Danganronpa: Choice

di ArrowVI
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo - Terrore all'Istituto Butterfly (Parte 1) ***
Capitolo 2: *** Prologo - Terrore all'Istituto Butterfly (Parte 2) ***
Capitolo 3: *** Prologo - Terrore all'Istituto Butterfly (Parte 3) ***
Capitolo 4: *** Prologo - Terrore all'Istituto Butterfly (Parte 4) ***
Capitolo 5: *** Prologo - Terrore all'Istituto Butterfly (Parte 5) ***
Capitolo 6: *** Prologo - Terrore all'Istituto Butterfly (Parte 6) ***
Capitolo 7: *** Prologo - Terrore all'Istituto Butterfly (Parte 7) ***
Capitolo 8: *** Prologo - Terrore all'Istituto Butterfly (Parte 8) ***
Capitolo 9: *** Prologo - Terrore all'Istituto Butterfly (Parte 9) ***
Capitolo 10: *** Capitolo 1-1: Una Singola Bugia in questo Sconosciuto Mondo Oscuro ***
Capitolo 11: *** Capitolo 1-2: Una Singola Bugia in questo Sconosciuto Mondo Oscuro ***
Capitolo 12: *** Capitolo 1-3: Una Singola Bugia in questo Sconosciuto Mondo Oscuro ***
Capitolo 13: *** Capitolo 1-4: Una Singola Bugia in questo Sconosciuto Mondo Oscuro ***
Capitolo 14: *** Capitolo 1-5: Una Singola Bugia in questo Sconosciuto Mondo Oscuro ***
Capitolo 15: *** Capitolo 1-6: Una Singola Bugia in questo Sconosciuto Mondo Oscuro ***
Capitolo 16: *** Capitolo 1-7: Una Singola Bugia in questo Sconosciuto Mondo Oscuro ***
Capitolo 17: *** Capitolo 1-8: Una Singola Bugia in questo Sconosciuto Mondo Oscuro ***
Capitolo 18: *** Capitolo 1-9: Una Singola Bugia in questo Sconosciuto Mondo Oscuro ***
Capitolo 19: *** Capitolo 1-10: Una Singola Bugia in questo Sconosciuto Mondo Oscuro ***
Capitolo 20: *** Capitolo 1-11: Una Singola Bugia in questo Sconosciuto Mondo Oscuro ***
Capitolo 21: *** Capitolo 1-12: Una Singola Bugia in questo Sconosciuto Mondo Oscuro ***
Capitolo 22: *** Capitolo 1-13: Una Singola Bugia in questo Sconosciuto Mondo Oscuro ***
Capitolo 23: *** Capitolo 1-14: Una Singola Bugia in questo Sconosciuto Mondo Oscuro ***
Capitolo 24: *** Capitolo 1-15: Una Singola Bugia in questo Sconosciuto Mondo Oscuro ***
Capitolo 25: *** Capitolo 1-16: Una Singola Bugia in questo Sconosciuto Mondo Oscuro ***



Capitolo 1
*** Prologo - Terrore all'Istituto Butterfly (Parte 1) ***


Prologo: Terrore all'Istituto Butterfly (Parte 1)

 

"In qualche modo... Tutto questo ancora mi sembra assurdo.
Le risate maniacali del mastermind del nostro Killing Game, mentre va incontro alla sua stessa fine, sono abbastanza terrificanti da farmi congelare il sangue nelle vene.
Cosa c'è di così divertente nella morte...? Per quale motivo abbiamo dovuto sopportare tutto questo dolore per mano di questo fanatico di Junko Enoshima?
Avrei voluto fargli così tante domande, gli avrei strappato le risposte con la forza se avessi potuto..."

Con questi pensieri nella mente, --- continuò a guardare l'organizzatore del loro Killing Game mentre, legato a una sedia scolastica, si avvicinava sempre di più al compattatore che avrebbe segnato la sua fine.
Quella esecuzione era la stessa di Makoto Naegi. In quel modo, nella sua mente malsana, quel Mastermind stava ancora cercando di replicare quel primo Killing Game.
La musica dell'esecuzione riecheggiava nello schermo sul quale la vittima stava venendo proiettata, esattamente come in tutti gli altri casi.
Gli altri sopravvissuti non ebbero il coraggio di guardare. Ciononostante, --- continuò a fissare la scena che si sviluppò davanti ai suoi occhi fino alla sua cruenta fine.
L'espressione nel volto di quel mostro era terrificante... Non sapeva se fosse terrorizzato, o in preda a un'estasi contorta.

"Splat, Crush"
Le risate di quel pazzo finirono improvvisamente, schiacciate in un istante dal compattatore come accadde per Junko Enoshima, durante il primo Killing Game.
Il suo sangue cominciò rapidamente a colare nel terreno, lasciando nei presenti solamente il sapore amaro in bocca di una vittoria di Pirro.

La musica, arrivò alla sua fine.
Un silenzio tombale cadde nella stanza dove si svolse il Trial dell'ultimo caso.

Monokuma smise di fare le sue stupide classiche battute. Immobile, quel demonico robot rimase a fissare i tre sopravvissuti con uno sguardo freddo e senz'anima.



"Per quale motivo abbiamo dovuto sopportare tutto questo?"



A quella domanda, --- non riuscì a trovare una risposta.
Forse, non c'era una risposta corretta.
O, forse, la risposta corretta non avrebbe comunque avuto senso.


L'unica cosa che --- sapeva, era che pur avendo sconfitto il Mastermind del loro gioco mortale, il prezzo pagato era stato comunque troppo alto.
In troppi erano morti. Amici. Compagni. Colleghi. Partner.

Mentre --- sollevò lo sguardo verso il soffitto scuro della stanza, non poté fare a meno di sospirare.

"Abbiamo vinto, giusto? Quindi per quale motivo mi sento così..?"
"Speranza e Disperazione... Non è cambiato nulla, alla fine."





L'unico rumore che ruppe il silenzio all'interno di quella stanza, fu la porta che lentamente si aprì, permettendo a una giovane ragazza di entrare al suo interno.
Aveva in mano due grosse buste bianche piene di oggetti giornalieri di vario tipo, e stava parlando al telefono con una persona, tenendolo fermo usando la spalla e la testa per non farlo cadere.

Subito dopo essersi liberata dai grossi pesi, la giovane tirò un grosso sospiro per poi afferrare il telefono con una mano, asciugandosi il sudore con un panno che prese da un tavolo in legno al centro della stanza.

<< Si mamma, sono appena arrivata. >>
Disse la ragazza.

<< Hanno già portato la gran parte della mia roba, devo solamente mettere le cose al loro posto... Hanno lasciato tutto un po' alla membro di segugio. >>
Sospirò subito dopo.

" Sei sicura che non ti abbia seguito nessuno, Sora? "
Domandò una voce gentile ma preoccupata, dall'altro capo del telefono.

<< Si mamma. Ho fatto molta attenzione a non dare nell'occhio. >>
Rispose la giovane ragazza, per poi sistemarsi davanti a uno specchio.

I suoi capelli erano viola, a caschetto, occhi azzurri e occhiali marroni da lettura, indossava una camicia bianca con una spilla a forma di luna sul petto e dei jeans lunghi azzurri come il mare.

<< Ho cambiato look e mi sono fatta anche tingere i capelli da un'amica. Mi sono assicurata di non essere seguita, stai tranquilla ora. >>
Rispose subito dopo, rimettendosi bene i vestiti stropicciati dal viaggio.

"Perdonami... E' che dopo quello che è successo a Kaito, io e tuo padre non siamo più riusciti a chiudere occhio... Abbiamo avuto così tanta paura per te, pensavamo ti avessero preso... "
Aggiunse subito dopo la madre.

Sora tirò un profondo sospiro.

<< Lo so... A Kaito piaceva troppo parlare e dare nell'occhio, per questo è stato facile catturarlo. Non dovete preoccuparvi, a differenza di mio cugino io ho sempre preferito starmene per i fatti miei, la Ultimate Hunt non mi troverà. Ho abbandonato il mio status da Ultimate e ho anche già cambiato nome. Quindi state sereni, andrà tutto bene. Quando le acque si saranno calmate, tornerò in Giappone e torneremo a vivere come se niente fosse successo. >>
Dopo aver detto quelle parole, la madre di Sora sospirò. Nonostante non fosse ancora convinta, decise di credere alle parole della figlia.

" Va bene, Sora. Però ti prego di fare molta attenzione... Non so cosa farei se ti accadesse qualcosa."
Rispose sua madre.

Sora ridacchiò.

<< Anche voi. Vi voglio bene. >>
Salutò.

"Ti vogliamo bene anche noi."


Subito dopo aver chiuso la chiamata, Sora prese un profondo respiro.
Si guardò intorno, realizzando che avrebbe dovuto mettere a posto la sua nuova casa, prima di potersi concedere un sano e necessario riposo.

<< Prima di tutto, però, si mangia. >>
Ridacchiò la ventitreenne, aprendo il frigo della sua nuova casa in affitto, realizzando rapidamente che fosse completamente vuoto.

Con una espressione delusa ed esasperata, la ragazza chiuse rapidamente quella gelida finestra, per poi controllare i soldi che aveva nel portafoglio.

<< Beh, basteranno. >>
Sospirò.

<< Devo cercarmi un lavoro part-time... Mi chiedo se sarà difficile per un Giapponese trovare lavoro in Europa... >>
Subito dopo aver detto quelle parole, Sora lasciò la sua nuova casa accertandosi di chiudere a chiave.




Quando Sora riaprì finalmente gli occhi, la sua vista era ancora completamente offuscata.
Lentamente la ragazza si portò una mano sulla tempia, massaggiandosela delicatamente mentre mugugnò dal dolore.

<< Ow ow, la mia testa... >>
Brontolò.
Quando la sua vista le tornò, finalmente, Sora cominciò finalmente a guardarsi intorno.

Si trovava all'interno di una stanza con molte sedie e banchi, sembrava l'interno della classe di una scuola.
Improvvisamente un brivido le passò nella schiena.

Terrorizzata, borbottò tra se e se che non fosse possibile, poi il suo sguardo venne attirato dalle finestre.
Erano completamente sbarrate, nemmeno la luce del sole entrava all'interno della stanza, illuminata invece solamente dalla una luce offuscata e artificiale.

L'odore di polvere le fece intuire che quella stanza non fosse stata usata per molto tempo.


Dopo essersi alzata in piedi, la ragazza cominciò rapidamente a guardarsi intorno alla ricerca di una via d'uscita quando la sua attenzione venne attirata da una voce femminile.

< Non può essere... Non voglio crederci, non può essere così...! >
Pensò Sora, cominciando a cadere nella disperazione.

<< Uhm... Hey? >>
Quando sentì quelle parole Sora si voltò di scatto nella direzione di quella figura, afferrando istantaneamente una sedia con entrambe le mani e brandendola come arma.

<< Chi cazzo sei?! >>
Ruggì la ragazza, terrorizzata dalla presenza di una persona che, fino a quel momento, non si fece viva.


Era una ragazza apparentemente della stessa età di Sora, più bassa con lunghi capelli castani legati a coda di cavallo.
Indossava un kimono rosa con svariate decorazioni floreali di diversi colori, principalmente gialle e arancioni. Sul petto, quasi come se fosse una protezione di qualche tipo, una placca in ferro.
Indossava inoltre dei sandali neri con calze bianche.

Sorpresa da quella improvvisa reazione, la sconosciuta scattò all'indietro, portando le mani in avanti e agitandole.

<< Aspetta un secondo, rilassati! >>
Esclamò, impallidendo.

<< Rispondi alla mia domanda! >>
Ringhiò Sora, sudando freddo.

<< Sei stata tu a rapirmi?! Cosa vuoi?! >>
Continuò subito dopo.

<< Pensi davvero che se ti avessi rapita sarei così spaventata, ora?! >>
Controbatté l'altra ragazza.

<< Sono nella tua stessa situazione...! Mi sono svegliata qualche minuto fa anche io, te lo giuro non so nulla non lanciarmi quella sedia! >>
Continuò subito dopo, implorando.


Sora prese un profondo respiro.
Dopo aver analizzato la ragazza davanti a se per qualche secondo, lasciò finalmente andare la sua arma.
La ragazza tirò un grosso sospiro di sollievo.


<< Chi sei? Dove siamo? >>
Le domandò Sora.

La sconosciuta abbassò lo sguardo, evitando i suoi occhi.

<< Non so dove siamo... >>
Le rispose, sollevando lo sguardo poi verso uno degli angoli della stanza.

Sora seguì lo sguardo della sconosciuta, realizzando che appesa dall'altro lato della stanza, sul muro della classe, vi era una telecamera gialla.

<< Ma credo di sapere in cosa siamo finite... >>
Aggiunse subito dopo.
Il suo tono era disperato, a malapena fu in grado di trattenere le lacrime.

Poco dopo la ragazza decise finalmente di presentarsi.

<< Comunque, io sono Asuka Otsuka. E' un piacere fare la tua conoscenza... Nonostante tutto. >>
Disse.

Senza distogliere lo sguardo dalla telecamera che continuò imperterrita a tenerle sotto controllo, Sora decise di fare lo stesso.

Per qualche istante, però, rimase in silenzio.
Si domandò se dovesse usare o meno il suo vero nome.
Dopotutto, aveva cambiato identità per scappare dalla Ultimate Hunt. 

Ben presto, però, realizzò che usare un nome finto non sarebbe servito a nulla.
Sapeva già, in cuor suo, in che genere di situazione si trovasse. 

<< Io sono Sora Mochizuki. Vorrei dire che sia un piacere incontrarti, ma non mi sento in grado di dirlo con una faccia seria. >>
Rispose la ragazza, ricambiando il gesto della sconosciuta.

<< Oh, sei giapponese anche tu? >>
Domandò Asuka.
Sora, però scosse il capo.

<< Mio padre è giapponese, mia madre è italiana. Ho vissuto insieme a lei per la gran parte della mia vita, mi sono trasferita in Giappone per poco... Sfortunatamente, è stato durante il Disastro. >>



Per qualche minuto cadde un silenzio gelido all'interno della stanza, silenzio che fu Sora a rompere.

<< Hai trovato qualche via d'uscita? >>
Domandò ad Asuka, che rapidamente rispose con un cenno negativo del capo.

<< Mi dispiace... Avevo troppa paura, non ho nemmeno provato a lasciare la stanza...>>
Sussurrò subito dopo, con un tono sconfitto e amareggiato.

La sua espressione poi si fece cupa.

<< Sei... Sei anche tu un Ultimate? >>
Quella domanda fece venire i brividi a Sora.

I suoi occhi si spalancarono, quando sentì quelle parole, e il suo cuore saltò un battito.
Spaventata davanti a quella domanda, realizzò ben presto che le sue preoccupazioni fossero fondate.

<< "Anche tu"... Suppongo quindi tu sia un Ultimate? >>
Controbatté la ragazza dai capelli viola.

Asuka sospirò.

<< Sono conosciuta come l' "Ultimate Archer". >>
Non appena disse quelle parole, qualcosa risuonò nella mente di Sora.

<< Oh. Ora che ci penso, il tuo nome suona familiare... Credo di averlo sentito in TV, qualche volta. >>
Disse la ragazza, portandosi una mano davanti al mento.

<< Ho vinto molti campionati mondiali. Se non fosse stato per mio nonno Keisuke, non ce l'avrei mai fatta. Non era mia intenzione diventare un'Ultimate, la Hope's Peak aveva piani diversi però... >>
Subito dopo aver detto quelle parole, Asuka sospirò e il suo volto si fece cupo.

<< Se avessi saputo cosa sarebbe successo... Avrei rifiutato di farne parte a qualunque costo. >>


Ancora una volta, cadde un silenzio tombale all'interno della stanza.

Sora sapeva perfettamente di cosa Asuka stesse parlando.
Dopo il disastro causato da Junko Enoshima, il titolo di Ultimate era diventato un fardello del quale molti avrebbero decisamente fatto a meno.
Molti Ultimates divennero bersagli per giochi mortali nei quali in circostanze normali non avrebbero mai voluto prendere parte.

Per questo Sora cambiò identità, abbandonando il suo titolo da Ultimate e fingendo la sua scomparsa.
La polizia annunciò perfino che fosse sparita nel nulla, permettendole di ripartire da zero in una nuova città nel nord Europa dove nessuno, teoricamente, l'avrebbe mai trovata.
Ciononostante, questo tentativo fallì.

Sora riprese a guardarsi intorno, ancora inconsciamente alla ricerca di una via d'uscita.

Oltre alle finestre completamente sbarrate e alla telecamera, notò un grosso schermo nero sospeso sopra la lavagna appesa nel muro. Era spento, ma vide una lucetta rossa lampeggiante.

Poi posò il suo sguardo sulla porta della stanza, ancora chiusa.
Sapeva che restare li dentro non avrebbe portato a nulla, quindi decise di fare la prima mossa.

Cominciò lentamente a muoversi verso l'uscita, attirando l'attenzione di Asuka che le domandò cosa avesse in mente.

<< Ho intenzione di esplorare il posto. Voglio capire dove ci troviamo. >>
Rispose la ragazza.

Asuka, preoccupata, la raggiunse in fretta e furia, afferrandola per una spalla e bloccandola.

<< Aspetta! E se fosse pericoloso? E se chi ci ha rapite fosse fuori da quella porta? >>
Le domandò.

Sora indicò la telecamera nel muro.

<< Chiunque ci ha messe qui dentro ci sta sicuramente osservando da li. >>
Spiegò.

<< Dubito che sia fuori da questa porta... Se avessero voluto farci del male direttamente, lo avrebbero già fatto. >>
Aggiunse subito dopo.

Una espressione sorpresa si fece rapidamente largo nel volto di Asuka.
Con uno sguardo incuriosito, domandò alla sua nuova compagna come facesse a essere così calma in una situazione di quel tipo.


Sora, senza voltarsi nella sua direzione, sospirò.

<< Non lo sono. >>
Le rispose.

<< Vorrei scappare da qualche parte e urlare, ma non cambierebbe nulla. Per ora voglio solo capire dove mi trovo. >>
Aggiunse subito dopo, allungando la mano verso la maniglia della porta.


Con suo stupore, però, qualcun altro aprì la porta al posto suo.


Le due ragazze scattarono quindi all'indietro, mentre una grossa figura si presentò davanti a loro, dopo aver aperto la porta della stanza.

Un uomo molto alto dalla pelle scura, senza capelli e con tatuaggi nelle braccia, gambe e collo che sembrava scendere fino al petto.
Molto muscoloso e con un fisico da atleta, indossava una divisa da baseball sul quale erano incise le lettere "A.U." in colore oro, sul petto.

Istintivamente Asuka esclamò dalla paura, mentre Sora afferrò ancora una volta una sedia, allungandola verso l'uomo davanti a loro.

<< Woah. Calm down ladies... >>
[Woah... Rilassatevi signorine...]
Disse l'uomo.

<< Chi sei!? Come ci hai trovate?! >>
Esclamò Sora, senza lasciar andare la sua arma.

<< Ah, non siete americane. >>
Disse l'uomo.

<< Ho sentito le vostre voci, quindi ho deciso di entrare... Potresti abbassare quella sedia, per favore...? >>
Spiegò subito dopo l'uomo, mostrando poi un sorriso leggermente preoccupato.


All'inizio Sora esitò, poi però riconobbe l'uomo davanti a se.

<< Aspetta un secondo... Ti conosco. >>
Disse la ragazza, cogliendo l'uomo alla sprovvista.

<< Oh? >>
Esclamò l'uomo, sorpreso.

<< Tu sei Alexander Cooper. Asso degli "Aurum Undis". Siete arrivati secondi durante l'ultimo torneo, non ho forse ragione? >>
Spiegò Sora.
Non appena la ragazza disse quelle parole, gli occhi di Alexander s'illuminarono come stelle nel cielo notturno.

Un enorme sorriso soddisfatto ed eccitato si fece largo nel suo volto, poi si grattò il capo con fare imbarazzato.

<< Ah, sei una mia fan per caso? Posso darti un autografo se vuoi. >>
Disse, Sora però mandò la sua confidenza in frantumi in un istante.

<< Nah. Non mi piace il baseball, piace a mio padre. E' un fanatico. >>
Non appena Sora disse quelle parole, una espressione depressa si fece rapidamente largo nel volto dell'uomo, che nonostante la sua stazza improvvisamente sembrò essere diventato minuscolo dalla delusione.


Dopo aver preso un altro grosso sospiro, Sora lasciò finalmente andare la sua arma.

<< So che non riceverò una risposta soddisfacente, ma ci proverò comunque. >>
Disse la ragazza, attirando l'attenzione di Alexander.

<< Sai per caso dove ci troviamo o come siamo finiti qui? >>
Gli domandò.
Senza stupirla, Alexander scosse il capo.

     [Negativo.]
<< Negative. Mi sono svegliato più o meno dieci minuti fa, e nessuno di quelli con cui ho parlato ha la benché minima idea di dove ci troviamo... Anche se a prima vista sembrerebbe essere una scuola di qualche tipo. >>
Spiegò Alexander.
Sora sospirò, ottenendo pressoché la risposta che si aspettava.

<< Altre persone... Non siamo soli?! >>
Esclamò Asuka, impallidendo.

<< Includendo voi due, al momento siamo in tredici. Stavo ispezionando questo piano alla ricerca di altre persone, quando ho sentito le vostre voci. >>
Spiegò Alexander.

<< Per conto tuo...? >>
Domandò Asuka, preoccupata.

<< Ho fiducia nella mia forza. >>
Rispose l'uomo, rapidamente.


Dopo qualche secondo di silenzio, anche Alexander fece quella domanda.

<< Siete... Ultimate anche voi, giusto? >>
Quella domanda fece scendere un brivido gelato nelle schiene di Asuka e Sora.

<< Io sono l'Ultimate Baseball Player... Anche se, dopo aver perso il mio ultimo match, non penso di meritare più quel titolo. >>
Aggiunse subito dopo.

Asuka fece la sua timida introduzione, per poi posare il suo sguardo incuriosito su Sora.

<< Oh, Sora. Tu non hai detto quale sia il tuo titolo, o sbaglio? >>
Domandò Asuka.


Sentendo quella fatidica domanda, Sora sembrò andare nel panico.
In un istante, però, riuscì a ricomporsi prima di dare nell'occhio, quindi prese un profondo respiro.

Il titolo dal quale provò a separarsi, il titolo che aveva paura avrebbe messo a rischio la sua stessa vita... Il titolo che aveva messo a rischio la sua vita, nonostante avesse provato a lasciarselo alle spalle.
A questo punto, nascondere quel fatto era inutile... Sapeva perfettamente in che genere di situazione si trovasse.

Sospirando, Sora decise di rivelare finalmente quale fosse il suo.



<< Sono Sora Mochizuki. L'Ultimate Astrologist. >>



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Fine della prima parte del prologo di questa nuova storia, questa volta una vera e propria fan-fiction! Grazie di avermi seguito e alla prossima!



Schede personaggi:

Sora Mochizuki, F.  Titolo: Ultimate Astrologist
Età: 23 
Compleanno: 1 Giugno
Sangue: Tipo O
Altezza: 176 cm
Peso: 62 Kg
Likes: Stelle, Film, Cielo, Luna, Spazio
Dislikes:  Pioggia, Sports


Asuka Otsuka, F. Titolo: Ultimate Archer
Età: 20
Compleanno: 22 Novembre
Sangue: Tipo A
Altezza: 170 cm
Peso: 57 Kg
Likes: Arcieri, Ragazze, Oggetti luminosi, Nonno
Dislikes: Violenza, Sporcizia, Cibo spazzatura, Paparazzi, Film Horror


Alexander Cooper, M. Titolo: Ultimate Baseball Player
Età: 27
Compleanno: 15 Agosto
Sangue: Tipo AB
Altezza: 195 cm
Peso: 90 Kg
Likes: Mangiare, Allenarsi, Competizione
Dislikes: Perdere,  Battere la fiacca, Pigrizia, Imbroglioni


 

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Capitolo 2
*** Prologo - Terrore all'Istituto Butterfly (Parte 2) ***


Prologo: Terrore all'Istituto Butterfly (Parte 2)




Quando Sora rivelò il suo talento, notò delle espressioni sorprese nei volti degli altri due Ultimate.
Come di sua consuetudine, la giovane sospirò ancora una volta. Nei loro occhi fu in grado di leggere le parole "cosa significa essere l'Ultimate Astrologist"?


<< Non sono stata un Ultimate a lungo. >>
Disse la ragazza, cominciando a spiegare il suo talento nel minor tempo possibile, considerando che non le piaceva parlare di questo.

<< La Hope's Peak mi ha notata pochi mesi prima del Disastro, e mi ha consegnato il titolo di Ultimate, offrendomi di entrare a far parte della loro scuola l'anno successivo... Non è successo, per ovvie ragioni. >>
Continuò.

<< Un astrologo, per farla breve, studia le posizioni dei corpi celesti nel cielo e li associa ai comportamenti umani, usandoli per fare predizioni sul loro futuro o per dar loro indicazioni su che decisioni prendere. >>
Concluse subito dopo, notando che Asuka si stesse grattando il capo dalla confusione.

<< Ho sempre pensato che oroscopi e robe del genere fossero delle idiozie? >>
Disse la ragazza, esponendo i suoi dubbi.

<< La gran parte degli oroscopi sono affermazioni molto generiche su cui la gran parte delle persone riesce a risonare. Il mio lavoro è differente, e nonostante non possa vantarmi di un tasso di successo del 100%, era abbastanza alto da attirare l'attenzione della Hope's Peak. >>
Spiegò Sora.
La sua espressione era diventata improvvisamente più seria e professionale.

<< Grazie alle mie abilità di calcolo e analisi, riesco a notare pattern nei miei interlocutori che mi permettono di formulare predizioni che spesso si rivelano essere accurate, non perché io sia effettivamente in grado di leggere il futuro, ma semplicemente perché ciò che ho "predetto" rientra, di norma, tra le abitudini e scelte che quella persona farebbe in condizioni normali. >>
Concluse.

<< All'inizio mi venne offerto il titolo di "Ultimate Mentalist", che rifiutai categoricamente. >>
Aggiunse subito dopo.


Non appena smise di spiegare cosa significasse essere un astrologo, Sora notò una espressione incredibilmente cupa materializzarsi nel volto di Alexander.

<< Quindi, nella nostra situazione... Forse è un bene che qualcuno con le tue capacità sia con noi. >>
A quelle parole, Sora non rispose nulla.
Evitò lo sguardo dell'Ultimate Baseball Player, digrignando i denti tra se e se.

Sperava ancora che quella non fosse la verità, ma in cuor suo sapeva che non fosse così.


Fu Asuka a rompere quel silenzio.
Con un urlo disperato, la ragazza attirò l'attenzione dei suoi nuovi compagni su di se.

<< Non lo sappiamo ancora! Potrebbe non esserlo...! >>
Ruggì.
Alexander, però, non sembrò condividere le speranze della giovane donna.

<< Siamo stati rapiti, Asuka. Tredici, fin'ora, Ultimates rapiti e rinchiusi all'interno di una struttura simile a una scuola. Ci sono telecamere in ogni angolodi che altro dovrebbe trattarsi? >>
Né Asuka né Sora risposero alla domanda di Alexander.
Non perché non conoscessero la risposta, ma perché ne avevano il terrore.


Dopo qualche secondo di silenzio, l'asso degli Aurum Undis sospirò, dando le spalle alle due ragazze e indicando loro una direzione.

<< Andate a destra e seguite il corridoio. Troverete una grossa stanza, aperta, quella è la PalestraLi ci sono gli altri dieci ultimates. Io proseguirò a sinistra, in caso ci sia qualcun altro che non si sia ancora svegliato. >>
Non appena disse quelle parole, Alexander si lasciò le due ragazze alle spalle, proseguendo per la sua strada.

Seguendo il consiglio del loro nuovo compagno, le due ragazze decisero di prendere la strada che venne loro indicata, e non passò molto tempo prima d'incontrare qualcun altro.



La prima persona che incontrarono fu un ragazzo basso con occhi e capelli scuri, a punta e una espressione terrificante in volto...

Asuka attirò l'attenzione del ragazzo, salutandolo, ricevendo come risposta solamente un urlo terrorizzato.

<< Eek! >>
Esclamò lo sconosciuto, saltando all'indietro.

<< C-C-Chi cazzo siete?! Volete farmi venire un infarto?! >>
Domandò subito dopo, non riconoscendole.

Le due ragazze si presentarono rapidamente, spiegando il motivo per cui si trovassero li ma a lui non sembrò importare. Invece una espressione terrorizzata si fece ancora più largo nel suo volto.

<< Altre due Ultimate... Siamo in tredici... Siamo in tredici, merda! No no no no nononono...! Fatemi uscire, devo uscire da qui! >>
Continuò a borbottare tra se e se con una espressione cupa in volto, senza prestare la benché minima attenzione alle due ragazze.

Sora provò a richiamare la sua attenzione, ma il giovane andò improvvisamente su tutte le furie.

<< No-Non parlatemi! >>
Ruggì.

<< Toglietevi dai piedi e lasciatemi da solo! >>
Esclamò subito dopo.

Asuka provò a farlo calmare, ma indifferentemente da ciò che provò a dire, lo sconosciuto non mostrò alcuna intenzione di voler spendere altro tempo insieme a loro.
Dopo essersi scambiate degli sguardi preoccupati, Asuka e Sora notarono il viso del ragazzo impallidire di colpo.
Quindi si portò le mani davanti alla bocca e corse di nuovo in bagno.

Realizzando che non avrebbero ottenuto nulla da lui, decisero di lasciarselo alle spalle.


Non appena raggiunsero l'entrata della palestra, all'esterno, appoggiato su un muro con le braccia conserte, notarono un secondo ragazzo, più alto.
Costui ricambiò i loro sguardi con una espressione fredda e distaccata.

I suoi capelli erano color biondo cenere, occhi azzurri, indossava una divisa della Hope's Peak, con il simbolo della scuola stampato nella giacca.


Non appena lo raggiunsero, il ragazzo indicò l'entrata al suo fianco.

<< La palestra è da quella parte. >>
Disse, posando però il suo sguardo annoiato sulle due ragazze quando si fermarono davanti a lui.

<< Possiamo farti delle domande? >>
Gli domandò Sora.
Il ragazzo sbuffò, ma diede loro il permesso.

Indicando il bagno alle loro spalle, Sora gli domandò se sapesse chi fosse il ragazzo che incontrarono pochi istanti prima.


<< Touma Iida. Un fifone aggressivo e incredibilmente scurrile. >>
Rivelò il nuovo incontro.

<< Ultimate Game Developer. Alla Hope's Peak piace dare titoli a persone che non ne meriterebbero. >>
Aggiunse subito dopo.


"Concordo..."
Pensò Sora.
Subito dopo, gli domandò chi fosse e se sapesse qualcosa della loro situazione attuale.

Il ragazzo scosse il capo.

<< So quanto voi. >>
Disse, chiudendo la discussione al nascere.

<< Il mio nome è Haruo Arai. Possiedo il titolo di Ultimate Lucky Student. >>
Concluse subito dopo, cadendo poi in un profondo silenzio.

Quella rivelazione colse Asuka alla sprovvista.

<< Oh? Quindi sei stato accettato alla HP con una estrazione? >>
Gli domandò.
Haruo, però, non le rispose.

<< Sei diventato improvvisamente sordo? >>
Gli domandò Sora, dopo qualche secondo di silenzio.
Una espressione infastidita si fece rapidamente largo nel volto di Haruo.

<< Perché siete ancora qui? >>
Domandò alle due ragazze.

<< Ho risposto alle vostre domande, non avete alcun motivo di cominciare un'altra discussione con me. >>
Aggiunse subito dopo.

<< Sparite. Entrate nella palestra e incontrate gli altri, non ho alcuna intenzione di restare qui a fare "amicizia" con voi. >>
Concluse subito dopo, cadendo poi in un profondo silenzio.


Realizzando che non avrebbero ottenuto altre risposte da Haruo, le due ragazze decisero di entrare all'interno lasciandosi anche lui alle spalle.

<< Stronzo. >>
Disse Sora, superandolo, assicurandosi però che Haruo l'avesse sentita.


Entrando all'interno della palestra, le due ragazze sollevarono istintivamente gli sguardi verso le finestre.
Esattamente come nella stanza in cui si svegliarono, erano completamente sbarrate e l'unica luce che illuminava l'enorme stanza era quella artificiale.

Nonostante fosse una palestra, la stanza era quasi completamente vuota.
Videro qualche palla e dei tavoli su cui avrebbero potuto giocare a ping pong, insieme a teli di vario tipo e alcune reti.
All'interno della stanza, però, videro anche le persone di cui Alexander parlò.

Otto persone, per la precisione: esattamente come Alexander disse loro, in totale c'erano trecidi persone, per ora. Il numero era pericolosamente vicino a quello di cui avevano paura.
La prima a notare le due nuove arrivate fu una ragazza dai capelli biondi, lunghi e lisci, occhi verdi. Indossava vestiti eleganti e costosi, con una strana sciarpa grigia che perdeva piccoli mazzi di peli con ogni suo rapido movimento avvolta al collo.

          [Buongiorno]
<< Ah! Bonjour! >>
Esclamò la ragazza, sorridendo, correndo nella loro direzione.
Non appena le raggiunse, afferrò delicatamente le loro mani, salutandole e presentandosi per prima.
 
     [Io sono] 
<< Je suis Chloe Laurent, Ultimate Dancer! >>
Aggiunse subito dopo.

Sospirando dal sollievo, Sora realizzò rapidamente che parlare con Chloe sarebbe stato molto più facile.
Dopo aver ricambiato ed essersi presentate a vicenda, Sora e Asuka fecero la stessa domanda anche a Chloe, ricevendo ancora una volta la stessa risposta.

<< Ah... Mi dispiace, non ho idea della situazione in cui ci troviamo... >>
Rispose loro la ragazza, non riuscendo a nascondere il suo accento francese.
 

Rapidamente Asuka afferrò la mano di Chloe, stringendola con forza e mostrandole un enorme sorriso pieno di ammirazione.
I suoi occhi risplendevano come le stelle.

<< Chloe! Ho visto tutte le tue performance! Sono una tua grande ammiratrice! >>
Esclamò la ragazza.
Quelle parole all'inizio sembrarono cogliere la ragazza alla sprovvista, ma ben presto il suo stupore si trasformò in felicità e imbarazzo.

  [Molto bene!]
<< Tres bien! >>
Esclamò, con felicità.

<< In che genere di danze sei specializzata? >>
Le domandò Sora.

       [No, no. ]
<< Non, non. >>
Rispose Chloe, facendo no con un dito, quasi come se stesse gongolando.

<< Sora, mia cara, sono la migliore in ogni genere di danza! >>
Esclamò subito dopo. 


"Certo, come no... E' per questo che sei arrivata seconda nell'ultima competizione in Giappone, perdendo contro Hiyoko Saionji, vero?"
Pensò Sora, senza però esternare i suoi dubbi.
Sora osservò Asuka e Chloe mentre cominciarono una discussione sulla danza, senza però avere alcuna intenzione di prendervi parte.
Indietreggiando lentamente, decise quindi di fare domande al resto del gruppo per conto suo.


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Fine del secondo capitolo, alla prossima!



Schede personaggi:




Touma Iida, M. Titolo: Ultimate Game Developer
Età: 21
Compleanno: 26 Gennaio
Sangue: Tipo AB
Altezza: 165 cm
Peso: 54 kg
Likes: Videogiochi, Cibo spazzatura, Soda, Fantasy
Dislikes: Gruppi di persone, Horror, Persone estroverse



Haruo Arai, M. Titolo: Ultimate Lucky Student
Età: 24
Compleanno: 4 Aprile
Sangue: Tipo O
Altezza: 180 cm
Peso: 70 kg
Likes: Leggere, Silenzio, Cibi dolci
Dislikes: Persone rumorose, Cibi piccanti, Calcio



Chloe Laurent, F. Titolo: Ultimate Dancer
Età:  22
Compleanno: 3 Ottobre
Sangue: Tipo B
Altezza: 177 cm
Peso: 62 kg
Likes: Danzare, Cucinare, Vestiti costosi, Feste di gala, Premi
Dislikes: Fuoco, Discussioni accese, Ragni, Sangue


 

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Capitolo 3
*** Prologo - Terrore all'Istituto Butterfly (Parte 3) ***


Prologo: Terrore all'Istituto Butterfly (Parte 3)



Dopo essersi lasciata Asuka e Chloe alle spalle, ancora stupita dal fatto che una ragazza conosciuta con il titolo di "Ultimate Archer" fosse così interessata al mondo della danza, Sora decise di conoscere il resto degli Ultimate all'interno della stanza per conto suo.

All'interno della palestra c'erano altre sette persone, quasi tutti per conto loro. 
La prima persona con cui Sora decise d'interagire fu un ragazzo dai capelli spettinati e ricci, arancioni e occhiali da vista con occhi castani.
Completamente immerso nel suo mondo, il ragazzo continuò a fissare un taccuino su cui continuò a scrivere qualcosa, osservando ogni cosa intorno a se, come se la stesse dettagliatamente descrivendo.

Indossava una divisa chiara, nel collo un distintivo con il suo nome e la sua immagine.


Non appena lo raggiunse, il ragazzo spostò rapidamente la sua attenzione dal suo taccuino su di lei, dandole il benvenuto con un enorme e gentile sorriso.

<< Salve. >>
Salutò il giovane sconosciuto, in maniera cordiale, togliendosi il cappello e facendo un brevissimo inchino.

<< Non credo di averti visto prima, quando sono arrivato nella palestra. Con chi ho il piacere di parlare? >>
Le domandò subito dopo, mostrandole uno sguardo incuriosito.

Sora sembrò sorpresa dalla cordialità e apparente normalità di quel ragazzo, specialmente dopo le sue brevi interazioni con Haruo e Touma.

<< Mi chiamo Sora Mochizuki, sono l'Ultimate Astrologist. >>
Si presentò la ragazza.
Non appena disse quelle parole, gli occhi del ragazzo s'illuminarono improvvisamente: quindi afferrò in fretta e furia il suo taccuino ancora una volta, cominciando a segnare il suo nome e il suo talento al suo interno.

<< Bene, benissimo! Un altro Ultimate! >>
Esclamò il ragazzo.
Poi, dopo aver nascosto ancora una volta il taccuino in una delle tasche della sua giacca, il ragazzo ricambiò il gesto.

<< Il mio nome, invece, è Akira Sanada. Sono conosciuto con il titolo di Ultimate Journalist. >>
Si presentò il giovane, facendo un secondo inchino seguito da un occhiolino.

<< Dove c'è uno scoop, ci sono anche io. >>
Aggiunse subito dopo.


Quel nome, a Sora sembrò familiare.

<< Lavori per la televisione, giusto? Ho già letto il tuo nome in molte notizie televisive e in alcuni giornali. Mai visto la tua faccia, però. >>
Non appena disse quelle parole, Akira gongolò.

Quindi decise di provare a fare la domanda che fece agli altri, anche a lui.

All'inizio Akira si portò una mano sul mento, assumendo una espressione pensierosa per alcuni istanti.
Quando finalmente riprese a parlare, anche lui rivelò di non avere molte informazioni sulla loro situazione attuale, ma solo supposizioni alcune più o meno probabili.

<< Sfortunatamente, ho paura di non poterti fornire le risposte che stai cercando. >>
Spiegò il ragazzo.

<< E prima di fare qualsiasi genere di speculazione, preferirei discutere con tutti e provare a capire in che genere di situazione siamo effettivamente finiti. >>
Non appena quelle parole uscirono dalla sua bocca, una espressione cupa si fece rapidamente largo nel volto di Akira.
Anche Sora sapeva perfettamente quali fossero le implicazioni che Akira stesse facendo.

<< Credi che... Questo sia un- >>
Prima che potesse dire quelle parole, però, qualcuno la bloccò rapidamente.


<< Nessun motivo di provocare il panico. >>
Disse una voce sconosciuta ma autoritaria.

<< La nostra situazione sembra pericolosa, ma al momento non abbiamo ancora idea di cosa stia davvero succedendo. Considerando il loro modus operandi e le loro capacità, dubito fortemente che la Future Foundation possa permettere una cosa del genere. >>
Continuò quella voce.


Sorpresa, Sora spostò la sua attenzione dall'Ultimate Journalist, posandola su un ragazzo dai capelli verdi, corti, e una divisa da poliziotto.
Con i suoi occhi rossi, lo sconosciuto continuò a fissare gli altri Ultimates con uno sguardo serio ma protettivo. Stava parlando con due ragazze che avevano delle espressioni terrorizzate in volto.

<< Non dovete assolutamente temere, farò ogni cosa in mio potere per garantire la vostra sicurezza, qualunque sia il prezzo. >>
Aggiunse subito dopo.

Sora non sembrò convinta delle parole dello sconosciuto.
Lo osservò da capo a piedi, notò quindi lo stemma della Future Foundation stampato sulla sua divisa.


La Future Foundation.
Un'organizzazione composta principalmente di Ultimates sopravvissuti a Killing Games o studenti che lasciarono la Hope's Peak prima del Disastro.
Lo scopo di questo gruppo era quello di riportare il mondo al suo stato originale, fermando coloro che continuarono imperterriti a seguire le orme di Junko Enoshima, in un disperato tentativo di distruggere ogni cosa.


Rapidamente, accompagnata da Akira, Sora raggiunse lo sconosciuto e attirò la sua attenzione.
Inizialmente sorpreso da quella nuova presenza, il ragazzo riacquistò rapidamente la sua compostezza, quindi spostò prontamente la sua attenzione su di lei.
Senza esitare neanche per un istante, il giovane decise di presentarsi.

<< E' un piacere fare la tua conoscenza, il mio nome è Kenji Ogawa; conosciuto alla Hope's Peak come Ultimate Policeman. >>
Disse il ragazzo.
Dopo aver ricambiato, Sora, notando il simbolo nella divisa del giovane uomo, gli domandò se facesse parte della Future Foundation, ricevendo rapidamente una risposta positiva.

<< Assolutamente. >>
Rispose Kenji, con tono calmo e composto.

<< Vi chiedo quindi di non disperarvi, o spargere inutili voci inerenti la nostra attuale situazione. La Future Foundation non ignorerebbe mai la scomparsa di un gruppo di Ultimates, sono sicuro che siano già sulle nostre tracce. >>
Spiegò il soldato.

<< L'unica cosa che dobbiamo fare al momento, è restare calmi e aspettare pazientemente che i miei colleghi ci trovino. >>
Continuò subito dopo, Sora però non sembrò convinta dalle sue parole.

Una delle due ragazze, però, irruppe nella discussione.
Molto bassa e con una espressione terrorizzata in volto; aveva capelli viola legati con due trecce e vestiti da zookeeper.

<< E se non dovessero trovarci...? >>
Domandò la ragazza, tremando, pallida in volto.

Rapidamente Kenji posò una mano sulla sua spalla, mostrandole una espressione gentile e calma.

<< Non temere. >>
Le disse, con un tono amichevole senza però perdere la sua autorevolezza, inginocchiandosi davanti a lei.

<< Mister Makoto non permetterebbe mai che una tragedia di quel tipo si ripeta ancora una volta, e non ho intenzione di permetterlo nemmeno io. >>
Le disse.
La giovane a stento riuscì a trattenere le sue lacrime, forse causate dalla paura o dalla speranza che qualcuno potesse proteggerla... O entrambe le cose.

<< So quali siano le vostre preoccupazioni. Non ho intenzione d'ignorarle, ma so per certo che lasciarsi controllare dalla paura e dalla disperazione non possa portare a nulla di buono. >>
Continuò Kenji.
Dopo essersi asciugata le lacrime con un fazzoletto, e aver tirato su con il naso, la giovane ragazza forzò un sorriso che Kenji ricambiò rapidamente.

<< Ti assicuro che non permetterò vi succeda nulla. >>
Concluse l'agente.

<< Va bene... D'accordo. >>
Sorrise la ragazza.


In silenzio, Sora osservò attentamente la scena che si sviluppò davanti a lei con una espressione attenta e distaccata.
Akira, notando lo sguardo che apparve nel suo volto, con una espressione incuriosita attirò la sua attenzione domandandole se non si fidasse delle parole di Kenji.

<< No, al contrario. >>
Disse la ragazza.

<< E' bravo con le parole, glielo concedo. >>
Continuò.

<< In ogni caso, non credo che sia in grado di fare ciò che dice. >>
Quelle parole attirarono l'attenzione di Kenji che, rapidamente, posò la sua attenzione su di lei.
Rapidamente le domandò per quale motivo sembrasse avere così poca fiducia in lui, una domanda alla quale la ragazza non fece attendere una risposta.

<< Dopo il Disastro, e il fatto che i tuoi colleghi non siano riusciti nemmeno a nascondere me, perdonami se ho difficoltà a credere alle tue parole. >>
Spiegò la ragazza, attirando la curiosità del poliziotto.


Per un attimo, Kenji abbassò lo sguardo mostrando una espressione sconfitta.
Poi, strinse i pugni.

<< Ciò che Junko Enoshima ha causato... E' un qualcosa che nessuno di noi avrebbe potuto immaginare. >>
Disse poco dopo, riacquistando ancora una volta la sua compostezza.

<< Una semplice studentessa che ha quasi portato il mondo in rovina... Sembra quasi assurdo. >>
Continuò.
In silenzio, Akira annotò dettagli della discussione sul suo taccuino.

<< Capisco la diffidenza tu possa avere nei nostri confronti, ma ti assicuro che noi della Future Foundation stiamo facendo tutto il possibile per cancellare la disperazione da lei causata da questo mondo. Questo sarà solamente un nuovo passo verso quella direzione, ma ho bisogno dell'aiuto e della fede di tutti voi per riuscirci. >>
Nonostante le parole di Kenji fossero genuine, Sora per qualche motivo non sembrò credergli.
Non perché pensasse che stesse mentendo, ma perché sapeva che, in quella situazione, la sua positività non avrebbe portato a nulla.


Ciononostante, sapeva che mettere in dubbio le sue convinzioni non avrebbe assolutamente giocato a suo favore, quindi decise di evitare qualsiasi genere di discussione con l'agente.


Il silenzio venne rotto ancora una volta quando Kenji le fece una nuova domanda.

<< I miei colleghi... Hai incontrato membri della Future Foundation? >>
Le domandò il poliziotto.
Sora annuì.

<< Alcuni membri capitanati da Byakuya Togami mi hanno contattata e proposto di cambiare identità per nascondermi dall'Ultimate Hunt. Non volevo far parte della Fondazione perché sapevo che sarebbe stata un bersaglio primario, quindi volevo semplicemente provare a ricominciare da capo con una nuova identità. >>
Spiegò la ragazza, sospirando.

<< A quanto pare, non è servito a nulla. >>
Aggiunse subito dopo, con una espressione dispiaciuta in volto.

<< Mi dispiace. >>
Disse il soldato, abbassando lo sguardo.



Quelle parole fecero brillare gli occhi di Akira Sanada.

<< Ultimate Hunt... Quindi ricordate quell'evento? >>
Domandò il giornalista, smettendo improvvisamente di scrivere sul suo taccuino e attirando l'attenzione dei due Ultimate.
Entrambi annuirono, poi gli domandarono per quale motivo avesse fatto loro quella domanda.

<< Sono sicuro che alcune delle nostre memorie siano state intaccate. Sicuramente, anche voi lo avrete notato. >>
Disse il ragazzo dai capelli arancioni.
Entrambi annuirono.


Le sue memorie erano perfettamente intatte fino al momento in cui lasciò la sua nuova casa per andare a fare spesa.
Da quel momento in poi, tutto sembrava oscurato. Non sapeva quanto tempo fosse passato da quel giorno, potevano essere alcune ore come mesi. Le parole di Akira non fecero altro che confermare le sue preoccupazioni sulla loro situazione, e il terrore che qualcosa fosse successo alla sua famiglia, nel mentre, aumentò.


<< Non abbiamo motivo di discutere di questo al momento. >>
Continuò il giornalista, annotando qualcosa sul suo taccuino, rimettendolo poi in una delle sue tasche.

<< Teniamo le nostre domande e speculazioni per quando saremo tutti qui. >>
Concluse subito dopo.

<< Credi manchi ancora qualcuno all'appello? >>
Gli domandò Kenji, notando una espressione soddisfatta nel volto del giornalista.

<< Tu no? >>
Fu la sua unica risposta, prima di congedarsi dal gruppo.


Un silenzio assordante cadde tra il gruppo.
Sora, persa nei suoi pensieri, mentre Kenji continuò a stringere i pugni dalla rabbia e dalla preoccupazione.
Ciononostante, l'agente tornò rapidamente in se, posando istintivamente lo sguardo sulle ragazze con cui parlò poco prima. Erano ancora spaventate, ma sembravano un po' più calme.
Mostrò loro un sorriso, nella speranza di essere riuscito, anche se parzialmente, a ridurre le loro preoccupazioni.



<< Ehm... Scusami? >>
Quando qualcuno la toccò nella spalla, Sora tornò improvvisamente in se.

Sorpresa, l'Astrologa posò il suo sguardo sulla ragazza con le trecce davanti a se che, mentre era persa tra i suoi pensieri e preoccupazioni, continuò a chiamarla nella speranza di attirare la sua attenzione.

<< Va tutto bene? >>
Le domandò la sconosciuta.

<< Ah, si. Perdonami. >>
Rispose Sora, rapidamente, schiarendosi poi la voce.

<< Ero sovrappensiero. >>
Aggiunse subito dopo.
Rapidamente, le due ragazze si presentarono.


<< Sono Ryoko Chiba. Ultimate Zookeeper. >>
Si presentò, per poi rinchiudersi in un profondo e imbarazzato silenzio.
Ancora una volta, pur aspettandosi la stessa risposta, Sora le domandò se sapesse qualcosa sulla loro situazione. 
Nemmeno Ryoko fu in grado di darle una risposta. Era chiaro, ormai, che nessuno dei presenti sapesse qualcosa.





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Fine del terzo capitolo, grazie di avermi seguito e alla prossima!


Schede personaggi:



Ryoko Chiba, F. Titolo: Ultimate Zookeeper
Età: 19
Compleanno: 19 Settembre
Sangue: Tipo A
Altezza: 150 cm
Peso: 48 kg
Likes: Animali, Musica Soft, Film Romantici
Dislikes: Armi, Heavy Metal, Film Horror, Sangue, Violenza


Kenji Ogawa, M. Titolo: Ultimate Policeman
Età: 29
Compleanno: 9 Gennaio
Sangue: Tipo A
Altezza: 193 cm
Peso: 82 kg
Likes: Detective Novels, Aiutare gli altri, Giustizia
Dislikes: Disperazione, Criminali, Ingiustizie, Abuso di potere


Akira Sanada, M. Titolo: Ultimate Journalist
Età: 25
Compleanno: 13 Aprile
Sangue: Tipo B
Altezza: 179 cm
Peso: 73 kg
Likes: Scoops, Politica, Cibo piccante
Dislikes: Religione, Chiese, Noia



 

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Capitolo 4
*** Prologo - Terrore all'Istituto Butterfly (Parte 4) ***


Prologo: Terrore all'istituto Butterfly (Parte 4)



Notando la preoccupazione della giovane ragazza davanti a se, Sora decise rapidamente di cambiare argomento per provare a calmarla.
Le domandò del suo talento, e in cosa consistesse.
Quindi, sentendo quella domanda, gli occhi di Ryoko s'illuminarono.

<< Piacciono anche a te gli animali? >>
Le domandò.
Sora sorrise, annuendo.

<< Ho adorato gli animali fin da piccola e ho sempre desiderato lavorare insieme a loro! All'inizio provai a prendere la strada per diventare veterinaria, ma non andò come da programma... >>
Sospirò la giovane, raccontandole del suo talento e amore per gli animali.

<< Poi un giorno incontrai un certo Gundham Tanaka. Pur essendo un po' strano, il suo amore per gli animali era completamente genuino! E' stato grazie a lui se ho preso la strada della Zookeeper. >>
Nonostante fosse felice del fatto che Ryoko stesse parlando con il cuore e che per qualche istante fosse riuscita a distogliere la sua attenzione dalla situazione in cui erano finiti, Sora realizzò che ci fosse qualcosa che non tornasse.
Il nome che Ryoko nominò... Quel Gundham Tanaka... Sora era sicurissima di averlo già sentito da qualche parte.
Ciononostante, non riuscì a ricordare dove. Per lei, che possedeva una memoria di ferro, era difficile dimenticare i nomi delle persone.


Nel mentre Ryoko continuò a parlarle, ignara del fatto che l'attenzione di Sora fosse rivolta sui suoi pensieri e preoccupazioni.

<< A Gundham non piacevano molto gli Zoo... Era solito dire, con parole abbastanza strane, che quello non fosse un ambiente con condizioni buone per gli animali. Nonostante tutto, aveva ragione: quelle parole non le ho mai dimenticate. >>
Continuò la ragazza, sospirando.
Ciononostante, un grosso sorriso si fece rapidamente largo nel suo volto.

<< Per questo sono diventata uno Zookeeper! Ho dedicato la mia vita a visitare e accudire ogni genere di animali negli zoo in tutto il mondo per rendere le loro vite migliori! >>
Esclamò, con orgoglio, facendo tornare Sora con i piedi per terra.

<< Ero così brava che la Hope's Peak mi chiese ufficialmente di diventare un Ultimate! Non sapevo neanche cosa rispondere alla loro lettera... Ero felicissima e spaventatissima! >>
Continuò subito dopo.
Poi, però, la giovane arrossì.

<< Ah, p-perdonami... Sono finita un po' off-topic... >>
Ridacchiò, portandosi una mano dietro al capo.
Sora ricambiò il sorriso della ragazza, realizzando di essere riuscita a tranquillizzarla anche se solo per il momento.

<< Non preoccuparti, Ryoko. Se vuoi parlare, sono sempre disponibile va bene? >>
Aggiunse subito dopo.


Dopo la sua breve discussione con Ryoko, Sora posò il suo sguardo sulla seconda ragazza che rimase al suo fianco fino a quel momento.
La ragazza con lunghi capelli ricci del colore di the verde, che le scendevano davanti al petto e dietro la schiena, e occhi dello stesso colore, ricambiò lo sguardo incuriosito di Sora con uno sincero e gentile. Indossava una magliettina azzurro scuro a maniche corte, sulla quale era disegnato il teschio di un dinosauro.

<< Grazie di avermi aiutato a tranquillizzare Ryoko. >>
Disse la nuova sconosciuta, allungando una mano verso di lei.

<< Tu sei Sora, giusto? >>
Le domandò.

<< Il mio nome è Kaori Amami. Ultimate Paleontologist. >>
Ricambiando il gesto della ragazza, Sora le strinse rapidamente la mano, sorridendole.

<< Mi fa piacere incontrare persone normali, qui dentro. >>
Ridacchiò Kaori.

<< Ah, quindi hai avuto anche tu il dispiacere di parlare con Touma e Haruo, suppongo... Eheh... >>
Fu la risposta di Sora.


Nemmeno Kaori fu in grado di darle nessun altro tipo d'informazione inerente alla loro situazione attuale.
Anche lei, come tutti gli altri Ultimates, si svegliò all'interno di una delle varie stanze presenti nell'edificio in cui si trovavano. Rimase al fianco di Ryoko fin dal momento in cui si svegliarono nella stessa stanza, realizzando che la giovane avesse bisogno di un supporto morale.

<< Una paleontologa, eh? >>
Domandò Sora alla nuova compagna, incrociando le braccia davanti al petto e mostrandole una espressione incuriosita.

<< Questo si che è un titolo degno di un Ultimate. >>
Continuò subito dopo.
Ridacchiando un po' dall'imbarazzo, Kaori sorrise.

<< E' solo grazie a mio fratello se ho preso questa strada. >>
Le rispose Kaori, mostrandole una espressione sincera e piena di orgoglio.

<< Essendo l'Ultimate Adventurer, Rantaro era solito viaggiare in giro per il mondo. >>
Mentre Kaori cominciò il suo racconto, quel nome attirò ancora una volta l'attenzione di Sora.


Rantaro... Amami...? >
Pensò la ragazza, realizzando che nelle sue memorie ci fosse qualcosa di strano.

< Dove ho già sentito questo nome...? >
Non riuscì a dare una risposta a quella sua domanda.


<< Prima di partire per uno dei suoi viaggi, mi chiese se volessi andare con lui; quindi accettai. >>
Nel mentre, Kaori continuò il suo racconto.

<< Durante una delle nostre esplorazioni, per sbaglio feci cadere un piccolo masso rivelando al suo interno i resti di un piccolo crostaceo risalente al periodo Giurassico. Rimasi completamente scioccata da quella scoperta. >>
Continuò la ragazza, con occhi illuminati come stelle.

<< Prima di quel momento, non pensai mai a cosa ci fosse stato prima di noi... Ne rimasi completamente affascinata! C'era un intero universo da scoprire e non riuscii a contenere la mia curiosità! >>
Spiegò la ragazza, con tono euforico.

<< Usando le sue conoscenze e connessioni, Rantaro riuscì a mettermi in contatto con alcuni paleontologi... E oggi eccomi qui. >>
Concluse Kaori, sorridendo.


A malapena Sora fu in grado di nascondere le sue preoccupazioni.
Se fosse stata in silenzio per un istante in più, probabilmente anche Kaori se ne sarebbe accorta.

<< E' fantastico. >>
Rispose Sora, ignorando momentaneamente le sue preoccupazioni e sorridendo alla ragazza.

<< Pur avendo ricevuto aiuti da parte di tuo fratello, per essere riconosciuta come un Ultimate le tue abilità devono essere decisamente fuori dal comune. Mi piacerebbe davvero parlare delle tue scoperte, in futuro, Kaori. >>



Dopo essersi lasciata alle spalle le due ragazze, una espressione terrificante si fece rapidamente largo nel volto di Sora Mochizuki.

< C'è qualcosa che non va... Quei nomi li riconosco, ma non ho la benché minima idea di chi siano...! >
Pensò, portandosi una mano sotto al mento.
Era pallida in volto e completamente spaesata: poi, le parole di Akira le tornarono in mente.

"
Sono sicuro che alcune delle nostre memorie siano state intaccate. Sicuramente, anche voi lo avrete notato."

All'inizio, Sora suppose di aver perso solamente memorie su ciò che accadde dopo il suo rapimento, ma era innegabile che altre parti della sua memoria fossero state intaccate.

Improvvisamente, qualcosa scattò.

< La Future Foundation... Il gruppo che si oppone alla disperazione causata da Junko Enoshima, dopo il Disastro... Un gruppo formato da sopravvissuti di Killing Games e studenti della Hope's Peak... >
Pensò la ragazza.

Sopravvissuti... Dei Killing Games...? >
Continuò a sudare freddo, realizzando che i suoi timori fossero fondati.

< Ci sono stati altri Killing Games, e so per certo che sono stati resi pubblici... Ma non ricordo nessuno dei partecipanti, o i risultati...! >



Sora tornò con i piedi per terra solamente quando qualcuno, toccandole per la spalla, la spaventò.
Saltando all'indietro con uno scatto terrorizzato, Sora riacquistò finalmente il controllo di se, posando il suo sguardo terrorizzato e scioccato sulla persona che la toccò.

<< Ah, cazzo! >>
Ruggì la ragazza, inferocita.


La figura davanti a lei, con una espressione sorpresa, indietreggiò.

<< Chiedo venia... Non era mia intenzione spaventarla. >>
Disse quella persona, con una voce cordiale e profonda.


Con una espressione sorpresa, Sora mise finalmente a fuoco lo sconosciuto che si ritrovò davanti.
Un giovane adulto dai capelli neri e occhi color oro, vestito da maggiordomo, allungò una mano verso di lei.

<< Va tutto bene, Miss Sora? Aveva una espressione terrifica in volto, si sente male per caso? >>
Le domandò.

Per qualche istante la ragazza rimase a fissare lo sconosciuto davanti a se con una espressione confusa, quasi imbambolata.
Poi tornò finalmente in se, schiarendosi la voce.

<< N-No, va tutto bene. Ero solamente persa nei miei pensieri. >>
Rispose la ragazza, portandosi una mano davanti alla bocca.

< Oh... Wow... E' davvero di bell'aspetto... >
Pensò, arrossendo.


Mostrandole un grosso sorriso gentile, il maggiordomo si portò una mano davanti al petto, facendo un breve inchino e presentandosi.

<< Il mio nome è Yamato Okamoto, Ultimate Butler. E' un piacere fare la vostra conoscenza, Miss Sora. Per qualunque cosa non esiti a chiamarmi e sarò subito da lei. >>


<< Come fai a conoscere il mio nome? >>
Fu la prima domanda di Sora che, senza nascondere la sua diffidenza, fece un altro passo all'indietro.

Notando la preoccupazione della giovane, Yamato continuò a sorriderle.

<< Deve perdonarmi, ma non ho potuto fare a meno di assistere in silenzio alla discussione che ha avuto con Mister Kenji. E' stata in questa occasione che ho sentito il suo nome, Miss Sora. >>
Spiegò Yamato, senza far attendere la sua spiegazione neanche per un istante.


Sospirando, Sora abbassò finalmente la sua guardia.

<< O-Oh. Capisco. >>
Balbettò, ridacchiando.

<< Per favore, dammi del tu. Non serve essere così formali. >>
Aggiunse subito dopo.
Yamato accettò la sua proposta.

Ignorando ancora una volta le sue preoccupazioni, Sora provò a fare la stessa domanda anche al maggiordomo.

<< Nonostante io abbia le mie teorie... >>
Rispose Yamato.

<< Non ho idea su come siamo finiti qui, o perché. >>
Continuò.
Ancora una volta, le domande di Sora non ricevettero alcuna risposta.

Ciononostante, provò a fare al ragazzo un'altra domanda.


<< Ricordi qualcosa... Dei precedenti Killing Games? >>
Davanti a quella domanda, l'espressione di Yamato cambiò improvvisamente.
Da uno sguardo gentile e sorridente, passò rapidamente a uno sorpreso e preoccupato.
Era ovvio che quella domanda lo avesse colto completamente alla sprovvista.

<< Ah... Suppongo che le tue preoccupazioni, Miss Sora, provengano dalle somiglianze della nostra situazione con quegli eventi? >>
Domandò Yamato.
Sora annuì, sospirando.

<< Non posso nascondere che questa sia una possibilità a cui ho pensato perfino io... Se posso permettermi, però, non credo che sia il caso di fasciarsi la testa prima di cadere. >>
Le disse il maggiordomo.

<< Spargere il panico tra tutti, prima di essere sicuri di che genere di situazione ci troviamo, non può decisamente portare nulla di positivo. In questo, sono d'accordo con Mister Kenji. >>
Aggiunse subito dopo.


<< Ciononostante... >>
Continuò, con una espressione più cupa, posando il suo sguardo su una telecamera in uno degli angoli della palestra.

<< ...Non posso nascondere le mie preoccupazioni davanti a qualcosa che è così terribilmente simile a certi eventi. >>
Concluse, impallidendo.


Poi, rispose finalmente alla domanda della ragazza.

<< Tornando alla domanda iniziale, Miss Sora. Ricordo ce ne siano stati altri, ma sfortunatamente non riesco a ricordare nessun nome di Ultimates che hanno preso parte a questi giochi mortali. >>
Quelle parole confermarono le preoccupazioni di Sora.


Chiunque li avesse chiusi li dentro, aveva cancellato i ricordi dei precedenti Killing Games.
Quale fosse il motivo di questo gesto, però, non riuscì a capirlo... L'unica possibilità a cui riuscì a pensare fu che partecipanti di altri Killing Games si trovassero per qualche motivo in mezzo a loro. 


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Fine del quarto capitolo, alla prossima!

Schede personaggi:



Kaori Amami, F.  Titolo: Ultimate Paleontologist
Età: 19
Compleanno: 12 Dicembre
Sangue: Tipo B
Altezza: 170 cm
Peso: 60 kg
Likes: Ossa, Sabbia, Libri, Animali Estinti, Storia
Dislikes: Cani, Horror, Freddo



Yamato Okamoto, M.  Titolo: Ultimate Butler
Età: 28
Compleanno: 18 Marzo
Sangue: Tipo O
Altezza: 189 cm
Peso: 72 kg
Likes: Ordine, Pulire, Cucinare, Energy Drinks
Dislikes: Disordine, Caos, Cattive Maniere

 

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Capitolo 5
*** Prologo - Terrore all'Istituto Butterfly (Parte 5) ***


Prologo: Terrore all'istituto Butterfly (Parte 5)

 


Nonostante la giovane ragazza poté sentire le sue preoccupazioni prendere lentamente il controllo delle sue emozioni, dopo aver preso un profondo respiro riuscì in qualche modo a mantenere la sua compostezza.
Yamato continuò a fissarla con una espressione incuriosita e preoccupata, senza proferire parola, toccandosi il mento con un dito.

<< Va tutto bene, Miss Sora? >>
Le domandò, finalmente.

<< Mi sembri pallida. Posso cercarti una sedia, se preferisci riposarti un minuto. >>
La proposta del maggiordomo, pur gradita, venne rapidamente respinta dalla giovane.

<< Ho altre cose su cui concentrarmi, al momento. >>
Gli rispose Sora, posando ancora una volta il suo sguardo fermo e deciso intorno a se.


< Un volere di ferro... >
Pensò Yamato, tenendosi i suoi commenti per se.


<< Se non sono inopportuno, Miss Sora, ti dispiacerebbe se venissi con te? >>
Quella improvvisa domanda colse l'astrologa alla sprovvista, che fissò il nuovo Ultimate per qualche istante con uno sguardo sorpreso.

<< Ci sono ancora alcune persone con le quali non ho ancora parlato. Per volere del caso, sono esattamente le persone a cui nemmeno tu hai ancora rivolto la parola. >>
Aggiunse subito dopo.
Non avendo nessun motivo di rifiutare la sua offerta, Sora accettò volentieri di avvicinarsi insieme a Yamato alle ultime due persone, all'interno della palestra, con le quali ancora non aveva interagito.


Il primo Ultimate che raggiunsero fu qualcuno dall'aspetto androgino, con capelli verdi a caschetto. Indossava abiti completamente bianchi, dalla veste ai pantaloni, accompagnati da scarpe nere e una maschera da clown con delle stelle viola al posto degli occhi ed enormi labbra rosse sorridenti, legata su uno dei suoi fianchi insieme a una sciarpa colorata di bianco e nero, con un pattern identico a quella di una scacchiera.

Non appena Yamato e Sora raggiunsero questo sconosciuto Ultimate, posò i suoi occhi grigi su di loro, mostrando una espressione diffidente.

<< Posso aiutarvi...? >>
Domandò.

Rapidamente Sora allungò una mano, presentandosi.
Nonostante esitò per qualche istante, lo sconosciuto Ultimate ricambiò il gesto.

<< Hotaru Hara. Ultimate Juggler. >>
Fu la sua risposta.


Subito dopo essersi presentato, un profondo silenzio cadde tra i tre.
Sora provò a fare alcune domande al giocoliere, ma questo Ultimate non sembrò avere molta intenzione di parlare con loro.

Realizzando di non poter fuggire dall' "interrogatorio", Hotaru sospirò.

<< Cosa volete da me? >>
Domandò agli sconosciuti, dopo che si presentarono.
Sora gli rivelò di volergli semplicemente fare alcune domande. Pur non volendo parlare con loro, Hotaru accettò di rispondere alle domande dei suoi nuovi compagni.

<< Essendo un Giocoliere, ho lavorato in un circo per anni, prima del Disastro. Dopo aver battuto il record mondiale, con sedici palline, la Hope's Peak mi ha inviato una lettera per chiedermi di entrare a far parte del loro istituto con il titolo di "Ultimate Juggler", ma non ho mai potuto farlo. La Hope's Peak è andata in rovina prima che potessi unirmi a loro. >>
Spiegò Hotaru.


In un tentativo di confermare la sua teoria, Sora domandò a Hotaru se ci fosse stato qualche altro Ultimate, nella sua vita, del quale non ricordasse più nulla.
Senza esitare neanche per un istante, e con una espressione amareggiata, Hotaru pronunciò un nome.


<< Kokichi Ouma. >>
Disse.
Ancora una volta, per Sora quel nome suonò familiare.

<< Era il "leader" del nostro gruppo, a cui diede il nome di "D.I.C.E.". Gli piaceva fare scherzi di ogni genere, per il semplice gusto di farlo, fingendo che servissero per "raggiungere i suoi malefici scopi". >>
Disse Hotaru, sospirando con amarezza ma con un enorme sorriso in volto che fece intuire tantissimi bei ricordi.

<< Se non fosse stato un bugiardo patologico, però, non avremmo passato la metà dei guai in cui siamo finiti. >>
Continuò, ridacchiando.

<< "Bugiardo patologico"? >>
Domandò Yamato, incuriosito da quelle parole.

<< Kokichi... Era solito mentire per sciocchezze, spesso e volentieri senza alcun motivo. Non ha mai avuto una vera diagnosi, questa è solamente la mia ipotesi. >>
Spiegò Hotaru, sospirando.

<< Siamo cresciuti tutti insieme nello stesso orfanotrofio: per me i membri della DICE e Kokichi erano come fratelli, la mia unica vera famiglia. Ciononostante, ci ha decisamente reso la vita un inferno, con tutte quelle sue stupide e inutili bugie... Se spaventato o sotto pressione, era solito mentire in maniera completamente illogica e maniacale. >>
Subito dopo aver dato quella spiegazione, Hotaru sospirò ancora, questa volta mostrando una espressione distaccata.

<< Comunque. Nonostante io ricordi tutte le nostre dis-avventure e il suo Titolo, essendo l'unico altro Ultimate con cui io abbia mai interagito, non ricordo assolutamente nulla di cosa gli sia successo dopo il disastro. E' questa la risposta che stavi cercando? >>
Davanti a quelle parole, Sora annuì.

Quindi fece a Hotaru la sua ultima domanda, non aspettandosi però una risposta positiva.

<< Sulla nostra situazione, so esattamente quanto voi. >>
Fu la risposta del giocoliere.

<< Ciononostante, credo sia abbastanza chiaro in che genere di situazione siamo capitati... >>
Aggiunse subito dopo, fissando con la coda dell'occhio la telecamera che non smise di "osservarli" neanche per un istante, con una espressione pallida in volto.


<< Grazie mille del tempo che ci ha dedicato, Mister Hotaru. Per quanto possibile, le auguro un buon proseguimento. >>
Non appena Yamato si congedò, una espressione infastidita apparve nel volto del nuovo Ultimate.
Notandola, il maggiordomo si fece ancora una volta avanti.

<< Qualcosa non va, Mister Hotaru? Ho detto qualcosa di scortese? >>
Gli domandò, mostrando una espressione genuinamente confusa.

<< Non... Non sono un maschio. >>
Fu la risposta secca di Hotaru, che evitò lo sguardo di Yamato.

<< O-Oh. Mi perdoni, Miss Hotaru. Non era decisamente mia intenzione di rivolgermi a lei con il genere sbagliato. >>
Nonostante il suo tentativo a rimediare, quelle sue scuse non fecero altro che causare una seconda reazione infastidita dell'Ultimate.

<< Non... Sono nemmeno una ragazza... >>
Quelle parole, colsero Yamato completamente impreparato.
Per qualche istante rimase in silenzio a fissare Hotaru con una espressione scioccata, poi finalmente tornò con i piedi per terra.
Dopo alcuni secondi di silenzio imbarazzato e confuso, Yamato si schiarì rapidamente la voce.

<< A-Ah. Capisco. Perdoni il mio errore. Vi assicuro che non fosse mia intenzione mancarvi di rispetto. >>
Fu la risposta del maggiordomo, che fece un grosso inchino in segno di rispetto e scuse.

Sospirando, Hotaru gli rispose che non ci fosse nessun motivo di scusarsi.

<< Non fa nulla... >>
Balbettò l'Ultimate.

<< Se possibile, vorrei che mi chiamaste semplicemente "Hotaru", senza usare pronomi maschili o femminili. Lo preferisco. >>
Continuò, evitando lo sguardo degli ultimate davanti a se.

<< Capisco perfettamente. >>
Furono le parole di Yamato.

<< Come preferisce, Hotaru. >>
Aggiunse subito dopo.



Dopo essersi lasciati il giocoliere alle spalle, Yamato e Sora cominciarono a dirigersi verso l'ultima figura con la quale ancora non parlarono.
Prima di raggiungerla, però, Sora fece una nuova domanda al maggiordomo.

<< Hey, Yamato. Posso farti un'altra domanda? >>
Le parole di Sora lo colsero alla sprovvista, ma accettò senza esitare neanche per un istante.

<< C'è qualche Ultimate di cui non ti ricordi? >>
Quella domanda fece cadere Yamato in un profondo silenzio, durante il quale cominciò a fare una lista mentale di tutti gli Ultimates con i quali entrò in contatto durante tutta la sua vita lavorativa.


<< Difficile da dire. >>
Sospirò.

<< Non vorrei vantarmi, ma ho incontrato fin troppi Ultimates durante il mio lavoro. Molti di loro li ho già rimossi, non perché la loro presenza sia stata cancellata da qualcun altro, semplicemente perché non hanno lasciato alcuna impronta nella mia memoria che mi obbligasse a ricordarmi di loro. >>
Disse il ragazzo.

<< Ciononostante... >>
Continuò subito dopo.

<< Ricordo che, durante i primi anni che iniziai a lavorare come maggiordomo, incontrai una certa fanciulla dalle qualità memorabili. Il suo nome era Kirumi Tojo, e nonostante io ricordi che sia stata la fiamma che ha fatto nascere in me la voglia di prendere questa strada, non riesco a ricordare nulla di lei se non il fatto che fosse conosciuta con il titolo di "Ultimate Maid". >>
Le parole di Yamato confermarono ancora una volta la teoria di Sora.
Anche quel nome le suonò familiare. Ciononostante, nemmeno lei riuscì a ricordare chi fosse esattamente, o cosa avesse fatto nella sua vita.
I due realizzarono rapidamente che la loro teoria, ormai, non fosse più una semplice teoria.


Probabilmente, in un modo o in un altro, quelle persone erano legate alla loro situazione attuale.



L'ultima persona all'interno della palestra era una ragazza dai capelli bianchi e lunghi, con occhi argentei e un cappello legato dietro alla nuca. Indossava pantaloni larghi e lunghi, grigi come le nuvole, tenuti fermi da una grossa cinta marrone. Legata intorno al collo, una fotocamera con la quale la giovane continuò a scattare foto intorno a se, reggendola con guanti neri. Indossava, inoltre, una giacca rosa chiaro.

Non appena la sconosciuta notò Sora e Yamato dirigersi nella loro direzione, scattò rapidamente una loro foto, cogliendoli alla sprovvista.

<< E voi chi sareste? >>
Domandò loro, con una espressione confusa.
Non appena i due sconosciuti si presentarono, anche lei fece lo stesso.

<< Il mio nome è Misako Ueno. Sono l'Ultimate Survivalist! >>
Esclamò, facendo loro l'occhiolino.

<< Una survivalista? Come ha fatto a ricevere un titolo del genere, Miss Misako? >>
Le domandò Yamato.

<< Ho viaggiato per tutto il mondo per mettere alla prova le mie abilità in ambienti ostili di ogni tipo. Ne sono sempre uscita vincitrice, attirando quindi l'attenzione della Hope's Peak. >>
Spiegò la ragazza, mentre una espressione cupa si fece rapidamente largo nel suo volto.

<< Questa volta non sarà una eccezione. Non perderò, costi quel che costi. >>
Aggiunse, cogliendo i presenti alla sprovvista.


Notando le espressioni che apparvero nei volti dei presenti, Misako confermò che anche lei avesse le loro stesse preoccupazioni.

<< Sono sicura questo sia un Killing Game. Non ci possono essere altre opzioni. >>
Disse la ragazza, incrociando le braccia davanti al petto.
Sora le domandò, quindi, se ci fosse qualche Ultimate, nelle sue memorie, di cui non ricordasse stranamente nulla.

Misako le rispose con un cenno negativo del capo.

<< Non ho incontrato molti altri Ultimates, quindi non saprei dirti. Non ricordo quasi nessuno di loro. >>
Le rispose.

<< Onestamente, non mi piacciono. Sono tutti così pieni di se e arroganti, preferisco stare per i fatti miei. >>
Aggiunse subito dopo.


Non appena Misako disse quelle parole, le porte della palestra si spalancarono.


Alexander, accompagnato da tre nuove persone, entrò lentamente all'interno della stanza.
Seguirono a ruota anche Haruo e Touma.


Il numero dei presenti, con il loro ritorno, salì improvvisamente raggiungendo quel fatidico numero, confermando le teorie e le preoccupazioni di tutti i presenti.


Sedici ultimates.


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Fine del capitolo 5, grazie di avermi seguito e alla prossima con la presentazione degli ultimi tre partecipanti!


Schede personaggi:

 


Hotaru Hara, X.  Titolo: Ultimate Juggler
Età: 21
Compleanno: 7 Agosto
Sangue: Tipo AB
Altezza: 177 cm
Peso: 80 kg
Likes: DICE, Giocoleria, Guardare persone ridere
Dislikes: Violenza, Disperazione, Sofferenza, Sangue, Mancanza di rispetto




Misako Ueno, F.  Titolo: Ultimate Survivalist
Età: 20
Compleanno: 14 Febbraio
Sangue: Tipo B
Altezza: 178 cm
Peso: 66 kg
Likes: Esplorare, Survival Shows, Uscire, Serie Romantiche
Dislikes: Cani, Alcohol, Non fare nulla

 

 

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Capitolo 6
*** Prologo - Terrore all'Istituto Butterfly (Parte 6) ***


Prologo: Terrore all'Istituto Butterfly (Parte 6)

 


NB: Da questo capitolo in poi inserirò link a video di youtube contenenti musiche dei vari "Danganronpa" che ho immaginato stare bene nelle scene seguenti. Questo accadrà per tutti i futuri capitoli.
Se volete, potete aprire questi link e lasciare la musica in sottofondo in loop finché non inserisco un nuovo link o vi stanca. La scelta è vostra.
NB2: Tutte le musiche appartengono al creatore originale, Masafumi Takada, e la storia di "Danganronpa" è proprietà della Spike Chunsoft. Non possiedo alcun diritto sull'opera o le sue musiche, che sto usando per creare un "Fangan" senza scopo di lucro.



https://www.youtube.com/watch?v=55dSnfYE-pw


Quando la porta della palestra si spalancò, un freddo gelido e terrificante si fece rapidamente largo tra tutti i presenti.
I tre sconosciuti si guardarono intorno, dopo aver seguito Alexander all'interno di quella stanza, mostrando espressioni altrettanto preoccupate ai presenti, che ricambiarono con sguardi e versi dello stesso tipo.

<< Beh... Questo non va decisamente bene. >>
Disse finalmente qualcuno, rompendo il silenzio all'interno della stanza.


La persona che parlò, decise rapidamente di presentarsi ai suoi nuovi "compagni", conscia del fatto che le sue supposizioni fossero accurate.
La ragazza si portò su gli occhiali con due dita, mostrando ai presenti una espressione calma e composta. I suoi capelli lunghi e celesti erano raccolti a coda di cavallo, e con i suoi occhi chiari continuò a scandagliare la stanza come un sonar.
Indossava abiti formali ed eleganti grigi come le nuvole.

<< Il mio nome è Nanase Yamada, conosciuta con il titolo di Ultimate Hypnotist. Non dimenticatevene. >>


Quel nome, per Sora, suonò familiare.
Non fu l'unica.


<< Ohohoh. >>
Ridacchiò Akira, annotando qualcosa sul suo taccuino.

<< La famosissima Nanase Yamada in persona? Siamo davanti a una celebrità, quale onore! >>
Esclamò il ragazzo, attirando l'attenzione e lo sguardo gelido della nuova Ultimate.

<< E tu chi saresti? >>
Gli domandò Nanase, osservandolo da capo a piedi.

<< Akira Sanada, Ultimate Journalist, al suo servizio. Dove si trova uno scoop, troverete anche me. >>
Rispose il giornalista, togliendosi il cappello.



Nanase Yamada era conosciuta in tutto il Giappone non solo per le sue abilità, ma anche per l'aiuto che offrì alla Future Foundation subito dopo il Disastro.
Infatti, grazie alle sue fantastiche abilità da ipnoterapeuta, riuscì a salvare una miriade di persone che, altrimenti, sarebbero inevitabilmente cadute vittima della disperazione causata da Junko Enoshima.
La più giovane e abile ipnotista che abbia mai messo piede sul pianeta, Nanase era conosciutissima anche prima del Disastro: con capacità senza eguali e un tasso di successo quasi pari al 100%, era una delle figure di spicco più grandi in tutto il Giappone, unite ad abilità di calcolo e di analisi di gran lunga superiori alla media, la resero una delle più giovani e impressionanti figure che il Giappone abbia mai visto negli ultimi secoli.


Nonostante molti rimasero scioccati nel vedere qualcuno come lei, in quella situazione, l'ammirazione provata da loro venne rapidamente contrastata dalla paura e le congetture di altri Ultimate.

<< Un ipnoterapeuta...? >>
Domandò Touma, impallidendo.
Poi allungò un dito verso Nanase.

<< Sei stata tu allora! Sei stata tu a rapirci con la tua ipnosi?! >>
Esclamò il ragazzo.
Nanase non lo degnò nemmeno di una risposta, incrociando le braccia davanti al petto e fissando lo sconosciuto con uno sguardo gelido e distaccato.

<< Che idiozia. >>
Lo rimproverò Haruo, che nel mentre si mise in disparte, appoggiandosi con la schiena su un muro dall'altro lato della stanza.


Mettendosi ancora una volta a posto gli occhiali neri con due sole dita, Nanase rispose finalmente alle accuse di Touma con un tono autoritario.

<< Se vuoi accusarmi di qualcosa, per lo meno assicurati di avere delle prove. >>
Furono le uniche parole di Nanase, che poi spostò la sua attenzione su Kenji.


<< Appartieni alla Future Foundation...? >>
Gli domandò.
Kenji annuì.

<< Sapresti dirmi cosa sta succedendo, allora? >>
Il poliziotto non fu in grado di darle una risposta soddisfacente.

Innervosita dalla situazione, Nanase rispose solamente con un verso infastidito. Poi si chiuse in se, persa tra i suoi pensieri e le sue ipotesi.


La seconda figura a presentarsi fu un ragazzo dal fisico scolpito, capelli corti, rossi, e occhi argentei.
Indossava vestiti leggeri con svariate funi colorate legate intorno al suo outfit. 


<< Oh wow... Quindi siamo davvero in sedici, eh... Cazzo... >>
Sbuffò il ragazzo.

<< In ogni caso! >>
Esclamò subito dopo, indicandosi con un dito e mostrando a tutti un enorme sorriso.

<< Non temete! Perché io, Kenta Satou, l'Ultimate Rock Climber, prometto di farci uscire tutti da qui! >>
Continuò subito dopo.


< Non sforzarti troppo... Il risultato sarà probabilmente non quello che ti aspetti... >
Pensò Sora.


Kenta Satou, conosciuto per essere il più giovane arrampicatore ad aver scalato l'Everest, da solo.
Grazie al suo gesto apparentemente suicida e impossibile, attirò l'attenzione della Hope's Peak che gli consegnò il titolo di Ultimate ad appena otto anni, garantendo per il giovane ragazzino un futuro brillante.
Nonostante la sua fama e il suo titolo, il ragazzo non si montò mai la testa, restando, ironicamente, con i "piedi per terra" e donando la gran parte dei soldi ottenuti dalle sue scalate e record in beneficenza.


La terza persona che accompagnò Alexander, invece, era una giovane ragazza che continuò a nascondersi dietro il giocatore di Baseball come un animaletto spaventato.
Pallida in volto, la ragazza dai capelli corti, neri, e occhi celesti continuò a fissare il resto degli Ultimates con uno sguardo terrorizzato.
Indossava un camice con la zampa di un gatto disegnata sul petto, e una mascherina legata sul collo.

<< H-Hey... Ciao a tutti... >>
Balbettò la ragazza, ancora spaventata non solo dalla situazione in cui si ritrovò, ma dagli sguardi sconosciuti puntati su di se.

<< Mi chiamo Marika Watabe... Possiedo il titolo di Ultimate Veterinarian... >>
Non appena disse quelle parole, la ragazza si nascose ancora di più dietro Alexander.

<< P-Posso andarmene ora, Mister Xander...? >>
Domandò al giocatore di baseball, che le accarezzò i capelli con una mano rispondendole che non fosse sicuro.



" Gli attori sono finalmente tutti sulla scena."



Improvvisamente, Akira attirò l'attenzione di tutti gli altri Ultimates, schiarendosi la voce e battendo con forza le mani.

<< Ahem! >>
Esclamò, quando finalmente tutti posarono il loro sguardo su di se.

<< Ora che ci siamo tutti, che ne direste di provare a discutere la nostra situazione? >>
Domandò il ragazzo.
Qualcuno, però, non sembrò essere d'accordo.


<< P-Perché dovremmo farlo?! >>
Esclamò Touma, sempre più pallido.

<< Inoltre, chi ti ha eletto come leader?! Cosa ti fa pensare che siamo tutti qui?! >>
Continuò subito dopo.

<< Semplice logica, a dirla tutta. >>
Rispose Akira, rapidamente, gesticolando con un dito e mostrando al suo compagno una espressione annoiata.


<< "Sedici Ultimates rinchiusi all'interno di un edificio sconosciuto che, all'apparenza, ricorda una scuola." Di che altro potrebbe trattarsi? >>
Domandò Akira.
La risposta alla sua domanda non tardò.

<< Un Killing Game. >>
Ringhiando dalla rabbia, Misako confermò le paure dei presenti.


<< N...No... >>
Ryoko cominciò improvvisamente a piangere, mentre Kaori provò inutilmente a consolarla, anche lei con una espressione terrificante in volto.


<< Akira! >>
Esclamò Kenji, con un tono inferocito.

<< Terrorizzare i nostri compagni con le tue parole non ci porterà a nulla di buono! >>
Esclamò il poliziotto.

Con una espressione annoiata e confusa, il giornalista tirò fuori il suo taccuino annotando qualcosa.

<< Sono semplicemente realista, Kenji. >>
Rispose il ragazzo.

<< Capisco che ci siano similitudini, ma- >>
Prima che Kenji potesse finire quella frase, Nanase lo bloccò.

<< Personalmente, concordo con Akira Sanada. >>
Disse l'ipnotista.

<< Piuttosto di vivere in una illusione, preferisco una verità amara ma diretta. Nascondere la realtà della nostra situazione, non farà altro che causare ancora più panico quando la verità verrà a galla, infrangendo le loro speranze. >>
Aggiunse subito dopo.


<< Mister Xander... >>
Balbettò Marika, attirando l'attenzione di Alexander Cooper.

<< Andrà tutto bene... Vero? >>
Gli domandò.
Per un attimo il giocatore di Baseball non seppe cosa risponderle.
Poi, però, le sorrise.

<< Andrà tutto bene, Marika. >>
Disse.

<< Ti proteggerò io, se necessario. Hai la mia parola. >>
Aggiunse subito dopo.


Sentendo quelle parole, Haruo sospirò.

<< Non fare promesse che non puoi mantenere. >>
Lo rimproverò.

<< Vorresti che le dicessi che sta per morire? >>
Digrignò i denti Alexander, posando poi il suo sguardo furioso su Haruo, che non ricambiò.

<< No. Ma non puoi garantire la sua sicurezza, non nella nostra situazione attuale. >>
Controbatté l'Ultimate Lucky Student.

<< Nonostante tutto, finché non sapremo per certo in cosa siamo finiti, tutte queste sono solamente supposizioni. >>
Controbatté Kaori.

<< Non sappiamo ancora nulla per certo, e finché non avremo una conferma non c'è nessun motivo di spargere così tanta paura tra noi! >>
Esclamò subito dopo.

Yamato corse in suo supporto.

<< Concordo con Miss Kaori. >>
Disse il maggiordomo.

<< Non sarebbe più opportuno attendere di avere maggiori informazioni, prima di fare certe affermazioni, Mister Akira? >>
Domandò subito dopo a colui che iniziò il dibattito.


<< Oh, mi trovi in disaccordo, Yamato. >>
Controbatté il giornalista.

<< Finestre sbarrate. Nessuna uscita in vista. Le scale per il piano superiore bloccate da una serranda inamovibile in metallo. Memorie scomparse nel nulla. >>
Disse Akira, elencando ciò che scrisse sul suo taccuino.

<< Anche se questo non dovesse essere un Killing Game, è palese che siamo stati rapiti da qualcuno. E le telecamere sono una prova inequivocabile del fatto che qualcuno ci stia osservando. Nel migliore dei casi, quel qualcuno sarebbe solamente il nostro rapitore. Il che farebbe comunque sorgere una domanda: "Perché?". >>
Spiegò il ragazzo.


<< Restando sul tema delle memorie... >>
Aggiunse subito dopo.

<< Avrei alcune domande alle quali vorrei- >>
Prima che potesse finire quella frase, lo schermo all'interno della palestra s'illuminò improvvisamente.


Lo schermo rimase nero con un effetto statico che impedì ai sedici ultimates di riconoscere la figura assurda, ma stranamente familiare, che si materializzò davanti a loro.


https://www.youtube.com/watch?v=zSHvUG5W7kE


[ Aehm... Prova, prova... Uno, due tre... Mi sentite, miei cari studenti? ]
Disse quella voce profonda e minacciosa.

Un silenzio terrificante prese il posto delle voci che, fino a pochi istanti prima, discussero tra loro.
In silenzio, tutti e sedici gli ultimates fissarono lo schermo statico appeso sul soffitto, ascoltando terrorizzati le parole di quello sconosciuto.


[ Ah, ma certo. A giudicare dalle vostre espressioni, mi sentite forte e chiaro! ]
Aggiunse subito dopo, ridacchiando tra se e se.

[ Perdonate la mia intrusione: nonostante la vostra piccola discussione sia divertente da guardare, non posso negare di trovarla allo stesso tempo abbastanza noiosa e ripetitiva. ]
Continuò quella voce terrificante e priva di anima.

[ Quindi, se non vi dispiace, vorrei velocizzare la cosa e arrivare subito al sodo. L'audience sarà sicuramente annoiata. ]



[ Le porte dell'Auditorium sono adesso aperte. Vi chiedo cortesemente di dirigervi al suo interno per una comunicazione importante, la partecipazione a questo genere di eventi è, e sarà d'ora in poi, obbligatoria per tutti gli studenti ancora in vita. ]
Disse subito dopo.

[ Chi non dovesse seguire questa semplice regola... Beh, non vorrei rovinare la sorpresa. ]
Continuò, con una voce infernale.

[ L'Auditorium è la stanza adiacente alla palestra. Dirigetevi li il prima possibile, così potremo parlare faccia a faccia... Kukuku... ]
Subito dopo aver detto quelle parole, lo schermo si fece nero.



::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::

Qui si conclude il sesto capitolo.
Grazie di avermi seguito e alla prossima!



Schede personaggi:



Nanase Yamada, F.  Titolo: Ultimate Hypnotist
Età: 26
Compleanno: 2 Maggio
Sangue: Tipo AB
Altezza: 174 cm
Peso: 64 kg
Likes: Ascoltare, Discutere, Risolvere problemi, Puzzles, Scacchi
Dislikes: Urla, Stupidità




Marika Watabe, F.  Titolo: Ultimate Veterinarian
Età: 20
Compleanno: 5 Dicembre
Sangue: Tipo A
Altezza: 166 cm
Peso: 58 kg
Likes: Animali, Dolci, Libri, Silenzio
Dislikes: Dramma, Horror, Violenza



Kenta Satou, M.  Titolo: Ultimate Rock Climber
Età: 25
Compleanno: 15 Luglio
Sangue: Tipo O
Altezza: 179 cm
Peso: 69 kg
Likes: Allenamenti, Stare da solo, Akane Owari
Dislikes: Folla, Cibo spazzatura, Steroidi

 

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Capitolo 7
*** Prologo - Terrore all'Istituto Butterfly (Parte 7) ***


Prologo: Terrore all'Istituto Butterfly (Parte 7)


NB: In questo capitolo sono inseriti link a video di youtube contenenti musiche dei vari "Danganronpa" che ho immaginato stare bene nelle scene seguenti.
Se volete, potete aprire suddetti link e lasciare la musica in sottofondo in loop finché non inserisco un nuovo link o vi stanca. La scelta è vostra.
NB2: Tutte le musiche appartengono al creatore originale, Masafumi Takada, e la storia di "Danganronpa" è proprietà della Spike Chunsoft. Non possiedo alcun diritto sull'opera o le sue musiche, che sto usando per creare un "Fangan" senza scopo di lucro.





https://youtu.be/ZlPupxGyxZM?si=iqVuSVSgnHGfDNRn


Quando lo schermo tornò di nuovo nero, e quella voce profonda e sconosciuta scomparve di nuovo nell'oblio da cui apparve, un silenzio altrettanto spettrale si fece rapidamente largo all'interno della palestra.
Gli ultimates continuarono a fissare in silenzio quello schermo infernale, attendendo magari che qualcun altro apparisse al suo interno.

"E' uno scherzo!"
Sperarono di sentire altri.

"E' solo un sogno!"


La realtà dei fatti, però, li investì quasi tutti in pieno con la stessa intensità di un treno in marcia.


<< Non può essere... Non può essere, non può essere, non puòessere nonpuòesserenonpuòesserenonpuòessere...! >>
Touma, cadendo sulle sue ginocchia, si portò le mani in testa continuando a ripetere quelle parole tra se con una espressione terrificante in volto.
I suoi occhi, spalancati, puntati sul terreno sottostante ma rivolti da tutt'altra parte.

La disperazione che prese il sopravvento nel cuore di Touma, rapidamente cominciò a spargersi all'interno della stanza come una malattia infettiva.
Ryoko e Marika seguirono a ruota, piangendo dalla paura e singhiozzando.


<< Touma! >>
Esclamò Kenji, muovendosi nella direzione dell'Ultimate e attirando la sua attenzione.
Il giovane, però, scattò rapidamente in piedi allontanandosi dall'agente che provò a confortarlo.

<< S-Stammi lontano, cazzo!!! >>
Ruggì il ragazzo.

<< Devi calmarti! Disperarti in quel modo non risolverà la situazione! >>
Esclamò il poliziotto, senza però ottenere i risultati sperati.

<< Cosa dovrei fare, quindi, "mister membro della Future Foundation"?! Dovrei mettermi a ballare?! A ridere, come se niente fosse?! >>
Rispose Touma.

Kenji allungò una mano nella sua direzione.

<< Abbi fiducia in me. Abbi fiducia in tutti noi. >>
Gli disse.

<< Usciremo da qui. Tutti insieme, hai la mia parola. >>



Quella promessa non sembrò convincere l'Ultimate terrorizzato.
E non bastò nemmeno a convincere Sora. Esattamente come lei, altri realizzarono quanto le parole di quel poliziotto fossero vuote e impossibili da mantenere.


Il primo a dirigersi verso l'uscita, lasciandosi alle spalle quel teatrino, fu Haruo Arai che, con quel suo gesto, attirò rapidamente l'attenzione dell'Ultimate Policeman su di se.

<< Haruo, cosa stai facendo? >>
Gli domandò l'agente.

Haruo ricambiò con uno sguardo confuso e infastidito, prima di sbuffare.

<< Cosa pensi che io stia facendo? Mi sto dirigendo all'Auditorium. >>
Quella risposta, per quanto ovvia, colse Kenji alla sprovvista.

<< Non abbiamo nessuna ragione di stare al gioco di quello sconosciuto. >>
Gli disse.

<< Dovremmo restare qui ad aspettare che i miei compagni- >>
Prima che potesse finire quella frase, però, venne interrotto da Akira.


<< Perdonami se sono scortese, Kenji, ma credo sia una stupidaggine. >>
Controbatté il giornalista.

<< Restare qui, ignorando le parole di quello "sconosciuto" credo sarebbe ancora più pericoloso di seguirle. >>
Aggiunse subito dopo.


<< Perché? >>
Fu la domanda di Kenta.

<< Se è stato lui a rapirci, perché dovremmo fare ciò che ci dice? >>
Domandò subito dopo.
Fu Nanase a rispondere alla sua domanda.


<< La tua è una domanda così stupida, non riesco a credere sia uscita veramente dalla bocca di qualcuno. >>
Disse la giovane ipnoterapeuta, mettendosi a posto gli occhiali con un dito.

<< Sono d'accordo con Haruo e Akira. Siamo rinchiusi qui dentro, probabilmente per mano di chi ci ha appena parlato. >>
Spiegò.

<< Quindi, siamo alla loro mercé. Se dovessimo opporre troppa resistenza, è possibile le cose potrebbero andare... Per usare termini molto "soft", in malo modo. >>
Concluse subito dopo.

<< Inoltre, se avessero voluto farci del male... Lo avrebbero già fatto. >>
Dicendo quelle parole seguì Haruo fuori dalla stanza, che non rimase ad ascoltare quella breve discussione.



Chi prima, chi dopo, tutti cominciarono a lasciare la palestra per dirigersi dove venne loro indicato dalla voce nello schermo.
Le espressioni nei loro volti lasciarono intuire una singola emozione...

Disperazione.

La stessa che Junko Enoshima fece cadere sul mondo quando la Hope's Peak crollò.


https://youtu.be/pjiXQNnYpK0?si=90bG8tUHjssT-ZJE


Di quell'evento, Sora ricordava ancora tutto.
Di come quella singola studentessa, grazie alle abilità della sorella Mukuro Ikusaba, riuscì a causare un suicidio di massa del Dipartimento di Riserva, seguito dal collasso dell'istituto e un gruppo di studenti che si rinchiuse al suo interno per fuggire al disastro... Che, però, finì vittima di un Killing Game organizzato e diretto da Junko in persona, nel quale perse la vita.
Un mondo che andò in rovina, salvato solamente dall'aiuto della Future Foundation che riuscì a contrastare i Remnants of Despair, un gruppo di lunatici totalmente fedeli all'ideologia di Junko.
Lentamente, il mondo riprese a tornare sulla strada giusta, ma da sola la Future Foundation non riuscì a contrastare tutti i Remnant... Alcuni di loro crearono un'organizzazione che cominciò a rapire Ultimates in giro per tutto il mondo, un'organizzazione che le forze dell'ordine e la Fondazione provarono in tutti i modi a contrastare... 

Il Team Danganronpa, sopravvissuti del disastro e seguaci di Junko, che continuarono a creare Killing Games da mostrare al mondo per il semplice gusto di farlo e spargere ancora più disperazione. 
Troppe furono le vittime di quei giochi maledetti, vittime che però Sora non ricordava... Vittime che avrebbe decisamente dovuto ricordare.
Le sue memorie sembravano perfettamente intatte, a parte gli eventi che circondavano i Killing Games e quando venne rapita. Era palese che anche la loro fosse una situazione di quel tipo.

Le parole che disse Akira, le fecero tornare in mente anche quell'evento.
La Ultimate Hunt.
Un semplice, quanto terrificante, evento: il rapimento degli Ultimates per mano del Team Danganronpa, in giro per il mondo.
Questi rapimenti vennero denominati come "Hunt" (Caccia), e gli Ultimates finirono sotto protezione della Future Foundation per provare a proteggerli da quei criminali.
A quanto pare questa protezione non bastò a proteggere quei sedici Ultimate...



https://youtu.be/FHlKfNSiM2c?si=YL4RTjejPXILL2dk


A far tornare Sora con i piedi per terra fu Asuka che, toccandola sulla spalla, la fece sobbalzare.

<< Ah! >>
Esclamò l'Astrologa, che non si aspettava qualcuno la raggiungesse.
La stanza era completamente vuota, tutti gli altri studenti si erano già diretti verso l'Auditorium.

Le uniche persone all'interno della palestra erano lei e Asuka.
Nel volto dell'arciera, Sora vide una espressione terrorizzata. I suoi occhi erano rossi, quasi come se si fosse rapidamente e con forza asciugata le lacrime che le rigarono il volto.

<< Va tutto bene, Sora...? >>
Le domandò la ragazza.
Sora, all'inizio sorpresa da quella scena, si schiarì rapidamente la voce prima di risponderle.

<< Si... Tu non mi sembri stare bene, invece. >>
La risposta di Sora scatenò una risatina forzata nella sua interlocutrice.

<< Starò bene... Credo... >>
Rispose Asuka.

<< Non hai intenzione di andare nell'Auditorium? Ti ho vista qui, in piedi, a fissare il vuoto... Credevo fosse successo qualcosa... >>
Continuò subito dopo.
Sora, però, rassicurò la sua compagna dicendole che non avesse nulla di cui preoccuparsi, che fosse solamente persa nei suoi pensieri.


<< Hey... Andrà tutto bene, vero? >>
Davanti alla domanda di Asuka, Sora sobbalzò.
Istintivamente, pensò di dirle che non sarebbe successo nulla di male... Ma, in cuor suo, sapeva di non poterle fare quella promessa.

<< Andiamo a vedere di cosa quello sconosciuto vorrebbe parlarci... Magari sarà abbastanza per capire in che genere di situazione siamo finiti. >>
Disse Sora.
Quelle parole, però, non bastarono a rassicurare Asuka.


Le due ragazze, quindi, lasciarono la palestra per dirigersi vero il luogo che, probabilmente, avrebbero odiato di più durante la loro permanenza all'interno di quell'orrendo posto.


[music - stop]



L'Auditorium era stranamente vuoto.
Vi erano una ventina di posti a sedere, davanti ad un piccolo palco con delle tende rosse apribili a comando. Sembrava quasi uno dei classici palchi per recite scolastiche, ma in miniatura.
A parte per un grosso schermo nero sul muro e due telecamere negli angoli puntate verso l'entrata della stanza, era completamente vuota.


<< Wow. Questo posto è inutile. >>
Sospirò Kenta, guardandosi intorno.

<< Che ti aspettavi? Di trovare un campo da calcio qui dentro? >>
Gli domandò Alexander, sospirando.

<< Un Auditorium è pensato per recite, concerti o... Annunci di vario genere. E' normale non ci sia molto con cui possiamo interagire... >>
Aggiunse Kaori.


Non appena Asuka e Sora arrivarono al suo interno, completando il gruppo, una voce familiare riecheggiò all'interno della stanza.


[ Kukuku... Ci siamo tutti, finalmente? ]
Disse quella voce profonda, attirando l'attenzione dei presenti, dallo schermo davanti a loro.

<< Fatti vedere! >>
Esclamò Misako, ruggendo alle telecamere.

Quanta violenza, Miss Misako! Le chiedo però di attendere ancora qualche secondo, stiamo finendo gli ultimi preparativi. ]
Le rispose la voce, ridendo.


[Andrà tutto bene, Chloe... Andrà tutto bene...]
<< Tout ira bien, Chloe... Tour ira bien... >>
Balbettò tra se e se l'Ultimate Dancer, pallida in volto, nascondendo i suoi occhi terrorizzati dietro la sua sciarpa grigia.



Poi, accadde.

https://youtu.be/MV4vJXj6L4E?si=6z5WuJ8fcN-wV5Mj


Dal nulla sbucò una creatura per metà bianca e per metà nera, divisa precisamente nel mezzo. A destra, la faccina sorridente e carina di una volpe, mentre dall'altro lato un sinistro e terrificante sorriso contorceva il volto della volpe in maniera infernale. Al posto del suo occhio sinistro, vi era inciso un simbolo rosso sangue della Hope's Peak.
La creatura continuò a muovere la sua coda soffice e pelosa, fissando in silenzio gli ultimates davanti a se come se stesse aspettando qualche genere di reazione.


https://youtu.be/HfGm7V2IQJY?si=eu-k222KY8iAco4K


Urlando dal terrore, Touma esclamò un singolo nome.


<< M-Monokuma!!! >>

Una espressione infastidita si fece rapidamente largo nel volto della creatura che, allungando gli artigli verso Touma, rispose con un tono minaccioso e profondo.


<< Non sono "Monokuma". >>
Disse la piccola creatura.

<< Il mio nome è "MonoPhox". Ricordatevelo bene. >>
Si presentò.


<< Mono...Phox? >>
Ripeté Akira, annotando qualcosa nel suo taccuino.

<< Una volpe...? >>
Domandò Hotaru, con una espressione scioccata stampata in volto.

<< Sono una volpe, non un maledetto orso. I miei tratti facciali sono davvero così difficili da riconoscere? >>
Domandò MonoPhox, con tono infastidito.

<< Soffrite tutti di Prosopagnosia, per caso? >>
Continuò subito dopo.

NB: Prosopagnosia, difficoltà a riconoscere i volti.


<< Perdonatemi se ho atteso così tanto per fare la mia introduzione. >>
Disse subito dopo, riprendendo la sua presentazione.

<< Ho preferito attendere che faceste conoscenza gli uni con gli altri, prima di fare la mia entrata in scena. >>
Continuò.

<< Cosa vuoi da noi!? Perché siamo qui?! >>
Esclamò Kaori, terrorizzata.

Una espressione confusa si fece rapidamente largo nel volto di MonoPhox, che piegò leggermente la testa di lato, portandosi una delle sue zampette davanti alla bocca bianca.

<< "Perché", mi chiedi...? >>
Rispose, scoppiando poi in una grassa e sadistica risata.

<< Ma ovviamente, per partecipare ad un Killing Game! >>
Le parole di MonoPhox confermarono le teorie e le preoccupazioni di tutti i presenti.


Un freddo gelido cadde all'interno della stanza.


<< Non può essere... >>
Borbottò Touma.
I suoi occhi cominciarono a muoversi disperatamente intorno alla stanza, alla ricerca di qualsiasi cosa che potesse aiutarlo a fuggire.

<< No, no, no, nonononononononononononononono! >>
Continuò a ripetere, terrorizzato.

<< Fatemi uscire da qui! Fatemi uscire da qui, cazzo! >>
Esclamò il ragazzo.

<< Non merito di stare qui dentro! Non ho fatto nulla di male! >>
Ruggì l'Ultimate, terrorizzato da quella situazione, strappandosi i capelli dallo stress.

<< Ho trascorso tutte le giornate dietro uno schermo a scrivere codici per i miei giochi, a studiare, chiuso nella mia stanza! Non merito questa fine! >>
Esclamò.

<< Non voglio morire, tiratemi fuori da questo inferno!!! >>



<< Mister Touma... >>
Disse MonoPhox, con una espressione priva di emozioni e completamente immobile.

<< Chiudi quella fogna, prima che sia io a farlo con la forza. >>
Quelle parole bastarono a terrorizzare il giovane ultimate ancora di più, che scoppiò in lacrime bloccando però la sua crisi di nervi e le sue urla.


<< Ora... Abbiamo sprecato più tempo del previsto con questa sceneggiata, quindi passiamo rapidamente al sodo... >>
Disse subito dopo.

<< Permettetemi di presentarmi a dovere! >>


<< Studenti! Benvenuti all'Istituto Butterfly! >>
Continuò, ridendo tra se e se.

<< Io sono MonoPhox: il Direttore dell'Istituto... E il Giudice del vostro Killing Game. >>



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Conclusione del settimo capitolo, alla prossima!


Bonus:

MonoPhox, X.  Titolo: Direttore dell'Istituto Butterfly; Giudice del Killing Game
Altezza: 75 cm
Peso: "Chiedere il peso di un Mono è scortese."
Sangue: "Dentro di me scorre Disperazione, Violenza e 5 litri di olio nero come la pece."
Età: "Abbastanza per uccidere qualcuno"
Compleanno: 24 Ottobre
Likes: Despair, Violenza, Esecuzioni, Terrore
Dislikes: Hope, Pace, Tranquillità, Sicurezza





 

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Capitolo 8
*** Prologo - Terrore all'Istituto Butterfly (Parte 8) ***


Prologo: Terrore all'Istituto Butterfly (Parte 8)


NB: In questo capitolo sono inseriti link a video di youtube contenenti musiche dei vari "Danganronpa" che ho immaginato stare bene nelle scene seguenti.
Se volete, potete aprire suddetti link e lasciare la musica in sottofondo in loop finché non inserisco un nuovo link o vi stanca. La scelta è vostra.
NB2: Tutte le musiche appartengono al creatore originale, Masafumi Takada, e la storia di "Danganronpa" è proprietà della Spike Chunsoft. Non possiedo alcun diritto sull'opera o le sue musiche, che sto usando per creare un "Fangan" senza scopo di lucro.



https://youtu.be/56JN4D_rgdk?si=QRxSNIBj1CTW15Gs



Le parole di MonoPhox fecero cadere una disperazione ben peggiore del previsto, all'interno dell'Auditorium.
In pochi furono in grado di rispondere a quelle sue parole.


<< Un... Killing Game...? >>
Domandò Kenji, incredulo, con una espressione terrorizzata in volto.
Con occhi spalancati fissò quell'assurdo organizzatore, riconoscendo in quella demonica volpe la stessa aura malefica che vide più e più volte nei Monokuma di cui si occupò insieme alla Future Foundation. 

Poi con orgoglio e furia, stringe con forza i pugni attirando l'attenzione del Direttore verso di se.

<< Non ti permetterò di fare una cosa del genere! >>
Esclamò, causando in MonoPhox una divertita e per niente contenuta risatina.

<< Oh? E come avresti intenzione di fermarmi, Mister Ogawa? >>
Domandò la volpe al poliziotto.

<< Non prenderemo parte al tuo maledetto gioco! Nessuno di noi cadrà vittima dei tuoi tentativi! >>
Rispose il ragazzo.
MonoPhox, però, non lo prese assolutamente sul serio.

Con i suoi occhi privi di anima continuò a guardare l'ultimate che così disperatamente provò a mettersi contro di lui, ridacchiando sotto i baffi davanti a quella scenetta.


<< Oh, mio caro Kenji Ogawa, non hai la benché minima idea di perché io trovi queste tue parole così divertenti... >>
Rispose il direttore dell'Istituto, ignorando poi il ragazzo.



<< I Killing Games sono sempre stati guidati da Monokuma... >>
Disse Nanase, portandosi una mano sotto al mento, organizzando i suoi pensieri e teorie.

<< Per quale motivo questo dovrebbe essere diverso? >>
Aggiunse subito dopo.

MonoPhox mostrò una espressione infastidita alla giovane donna davanti a se.

<< Siete davvero fissati con Monokuma così tanto? >>
Le rispose, con un tono innervosito e cupo.

<< Monokuma non è necessario per questo Killing Game. E' un modello primitivo, ormai passato di moda. Non abbiamo più bisogno di lui, quindi non farà la sua apparizione. L'unico "Mono" di cui dovete preoccuparvi, sono io, MonoPhox. >>
Le spiegò il direttore.


<< Non sprechiamo ulteriore tempo in cose che non hanno importanza. Passiamo semplicemente al sodo, così che si possa passare così il prima possibile alla parte divertente! >>
Esclamò subito dopo.



https://youtu.be/4Cm8p1Ywl6Y?si=8G5bfpNT-zQmi8bs


<< Per coloro che non hanno idea di cosa sia un Killing Game... Permettetemi di farvi la giusta introduzione a quelle che saranno le regole che dovrete seguire fino a quando rimarrete qui dentro... >>
Ridacchiò il demonico animale.


<< Come dice il nome, un Killing Game è semplicemente un gioco mortale dove metterete a rischio le vostre stesse vite per risolvere misteri sanguinosi e trovare i loro colpevoli. >>
Continuò.

<< Siete bloccati insieme a me, all'interno dell'Istituto Butterfly. Cercate pure una via d'uscita, se volete, tanto non la troverete. >>
Le parole profonde e minacciose di MonoPhox fecero tremare tutti i presenti.

<< Cosa vorresti dire...? Non possiamo uscire...? >>
Domandò Hotaru, impallidendo.

<< Significa esattamente quello che ho detto. Esistono solamente due modi per uscire da qui... Il primo, è come cadavere. >>
Quelle parole fece esplodere Ryoko in lacrime, mentre una Kaori terrorizzata provò inutilmente a consolarla.

<< Il secondo... E' uccidere qualcuno. >>
Non appena proferì quelle parole, invece, un freddo gelido si fece largo all'interno della stanza.


Akira continuò a scrivere le parole di MonoPhox sul suo taccuino, mentre Kenji, inferocito e sudando freddo, continuò a fissare quel mostro con uno sguardo rabbioso ma impotente. 


<< Ciononostante, prima che andiate a strangolarvi a vicenda ricordate che uccidere qualcuno non basterà a uscire da qui. >>
Continuò MonoPhox.

<< Ovviamente... Il trial, corretto? >>
Domandò Nanase, facendo esplodere MonoPhox di euforia.

<< Assolutamente, Miss Yamada! >>
Esclamò il Giudice.

<< Dopo ogni omicidio, si svolgerà un Trial dove dovrete discutere sul "whodunnit" (chi è stato), per risolvere il mistero tutti insieme e dare una faccia al terribile assassino, che chiameremo d'ora in poi "Blackened", che ha commesso un crimine così orripilante! >>
Continuò subito dopo, in preda a una euforia indescrivibile.

<< Se riuscirete a identificare il giusto Blackened allora verrà giustiziato e voi tutti sarete liberi di continuare la vostra permanenza all'interno dell'Istituto... Ma, se così non dovesse essere... >>
In quell'istante un sorriso terrificante si formò nel volto di MonoPhox, che mostrò apertamente la sua malizia e follia agli studenti davanti a se.

<< ...Allora, in questo caso, il Blackened sarà l'unico a sopravvivere al Trial, mentre tutti gli altri verranno giustiziati. In questo caso, il Blackened sarà libero di lasciare l'Istituto. >>


<< Non è giusto! >>
Esclamò Alexander, furioso, avvicinandosi minacciosamente verso MonoPhox.

<< Oh, al contrario. >>
Gli rispose MonoPhox, portandosi le zampette davanti alla bocca, ridacchiando.

<< Il Blackened non solo deve accertarsi di commettere un crimine che non sia facilmente risolvibile, ma deve anche sopravvivere al Trial e fregarvi tutti. E' logico che, se riesca nel suo intento, il premio debba essere succulento! >>
Esclamò il Giudice.

<< Ma... Questo significa che se dovessimo sbagliare il verdetto... >>
Balbettò Marika, pallida in volto, nascondendosi dietro Alexander.

<< ...Moriremo tutti... >>
Misako confermò le preoccupazioni di Marika, che scoppiò anche lei in lacrime.

<< E se dovessimo dare la risposta corretta, rimarremmo comunque qui dentro ad attendere che qualcun altro di noi si trasformi in una vittima... Decisamente una situazione orripilante che può facilmente portare qualcuno a commettere un'azione del genere per fuggire da questo inferno... >>
Aggiunse Akira, continuando ad annotare ogni singola informazione nel taccuino, con una espressione pallida in volto.


<< Inoltre, per evitare che uno di voi si trasformi in un Serial Killer e che il gioco finisca in una singola giornata, ogni Blackened ha il permesso di uccidere al massimo due vittime. Se così non fosse, interverrò personalmente per punire il malfattore... O malfattrice. >>
Continuò MonoPhox, spiegando il gioco malsano in cui quel gruppo di ultimate era finito.


<< Ci sono molte altre regole che dovrete assolutamente seguire, regole che troverete illustrate nei vostri PhoxPads. >>
Quelle parole colsero i presenti alla sprovvista.
 
                              [Cosa?]
<< "PhoxPads"? Quoi? Cosa sarebbero? >>
Domandò Chloe, non comprendendo le parole di MonoPhox.

Quindi, con una delle sue zampette, l'organizzatore indicò qualcosa ai loro piedi.


<< Che diavolo è questo?! Da dove cazzo è uscito?! >>
Esclamò Touma, saltando in aria, non appena vide uno strano tablet ai suoi piedi.


<< Quelli, miei cari studenti, sono i vostri "PhoxPads". Saranno vitali nella vostra permanenza all'Istituto Butterfly, letteralmente vitali. >>
Rispose MonoPhox, ridacchiando tra se e se.

<< Cosa vorresti dire con "vitali"? >>
Gli domandò Kenta, non comprendendo il significato di quelle parole.

<< I PhoxPads non solo contengono tutte le informazioni di dominio pubblico degli altri partecipanti al Killing Game, ma hanno anche le mappe dei piani disponibili, per ora avrete a disposizione solamente la mappa del piano terra in cui ci troviamo ora che verrà aggiornata se e quando necessario, i dettagli di ogni singolo caso, e le regole del gioco. >>
Spiegò il direttore.

<< Inoltre, sono gli unici modi che avete per entrare nelle vostre stanze. Quindi assicuratevi di non perderlo, perché non ve ne consegnerò uno nuovo. >>
Aggiunse subito dopo.


<< Mister MonoPhox... Potrei fare una domanda? >>
Chiese Yamato, sollevando una mano.

<< Dica pure, Mister Okamoto. >>
Rispose MonoPhox.

Il giovane maggiordomo continuò a toccare lo schermo del suo personale PhoxPad, con una espressione preoccupata in volto.

<< Queste regole... Cosa accadrebbe se non dovessimo seguirle? >>
Gli domandò.
Quella domanda fece esplodere MonoPhox in una grassa e genuina risata.

<< Oh ma è chiaro, Mister Okamoto. >>
Gli rispose.

<< Una punizione esemplare, ovviamente. >>
Aggiunse subito dopo.


https://youtu.be/L40-v4aPhLQ?si=YTW3Y4rJN5ekHXxL


Marika, in preda al terrore, fece una domanda alla quale probabilmente non avrebbe mai voluto avere risposta.

<< Cosa significa... Punizione? >>


Il volto di MonoPhox sembrò distorcersi in preda a una estasi contorta e malsana.
In qualche modo, tutti i presenti all'interno di quella stanza riuscirono a comprendere quanto piacere e soddisfazione quella situazione gli portasse senza che MonoPhox lo dicesse.

<< Che domanda stupida, Miss Watabe... Una punizione è una semplice esecuzione, che altro potrebbe essere? >>
Bastò quella parola a far esplodere Marika in lacrime.


<< E-Esecuzione?! >>
Esclamò Kaori, impallidendo.

<< Non puoi! Non- Non è giusto! >>
Continuò, conscia del fatto che le sue parole non avrebbero mai raggiunto quel maniacale mostro.

<< Di cosa parla, Miss Amami? E' giustissimo; in ogni gioco devono esserci regole da seguire! Altrimenti, di che gioco si tratterebbe? >>
Le rispose, ridacchiando.

<< Inoltre... >>
Aggiunse subito dopo, allargando le sue zampe verso l'esterno.
Con la sua voce profonda e minacciosa, il Direttore ricordò rapidamente ai suoi studenti che ruolo avessero in quella situazione.


<< Ricordate che voi non siete altro che carne da macello il cui unico scopo è quello di divertirci. >>
Disse loro.

<< Siete alla nostra mercé, siamo noi che decidiamo se vivete o meno. Opporvi è inutile, non seguire le regole è una condanna a morte. Quindi l'unica opzione che avete a disposizione è quella di seguire alla lettera le regole che sono scritte nei PhoxPads che vi abbiamo consegnato, altrimenti... Heh...Hehehe... Hehehahahahahahahhaha >>
Improvvisamente, quella demonica creatura esplose in una risata maniacale e terrificante che fece congelare il sangue nelle vene di tutti gli studenti.


<< Ammazzatevi l'uno con l'altro! Tagliatevi le gole! Affogate chi vi sta sulle palle! Fulminate qualcuno! Fatelo spiaccicare nel terreno, strappategli la lingua o gli arti! Le opzioni sono infinite! Divertitevi, date sfogo alla vostra creatività! >>
Esclamò MonoPhox subito dopo.


<< Questa sarà la vostra vita, dopotutto. E, per molti di voi... Questa sarà la vostra tomba. >>
Continuò subito dopo.



<< Quindi non esitate... Date pure il peggio di voi, miei "carissimi" Ultimates... Hehe... Hehehe... Kukukukuahahaha! >>


Non appena disse quelle parole, MonoPhox scomparve nel nulla esattamente come apparve, lasciandosi alle spalle sedici ultimates in preda alla confusione e al panico più totale.

[Music-Stop]



Non riuscendo ancora a credere di essere finita nell'inferno da cui provò a scappare, Sora allungò istintivamente una mano per afferrare il PhoxPad ai suoi piedi.
A prima vista sembrò un semplice tablet, e non appena lo toccò lo schermo s'illuminò d'azzurro.


< Nessuna connessione a internet... Non sembra essere nemmeno in grado di fare chiamate... Ovviamente. >
Pensò la ragazza, esplorando rapidamente quell'oggetto e le sue funzionalità.

Quindi lesse rapidamente il nome delle uniche applicazioni a cui aveva accesso:

-Mappa: gli altri piani completamente inaccessibili, fu solamente in grado di vedere il layout del piano terra in cui si trovavano in quel momento 
-ID Card: un ID usabile una sola volta per sbloccare una delle stanze da letto e registrarla come propria. A prima vista, le sembrò inutile.
-Elenco Ultimate: una lista degli Ultimates con brevi descrizioni dei loro talenti e personalità.
-Chat: un sistema per chattare con gli altri Ultimates
-Regole: la lista delle regole del gioco.
-??? : una opzione non ancora accessibile.

< Non c'è molto di utile... >
Pensò la ragazza.

Sospirando, aprì finalmente la sezione delle regole.


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Qui si conclude l'ottavo capitolo, alla prossima!


Bonus, regole del Killing Game:

1-  "Gli studenti possono dormire solamente all'interno delle loro stanze. Addormentarsi da qualche altra parte è proibito e potrebbe essere punito.
2- "Nighttime" comincia alle 10 PM (10 di sera) e si conclude alle 7AM (7 del mattino). Durante questo periodo, alcune aree diventeranno off-limits.
3- Con restrizioni minime, gli studenti sono liberi di esplorare l'Istituto Butterfly a loro discrezione.
4- La violenza fisica contro MonoPhox è severamente vietata e sarà punita in maniera esemplare.
5- La violenza fisica tra studenti è severamente vietata, a meno che non sia fatta con l'intenzione di uccidere.
6- Danneggiare la proprietà scolastica è proibito e potrebbe essere punito. In caso di omicidio, questa regola potrebbe non essere applicata.
7- Dopo un omicidio, il Killer sarà conosciuto con il nome di "Blackened" e potrà lasciare l'Istituto Butterfly se non sarà scoperto.
8- Dopo ogni investigazione si svolgerà un "Class Trial" nel quale gli studenti dovranno discutere su chi sia stato a commettere il crimine. La partecipazione è obbligatoria per tutti gli
studenti ancora in vita.
9- Se il "Blackened" sarà indicato correttamente come colpevole alla conclusione del Class Trial, allora verrà giustiziato. In caso contrario, sarà libero di lasciare l'Istituto Butterfly e il resto dei partecipanti del Killing Game verranno giustiziati.
10- L'Handbook "PhoxPad" è unico nel suo genere e personale; perciò perderlo non è consigliato. Prestarlo ad altri studenti non è permesso, inoltre è l'unico modo per accedere alle stanze personali tramite un ID registrato al primo ingresso. Il PhoxPad non verrà sostituito con uno nuovo, in caso di rottura o smarrimento; quindi prestate molta attenzione.
11- Per evitare stragi, ogni "Blackened" ha il permesso di uccidere al massimo due vittime. MonoPhox si assicurerà che questa regola venga seguita in ogni singolo caso.
12- Provare a entrare dentro stanze chiuse od off-limit è vietato, e può essere punito da MonoPhox a sua discrezione.
13- Il Killing Game continuerà fino a quando rimarranno in vita due studenti o meno, a meno che il "Mastermind" non venga identificato prima.
14- MonoPhox non interferirà mai durante il Killing Game per ferire i suoi partecipanti, a meno che delle regole non siano state violate. Quindi, MonoPhox non potrà mai diventare un "Blackened".
15- In caso ci siano vittime di due o più killer, solamente la prima vittima identificata vedrà il suo killer diventare il "Blackened" del caso.
16- Il "Body Discovery Announcement" sarà mandato in onda ogni volta che tre o più studenti che non hanno assistito al crimine troveranno un corpo.
17- MonoPhox può aggiungere, modificare o rimuovere regole a sua discrezione.

 

 

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Capitolo 9
*** Prologo - Terrore all'Istituto Butterfly (Parte 9) ***


Prologo: Terrore all'Istituto Butterfly (Parte 9)

 



NB: In questo capitolo sono inseriti link a video di youtube contenenti musiche dei vari "Danganronpa" che ho immaginato stare bene nelle scene seguenti.
Se volete, potete aprire suddetti link e lasciare la musica in sottofondo in loop finché non inserisco un nuovo link o vi stanca. La scelta è vostra.
NB2: Tutte le musiche appartengono al creatore originale, Masafumi Takada, e la storia di "Danganronpa" è proprietà della Spike Chunsoft. Non possiedo alcun diritto sull'opera o le sue musiche, che sto usando per creare un "Fangan" senza scopo di lucro.




https://youtu.be/OuqyqojL1v8?si=k0LZje8NiwqWGdrE


Non appena MonoPhox scomparve nel nulla, un terrificante silenzio prese improvvisamente il suo posto.


"E, per molti di voi, questa sarà la vostra tomba."


Quelle parole li spaventarono più di qualsiasi altra minaccia che quell'assurdo organizzatore avrebbe potuto fare.
Un Killing Game dal quale non sarebbero riusciti a scappare, se non avessero seguito le sue regole... Regole che giocavano contro di loro, create con l'unico scopo di farli soffrire il più a lungo possibile.


Tra tutti i presenti, furono in pochi ad avere il coraggio di leggere ogni singola regola che trovarono all'interno del PhoxPad. Perfino Touma, che continuò a urlare dal terrore fino a pochi istanti prima, cadde in un profondo e terrorizzato silenzio, perso tra i suoi pensieri e le sue preoccupazioni.



<< Sembrerebbe che le nostre preoccupazioni fossero fondate, dopotutto... >>
Parlò Akira, rompendo finalmente il silenzio agghiacciante che cadde all'interno della palestra dopo la scomparsa di MonoPhox.

Alcuni posarono  i loro occhi tremanti sul Giornalista, molti altri invece rimasero immobili a crogiolare nella loro disperazione.

<< Volevo discutere con tutti su qualcosa... Ma non credo che questo sia il momento giusto per farlo. >>
Continuò subito dopo, tirando successivamente un profondo sospiro.
Con uno sguardo preoccupato, l'ultimate prese ancora una volta il suo taccuino scrivendoci sopra qualcosa.


<< Moriremo tutti... >>
Furono le parole di Touma che, ridendo tra se e se con disperazione, mostrò a tutti uno sguardo devastato e terrorizzato.

<< A cosa serve... Discutere...Di cosa dovremo discutere? >>
Domandò subito dopo.


<< Touma! Non possiamo arrenderci in questo modo! >>
Esclamò Kenji con furore, attirando l'attenzione dell'Ultimate Game Developer su di se.

<< Dobbiamo restare speranzosi, non possiamo arrenderci alla disperazione che MonoPhox vuole farci provare! Usciremo da questa situazione tutti insieme! >>
Le parole del poliziotto non raggiunsero il suo compagno.
Anzi, quelle parole non fecero altro che far esplodere l'Ultimate che provò a consolare in una rabbia ancora più feroce e disperata.

<< Non farmi ridere, cazzo! >>
Ruggì il ragazzo, alzandosi di scatto in piedi e stringendo un pugno verso Kenji.

<< Tu e la tua maledetta speranza! Non c'è nulla da sperare! >>
Esclamò.

<< Siamo chiusi qui dentro, senza via d'uscita, alla mercé di un gioco che non abbiamo la minima speranza di sconfiggere! >>
Continuò, afferrandosi i capelli e abbassando lo sguardo verso il terreno, tremando, mentre lacrime cominciarono a rigargli il volto.

<< Siamo spawnati al livello uno, davanti al boss finale del gioco... Non abbiamo speranza... Non c'è via d'uscita... Moriremo uno dopo l'altro a ripetizione, è questo quello che ci aspetta! >>


Kenji raggiunse il suo compagno, quindi poggiò rapidamente una mano sulla spalla di Touma.
Il giovane ragazzo provò a indietreggiare, ma il poliziotto non gli permise di farlo.

<< Usciremo da qui tutti insieme. E' una promessa, non permetterò che nessuno di noi muoia. >>
Gli disse.
In lacrime, Touma cominciò a singhiozzare.

<< Come vorresti fare...? Non hai nemmeno un'arma...! Non voglio morire... Non me lo merito, non ho fatto nulla di male! >>
Rispose il ragazzo.
Con un forte strattone Touma riuscì a liberarsi dalla presa di Kenji che inutilmente provò a farlo calmare.
Quindi Touma corse via dall'Auditorium, lasciandosi tutti alle spalle e fuggendo da qualche parte per restare da solo.


Aggrottando le sopracciglia, Alexander strinse con forza i pugni e cominciò a digrignare i denti.
Poi, Marika attirò la sua attenzione.

<< Mister Xander... Staremo bene, vero? >>
Gli domandò, tremando.

Con una espressione sorpresa, Alexander esitò.
Poi evitò lo sguardo della giovane ragazza, sospirando.

<< Come avresti intenzione di farci uscire da qui, Kenji? >>
Domandò al poliziotto.

<< Beh, se siamo qui dentro significa che c'è una entrata, no? >>
S'intromise Kenta.

<< Se c'è una entrata, c'è anche una uscita. Mi pare logico, no? >>
Continuò subito dopo, gongolando come se avesse risolto il mistero dell'istituto.


<< Oh, wow. Sei molto più stupido del previsto, hai battuto le mie aspettative. >>
Lo rimproverò Nanase, mettendosi apposto gli occhiali con due dita

<< Hey, non serve essere così scortese, regina di ghiaccio! >>
Esclamò l'alpinista, indicando l'ipnotista con un dito e mostrandole una espressione infastidita.

<< Se non riesci a comprendere il problema di ciò che hai appena detto senza che io te lo indichi, allora non ho bisogno di dirti altro. >>
Controbatté la giovane donna.

<< Tornando al discorso precedente, Kenji Ogawa, vorrei chiederti anche io in che modo avresti intenzione di farci uscire. Se sei così sicuro delle tue parole, o sei completamente pazzo oppure hai un piano in mente. >>
Aggiunse subito dopo Nanase, rivolgendo la sua attenzione sul poliziotto.


<< La Future Foundation, i miei compagni, sono sicuramente sulle nostre tracce. >>
Rispose rapidamente il poliziotto, indicando la sua stessa divisa.

<< Si, lo hai già detto. >>
Disse tra se e se Haruo, ascoltando quella discussione in disparte.

<< Ci troveranno di sicuro. Ne sono convinto. Dobbiamo solamente resistere fino a quando arriveranno in nostro soccorso. >>
Nanase non sembrò convinta delle parole del poliziotto.
Fissandolo intensamente con uno sguardo sospettoso, la giovane donna si chiuse tra i suoi pensieri, quasi come se stesse valutando se fosse giusto, o meno, dire quello che stesse pensando.


<< Perdonate la mia interruzione. >>
Disse Akira, prendendo ancora una volta parte alla discussione.

<< Sia chiaro che non sia mia intenzione far speculazioni, ma ci terrei a sottolineare il fatto che non possiamo fidarci delle nostre memorie. >>
Le parole del giornalista inizialmente colsero la gran parte dei presenti alla sprovvista.

<< Cosa vorresti dire? >>
Gli domandò Ryoko, pallida in volto.

<< C'è qualcosa che non va nelle nostre memorie? >>
Aggiunse subito dopo.


<< Più di qualcosa, in verità. >>
Disse Sora, prendendo parte alla discussione e cogliendo Asuka e Yamato alla sprovvista.

<< Per prima cosa, le memorie inerenti i precedenti Killing Games, e i loro partecipanti, sono state completamente rimosse. >>
Spiegò la ragazza.

<< Secondo punto; non abbiamo ricordi di come siamo finiti qui. Questo significa che non abbiamo idea di quanto tempo sia trascorso dall'ultima cosa che ricordiamo, e oggi. Potrebbe essere passato un giorno, magari mesi; anni. Non abbiamo nemmeno specchi a disposizione per vedere se ci sono differenze fisiche evidenti nei nostri corpi. >>
Continuò subito dopo.


Akira cominciò istericamente ad annotare qualcosa nel suo taccuino con occhi spalancati, fissi su Sora mentre brillavano di luce propria.

<< Oh, oh! Decisamente! >>
Esclamò, in preda all'euforia.


Portandosi una mano sul mento, Yamato si unì alla discussione.

<< Quindi, Miss Sora, quello che vorresti dire è... Che molto tempo potrebbe essere passato, prima del nostro risveglio, e che le cose fuori da qui potrebbero essere cambiate radicalmente? >>
Davanti a quella domanda, Sora annuì.


<< Assurdo... Non voglio credere che sia possibile... >>
Borbottò Hotaru, impallidendo.


<< Sono felice di vedere ci sia qualcun altro con della materia grigia funzionante, in mezzo a noi. >>
Disse Nanase, sorridendo.

<< Concordo con ciò che ha detto Sora Mochizuki. >>
Aggiunse subito dopo, schiarendosi la voce.

<< Potrebbe essere passato molto tempo. La tua carissima Future Foundation potrebbe non esistere più, Kenji Ogawa. Non possiamo affidarci ciecamente alle parole di un folle che non ha idea di cosa sia accaduto ai suoi compagni, dobbiamo agire in base a ciò che sappiamo, non teorie e supposizioni. >>
Le parole dell'ipnotista non andarono giù al poliziotto che, digrignando i denti, finalmente decise di passare all'offensiva.

<< Mi rifiuto di credere al fatto che la Future Foundation sia caduta! >>
Esclamò.

<< Non abbiamo prove però che sia ancora intatta... >>
Controbatté Kaori, sospirando.

<< Considerando che siamo stati rapiti e che siamo finiti in un Killing Game... E' possibile invece... >>
Continuò subito dopo, senza finire quella frase.


L'ultimate Policeman sembrò andare finalmente nel panico.
Sudando freddo e pallido in volto, il giovane cominciò a balbettare.

<< N- Non possiamo a-arrenderci in questo modo! >>
Esclamò.

<< Abbiate fiducia in me e i miei compagni! La Future Foundation non può essere caduta! Non riuscite a comprendere che, pensando così negativamente, state facendo esattamente ciò che MonoPhox vuole?! Dobbiamo lavorare insieme per sopravvivere a questa situazione! >>



Finalmente, Haruo sbuffò.
Con una espressione infastidita richiamò su di se l'attenzione di Kenji.

<< E' questo tutto quello che hai da dire? Seriamente? >>
Gli domandò, con tono frustrato.

<< Mi sembri un disco incantato. Parli solo della Future Foundation e di come dovremmo avere speranza in un gruppo del quale non abbiamo alcuna informazione, al momento. Vuoi farci brancolare nel buio, aspettando che accada un miracolo? >>
Domandò l'Ultimate Lucky Student.


<< Cosa c'è di sbagliato in voi?! >>
Esclamò Kenji, perdendo la pazienza davanti a modi di pensare che non riusciva a comprendere.

<< Pensate davvero che disperarvi in questo modo sia la scelta corretta da fare?! >>
Ruggì.

<< Tsk. Da quando essere realisti significa "disperarsi"? >>
Controbatté Haruo, sbuffando.

<< Dobbiamo restare positivi. Dobbiamo lavorare insieme, non discutere in questo modo e spargere terrore e dubbi tra noi! >>
Esclamò il poliziotto.

<< Sono d'accordo con Kenji. >>
Alexander si unì alla discussione.

<< Capisco cosa vogliate dire, ma non sarebbe più opportuno pensare al migliore dei casi e lavorare insieme per cercare una soluzione? >>
Domandò subito dopo.

Toccandosi gli occhiali con un dito, Nanase posò la sua attenzione su Alexander, mostrandogli uno sguardo annoiato.

<< Se volete vivere in una illusione, per me va benissimo. Ma io sono una persona che guarda ai fatti. >>
Controbatté la giovane donna.

<< Piuttosto che credere a una bugia che vuole tenermi al sicuro, preferisco la realtà cruda dei fatti che però mi permette di analizzare in che genere di situazione mi trovo. >>
Continuò subito dopo.

<< E i fatti della nostra situazione parlano chiaro. >>
Continuò subito dopo.


<< Chiunque ci ha rapiti, sta replicando un Killing Game seguendo lo stesso pattern di quelli creati dal Team Danganronpa, durante l'Ultimate Hunt, esattamente come fece Junko Enoshima durante il Disastro. >>
Disse la donna.

<< Le nostre memorie sono state intaccate. Alcune parti sono sparite nel nulla, altre potrebbero anche essere state manipolate. >>
Continuò, fissando i presenti uno a uno con uno sguardo sospettoso.

<< Perdonate se sono così schietta: ma, in questo momento, non posso fidarmi di nessuno di voi. Le vostre potrebbero essere identità fasulle che non possiamo confermare. >>
Quelle parole bastarono a far scendere un velo di diffidenza tra tutti i partecipanti.

Uno a uno, tutti si guardarono l'uno con l'altro, incerti se ciò che sapevano sulla persona al loro fianco fosse effettivamente vera, o meno.


Furioso, Kenji si mosse verso Nanase, fermandosi a pochi passi da lei e afferrandola per le spalle.

<< Nanase! >>
Esclamò il giovane poliziotto, mentre l'ipnotista lo fissò dritto negli occhi senza mostrare la benché minima preoccupazione.

<< Dobbiamo lavorare insieme! Non dire cose che non fanno altro che peggiorare la situazione! >>
Le disse.


Sospirando, la giovane donna l'obbligò a lasciar andare la presa, per poi incrociare le braccia davanti al petto.

<< "Lavorare insieme"? Perdonami, ma non ho alcuna intenzione di fare una cosa del genere. >>
Rivelò la donna, cogliendo il poliziotto, e la gran parte dei presenti, alla sprovvista.

<< Cosa vuoi dire, Nanase...? >>
Le domandò Marika, pallida in volto.

<< Non hai intenzione di fare del male a qualcuno... Vero? >>
Le domandò, terrorizzata.


Nanase scosse il capo.

<< Assolutamente no. Non è ciò che intendevo. >>
Rispose la giovane ipnotista.


<< Non ho intenzione di essere vostra amica. Ciononostante, non ho nemmeno intenzione di inimicarmi nessuno di voi. >>
Aggiunse subito dopo.

<< Se i miei talenti dovessero essere utili a chiunque di voi, sarò ben lieta di aiutare in qualunque modo rientri nelle mie capacità. Sarò disponibile in qualunque momento, per qualunque cosa. >>
Continuò.


Digrignando i denti, Kenji ruggì.

<< Quindi perché?! >>


Fu Misako a rispondere alla sua domanda.

<< Perché essere amici, in questa situazione, non può portare a nulla di buono. >>
Furono le parole della survivalista.


<< In che modo...? >>
Gli domandò il poliziotto, con una espressione incredula stampata in volto.

<< In che modo aiutarsi a vicenda in questa situazione non può portare a nulla di buono?! >>
Esclamò.


Senza esitazione, Misako rispose alla sua domanda.

<< Giocare a fare gli amici... Significa solo riporre la tua fiducia nelle persone intorno a te, senza sapere a cosa stanno effettivamente pensando. >>
Spiegò.

<< Ed è quando abbiamo abbassato la guardia che la speranza finalmente viene a meno. Quelli che credevamo fossero i nostri "amici"... Ci pugnalano alle spalle trasformandoci in un corpo privo di vita. >>



Kenji non accettò le parole dei suoi compagni.
Stringendo i pugni, un po' dalla rabbia e un po' dalla disperazione, controbatté ancora una volta alle loro parole.

<< Siamo Ultimates... Dovremmo essere di esempio per tutti, dovremmo lavorare insieme per migliorare il mondo che ci circonda...!  Non- Non dubitare l'uno dell'altro e seguire le regole di questo maledetto Killing Game! >>
Esclamò Kenji.


Al suo urlo di disperazione, però, seguì quello furioso di Haruo che, fino a quel momento, ascoltò quella discussione senza prenderne attivamente parte.

<< Oh, ma non farmi ridere! >>
Esclamò lo studente fortunato.

<< E' tutto qui quello che hai da dire?! Vuoi che seguiamo davvero il tuo consiglio?! >>
Disse, attirando l'attenzione dei presenti su di se.

<< Loro lo hanno detto in maniera più gentile, ma lascia che te lo dica in un modo che anche tu possa comprendere. >>
Ringhiò l'Ultimate Lucky Student, separandosi dal muro su cui rimase appoggiato fino a quell'istante e dirigendosi verso Kenji con un passo pesante e minaccioso.



<< Ciò che vuoi, non succederà. >>
Disse Haruo.

<< La Future Foundation potrebbe non venire in nostro soccorso. Giocare a fare gli amici non farà altro se non renderci vulnerabili. Ci fideremo inevitabilmente di qualcuno di non dovremmo fidarci, ritrovandoci con un coltello in gola. >>
Continuò, mentre Kenji lo fissò in silenzio con uno sguardo terrorizzato.

<< La tua stupida positività... La tua inutile speranza, io non ho intenzione di seguirla. >>

<< E chiunque abbia un cervello funzionante dovrebbe fare la stessa cosa. >>
Aggiunse, dando poi le spalle ai presenti e dirigendosi verso l'uscita.


<< I Killing Games esistono per un motivo: causare disperazione, ed essere trasmessi come se fossero perversi show televisivi! >>
Disse il ragazzo, stringendo i pugni dalla rabbia.



<< Kenji... Credi che "essendo Ultimates" riusciremo a risolvere questa situazione... Ma non è così. >>
Ringhiò il ragazzo.

<< Proprio perché siamo Ultimates... Questa sarà la nostra condanna. >>
Gli disse, cogliendo il poliziotto completamente alla sprovvista.

<< Gli Ultimates danno più importanza alla loro vita rispetto a quella delle altre persone. Gli Ultimates possono cambiare la società. Possono elevarla. Per noi, la nostra stessa vita è la cosa più importante, molto più importante di quella di una persona comune. >>

<< Per questo, davanti a questa disperazione... Noi Ultimates reagiamo con molta più violenza e irrazionalità di una persona normale. >>

<< Siamo qui proprio perché siamo Ultimates. Essere "Ultimates" non può portare niente di buono. >>
Concluse, posando il suo sguardo distaccato sui presenti in quella stanza.




<< Volete un consiglio privo di filtri e onesto? Se volete davvero opporvi a questo gioco disgustoso, la cosa migliore che potete fare è seguire l'esempio di Touma: rinchiudetevi nella vostra stanza, chiudetela a chiave, e uscite solamente per mangiare. Meno interagite con gli altri partecipanti, meglio sarà. >>
Aggiunse poi, allontanandosi finalmente dai presenti.

<< Un Killing Game noioso da guardare, non ha motivo di esistere. >>
Dicendo quelle parole, Haruo fu la seconda persona a lasciare l'Auditorium.




Dopo quelle parole, un silenzio pesante e cupo prese il posto del dibattito acceso che quegli Ultimate ebbero in quei minuti.
Nonostante fossero in pochi ad aver preso parte a quella discussione, quei pochi bastarono a evidenziare tutti i pensieri dei presenti.

Molti decisero di stare in silenzio per paura.
Alcuni, perché i loro pensieri e dubbi furono messi in luce da altre persone.

Un'aria piena di diffidenza, però, cadde in mezzo ai partecipanti.
Chi prima, chi dopo, lentamente tutti gli Ultimates lasciarono la stanza senza proferire più neanche una singola parola.


Sora fu l'ultima ad andare via.
Persa tra i suoi pensieri, continuò a rimuginare su ciò che venne portato a galla non solo durante la discussione, ma anche alle parole di MonoPhox.

In quella situazione, non aveva idea se il pericolo più grande sarebbe stato il Giudice del Killing Game... O i suoi stessi compagni.
Voleva fidarsi di loro... Ciononostante, le parole di Haruo e Nanase riecheggiarono nella sua mente così tanto da mandare in frantumi i suoi desideri e aspettative.


"Questa situazione è fuori di testa..."
Pensò la ragazza, in piedi da sola nel mezzo di quella stanza deserta.


Rinchiusi in un istituto mortale, in un luogo sconosciuto dal quale non sapevano se ci fosse o meno una via d'uscita.
Nelle mani di qualcuno che voleva solamente vederli distruggersi a vicenda, che aveva le loro vite in mano come un burattinaio con i suoi burattini.

Avevano una chance di vittoria?
Avevano una chance per sopravvivere?
Perfino le regole che sembravano invogliare un gioco "bilanciato" e "giusto", avevano una scappatoia...

La regola numero 17: "MonoPhox può rimuovere, aggiungere o modificare regole a suo piacimento".
In quel gioco, nulla era giusto.
In qualunque momento quella situazione sarebbe potuta scappar loro di mano.


Sedici Ultimates rinchiusi... Un gioco mortale... Una mascotte che voleva solamente farli soffrire... Regole ingiuste... E amici che potevano trasformarsi in nemici da un momento all'altro.
La realtà dei fatti colpì Sora in pieno come un treno i cui freni non funzionavano: il vero terrore del gioco malsano a cui presero parte, la paura causata da quella situazione che li avrebbe inevitabilmente messi gli uni contro gli altri. Obbligati a temere per la loro stessa vita in ogni singolo momento, in caso che la persona al loro fianco non avesse veramente in mente di liberarsi di loro. La paura di non essere mai al sicuro, indifferentemente da cosa stessero facendo...

Quella era la trappola di MonoPhox.
Quella sarebbe stata la sua vita, per un arco di tempo indeterminato.
Ciò da cui Sora provò inutilmente a scappare... Finalmente la raggiunse, strappandola con forza dalla vita tranquilla che avrebbe voluto vivere.


< Mamma... Papà... >
Pensò la ragazza, trattenendo a stento le lacrime.

< Aiutatemi... >



https://youtu.be/DSdjacXO9yE?si=pIu3EQE8AxRGcnQX


Un nuovo Killing Game, ha finalmente inizio.



Terrore all'Istituto Butterfly; Prologo : Conclusione.
Ultimates restanti: 16.
Ultimates Deceduti: O


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Qui si conclude il nono "capitolo" e, con essa, il Prologo di questo nuovo racconto! Grazie di avermi seguito e alla prossima con l'inizio del primo vero capitolo!



 

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Capitolo 10
*** Capitolo 1-1: Una Singola Bugia in questo Sconosciuto Mondo Oscuro ***


Capitolo 1-1: Una Singola Bugia in questo Sconosciuto Mondo Oscuro



 

NB: In questo capitolo sono inseriti link a video di youtube contenenti musiche dei vari "Danganronpa" che ho immaginato stare bene nelle scene seguenti.
Se volete, potete aprire suddetti link e lasciare la musica in sottofondo in loop finché non inserisco un nuovo link o vi stanca. La scelta è vostra.
NB2: Tutte le musiche appartengono al creatore originale, Masafumi Takada, e la storia di "Danganronpa" è proprietà della Spike Chunsoft. Non possiedo alcun diritto sull'opera o le sue musiche, che sto usando per creare un "Fangan" senza scopo di lucro.



https://youtu.be/qo2s7WCdH8g?si=3OFEZBbQ5Z0572KN



Non so per quanto tempo rimasi li, immobile, persa nelle mie preoccupazioni, pensieri e ipotesi, esattamente... Quando finalmente realizzai di essere rimasta da sola, all'interno dell'Auditorium, l'unica cosa che fui in grado di fare fu guardarmi intorno completamente spaesata, quasi come se per un istante avessi scordato completamente in che genere di situazione mi trovassi.

Per quanto avessi voluto, non fu così.
Tirai un profondo respiro, sperando inutilmente che sarebbe bastato a calmarmi.
Tutti gli altri erano ormai andati via e restare li, da sola, non mi fece per nulla rilassare.


Con ancora in mente le parole di Haruo, Akira, Nanase, Kenji e MonoPhox cominciai la mia lenta marcia verso quella che sarebbe diventata la mia stanza per quello che, a quel tempo, speravo sarebbe stato al massimo qualche giorno.
Seguendo la mappa del PhoxPad arrivai finalmente ai dormitori. Sedici stanze disposte una dopo l'altra lungo un corridoio che dava alle scale del piano superiore, bloccato da sbarre in ferro che non saremmo riusciti a spostare nemmeno a cannonate.



NB: Sora e Asuka si sono svegliate all'interno della "Clase". Gli altri studenti, invece, sparsi nelle altre stanze (eccetto quelle da letto).


La gran parte degli altri Ultimates avevano già scelto le loro stanze... Altri, invece, non avevano ancora preso la loro decisione.
Le stanze libere avevano una luce verde sopra le loro porte, quelle occupate, invece, una luce rossa.

Mi avvicinai a una di quelle libere, quindi aprii lentamente la porta.

"Stanza registrata"
Disse una voce robotica, proveniente dal PhoxPad. Ci fu un rapido "beep", quindi la luce al di sopra della stanza passò dal verde ad un rosso fuoco.

"ID non più utilizzabile"
Disse ancora una volta quella voce, per poi scomparire nel nulla.


Non feci neanche caso a ciò che mi circondava.
Dopo aver chiuso la porta alle mie spalle ed essermi assicurata che fosse chiusa a chiave, mi lanciai sul letto davanti a me.
Sprofondai al suo interno, quasi come se fossi caduta dentro l'abisso.

La disperazione cominciò rapidamente a prendere il sopravvento, quindi afferrai il cuscino del letto e scoppiai in un pianto incontrollato che non fui in grado di controllare.


Provai in ogni modo a fuggire da quella situazione... Cambiare ogni cosa nella mia vita, non bastò a salvarmi da quell'inferno.
Haruo... Aveva ragione.

Essere un Ultimate, era una maledizione.


Non so per quanto tempo continuai a piangere, nascosta in mezzo alle lenzuola che quel perverso organizzatore ci regalò... So solo che non chiusi occhio, durante quella prima terrificante notte all'interno dell'Istituto Butterfly.


https://www.youtube.com/watch?v=86Ywp-TCN68


Fu quell'allarme a farmi tornare finalmente con i piedi per terra, dopo quella lunga notte insonne.
Sollevai in un istante la testa, posandola sull'angolo della stanza dove notai fosse appeso un grosso televisore scuro, su cui era ormai apparso il simbolo della Hope's Peak.

Pochi istanti dopo, l'espressione sorridente e terrificante di MonoPhox prese il suo posto, seduto su una sedia nera davanti a una scrivania, alle sue spalle schermi illuminati di cui non riuscii a riconoscere le immagini al loro interno.

<< Buon giorno, miei carissimi studenti! >>
Esclamò la volpe, con un tono calmo e pacato.

<< Sono ormai le 7AM, e "Nighttime" è ufficialmente concluso. Tempo di alzarsi! >>
Continuò quel suo annuncio mattutino.

<< Questo è il primo di tanti "Morning Announcements" che verranno messi in onda ogni giorno, alle 7 del mattino, per annunciare l'inizio della giornata, e alle 10 di sera, per annunciarne la sua conclusione. >>


https://youtu.be/pvXUPQDvpd4?si=-l263GDjpHeYPhkt


Non appena quell'annuncio si concluse, lo schermo all'interno della mia stanza tornò cupo come la pece, accompagnato da un silenzio terrificante e rotto solamente dai miei respiri.
Non c'era nemmeno un orologio, in giro.
Quantomeno fui in grado di verificare che ore fossero, considerando l'assenza di finestre.
Non avevo alcun modo di verificare se ciò che MonoPhox avesse detto fosse, o meno, vero.

Il mio orologio biologico non mostrò alcuna intenzione di volermi aiutare, forse anche a causa dell'apparente notte insonne che trascorsi, attaccata al mio cuscino ormai completamente umido.
Sperai di svegliarmi e scoprire che quello del giorno prima non fosse altro se non un terribile incubo, ma la realtà non fu così gentile nei miei confronti. Non so in quale modo riuscii a controllarmi dal scoppiare in lacrime per la seconda volta, ma fui in grado di rialzarmi dal letto senza perdere il controllo di me stessa.

Sospirai, realizzando che avrei dovuto ascoltare gli annunci mattutini e serali di MonoPhox per un arco di tempo indeterminato... Che quella, volente o nolente, sarebbe stata la mia nuova vita.
Quella semplice idea bastò a terrorizzarmi.


Per non cadere ancora una volta vittima di quella disperazione, mi guardai intorno per realizzare finalmente cosa ci fosse all'interno della mia stanza.
La esplorai da capo a fondo, scoprendo che ci fossero le necessità di base per vivere decentemente.

Un letto sorprendentemente comodo, un bagno piccolo ma armato di ogni necessità e una doccia.
Una piccola scrivania, con una sedia in legno, e un armadio in qualche modo ricolmo di vestiti completamente identici a quelli che indossavo.

<< Questo si che è strano... >>
Dissi tra me e me.


"Se volete sopravvivere a questo Killing Game, rinchiudetevi nella vostra stanza e non uscite per nessun motivo."
Le parole di Haruo avevano senso.
Quei giochi malsani esistevano per essere trasmessi a qualcuno, e rendere quel gioco noioso era decisamente la strategia migliore a cui avessero potuto pensare, in quel momento.
Ciononostante era palese che una cosa del genere non sarebbe mai successa. Al massimo, lei stessa sarebbe riuscita a resistere per qualche giorno, all'interno di quella silenziosa e completamente noiosa stanza.
Senza nessuno stimolo o interazione sociale, avrebbe rapidamente perso la sanità mentale. 


<< Ew. >>
Esclamai improvvisamente.

<< Devo farmi una doccia prima di uscire... Altrimenti rischierei di uccidere qualcuno, con questa puzza. >>


Approfittando dei servizi che MonoPhox "gentilmente" decise di fornirci, gettai i miei vestiti nel pavimento per poi lanciarmi all'interno della doccia.
Sperai che, in qualche modo, l'acqua calda riuscisse a sciogliere anche le preoccupazioni che continuarono ad affliggermi.


Sfortunatamente, non fu così.
Dopo aver preso dei vestiti nuovi dall'armadio, mi vestii rapidamente aiutandomi con lo specchio davanti a me.


Improvvisamente, realizzai che all'interno dell'armadio ci fosse uno specchio. 
Ricordando le parole di Akira, lasciai andare ogni cosa che avevo in mano, quindi fissai intensamente l'immagine davanti a me alla ricerca di qualsiasi differenza con le mie memorie.


Niente.
I miei capelli erano ancora viola, quindi non poteva essere passato molto tempo dal mio rapimento. 
O, per lo meno, così sarebbe dovuto essere. Nonostante non notai nessun'altra differenza, non fui in grado di nascondere le mie preoccupazioni.

Dopotutto, le nostre memorie potevano comunque essere state alterate, e non è che tingere i capelli di qualcuno fosse una impresa difficile da compiere.

Sospirando chiusi le due ante dell'armadio, realizzando che se MonoPhox avesse lasciato quegli specchi così in bella vista, era altamente probabile che dai nostri aspetti fisici non saremmo riusciti a trarre nessuna conclusione.

Afferrai il PhoxPad che lasciai sul comodino a fianco del mio letto, quindi notai che ci fossero delle notifiche.
Aprii una chat, realizzando che qualcuno mi avesse messaggiato poco dopo l'annuncio mattutino.


7:05 Asuka: "Buon giorno Sora... Dormito bene?"
7:06 Asuka: "Io non sono riuscita a chiudere occhio... Hahha..."


Inizialmente, non seppi cosa risponderle.


7:31 Sora: "Buon giorno, Asuka."
7:31 Sora: "Non ho dormito bene nemmeno io."

La risposta dell'arciera non si fece attendere.

7:32 Asuka: "Ah capisco... Non sei ancora andata a fare colazione?"
7:32 Sora: "No, ho fatto una doccia subito dopo l'annuncio di MonoPhox."
7:33 Asuka: "Oh. Orrendo vero? ahah"
7:34 Asuka: "Hai intenzione di andare a mangiare qualcosa?"
7:34 Sora: "Credo di si. Dopotutto, ieri non abbiamo cenato."
7:34 Asuka: "Posso accompagnarti? Non voglio andare da sola mi spaventa un po'..."
7:35 Sora: "Ok."
7:35 Asuka: "Perfetto, ti aspetto fuori allora!"


<< ... >>
Fu la mia unica reazione, davanti a quella serie di messaggi.

<< Forse avrei dovuto dirle di no... >>
Dissi a me stessa, realizzando che probabilmente avrei fatto meglio a restare per i fatti miei, considerando il mio stato mentale e fisico.



Non appena cominciai a dirigermi verso la porta della mia stanza, qualcuno suonò il campanello.
Mi avvicinai quindi all'uscita, realizzando di poter guardare all'esterno grazie a un piccolo spioncino.

Era Asuka.

Sospirando, quindi, aprii lentamente la porta e la giovane arciera mi diede il buon giorno con un grosso ed energetico sorriso.
Non so se stesse nascondendo anche lei le sue preoccupazioni o se fosse veramente così solare di suo.

<< Buon giorno, Sora! >>
Esclamò, non appena mi vide.
Non credo che la mia risposta fu altrettanto energetica.

<< Toglierei il "buon". >>
Fu la mia unica risposta, chiudendo la porta alle mie spalle, realizzando che si chiudesse automaticamente.

Quindi Asuka si avvicinò alla mia stanza, appoggiando lo schermo del suo PhoxPad sulla porta e cogliendomi completamente alla sprovvista.

"ID non valido"
Disse la voce robotica.

<< Huh. >>
Esclamò Asuka, con un tono sorpreso.

<< Suppongo che le regole non stessero mentendo. Possiamo aprire solamente le nostre stanze, con il nostro PhoxPad. >>
Poi si voltò verso di me, chiedendomi di avvicinare il mio PhoxPad alla porta della mia stanza.

Feci come mi disse, quindi sentimmo un rapido "beep", e la porta della mia stanza si aprì.


<< Buono a sapersi. >>
Dissi, richiudendo ancora una volta la porta alle mie spalle.


Insieme ad Asuka ci dirigemmo verso la cucina, seguendo la mappa che MonoPhox ci fornì. 

<< Anche la tua stanza era piena di vestiti uguali a quelli che avevi quando ti sei svegliata, Sora? >>
Mi domandò l'arciera, ad un certo punto.

<< Si. >>
Le risposi, senza distogliere lo sguardo dai corridoi.
In ogni angolo notai tre o quattro telecamere, con più televisori appesi nei muri. Non c'era angolo in cui non avessimo gli occhi di MonoPhox puntati su di noi, forse nemmeno in bagno.

<< Non sei di molte parole... >>
Sentii dire dalla giovane ragazza.


https://youtu.be/t7rlos2PiRQ?si=aVRmdQbRhMYqQ5yB


Quando raggiungemmo la cucina, notai che al suo interno ci fossero tutti gli altri Ultimates. All'inizio rimasi sorpresa dal fatto che si fossero presentati tutti, ma da li a poco avrei realizzato il motivo dietro quella improvvisa e inaspettata riunione.
Nei loro volti vidi una singola espressione: disperazione.

Seduti quasi tutti distanti gli uni dagli altri intorno ad un lungo tavolo bianco sul quale si trovavano delle scodelle di latte, tè, caffè e biscotti di vario tipo.


<< Chi ha preparato le colazioni...? >>
Domandai, fissando gli altri ultimates uno per volta.

<< E' stato MonoPhox. >>
Disse Chloe Laurent.
L'aria all'interno della stanza era terrificante. Potevo sentire il terrore e diffidenza della gran parte dei presenti semplicemente fissandoli negli occhi.


<< L'idea di mangiare qualcosa fatta da lui non mi rende proprio felice, se devo essere onesta. >>
Ringhiò Misako Ueno, con le braccia conserte davanti al petto.

<< Chi può assicurarci che non sia avvelenata...? >>
Disse Touma, pallido in volto, allontanando il cibo da se.

<< Non credi che, se avesse voluto ucciderci, MonoPhox avrebbe usato metodi più efficaci del "provare ad avvelenarci tutti con del latte"? >>
Domandò Kenta, grattandosi il mento e fissando il tavolo con uno sguardo confuso.

<< Considerando che viene da te, una deduzione piuttosto sorprendente. >>
Gli rispose Nanase, con un tono gelido.

<< Se non l'ha fatto lui, potrebbe essere stato qualcun altro...! >>
Aggiunse ancora una volta Touma.

<< Touma! >>
Lo rimproverò Kenji, fissandolo con una espressione minacciosa.
Touma evitò lo sguardo del poliziotto, sobbalzando.


In quell'istante lo schermo nero all'interno della stanza s'illuminò, rivelando la figura di MonoPhox che ben presto cominciò a parlarci.

<< Studenti, vi assicuro che il cibo davanti a voi è completamente sicuro ed edibile. >>
Spiegò l'organizzatore, nonostante le sue parole non bastarono a convincere tutti.

<< Ciononostante, se non avete intenzione di mangiare per me non c'è alcun problema. Anzi, lo troverei abbastanza divertente. >>
Continuò.

<< Per chi non dovesse fidarsi dei miei pasti, potete prendere i materiali dal retro della cucina e prepararveli da soli; non m'interessa molto, onestamente. >>
Disse.

<< Ogni giorno la cucina sarà riempita di nuovo di cibo, quindi non preoccupatevi e mangiate pure quello che preferite. >>
Non appena disse quelle parole, lo schermo si fece ancora una volta nero.


Chi prima, chi dopo, lentamente quasi tutti decidemmo di assaggiare il cibo preparato da MonoPhox.
Nonostante non fosse tra i migliori, per lo meno non ci avvelenò.


<< Ew, questo tè è terrificante. >>
Disse Kaori, dopo aver bevuto la sua colazione.

<< Mi manca quello che prendevo a Londra insieme a mio fratello... >>
Borbottò subito dopo.


Accompagnato da un carrello in metallo che trovò all'interno della stanza, Yamato le prese la tazzina vuota dopo averle chiesto se avesse finito.
Poi, attirando l'attenzione di tutti i presenti su di se, ci domandò se fossimo contrari al permettergli di preparare le colazioni per noi, ogni mattina.

Alcuni sembrarono scettici, altri lo accusarono di voler avvelenare i pasti.
Ciononostante, quando Kaori e Chloe decisero di correre in suo soccorso, offrendosi di preparare le colazioni insieme a lui anche per "tenersi sott'occhio gli uni con gli altri", nessuno ebbe più alcuna obiezione.

Dopo colazione, prima che gli Ultimates potessero tutti andare per la loro strada ed esplorare il piano terra per conto loro, o in piccoli gruppi, Akira attirò l'attenzione di tutti su se stesso, rivelando di avere qualcosa di cui volesse parlare con tutti i partecipanti.


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Fine del primo capitolo, grazie di avermi seguito e alla prossima! :D



Bonus:

Sora Mochizuki, Character Bio:

Sora nacque in una famiglia da sempre legata allo spazio, suo cugino è Kaito Momota, "Luminary of the Stars", l'Ultimate Astronaut. Amante dei corpi celesti, Sora mostrò fin da piccola un profondo interesse verso l'astrologia e i corpi celesti, nonostante molti la considerassero un "mucchio di cose inventate" o idiozie. Grazie alle sue inusuali e stupefacenti abilità di analisi, Sora riuscì ad analizzare i suoi interlocutori così precisamente da formulare predizioni che, nonostante non fossero corrette nel 100% dei casi, erano abbastanza accurate e precise da attirare perfino l'attenzione della Hope's Peak, che le offrì un posto all'interno del loro istituto con il titolo di "Ultimate Astrologist", dopo che la giovane rifiutò quello di "Ultimate Mentalist". Nonostante le sue capacità fuori dal comune, passò sempre in secondo piano nella sua famiglia, oscurata nell'ombra del cugino a cui piaceva essere sotto i riflettori molto più di lei. Riuscì a salvarsi dal Disastro per miracolo, avendo perso il pullman che quel giorno l'avrebbe portata all'Istituto perché si svegliò tardi.
Dopo il rapimento di Kaito durante l'Ultimate Hunt, Sora decise di cambiare identità e aspetto per provare a nascondersi dal Team Danganronpa e dai Killing Game.
Non bastò.



 

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Capitolo 11
*** Capitolo 1-2: Una Singola Bugia in questo Sconosciuto Mondo Oscuro ***


Capitolo 1-2: Una Singola Bugia in questo Sconosciuto Mondo Oscuro

 

NB: In questo capitolo sono inseriti link a video di youtube contenenti musiche dei vari "Danganronpa" che ho immaginato stare bene nelle scene seguenti.
Se volete, potete aprire suddetti link e lasciare la musica in sottofondo in loop finché non inserisco un nuovo link o vi stanca. La scelta è vostra.
NB2: Tutte le musiche appartengono al creatore originale, Masafumi Takada, e la storia di "Danganronpa" è proprietà della Spike Chunsoft. Non possiedo alcun diritto sull'opera o le sue musiche, che sto usando per creare un "Fangan" senza scopo di lucro.





Tutti posammo le nostre attenzioni su Akira, quando disse di avere qualcosa di cui volesse parlare. Alcuni lo fissarono con sguardi infastiditi, altri con espressioni imploranti quasi come se stessero aspettando che rivelasse di aver trovato una via d'uscita.
Sfortunatamente per loro, non fu così.

Lo fissai mentre ci ringraziò per aver preso parte a quella riunione senza riuscire a capire di cosa stesse parlando.
Asuka, notando sicuramente l'espressione sorpresa nel mio volto, mi disse che Akira avesse creato la notte prima una chat di gruppo con tutti gli altri Ultimates, chiedendoci di prendere parte a una riunione la mattina seguente, durante la colazione.
Confusa dalle parole di Asuka afferrai il mio PhoxPad mentre Akira continuò a parlare, realizzando rapidamente che, effettivamente, ci fossero delle notifiche provenienti da un'altra chat che non notai prima.


<< Suppongo che tutti abbiate notato gli specchi nelle nostre stanze, corretto? >>
Domandò il ragazzo, tirando fuori il suo taccuino, suppongo pronto a scrivere le nostre risposte.
Quasi tutti i presenti annuirono, alcuni però rivelarono di non aver avuto alcuna voglia di esplorare le loro stanze.

La domanda che seguì fu ovvia.

<< Avete notato differenze fisiche che vadano in conflitto con le vostre memorie? >>


Nessuno diede una risposta soddisfacente.
Esattamente come nel mio caso, l'aspetto fisico nelle memorie degli altri Ultimates era perfettamente uguale a quello che videro riflesso negli specchi all'interno delle loro stanze.
Con una espressione un po' delusa, Akira annotò qualcosa sul suo taccuino, poi posò ancora una volta il suo sguardo su di noi.


<< Allora, se non vi dispiace... Potrei fare un breve riassunto di quali siano le mie memorie? In questo modo, potremmo verificare se ci sono incongruenze tra noi. >>
Aggiunse subito dopo.
Ci guardammo gli uni con gli altri, un po' confusi e un po' sospettosi, ma nessuno rifiutò l'offerta del giornalista.
Nonostante fosse possibile che fossero tutte state alterate, per lo meno era un modo per verificare se ci fossero differenze evidenti tra le memorie di ciascuno di noi.


NB; ciò che segue è un breve riassunto della storia di "Danganronpa", a grandi linee ed evitando di scendere nei dettagli dell'Anime/Giochi, per chi non sapesse ancora di cosa si tratti.


https://youtu.be/EF8lbBkfW8A?si=WVGwIZglY56Hj0oI


Hope's Peak.
L'istituto più famoso in tutto il mondo, dove era possibile trovare la speranza che avrebbe guidato le varie nazioni verso un futuro brillante e prospero.
Una scuola che ospitava l'élite dell'élite mondiale: gli Ultimates. Questi Ultimates possedevano abilità fuori dal comune che li separavano dal resto della popolazione, rendendoli comparabili a celebrità di fama mondiale. Vi erano pochissimi modi per entrare a far parte della Hope's Peak: pagando somme di denaro immense, essendo quindi ammessi nel Dipartimento di Riserva, formato quasi nella sua interezza da persone normali, tramite lotteria (solitamente limitata all'Ultimate Lucky Student) o tramite raccomandazione da parte dell'istituto stesso, una volta che aveva individuato giovani con potenziale.

Sarebbe dovuto essere il simbolo perfetto mondiale... Ma non fu così.
Bastarono due giovani ragazze a distruggere completamente l'istituto, e mandare il mondo in rovina.

Junko Enoshima e sua sorellastra, Mukuro Ikusaba, un membro del pericoloso gruppo di mercenari conosciuto come "Fenrir"; anche loro due Ultimates, rispettivamente la "Ultimate Fashonista" e l' "Ultimate Soldier".
Junko Enoshima era una giovane ragazza completamente annoiata dal mondo che la circondava, con abilità che le permettevano di comprendere e manipolare ogni situazione intorno a se con una facilità sorprendente.
Questa, però, non era la sua unica unicità... La giovane era anche vittima di una profonda disperazione, l'unica cosa che riusciva a darle emozioni e farla sentire viva.
La Disperazione era la sua unica ragione di vita.
Usando ricatti e le sue abilità d'investigazione, la giovane riuscì a scoprire segreti che la Hope's Peak avrebbe preferito tenere nascosti, causando un effetto a "palla di neve" che si concluse con la caduta della Hope's Peak... E il suicidio di massa del Dipartimento di Riserva durante quello che venne ricordato come "il Disastro", "la Tragedia" o "il più grande e terribile evento nella storia umana".

Tramite manipolazioni e ricatti, la giovane fu in grado di usare altri Ultimates per raggiungere i suoi terrificanti scopi, spargendo la sua Disperazione in tutto il mondo.
Il suo piano raggiunse il culmine durante il Killing Game che organizzò all'interno della Hope's Peak, coinvolgendo la sua stessa classe, i suoi stessi compagni con i quali trascorse anni della sua vita, che si rinchiusero al suo interno per fuggire dalla disperazione che infettò il mondo esterno.
Cancellò le loro memorie e li obbligò a partecipare a un gioco mortale dove la gran parte di loro perse la vita, un gioco che si concluse con la sua disfatta per mano di Makoto Naegi, l'Ultimate Lucky Student... O, per meglio dire, l'Ultimate Hope.

Dopo la sconfitta di Junko, i sopravvissuti del suo Killing Game si unirono alla Future Foundation, il cui compito fu quello di rimettere il mondo in piedi e distruggere completamente la Disperazione che quella ragazza fu in grado di spargere per tutto il globo.


https://youtu.be/Iw6UUYqMAUE?si=JsSOtBgQhDSDsYof


Le nostre memorie combaciavano.
Ciò che Akira disse era identico a ciò che anche io ricordavo, di quegli eventi, e gli altri confermarono che fosse così anche per loro.


Nonostante non ricordassimo i nomi dei partecipanti di quel Killing Game, o dei seguenti, sapevamo che quelle memorie fossero veritiere... O, per lo meno, che non avessimo ricordi discordanti su quegli avvenimenti.


<< La Future Foundation si mise all'opera per risolvere la situazione. Fu proprio durante quel periodo che i miei genitori si unirono alla loro causa. >>
Aggiunse Kenji.

Ringhiando tra se e se, il giovane poliziotto strinse i pugni dalla rabbia.

<< Se non fosse stato per il Team Danganronpa e l'Ultimate Hunt... Tutto si sarebbe già risolto e noi non saremmo qui! >>
Esclamò.


<< "Team Danganronpa"... "Ultimate Hunt"... Cosa vi ricordate di questi? >>
Domandò Hotaru.

<< Team Danganronpa: un gruppo di terroristi composto principalmente da persone "normali", seguaci di Junko Enoshima: i cosiddetti "Remnants of Despair". >>
Risposi alla sua domanda, attirando l'attenzione dei presenti su di me.

<< Usando i loro numeri e operando nell'ombra, riuscirono a rapire molti Ultimates in giro per il mondo, obbligandoli a partecipare a giochi mortali simili a quello organizzato da Junko Enoshima alla Hope's Peak. La Future Foundation ha distrutto molte delle loro basi operative, ma il loro numero non sembra diminuire. >>
Continuai.
Notai, con la coda dell'occhio, Akira annuire e annotare qualcosa nel suo taccuino.


Nessuno dei presenti disse nulla, quindi continuai a parlare conscia del fatto che ciò che stessi dicendo coincidesse con ciò che anche loro sapevano.


<< "Ultimate Hunt"... E' il nome della caccia agli Ultimates organizzata dal Team Danganronpa; e, probabilmente, è il motivo per cui ci troviamo qui. >>
Conclusi subito dopo, sospirando.



<< Bene... Fin'ora le nostre memorie coincidono perfettamente. >>
Disse Misako, unendosi al dibattito.

<< Quindi... Di cosa stiamo discutendo, allora? >>
Domandò Kenta, con un tono confuso.

<< Suppongo Akira voglia vedere se ci sia qualche buco nelle nostre memorie? >>
Gli rispose Kaori, con una espressione preoccupata.
Poi portandosi una mano davanti al mento, abbassò lo sguardo.

<< O, per lo meno... Qualche incongruenza? >>
Aggiunse subito dopo.


<< Questo è completamente inutile! >>
Esclamò Touma, innervosito dalla discussione.

<< Ci hanno già cancellato dei ricordi! Cosa vi fa pensare che non abbiano potuto alterare il resto? >>
Domandò subito dopo, battendo i piedi per terra.

<< E' una supposizione corretta. >>
Intervenne Haruo, appoggiando le parole di Touma.

<< Non possiamo decisamente ignorare questa possibilità, ma discutere di ciò che ricordiamo non può decisamente giocare contro di noi, o sbaglio? >>
Gli domandò subito dopo.
Davanti a quella domanda, Touma non fu in grado di controbattere.
Ringhiando, abbassò lo sguardo e rimase in silenzio.


<< Oh, non dovete preoccuparvi di questo. >>
Intervenne il giornalista, attirando l'attenzione di tutti noi ancora una volta su di se.

<< Non credo che le nostre memorie siano state alterate fino a quel punto. >>
Ci disse.
Quelle parole però sembrarono confondere molti dei partecipanti.

<< Come fai a esserne così sicuro, Akira? >>
Fu la domanda di Alexander.


<< Mister Akira, se non le dispiace vorrei sapere anche io come fa a essere così sicuro di questa sua affermazione. >>
Aggiunse Yamato, posando il suo sguardo incuriosito sul giornalista.


Per qualche istante Akira rimase in silenzio a fissarci.
Poi, schiarendosi la voce, riprese finalmente a parlare.

<< Consideratelo pure il "sesto senso di un giornalista", se preferite. >>
Spiegò l'ultimate.

<< Nelle nostre memorie ci sono già dei buchi. Se fossero state totalmente fabbricate, e quindi se fossero tutte false, che motivo ci sarebbe di farci dubitare della loro veridicità mettendo delle falle artificiali? >>
Ci domandò.

<< Se le nostre memorie fossero totalmente fasulle, logica vuole che non dovrebbe esserci alcuna falla. Altrimenti, come stiamo facendo ora, ci sarebbe il rischio di farci dubitare se siano o meno veritiere. >>
Aggiunse subito dopo.

<< Per questo motivo, sono convinto che le nostre memorie non siano state fabbricate... Ma solamente alterate. >>
Concluse subito dopo.
Non tutti sembrarono convinto dalle parole del giornalista, ciononostante nessuno degli scettici sembrò voler esternare dubbi o controbattere.
Forse perché sapevano di non poterlo sconfiggere in un dibattito.
Oppure, semplicemente, perché discutere di supposizioni non li avrebbe portati da nessuna parte.


[Music - Stop ]


Dopo quella breve ma intensa riunione, decidemmo di dividerci in vari gruppi per esplorare il piano terra, secondo la mappa che ci venne fornita, dell'Istituto Butterfly.
Ripensandoci, che razza di nome sarebbe "Istituto Butterfly"? Chi mai chiamerebbe una scuola con il nome di "farfalla"?

Le persone con cui finii in gruppo, e cominciai l'investigazione, durante quel primo giorno furono le seguenti:

Asuka Otsuka, Ultimate Archer.
Yamato Okamoto, Ultimate Butler.
Kenji Ogawa, Ultimate Policeman.
Misako Ueno, Ultimate Survivalist.


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Qui si conclude la seconda parte del primo capitolo, grazie di avermi seguito e alla prossima!

Bonus:

Asuka Otsuka, Character Bio:
Asuka è una giovane ragazza molto abile nell'arte del Kyudo, comparabile al tiro dell'arco occidentale. Si allenò fin da giovane età insieme a suo nonno Keisuke Otsuka, campione mondiale di Kyudo. Grazie agli insegnamenti di Keisuke, e alle sue abilità innate con l'arco, Asuka cominciò rapidamente a scalare le classifiche giapponesi diventando una degna succeditrice di suo nonno ad appena sedici anni, dove vinse il suo primo campionato mondiale attirando anche l'attenzione della Hope's Peak; venne quindi reclutata dall'istituto che le offrì il titolo di "Ultimate Archer".
Asuka tiene molto alla sua famiglia, specialmente al Nonno: infatti, quando la Tragedia colpì il Giappone, la giovane ragazza si trovava in India per una competizione accompagnata dalla madre. Non riuscì a prendervi parte, a causa della disperazione provata nel non riuscire a mettersi in contatto con il nonno.
Da piccola andò alla Shiranui Highscool, dove incontrò altri Ultimates molto famosi come Peko Pekoyama e Sakura Ogami.




 

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Capitolo 12
*** Capitolo 1-3: Una Singola Bugia in questo Sconosciuto Mondo Oscuro ***


Capitolo 1-3: Una Singola Bugia in questo Sconosciuto Mondo Oscuro

 

NB: In questo capitolo sono inseriti link a video di youtube contenenti musiche dei vari "Danganronpa" che ho immaginato stare bene nelle scene seguenti.
Se volete, potete aprire suddetti link e lasciare la musica in sottofondo in loop finché non inserisco un nuovo link o vi stanca. La scelta è vostra.
NB2: Tutte le musiche appartengono al creatore originale, Masafumi Takada, e la storia di "Danganronpa" è proprietà della Spike Chunsoft. Non possiedo alcun diritto sull'opera o le sue musiche, che sto usando per creare un "Fangan" senza scopo di lucro.


https://www.youtube.com/watch?v=ncYEjxBw_7g




Dopo esserci divisi in gruppi, ci spargemmo in giro per tutto l'Istituto Butterfly con l'intenzione di esplorare quel piano terra da cima a fondo alla ricerca non solo di una possibile via d'uscita, ma anche di qualunque indizio che potesse aiutarci a risolvere il mistero dentro il quale ci eravamo sfortunatamente ritrovati.

Insieme ad Asuka, Kenji, Misako e Yamato, esplorammo per tutta quella mattina la cucina da capo a fondo, senza però trovare nulla di utile.


<< Ugh... >>
Sospirò con ferocia Asuka, sedendosi nel terreno per poi distendersi con lo sguardo rivolto sul soffitto.

<< Voglio andare a casa... Voglio vedere mio nonno... >>
Borbottò subito dopo.


Inizialmente non riuscii a convincere me stessa se fosse opportuno o meno interagire con lei. In quel momento, l'unica cosa che volevo fare era crollare da qualche parte per recuperare le ore di sonno perse.
Ciononostante, non penso sarebbe stato molto cortese o utile, in quel momento, crollare dalla stanchezza.
In quella situazione, aiutare Asuka a distrarsi da ciò in cui eravamo finiti era il minimo che potessi fare.



<< Chi sarebbe tuo nonno? >>  
Le domandai, sedendomi sul bordo del tavolo su cui facemmo colazione poche ore prima, mentre la giovane arciera si sedette sul terreno, sospirando, con uno sguardo preoccupato ma allo stesso tempo pieno di speranza e amore.

<< Mio nonno si chiama Keisuke. E' solamente grazie a lui se sono diventata così brava nell'arte del Kyudo! >>
Esclamò subito dopo, sollevando finalmente il suo sguardo su di me e fissandomi con una espressione determinata e orgogliosa.

Riconoscendo quel nome, mi portai l'indice davanti alle labbra.

<< Mh.. Quel nome mi suona familiare... Il campione mondiale di Kyudo? Proprio quel Keisuke Otsuka? >>
Le domandai.
Asuka annuì, piena di orgoglio ed euforia.

<< Mia madre e mio padre sono sempre stati lontani da casa, essendo uomini d'affari... Quindi spesso e volentieri mi lasciavano a casa di mio nonno, che mi portava con se alle sue sessioni di allenamento e perfino ai suoi tornei per assistere. >>
Raccontò la ragazza.

<< Ed è stato proprio mentre lo guardavo che mi sono innamorata del Kyudo! >>
Esclamò, con occhi brillanti. Sembrava quasi che fossero diventati a forma di stella come nei cartoni animati.

Poi, però, la sua espressione si fece ancora una volta cupa, ed evitò il mio sguardo.


<< Spero... Spero solo che stia bene... >>
Borbottò con un tono debole e spaventato.

<< E' malato? >>
Le domandai, ricevendo una risposta negativa.

<< No... E' sano come un pesce, per la sua età, in verità... >>
Mi rispose, sospirando.

<< Quando accadde il Disastro... Mi trovavo in India per una competizione... Mio nonno, però, restò in Giappone. Grazie a quel viaggio mi salvai da quel terribile evento, ma non so se mio nonno sia riuscito a farlo... >>
In quell'istante vidi i suoi occhi diventare lucidi, questa volta però dalla tristezza e dalla preoccupazione.

<< Non ricordi cosa gli sia successo? >>
Anche a quella mia domanda ricevetti una risposta negativa.
Ovviamente, Asuka non aveva idea di cosa fosse successo al suo nonno. I nostri ricordi, dopotutto, erano stati alterati.
Chiunque ci avesse messo li dentro, avrebbe potuto usare quella informazione per obbligare Asuka a fare qualcosa di terribile... Non ebbi il coraggio di esternare questi miei pensieri.

<< Sono sicura che stia bene. >>
Le dissi.
Asuka non sembrò convinta delle mie parole, però... Forse anche perché io stessa non lo ero.

<< Lo spero... >>
Fu la sua unica risposta.


Dopo quella nostra breve ma intensa interazione, mi allontanai da Asuka non solo per lasciarle un po' di spazio, ma anche per vedere se il resto dei nostri compagni avessero trovato qualcosa.
Prima che potessi raggiungere qualcuno, però, fu Yamato a bloccarmi.

<< Ah, Miss Sora. >>
Mi disse, attirando la mia attenzione.

<< Hai trovato qualcosa, per caso, Yamato? >>
Gli domandai, ricevendo ancora una volta una risposta negativa alla quale avrei ben presto cominciato a fare l'abitudine.
Il giovane maggiordomo si guardò intorno per poi indicare le mura che ci circondavano.

<< Ho provato a picchiettare sui muri alla ricerca di qualche segno che possa indicare dei punti vuoti, o se ciò che ci circonda sia solamente qualcosa di simile ad un "set cinematografico". >>
Mi disse, sospirando.

<< Sfortunatamente, per lo meno in questa stanza, le mura sembrano essere perfettamente solide e fatte di cemento. Speravo di trovare qualche punto vuoto, da qualche parte, ma ahimè così non è stato. >>
Quelle sue parole però attirarono la mia curiosità.

<< Sei a conoscenza di come vengono costruiti gli edifici? >>
Gli domandai.

Yamato sembrò sorpreso dalla mia domanda, poi ridacchiò.

<< Mia cara Sora, prima di diventare un maggiordomo ho provato una miriade di lavori. L'edilizia è solamente una delle tante strade che ho intrapreso, prima di scegliere questa. >>
La sua risposta fu piuttosto sorprendente; non riuscendo a nascondere la mia curiosità gli domandai di darmi spiegazioni, una domanda che sembrò rendere il giovane maggiordomo molto felice.

<< Vedi, Miss Sora, non ho sempre avuto la passione per l'assistenza personale. >>
Mi disse, sorridendo.

<< In verità, provenendo da una famiglia molto ricca e prestigiosa, quella non sarebbe dovuta mai essere nemmeno una possibilità. Avrei potuto trascorrere la mia intera esistenza sulle spalle della fortuna creata dai miei genitori, senza dover sprecare neanche un minuto a lavorare. >>
Quelle sue parole mi colsero ancora di più alla sprovvista.
Nonostante avessi intuito che Yamato fosse diverso dalle persone normali come me, non avrei mai immaginato una cosa del genere. L'immagine delle persone ricche che avevo in testa era ben differente dal ragazzo giovane, cordiale e disponibile che avevo davanti.

<< Per quale motivo hai preso questa strada, allora? >>
Gli domandai.

<< Beh, semplicemente non era il modo in cui avevo intenzione di vivere. >>
Mi rispose.

<< Sono cresciuto in compagnia di una Tutor che mi ha insegnato ogni cosa che conosco. Inclusa l'arte del lavoro. >>
Continuò il ragazzo.

<< I miei genitori possiedono una grossa banca in Francia, e a causa dei loro molteplici impegni non potevano stare dietro a me, quindi pagarono questa donna per crescermi e insegnarmi qualunque cosa che potesse tornarmi utile quando avrei inevitabilmente ereditato la loro fortuna. >>
Per un istante, vidi il suo sorriso scomparire.
Poi, tornò come se niente fosse successo.

<< Quando mia madre si ammalò rimasi insieme a lei, accudendola insieme alla mia Tutor fino allo sfortunato giorno in cui ci lasciò. Meno di due anni dopo, quando compiei diciotto anni, decisi di lasciare la villa per andare a vivere da solo, lasciandomi alle spalle la fortuna di mio padre. >>
Raccontò.

<< Non c'è un singolo motivo per cui decisi di fare quella scelta. Molte ragioni, una sopra l'altra, mi fecero comprendere che vivere una vita piena di vizi e piaceri materiali, sfruttando il lavoro di qualcun altro, non era il modo in cui avevo intenzione di vivere. >>
Continuò.

<< Svolsi svariati lavori, alcuni molto pesanti come l'edilizia, alla ricerca di quello giusto. Ci misi molto tempo, non nego che in più occasioni pensai di tornare indietro e gettare la spugna... Ciononostante, la risposta arrivò il giorno in cui mi venne proposto di fare da maggiordomo per una donna molto ricca in Germania. Fu proprio li che incontrai la persona che mi fece comprendere che quella fosse la strada fatta per me. >>


<< Kirumi Tojo. Una giovane e incantevole ragazza che prestò le sue fantastiche doti in quella stessa villa, insieme a me, per un intero anno. >>
In quel momento un enorme sorriso pieno di ammirazione si fece largo nel volto di Yamato.

<< E' solamente opera sua se sono riuscito nel mio intento. Non posso negare che quando mi separai da lei provai una profonda tristezza, ma sapevo che con le sue doti quella giovane ragazza avrebbe raggiunto vette ben superiori alle mie, e non potei illudermi nel pensare che avrei potuto stare al suo passo. >>


Poi, portandosi una mano davanti al petto, Yamato fece un breve inchino.

<< Questa è la mia semplice e non movimentata storia. La storia di un giovane ragazzo alla disperata ricerca del suo posto nel mondo, una cosa relativamente comune ai giorni nostri, non credi Miss Sora? >>
Mi domandò subito dopo.

<< Non credo tu sia "comune", Yamato. >>
Le mie parole lo sorpresero. 

<< Avresti potuto vivere una vita agiata, priva di fatiche e problemi. Ben poche persone avrebbero il coraggio di lasciarsi tutto alle spalle per vivere una vita come la tua. >>
Sentendo le mie parole, l'espressione sorpresa nel volto di Yamato venne rapidamente sostituita da una sorridente e grata.

<< Miss Sora, prendo le tue parole come un gradito complimento. >>
Mi rispose, arrossendo leggermente.

<< Sfortunatamente, non ho idea di cosa sia successo a Kirumi dopo che ha lasciato la villa. Posso solo sperare che stia bene. Una domestica del suo livello è impossibile da trovare. >>
Aggiunse subito dopo, sospirando.



Dopo essermi allontanata da Yamato, dopo averlo salutato, decisi di provare a interagire con la ragazza che fin'ora si rivelò essere di ben poche persone.
Quando la raggiunsi, Misako posò il suo sguardo attento e prudente su di me, scansionandomi da capo a piedi con lo sguardo mentre continuò a fissarmi con le braccia conserte fino a quando aprì bocca.

<< Hey. Sei Misako Ueno, giusto? Non abbiamo avuto molte chance per interagire. >>
La salutai, allungando una mano verso di lei.
Replicando il mio gesto, Misako mi strinse la mano per poi ricambiare.

<< Preferisco stare per i fatti miei, quando possibile. Non sono una persona di molte parole, devi perdonarmi. >>
Mi rispose.

<< Hai trovato qualcosa? >>
Le domandai, ricevendo ancora una volta la stessa risposta.

<< Non molto. Le forniture di cibo non sono infinite, ma se quello che ha detto MonoPhox è vero allora il cibo non sarà un problema durante la nostra permanenza nell'istituto. >>
Mi disse.
Quelle parole, però, un po' mi spaventarono.
Le domandai se avesse davvero così poche speranze di trovare una via d'uscita.

<< Non userei il termine "poche speranze". >>
Mi rispose, abbassando finalmente le braccia e liberando il suo petto.

<< Logicamente parlando, dubito che il nostro rapitore sia così incompetente da aver lasciato delle vie d'uscita raggiungibili. Per questo non mi aspetto di trovare nulla, tutto qui. >>
Aggiunse subito dopo, portandosi una mano sul fianco.

<< Inoltre, se il cibo fosse avvelenato qualcuno avrebbe mostrato dei sintomi. Considerando che non è successo, posso affermare con sicurezza che MonoPhox non abbia mentito quando ha detto che il cibo fosse commestibile e sicuro. >>
Concluse.

<< Eri davvero così preoccupata per il cibo? >>
Le domandai.

Misako sembrò sorpresa dalla mia domanda.

<< Beh, è ovvio. Il cibo e l'acqua sono le principali fonti di energia che il nostro corpo richiede per sopravvivere. La qualità del cibo è indifferente, ma ciò che importa sempre è la quantità del quale il nostro organismo ha bisogno per non collassare. >>
Mi disse, senza perdere il suo sguardo attento e calcolatore.

<< Nonostante ci siano buone possibilità che il cibo nella nostra situazione attuale non si riveli essere un problema, consiglierei a tutti di portare nelle nostre stanze delle provviste per poter affrontare anche il caso peggiore. Non abbiamo frigoriferi nelle nostre stanze, ma il cibo in scatola può durare anche più di un anno, se conservati in un posto asciutto. >>
Davanti alle parole di Misako, per un attimo mi sentii spaesata.

Non avevo idea di cosa risponderle.
Ciononostante, il suo consiglio era decisamente valido.


<< Per un attimo mi ero quasi dimenticata tu fossi l'Ultimate Survivalist. >>
Le dissi, ridacchiando.


<< Perché hai preso questa strada, comunque? >>
Le domandai subito dopo.

<< Non ho una ragione in particolare, onestamente. >>
Mi rispose, portandosi una mano sul mento.

<< Provai molti lavori sia manuali che dietro una scrivania, ma non erano decisamente nel mio stile. >>
Continuò, portandosi ancora una volta una mano sul fianco.

<< Un giorno, scorrendo tra i canali della televisione, vidi il programma di un uomo che aveva come sfida quella di uscire dalla foresta dell'Amazzonia dopo essere sopravvissuto per una settimana. Mi sembrò interessante, quindi decisi di provare qualcosa del genere nella foresta vicino a casa mia. Ho semplicemente iniziato così. >>
Mi spiegò.

<< Con il passare del tempo ho affrontato sfide sempre più difficili, ed è stato così che la Hope's Peak mi ha notata e offerto un posto nella loro scuola. Non avendo motivo di rifiutare un titolo così prestigioso, accettai. >>
Concluse subito dopo.

<< Per questo motivo, indifferentemente dalla situazione in cui mi trovo, che sia una di sopravvivenza o nella vita di tutti i giorni, ormai tengo in considerazione qualsiasi possibilità per essere pronta a qualsiasi evenienza. >>


<< Hai qualche idea su come uscire da qui, allora? >>
Davanti a quella mia domanda, Misako esitò.

<< Ci sono alcune possibilità, ma non credo nessuna di queste sia fattibile. Purtroppo, ho paura che l'unica cosa che possiamo fare sia quella di aspettare. >>
Mi rispose, sospirando, dopo qualche istante di silenzio.

<< Credi qualcuno verrà a salvarci? >>
Le domandai.
Ancora una volta Misako esitò.

<< Dico solo di tenere a mente la possibilità che le cose vadano male prima che qualcuno possa venire in nostro soccorso. >>
Fu la sua unica risposta, prima di tornare a esplorare la cucina per conto suo, cadendo in un profondo e distaccato silenzio.




Realizzando che Misako non avesse alcuna intenzione di continuare quella nostra discussione, decisi quindi di dirigermi verso l'ultima persona che esplorò la cucina insieme a noi.
Kenji si trovava nel retro della cucina, dove sui muri erano appese una infinità di strumenti di cucina, da forchette classiche a giganteschi coltelli affilati.

Nel volto del poliziotto vidi una espressione preoccupata e pallida.
Sapevo perfettamente cosa gli stesse passando per la testa, in quel momento.


Quando mi notò sembrò sobbalzare per un attimo; poi, schiarendosi la gola, mi salutò.

<< Buon giorno, Sora. Come posso aiutarti? >>
Mi domandò.
Anche io, dopo essere entrata all'interno di quel ripostiglio, cominciai a guardarmi attorno.
Vi era una quantità smisurata di cibo: dalla carne a verdure, da pesci congelati a pizze da riscaldare.
Avevamo solamente l'imbarazzo della scelta.

<< Wow. Misako non scherzava, questo posto è davvero stracolmo di cibo. >>
Esclamai.

<< Concordo. Onestamente, sono un po' sconcertato. >>
Aggiunse Kenji.

<< Sfortunatamente, oltre al cibo ci sono anche tantissimi strumenti che potrebbero essere usati per... >>
Il giovane poliziotto non fu in grado di finire quella frase.

<< Ahh! >>
Esclamò.

<< No, non c'è nessun motivo per cui una cosa del genere debba accadere! Sono sicuro che Mister Makoto sia già sulle nostre tracce. >>
Continuò subito dopo.


<< Hai davvero molta fiducia in quel tipo, eh? >>
Gli domandai.
Kenji sorrise, poi toccò il simbolo della Future Foundation stampato sul suo petto.

<< La Future Foundation è un gruppo orgoglioso formato da persone che hanno messo in gioco la loro stessa vita per risolvere i danni causati da Junko Enoshima. >>
Spiegò il giovane.

<< Sono i miei compagni. Sono la mia famiglia. >>
Continuò, mentre uno sguardo deciso si fece rapidamente largo nel suo volto.

<< Non perderei mai fiducia in loro. >>


<< Questo Makoto... E' lo stesso Makoto che sconfisse Junko Enoshima, giusto? >>
Gli domandai, ricevendo una risposta positiva.

<< Corretto. >>
Mi rispose.

<< Ho molta fiducia in Mister Makoto. E' stato grazie a lui se il Disastro è stato sconfitto, ed è stato grazie al duro lavoro della Future Foundation se il mondo è tornato come era in precedenza. >>
Continuò.

<< I miei genitori... Si unirono alla causa della Future Foundation poco dopo la sua formazione. Misero a rischio le loro stesse vite per proteggere i sopravvissuti e combattere contro quei maledetti Monokuma. >>



<< I tuoi genitori? >>
Gli domandai.

<< Erano poliziotti, entrambi. Caddero durante il Disastro, proteggendo le vite delle altre persone con orgoglio e fierezza. >>
Mi rispose, toccandosi ancora una volta l'emblema che portava sul petto.

<< Questa divisa apparteneva a mia madre. Fu fatta a brandelli dai MonoKuma, ma grazie all'aiuto della Future Foundation, la ricostruirono. >>
Sentendo quelle parole non potei fare a meno di evitare il suo sguardo.

<< Me ne offrirono una nuova, ma rifiutai. Dovevo indossare la loro. >>


<< Giurai sul nome dei miei genitori che sarei riuscito in ciò in cui loro, non per inettitudine, fallirono. >>
Continuò. Sentii il suo sguardo deciso e fermo su di me.

<< E ora ho finalmente la possibilità di farlo. Farò ogni cosa in mio potere per assicurarmi la sicurezza di tutti voi, fosse l'ultima cosa che faccio. >>
Concluse subito dopo.


<< Credi che ci sia una via d'uscita? >>
Gli domandai.
Kenji esitò per un attimo.

<< Non posso negare che le chance siano basse, ma non è da me rifiutarmi di fare tutto il possibile. >>
Mi rispose.


<< Onestamente non riesco a capire per quale motivo i nostri compagni non siano d'accordo con me... >>
Sospirò poco dopo.

<< Sora, perdonami se chiedo il tuo parere così schiettamente: credi che io sia nel torto? >>
Mi domandò.
Quella domanda mi colse per un attimo impreparata, ma la risposta mi venne incredibilmente naturale.

<< No, non credo tu abbia torto Kenji. >>
Gli risposi.
Le mie parole però non sembrarono rassicurarlo.

<< Quindi... Perché? Per quale motivo non volevano cooperare? >>
Mi domandò, ancora una volta.


<< Non credo sia così semplice, Kenji. >>
Gli risposi. 
Ancora una volta sentii il suo sguardo su di me, questa volta però era più debole e spaventato.

<< Essendo un poliziotto dovresti sapere che la situazione in cui ci troviamo sia rischiosa. Non penso che nessuno di noi voglia farsi dei nemici, se potessimo credo che tutti noi preferiremmo lavorare di squadra. >>
Gli dissi.

<< Purtroppo... Non abbiamo idea di cosa potrebbe succedere. Ci conosciamo a malapena da un giorno, e non abbiamo idea di cosa stia veramente pensando la persona che ci troviamo davanti. Esporci troppo con la persona sbagliata potrebbe rivelarsi essere una condanna... Dovresti comprenderlo, Kenji. >>
Continuai, posando ancora una volta il mio sguardo sul poliziotto.

Era preoccupato, con gli occhi rivolti sul terreno e una espressione sconfitta.

<< Lo capisco... Proprio per questo penso che la scelta più giusta sia quella di lavorare insieme, non è solamente "speranza cieca" o ingenuità... Ma... Lo capisco. >>
Dopo aver detto quelle parole, Kenji mi diede le spalle cadendo in un profondo silenzio dal quale non mostrò alcuna intenzione di destarsi.


Durante il pomeriggio ci riunimmo ancora una volta con il resto dei nostri compagni per discutere su eventuali scoperte... Ma, ovviamente, ricevemmo la stessa risposta anche dal resto dei gruppi.

"Non abbiamo trovato nessuna via d'uscita."
Quel primo giorno si concluse con il morale di tutti a zero, quindi prima di separarci decidemmo i nuovi gruppi per esplorare nuove aree.


Il giorno dopo avrei dovuto esplorare il Gymnasium insieme ad Akira, Haruo, Nanase e Ryoko.


Seguendo il consiglio di Misako, presi una busta colma di cibo in scatola e la portai nella mia camera.

[Music - Stop]



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Qui si conclude il terzo capitolo del primo... Capitolo? La terza parte del primo capitolo!
Grazie di avermi seguito e alla prossima!


Bonus:

Kenji Ogawa, Character Bio:
Kenji è il figlio di due poliziotti membri della Future Foundation e decise di seguire le loro orme dopo il Disastro. Ha un codice morale degno di nota, detesta le ingiustizie e vuole sempre aiutare e proteggere il prossimo indifferentemente dalla loro situazione. Lavorò insieme a Kyoko Kirigiri per risolvere un caso nazionale, arrestando il criminale e rinchiudendolo dietro le sbarre grazie all'aiuto di suo padre. Notando il suo potenziale la Hope's Peak decise di prenderlo sotto la sua ala offrendogli il titolo di "Ultimate Policeman". 
Dopo il Disastro causato da Junko Enoshima, Kenji perse i suoi genitori per mano dei Remnants of Despair, quindi decise di unirsi alla Future Foundation per mettere la parola fine alla distruzione e disperazione causata dai fanatici di quella disperazione.


Misako Ueno, Character Bio:
Misako viaggiato molto in giro per il mondo, affrontando sfide di sopravvivenza di vario tipo in luoghi più o meno ostici, ricevendo una lettera di accettazione alla Hope's Peak per via dei suoi risultati, ricevendo il titolo di "Ultimate Survivalist". Non le piace parlare molto, e preferisce stare per i fatti suoi a meno che non sia strettamente necessario il contrario.
Ciononostante, la ragazza non possiede alcun ricordo di cosa sia accaduto successivamente al Disastro. Questo, però, ha preferito tenerselo per se.


Yamato Okamoto, Character Bio:
Yamato è nato in una famiglia molto ricca. I suoi genitori erano molto assenti nella sua gioventù, lasciandolo spesso e volentieri in compagnia di una Tutor. Dopo la morte della madre, un giovane Yamato lasciò la villa e rifiutò l'eredità del padre per andare alla ricerca di un lavoro che potesse appagarlo e permettergli di vivere per conto suo. Svolse svariati lavori alla ricerca di qualcosa che potesse soddisfarlo, fino a quando gli venne offerto di fare da maggiordomo nella villa di una donna molto ricca, in Germania. Non avendo nulla da perdere, Yamato accettò.
Sorprendentemente, realizzò che quel mestiere gli venisse estremamente naturale e, grazie all'aiuto di una giovane Kirumi Tojo, che gli fece da insegnante, diventò così abile in quel lavoro da attirare perfino l'attenzione della Hope's Peak, che gli offrì un posto tra le loro fila dandogli il titolo di "Ultimate Butler". Avendo finalmente trovato il suo scopo, Yamato accettò.



 

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Capitolo 13
*** Capitolo 1-4: Una Singola Bugia in questo Sconosciuto Mondo Oscuro ***


Capitolo 1-4: Una Singola Bugia in questo Sconosciuto Mondo Oscuro

 

NB: In questo capitolo sono inseriti link a video di youtube contenenti musiche dei vari "Danganronpa" che ho immaginato stare bene nelle scene seguenti.
Se volete, potete aprire suddetti link e lasciare la musica in sottofondo in loop finché non inserisco un nuovo link o vi stanca. La scelta è vostra.
NB2: Tutte le musiche appartengono al creatore originale, Masafumi Takada, e la storia di "Danganronpa" è proprietà della Spike Chunsoft. Non possiedo alcun diritto sull'opera o le sue musiche, che sto usando per creare un "Fangan" senza scopo di lucro.




https://www.youtube.com/watch?v=Qu5GIMiRKiw




Dopo essermi svegliata da un sonno profondo, recuperando le ore insonni del giorno precedente, mi alzai giusto in tempo per intercettare la sveglia mattutina di MonoPhox.
Per quanto detestassi quella sua voce, non posso non ammirare la dedizione di quell'animaletto infernale nel fare quegli annunci così precisi da spaccare il minuto.
Ciononostante lo ignorai in ogni modo possibile, decidendo di farmi una doccia veloce prima di andare a fare colazione.


Dopo una doccia calda indossai un nuovo paio di vestiti e lasciai quelli sporchi all'interno di un piccolo box nel bagno. Non avendo delle lavatrici, non avevo ancora idea di cosa fare con i vestiti vuoti. Sperai che, da qualche parte nell'istituto, prima o poi avremmo trovato un posto dove metterli a lavare, altrimenti avrebbero cominciato a puzzare e non avevo idea di come avrei dovuto sbarazzarmene.
Afferrai il PhoxPad e lo ispezionai da capo a fondo alla ricerca di qualsiasi messaggio, per evitare di fare lo stesso errore del giorno precedente, perdendo qualche chat.
Vidi solamente una chat.

7:21 Asuka: Ciao Asuka! Dormito bene, oggi?

Sospirai, rispondendo rapidamente al messaggio della mia compagna.

7:36 Sora: Ci sono riuscita, in qualche modo.
7: 38 Asuka: Mi fa piacere! Ti va di fare colazione insieme?
7:38 Sora: Ok.



Non appena lasciai la mia stanza, assicurandomi poi che la porta fosse chiusa, suonai il campanello della stanza di Asuka che non ci mise molto a farsi viva.
Insieme raggiungemmo la cucina, dove trovammo il resto dei nostri compagni ancora intenti a discutere tra loro e a mangiare. In distanza vidi Misako e Kenji, distaccati dal resto del gruppo, immersi in un qualche genere di discussione privata.


La mia attenzione però venne rapidamente attirata da dei deliziosi pancakes inzuppati in un miele color oro e, non riuscendo a trattenere l'emozione, presi un piatto e lo divorai come se fossero passati giorni dall'ultima volta che mangiai qualcosa.
Mi sembrò quasi di vedere il paradiso.


<< Sono... Sono deliziosi!? >>
Esclamai, senza nemmeno ingoiare i bocconi.

<< Mi fa piacere ti piacciano, Miss Sora. >>
Disse Yamato, dall'altro lato del lungo tavolo rettangolare imbandito di ogni ben di Dio, mentre ritirava alcuni piatti e vassoi vuoti in compagnia di Chloe che lo seguiva con un carrello in metallo.

<< E' una ricetta che ho imparato durante i miei viaggi a Londra, del quale sono piuttosto orgoglioso. Devo ringraziare Miss Chloe se sono riuscito a trovare tutti gli ingredienti. >>
Aggiunse subito dopo, sorridendo e toccando la spalla dell'Ultimate.

<< Ohohoh! En faire tout un fromage! Non ho fatto nulla di che, mio carissimo Yamato! Il merito è tutto tuo! >>
Ridacchiò Chloe, imbarazzata.


Dopo una colazione decisamente più saporita di quella del giorno precedente, mi unii al resto del gruppo con cui avrei dovuto esplorare il Gymnasium e ci dirigemmo li.


Il Gymnasium, o come lo chiamò Ryoko "la grossa palestra", era esattamente quello che chiunque si sarebbe aspettato.
C'erano molti attrezzi per allenarsi, materassi di svariati colori, tavoli per giocare a ping pong, palle da calcio, basket, baseball e mazze in legno.
Tapis roulant, manubri e chi più ne ha più ne metta.

Nonostante fosse tutto all'apparenza perfettamente ordinario, non fui in grado di nascondere le mie preoccupazioni nel vedere così tanti oggetti che qualunque malintenzionato avrebbe usato per fare del male a qualcuno.


Durante l'esplorazione, cadde un silenzio così profondo che fu possibile sentire i respiri di ogni singola persona all'interno di quell'enorme stanza.
Nessuno dei presenti sembrava avere alcuna intenzione di spendere tempo in chiacchiere con altre persone... Tranne una giovane ragazza.

Ryoko si avvicinò a me, un po' impacciata, schiarendosi la voce e salutandomi.

<< Hey, Sora! >>
Mi disse.

<< Gli altri non sembrano essere molto interessati a parlare... Ti dispiace se trascorressimo del tempo insieme? >>
Aggiunse, guardando il resto dei nostri compagni dalla distanza.
Realizzando che si sentisse sola, e sapendo che gli altri probabilmente non avessero intenzioni di sprecare tempo in discussioni con quella ragazza, decisi di trascorrere del tempo insieme a lei.



Ci sedemmo sopra dei materassi azzurri e cominciammo a parlare del più e del meno. 
Sapevo che le servisse qualcosa per distrarsi da quella situazione... E, onestamente, avrebbe aiutato anche me.


<< Ti piacciono gli animali, quindi? >>
Le domandai, sapendo perfettamente che la risposta sarebbe non solo stata positiva, ma l'avrebbe probabilmente aiutata a rompere il ghiaccio.

<< Si, assolutamente! Li adoro! >>
Esclamò la giovane Zookeeper, con occhi brillanti come stelle.

<< Sono così dolci e coccolosi, non so come farei senza di loro! >>
Continuò, abbracciandosi da sola come se stesse cercando di farlo con qualche animaletto.

<< Quale sarebbe il tuo animale preferito? >>
Le domandai.
La ragazza indicò una spilla a forma di coniglio che aveva attaccato sulla sua divisa.

<< Adoro i conigli! Sono così divertenti, stupidi e adorabili! >>
Mi rispose.

<< Il tuo animale preferito, invece? >>
Mi domandò subito dopo, con occhi brillanti e pieni di curiosità.


Rimasi in silenzio per qualche istante, facendo una lista mentale, poi finalmente le diedi la mia risposta.

<< Adoro i pinguini. >>
Le risposi.
Ryoko sembrò esplodere dall'estasi.

<< Sono così carini! Sono così soffici e morbidi, molta gente si sorprende e crede che non siano duri! >>
Mi disse.

<< Oh, lo sapevi che ai pinguini piace rimbalzare con la loro pancia sulle pietre? Si divertono anche a lanciarsi in mare da posti molto alti, sono abilissimi nuotatori! >>
Continuò.


In qualche modo, finimmo a parlare di pinguini per più tempo di quanto mi piacerebbe ammettere.


<< Ah... Scusami, mi sono lasciata andare! Non volevo bombardarti così tanto con fatti sui pinguini...! >>
Esclamò improvvisamente, diventando rossa in volto e nascondendosi dietro la sua uniforme da zookeeper.

<< Solitamente non parlo così tanto... >>


<< Non preoccuparti. Non sapevo che fossi a conoscenza di così tanti fatti sui pinguini, mi hai colta alla sprovvista, Ryoko. >>
Le dissi... Nonostante fossi stata messa un po' a disagio da tutte quelle informazioni su quegli uccelli incapaci al volo.

<< Parlare delle tue passioni non è un qualcosa di cui devi scusarti. E' ciò che ami, e ciò che sei. >>
Quando le dissi quelle parole, gli occhi di Ryoko s'illuminarono.
Forse, tra tutti gli Ultimate li dentro, ero stata la prima a dirle qualcosa del genere.
Ringraziandomi ripetutamente, Ryoko mi abbracciò intensamente e, ovviamente, ricambiai il gesto.


<< Quando hai deciso di diventare una zookeeper, esattamente? >>
Le chiesi poco dopo.
La giovane si portò un dito davanti al mento, e cominciò a riflettere in silenzio per qualche istante.

<< Onestamente, sapevo fin da piccola che avrei voluto intraprendere una strada che mi avrebbe messa in contatto con gli animali. Li adoro, sempre adorati. >>
Disse.

<< Ho capito che strada prendere quando ho incontrato quel ragazzo amante degli animali. >>
Aggiunse subito dopo.

<< Oh già. Quel Gundham Tanaka, giusto? >>
Le chiesi conferma, conscia del fatto che quel nome mi fosse stranamente familiare.

<< Cosa sai dirmi di quel tipo? >>
Le domandai subito dopo, approfittando di quella finestra per provare ad avere risposte.
Notai una espressione scioccata comparire nel volto della giovane ragazza, quando le feci quella domanda.

<< Io.. Uhm... >>
Balbettò.

<< Uh. Che strano... Non ricordo nulla di lui... >>
Continuò.

<< Ricordo... Mi disse che gli zoo fossero posti terribili per gli animali, che è il motivo per cui ho voluto lavorare li. In questo modo, avrei aiutato quelle povere creature in gabbia nel meglio delle mie possibilità! Gli animali mi adoravano esattamente quanto io adoravo loro, ed è stato questo ad attirare l'attenzione della Hope's Peak! >>
Aggiunse subito dopo, apparentemente non facendo molto caso al fatto che la figura di quella persona così importante nella sua vita fosse stranamente offuscata.


Dopo qualche minuto di chiacchierata senza alcun fine, mi lasciai Ryoko alle spalle per andare a parlare con qualcun altro, o riprendere l'esplorazione del Gymnasium.
Nonostante non fosse stupida, Ryoko era fin troppo spensierata e con la testa tra le nuvole. Sperai di essere l'unica ad aver notato questo suo difetto.



Quando raggiunsi l'altro capo del Gymnasium, mi fermai davanti ad alcuni macchinari con dei pesi.
Non essendo mai andata in palestra, non ebbi la benché minima idea del loro funzionamento, o nome.
Fu in quel momento che qualcuno mi colse completamente alla sprovvista, facendomi saltare dalla paura.


<< Ahhh! >>
Il mio urlo terrorizzato si riversò nell'intero Gymnasium, probabilmente attirando l'attenzione di tutti i presenti su di me.

<< Abbiamo una fifona, davanti a noi, signore e signori. >>
Ridacchiò Akira, apparentemente divertito dalla mia reazione.

<< Da dove sei uscito?! >>
Gli domandai, ancora in preda al panico dallo spavento che presi quando lo vidi sbucare dal nulla.

<< Sono arrivato qui nel Gymnasium con voi. >>
La sua risposta non fece altro che farmi infastidire ancora di più.

<< Ugh... Cosa ti serve, Akira? >>
Gli domandai, sospirando.

<< Mi stavo chiedendo se ti andasse una piccola intervista. >>
La sua risposta mi colse completamente alla sprovvista.
Non so per quanto tempo rimasi a fissare il ragazzo dai capelli arancioni.


<< Terra chiama Sora? >>
Domandò il giovane giornalista, poco dopo.

<< Cosa vorresti dire con "un'intervista"? >>
Questa volta, fu lui a fissarmi con una espressione confusa.

<< Parliamo lingue diverse? >>
Mi domandò, con un tono sarcastico.


<< No. Ok, va bene. Ma solo se anche tu rispondi alle domande che mi farai. >>
Quel mio ultimatum sembrò coglierlo alla sprovvista. Poi, sorridendo, annotò qualcosa sul suo taccuino.

<< Interessante. D'accordo. >>
Disse subito dopo.


Poi, con un gesto iperattivo, allungo la sua penna verso di me come se fosse un microfono.

<< Buon giorno, Miss Sora! Mi dica: dove è nata? >>
Fu la sua prima domanda.
Rapidamente, cominciai a rimpiangere di aver accettato di prendere parte a quella "intervista".


<< Tokyo. >>
La mia risposta fu rapida e secca.

<< Uh, una donna di poche parole, eh? >>
Disse subito dopo, annotando, probabilmente, la mia risposta sul suo taccuino.

<< Io, invece, sono nato in Germania. Mio padre è giapponese, nato ad Osaka, mia madre invece è di Brema. >>
Continuò subito dopo.

<< Quanti anni ha, Miss Sora? >>
Continuò con la sua intervista, senza esitazione.

<< Non darmi del lei, Akira... Abbiamo probabilmente la stessa età. >>
Fu la mia risposta, sospirando.
Il giovane però non disse nulla, continuando a farmi dei cenni con la sua penna, dicendomi senza parole di "dargli una risposta".

<< Sigh... Ho 23 anni. >>
Gli risposi.
Akira, ancora una volta, segnò la mia risposta nel suo taccuino.

<< Sono più vecchio di te, Sora. Io, invece, ne ho 25. >>
Rivelò il ragazzo, cogliendomi un po' alla sprovvista.

<< Credevo tu fossi più giovane. >>
Gli dissi.
Ridacchiando, Akira non mi rispose.

<< Prossima domanda! >>
Esclamò, con tono divertito.

<< Che genere di ragazzi ti piacciono, Sora? >>
Mi domandò, con un sorriso ammiccante.

<< Non il tuo, decisamente. >>
Gli risposi, ricambiando con un sorrisetto divertito.

<< Ouch. >>
Fu la sua unica risposta, mentre annotò qualcosa sul suo taccuino.

<< Canzone preferita? >>
Mi domandò subito dopo.

<< Non mi hai detto che genere di ragazze ti piacciono, però. >>
Gli risposi, prendendolo in giro.

<< Non mi hai dato risposta, quindi non sono tenuto a farlo nemmeno io. Diritto alla privacy! >>
Esclamò, fingendosi infastidito.
Ridacchiando insieme a lui, gli diedi una risposta.

<< Beatles. Yellow Submarine. >>
Non appena gli diedi quella risposta, gli occhi di Akira cominciarono a brillare.

<< Oh, oh! Un classico! Una cosa assurda, ai giorni nostri! >>
Esclamò, annotando con furore la mia risposta sul suo taccuino.

<< Personalmente... >>
Aggiunse subito dopo.

<< ...Adoro tremendamente "Play with Fire" di Sam Tinnesz. >>
Concluse.

<< Mh. Non è il mio stile. >>
Fu la mia risposta.

<< Non sei la prima a dirmelo. >>
Fu la sua risposta.
Poi, con energia invidiabile, riprese la sua intervista.

<< Come hai ricevuto il titolo di Ultimate, Sora Mochizuki? >>
Continuò.

<< Sono brava a leggere le persone. Usando questa mia capacità unita all'Astrologia, ho attirato l'attenzione della Hope's Peak ricevendo prima il titolo di "Ultimate Mentalist", che rifiutai, seguito da quello di "Ultimate Astrologist", che accettai. >>
La mia risposta non sembrò coglierlo alla sprovvista.

<< E' davvero raro vedere qualcuno rifiutare un titolo da Ultimate. >>
Disse.

<< Io, invece, ho ricevuto il titolo forse un po' per fortuna. >>
Mi rivelò.

<< A quel tempo ero ancora uno studente. Un giorno trovarono un corpo privo di vita alla fine di una rampa di scale, la vittima fu uno dei miei compagni di classe e il caso venne inizialmente archiviato come "morte accidentale". >>
Disse, cominciando quel suo racconto.

<< Non accettando quel risultato, cominciai a fare delle ricerche per conto mio, usando metodi che, guardando indietro, ammetto non fossero esattamente legali. >>
Continuò.

<< In ogni caso. Eventualmente scoprii che la vittima avesse molestato una ragazza, e che questa ragazza fosse la figlia del direttore dell'istituto e della comandante della polizia che prese in mano il caso. >>

<< La realtà dei fatti era molto diversa da quella che resero pubblica. Infatti, dopo essere stata molestata, la giovane ragazza spinse il mio compagno giù dalle scale, causandone la morte. >>
Il suo racconto mi mise in soggezione.
Non seppi cosa rispondere, quindi continuai ad ascoltare in silenzio sapendo di essere a disagio davanti a quel genere di racconto.

<< Forse avrei fatto meglio a tenere la verità per me. Sfortunatamente, non è ciò che sono. >>
Continuò subito dopo.

<< La verità, per me, non deve essere mai arginata da emozioni o giustificazioni di nessun genere. >>
Continuò, annotando qualcosa sul suo taccuino.

<< Sapendo che né il direttore, né la comandante della polizia avrebbe mai rivelato che la loro figlia avesse causato la morte di quel molestatore, decisi di rivelare al pubblico la verità con le mie stesse mani. >>


Akira notò decisamente l'espressione che apparve nel mio volto, perché smise improvvisamente di parlare.


<< Comprendo che questo mio comportamento possa sembrare scorretto, ma reputo che la verità debba essere sempre portata in superficie, indifferentemente da quanto essa possa essere terribile, problematica, o ingiusta. >>
Continuò subito dopo. Non fui in grado di guardarlo negli occhi, in quel momento. Forse anche perché io stessa non sapevo se avesse ragione o torto.

<< Considerando la nostra situazione attuale, Sora... Credo che ti convenga ricordare queste mie parole molto attentamente. >>
Non appena disse quelle parole, Akira mi toccò una spalla e poi si allontanò.


[Music - Stop]


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Qui si conclude la quarta parte del primo capitolo, grazie di avermi seguito e alla prossima!


Bonus:


Akira Sanada, Character Bio:
Akira è nato in Germania, da un padre giapponese e una madre tedesca. E' sempre stato convinto che la verità debba sempre emergere in qualunque situazione, e che le fonti d'informazione siano il modo migliore di cambiare il mondo. Interessato al mondo televisivo e alla verità, dopo aver risolto un caso di omicidio insabbiato nel suo istituto, il giovane Akira realizzò rapidamente che strada avrebbe preso quando sarebbe cresciuto. Un giorno, per puro caso, scoprì che un colpo di stato fosse in programma contro il capo di stato tedesco e, rivelandolo, riuscì a sventarlo. Grazie a questa sua scoperta attirò l'attenzione della Hope's Peak, che gli offrì il titolo di Ultimate Journalist. 


Ryoko Chiba, Character Bio:
Ryoko ha sempre avuto la passione per gli animali fin da piccola, e sapeva perfettamente che strada avrebbe preso. Grazie all'amore che mostrò agli animali, e le sue doti nel prendersi cura di loro, divenne famosa nella sua città natale e fu presa ad appena sedici anni come zookeeper. Grazie alle sue doti, la sua fama, e qualche buona parola da parte di Gundham Tanaka, la Hope's Peak la premiò con il titolo di Ultimate Zookeeper.



 

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Capitolo 14
*** Capitolo 1-5: Una Singola Bugia in questo Sconosciuto Mondo Oscuro ***


Capitolo 1-5: Una Singola Bugia in questo Sconosciuto Mondo Oscuro

 

NB: In questo capitolo sono inseriti link a video di youtube contenenti musiche dei vari "Danganronpa" che ho immaginato stare bene nelle scene seguenti.
Se volete, potete aprire suddetti link e lasciare la musica in sottofondo in loop finché non inserisco un nuovo link o vi stanca. La scelta è vostra.
NB2: Tutte le musiche appartengono al creatore originale, Masafumi Takada, e la storia di "Danganronpa" è proprietà della Spike Chunsoft. Non possiedo alcun diritto sull'opera o le sue musiche, che sto usando per creare un "Fangan" senza scopo di lucro.



https://www.youtube.com/watch?v=0AZaG_7e_To

 

La prossima persona con cui decisi d'interagire, all'interno del Gymnasium, durante l'esplorazione che sapevamo tutti non avrebbe rivelato nulla di nuovo, fu il ragazzo biondo e scortese che incontrai prima del resto degli Ultimates.

Notai una espressione infastidita nel suo volto, quando mi avvicinai ad Haruo Arai, e che, rapidamente, voltò lo sguardo e riprese a esaminare alcuni strumenti della palestra come se niente fosse.


<< Hey, Haruo. >>
Gli dissi.
Non ottenni risposta.

<< Tutto bene? Trovato qualcosa? >>
Aggiunsi subito dopo.
Con un sospiro pesante, Haruo si voltò finalmente verso di me.

<< Se avessi trovato qualcosa credi lo avrei tenuto per me stesso? >>
Mi domandò, incrociando le braccia davanti al petto e facendomi comprendere di non aver alcuna intenzione di parlarmi.


"Questo tipo è davvero uno stronzo."
Pensai tra me e me.


<< Sto solo cercando d'iniziare una conversazione, Haruo, non c'è motivo di essere così scorbutici. Se non mi vuoi intorno basta dirlo chiaro e tondo. >>
Fu la mia unica risposta.

Stranamente, Haruo sembrò essere colto alla sprovvista dalle mie parole. Inizialmente evitò il mio sguardo, poi una espressione dispiaciuta si fece rapidamente largo nel suo volto, sostituendo quella infastidita che mi mostrò fino a pochi istanti prima.


<< Non- ... >>
Balbettò, senza finire la frase.
Improvvisamente abbandonò quello che stava facendo e rimase a fissarmi, come se stesse impazientemente attendendo qualcosa.

<< Quindi? >>
Mi domandò, improvvisamente.

<< Vuoi discutere, quindi facciamolo. Cosa vorresti sapere? >>


<< Oh? Da quando sei diventato così disponibile? >>
Gli risposi, ridacchiando, con tono sarcastico.

Haruo sbuffò.

<< Non lo sono. >>
Fu la sua risposta.

<< So che non mi lascerai in pace, a meno che io non prenda parte a questa discussione. Prima finiamo, meglio è. >>
Aggiunse subito dopo, riprendendo a fare l'arrogante come fece in precedenza.
E dire che stavo cominciando a pensare non fosse del tutto uno stronzo.



<< Dove sei nato, Haruo? >>
Fu la mia prima domanda.

<< Yokohama. Non conosco mio padre, so solo che fosse un europeo e il bastardo ha abbandonato mia madre dopo averla messa incinta. >>
Rispose, con un tono infastidito e una lingua pungente che non immaginavo possedesse.

<< Quanti anni hai? >>
Continuai, seguendo un pattern simile all'intervista che mi fece Akira, conscia del fatto che Haruo non avrebbe in nessun modo cominciato a parlare di se come fecero Asuka o Ryoko.

<< Sono nato il 4 Aprile. Ho 24 anni. >>
Le sue risposte erano concise e precise, mi sembrava quasi di parlare con un robot.


[Fun fact: il numero 4 in Giappone è solitamente considerato un numero sfortunato, perché può essere pronunciato "Shi", che significa "Morte". Haruo è nato il 4/4.]


<< Come hai ricevuto il tuo titolo, invece? >>
Quella domanda, però, sembrò infastidirlo.
Mi guardò in silenzio con una espressione confusa per qualche istante, poi riprese finalmente a parlare.

<< Mi domando quali modi esistano per un "Ultimate Lucky Student" di ottenere il titolo di "Ultimate Lucky Student". Ti andrebbe di elencarmeli, Sora? >>
Mi domandò, finalmente, con un tono sarcastico.


Effettivamente, era una domanda che feci senza pensarci troppo.
Gli Ultimate Lucky Student potevano essere scelti solamente tramite lotteria, con una selezione casuale.


<< H-Hai ragione, è una domanda un po' stupida... >>
Balbettai.

<< In ogni caso... >>
Continuai, cercando di cambiare argomento.

<< Cosa significa essere un "Ultimate Lucky Student"? Puoi, non so, controllare la fortuna? >>
Gli domandai, genuinamente incuriosita da una "abilità" che non avevo idea di come funzionasse.

<< Se potessi farlo non mi troverei qui, non pensi? >>
In qualche modo, con ogni mia domanda cominciai a sentirmi sempre più stupida e impacciata. 
Non era nel mio stile fare "interviste", la differenza tra me e Akira è decisamente abissale... Non credevo fosse così stressante.


Dopo un profondo sospiro, Haruo però rispose alla mia domanda.

<< No, non ho controllo sulla mia fortuna. >>
Mi rispose, tenendo le braccia conserte davanti al petto e assumendo una espressione amareggiata.

<< Solitamente non ha influenza nella mia vita di tutti i giorni, anche se capita che mi accadano cose decisamente fuori dalla norma. Una volta, per esempio, sono uscito di casa e mi è caduto in testa un biglietto della lotteria. A quel tempo a mia madre servivano soldi o ci avrebbero sfrattati, quel biglietto si rivelò essere un primo premio e pagammo ogni debito. >>
Raccontò.

<< L'unica cosa che so per certo, è che questo mio talento sembrerebbe correre in mio soccorso quando ho "disperato" bisogno di aiuto. >>
Concluse subito dopo.
Sperai che quelle sue parole significassero che qualcuno sarebbe ben presto arrivato a salvarci, ma Haruo rifiutò rapidamente questi miei pensieri ancora prima che potessi esternarli.

<< Non so quando o cosa potrebbe succedere... La mia fortuna potrebbe anche permettermi di essere l'unico sopravvissuto di questo gioco perverso. Non sperare troppo che la mia fortuna corra anche in vostro soccorso, pensa piuttosto a salvare la tua pelle con le tue stesse mani, Sora Mochizuki. >>
Dopo aver detto quelle parole, Haruo mi diede ancora una volta le spalle riprendendo a esplorare in silenzio il Gymnasium per conto suo.

Comprendendo che non sarei riuscita a strappargli altre informazioni, decisi di lasciarmi anche lui alle spalle.
Ciononostante, accettai quel suo consiglio senza pensarci troppo. 
Nella nostra situazione attuale, se mi sarei voluta salvare avrei dovuto contare sulle mie abilità e intuizioni, e non sulla fortuna di qualcun altro. La differenza di pensiero tra me e gli altri Ultimates era disarmante... Forse, dovuta per lo più al fatto che vissi una vita tranquilla, differentemente da quella della maggior parte degli altri Ultimates.



Lentamente mi diressi verso l'ultima persona, all'interno del Gymnasium, con la quale non parlai.
Non appena la raggiunsi, con mia sorpresa, la vidi immersa in una intervista insieme ad Akira.


<< Capisco, capisco... >>
Disse il giovane giornalista, annotando ancora una volta qualcosa sul suo taccuino. Mi domandai come facesse a farci stare così tante cose, li dentro. 

<< Benissimo, allora, Miss Nanase! La ringrazio infinitamente per il tempo che mi ha concesso! >>
Esclamò, facendo un breve inchino.

Nanase continuò a fissare Akira con uno sguardo freddo, distaccato e attento, senza proferire più parola. Non appena Akira si allontanò da lei, però, la giovane ipnoterapeuta mi fece cenno con la mano di avvicinarmi.


<< Posso aiutarti? >>
Le domandai, quando la raggiunsi.
Si portò le mani sui fianchi, osservandomi per qualche istante da capo a piedi senza proferire parola.


<< Vorrei farti una semplice domanda, se non ti dispiace. >>
Furono le prime parole che mi disse.

<< Certo... Ma cosa ti fa pensare che io sia in grado di darti una risposta soddisfacente? >>
Nanase non sembrò scomporsi davanti a quella mia domanda.

<< Sono piuttosto brava a leggere le persone. Inoltre, è un semplicissimo parere che ho chiesto anche ad altri Ultimates, quindi non pensarci troppo. >>
Non appena disse quelle parole, mi fissò dritta negli occhi con uno sguardo così intenso che sembrò penetrarmi da parte a parte.

<< C'è qualcuno, qui dentro, di cui hai già qualche sospetto? >>
Con quelle parole, però, mi colse alla sprovvista.
Non so per quanto tempo rimasi in silenzio a fissarla senza proferire parola, probabilmente a bocca spalancata come un pesce fuor d'acqua, so solo che quando finalmente tornai in me stessa, a Nanase non sembrò più importare della mia risposta.



Ciononostante, quel mio silenzio sembrò soddisfarla.

<< Ho ottenuto ciò che mi serviva, grazie mille. >>
Disse, sorridendo.
Non riuscii a comprendere cosa avesse potuto intuire da quel mio silenzio sconcertato e confuso.

<< Hai qualche sospetto, Nanase? >>
Le domandai, decisamente preoccupata ma incuriosita da ciò che quella giovane ipnoterapeuta aveva intuito.

<< Forse. O forse no. >>
La sua risposta fu vaga, mentre si mise apposto gli occhiali con due dita.
Toccandosi gli occhiali con due dita, mi fissò dritta negli occhi senza nemmeno muovere un muscolo.

<< Anche dal silenzio di una persona si possono intuire molte cose, Sora Mochizuki. >>


<< In ogni caso, non ho intenzione di alterare il tuo giudizio con le mie parole. Anche se dovessi avere qualche sospetto, preferisco tenerli per me stessa perché infondati. >>
Continuò subito dopo.




<< Hai aiutato durante il Disastro, giusto? Conosci Kenji? >>
Le domandai, dopo qualche momento di silenzio imbarazzante.

Nanase si toccò gli occhiali con l'indice.

<< Non lo conosco di persona, ma credo di averlo visto di sfuggita quando venni chiamata dalla Future Foundation per aiutarli a "curare" la disperazione causata da quella terrorista. >>
Mi rispose.


<< Come hai ottenuto il tuo titolo? >>
Le domandai.

<< Iniziai la mia carriera rincorrendo il titolo di "Ultimate Psychologist", ma realizzai rapidamente durante il tragitto che non mi bastasse. Quindi, dopo essermi qualificata come psicologa, spostai le mie attenzioni in qualcos'altro. >>
Mi rispose, senza esitare neanche per un momento.

<< Quando scoprii le capacità dell'ipnosi, ne rimasi semplicemente affascinata e realizzai che fosse la strada giusta per me. Non ho molto da dire, a riguardo, a meno che tu non voglia sapere delle mie tesi. >>
Continuò subito dopo, ma rifiutai rapidamente la sua proposta.
Le domandai come funzionasse l'ipnotismo, essendo interessata al suo campo, considerando che un tempo mi venne offerto il titolo di "Ultimate Mentalist", pensai che fossero in qualche modo collegati.


<< L'ipnotismo è molto diverso da ciò che le persone hanno in mente. La colpa di questo è dei film che Hollywood ha portato al mondo. >>
Spiegò la giovane ragazza, con un tono decisamente infastidito.

<< L'ipnotismo non può obbligare una persona a fare qualcosa contro la loro volontà. Inoltre, non possiamo cancellare memorie o alterare in nessun modo lo stato di coscienza di una persona. Ciò che l'ipnosi ci permette di fare, è di alleviare stress, dolore, e lavorare su traumi e disturbi di vario tipo. Ovviamente, non posso curarli da sola e ho bisogno di assistenza sia da parte dei pazienti che da dottori, dipendentemente da ciò che si cerca di curare. >>
Continuò.

<< Dopo il Disastro causato da Junko Enoshima, mi venne chiesto di aiutare i traumatizzati a superare le loro paure. Aiutai perfino alcune vittime della "disperazione" a liberarsene. >>
Aggiunse.


<< E' fantastico. >>
Non appena dissi quelle parole, un sorriso soddisfatto si fece rapidamente largo nel volto di Nanase.

<< Lo so. >>
Mi rispose, toccandosi i capelli e gongolando. Era la prima volta che vidi Nanase con una espressione di quel genere in volto, una cosa che non durò a lungo. Infatti, si schiarì ben presto la voce e riacquistò rapidamente la sua classica faccia da poker.
Sorprendentemente, Nanase era una persona disponibile e carismatica. Pur concordando con Haruo sul fatto che "diventare amici" nella nostra situazione fosse controproducente, quella giovane donna rispose a tutte le mie domande senza battere ciglio e senza la benché minima malizia. Mi trovai così bene, in sua compagnia, che rimasi a farle domande sui suoi studi per qualche minuto prima di separarci.



Ancora una volta l'esplorazione dell'istituto raggiunse la sua conclusione.
Ci riunimmo tutti all'interno della cucina e ci sedemmo intorno al tavolo rettangolare per rivelare eventuali scoperte.

Esattamente come il giorno precedente, nessuno rivelò nulla d'interessante.
Era diventato palese per quasi tutti, ormai, che in quel piano terra non avremmo trovato nulla d'interessante, o utile. 

Dopo un pranzo delizioso cucinato da Kaori, Yamato e Chloe, che ormai avevano preso in mano la cucina al posto di MonoPhox, ci dividemmo ancora una volta non solo per continuare l'esplorazione, ma anche per familiarizzare di più gli uni con gli altri.

Il gruppo con cui sarei finita, il giorno dopo, sarebbe stato: Chloe, Kaori, Kenta e Touma e avremmo esplorato l'Auditorium.

[Music - Stop]


https://www.youtube.com/watch?v=pjiXQNnYpK0


Ore 01:23 del mattino, Biblioteca.
I corridoi erano completamente vuoti, e un silenzio terrificante riecheggiava all'interno dell'Istituto Butterfly mentre Kenji, in silenzio, rimase seduto su una sedia a fissare intensamente l'entrata della stanza illuminata solamente da alcune lampade che accese qualche minuto prima.

L'aria intorno a lui era pesante, e non aveva idea di cosa sarebbe successo da li a poco.
Ciononostante, era pronto a qualunque evenienza.
Improvvisamente, le porte della biblioteca si spalancarono: dal buio una nuova figura entrò all'interno della stanza.

<< Per quale motivo mi hai chiamato qui a quest'ora della notte, Misako? >>
Domandò il poliziotto alla giovane Survivalist.

La ragazza chiuse rapidamente le porte della Biblioteca alle sue spalle, poi si guardò intorno.
Non vedendo nessuno, allungò una mano e offrì il suo PhoxPad al poliziotto, cogliendolo alla sprovvista.

<< Sei l'unico di cui posso fidarmi, per ora. Guarda cosa ho trovato nel mio Pad e dimmi cosa ne pensi. >>
Gli disse.

[Music - Stop]


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Qui si conclude anche la quinta parte di questo primo capitolo, grazie di avermi seguito e alla prossima!


Haruo Arai, Character Bio:
Haruo è nato in Giappone e non ha idea di chi sia suo padre. E' cresciuto insieme alla madre in un piccolo appartamento in affitto che a malapena riuscivano a permettersi, a causa dei grossi debiti della madre che spesso e volentieri doveva ricorrere a metodi meno "ufficiali" per portare a casa il cibo per se stessa e suo figlio. La vita di Haruo è sempre stata per lo più nella norma, se non fosse che la fortuna ha voluto baciarlo in momenti di necessità per salvargli la vita o per risolvere problemi di grossa portata. 
Una volta, scendendo dal pullman per tornare a casa, le porte dell'enorme bus si bloccarono impedendogli di scendere, e subito dopo una macchina sfrecciò a tutta velocità strisciando sull'autobus. Se non fosse stato per la sua fortuna, sarebbe stato schiacciato da un'auto i cui freni avevano smesso di funzionare. In un'altra occasione, un biglietto della lotteria salvarono sua madre da una valanga di debiti che non aveva idea di come pagare. La sua fortuna gli permise anche di essere ammesso come Ultimate Lucky Student alla Hope's Peak Accademy.


Nanase Yamada, Character Bio:
Nanase ha sempre mostrato interesse nell'ascoltare e aiutare il prossimo. Inizialmente si mise come obiettivo quello di diventare una Psicologa, ma quella qualifica non bastò a soddisfare le sue aspettative. Prima di ricevere una lettera di ammissione alla Hope's Peak, Nanase intraprese la strada da ipnoterapeuta, volendo usare l'ipnosi per aiutare le persone bisognose. Dopo anni di intensi studi, le sue capacità vennero a galla e la sua fama si espanse in tutto il globo, venendo riconosciuta come la più giovane ipnoterapeuta che sia mai esistita. Con capacità senza eguali, e un tasso di successo pressocché pari al 100%, trovò davanti a se un futuro garantito e splendente, ricevendo come ciliegina sulla torta il titolo di "Ultimate Hypnotist".



 

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Capitolo 15
*** Capitolo 1-6: Una Singola Bugia in questo Sconosciuto Mondo Oscuro ***


Capitolo 1-6: Una Singola Bugia in questo Sconosciuto Mondo Oscuro

 

NB: In questo capitolo sono inseriti link a video di youtube contenenti musiche dei vari "Danganronpa" che ho immaginato stare bene nelle scene seguenti.
Se volete, potete aprire suddetti link e lasciare la musica in sottofondo in loop finché non inserisco un nuovo link o vi stanca. La scelta è vostra.
NB2: Tutte le musiche appartengono al creatore originale, Masafumi Takada, e la storia di "Danganronpa" è proprietà della Spike Chunsoft. Non possiedo alcun diritto sull'opera o le sue musiche, che sto usando per creare un "Fangan" senza scopo di lucro.

 

https://www.youtube.com/watch?v=hiNSu24BNGQ


La mattina seguente ripetei per l'ennesima volta la routine che rapidamente cominciò a diventare parte di me.
Avevo ormai già cominciato a perdere il conto delle giornate, nonostante non fossero passati appena tre giorni. La voce snervante di MonoPhox che, così presto nella giornata, ci svegliava tutti con quel suo maledetto annuncio mattutino... Seguito da una doccia calda e un nuovo paio di vestiti totalmente identici a quelli del giorno prima, mentre quelli usati sparivano durante la notte come se nulla fosse. Monophox ci disse che fosse lui a ritirarli, mentre dormivamo... Ma la sola idea che quel peluche infernale fosse nella mia stanza, senza che io me ne renda conto, bastò a terrorizzarmi.


"Nuova giornata, nuova investigazione inutile."
Dissi a me stessa, prima di lasciare la mia stanza... Trovando, davanti alla mia porta, qualcuno di totalmente inaspettato.


<< Buon giorno, Sora! >>
Esclamò una solare Kaori, salutandomi, mentre continuò a toccarsi quei suoi lunghi e verdi capelli ricci.

<< B-Buon giorno, Kaori...? >>
Le risposi, colta leggermente alla sprovvista dalla sua presenza.

<< Ti serve qualcosa, per caso? >>
Le domandai subito dopo, ma la giovane ragazza scosse semplicemente il capo.

<< Oggi esploreremo insieme l'auditorium, giusto? Ho pensato semplicemente di passare da te così potevamo parlare un pochino. >>
Onestamente, le sue parole mi sorpresero. Non mi aspettavo fosse così amichevole, in quel genere di situazione. Non avendo alcun motivo di rifiutare la sua proposta, accettai rapidamente e insieme ci dirigemmo alla cucina, divorando insieme una colazione divina preparata da Yamato e Chloe.



<< Avete preso il controllo della cucina, eh? >>
Le domandai, durante il tragitto verso l'Auditorium, in compagnia del resto del gruppo.

<< Ah, si! >>
Confermò Kaori, ridacchiando.

<< All'inizio MonoPhox non sembrava molto contento... Ma ha cambiato rapidamente opinione dopo aver realizzato che a preparare le colazioni non sarebbe stato più lui, ma noi tre. >>
Continuò subito dopo.

<< Wow. Non pensavo MonoPhox fosse uno scansafatiche. >>
Le risposi, causando una risata genuina della giovane ragazza, che apparentemente aveva un senso dell'umorismo davvero semplice.

<< Da dove vieni, Kaori? >>
Le domandai, quindi.

<< Mia madre è Americana, mio padre invece è di Tokyo, dove ho vissuto per la gran parte del tempo. >>
Mi rispose rapidamente e concisamente.
Le domandai informazioni su suo fratello, per verificare cosa si ricordasse su di lui.

<< Non ho solo un fratello. Ho altre undici sorelle, in verità... Anche se non so dove siano finite. Per la gran parte siamo tutte sorellastre con madri diverse, nostro padre era un... Un riccone a cui piaceva fare business in svariati modi, diciamo. >>
Fu la sua risposta a una domanda che sembrò metterla un po' in soggezione.

<< Come mai sei così interessata a Rantaro? >>
Mi domandò subito dopo, incuriosita dalla mia domanda.

<< Molti di noi hanno almeno una persona nella nostra vita di cui non ci ricordiamo, e ho notato questa figura risulti essere un ultimate. Volevo assicurarmi se fosse così anche per tuo fratello. >>
Le spiegai.

<< Mhh... >>
Toccandosi il mento con due dita, Kaori cominciò a pensare intensamente a cosa dirmi per qualche istante.

<< Ricordo ogni singolo dettaglio del tempo che abbiamo passato insieme... Ma non so cosa gli sia successo, dopo essere partito alla ricerca di nostra sorella... >>
Mi rispose, attirando la mia attenzione con quelle parole.

<< "Alla ricerca di vostra sorella"? >>
Ripetei, confusa e incuriosita da quelle parole.

<< Si. Durante un viaggio in barca, Rantaro si allontanò da solo senza realizzare che una delle nostre sorelline più piccole lo stesse seguendo. Lei sparì nel nulla, e Rantaro continuò a incolparsi di ciò che fosse successo, pensando perfino che lo odiassimo. >>
Mi spiegò.

<< Non la trovarono... Rantaro invece cominciò a viaggiare intorno al mondo sicuro che lei fosse ancora in vita. E' stato grazie a tutti questi suoi viaggi se ha ricevuto il titolo di Ultimate Adventurer. >>
Concluse subito dopo.
Poi, però, una espressione cupa e preoccupata si fece rapidamente largo nel suo volto.

<< Non ricordo cosa gli sia successo, però... Spero che stia bene... >>
Borbottò con un tono debole e spaventato.



<< Tu invece, cosa mi dici? >>
Le domandai, cambiando rapidamente discorso sperando che l'aiutasse a distrarsi da quelle sue preoccupazioni.

<< Come sei diventata l'Ultimate Palenotologist? >>


<< Come ti avevo già detto, è stato onestamente un caso fortuito. >>
Disse la giovane ragazza, ridacchiando.

<< Un giorno uscii di casa insieme a Rantaro, durante uno dei nostri viaggi in India, per essere precisi. Feci cadere una pietra a terra che si spezzò in due, rivelando i resti di un piccolo crostaceo al suo interno. >>
Continuò.
Mi ero onestamente dimenticata che me lo avesse già raccontato, ma in mia difesa parlai senza pensare alla ricerca di qualunque argomento che potesse distrarla.

<< E' stato così che è nata la mia passione. Un semplice caso fortuito e ora eccomi qui a sventolare il titolo di paleontologa! >>
Ridacchiò.

<< Hai sempre avuto la passione per la cucina, invece? >>
Le domandai.

<< Ho sempre voluto imparare a cucinare... Ma ero davvero negata. E' stato grazie a una mia amica se ho smesso di bruciare ogni cosa, e Yamato e Chloe mi stanno insegnando ricette che mai nella vita avrei mai pensato di vedere! Se non fosse per il genere di situazione in cui ci troviamo, direi sia un sogno! >>
Esclamò.
Onestamente, non fui in grado di nascondere il mio stupore nel vedere una persona così solare e disponibile.
La compagnia di Kaori mi fece stare così tanto a mio agio, che rimasi insieme a lei per molto tempo anche dopo essere arrivati all'Auditorium.



Sfortunatamente, passai da una persona totalmente solare a una che mi avrebbe rapidamente fatto venire la voglia di cavarmi gli occhi dalle orbite.
Continuando nell'esplorazione dell'Auditorium, ancora quasi completamente vuoto, mi imbattei in Touma che, non appena mi vide, scattò come un gatto spaventato.


<< Da dove sei saltata fuori?! >>
Esclamò il ragazzo dai capelli neri a punta.

<< Sono venuta qui insieme a voi. >>
Fu la mia semplice risposta.
Esitando, Touma sospirò.

<< V-Voi tutti riuscite a comparire alle mie spalle senza fare il benché minimo rumore... Non prendetevela con me se mi spavento! >>
Esclamò subito dopo.

"Ti spaventi molto facilmente, a quanto sembra..."
Pensai, evitando di esternare quelle parole.


Inizialmente pensai semplicemente di girare i tacchi e lasciarlo stare, ma realizzai altrettanto rapidamente che quella non fosse la scelta più saggia da prendere, in quel genere di situazione.
Decisi quindi di dare a quel ragazzo una seconda chance, chiedendogli semplicemente se gli andasse di fare una piccola discussione insieme a me.


<< P-Perché dovremmo farlo? Cosa hai in mente? >>
Mi domandò, terrorizzato.

<< Vuoi pugnalarmi alle spalle, vero?! Credi che io sia un bersaglio facile?! Ti sbagli! >>
Rapidamente cominciai a riconsiderare le mie azioni.


<< Touma, non voglio farti nulla. >>
Provai a dirgli, cercando di rassicurarlo.

<< Voglio solo conoscerti un po' meglio. Se non vuoi parlare con me, possiamo anche salutarci qui. >>
Il ragazzo abbassò rapidamente lo sguardo.
Poi, dopo un profondo sospiro, mi chiese di restare.

<< N-No, io-... >>
Borbottò.

<< Va bene... Possiamo parlare... >>
Aggiunse subito dopo.


<< Di dove sei, Touma? >>
Gli chiesi, quindi, dopo essermi presentata a dovere.

<< Sono nato a Chiba... >>
Mi rispose, senza dilungarsi a lungo nelle sue risposte.

<< Quanti anni hai? >>
Continuai.

<< 21... >>
Disse.
In qualche modo, mi sembrava di aver preso parte ad un interrogatorio.


<< Come hai ricevuto il tuo titolo...? >>
Gli domandai, sospirando.

<< Essendo un videogiocatore, ho sempre desiderato di crearne uno tutto mio...Provai quindi a mettermi alla prova creando un RPG a turni, grazie anche all'aiuto di una ragazza a cui feci provare il mio gioco per testarlo, rilasciandolo online gratuitamente così che tutti potessero scaricarlo e provarlo... Onestamente non pensai che sarebbe piaciuto... Però dopo un mese scoprii che stesse spopolando non solo in Giappone, ma in tutto il pianeta! >>
Cominciò a raccontarmi, smettendo perfino di balbettare.

<< Non riuscii a crederci! Vidi il mio nome in qualsiasi genere di forum e in milioni scaricarono quel gioco! Nonostante la grafica non fosse delle migliori, la storia e il gameplay piacque così tanto che in molti cominciarono a contattarmi proponendomi offerte e collaborazioni. Era un sogno! >>
Mi spiegò, mostrandomi un gigantesco e genuino sorriso che fino a quel momento non vidi da lui.

<< E' stato grazie a quel gioco se la Hope's Peak mi ha notato... E dopo averne pubblicato un secondo, questa volta con i fondi di una società che creava videogiochi, ottenni il titolo di Ultimate Game Developer dalla Hope's Peak! >>
Concluse.

<< E' onestamente incredibile, Touma! >>
Gli dissi, toccandogli la spalla.

<< Di che gioco si tratta? Dopo essere usciti da qui, mi assicurerò di provarlo anche io! >>
Continuai.
Ciononostante, pronunciando quelle parole notai il sorriso del ragazzo sparire lentamente dal suo volto.

<< Uscire da qui... Eh? >>
Domandò, con un tono debole e sconfitto.

<< Giusto... Siamo bloccati qui dentro, dopotutto... >>
Continuò, sospirando.

<< Onestamente non... Non credo che nessuno di voi stia prendendo sul serio la nostra situazione attuale... >>


"E io che pensavo fosse finalmente diventato normale"
Pensai.


<< Touma, siamo tutti spaventati. Alcuni di noi riescono a nascondere le nostre preoccupazioni, ma non significa che stiamo sottovalutando la situazione. >>
Provai a spiegargli, senza però successo.
Il giovane game developer ridacchiò, un po' per beffa un po' per preoccupazione.

<< So cosa stai cercando di fare, non funzionerà con me. >>
Mi disse subito dopo, allontanandosi da me con fare sospetto e spaventato.

<< Non sono tuo amico... P-Per il bene di entrambi, lasciami in pace... >>
Mi disse.

<< Per favore... >>
Aggiunse subito dopo, allontanandosi da me senza voltarsi indietro.


Onestamente, nonostante l'interazione che ebbi con Touma Iida fu breve, durò decisamente più di quanto pensai inizialmente.

[Music - Stop]


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Qui si conclude la sesta parte del primo capitolo, grazie di avermi seguito e alla prossima!


Bonus:

Touma Iida, Character Bio:
Touma è nato a Chiba il 26 Gennaio. E' sempre stato un ragazzino chiuso che passava la gran parte delle giornate nella sua camera a studiare e giocare ai videogiochi, sia per svago sia per distaccarsi dal mondo reale che così tanto detestava. A causa di questa sua chiusura, il giovane Touma ebbe ben pochi amici in carne e ossa, preferendo la compagnia delle persone online che non potevano fargli male come le persone nella vita reale. Essendo un videogiocatore, Touma sognò sempre di creare un videogioco e, un giorno, un po' per noia e un po' per mettere alla prova le sue capacità, decise di provare a farlo. Grazie all'aiuto di una giovane Chiaki Nanami, che fece da beta tester per il suo gioco, un giovane Touma creò un RPG a turni che rilasciò online, gratuitamente, e che divenne così popolare da renderlo una celebrità. Grazie alle sue abilità di coding e storytelling, la Hope's Peak decise di donargli il titolo di Ultimate Game Developer.


Kaori Amami, Character Bio:
Kaori fa parte di una famiglia molto ricca e piuttosto numerosa, composta da altre undici sorellastre e un fratello maggiore. All'età di dodici anni, giocando insieme a suo fratello Rantaro, scoprì i resti di un crostaceo nascosto all'interno di una roccia, facendo nascere in quella giovane ragazzina la passione per l'antichità. Una volta conclusi i suoi studi, con risultati scioccanti, grazie all'aiuto del padre e del fratello riuscì a mettersi in contatto con un gruppo di Paleontologi che la presero sotto la loro ala, facendo crescere Kaori in quella che è oggi e permettendole di ricevere perfino il titolo di Ultimate Paleontologist dalla Hope's Peak.

 

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Capitolo 16
*** Capitolo 1-7: Una Singola Bugia in questo Sconosciuto Mondo Oscuro ***


Capitolo 1-7: Una Singola Bugia in questo Sconosciuto Mondo Oscuro

 

NB: In questo capitolo sono inseriti link a video di youtube contenenti musiche dei vari "Danganronpa" che ho immaginato stare bene nelle scene seguenti.
Se volete, potete aprire suddetti link e lasciare la musica in sottofondo in loop finché non inserisco un nuovo link o vi stanca. La scelta è vostra.
NB2: Tutte le musiche appartengono al creatore originale, Masafumi Takada, e la storia di "Danganronpa" è proprietà della Spike Chunsoft. Non possiedo alcun diritto sull'opera o le sue musiche, che sto usando per creare un "Fangan" senza scopo di lucro.



https://www.youtube.com/watch?v=Qu5GIMiRKiw


Dopo essermi lasciata alle spalle Touma, la mia attenzione venne rapidamente attirata da una ragazza di bell aspetto dai lunghi capelli biondi che, con quei suoi occhi smeraldini, continuò a fissarmi intensamente come se fossi un qualche tipo di quadro.

Non posso negare che ricevere le attenzioni di una ragazza così elegante non mi avesse intrigata...


<< H-Hey Chloe. Buongiorno. >>
La salutai, decisamente imbarazzata, non essendo solita ricevere attenzioni di quel tipo.

[Ah, buongiorno a te, Sora!]
<< Ah, bonjour à toi, Sora! >>
Mi rispose elegantemente la ragazza, facendomi l'occhiolino.

<< Hai dormito bene, oggi, Sora? >>
Mi domandò subito dopo.

<< Meglio degli altri giorni. >>
Fu la mia risposta, seguita da un gigantesco e genuino sorriso nel volto di Chloe.

[Ahh, molto bene, molto bene! ]
<< Ahh, très bien, très bien! >>

Esclamò, correndo nella mia direzione e prendendomi a braccetto.
Sono sicura che diventai rossa.

<< Che ne dici, Sora, se facessimo un po' di esplorazione insieme? >>
Mi domandò.
Non fui in grado di rifiutare quella offerta.


Insieme a Chloe esplorammo l'Auditorium da cima a fondo, senza ovviamente trovare nulla che potesse anche solo lontanamente sembrare una via d'uscita.
Salimmo sul palco alla ricerca di botole o qualsiasi cosa che potesse indicare a un piano inferiore, senza trovare nulla ancora una volta. Non sembrava che sotto quel palco ci fosse qualcosa.

<< Come hai ricevuto il tuo titolo, Chloe? >>
Le domandai, durante la nostra non-fruttuosa investigazione.
                                                                                                                                                                                                                                                                 [Si]
<< I miei genitori sono danzatori. Inutile dire, hanno fatto tutto quello che era in loro potere per far intraprendere anche a me questa strada, oui. >>
Mi rispose, senza esitare neanche un secondo alla ricerca delle parole da darmi.
 
                                                                                                                                              [Sfortunatamente]
<< Se avessi potuto scegliere, avrei decisamente intrapreso l'arte della cucina. Malheureusement, così non è stato. >>
Continuò.

<< Per quale motivo? >>
Le domandai, incuriosita dal suo racconto.

<< Non approvarono le mie scelte. Abbandonai rapidamente il mio sogno per dedicarmi alla danza. >>
Fu la sua risposta.
Notai un tono triste e insolitamente distaccato, in quelle sue parole, per un istante.
Ciononostante si voltò rapidamente verso di me, mostrandomi ancora una volta quel suo energico sorriso.

<< Alas, non fui in grado di seguire i miei sogni ma non ha importanza! >>
Esclamò, facendo poi una rapidissima piroetta sulla punta dei piedi.

                                         [amore mio]
<< Come puoi vedere, mon amour, la danza ribolle nel mio sangue! >>
Continuò, ridacchiando euforicamente.

                                                                               [Semplice come il buongiorno]  (significato: "Semplice come bere un bicchiere d'acqua")
<< Mi venne naturale, anzi, naturalissimo! C'est simple comme bonjour! >>
Ridacchiando, continuò a girare su se stessa come una trottola.
                                                                                                                                                                                                                                                                                                   [Si si!]
<< Non ho rimpianti. Dopo aver sviluppato le mie abilità nella danza, ho avuto tutto il tempo necessario per concentrarmi sulla cucina come hobby secondario, oui oui! >>


<< Effettivamente volevo chiederti dove avessi imparato a cucinare... I piatti che prepari insieme a Kaori e Yamato sono fantastici! >>
Le dissi, notando una espressione soddisfatta apparire rapidamente nel volto della giovane ultimate.

                [Non è niente di speciale!]
<< Ça ne casse pas trois pattes à un canard! >>
Esclamò.

<< Se vuoi potrò insegnare anche a te a cucinare, oui? >>
Mi domandò subito dopo.
Nonostante fossi decisamente interessata, rifiutai rapidamente quella offerta. Nella cucina sono sempre stata un danno. Dal giorno che bruciai metà soggiorno, mia madre mi vietò di toccare i fornelli.

<< In che genere di danze sei specializzata? >>
Le domandai, ancora una volta, incuriosita dal suo talento.
                  
                  [Mia cara!]
<< Tutte, mon chéri! Esistono danze in cui non sono la migliore in assoluto, ma non esiste danza che Chloe Laurent non sia in grado di eseguire! >>
Ridacchiò, facendo poi un inchino.

<< Danze di coppia! Danze artistiche! Latine! Jazz! Rock! Classiche! Belly dance! E chi più ne ha più ne metta! >>
Continuò, così estatica che speravo riuscisse a contagiarmi tutta quella energia.

                                    [Si si]
<< Le so fare tutte, oui oui! >>


<< Non sei giapponese, giusto? >>
Fu la mia domanda.

      [No no]
<< Non non. >>
Mi rispose, facendo un cenno con un dito.

<< Entrambi i miei genitori sono nati a Parigi, esattamente come me. Ciononostante, ho avuto il piacere di visitare il Giappone durante i miei tour, durante i quali ho potuto affrontare alcune delle giovani promesse che la vostra nazione abbia mai messo al mondo. >>
Continuò, in preda all'euforia.

<< Ah, si! Ricordo quelle due giovanissime stelle del palco scenico! Sayaka Maizono Hiyoko Saionji... Due fantastiche danzatrici, oui oui! >>
Quei nomi mi furono decisamente familiari.
Domandai quindi a Chloe se si ricordasse qualcosa di quelle due giovani ragazze.

Dopo averci pensato per qualche istante, finalmente mi rispose.

<< Oui. Ricordo una collaborazione insieme a Sayaka Maizono, l'Ultimate Pop Sensation, che m'invitò a prendere parte a uno dei suoi concerti dove danzammo insieme. Onestamente, un giorno fantastico! >>
Esclamò, applaudendo.

<< La giovane Hiyoko, Ultimate Traditional Dancer... Mi sconfisse durante un evento. Una grandissima danzatrice per la sua tenera età, oui! >>
Continuò.
Oltre a quello, però, Chloe non ricordava nulla di quelle due giovani ultimate.

Improvvisamente realizzai che, nei miei vestiti, ci fosse uno strano mazzo di peluzzi grigi.

<< E questi cosa sono? >>
Domandai a nessuno, notandoli, strappandoli dai miei vestiti e osservandoli intensamente.
Erano lunghi quanto le mie dita.

<< Oh, non! >>
Esclamò Chloe.

<< Perdonami, Sora! La sciarpa che indosso è ancora un prototipo, quindi perde molti peluzzi... Quando ti ho abbracciata devo aver involontariamente lasciato quel mazzo di peli su di te! >>
Mi disse, scoppiando in lacrime.
Rapidamente riuscii a convincerla che non fosse nulla di che.
Le domandai quindi da dove venisse quella sciarpa, e per quale motivo la indossasse.

<< Avrei dovuto indossarla durante un concerto... Però mi sono svegliata qui. Non so dire se ho preso parte, o meno, a quel concerto... Mi avevano chiesto di mostrarla ai miei fan nella speranza che diventasse di moda. E' un po' fastidioso tenerla sul collo per ore intere, ma la trovo adorabile e soffice! >>
Ridacchiò, abbracciando quel pezzo di stoffa come se fosse un peluche.


Realizzando di aver sprecato troppo tempo con Chloe decisi di congedarmi da lei, per quanto la sua compagnia mi facesse piacere, per tornare a esplorare l'Auditorium e parlare con l'ultima persona al suo interno.



Notai il ragazzo intento a fissare delle funi legate sul muro. 

<< Hey. >>
Lo salutai, senza però ricevere alcuna risposta. 

<< Heeeeeey. >>
Ripetei ancora una volta.

...

Quell'ultimate era decisamente perso nei suoi pensieri, qualunque essi fossero.

<< Sei vivo? Kenta? >>
Domandai, quindi, toccando il ragazzo nella spalla che finalmente tornò con i piedi per terra.

Inizialmente sorpreso, l'espressione nel suo volto cambiò rapidamente in un enorme sorriso.

<< Oh hey Sora! Scusa, ero distratto. >>
Fu la sua risposta, mentre si grattò il capo con fare imbarazzato.

"Non l'avevo notato."
Tenni i miei pensieri per me.

<< Come posso aiutarti? Ti serve qualcosa? >>
Mi domandò subito dopo, sorridendomi e reggendosi i fianchi con le mani.

<< Volevo parlare un po', se non ti dispiace. >>
Gli dissi.

<< Oh, assolutamente! Questo posto è un mortorio! >>
Esclamò il ragazzo.


Kenta era decisamente uno dei ragazzi più robusti dell'intero gruppo.
Dopo Alexander, che era una montagna, lui era il più muscoloso. Il fatto che indossasse vestiti piuttosto aderenti, inoltre, lasciava quasi perfettamente vedere i lineamenti del suo fisico.
Non posso negare che l'occhio mi fosse caduto più di una volta nei suoi pettorali.


<< Quindi... Cosa fai nella vita? >>
Gli domandai, toccandomi intensamente i capelli con un dito.

<< Sono uno scalatore, come puoi intuire dal mio titolo e dalle corde che mi porto dietro! >>
Mi rispose rapidamente, ridacchiando.

"Domanda stupida, Sora, domanda stupida..."
Pensai.

<< Ah, beh, certo, ovviamente... >>
Balbettai.

<< Non hai paura? >>
Gli domandai subito dopo.

       [No!]
<< Nope! >>
Esclamò, con gergo americano.

<< Mi fa sentire libero, in verità. Inoltre usiamo sempre una infinità di precauzioni, quindi non ho paura che qualcosa vada storto... Non che pensarci aiuti la situazione, in ogni caso. >>
Fu la sua risposta, seguita da una grassa risata.

<< Non ci riuscirei mai, onestamente... Quando hai iniziato? >>
Gli domandai ancora una volta.

<< La mia prima scalata la feci a 10 anni, quando raggiunsi la cima dell'Everest insieme a mio padre. >>
Quelle sue parole mi colsero completamente alla sprovvista.

<< D-Dieci anni?! >>
Esclamai, incredula.

<< Si. Onestamente, è quasi sempre stato il mio sogno scalare le vette del mondo... Una volta iniziato, non sono più riuscito a fermarmi! >>
Mi disse, abbracciandomi poi con un braccio intorno al collo.

<< Che ne dici se, una volta fuori di qui, ti porto insieme a me a scalare qualche piccola montagna giusto per iniziare? >>
Mi domandò.


In preda al panico, sia per il suo improvviso gesto che per l'offerta che mi fece, scattai all'indietro totalmente scioccata e spaesata.

<< N-No io... Ecco... Ah... >>
Esclamai.

<< Non ne sarei in grado, devi perdonarmi. >>
Continuai, subito dopo essermi schiarita la voce.

<< Eh...? Come puoi esserne così sicura, senza averlo provato? >>
Mi domandò, mostrandomi una espressione genuinamente confusa, mentre si portò una mano sotto al mento.

<< Hai un bel fisico. Sono sicuro che, con un po' di allenamento, riusciresti tranquillamente nell'impresa. >>
Aggiunse subito dopo, guardandomi ripetutamente da capo a piedi.
Non ero decisamente abituata a quel genere di "aggressione".

<< Hai fatto sport, per caso? >>
Mi domandò subito dopo.

<< Ho corso, per qualche anno. Poi ho dovuto smettere per... Motivi al di fuori del mio controllo. >>
Gli risposi, sospirando.

<< Ah. Un peccato. Lo sport rafforza sia il fisico che l'animo, dovresti riprendere il prima possibile. >>
Mi disse.

<< Dove sei nato, comunque? >>
Gli domandai, cercando di cambiare argomento.

<< Sono nato a Kanazawa, ma ho vissuto in America insieme al mio vecchio per molto tempo. Mio padre possedeva una palestra, dove ho passato la gran parte dei miei anni da teenager. Mi trovavo in Giappone per visitare mia madre, ma non ricordo altro... >>
Sospirò, mostrandomi per la prima volta una espressione triste.

Non durò a lungo, però.
Dopo essersi anche lui schiarito la voce, riprese a sorridere fissandomi dritta negli occhi con quei suoi occhi argentei.

<< In ogni caso... "Ultimate Astrologist", eh? Cosa fai, esattamente? Studi le stelle? >>
Mi domandò, mostrandomi un sorriso che andò da un lato all'altro del suo volto.

<< Più o meno. In verità cerco eventuali correlazioni tra gli astri e la vita delle persone. >>
Gli spiegai, senza scendere troppo nei dettagli.

<< Oh, capisco. Figo. >>
Mi domandò subito dopo.

"Sono sicura che non ha la benché minima idea di cosa gli abbia appena detto."
Pensai tra me e me.


<< Hey, Kenta. Posso farti una domanda particolare? >>
Gli domandai, attirando su di me i suoi occhi confusi.

<< Spara. Sono tutto orecchie! >>
Esclamò, ridacchiando.

<< C'è qualche Ultimate di cui non ti ricordi, ma di cui dovresti? >>
Gli domandai.

Dopo qualche istante di silenzio, Kenta nominò una persona.

<< Akane Owari. La incontrai il mio primo giorno alla Hope's Peak, dopo aver ricevuto il titolo di Ultimate Rock Climber, a cui diedero il compito di mostrarmi la scuola prima che prendessi ufficialmente parte alle lezioni. >>
Non appena disse quelle parole, il ragazzo davanti a me divenne rosso come un peperone, rispecchiando il colore dei suoi capelli.

<< Lei... Non ho mai visto una ragazza con così tanta energia! >>
Esclamò.

<< Decisamente degna del titolo di Ultimate Gymnast! >>
Quindi, una espressione preoccupata si fece rapidamente largo nel suo volto.

<< ...E' molto strano che non ricordo molto di lei, dopo il giorno che ha rifiutato di uscire con me... >>
Disse.


Ciononostante, quella espressione cupa scomparve rapidamente dal suo volto, sostituita da una decisa e solare.

<< Non ha importanza! >>
Esclamò.

<< Troveremo il modo di uscire da qui e scopriremo quali sono le memorie che ci sono state tolte! Non ho dubbio a riguardo! Riprendiamo l'esplorazione, Sora! >>
Ridacchiò, abbracciandomi ancora una volta e strattonandomi, assicurandosi però di non farmi del male.

<< Hey- No, aspe-! >>
Esclamai.

Senza riuscire a togliermelo di dosso, trascorsi involontariamente il resto della giornata in compagnia di Kenta.
Ammetto di non aver mai visto qualcuno con le sue energie... Forse un po' troppe anche per i miei gusti.


Nella giornata successiva, avrei esplorato la Biblioteca in compagnia di Alexander, Marika e Hotaru.

[Music - Stop]


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Qui si conclude la settima parte del primo capitolo, grazie di avermi seguito e alla prossima!


Bonus:


Kenta Satou, Character Bio: 
Kenta non è sempre stato un appassionato delle scalate. Quando era piccolo, durante una giornata come tutte le altre, accompagnò suo padre in palestra e fu li che vide un uomo intento a scalare una grossa parete accompagnato da grosse funi che lo sorreggevano. Incuriosito, un giovane Kenta domandò al padre cosa stesse facendo quell'uomo e fu così che venne a sapere delle arrampicate. Qualcosa scattò dentro di lui, qualcosa che lo portò rapidamente a provare a emulare ciò che quell'uomo fece. All'inizio pensò di non essere in grado di farlo, ma non appena mise i piedi sopra quella parete, accompagnato da suo padre... Realizzò che quello fosse il suo sogno. Quella sua prima scalata gli venne incredibilmente naturale. Cominciò quindi ad allenarsi quotidianamente, per anni, compiendo la sua prima scalata, accompagnato dal padre, ad appena 10 anni, raggiungendo la vetta dell'Everest, compiendo un'impresa apparentemente impossibile. Notando le sue grandi doti, la Hope's Peak gli consegnò il titolo di "Ultimate Rock Climber" subito dopo la scalata, rendendolo di fatto uno dei più giovani Ultimates mai esistiti. Durante una sua visita all'istituto, incontrò una giovane Akane Owari, verso cui sviluppò dei sentimenti a senso unico.


Chloe Laurent, Character Bio:
Chloe è nata in una famiglia legata alla danza che la obbligò fin da tenera età a dedicarsi alla quella stessa arte, rifiutando perfino di seguire i suoi sogni nel cassetto. Ciononostante, Chloe mostrò rapidamente doti nella danza fuori dal comune, raggiungendo traguardi che, per una persona della sua età, non sembravano fattibili. Rapidamente divenne una professionista conosciuta in tutto il mondo, capace di eseguire danze di ogni genere al livello di un professionista. Furono proprio le sue doti ad attirare l'attenzione della Hope's Peak. Durante i suoi viaggi incontrò altre persone famose e ultimates come Sayaka Maizono e Hiyoko Saionji con le quali ebbe multiple collaborazioni ed eventi. Durante le sue ore libere, Chloe riuscì a dedicarsi al mondo della cucina, raggiungendo comunque il sogno che da piccola le impedirono di rincorrere.

 

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Capitolo 17
*** Capitolo 1-8: Una Singola Bugia in questo Sconosciuto Mondo Oscuro ***


Capitolo 1-8: Una Singola Bugia in questo Sconosciuto Mondo Oscuro

 

NB: In questo capitolo sono inseriti link a video di youtube contenenti musiche dei vari "Danganronpa" che ho immaginato stare bene nelle scene seguenti.
Se volete, potete aprire suddetti link e lasciare la musica in sottofondo in loop finché non inserisco un nuovo link o vi stanca. La scelta è vostra.
NB2: Tutte le musiche appartengono al creatore originale, Masafumi Takada, e la storia di "Danganronpa" è proprietà della Spike Chunsoft. Non possiedo alcun diritto sull'opera o le sue musiche, che sto usando per creare un "Fangan" senza scopo di lucro.






https://www.youtube.com/watch?v=mESVTvnIVnw



Mi svegliai, in quel quarto giorno, minuti prima che MonoPhox facesse partire il suo classico annuncio mattiniero. 
Onestamente, cominciai ben presto a perdere il conto dei giorni... Forse perché, in cuor mio, cercavo in qualsiasi modo di non pensare al tempo che trascorsi all'interno di quell'istituto, con gli occhi addosso di chissà chi, dall'altro lato di quelle assurde telecamere.
Nemmeno le nostre stanze erano al sicuro da quegli occhi estranei... Ma feci di tutto per non pensarci. 


Anche quel giorno, dopo una doccia calda per distrarmi, aprii ancora una volta l'armadio alla ricerca di nuovi vestiti da indossare, ricordando rapidamente che gli unici abiti che MonoPhox ci diede, in quella situazione, furono esatte copie di quelli che indossavamo quando ci svegliammo.
Non avendo modo di lavare i vestiti sporchi, MonoPhox ci disse che li avrebbe sostituiti quotidianamente, lui, durante la notte, per assicurarsi che ogni mattino ritrovassimo vestiti nuovi e puliti all'interno del nostro guardaroba.

All'inizio pensai che fosse gentile da parte sua... Ma, ripensandoci, nulla di quella situazione era neanche lontanamente "gentile".
Come mia consuetudine, controllai il mio PhoxPad alla ricerca di nuovi messaggi ma, a parte i classici buongiorno di Asuka, non notai nulla di nuovo.


Lasciai quindi la mia stanza, raggiungendo come tutti gli altri giorni la cucina dove feci colazione insieme alla gran parte degli altri Ultimates.
Durante questi giorni, esattamente come mi suggerì Misako, continuai incessantemente a fare una scorta di cibi in scatola, portandoli nella mia stanza dopo ogni colazione.
Pur sperando di non doverli mai usare, non fui in grado di sopprimere le mie preoccupazioni.



La biblioteca era sorprendentemente spaziosa. I muri erano completamente rivestiti di librerie e libri di qualsivoglia genere, dal fantasy alle commedie, dai libri di storia antica allo sci-fi. Per leggere ogni singolo libro avrei necessitato di almeno tre o quattro vite.


<< Wow, questo posto è gigantesco... >>
Esclamai, non riuscendo a credere ai miei occhi.
Oltre a quelle gigantesche librerie in legno scuro vi erano inoltre una dozzina di tavoli in marmo sul quale era possibile sedersi grazie a sedie imbottite e terribilmente comode. 
Inoltre, appesi sui muri e in ogni singolo angolo di quella stanza, vi erano una infinità di cartelli che invitavano a non parlare a voce alta all'interno della biblioteca.

<< A cosa servono quei cartelli se siamo gli unici qui dentro...? >>
Domandai.

[ Indifferentemente da chi si trovi all'interno dell'Istituto Butterfly, certe regole generali vanno comunque rispettate, Miss Sora. ]
Quando sentii la voce di MonoPhox alle mie spalle saltai come un coniglio terrorizzato.

<< Da- Da dove diavolo sei uscito fuori?! >>
Esclamai, con il cuore in gola.

[ Uscire fuori dal nulla fa parte del mio personaggio da generazioni, Miss Sora! ]
Mi rispose quell'infernale volpe bianca e nera, ridacchiando.

<< Hey, MonoPhox... Ti dispiace se prendessi una o due sedie dalla biblioteca e le portassi nella mia stanza? >>
Quando feci quella domanda al direttore dell'Istituto, notai una espressione confusa apparire nel suo inanimato volto... In qualche modo.
Piegò la testa di lato dalla curiosità, portandosi una zampa davanti al suo muso.


[ Mhh...? Per quale motivo vorrebbe farlo? ]
Mi domandò, quindi.

<< Le sedie della mia stanza sono davvero scomode e dure. Mi piacerebbe avere qualcosa di più comodo su cui sedermi... >>
Non appena dissi quelle parole, MonoPhox mi fissò in silenzio per qualche istante quasi come se non sapesse cosa rispondermi.

[ Se le lasciassi fare questo, Miss Sora, dovrei permetterlo anche al resto degli studenti e ben presto la biblioteca rimarrebbe senza sedie. ]
Fu la sua risposta.

[ Inoltre, se dovessi permetterlo solo a lei, non sarebbe corretto verso il resto dei partecipanti. ]
Aggiunse subito dopo.
Sospirai, non apprezzando quella risposta, ma non sorpresa.

[ Ciononostante, posso sostituire le sedie della sua suite con alcune più comode se lo desidera. Non posso garantire, però, che la qualità sia la stessa di quelle presenti nella libreria. ]
Quando, però, mi disse quelle parole mi sembrò surreale.

<< Davvero?! >>
Esclamai, in preda all'euforia per una cosa che non avrebbe dovuto causarmi così tanta felicità.

[ Ma certamente. Il benessere dei miei studenti è la mia prima priorità, dopotutto! ]
Non riuscii a credere ciecamente a quelle sue parole, però, considerando che fossimo finiti all'interno di un Killing Game.


Ripensandoci, fu proprio quel motivo che mi fece mettere in dubbio la presenza di MonoPhox.

<< Hey... Se il tuo compito è quello di permettere un Killing Game, per quale motivo ci hai concesso tutte queste comodità? Non sarebbe stato meglio lasciarci con poco e nulla, per spingerci a... Sai di cosa parlo... >>
Gli domandai, incuriosita dal fatto che fosse così disposto ad aiutarmi per un motivo così stupido.

MonoPhox sembrò, ancora una volta, confuso dalle mie parole.

[ Preferirebbe che vi togliessi tutti questi comfort, Miss Sora? ]
Mi domandò, con un tono malizioso.
Rapidamente feci un passo indietro.

<< No no no, assolutamente, non è ciò che intendevo! >>
Esclamai, in preda al panico.

[ Sono stato creato con il semplice scopo di garantire che il Killing Game vada nel verso giusto e di rispondere a qualsiasi domanda che i partecipanti abbiano, finché rientra nelle mie capacità o permessi, per garantire un gioco equo, organizzato e semplice. Non ho ragione di non concedere ai partecipanti i comfort necessari per una vita serena, se così dovessero decidere. Dopotutto, la tranquillità all'interno di queste mura non va assolutamente contro le regole: anzi, in verità è ciò che le regole del gioco cercano di mantenere. ]
Spiegò quell'animaletto con una voce assurdamente profonda, per la sua stazza.

[ Inoltre, un Killing Game nelle condizioni da lei indicate sarebbe decisamente più rapido e violento, ma altrettanto noioso. Se fossimo interessati a un massacro inutile, non avremmo dato luogo a questo gioco. ]
Aggiunse subito dopo.
Quelle sue parole, però, mi fecero sorgere dei dubbi.

<< Quindi... Per quale motivo siamo qui? Abbiamo fatto qualcosa di male che non ricordiamo? Che scopo potrebbe avere questo Killing Game...? >>
Gli domandai.
Per qualche istante MonoPhox rimase in silenzio a fissarmi, forse pensando a cosa potesse dirmi di preciso senza rivelare qualcosa d'importante.

[ Miss Sora, penso che lei sappia perfettamente che non posso rispondere a questa sua domanda. ]
Disse.
Sospirai.

[ Lei è una studentessa intelligente e analitica: sono sicuro che troverà le risposte alle sue domande, prima o poi, a meno che qualcuno non le tagli la gola prima. ]
Aggiunse subito dopo, finendo la sua frase con una osservazione macabra e violenta accompagnata da una risatina divertita.

[ Ciò che posso rivelare sulla vostra situazione attuale, comunque, è che non vi troviate qui per "colpe" di qualche genere, di per se. ]
Continuò, cogliendomi alla sprovvista con quella sua rivelazione.

[ Posso dire che, ad aver visto "colpe" in voi, sia stato qualcun altro. Sfortunatamente, questo è tutto ciò che posso dire, riguardo la vostra situazione, Miss Sora. Ho paura di non poter soddisfare la sua curiosità in altri modi. ]
Concluse subito dopo.
Dopo aver detto quelle parole, MonoPhox scomparve nel nulla esattamente come apparve. Quindi cominciai finalmente anche io l'esplorazione della biblioteca, sapendo però che non sarei riuscita a trovare nulla di utile, al suo interno.



Durante l'esplorazione notai un grosso ragazzo di colore, pelato, intento a guardare le librerie con i suoi occhi scuri e confusi.

<< Prima volta che entri in una biblioteca? >>
Domandai ad Alexander, che si voltò lentamente nella mia direzione, sorpreso dal vedermi li.

<< Non proprio... Piuttosto sono sorpreso dalla quantità di libri qui dentro. >>
Mi disse, prendendone uno a caso e sfogliandolo.

<< Mi domando se da qualche parte qui dentro abbiano nascosto degli indizi... >>
Quelle sue parole avevano senso.
Era possibile che, nascosti all'interno di quelle infinite pagine, ci fossero degli indizi sulla nostra situazione che non avremmo mai potuto trovare se non per caso.


Mentre sfogliò svariate pagine in silenzio, decisi di interromperlo per provare a conoscere anche lui un po' meglio.

<< Hey, Alexander. Quanti anni hai, se non sono indiscreta? >>
Gli domandai.

La montagna degli Aurum Undis non mi degnò neanche di uno sguardo, intento a sfogliare pagina dopo pagina alla ricerca di qualche genere di miracolo, reggendo i libri con quelle sue braccia muscolose e tatuate.
A prima vista sembrava davvero una persona spaventosa, ma in realtà era un classico "gigante buono"... Più o meno.

<< Ho ventisette anni. >>
Mi rispose, cogliendomi totalmente alla sprovvista.

<< V-Ventisette?! Sembri molto più grande! >>
Esclamai, incredula.
Alexander posò finalmente il suo sguardo inizialmente confuso su di me, poi un sorriso un po' divertito e un po' sorpreso prese il posto di quella iniziale reazione.

<< Dovrei prenderlo come un complimento o un insulto? >>
Mi domandò, ridacchiando.


Alexander Cooper era decisamente l'Ultimate più alto all'interno dell'Istituto Butterfly. Il suo fisico scolpito, unito alla sua altezza, mi fecero pensare che fosse decisamente ben sopra i trentacinque anni.

<< Non era decisamente un insulto. Mi sorprende solamente il fatto che io e te siamo quasi coetanei... Quando hai iniziato a giocare a baseball? >>
Gli domandai subito dopo.

<< Actually, molto presto. In America il baseball è piuttosto famoso, ed essendo un fanatico dello sport ho semplicemente preso la strada che mi veniva più semplice. >>
[A dirla tutta]
Mi rispose.

<< Provai svariati sport prima di decidere di giocare a baseball. Iniziai con il football, poi il rugby, ma realizzai rapidamente che non facessero per me. So, yeah. >>
Aggiunse subito dopo.                                                                                                                                                                                                                                       [Quindi, si.]

<< Oh giusto, sei americano. Di dove sei, esattamente? Mio padre impazzirebbe se venisse a sapere che ti ho incontrato, Alexander. >>
Continuai con la mia intervista.

<< Chiamami Xander come tutti i miei amici, Sora. >>
Sorrise.

<< Florida. E' li che ho dato il massimo per raggiungere il mio sogno e competere nel competitivo! >>
Riprese subito dopo, colpendosi il petto con un pugno e mostrandomi una espressione soddisfatta.
Quindi Alexander mi guardò da capo a piedi con uno sguardo incuriosito, cogliendomi un po' alla sprovvista.

<< Fai sport, per caso? Il tuo fisico non è male. >>
Quelle parole mi diedero un senso di déjà vu.

<< Correvo, fino a qualche anno fa. Kenta ha fatto lo stesso commento... >>
La mia risposta sembrò coglierlo alla sprovvista.

<< Kenta, my man, you've got good taste. >>
[Kenta, hai buon gusto, amico mio. ]
Disse, con uno strano sorriso in volto. Non parlando inglese, non ho idea di cosa disse.

<< Eh? >>
Gli domandai, confusa.

<< Niente, non farci caso. Kenta è un mio amico, ci conosciamo da prima di tutto questo. >>
Aggiunse subito dopo.

<< Non mi dispiacerebbe incontrare tuo padre. Hai detto che è un fan, giusto? >>
Mi domandò.
Risposi con un semplice cenno del capo.

<< Si, è un fanatico. Segue il baseball da quando ho memoria. >>
Fu la mia risposta, prima di cambiare rapidamente argomento.

<< Comunque, c'è per caso qualche ultimate di cui non ricordi molto, ma di cui dovresti? >>
Quella mia improvvisa domanda sembrò cogliere Alexander alla sprovvista. Rimase in silenzio a pensare per qualche secondo con le braccia conserte davanti al petto, poi sputò un nome.

<< Leon Kuwata. Ricordo di aver perso l'ultimo torneo con lui, ma non ricordo altro su di lui... E' così strano... E' passato così tanto tempo, è impossibile che non ci siamo incontrati di nuovo... >>
Disse.
Anche quel nome mi suonò familiare.



<< Hey, Sora... >>
Riprese dopo poco tempo, schiarendosi la voce e incrociando le braccia davanti al petto, sorridendomi.

<< ...Sei libera più tardi? Magari posso provare a farti interessare al mondo del baseball, ti assicuro sia molto interessante. >>
Continuò, facendomi l'occhiolino.

<< Nah, perdonami Xander, ma davvero non m'interessa come sport. >>
Fu la mia risposta secca che per qualche motivo sembrò fargli molto più male di quanto mi aspettassi.

Prima che potesse riprendere a parlare, però, dalle sue spalle spuntò una nuova figura.

Una ragazza dai capelli corti e neri con occhi celesti apparve dal nulla, ridacchiando e interrompendo la nostra discussione.

<< Hey ragazzi! Disturbo? >>
Esclamò Marika, ridacchiando.

Una espressione infastidita si fece rapidamente largo nel volto di Alexander.

<< Goddamit, Marika... >>
[Dannazione, Marika...]
Borbottò tra se e se.


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Qui si conclude l'ottava parte del primo capitolo, grazie di avermi seguito e alla prossima!


Bonus

Alexander Cooper, Character Bio: 
Alexander è nato in Florida da una famiglia piuttosto povera. S'interessò fin da piccolo al mondo dello sport, esplorando svariate possibilità alla ricerca di quella che gli venisse più naturale. Grazie alla sua mira e forza fisica, il giovane Alexander trovò rapidamente successo nel mondo del baseball, decidendo che si sarebbe allenato fino a quando non avesse raggiunto un livello da pro. Accumulò rapidamente una serie di vittorie, ottenendo nel suo paese il soprannome di "Undefeated Cooper", ma raggiunse ben presto il suo limite quando venne invitato in Giappone per prendere parte ad un match contro un altro Ultimate. Si scontrò contro Leon Kuwata, Ultimate Baseball Star, che lo sconfisse senza troppe difficoltà. 
Sentendosi inizialmente umiliato, quel giovane Alexander giurò che sarebbe tornato in Giappone, dopo essersi allenato, per sconfiggere Leon una volta per tutte e strappargli il titolo di miglior giocatore di Baseball. Nonostante la sconfitta ricevuta, le sue abilità vennero riconosciute dalla Hope's Peak che decise di consegnargli il titolo di "Ultimate Baseball Player".


 

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Capitolo 18
*** Capitolo 1-9: Una Singola Bugia in questo Sconosciuto Mondo Oscuro ***


Capitolo 1-9: Una Singola Bugia in questo Sconosciuto Mondo Oscuro

 

NB: In questo capitolo sono inseriti link a video di youtube contenenti musiche dei vari "Danganronpa" che ho immaginato stare bene nelle scene seguenti.
Se volete, potete aprire suddetti link e lasciare la musica in sottofondo in loop finché non inserisco un nuovo link o vi stanca. La scelta è vostra.
NB2: Tutte le musiche appartengono al creatore originale, Masafumi Takada, e la storia di "Danganronpa" è proprietà della Spike Chunsoft. Non possiedo alcun diritto sull'opera o le sue musiche, che sto usando per creare un "Fangan" senza scopo di lucro.



https://www.youtube.com/watch?v=P-fMDaPFXME



La ragazza che interruppe la discussione tra me e Xander altri non era se non Marika Watabe. Inizialmente ebbi un po' di difficoltà a riconoscerla, considerando che trascorse i primi giorni non solo in disparte, ma usando il corpo dell'Ultimate Baseball Player come scudo per nascondere il fatto che stesse costantemente piangendo.
Era, forse, la prima volta che la vidi mostrare il suo carattere solare e amichevole.

La ragazza dai capelli corti e neri mi fissò in silenzio per qualche istante con quei suoi grossi occhi celesti, sorridendomi e ridacchiando.


<< Did I interrupt something, Mister Xander? >>
[Ho interrotto qualcosa, Mister Xander? ]
Domandò la giovane ad Alexander, che le rispose con un verso infastidito senza proferire parola.

Poi Marika allungò una mano verso di me, senza smettere neanche per un istante di sorridere.

<< Hey Sora! Non abbiamo ancora avuto modo di parlare, che ne dici se esplorassimo insieme la biblioteca per un pochino? >>
Mi domandò subito dopo.
Non avendo alcun motivo di rifiutare la sua offerta, le strinsi la mano e insieme a lei camminammo avanti e indietro per la biblioteca, senza meta.
La nostra esplorazione, ovviamente, non avrebbe dato alcun frutto... Quindi non esplorammo assolutamente nulla.


<< Sei una Astrologa, giusto? E' così strano, come fai a collegare le persone agli astri? >>
Mi domandò.

<< Per farla breve, studio i movimenti degli astri e li uso per scoprire schemi e comportamenti delle persone su cui sto facendo una predizione. >>
Non avendo alcuna intenzione di scendere nei particolari, preferii rimanere un po' vaga sul meccanismo della mia arte.

<< Non si tratta di congetture? Pensavo che fossero delle stupidaggini. >>
Onestamente, la risposta di Marika ebbe lo stesso effetto di una fucilata sul petto... Non era la prima a dirmi qualcosa del genere, però.

<< In genere... Ammetto che sia così... >>
Le risposi, ridacchiando per provare a nascondere l'imbarazzo.

<< Le mie predizioni però sono generalmente corrette. Così accurate che è il motivo per cui l'Hope's Peak mi ha notata, dopotutto. >>
Aggiunsi subito dopo.
Marika sembrò scettica, ma tenne i suoi dubbi per se stessa.

<< Tu sei una veterinaria, giusto? >>
Le domandai, cambiando rapidamente argomento e spostandolo sul suo talento.

<< Yup! >>
Esclamò.

<< Ho vissuto in America insieme ai miei genitori per dieci anni, ed è li che ho continuato i miei studi e ricevuto il titolo di Ultimate Veterinarian. E' stato come un sogno diventato realtà! >>
Continuò, con le stelle negli occhi.

<< Sono sorpresa tu sia così amichevole. La prima idea che mi ero fatta su di te, è che fossi una piagnucolona... Senza offesa, ovviamente. >>
Le risposi.

<< Nessuna offesa! >>
Esclamò la ragazza.

<< Il cambiamento mi spaventa... Specialmente quando è così improvviso e spaventoso. >>
Continuò, abbassando lo sguardo e toccandosi un braccio con l'altra mano, evitando il mio sguardo.

<< Avevo paura e... Ho chiesto ad Alexander di aiutarmi... Tutto qui. >>
Aggiunse subito dopo, schiarendosi poi la voce.

<< Ti fidi molto di lui, eh? >>
Le domandai.

<< Mi ricorda molto mio fratello! Sia per il modo in cui si comporta che la stazza! >>
Ridacchiò.

<< Ha promesso di tenermi al sicuro, e sono felice che abbia avuto la pazienza di ascoltarmi. >>
Continuò, mostrandomi un enorme e genuino sorriso.


Come mio solito, feci anche a Marika la stessa domanda che feci anche agli altri.

<< Un Ultimate di cui dovrei ricordarmi? >>
Ripeté la giovane Ultimate, incrociando le braccia davanti al petto e giocherellando con una penna incastrata nella tasca del suo camice.

<< Ne ho incontrati alcuni, nella mia vita, ma con la gran parte non ci ho avuto molto a che fare... >>
Mi rispose, continuando a pensare.

<< Anche se non ricordo esattamente cosa sia successo alla mia vecchia compagna di classe Mikan Tsumiki... >>
Anche quel nome mi suonò familiare.
Comprendendo che, però, non sarei riuscita a ottenere molte informazioni da lei, decisi semplicemente di cambiare argomento.


Dopo aver parlato con Marika ancora per qualche minuto del più e del meno, tornammo da Alexander e ci separammo. 
Quindi raggiunsi l'ultima persona all'interno della biblioteca, e l'ultimo Ultimate con cui non avevo ancora parlato all'interno dell'Istituto Butterfly.


Vedendomi arrivare, notai una espressione leggermente infastidita farsi rapidamente largo nel volto di Hotaru, che però scomparve non appena lo raggiunsi.


<< Hey, Hotaru. >>
Salutai.

<< Ciao, Sora. >>
Fu la sua semplicissima risposta.
Gli abiti di Hotaru erano decisamente inusuali. Indossava un abito bianco con scarpe nere, una sciarpa a scacchiera biancha e nera legata al collo, una maschera sorridente da clown legata alla cinta e uno strano simbolo simile a dei dadi stampato nei suoi vestiti. Tra i presenti, era probabilmente la persona che risaltava di più.

Per qualche istante cadde un profondo e imbarazzante silenzio, tra noi.

<< Scusami... Le chiacchiere non sono il mio forte... >>
Si scusò rapidamente.

<< Non preoccuparti. >>
Fu la mia risposta.

Seguì un altro momento di silenzio imbarazzante.

<< Non ricordo quale sia il tuo titolo, Hotaru. Potresti ricordarmelo? >>
Domandai, cercando di rompere il ghiaccio.

<< Ultimate Juggler. >>
Fu la sua risposta.

<< Oh wow, un giocoliere! Servono buoni riflessi per quel lavoro! Lavori in un circo? >>
Continuai, cercando di far intendere tramite il mio sorriso che fossi genuinamente interessata a una discussione semplice e indolore.


<< Si... Per la gran parte del tempo... >>
Mi rispose.

<< Far ridere le persone non mi è mai venuto naturale, quindi il mio capo mi disse che fare il clown non era il lavoro giusto per me... E' così che iniziai a fare il giocoliere: non serve fare battute, o altro... Non devo far ridere gli spettatori, semplicemente mi basta mostrare le mie abilità e non ha importanza di quale sia il mio carattere. >>
Finalmente Hotaru sembrò sbloccarsi.

<< Non ti piace interagire con le persone? >>
Chiesi.

<< Se possibile, no... Preferisco di gran lunga stare per i fatti miei. >>
Fu la sua risposta genuina e rapida.

<< Non significa che non mi piace stare in compagnia... >>
Continuò, sospirando, posando poi il suo sguardo sulla maschera legata alla cinta.


<< Di cosa si tratta? >>
Domandai, indicando la maschera da clown.

<< E' un simbolo della mia "prima famiglia". Ho trascorso la gran parte della mia vita in un orfanotrofio, ed è li che ho incontrato la mia "prima famiglia". >>
Spiegò rapidamente.

<< Quindi è un simbolo che tu e gli altri orfani vi siete portati dietro dopo aver abbandonato l'orfanotrofio? >>
A quella mia domanda ricevetti un cenno positivo del capo, come risposta.

<< Non li ho mai dimenticati, nemmeno dopo l'adozione da parte di una "vera" famiglia. >>
Spiegò, mentre un sorriso pieno di bei ricordi si fece largo nel suo volto.

<< Stai meglio quando sorridi, Hotaru. >>
Dissi, ricambiando il suo sorriso.
Hotaru arrossì davanti al mio complimento.

<< G-Grazie... >>
Borbottò.


<< Come hai ricevuto il titolo di Ultimate? >>
Domandai subito dopo.

<< Un membro della Hope's Peak venne, un giorno, ad assistere a una delle nostre performance... Rimase sorpreso delle mie capacità e poco dopo ricevetti una lettera dell'istituto, insieme al titolo di Ultimate... Onestamente, non ho fatto nulla per meritarlo... >>
Mi rispose.
Rapidamente afferrai le sue mani, stringendole con forza con le mie e sorridendo.

<< Non è vero! >>
Esclamai, cogliendo Hotaru alla sprovvista che mi fissò in silenzio con occhi e bocca spalancati.

<< Se ti hanno offerto quel titolo, significa che hanno visto in te delle abilità fuori dal comune! Non sminuirti così tanto! >>
Hotaru sembrò felice di quelle mie parole. 
Non rispose nulla, ma notai un piccolo sorriso apparire per un istante nel suo volto.


Essendo una persona di poche parole, il tempo che trascorsi con Hotaru fu, principalmente, esplorazione silenziosa della biblioteca accompagnata da occasionali scambi di parole tra noi.


Dopo l'esplorazione tornammo nella cucina dove ancora una volta ci fu una breve discussione... Esattamente come nei giorni precedenti, nessuno di noi fu in grado di rivelare nulla di nuovo. Era palese, ormai, che MonoPhox e il Mastermind non avessero lasciato alcun indizio in quel piano terra e che, se avessimo voluto scoprire qualcosa, avremmo probabilmente dovuto esplorare gli altri piani dell'istituto, in qualche modo. 
Con il morale sotto i piedi ci separammo ancora una volta e andammo tutti per i fatti nostri. Alcuni tornarono nelle loro stanze, come Hotaru e Touma, altri invece crearono piccoli gruppi con cui trascorsero il resto della giornata sparsi per quel piano terra.


All'interno della biblioteca, con cui mi diressi insieme ad Asuka trovai: Alexander, Kaori, Chloe, Yamato e Ryoko.


https://www.youtube.com/watch?v=mESVTvnIVnw


<< Hey, ciao a tutti! >>
Esclamò Asuka, attirando l'attenzione degli altri ultimates che ricambiarono rapidamente.

<< Ciao Asuka... >>
La salutò Ryoko, mentre l'arciera si sedette al suo fianco e le domandò che libro stesse leggendo.

<< Ho trovato la trilogia di Harry Potter... Ho visto solo i film, quindi ho pensato di dare una occhiata ai libri. >>
Disse la zoologa.

<< Uhhh li ho letti tutti! Che ne dici se li leggiamo insieme?! >>
Esclamò, in preda all'euforia.


Asuka, per essere un'arciera, aveva decisamente hobby fuori dal suo campo.

Con la coda dell'occhio notai Alexander intento a discutere insieme a Kaori, che prontamente rideva dopo ogni sua stupida battuta.
Quindi mi sedetti anche io nel tavolo, davanti ad Asuka che cominciò rapidamente a parlare del libro che Ryoko stava leggendo, insieme a lei.


<< Bonsoir, Sora. >>
[Buona sera]
Disse Chloe, sedendosi al mio fianco e abbracciandomi.

<< Benvenuta, Miss Sora. >>
Quindi mi salutò anche Yamato.

<< Che ci fate qui? >>
Domandai ai due.

<< Stavamo discutendo su cosa cucinare domani mattina, insieme a Miss Kaori. >>
Spiegò Yamato, posando poi il suo sguardo sulla giovane ragazza intenta a spendere il suo tempo insieme ad Alexander.

<< Sfortunatamente, con l'arrivo di Mister Alexander e Miss Ryoko, sembrerebbe che la nostra Miss Kaori abbia cambiato piani.
Ridacchiò il cordiale maggiordomo.

<< Lasciale godere la gioventù, Yamato! >>
Esclamò Chloe, ridacchiando di gusto.
Yamato le rispose con un breve inchino, poi ci versò del profumato tè inglese.

Insieme ai due, parlammo del più e del meno, ridendo insieme a scherzando.
Per un attimo mi sembrò di dimenticare in che genere di situazione ci trovassimo.

[Music - Stop]


Sfortunatamente, la realtà dei fatti ci avrebbe rapidamente ricordato che non potessimo permetterci il lusso di restare spensierati.

https://www.youtube.com/watch?v=awTC4GIjGEo

Quindi, sentimmo la voce di MonoPhox che si schiarì la gola.

[ Aehm! Un corpo è stato ritrovato! Dopo un predeterminato periodo di tempo, che siete liberi di usare come preferite, daremo inizio al Class Trial! ]



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Qui si conclude la parte 9 del primo capitolo, grazie di avermi seguito e alla prossima!





Bonus:


Hotaru Hara, Character Bio:
Hotaru è il decimo membro di un gruppo "criminale" conosciuto come D.I.C.E., un terrificante gruppo di orfani il cui scopo era quello d'imbrattare muri, spaventare i passanti o far inciampare qualche altro ragazzino per poi correre via ridendo. Hotaru è cresciuto in un orfanotrofio insieme alla sua "prima famiglia", ovvero i ragazzini dell'orfanotrofio con cui crebbe, e con cui creò un rapporto così forte che nemmeno dopo essere stato adottato si spezzò. Venne adottato da una famiglia in possesso di un circo, che lo prese rapidamente come nuovo membro del gruppo e provò a trasformarlo in un clown. Non essendo socievole, e non avendo mai la battuta pronta, fu un lavoro che Hotaru non riuscì a svolgere. Ciononostante, il suo talento venne a galla quando suo padre gli chiese di provare a fare il giocoliere. Il suo talento attirò l'attenzione della Hope's Peak Academy quando uno dei loro membri, per puro caso, notò la sua performance. Pochi giorni dopo gli venne consegnato il titolo di Ultimate Juggler.


Marika Watabe, Character Bio:
Da giovane Marika studiò alla Lapis Lazuli Girl's High School, ed è sempre stata un'appassionata di animali. Dopo essersi trasferita in America insieme ai suoi genitori continuò gli studi, diventando rapidamente una veterinaria di fama nazionale e attirando l'attenzione della sede Americana della Hope's Peak, che le consegnò il titolo di Ultimate Veterinarian dopo aver osservato in prima persona le sue capacità. La sua passione per la medicina verso gli animali nacque quando un giorno, tornando da scuola, una giovane Marika trovò un gattino ferito in mezzo alla strada. Nonostante fosse stato investito, Marika non fu in grado di lasciarlo li da solo ad attendere la sua fine: decise quindi di provare a salvargli la vita.
In qualche modo, forse per miracolo, forse per fortuna, riuscì a fermare l'emorragia e lo portò da un veterinario giusto in tempo per salvargli la vita. Marika decise di tenere quel gattino con se, dandogli quindi il nome di "Lucky".

 

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Capitolo 19
*** Capitolo 1-10: Una Singola Bugia in questo Sconosciuto Mondo Oscuro ***


Capitolo 1-10: Una Singola Bugia in questo Sconosciuto Mondo Oscuro

 

NB: In questo capitolo sono inseriti link a video di youtube contenenti musiche dei vari "Danganronpa" che ho immaginato stare bene nelle scene seguenti.
Se volete, potete aprire suddetti link e lasciare la musica in sottofondo in loop finché non inserisco un nuovo link o vi stanca. La scelta è vostra.
NB2: Tutte le musiche appartengono al creatore originale, Masafumi Takada, e la storia di "Danganronpa" è proprietà della Spike Chunsoft. Non possiedo alcun diritto sull'opera o le sue musiche, che sto usando per creare un "Fangan" senza scopo di lucro.





https://youtu.be/NVo9idmUGzc?si=n66nGnKXiC4cLS7L





Non riuscii a credere alle parole di quella infernale mascotte.
Sentii il terrore perforarmi da parte a parte, una paura che non riuscirei a spiegare nemmeno in mille anni. Le voci all'interno della biblioteca scomparvero in un istante, sostituite da gemiti spaventati e increduli.

Per non cadere al suolo, dovetti reggermi al tavolo davanti a me, dopo aver sentito le forze mancarmi.

<< Non... Non può essere vero... >>
Borbottai.


Nonostante non fosse in grado di muovere la sua bocca, potei sentire come se ci stesse guardando con un ghigno divertito e infernale che andava da un lato all'altro del suo volto, come se quella situazione gli facesse provare una gioia indescrivibile. 

[ Eheh... Eheheh... Ehehehahaha...! ]
Finalmente, però, quella maledetta volpe riprese a parlare.

<< Eh...? >>
Sentii esclamare da Alexander.


[ Hahaha! Dovreste vedere le vostre facce! ]
Esplose, ridendo, dall'altro lato dello schermo.

Era solamente uno scherzo. ]


All'inizio pensai di non aver sentito bene cosa avesse detto.

<< Cosa... Hai detto? >>
Domandò Ryoko.
Non mi voltai a guardarla in volto, ma dal tono tremante e basso della sua voce potei immaginare che genere di espressione avesse in volto.
Quindi, MonoPhox riprese a parlare.

[ Questo, miei carissimi studenti, è il "Body Discovery announcement", che da ora in poi chiameremo "BDA" per farla breve. ]
Ci disse.

[ Ogni volta che tre, o più studenti, che non hanno preso parte a un omicidio troveranno un corpo, quel messaggio verrà mandato immediatamente in onda in ogni televisore dell'Istituto Butterfly con annessa l'ubicazione del corpo, in modo tale che tutti voi possiate assemblarvi li nel minor tempo possibile, per evitare ulteriori futili ricerche. Siete, inoltre, obbligati a mollare ogni cosa che state facendo per arrivare sul posto il prima possibile. ]
Spiegò subito dopo.

<< Questo... Questo non è divertente! >>
Esclamò Kaori, urlando alla mascotte, senza però ricevere alcuna reazione dalla volpe.

[ Tutto qui, miei carissimi partecipanti. Vi auguro una buona giornata! Ehehehaha! ]
Subito dopo aver detto quelle parole, lo schermo davanti a noi appeso sul muro libero della biblioteca si spense immediatamente, lasciandoci da soli all'interno di quella stanza, persi tra la nostra confusione e frustrazione per uno scherzo di così pessimo gusto.


Alexander, però, non fu in grado di contenere la sua rabbia.
Con forza colpì un tavolo con un pugno, i suoi occhi rossi e fissi sullo schermo oscuro da cui, fino a pochi istanti prima, MonoPhox ci parlò.


<< You fucking piece of shit!!! >>
[ Maledetto pezzo di merda!!! ]
Esclamò l'enorme giocatore di baseball.

<< Credi che sia divertente prenderti gioco di noi in questo modo, bastardo?! >>
Ruggì, rivolgendosi poi verso una delle telecamere appese negli angoli della stanza, che rapidamente si voltò nella nostra direzione, inquadrando Alexander.

Notai come Alexander stesse stringendo i pugni così intensamente da ferirsi. Il suo sangue rosso cominciò a gocciolare lentamente nel terreno.
Kaori, accorgendosene, corse rapidamente in suo soccorso e lo avvertì di calmarsi, ma Alexander non sembrò voler assecondare la richiesta della ragazza.


Rapidamente mi lasciai andare nella sedia su cui mi trovavo, tirando un profondo sospiro di sollievo. Per quanto mi dia fastidio ammetterlo, il fatto che MonoPhox confermò che non si trattasse di altro se non uno scherzo, aggiungerei orribile, mi fece sentire meglio.
Non fui comunque in grado di calmarmi del tutto: notai che, nonostante tutto, stessi ancora tremando.


<< Tutto ok, Sora? >>
Mi domandò Asuka, toccandomi delicatamente una mano e mostrandomi uno sguardo dolce e preoccupato.

<< Non posso dire di essere ok... >>
Le risposi, sospirando ancora una volta, nascondendo la mia ansia.

<< Ma... Poteva essere peggio... >>
Aggiunsi subito dopo, sforzando un sorriso e nascondendo le mie mani tremanti.

[ Music - Stop ]


Ancora una volta sentii Alexander ruggire dalla rabbia.

<< Se solo potessi mettergli le mani addosso... >>
Minacciò, ringhiando tra se e se.


<< Mister Alexander, credo sia meglio se si rilassi. >>
Disse Yamato, attirando l'attenzione dell'energumeno.

<< Comprendo perfettamente che quello "scherzo" di MonoPhox sia stato orribile, ma sfogarsi in questo modo non potrà decisamente giocare a suo favore. >>
Aggiunse subito dopo.


Anche Chloe si unì a quella discussione, cercando di far calmare le acque.

<< Concordo con Yamato, Alexander. >>
Disse la ragazza.

<< E' meglio ricordare in che genere di situazione ci troviamo... Siamo alla mercé di coloro che hanno creato questo gioco, provocarli non ci aiuterà. >>
Concluse.

Facendo un infastidito verso di disappunto, Alexander ci diede le spalle e incrociò le braccia davanti al braccio, senza più proferire parola... Non prima, però, di aver fatto il dito medio alle telecamere.


Poco dopo, con nostra sorpresa, lo schermo si accese ancora una volta.

[ Ah, quasi dimenticavo. ]
Disse ancora una volta MonoPhox, attirando la nostra attenzione e cogliendoci alla sprovvista.

[ Ho un annuncio importante da fare. Per favore, dirigetevi il prima possibile nell'Auditorium: la partecipazione è obbligatoria e non ho intenzione di aspettare a lungo. ]
Dopo aver detto quelle parole, lo schermo si fece nero ancora una volta.


Mi domandai quale fosse l'annuncio importante che MonoPhox volesse fare... Anche se pensai che la risposta fosse ovvia.
Erano già passati un bel po' di giorni e nessuno crollò sotto le regole del Killing Game. L'unica supposizione che potei fare, fu che avesse in mente di darci qualcosa che ci invogliasse a uccidere qualcuno.


Quando raggiungemmo l'Auditorium, trovammo MonoPhox in piedi sul palco davanti a noi, immobile ad attenderci con quel suo infernale sorriso bianco e nero.


<< Ben-Venuti, studenti! >>
Esclamò la volpe, con euforia.

<< Go fuck yourself. >>
[ Vai a farti fottere. ]
Fu la risposta inferocita di Alexander, che fece scoppiare MonoPhox in una grassa e divertita risata.

<< Così scortese nei miei confronti, Mister Cooper! Il mio cuoricino potrebbe spezzarsi! >>
Ridacchiò.
L'Ultimate digrignò i denti, mordendosi sicuramente la lingua per non rispondergli.

<< Comunque... Ne manca uno... >>
Continuò la mascotte, dopo averci contati uno a uno.

<< Cosa vuoi da noi? >>
Gli domandò Hotaru.

<< Beh, ecco- >>
Prima che MonoPhox potesse continuare quella frase, qualcuno attirò la sua attenzione.

<< Cosa cazzo era quell'annuncio?! >>
Ruggì Touma, pallido in volto e terrorizzato, arrivando finalmente nell'Auditorium.

<< Ah, eccolo qui. Ben arrivato, ritardatario, Mister Iida. >>
Lo salutò la volpe.
Il giovane ragazzo non sembrò avere alcuna intenzione di calmarsi.

<< No- Non puoi fare una cosa del genere!!! >>
Esclamò, in preda al panico.

<< C-C-Cosa faresti se m-mi venisse un infarto, eh?! >>
Ruggì subito dopo, interrotto dal suo classico balbettare.

MonoPhox si portò una zampetta davanti al viso, piegando poi leggermente la testa di lato.

<< Cosa farei? Beh, brucerei il tuo corpo e continuerei come se nulla fosse successo, ovviamente. >>
La risposta dell'infernale peluche terrorizzò Touma ancora di più.

<< B-Bastardo...!!! >>
Ruggì il ragazzo.


Quindi, dopo essersi schiarito la voce, MonoPhox cominciò finalmente a illustrarci il motivo dietro la sua convocazione.

<< Aehm! >>
Esclamò.

<< Ora che siete tutti qui, possiamo finalmente cominciare. >>
Ridacchiò.

<< Studenti, ho due annunci molto importanti da fare. Aprite bene le orecchie, perché non ho alcuna intenzione di ripetermi! >>
Continuò.

<< Di' ciò che devi dire e basta, così posso andarmene. >>
Controbatté Haruo, in un angolo della stanza, in disparte.

<< Impaziente come sempre, Mister Arai. >>
Ridacchiò la volpe.


<< Considerando che sono passati già troppi giorni di tranquillità, domani ho intenzione di consegnarvi il primissimo Motive del vostro Killing Game! Non vedo l'orda di rivelarvelo! >>
Ridacchiò.

<< Il primo Motive, eh...? >>
Ripeté Akira, scrivendo qualcosa sul suo taccuino.

<< No... >>
Borbottò Ryoko, impallidendo.

Marika, terrorizzata, si nascose dietro Alexander.
Io, invece, sentii l'ansia e la paura crescere ancora una volta dentro di me, bloccandosi sul mio petto e schiacciandomi con la stessa intensità di un sole.


<< E quale sarebbe, allora, il primo annuncio? Perché non rivelarci il Motive ora? >>
Gli domandò Nanase.

<< Haha! Buona domanda, Miss Yamada. Una domanda a cui risponderò immediatamente. >>
Disse MonoPhox.


<< Ogni volta, durante un Killing Game, almeno una persona muore prima di poter prendere parte a un Trial. E, ogni volta, il Trial Grounds contiene posti per sedici persone, lasciando quindi almeno un posto vacante durante il primo caso. Onestamente non è un problema ma... Ammetto sia abbastanza fastidioso. >>
Spiegò la volpe.

<< Quindi...? >>
Domandai.

<< Quindi... Abbiamo deciso di fare uno strappo alle regole, per la prima volta nella storia di Danganronpa. >>
Mi rispose la volpe, nominando quel terribile gruppo formato dai Remnant di Junko Enoshima.



Con uno sguardo minaccioso e divertito in volto, MonoPhox sembrò sorriderci con malizia.


<< Prenderete tutti piede nel Trial Grounds per risolvere un caso che vi offriremo. >>
Quella spiegazione ci lasciò totalmente di stucco.

<< Di cosa stai parlando...? >>
Gli domandò Kaori, terrorizzata.

<< Vi darò tutte le informazioni non appena raggiungerete il Trial Grounds... Per ora, v'invito semplicemente... >>
Rispose la volpe.


<< ... A mettere piede nel vostro inferno. >>
Aggiunse subito dopo, con un tono terrificante.



Il terreno ai nostri piedi cominciò a vibrare, quindi uno dei muri vuoti dell'Auditorium cominciò ad aprirsi come se fosse una serranda, rivelando una grossa porta rossa dietro di se.


*Ding*
La porta rossa si aprì con lo stesso suono di un ascensore.


<< Andate pure. >>
Disse MonoPhox, mentre le porte dell'Auditorium si chiusero alle nostre spalle.

<< Il Trial Grounds e il vostro primo caso da risolvere vi aspettano. >>




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Qui si conclude la decima parte del primo capitolo, grazie di avermi seguito e alla prossima!


 

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Capitolo 20
*** Capitolo 1-11: Una Singola Bugia in questo Sconosciuto Mondo Oscuro ***


Capitolo 1-11: Una Singola Bugia in questo Sconosciuto Mondo Oscuro

 

NB: In questo capitolo sono inseriti link a video di youtube contenenti musiche dei vari "Danganronpa" che ho immaginato stare bene nelle scene seguenti.
Se volete, potete aprire suddetti link e lasciare la musica in sottofondo in loop finché non inserisco un nuovo link o vi stanca. La scelta è vostra.
NB2: Tutte le musiche appartengono al creatore originale, Masafumi Takada, e la storia di "Danganronpa" è proprietà della Spike Chunsoft. Non possiedo alcun diritto sull'opera o le sue musiche, che sto usando per creare un "Fangan" senza scopo di lucro.







Con il cuore in gola, e terrorizzati da cosa ci aspettasse dall'altro lato di quell'infernale ascensore, lentamente entrammo al suo interno uno dopo l'altro... Alcuni di noi, più spaventati degli altri, necessitarono di un "aiuto" da parte di MonoPhox, che li obbligò a entrare all'interno del sorprendentemente spazioso ascensore, privo però di alcun pulsante che potessimo premere, con una non così gentile spinta.


<< Ci vediamo dall'altra parte. >>
Fu il saluto di MonoPhox, mentre le porte rosse dell'ascensore si chiusero lentamente davanti a noi, separandoci dai muri che ormai avevamo imparato a conoscere dell'Istituto Butterfly e da MonoPhox, lanciandoci dentro una oscurità aliena e spaventosa di cui ancora non sapevamo nulla.


Con rumori metallici e altalenanti, l'ascensore cominciò la sua lenta e turbolenta discesa per minuti che sembrarono ore.

<< Dove... D-Diavolo stiamo andando, all'inferno...? >>
Domandò Touma, pallido in volto.

<< Questa ferraglia rumorosa sta scendendo da un bel pezzo... Tutto sommato, non mi stupirebbe se finissimo all'inferno. >>
Fu la risposta di Alexander.

<< Non voglio morire...! >>
Singhiozzò Marika. Alexander quindi cercò di rassicurarla senza però successo.

I muri metallici impedivano di vedere qualsiasi cosa, all'esterno dell'ascensore. Quella discesa era fin troppo lunga, alcuni di noi cominciarono a sospettare che non ci stessimo muovendo, e che fosse tutta una finta per farci credere che in verità così fosse.
Qualunque fosse la verità di quella situazione, ciononostante, non aveva importanza... Il solo pensiero che saremmo dovuti tornare li dentro, prima o poi, per risolvere il mistero che si nascondeva dietro la morte di uno di noi mi fece contorcere le viscere... Sentii una terribile voglia di urlare, di piangere, di disperarmi.

In qualche modo, fui in grado di contenermi ancora una volta.
Mostrarmi debole, davanti al resto dei nostri compagni, non avrebbe decisamente giocato a mio favore. Dovevo rimanere stoica, forte e decisa per salvare non solo la mia stessa vita, ma anche le loro...


Improvvisamente, sentimmo un "ding".
L'ascensore si fermò prontamente e la vibrazione ai nostri piedi scomparve nello stesso istante.
Lentamente le porte rosse davanti a noi si aprirono ancora una volta, rivelando una stanza che mai vedemmo prima... 


... E una scena che non dimenticherò mai.


https://www.youtube.com/watch?v=GyfgTbtuAto



Rimasi completamente spiazzata da quella scena. Forse il mio cervello provò in tutti i modi a non elaborare ciò che i miei occhi videro, ma rimasi immobile a fissare ciò che mi ritrovai davanti per non so quanto tempo.
Sentii alle mie spalle le urla disperate di alcuni dei miei compagni, mentre notai che quelli davanti a me rimasero immobili a fissare quella orripilante e assurda scena immobili come statue, esattamente come feci anche io.


Una ragazza bionda con indosso una divisa scolastica e il simbolo della Hope's Peak era distesa faccia in su nel terreno, il suo sguardo spento rivolto verso il soffitto oscuro della stanza. Nei suoi capelli una spilla a forma di pedone. Intorno a lei c'erano delle sedie e banchi scolastici da un lato, una cattedra dall'altro, tutti in legno scuro, e la cornice di una porta semi chiusa che sembrava quasi "dividerci" da lei come se fosse in un'altra stanza però priva di muri.
Al centro della stanza vi erano sedici leggii in legno, disposti in cerchio uno davanti all'altro e, dall'altro capo, una specie di trono color oro e rosso. Il pavimento era decorato con mattonelle grosse bianche e nere, il soffitto adornato con disegni di stelle, corone, scettri, cavalli e soldati.

Lo schermo sospeso al centro della stanza s'illuminò, seguito dal messaggio che MonoPhox ci mostrò pochi minuti prima per sfotterci.



https://www.youtube.com/watch?v=awTC4GIjGEo


 

[ Aehm! Un corpo è stato ritrovato! Dopo un predeterminato periodo di tempo, che siete liberi di usare come preferite, daremo inizio al Class Trial! Partecipanti, radunatevi nei Trial Grounds!]
La voce di MonoPhox riecheggiò per la stanza poi, quando lo schermo si spense, realizzammo che vicino al corpo disteso davanti a noi, c'era anche lui.

<< Ahh... Sentire il BDA mi fa entrare in estasi! >>
Esclamò, tremando istericamente dall'euforia.



https://www.youtube.com/watch?v=ZlPupxGyxZM


L'unica persona che fece qualcosa, in quella situazione, fu Kenji. Con la stessa rapidità di un fulmine il poliziotto corse verso la vittima, afferrandola delicatamente e provando a farla tornare in se.

<< Hey! Hey, riesci a sentirmi!? >>
Esclamò l'Ultimate Policeman, senza ricevere alcuna risposta.


<< Santo cielo, Mister Ogawa. Sta cercando di mettere in disordine la scena del crimine, per caso? >>
Gli domandò MonoPhox, ridacchiando.
Kenji continuò a fissare la ragazza con una espressione confusa stampata in volto, quasi come se ci fosse qualcosa che non riuscisse a comprendere.

<< Puoi pure rilassarti. >>
Continuò subito dopo quella volpe maledetta.

<< La vittima davanti a voi, non è una vera persona. >>



<< Cosa...? >>
Domandai, incredula, non comprendendo quelle sue parole.

<< Ciò che vedete davanti a voi è una replica fedele di un "vecchio caso" che un altro gruppo di Ultimates ha risolto un po' di tempo addietro. >>
Spiegò MonoPhox.
Kenji lasciò finalmente andare delicatamente il corpo della ragazza, senza però distogliere gli occhi da lei. Era pallido in volto, quasi come se avesse visto un fantasma.

<< La ragazza in questione era Chiyo Yoshida, l'Ultimate Chessmaster! Una giovanissima e famosissima giocatrice di scacchi. >>
Continuò MonoPhox.
Quel nome mi suonò familiare. Lessi qualcosa su di lei, in più riviste: una giovane promessa del mondo degli scacchi che scomparve in situazioni misteriose da un giorno all'altro.


<< La povera Miss Yoshida cadde inevitabilmente vittima del Killing Game in cui prese parte, e la sua classe fu obbligata a risolvere il mistero che si nascondeva dietro la sua sfortunata morte. >>
Spiegò la volpe.

<< Questo è lo stesso mistero che anche voi siete chiamati a risolvere. >>
Concluse, finalmente, quella sua infernale premessa.

<< C-Come dovremmo fare u-una cosa del g-genere?! >>
Balbettò Touma, furioso.

<< N-Non sappiamo null-la della vittima, o d-di come sia m-morta! >>
Esclamò.

<< Non preoccupatevi per questo. >>
Esattamente quando disse quelle parole, all'unisono i PhoxPad che ci donò suonarono tutti insieme.
Afferrai il PhoxPad dalla mia tasca, notando finalmente che una delle opzioni inaccessibili non lo fosse più.

<< Cosa è questo? >>
Domandai a nessuno, cliccando una opzione che diceva "Caso OO"

Improvvisamente una schermata con altre sotto-finestre si aprì davanti a me, come se fossero dei documenti.
Aprii il primo: "MonoPhox File N° OO"


"La vittima è Chiyo Yoshida, Ultimate Chessmaster, F. 

Il corpo è stato ritrovato all'interno della [Informazione Rimossa] alle [Informazione Rimossa]. A eccezione di una ferita dietro la nuca, nel corpo della vittima non sono presenti altre ferite. La vittima è deceduta intorno alle [Informazione Rimossa]. "


<< Che... Cazzo significa? >>
Domandò Alexander, inferocito, avendo sicuramente letto la stessa cosa che lessi anche io.

<< Mhh? Cosa vuole dire, Mister Cooper? >>
Gli domandò MonoPhox, piegando leggermente la testa di lato e portandosi una zampetta davanti alla bocca.


<< Quello davanti a voi è il vostro primissimo MonoPhox File! In quel documento troverete ogni volta informazioni basilari sul caso in questione, dal nome della vittima all'ora del decesso e, in caso, l'arma del delitto. Sono informazioni che saranno decisamente utili per la risoluzione del mistero che vi trovate davanti. >>
Aggiunse subito dopo.

<< Non dice niente, però. >>
Controbatté Hotaru.
MonoPhox sembrò confuso dalle parole dell'Ultimate.

<< Ha a malapena qualche informazione sulla vittima... Come dovremmo risolvere questo caso? >>
Gli domandò subito dopo.

<< Ovviamente, per il caso di oggi sono stato così gentile da fornirvi informazioni extra, oltre al classico MonoPhox File. >>
Rispose la mascotte.

<< Controllate meglio. Ci sono altre informazioni sul caso che vi saranno decisamente utili. >>


Effettivamente, cliccando le altre finestre all'interno del file, notai che ci fossero altre informazioni.

-Prova N1: Vicino al corpo della vittima sono presenti dei pezzi di vetro marrone di cui non conosciamo l'origine.
-Prova N2: Nell'angolo della scrivania dei docenti abbiamo trovato una macchia di sangue e una strana scheggiatura, come se qualcosa l'avesse colpita con forza e danneggiata.
-Prova N3: [Informazione Rimossa] dice che ci sia qualcosa di strano nella posizione del corpo. Non ho idea di cosa intenda dire, ma credo sia qualcosa che dovrei tenere a mente...
-Prova N4: [Informazione Rimossa]
-Prova N5: [Informazione Rimossa]
-Prova N6: [Informazione Rimossa] conferma che nel corpo di Chiyo non ci siano altre ferite... Il MonoKuma file non sembrerebbe mentire, allora.
-Prova N7: [Informazione Rimossa]
-Prova N8: Se il MonoKuma File dice la verità, allora l'ora del decesso di Chiyo è sospetta... In questo caso, [Informazione Rimossa] è tra i principali sospettati. Meglio tenere questa possibilità in mente.
-Prova N9: Ai piedi della vittima, capovolta in terra, c'è una sedia. A cosa sarà servita? C'è, inoltre, una strana strisciata davanti alla porta...

Il resto delle prove, dalla numero dieci alla numero dodici, erano state rimosse dal file esattamente come anche molte delle precedenti.


<< Mister MonoPhox, perdoni la mia domanda, ma... >>
Domandò Yamato, visibilmente confuso.

<< Come dovremmo risolvere il mistero in questione con così poche informazioni sul caso? >>
Chiese al coordinatore.

MonoPhox sembrò confuso da quella domanda.

<< Cosa intende dire, Mister Okamoto? Le informazioni che vi ho consegnato sono più che sufficienti a risolvere il caso. >>
Fu la risposta che ricevette.


<< Mi sembra una stupidaggine. >>
Controbatté Kenta fissando il suo PhoxPad intensamente.

<< Più della metà delle prove sono state rimosse, e ne abbiamo così poche che è impossibile spiegare cosa sia effettivamente successo... >>
Aggiunse subito dopo.


<< Senza contare... Che non abbiamo idea di chi abbia preso parte al Killing Game di Chiyo... Come dovremmo scoprire chi sia stato a ucciderla? >>
Domandò Ryoko, pallida in volto.



Per qualche istante MonoPhox rimase in silenzio a fissarci, immobile, con quel suo infernale mezzo sorriso rosso come il sangue e metà carino come quello di un peluche.

<< Miei carissimi studenti, state confondendo ciò che io vi sto chiedendo. >>
Ci disse.

<< Ovviamente non vi sto chiedendo di scoprire "whodunnit". Ciò che vi sto chiedendo, semplicemente, è di spiegare come la vittima sia deceduta; e posso assicurarvi che le informazioni che avete davanti a voi, più la ricostruzione della scena del crimine, sono più che sufficienti a spiegare il caso. >>
Continuò.



<< Questo, miei cari studenti, è solamente un "test" per verificare se sarete, o meno, in grado di risolvere i misteri che vi aspettano. Se non siete in grado di risolvere un caso così semplice allora non avete speranze di sopravvivere. >>
Aggiunse subito dopo, ridendo tra i baffi.

<< Asshole. >>
[Stronzo]
Borbottò Alexander.


<< Se questo è un test... Cosa accadrebbe se dovessimo fallire? >>
Gli domandò Marika, ancora pallida in volto.

<< Ma ovviamente, fallire nel risolvere questo semplicissimo caso risulterebbe nella stessa punizione di fallire un vero Class Trial. >>
Rispose MonoPhox, mentre il suo sguardo si fece ancora più terrificante.

<< Esecuzione. Semplice. >>
Aggiunse subito dopo, con un tono minaccioso.


<< Questo caso è stato terribilmente semplificato per darvi una introduzione al funzionamento dei Class Trial. Se non doveste essere in grado di risolvere un caso semplificato, allora non abbiamo motivo di sprecare tempo con inetti come voi. Sarebbe colpa vostra, in questo caso, onestamente. >>
Continuò, ridacchiando.

<< Quindi date il massimo che potete, perché state mettendo in gioco la vostra stessa vita! Per qualsiasi domanda, io sono qui. >>
Concluse, sedendosi su un trono dall'altro lato della stanza, fissandoci intensamente e facendo oscillare impazientemente la sua testa da un lato all'altro.

<< Procedete pure. Il podio davanti a voi contiene in sedici posti in piedi con davanti un leggio in legno su cui ho inciso i vostri nomi. Siete liberi d'investigare la scena del crimine prima di cominciare la discussione, se volete. Fatemi sapere quando siete pronti. >>

[Music - Stop]




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Qui si conclude l'undicesima parte del primo capitolo! Grazie di avermi seguito e alla prossima con il primo caso della storia che non prenderà assolutamente molto tempo!






 

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Capitolo 21
*** Capitolo 1-12: Una Singola Bugia in questo Sconosciuto Mondo Oscuro ***


Capitolo 1-12: Una Singola Bugia in questo Sconosciuto Mondo Oscuro

 

NB: In questo capitolo sono inseriti link a video di youtube contenenti musiche dei vari "Danganronpa" che ho immaginato stare bene nelle scene seguenti.
Se volete, potete aprire suddetti link e lasciare la musica in sottofondo in loop finché non inserisco un nuovo link o vi stanca. La scelta è vostra.
NB2: Tutte le musiche appartengono al creatore originale, Masafumi Takada, e la storia di "Danganronpa" è proprietà della Spike Chunsoft. Non possiedo alcun diritto sull'opera o le sue musiche, che sto usando per creare un "Fangan" senza scopo di lucro.



https://www.youtube.com/watch?v=tJlAxq2WcVI


 

<< Siete liberi d'investigare la scena del crimine prima di cominciare la discussione, se volete. Fatemi sapere quando siete pronti. >>
Dopo aver detto quelle parole, MonoPhox andò a sedersi sul suo trono, rimanendo immobile a fissarci mentre agitava impazientemente le sue zampe, quasi come se stesse impazientemente attendendo l'inizio del Trial.


Nonostante quello davanti a noi non fosse un vero corpo, non fui in grado di nascondere un senso di orrore e disgusto quando vidi l'espressione priva di vita nel volto di Chiyo Yoshida.
D'istinto mi venne voglia di allontanarmi da lei, e di rimettere tutto quello che mangiai durante la giornata.

In qualche modo fui in grado di trattenermi...

Alcuni di noi osservarono la scena del crimine mentre altri, disgustati e terrorizzati dalla scena che MonoPhox ci mostrò, non riuscirono a mettere i loro occhi su quel corpo finto.


Mi avvicinai a Kenji che, nel mentre, si inginocchiò vicino al corpo della ragazza, osservandolo da capo a piedi con uno sguardo intenso e attento.


<< Ancora non riesco a credere che non sia vero... >>
Dissi, afferrando un braccio di "Chiyo" e poi lasciandolo andare. Il braccio cadde al suolo come se fosse quello di una vera persona.

<< E' un manichino fatto con una precisione disarmante. >>
Furono le parole di Kenji.

<< Sembra quasi un vero cadavere... Prima che subentri il rigor mortis. >>
Continuò subito dopo.


"Prima del rigor mortis...?"
Pensai.


<< Le informazioni del PhoxPad sono corrette, secondo te, Kenji? >>
Domandai al poliziotto.
Il ragazzo si alzò in piedi, avendo finito la sua ispezione, quindi si guardò rapidamente intorno.

<< Non sembrano esserci contraddizioni tra ciò che ho potuto constare nel corpo di "Chiyo" e ciò che è scritto nel File. >>
Fu la sua risposta.
Quindi si portò una mano sotto al mento, fissando la scena con uno sguardo preoccupato.

<< Ciononostante non so se ciò che abbiamo sia effettivamente abbastanza per spiegare il caso... Non sono esperto in questo settore, io do solamente la caccia ai criminali. >>
Concluse.


-Prova N1: Vicino al corpo della vittima sono presenti dei pezzi di vetro marrone di cui non conosciamo l'origine.

-Prova N2: Nell'angolo della scrivania dei docenti abbiamo trovato una macchia di sangue e una strana scheggiatura, come se qualcosa l'avesse colpita con forza e danneggiata.
-Prova N3: [Informazione Rimossa] dice che ci sia qualcosa di strano nella posizione del corpo. Non ho idea di cosa intenda dire, ma credo sia qualcosa che dovrei tenere a mente...
-Prova N6: [Informazione Rimossa] conferma che nel corpo di Chiyo non ci siano altre ferite... Il MonoKuma file non sembrerebbe mentire, allora.
-Prova N8: Se il MonoKuma File dice la verità, allora l'ora del decesso di Chiyo è sospetta... In questo caso, [Informazione Rimossa] è tra i principali sospettati. Meglio tenere questa possibilità in mente.
-Prova N9: Ai piedi della vittima, capovolta in terra, c'è una sedia. A cosa sarà servita? C'è, inoltre, una strana strisciata davanti alla porta...

Solamente sei informazioni erano all'interno del File che MonoPhox ci consegnò, ed effettivamente nemmeno io fui in grado, così su due piedi, di dar loro un senso alla scena che ci ritrovammo davanti.
Inoltre, uno strano dettaglio attirò la mia attenzione... Durante il Killing Game di Chiyo, non fu MonoPhox a prendervi parte, ma MonoKuma... Era possibile che la nostra situazione fosse diversa dai precedenti Killing Games...?
Pur avendo questo dubbio, non fui in grado di darmi alcuna risposta.


Notando Nanase mi avvicinai a lei, chiedendole se avesse qualche idea su cosa fosse successo.

<< Il caso è molto semplice. >>
La sua risposta mi colse totalmente alla sprovvista.

<< Hai già capito cosa è successo?! >>
Esclamai.
Nanase mi rispose con un semplice cenno positivo del capo.
Le chiesi di spiegarmi i dettagli, ma la giovane Ipnotista rifiutò.

<< Questo sarà pure una prova, ma in questo genere di situazioni non devi e non puoi assolutamente fidarti di nessuno. >>
Fu il consiglio dell'Ultimate.

<< In questo caso non c'è un Killer, tra noi, ma in quelli futuri ci sarà... Non puoi fidarti ciecamente di qualcosa che qualcun altro ti dice: e se quella persona fosse l'assassino? >>
Mi domandò.
Esitai a rispondere alla sua domanda.

Nanase mi diede quindi le spalle, dirigendosi con passo lento verso il posto che MonoPhox preparò per lei.

<< Se vogliamo essere sicure del risultato, dobbiamo raggiungere entrambe la stessa soluzione senza interferire l'una con l'altra. In questo genere di situazione, non possiamo dare nulla per scontato. >>
Fu il suo unico consiglio, prima di scomparire.


Nanase aveva ragione.
Se mi avesse detto ciò che aveva intuito del caso, mi sarei ritrovata con i paraocchi... E avrei avuto un bias entrando nel caso.
Non posso permettermi di fare errori di questo tipo, non in un gioco mortale come questo.

Osservai attentamente la scena del crimine insieme a Yamato, Alexander e Akira, ma non notammo altro che non fosse elencato nel File del PhoxPad.
Era ovvio, ormai, che non avremmo trovato altro sulla scena del crimine... Se c'erano misteri da risolvere, li avremmo dovuti scoprire durante la discussione.


[Music - Stop]


https://www.youtube.com/watch?v=RB0s1zQb-F8


Non appena raggiungemmo i nostri posti sul podio preparato da MonoPhox, la pelosa mascotte cominciò finalmente a parlare.

<< Aehm! >>
Esclamò, attirando la nostra attenzione.

<< Benvenuti, partecipanti, al vostro primissimo caso. Permettetemi, quindi, di spiegarvi brevemente il funzionamento del Class Trial. >>
Continuò, parlando dal suo trono senza muovere neanche un muscolo.

<< Durante i Class Trial dovrete discutere tra voi per rivelare i misteri del caso in questione e rivelare chi sia stato a uccidere la vittima. >>
Spiegò.

<< M-Ma.. Ci hai detto che non dobbiamo trovare l'assassino di questo caso... >>
Balbettò Ryoko.

<< La mia è una introduzione generale ai Class Trial, Miss Chiba. >>
Le rispose la volpe.

<< Vi chiedo, per cortesia, di non interrompermi. >>
Continuò subito dopo, con un tono leggermente infastidito.

<< Eek! >>
Esclamò la giovane ragazzina.

<< Alla conclusione di ogni Trial, dopo aver discusso su chi sia il Blackened, avrete la possibilità di votare uno di voi. Se il risultato dovesse essere corretto, solamente il Blackened verrà giustiziato... Ma, se il risultato non dovesse esserlo... >>
Ridacchiò il coordinatore del Killing Game.

<< ...In tal caso sarete tutti giustiziati eccetto il Blackened, che sarà libero di lasciare l'Istituto Butterfly. >>
Continuò.

<< N-Non è g-giusto! >>
Balbettò Touma, terrorizzato.

<< E' assolutamente giusto, Mister Iida. Inoltre, non pensate nemmeno di astenervi dal voto: siete obbligati a farlo. Astenersi dal voto, equivale a venir giustiziati. >>
Rispose MonoPhox, continuando con la sua spiegazione.

<< Normalmente le spiegazioni si concluderebbero qui ma, essendo questo un caso particolare, ho alcune cose da aggiungere che non verranno però prese in considerazione nei casi futuri, a meno che non ci siano situazioni speciali. >>
Continuò.

<< Considerando che questo è, a tutti gli effetti, un "caso fasullo", alla fine del Class Trial non dovrete votare per nessuno. Sarò io, semplicemente, a giudicare se il vostro risultato sia, o meno, corretto. Inoltre, per questo caso l'unica cosa che dovete fare è spiegare come la vittima sia deceduta. Ragion per cui mi aspetto che questo sia un Trial molto corto, quindi non deludetemi. >>
Concluse, quindi, la sua breve introduzione.

<< Tutto qui. Siete liberi di cominciare, per qualunque domanda io sono qui. Ovviamente, non posso partecipare alla discussione a meno che non sia strettamente necessario e non posso dare indizi. >>



Per qualche istante cadde un profondo silenzio all'interno del Trial Ground.



Nota: i Trial nei giochi (e nelle serie animate) sono principalmente dei botta e risposta tra vari personaggi, dove la scena non cambia quasi per nulla, a farlo sono le espressioni dei personaggi inquadrati. Per questo motivo descrivere i Trial a parole è abbastanza... Non dico "difficile", ma un po' basic.
Essendo dei botta e risposta, i trial anche qui saranno principalmente scambi di opinioni tra i vari personaggi, dove sono quasi forzato a ridurre al minimo eventuali descrizioni non utili al caso per non ingigantire queste discussioni che vorrei rendere il più corte possibili. Per questo motivo, chiedo scusa in anticipo se i casi dovessero essere descritti come delle rapide e semplici interazioni tra personaggi, senza molte descrizioni (non che io sia così bravo nelle descrizioni, diciamo la verità!)



<< Nessuno ha intenzione di cominciare...? >>
Domandò Kaori, attirando l'attenzione di tutti su di se.

<< Da dove dovremmo partire? >>
Le domandò Hotaru, sospirando.

<< Le informazioni che abbiamo a disposizione sono fin troppo scarne. >>
Aggiunse subito dopo.

<< Ma... MonoPhox ha detto il File basta per risolvere il caso... >>
Controbatté Ryoko.

<< E tu gli credi? >>
Ringhiò Alexander.

<< Che scortese, Mister Cooper! >>
Gli rispose MonoPhox.

<< Non ho detto una singola bugia da quando mi avete incontrato. >>
Continuò la volpe, portandosi una mano davanti al petto.

<< Lo giuro sul mio cuoricino puro e gentile. >>


< Non ci credo molto, onestamente... >
Pensai.


<< Se MonoPhox avesse voluto ucciderci con un caso, ce ne avrebbe dato uno non solvibile. >>
Disse Akira, attirando l'attenzione su di se.

<< Il caso che abbiamo davanti è effettivamente risolvibile. >>
Non appena disse quelle parole, gli occhi di alcuni di noi si illuminarono.

<< Dici sul serio?! Hai qualche idea?! >>
Esclamò Asuka.

<< Ho qualche teoria. Non penso che la scelta migliore sia partire da teorie, ciononostante. >>
Le rispose il giornalista.

<< Quindi cosa consiglia, Mister Akira? >>
Gli domandò Yamato, incrociando le braccia davanti al petto.


<< Direi di partire dalle basi... Che ne dite se partissimo, semplicemente, dalla ferita che Chiyo ha dietro la nuca? >>
Domandò Akira.

<< Credo che questo dettaglio possa darci informazioni molto interessanti su cosa sia successo durante l'omicidio. >>
Continuò subito dopo.


< Informazioni molto interessanti sull'omicidio? >
Pensai.
Era come se lui avesse già notato qualcosa che la gran parte di noi non avessero visto.


<< La ferita? >>
Domandò Kenta, mostrando una espressione confusa e piegandosi in avanti davanti al leggio.

<< Che c'è di strano nella ferita? L'assassino l'ha semplicemente colpita con un oggetto, no? >>
Continuò subito dopo.

<< Questa... Potrebbe essere una possibilità. >>
Borbottò Chloe, portandosi una mano sotto al mento.

<< Ne sei sicuro? >>
Gli domandò Misako, con una espressione dubbiosa.

Kenta si afferrò i fianchi con le mani, quindi le rispose con un tono leggermente infastidito.

<< Uhm, si? Che altro può essere successo? >>
Le domandò.

<< Il Killer è entrato nella stanza e l'ha colpita alle spalle con l'arma del delitto, uccidendola con un colpo violento dietro la testa. >>
Spiegò lo scalatore.

<< Seriamente...? >>
Domandò Nanase, con un tono innervosito.

Kenta annuì.

<< Non c'è bisogno di ringraziarmi! >>
Esclamò il ragazzo, gongolando.

<< Questo caso era decisamente semplice, non vedo in che modo avrebbe dovuto causarci dei problemi! >>
Continuò subito dopo, ridacchiando.


Ciononostante, qualcosa non tornava.
Se quella fosse stata la spiegazione del caso, sarebbe stata fin troppo semplice da raggiungere... Senza contare che non avevamo usato alcuna prova per raggiungerla...


<< Penso che tu stia andando troppo veloce, Kenta. >>
Disse Kaori.

<< Dovremmo considerare tutte le possibilità e usare le informazioni che MonoPhox ci ha dato per trovare la soluzione del caso. >>
Continuò subito dopo.

<< Hai ragione Kaori! >>
Disse Alexander, spalleggiandola.


<< Cosa c'è da discutere? >>
Controbatté Kenta, confuso dalle parole dei nostri compagni.

<< Insomma, che altro può essere successo? Ha una ferita dietro la testa, ed è morta. Indifferentemente da cosa sia successo, la spiegazione è solo una. >>
Continuò il ragazzo.

<< Non... Ha poi tutti i torti... >>
Disse Ryoko.

<< Voglio dire... Non importa cosa è successo, no? Se è morta e ha una ferita, allora a infliggerla deve essere stato l'assassino... >>
Aggiunse subito dopo.

<< Dove si trova l'arma del delitto, allora? >>
Controbatté Hotaru.
Ryoko non seppe rispondergli.

<< Non ha importanza. >>
Fu la risposta di Kenta.

<< Se è morta, qualcuno l'ha fatta fuori. Se ha una ferita, a fargliela può essere stato solo il Killer. Non ci sono altre cose su cui discutere. >>
Continuò subito dopo.


<< Wow. >>
Esclamò Haruo, parlando per la prima volta da quando raggiungemmo il Trial Ground.

<< Non riesco quasi a credere tu sia così stupido. E' onestamente sorprendente. >>
Continuò.

<< Oh, davvero? >>
Ringhiò lo scalatore, chiaramente infastidito dall'insulto ricevuto.

<< Allora dimmi: cosa è successo? Perché onestamente, non importa cosa è successo: MonoPhox ci ha detto di spiegare come la vittima è morta. E la spiegazione è una e una soltanto! >>
Esclamò subito dopo.



Nonostante tutto, l'argomentazione di Kenta aveva senso. Avevamo una ferita e una vittima... Era quasi ovvio che qualcuno avrebbe raggiunto quella soluzione.
Eppure, c'era qualcosa nella scena del crimine che non tornava... Non fui in grado nemmeno io di accettare la spiegazione di Kenta così su due piedi.


https://www.youtube.com/watch?v=5T2LJUFLY7Q


Improvvisamente, realizzai quale fosse il problema e perché la teoria di Kenta potesse essere errata. 


<< Aspetta un attimo, Kenta! Ti stai sbagliando! >>
Esclamai, attirando quindi l'attenzione su di me.

<< Eh? >>
Mi domandò l'Ultimate, confuso dalla mia improvvisa interferenza.

<< Ciò che stai dicendo, in situazioni normali, avrebbe senso... Ma, in questa situazione, non è possibile che il caso sia così semplice. >>
Gli dissi. Kenta, però, non sembrò convinto delle mie parole così vaghe.

<< Che vuoi dire?! In che modo avrei torto? >>
Mi domandò.

<< Il suo corpo è rivolto verso l'alto. >>
Quelle mie parole sembrarono confonderlo.

<< Eh...? >>
Mi domandò.

<< Logica vuole che, se colpissi qualcuno alle spalle, sulla nuca, con un oggetto... La vittima dovrebbe cadere in avanti, faccia a terra. Chiyo, invece, era sulla scena del crimine con lo sguardo rivolto verso il soffitto. >>
La mia spiegazione lasciò Kenta senza parole, per un attimo, ma non lo fermò dal tornare all'offensiva.

<< Il killer potrebbe aver spostato il corpo! >>
Mi rispose.

<< Perché? >>
Fu la mia semplice risposta.

<< Che motivo avrebbe di fare una cosa del genere? Qualcuno avrebbe inevitabilmente notato l'incongruenza, esattamente come ho fatto anche io. >>
Gli risposi.
Kenta ringhiò.

<< Magari Kenji ha girato il corpo quando è andato da lei! >>
Controbatté il ragazzo.

Il poliziotto però rifiutò rapidamente l'accusa.

<< No. Mi sono assicurato di riposizionare il manichino a terra esattamente come l'abbiamo trovato. >>
Gli rispose.

<< Non ha importanza! Magari è stato MonoPhox, o qualcun altro del Killing Game di Chiyo a farlo! Non abbiamo prove che confermino che il suo corpo fosse in quello stato! >>
Non ci misi molto a trovare l'argomentazione giusta per mandare in frantumi la risposta di Kenta.

<< E' qui che ti sbagli, Kenta. La prova numero 3: "[Informazione Rimossa] dice che ci sia qualcosa di strano nella posizione del corpo. Non ho idea di cosa intenda dire, ma credo sia qualcosa che dovrei tenere a mente..." >>
Gli spiegai.

<< Non abbiamo idea di cosa, chi ha preso questi appunti, intendesse veramente, ma MonoPhox ci ha spiegato che le informazioni che ci ha consegnato siano sufficienti a risolvere il caso. Quindi penso che il fatto che la vittima sia rivolta verso l'alto sia il "qualcosa di strano" indicato in questa prova e che conferma che la spiegazione del caso non sia così semplice da raggiungere. >>
Non appena dissi quelle parole, Kenta abbassò lo sguardo e digrignò i denti.

Poi, sospirò.

[Music - Stop]

https://www.youtube.com/watch?v=RB0s1zQb-F8


<< Hai ragione... Scusa... >>
Disse, finalmente, grattandosi il capo ed evitando il mio sguardo.


<< Ah! >>
Esclamai, sorpresa dalla sua reazione.

<< Nessun problema, Kenta... Dopotutto anche dare soluzioni errate è importante per spiegare il caso! >>
Gli dissi, sentendomi in colpa.

<< Non male, Sora. >>
Si complimentò con me Misako, sorridendomi.

<< Se non fossi intervenuta tu, sarei stata io a puntare la falla nella teoria di Kenta. Mi fa piacere vedere ci sia qualcuno con un cervello, in mezzo a noi. >>
Mi disse.
Ricambiai il sorriso di Misako, ma mi sentii in colpa per l'insulto che lei rivolse al resto dei nostri compagni, indirettamente.


<< Il fatto che Chiyo sia rivolta verso l'alto è un importante dettaglio che il caso non è semplice quanto possa sembrare. >>
Continuò la ragazza, incrociando le braccia davanti al petto e fissando il resto dei partecipanti con uno sguardo severo.

<< Non dovete assolutamente partire in quarta con teorie di questo tipo senza aver pensato bene a cosa possa essere successo. Vi ricordo che questa è una situazione dove la nostra stessa vita è in pericolo, non siate stupidi. >>
Concluse subito dopo.


<< Oh cielo... Allora, cosa potrebbe essere successo alla povera Chiyo? >>
Domandò Chloe, spaventata.

<< Se non è stata colpita alle spalle, in che modo il killer l'ha ferita? E che fine ha fatto l'arma del delitto...? >>
Furono le domande di Chloe.

<< In realtà, quello è un buon punto di partenza, Chloe. >>
Disse Kenji, cogliendo la danzatrice alla sprovvista.

<< In ogni scena del crimine è presente un'arma del delitto. Il fatto che non l'abbiamo trovata, e non sia nel file che MonoPhox ci ha consegnato, deve significare qualcosa. >>
Continuò.

<< Come dovremo trovarla se non abbiamo idea di cosa sia stato usato? >>
Fu la domanda di Marika.

<< Magari una mazza da baseball? Alexander, ne sai qualcosa? >>
Domandò Asuka, ridacchiando.

<< Non fare questi scherzi! >>
Ruggì Xander, furioso.



< L'arma del delitto... Cosa potrebbe aver usato il killer per uccidere Chiyo...? >
Mi domandai, ripensando alla scena del crimine.

<< M-Magari Chiyo è s-stata uccisa in un'altra s-stanza? >>
Propose Touma.

<< E' una possibilità. >>
Gli rispose Kenji, toccandosi il mento con una mano.

<< I-Insomma... Ci sono delle tracce nella s-scena del c-crimine, n-no? >>
Continuò subito dopo, balbettando come suo solito.

<< P-Prova numero n-nove: "Ai p-piedi della vittima, capovolta in terra, c'è una s-sedia. A cosa sarà s-servita? C'è, inoltre, una s-strana strisciata davanti alla p-porta..." >>
Aggiunse.

<< E' p-possibile c-che Chiyo abbia c-combattuto con l'as-assassino... >>
Concluse subito dopo.

<< E' decisamente una possibilità che non possiamo escludere, Mister Touma. >>
Disse Yamato, prendendo le parti dell'Ultimate Game Developer.

<< Abbiamo qualche altro indizio che possa confermare, o negare, questa teoria? >>
Domandò subito dopo al resto di noi.


<< Per quanto sia probabile, ho paura che non sia una possibilità plausibile. >>
Controbatté Akira.

<< P-Per quale m-motivo?! >>
Rispose Touma.

<< "-Prova N6: [Informazione Rimossa] conferma che nel corpo di Chiyo non ci siano altre ferite... Il MonoKuma file non sembrerebbe mentire, allora." >>
Fu la rapida risposta del giornalista.

<< Se ci fosse stata una colluttazione tra la vittima e l'assassino, è altamente probabile che nel corpo di Chiyo avremmo trovato altri segni, o ferite. >>
Spiegò Akira.

<< Ciononostante, una delle informazioni che MonoPhox ci ha consegnato conferma che nel corpo della vittima non fossero presenti altre ferite. >>
Continuò, indicando poi Marika.

<< Inoltre, ho chiesto personalmente a Marika di controllare il corpo della ragazza per verificare se il File stesse dicendo, o meno, la verità. Marika, ti dispiacerebbe confermare? >>
Domandò subito dopo alla giovane veterinaria.


<< Non sono esperta di ferite sul corpo umano, ma... Non ho notato nulla che potesse far intuire ci fosse stato uno scontro. >>
Confermò la ragazza.


<< Inoltre, questa prova conferma che ciò che quei ragazzi hanno letto nel cosiddetto "MonoKuma File" non fossero delle bugie. Considerando la nostra situazione attuale, le possibilità sono due. Prima: ogni singola prova è fabbricata. Non abbiamo modo di verificare se questo sia, o meno, il caso. Seconda: Le informazioni che abbiamo, sono veritiere. In questo caso, possiamo proseguire con la discussione e provare a dare una risposta al caso. Penso che, tra le due, l'opzione migliore da seguire sia la seconda. >>
Concluse il giornalista.


<< Un attimo... >>
Esclamò Hotaru.

<< Che significa, allora, la seconda prova? "Nell'angolo della scrivania dei docenti abbiamo trovato una macchia di sangue e una strana scheggiatura, come se qualcosa l'avesse colpita con forza e danneggiata." >>
Disse.

<< Se non c'è stato uno scontro tra la vittima e l'assassino, cosa avrebbe potuto causare quell'ammaccatura insanguinata nella scrivania? >>
Ci domandò.
Nessuno gli rispose nulla.


<< Non penso abbiamo ancora i dettagli necessari per spiegare la prova numero uno e due, Hotaru. >>
Disse Yamato, sospirando.

<< Quindi... Dobbiamo analizzare la prova numero otto? >>
Domandò Kaori.

<< Sembrerebbe di si... >>
Le rispose Ryoko.

<< "Se il MonoKuma File dice la verità, allora l'ora del decesso di Chiyo è sospetta... In questo caso, [Informazione Rimossa] è tra i principali sospettati. Meglio tenere questa possibilità in mente." >>
Disse Asuka, leggendo la prova dal suo PhoxPad.

<< Non abbiamo idea di quando è avvenuto l'omicidio, però... E' stata rimossa come informazione... >>
Sbuffò l'arciera.

<< Siamo bloccati, no? >>
Continuò subito dopo.

<< Non abbiamo idea di quale sia l'arma del delitto... E non sappiamo a che ora sia stata uccisa... Senza contare che non abbiamo modo di scoprire cosa significhi la prima prova... >>
Continuò, grattandosi i capelli.


<< S-Se è stata uccisa in un'altra s-stanza... Allora l-le prove non s-sarebbero presenti, n-no? >>
Domandò Touma.

<< No, non è così. >>
Controbatté Nanase, prendendo finalmente parte alla discussione.

<< L'omicidio è avvenuto nella stanza. Ciò che lo conferma sono due prove, e un po' di buon senso. >>
Spiegò l'ipnotista.

<< "-Prova N9: Ai piedi della vittima, capovolta in terra, c'è una sedia. A cosa sarà servita? C'è, inoltre, una strana strisciata davanti alla porta..."
"-Prova N2: Nell'angolo della scrivania dei docenti abbiamo trovato una macchia di sangue e una strana scheggiatura, come se qualcosa l'avesse colpita con forza e danneggiata." >>
Disse Nanase.

<< Inoltre, se Chiyo fosse stata uccisa in un'altra stanza, il killer avrebbe dovuto spostarla e in questo modo avrebbe rischiato non solo di essere scoperto, ma anche peggiorare la situazione e macchiare se stesso con il sangue della vittima, per esempio. >>
Aggiunse subito dopo.


<< Quindi... Cosa è successo? >>
Le domandò Chloe.

Nanase la fissò con uno sguardo gelido e distaccato.

<< Non ho intenzione di darvi la risposta a meno che non sia strettamente necessario. Dovete comprendere cosa è successo con le vostre stesse forze. >>
Fu la risposta dell'ipnotista.


Mi domandai cosa fosse potuto succedere... Cosa avrebbe potuto spiegare il mistero dietro la morte di Chiyo.
La strisciata davanti alla porta... La sedia capovolta in terra... L'ammaccatura nella scrivania... Il fatto che il corpo fosse rivolto verso l'alto.

[Music - Stop]


Improvvisamente, realizzai qualcosa.
Come un fulmine a ciel sereno, una possibilità mi passò per la mente... Una possibilità che avrebbe potuto spiegare il mistero dietro la morte di Chiyo, usando tutte le prove che MonoPhox ci consegnò.

<< Ragazzi, ascoltatemi per un momento... >>
Dissi, attirando l'attenzione di tutti su di me.

<< Credo di sapere cosa sia successo. >>

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Qui si conclude la parte 12 del primo capitolo! Grazie di avermi seguito e alla prossima!

 

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Capitolo 22
*** Capitolo 1-13: Una Singola Bugia in questo Sconosciuto Mondo Oscuro ***


Capitolo 1-13: Una Singola Bugia in questo Sconosciuto Mondo Oscuro

 

NB: In questo capitolo sono inseriti link a video di youtube contenenti musiche dei vari "Danganronpa" che ho immaginato stare bene nelle scene seguenti.
Se volete, potete aprire suddetti link e lasciare la musica in sottofondo in loop finché non inserisco un nuovo link o vi stanca. La scelta è vostra.
NB2: Tutte le musiche appartengono al creatore originale, Masafumi Takada, e la storia di "Danganronpa" è proprietà della Spike Chunsoft. Non possiedo alcun diritto sull'opera o le sue musiche, che sto usando per creare un "Fangan" senza scopo di lucro.




https://www.youtube.com/watch?v=5T2LJUFLY7Q


 


Con tutti gli occhi puntati su di me, inizialmente mi sentii leggermente in soggezione. Dopo un profondo respiro e schiarendomi la voce, cominciai rapidamente a spiegare ciò che realizzai del caso davanti a noi.

<< Nonostante io non sappia ancora come Chiyo sia morta, credo di avere una vaga idea di cosa sia successo sulla scena del crimine. >>
Dissi, mentre il resto dei miei compagni rimasero in silenzio ad attendere le mie spiegazioni.

<< Per alcune ragioni che ancora non conosciamo, la vittima si trovava in piedi sulla sedia che abbiamo trovato capovolta sulla scena del crimine. In qualche modo, magari perdendo l'equilibrio o per mano del killer, Chiyo ha perso l'equilibrio ed è quindi caduta all'indietro, lanciando via la sedia e creando la strisciata davanti alla porta... Quindi ha colpito la scrivania con il capo, ferendosi e lasciando un segno insanguinato sul legno. >>
Notai ben presto delle espressioni sconcertate farsi rapidamente largo nel volto di alcuni dei miei compagni.

Alcuni non sembravano decisamente convinti. Al contrario, invece, notai un sorriso soddisfatto comparire nel volto di Nanase.


<< Ha senso... Ma per qualche motivo la vittima sarebbe dovuta essere in piedi sulla sedia, davanti alla porta? >>
Mi domandò Hotaru, palesemente in disaccordo con la mia teoria.

<< Non... Ne sono sicura. >>
Risposi.

<< Ciononostante, è l'unica spiegazione a cui sono riuscita ad arrivare... Che usi le prove a nostra disposizione e che abbia senso. >>
Continuai.


<< Miss Sora... Non vorrei mettere in dubbio il tuo ragionamento, ma trovo abbastanza inverosimile che la scena del crimine si sia sviluppata in questo modo. >>
Controbatté Yamato, mostrandomi occhi incuriositi ma pieni di dubbi.

<< Ci sono altre prove, o argomentazioni, che possono dare fondamenta a questa teoria? >>
Mi domandò subito dopo.


Sapevo che non sarebbe stata una teoria che tutti avrebbero accettato su due piedi, specialmente quando le nostre stesse vite erano in gioco.
Pensai per qualche istante in silenzio, osservando più volte la scena del crimine e rileggendo le prove a nostra disposizione alla ricerca di qualcosa che potesse aiutare il mio caso.


<< La deduzione di Sora non è errata. >>
Intervenne Haruo, prendendo anche lui finalmente parte alla discussione.
In qualche modo, vedere sia lui che Nanase prendere le mie difese mi fece pensare che fossi sulla strada giusta.

<< Se aveste letto le prove del PhoxFile con più attenzione, e usato un po' di logica, avreste notato qualcosa che conferma questa possibilità. >>
Continuò subito dopo.

<< Cosa vorresti dire, esattamente, Haruo? >>
Gli domandò Chloe, confusa dalle sue parole.

Una espressione infastidita si materializzò rapidamente nel volto dell'Ultimate Lucky Student.

<< State osservando e analizzando le prove una a una. In un caso di questo tipo non potete seguire "una scaletta" e sperare di raggiungere la destinazione passo dopo passo: dovete sviluppare teorie, confrontarle con le prove e vedere cosa abbia senso o meno. Invece di andare una prova per volta, conviene analizzarle tutte insieme per vedere se ci sono incongruenze o se alcune possano essere connesse. >>
Spiegò subito dopo.

<< Quindi... Cosa dovremmo fare? >>
Gli domandò Ryoko, singhiozzando.

<< Non ho intenzione d'imboccarvi le risposte. Se volete sopravvivere, dovete trovarle da soli. >>
Ringhiò il ragazzo.

< Uno stronzo come sempre... >
Pensai.
Ciononostante, aveva ragione.


"Ci sono prove che sostengono la mia tesi?" Mi domandai.
Ripresi a rileggerle una per volta, con più attenzione.


Nel corpo di Chiyo non c'erano altre ferite: quindi, non si scontrò con il killer.
La strisciata davanti alla porta era decisamente stata creata dalla sedia che aveva dei gommini in gomma scuri al di sotto.
L'arma del delitto era ancora avvolta dal mistero.
Il corpo della vittima era rivolto verso l'alto, quindi non poteva essere stata colpita alle spalle, altrimenti sarebbe caduta in avanti.
Il corpo della vittima non era stato spostato dalla scena del crimine, sia perché il killer non voleva essere scoperto, sia perché c'era del sangue nella scrivania... Che qualcosa aveva colpito con forza.

Improvvisamente, però, qualcosa scattò nella mia testa.


"-Prova N8: Se il MonoKuma File dice la verità, allora l'ora del decesso di Chiyo è sospetta... In questo caso, [Informazione Rimossa] è tra i principali sospettati. Meglio tenere questa possibilità in mente."


C'era qualcosa di strano, in questa prova. Non solo non avevamo idea di quando fosse stato ritrovato il cadavere, non sapevamo nemmeno quando fosse morta. 
Queste informazioni, però, erano apparentemente così importanti che MonoPhox ha non solo dovuto rimuoverle, ma anche i partecipanti di quel Killing Game ne hanno dovuto tener conto.


<< Un secondo... >>
Dissi, attirando ancora una volta l'attenzione su di me.

<< L'assenza di prove... L'assenza di prove è una prova! >>
Esclamai.
Notai che alcuni dei miei compagni mi stessero guardando straniti, come se stessi dicendo delle stupidaggini.

<< Uhm... Sora? Stai bene? >>
Mi domandò Alexander.

<< H-Ha perso il s-senno... >>
Balbettò Touma.

<< In che modo l'assenza di prove sarebbe una prova? >>
Mi domandò Kenta.



<< Il fatto che alcune informazioni manchino significa che sono importanti... Magari, così importanti che potrebbero addirittura rivelare i misteri nascosti dietro il caso. >>
Spiegai.
Alcuni dei miei compagni non sembrarono comprendere cosa intendessi, quindi decisi semplicemente di spiegare il mio ragionamento con un semplice e rapido esempio.

<< Diciamo che, per esempio, a uccidere Chiyo sia stato Alexander e abbia usato una mazza da baseball. In questo caso avrebbe dovuto sbarazzarsi prontamente dell'arma del delitto, altrimenti sarebbe diventato uno dei primi sospettati. >>
Spiegai, rapidamente.
Alexander non sembrò felice che lo stessi usando per questa spiegazione.

<< Inoltre, per rendere il gioco più "equo" e non semplice da risolvere, MonoPhox avrebbe rimosso dal file l'arma del delitto per invogliarci a scoprire cosa sia effettivamente successo e, allo stesso tempo, proteggere il killer per permettergli di avere più chance di riuscire nel suo intento. >>
Continuai.

<< Ha senso ma... E' una supposizione, no? >>
Mi domandò Asuka.

<< MonoPhox potrebbe semplicemente aver rimosso l'informazione perché non utile, no? O potrebbe essersene semplicemente dimenticato, o magari non era importante. >>
Continuò la ragazza.

<< L'arma del delitto non sarebbe importante, in un omicidio? >>
Le domandò Haruo, con un tono ironico.

<< Non intendo dire quello... >>
Rispose l'arciera.


<< Chiediamo semplicemente a lui, allora. >>
L'intromissione di Akira attirò anche l'attenzione della volpe meccanica che, fino a quel momento, non fece altro se non ascoltare in silenzio la discussione tra noi studenti.

<< Oh cielo, Mister Sanada... Ho detto che non posso prendere parte alla discussione. >>
Disse il direttore.

<< Non stai prendendo parte alla discussione. Ti stiamo semplicemente chiedendo spiegazioni sul funzionamento dei dati del PhoxFile. >>
Controbatté il giornalista.

Per qualche istante MonoPhox rimase in silenzio, quasi come se stesse valutando se rispondergli o meno.

<< Mhh... >>
Borbottò alcune volte, tra se e se.

<< D'accordo. >>
Disse, finalmente, schiarendosi la voce.

<< E' come avete detto voi. Se dovessero esserci informazioni che indichino direttamente chi sia il Blackened, allora tali informazioni verranno rimosse dal PhoxFile per rendere il Trial equo per ambo le parti. Dopotutto, che divertimento c'è in un caso se l'arma del delitto rivelasse immediatamente chi sia l'assassino? >>
Spiegò la volpe bianca e nera.



<< Ok... Come dovrebbe aiutarci questa cosa, allora? >>
Domandò Kenta, confuso da ciò di cui parlammo.

<< Dice molto, in verità. >>
Fu la risposta di Nanase.

<< Se l'arma del delitto può puntare direttamente all'identità del killer, o è un indizio fondamentale per la risoluzione del caso, ha senso che venga tenuta nascosta per invogliare i partecipanti a scovarla. >>
Spiegò subito dopo.

<< Se trovassimo l'arma del delitto di questo caso sono sicura che ogni pezzo del puzzle avrebbe improvvisamente più senso. >>
Concluse subito dopo, evitando di scendere nei dettagli.



"L'arma del delitto usata per uccidere Chiyo avrebbe spiegato completamente il caso".
Questa era anche la mia teoria... Sentire quelle parole uscire dalla bocca di Nanase mi fecero sentire più tranquilla.


L'unica cosa che restava, a quel punto, era capire quale fosse... E c'era solo una prova che non avevamo ancora usato.


<< "
-Prova N1: Vicino al corpo della vittima sono presenti dei pezzi di vetro marrone di cui non conosciamo l'origine." >>
Dissi, finalmente.

<< In che modo quella dovrebbe essere l'arma del delitto...? >>
Domandò Ryoko.

<< Una bottiglia in vetro non può uccidere una persona, Sora. Non diciamo stupidaggini. >>
Controbatté Kenta.

<< No, aspettate... Una bottiglia decisamente no, ma il contenuto potrebbe. >>
Kaori corse rapidamente in mio soccorso, togliendomi rapidamente le parole dalla bocca.


<< Il contenuto... Ma certo, come ho fatto a non pensarci prima...? >>
Sentii borbottare da Kenji.


<< Se il contenuto di quella bottiglia o... Qualunque cosa fosse, è l'arma del delitto... Di cosa potrebbe trattarsi? >>
Domandò quindi Chloe.


La risposta a quella domanda era... Sorprendentemente logica, tutto sommato.
In quella situazione, l'unica cosa che poteva essere usata come arma del delitto e che potesse spiegare in che modo fosse posizionato il corpo della vittima era solamente uno.



<< Veleno. >>
Rivelai, finalmente.
La gran parte dei partecipanti posarono i loro sguardi sorpresi e increduli su di me.

Misako, Nanase, Akira e Haruo, invece, sorrisero.


<< Aspetta un secondo... Veleno?! >>
Esclamò Kenta, incredulo.

<< Come... Dove...? >>
Domandò.

<< Anche se l'arma del delitto fosse del veleno, non si spiega comunque in che modo il corpo di Chiyo sia caduto al suolo. E' una possibilità, si, ma non sappiamo ancora in che modo il veleno abbia avuto effetto su Chiyo. Se è caduta a terra, allora il veleno le è stato o lanciato addosso, oppure lo ha ingerito. Prima di accettare questa teoria, vorrei sapere esattamente cosa pensi sia successo, Sora. >>
Disse Kaori.


<< La spiegazione, invece è... Nessuna delle precedenti. >>
Quelle mie parole colsero Kaori totalmente alla sprovvista: con occhi spalancati e increduli, mi domandò cosa intendessi dire e di spiegare cosa stessi dicendo.


<< "
-Prova N8: Se il MonoKuma File dice la verità, allora l'ora del decesso di Chiyo è sospetta... In questo caso, [Informazione Rimossa] è tra i principali sospettati. Meglio tenere questa possibilità in mente. " >>
Dissi, nominando ancora una volta questa prova.

<< Non sappiamo quando il corpo sia stato ritrovato, né quando la vittima sia morta... Ma, a giudicare da questo indizio e usando un po' di logica, possiamo supporre che la vittima sia morta in un momento specifico. >>
Spiegai.

<< Potresti essere più precisa? >>
Mi domandò, quindi, Hotaru.

<< "L'ora del decesso di Chiyo è sospetta": è questa la parte che, a noi, interessa. Penso sia logico supporre che Chiyo non sia morta durante il giorno. In caso contrario, con un numero non determinato di studenti in circolazione, qualcuno avrebbe potuto trovare il corpo prima che morisse per gli effetti del veleno, rischiando che la ragazza rivelasse il nome del suo aggressore o che qualcuno arrivasse sulla scena del crimine prima che il Killer scappasse, condannandolo. >>
Spiegai, quindi.
Hotaru non sembrò totalmente convinto dalle mie parole.


<< Il Killer avrebbe potuto semplicemente aspettare che Chiyo morisse, chiudendo la porta della stanza, no? >>
Mi domandò Alexander.

<< Oppure per darle il colpo di grazia. >>
Aggiunse subito dopo.

<< Ne dubito. >>
Fu la mia rapida risposta.

<< Il fatto che non ci siano altri segni sul corpo della vittima significa che il Killer non ha avuto necessità di darle il colpo di grazia: restare sulla scena del crimine a lungo avrebbe inevitabilmente messo a rischio la sua stessa sicurezza. >>
Gli spiegai.


<< Qualcuno avrebbe potuto aprire la porta della stanza in questione, per qualunque motivo e in qualunque momento, magari anche sentendo i grugniti della vittima che moriva per mano di un veleno di cui non conosciamo le proprietà. >>
Aggiunsi.

<< Fin troppo rischioso. E' probabile che l'omicidio sia accaduto durante la notte, allora: esattamente come nel nostro caso, è altamente possibile che, durante la notte, la maggior parte dei partecipanti rimangano nelle loro stanze per trascorrere una notte sicura e tranquilla. Il killer avrebbe potuto bersagliare Chiyo perché sapeva che uscisse di notte, o semplicemente perché si trovava nel posto sbagliato al momento sbagliato. >>
Furono le parole di Kaori, che appoggiò la mia teoria.

<< Questo comunque non spiega in che modo la vittima sia caduta al suolo. >>
Controbatté Hotaru.

<< Supponiamo che l'omicidio sia avvenuto di notte... Per quale motivo la vittima si trovava dentro quella stanza, sopra una sedia? E come avrebbe usato il veleno, il killer? >>
Mi domandò.

<< Effettivamente questa teoria non spiega comunque cosa sia successo... Siamo punto e a capo... >>
Sospirò Chloe.


<< No, non mi trovi d'accordo Chloe. >>
Fu la mia risposta.

<< In verità, credo che abbiamo guardato al caso nel modo sbagliato fin dall'inizio. >>
Continuai subito dopo.

<< Cosa vorresti dire, Sora...? >>
Mi domandò Asuka, visibilmente confusa dalle mie parole.

<< Abbiamo dato per scontato che il killer abbia ucciso Chiyo... E se questa premessa fosse, in realtà, errata? >>
Quella mia domanda fu come un fulmine a ciel sereno.
La gran parte dei partecipanti esplose con versi di disappunto e stupore, scioccati quasi come se avessi bestemmiato.

<< C-Cosa stai d-dicendo?! >>
Ruggì Touma.

<< I-In c-che altro m-modo la vi-vittima potrebbe e-essere m-morta, allora?! >>
Esclamò, incredulo.

<< E se la vittima e il killer fossero la stessa persona? >>
Quelle mie parole fecero scendere un freddo glaciale dentro il Trial Ground.



<< Eheh... Ehehehaha... >>
Una risata ruppe finalmente il silenzio agonizzante intorno a noi.

<< Fantastico, Sora Mochizuki! >>
Esclamò Akira, scrivendo istericamente qualcosa nel suo taccuino.

<< Hai perfettamente ragione! E' esattamente la teoria che avevo dall'inizio del caso! >>
Continuò.

<< Se rimuovessimo la seconda figura dalla scena del crimine, tutto comincerebbe ad avere molto più senso. >>
Disse il giornalista, in preda a uno stato di euforia.


<< E' assurdo!!! >>
Esclamò Alexander. I suoi occhi erano spalancati ed era scioccato.

<< Stai dicendo che Chiyo si è suicidata?! >>
Domandò subito dopo.

<< No, non si tratta di suicidio. >>
Controbatté Nanase.
Quindi si voltò per un attimo nella mia direzione, sorridendomi, prima di riprendere a parlare.

<< La realtà è un po' più complessa. >>
Continuò subito dopo, aggiustandosi gli occhiali.

<< Pensavo che non avreste mai raggiunto la verità. Sono quasi sorpreso. >>
Disse Haruo.

<< Chiyo non è la vittima di un blackened. In realtà, il blackened del caso è la vittima. >>
Aggiunse subito dopo.


<< Non ha assolutamente senso... Se non si è suicidata, come vorreste spiegarlo?! >>
Esclamò Kenta, incredulo.

<< Stava assemblando una trappola che le si è ritorta contro... >>
Fu la mia spiegazione.

<< Così ha tutto più senso... Dalla morte, alla posizione del corpo, al resto delle prove. >>
Continuai subito dopo.


<< Sei sicura di questo, Sora? Siamo sicuri che si tratti di veleno, quello all'interno della bottiglietta in vetro? >>
Mi domandò Asuka, rivolgendo poi il suo sguardo su MonoPhox.

<< Non guardate me. >>
Fu la risposta della mascotte.

<< Non posso dirvi altro. >>



<< Ragazzi, permettetemi di spiegarvi cosa penso sia successo in questo caso. Se non dovesse convincervi, sentitevi liberi di rifiutare le mie parole. >>
Dissi

https://www.youtube.com/watch?v=GYtsAyA_mUk


<< Il caso è cominciato durante un precedente Killing Game del quale non siamo a conoscenza... La vittima si chiama Chiyo Yoshida, l'Ultimate Chessmaster. 
Durante il suo Killing Game, è caduta vittima del gioco malsano a cui prese involontariamente parte, trovata poi dai suoi compagni all'interno di una stanza con lo sguardo rivolto verso il soffitto e una ferita dietro la nuca.

A prima vista, il caso sembrerebbe un classico omicidio dove il killer ha colpito la vittima dietro la nuca con un oggetto, uccidendola. Ciononostante, la verità è in realtà molto differente. Considerando l'assenza di sangue sul pavimento, sulla vittima, o altre ferite, è quasi confermato che non ci siano state colluttazioni con il killer.
Sfruttando la protezione della notte a suo vantaggio, la vittima si è rinchiusa all'interno di una stanza che si sarebbe rivelata essere la sua stessa tomba con un solo scopo in mente: mettere a punto una trappola e uccidere qualcun altro. 

Non abbiamo idea di quale fosse il suo piano, né se avesse costruito qualche genere di trappola dentro la stanza: MonoPhox non ci ha fornito abbastanza dettagli per dirlo. Ciò di cui siamo a conoscenza, però, è che la vittima sia caduta all'indietro dopo essere salita su una sedia, sbattendo la testa sulla scrivania alle sue spalle e cadendo al suolo rivolta verso l'alto.
Questa caduta non sarebbe bastata a ucciderla, ed è qui che entra in gioco l'arma del delitto: un veleno che Chiyo aveva preso per colpire qualcun altro.

Mentre stava sistemando la sua trappola, è probabile che la vittima abbia perso l'equilibrio e sia caduta giù dalla sedia... Accompagnata da un contenitore in vetro dentro cui si trovava il veleno.
Cadendo a terra la vittima ha sbattuto la testa sulla scrivania, lasciando un segno insanguinato su di essa, colpo che le ha fatto perdere i sensi o, per lo meno, causato abbastanza dolore e stupore da distrarla dal veleno che cadde al suo fianco.

A questo punto il veleno ha cominciato a fare effetto: la vittima ha quindi inalato il contenuto mortale che ha causato la sua inevitabile morte, non essendoci nessuno per soccorrerla. 
Essendo rimasta li sul pavimento, è probabile che il veleno fosse in uno stato gassoso e che l'effetto fosse istantaneo o quasi... Sfortunatamente, non abbiamo modo di verificare se sia così o meno.  

Questo è ciò che penso sia successo: la vittima, secondo me, non può essere stata uccisa da nessun altro se non da se stessa: Chiyo Yoshida; l'Ultimate Chessmaster! >>



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Qui si conclude la tredicesima parte del primo capitolo, grazie di avermi seguito e alla prossima!




 

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Capitolo 23
*** Capitolo 1-14: Una Singola Bugia in questo Sconosciuto Mondo Oscuro ***


Capitolo 1-14: Una Singola Bugia in questo Sconosciuto Mondo Oscuro

 

NB: In questo capitolo sono inseriti link a video di youtube contenenti musiche dei vari "Danganronpa" che ho immaginato stare bene nelle scene seguenti.
Se volete, potete aprire suddetti link e lasciare la musica in sottofondo in loop finché non inserisco un nuovo link o vi stanca. La scelta è vostra.
NB2: Tutte le musiche appartengono al creatore originale, Masafumi Takada, e la storia di "Danganronpa" è proprietà della Spike Chunsoft. Non possiedo alcun diritto sull'opera o le sue musiche, che sto usando per creare un "Fangan" senza scopo di lucro.




https://www.youtube.com/watch?v=ZlPupxGyxZM


 


Nonostante fossi estremamente convinta della mia teoria, notai che non tutti i nostri compagni fossero d'accordo con me. Forse perché non riuscirono ad accettare l'idea che qualcuno fosse morto in un tentativo di uccidere qualcun altro... Dopotutto, fino a quel momento tutti noi pensammo che Chiyo fosse semplicemente una vittima innocente di un terribile assassino.



<< E'... E' m-morta a causa della s-sua stessa t-trappola? >>
Balbettò Touma, pallido in volto.

<< Io non... >>
Borbottò Kaori, incredula.



<< Siamo sicuri che questa sia l'unica possibilità...? >>
Domandò Kenji, rivolgendosi sia a me che a Nanase e Haruo.

<< Non... Riesco a credere che sia effettivamente così... >>
Continuò subito dopo.
Stava sudando ed era terribilmente pallido, anche più di Touma: sembrava avesse visto un fantasma.


<< Kenji, stai bene? Non hai preso parte al caso, praticamente. >>
Gli domandai.
Il poliziotto esitò per qualche istante, senza distogliere lo sguardo dal PhoxPad che aveva appoggiato sopra il leggio davanti a se.

<< Ecco... >>
Borbottò, schiarendosi poi la voce.

<< Perdonatemi, se non sono stato in grado di essere d'aiuto. Non mi sento molto bene, tutto qui... Ho semplicemente pensato che sarebbe stato meglio per tutti che non interferissi con il caso, nel mio stato attuale. >>
Spiegò subito dopo.

<< Sei davvero pallido, sei sicuro di non avere la febbre? >>
Gli domandò l'Ultimate Veterinarian, ma venne bloccata dalla volpe meccanica prima che potesse andare da lui.

<< Rimanga al suo posto, Miss Watabe. >>
Le ordinò MonoPhox, con un tono autoritario.

<< Fino a quando il Trial non sarà concluso, non avete il permesso di abbandonare la vostra postazione. >>
Continuò subito dopo.

<< Ma-! >>
Esclamò Marika.
Prima di poter controbattere, però, venne interrotta dal poliziotto.

<< Non c'è ragione di preoccuparsi. Ho semplicemente saltato la colazione, tutto qui. >>
Le disse.


<< Torniamo all'argomento iniziale. >>
Aggiunse, quindi, schiarendosi ancora una volta la voce.

<< Qualcun altro ha teorie che vorrebbe esporre? >>
Domandò al resto dei nostri compagni, senza però ricevere alcuna risposta.


<< Non sei d'accordo con il risultato, Kenta? >>
Gli domandò Hotaru, fissandolo intensamente.

<< Io... >>
Borbottò il poliziotto, posando poi lo sguardo su di me.

<< ...Forse mi viene semplicemente difficile accettare che la vittima di un omicidio sia, in verità, il colpevole... >>
Sospirò.


C'era qualcosa di strano nel tono e nelle parole amareggiate di Kenji. Non sapevo esattamente di cosa si trattasse... La mia curiosità mi disse di fargli domande, ma la logica mi fece esitare.
Non era il momento giusto.



<< Se nessuno ha altre teorie da esporre, direi che possiamo confermare quella di Sora. >>
Esclamò Nanase, attirando gli sguardi su di se.

<< Io la sostengo. Sono sicura anche io che sia ciò che è successo. >>
Aggiunse subito dopo.

<< Concordo. >>
Ridacchiò Akira, segnando qualcosa sul suo taccuino come suo solito.

<< E' ciò a cui ero arrivato anche io. >>
Si unì Haruo.


Notai delle espressioni preoccupate farsi largo tra i nostri compagni. Sapevo che fosse una scelta rischiosa: dopotutto, stavano mettendo la loro vita nelle mie mani, nella mia teoria.
Non posso negare che mi sentii schiacciata da quel fardello.

<< Va bene. Mi fido. >>
La prima a parlare fu Kaori, che si voltò verso di me mostrandomi un grosso sorriso.

<< Sapevo che Sora avrebbe trovato la risposta fin dall'inizio! >>
Esclamò Asuka, colpendosi il petto con un pugno.


<< Ugh... >>
Ruggì Alexander.

<< La teoria ha senso... Ho comunque qualche dubbio, ma non sono abbastanza intelligente da pensare ad altre possibilità... >>
Sbuffò.

<< Sora, se ci ammazzi te ne farò pentire! >>
Ringhiò, sorridendomi.



Lentamente, chi prima chi dopo, alla fine tutti i nostri compagni accettarono la mia teoria.



<< Quindi... Avete deciso? >>
Ci domandò MonoPhox, dopo qualche minuto di silenzio.
Ci fissò da quel suo trono, ridacchiando sotto i baffi senza muovere neanche un muscolo. Sembrava quasi di guardare un dipinto infestato.



<< Si. >>
Confermai, voltandomi verso di lui.
Stavo sudando freddo. Sentii un'ansia indescrivibile pressarmi sul petto. Non solo avevo messo in gioco la mia stessa vita, ma da quella mia intuizione ne sarebbe valsa anche la vita di altre quindici persone.


<< Colei che ha ucciso Chiyo Yoshida, l'Ultimate Chessmaster... E' Chiyo Yoshida. >>


[Music - Stop]


<< Kukuku... >>
Ridacchiò la volpe infernale.

<< Vediamo insieme se il vostro risultato è corretto, allora! >>


https://www.youtube.com/watch?v=RBOVT_SP4XM



<< Congratulazioni! La vostra deduzione è corretta! >>
Esclamò.

Quando sentii quelle parole uscire dalla bocca di quell'animale infernale, sentii le forze abbandonarmi.
Caddi nel terreno, inginocchiandomi davanti al mio leggio e a stento fui in grado di trattenere le lacrime.

Eravamo ancora vivi.

Mentre sentii gli echi delle voci dei miei compagni che festeggiavano il risultato, MonoPhox riprese a parlare.


<< Siete liberi di abbandonare il posto davanti a voi. >>
Ci disse.


<< Onestamente, cominciavo a pensare che non sareste riusciti a trovare la verità del caso. Il gruppo che si occupò di questo Trial, lo risolse in tempo record. >>
Aggiunse subito dopo, ridacchiando.


L'attenzione della mascotte infernale venne quindi attirata da Yamato, che gli domandò se fosse possibile sapere esattamente cosa fosse successo durante quel gioco, e come Chiyo fosse morta.

<< Non avete già risolto il caso? Che altro vorreste sapere? >>
Gli domandò.

<< Vorrei sapere anche io cosa è stato a ucciderla e come. Se ci sono veleni di quel tipo anche qui dentro, è meglio saperne il funzionamento. >>
Gli rispose Misako.

<< Non vedo per quale motivo dovrei rispondere a questa sua domanda, Miss Ueno. >>
Ridacchiò il pupazzo demoniaco.

<< Guardala in questo modo, MonoPhox. >>
Controbatté Akira.

<< Se ci spiegassi esattamente cosa è successo in questo caso, che noi non conosciamo, potrebbe aiutare futuri killer a creare un caso più interessante, no? >>
Le parole del giornalista, per quanto terrificanti, sembrarono incuriosite il pupazzo maledetto.

Il direttore del Killing Game esitò per qualche istante, quindi decise di soddisfare la richiesta che gli venne fatta.


<< Kukuku... Perché no, dopotutto? >>
Ridacchiò.


<< Non posso scendere nei dettagli. Non è un Killing Game che ho supervisionato, dopotutto. Fu affidato a un "MonoKuma", come la gran parte dei Killing Games. >>
Quelle parole erano decisamente interessanti. Fu il primo indizio che mi fece pensare che il nostro fosse il primo Killing Game anche di MonoPhox.

<< E' corretto. Miss Yoshida è caduta, gioco di parole voluto, vittima della sua stessa trappola. Dopo la conclusione del secondo caso, una nuova area dell'Istituto in cui venne rinchiusa insieme alla sua classe si aprì, rivelando nuove stanze e aree da esplorare. Tra loro, una semplicissima stanza dedicata alla chimica. >>
Cominciò a spiegare il direttore.

<< "Chimica"...? >>
Ripeté Kenta.

<< Decisamente. Vi erano molti strumenti, tra cui... Veleni. Alcuni più o meno efficaci. Tra loro MonoKuma decise di metterne uno realizzato da lui in persona. Un veleno liquido che, a contatto con l'aria a temperatura ambiente, si trasforma istantaneamente in gas. >>
Non appena disse quelle parole, il caso cominciò ad avere molto più senso.

<< Tutto è andato quasi esattamente come avete descritto. Miss Yoshida ha cercato di mettere a punto una trappola per uccidere qualcuno, durante la notte, trappola che le si è ritorta contro. Per... Ragioni che non ho necessità di rivelare, Miss Yoshida cadde al suolo accompagnata dal veleno che voleva usare per uccidere qualcuno. Il contenitore cadde vicino a lei, rilasciando il contenuto che ha quindi raggiunto quasi istantaneamente le sue vie respiratorie, paralizzandola e uccidendola nel giro di qualche minuto. >>
Spiegò la marionetta.


Per qualche motivo, pur avendo scoperto io stessa quale fosse la verità, sentire quelle parole uscire dalla bocca di MonoPhox sapendo che stesse parlando di una vera persona e non di un manichino mi fece contorcere le interiora.



<< Per quale motivo non puoi dirci perché Chiyo ha perso l'equilibrio? >>
Gli domandò Misako.

<< Perché non ha importanza. >>
Fu la risposta secca e concisa di MonoPhox.

<< Alcuni dettagli sono connessi al Killing Game a cui Miss Yoshida ha preso parte. Ragion per cui, non ho necessità o motivo di parlarvene. E' totalmente inutile, uno spreco di tempo. >>
Aggiunse subito dopo, ridacchiando.

<< Non è uno spreco di tempo se è comparsa anche nel nostro Killing Game, anche se solo come manichino. >>
Controbatté Misako.

MonoPhox ridacchiò.

<< Cosa c'è di così divertente...? >>
Gli domandò la survivalist.

<< Un semplice "cameo" in un racconto, altro non è se non una comparsa priva di connessioni con la storia raccontata. >>
Spiegò MonoPhox.

<< Miss Yoshida è già morta. Non ha connessioni con il vostro gioco, e il suo caso è già stato risolto durante il suo. Questa è l'unico ruolo che Miss Yoshida ha nel vostro Game. >>


Lo sguardo di quel pupazzo si fece infinitamente più cupo, quel suo sorriso finto sembrò distorcersi in un ghigno infernale il cui unico sogno era quello di vederci soffrire.

<< Se fossi in voi non sarei così felice di aver superato questo caso. >>
Ci disse.

<< Lo abbiamo semplificato, e comunque avete avuto difficoltà. Dovrete lavorare molto più duramente se volete superare i prossimi casi, miei carissimi studenti. >>
Continuò subito dopo.


Improvvisamente un *ding* attirò la nostra attenzione.
Le porte dell'ascensore dietro di noi si aprirono ancora una volta.

<< Tornate pure nella struttura principale con l'ascensore. Ci vedremo domani con il primo motive. >>



<< Buona fortuna, kukuku... >>

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Qui si conclude la quattordicesima parte del primo capitolo, grazie di avermi seguito e alla prossima!


 

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Capitolo 24
*** Capitolo 1-15: Una Singola Bugia in questo Sconosciuto Mondo Oscuro ***



Capitolo 1-15: Una Singola Bugia in questo Sconosciuto Mondo Oscuro

 

NB: In questo capitolo sono inseriti link a video di youtube contenenti musiche dei vari "Danganronpa" che ho immaginato stare bene nelle scene seguenti.
Se volete, potete aprire suddetti link e lasciare la musica in sottofondo in loop finché non inserisco un nuovo link o vi stanca. La scelta è vostra.
NB2: Tutte le musiche appartengono al creatore originale, Masafumi Takada, e la storia di "Danganronpa" è proprietà della Spike Chunsoft. Non possiedo alcun diritto sull'opera o le sue musiche, che sto usando per creare un "Fangan" senza scopo di lucro.

 



https://www.youtube.com/watch?v=ZlPupxGyxZM


 

Nonostante fossi riuscita nel mio intento, continuai a provare una sensazione di sconforto e terrore che non fui in grado di sopprimere.
La risalita dell'ascensore verso le mura ormai familiari dell'Istituto Butterfly sembrò quasi schiacciarmi. Il silenzio assordante dei miei compagni mi perforò i timpani.

Pur essendo sollevata dal fatto che fossimo sopravvissuti a quel Trial, l'oscura ombra aliena dei probabili casi futuri continuò a persistere nella mia mente come il mostro che i bambini hanno paura viva sotto il loro letto.
Mi sembrò quasi si essere schiacciata dalle mura di quell'ascensore tremante... Con il passare dei minuti, invece, il terrore del Motive che MonoPhox ci avrebbe presentato il giorno dopo cominciò a divorarmi viva.

L'immagine di Chiyo... Non riuscii a togliermela dalla testa.
Nonostante quello fosse solo un manichino, la persona che rappresentava era morta davvero.

Chiyo Yoshida, l'Ultimate Chessmaster, era caduta vittima dello stesso gioco mortale in cui noi eravamo finiti.


"Nella nostra situazione attuale, giocare a fare gli amici non farà altro che segnare la vostra condanna."
Haruo... Aveva ragione.
Chissà quante persone Chiyo accettò di tradire, in un disperato tentativo di salvare se stessa da questo orribile gioco... Persone che, forse, la consideravano un'amica... 


Posso veramente fidarmi degli altri?


Quei dubbi... Non fui in grado di levarmeli dalla testa.
Perfino il sorriso, forzato, di Asuka mi sembrò terrificante.


La sola idea di ciò che sarebbe potuto accadere in futuro... Mi terrorizzò così tanto che pensai di andare in frantumi. Mi sentii quasi come sull'orlo di un precipizio, pronta a cadere da un momento all'altro e senza alcun appiglio.



Finalmente, l'ascensore si fermò.
La campanella suonò ancora una volta, quindi le porte si aprirono davanti a noi rivelando ancora una volta l'Istituto Butterfly, esattamente come lo lasciammo.
Non passammo molto tempo nelle Trial Grounds, ma mi sembrò quasi come se fossimo rimasti li giù per una eternità.

La gran parte di noi si separarono, andando per la loro strada.
Nanase mi bloccò per un braccio, facendomi cenno di seguirla.


Salutai Asuka, quindi seguii l'Ipnotista accompagnata da un altro piccolo gruppo di persone fino a quando non raggiungemmo la Living Room.
Il gruppo era composto da Nanase, Haruo, Akira, Kaori e me. 


Mi guardai intorno, sperando che gli altri sapessero per quale motivo Nanase ci avesse chiamati.
Quindi mi rivolsi a lei.

<< Per quale motivo siamo qui, Nanase? >>
Le domandai, confusa ma incuriosita.

Nanase ci mostrò una espressione distaccata e seria, toccandosi gli occhiali con due dita. 

<< Vi ho chiamati perché sono sicura che siate gli unici con un briciolo di cervello. >>
Mi rispose, con una voce che trasmetteva una certa dose di sarcasmo e superiorità verso il resto dei nostri compagni. Non so se, però, fosse anche inteso come un complimento nei nostri confronti.

Kaori scosse leggermente il capo, incrociando le braccia sul petto e ricambiando l'espressione distaccata di Nanase con una piena di disappunto.

<< E' scortese verso gli altri. >>
Sbuffò.

<< Anche se non sono riusciti a trovare la soluzione del caso, hanno provato tutti ad aiutare. >>
Commentò con disapprovazione.

Nanase scrollò le spalle con fare indifferente.

<< Il tentativo non ha importanza, se il risultato non è soddisfacente. >>
Le rispose l'Ipnotista, con un tono sprezzante. 


<< Sbrigati a dirci per quale motivo ci hai chiamati. >>
Intervenne impazientemente Haruo, con voce tagliente e decisa.

<< Così che io possa andarmene. >>
Continuò subito dopo.


Lentamente, Nanase afferrò il suo Phoxpad quindi cominciò a premere dei tasti sullo schermo.

<< D'ora in poi vorrei che, se notaste qualcosa di sospetto o strano, lo mandaste in questo gruppo. >>
Non appena disse quelle parole, all'unisono ricevemmo tutti delle notifiche.

Controllai rapidamente il mio PhoxPad, esattamente come fecero tutti gli altri, e notai che Nanase ci avesse aggiunti tutti e quattro in un gruppo.


<< Mhh...? >>
Borbottò Akira, con un tono incuriosito.


<< Così facendo, potremmo discutere tra noi prima di riferire qualsiasi cosa al resto dei nostri compagni. >>
Dichiarò con fermezza l'ipnotista.

<< Siamo sicuri sia la scelta giusta? Insomma, se notassimo qualcosa di sospetto non sarebbe più opportuno avvertire tutti fin da subito? Quindi, magari, creando un gruppo in cui tutti possano fare ciò che ci stai chiedendo? >>
Le domandò Akira.

<< Ho pensato a questa possibilità. >>
Gli rispose Nanase.

<< Ma sono arrivata alla conclusione che sia la scelta sbagliata. >>
Continuò.


<< Per quale motivo? >>
Fu la domanda di Kaori, che la fissò con uno sguardo confuso.

<< Non credo che abbiano la razionalità di poter analizzare a dovere ciò che li circonda. Intaserebbero la chat con messaggi o dettagli inutili che andrebbero inevitabilmente a distogliere l'attenzione da ciò che realmente avrebbe importanza. >>
Fu la spiegazione di Nanase, che mise di nuovo in tasca il suo PhoxPad.

<< Non dovremmo inserire nel gruppo anche Kenji? Dopotutto è un poliziotto. >>
La mia proposta non andò a genio all'ipnotista, che mi fissò con uno sguardo di disappunto.

<< Mi fido del mio intuito. >>
Fu la sua risposta.

<< E il mio intuito, mi dice che tra i partecipanti di questo Killing Game, gli unici su cui posso fare affidamento siete voi. Il poliziotto non è nella lista. >>
Continuò.
Ciononostante, continuò a fissarci con quel suo sguardo freddo e distaccato, quasi di sfida.

<< Non fraintendete. Non significa che io mi fidi ciecamente di voi. >>
Aggiunse subito dopo.

<< Esattamente perché vi reputo intelligenti e utili, sarete sempre i primi di cui sospetterò durante i casi. >>
Concluse.

<< Ma che gentile. >>
Fu la risposta divertita, ma allo stesso tempo infastidita, di Haruo.



La riunione si concluse prima che potessimo dire altro.
Non che ne avessimo alcuna intenzione, dopotutto... O, per lo meno, non trovai la forza in me di sprecare tempo in chiacchiere inutili, in quel momento.



Non appena varcai la soglia della mia stanza, la chiusi prontamente alle mie spalle.
Inizialmente presi un semplice e profondo respiro, ma ben presto sentii le mie gambe cedere.

Caddi al suolo e sentii le lacrime rigarmi finalmente il viso. Il peso delle emozioni e preoccupazioni che accumulai durante quel maledetto Class Trial e dall'incombente Motive che ci avrebbe consegnato MonoPhox divenne troppo da sopportare.
Il fatto che le nostre stanze fossero insonorizzate per me fu un miracolo.

Le lacrime che riuscii a trattenere durante il Trial finalmente trovarono via libera, mentre il terrore del futuro ignoto davanti a me mi fece tremare come una foglia al vento.
Tremai al solo pensiero di cosa quel maledetto organizzatore ci avrebbe detto nel giorno seguente... Quale orripilante Motive ci avrebbe consegnato per spingerci a ucciderci l'uno con l'altro.
Una morsa gelida mi strinse il cuore così intensamente che pensai sarebbe potuto scoppiare da un momento all'altro... Non so in che modo riuscii a nascondere quelle emozioni durante il caso. 

Sentii le minacce davanti a noi pesare sulle nostre teste come la spada di Damocle.

Tremai al solo pensiero di diventare la prima vittima, un semplice numero all'interno di quel macabro gioco organizzato per soddisfare un contorto interesse di chiunque lo stesse guardando.
Urlai davanti alla possibilità di non essere abbastanza astuta da risolvere il primo omicidio.
L'angoscia di non poter più rivedere i miei genitori mi divorò dall'interno, impedendomi di chiudere occhio. 

<< Mamma... >>
Piansi, appoggiata sulla porta della mia stanza. Volevo solamente rivedere il suo sorriso, abbracciarla ancora una volta e sentire la voce di mio padre che mi diceva "va tutto bene".


Il corpo di Chiyo Yoshida mi ricordò quanto fosse fragile la linea che separava la vita e la morte... Gli artigli invisibili del futuro davanti mi bloccarono all'interno di un labirinto di terrore, morte, preoccupazione e incertezze... Un labirinto di cui non pensai esistesse una via d'uscita.






Nel mentre, nella sua stanza, Kenji si lasciò cadere sulla sedia davanti a una scrivania illuminata solamente dalla debole luce di una lampada a olio. Con le mani incrociate davanti al viso, il giovane poliziotto fissò il vuoto davanti a se con una espressione terrificante in volto, pallido come se avesse visto un fantasma. 
Sentì come se il peso del mondo fosse improvvisamente caduto sulle sue spalle, e la rabbia di non aver potuto contribuire al caso che MonoPhox preparò per loro.

Ciononostante, la sua inabilità durante il Trial non fu senza motivi.

Nella sua mente, l'immagine del corpo di Chiyo risuonò come un eco inquietante.
Nonostante non l'avesse mai vista prima, la sua figura fittizia gli sembrò stranamente familiare, come se quella giovane ragazza fosse stata parte della sua vita, in passato, nonostante fosse sicuro di non conoscerla.

L'Ultimate Policeman continuò a interrogarsi silenziosamente sul significato di quelle terrificanti sensazioni, su cosa quella orripilante connessione potesse significare.
Si domandò quali fossero gli orrori e i misteri che avrebbero inevitabilmente dovuto affrontare durante quel malsano gioco... E in che modo avrebbero dovuto superarli.


Quella prigione chiamata "istituto", se avesse potuto l'avrebbe ridotta in frantumi.
Senza i suoi compagni, o una pistola, non era altro se non un semplicissimo ragazzo alla mercé dei suoi rapitori.
Ciononostante, sapeva che doveva trovare una via d'uscita. Doveva assolutamente aggrapparsi alla speranza, anche se fioca e fragile, che i suoi colleghi li avrebbero trovati... Doveva solamente sopravvivere insieme agli altri Ultimates fino a quel momento. 


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Qui si conclude la parte quindici del primo capitolo, grazie di avermi seguito e alla prossima!





 

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Capitolo 25
*** Capitolo 1-16: Una Singola Bugia in questo Sconosciuto Mondo Oscuro ***


Capitolo 1-16: Una Singola Bugia in questo Sconosciuto Mondo Oscuro

 

NB: In questo capitolo sono inseriti link a video di youtube contenenti musiche dei vari "Danganronpa" che ho immaginato stare bene nelle scene seguenti.
Se volete, potete aprire suddetti link e lasciare la musica in sottofondo in loop finché non inserisco un nuovo link o vi stanca. La scelta è vostra.
NB2: Tutte le musiche appartengono al creatore originale, Masafumi Takada, e la storia di "Danganronpa" è proprietà della Spike Chunsoft. Non possiedo alcun diritto sull'opera o le sue musiche, che sto usando per creare un "Fangan" senza scopo di lucro.




https://youtu.be/OuqyqojL1v8?si=SpN3Pfp5Zs0b50d9


Ancora una volta, aprii gli occhi all'interno di quella ormai claustrofobica stanza, svegliata per l'ennesima volta dall'annuncio mattutino di MonoPhox.
Quello era il fatidico giorno in cui il coordinatore del Killing Game ci avrebbe consegnato il nostro "primo motive"...

Sentii il mio cuore battere così furiosamente nel mio petto, che per un attimo pensai mi sarebbe venuto un infarto, stretto dalle gelide mani dell'ansia e del terrore che volevano sotterrarmi in un abisso di disperazione.

Non so dove trovai la forza per alzarmi da quel letto.
Forse fu coraggio... O, più semplicemente, lo feci a causa della paura di una punizione da parte del direttore del Killing Game.


Non so se posso considerarmi una persona coraggiosa, dopotutto. Mettere su una facciata per nascondere il terrore che provo, giorno dopo giorno, non credo sia un comportamento coraggioso.

Afferrai il PhoxPad dal comodino dopo essermi vestita, quindi notai che nella chat creata da Nanase ci fossero solamente tre messaggi.


7:03 Kaori: Buongiorno a tutti!
7:04 Nanase: Kaori, questa non è una chat creata con lo scopo di mandare questi messaggi inutili. Attieniti a ciò di cui abbiamo parlato ieri, manda solamente informazioni utili al gruppo. Se non dovessi averne, non scrivere nulla.
7:05 Kaori: Mi dispiace...


Mi dispiacque un po' per Kaori, dopotutto voleva solamente essere amichevole con tutti...
Ciononostante, sapevo fosse ovvio che un messaggio del genere avrebbe causato una risposta infastidita di Nanase.


Inizialmente mi venne quasi da ridere.
Poi, però, realizzai che in quella situazione non ci fosse nulla di divertente.

Quella chat... Quella mattina...
Sapevo che lo stato d'animo di tutti sarebbe piombato a picco come un masso lanciato nel mezzo dell'oceano.

"Morte"
"Disperazione"
"Motive"

Quelle parole danzarono intorno a me come demoni pronti a strapparmi via le carni.
Il mio stomaco si contorse, mi venne voglia di correre in bagno e rigettare le poche cose che mangiai durante i giorni precedenti...


Ancora una volta, non so come, fui in grado di trattenere quelle sensazioni.
Preso un profondo respiro, mi calmai. "Indossai" la mia maschera e abbandonai la mia stanza, dirigendomi come sempre verso la cucina per fare colazione.


Non fui in grado di mentire al mio cuore, però, che nel mentre continuò a martellare nel mio petto pronto a esplodere da un momento all'altro.


Quando arrivai, vidi che la gran parte degli Ultimates fosse già li. Non penso fosse semplicemente per fare colazione, ma sapevamo che da un momento all'altro MonoPhox ci avrebbe chiamati.
L'aria era tesa, silenziosa.

Molti non sollevarono nemmeno gli occhi dai loro piatti.
Mi sedetti al mio solito posto, a fianco di Asuka, che mi diede il buongiorno con il suo classico e solare sorriso.

<< Tutto ok, Sora? >>
Mi domandò la campionessa di tiro con l'arco, mentre indicò una sedia libera vicino a lei.

<< Potrebbe andare meglio. >>
Le risposi, sedendomi al suo fianco e forzando una risatina.
Credo che notò non fosse sincera, ma evitò di farmi domande.


Persa nei miei pensieri e preoccupazioni, durante quella semplice colazione, tornai con i piedi per terra quando Misako, con mio stupore, si sedette al mio fianco.
Mi toccò una spalla, facendomi inizialmente sobbalzare dallo stupore.

<< Ah! >>
Esclamai.
Misako sollevò un sopracciglio con fare sorpreso.

<< S-Scusa... >>
Dissi, schiarendomi la voce.
Che imbarazzo.

<< Ero persa nei miei pensieri, mi hai colta alla sprovvista. >>
Ridacchiai, chiedendole poi come potessi aiutarla.


<< Nanase ti ha chiesto di far parte del suo gruppetto, giusto? >>
Quella domanda che sussurrò mi lasciò senza parole.
Esitai per qualche istante prima di esternare la mia confusione e il mio stupore.

<< Come fai a...? >>
Balbettai, senza finire quella domanda, rispondendole sottovoce.

<< Ha chiesto anche a me di farne parte. >>
Mi rispose, afferrando il caffè davanti a lei e bevendolo in un sorso.

<< Considerando che non sono nella vostra chat, suppongo tu abbia inteso che non ho accettato la sua offerta. >>
Mi disse, subito dopo.

Al mio "perché", Misako ridacchiò.

<< Perché non mi fido. >>
Fu la sua rapida risposta.

<< Una chat con le persone che reputa "intelligenti" e "utili"... L'idea di fondo la capisco, ma il mio istinto mi dice che sia pericoloso. E' semplice tenervi sotto controllo, in quel modo, e manipolare quali informazioni il gruppo può e non può avere. >>
Mi disse.

<< Non ho intenzione di giudicare la tua decisione per aiutarla, ma ci sarà il momento in cui i contenuti di quella chat dovranno essere esposti al gruppo come prova durante un caso... E, a quel punto, il fatto che voi li abbiate "spiati" e "controllati" di nascosto, tenendo informazioni per voi, vi si ritorcerà contro. >>
Continuò.

<< Fai attenzione, Sora. Il minimo errore potrebbe causare molti, forse troppi, problemi sia per voi che per il gruppo... Per questo ho preferito non farne parte. >>
Dette queste parole, Misako si alzò dal tavolo e si allontanò da noi senza nemmeno darmi il tempo di risponderle.




La mia attenzione venne quindi attirata da una scena che si sviluppò dall'altro lato del tavolo.
Chloe si avvicinò a Ryoko, appoggiando davanti a lei un piatto su cui sopra vi era uno inusuale sandwich.

<< Eh...? Cosa è questo...? >>
Domandò Ryoko, odorando il piatto che le propose Chloe.
Poi i suoi occhi s'illuminarono.

<< Che buon odore! >>
Esclamò.

Chloe ridacchiò, descrivendo il piatto che le propose.

<< Ma chérie, questo è un croque-monsieur. Ho notato ti piaccia molto il prosciutto cotto, quindi ho pensato di prepararti una colazione francese che potesse piacerti! >>
Esclamò la danzatrice.

<< Grazie mille, Chloe! >>
Fu la rapida risposta della ragazza, che cominciò a divorare il pasto che le offrì Chloe.


Davanti a quella scena, istintivamente sorrisi. Non vidi alcuna malizia in quel gesto.
Ciononostante, qualcuno non la pensò allo stesso modo.



Il mio PhoxPad squillò.
Accesi rapidamente lo schermo, notando quindi che Nanase avesse inviato un messaggio nella nostra chat privata.

8:21 Nanase: Chloe sembrerebbe essere a conoscenza delle abitudini e gusti di molti dei partecipanti.

Sentii un brivido attraversarmi la schiena. Rimasi bloccata a fissare lo schermo del PhoxPad immobile, pietrificata, mentre un nodo si formò nella mia gola. L'angoscia riprese finalmente a crescere dentro di me, divorandomi come una bestia affamata che non mangiava da giorni.

Istintivamente sollevai lo sguardo, posandolo su Nanase che si trovava dall'altro lato della stanza.
La giovane ipnotista ricambiò il mio sguardo, fissandomi con occhi attenti e freddi, per poi riprendere a guardarsi intorno alla ricerca di qualsiasi altro indizio.


<< Oui, oui! >>
Ridacchiò Chloe, ignara del fatto che Nanase la stesse osservando con occhi sospetti.
E, probabilmente, non era l'unica.


Istintivamente, dopo aver letto quel messaggio, anche io notai che le parole di Nanase non fossero poi così lontane dalla verità.
Quella mattina Chloe preparò una dozzina di colazioni per alcuni dei nostri compagni, dicendo loro che avesse notato i loro gusti e cucinato qualcosa proprio per loro.


"Questo... Questo è davvero qualcosa che vale la pena annotare...?"
Pensai.



Quell'esempio mi fece capire finalmente che Nanase stesse facendo sul serio, e che avrebbe notato qualsiasi genere di comportamento anche lontanamente sospetto.



https://youtu.be/86Ywp-TCN68?si=g1wGE6Bb5dNTJBnV


Lo schermo all'interno della cucina s'illuminò, rivelando, dopo qualche secondo di staticità, la figura di MonoPhox intenta a bere una specie di drink esotico, seduto su una poltrona rossa.

* Aehm! *
Si schiarì quindi la voce.

* Miei carissimi studenti, siete pregati di dirigervi il prima possibile all'Auditorium per un annuncio molto importante! Non saranno ammessi ritardatari, e la presenza è obbligatoria per tutti i partecipanti in gioco. *


Dopo quell'annuncio, l'atmosfera cambiò drasticamente. Una tensione palpabile si diffuse rapidamente tra di noi, mentre alcuni sembrarono dare di matto.
La voce e le parole di MonoPhox risuonarono nelle nostre menti come un eco spaventoso, una chiamata a morire dalla quale non potevamo scappare.

Finalmente, il momento che così tanto mi spaventò, arrivò.
Provai in tutti i modi a contrastare l'onda di disperazione che mi travolse, e in qualche modo riuscii a mantenere la calma nonostante volessi scappare via nella mia stanza.
Chi prima, chi dopo, lentamente la cucina cominciò a svuotarsi mentre i nostri compagni decisero di dirigersi nell'Auditorium per scoprire quale sarebbe stato questo primissimo Motive.


Ciononostante, sapevo che se avessi lasciato quelle sensazioni prendere il controllo di me, sarei caduta nella disperazione che MonoPhox così tanto voleva farci provare.
Dovevo trovare le forze per oppormi a quelli che volevano distruggerci... Sia per me stessa, sia per il resto dei miei compagni.

Feci una semplice promessa a me stessa, in quel momento: non importa cosa ci avrebbe detto, o mostrato, non sarei caduta vittima dei suoi tentativi e avrei fatto tutto quello che era in mio potere per salvare la mia vita, e quella dei miei compagni. 



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Qui si conclude la sedicesima parte del primo capitolo, grazie di avermi seguito e alla prossima!




 

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