Troppo giovane

di MaryFangirl
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1. Sempre assente ***
Capitolo 2: *** 2. Sentimenti che distruggono ***
Capitolo 3: *** 3. Comportarsi da uomo ***
Capitolo 4: *** 4. Ogni bacio ***
Capitolo 5: *** 5. Senza di te mi spezzerò ***
Capitolo 6: *** 6. Tutto per te ***



Capitolo 1
*** 1. Sempre assente ***


Questa è una fanfiction tradotta dall’inglese, potete trovare i dettagli dell’originale qui sotto.
 
Titolo originale: Are you too young for this?
Link storia originale: https://archiveofourown.org/works/36349054/chapters/90621523
Link autore: L’autore ha purtroppo rimosso il suo account
 
 
Relazione zio/nipote + grande differenza d’età. Se non ti piace, non proseguire!

Le parti sessualmente esplicite sono qui censurate. La fanfiction integrale sarà disponibile sul mio profilo FF Zone: QUI

Buona lettura.
 
 
 
“Zio!”
 
Bruno sussulta, allontanandosi di corsa dalla voce.
 
.
 
“Zio!”
 
Il piatto nella sua mano quasi scivola. Lo mette via prima di camminare nella direzione opposta alla voce.
 
.
 
“Zio Bruno!”
 
È dietro alle pareti, ora. Bruno non sa quanto altro riuscirà a sopportare.
 
.
 
“Ziooo!”
 
Bruno fa capolino dal vaso di fiori dietro cui si trova. Camilo è al piano inferiore, grattandosi la testa.
 
Da quando Bruno è tornato, il ragazzo non ha smesso di cercarlo. Può capirlo, è stato via per dieci anni. L’ultima volta in cui ha visto Camilo, e Camilo ha visto lui, il bambino aveva 5 anni. 6, se si considera la volta in cui Camilo aveva beccato Bruno in cucina di notte, ma è sicuro che Camilo l’abbia dimenticato.
 
“Uh, zio Bruno?”
 
La mano sulla sua spalla lo fa saltare quasi due metri in aria. Ansima silenziosamente mentre si gira, gli occhi spalancati e appena spaventati.
 
“Oh, scusa zio, scusa” è Dolores, con le mani sollevate. “Ti ho visto nasconderti e ho pensato di aiutarti”
 
Beh, la situazione è imbarazzante. Sua nipote l’ha trovato mentre tentava di nascondersi dal fratello. Bruno si sforza di sorriderle prima di alzarsi. Lei non lo lascia spiegare.
 
“Camilo sta andando in città, non credo che tornerà fino al tramonto. Stai tranquillo, zio, e non permettergli di disturbarti troppo” gli dà una pacca sul braccio prima di voltarsi, “se succede, sussurra quello che combina e gli dirò due parole”
 
Bruno sorride per davvero, il suo viso si rilassa. “Grazie, Dolores”
 
Dolores sorride e scende le scale, chiamando Luisa.
 
Bruno si toglie un po’ di polvere dai vestiti prima di scendere a sua volta. Decide di andare ad aiutare sua sorella in cucina. Cucinare con lei lo ha sempre tranquillizzato.
 
^ ^ ^ ^
 
Sono passati un paio di mesi dal suo ritorno in famiglia. Bruno si è adattato, aiutando ogni membro della famiglia nelle faccende domestiche. Il lunedì, sta con Pepa e Felix. A volte Pepa deve chiedergli di andarsene poiché quando c’è Bruno il suo umore la porta esclusivamente a creare sole e arcobaleni.
 
Il martedì lo passa con Mirabel e Luisa. Le due sorelle girano per la città e lui rimane accanto a loro, cercando di tenere il passo.
 
Il mercoledì aiuta Dolores. Perlopiù lei sta in ascolto per chi è nei guai. O, ultimamente, se qualcuno ha bisogno di una visione e non ha il coraggio di chiederla direttamente a Bruno. Pensa che lui e Dolores formino una buona squadra.
 
Il giovedì cerca di aiutare Isabela con le sue piante e il verde del villaggio. Di solito ascolta lunghi monologhi su come un cactus non abbia bisogno di tanta acqua o sulla bellezza delle drosere alla luce.
 
Il venerdì Antonio in genere si aggrappa al suo braccio e gira per la città con lui. Non lo ammetterà a nessuno, ma il venerdì è il giorno che preferisce dato che Antonio gli dice sempre di cosa parlano i topi.
 
Di sabato, si dedica a qualche visione. Ha ricevuto alcune richieste e non sono state orribili. In più ci sono quelle silenziose che Dolores sente e di cui gli parla.
 
Ma trascorre la maggior parte delle sue giornate in cucina. Julieta gli insegna alcune ricette e, nel frattempo, fa scorta di innumerevoli spuntini.
 
C’è un unico membro della famiglia che non ha ancora realmente aiutato.
 
“Zio Bruno, buongiorno!” Camilo entra in cucina e lo saluta.
 
“Buongiorno, Camilo” Bruno gli rivolge un caloroso sorriso prima di tornare ai fornelli.
 
Ha smesso di nascondersi dal nipote. È anche uscito con lui per sbrigare qualche faccenda. All’inizio era terrorizzato all’idea di interagire con lui. Il ragazzo continuava a chiamarlo e voleva stargli vicino durante i pasti, risultando un po’ intimorente. Bruno non ci era abituato. Nemmeno Mirabel era tanto attaccata a lui al suo ritorno, nonostante la sua testardaggine durante l’intera faccenda della morte del miracolo. Aveva pensato che nessuno avrebbe voluto stargli vicino una volta tornato, ma era il contrario. Soprattutto da parte di Camilo. Avevano persino cambiato l’ordine dei posti a sedere, perché Camilo voleva stare accanto a lui.
 
Bruno espira dal naso mentre inizia a impiattare. Julieta, accanto a lui, imita i suoi movimenti e in pochi secondi è tutto pronto. Casita comincia a portare i piatti pieni al tavolo esterno e Abuela chiama la famiglia per riunirsi.
 
Camilo corre dalla porta al suo posto, in risposta sulla testa di sua madre si forma una nuvola. Bruno sorride alla sorella prima di raggiungere la famiglia a tavola. Non è ancora abituato neanche a questo. È rimasto escluso dal quadro familiare per così tanto tempo che gli appare strano. Tutti mangiano normalmente, mentre la testa di Bruno si perde nei suoi soliti pensieri.
 
Forse sta masticando troppo rumorosamente. Gli altri saranno infastiditi da lui perché respira dopo aver dato un boccone. Nessuno apprezzerà le arepas che ha preparato senza l’aiuto di sua sorella. Beve troppo in fretta. Camilo gli tocca la gamba.
 
Un momento.
 
Camilo gli sta toccando la gamba. Bruno non vuole guardare. Continua a mangiare prima di reclinarsi sullo schienale. Lancia una rapida occhiata e muove il braccio per capire cosa sta facendo suo nipote. In realtà sta toccando la sua ruana. Bruno si guarda la mano prima di fare il grande passo e guardare il ragazzo. Gli occhi di Camilo sono sulla ruana che sta toccando, ma quando avverte quelli di Bruno su di sé, alza lo sguardo.
 
Non gli rivolge il suo solito sorriso sfacciato né ci sono luccichii nei suoi occhi generalmente maliziosi. Camilo gli sorride calorosamente prima di tornare al suo piatto, lasciando cadere la mano. Anche Bruno riprende a mangiare e ha il terrore di alzare lo sguardo e capire se qualcun altro ha notato la loro interazione. Decide di continuare a mangiare e di ascoltare quando sua madre parla.
 
“Penso che tutti meritino una pausa oggi” dice Abuela, facendo aumentare la frequenza cardiaca di Bruno. “Dirò in città che ci prendiamo un giorno libero e che ceneremo in famiglia, che ne pensate?”
 
Anche lei sta cercando di migliorare, nota Bruno. Non è più così esigente, non vuole che tutto sia perfetto e lascia in pace la famiglia durante i loro impegni. Non si è ancora scusata. Non realmente. Ma Bruno non pensa che lo farà, perlomeno non tanto presto.
 
Tutti esultano mentre Bruno continua a pensare. Alla fine esprime il suo accordo, nonostante giunga con qualche secondo di ritardo. Sente Camilo ridacchiare ma non osa voltarsi a guardarlo. Uno alla volta ciascuno termina la colazione e si alza dal tavolo.
 
Con la coda dell’occhio Bruno vede Camilo alzarsi, spingere all’indietro la sedia e rientrare in casa. Non dovrebbe sospirare di sollievo, ma lo fa. Forse, con questa pausa, il ragazzo riuscirà a riposarsi un po’.
 
Bruno è l’ultimo ad alzarsi. Finisce con calma di mangiare prima di entrare. La regola di solito è che chi termina per ultimo la domenica, lava i piatti, ma li trova già pronti. Solleva un sopracciglio, poi fa spallucce, dirigendosi al lavabo.
 
“Zio Bruno, ci penso io!” Bruno si gira alla voce di Camilo, senza sussultare.
 
Aveva immaginato di incontrarlo. “Ah, grazie, ecco” porge il piatto al ragazzo sorridente.
 
“Nessun problema” comincia a lavarlo, insieme alla tazza e alle posate. “A proposito, zio, volevo dirti una cosa”
 
Oh oh. Bruno si impone di guardarlo. “Certo, quello che vuoi”
 
Camilo finisce con il lavaggio e si asciuga le mani, passandole poi sui pantaloni.
 
“Volevo scusarmi”
 
Cosa?
 
“Vedi, quando sei tornato, avevo molta voglia di parlarti. Scusarmi. Conoscerti meglio. E tutto il resto” si strofina una mano sul braccio, con aria improvvisamente timida. “Mi sei mancato. Ti ho visto solo per 5 anni prima della tua scomparsa e in verità non ricordo molto...non ricordo molto di te. Ricordo come mi facevi dondolare in cortile o stare sulle tue spalle. E prima della mia cerimonia, eri così contento perché finalmente avrei ricevuto il mio dono. Il secondo maschio in famiglia. Mi avevi detto che, qualunque cosa fosse, l’avrei usato per cose importanti. Aiutando un sacco di persone”
 
Bruno deglutisce. Ricorda Camilo. Voleva bene a Camilo. Gli vuole bene. È il primo figlio maschio di sua sorella, era ovvio che lo adorasse. Non voleva che il meglio per lui.
 
“Sai, ricordo come ti vestivi...volevo essere uguale una volta cresciuto” accenna alla sua ruana e solleva un piede, “ruana, pantaloni arrotolati e sandali. Volevo assomigliare a te. Solo in seguito ho capito che era perché mi mancavi. Poi tutti hanno iniziato a raccontarmi storie su di te, inclusa la mamma. L’immagine di te nella mia testa è cambiata. Avevano torto, zio. Tutti loro. Non sei affatto come dicevano”
 
Finalmente, Camilo lo guarda. Bruno si sente sul punto di crollare, rendendosi conto che suo nipote sembra prossimo alle lacrime.
 
“Mi dispiace che tutti noi abbiamo parlato male di te. Mi dispiace di averti fatto apparire così spaventoso” si strofina la guancia ma il suo sguardo tremante rimane su Bruno.
 
E Bruno non resiste oltre.
 
“Camilo. Va tutto bene. È tutto passato. Eri un ragazzino. Uh, sei un ragazzino. Non lo sapevi. Io sono un essere umano, così come tutti gli altri. È...va tutto bene, Camilo”
 
Bruno distoglie lo sguardo, ma lo riporta su Camilo.
 
Camilo alza le spalle. “Ti ho spaventato al tuo arrivo, eh? Dolores me l’ha detto”
 
Bruno ridacchia. Certo che gliel’ha detto.
 
“Mi ha urlato contro, dicendomi che dovevo darti spazio e tempo per adattarti, ma ero troppo nervoso e...felice che fossi tornato”
 
Bruno nota la sua esitazione, ma per ora decide di ignorarla.
 
“Comunque, zio, spero che potremo iniziare a creare nuovi ricordi. Insomma, lo stiamo già facendo, ma...ancora di più”
 
“Lo faremo, Camilo. Uh, grazie per avermi detto queste cose. Penso di dovermi scusare anch’io-”
 
“No!” Camilo lo ferma, facendo un passo avanti. “Non devi scusarti. Mai. Capito?”
 
A Bruno viene quasi voglia di ridacchiare. Alza le mani. “Sì, sì. Capito, forte e chiaro”
 
“Bene” Camilo indietreggia, ma Bruno nota le sue mani agitarsi. “Posso abbracciarti?”
 
Questa è una novità. Abuela, le sue sorelle e i suoi cognati sono gli unici ad averlo abbracciato fino a questo momento. Non vuole rifiutare il ragazzo. Un abbraccio non può fare male a nessuno, no?
 
Apre le braccia. “Certo, Camilo” Bruno non riesce a pronunciare l’ultima sillaba prima che le braccia di Camilo lo avvolgano.
 
Camilo lo stringe e Bruno sente l’aria intrappolarsi nella sua gola. Porta le braccia intorno al nipote, uno sulla spalla e l’altro appena sotto la vita. Bruno ne rimane sconvolto. È profondamente scioccato perché sembrano combaciare perfettamente, come due pezzi di un rompicapo. Sente Camilo strofinarsi contro la sua spalla e ode il suo sospiro.
 
Di sollievo? Di fastidio?
 
Bruno non lo sa, ma il fatto che Camilo non si sia scostato potrebbe significare un diverso tipo di sospiro. Spera che il ragazzo non senta quanto forte il suo cuore stia battendo.
 
Dopo qualche minuto, Camilo si allontana, ma senza lasciare completamente Bruno. Lo fissa con le braccia ancora intorno alla sua vita. Bruno non sa cosa fare quindi si limita a sorridere. Le sue braccia sono attorno a Camilo, ma sposta le mani per posarle sulle sue spalle.
 
“Mi sei mancato molto Bruno. Bentornato a casa” sussurra Camilo un’ultima volta, adagiando le mani sul suo petto.
 
Bruno deglutisce un groppo in gola. Incolpa l’isolamento durato dieci anni per la successiva mossa e il travolgente senso di colpa per aver abbandonato la sua famiglia, e Camilo in così giovane età.
 
Si china in avanti, una mano sulla guancia di Camilo, prima di baciargli leggermente la fronte. Uno sfioramento di labbra sulla sua pelle.
 
“Grazie, Camilo, sono felice di essere a casa”
 
Gli sorride prima di congedarsi, sentendosi improvvisamente troppo consapevole e sensibile. Bruno sistema la sua ruana mentre raggiunge la sua torre, senza voltarsi indietro per vedere Camilo.
 
Camilo, intanto, rimane sbalordito davanti al lavello della cucina. Il cuore batte troppo velocemente, il viso è arrossato, la fronte in fiamme.
 
.
 
È il compleanno di Camilo e Bruno è terrorizzato. Non gli ha ancora preso un regalo. Non sa cosa regalargli. Cosa si regala a un sedicenne per il suo compleanno? Fiori? Vasi in ceramica? Cibo? No, ci sarà comunque cibo in abbondanza alla festa.
 
Sta vagando per la sua stanza che, dopo la ricostruzione della casa, è molto più vivibile. Ci sono mobili decenti e appena fuori dalla caverna delle visioni è situata la camera da letto. Certo deve sempre salire una montagna di scale, ma lo ha fatto per 35 anni prima di nascondersi dietro le mura, quindi...non deve pensare a quello. Non nel giorno dedicato a Camilo. Continua a camminare, riflettendo su a cosa regalargli.
 
“Zio Bruno?”
 
È la voce di Isabela. Esce dalla sua nicchia e sbircia oltre le scale. Lei si guarda intorno, probabilmente cercando lui.
 
“Sono quassù, dammi un secondo” grida preparandosi a scendere.
 
“Oh, non serve, salgo io”
 
Prima che Bruno possa protestare, Isabela si fa sollevare tramite delle liane, atterrando proprio davanti a lui.
 
“Uh, non male” Bruno le sorride, “tutto bene?”
 
“Sì, tutto bene. Dolores ha detto che continua a sentirti fare avanti indietro, quindi ho pensato di passare. Stai bene?”
 
Il dono di Dolores è una benedizione. Per ora.
 
“In realtà, mi servirebbe il tuo aiuto”
 
“Certo! Cosa posso fare?”
 
Bruno si gratta la barba. “Vedi, non ho ancora un regalo per il compleanno di Camilo. Non so bene cosa regalargli, hai qualche idea?”
 
Isabela sorride e per un secondo Bruno percepisce della malizia.
 
“Beh, a Camilo piace mangiare, il camaleonte è il suo animale preferito, gli piace nuotare, giocare, esibirsi” Isabela si tocca il mento, “e adora te”
 
Per Bruno è come se qualcuno gli avesse versato dell’acqua fredda addosso.
 
“Quindi, sono sicura che qualunque cosa da parte tua sarà perfetta” conclude sorridendo.
 
“Uh-uh” Bruno ridacchia nervosamente. Non sa perché è nervoso.
 
“Gli hai...già dato una visione?”
 
“Cosa?”
 
“Una visione. Come hai fatto con me e Dolores quando eravamo più piccole. Lo hai fatto per lui?”
 
Oh. No. Ha evitato di avere visioni per i membri della famiglia da dopo quella di Mirabel. Non vuole creare problemi, non di nuovo.
 
“Ehm. No. Non credo che lo farò. Io...non penso che gli piacerebbe come regalo” tenta Bruno, temendo che Isabela insista.
 
“Vero. Allora proviamo a pensare ad altro”
 
Bruno è grato che la discussione sulla visione venga abbandonata.
 
Un’ora dopo, Bruno, Isabela e Mirabel scendono di sotto. La casa è quasi pronta per accogliere tutti gli ospiti per la festa. Abuela sta dando le ultime istruzioni. Bruno si dirige in cucina, Julieta ha preparato tutto e tocca le piastrelle, comunicando a Casita di portare i piatti in cortile. Pepa apre le porte e inizia ad accogliere le persone.
 
Bruno si allontana dagli altri, sistema il regalo sotto la ruana e si dirige verso una parte del cortile non troppo isolata. Osserva gli ospiti ammassarsi, mischiandosi tra loro e con la famiglia. Si sente ancora fuori luogo in eventi del genere. La maggior parte delle persone non ha più paura di lui, ma ancora non è disposta ad avvicinarsi. Inoltre, nemmeno lui è pronto a interagire con troppa gente. In mezzo alla folla, scorge il riccioluto festeggiato.
 
Camilo sorride ampiamente e luminoso mentre saluta le persone, tramutandosi nei vari ospiti e amici. Bruno non può fare a meno di sospirare. Suo nipote è straordinario con il suo dono. È un babysitter eccezionale, gioca con tutti i bambini della città e li tratta gentilmente. Con i suoi amici è un burlone, ma li ascolta con attenzione. Per non parlare di come si comporta con la sua famiglia, con amore e premura.
 
Bruno ha quasi voglia di andarsene in camera sua. Quasi. A volte diventa tutto troppo. Osserva la sua famiglia. Ama tutti loro, non vorrebbe mai più ferirli. Ma c’è sempre un pensiero irritante nella sua testa che dice che nulla è cambiato. Sarebbero felici anche senza di lui.
 
Scuote il capo rapidamente e si avvicina al muro, cercando di liberarsi di quel pensiero. Deve essere presente per i suoi nipoti, dopo essere stato assente per dieci anni, perlomeno ai loro occhi. Non si è mai perso un compleanno tra le mura, e Dolores sa che si univa sussurrando quanto tutti cantavano ‘Tanti auguri’.
 
La sua ruana viene strattonata e si aspetta quasi di vedere Antonio. Ma è una bambina del villaggio. Fa un cauto passo all’indietro, guardandola. Lei gli sorride prima di sollevare una vivanda. Bruno si inginocchia con cautela, per non spaventarla.
 
“Ciao Bruno” dice lei, “questo è per te. L’ho preparato io”
 
Il cuore di Bruno si gonfia, “Oh. Grazie mille. Posso mangiarlo adesso o aspetto il dessert?”
 
Lei ride prima di sussurrare: “Adesso, prima che qualcuno ti veda”
 
Bruno è sul punto di dare un morso.
 
“Ehi, stai rubando del cibo?”
 
Camilo ha svoltato l’angolo, imbattendosi nella bambina e Bruno. La piccola si limita a ridacchiare prima di raggiungere le amiche.
 
Bruno ride, alzandosi. Il regalo che aveva in mano gli cade e non riesce ad acchiapparlo prima che finisca a terra. Il sorriso di Camilo svanisce, non registrando la scena abbastanza velocemente per poter intervenire.
 
“Ah, scusa Bruno, non sapevo che tu-”
 
“No, no, ho le mani di pastafrolla” Bruno si china per afferrare il pacchetto. Fortunatamente non si è aperto.
 
Camilo si mette le mani sui fianchi. “Quindi lei ti ha portato del cibo di nascosto? Prima ancora che la festa sia iniziata?”
 
“Beh, ha detto di averlo preparato per me. Non credo l’abbia rubato da nessuna parte” Bruno sorride, prima di dare un morso, “non è male, ne vuoi un po’?”
 
“No, è per te, penso che meriti di averlo tutto”
 
Bruno annuisce, finendo con un altro boccone.
 
“Allora...quello è per me?” Camilo inclina la testa verso il pacchetto che Bruno ha in mano.
 
Bruno sobbalza leggermente, dimenticando che non lo stava nascondendo. Deglutì prima di rispondere: “Oh. Sì. Stavo per metterlo sul tavolo con gli altri”
 
“Non devi!” dice Camilo, avvicinandosi a Bruno.
 
Uh, strano. Perché dovrebbe volere il suo regalo in anticipo? Non che sia un gran problema.
 
“Vuoi aprirlo adesso?”
 
“Certo! È da parte tua. Voglio vedere cos’hai preparato per me”
 
“Camilo” la voce di Dolores spunta dal nulla e Bruno urla, spaventando anche Camilo.
 
Bruno guarda Camilo, incontrando la stessa espressione. Ansima prima che Camilo si tramuti in Dolores, tornando poi se stesso.
 
“Non arrivare così di soppiatto!” esclama Camilo, guardandola male.
 
“Scusa, scusa. Ma non volevo che barassi con i regali, quindi sono venuta a prendere zio Bruno. Vieni, zio, porta il tuo regalo sul tavolo con gli altri” Dolores afferra gentilmente il gomito di Bruno prima di guidarlo verso il centro del cortile.
 
Bruno si scusa silenziosamente Camilo per averlo piantato lì, ma Camilo sorride prima di seguirli. Dopo aver lasciato il suo regalo, Camilo non permette a Bruno di rimanere solo per il resto della serata. I suoi amici sono presenti ma il ragazzo non socializza con loro. Bruno è un po’ stranito dal fatto che il nipote sia praticamente aggrappato a lui. Dovrebbe godersi la sua festa. Sta compiendo 16 anni. Bruno ricorda la festa per i propri 16 anni, era stata divertente, trascorsa a scorrazzare in giro con le sorelle e l’amico d’infanzia Felix.
 
Viene tirato fuori dai suoi pensieri quando Abuela annuncia che canteranno ‘Tanti auguri’ a Camilo prima che apra i regali. Bruno si sente emozionato ancora prima che parta la musica. Per dieci anni ha sentito questa melodia ovattata, attraverso i muri, riuscendo a malapena a vedere bene dalla fessura nella parete. Ha visto i suoi nipoti crescere. Ha sentito la loro mancanza. La mancanza della sua famiglia. Di vedere tutto quanto.
 
Pur essendo un uomo in grado di vedere nel futuro, non ha potuto osservare ciò che aveva davanti a sé per anni.
 
Prima di rendersene conto, avverte le lacrime. Non cadono. Non vuole alzare lo sguardo. Sospira mentre cerca di cantare insieme agli altri, sussurrando come un tempo. Ma non vuole più perdersi niente. Quando alza gli occhi alla fine della canzone, Camilo lo fissa, piangendo.
 
Bruno sussulta. In un attimo si fa avanti e Camilo lo incontra a metà strada. Si abbracciano, perdendosi l’uno contro la spalla dell’altro. Altre braccia li avvolgono e Bruno percepisce la sensazione di tutta la famiglia che li stringe. Quando si allontanano, Camilo lo serra un’ultima volta prima di scostarsi, ma gli afferra la mano e lo conduce al tavolo dei regali.
 
“Aiutami ad aprire i regali, Bruno. Voglio iniziare con il tuo” dice Camilo, spingendo Bruno.
 
Isabela e Mirabel sorridono, aspettando con impazienza. Pepa e Felix si stringono l’un l’altra, osservando Bruno che afferra il proprio regalo e lo porge al nipote.
 
“Ecco qua. Un regalo speciale da parte mia per te” sorride Bruno prima di farsi da parte.
 
Camilo lo afferra per un braccio, riavvicinandolo a sé. Infila il braccio in quello di Bruno e apre il pacchetto.
 
Scopre un camaleonte di pezza.
 
Bruno osserva il volto di Camilo e viene invaso dal panico. Il sorriso del ragazzo svanisce lentamente. Spalanca gli occhi mentre gira l’animale di pezza con la mano libera. La presa sul braccio di Bruno si allenta finché la sua mano non gli afferra il gomito.
 
“Non...non ti pia-”
 
Viene quasi placcato a terra. Bruno inciampa sotto il peso di Camilo, ma si raddrizza mentre lo avvolge tra le braccia. Camilo inizia a ridere ed esclama quanto sia meraviglioso e che lo custodirà per sempre. Bruno sospira di sollievo. Camilo non lascia andare il nuovo peluche mentre apre gli altri regali.
 
Il resto della serata procede senza intoppi e fino a tarda notte. L’ultimo ospite se ne va verso l’1.30 e la famiglia inizia a separarsi nelle rispettive stanze. Tutti tranne Bruno. Sta pulendo in cucina. Sa che Casita può farlo da sola, ma un aiuto in più non può nuocere. Pensa che tutti stiano già dormendo, quindi è piuttosto scioccato quando gira l’angolo e vede Camilo fuori nel patio.
 
“Mh? Camilo, cosa stai facendo?” chiede Bruno avvicinandosi.
 
Camilo sussulta. Bruno lo trova quasi divertente. Quasi.
 
“Scus-”
 
“No, no, Bruno” lo interrompe. Bruno si accorge solo ora che ha ancora in mano il peluche. “Non devi scusarti. Pensavo che dormissero già tutti”
 
“Anch’io. Stai bene? Vuoi stare un po’ da solo?”
 
Camilo scuote la testa, “No. Stavo per andare a letto” giocherella con le dita, “puoi accompagnarmi nella mia stanza?”
 
Il suo cuore perde un battito.
 
“Certo, andiamo”
 
Camilo allunga la mano per afferrare il braccio di Bruno, che non si oppone. Lo piega in modo che Camilo possa reggersi meglio. Parlano nel breve tragitto fino alla porta di Camilo.
 
Troppo breve.
 
“Va bene, festeggiato. Buonanotte”
 
“Buonanotte, Bruno” Camilo lascia la presa su Bruno ma lo stringe in un abbraccio.
 
Bruno sorride contro la sua spalla, ricambiando. Non pensa che si stancherà mai di abbracciarlo.
 
“Grazie per il regalo. Mi piace un sacco” sussurra Camilo.
 
“Certo, tesoro. Sono contento che ti piaccia” il vezzeggiativo gli è sfuggito e Bruno si agita leggermente. Ma il panico muore subito. Camilo si allontana, poi si avvicina tantissimo al viso di Bruno e gli lascia un bacio sulla guancia, veloce e dolce.
 
“Grazie” dice con una vocina, girandosi, aprendo e chiudendo la porta rapido come la luce.
 
La guancia gli formicola. Sta cercando di migliorare per la sua famiglia. Migliorerà per la sua famiglia.
 
Ma dall’altro lato della porta, la cotta di Camilo per lo zio a lungo assente non ha fatto che solidificarsi per tutto il tempo da quando è tornato.  

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Capitolo 2
*** 2. Sentimenti che distruggono ***


Il pensiero di avere una visione per Camilo non ha abbandonato la mente di Bruno da quando Isabela ne ha fatto menzione. Il ragazzo non l’ha chiesta, quindi è sicuro che l’argomento non verrà fuori tanto presto. Ma l’idea aleggia nel retrocranio di Bruno. Ipoteticamente, può avere una visione senza Camilo nella sua stanza. Può sicuramente proseguire e capire se sia una visione orribile o meno. L’unica cosa che glielo impedisce è la consapevolezza della tavoletta di smeraldo che si materializzerà. Ha provato innumerevoli volte a fermare le visioni a metà della procedura e capire se poteva impedire che si formassero le tavolette, ma succede sempre. Non vuole commettere lo stesso errore dell’ultima volta. Se la visione risultasse negativa, dovrà distruggerla completamente, spezzarla in in milione di frammenti in modo da non poterla ricomporre.
 
C’è un fragore di colpi alla sua porta e sa che è il segnale di Mirabel per la colazione. È sveglio da un paio d’ore, ormai. Bruno non era solito dormire molto, se non per niente. Non ha avuto un posto stabile dove dormire per dieci anni, di solito non voleva farlo. Ora, tuttavia, con un vero letto, tende a dormire di più, ma le vecchie abitudini muoiono lentamente. Si strofina il viso prima di scendere dalle scale.
 
È l’unica cosa che è contento non sia cambiata. Le sue scale. Tengono la caverna delle visioni lontana da tutti e in totale segretezza. Il suo deserto di sabbia è necessario per le visioni, neanche questo è cambiato. Altri cambiamenti sono stati accolti con favore e a braccia più aperte. Inclusa la sua famiglia. È passato più di un anno dal suo ritorno, con loro si sente meglio.
 
Con la maggior parte di loro.
 
Quando apre la porta non si aspetta di vedere Antonio. Quasi sussulta, osservando il nipote di 6 anni.
 
“Ehi piccolo” saluta Bruno.
 
“Oh, zio!” Antonio balza giù dal suo giaguaro e afferra la mano di Bruno, “pensavo di accompagnarti per fare colazione”
 
Bruno sorride calorosamente, esprimendo il suo accordo prima di seguirlo. Entrando in cucina, il tucano di Antonio scende in picchiata e atterra sulla spalla di Bruno. Cinguetta, guardando prima Bruno e poi Antonio. Bruno giura di poter quasi vedere il sorriso dell’uccello.
 
“Pico dice di essere triste perché non può mangiare una delle tue arepas stamattina” traduce Antonio, stringendogli la mano.
 
Bruno ride, “Beh, Pico, domani mi sveglierò prima e ne preparerò qualcuna, che ne dici?”
 
Pico cinguetta felice, spingendo il becco contro la guancia di Bruno prima di volare via.
 
“Ha detto ‘affare fatto’” ridacchia Antonio, proseguendo verso il patio.
 
Individua subito Camilo. In realtà, non è successo nient’altro dopo la festa. Sono passati diversi mesi ed è tutto a posto. Camilo continua a cercarlo, invitandolo a giocare con i bambini del paese o a dare una mano in cucina. Si siedono vicini durante i pasti e scherzano tra loro. Niente di straordinario.
 
Tuttavia, mentre si gira, il suo viso è diverso. Sorride a lui e ad Antonio, ma le labbra sono serrate e fredde. Bruno saluta lui e gli altri mentre Antonio lo conduce al tavolo. Si aspetta che Antonio prosegua al suo posto, ma il bambino si mette accanto a lui, dove di solito è seduto Camilo. Luisa si siede alla sua sinistra come sempre, posando le bevande sul tavolo.
 
Oh oh. Guarda Camilo, seduto al posto di Antonio, all’estremità del tavolo più vicina ad Abuela. Non sembra contento. Bruno decide di non fissarlo e cerca di comunicare con gli occhi. Ascolta le storie di Antonio mentre continua a dire che serpenti e topi sono buoni amici. Viene interrotto dall’annuncio quotidiano di Abuela.
 
“Famiglia” inizia Abuela, attirando l’attenzione di tutti, “oggi abbiamo dei compiti molto specifici”
 
Bruno la ignora. Non vuole essere scortese, ma di solito lui non ha faccende specifiche da svolgere. Nonostante sia molto presente nella comunità, la gente continua a evitarlo. I bambini non hanno paura di lui, ma gli adulti sì. Soprattutto i più anziani, vicini all’età di Abuela, e della sua stessa età. Dio, la sua età. All’improvviso si sente colpito in faccia dalla realizzazione. Sta invecchiando.
 
“E questo è quanto per oggi” torna a sintonizzarsi su Abuela, “rendiamo orgogliosa la nostra comunità”
 
Pronunciano ad altra voce il nome della loro famiglia prima di continuare a mangiare o iniziare ciascuno con il proprio lavoro. Luisa si congeda, con Isabela e Mirabel al suo seguito. Antonio si alza e abbraccia Bruno, augurandogli una buona giornata. Salta sul suo giaguaro e si dirige in città insieme a suo padre. Bruno sorride loro, tornando a concentrarsi sul cibo.
 
O meglio, lo farebbe, ma i suoi occhi si posano sulla sedia di Camilo. È vacante. Si aspettava quasi di vederlo ancora lì, ma non è così. Bruno decide di aiutare a ripulire, e quando si dirige in cucina viene accolto dalle sue sorelle.
 
“Bruno? Perché non sei ancora uscito in città?” chiede Pepa, prendendogli i piatti dalle mani.
 
Bruno alza un sopracciglio. Forse avrebbe dovuto prestare ascolto al discorso di Abuela.
 
“Oh giusto, stavo per uscire, sì” annuisce, voltandosi.
 
“Non hai prestato attenzione, vero?” la voce di Julieta risulta divertita e Bruno si ferma di botto, abbassando il capo.
 
“No”
 
Julieta e Pepa ridacchiano. Bruno alza cautamente la testa e incontra gli sguardi delle due, gli stanno sorridendo. Bruno deglutisce prima di ricambiare, facendo del suo meglio per apparire sincero. Le sorelle si avvicinano e lo avvolgono in un abbraccio. Ormai ci è abituato. Lo abbracciano una volta al giorno, se non addirittura tre. È un altro cambiamento che ha accolto a braccia aperte, letteralmente.
 
Stringe a sua volta le donne, accarezzando loro le braccia.
 
“Fratellino, la mamma ha detto che qualcuno in città voleva una visione su una cavalla smarrita. Vuoi che chieda a Camilo di darti una mano? Oggi fa da babysitter in quella casa” dice Pepa, scostandosi.
 
Bruno espira. Non intende evitare il ragazzo.
 
“Sì, apprezzerei il suo aiuto, certo”
 
“Perfetto! Uscirà verso l’una, passa dalla sua stanza per quell’ora” Pepa gli sfiora il braccio.
 
“Per ora, vai a riposarti e preparati” dice Julieta, porgendogli un piatti di spuntini.
 
Le sue sorelle lo conoscono troppo bene. Le ringrazia prima di dirigersi verso la sua torre. Non deve passare per la stanza di Camilo per raggiungerla, ma pensa che non possa fare male dire al ragazzo che uscirà con lui tra qualche ora. Va alla sua porta e bussa tre volte. Non evita il suo rituale, forza dell’abitudine. Si dondola sui talloni mentre aspetta, con i palmi improvvisamente troppo sudati.
 
La porta si apre leggermente, rivelando Camilo. Il suo viso si addolcisce, con un sorriso che si allarga sulle guance lentigginose. Bruno vorrebbe che il suo cuore la smettesse di perdere battiti.
 
“Ehi, Camilo” si sente molto imbarazzato.
 
“Ciao, zio Bruno” Camilo appoggia la testa contro la porta, “tutto bene?”
 
“Oh, sì, tutto benissimo. Volevo solo dirti...chiederti se posso accompagnarti in città più tardi, oggi. Devi fare il babysitter all’una, vero?”
 
Camilo annuisce, i suoi riccioli accompagnano il movimento.
 
Bruno tamburella con le dita sul piatto che ha ancora in mano. “Q-quella famiglia vuole una visione. Su una cavalla smarrita”
 
“Giusto! Certo, puoi venire con me. Non mi dispiace la compagnia”
 
“Fantastico. Allora ci-”
 
“Zio” Camilo lo ferma e Bruno si blocca, gli occhi spalancati, “Uhm...perché hai quel piatto?”
 
Bruno nota l’esitazione. Il ragazzo non sa dei suoi rituali prima delle visioni.
 
“Oh. Beh, vedi, quando ho una visione, a volte non mi sento molto bene dopo, quindi Julieta mi ha sempre preparato degli spuntini poco prima”
 
Camilo alza le sopracciglia. Bruno pensa di aver detto troppo.
 
“Bene, usciamo tra un paio d’ore, dovresti andare a riposare. Passo da te quando è il momento di uscire” Camilo fa un altro sorriso prima di rientrare e chiudere la porta.
 
Bruno si sente confuso. Come se avesse parlato troppo. Ha dato troppe spiegazioni. Prima di impedirselo, dà un colpo al legno e poi alla propria testa. Va verso la sua torre, tenendo il piatto con il cibo. Decide di fare un pisolino. I suoi pensieri si fermano sempre quando dorme.
E ora ha bisogno che si fermino. Ha bisogno che si fermino tutti.
 
.
 
Dormire lo aiuta a smettere di pensare, ma non impedisce i sogni. È tormentato da una visione dopo l’altra, da sfumature di verde smeraldo e sabbia. Ovunque. Sente che si sta svegliando. Non ci sono finestre nella sua stanza, ma avverte il sole riscaldare il suo viso. Odora qualcosa di buono. Il sogno che non sa di vivere inizia a cambiare. Vede capelli ricci. Begli occhi. Un viso con lentiggini.
 
Si sveglia di soprassalto, cercando di mettersi a sedere. Urla prima di registrare chi è la figura in piedi accanto al letto e indietreggia bruscamente.
 
“Ah! Zio Bruno, stai bene?”
 
È a testa in giù, mezzo piegato. Bruno si sente imbarazzato, capendo che la voce appartiene a Camilo. Respira profondamente e regolarmente prima di lasciar cadere l’altra metà del suo corpo sul pavimento. Camilo esclama ancora e Bruno sente le molle del suo letto rimbalzare.
 
Bruno rotola sulle ginocchia e appoggia un braccio sul letto. Camilo è sul materasso, gli occhi spalancati e la mano tesa.
 
“Zio Bruno, stai bene? Mi dispiace. Giuro che non volevo spaventarti” Camilo si alza sulle ginocchia, aiutando Bruno a mettersi in piedi.
 
Bruno si sente di colpo nervoso. È ridicolo che sia caduto dal letto solo per essere stato svegliato. Espira prima di rispondere: “Sto bene. Sono caduto parecchie volte prima, non è niente”
 
Camilo non sembra convinto. Il suo viso è corrucciato e si appoggia allo schienale. Non smette di esaminare il viso di Bruno, che alla fine si mette a ridere prima di sedersi accanto a lui. A una buona distanza, anche se il suo letto non è così grande.
 
“Stavi sognando?” chiede Camilo.
 
Bruno distoglie lo sguardo quando il ragazzo si avvicina.
 
“Uh, penso di sì” risponde Bruno, sincero, “io...uhm” non sa se sia il caso di dirglielo.
 
Camilo scuote la testa prima di allungare la mano con il palmo rivolto verso l’alto. Bruno sposta lo sguardo dal viso di Camilo alla mano. Decide infine di posare la mano su quella del nipote.
 
“Zio, puoi dirmi qualsiasi cosa. Voglio conoscerti meglio. Non parliamo molto dei nostri doni tra di noi. Se avessi bisogno di parlare con qualcuno, per favore” Camilo gli stringe la mano e fa sollevare lo sguardo di Bruno, “confidati con me. Voglio farlo anch’io con te”
 
Bruno è colpito dalla sincerità nella voce e nei gesti di Camilo. Non parla con nessuno del suo dono. Le uniche a conoscere ogni minimo dettaglio sono le sue sorelle. Nemmeno sua madre sa tutto. Non ha mai avuto la possibilità di dire ad altri del prezzo che il suo dono gli impone. Nessuno l’ha mai chiesto. A nessuno importava realmente di lui, a meno che le sue visioni fossero positive. Il che non era raro. Le sue visioni non dovrebbero nemmeno essere classificate come positive o negative. Sono in continua evoluzione, come il mondo circostante, solo che la gente non vuole crederci.
 
“Camilo” Bruno sospira, mantenendo il contatto visivo, “puoi confidarti con me. Voglio esserci per te. Ma non so se i miei problemi saranno eccessivi per te, sai? Non voglio...esercitare altra pressione su di te”
 
Le parole non sono il suo forte. Ma ci sta provando. Dannazione se ci sta provando.
 
Camilo, da angelo qual è, annuisce. “No, zio, voglio sentire tutto di te, nel bene e nel male. Non sarà eccessivo. Penso che tu abbia bisogno di qualcuno con cui parlare e...voglio essere quella persona. Per favore, dimmi cosa c’è che non va. Mi hai spaventato a morte quando sei caduto”
 
Oh, giusto. Stavano parlando del suo sogno.
 
“Onestamente, le mie visioni...le vedo nei miei sogni. Ogni visione viene ripetuta più e più volte quando dormo. Penso troppo di giorno e di notte, le visioni non mi fanno dormire bene. Di solito, più dormo e meno visioni appaiono. Questo è l’aspetto positivo”
 
“Ti capita ogni volta che dormi?” Camilo si è avvicinato un po’ di più. Bruno non se n’era accorto.
 
“Sì, quasi sempre. Adesso c’è stato uno sciame di visioni mischiate, non era chiaro” fino a un certo punto, “ecco perché mi sono spaventato”
 
“Oh” Camilo guarda il pavimento, “allora come dovrei svegliarti da un pisolino, o per avvisarti della cena?”
 
Bruno pensa che sia molto premuroso, ma subito dopo anche inopportuno.
 
“In realtà, non lo so. Se vengo svegliato, mi spavento, immagino di doverlo fare da solo”
 
Camilo annuisce, comprensivo. Bruno abbassa lo sguardo e nota che non c’è più spazio tra loro. Sta ancora tenendo la mano di Camilo ed è...come radicata lì. Si sente trattenuto con i piedi per terra per tutto il tempo in cui parlano. Decide di spezzare la sensazione prima che diventi pericolosa.
 
“Bene, sarà meglio andare, no? Quei bambini hanno bisogno di un babysitter” scherza alzandosi, lasciando andare la mano di Camilo. Il ragazzo non dice niente, sorride e annuisce. Bruno prosegue fuori dalla stanza e insieme scendono le rampe di scale per uscire da Casita. Iniziato il tragitto, Bruno rallenta in modo da camminare fianco a fianco con Camilo.
 
“Grazie, Camilo. Per avermi ascoltato ed esserti preoccupato. Lo apprezzo” posa una mano sulla sua spalla, stringendo appena.
 
La reazione è immediata. Camilo sorride, afferrandogli il polso e iniziando a volteggiare per la strada.
 
“Certo, zio! Ora andiamo ad aiutare la nostra comunità!”
 
Bruno ridacchia, seguendolo. La passeggiata non è male. Negli ultimi anni l’Encanto è diventato più grande, deve ammettere Bruno. Si sta espandendo di più, facendo spazio ad altre persone.
 
Camilo bussa alla porta ed entrambi aspettano pazientemente di essere ricevuti.
 
Quando la porta viene aperta, Bruno non si aspetta dei sussulti. Si è abituato a non avvertirli più quando appare in giro. Si contiene, mantenendo un’apparenza forte.
 
I bambini si aggrappano subito a Camilo, tascinandolo in casa, strillando per salutare Bruno. I genitori, tuttavia, mantengono le distanze. Bruno non si lascia infastidire. Chiede cosa desiderano che veda e la madre porge una foto, tremante. È della loro cavalla.
 
“L’abbiamo persa per le montagne la settimana scorsa, ma non siamo riusciti a trovarla” spiega l’uomo, “puoi vedere dove sarà o finirà?”
 
Bruno annuisce cautamente, ma anche così li fa trasalire.
 
“Avrai la visione qui?” chiede il padre, “i bambini potrebbero spaventarsi”
 
“No, invece” prima che Bruno possa parlare, interviene Camilo, “non hanno paura di Bruno”
 
“Sì che ce l’hanno. Con tutte le vecchie storie, chi non sarebbe terrorizzato?”
 
Bruno strabuzza le palpebre. Lui è presente, come possono parlare così?
 
“Sicuramente non i bambini. Avete dimenticato che ci avete aiutato a ricostruire la casa e lui era già lì?” Camilo fa un passo in avanti, costringendo Bruno a spostare l’attenzione su di lui.
 
“B-beh, non aveva il suo dono. Non era così spaventoso per i bambini” balbetta la madre e Bruno sente le proprie gambe pietrificarsi.
 
“Oh, quindi senza il suo dono è a posto, ma ora che ce l’ha, avete paura di lui dopo aver praticamente implorato mia nonna per una sua visione? Siete fuo-”
 
“Camilo” lo ferma Bruno, afferrandolo per un braccio e trascinandolo fuori casa.
 
“Non avevo finito! Non possono parlarti in quel modo!”
 
“Camilo, lo so, ma ascolta”
 
“Zio, sono degli stupidi. Come hanno potuto parlare così proprio di fronte a te? Mentre eri disposto ad aiutarli? Dio, queste persone sono così imbe-”
 
“Amore” Bruno afferra Camilo per le spalle per farlo smettere, girandolo verso di sé. Funziona. Le parole muoiono sulla lingua di Camilo e i suoi occhi si sbarrano impossibilmente, scrutando il viso di Bruno.
 
“Tesoro, va tutto bene. Ho avuto a che fare con atteggiamenti simili per 35 anni. Per fortuna non sono stati 45” ridacchia, cercando di scherzare. “Andrà tutto bene. Lasciami avere questa visione mentre tu distrai i bambini, okay?”
 
Camilo lo fissa per alcuni secondi e Bruno va nel panico.
 
“Okay” esala Camilo, continuando a esaminare Bruno.
 
“Bene. Rientriamo”
 
Bruno e Camilo tornano dentro e lui lo invita a raggiungere i bambini. I genitori si scusano e Bruno decide di lasciar correre. Camilo si è già agitato abbastanza, quindi si adegua. Comunica ai due che tornerà con la loro visione entro un’ora. Li invita a casa, sicuramente qualcuno, forse proprio sua madre, li terrà occupati mentre lui è impegnato.
 
Fortunatamente, la visione mostra il ritrovamento della cavalla. Afferra con cura la tavoletta e aspetta che la sabbia si abbassi. Il dolore agli occhi e alla testa si acuisce e mangia rapidamente uno spuntino, tornando giù. Mentre si avvicina alla coppia, Abuela fa un passo indietro, consentendo un po’ di spazio. Dopo aver appreso della loro visione, i due ringraziano Bruno e vanno alla ricerca della cavalla.
 
“Ottimo lavoro, Brunito” sua madre gli mette un braccio intorno alle spalle e lo bacia sulla guancia.
 
Bruno ricambia il sorriso. “Grazie, mamma”
 
Bruno passa dalla cucina. Julieta sta già iniziando a preparare la cena. La aiuta, ma Julieta gli porge un piatto pieno di arepas e lo fa uscire.
 
“Non ti dedichi più alle visioni tanto spesso, fratellino. Vai a riposarti e aspetta la cena” gli sorride calorosamente.
 
Bruno la ringrazia, dirigendosi verso il patio. Casita gli porge una sedia e un poggiapiedi. Il sole sta tramontando mentre si accomoda e mangiucchia. È davvero una fortuna che la visione sia andata bene. Non ha idea di cosa sarebbe successo se avesse visto una cavalla morta invece della famiglia felice che l’abbracciava. A volte non comprende le sue visioni. Come possono alcune essere così specifiche e altre vaghe? Si chiede se riuscirà mai a fare qualcosa di giusto. Ci ha provato per 35 anni di fila. Una vita, eppure nulla è cambiato.
 
Inizia a sentire delle voci dall’interno della casa. Luisa, Isabela e Mirabel sono tornate insieme a Pepa e Felix. Le piastrelle di Casita si spostano e Bruno non ha nemmeno la possibilità di voltarsi. Camilo viene condotto verso Bruno. Ridacchia mentre si sistema sul poggiapiedi, costringendo l’uomo ad abbassare le gambe.
 
“Ehi, zio, so che la visione è andata bene, vero? Lo sapevo” sorride Camilo, increspando gli occhi.
 
Bruno ride: “Sì, per fortuna, dovrebbero trovare la loro cavalla”
 
“L’hanno già trovata! I bambini sapevano dove sarebbe stata, ed era lì. Sono dalla tua parte, zio, non temere”
 
“Non ne dubito”
 
Julieta grida che la cena è pronta. Prima di alzarsi, Bruno afferra Camilo per la spalla.
 
“Grazie per oggi. Ho apprezzato che tu mi abbia difeso” è sincero, non vuole solo risultare gentile. Non si aspettava che Camilo si arrabbiasse. Il ragazzo non fa che sorprenderlo.
 
“No, zio, grazie a te” Camilo fa un passo in avanti e bacia leggermente la guancia di Bruno. L’uomo non ha il tempo di reagire. Camilo corre verso la porta, ridacchiando.
 
Non sa perché sia corso via. Poco dopo si ritrovano comunque seduti vicini.
 
.
 
Camilo ha compiuto 17 anni una settimana fa. E una settimana fa ha chiesto una visione a Bruno. La paura si è stabilita subito nella bocca dello stomaco di Bruno, che è stato onesto con Camilo. Avrà una visione, ma da solo e due volte prima di parlargliene. Non vuole ferire suo nipote. Senza rendersene conto, aveva fatto del male a Mirabel. E la visione di Dolores non era stata intera, altrimenti Bruno avrebbe detto di più. È terrorizzato da ciò che potrebbe vedere quando si tratta della sua famiglia.
 
“Dai, zio” Camilo, che ora è alto quanto Bruno, si appoggia alla porta della stanza dell’uomo, “qualunque cosa vedrai, non rimarrò ferito. A meno che tu non veda me morto. Quello sarebbe un problema”
 
“Camilo” lo rimprovera Bruno, non volendo affatto pensare al peggio.
 
“Scusa, scusa, non scherzerò su queste cose. Ma per favore, andrà tutto bene. Voglio solo una visione come Isa e Dolores”
 
Bruno espira, desiderando fermare il suo mal di testa. “Va bene, dammi almeno un’ora”
 
“Certo” Camilo fa un breve cenno del capo, porgendo a Bruno un piatto di snack prima di chiudere la porta.
 
Bruno arriva alla caverna delle visioni, stringendo il piatto. Aveva già preparato tutto prima che Camilo bussasse. Gli spuntini saranno molto necessari, quindi ne porta uno mentre entra. Si assicura che la porta sia chiusa a chiave. Lasciando lo spuntino all’interno della ruana, si getta del sale alle spalle e accende un fiammifero. Inspira ed espira, aprendo gli occhi. La sabbia inizia a turbinare e sale fino alla cima della caverna. Fanno capolino sfumature verdi e Bruno si costringe a cercare.
 
Il dolore è lieve, ma c’è. La testa gli fa male e gli occhi iniziano a diventare secchi. Ci sono forme, ma nulla diventa nitido. Si alza, sperando di potersi aiutare così, e ha ragione. Le immagini diventano chiare. Vede dei coriandoli. Poi fuochi d’artificio. Appare una torta di compleanno e si chiede se sia quella la visione per Camilo. Trova immagini e forme, si concentra su di esse per portarle alla luce.
 
Uno stagno prende forma. Poi vede Camilo seduto su una sponda, la testa tra le ginocchia. Qualcun altro si avvicina a lui, gli posa una mano sulla spalla e, quando Camilo alza il viso, sta piangendo.
 
Bruno geme, chiudendo gli occhi e costringendosi a fermarsi, a fermare la visione.
 
Non è possibile. Non può essere. Dovrebbe aiutare i suoi familiari, non...farli piangere. Non vederli piangere.
 
La sabbia si interrompe e Bruno quasi manca di afferrare la tavoletta. Riesce a malapena a guardarla. Il viso di Camilo è rigato di lacrime mentre Bruno muove la tavoletta.
 
Si riempie di collera. Non può mostrargliela. Questa non è la sua visione, non può esserla. La scaglia contro il muro, facendola a pezzi. Tornerà a frammentarla ulteriormente. Ora deve riprovarci.
 
Senza mangiare nulla, ripete i suoi rituali e ricomincia. Quando vede Camilo piangere, cerca di concentrarsi sulla persona che è con lui. L’immagine non viene messa a fuoco, non finché Camilo si alza, aiutato dalla persona. Il volto di Camilo cambia e sorride. Bruno sorride a sua volta, con il cuore leggero. Mentre Camilo si avvicina alla persona, Bruno non distoglie gli occhi da questa, per vedere chi è.
 
Camilo attira la persona a sé e Bruno rimane senza fiato. Perde l’equilibrio proprio mentre Camilo la bacia.
 
Nella visione, Camilo sta baciando Bruno.
 
Bruno strilla, inciampando mentre indietreggia spaventato e cade. I suoi occhi sono ancora aperti ed è troppo stordito per interrompere la visione. Camilo lo sta ancora baciando e Bruno osserva con orrore il se stesso del futuro che ricambia il bacio. Finalmente chiude gli occhi e mette fine al procedimento, non volendo vedere altro. Lascia cadere la tavoletta, che si frantuma con l’impatto al suolo.
 
Una volta, da ragazzino, aveva avuto un malinteso con Pepa, portandola a dire che lui era una maledizione per la loro famiglia. Non lo pensava davvero.
 
Ma probabilmente c’era del vero nelle sue parole.

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Capitolo 3
*** 3. Comportarsi da uomo ***


Dopo la visione, guardare Camilo negli occhi è stato difficile. La cosa peggiore è che lui e il ragazzo si leggono l’un l’altro come libri aperti. Sa che Camilo sa che qualcosa non va. A partire dall’assenza della visione e della relativa tavoletta verde. Bruno ha detto a Camilo di non potergli rivelare la sua visione. Camilo ha protestato, volendo sapere. Bruno non si è smosso dalla sua posizione, usando la scusa di non essere riuscito a vedere molto e di avere bisogno di più tempo per avere un’immagine più chiara. Camilo ha lasciato perdere, per il momento.
 
Non riesce a credere a quello che ha visto. Stava baciando suo nipote. Suo nipote. Si sente male. E non per il bacio, ma perché lo ha trovato bello. Il primo pensiero nella sua mente era stato che era bello vedere se stesso e Camilo insieme. Cadere gli ha permesso di schiarirsi le idee e fermare la visione, ma non di ricordare ciò che ha provato. Così come Camilo è cresciuto, lui è a sua volta invecchiato. Tra poco avrà 53 anni. Non sente quell’età, altro problema, ma non è una scusa per perseguire l’idea. Non può assolutamente pensare in quel modo al nipote diciassettenne. Di certo non come a un partner in senso romantico.
 
Diamine, l’isolamento lo ha reso davvero disperato.
 
È a questo che dovrebbe pensare, ma è una riflessione secondaria. Prima di proseguire su altri pensieri orribili, Luisa chiama tutti per la cena.
 
Con la quantità limitata di sole che arriva nella sua stanza e la sabbia, Bruno non si era accorto del caldo di oggi. Non appena esce, si toglie subito la ruana, lasciandola su un gancio vicino alla porta. Scende i gradini della torre, incontrando Isabela e Dolores. Entrambe si stanno facendo aria a vicenda. Bruno sorride prima di seguirle. Casita fornisce una leggera brezza, ma non aiuta molto. Entrando in cucina trova Agustin, con il gilet aperto, così come alcuni bottoni della camicia. Felix ha più bottoni slacciati e le sorelle hanno sollevato i vestiti di qualche centimetro. Quando arriva Abuela, è sconvolto nel vedere che anche lei ha alzato un po’ il suo.
 
Prima di poter offrire aiuto, Julieta gli porge un secchiello col ghiaccio e gli dice di metterlo sul tavolo. Bruno obbedisce volentieri e si dirige in sala da pranzo, il crepitio del ghiaccio rumoreggia. Di tutto ciò che poteva aspettarsi, quello che vede non era incluso. Camilo indossa pantaloni corti.
 
Molto corti.
 
Bruno distoglie rapidamente lo sguardo, dirigendosi al tavolo e poggiando il ghiaccio. Si gira per prendere posto e impreca. Camilo è seduto accanto a lui. Lo ha fatto per tre anni, come ha potuto dimenticarlo?
 
“Oh, sei così carino, Antonio!” la voce di Dolores strappa Bruno dai suoi tormenti, “la signora Guzman ha fatto un ottimo lavoro con i tuoi vestiti nuovi!”
 
Bruno si rivolge ad Antonio, che ride mentre si siede: “Sono felice di assomigliare a mio fratello”
 
Camilo ridacchia, facendo aumentare la frequenza cardiaca di Bruno.
 
“Lo stesso vale per me, fratellino”
 
“Stai bene così, Camilo” dice Dolores ironica.
 
“Sì, sì, sono comodi. Devo ringraziare tua suocera la prossima volta”
 
“Non è mia suocera”
 
“Non ancora, sorella. Non ancora”
 
Tutti ridono mentre Dolores scuote la testa. Iniziano a mangiare e per un attimo Bruno si sente bene. Si dimentica della visione. Si dimentica che Camilo indossa pantaloncini corti proprio al suo fianco. Si dimentica che potrebbe ferire ancora una volta la sua famiglia a causa delle sue visioni. Prende un boccone prima di posare la forchetta e di reclinarsi sullo schienale. Sa che il suo viso è leggibile, ma non vuole attirare l’attenzione su di sé.
 
Un movimento attira la sua attenzione. Camilo sta accavallando le gambe. Il suo piede sfiora leggermente lo stinco di Bruno e quando l’uomo scatta con gli occhi sul viso di Camilo, questi non lo sta guardando. Sta usando le posate e mangiando normalmente. Bruno espira. Deve rilassarsi. Riprende a mangiare, ad ascoltare e persino a partecipare alla conversazione.
 
Verso la fine del pasto, Mirabel comincia a raccontare un aneddoto. Tutti ascoltano attentamente e Bruno non può fare a meno di sorridere mentre sua nipota recita in alcune parti. Fino a quando non colpisce il tavolo col gomito. La brocca con il succo si rovescia verso Bruno e Camilo. Bruno si alza in tempo, sfuggendo alle macchie. La sua risata nervosa si interrompe quando Camilo si muove.
 
Il succo gli è finito addosso. Sull’inguine. Alzandosi, il liquido gli cola lungo le gambe e Bruno ha voglia di urlare. Per il fatto che il suo primo pensiero è stato quello di aiutarlo a ripulirsi. Afferra rapidamente i tovaglioli dal tavolo, spingendoli verso Camilo.
 
“Giusto, tovaglioli” la voce di Mirabel interrompe i pensieri di Bruno. “Tieni, Camilo! Zio! Scusatemi tanto!”
 
“Nessun problema, Mirabel” dice Camilo, che inizia a tamponarsi il succo sulle gambe.
 
Bruno distoglie lo sguardo. È un grosso problema. Almeno per la sua sanità mentale. Decide di darsi da fare aiutando Mirabel a pulire la tovaglia. Tamponando la stoffa, Bruno non può impedirsi di essere fin troppo consapevole. L’aria si fa densa e non riesce a ingoiare il groppo che ha in gola. Quello che aveva nel piatto è stato rovinato dal succo, quindi lo porta velocemente in cucina, scusandosi. Casita lo muove verso il lavabo, dove l’acqua si apre subito. Butta via il cibo rimanente e lava il piatto, con la testa che gli pulsa.
 
Deve andare in camera sua.
 
“Zio?”
 
Bruno sussulta. Camilo sussulta. Poi si riprende. “Devo parlare con te” afferra il polso di Bruno.
 
Bruno protesta: “No, Camilo, ti sei sporcato. Devi andare a pulirti”
 
“Puoi aiutarmi tu” risponde Camilo. Bruno sente il proprio cuore fermarsi.
 
Dovrebbe essere fulminato a causa dei pensieri che gli passano per la testa.
 
C’è solo un bagno in casa, ed è condiviso da tutti. La cosa positiva è che è grande e può ospitare tre, anche quattro persone alla volta. Fare il bagno insieme non è un evento insolito. Le ragazze si riuniscono, talvolta anche gli uomini. Tranne Bruno. Bruno è sempre sveglio fino a tardi o molto presto al mattino, e ne approfitta, usando il bagno da solo. Per la prima volta in 13 anni, condividerà il bagno. Con lui.
 
La porta si apre e Bruno sa che Casita è dalla parte di Camilo. Ma Casita sa anche della sua visione. Perché non li tiene separati?
 
“Uh, c-come dovrei aiutarti?” chiede Bruno nel momento in cui la porta si chiude e la serratura scatta.
 
Camilo si gira, c’è un evidente alone umido sul suo grembo. Bruno distoglie lo sguardo e strappa un ampio pezzo della propria camicia. Così com’è, sembra che il ragazzo si sia fatto la pipì addosso, e Bruno pensa a quello piuttosto che alle sue gambe.
 
“Avresti dovuto chiedere a tua madre un po’ di vento per asciugarti” scherza Bruno, avvicinandosi al porta asciugamani.
 
“Perché non mi guardi?” domanda Camilo e Bruno commette l’errore di voltarsi.
 
Il ragazzo inizia a sbottonarsi i pantaloncini. Bruno afferra un asciugamano e si precipita su di lui, praticamente lanciandogli l’oggetto addosso. Atterra ai suoi piedi mentre Camilo ha le dita sull’orlo dei pantaloncini.
 
“Zio, che stai facendo? Qualcosa non va. È per la tua visione?”
 
“Sì. Voglio dire, no! No!” Bruno afferra i polsi di Camilo, impedendogli di tirare giù i pantaloni.
 
“Zio, lasciami. Devo toglierli” Bruno non guarda Camilo negli occhi.
 
“Va bene, vado a chiamare tua madre”
 
“No, zio Bruno” Bruno fa per voltarsi ma Camilo gli afferra un braccio, “voglio te”
 
Bruno e Camilo tirano a vicenda e Bruno inciampa nell’asciugamano, cadendo in avanti. Prima di pensarci, allunga la mano posandola sulla nuca di Camilo mentre rovinano sul pavimento. Non è un gran riflesso, ma impedisce a Camilo di rimanere ferito dall’impatto. Il dorso della sua mano è dolorante. La rimuove con cautela, appoggiando entrambe le braccia sul suolo per aiutare Camilo ad alzarsi.
 
“Scusa, scusa, Camilo. Mi dispiace...”
 
È troppo vicino al suo viso. Camilo fissa Bruno, gli occhi saettano. Bruno non sa cosa sta guardando. Non dovrebbe abbassare lo sguardo. Non deve farlo. Ma lo fa.
 
Se qualcuno entrasse, penserebbe al peggio.
 
È posizionato tra le gambe di Camilo. I dannati pantaloncini sono ancora bagnati e toccano in maniera imbarazzante i suoi pantaloni. Tutto questo è pessimo. Pessimo.
 
“Zio Bruno”
 
Signore benedetto, il ragazzo esala il suo nome e la mente di Bruno inizia a vagare.
 
Bruno alza lo sguardo sul viso di Camilo...sembra contento. Gli occhi sono socchiusi e la bocca leggermente aperta. Una bella bocca. I suoi capelli ricci sono scomposti contro le piastrelle e le mani di Bruno sono a pochi centimetri di distanza. Camilo alza una mano, tocca la guancia di Bruno. Bruno deglutisce, continuando a fissarlo. Dovrebbe dire qualcosa ma non c’è niente nel suo cervello. Solo il pensiero di Camilo. Camilo. Camilo. Non si rende conto che si sta lentamente abbassando.
 
Camilo sbatte le palpebre e Bruno osserva come le sue ciglia svolazzano, sfiorando le guance. Dio. Bruno si avvicina abbastanza da far quasi toccare i loro nasi. Sente il respiro di Camilo. Il suo petto che si alza e si abbassa. La mano ancora sulla sua guancia e l’altra che gli stringe il braccio. Deve soltanto...
 
La visione gli balena davanti agli occhi e scatta immediatamente, divincolandosi da Camilo. Atterra sul sedere e non si concede la possibilità di gettargli un’altra occhiata. Si alza, dirigendosi alla porta.
 
“Vado a chiamare tua madre” dice, aprendola e richiudendola con violenza.
 
.
 
Sono passati alcuni giorni dall’incidente, come lo definisce Bruno. Non vede Camilo da allora. Pepa lo aveva raggiunto in bagno, uscendone con sole e arcobaleni tutti intorno, quindi Bruno sa che Camilo non le ha detto niente. Bruno ha saltato i pasti, sfruttando la credibile scusa di non sentirsi bene a causa delle troppe visioni.
 
L’altra persona con cui teme di interagire è Dolores. Sa che deve aver sentito qualcosa. Ma non si è approcciata a lui ed è apparsa triste quando ha deciso di non aiutarla, in giornata.
 
Probabilmente si sta comportando in modo molto ovvio, ma non sa cosa fare. Non può dire a nessuno della sua visione, ancora meno alle sue sorelle. Pepa lo ucciderebbe se lo sapesse. Rabbrividisce al pensiero. Non può nemmeno dirlo ai topi, sicuramente farebbero la spia ad Antonio. Non vuole che il povero bambino subisca un trauma simile.
 
Decide di fare una passeggiata. Rimanere rinchiuso nella sua stanza e nella sua caverna per così tanto tempo non è stato di alcun aiuto. Le giornate sono ancora insopportabilmente calde e oggi non ci sono eccezioni. Si mette comunque la ruana e cerca di uscire senza farsi scoprire. Ma fallisce, come al solito.
 
“Zio Bruno, aspetta un secondo” è Isabela, anche lei appena uscita dalla sua stanza.
 
Bruno si ferma e guarda la nipote. Indossa un abito blu e Bruno sorride, ricordando che almeno quella visione si è avverata.
 
“Ciao, Isabela. Tutto bene?” chiede Bruno.
 
“Sì. Piuttosto, tu stai bene? Non sapevo che le tue visioni ti facessero stare male” sembra preoccupata.
 
“Oh. Sì. Non molto sai, ma...un po’ mi pesano ancora. Ma sono a posto”
 
Isabela mormora: “Se lo dici tu. Stai uscendo?”
 
Bruno annuisce. “Sì, ho pensato di godermi un po’ d’aria e sole”
 
“Posso venire con te? O preferisci stare da solo?”
 
Un sorriso si allarga sul volto di Bruno. “Certo, cara. Puoi venire con me”
 
Isabela sorride e conduce Bruno fuori casa. Passeggiano per la città, rimanendo perlopiù in silenzio, senza disagio. Le persone li salutano e Isabela produce piante per i bambini. Bruno sorride mentre camminano. La compagnia non gli dispiace, è felice di godersi di nuovo sua nipote e la città. La luce del sole è calda e, anche se sta sudando, gli piace.
 
Arrivano fino al confine del paese e Bruno si aspetta che Isabela torni indietro, magari per un secondo giro. Ma lei prosegue. Bruno le va dietro in silenzio, ricordando parti del sentiero su cui si trovano. Quando raggiungono una radura, Isabela produce un’aiuola di fiori. Si siede e accarezza i fiori. Il sorriso di Bruno cresce e procede con cautela, accomodandosi a una buona distanza. La ragazza fa crescere un’altra palma per fornire ulteriore ombra. Bruno canticchia, alzando lo sguardo verso le foglie, osservandole allungarsi per proteggerli dal sole.
 
“La tua visione si è avverata, sai?” Isabela rompe il silenzio.
 
Bruno si gira a guardarla, con un sorriso sghembo.
 
“Il mio potere è cresciuto, sta prosperando. Più di quanto abbia mai fatto” per dimostrarlo, crea cactus intorno a loro.
 
Bruno sussulta, ridacchiando. “Suppongo di sì. Ma...non è successo per via della visione, Isabela. Sei cambiata, cresciuta, diventando chi volevi essere. Non è stato per merito mio”
 
“Non sono d’accordo, zio” replica Isabela, “Abuela non faceva che ripetermi quanto fossi e dovessi essere perfetta, per produrre i fiori più belli. Tu non hai mai menzionato i fiori. Hai parlato di cactus e viti e ad Abuela non piaceva. Si concentrava solo sul fatto che il mio potere crescesse per aiutare la famiglia, non me stessa”
 
Bruno ascolta attentamente. Isabela aveva 7 anni quando ha avuto quella visione, ma la ricorda come se fosse ieri.
 
La giovane si avvicina a lui. “Sono contenta che tu sia tornato. Ci sei mancato molto. A me sei mancato molto. Sei stato l’unico sincero, senza mai edulcorare la pillola né dire cose contorte per soddisfare te stesso. Spero che tu sappia che noi vogliamo il meglio per te. Quindi, se hai qualche problema, puoi parlarne”
 
Oh oh. È stato sicuramente scoperto. Come potrebbe mai dirle quello che ha visto? Non può farlo. Bruno verrebbe bandito dalla famiglia, dal mondo.
 
“Grazie Isabela” decide di dire, “parlerò certamente se avrò problemi”
 
Isabela si avvicina ancora e porta un braccio intorno alle sue spalle, stringendolo. Bruno ricambia.
 
“Naturalmente, zio. Volevo dirti un’altra cosa”
 
Oh no. Bruno prega silenziosamente, annuendo.
 
“Come va tra te e Camilo? Mi ha detto di averti chiesto una visione, ma non gli hai mai risposto. Sai che non sei costretto a farlo, anche se lui insiste” dice, raccogliendo un fiore.
 
Può mentire o dire la verità. Opta per la mezza verità.
 
“Ho avuto la sua visione. Ma mi sono dovuto fermare. Non era...quello che pensavo di vedere. E non voglio ferire di nuovo qualcuno. Non volevo...vedere altro perché ho avuto paura. So che potrebbe aiutarlo, ma...potrebbe anche peggiorare le cose”
 
Mentre parla, Isabela smette di raccogliere i fiori. Incrocia le mani e lo guarda, probabilmente esaminandolo.
 
“Zio Bruno” dice, “non farai del male alla nostra famiglia. Le tue visioni aiutano le persone a vedere cosa potrebbe succedere. Ricordi, la visione di Dolores non era del tutto vera. Lo è stata per un momento, ma ora è con l’uomo dei suoi sogni. L’hai detto tu stesso. Possiamo cambiare, crescere e allontanarci rispetto alle visioni. Non sono quelle a renderci per come siamo. Quindi, qualunque cosa ci fosse nella visione di Camilo, può cambiare. Altrimenti, avrà ciò che il futuro ha in serbo per lui”
 
Bruno sussulta internamente. La sua testa inizia a impazzire. Ha ragione. Assolutamente ragione. Il futuro di Camilo dipende interamente da lui e da nessun altro. Bruno può cambiarlo e lo farà. Il ragazzo merita di stare con qualcuno migliore di suo zio. Qualcuno che sia normale, intelligente, alto, bello. Non Bruno. Certamente non suo zio Bruno.
 
“Hai ragione, Isabela” rivede la visione, sospirando. “Non credo che gliene parlerò subito”
 
“Di cosa si trattava? Il suo dono? La sua famiglia? La persona che amerà?”
 
Bruno sospira ancora, “Qualcosa del genere”.
 
.
 
La sua giornata con Isabela è stata divertente, ma faticosa. È contento di aver parlato così apertamente con sua nipote. Anche prima di lasciare la famiglia, era distante e chiuso. Nemmeno Julieta riusciva a essere pienamente in contatto con lui. Quindi ora, essere riuscito a parlare di ciò che aveva in mente, è liberatorio. Certo, ci sono ancora alcune cose che tiene per sé, come la visione di Camilo. Non pensa di poterlo dire a qualcuno.
 
È quasi l’una del mattino e non sa perché non riesce a dormire. È stanco, sta sbadigliando da un’ora, ma il sonno non arriva. Bruno decide che mangiare qualcosa potrebbe essere d’aiuto. Dopotutto, si è alzato presto da tavola quando Antonio e Camilo si sono scambiati di posto. Non succede di rado, ma Camilo tiene sempre gli occhi su Bruno. Bruno li sente ogni volta. Tranne oggi. Quando lo ha guardato, sperando di vederli, Camilo era girato quasi interamente verso sua nonna.
 
Bruno si è sentito in colpa e si è scusato, alzandosi, affermando di avere mal di testa.
 
Casita lo conduce in cucina, ormai un evento comune. È grato che Casita sappia quanto sia sconvolto. Entrando in cucina, Casita silenzia i suoi passi. Non ha ancora domandato alla casa perché lo stia aiutando né sia così gentile con lui dopo la sua visione.
 
In cucina, inizia a frugare nei cassetti e nel frigorifero. Trova alcune cose interessanti e li appoggia sul bancone. Bruno canticchia, afferrando un ultimo spuntino e voltandosi.
 
Non trova nulla.
 
“Casita?” sussurra Bruno e le piastrelle tintinnano, “d-dov’è finito il mio cibo?”
 
“Sai”
 
Bruno fa un balzo di due metri.
 
“Non va bene mangiare così tardi”
 
È la voce di Camilo. Ma non lo vede. È buio e Casita non ha aperto finestre né acceso candele.
 
“Oh. Uh. Sì, lo so. Ma avevo fame” Bruno si sente di colpo piccolo e nervoso. Vorrebbe poterlo vedere.
 
“Ho io il tuo cibo. Vengo in camera tua” dice Camilo e il battito cardiaco di Bruno triplica.
 
Prima di poter protestare, sente lo scalpiccio dei piedi sul pavimento che si allontanano. Casita li conduce entrambi alla sua torre. Perché diavolo Casita sta dalla parte di Camilo?
 
Arrivati in fondo alle scale che portano alla sua porta, Bruno è terrorizzato. Camilo è dietro di lui, ancora non riesce a vederlo. Bruno fa un passo in avanti e il ragazzo lo segue. La luce della porta illumina i suoi passi, poi si ferma.
 
Potrebbe dire a Casita di allontanare Camilo, riportarlo nella sua stanza per metterlo a dormire, di tenerlo alla larga dal suo strano zio. Prima di muoversi o di dire qualcosa, Camilo apre la porta ed entra.
 
Casita spinge Bruno e richiude la porta.
 
“Ehi!” esclama.
 
“Wow”
 
Bruno si volta e vede Camilo. Le candele che adornano l’ingresso del deserto gli permettono di vedere bene il nipote. E desidera di poter tornare nella cucina al buio.
 
Camilo indossa il pigiama, ma i pantaloncini sono ancora più corti di quelli di qualche giorno fa. Nota che il ragazzo osserva la cascata di sabbia.
 
“Non si ferma?” chiede Camilo, avanzando.
 
Bruno reagisce prima di rendersene conto. Si precipita verso Camilo e lo afferra per un braccio, tirandolo indietro.
 
“Attento, potresti cadere!” lo posiziona al suo fianco, “Casita, ferma la sabbia e portaci giù, per favore”
 
Un altro cambiamento della sua stanza è la possibilità di interrompere la sabbia e fornire un modo più semplice per scendere rispetto a scivolare. La sabbia si modifica, creando delle scale. Bruno guarda Camilo e si allontana quando vede la sua espressione.
 
Il suo volto è rosso e il piatto che ha in mano trema leggermente. Dio, probabilmente lo ha spaventato.
 
“Mi dispiace. Pensavo che ti saresti buttato in mezzo. Di solito quando vieni qui la sabbia è spenta e le scale sono già pronte. Non volevo che cadessi e ti facessi male” si sposta davanti a Camilo, scostando una ciocca di capelli dal suo viso.
 
Camilo lo guarda e deglutisce visibilmente. Qualunque intenzione avesse è sparita e si limita a fissare Bruno. Il ragazzo non è cambiato granché. È cresciuto di poco in altezza, i capelli sono sempre acconciati in modo da essere sopra le spalle. I suoi abiti non sono diversi, si diverte ad adornare la sua ruana. Ora ovviamente è in pigiama. Bruno non l’ha mai visto, quindi non sa se ha sempre indossato i pantaloncini per andare a letto.
 
E non vuole scoprirlo ora. Bruno afferra il piatto dalle mani da Camilo, tirandolo fuori dalla sua trance. Si muove appena, sospirando.
 
“Zio, andiamo in camera tua”
 
“Siamo già in camera mia”
 
“In camera da letto”
 
Bruno si strozza con la saliva: “Camilo. No. Perché non ci sediamo? Ho un bel divano, sai?”
 
“Zio. Perché non mi parli della mia visione?”
 
Oh. Bruno si mette a camminare, facendogli cenno di seguirlo. Scendolo le scale verso il deserto e i pochi mobili che ora possiede.
 
“Sei sicuro di voler salire tutte queste scale? È già tardi” cerca di dissuaderlo.
 
“Sì, andiamo”
 
“Aspetta, aspetta”
 
Camilo si ferma.
 
“Perché non hai le scarpe? Eri in giro per casa a piedi nudi, sul serio? Potevi farti male”
 
“In che modo? La casa si pulisce da sola” Camilo sembra...irritato.
 
“Potevi comunque ferirti”
 
“Zio, non c’è nulla in casa che-”
 
Si volta e inciampa sulle scale e Bruno si dimentica del cibo. Afferra Camilo prima che tocchi terra e lo aiuta a bilanciarsi. Bruno lo fissa.
 
“Per la cronaca, poteva succedere anche con le scarpe” ridacchia Camilo.
 
Bruno non sta al gioco. Prende il ragazzo in braccio, facendogli emettere un urlo sorpreso. Anche Bruno è sorpreso. È diventato più forte dal suo ritorno. Non pensava di poter tenere in braccio il nipote di quasi 18 anni, ma così è. Lo conduce sul divano e lo adagia con cura.
 
“Wow” il volto di Camilo è arrossato, “non sapevo che fossi così forte, zio”
 
Ci sono molte cose che non sa di lui, ma non glielo dirà. Bruno ridacchia, accomodandosi sulla sua poltrona.
 
“Hai fatto cadere il mio cibo, ragazzo”
 
“Scusa. Ma ho conservato qualcosa” tira fuori un paio di arepas, “te le do se mi parli”
 
“Sto parlando con te, ho parlato con te”
 
“Non dall’episodio in bagno”
 
Ahia. Non voleva davvero ricordarlo.
 
“Camilo, mi dispiace-”
 
“Non scusarti”
 
“Allora cosa dovrei fare? Non so fare altro che incasinare le cose e rovinare la famiglia. Non riesco a fare nulla come si deve”
 
Camilo scuote la testa. “No, zio, no. Non hai in alcun modo rovinato la famiglia o incasinato niente. Tu” si alza e Bruno sussulta, “sei la cosa migliore che mi sia capitata! Mi ascolti e mi aiuti a superare i miei problemi. Io non...non voglio essere un problema per te. Qualunque cosa tu abbia visto, posso sopportarla. Tu puoi aiutarmi!”
 
Bruno lo ascolta seriamente, e ha ragione. Camilo ha ragione. Bruno può aiutarlo con la sua visione. Anche Isabela ha detto che l’esito può cambiare. Non deve fare altro. Può cambiarlo insieme a Camilo.
 
Ma questo significa...prendere nuovamente le distanze. Se si avvicina ulteriormente, la visione potrebbe diventare reale. E lui...lui non vuole che si avveri. Non deve permettere che si avveri. Suo nipote merita una persona migliore. Eppure...allo stesso tempo, desidera che quella visione diventi realtà.
 
Decide di dare la priorità a suo nipote.
 
“Va bene, Camilo. Facciamo così. Al tuo diciottesimo compleanno, ti mostrerò la visione. Potrebbe cambiare”
 
Camilo sorride, ma poi si acciglia. “Ma in quella di adesso, cos’hai visto?”
 
Bruno non si muove. Non dovrebbe dirlo. Non tutta la verità, comunque. Non vuole ferirlo.
 
“Tesoro, non voglio farti del male”
 
“Non mi faresti mai del male”
 
Bruno gli crede.
 
“Ti ho visto...seduto, e stavi piangendo. C’era qualcuno con te, mentre piangevi. Guardavi questa persona” Bruno inizia a tremare. Non dovrebbe continuare.
 
“Non hai visto chi era?”
 
Quando Bruno alza lo sguardo, Camilo è seduto sul bracciolo della sua poltrona. Non si è accorto che si è spostato. Bruno sposta il braccio ma Camilo glielo afferra.
 
“Zio Bruno, chi era?” lo stringe e Bruno comincia a sudare.
 
“Io...non lo so. Non ho visto il suo volto, e non volevo continuare a guardare. Mi...faceva male vederti così triste”
 
Camilo sospira.
 
“Mi è sembrato...di vedere fuochi d’artificio e una torta di compleanno” ricorda Bruno, “quindi ho pensato che si fosse già avverata” poi un pensiero attraverso la sua mente. “Camilo, dimmi la verità”
 
Camilo appare scioccato.
 
“Hai pianto dopo che...sono uscito dal bagno?”
 
Camilo lo fissa.
 
“No, zio. Ma mi sono sentito triste. Triste che...te ne fossi andato. Non volevo che andassi via” Camilo distoglie lo sguardo.
 
Bruno deglutisce. “Tesoro”, Camilo alza lo sguardo, “non sarei dovuto entrare con te”
 
“Ma l’hai fatto”
 
“Ma non avrei dovuto. Quello che ho fatto...non andava bene. Mi sarei dovuto alzare subito, ma ho indugiato ed era sbagliato...”
 
“No, non lo era” interrompe Camilo, “Bruno, non era sbagliato! Niente...mi è mai sembrato così giusto”
 
“Camilo. Sono tuo zio. Il tuo vecchio zio. Avrei potuto-”
 
“Te l’avrei permesso”
 
“Camilo” lo avverte Bruno, ma è troppo tardi.
 
Il ragazzo è scivolato sulle sue ginocchia. Bruno si ferma quando i loro occhi si incontrano. Camilo non tiene più il suo braccio in ostaggio, posa invece le mani sulle sue spalle. La mente di Bruno va in cortocircuito. Non può succedere. Non dovrebbe accadere. Deve smetterla. Di questo passo, la sua orribile visione si avvererà. Non vuole. Non dovrebbe volerlo.
 
Camilo porta la mano verso l’apertura della sua ruana e Bruno va nel panico. Gli afferra il polso e Camilo lo guarda. Inizia a sporgersi in avanti e Bruno fa l’unica cosa in grado di fermare Camilo senza ferirlo. Emotivamente e fisicamente.
 
Stringe Camilo in un abbraccio, il ragazzo squittisce. Quasi come Dolores. Il pensiero gli fa riprendere coscienza. Dolores potrebbe sentirli. Chissà da quanto tempo può sentirli.
 
“Al tuo compleanno. Prometto che ti mostrerò una nuova visione per il tuo compleanno. Quindi, per favore”, stai alla larga da me, “sii paziente” la mano si infila tra i capelli di Camilo.
 
Camilo si ferma. Poi si scioglie nell’abbraccio di Bruno, nascondendo la testa nel suo collo, rimanendo lì. Annuisce lentamente.
 
Bruno sospira. Ha quasi un intero anno per cambiare la visione. Pensa di potercela fare.
 
Camilo si muove e Bruno si ricorda che è sulle sue gambe. Bruno lo lascia, ma Camilo non si alza, si reclina indietro e tira fuori le arepas.
 
“Per te. Come promesso” sorride.
 
Bruno comincia a mangiare, non sentendosi più tanto orribile. Camilo intanto gioca con le cuciture allentate della ruana. Poi, sbadiglia e appoggia il capo sul suo petto. Bruno pensa che dovrebbe andarsene, ma il ragazzo non si muove neanche quando tenta di alzarsi. Rimane seduto, non volendo esprimere ad alta voce la sua preoccupazione.
 
“Non voglio andarmene” Camilo sbadiglia, tracciando pigramente le clessidre sul tessuto.
 
“Amore”
 
Camilo si inclina un po’ di più sul suo petto.
 
“Devi dormire”
 
“Lo farò. E anche tu”
 
Bruno sa che dovrebbe fermarlo. Deve impedire che la visione accada. Ma si lascia trascinare su per le scale, verso la sua stanza. E non dice niente mentre si infilano nel letto insieme.
 
Era da anni che non dormiva così profondamente.
 

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Capitolo 4
*** 4. Ogni bacio ***


Sa che non dovrebbe provare questi sentimenti. Ma come biasimarlo? Suo zio è sparito per 10 anni e all’improvviso è apparso, con un aspetto e un comportamento completamente diversi da quelli che gli sono stati descritti mentre cresceva.
 
Camilo non ha molti ricordi di suo zio. Giusto una manciata, pochi davvero solidi prima che scomparisse. Tutto il resto lo ha sentito da sua madre o dalla sua famiglia. L’idea che si è fatto di suo zio quando prendeva le sue sembianze si basava sulle storie che sentiva dagli altri. Tutti in città ripetevano sempre che Bruno era spaventoso e cattivo.
 
Ma non era affatto così. Era un uomo tranquillo, amorevole, che voleva solo essere accettato nuovamente dalla sua famiglia. Camilo voleva conoscerlo meglio dato che era così diverso da quello che immaginava. E va bene, forse all’inizio non aveva fatto altro che spaventarlo a morte con i suoi scherzi, ma era curioso e voleva stargli vicino tutto il tempo.
 
Il sentimento d’amore però è stato istantaneo. Poteva attribuirlo alla curiosità o al desiderio di saperne di più, ma non era così. Adorava Bruno. Il modo in cui parlava, come alzava le spalle, gesticolava, lasciava che Antonio giocasse con i suoi topi. Ha amato tutto di lui e voleva sempre stargli accanto.
 
Il giorno in cui Bruno si era scusato, baciandolo sulla fronte, Camilo sapeva che era per affetto familiare, ma non aveva potuto fare a meno di vederci di più. Perché forse Bruno lo ricambiava. Le azioni del ragazzo erano alquanto inequivocabili, dopotutto.
 
E quel giorno in bagno aveva solidificato ulteriormente il suo sentimento. Vedendo Bruno chinarsi, si era sentito pronto e desideroso di lasciargli fare quello che voleva. Ma l’uomo era scappato, chiamando sua madre, come avrebbe fatto un normale zio.
 
Ma la loro non è una famiglia normale. Hanno poteri magici. È davvero un crimine sviluppare quel tipo di interesse per uno zio a lungo assente?
 
“Il problema, Camilo, è che è un interesse romantico” dice Isabela mentre si occupa delle piante sul balcone.
 
Camilo è seduto sulla panca, le gambe incrociate e le dita che picchiettano sul ginocchio. Non tutti lo sanno, ma lui e Isa sono piuttosto intimi. Nonostante la differenza d’età, vanno molto d’accordo. È stata la prima persona a cui ha raccontato dei suoi sentimenti crescenti. Ovviamente anche Dolores sa tutto, avendo ascoltato. Ma Camilo sa di potersi confidare con loro, soprattutto per la natura della sua attrazione.
 
“Giusto, ma se non fosse un problema? Qual è il problema, poi? Non sono cresciuto con lui” cerca di ragionare.
 
Isabela lo guarda. “È il tuo zio biologico. Anche se non sei cresciuto con lui, gli altri non approverebbero”
 
“E allora? Non chiederò il permesso. In realtà lo conosco solo da due anni”
 
“E in realtà, è sempre tuo zio. Anche se onestamente ti capisco. Quando se n’è andato avevo 11 anni, sono cresciuta con lui e ho una solida immagine. Tu, invece...non è un mistero che tu possa esserne attratto. È un mistero come i tuoi sentimenti siano cambiati con quello che provi ora”
 
“Lui mi piace, Isa. È gentile, amorevole, fantastico e bellissimo” Camilo non può fare a meno di respirare.
 
Da quando è tornato, Bruno ha cominciato a mangiare meglio ed è anche cresciuto in altezza di un centimetro. Non è più così magro, dare una mano in casa lo ha irrobustito e...beh, era già bello, ma ora lo è di più.
 
Isabela ridacchia. “Come no, Cami. Non voleva neanche averti intorno all’inizio”
 
“All’inizio. Adesso è un’altra storia” come l’episodio nel bagno.
 
“Davvero? Non ti parla da quando Mira ti ha versato del succo addosso”
 
Camilo la fissa. “Okay, punto per te. Ma è solo senso di colpa. Devo parlargli, dirgli che non è necessario”
 
“Buona fortuna, cugino”
 
Isabela non sa che Camilo l’aveva vista, quel giorno, mentre usciva di casa insieme a Bruno. Spera che lei gli abbia parlato.
 
.
 
Si sveglia prima di Bruno. Camilo non pensava che il suo agguato notturno avrebbe funzionato, tantomeno che l’avrebbe fatto finire nel letto dell’uomo. Non era proprio come lo voleva, ma almeno ci era riuscito.
 
Camilo solleva cautamente la testa e nota che sta usando il braccio di Bruno come cuscino. Il cuscino vero e proprio è comunque sotto la sua testa. Il cuore di Camilo manca un battito, quindi torna a sdraiarsi. Bruno sembra così tranquillo mentre dorme. Il suo solito atteggiamento irregolare è inesistente, il viso è rilassato e la bocca leggermente aperta.
 
Camilo lo fissa. Si domanda come abbia potuto dormire da solo dietro le pareti per così tanto tempo. Certo, aveva i ratti, ma...doveva sentirsi comunque solo. Sa che Bruno non aveva un letto, solo il pavimento e alcune coperte e stuoie occasionali. La prima volta che ne ha parlato apertamente con la famiglia è stata sufficiente a spezzargli il cuore. Camilo ora è felice che Bruno abbia un grande letto e la sua stanza.
 
Continua a fissare lo zio addormentato. Le coperte che hanno usato sono ammucchiate ai piedi del letto. Non ci sono molte finestre, solo un’apertura in alto che lascia entrare la luce del sole e una minima brezza. Camilo inizia a tracciare leggermente la maglia del pigiama di Bruno, adornata da disegni di clessidre. Ridacchia leggermente.
 
Bruno si sposta e gira la testa verso Camilo, che si blocca. Potrebbe facilmente rubargli un bacio. Dio, lo desidera. Sarebbe così facile baciarlo in silenzio e furtivamente, come un topolino. Camilo si solleva sui gomiti prima di osare con il grande passo.
 
Si ritrova una mano sul viso, Camilo apre gli occhi che non si era accorto di aver chiuso.
 
“Si chiamano molestie, ragazzo” la sua voce porta quasi Camilo a piagnucolare.
 
Camilo si allontana e Bruno sposta la mano, strofinandosi gli occhi.
 
“Eri sveglio tutto il tempo?!”
 
“Non so bene cosa intendi con ‘tutto il tempo’, ma mi sono svegliato pochi minuti fa. Quando hai iniziato a toccarmi la maglietta. O stavi provando qualcos’altro?” Bruno lo guarda e Camilo si sposta un po’ più vicino.
 
“Cosa preferisci pensare?” osa Camilo.
 
“Che trovi ridicolo il mio pigiama con le clessidre. Sono un uomo adulto e indosso ancora i pigiami che mia madre mi ha fatto quando avevo 20 anni”
 
Camilo si mette a ridere, buttandosi sul materasso. Poi un pensiero attraversa la sua mente e si rivolge allo zio.
 
“Li hai tenuti dopo tutti questi anni? Anche mentre...?”
 
Bruno annuisce. “Sì, li ho portati con me. Sono molto comodi e non volevo stare senza pigiama, sai?”
 
Ridacchia, ma Camilo mantiene un’aria seria. Suo zio lancia un’occhiata nella sua direzione e si volta immediatamente. Sì, Camilo sa che il suo pigiama corto ha effetto su Bruno, ma preferisce comunque parlargli.
 
“Te ne penti mai?”
 
La domanda rimane sospesa e Camilo pensa per un minuto che non avrebbe dovuto porla. Ma l’ha fatto. Ha evitato di fare domande per due anni, forse ora è il momento. Bruno sospira e guarda il soffitto.
 
“A volte. Non volevo più apparire negativo agli occhi della famiglia. La visione di Mirabel era stata terrificante, avevo già la reputazione di uno che vedeva cose orribili” una bugia, pensa Camilo, “quindi la mia parte egoista se ne è voluta andare via per proteggermi da altri giudizi. Ma temevo anche per la mia povera nipote. Dopo non aver ricevuto un dono, improvvisamente la visione mi diceva che a causa sua la casa sarebbe andata in pezzi? Impossibile. Me ne sono andato anche per lei. Ma ovviamente c’è stato un prezzo da pagare, per tutti”
 
Si gira verso Camilo, guardandolo negli occhi.
 
“Sei un uomo buono, zio”
 
Bruno alza una spalla.
 
“No” insiste Camilo, sollevandosi su un gomito, “hai fatto quello che dovevi. Abuela avrebbe tormentato te e Mirabel se avesse saputo della visione. Non ti avrebbe ascoltato nemmeno se avessi provato a spiegarle cosa poteva significare. Tu...ami la nostra famiglia, hai fatto quello che dovevi”
 
Bruno lo guarda per un attimo, si gira lentamente su un fianco e allunga una mano esitante. Camilo trattiene il respiro. Suo zio gli accarezza leggermente la guancia.
 
“Ma a quale prezzo? Ho comunque fatto del male alla mia famiglia. La casa è crollata. Tu sei quasi rimasto ferito” sussurra.
 
Certo, aveva rischiato una brutta caduta, ma Casita lo aveva salvato. E comunque aveva scelto lui di aiutare sua cugina a recuperare la candela.
 
Bruno dice poi qualcosa che colpisce Camilo profondamente: “Me ne sono andato che eri così giovane. È il mio più grande rimpianto. Non averti visto crescere se non dalle crepe della casa”
 
Camilo non frena le lacrime e si lancia verso Bruno, stringendogli le braccia intorno al collo.
 
“Camilo?”
 
Lo stringe di più, nascondendo il viso nel suo collo.
 
“Mi dispiace di aver detto cose orribili su di te” balbetta Camilo, “non era vero niente. Sentivo le storie degli altri e ho creato una versione spaventosa di te. Ma non sei affatto così”
 
“Camilo”
 
“Sei un uomo buono. Hai fatto così tanto per questa famiglia, e continui a farlo. Come può qualcuno trattarti male? Mi dispiace tanto”
 
“Camilo”
 
“Non ti meritiamo. Sei troppo gentile per tutti noi che abbiamo parlato male di te. Non hai fatto niente di sbagliato. Hai sofferto tanto. Gli altri devono scusarsi con te. Mi dispiace...”
 
“Amore”
 
Camilo chiude di scatto la bocca. Alleggerisce la presa intorno al collo di Bruno e si scosta per guardarlo.
 
“Tesoro, non scusarti. Ne abbiamo già parlato, no? Nemmeno tu hai fatto niente di sbagliato. La tua parte della canzone era molto orecchiabile” ridacchia Bruno, ma Camilo fa una smorfia. “È tutto passato. Non c’è nulla di cui preoccuparsi o scusarsi. Ciò che conta è che siamo qui e stiamo tutti bene ora, giusto?”
 
Camilo annuisce. Poi si accorge che Bruno ha una mano intorno alla sua vita. Non distoglie lo sguardo dall’uomo per paura di perdere l’occasione. Deglutisce e lo abbraccia di nuovo. Questa volta sente entrambe le braccia di Bruno intorno a sé. Gli accarezza la schiena e Camilo non può fare a meno di rabbrividire.
 
“Zio Bruno” sussurra contro la sua spalla. Non c’è un modo semplice per dirlo. “Posso chiederti una cosa?”
 
Bruno acconsente.
 
“Puoi baciarmi?”
 
Bruno si blocca. Camilo va nel panico.
 
Non vuole staccarsi. Non riesce a tirarsi indietro. Si sente respinto velocemente. Bruno cerca di spostarmi, Camilo si aggrappa alle sue spalle.
 
“Camilo-”
 
“Per favore, zio. Solo una volta. Non te lo chiederò più” risulta disperato, non sa cosa gli abbia preso. È eccessivamente sensibile, non ce la fa più. Ma Bruno gli piace davvero. Così tanto da fargli male, fisicamente ed emotivamente.
 
“Non posso, Camilo. Se non mi lasci andare”
 
Camilo si stacca subito. Cosa? Perché ha detto così? Intende davvero baciarlo?
 
Bruno si mette a sedere e si appoggia alla testiera del letto. Sorrise calorosamente a Camilo, che si sposta piegando le gambe, aspettando pazientemente. Chiude gli occhi e attende.
 
Sente un bacio sulla fronte.
 
“Bene, ecco il tuo bacio” dice Bruno e quando Camilo apre gli occhi, l’uomo si è allontanato.
 
Camilo spalanca la bocca. Non può essere. Era convinto che le sue intenzioni fossero state molto chiare. Suo zio riesce a vedere il futuro, come può non capire che è pazzo di lui? Sbuffa prima di strisciare verso Bruno e salirgli in grembo.
 
“C-Ca-Camilo! Aspetta, no!” Bruno alza le mani ma Camilo gliele sposta sui propri fianchi. I volti di entrambi diventano rossi. Camilo appoggia le mani sulle spalle di Bruno, tenendolo fermo.
 
“Non volevo un bacio sulla fronte, zio. Lo volevo da un’altra parte” Camilo si sporge in avanti e Bruno lo schiva.
 
“Camilo, ti ho già detto che non possiamo. Non è normale”
 
“Nemmeno la nostra famiglia lo è. Ti conosco solo da due anni, Bruno. Ti conosco davvero e sono attratto da te. Ti adoro. Perché è così sbagliato?”
 
“Perché! Non solo sei mio nipote, NIPOTE, Camilo, ma sei anche troppo giovane per me!” ribatte Bruno.
 
“Ho quasi 18 anni!”
 
“Quasi! Ne hai 17. Non dovrei nemmeno toccarti in questo modo” toglie le mani dai suoi fianchi, “non dovrei starti così vicino”
 
“Perché?” chiede Camilo, sconvolto. “Non dovresti starmi vicino? Sei l’unica persona che voglio con me”
 
“Beh, non dovrei”
 
“Perché? Ti senti in colpa perché provi lo stesso, vero? Anche tu sei interessato a me, vero? Ti comporti in modo diverso con me e mi piace come mi tratti. Mi fai sentire speciale”
 
Bruno chiude gli occhi e abbassa il capo. Camilo gli prende il viso tra le mani e glielo fa sollevare.
 
“Non sono una brava persona, Camilo. Non quando nutro questi sentimenti”
 
Camilo scuote la testa: “Sei una brava persona. Custodisci questi sentimenti, zio Bruno. Parlami. Mi piaci così tanto”
 
Bruno incontra i suoi occhi e Camilo impiega ogni sua fibra per non lanciarsi a baciarlo. Non vuole rovinare tutto. Ci è andato vicino, ma si è salvato, tornando sulla strada giusta. Ha bisogno di sapere cosa sta pensando Bruno.
 
“Penso che tu sia comunque troppo giovane. Mi ero ripromesso che non ti avrei neanche guardato prima che avessi 18 anni. Eppure” i suoi occhi guizzano giù e di nuovo su, “ti vedo, e so che non riuscirei a rifiutarti”
 
Camilo prende le mani di Bruno, riportandole sui propri fianchi. Un po’ più in basso.
 
“Puoi guardare e toccare quanto vuoi” azzarda Camilo, sporgendosi in avanti.
 
Bruno gli afferra i polsi. “No. Non prima che tu abbia 18 anni. Ora sarà meglio uscire prima che inizino a cercarti”
 
Camilo sospira, ma concorda. Scende dalle ginocchia di Bruno e dal letto. Si stiracchia e quando si gira Bruno si sta coprendo gli occhi.
 
Ha davvero scelto una brava persona.
 
Se solo si arrendesse.
 
.
 
Un altro problema è che Camilo, a volte, non capisce chi lui sia. L’unica circostanza in cui è di aiuto è quando non è se stesso. Una parte della sua mente pensa sempre che senza il suo potere sia inutile. Fa un sacco di scherzi agli altri quando non si trasforma. Quando fa da babysitter o gioca con i bambini del villaggio, deve diventare qualcun altro. Un membro della famiglia, un altro bambino, una versione più giovane di se stesso in alcune occasioni. Alla fine di ogni giornata si sente stanco. La sua stanza non gli è di aiuto. Ci sono così tanti specchi che non riesce a vedersi.
 
Comincia a passare più tempo nella stanza di Bruno, e non per quello che Isabela e Dolores potrebbero pensare. È più tranquillo lì, a volte più buio e sicuramente non ci sono specchi. Bruno non dice e non chiede niente. Di solito rimane con lui se non è impegnato con le visioni. Altrimenti, Camilo resta fermo, sapendo che le visioni sono argomento privato. Non riesce comunque a salire tutte quelle scale per provare a dare una sbirciatina. I ratti gli fanno compagnia. Si sono affezionati a lui, che all’inizio non li voleva. Antonio gli ha raccontato che i ratti non apprezzavano granché il resto della famiglia. Ora però è diverso. Tutto è diverso.
 
“Camilo? Sei qui?” la voce di sua madre gli provoca un gemito. Non ha voglia di fare da babysitter a nessuno, oggi. Vuole solo restare in questa stanza. Con Bruno e i suoi ratti. Perlopiù con Bruno.
 
“Sì, mami, sono qui” non si muove dalla sua posizione.
 
“Sto entrando”
 
Oh no.
 
“Mamma, aspetta!”
 
Troppo tardi. Sua madre scivola sulla sabbia e il suo urlo viene interrotto quando atterra di faccia. Camilo si trattiene dal ridere, si precipita dalla donna e l’aiuta ad alzarsi.
 
“Scusa, ho dimenticato di dire a Casita di rimettere a posto le scale” dice Camilo, spolverando il vestito di sua madre.
 
“No, no, ho dimenticato io di chiederlo. Non sono mai entrata qui” alza lo sguardo e inclina la testa per osservare la parte superiore. “Tuo zio è qui?”
 
Camilo scuote la testa. “No, sta aiutando Dolores”
 
“Allora perché tu sei qui? Ti ho cercato ovunque” una nuvola appare su di lei e Camilo deglutisce.
 
“Mi piace qui. È tranquillo” dice, cauto.
 
“Sei appiccicato a tuo zio da quando è tornato. È come un tuffo nel passato” ride Pepa, sedendosi sul divano.
 
“Davvero?”
 
Pepa annuisce, tirando la coperta presente. “Sì. Eri il primo maschio subito dopo di lui. Era così entusiasta di avere un nipote. Si è sempre preso cura di te, ti faceva addormentare, ti imboccava, giocava con te. Prima della tua cerimonia è stato lui a tirarti fuori dal tuo nascondiglio, perché avevi paura della porta luminosa. Ti voleva davvero bene”
 
Camilo non può fare a meno di avvertire uno strattone al cuore. Non c’è da stupirsi che Bruno sia titubante per via dei suoi sentimenti. Non è proprio cresciuto con Bruno, ma l’uomo lo conosce da una vita. È un pensiero molto confortante, ma c’è dell’altro. Bruno lo conosce da tutta la vita. Sa chi è veramente. Non in quanto mutaforma, ma per chi è davvero. Il primo nipote maschio, il secondo uomo in famiglia.
 
Non c’è da stupirsi se si è affezionato subito a lui.
 
“Ad ogni modo” sua madre lo strappa dai suoi pensieri, “c’è una richiesta. È un po’ pesante” il suo sorriso svanisce.
 
Camilo alza una spalla. “Vado a chiamare Luisa”
 
Il sorriso di Pepa riappare, poi si acciglia. “No, tesoro, pesante in senso emotivo. Una famiglia ha subito un lutto”
 
L’allarme risuona nelle orecchie di Camilo.
 
“Desiderano rivederlo. Ti chiedono di prendere le sembianze di questa persona, se non è troppo disturbo”
 
Camilo scuote la testa. Non vuole farlo. Non può sopportare di vedere delle persone piangere davanti a lui, fingendo di essere un parente morto. È orribile.
 
“Ho spiegato che è una richiesta importante, ma mi hanno supplicato. Io e Abuela pensiamo che, se sei disposto, dovresti farlo”
 
“Ma...è una persona morta. Non posso. Non conosco nemmeno il suo aspetto. Non posso” si difende Camilo.
 
“Hanno delle foto. Comunque prendevi le sembianze di tuo zio anche quando lui non c’era”
 
Okay.
 
“Non è la stessa cosa. Non era morto”
 
“Non lo sapevamo”
 
“Mamma!” Camilo si alza, improvvisamente arrabbiato.
 
Pepa sussulta, provocando una scintilla e un breve lampo. “Cosa c’è? È la verità!”
 
“Non significa che tu debba dirlo! Non lo faccio. Assolutamente no” Camilo fa per congedarsi, attraversando la sabbia che conduce alla porta. “Casita, le scale, per favore”
 
“Aspetta, Camilo. Perché non ci rifletti? Questa famiglia è in lutto e potresti aiutarla a trovare una chiusura” sua madre lo segue.
 
“No, mamma. Non voglio farlo. Non aiuterà nessuno” spalanca la porta.
 
“Camilo!”
 
Scende le scale della torre e si scontra con qualcosa di duro. Due braccia lo sorreggono.
 
“Scusa, scusa” è Bruno. Ha un’espressione preoccupata. Poco dietro di lui c’è Dolores.
 
“Ah, Bruno” Camilo si gira verso Pepa, “puoi parlargli, per favore? Si rifiuta di ascoltarmi”
 
“Pepa, non credo che sia una buona idea” dice Bruno con una vocina e Camilo improvvisamente non sopporta sua madre.
 
“Come sai di cosa sto parlando?” Pepa alza un sopracciglio.
 
“Ti ho sentito, mamma” dice Dolores, avvicinandosi, “nemmeno io penso sia una buona idea”
 
“So che non lo è, ma potrebbe aiutare queste persone”
 
“Camilo sarà sotto stress” dice Bruno, “è un fardello pesante. Dovrebbero celebrare la vita del loro familiare defunto e andare avanti”
 
“E se fosse questo il loro modo per andare avanti? Camilo” lo guarda, “pensaci, okay? Potresti davvero aiutarli”
 
“Ci ho pensato, mamma. E non lo farò. Voglio far sorridere le persone, non vederle piangere. Non...non...” si sente soffocare. Non succede mai, “io non sono così, mamma. Non voglio farlo”
 
L’espressione di Pepa è...Camilo non la vede. Ha gli occhi pieni di lacrime e prima di poter fare altro, viene avvolto in un abbraccio e spostato. Sta camminando, ma non sente nemmeno i propri piedi, il proprio corpo. Per un momento pensa di non esserci nemmeno, nel proprio corpo. Non ha idea di chi sia, negli ultimi giorni, tranne quando è con...
 
“Camilo. Camilo, mi senti?” Bruno sembra terrorizzato. Non ha mai sentito quel tono di voce da lui.
 
Camilo apre gli occhi, vede l’oscurità. Poi una tonalità verde smeraldo. La sua vista si adatta e così gli altri sensi. È appoggiato a qualcosa. Le sue gambe sono piegate, la sabbia gli tocca i piedi. Non indossa i sandali. C’è un odore di pioggia, pulito e fresco. Sente il proprio respiro, registra quello di bruno. Il verde smeraldo proviene da dietro. Gira leggermente la testa e incontra i brillanti occhi verdi di Bruno. Un ricordo gli balena nella mente e ridacchia.
“Stai bene?” chiede Bruno.
 
Oh dio. È appoggiato contro di lui. Sul suo petto. Camilo cerca di non ridere troppo, rendendosene conto. Decide di condividere il suo ricordo.
 
“Ti avevo visto in cucina, molto tempo fa” inizia, “era notte fonda e mi ero trasformato in Isabela per rubare qualche spuntino. Tu eri lì. Non ti vedevo da più di un anno. Eri una figura scura, gigantesca, con occhi verdi luminosi” Camilo alza la mano e tocca leggermente la guancia di Bruno, “con i ratti sulla schiena”
 
Ricomincia a ridere e Bruno si unisce a lui. Mentre le risate si esauriscono, Camilo si inclina sul petto di Bruno. Sono all’interno della caverna delle visioni, si accorge Camilo. Come non si sia accorto di aver salito tutte quelle scale è un mistero da risolvere in un’altra occasione. Ora ha solo voglia di rilassarsi, dimenticare la richiesta che ha ricevuto e sentirsi se stesso. Completamente se stesso. Una mano si sposta dal suo ginocchio alla ruana di Bruno, l’altra si ferma sul suo grembo, poi verso la sabbia. Infila i piedi nella sabbia, fresca e ruvida. Bruno inizia ad accarezzargli i capelli, scorrendo con il palmo fino al suo collo. Camilo sospira alla sensazione. I suoi capelli sono corti. A volte si dimentica quale sia la loro reale lunghezza.
 
“Sai” mormora Bruno, facendogli sollevare lo sguardo, “hai un bellissimo colore di capelli”
 
Il cuore di Camilo batte forte.
 
“E meravigliose lentiggini che adornano il tuo viso” Bruno solletica la guancia di Camilo, che ridacchia.
 
“Zio Bruno” sussurra Camilo, “a volte mi dimentico chi sono. Mi trasformo in così tante persone che fatico a riconoscermi. Sembra assurdo. Dovrei sapere chi sono, ma quando torno in me mi sembra di sbagliare. Con gli altri non ho problemi, ma con me stesso...qualcosa sembra sempre sbagliato o fuori posto. Non mi piace sentirmi così. Mi piace aiutare le persone, ma quando le richieste diventano troppo...non ce la faccio” mormora l’ultima parte così piano che probabilmente nemmeno Dolores potrebbe sentirlo.
 
Bruno non dice nulla per un minuto. Si sposta e sistema Camilo sulle sue ginocchia, facendolo appoggiare meglio contro di sé. Sfiorando i riccioli di Camilo, risponde.
 
“Non è folle che tu ti senta così, Camilo. Il tuo dono ha un grande impatto su di te. So che gli specchi non sono di aiuto, ma Casita li ha messi nella tua stanza affinché non dimentichi chi sei. Ma va bene se non basta più. Quello che senti va bene, come se tutto fosse troppo. So che un giorno imparerai a gestire le tue sensazioni, ma non devi riuscirci per forza adesso”
 
Si ferma un istante, Camilo continua a guardarlo, non volendo affatto distogliere gli occhi da lui.
 
“E non devi soffrire da solo. Ci sono persone che possono sostenerti. I tuoi veri amici, Dolores, Isabela, Mirabel, Luisa, e io. Ci sarò per aiutarti se mai ne avrai bisogno. Ti ricorderò di quanto sono lunghi i tuoi capelli, del loro colore, di quello dei tuoi occhi, delle lentiggini sul tuo bel viso” gli solletica di nuovo il volto e Camilo ridacchia, appoggiandosi al suo petto, “ti aiuteremo a ricordarti quanto sei meraviglioso, tesoro”
 
Camilo cinge il collo di Bruno con le braccia.
 
Non pensava che la tonalità verde smeraldo che un tempo lo aveva spaventato sarebbe riuscito a guarirlo. Ma è così.
 
.
 
Per il suo diciottesimo compleanno, Camilo si sveglia al suono di tamburi, trombe e pianoforte. Ride, uscendo dalla sua stanza, subito circondato dai suoi familiari e dai musicisti. Casita li conduce al patio per iniziare la colazione. Abuela afferma che salteranno il pranzo per preparare la festa di Camilo per la serata. Tutti hanno faccende da sbrigare, tranne il festeggiato. È una nuova tradizione. Ciascuno, quando è il suo compleanno, è esonerato da qualunque lavoro, per il giorno stesso e quello successivo. Camilo è grato dei due giorni di riposo, ma ben presto si riscopre incredibilmente annoiato.
 
Zio Bruno è fuori, impegnato con alcune visioni, è scappato prima ancora che Camilo potesse vederlo. Sa perché suo zio lo evita. Avrà una visione per lui, oggi.
 
Lo desidera segretamente da quando aveva 15 anni. Ora, dopo 3 anni di attesa, finalmente ne avrà una, sempre se riuscirà a convincere Bruno. Quindi ora può uscire a cercare suo zio, tormentarlo abbastanza da mostrargli subito la sua visione, o aspettare.
 
Camilo sa comportarsi da idiota quando vuole. Decide tuttavia di attendere ancora, quindi evita di inseguire suo zio.
 
Verso l’ora di pranzo, sta uscendo dalla sua stanza quando Bruno scende le scale dalla sua torre. Stabiliscono un contatto visivo, ma prima che Bruno possa fare qualcosa, Camilo gli passa davanti. Arriva al primo piano e si dirige in cucina, ma viene subito respinto.
 
“Cosa? Casita?” Camilo osserva le piastrelle della cucina che ondeggiano, “non posso entrare? Perché no?”
 
Ci riprova e Casita lo rispinge indietro, la sua schiena sbatte contro qualcosa di solido. Non si volta.
 
“Stanno preparando da mangiare per te, cugino” Camilo alza lo sguardo e incontra Luisa, “e probabilmente una sorpresa che non vogliono farti vedere”
 
“Oh” Camilo si aspettava qualcun altro, “hai da fare oggi, Luisa?”
 
“Sì, vuoi venire con me?”
 
Camilo sorride, “Certo!”
 
La prima tappa di Luisa sono gli asini, ovviamente. Escono sempre dalla loro stalla e Camilo si chiede se non lo facciano apposta.
 
“L’ho chiesto ad Antonio” dice Luisa, portando sulle spalle un mucchio di asini, “non lo fanno apposta. Ma adorano l’erba all’esterno”
 
“Forse ti ha preso in giro. Sembra che lo facciano di proposito” Camilo fissa un asino, che gli sbuffa in faccia.
 
Trascorrono la giornata tra piccole faccende e chiacchiere. Gli piace di più la compagnia di Luisa da quando la casa è crollata. È più rilassata e apprezza i suoi compiti. È più facile parlare con lei. Camilo decide di chiedere una cosa che ha sempre voluto sapere.
 
“Luisa?”
 
Luisa sposta un masso prima di rispondere, “Sì?”
 
“Hai mai chiesto una visione a zio Bruno?” Camilo spera di non oltrepassare alcun limite.
 
Luisa si limita ad alzare le spalle. “No. Dato che ero la terza nipote e avevo una forza sovrumana, nessuno pensava che mi sarebbe successo niente, nel bene o nel male. A volte penso che avrebbero dovuto chiedere a Bruno una visione, avrebbe potuto vedere il mio dono che svaniva. Ma forse zio Bruno si sarebbe trovato in una posizione peggiore”
 
Camilo approva. Ha ragione. Forse se ne sarebbe andato anche prima. Lui potrebbe non averlo mai incontrato. Egoisticamente ringrazia gli adulti per non essersi preoccupati per Luisa, ed è un pensiero orribile. Abbraccia la cugina in una scusa silenziosa, ma anche per ringraziarla. Lei lo ricambia e quasi gli spreme le budella.
 
“Bene, ometto, andiamo alla tua festa!” Luisa lo solleva sulla spalla e corre a casa.
 
.
 
Camilo ride mentre osserva lo spettacolo davanti a sé. L’intero villaggio si sta dirigendo verso la loro casa. Sente la musica e gode del suono. La pregevole melodia e la voce di chi canta quasi lo commuovono.
 
“Spostatevi, arriva il festeggiato!” annuncia Luisa, facendosi strada tra la folla.
 
Quando giungono a casa la prima persona che li accoglie è Abuela. Lo abbraccia e gli augura una meravigliosa giornata. I suoi genitori sono i successivi, lo stringono e lo baciano. Poi sua zia e suo zio acquisito, che lo stritolano quasi quanto Luisa. Sua sorella, suo fratello e le sue cugine lo afferrano e lo fanno volteggiare, facendogli gli auguri.
 
Manca solo Bruno. Si aspetta di vederlo, ma non c’è.
 
“Camilo” Antonio gli tira un lembo dei pantaloni e lo conduce al patio, “i ratti dicono che zio Bruno ha lasciato Casita prima dell’inizio della festa. Forse ti sta prendendo un regalo”
 
“Forse. Fammi sapere se lo vedi” Camilo cerca di non apparire ferito, né eccitato.
 
Proprio prima che la folla inizi a cantare per fargli gli auguri, Bruno arriva, con un pacchetto tra le mani. Camilo sorride mentre Bruno lascia il suo regalo sul tavolo insieme agli altri.
 
“Sei in ritardo” dice Camilo.
 
“Lo so, lo so. Mi ci è voluto un po’, mi serviva una mano” sorride Bruno.
 
Il suo regalo è una ruana nuova, decorata di camaleonti, onde sonore, animali e simboli che rappresentano la loro famiglia. Sull’estremità c’è una clessidra insieme a un topolino. Camilo ride nell’individuarli e la indossa rapidamente, studiandola. La adora, soprattutto la clessidra. Il resto della serata trascorre tra drink, giochi, cibo e dolci. La festa non si spegne fino all’una di notte, l’ultimo ospite se ne va verso le due.
 
Tutti si augurano la buonanotte e si dividono verso le rispettive stanze. Tranne Bruno e Camilo.
 
Camilo è nervoso. È seduto nel patio, osserva la città che va a dormire in silenzio. Vuole vedere la sua visione. Non può aspettare un altro secondo. La mano sulla sua stanza non lo sorprende e non sussulta.
 
“Bene” dice Bruno, “sei pronto?”
 
Da tre anni. “Sì, andiamo” si alza e non si impedisce di prendere la mano di Bruno.
 
Tuttavia, Bruno gliela lascia e indica la porta. “Dopo di te, allora”
 
Camilo è sul punto di protestare. Bruno dovrebbe tenergli la mano. Ora ha legalmente 18 anni, Bruno può toccarlo. Ma si trattiene. Camilo sale le scale fino alla torre di Bruno. Il lungo tragitto è silenzioso. Camilo è troppo nervoso ed eccitato per parlare. Non sa se Bruno si stia pentendo, ma anche lui è insolitamente zitto.
 
Raggiungono la caverna ed è già tutto pronto. Camilo si domanda se Bruno l’abbia preparato prima della festa. Bruno gli fa cenno di sedersi dopo aver chiuso l’apertura. Camilo si posiziona in un angolo, Bruno in un altro.
 
“Oh. Mi sono scordato dei tuoi snack, zio. Volevo portartene un po’” Camilo si maledice per la troppa eccitazione che lo hanno portato a dimenticare.
 
Bruno scuote la testa. “È okay, ne ho un po’ io. Grazie comunque. Ora” infila la mano nella ruana e Camilo non sa perché si sente arrossire. Tira fuori una manciata di sale e se la getta alle spalle. Accende un fiammifero e Camilo è impressionato dalla procedura, oltre che totalmente innamorato di Bruno.
 
Bruno accnede i quattro mucchi di foglie sul pavimento e si reclina, inspirando. Fa scrocchiare le dita e allunga le mani con i palmi verso l’alto.
 
“Reggiti, Cami” i suoi occhi iniziano a brillare.
 
Camilo si sente incredibilmente al sicuro. Appoggia con cautela le mani su quelle di Bruno. L’uomo annuisce, respira profondamente, la sabbia inizia a muoversi intorno a loro. Camilo non ha mai visto come funziona la creazione di una visione. Sussulta quando la sabbia sale e la sua ruana si agita per il vento. Stringe maggiormente le mani di suo zio, più nervoso che entusiasta. Si guarda intorno e rimane sconvolto di trovare Bruno che lo fissa.
 
I suoi occhi brillano e le immagini dietro di lui iniziano a prendere forma. Camilo non riesce a distinguere nulla, finché non diventa più chiaro. Ci sono coriandoli e fuochi d’artificio. Cibo, uno stando. La visione vacilla.
 
“Ora, C-Camilo” balbetta Bruno, “si può cambiare, okay? Quello che succederà non dev’essere per forza ciò che vedrai. Possiamo...riprovare”
 
Camilo annuisce, “È una cosa così orribile?”
 
“Per la famiglia, sì”
 
Camilo inclina la testa. Appare un’altra immagine. Raffigura lui, seduto vicino allo stagno, sta piangendo, le sue spalle tremano. È la stessa visione di Bruno dell’anno scorso. Non è cambiata? Spera almeno di capire il motivo per cui sta piangendo.
 
Qualcuno appare accanto a lui e Camilo attende. È la persona che Bruno non riusciva a vedere.
 
“Pensi che questa persona mi abbia fatto piangere?” chiede Camilo, mentre l’immagine che lo raffigura sorride e si alza.
 
“Uhm, spero di no”
 
Si volta verso Bruno, senza più guardare le immagini.
 
Ma quando si gira di nuovo, vede se stesso e Bruno. È Bruno che lo raggiunge allo stagno? Lo aiuta ad alzarsi...lo sta baciando! Lo sta baciando! Si stanno baciando! Si stanno baciando! Camilo sobbalza, lascia le mani di Bruno.
 
L’immagine tremola e Camilo urla: “Aspetta, aspetta! Zio Bruno!” si accovaccia e riprende le sue mani, “siamo noi! Noi!”
 
L’immagine cambia ancora e sono seduti allo stagno, l’uno contro l’altro. Ora Bruno osserva. Camilo gli stringe la mano. La casa si illumina.
 
Sente Bruno gemere e vede che ha gli occhi chiusi. Una tavoletta color smeraldo si forma e Camilo e Bruno la afferrano prima che cada. La sabbia si esaurisce e si deposita sul pavimento. La tavola mostra loro due seduti vicino allo stagno, con la casa sullo sfondo.
 
“Beh, non è quello che pensavo di vedere” interviene Bruno.
 
Un momento. “Quanto avevi visto?”
 
“Non quest’ultima parte” dice Bruno, chiudendo subito la bocca.
 
“Sapevi che ci saremmo baciati?! Mi prendi in giro?!” esclama Camilo, tenendo le mani di Bruno.
 
“Non volevo che fosse vero! Meriti qualcuno migliore di me!”
 
“No, Bruno” Camilo fa un passo in avanti, “merito solo te e tu meriti solo me. Tutto di me”
 
Bruno lo guarda per un secondo. Poi si arrende.
 
Afferra il viso di Camilo e lo attira in un bacio. È tenero e gentile, tutto ciò che Camilo sapeva sarebbe stato.
 
Sapeva che il suo primo bacio sarebbe stata la cosa migliore di sempre.
 
Avrebbe solo voluto che accadesse proprio nel giorno del suo compleanno.

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Capitolo 5
*** 5. Senza di te mi spezzerò ***


Camilo non ha passato la notte con Bruno dopo il loro primo bacio. Bruno l’ha interrotto, scusandosi. Camilo lo ha zittito baciandolo di nuovo, con la stessa dolcezza. Dopo, però, Bruno ha accompagnato Camilo nella sua stanza e se n’è andato. Camilo capisce perché non sia rimasto, ma in parte si era aspettato che lo facesse.
 
Viene svegliato dal sole, il giorno dopo. Non fa troppo caldo, ma dalla luce sugli specchi, capisce che è abbastanza tardi. Camilo si stiracchia, ristendendosi sul letto e sfiorandosi le labbra.
 
Lo ha finalmente baciato. Ha baciato Bruno. E Bruno lo ha ricambiato. Camilo strilla, affondando il viso nel cuscino per soffocare un urlo.
 
Sta sorridendo al punto che gli fanno male le guance. Come riuscirà a dirlo a sua sorella e alla cugina? Sicuramente non può dirlo a sua madre. Non ne uscirebbe nulla di buono. Nessuno gli crederebbe se dicesse che è stato lui a corteggiare lo zio.
 
Eppure, lo zio non è mai andato a cercarlo, non gli ha mai fatto niente.
 
Ma stanno già giocando col fuoco e Camilo non vuole che Bruno finisca nelle fiamme.
 
Nessuno gli darebbe ascolto, soprattutto sua nonna e sua madre.
 
Camilo giura silenziosamente che proteggerà suo zio ad ogni costo. Qualunque cosa dovrà avvenire a porte chiuse a chiave. All’esterno, saranno due normali (dotati di poteri magici) zio e nipote. All’interno, tuttavia, sarà un’altra storia.
 
Qualcuno bussa alla sua porta e si rianima.
 
“Camilo?” è Dolores.
 
Camilo sospira.
 
“Sul serio?” Dolores entra, “scusa se non sono il tuo prezioso zio Bruno” chiude la porta e si avvicina al letto.
 
Camilo ride. “Scusa, scusa. Pensavo fosse lui”
 
“Ah sì? Com’è andata ieri? Hai avuto la tua visione?” Dolores si siede.
 
“Sì” Camilo arrossisce e si copre il viso.
 
“Non provarci! Cos’è successo? Cos’hai visto?”
 
“Non hai sentito?”
 
“Non riesco a sentire dalla caverna delle visioni, anche se sono vicina”
 
Oh. Questa è una novità.
 
“Beh, nella visione c’eravamo io e Bruno seduti vicini allo stagno. La casa brillava sullo sfondo”
 
Dolores è sorpresa, “Cosa ne pensa Bruno?”
 
Beh, non gliel’ha chiesto. Erano stati troppo occupati a baciarsi. Camilo pensa a una ragione, tamburellando le dita sulle ginocchia. “Uhm, in realtà non lo ha detto. Forse che stare insieme non ci porterà alla rovina? Dato che la casa risplendeva?”
 
Dolores si tocca il mente. “Forse significa che la magia è più forte perché state insieme. E se vi sposaste?” sussurra piano.
 
Camilo quasi si soffoca. “Sposarci?! Ti prego! Ho appena dato il mio primo bacio, non voglio-” chiude la bocca, ma è tardi.
 
Dolores sussulta, coprendosi la bocca. Poi gli da una pacca sulla spalla. “Il tuo primo bacio? Con...Bruno?”
 
Camilo si copre il volto e agita i piedi. “Sì, Dolores! Sì! Nella visione ci baciavamo-”
 
“No!” Dolores gli dà una pacca più sonora.
 
“Sì! Lui lo sapeva! L’aveva vista l’anno scorso, ma voleva cambiarla”
 
Dolores si mette una mano all’altezza del cuore. “Lui è una brava persona. Tu invece sei un demone”
 
Camilo sbuffa, ma ridacchia. “Certo. Ma non volevo arrendermi con lui. Non potrei sopportare di vederlo con qualcun altro. Lui...mi piace un sacco, Dolores”
 
“Lo so, Cami. E il fatto che abbia cercato di cambiare la visione, di provare a non stare con te, in un certo senso dimostra che ti ama. Giusto? Probabilmente si sentiva in colpa perché era coinvolto?”
 
Camilo annuisce. “Sì, esatto. Ha detto che non meritavo di stare con uno come lui. Ma gli ho detto che lo merito e lui merita me”
 
Dolores sorride, poi lo abbraccia.
 
“È davvero strano che ti piaccia nostro zio. Ma è una tua scelta. Nessuno dovrebbe mettersi tra voi due” dice, “il tuo segreto è al sicuro con me”
 
Camilo la ringrazia. Era un po’ nervoso che lei lo scoprisse, sapendo che spiffera sempre tutto. Ma tutto sta andando bene.
 
“Beh, alzati! È mezzogiorno e anche se non hai faccende da sbrigare, è ora che tu esca!”
 
Camilo geme ma obbedisce. Dolores fa per uscire ma si ferma di colpo. Camilo le finisce addosso e prima di poter bofonchiare qualcosa, lei squittisce, precipitandosi fuori e giù per le scale. Segue con lo sguardo la sorella, poi alza gli occhi. Bruno sta scendendo dalla sua torre e lo vede. Camilo si sente arrossire. Bruno gli sorride e lo saluta. Camilo ha voglia di strillare, ma si limita a ricambiare il saluto prima di andare in bagno. Nel mentre però non stacca gli occhi da Bruno e sbatte contro un pilastro.
 
Si lamenta, non volendo spostarsi, colto dall’imbarazzo.
 
“Tesoro!” è sua madre. Tutti lo chiamano, tranne Bruno. “Stai bene?”
 
Camilo si stacca dal pilastro e osa lanciare un’occhiata intorno. Bruno non c’è più.
 
Sospira. “Sì, mami, sto ben-”
 
Bruno appare dietro sua madre.
 
“Bene” soffia, mentre sulla testa della donna appare una nuvola tempestosa.
 
“Ecco” Bruno porge un impacco di ghiaccio. Quando lo ha preso?
 
“Ah, grazie, Bruno” Pepa afferra il ghiaccio e lo passa a Camilo. “Non stare con la testa tra le nuvole. So che hai 18 anni, ma non significa che puoi fare sciocchezze!”
 
Camilo annuisce, prendendo la borsa del ghiaccio e continua a guardare Bruno. Pepa se ne va, tuonando.
 
Bruno si avvicina cautamente e Camilo desidera ardentemente abbracciarlo.
 
“Mi dispiace” dice Bruno, “non pensavo ti saresti alzato così presto”
 
Camilo scuote la testa. “Non scusarti. Ti sei alzato ora anche tu?”
 
“Mh. La festa è andata avanti fino a tardi, un po’ di sonno extra era utile”
 
“Giusto. La festa” Camilo lo fissa ancora.
 
Bruno ride, poi afferra delicatamente il polso di Camilo e lo avvicina al suo viso. La borsa del ghiaccio finisce sul suo naso. Bruno guarda a destra e a sinistra, poi avanza verso Camilo.
 
“Fai attenzione, amore. Non voglio che ti faccia male” gli accarezza leggermente la guancia prima di allontanarsi e scendere le scale.
 
Camilo ride. Non ha avuto nemmeno la possibilità di ribattere. Dopo essere entrato in bagno, si rinfresca e controlla i danni al naso. È un po’ rosso, niente in confronto al resto della sua faccia. Tiene il ghiaccio sul naso mentre torna giù. Dolores e Isabela sono sedute al tavolo e smettono di parlare quando lui arriva. Lo guardano.
 
“Cosa c’è?” chiede.
 
“Oh, niente, qualcuno è in vena di essere romantico quando ti vede” cinguetta Isabela, sorridendo alla cugina.
 
Camilo arrossisce prima di andare in cucina. Sistema diversi snack sul piatto e si unisce alle ragazze. Parlano e ridono tra loro mentre Camilo si intromette nella conversazione. Quando Camilo finisce di mangiare, le ragazze richiamano la sua attenzione.
 
“Allora, cosa intendi fare?” sussurra Dolores.
 
“Per che cosa?” Camilo lo sa, ma vuole esserne sicuro.
 
“Sai” Isabela fa cenno verso le scale, “per i ratti”
 
“Okay, se vogliamo usare dei nomi in codice, dobbiamo sceglierne uno migliore” sbuffa Camilo.
 
“Non mi è venuto in mente altro!” si difende Isabela.
 
Camilo alza gli occhi al cielo. “Beh, per ora e probabilmente per sempre, rimarrà un segreto. Gli altri, specialmente la mamma e Abuela, non possono saperlo. Non voglio che caccino Bruno. O peggio”
 
Le due annuiscono. “Chi altro lo sa?” chiede Dolores.
 
“Dipende. A chi l’avete detto?”
 
“A nessuno. Tu l’hai detto a Isabela e io ho sentito. Non hai detto niente a Mirabel?”
 
“No” Camilo incrocia le braccia, “né a Luisa e tantomeno ad Antonio”
 
“Allora siamo solo noi tre” dice Isabela.
 
La porta della cucina si apre e Bruno entra, con occhi sbarrati.
 
“Zio” le ragazze si alzano.
 
“Bruno!” Camilo salta su.
 
“Prima che diciate qualcosa” inizia Bruno, “voglio solo dire che mi dispiace”
 
“No” Camilo lo raggiunge in un lampo, “non devi scusarti”
 
“Camilo, seriamente. Devo...”
 
“Zio” si avvicina Isabela, “andiamo dove Abuela non può entrare”
 
I quattro escono e si dirigono al patio. Camilo si attacca a Bruno e afferra la sua ruana. Non pensava che Bruno si sarebbe presentato, tantomeno durante una conversazione del genere. Camilo non gli ha detto che le ragazze lo sapevano. Proseguono fino a raggiungere una radura. Isabela produce alcune palme e un’aiuola. Le ragazze si siedono e li invitano a fare lo stesso. Bruno sospira e prende posto, Camilo si sistema rapidamente vicino a lui.
 
“Allora. Tutto questo è ovviamente” Isabela indica i due, Camilo nota che Bruno si copre il viso, “reale. Ma, zio”
 
Bruno alza la testa.
 
“Va bene. Camilo mi disse tre anni fa che aveva una cotta per te. Gli dissi che sarebbe passata, ma dopo un altro anno era ancora interessato a te, quindi ho capito che non era un’infatuazione qualunque. E so che ti ha tormentato senza sosta da quando sei tornato...”
 
“Ehi” Camilo incrocia le braccia.
 
Isabela continua. “Ma non potevamo fare nulla. Gli piaci davvero e...lui ti piace?”
 
La domanda non risulta pesante come Camilo pensava.
 
Bruno fa un cenno col capo. “Sì. Non era mia intenzione. Sarò onesto, non avrei mai permesso ai miei sentimenti di svilupparsi. Ma...è stato difficile. Soprattutto quando era chiaro che lui aveva interesse per me”
 
“E la visione” suggerisce Camilo.
 
“Giusto, la visione” ripete Bruno.
 
“Cosa succedeva?” domanda Isabela.
 
“Dolores non te l’ha detto?” chiede Camilo, sinceramente scioccato che sua sorella non abbia aperto bocca. Dolores scuote la testa. “Oh. Beh. C’eravamo io e Bruno seduti vicino a uno stagno. La casa sullo sfondo risplendeva”
 
Isabela sorride. “Bene, immagino che significhi che andrà tutto bene, vero zio Bruno?”
 
Bruno alza le spalle e il cuore di Camilo si stringe.
 
“Alla fine, sì. Andrò tutto bene. Ma prima di quel momento, c’era Camilo che piangeva vicino allo stagno. Non so per quale motivo. Ho provato a rivederla dopo che te ne sei andato” ammette Bruno, “c’erano coriandoli, cibo e fuochi d’artificio, ma non è chiaro perché piangi”
 
“Mh, beh, è possibile che possiate cambiare quella parte della visione. Ricordate” dice Isabela, “che siete voi i responsabili del vostro futuro. E noi” si rivolge a Dolores, che allunga la mano, “ci saremo per sostenervi. Non lo diremo a nessuno, il vostro segreto rimarrà con noi”
 
Dolores annuisce, avvicinandosi al fratello. Camilo afferra la mano di Bruno e abbraccia le ragazze. Sapeva di poter confidare in loro. Hanno ragione. Lui e Bruno sono responsabili del loro futuro, nessuna visione può cambiarlo.
 
.
 
È impegnato per l’intera settimana. Da lunedì a domenica deve fare da babysitter, gestendo praticamente un asilo diurno. Giovedì a mezzogiorno ha la sensazione che siano passati anni dall’ultimo momento di pace e tranquillità. Ha appena messo a letto un bambino quando riprende le sembianze di se stesso. O almeno crede. Si guarda la mano e sbatte le palpebre. Le sue mani sono così piccole? Probabilmente no. Le porta davanti al petto. Probabilmente il piccolo dovrà mangiare. Si dirige in cucina e uno specchio attira la sua attenzione.
 
I suoi occhi sono castani? Verdi? Nocciola? Sbatte le palpebre, gli occhi sono verdi. Ma non...risultano così. Scuotendo la testa, si mette al lavoro, mescolando e pesando per la preparazione del pasto. La madre ha lasciato qualcosa in frigo, ma mancano ancora 6 ore.
 
6 ore. Camilo espira, continua con il suo compito, non volendo pensare al tempo. Sistema tutto in una scodella e la mette in frigo. Quando si raddrizza, si sente...più basso. È sempre stato così basso?
 
Un pianto lo fa sobbalzare. Si trasforma rapidamente nella madre del bambino e corre in camera da letto. Dopo pochi minuti, il piccolo si riaddormenta. Quando lo adagia nella culla, sospira. Gli è stato chiesto anche di fare un po’ di pulizie, quindi si mette all’opera. In bagno, quasi sussulta davanti al suo riflesso. Non ha cambiato le sembianze.
 
Torna in sé e si fissa. Dove sono le sue lentiggini? Bruno dice sempre che le ha. E le sue orecchie. Sono troppo piccole? Non dovrebbero essere più grandi? Le mani sembrano enormi quando si tocca i capelli. Non dovrebbero essere più corti? Sono i suoi riccioli? Perché il naso è così piccolo?
 
Prima di rendersene conto, il suo respiro accelera. Vede doppio e chiude gli occhi, desiderando di poter spegnere la mente, per non pensare alla propria immagine. Ma non ci riesce. Non riesce a respirare. Ci sono troppi volti. Troppi lineamenti che non sono i suoi. Quali gli appartengono? Non ce la fa più.
 
Dà un’altra occhiata allo specchio, non vede la sua faccia, non si riconosce.
 
Lancia la scopa verso lo specchio in un impeto disperato.
 
“Camilo?!” è Dolores.
 
Non si è accorto di essere finito per terra. Sbatte le palpebre, non ancora in grado di respirare. Sente Dolores correre, Camilo volta il capo, tenendolo tra le mani e appoggiandosi sulle ginocchia, rannicchiato contro il more.
 
“Fratellino. Oh, no” sussurra Dolores, c’è silenzio, Camilo si sente a casa. Al sicuro e tranquillo.
 
Viene strattonato dal braccio ma non vuole muoversi. Non vuole vedere lo specchio, terrorizzato di ciò che potrebbe incontrare. Sente dei passi allontanarsi. Camilo chiude gli occhi intravedendo qualcosa che brilla sul pavimento. Probabilmente ha rotto lo specchio, dovrà contribuire per ripararlo.
 
Ci sono altri passi, ma non li distingue. Sente un altro tocco estremamente gentile sul braccio. Non è Dolores. Tiene gli occhi chiusi, distendendosi. Nota qualcosa. Si sta trasformando in un corpo più piccolo. Chiunque lo stia sorreggendo, lo solleva facilmente. Camilo si aggrappa al tessuto e vi affonda il viso. Sente la luce del sole prima del suo calore.
 
“Piccolo” è zia Julieta, “sei ferito?”
 
Camilo apre gli occhi e sua zia è davanti a lui. Scuote la testa, stordito.
 
“Fammi vedere le mani” zia Julieta apre delicatamente le mani chiuse di Camilo sulla stoffa.
 
Camilo ha preso le sembianze di se stesso a 5 anni. Lascia che lo zia lo esamini prima di ritenerlo a posto.
 
“Tuo zio ti riporta a casa, okay? Ci occuperemo noi del bambino e della casa” gli dà un bacio sulla testa prima di indicargli l’uscita.
 
Prima di potersi voltare, viene gentilmente spinto. Alza lo sguardo. È Bruno. Gli sorride prima di avanzare e Camilo gli getta le braccia al collo. Bruno ricambia la stretta, posandogli una mano tra i capelli. Il tragitto verso casa è tranquillo.
 
Si aspettava di sentire una manifestazione di delusione da parte di Abuela, ma non arriva. Avviandosi verso la torre di Bruno, Camilo sospira, chiudendo gli occhi quando passano davanti agli specchi presenti in casa. Camilo viene appoggiato sul divano, ma non vuole staccarsi da Bruno. Bruno coglie il suggerimento e lo prende di nuovo tra le braccia, accomodandosi.
 
Non sa realmente quanto tempo sia passato. Potrebbero essere pochi minuti come ore. Si separa lentamente da Bruno, che si muove piano per catturare il suo sguardo. Camilo non smette di fissare Bruno. Quando è convinto di essere tornato in sé, Bruno sorride. Posa la mano sul viso di Camilo, sfiorandolo e facendogli il solletico. Camilo ridacchia, ricordando di avere le lentiggini.
 
Bruno gli afferra la mano e ne apre il palmo. Le mani di Camilo sono più piccole di quelle di Bruno. Anche quello lo ricordava. Bruno accarezza di capelli di Camilo, fermandosi appena sotto la spalla. Non si è tagliato i capelli, sono un po’ più lunghi. Infine, Bruno gli dà un bacio sul naso. Anche di quello ricordava le dimensioni.
 
“Vita mia” inizia Bruno con cautela, “vuoi parlarne?”
 
Camilo sa che dovrebbe farlo. L’ultima volta che ha cercato di reprimere le sue sensazioni, non è andata bene per nessuno.
 
“Penso di essermi sentito sopraffatto” ridacchia cupamente, “no, so che è successo. Mi sono tramutato in così tante persone questa settimana...mi è sembrato di dimenticare il mio aspetto. Sono crollato. Non riuscivo più a guardare il mio riflesso”
 
Bruno lo ascolta con attenzione, sporgendosi in avanti.
 
“Non...riconoscevo più niente. Non sapevo quali fossero i miei lineamenti. Dopo aver messo a dormire il bambino, non ho cambiato sembianze. Ero così spaventato che non sapevo cosa fare. Ora...sto bene? Sono di nuovo io?”
 
Bruno mormora: “Sì, tesoro. Sei di nuovo tu. Con i tuoi bei capelli” li accarezza e Camilo si crogiola nel tocco, “le due adorabili lentiggini e graziose orecchie. Il tuo naso e le tue guance” Bruno le bacia entrambe, “e la tua bellissima...bellissima bocca”
 
Camilo sospira mentre Bruno gli bacia leggermente le labbra. È gentile e amorevole e Camilo quasi non respira per la dolcezza con cui viene trattato.
 
Bruno si allontana, lasciando un bacio sul suo orecchio. “Le tue orecchie non sono né troppo grandi né troppo piccole. Sono giuste così. E anche il tuo collo è incantevole”
 
Camilo inclina la testa di lato, lasciando che l’uomo prema baci delicati lungo la gola.
 
Solleva le mani e Bruno gliele afferra, baciandone il dorso.
 
“Tutto ciò che hai è al posto giusto e meraviglioso”
 
Camilo è sul punto di frignare. Stringe le braccia intorno al collo di Bruno e lo attira in un altro bacio.
 
Si perde nella sensazione di morbidezza. Bruno gli lecca il labbro inferiore e Camilo apre lievemente la bocca, consentendogli di tuffarsi.
 
Si abbassa sul divano, le gambe penzolano, Bruno è sopra di lui. Continua a baciarlo, le lingue si sfiorano e rotolano l’una contro l’altra. Camilo impazzisce. Le sue mani si spostano, viaggiano sul suo petto. Le mani di Bruno si muovono a loro volta, una percorre la curva di un fianco, l’altra oltrepassa il confine della ruana. Camilo solleva le gambe per permettere a Bruno di sistemarsi in mezzo. È così che vuole che siano. Ancora più vicini.
 
“Cami?”
 
Bruno interrompe il bacio e si alza. Camilo si lamenta e cerca di tirarlo giù, afferrando la ruana e la camicia.
 
“Aspetta, aspetta, Camilo” Bruno gli afferra i polsi e si blocca.
 
Camilo non capisce, ma Bruno si china a rubargli un altro bacio prima di alzarsi.
 
“Più tardi, amore. C’è qualcuno” Bruno gli sistema i vestiti e Camilo non aspetta altro che siano di nuovo spiegazzati.
 
“Casita, perché non hai fermato la sabbia?” è la voce di sua madre.
 
“Mamma, mamma” la chiama Dolores, “Camilo sta dormendo”
 
“Cosa?”
 
“Lo sento russare”
 
“E Bruno?”
 
“Non lo sento, probabilmente è nella sua caverna, starà cercando di capire cos’è successo”
 
“Oh”
 
“Probabilmente dovremmo lasciargli un po’ di spazio. È in buone mani. Sai che zio Bruno riesce a calmarlo meglio di chiunque altro”
 
“È vero. Va bene, fammi sapere se senti qualcosa. Vado ad aiutare le ragazze”
 
“Buona idea, vengo anch’io”
 
La porta si chiude e Camilo sussurra un ringraziamento verso la sorella, sperando che lo abbia sentito. Bruno si gratta il collo.
 
“Beh, suppongo di dover avere quella visione, probabilmente me ne chiederà una” Bruno lo guarda.
 
Camilo allunga le mani e Bruno si avvicina istintivamente. Camilo osserva Bruno deglutire. Lo supplica silenziosamente con lo sguardo e convince Bruno a ricominciare a baciarlo.
 
.
 
Sono passati un paio di mesi dalla sua...crisi? Mirabel dice che non dovrebbe chiamarla così, ma lui la pensa diversamente. Camilo non è riuscito a guardarsi allo specchio per alcune settimane. Non mette piede in camera sua da due mesi. Pepa ha acconsentito a farlo rimanere nella stanza di Bruno. Ovviamente nessuno dei due si è lamentato. Dopo ogni giornata, Camilo attraversa la scalinata della torre di Bruno, felice di passare un’altra notte con lui.
 
L’unico piccolo problema è che non ci sono stati progressi. Si baciano, con grande gioia di Camilo, ma Bruno si rifiuta di andare oltre. Pensava che non ci sarebbero stati problemi ora che aveva 18 anni e chiarito di desiderare Bruno. Ma a quanto pare non è così, il contatto c’è stato a malapena.
 
Dopo una giornata particolarmente intensa, Camilo si infila sotto la doccia, lavando via la fatica. Quando esce, suo padre fa il suo ingresso.
 
“Ehi, figliolo”
 
“Ehi, papà. Com’è andata oggi?” Camilo si avvolge in un asciugamano.
 
Suo padre alza le spalle. “Come al solito. Come ti senti?”
 
“Bene, meglio ora che non devo svegliarmi davanti agli specchi. Non sono di grande aiuto”
 
Lo specchio del bagno è appannato e Felix si avvicina Camilo, posandogli una mano sulla spalle e bloccandogli la visuale.
 
“Probabilmente sarei dovuto passare dopo cena, non dopo la doccia” ride, “te la passi bene nella stanza di Bruno? Puoi sempre stare con me e tua madre, o anche con Antonio”
 
Camilo spera che suo padre non si accorga della sua espressione. “Sì, sto alla perfezione. Stiamo ancora recuperando per i 10 anni di assenza. È il mio migliore amico, papà, sono felice”
 
“Ottimo” Felix gli dà una pacca, “era anche il mio migliore amico, quindi sono contento che andiate d’accordo”
 
Sì. Perfettamente d’accordo.
 
Camilo recupera il pigiama fuori dal bagno. Aveva portato quello corto, ma indossa i pantaloni lunghi per non far trasparire nulla. Dà la buonanotte a suo padre, che ricambia. Camilo appende l’asciugamano prima di dirigersi verso le scale. In realtà, desiderava fare la doccia con Bruno. Ma Bruno dice che non dovrebbero. Casita è dalla loro parte, potrebbe costruire una doccia nella stanza di Bruno. Risolverebbe diversi problemi.
 
Apre silenziosamente la porta. La sabbia è in funzione, segnalando che Bruno è nella sua caverna. Chiede a Casita di separare la sabbia e portarlo giù. Le scale appaiono, scende con cautela. Percorre la salita, non più così orribile, le candele gli illuminano il percorso.
 
Quando arriva in cima toglie i pantaloni lunghi, li piega e li lascia contro il cuscino, ormai suo. È presente un letto separato per lui, su gentile concessione della sua famiglia, ma non lo usa. La porta della caverna è chiusa, quindi si sistema sul letto con l’aria più disinvolta possibile.
 
Sta quasi per addormentarsi quando la porta si spalanca. Camilo si raddrizza sul letto, guardando il libro che stava fingendo di leggere. Dà una sbirciatina a Bruno, che entra con in mano una tavoletta. Sembra...tranquillo. Né turbato né felice. Camilo è deciso a non alterare il suo piano.
 
Quando Bruno alza lo sguardo, gli occhi di Camilo tornano sul libro. Lo sente trattenere il respiro. Vorrebbe ridere, ma non lo fa. Guarda Bruno, che si è girato, lasciando la tavoletta nella sua postazione.
 
“Pronto per andare a letto?” chiede Bruno e Camilo vorrebbe sbuffare, ma si trattiene.
 
“Mh. Tu sei pronto?”
 
Bruno usa la ruana per farsi aria. “Certo”
 
Bruno si avvicina alla candela che illumina la stanza. Camilo si alza dal letto e afferra la sua ruana.
 
“Possiamo lasciarla accesa” dice Camilo, sperando che la sua voce faccia rabbrividire Bruno.
 
Bruno deglutisce prima di sedersi sul letto. Si passa una mano sul viso, poi guarda Camilo. Il ragazzo unisce le gambe, attirando l’attenzione dell’uomo. Bruno espira dal naso, indietreggia, afferrando delicatamente le gambe di Camilo e mettendosele sul grembo. Massaggia un polpaccio e Camilo si blocca. Non faceva parte del suo piano.
 
“Mi uccidi lentamente, amore” dice Bruno, toccando anche l’altro polpaccio.
 
Camilo non sa cosa dire. Vorrebbe chiedere scusa, ma non sarebbe sincero. Ha provato così tanto a convincere Bruno ad acconsentire al sesso, ma sembra impossibile. Torna a sdraiarsi, fissando Bruno mentre divarica le gambe.
 
Bruno non si posiziona in mezzo ad esse. Segue Camilo, chinandosi, gli posa un bacio sulle guance, sul naso e sulla bocca. Camilo non gli permette di separarsi. Cinge il collo di Bruno e inclina la testa, approfondendo il bacio. Le mani di Bruno iniziano a vagare e Camilo si inarca. Le sue grandi e callose mani afferrano le gambe, piegandone una verso il suo petto. La sensazione è incredibile. Camilo piagnucola, un braccio si sposta, si aggrappa alla spalla di Bruno. Bruno lascia le sue labbra, premendo baci lungo il collo e la clavicola.
 
“Noi lo...oggi?” Camilo riesce a malapena a farfugliare, i suoi sensi concentrati sui baci di Bruno.
 
“No. Non oggi” Bruno soffia le parole al suo orecchio e Camilo non può nemmeno arrabbiarsi. Non mentre viene toccato e amato così dolcemente.
 
Bruno torna alla sua bocca e Camilo geme sommessamente, ghermendo la sua schiena. Vuole andare un po’ oltre, ma sa che sarà inutile. Poi un pensiero gli attraversa la mente.
La mano di Bruno sta ancora viaggiando sul suo petto quando Camilo la afferra, spostandola più in basso. Bruno non interrompe il bacio e Camilo spera sia un buon segno. Quando la mano di Bruno raggiunge il suo inguine, Camilo lascia che sia lui a decidere cosa fare.
 
Camilo sussulta mentre la mano di Bruno gli sfiora i pantaloncini. Bruno si stupisce e toglie la mano. Quando Camilo apre gli occhi, si spaventa un po’ nel trovare quelli di Bruno spalancati, passando dalla propria mano al suo inguine.
 
“Riesci a farlo?” sussurra Bruno.
 
Camilo annuisce. “Io...pensavo che così sarebbe stato più facile”
 
L’espressione di Bruno cambia. Gli afferra le mani e lo fa sedere. Dannazione, ci erano vicini. Camilo ha voglia di urlare.
 
“Vita mia”
 
Il fuoco di Camilo si spegne all’istante.
 
“So che sei un mutaforma. Ma...ti trasformi in altre persone, giusto? Ti senti a tuo agio così? Perché quella...non è tua, giusto?”
 
Camilo ci riflette. Ok, sì. Si trasforma in persone diverse, di diverso sesso. Ha preso le sembianze di un sacco di persone, tramutando i genitali per curiosità. Ma non gli è mai piaciuto. Per gli stessi motivi è entrato in crisi. Non erano cose sue, ma di altre persone. Sapeva quello che possedeva e non era un problema finché era qualcosa di suo.
 
Dopo un momento, risponde a Bruno: “Giusto. Io...non so di chi sia. Solo che...pensavo che tu non volessi fare niente per questo motivo” la sua paura improvvisamente si materializza. E se a Bruno non piacesse perché è un maschio? E se-?
 
“Ehi, ehi” Bruno stringe Camilo in un abbraccio, “un momento. Vedo il tuo cervello impazzire. Non pensarci neanche, tesoro. Non importa se vuoi cambiare sesso. Fai quello che ti fa stare bene. Fai quello che ti piace, amore”
 
“Ma...a te cosa piace?”
 
Bruno si scosta e fissa Camilo negli occhi. “Mi piaci tu, Camilo. E qualunque cosa tu voglia essere. Ci sarò sempre per sostenerti”
 
Camilo si commuove. Si getta contro Bruno, facendolo ricadere sul letto. Preme baci sul suo viso, borbottando ‘grazie’ e parole affettuose. Infine lo bacia sulle labbra e approfondisce il contatto, cercando di tornare al punto in cui erano. Ma Bruno si separa di nuovo.
 
“A proposito, non è che non voglio andare oltre. È che sono nervoso perché potrei non tenere il passo una volta arrivati a quel punto. Potresti annoiarti. Sono vecchio, sai” ridacchia, accarezzandogli i capelli.
 
Camilo sbuffa, appoggiando il mento sul suo sterno. Come può pensare che si annoierà? Per rimarcare il punto, ruota i fianchi e Bruno ansima.
 
“Non mi stancherò mai di te. Semmai sarà più divertente. Sei il primo per me, quindi...”
 
“Cosa?”
 
“Cosa?”
 
“Sono...il primo? Avrai almeno avuto una ragazza?” Bruno si alza, con un braccio intorno alla sua schiena.
 
“Uh, no. Penso di essere innamorato di te fin da quando ero piccolo. Non mi è mai interessato nessun altro davvero. Solo tu”
 
Bruno lo fissa, poi si avvicina. E finalmente, finalmente Camilo si convince che succederà qualcosa. Si rilassa, Bruno lo bacia e gli graffia leggermente le labbra e il collo. Le mani scivolano lungo il suo corpo, finendo sul petto e sul fianco. Camilo apre le gambe e Bruno coglie il suggerimento. Senza interrompere il bacio, si posiziona tra di esse e Camilo vede il paradiso. Si incastrano così bene che ha quasi voglia di piangere. Una mano di Bruno viaggia verso i pantaloncini.
 
“Va bene così?” mormora Bruno e Camilo frigna, stringendo le dita di Bruno su di lui.
 
Bruno acconsente. Camilo interrompe il bacio per vedere. Vuole vedere. Vuole capire se ha di nuovo i suoi genitali. Bruno sembra leggergli nel pensiero.
 
“Ti sembra a posto?” la sua mano è ferma sui pantaloncini.
 
Camilo emette un suono di approvazione. Pensa comunque che con una vagina sarebbe meglio, ma se a Bruno va bene così, allora va bene anche per lui. È suo, e di nessun altro. Solo suo. E presto sarà di Bruno.
 
* * *

* * *
 
Camilo si separa, ansima, appoggiando la fronte su quella di Bruno. Lentamente si distende, abbassando le gambe e le braccia.
 
Anche Bruno ansima, lascia un bacio sulla sua tempia. Camilo abbassa lo sguardo e quasi rimane senza fiato. Sia la sua camicia che la ruana di Bruno sono tutte rovinate. E Bruno non è ancora uscito. Deglutisce, guardando Bruno, che lo ricambia. Il cuore di Camilo viene scosso.
 
“Stai bene?” sussurra Bruno.
 
Camilo annuisce.
 
“Cosa c’è?”
 
Camilo guarda in basso, poi di nuovo su.
 
“Oh” Bruno fa per ritrarsi, ma Camilo non vuole.
 
“No, aspetta” Camilo gli afferra le spalle, fermandolo.
 
Bruno lo guarda per un momento, poi torna ad affondare.
 
Camilo si lascia andare, sdraiandosi ancora, il suo sesso si indurisce. Bruno elimina gli indumenti e cosparge il suo corpo di baci. Se proseguono con un secondo round, nessuno deve saperlo.
 
Tranne forse la povera Dolores.

 

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Capitolo 6
*** 6. Tutto per te ***


Si sveglia sentendosi appesantito ma anche leggero. Camilo pensa di non aver avvertito certe sensazioni nemmeno quando ha ricevuto il suo dono. Non era niente in confronto al regalo che ha adesso.
 
Bruno è rannicchiato contro di lui, un braccio intorno alla sua vita e l’altro sotto la sua testa. Bruno si assicura sempre di sostenergli il capo quando dormono o si coccolano, è una cosa che riscalda il cuore di Camilo.
 
Mentre si volta, sussulta accidentalmente. Gli fanno male i fianchi. Ma in senso buono. Ciò allerta Bruno, che si sposta e spalanca gli occhi in modo quasi comico. Camilo gli cinge il collo con le braccia.
 
“Sto bene. Sto bene, Bruno” sussurra sorridendo mentre Bruno espira e sbatte le palpebre. “Buongiorno”, Camilo gli bacia una guancia.
 
Bruno ridacchia, stringendolo in un abbraccio, accarezzandogli i capelli. “Buongiorno, piccolo. Come hai dormito?”
 
Il corpo di Camilo reagisce quasi istantaneamente. Allontana i fianchi da Bruno, non volendo spaventarlo subito. Si rende conto di indossare i pantaloni del pigiama, quelli lunghi.
 
“Bene” risponde, “mi hai...cambiato?” si divincola dall’abbraccio, guardando l’uomo.
 
Il viso di Bruno diventa rosso. “Sì. Ti ho ripulito e cambiato. Sei...quasi svenuto dopo la terza volta”
 
La mascella di Camilo cade. “C’è stata una terza volta?!”
 
Bruno ride, ma tossicchia. “S-sì. N-non volevi...lasciarmi. Sei venuto e...ti sei addormentato”
 
“Oh mio dio” Camilo si copre il viso per l’imbarazzo. È impossibile, non se lo ricorda nemmeno. E Bruno è riuscito a...oh dio. “Tu hai...finito?”
 
“Beh-”
 
“Dimmi la verità”
 
“No” ride Bruno, alzando una spalla. “È okay! Non preoccuparti, amore”
 
Ma Camilo si preoccupa. Quanto può essere stato fastidioso da parte sua supplicarlo per un altro round, arrivando addirittura a una terza volta, e Bruno non ha neanche raggiunto l’orgasmo. Geme, affondando la faccia tra il collo e l’orecchio di Bruno.
 
“Mi dispiace” mormora.
 
Bruno gli strofina una mano sulla schiena. “Non devi scusarti. Era piuttosto tardi, comunque. Ed era la tua prima volta. Non c’è da preoccuparsi”
 
Camilo non merita Bruno. È così comprensivo e dolce. Bruno merita il meglio. Un’idea gli passa in mente e Camilo inizia a depositare baci lungo il collo di Bruno. L’uomo ansima ed è musica per le orecchie del ragazzo.
 
“Aspetta, Camilo, è mattina, non...possiamo” le proteste di Bruno si spengono mentre Camilo sale su di lui, a cavalcioni, premendo bacio dopo bacio sul viso di Bruno, fino alla bocca.
 
Non è chiaro chi sia il primo ad approfondire. Camilo inclina il capo, sentendo Bruno muovere le mani e posarle sui suoi fianchi. Li ruota mentre Bruno alza i propri, incontrandosi a metà strada. A Camilo sembra una danza piacevole, da ripetere. Ha voglia di compiacere l’uomo, compensare per non averlo fatto finire la sera prima. Camilo interrompe il bacio, viaggiando sul collo di Bruno, scende ancora e la reazione di Bruno non si fa attendere.
 
“Aspetta, Camilo, non devi...non sei costretto a farlo” Bruno gli afferra le braccia.
 
Camilo toglie gentilmente le mani di Bruno. “Voglio farlo. Te lo meriti”
 
Bruno geme, contraendosi.
 
“Ora, tienile lì, finché non te lo dico io” Camilo gli accarezza le braccia, continuando con la sua missione.
 
Ieri si è sforzato molto per vedere il sesso di Bruno e all’improvviso si sente molto nervoso. In realtà non ha idea di cosa stia facendo. Non l’ha mai fatto e non sa come farlo. Ma sa che Bruno non lo giudicherà. Fa scorrere le dita sui pantaloni del pigiama di Bruno e deglutisce. Può vederne il contorno.
 
Camilo tira e la sua bocca inizia a salivare. Il primo pensiero è che sia grande, poi...bellissimo. Deve davvero amarlo molto.
 
.
 
L’unico suono nella stanza è il loro respiro affannoso. Camilo appoggia la testa contro quella di Bruno e con le mani gli ravvia i capelli ondulati. Lascia un bacio sulla sua tempia, Bruno si sposta. I loro occhi si incontrano e Camilo sospira, allungandosi per baciarlo. Quando si separano, Bruno ridacchia.
 
“Non dovresti chiamarmi ‘zio’ mentre lo facciamo”
 
“Perché no? Mi sembra carino” scherza Camilo, arricciando una ciocca di Bruno intorno al suo dito.
 
Bruno sospira. “Mi ucciderai”
 
“Meglio di no. Ho voglia di rifarlo con te, quindi non puoi morire, mi dispiace”
 
“Va bene, va bene. Non potrei comunque obiettare. Ora probabilmente dovremmo alzarci” Bruno solleva lo sguardo verso l’orologio. “È quasi ora di colazione e dobbiamo ripulirci”
 
“Facciamo la doccia insieme?”
 
Bruno arrossisce e Camilo scoppia a ridere. Non fanno la doccia insieme, Bruno lo aiuta a pulirsi come ieri sera e risulta molto più difficile mentre è sveglio. Lo specchio è piccolo, ma a figura intera. Camilo vede qualche segno rosso sul collo e l’impronta appena visibile delle dita di Bruno sui fianchi. Gli piace un sacco.
 
Ma non hanno il tempo di fare altro con la colazione che si avvicina. Mentre si stanno vestendo, dei colpi alla porta riecheggiano nella stanza, segnalando la chiamata di Mirabel.
 
Entrambi mangiano prima qualche arepa di zia Julieta, per non apparire troppo tumefatti, ma Camilo sente già la mancanza dei Bruno sul suo corpo. Scendendo i gradini, la consapevolezza e il timore iniziano a piantarsi nelle viscere di Camilo.
 
Dolores.
 
Forse ha sentito tutto ieri sera e probabilmente anche stamattina. Camilo afferra la ruana di Bruno, che si ferma.
 
“Cosa c’è? Camilo?” Bruno lo guarda e gli afferra il polso.
 
“Vado a cercare Dolores”
 
Prima che Bruno possa rispondere, Camilo completa la rampa di scale e si dirige in cucina. Sua sorella non c’è. Zia Julieta lo saluta e lui risponde rapidamente, precipitandosi fuori. Non è neanche lì. Luisa e Mirabel stanno allestendo la tavola. Si gratta la testa. Dove può essere? Rientrando, Abuela e i suoi genitori fanno il loro ingresso in cucina, seguiti da zio Agustin. Bruno e Antonio giungono dopo, chiacchierando. Camilo si rilassa per un momento, ma poi si convince di dover rintracciare sua sorella e scusarsi.
 
Svolta l’angolo per raggiungere il cortile e vede Dolores scendere le scale, sbadigliando.
 
“Buongiorno” lo saluta sorridendo.
 
“Mi dispiace” dice lui.
 
“Per cosa?” sussurra lei, attirandolo dietro un pilastro.
 
“Per ieri. Sicuramente hai sentito” Camilo si innervosisce, strofinandosi il braccio.
 
“Sentito cosa?”
 
Okay...sta facendo la tonta? Sua sorella non lo è affatto.
 
“Tu...mi hai sentito entrare nella torre di Bruno, vero?”
 
“Uhm. Ti ho visto entrare”
 
“Okay, e poi?”
 
Dolores alza un sopracciglio. “Poi sono andata nella mia stanza”
 
“Okay, e poi?”
 
“Sono rimasta sveglia per un’ora e sono andata a letto”
 
“Quindi non hai sentito niente?”
 
“No. La mia stanza è insonorizzata, Camilo”
 
Cosa?
 
“Da quando?!” esclama Camilo, sbarrando gli occhi.
 
“Da quando abbiamo ricostruito Casita. Quando sono in camera mia, non sento niente. È molto utile, più tranquillo, sai?” sorride.
 
Camilo non può credere alla propria fortuna. È ottimo che Dolores non abbia sentito niente.
 
“Aspetta, quando ti sei svegliata?”
 
“Circa 20 minuti fa. Perché mi fai tutte queste domande? Cosa stavi facendo di preoccupante?” solleva ancora il sopracciglio, posandosi le mani sui fianchi.
 
La mente di Camilo elabora velocemente. “Oh. Ho parlato con Bruno tutta la notte e stamattina dei miei problemi di identità. Pensavo che avessi...sentito. Non so...se ti avesse infastidito o altro...”
 
“Oh” Dolores abbassa le mani, “beh, non ho sentito niente. Ma se vuoi parlare, ci sono sempre per te. Anche se capisco perché preferisci parlare con zio Bruno” ridacchia e lo abbraccia.
 
Camilo la ricambia, ringraziando ogni divinità esistente per la nuova stanza di Dolores.
 
.
 
Mancano poche settimane al ventesimo compleanno di Camilo. Lui e Bruno sono inseparabili. È un mistero che il resto della famiglia non se ne sia accorto. Fanno praticamente tutto insieme e il loro rapporto si è rafforzato. Camilo non comprende come possa essere stato tanto fortunato. Vuole che giorni così felici non si esauriscano mai.
 
Usa di nuovo la su stanza. Ci sono molti meno specchi e molte più cose di Bruno. Si è reso conto che ciò di cui aveva bisogno erano più ricordi delle persone che ama. Quindi ha qualcosa da ogni membro della famiglia che lo aiuta a rimanere con i piedi per terra. Ma la maggior parte della roba è di Bruno. Gli ha persino dato una sua ruana.
 
Gli ultimi mesi sono stati tranquilli e piacevoli, Bruno e Camilo sono felici. Molto felici.
 
Quindi è uno shock quando, scendendo dalle scale, sente Abuela parlare con sua madre.
 
“Pepa, non pensi sia ora che Camilo si sposi?”
 
Camilo si blocca.
 
“Ah, mamma, Dolores ha 26 anni e si è appena fidanzata. Anche io mi sono sposata dopo i 25 anni. Perché tanta fretta di far sposare mio figlio?” replica sua madre, e Camilo si sorprende che si opponga.
 
“Era solo una riflessione. Non socializza molto con gli altri giovani del villaggio. Sai se è interessato a qualcuno?”
 
Camilo si sente gelare il sangue. Non pensa mentre i suoi piedi lo conducono verso le due donne.
 
“Oh! Tesoro, hai finito con le tue faccende oggi?” chiede Pepa sorridendo.
 
Camilo annuisce, ma Abuela non è mai stata tipo da tenere a freno la lingua.
 
“Camilo” sa cosa seguirà, “dovresti iniziare a pensare al matrimonio”
 
“Mamma!” esclama Pepa, una nuvola tempestosa appare immediatamente.
 
“C’è già Dolores che si sposerà. E le ragazze? Isabela, Luisa, Mirabel...lo hai chiesto anche a loro?”
 
“Non devi sposarti subito. Ma pensaci. E no, con loro non ne ho parlato. Solo che...” sua nonna non termina la frase, lasciando le mani lungo i fianchi.
 
“Solo, che cosa?” l’occhio di Camilo si contrae quando Abuela lo guarda.
 
“Non voglio che tu finisca come tuo zio Bruno”
 
È uno schiaffo in faccia. Un doppio schiaffo quando Camilo vede che Bruno si è avvicinato alle spalle di Abuela. I suoi occhi brillano e ha una mano sulla testa. Si guardano e Camilo desidera solo correre tra le sue braccia.
 
“Mamma! Non dire così! Non c’è niente di sbagliato nel modo di vivere di Bruno” Pepa si accorge in ritardo della presenza di Bruno, “oh no”, la nuvola si ingrandisce.
 
“Ma è la verità, io-” la sua protesta muore mentre Pepa fa segno di guardarsi alle spalle. Bruno la fissa.
 
“Abuela” inizia Camilo, sapendo che non finirà bene, “non c’è niente di sbagliato né in me, né in zio Bruno. Sei fortunata che non se ne sia andato per sempre. Non voglio sposarmi e se lui non l’ha fatto, non c’è nulla di male. Non tutti...trovano quello che cercano, Abuela. Non credo che ci riuscirò mai”, sta mentendo. Lui lo ha trovato. Ma non può dirlo. “E se succederà, suppongo che non ti piacerebbe”
 
Bruno si avvicina a lui. Gli posa una mano sulla spalla, riuscendo a calmarlo. Anche Pepa è accanto a lui e gli afferra l’altro braccio.
 
“Mamma” Bruno si raddrizza, “non dovresti fare pressioni a lui né ad altri per sposarsi. Arriverà il momento in cui succederà, ma lascia che siano loro a decidere”
 
Abuela sospira, probabilmente non volendo ammettere la sconfitta. Sorprendentemente, annuisce.
 
“Forse è vero. Rifletterci comunque non farà male. Era solo un pensiero, che dovresti avere per aiutare la famiglia” si volta e si allontana.
 
Camilo vorrebbe continuare la discussione. Il suo corpo trema, è molto arrabbiato. La nuvola di Pepa si dissolve e Camilo espira quando la luce del sole riempie la stanza.
 
“Oh, dio. Grazie per essere intervenuto, Bruno” dice Pepa, accarezzando i capelli di Camilo, “è stata davvero fuori luogo. Stai bene, tesoro?”
 
Camilo annuisce, appoggiandosi alla spalla di sua madre. Non riesce a parlare. Finirebbe col pronunciare solo il nome di Bruno e...non può farlo. Non mentre sua madre è presente.
 
Pepa sospira: “Vado alla fattoria. Cami, riposa per il resto della giornata, ok? Chiederò a Mirabel di occuparsi dei bambini se qualcuno lo chiede. Bruno, prenditi cura di lui, okay?”
 
Camilo pensa che, se avesse il potere di sua madre, il sole irromperebbe in casa, bruciando tutto. La donna esce e quando la porta si chiude, Camilo getta le braccia al collo di Bruno. L’uomo vacilla ma lo afferra, accarezzandogli la schiena.
 
“Andiamo, amore, possiamo allontanarci un po’ per oggi” sussurra Bruno e Camilo sente già gli occhi riempirsi di lacrime.
 
Bruno si separa, facendo un breve cenno del capo quando si guardano. Si dirige verso la cucina e Camilo lo osserva mentre prepara un cesto. È troppo sbalordito per parlare. Gli fa male la testa e si sente il corpo in fiamme. Bruno lo guida gentilmente fuori e percorre il sentiero verso il paese. Passano accanto a diverse persone che li salutano, ma Camilo le sente a malapena.
 
Quando raggiungono il limite della città, Bruno continua a camminare. Camilo afferra la sua ruana. Ormai la loro statura è simile. Camilo è cresciuto un po’ negli anni e Bruno, che non sta più curvo su se stesso, risulta più alto. Camilo si sente comunque piccolo accanto a lui. Forse è per la sua natura di mutaforma.
 
Raggiungono il fiume. Camilo si avvicina all’acqua e si siede. Le sue emozioni lo travolgono. Le lacrime scendono prima che se ne accorga. Nasconde la testa tra le braccia, raggomitolandosi su se stesso e piangendo liberamente. Le parole si infrangono e si scontrano nella sua testa.
 
Il matrimonio è impossibile per lui. Per loro. Non possono. Camilo si sente così frustrato di non poterlo realizzare. Sono esseri dotati di magia, perché non può averlo?
 
Sente una mano sulla spalla e Camilo si asciuga gli occhi prima di alzare la testa. Bruno abbozza un sorriso, accarezzandogli il braccio. Camilo non si frena dal piangere. È tutto troppo: Abuela, i pensieri eccessivi e la stupida idea di dover aiutare la sua famiglia tramite il matrimonio.
 
“Bruno” Camilo ritrova la voce.
 
“Sì, tesoro?” Bruno si avvicina un po’.
 
“Mi dispiace”
 
Le scuse risultano pesanti. Non se l’era aspettato.
 
“Perché ti stai scusando adesso?” Bruno gli cinge la vita con un braccio, attirandolo a sé.
 
“Per...quello che ha detto Abuela. Io...ho iniziato a provare dei sentimenti per te e...”
 
“E cosa? Mi avresti manipolato? Mi avresti costretto a una relazione per due interi anni?”
 
Camilo lo fissa.
 
“Sapevo che era sbagliato nel momento in cui ho iniziato a pensare a te come qualcosa di più di mio nipote e quando ho avuto la tua visione. Eppure...guardaci. Sto con te di mia spontanea volontà. Ero perfettamente in grado di non assecondarti, di non sviluppare questa relazione. Tua madre mi ucciderebbe se lo sapesse” Bruno deglutisce, “ma sono qui e non vorrei che fosse diversamente. Dovrei essere io a scusarmi. Ma non sarei sincero. Non mi dispiace averti assecondato. Sei diventato una persona straordinaria e sono molto orgoglioso di te, come mio compagno” Bruno sbatte le palpebre, “in genere non sono bravo con le parole, sai. Ma spero che tu...capisca cosa sto cercando di dire”
 
Camilo capisce, per la prima volta in vita sua. Si lancia su Bruno, facendo cadere entrambi, e lo abbraccia. Lo stringe forte, cercando di trasmettere tutto il suo amore.
 
“Ti amo, Bruno. Vorrei poterti sposare”
 
La confessione risuona nelle orecchie di Bruno. E non è spiacevole.
 
Bruno accarezza la schiena di Camilo prima di rispondere: “Ti amo anch’io”, allontana gentilmente Camilo mentre si guardano negli occhi, “e prima o poi ti sposerò. Se non succederà in questa vita, accadrà in quella dopo o in quella dopo ancora. Ti troverò in qualsiasi dimensione e ti sposerò”
 
Camilo riprende a piangere, baciando Bruno. È come la prima volta che si sono baciati, Camilo si rende conto di amarlo da sempre. E da ancora prima.
 
Quando si separano, Camilo aiuta Bruno a mettersi seduto. Si appoggiano l’uno all’altro e mangiano gli snack che Bruno ha portato da casa. Di colpo, Camilo ricorda.
 
“Non sei stato tu a farmi piangere” dice, lasciando la testa sulla spalla di Bruno. “Mi hai baciato e fatto altro prima di quella visione” ridacchia, notando Bruno che diventa rosso e si copre la faccia.
 
.
 
Abuela non ha più sollevato l’argomento del matrimonio con Camilo. In realtà ora è impegnata a fare la bisnonna per il primogenito di Dolores. Con grande gioia di tutti, è un maschio.
 
Camilo è diventato zio e si sente strano mentre tiene tra le braccia il fagottino. Probabilmente per Antonio è ancora più strano, essendo a sua volta zio a soli 12 anni, non esattamente ciò che aveva immaginato. Ma è bello vederlo giocare con il piccolo, aiutando la sorella e il cognato.
 
La casa è un po’ diversa dall’arrivo del bambino. La stanza di Dolores è cambiata improvvisamente. Si è spostata, avvicinandosi a quella di Pepa. Una mattina Camilo, salendo le scale, ha lanciato un urlo nel trovarsi davanti la porta di Dolores al posto di quella di Antonio. Il suo strillo ha fatto accorrere suo padre, preoccupato.
 
Dopo una riunione di famiglia, l’unica spiegazione logica trovata era che ora Dolores aveva bisogno di essere più vicina a sua madre in caso di necessità. Anche se Mariano si è trasferito da quando si sono sposati, tutti hanno ritenuto che ulteriore aiuto non può che essere ben accetto. Dolores ha bisogno di sua madre.
 
È un altro shock quando Camilo e Bruno, scendendo dalla torre, scoprono la porta di Camilo al posto di quella di Luisa.
 
“Che diavolo succede?” Camilo osserva la propria porta e quella di Luisa, che si trova ora dall’altro lato.
 
“Uh” Bruno osserva la porta, “è la tua porta, ma perché è qui?”
 
Si avvicinano e Camilo la apre. C’è della sabbia sul pavimento. Camilo abbassa lo sguardo, poi si rivolge a Bruno: “L’hai...portata tu, qui?”
 
Bruno scuote la testa. “No, non ti riempirei mai di sabbia”
 
“Allora...cosa succede?”
 
Avanzano e, osservando verso un angolo, Camilo si ferma. Bruno gli rovina addosso e ritrova l’equilibrio, seguendo lo sguardo di Camilo.
 
È una caverna per le visioni.
 
“Cosa...perché? Come? Cosa...perché c’è una caverna per le visioni qui?!” Camilo corre e apre l’ingresso.
 
È più piccola di quella presente nella stanza di Bruno. C’è un cerchio sufficiente a contenere due persone, sabbia ammucchiata lungo i bordi e barattoli già colmi di sabbia.
 
“Che sta succedendo” Bruno cammina nella grotta, toccando ciò che vede.
 
Ripensandoci...Camilo ha notato che gli specchi nella stanza di Bruno sono aumentati, ma non così tanto da attirare la sua attenzione. Ma ora nella sua stanza c’è della sabbia e una caverna. Che diavolo significa?
 
I due si guardano, increduli.
 
“Camilo, hai per caso-” Dolores entra e si ferma subito. Solleva un piede. “Perché c’è...della sabbia, qui?”
 
“È quello che stiamo cercando di capire” dice Bruno.
 
“È...una caverna per le visioni? Perché ne hai una qui?” esclama Dolores, guardando prima lo zio, poi il fratello.
 
“Non lo sappiamo!” risponde Camilo, improvvisamente un po’ spaventato. E se Abuela lo vedesse? O sua madre? Cosa penseranno?
 
Come per uno scherzo crudele, sua madre bussa alla porta.
 
“Camilo? Dolores voleva-oh” guarda in basso, “perché c’è la sabbia?”
 
Camilo non sa cosa dire, e nemmeno Bruno, immagina. Dolores squittisce e Pepa li osserva tutti e tre. Camilo spera che riescano a nascondere la caverna.
 
“Camilo, hai portato qui la sabbia dalla stanza di tuo zio?” chiede Pepa, mentre una nuvola si forma sopra di lei.
 
Tutto ciò può avere più di un esito. Camilo deve pensare in fretta, prima che Bruno intervenga.
 
Deve esserci Casita dietro alla nuova situazione, e all’improvviso anche sua nonna entra.
 
“È tutto pronto, Pepa” fa un passo in avanti e guarda in bassa, “cosa sta succedendo?” alza la testa, più lentamente di quanto Camilo speri.
 
Le piastrelle di Casita tintinnano improvvisamente e Camilo capisce che c’è lei dietro. Rimane sorpreso da quello che comunica.
 
“Rimediare per...i 10 anni di assenza?” chiede Abuela osservando le piastrelle e i presenti. Camilo distoglie lo sguardo, desiderando nascondersi dietro Bruno ma anche proteggerlo.
 
Le piastrelle si muovono di nuovo.
 
Pepa ride. “Beh, un ragazzo ha bisogno di uno zio presente nella sua vita. Hai ragione, Casita, la loro relazione sta aiutando l’Encanto a diventare più forte”
 
Camilo rimane a bocca aperta, così come Bruno, ma Camilo la richiude subito. È...confuso, ma anche grato che la casa sia dalla loro parte. Questo spiega il fatto che fosse così splendente nella visione.
 
Il pavimento sotto i loro piedi si agita e viene prodotta altra sabbia. Abuela e Pepa ridono, voltandosi per uscire.
 
“Sì, sì, lo sappiamo” Abuela accarezza lo stipite, “hanno aiutato molte persone. Specialmente insieme. Grazie, ragazzi, per tutto quello che fate”
 
“Ascolta Casita, Camilo” aggiunge Pepa, “dice che hai tormentato tuo zio per avere delle visioni, smettila!” gli agita un dito davanti al naso prima di andarsene.
 
I tre rimasti rilasciano un sospiro di sollievo.
 
“Come hanno fatto a non accorgersi?!” sussurra Dolores, con aria nuovamente spaventata.
 
Camilo scuote la testa, afferrando la mano di Bruno. “Io...non ne ho idea. Casita? Perché l’hai fatto?”
 
Il soffitto rimbomba e le piastrelle tintinnano e rotolano.
 
“...volevi che fossimo felici senza destare sospetti?”
 
Le piastrelle si muovono.
 
Bruno sussulta: “Volevi unire le nostre stanze? Poteva scatenarsi un inferno!”
 
Il muro emette un tonfo.
 
“Quindi hai deciso di inserire gli elementi di ciascuno nelle rispettive stanze?” mormora Dolores, “è dolce da parte tua, Casita. Sono contenta che tu non abbia deciso di distruggere la stanza di Camilo” sorride.
 
“Ehi” ribatte Camilo.
 
“Oh zitto, eri tremendo quando hai cominciato a interessarti a lui. Inquietante”
 
“Dovevo far capire il mio punto di vista”
 
“È diventato cristallino molto tempo fa” dice Bruno e per un istante Camilo lo fulmina con lo sguardo.
 
Dolores scuote la testa e ridacchia. “Ad ogni modo, avete qualcun altro dalla vostra parte. Sono sicura che anche Mariano vi sosterrebbe”
 
“Per favore, non dirglielo. Sarebbe imbarazzante” sospira Camilo, appoggiandosi a Bruno.
 
“Okay, okay. Comunque ero venuta qui per chiederti se hai il cestino per picnic. Non era in cucina”
 
Casita glielo recapita e lei ringrazia. “Preparatevi. Andiamo a fare un picnic vicino al fiume”
 
Camilo osserva sua sorella allontanarsi e Casita chiude la porta.
 
“Allora...siamo a posto, per ora” dice Bruno, “stai bene, amore?”
 
Camilo gli prende la mano e lo conduce verso il letto, sedendosi. Rimane in silenzio per qualche i minuti. I suoi pensieri sono frenetici. Per qualche secondo, c’è stato il rischio che tutto andasse a rotoli. Ma non è successo e sarà per sempre grato a Casita.
 
“Sto bene” risponde, stringendogli la mano, “ho avuto...davvero paura. Insomma, farei di tutto per difenderti, quindi mi stavo già preparando a prendermi ogni responsabilità e assicurarmi che non ti...ferissero di nuovo”
 
Bruno lo abbraccia, baciandolo sul viso. “Te l’ho già detto, piccolo. Non possono farmi del male. Ho te ed è tutto ciò di cui ho bisogno”
 
Ha ragione. Camilo ricambia l’abbraccio, è un’angolazione scomoda e un po’ dolorosa, ma non gli importa. Si alzano per prepararsi, Casita ha già spostato parte del guardaroba di Bruno in quello di Camilo. Ridono e si cambiano, indossando il costume da bagno, pronti a nuotare nel fiume.
 
Con loro sorpresa, l’intera famiglia è radunata in cortile. Abuela annuncia che è giunto il momento di una vacanza, quindi partiranno tutti per trascorrere una giornata al fiume. Bruno e Camilo rimangono vicini, in coda al gruppo. Portano da mangiare, usandolo come scusa per rimanere insieme.
 
Al fiume, Isabela produce delle palme per consentire a tutti di rimanere all’ombra. Luisa sposta il corso del fiume in modo che il nuovo arrivato abbia un po’ d’acqua con cui giocare. Antonio si tuffa subito e si mette a parlare con i pesci, presentandoli a Bruno e Camilo.
 
Camilo osserva zia Julieta e sua madre preparare il buffet prima di raggiungerli in acqua. Zio Agustin e suo padre sono vicino a Dolores, Mariano e il piccolo, a costruire castelli di sabbia, il bambino ridacchia ed emette piccoli suoni.
 
Le tre cugine si sono dirette più a largo nel fiume e Camilo si unisce a loro. Iniziano a giocare con l’acqua, Luisa crea enormi onde e Isabela fa crescere piante subacquee per bloccare gli attacchi. Mirabel cavalca le onde e attacca le sorelle con diversi schizzi. Un’onda afferra Camilo, che finisce sott’acqua. Quando riemerge ride, riprendendo a battagliare contro le cugine.
 
Dopo un po’, arrivano anche suo padre e suo zio. Bruno raggiunge i ragazzi. Ridono e si schizzano l’un l’altro, bagnandosi il più possibile. Luisa provoca un’altra onda gigantesca, trascinando tutti sotto. Camilo apre gli occhi e vede tutti tornare su. Tranne Bruno. È un po’ lontano, Camilo nuota avvicinandosi a lui.
 
Bruno ha le guance gonfie e gli occhi chiusi. Incrocia le dita e Camilo sorride. Quando gli prende il viso tra le guance, Bruno spalanca gli occhi, scioccato.
 
Camilo gli sorride prima di guardare gli altri. Attira rapidamente Bruno in un bacio prima di riemergere. Non appena lo fa, Luisa e Isabela creano un misto di onde e piante e lo rispediscono sott’acqua.
 
Bruno lo afferra e si vendica, baciandolo con uguale velocità. Quando riaffiorano, gli altri sono sparsi intorno, continuando a spruzzarsi a vicenda.
 
“Stai diventando più audace, piccolo, non è un bene per il mio cuore” ansima Bruno e Camilo gli sale sulla schiena, agganciandogli le mani intorno al collo e le gambe ai fianchi.
 
“Bene. Sono contento di tenerti attivo” ridacchia, “non vorrei che ti annoiassi di me” sussurra, facendo rabbrividire Bruno. “Ehi Mirabel! Porta qui il tuo vecchio e facciamo la lotta!”
 
Mirabel strilla, saltando su suo padre e dirigendosi verso i due.
 
“Dio, aiutami” Bruno inizia a ridere, caricando Camilo sulle spalle, mentre Agustin fa lo stesso con sua figlia.
 
“Penso lo abbia già fatto” sghignazza Camilo, “adesso, carica!”
 
Vincono il primo round. Vincono anche il secondo, contro Isabela e Agustin. Ma perdono contro Luisa. Vengono richiamati per la cena e Camilo trattiene Bruno. Osserva gli altri avvicinarsi al tavolo e, quando tutti voltano le spalle, Camilo e Bruno si prendono per mano. Stringono brevemente prima di lasciarsi e unirsi alla famiglia.
 
E se si scambiano qualche occhiata, nessuno deve saperlo. Tranne Dolores e Isabela, ovviamente.

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