Fiori di pesco

di Risa_chan
(/viewuser.php?uid=63749)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Primo maggio ***
Capitolo 2: *** Tre maggio ***
Capitolo 3: *** Cinque maggio ***
Capitolo 4: *** Sette maggio ***
Capitolo 5: *** Otto maggio ***
Capitolo 6: *** Dieci maggio ***
Capitolo 7: *** Dodici maggio ***
Capitolo 8: *** Quattordici maggio ***
Capitolo 9: *** Sedici maggio ***
Capitolo 10: *** Venti maggio ***
Capitolo 11: *** ventitré maggio ***



Capitolo 1
*** Primo maggio ***


Fiori di Pesco

Haikyuu!! version

 

[Partecipante alla “May I write” challenge del gruppo Facebook “Non solo Sherlock”]

 

 

Note

 

Buon salve!

Mi sono decisa a pubblicare questa raccolta dopo un po’ fuori dal gruppo fb per il quale è stata scritta; spero vi piaccia quanto io ho amato scriverla.

Prima di lasciarvi alla lettura una piccola precisione: la raccolta è composta sia da Flashfic, piccole one shot, e anche drabble. E’ divisa in due parti, l’altra parte, se vi interessa la troverete presto nel fandom di Naruto.

E’ tutto,

Kiss

Risa

 

 

maggio

 

 Giorno uno #MayIwrite2023

Fandom: Haikyuu!!

Personaggi: Hinata Shoyo, Hinata Nastu, Kozume Kenma

Prompt: Cellulare + Immagine

Genere: Fluff, commedia

Avvertimenti: Flashfic [239 parole]

 

“Stai ferma ok?” disse Shoyo con l’elastico tra i denti. Separò una parte dei capelli di sua sorella per formare un codino basso. Non era un operazione semplice: Nastu aveva i capelli mossi e non troppo lunghi, rischiava sempre di farle male, ma orami era diventato bravissimo. Tenne il codino con una mano e con l’altra prese elastico e lo legò introno ai capelli e strinse con delicatezza. Sistemò il fiorellino giallo in modo che si vedesse bene.

Tutte le volte che Nastu dormiva nella sua stanza, la mattina toccava a Shoyo pettinarla. Sua sorella si sedeva paziente sul suo letto e si lasciava acconciare i capelli.

Shoyo afferrò la spazzola e cercò di districare le ciocche ribelli, poi prese l’altro elastico.

In quel momento il suo cellulare prese a squillare.

“Rispondo io!” trillò felice Nastu, “Pronto!”

“Nii-chan non può parlare adesso, mi sta pettinando!” spiegò felice lei, “mi sta facendo le codine.”

Shoyo si affrettò a finire il suo lavoro, intanto ascoltava la sorella spiattellare tutti i suoi segreti. “Ho finto! Ridammi il cellulare” chiese. Nastu glielo porse.

“Ciao!” La risatina di Kenma lo fece morire di imbarazzo. “Sai fare le code Shoyo?” chiese il suo amico.

Hinata sospirò. “Non hai sorelle più piccole vero?”

“Sono figlio unico,” rispose Kenma.

Shoyo guardò sua sorella muovere le gambe ritmicamente; presto gli avrebbe chiesto di giocare con lei, strepitando ed arrabbiandosi se tardava. Un sorriso gli comparve spontaneo.

“Beh, non sai quante cose sappiamo fare noi fratelli maggiori.”

 

 

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Tre maggio ***


Note

 

 Il secondo capitolo è una KageHina AU.  Ho preso ispirazione da una vecchia canzone che si intitola “M’innamorai” dei “Giardino dei semplici.  E’ anche connessa ad una altra challenge sempre indetta dal gruppo Non solo “Sherlock.” Spero vi piaccia!

Un ultima cosa riguardo gli aggiornamenti: pubblicherò un girono si uno no.

Kiss

Risa

 

3 maggio

 

Giorno 3 #MayIwrite2023

#Bingospring #fuorichallenge- con questa faccio Bingo!

Fandom: Haikyuu!!

Personaggi: KageHina, Hinata Shoyo, Kageyama Tobio

Prompt: “E’ uno spettacolo!” + “dove sono i…” + immagine (mare) + @ClauAlbertini

Voleva dirgli quanto lo amava ma…

Genere: Romantico

Avvertimenti: AU, Flashfic

Tw: arancione

 

M’innamorai

 

 

La casetta si trovava dall’altra parte della spiaggia. Era così vicina che Kageyama Tobio poteva sentire il rumore delle onde infrangersi sul bagnasciuga.

Tobio si destò al movimenti frenetici alla sua destra. Si puntellò sui gomiti fissando la figura spettinata che si muoveva agitato cercando qualcosa.

“Che fai stai facendo?” chiese sfregandosi gli occhi. Shoyo Hinata si voltò e sorrise: “voglio andare in spiaggia.”

“Ma è l’alba!”

“E’ bellissimo vedere il sole uscire dall’acqua,” rispose, “dove sono i…” Shoyo si guardò introno, poi, i suoi occhi si illuminarono. “Eccoli!”

Afferrò i suoi pantaloncini e se li l’infilò; gli occhi di Tobio percorse il torso, indugiarono sulla parte bassa dell’addome dove i muscoli ben definititi formavano una v invitante, fino a fermarsi sulla scia peluria rossa che si intravedeva al di sopra dell’elastico.

Shoyo continuò a vestirsi: scelse di indossare la sua camicia abbottonando solo i primi bottoni. Su di lui era così grande che lo faceva assomigliare ad un pulcino senza piume.  Kageyama trattenne una risata e la voglia di trascinarlo di nuovo nel letto.

“Che fai, non vieni?”

Tobio si grattò la testa. “Come faccio hai preso la mia camicia!” non finì la frase che il ragazzo era già uscito dalla stanza.

Tobio sbuffò; si vestì con quello che trovò e lo seguì all’esterno.

Shoyo si era fermato sulla riva e osservava il discetto d’oro spuntare dal blu del mare, tingere il cielo di rosso e arancione. La spiaggia era diserta, gli ombrelloni chiusi, e l’aria era fresca sulla pelle, l’acqua gelida gli fece arricciare le dita piedi.

“Ti Piace?” chiese Hinata con lo sguardo rapito dall’orizzonte quanto Tobio era, invece, rapito dal suo profilo, dal naso e le labbra carnose.

“E’ uno spettacolo!” rispose.

Ma non stava parlando dell’alba: l’unico sole che gli interessava era quello che gli aveva invaso la vita. Voleva dirgli quanto lo amava, lì in quel momento, le parole sulle labbra, ma…

Shoyo chiuse gli occhi e respirò l’aria a pieni polmoni. “E’ già settembre…”

Hinata se ne sarebbe andato con l’estate, chissà dove e chissà con chi; mentre Kageyama sarebbe tornato a casa, al suo lavoro, al suo uomo, che ormai amava di meno…

Tobio gli afferrò il braccio e se lo trascinò addosso, e lo strinse forte tra le sue braccia, con il naso immerso nei suoi capelli, l’odore nelle narici.

“Ti amo! Fai l’amore con me, adesso.”

Shoyo rise, lo spinse sulla spiaggia e gli si mise a cavalcioni. “Dobbiamo fare in fretta, o qualcuno potrebbe vederci.”

A Tobio non importava nulla. “Che vedano.”

Shoyo sorrise. “Ti amo anche io.”

Mentre Shoyo lentamente si chinava verso di lui, Tobio pensò che quell’estate non sarebbe finita, perché non poteva più vivere senza. Avrebbe fatto di tutto per tenere quell’unico raggio di sole con sé, per sempre.

 

 

 

 

 

 

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Cinque maggio ***


 

Giorno 5 #MayIwrite2023

Fandom: Haikyuu!!

Personaggi: KageHina, Kageyama Tobio, Hinata Shoyo

Prompt: Fare la barba + Immagine

Genere: Commedia, slice of life

Avvertimenti: Drabble/ Flashfic [138 parole]

 

“Buon giorno, fiorellini, come state oggi?”

Kageyama spegne il rasoio elettrico, incerto di aver davvero sentito ciò che le sue orecchie hanno captato.

“Avete sete, vero?” la voce di Shoyo proveniva dal terrazzo. Tobio apre la finestra. “Con chi stai parlando boke?”

Shoyo alza la testa con in mano l’annaffiatoio; i capelli corti, gli occhi grandi. Bello da far male.

“Parlo con i fiori,” risponde tranquillo quasi fosse ovvio, “li aiuta a crescere bene.”

A giudicare il loro terrazzo riempito di fiori colorati, deve funzionare.

“Ehi Tobio…” Shoyo indica il suo volto, cerando di non ridere. “Hai metà faccia sbarbata.”

“Parla lo scemo che parla con le piante!” esclamò chiudendo la finestra con rabbia.

Tobio riprende a rasarsi, sbraitando contro il giorno in cui ha sposato quel cretino. Ma nemmeno lui ci crede: senza Shoyo non può stare.

 

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Sette maggio ***


 

Giorno 7 #MayIwrite2023

 

Okay ho voluto provare ad inserire un narratore onnisciente di secondo livello, cioè colui che parla ai lettori, mi è piaciuta così tanto l’idea, che ho voluto provare. E’ un esperimento spero di esserci riuscita ma mi accontento di avervi strappato un sorriso.

Anche la punteggiatura dei dialoghi è diversa, volevo provare a usare altre forme, ditemi quale preferite.

Mi scuso di eventuali errori grammaticali o ortografici, ho corretto in fretta.

 

Fandom: Haikyuu!!

Personaggi: Nishinoya Yuu, Azumane Asahi, Karasuno volley club

Prompt: Imbranato + Immagine

Genere: Comico, commedia

Avvertimenti: //

 

Le gite estive non sono mai pericolose o spaventose, di solito sono momenti divertenti in cui trascorrere il tempo in attività rilassanti come passeggiare all’aria pulita in mezzo al bosco il giorno e alla sera relax alle terme.  Durante le gite non si visitavano palazzi abbandonati, Asahi ne era certissimo. Eppure, la sua ultima vacanza da liceale sembrò trasformarsi in uno di quei brutti film dell’orrore.

-Non credo che sia legale, Noya.

- Diamo solo un occhiata- continuò imperterrito Nishinoya – magari è infestata!

Ci mancava solo i fantasmi e Asahi avrebbe raggiunto la vecchia tipo mai. Riprovò, se la paura di essere arrestato per effrazione di proprietà privata non fosse stata sufficiente, la furia del loro capitano, sarebbe stato un ottimo deterrente.

-Se Daichi ci scopre, sono guai!

- Se ci sbrighiamo, non lo scopre e se non lo sa non potrà arrabbiarsi- disse Yuu, strizzando un occhio.

Dopo aver superato i preliminari, ai ragazzi del club di pallavolo rimanevano qualche giorno di vacanza prima del rientro a scuola, e avevano deciso di fare una piccola vacanza come premio per la vittoria e rilassarsi prima di tornare a lavorare sodo per prepararsi alle qualificazioni.

Tutto normale se non per un piccolo particolare. La sfortuna aveva voluto che, poco fuori del paese in cui soggiornavano, c’era una casa di cura per malattie mentali ormai in stato di abbadando da quando avevano deciso di chiuderla.

- Il giornalaio ha detto che sono ci sono state delle morti misteriose, - bisbigliò Yuu con gli occhi che gli brillavano, - e che, ancora ogni tanto, dall’edifico provengono strani rumori e lamenti molto sospetti. -

- s-me-ti-la! Non sono…ahi- Asahi inciampò in un sasso e, a momenti, non finiva disteso per terra.

Nishinoya scoppiò a ridere sguaiatamente: - Non fare il fifone, Asahi! -

Non ci poteva fare nulla, le cose paurose non gli piacevano per niente. Gli bastava la paura che il muro incuteva, l’ansia prima di ogni singola partita: non aveva nessun senso fare cose per il solo gusto di provare il brivido.

Yuu si puntò un pungo in petto: - ci sono io con te!

La capacità di Noya di dargli coraggio e fiducia era incalcolabile; avrebbe dovuto vergognarsi, grande e grosso, di farsi consolare da un ragazzo alto un barattolo che non pensava neanche la metà di quanto pesava lui.

- Sei sempre dietro di me…

- Proprio dietro di te, a copriti le spalle- continuò Nishinoya. Gli afferrò la mano trucidandolo di penso, Yuu era più forte di quanto immaginasse, a caccia di fantasmi. E Asahi non può che seguirlo.

L’edificio è in condizioni davvero pietose: l’intonaco delle pareti è scrostato, porte ed infissi sporchi di pareti, per non parlare della giungla intorno che rendeva difficoltoso arrivare fino al portone principale.

-Mi ricorda li castello di Aurora…

- Chi? - chiese perplesso Yuu mentre rendeva un bastone lungo e nodoso.

- La bella addormentata, il suo castello è circondato da rovi dalla strega cattiva…- spiegò Asahi, - cosa stai facendo con quel ramo?

Noya aveva cominciato a battere il bastone a terra prima di procedere. Avete presente come fanno i cechi per capire se davanti a loro c’è un ostacolo?  Ecco uguale.

-Faccio scappare le serpi.

Asahi pensò fosse stato meglio non chiedere.

Arrivati alla enorme portone d’ingresso, scrostato e sporco, scoprirono che entrare era abbastanza facile: un anta era completamente divelta dai suoi cardini. L’ultima speranza di Asahi morì.

Nishinoya gli fece segno di seguilo prima di entrare senza esitazione. Sconsolato, il gigante dal cuore di vetro lo seguì. La luce filtrava dalle innumerevoli finestre rendendo quel posto ancora più enorme e desolante. Iniziarono girare per i corridoi lunghi pieni di calcinacci e polvere, ma a parte qualche mobile dimenticato non c’era assolutamente nulla. Un semplice luogo abbandonato.

-Forse dovremmo venire di notte – rifletté Yuu; i capelli sulla nuca alla sola idea. -Sei forse impazzito?! È una pessima…- non riuscì a finire la frase che dei rumori alle loro spalle li fece sussultare.

-Fantasmi! - esultò Noya, mentre Asahi molto meno ottimista, urlò: -Moriremo!

Per ben tre volte, Asahi rischiò di inciampare in uno dei pezzi di legno che giacevano sul pavimento, e riuscì a raggiungere l’atrio per puro miracolo.

-Ragazzi siete voi!

Tanaka, Hinata e Kageyama si stavano guardando in torno letteralmente estasiati. Asahi si rese conto che, lì in mezzo, era l’unico dotato di buon senso ed era tutto dire.

-Chi pesavate fossimo? - chiese Tanaka – vi abbiamo visto entrare così vi abbiamo seguiti. –

Yuu si mise a spiegare la storia dei fantasmi e il suo brillante piano agli altri tre idioti. Convincere Tanaka fu una bazzecola, ma Noya riuscì a convincere anche Hinata, nonostante anche lui tendesse a farsi spaventare dalle cose paurose. Kageyama non ci fu bisogno di convincerlo: andava dove Shoyo andava.

Quando ormai aveva perso ogni speranza di sottrarsi alla notte peggiore immaginabile, arrivò il suo salvatore, il suo eroe.

-Dove siete stati tutto questo tempo? - chiese Daichi quando li vide rientrare sporchi di polvere e calcinacci.

Il branco di idioti provò a mentire pietosamente senza ottenere nessun risultato.

Gli occhi scuri del capitano si fecero subito taglienti. - State forse pensando di andare alla casa abbandonata questa notte?

Tutti negarono con forza.

-Bene, perché dovrete passare sul mio cadavere- disse poi si rivolse ad Asahi: - e tu dovresti impedirgli di fare stupidaggini!

Azumane Asahi, alto 1, 86 cm e 75 kg di peso, si sciolse come neve al sole. -Grazie Daichi, grazie!

 

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Otto maggio ***


 

Giorno 8 #MayIwrite2023   #fuorichallenge

 

Fandom: Haikyuu!!

Personaggi: Kuroo Tetsuro, Tsukishima Kei, Bokuto Kotaro, Akaashi Kenji  

Prompt: Con le parole + “wow certo che è bravo.”

Genere: Commedia, comico

Avvertimenti: Spoiler! Time skip, OOC

Premessa: Quando l’avevo pensata mi sembrava una buona idea, ma adesso conclusa non ne sono molto certa del risultato. Comunque, volevo scrivere qualcosa di diverso, con personaggi che di solito non uso, per mettermi alla prova.

 

Il piano non era perfetto. C’erano delle falle ma non aveva scelta; Kei non doveva assolutamente accorgersi della sostituzione.  Kuroo aveva portato con sé anche un pezzo di vetro per cercare un lampadario della stessa identica tonalità, nella speranza di trovarne uno uguale.

“Sei sicuro che il negozio sia questo?” chiese guardando Kenji dallo specchietto retrovisore.

“Sono sicuro, l’ho accompagnato io a comprarlo.”

 Bokuto, seduto accanto a lui, riprese a protestare come già aveva fatto prima di partire. “Non capisco perché mentire a Tsukki, è stato un incidente!”

Kuroo svoltò ed entrò nel parcheggio dell’enorme ingrosso che vendeva i lampadari. “Invece io non capisco perché sei voluto venire pure te se ti lamenti tanto.”

Bokuto si slacciò la cintura. “Non ti lascio solo con Kenji!”

Kuroo sbuffò alla ridicola gelosia di Kotaro, non aveva certo tempo per certe ridicolaggini. Doveva acquistare un lampadario nuovo per sostituire quello che aveva inavvertitamente rotto, e Kei non doveva saperlo.

“Comunque, quello che ha detto Kotaro è vero; non credo che Kei sia il tipo da prendersela per una cosa del genere,” disse Kenji mentre aspettavano il loro turno a essere serviti. “Inoltre credi davvero di riuscire a fregarlo?”

“Lo so questo,” rispose tra i denti Kuroo, “ma è il fatto è che… mi ha espressamente detto di non distruggere la casa quando è partito.”

“Perché mai?”

Non era qualcosa facile da a mettere, ma era un imbranato cronico con le faccende domestiche. Kei aveva preparato ogni cosa in modo tale che lui potesse fare il meno possibile.

“Quindi ti sei sentito ferito nell’orgoglio e hai deciso di provare a Tsukki di non essere completamente inutile in casa.”

Akaashi aveva riassunto alla perfezione la situazione, ed era stato anche gentile nel sottolineare quanto avesse miseramente fallito. Invece, Bokuto scoppiò a ridere senza trattenersi. Bell’amico!

“Kotaro non sei messo bene neanche tu.”

“Ma Kenji…”

Kuroo non prestò più attenzione ai suoi amici perché il cellulare squillò.

“Ciao Kei!  Va tutto bene?”

“Ciao, tutto bene. Prendo il treno delle 15:00. Sarò a casa per le 17:00,” disse, “la casa è ancora in piedi?”

Kuroo sorrise nervosamente al cellulare: “assolutamente sì, non ha neanche un graffio.”

Si scambiarono poche altre informazioni e chiusero la chiamata.

“wow certo che è bravo,” esclamò Bokuto, “un attore consumato!”

“Sbrighiamoci a comprare questo maledetto lampadario!”

La fortuna sembrò girare dalla sua parte perché il commesso riuscì a trovargli un pezzo molto simile al loro. Fu così gentile da fargli un prezzo di favore, forse mosso a pietà da quel gatto più furbo di una volpe.

Kuroo montò il lampadario e fece sparire il cadavere di quello vecchio il più in fretta possibile: tutte le prove cancellate.

Il piano sembrò funzionare fino all’ora di cena quando Kei accese la luce della cucina. “Tetsuro perché abbiamo un lampadario nuovo?”

Kuroo fece finta di cadere dalle nuvole. “Lampadario nuovo? Ma è quello di sempre!”

Kei si sistemò gli occhiali. “Questi sono pezzi unici, il vetro è temperato a mano, ed ogni striatura è diversa.” Indicò le venature nel vetro, le quali, in effetti, sembravano più scure rispetto a quello vecchio. Ma a Kuroo sembravano delle differenze talmente impercettibili che, lì per lì, non ci aveva neanche fatto caso.

“Tu dici?”

A Kei bastò quello. “Lo hai rotto.” Non era una domanda era un affermazione pura e semplice.

“Non è vero!” Kei lo guardò scettico, una delle sue occhiate al vetriolo e Kuroo cedette, “si va bene! Sperano che non te ne saresti accorto, sono praticamente identici!”

Tsukishima sorrise. “Non è grave, poteva andare peggio. Potevi dare fuoco alla casa, allagarla…”

Kei non ci andava mai leggero con la lingua, andava dritto al punto, là dove faceva più male, e se avesse potuto, avrebbe rigirato il coltello nella piaga. Ma Kuroo lo amava lo stesso.

Non importa quanto fosse saccente, irritante, quella era una maschera dietro alla quale si nascondeva un ragazzo intelligente con una grande capacità di amare; che dimostrava a modo suo, ma era davvero attento con le persone a cui voleva veramente bene.

“Non avrei mai …” Kei lo interruppe, “Lo so. Non devi dimostrami niente.”

Gli slacciò il gilet: prova inconfutabile che non era davvero arrabbiato, e che avrebbero cenato molto più tardi.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Dieci maggio ***


 

Giorno 10 #MayIwrite2023   

 

Fandom: Haikyuu!!

Personaggi: Iwazumi Hajime, Oikawa Tooru, IwaOi

Prompt: Scusa se mi intrometto + Taglio di capelli + Immagine

Genere: Commedia.

Avvertimenti: Flashfic [129 parole]

Hajime non sapeva cosa avesse fatto male nella sua vita, eppure eccolo lì a soffrire.

“Non fare il bambino, Iwa-chan!”

“No se ne parla…”  Un colpo di tosse colse Hajime alla sprovvista.

“La tua gola è troppo gonfia per riuscire a ingoiare!”  insistette Tooru.  Gli avvicinò il cucchiaio con la medicina ridotta in polvere fino alla bocca. Quando Hajime provò a parlare, lo stronzo lo imboccò a tradimento e fu costretto ad ingoiare tutto il contenuto.

“Scusa se mi intrometto ma hai proprio bisogno di un taglio di capelli,” notò a casaccio Tooru.

Con ancora in bocca il sapore orribile della medicina, Iwazumi prese la sua decisione; se fosse dovuto andare all’inferno, sarebbe stato meglio andarci a modo suo.

“Prima o poi ti ucciderò, fosse l’ultima cosa che faccio Medakawa!”

 

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Dodici maggio ***


 

Giorno 12 #MayIwrite2023  

Fandom: Haikyuu!!

Personaggi: Ushijima Wakatoshi, Oikawa Tooru

Prompt: Lamentele + come la vuoi la pizza?

Genere: Comico

Avvertimenti: post Timeskip!  Legata a “La lunga strada che mi porta a te” Flashfic [289 parole]

 

“Oggi è proprio una giornata da dimenticare!” esclamò Tooru appena entrato dalla porta di casa. Buttò il giacchetto su una sedia, prima di sedersi al bancone della cucina di Wakatoshi.

“E’ iniziata proprio male, stamattina il nervo sciatico mi faceva un male cane!”

Ushijima lo ascoltava distrattamente troppo intento con l’impasto che aveva tra le mani.

L’insegnate gli aveva detto di dividerlo in pallette più o meno uguale, e non era un operazione così facile come poteva sembrare.

Intanto Oikawa continuava: “sono andato a trovare Nastu e Takeru, quel moccioso del loro figlio, sai come ha avuto il coraggio di chiamarmi?”

Wakatoshi si voltò solo un attimo, per tornare al suo lavoro. Mise le pallette su una teglia, e poi le coprì con uno strofinaccio.

“Mi ha chiamato Ojīchan, quel moccioso di merda!”

“Potresti anche esserlo”, notò Wakatoshi. Mise la teglia in un posto caldo e asciutto, prima di voltarsi a guardare di nuovo Tooru. “Come la vuoi la pizza?”

Oikawa boccheggiò incredulo: “come sarebbe a dire?!”

“Dovremmo condirla con qualche cosa.”

“Non parlavo della pizza, parlavo del fatto che tu mi ritenga un nonnino!”

“Hai 48 anni, potresti esserlo.  Inoltre, stiamo palando del figlio di tuo nipote, a sua volta figlio di tua sorella. Ai suoi occhi sei come suo nonno, no?” osservò Ushijima.

 “Però, ad essere precisi, sei il suo prozio.”

“Tu…”  Oikawa sussurrò “come fai ad essere così?”

“Non capisco…”

Tooru sorrise e scosse la testa. Si avvicinò e lo baciò.  Erano lontani i giorni in cui erano una coppia giovane e felice, ma piano piano, tutto stava tornado al posto giusto.

“Non fa niente. Vediamo di concentrasi sulla nostra cena, mica posso lasciare fare tutto a te.”

E sicuramente, un po' era merito della pizza.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Quattordici maggio ***


 

Giorno 14   #MayIwrite2023  

 Fandom: Haikyuu!!

Personaggi: Bokuto Kotaro, Akaashi Kenji [BokuAka]

Prompt: Qualcosa che lo stimoli + “Vai tu”

Genere: Commedia

Avvertimenti: Post Timeskip Flashfic

 

Bokuto annoiato, un disastro già annunciato.

“Non era proprio così il detto ma d’altronde…” pensò Kenji mentre cercava di concentrasi sulla revisione della consegna di Udai-senesi avrebbe dovuto completare entro una settimana.  La sua attuale situazione non gli permetteva distrazione alcuna e nemmeno cinque minuti da dedicare a Kotaro, il quale si stava lagnando, di annoiarsi da circa… un’ora e mezza.

Kenji doveva trovare qualcosa che lo stimolasse ad uscire e a lasciarlo lavorare in pace, il più infetta possibile altrimenti sarebbero mai riusciti a consegnare in tempo. Così perese una cartella di carta e vi inserì un malloppo di fogli bianchi.

Mandò un messaggio al suo amico in tipografia poi si rivolse al suo fidanzato. «Bokuto-san ho un favore da chiederti, è della massima importanza.»

Bokuto si voltò già eccitato.

 «Devo consegnare questo plico a Maruma-san il più infetta possibile, ma io non posso, vai tu per favore!» chiese con il tono più disperato che riuscisse a fare.

La tipografia era abbastanza lontana da casa loro, e con il traffico Bokuto avrebbe impiegato un’ora per raggiungerla. A quel punto, Maruma-san avrebbe tenuto Bokuto impegnato, per il resto del pomeriggio, con un giro alla tipografia. E Akaashi avrebbe potuto respirare e finire il suo lavoro per l’ora di cena.

“Conta su di me! Kenji” esclamò Bokuto, afferrò la cartella e corse fuori di casa.

Kenji sospirò di sollievo. Missione compiuta.

 

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Sedici maggio ***


 

Giorno 16   #MayIwrite2023  

Fandom: Haikyuu!!

Personaggi: Hinata Shoyo, Ushijima Wakatoshi UshiHina

Prompt: Pasticceria + “sono tre mesi adesso”

Genere: Fluff, Lice of life

Avvertimenti: Post time skip!  “Possibile OOC”

Possono dire quello che vogliono, ma Ushijima Wakatoshi è il miglior fidanzato del mondo.

E’ un tipo concreto, odia le smancerie e non è interessato a fare tutte quelle cose tipiche dei fidanzati: rose, pasticceria raffinate, parole sdolcinate, lui va sul pratico.

Per esempio, mi compra un nuovo libro sull’alimentazione, oppure qualsiasi cosa serva per giocare.

E a me sta benissimo così.

La porta di casa si apre. “Sono a casa,” la sua voce profonda si disperde nell’ambiente e sento un brivido lungo la schiena. Mi fa sempre un certo sentire la sua voce per casa mia.

“Sono qui!” esclamo.

Sciolgo le game intrecciate: ho appena finito la mia ora di yoga e mi alzo dal tappetino.

“Ciao!  Come va a Tokyo?” chiedo quando lo vedo entrare nella stanza con un mano una scatoletta bianca. “Cos’è?”

“Pasticcini.”

Inclino la testa curioso; Wakatoshi ripete sempre che i dolci vanno mangiati in rare occasioni perché non si addicono alla dieta di un atleta. “Cosa festeggiamo?”

“Sono tre mesi adesso.”

Tre mesi…  inizio a ragionare su cosa sia successo, ma mi vengono in mente soltanto date di partite, convocazioni per la nazionale…

“Ah! Sono tre mesi che conviviamo!”

Proprio non me lo aspettavo, è così diverso da come lo immaginavo, vivere insieme a lui.

È sempre attento, protettivo ma è anche capace di lasciarmi spazio e rimanere in un angolo sempre pronto a sostenermi se per caso sbaglio e cado.

Wakatoshi piega le labbra in un sorriso lieve. Mi stringe in un abbraccio lieve e mi sussurra tra i capelli: “mi ha sconvolto la vita come non avrei immaginato, grazie.”

Il sapore del suo bacio è wow, e poi sbam!  Non mi stanco mai di assaggiarlo.

Sono costretto ad alzarmi per riuscire a stringere le sue spalle, dannata altezza! Così è lui che mi afferra e mi solleva, così che io possa stringere le medie gambe intorno alla sua vita.

“Devo fare la doccia…”  Wakatoshi mi morde il labbro e riprende a baciarmi. Una danza sensuale di lingua e denti,

“dopo…” mi fa.

“Potresti venire insieme a me.”

“Hmm…” dice, “è una buona idea.” Senza lasciarmi andare si avvia verso il bagno.

Nessuno avrebbe scommesso uno yen su di noi; troppo differenti per poter durare. Invece, stiamo insieme da tre anni ed ora viviamo insieme e è la scelta migliori che potessi fare.

Lasciatemi dare un consiglio: quando vi dicono che non durerà, che siete troppe differenze, non fidatevi di chi per invidia vi dice di lasciar perdere, che non fa per voi e finirete per pentirvene, non ascoltateli e andare per la vostra strada.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Venti maggio ***


 

 

Giorno 20   #MayIwrite2023  

Fandom: Haikyuu!!

Personaggi: Kageyama Tobio, Hinata Shoyo

Prompt: SOS + Lentiggini + Immagine

Genere: Romantico, Slice of life

Avvertimenti: Post Time skip, terzo anno.

 

Ti aspetto nell’aula tre finite le lezioni, non fare tardi!

 

Kageyama lesse due volte il messaggio che, durante le lezioni pomeridiane, Hinata gli aveva inviato. Già che c'era, lo lesse una terza volta. Non perché non capisse cosa ci fosse scritto ma perché non capiva il motivo di fargli una richiesta simile. Si erano visti durante gli allenamenti mattutini e Shoyo non gli aveva detto nulla. Se questo non bastasse, si sarebbero rivisti dopo le lezioni, per quale ragione non aspettare di paragli durante gli allenamenti?

Doveva essere accaduto qualcosa di grave, il messaggio era un SOS.

Appena la campanella suonò, Tobio buttò i libri alla rifusa nella borsa e corse fuori dalla sua alula per raggiungere la classe di Shoyo.

Si era fatto male: l’idiota, sempre esagitato, aveva sbattuto o inciampato da qualche parte, o peggio! Qualche bullo lo aveva picchiato sul tetto della scuola!

Non gli veniva in mente altro se non... Oh! voleva rompere con lui!

Alla sola idea, Kageyama si mise a correre investendo e spintonando con mala grazia qualche studente, la cui sola colpa era di essersi trovato nel posto sbagliato al momento sbagliato.

La porta dell’aula tre era aperta e gli ultimi studenti stavano uscendo. Aspettò impaziente che se ne andassero e si precipitò dentro. “Ehi Boke, che diavolo succede?”

Shoyo sedeva su un baco, le gambe a penzoloni, gli sorrise. “Ehi, Kageyama, ti devo parlare da solo.”

Brutto segno…

“Mi vuoi lasciare?”

Hinata scosse la testa energicamente. “No! Non è quello!”

“Allora che cosa devi dirmi di così importante da non poterlo fare al club?”

Hinata prese coraggio e raccontò tutto. “Il coach Washijō mi ha trovato un insegnate di Beach volley. Imparerò le basi per un anno qui in Giappone, ma dopo dovrò trascorrere due anni in Brasile. Ho accettato la proposta.”

Kageyama annuì meccanicamente. Dov’era il Brasile? Si poteva raggiungere in treno? Certo che no! Era dall’altra parte del mondo!

Hinata strinse la presa sul baco tanto forte che le sue nocchie impallidirono ancora di più. “Lo devo fare! Non sono come te, mi serve imparare tutto!” esclamò disperato perché gli pesava lasciarlo ma d’altronde non poteva fare a meno. Voleva che Tobio comprendesse, ma non c’era una persona che potesse capire più di lui.

“Lo so!” Tobio gli afferrò il collo e inclinò il viso verso di lui, accarezzò la pelle lisca, lì dove era coperta di macchioline dorate. Quando amava le lentiggini di Shoyo, quanto amava tutto di lui. “Lo so che devi. Ma dammi il tempo di digerire, cretino!”

Kageyama poggiò la sua fronte contro quella di Hinata. “Mi hai promesso che saresti stato con me sulla cima del mondo, e visto che fai schifo, mi tocca aspettare.”

Lentamente spostò il volto verso le labbra di Shoyo. “Ti aspetterò tutto il tempo di cui hai bisogno, Ti amo Boke.”

“Un giorno di raggiungerò, lo giro!” Tra un singhiozzo e una risata Shoyo ricambiò il bacio.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** ventitré maggio ***


 

 

Giorno 23   #MayIwrite2023  

Fandom: Haikyuu!!

Personaggi: Sawamura Daichi, Sugawara Koshi, Azumane Asahi

Prompt: Momento di Relax + Immagine

Genere: Slice of life

Avvertimenti: Drabble [106 parole]

 

 

Il punto finale contro la Shiratorizawa era un ricordo confuso. Asahi e Daichi erano stati troppo stanchi, troppo concentrarsi per realizzare, al momento, la vittoria.  Quando Koshi li abbracciò, svegliandoli dal torpore, piansero.

Quella vittoria gli aveva fatto guadagnare un biglietto per il torneo di Primavera.

“Cosa facciamo?” chiese Suga mentre tronavano a casa, “dobbiamo festeggiare!”

“Adiamo a riposarci,” rispose Daichi inamovibile.

Asahi si grattò il pizzetto. “beh, mi piacerebbe festeggiare con voi, ma ho esaurito le energie…”

“Guastafeste…”

“Questo è solo una tappa Suga,” alzò gli occhi al cielo, “lo faremo quando vinceremo i nazionali.”

Soltanto arrivati al punto più alto, allora si, avrebbero festeggiato.

 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=4059667