It was a swing and a miss

di lulette
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Cap.1 What you want to know ***
Capitolo 2: *** Cap.3 To apologize ***
Capitolo 3: *** Cap.2 Sharp quicken ***
Capitolo 4: *** Cap.4 Mission ***
Capitolo 5: *** Cap.5 The present ***
Capitolo 6: *** Cap. 6 Different paths ***
Capitolo 7: *** Cap.7 When you are here ***



Capitolo 1
*** Cap.1 What you want to know ***


What you want to know










 

Merlin e il principe Arthur stavano tornando a palazzo. Era tarda sera, una sera fin troppo mite, e si trovavano ad attraversare il bosco dopo aver festeggiato in una taverna, una storica vittoria contro un gruppo di Sassoni particolarmente ostici.

C'erano anche gli altri cavalieri a festeggiare con loro. Leon aveva riaccompagnato Elyan che non si reggeva in piedi per il troppo bere. Percival si era incaricato di prendere con sé Gwaine che, nonostante l'enorme quantità di vino ingerito, stava ancora in piedi, ma, invasato com'era, rischiava di diventare un pericolo per sé e per gli altri o di innescare una rissa furibonda per un nonnulla. 

Anche il principe aveva bevuto davvero tanto. In genere reggeva l'alcol in modo ammirevole ma stavolta aveva esagerato e guidava il cavallo un po' in qua e un po' in là, quasi che fosse la povera bestia innocente, sotto di lui, ad essere sbronza.

Come al solito, servo e padrone stavano discutendo. 

"Tu pensi troppo Merlin!" disse strascicando le parole. 

"Io penso troppo? Non credo, maestà … Almeno io penso prima di parlare, prima di agire. C'è gente che dice sciocchezze e fa fesserie perché, al contrario, pensa troppo poco."

"Nessun riferimento a persone presenti, spero!" lo guardò di sbieco il re. 

"Assolutamente no, sire" sorrise il servo senza farsi vedere.

"E comunque è più facile dire la verità, se hai bevuto più del solito. Non vorresti approfittarne? … C'è qualcosa che vorresti chiedermi?” Merlin non rispose. Non si fidava di Arthur in quelle condizioni.

"Merlin, quando ti ho detto che tu pensi troppo, intendevo solo dire che … finché penserai così tanto e in modo così caotico, tu … non agirai. Che c'è? Hai paura di vincere? Hai paura di essere felice?"

Merlin lo guardò come se Arthur fosse impazzito. "Non vi ha fatto bene andare alla taverna. Quando bevete troppo dite delle cose insensate e preoccupanti"

Arthur lasciava ciondolare la testa in avanti e Merlin temeva che sarebbe caduto da cavallo.

"Se io avessi bevuto come voi, ora mi ritroverei sdraiato sotto un tavolo della taverna, più morto che vivo …" 

"Oppure ti ritroveresti a peso morto addosso a uno dei miei cavalieri, o addirittura in braccio al tuo principe…" 

"Meno male che so quando fermarmi, io!"

"Ti prego. Risparmiami le tue lagnanze. Sto già abbastanza male… sei il mio servo, non la mia coscienza!" ribatté Arthur con una certa durezza.

"La vostra coscienza è sgattaiolata via spaventata già al quarto bicchiere di sidro, maestà. E comunque vi rispondo di sì. Sono tantissime le cose che vorrei chiedervi ma … non posso farlo. Se domani voi doveste malauguratamente ricordarvene, la gogna non sarebbe nulla al confronto di ciò che potreste farmi subire" rispose sinceramente Merlin.

"Domani non ricorderò niente. Ma se hai … paura, fa' finta che ti non abbia detto nulla."

Merlin sapeva che Arthur lo stava sfidando. In questi casi, spesso lasciava correre, per amor di pace, della sua pace. Ma forse quei due bicchieri di vino grosso che anche Merlin aveva bevuto lo istigavano a cogliere quella sfida.  

"D'accordo, maestà. Voglio dimostrarvi che non ho … paura" socchiuse gli occhi con malizia.

Arthur scese da cavallo e si sdraió su un'ampia roccia, lì vicino.

Erano ormai abbastanza vicini alle porte di Camelot ma Merlin non glielo fece notare e smontò da cavallo, sedendosi poi sull'erba di fronte al principe, abbracciandosi le gambe con le braccia. "Dunque … Cosa pensate di vostra sorella Morgana?"

"In che senso?"

"Quello che volete!"

"Ecco … finché non ho saputo che era mia sorella credo di essere stato molto intrigato da lei …"

"Intrigato?" 

"Sì, attratto, stuzzicato … Lei a volte mi sembrava dolce e bella come un angelo e altre volte era cupa e crudele come una strega. E non so quale parte di lei mi piacesse di più, in realtà. Il che è … inquietante, non trovi?" 

"Certo, ma non mi stupisco. Talvolta il male può essere seducente come e più del bene."

"Era consapevole di piacermi e mi ha preso in giro in tutti i modi possibili. Quando ho saputo di essere suo fratello, ero veramente a terra. E ho benedetto il fatto che mi avesse tenuto alla larga, ogni qualvolta mi avvicinavo troppo a lei. Ho ancora i brividi al pensiero …"

"L'idea dell'incesto spaventerebbe anche me. È normale … ma non sarebbe stata colpa vostra, nè di Morgana, ma solo …" il servo si fermò. La questione era fin troppo delicata. 

"Di mio padre! Non credo che lo perdonerò mai per questo" disse Arthur con aspro dolore nel tono della voce.

Merlin si sentì triste per lui. "In fondo si trattava solo di una cotta da ragazzini. Non è accaduto mai niente tra di voi"

"Per fortuna no."

"Perdonatemi, maestà. Non avrei dovuto parlavi di questo …"

"Sì, invece. È la verità…"

"Adesso, invece, cosa pensate di Morgana?" domandò il servo nel maldestro tentativo di sviare il discorso. 

"C'è stato un periodo in cui le ho voluto bene sul serio come sorella, ma poi … Come faccio a non odiarla? In realtà non si tratta proprio di odio, anche se vorrei riuscire a non provare niente per lei…" 

Artù si portò le mani sugli occhi, forse per asciugare una lacrima.

"Non lo so, Merlin … Tutto ciò che vorrei è che tornasse a Camelot, come una volta, quando la sentivo dalla mia parte, quando sentivo il suo affetto per me… Mi aspetto ancora, come uno stupido, che rinsavisca e che torni a casa. Che ingenuo sono, vero? Lo so che è impossibile ma non posso fare a meno di sperarlo … "

"Sarebbe meraviglioso, anche per me."

"E tu, Merlin? Sei un uomo, ed è difficile per me credere che Morgana ti fosse indifferente"

"Ma non era il mio turno di fare domande?"

"Puoi dirmi ciò che vuoi, Merlin: vedrai che tanto non lo ricorderò!"

"D'accordo allora. La prima volta che la vidi, Morgana si stava cambiando d'abito dietro il paravento. Mi scambiò per Gwen e io glielo lasciai credere." 

"Merlin! Questo non è da te!" s'imbronciò Arthur.

"Non siate geloso!"

"Geloso? E di chi? Di te?"

"Cosa? No…" rise Merlin "Geloso … di Morgana! 

Io non riuscii a vedere nulla, vi giuro, se non qualche ombra muoversi nel muro dietro il paravento, ma … pensai che fosse bellissima ancora prima di vederla. In effetti fu una delle cose più conturbanti che mi fosse capitata fino a quel momento. Solo nella mia immaginazione, però ... "

Arthur lo ascoltava con occhi incerti e sorpresi mentre il servo continuava.

"Poi quando la vidi così bella e gentile, ne rimasi affascinato, soprattutto per la dolcezza che mi infondeva."

"Quindi non sei stato innamorato di lei?" domandò Arthur continuando a percepire nel buio la reazione di Merlin.

"Ero incuriosito, forse 'catturato' da lei, per come parlava e per le sue movenze delicate … ma il sentimento che provavo per lei era più simile a quello di un …  cavalier servente, che ammira la sua 'madonna' da lontano, con dedizione totale e voglia di proteggerla. Mi sentivo così!"

"Sentimenti molto nobili. A volte dimentico che tu non sei come gli altri. Che non sei normale … " 

"Grazie tante!" fece Merlin offeso.

"Non è necessariamente un rimprovero, Merlin. Tu metti il dovere davanti ai tuoi interessi e desideri e credo possa essere motivo di orgoglio per te. Però non vivi la tua giovinezza come dovresti, secondo me. Non ti ho mai visto intrattenere delle ragazze. Come mai?" 

Merlin arrossì, ma era buio e Arthur non se ne avvide.

"Io … credo … di essere ancora troppo giovane … per queste cose." Non poteva certo dirgli che le ragazze non lo interessavano, almeno non più, e che, suo malgrado, era molto preso da un'altra persona. Per cui cambiò di nuovo tema di discussione.

"Ma, tornando a voi, ditemi  di Gwen, adesso!"

"Gwen?" E il re lasciò andare un profondo sospiro. "L'ho amata molto. Davvero, Merlin. Ma lei è sempre stata così indecisa tra Lancelot e me … che alla fine ho dovuto prendere io la decisione finale, lasciandola libera. Credo di aver fatto la scelta giusta. È stata dura, però."

"Credo che avreste vinto voi, alla fine, se aveste deciso di aspettare ancora un po'. Lancelot le è stato vicino quando fu rapita e quindi in un momento molto delicato. Ma voi eravate sempre stato suo."

"Era una situazione che non riuscivo più a sopportare. Forse non ero così innamorato di lei come pensavo. Ad essere onesto, ho anche provato dei sentimenti negativi per lei, qualche volta."

Arthur si era incupito nuovamente e ancora una volta, Merlin cercò di sviarlo da quei tristi pensieri.

"E di me? Cosa pensate di me, maestà?"

Il re non capiva il senso di quella domanda. 

"Pensavo stessimo parlando di amore, Merlin. Tu cosa c'entri?"

"Niente. Ho cambiato argomento. Parlare d'amore vi fa soffrire, lo vedo. E sono sempre stato curioso di sapere cosa pensate veramente di me. Ogni tanto mi dite che sono l'uomo più saggio, o il più coraggioso che abbiate mai visto. E io ne sono felice. Altre volte mi lanciate qualsiasi cosa vi capiti a tiro, mi insultate in tutti i modi possibili e mi trattate come il più inutile degli schiavi."

"È proprio così che ti vedo. Talvolta sei per me il più prezioso dei consiglieri, il mio migliore amico, giudizioso e intrepido … altre volte mi fai talmente infuriare che ti riempirei di botte da mattina a sera. E rimani il solito enigma."

"Ma ormai è un mese che sapete della mia magia …"

"È già passato un mese…" disse Arthur con un'espressione seria. "E ancora non riesco a mandarla giù del tutto. Cioé, ho capito che me l'hai tenuta nascosta per evitare di metterci entrambi nei guai e ti ho promesso di mantenere il tuo segreto, e lo farò, ma per me è stato una specie di … tradimento, il tuo…"

Merlin sentì come se un pugno gli avesse sfondato lo  stomaco… un dolore sordo e reale ma tacque.

"Faccio ancora fatica a crederci, sai? Mi ci vorrà del tempo per accettarlo del tutto."

Il servo rimaneva immobile a testa bassa. Toccare quel tasto per lui era ancora troppo doloroso, forse più che per Arthur, anche se il principe aveva reagito tutto sommato piuttosto bene. Merlin si sentiva ancora in colpa. Gli sarebbe passata mai? Deludere Arthur era ciò che meno avrebbe voluto, ma era successo.



 

Il mese precedente nel bel mezzo di una battaglia con dei loschi trafficanti, Arthur per caso si era girato verso di lui, proprio nel momento in cui Merlin con occhi dorati e braccia tese verso un nemico, aveva fatto volare in aria quest'ultimo, scaraventandolo contro un tronco. L'uomo era poi ricaduto a terra svenuto. Nessun altro se n'era accorto e sul momento Arthur aveva fatto finta di niente. Fino a dopo cena, quando l'aveva preso in disparte dagli altri, portandoselo dietro mentre si allontanava di molto dall'accampamento.

Aveva cominciato con il fargli strane domande. Merlin aveva capito che qualcosa non andava. Arthur non ne poteva più e gliel'aveva finalmente gridato: "Sei uno stregone, un maledetto stregone! Perché non me l'hai mai detto?"

Gli aveva urlato tutta la sua rabbia, lo aveva strattonato, spintonato contro una parete di roccia e colpito con un paio di forti pugni. Merlin sanguinava da uno zigomo e dalla bocca, ma non gli importava, perché era il cuore la parte che più sanguinava, anche se in modo invisibile.  Poi Arthur si era accasciato a terra, spaventato dalla sua reazione violenta e deluso dalle bugie reiterate del suo servo-amico. Avevano passato tutta la notte a parlare, a discutere, persino a piangere, in certi momenti. E all'alba, Arthur era tornato se stesso e gli aveva promesso di non rivelare il suo segreto a nessuno. Era stata la notte più lunga e difficile per Merlin, ma ripensandoci, chiarire con Arthur la sua posizione era stato un grosso motivo di sollievo. E da allora si sentiva ancora più legato al suo principe. Ora che Arthur condivideva il suo segreto. 

Aveva dovuto dirgli che Gaius sapeva della sua magia da sempre e che Lancelot se n'era accorto quasi subito, all'inizio della loro frequentazione.

E che aveva dovuto farlo per salvare la vita del cavaliere.

Erano ulteriori bocconi amari da deglutire per il principe, ma mai così amari come la consapevolezza che Merlin gli aveva mentito sin dal primo giorno.

 

 

Stavolta fu Arthur a cambiare discorso.

"Non mi sembri contento di quello che ho detto su di te, prima …"

"No, non è quello. Mi chiedevo solo … è tutto qui? Siete talmente pieno di sidro che speravo riusciste a parlarmene … apertamente, poiché tanto domani non ricorderete."

"Scusa ma non so bene che altro dirti…"

"D'accordo. Non fa niente. Credevo solo che ci fosse di più …"

"Sembri deluso…"

"No, in fondo è quello che mi aspettavo."

Ma Merlin mentiva. Tutto ciò che gli aveva detto Arthur era la verità. Eppure non era rimasto soddisfatto dalla risposta del principe. Il legame che c'era tra loro non si poteva liquidare così in fretta. Lui si sentiva unito ad Arthur e non sarebbe riuscito a immaginare la sua vita lontano da lui. 

Non era mai riuscito nemmeno lui a definire il tipo di rapporto che c'era fra loro e sperava che il principe sarebbe stato in grado di farlo al posto suo. 

"Cos'hai?"

"Nulla" sorrise Merlin, scuotendo la testa.

Arthur si sedette più dritto sulla roccia. In fondo capiva di avergli dato una risposta un po' troppo impersonale e voleva accontentare Merlin. Anche se la nebbia nella sua mente dovuta all'abuso di alcol, non lo agevolava nel trovare parole e frasi giuste, che anche normalmente per questi argomenti gli risultavano sempre un po' troppo complicate.

"Beh, … ricordo i nostri primi tempi insieme con nostalgia e un po' di tenerezza …"

"Veramente?" chiese Merlin con una dolce espressione sul volto. 

"Dio, Merlin, lo sai! Sai bene quanto ti sono affezionato. Nel tempo sei cambiato. Sei maturato. Sei un uomo ormai e … posso anche dirtelo: mi sei sempre piaciuto, fin dal primo giorno, anche se tante volte mi hai fatto ammattire … " 

Merlin pensò che Arthur pur così spettinato e stravolto dall'alcol, non fosse mai stato più bello. Ma capiva di essere condizionato dalle parole carezzevoli che il principe gli stava rivolgendo. 

"Adesso vorrei metterti al corrente di uno dei miei più grandi desideri. Certamente di difficile realizzazione. Ma … se potessi, ti porterei a vivere in campagna, con me, a fare i contadini, a contatto con la natura, la terra, gli animali, senza tutte le responsabilità e gli obblighi che mi opprimono."

"Sul serio, Arthur? Perdonatemi, ma voi avete una concezione idealizzata della vita agreste. In realtà è una vita durissima che non credo proprio faccia per voi."

"Io sono forte …"

"Il più forte di tutti, non lo nego … ma siete anche pig... poco avvezzo, nel lungo termine, a svolgere alcune mansioni. I lavori pesanti e disgustosi toccherebbero tutti a me ... Per cui non credo che accetterei, anche se mi rendo conto che il vostro è un bel pensiero nei miei confronti."

Arthur s'imbronciò: "Credevo che saresti stato contento! Non avrei dovuto rivelarti il mio segreto!"

"Sono molto lusingato, sappiatelo. Ma non è un sogno molto realistico, secondo me …"

Merlin abbassò il capo e il volume della voce.

"Ripensandoci …  se voi davvero abdicaste e decideste di trasferirvi in campagna, io … vi seguirei!"

Arthur sorrise e lo guardò. "Credo fosse solo un esempio per farti capire quanto tu mi piaccia come persona."

"Siete molto gentile" disse Merlin felice ma certamente sempre più in imbarazzo. 

Arthur continuò. "Innanzitutto per il carattere. Sei allegro, divertente e … irriverente. Ma io credo spesso di avere bisogno proprio di persone come te intorno. Sei unico in questo. Tu vuoi rimettermi al mio posto: non puoi ma … lo fai lo stesso."

"È che io preferisco quando vi comportate come un ragazzo semplice e sincero. Credo che sia il vostro vero io…" 

"Forse. Anch'io mi sento meglio sapendo che con te posso essere sempre me stesso. Non è facile essere il futuro re."

"Ma lo siete. E capisco che dobbiate tenere un certo comportamento in pubblico. Non siete male come principe, ma Arthur è un'altra cosa…"

Il principe sentì il viso riscaldarsi. Non voleva mostrarsi a disagio e continuò come se Merlin non avesse parlato. "E poi … hai un animo buono. Sei un pessimo servo ma su questo posso sorvolare in virtù delle altre tue caratteristiche. Sei leale, protettivo. E anche esteticamente sei un bel ragazzo, forse un po' troppo magro. A volte io vorrei essere come te."

 Le sopracciglia di Merlin si alzarono di molto.

"Cosa dite! E perché mai?"

"Perché tu mi trasmetti gioia. Stare con te mi rasserena. Mi fai sentire al sicuro, perché so che faresti di tutto per farmi stare bene. E anche a me piacerebbe fare per te, quello che tu fai per me."

"Ma voi lo fate e fate molto di più, Arthur. Siete uno dei principi più amati di Albion e con merito."

"Anche da te?"

"Certamente. Mi piace pensare di essere il più affezionato dei vostri sudditi."

"Tu sapevi di essere diventato la persona più cara che ho? Gwen, Morgana, mio padre … mi rimani solo tu. Non ne ero sicuro fino a poco tempo fa, ma poi ho capito. Tu sei molto più di un semplice servo …"

"Basta cosí, maestà. Siete talmente ubriaco da delirare" disse Merlin riscuotendosi da quei discorsi melliflui e così fuori luogo che gli facevano girare la testa.

"Ti dirò di più: sono … affascinato da te!" 

"Affascinato? Chi mai ha drogato il vostro vino, sire?…"

Arthur di nuovo non considerò le parole del servo. "Noi siamo uniti dal destino. Non è quello che mi dici sempre? Noi siamo uniti nella buona e cattiva sorte … " 

"Sì, proprio come due sposi …" scosse la testa Merlin, ridendo forte per nascondere il disagio.

"Idiota! Noi siamo uniti in tutto e per tutto, tranne …"

"State zitto, Arthur! Non sapete quel che state dicendo e vi prego di non … dirlo." Le cose stavano prendendo una piega che Merlin non aveva previsto.

"D'accordo, ma almeno fammi sapere se hai capito ciò che intendo…"

Merlin era interdetto. Non riusciva a capire se fosse meglio essere sincero o fingere di non aver afferrato il senso delle parole dell'altro e tacque a lungo.









 

Ciao! Leggera, leggerissima storia con trama appena accennata. Giusto per sognare un po'. Merthur naturalmente.

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Capitolo 2
*** Cap.3 To apologize ***


Ciao. Tenevo ad aggiornare un capitolo proprio oggi. Due anni fa postavo la mia prima ff. Strano come il tempo sembri volare ovunque, tranne qui. Mi sembra sia successo 20 anni fa! Un bacio!








 

Capitolo III


To apologize






















 

Il mattino dopo Merlin come al solito andò a svegliare il principe.

Il servo non si sentiva molto in forma. Il vino che aveva bevuto gli aveva lasciato un bel cerchio in testa come ricordo della sera prima. O forse era stato il pianto disperato prima di addormentarsi?

Non era affatto sereno.

In cuor suo sperò che Arthur non ricordasse nulla.

Soprattutto le sue parole quando in un momento di debolezza aveva messo a nudo i suoi sentimenti per il principe.

 

Avrebbe volentieri dimenticato anche lui tutto quello che era venuto fuori la sera prima. 'Ciarpame, immondizia!' pensava deluso.

 

E dire che aveva desiderato intensamente il principe per tutti quegli anni. Si era controllato il più possibile, aveva provato a distrarsi con qualche ragazza, era stato geloso da stare male, di Ginevra e delle altre ragazze che si erano avvicendate nella vita di Arthur e si era sentito molto spesso in colpa per ciò che provava. Lui doveva proteggere Arthur, non metterlo in una condizione di pericolo e di spregio da parte degli abitanti di Camelot e dei regni confinanti.

 

Arthur invece molto semplicemente gli aveva proposto di terminare la questione con un unico incontro, per vedere come poteva essere e magari sperando di non averne memoria, né responsabilità.




 

"Merlin! Che diavolo è successo ieri sera?" disse Arthur con gli occhi sbarrati, dentro al letto sfatto. 

 

"Non ricordate niente, maestà?"

 

"No … niente o meglio, quasi niente. Ho solo qualche immagine isolata in testa ma non so nemmeno se si tratti di sogno o realtà."

 

Merlin sospirò di sollievo, senza farsi notare. Se Arthur non ricordava, poteva fare finta anche lui che non fosse successo niente. Che era il meglio che si potesse augurare, al momento.

 

"Aspetta … credo … dovevo avere una bella brunetta a mano … è tutto così confuso …  ma credo di essermela lasciata scappare …"

 

"Non ho visto nessuna brunetta accanto a voi, sire. Siete sicuro di non aver sognato?"

Merlin non poteva dirgli che la bella brunetta, sì, gli era proprio sfuggita sotto il naso. Al solo pensarci si sentiva ancora male.

 

"Come fate a dire che la ragazza vi è scappata di mano?"

 

"E dai, Merlin! Sei un uomo anche tu… Lo so. Diciamo che il mio corpo stamattina … sarebbe molto più rilassato, e invece sento che ha delle esigenze che non sono state soddisfatte."

 

"Volete che vi faccia chiamare qualcuno, che possa mettere a tacere quella brutta sensazione?" disse Merlin come se parlasse a uno stupido bambinetto.

 

"Deve essere una sensazione che tu conosci molto bene, vero Merlin?" rispose astioso Arthur che aveva colto il sarcasmo nelle parole del servo. 

 

"Non lo so allora, che cosa volete che faccia?" chiese Merlin spazientito.

 

"Tu? Tu non farai un accidente di niente! Sei forse impazzito?"

 

Merlin diventò rosso come un peperone, persino sulle orecchie e nel collo e non disse altro per non rischiare di esagerare con il principe, che faceva tanto lo scandalizzato, quando la sera prima si era comportato con lui come un … porcello.

 

"L'unica cosa che puoi fare è lasciarmi solo per un po'..."

Merlin uscì con un breve inchino.

 

L'idea che Arthur fosse in camera a fare ciò che doveva, non riusciva ad abbandonarlo. Arthur avrebbe almeno potuto starsene zitto. O avrebbe potuto farne anche a meno. Non si muore se per una volta ci si controlla un po'. Arthur era stato quanto meno indiscreto. Strano però perché il principe in genere non era così volgare ed eccessivo nei modi come poco prima o la sera precedente. Chissà se aveva smaltito del tutto la sbornia! Oppure gli veniva da pensare che il principe ce l'avesse con lui per qualcosa. Ma se non ricordava quasi nulla, questo non era un comportamento normale.

 

La guardia lo chiamò. "Il principe ti vuole, Merlin."

'Accidenti, che velocità' si disse Merlin rientrando.

 

"Aiutami a vestirmi, Merlin. Vedi di muoverti, anche!"

Nel vestirlo Merlin si accorse che qualcosa non doveva essere andato per il verso giusto. Arthur era un po' nervoso e sembrava infastidito. 

Il servo senza farsi capire pensò che il principe non avesse portato a termine il suo compito. Si poteva desumere dall'atteggiamento e forse dai vestiti che gli stava facendo indossare. Ma in fondo non gli importava.

 

 

A colazione il principe spizzicò svogliatamente un po' di frutta e non mangiò altro, mentre Merlin gli leggeva gli impegni della giornata.

 

Arthur sorrise. Quel mattino avrebbe addestrato i suoi cavalieri e sarebbe riuscito a svagarsi.

Tuttavia dopo l'allenamento con i suoi cavalieri, l'umore di Arthur non era affatto migliorato.

Si sentiva ancora ansioso e insoddisfatto. A pranzo non toccò cibo e si coricò per il sonnellino pomeridiano non riuscendo a prendere sonno.

Con tutto quello che aveva di importante da fare …

Quando Merlin andò per rivestirlo, Arthur lo guardava serioso e scocciato.

 

"Ho bisogno che tu ritrovi quella ragazza… non riesco a pensare ad altro."

 

"La brunetta dite? Non so nemmeno chi sia. Io non l'ho proprio vista…"

 

"Aveva i capelli corti… forse così dovresti ricordarla"

 

"Una dama con i capelli corti …" mugugnò Merlin.

 

"Portava una giacca scura, forse di taglio maschile… "

 

"Era vestita da uomo?"

 

"Credo di sì…"

 

"Non è per caso che fosse … un uomo, maestà?" 

 

"No. È impossibile. Io sapevo di desiderarla davvero. Con un uomo non sarebbe mai stato possibile …"

 

"Già, vedo che la pensiamo allo stesso modo …" brontolò il servo.

 

"Come?"

 

"Niente Arthur. Parlavo tra me e me."

 

"Devi ritrovarla, Merlin! Sento che voglio vederla, voglio conoscerla. La ricordo poco ma penso fosse bella come un angelo, e con lei mi sentivo vivo, al sicuro e … felice."

 

Merlin con un gesto furioso, gettò a terra la giacca che stava per fare indossare al principe. Arthur se ne accorse rimanendo di sasso a guardarlo.

 

"Adesso basta, maestà! Basta! Avete avuto un'allucinazione. Comincio seriamente a preoccuparvi e per la vostra salute!" 

 

"Ma se ti sto dicendo che ero felice …"

 

Merlin mise le mani sui fianchi e l'espressione sul suo viso cambiò, diventando una maschera di rabbia.

"E va bene! Volete la verità? Non c'era nessuna brunetta. Ero io, la brunetta!" chiosò Merlin, stupendo persino se stesso.

 

"No, … non è vero!"

 

"Eravate molto ubriaco e dovete avermi scambiato per una donna. Mi dispiace Arthur, ma io non c'entro!" 

 

Il principe si guardò intorno come se non capisse poi si sedette sul letto con le mani sulle ginocchia. Allora i suoi ricordi non erano reali. Aveva davvero avuto una specie di allucinazione? Dopo un lungo momento alzò gli occhi su Merlin.

"E … fin dove sono arrivato?"

 

"Da nessuna parte! Mi avete solo tastato un po' qua e là  quando eravamo abbracciati, ma io ovviamente vi ho rifiutato"

 

"Perché eravamo abbracciati?" disse Arthur con i capelli più in aria di quanto Merlin l'avesse mai visto. Ovviamente era splendido.

 

"Perché … mi ci avete costretto …"

 

"E ti ho tast… oddio, mi dispiace… giuro che non ricordo. Io ricordo solo questa … ragazza, tutta occhi e con un bel sorriso.

Arthur si coprì il volto con le mani, come per schermarsi dalla luce ma in realtà per nascondersi.

 

"Tranquillo, non è successo niente … non per merito vostro comunque …" continuò Merlin provando una piccola soddisfazione.

 

"Per fortuna" mormorò Arthur mogio. "Vorrei sapere un'altra cosa, però. Scusa, ma … perché mi hai rifiutato?"

 

"Come?" Merlin non credeva alle sue orecchie.

 

"Mi hai detto che eri ubriaco anche tu. Potevi approfittarne! Penso che tu abbia poca esperienza in tal senso…"

 

"Ma io non volevo! Forse non avete capito: eravate voi a molestarmi e non il contrario!"

 

"Non avresti potuto fare finta di essere davvero quella brunetta, almeno per una volta?" domandò Arthur con un piccolo sorriso sul volto.

 

Arthur lo stava prendendo in giro, come al solito, ne era sempre più convinto. La cosa in parte lo sollevò. Eppure per un attimo il principe aveva usato parole molto simili a quelle della notte precedente e gli sembrò di vivere un deja vu.

 

"Ancora con questa storia? Sappiate che mi sono sentito offeso ieri quando avete usato le stesse parole. Perché voi non avete fatto altro che ribadire questo concetto. Ma io non sono così e anche se fossi stata una ragazza, non sarebbe cambiato niente. Poi c'è sempre il fatto che siamo due uomini e non siamo come gli antichi greci o i romani dei poemi che avete citato che facevano tranquillamente le loro cose  e nessuno gli diceva niente."

 

"Dovevano essere bei tempi quelli … tempi liberi!"

Arthur sospirò e a Merlin sembrò fosse indubbiamente triste.

"Io dico che per il tuo re, per non farlo soffrire così, avresti potuto …"

 

"Anche questo è falso. Oggi non vi ricordate ma ieri voi eravate perfettamente consapevole che non c'era nessuna donna con voi ma solo io, il vostro fedele servitore, che però non si prostituisce nè per voi, nè per altri, nè per denaro, nè per devozione…"

 

"Che parole orribili, usi! E così non mi alliuterai a stare meglio?" Arthur sembrava davvero divertito ormai, ma non così Merlin.

 

"Vi aiuterò in tutti i modi, ma non quello…"

 

"Che è quello di cui avrei bisogno…"

 

"Non morirete per un po' di astinenza…"

 

"Non riesco nemmeno a mangiare…"

 

"Una giornata di digiuno… magari vi farà pure bene"

 

"Quante volte devo ripeterti che non sono grasso!"

 

"È vero, ma visto che vi è venuta questa fissazione, un po' di dieta vi donerà tono e leggerezza. Giusto per togliere quel filo di pancia o il lieve strato adiposo che avete sui fianchi…"

 

Arthur aveva gli occhi sbarrati per l'orrore. "Quindi é perché sono grasso che non mi vuoi?"

 

Merlin non riuscì a trattenere una risata. 

"No! È perché sono qui per proteggervi e non crearvi dei guai così grossi che nemmeno immaginate..."

 

"Non lo saprebbe nessuno, se non vuoi …"

 

"Ci vediamo dopo, maestà" e si diresse alla porta.

 

"Aspetta … non sono sicuro, ma non credo che ti vorrei solo una volta. Credo che potrebbe durare di più tra noi, se tu volessi. Sei diventato importante per me. Pensaci Merlin. Credo di aver bisogno di te…"

 

Arthur continuava a sorridere. Forse adorava vedere l’altro preso in castagna. O più probabilmente lo faceva per cercare di minimizzare i fatti avvenuti la sera precedente.

 

"Allora non ricattatemi in questo modo ingiusto e offensivo! Tanto più che ho capito che lo state facendo solo per prendermi per il c… collo!"

E se ne andò.




 

Più tardi Arthur si tirò su e si sforzò di mangiare qualcosa. Non voleva fare pena a Merlin. Però stava male. E non solo per il desiderio carnale che lo tormentava. Quello era una conseguenza. Il fatto era che non riusciva più a fare a meno di lui. Era venuto fuori in un modo del tutto stupido, quando era ubriaco, ma ora sapeva che quei sentimenti per il suo servo, c'erano da tanto tempo. L'amicizia leale e fraterna si era nel tempo trasformata ogni giorno di più in una dipendenza e poi in un sentimento che non poteva definire in altra maniera se non amore. Capirlo, accettarlo era la cosa più difficile per lui. Lui che era considerato un uomo virile, ora faceva i capricci se il suo servo non gli concedeva le sue grazie. Poteva capire Merlin. E capiva che Merlin forse non era interessato agli uomini o per lo meno non a lui. Pur avvertendo quella lealtà e dedizione totali che il servo gli riservava da sempre. E che forse lo avevano fatto sperare che Merlin lo ricambiasse.

Forse era stata la scoperta della sua magia che aveva acceso quelle emozioni. Saperlo improvvisamente così potente gli aveva fatto un certo effetto. E persino il fatto di averlo scoperto in grado di essere così bugiardo e indipendente da lui, al contrario di come l'aveva sempre reputato, così ingenuo e puro, lo aveva infastidito da un lato ma dall'altro si era ritrovato affascinato e ammirato dal nuovo Merlin, dal vero Merlin.





 

Era passata circa una settimana dalla notte brava e Merlin era stato il solito combinaguai, divertente e irriverente di sempre. In realtà la sua era anche una messa in scena. Aveva pensato a quanto fosse stato stolto a rivelare ad Arthur i sentimenti intimi che provava per lui. Fu tentato più volte di rimuovere con la magia quei pochi ricordi dalla mente del principe riguardanti quella sera e il giorno seguente. Ma, alla fine, non lo fece. Per rispetto o per paura, nemmeno lui sapeva dirlo.


Arthur era un po' più silenzioso, un po' più chiuso, ma tutto sommato era ancora lui, soprattutto quando si arrabbiava o quando doveva combattere contro qualcuno, sia nella vita reale che sul campo di addestramento.

Anche lui fingeva che tra lui e Merlin non fosse successo nulla. Non voleva che il rapporto con l'amico avesse a soffrirne. Più di una volta si era vergognato per quello che aveva chiesto a Merlin di fare. Con il passare dei giorni, nuovi ricordi erano affiorati alla sua mente, seppur nebulosi come un sogno. Un ricordo in particolare aveva attratto la sua attenzione. Merlin che piangeva e diceva di desiderarlo. 

Per un attimo, o anche più di uno, si era sentito attratto da Merlin, ma quando anche il suo servo si era, in un certo senso, dichiarato a lui e l'aveva visto così sconvolto e disperato, era tornato sui suoi passi. Non lo capiva. Non fino in fondo, almeno. Non sembrava di avergli chiesto la luna, soprattutto alla luce dei suoi sentimenti, ma non riusciva a sopportare di vederlo stare così male.

Insomma la sua mente non era mai stata confusa come un quel periodo.

 

Era stata tutta un'idea insensata.

Un'idea scaturita da una ubriacatura con i fiocchi.

Niente di più.

Non ne avrebbe mai fatto parola con Merlin, tanto più che non era sicuro che non si trattasse solo di un suo desiderio sotto forma di sogno.





 

"Ho bisogno di parlarti."

 

"A quest'ora, maestà? Sarebbe bene che voi vi coricaste."

 

"È una bella serata. Volevo proporti di fare due passi qui fuori con me in giardino. Sei stanco?"

 

"No, ma a quest'ora voi di solito dormite."

 

"Le giornate si stanno allungando e nella bella stagione amo fare più tardi la sera. Ma vedo che sei un po' troppo puntiglioso. Puoi semplicemente dirmi di no, se non ti va"

 

Merlin che stava in effetti cercando di eludere quella richiesta, capì che Arthur si sarebbe offeso.

"Non mi sono spiegato. Vengo volentieri a fare una passeggiata qui fuori, con voi"

 

Si incamminarono silenziosamente verso i bastioni posteriori del castello, in una zona che non frequentavano molto spesso. La luna quasi piena e il cielo limpido permettevano una visuale abbastanza chiara di quella porzione del giardino.

 

"Volevo chiederti una cosa. Dopodiché non ne parleremo più se non vorrai" premise il principe.

 

"Se vi riferite alla notte 'brava' credevo che ormai avessimo chiarito. Eravamo tutti e due ubriachi…"

 

"Tu no, Merlin. Tu hai bevuto poco"

 

"E invece vi assicuro che per me due bicchieri pieni di vino sono come per voi due o tre pinte di sidro"

 

"D'accordo allora. Ma ti chiedo di dirmi la verità, visto che tu ricordi molto più chiaramente di me. Quella sera ho fatto qualcosa di sconveniente?"

 

"Ve l'ho già detto. Ci avete provato … ma solo perché eravate del tutto sbronzo"

 

"Provato a fare cosa esattamente?"

 

"Non so come definirlo, ma ad un certo punto ero… seduto su di voi! Ecco…"

 

"Sei stato tu a volerlo?"

 

"No! È che voi siete molto più forte."

 

"Ti ho costretto?"

 

"Vi ho già risposto. Sì, ma non dimenticate che sono un mago… non mi sentivo in pericolo"

 

Arthur tirò un lieve sospirò.

"Eravamo vestiti?"

 

Merlin avvampò. Per fortuna al buio non si vedeva.

"Certo che eravamo vestiti. Completamente vestiti!"

 

"Che intenzioni avevo?"

 

"Io … non ve l'ho chiesto …"

Non è che ci volesse la scala per capirlo, ma Merlin non voleva appesantire l’atmosfera.

 

"Ti ho scambiato per una donna … per quella brunetta?"

 

"Credo di sì, ma è stato il mattino seguente, che voi mi avete chiesto di usare la magia su di voi per far sì che mi vedeste come una donna…"

 

Ora fu Arthur ad arrossire.

 

"Questo me lo ricordo anch'io. Ma penso fosse solo un modo di … prenderti in giro. O forse la sbornia non mi era ancora passata del tutto…"

 

Merlin non credette a quelle parole di Arthur. Il principe si stava solo giustificando ma si rese conto del forte imbarazzo che Arthur provava e decise di soprassedere. Volta più, volta meno.

 

"Non ha importanza, maestà. Quando si beve troppo si fanno cose che non si farebbero mai"

 

"Il vino andrebbe vietato!" proclamò solennemente Arthur.


Merlin scoppiò a ridere.

"Ne scaturirebbe la più grande rivoluzione mai vista a Camelot contro di voi… pensate ai contadini…è l'unico modo che hanno per potersi svagare. Ed anche per i nobili e per voi stesso, sarebbe impossibile rinunciarvi. È sufficiente che controlliate quante coppe bevete."

 

"Mi dispiace. Per quella sera e per tutte le cose che ti dissi il giorno dopo: sono pazzie scaturite non so da dove."

 

"Se per voi va bene, cancellerei con un colpo di spugna quella sera e il giorno seguente."

 

"Sarebbe bello… Immagino che sarò caduto in basso nella tua stima."

 

"Solo per questo?" sorrise Merlin ironico. "Con tutto quello che ho visto qui, alla corte di Camelot, non potete pensare che sia rimasto poi così sorpreso…"

 

"Non prenderla come una provocazione, ma da quello che ho intuito, tu sembravi terrorizzato. Voglio chiederti scusa. Ho agito male…"

 

"Accetto le vostre scuse, se voi accetterete le mie"

 

"Non so cosa tu abbia da farti perdonare, ma per me va bene."


Più tardi Merlin era piuttosto soddisfatto di quello scambio di opinioni avuto con il principe. Le scuse e la pietra sopra a quell'episodio una volta per tutte, da parte di entrambi, gli davano il giusto stimolo per cominciare un nuovo periodo e per la prima volta da giorni s'addormentò serenamente.





 

 








 

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Capitolo 3
*** Cap.2 Sharp quicken ***





Sharp quicken




















 

Alla equivoca domanda di Arthur, Merlin non sapeva cosa rispondere. Ebbe la tentazione di mentire o di fare finta di non aver capito e invece … In fondo erano ancora più che alticci.

 

"Spero non vi riferiate a un rapporto fisico" disse Merlin senza particolare enfasi.

 

"E se al contrario … lo contemplassi? Mi colpiresti in qualche modo con la tua magia per punirmi della mia spudoratezza?"

 

Merlin quasi se la prese. Come poteva il principe pensare che avrebbe usato la magia contro di lui dopo tutto ciò che aveva fatto per salvarlo e tenerlo al sicuro? E qualcosa dentro di lui si scatenò e fuoriuscì, senza pensare troppo al senso delle sue parole.

"Voi, davvero, vorreste giacere insieme a me?"  

 

"Tu no?" chiese laconico Arthur a sua volta.

 

Merlin spalancò la bocca e gli occhi. Non sapeva se essere più sorpreso o scandalizzato.

"No! Sire, voi siete uomo! Siete un principe nobile, coraggioso e magnanimo. Siete un uomo bello e forte, ma restate … comunque uomo." 

 

"Pensavo di piacerti!" disse Arthur con una certa indifferenza, atta a nascondere il fatto che si sentiva offeso da quella sorta di rifiuto.

 

"Oh, mi piacete! Mi piacete in tutti i modi: come sovrano, come amico, come compagno d'avventure … ma non oltre!"

 

"Credevo che l'amore potesse trascendere la fisicità…" disse con fare rassegnato Arthur.

 

Merlin quasi rise. "Ma noi non stiamo parlando di amore, maestà." 

 

"E va bene!" Si adirò il principe, quasi urlando "Se anche si trattasse solo di desiderio, non credi che i sentimenti forti che proviamo l'un per altro potrebbero renderci comunque felici? Anche se solo per qualche istante?"

 

Merlin provò istantaneamente rabbia e dolore insieme, molto più forti rispetto a prima. Tuttavia cercò di trattenersi tacendo, mentre il principe continuava. "Non riusciresti a non considerare che sono un uomo e a vedermi invece solo come un essere umano che ti è molto vicino e che tiene a te?"

 

Merlin trattenne un sospiro.

"Vedete, Arthur, il sesso è una cosa molto … concreta e non credo che si possa prescindere dal genere cui entrambi apparteniamo."

Merlin si complimentò con se stesso per la calma e la maturità dimostrate, nonostante l'inferno di emozioni contrastanti che lo assaliva già da un po'.

 

"Io credo che non avrei grossi problemi con te, nonostante io mi consideri tuttora più che … virile, con le ragazze intendo. Come dire…"

 

"Meglio non dire…*" fece Merlin a mezza voce, ma il principe non lo considerò neppure.

"Io riuscirei a tralasciare questo particolare. E credimi: gli uomini non mi interessano!"

 

"Dèi, voi sragionate! Per fortuna parlate così per via dell'alcol. E poi, se gli uomini non vi interessano, beh, sappiate che io lo sono" disse con amara ironia.

 

"Sto dicendo che non dovrebbe importare il sesso di una persona e quello di un'altra, se queste vogliono solo stare insieme. E sto parlando di amore adesso…"

 

"Vi sbagliate: non parlate affatto di amore, ma solo di voglia di trasgressione e di curiosità sessuale. Probabilmente le donne che avete avuto non vi hanno mai del tutto soddisfatto. Se domani, una volta sobrio, la penserete ancora in questo modo, potrei presentarvi alcuni giovani servi e contadini prestanti che potrebbero far la gioia di vostra maestà…" aggiunse Merlin a denti stretti.

 

"Conosci giovani di questo tipo? E come mai li conosci? Forse con loro hai avuto quelle esperienze di trasgressione e curiosità sessuale che neghi a me?"

rispose Arthur acido, sentendo una sorta di costrizione al petto, causata dalla gelosia che l'immagine di Merlin assieme a quei ragazzi gli provocava.


"No" rispose a sua volta il servo con acredine. "Sono solo ragazzi noti a Camelot per i loro gusti sessuali. Nessuno ne parla ma tutti lo sanno, a parte voi. Non li conosco neppure, se non di vista. Qualcuno in effetti è piuttosto piacente, ma quello che importa è che ne parlano come di ragazzi disponibili, esperti e discreti."

 

"Già, davvero discreti, se tutta Camelot, tranne me, sa di loro. Ma non mi interessano. Non hai capito un accidente di niente. Non ho nessuna voglia di conoscerli. Pensavo solo di essere più importante per te…"

 

"Voi? … Non dubitatene mai. Siete la persona più importante nella mia vita. Ma vi rispetto troppo, come rispetto troppo me stesso. E avere rapporti con voi non basterebbe a dimostrarvi il mio rispetto e la mia devozione, bensì il contrario. Non è ciò che desidero." 

 

"Ma se tu mi fossi devoto, come dici, potresti provare. Solo una volta … Per capire se c'è di più tra noi o meno. Se possa o meno valere la pena."

 

Arthur si tolse la casacca. Era davvero un gran caldo, ma Merlin lo colse come un invito. Per fortuna il buio non gli permetteva di vedere l'altro.

Arthur si sfiorò il petto con una mano. "So che non ho il seno come una donna e che il mio è un classico corpo maschile ma visto che tu sei mago, non potresti fare in modo di … vedermi come donna?"

 

"In effetti potrei, ma se una persona vi volesse diverso da come siete, allora non vi amerebbe, no?"

 

"Merlin, puoi farlo per me?" Il tono di Arthur era calmo e serio.

 

"È un ordine?"

 

Il principe emise un gemito gutturale. "Non lo è!"

 

"Allora mi dispiace ma non lo trovo giusto. Se non per voi, almeno per me."

 

"E se fosse un ordine?"

"Non cambierebbe"

.

"Anche se ti ho detto che lo desidero … molto?"

 

"Siete un bambino viziato … e molto sbronzo"

 

Arthur alzò la voce.

"Dimmi che non vorresti che ti toccassi!"

 

"Io non voglio che mi tocchiate!"

 

Arthur si alzò in fretta dalla roccia e si sedette per terra di fronte a Merlin prendendolo per un polso.

Ora si intravedevano in volto:

"Dimmi che non vorresti abbracciarmi!" 

 

Merlin sospirò. "Non ne vedo il motivo, nè l'urgenza. Soprattutto adesso. E comunque non sarebbe neanche il primo…"

 

Arthur quasi urlò per la stizza, ma gli lasciò il polso e avvicinò il viso a quello dell'altro  "Dimmi che non vorresti baciarmi!"


Arthur gli carezzò una guancia con il pollice di una mano e nel medesimo tempo gli graffiò lievemente un polpaccio con le unghie dell'altra mano.

 

Merlin suo malgrado sentì dei brividi spandersi per tutto il corpo, ma non cedette. 

 

"No … " ribadì per l'ennesima volta.

 

"Credo tu sappia bene di cosa parlo. Anch'io sono un uomo, ma non uno qualunque. Io sono Arthur. E tu per me non sei un uomo qualsiasi perché sei Merlin."

 

Il mago nascose ad Arthur il capogiro che lo colse. Provò a tirarsi indietro ma Arthur si spostava con lui ed era sempre a un tiro di bacio.

La testa di Merlin era un vortice e parlando incespicò:

"Vorrei riuscire a sc-spiegarmi meglio. Se anche arrivassi a deside-desiderarvi non potrei farlo. Non voglio!" 

 

Merlin cominciava ad avere paura. Era così maledettamente difficile resistere ad Arthur. 

Se non fosse stato così buio Merlin era convinto che si sarebbe arreso di fronte ai grandi occhi chiari e alle labbra rosse di Arthur. E soprattutto al suo sorriso irresistibile. O al suo broncio. Cambiava poco.

 

"Tu davvero non senti ciò che ci unisce?" ribatté il principe.

 

"Sì, maestà, lo sento chiaro e forte, dentro e fuori. So che non avrò mai un legame così forte con nessun altro essere umano. Fa parte della profezia. Ma non è solo quello. Io ... so che senza di voi, non potrei mai più sentirmi del tutto intero."

 

Merlin aveva ora gli occhi pieni di lacrime. Non poteva impedirselo. 

 

"Ma allora perché mi rifiuti? Questo legame assomiglia così tanto all'amore…" asserì Arthur con tono accorato.

 

Merlin scivolò indietro di un paio di metri e il principe lo lasciò stare. Ormai il servo piangeva a dirotto e con voce rotta confessò: "Non è vero che non vorrei stare con voi. O che non vi desidero. Combatto da tanto con questi sentimenti impuri che provo. E stasera venite fuori con queste … cose. Siete crudele!"

 

Nell'oscurità Arthur sorrise per un istante.

"Perché impuri? Ti sbagli. I nostri sentimenti non sono impuri."

"Non ancora! E io non voglio che lo diventino…"

 

"Non capisco…  non saremmo né i primi né gli ultimi uomini ad amarsi. Guarda gli antichi greci …"

 

"Non capite? Non lo farei neppure se foste una donna. Non è per questo."

 

"No, non ti credo, stavolta. Anche a me non fa piacere pensare a come potrebbero considerarmi gli altri, ma è quello che provo per te che mi fa essere coraggioso e mi fa andare oltre tutte le cattiverie e le maldicenze che fin da piccolo ho sempre sentito dire sugli uomini che amano altri uomini."

 

"Voi siete coraggioso, ma io non lo sono."

 

"Merlin! Non dire scemenze. Tu sei l'uomo più coraggioso che conosca."

 

"Dipende per cosa … "

 

"Ti prego, Merlin. Basta!"

Il principe si avvicinò a Merlin per baciarlo.

 

"Non fatelo!" disse Merlin spostando la testa indietro e diventando rigido come uno stoccafisso.

 

Arthur con le mani prese il servo per le guance. Merlin sentì l'odore del vino nel respiro del principe. E la paura per un attimo lasciò spazio a una dolcezza ineffabile.

 

"Siete così … troppo … per me" mormorò con voce roca.

 

"E tu sei così fragile e dolce che ho paura di farti male" soffiò il principe sul viso dell'altro. 

 

"Vi prego! Ho male alla schiena!" disse Merlin, scostandosi con la scusa più banale del mondo. Capiva di essere terrorizzato. E non solo perché se avesse ceduto, il principe si sarebbe fatto una cattiva reputazione a causa sua, ma perché temeva per se stesso. Arthur avrebbe potuto fare di lui ciò che voleva, ma se fosse finita male, lui era sicuro che non se la sarebbe cavata. E non era nemmeno così convinto che Arthur fosse così fedele tra le lenzuola.

 

Il principe si alzò in piedi baldanzoso e stese la mano verso Merlin. Sperava di riprendere esattamente da dove il valletto lo aveva interrotto poco prima. Ma si rese conto che faceva fatica a reggersi in piedi e alla fine fu Merlin ad alzarsi per aiutare l'altro a sorreggersi.

 

"Gira tutto … non sto bene … spero di non vomitarti sui piedi"   

"Non preoccupatevi. È già successo in passato e sono sopravvissuto" sorrise ironico Merlin. 

 

"Accompagnami in camera …" chiese Arthur appoggiandosi con il braccio sulle spalle del servo.

 

Ripresero i cavalli per fare l'ultimo breve tragitto fino alle scuderie.

 

Una volta in camera Merlin fece sdraiare Arthur sul letto. Il principe stette fermo a lungo con un braccio sugli occhi, mentre Merlin si sedette su una sedia aspettando ordini.

Forse il reale dormiva. Merlin prese una coperta e gliela mise sopra con la massima delicatezza per non svegliarlo.

All'improvviso Arthur aprì gli occhi, si tolse la coperta e senza tanti fronzoli ordinò:

"Spogliami, Merlin!"

"Certamente… vi prendo la camicia da notte."

 

"Ma nemmeno per sogno. Vieni qui!" E in un attimo portò le gambe al di fuori del letto, sedendosi sul bordo, afferrò una mano di Merlin e lo appoggiò a sé, cingendogli la vita con le braccia.

 

"Accidenti, Arthur! Forse prima non avete capito niente di ciò che vi ho detto" disse Merlin freddo.

 

"Io credo di sì!" Aggiunse il re osservandolo con occhi resi torbidi dal desiderio.

 

"Voi vorreste sperimentare questa cosa con me, soltanto per una volta, giusto?" bisbigliò Merlin tagliente, attaccandosi al senso di quelle parole così fastidiose.


"Te lo giuro Merlin, una volta sola!" E spostò le mani verso il basso afferrandogli le natiche con le mani e stringendole forte.

 

"Ahi!" gridò Merlin mentre pensava furioso e triste al contempo: 'Che delusione!'

 

"Toglietemi le mani di dosso maestà!" quasi urlò Merlin.

Ma siccome Arthur non ci pensava neppure, il servo con le unghie incise le dita invadenti del principe. Fu quasi tentato di usare la magia con colui che in quel momento era peggio del solito babbeo reale, ma ci sarebbe riuscito anche senza.

 

"Ahio! Merlin!" fece il principe scocciato. "Credevo lo volessi anche tu?"

 

"E invece avete fatto un buco nell'acqua"**sbottò Merlin allontanandosi in fretta e uscendo poi dalla porta della camera, sbattendola.





 

Steso sopra il suo letto nella sua stanzetta, Merlin non riusciva a prender sonno.

'Una volta sola. E chi crede che sia? Una delle sue sgualdrinelle da una notte e via?' 

Aveva avuto un momento di debolezza, o forse di più, e l'aveva pagato a caro prezzo.

 

'Stupido asino, egocentrico e volgare!' 

 

Ora era triste. Inconsolabilmente triste.

Lui che avrebbe voluto amarlo con la stessa devozione con cui l'aveva servito in tutti quegli anni trascorsi insieme. 

Lui che avrebbe voluto rigirarsi in un letto per ore insieme ad Arthur ricercando il piacere e la felicità di amarsi, ogni singolo giorno della vita del principe. E già gli pareva così poco, pensando che presto o tardi un giorno Arthur l'avrebbe lasciato solo per l'eternità.

Lui che dopo l'amore e la passione avrebbe voluto rimanere nel letto a contemplare il bellissimo viso e l'altrettanto meraviglioso corpo del suo padrone. 

Lui non poteva accontentarsi di quel rimasuglio di felicità, che poi felicità non era.

 

Ma era stato difficile rinunciare anche a quell'unico briciolo. 

C'era andato così vicino che ne aveva ancora il sentore nelle narici e nella bocca.

 

Sapeva di aver fatto bene a rifiutare: la testa era soddisfatta ma il cuore non era così sicuro.

 

Si coprì il capo con il lenzuolo e pianse amaramente, finché, stremato, si addormentò. 














 

*Frase tratta dalla canzone "Pensiero stupendo" di Patty Pravo.



**Si ricollega al titolo della storia "È stato un buco nell'acqua"



 

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Capitolo 4
*** Cap.4 Mission ***


Capitolo IV

 

Mission










 

I giorni seguenti, Merlin si concentrò con tutto se stesso per trovare qualcosa che lo aiutasse a far dimenticare lo spiacevole episodio al principe. Ma anche a sé stesso.

 

Anche se avevano parlato sentiva che tra loro qualcosa era cambiato, si era logorato, all’interno del loro rapporto.

Arthur non lo guardava più a lungo negli occhi, come faceva prima, gli stava piuttosto distante fisicamente e aveva smesso di tirargli addosso colazione e vasellame annesso. E questo la diceva lunga.

 

Merlin avrebbe fatto qualsiasi cosa per permettere a se stesso e ad Arthur di tornare al loro originale rapporto fiducioso e spensierato, prima che quella stupido accadimento li scombussolasse profondamente.

 

'Ci vorrebbe qualcosa di grandioso, qualcosa di davvero eclatante. Vorrei riuscire a esaudire uno dei suoi desideri più grandi'


Dopo essersi arrovellato il cervello per giorni, giunse a una conclusione. Era riuscito a trovare un obiettivo. Difficile, difficilissimo, se non addirittura impossibile.

 

Eppure se fosse riuscito … Arthur sarebbe tornato ad essere felice. Gliel'aveva confessato lui stesso.

Doveva studiare bene un piano, considerare ogni variabile e siccome non avrebbe potuto avvalersi dell'aiuto di Arthur né di altri, contare solo sulle proprie forze.

 

L'unico che poteva considerarsi un aiuto prezioso per lui era Gaius, il vecchio mentore, grazie alla sua esperienza e ai suoi libri. Avrebbe iniziato da lì. 






 

-Qualche giorno dopo-





 

"Merlin, c'è qualcosa che non va?"

Arthur era immerso nella vasca calda del suo bagno serale, con la testa appoggiata al bordo e i piedi fuori dalla parte opposta. Sembrava essere particolarmente rilassato per cui il servo si stupì di quella domanda.

 

"No, mio signore. Perché me lo chiedete?" domandò Merlin, prendendo dalle mani di Arthur il piccolo telo bagnato con cui il principe aveva appena finito di lavarsi.

 

"Ti fai vedere poco in giro, ultimamente."

 

"Ancora acqua calda?"

 

"Sì, grazie, versamela sui capelli!"

 

Merlin afferrò un secchio e con delicatezza versò l'acqua sulla testa di Arthur, cercando di non bagnargli gli occhi. 'Che momento piacevole!' si disse il servo guardando il viso sereno di Arthur, con il mento verso di lui, gli occhi chiusi e l'acqua che gli lisciava i capelli. Arthur sospirò soddisfatto, poi aprì gli occhi.

Forse le cose non erano poi cambiate così tanto.

 

"Tra l'altro, durante il bagno, mi hai sempre riempito la testa con le tue chiacchiere. Ora invece sei più silenzioso di … Percival."

 

"Arthur, credete che stia trascurando i miei doveri di servo?"

 

"Non ho detto questo. Ci sei quando ho bisogno, ma … prima ti avevo sempre tra i piedi e ora non ti trovo normalmente in giro come hai sempre fatto … ed è strano!"

 

"È vero. Ora che mi ci fate pensare, Gaius sta preparando delle nuove medicine, particolarmente efficaci.

E io mi occupo di trovargli le erbe che gli servono. Erbe rare e preziose" mentì Merlin.

 

"Ho una notizia che non ti farà contento Merlin. Mi è giunta voce di un possibile ritrovo di Morgana e dei suoi uomini. La prossima settimana partiremo con i miei cavalieri, sperando di trovarla e di farla finita con lei, una buona volta."

 

Merlin sobbalzò internamente. Non si aspettava che sarebbe stato così presto. Aveva organizzato un piano in solitaria, dove avrebbe agito con l'aiuto della magia. E siccome il suo obiettivo segreto aveva proprio a che fare con Morgana, questa novità lo disorientò parecchio. Aveva già delineato sulla carta il suo piano. Un piano ambizioso e certamente pericoloso. Ma aveva bisogno di molto più tempo, poiché comportava più azioni. Avrebbe dovuto modificare il piano originale. E il suo viso tradì lo sconforto provato con una smorfia di rabbia, che il principe interpretò come se Merlin fosse seccato di partire.

 

“Capisco, maestà. Gradite un massaggio alle spalle?”

 

Arthur lo guardò un attimo poi rispose. “No, grazie. Sto bene così!”

Merlin rimase un po’ stupito. Generalmente era Arthur che pretendeva un massaggio da lui, senza tanti complimenti.

Allora forse le cose … erano cambiate. Merlin era molto confuso al riguardo.

 

"Ho finito Merlin. Passami il telo." disse Arthur alzandosi in piedi nella vasca.

Merlin aprì il grande telo bianco e vi avvolse il principe con fare solenne, partendo dalla testa. Arthur uscì dalla vasca, bagnando appena i tappeti che c’erano sul pavimento e si sedette sul letto. Entrambi erano a loro agio: erano gesti che avevano ripetuto centinaia di volte e Merlin fu contento di questo. Non che il servo avesse il prosciutto sugli occhi e non si accorgesse dell’ avvenenza del principe.

Il corpo di Arthur competeva in proporzioni con le classiche statue greche tramandate dai tempi più fulgidi dell’antica Grecia. Ogni volta il servo si stupiva e si addolciva di fronte a tanta perfezione, ma quel rito quotidiano aveva qualcosa di aulico e spirituale. Era un momento super partes e i suoi sentimenti venivano fagocitati al suo interno e impossibilitati a fuoriuscire. Senza particolare sforzo. Lo percepiva dalla magia che fremeva benigna dentro di lui. Era un momento catartico del corpo e dello spirito che coinvolgeva anche lui che assisteva. 

E mai Merlin si sarebbe permesso di macchiarlo anche solo con pensieri iniqui.

 

"Non sei obbligato a venire se non te la senti…" disse Arthur un po' a sorpresa.

 

"No, maestà, che dite? È solo che Gaius è nella fase cruciale della preparazione dei farmaci … ma ci penserà George ad aiutarlo…" rispose forzando leggermente il sorriso.

 

"Molto bene! Posso contare su di te per i nostri pasti? Ovviamente avrai più di un aiuto. Saremo in tanti, stavolta…"

 

"Volentieri, basta che voi e gli altri cavalieri la smettiate di nascondermi la zuppa ogni sera ..."

 

Arthur ridacchiò: "Ecco … non sono sicuro di poterti accontentare … non dipende solo da me!"

 

"Quando partiremo, maestà?"

 

"Credo dopodomani. Giusto il tempo di organizzarci… aiutami a rivestirmi, adesso"




 

Quella notte Gaius e Merlin rimasero svegli per cercare una soluzione.

 

"Come farò Gaius?"

"Non hai molta scelta. O lascerai perdere il tuo piano e combatterai assieme agli altri senza la magia, o prima dell'attacco potresti entrare in azione e usare la tua magia contro Morgana. Lei è molto forte ma tu sei il più forte in assoluto… oppure c'è un altro modo…"

 

"Quale?"

 

"Merlin puoi combattere insieme ai cavalieri usando  la magia. Arthur lo sa."

 

"Ma gli altri no!"

 

"Infatti, ma forse è bene cominciare a pensare di dirglielo…fossi in te ne parlerei con il principe"

 

"Se ci sarà occasione glielo chiederò!"

 

"Sii prudente però. Se lo scoprissero Morgana e i suoi sgherri, potresti essere in pericolo. Non impiegherebbe molto a capire che tu sei Emrys."

 

"Grazie Gaius. Ci avevo già pensato. Ma se sarò costretto a usare la magia, lo farò!"



 

Il giorno seguente infatti Merlin  fu fatto chiamare da  Arthur che gli concesse solo pochi minuti. E si misero d'accordo, non senza qualche difficoltà, perché il principe temeva per la vita di Merlin.

Il servo aveva insistito spiegandogli come intendeva fare, passo dopo passo e Arthur alla fine aveva voluto dargli fiducia anche se era tutt'altro che tranquillo. Il servo gli aveva chiesto se fosse il caso di mettere al corrente i cavalieri della sua magia.

Arthur aveva preso tempo rispondendogli che per il momento avrebbe preferito aspettare, ma che se fosse stato necessario comunicarlo ai suoi uomini, in quel momento sarebbe stato al suo fianco.

 

Merlin era contento, non tanto perché era riuscito a convincere il principe, ma perché in quel momento sembrava essere tornato un po' indietro nel tempo, come se non ci fosse stato nulla che avesse inficiato il loro rapporto di fiducia.

Ed era stato piacevole e rassicurante.


Il problema per Merlin era la sera. A volte non riusciva a non pensare alle parole e ai gesti di Arthur di quella notte “allegra”. A volte il cuore cominciava a battergli forte fin dentro le orecchie. 

Chissà se anche ad Arthur tornavano in mente quei momenti.








 

Erano partiti per la missione già da un paio di giorni. Erano riusciti a scoprire dove si trovava Morgana con il suo seguito: all'interno di una fitta foresta su una montagna , non lontano da Camelot e precisamente in uno dei vecchi castelli abbandonati. 

 

Erano accampati attorno al fuoco per la cena e Arthur dava ordini e incombenze ai propri uomini. 

 

"Come numero di cavalieri i loro soldati sono all'incirca quanto noi. Forse un po' di più. Ma loro sono mercenari e non credono nella causa per la quale combattono. Noi invece siamo ben preparati e alla forza fisica uniamo il cuore."

Detto questo continuò con tono più alto. 

"Voi tutti insieme a me vi occuperete degli uomini di Morgana. Sarà invece Merlin, ad occuparsi della strega."



 

Da un vocio sommesso si alzò la voce di Leon uno dei cavalieri più fedeli al principe.

"Ma maestà, come può Merlin da solo …?"

 

"Merlin ha un piano per sconfiggere Morgana" lo interruppe Arthur, che si aspettava qualche riserva. "Vi chiedo solo di fidarvi di lui e di fidarvi di me, ancora una volta."

 

L'attacco al rifugio di Morgana si sarebbe svolto in piena notte.


Purtroppo quando Arthur e i suoi guerrieri circondarono il vecchio edificio, da porte e finestre del castello, sbucarono come grossi topi veloci, i soldati di Morgana. 

Li aspettavano.

Dovevano aver saputo del loro arrivo.

 

I cavalieri di Arthur cominciarono a parare colpi e a mandarne a segno altri.

Le forze si equivalevano ma anche tra i mercenari vi erano uomini particolarmente coriacei che diedero il loro da fare ai cavalieri di Camelot.

 

La battaglia entrò nel pieno.

Ci furono feriti e i primi morti da una parte e dall'altra.

Arthur fungeva da cavaliere libero. Controllava la situazione, andava ad aiutare i compagni in difficoltà come quelli che venivano attaccati da due nemici in contemporanea o perché un suo uomo combatteva contro un avversario particolarmente grosso o abile.

In più Arthur guardava spesso verso Merlin. 

Quando vide il suo amico entrare per una porta, fu preso dal panico e urlò: "No, Merlin!"

Ma, tra il clangore delle spade e le urla di guerra, Merlin non doveva averlo sentito, perché non lo vide tornare indietro.

 

Continuando la battaglia contro vari avversari, Arthur provò ad avvicinarsi alla porta per la quale Merlin si era infilato, ma fu di molto rallentato da nuovi nemici particolarmente vigorosi. 



 

Merlin all'interno dell'edificio correva un po' spaesato. Salì su una larga scalinata pensando che la strega si trovasse al piano superiore, e cioè in quello dove si trovavano normalmente le camere adibite ai padroni dei castelli, ma ben presto dovette fermarsi di fronte a un enorme mucchio di macerie che sbarravano la strada. Probabilmente il piano superiore era crollato da tempo, anche se le mura esterne avevano resistito, perché da fuori il castello sembrava più o meno integro. Scese di corsa le scale, attraversò la zona abbandonata delle cucine e altre zone, probabilmente vecchi alloggi della servitù. Il corridoio era davvero lungo e inizialmente non incontrò nessuno. Ma quando si apprestò a girare un angolo, si fermò e intravide una ventina di guardie armate fino ai denti che sostavano di fronte ad un portone chiuso. Merlin era sicuro che dietro quella porta così sorvegliata non potesse trovarsi altri che Morgana.

 

Stava pensando al da farsi quando qualcuno da dietro, lo acchiappò per il collo con un braccio, tirandoselo dietro un tendone polveroso che nascondeva un sgabuzzino per le scope.

Merlin scorse nella penombra il cipiglio preoccupato del principe. "Dèi! Mi avete fatto prendere un colpo, Arthur!" sussurrò Merlin con la mano destra sul cuore.

Arthur era difficilmente riconoscibile, ricoperto di polvere e di sangue, evidentemente non suo.

 

Lo stanzino era sporco e molto angusto. I due uomini erano attaccati l' uno all'altro e rimanevano immobili, temendo che un qualsiasi spostamento avrebbe portato a una caduta rovinosa e soprattutto rumorosa di tutte quelle scope in equilibrio precario, tradendo così la loro presenza ai numerosi soldati.

 

Merlin si chiedeva perché mai Arthur fosse lì? Lui doveva occuparsi dei soldati all'esterno. Lui doveva coordinare i suoi cavalieri nella battaglia.

 

"Pensavi che ti lasciassi da solo?" bisbigliò Arthur.

 

"Vi prego, tornate fuori."

 

"E come pensi di cavartela?"

 

"Con la magia! Ma non posso usarla se siete qui. Ho intenzione di dare fuoco a tutto, ricordate? Vi prego di tornare fuori e di impedire ai vostri cavalieri di entrare."

 

"Ma tu? Io non voglio perderti … "

Merlin lo guardò negli occhi e un brivido inatteso gli attraversò il corpo. Quelle parole gli avevano smosso molte emozioni. Come poteva pensare all'amore in un momento come quello e distolse lo sguardo. 

E Arthur ripetè con meno dolcezza "almeno, non adesso che so quanto la tua magia sia potente e utile!"

 

A Merlin cascarono le braccia. Ovviamente ci rimase male. Avrebbe voluto rispondere per le rime, ma non era di certo il momento giusto.

 

Poi Merlin lo guardò di nuovo e capì il vero senso di quelle parole, quando scorse negli occhi di Arthur un profondo dolore e gli si strinse il cuore. Gli mise una mano su una spalla, avvicinando il viso al suo, sussurrandogli:

"Dovete fidarvi di me, Arthur! Andate!" poi aggiunse con un sorriso. "Male che vada, avrete solo perso il peggiore dei vostri servitori!"

 

"Idiota!" mormorò Arthur con una smorfia, uscendo dallo sgabuzzino.

 

Ora Merlin era solo ed era indeciso sul da farsi. Prima di appiccare l'incendio, aveva assoluto bisogno di un 'oggetto', se così si poteva definire, che apparteneva a Morgana. 

Chissà se si trovava in quel castello o se la donna l'aveva lasciato in una delle sue tante dimore precedenti.

 

Decise innanzitutto di occuparsi dei soldati di Morgana. 

Non visto, Merlin tese una mano con il palmo verso l'altro sussurrando formule antiche e misteriose. Una luce intensa si manifestò sul palmo fino a formare una sfera trasparente che emanava bagliori colorati finché non diventò completamente bianca e fredda.

Era una magia che Merlin aveva appreso tempo prima, quando era stato avvelenato da un calice diretto ad Arthur e anche se privo di coscienza la sua magia aveva trovato comunque modo di manifestarsi e di aiutare il principe.

 

L'aveva modificata ma rimaneva una magia molto potente.

La sfera salì in alto vicino al soffitto, posizionandosi sopra i soldati che non si accorsero di nulla.

Una frase e un gesto particolarmente ampio di Merlin fecero esplodere la sfera e un denso fumo bianco avvolse i soldati che cominciarono a cadere a terra svenuti uno dopo l'altro.

Merlin corse alla porta e con un nuovo gesto magico la buttò giù

 

Cercò Morgana con tutti i sensi allertati ma non la vide. Allora ne approfittò per ispezionare quella stanza e finalmente lo vide. Dentro un cesto particolarmente voluminoso, alzando la coperta che lo avvolgeva

Merlin vide ciò che cercava e sorrise soddisfatto. 

Stava per raccogliere il cesto con il suo 'tesoro', quando si accorse della presenza alle sue spalle. 

"Morgana!"

"Merlin! Che delusione! Speravo finalmente di trovarmi faccia a faccia con Arthur e invece, sei solo tu…"

Merlin era atterrito, nonostante l'avesse cercata lui. Il cuore si mise a battere all'impazzata.

Morgana era lì sorridente e maliziosa come la ricordava. 

Bellissima, cupa e maledetta.

"Dov'è Arthur? Ha avuto paura e ha mandato in avanscoperta il suo cicisbeo tutto solo? E dire che a vedervi tubare ogni volta che siete insieme, non credevo che ti avrebbe abbandonato così nelle mie mani. La mia compianta sorella era convinta che aveste degli intrallazzi tra voi. Ma forse si sbagliava."

 

"Questa è solo invidia Morgana. Voi non avete amici, non avete mai avuto un amore, perché non sapete amare. Eppure avete ancora un padre e un fratello che non aspettano altro che riavere indietro la figlia e sorella, amata e amabile, l'una e l'altra. Dentro di voi io so che quella ragazza c'è ancora. Venite a Camelot a parlare con …"

Morgana scoppiò in una risata grottesca.

"E questo sarebbe il tuo piano? E Arthur è forse impazzito che ti manda a chiedere a me questa cosa?

Tu? Da solo contro di me? Sì è stancato di te al punto da volerti eliminare per mano mia? Cos'hai combinato Merlin? Hai forse ingravidato una ragazza?"

 

"No, semplicemente lui ha fiducia in me …"

 

"Quando è così… Brisillat cuneicum!" 

Merlin fu scagliato a gran velocità contro una parete della stanza e il conseguente crollo di calcinacci lo seppellì in parte. Il colpo ricevuto dal mago era molto forte e Merlin si finse svenuto. Ma si avvide che Morgana stava per scagliargli contro un nuovo incantesimo. Merlin si arrabbiò. Non era giusto infierire su una persona incosciente. Era un gesto da vigliacchi. E si tirò su il minimo indispensabile per poter lanciare anche lui un incantesimo prima della strega. "Adearbet niyosum spreghele!"

Morgana volò all'indietro e verso l'alto fin quasi a toccare l'angolo del soffitto con la schiena e precipitò sui gradini della scala al di sotto di lei, che si trovava in quel punto della stanza. Un terribile volo e ancor più un terribile atterraggio. La ragazza perse conoscenza all’istante"

 

'Spero di non averla uccisa… Non era questo che volevo!' si disse Merlin un po' in ansia.

 

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Capitolo 5
*** Cap.5 The present ***


Capitolo V

 

The present

 









 

Merlin avvolse Morgana in una coperta, perché non fosse riconoscibile ai suoi uomini. Doveva portarla via il più presto possibile.

La donna era ricoperta di sangue. Sembrava messa molto male.

 

'Traghin vot cuperne!' urlò con le braccia alzate verso la parete più vicina. Questa crollò tutta insieme verso l'esterno con uno schianto.

 

Merlin attese un attimo che la polvere si diradasse e fischiò a lungo per richiamare il suo cavallo, che dopo qualche tempo arrivò. Caricò Morgana a testa in giù, tra la sella e il collo del cavallo e prese il contenuto della cesta infilandolo all'interno della camicia e fermandolo con la cintura.

Salì a cavallo e alzò il braccio per dar fuoco a tutta la casa con la magia, ma desistette. Non era indispensabile uccidere tutti quegli uomini.

 

Passò di volata, galoppando in mezzo alla battaglia che infuriava, sperando di attirare l'attenzione dei suoi. 

Non appena Arthur lo vide, ordinò la ritirata e tutti lo seguirono. 

A un certo punto, poco prima di Camelot, Merlin svoltò nel bosco. Arthur lo chiamò ma il servo continuò la sua corsa.

 

Il principe ordinò ai suoi uomini di tornare a palazzo e spinse il suo cavallo al galoppo per raggiungere l'altro.

Dopo poco si ritrovò davanti a una capanna di legno, Merlin già davanti alla porta con in braccio Morgana.

 

"Che fai Merlin? Perché l'hai portata qui?" 

Arthur smontò da cavallo per aiutare il servo e adagiarono la donna su un vecchio materasso.

 

"C'è un motivo, maestà, di cui vi parlerò più tardi…"

"Morgana è viva?"

"Sì, ma… è gravemente ferita … credo abbia bisogno di cure. Mi fermerò qui con lei, se non vi dispiace."

"Questa capanna è fatiscente e Morgana riuscirebbe a scappare facilmente da qui anche se ferita"

"Sono più potente di Morgana… io sono Emrys!"

"Emrys? E da dove viene fuori questo nome? È forse un titolo che si danno gli stregoni tra di loro per meriti speciali?"

"No. È il nome che tutto il popolo degli stregoni dà a me. Mi conoscono come Emrys, anche quelli che non ho mai incontrato"

"Davvero? Anche Morgana?"

"Morgana non sa che Emrys sono io. Credo che Emrys sia l'unico di cui lei abbia davvero paura."

 

"Voglio portare Morgana a Camelot!"

"Sul serio?" sorrise Merlin.

"Va messa in prigione, incatenata e tenuta sotto strettissima sorveglianza"

Il sorriso del servo sfiorì in un attimo.

"Non voglio che sia mandata in prigione! Sta male e non è qui per questo."

 

"Prima o dopo si compirà il suo destino: sarà processata e sicuramente giustiziata. Non c'è dubbio sul suo tradimento. È la mia nemesi, Merlin, e anche la tua!"

 

"Vedete Arthur, io intendevo farvi una specie di … regalo. Vorrei provare a fare tornare Morgana come prima."

 

"Tu sei un pazzo visionario… E come vorresti fare?"

"Mi piacerebbe che fosse portata in camera sua, che fosse curata da Gaius. Vorrei che si circondasse di persone che le hanno voluto bene. Vorrei parlare con lei e che provaste a parlarci anche voi e vostro padre."

 

"Lei ci odia, Merlin. Vuole distruggerci. Non servirà a niente. Avanti, non puoi essere così ingenuo."

 

"Utilizzerei la magia. Vi prego solo di farmi provare"

 

"La mia risposta è no. Troppo pericoloso, Merlin. E poi che posto è questo? Non credo di averlo mai notato prima …"

 

Merlin farfugliò qualcosa.

 

"Cos’hai detto?"

 

"Ha a che fare con la mia magia."

"Non vedo come!"

Il servo deglutì a vuoto.

"Avete presente quello stregone, simpatico, vecchio ma decisamente piacente."

"Di chi parli?"

"Dragoon… il grande!"

"Simpatico? Piacente? Un ladro, un approfittatore. Antipatico e dispotico aggiungerei. E brutto come la fame…"

 

Merlin ci rimase male.

"Non vi piaceva neanche un po'?"

 

"Io non ti capisco, Merlin. Dove vuoi arrivare?"

 

"A volte, quando a Camelot c'erano dei guai, io usavo una sorta di mio alter ego, la versione di me da vecchio… capite?"

 

Arthur sgranò gli occhi.

"Oh, santi numi! Vuoi dire che Dragoon eri … tu?"

 

"Sì, maestà. Non ve l'ho detto subito perché pensavo fosse troppo presto."

Arthur continuava a fissarlo con sguardo ferito.

 

"Era magia, Arthur, e un po' di … commedia. Ma sono solo e sempre io" disse Merlin poggiando appena le mani sull'armatura di Arthur, in corrispondenza del petto del principe, guardandolo con la massima dolcezza, cercando di placare il suo animo sconvolto.

 

"Questo è un brutto colpo. Eri davvero quel vecchiaccio maledetto?"

Merlin si scostò da Arthur un po' offeso ma il principe glielo impedì afferrandogli la vita con le mani.

 

"Non credevo che Arthur avesse delle mani così

grandi e possenti…"

 

"Non credevo che Merlin avesse una vita così deliziosamente sottile!"

 

Merlin pose la mani su quelle di Arthur in modo che il principe le spostasse ma al contrario lui non si mosse.

Il servo pensò che fosse molto piacevole il contatto tra le loro mani. Che fosse un po' troppo piacevole e senza volere lo associò al ricordo del loro strano approccio da ubriachi.

 

"Mi comportavo così solo per sviare i dubbi da me. Ricordate quando diceste a Dragoon che vi sembrava di averlo già visto? Ebbi davvero paura che mi riconosceste. Facevo apposta ad essere scontroso con voi per essere più distante possibile dal mio vero io, così non mi avreste associato a lui"

 

Arthur lasciò andare Merlin, che avvertì la sgradevole sensazione di mancanza delle mani calde del padrone su di sé.

 

"Guarda che a volte sei scontroso anche tu… poco disponibile e pure violento."

 

Merlin sgranò gli occhi. "Violento? Io?"

 

“Guarda qui. Vedi le mie dita, le mani, i polsi e anche le braccia. Ne ho un paio anche sul petto" disse il principe tirando su le maniche.

 

"Cosa avete fatto? Vi siete strafogato di frutti di bosco come al solito… e vi è venuto uno sfogo…"

 

"No… lo sfogo era di rabbia. La tua. Sono graffi e sono un tuo ricordo…e poi sei tu quello che si strafoga con i frutti di bosco"

 

'I pizzicotti!' Ricordò Merlin all'improvviso. 'I pizzicotti e i graffi per togliermi le sue mani di dosso, quella sera!

 

"Mi dispiace Arthur. Non credevo di avervi fatto così male… però …ve lo siete meritato."

 

"Non ricordo bene come sia successo per cui voglio darti il beneficio del dubbio …  ma sei un gatto pericoloso Merlin. Almeno quando diventi furioso."

 

"Volete che provi a toglierveli con la magia?"

 

"Una sciocchezza del genere? No di certo. Dimmi piuttosto: che farai con Morgana?"






 

"Morgana ha preso una botta molto forte alla testa" stava spiegando Gaius a Merlin e ad Arthur. "Rimarrà addormentata per parecchio tempo, forse per giorni. Inoltre ho dovuto ricucire un taglio nel fianco. Sì è rotta entrambe le gambe: la caviglia destra e il ginocchio sinistro. Dovrò operarla" disse Gaius, ricoprendo le gambe di Morgana.

 

"Se dovesse svegliarsi, potrebbe curarsi da sé con la magia?" chiese Arthur.

 

"No!" rispose Merlin. "Non può curarsi da sola, come me o ciascuno degli altri maghi."

 

"Se si svegliasse, potrebbe scappare?"

 

"Non la lasceremo mai da sola e terremo delle guardie armate fuori dalla porta." rispose Merlin.

 

"Non è meglio legarla?"

 

"Almeno inizialmente non ci sarà questo pericolo. Non riuscirebbe neppure a fare due passi…" fece Gaius.

 

"Merlin tra un po' avrei bisogno di parlarti.

Ti aspetto in camera mia."





 

"Gaius! Se sapessi cosa ho preso a Morgana!" disse con eccitazione.

"Non dirmi che sei riuscito a recuperare il liberculum?" chiese Gaius con gli occhi grandi come uova sode.

Merlin lo tirò fuori dalla scollatura e lo passò a Gaius che lo sfogliò con mani tremanti. "Non posso crederci. È proprio lui! Morgana l'aveva sottratto alla biblioteca dei libri proibiti, quando viveva ancora qui. Geoffrey non se lo è mai perdonato!"

"Non sapevo che Geoffrey si interessasse di magia"

"No. A lui importa solo dell'unicità e del pregio di un libro così antico"

"Secondo voi Morgana è riuscita a usarlo?"

"No. Altrimenti sarebbe riuscita a realizzare quasi tutto ciò che voleva."

"È scritto in antico gaelico! Forse non è riuscita a tradurlo"

"Non è questo. Quasi nessuno stregone è in grado di mettere in atto questi incantesimi."

"Comprende formule per l'autoguarigione?"

"Non solo. Può donare l'immortalità ai comuni mortali, comprende la possibilità di volare, di dividere il proprio corpo in due entità, di spostarsi da un posto all'altro in un istante anche se i luoghi sono lontanissimi..."

 

"Anche di ridare la vita ai morti?"

"No, questa rimane una prerogativa degli dèi!"

"Perché Morgana non può usare questa magia?"

"Perché non è abbastanza potente. Se c'è uno stregone che può farlo quello sei tu…"




 

"Sono qui, Arthur. Ditemi pure." 

"Scusa ma cos'è questa farsa?"

"Farsa?"

"Sì. Hai chiamato tutti al suo capezzale. Persino mio padre. Prima è stato da lei. Quando è uscito era stravolto."

 

"Mi avete detto che l'avreste rivoluta indietro e che speravate che tornasse a casa."

 

"È vero. L'ho desiderato, ma lei è cambiata. E non tornerà più a essere ciò che era. Ci detesta e ci ucciderà tutti appena potrà. 

Il tuo regalo è un'illusione, Merlin".

 

Merlin accusò il colpo e abbassò il capo. "Ditemi. Non vi ha fatto nessun effetto averla di nuovo qui con noi?"

 

"Sì, per un attimo è stato piacevole, ma solo perché lei non è cosciente…"

 

"Io speravo foste felice…"

Arthur vide l'espressione delusa e contrita del servo. Era così afflitto: si torturava le mani in continuazione e guardava il pavimento e quasi si commosse:

"Sono felice per un altro motivo però… io so che tu l'hai fatto con il cuore, l'hai fatto per me e per la mia felicità. Ed è questo il vero regalo…"

Arthur fece qualche passo verso Merlin, e gli alzò il mento delicatamente.

Il servo aveva gli occhi lucidi.

 

"Vieni qui!" disse Arthur e lo abbracciò teneramente, tenendo le mani sulla schiena dell'altro. Merlin non se l'aspettava ma ricambiò l'abbraccio con la stessa delicatezza, ponendo le braccia su quelle di Arthur.

Il principe lo strinse poco di più.

"Non ho cattive intenzioni. Spero tu lo sappia."

 

Merlin si fece scappare una piccola risata. "Lo so, maestà!"

Quando si separarono Arthur aveva le guance un po' arrossate, mentre Merlin era tutto preso da un piacevole languore al petto e all'addome, poi lo guardò con un sorriso: "Basta il pensiero. Giusto?"

 

Arthur scoppiò a ridere. Anche lui si sentiva emozionato per l'abbraccio. "Proprio così, Merlin. E questo mi fa capire che tu mi hai perdonato!"

"Beh, il regalo volevo farvelo soprattutto perché voi capiste che per me voi siete ancora importante. Che sono ancora qui per voi"

 

"Sai… Ho avuto degli strani flash, di notte e di giorno. Saranno sicuramente solo sogni o ricordi irreali ma, tu ti sei dichiarato con me quella sera?"

Il servo divenne terreo.

"No!" mentì Merlin.

"Scusami. Avrei dovuto immaginarlo"

"Perché?"

"Tu mi hai rifiutato tante volte quella sera. Che senso avrebbe avuto dichiararmi i tuoi sentimenti per poi rifiutarmi. Se tu ti fossi dichiarato davvero, a un certo punto saresti stato tu ad avvicinarti a me. Non credi?"

 

"È giusto Arthur. Non avrebbe avuto alcun senso…" disse il servo, senza guardarlo negli occhi.

Se gli avesse detto la verità, Arthur non avrebbe potuto comprenderlo. A volte non si capiva nemmeno lui.

 

"Allora che farai con Morgana?"

"Appena avrò perfezionato il piano ve lo dirò."

 

Merlin si sentiva uno stupido. Perché darsi tanto da fare? Arthur non era affatto soddisfatto. Ma prima di darsi per vinto almeno un tentativo voleva farlo. 

 

Merlin studiò tutta la notte. Conosceva il gaelico, ma non così bene. Provò la formula che gli interessava. Non c'era una formula per fare tornare buona una persona che non lo era più, ma c'era un incantesimo che aumentava la percezione dei ricordi positivi di una persona e diminuiva quella dei ricordi negativi. A volte questo era sufficiente per portare una persona verso la felicità e quindi anche un comportamento migliore.

 

Avrebbe dovuto aspettare che Morgana si risvegliasse e godesse di relativa buona salute prima di usare l'incantesimo su di lei.





 

Un paio di giorni dopo, Morgana aveva riaperto gli occhi. Non parlava. Era calma e sembrava non soffrire più di tanto.

Dopo essersi confidato con Gaius ma prima di aver avvisato il re e suo figlio del risveglio della donna, Merlin si preparò a incantare Morgana.

 

"Cuimhnich na tha àlainn agus math, cuir às don dona"

 

Con gli occhi dorati e le mani vicino alla testa di Morgana, Merlin si concentrò e ripeté la frase tre volte. Infine dalle sue sue mani dipartì una luce bianca e intensa che avvolse l'intera figura sdraiata.

 

"Merlin? Dove sono?" disse stiracchiando le braccia la ragazza.

"Ben svegliata Morgana. Siete nella vostra camera, a Camelot."

"Cosa ci faccio qui?"

"Siete ferita alle gambe. Vi faremo curare da Gaius, non temete. Avete voglia di salutare Arthur e vostro padre?"

"Sì, Merlin. Chiamali subito, ti prego."

Merlin corse a chiamare Arthur. La magia sembrava funzionare. Purtroppo leggendo sul libro magico, aveva scoperto che quella magia durava solo qualche giorno e poteva essere rinnovata solo un certo numero di volte, poi perdeva di efficacia.


"Morgana!"

"Arthur! Dammi un abbraccio ti prego"

Arthur un po' a disagio si chinò e le abbracciò le spalle. Non si fidava di lei, eppure l'abbraccio lo intenerì suo malgrado.

Merlin lì lasciò soli. Ma rimase fuori dalla porta. Non sapeva come e quanto l' incantesimo avesse funzionato. Li sentì mormorare senza capire nulla. Poi udì chiaramente la risata di Morgana e un po' più piano quella di Arthur.

 

Quando più tardi anche Uther uscì dalla porta dopo aver visto la figlia, il sovrano aveva gli occhi lucidi e un sorriso che Merlin non gli aveva mai visto prima.

Uther non si aspettava di trovarsi Merlin di fronte e si indispettì per essere stato colto in un momento di commozione.

"Sì può sapere che ci fai tu qui? È tua abitudine spiare il tuo sovrano?" gridò al servo.

"No, maestà. Vi giuro che non sentito niente, se non qualche risata. Sono qui solo per controllare che Morgana stia bene. Non è ancora del tutto fuori pericolo."

 

Uther si ammorbidì all'istante. "Sì certo. Ormai ti conosco e so della tua lealtà ad Arthur e a Morgana. So che sei stato tu a prenderla e a portarla di nuovo da me. Sei stato coraggioso e generoso. Ho un debito verso di te. È un vero peccato che tu non sia una fanciulla, Merlin…"

 

Il giovane era sbigottito. Sorrise e chiese: "Perché?"

"Avrei potuto fare di te la mia regina!"

"Che cosa?"

Uther si mise a ridere. "Ma credo che tu avresti preferito essere la regina di qualcun altro" Il re gli fece l'occhiolino e se ne andò, lasciando Merlin esterrefatto.


 

Arthur lo fece chiamare. Il principe avrebbe dovuto essere nel campo addestramento a quell'ora e Merlin era tutto bagnato di acqua e sudore perché stava lavando i panni del suo signore. Poco male. Se non fosse arrivato a completare i lavori quel giorno avrebbe fatto un'eccezione e usato la magia per fare il bucato.

 

"Arthur…"

"Merlin, cos'hai fatto a Morgana?" sibilò.

"Io… io non ho fatto niente…" 

"Non l'hai fatta ubriacare?"

"No!"

"Non l'hai drogata con qualche erba strana?"

"No… io non…"

"Sei bravo a mentire! D'altronde lo hai sempre fatto…"

Merlin sentì un improvviso calore al viso e quasi all'istante ebbe il volto ricoperto di sudore freddo.

"D'accordo, Arthur. Le ho praticato un incantesimo che però non so sinceramente fino a che punto abbia funzionato."

"Io credo abbia funzionato. Mi sembrava di parlare con la più candida creatura esistente, perfino più della Morgana del passato."

 

"C'è un problema, maestà. Tra quattro giorni l'incantesimo andrà rinnovato, altrimenti Morgana tornerà quella di sempre."

"Ed è pericoloso rifarlo?"

"No, ma sarà sempre meno efficace, finchè non funzionerà più."

"Sarà bene utilizzare l'incantesimo finché non verrà operata e sarà in grado di andarsene."

"Mi dispiace, Arthur. Speravo che restando qui, Morgana si sarebbe abituata di nuovo alla sua famiglia, tanto che una volta abbandonato l'incantesimo, lei avrebbe voluto restare comunque."

"Non tutti sono come te. Non tutti sono puri e onesti di cuore. Meno che mai Morgana!"

"Ho fatto un disastro. Sono stato il solito ingenuo."

"Forse sì, ma io ti prego di non cambiare mai."















 

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Capitolo 6
*** Cap. 6 Different paths ***


Capitolo VI

 

Different paths

















 

"Per favore, dimmi la verità, Gaius. Arthur non crede che Morgana possa mai tornare quella di prima. Tu cosa pensi?"

Merlin era seduto a tavola assieme al vecchio mentore per la colazione che consisteva in pane, miele, latte e frutti di bosco.

 

"Merlin, non so davvero cosa pensare. All'inizio credevo che ti fosse andato in pappa il cervello e la pensavo come Arthur. Ma vedere Morgana, sveglia e di nuovo gentile, mi ha fatto un effetto particolare. Non lo so…"

 

"Vi ho parlato dei problemi di questa magia?"

 

"Sì, purtroppo  ho controllato ed è tutto vero!"

 

"Ci siamo fatti quasi ammazzare per prendere quel volume. Il libercolo non è poi questa gran cosa…" disse Merlin con un moto di stizza.

 

"Sai anche tu che agire sui sentimenti con la magia dà risultati sempre poco apprezzabili come quantità di tempo e qualità di risultati. Anche gli incantesimi amorosi hanno sempre un potere limitato nel tempo. E il libercolo non fa eccezione in questo. L'amore, l'odio e gli altri sentimenti forti sono una delle caratteristiche più potenti che ha l'essere umano e rappresentano forse quelle più affini alla magia, poiché viene coinvolta anche l'anima.

 

"Vorrei parlare con Morgana, al di fuori dell'influsso magico"

"Te lo sconsiglio caldamente…"

"È per vedere se ha cambiato idea anche solo in parte; se è stata toccata in qualche modo dall'essere qui con la sua famiglia che l'ama ancora. Perché so per certo che anche Arthur le vuole ancora bene, anche se nasconde i suoi sentimenti dietro l'indifferenza e la freddezza."

 

"Ha già sofferto molto per Morgana. Avrà paura di aprirsi di nuovo con lei per non essere deluso nuovamente. Credo che tu possa capirlo perché quello che è successo ad Arthur, è capitato anche a te."

 

"Sì, ma Morgana non é mia sorella. Per quanto mi sforzi di capire ciò che ha provato Arthur per il suo tradimento, non potrò mai comprenderlo appieno."

 

"Se c'è qualcuno che può avvicinarsi il più possibile a capire i turbamenti di Arthur, quello sei tu. Non solo grazie alla magia, ma perché gli sei vicino ogni giorno, sei suo amico e confidente devoto. In più hai l'intelligenza e la sensibilità per comprenderlo a fondo meglio di chiunque altro. E vedo che la tua attenzione è rivolta costantemente a lui. Penso che nemmeno tu sappia quanto prossimo all'amore sia il tuo sentimento per Arthur…"

 

Merlin rimase a capo chino. Era impressionato da ciò che gli stava dicendo il vecchio mentore pe a bassa voce continuò.

"E se proprio a causa di questa specie di amore, io avessi agito istintivamente, nel tentativo di coprire un'infamia e avessi fatto un grave errore di valutazione con Morgana, mettendo a rischio il principe, il re, te e tutta Camelot?"

 

"Non ho elementi sufficienti per rispondere a questa domanda. Cosa intendi esattamente per infamia?"

Merlin sbarrò gli occhi. Era tipico suo darsi la zappa sui piedi da solo.

Si alzò parlottando imbarazzato. "Beh, forse non c'entra… devo essermi sbagliato" e si avvicinò alla porta del laboratorio a grandi passi. Aprì la porta e si fermò.

Guardò Gaius poi la richiuse tornando verso di lui.

"Scusa Gaius… fai finta che… due amici abbiano bevuto tanto e uno dei due molto di più del solito. Se ci fosse stato un tentativo di approccio da parte di uno di questi verso l’altro, cosa penseresti?"

 

"Santo cielo. Ci hai provato con Arthur?" disse il vecchio con il viso tirato dallo stupore.

"No! È stato lui che ci ha provato con me!"

 

Gaius rimase con il fiato a lungo sospeso poi scoppiò a ridere smodatamente, tanto che poi ebbe un attacco di tosse molto forte e tardò a riprendersi.

"Perdonami… e tu come hai reagito?"

"Ovviamente mi sono difeso. L'ho persino graffiato"

"E lui?"

"E lui insisteva! Ma io niente. Però …" 

Non riusciva a dire a Gaius che si era dichiarato al principe. Anche perché Arthur non ricordava quel particolare o meglio lo ricordava ma lui gli aveva fatto credere che fosse frutto della sua immaginazione.

 

"Però, sicuramente a causa del vino, temo che le sue attenzioni non mi siano dispiaciute poi così tanto…" disse velocemente per mettere a tacere il forte disagio.

L'altro lo guardava con un occhio più aperto dell'altro, tipico suo, quando era sorpreso.

"Immaginavo che alla tua età, non coltivando altri interessi al di fuori di Arthur, prima o poi ti potesse succedere…"

"Volete dire che non frequentando ragazze, io abbia trasposto i miei interessi amorosi sulla persona di Arthur? Come a dire, in mancanza di altro …"

"Non proprio. Non credo che il principe sia una sorta di tappabuchi per te. Credo che il suo ruolo di futuro re, con la sua bellezza, la sua forza, il suo essere giusto e di animo nobile, unito alla tua missione ma anche alla tua devozione verso di lui, ti abbiano portato a non considerare nessun altro tranne lui."

"Ma io non vorrei mai che lui stesse con me. Sarebbe ridicolo, assurdo, controproducente e pericoloso…"

"La vedi molto nera. Molti sovrani hanno avuto nella loro vita amanti donne e uomini. Le famose "favorite" e i "favoriti" a volte più importanti degli stessi consorti."

"E furono giustiziati dopo che i reali morirono?"

"Qualcuno. Ma solo per motivi politici. Quelli che entrarono nella politica del regno pestando i piedi a qualche personaggio di spicco. Furono giustiziati per demeriti dalla corte. Ma non perché erano gli amanti del re."

"Io non potrei mai. Per fortuna Arthur non ricorda quasi nulla di quei momenti per cui è come se non fossero successi" cercò di rassicurarsi Merlin.

"Ma tu sì, te li ricordi e ne sei rimasto addirittura sconvolto. Toglimi una curiosità:

se Arthur non fosse il principe ereditario di Camelot, tu potresti ammettere con lui che lo ami?"

"Non lo so. Forse … ma lui è il principe di Camelot, quindi … Non preoccupatevi, me lo sono già tolto dal cuore…"

 

Gaius accennò un segno col capo, facendo finta di credergli.

"E com'è finita tra voi, quella volta?"

"Arthur mi ha fatto un'infinità di domande per sapere come e perché io preferisca un uomo anziché una donna. Ci siamo arrabbiati. Poi lui mi ha chiesto scusa ed è finita lì."

"Solo che adesso non siete più gli stessi di prima, giusto?"

Merlin era sorpreso dalla sagacia di Gaius.

"Per questo ho pensato a Morgana."

"Per cancellare un grosso problema con un'occupazione molto più grossa" constatò il vecchio.

"Sì, ma credo sia stato un errore"

"Merlin, tu non lo credi. Arthur ti ha fatto sapere i tuoi dubbi, io i miei. L'unico felice sembra Uther. Se tu pensassi di aver fatto uno sbaglio, avresti già fatto riportare Morgana a casa sua. Tu vuoi andare avanti con il tuo piano…"


Il ragazzo capì dalle parole di Gaius che quella era la verità. Aveva disubbidito al suo padrone ma in fondo non gli importava. Voleva provarci lo stesso, anche se era pericoloso per tutti coloro ai quali teneva di più. Perché Arthur gli aveva permesso di arrivare a tanto? Perché non l'aveva rimesso al suo posto con un ordine chiaro e perentorio?





 

Merlin verso sera si accorse che Morgana era agitata. Piangeva, non parlava e non mangiava. Decise di passare lì la notte e se fosse stato il caso l'avrebbe sottoposta ancora all'incantesimo 'imbonitore' come l'aveva ridefinito Merlin stesso.


La notte non andò bene. La ragazza urlava sia nel sonno che da sveglia e tutto ciò che le disse Merlin per tranquillizzarla non funzionò. Poco prima dell'alba fece l'incantesimo su di lei.

 

Quando Arthur si svegliò e vide che Merlin non l'aveva ancora raggiunto, si diresse lì, sicuro di trovarlo al capezzale di Morgana.

Eccolo, infatti.

Merlin dormiva per terra avvolto in una coperta di fianco al letto della donna, che dormiva come un angelo mentre il letto era completamente disfatto.

"Merlin, che fai?" bisbigliò il re, chinandosi a scrollarlo su una spalla.

 

"Oh, dèi! Scusatemi, maestà. Mi sono addormentato" disse il servo, sedendosi sul pavimento.

"Non preoccuparti. Vieni, adesso. Morgana dorme tranquillamente."

Merlin si alzò con tutti i capelli per aria e due pestoni grigi sotto gli occhi.

 

Una volta fuori dalla stanza di Morgana, Merlin si sfregava le mani con fare agitato e disse:

"Tra non molto dovrò tornare a controllarla. Gli ho dovuto rifare l' incantesimo poco fa. Era così fuori di sé"

 

"Quindi non hai dormito! Vuoi che diventi geloso di lei? Non dormi per accudirla, mi trascuri per starle vicino…"

"Voi non avete capito che io lo faccio per voi?"

"E tu non hai capito che preferirei che se ne andasse e che tu tornassi a fare quello che hai sempre fatto!"

Merlin si sentì profondamente ferire da quelle parole.

"Non hai capito che non m'importa di lei, ormai? E se tornasse come prima non mi fiderei più lo stesso. La mia Morgana è morta e non ritornerà."

"Lei può ancora…"

"Forse ho capito." disse il principe arricciando le labbra. "Sei tu che la rivuoi indietro, per te. Credi che non sapessi che ne eri innamorato?"

"Non è vero. Non lo faccio per me, e non ne sono mai stato innamorato. La vedevo un po' come … anzi anche adesso la vedo un po' come voi, al femminile…"

"Mi vedi come uno stregone malvagio e sanguinario che vuole prima di tutto sterminare la sua famiglia?"

"No. Intendo la prima Morgana. Tenace ma sensibile, onesta e bellissima. Proprio come voi."

"Sensibile? Non credo affatto di possedere la tipica sensibilità femminile, per fortuna. Bellissimo?" Ora Arthur aveva un sorriso amaro sul volto. "Davvero mi trovi bellissimo, Merlin? Allora come mai quando mi sono proposto a te, mi hai trattato come se fossi stato un mostro?"

"Perché non eravate in voi. Non vi riconoscevo. Eravate ubriaco e maleducato. Vi ho percepito davvero come qualcosa di simile a un 'mostro' in quel momento, ma non certo di aspetto."

"Avresti dovuto dirmelo subito. Non ti avrei fatto tutte quelle domande inutili e imbarazzanti per le quali sei andato del tutto fuori di testa. E comunque non preoccuparti… Avrai tutto il tempo per occuparti di Morgana, senza avermi tra i piedi a subire le mie vessazioni, qualunque cosa tu intenda per vessazioni"

 

"Partite?"

 

"Devo sedare una rivolta sul nascere in uno dei paesi ai limiti del regno di Camelot. Niente di straordinario. Un lavoro di mediazione. Per tua fortuna stavolta non avrò bisogno di te."

 

"Chi cucinerà i pasti per voi e i cavalieri?"

 

"Non ti riguarda. Magari un paio di serve graziose, così farò la felicità di molti tra i cavalieri"

Merlin sentì un contorcimento acido allo stomaco.

"Felici i cavalieri non ne dubito, ma… peccato che non pensiate alle ragazze. Se verranno con voi in missione, in mezzo ai vostri uomini, queste non saranno più viste come normali serve lavoratrici ma come due poco di buono, due sgualdrine dell'esercito di sua maestà. Anche se riuscissero a resistere al fascino di tutti i cavalieri. Nessuno le vorrà in moglie e probabilmente diventeranno davvero due sgualdrine… non avranno molta scelta"

"Come sei sempre nobile e giusto, Merlin! Ma non hai pensato che le ragazze potrebbero essere scelte come mogli da uno o più cavalieri" disse il principe con un sorriso da classica presa in giro.

Merlin si adirò moltissimo. Arthur si dimostrava estremamente superficiale, egoista e arrogante.

 

"Io non credo che sia mai successo. Devo dire però che vi dimostrate stranamente altruista nei confronti dei vostri cavalieri.. Ma a voi non pensate?" disse Merlin con un sorriso, atto a nascondere l'ira che provava.

 

"Che vuoi dire?"

"Che sarebbe più giusto prendere con voi una serva e un servo."

"Non capisco!"

"La serva per i cavalieri e il servo per voi…" Sapeva di rischiare tanto. Nessuno, nemmeno lui, poteva rivolgersi così ad Arthur. Eppure l'aveva sempre fatto.

"Così pensi che non sia più attratto dalle donne perché una sera in cui era sbronzo marcio, ti ho scambiato per una di loro?"

Merlin sapeva bene che c'era molto di più ma tacque. Arthur invece pensò che se Merlin voleva la guerra, l'avrebbe avuta. 

"Vuoi venire tu, Merlin? È questo che mi stai proponendo? Sono un po' indeciso, però. Dovresti essere in grado di garantirmi di essere disposto a portare a compimento i tuoi doveri, cosa che finora non hai fatto"

 

"Non verrò. Voglio occuparmi di vostra sorella. Ma sappiate che ho sempre mantenuto fede ai miei doveri e … quello non lo era!"

 

"Però voglio ringraziarti per l'idea. Passerò in cucina per scegliere il servo più 'adatto'. Divertiti con la mia cara sorella."
"Ma non volete fermarvi nemmeno per l'operazione di Morgana? Gaius domani la opera..."
"Già! È vero! Ma non posso attendere oltre. Spero che vada tutto bene... portale i miei saluti" e Arthur se ne andò.

 

Merlin era nuovamente affranto. Davvero quell' asino si sarebbe portato dietro un altro servo? Uno giovane e attraente? Sicuramente più attraente di lui, si disse non sapendo se essere più triste o furioso. 

'Ho sbagliato a non approfittarne quando mi si è presentata l'occasione. Tutta quella fatica per rifiutarlo. Sarebbe potuto essere meraviglioso, invece quanto sono stato male? Per niente, poi… Santo cielo, devo essere impazzito sul serio…'

Merlin sentiva di essere stravolto, altrimenti non avrebbe osato fare quei pensieri.

'Non sarebbe cambiato niente. Si sarebbe comunque portato dietro questo o quel servo. Io e la mia boccaccia! Voglio fare un voto del silenzio. Quando Arthur tornerà non gli parlerò mai più di quella sera e se ne parlerà lui starò zitto o cambierò argomento! Che sensazione orrenda: mi sembra quasi di dovergli dire -addio-'


Arthur partì di lì a poco. Prima di partire Merlin si finse molto indaffarato con Morgana. Non era nemmeno andato a salutare il sovrano. Fece anche in modo di non sapere quale dei servi, Arthur si fosse portato dietro. E il principe partì per la sua missione.

Nel frattempo Merlin si era buttato a capofitto nel tentativo di celare il dolore e cioè occuparsi di Morgana. Dopo l'operazione che secondo Gaius era andata bene, l'aveva curata con il maggior impegno possibile. Aveva messo a punto anche qualche nuovo accorgimento: rinverdiva l'incantesimo tutti i giorni ma con dosi basse di magia. Il risultato era una Morgana diversa da tutte le altre. Era una sorta di via di mezzo tra ciò che era stata una volta e ciò che era adesso. Ma anche qualcosa di più. Una persona piuttosto equilibrata, abbastanza fredda ma sufficientemente gentile. 

Morgana ora ricordava la sua doppia vita. Tendeva a considerare la prima se stessa come troppo debole e condizionabile e la seconda troppo esagerata per crudeltà e ambizione.

"Cosa vorresti che la vostra famiglia facesse per te?

"Vorrei andarmene da qui, magari in una parte del regno anche piccola ma che fosse mia. So che mi spetterebbe il trono di Camelot, ma Arthur si è preparato per questo tutta una vita. A me non interessa più molto."

"C'è qualcosa che posso fare perché i rapporti tra te e tuo padre e tra te e tuo fratello migliorino? Anch'io possiedo la magia. 

"Davvero? Lo sapevo, sai? Da quando mi hai rapita. Chi è a conoscenza del tuo segreto?"

"Arthur lo sa da poco, poi qualche amico fidato."

"Perché me lo dici? Mio padre ti farebbe a fette, se io glielo dicessi!"

"Perché voglio dimostrarti che ho fiducia in te. Per me è molto importante!"

"Perché? Spiegamelo!"

"Volevo fare ad Arthur il regalo più gradito e importante della sua vita."

"Non sembra così contento di avermi qui"

"Ha paura di illudersi. Non vuole più attaccarsi a te per poi vederti sparire"

"Perché rimango qui?"

"Ti sto facendo un incantesimo che però ogni giorno diventa più blando e tra poco non funzionerà più"

"Sai che non resterò qui?"

"Sì, me ne rendo conto, ma mi basterebbe che la guerra della famiglia Pendragon finisse!"

"Mi chiedi molto!"

"Sono disposto a tutto per questo!"

"Ad esempio?"

"C'è una cosa che vorreste più di ogni altra cosa al mondo?"

Una lacrima le rigò la guancia. "Certo che c'è! Ma non è fattibile!"

"Cosa vuoi?"

"Non si può fare Merlin!" urlò in preda al dolore la ragazza.

"Dimmi cosa?"

"M-Morgause. La rivoglio indietro!"

 

Merlin rimase senza fiato. Il liberculum non poteva fare tornare i morti in vita. Ma … chissà. Certo il prezzo da pagare sarebbe stato terribile. 

"Non so se posso, Morgana. Voglio confrontarmi prima con Gaius"

"Certo. Lui è uno di quelli che sa. Come ho fatto a non capirlo prima…"

Merlin uscì in gran fretta, mentre Morgana si sdraiò a pensare all' unica persona che l'aveva sempre accettata e amata così com'era, sia quando aveva appena scoperto i suoi poteri, sia quando era diventata una strega terribile e potente. 

Morgana sperava tanto che Merlin trovasse il modo di farla tornare, ma dentro di sé non riusciva a crederci.











 






Il capitolo finale è pronto e non tarderò ad aggiornarlo. Grazie a tutti quelli che sono arrivate fino a qui! Un abbraccio.

 

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Capitolo 7
*** Cap.7 When you are here ***


Capitolo VII

 

When you are here


















 

No. Non si poteva fare. Non avrebbe potuto nemmeno contare sull'aiuto di Arthur. Non poteva certo chiederglielo. E se anche avesse potuto, il principe era in missione, con i suoi amati cavalieri e con quel suo dannato servo.

Doveva rimanere concentrato. Non poteva pensare sempre a quello. La gelosia era proprio una bestia orrenda.

 

Per poter squarciare il velo avrebbe dovuto sacrificare due vite. Una per richiamare la Cailleach, la vecchia strega custode del velo e una come scambio per la vita di Morgause. E lui, anche volendo, di vita da offrire ne aveva solo una.

Non voleva morire e lasciare Arthur da solo contro il suo fato. Il grande drago gli aveva ripetuto a oltranza che il suo destino era strettamente collegato a quello del principe. Ma ora sapeva che Arthur non sarebbe stato del tutto da solo. Aveva i fidi cavalieri a proteggerlo. Avrebbe avuto Morgana se non dalla sua parte, almeno non più contro di lui ed era già molto. Aveva suo padre con quel suo amore autoritario e prepotente, come i suoi modi. E infine avrebbe avuto chi gli scaldava il cuore o il letto. Se non fosse stato quel servo, sarebbe stato qualcun altro. 

Sentiva che la sua vita ormai non aveva più tutto quel valore che aveva pensato, anche se avrebbe certamente preferito continuare a vivere. Le speranze per il futuro venivano spazzate via in un baleno. Il dolore si acuì pensando ai tanti che lo apprezzavano a Camelot, a Gaius, a sua madre. C'era poi un'ulteriore incognita di grande importanza: Morgause avrebbe lasciato in pace Camelot o avrebbe cercato di spingere Morgana contro Arthur per riappropriarsi del trono che sarebbe stato legittimamente suo?

 

Quando Arthur fosse tornato avrebbe dovuto chiaramente chiedergli di dare a Morgana un posto, una casa, dove poter vivere decorosamente. Era un desiderio di Morgana anche se non il principale.

Ma quando sarebbe tornato Arthur? Ormai era in missione da tre settimane e non si sapeva  ancora nulla. 

 

Anche Gaius era molto preoccupato per Merlin ma non avrebbe avuto senso ostacolarlo. Il ragazzo faceva ormai di testa sua.

Spulciando altri libri della biblioteca proibita di Camelot, Merlin e Gaius avevano trovato un altro modo per aprire il velo: sarebbe stato sufficiente il sacrificio di un grosso animale come un bue o un cavallo purché giovane e forte. A parte il dispiacere di sacrificare un essere innocente, per Merlin questi animali erano estremamente costosi e non poteva certo permettersi di comprarne uno. L'unico cavallo che possedeva era il baio di un certo pregio che Arthur gli aveva regalato quando era diventato suo valletto.

 

Non sarebbe riuscito a sacrificare Don-don. Gli era troppo affezionato. 

 

Arthur non si decideva a tornare. Morgana riacquistava gradatamente la sua personalità. Era un rischio troppo grande e Merlin doveva proseguire con il suo piano. 

 

Una sera partì a cavallo verso un luogo non lontano da Camelot. Si diceva che questo posto rappresentasse un antico altare dove gli stregoni dediti al male si riunivano in passato per tenere insieme riunioni e cupi incantesimi di ogni sorta.

 

Una volta arrivato smontò da cavallo. Non si era mai sentito più triste. E non solo per se stesso. Si avvicinò al muso di Don-don e vi appoggiò la fronte sopra. Lacrimava copiosamente. "Perdonami Don-don. Io ti voglio bene. Sei il cavallo migliore del mondo. Tra poco ti raggiungerò." Il cavallo era un po' agitato. Forse sentiva che il suo padrone era diverso o forse era il luogo a renderlo nervoso.

 

Merlin si allontanò da Don-don. Lo guardò a lungo. Continuava a piangere e non sapeva come fare. Dopo un tempo che gli sembrò infinito, Merlin portò le mani verso il cavallo, dicendo: 

 

"O geffyl anwyl dos tu draw i'r wahanlen" 

 

Una luce intensissima colpì il cavallo che con un nitrito terrificante si ribaltò con un tonfo pesante e morì sul colpo.

Il ragazzo fece un urlo agghiacciante e cadde a terra singhiozzando come un bambino, per molto tempo. Il mago rimase a terra e stremato si assopì.

 

"Mi hai chiamato? Ti aspettavo." Era una voce anziana di donna, profonda, lugubre e con l'eco a seguire ogni parola. Merlin l'aveva riconosciuta. Era la Cailleach. Accanto a lei, il velo, l'orrido squarcio della morte, come un gigantesco specchio deformato.

Merlin si alzò.

"Ci siamo già visti ragazzo! Hai una predisposizione per il sacrificio, vedo. Sei tu che vorresti attraversare il velo? Sei molto giovane. Con chi vuoi scambiare la tua vita?"

"Con Morgause, sorella di Morgana!"

"Sei sicuro? Lo sai che la donna fu uccisa proprio da sua sorella e proprio per aprire il velo…"

"Credo che gliel'abbia ordinato lei…".

"È vero... Sei sicuro che sia arrivata la tua ora? Perché comincio a essere stufa di te. Vedi di sbrigarti… lo sai che dal velo aperto, tra poco verranno fuori tutte le bestie possibili e immaginabili. Sento avvicinarsi un gruppo di grosse viverne affamate…"

"Arrivo…"

Gli dispiaceva non aver salutato Arthur. Ma ormai si erano già detti tutto. La loro lite adesso sembrava così sciocca. Si avviò verso il velo. Lacrime silenziose gli attraversarono le gote. Tremava ed aveva il fiatone. 'Padre forse vi rivedrò! Will, amico mio vieni ad accogliermi, ti prego…'

 

Era a un passo, ormai dalla soglia! Chiuse gli occhi: 'Addio Arthur!'

Poi successe tutto in un istante. Merlin era già per metà dentro al velo nero quando percepì l'ombra di Morgause attraversarlo come un fantasma per uscire di là.

 

"Merlin!" 

 

Quell'urlo, quella voce! Era Arthur! L'aveva afferrato per le braccia e gliele stava tirando così forte che avvertì dolore alle spalle. Merlin cadde a terra e sentì le gambe sollevarsi, tirate da una forza estrema verso l'interno del velo. Arthur gli aveva avvolto le braccia con le sue e lo teneva puntando i piedi e tirando come un matto. La Cailleach intanto si era mossa.

 

"Gaius, aiutami!" gridò Arthur.

Da dietro un albero vicino sbucò il vecchio amico con un grosso bastone, uno di quelli che servivano ad amplificare la magia. Più veloce che poté lo indirizzò verso la Cailleach che fu colpita da una sorta di saetta luminosa. La donna carambolò in aria e cadde a terra ma era ancora sveglia. Gaius ripeté subito l' incantesimo una, due, tre volte e la Cailleach, alla fine perse i sensi. L'aveva vista provare a difendersi ma non aveva fatto in tempo. Gaius era molto orgoglioso del suo lavoro. Tutto e ancora di più per il suo figlioccio.

Arthur era in difficoltà ed ebbe paura di non riuscire a salvare Merlin.

"Usa la magia adesso. Morgause è fuori dal velo e la Cailleach è svenuta"

"Non ce la faccio, Arthur! È troppo forte."

"D'accordo, ma sappi che io non ti lascerò andare mai. Se tu andrai di là, verrò anch'io" urló Arthur per sovrastare il rumore di quel vento.

"Cosa? Lasciatemi subito!"

"Fammi vedere di nuovo la tua magia! Non sai quanto mi piaccia. Sei il mago più potente di qualsiasi altro. Mostramelo, Merlin. Fallo per me, adesso!"

Merlin si concentrò. Respirò forte. Poi spalancò gli occhi che emanavano una luce intensissima. 

 

"Bydded i'r fortecs grymusaf godi i'm sugno o'r gorchudd"

 

Una specie di vortice di fumo e luce si formò dietro Arthur e con enorme potenza li attirò entrambi verso di sé. Quel vento insopportabile inondò i due ragazzi che si misero a urlare e dopo qualche istante furono risucchiati dal vortice creato dal mago.

 

Gaius fu investito a sua volta dal vento. Stava disteso sperando di capire cosa stesse succedendo ai ragazzi ma tenere gli occhi aperti in quella situazione non era possibile.

 

Poi tutto si calmò. 

 

Quattro corpi a terra. Arthur e Merlin erano ancora uniti per le braccia e accartocciati uno sull'altro.

La Cailleach non c'era più e così anche la porta del velo, che sembrava sparita.

 

Arthur fu il primo a riaprire gli occhi.

E il suo cuore si allargò in un istante, vedendo il suo servo così vicino, pieno di polvere e terra, sdraiato su di lui con la testa sul suo petto.

Eppure provava ancora una certa rabbia.

Era stato Gaius a mandare un messaggero a cercarlo per spiegargli la situazione di Merlin. 

Era partito come un fulmine, mandando un fiume di maledizioni a Merlin che aveva deciso di 'fare l'idiota' senza consultarlo.

Avrebbe dato un premio a Gaius.

 

Quando cercò il vecchio amico, vide che era già in piedi. Tremava, come tutti loro del resto.

Fu poi Merlin a riprendersi, sussultando. 

"Arthur… io devo dirvi grazie!"

"E io devo dirti cretino. Cosa diavolo hai in quella testa? Del porridge?"

 

Merlin si era allontanato e si chinò vicino a Morgause.

"Stai attento! Non sappiamo come reagirà! Si tratta pur sempre di Morgause" disse Arthur.

"Dite che è viva?"

"Non lo so!"

 

Con delicatezza Merlin prese la mano pallida di Morgause e le sentì il polso.

"Batte…"

Merlin non fece in tempo a dirlo, che si sentì tirare forte per i capelli dalla donna che lanciò un lungo grido isterico. Anche Merlin urlò per il dolore.

Arthur portò la mano alla spada.

 

"No, Arthur, per favore" disse alzando il braccio teso tra la donna e la spada poi prese le mani di Morgause con le sue cercando di staccarle dolcemente dai suoi capelli.

"Morgause! Ora sei viva… Sei viva grazie a Morgana… le manchi tanto. Siamo qui per portarti da lei.”

"Morgana…" Quel nome le aveva aperto un'espressione di consapevolezza sul viso.

Si alzò.

"Lei vi odia… come mai ha chiesto a voi di riportarmi qui?"

"È ferita. Non può camminare…"

"Sei stato tu a ferirla?" fece irata.

"S-sì, ma è stato uno sbaglio. Lei mi ha perdonato."

"Se volete che venga con voi, state davanti… io vi seguirò"

 

Impiegarono tantissimo tempo per tornare a Camelot a piedi, ma era l'unico modo in cui la donna voleva seguirli.

 

Il principe sfinito, ogni tanto si girava verso Merlin e sibilava: 

"Oh, credo che mi pagherai anche questa. Lo sai, vero?" 

"Suvvia, maestà. Guardate Gaius che alla sua veneranda età, non si lascia scappare un lamento…"

Merlin non era molto preoccupato dalle parole di Arthur. Dopo tutto il principe spesso faceva così. Gli diceva che lo avrebbe sbattuto in prigione, fatto fustigare e che gli avrebbe fatto tagliare la testa. Ma a parte la gogna non aveva mai messo a frutto i suoi propositi. E anche il tempo della gogna era ormai passato da tempo.

 

Quando furono dentro il castello, alla luce delle torce Arthur guardò Morgause. Se non fosse stato per il pallore mortale della sua pelle, la donna era ancora uguale ad allora. Seriosa, con i capelli ondulati e biondissimi, avvolta in un cupo mantello nero. Purtroppo l'orrenda cicatrice che l'aveva sfigurata e resa cieca da un occhio era ancora lì.

 

"Posso toglierti la cicatrice se vuoi, siccome sono stato io a causarla" chiese Merlin con circospezione.

Un lampo d'ira le passò per il volto, ma poi, forse pensando a Morgana, si calmò e accennò di sì col capo.

 

Merlin si avvicinò e con la concentrazione al massimo, pose le mani sopra la testa di Morgause. Una luce dorata più intensa del solito gli illuminò gli occhi.

 

"Mae'r wyneb llyfn yn dychwelyd, y golwg i'r llygad hefyd"

 

Un intenso getto luminoso si sprigionò dai palmi di Merlin e avvolse il viso della ragazza. Uno degli incantesimi più lunghi cui Arthur e Gaius avessero mai assistito.

 

Una volta finito, Morgause non chiese neanche di specchiarsi, poiché aveva riacquistato la vista anche nell'occhio destro. Infatti si guardò intorno a lungo, sorpresa.

 

"Lasciateci sole" ordinò Morgause ed entrò in camera di Morgana.

 

Nessuno dei tre si mosse. Trattennero il fiato: udirono una specie di urlo poi più niente per un bel pezzo. Infine sentirono dei singhiozzi di pianto. E immaginarono che non fossero solo i singhiozzi di Morgana.


Arthur e Merlin si ritrovarono da soli nel giardino di Camelot e si sedettero all’ombra di un grosso albero.

"Pensate che rimarranno?" chiese Merlin.

"Io no e tu cosa pensi?"

"A questo punto credo di no anch'io. Tanta fatica per niente!"

"Niente, dici? Aspetta e vedrai. Ho intenzione di parlare con Morgana. Se lei accetterà di porre fine alle ostilità, volevo proporle di dividere il regno con me."

"Regnare insieme? Questo è molto bello! Ma vostro padre?"

"Potrei anche non dirgli niente per il momento … poi si vedrà"

 

“Arthur! Devo ringraziarvi per avermi salvato la vita…”

 

“Non ringraziarmi, ma promettimi che non farai mai più una corbelleria del genere, senza prima dirmelo.”

 

"D'accordo” sorrise il servo sollevato.

“Pensi che avremo dei problemi per aver ingannato la Cailleach in quel modo?” domandò Arthur pensieroso.

“Spero proprio di no… forse quando sarà ora di superare il velo per davvero…”

“Allora non c’è problema. Cosa può farci una volta morti?”

“Non lo so! … Dovete tornare in missione?"

"No, per fortuna saremmo rientrati domani, al più tardi"

"È andata bene?"

"Tutto sommato sì!"

 

Merlin tacque. Non osava chiedergli di più.

“Ho vietato ai cavalieri di provarci con la serva."

"E l'avete fatto per me?"

"Hai ancora dei dubbi? Mi dispiace averti infastidito con la storia del servo…"

"Voi volevate solo farmi ingelosire, vero?"

"Più che altro volevo farti capire che se volessi, potresti … non essere l' unico…"

Merlin percepì una punta di rancore nel petto, uguale alla punta di rancore che usciva dalle parole di Arthur.

"E voi pensate che non lo sappia? Voi sareste un fidanzato ambito da chiunque, donne e uomini, e non solo perché siete un principe. Questo varrebbe anche se foste un ragazzo qualsiasi"

"Diciamo allora che te ne sei accorto, ma in fondo non t'importa granché…'

"Voi vi sbagliate… temo che mi importi ma …”

 

“Merlin!” chiamò una voce di donna in lontananza.

“Morgana! Mi sta chiamando. Venite anche voi, vi prego…”



 

“Stiamo per partire, Merlin.”

“Come? Di già? Ma se camminate male anche con le stampelle!”

“Morgana… permettimi di farti dare un carro con dei cavalli!” si intromise gentilmente Arthur.

“Sei gentile Arthur. Accetto volentieri!”

“Hai già salutato nostro padre?”

“Sì. Mi dispiace averlo fatto piangere…”

“Allora sei davvero cambiata!” si stupì Arthur.

“Forse sì. Forse stare qui con voi per un po’ mi ha cambiata. E, Merlin, tu mi hai ridato Morgause e sarò in debito con te per tutta la vita…”

“Sì, ma …”

“Merlin, non temere! Rispetterò anch'io la promessa che ti ho fatto…”

“Che promessa?” chiese Arthur curioso.

“Quella di porre alla fine alle ostilità contro di voi…”

Merlin si commosse e, preso dall’entusiasmo, senza pensare, afferrò e baciò una mano di Morgana.

“Sono felice. Grazie, milady!”

 

Arthur continuò “Volevo chiederti se ti andasse di regnare a Camelot insieme a me. Ma, se me lo chiederai, potrai regnare tu su Camelot. Il regno è legittimamente tuo. Nel caso mi piacerebbe essere tuo consigliere, però"

Merlin era basito. Cosa stava dicendo Arthur?

 

“Grazie, ma non mi interessa più ormai.” E guardò verso Morgause.

“Allora…" insistette il fratello "ti andrebbe di prendere in considerazione l’idea di andare a vivere nel vecchio castello di Cenred? La servitù è ancora presente ma il castello è da tempo incustodito e ha bisogno di una brava padrona per tornare all’antico splendore…”

Morgana guardò Morgause che fece un cenno affermativo con il capo.

 

“D’accordo! Abbracciami Arthur, come sorella e come gesto solenne di pace tra noi!”
Arthur l’abbracciò con sincero trasporto. “Sarai sempre la benvenuta. Questa è casa tua!” le sussurrò tra i capelli.

"Vieni a trovarmi, quando puoi! E anche tu Merlin!” e si rivolse al ragazzo prendendogli la mano e dandogli un bacio sulla guancia. “Mi dispiace averti deluso, ma ti sono molto grata per tutto. Ti manderò un piccolo dono. Accettalo!"


Arthur mise un braccio sulle spalle di Merlin mentre guardavano il carro con le due donne che si allontanava. 

Era quasi il tramonto. L'aria era ancora calda e si era alzato un leggero vento da ovest, molto piacevole.

Merlin era emozionato per quell'abbraccio e guardò il profilo di Arthur. Era un eroe ai suoi occhi. C'era bisogno di ribadirlo? L'aveva salvato da una situazione che nemmeno lui con la sua magia, era stato in grado di gestire da solo.

Gli era mancato terribilmente. E l'idea del principe assieme a quel servo che l'aveva tormentato per più di una luna, non faceva quasi più male. 

Era assurdo. Sarebbe stato in grado di passarci su in quel momento? Sì, doveva ammettere che era così. Dèi dell'Olimpo! L'amore per Arthur era dunque così forte e scellerato, da renderlo succube e miserabile? Ancora una volta ammise di sì con se stesso.

Forse perché solo lui era il principe più straordinario che fosse mai esistito in passato e fino alla fine dei giorni.

Non stava guardando un uomo, stava guardando un mito, l'esempio di nobiltà, coraggio e giustizia più puro che ci fosse.

Eppure era Arthur, il ragazzo antipatico, borioso e viziato quello che all'inizio l'aveva fatto innamorare perdutamente. Perché non era solo quello. Perché aveva scoperto che quella era una maschera per ostentare la sicurezza che Arthur non credeva di avere. Era anche empatico, estremamente leale, pieno di affetto e comprensione per gli altri. E per lui.


“Andiamo a mangiare?”

“Vado subito in cucina…”

“No, mangia con me. Non abbiamo finito di parlare. Chiedi a … George, anzi no, a Johanna di portare la cena per due in camera.”

Al servitore scappò un sorriso. “Come desiderate, maestà!”

 

Merlin era molto lusingato di cenare con il principe. Nessuno dei servitori veniva mai invitato dai reali a desinare con loro. E il cibo, il vino, tutto quanto era ottimo.


Arthur si alzò: "È una magnifica serata. Vuoi fare due passi all'aperto?"

 

"Grazie ma no. Sono piuttosto stanco. Voi non lo siete?"

"No. Forse perché sono felice. Il tuo regalo per me non è stato affatto un buco nell'acqua… magari non era ciò che immaginavi tu, ma non avrei sperato in nulla di meglio… grazie, Merlin!"

Il servo si schiarì la voce. Era tutta la sera che era commosso. Forse quello era il momento giusto per aprirsi con il principe, eppure ancora non osava.

"Mi sei mancato molto, Merlin! È stato il mese più lungo e noioso che abbia mai vissuto!"

Merlin sorrise. "Andate a dirlo a qualcun altro Arthur. Credo che il vostro servo abbia fatto del suo meglio per non farvi pesare troppo la mancanza del vostro vecchio servo."

Arthur scoppiò a ridere e il sorriso di Merlin scomparve. Pensò che Arthur fosse un po' cafone, ma era stato lui che come al solito aveva introdotto quell'argomento..

 

Arthur ancora ridendo disse: "Chi? Jeremy? Pensi che avrei accettato delle avances da parte sua? O che io ne avrei fatte a lui? È sposato e ha come minimo dodici figli. E non credo che ormai abbia le forze per certe acrobazie amorose."

 

"Jeremy? Il vecchio Jeremy? Avete portato lui in missione?"

"Mi conosce da quando ero in fasce e mi fido completamente di lui!"

Merlin sentì sciogliersi un nodo allo stomaco. Allora forse non era vero che non era più geloso.

 

"Pensavo… aveste scelto Rolf o Eustace o anche Timm…"

 

"Deliziosi, Merlin. Adorabili! Vedo che hai un gusto eccellente in fatto di ragazzi. Ma la verità è che, se scegliessi un uomo, saresti tu…"

"Davvero?" sorrise suo malgrado Merlin, felice come una Pasqua.

"C'è un fatto però… tu non mi vuoi! Non preoccuparti. Ti lascerò in pace. Volevo solo che fosse chiaro, una volta per tutte. Ci vorrà un po' ma presto sarò in grado di accettarlo, vedrai!"

 

Merlin non sopportava più tutti i fraintendimenti che c'erano tra loro. Anche lui voleva essere chiaro. Era un miracolo che fossero ancora lì insieme, quando solo poche ore prima era convinto che sarebbe morto.

"Non ve le siete sognate, quelle cose che vi dissi. Sono vere."

"Di cosa parli?"

"Rammentate quando mi chiedeste più di una volta se mi fossi dichiarato con voi quella sera?"

"Sì, ricordo bene!"

"Ebbene, l'ho fatto! Mi sono dichiarato. Poi vi ho fatto credere che fossero solo vostre fantasie, perché mi vergognavo!"

 

Arthur fece un passo verso di lui. Merlin era ancora seduto. "E cosa mi avresti detto esattamente?" chiese Arthur fingendo un certo disinteresse, quando in realtà ogni sua fibra era concentrata su Merlin.


"Che vi desideravo … che vi amavo da tanto tempo ma che non volevo rendere il nostro rapporto impuro."

"Perché impuro?"

"O dèi, non ricominciate… Dite le stesse cose dell'altra volta" si tirò su in piedi Merlin andando dalla parte opposta di Arthur.

"Ok, scusa…"

"E mi avete ripetuto in continuazione, anzi mi avete giurato che sarebbe stato per una volta sola. Questo mi ha fatto infuriare ogni volta!"

 

"Lo credo bene! Ti do ragione! Dovevo essere davvero sbronzo. Mi dispiace"

"E poi, in camera ogni romanticismo era sparito. Scusate non ho altri termini con cui definirvi. Vi siete comportato da porco!"

"Ricordo che me l'hai già detto. Questo mi dispiace ancora di più"

"Non lo ricordate?"

"No. È la verità!... C'é qualcos'altro che vorresti dirmi?"

"Uno dei motivi per cui non ho voluto considerarvi è che non sono sicuro della vostra fedeltà. Fedeltà verso un compagno. Verso di me. Avete troppe occasioni!

"Se è per questo anche tu puoi avere tutte le occasioni che vuoi. Non ti manca nulla. Sei bello e dolce, divertente, coraggioso e saggio. Un invitante ragazzo sotto ogni aspetto."

 

Merlin certi complimenti non li aveva mai ricevuti da nessuno. Respirava come avesse corso per miglia.

Arthur tacque a lungo.

"Qualcos'altro?"

"No, credo sia tutto!"

"Potresti sederti?"

"Perché?"

"Non vorrei che tu scappassi!"

"Perché dovrei scappare?"

Merlin si sedette.

"Perché forse non ti sei accorto di ciò che mi hai detto!"

"Me ne sono accorto. Pensavo che sapeste già tutto"

"Oh, no! Non sapevo un accidente di niente, Merlin!"

Arthur si avvicinò e con una certa spudoratezza si sedette sulle gambe di Merlin.

"Oh, Arthur, siete pesantissimo. Non ce la faccio. Mi schiaccerete!" rideva il servo.

"Se mi dai un bacio mi alzerò!"

Merlin lo guardò. Si chiese perché Arthur sembrasse ogni giorno più bello.

"E va bene!" disse come se non potesse fare altrimenti.

Merlin portò la testa più in alto che riuscì e appoggiò le labbra su quelle di Arthur che circondò la testa di Merlin con le braccia e non contento approfondì il bacio schiudendo le labbra del servitore.

Forse Merlin stava soffocando là sotto, ma ricambiò il bacio di Arthur, non desiderando essere in nessun altro posto se non quello in cui si trovava.

Con l'aumentare della passione, spostando ora le braccia intorno all'altro, ora l'inclinazione della testa, i due giovani portarono il peso dei corpi all'indietro. Un crack seguito da un cioc secco li vide stramazzare a terra sopra la sedia ridotta in pezzi.

"E adesso?" fece Merlin.

"Cosa proponi?" lo sfidò Arthur.

"Non so… il letto dovrebbe reggere il vostro peso!"

Arthur era stupito dal coraggio di Merlin e al tempo stesso era quasi scandalizzato per quell'allusione al suo essere 'grasso'. Una fissazione di Merlin che lo aveva turbato più di una volta. Poi sorrise maligno. "Pensa a tutto questo peso quando sarò su di te, su questo letto che TU hai proposto…"

Merlin era divertito e spaventato al contempo e si mise a ridacchiare: "Se sopravviverò, magari sarà piacevole…"

"Mi lasci senza parole, Merlin!"

"Ve l'ho detto. Vi amo. So che è un rischio ma è ciò che voglio"

Arthur non si capacitava; tutto quello sembrava solo un bel sogno.

"Ti va di spogliarmi?" chiese gentilmente.

Merlin si avvicinò al principe, con le guance infuocate, per l'imbarazzo e l'eccitazione.

"Come farò Arthur?" disse slacciandogli la casacca. "Ogni volta che vi spoglierò d'ora in poi rischio di saltarvi addosso…"

"Se pensi che mi dispiaccia… sei fuori strada, aspetta, però… Voglio provare io a farlo per te."

Merlin era a disagio, ma Arthur aveva un tocco speciale che lo faceva sentire bene e al sicuro. 

Quando Arthur fece sdraiare Merlin sul letto, il ragazzo brontolò: "Ma non è giusto! Voi siete ancora del tutto vestito, mentre io sono nudo nato."

"È più che giusto, Merlin. Tu sei in vantaggio. Mi hai sempre visto così ogni giorno, mentre è la prima volta che posso vederti e ammirarti... Sei bellissimo."

 

Si baciarono alternando baci dolcissimi ad altri estremamente passionali. Presto anche i vestiti di Arthur finirono nel mucchio ai piedi del letto.

Di quel letto dove Merlin adesso poteva esaudire tutti le fervide fantasie che aveva avuto su Arthur in quegli anni.

Nessuno dei due poteva più resistere a quella cosa enorme che li univa, che li bruciava nel corpo e nell'anima. E nessuno dei due voleva.

Si amarono per tutta la sera e quasi tutta la notte, riposando brevemente tra una volta e l'altra. Dovevano recuperare tanto di quel tempo perduto!

Merlin si sentì finalmente rassicurato sull'amore che Arthur provava per lui e anche sulla sua fedeltà che derivava proprio dal fatto che il principe era talmente innamorato di lui, da non concepire nessun altro nella sua vita.

Arthur capì che Merlin in passato l'aveva rifiutato a causa del modo improvviso e rude con cui aveva cercato di sedurlo. Ma adesso il principe si sentiva amato e desiderato, come non gli era mai successo e come aveva sempre voluto. Merlin era in grado di farlo volare!


Nessuno dei due amanti, assolutamente troppo presi l'uno dall'altro, si accorse del cavallo che durante la notte aveva raggiunto da solo le scuderie di Camelot.

Era Don-don. 

Il piccolo dono di Morgana.

 

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