Nel paese di Wa

di Akane
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Naufragio ***
Capitolo 3: *** Di notte sulla spiaggia ***
Capitolo 4: *** Quella voglia strisciante ***
Capitolo 5: *** Ricerca di chiarezza ***
Capitolo 6: *** Pugno allo stomaco ***
Capitolo 7: *** Il solito ottuso ***
Capitolo 8: *** Venendo allo scoperto ***
Capitolo 9: *** Decisioni solenni ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


wa-prologo COPPIE: ZoLu (ZoroXRufy), ZoLaw (ZoroXTrafalgar ma è più un Traf - >Zoro per la verità)
CREDITS: I personaggi non sono miei ma di Oda, io scrivo per puro divertimento inventando cose che nella serie originale non sono successe per quel che ci ha mostrato l’autore. 
NOTE: questa fic l’ho scritta nel 2019, ma mi sono dimenticata di pubblicarla, così eccoci qua. Potrebbe essere tranquillamente collegata alle altre che ho scritto su di loro nel corso degli anni, perché segue quello che secondo me è la storia di Zoro e Rufy che nel mio universo stanno insieme. Siccome non farei mai lasciare quei due, ma mi piace ogni tanto mettere Zoro strategicamente con altri, uso certi stratagemmi. Così dato che mi piace tanto Trafalgar, che a mio avviso farebbe una bella coppia con Zoro, ho approfittato del momento in cui quei due rimangono insieme una volta che si separano da Rufy, Nami e tutti quelli che vanno a recuperare Sanji. Mi era piaciuto il fatto che Zoro non era d’accordo sull’andare a prenderlo ed era in pensiero per Rufy, infatti gli fa le raccomandazioni. Perciò Zoro e Traf anticipano Rufy e gli altri nel Paese di Wa, ma si sa che ci sono delle certe difficoltà e che le cose non possono andare lisce. 
In realtà la fic è una sorta di evoluzione di Trafalgar, interpretato a modo mio così come lo vedo io. 
Le fan art non sono mie ma trovate in rete. Metterò un capitolo a settimana circa, per rimanere aggiornati su quando li metto seguite la mia pagina su FB.
Buona lettura. Baci Akane


NEL PAESE DI WA

PROLOGO 

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Non gli piaceva mai salutarlo, specie se per farlo andare in una tipica missione suicida. 
- Giuro che se per riprendere quel deficiente non torna più, faccio una strage! - si lasciò sfuggire a denti stretti appena dopo averlo salutato con sicurezza. 
Trafalgar lo guardò sorpreso accanto a lui. 
- Perché non sei andato con lui? - sebbene Trafalgar pensasse fosse un’ottima idea separare i due più caccia guai del pianeta, non si spiegava perché Zoro avesse scelto di precedere Rufy nel Paese di Wa se non voleva separarsi da lui. Zoro indurì l’espressione fissando la nave secondaria con cui Rufy, Nami ed altri membri andavano in missione per recuperare Sanji. 
- Perché non deve fare una guerra contro Big Mom, non serve l’artiglieria pesante, serve la furbizia e Nami è più utile di me in questo. - Trafalgar ridacchiò sentendolo ammettere con estrema ed ammirevole logica cosa fosse meglio nella situazione in cui si erano messi. 
- Dillo alla vena che ti batte sulla tempia! - rispose divertito, toccandogliela. Zoro lo sgomitò girandosi di scatto, preferendo non avere come ultima visione di Rufy una nave che diventava un puntino all’orizzonte blu. Senza rispondere andò verso la coperta con l’intenzione di farsi una doccia e dormire fino all’arrivo al paese di Wa, una volta là si sarebbe distratto con altri pensieri. 
Appena giunto nella stanza dei ragazzi non fece in tempo a togliersi tutti i vestiti che sentì ancora l’irritante voce di Trafalgar, irritante in quel momento perché di norma era piuttosto tollerabile. 
- Si può sapere perché non sei andato con lui se lo volevi? È ovvio che ci volevi andare! - Trafalgar insisteva e questa volta senza prenderlo in giro, irritante in ogni caso. Zoro cercò di ignorarlo. 
- Perché è meglio così. - rispose laconico Zoro sfilandosi la maglietta di dosso, aveva ancora delle bende con cui Chopper l’aveva medicato dopo le dure battaglie fatte a Dressrosa, se le tolse infastidito rivelando delle ferite non rimarginate, alcuno un po’ sanguinanti. 
- Non dovresti toglierle ancora... - disse il medico guardando il corpo possente ma ferito di Zoro, oltre a quelle nuove, c’erano molte altre vecchie. 
Zoro lo ignorò e si tolse anche i pantaloni, ma Trafalgar tornò alla carica deciso a rimettergli le bende dopo la doccia. Non poteva permettersi che uno degli uomini più forti non guarisse bene, doveva essere al cento percento.
- Comunque non lo capisco, tu e lui vi separate spesso per le missioni, ma è evidente che non ti piace e preferiresti fargli da guardia del corpo costantemente... al di là che la ritengo una cosa stupida, se è quello che vuoi, perché semplicemente non lo fai? Continui a separarti praticamente tutte le volte... - Zoro a quel punto, completamente nudo e sulla soglia del bagno, si girò seccato ed esasperato rispose alzando la voce: 
- Percché io e lui non possiamo sempre stare insieme, dannazione!  
Trafalgar ancora non capiva ed insistette seguendolo anche dentro il bagno, allargò le braccia guardandolo apparentemente immune allo spettacolo che gli offriva mentre lo spadaccino si infilava sotto l’acqua. 
- Ma perché? Voglio dire, se vuoi stare con lui chi te lo impedisce?  
- Il buonsenso! Ci sono volte che andiamo a sbaragliare tutti e allora è giusto stare insieme, ma altre in cui non dobbiamo semplicemente massacrare tutti, quella fase viene dopo... ma tu che ne sai? - Zoro iniziò a lavarsi con Trafalgar lì appoggiato braccia conserte alla soglia, ancora cupo che non capiva. 
- Se io voglio stare con uno ci sto e basta. - continuò imperterrito. 
Zoro, insaponando il proprio corpo, rispose ancora seccato. 
- Non possiamo. Io e Rufy nelle missioni siamo devastanti, non lo facciamo apposta, siamo fatti così. Lo vedrai quando ci ritroveremo a Wa... - dicendolo provò un senso di sollievo, per un attimo pensò al loro ritrovo e immaginò come ogni piano sarebbe saltato per aria all’istante. - Separati ce la possiamo ancora fare, insieme è impossibile, credimi. A volte è semplicemente meglio così per la missione. - Trafalgar capiva il discorso e capiva anche che era molto maturo da parte sua come discorso, ma ugualmente pensava che non era facile superare di logica il cuore, specie per due impulsivi come loro. 
- Siete bravi... - si lasciò sfuggire una volta che Zoro chiuse il rubinetto dell’acqua, il rumore delle goccioline che come piccole cascate percorrevano il suo corpo muscoloso e martoriato. Lo spadaccino lo guardò avvolgendosi un asciugamano alla vita.
- Perché? - chiese stupito senza aspettarsi quella frase. Trafalgar imbarazzato sollevò le spalle fingendo che non fosse così grave. 
- Io non so se ci riuscirei. Se avessi chi amo vicino dubito sarei in grado di staccarmi mai da lui. Anche se fosse per il bene di una missione importante. 
- Non ci siamo solo noi. - disse razionale e calmo, non più irritato. Trafalgar notò come le ferite non ancora rimarginate si riaprivano sanguinando di nuovo per l’acqua calda che aveva stimolato i capillari, così prese il necessario riposto in un armadietto proprio nel loro bagno e senza chiedergli nulla lo spinse verso il lavandino. 
Zoro oppose poca resistenza capendo cosa voleva fare e sentendo la sensazione delle garze imbevute di soluzione passate delicatamente sulle ferite, chiuse il solo occhio che gli era rimasto appoggiandosi con le mani al bordo del lavandino. Sospirò cercando di rilassarsi. Era piacevole quel tocco sulla schiena, una mano a tenerlo fermo. 
Chissà fra quanto avrebbe risentito le mani di Rufy su di sé. 
- Non hai paura che Big Mom lo uccida? Che non sia capace di frenarsi e attenersi al piano esclusivamente di recupero? -  chiese ancora infierendo senza cattiveria, ma solo con semplice curiosità. Zoro si girò di scatto a quella domanda che era peggio delle ferite che aveva ancora addosso. Si ritrovarono a fissarsi vicini, Trafalgar non indietreggiò nemmeno a quella vicinanza ubriacante, domando molto bene quell’agitazione che quel tipo  gli stava creando dai festeggiamenti a Dressrosa. 
Quel giorno Zoro l’aveva preso sotto braccio e l’aveva costretto a bere con lui, come se fossero amici di vecchia data, compagni di ciurma a tutti gli effetti e non solo semplici alleati. 
- Io e lui abbiamo superato cose assurde separati, tu eri presente a quella peggiore. - disse Zoro minaccioso riferendosi alla morte di Ace e alla sua quasi dipartita. Anche Zoro aveva superato un duro scoglio sotterrando il proprio orgoglio ed il proprio sogno, implorando il suo nemico affinché lo allenasse trasformandolo in un suo allievo. 
Non era stato facile quello ed era stato peggio l’addestramento in sé, Mihawk era stato terribile, impietoso. Il proprio occhio perduto e chiuso da una cicatrice perenne, parlava perfettamente da solo. La mano di Trafalgar sulla spalla nuda lo costrinse a girarsi di nuovo per finire, lo fece e il dottore vi praticò delle semplici medicazioni evitando le bende. 
- So che siete forti, tu proprio non capisci cosa voglio dire... - Zoro era un po’ duro di comprendonio, era un lato che Trafalgar aveva imparato e che riteneva anche divertente se non mandava a monte un piano importante. 
- No, sei tu che non capisci Trafalgar. - fece stringendo con forza il bordo del lavandino con i muscoli che per un momento si tendevano provocando strane sensazioni in Trafalgar. - Io mi fido di Rufy. Se mai dovesse affrontare Big Mom invece che semplicemente sottrarle Sanji, allora significa che potrà batterla e tornerà da me. - Trafalgar raggelato e profondamente colpito dalla sua enorme fede in Rufy, rimase con le mani sulle garze applicate e fermate con dello scotch medico di carta, fermo lì a fissare la sua schiena ampia e possente. 
- Sei certo che tornerà sempre? - Zoro annuì.
- Rufy tornerò sempre da me. Qualunque cosa dovrà affrontare. - Trafalgar capì che se da un certo punto di vista erano uno la debolezza dell’altro, erano allo stesso tempo un’enorme forza e provò un netto senso di invidia verso di loro e quel legame così forte ed incrollabile. Un legame, una ragione di vita che valeva la pena cercare e trovare, che in quel momento desiderò distintamente, confondendo il volerne uno con il volere loro. 
Il dottore si morse il labbro fissando le proprie mani ancora sulla schiena di Zoro e leccandosi si allontanò. 
- Spero di non essere lì il giorno in cui non tornerà. - era negativo di natura, dopo quanto passato era normale; Zoro non tendeva ad essere niente, solo schifosamente realista. 
Si girò togliendosi l’asciugamano e lo guardò mentre usciva dal bagno, Trafalgar gli lanciò un’ultima occhiata non potendo evitare di ammirare il suo corpo ancora nudo che non si sarebbe tolto facilmente dalla mente. 
- Tornerà sempre. - insistette Zoro.
Trafalgar non disse quel che pensò a quel punto, andandosene. 
“Quei due non saranno distrutti da nessun nemico, saranno distrutti solo da loro stessi. Se un giorno uno dei due morirà, l’altro lo seguirà a ruota solo per il dolore che quella morte comporterà.”
Di questo Trafalgar ne era convinto. 

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Capitolo 2
*** Naufragio ***


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*Prima di approdare a Wa, c'è una piccola disavventura che mette a serio rischio la vita di Zoro e Trafalgar. Ovviamente Zoro non ci pensa un secondo e si butta per salvarlo, ma non gli sfugge il piccolo non trascurabile dettaglio. Trafalgar si era lasciato cadere in mare di proposito. Sta per iniziare per lui un lungo percorso interiore che lo spingerà a capire per cosa dovrebbe continuare a vivere ormai che ha consumato la sua vendetta. Saprà aiutarlo Zoro? Buona lettura. Baci Akane*

1. NAUFRAGIO

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Un uomo muore davvero quando la sua anima si spegne ed il suo cuore si inaridisce. 
Trafalgar dopo la tragedia di Corazon era stato mosso dalla rabbia e dalla sete di vendetta, una volta che quella era stata consumata grazie a Rufy e agli altri, quella rabbia che l’aveva tenuto su si era volatilizzata. 
Nei giorni successivi era rimasto come intorpidito, sospeso in quel nuovo stato dove non sapeva ancora che ce l’aveva fatta, che Corazon era stato vendicato, che quella storia era finita. 
Fu vedendo l’ardore che bruciava in Rufy per ottenere i suoi obiettivi che capì che a lui ora mancava qualcosa. 
Uno scopo, forse. Ma non proprio. 
Non mancava molto all’arrivo a Wa, all’orizzonte orribili nubi nere si abbattevano sul mare, presto li avrebbero inghiottiti come le onde che iniziavano ad alzarsi. 
Qualcuno della ciurma diede l’allarme e nel giro di poco tutti iniziarono a darsi da fare per poter superare l’imminente tempesta. 
L’ardore con cui tutti si accesero funse da accelerante in Trafalgar. 
“Io non ardo più per niente...” i giorni trascorsi gli avevano permesso di assimilare il fatto che ormai con Do Flamingo era finita. 
- Avanti Trafalgar, prendi quella cima e tieniti forte, dobbiamo riuscire a domare la nave! - gli ordinò Franky lanciandogli una corda, vedendo che la guardava vuoto senza prenderla, Zoro lo fece al suo posto arrivandogli davanti insieme all’onda che li investì.
- Trafalgar, aggrappati o verrai... - ma non fece in tempo a finire la frase che, girandosi per vedere se si era aggrappato, non lo vide più. 
Zoro spalancò l’occhio che gli rimaneva e preso dallo stupore lo cercò nei dintorni mentre l’acqua scivolava via dal ponte lasciando tutte le persone al proprio posto, tranne uno. 
- Trafalgar..?! - incredulo si affacciò oltre la balaustra e vedendo a malapena l’ombra di un uomo inghiottito dalla superficie blu scuro, realizzò che Trafalgar era caduto. 
- Merda, ma come diavolo ha fatto? - non era possibile che uno come lui fosse caduto in mare per una cosa del genere, anche se non si stava tenendo dovevi voler essere trasportato via. La sua velocità di pensiero fu immediata e legandosi la corda alla vita ordinò a Franky: - Dammi corda! Trafalgar è caduto in mare! 
Franky nell’emergenza si limitò ad eseguire l’ordine e liberò il nodo con cui aveva appena assicurato una delle vele del galeone, il telo sventolò rumoroso, impazzito dal vento forte, una seconda onda li investì e Zoro si fece trasportare fissando il punto in cui l’aveva visto. 
Prese un respiro profondo e senza pensarci due volte, senza realizzare che poteva essere pericoloso tuffarsi in un mare in tempesta, sia pure con una corda alla vita, si immerse alla sua ricerca. 
Tutti si chiesero come fosse possibile che uno del calibro e dell’esperienza di Trafalgar cadesse in mare, non certo si stupirono di vedere Zoro tuffarsi senza remore per recuperarlo. Quello era da lui. 
Le voci dei loro compagni si persero ben presto mentre l’oceano si richiudeva sopra le loro teste, Zoro individuò quasi subito Trafalgar mentre affondava. Avendo ingerito un frutto del mare non poteva nuotare, sarebbe morto se non si sarebbe sbrigato a riportarlo a galla. Zoro con un colpo di reni si precipitò verso di lui, mentre sopra di sé percepiva la superficie furiosa delle onde che si abbattevano sulla nave, come a voler dare loro un monito. Non andate oltre. Troverete l’inferno. 
Ma loro l’inferno l’avevano trovato spesso e ne erano sempre sopravvissuti. 
La corda ad un certo punto impedì a Zoro di arrivare alle braccia di Trafalgar, così senza rifletterci si sciolse il nodo e nuotò ancora. Quando gli prese la mano lo tirò verso di sé, contemporaneamente iniziò a nuotare verso l’alto. 
Una volta in superficie imprecò realizzando che la nave si stava allontanando da loro, capì che non sarebbe mai riuscito a raggiungerli e che sicuramente non li vedevano nemmeno. 
Non aveva la minima idea di quanto distassero dall’isola di Wa, era impensabile per lui anche solo immaginarlo. Trafalgar era privo di sensi, non collaborava e comunque in ogni caso in acqua lui sarebbe stato un peso morto ugualmente. 
Zoro capì che sarebbero anche potuti morire in quel modo se non l’avesse lasciato, era come avere un masso addosso che lo faceva affondare ed in un mare in tempesta come quello, era puro suicidio. 
Ovviamente non lo lasciò, in lui non venne mai contemplata l’idea di liberarsi di lui per sopravvivere. A quel punto si limitò a cercare di rimanere a galla lasciando che la marea fortissima li trasportasse ovunque volesse, sperando in un colpo di fortuna, sperando anche solo di uscire da quelle correnti impossibili.
Sperando di rivedere Rufy. 
 Pensando a lui, sapeva che stava facendo la cosa giusta, che lui si sarebbe tuffato per aiutarlo pur non potendo nuotare e a quel punto Zoro avrebbe dovuto salvare entrambi.
Rise immaginando la scena. 
Trafalgar riprese i sensi e vedendo il suo ghigno sul viso immerso nel mare quasi del tutto, provò a divincolarsi con le ultime forze. 
- Che diavolo fai? - chiese Zoro stringendo la presa intorno al suo corpo. 
- Lasciami! - disse a denti stretti. 
- Sei pazzo? - Trafalgar provò ancora a liberarsi mentre il mare li trasportava prepotentemente ovunque volesse, bevendo abbondantemente acqua salata e gli occhi bruciavano. 
- Trafalgar, vuoi morire? - chiese con retorica. 
- E che dovrei fare? - a Zoro quella risposta non piacque e con un lampo di stizza gli diede un pugno sul mento, indebolito com’era Trafalgar svenne subito. Così a peso morto per Zoro fu più facile sopravvivere piuttosto che lottare per tenerlo a galla e stringendo l’occhio continuò a respirare tutte le volte che gli era consentito, ricordandosi che comunque l’addestramento con Mihawk era stato molto peggio di quello e che poteva sopravvivere.
- Rufy si aspetterà di trovarmi sull’isola quando tornerà con quell’impiastro! - si disse facendosi forza consapevole che lui avrebbe rivisto Rufy a qualsiasi costo. 

Sentendo l’oceano inghiottirlo, Trafalgar aveva percepito un senso di pace che aveva cercato a lungo nei giorni successivi ai fatti di Dressrosa. 
Dopo la vendetta, la pace, ma quella pace non era arrivata. Era piuttosto rimasto un senso di vuoto, come se in lui non ardesse nulla a parte la rabbia e l’odio ormai consumati e finiti. 
Per cosa muoversi, per cosa darsi tanto da fare? 
Qual era lo scopo dopo che realizzavi ciò per cui avevi tanto lottato? Forse non c’era più, forse vivere o morire, ormai, non faceva più differenza. 
Quando aveva sentito vagamente la presa di qualcuno afferrarlo, aveva faticosamente aperto gli occhi nella sensazione di essere stretto da un braccio forte, appoggiato contro un corpo possente. Poi il suo viso di poco sopra la superficie tempestosa del mare. Il suo viso dai lineamenti duri e selvaggi sorrideva, anzi sogghignava.
Stava per morire, sarebbe morto. Non c’era l’ombra di una nave lì intorno, solo il buio, il vento, l’acqua, la corrente e la morte lì a portata di mano.
E lui sogghignava. Per cosa? 
Aveva cercato di liberarsi, da solo Zoro ce l’avrebbe fatta, non voleva strapparlo a Rufy e nemmeno al mondo. Zoro meritava di vivere. Loro due meritavano di vincere le loro battaglie insieme. Uno la forza dell’altro. Lui no invece, perché era senza qualcuno a spingerlo a farcela. 
Zoro però l’aveva picchiato e di nuovo il buio l’aveva risucchiato, un buio interiore nel quale la luce di Corazon tornò a fargli visita. 
‘Non vorresti trovare un’altra ragione di vita?’ gli disse con la sua semplicità il suo prezioso amico che non c’era più. 
“Vivere per cercare una ragione per vivere?” rispose lui fluttuando nel buio dove solo la sua luce e il suo sorriso stavano lì a farlo respirare. 
‘Guarda Zoro che sacrifica tutto in un attimo per qualcosa di più importante.’ 
“Zoro...” Trafalgar realizzò che di nuovo Zoro stava mettendo da parte tutto per qualcos’altro. 
Fu come una scossa da mille volt. Trafalgar spalancò gli occhi e contemporaneamente prese aria a pieni polmoni sputando fuori l’acqua. Si girò sulle ginocchia premendo i palmi sulla sabbia umida, l’odore salmastro gli fece percepire una tempesta superata e la terraferma. 
“Siamo vivi...” pensò subito alzando di scatto la testa dopo che si fu ripreso. Un’isola si stagliava davanti a lui nella spiaggia in cui erano, in lontananza i fumi industriali. “Wa...” poteva riconoscerla anche senza esserci mai stato. “E Zoro?” 
Girandosi si alzò sulle ginocchia per guardare dove era finito quel pazzo che l’aveva salvato. 
Nei paraggi non vedeva la Sunny, ma era sicuro che fossero approdati da qualche parte, non si preoccupò di loro quanto di non vedere subito Zoro.
Quando lo intravide si alzò e lo raggiunse barcollando poiché troppo debole. 
Si buttò su di lui come se cadesse, le ginocchia non gli reggevano ma arrivò al suo corpo apparentemente esanime, lo girò supino e lo schiaffeggiò senza nemmeno controllare il polso. 
- Avanti, testa di rapa! - esclamò poco gentile mentre l’agitazione inclinava la sua inespressività perenne. 
Zoro poco dopo sputò l’acqua e tossendo gli diede un pugno di riflesso facendolo cadere all’indietro, Trafalgar rimase lì sentendo un assurdo senso di sollievo non per essere ancora vivo, ma per non aver causato la morte di quel deficiente. Quello non se lo sarebbe mai perdonato. 
Zoro si alzò sui gomiti fissando con l’occhio offuscato il luogo in cui era finito, ignorando Trafalgar che per fortuna era vivo. 
- Dove sono gli altri? - chiese invece. Trafalgar, da steso, alzò le spalle. 
- Devono essere finiti su un’altra sponda. - rispose logico evitando di ringraziarlo, sarebbe stato imbarazzante. 
- Si ma sponda di cosa? 
Trafalgar aggrottato si alzò a sedere ancora piuttosto debole e lo guardò  sorpreso che non l’avesse capito. 
- Siamo nell’isola di Wa, spadaio! 
Zoro lo guardò stupito: - Ce l’abbiamo fatta? 
A quel punto Trafalgar si trovò in dovere di rimproverarlo per la sua idiozia. 
- Devi essere molto fortunato per avercela fatta in una situazione come quella, si può sapere che ti è saltato in mente? 
Zoro nemmeno lo guardò, si limitò ad alzarsi in piedi per mettersi subito alla ricerca degli altri della ciurma. 
- Eri caduto in mare e so che non puoi nuotare, mi sembra una domanda stupida la tua! - rispose secco. Trafalgar si alzò e gli andò dietro senza riuscire a correre per la debolezza persistente a causa del mare. 
- Non è una risposta invece! Dovevi lasciarmi là! Il mare è in quelle condizioni e tu ti tuffi per uno che non è nemmeno membro della ciurma? 
Zoro alzò l’occhio al cielo esasperato. 
- E non hai pensato a Rufy? - insistette.
- Proprio perché ci ho pensato mi sono tuffato! E poi ci siamo ubriacati insieme, quello fa di te un membro della ciurma a tutti gli effetti! - fece a quel punto non potendone più. Odiava spiegare le sue azioni, era abituato con Rufy che lo capiva al volo, sapeva sempre perché faceva certe cose. Gli altri spesso no, alcuni lo capivano, altri facevano domande sciocche, ma li ignorava. Quello lì non poteva ignorarlo. Chissà poi perché. 
- Eh? 
Trafalgar si fermò e Zoro non potendone più decise di metterlo a posto, così si voltò, lo raggiunse camminando sulla sabbia, gli andò vicino e a tu per tu lo puntò col dito: - Ho detto che abbiamo bevuto insieme e... 
Trafalgar provò l’impulso di picchiarlo, possibile fosse realmente così ottuso? 
- Non quello, imbecille! Rufy... 
Zoro capì la questione che lo tormentava e così decise di rispondergli in modo eloquente, stufo di rispondere a domande che per lui erano tanto stupide: - Che gli dicevo a Rufy quando arrivava? L’ho lasciato annegare perché è deficiente? 
- Sei così sicuro che lo rivedrai? 
Zoro sogghignò e lì Trafalgar si ricordò dell’espressione simile che gli aveva visto in piena emergenza. 
- Cos’avevi da sorridere prima in mare? - chiese infatti. 
- Ho pensato che se Rufy ci fosse stato si sarebbe tuffato per prenderti e poi avrei dovuto salvare entrambi... 
- E questo ti faceva ridere? - Trafalgar non capiva, era troppo razionale. In un caso del genere magari ti arrabbiavi, te la prendevi con qualcuno, ma non ridervi di sicuro. 
- Certo, a te no? - per Zoro era tutto a posto così, tornò a voltarsi per riprendere la ricerca. Aveva lasciato le spade sulla nave, sperava che i ragazzi gliele portassero. Girare senza spade era bruttissimo. Si sentiva nudo. 
- Gira sempre tutto intorno a Rufy, quindi? 
Zoro lo guardò stupito di quella domanda sciocca: - E alle spade! 
Trafalgar scosse il capo alzando gli occhi allucinato. Come potevano essere ancora vivi quei due? 
- Sai che se morivi ora non avresti realizzato nessuno dei tuoi obiettivi? Avresti abbandonato Rufy e non saresti mai diventato lo spadaccino più forte del mondo. - cosa che ormai sapevano tutti, anche i sassi. 
Zoro sogghignò, dopotutto chiacchierare con quel saputello era abbastanza piacevole. Si dava delle arie perché sapeva tante cose, ma poi faceva domande sciocche. 
- Deludere Rufy non è un’opzione, sarebbe come abbandonarlo. Non riuscirei a guardarlo negli occhi. 
Trafalgar era più calmo anche se pieno di domande, Zoro non vacillava mai nelle sue azioni anche se tre quarti sembravano senza senso. 
- Sai sempre cosa vorrebbe Rufy? 
Zoro lo guardò ancora come se fosse l’ennesima domanda stupida e a quel punto decise di fargliene una lui: - Se vuoi parlare perché non mi dici perché volevi morire? 
A quel punto Trafalgar si fermò di colpo, come aveva capito? Forse non era stupido come sembrava. Poi si corresse, erano simili, molto simili. Forse uguali, di conseguenza stupido non lo poteva essere sul serio.
Forse per questo si sentiva tanto interessato a lui, lui aveva uno scopo, sempre, e non esitava. Era così incredibilmente vivo. 
Al suo silenzio Zoro capì d’aver centrato la questione: 
- Vedo che non ne hai più voglia... 
Trafalgar fece un piccolo broncio infastidito di dargliela vinta, ma capì che se avesse detto qualcosa sarebbe stato peggio, così non disse nulla. 
Zoro poteva immaginare qualcosa anche se molte cose non le sapeva, ma capiva il suo bisogno di chiusura e non insistette. A lui dava fastidio rispondere alle domande, quindi non gliene fece e Trafalgar apprezzò. 
Dopotutto, fra tutti, quel Zoro era il meno irritante in assoluto. 

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Capitolo 3
*** Di notte sulla spiaggia ***


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*Zoro e Trafalgar ormai separarti dal resto della ciurma, devono passare almeno una notte da soli nella spiaggia di Wa in attesa di ricongiungersi agli altri. Nel frattempo si crea un'atmosfera perfetta per parlare che li aiuta a scoprire che sono più simili di quel che pensavano e che per questo sono in grado di capirsi meglio che con altri. Trafalgar continua il suo percorso di introspezione per capire cosa debba fare ora che  ha realizzato lo scopo della sua vita. La fan art scelta non rappresenta precisamente la scena del capitolo, ma ci va vicino. Ovviamente non è mia. Buona lettura. Baci Akane*

2. DI NOTTE SULLA SPIAGGIA 

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- Dove diavolo sono? - chiese Trafalgar seccato, stufo di camminare sulla spiaggia alla ricerca dei loro compagni di viaggio. 
Possibile che non ce l’avessero fatta? Loro erano naufragati ed erano già lì. Stavano perdendo tempo prezioso, non capiva proprio come poteva stare così tranquillo lo spadaio. Oltretutto erano ancora bagnati ed iniziava a fare fresco visto che calava la sera. 
- Sicuramente da qualche parte. - rispose con la sua tipica logica Zoro senza preoccuparsi molto. Trafalgar sospirò scocciato cercando di non dargli un pugno, decise invece di fermarsi a riposare vedendo la sera avanzare lugubre e minacciosa in un paese sconosciuto di cui sapevano poco, magari dovevano ancora arrivare, potevano aver dovuto fare una deviazione. Aveva letto storie strane sul paese di Wa, dovevano stare attenti, prima di conoscere tutto era meglio non ingurgitare e nemmeno bere, evitare completamente tutto. 
Quell’ammasso di impiastri erano bravi a farsi deviare. Dopotutto deviati lo erano anche loro! 
- Fermiamoci, saranno loro a trovarci, è più facile! 
Zoro lo guardò sorpreso. 
- Il mare ti ha proprio quasi ucciso... - ci aveva messo poco a capire il vero motivo dietro la sua proposta, Trafalgar finse di non capire, detestava sembrare quello debole. Zoro capiva anche questo, infatti non disse nulla, si limitò ad individuare un posto adatto e ad avviarsi accompagnato da un Trafalgar concorde con lui sulla scelta. 
Ad un certo punto sulla spiaggia si alzavano degli scogli, sul lato era abbastanza coperto. Trovarono una postazione simile ad una piccola grotta, una semplice rientranza. Sopra le rocce cominciava la vegetazione e alcune scendevano come delle radici secche. Recuperarono dei legni, delle sterpaglie e due pietre adatte ad accendere il fuoco e mentre uno lo faceva, l’altro recuperava altra legna per superare la notte. 
Il bagliore del fuoco tenue che avrebbero provveduto a non fare troppo grande, creò un po’ di atmosfera confidenziale, quella dove si possono dischiudere i sogni e sentirsi meglio. 
- Così siamo a Wa... - fece Zoro ignorando i morsi della fame. Si sentiva ancora menomato senza le spade, ma confidava nei suoi compagni. Trafalgar lo guardò seduto vicino e lo vide che si toglieva la maglia e la metteva ad asciugare vicino al fuoco. Decise di fare altrettanto, era ancora debilitato per il mare e il naufragio, era quasi morto e non potendo mangiare e bere ci avrebbe messo di più a recuperare. Era comunque più saggio rimanere ad aspettare gli altri sicuramente in dirittura d’arrivo. 
- Ti affascina? - chiese capendo che lo sguardo eccitato che rivolgeva all’interno dell’isola significava quello. Lo vide acceso di sogni e sentimenti vividi. 
- Il paese dei samurai? Ovvio! 
Trafalgar si ritrovò a sorridere divertito e nel sentirsi così tornò serio. Era strano rilassarsi con qualcuno, trovarsi addirittura bene. 
- Eri mai stato? - gli chiese poi Zoro curioso. Trafalgar sembrava sapere molte cose, ma scosse il capo. 
- No, conosco un po’ la storia ed ho letto qualcosa ma niente di preciso. So solo che Kaido si è stabilito qua... - Zoro annuì un po’ deluso, sperava che gli potesse dire qualcosa. 
- È diverso da come ne parlavano una volta, ricordo dei racconti di un paese rigoglioso... questo è... - Trafalgar si voltò verso l’entroterra da cui prima aveva visto i fumi delle fabbriche innalzarsi e si rabbuiò: - è ben diverso... 
Zoro non ci aveva fatto caso ed ora era troppo buio per notare qualcosa, si fece curioso ma Trafalgar lo precedette con un’altra frase: - Sognavi di essere un samurai? 
Zoro non aveva mai raccontato la sua storia a nessuno, nemmeno Rufy in realtà. 
Andò brevemente a come era nata la sua passione per le spade ed i samurai e memorie dolorose gli tornarono alla mente, cose non dimenticate, ma messe ben in profondità sotto molti strati di sé, in modo che non lo scalfissero mai mentre cercava di raggiungere i propri scopi. I molti che si erano sovrapposti in lui nel corso degli anni. 
- Ero solo un moccioso che non sapeva cosa voleva, senza un senso di esistere, pieno di rabbia ed arroganza. Poi una persona speciale mi ha dato un senso e così la mia strada in qualche modo è iniziata. - non fu specifico e Trafalgar capì che non voleva parlarne, così non insistette. Notò che non gli faceva altre domande in cambio e lo apprezzò. 
- La storia dei samurai è la più bella e dolorosa, credo dovremo prepararci a qualcosa di difficile da digerire. - Trafalgar sapeva qualcosa, qualcos’altro l’aveva intuito, ma sicuramente percepiva una sorta di destino infame in quel posto, era come se l’isola parlasse da sola, in qualche modo. E c’era un posto, lì, che li chiamava ad una storia atroce, un dramma senza precedenti. 
Zoro percepiva la stessa cosa, sensibile all’anima delle spade percepiva che lì c’erano lame che parlavano, messe a tacere da troppi anni. Lame che avrebbero sussurrato una volta trovate. 
- Vuoi strapparti un posto nel mondo e questo posto deve essere di rilievo perché sei presuntuoso. E poi perché chi ami altrimenti potrebbe non sentirti, no? - quando lo disse, Trafalgar rimase di stucco sentendolo. Lo guardò meravigliato. Non gli aveva parlato di Corazon. Zoro lo guardò sorridendo in una delle sue maniere particolari, di quelle amichevoli che sorprendevano perché fino a quel momento non era sembrato tanto amico. 
Ripensò a come l’aveva tenuto con sé sotto il braccio durante i festeggiamenti a Dressrosa, come ad accettarlo nella sua ciurma e a come l’aveva salvato in mare a costo di rimetterci la vita, a costo di rinunciare ai suoi molti ed importanti sogni.
In quel ragazzo c’era molto oltre la superficie apparentemente indifferente a tutto. 
- Come lo sai? 
Zoro alzò le spalle e buttò un bastoncino nel fuoco che si manteneva umile ma li scaldava a sufficienza. 
- Perché è così anche per me... 
- Hai una persona da rendere fiera che non c’è più? - Zoro annuì. - La persona che ti ha trasmesso l’amore per le spade? 
Zoro rispose pensando a Kuina: - Lei mi ha dato l’amore sacro per le spade, il rispetto, mi ha insegnato che sono vive... e questo è il regno delle spade... - in quel modo rispose anche alla domanda di prima. - Però la fissa per le spade l’avevo già prima di incontrarla. 
Parlare con Trafalgar non era irritante, era strano che si interessasse a qualcuno e quindi non voleva sprecare lo sforzo. 
- Se hai tanti motivi per rimanere vivo, questa persona di cui parli, la tua personale ambizione di diventare lo spadaccino più forte del mondo per non parlare di Rufy... perché prima stavi mandando tutto a quel paese per me? 
Trafalgar era tormentato dentro di sé da questo, pur sapendo che Zoro non era incline ad aprirsi proprio come non lo era lui. 
Il compagno di disavventura sospirò e fissò intensamente il fuoco ipnotizzandosi, guardò le braci ardenti e le lingue arancioni che danzavano a punta, ripensò a Rufy e a come sapeva scaldarlo, a come prendeva fuoco, a come bruciava ogni cosa, ma lui era un fuoco benefico. Gli mancava già, ma sapeva che sarebbe tornato. 
- Ho un codice... 
- Come i samurai? - Trafalgar aveva notato subito le somiglianze fra Zoro ed i samurai ed aveva pensato per un momento che la sua discendenza venisse da lì. In quel momento tornò a pensarlo. Zoro sogghignò per nascondere l’imbarazzo. 
- Mica mi piacciono per niente... - Trafalgar sorrise a sua volta meravigliato sia per il fatto stesso che gli era venuto da farlo, sia per come si stava sentendo con lui.
Lì in quel momento si sentiva sospeso nel nulla, era come se non ci fossero obiettivi, piani, scopi e doveri. Potevano stare lì dimenticando tutto, abbandonandosi a qualcosa che li scaldava. 
- Cosa dice il tuo codice? 
- Vivi per non vergognarti di te stesso. Sarebbe troppo disonorevole lasciare indietro un compagno. - Trafalgar sentì una botta improvvisa di calore invaderlo, come se qualcosa gli si rivelasse in qualche modo. 
- Sono tuo compagno? - tornò a chiederlo anche se prima gli aveva già risposto, Trafalgar si sentiva ancora incapace di comprendere il modo in cui quella ciurma di sbarbatelli si legava così facilmente agli altri che incontravano. Zoro fece mezzo ghigno e fece finta di nulla avendo già risposto prima. Avevano bevuto insieme, avevano combattuto insieme. Si erano aiutati. Ormai erano compagni. 
Trafalgar ne aveva un sacco ed era sufficientemente legato a loro, si trovava bene con la sua ciurma. Però sentire che Zoro lo considerava così gli era piaciuto in qualche modo, come quando aveva capito che Corazon per lui aveva dato la vita. Non gli era piaciuto quello ovviamente, gli era piaciuto essere amato fino a quel punto. 
Zoro risvegliò un sentimento simile. 
“Deve essere bello essere amato da lui...” pensò alla leggera. 
- A costo di non riabbracciare Rufy e di condannarlo? Senza di te Rufy... - Zoro prese un ramo particolarmente grosso e appuntito e lo lanciò veloce verso un animale che si era mosso nell’ombra oltre il fuoco, Trafalgar capì che non voleva sentire quel discorso. 
Zoro si alzò silenzioso, recuperò ramo ed animale, qualunque cosa fosse, una specie di incrocio in realtà, e lo conficcò sulle lingue di fuoco per cuocerlo. Era stufo di aspettare, lo stomaco reclamava. 
- Rufy è forte, ce la farà comunque. - Trafalgar non era del tutto d’accordo. Rufy era forte, ma era imbattibile grazie alla gente che lo circondava e di questi sicuramente il più forte ed indispensabile era Zoro. Ma Zoro era come lui e Trafalgar capiva che non voleva sentire quei discorsi proprio perché l’amava. Rispettò il suo volere e non insistette. 
- L’onore è importante. Se lo perdessi non mi sentirei più degno di stargli vicino. 
Avevano già avuto una conversazione simile, Trafalgar capì e decise che non avrebbe più fatto domande ed insinuazioni. Andava bene così. 
Zoro amava Rufy e tramite il suo codice d’onore lo amava ancora di più. Il modo di essere di quel samurai, samurai più che spadaio, ma non gli avrebbe mai dato la soddisfazione di chiamarlo samurai, era meraviglioso. 
- A Cora saresti piaciuto. - si fece sfuggire con un sorriso leggero d’accettazione. 
- Cora? - chiese Zoro sorpreso rigirando la bestia morta. 
- Il compagno che ha dato un senso alla mia vita. Il senso che cerco di ritrovare ora... e non è facile... - ammise tornando all’episodio di prima in mare, quando aveva cercato di farla finita senza rifletterci molto, come una sorta di impulso. 
- Se muori non lo troverai di certo. 
Trafalgar lo guardò meravigliato. Le parole che prima gli aveva detto Corazon in sogno. Il senso era lo stesso. Vivi per trovare il senso di vivere. 
Alla fine sorrise capendo che probabilmente quella strada, quelle persone, lui, erano giuste in qualche modo. 

Zoro si era rassegnato a dormire un po’ decidendo che comunque prima dell’arrivo dei loro compagni non avrebbe avuto niente da fare, per di più aveva mangiato al contrario di Trafalgar che non si era fidato come lui di infilarsi in bocca una strana creatura mai vista prima. 
Aveva azzardato l’ipotesi di andare a dare un’occhiata in giro in sordina, ma Trafalgar glielo aveva impedito ricordandogli che era senza spade nel paese dei samurai e che avrebbe sicuramente destato troppi sospetti. 
Il piano in generale era di non farsi notare mentre prendevano informazioni e spiavano la situazione, poi i dettagli Kin’Emon glieli avrebbe spiegati una volta lì, ma doveva ancora travestirli per cui avrebbero sicuramente dato nell’occhio. 
Si perse a guardare la sua figura addormentata con la sua tipica espressione corrucciata, il bagliore del fuoco era scemato e Trafalgar aveva pensato che fosse meglio non sfidare troppo la sorte ed evitare di attirare ancora l’attenzione, per questo lasciò spegnere il fuoco. 
Si erano rivestiti con le maglie asciutte e mentre Zoro si era bellamente steso con le mani dietro la nuca e si era fatto una piccola alcova con la sabbia, Trafalgar era rimasto seduto accanto a fissarlo. 
Zoro era decisamente innamorato di Rufy, la sua vita girava intorno a quello, probabilmente anche il suo codice d’onore c’entrava comunque con lui. 
Provò in quel momento, pensando a loro e al modo incrollabile con cui Zoro amava Rufu, della sana invidia. 
“Beato Rufy...” pensandolo si irrigidì e si aggrottò. “È fortunato ad essere tanto amato. Mi piacerebbe essere amato così...” 
Non era pronto ad ammettere che stava avendo una sorta di risonanza con Zoro, normale visto quanto simili erano e come riuscivano a capirsi bene e a non infastidirsi troppo, cosa non scontata per due come loro. 
“Credo che sia bello essere amato in quel modo, avere una relazione così che ti dà ulteriori motivazioni per andare avanti. Alla fine hai i tuoi scopi e sopra di questi hai lui. In ogni caso hai un sacco di motivi per non mollare. È rischioso, però. Se con lui va male per qualche motivo tu sei finito. Questo lega la tua vita troppo... diventa il tuo punto debole anche se loro si vedono come un punto di forza uno per l’altro. La puoi mettere come vuoi, ma se Rufy morisse, Zoro non vivrebbe oltre. Non ho una visione tanto completa della loro relazione, ma penso che sia così. È come se lo percepissi.” 
Zoro si girò verso di lui rabbrividendo e nel sonno dove probabilmente provava freddo, si avvicinò a lui e gli si accoccolò. Trafalgar sorpreso rimase lì sollevando la mano, non sapendo dove metterla la posò su di lui. La sua spalla muscolosa si rilassò mentre gli dormiva addosso. 
Una strana sensazione di calore scaturì. 
Quello era il calore umano. Probabilmente poteva essere ancora più bello di così. 
Entrare in risonanza con uno simile a sé stesso era facile ma pericoloso. Si rischiava di confondere certe emozioni e sensazioni, ma soprattutto di prendersi troppo per qualcuno che era sbagliato per te. 
Rischiavi di soffrire. 
Trafalgar non era pronto ad ammettere quel genere di cose nella propria vita, sebbene poteva essere ciò che gli mancava, ciò che poteva fare la differenza fra il percorrere la propria strada come un morto vivente o come un vivo reale. 
Quando iniziò a lamentarsi nel sonno voltato sul fianco e tenendosi la pancia, Trafalgar capì che Zoro doveva aver mangiato un animale velenoso. Imprecando provò a svegliarlo senza successo. 
Si mise a carponi e lo voltò per provare a visitarlo, nel sonno pesante che aveva non era facile, specie perché si teneva la pancia e si lamentava contorcendosi dal dolore. Sudava ed aveva potenti brividi di freddo che lo scuotevano.
Capì che aveva sicuramente la febbre alta, ma a parte quello poteva cavarsela. Aveva una tempra molto forte. Se nemmeno si svegliava pensando ad un brutto incubo, era buon segno. 
Lo vide sudare freddo e provando compassione, si stese con lui avvolgendolo contro di sé senza pensarci bene. Usò sé stesso come coperta e quando Zoro nel sonno sentì un caldo torpore umano si rilassò subito e con un forte sospiro si voltò col viso verso di lui. Lo nascose contro il suo collo, abbracciandolo come se si nascondesse. 
- Rufy era ora... brutto idiota... - mugugnò nel sonno rilassandosi. Trafalgar sapeva che non poteva stare meglio, ma l’impressione di essere abbracciato a Rufy l’aveva fatto stare bene come per magia. 
Rimase immobile senza sapere come comportarsi. Si era mosso d’impulso, ma era l’ennesimo segno che gli indicava che iniziava a provare qualcosa per quel samurai. 
“Siamo simili, ci capiamo bene. Tutto qua. Non c’è altro!” si disse imperterrito mentre la mano sulla schiena lo strofinava per procurargli calore, una mossa che diventava sempre più simile ad una carezza. 
Trafalgar guardò il suo viso vicinissimo al proprio, vide Zoro sorridere nel sogno seppure ancora tremando un po’, lo sentì stringersi a lui forte, con una necessità che gli trasmise un sacco di emozioni ubriacanti. 
“Dio, deve essere meraviglioso essere voluti in questo modo...” pensò ancora shoccato, incapace di gestire la cosa che stava andando decisamente fuori dal suo controllo. Gli carezzò il viso asciugandogli il sudore, si soffermò sulle labbra dalla piega decisa, ora piegate in un dolce sorriso e fu lì che provò per la prima volta la chiara e netta voglia di baciarlo. 
Si irrigidì e smise di guardarlo distogliendo lo sguardo, smise anche di carezzarlo, ma non lo scaraventò via. Rimase così e lasciò che il sonno lo accompagnasse in un sogno dove lui e Zoro stavano insieme nel modo in cui quel tipo stava con Rufy. 
“Invidia,” si disse. “Forse il mio inconscio vuole darmi le risposte che cerco. Come proseguire? Perché? Cosa mi manca? Cosa voglio? Forse è solo una relazione, amore, calore umano. Un rapporto come il loro. Sembra banale, ma dopotutto non credo che sia tanto da deboli ed inutile. Guardo loro e non penso siano deboli, anche se la ragione mi dà mille motivi per non dipendere tanto da qualcuno. Non di nuovo. Non nel modo in cui dipendono loro due.”
Trafalgar ancora una volta decise di lasciarsi tempo per capire meglio. 
Quella dormita fu decisamente migliore di altre. 

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Capitolo 4
*** Quella voglia strisciante ***


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*Zoro supera la notte nella quale è stato male e al mattino si ritrova su un corpo caldo e sicuro, non ricorda di essersi riunito a Rufy, ma è convinto sia lui. E gli dà il suo tipico buongiorno. Peccato non sia lui. A me quei due piacciono parecchio insieme, peccato che sia tanto affezionata alla zolu. Magari potrei cimentarmi in un eccezione (non questa che ormai è già scritta e finita, non la cambio...). Vedremo. Fan Art come sempre non mia, ma si accostava bene al capitolo. Buona lettura. Baci Akane*

3. QUELLA VOGLIA STRISCIANTE

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Il petto caldo contro il viso gli trasmise una piacevole sensazione di protezione. Zoro non aveva bisogno di essere protetto, ma quando dormiva su Rufy gli piaceva sentirsi così. 
La sua mente non gli trasmise il ricordo di quando si erano riuniti, ma non gli importava, contava solo che ora fosse lì. Scivolò con la mano sotto la maglia andando dritto sull’inguine, sotto i pantaloni. A quel punto mentre iniziava a massaggiarglielo con gli occhi chiusi, spostò il volto succhiandogli e leccandogli il collo. 
Trafalgar si svegliò così, con la mano di Zoro che lo masturbava e la sua bocca che gli faceva un succhiotto. 
Spalancò gli occhi di scatto e allargò le braccia come un gatto che gli hanno pestato la coda. Boccheggiò shoccato cercando di capire che diavolo gli prendesse, poi per un momento contemplò l’idea di lasciarlo finire prima di scaraventarlo dall’altra parte o giocare con lui e vedere se capiva ciò che stava facendo. 
“Probabilmente sogna di dormire su Rufy...” si disse ricordandosi che di notte l’aveva chiamato. Così si rilassò e decise per la seconda opzione, ovvero giocare con lui. Il suo lato sadico si fece strada mentre la sua mano e la sua lingua erano davvero molto esperte nel dare piacere.
Non aveva mai avuto approcci di quel genere, non ne aveva avuto tempo, ma ora non lo trovava tanto strano o brutto. Anzi. 
“È maledettamente bello in realtà...” Trafalgar trovò difficile non sospirare e gemere, si morse il labbro mentre l’eccitazione cresceva nella mano esperta di Zoro che si muoveva con intensità. Sentiva che stava per venire, chiuse gli occhi e la sua mente dimenticò completamente che Zoro stava sicuramente pensando di farlo a Rufy, si abbandonò al piacere e arrivò l’orgasmo, un orgasmo sconvolgente che gli fece capire che oltre al dovere e ai piani di conquista e di vittoria, c’era spazio anche per il piacere, quel piacere solo fisico che però male non faceva di certo. 
Quando Zoro sentì il seme caldo scivolargli sulla mano, si sollevò indirizzandosi alla sua bocca, contemporaneamente si portò la mano sporca alle labbra e la leccò malizioso, stava per fare altrettanto con lui, quando aprendo finalmente gli occhi e praticamente con la lingua sulle sue labbra, lo vide. 
Zoro si fermò in tempo anche se ormai aveva già leccato il suo seme, spalancò l’occhio e lo vide sia eccitato che ghignante. Trafalgar era venuto ed era preda dei piaceri dell’orgasmo migliore mai avuto, al tempo stesso lo fissava con un sorrisino sadico e divertito. 
- Trafalgar, ma che cazzo... - Zoro si alzò di scatto mettendosi in ginocchio nell’alcova dove si erano rifugiati e lo fissò malamente, truce e pieno di voglia di ucciderlo, si infilò la mano nella sabbia e se la strofinò per pulirsela, poi sputò anche se non serviva. 
Trafalgar rideva della grossa, la sua reazione era divertente e ritagliarsi dello spazio per sfogare il proprio sadismo non era spiacevole. Anzi. 
Si alzò sui gomiti e si toccò fra le gambe dove Zoro l’aveva lasciato scoperto e soddisfatto. 
- Se vuoi replicare io sono disponibile, mai avuto un buongiorno migliore di questo! 
Zoro lo fulminò con gli occhi cercando automaticamente le proprie spade, poi si ricordò che non c’erano e provò un senso di profonda frustrazione. 
- Perché non mi hai fermato? 
- Con tutto quello che è successo stanotte? - alluse alzandosi a sedere, avvicinò divertito e malizioso il viso al suo puntando alle sue labbra, ma Zoro gli mise una mano sulla faccia spiaccicandolo per terra. 
- Che diavolo ci facevo sopra di te infatti? 
Zoro non ricordava nemmeno di essere stato male ed alzandosi in piedi andò in parte per fare la pipì ancora scocciato per aver sbagliato mire, incapace di capire come doveva considerare la cosa appena successa. Dopotutto non era stato consapevole di cosa faceva, specie a chi. 
“Pensavo di farlo a Rufy, io non ho mica colpe... ma perché non mi ha fermato?”
Trafalgar si alzò e si mise al suo fianco per fare la stessa cosa, gomito a gomito rispose senza mostrare imbarazzo, senza fare drammi assurdi per nulla. 
- Sei stato male, quello che hai mangiato era velenoso. Avevi la febbre alta e tremavi, così ho solo cercato di scaldarti. Sono un medico, non potevo lasciarti in quelle condizioni, ma non avevo altro per aiutarti. 
Trafalgar si trovò a spiegare bene l’accaduto, Zoro poco convinto lo ringraziò, ma poi aggiunse: 
- Cosa centra la sega? 
Il medico scoppiò a ridere spontaneo, stare con lui era particolarmente stimolante. 
- Niente, volevo solo metterti in difficoltà! - ammise mostrandosi divertito. 
- Sei un sadico bastardo. 
Zoro finì di urinare e si rimise a posto voltandosi verso la spiaggia un po’ più soleggiata del giorno prima. 
Trafalgar concluse a sua volta e prima di voltarsi si fermò. 
“È meglio così, se mi vede solo come un sadico bastardo. Così non mi complico troppo la vita.” 
Poi si voltò e gli mise un braccio intorno al collo malizioso, sussurrandogli all’orecchio. 
- Però ci sai dannatamente fare... sentiti libero di riprovarci, non dirò niente a Rufy! 
Zoro a quel punto gli diede un pugno allo stomaco che lo fece piegare per l’impreparazione. 
- Non c’è niente da dirgli, pensavo fossi lui! - con questo Zoro riprese a camminare, scocciato dall’assenza più delle sue spade che dei suoi compagni. Era stufo di stare solo con quel tipo, sembrava di capire qualcosa di lui e poi cambiava tutto in un attimo. 
Trafalgar mentre camminava con lui oltre la scogliera per andare in un’altra spiaggia, in silenzio accanto ad un silenzioso Zoro, pensò che forse per far scoppiare quei due sarebbe bastato dire a Rufy cosa c’era stato fra loro. 
Non riusciva a capire se Rufy era geloso, ma era di sicuro credulone. 
“Però ha un sacco di fede in lui, se bastasse questo a farli lasciare significherebbe che non è vero amore...” gli venne in mente così dal nulla, senza particolari intenzioni e senza darsi motivi a livello cosciente, sebbene ormai dentro di sé lo sapeva. 
Sapeva che stava iniziando a provare qualcosa per Zoro. 
“Far separare Zoro e Rufy non è un’opzione geniale per i nostri piani di conquista...” pensò poi tornando razionale, mentre dentro di sé sentiva un piccolo lato di sé che gridava ‘RIVOLUZIONE!’ 
“Se quei due litigassero e si lasciassero assolderei Zoro e sarebbe mio.” 
Mentre lo diceva a sé stesso, mise male il piede rischiando di cadere proprio dalla scogliera su cui stavano camminando, entrambi con stati d’animo tempestosi e poco inclini ad ammirare lo spettacolo che la natura gli offriva lì, in riva ad un mare sempre agitato, anche se meno del giorno precedente. 
Zoro di riflesso lo prese al volo tirandolo per il braccio, non disse nulla e lo lasciò come se fosse normale, mentre Trafalgar sentiva dove l’aveva toccato un micidiale bruciore. 
La ‘cosa’ stava venendo ormai a galla, a breve non sarebbe più riuscito a soffocarla e fingere nulla. 
Per Zoro c’erano meno problematiche in corso perché lui sapeva di aver sbagliato persona in buona fede. Fisicamente Rufy e Trafalgar si somigliavano molto, anche la pelle ruvida attraversata da molte cicatrici era simile, la loro fisicità, anche se Trafalgar era un più freddo di Rufy ed i loro cuori battevano con un ritmo diverso. Più accelerato per Rufy, più lento per Trafalgar. 
Pensando alle loro differenze, Zoro capiva che aveva osservato per bene anche Trafalgar senza rendersene conto. 
“È vero che si somigliano in tante cose e poi dormivo, non sapevo che cosa era successo e che stavo su Trafalgar. Non è niente di che.” 
Peccato che Rufy fosse un toro in certe cose e non riuscisse a capire quelle piccole differenze sottili che rendevano una cosa giusta o sbagliata. Oppure giusta con un ma. 
Ripensò a quella volta che avevano litigato il giorno in cui avevano incontrato Bibi. Rufy non aveva capito che Zoro aveva ferito tutte quelle persone perché aveva scoperto erano parte di un’organizzazione che li voleva uccidere nel sonno. Non aveva nemmeno voluto sentire ragioni. Era andato dritto contro di lui a prenderlo a pugni, così Zoro aveva agito di conseguenza. 
Avevano litigato per una cosa inesistente, in realtà. 
“Se sapesse che per sbaglio nel dormiveglia mi sono fatto Trafalgar non so se ascolterebbe la parte in cui gli dico che pensavo fosse lui!”
Non gli piaceva avere segreti con lui, ma capiva che alcuni era meglio tenerseli. 
“Bisogna vedere di che avviso è questo stronzo!” pensò poi guardando Trafalgar che gli camminava davanti conducendolo verso un’altra insenatura. 
Appena fu visibile, indicò un galeone arenato a pochi metri dalla riva. 
- Eccoli! - esclamò notando il chiasso che si levava dalla spiaggia. Zoro sentì un tuffo al cuore e per un momento assurdo pensò di vedere Rufy scendere gridando come un matto, ma il chiasso era limitato a quello di Franky ed Usop e si ricordò che per rivedere Rufy avrebbe dovuto di nuovo aspettare. Di nuovo. 
“Sbrigati a venire!” 
Per lui non c’erano problemi con Trafalgar, non se l’era fatto con intenzione e non poteva giudicare realmente piacevole o meno quanto accaduto per il semplice fatto che per tutto il tempo aveva pensato fosse Rufy ed il piacere provato era per quel pensiero. Quella convinzione. 
Nelle sue contemplazioni non esisteva la questione ‘mi piace Trafalgar’ come invece c’era in quelle di quest’ultimo, il quale comunque non stava ovviamente pensando ‘mi piace Zoro’, non a livello cosciente, ma qualcosa iniziava a sentirsi e farsi strada. 

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Capitolo 5
*** Ricerca di chiarezza ***


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*Zoro e Trafalgar si sono riuniti al gruppo e mentre vanno tutti nel castello di Oden per sapere il resto della storia di Kin, Robin nota subito qualcosa di strano fra loro e indaga. Per Zoro, non abituato ad aprirsi e confidarsi, è una buona occasione per capire meglio quelle cose strane di Trafalgar che non capisce, dal momento che lui e la ragazza hanno diverse cose in comune. Buona lettura. Baci Akane*

4. RICERCA DI CHIAREZZA

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Con la Sunny sbarcarono un sacco di altre persone oltre ai membri della ciurma di Rufy, tutti i loro alleati ovvero Kin’Emon ed i suoi samurai che si erano ritrovati a Zoo, il gruppo consistente dei Visoni e la ciurma di Trafalgar che al momento si muoveva con il loro mezzo ma sempre insieme alla Sunny, costei capitanata da Bepo. 
Trafalgar era rimasto con la ciurma di Rufy da quando si erano alleati per svariati motivi, a volte per la riuscita di un determinato piano si era dovuto separare dai suoi e operare con loro, poi era diventata una necessità di controllo poiché non erano stati in grado di non combinare danni al cento percento delle volte. Non che con lui non ne facessero, ma effettivamente un po’ riusciva a limitarli. 
Presi separatamente Rufy o Zoro li poteva un po’ gestire, insieme erano devastanti anche per lui che aveva molto polso. 
Non capiva perché finissero per separarsi sempre sebbene volessero andare all’avventura insieme proprio perché adoravano i guai. Però alla fine una volta che si dividevano era meglio da un punto di vista della riuscita del piano. Danni ne facevano comunque, ma per lo meno erano meno gravi. Forse.
Ora che li conosceva cercava di stare sempre o con uno o con l’altro proprio perché aveva capito che i porta rogne maggiori erano loro. Non che gli altri fossero dei santi, ma avevano un po’ più di cervello. Circa. 
Riunirsi a tutto quel gruppo numeroso fu una manna per Trafalgar che iniziava a confondersi, si ripeteva che c’erano motivazioni logiche dietro tutte le proprie azioni, ma poi finiva per lasciarsi andare in certi momenti che portavano a fargli provare emozioni e sensazioni che forse non aveva mai provato. 
Con Rufy era riuscito a sentirsi come quando era con Corazon, ma era un po’ diverso perché il suo amico sarebbe sempre stato insostituibile, però Rufy aveva quel tipo di carisma che attirava a sé chiunque. 
Ora con Zoro era strano, c’era un feeling naturale portato dalle similitudini caratteriali che avevano. 
E forse, ma questo non era ancora pronto ad ammetterlo, era solo da troppo tempo e come ogni essere umano ad un certo punto aveva iniziato a sentire il bisogno del tipo di affetto che Zoro sapeva ben dare a Rufy. 
Ma capire se fosse questo ciò che voleva, ovvero essere amati in quel modo da qualcuno, oppure se fosse Zoro stesso, non era facile. 
La sola cosa certa era che gli era piaciuto da matti farsi toccare da lui e avere quell’orgasmo, con la voglia di averne altri, di andare oltre. 
Si separò da lui con una sensazione dolce amara, un po’ sapeva che era meglio stargli lontano, un po’ voleva stare con lui, esclusivamente con lui. 
- Non è riuscito a fare ancora alcun danno? - chiese Usop a Trafalgar sentendosi il capitano in comando sebbene non lo fosse. Trafalgar alzò le spalle guardando Zoro che lo fissava a sua volta con sfida. 
- A parte mangiare carne contaminata e avere un febbrone da cavallo, non ha fatto nulla. 
Zoro alzò le spalle minimizzando la cosa. 
- Che ne sapevo che era contaminata? Avevo fame... 
Trafalgar scosse il capo e lo lasciò perdere. 
- Non è andato ad esplorare? - chiese Usop sorpreso. - Solitamente lui esplora, si perde e fa danni, di quelli grossi. Lui e Rufy funzionano così... 
Robin rise al riassunto preciso di Usop e Franky rincarò la dose ricordando aneddoti di quando proprio loro due erano andati in avanscoperta in qualche isola ed erano tornati inseguiti da un mucchio di gente inferocita pronta a farli fuori. 
- Volevo andare ma questo qui ha detto che era meglio aspettare Kin e gli altri... - alla rivelazione i ragazzi della sua ciurma guardarono prima Zoro stupiti e poi Trafalgar. 
- Davvero sei riuscito a fermarlo? 
Trafalgar alzò le spalle come se non fosse nulla di che, infastidito di essere così tanto al centro delle attenzioni di qualcuno. 
- Basta con tutte queste perdite di tempo, dobbiamo trovare una base, fare il punto della situazione e distribuirci per il paese, non ci resta così tanto tempo! 
Il giovane chirurgo aveva come una frenesia nello stare con Zoro, specie in mezzo a tutta quella gente. 
Non voleva che capissero che si stava innescando qualcosa e soprattutto non gli piaceva stare così bene con lui. Zoro non disse nulla, non si oppose ma guardò l’interno dell’isola che di mattina era più visibile della sera precedente. 
- Cos’è successo a questo posto? - chiese serio e corrucciato riferendosi ai fumi delle fabbriche che provenivano dal centro. Kin’Emon a quel punto si fece avanti e indicò loro di seguirli. 
- Invero vi sono ulteriori verità che dovreste conoscere, ma non è questo il loco adatto. 
- Dove andiamo? - Trafalgar sapeva che c’era altro, lo sentiva, l’aveva percepito in qualche modo. 
- Vi condurrò al castello di Oden ove la comprensione aprirà le vostre menti. 
Momo si attaccò a Kin facendosi serio e triste, ma anche corrucciato. Come se ci fossero delle cose da sapere che li avrebbero sconvolti, cose che per loro non era facile raccontare e rivivere. 
Nessuno disse nulla, si limitarono a seguirli. Alcune cose le avevano già raccontate, ma avevano la sensazione di dover sapere la parte più grossa. 
 
Di fatto non si comportavano in modo diverso uno con l’altro, ma c’era qualcosa di nuovo fra loro, il tipo di silenzio lo era. 
- È successo qualcosa? - chiese Robin avvicinandosi cauta a Zoro, non era una che si impicciava, ma era anche molto attenta ai dettagli e ogni tanto riteneva utile dare qualche consiglio, dopotutto li aveva tutti a cuore, erano la sua famiglia. 
Zoro la guardò sorpreso e alzò le spalle fingendo indifferenza come suo solito. 
- Cosa te lo fa pensare? - chiese senza rispondere. Non gli piaceva mentire, specie a lei con cui si era sempre trovato bene, non era uno degli altri con cui almeno una volta al giorno riusciva a litigare, con Robin era sempre andato d’accordo. 
- C’è un’indifferenza diversa fra voi, come una sorta di... - Robin ci pensò su mentre seguiva il gruppo che si muoveva in massa verso il castello di Oden. - tensione, ecco! Qualcosa che prima non c’era. Prima era più un’indifferenza pura... e mi sembrava che dopo Dressrosa aveste trovato il vostro modo di stare insieme... - ricordò che avevano bevuto insieme, Zoro aveva costretto Trafalgar ma ci era riuscito. 
I due rallentarono automaticamente, lo spadaccino soppesò l’idea di dirle di quanto successo quella mattina, ma cambiò idea. Per lui era sempre difficile parlare di sé ed aprirsi, dopotutto non era accaduto nulla di rilevante, non per sua reale volontà. 
- È Trafalgar che è cambiato. - liquidò così, il che era poi vero.
Robin ci pensò, Trafalgar aveva passato molte tempeste emotive a Dressrosa, aver vendicato il suo passato grazie a Rufy sicuramente non era una cosa da poco, lei ne sapeva qualcosa. 
- Sistemare i conti col passato ti cambia radicalmente e profondamente... - disse lei, Zoro la guardò incuriosito. Dentro di sé sapeva che Trafalgar era diverso nei suoi confronti, nel modo di toccarlo le poche volte che lo faceva e nei gesti che si concedeva. Per non parlare di quello che aveva permesso accadesse quella mattina. 
- In che senso? - per lui era diverso, non aveva mai avuto un passato da fronteggiare e sistemare. Aveva solo una serie di promesse da mantenere. 
- Cambia la tua ragione di vita, la tua visione del mondo e delle cose, spesso anche delle persone... - Robin cercò di spiegarglielo in modo semplice anche se non lo era. 
- Ti interessi a cose che prima non consideravi? 
Robin annuì per poi aggiungere pensierosa: - Sì ma anche il modo in cui vedi le cose. Certe situazioni che vivi ti colpiscono diversamente da prima. È come se quando hai dei conti in sospeso tu viva per risolvere quelli e blocchi ogni altro genere di sentimento ed emozione, poi anche un semplice gesto quotidiano ti fa sentire nuovo e inizi a provare di più perché ti sblocchi, no? E una carezza la vivi con emozione, mentre prima nemmeno ti permettevi di sentirla. 
Per lei era stato così il suo percorso, per cui parlava con cognizione di causa.
Mentre lei parlava Zoro capì perfettamente cosa intendeva e capì anche cosa probabilmente stava passando il loro compagno di viaggio provvisorio. 
- Anche il piacere fisico? 
- Vuoi dire innamorarsi? 
Zoro piegò la testa. 
- Sì, ma non solo... tutto quello che c’è nel pacchetto... - Robin sorrise al modo in cui definiva Zoro la sfera sentimentale e sessuale. 
- Sì soprattutto quello. Prima il piacere fisico e sessuale non sapevi nemmeno cosa fosse, non perché te ne privavi, ma perché la tua mente non ti lasciava sentire nulla, non volevi altro che vendicarti. Poi la mente si sblocca, ti apri, inizi a sentire prima fisicamente, è più facile, e poi emotivamente. Puoi innamorarti, insomma. Ma la cosa più buffa è che prima non sapevi di averne bisogno, poi te ne accorgi e te lo concedi e non puoi più farne a meno, diventi dipendente di quello. Piacere fisico, sentimenti, emozioni, amore... 
Zoro riversava le parole di Robin su Trafalgar vedendolo molto meglio di prima che era stato un rebus di cui non gli era importato molto. Ora non gli importava comunque, ma aveva intrecciato certe situazioni con lui e la curiosità si era insinuata. 
- Dopotutto è un membro della ciurma, no? 
- Momentaneamente... - sottolineò lei con leggerezza. Zoro provò fastidio in quella specifica, come se sminuisse il legame che c’era fra Trafalgar e loro. Per lui combattere fianco a fianco, rischiare la vita, bere insieme era sacro, creava un sodalizio eterno. 
Era lo stesso modo in cui vedeva le cose Rufy e Zoro oltre a capirlo le condivideva. 
- Ti preoccupi per lui? - chiese lei dolcemente e anche un po’ divertita, Zoro solitamente viveva in un altro pianeta, ma poi faceva qualcosa che ti faceva capire che invece si interessava a chi aveva vicino e che li aveva a cuore. 
- Dopo un po’ che si passa il tempo insieme e si fanno tante cose, viene spontaneo, no? 
Robin non rispose ma sorrise intenerita di come i sentimenti funzionassero per certe persone notoriamente chiuse e difficili. 
Probabilmente Zoro aveva vissuto più cose con Trafalgar di lei anche se lei aveva un passato più simile in realtà, almeno in certe situazioni. 
- Siete simili. - disse lei poi pensando la stessa cosa. Zoro la guardò attento. 
- A Rufy vuoi dire... - Robin lo guardò senza capire. - Fisicamente si somigliano... - Robin annuì. 
- Ma io intendevo caratterialmente... siete simili, sai? Apparentemente freddi, scostanti e sulle vostre, poi vi accendete per certe cose e siete feroci e capaci di una grande passione. Lui riesce ad essere più razionale e pragmatico, tu sei un finto razionale... - Robin concluse ridendo. Zoro fece il broncio:
- Non mi piace essere razionale. - la donna rise più forte. 
- Non è il tuo rischio. 
Zoro continuò a pensare a quello che aveva detto, specie alla parte in cui lo paragonava a Trafalgar. Se erano davvero simili in qualcosa forse poteva capirlo e aiutarlo. Il motivo per cui voleva farlo non era molto importante, per lui ora come ora erano compagni e questo era sufficiente anche solo per fargli rischiare la vita per lui, cosa che aveva anche già fatto. 
Per lui tutti i suoi compagni erano importanti, anche se nessuno lo era quanto Rufy. 
- Rufy è sicuro che si scontrerà con Big Mom, vedrai... - disse poi come se c’entrasse direttamente col discorso che facevano. Robin rise divertita. 
- È molto probabile. - ed anche Zoro ghignò sebbene Trafalgar si sarebbe arrabbiato all’idea di un piano andato per aria. Sicuramente in quello erano diversi. 
 

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Capitolo 6
*** Pugno allo stomaco ***


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5. PUGNO ALLO STOMACO

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Trafalgar non sentiva la necessità di parlarne per il semplice fatto che non sapeva nemmeno con chi farlo. Non si era mai confidato su nulla, il solo con cui eventualmente avrebbe potuto parlare era Bepo ma lui era un orso perciò non poteva sicuramente essere utile su certe questioni. 
“Non c’è niente di male nel concedersi un po’ di piacere fisico.” si disse alla fine del loro cammino. Giunsero così alle rovine del castello di Oden in un paio di ore, non ci impiegarono molto ed incredibilmente non incapparono in danni. O meglio non ne fecero. 
La cosa che sorprese tutti fu l’impressione che lì sopra diventasse notte: sulla cima della collina dove un tempo sorgeva un magnifico e regale castello, c’era come una nuvola che calava una fitta nebbia su tutte le rovine. Una nebbia che appannava la vista e creava un’atmosfera inquietante, di quelle che penetrano le ossa e ti lasciano senza fiato. 
Appena arrivarono nella zona, tutti improvvisamente si zittirono, nessuno ebbe stranamente voglia di scherzare ed in un gruppo chiassoso sempre voglioso di giochi e chiacchiere come il loro, fu subito indicativo. 
Zoro come gli altri percepivano una strana atmosfera che aleggiava tutt’intorno, come se ci fossero dei fantasmi che abitavano quelle macerie. Lui era molto sensibile allo spirito delle spade, nel paese dei samurai non era strano che percepisse qualcosa, ma non riusciva a catturarlo e a metterlo a fuoco. 
Era come se ci fossero delle grida rimaste intrappolate lì dentro. 
Raggiunto il castello vero e proprio, o meglio ciò che ne rimaneva, notarono le tracce di un gravissimo incendio che aveva raso al suolo la maggior parte di quella che un tempo era stata una splendida costruzione. 
Kin’Emon ed il suo gruppo, fece loro attraversare tutte le mura in pietra rimaste per portarli al centro del giardino interno, un enorme spiazzo al centro del quale si ergevano delle lunghe colonne di pietra con sopra delle incisioni. 
Quando tutti i nuovi arrivati lessero i nomi, ci rimasero di stucco. 
Il colpo che sentì Zoro fu come un pugno fortissimo allo stomaco. 
- Lapidi... - disse qualcuno a mezza voce. 
- Le loro lapidi... - lo corresse qualcun altro. Di Kin’Emon e dei suoi samurai, compreso Momo. 
Il silenzio fu assoluto nonostante lo shock fosse alto, tutti guardarono il loro compagno che li aveva portati fino lì in attesa di spiegazioni. 
- Che significa? Perché ci sono le vostre tombe? - chiese Trafalgar impaziente, stufo di aspettare oltre. 
A quel punto Kin’Emon prese respiro e con aria seria e solenne, spiegò il resto della storia taciuta. 

Ovviamente c’era un solo motivo per ergere delle tombe. 
Le tombe erano per i morti, non per i vivi. 
Ci fu un momento in cui tutte le persone riunite lì pensarono che fossero dei veri fantasmi, che fino a quel momento non si fossero resi conto di aver avuto a che fare con dei morti. 
Complice l’atmosfera lugubre e spettrale, probabilmente.
Poi ci fu il magone, un nodo che salì dalla gola e gli impedì di respirare per tutto il tempo che Kin’Emon raccontò la loro triste storia, peggio di quello che già avevano saputo. 
Detronizzato il loro signore e ucciso, Oden Kozuki, il glorioso regnante del Paese di Wa di un tempo, loro erano stati spediti nel futuro in avanti di venti anni dalla moglie di Oden che aveva un potere dei frutti del diavolo, per permettergli di vendicarsi in quello che sarebbe stato il loro domani. In quel tempo la donna era stata uccisa insieme a chiunque fosse dalla loro parte, il castello andò in rovina e i nove samurai, compreso il figlio erede Momo, creduti morti nell’incendio, vennero ‘seppelliti’ lì dentro in un luogo che di sacro in realtà non aveva niente. Un luogo che sapeva solo di maledizione. 
Ora, venti anni dopo, tutti li credevano morti ed il nome Kozuki era infangato e considerato un crimine nominarlo. 
La lunga vendetta consisteva nel radunare tutte le forze possibili interne ed esterne a Wa, gente disposta ad aiutarli, fra cui chi ancora rimaneva fedele al Signore di un tempo, per poi riappropriarsi del trono. 
Ad aver capeggiato la rivolta era stato Orochi, aiutato dall’imperatore pirata Kaido.
- L’hai sentito? - chiese Zoro serio a Trafalgar dopo che i due si ritrovarono insieme ai bordi esterni delle rovine. 
Trafalgar si era allontanato da solo chiedendo un momento per riflettere, Zoro trovando strano quella necessità l’aveva raggiunto silenzioso. 
Il chirurgo si girò verso di lui, ma poi tornò al muro di nebbia fitta che aleggiava sulla sommità della collina. 
- Cosa? 
- Il pugno allo stomaco quando ha detto che per tutti sono morti. 
Trafalgar chiuse gli occhi ed inarcò le sopracciglia. 
- Incredibilmente. 
I due rimasero a riflettere sulla storia e sul piano che ora avevano completo. 
- Che faremo? - chiese poco dopo Trafalgar abbassando lo sguardo cupo e confuso. Non capiva come doveva sentirsi in merito. Loro erano lì per sconfiggere tutti insieme il nemico comune, ovvero Kaido. Si erano uniti tutti i gruppi che puntavano ad eliminarlo, non avevano motivazioni molto nobili dietro. 
- Andremo e ci infiltreremo con le coperture che ci fornirà Kin’Emon e raccoglieremo informazioni e accoliti per la battaglia finale. L’hai sentito anche tu il piano, sei più bravo di me in queste cose! - disse Zoro stupito che gli chiedesse una cosa simile. 
La vena di Trafalgar si ingrossò sulla tempia mentre la necessità di picchiarlo lo inondava. 
- No, asino! Intendevo in senso lato! - Zoro lo fissò corrucciato. 
- Eh? - Trafalgar così gli diede un pugno sulla spalla non riuscendo a trattenerlo. 
- Mi chiedo con chi mi sono messo a fare affari! - l’altro ricambiò il pugno seccato. 
- Beh puoi sempre andartene ed agire da solo, chi te lo impedisce? 
- Il buonsenso! Da solo non posso farcela contro un imperatore! 
Trafalgar si prendeva anche la briga di rispondergli, a volte si stupiva di quanto ottuso potesse essere Zoro per quanto fra tutti fosse uno dei meno irritanti. A volte però il livello di fastidio saliva alle stelle. 
- Senti, non ho studiato per cui non usare termini strani! - concluse offeso lo spadaccino che ancora una e se ne sarebbe andato. Il collega prese un respiro profondo, nemmeno lui aveva studiato, ma aveva letto tantissimo per colmare le sue lacune. Evidentemente le priorità di Zoro erano state altre. Diventare forte, per esempio. Stringere legami solenni. Mettere l’onore sopra ogni principio. 
- Noi siamo venuti per sconfiggere un nemico comune, Kaido. Per poter un giorno dominare i mari, trovare lo One Piece e tutte queste stronzate... - spiegò freddamente tornando calmo nel fissare davanti a sé quella coltre di nebbia fitta, sembravano fuori dal tempo, sospesi in uno spazio indefinito. - Questa gente si gioca il diritto di essere vivi, l’onore della propria casata e anche di loro stessi. Si giocano cose importanti, mentre sono creduti dei fantasmi. - Zoro rimase colpito dalla sua confidenza e si fece serio pensandoci. 
- Il risultato sarà lo stesso, anche se il peso delle loro motivazioni sono maggiori e più solenni. 
Trafalgar lo guardò senza capire e lui ricambiando disse sicuro di sé, con il suo tipico ghigno sulle labbra: - Vinceremo noi e Kaido scomparirà dallaTerra! 
Sentirglielo dire con una fede e convinzioni simili aprì qualcosa in lui, non speranza ma la consapevolezza che non importava il motivo, importava quello che si faceva. 
Importava il risultato finale. 
- Se uno riacquisterà l’onore ed il diritto di vivere e qualcun altro invece solo una posizione più di vantaggio nella gara per un tesoro finale... beh, chi se ne frega, no? - Trafalgar si ritrovò a sogghignare nella sua stessa maniera e annuì alzando il pugno verso di lui in segno di un brindisi immaginario, l’altro lo ricambiò scoccando le nocche con le sue, pensando che finalmente iniziava una nuova fase. 
- Sai, io amo l’inizio dei nuovi piani! - fece poi seguendo quell’idea. 
- Io preferisco la fine, se riescono bene. - Zoro ridacchiò. 
- Quello è scontato. Ma l’inizio è come una nuova avventura... non sai cosa succederà anche se speri in qualcosa di particolare. Potrebbe accadere di tutto. - Trafalgar lo guardò curioso con le mani nelle tasche in segno di rilassatezza, sentendosi assurdamente meglio e più leggero. Guardò uno Zoro eccitato e felice che luccicava di una luce intrigante. 
- Ti piace il mistero? 
- No, mi piace l’idea che qualcosa accada. Non importa cosa, purché succeda! 
Trafalgar rimase interdetto. 
- Ma potrebbe andare male... - Zoro alzò le spalle. 
- La staticità è la vera morte. - concluse sicuro lo spadaccino. Trafalgar ci rifletté, dava spunti di conversazione e riflessione interessanti, normalmente non amava parlare, ma se trovava il via non aveva una testa tanto vuota. Forse aveva bisogno della persona giusta. 
- Cosa pensi che succederà quando e se otterrete quello per cui state tanto combattendo? Se realizzate ogni cosa... 
Zoro lo guardò sorpreso della sua domanda, non ci aveva mai pensato. Si perse nei suoi occhi circondati da due occhiaie scure sempre perenni, il suo pallore spettrale che si sposava bene con quel posto lugubre. Il vero fantasma a volte sembrava lui. Poi sorrise ed alzò le spalle circondandogli il collo col braccio senza esitare. 
- Berrò fino a svenire! - non era una vera risposta, ma per il momento la sua mente non riusciva a concepire un momento così ipotetico e alto di desiderio. 
Trafalgar si ritrovò trascinato da lui verso gli altri come se dovesse festeggiare qualcosa, come quando l’aveva costretto a bere a Dressrosa. Senza rendersene conto si trovò a seguirlo circondandogli la vita con un braccio per non cadere. Fecero alcuni passi così, elettrizzati entrambi per motivi diversi. 
- Sei proprio eccitato... - disse Trafalgar calando lo sguardo sul suo inguine gonfio, Zoro non capì ovviamente cosa intendeva e non notò il suo ghigno divertito e malizioso, perciò rispose sinceramente: 
- Ti ho detto che amo l’inizio dei nuovi piani! 
- È solo l’adrenalina che ti scorre in circolo all’idea di qualcosa di complicato e difficile... - glielo spiegò da un punto di vista medico, sapendo che non era eccitato per lui, ma l’altro rise: 
- Qualunque cosa sia non vedo l’ora di iniziare! - e la strana tristezza percepita prima, era scemata via in un attimo, quasi, lasciando solo voglie. Voglie diverse per entrambi, in uno d’avventura, in un altro di sesso. 
Precisamente quello.
E con lui, per giunta. 
Trafalgar lo capì e spostò la mano dalla vita al fianco, fino alla cintura che reggeva le spade, ancora un po’ e avrebbe potuto toccare altro. Ma a quel punto arrivarono dagli altri e separandosi si diedero un tono, evitando di sembrare due amiconi che andavano ad una sagra. O che da quella sagra ci tornavano. 

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Capitolo 7
*** Il solito ottuso ***


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* Zoro si rende finalmente conto che Trafalgar ha qualcosa di strano nei suoi confronti, complice l'alcool che gli rifila a tradimento e a stomaco vuoto, ma non afferra bene di cosa si tratta. Ci va vicino in un certo modo, ma ancora non ci siamo. Nel frattempo si devono integrare nel paese di Wa con le loro coperture e così il piano ha ufficialmente inizio. Le fan art non sono mie ma trovate in rete e somigliano molto alle scene da me descritte anche se non sono uguali. Alla fine mi sta piacendo parecchio quella coppia al punto che potrei veramente scrivere una fic fuori serie dove Zoro non sta con! <3 Buona lettura. Baci Akane

6. IL SOLITO OTTUSO

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Essere ronin per Zoro fu naturale, era un po’ ciò che era realmente dopotutto; inserendosi nella cultura di Wa, ciò che lui era stato fino a che aveva incontrato Rufy si definiva in quel modo.
Ronin.
Un samurai senza casato perché il suo era andato in rovina oppure si era ribellato ad esso. 
Non era strano incontrare ronin, nel Paese di Wa, per cui in realtà non incontrava gente astiosa nei suoi confronti sebbene in quanto samurai senza casato potesse essere visto male. 
Il resto di quel primo giorno lo passarono tutti ad inserirsi nelle realtà sotto copertura che erano state create da Kin’Emon per loro. 
Ognuno di loro aveva un ruolo od  un mestiere, con esso andarono in giro per il paese alla ricerca di un’occupazione per potersi di conseguenza inserire nella comunità, carpire informazioni e soprattutto scovare i seguaci dei Kozuki. 
Il ruolo di un ronin consisteva nel eseguire lavori su commissione che solo i samurai potevano portare a termine. Specie consistevano nel proteggere delle persone o cacciarne altre. 
Né più né meno ciò che aveva fatto prima di incontrare Rufy, dopotutto. 
Trafalgar in quanto medico si inserì come tale. 
Zoro non aveva dimora fissa, ufficialmente era uno che girava di luogo in luogo alla ricerca di lavori per guadagnarsi da vivere, di notte chi non aveva trovato casa in città, andava a dormire fra le rovine del castello di Oden, poiché comunque esso restava la base per tutti loro. 
Di essi, non molti ci tornavano, quasi tutti dopo aver trovato lavoro trovarono anche una casa provvisoria. 
Trafalgar preferiva tornare sempre alla base ogni sera, decisero comunque di radunarsi regolarmente per fare i rispettivi punti della situazione e scambiare le informazioni raccolte. Anche tutti i samurai di Kin’Emon, compresi lui e Momo, si stabilirono lì in quella che un tempo fu la loro reale casa. 
Per quanto in rovina, il castello era ancora sufficientemente grande e abitabile, tuttavia ben presto il problema fu rappresentato dal cibo. Gran parte degli animali dell’intro paese così come quasi tutta l’acqua dei ruscelli era contaminata dalle fabbriche di Orochi che industrializzavano il paese. Per cui non era realmente facile procurarsi cibo e acqua puliti. 
Quando capirono il problema principale di quel posto, fu tardi. Finirono infatti per capirlo a loro spese, quando si ritrovarono a contorcersi da atroci fitte di dolore alla pancia e per la gran parte della notte chiusi in bagno. 
L’unico che comunque mangiava e beveva tranquillamente senza grosse conseguenze, era Zoro. 
Trafalgar lo guardò perplesso durante la prima notte fra le rovine, mentre assistevano alle inevitabili conseguenze intestinali degli altri. 
- Ma come diavolo fai? - Chiese Trafalgar mentre cercava di preparare un antidoto che aiutasse gli altri. Zoro alzò le spalle e con esse una borraccia di sakè. 
- Ho solo un po’ di mal di pancia, niente di che... - Trafalgar ridacchiò vedendolo bere alcool, per il resto era così abituato a sentir male che anche se ne aveva non reagiva come gli altri e quasi non ci faceva caso. 
- Dunque hai solo un’alta soglia di dolore... - Zoro non era interessato a quale fosse il motivo per cui lui potesse rimpinzarsi di cibo liberamente. - Forse dopo la prima volta che hai avuto la febbre il tuo corpo ha sviluppato da solo gli anticorpi ed ora subisci meno rispetto ad altri... - Trafalgar era fatto così, doveva capire tutto e darsi risposte alle mille domande che si ponevano nella sua testa. 
- Che palle, pensavo sarebbe stata una festa ogni sera... ma qua sono tutti sparsi a contorcersi dal dolore... gli altri sono già stabiliti in città... io mi annoio! - Zoro si lasciò andare sulla schiena allargando le braccia mentre poggiava la fiasca al suo fianco. Trafalgar ridacchiò mescolando il composto che aveva ridotto in poltiglia. - Tu piuttosto? Perché non stai male? - Trafalgar lo fissò perplesso come se fosse ovvio. 
- Non mi fido mai di niente e nessuno, dopo che ho capito che qua era tutto contaminato ho evitato di bere e mangiare... - Zoro realizzò che era a digiuno da quando erano naufragati e spalancando gli occhi si alzò di scatto e gli ficcò in bocca la sua bottiglia, facendogli bere il sakè a forza. 
- Andiamo, questo non è contaminato! Non puoi stare a stomaco vuoto fino alla battaglia! - Trafalgar avrebbe voluto rispondergli che intendeva individuare il cibo sano e che avrebbe mangiato quello, perché era ovvio che da qualche parte ci dovesse essere, ma non ne ebbe tempo, infatti dopo le prime lunghe sorsate il fatto di essere a stomaco vuoto e bere alcool non andò a suo favore. 
Appena riuscì a togliersi il braccio di Zoro dal collo e la sua bottiglia dalla bocca, sentì subito la testa girargli ed uno strano senso di euforia accoglierlo. Non era mai stato un gran bevitore in quanto non aveva mai avuto nulla da festeggiare, perciò non era abituato a quel genere di cose. L’ultima volta a Dressrosa corrispondeva ad una delle prime, in realtà. 
- Sei un idiota! - rispose seccato, Zoro rise dandogli una pacca sulla schiena. 
- Per superare gli ostacoli devi abituarti... - Trafalgar lo guardò seduto al suo fianco. 
- A cosa?  
- Agli ostacoli! - non trovava il nesso logico con quel che diceva, ma non riusciva ad articolare la frase in modo sensato, spinto anche dal fatto che tanto lui non avrebbe comunque capito nulla, alla fine rise lasciando perdere. 
Un momento, rideva?!
Quando si vide fare ciò, Trafalgar capì di non essere ancora abituato all’alcool e realizzò cosa intendeva Zoro nel suo modo contorto. 
- Cioè devo bere tanto così poi mi ci abituo e sarà come bere acqua fresca? - Zoro rise dandogli un’altra pacca addosso. 
- Bravo, proprio quello che intendevo! 
- Peccato, ormai è tardi. - così dicendo Trafalgar si voltò verso Zoro, gli prese il mento fra due dita e sorprendendolo, lo baciò. 
Zoro non si aspettava di certo una cosa del genere, il tempo che ci impiegò a realizzare che lo stava baciando sulla bocca, gli stava già infilando la lingua dentro. Non fece molto altro perché a quel punto lo scaraventò dall’altra parte con una bracciata ed alzandosi mugugnò solo un: - Forse è meglio se non bevi più! - poi se ne andò a farsi un giro, ancora shoccato del suo assurdo gesto. 
Di tutto si sarebbe potuto aspettare da lui tranne che lo baciasse. 
Dunque da ubriaco diventava maniaco. Beh, divertente se non fosse che lui era occupato con Rufy e comunque non aveva voglia. O meglio ce l’aveva, ma di Rufy, non di chissà chi. 
“Nemmeno se fossi disperato andrei con un altro stando con Rufy! Ma tanto non sapeva nemmeno che faceva!” 
Se lo ripeté a lungo mentre percorreva tutto l’esterno intorno alle rovine, scendendo la collina a grandi passi. Si sentiva seccato anche se capiva che lui non c’entrava nulla e che non aveva colpe di alcun genere. 
L’effetto dell’alcool non durò molto in Trafalgar, con la botta ricevuta si riebbe subito e rendendosi conto di averlo baciato si diede dello stupido. 
“Almeno se lo faccio voglio ricordarlo.” si disse infastidito dal ricordo troppo vago che gli era rimasto delle sue labbra. Se le sfiorò con le dita e fissò la porta da cui era uscito, non si era mai trovato in una situazione così strana. Forse era meglio fare finta di nulla, nel dubbio l’indifferenza era la cosa migliore di solito. 
Anche se doveva ammettere che un modo per farsi Zoro lo voleva trovare, sebbene fosse consapevole non era facile. 
“Dovrei comunque aspettare di finire i nostri affari, una volta che riusciamo nell’intento prefissato, allora a quel punto posso anche far scoppiare la coppia e prendermi Zoro. Prima di quel momento sarebbe stupido da parte mia.”
Sebbene ci ragionasse su e lo sapesse, i propri istinti primordiali ormai avevano iniziato a muoversi per conto proprio e stendendosi sul letto di fortuna ricavato con quanto trovato in giro, si infilò la mano nei pantaloni aperti ed iniziò a toccarsi pensando a lui. 
Una parte di sé iniziava ad essere stufa di aspettare sempre i momenti adatti per fare ciò che desiderava. 

Al mattino Zoro era già partito per il villaggio alla ricerca di qualche commissione. In realtà era lì da molto poco e doveva far girare la voce della presenza di un bravo ronin, ma non era facile perché lui non era loquace quanto Usop. 
In testa aveva prevalentemente Trafalgar e quel suo strano gesto inconsulto, anche se ubriaco che gli era saltato in mente di baciarlo? Era così disperato? 
Pensandolo iniziò a macinare l’idea che forse avesse solo bisogno di qualcuno con cui fare sesso e su quello poteva capirlo perché in effetti anche lui aveva un gran bisogno di farlo, ma con Rufy naturalmente. Chissà quando avrebbero avuto tempo, ormai. 
“In questa fase del piano sarebbe perfetto, peccato che lui non c’è e che arriverà di sicuro in prossimità della grande battaglia... chi avrà più tempo per una scopata come si deve?”
Zoro non era tanto di buonumore all’idea di dover aspettare tanto per avere il corpo di Rufy fra le mani. Per gli uomini il sesso era una cosa fisiologica necessaria, oltre che un piacere su ogni piano. Privarsene per una persona abituata a farlo regolarmente significava aumentare la dose di stress e nervoso, ma nel caso di Zoro non era un grande problema perché si sarebbe limitato a sfogarsi con la spada su chi gli stava intorno. Sperava in qualche commissione difficile dove avrebbe dovuto combattere con qualcuno di degno del suo calibro, però come inizio non arrivò nulla. Farsi una fama non era facile in un posto sconosciuto specie se doveva stare in incognito. 
Così ebbe modo di pensare a Trafalgar.    
“Se ha bisogno di scopare e non ha un fidanzato dovrebbe provare a cercare un ragazzo disponibile, di gente che fa sesso e basta ne trovi. È un bel tipo, qualcuno che voglia farselo lo troverà di sicuro. Io se fossi libero me lo farei.” 
Sovra pensiero iniziò a valutare i ragazzi che vedeva per capire se sarebbero stati bene con Trafalgar o se gli sarebbero piaciuti, dopo un po’ valutò che il genere effemminato sicuramente non si addiceva ad uno come lui, ma nemmeno uno stile Rufy tutto esuberante ed allegro fino all’estremo. L’avrebbe ucciso dopo poco tempo.
Alla fine dedusse che se aveva baciato lui probabilmente aveva un debole per quelli virili e mascolini e che non parlavano tanto, così individuati un paio appetibili iniziò a tirargli delle lame di fortuna mirate a ferirli senza esagerare nelle lesioni. Il necessario per spedirli dal dottore. 
Di volantini della nuova clinica medica di Trafalgar era tutto pieno in giro, per cui fu naturale per tutti questi feriti in modo misterioso andare da questo nuovo dottore. 
Dopo aver procurato la ‘merce’, Zoro soddisfatto andò col suo bel ghigno a controllare la fase successiva del suo infallibile piano per aiutare il suo compagno provvisorio di disavventure. 
“Rufy sarebbe fiero di me nel sapere che sto aiutando Trafalgar a curare il suo spirito!”
Ovviamente una parte essenziale per chiunque, specie chi utilizzava una spada per combattere. “Il mio è un po’ trascurato ma spero di rimediare presto col mio ragazzo se si muove a tornare...”
Quando raggiunse la clinica, un posto aperto da solo un giorno in realtà, vide una coda che arrivava fino a fuori composta completamente da bei ragazzi muscolosi e virili simili a lui. Li guardò con orgoglio e facendo il giro dell’edificio arrivò alla finestra dell’ufficio e bussò col suo tipico ghigno soddisfatto stampato in faccia. 
Trafalgar, sorpreso da tutti quei pazienti che non si aspettava così da subito, congedò l’ennesimo bel ragazzo con le stesse ferite da ‘lama volante’ e si prese cinque minuti di pausa per salutare Zoro. 
Aprì la finestra stupito anche perché non si sarebbe di certo aspettato di vedere Zoro dopo quanto successo la sera prima. Per lui andava bene archiviare la cosa così facendo finta che non fosse successa? Forse era meglio, in effetti. 
Aprì e si affacciò appoggiando i gomiti, Zoro era lì fuori in piedi con il suo kimono da samurai aperto, la capigliatura da samurai anch’essa, le solite tre spade ed il fiasco tipico da sakè appeso dall’altra parte della cintura. Aveva un ghigno soddisfatto di chi ha fatto qualcosa di cui è proprio fiero. 
- Hai scoperto qualcosa di utile? - chiese ignorando totalmente il malo modo in cui si erano lasciati la sera prima. 
Zoro scosse il capo sempre sorridendo. 
- Per niente. 
- Allora hai trovato una commissione interessante? - Zoro scosse ancora il capo sempre senza spegnere il ghigno.
- Hai conosciuto qualcuno di utile? - Zoro ancora fece di no e Trafalgar si scocciò con la sua solita vena sulla tempia che pulsava: - E allora che diavolo hai da sorridere come un ebete? - chiese seccato. Zoro rise di gusto. 
- Volevo solo vedere se stavi gradendo il mio regalo! 
A questa frase Trafalgar capì che era stato Zoro a ferire tutte quelle persone e dal genere di ferite in effetti aveva pensato a lui, ma non aveva immaginato il motivo per cui avrebbe dovuto ferirli in quel modo. 
- Ma ti ha dato di volta il cervello? Perché mai avresti dovuto ferire tutte queste persone in questo modo? - lo sgridò, l’attività che gli riusciva meglio.
- Mi sembra ovvio! 
- Volevi fornirmi pazienti? - Zoro annuì. 
- E pretendenti! - puntualizzò sicuro di sé lo spadaccino. Trafalgar spalancò gli occhi convinto d’aver capito male. 
- Pre...pretendenti? Per cosa? - chiese senza minimamente arrivarci. 
- Come per cosa? Mi sembra ovvio che sei emotivamente stressato e non c’è niente di meglio del sesso per curare lo spirito! È importante per noi che usiamo la spada e il sesso è il sesso! Sicuramente ti manca! Perciò prego. Spero di avere indovinato i tuoi gusti! Sentiti libero di mandarmi commissioni avvincenti se te ne arrivano fra le mani! 
Con questa spiegazione senza mezzi termini e molto convinta, Zoro se ne andò salutandolo mentre Trafalgar, ancora shoccato, rimase lì a guardarlo incredulo che la sua testolina piccola e malconcia avesse elaborato una cosa simile dal suo bacio da ubriaco della sera prima. 
Dopo diversi istanti di puro e profondo shock da cui forse non si sarebbe ripreso mai del tutto, Trafalgar scosse il capo e chiuse la finestra con la propria personale conclusione: 
“Che poi mi spiegherà perché si sente in dovere di aiutarmi in tal senso, posto che io abbia il genere di problema che sostiene lui?”
Non che magari Zoro avesse torto, però non aveva ovviamente capito un punto nodale del suo ‘problemino’.
Trafalgar voleva fare sesso con Zoro, non con altri ragazzi in generale. 
Una bella differenza. 

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Capitolo 8
*** Venendo allo scoperto ***


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*Dopo la prima giornata di lavoro (e spionaggio), Zoro e Trafalgar si ritrovano da soli in disparte rispetto alle rovine ed è l'occasione perfetta per far venire Trafalgar allo scoperto. Zoro sembra solitamente in un altro mondo finché non dimostra di essere incredibilmente sul pezzo, poiché quando qualcosa gli interessa, lui c'è anche più degli altri. Credo sia piuttosto evidente la mia passione per quei due e rileggendo quello che avevo scritto un sacco di tempo fa (veramente tanto), mi viene una gran gola di scrivere ancora di loro, ma senza terzi incomodi di mezzo (povero Rufy, terzo incomodo... ^^') Nel frattempo, buona lettura. Baci Akane* 

7. VENENDO ALLO SCOPERTO

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Trafalgar aveva notato che Zoro non aveva la testa completamente vuota come sembrava, infatti gli aveva spedito ragazzi simili a lui, virili, muscolosi e non espansivi. 
C’era un altro che rispondeva a quella descrizione, uno con cui aveva avuto qualche scontro/incontro in passato ma che non vedeva da un po’. 
Pensando a Kid, Trafalgar si chiese come stesse. 
“Quelli come lui se la cavano sempre. Sarebbe perfetto nella nostra alleanza, lui è molto forte e sufficientemente matto da sfidare tutti gli imperatori.” 
Ci pensò mentre chiudeva la clinica per la giornata appena conclusa in modo piuttosto proficuo.
Qualcuno dei pazienti era ben disposto al discorso di ribellione ad Orochi e Kaido, così Trafalgar se li lavorò a dovere senza però provarci con nessuno di loro né invitarli a mangiare insieme da qualche parte. 
Aveva oltremodo sparso la voce di un bravo ronin in città in cerca di commissioni e qualcuno aveva suggerito di cercare un certo Tokiko, un assiduo frequentatore del palazzo, che aveva alcune necessità speciali. 
Trafalgar aveva intenzione di mandare Zoro da questo Tokiko, lavorare per gente che frequentava il palazzo era l’ideale per trovare informazioni utili. Sempre che quell’impiastro di Zoro sarebbe stato in grado di fare una cosa senza rovinare l’altra e soprattutto senza scoprirsi. 
Consapevole di doverlo istruire bene e magari che fosse meglio anche seguirlo per assicurarsi che non ne combinasse una delle sue, andò a cercarlo prima di tutto alle rovine del castello di Oden, dove era la loro base. 
Lo trovò sulla strada, si era piazzato in una radura a fare fuoco su cui cuoceva un animale infilzato in due bastoni appuntiti e infilzati nel terreno proprio sopra le fiamme. 
Trafalgar sorpreso di trovarlo lì e non dagli altri, si fermò avvicinandosi. 
- Ehi... come mai sei qua? - sorvolò sul fatto che continuasse imperterrito a mangiare carne avariata, del resto pareva effettivamente in grado di sopportare gli effetti. 
Zoro non si spaventò avendo percepito la sua presenza molto prima, lo salutò alimentando il fuoco e girando la bestia che aveva scotennato per poterla cuocere.
- Kin’Emon ha detto che non mangeranno mai più niente che non sia sicuro e di non fare fuoco fra le rovine che potrei attirare l’attenzione di qualcuno che non deve sapere che c’è gente lì. - spiegò calmo, Trafalgar sorpreso che eseguisse degli ordini con tanta diligenza, si sedette accanto a lui togliendosi lo haori. Nel paese di Wa non faceva freddo e stare davanti al fuoco, sebbene fosse quasi sera, gli faceva troppo caldo. 
La radura in cui si era sistemato sembrava sicura, non era vicino ad alcun bosco pericoloso ma fra alcune rocce naturali che creavano una sorta di copertura. 
Zoro si era tolto sia lo haori che la parte superiore dello yukata, la quale ora pendeva alla vita grazie alla obi; tutto il suo torso era così nudo e Trafalgar ebbe modo di controllare le ferite incredibilmente rimarginate. Gliele toccò sia per accertarsene sia perché gli piaceva la sensazione della sua pelle sotto le dita, tuttavia avendo bisogno di una scusa per toccarlo, aveva usato quell’espediente. 
Zoro si irrigidì per un momento e voltò lo sguardo per vedere che faceva, Trafalgar si affrettò a spiegarglielo: 
- Hai una capacità rigenerativa incredibile... - lo fissò interdetto. - Guarisci in fretta! - spiegò. L’altro capendo annui e Trafalgar ridacchiò. 
Tolse le mani dalla sua schiena seppure a malincuore e tornò a sedersi vicino a lui. Zoro al novanta percento delle volte era a torso nudo, ma in quella situazione con lo yukata abbassato e davanti ad un fuoco, era l’ideale. 
Sorseggiò ancora del sakè dalla fiaschetta in ceramica e sogghignando gliene porse un po’. Trafalgar scosse il capo ricordando cos’era successo la sera prima. 
- Penso che mi abituerò a modo mio a certe cose... - disse lapidare. Zoro rise prendendosi gioco di lui, preferendo viverla così con leggerezza poiché ci teneva a mantenere un buon rapporto con lui. 
- C’è solo un modo per abituarsi... fare pratica! - replicò il concetto della sera prima continuando a bere, Trafalgar scosse la testa muovendo le braci infuocate con un legno lungo. 
- Preferisco essere sobrio quando faccio certe cose, per ricordarle bene e viverle al cento percento. 
Zoro lo guardò ridendo ancora divertito:  
- Un pirata che non regge l’alcool... 
Trafalgar non si sentì deriso anche se un po’ gli seccava avere questo ‘difetto’. 
- Un pirata che fa buone azioni... - lo scanzonò lui, Zoro pensò si riferisse a quella che per lui era stata la sua buona azione giornaliera, ovvero procurargli tanti buoni partiti. 
- Hai gradito? - chiese infatti ricordandosene, quello diede il via ad un argomento che Trafalgar avrebbe preferito continuare ad ignorare. 
- Non ho bisogno di sesso, Zoro. Ti ringrazio per aver cercato di aiutarmi a modo tuo... sei forse l’unico a parte Rufy che mi considera davvero un compagno anche se non lo siamo... - era vero, ma Zoro era sempre stato il primo a far suoi le ideologie di Rufy pur non avendole di suo. 
L’aveva sempre sostenuto a prescindere da tutto, perché era il suo capitano. 
- Per me quel che dice Rufy è sacro, non è solo legge. È il mio capitano. 
- Ed il tuo fidanzato. - gli ricordò Trafalgar che non capiva come vivessero quel confine né se dopotutto ci fosse. 
- Quello non c’entra con le questioni della ciurma. - precisò Zoro che gli seccava se qualcuno insinuava che le sue azioni fossero influenzate dall’amore per il ragazzo e non dal rispetto per il capitano. Per lui era un punto molto importante, Trafalgar lo capì e seppure non capisse come potevano scindere le cose e far funzionare tutto bene, sapeva che in qualche modo ci riuscivano ed era evidente dal successo che avevano avuto fino a quel momento. 
- Dunque mi consideri un compagno solo perché lo fa Rufy? 
Zoro ci pensò fermandosi a fissare il fuoco col broncio, si incupì pensando a quanto avevano condiviso e a come erano andate le cose fino a quel momento, poi rifletté sul fatto che a parte tutto erano sufficientemente compatibili per andare ben d’accordo. 
Era compagno di ciurma di Sanji, per esempio, ma con lui ci litigava di continuo e non gli faceva di certo favori. 
- Non solo, sei effettivamente una compagnia piacevole. Mi vai bene, insomma. 
Trafalgar sorrise compiaciuto mentre una sensazione inebriante lo informicolava nelle viscere, qualcosa di strano e mai provato. 
- Ti vado bene... - ripeté. 
- Penso sia reciproco... 
Zoro alludeva anche al bacio della sera prima, ma non sapeva quanto lo ricordasse e non voleva rovinare l’atmosfera collaborativa che c’era fra loro. In assenza di Rufy era Zoro il capitano ed era lui che doveva mandare avanti la ciurma ed il piano, qualunque fosse. Sapeva che al suo ritorno Rufy avrebbe voluto ritrovare tutto come l’aveva lasciato e come se l’aspettava. 
Zoro iniziò ad affettare un po’ la pancia della bestia per vedere se era cotta, quando la mangiò Trafalgar fece una smorfia al suo posto, ma vedendo che Zoro ingurgitava di buon grado, si mise a ridere scuotendo la testa. 
- Come fai a preoccuparti che sia cotta ma non che è contaminata? Sei un controsenso! E poi sicuramente senza nemmeno alcun sapore è terribile... 
Zoro alzò le spalle e gli porse una coscia che aveva appena staccato a forza e senza complimenti. 
- Non è male se hai fame... 
Il chirurgo scosse in fretta la testa. 
- No grazie, ci tengo troppo al mio stomaco... 
Zoro alzò lo sguardo al cielo alienato da quel concetto su cui premeva tanto e si avventò sulla cena che di lì a poco avrebbe contorto di crampi il suo intestino. 
- Piuttosto hai mangiato? - gli chiese poi con apparente indifferenza. 
Trafalgar annuì, sapendo ormai com’era fatto, sembrava disinteressato, ma se gli chiedeva o faceva qualcosa significava che in realtà ci teneva. 
Era comunque la verità, avendo guadagnato bene come primo giorno grazie a Zoro e ai suoi anomali favori, aveva preso del cibo sano e ricordandosi del regalo che aveva preso per ringraziarlo del pensiero contorto avuto per lui, tirò fuori un’altra fiaschetta di sakè. 
- A proposito, grazie per i pazienti... anche se il tuo metodo per procurarmeli è discutibile... - Zoro rise. 
- Spero sia stato proficuo! - ovviamente intendeva dal punto di vista sessuale, ma Trafalgar passò ad altro ignorando di nuovo la questione sesso che per lui era più importante invece. 
- Devo dire di sì... 
Zoro lo guardò sorpreso a quella risposta, pensando intendesse che aveva approfittato dei ragazzi. 
- Pensavo che non avessi bisogno di sesso... - lo rimbeccò acido, Trafalgar rispose di slancio: 
- Certo che ho bisogno di sesso, ma non con chiunque... - poi si morse il labbro. 
- Non ho indovinato i tuoi gusti? 
Trafalgar si chiuse gli occhi con le dita volendo picchiarlo. Odiava parlare di quelle cose, con lui poi men che meno. 
- Non è quello il punto... - obiettò con la vena che pulsava sulla fronte. 
- Ma quindi hai scopato o no? 
Trafalgar gli diede istintivo un pugno sulla nuca che non sortì molto effetto. 
- Fatti i cazzi tuoi! - Zoro lo guardò col broncio, scocciato. 
- Uno si comporta da amico ed è così che viene ringraziato? 
Trafalgar capì che le intenzioni di Zoro erano nobili e che così rischiava di offenderlo e rovinare quella sorta di rapporto, di sicuro l’ultima cosa che voleva, così con enorme pazienza che non sapeva nemmeno lui quando aveva sviluppato, prese un respiro profondo e ci riprovò. 
- Ti ringrazio del pensiero, ma mi procurerò io se e quando vorrò il sesso che mi interessa. 
- Però ho azzeccato i tuoi gusti, cosa avevano che non andavano quelli? - insistette Zoro. Trafalgar si sentì scoppiare la famosa vena nel cervello e per evitare un ictus prese la bottiglia di sakè procurata e se la bevve. 
- Guarda che così ieri mi hai baciato, non volevo ricordartelo ma sinceramente credo che... - non lo fece finire, gli prese il viso con una mano e strinse con le dita sulle guance, glielo girò di scatto e tornò a baciarlo e questa volta fu più deciso e andò oltre la soglie delle labbra. Infilò la lingua che, per il modo in cui lo teneva, riuscì a farsi strada nella sua bocca; quando si intrecciò prepotentemente alla sua, notò che Zoro era immobile. Sorpreso continuò a baciarlo senza più usare la forza, gli lasciò il viso e si assaporò quel bacio non effettivamente ricambiato, ma nemmeno respinto. 
Quando smise, Trafalgar rimase a pochi centimetri dalla sua faccia e lo guardò incuriosito. lo guardava serio in quel suo modo indecifrabile. 
- Non mi hai respinto... - disse sorpreso. 
- Volevo vedere fin dove ti spingevi questa volta. - a quella frase alzò un sopracciglio scettico. 
- Bella scusa. - Zoro mosse l’angolo della bocca verso l’alto con un mezzo ghigno. 
- Voglio vedere quanto ci metti a venire allo scoperto... - sentendolo si irrigidì e si allontanò di qualche centimetro, smettendo di toccarlo. 
- Cosa? 
Lo spadaccino non si mosse, ma continuò deciso avanzando col busto verso di lui, Trafalgar di riflesso si fece indietro finendo però per cadere sui gomiti, Zoro gli salì sopra provocatorio, in una posizione del tutto equivoca che spesso aveva assunto con Rufy prima di fare l’amore con lui. 
- Se avessi accettato la compagnia di uno di quelli di oggi significava che era solo una necessità fisica. Solo sesso. Ma tu ti accendi solo con me. Sbaglio? Ed usi la scusa dell’alcool per non dire che eri consapevole di quello che facevi... ma non si è mai visto un pirata che non regge l’alcool... 
Trafalgar voleva spingerlo via, ma sapeva che per farlo avrebbe dovuto toccarlo ed in quella posizione steso sotto di lui non sarebbe riuscito a buttarselo via di dosso, bensì avrebbe finito per accarezzarlo. 
Zoro lo stava provocando seguendo un’intuizione e per essere uno ottuso era stato piuttosto sveglio. Aveva i suoi momenti. 
Era in una brutta situazione, non sapeva come procedere. Forse inconsciamente si era detto di usare l’alcool come scusa, ma era vero che era piuttosto in sé, in realtà. Che la sensazione della sua lingua sulla propria era incisa a fuoco nella carne. Trafalgar, esitando, lo toccò sul petto nudo e scolpito, solcato da cicatrici profonde alcune delle quali molto vecchie. 
La sensazione lo uccise, un’ondata di calore lo invase e fu come essere vivo per la prima volta. Una sensazione incredibile. Si morse il labbro e poi fissandolo negli occhi, decise di dirgli la verità, che uno come lui avrebbe accettato esclusivamente quella. 
- Non l’ho cercato, è successo e basta. C’è un certo feeling con te. Tutto qua. - decise per la brevità della versione, omise il resto, ovvero che puntava a portarselo via dopo aver battuto Kaido. 
- Quindi ammetti che ti piaccio? 
- Sono sessualmente attratto da te, va bene ora? - lo disse piano e deciso guardandolo dritto negli occhi, steso sotto di lui. Non esitò, non tremò, non era imbarazzato e nemmeno turbato. 
Era seccato dal dover uscire allo scoperto contro la sua volontà, ma sembrava in grado di accettare la situazione. Zoro annuì e si alzò lasciandolo andare. Quando le sue mani si staccarono dal suo petto, Trafalgar provò l’istinto di alzarsi e schiacciarlo a terra per toccarlo ancora, ma si domò e rimase steso così a fissare il cielo ormai scuro tempestato di stelle. Quella sera era bella a quanto pareva. 

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Capitolo 9
*** Decisioni solenni ***


wa8

*Zoro finalmente è riuscito a far venire allo scoperto Trafalgar che ha deciso di essere sincero, ma come reagirà Zoro dopo aver saputo che lui è sessualmente attratto da lui? Questa è la fine della fic, originariamente avevo in mente che poi dopo la guerra Trafalgar si mettesse con Kid, che è un altro con cui lo shippo da sempre, però vedrò, ancora non ho pensato né scritto, anche perché mi sta piacendo tanto la ZoLaw e penso che scriverò qualcosa per loro. Grazie a chi ha seguito, spero la fic sia piaciuta. Le fan art come sempre non sono mie ma di chi le ha fatte e sono una piccola ispirazione per il capitolo. Buona lettura. Baci Akane*

8. DECISIONI SOLENNI

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Zoro tornò a mangiare come niente fosse, Trafalgar guardò la sua schiena dalla posizione in cui era e attese qualcosa che non arrivò. Così gli diede un calcio lieve. 
- Tutto qua? - chiese stupito. Zoro alzò le spalle continuando a mangiare. 
- Cosa vuoi che ti dica? Ognuno ha i suoi problemi... se ti serve una mano chiedi, altrimenti non so come aiutarti. 
Per Zoro ogni questione era semplice. Se avevi un problema cercavi di risolverlo, se non potevi da solo chiedevi aiuto. Se in nessun caso ce la facevi, si trovava un modo per andare avanti comunque. Ma era essenziale chiedere aiuto, non si poteva costringere qualcuno ad accettare contro la propria volontà. L’avevano fatto con tutti i membri della ciurma. Avevano rispettato la loro volontà sebbene avessero sempre seguito tutti fino al momento in cui poi si erano decisi a chiedere, consapevoli che sarebbe successo. Ed era sempre avvenuto. 
- Non è un problema che si può risolvere, questo. A meno che tu non pensi di lasciare Rufy alla fine di questa alleanza e venire via con me. - Trafalgar la buttò lì con leggerezza per tastare il terreno. Zoro rise di gusto soffocandosi e per non farlo morire stupidamente, il collega si alzò dandogli delle pacche poderose sulla schiena per farlo tornare, quando ci riuscì si guardarono. Uno ancora divertito e con le lacrime agli occhi per l’assurdità della cosa appena sentita e l’altro con un finto divertimento nello sguardo. 
- Perciò è semplicemente una di quelle cose che si possono ignorare mentre si va avanti con quelle più importanti. 
Zoro così si fece serio asciugandosi le lacrime d’ilarità ed annuì. 
- Mi pare ragionevole. 
Trafalgar fece un cenno a sua volta sospirando dentro di sé, mentre tornava a sorseggiare un po’ di quel sakè che dopotutto non era male per mitigare certe sgradevoli sensazioni. Come quelle che aveva ora, di freddo, tristezza e pesantezza. 
Qualcosa che ingoiò facilmente da solo. 
Dopo che Zoro ebbe finito di mangiare tutto l’animale con un tipicamente silenzioso Trafalgar accanto, questi cambiò discorso dandogli istruzioni sul primo incarico da ronin che doveva ottenere. Gli parlò così di un certo Tokiki che frequentava il palazzo e che aveva alcune necessità da soddisfare che solo un ronin poteva.
- Io ti terrò d’occhio in modo da impedirti di fare sciocchezze. 
Zoro lo fissò scocciato: - Del tipo? 
- Faccio prima a controllarti che a spiegartele che tanto non capisci nulla! 
A quel punto naturalmente esplose indispettito: - Eddai non sono mica deficiente! Se mi dici che diavolo non devo fare pensi che non ce la faccio? 
Trafalgar esasperato da quel suo enorme difetto, Zoro era permaloso fino allo sfinimento, incrociò le braccia al petto con aria di sfida e gli spiegò brevemente e conciso cosa era importante: 
- Non devi assolutamente farti scoprire. Né te, né nessuno della ciurma ma soprattutto Kin’Emon ed i suoi samurai. Esegui gli ordini da ronin in modo che nessuno capisca che sei Zoro di Cappello di Paglia. Se dovessi essere preso per qualche ragione non menzionare mai niente del reale piano. 
- Ehi, per chi diavolo mi prendi, per un pivello? - lo rimbeccò Zoro spingendolo per la spalla, Trafalgar dondolò di lato, ridacchiò divertito e si raddrizzò. 
- Vedremo se sei un pivello. La parola discrezione con te non esiste! 
Zoro fece il broncio ed alzò le spalle bevendo il sakè dopo essersi riempito la pancia che già gli faceva male. 
- Non sono mica con Rufy... se ero con lui dovevi preoccuparti, ma da solo ce la faccio... 
- Forse. 
I due finirono per guardarsi male e con sfida per poi ridere, come per sigillare quanto successo prima, qualcosa di cui nessuno dei due avrebbe più parlato ma che, molto probabilmente, avrebbe comunque avuto effetti in futuro. 

Erano andati fra le rovine a dormire insieme agli altri del gruppo, preferendo un tetto mezzo sicuro sotto cui stare, ma Trafalgar non riuscì a chiudere occhio quella notte ed alzandosi dalla propria branda, si avvicinò a quella di Zoro. 
Lo guardò nel buio della notte, il suo respiro regolare e profondo, il suo sonno duro come la pietra. Rimase un po’ ad osservarlo, i lineamenti decisi, la cicatrice che solcava l’occhio sinistro. Sospirò e gli sfiorò il petto dove l’altra più grande faceva sfoggio con impressione, a volte sembrava appena fatta. 
I polpastrelli sentirono delle piccole scariche elettriche che si prolungarono lungo tutto il suo corpo insieme ad un calore inebriante. Questo era piacere. 
Quello che gli avrebbe potuto procurare Zoro doveva essere indimenticabile e solo perché gli piaceva davvero. 
Ricordò com’era stato svegliarsi con lui sopra che gli faceva un bel servizio di mano credendolo Rufy. Se si fosse impegnato, sarebbe probabilmente stato indimenticabile. 
Pensò a come sarebbe stato averlo al suo fianco per il resto della sua vita, mentre cercava di raggiungere i propri obiettivi, probabilmente bello quanto lo era per Rufy che riusciva nelle imprese più incredibili grazie anche a quello che gli dava lui, non solo un sostegno pratico enorme, ma anche stabilità emotiva e mentale molto solide. 
Certe cose erano importanti, l’aveva capito lì. 
“Ma non credo che potrei perdonarmi di fare certe cose a Rufy... quel ragazzo...” Trafalgar assottigliò gli occhi visualizzando il suo sorriso spensierato e le sue risposte che l’avevano colpito e scavato a fondo. “Quel ragazzo è difficile da tradire...” 
Capì infatti che Zoro, in ogni caso, pur magari provando attrazione e feeling con lui, non avrebbe mai e poi mai tradito Rufy per nessuna ragione. 
“Questa è una di quelle battaglie perse che non vanno nemmeno iniziate. Perderei forze preziose.” 
Amicizie preziose, avrebbe detto Corazon. E avrebbe anche aggiunto che a volte le amicizie sono il tesoro più grande che esista sulla Terra. 
“Vale la pena battersi anche per quelle.” 
Lui lo sapeva. 
Trafalgar sospirò malinconico e si chinò sul suo viso, sfiorò le labbra con le sue rimanendo lieve. Percependo alcun cambio nel suo respiro, aderì meglio rubandogli un ultimo bacio, infine si alzò e tornò al proprio posto.
Fu così che rinunciò all’idea di avere Zoro, ma non all’idea dell’amore e dell’amicizia. 

Fu dura per Zoro andare avanti nei giorni eseguendo alla lettera tutte le indicazioni di Trafalgar senza avere uno straccio di notizia da Rufy.
Giorno dopo giorno l’idea di cosa poteva essergli successo aumentava tragicamente, Rufy era costituzionalmente incapace di non provocare delle guerre ovunque andasse, era sicuro che si fosse scontrato con Big Mom. Era certo che poteva batterla, ma forse gli serviva più tempo, più risorse, un piano migliore di quello che avevano... era preoccupato ogni giorno che avanzava, ma non potendo far altro che andare avanti nei propri compiti, proseguì per la sua strada spedito, sperando di imbattersi nella nave scorta di Rufy.
Ogni giorno andava nei pressi della spiaggia da cui erano arrivati anche loro per vedere se c’erano sue tracce, ogni giorno il nulla lo accoglieva. 
Poi, un mattino, Rufy gli cadde addosso dal cielo. 
Aveva appena sconfitto un mostro pericoloso, quando si era voltato in tempo per sentire la voce trillante di Rufy chiamarlo da lontano. Convinto di avere le allucinazioni, se lo vide saltare addosso all’ultimo minuto, ovviamente l’accolse a braccia aperte mentre lui lo strozzava stile koala sulla faccia, stritolandolo per poi riempirgli la faccia di baci col suo tipico entusiasmo.
A lungo aveva immaginato il suo ritorno, in tanti modi, tutti pirotecnici e simili a quello e non ci era andato troppo lontano. 
Zoro era quasi morto, ma morto felice fra le sue braccia e con la sua bocca ovunque, anche sulla propria. 
Per quanto difficile e dura era stato stargli lontano, sapeva sarebbe tornato. Aveva dubitato sul modo, ovvero sarebbe potuto tornare a pezzi probabilmente, invece alla fine era anche intero e meglio di così non si poteva chiedere. 
Ma che gli piombasse addosso felice fino all’estremo quello no, di quello non aveva mai dubitato. 
Rufy non si sarebbe nemmeno mai staccato da lui mentre una gioia cristallina e assoluta lo invadeva elettrizzandolo. 
Un momento, un abbraccio, cento baci che valsero tutte le fatiche precedenti che avevano subito da separati. 
E così andava tutto a posto, finalmente. 
L’ordine si ristabiliva e si poteva ricominciare da dove si era interrotti e riprendere insieme il cammino.

- Capitano, ti sei perso una scena... Rufy è piombato dal cielo su Zoro e lo ha quasi ucciso da tanto che lo ha stretto! Una scena troppo divertente! - dissero gli uomini di Trafalgar comunicandogli che Rufy era tornato ed era stato avvistato con Zoro. 
Ovviamente Trafalgar aveva messo qualcuno a controllare a distanza Zoro per impedirgli di fare qualcuna delle sue cazzate. 
- Ah sì? Era ora! - disse con finta indifferenza preparandosi per raggiungerli, consapevole che non poteva lasciarli soli combina guai come erano. 
- Sì dovevi vederli... - il capitano chiuse gli occhi con una smorfia. 
- Preferisco di no. 
Una risposta apparentemente normale per lui, nessuno ci fece caso, qualcuno rise indicandogli dove erano. Dentro di sé il sollievo per essersi risparmiato quel fastidio.
- Sono inseparabili quei due, eh? - continuò il membro della sua ciurma che aveva assistito alla scena. 
- Pare di sì. - fece con amarezza.
“Almeno lui sarà felice.” pensò infine sentendola come una sorta di piccola magra consolazione. “Ma un giorno lo sarò anche io.” aggiunse contagiato dalla presenza di Rufy che portava con sé un’assurdo ottimismo che sapeva trasmettere pure a distanza. 
Un giorno Trafalgar lo sarebbe stato. 

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