Buon multiverso a tutti!

di Lory221B
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Dio non gioca a dadi ***
Capitolo 2: *** 1941 ***
Capitolo 3: *** Non è mail il momento ***
Capitolo 4: *** Parole Maya ***



Capitolo 1
*** Dio non gioca a dadi ***


Buon multiverso a tutti

Cap. 1 -  Dio non gioca a dadi



Dio non gioca a dadi.

Sembra un punto fermo, una convinzione che gli Angeli si ripetono tra loro ogni volta che un leggero dubbio li assale, una frase ripresa nel tempo anche dagli scienziati, un qualcosa di rassicurante.

Eppure, ogni tanto, anche l’Onnipotente si ritrova a porsi dei quesiti, forse per curiosità, forse per noia, forse perché altrimenti sarebbe tutto troppo prevedibile.

La parte interessante è che a differenza dei mortali, Dio può facilmente rispondere a ogni suo “e se invece che fare così, avessi fatto diversamente?”

Una mattina, doveva essere novembre, poco dopo la Creazione, poco dopo che gli Angeli ribelli erano caduti segnando il loro destino, Dio aveva iniziato a costruire un altro Universo, parallelo all’altro anche se leggermente sfasato dal punto di vista temporale.

Lo sfasamento si era presto risolto qualche millennio dopo quando, inaspettatamente, alcuni eventi del Medioevo avevano segnato un passaggio più veloce all’era moderna.

In ogni caso, Dio aveva creato un nuovo Universo con l’idea che le cose sarebbero andate diversamente.

Poi Lucifero cominciò di nuovo i suoi comizi contro la struttura celeste, indisse un comitato, poi un sindacato e di nuovo finì confinato al centro della Terra.

Quello che poté constatare Dio, era che la storia si era ripetuta in modo pressoché uguale, salvo per piccoli, trascurabili dettagli che avevano finito per trovare il medesimo equilibrio della prima Creazione.

Avrebbe poi tentato con un altro Universo e un altro ancora, ispirando quello che gli scienziato avrebbero tentato di giustificare con la teoria delle stringhe o gli autori di fumetti con il multiverso, ma questa è un’altra storia, perché la nostra inizia una mattina come tante nell’Universo della prima Creazione.

Ci sono mattine in cui tutto fila liscio, il Sole splende alto, gli uccelli cantano e una leggera brezza scuote le cime degli alberi di Regent’s park.

Quella non era una di quelle mattine.

In effetti c’era il Sole e qualche uccellino stava cantando nei pressi di Soho, ma non tutto stava filando liscio.

Crowley aveva appena parcheggiato la Bentley per andare a recuperare Aziraphale e invitarlo a pranzo; c’era un nuovo locale che non aspettava altro di essere testato dai gusti sofisticati dell’angelo e visto che di recente si erano visti poco perché Aziraphale era tutto preso da alcuni nuovi libri di profezie che aveva trovato, il demone era piuttosto impaziente.

 Nemmeno il tempo di scendere dall’auto che Crowley sentì un brivido, come se percepisse una perturbazione, come se qualcosa stesse per accadere e in effetti accadde.

Un lampo squarciò il Cielo e per un attimo la libreria di Aziraphale assunse un colore celeste, prima di tornare alla sua consueta vetustà.

Crowley sentì di nuovo quella spiacevole sensazione di smarrimento, come quando la libreria aveva preso fuoco e aveva creduto di aver perso per sempre il suo migliore amico. Attraversò la strada senza guardare l’arrivo dei veicoli, che miracolosamente riuscirono ad evitarlo e spalancò la porta della libreria, sperando che nulla fosse successo.

Si guardò attorno trattenendo il fiato, non riusciva a scorgere Aziraphale da nessuna parte, quando all’improvviso sentì una specie di lamento dietro il bancone, seguito da un « Ma cosa? » inequivocabilmente pronunciato dalla voce del suo angelo, ma non riusciva a vederlo perché doveva essere caduto a terra.

Crowley si affrettò per vedere cosa era successo e in che stato fosse l’amico, quando Aziraphale si tirò in piedi a fatica, apparendo improvvisamente alla vista del Demone, che spalancò la bocca orripilato.

« Azi… no »

Le fattezze erano quelle dell’angelo ma i capelli erano castano scuro, il completo era nero e il papillon era di un bel rosso carminio. Aziraphale sembrava solo scosso ma Crowley non poteva credere ai propri occhi, non poteva solo trattarsi di un cambio di look, era evidente che c’era qualcosa di diverso, percepiva l’essenza demoniaca dell’essere che aveva davanti: l’unica conclusione a cui giunse Crowley era che l’angelo era caduto e gli si spezzò il cuore.

Si morse un labbro, perché avrebbe voluto insultare tutte le gerarchie celesti per aver fatto una cosa tanto orribile ad un angelo così buono ma la faccia stranita con cui l’amico lo guardava lo convinse a rimandare ogni invettiva a un altro momento.

« Non dirmi che hai perso la memoria » fece Crowley, cercando di rimanere calmo ma l’altro aveva una faccia disperata tanto quanto la sua.

« Raffaele, ti hanno… sei caduto? » fece Aziraphale, lo sguardo triste e colpevole mentre le mani avevano iniziato a tremare.

« Certo… seimila anni fa e perché mi chiami Raffaele? » rispose, scrutandolo. Tutte le volte che aveva riflettuto sull’orribile prospettiva che Aziraphale potesse cadere, bandito dal Paradiso, una delle principali preoccupazioni che aveva avuto, era che Aziraphale perdesse la memoria a seguito della caduta. Seimila anni sarebbero stati perduti come lacrime nella pioggia (1): tutti i loro incontri, i loro pranzi, non vi sarebbe stata più traccia.

Fu il turno di Aziraphale di stupirlo, quando scoraggiato gli pose la stessa domanda  « Hai perso la memoria? »

« Questo dialogo sta diventando un loop » rispose Crowley, dando un calcio rabbioso ad una sedia.

Rimase un attimo in silenzio, nella speranza di calmarsi, che il cuore smettesse di battere all’impazzata e gli occhi di pizzicare « Ma sei appena caduto, posso capirlo » aggiunse, cercando di riprendere un contegno, per dargli coraggio. Sapeva cosa voleva dire cadere, il senso di perdita, di vuoto e non lo avrebbe mai augurato a nessuno, tantomeno al suo amato angelo.

« Cosa stai dicendo? Io sono caduto seimila anni fa! » rispose, mentre sulla faccia di Crowley si formava un’espressione sempre più sconvolta e preoccupata. Il demone Aziraphale lo guardò meglio e poi finalmente si decise a guardarsi attorno. Non sembrava la sua libreria, sembrava un negozio risalente al 1800 mentre il suo negozio era anch’esso straripante di testi ma sistemati in un elegante mobilio moderno.  

Si avvicinò a Crowley, talmente vicino che il demone ebbe un sussulto. Anche se aveva i capelli scuri, come lo erano gli occhi, l’espressione e le movenze erano sempre le stesse. Gli venne quasi naturale allungare una mano per toccargli il viso ma l’ex angelo si girò di scatto.

«  Aspetta, ho capito! » esclamò e nel farlo prese dalla tasca un paio di occhiali da vista, con una montatura marrone, molto diversi dai soliti occhiali dell’angelo. « Che strano questo posto comunque  »  aggiunse, spostando con poca grazia i libri che erano accatastati sulla scrivania alla ricerca di quello che si rivelò essere un papiro.

Crowley continuava a fissarlo shockato. Per un attimo aveva creduto che la cosa che più temeva, ossia che la loro amicizia causasse la dannazione del sua angelo, si fosse verificata; invece c’era qualcosa di strano in quell’Aziraphale, qualcosa che lo stava inducendo a credere che la spiegazione potesse essere più complicata.

« Eccolo qui, ecco cosa è successo » affermò, sventolando allegro davanti agli occhi del demone un foglio di appunti in cui poteva scorgere chiaramente le parole “eclissi” “convergenza” e “multiverso”.

« Aziraphale, io non capisco cosa… »

« Ezlaaphira » lo corresse.

« Cos’è quella parola? »

« Il mio nome, da demone. Come il tuo non è Raffaele ma… » fece con un gesto, aspettandosi una risposta che arrivò dopo qualche secondo.

« Crowley »

« Bene, Crowley » ripeté come se il suono di quella parola fosse strano « Siamo vittime di un strano fenomeno che stavo studiando. O meglio, lo siamo io e il mio equivalente in questa dimensione »

Quello che Crowley non sapeva e che a breve gli sarebbe stato illustrato, era che sia nell’Universo della prima creazione che nel secondo Universo, un angelo di nome Azirpahale e un demone di nome Ezlaaphira stavano studiando il medesimo, incredibile, fenomeno celeste: una volta ogni secolo, durante un’eclissi lunare, i due universi si allineavano dando vita a insoliti eventi. Sia Aziraphale che  Ezlaaphira erano giunti alla medesima conclusione studiando antichi testi risalenti alle popolazioni precolombiane e spinti da un’insana curiosità avevano letto le parole in lingua Maya, nel medesimo momento, proprio durante la convergenza.

Questo aveva creato un fenomeno inaspettato che aveva cagionato l’inversione delle persone, o meglio degli esseri celestiali, che avevano proferito le parole.

Crowley ascoltò la spiegazione sconvolto, mentre l’altro sorrideva allegro, come se fosse il suo Aziraphale ma con un qualcosa di più malefico.

« Quindi se tu sei qui, Aziraphale si trova in un Universo dove io non sono mai caduto? Ho capito giusto? Il mio angelo e la mia versione angelica sono assieme nella tua libreria? »

La rivelazione sembrò schiaffeggiare entrambi; Ezlaaphira aprì la bocca per commentare ma non riuscì a formulare niente di intelligente da dire « Probabilmente si stanno chiedendo la stessa cosa »

« In che rapporti siete tu e il mio doppio? » chiese nervosamente Crowley.

« Oh, amichevoli » rispose, come se stesse piano piano realizzando che non voleva che la sua versione angelica parlasse con il suo Raffaele.

« Ah, è quanto durerà questa cosa? » chiese con finta noncuranza.

« Non lo so, credo appena finirà l’eclissi »

« Allora poco » “per fortuna” pensò tra se.

« Oppure no, non ne ho idea. Non è una cosa che mi capita quotidianamente Raff… emh, Crowley » rispose più nervoso e Crowley poté scorgere che qualcosa di Aziraphale c’era pure in lui, quella specie di ferma insicurezza che nonostante lo facesse impazzire, lo inteneriva.

Tutti e due si guardarono sconsolati.  Non potevano chiedere aiuto ai demoni, di certo non erano soggetti che davano una mano, e non potevano rivolgersi al Paradiso, nessuno avrebbe ascoltato due demoni. Erano soli e preoccupati.

La verità era che nessuno dei due voleva restare troppo tempo in compagnia di quello che avrebbe potuto diventare il loro migliore amico se fosse caduto, senza contare che immaginare che Aziraphale e Raffaele stavano scoprendo cosa volesse dire frequentare un angelo invece che un demone, non li rendeva tanto tranquilli.



Intanto, nel secondo Universo, due angeli erano arrivati alle stesse conclusioni, solo senza calci alle sedie e con meno sarcasmo.

Raffaele era molto simile a Crowley, ma i capelli erano di un colore biondo ramato e gli occhi erano dei normalissimi occhi color nocciola, oltre ad indossare un paio di jeans abbinati a una camicia bianca e a un gilet azzurro.
L’angelo dai capelli ramati stava passeggiando avanti e indietro per la libreria, intento ad ascoltare la spiegazione di Aziraphale ai recenti eventi, chiedendosi come stesse il suo Ezlaaphira e se fosse al sicuro. Per un attimo aveva davvero creduto che Dio avesse personato il suo demone e fosse tornato un angelo, biondo e luminoso come un raggio di Sole, invece la folle spiegazione del multiverso era quello che aveva ricevuto.

Anche Aziraphale aveva avuto lo stesso pensiero, qualche secondo di illusione che l’Onnipotente avesse notato quanto fosse stato ingiusto bandire Crowley dal Paradiso, un demone che riponeva più fiducia in Dio di quanta ne riponesse lui. Invece si era trattato della sua stupida curiosità che lo aveva spedito in un altro Universo.

« Vuoi un po’ di tè? Ezlaaphira lo tiene nella stanza sul retro » chiese gentilmente Raffaele.

« Splendido » rispose, mentre seguiva l’angelo non caduto. « È curioso che  Ezlaaphira abbia comunque una libreria, proprio come me » commentò, interessato alla vita del suo altro sé.

« Sì, è una delle sue migliori qualità » rispose Raffaele, accarezzando un libro in maniera malinconica. Aziraphale notò il gesto e non poté fare a meno di pensare che anche in questo mondo avevano avuto i loro problemi legati alle rispettive fazioni.

« Quindi, anche in questo Universo siamo amici? »

Raffaele fece un cenno di assenso, seguito da un leggero sorriso.

« A quanto pare l’Onnipotente non smette mai di stupirci » commentò Aziraphale, chiedendosi cosa stesse provando Crowley ad incontrare la sua versione demoniaca.



(1) concedetemi questo omaggio a Rutger Hauer e a Blade Runner

***** * ****

Angolo autrice:
Ciao amici, eccomi di nuovo con una minilong. Sperando di aver stuzzicato la vostra curiosità, vi ringrazio di aver letto il primo capitolo di questa avventura.

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Capitolo 2
*** 1941 ***


Cap. 2 - 1941



« Scusa, Raffaele,  ripetimi questa cosa » Se Aziraphale avesse avuto un block-notes avrebbe preso appunti, tanto era strano e al contempo familiare quello che l’altro angelo gli stava raccontando. Il suo tè ormai si era raffreddato nella tazza ma non gli importava, stava apprendendo troppe, interessanti informazioni per sprecare del tempo sorseggiando il tè.

« Ho detto che quando ci si siamo incontrati la prima volta eri, cioè Ezlaaphira era, un gufo. Poi ha preso sembianze umane »

« Un gufo » ripeté Aziraphale, toccandosi la faccia perplesso, come se si aspettasse di sentir comparire all’improvviso delle piume scure e un becco « E poi, insomma… come si sono evolute le cose tra voi? » chiese senza guardare l’altro angelo negli occhi; da quando aveva capito di trovarsi in una realtà in cui era caduto, Aziraphale aveva avvertito l’impellente bisogno di tempestare di domande Raffaele per sapere come si fossero svolte le vicende tra lui e Ezlaaphira, e se anche in quell’Universo continuassero a rincorrersi da secoli, tra cene e reciproci favori.

« Beh, insomma. Cosa intendi? »  Raffaele chiese in leggero imbarazzo e Aziraphale aveva capito perfettamente il perchè fosse a disagio a trattare quell'argomento, dopotutto era un po' come Crowley ed era un angelo, proprio come lui.

« Dai, siamo tra noi, anche se di Universi diversi; non dobbiamo fingere di non fraternizzare col nemico. Insomma, Crowley ed io lo facciamo dal primo temporale »

Raffaele arrossì ma non disse nulla.

« E poi c’è stato il 1941 » affermò incoraggiante Aziraphale, chiedendosi se anche da loro fosse successo qualcosa di particolare, come un demone che aveva salvato un angelo dalle scartoffie che avrebbe dovuto compilare se gli avessero sparato, ma soprattutto aveva salvato i suoi libri e un angelo che aveva finalmente capito di essere innamorato di un demone da secoli.

Quella frase sembrò illuminare Raffaele che prima sgranò gli occhi e poi sembrò rilassarsi completamente sulla poltrona, in una posa che ad Aziraphale tanto ricordava il suo Crowley.

« Sono contento che tu ne stia parlando. Allora è successo anche da voi! Insomma, magari puoi aiutarmi, dirmi cosa passa nella testa di Ezlaaphira. In fin dei conti è te, solo che è caduto »

« Beh, dovresti dirmi come sono state le dinamiche qui da voi » rispose, chiedendosi chi era stato minacciato dai nazisti e chi aveva salvato chi, visto che le parti di bene e male erano invertite.

« Certo, allora io l’ho baciato e… »

« Aspetta, cosa? » Aziraphale non si era nemmeno reso conto di aver rovesciato il tè che aveva in mano su un tavolino color mogano, essersi alzato in piedi e aver controllato che qualcuno, come Gabriele o Michele, non fosse nascosto ad ascoltarli, pronto a condannare entrambi alle fiamme infernali.

« Credevo parlassi di questo; è quello che è successo nel 1941 »

« Io parlavo di nazisti, libri salvati, bombe… no? » Raffaele lo fissava stranito e Aziraphale aveva ancora la bocca aperta, anzi spalancata, da quando aveva appreso che l’altro sé si era baciato con qualcuno tanto simile a Crowley, lo stesso altro sé che ora era nell’altro Universo con il suo Crowley.

« Sì, Ezlaaphira era stato costretto dai suoi superiori a consegnare dei libri ai nazisti e ha dovuto farlo, ma io sapevo quanto ci tenesse a quei volumi così sono andato a recuperarli. Era così felice che mi è venuto spontaneo baciarlo » nonostante si sentisse un po’ in imbarazzo, la reazione sconvolta di Aziraphale era stata talmente divertente che Raffaele non si trattenne dallo strizzare l’occhio soddisfatto quando affermò di averlo baciato « Perché, da te com’è andata, invece? »

Aziraphale sembrò ignorare la domanda e iniziò a passeggiare avanti e indietro, riflettendo sul perché le cose fossero andate in maniera così diversa.

« E poi cos’è successo? »

« Mi ha risposto che corro troppo per lui e non ha accettato un passaggio sulla mia Bentley. Non ne abbiamo mai più parlato » rispose con una evidente punta di tristezza.

Aziraphale incassò quell’informazione in silenzio. La sua versione demoniaca era un disastro quanto lui; probabilmente entrambi avevano agito così perchè erano preoccupati per l’amico, soloper ragioni diverse: Aziraphale aveva sempre avuto paura di quale sarebbe stata la reazione dell’Inferno se avessero saputo che Crowley lo frequentava e di quali torture sarebbero state inflitte a Crowley come punizione mentre Ezlaaphira, probabilmente, era preoccupato che Raffaele potesse cadere per colpa sua.

In entrambi gli Universi non avevano accettato un passaggio sulla Bentley nel momento in cui i loro sentimenti erano stati più esposti; erano un vero disastro.

« Oh, hai una Bentley anche qui. Bianca, immagino? » chiese Aziraphale fissando un imprecisato punto al di là della testa dell’altro angelo.

Raffaele annuì, e vide in Aziraphale la stessa capacità di Ezlaaphira di cambiare velocemente discorso quando non voleva affrontare una discussione, soprattutto se riguardava loro due.

« Io credo che dovremmo smetterla di chiacchierare e trovare un modo per rimandarmi dall’altra parte »

« Non stavamo aspettando la fine dell’eclissi? » chiese Raffaele dubbioso.

« E se alla fine dell’eclissi non succedesse niente? »




Nell’Universo della prima Creazione, anche Crowley e Ezlaaphira avevano deciso di scambiare quattro chiacchiere sulle loro rispettive vite, soltanto che al posto del tè stavano dando fondo a tutte le scorte di vino di Aziraphale.

« C’è stata quella volta che ci siamo incontrati a Roma, ottimo cibo. Le crepes della rivoluzione francese, il cacao della scoperta dell’America… il Ritz » Crowley stava decantando tutti gli  incontri culinari con Aziraphale sotto lo sguardo dell’altro demone, che si stava quasi dimenticando di non parlare con Raffaele ma con Crowley, tanto erano simili anche nel modo di porsi, se non fosse stato per gli occhiali da sole e quei capelli rosso fuoco.

« E poi c’è stato il 1941 » aggiunse con una punta di malinconia. Ezlaaphira, che fino a quel momento si era limitato ad ascoltare Crowley, quasi le parole lo stessero cullando, si irrigidì e in un attimo era nuovamente sobrio mentre le bottiglie si riempivano miracolosamente di quello che aveva bevuto.

« Quindi è successo anche qui? » chiese shockato, come se Crowley gli avesse volutamente nascosto un’informazione fondamentale.

« Beh, sì » biascicò Crowley, che a differenza dell’altro demone era ancora sotto l’effetto dell’alcool.

Ezlaaphira  prese a sfregarsi nervosamente le mani « Oh, non avevo capito.  E tu come.. insomma lui… in effetti non so nemmeno in questo Universo chi ha baciato chi »
 
L’espressione di Crowley passò rapidamente da interrogativa a stupita; si alzò in piedi con tale enfasi che gli occhiali gli scivolarono giù dal naso fino a terra ma non sembrò nemmeno accorgersene.

« Tu hai baciato Raffaele? » chiese con un misto di melanconia e rabbia, come se stesse dimenticando che davanti non aveva il suo angelo ma il demone di un’altra dimensione.

« No, è lui che ha baciato me » Lo corresse « Qui invece? »

« Qui invece niente!!! » sbottò e a Ezlaaphira venne naturale alzarsi in piedi a sua volta, come per controllare che il demone stesse bene ma Crowley sembrava tutto fuorché a posto.

« Seimila anni di flirt e non è successo niente, nemmeno ammette niente, invece esiste un altro Universo in cui tutto è meraviglioso. Certo, perché se fossi un angelo andrei bene, immagino »

« Sai, forse dovresti tornare sobrio » commentò agli sproloqui senza senso del nuovo amico.

Crowley non sembrava ascoltarlo, stava ripensando infastidito a tutte le volte che l’angelo l’aveva rifiutato, non ultima quando non aveva acconsentito ad andare ad abitare con lui e si sentì ferito.

« Quindi voi abitate assieme, suonate l’arpa e cucinate cupcakes? » chiese urlando.

«  Mmh, no. Non c’è stato nessun seguito dopo quel bacio »

A Crowley cadde nuovamente la mascella « Avevo capito che… »

« Tu dovresti saperlo, sei un demone. Come me » affermò esasperato, perché era convinto che questa versione di Raffaele potesse capire ogni sua remora « Non potrei mai essere la causa della sua caduta, io non voglio una cosa del genere »

« E quello che vuole lui, glielo hai mai chiesto? Anche Aziraphale è preoccupato delle conseguenze ma non pensa mai al fatto che lui ha già disobbedito innumerevoli volte al Paradiso e non ci sono state conseguenze, quindi perché amare qualcuno dovrebbe causare una caduta? » Stava parlando a Ezlaaphira ma in realtà il suo sguardo era diretto al soffitto, anzi al Cielo, per avere finalmente una risposta che non arrivava mai « Ha regalato la sua spada, mentito a Dio e agli Arcangeli su dove fosse finita, stretto un patto con me, bloccato l’Apocalisse, quasi ucciso Adam… »

« Davvero sono così, da Angelo? È un miracolo che io non sia caduto » commentò Ezlaaphira ma ogni sua parola era completamente inutile, Crowley non stava ascoltando, il suo fastidio partiva con le gerarchie celesti e arrivava fino a se stesso, perché era convinto che se fosse stato un angelo non ci sarebbe stato alcun problema tra loro.

« E adesso vengo pure a scoprire che vengo rifiutato in tutti gli Universi. Scommetto che ne esistono altri in cui sono un alieno o uno stregone e tu sei un vampiro o un licantropo, e vengo rifiutato anche lì (1) »

« Credo davvero che dovresti tornare sobrio » rispose facendo un gesto con le mani per calmarlo.

Crowley stava per continuare con il suo flusso di pensieri ma un’improvvisa scossa di terremoto fece tremare tutto il negozio. Alcuni libri si ribaltarono dagli scaffali rendendo il posto ancora più confusionario; Crowley fece in tempo a bloccare miracolosamente le bottiglie di vino prima che cadessero, sapeva che Aziraphale non avrebbe gradito che la sua libreria puzzasse come una bettola.

Mentre Crowley decideva di tornare sobrio e rimandare le sue lamentele ad un altro momento, Ezlaaphira corse fuori per vedere cosa fosse successo, ma all’esterno sembrava tutto normale. Nessuno stava correndo a ripararsi o sembrava quantomeno preoccupato. Sembrava quasi che la terra avesse tremato solo sotto i loro piedi.

L’unica cosa che lo stupì fu il passaggio di una biga romana, ma non era sicuro di quali fossero i mezzi di locomozione di quell’Universo e nessuno ne sembrava stupito tranne lui, per cui non la ritenne una cosa importante. Stava per rientrare quando anche l’altro demone lo raggiunse e si sentì tirare per una manica.

« L’hai vista anche tu la biga? »

« Sì, siete rimasti un po’ retrò qui »

Crowley scosse la testa « ti credevo più intelligente, mi sembra ovvio che non ci sono più bighe dai tempi dei romani e non credo stiano girando Ben Hur per le strade di Soho »

Ezlaaphira stava per ribattere quando vide qualcosa di ancora più strano « Quella parcheggiata lì è la tua Bentley, vero? »

Crowely non nascose la sua preoccupazione, temendo che la Bentley si fosse ammaccata a causa del terremoto, magari un ramo le era caduto addosso o qualcosa di simile, invece la sua vettura era perfetta, soltanto che era di un candido color bianco.

« Perché è bianca? la mia Bentley è nera! Cosa le è successo? » affermò correndo verso la sua povera auto in crisi di identità.

Ezlaaphira lo seguì incerto, guardandosi attorno come se da un momento all’altro potesse spuntare fuori qualcosa di ancora più assurdo « Quella di Raffaele è bianca » affermò a braccia conserte, come se stesse elaborando una teoria.

« Vuoi dire che la convergenza le ha scambiate? »

Ezlaaphira si avvicinò alla macchina incerto e quella, come a fare un dispetto, tornò immediatamente nera per la felicità del proprietario.

Mentre entrambi riflettevano  in silenzio su quanto era appena capitato, videro un gruppo di uomini vestiti in epoca Elisabettiana, passeggiare piacevolmente in mezzo alla strada, come se il traffico di Londra non fosse lì davanti ai loro occhi.

I due demoni si guardarono straniti « Credi che questo vostro passaggio tra Universi abbia un po’ incasinato lo spazio tempo? » chiese Crowley.

« Oh, i fisici teorici ci andrebbero a nozze con questa cosa » fece Ezlaaphira, interessato e nervoso alle stesso tempo.

Quando un soldato della prima guerra mondiale li salutò con un cenno, Crowley si sedette sul cofano della Bentley invitando Ezlaaphira a fare altrettanto « Credo sia sempre più impellente farti ritornare nel tuo Universo »


(1) è una citazione scema agli altri lavori di David Tennant (Doctor Who e Harry Potter) e Michael Sheen (Twilight e Underworld) :-D

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Angolo autrice

Rieccoci qua, grazie a chi sta leggendo, commentando e a chi ha inserito la storia in qualche categoria.
Spero vi stia piacendo questo incrocio di Universi.
Alla prossima :)

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Capitolo 3
*** Non è mail il momento ***


Le cose iniziavano a mettersi male o quantomeno a farsi strane, anche nel secondo universo. Un rumore di ferraglia e nitriti di cavalli attirarono Aziraphale verso la finestra della libreria, lasciando un turbato Raffaele a fissare la poltrona dove di solito sedeva il suo demone.

« Ok, forse dovremmo affrettare il mio ritorno nel mio Universo » fece Aziraphale mentre guardava nervosamente fuori dalla finestra.

« Che succede? » chiese Raffaele avvicinandosi perplesso all’altro angelo. Quando furono spalla a spalla, Aziraphale lo guardò sconsolato; era come essere tornati ai tempi della Creazione, quando erano entrambi angeli e Crowley era tanto entusiasta quanto curioso; spesso Aziraphale si era soffermato a domandarsi come sarebbero andate le cose se il suo amico non fosse caduto, se fossero rimasti due angeli del Paradiso, buoni e onesti; eppure Raffaele non gli trasmetteva le stesse sensazioni di quando aveva accanto Crowley e non riusciva a capirne il perché.

« Oooooh » esclamò all’improvviso Raffaele. Un lunghissimo “oooooh” che cambiava tonalità mentre veniva pronunciato: prima stupito, poi incuriosito e infine preoccupato. « Ci sono dei cavalieri della prima crociata qui fuori, deve essere colpa della convergenza »

« Cosa possiamo fare? Forse dovrei rimettermi a leggere il libro e sperare che il “me” demone faccia altrettanto »

« Dici che funzionerebbe? »

« Abbiamo altre possibilità? »

Aziraphale si rimise alla scrivania, il libro maya era ancora lì; in effetti non poteva leggere una frase a caso, doveva trovare qualcosa che facesse riferimento a un portale o qualcosa di simile. « Aspetta! » esclamò balzando in piedi e quasi fece una piroetta su se stesso « Magari pretendere che anche la mia versione demoniaca faccia lo stesso contemporaneamente è un po’ troppo, cercare invece un varco dimensionale potrebbe essere più appropriato, non credi? »

Se si aspettava un sorriso alla Crowley, uno di quelli “quanto sei buffo e intelligente”, non ne avrebbe ricevuti e lui stesso rimase un po’ spaesato. « Beh in ogni caso Crowley starà pensando a qualcosa » aggiunse, più parlando tra se visto che non arrivava alcuna risposta dall’altro angelo.

Raffaele era molto serio, sembrava stesse lottando con se stesso per non dire quello a cui stava pensando, finché le parole non gli uscirono dalla bocca quasi non ne avesse il controllo.

« Senti, perché non vuoi stare con Crowley? »

Aziraphale si sentì schiaffeggiato, non era sicuro di aver sentito bene « Cosa intendi? Io… insomma… Sono sempre con lui. Quasi sempre. A volte dorme per anni ma insomma, ci vediamo e… Non ho capito la domanda » balbettò.

Raffaele fece una smorfia poco angelica, di fastidio « Non capisco, qui il mio essere un angelo è un problema, di là è che sono demone. Forse il problema sono proprio io »

Aziraphale fece per parlare più volte « Credo sia un po’ più complicato di così »

« Già, magari dovremmo parlarne. Magari dovremmo sfruttare questo momento in maniera proficua, perché almeno questo Crowley possa essere felice visto che io non ho speranze »

« Crowley non… Scusami ma ti sembra questo il momento? Gli Universi stanno collassando e… e non è questo il momento »

« Non lo è mai, vero? » commentò dandogli le spalle, mentre un sempre più incasinato Aziraphale pensava a qualcosa da dire o almeno qualcosa da fare per andarsene velocemente da quel posto.

Intanto, nell’Universo della prima Creazione, due demoni altrettanto nervosi quanto l’angelo, erano rientrati nella libreria dopo aver incontrato vari gruppi di persone da altre epoche ed aver visto la Bentley cambiare colore più volte fino a rimanere un buffo color giallo, segno che anche alla macchina mancava il vecchio Aziraphale.

Ezlaaphira fece un sospiro, non voleva rimanere bloccato con questo Crowley e non voleva essere causa del collasso tra due universi.

« Ok, idea banale. Potrei rimettermi a leggere il libro, se il tuo Aziraphale fa lo stesso magari si risolve il problema » affermò cercando di auto convincersi. Normalmente Raffaele avrebbe apprezzato le sue idee, ma era con Crowley, demone scorbutico che aveva preso il posto del suo angelo e che infatti non tardò a dargli una risposta scontrosa.

« Prima di tutto, non è il “mio” niente » sentì il dovere e anche il dispiacere di precisare « Secondo, non sono sicuro che vorrà tornare di qua » la voce si abbassò leggermente alla fine della frase, mentre gli sfuggiva un sospiro.

« Cosa? Perché? » il tono di voce dell’altro demone era improvvisamente salito di qualche ottava, non poteva pensare che la sua versione angelica fosse meno preoccupata di salvare l’universo di quanto non lo fosse lui. Ed era un demone.

La risposta di Crowley arrivò dopo lunghi attimi di interminabile silenzio.

« Perché di là può stare con un angelo, è quello che ha sempre voluto, no? » Raccolse da terra gli occhiali che erano caduti dopo aver appreso che la sua versione angelica aveva baciato Ezlaaphira, ben attento a non incrociare mai lo sguardo dell’altro angelo caduto.

Ezlaaphira rimase stupito, se pensava che il suo universo, o meglio la sua relazione con Raffaele che in fin dei conti era il suo universo, fosse incasinato, si rese conto che quello di Crowley lo era molto di più.

« Perché passi del tempo con lui se credi che odi quello che rappresenti? » gli chiese serio ma confidando che lo avrebbe fatto riflettere sul fatto che stava esagerando

Crowley riprese il suo autocontrollo e con atteggiamento fintamente spavaldo si diresse verso l’uscita « Ottima domanda. Vado a fare due passi per schiarirmi le idee »

« Cosa? Crowley non puoi lasciarmi qui da solo. E’ il tuo universo! »

Crowley fece un gesto vago con la mano e uscì sbattendo la porta mentre Ezlaaphira gli urlava dietro di fermarsi.

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Ciao a tutt*, non so chi sia ancora presente nella sezione ma l’uscita della seconda stagione mi ha sbloccato la voglia di finire questa storia che per ovvi motivi non tiene conto degli eventi della S2.

Visto che sono un po’ arrugginita è un capitolo breve, spero vi piaccia comunque.

Un grazie per leggere, seguire e spero commentare. Al prossimo capitolo finale

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Capitolo 4
*** Parole Maya ***


Crowley stava iperventilando, se qualcuno lo avesse guardato in quel momento sarebbe sembrato un demone che veniva cotto alla brace da quanto era rosso e da quanto si stava trattenendo dall’urlare, invece nessuno ci fece caso perché la convergenza continuava a far apparire e sparire gruppi di persone da varie epoche e luoghi. Nemmeno il tempo che alcuni alienisti viennesi iniziassero a studiare il fumo che stava emettendo Crowley che questi sparirono nel nulla sostituiti da quelli che sembravano essere dei Galli pronti a combattere contro i Romani.

Dopo aver urlato in mezzo alla via spaventando il gruppo di Galli che poco dopo si mise ad inseguire la biga passata in precedenza, Crowley salì sulla sua amata Bentley che ignorando completamente le volontà del proprietario scelte della musica pop.

Help, I need somebody

Help, Not just anibody

Help, You know I need someone!”

« I Beatles? Spero tu stia scherzando » affermò secco il demone.

In tutta risposta la Bentley cambiò canzone

I walk alone, I walk alone

« Adesso i Green day? Voglio solo ascoltare i Queen » Sbraitò.

Your life is your own

You're in charge of yourself

Master of your home

In the end

In the end

You have to face it all alone

In tutta risposta chiuse con violenza la radio; se la Bentley voleva disapprovare il suo comportamento lo avrebbe fatto in silenzio, di certo non sarebbe tornato a parlare con l’altro angelo caduto.

« Ma poi, Ezlaaphira che diav… che nome è? » gridò tra se.

Guidò senza meta mentre il mondo continuava a cambiargli accanto, gente che appariva e spariva come iniziavano a cambiare i luoghi, prima c’era il teatro di Shakespeare e poi era sparito, il London bridge per un attimo era crollato di nuovo, la strada passava dal cemento ai ciottoli; era quasi un nuovo Armageddon e lui stava fuggendo verso un bar, il solito bar, quello dove era andato quando credeva di aver perso Aziraphale.

Non aveva idee e non sapeva cosa fare se non incrociare le dita e sperare che alla fine dell’eclissi le cose sarebbero tornate come prima. Non poteva pensare che il Mondo a breve sarebbe finito e non avrebbe nemmeno potuto scappare con Aziraphale, era di nuovo, irrimediabilmente solo.

Si era appena accasciato su una sedia quando accadde qualcosa di assurdo. Forse meglio definirlo imprevisto, perché di assurdità ne aveva viste parecchie quel giorno.

Una specie di cerchio di luce apparve davanti ai suoi occhi, istintivamente provò a toccarlo ma era incorporeo; poi il cerchio si ingrandì a rilevare una stanza e davanti ai suoi occhi apparve un’entusiasta Aziraphale e alle sue spalle un circospetto soggetto troppo simile a lui che sentì di odiare con tutto se stesso.

Riprovò ad allungare la mano ma non sembrava essere un portale. A dir la vertà non era nemmeno sicuro stesse accadendo davvero

« Crowley, mi senti? riusciamo a comunicare » fece allegro. Nemmeno il tempo per il demone di rispondere che Aziraphale si girò verso l’altro angelo « Bravissimo, avevi ragione! » esclamò guadagnandosi un sorriso da parte di Raffaele e solo in quel momento Crowley si accorse che si stavano tenendo per mano.

A quel punto era sicuro che avrebbe fatto a botte con se stesso, per quanto assurdo potesse essere.

 

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Mezz’ora prima

Nel secondo Universo Aziraphale non aveva mai smesso di cercare una soluzione e soprattutto di evitare le domande insidiose di Raffaele ma la cosa stava diventando logorante. Non riusciva a concentrarsi a causa di quello che aveva detto Raffaele, in più l’altro angelo non era di alcun aiuto perché sembrava contrariato dal suo comportamento.

Chiuse seccamente il libro « Facciamo così, chiariamo le cose velocemente e poi ci rimettiamo su questo problema »

« Scusa? » rispose Raffaele perplesso.

« Io sono un angelo, Crowley è un demone. Le nostre rispettive fazioni hanno cercato di eliminarci per aver tradito, cosa pensi succederebbe se decidessimo di avere una relazione più stretta? »

Raffaele lo fissò a lungo ma non fece in tempo a obiettare che Aziraphale continuò « Va bene così, siamo comunque assieme, senza troppi pericoli, non voglio rischiare di perderlo per sempre »

« Senti non ci credo che ti va bene così, siamo da troppo tempo sulla Terra; ogni giorno che passa mi sento più umano e credo valga anche per te, Crowley e quell’idiota di Ezlaaphira per cui non ci credo che non vorresti di più. Non ti piacerebbe, non lo so, fare un pic nic, andare a ballare assieme, poterlo presentare come il tuo ragazzo e non balbettare qualcosa di indefinito? »

« Io non … » Aziraphale sembrava colpito da quelle parole ma non voleva ammetter di aver desiderato di più.

« Baciarlo? Vivere con lui? Abbracciarlo quando ti va? Ma hai visto la tua reazione quando ti ho detto che ho baciato Ezlaaphira? Vorresti farlo, non dirmi di no. Non succederà niente, non cadrai e non ci saranno conseguenze, altrimenti l’Onnipotente non ci avrebbe creato così, in ben due Universi » continuò l’altro angelo scuotendo la testa.

Aziraphale aveva trattenuto il fiato per tutto il discorso ma non sapeva cosa rispondere se non che gli mancava terribilmente Crowley e voleva subito rimettersi all’opera per lasciare quell’universo.

« Ti prego aiutami a sistemare questo pasticcio, non perdiamo altro tempo »

Raffaele sospirò « Hai ragione » si guardò intono sconsolato finché all’improvviso non ebbe un’idea « Senti, mi sembra evidente che spazio e tempo non stanno rispondendo alle logiche normali per cui magari, se tentassimo assieme un miracolo? Non penso sarebbe abbastanza potente da farti passare nell’altro universo ma almeno potremmo comunicare con gli altri noi » e così dicendo gli tese la mano per provare a fare il miracolo.

 

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« Crowley caro, dove sei? Credevo fossi nella libreria » Aziraphale lo fissava attraverso il fascio di luce.

« Ero prima in libreria. Ma cos’è questa cosa? » chiese cercando di nuovo di toccare quel fascio di luce, come se tendendo la mano con più convinzione avrebbe potuto prendere Aziraphale per la giacca e trascinarlo nell’Universo giusto, quello in cui c’era lui.

« È un modo per comunicare. Noi non abbiamo trovato soluzioni ma speravo che voi… aspetta dov’è Ezlaaphira? » fece perplesso l’angelo, provando a guardarsi attorno nel bar.

« Non è lì con te? » chiese Raffaele evidentemente preoccupato.

« Gne gne gne gne gne » Crowley ribatté piccato all’altro angelo, senza alcun motivo se non l’evidente fastidio che gli causava sapere che Aziraphale teneva per mano quello che voleva che lui fosse.

« Emh, Crowley, tutto bene? » chiese Aziraphale.

« Davvero, dov’è il mio amico? » continuò Raffaele.

Crowley emise una risata carica di sarcasmo « Perché ne sei preoccupato, tanto ti scaricherà, non fanno così in tutti gli universi? »

« In effetti, io ho provato a parlarci » fece Raffaele indicando Aziraphale come se l’angelo non potesse vederlo « ma è testardo »

« Concordo » fece il demone quasi cantando.

« Emh, Crowley hai bevuto? » chiese Aziraphale ignorando quel botta e risposta.

« La smetti di dire “emh”?  » rispose il demone.

« E tu la smetti di fare l’idiota? »

« Oh scusa, ti faccio fare brutta figura con il tuo nuovo migliore amico? »

Aziraphale lo fissò scioccato ed esasperato « Sto cercando un modo per tornare! »

Crowley fece per rispondere quando qualcosa che i due angeli non potevano vedere, attirò la sua attenzione « Tu cosa ci fai qui? » chiede il demone.

Dalla porta d’ingresso era entrato, assieme a un gruppo di suffragette, niente meno che il quarto componente di quell’improbabile situazione che stava logorando  i nervi a tutti gli esseri celestiali presenti.

«Immaginavo saresti venuto qui » fece Ezlaaphira, prima di rimanere stupito davanti al fascio di luce.

Dopo aver spiegato anche al secondo demone la funzione del portale e il fatto che, a dispetto di ogni previsione, nessuno aveva una qualche soluzione, anche Ezlaaphira si accasciò sulla sedia accanto a Crowley.

Raffaele ebbe un’intuizione, ripensano alle precedenti idee che avevano avuto « Comunque se Ezlaaphira ha con se il libro di profezie che vi ha invertito, potreste provare a leggere assieme le parole? »

Crowley non trattenne una smorfia, sapeva che era una buona idea ma non voleva dare alcuna soddisfazione a Raffaele.

Aziraphale, invece, accolse con entusiasmo l’idea e l’altro demone sventolò davanti ai loro occhi il libro; aprirono  la medesima pagina e insieme lessero: « Parole perdute, parole di un tempo, parole che mai sono state pronunciate, possono aprire porte e confini » (ndr Cari lettori, immaginatele in lingua Maya)

Non accadde nulla, tranne che una suffragetta fece cadere un bicchiere di birra.

« Ok, altre brillanti idee? » commentò Crowley sprezzante a braccia conserte.

A quel commento l’espressione di Aziraphale si fece molto più triste, non capiva perché Crowley fosse così respingente ai loro tentativi di riportarlo nel suo universo e senza rendersene conto lasciò la mano di Raffaele e il portale di comunicazione si chiuse.

« Li abbiamo persi » Commentò Ezlaaphira secco, prima di alzarsi in piedi e prendere l’altro demone per i risvolti della giacca fino a farlo sbattere contro il muro « Senti ho capito che ti senti frustrato ma questo atteggiamento non sta servendo a niente » per la prima volta Crowley poté davvero notare l’enorme differenza tra quel demone che aveva davanti e il suo angelo. Non aveva mai visto quell’espressione di disprezzo sul volto di Aziraphale e mai aveva provato l’impressione che stesse per ucciderlo.

« No, io per l’amor del, insomma voglio… ok mi dispiace, Aziraphale riapri questo maledetto portale » gridò Crowley dove fino a pochi attimi prima era apparso il suo angelo.

« Ah adesso ti importa? Ora che li abbiamo persi? Ora che tutto sta collassando? Manca un minuto alla fine dell’eclissi, ormai… » Attorno a loro le cose apparivano e scomparivano sempre più freneticamente.

Ezlaaphira lasciò la presa, non c’era più niente che potessero fare. Era bloccato in quell’universo che a breve sarebbe collassato. Tanta fatica per fermare  l’Apocalisse e ne aveva appena causata una che non era in grado di arrestare e non era nemmeno assieme a Raffaele.

Crowley stava pensando la stessa cosa, se tutto stava per finire, voleva almeno poter vedere Aziraphale per l’ultima volta, dirgli qualcosa, quello che non gli aveva mai detto.

Non sapeva e non avrebbe mai saputo se le parole Maya lo avessero influenzato in qualche modo, ma in un misto di disperazione e rassegnazione si avvicinò al tavolo e, mentre tutto attorno a se sembrava svenire, allungò una mano verso dove c’era il portale immaginando ci fosse l’angelo.

« Mi dispiace, dico davvero. Aziraphale riapri il portale, io ti a…»

Un boato coprì l’ultima parola, un fulmine e Ezlaaphira era sparito.

Nemmeno il tempo di capire cosa fosse successo che attorno a Crowley la realtà si stava ricomponendo.

Corse fuori, l’eclissi era effettivamente finita e tutto sembrava nella norma. Era stato semplice. Del resto, Dio non gioca a dadi.

Perplesso salì sulla Bentley e corse verso la libreria, perché Aziraphale doveva essere lì, se la sua versione caduta era sparita, lui doveva essere tornato al suo posto.

La Bentley accompagno il viaggio con una più incoraggiante “somebody to love” che nonostante tutto fece sorridere il demone.

Il viaggio durò pochissimo, aveva sfrecciato a una velocità che non aveva mai tenuto prima. Inchiodò davanti la confortante vista del negozio di Aziraphale e scese dall’auto estremamente agitato.

Crowley guardò da fuori la finestra della libreria e scorse il suo angelo all’interno. Gli sfuggì un sorriso finché non notò la sua espressione triste e quasi gli passò la voglia di entrare se avrebbe dovuto affrontare un Aziraphale depresso per aver perso la sua versione angelicata.

Nonostante ciò, si fece coraggio e varcò la porta.

« Crowley! »

Aziraphale corso in contro al demone, raggiante ma l’atteggiamento scostante di Crowley finì per bloccarlo a metà strada, congelando l’abbraccio che voleva disperatamente dargli.

« E’ andato tutto liscio, è bastato aspettare la fine dell’eclissi » commentò Crowley, evitando lo sguardo dell’angelo.

« Sì, in effetti. Però Raffaele è stato davvero perspicace ad aprire quel portale »

Crowley incassò il complimento a quel stramaledetto angelo Raffaele e decise di andarsene prima di dire qualcosa per cui avrebbe dovuto poi fare una danza delle scuse « Bene, ci vediamo »

« Bene ci vediamo? Ma… » Aziraphale non trattenne un’espressione ferita, non riusciva a capire l’atteggiamento di Crowley, come se non gli importasse niente di lui. Si girò, prima di scoppiare a piangere davanti al demone, nonostante tutto non voleva che lo vedesse in quello stato.

Crowley osservò la scena e si pentì « Ok angelo, mi dispiace » la voce di Crowley si ruppe a metà » mi spiace di non essere l’angelo che vorresti »

« Cosa? » e finalmente Aziraphale capì qual era il problema.

« Beh stai per metterti a piangere, lo vedo che… »

« Perché a te non importava che tornassi. Non ti sei minimamente impegnato, sei andato a bere in un bar, non hai collaborato quando abbiamo aperto un portale dimensionale, non hai contributo in maniera costruttiva… »

« Perché… io credevo… »

E poi Aziraphale ripensò a Raffaele e Ezlaaphira e a quello che aveva detto l’angelo. Forse erano fatti per questo, per stare assieme; forse non si era mai reso conto che si stava opponendo al piano dell’Onnipotente. Come aveva detto Raffaele, se c’erano due universi e in entrambi erano insieme, magari era proprio così che doveva andare.

In un momento di inaspettato coraggio Aziraphale pensò che almeno nel loro universo non sarebbe finita male, così avanzò a rapidi insicuri passi e mentre Crowley stava ancora balbettando qualcosa lo prese per i risvolti della giacca, come aveva visto fare nei film, chiuse gli occhi e lo baciò.

Era un bacio pasticciato e inesperto, anche Crowley rimase spiazzato, dopotutto era il loro primo bacio da sempre.

Quando si staccarono Crowley stava sorridendo, colpito dall’azione dell’angelo, mentre Aziraphale sembrava a metà tra lo sconvolto e l’entusiasta.

« Ecco, vedi, io ho pensato che noi, si potrebbe, insomma… »

« Oh, sta zitto » fece Crowley, prima di gettare gli occhiali lontano e baciare nuovamente l’angelo.

 

Intanto, nel secondo Universo…

« Strane versioni di noi, vero? » fece allegro Raffaele, riavere il suo demone era l’unica cosa che gli importava in quel momento.

Ezlaaphira era taciturno per cui Raffaele riprovò « Aziraphale era simpatico, testardo ma simpatico. La mia versione demoniaca invece com’era? Sembrava un po’ brusco? »

Il demone rise prima di fare un’espressione che sottintendeva che “brusco” era un’eufemismo « Beh mi ha fatto parecchio riflettere però ».

Raffaele cercò di cogliere ogni possibile sfumatura di quella frase. Forse lo aveva un po’ smosso nelle sue convinzioni?

« Pensa che Aziraphale mi ha confessato di amarlo quando si è chiuso il portale, era molto giù per come si era comportato, sembrava non gli importasse »

Ezlaaphira aprì la bocca in una tipica espressione di stupore « Aspetta, che cosa hai detto? Com’era quella frase Maya? Parole mai pronunciate? »

Il demone si stava agitando sotto lo sguardo perplesso dell’angelo « Non capisci? sono stati loro, hanno confessato le loro parole perdute, mai pronunciate che possono aprire porte e confini »

Raffaele passò lo sguardo prima dal libro di profezie e poi al demone « Ma noi, tu hai detto qualcosa? »

« No. Ma l’ho pensato mentre lo diceva e tu? »

« Abbiamo pensato la stessa cosa? Tu ed io? » chiese Raffaele, poso sicuro che il demone che aveva baciato più di ottanta anni prima finalmente avesse deciso che non stavano più correndo così tanto « Senti se loro sono stati in grado di dirlo a voce alta, perché noi no? » fece l’angelo e trattenne il fiato, sperando.

Ezlaaphira sorrise appena, prima di avvicinarsi  « Ti amo »

« Ti amo anch’io »

 

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Ciao a tutt*, grazie per aver letto e commentato.

Un abbraccio grande!

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