Giorno 25 #MayIwrite2023
Fandom: Naruto
Personaggi: Naruto Uzumaki, Sasuke Uchiha [SasuNaru]
Prompt: x e y hanno la stessa taglia + Commozione + “devi dirmi solo di…” +
Immagine
Genere: Drammatico, Romantico
Avvertimenti: AU! SWAT; linguaggio colorito
Itachi indossava un ridicolo grembiule nero in cui erano
disegnate delle nuvolette rosse in stile orientale. Stava cuocendo due semplici uva ma sembrava
non riuscirci mai; quando fu soddisfatto del risultato, le servì a Sasuke. La chiara delle due uova si erano unita
completamente e sopra ai tuorli c’erano disegnati due strani simboli.
La cucina di casa Uchiha scomparve improvvisamente, e Sasuke
si ritrovò nel deserto mentre ricorreva quell’idiota del suo collega Naruto Uzumaki.
Cercava di afferralo, e all’improvviso finirono insieme alle uova nella padella
di Itachi. Un enorme padella mentre una versione gigantesca di suo fratello li
osservava.
Lo squillo del telefono, svegliò Sasuke di soprassalto; imprecò
tastando il comodino alla ricerca del suo smartphone. «Pronto?»
Da giorni faceva pressappoco lo stesso identico sogno. Non credeva
in Dio, negli angeli e figuriamoci ai morti che ti compaiono in sogno per
mandarti chissà quali messaggi premonitori.
«Sono
Nara. C’è un emergenza, chiedono i rinforzi allo stadio.» Shikamaru Nara aveva sempre il tono di quello
a cui si stavano rompendo le uova nel paniere, perennemente scocciato.
Sasuke
si sfregò gli occhi. «Tifosi violenti?»
«Alcuni
manifestanti ambientalisti che hanno pensato bene di utilizzare la partita per
dare visibilità alla causa,» spiegò, «ma si teme un attacco terroristico.»
«Arrivo
subito.» Sasuke stava per riattaccare ma Shikamaru lo bloccò, «Ah, Uchiha
avverti Naruto, non riesco a contattarlo al telefono.»
«Come
pensi che io ci possa riuscire?» Sasuke cercò di nascondere la tensione dietro
il sarcasmo.
Il
genio ridacchiò: «Non attacca con me. Non è a casa sua, perciò ha dormito con
te, e probabilmente ha il cellulare scarico.»
Sasuke
bofonchiò: «vedrò cosa posso fare,» e riattaccò.
Si
voltò vero l’altra parte del letto: la schiena ampia di Naruto Uzumaki occupava
quasi tutta la superfice restante. Russava leggermente, in posizione prona e con
le braccia abbracciate al cucino. Aveva la testa voltata dall’altra parte,
perciò, l’unica cosa che Sasuke poteva vedere era la massa bionda dei suoi
capelli. L’idiota li teneva corti ma facevano un certo effetto a contrasto con
le federe scure.
Una
frittata l’avevano fatta. Più volte anche…
«Ehi
dobe…» Sasuke cominciò a scuoterlo per una spalla, «Svegliati! hanno chiamato al lavoro; c’è una sommossa da
placare.» Ma niente. Ci volle una scrollata più forte e un colpo alla nuca per
farlo tornare al mondo dei vivi.
«Cosa
è successo?»
«Disordini
alla partita di football, richiedono il nostro intervento.»
«Cazzo!»
esclamò Naruto alzandosi dal letto, «devo tornare a casa a prendere la divisa!»
Sasuke
lo squadrò da capo e piedi. Naruto nudo era uno spettacolo incredibile. «Te ne
presto una io, abbiamo la stessa taglia.»
«Ti
amo da morire!» esclamò e si avventò sulle labbra di Sasuke per strappargli un
bacio rovente, «Grazie.»
Sasuke
cercò di divincolarsi ma alla fine Naruto la vinse. Dopo uno, due, tre baci
profondi, Sasuke lo spinse via. «Dai! Dobbiamo sbrigarci!»
Gli
agenti dell’unità speciale facevano un lavoro duro, difficile e soprattutto
rischioso. Potenzialmente potevano morire da un momento o l’altro, come si
cadeva in guerra. Così il motto di ogni
componente era: “Vivi, cogli l’attimo e tutte le opportunità che ti capitano”.
Sasuke
Uchiha seguiva alla lettera quel motto e prendeva tutto, compreso avere tutto
per sé l’idiota numero uno, Uzumaki Naruto. Ma c’erano dei limiti. Per esempio,
non si doveva sapere e soprattutto mantenere sempre un certo distacco. I
sentimenti erano pericolosi. Un vetro
finissimo e delicato che, se si fosse infranto sul pavimento, avrebbe prodotto
lame affiliatissime. Tenere la distanza di sicurezza, mettere le briglie e i
paraocchi al cuore e ad avere il potere sarebbe stato sempre lui.
Sasuke
prese dall’armadio la sua divisa di riserva e lanciò sul letto; il tessuto fece
un leggero puff sul piumone. Nel frattempo, Naruto si era messo i boxer
e stava infilando un calzetto al piede destro.
«Nara
sa di noi.»
Naruto
si stava infilando il secondo calzetto. «Già, non gli sfugge niente, a quello!»
disse ridacchiando sommessamente. Sasuke si era già messo maglione e pantaloni
prese le scarpe. «Sapeva che avresti dormito qui, non può averlo intuito da
solo.»
«No,
infatti. Glielo ho accennato io,» concordò.
«Ma
sei impazzito?!»
Lo
scemo si fermò con i pantaloni a mezza coscia interdetto dal tono
eccessivamente alto con cui Sasuke aveva parlato. Fece il suo miglior broncio infantile: «Teme
non fare l’esagerato! Non è nulla di che…»
«Non
è nulla di che, dice!» Sasuke si allacciò lo scarpone con più foga di quanta
fosse necessaria, legò i lacci talmente stretti che dovette allentarli tanto
gli facevano male.
«Se
il capo lo venisse a scoprire sarebbe la fine della tua e dalla mia carriera,
scusa se è poco!» esclamò alzandosi in piedi. «Non credo proprio che Nara,
perché è un tuo amico, debba conoscere tutti i dettagli della tua vita
sessuale!»
Finalmente
Naruto era riuscirò a vestirsi completamente, e seguiva Sasuke per la casa,
aiutandolo a raccogliere tutti gli oggetti necessari, giubbetti, occhiali da
sole, le chiavi.
«Shikamaru
l’aveva già capito! E poi non lo direbbe mai ad anima viva!» esclamò seguendolo
fuori dell’appartamento. Era un piccola palazzina in quartiere residenziale
curato e ben messo. Raggiunsero l’auto di Sasuke e Naruto salì al posto del
passeggero: «e la nostra è una relazione sentimentale!»
Sasuke
lo guardò stralunato. «Cazzo fai? Vuoi mettere i manifesti? Non possiamo andare
al lavoro insieme!» poi si ricordò che Naruto non era venuto in macchina. «Fanc***» esclamò mettendo in moto.
«Non
davvero non ti capisco teme,» Naruto prese il pacchetto di sigarette dalla
tasca interna della giacca, «voglio dire potremmo stare bene, ma tu ti fai un
sacco di problemi inutili!» esclamò.
«Non
fumare nella mia auto. Dovresti proprio smettere.»
Naruto
aprì il finestrino e fece un lungo tiro per puro dispetto. «Non te ne frega
niente!»
«Non
è vero!» protestò Sasuke.
«Se
non ti sta bene questa cosa tra noi, devi dirmi solo di chiuderla qui.»
Sasuke parcheggiò al solito posto. «Non voglio chiudere, cazzo» si voltò verso
Naruto stringendogli la mano, «voglio solo essere più riservato…»
«See,
tipo rimanere chiuso in un armadio.»
Non
c’era più tempo per le discussioni, quando il lavoro chiamava, loro
rispondevano pronti. Aprivano un
cassetto immaginario in cui costudire i problemi personali e riperderli finita
la loro missione.
***
La
situazione era degenerata in poche ore: quelli che dovevano essere manifestanti
pacifici che chiedevano conto dei danni procurati all’ambiente dal proprietario
dei Red falcons, un mangiate dell’acciaio, avevano triato fuori bombe carta,
sbarre di ferro e anche parecchie armi da fuoco.
Il
team della swat di Naruto e Sasuke si trovò subito in mezzo alla folla e al caos.
Tra il fumo dei lacrimogeni, persone gli eco terroristi che caricavano contro
la polizia, perso ne comuni che cercavano di fuggire terrorizzate.
Era
come essere in guerra.
I
movimenti sembrano rallentare e all’improvviso accelerare, i rumori sono un
attimo forti e l’attimo dopo quasi non si sentono. O forse è il cervello che si
spegni per permettergli di non soccombere all’ansia e alla paura, per far sì
che il corpo si muova a dovere, seguendo l’istinto; e si riaccenda quando deve
farlo funzionare.
Non
ne era sicuro, Sasuke. Eppure, nel
marasma generale un'unica immagine rimase impressa, anzi sembrò l’unica cosa
che la sua visione riesce a cogliere. Una tuta blu, con il casco e tutto (ma sa
essere Naruto), si buttò per terra per fare da scudo ad una bimbo piangente. L’agente
venne prima colpito alla testa da quel delinquente, poi travolto.
Sasuke
fece quello che doveva fare: sparò e poi urlò agli altri di correre in suo
aiuto. I piedi si staccarono dal terreno come se non esistesse gravità, corre
come non pensava di mai di correre. E
mentre cercava di raggiungere Naruto, ripensò al suo buffo sogno ricorrente: la
frittata, Naruto, Itachi gigantesco che stava cercando di dirgli qualcosa di
incompressibile ma che in realtà era semplicissimo.
Poteva
fuggire, fingersi più forte ma la realtà era una sola: era perso completamente da
Naruto che già sentiva di non poterne fare a meno. Itachi gli stava dicendo: “Lasciati
andare, io sono con te.”
Riuscì
a raggiungere il suo odiato e amatissimo dobe e il bimbo, risuccedo a trascinare
entrambi lontano dai piedi della folla impazzita. Lo girò supino e gli tolse il
casco.
«Razza
di idiota riesci a sentirmi? Non provare a lasciarmi!»
Sasuke
si guardò in tornò e notò Kiba. «Ehi chiama i paramedici!»
Il
bambino intanto piangeva. «Sei ferito? Come ti chiami?»
Il
piccoletto scosse la testa. «Il poliziotto mi ha protetto! Mi chiamo Sean.»
Sasuke
cercò di sorridergli. «Vedrai andrà tutto bene…»
Come
per magia sentì un rantolio. «aio…»
Sasuke
si voltò verso Naruto, il quale, cercava di rimettersi seduto. «Non muoverti!
Stanno arrivando i soccorsi.»
«Il
bambino?» chiese.
«Sean
è qui, e sta bene, Grazie ad un altro bambinone a cui piace fare l’eroe.»
Naruto
sorrise ma non riuscì a rispondere alla battuta perché riperse conoscenza, di
nuovo. Ma ormai il peggio era passato.
***
«Ha
una commozione celebrare,» disse il medico del pronto soccorso, «dovremmo
tenerlo in osservazione in caso ci siano peggioramenti, se entro 24 non ci sono
cambiamenti potrà tronare a casa.»
Il
medico prescrisse dei farmaci a Naruto e diede un po’ di tempo a Sasuke prima
di lasciare che il paziente potesse riposare. Si sedette su una sedia scomoda, e abbozzò un
sorriso. «Sei un idiota fortunato.»
«Ci
vuole altro per mettermi ko,» sbuffò Naruto, «anzi non credo io abbia bisogno
di rimaner qui. Se mi aiutassi a scappar…»
lasciò un picchiata alla porta poi tornò a guardare Sasuke, la cui
espressione parlava da sola. «Fai finta
che io non abbia detto niente.»
«Sai
credo che tu abbia ragione.»
Naruto
si illuminò: «nella fuga?»
«Su
di noi.»
La
bocca del Dobe formò un tondo preciso. «Ho capito bene, oppure ho preso un
colpo più grosso di quello che pensavo?»
«Non
dobbiamo nasconderci, o fingere e nemmeno accontentarci di qualche notte
piacevole, e se al capo, o a chiunque non sta bene… beh, che si fotta.»
Gli
occhi di Naruto si fecero trasparenti, non per il dolore o il colpo in testa,
ma per la commozione; aveva aspettato quelle parole per molto tempo, e
finalmente sentirle senza bisogno di discutere, non aveva prezzo. «A quale dio
devo ringraziare?»
«Nessuno,
piuttosto ringrazia un piatto di uova all’occhio di bue.»
Note
finali: Il sogno di Sasuke è preso in prestito
da un famoso, specialissimo e sasunarutoso ova. La one shot è molto più lunga di quanto mi aspettassi,
e ammetto di essere soddisfatta, anche perché mi sono divertita moltissimo a
scriverla. In ogni caso sono nuova alle scene di azione, e se avete consigli su
come scriverle, o notate degli errori che io abbia commesso, mi farebbero molto
piacere. Insomma, i vostri consigli in genarle sono sempre bene accetti.