Quel giorno in cui

di perasperadastra
(/viewuser.php?uid=1208388)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Lan Qiren ***
Capitolo 2: *** Wei WuXian ***
Capitolo 3: *** Lan Xichen ***
Capitolo 4: *** Jin Ling ***
Capitolo 5: *** Lan Sizhui ***
Capitolo 6: *** Jiang Cheng ***
Capitolo 7: *** Lan WangJi ***



Capitolo 1
*** Lan Qiren ***


Quel giorno in cui Lan Qiren rinunciò al suo amore

(ovvero ciò che pensò incontrando Wei WuXian presso gli orti nell'episodio 8)

 

Credo non lo abbiate mai preso in considerazione, ma quello che provo nei confronti di Wei WuXian non è odio. 

Non odierei un ragazzo dell'età di mio nipote solo per una questione di principio.

I cattivi pensieri e i sentimenti di odio sono ciò da cui i nostri insegnamenti più ci tengono lontani. Quello che provo nei suoi confronti è solo un misto di timore e divergenza di quelli che ti prendono la bocca dello stomaco.

È diffidenza, reticenza, soggezione.

Stare in sua presenza mi dà dolore.

E c'entra poco la sua deriva demonica. Non fraintendetemi, la cosa fu grave, ma per quella abbiamo tutti avuto più che degne spiegazioni.

 

A tutti voi sono sempre parso austero, terribilmente rigido, estremamente riservato e probabilmente anche inutilmente severo. 

La verità è che sono stato giovane anch'io, anch'io sono stato un uomo innamorato e anch'io ho creduto che questo terribile mondo potesse essere illuminato da cose genuine e buone come l'amore, il sorriso e la libertà dell'animo.

L'ho creduto, ma non abbastanza.

 

È che in lui, io rivedo lei. 

Il suo sorriso era radioso, il suo viso brillava di una gioia genuina che non le veniva, questo era chiaro, dal fatto che la vita per lei fosse sempre stata facile, quanto piuttosto dal fatto che della vita voleva disporre in abbondanza.

"Essere viva" mi diceva "essere qui e poter godere della meraviglia che è il mondo, mi dà gioia"

 

Erano giorni pieni di sole, di libri, di testi da copiare e apprendere a memoria. Erano giorni pieni di speranze e di gioventù.

Avevo solo vent'anni e mi avviavo a terminare il mio ciclo di studi come giovane discepolo, la vita mi sorrideva e immaginavo un futuro felice.

Mio fratello era appena diventato padre, gli dèi avevano davvero benedetto la nostra casa con uno splendido bambino, Xichen, che era la nostra migliore promessa e l'orgoglio del nostro clan.

"Tu vorresti avere bambini?" mi aveva chiesto lei guardandomi con quei suoi occhi grigi e profondi, così unici 

"Io si, desidererei tantissimo avere un figlio. Sarebbe la mia eredità in questo mondo, sarebbe la mia speranza affinché tutto il mio sforzo non vada perduto. Gli insegnerei come essere un cultore di animo buono e sincero, lo inizierei ad ogni arte nobile che mi è nota, lo crescerei insegnandogli ad essere valoroso, ma soprattutto libero."

"Mn. E come lo chiameresti, questo tuo figlio della speranza?"

Gliel'avevo chiesto quasi per gioco, ma nulla nelle sue parole era mai lasciato al caso

"Ying, probabilmente"

"Ying con l'ideogramma di 'eroe'?" avevo domandato

"Ma no!" lei rideva in modo così dolce. Ridere le veniva spontaneo come soffia il vento d'estate. Non per superficialità, non per disprezzo della rettitudine, ma per naturale predisposizione alla vita

"Ying come 'bambino'. Sarebbe figlio mio e figlio del mondo. Di questo futuro incerto che metterei nelle sue mani. Ogni figlio che nasce non è nostro, ma del futuro che gli affidiamo. Non credi Qiren?"

 

Io ero il suo migliore amico.

Il suo confidente.

Il suo compagno di studi e il suo riferimento per ogni confronto e dubbio.

Io ero quello che la metteva in guardia, che la ascoltava, quello che avrebbe voluto passare la vita con lei.

 

Ma ho dedicato i miei anni migliori allo studio. Ho visto passare estati e inverni dalla finestra della grande biblioteca dei Meandri delle Nuvole.

 

Avvenne che non ebbi coraggio.

Non immaginate che siano successe tragedie, semplicemente il vivere e l'amare richiedono un coraggio enorme. Basta mancare un passo perché il sentiero imboccato sia quello sbagliato.

 

Rifiutavo i suoi inviti, iniziai con il tempo ad evitare persino gli incontri sporadici.

Oh, non domandatemi perché.

Potrei rispondere per rispetto al dovere, per disciplina, per contegno.

La verità è che ebbi paura. 

Terrorizzato di fare la medesima fine di mio fratello, la cui vita fu devastata da un amore eccentrico e ingiusto, io decisi di proteggermi e chiusi il cuore.

Più lei diventava grande e forte, più io mi ripetevo che una tale libertà era frutto di una degenerazione. Che l'amore non portava a nulla di buono, che fosse qualcosa cui sarebbe stato giusto rinunciare.

 

Rinunciai.

La guardai da lontano vivere una vita libera e piena.

La guardai innamorarsi, sposarsi.

La guardai tenere in braccio il suo bambino, legare il suo codino di capelli neri con il suo nastro rosso come la passione che le scorreva nelle vene.

La guardai da lontano sorridere fino all'ultimo giorno di quella sua vita breve, intensa come la mia non era e mai sarebbe stata.

E questo mi infondeva una rabbia profonda.

 

Cangse Sanren.

L'avevo amata e odiata così tanto.

 

Sto guardando degli occhi grigi e profondi come i suoi, ora.

Gli occhi del suo bambino.

Gli occhi di cui mio nipote si è innamorato e, gli dèi mi perdonino, io so cosa significa essere innamorati di questi occhi.

WangJi. Lui sì che ha il coraggio di amare.

 

"Le assomigli" dico al ragazzo.

Non oso aggiungere altro.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Wei WuXian ***


Quel giorno in cui Wei WuXian morì

(ovvero ciò che cercò di spiegare a Jiang Cheng nell'episodio 10)

 

Nessuno sa come sono morto.

Nemmeno mio fratello lo sa, nemmeno Lan Zhan. A essere sincero non lo so con esattezza nemmeno io.

 

So cosa non è successo e so che A-Cheng non ne è direttamente responsabile, a differenza di ciò che vi è stato raccontato, che tutti credono e di cui persino lui alla fine si è convinto.

Fidatevi, io c'ero. E tra le poche cose che ricordo con chiarezza ricordo anche la sua faccia stravolta, quell'espressione che assume quando vuole piangere ma non vuole che gli altri lo vedano debole.

 

Sapete com'è fatto. Ma vi assicuro che tanto sembra duro all'esterno quanto più in realtà dentro soffre.

Quel giorno soffriva e un po' lo capisco. Non lo posso biasimare e non dovreste farlo nemmeno voi, sono convinto che avreste agito allo stesso modo.

Insomma mettetevi nei suoi panni, mi voleva bene al tempo, me ne ha sempre voluto parecchio, quello scorbutico, acido acino d'uva di mio fratello, mi voleva aiutare a modo suo.

Siate onesti, lo avete visto anche voi venire da me più volte, cercare di capire, di farmi cambiare idea.

Lo ha fatto con i mezzi di cui disponeva che, di fatto, non erano sufficienti. Sono stato io a non volere che sapesse tutto quanto c'era da sapere, sapevo come avrebbe reagito e volevo evitare di peggiorare la situazione.

 

Già, peggio di così, direte voi.

Di fatto le cose si sono concluse nell'unica maniera in cui potevano concludersi, siamo onesti.

Avevo completamente perso il controllo della cosa, non posso negarlo. 

Vi dirò, venire ora a sapere che la mia totale perdita di controllo fu indotta.. un po' mi consola, ma ormai quello che è stato è stato.

 

Tutti gli altri al tempo non potevano saperlo, ai loro occhi ero diventato pericoloso. Lan Zhan aveva provato a farmi capire che fossi pericoloso prima di tutto per me stesso, ma ormai era troppo tardi per tornare indietro.

Dei, che disperazione aveva negli occhi, ricordo le sue lacrime come se le avessi davanti in questo momento e mi fa stare male pensare a come lo trattavo a quel tempo, ma non potevo coinvolgerlo oltre, non lo meritava.

 

Comunque, tornando a noi.

Sono qui nel Jingshi e stringo A-Cheng come non facevo da quando eravamo piccoli, lui singhiozza, si è incastrato tra il mio collo e la mia spalla e credo che a breve sarò completamente zuppo delle sue lacrime.

 

Appena si calmerà un poco gli spiegherò nel dettaglio ciò che ricordo e spero capisca che non è stata colpa sua.

 

La ferita al fianco, quella brutta,  me la sono fatta portando via A-Yuan. Correre con un bambino in braccio in mezzo a tutto quel fumo non era semplice, ma dovevo portarlo fuori da lì. Volevo raggiungere il bosco dietro alla cava, lo avrei lasciato lì, quei tronchi erano così marci che non avrebbero preso fuoco.

 

Credo di essermi rotto qualche costola, sicuramente di sangue ne ho perso un po'.

Ci ho ragionato parecchio e credo che sia stato quello il punto di non ritorno. Il sangue ha attratto energia risentita, tanta direi.

La mia ansia non ha aiutato, la mia paura nemmeno.

Oh sì, ne avevo parecchia di paura, cosa credete? Mi conoscete ormai, non sono immune dalla paura.

 

Diedi un bacio al mio bimbo.

Lo lasciai nel tronco più integro che trovai.

Quando tornai sui miei passi li trovai morti. Tutti.

Erano tutti morti.

 

Fu il dolore, forse la rabbia feroce che provai.

 

Il fatto è che quella mole enorme di energia risentita mi risucchiò per intero. 

Io stesso divenni energia risentita, letteralmente.

Si, ricordo che fu un modo piuttosto doloroso di morire, ricordo di aver pensato che sarebbe stato meglio essere sbranato dai cani, vi dico tutto.

Mi sentivo svanire e di fatto diventare odio allo stato più puro.

 

L'istante esatto in cui cessò non lo ricordo. Ricordo però che ad un certo punto non c'era più dolore.

Ricordo la voce di Shijie e ricordo di aver pensato fosse un'illusione. Mi diceva di non avere più paura, mi assicurava che A-Yuan sarebbe stato salvo.

A-Yuan. Non volevo lasciare il mio bambino, ma almeno così avrebbe avuto una possibilità di vivere.

 

Probabilmente quello fu il dolore più forte, temere di perderlo per sempre. Sapere che chi aveva avuto fiducia in me, alla fine era morto per me.

Salvare lui, almeno lui, era il minimo che potessi fare.

 

Ricordo di aver pensato a Lan Zhan, di essermi augurato che fosse lui a trovare il mio piccolo. Con lui sarebbe stato in buone mani.

 

Ci ho studiato su parecchio. Ho capito il processo: questa energia fagocita, tramuta radicalmente la composizione della materia trasformandola dal suo interno.

Mi hanno detto che Lan Zhan ha speso parecchie energie cercando il mio corpo, ma non poteva sapere che non esisteva più alcun cadavere da cercare. Di me non restava nulla di materiale.

 

A-Cheng non ha colpa.

Di fatto non sono stato ucciso.

 

Ho letteralmente cessato di esistere.







Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Lan Xichen ***


Quel giorno in cui Lan Xichen chiese scusa

(ovvero ciò che disse a Wei WuXian dopo la cerimonia all'episodio 13)

 

Io e mio fratello WangJi portiamo sulle spalle da sempre l'enorme responsabilità del ruolo di cui la nostra famiglia ci ha investito.

Le due Giade del Clan Lan.

Agli occhi di molti siamo due immacolati forieri della perfezione, mai una parola fuori posto, mai un abito in disordine, mai un'azione riprovevole a macchiare le nostre vite.

Voi credete davvero che sia possibile?

Non è stato facile crescere in una realtà fatta quasi interamente di regole, molte delle quali sono di fatto divieti e (non voglio passare ai vostri occhi per uno che si lamenta ma) è stato ancora più difficile crescere senza i nostri genitori. Lo zio ha sempre voluto da noi molto più di quanto si possa chiedere a due ragazzini orfani, non di nome ma di fatto.

 

Abbiamo sbagliato anche noi. 

Io più frequentemente di WangJi.

L'avete intuito, sono più incline al manifestare le mie emozioni, se volete chiamate pure "ingenuità" questo mio seguire l'istinto e il cuore pur cercando di non infrangere le regole.

A volte la mia lingua parla prima che la mia mentre si imponga il silenzio.

 

Una volta in particolare, avrei voluto sul serio… come dite voi? "Mordermi la lingua" è corretto?

Un originale modo di dire, perfetto per l'occasione, davvero.

Ricordate quella sera in cui pensai di portare in disparte Wei Ying e di mostrargli il bellissimo giardino di campanule della casa dove era solita vivere mia madre in isolamento?

Certo che lo ricordate, come potreste non farlo. Molti di voi sono rimasti profondamente delusi dal mio comportamento e dalle mie parole, ma vi assicuro, non era assolutamente mia intenzione ferire Wei Ying.

Mi preme chiarire questo punto con lui, oggi o mai più.

 

Oggi è il giorno giusto, il cielo è così azzurro da non sembrare reale, lui e mio fratello WangJi sono radiosi come mai li ho visti in questi anni. Il rosso dona a entrambi, devo ammetterlo. E anche la felicità dona loro più di qualsiasi veste o gioiello, lo dicevo giusto a mio fratello questa mattina.

Mentirei se non vi dicessi che mi sono commosso durante la lettura del rito, ancora sento le lacrime agli occhi. Dopo aver vissuto accanto a mio fratello e, indirettamente, accanto alla persona da lui amata, dopo tutto il dolore trascorso, posso dirvi con certezza che questo è uno dei momenti più emozionanti della mia vita.

 

Siamo in pochi oggi. È bello che sia stata scelta una partecipazione intima alla cerimonia, siamo solamente noi, i membri delle nostre famiglie riunite, un luogo molto amato e dell'ottimo tè tra le mani.

Mi avvicino a Wei Ying.

Non lo vedevo ridere di gusto insieme a suo fratello Jiang Cheng e al loro comune amico Nie Huaisang dal tempo della scuola ed è davvero bizzarro come questo trio che nell'adolescenza era così affiatato si sia riunito qui dopo tutto quello che è successo. 

"Così è la vita" direste voi. Amo particolarmente i modi di dire del vostro tempo.

 

"Wei Ying" li interrompo con un leggero inchino "puoi concedermi un minuto?"

"Zewu-jun!" è sempre così solare, mi sorride come se non fosse passato un giorno da allora "anche due!"

Jiang Cheng e Nie Huaisang si allontanano, non sufficientemente a dire il vero, per quello che dovrebbe parere un discorso riservato.

"È una giornata splendida, voi siete splendidi. I miei auguri più sinceri. Mi state rendendo felice, grazie di cuore"

Lo vedo perplesso.

"Oh.. non serve che tu dica grazie.. Zewu-jun semmai grazie a te. Lo so che ci hai sempre sostenuto ..anche se di nascosto, Lan Zhan me lo ha raccontato, sai?" ride lieve, si strofina la punta del naso nascondendo l'imbarazzo.

"C'è una cosa di cui vorrei parlare con te"

"Oh. Certo, dimmi"

"Io voglio scusarmi con te, dal profondo del cuore"

"..e.. e per cosa?"

I suoi occhi grandi hanno un tratto un po' infantile, mi pare di riconoscervi un animo davvero puro.

"Per ciò che ti ho detto circa l'amore di mio fratello nei tuoi confronti. Ti dissi, quando ti portai al casale di mia madre, che WangJi era esempio di comportamento retto, che la sua condotta non aveva conosciuto sbavature."

"Beh, è la verità! Non mi hai mentito..! Di cosa.."

"Ti dissi una cosa terribile a seguire. Dissi che tu eri stato il suo unico errore."

Vedo quegli occhi grandi inumidirsi.

"Oh, beh.. anche questo è vero.."

Il suo sorriso è imbarazzato.

"No. Non lo è. Le mie parole sono state errate, è stato il dolore a parlare per me, il dolore che ho provato nel vedere mio fratello soffrire così tanto."

Lui non parla. Mi sento ulteriormente in colpa per aver spento il suo bellissimo sorriso in questo giorno speciale.

"Wei Ying, ti prego, perdonami per le mie parole. Non c'è mai errore nell'amare."

Mi guarda, annuisce impercettibilmente.

"Sei la cosa più bella che sia mai capitata a WangJi. Che sia mai capitata a tutti noi."

 

Prego affinché questo sorriso non si spenga più.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Jin Ling ***


Quel giorno in cui Jin Ling provò ad aprire il suo cuore

(ovvero quello che decise di scrivere ai suoi zii dopo essere corso via dalla stanza di Jiang Cheng all'episodio 12)

 

 

Ne ho scritte due copie uguali, così farò avere la lettera ad entrambi senza che la debbano condividere. Non mi sembrano ancora pronti a condividere le loro cose, ma forse i loro ricordi e i loro sentimenti si.

Non mi aspettavo di trovare lo zio Wei sulla porta della camera dello zio Jiang, credo sia venuto per dirgli della cerimonia.

Meglio così, non avevo particolare voglia di essere io a doverlo mettere al corrente. Insomma.. immaginate il perché.

Ho tante cose da dire ad entrambi, ma non sono molto bravo con le parole… o con la voce, se vogliamo.

Metterò una delle lettere nella sacca dello zio Jiang. L'altra vorrei farla trovare allo zio Wei nel Jingshi, dove tornerà stasera.

Io non so se è la cosa giusta per loro, ma credo sia la cosa giusta per me.

 

"Ciao zio, sono Rulan.

Sappi innanzitutto che non sei il solo a ricevere questo mio messaggio, ho deciso di farne una copia anche per l'altro fratello di mamma. 

Ho bisogno di parlare con entrambi voi e di dirvi cose che a voce non riuscirei a dire.

Vi prego di una cosa. Dopo aver letto questa lettera non fatene cenno, né con me, né tra voi, né con altri.

Le cose di cui non si parla fanno meno male. Lo dice sempre lo zio Jiang.

 

Zio Wei, vorrei che tu sapessi che lo dice soprattutto riguardo te. Non parlare mai di te serve solo a farlo soffrire meno, ma credo sia giusto che tu sappia che tu per lui sei stato e sei importante.

Crescendo ho capito molto dello zio Jiang e credimi, non è insensibile come sembra. Gli sei mancato terribilmente, l'ho visto piangere così tante volte da perdere il conto. Credo tu lo sappia meglio di me, lo zio Jiang non ama manifestare i suoi sentimenti, ma non c'è stata una sera in cui non abbia rivolto un sorriso e una preghiera al campanello di mamma che tiene sempre appeso al letto. L'ha legato lì tanti anni fa con un nastro rosso. Tu e mamma gli mancate molto.

Vorrei che tu sapessi che in questi anni ha impiegato tutto il suo sforzo per crescermi da solo e per farmi diventare un uomo sicuro di sé. Ti prego di non guardarlo con rimprovero quando mi riprende per il mio carattere, so di essere un po' difficile a volte.

 

Zio Jiang, non odiarmi. Non svelo queste cose allo zio Wei per screditarti, forse lui ti conosce persino meglio di me. È solo che vorrei dirti una cosa.

A me lo zio Wei piace davvero parecchio. Non gliel'ho mai detto e non sentirà mai queste parole uscire dalla mia bocca. Ma è così. In qualche modo gli voglio già bene.

Immagino che mamma lo abbia amato molto, credo avessero davvero molto in comune. 

Ho un ricordo sfocato della mia infanzia cui sono molto legato anche se non te l'ho mai rivelato. Ricordo un giorno in cui il mio pianto venne consolato da un giovane maestro in nero. Ricordo che mi aveva preso in braccio e condotto sull'orlo del molo a guardare i fiori di loto. Ricordo le sue parole, il suo conforto. Mi diceva che mamma e papà mi amavano tanto, ricordo che me lo diceva mentre piangeva piano.

Credo che quel giovane maestro fosse lo zio Wei, se non è così, vi prego, non ditemelo, quel ricordo è per me ancora oggi una grande consolazione.

 

Parlo a entrambi ora.

Non posso interferire nel vostro rapporto, questo lo so. Ma so anche che vi siete amati come veri fratelli e che l'amore, quando è vero, di qualunque tipo sia, non svanisce.

 

Zio Jiang, so del sacrificio che lo zio Wei ha fatto per te.

Zio Wei, so di come la famiglia di mia madre ti abbia accolto come un figlio.

Credo che tutto questo reciproco amore meriti una seconda possibilità. Io ne sarei felice, siete la mia famiglia, la sola che ho.

 

Mamma ne sarebbe felice.

Vi voglio bene."

 

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Lan Sizhui ***


Quel giorno in cui Wen Yuan divenne Lan Sizhui

(ovvero i pensieri di A-Yuan che si accinge a cenare con la sua famiglia nell'episodio 7)

 

Mi chiamo Yuan.

Ora, per essere precisi, Lan Yuan.

蓝愿 

Il mio nome si scrive così, ho imparato negli anni a tracciare questi difficili ideogrammi sbagliando più e più volte nonostante io venga dipinto come un allievo modello, non credete. 

Il carattere del mio nome proprio è quello che amo di più, significa "desiderio" e io mi auguro di essere stato davvero il desiderio di chi mi ha messo al mondo.

Non ho mai conosciuto i miei veri genitori, ma posso dirvi con certezza che anche le magnifiche persone con cui sono seduto a tavola in questo momento mi hanno desiderato come solo un figlio può essere desiderato da genitori amorevoli.

Lo so lo so. Sono genitori un po' eccentrici, i miei.

Non potrebbero essere più diversi, mio padre sempre così composto e, ammetto, quasi inespressivo. Baba invece è fin troppo esuberante, la sua energia è sempre stata travolgente, persino negli anni difficili di Yiling. Non che la cosa mi dispiaccia, sapete? Si completano alla perfezione, come se gli dèi, creando nel mondo lo Yin e lo Yang abbiano pensato proprio a loro. 

Abbiamo affrontato una lezione lo scorso anno sul tema delle 

energie opposte e ricordo la voce di mio padre dire solennemente "le forze opposte si attraggono senza soluzione di continuità".

Ed eccolo lì, che senza un capello fuori posto dispone sul tavolino le pietanze che ha fatto prepara apposta per Baba insieme al vino e all'olio piccante.

Ho la sensazione che anche lui sia innamorato senza soluzione di continuità.

 

Resto qui seduto con le gambe incrociate mentre Baba è in ginocchio dietro di me seduto sui talloni e mi spazzola i capelli. Potrei stare così per tutta la serata, tanto è rilassante.

Tutto è confortevole, stasera. Essere qui, con loro. Con entrambi.

Stiamo per cenare insieme e non vedo l'ora di raccontare loro tutto quello che ho fatto in questi giorni con Wen Ning. Recuperare informazioni sul mio passato non è stato semplice e lo è stato ancora meno prendere sonno con tutti i ricordi che riaffioravano alla mia mente e che la invadevano senza tregua.

Uno di questi è tornato chiaro alla mia memoria, limpido come se non fosse trascorso un giorno.

Se chiudo gli occhi posso ancora sentire il profumo di legno di sandalo che caratterizza le stanze private di mio padre, posso ancora sentire la seta liscia delle lenzuola contro cui avevo la guancia schiacciata.

Ricordo che mio padre era accanto a me, nel grande letto del Jingshi e che con un braccio mi avvolgeva e mi teneva vicino.

Era sdraiato a pancia in giù, aveva il torace completamente bendato e teneva da ore gli occhi chiusi.

Ricordo che lo zio Xichen veniva spesso a medicarlo, le bende sulla sua schiena si macchiavano rapidamente di sangue. Restavano entrambi in silenzio in quei momenti e solo dopo aver finito con mio padre, allora lo zio mi misurava la febbre. Non ricordo di essere stato male, ricordo però di aver provato una forte ansia.

Papà era amico di Baba. E piangeva per qualcosa che era successo a Baba.

Ricordo lo zio Xichen con gli occhi lucidi e una compassione senza nome negli occhi.

Ricordo che non riuscivo a capire cosa esattamente fosse successo e perché mio padre fosse stato ferito a causa di Baba.

Fu in seguito a quella febbre alta che persi molti dei miei ricordi.

 

Uno di quei giorni lo zio entrò, lo aveva chiamato papà.

Quest'ultimo gli aveva detto di aver deciso, di volermi tenere con sé e di volerlo comunicare ufficialmente quanto prima. 

 

La cerimonia era stata brevissima e riservata, era venuto lo zio Qiren nella stanza di papà, lui non riusciva a muoversi. 

Ricordo che avesse un muso lungo e che fosse arrabbiato con papà, credo che fosse per il fatto che mi aveva fatto dono di un nastro frontale, glielo aveva procurato lo zio Xichen.

Questo significava che mi aveva adottato ufficialmente e che nulla avrebbe più potuto separarmi da lui.

 

Ricordo di essere stato felice, per quello che potevo comprendere, e che una voce lontana dentro di me si stesse comunque domandando che cosa mancasse alle nostre vite e a papà per tornare a sorridere.

 

Ero seduto sulla stuoia accanto al suo letto. Lo vidi prendere con fatica un pennello e tracciare su un documento i caratteri del mio nuovo nome.

Al tempo non ero capace di leggerli, ma ora li traccio alla perfezione.

思追

Lan Sizhui.

Anche qui compare un carattere che racconta il desiderio, in una combinazione di ideogrammi dal significato complesso.

"Il desiderio struggente di non dimenticare"

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Jiang Cheng ***


Quel giorno in cui Jiang Cheng riconobbe suo fratello

(ovvero ciò pensò, ma non disse, durante il suo colloquio con Wei WuXian all’episodio 10)

 

Probabilmente non mi crederete.

Ma mentre sono qui, aggrappato alle spalle di mio fratello a inzupparlo delle mie lacrime e della mia disperazione, mi sovviene di quella prima e unica volta in cui piansi così, fino a non avere più lacrime.

 

Probabilmente non mi crederete, lo so.

Ma la prima volta che piansi travolto da una inconsolabile disperazione non fu quando morirono i miei genitori. Non fu nemmeno quando vidi la mia casa in fiamme, i nostri delicati fiori di loto calpestati dagli stivali infangati di quei cani Wen. Non ebbi lacrime così copiose quando mi strapparono il mio nucleo dorato dal petto. Ne quando distrussero senza rispetto alcuno le insegne del mio clan, i beni della mia famiglia, i ricordi di una vita.

Non fu nemmeno quando morì mia sorella, né quando morì mio fratello.

 

Non piansi le mie peggiori lacrime nemmeno il giorno in cui mi accusarono della sua morte.

O, per essere precisi, di essere il suo assassino.

 

Avevo cercato in ogni modo di convincerlo a tornare, a tornare in sé prima ancora che a casa. Non c’era stato verso. Non mi sentiva.
Io stupido, ingenuo, sciocco. Mai avrei pensato a quali fossero le vere ragioni della sua deriva, della sua follia. Di quel volontario esilio. Di quel dichiarato suicidio.

 

Nemmeno quel giorno, però, piansi così. Il giorno in cui ne venni a sapere le ragioni.


Conobbi la più profonda, inconsolabile emozione della mia vita in un pomeriggio di qualche mese fa, un pomeriggio come tanti, in cui attendevo Jin Ling e speravo che rientrasse dalla caccia avendo fatto almeno una cattura decente.

Non lo vedevo arrivare, si stava facendo tardi. Decisi di andarlo a cercare, quel ragazzino ha una innata capacità di mettersi nei guai senza combinare mai nulla di buono.

 

Lo trovai che era notte ormai. Le più di 400 trappole che erano state allestite sul monte Dafan non erano state sufficienti a dissuaderlo dal commettere altre sciocchezze pur senza portare a casa un minimo risultato.

Avvicinandomi al punto da cui sentivo provenire la sua voce, mi resi conto che si stava azzuffando con un ragazzo più grande, di cui non riconobbi subito le sembianze.

“..ehi, chi ti ha insegnato a parlare così? Tua madre non ti ha dato un minimo di educazione?” stava dicendo quest’ultimo.

Tra le fronde degli alberi, avvicinandomi, sentii mio nipote rispondere che avrebbe chiamato in aiuto suo zio. Lo vidi attaccare con rabbia e rancore, vidi l’elsa della sua spada dorata scintillare. Vidi il ragazzo contro cui si lanciava schivarlo con agilità, con movenze familiari.

Sentii lo sconosciuto ribattere che avrebbe desiderato proprio sapere chi fosse, questo suo zio e lo vidi lanciare un incantesimo non pericoloso, ma efficace, che aveva avuto il potere di immobilizzare mio nipote con una semplice foglia secca.

Il mio cuore batteva. Mi grondava il sudore dalla fronte.

Persi il controllo delle mie emozioni, come mai avrei dovuto fare. Ho ricordi confusi dei fatti che seguirono, come se io fossi stato spettatore degli atti e delle parole che il mio corpo e la mia voce eseguivano per me.

 

Il Capo Clan Jiang era uscito dai cespugli, aveva mantenuto lo sguardo rigido, la voce impostata. Aveva ripreso suo nipote. Gli aveva detto con fermezza di abbattere qualunque cultore demoniaco avesse mai trovato sul suo cammino.

Il Capo Clan Jiang si era aspramente confrontato con il clan Lan, i cui discepoli erano sul monte per la caccia dove erano stati raggiunti dal candido Hanguang-Jun, prontamente intervenuto a riportare l’ordine.

Il Capo Clan Jiang si era mostrato risentito, aveva ostentato una irremovibile fermezza nel voler scovare e punire chiunque avesse osato praticare arti oscure. Aveva chiamato Zidian, l’aveva fatta schioccare sulla schiena dello sconosciuto, esortando lo spirito che lo stava servendo ad uscire dal quel corpo.

Si era persino mostrato contrariato quando non aveva raggiunto il risultato sperato.

 

Ma io. 

Ma io che ero semplicemente Jiang Cheng, sentivo il cuore in gola.

Io, in tutto il mio dolore avevo guardato le vesti scure e un po’ larghe che coprivano quel corpo esile ma agile, avevo fissato quel viso sbarazzino e quei capelli neri, raccolti sulla nuca con un nastro rosso. 

Avevo sbattuto le palpebre un paio di volte. Avevo piantato i miei occhi nei suoi e avevo sussultato trovandoli così grigi e profondi.

Io, che ero solo Jiang Cheng, avevo fatto schioccare Zidian nella speranza che mi strappasse quel dubbio dal cuore. 

Ero rientrato a casa ripensando a quanto avevo studiato da ragazzo circa i sacrifici di cessione del proprio corpo a spiriti reincarnati.

Avevo riletto testi di ogni sorta per tutta la notte, avevo consumato il pavimento della mia stanza camminando avanti e indietro, divorato dalla tensione.

Avevo sottolineato alcuni passaggi e li avevo riletti decine di volte, vecchi appunti in cui si diceva che l’energia dello spirito sopraggiunto mutava lentamente la fisionomia del corpo ospitante, impercettibilmente, un poco ogni giorno, fino a restituire al nuovo arrivato un aspetto e dei tratti del tutto simili a quelli del suo corpo originario.

Avevo trattenuto il respiro rileggendo come, la scintilla della vita di uno spirito, la si riconoscesse da uno sguardo.

 

Io, che ero solo un uomo disperato e orfano, ero crollato sul letto quel giorno piangendo le mie lacrime più amare. Pregando.

Rivolgendomi al destino più che a qualche dio.

Ritrovandomi a dire piano a chissà chi  “Ti prego. Fai che sia lui”

 

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Lan WangJi ***


Quel giorno in cui Lan WangJi fece una promessa d’amore

 

(ovvero ciò che gli sovvenne mentre sedeva a terra con un commosso Wei Ying tra le braccia all'episodio 11)


Io non ho mai saputo con chiarezza cosa fosse l'amore eppure ora tengo tra le braccia qualcosa per cui darei la vita. Tengo Wei Ying mentre piange a dirotto, siamo seduti sul pavimento, mi è scivolato tra le braccia scendendo dall'orlo del letto.

 

Non reggo alla vista delle sue lacrime, mi turbano come pugnalate dritte al cuore.

Eppure so che piange per commozione, credo sia profondamente scosso per ciò che gli ho appena detto.. del resto sono anch'io molto emozionato, le mie mani tremano ancora.

Cerco ugualmente di accarezzare i suoi capelli infondendogli un po' di sicurezza, ciò che gli ho chiesto non è uno scherzo. Voglio solo che sappia che io ci sono e ci sarò, che la sua felicità sarà sempre la mia sola priorità, che mai, mai più, sarà solo.

 

Ha le dita strette alla mia veste, il viso premuto contro il mio petto, sento le sue lacrime bagnarmi la pelle.

Io non ho mai saputo con chiarezza cosa fosse l'amore prima di vedere il suo viso, quel giorno.

 

Non l’ho mai detto a nessuno, del resto lo sapete che non sono particolarmente incline alle parole, non l’ho mai raccontato nemmeno a Wei Ying. Suppongo che lo farò presto, tra noi non dovranno mai esserci segreti. Spero non si commuova ancora così tanto, ha davvero un cuore sensibile.

 

Dicevo.

Tutti voi credete che io abbia visto Wei Ying a Gusu per la prima volta nel giorno in cui giunse alla scuola insieme a suo fratello Jiang Wanyin, ma non fu quello il momento in cui mi innamorai di lui.

 

Lo date per scontato, vero? Che io mi sia innamorato come lo vidi, intendo dire, e no, non posso confutarvi.

Per l’esattezza non è corretto dire che lo “vidi”, quanto piuttosto che lo “riconobbi”.

 

Ormai sono passati tanti anni e troppi dolori, ma ricordo un pomeriggio d’inverno in cui andai al casale isolato a trovare la mamma. Nevicava quel giorno ed ero particolarmente infreddolito. Eravamo di rientro da un viaggio, uno dei primi in cui lo zio Qiren ci portava con sè, io e Xichen dovevamo apprendere fin da giovani l’arte della diplomazia, diceva.

 

“Tesoro!” ricordo che mamma mi aveva accolto con un grande sorriso. Mi aveva tolto il mantello bagnato e lo aveva appoggiato ad un tavolo. Mi aveva preso il braccio. Avrei voluto sorriderle anche io, ma con il senno di poi, dubito che la mia espressione abbia saputo esprimere ciò che realmente provavo quel giorno.

Quello che provavo, invero, era piuttosto difficile da decifrare persino dall’interno.

 

“oh, WangJi, sono felice di vederti, tesoro. Vieni qui” mamma profumava di gelsomino, starle vicino mi rassicurava “com’è andato il viaggio con lo zio?”

“Bene” rispondevo io senza abbondare con le parole

“Yunmeng è una bella cittadina?”

“mn.”

“Ottimo, piccolo mio. Sono felice ti sia piaciuta. Da grande potresti visitarla in estate, vi crescono dei meravigliosi fiori di loto. Ci andremo insieme se vuoi.”
Non riuscivo più a risponderle. Una lacrima mi scivolò sul viso, ricordo che mamma se ne era preoccupata.

“Tesoro, cosa c’è? Perchè piangi? Sei triste?”

“mn.”

“Dov’è il tuo tamburello, l’hai perso?”
Scossi la testa. Trovai il coraggio di confidarmi con lei.

“Non l’ho perso. L’ho regalato ad un bambino”
Lei sorrise “E’ molto gentile da parte tua, WangJi. E’ un tuo amico?”
Scossi di nuovo la testa “Non ancora. Ma se lo rivedo lo invito a giocare.”

“E’ una buona idea. Questa volta non avete giocato insieme?”
Abbassai lo sguardo “Lo zio non ha voluto. Era un bambino povero. Mi ha detto che non avrei dovuto fargli quel regalo”
Mia madre si era alzata, con me in braccio, mi aveva condotto al suo armadio, dal quale aveva aperto un cassetto. La ricordo con chiarezza mentre, con la mano libera, ne estraeva una piccola scatola bianca.

“Ecco” disse tornando a sedersi sul letto, io con lei  “anche io voglio farti un dono, WangJi. Per premiarti, perché sei stato un bambino gentile e generoso. Aprilo”

Feci come mi aveva detto e vidi all’interno della custodia, avvolto in una morbida spirale di seta, un candido nastro frontale. Al centro, in argento, due nuvole finemente intagliate parevano tenersi per mano.

“Ti piace?”

“mn.” annuii.

“E’ un oggetto molto importante, WangJi. E’ un dono che tuo padre fece a me, io lo dono a te. Quando sarai grande potrai donarlo a tua volta alla persona di cui ti innamorerai, quella che vorrai al tuo fianco per sempre.” mi disse.

Fissai quel gioiello meraviglioso ancora un po’.

“Grazie mamma” dissi alla fine.

 

Non sapevo con chiarezza cosa fosse l’amore. 

Ma d’istinto pensai allo sguardo di quel bambino, al suo sorriso dolce, al bisogno che avevo provato di proteggerlo e di farlo felice.



 

Stringo Wei Ying ora, seduto qui, sul pavimento. Tengo in una mano una piccola scatola bianca, nell’altra tengo carezze da donare ai suoi capelli scompigliati. Un nastro frontale di seta è avvolto morbidamente tra le sue dita.

MI specchio nel suo sguardo lucido di lacrime, nel suo sorriso dolce. 

Riconosco il volto del bambino che voglio proteggere e fare felice.

 

E' il volto dell’uomo che amo.

 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=4061170