, capì e fece segno con una mano che era O.K.

“Avvicinati, ha capito!”

Ghilbert fece un’altra virata stretta, s’inclinò e lanciò il segnale, Flinty si buttò e Ghery prontamente la prese tra le braccia. Quindi puntò verso le montagne a gran velocità scomparendo alla vista dei soldati in breve tempo. Solo quando fu al sicuro, fuori portata dalle catapulte, si decise a chiedere se stavano tutti bene.

“Tutto bene, è fantastico volare così veloce!” Rispose Flinty con voce argentina.

Giunti nel luogo dove la sera prima avevano bivaccato, si fermarono per decidere il da farsi.

“Io indietro non torno! Domani volevano farmi sposare un principe pelato e sdentato, che vive nelle fredde terre del nord!” Disse risoluta Flinty.

“D’accordo, ma cosa hai intenzione di fare?” Chiese Ghilbert, accucciandosi accanto a lei.

“Potrei venire con voi! Dove andate?”

“Già, bella domanda!”

Disse Ghery guardando suo fratello negli occhi.

Ghilbert si mise a ridere divertito quindi, fattosi serio, esclamò:

“Dove vado io voi non potete venire, ne uno ne l’altra, io vado dai draghi! Ora che ti ho ritrovato Ghery, desidero più che mai tornare umano al cento per cento. Li sfiderò, chiedendo in cambio la mia libertà!”

“Tu sei pazzo, non puoi farcela, loro sono tanti e potenti!” Rispose preoccupata Flinty.

“Forse non sarà necessario che tu affronti i draghi in duello!” Disse Ghery, con un sorriso enigmatico sul volto.

“Spiegati chiaramente, fratellino, sai forse qualcosa che io non so sui draghi?”

“Durante le mie peregrinazioni a caccia di draghi, incontrai un vecchio mago, che mi raccontò la storia della sua vita!”

Rispose Ghery, quindi, sedutosi a terra cominciò a narrare la storia. Tanto tempo prima, in un epoca ormai dimenticata, i maghi e gli uomini vivevano in armonia e si erano alleati contro i draghi, che terrorizzavano e devastavano le loro terre da decenni.

La guerra che ne era scaturita, detta dei due popoli, era stata cruenta e molti erano periti da ambo le parti.

I maghi, un giorno, pensando di essere più forti e meglio protetti dalle loro barriere, avevano deciso di sferrare l’assalto finale da soli, senza consultarsi con il re degli uomini. Nottetempo, erano usciti dall’accampamento, senza farsi vedere ne sentire e si erano diretti verso le tane dei draghi.

La battaglia del giorno appena trascorso era stata durissima e al calar del sole, i draghi si erano ritirati nelle loro roccaforti per riprendere fiato; certi che nessuno avrebbe osato attaccarli nel loro covo.

Arbeleg, il re degli uomini, però si avvide della scomparsa dei maghi e credendo di essere stato tradito, era uscito con tutti i suoi cavalieri sul far del mattino, deciso a vendicare il tradimento subito.

I maghi intanto erano penetrati nella roccaforte dei draghi e stavano dando battaglia.

Quando giunse il re, trovò molti maghi morti e molti altri agonizzanti, mentre di draghi non ce n’era più l’ombra. Vide a terra il capo dei maghi, Fingaer e gli si avvicinò per chiedere spiegazioni. Fingaer, ormai in fin di vita riuscì solo a dire, con un filo di voce, che erano riusciti a far fuggire i draghi, ma che suo figlio era stato catturato. Poi, in un ultimo sforzo disperato, aveva messo un libro nelle mani del re, dicendogli che esso era il libro degli incantesimi e dei relativi contro incantesimi dei draghi, quindi era spirato.

Con quel libro in mano, qualsiasi mago avrebbe potuto affrontare e contrastare lo strapotere dei draghi. Arbeleg però, si rese conto che i maghi erano tutti morti, tutti tranne uno: Draugdin, il figlio del suo amico Fingaer, che purtroppo era stato fatto prigioniero dai draghi e condotto chissà dove.

Si misero dunque all’inseguimento dei draghi, ma essi erano fuggiti in un luogo segreto, protetto dai loro incantesimi più potenti.

Passarono moltissimi anni, gli uomini ormai pensavano che i draghi non sarebbero più ricomparsi, purtroppo però, si sbagliavano e un brutto giorno, essi riapparvero come per magia, nelle terre desolate del sud.

Re Feador, quarto discendente del re Arbeleg, convocò il consiglio di guerra e all’unanimità, decisero di dar battaglia e uccidere tutti i draghi o perire nell’impresa.

Cominciò così un’altra guerra, chiamata battaglia oscura, a causa delle nubi nere e pestilenziali che i draghi soffiavano sul campo di battaglia. I draghi erano troppo forti e re Feador se ne rese subito conto, così senza chiedere consiglio, tentò una disperata trattativa di pace.

La pace fu stipulata a caro prezzo, i draghi presero il controllo totale del regno, uccisero Feador e imprigionarono molti cavalieri. Il libro degli incantesimi però non fu ritrovato, Feador prima della disfatta, era riuscito, infatti, a nasconderlo in un luogo segreto.

I draghi divennero così i padroni del mondo, ma per fortuna o per puro caso, dopo secoli di terrore, si stancarono di comandare e profondamente annoiati, si ritirarono nelle loro montagne e lì vivevano tutt’ora.

Capite? Se troviamo il libro, risolveremo tutti i nostri problemi!”

Disse concludendo Ghery.

“Scusa, ma non erano tutti morti i maghi?”

“Dimentichi Draugdin, il mago catturato! Fu un suo diretto discendente a raccontarmi la storia. L’antenato, riuscì a fuggire dalla montagna, nascondendosi poi nelle terre desertiche vicino al mare!”

“Bene, andiamo da questo mago, troviamo il libro e …”

“Un momento, frena l’entusiasmo ragazzina, a sud ci sono pericoli inimmaginabili. Belve feroci, sabbie mobili e chissà cos’altro. Non posso portarmi dietro una ragazzina indifesa! E’ fuori discussione!”

“Non sono indifesa come può sembrare, so tirare di scherma, cavalcare alla perfezione e tirare con l’arco discretamente e poi, ormai non ho più una casa dove tornare.”

Disse Flinty con la voce rotta e le prime lacrime che le rigavano il volto.

“Quando al castello, abbiamo deciso di prenderla con noi, abbiamo anche implicitamente deciso di proteggerla. Io mantengo le promesse e non la abbandonerò!”

Disse Ghery avvicinandosi a lei e circondatala con le braccia, la stinse forte a se.

Ghilbert alzò gli occhi al cielo, quindi disse:

“D’accordo! Però dovrai allenarti a migliorare le tue capacità con l’arco! Nelle terre selvagge, essere discretamente capaci, non è sufficiente!”

Quindi partirono, dirigendosi a sud alla ricerca dell’ultimo mago.

Lungo la strada Flinty si allenava, sotto la super visione di Ghery e la sera, stanca ma felice si addormentava accanto al fuoco.

“Devo ammettere che sta migliorando, sei un buon maestro”

Disse Ghilbert, seduto accanto a Ghery, una sera, mentre lei già dormiva.

“Lei ti piace vero?” Chiese infine a bruciapelo.

“Sì, ma lei non ha occhi che per te!” Rispose Ghery arrossendo.

I due fratelli si soffermarono a guardare Flinty che dormiva beata, la vita all’aria aperta e l’esercizio fisico, l’avevano resa davvero affascinante. I capelli le si erano schiariti stando al sole, la pelle si era abbronzata, dandole un aspetto quasi orientale, aveva accorciato il vestito troppo lungo, strappandolo all’altezza del ginocchio, ripromettendosi di comprarsi un paio di pantaloni al primo villaggio che avessero incontrato e le sue gambe nude in bella vista erano alquanto belle.

“Non ti arrendere, non sempre gli amori nascono a prima vista!” Disse infine Ghilbert, assestando una pacca sulla spalla al fratello, sdraiandosi poi a riposare.

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Capitolo 7
*** Amore e deserto ***


Ancora una settimana e sarebbero giunti alla grande distesa desertica, dove viveva il mago, ma rintracciarlo non sarebbe stato facile. Infatti, il mago era nomade, si spostava da un angolo all’altro del deserto, seguendo le mandrie di antilopi che cacciava per sopravvivere.

Flinty ormai era diventata bravissima con l’arco e Ghery era sempre più innamorato di lei. Ghilbert non pensava ad altro, che al giorno in cui sarebbe potuto tornare umano, spezzando l’incantesimo dei draghi.

Finalmente arrivarono al grande deserto del sud, un’immensa distesa di sabbia finissima e bianca come la neve.

“Sembra un mare senza l’acqua!”

Esclamò eccitata Flinty.

“Sì, anche a me diede la stessa sensazione la prima volta che lo vidi”

Rispose Ghery cingendole le spalle con un braccio, affettuosamente.

“Scusate se interrompo, ma è quasi il tramonto, cerchiamo un posto per accamparci”

Ghilbert aspettava con ansia, ogni giorno, l’arrivo del tramonto, momento in cui si ritrasformava in essere umano. La situazione gli pesava sempre di più, anche perché cominciava anche lui ad innamorarsi di Flinty. Non osava però confessarlo, che futuro poteva darle? Se solo fosse riuscito a spezzare l’incantesimo? Poi c’era suo fratello, innamorato perso. Voleva molto bene a Ghery, quindi il suo cuore era diviso.

“Quando e se riuscirò a tornare umano, ci penserò!”

Disse un giorno tra se, ma soffocare un sentimento nascente non era facile e in più, Flinty cercava in ogni momento il contatto fisico con lui.

Quello che soffriva di più era Ghery, che diventava sempre più taciturno.

Dopo due giorni di ricerche a vuoto, si sedettero sconsolati.

“Forse è morto, era così vecchio!” Disse Ghery.

“Non dirlo neanche per scherzo!” Urlò Flinty.

“Potrebbe avere ragione! Domani andrò a fare un sorvolo da solo, sarò più veloce! Tornerò prima del tramonto, voi state con gli occhi aperti e non cacciatevi nei guai!” Disse Ghilbert risoluto, ma triste.

Quella sera nessuno parlò più, mangiarono, poi si coricarono uno vicino all’altro per scaldarsi. Ghilbert non riuscì a chiudere occhio, guardava Flinty e suo fratello e pensava sconsolato, che tutti i suoi sogni si stavano infrangendo un’altra volta, forse doveva andarsene, loro sarebbero stati felici insieme.

L’alba arrivò inesorabile, Ghilbert fu trasformato dai primi raggi di sole. Calde lacrime gli rigarono il suo muso mostruoso, aprì le ali e senza aspettare che Flinty e Ghery si svegliassero, volò via.

Percorse un lungo tratto senza neanche guardarsi attorno, piangeva e le lacrime gli annebbiavano la vista. Dopo mezz’ora di volo sentì fame e scese a volo radente per catturare un’antilope. Catturata la preda, scese a terra per mangiarsela. Proprio mentre stava per addentare l’animale, una voce alle sue spalle lo fece trasalire.

“Ehi drago, me ne offriresti un pezzetto?”

Ghilbert si voltò di scatto e si trovò davanti il mago!

“Sei temerario, non hai paura di me?” Disse Ghilbert staccando una gamba all’antilope e porgendola al mago.

“So riconoscere un assassino e tu non lo sei di certo! Ti ho visto ieri con i tuoi amici, nessun drago assassino si farebbe montare da una donna!”

Ghilbert si mise a ridere e accucciandosi a terra chiese:

“Siete voi l’ultimo mago, discendente di Draugdin, colui che riuscì a sfuggire al signore dei draghi?”

“Sono proprio io, mi stavi forse cercando per riportarmi da loro?” Rispose sospettoso il mago.

“No! Io, anche se non si direbbe, sono un uomo, mi chiamo Ghilbert e sono vittima dell’incantesimo di un drago. Di giorno sono costretto ad avere le sembianze di un drago, ma la sera, al calar del sole, ritorno uomo. Sono alla ricerca di un modo per spezzare l’incantesimo!” Rispose Ghilbert.

“Capisco e io cosa potrei fare?” Chiese gentilmente.

“Ghery, mio fratello minore, mi ha raccontato che lei conosce il luogo dove fu nascosto il libro dei contro incantesimi dei draghi. Con quel libro e il tuo aiuto come mago …”

“Frena l’entusiasmo, sono troppo vecchio e non credo di riuscire più a fare incantesimi potenti, però mia figlia forse, potrebbe farcela”.

Quindi si accinse ad accendere un fuoco per cuocere la carne.

“Dove si trova tua figlia?” Chiese impaziente Ghilbert.

“Al castello di Zolforol. In quanto al libro poi, non so dove si trova!”

Ghilbert si fece pensieroso, mangiò l’antilope cruda, poi si appoggiò su un fianco e aspettò che anche il mago finisse la sua colazione.

“Un modo per trovare il libro ci sarebbe, ma non sarà facile!” Disse infine il mago alzandosi in piedi.

“Sono disposto a tutto, pur di sciogliere questo incantesimo, che mi costringe ad una vita a metà!” Rispose Ghilbert rizzandosi sulle zampe.

“D’accordo, prima però portami da Ghery, vorrei tanto rivederlo, quando ci conoscemmo fu tanto gentile e mi dispiacque lasciarlo partire”.

Ghilbert non fece obbiezioni, fece salire il mago tra le sue ali e si diresse verso l’accampamento. Ma una brutta sorpresa li attendeva, infatti, i due ragazzi non c’erano, il fuoco era spento, l’arco di Flinty e la spada di Ghery erano a terra e una pozza di sangue, macchiava la terra.

“Ghery! Flinty! Accidenti, li ho lasciati soli per un’ora e…”

Ghilbert non si dava pace, cosa poteva essere successo?

“Guarda, orme di umanoidi!” Segni di lotta e orme fresche si allontanavano in direzione delle montagne.

“Umanoidi? Cosa sono?” Chiese allarmato Ghilbert.

“Sono creature bestiali, ne uomini, ne animali, stanno sulle montagne che circondano il deserto. Il vostro fuoco deve averli incuriositi e sono scesi per veder chi avesse invaso le loro terre!”

Non c’era un minuto da perdere, dovevano raggiungerli prima che riuscissero a tornare nei loro covi sotto le montagne, quindi si lanciarono all’inseguimento.

Gli umanoidi non potevano avere più di un’ora di vantaggio, che la velocità di Ghilbert, presto colmò e una nuvola di polvere apparve all’orizzonte.

“Eccoli!” Gridò il mago.

Ghilbert si lanciò in picchiata e con la sua vista acuta riuscì a scorgere Ghery e Flinty, legati e trascinati a forza, ad un’andatura folle.

L’avvistamento del drago, creò scompiglio, alcuni fuggirono sparpagliandosi, altri si misero a correre ancora più forte.

Ghilbert incenerì quelli che si erano staccati dal branco, ma non osava lanciare fiamme vicino ai suoi amici.

“Avvicinati di più, cercherò di fermarli con una magia!”

Ghilbert non se lo fece ripetere, in volo radente arrivò proprio sopra agli umanoidi e il mago lanciò l’incantesimo. Davanti ai rapitori si materializzò un’enorme ragnatela magica, che non poterono evitare e finendoci nel mezzo vi restarono invischiati.

Ghilbert scese a terra e mordendo a destra e a sinistra liberò Ghery.

“Dov’è Flinty?”

“Non lo so, era qui accanto a me, fino a poco prima che la ragnatela ci bloccasse il passo!”

Si guardarono attorno disperati, poi la videro! Un umanoide, evitando all’ultimo momento la ragnatela, l’aveva trascinata con se ed era ormai a pochi passi da una caverna.

Ghilbert si lanciò all’inseguimento, solo per schiantarsi contro la roccia, la caverna, infatti, era troppo piccola per la sua apertura alare.

“Ghilbert, stai bene?” Chiese Ghery correndo verso di lui allarmato.

“Sì, ma mi è scappato!”

“Andrò io, tu non puoi entrare e non possiamo aspettare che cali il sole!”

“Vi state dimenticando di me! Forse posso fermarlo, senza rischiare troppo!”

Detto ciò scagliò un incantesimo nel tunnel e si mise in ascolto.

Ghery e Ghilbert impazienti domandarono: “Che cosa hai fatto?”

“Zitti, ascoltate, eccola!”

Flinty correndo, con le mani ancora legate, uscì dalla caverna.

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Capitolo 8
*** I draghi vogliono il libro ***


Ghilbert tirò un sospiro di sollievo, ma subito dopo cadde su un fianco svenuto. Un umanoide era riuscito a graffiarlo, iniettandogli il veleno che aveva sotto le unghie.

“Presto, bisogna incidere la ferita e fare uscire il veleno!” Disse allarmato Draugdin.

Usando il pugnale del mago, incisero a fondo la ferita e lasciarono sgorgare il sangue nero e infetto, finché non ritornò rosso, quindi Draugdin richiuse il taglio con una formula magica.

“Se passa la notte, sarà salvo!”.

Andarono a recuperare le loro cose e approntarono il campo. Era rischioso restare così vicini alle tane degli umanoidi, ma Ghilbert non era trasportabile; avrebbero fatto la guardia a turno.

Ogni due ore, Ghery e Flinty si davano il cambio al capezzale dell’amico, intanto il mago preparava una pozione.

“Che cosa stai facendo?” Chiese Ghery dopo averlo osservato a lungo.

“Preparo una pozione contro le infezioni, se ciò avvenisse, tuo fratello non avrebbe scampo! A proposito, sono felice di averti rincontrato, anche se in circostanze poco piacevoli. Ghilbert mi ha raccontato le sue vicissitudini e spero di riuscire ad aiutarlo. Io porto il nome del mio antenato, che la fece sotto il naso ai draghi, il grande Draugdin. Aiutando lui, vendicherò l’onore del mio antenato. Egli fu umiliato, torturato e privato della dignità umana, proprio come tuo fratello! Cosa c’è di più umiliante, che essere costretti ad essere un mostro e non avere la libertà delle proprie azioni!”

Il giorno passò lento, il sole raggiunto l’orizzonte, annunciò l’arrivo della sera, Ghilbert non si era ancora ripreso, aveva la febbre alta, la ferita si era arrossata, chiaro sintomo di un’infezione. Gli ultimi raggi del sole scomparvero dietro il deserto e Ghilbert si trasformò in uomo, come ogni sera.

Flinty seduta al suo fianco piangeva, Ghery si tratteneva, si sentiva impotente, solo il mago era in movimento, intento a finire la pozione di guarigione. Era da molto tempo che non ne preparava ed era un po’ ‘arrugginito’.

Verso mezzanotte la febbre calò fino a scomparire, tutti gioirono, ma era solo un’illusione, la ferita alla gamba era infetta, un’infezione non naturale.

Normalmente, infatti, un’infezione provoca pustole e siero biancastro, invece ciò che usciva dalla gamba di Ghilbert era blu. Era un veleno magico e il suo corpo, dopo aver lottato con tutte le armi, si era arreso, per questo la febbre era scomparsa!

“La mia pozione non ha effetti contro il veleno magico, temo che non ci sia più nulla da fare!” Disse Draugdin sconsolato, dopo aver esaminato la ferita.

“Ci dovrà pur essere un modo per salvarlo! Una contro magia, qualsiasi cosa!”

Flinty disperata scoppiò a piangere a dirotto e ora anche Ghery si era lasciato prendere dallo sconforto più totale. Aveva appena ritrovato il fratello e lo stava perdendo di nuovo.

All’improvviso sentirono un forte vento su di loro e un maestoso drago blu atterrò a pochi metri da loro. La sorpresa fu grande e il terrore li pietrificò.

“Non temete, non voglio farvi del male!” Disse il drago, accucciandosi accanto a loro.

“Mi chiamo Glasparo, sono stato inviato qui per salvare la vita di Ghilbert!” Detto ciò pronunciò strane parole magiche e la ferita sulla gamba di Ghilbert si richiuse.

“Il gran consiglio dei draghi lo tiene d’occhio fin dal giorno in cui lo punirono per aver tentato di rapire i nostri cuccioli. Hanno visto che ha imparato la lezione, lo faranno tornare umano! Prima però dovrete fare una cosa per noi: portateci il libro degli incantesimi dei nostri antenati e Ghilbert avrà la libertà!”

“Perché dovremmo, con quel libro tra le mani, voi diventereste nuovamente invincibili e ci annientereste!” Rispose Ghery ripresosi dallo spavento.

“Forse, ma se decideste di tenere il libro non sapreste come usarlo, servono decenni di studi per fare il contro incantesimo che salvi Ghilbert. Non avete scelta, se non sarà effettuato il contro incantesimo entro un anno, lui morirà. Quattro anni fa, al momento dell’incantesimo, gli fu iniettato un veleno potentissimo, esso si sta espandendo in tutto il suo corpo, tra dodici mesi sarà arrivato al cuore e lo ucciderà, dilaniandolo! A voi la scelta…”

Concluse soffiando aria calda contro Ghery che coraggiosamente si era alzato in piedi davanti a lui.

“D’accordo, ma…”

“Niente ma, noi non negoziamo mai!” Così detto volò via, sollevando una nube di sabbia accecante.

“Maledetti!” Urlò Ghery tossendo violentemente per la sabbia ingerita.

“Dormiamoci sopra” Disse Draugdin appoggiando una mano sulla spalla di Ghery.

“Cosa? Un drago ci minaccia e tu vuoi dormire?”

“Ghery calmati, ora non possiamo fare nulla, se voleva ucciderci lo avrebbe già fatto, gli serviamo! Non corriamo alcun pericolo per ora. Riposiamoci e domani ne discuteremo con Ghilbert.”

La notte trascorse senza altri avvenimenti di rilievo e una nuova limpida alba annunciò il giorno nascente. In cielo non c’era una sola nuvola e i primi raggi del sole, colpendo Ghilbert lo trasformarono in drago.

Quando furono tutti svegli, si sedettero e raccontarono a Ghilbert gli avvenimenti della notte precedente.

“Cosa, cosa? Voi avete accettato, ma siete impazziti? Preferisco morire tra atroci sofferenze, piuttosto che consegnare loro il libro!” Urlò Ghilbert.

“Cerca di ragionare, cosa potevamo fare?” Disse Flinty sconsolata.

“Mandarlo a quel paese!”

“Ti aveva appena guarito la ferita. Forse sono cambiati!” Azzardò Flinty.

“Cambiati? No, i draghi non cambiano. Sono come i lupi, possono perdere il pelo, ma non il vizio. Sono cinici, crudeli e si sentono onnipotenti, i padroni del mondo!”

“Ma, ti hanno salvato la vita!” Disse Ghery alzandosi in piedi.

“Lo hanno fatto solo perché gli servo, sicuramente il libro è nascosto in un luogo inaccessibile per loro. Quando lo avranno recuperato, ci uccideranno tutti!”

“Sentiamo cosa ne pensa Draugdin!” Disse Flinty.

“Io so quello che mi ha raccontato mio padre, che a sua volta gli raccontò il suo. Conosco solo il lato crudele dei draghi. Certo… non mi era mai capitato di incontrarne uno così da vicino… i suoi occhi sembravano sinceri. E’ passato tanto tempo dall’ultima battaglia, forse cominciano veramente ad amare anche loro la pace e la tranquillità” Disse pacatamente Draugdin.

“Allora perché vorrebbero il libro? Lo desiderano, lo bramano fin da quando glielo sottrassero e ora hanno trovato il modo per riaverlo e perpetrare la loro vendetta! Io non mi piegherò mai al loro volere! Preferisco cento volte la morte!” Urlò Ghilbert alzandosi poi in volo e scappando via.

“Ghilbert, torna indietro!” Urlò Flinty dietro all’amico.

“Lascia che si sfoghi, tornerà! Intanto noi prepariamoci a partire”. Disse Draugdin alzandosi.

“Partire, e per dove?” Chiese Ghery.

“Ci dirigeremo verso il regno degli uomini che combatterono i draghi, a Zolforol, il libro è lì!” Rispose Draugdin.

“Pensavo che tu non sapessi dov’era il libro?” Disse Ghery

“Ho mentito, non volevo che fosse scoperto il suo nascondiglio!”

“Io non posso tornare in quel regno, sono fuggita proprio da lì, per non sposare un damerino in carta pecorina!” Disse Flinty spaventata.

Detto ciò raccontò brevemente al mago la sua storia, che la ascoltò senza parlare, poi, quando ebbe terminato il racconto, Draugdin le fece capire che nella vita bisogna trovare il coraggio di affrontare le proprie responsabilità, anche se ciò può fare paura.

“Mio padre m’insegnò che ribellarsi al proprio destino è un’impresa quasi impossibile! Mio nonno ci riuscì, ma lo pagò a caro prezzo!”.

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Capitolo 9
*** I tre Palantil ***


Ghilbert tornò un’ora dopo, calmo, ma affamato.

“D’accordo, andremo a cercare il libro, ma se credono che glielo consegnerò senza lottare, si sbagliano di grosso! Piuttosto lo distruggo!”

Draugdin sorrise, Ghilbert gli ricordava il suo avo. Suo padre gli aveva raccontato della prigionia con i draghi, di come avesse lottato, senza alcuna speranza, per la propria libertà.

Draugdin era convinto che l’orgoglio e l’onore, fossero le qualità più forti che differenziavano gli uomini dai draghi, quello che non sapeva, era che n’esisteva un’altra, ben più potente, ma l’avrebbe scoperta presto.

Mentre si stava mettendo in spalla lo zaino però, una sfera rotolò fuori e Flinty raccoltala chiese: “Cos’è?” dicendo poi di averne già vista una simile al castello.

“Dove l’hai vista? Cerca di ricordartelo! Quello che hai tra le mani è un Palantil, un antichissimo mezzo di comunicazione dei maghi! Ormai n’esistono solo tre: uno è questo, uno è caduto nelle mani dei draghi e l’ultimo era in possesso del re degli uomini Feador, che era un apprendista mago di gran valore. Se troviamo quel Palantil, avremo trovato il libro, sicuramente Feador lo mise a guardia del nascondiglio, impregnandolo di magia!”

Disse Draugdin sgranando gli occhi, mettendole le mani sulle spalle. Flinty cominciò a pensare intensamente, cercando di andare indietro con la mente alla sua infanzia, quando spesso, girovagando per il castello, si ritrovava in luoghi segreti e sconosciuti.

Ad un tratto il Palantil nelle sue mani cominciò a brillare e al suo interno apparve una porta di legno d’ebano, con incise delle rune antiche al centro e due lance scolpite chiuse a croce, sovrastate da una corona dorata a dieci punte.

“La porta del luogo dove è tenuto il libro!”

Flinty era come in trance, Draugdin le tolse il Palantil dalle mani e lo osservò meravigliato. Per far funzionare un oggetto magico come quello, infatti, era necessario essere un mago e avere un’energia e una potenza non indifferente. Chi era Flinty? Mentre pensava queste cose venne però riportato alla realtà da Ghilbert che si mise a urlare vedendo Flinty accasciarsi a terra svenuta.

“Tranquillo, è normale, ha solo consumato molte delle sue energie per far funzionare il Palantil. Si riprenderà, le basterà dormire! Ora partiamo, dobbiamo raggiungere un villaggio prima di sera, non possiamo rischiare di passare nuovamente la notte alla diaccio con Flinty in queste condizioni”.

Ghilbert non fece domande, fece salire tutti sul suo dorso e partì velocemente verso il villaggio di Margunta.

Il viaggio fu silenzioso, tutti erano assorti nei propri pensieri e Flinty che normalmente chiacchierava tanto, dormiva beata tra le braccia di Ghery.

Gli ultimi raggi di sole scomparvero all’orizzonte pochi istanti dopo che

Ghilbert era atterrato.

“Già, ora troviamo un posto per dormire, siamo tutti esausti e soprattutto indolenziti” Disse Ghery adagiando Flinty, ancora profondamente addormentata, a terra e stiracchiandosi un po’ i muscoli indolenziti.

“La porto un po’ io, permetti? Quanto dormirà ancora?” Chiese poi Ghilbert, rivolto al Mago.

“Non saprei, forse dormirà per giorni, forse si sveglierà domani! Dipende tutto da lei, da quanta energia ha consumato e da quanta ne possiede!”

Trovarono una vecchia fattoria abbandonata, prepararono un giaciglio con della paglia e si addormentarono esausti.

Nessuno quella notte montò di guardia, quindi non si accorsero di essere sorvegliati.

All’alba Ghilbert, ritrasformatosi, accese un fuoco e aspettò che gli altri si svegliassero. Aveva fame, ma non osava allontanarsi dopo quello che era successo l’ultima volta nel deserto.

Ad un tratto sentì un rumore alle sue spalle, si voltò guardingo e si trovò davanti ad un bambino di non più d’otto anni, che terrorizzato non riusciva più a muoversi.

“Non avere paura piccolo, non sono cattivo. Mi chiamo Ghilbert e tu?”

Il bambino, sentendo che la voce era amichevole, si riebbe dalla momentanea paralisi rispondendo: “Mi chiamo Graub, tu cosa sei?”

Ghilbert scoppiò a ridere, poi si accovacciò fino a toccare terra con il muso.

“Io sono un uomo trasformato in drago. Un drago malvagio mi ha fatto un incantesimo e così di giorno ho questo mostruoso aspetto, ma di notte torno uomo. Tu sei troppo piccolo per sapere cos’è un drago, però fai bene ad averne paura, quelli veri sono degli assassini!”

“E come faccio a sapere che tu non lo sei?”

“Semplice, se ero un drago assassino a quest’ora ti avrei già mangiato, anche perché ho una fame!”

“Ghilbert, non spaventare questo povero bambino!”

“Flinty! Che piacere vederti nuovamente in forze! E comunque non stavo spaventando nessuno, chiacchieravo amichevolmente, aspettando che voi vi svegliaste! Lei è Flinty, principessa del regno di Zolforol”.

“Cavoli! Una principessa, tu allora sei la sua guardia del corpo!”

Ghilbert sorrise, in fondo il bambino non aveva tutti i torti, anche se alcune volte era stata Flinty a salvare lui. Intanto si erano svegliati anche gli altri e dopo una veloce colazione, salutarono Graub e ripresero il loro viaggio.

Flinty si mise a discorrere con Draugdin, voleva sapere perché era svenuta e come faceva a possedere tanta energia da poter usare un Palantil. Draugdin le spiegò che, in effetti, solo i maghi di livello superiore potevano utilizzare quell’oggetto, a parte qualche rara eccezione. Feador, il re che fu sconfitto e ucciso dai draghi e che nascose il libro, era una di queste eccezioni.

Pur non essendo un mago, possedeva un’energia tale, da riuscire a guardare nel Palantil senza svenire. Flinty era una sua diretta discendente, quindi era possibile che anche lei possedesse quella capacità innata. Quello che per il momento era sicuro era il luogo dove era stato nascosto il libro magico, a tempo debito avrebbero risolto anche gli altri enigmi. Per ora era inutile rompersi la testa a pensare!

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Capitolo 10
*** Glania ***


Il viaggio durò due settimane, Flinty riprese completamente le forze e al tramonto del quindicesimo giorno, arrivarono in vista del castello.

“Bene! Ecco il castello, fatemi riposare qualche ora e poi …”

“Aspetta!” Lo interruppe Flinty, “Non vorrai andare subito al castello!”

Ghilbert la guardò negli occhi, erano lucidi, pieni di lacrime che minacciavano di tracimare, facendole brillare gli occhi come due stelle. Senza parlare, la prese tra le braccia e la strinse forte al suo petto. Nell’ultimo mese trascorso insieme era maturata molto, diventando una donna, ma l’idea di tornare nel castello, da suo padre, un padre padrone, la spaventava enormemente.

Ghery non disse nulla, prese Draugdin per un braccio e si accinse ad accendere il fuoco, lasciandoli soli. I due giovani restarono abbracciati senza parlare per molto tempo, poi Ghilbert ruppe il silenzio.

“Stai tremando, andiamo vicino al fuoco, per questa notte non faremo nulla; domani appronteremo un piano”.

Flinty si asciugò le lacrime e sorridendo si avvicinò al fuoco con Ghilbert.

Dopo aver mangiato, si misero d’accordo sui turni di guardia, quindi si coricarono.

Il primo turno lo fece Ghery, poi sarebbe stata la volta di Draugdin e infine di Ghilbert, che teneva sempre l’ultimo per se, per non rischiare di trasformarsi mentre dormiva accanto agli altri.

Ghery scrutava il fuoco con aria assente, ormai aveva capito che Flinty non lo avrebbe mai amato, sperava solo che Ghilbert riuscisse a riconquistare la propria libertà, per renderla felice e mentre era assorto in questi pensieri, nuvole nere e minacciose, oscurarono la luna e le stelle. In breve tempo un violento temporale si abbatté su di loro, svegliandoli di soprassalto e inzuppandoli completamente.

“Dobbiamo trovare un riparo!” Urlò Ghilbert cercando di sovrastare la tempesta.

“In zona non c’è nulla fino al villaggio di Magare ed esso è ad almeno dieci chilometri da qui!” Rispose Flinty riparandosi la testa col mantello. Stavano ormai per rassegnarsi a passare la notte sotto la pioggia, quando un enorme drago atterrò sopra di loro.

“Restate sotto le mie ali, vi proteggerò io dalla tempesta!”

“Cosa, un drago che vuole proteggere, non s’è mai visto! Non abbiamo bisogno della tua pietà, vattene!” Urlò Ghilbert.

“Calmati Ghilbert, sono giorni che vi seguo, veglio sul vostro riposo, non voglio farvi del male, solo impedire a mio padre di tornare in possesso del libro.

Lui, vuole annientare la vostra razza, ha un odio viscerale verso di voi. Un vostro antenato, il mago Draugdin, lo ferì nell’orgoglio fuggendo. Da quel giorno mio padre ha giurato vendetta!”

"Se è così, tu che sei suo figlio, perché non dovresti odiarci?” Chiese Ghilbert uscendo sotto la pioggia in segno di sfida.

“Il mio nome è Glania, sono la figlia minore del re dei draghi, ho seguito mio fratello Glasparo e ho sentito cosa pretendono da voi. In quel momento ho deciso di pedinarvi, così, quando foste venuti in possesso del libro io ve lo avrei rubato e lo avrei distrutto. Conosco il contro incantesimo per ridarti la tua umanità, se non ti farai prendere dalla sete di vendetta, come mio padre, io ti libererò, aiutatemi, è nel vostro interesse e in quello di tutto il genere umano!

Senza quel libro i draghi non oseranno attaccarvi e voi potrete vivere in pace”.

Ghilbert era dubbioso, fu Ghery a rompere il silenzio.

“Ghilbert, credo che possiamo fidarci di lei, guarda le sue ali, sono piene di morsi e cicatrici! Tu hai provato cosa significa la prigionia, vero Glania?”

Disse poi rivolto al drago.

“Sì, non ho mai accettato gli ordini di morte che mio padre mi dava. Quando ti catturarono, volevano ucciderti, io mi opposi, ti difesi, così rinviai la tua fine, speravo di riuscire a far ragionare mio padre nel frattempo, ma ora so che non ci sono speranze! Ti prego, fidati di me, cos’hai da perdere ormai? Non ti nascondo che se scoprissero il mio tradimento, mi ucciderebbero e senza troppi scrupoli, ma sono stufa di vivere nel terrore! Molto meglio combattere e morire per la propria libertà, piuttosto che vivere e non conoscere mai la felicità!”

“D’accordo! Ma ti terrò gli occhi addosso, prova solo a toccare uno di loro e giuro che…”.

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Capitolo 11
*** Addio, mio Re ***


La notte trascorse tranquilla, ma l’alba non arrivò, nuvole spesse e minacciose coprivano il cielo e Ghilbert non si trasformò. Era quella la prima volta, dopo quattro anni, che non era felice di non diventare un drago.

“Andremo a piedi!” Sentenziò facendo spallucce.

“Posso portarvi io!” Propose titubante Glania.

“No! Se vedessero un drago, ci attaccherebbero senza darci la possibilità di parlare. Ho avuto fin troppe esperienze in tal senso!”

Glania non insistette, sapeva bene che avere la fiducia di Ghilbert, non sarebbe stato facile.

“Bene, mi renderò invisibile e se avrete bisogno, vi basterà chiamare il mio nome” Detto ciò, volò via, pronunciando una parola magica, scomparendo così alla loro vista.

Camminarono per vari chilometri, senza mai incontrare nessuno, le campagne erano deserte!

Arrivati a Magave la situazione si fece preoccupante, l’intero paese era deserto, nemmeno un cane o una gallina per le strade. Davanti alla locanda, “Il Becco Verde”, bussarono, ma non ebbero risposta, provarono ad aprire la porta, ma essa era chiusa. Magave era un villaggio fantasma! Cosa era successo in loro assenza? Avanzando con cautela, arrivarono fino alla fine delle case, senza incontrare anima viva.

“Glania!” Urlò Ghilbert.

"Sì, cosa desideri?” Disse il drago atterrando a pochi metri da loro.

“Ne sai qualcosa, di questa desolazione?” Chiese girandosi a indicare il paese deserto alle loro spalle.

“Purtroppo sì! Mio fratello Glasparo, quando avete usato il Palantil, ha scoperto dov’era il libro e ha tentato di prenderlo da solo, seminando il panico, ma non preoccupatevi, la gente di questo villaggio è al sicuro al castello di Zolforol!”

“Ora lui dov’è? In agguato ad aspettarci?” Chiese sprezzante Ghilbert. Glania abbassò la testa.

“Scusate, avrei dovuto dirvelo, temevo la vostra reazione. Comunque lui non è qui, nostro padre l’ha richiamato e il consiglio l’avrà punito per la sua disobbedienza. Il suo compito era solo quello di salvare te, Ghilbert e spingervi poi alla ricerca del libro”.

“Quando saremo davanti al castello, lascia parlare me, anzi, vai con Glania e resta in attesa!” Disse Draugdin prendendo Flinty per un braccio. Flinty fece per obbiettare, ma il mago la zittì, dirigendosi poi verso Glania.

“Glania, prendi con te la principessa e sorvola il castello a debita distanza dalle catapulte!” Disse imperioso.

“Cosa, ma sei impazzito! Flinty resta con noi!” Urlò Ghilbert.

“Calmati, tuo fratello andrà con lei, non riesci a capire che se ci avviciniamo con lei non riusciremmo nemmeno a dire una parola, se non te lo ricordi, per loro siete due rapitori!”.

“Ha ragione Draugdin, anch’io non sarei ben visto, tu invece… non avranno problemi a farti entrare, non ti conoscono in forma umana!” Ribatté Ghery posando una mano sulla spalla del fratello.

Con riluttanza, Ghilbert acconsentì e s’incamminò con Draugdin verso il castello.

Glania, con i due passeggeri, si alzò in volo sopra le nuvole.

“Ghilbert ti vuole molto bene, sei fortunata!”

“Sì, mi sento molto fortunata!” Rispose Flinty accarezzandole dolcemente il collo.

Intanto dai bastioni del castello Ghilbert e Draugdin, furono avvistati e una pattuglia uscì a cavallo per intercettarli.

“Fermi dove siete!” Dissero i cavalieri circondandoli.

“Chi siete e da dove venite?” Chiese poi il comandante del drappello.

“Mi chiamo Draugdin e questi è Ghilbert, cosa sono questi modi. Da quando due viandanti non possono percorrere una strada o raggiungere un castello? Veniamo dal deserto e abbiamo urgente bisogno di parlare con il re!”

“Scusateci per i modi bruschi, ma sono tempi difficili, il re sta morendo, ferito a morte da un drago che pochi gioirni fa ha attaccato la valle e il castello!” Rispose sconsolato il comandante.

“Allora non c’è un minuto da perdere, sono un mago, portatemi da lui, forse riuscirò a salvarlo!” Rispose senza preamboli Draugdin.

“Seguitemi, forse me ne pentirò, ma sento di potermi fidare di voi!”

Detto ciò allungò una mano e aiutò a salire sul suo cavallo Draugdin, imitato prontamente dal suo secondo ufficiale, che fece salire Ghilbert dietro di lui, poi partirono al galoppo verso il castello.

Appena giunsero nel cortile interno, però, ebbero la terribile notizia che il re era spirato e un brivido percorse la schiena di Ghilbert che smontato da

cavallo con un balzo si avvicinò a Draugdin con fare interrogativo.

“Vorremmo poter rendere omaggio alla salma e porgere le condoglianze alla regina” disse Draugdin sconsolato.

Il capo delle guardie li pregò di attendere, avvisandoli però che non sarebbe stato facile avere un incontro con la regina.

A Zolforol, infatti, era in vigore un cerimoniale molto rigido, specialmente in occasione di lutto. La regina doveva portare il lutto a vita e non poteva ricevere visite per due mesi.

Il nuovo re, trascorsi i due mesi d’assoluto isolamento, sarebbe salito al trono, con la regina sua madre, a fianco.

Solamente una guerra in corso dava l’occasione di incontrare e parlare con il re o la regina, prima dei due mesi.

“Ghilbert, chiama Glania, Flinty deve presenziare!” Disse Draugdin senza preamboli.

L’arrivo del drago, creò scompiglio in tutto il castello, ma quando videro Flinty scendere dalla spalle del gigantesco animale, si tranquillizzarono e felici urlarono: “È tornata la principessa!”

Il capo delle guardie, appena tornato, assistette alla scena senza fiatare, poi si avvicinò a Draugdin.

“Il re ha negato l’incontro, ma non potrà negarlo alla principessa, lei è un membro della famiglia e quindi ha libero accesso alle stanze della madre”.

“Chi è morto?” chiese Flinty, allarmata per le bandiere ammainate, correndo verso di loro.

“Vostro padre, il re!” Rispose il capo delle guardie, inchinandosi profondamente davanti a lei.

In breve la spiegarono la situazione e i fatti accaduti, dell’attacco del drago e di come il re, inaspettatamente, si fosse esposto in prima persona per salvare, da morte certa, suo figlio Malcon e ricevendo una zampata in pieno petto.

“Andrò a parlare con mia madre! Voi aspettatemi qui!” Disse Flinty con le lacrime agli occhi, mentre Ghilbert andava accanto a Glania.

“Non fare mosse brusche e rimani accucciata”.

La giovane draghessa non protestò, si mise in un angolo e chiuse gli occhi.

Flinty nel frattempo, entrata nel castello, incontrò suo fratello minore Gerry, in lacrime. Lo abbracciò e gli sussurrò parole dolci di conforto, poi andò decisa, verso la stanza di suo padre, certa di trovarvi la madre in lacrime. Invece, vi trovò suo fratello maggiore, in piedi, con le mani strette alla pepiera del letto, tanto che le nocche erano bianche. Calde lacrime gli rigavano il volto e un senso di colpa profonda aleggiava nei suoi lineamenti.

“Malcon!” Disse titubante avvicinandosi e posando una mano sulla spalla del fratello.

“Flinty?”

“Sì, sono proprio io, sono appena tornata, ho bisogno di parlarti di una cosa della massima importanza!”

“Come puoi pensare a qualcosa che non sia il piangere? Nostro padre è ancora caldo e tu non versi nemmeno una lacrima? Lo sai che con la tua fuga gli hai quasi spezzato il cuore, per non parlare dello stato di depressione in cui è piombata nostra madre!” Disse furente Malcon, prendendo la sorella per le spalle e stingendola violentemente.

“Cerca di calmarti, usciamo sui bastioni e capirai!”

“No! Io non abbandonerò mio padre, come hai fatto tu! Il mio posto ora è qui e qui resterò fino al funerale!”

Flinty comprese che era inutile insistere, uscì senza aggiungere altro e si diresse verso le stanze di sua madre.

Suo padre era morto, ma proprio per questo era ancora più urgente trovare e distruggere il libro dei draghi, per evitare una guerra lunga e sanguinosa, sua madre avrebbe capito, di questo, ne era certa!

“Alt! Nessuno, a parte i membri della famiglia può entrare negli appartamenti della regina!” Disse la guardia parandosi davanti alla porta.

“Cheleb, sono io Flinty!”

“Mi scusi principessa, con quegli abiti maschili, non l’avevo riconosciuta!”

Disse la guardia inchinandosi profondamente e scostandosi di lato.

Flinty aprì la porta con il cuore in gola, fece un profondo respiro ed entrò. Sua madre, era seduta sulla poltrona vicino alla finestra, pareva assopita, la testa reclinata di lato, le mani abbandonate in grembo e i capelli sciolti sulle spalle.

“Non voglio vedere nessuno!” Disse ad un tratto, senza aprire gli occhi.

“Mamma…sono io…Flinty!” disse lei restando ferma davanti alla porta.

Al sentire la sua voce, la madre aprì gli occhi e alzatasi, le corse incontro, abbracciandola.

“Figlia mia!” E scoppiando a piangere la sommerse di baci.

“Mamma, ho bisogno che tu mi ascolti! È molto importante, siediti!” Disse Flinty, staccandosi delicatamente dall’abbraccio materno.

“Per essere breve, sono tornata con tre amici e un drago! Dobbiamo trovare il libro magico dei draghi e distruggerlo, altrimenti scoppierà una guerra terribile con i draghi. So per certo, che il libro è nei sotterranei del castello e mi serve la tua autorizzazione per scendere a recuperarlo!”

“Bambina mia, fai tutto ciò che ritieni giusto, tuo padre sarà fiero di te!”

“Mamma, papà è morto, perché parli come se non lo fosse?” Chiese sbalordita Flinty.

Geneve le mise le mani sulle spalle e guardandola negli occhi le disse: “È ora che tu sappia, tu non sei figlia del re, tuo padre era un grande mago del fuoco, discendente del mago che fuggì dai draghi. Io amavo tuo padre, ma ero stata promessa in moglie al re e quando capii di essere rimasta in cinta era ormai troppo tardi. Le nozze furono celebrate di lì a pochi giorni, nessuno si accorse del mio stato e tu, per tutti, nascesti prematura!”

Flinty era senza parole, dunque era figlia di…sì, era la figlia di Draugdin.

Mentre era assorta nei suoi pensieri, un raggio di sole la colpì sul viso.

“Ghilbert! Devo scappare, ti spiego dopo!” E senza aspettare una risposta, uscì correndo, verso il cortile.

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Capitolo 12
*** Sacrificio umano ***


I suoi amici erano stati circondati dalle guardie, che con le spade sguainate li minacciavano apertamente.

“Deponete le armi! Posso spiegarvi tutto!” Urlò Flinty, con voce autoritaria.

Le guardie obbedirono all’ordine della principessa, mantenendo però, l’accerchiamento. Ghilbert, trasformatosi in drago, perché colpito dai raggi del sole, aveva spaventato tutti.

“Mi dispiace, il sole è comparso all’improvviso!” Si scusò Ghilbert, abbassando la testa mortificato.

“Non temere, ora sistemiamo tutto!” Disse accarezzandolo poi sul muso.

“Ascoltatemi! Loro sono due fratelli, Ghery e Ghilbert. Un drago malvagio ha fatto un sortilegio a Ghilbert e quando c’è il sole, lui diventa un drago, per spezzare l’incantesimo, abbiamo bisogno del libro magico dei draghi, che si trova nei sotterranei del castello. Per evitare una guerra, dovremo poi distruggerlo, perché se finisse nuovamente nelle mani dei draghi, loro avrebbero un potere tale che ci distruggerebbero. Glania è qui per aiutarci, lei è l’unica della sua specie che abbia capito l’importanza di vivere in pace, lei è buona e ci aiuterà a distruggere il libro! Aiutateci a trovarlo e la morte del re che l’ha difeso fino ad oggi, non sarà stata vana!”

“Nessuno farà niente del genere! Quel libro è al sicuro dove si trova e non lo consegnerò mai nelle mani di un drago! Non esistono draghi buoni!”. Così dicendo, Malcon si parò davanti a Flinty in segno di sfida.

“Malcon, ragiona! Era al sicuro, solo perché i draghi non conoscevano la sua ubicazione, ora che la conoscono, siamo tutti in pericolo!” Disse Flinty gesticolando disperata.

Un gran vociare si levò nel cortile, tutti parlavano tra loro, commentando le due posizioni e solo Malcon e Flinty non dicevano una parola. Uno di fronte all’altra, si guardavano negli occhi con sguardo penetrante.

“Silenzio!” Disse ad un tratto Malcon, senza distogliere lo sguardo dalla sorella.

“Io sono il nuovo re e la mia parola è legge! Uscite dal castello o sarò costretto a dare ordine di uccidervi!” Disse infine indicando col braccio teso il portone d’ingresso.

“Calmati figlio mio! Flinty ha ragione, il libro non è più al sicuro qui! Distruggeranno il castello pur di riaverlo!” Disse Geneve uscendo in contro ai suoi figli.

“Giovane re, ascolta il consiglio di tua madre!” Disse Draugdin facendosi avanti.

“E tu chi sei per parlarmi così?” Urlò Malcon.

“Il mio nome è Draugdin e sono un mago del fuoco, diretto discendente del mago che fu catturato dai draghi e che riuscì a fuggire. Spero che voi Sire, diretto discendente di re Feador, vorrete onorare la sua memoria, aiutandoci a completare, ciò che sarebbe dovuto essere fatto, molto tempo fa. Il mago Fingaer morì, per strappare il libro dalle grinfie dei draghi, ma Re Feador non riuscì a distruggerlo, tocca a noi completare l’opera!”

Malcon, colpito dal discorso di Draugdin, rimase in silenzio per lunghi minuti, durante i quali nessuno parlò.

Quando finalmente riprese la parola, la sua voce era pacata e riflessiva.

“Avete ragione! La rabbia e il dolore per la morte di mio padre mi avevano annebbiato la mente. Verrò con voi e mi accerterò di persona, che il libro venga distrutto! Ora andiamo a prenderlo, non voglio che altri muoiano. Il castello è sempre stato un rifugio sicuro e tornerà ad esserlo!” E tutto il cortile esplose in un gioioso, -VIVA IL RE!-

Flinty incredula, guardò suo fratello, stentava a riconoscerlo, Malcon era sempre stato un ragazzo viziato e cattivo, ora invece, aveva parlato da vero re.

Geneve e Draugdin, si fissarono per un lungo interminabile minuto, poi per un tacito accordo, che solo due innamorati possono raggiungere guardandosi semplicemente negli occhi, decisero di non rivelare a Malcon la loro storia d’amore.

Con passo deciso Malcon si avviò verso i sotterranei assieme ad un folto numero di soldati, infatti, sotto al castello c’era un intricato ed enorme labirinto di cunicoli, che coprivano anche parte delle campagne circostanti, con uscite segrete che conducevano al limite del regno.

Per aver maggiori probabilità, decisero di dividersi in piccoli gruppi, mentre Ghilbert e Glania avrebbero sorvolato la zona, per proteggerli, da un’eventuale sortita del nemico.

Flinty, assieme a Draugdin e Malcon, si diresse a Nord, Ghery con la regina e due guardie a Sud e altri due gruppi di soldati si diressero ad Est e Ovest.

“Potrei usare ancora il Palantil!” Esclamò ad un tratto Flinty.

“No! Anche il re dei draghi ne possiede uno, potrebbe individuarci, già l’altro giorno abbiamo rivelato loro il nascondiglio, non devono sapere quando troveremo il libro!” Rispose secco Draugdin.

“Cos’è un Palantil?” Chiese Malcon.

Draugdin, sempre continuando a camminare spiegò al re che un Palantil era una sfera magica che permetteva di vedere ciò che si stava cercando.

“Al mondo ne rimangono solo tre che io sappia, uno lo possiedo io, uno il re dei draghi e l’altro è qui nel cartello davanti la porta dove è custodito il libro magico!”.

Intanto il sole stava per tramontare, gli ultimi raggi scomparvero all’orizzonte, Ghilbert atterrò e si trasformò in essere umano.

Glania notando un’espressione tesa sul volto del ragazzo, atterrò anch’essa.

“Ghilbert, tutto bene?”

“Diciamo di sì, è solo che non mi sono mai abituato alle trasformazioni, ogni volta per me è una sofferenza come la prima volta, ma tu certo non puoi capire e non so nemmeno perché te l’ho detto”.

Glania si accucciò accanto a lui, con gli occhi semi chiusi, in segno di profonda comprensione e Ghilbert, senza rendersene conto, attratto dall’infinita dolcezza e nobiltà d’animo che traspariva dal suo sguardo, si trovò ad accarezzare dolcemente il muso di Glania.

“Torniamo in volo, se mio padre ci sorprende con le difese abbassate, non ci sarà speranza alcuna. Sali sul mio collo, quattro occhi saranno meglio di due!”.

“Mi ero sbagliato sul tuo conto! Ora so che possono esistere draghi d’animo nobile e che insieme potremo garantire pace e prosperità tra i nostri due popoli!” Disse Ghilbert salendo con un balzo sul dorso di Glania.

Glania non rispose, si alzò in volo e si mise a pensare a quante volte aveva pensato la stessa cosa, quante volte aveva proposto a suo padre di stipulare la pace con gli uomini. Le cicatrici che portava sul corpo parlavano chiaro, suo padre aveva sempre rifiutato categoricamente. Glania, n’era certa, solo se lui fosse morto, ci sarebbe stata una possibilità di pace!

“Ghilbert, quando troveranno il libro, dovrò aprirlo, per conoscere il luogo dove dovrà avvenire il contro incantesimo, che è lo stesso dove venne perpetrato!”. Disse ad un tratto Glania riscuotendosi dai suoi pensieri tetri.

“Se è solo per questo posso descriverti il luogo in cui mi trovavo quando fui trasformato: ero all’aperto, in cima ad una montagna molto alta, attorno vedevo volteggiare draghi e avvoltoi ed ero legato saldamente su di una pietra fredda come il ghiaccio”.

“Ma certo! Ti trovavi sulla sommità della montagna del Sole, sull’altare sacrificale! La cima di quel monte, nei secoli, ha visto molti sacrifici umani e nessuno che ha sentito sulla sua pelle il freddo di quella pietra, è mai sopravvissuto per poterlo raccontare. Hanno solo rinviato la tua morte, dobbiamo sbrigarci, potremmo non avere tutto il tempo che ti hanno promesso, esiste, infatti, una maledizione su quella pietra:

SE IL SANGUE NON LA SCALDERÀ,

ESSA RENDERÀ FREDDO IL SANGUE

DI COLUI CHE TOCCATA L’AVRÀ”

Glania però omise un piccolo particolare, sarebbe servito un sacrificio umano per placare e quindi annullare la maledizione.

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Capitolo 13
*** Abbiamo il libro, ma i draghi ci vogliono morti ***


La notte trascorse e un nuovo giorno sarebbe iniziato di lì a poco, Ghilbert si era appisolato, appoggiando la testa al collo di Glania, che non osava svegliarlo, fece quindi una virata, facendolo scivolare, prendendolo poi dolcemente con una zampa e deponendolo a terra nel cortile del castello.

Il sole sorse all’orizzonte, ma inaspettatamente, Ghilbert non prese le sembianze di drago, preoccupando Glania.

Poco dopo ricomparvero Flinty e Draugdin, seguiti dalla regina, da Malcom e Ghery.

“Abbiamo il libro!” Esclamò Flinty raggiante.

“Dov’è Ghilbert?” Chiese poi guardandosi attorno preoccupata.

“Abbiamo un problema! Ghilbert non si è trasformato, temo che il tempo a sua disposizione stia per finire. Durante la notte appena trascorsa mi ha descritto il luogo in cui venne condannato: La Montagna del Sole.

Da quella montagna, nessun essere umano è mai sceso vivo! C’è una maledizione, che esige sangue per placarsi”.

“Il mio sangue!” Disse Ghilbert, svegliatosi proprio in quel momento.

“Forse nel libro c’è una soluzione meno cruenta?” Disse Flinty andando ad abbracciare Ghilbert.

“No! Questo libro è solo uno strumento di morte!” Esclamò Draugdin al colmo della rabbia.

“Non perdiamo altro tempo, distruggiamo questo libro maledetto!” Disse risoluto Ghilbert.

“Aspettate! Non è così facile! Il libro ha una protezione anti distruzione!”

Disse Glania, avvicinandosi a Draugdin.

“Allora toglila!” Esclamò Malcom.

“L’incantesimo che mi serve è nel libro, nell’ultima pagina!” Disse candidamente Glania, facendo scoppiare a ridere Malcom.

“Se pensi di ingannarci con questo trucco, sei fuori strada, non permetterò che un drago metta le sue luride zampe su questo libro, un’altra volta! Bel tentativo, ma hai fallito!” Disse poi sguainando la spada con il libro nell’altra mano.

“Aspetta, ti sbagli, non voglio leggerlo io, Draugdin lo può fare tutto da solo! Ti supplico, non colpirlo con la spada, richiamerai tutti i draghi della montagna. Perché credi che il tuo avo non l’abbia distrutto, quando ne ebbe l’occasione? All’interno del libro c’è il modo per distruggerlo! Devi credermi!”

Disse infine Glania con sguardo terrorizzato.

Ghilbert intuì al volo i sentimenti della giovane dragonessa, rivedendo nei suoi occhi, lo stesso terrore che percorse lui, nel momento della condanna e con un balzo felino strappò di mano il libro a Malcom, fronteggiandolo sprezzante.

“Come osi! Riconsegnami immediatamente quel libro maledetto o devo pensare che la tua sia stata solo una commedia e tu sei un drago a tutti gli effetti?”

“Basta, smettetela di litigare! Ghilbert, consegnami il libro, verificherò io chi dice il vero!” Esclamò Draugdin frapponendosi tra i due giovani.

Ghilbert non si oppose al volere del mago, ma proprio mentre stava per deporre il libro sulle mani di Draugdin, un raggio di energia lo colpì in pieno, scagliandolo a terra, dolorante.

“I Draghi!” Urlò qualcuno dai bastioni.

“Presto, dobbiamo fuggire!” Urlò Flinty.

“Vi teletrasporterò vicino alla montagna del Sole, solo lì potremo distruggere il libro, anche se non so ancora come, e solo lì potremo tentare di salvare Ghilbert. Io intanto cercherò di tenere impegnato mio padre! Draugdin, affido a te il libro, so che saprai come usarlo!” Disse infine raccogliendo con una zampa il manufatto e lanciandolo verso il mago.

“Non puoi farcela, ti ucciderà!” Urlò Ghilbert, riavutosi dal colpo subito.

“Gli farò credere che ho io il libro, non avrete molto tempo, non discutete! Ora mettetevi in cerchio e prendetevi saldamente per mano! Che il cielo sia con voi!”

Detto ciò pronunciò una formula magica, una nube rossa li avvolse ma Herunàr, re di tutti i draghi interruppe l’incantesimo, colpendo la figlia senza pietà.

Glania ruzzolò al centro del cerchio spezzandolo e l’incantesimo, reso instabile dall’interruzione, si modificò, scagliandoli lontano a gruppi di due.

Le ultime parole che sentirono, raggelarono loro il sangue nelle vene, Herunàr giurò sulla sua testa che li avrebbe trovati e uccisi tra atroci sofferenze.

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Capitolo 14
*** Divisi ***


L’atterraggio fu traumatico, svennero tutti, restando privi di sensi per diverse ore.



Ghilbert, sentendo un peso che gli opprimeva il petto, cercò di muoversi, accorgendosi di sanguinare ad un polso. Malcom era steso sopra di lui, cercò di spostarlo, ma con una mano sola non vi riuscì.
“Vostra altezza, Malcom, potreste spostarvi dalle mie costole? Svegliatevi!” Urlò infine.
“Dove siamo?” Chiese Malcom svegliandosi e mettendosi a gambe incrociate.
“Bella domanda! Sicuramente non sulla montagna del Sole” Rispose Ghilbert tamponando con la mano il sangue che usciva copioso dal polso.
“Dove sono gli altri?”
“Non ne ho idea, l’incantesimo è stato interrotto e siamo stati divisi. Dammi un fazzoletto, atterrando mi sono ferito!” Esclamò poi senza troppi salamelecchi.
“Rivolgiti a me con rispetto, sono il tuo re!”
“Vogliate scusarmi, vostra altezza, ma il sangue esce copioso e se non lo fermo…”
“D’accordo, tieni, avvolgi la mia fusciacca attorno al polso, poi però cerchiamo di capire dove siamo finiti!” Disse Malcom sgarbatamente.



Intanto Glania, risvegliatasi, fu assalita da un dolore lancinante all’ala destra e il suo gemito svegliò anche Ghery, che giaceva al suo fianco.
“Dove siamo? Glania, ma tu sei ferita!” Disse Ghery preoccupato.
“Tu stai bene?” Rispose premurosa la draghessa.
“Sì, non ti preoccupare per me, dobbiamo fermare l’emorragia!”.
“Dalla vegetazione che vedo, dovremmo trovarci nella foresta dei Kardi. Sai distinguere un cardo bianco da uno rosso?” Chiese Glania trattenendo un gemito.
Ghery scrollò il capo, non aveva mai nemmeno sentito quei nomi.
“Un cardo bianco è una pianta alta venti o trenta centimetri, pieno di spine sulla pagina inferiore delle foglie biancastre, quello rosso invece ha il gambo spinoso e le foglie rossastre. Ho bisogno di tre foglie di cardo bianco spinose e cinque gambi spinosi del cardo rosso, così potrò fermare l’emorragia.
Fai attenzione, il liquido contenuto nelle spine è altamente velenoso per voi umani. Tieni, proteggiti le mani con queste scaglie, legatele sui palmi delle mani e fa attenzione” Detto ciò, svenne nuovamente, sopraffatta dal dolore e Ghery senza perdere altro tempo, prese le due scaglie che Glania si era strappata e corse via, in cerca dei Kardi.

“Flinty, svegliati!”
Con la testa dolorande e senza pensarci, Flinty chiese
“Dove siamo, padre?”
“Mi hai chiamato padre” Chiese meravigliato Draugdin. chi ti ha rivelato la mia identità?”
La ragazza realizzò solo dopo qualche secondo quello che aveva detto.

“Mia madre… quando andai da lei nelle sue stanze per chiederle aiuto”
“Sono contento che tu lo abbia scoperto, ma per ora è meglio che nessuno lo sappia. Ci troviamo al limite del regno di Zolforol, vicino al regno del nord, Zaffil! Niente di rotto?” Chiese poi aiutandola a rialzarsi.
“No, solo un gran mal di testa! Dove sono tutti gli altri?” Chiese Flinty massaggiandosi la testa dolorante.
“Non lo so, l’incantesimo ci ha diviso, ma io ho ancora il libro, se gli altri sono sopravvissuti certo si dirigeranno verso la montagna del Sole, quindi mettiamoci in cammino!” Disse infine Draugdin risoluto.
“Aspetta! Hai detto che siamo vicini al regno di Zaffil! Io dovevo andare in sposa al loro re, per suggellare un’alleanza. Dobbiamo andare a chiedere aiuto, il re dei draghi era furioso e se non uniamo le forze, come in passato, non avremo speranze di vittoria!”.
Draugdin annuì, consapevole che il momento era drammatico, il genere umano era in pericolo e senza un esercito di maghi, come quello che c’era al tempo della prima guerra contro i draghi, sarebbe stato estremamente difficile vincere. Ogni alleanza sarebbe dunque stata preziosa, anche se per arrivare al castello di Zaffil, avrebbero dovuto deviare dal loro percorso di diversi giorni.
“Parli come una regina, sono orgogliosa di te figlia mia! In te scorre il sangue dei guerrieri che combatterono la prima battaglia, ma anche quello dei maghi del fuoco. Strada facendo t’insegnerò alcuni incantesimi, ne avrai bisogno!”.





Ciao a tutti!!
Bentornati su Zolforol!
Chiedo umilmente scusa per la lentezza che metto nel pubblicare i capitoli, ma la scuola chiama!
Spero che fino ad adesso la storia vi stia piacendo, e se ci sono errori, VI PREGO, ditemelo!
Cercherò di essere più costante e proverò a pubblicare un capitolo ogni weekend.
Mi raccomando, recensite in molti!
Baci, la vostra Lisbeth^^

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Capitolo 15
*** 14 ***


Intanto Ghilbert, fermata l’emorragia al polso, si guardò attorno, per capire dove erano atterrati. Durante gli ultimi anni, aveva percorso il regno in lungo e in largo e non ci mise molto a capire in quale luogo si trovavano.

“Bene, non poteva andare peggio, siamo nella foresta vergine, dalla parte opposta di dove dovremmo essere. Dobbiamo andare verso est, nord-est per la precisione!” Disse infine indicando la direzione da prendere con un gesto della mano.

“Perché proprio a nord-est? Cosa c’è là?”

“La montagna del Sole!”

“Cosa? Ma tu devi essere pazzo! Abbiamo i draghi alle costole e tu dove vuoi andare, tra le loro fauci? Te lo scordi, io vado ad ovest, a chiedere asilo al re di Zefil!” Rispose spaventato Malcom.

Ghilbert, stanco e sporco, non aveva voglia di discutere con un giovane re spaventato e viziato e convenne che forse sarebbe stato di maggiore utilità se lo avesse messo al sicuro in un castello; da solo si sarebbe mosso più velocemente e un’alleanza del regno dell’ovest non era da scartare.

“D’accordo, passeremo dal regno di Zefil e voi potrete chiedere aiuto, quando i draghi si scateneranno, avremo bisogno di tutto l’aiuto possibile. Ai tempi della prima grande guerra, gli uomini vinsero solo perché erano uniti! Ora però muoviamoci ad uscire dalla foresta, quelle nuvole non mi piacciono!”.

Il cielo si stava annuvolando velocemente e in lontananza si sentivano tuoni rombare e lampi squarciavano il buio della foresta.

La tempesta, avanzando ad una velocità inimmaginabile, li colse quando erano ancora nel folto degli alberi, inzuppandoli come due pulcini.

“Dobbiamo trovare un riparo, non possiamo proseguire!” Urlò Malcom per sovrastare lo scrosciare dell’acqua e il rombo dei tuoni.

“Laggiù, c’è un vecchio tempio dei maghi!”.

“Appena in tempo, la foresta è diventata un lago! Qui siamo all’asciutto, il tempio è stato costruito su una collina, evidentemente capita spesso che qui tutto si allaghi e i maghi furono previdenti!”.

“Speriamo solo che non duri a lungo, potremmo essere individuati dai draghi se stiamo fermi per troppo tempo!” Disse Malcom togliendosi la camicia bagnata.

“Non corriamo quel pericolo, questo tempio è un luogo sicuro, protetto con la magia. Quelle pietre all’ingresso sono magiche, credo si chiamino Zefili!” Rispose Ghilbert spogliandosi a sua volta.

“Cerchiamo della legna per accendere un fuoco o prenderemo un malanno!” Disse poi guardandosi attorno.

“Qui c’è una torcia, ma come l’accendiamo?” Disse Malcom staccando una vecchia torcia dal muro.

“Il mio acciarino è umido, ma forse con questi pugnali, sfregandoli faremo qualche scintilla!”

“Proviamo!” Disse Malcom senza troppa convinzione.

Dopo molti tentativi, andati tutti a vuoto, si sedettero esausti e sconsolati.

“È inutile! Qui è tutto umido! Almeno ci siamo scaldati muovendoci, proviamo a cercare qualcosa d’utile, magari qualche vecchio abito da mago”.

Malcom annuì e alzatosi si diresse con Ghilbert verso il fondo del tempio, in cerca d’oggetti utili. Le pareti erano piene di torce e armi e stranamente, non vi era l’altare. La costruzione era a pianta circolare con una fila di colonne interne, quasi fosse un’arena.

Il buio scese inesorabile e improvvisamente le torce si accesero per magia, facendo saltare dallo spavento i due giovani.

“Magia! Bene, almeno non moriremo di freddo!” Esclamò Ghilbert riavutosi dallo spavento.

“Peccato non ci sia niente da mangiare!” Disse Malcom portandosi una mano sul suo stomaco vuoto.

Il giovane re aveva appena finito di parlare, quando una grande nube avvolse il centro del tempio e appena si fu dissolta, un tavolo imbandito e due sedie comparvero davanti a loro.

“Diceva, sua altezza, chieda e le sarà dato!” Rise Ghilbert divertito.

La magia non gli era mai veramente piaciuta, ma quando era utile e tempestiva come quella…

“Dopo cena cosa ne dice, maestà, se prendiamo in prestito due spade e ci alleniamo un po’? Questi luoghi sono pericolosi, meglio sapersi difendere!”

“D’accordo, se vuoi puoi chiamarmi Malcom, scusa per lo sfogo di prima, ero spaventato e affamato. Dovremo trascorrere molto tempo insieme, tanto vale cercare di conoscerci meglio. Sono curioso di capire, cosa abbia gettato mia sorella tra le tue braccia! Lei ti ama vero?” Disse infine sorridendogli per la prima volta.

“Credo di sì! Ti avevo mal giudicato, con la pancia piena sei decisamente più affabile, avremo tempo per conoscerci, spero anche un futuro. Io purtroppo non ho molte speranze per me, spero solo di vedere i draghi annientati, prima di morire!” Disse Ghilbert stringendo un pugno in segno di sfida.

“Rimandiamo a domani mattina il duello, siamo stanchi, riposiamo! La magia ci proteggerà!” Disse poi sbadigliando platealmente.

“D’accordo!” Convenne Malcom sdraiandosi in un angolo.

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Capitolo 16
*** 15 ***


Intanto, nella foresta dei Kardi…

“Glania, come ti senti?”

“Meglio, i Kardi fanno miracoli! Dobbiamo muoverci, mio padre sarà già sulle nostre tracce!” Disse ancora debole.

“E gli altri?” Chiese preoccupato Ghery.

“Se sono sopravvissuti si dirigeranno verso la montagna del Sole, Ghilbert non ha molto tempo, il veleno ha cominciato ad agire, lo dimostra il fatto che non viene più trasformato in drago dal sorgere del sole. Dobbiamo arrivare prima di lui, per evitare che sacrifichi la sua vita sull’altare, non ho avuto il tempo di dirgli che non sarà necessario che s’immoli per spezzare la maledizione!”

“Bene, questa è una magnifica notizia, in che direzione si va?” Disse Ghery sorridendo.

“Nord-est!” Rispose Glania sorridendo debolmente.

Rumori sospetti però, spezzarono l’atmosfera felice e in pochi istanti si ritrovarono circondati da almeno venti uomini armati di spade, archi e lunghe lance.

“Alt! Fermi dove siete, invasori!” Urlò il capo drappello.

“Calmatevi, non è come sembra, mi chiamo Ghery e questa è Glania; non abbiamo cattive intenzioni!” Disse Ghery alzando le mani in segno amichevole.

“In vita mia non ho mai incontrato un drago buono, stai mentendo!” Rispose sprezzante un guerriero, avvicinandosi minaccioso con la spada in pugno.

“Fateci parlare con il vostro capo, posso spiegare tutto!”.

I guerrieri si consultarono tra loro, poi notata la larga ferita del drago, convennero che non potevano certo fuggire volando, quindi, dopo aver legato i polsi di Ghery con una corda e il muso di Glania, li scortarono al loro accampamento.

“Bene, bene! Un drago e un ammazza draghi, compagni di viaggio! Questa mi mancava proprio!”

“Mercl! Questa sì che è fortuna, slegami e ti spiegherò tutto!” Disse Ghery sollevato, il capo dei fuorilegge era, infatti, un suo vecchio amico, conosciuto tre anni prima, mentre inseguiva un drago nel deserto.

I due amici si abbracciarono calorosamente, poi si sedettero accanto al fuoco e Ghery cominciò a raccontare la sua rocambolesca avventura.

“La situazione è quasi comica, i draghi ci danno la caccia e noi dobbiamo andare a due passi dalla loro roccaforte, sulla montagna del Sole, per distruggere il loro libro degli incantesimi e tentare di liberare mio fratello dalla loro maledizione. Tutto l’aiuto che potrete darci, sarà benedetto!”.

“Siamo guerrieri, amiamo la nostra libertà e se i draghi ci minacceranno, non resteremo certo con le mani in mano, combatteremo e vi copriremo le spalle per tutto il tempo che riusciremo a resistere! In fondo andare così vicino alla loro tana, potrebbe rivelarsi una mossa vincente, non se lo aspetteranno di certo! Ora però riposate, avrete bisogno di tutte le vostre energie per affrontare i pericoli di domani!”

“Grazie per l’aiuto!” Disse Glania con un filo di voce.

“Lo facciamo anche per noi, siamo uomini liberi e tali vogliamo restare!” Rispose Mercl sorridendo.

Un’alleanza era stata suggellata e una battaglia era nell’aria, forse la più terribile che il genere umano avesse mai dovuto affrontare. Gli uomini non avrebbero permesso ai draghi di prendere il controllo delle loro terre e avrebbero lottato anche fino alla morte, per la loro libertà!

“Ghery, sei sicuro di queste persone?” Chiese Glania appena furono soli.

“Sì, sono guerrieri erranti, che hanno votato la loro vita alla battaglia contro i draghi. Hanno una sola parola!”.

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Capitolo 17
*** 16 ***


 

Nella foresta bruna…

“Draugdin, sono felice che tu sia mio padre, non mi ero mai sentita veramente figlia del re, eravamo così diversi!” Un velo di tristezza la avvolse, avrebbe voluto parlare con il re prima che morisse, per chiedere scusa per tutti i guai che gli aveva procurato.

“Fra due giorni arriveremo al regno del nord, per il momento forse sarà meglio che nessuno sappia che non sei la figlia legittima del re di Zolforol, pensiamo a creare l’alleanza, le spiegazioni lasciamole al futuro, se ce ne sarà uno!”

Flinty annuì senza parlare, facendo solo un profondo sospiro, sentiva il destino dell’intera umanità caricato sulle sue spalle, da quella alleanza, sarebbe dipeso il buon esito della battaglia, che di lì a poco sarebbe scoppiata tra loro e i draghi.

“Alt! Fermi dove siete, identificatevi!”

Un drappello di guardie di confine del regno di Zaffil riscosse Flinty dai suoi torbidi pensieri, riportandola alla realtà.

“Deponete le armi, veniamo in pace! Io sono Flinty, figlia del defunto e compianto re di Zolforol e questi è Draugdin, mago del fuoco. Chiediamo di parlare con il vostro re!” Disse Flinty sfoderando tutto il suo coraggio.

“Vogliate scusare i nostri modi, ma un gruppo di ribelli si aggira da queste parti e abbiamo bisogno di prove certe. Potete provare chi dite di essere?”

“Non ho documenti o credenziali, se è questo che chiedete, ma forse ho qualcosa di meglio. Ero stata designata come sposa del vostro re, per suggellare un’alleanza, la cosa era stata tenuta segreta e solo poche persone ne erano a conoscenza, tra cui il capo dei servizi segreti: Rochnim; il cui vero nome è super segreto!” Disse Flinty sottovoce.

“Bene, non mi serve altro, salite dietro di me, Principessa, saremo al castello prima di sera!”

 

“Principessa Flinty, che gioia vederla, suo padre ci aveva comunicato che il matrimonio era stato rinviato a data da definire, a causa di una vostra grave malattia!” Disse il principe Nimorn, accogliendola con tutti gli onori.

“Mio padre è morto! Un drago ha attaccato il nostro regno! La situazione è grave, i draghi hanno dichiarato guerra e sono qui solo per chiedere il vostro aiuto. Portatemi dal re, non ho molto tempo, i draghi sono alle nostre spalle, ci cercano per ucciderci!” Disse la giovane, saltando i convenevoli, normalmente d’obbligo tra principi.

Nimorn, che fortunatamente era un ragazzo pratico, non si fece sconcertare da tali parole e voltatosi di scatto, fece cenno di seguirlo, congedando le guardie con un cenno secco.

Il re di Zaffil era anziano, ma molto saggio, ascoltò il racconto succinto della situazione, senza interrompere, quindi si disse addolorato per la morte del re e promise tutto l’aiuto possibile, lasciando a suo figlio il compito di organizzare l’esercito.

“Intanto manderò messaggeri in tutto il regno, ricostituiremo l’esercito del regno degli uomini e strapperemo il cuore dal petto di ogni drago che incrocerà la nostra strada!” Disse infine in un impeto d’orgoglio.

“Grazie! Mio padre così non sarà morto invano! Io e Draugdin siamo diretti alla montagna del Sole. Avremo bisogno che voi ci copriate le spalle, dobbiamo andare lassù a distruggere il loro libro degli incantesimi. Così facendo li indeboliremo, le loro protezioni cadranno, rendendoli vulnerabili ad ogni arma umana e voi potrete ucciderli con più facilità!”

“Domani mattina mio figlio Nimorn, vi scorterà fino al limitare della foresta bruna, poi nasconderà le vostre tracce e si dirigerà verso Zolforol. Figlio mio, che il cielo sia con te! Il destino di molte persone è nelle vostre mani Principessa, che il cielo sia anche con voi!” Detto ciò abbracciò suo figlio e Flinty, quindi si congedò e si ritirò nelle sue stanze, lasciandoli soli a discutere il piano nei dettagli.

Era ormai notte inoltrata quando si ritirarono nelle loro stanze per riposare qualche ora.

Flinty, distesa sul letto, pensava a Ghilbert, chissà dov’era, se stava bene? Ad un tratto un canto cristallino la ridestò dai suoi pensieri, era Draugdin sul terrazzo, che cantava al chiaro di luna, si affacciò alla finestra e si mise ad ascoltare, era una canzone triste e malinconica.

 

Rose dell’età

S’intrecciano ormai sul mio viso

Vento, spazzare sento qua

Tutto quel dolore, che provato avrai.

Mago tu volerai

Vivrà in te la libertà

Vento gelido abbraccerai

E in un mondo di guerra sarai!

 

Solo accanto a te si compirà

Il destino mio e quello che sarà

Incespicando nell’odio che

Spegnere il tuo cuore cercherà

Perso, sospinto qua e là

Il mio amore forza ti darà.

 

“Che bella canzone” Disse Flinty uscendo sul terrazzo.

“È la strofa di una vecchia ballata, della grande guerra, la cantavano riferendosi al mio avo, fiduciosi che un giorno sarebbe tornato, magari con la testa di Herunàr, il re di tutti i draghi. Mia madre la cantava spesso e la insegnò anche a me”. Disse Draugdin, commuovendosi nel ripensare a sua madre.

“È molto triste, ma forse finalmente potrà realizzarsi! Ora però dormiamo qualche ora, domani avremo bisogno di tutte le forze possibili.

 

La notte scese sui buoni e sui malvagi, l’indomani sarebbe stato un giorno importante per tutti.

Stava per iniziare una grande battaglia e una cosa era certa: il mondo sarebbe cambiato!

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Capitolo 18
*** 17 ***


Era trascorsa da poco la mezzanotte, quando il cielo si tinse di rosso, rosso sangue ed enormi palle di fuoco, piovvero in ogni dove.

Il panico si diffuse a macchia d’olio, uomini e bestie si misero a correre disordinatamente, calpestandosi.

“I draghi vogliono distruggere tutto! Scappiamo!” Urlava la gente nel castello di Zaffil.

“Combattiamo!” Gridavano altri.

Flinty e Draugdin, svegliatisi di soprassalto, si affacciarono sul terrazzo, si guardarono negli occhi pochi istanti, poi pronunciarono una parola magica e una barriera protettiva avvolse il castello e i bastioni.

Insegnare a Flinty la magia di protezione si era rivelato utile, con le sue esigue forze, infatti, Draugdin non sarebbe riuscito ad avvolgere l’intero castello.

Le palle di fuoco, colpendo la barriera, si spegnevano e la popolazione, ben presto capì di essere nuovamente al sicuro.

“Urrà per i maghi!” Urlarono tutti.

“Non possiamo aspettare il mattino! Siamo stati individuati, dobbiamo lasciare il castello!” Disse Draugdin rientrando nella stanza per raccogliere le sue cose.

“Se usciamo dalla barriera saremo facili bersagli!” Rispose Flinty gesticolando nervosa.

“Vuoi forse che muoia tutta questa gente? La barriera non resisterà in eterno!”

“Questo lo so, ma se moriamo noi e i draghi prendono il libro, sarà esattamente la stessa cosa!”

“Calmatevi, non sarà necessario che voi usciate allo scoperto!” Disse Nimorn entrando senza bussare.

“Cos’ha in mente principe?” Chiese Draugdin.

“C’è un passaggio segreto, che un tempo collegava noi alla roccaforte dei maghi dell’aria, non lo usiamo più da anni, ma credo sia ancora praticabile, dovrebbe essere protetto magicamente; se partiamo subito, saremo là in meno di un giorno, porteremo le donne e i bambini al sicuro nella roccaforte magica, poi mentre noi terremo occupati i draghi, voi salirete sulla cima della Montagna del Sole”.

Draugdin convenne che il piano poteva funzionare, ma bisognava fare in fretta, la barriera sarebbe durata solo poche ore e per allora, avrebbero dovuto già essere tutti nel tunnel, dove la schermatura magica, avrebbe impedito ai draghi di individuarli.

 

Intanto nella foresta dei Kardi, Glania, Ghery e i guerrieri di Mercl, avevano trovato riparo all’interno di piccole caverne, scavate nel tufo dagli antichi abitanti delle colline.

“Non possiamo restare qui in eterno!” Disse Ghery, rivolgendosi a Glania.

“Lo so, ma non abbiamo molta scelta per ora, sono in troppi per combatterli!” Rispose sconsolata la draghessa.

“Una via d’uscita ci sarebbe, ma dubito che lei possa passarci! A pochi metri da qui, c’è un tunnel, scavato nella montagna, dovrebbe condurre alla vecchia roccaforte dei maghi dell’acqua ora disabitata, ma protetta dalla magia!” Disse Mercl indicando poi la direzione da prendere.

“Andiamo, se la mia ferita me lo consentirà, mi trasformerò in un essere più piccolo, posso diventare ciò che voglio, come pensi che facciamo a penetrare nelle montagne o a sfuggire a voi ammazza draghi?” Disse sarcastica Glania.

“Bene! Allora andiamo, restiamo radenti alle rocce, così saremo più protetti, spero!” Disse poi impartendo gli ordini ai suoi uomini.

“Davvero puoi trasformarti in ciò che vuoi?” Chiese Ghery sbigottito.

“Sì, spero solo di avere forze sufficienti per l’incantesimo, altrimenti mi renderò invisibile e vi raggiungerò appena possibile!”

Le palle di fuoco li sfiorarono varie volte, ma la fortuna li aiutò e arrivarono al tunnel senza subire perdite.

“Eccoci qua, Glania ora tocca a te!” Disse Ghery.

“Andate avanti senza di me, mi renderò invisibile e se qualche drago tentasse di seguirvi…, domani mattina vi seguirò, bloccando il passaggio dietro di me! Andate presto!” Disse infine, vedendo la titubanza dell’amico.

Ghery si convinse e a malincuore entrò nel tunnel, era troppo importante che arrivasse prima di suo fratello sul monte, per impedire il suo sacrificio, poche gocce sarebbero, infatti, bastate all’altare per placare la maledizione.

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Capitolo 19
*** 18 ***


Ghilbert e Malcom, protetti dalla magia del tempio, non vennero individuati e dormirono sereni, ignari dei pericoli che i loro amici stavano correndo. All’alba vennero però svegliati di soprassalto, l’intero tempio venne scosso da un forte tremore, seguito da un potente boato e proprio nel centro del grande cerchio, comparve una statua di pietra dalle sembianze umane, rannicchiata in posizione fetale su di un piedistallo di cobalto blu.

“Un’altra magia, suppongo, ma cosa o chi rappresenta?” Disse Malcom, staccando d’istinto una spada dal muro e avanzando circospetto.

“Attento, se è magica potrebbe anche …” non ebbe il tempo di completare la frase, la statua, come aveva previsto, si animò.

Una spada si materializzò nelle sue mani e prorompendo in un potente urlo di battaglia, si scagliò contro Malcom.

Ghilbert prese anch’egli prontamente una spada dal muro e si lanciò in aiuto del re.

Il duello che ne scaturì fu duro e senza esclusioni di colpi, la statua si rompeva e si ricomponeva ogni volta che la colpivano e li incalzava sempre con maggior impeto e abilità. Entrambi erano ormai al limite delle loro forze, mentre la statua non mostrava segni di cedimento.

“Non resisteremo ancora per molto!” Disse Malcom in un momento di tregua concesso dalla statua.

“Lo so! Hai qualche brillante idea?” Rispose Ghilbert ansimando.

“Proviamo a staccargli la testa!” Propose Malcom mimando il fendente.

Senza sprecare altre parole, si misero fianco a fianco, si guardarono negli occhi e si scagliarono all’unisono contro la creatura magica, menando un doppio fendente al collo.

La testa ruzzolò sul pavimento e una sonora risata riecheggiò nel tempio, facendoli sussultare; con loro grande sorpresa la statua camminò verso la sua testa, la raccolse e se la rimise sulle spalle.

“Bravi! Erano tanti anni che nessuno veniva più a sfidarmi, da quando i maghi partirono per la guerra contro i draghi! Unendo le vostre forze siete riusciti a battermi. Onore a voi, valenti combattenti!!” Disse la statua inchinandosi profondamente.

“Chi sei?” Chiese Ghilbert abbassando la spada.

“Mi chiamo Gorgolor e sono un allenatore di maghi, sono fatto di pura magia, creato all’inizio dei tempi dal gran mago, signore di tutti i maghi, il grande Calamaso. Dalla vostra domanda deduco che voi non siate dei maghi!” Rispose sedendosi a terra con estrema naturalezza e invitando i due giovani a fare altrettanto.

“No! Io sono un …uomo e mi chiamo Ghilbert e questi è il re di Zolforol, Malcom. Eravamo diretti verso il regno di Zefil, per chiedere aiuto; la battaglia contro i draghi è ripresa!” Disse Ghilbert con lo sguardo perso.

“Sento dalla tua voce tremolante che c’è dell’altro, avverto in te una potenza non comune! In quanto a lei, giovane re, sono onorato di aver avuto il privilegio di conoscerla!” Rispose Gorgolor facendo un altro inchino col capo, per poi rivolgere lo sguardo nuovamente su Ghilbert.

“Hai sentito bene, sono un uomo, ma sono anche un drago, a causa di un sortilegio sono stato condannato ad una vita a metà e se non riesco a spezzare l’incantesimo entro l’anno, morirò!”.

“Conosci il modo per spezzarlo?” Chiese Gorgolor senza battere ciglio.

“Sì! Devo andare sulla montagna del Sole e un mago o un drago dovrà pronunciare un contro incantesimo…”

“C’è dell’altro?” Incalzò Gorgolor, facendo coraggio a Ghilbert.

“Su di me pende anche una maledizione, che solo lo scorrere del mio sangue placherà; se spezzo l’incantesimo, morirò a causa della maledizione e se non spezzo la maledizione, mi ucciderà l’incantesimo! Praticamente sono già morto!” Disse infine Ghilbert, prendendosi la testa tra le mani.

“Non disperare! Conosco la maledizione della montagna del Sole e può essere spezzata senza per questo morire! Esiste un’erba, chiamata Sangue Lunare, cresce sul monte Luna, non lontano da qui! Trovate quell’erba, appoggiatela sull’altare sacrificale e fate scorrere su di essa alcune gocce del tuo sangue, ma attenti, dovrete farlo nel giorno giusto e solo al chiarore della luna piena!”.

“E quale sarebbe il giorno giusto? Come troviamo questa erba, come…?”

“Mi dispiace, non posso esservi d’aiuto in questo, posso solo indicarvi la strada verso il monte Luna; il monte stesso vi darà tutte le risposte alle vostre domande! L’ultima cosa che posso fare per voi è regalarvi le due spade con cui mi avete battuto, sono magiche e ogni volta che un nemico si avvicinerà o un pericolo incomberà su di voi, esse si illumineranno di rosso, avvertendovi per tempo. Sono state forgiate con un materiale praticamente indistruttibile, portatele con onore e che la magia sia con voi!”

Detto ciò, indicò loro la direzione da prendere, poi, tornato sul suo piedistallo, si pietrificò nuovamente e scomparve in una nuvola bianca.

“Bene, andiamo?” Disse euforico Malcom, staccando il fodero della spada dal muro, imitato prontamente da Ghilbert.

Rinvigoriti dalle buone notizie e dal sole che filtrava tra i rami della foresta, uscirono sugli scalini del tempio; il livello dell’acqua era sceso, lasciando il posto ad una miriade di rigagnoli e ad una leggera fanghiglia, che però non mutò il loro buon umore. Guardatisi negli occhi annuirono all’unisono e si incamminarono con passo deciso nella direzione indicata da Gorgolor.

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Capitolo 20
*** 19 ***


Intanto anche Flinty e Draugdin, assieme a Nimorn e a tutta la popolazione di Zaffil, si erano messi in cammino nei sotterranei, per raggiungere la roccaforte sulle montagne.

“Quanto tempo ci vorrà?” Chiese Flinty.

“Calcolando che non viaggiamo leggeri, temo tutto il giorno, per questa sera al tramonto, saremo al sicuro. La roccaforte è protetta magicamente, un regalo dei maghi dell’aria!” Rispose Nimorn, rabbuiandosi in viso ripensando al sacrificio dei maghi durante la prima grande battaglia.

“Forse qualcuno si salvò, i bambini non scesero in guerra!” Disse Draugdin intuendo i pensieri del principe.

“Può darsi che voi abbiate ragione, ma evidentemente le loro madri li nascosero ed evitarono di insegnare loro la magia, per timore di perdere anche loro un giorno!”

Scese un silenzio profondo, rotto solo dal rumore dei loro passi, tutti camminavano a testa bassa, con il cuore pesante, gonfio di tristezza. Senza un valido aiuto magico, sarebbe stato difficile sconfiggere i draghi, Flinty era solo un’apprendista e Draugdin era vecchio; l’impresa appariva sempre più disperata.

“Guardate laggiù, un fuoco!” Gridò qualcuno, riscuotendo Flinty dai suoi torvi pensieri.

“Quello non è un fuoco, è magia!” Rispose Draugdin facendosi largo tra la folla.

“Magia? Di che tipo? Buona spero!” Disse Nimorn preoccupato.

“Da questa distanza non saprei rispondere, restate tutti fermi e in silenzio, vado a controllare!”

“Vengo con te!” Disse Flinty di slancio.

“No! Rimani qui con loro e falli stare in silenzio!” Rispose il mago poggiandole affettuosamente una mano sulla spalla.

“Venite, non c’è pericolo!” Disse Draugdin poco dopo, gesticolando per farsi vedere meglio.

“Sono solo torce magiche, che si accendono quando sentono la presenza umana nei cunicoli!” Aggiunse poi, passando una mano sulla luce fredda di una torcia, ma non aveva ancora ritratto la mano, che un potente raggio blu lo atterrò, lasciandolo a terra senza fiato.

“Draugdin!” Urlò Flinty correndo verso di lui, ma una mano invisibile la bloccò dopo appena due passi.

“Fermi dove siete invasori!” Intimò una voce proveniente dal tunnel buio davanti a loro.

“Non siamo invasori, io sono Nimorn, principe di Zaffil! Siamo in fuga dai draghi, che hanno attaccato il nostro castello. Se non sei un drago, lasciaci passare, altrimenti preparati alla battaglia, venderemo cara la pelle!” Detto ciò estrasse la spada imitato prontamente dai suoi uomini.

Passarono attimi che sembrarono anni, poi la presa su Flinty cessò e un uomo incappucciato si materializzò davanti a loro.

“Non sono un drago, il mio nome è Nomenon e sono un mago dell’aria! Perché i draghi vi hanno attaccati, erano secoli che non succedeva!” Chiese infine voltandosi per aiutare Draugdin a rialzarsi.

“Perché abbiamo …con noi il libro …degli incantesimi…” Rispose il mago ansimando vistosamente.

“Siamo diretti sulla montagna del Sole, per distruggerlo!” Concluse Flinty, sostenendo lo sguardo indagatore del mago.

“Scusate l’accoglienza poco cordiale, ma non riceviamo molte visite amichevoli!” Disse infine omaggiando con un inchino il principe Nimorn.

“Sono felice che esistano ancora maghi d’aria, io sono Draugdin, diretto discendente dell’unico mago del fuoco che riuscì a sopravvivere e scappare dalle prigioni dei draghi e lei è mia … la mia apprendista, Flinty, nonché principessa di Zolforol!” Si affrettò a dire, preferendo nascondere ancora la vera identità della figlia.

Nomenon lo squadrò dubbioso, ma non ravvisò motivi sufficienti per dubitare delle sue parole, attribuendo al colpo subito poco prima, la sua voce impacciata e titubante.

“Non siamo molti, siamo ventitré per l’esattezza, ma se potremo essere utili per sconfiggere i draghi e vendicare i nostri antenati, contate pure sul nostro aiuto!” Disse infine stringendo la mano di Draugdin con energia e togliendosi il cappuccio dalla testa, mostrando così un aspetto giovane e forte. I suoi lunghi capelli neri che ricadevano liberi sulle spalle, incorniciavano un viso lungo e spigoloso, nel quale spiccavano due occhi del color del cielo al tramonto, blu, tendenti al viola e un sorriso accattivante che piacque subito a Draugdin.

Ora avevano una speranza per la battaglia contro i draghi.

Scortati per i cunicoli della montagna da Numenon, arrivarono alla roccaforte quando gli ultimi raggi del sole scomparivano all’orizzonte, colorando di rosso i bastioni e le mura fortificate.

“Padre, ti presento Nimorn, principe di Zaffil, Draugdin, mago di fuoco e Flinty, principessa di Zolforol!” Nomenon spiegò poi in breve la situazione.

“Dandovi asilo, siamo entrati ufficialmente in guerra contro i draghi, ma ciò non ci spaventa! È ormai da due generazioni che ci stiamo preparando, i miei figli, Numenon e Nimenon, sono dei maghi potenti e gli altri ragazzi non sono da meno, tutti siamo pronti alla battaglia, aspettavamo solo un pretesto e credo che l’attacco dei draghi non dia adito a dubbi, vogliono la guerra e guerra avranno!

Io Nomenor, capo dei maghi dell’aria, presterò fede al giuramento fatto un giorno tra i nostri antenati e i vostri e scenderò in battaglia al vostro fianco!” Detto ciò strinse le mani di Nimorn e Draugdin con vigore per suggellare il patto.

“Questa sera mangeremo tutti insieme e domani andremo in battaglia!”.

Intanto anche Flinty e Draugdin, assieme a Nimorn e a tutta la popolazione di Zaffil, si erano messi in cammino nei sotterranei, per raggiungere la roccaforte sulle montagne.

“Quanto tempo ci vorrà?” Chiese Flinty.

“Calcolando che non viaggiamo leggeri, temo tutto il giorno, per questa sera al tramonto, saremo al sicuro. La roccaforte è protetta magicamente, un regalo dei maghi dell’aria!” Rispose Nimorn, rabbuiandosi in viso ripensando al sacrificio dei maghi durante la prima grande battaglia.

“Forse qualcuno si salvò, i bambini non scesero in guerra!” Disse Draugdin intuendo i pensieri del principe.

“Può darsi che voi abbiate ragione, ma evidentemente le loro madri li nascosero ed evitarono di insegnare loro la magia, per timore di perdere anche loro un giorno!”

Scese un silenzio profondo, rotto solo dal rumore dei loro passi, tutti camminavano a testa bassa, con il cuore pesante, gonfio di tristezza. Senza un valido aiuto magico, sarebbe stato difficile sconfiggere i draghi, Flinty era solo un’apprendista e Draugdin era vecchio; l’impresa appariva sempre più disperata.

“Guardate laggiù, un fuoco!” Gridò qualcuno, riscuotendo Flinty dai suoi torvi pensieri.

“Quello non è un fuoco, è magia!” Rispose Draugdin facendosi largo tra la folla.

“Magia? Di che tipo? Buona spero!” Disse Nimorn preoccupato.

“Da questa distanza non saprei rispondere, restate tutti fermi e in silenzio, vado a controllare!”

“Vengo con te!” Disse Flinty di slancio.

“No! Rimani qui con loro e falli stare in silenzio!” Rispose il mago poggiandole affettuosamente una mano sulla spalla.

“Venite, non c’è pericolo!” Disse Draugdin poco dopo, gesticolando per farsi vedere meglio.

“Sono solo torce magiche, che si accendono quando sentono la presenza umana nei cunicoli!” Aggiunse poi, passando una mano sulla luce fredda di una torcia, ma non aveva ancora ritratto la mano, che un potente raggio blu lo atterrò, lasciandolo a terra senza fiato.

“Draugdin!” Urlò Flinty correndo verso di lui, ma una mano invisibile la bloccò dopo appena due passi.

“Fermi dove siete invasori!” Intimò una voce proveniente dal tunnel buio davanti a loro.

“Non siamo invasori, io sono Nimorn, principe di Zaffil! Siamo in fuga dai draghi, che hanno attaccato il nostro castello. Se non sei un drago, lasciaci passare, altrimenti preparati alla battaglia, venderemo cara la pelle!” Detto ciò estrasse la spada imitato prontamente dai suoi uomini.

Passarono attimi che sembrarono anni, poi la presa su Flinty cessò e un uomo incappucciato si materializzò davanti a loro.

“Non sono un drago, il mio nome è Nomenon e sono un mago dell’aria! Perché i draghi vi hanno attaccati, erano secoli che non succedeva!” Chiese infine voltandosi per aiutare Draugdin a rialzarsi.

“Perché abbiamo …con noi il libro …degli incantesimi…” Rispose il mago ansimando vistosamente.

“Siamo diretti sulla montagna del Sole, per distruggerlo!” Concluse Flinty, sostenendo lo sguardo indagatore del mago.

“Scusate l’accoglienza poco cordiale, ma non riceviamo molte visite amichevoli!” Disse infine omaggiando con un inchino il principe Nimorn.

“Sono felice che esistano ancora maghi d’aria, io sono Draugdin, diretto discendente dell’unico mago del fuoco che riuscì a sopravvivere e scappare dalle prigioni dei draghi e lei è mia … la mia apprendista, Flinty, nonché principessa di Zolforol!” Si affrettò a dire, preferendo nascondere ancora la vera identità della figlia.

Nomenon lo squadrò dubbioso, ma non ravvisò motivi sufficienti per dubitare delle sue parole, attribuendo al colpo subito poco prima, la sua voce impacciata e titubante.

“Non siamo molti, siamo ventitré per l’esattezza, ma se potremo essere utili per sconfiggere i draghi e vendicare i nostri antenati, contate pure sul nostro aiuto!” Disse infine stringendo la mano di Draugdin con energia e togliendosi il cappuccio dalla testa, mostrando così un aspetto giovane e forte. I suoi lunghi capelli neri che ricadevano liberi sulle spalle, incorniciavano un viso lungo e spigoloso, nel quale spiccavano due occhi del color del cielo al tramonto, blu, tendenti al viola e un sorriso accattivante che piacque subito a Draugdin.

Ora avevano una speranza per la battaglia contro i draghi.

Scortati per i cunicoli della montagna da Numenon, arrivarono alla roccaforte quando gli ultimi raggi del sole scomparivano all’orizzonte, colorando di rosso i bastioni e le mura fortificate.

“Padre, ti presento Nimorn, principe di Zaffil, Draugdin, mago di fuoco e Flinty, principessa di Zolforol!” Nomenon spiegò poi in breve la situazione.

“Dandovi asilo, siamo entrati ufficialmente in guerra contro i draghi, ma ciò non ci spaventa! È ormai da due generazioni che ci stiamo preparando, i miei figli, Numenon e Nimenon, sono dei maghi potenti e gli altri ragazzi non sono da meno, tutti siamo pronti alla battaglia, aspettavamo solo un pretesto e credo che l’attacco dei draghi non dia adito a dubbi, vogliono la guerra e guerra avranno!

Io Nomenor, capo dei maghi dell’aria, presterò fede al giuramento fatto un giorno tra i nostri antenati e i vostri e scenderò in battaglia al vostro fianco!” Detto ciò strinse le mani di Nimorn e Draugdin con vigore per suggellare il patto.

“Questa sera mangeremo tutti insieme e domani andremo in battaglia!”.

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Capitolo 21
*** 20 ***


Intanto Ghery e Mercl avevano aperto il tunnel e avanzavano al debole chiarore delle lanterne, verso l’altra roccaforte magica.

Glania all’ingresso stava in allerta, non si sentiva ancora in piena forma, ma le forze le stavano tornando velocemente, fra due ore al massimo avrebbe potuto seguire i suoi amici nella montagna.

Ad un tratto un rumore attirò la sua attenzione, tra la poca vegetazione, si muoveva una figura sospetta, con un’agilità fuori del comune.

“Chiunque tu sia esci allo scoperto, o pensavi veramente che saresti riuscito ad eludere il mio infallibile fiuto! Esci o ti incenerisco!” Disse Glania ringhiando minacciosa.

“No, no, non mi incenerire, non ho intenzioni belliche, stavo solo andando a casa, ma tu mi blocchi l’accesso! Cosa ci fa un drago ferito da queste parti, non sembri un esploratore!” Rispose il misterioso uomo, uscendo allo scoperto con le mani alzate.

Doveva avere non più di vent’anni, capelli rossi, lentiggini sul viso e due grandi occhi grigi; indossava un lungo mantello verde, fermato al collo da una spilla dorata a forma di goccia e tra le mani reggeva un classico bastone ricurvo da mago.

“Chi sei?” Chiese Glania squadrandolo dalla testa ai piedi.

“Mi chiamo Camal e tu?” Rispose il giovane avanzando di un passo.

“Il mio nome è Glania e pur essendo un drago, come già avevi capito, anche se non so come, non sono un drago esploratore e non ho intenzioni sanguinarie. Tu sembri un mago, lo sei?” Chiese poi guardandolo dritto negli occhi.

“Sì, sono un mago dell’acqua e per rispondere al tuo quesito, riesco a vedere la sincerità di un… essere, semplicemente guardandolo negli occhi. Sei molto lontana dalla tua tana, cosa ti ha portato fino a qua, se non sei un esploratore?” Disse Camal abbassando le mani e avanzando di altri due passi.

“È una storia molto lunga e tediosa, ti basti sapere che mio padre, il re di tutti i draghi, (nessuno può scegliersi quello che vorrebbe), ha nuovamente dichiarato guerra al genere umano e io mi sono schierata dalla vostra parte, contro di lui, per questo mi ha ferita e io sono fuggita. Un gruppo di guerrieri e un mio amico, Ghery, stanno percorrendo i cunicoli per raggiungere la vecchia roccaforte dei maghi per …” Ma Camal non le lasciò finire la frase, affermando che non c’era tempo da perdere, la roccaforte era difesa dalla sua gente, maghi come lui e l’arrivo di intrusi avrebbe fatto scattare l’allarme e quindi l’attacco. Ghery e Mercl erano in pericolo!

Glania non se lo fece ripetere, pronunciò la parola magica, trasformandosi, con grande stupore di Camal, in una bellissima donna.

“Seguimi!” Disse Camal riavutosi dall’iniziale stupore.

Avevano percorso appena pochi metri, quando Glania si accasciò a terra dolorante.

“Vai avanti senza di me, temo che la mia ferita non fosse del tutto rimarginata, ti seguirò più tardi quando mi sarò ripresa!” Camal non se lo fece ripetere e adagiatala con la schiena contro la parete del cunicolo, riprese la sua folle corsa.

Rumori di battaglia riecheggiavano poco più avanti, nella montagna.

“Fermi! Sono amici, cessate l’attacco!” Urlò il giovane mago, frapponendosi tra i guerrieri e i maghi nascosti nell’oscurità.

L’attacco cessò all’istante e un mago dalla barba bianca, apparve dal nulla davanti a Ghery, che era ancora a terra dolorante.

“Chi siete?” Chiese imperioso.

“Accidenti, non potevate chiedercelo prima di attaccarci?” Disse alquanto seccato Ghery.

“Padre, calmatevi, questi sono valorosi guerrieri che cercavano di raggiungere la nostra roccaforte, per difendersi dall’attacco dei draghi. La guerra è ricominciata!” Disse Camal, porgendo poi una mano a Ghery per aiutarlo a rialzarsi.

“Deduco che tu abbia conosciuto Glania! Dov’è?” Chiese Ghery accettando la mano tesa.

“È entrata con me, ma la ferita le si è riaperta, si è fermata a riposare, ci seguirà più tardi” Rispose Camal sorridendo cordialmente al nuovo amico.

Quindi andò da suo padre e gli spiegò la situazione, come gliela aveva spiegata Glania e aggiunse un caloroso incitamento alla battaglia, rivolto ai suoi colleghi ancora nascosti nell’oscurità.

Senza parlare il mago più anziano si voltò e con un cenno imperioso della mano diede l’ordine di mostrarsi agli altri maghi.

“Credo sia venuto il momento di uscire allo scoperto!” disse infine, ripetendo le parole del figlio e sorridendogli.

“Noi siamo i maghi dell’acqua, discendenti dei valorosi maghi che scacciarono i draghi durante la prima guerra! Voi ora affermate che la guerra è ricominciata?” Chiese infine preoccupato.

“Sì, purtroppo i draghi sono stati provocati, abbiamo sottratto loro, letteralmente sotto il naso, il libro degli incantesimi e abbiamo tentato la fuga, ma durante l’incantesimo di teletrasporto, Herunàr ci ha interrotti e siamo stati divisi; io e Glania, sua figlia ribelle, siamo stati catapultati nella foresta di Kardi, quanto agli altri miei compagni: mio fratello Ghilbert, Draugdin, mago del fuoco, Flinty, principessa guerriera, suo fratello Malcom, re di Zolforol e la loro madre Geneve; non ho idea di dove siano finiti. Eravamo diretti alla montagna del Sole, per spezzare un incantesimo, che tiene prigioniero mio fratello e poi distruggere quel libro maledetto!” Disse Ghery tutto d’un fiato.

“Il libro ora dov’è?” Chiese il mago, dopo aver ascoltato il giovane senza interrompere.

“Era nelle mani di Draugdin”. Rispose Glania comparendo dietro le spalle di Ghery, tra lo stupore di tutti, la giovane draghessa, anche se trasformata in sembianze umane, infatti, manteneva l’agilità dei draghi tanto che nessuno l’aveva sentita arrivare. Ghery rimase senza fiato; Glania aveva le sembianze di una donna bellissima, un viso leggermente spigoloso, ma dolce, incorniciato da due trecce rosso rubino, due occhi verdi come due smeraldi e un naso piccolo e ben tornito, come il resto del corpo, che indossando pantaloni aderenti e una casacca succinta, non nascondeva minimamente.

“Come stai?” Chiese premuroso e un po’ impacciato.

“Meglio, ora non perdiamo altro tempo! Dobbiamo raggiungere la roccaforte e quindi proseguire per il monte. Possiamo contare sul vostro appoggio, Maghi?” Chiese infine guardando con sguardo penetrante, come solo un drago sapeva fare, il padre di Camal.

“Draugdin, antenato del grande mago che fuggì dalle prigioni dei draghi è vostro compagno? Bene! Avrete tutto l’aiuto che potremo darvi!

Ora andiamo, alla fortezza si staranno chiedendo che fine abbiamo fatto. Questa sera sarete nostri graditi ospiti, medicheremo le vostre ferite, banchetteremo insieme e domani con un buon piano, andremo in battaglia!”.

 

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Capitolo 22
*** 21 ***


Ghilbert era euforico, ora aveva una speranza!

Poteva sperare di avere nuovamente una vita sua, poter amare Flinty ed essere un uomo per intero!

Con questi pensieri felici nel cuore, camminava a testa alta e di buon passo nella direzione indicata dalla statua magica: Sud-Ovest.

“Quando sarete usciti dalla nebbia che avvolge sempre questo tratto di foresta, vedrete la montagna della Luna, imponente e ammantata di bianco, come se fosse innevata!” Questo aveva detto Gorgolor con enfasi, prima di ripietrificarsi lasciando i due giovani a bocca aperta.

Malcom, camminando alle spalle di Ghilbert, ripensava tra se a tutti i fatti accaduti negli ultimi giorni, dalla morte di suo padre al ritorno di Flinty, al ritrovamento del libro magico, fino alla rocambolesca fuga da Herunàr. Ghilbert nonostante i suoi insulti e i suoi modi da vero antipatico, si era sempre comportato con lealtà e coraggio, rivelandosi un ottimo compagno di viaggio e di vita.

“Se usciamo vivi da questa guerra, ti nominerò mia guardia del corpo e mio primo consigliere!” Disse infine, rompendo il silenzio che aleggiava ormai da diversi minuti.

“Ti ringrazio per l’offerta, ma se uscirò vivo da questa storia, chiederò a tua sorella Flinty di sposarmi e poi me ne andrò con lei un po’ in giro per il reame, ad assaporare la mia ritrovata libertà. Con tutto il rispetto, sire, non ho intenzione di riguadagnare la mia libertà, per perderla nuovamente, rinchiudendomi in un castello!” Rispose Ghilbert, declinando la generosa e lusinghiera offerta e lasciando Malcom a bocca aperta, meravigliato da tanta franchezza.

“Hai davvero un gran coraggio a rifiutare una proposta simile, comincio a capire perché Flinty ti ami. Spero che tutto finisca bene, avrai la mia benedizione e la mia offerta resterà valida; quando ti stancherai di vagare per il regno, ci sarà sempre un posto per te al castello!” Detto ciò tese la mano in segno di amicizia e stima e Ghilbert la strinse con fermezza, sorridendo felice.

Una profonda amicizia era nata tra loro e nemmeno la guerra sarebbe riuscita ad infrangere.

Ripresero il cammino camminando di buona lena, la nebbia cominciò a diradarsi e il sole cominciò a filtrare tra i rami degli alberi secolari, la meta era vicina.

Una radura si aprì all’improvviso davanti a loro, immersa nel caldo sole che la faceva sembrare un disco di luce magica, quando all’improvviso le loro spade si illuminarono.

“Non siamo soli!” Esclamò Ghilbert, sguainando la spada, prontamente imitato da Malcom e fatti solo due passi, si ritrovarono circondati da più di venti guerrieri, armati di archi e balestre.

“Fermi dove siete! Deponete le armi e arrendetevi, siete entrati illegalmente, nel territorio dei maghi della terra!” Disse un guerriero entrando nel cerchio di luce della radura.

“Calma, calma, non abbiamo intenzioni ostili, io mi chiamo Ghilbert e sono la guardia del corpo del qui presente re di Zolforol, Malcom! Siamo diretti alla montagna della Luna!” Rispose Ghilbert, deponendo la sua spada a terra in segno di amicizia, seguito prontamente da Malcom.

“Sono felice di sapere che la vostra stirpe non si è estinta durante la grande guerra. La battaglia contro i draghi è ripresa e il vostro aiuto sarebbe preziosissimo!” Disse poi Malcom facendo un passo verso colui che sembrava essere il capo.

“Abbassate le armi, dicono la verità!” Disse infine il mago, dopo aver guardato negli occhi i due giovani, per interminabili minuti.

“Perdonate i nostri modi, sire, riprendete pure le vostre lame e seguiteci, oggi sarete nostri ospiti!”

Ghilbert e Malcom raccolsero le loro spade, le riposero nei foderi e si incamminarono dietro al mago, che nonostante si fosse scusato, non aveva ancora rivelato il suo nome.

Percorsero un sentiero tortuoso nella foresta che andava diradandosi, quando all’improvviso si trovarono ai piedi di un monte imponente.

“La montagna della Luna!” Esclamò Ghilbert estasiato.

“Sì! Viviamo alle pendici di questo monte da tempi immemori, ormai noi non ci facciamo più caso, ma capisco il vostro stupore, la prima volta che uno la vede, mette soggezione!” Disse sorridendo il mago, ma il sorriso gli si gelò sulle labbra, improvvisamente una nube bianca avvolse Ghilbert e comparve un drago.

“Fermi! Non allarmatevi, è Ghilbert! Herunàr, il re dei draghi, gli ha fatto un maleficio, stavamo appunto cercando l’erba Sangue Lunare per spezzarlo!” Urlò Malcom parandosi fra Ghilbert e l’arco del mago.

“Mi dispiace, ormai erano due giorni che non mi trasformavo. Sono ormai vicino al termine fissato dai draghi e non controllo più le trasformazioni” Rispose Ghilbert accucciandosi a terra.

“Al termine di cosa?” Chiese il mago.

“Al termine della sua vita, se non spezziamo entro l’anno l’incantesimo!” Rispose Malcom.

“I tuoi occhi sono sinceri! Scusate ma non capita tutti i giorni di vedere una cosa del genere. Carim, vai avanti e avverti gli altri di non spaventarsi, spiega loro la situazione e fai preparare una cena abbondante, abbiamo un drago per commensale!” Disse sorridendo in direzione di Ghilbert.

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Capitolo 23
*** 22 ***


Scese la notte, nera e silenziosa.

La rocca dei maghi dell’acqua era protetta da una barriera magica, che la nascondeva dagli sguardi esterni, ma il fiuto dei draghi era proverbiale, quindi avevano deciso di istituire dei turni di guardia. Nimorn si era offerto di fare il primo e solo sui bastioni, scrutava l’orizzonte e il cielo stellato. Tutti gli abitanti di Zaffil erano al sicuro, protetti dai maghi, ora quindi, con il cuore più leggero, poteva pensare alla guerra! Fra pochi anni sarebbe diventato re, sempre che sopravvivesse alla guerra appena cominciata, non aveva altri fratelli o sorelle e se fosse morto, anche la sua dinastia si sarebbe estinta.

Assorto nei suoi pensieri, non sentì Draugdin arrivargli alle spalle.

“Che notte magnifica, se non fosse che incombe una guerra, verrebbe voglia di comporre un’ode alla bellezza della natura!” Disse il mago avvicinandosi ai bastioni e sorvolando sulla distrazione palese della sentinella.

“Hai proprio ragione! Non riesci a dormire?” Aggiunse poi voltandosi verso di lui.

“Già, così ho pensato di venire qui a farvi compagnia, in due il turno di guardia passa prima!” Esclamò Draugdin sorridendo.

“Quando mi hai sorpreso alle spalle, stavo pensando che presto sarò re e non ho ancora una regina, Flinty doveva diventarlo, ma qualcosa ha modificato i nostri piani” Disse Nimorn ammettendo la sua palese distrazione.

“Non credo che lo diventerà mai, Flinty è innamorata di Ghilbert e tra l’altro voi dovrete posare una principessa!”

“Come? Flinty è una principessa, non è forse la figlia del defunto re di Zolforol?” Chiese Nimorn confuso.

“In verità no! Flinty è figlia della regina e di un mago, lei è figlia mia!” Aggiunse infine orgoglioso.

“Come è possibile?” Chiese frastornato e allibito il giovane principe.

Draugdin allora decise di raccontargli la sua storia e di come avesse conosciuto la madre di Flinty, la regina Geneve, in tenera età.

Crescendo si erano innamorati, ma Geneve era stata promessa in sposa al re, dopo la morte della sua prima moglie, la regina Brunide. Draugdin amava Geneve e non voleva perderla, le propose di fuggire insieme, ma lei rifiutò, affermando che era suo dovere sposare il re.

Così Geneve divenne la seconda regina di Zolforol. Quello che ai tempi nessuno sapeva era che aspettava un bambino, nemmeno il re se ne accorse e Flinty nacque al castello, come la legittima principessa.

“Io scoprii di avere una figlia solo diverso tempo dopo, tramite un messaggio che Geneve riuscì a farmi avere.

La missiva, che conservo ancora gelosamente diceva:

Caro e amato Draugdin,

non ti dimenticherò mai, sono trascorsi tre lunghi anni dal nostro ultimo incontro e non posso più tacere, è giusto che tu sappia! Quando mi sposai, ero in stato interessante, la principessina è figlia tua! Ti prego però di non tentare di vederla, per tutti lei è la principessa di Zolforol!” Calde lacrime gli rigavano il volto, troppo a lungo trattenute; finalmente, dopo anni di angoscia e desiderio era riuscito a conoscere sua figlia e una guerra minacciava la loro felicità.

“Che storia romantica e triste! Stai tranquillo che io non aprirò bocca, se usciremo tutti interi da questa guerra, farò personalmente i miei auguri a Flinty e Ghilbert, e li aiuterò a coronare il loro sogno!”.

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Capitolo 24
*** 23 ***


L’alba di un nuovo giorno rischiarò il mondo, una guerra era alle porte, ma la natura ignara, cantava felice per salutare il giorno nascente.

Ghilbert aveva dormito profondamente, la breve trasformazione della sera prima, durata solo due ore, lo aveva stancato immensamente e alle prime luci dell’alba gli salì la febbre.

Malcom preoccupato, chiamò il capo dei maghi, Calab.

“Il tuo amico sta morendo, il veleno sta entrando in circolo, da oggi in poi sarà sempre più debole e le trasformazioni, se ne avrà ancora, lo sfiniranno sempre di più!” Disse Calab, schiettamente.

“Quanto tempo ci rimane?” Chiese allarmato Malcom.

“Una settimana, forse meno, dobbiamo sbrigarci, trovare l’erba magica e portarlo sulla montagna del Sole!” Disse Calab.

“Già, ma la montagna del Sole è dall’altra parte del mondo, non arriveremo mai in tempo!”

Malcom disperato si sedette a fianco di Ghilbert e si prese la testa fra le mani.

“Non si abbatta così sire, dimentica che noi siamo maghi, trovata l’erba della Luna vi apriremo un passaggio magico che vi condurrà ai piedi della montagna del Sole. Da lì, avrete solo una giornata di cammino per raggiungere la sommità e quindi l’altare!”

“Questa è una bella notizia, ma il libro per il contro incantesimo è nelle mani di Draugdin, ultimo mago del fuoco e discendente del grande mago che fuggì dalle prigioni dei draghi e attualmente non ho idea di dove si trovi. Siamo stati separati e ci siamo dati appuntamento sulla montagna del Sole, ma pensavamo di avere più tempo, almeno un paio di mesi; se lui non sarà lì con il libro, tutto sarà inutile”.

Calab divenne pensieroso, le mani dietro la schiena e la testa bassa, camminava avanti e indietro nella piccola stanza, cercando una soluzione.

“Il Palantil!” Esclamò d’un tratto come folgorato.

“No! Non possiamo usarlo per sapere dove si trova il mago, anche i draghi ne hanno uno e riveleremmo loro la posizione di entrambi!” Disse Ghilbert alzandosi faticosamente sui gomiti.

“Hai ragione, non ci avevo pensato, ma con il rivela maghi, non correremo quel pericolo, sì possiamo farcela!” Disse infine Calab, spiegando che il rivela maghi era una pozione che rendeva il Palantil in grado di trovare un mago, senza che nessun altro lo scoprisse.

Sorretto da Malcom, Ghilbert si alzò dal giaciglio e insieme seguirono il mago nel suo laboratorio.

La stanza era stata scavata nella roccia e mille nicchie ospitavano ampolle e flaconi colorati; una lunga libreria carica di libri di magia, chiudeva metà entrata, mentre il rimanente spazio era chiuso da un tavolato di legno scuro e una porta verde, riccamente intarsiata con incise delle rune magiche di protezione.

Ghilbert e Malcom, estasiati come due bambini in un negozio di dolci, si guardavano attorno, non prestando la minima attenzione ai movimenti del mago, intento a preparare una pozione, su di un grande tavolo, posto al centro della stanza.

“Per favore, avvicinatevi, ho bisogno del vostro aiuto ora!” Esclamò ad un tratto Calab, alzando appena la testa dal tavolo.

“Dovreste pensare intensamente a Draugdin e appoggiare le mani sul Palantil mentre io vi verserò questa pozione sulle mani. Le gocce che cadranno sulla mappa del mondo, andranno a fermarsi nel luogo in cui si trova il mago.

Malcom affermò di non poter essere d’aiuto, avendo conosciuto il mago solo il giorno prima, lasciando tutta la responsabilità sulle spalle di Ghilbert, che barcollando per la febbre raggiunse Calab e pose le mani sulla sfera, con visibile titubanza.

La superficie fredda del Palantil, gli provocò sollievo, ridandogli un poco di forze, quindi cominciò a pensare a Draugdin e il liquido versato sulle sue mani scivolò lentamente sulla mappa.

“Siamo fortunati! Draugdin si trova nella roccaforte dei maghi dell’aria, alle pendici della montagna del Sole!”

 

La scalata al monte della Luna non sarebbe stata una scampagnata, il terreno era molto scosceso, pieno di dirupi, pietraie e immensi canyon, il suo nome derivava, infatti, dalla somiglianza con il suolo lunare, arido e desolato.

Cominciarono la scalata pieni di energie, tutti tranne Ghilbert che ancora febbricitante, avanzava lentamente e ad ogni passo una fitta lancinante al petto gli strappava un gemito. Mezz’ora dopo, fu chiaro che non ce l’avrebbe mai fatta a raggiungere la cima in quelle condizioni.

“Lasciatemi qua, vi rallento e basta” Disse sconsolato, sedendosi su di una pietra al bordo del sentiero.

“Che uomo sarei, se lasciassi un amico solo con i suoi incubi?” Disse Calab, mettendogli poi un braccio attorno alla vita per sollevarlo da terra.

La compagnia riprese il faticoso cammino, aiutando a turno Ghilbert, che rinfrancato dalle premure di quei nuovi e inaspettati amici, ritrovò un po’ di forze.

Quando ormai la vetta era in vista però, Ghilbert ebbe un attacco più forte degli altri e si trasformò in drago.

Malcom gli corse accanto, ma l’amico stava talmente male che non lo riconobbe e solo il tempestivo intervento di Calab, che eresse una barriera protettiva tra loro e Ghilbert, impedì che tutti venissero inceneriti dalla fiammata che scaturì dalle sue fauci.

I cinque maghi del gruppo si misero sulla difensiva, pronti a vender cara la pelle, ma repentinamente, come si era trasformato in drago, Ghilbert si ritrasformò in uomo, svenendo subito dopo; Malcom e Calab gli furono subito a fianco, scottava come una pentola sul fuoco e tutto il corpo era imperlato di sudore.

“Sta peggiorando a vista d’occhio, che possiamo fare?” Disse disperato Malcom, poggiando delicatamente la testa dell’amico sulle sue gambe.

“Ben poco, solo trovare il Sangue Lunare e portarlo il più in fretta possibile sull’altare del Sole! Io rimarrò qui con lui, voi sire, proseguite fino alla sommità, ma fate in fretta!”

Malcom, senza perdersi in inutili discussioni si alzò, prese la scatola magica che avrebbe contenuto il potere dell’erba magica e si incamminò con gli altri cinque maghi, verso la vetta, che ormai distava solo poche centinaia di metri.

 

In cuor suo, il giovane re era dubbioso, man mano che proseguivano si chiedeva come potesse crescere qualcosa, su una montagna tanto brulla, quando uno spettacolo meraviglioso si aprì davanti a lui, lasciandolo a bocca aperta per lo stupore.

Un immensa distesa di fiori candidi come la neve, che emanavano un profumo tanto inebriante, da ubriacare le menti più deboli e al centro, un altare di pietra lucida e levigata dal tempo, che a prima vista poteva sembrare marmo, ma che ad un più attento esame rivelava la sua vera natura di pietra lunare.

La cosa più sorprendente, era la piccola pianta che cresceva, sul piano liscio dell’altare, senza terra; esile eppure forte, che ondeggiava al vento, che soffiava impetuoso. Tutti, pur non avendola mai vista, capirono che quella era il Sangue Lunare, la potente erba magica!

Malcom, accostatosi all’altare con un certo timore reverenziale, vide delle iscrizioni comparire per magia sulla liscia superficie, dapprima segni incomprensibili, divennero poi parole chiare e leggibili, le istruzioni per raccogliere e utilizzare l’erba magica.

 

Poni il piede destro sul primo gradino, la mano sinistra sull’altare, quindi con la mano destra stacca una foglia e una soltanto, dalla base della pianta.

Aspetta la terza notte di Luna piena e versando una goccia di sangue, estratta dal petto del maledetto, sulla foglia posta sull’altare del Sole, la maledizione spezzerai.

 

Malcom seguì le istruzioni scrupolosamente e raccolta la foglia, la depose con cura nella scatola magica che Calab gli aveva affidato, poi ridiscesero velocemente dai loro amici che attendevano con apprensione il loro ritorno.

La febbre era ulteriormente salita e Ghilbert, più morto che vivo, delirava tra le braccia di Calab.

“Presto, non c’è un minuto da perdere, la terza notte di luna piena sarà tra due notti!” Esclamò il mago appoggiando delicatamente Ghilbert a terra e alzandosi in piedi.

“Malcom, prendi Ghilbert tra le braccia, tienilo stretto a te e noi vi faremo giungere alla roccaforte dei maghi dell’aria! Dite ai maghi e a Draugdin di tenere duro, avranno presto anche il nostro aiuto!”.

Malcom non perse tempo, fece come gli era stato detto e in un batter di ciglia si trovò a destinazione, o così credeva.

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Capitolo 25
*** 24 ***


Il sole era ormai allo Zenit e tutta la roccaforte era in fermento, per la battaglia imminente, quando Draugdin sentì una magia nell’aria.

“Due persone sono appena arrivate con la magia, nella roccaforte dei draghi, ho sentito chiaramente la magia dei maghi dell’aria che li sosteneva e un’altra che li deviava. Temo per la loro vita, i draghi hanno deviato la loro rotta!” Disse correndo ai bastioni e tentando invano di portarli lì.

“Chi erano, maghi?” Chiese Flinty.

“No! Malcom e Ghilbert!” Rispose Draugdin stringendo la mano della figlia per darle forza.

“Per ora non gli faranno del male, vogliono il libro!”

“Già, però questo non gli impedirà di torturarli! I draghi sono famosi per la loro brutalità nelle torture!” Disse Nimorn arrivando alle loro spalle.

Draugdin annuì sconsolato, ricordando le sofferenze inflitte al suo antenato e Flinty si mise una mano sulla bocca, soffocando un gemito.

Non c’era più tempo da perdere, dovevano partire immediatamente, trovare e liberare i loro cari e impedire che il libro magico finisse nuovamente nelle mani dei draghi. Quindi decisero di comune accordo che esso non doveva entrare nella roccaforte del nemico.

“Flinty, prendi il libro e sali sulla montagna fino all’altare del Sole e aspettaci, se tra due giorni non saremo arrivati, preparati al peggio! Dovrai attendere la luna e se non saremo arrivati, prima che sorga il sole dovrai distruggere il libro; se non lo farai, tutto sarà stato vano e il genere umano sarà condannato!”.

“Ma se lo distruggo non potremo spezzare la maledizione che imprigiona Ghilbert e poi io non so come si distrugge questo libro maledetto!” Urlò Flinty in preda al panico.

Draugdin la abbracciò forte, spiegandole poi, che nel libro avrebbe trovato le istruzioni e che secondo Nomenor e i suoi libri magici, la maledizione dell’altare si poteva annullare solo la terza notte di luna piena, che era proprio tra due giorni; se Ghilbert non fosse stato posto sull’altare in quella notte, non avrebbe avuto speranze di vita.

Flinty allora si oppose ancora con più forza, non volendo lasciare il suo amato da solo a morire, ma proprio in quel momento venne avvistato un drago e tutti si prepararono ad accoglierlo.

“Fermi!” Urlò Draugdin agli arcieri, già pronti con le frecce magiche incoccate.

“È Glania, l’unico drago buono e con lei c’è anche Ghery il fratello di Ghilbert!” Urlò Flinty correndo incontro a Ghery, buttandogli le braccia al collo e spiegandogli la difficile situazione.

“Sappiamo già tutto, eravamo con i maghi dell’acqua e il loro capo, Kamil, ha intercettato il loro volo magico, così siamo partiti subito, i maghi ci seguono a breve distanza sui loro destrieri magici. Eravamo in marcia per venire a chiedere l’aiuto dei maghi dell’aria prima di attaccare i draghi!” detto ciò si staccò dall’abbraccio di Flinty e la guardò dritta negli occhi.

“Flinty, so che ami mio fratello Ghilbert, ma il tuo destino è su quell’altare, anche Ghilbert te lo direbbe, ricordi le sue parole quando gli proposero lo scambio del libro in cambio della sua vita? Quel libro deve essere distrutto o il sacrificio di Ghilbert sarà inutile!”

Flinty, con le lacrime agli occhi, annuì, prese lo zaino con dentro il libro che Draugdin le porgeva e si incamminò verso la sommità del monte, con il cuore gonfio di tristezza.

Come era pesante quello zaino, ad ogni passo lo diventava sempre più, come se qualcuno vi mettesse dentro un sasso dopo l’altro, tanti quanto erano le sue paure che aumentavano sempre più, man mano che si avvicinava all’altare.

Arrivata in cima, infatti, fra due giorni forse, avrebbe dovuto prendere una decisione che avrebbe condannato a morte l’uomo che amava e la tristezza che le attanagliava il cuore le impediva di sperare in una risoluzione positiva.

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Capitolo 26
*** 25 ***


Intanto, nella tana dei draghi, Malcom si guardava attorno in cerca di una via d’uscita, avendo ormai capito che qualcosa era andato storto e come la prima volta con Glania, non erano arrivati dove dovevano e cominciava seriamente ad odiare i teletrasporti magici.

I suoi occhi cominciavano ad abituarsi all’oscurità, quando una voce familiare arrivò alle sue orecchie, era una voce di donna che cantava una dolce ma triste melodia. Malcom tese l’orecchio per capire da quale direzione provenisse il suono, era quasi sicuro di conoscere quella voce ma la canzone gli era sconosciuta.

 

Chiaro di Luna,

L’ansito del vento agiterà,

La luce pallida, dei pensieri miei.

Eterno profumo, della patria che mi generò,

Sentore di nostalgia, nel mio cuore c’è,

Io sono prigioniera,

Strappata dalla realtà

Lontano dalla luce che

Scaldava il cuore mio

Io sono prigioniera

I sogni non mi parlan più,

Soltanto il mio respiro può

Volare via,

Lontano da qua…”

 

“Madre!” Gridò ad un tratto, riconoscendo la voce che tanti anni prima gli cantava la ninna nanna.

Geneve però non rispose, forse troppo distante o forse impossibilitata da un incantesimo a sentire le voci esterne alla sua prigione.

Herunàr però, il re dei draghi, lo sentì perfettamente, materializzatosi davanti a loro con un rombo fragoroso.

“Bene, bene, vediamo chi abbiamo catturato! Niente meno che il principe Malcom e Ghilbert, il ladro di cuccioli!” Detto ciò alitò su di loro con il suo fiato caldo e fetido, sbattendoli violentemente contro la parete della caverna.

Ghilbert non fece un fiato, perché ancora svenuto, ma Malcom urlò per il dolore, la parete, infatti, era cosparsa di pietre taglienti, che si conficcarono nella schiena del giovane, lacerandogli la camicia e aprendo dolorosi tagli.

Il giovane re però non si perse d’animo, e strappatasi la camicia ormai a brandelli, estrasse la spada magica dal fodero e si preparò a vender cara la pelle.

“Coraggioso il principe, ma ti dico subito che non hai speranze contro di me, arrenditi subito e ti darò una morte rapida; sfidami e morirai tra atroci sofferenze, tu, tua madre e quel ladro dietro di te e quando avrò finito con voi, toccherà a quegli illusi dei vostri amici che stanno tentando di venire in vostro soccorso!” Disse Herunàr prorompendo poi in una risata sguaiata e minacciosa.

“Primo, non sono più un principe, sono il re di Zolforol, e secondo, non mi arrenderò mai, lo sanno tutti che le promesse dei draghi non hanno alcun valore, quindi se vuoi uccidermi, fatti avanti, ma sappi che ho tra le mani una potente spada magica e non ti sarà facile strapparmela!” Disse fieramente Malcom alzando il mento e tirando indietro le spalle, come faceva da piccolo quando stava per azzuffarsi con i suoi coetanei, con l’unica differenza che Herunàr non si impressionò dal suo alto rango, infatti, in risposta gli assestò un violento colpo di coda sulle mani, disarmandolo.

Per il contraccolpo Malcom cadde in ginocchio e con grande coraggio alzò la testa, pronto a subire l’ormai inevitabile colpo finale, ma Ghilbert, ripresosi proprio in quel momento, lanciò con le ultime forze che gli erano rimaste la spada di Malcom, che era volata accanto a lui, colpendo Herunàr sulla zampa alzata contro l’amico inerme.

La spada essendo magica trapassò la spessa pelle del drago, producendo un danno dieci volte superiore a quello che una normale lama avrebbe potuto infliggere.

Herunàr guaì poco dignitosamente e si ritrasse per il dolore, poi nel maldestro tentativo di estrarre la spada con i denti, ne ruppe l’elsa e la lama diventata incandescente cominciò a lacerare le sue carni strappandogli un urlo terrificante che fece tremare le pareti di tutta la caverna.

“Non finisce qui, maledetti, avete solo rinviato la vostra fine!” Detto ciò si allontanò, guaendo come un cane bastonato.

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Capitolo 27
*** 26 ***


“Ghilbert, mi hai salvato la vita!”

“Questo fanno le guardie del corpo” Rispose Ghilbert sorridendo, anche se più che un sorriso, sembrò una smorfia di dolore.

“Presto, prima che torni, andiamocene di qua! Poco fa ho sentito la voce di mia madre, temo sia prigioniera di Herunàr e Draugdin sta venendo a cercarci!”

“Ho usato le ultime forze per lanciare la spada, vai salvati almeno tu, per me è troppo tardi, è stato un vero onore essere la tua guardia del corpo anche se per poco!”

“Non ci pensare nemmeno, abbiamo un appuntamento sull’altare del Sole e siamo a pochi passi, troviamo mia madre e intanto che il drago si lecca la ferita usciamo di qui e saliamo all’altare per completare la nostra missione!” Disse Malcom sollevando da terra l’amico sofferente.

“Credi che sarà facile, questo luogo è un labirinto io ci sono già stato!” Rispose Ghilbert raffreddando l’entusiasmo del giovane re.

La voce di Geneve però riprese ad echeggiare nei cunicoli davanti a loro e ridiede speranza a Malcom, che sorreggendo Ghilbert per la vita, s’incamminò guardingo, deciso a trovare la madre.

Impegnati ad ascoltare il canto, non si resero conto che attorno a loro non c’era anima viva, quella era la tana dei draghi, ma loro dov’erano? Dopo pochi faticosi passi, arrivarono davanti ad una porta di metallo nero, dietro cui proveniva il dolce suono della voce di Geneve.

Malcom appoggiò a terra Ghilbert e con cautela provò ad aprire la porta, ma era chiusa con la magia, non vi era nemmeno la maniglia, tanto meno la serratura; provò a chiamare la madre, invano, perché la magia di Herunàr impediva alla prigioniera di sentire le voci esterne.

“È inutile che urli, è sicuramente chiusa con la magia dei draghi, l’unico modo per aprirla temo sia quello di distruggere il libro dei draghi, così da togliere loro il dono della magia!”.

Ghilbert aveva ragione, quindi Malcom aiutò l’amico a rimettersi in piedi e sorreggendolo si incamminarono in cerca dell’uscita, chiedendosi dove fosse Draugdin, dato che Herunàr aveva detto loro di averlo sentito entrare nella montagna.

Le gallerie sembravano tutte uguali, torce magiche che lasciavano tutto nella penombra erano appese alle pareti di nuda roccia e ad ogni svolta, porte di gelido ferro magico, sempre chiuse.

D’un tratto un refolo d’aria arrivò sulle loro gambe e guardando alla loro destra videro una porta aperta e delle scale che salivano.

“Ci siamo! Un ultimo sforzo Ghilbert!”

Malcom aveva le braccia indolenzite, l’amico era piuttosto pesante, ma strinse i denti e si incamminò su per la scala di pietra trascinando Ghilbert ormai in stato di semi incoscienza; se non fosse stato così stanco e con le difese completamente abbassate, avrebbe certamente notato la spada al fianco di Ghilbert illuminata, chiaro segno di nemici in vista, ma era troppo stanco.

Così, quando arrivò in cima, non era preparato alla scena che vide: Flinty in piedi con la schiena contro l’altare spada in pugno, con due draghi iridescenti, che la minacciavano con le fauci spalancate.

Pietrificato dalla sorpresa e incapace di reagire, guardava la scena come uno spettatore inerme, ma proprio quando tutto sembrava perduto, palle di fuoco e scaglie di ghiaccio si abbatterono sui due draghi, polverizzandoli senza lasciare traccia di loro.

Draugdin e i maghi dell’aria erano arrivati appena in tempo, avendo trovato la tana dei draghi vuota, avevano intuito che fosse una trappola e che i draghi li attendessero all’altare.

“Tempismo perfetto, Draugdin!” Esclamò Flinty, correndogli incontro felice.

Nessuno aveva ancora scorto Malcom che con Ghilbert tra le braccia, si era appoggiato al muro in cima alla scala a riprendere fiato.

“Chi va là?” Urlò d’un tratto Numenon accortosi della presenza dei due giovani.

“Fermi! Siamo amici!” Disse Malcom con ancora il fiato corto per la salita appena conclusa.

Flinty riconosciuta la voce del fratello si voltò di scatto e quando vide anche Ghilbert, la sua gioia esplose in un urlo di felicità.

“Aiutatemi, è svenuto!” Disse infine Malcom con un filo di voce prima di accasciarsi anch’egli a terra esausto.

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Capitolo 28
*** 27 ***


Malcom si riprese quando già la sera era scesa, un fuoco ardeva a poca distanza da lui, le sue ferite erano state medicate e voci amiche lo circondavano indaffarate.

“Finalmente si è svegliato Sire, ha fame?”

“Chi sei e dove siamo?” Chiese disorientato Malcom.

“Mi perdoni Sire, io mi chiamo Numenon e sono il figlio maggiore del arcimago dell’aria. In questo momento ci troviamo sulla sommità della montagna del Sole, vicino all’altare sacrificale e ci stiamo preparando ad accogliere i draghi che presto ci piomberanno addosso!”

Un quadro della situazione non certo incoraggiante, anzi!

Malcom affamato, accettò con gratitudine la zuppa calda che gli veniva offerta e mentre mangiava si guardò attorno.

Una ventina di maghi circolavano per il campo indaffarati, preparando le difese, dall’altra parte del focolare acceso vide Draugdin inginocchiato davanti ad un giaciglio e Flinty e Ghery erano accanto a lui; certamente Ghilbert era sdraiato lì.

Glania arrivò poco dopo, planando al centro del campo, e dopo aver fatto rapporto all’arcimago, si trasformò in sembianze umane, facendo trasalire Malcom.

“Buona sera, Sire!” Esordì Glania inchinandosi fino a poggiare il ginocchio destro a terra.

“Buona sera a te, come sta Ghilbert?” Chiese Malcom senza troppi preamboli e non dando a vedere il suo stupore, per la trasformazione di Glania.

La giovane draghessa fece il punto della situazione che non era molto incoraggiante, Ghilbert aveva la febbre alta, il veleno gli aveva paralizzato le gambe e tutti temevano che non resistesse fino al momento del rito, la notte del giorno dopo.

Malcom chiese poi notizie sulla situazione bellica, che se possibile era ancora peggiore. I maghi della terra erano stati bloccati nel deserto da un’avanguardia di draghi, capeggiati da Glasparo e avevano dovuto ripiegare nella foresta dei Kardi. Giunti lì avevano chiesto l’aiuto dei maghi dell’acqua che avevano invertito la loro marcia ed erano corsi in loro soccorso, solo per finire in un’imboscata preparata per loro da un altro gruppo di draghi. Gli uomini di Zolforol e Zefil e Zaffil erano in marcia, ma non sarebbero arrivati lì prima di tre giorni, sempre che non venissero fermati da altri draghi e per completare il quadro già catastrofico, Herunar, ferito da Ghilbert nel fisico e nell’onore, si era asserragliato nella sua tana prendendo in ostaggio la regina Geneve e minacciando di ucciderla se non gli verrà consegnato libro e Ghilbert.

“Bene!” Disse esasperato Malcom, poi si alzò ed andò dai suoi amici.

Ghilbert giaceva semi svenuto su un giaciglio di fortuna a fianco dell’altare, il suo viso aveva un colorito tanto pallido da sembrare un fantasma; Flinty non si accorse neppure del fratello, con gli occhi gonfi di chi aveva pianto per ore, bagnava la fronte all’amato senza sosta.

“Vedrai che ce la farà! Ha un fisico forte e ti ama profondamente, se non fosse per ciò si sarebbe già lasciato morire; durante il viaggio mi ha confidato che per te andrebbe fino all’inferno e non si arrenderà!”

“Anch’io lo amo!” Disse Flinty singhiozzando.

 

La notte scese, nuvole nere coprirono la luna e un’oscurità minacciosa li avvolse.

Numenon e i suoi maghi, si appostarono vicino all’uscita della tana, in cima alle scale, certi che Herunar li avrebbe attaccati col favore delle tenebre mentre Draugdin eresse una barriera protettiva attorno all’altare e a Ghilbert.

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Capitolo 29
*** 28 ***


La notte trascorse lenta, nessun attacco ruppe la quiete e il sole del nuovo giorno spuntò pigro, velato da una nebbia fredda e umida che raggelò il corpo e lo spirito dei coraggiosi maghi che difendevano l’ultima speranza per il mondo.

“Forza Ghilbert, questa notte potremo finalmente rompere la maledizione, resisti!”

“Non può sentirti sorellina, è svenuto; vai a mangiare qualcosa resto io qui con lui!” Disse Malcom poggiando la coperta caduta sulle spalle infreddolite di Flinty. La ragazza scosse la testa, prendendo le mani di Ghilbert tra le sue e baciandole affettuosamente.

“Flinty ha bisogno di dormire e di mangiare, non potresti fare qualcosa tu con la magia?” Chiese Malcom avvicinandosi a Numenon.

Il giovane mago alzò lo sguardo verso Flinty, prese una ciotola di brodo caldo e le si avvicinò senza fare rumore alcuno.

“Flinty, mangia qualcosa, ti scalderà, devi restare in forze, se non vuoi farlo per te, fallo per lui!” Disse porgendo semplicemente la ciotola e sedendosi al suo fianco.

“Ora dovresti dormire un po’, questa sera sicuramente ci attaccheranno; sanno bene che questa sera avremo l’unica possibilità di salvare Ghilbert e distruggere poi il libro! Veglierò io, sdraiati” Disse infine dolcemente togliendole la ciotola vuota dalle mani.

Flinty annuì, si sdraiò su un fianco e si addormentò, ma un incubo spaventoso venne a disturbare il suo sonno.

Draghi dai denti aguzzi, la luna che non voleva sorgere e sangue ovunque attorno a lei; poi finalmente calò il buio e un sonno ristoratore, senza sogni, la avvolse. Numenon, accortosi delle sua agitazione aveva steso la sua mano su di lei, rischiarato i suoi pensieri.

Quando si destò, il sole aveva già oltrepassato lo zenit da qualche ora e il sorriso di Numenon la rincuorò.

“Ben svegliata, guarda, Ghilbert ha ripreso i sensi!” Disse aiutandola a sedersi.

La febbre era ancora alta, ma sulle guance era ricomparso un po’ di colore e un sorriso sghembo comparve sulle sue labbra gonfie e tumefatte.

“Ciao …”

“Non parlare, risparmia le forze amore mio!” Disse Flinty prendendogli le mani tra la sue.

Gli diedero del brodo caldo, che ingoiò a fatica, poi lo fecero sdraiare nuovamente.

“Fra poche ore, quando sorgerà la luna, potremo liberarti dalla maledizione, Glania ha ripassato tutto il giorno l’incantesimo. Flinty, vai da lei, così ti spiegherà cosa dovrai fare questa sera!” Disse poi Numenon indicando la giovane draghessa non lontano da loro.

Flinty a malincuore si allontanò e si diresse all’altro capo del campo, dove Glania e Ghery parlavano tra loro, seduti una a fianco dell’altra.

“Glania, Numenon mi ha detto che avrai bisogno di me questa sera!” Esordì la ragazza senza preamboli.

“Sì! Dovrai versare alcune gocce di sangue di Ghilbert sulla foglia magica, mentre io pronuncerò l’incantesimo.

Non sarà facile, attorno a noi avremo la barriera protettiva, ma ci sarà sicuramente molta confusione, mio padre tenterà il tutto per tutto, ci sarà una battaglia furiosa e qualunque cosa succeda, tu ed io non dovremo mai distogliere lo sguardo da Ghilbert e soprattutto non dovremo fare cadere nemmeno una goccia di sangue direttamente sull’altare o per lui sarà la morte!”

Flinty annuì senza parlare, poi insieme andarono verso l’altare per fare una prova.

Ghery le seguì con lo sguardo, sapeva di non poter far molto, non era un mago, ma non sarebbe rimasto in disparte; nei pochi giorni trascorsi con Glania aveva cominciato ad affezionarsi a lei e ora ne era certo: la amava e avrebbe fatto tutto ciò che era in suo potere per proteggerla.

 

Herunar intanto si curava la ferita e meditava vendetta. La sua rabbia era enorme, nessun uomo, fino all’ora era riuscito a ferirlo, la lama magica gli era penetrata in profondità e il dolore gli annebbiava la vista e la ragione; mentre Geneve, incatenata in un angolo, tremava dalla paura e dal freddo.

 

I maghi della terra e quelli dell’acqua intanto erano giunti alla conclusione, che se non potevano andare in aiuto dei loro amici, almeno avrebbero impedito che i draghi facessero altrettanto.

Avrebbero dato battaglia, resistendo ad oltranza e impedendo così a Glasparo di andare a dare man forte a suo padre, sulla montagna del Sole.

 

 

Il cielo a occidente diventò rosso, una Luna color del sangue sorse a rischiarare la notte, tutto era pronto e il destino di molte persone si sarebbe compiuto nel volgere di poche ore.

Sulla montagna del Sole, una montagna con un nome tanto luminoso, si sarebbe combattuta di lì a poco un’aspra e cruenta battaglia e qualunque vincitore ne fosse uscito, avrebbe dato una svolta al corso dei futuri eventi, in bene o in male.

Il destino del mondo era nelle mani di un manipolo di uomini e di una draghessa!

 

Ghilbert venne adagiato, a torso nudo, sulla fredda pietra dell’altare sacrificale e con un pugnale gli praticarono un taglio nel centro del petto. Il suo sangue sgorgò, colando sul suo corpo madido di sudore per la febbre, arrivando infine sulla foglia di Sangue Lunare, adagiata poi dalle mani di Flinty sull’altare.

Un’esplosione di luce invase la notte buia e Glania e Flinty iniziarono il rituale ripetendo come una cantilena il contro incantesimo, ma un urlo raggelante squarciò la notte, rischiando di far perdere la concentrazione alle due giovani.

Herunàr, accortosi in ritardo del sorgere della Luna, aveva afferrato Geneve con la zampa ferita, strappando violentemente le catene che la tenevano imprigionata al muro e stappando alla regina un urlo di dolore e terrore insieme, che rimbombò nei cunicoli della roccaforte.

Glania e Flinty ripresero coraggiosamente il rituale, resistendo all’impulso irrefrenabile di tapparsi la orecchie per non sentire l’urlo agghiacciante della regina Geneve.

Ghilbert avvertì un dolore lancinante attraversargli tutto il corpo, come se mille spade lo stessero trafiggendo e urlò di dolore sovrastando Geneve, poi svenne.

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Capitolo 30
*** 29 ***


Un caldo fuoco scoppiettante, accolse Ghilbert al suo risveglio, era stato adagiato su una ruvida stuoia, medicato e si sentiva meravigliosamente. La febbre era scomparsa, e il suo cuore non era più gravato da quel senso di oppressione che lo aveva accompagnato negli ultimi quattro anni, da quando cioè, i draghi lo avevano maledetto.

Voltando leggermente la testa di lato, vide Flinty che dormiva beata, lì accanto a lui e poco distante Draugdin che riattizzava il fuoco.

“Potrei avere un po’ d’acqua, ho la gola riarsa come il deserto” Disse Ghilbert, attirando l’attenzione del mago.

“Ben tornato tra i vivi, ragazzo, ti prendo subito l’acqua!” Rispose Draugdin voltandosi verso di lui con un sorriso gioioso sul viso.

“Dove siamo? Cosa è successo? L’ultima cosa che ricordo è un urlo di donna e poi un dolore lancinante in tutto il mio corpo, come se mi stessero smembrando!”

“Calmati, ora è tutto finito, siamo al sicuro nel villaggio dei maghi della terra, ai piedi del monte Luna. Sei rimasto cinque giorni privo di sensi, temevamo per la tua vita! Sdraiati di nuovo, sei molto debole, nel frattempo ti riassumerò gli avvenimenti degli ultimi giorni”


 

Così Draugdin, dopo aver aiutato Ghilbert a riadagiarsi sul cuscino, cominciò a raccontare come meglio poteva, non essendo un gran parlatore, i fatti dei giorni appena trascorsi.

“Nel preciso momento in cui tu urlasti, Herunàr si materializzò davanti a noi, deponendo la regina Geneve svenuta a terra, immobilizzandola con la zampa ferita e tentando poi di abbattere la barriera magica che avevo eretto a protezione dell’altare.

Numenon e gli altri maghi si scagliarono contro di lui con i loro poteri magici, ma temendo di colpire Geneve, non riuscirono a creare grossi danni.

Ad un tratto però, la regina, riavutasi dallo svenimento, con un’azione repentina, conficcò, ancora più in profondità, la spada magica nella zampa di Herunar, facendolo ritrarre per il dolore e permettendole così di fuggire.

Rotolando velocemente a terra, penetrò nella barriera che io prontamente avevo aperto e poi richiuso con la stessa velocità.

Herunar, senza più la protezione dell’ostaggio si fece avventato, caricando a testa bassa i maghi di Numenon, distraendo lo sguardo dall’altare e permettendo a Glania e Flinty di completare il rituale.

Una volta liberato te dal malefico incantesimo e dalla relativa maledizione, restava solo da distruggere il libro.

Flinty, aiutata da sua madre, ti trasportò lontano dal pericolo, poi si voltò per tornare ad aiutare Glania, ma Herunàr avvedutosi della sconfitta imminente, scagliò una palla di fuoco contro sua figlia, mandando in frantumi la barriera resa debole dai precedenti attacchi e dalle aperture e chiusure che io avevo fatto.

Glania ferita gravemente, con un ultimo disperato sforzo, saltò sull’altare, pronunciando le parole dell’incantesimo distruttore e intridendo le pagine del libro magico con il suo sangue. Il libro, ricevendo il sangue di un drago seguito dalle parole magiche, perdette tutti i poteri e l’altare si spezzò a metà, producendo un assordante e fragoroso rombo come di terremoto .

Glania si è immolata in nome di quella pace che aveva cercato di costruire per tutta la sua vita!” Disse Draugdin commuovendosi ancora, nel ricordare il sacrificio della giovane Draghessa.

“E poi cosa successe?” Lo incalzò Ghilbert.

“Tutti finimmo a terra, tramortiti e non ci eravamo ancora ripresi, quando sentimmo un urlo di dolore e disperazione e pochi secondi dopo, Ghery, strappando di mano a Malcom la tua spada magica e prima che qualcuno capisse le sue intenzione e tentasse di fermarlo, lui aveva già conficcato la lama magica dritta nel cuore di Herunàr.

Questi, urlando per il dolore in un disperato quanto inutile tentativo di salvarsi la vita, scagliò Ghery contro l’altare alzandosi poi in volo solo per precipitare dalla montagna in un volo avvitato, schiantandosi sulle affilate rocce sottostanti!

Herunàr era morto e con lui anche il suo regno di terrore, ma nessuno di noi era ancora al sicuro.

La montagna del Sole, infatti, senza più la magia a sostenere le immense volte delle caverne, scavate dai draghi per farne le loro tane, aveva cominciato a frantumarsi.

Noi maghi capimmo al volo il pericolo, afferrammo te, tuo fratello Geneve e Malcom e ci tele trasportammo alla roccaforte nord, ma anche lì tutto stava crollando; così dando fondo a tutte le nostre residue energie, creammo un potente incantesimo di trasporto collettivo che ci portò qui ai piedi della montagna della Luna.

Da quanto ci hanno riferito Mercl e i suoi uomini, l’intera catena montuosa è crollata, insieme a tutte le tane dei draghi e alle due roccaforti dei maghi”. Disse Draugdin completando il penoso racconto.

“Dov’è ora mio fratello Ghery?” Chiese Ghilbert preoccupato.

“Seppur ferito è vivo, salvato dal coraggio di Flinty, che lo ha strappato letteralmente da sopra il corpo di Glania, dove si era trascinato, deciso a morire con lei!”

“La amava a tal punto?” Chiese esterrefatto Ghilbert, ricevendo come risposta da Draugdin, solo un triste cenno di assenso con il capo.

 

Passarono tre giorni prima che Ghilbert riacquistasse le sue forze e riuscisse ad alzarsi in piedi, seppur a fatica.

I maghi della terra intanto si prodigavano per guarire Ghery, che con il cuore spezzato per la perdita di Glania, non collaborava affatto.

“Si sta lasciando morire, non vuole guarire, il dolore è troppo forte!” Disse l’arcimago Nomenon, scrollando la testa sconsolato.

“Non possiamo arrenderci, ci sarà pure qualche cosa che possiamo fare, non so, un incantesimo che guarisce ogni male!” Disse Ghilbert al colmo dello sconforto.

“È lui che si sta arrendendo, le ferite fisiche sono in via di guarigione, ma per quelle che ha dentro, noi non possiamo fare nulla, nemmeno la più potente delle nostre magie può nulla contro il dolore di un amore perso!” Rispose tristemente Calab.

Zoppicando, Ghilbert si avvicinò al fratello, che giaceva su un giaciglio in stato di semi incoscienza e lo osservò senza parlare.

Il colpo ricevuto da Herunàr quando lo aveva scagliato contro l’altare, gli aveva rotto le ossa delle gambe, del bacino, parecchie costole e anche alcune vertebre della colonna; anche se fosse guarito, sarebbe quindi rimasto paralizzato.

“Ghery, non puoi arrenderti, ricordi cosa mi dicesti mentre ero sdraiato sull’altare? Ora ti rinfresco la memoria!

Tu mi hai spronato a lottare, dicendomi che la vita è un dono meraviglioso, che l’amore è la più grande forza che esista al mondo.

Glania ha dato la sua vita, perché tu avessi un futuro, non rendere vano il suo sacrificio, vivi per lei, vivi per poter raccontare a tutto il regno chi li ha salvati, distruggendo il libro!” Disse infine con le lacrime agli occhi, inginocchiandosi accanto al fratello prendendogli poi le mani e stringendogliele forte.

Ghery, inaspettatamente ricambiò la stretta, una lacrima gli rigò il volto e seppur debole aprì gli occhi e sorrise a Ghilbert.

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Capitolo 31
*** 30 ***


Intanto, nel vicino deserto, gli ultimi draghi venivano sconfitti e ormai solo Glasparo resisteva ancora, asserragliato tra le rovine della vecchia roccaforte dei maghi del fuoco, sulle montagne a nord di Zefil.

L’esercito degli uomini, capeggiato dal principe Nimorn di Zaffil, assediava la roccaforte da giorni, in attesa dei maghi di Kamil e Nomenon che dopo l’ultima battaglia nel deserto, sarebbero giunti per dare l’ultimo assalto decisivo.

 

Ghery seppur ancora debole, cominciava a riprendersi, era ormai chiaro che non avrebbe più potuto camminare, ma l’orgoglio di aver piantato la spada nel cuore del tirannico drago Herunàr, gli dava la forza di continuare. La sua storia era ormai divenuta leggenda e i musici del regno ne avevano composto una ballata che veniva diffusa in ogni villaggio, per far conoscere a tutti l’eroismo del grande cacciatore di draghi Ghery e della sua compianta compagna Glania, unica tra i draghi a meritare di essere ricordata per l’eternità.

Tutti ora si chiedevano chi avrebbe ucciso l’ultimo drago Glasparo, figlio di Herunàr, che codardamente aveva abbandonato il suo esercito nel deserto, fuggendo a nascondersi sulle montagne di fuoco.

L’intero regno si stava mobilitando, i villaggi vicini alle montagne di fuoco, stavano ammassando viveri per l’esercito, in previsione di un lungo assedio, giovani guerrieri si erano messi in marcia in cerca di gloria, musici e cantastorie scaldavano la voce, pronti a mettere in musica e in versi, le gesta degli eroi che avrebbero ucciso l’ultimo drago che minacciava il loro regno.

Ghilbert si era ripreso completamente e fremeva dal desiderio di partecipare almeno all’ultima battaglia. Flinty sotto la super visione di Draugdin, aveva imparato alcune magie ed era ormai pronta per la sua prima battaglia da maga.

Malcom, seppur a malincuore, era tornato a Zolforol con la madre Geneve, per organizzare gli aiuti ai numerosi villaggi distrutti dalla furia dei draghi, scoprendo che in sua assenza, il fratellino Gerry si era occupato del regno con sorprendente abilità. Il giovane principe, trovatosi solo e senza una guida, aveva avuto il coraggio di mettersi la corona in testa e organizzare le difese, meritando così un posto nel gran consiglio.

“Bravo fratellino, sono fiero di te! Parto più tranquillo ora che so che il regno è in buone mani!” Disse Malcom appoggiando le mani sulle spalle di Gerry.

“Perché dove vai, sei appena tornato!” Esclamò Gerry agitato.

“C’è ancora un drago da uccidere e non voglio mancare al momento in cui questa terribile piaga, che sono stati i draghi, sarà finalmente debellata. Gli eserciti di Zafil e Zaffil sono già sulle montagne di fuoco da giorni. Stai tranquillo tornerò!” Rispose Malcom risoluto e a nulla valsero i tentativi della Regina madre di dissuadere il figlio dal partire.

“Allora vai o arriverai a battaglia finita, se non ti muovi!” Disse ad un tratto Gerry sorridendo al fratello maggiore.

Malcom quindi ripartì con un piccolo drappello di soldati scelti e cavalcando a spron battuto, giunsero in vista delle montagne di fuoco al tramonto.

Nel frattempo anche i maghi dell’acqua e dell’aria erano arrivati a destinazione e un messaggero magico era giunto poco dopo di loro, per annunciare che il mago Draugdin, sua figlia Flinty e il giovane Ghilbert sarebbero arrivati quella sera.

“Bene, domani daremo l’assalto alla roccaforte! Glasparo ha le ore contate!” Esclamò Nimorn serrando i pugni in segno di sfida.

Gli unici maghi assenti erano quelli di terra, che avevano deciso di rimanere nel loro villaggio, per poter curare i numerosi feriti che erano giunti dopo le battaglie con i draghi minori.

“Spero di non dover curare altri feriti, cercate di tornare tutti interi!” Aveva esclamato alla partenza di Draugdin, sorridendo a Flinty e stringendo la mano vigorosamente a Ghilbert.

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Capitolo 32
*** 31 ***


Lungo la strada Draugdin insegnò innumerevoli incantesimi a Flinty, che sembrava assimilare ogni parola del padre come un libro fatto di pagine bianche, avida di sapere e impaziente di colmare in pochi giorni, le lacune che solo un lungo allenamento avrebbero invece potuto riempire, così credeva di riuscire a diventare una grande maga e vendicare il re di Zolforol.

Draugdin sapeva bene che ciò non era possibile, ma sapeva anche che Flinty era dotata di una grande forza interiore, tale da consentirle di usare il Palantil, quindi decise di insegnarle quante più cose sapeva, temendo anche di non uscire vivo dalla battaglia che di lì a pochi giorni si sarebbe svolta contro l’ultimo drago.

Durante il viaggio Ghilbert e Flinty assaporarono ogni istante, come se non si fossero ancora del tutto convinti che niente li avrebbe più divisi, la maledizione era stata spezzata e il futuro si apriva davanti a loro.

 

Il primo tratto del viaggio avvenne di notte, in quella regione, infatti, faceva troppo caldo, per cavalcare di giorno e quando giunsero in prossimità del tempio magico nella foresta albeggiava.

Ghilbert, non ancora del tutto abituato alla normalità, al vedere i primi raggi del sole filtrare tra gli alberi, scese da cavallo tanto velocemente da restare impigliato in una staffa e provocando l’ilarità di Flinty.

“Invece di ridere, aiutami!” Disse impacciato il ragazzo.

“Sei troppo divertente, sono passati giorni da quando abbiamo spezzato l’incantesimo e tu non ti sei ancora abituato al fatto che il sole non ti trasformi più in un drago!” Rispose Flinty scendendo agilmente dal proprio destriero per aiutare l’amato.

“Dopo quattro anni, se permetti, era sempre traumatico, ma ormai sapevo cosa fare!” Rispose Ghilbert rialzandosi e cercando di riacquistare un po’ di dignità.

Draugdin lo guardò indulgente e per venirgli in aiuto cambiò discorso, annunciando che si sarebbero riposati alcune ore nel tempio.

Flinty eccitata corse su per i gradini, seguita da Ghilbert che, spada in pugno, la rincorse.

“Ferma, questo è un tempio magico di addestramento, potresti venire attaccata!” Urlò Ghilbert ricordandosi del duello avuto con Gorgolor poche settimane prima proprio alle prime luci dell’alba.

Flinty però non ascoltò l’avvertimento e appena entrata nel tempio magico a pianta circolare, si trovò davanti la statua di Gorgolor, che con due spade in mano la assalì senza preavviso.

Ghilbert d’istinto si lanciò in soccorso dell’amata, ma una barriera invisibile lo bloccò, scaraventandolo a terra sui gradini.

Draugdin gli fu subito a fianco, per rassicurarlo e accertarsi che fosse tutto intero.

“Tranquillo, era tutto previsto, se vuole combattere contro Glasparo, deve provare gli incantesimi, se non supera Gorgolor non può sperare di vincere contro un drago! Non corre pericoli, la statua magica è programmata per fermarsi se avverte pericolo per l’allievo” Disse infine aiutando Ghilbert a rialzarsi.

Il duello durò quasi un’ora, e quando Gorgolor tolse la barriera, rassicurò Draugdin sulle capacità della figlia, Flinty era pronta per la battaglia!

 

Il giorno volgeva al termine, avevano cavalcato tutto il giorno sotto le fresche fronde della foresta vergine, il sole stava scomparendo all’orizzonte quando giunsero alla fine della foresta, scesero da cavallo per ammirare il tramonto, poi si volsero levante per guardare le montagne di fuoco che si stagliavano imponenti. Lassù, tra le rovine della vecchia roccaforte dei maghi del fuoco, Glasparo attendeva in agguato!

“Fra un’ora saremo al campo, so che siete stanchi, un ultimo sforzo e potrete riposare le vostre ossa!” Esclamò Draugdin rimontando in sella.

“Io non sono tanto stanca, potrei percorrere ancora molti chilometri senza problemi!” Rispose baldanzosa Flinty.

Il mago sorrise e spronò il cavallo giù per il pendio, prontamente imitato dai due giovani. L’ultimo tratto del viaggio si svolse in silenzio, tutti avevano i propri pensieri e la stanchezza fece il resto.

Quando giunsero al campo vennero accolti con tutti gli onori e mentre venivano informati sui piani d’attacco, Flinty si addormentò con la testa appoggiata sul tavolo. Ghilbert e Draugdin sorrisero e dopo averla adagiata su un lettino da campo, si coricarono anch’essi, stanchi per il viaggio, ma pieni di speranza per un futuro migliore.

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Capitolo 33
*** 32 ***


Le montagne del fuoco, ora brulle e inospitali, un tempo erano state un meraviglioso giardino, i maghi del fuoco avevano creato terrazzi coltivati, pieni di fiori variopinti e la gioia regnava sovrana. Il primo atto di ostilità dei draghi era stato proprio la distruzione dell’insediamento, ma i maghi superstiti, anche se feriti, erano riusciti a scampare allo sterminio completo, fuggendo attraverso i cunicoli magici fino a raggiungere Zolforol.

Ora quegli stessi cunicoli sarebbero serviti per sterminare l’ultimo drago e la guerra sarebbe finita proprio nel luogo dove era cominciata secoli prima.

“Finalmente sarà fatta giustizia, per tutti i bambini innocenti che quel giorno persero la vita! Ricostruiremo la roccaforte, ma non sarà più solo di noi maghi del fuoco, bensì di tutti! Qui i giovani maghi potranno imparare le tecniche di difesa, quelle mediche e anche quelle d’attacco, anche se spero non debbano mai più servire!” Draugdin con le lacrime agli occhi, davanti al monumento dei maghi caduti, fece giuramento di non arrendersi fino a quando Glasparo non fosse stato ucciso e così fecero tutti i presenti.

 

Un sole pallido, offuscato da una leggera nebbia, sorse dietro le montagne, gettando ombre sinistre nelle strette valli e sulle rovine della roccaforte; in lontananza un lupo ululò e uno stormo di uccelli si alzò in volo disegnando una freccia nel cielo.

 

Nessuno vide sorgere quel sole fosco, perché erano già tutti nei cunicoli, in marcia verso la roccaforte in rovina. Dopo mezz’ora di cammino in totale silenzio e nel buio più completo, un rombo ruppe l’apparente tranquillità; il cunicolo principale crollò fragorosamente per le vibrazioni prodotte dai passi, dividendo in due l’esercito di uomini e maghi.

Nimorn, principe di Zaffil, che camminava alla testa del piccolo esercito di valorosi, si trovò a terra schiacciato da detriti e tossendo violentemente cercò di capire se vi fossero feriti. Accanto a lui, leggermente contusi ma vivi, Flinty e Ghilbert lo rassicurarono, poco dopo tra la polvere comparvero anche Numenon, mago dell’aria e Camal mago dell’acqua.

La frana li aveva tagliati fuori dal resto dell’esercito e non c’era modo di tornare indietro, ci sarebbero voluti giorni per liberare dalle macerie il passaggio, quindi decisero di proseguire verso la loro meta.

Cinque valorosi stavano per affrontare una battaglia impari, contro un drago famelico e disperato che avrebbe venduto cara la pelle, tentando di portare con se più persone possibili.

 

Glasparo, asserragliato nella roccaforte, avvertì il terremoto prodotto dal crollo e si preparò ad accogliere chiunque fosse uscito vivo dalle gallerie, la sorpresa era sfumata; consci di ciò i nostri eroi si sedettero a riprendere fiato e ad elaborare un piano d’emergenza.

“Dunque, siamo tre maghi e due umani, abbiamo due spade magiche, uno scudo d’aria, un bastone lancia ghiaccio e uno che lancia palle di fuoco! Non è molto in confronto a ciò che avremmo avuto tutti insieme, ma possiamo ancora farcela se crediamo in noi stessi!” Tutti annuirono alle parole di Numenon e fatto un profondo respiro misero le mani una sopra l’altra e ripresero il cammino verso il loro destino.

Nel frattempo, dall’altra parte della frana Draugdin, sanguinante alla testa veniva portato fuori a spalla.

“Di qua non si passa, dovremo percorrere la strada a cielo aperto se vogliamo raggiungere la roccaforte, speriamo solo che gli altri siano sopravvissuti, ora pensiamo ai feriti!” Disse risoluto, ma preoccupato Malcom.

 

Poco dopo Glasparo si alzò in volo lanciando vampate di fuoco sul campo, che per fortuna era stato protetto magicamente.

“O è pazzo, oppure sa qualcosa che noi ignoriamo, attaccare solo, contro una schiera di maghi!” Esclamò Kamil allibito.

“Forse è solo disperazione, sa di essere in trappola e gioca la carta del temerario!” Rispose Numenon asciugandosi un rivolo di sangue che gli scendeva da una tempia.

 

Intanto, Nimorn, Ghilbert, Flinty, Numenon e Camal erano giunti alla fine del tunnel. Un piccolo mucchietto di detriti bloccava parzialmente l’uscita e questo permise loro di avvicinarsi per guardare all’esterno senza essere scorti.

L’uscita dava su un grande piazzale, quella che un tempo era stata la piazza dell’insediamento, tra i tasselli colorati di un meraviglioso mosaico semi distrutto, vi cresceva l’erba e mucchi di detriti e colonne cadute costellavano tutto il perimetro.

“Che desolazione, ma dove sarà Glasparo?” Disse Flinty ammirando ciò che restava di una grande città.

“Non sento la sua presenza, ma stiamo all’erta, di sicuro non è lontano!” Esclamò Numenon uscendo cautamente sul piazzale.

“Troviamo un luogo congeniale per la difesa, prima che il drago torni!” Disse Camal guardandosi rapidamente attorno.

“Che ne dite di quel vecchio tempio sulla destra, è leggermente sollevato, ha la roccia su tre lati, mi sembra un posto facilmente difendibile!” Disse Ghilbert cercando l’approvazione di tutti.

Il luogo era perfetto, con un’adeguata barriera incrociata sarebbe diventato un fortino difficilmente espugnabile. Senza perdere altro tempo si misero a correre, armi in pugno, attraversando il piazzale allo scoperto il più velocemente possibile, erano ormai davanti alle tre colonne che sostenevano il piccolo tempio, quando un fragoroso urlo echeggiò nell’aria. Glasparo, tornato dalla sua incursione al campo del nemico, si avvide dell’errore che aveva fatto, lasciando sguarnita la roccaforte e alitando fuoco verso gli intrusi tentò di porvi rimedio. Per fortuna il tempio, ancora impregnato della magia del fuoco, respinse la fiammata, proteggendo i giovani eroi.

“La barriera a quanto sembra non servirà, funzione ancora quella vecchia!” Esclamò Flinty baldanzosa.

“Bene! Ora pensiamo a come batterlo!” Disse Ghilbert rimettendo la spada nel fodero.

Proprio in quel momento Glasparo atterrò a pochi metri da loro, facendo tremare il terreno e le colonne del tempio.

“Vi avevo sottovalutato, ma non commetto mai un errore due volte, fino a quando restate lì dentro non posso toccarvi, ma io non ho fretta, presto o tardi dovrete uscire, nel frattempo vi chiuderò la via di fuga!” Detto ciò diede una scodata poderosa e il tunnel che li aveva condotti fino a lì, crollò fragorosamente, alzando una densa nuvola di polvere.

“Se credi di farci paura, ti sbagli di grosso! Non siamo venuti qui per nasconderci, presto per te sarà la fine!” Esclamò Ghilbert sguainando la spada in segno di sfida.

“Guarda, guarda, il ruba cuccioli! Ti schiaccerò come un insetto, come avrei dovuto fare quando ti sorpresi a rubare!” Urlò minaccioso Glasparo.

Urgeva un piano, dall’interno della barriera non potevano lanciare incantesimi, appena avessero messo un piede fuori Glasparo li avrebbe inceneriti e l’unico in grado di bloccare le fiammate sul nascere, Draugdin, non era lì con loro.

La situazione non era incoraggiante e l’idea di asserragliarsi lì dentro, ora non sembrava più tanto azzeccata.

“Mi dispiace, la colpa è mia, vi ho condotti in una situazione senza via d’uscita, uscirò a fronteggiarlo, per sviare la sua attenzione; così voi potrete uscire e attaccarlo sui fianchi!” Esclamò Ghilbert coraggiosamente.

“No! Sarebbe solo un suicidio, uscirò io con il mio scudo d’aria, voi però dovrete essere veloci e uscire ai lati circondandolo. Le fiammate, rifrangendosi sul mio scudo magico potrebbero creare lingue di fuoco volanti che vi copriranno, ma solo per breve tempo!” Disse Numenon spiegando il piano volgendo le spalle a Glasparo per impedirgli di leggere sulle sue labbra.

Tutti annuirono senza parlare, si guardarono negli occhi per darsi un muto saluto, consci del fatto che qualcuno di loro forse non sarebbe tornato a casa.

Il sole fece capolino dietro la coltre di nebbia, colpendo negli occhi Glasparo, dando loro un inaspettato vantaggio, che non si fecero sfuggire!

Ad un muto comando di Numenon tutti si sparpagliarono in differenti direzioni e protetti dallo scudo di luce che si venne a creare dall’impatto con la fiammata prodotta dal drago, si posizionarono ai quattro angoli della piazza. Praticamente all’unisono, Flinty e Camal scagliarono palle di fuoco e getti d’acqua negli occhi di Glasparo, accecandolo.

Ghilbert e Nimorn, approfittando della momentanea cecità del drago, balzarono sulla sua schiena, arrivarono velocemente fino alla testa e conficcarono le loro spade magiche dritte nel cranio, provocando una pressoché istantanea morte e Glasparo crollò a terra senza vita, con gli occhi sbarrati per la sorpresa.

Ghilbert e Nimorn ruzzolarono a terra tramortiti, Flinty e Camal gli furono subito accanto preoccupati, ma il sorriso tornò subito sui loro volti, quando videro i due amici aprire gli occhi.

“Siete tutti interi?” Chiese Flinty inginocchiandosi accanto a Ghilbert.

“Credo di sì, mi fa male un braccio e il fianco, ma non credo sia niente di grave e tu Nimorn, qualcosa di rotto?” Chiese premuroso Ghilbert.

“Credo una gamba, ma tutto sommato è andata di lusso, Glasparo è morto, la guerra è finita! Numenon dov’è?” Chiese poi il giovane principe, guardandosi attorno.

Nella concitazione della battaglia nessuno l’aveva più visto e solo ora guardando verso il tempio si avvidero che l’amico giaceva a terra privo di sensi. Camal corse da lui preoccupato, subito imitato da Flinty.

“È vivo, ma ha bisogno di cure, il contraccolpo dato dallo scudo quando si è infranto l’ha scagliato contro le colonne del tempio, fratturandogli numerose costole e temo perforandogli i polmoni!” Disse Camal guardando l’amico svenuto a terra.

“Presto allora, dobbiamo portarlo al campo!” Esclamò Flinty.

“No! In queste condizioni non è trasportabile, uno di noi dovrà scendere a chiedere aiuto e in fretta.

“Vado io! Sono l’unica che non è stata ferita e sui sentieri di montagna sono veloce!” Rispose Flinty risoluta.

Nessuno si oppose e la giovane maga si accinse a intraprendere la non facile discesa.

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Capitolo 34
*** Epilogo ***


La notte scese su quella memorabile giornata, la carcassa di Glasparo, era stata data alle fiamme, ma nessuno aveva intonato canti funebri, Ghilbert e Nimorn e Numenon erano stati medicati e ora tutti dormivano sereni, perchè il giorno seguente avrebbero assistito alla prima alba senza guerra.

 

Vecchie alleanze erano state rafforzate, nuove amicizie erano nate tra maghi e umani e un mondo di pace, tutto da costruire insieme era all’orizzonte.

 

Musici e cantastorie si erano dati un gran da fare, per comporre a tempo di record ballate e poesie, poi erano partiti per far conoscere in tutto il regno le gesta di quei cinque valorosi eroi che avevano ucciso l’ultimo drago, Glasparo!

 

I nomi di Numenon, Ghilbert, Flinty, Camal e Nimorn erano gia leggenda e le loro gesta sarebbero vissute per l’eternità.

 

Tutto il regno era in festa, la felicità per la guerra appena vinta riecheggiava nell’aria e tutto presagiva un futuro radioso e prospero.

 

Lontano da tutto questa felicità però, in un cunicolo semi crollato, vicino alla roccaforte in rovina dei maghi dell’acqua, un uovo di drago era sfuggito alla distruzione e la piccola creatura al suo interno, cresceva ignara di tutto…

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Capitolo 35
*** Ringraziamenti ***


Santo Cielo! Siamo veramente arrivati alla fine della storia!!!
Non ci posso credere XD
Non mi sono mai fatta sentire durante i capitoli, ma eccomi qui!
Io sono Lisbeth_Dreemurr, e questo è la prima storia che pubblico! Sono così fiera di me.
Prima di chiudere, vorrei ringraziare una persona: @Alarnis, che è stato il primo (e l'unico per il momento) a recensire la storia, e lo vorrei ringraziare tantissimo!

Detto questo, noi ci vediamo al prossio racconto!!
(Se mai ne posterò un altro...)

Baci,
La vostra cara Lisbeth <3
 

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