La Fine Dei MIB

di KushinaKurosaki
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Primo Capitolo ***
Capitolo 3: *** Secondo Capitolo ***
Capitolo 4: *** Terzo Capitolo ***
Capitolo 5: *** Quarto Capitolo ***
Capitolo 6: *** Quinto Capitolo ***
Capitolo 7: *** Sesto Capitolo ***
Capitolo 8: *** Settimo Capitolo ***
Capitolo 9: *** Ottavo Capitolo ***
Capitolo 10: *** Nono Capitolo ***
Capitolo 11: *** Decimo Capitolo ***
Capitolo 12: *** Undicesimo Capitolo ***
Capitolo 13: *** Dodicesimo Capitolo ***
Capitolo 14: *** Tredicesimo Capitolo ***
Capitolo 15: *** Quattordicesimo Capitolo ***
Capitolo 16: *** Quindicesimo Capitolo ***
Capitolo 17: *** Sedicesimo Capitolo ***
Capitolo 18: *** Diciassettesimo Capitolo ***
Capitolo 19: *** Diciottesimo Capitolo ***
Capitolo 20: *** Diciannovesimo Capitolo ***
Capitolo 21: *** Ventesimo Capitolo ***
Capitolo 22: *** Ventunesimo capitolo ***
Capitolo 23: *** Ventiduesimo Capitolo ***
Capitolo 24: *** Ventitreesimo Capitolo ***
Capitolo 25: *** Ventiquattresimo Capitolo ***
Capitolo 26: *** Venticinquesimo Capitolo ***
Capitolo 27: *** Ventiseiesimo Capitolo ***
Capitolo 28: *** Ventisettesimo Capitolo ***
Capitolo 29: *** Ventottesimo Capitolo ***
Capitolo 30: *** Ventinovesimo Capitolo ***
Capitolo 31: *** Trentesimo Capitolo ***
Capitolo 32: *** Trentunesimo Capitolo ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


 

Come aveva osato? Come? Non riusciva a comprendere perché proprio lui le avesse riservato un trattamento simile.
Non se ne era reso conto ma da tempo Ai sapeva che Conan le stava nascondendo qualcosa,  e adesso che le sue bugie erano venute meno lei doveva fare i conti con la scomoda verità.
L'uomo che aveva causato la morte di sua sorella era sempre stato a due passi da lei, sotto mentite spoglie l'aveva tenuta d'occhio, violando la sua privacy e, come se ciò non bastasse,
aveva una zia e dei cugini.  
Si sentiva ferita, ormai era passato quasi un anno e lui per tutto quel tempo gli aveva mentito. Quante notti insonni per terminare l'antidoto,
quanti sacrifici aveva fatto per lui e tutti i suoi sforzi erano stati ricambiati dal veleno.  Vagava a passi lenti per le vie della città, aveva bisogno di stare da sola per riflettere. 
Alzò il viso al cielo quando una goccia d'acqua le bagnò i capelli, aveva iniziato a piovigginare, sembrava che il cielo riflettesse il suo umore.

Amuro sospirò uscendo dal negozio con in mano il piatto con un po' di latte per il gatto randagio che solitamente si fermava dinanzi alla porta.
Quando uscì vide una bambina  dai capelli ramati camminare sotto l'acquazzone che da poco era scoppiato, e riconoscendola, la richiamò. 
Ai però non sentì il richiamo dell'uomo perciò continuò per la sua strada senza dare retta al giovane. Amuro inarcò un sopracciglio, non era da Ai ignorarlo,
solitamente si nascondeva dietro Conan o comunque non gli dava molta confidenza ma lo salutava sempre. Tornò dentro finendo di sistemare i tavoli mentre di tanto in tanto
guardava fuori dal locale. « Amuro abbiamo quasi finito il sale, potresti andare a prenderlo per favore?  » domandò la donna dai capelli castani mentre guardò fuori dalla finestra.

 

Ai calciò un sassolino non riusciva a non ripensare a ciò che aveva scoperto, le parole risuonavano ancora nella sua testa.
Cerca di capirmi!
Le aveva detto così, ma come poteva comprenderlo? Quell'uomo le aveva recato solo dolore, sua sorella era stata esposta a causa sua ed era dura,
così come lo era accettare di avere ancora una famiglia, una zia e dei cugini mai conosciuti, trovati dopo aver convissuto con la consapevolezza di essere sola al mondo.
Sapere che il dottore fosse a conoscenza di tutto l'aveva destabilizzata. Non se lo aspettava, non da Agasa. Conoscere la sua identità segreta non vuol dire sapere cosa le avesse fatto, no?
Forse non lo sapeva, e così avrebbe avuto senso il suo tacere quella verità. Avanzò lentamente sotto lo scrosciare insistente della pioggia, nel suo cuore vi era  il profondo desiderio di essere spazzata
via da quel mondo ingiusto. Alzò lo sguardo quando la pioggia smise di abbattersi sul suo capo ed incontrò gli occhi grigi del ragazzo che conosceva come Bourbon, sul suo viso vi era
un espressione molto preoccupata. « Ti ammalerai così Ai-chan, vuoi un passaggio a casa? » domandò il ragazzo biondo mentre la bambina lo guardò. «A casa non torno.» 
Esclamò lei con un tono apparentemente calmo, ma nei suoi occhi riuscì a scorgere una luce strana e le sue mani serrate gli fecero capire i suoi sentimenti. 
« Non sarai scappata di casa? » esclamò sorpreso lui.

« Qualcosa di simile, diciamo »  chiarì la ragazza mentre starnutì.
« Vieni, almeno sarai al riparo dalla pioggia.» 

Ai non riuscì a comprendere bene il motivo per il quale seguì l'uomo, forse perché in quel momento, complice il suo stato d'animo e il suo essere morta dinanzi ai suoi occhi,
l'aveva portata ad abbassare la guardia.  
« Sei venuto a cercarmi perché non avevi nulla da fare? » chiese Ai osservando il locale completamente deserto mentre il ragazzo la guardò malissimo.
« Una bambina
 come te non dovrebbe andare in giro da sola sotto questo acquazzone. » Affermò lui con un tono severo  mentre Ai dovette mordersi la lingua per non rispondergli a tono,
se lo avesse fatto avrebbe rischiato di insospettirlo.  Si sedette in un angolino mentre il giovane apprendista Detective mise sul fuoco il bollitore.
« Non ti chiederò cosa sia successo ma almeno mangia qualcosa. » esclamò lui ponendo dinanzi a lei un piatto di panini con del thè caldo.

« Grazie. » quella parola uscì spontanea dalle sue labbra rallegrando il giovane ragazzo dalla carnagione ambrata.
Azusa sorrise, Amuro era molto fortunato. Le ragazze del locale erano tutte invaghite di lui, ma Amuro non ha mai approfittato della situazione ed era sempre gentile.
Effettivamente non l'aveva mai visto arrabbiato o di pessimo umore, aveva sempre un bel sorriso. 


«Io esigo delle spiegazioni Shinichi. » era un tono severo e il suo sguardo era truce.
« Dottore, Akai è una brava persona. » tentò di spiegare il giovane ragazzo liceale intrappolato nel corpo di un bambino delle elementari.
«Allora perché Ai è scappata in lacrime dandogli dell'assassino? » chiese il dottore accigliato dal suo comportamento, Shinichi lo conosceva da quando era un neonato
ma Ai…con lei era tutta un'altra storia. Ai era sua figlia, aveva colmato il vuoto del suo cuore con le sue numerose sgridate e le sue imposizioni nutrizionistiche.

Lei lo aveva aiutato lavorando a molte invenzioni, era con la ragazza che la sera, prima di dormire, restava sul divano con lei a guardare  i film di fantascienza o
in alternativa le partite dei Big Osaka. A quella bambina si era profondamente legato, condividevano le stesse passioni, gli stessi interessi e nonostante sapesse di non poter
rimpiazzare la sua famiglia, il professore si era sempre sforzato di comportarsi da genitore. Inizialmente era stato difficilissimo ma poi…
poi era diventato così chiaro e naturale, casa sua era il covo dei giovani detective e non soffriva più la solitudine che a lungo aveva celato.

« Ecco…era il fidanzato di Akemi…» 

«Vorresti dire che Akemi è morta a causa del signor Akai? MA COME TI È SALTATO IN MENTE DI NASCONDERLO AD AI? » esclamò furibondo, ora in parte comprendeva
come doveva sentirsi la sua bambina. Era stata tradita. 
Ancora una volta. Molto spesso di notte veniva svegliato dalle urla di Ai e temendo il peggio, armatosi di un semplice mocio,
si recava in camera della ragazza. 
Dei suoi incubi raramente parlava ma alle volte capitava che il suo corpo si surriscaldasse, accade fondamentalmente quando Ai dorme, ed iniziava a parlare nel sonno.
Ed era in quei rari casi che iniziava a parlare nel sonno, che blaterava sempre un nome ricorrente:
Richard.
Non aveva idea di chi fosse, non aveva mai avuto il coraggio necessario per chiederglielo, dato l'ambiente temeva qualsiasi risposta.

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Capitolo 2
*** Primo Capitolo ***


Ai sospirò affannosamente respirando il profumo di quel caldo bagno ristoratore, Amuro era stato gentilissimo a prestarle una t-shirt e mettere in asciugatrice i suoi panni.
Come era finita a casa del suo nemico? Semplicemente aveva iniziato a riconsiderare tutto ciò che aveva scoperto da Conan e aveva provato a mettere in discussione il suo essere seriamente Bourbon. Vi erano tante cose che effettivamente le erano state nascoste, e spesso lo aveva visto iniziare a fare deduzioni da detective davanti al giovane, aveva provato a fidarsi del suo istinto.
Quando il sesto senso aveva iniziato a tacere aveva deciso di fidarsi del suo istinto e Amuro si era rivelato un ragazzo gentile e altruista.
Ma decisamente non si aspettava che, varcata la soglia di casa, avrebbe trovato un simpatico cagnolino bianco che aveva iniziato, dopo aver fatto le feste al suo padroncino,
ad annusarla scodinzolando contento. « Haro, lasciala stare, torna qui. » affermò il giovane mentre la piccola si inginocchiò  facendo attenzione
a non fare sollevare la lunga maglietta rossa che il biondo le aveva prestato. 
« Su su, certo che gioco con te. »  affermò Ai accarezzando quella piccola palla di pelo. 

Era sorprendentemente brava con i cuccioli.

Raramente Haro faceva le feste a qualcun altro, il suo piccolo non amava nemmeno le visite di Kazami ed ora eccolo là, a scodinzolare intorno a quella bambina che in realtà era già adulta.
Il suo sorriso però non era uno di circostanza, e per quanto geloso di tutta quell'attenzione, era veramente grato ad Haro. Shiho Miyano, questo il nome della mostruosa scienziata,
genio indiscusso e plurilaureata a soli  tredici anni, non aveva mai avuto un'infanzia, mai aveva conosciuto la felicità. I suoi genitori le erano stati strappati in tenera età,
forse non ricordava nemmeno i loro volti, l'organizzazione come se non bastasse le aveva poi tolto anche sua sorella… e lui non aveva potuto fare nulla per impedirlo.
In qualche modo sentiva di aver fallito nel proteggere il tesoro di Elena, la donna straniera che per lui tanto si era prodigata. 

Non avrebbe lasciato che Shiho morisse. Non l'avrebbe permesso, lei meritava una vita vera e non la menzogna di Ai, perché per quanto potesse sembrare una bambina non aveva
più nove anni e del mondo aveva visto solo  il lato peggiore. Non aveva bisogno di quell'infanzia fittizia che le avrebbe tolto anche la sua adolescenza non appieno vissuta, lei aveva
bisogno di una luce, un punto fermo sul quale far sempre riferimento, degli amici  fidati  ma evidentemente quel perno, che aveva sempre pensato essere Agasa, era venuto meno.
« Posso chiamare col tuo cellulare? Il mio l’ho spento non voglio essere rintracciata.»   Lo destò dai suoi pensieri la piccola mentre lui le porse il telefono.
Aveva grosso modo capito quale fosse la situazione, Agasa non rintraccerebbe mai Ai ma quel piccolo detective ficcanaso non esiterebbe due volte.

 

Amuro-niichan tu sei un nemico vero? Dei nostri avversari intendo?1

 

Era evidente che Conan non fosse un bambino, aveva capito che era un infiltrato dalla parola "Zero" e "Mio Giappone ",  poi aveva scorto Ai e fatto alcune ricerche su di lei
scoprendo la sua inesistenza all'anagrafe e aveva collegato i pezzi. Considerando poi la squallida persona che aveva accolto in casa non si sorprendeva del comportamento della piccola Ai.
Perché effettivamente se Akai si fosse fatto i fatti suoi fin dall'inizio e non avesse fatto saltare la copertura di Scotch, il suo migliore amico sarebbe ancora vivo.
Dalle sue ricerche inoltre Akai era risultato essere il fidanzato  di Akemi, di conseguenza era già sotto stretta sorveglianza e sicuramente ben presto avrebbero trovato il pretesto per ucciderla,
come in effetti era accaduto.  Tuttavia non riusciva a comprendere il perché Conan si fidasse così tanto. «  Qualcosa non va?  » chiese la bambina notando l'espressione cupa del giovane ragazzo.
«No tranquilla. » Ai fece finta di credere a quelle parole nonostante fosse chiaro che l'allegria aveva abbandonato la sua voce. Chissà  a chi starà pensando?

 

 

Ore 23:30 

Aeroporto di Tokyo, gate tre.

«Chissà che cosa ci aspetta.» esclamò l'uomo dai lunghi capelli biondi legati in una treccia che morbida ricadeva sulla spalla sinistra.
« Non ne ho idea, spero solo di ritrovare lei in realtà, del resto non mi importa.» affermò allora la donna dai lunghi capelli castani.
« Lo abbiamo promesso. » esclamò il giovane guardando in malo modo la diciottenne al suo fianco. Sospirò, Leyla era incorreggibile.

« Sicura che Jodie verrà a prenderci? » esclamò curioso  il ragazzo abbronzato leggermente dietro di loro.  « Aiutami a cercarla, impiastro.» esclamò  piccata Leyla mentre
William si sbatté una mano sulla fronte, non avrebbe retto la convivenza con quei due.  «Non iniziate già ora!» li ammonì disperatamente il ragazzo dallo sguardo verde
smeraldo che si allontanò dai ragazzi per andare in bagno. 
Doveva avere un po' di pace, la sua mente ne aveva bisogno. 
Aprì lentamente la porta blu aspettandosi una marea di gente, ma forse complice la tarda ora, era normale fosse vuota. 
« Tu maledetto assassino .» Fu preso all'improvviso per il colletto del maglione blu e sbattuto al muro da un omaccione che sembrava un armadio.
Diede un calciò all'uomo mettendolo facendolo accasciare dal dolore e decise di tornare immediatamente dai suoi amici. 

Non dare nell'occhio non era esattamente la sua specialità.

« Richard! » Ai urlò svegliandosi di scatto, quelle immagini non andavano via dalla sua testa.
La luce bianca soffusa le fece strizzare gli occhi, mentre il ragazzo la guardò preoccupato per l'urlo.
« Non volevo svegliarti. » mormorò dispiaciuta mentre il ragazzo si avvicinò e Ai rimase a osservarlo.
I capelli erano arruffati e la maglia grigia cadeva largamente lungo il suo busto coprendo parte dei pantaloncini del medesimo colore. 
« Ti va di parlarne? » chiese il ragazzo sedendosi sul bordo del letto e porgendole una bottiglietta d'acqua. La piccola la prese e né bevve un sorso.
Non sapeva se poteva parlargli apertamente, non voleva creare danni e forse questo Amuro lo aveva compreso, perché le passò una mano fra i capelli affermando:
« È solo una tua decisione Shiho. Sei tu a dover decidere se fidarti di me o no. »  Ai alzò la testa.

Amuro sapeva. Era a conoscenza della sua vera identità quindi che motivazione c'era di tacere? 




1. La citazione proviene dal 10  file del volume 84

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Capitolo 3
*** Secondo Capitolo ***


 

L'arrivo non era stato decisamente dei migliori.
William era già stato scambiato per un assassino e non aveva nemmeno varcato la soglia dell'aeroporto,  ma ciò era inevitabile data la loro incredibile somiglianza. 
Inoltre William conosceva molto bene l'uomo che si nascondeva sotto lo pseudonimo di Gin, ma non ne aveva mai voluto parlare, non era rilevante ai fini dell'operazione,
ma a causa del suo coinvolgimento lui è stato esonerato dalla missione ma aveva ricevuto un altro incarico che richiedeva la sua presenza lì, in terra straniera. 

Almeno l'agente Jodie aveva già predisposto tutto, dalla loro iscrizione al liceo Teitan al loro appartamento al 3/22 del quartiere di Beika, che da come aveva capito
era un condominio precedentemente arredato ma, avendo disponibilità di un solo appartamento avrebbero dovuto condividerlo. 

 

Ran sospirò amaramente, era strano che Shinichi si fosse dimenticato che giorno era oggi eppure non le aveva fatto nemmeno una chiamata.
Aveva vinto la competizione di Karate ma nessuno oltre alle sue amiche e suo padre gli avevano fatto le congratulazioni, si era classificata sera alle preselezioni,
con lei partecipava anche  Makoto, arrivato in primo posto. Guardò le stelle, era quasi passato un anno dalla sparizione di Shinichi e molte cose della sua vita erano state
letteralmente stravolte. L'arrivo di Conan, la comparsa di Ai, una professoressa dell'FBI, la dichiarazione di Shinichi, la crescita di lavoro di suo padre…
Era dura per lei, inoltre quella relazione a distanza era molto faticosa da reggere,
ora comprendeva perché sua madre l'aveva vivamente messa in guardia dai detective ma lei non le aveva prestato ascolto.

 

Cosa doveva fare? Ormai non lo sapeva più.

 

Il risveglio era stato stranamente dolce eppure non riusciva a capire il motivo di quello strano tepore,  tuttavia quando si scosto un po’ riuscì chiaramente a vedere
il motivo del perché era limitata nei movimenti. Amuro stava dormendo beatamente con lei stretta al suo petto, e dopo gli eventi di quella notte,  inevitabilmente le sue guance si tinsero
di un leggero rossore che fortunatamente il ragazzo non poté vedere.  Eppure nonostante la sua gentilezza e il suo essere così  diverso da lui non riusciva ad evitare che i brutti ricordi si
susseguissero nella sua mente. Aveva troppe informazioni sull'organizzazione e questo al ragazzo che aveva accanto lo aveva comunicato così come gli aveva detto di conoscere il volto,
il nome in codice e  il nome all'anagrafe del boss dell'organizzazione, anche il biondino si era sorpreso di una simile informazione che poi non aveva assolutamente voluto rivelare,
temeva che potesse finire molto male come era accaduto a Richard. E non voleva che accadesse.  Troppe persone avevano sofferto ingiustamente, erano innocenti eppure avevano
conosciuto l'estremo degrado dell'uomo. La violenza, la morte, la disperazione, la paura e l'orrore erano caratteristiche umane, assimilate ad un singolo individuo restano sentimenti
comuni ma quando più persone provano paura verso un gruppo di persone, quest'ultimo si erge potente e, lasciato agire nell'ombra, ecco che diventa una problematica internazionale.
La sua anima era sporca nel profondo, sapeva di essere peggiore di Conan e di Akai ma la situazione era diversa, vi erano cose che non potevano essere dette.
Il suo passato era qualcosa di simile, non riusciva a parlarne perché farlo avrebbe voluto dire muovere l'interlocutore a compassione e non voleva la pietà di nessuno. 

 

« Buongiorno ragazzi, prima di iniziare vorrei presentarvi i vostri nuovi compagni di classe, anche se uno è una nostra vecchia conoscenza.
Hondo, Johnson, Smith, prego entrate.»  Lo sguardo di Ran si focalizzò subito sul ragazzo dai capelli castani con gli occhiali, in quei tratti era molto difficile riconoscere
il  vecchio compagno di classe, mentre gli altri due non li aveva mai visti ma a giudicare dai fuggiaschi sguardi che si scambiavano, erano amici.

I ragazzi iniziarono a prendere posto, lentamente la lezione di matematica, che iniziò subito a chiamare i ragazzi per risolvere alcuni esercizi.
Sonoko guardò di malocchio il ragazzo biondo dai lunghi capelli che si era seduto accanto a Ran, al posto  di Shinichi, e nonostante ciò la prof le aveva risposto male.
Ran invece era arrossita voltando il viso dall'altro lato, aveva messo in imbarazzo sia lei che il ragazzo.  Di tanto in tanto la ragazza adocchiava il quaderno del suo
compagno a causa del suo essere rimasta leggermente indietro, decisamente no, quella giornata era iniziata col piede sbagliato. 

 

Conan sospirò mentre Ai si avvicinò ad Ayumi come se lui non esistesse.
Non era ancora riuscito a parlarle, il dottore gli aveva riferito che fosse rimasta a dormire da una sua amica e che si sarebbe fermata un paio di giorni da lei.
Agasa aveva compreso, e seppur le dispiacesse non potergli dire a chi aveva chiesto ospitalità, era in contatto con lui sempre, ogni volta che lui non c'era. 

Non ci credeva, loro Sherlock Holmes e Watson avevano litigato nel peggior modo possibile, nonostante la sua voglia di riparare le cose la giovane ramata  non sembrava averne voglia,
come le si avvicinava lo scostava, persino i bambini del loro gruppetto se ne erano resi conto. Se con Ran bastava una semplice chiacchierata con un regalo, con Ai era tutto molto più complicato,
forse anche troppo. Tuttavia lui voleva proteggerla ed anche a costo di farsi odiare avrebbe continuato a farlo. 

 

Ormai le lezioni erano finite e gli studenti, che avevano soddisfatto la loro curiosità alla ricreazione, stavano uscendo dall'aula per per ritornare a casa,
Ran sospirò mentre Sera sorrise alla vista di Sonoko che, come al solito riusciva a mettere a disagio  chiunque.

« E questa fotografia?  » chiese la giovane ragazza dai capelli biondo cenere  mentre il ragazzo dai capelli biondi si voltò verso Susan che gli sorrise.
  « Quella è un ricordo, la scattammo molti anni fa. » William sorrise capendo che era il ricordo della loro visita alla Statua Della Libertà, era stato in quel
frangente che la giovane nipponica l’aveva colpito. 
« Vorrei aver le ali per volare via,  vorrei che la mia vita non fosse incatenata...» se ripensava al significato di quelle parole,
il cuore gli si stringeva in una morsa, specialmente dopo ciò che aveva saputo da suo fratello. « Dopo le lezioni vi va di andare al centro commerciale? » chiese Sonoko mentre
Susan  accettò entusiasta per il momento dovevano integrarsi e non destare sospetti, perciò era normale voler assecondarle, inoltre dovevano conoscere meglio la città
per muoversi in autonomia. Eisuke rise, Sonoko non sarebbe mai cambiata, fu lo squillo del cellulare di William che si precipitò fuori dall'aula.

ln un modo o nell'altro sarebbe stato collegato a Richard.

 

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Capitolo 4
*** Terzo Capitolo ***


Ai,  ormai separata dal gruppo dei giovani detective, sospirò guardando il sito web di quella ragazza.
Non le andava di chiederlo a Ran, per  evitare che in qualche modo quel bugiardo venisse a saperlo.
Aveva bisogno di risposte, prima si sarebbe accertata della situazione e poi avrebbe deciso come agire, anche se ormai aveva sbollito la rabbia.
Amuro era riuscito a convincerla nel fare un tentativo, ma non voleva ancora dare la soddisfazione a Shinichi, aveva chiesto al ragazzo di ospitarla
fino a domani e lui aveva accettato
di buon grado, desiderava sul serio dare una lezione a quel moccioso, così avrebbe imparato una volta per tutte
che ad essere come quel cane dell'FBI non ci avrebbe guadagnato nulla.  Guardò ancora una volta il tasto
"Chiama Ora" e lo premette, sperava solo
che non a
vrebbe bussato a lungo.  Non perché non voleva perdere tempo, ma temeva quella situazione e molto probabilmente avrebbe riagganciato.
Forse si sarebbe pentita di averla chiamata, ma se veramente era sua cugina, allora prima o poi avrebbero dovuto affrontare quella situazione.   

« Pronto? » esclamò la voce femminile della ragazza.
« Ciao Sera-san sono Ai. » esclamò mentre la ragazza le chiese di voltarsi, cosa che la piccola fece notando immediatamente il suo
ghignò mentre dietro di lei vi era il gruppetto con delle nuove facce. Sbiancò guardando il ragazzo dai lunghi capelli biondi parlare allegramente,
forse non era stata una buona idea. Era identico a  
Richard.

«Ai Chan! » La voce allegra di Ran la destò dai suoi pensieri, e ricambiò il saluto avvicinandosi a loro. 
Masumi iniziò a fare le presentazioni mentre Ai sorrise ricambiando la stretta di mano di un’esuberante Susan e poi degli altri.
« Ai-chan ti unisci a noi per un po’ di shopping? » chiese Ran mentre Ai accettò volentieri, tanto Amuro era di turno fino alle sei.
Perciò rapidamente mandò un messaggio per informarlo del cambio di piano e si aggregò alla comitiva.
« Allora Ai-chan  cosa avresti voluto dirmi? » chiese Sera portandosi indietro rispetto al gruppo.
« Te lo spiego dopo »  Affermò sorprendendo la giovane ragazza che posò lo sguardo smeraldino su di lei, nella sua mente si prospettava un caso da risolvere oppure…



 

Che volesse confessargli qualcosa sulla droga che fa rimpicciolire il corpo?  D’altra parte, il fatto che non gli avesse rivelato subito cosa fosse, avvalorò la sua tesi.



 

«Vado un attimo in bagno. »  affermò Ai sentendosi a disagio, aveva una strana sensazione, che un membro dell'organizzazione fosse lì?
Nell'andare in bagno cercò con lo sguardo una persona vestita totalmente di nero, ma non la trovò, perciò un po' più sollevata si recò nel bagno. 
«Sai dov'è il bagno? Mia madre ci è andata ma non è ancora tornata e sono preoccupata. »  Era una bambina di circa sei anni, aveva dei capelli
castani e degli stupendi occhi verdi. « Certo vieni, il bagno è lì. »  Affermò sorridendo mentre accompagnò  la bambina in bagno.
«Come si chiama tua madre? » chiese la ragazza ramata mentre la castana sorrise. « Rosalia Tokugawa » Quando le ragazze
entrarono la stanza era vuota e le mattonelle grigie erano limpide, i lavandini in marmo erano opposti frontalmente alle sei porte che riempivano i bagni.
« Mamma ?»  Il silenzio in risposta era un brutto segno, Ai iniziò a pregare che la donna non avesse abbandonato quella povera bambina, era un'ipotesi plausibile. 
Sospirò iniziando a bussare ad ogni porta, nella speranza che qualcuno rispondesse, poi aprì di scatto alla porta e lo stesso fece la bambina dall'altro lato. 
Era rimasto solo il bagno più spazioso per i disabili, Ai sospirò sua madre doveva per forza essere lì.
Non poteva aver abbandonato sua figlia all'interno di un centro commerciale, poteva comprendere in parte la sua scelta ma…perché lasciarla in un bagno?

« Ascoltami perché non provi a vedere se è tornata al tavolo? » Chiese notando che c'era qualcosa dietro la porta che impediva la completa apertura, 
la bambina annuì con le lacrime agli occhi mentre Ai entrò nella piccola stanzetta, chiudendo la porta. Dovevano averla adagiato qualcosa vicino ai perni,
per questo la aprì solo per permettere il suo passaggio. Effettivamente la donna dai capelli castani era adagiata al perno, estrasse il telefono e mandò un messaggio a Sera:

"Fai bloccare  le uscite  e corri in bagno, c'è un cadavere."

 

Jodie si morse il labbro, Camel era in ritardo. Avrebbero dovuto incontrare un testimone, si erano messi d'accordo per vedersi mezz'ora prima davanti al centro commerciale
ma era passato ormai un quarto d'ora. Sospirò facendo squillare nuovamente il telefono del suo collega.  Chiamata rifiutata.  Se solo lo avesse avuto sotto le mani… 
Avrebbe dovuto parlare con la testimone da sola. Fu sorpresa quando vide delle volanti della polizia circondare l'edificio dell'appuntamento e si avvicinò per
cercare di capire cosa fosse accaduto.  

 

« Ai-chan, cosa sta succedendo? » 

Chiese Ran agitata mentre Ai sospirò guardandole.

«C'è un cadavere in bagno, Sera sta indagando, ho già chiamato la polizia e dovrebbe essere qui a momenti.
Ora datemi una mano, c'è una bambina castana con gli occhi verdi, sui sei anni circa, è la figlia della defunta, temo sia in pericolo. »  esclamò Ai agitata
cosa che sconvolse le ragazze, Ai faceva parte dei Giovani Detective, di cadaveri ne aveva visti molti e non era mai stata così sconvolta. 
Effettivamente non ci aveva mai pensato, gli era stato detto che era una lontana parente di Agasa ma non aveva mai visto i suoi genitori.
Chissà se era per quel motivo che era così sconvolta…Forse aveva perso i genitori, per questo era così sconvolta…
Si guardò intorno e sorrise nel vedere la piccola Ai stringere la bambine che stavano cercando. Lentamente Sera si avvicinò a loro per poi andare via. 

Conan alzò gli occhi al cielo, ultimamente Ran era strana, non aveva risposta ad un solo messaggio di Shinichi.
Aveva semplicemente visualizzato senza dargli alcuna risposta e non riusciva a capire quale fosse il suo errore.
Ultimamente non riusciva più a comprendere le donne che lo circondavano, da quando era Conan aveva scoperto molte più cose di Ran,
persino il suo bagnoschiuma preferito, ma allo stesso modo non riusciva ad evitare i litigi…

 

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Capitolo 5
*** Quarto Capitolo ***


Ai sospirò rumorosamente, quella situazione non le piaceva particolarmente. Era riuscita a capirlo da sola, senza che l'agente Sato, più tagliata di lei per quel delicato compito, le dicesse nulla.
Sera si era avvicinata a loro per identificare la donna con il suo vero nome, Izumi Tokeawa, che era risultata testimone chiave in un'indagine dell'FBI, ma sicuramente non riguardava loro.
Strinse più forte a sé la bambina in lacrime, non sapeva cosa fare se non abbracciarla.  Adesso comprendeva un po' di più le azioni di sua sorella,
eppure le era difficile mandare giù il gruppo formatosi un gola.
Cosa ne sarebbe stato di lei? 
Sarebbe finita in mano agli assistenti sociali? 
Una lacrima solitaria rigò la sua guancia, chissà se lei stava bene.  Sperava che qualcuno potesse aiutarla ma nessuno poteva farlo, lei più di tutte capiva cosa la bambina stesse provando.
Si era sentita così quando gli era stato riferito che i suoi genitori non sarebbero più tornati da lei, si era sentita così quando aveva appreso della morte di Akemi.
Nessuna parola avrebbe riportato in vita sua madre, né in alcun modo avrebbe potuto lenire quel dolore.
Il dolore di una bambina che perde la sua unica famiglia è grande, lei aveva imparato a conviverci solo dopo, quando aveva compreso un dolore che era innaturale per l'uomo.

Camel sospirò affannosamente mentre cercava di tamponare la ferita con la mano, era riuscito a scappare grazie alle sirene spiegate delle auto della polizia che si stavano avvicinando.
Certamente non si aspettava di incontrare quel farabutto lì, e stavolta non aveva preso un abbaglio perché quel criminale era vestito di nero e il suo impermeabile dava nell'occhio,
più degli insoliti capelli biondi. Chi indosserebbe un impermeabile nero se l'autunno non aveva ancora finito di spogliare gli alberi?
Gin. Il problema era che Vodka lo aveva nel mirino, aveva fatto in tempo ad evitare il colpo perché non era munito di silenziatore, e per quello erano andati via al suono delle sirene.
Anche se Gin non aveva una faccia serena nei confronti del suo subordinato, non gli sfuggì la presenza misteriosa di un altro uomo seduto nei sedili posteriri della Porsche.
Prese il cellulare che aveva avvertito muoversi nella tasca dei pantaloni e chiamò Jodie, che avrebbe potuto cambiargli i connotati, date le venti chiamate senza risposta. 

« André Camel era ora!» 
Esclamò seccata e inacidita Jodie mentre si allontanò dall'ispettore Megure per rispondere.
Era stato James a comunicarle l'accesso della polizia giapponese al programma testimoni per quello si era presentata in veste di agente sul luogo del delitto.
« Scusa, ma sai dirmi perché l'organizzazione era qui? Ho incontrato Gin, adesso chiamo James per venire a recuperarmi. » Le parole trafelate del collega le fecero presagire che fosse
stata una bruttissima sorpresa. «Sei ferito? Cerca di allontanarti da qui con cautela, la nostra testimone è morta e non sappiamo come procedere con la bambina, ma è chiaro che ci sia una spia fra noi.» 
affermò con convinzione la bionda. Chissà cosa sarebbe accaduto se avesse convinto la piccola Ai ad entrare in quel programma, avrebbe avuto sulla coscienza una bambina.
Anche se ormai potevano dire addio alle preziose informazioni su Gin, pare che quel mostro avesse un solo punto debole ed era svanita la possibilità di trovarlo.  

Guardò Ai seduta sul muretto, fatto con l'intento di creare delle panche, ogni tanto accarezzava la bambina che dormiva tranquilla sulle sue gambe.
Aveva aspettato che si calmasse per cercare di farla dormire ed era riuscita a tranquillizzarla. Non ci aveva mai fatto caso ma alle volte Ai mostrava un vero e proprio istinto materno e
quello era uno di quei rari casi. Gli occhi di Ran si illuminarono, finalmente aveva avuto un'idea brillante.  Si sorprese nel notare Jodie, sua professoressa che attualmente era in veste di agente,
avvicinarsi ad Ai. «Cosa le accadrà? »  esclamò guardando la donna che si sorprese per la sua espressione. I suoi occhi erano lucidi e il volto era stranamente troppo serio,
Jodie aveva già visto quell'espressione molte volte ma non riusciva a ricordare esattamente in quali circostanze lo aveva già visto.
« Gli assistenti sociali la preleveranno, il programma testimoni non può aiutarci in questo caso. » affermò la giovane sedendosi accanto alla bambina. 
« Cosa c'è che non va? »  chiese la donna bionda mentre ella  abbassò solo lo sguardo. Sera si avvicinò all'agente con il suo tipico ghigno.
Ai sorrise contenta, Sera aveva annunciato di aver finalmente trovato l'assassino.
Alla fine tutti i detective erano uguali, quando avevano la soluzione di un mistero sembravano le persone più felici del mondo.
Il loro lavoro aiutava la giustizia e li rendeva appagati, era stata la risposta di Amuro  alla sua domanda,  chissà se anche lei avrebbe potuto mettere a disposizione
le sue conoscenze in materia per la giustizia. Sarebbe stato un ottimo riscatto e un modo per "redimersi" in parte dei suoi crimini.  

William sospirò perché sapeva bene cosa stesse provando la piccola Ai, ma suo fratello Richard gli aveva fatto giurare su ciò che avesse di più caro al mondo di non farne parola con nessuno.
L'unica cosa che non riusciva a comprendere era il comportamento del loro fratellone. Dominic non aveva mai fatto nulla del genere e non riusciva a credere che si fosse tramutato in uno spietato assassino. 
 Gin… Era diventato così in seguito alla morte di Selene. I loro genitori avevano avuto due coppie di gemelli, rispettivamente omo ed eterozigoti.
Dalla morte della loro amata sorellona lui era cambiato in peggio, eppure non riusciva a comprenderlo. Era accaduto tutto da quando lui aveva tradito l'MI6 uccidendo i loro genitori,
tuttavia non sapeva il motivo per cui lui avesse fatto tale gesto. 

Ai sospirò guardando il cellulare, erano le sei e fra un'ora Amuro avrebbe finito il suo turno al Poirot.
Sera l'aveva accompagnata fino all'incrocio dove era sparita in una via secondaria in modo che nessuno scoprisse l'abitazione dell'uomo biondo, voleva evitare inconvenienti.
Però quella sensazione che aveva provato in quel bagno non era svanita del tutto, era la chiara e univoca presenza dei suoi glaciali occhi smeraldi sulla sua figura.
Se c'era un uomo che la terrorizzava, quello non era Gin, il terrore che provava per l'assassino biondo era relativo.
 

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Capitolo 6
*** Quinto Capitolo ***


 

Καὶ ἠγάπησαν οἱ ἄνθρωποι µᾶλλον τὸ σκότος ἢ τὸ φῶς

E gli uomini vollero piuttosto le tenebre che la luce.

                             Giovanni, III, 19

 

Gin era sempre stato un mistero, era un infiltrato nell'MI6 ma era dalla loro parte aveva tradito la sua squadra ma doveva tenerlo d'occhio.
Era stato chiaro il boss al riguardo, tuttavia non comprendeva perché tanta diffidenza nei confronti di quell'assassino così spietato.
Il suo compare aveva persino ucciso la donna che amava, e aveva fatto lo stesso anche con Sherry, anche se non aveva effettivamente mirato a organi interni o vitali.
Ed era stato da allora che il boss gli aveva affidato questa missione, ma non capiva perché.
Gin aveva un ghigno talmente gioioso nel ferire gli altri che la sua disumanità a volte gli faceva veramente paura.
Ultimamente erano molti i doveri di Gin che venivano interrotti dall'FBI, l'organizzazione che sembrava un lupo aveva assunto il ruolo di preda.
Era questo che Vodka non si spiegava…volevano incastrarlo. Altrimenti come diavolo faceva a comunicare con qualcuno senza che le microspie o lui stesso se ne accorgessero? 

 

Non aveva più fantasia, non sapeva che cosa scrivere. Non era più un bambino, quindi quel tema per lui non aveva alcun senso,
al contrario la bambina dai capelli ramati sembrava a suo agio con la traccia dettata dalla maestra Wakasa. Chissà che cosa stava scrivendo.

La bambina si alzò e, consegnato il foglio, uscì fuori dall'aula. « Spero che un giorno riuscirai a capirmi.» 
Affermò guardando il cielo limpido mentre strinse fra le mani il ciondolo dorato frantumato a metà, l'unico ricordo materiale della sua vita passata.
L'unico legame che la connetteva alla persona per lei più importante che esistesse su quel pianeta, per la quale aveva fatto un grande sacrificio.
Il suo pensiero vagò sull'uomo che per lei tanto si era  prodigato. Chissà adesso dove era.


Vermouth sbatté violentemente la porta di casa. Ancora una volta quel maledetto uomo era riuscita a farla innervosire, e come se non bastasse le aveva messo i bastoni fra
le ruote nell'uccisione di Sherry.
Quella maledetta donna doveva pagare per tutto il male che la sua amata madre aveva patito. Aveva chiesto al boss, ma per lui era morta,
anche senza le prove fisiche,  un animale doveva aver mangiato il cadavere. Quell'uomo alle volte delirava, ma era normale data la sua  veneranda età. 

« Whisky, io spero che il tuo piano abbia successo. » 
L'uomo ghignò soltanto in risposta mentre i suoi capelli argentei splendevano lucenti sotto il chiaro di Luna.
Se tutto sarebbe andato come previsto, l'organizzazione degli uomini in nero avrebbe preso un nuovo volto.
Tuttavia la donna non sapeva che quell'uomo era molto più abile di lei nell'arte oratoria e la sua retorica era forse la più adatta nel manipolare le persone.
Vermouth si affacciò alla grande vetrata del suo appartamento, la notte era stupenda e bene presto il mondo avrebbe imparato che la luce non può nulla contro le tenebre.


Il fiato corto svegliò di prima mattina il giovane ragazzo biondo dalla pelle ambrata che fu accolto da un profumo stupendo.
Guardò la sveglia sul comodino notando che fossero le otto a malapena ma incuriosito dal buono odore respinse la voglia di rotolarsi in quelle coperte.
Lentamente si diresse in cucina dove vide la protagonista del suo incubo prodigarsi ai fornelli aiutata da una sedia.

Gli sarebbe mancato quel risveglio. Certo Haro gli teneva compagnia e spesso gli leccava il viso per farlo svegliare ma lui avrebbe sentito la mancanza di quelle iridi ghiacciate  
Per quel momento si sarebbe limitato a ringraziare i due detective più idioti al mondo : Akai e Conan. Erano bravi nel loro lavoro ma diamine, non sapevano da dove iniziare con i sentimenti delle persone.

 

Akai sospirò guardando Conan restare seduto sulla poltrona con una faccia sconsolata, si era già scusato ma non era servito a nulla.
Era colpa sua se l'amico aveva litigato con la ragazzina, nemmeno il dottor Agasa era riuscito a parlarle né tantomeno aveva ricevuto consigli sul come scusarsi.
Decise di andare ad affacciarsi da dietro le finestre per sapere se finalmente la ragazza aveva fatto ritorno a casa e fu sorpreso di vedere Jodie seguita da James entrare in casa.
Perché dovevano parlare con il dottor Agasa? Era questo l'interrogativo che Akai non riusciva in alcun modo a rispondere.
Lui era uno che da sempre preferiva muoversi nelle tenebre, era l'unico con abilità tali da poter infiltrarsi fra le schiere dell'organizzazione eppure aveva fallito lasciando  che Akemi
pagasse il prezzo più alto e allo stesso modo aveva finito col trattare quel detective liceale che l’aveva ospitato in casa. Era un egoista, glielo aveva rinfacciato anche quel barista,
gli aveva detto che avrebbe potuto far saltare la sua copertura per salvare Scotch ma aveva dato la precedenza alla sua missione.

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Capitolo 7
*** Sesto Capitolo ***


 « Mamma è arrivata.»  esclamò  la giovane ragazza dai capelli corvini mentre invitò la bambina ad entrare.
Sul divano, seduta con una gamba sull'altra, vi era una ragazzina delle medie dai corti capelli biondi.
Il suo sguardo verde smeraldo era intimidatorio e indagatore verso quella ragazza che si stava già pentendo di essere lì.
Quella donna era sua zia…come doveva rivolgersi a lei?
Le doveva dare del lei? Che cosa doveva dirle?
Masumi prese posto accanto a sua madre, aveva portato del caffè e dei biscotti per spezzare quell'atmosfera tesa ma non erano stati considerati.
Ai fece un sospiro, erano la sua famiglia, dovevano assolutamente sapere la verità.
« Dimmi Ai, come ti chiami realmente? » esclamò a quel punto curiosamente Sera e Ai le sorrise grata, era più facile rispondere che intavolare una conversazione.
«Miyano Shiho…» la faccia della ragazza bionda cambiò.
«Miyano hai detto? » «Mamma tu la conosci? » esclamò Sera mentre la donna annuì facendo sospirare la ramata.
« Immaginavo che mia madre te ne avesse parlato, d'altronde è a causa mia se sono entrati nell'organizzazione. » era la storia che aveva sentito varie volte da uomini di alto rango,
i suoi genitori erano stati ingannati con parole subdole e la condizione di sua madre li aveva spinti ad entrare.
« È vero ma credo che ogni madre farebbe di tutto per un proprio figlio. Tua sorella invece? »  chiese curiosamente.
Da quando era tornata bambina non aveva più potuto farsi vedere in giro quindi aveva perso di vista la famiglia di sua sorella. « È morta. » 

«Una spia?» esclamò sorpreso l'agente Akai ridestandosi dai suoi pensieri mentre Jodie annui semplicemente.
«La testimone è stata uccisa, e Gin e Vodka erano sul luogo del delitto, è troppo per essere una coincidenza.» affermò James pensieroso. 
Susan sospirò non le piaceva per niente quella situazione, eppure non avevano avuto notizie da Kir, per quale motivo Dominic era in quel luogo? E la terza persona in macchina?
Dubitava fosse Richard altrimenti voleva dire che anche lui li aveva traditi, lui era entrato tramite il gruppo END subito in seguito ai sospetti di tradimento di Dom e da allora era misteriosamente sparito.
William sospirò ascoltando senza il benché minimo interesse quella conversazione e suscitando le ire del castano che veramente non lo sopportava. 


La ragazza bionda sospirò, non immaginava minimamente ciò che la loro famiglia era stata costretta a fare e non immaginava minimamente la sofferenza provata.
Eppure negli occhi della ragazza che le stava dinanzi vi era molto su più di quel che aveva detto, un segreto oscuro che albergava nel profondo del suo cuore.
Si morse un labbro, lei non aveva alcun diritto per chiederglielo.  « Sono felice di averti incontrata, per qualsiasi problema puoi sempre contare  su di noi. » esclamò la giovane donna mentre
Sera le lanciò uno sguardo veloce come per sincerarsi che la persona accanto fosse sua madre.


Ran sospirò, Shinichi riusciva sempre a farsi perdonare, era una cosa che lei aveva sempre amato di lui ma se avesse aperto quella busta marroncina forse le cose sarebbero cambiate per sempre.
L'addetta aveva detto che sarebbe rimasta sorpresa del risultato, quindi era positivo. Conan Edogawa in realtà è Shinichi Kudo.
Il suo Shinichi si era rifugiato in casa sua, sotto i panni di Conan, il suo adorato fratellino in realtà era l'uomo che amava. Il suo cuore continuava a rifiutare le menzogne di quell'anno,
ma la sua mente ragionava lucidamente. Non aveva mai avuto bisogno del Test, l'aveva sempre saputo, solo che il suo cuore si rifiutava di credere alle evidenze e
dolcemente si cullava nel tiepido abbraccio delle sue menzogne. Non lo riconosceva più, lui che dovrebbe perseguire sempre la verità aveva mentito a lei per un anno sano,
non si era fidato di lei e ciò la feriva più di quanto volesse ammettere. Che cosa doveva fare?
Era dinanzi a un dilemma. Lei era l'unica a essere all'oscuro di quella verità. Heiji Hattori, un detective che Shinichi non aveva mai incontrato, era a conoscenza di ciò.
Quei "Kudo" indirizzati a Conan che prima erano senza senso ora lo avevano, era quello che più di tutto era strano. Lei aveva visto Shinichi e Conan dinanzi ai suoi occhi,
allo stesso tempo dinanzi i suoi occhi, quindi doveva avere un complice fra i bambini. Che fosse Ai? Più volte Sonoko le aveva detto che quella bambina le metteva i brividi,
era cupa e sembrava più matura. Lei non l'aveva mai ascoltata ma ora che conosceva la verità, ora che comprendeva che ringiovanire non era solo pura fantascienza,
forse avrebbe potuto dar retta a Sonoko e indagare su quella bambina.

Conan sospirò guardando il pacco incartato che aveva fra le mani, la carta dorata risplende quasi di luce propria anche se in realtà rifletteva i raggi caldi solari.
Suonò lento il citofono mentre la voce del dottor Agasa  che lo invitò ad entrare. Comodamente seduta sul divano la ragazza dai capelli ramati era intenta a leggere una rivista di moda,
lo aveva guardato di sottecchi quindi forse si aspettava il motivo della sua visita. « Scusami Ai. » 
«Non ho capito, ti dispiacerebbe alzare un po' la voce? » 
Agasa sospirò, quella bambina se si impegnava era proprio perfida, ma da un lato la comprendeva bene.
Era così Ai, aveva vissuto molte esperienze decisamente cupe ed era normale che reagisse così, a Shinichi lo aveva ripetuto molte volte che Shiho era
diversa da Ran ma lui sembrava non volerlo comprendere ed era normale che se si ostinava così tanto nel ripetere gli stessi errori Ai si sarebbe allontanata.
Chissà se anche il signor Akai sarebbe riuscito a fare pace con lei.
 Era una  domanda che spesso si poneva, non riusciva a credere ancora alla veloce spiegazione che Conan le aveva dato. 
 

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Capitolo 8
*** Settimo Capitolo ***







Jodie sospirò affannosamente, Akai non aveva un aria felice.
Lo aveva notato subito nonostante tentasse di mascherare le sue emozioni, nei suoi occhi vi era sempre una luce spenta.
Non lo vedeva così dalla morte di Akemi, eppure nonostante avesse provato più volte a parlarne lui aveva cambiato discorso.
Decisamente non voleva parlarne, ormai aveva imparato a capirlo. Sorrise tristemente, era consapevole del fatto che non avrebbe potuto colmare
il vuoto che Miyano Akemi aveva lasciato nel suo cuore. Però le si annodava l'anima nel vederlo in quelle condizioni, avrebbe tanto voluto che il
suo sorriso già raro di per sé non fosse adombrato da quell'ombra inconsistente. Lo aveva visto piangere, e Akai non piangeva, quell'esperienza
lo aveva scosso perché si sentiva in colpa, sostanzialmente era la sua copertura saltata ad aver causato quella morte. Sospirò aprendo la porta del suo appartamento,
gettò la giacca nera sullo schienale della sedia e togliendosi le scarpe, si avvicinò al frigo prendendo la vaschetta di gelato ed un cucchiaino ed iniziò a mangiare
quello che era ormai diventato il suo solito pranzo. Quando era nervosa o si sentiva giù non c'era niente di meglio, per tirarle su il morale, di un gelato al cioccolato.

L'uomo biondo cenere rimase fermo ad osservare l'uomo che gli stava dinanzi avvolto nel suo immancabile impermeabile nero, il capello ben chino sulla fronte
lasciava intravedere poco di quegli occhi verdi. « Baileys, cosa volevi dirmi? » chiese atono Gin guardando l'uomo che gli stava dinanzi.
« Quanta fretta fratello, dovresti rilassarti. » Esclamò il giovane mentre l'uomo lo guardò malissimo, non lo sopportava.
Se non fosse per il sangue che gli scorreva in quelle vene lo avrebbe già ucciso. Dal canto suo Baileys era un bambino viziato, troppo.
Si divertiva a punzecchiare tutti e in special modo lui era una caratteristica con cui aveva dovuto convivere fin da quando quel moccioso aveva imparato l'uso della bocca.
« Fratellone domani passeremo la giornata assieme, non sei felice? » Infantile e irritante, quel ragazzo peggiorava crescendo.
Nemmeno William era cresciuto così e a lui aveva dovuto far da padre data la misteriosa scomparsa del loro papà.
Aveva origliato una conversazione che non avrebbe dovuto fra i suoi genitori per quello aveva dovuto lasciare la sua casa, per proteggere i suoi fratelli.
L'infame di Vermouth tuttavia, aveva preso le sue sembianze per uccidere sua madre e per quello non poteva assolutamente perdonare ciò.
Chissà se sua madre lo aveva odiato? Era quella la domanda che si poneva spesso « Per niente. Baileys io ho di meglio da fare. » il ragazzo aspettò che l'uomo
si girasse ed estrasse la pistola che appoggiò al suo capo. « Gin maledetto » « Non hai il fegato di uccidermi. » esclamò rapidamente voltandosi e con un calcio
fece cadere la pistola di mano a quel moccioso. Si chinò a raccoglierla e la mise in tasca. Quello stupido idiota doveva capire quale fosse il suo posto.

Ai guardò il soffitto della sua stanza mentre guardava la conversazione su WhatsApp con Amuro.
Sorrise dolcemente, era preoccupato per lei, riguardò ancora il messaggio in cui gli chiedeva se avesse risolto i suoi problemi per paura che scomparisse.
Durante quella piccola e imprevista convivenza aveva avuto le risposte che cercava. Amuro l'aveva trattata da adulta e le era stato affianco,
per questo motivo era passata dal Poirot con Ayumi. Voleva lasciargli un pensierino ma varcata la soglia aveva trovato la sorridente Azusa darle
il benvenuto e le aveva chiesto di poter consegnare la torta al giovane cameriere. Non era molto grande ma aveva messo tanta pazienza nella realizzazione
di quella torta al cioccolato, certo la scritta era traballante perché era agitata. Le uniche siringhe che aveva strinto fra le mani terminavano con un ago e
non erano adatte a farcire dolci. Sperava che il pensiero gli piacesse. . «Ai-chan, Akai» « Lo mandi via.» Già aveva una sola questione irrisolta ora: suo cugino.
Quando lo aveva scoperto non era stata particolarmente felice, tuttavia ciò aveva reso ancora più strana la famiglia di Sera.
Chissà se Akemi sapeva della loro esistenza, sua zia l'aveva nominata ma per via della distanza prima, e dell'organizzazione poi, non avevano avuto molti contatti.
Tuttavia con lui non sapeva ancora cosa fare, per Akai malla fine non provava odio, o meglio si lo odiava ma non perché fosse il responsabile della morte di sua sorella.
L'aveva usata. Akemi aveva un cuore puro forse troppo, nonostante fosse la sorella maggiore non era mai riuscita a protetto la sua sorellina e non gli aveva mai nascosto questo suo rimorso.
Era lei che proteggeva da sempre Akemi, era lei che aveva fallito nel proseguire la sua missione. A quell'uomo poteva dire tutti gli insulti che gli passavano per la testa dato che aveva
usato sua sorella, ma Dominic con lri era stato realista. La sua protezione non sarebbe bastata e aveva maledettamente ragione, ma come aveva potuto accettare di mettere fine alla vita di sua sorella?
Gin era stato l'unica persona che la faceva sentire protetta, quando c'era lui svanivano tutte le preoccupazioni e non bastava più alla presenza di membri che non sopportava.
Poi però lui l'aveva tradita, era diventato distante troppo e poi aveva ucciso la sua amata sorellona, non comprendeva per quale motivazione lo avesse fatto ma da allora aveva paura.
Il terrore che Dominic scoprisse la sua esistenza, che comprendesse il motivo del perché Akemi l'avesse fatta fuggire in Inghilterra, in un piccolo paese dimenticato da tutti.
Erano stati lì per un solo anno, poi Richard era arrivato per riportarle da loro e tutto aveva perso il suo colore. La vita per lei era diventata come un film in bianco e nero, aveva perso il sorriso.
Akemi non aveva mai nascosto, in seguito alla loro fuga, di volerci riprovare, se non poteva proteggerli da quegli uomini avrebbe almeno protetto il suo sorriso.
Era questo ciò che le ripeteva sempre ed era per quello che non riusciva a tollerare la vista di Shuichi. Si girò dall'altro lato del letto tentando di soffocare le lacrime nel cuscino.
Avrebbe dato di tutto per le due donne più importanti della sua vita.

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Capitolo 9
*** Ottavo Capitolo ***


Si svegliò di soprassalto ancora una volta, scese lenta dal letto ed infilo le ciabatte per andare in bagno.
Lì si sciacquò la faccia con forza, guardandosi nello specchio. Le vistose occhiaie erano al solito posto ed i suoi occhi erano gonfi e rossi.
Erano ormai le sette quindi presto i suoi amici sarebbero passati a prenderla, e lei non era in condizioni di poter incontrare né Conan né nessun altro.
Era stanca di vivere una vita che non le apparteneva, tornare a essere Shiho. Voleva almeno per una volta vedere che era stata una buona idea e che era in buone mani.
«Ai-chan io devo parlare con Jodie - sensei, ho chiesto a Sera di restare con te.» esclamò Agasa mentre Ai annuì contenta, avrebbe avuto modo di conoscere sua cugina
e di fare delle domande su Akai. Voleva capire se fosse seriamente il ragazzo che amava giocare con i sentimenti altrui. Solo allora forse avrebbe potuto sostenere il suo sguardo.
« Sera-san! Smith-san! » esclamò Ai sorpresa di vedere sua cugina insieme al ragazzo dai lunghi capelli biondi decisamente l'aveva sconvolta però era normale, doveva aspettarselo
da un ragazzo come lui, un abile manipolatore.

Ran sospirò cercando ancora una volta nel database dell'anagrafe, sua padre era un detective e aveva accesso a molti siti in quanto
ex-poliziotto eppure non aveva trovato nulla su Conan Edogawa però si Ai Haibara, Tsuburaya Mitsuhiko, Ayumi Yoshida e Kojima Genta aveva trovato molte
informazioni, quindi nessuno di loro poteva essere complice di Shinichi. « MOURI ! Risolvi questo logaritmo» la ragazza scattò in piedi ascoltando le parole della docente di matematica.
Quando li aveva spiegati? Più guardava la strana scritta più ci capiva meno. « Fa tre! » esclamò usando il primo numero che le venne in testa.
«Sbagliato, presta più attenzione alla lezione! Johnson? » esclamò la docente dai capelli corvini guardando l'alunna.
«Il Logaritmo in base ½ di 8 è -3, ma siccome un logaritmo non può essere negativo, è impossibile.» affermò Susan facendo annuire soddisfatta la docente Jodie sospirò.


« Cara è terribile, è vero che c'è una spia fra noi? » chiese la ragazza con i capelli marroni denominata Syren. « Purtroppo è così, ma non temete la troveremo presto. »
Esclamò Jodie cercando di tranquillizzarla. Il suo telefono squillò e lei sorpresa fece una pausa. «Dimmi Will, certo ci vediamo stasera, volentieri.» esclamò rispondendo al suo collega
mentre Syren sorrise leggermente.«Con chi hai un appuntamento galante?» « Fraintendi, solitamente parliamo sempre di lavoro» «Ai - chan!» la voce di Sera era bassa per non attirare
il quale era andato a prendere una scaletta per cambiare la lampadina fulminata.« Cosa volevi sapere su Shu-nii chan?» chiese la ragazza curiosamente ed Ai sorrise.
«Com'è? Come persona. » Sera ci rimase a pensare a lungo prima di iniziare un lungo monologo sul suo fratellone elogiandone ogni caratteristica.
Lei doveva averlo preso come modello, ciò era evidente dal luccichio nei suoi occhi. «Ma è quasi ora di pranzo! » notò la piccola guardando l'orologio.
Ai iniziò a mettere la pentola sul gas, avrebbe cucinato il riso allo zafferano, sicura che sarebbe piaciuto anche ai suoi ospiti.
Quando Sera andò in bagno William si avvicinò alla piccola Ai per gettare la lampadina.
«Sei cambiata in meglio, Regina. » quella frase le causò un brivido lungo tutta la sua schiena.
Lui l' aveva riconosciuta ed immaginava che anche Susan lo avesse capito ormai, tuttavia il pensiero di loro due che sapevano quella verità non la rendeva tranquilla anzi.
Il ragazzo dai capelli biondi si rigirò ancora una volta nel suo comodo e confortante letto, puntando i suoi glaciali occhi al soffitto.
La sera prima si era recato di pessimo umore al lavoro, tuttavia Azusa lo aveva accolto con un sorriso, dopodiché aveva notato la torta con la strana scritta fatta con il cioccolato.

L’esperienza più dolorosa dell’uomo è ricordare il futuro, specialmente quello che non si potrà mai avere.
Søren Kierkegaard


Era stato quel dolce a fare comparire sulle sue labbra un sorriso allegro, non aveva chiesto ad Azusa chi glielo avesse mandato, era consapevole che fosse stata Shiho.
Eppure quella piccola sorpresa, un ringraziamento per l'ospitalità, era stato l'unico ed inaspettato regalo di compleanno che il giovane Rei Furuya aveva ricevuto.
Da quando i suoi compagni erano morti in servizio lui si era sentito solo, Haro cercava di colorare la sua vita ma quel vuoto era molto profondo, per questo aveva smesso
di festeggiare il suo compleanno proprio perché gli ricordava i tempi dell'accademia. Prese il telefono e rapidamente inviò il messaggio di ringraziamento alla bambina.
"Grazie per la torta, era buonissima. Spero sia riuscita anche tu a fare la stessa cosa " Entrambi sapevano cosa significasse aver perso qualcosa di importante eppure nonostante
si auguravano di poter andare avanti erano bloccati. Da cosa poi? Orgoglio? No non si poteva definire orgoglio, non il suo almeno. Paura? Forse.
Ma paura di cosa? Ormai non aveva più nessuno da perdere, e forse era quello che lo spaventava. Il suo lavoro era difficile, mentiva a tutti e diffidava di chiunque lo circondasse.
Se non si copriva le spalle, non sarebbe riuscito a risalire alla verità, non avrebbe mai scoperto la verità dietro quello che viene definito da degli assassini,
bravi nel disperdere e insabbiare qualsiasi tipo di prova, "un incidente". Era difficile, molto difficile credere a quella versione dei fatti.

Ai tornò in camera dopo la mattinata trascorsa con Sera e William e si stese sul suo letto avvolto dal piumoncino blu elettrico. Alzò gli occhi al soffitto, decisamente non sapeva cosa fare,
certo sua cugina le era stata d'aiuto ma era diffidente. Guardò l'orologio ormai presto il dottore sarebbe tornato, l'agente Jodie aveva proposto al dottor Agasa, risultato non so come,
il nonno di quella bambina. Quindi doveva cercare di ricostruire il ramo familiare per un'informazione che serviva all'FBI e mi aveva confidato che volesse adottare quella bambina.
«Ai-chan! Sono tornato! » la bambina scese le scale fermandosi quando notò dietro il dottore la figura dell'uomo dai capelli rosa per poi sospirare.
«Mi ha accompagnato, stamattina la macchina faceva i capricci. » si scusò il dottore mentre l'uomo si voltò.
« Tolgo il disturbo Principessa. Arri…» « Perché non resti? » quella domanda fece sgranare gli occhi ai due uomini ma Subaru accettò volentieri quell'invito.

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Capitolo 10
*** Nono Capitolo ***


William sospirò lentamente guardando il soffitto, ogni cellula del suo corpo trasuda tutto l'odio possibile per quell'agente rincitrullito.
Non riusciva a tollerarlo. Irascibile e scontroso, lo salutava solo per educazione altrimenti nemmeno quello avrebbe fatto.
Susan aveva dato di matto quando lo aveva tirato in mezzo ad un'indagine di cui sapeva ogni dettaglio ma nella quale lui non doveva rientrare poiché troppo coinvolto.
La sua missione in realtà era cercare l'agente Mary Sera, però aver trovato Shiho Miyano rendeva conclusa la sua missione personale.
Ricordava bene il giorno in cui si erano incontrati, era avvenuto più o meno otto anni prima che Shiho entrasse nell'organizzazione.
Central Park era il luogo più adatto per lo studio, immersa nel verde e nell'aria fresca, libera dalla stretta sorveglianza di quegli uomini.
« MALEDETTO!» urlò la ragazza ramata seduta sulla panchina di pietra quando tutti gli esercizi di analitica vennero completamente bagnati.
« William! » i due portarono la loro attenzione sull'uomo biondo dai lunghi capelli biondi e gli occhi di un azzurro limpido.
«Richard! » esclamò il fanciullo allegro mentre sia lui che Susan si avvicinarono ai due, e Shiho fornì loro le dovute spiegazioni.
Richard si sedette fra i due mentre li osservava copiare gli esercizi della giovane. Era stato con quelli che aveva scoperto che la giovane frequentasse
il loro stesso corso, anche se non l'aveva mai notata in aula. « Regina di Ghiaccio? » esclamò William mentre la ragazza lo guardò di traverso,
si decisamente era lei la straniera più popolare della sua classe. « Miyano, Miyano Shiho è il mio nome. » esclamò la ragazza mentre Richard sorrise.

Ai sospirò guardando l'uomo che aveva di fronte a sé, stava aspettando che parlasse, dato che non sapeva quali domande fare,
o meglio se avesse aperto bocca avrebbe finito per mangiarselo vivo. « Inizialmente io mi sono avvicinato a tua sorella per poter arrivare a te, e avere quante più informazioni possibili su di loro.»
« Quindi l'hai usata? » chiese lei mentre il ragazzo sospirò. « Si, ma non avevo previsto che mi sarei innamorato di lei. È stato più forte di me, quando ho saputo della sua morte io…»
«Non è colpa tua, la sua morte era già stata decisa da tempo, fu Gin stesso a dirmelo. Io non ho potuto far altro che rimandare la sua "condanna". La tua copertura saltata è
stata semplicemente la scusa perfetta, per il resto ti ringrazio per la tua sincerità. » esclamò cercando di asciugarsi le lacrime che avevano preso a rigarle il viso.
Era felice di sapere che per tutto quel tempo lui non aveva finto, ricordava la sua sorellina con gli occhi luminosi ogni qualvolta che si parlasse di lui, per quello
le faceva piacere quella rivelazione. « Gin te lo disse? Io non mi fiderei di quell'assassino…» « Lui è un infiltrato, molte volte mi ha salvato la vita quindi mi fido.»
esclamò lei guardandolo negli occhi. A Dominic non avrebbe mai perdonato la morte di Akemi eppure di lui si fidava ciecamente, non era cambiato e conosceva il
significato di cosa significasse perdere qualcuno o qualcosa. Anche sul tetto dell'Haido Hotel le aveva risparmiato la vita, avevano trascorso insieme sei lunghi anni
ed in quel tempo aveva imparato a comprenderlo. « No, il fatto che io mi fidi non significa che io lo perdonerò per aver ucciso mia sorella. E questo lui lo sa bene.»
Sospirò amareggiata interrompendola sua domanda per poi recarsi in camera. Non avrebbe potuto sostenere ancora a lungo lo sguardo dell'uomo.

« Quindi è vero? Ai è Shiho? Avevo ragione..» esclamò Susan esultante mentre abbracciò William. «L'abbiamo trovata! » continuò ancora mentre il ragazzo sospirò.
« Si calmati, non possiamo certamente parlare né apertamente né avvicinarci troppo. Ha le sembianze di una bambina, Richard aveva ragione.» esclamò William
mentre Susan si diede un contegno. «Invece Sera Masumi?» « Non ho ancora avuto modo di capire se viva da sola ma non credo. » esclamò rammentando di averla
sentita parlare con qualcuno prima di aprirgli la porta. Ai sospirò dirigendosi alla scrivania per lavorare con il portatile che il dottor Agasa le aveva comprato in seguito
alla rottura di quello nel seminterrato. Fu sorpresa di notare sulla scrivania un libro piccolo ma molto voluminoso, la copertina era bianca con degli intarsi oro e argento,
e non aveva alcun indizio né tantomeno il titolo. Sospirò aprendo la prima pagina e lì trovò una scritta, in una grafia molto ordinata e meticolosa.
 
Mia cara dolce Shiho,
Ti ricordi di noi? È passato molto tempo da quando, dopo il diploma alla New Town High School, le nostre strade si sono divise.
Quando Richard, ha scoperto che anche tu eri in una difficile situazione non ci ha pensato due volte per venire a cercare te e Dominic.
Da allora sono cambiate molte cose ma questa pagina non è infinita, perciò ti chiedo scusa ma sorvoliamo fino a ciò che accadde cinque anni fa, il 10 Ottobre.
Credo tu abbia capito di cosa, o meglio di chsto parlando, considerando che il tuo compleanno, The BirthDay of Snow Queen
è il 18 Agosto, consideralo un regalo di compleanno un po' tanto in ritardo.
Ah, volevo dartelo ieri ma per via del fuso orario, sono riuscita a reperire tutto solo all'una,
immagino che tu abbia visto le mie occhiaie ma penso che tu abbia l'altra metà del ciondolo,
quindi la pagina dopo questa ti strapperà un sorriso fra le lacrime.
Tuo William.
N.B: Richard a Dominic non ha detto nulla :3

Ai girò la pagina col cuore in gola, William era entrato nella sua stanza per adagiare l'album senza che se ne accorgesse,
in modo che solo lei avrebbe potuto trovarlo. Girò la pagina e la vide, la fotografia scattata il 10 Ottobre 2018, da sua sorella Akemi.
Quella foto era la stessa contenuta nel ciondolo che aveva spezzato e messo al collo della sua amata bambina, Akemi lo aveva preparato perché
lei potesse tenere sempre a mente quel giorno, qualsiasi cosa fosse successa in seguito. Ricordava la voglia di urlare e di piangere quando vide il ragazzo dai corti capelli biondi,
il suo sguardo era sorpreso e amareggiato. Richard non avrebbe mai avuto il coraggio di strappare dalle sue mani quella bambina, era stata lei ad affidargli la piccola.
Non voleva…non voleva che l'organizzazione sapesse della sua esistenza, Selene era un anima pura e non poteva sporcarsi con lo stesso inchiostro dei suoi genitori.
Sfogliò le varie pagine, tra una lacrima e l'altra accarezzando le foto che ritraevano lei in viso. Vi erano le foto di ogni singolo istante che si era persa.
I suoi primi passi, la prima parola, il primo dentino, i compleanni, i suoi primi giorni di scuola. Tutto.
Tuttavia tentò di rasserenarsi, il suo bellissimo sorriso luminoso era simile a quello di Akemi.
Era stata la scelta giusta, certo l'aveva fatta soffrire e ancora adesso questo dolore dilaniava il suo cuore ma vedere che stesse bene,
che fosse felice e che stava crescendo in un bellissimo ambiente in qualche modo stava attenuando il dolore.  


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Capitolo 11
*** Decimo Capitolo ***


Gin sospirò finalmente Baileys lo aveva lasciato in pace, quella notte non aveva chiuso occhio.
L'organizzazione gli aveva dato il compito di occuparsi di Baileys, per tenerlo lontano dal campo.
Sentiva ogni giorno di più il loro fiato sul collo, adesso comprendeva perché Shiho si sentisse così in apprensione per Akemi.
Era stata dura ma avevano avuto successo nel loro intento, grazie all'aiuto di suo fratello anche se da allora
l'organizzazione non lo mollava più. Non era riuscito a passare nessuna informazione all'MI6, ciò
che poteva fare era passarle a Kir nella lingua dei segni. Dopo la morte di Akai lei era stata letteralmente accolta
nella gerarchia, anche se suo fratello Richard era arrivato molto più in alto di lui. Era un membro dei Cani da Caccia,
si occupava di rintracciare le organizzazioni avversarie, le quali alle volte rapivano alcuni membri dell'organizzazione.
Nonostante fosse un infiltrato, agiva completamente da solo per non mettere in pericolo il loro fratellino.
Se solo anche lui lo avesse fatto, lei non sarebbe morta. Era lei il suo peggior rimpianto.
Alle volte la sognava, e quelle volte si svegliava faticando a respirare.
Si sentiva schiacciato da quel peso, per quello non aveva potuto fare a meno di salvarla, non avrebbe permesso a
quella ragazza di conoscere il dolore che lui portava nel cuore. Peccato non essere riuscito a darle le dovute spiegazioni,
forse facendolo fra loro sarebbe finita diversamente. La loro relazione era iniziata per caso, dopo che Shiho
era stata rinchiusa in quel laboratorio senza poter aver alcun tipo di contatto umano. La prima volta che si erano incontrati
era avvenuta dopo la prima settimana quando il boss gli aveva affidato il ruolo di supervisore, l'aveva vista indietreggiare
con la sua minuta statura. Era una ragazzina spaventata, com'era normale che fosse.
Una tredicenne indifesa in un circolo di persone poco raccomandabili non avrebbe avuto una vita facile.
 
Non ci voleva… decisamente no. Una spia nell'FBI avrebbe significato mettere in pericolo sua sorella.
L'aveva trovata da poco, era diventato un agente della CIA per poter aiutare sua sorella e fare in modo
che potesse proteggere coloro che amava ed ora, a causa di quella maledetta talpa, lei rischiava di perdere la sua copertura.
E lui? 
Lui era impotente, non gli restava altro che sperare.
 
« Papà, sarebbe fattibile creare dei falsi documenti all'anagrafe?» chiese Ran mentre suo padre la guardò in modo strano.
«La professoressa Jodie ci ha dato una relazione sui servizi segreti inglesi e…» tentò di giustificarsi la ragazza mentre suo
padre sospirò, Yoko Omino avrebbe iniziato a breve il suo concerto quindi doveva dare una risposta esauriente e secca.
« Il programma protezione testimoni lo può fare, anche la polizia giapponese ne ha uno ma è meglio non indagare su di queste faccende.»
esclamò mentre iniziò a urlare il nome della Idol appena apparsa sul palco. Ran sospirò, da lui non avrebbe ottenuto più nulla,
però aveva una pista. Indagando, indagando avrebbe trovato una falla, doveva pur esserci.
Avrebbe messo le mani su quelle benedette informazioni. Shinichi non avrebbe più potuto prendersi gioco di lei.
 
Il Dottor Agasa sospirò, non riusciva a crederci che Eleonora era rimasta incinta, lui all'epoca aveva vent'anni e lei diciannove,
era accaduto in seguito ad una festa dei colleghi dell'università. Era stata l'ultima volta che l'aveva vista,
anche perché era la sua festa di addio al Giappone. 
I suoi genitori erano dovuti tornare in Italia poiché sua nonna stava male e di
conseguenza lei aveva dovuto seguirli. Non sapeva fosse rimasta incinta, aveva vissuto ignorando di avere una figlia; poi
il destino le aveva fatto incontrare la piccola Ai, alla quale si era affezionato e poi…la scoperta. Rosalia Tokugawa,
anzi Rossi, aveva preso il cognome della madre alla nascita era stata intercettata per aver visto un membro di un'organizzazione
criminale italiana commettere un omicidio e per quello sia lei che la figlia erano venute in Giappone. Stando a sua nipote,
sua madre aveva come indizio Agasa e Beika, ma non parlando la lingua era stata raggirata da Agasa Shinoko
che le aveva chiesto un incontro in quel bar dove ci aveva rimesso la vita.


Era stato scioccante scoprire tutto in una sola mattinata e adesso non sapeva cosa fare.
Da quando era rientrato aveva pensato a lungo cosa fare, l'agente Jodie in quanto unico parente
gli aveva detto che era possibile richiedere l'adozione ma lui non era certo che fosse la scelta giusta.
« Dottore, perché sta esitando? » chiese Ai mentre il dottore fu colto di sorpresa, evidentemente aveva dato
un'occhiata alle carte su un tavolo. « Tu non sei una bambina Ai, hai solo l'aspetto, a te sai badare…» iniziò lui
mentre la ragazza sorrise leggermente. « Ayumi Gente e Mitsuhiko però sono dei veri bambini, a lei piace averli intorno.
Certo io comprendo che non sarà facile ma perché non prova? Quella bambina adesso è rimasta da sola, ha perso la mamma
ed ora può contare solo su di lei. » esclamò Ai sentendosi in parte colpevole.
Non riusciva a non pensare che forse il dottore continuava a riflettere perché non voleva che,
in caso gli uomini in nero l'avessero trovata, corresse un pericolo mortale. « Oh, Ai fosse così facile. » esclamò alla fine il dottore
mentre Ai si morse il labbro. Non sapeva cosa fare. Più persone avrebbero saputo il suo segreto, più alto era il rischio
che loro la trovassero. Però forse ad Agasa poteva dirlo, alla fine lo considerava come un padre,
quello che non aveva mai avuto e del quale conosceva solo ciò che sua sorella le aveva raccontato.
« Riesco a comprenderla, sa?» affermò Ai prendendo posto sul divano accanto all'uomo che ormai
da un anno di prendeva cura di lei. « Ai..» esclamò l'uomo sorpreso mentre la ragazza lo guardò con un sorriso triste.
«Io la considero come un padre, per questo sarò sincera con lei e le racconterò una cosa.» affermò Ai mentre lui la guardò.
«Riguarda Richard?» chiese curiosamente il dottore mentre Ai rispose vagamente.

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Capitolo 12
*** Undicesimo Capitolo ***


Riguardò ancora una volta il piccolo oggetto fra le sue mani, non poteva essere un errore no?
Era il quarto test che rubava dall'armadio del bagno, solitamente sua sorella ne aveva una bella scorta dato che aveva una vita sentimentale abbastanza attiva.
Ognuno dei precedenti tre test presentava lo stesso risultato, la doppia linea rosa. Era incinta, aspettava il bambino del suo maestro.
Dominic, l'assassino dal gelido sguardo smeraldino noto con il soprannome di Gin. Che cosa avrebbe dovuto fare?
Temeva la sua reazione, aveva paura di dirgli la verità.
Era il suo maestro, lui l'aveva salvata varie volte, in quei tre anni aveva imparato a conoscerlo ed ormai erano fidanzati da due anni… ma no.
Non aveva la minima idea di come avrebbe preso quella notizia, e se non lo volesse? Peggio se l'organizzazione avesse imposto alla loro bambina di uccidere?
No lei non poteva crescere in quell'ambiente. «Shiho i miei…» affermò Akemi mentre giunta alle sue spalle noto il minuscolo oggetto fra le braccia della sorellina.
« Shiho! » esclamò lei sorpresa, della sua vita sentimentale lei non parlava mai, non sapeva nemmeno avesse il "fidanzatino".
« Chi è il padre? » il suono della voce di Akemi era duro, privo di qualsiasi sfumatura e quasi freddo. « Il mio fidanzato, te ne ho parlato ricordi? » esclamò Shiho
intimorita dal tono, Akemi si accigliò non ricordando assolutamente nulla della conversazione in questione. « E cosa ti affligge ?» chiese sedendosi accanto a lei.
Effettivamente qualche ricordo era riaffiorato, fiocamente però aveva nella sua testa la voce della sorella che lo descriveva ma non riusciva a ricordare chi fosse.
« Non voglio che cresca nell'organizzazione, non voglio che viva ciò che abbiamo vissuto noi. Inoltre non so se Gin…»
Era lui? Era lui il ragazzo di cui Shiho parlava con gli occhi luccicanti? Sul serio quell'uomo aveva una relazione con lei?
« Ti aiuterò, fidati di me. » esclamò Akemi abbracciandola mentre lei scoppiò in un pianto. Forse se avesse avuto il coraggio di dirlo
a Dom le cose sarebbero andate diversamente, forse Akemi non sarebbe morta e loro sarebbero stati una famiglia.

« Tu e Gin? » esclamò sconvolto il dottore guardando la giovane ragazza al suo fianco, adesso riusciva a comprenderla un po' di più.
« Si, ora non so se posso definirlo amore, ma la nostra relazione è stata l'unico motivo che mi ha tenuta in vita. » affermò lei mentre un sorriso
triste le si increspò sulle labbra. « Grazie Ai-chan.» soffiò il dottore abbracciando a sé la piccola bambina.
« Solo per stasera faccio un'eccezione, le va del cioccolato caldo?» chiese Ai alzandosi dal divano mentre il dottore accettò volentieri,
le stava offrendo la cioccolata calda, era un evento più unico che raro.

Jodie sospirò mentre l'uomo dai lunghi e sinuosi capelli si era
allontanato per usufruire della toilette. Quando aveva accettato l'invito di Will non avrebbe mai immaginato che avrebbero parlato di lavoro.
Erano agenti operativi sullo stesso caso eppure lui continuava a soverchiare il caso dell'organizzazione. Nonostante cambiasse discorso lui la
riportava volente o nolente lì. Eppure non sapeva cosa fare. Non voleva che quell'uomo la usasse eppure non sapeva che cosa fare, era normale
per lei parlare di lavoro però era strano che Will non avesse altri interessi. Che fosse lui la fantomatica spia? Eppure James si fidava così tanto di lui.
Sospirò recandosi verso il bagno ma una mano la afferrò per un polso, la presa era gentile e la mano gelida, inoltre quel profumo lo aveva già sentito
. Si voltò sorpresa di trovare William avvolto in un bellissimo smoking blu con i lunghi capelli sciolti, nella mano destra teneva il cappello blu pavone all'altezza del petto.
« Posso parlarti? » Jodie annui mentre si appartavano lentamente fuori dal grande terrazzo.
« L'agente Clay è una spia. L'ho sentito fare il nome di Rum, io credo che sia lui quindi fa attenzione.»
«Lo possiamo incastrare ma ho bisogno del tuo aiuto, tuo e di Camel. Ma tu come mai sei qui? » chiese Jodie curiosamente.
«Sto aspettando che arrivi la mia dama, Susan non è mai stata puntuale. In questo è identica a sua sorella.» esclamò l'uomo biondo mentre Jodie sospirò.
In cuor suo sperava che non fosse Will la spia. Willow Clayton, era il figlio del migliore amico di James Black, è stato assassinato dall'organizzazione degli
uomini in nero durante l'assalto alla base operativa di New Orleans.

Il giorno successivo per Amuro non era iniziato nel migliore dei modi, aveva dovuto portare Haro dal veterinario per un leggero raffreddore e lo aveva affidato
a Shiraneiko, la sorellina minore di Kazami, che attualmente gli stava riferendo brutte notizie. « Furuya-san?» la voce di Kazami giunse lontana, quasi ovatta.
«Ripeti quello che hai detto per favore. » esclamò il biondo all'interno della sala relax. Aveva finito con il dire che un suo parente era stato male per rispondere a Kazami.
Lo aveva chiamato con un numero sconosciuto, solitamente lo faceva quando c'era un lavoro urgente. Era difficile conciliare il lavoro della polizia segreta con Amuro e
i compiti affidati a Bourbon. « La polizia giapponese ha ricevuto una minaccia, pare che attualmente in tutta Tokyo ci siano delle bombe al plastico.
Dobbiamo trovarle tutte entro un' orario prestabilito. Il problema è che gli indizi non sono chiari e non abbiamo idee su chi o dove possa essere il colpevole.»
Avrebbe dovuto indagare meglio ma da solo non poteva farcela e né poteva usufruire del PSB, ora che Kir aveva allontanato i sospetti da sé non poteva correre il rischio
di farsi scoprire. Avrebbe vanificato gli sforzi del suo collega e quello non poteva assolutamente permetterlo. « Passami gli indizi.» Esclamò uscendo dallo sgabuzzino
quando Azusa lo chiamò, era finito il caffè e doveva andare a prenderlo. «Navigando nell'amore, il cuore freddo scoprirete.» Esclamò Kazaki mentre il biondino si scrisse la frase.
« Furuya tra un po' il mio turno finisce quindi posso venire lì e ci ragioniamo. » «Preferirei di no, però è un emergenza. Troverò un modo. » esclamò Amuro mordendosi
la guancia il bar era vuoto, i MIB non sospettavano nulla. Anche Rum si era avvicinato al detective dormiente per indagare per quello che dubitava che
le loro attenzioni fossero incentrate su di lui ma era meglio evitare. «Buongiorno Amuro-san!» esclamò solare una voce fanciullesca molto allegra.
Era la piccola bambina dai capelli castani seguita dal gruppo dei giovani detective. « Buongiorno a voi. Conan non c'è?» chiese incuriosito.
Avrebbe sicuramente capito la situazione, e tenerlo lontano da Kazami che aveva già incontrato in quella fattoria, sarebbe stato difficile.
« Sono a Osaka per un caso. » Tetra e fredda fu la risposta della bambina dai capelli ramati che scatenò le ire degli aspiranti detective.
Chissà se sarebbero entrati in polizia.

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Capitolo 13
*** Dodicesimo Capitolo ***


« Buongiorno! » esclamò l'uomo dagli occhi castani con le lenti nere sedendosi al tavolo in disparte.
Amuro sospirò, il fatto che Kazami fosse già lì voleva dire che sarebbe passato a prescindere dalla sua risposta.
Amuro lesse velocemente il foglietto di carta, non aveva la più pallida idea di dove potesse trovarsi quel luogo e più leggeva più non capiva.
«La maestra Wakasa ha esagerato. » sospirò Ayumi a gran voce. « Creare uno spettacolo da soli. A me vengono in mente solo le anguille.»
Sbuffò Genta con tono quasi rassegnato al suo destino. « Che ne dite di rappresentare la leggenda degli innamorati maledetti?»
«Altair e Vega? Lo abbiamo recitato l'anno scorso.» «Ti riferisci al parco Inokashira? »
Amanti maledetti? Un parco? Kazami si scrisse velocemente il luogo del nome. «Cos'ha di speciale quel parco? » chiese curioso Amuro nella quasi speranza di capire come
esso si collegasse all'indizio. Mitsuhiko lo fissò interdetto mentre Ai lo guardò curiosamente . Amuro era strano, decisamente.
« All'interno del parco c'è un lago maledetto, pare che le coppie che lo attraversino su una barca siano destinati a lasciarsi.»
«Mi piace, io sarò colei che navigando nell'amore perderà il suo dolce tepore. » affermò Ayumi mentre Ai colse l'occhiata che il biondo lanciò al quattr'occhi.
Decisamente stava accadendo qualcosa ma se riguardasse loro non avrebbe permesso a lei di entrare o comunque gli avrebbe fatto intuire la situazione.
Ran sospirò, aveva sentito la conversazione tra Heiji e Shinichi ed aveva capito solo poche parole. "La ragazzina che dimora dal dottore".
Quale affermazione più esplicativa di così? La sua complice era Ai, la ragazzina che dimorava dal dottor Agasa.
Sonoko aveva seriamente ragione, era la più matura tra i bambini e quello che lei reputava un singolo pettegolezzo, si era rivelata ancora una volta come verità.
Adesso aveva bisogno di sapere una cosa, guardò di nuovo Conan senza farsi vedere. Doveva capire se era a causa del suo fidanzato che suo padre aveva iniziato a risolvere casi su casi.

Erano le tre ed il ragazzo dai lunghi capelli biondi era comodamente appoggiato agli assi di legno, aveva mandato un messaggio all' uomo per incontrarsi lì e parlare della situazione.
Al suo fianco vi era l'omaccione che lo osservava di sottecchi attraverso gli occhiali da sole. Il capello nero era ben calato sulla sua testa e lasciava intravedere solo il ghigno.
Porto una mano al taschino interno dell'impermeabile nero per estrarre una sigaretta, che si accese volentieri. Sull'ingresso si presentò l'uomo dai lunghi capelli castani e gli occhi miele:
era l'agente dell'FBI Willow Clayton. « Whiskey hai il piano dell'FBI? » Avevano contattato Kir per sapere quale fosse il suo nome in codice e fortunatamente la sua ricerca aveva avuto un buon risultato.
« Attualmente aspettano la vostra mossa, non sanno che ci stiamo muovendo. Cachaça ha tutto sotto controllo per ora.»
«Non ho mai avuto una buona memoria, che ci fa quel bastardo qui in Giappone?» Di quel mostro non aveva un buon ricordo. Lo detestava e avrebbe voluto averlo fra le mani per decapitarlo,
non gli avrebbe mai perdonato la morte di sua sorella Selene. Lei era stata la goccia che aveva fatto traboccare il vaso e no, non voleva che la questione si ripetesse. «Vodka procedi. » esclamò
avanzando lentamente, Camel intanto era arrivato alle sue spalle e lo aveva ammanettato, James lo guardò severo ma anche addolorato mentre Jodie si morse un labbro.
E ora che cosa avrebbero fatto? Chiedere a Kir altre informazioni era molto pericoloso, anche se forse i suoi colleghi sarebbero riusciti a scucirgli qualcosa.

Ai si avvicinò al bancone per chiedere al barista una cioccolata calda. « Sei strano. » esclamò Ai mentre Rei sobbalzò completamente concentrato sulla figura dell'uomo che,
fuori dal bar, era occupato in una chiamata molto importante. « Ho una situazione esplosiva fra le mani, i panzerotti potrebbero aprirsi. » esclamò Amuro sapendo che la ragazzina
avrebbe colto il rimando. « Stanno bruciando? » chiese sperando che l'uomo capisse il rimando al nero e dunque all'organizzazione. « Per ora no, devono ancora diventare dorati. » esclamò
mentre stava prendendo il taccuino e scrivendo l'ordinazione del suo tavolo. Aggiunse al foglio e poi sotto di esso aggiunse una riga. "Per il tuo amico, nulla è più esplosivo di un Agua Ardente"
Sperava solo che comprendesse che doveva stare attento, su di lui aveva sentito solo brutte parole, era un uomo crudele e schizofrenico. La realtà per lui non era altro che un gioco, era l'uomo che
più detestava nei modus operandi. Lei, un po' per il senso di colpa, non era riuscita a fare a meno di imprimere nella memoria nomi e volti ma lui…lui uccide innocenti.
Non fa distinzione alcuna fra civili e poliziotti. È una macchina da guerra inarrestabile.

Kir sospirò affannosamente abbottonandosi la camicetta rosa che aveva preso dal suo zaino. Da quando aveva ucciso Akai tornando nuovamente sotto copertura
erano cambiate molte sue abitudini. In primo luogo si era fidanzata con un uomo molto gentile, nonostante la fredda e tetra apparenza, a lei ci teneva molto ed era
lui a passargli le informazioni. « Rena devi proprio andare? » non si sarebbe mai abituata a quel nome, soprattutto se a pronunciarlo era il proprietario di quelle calamite smeraldo.
I suoi lunghi capelli erano tutti scompigliati e sparsi sul cuscino. «Si amore lo sai. » esclamò allegra alzandosi per poi recarsi al lavoro, gli studi televisivi la attendevano.

Ai aveva salutato i bambini da un po' e si era seduta vicino al bancone, aveva preso un caffè ed ora lo beveva lentamente guardandolo di sottecchi.
Era dalla loro conversazione avvenuta a casa sua che non rimanevano soli. « Ci sei riuscita? La frase della torta dico. » chiese il giovane cameriere biondo mentre
la finta bambina lo guardò. « Forse…ma sai adesso sono serena e il ricordo di mia sorella non è più tanto doloroso. » Amuro sorrise felice, almeno uno dei due
adesso poteva considerarsi un po' più felice. Il telefono squillò ed in anteprima apparve una chiamata dal numero sconosciuto, intrappolò
il telefono fra l'incavo del collo e continuò ad asciugare i piatti. Voleva capire perché fosse così preoccupato.
Il sorriso di Amuro era un sorriso falso e lo aveva capito la sera in cui aveva deciso di fidarsi di lui.
Era stato allora che sul suo volto ambrato un sorriso luminoso aveva fatto capolino, e quel sorriso aveva fatto nascere qualcosa in lei.
Forse era collegato al fatto che l'uomo le avesse raccontato di come sua madre lo avesse difeso, da una situazione che lei aveva sperimentato sulla propria pelle
o agli interessanti aneddoti di Akemi bambina, ma voleva proteggere quel sorriso. Era una sensazione nuova e vecchia allo stesso tempo, ed era principalmente
quella specie di ossimoro che la confondeva. Il rumore di un piatto che si era frantumato in mille pezzi la riportò alla realtà, la faccia di Rei era pallida quasi quanto un candido lenzuolo.
« Toru!» esclamò Ai preoccupata mentre lui la guardò. «Sto bene, tran..» «Non ti credo minimamente.» Affermò la bambina a braccia conserte guardandolo severamente. « Non capiresti. »
esclamò lui con voce bassa, poggiando un pugno chiuso sul bancone e la testa china. Era strano vederlo così. La bambina dai capelli ramati colse a fatica quelle parole e
poggiò la delicata manina su quella dell'uomo. «Posso provarci, su di me puoi contare Rei. » Abbassò la voce appositamente, anche se erano soli era meglio non chiamarlo col suo vero nome.
L'uomo la guardò ma il campanello fece morire lì la conversazione. 

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Capitolo 14
*** Tredicesimo Capitolo ***


Ai ultimamente era strana, aveva iniziato a passare molto più tempo fuori casa, ormai andava quasi ogni giorno al Poirot.
La ragazza gli aveva già detto che in realtà Amuro era stato così gentile da ospitarla, nonostante sapesse che il ragazzo fosse della polizia segreta, in cuor suo si preoccupava per la sua bambina.
Non avrebbe mai immaginato che lei e Gin avessero avuto una relazione anche se Conan glielo aveva fatto intuire e lui aveva dovuto impedire che il ficcanaso le facesse mille domande.
Quella sera, per la prima volta, Agasa aveva scorto fra i sorrisi e la dura maschera di Ai, la fragilità e la sofferenza di una ragazza che, in soli diciott'anni,
aveva visto più cose di lui che ne aveva sessantotto. Si sedette sul divano sospirando sommessamente.
Chissà se i bambini, anche dopo il ritorno di Shiho e Shinichi sarebbero venuti nuovamente a giocare.
Guardò ancora una volta le carte completamente bianche sparse sul tavolino e…

Amuro sospirò abbracciando lo sterzo della sua auto. Non era possibile che fosse evaso altrimenti lo avrebbero avvisato no?
Che fosse un emulatore? Si, forse era possibile. Il rumore della portiera che si aprì lo fece trasalire, guardò la bambina ramata che prese posto sul sedile anteriore.
« Tiro a indovinare la situazione? Siete stati avvisati di una serie di bombe, dovete trovarle entro il tempo prestabilito ma non potete disinnescarle,
altrimenti non perderete una vita ma molte di più. » «Come lo sai? Tu conosci quel vecchio??» esclamò lui guardandola negli occhi.
« Non è un vecchio…tu ti riferisci al caso di quattro anni fa? Al suo imitatore? » esclamò Ai mentre stavolta Amuro sgranò gli occhi.

L'uomo dai capelli argentati sorrise, tutto stava andando secondo i piani. Quella donna era seriamente riuscita a finire nelle grazie dei Karasuma e lui finalmente avrebbe preso il potere.
Suo padre era troppo vecchio per contestare l'operato del boss, il quale cercava avidamente l'immortalità al punto di scindere la stessa organizzazione in due rami.
La ricerca della gemma leggendaria, Pandora era solo una perdita di tempo e soprattutto di denaro per non parlare poi di Kaito Kid, quell'uomo sarebbe dovuto essere
morto eppure era ancora a piede libero anche se non sapeva precisamente i dettagli. Avrebbe messo fine alla vita di Renya e l'organizzazione nera sarebbe
tornata al suo massimo splendore e per farlo necessitava dell'aiuto di quella stolta donna. Odiava l'organizzazione ed era bastato fingere di volerla
sgominare per ricevere il suo aiuto.

Sospirò sommessamente per poi inspirare il fumo di quella sigaretta, lo faceva sentire bene.
Nonostante lei avesse fatto di tutto per fargli perdere il vizio non ci era mai riuscita, sebbene col suo aiuto aveva smesso di fumare un pacchetto al giorno.
Se chiudeva gli occhi riusciva a sentire la voce della ramata nella sua testa "Dom, fumare così tanto ti fa male".
Era sempre stata apprensiva nel suoi confronti, anche se non riusciva a definire con un nome quella relazione. Le sensazioni che adesso provava erano simili a quelle vissute con lei accanto a sé,
eppure non riusciva a descriverlo. Cos'era Shiho per lui? Si morse il labbro. Avrebbe voluto tanto incontrarla per sapere se stesse bene e per scusarsi con lei. Sull'Haido Hotel avrebbe tanto
voluto parlare e lei lo aveva capito, ma Vodka, quella palla al piede, non doveva assolutamente sapere di loro. Di lei. Era consapevole del suo sbaglio, sapeva che ormai fosse troppo tardi per
tornare indietro ma sentiva lo schiacciante peso aumentare giorno dopo giorno. A Kir aveva detto di non essere bravo e di aver avuto un'altra relazione, ma per il resto lei non aveva chiesto
e lui non ne aveva parlato. Mai l'avrebbe illusa. Tuttavia grazie a Shiho aveva imparato che non poteva lasciare che fosse sempre lei a fare il primo passo.
Lei si era allontanata e nonostante i suoi tentativi di riconquista, tutti miseramente falliti, aveva dovuto mettersi il cuore in pace.

Voleva piangere.


Aveva scoperto la verità e si sentiva presa in giro. Aveva cercato di resistere tutto il giorno ma Kazuha aveva sicuramente intuito qualcosa.
Non riusciva a comprendere nulla, credeva di averlo realizzato guardando il test del DNA ma sentirlo con le proprie orecchie era stato peggio di qualsiasi colpo.
E nella sua vita ne aveva affrontate di situazioni difficili, come per esempio la separazione dei suoi genitori ma nemmeno quell'evento aveva avuto tali conseguenze.
Ran sospetta qualcosa? No nulla, e in caso lo facesse troverei il modo di dissuaderla.
Perché non glielo dici? Non ti fidi? Si…

Cosa c'era di peggio che sentire il proprio ragazzo affermare che non si fidava dalla donna che amava.
Non poteva piangere per sempre però e nemmeno gli andava di continuare quella relazione.
Se Shinichi non si fidava di lei allora che diritto aveva di professarsi il suo fidanzato? Se non si fidava di lei allora era il caso di finirla.
Prese il cellulare e mandò un messaggio a Shinichi consapevole che Conan era ancora sveglio. " Devo assolutamente parlarti. Chiamami appena puoi."
Sorrise quando lo schermo del cellulare si illuminò. Se ne sarebbe pentita? Decisamente. Ma doveva puntare i piedi a terra, non poteva permettersi di lasciarlo agire liberamente.
Non poteva più sopportare tutte quelle bugie. Aveva tollerato abbastanza. «Ciao Ran, scusami è che sono nel mezzo di un caso e…»
«Lo so immagino. Sarò breve. Io non posso continuare così. » esclamò la ragazza mentre trattenne un singhiozzo. «Cosa vuoi dire Ran? Non capisco. » esclamò Shinichi
sorpreso mentre, seduto sul water, cercava di comprendere di cosa stesse parlando. « Sono stanca Shinichi. » « È normale in Giiappone è tardissimo »
« No Shinichi. Non volevo dirtelo direttamente ma tu sembri non capire. Fra noi è finita. » esclamò attaccando il cellulare.
Conan abbassò il capo, facendo ricadere il braccio lungo il corpo e lasciando cadere a terra il cellulare.
Decisamente non si aspettava quella decisione da Ran, doveva assolutamente fare qualcosa ma cosa?
Non aveva nemmeno un antidoto con sé e non avrebbe potuto sistemare tutto con una telefonata.

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Capitolo 15
*** Quattordicesimo Capitolo ***


Kaito sospirò sommessamente girandosi fra le mani il prezioso cilindro appartenente a suo padre, era stato rovinato da quel benedetto babbeo.
Quella spada che aveva provato a salvare da delle persone decisamente inaffidabili lo aveva quasi ucciso. « Kid, voglio delle spiegazioni. »
Quella voce lo fece sobbalzare, da dove era entrato? Il detective dai capelli castani lo guardò con un'espressione beffarda, quella di chi aveva preso l'ennesimo criminale con le mani nel sacco.
« Non posso Hakuba. » esclamò Kaito mentre fece passare l'ago nel filo. « Centra il primo Kaito Kid? Ho fatto le mie ricerche Kuroba, e credo che quel Kaito fosse tuo padre Toichi. »
Kaito abbassò lo sguardo girando il cilindro. « Si, il costume era di mio padre. » sospirò debolmente mentre Saguru si sedette dinanzi al ragazzo.
Aveva letto su internet che il caso fosse stato archiviato come incidente per insufficienza di prove. «So che può sembrare fantascienza ma esiste una gemma,
che rivolta ai raggi lunari si riflette di un rosso vermiglio. Pandora è il suo nome questa pietra dona l'immortalità, mio padre ha dato la vita per evitare che
un'organizzazione mafiosa ci mettesse sopra le mani. È stato ucciso da loro perché era Kaito Kid ed io…io voglio consegnare i suoi assassini alla giustizia.»
Saguru rimase sorpreso, Kaito non lo aveva mai visto piangere neanche quando nominava suo padre ed ora era lì, fra le lacrime a succhiarsi il dito che si era appena punto.
Prese dolcemente il cilindro e gli strappò l'ago da mano, adesso aveva compreso perché Kaito aveva vestito i panni del ladro gentiluomo. Lui non prendeva in giro la polizia,
semplicemente stava cercando quella gemma. « Da ora non combatterai da solo, sono un detective devo perseguire la verità e sapendo come stanno davvero le cose
non posso permettermi di lasciar agire quei criminali. » Non posso permettere che ti uccidano, amico mio.
Anche se quest'ultimo pensiero non lo avrebbe mai ammesso nemmeno sotto tortura. A Kaito era andata bene, il cappello si ricuciva ma la sua vita…ad un'eventualità simile non voleva pensarci.
« Grazie Saguru. » «Non lo faccio per te …di nulla Kaito.» si corresse imbarazzato mentre realizzò che l'amico lo aveva chiamato per la prima volta con il suo nome. Ed era strano.

La campanella suonò annunciando la fine delle lezioni, la maestra Kobayashi prima di guardarli andare via ricordò loro di far firmare le autorizzazioni ai loro tutori per andare in gita
alla Tokyo Tower e alla Tokyo Sky Tree i due colossi responsabili delle trasmissioni telecomunicazioni. Ai sospirò quella sarebbe stata la sua prima gita e seppur fosse in una classe
delle elementari sarebbe stata comunque la prima gita della sua vita. Sera sospirò guardando sua cugina parlare allegramente con la piccola Ayumi riguardo a questa fantomatica gita,
decisamente non capitava tutti i giorni di vedere una scena simile. Amuro sospirò portandosi le mani ai capelli chino su quel maledetto tavolo del soggiorno, al suo fianco vi era Shinoko,
la giovane ragazza bionda che di tanto in tanto guardava la piccola palla di pelo arrotolata sul divano. La prima grande stalagmite che squarciava il cielo di Tokyo.
Quale parte della città era?
Cosa poteva essere considerata la prima stalagmite fra i vari grattacieli della città?
Guardò l'orologio appeso al muro color cemento, erano le undici mezza. Avevano solamente dieci ore prima dell'esplosione e non aveva ancora inteso come andava interpretato l'indizio.
« A stomaco pieno ci penseremo meglio, come la prendi la pizza? » esclamò la ragazza mentre lui annuì soltanto cercando di capire l'indizio.
Il primo richiedeva la conoscenza di una leggenda, il secondo l'autore di gialli, e ora? Cosa avrebbe dovuto inventarsi?

Susan sospirò guardando l'uomo biondo dormire accanto a sé, finalmente sereno. Conosceva tutto del suo passato, erano cresciuti insieme eppure nonostante
avesse incontrato Dom non riusciva a comprendere il motivo delle sue azioni. Aveva ucciso i suoi genitori e assassinato sua sorella perciò William lo odiava.
Lei aveva avuto una sorellina più piccola, era venuta a mancare a causa della Leucemia e aveva provato sulla sua pelle ciò che voleva dire perdere una persona cara.
Invece lui aveva ucciso a sangue freddo l'allegra Selene, era sempre solare, il suo luminoso sorriso era caldo e luminoso. Sprizzava gioia da tutte le parti ed era capace di rendere qualsiasi giorno speciale.
E lui l'aveva uccisa. William è un'agente operativo dell'MI6, raramente lasciava gli uffici a causa della sua emofobia, dovuta all'aver assistito all'omicidio dei suoi genitori quando aveva solo otto anni.
Avrebbe tanto voluto trovare Richard, avvicinarsi a lui avrebbe voluto dire vedere ancora il sorriso di William.

Si sciacquò il volto con l'acqua gelida nel tentativo di dimenticare il volto disgustato di sua madre.
Lo aveva visto solo una volta in tutta la sua vita ed era stato quando aveva difeso Shiho da un bambino più piccolo.
Peccato che il mocciosetto avesse ben pensato di omettere la parte in cui recava fastidio alla giovane, cosa che sua madre scoprì dopo averlo punito.
Nel suo sogno l'aveva rivista, tra i capelli castani chiari risplendevano due occhi color zaffiro che non avevano nulla di gentile e materno.
La sua felicità aveva lasciato il posto ad una furiosa espressione che lo guardava con ribrezzo.
Era in momenti come quello che avrebbe tanto desiderato sparire con tutto il dolore che aveva causato alla sua famiglia per seguire il suo ideale di giustizia.
Suo fratello minore aveva seguito le sue orme, e lo aveva intravisto varie volte fra i vari membri dei cani da caccia, anche se avevano taciuto il loro legame fraterno.
Per fare ciò avevano lasciato da solo il piccolo e piagnucolone William, rise divertito ricordando il giorno in cui era in lacrime per la sconfitta ricevuta alla gara di arte.
Era il suo piccolo fratellino, e aveva dovuto lasciarlo da solo da quando aveva sette anni. Un giorno lo capiranno e riuscirete ad essere nuovamente una famiglia.
Quelle parole gli ritornarono alla mente ancora una volta mentre sollevò finalmente lo sguardo incrociando il suo riflesso. I suoi occhi erano rossi e le sue occhiaie vistose.
La sua unica fortuna consisteva nel fatto che Hidemi era dovuta partire per un servizio sul caso di Kaito Kid e sarebbe rincasata solo in tarda serata.

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Capitolo 16
*** Quindicesimo Capitolo ***


La maestra Wakasa si strinse il volto fra le mani, quella maledetta protesi le dava leggermente fastidio ma almeno era un prezzo onesto per non aver perso ciò che aveva di più caro al mondo.
Amava stare a contatto con quei bambini così belli e puri, tuttavia mai si sarebbe aspettata di insegnare nella scuola ove un tempo era stata studentessa.
«Non spingete. » esclamò la maestra Kobayashi che stava in fondo al gruppo di alunni.
Avevano finito la visita guidata da poco ed ora avevano ancora un'ora per visitare la torre per poi andare verso lo Sky Tree.
Ayumi sospirò guardando stralunata il cesto della spazzatura mentre Ai sbuffò attendendo che la maestra Wakasa uscisse dal bagno per ricongiungersi con gli altri bambini.
«A-Ai…quella…» indicò la bambina indietreggiando di qualche passo. Il volto di Ai divenne pallido quando riconobbe il modello al plastico molto semplice ma con la sua stramaledetta firma.
Pinga. Come cavolo aveva fatto quell'uomo a mettere piede lì? « Ayumi, torna dalla maestra Kobayashi. Dille che è un'emergenza e di portare un addetto alla sicurezza con sé in bagno.» esclamò la piccola
dai capelli ramati mentre si ritrovò a ringraziare il dottore. Non le piaceva dover agire in presenza di quella donna, aveva sempre e solo visto il profilo Rum un paio di volte
ed era impossibile che fosse quella donna ma il suo atteggiamentento era decisamente sospetto. « Cosa succede?»
« Faccia evacuare l’intera torre, si inventi una prova generale, dubito rivelare questo ordigno possa aiutare!»
La voce familiare della maestra Wakasa le fece perdere un battito ma alla fine quel giovane ragazzo non avrebbe mai dato retta ad una mocciosa.
Fammi vedere come te la cavi ora.

Amuro sospirò scendendo le scale di casa il più in fretta possibile. Doveva assolutamente arrivare alla torre di Tokyo.
Aveva spedito lì Kazami ma sapere che assieme alla bomba vi era la dolce Shiho lo preoccupava.
Non l'avrebbe disinnescata, conosceva il modus operandi di Pinga, e non lo approvava, per quello non avrebbe esitato a farsi saltare in aria.
Spinse il piede sull'acceleratore sgommando sonoramente per poi fermarsi frettolosamente in un parcheggio e dirigersi verso la torre.
Iniziò a salire i gradini dell'edificio col cuore in gola, non prestò attenzione al telefono che nella sua tasca aveva annunciato l'arrivo di un messaggio,
troppo indaffarato a lottare contro lo scorrere del tempo. Non sapeva quanto mancasse all'esplosione, ma doveva assolutamente salvarla o avrebbe vanificato la morte di Akemi.
Il boato dell'esplosione gli mozzò il respiro, il suo cuore perse un battito e le gambe faticavano a reggere il suo peso.
Cadde in ginocchio mancavano ancora due rampe di scale, ma quel boato che aveva sentito preannunciava odore di morte.
Estrasse il telefono dalla tasca se fosse stata seriamente la bomba a esplodere allora Ai… Le lacrime minacciavano prepotentemente di sfuggire al suo instabile controllo,
sul suo telefono vi era una notifica apparsa sul display sotto il simbolo di WhatsApp. Ai gli aveva inviato una foto. La sua corsa era stata inutile.
Non era riuscito a proteggere nemmeno lei. Aveva fallito ancora, aveva perso qualcosa di caro.
Per Jinpei, Date e Kenji non aveva potuto nulla ma Hiro…
Se solo anche quella volta fosse arrivato prima… perché doveva sempre arrivare in ritardo quando le persone a lui care rischiavano la vita?
Cosa stava facendo? Non si sarebbe arreso. Non era da lui restare a rimuginare sul passato.
Era un detective e allora non avrebbe perso la speranza, finché il cadavere di Ai non non sarebbe comparso sotto i suoi occhi, lui avrebbe continuato a  lottare per  vedere il suo sorriso.
« Conan a chi chiami insistentemente ?» chiese Ran vedendolo stranamente agitato.
«Ad Ai! Oggi i miei amici erano sulla Torre di Tokyo, mi ha chiamato Mitsuhiko per dirmi che non riesce a contattare Ai in nessun modo dopo l'esplosione della bomba.» esclamò mentre
la ragazza iniziò a preoccuparsi. Alla fine voleva bene a quella bambina anche se sapeva perfettamente che era una bugiarda, una volta le aveva persino salvato la vita e
quel giorno sul lungomare si erano avvicinate. «Ayumi come stai? E con te c'è Ai? » alla risposta negativa il ragazzo si morse un labbro. Quella situazione non gli piaceva.
Era troppo distante per usare la ricetrasmittente dei suoi occhiali per comprendere se stesse bene.

Jodie sospirò passandosi la mano fra i capelli, il loro prigioniero non ne voleva assolutamente sapere di collaborare tuttavia c'era una persona che
forse poteva aiutarli a comprendere il suo modus operandi. Per questo si ritrovava a bussare al campanello dell'imponente villa appartenente alla famiglia Kudo.
L'uomo dai capelli rosati la accolse con un sorriso dipinto sul volto, che stavolta non era cupo come l'ultimo e ciò le fece estremamente piacere.
«Shu, tu sai qualcosa di Cachaça, è il soprannome di Agua Ardente, noto come Pinga.» « Oh, ora comprendo il messaggio di Kir.»

Rena sospirò non vedeva l'ora di arrivare a Tokyo, Akira il suo collega le aveva comunicato della bomba esplosa in pieno centro di Tokyo e che pare ci siano stati dei dispersi in seguito all'esplosione.

Pinga è un membro dell'organizzazione completamente fuori dalle righe, il suo modus operandi è una beffa continua non solo alla polizia ma anche al boss, si sente onnipotente.
Le sue bombe contengono un tranello e in tutta l'organizzazione solo una persona era capace di disinnescarle oltre a me, il modello cambia sempre ma lascia degli indizi ingannevoli.
Gioca con le speranze delle persone e le infrange, e purtroppo non solo con quelle.

Non aveva avuto il coraggio di fare altre domande, non aveva mai visto l'assassino dal cuore più duro della roccia sul punto di piangere.
Era accaduto qualcosa con quel Pinga e non era sicuramente un'esperienza positiva. Che buffo il destino, mai avrebbe immaginato di innamorarsi veramente di quell'uomo.
Inizialmente si era avvicinata a Gin per cercare di ottenere molte più informazioni possibili tuttavia aveva sottovalutato il suo dannato intuito e quando credeva di essersi scavata la tomba da sola…
lui l'aveva sorpresa. Dato il suo essere sorvegliato da Vodka, avevano escogitato un modo di parlare tutto loro, un codice segreto facilmente intuibile ma difficilmente ricercabile in una fiaba per bambini.
Era astuto e forse era per questo che era riuscito a sopravvivere in quel covo di squali. In quel mondo tutti avevano pagato a caro prezzo l'esistenza di quella maledetta organizzazione.
Lei aveva perso suo padre, Dom la sua famiglia, e molti infiltrati avevano dato la vita per vedere un giorno realizzato quel desiderio.
Non sapeva chi avesse deciso di risparmiare lei e Amuro, ma Gin le aveva precedentemente illustrato un piano che le avrebbe salvato la vita, anche se non sapeva chi gli avesse fornito quei dettagli.
Dominic era una frana con i piani e ciò aveva sempre messo a repentaglio le sue missioni.


Angolo Autrice: 
Eccomi! Ringrazio di cuore voi lettori che avete avuto la pazienza di spingervi
fino a questo capitolo, il penultimo di questa settimana. Volevo semplicemente avvisare 
che io non ho visto nulla del film 26, quindi questa mia immagine di Pinga è totalmente inventata.
Non vi so dire quanto io ci abbia preso ma... vi lascio a tediarvi su Amuro nella speranza che faccia tenerezza
anche a voi!
A presto e grazie per le recensioni! :3

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Capitolo 17
*** Sedicesimo Capitolo ***


Sera indietreggiò preoccupata notando la tazza in mille pezzi sul lavandino, in Inghilterra non ci avrebbe fatto caso ma da quando era arrivata in Giappone aveva scoperto che era un segno di sventura.
Un brutto presagio. Guardò i cocci cercando di raccoglierli tutti, neanche quando sua madre partiva con i suoi brutti modi di fare riusciva a ridurre in quel modo una tazza.

» Susan ci hai riflettuto? » chiese William mentre la ragazza alzò la testa dal libro guardando con aria interrogativa il suo fidanzato.
«Eravamo d'accordo di parlare con Ai, te lo ricordi? » continuò lui. Susan aveva una pessima memoria, riusciva a dimenticare persino ciò che proponeva lei stessa.
« Parlare di cosa? » il ragazzo a quella risposta si portò una mano alla faccia sospirando sommessamente.
« Della situazione Susan! Shiho forse ci può dare delle risposte sulla nostra missione, tu non sei venuta qui per trovare un piano e mettere in scacco loro? » sbottò a quel punto il giovane.
Che a Susan non importasse della missione? No, non era da lei una cosa simile.
« E cosa andiamo a fare da Shiho-chan? Ieri sera mi sono arrivati i rapporti di tutti i casi in cui sono stati coinvolti gli agenti operativi. Dato che ci sei mi daresti una mano? » chiese la giovane
mentre il ragazzo annuì volentieri prendendo il grande quaderno nero su indicazione sua. Chiuse il fascicolo che stava leggendo, forse aveva un quadro chiaro.
« Quali membri mancano? » chiese al ragazzo che guardò i segnalibri annotati sulle pagine del quaderno.
«Fra i membri che abbiamo completi ci sono: Gin, Alkermes, Grappa , Martini, Fernet, Vermouth Korn e Vodka, tra quelli di cui abbiamo poche informazioni abbiamo
Chianti, Rum, Champagne, Cognac, Cointreu, Pinga, Malibu e Sidro. » Esclamò mentre Susan sbuffò.
«Anche questo fascicolo è inutile allora. Per ora Shiho è la pista più sicura che abbiamo » esclamò sistemandosi i capelli.
« Sarebbe utile poter contare su qualcuno del PSB per le indagini, siamo tre enti investigativi e per ora solo La CIA e l'MI6 si…»
«Apri la pagina di Rum e scrivi.»

In tutto ciò alla base dell'organizzazione qualcosa si stava muovendo fra le macabre schiere delle forze del male.
Seduti ad un rotondo tavolo di legno vi era Cerbero, il corpo principale dell'organizzazione ben più alto del ramo Olimpo.
L'uomo dalla chiara chioma castana osservava con i suoi occhi color smeraldo la donna al suo fianco, che continuava a guardare con la coda dell'occhio il ragazzo
dai neri capelli che ghignava soddisfatto. « Bene, ora che Pinga sta'attirando l'attenzione il nostro piano può proseguire..»
«In realtà ho convocato la riunione per un motivo, pare che Whisky sia stato catturato dall'FBI e che abbia tramato con un gruppo di membri per uccidere il boss. »
esclamo l'uomo castano serrando violentemente i pugni. «La fonte? » chiese Sambuca guardando l'uomo. «Vermouth » rispose la ragazza dai lunghi capelli rossi.
« Sambuca, Benedectine convocatela ed interrogatela, io vado ad avvisare Rum della situazione. » esclamò la giovane mentre i tre uscirono fuori dalla stanza.
Passando per i corridoi Sambuca incrociò Gin e senza che nessuno se ne accorgesse mise nella sua tasca una pendrive.
Se l'avesse aperta avrebbe avuto tutta l'organizzazione contro di sé. Il problema che Sambuca non aveva considerato era che Gin l'avesse notato e senza toccarla,
l'aveva avvolta in un fazzoletto e gettata in un angolo senza farsi notare dalle telecamere.

Mitsuhiko guardò ancora una volta le scale della torre che svettava verso il cielo non aveva ancora visto nessuno uscire ed iniziava seriamente a temere
il peggio fatto che era passato del tempo dall'esplosione. Amuro sospirò ormai aveva girato ogni singola stanza per cercare Ai, si fermò respirando affannosamente.
Apri la porta del bagno delle ragazze, vi erano macerie ovunque. E fu lì che vide la gamba di una ragazza sotto le macerie, stando a ciò che gli aveva detto
Kazami con Ai c'era una insegnante. Iniziò a spostare le macerie come poté chiamando con sé il resto dei soccorritori.
Rapidamente riuscirono a liberare le giovani dalle macerie e i medici le caricarono sulle barelle portandole via a sirene spiegate per i controlli.
«Non sei andato con loro?» chiese Kazami mentre Rei scosse il capo era meglio evitare che qualcuno notasse il suo essere troppo vicino alla bambina.
Doveva mantenere una condotta bassa, è vero che si era sbilanciato già salendo sulla sommità per cercarla, ma non poteva permettersi altre prese di posizione.
La maestra Wakasa aprì lentamente gli occhi notando la figura del paramedico accanto a sé, non riusciva a ricordare che cosa fosse successo.
Era salita in cima con i bambini per la visita guidata e poi…poi il vuoto assoluto. «Stia tranquilla dobbiamo fare solo degli accertamenti.» esclamò il ragazzo mentre la donna richiuse gli occhi.

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Capitolo 18
*** Diciassettesimo Capitolo ***


Amuro sospirò entrando nella sua Mazda per poi avviare una chiamata.
Sbuffò mentre il cellulare continuava a bussare, non era una chiamata facile
ma aveva il numero di Agasa ed era meglio lo informasse per primo sulla situazione.
«Pronto? » la voce del dottore arrivò chiara e cristallina alle sue orecchie.
«Dottore sono Amuro, per caso con lei c'è Subaru? »
Quell'uomo non gli piaceva ma voleva evitare che il dottore facesse una scemenza.
Era da un anno che lui e Ai convivevano e quel legame saldo avrebbe portato sicuramente il dottore ad arrivare lì il prima possibile.
«Ai-chan è in ospedale.» affermò lui mentre i due uomini chiesero cosa fosse
successo ma evitò di dar loro i dettagli. In ospedale chiese di lei e lo
fecero accomodare dinanzi alla camera 346 . Dopo circa venti minuti vide
il dottor Agasa pallido in faccia seguito dall'uomo dalla bianca carnagione e i capelli rosa.
Era incredibile come anche lui si fosse precipitato lì.
 
Sapeva bene che lei fosse molto importante per tutti e tre, rabbrividì sentendo
lo sguardo penetrante dell'uomo falco su di sé. Non che avesse torto, era colpa sua.
«Come sta la mia bambina? » Chiese notando il medico uscire dalla stanza.
« Ha avuto un trauma cranico. È entrata in coma ma non so dirvi quando
riprenderà i sensi o se lo farà, è stata fortunata dato che se l'è cavata
con una contusione. L'insegnante le ha fatto da scudo col suo corpo,
 dovreste ringraziare quella donna. » esclamò il dottore mentre Amuro guardò il dottore sconfortato. Era stato fortunato, se non fosse stato per Wakasa sarebbe sicuramente morta ma allo stesso modo la sua vita era appesa ad un filo. Era a causa sua.
Sospirò, ecco che tornava a mostrarsi la voce della sua coscienza che gli ricordava di non essere mai stato in grado di proteggere coloro che erano importanti per lui.
 
Era una verità dura, ma doveva accettarlo.
 
Lasciò che i due uomini entrassero nella stanza mentre tornò sui suoi passi recandosi
verso la camera della giovane insegnante. Da come il medico gli aveva riferito la giovane aveva quattro costole incrinate e una gamba rotta. Bussò alla porta e la aprì
leggermente trovandola stesa immobilizzata a letto con la gamba ingessata in alto.
« Amuro-san? » esclamò sorpresa mentre il ragazzo la guardò con una strana espressione.  «Volevo ringraziarti, Ai è viva solo grazie a te anche se è in coma,
mi sembrava giusto avvisarla. » quelle parole fecero sgranare gli occhi alla
donna che guardò con uno sguardo quasi terrorizzato l'uomo.

«Si…si sveglierà?» chiese mentre il suo sguardo divenne cupo. Amuro sospirò e la giovane comprese che non era possibile saperlo. Strinse i pugni sul suo grembo cercando di trattenere le lacrime. Amuro stava per uscire quando un singhiozzo mezzo soffocato uscì dalle sue labbra. L'uomo si avvicinò nuovamente alla donna e le alzò il volto… non era possibile che fosse lei. Eppure l'espressione che esternava il suo viso era uguale alla sua. « Akemi, sei veramente tu? »
 
Il cielo si incupì, la pioggia iniziò lenta a cadere sull'asfalto. I tuoni e i lampi si susseguirono veloci, in un attimo scoppiò il selvaggio temporale.
« Zeus, questo tempo così grigio sembra corrispondere al tuo umore. » esclamò il
ragazzo dai capelli castani. « Oh, LDS, sei tu. Cosa ti serve?» esclamò l'uomo dai corti
capelli neri e lo sguardo castano. « Con Pinga nell'occhio del mirino, dovrebbe essere
facile riuscire nel nostro intento.» esclamò lui guardandolo negli occhi.
«I miei cani nutrono sospetti contro di voi e il boss ci ha dato l'ordine di giustiziarvi in caso accadano eventi non previsti dal piano.»  «Grazie per l'avvertimento peccato che Atena sia fuggita a causa vostra e non l'avete ancora trovata. » esclamò lui tagliente.
«Lei non è più affar vostro, non abbiamo modo di rintracciarla ciò avvalora
la tesi che sia morta in quell'esplosione e che gli animali abbiano sventrato
il suo corpo. » esclamò il giovane uscendo dalle stanza lasciando il suo
sottoposto a ripensare alle conseguenze del fallimento dell'attentato del secolo. 
 
Amuro si rigirò fra le mani quella maledetta foto.
No, decisamente non vedeva l'ora di uccidere quell'uomo.
Pinga, l'essere più ripugnante che potesse esserci, aveva deciso di giocare sporco. Sospirò. Dove poteva trovare i fiori di ciliegio fuori stagione?
La porta del bar si aprì mostrando l'uomo dai capelli rosa e gli occhiali.
Rei lo guardò scettico, cos'è ora voleva incolparlo di qualcosa?
«Buonasera Amuro-san, è possibile avere un goccio di Pinga? »
«Non lo abbiamo. » esclamò scontroso mentre lui sospirò.
«Allora vorrei del Bourbon, un mio amico si è presentato alla porta
con questo liquore quando ne avevo bisogno, e ora berlo mi ricorda quel tempo. »
era un messaggio velato che aveva ricevuto. 
« Perché non lo Scotch? » «Oh, non sapevo che fosse un liquore,
non immaginavo aveste una fornitura simile. Perciò se non le reca disturbo,
ha dello Sherry? Altrimenti mi accontento del Bourbon, sa quando
ho scoperto che il vero liquore che porta questo nome era tutt'altro,
mi sono pentito di non averlo assaggiato prima.. »  I messaggi erano chiari ma
velati e li aveva colti dato che sapeva bene l'identità dell'uomo. 
 
Dobbiamo parlare di Pinga.
Non è il caso.
 Sono qui per darti una mano da amico.
Sono qui per darti una mano come farebbe un amico. 
Perchè non lo hai fatto con Scotch?
Non sapevo chi foste, ma è il mio rimpianto...
comunque lo sto facendo per Shiho, se preferisci vado via.




 
 
Doveva ammetterlo, era astuto come si mormorava.
« Hai conosciuto l'insegnante di Ai, lo sai che sono parenti? Forse dovresti parlarle.»
esclamò cercando di non apparire troppo schietto agli occhi di tutti. 
«Lo farò, sono curioso. » esclamò l'uomo mentre Bourbon posò
accanto a lui un cellulare con la foto inviatagli da Ai.
Dove sbocciano i fiori di ciliegio, molti cuccioli perderanno la vita.
Cuccioli? Pensò l'uomo sistemandosi meglio gli occhiali.
"Il mio Shin è ancora un cucciolo, guarda questo e il suo primo giorno di asilo. "

. «Mi hanno riferito che l'asilo Sakuaki sia noto per i fiori di ciliegio sulla divisa.
Forse l'ha persa un suo bambino.» Ad Amuro si gelò il sangue nelle
vene la bomba era all'interno di un asilo?
Molti innocenti bambini potevano perdere la vita…tutto perché
lui doveva divertirsi nel suo gioco. Era persino più infame del suo imitatore.
E non pensava che potesse seriamente riconsiderare il modus
operandi di chi mirava agli agenti di polizia.

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Capitolo 19
*** Diciottesimo Capitolo ***


Agasa sospirò sommessamente. Ayumi Genta e Mitsuhiko avevano voluto vedere la loro incosciente amica e non aveva potuto dir loro di no.
Era stata dura rispondere ad Ayumi che si sarebbe sicuramente svegliata, era una donna molto forte ma non era certo di quell'affermazione.
Sera sospirò sedendosi accanto alla bambina dai capelli ramati che giaceva incosciente, era attaccata ad un respiratore e all'elettrocardiogramma.
Le prese timidamente una mano per poi stringerla saldamente nelle sue.
Anche sua madre si era rattristata a quella notizia, ma non aveva potuto mettere piede fuori di casa.
Nessuno doveva essere a conoscenza della sua esistenza, eppure non poteva fare altro che starle accanto.
« Shi-chan » esclamò mogia. Aveva finalmente trovato una ragazza che poteva capirla, ed ora? Era sua cugina.
L'aveva scoperta da poco e non voleva perderla, non prima di poterla presentare a Shu e Kichi.

William si accasciò dietro alla porta della sua stanza, onestamente non si aspettava una notizia simile.
Promettimi che ci rivedremo Shiho.
Ti prego, promettimi almeno questo.

Non poteva morire, non ora che si erano rivisti mantenendo fede a quella promessa, non poteva abbandonarli. Non poteva lasciare Selene.
Era sua figlia e lui e Susan avevano fatto il possibile per farle avere notizie di sua madre, perché lei aspettava ansiosamente che i suoi genitori varcassero la porta della sua abitazione.
Il suo cellulare squillò nuovamente e lui aggrottò la fronte, doveva essere per forza successo qualcosa. «Hello Mr. Smith. »
«Oh thank God, ero in pensiero dato che Susan non mi rispondeva. » esclamò la voce dell'uomo dall'altro capo del telefono.
« Ascoltami Leyla sta venendo in Giappone, alloggerà nell'albergo di famiglia, con lei c'è anche Selene. Lei ci ha detto che c'era la possibilità che avessero scoperto la sua esistenza,
perciò l'abbiamo mandata da voi. » affermò Jack mentre William sospirò. Le cose stavano andando di male in peggio e la giornata non era ancora finita.
Selene sarebbe arrivata in Giappone con lei e sua madre era entrata in coma. La sua ricerca su Elena e Mary era ad un punto mezzo morto, tralasciando ovviamente la pista su Sera.

« Conan cosa c'è? » chiese insospettita Ran mentre il bambino la guardò con una faccia sconsolata.
Era al telefono con quello che credeva essere il professore Agasa ma da quando aveva risposto non aveva detto nulla.
Il ragazzo non rispose semplicemente andò da Goro, che lo stava chiamando a squarciagola. La stava evitando.
Era ormai chiaro eppure nonostante fosse stata lei a mettere la parola fine alla loro relazione continuava a starci male.
Forse per la prima volta si era resa conto di quanto lui fosse importante nella sua vita, ogni sera gli aveva sempre scritto invece adesso aveva smesso di farlo e si sentiva vuota.
Quando aveva confidato a Kazuha di aver scoperto che Shinichi le avesse mentito su cosa stesse facendo, Kazuha le aveva confidato che anche Heiji prendeva simili decisioni,
specialmente se era uno di quei casi pericolosi. Forse aveva agito troppo di impulso ma non riusciva ad accettare che si fosse fidato di Heiji e non di lei, eppure loro si conoscevano da una vita.
Scosse il capo. Era stata un'idiota. Proprio perché si conoscevano da una vita doveva fidarsi del suo fidanzato, avrebbe dovuto capirlo.

« Shi-chan » esclamò la ragazza dai capelli castani mentre mentre strinse saldamente la sua mano candida.
Era strana tutta quella situazione. Erano compagne di classe e se non fosse stato per William che aveva versato l'acqua sui suoi esercizi, lui che poi odiava matematica fu costretto a farglieli tutti,
non si sarebbero mai legati. Da allora venivano chiamati "I Tre Dell'Ave Maria" anche se a Shiho ne era stato affibbiato uno molto più adatto. Si asciugò una lacrima mentre la guardò in viso,
sembrava stesse semplicemente dormendo ed in realtà lottava tra la vita e la morte.« Devi svegliarti ti prego. » esclamò cercando di trattenersi dal piangere.
Non voleva perdere qualcuno che gli stesse a cuore, né tantomeno voleva che William la perdesse. La loro relazione era sempre stata un'incognita, nonostante loro due fossero amici
d'infanzia con lei aveva un legame solido ma completamente diverso che ai tempi aveva tanto invidiato.
«Sai io vorrei raccontarti tante cose, vorrei tornare ad andare allegramente in giro come facevamo un tempo.»
William l'abbracciò sorprendendo Susan, era uscito a prendere una boccata d'aria e non lo aveva sentito entrare.
« Susan, cerca di ricomporti qui fuori ci sono Jodie e Subaru che cercano te.» la donna annuì uscendo mentre lui si sedette.
«I medici hanno detto che parlarti sarebbe stato d'aiuto ma non ci vediamo da tanto e onestamente non saprei cosa dirti. Nella mia vita, come nella tua, sono accadute tante cose.
Sono certo che tu lo hai compreso, ho seguito il tuo consiglio e sono riuscito a chiedere a Susan di diventare la mia ragazza, avevi sempre avuto ragione. » esclamò il ragazzo con un sorriso malinconico.
« Cerca di svegliarti il prima possibile, qui siamo tutti preoccupati, sono passati solo due giorni da quando mi hanno riferito della tua condizione , ed io in questo tempo ho avuto modo di
conoscere il dottor Agasa. È veramente preoccupato per te, fra noi è la persona che oltre ad Amuro, il cameriere, poi quando ti sveglierai devi assolutamente raccontarmi di lui, ha preso
malissimo questa vicenda. Fra un po' finirà l'orario delle visite, ho dovuto fare una scenata unica e mettere in mezzo il distintivo per fare sì che io e Susan potessimo vederti.
Sono stati giorni di fuoco, soprattutto perché stiamo cercando di rintracciare quel terrorista ma…ecco…Shiho devi sapere che la mia nipotina è atterrata in Giappone.
Ora non so se tu puoi sentirmi effettivamente ma ti prego, non importa quanto tempo impiegherai, ma ti supplico resta fra noi perché lei non vede l'ora di incontrarti.
Non è stato facile spiegarglielo dato che ha appena compiuto quattro anni ma ha preso la tua maturità ed è un prodigio, ha sicuramente preso da te anche se in alcuni modi di fare è identica a suo padre…. »
esclamò il giovane mentre fu interrotto dell'infermiera che cercò di mandarlo via.

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Capitolo 20
*** Diciannovesimo Capitolo ***


« Atena, stai bene? » chiese la giovane donna dai capelli rossi e gli occhi iniettati di sangue.
La giovane ragazzina sorrise alla calda e familiare voce di Eris, la giovane e talentuosa assassina l'aveva presa in simpatia e pertanto nessun altro osava avvicinarsi a lei.
Guardò meglio Rin, non riusciva a comprendere cosa ci trovasse di spaventoso la gente in lei. Era ripudiata da tutti tranne che da loro. Erano membri dell'Olimpo.
Nessuno all'infuori di Zeus aveva raggiunto i ventitré anni di età e la più piccola era Hermes, la bambina hacker a cui tanto si era affezionata.
Lui era molto più saggio della sua età a causa di un veleno sperimentale Enc-987 che aveva reso il suo intelletto più acuto tuttavia ne aveva risentito fisicamente.
La sua pelle era cosparsa da grandi macchie nere eppure alla ramata cui non aveva mai dato fastidio.
Eris, Chronos e Atena era il trio intoccabile e vendicativo, tre ragazzi affiatati che con il loro intelletto potevano fare passare un brutto quarto d'ora a chiunque.
Scosse il capo, dalla fuga di Atena e la morte di Eris, con quel nuovo Zeus…l'Olimpo si era indebolito.
Aveva fatto bene ad abbandonare la nave, anche perché essendo rimasto sulla carrozzina non poteva certamente fare molto.
Avrebbe però continuato a coprire le sue tracce. Anche se Rin era stata uccisa da Pinga, non avrebbe permesso che Gin o qualcun altro la trovasse.
Akai sospirò sommessamente mai avrebbe pensato di allearsi con il biondino, era stata Shiho involontariamente a farli avvicinare l'uno all'altro,
eppure non poteva dimenticare la frase che gli aveva riferito perciò eccolo lì, dinanzi alla porta della giovane Rumi Wakasa.
Amuro gli aveva detto che, per lui sarebbe stato facile riconoscere la giovane se si fosse presentato con la sua vera voce.
Non sapeva a cosa si riferisse ma era lì, voleva sapere cosa c'entrava in tutto ciò quella donna.
« Volevo ringraziarla per…. » l'insegnante lo guardò in viso.
« Ennesima missione sotto copertura, eh Dai?» L'uomo a quel nome cadde in ginocchio. Non poteva essere.. Gin l'a
veva uccisa. Il ragazzino l' aveva vista spirare fra le sue braccia quindi come era possibile che quella donna fosse Miyano Akemi?
«Shu…alzati. Era tutto un piano di Gin, lui mi ha salvato la vita assieme a suo fratello. » esclamò Akemi guardando con un sorriso malinconico l'uomo. «Gin? Fratello? »
«Non è il luogo adatto.» esclamò la ragazza troncando quella conversazione, averlo incontrato non era un caso? Che centrasse Rei? Si, da lui poteva aspettarselo.


«Abbiamo le informazioni necessarie, metteremo presto in scacco l'organizzazione. La pagheranno per tutto. » esclamò adirata Susan e William li guardo scoccando un'occhiata ai federali.
« Gin lo voglio vivo.» con quell'affermazione lui uscì dalla camera lasciando i federali di sasso. Susan lo guardò con un volto che fece intuire a James che il motivo
per cui lui era esonerato da quel caso riguardasse proprio l'assassino che aveva appena nominato. William sospirò lasciandosi andare con la schiena contro il muro bianco,
erano anni che nella sua testa si ripetevano sempre gli eventi di quel maledetto giorno. Sua sorella era uscita con François il suo fidanzato per andare sulla statua della libertà,
tuttavia nessuno dei due era più tornato. Delle testimonianze avevano detto di aver visto un uomo con i lunghi capelli biondi di circa diciannove anni all'interno dalla scena del crimine.
Le descrizioni erano quelle di suo fratello. Da lui voleva sapere per quale motivo avesse ucciso la sua famiglia e perché fra tutti lo aveva salvato.
A soffrire di più era stata la famiglia di François, i suoi genitori non avevano creduto che fosse morto, anche perché dai resti era impossibile risalire al suo DNA.
Da allora il 2 Novembre aveva assunto un'altro significato, il ricordo di quell'omicidio efferato.

Guardò il calendario, era il 30 ottobre e Shiho non aveva ancora dato nemmeno un accenno ad un miglioramento ma almeno per ora era stabile.
Quella casa non era mai stata così vuota, quanto le mancavano le urla della ramata che gli proibiva di toccare dolci. I giorni passavano lenti, tutti uguali fra loro.
Conan e Ran facevano da spoletta per tentare di tirargli su il morale invano, apprezza molto il loro gesto. Anche se era rimasto spiazzato nel sentire Ran rivolgersi a Conan
con il nome di Shinichi da lì è partita una lunga conversazione sul rapporto che legava il suo fidanzato ad Ai. Comprendeva i dubbi di Ran, ma si sentiva leggero al pensiero che,
se lei fosse tornata adulta, anche la giovane l'avrebbe accettata volentieri. Akai sospirò sommessamente guardando la bambina stesa sul letto, Akemi era riuscita a proteggerla al contrario suo.
Eppure nonostante le avesse fatto quella promessa non era stato in grado di mantenerla. Onestamente aveva ragione, e non si era sentito in diritto di dire nulla né di darle torto
quando le aveva confidato di essersi innamorata di qualcun altro. Si era sentito strano quando la reazione non era quella che si era aspettata.
Ricordava bene la sensazione opprimente che aveva avvertito quando fu costretto a lasciare Jodie. Ora si sentiva libero, certo non poteva negare uno sconfinato
affetto ma forse aveva scambiato quella relazione affettiva per amore suggestionato dalla sua missione, anche se voleva sapere chi fosse l'uomo.

Il 30 ottobre. Strinse i pugni. Era già arrivato quel macigno che aveva scelto di portare sulle sue spalle. Shiho sapeva la verità ma a suo fratello non era riuscito a dirgliela,
si era detto in cuor suo che non c'era alcun bisogno di coinvolgere Richard in tutto ciò. Credi che lasciando i tuoi fratelli liberi di odiarti, loro possano seriamente farlo?
Forse aveva ragione ma la consapevolezza che William lo volesse vedere sepolto, era la speranza che un dì avrebbe messo fine ai suoi rimorsi uccidendo l'infame che l'aveva uccisa dinanzi al suo sguardo
per poi fingere la sua morte. Susan si guardò allo specchio, la soffiata di Kir era quasi sicuramente attendibile, ma si sentiva a disagio. Jodie era nota per il suo status di agente
ma lei no, e dunque era l'unica a poter permettersi di provare ad avvicinarsi a Pinga. Sarebbe uscita con lui, al locale Habanera un Night Club leggermente distante dal centro di Tokyo.
Si sistemò meglio il rossetto, doveva essere attraente e impeccabile, aveva per l'occasione indossato un abito nero, con un corpetto a forma di cuore e una lunga gonna al ginocchio ricoperta
da veli di tulle e le décolleté nere. « Sei stupenda » esclamò Eisuke guardandola sorpreso. «Grazie mille. Sei sicuro che…»
«Ho giurato che non ti sarebbe successo nulla e intendo tenere fede alla mia parola. » esclamò lui ricordando lo sguardo apprensivo che William gli aveva rivolto.

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Capitolo 21
*** Ventesimo Capitolo ***


 

Prima di lasciarvi alla lettura del capitolo, vorrei ringraziare tutti voi che avete seguito la storia assiduamente,
un grazie speciale va soprattutto a chi spende cinque minuti del suo tempo per lasciare una recensione.
Vi auguro una buona vigilia.




 

Dominic sospirò sommessamente. Il mese di Novembre era fatidicamente giunto alle porte e con esso vi era quel terribile giorno.
Era ironico. Ogni anno si ripeteva continuamente che quel giorno sarebbe stato diverso e che la sua amata sorellina avrebbe varcato
la soglia della sua casa con un sorriso smagliante a trentadue denti e in mano una torta al cioccolato bianco e lamponi: la loro preferita.

Non un messaggio arrivava dal suo numero, non una telefonata e i suoi messaggi di auguri restavano sempre senza una risposta e con quella doppia spunta su Messanger che non si colorava mai.
Avrebbe tanto voluto essere al suo posto, nella sua vita lui non aveva fatto altro che accumulare errori su errori. Aveva voltato le spalle alla sua famiglia con il tentativo di proteggerli eppure
ricordava la sensazione che aveva provato nel leggere sui giornali la morte di sua sorella. La sua famiglia era rinomata poiché suo padre possedeva una catena di alberghi, a cui lui aveva rinunciato,
che erano stati ereditati da sua sorella e poi da Richard e William, per questo non c'era da stupirsi se ogni testata giornalistica ne riportava la morte,
anche se in quel periodo lui era a New York per lavoro

 

Quella sera il tempo era particolarmente freddo, eppure aveva deciso lo stesso di uscire a fare due passi. Era il due di Novembre ed era il giorno del suo compleanno
anche se questa informazione all'organizzazione l'aveva taciuta. Lui e sua sorella avevano l'usanza di recarsi in quel luogo, fin dalla tenera età in cui il loro amato zio,
un vecchio amico di famiglia, il signor Smith lo aveva portati lì per vedere il cielo stellato e da allora ogni qualvolta che i suoi genitori si trovavano a partire da Londra per
andare in America loro salivano sulla sommità della statua.  Certo non si aspettava che anche sua sorella fosse a New York, ma era stato bello incontrarla anche se lei non
lo aveva riconosciuto dato i lunghi capelli che un tempo aveva tanto odiato. Si strinse maggiormente nel suo impermeabile quando un brivido lo colse alla sprovvista,
guardò il cielo che aveva iniziato ad annuvolarsi. Presto avrebbe pianto. Era quello che sua nonna ripeteva a sua madre quando era più piccola e allo stesso modo lei lo aveva ripetuto suoi bambini. 

"Sai, quando piove il cielo annuncia le lacrime che qualcuno verserà." Non ci aveva mai creduto eppure non riusciva a comprendere il perché sua madre si ostinasse a ripeterlo.

  « Dom, torna da noi, torna a casa. Non puoi essere stato tu a ucciderli vero? Non sei stato tu, devi dirlo a William ti supplico.»
La presa era salda e la voce inconfondibile. Sua sorella lo aveva riconosciuto.  
«Non sono stato io, ma prima che io torni a casa dovrò trovare il loro assassino. »
Selene tentò di aprire bocca ma il giovane pose l'indice sulle sue labbra tentando di asciugarle le lacrime.  Un rumore sordo squarciò l'aria.

Sua sorella sorrise gemendo di dolore mentre i suoi occhi iniziarono ad annacquarsi e si accasciò in terra.
L'uomo provò a fermare l'emorragia facendo pressione sulla ferita all'altezza dello stomaco.
« Promettimi di proteggere William e Richard. E ti prego di a François che lo amo.» 

«Selene non lasciarmi ti supplico. » la voce era spezzata e i suoi occhi tentavano di vincere la disperazione reprimendo le lacrime.
« Non ti lascio, sarò sempre con te fratellone. Ricordati la promessa che ci siamo fatti anni fa e vivi. 
Buon compleanno Dom. » esclamò faticosamente mentre i suoi occhi smeraldini
si chiusero per sempre. L'uomo si alzò indietreggiando guardando terrorizzato quelle mani sporche di sangue, era disgustato da quel liquido che tante volte aveva
dovuto far scorrere per mantenere la sua copertura. Ma stavolta era diverso. Quel sangue non era di una persona qualsiasi. Era quello della sua gemella. 

Strinse i pugni allontanandosi da quel posto, aveva visto una luce in direzione dello sparo, era certo che lo avrebbe trovato lì.
Dopo sei ore di inutile ricerca ritorno in albergo dove trovò Vodka ancora sveglio a guardare il telegiornale.

«Aniki, dove sei stato? Comunque Pinga ha terminato il suo lavoro, domani ripartiamo.»  « Lo scambio? Non era per quello che noi dovevamo affiancarlo? » esclamò Gin sorpreso mentre
Vodka lo guardò, aveva qualcosa di strano. «Pinga ha chiesto a Vermouth di travestirsi, pare che lui dovesse portare a termine un'omicidio. »   A quella parola l'uomo si insospettì.
«Il pazzo bombarolo che elimina qualcuno? »  esclamò lui divertito. Pinga lo vedeva come il pagliaccio della situazione, decisamente non avrebbe potuto  uccidere qualcuno.
« È stato bravo, certo tu non usi certi mezzucci simili.» Gin lo guardò piccato allorché Vodka proseguì spegnendo il televisore.

«Si è avvicinato all'obiettivo circa sette mesi fa, e oggi è riuscito a porre fine alla sua vita inscenando persino la sua morte dato che sarebbe dovuto uscire con lei nei pressi di Miss Liberty. Ora vado a letto. »
  Quelle parole misero in lui un serio dubbio. Prese il cellulare cercando nel database le informazioni su Pinga e lì vide la sua foto.
Aveva visto il fidanzato di sua sorella sulle fotografie che postava su Facebook. Era lui. Pinga aveva ucciso sua sorella approfittando così dei suoi sentimenti. 

 

Ma perché proprio sua sorella? 

 

Ancora oggi quella domanda non aveva ancora trovato risposta e a questo punto si chiedeva se c'era effettivamente una risposta.
Sospirò, erano solo le tre del mattino e quella giornata sarebbe stata molto lunga.

 

Ricordati la promessa che ci siamo fatti anni fa.

 

Come poteva dimenticarlo?
All'epoca erano bambini ma si erano fatti una promessa solenne e lui aveva intenzione di mantenerlo.
"Promettimi di non permettere a nessuno, se non la morte, di dividerci, di dividere la nostra famiglia."

Si sentiva in colpa, perché a dividere la sua famiglia era stato lui.
Aveva lasciato che Richard e William lo odiassero, dividendo ciò che restava della loro famiglia e infrangendo quell'unica promessa.
Forse sua sorella non lo accettava ma non poteva ritornare come nulla fosse, non poteva semplicemente cancellare i suoi errori anche se forse,
in verità non voleva farlo perché avrebbe significato cancellare tutto ciò che, prima Shiho e po' Hidemi, avevano significato per lui.

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Capitolo 22
*** Ventunesimo capitolo ***


La canzone è This Song Saved My Life
Vi auguro un buon Natale

 

Guardò la ragazza stesa sul letto, aveva deciso di tornare in ospedale alla fine. Avrebbe potuto evitare di concentrarsi sulla solitudine e la disperazione che in quel giorno solitamente attanagliava il suo cuore.
Lui non sapeva mai come fronteggiare simili situazioni, era da un pezzo che non affrontava questi eventi e non era decisamente pronto a dire addio a qualcuno. Il silenzio assordante era interrotto solo dal
suono dell'elettrocardiografo, non aveva molti argomenti di cui parlare, aveva detto tutto ciò che poteva ma nonostante ciò lei non accennava ad un singolo movimento. Molte volte si era recato lì per vederla,
eppure nonostante fosse davanti ai suoi occhi la percepiva ogni giorno sempre più lontana. Il suono prolungato dell'ECG lo fece sobbalzare riportando lo sguardo sulla linea che si stava formando
completamente dritta, sgranò gli occhi mentre il respiro iniziò a farsi affannoso e delle infermiere entrarono nella stanza cercando di condurlo fuori di là. Shiho non poteva seriamente aver smesso di
combattere. « È meglio che ritorni più tardi, vada a riposare. » esclamò la gentile infermiera che lo guardò apprensiva.

I wanna start by letting you know that
Because of you my life has a purpose
You helped me be who I am today
I see myself in every word you say


Si sentiva vuoto, privato di ogni emozione. Non riusciva a trovare un senso alla sua vita, cosa esisteva a fare se il suo scopo era quello di soffrire?
Shiho aveva dato un senso alla sua vita quando non riusciva a fare altro che vedere il mondo in bianco e nero. In seguito alla morte di Selene lei era stata l'unica ancora di salvezza,
l'unico appiglio solido che aveva tirato su i due amici. Dalla sua partenza aveva vissuto cercando di trovarla, e vedere ancora una volta il suo viso allegro. Peccato che non aveva avuto
il tempo di poter fare nulla.

Sometimes it feels like nobody gets me
Trapped in a world where everyone hates me
There's so much that I'm going through
I wouldn't be here if it wasn't for you  


Dominic si soffiò il naso e poi lanciò la carta nel cestino vicino al televisore.
Il suo cuore era dilaniato e i suoi occhi erano più rossi del dovuto, forse era questo il motivo per cui non riusciva a guardare nitidamente lo spettacolo alla TV.
Aveva rassicurato più volte Hidemi, ella non aveva voluto saperne di andare a lavorare e lasciarlo in quelle condizioni e da un lato ne era felice ma…
stava attraversando così tante emozioni che era difficile esprimere. Probabilmente era dettato dal fatto che lui e Kir stessero insieme da pochi mesi,
con lei non sempre riusciva a comunicare con lo sguardo e non c'era ancora la complicità che aveva con Shiho.
Ogni tanto non poteva fare altro che pensare a lei, se lei non lo avesse fermato quella notte chissà se sarebbe stato ancora vivo.
Nella sua testa vividamente si alternavano tutti i ricordi che si era creato con la ramata.
Con lei era sempre bastato uno sguardo, c'era un'intesa che non riusciva a spiegare però era forse una delle due cose che effettivamente non rimpiangeva della sua vita.
Non sapeva definire ciò che lo aveva legato a lei, forse era per questo che continuava a ripensarci anche se non mancava di nominarla quando lei era nei paraggi.
Hidemi gelosa, era una cosa a cui proprio non riusciva a rinunciare. Tuttavia era stato un bene che il boss l'avesse mandata in missione, non voleva che lo vedesse in quelle condizioni.
La faccia compassionevole di Shiho, il suo caldo abbraccio erano ciò che aveva fatto scattare in lui qualcosa, invece con Hidemi era stato diverso.
Di lei amava il suo carattere, erano stati i suoi occhi ad attirarlo.
I was broken, I was choking
I was lost, this song saved my life
 I was bleeding, stopped believing
Could have died, this song saved my life
I was down, I was drowning
But it came on just in time
This song saved my life


C'era da dire che poi Shiho era capitata in un momento della sua vita in cui faceva veramente fatica.
Aveva dovuto sopportare per tre anni il peso del senso di colpa, sia della morte dei suoi genitori sia per sua sorella e non era facile.
Era crollato quando la tredicenne a cui era stato assegnato come guardia del corpo gli aveva comunicato che avrebbe fatto lo straordinario.
Flashback
Sbuffò sonoramente consapevole che la mocciosa, era questo ai suoi occhi in fin dei conti, l'avrebbe sentito.
Come si aspettava infatti dall'altro lato della porta sentì la chiara e innocente voce femminile che lo chiamava a gran voce.
Aprì la porta in mogano del laboratorio, curioso di sapere il motivo di quella insolita chiamata.
L'atmosfera era strana e la luce completamente spenta, come diavolo faceva a lavorare in quelle condizioni?
« Hai dimenticato la bolletta, Sherry?» chiese in tono di scherno mentre la ragazza rise alla battuta.
« Accendi la luce prima che ti tiri qualcosa in faccia.» rispose la giovane ragazza dai capelli ramati mentre il biondino fece come detto.
« Buon compleanno, Gin » esclamò lei mentre l'uomo sorrise leggermente per poi cambiare rapidamente la sua espressione.
Shiho si avvicinò a lui senza comprendere cosa fosse accaduto, l'uomo però cadde in ginocchio abbassando il capo.
Il suo corpo fremeva ed i suoi singhiozzi lentamente tornarono a scivolare fuori dalle sue labbra.
Fu allora che la ragazzina lo abbracciò e con una mano fra i capelli lo strinse forte a sé.
Era incredula, Gin lo aveva conosciuto per la sua fama eppure non pensava che ricambiare tutto ciò che lui aveva fatto per lei, organizzandogli una piccola
sorpresa di compleanno potesse ridurlo così. Gli alzò il volto, notando le lacrime solcare i suoi zigomi. Era uno scenario pietoso ma nel contempo dimostrava
l'umanità di un assassino che, per fama, fosse un malvagio mostro, di cui lei si era incredibilmente cotta. Erano ormai passati sei mesi dal loro primo incontro
avvenuto il primo giugno il giorno in cui lui era venuto a prenderla dopo il conseguimento del diploma ed era terrorizzata da lui.
Era la sua guardia del corpo e per questo motivo ogni giorno lei lo guardava e parlavano, a volte di lavoro e altre volte no.
Dopo lo spiacevole episodio con Baileys l'uomo si era proposto di insegnarle le arti marziali e per quello, scoperta la data del suo compleanno, gli aveva organizzato quella festicciola.
Non poteva immaginare minimamente il fardello con cui quell'uomo si alzava ogni mattina, con la consapevolezza che aveva perso tutto ciò che amava. Era un uomo forte.
Lei, al suo posto sarebbe sicuramente annegata nell'abisso della disperazione, tuttavia l'odio profondo per l'assassino spietato e col fiuto per i traditori gli aveva creato intorno
terra bruciata al punto che non l'aveva mai visto in compagnia di nessun altro membro se non lei. Con le dita fragili ed esili accarezzò l'altra guancia, forse se ne sarebbe pentita
ma ormai non riusciva più a nasconderlo ed era certa che avesse notato il suo comportamento, era attento su ogni sua mossa. « Sherry ma…»
non lo lasciò finire di parlare, posò le sue morbide labbra sulle sue. L'uomo dapprima sorpresa le prese il volto fra le gelide mani ricambiando quel bacio.
Quel ricordo in particolare lo mandava sempre in subbuglio, era da giorni che ci pensava.
Da quando aveva conosciuto Kir non faceva altro che pensare alla sua relazione con Shiho, non lo faceva per cattiveria né perché voleva sostituire la ramata
con la corvina ma onestamente non riusciva proprio a comprendere cos'erano stati loro. Forse Shiho aveva la risposta, con il suo intelletto ci sarebbe arrivata ma lui brancolava nel buio.
Tuttavia era certo di una cosa, quello che lo aveva legato alla ramata era ancora dentro sé. Quei sentimenti per lei non erano spariti ma, e su questo ci avrebbe scommesso
la testa, non erano minimamente intensi quanto quelli che provava per la sua Hidemi.

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Capitolo 23
*** Ventiduesimo Capitolo ***


 

La giovane ragazza dai capelli rossi sospirò, non sarebbe riuscita a dissuaderla dall'idea di disegnare.
Le faceva male il cuore nel vederla disegnare i suoi genitori che le tendevano la mano.
Non li aveva mai conosciuti ma piangeva avvertendo la loro mancanza, era stata dura spiegarle che l'avevano abbandonata per la sua sicurezza,
ma non l'aveva presa male. Era la reazione, l'unica, che non si sarebbe aspettata da una bambina nonostante fosse un prodigio e un mostro di intelligenza ciò non era motivo di isolamento.
Selene era speciale e lo aveva capito fin dal primo momento in cui il suo migliore amico l'aveva affidata fra le braccia di William"Prenditi cura di tua nipote".
Da allora era scomparso, non una sua notizia le era giunta. Era stato William a comprendere chi fosse sua madre semplicemente guardando gli occhi della bambina di appena qualche mese.
La foto conservata nel ciondolo dorato era stata la conferma. I suoi genitori erano dei criminali spietati e senza cuore, entrambi potevano essere condannati a morte e lei
ingenuamente continuava a sognare il giorno in cui avrebbe stretto loro le mani. Non aveva mai approvato che la bambina conoscesse i suoi genitori, ma purtroppo lei non aveva
facoltà decisionale. Leyla l'aveva affidata a Rosanna affinché la accompagnasse in Giappone e sarebbe tornata non appena Susan si sarebbe deciso a tornare a casa.
« Era tutto buio. Aveva paura. Sentiva il suo cuore pulsare forte. Non un rumore, non una sola persona. Dispersa nel nulla la mia anima va vagando l'eternità dei cieli. » disse l'insegnante
di giapponese mentre Sera sospirò. Non riusciva a non pensare ad Ai, era il suo chiodo fisso. I dottori avevano consigliato di parlarle ma…cosa doveva dirle?
Non sapeva nulla di lei. E lei non sapeva nulla di sé. Erano estranee legate dal sangue. Ironico.
«E lì la forza dell'amore con le sue catene mi cinse affinché non… Si Masumi?» esclamò guardando la giovane studentessa che aveva alzato la mano.

«Zio William! » esclamò la piccola dai lunghi capelli dorati abbracciando le gambe dello zio, Selene aveva cinque anni ed una vivacità unica.
Guardò la donna che alzò i tacchi indignata, se c'era una persona che non sopportava era quel traditore di William.
Susan si sarà bevuta la scusa di accompagnarla in Giappone ma lei no, lui voleva incontrare solo la sua amante e con lei fuori dai piedi poteva liberamente farlo.
«Amore di zio » esclamò il giovane abbracciando la bambina e sollevandola in aria. «Zio…mi sei mancato. » esclamò la bambina sorridendo allegramente per poi
condurlo sul divano ad angolo grigio disposto frontalmente alla televisione che proiettava lo schermo del tablet. «Zio, hai sentito la mamma vero? »
«Ma certo tesoro, non vede l' ora di poter tornare da te. Ma la sua missione è importante e purtroppo non può abbandonarla.»
« Capisco. » era un musino deluso e gli si stringeva il cuore in gola.
« Assomigli a lui. » esclamò con un sorriso il più grande che potesse fare. « Lui chi?»
«Zio Richard » esclamò appoggiandosi meglio allo schienale mentre
Selene tirò le gambe al petto e col pennino cominciò a disegnare. «È storta! » esclamò Selene guardando la zucca che il giovane ragazzo dai capelli biondi stava intagliando.
«Si, Selene. ha ragione.» esclamò piccato Richard incrociando le braccia al petto. «Non preoccupa…Dom bravo. » esclamò il piccolo William facendo sorridere la giovane che lo teneva in braccio.
Era divertente, quando il suo piccolo fratellino si emozionava tendeva a mangiarsi le parole invece Richard no. « E bravo il mio piccolo ometto.»
«DOMINIC CHI TI HA DETTO DI INTAGLIARE LA ZUCCA!? » La voce di sua madre lo fece tremare, era già tornata a casa.
« È colpa mia mamma. Ho insistito io.» esclamò Selene parandosi davanti al fratello maggiore e assumendosi la colpa delle sue azioni.
« Bugiarda, tu hai tentato di disuuadermi ed io non ti ho ascoltato.» esclamò lui di rimando iniziando la lite che fece sorridere la donna castana.
Dom e Selene erano molto legati e di quello ne era completamente felice, era il vanto della sua famiglia.
Erano uniti nonostante tutto e di quello Catherine ne era veramente felice, inoltre il fatto che Dom avesse ereditato un carattere allegro e solare aiutava Selene taciturna e timida ad aprirsi verso gli estranei.
 « Immagino che vi siate divertiti. » esclamò la piccola mentre William trattenne una lacrima. Ricordare quei tempi era doloroso, ma per lei lo avrebbe fatto.
Selene meritava di conoscere i suoi genitori, e anche se suo fratello aveva distrutto la loro famiglia lui non poteva, né voleva vendicarsi.
Lei aveva il diritto a conoscere l'intera storia ma doveva essere suo padre a raccontargliela, per questo e anche per trovare risposta alle sue domande, voleva che sopravvivesse.
« Tanto. » « Ma i miei genitori come si sono incontrati?» chiese sperando di ottenere quell'informazione che da tanto agognava.
« Fu esilarante in verità . » esclamò lui chiudendo gli occhi. I suoi genitori si erano conosciuti da bambini ma Dom aveva pagato caro il suo incontro, se ripensava alle urla di sua madre moriva dal ridere.
Aveva sei anni, fu qualche mese prima che Dominic scegliesse di arruolarsi nell'MI6, lui e suo fratello stavano passeggiando per il parco di Times Square quando con la coda degli occhi notò la bambina
ramata a terra con il viso sanguinante ed un ragazzo che la stava tirando per i capelli. Dom arrivò alle sue spalle poggiando su di esse una mano. « Lasciala. » esclamò lui mentre il ragazzo continuò a
tirarle i capelli e l'uomo lo voltò tirandogli un pugno in pieno viso facendogli uscire un rivolo di sangue. « Stai bene?» chiese il ragazzo mentre la giovane afferrò la mano alzandosi da terra.
« Papà ha difeso mamma? » chiese la bambina mentre l'uomo le accarezzò la testolina.
« Tuo padre non ha mai alzato un dito su una donna.» quella frase lo colpì in pieno petto come un fulmine a ciel sereno.
Era vero. Poteva trovare tutti i difetti possibili ma suo fratello non aveva mai toccato una ragazza.
Ricordava bene quando una ragazza più grapnde aveva provato a picchiarlo e lui si era limitato ad incassare e a difendersi.
" Will, qualsiasi cosa accada se una ragazza vuol fare a botte, limitati sempre a difenderti." esclamò suo fratello mentre si asciugò il sangue che colava dal naso.
Era stato un cretino.

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Capitolo 24
*** Ventitreesimo Capitolo ***


Ero completamente circondata dal buio, non vedevo neanche l'ombra di una luce.
Mi voltai disperatamente alla ricerca di qualcuno che non fossi io ma mi ritrovai nel nulla più totale.
Mi inginocchiai. Era inutile. Potevo correre quando volevo ma non sarei riuscita a scappare da quel vuoto totale.
Ero stanca di restare sull orlo del precipizio, avrei tanto voluto gettarmi tuttavia qualcosa me lo impediva. Non riuscivo a distinguere nulla.
Volevo una luce nel turbine di emozioni negative, in quel soffocante nero non riuscivo a vedere nemmeno le mie mani… mi sentivo leggera.
La mia anima stava svanendo. Mi portai le mani al cuore mentre le lacrime iniziarono a scorrere lungo il mio viso. Non potevo scomparire.
Non potevo assolutamente permettermi di abbandonare le persone a me care, certo avrei potuto vedere mia sorella. Ma avevo incontrato mia zia,
Masumi mi aveva ringraziata per essere viva perché finalmente aveva trovato una ragazza con cui poter parlare dei suoi fratelli.
Una voce giunse ovattata alle sue orecchie, non riusciva a comprendere quello che stava dicendo né riusciva a visualizzare il proprietario di quella voce.
Quando divenne più nitida riuscì chiaramente a distinguere entrambe le incognite ma delle parole di Susan distinse solo un pezzo:
« ….Shiho… Selene vuole incontrarti. Quindi ti prego…» Selene? La sua bambina voleva seriamente incontrarla? Dopo ciò che aveva fatto? L'aveva abbandonata…e suo padre non sapeva
nemmeno della sua esistenza… No. Doveva assolutamente svegliarsi. Non avrebbe abbandonato Selene al suo destino, lei non avrebbe conosciuto il dolore di perdere un genitore di cui
aveva solo sentito parlare. Voleva incontrarla. Si strinse al tenero peluche di stoffa, era ormai pomeriggio inoltrato e suo zio si era addormentato giacendo sul comodo letto matrimoniale
avvolto da un lenzuolo blu leggermente ricamato. Non aveva sonno, per quello era rimasta ad osservarlo dormire tuttavia non si sentiva a suo agio. Era come se qualcuno fosse accanto a lei,
era certamente osservata da qualcuno. Era una presenza chiara quella che avvertiva tuttavia non comprendeva se fosse pericolosa o meno. Suo nonno adottivo le ripeteva costantemente che
le anime dei nostri defunti cari alle volte poteva proteggerla ma lei non aveva incontrato alcun familiare che fosse venuto a mancare, per la verità erano già morti.

Si nascose fra le braccia di suo zio, quando restava con lui si sentiva protetta per nessuna ragione al mondo quell'uomo avrebbe permesso che le accadesse qualcosa di spiacevole.
Era stato così facile convincerli che la bambina sarebbe stata più al sicuro in Giappone che in America, tuttavia mente in America CIA ed FBI tentavano di tenere sotto controllo tutte
le loro mosse in Giappone erano più liberi di agire. Quella bambina avrebbe fatto uscire quella traditrice allo scoperto, Atena la dea della saggezza e della guerra avrebbe pagato a caro prezzo
il suo tradimento..lo aveva giurato. Lei, Nemesi, non guardava in viso nessuno se si doveva compiere un qualsiasi tipo di vendetta. Leyla aveva risposto la sua fiducia in lei facendo l'errore
più grande della sua vita. Avrebbe rapito Selene. Lo avrebbe fatto non appena il suo sguardo si sarebbe spostato da lei, anche se dall'arrivo di Selene era già passato un mese e mezzo.
Il sospiro amaro che lasciò le sue labbra faceva intuire quante speranze i medici gli avevano dato. Avevano detto che probabilmente non sarebbe sopravvissuta a lungo.
Erano passati due mesi da quel maledetto giorno, lui e l'uomo seduto dall'altro lato del letto avevano trovato Pinga nel luogo dell'ultima bomba, svenuto ed immobilizzato.
Non sapevano esattamente cosa fosse successo ma erano riusciti a impedirgli almeno di suicidarsi anche se si ostinava a non parlare.
Non avevano più tracce, nemmeno una pista e Shiho di svegliarsi non ne aveva alcuna intenzione.
« Con o senza zucchero? Un caffè ti farà bene.» «Senza grazie. » esclamò lui stringendo la mano della bambina mentre Akai uscì dalla stanza.
Non immaginava che sarebbero riusciti a lavorare insieme, né tantomeno che sarebbero diventati quasi amici e il tutto era avvenuto grazie alla bambina che giaceva nel letto.
« Lo sai in questo periodo mi sono reso conto di provare qualcosa per te, io credo di amarti e resterò ad aspettarti..»

Mhmhmhmh Mhmhmhmh

William sospirò: aveva dovuto attendere che Susan tornasse a casa per poter recarsi in ospedale.
Non si sentiva tranquillo a portarla con sé, c'era il rischio che potesse riconoscere sua madre e per tanto doveva tutelarsi. Si lasciò cadere sulla sedia vicino al suo letto,
evidentemente era da poco andato via qualcuno. « Shi- chan è da giorni che non faccio altro che pensare a questo. Da quando Selene è arrivata in Giappone mi ha aiutato
a realizzare che forse lo hanno incastrato. Ma non riesco a immaginare chi possa aver incastrato mio fratello, e non è detto che non sia stato lui a ucciderla.» esclamò sospirando sommessamente.
«Io l'ho visto piangere per Selene, ma non spetta a me dirti tutto.» Alzò il viso. Quella voce…Quella voce…Era di Shiho. Guardò il suo viso incontrando i suoi occhi color ghiaccio e il suo
tipico sorriso che solitamente riservava a lui. « Sei sveglia? Come ?» esclamò lui mentre sorrise. Effettivamente si era svegliata quella mattina, ma era riuscita a non fare capire nulla alle infermiere.
Doveva prima realizzare cosa fosse successo, e ciò che aveva scoperto su quella torre. Tuttavia Akai e Amuro, ne era certa, se ne erano accorti subito tant'è che il travestito l'aveva
lasciata sola col biondino spesso e volentieri. Lui aveva confessato di amarla, ma lei non sapeva cosa rispondergli ed era per questo motivo che aveva finto di restare addormentata.

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Capitolo 25
*** Ventiquattresimo Capitolo ***


Kaito sospirò grazie a Saguru e i suoi agganci erano riusciti a trovare la pista adatta, durante il suo furto Snake si era messo in contatto con un certo Bourbon e lui,
quel tipo lo conosceva molto bene dato che era quasi saltato in aria a causa sua. Guardò il ragazzo con gli occhiali seduto dinanzi a lui che lo guardava con un cipiglio alzato.
«Dimmi tutto ciò che sai sull'organizzazione degli alcolizzati. » esclamò guardando costantemente il bambino. « Perchè? » chiese il detective guardando il serio viso del ladro.
«Perchè sono quasi morto a causa loro» Conan lo guardò con un cipiglio nervoso. «Sono passati tre mesi da allora. » affermò lui mentre Kaito sospirò.
«Quel tizio Bourbon conosce l'assassino di mio padre ed io voglio portare a termine ciò che la legge non ha concluso.» «Se vuoi la vendetta…» «Voglio consegnarli alla giustizia»
Esclamò il ladro roteando gli occhi al cielo. Non riusciva a credere che dubitasse di colui che molte volte gli aveva salvato la vita. « Va bene.» affermò il ragazzo.

«È stato incastrato.. »affermò guardando l'uomo dal buondì capelli che la guardava con aria incredula la bambina che aveva lasciato sfuggire ciò
che dalle sue labbra era letteralmente sfuggito. « Da chi?» «Non spetta a me dirtelo» affermò nuovamente la ragazza mentre si sistemò il cuscino.
«Will,Selene cosa sa di me e suo padre? » chiese curiosamente la finta bambina.
« Sa che la vostra pericolosa missione vi ha costretti ad allontanarla da voi poi non le abbiamo detto nulla per la sua incolumità ma sa dei vostri incontri e vi conosce tramite le nostre storie.»
esclamò William mentre Shiho abbassò il capo.« Cosa succederà quando scoprirà la verità? Lo sai bene che alla legge non c'è scampo e che le bugie vengono sempre a galla.»
«Se tre persone testimonieranno a favore di mio fratello potrebbe salvarsi, Mary Sera è a conoscenza di alcune questioni riguardanti la morte dei miei genitori.
Poi tu hai l'immunità e sei schedata sotto doppio falso nome.»

« Susan? Subaru? Che sta succedendo?» chiese William vedendo entrare i due e subito dopo uscire i medici cacciati dal distintivo dell'unico agente che poteva usarlo.
« Shiho chan cosa sai di una certa Atena?» esclamò secca lasciando Ai con una sola gran confusione in testa
. «Perché vi interessa?» chiese la bambina senza fare troppe cerimonie. «Pare avere troppe informazioni e i MIB hanno preparato un piano per catturarla È stato Efesto a parlare, è il nome in codice…»
« Pinga.» soffiò la bambina. « L'Olimpo è un gruppo in cui entrano a far parte solo le persone più promettenti dell'organizzazione. Pinga ottenne il nome in codice di Efesto a sei anni,
fu il più piccolo dopo la dea Eris. Comunque tornando ad Atena, cosa ti interessa sapere? » chiese Shiho guardando la donna.
  « Il legame fra Pandora, l'organizzazione e una certa Sherry. » esclamò entrando nella stanza il giovane detective liceale Shinichi Kudo.
«Kid, ancora tu eh? Non ho mai avuto modo di ringraziarti.» esclamò Shiho, era molto semplice distinguerli, bastava guarda la posa e il sorriso che solitamente
Shinichi assumeva da qualcuno che lo imitava.

« Comunque Sherry, come credo tu già sappia, sono io. L'organizzazione degli uomini in nero è articolata persino meglio di una scala gerarchica.»
Effettivamente era così la tanto temuta organizzazione nera, da che la ramata ne aveva memoria era articolata in una scala gerarchica che prevede il boss al vertice,
le due braccia Rum e Panda, da lì poi le due organizzazioni di dividono in maniera completamente diversa. Al di sotto di Rum vi erano gli intoccabili:
Cerbero: la squadra dei grandi cani da caccia e gli Dei dell'Olimpo fra loro non vi erano mai infilati e se si arrivava a quel rango era difficile comunicare
con l'esterno anche perché la loro smisurata libertà era dovuta al fatto che il boss li aveva addestrati e se qualcuno sbagliava veniva punito con le pene dell'inferno.
Poi vi era la cerchia dei cocktail di cui facevano parte tutte le organizzazioni nominate prima, ricordava bene l'inferno nel non lasciar intuire agli uomini di basso rango il suo essere superiore a loro
e poi vi erano i pesci piccoli che finanziano con fondi e azioni illegali le due organizzazioni. L'altra organizzazione invece era capitanata dal Panda e segue la classificazione in due rami:
La ricerca e Il Furto. Il loro obiettivo era Pandora ed erano pronti ad uccidersi fra loro per averlo o almeno erano le parole che Tigre le aveva riferito durante la loro collaborazione.
«Su Atena cosa sai?» « È importante che io ve lo dica adesso? Onestamente mi gira un po' la testa. » esclamò Ai stendendosi sul letto.
Era stanca quella conversazione stava diventando estenuante era vero che i tre conoscessero il suo segreto ma ne aveva altri che voleva restassero sepolti sotto la coltre di ghiaccio del suo cuore. «L'organizzazione ha qualcosa che è collegato ad Atena e Ade, li vogliono fare uscire allo scoperto.» si portò le mani ai capelli stringendoli talmente forte da riuscire quasi a strapparli dal cuoio capelluto.
Era da tanto che non sentiva quei nomi, i loro nomi. Si portò le mani al petto colpita da una consapevolezza che le fece abbassare lo sguardo . « Cercavi questo? » esclamò William sorridendo
leggermente mentre la ramata lo afferrò mettendoselo  al collo. «Will...Dimmi che lei non è sola in questo momento. Ti scongiuro dimmi che è non l'avete lasciata sola.» esclamò mentre le lacrime iniziarono
a scorrere sul suo viso. Nella sua testa si alternavano immagini veloci di scenari uno peggiore dell'altro e la protagonista era la stessa. « Shiho calmati o…..»
«Ti prego Susan mi spieghi come posso calmarmi se so chi è che l'organizzazione sta disperatamente cercando?» esclamò tremando mentre Akia non sapeva cosa fare.
Aveva conosciuto entrambe le Miyano e nessuna delle due si era mai ridotta così. «Non mi dirai che…»
«Lo hai capito vero William? Ho fatto di tutto per nascondere lei eppure sono riusciti a rintracciarla. » concluse la bambina guardando il ragazzo con le lacrime agli occhi mentre
l'uomo corse via dalla stanza agitato. « Shiho….» « Ascoltatemi, le domande dopo. Tutti coloro che fanno parte dell'organizzazione, che siano membri dell'Olimpo o meno,
hanno un nome in codice. L'obiettivo che vogliono è Selene, la figlia di Atena e Ade…mia figlia.» esclamò guardando gli uomini che si rivelarono decisamente sconvolti da tale rivelazione.

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Capitolo 26
*** Venticinquesimo Capitolo ***



 Quanto tempo era passato da quando l'avevano strappata dalle braccia di suo zio?
Non lo sapeva con certezza ma la ragazza dalla voce gentile e con i capelli castani era venuta sei volte dal suo arrivo e di conseguenza dovevano essere passati almeno tre giorni.
Voleva tornare a casa. Guardò il ciondolo che aveva al collo, quegli uomini le avevano sequestrato solo il cellulare. Si avvicinò al muro ai suoni di passi pesanti, non appartenevano a quella donna.
La porta si aprì rivelando la sagoma di un uomo alto e slanciato con i lunghi capelli biondi, la fanciulla lo guardò in volto. In lui c'era qualcosa di simile a Zio William,
eppure i suoi occhi non erano del colore ghiaccio. L'uomo le si avvicinò provando a sfiorare delicatamente il chiaro viso ma istintivamente ella si protrasse anche se in realtà non lo temeva affatto.
Non sapeva il motivo ma aveva un sesto senso formidabile, riusciva a comprendere quando un pericolo arrivava quando lo avvertiva cercava di  non ferirsi ed evitava che i suoi affetti venissero colpiti.
« Non voglio farti del male. » esclamò lui inginocchiandosi. Nei suoi occhi per un attimo aveva intravisto l'espressione della giovane donna ramata ma era impossibile, giusto?
E allora perché ogni tratto della bambina gli ricordava la sua ex? « Come ti chiami? » chiese allora l'uomo incuriosito. Quella bambina era diversa. « Mi chiamo Selene. »

Il tempo sì fermò.
L'uomo perse un battito e cercò di deglutire la sua saliva.
Selene? Era dunque questo il suo nome?
Era certo di aver visto Shiho nei suoi lineamenti e ora quel nome.

All'apparenza aveva circa sei anni quindi l'eventuale gravidanza doveva essere avvenuta nell'anno in cui Akemi aveva orchestrato la loro fuga tuttavia non poteva essere giusto?
Shiho glielo avrebbe detto. No, non lo avrebbe fatto. Conoscendola doveva aver pensato che nascondendola al mondo, l'avrebbe sicuramente salvata ed effettivamente
considerando che l'aveva protetta da sola fino ad ora. « È un nome stupendo, ti piace il ramen? » domandò curioso guardando la ragazzina mentre le porse la scodella della cena.
«Si, lo amo. Grazie. » esclamò allegra iniziando a mangiare serenamente. « E quello? » esclamò l'assassino notando che al collo aveva un ciondolo dorato.
« È un regalo di mia madre, ho addirittura una sua foto. » esclamò mostrando il contenuto del pendente.
Era Shiho. L'avrebbe riconosciuta ovunque quindi era così.
Quella bambina era sua? Il fatto che portasse il nome di sua sorella era quasi una conferma per non parlare del colore dei capelli.
Adesso comprendeva perché Kir aveva spedito lui a portarle la cena, tuttavia non riusciva a ragionare.
Doveva rivelargli la verità?
Doveva tacere?

Era indeciso. Sospirò per il momento avrebbe aspettato.
« Era molto buono » esclamò allegra posando a terra la scodella e riportando alla realtà l'assassino.
« Mi fa piacere! » esclamò contento. Avrebbe tanto voluto scompigliarle i capelli ma aveva paura di poterla rompere anche solo sfiorandola.
Anche Shiho aveva provato quella sensazione? Sorrise malinconico, da sette anni la sua vita era un totale casino. « Tu sei buono. » affermò la bambina
appoggiandosi alle sue gambe per poi addormentarsi tranquilla. Quando aveva deciso di sedersi accanto a lei non avrebbe immaginato la mole di informazioni che sarebbe
riuscito a ricavarne. Non vedeva l'ora di dire alla sua amata che aveva ragione, c'era sul serio un motivo se lui e la bambina si assomigliavano.
Era papà.
Papà.

Non riusciva seriamente a crederci! Guardò la bambina dormire beatamente, era un angioletto e gli ricordava in parte sua sorella.
Proprio per questo motivo non poteva permettersi di rivelargli la verità, non ancora. Guardò la luna visibile dalla piccola finestra e sorrise.
L'avrebbe protetta a costo della vita.


Ore 22 e 30, Tokyo, Beika 2/22

A villa Kudo l'aria era decisamente tesa e a ciò non giovava la presenza dei rappresentanti di tutti i servizi segreti riuniti per combattere l'organizzazione.
William guardò Conan che cercava di rispondere alle domande e di fornire spiegazioni mentre Ai e Mary rimasero a capo chino sulla mappa olografica che erano riusciti a procurare.
Rise effettivamente la storia era difficile da credere, per quello il bambino si era armato dell'antidoto e di un cambio. « Il piano? » esclamò l'agente Jodie guardando il detective liceale tentare
di riprendere fiato per via della trasformazione. « È molto semplice, ci divideremo in due squadre. La prima, aiutata dagli infiltrati di occupare l'edificio e aprire il varco per la seconda squadra
che invece fronteggerà il boss. » esclamò Shiho mentre Akemi la guardò compiaciuta, era totalmente diversa dalla settimana prima, ricordava bene il giorno in cui aveva fatto cadere con lei la maschera.

Sospirò cercando di controllare i battiti del suo cuore.
Non riusciva a comprendere il motivo di tutta quella agitazione. Diamine era sua sorella, non un feroce assassino che al minimo rumore le avrebbe strappato la vita.
Di cosa aveva paura? Che cosa la spaventava? Forse la paura che l'avesse dimenticata oppure la rabbia per esserle sempre stata accanto senza mai dirle una parola?
Si fece coraggio e bussò. « Avanti » la voce flebile la fece sorridere leggermente. Forza Akemi, ora non puoi più tornare indietro.
E fu così, che con quella incitazione appena leggermente udibile abbasso la maniglia nera della bianca porta della camera 346.
Entrò nella stanza trovandola ancora intenta a pranzare, con indosso l'identico pigiama bianco che aveva lei, un colore che decisamente non poteva abbinarsi a loro.
« Sono felice che tu ti sia svegliata, bradipino.» la ramata sobbalzò lasciando cadere le bacchette e la guardava sorpresa con la bocca aperta..
Si era fatta tanti problemi sul come rivelare a sua sorella la sua identità, alla fine si era arresa optando il classico "Sono io, sorellina" ed invece vedendola le era uscito spontaneo usare
il soprannome che lei tanto odiava. Ai riconobbe subito quel soprannome, glielo aveva dato sua sorella da bambina poiché era molto calma e non voleva mai giocare con lei.
Il fatto che fosse uscito dalle sue labbra adesso era la conferma che voleva sentire.
Prima di farle da scudo col suo corpo durante quell'esplosione, l'aveva chiamata col suo vero nome ed ora ne comprendeva il motivo.
«Onee-chan!» esclamò fra le lacrime mentre lentamente la sua sorellona l'abbracciò.



Fu il suono del cellulare di Akai a riportarla alla realtà, il brusio che ne conseguì tuttavia la incuriosì e non poco.

Ehilà è da tanto che non ci vediamo!
Stasera ho visto la magnifica luna e ti ho pensato,
ti va di fare quattro chiacchiere nel nostro posto preferito?
Sono anni che non ci andiamo, e fanno un deserto di fuoco niente male.
Stasera alle 23 puoi?



«Vi dico che non l'ha scritto mia sorella.» esclamò Eisuke mentre Ai sorrise guardando William che aveva un viso molto confuso.
« Ci sta avvertendo, vi dico. » esclamò Susan mentre Camel ripeteva che aveva sicuramente sbagliato messaggio.
« AKAI » urlò la ramata facendo tacere i presenti. « Scrivile: Hai ragione, è da tanto che non parliamo. Ma stasera non posso, magari lo faremo domani sera. » esclamò Ai mentre tutti la guardarono basiti.
«Tu lo hai capito? » chiese Shinichi sconvolto. «Sono state fatte due affermazioni veritiere da stasera detective, e nessuna è tua. Perdi colpi, Sherlock» esclamò prendendolo in giro.
« La prima è quella di Akai: Il messaggio non è per i servizi segreti ma per me. La seconda affermazione vera è quella di Eisuke, l'ha mandato Kir ma è chiaramente da parte di Gin » esclamò
la ragazza mentre Kudo spalancò la bocca sconcertato.
Gin? Quello che aveva provato ad ucciderla sull' Haido Hotel? « Come puoi dirlo Shi-chan? » chiese curiosamente la sorella maggiore.
« Seguite il mio ragionamento: Kir ha scritto ad Akai recentemente quindi il "È da tanto che non ci vediamo" vuol dire che è da parte di qualcun altro.» esclamò William che
finalmente aveva compreso mentre la ramata annuì. « Ho visto la luna e ti ho pensato, nel greco antico luna si scrive Selene, che è il nome di nostra figlia. » esclamò facendo spalancare altre bocche
per la rivelazione. « Cosa vuol dire Deserto di Fuoco? » chiese Camel mentre la bambina lo squadrò.
« Questo Cocktail si ottiene mescolando insieme il Gin allo Sherry. Il messaggio in realtà è: Non ci vediamo da tanto ma vedendo Selene mi sei tornata in mente,
so che è nostra figlia e vorrei parlarti. Nulla di complicato.» esclamò la ragazza mentre Shinichi
la guardò realizzando per la prima volta che nell'arco di quell'anno non aveva mai provato a conoscere meglio la ragazza.

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Capitolo 27
*** Ventiseiesimo Capitolo ***


Selene si svegliò notando di essersi addormentata al petto dell'uomo che tranquillamente stava dormendo appoggiato contro il muro della sua cella.
Si strinse maggiormente a quell'uomo, per essere lì non doveva essere una brava persona eppure con lei lo era stato.
Svegliò l'uomo, terrorizzata. Era stato un rumore di passi veloci a farla svegliare e adesso vi era l'allarme in funzione a cui seguirono violenti boati.
« Tesoro, stai tranquilla. » esclamò l'uomo accarezzando la testa della bambina.
« Però io…» l'uomo le posò l'indice sulle labbra e la strinse a sé. « Andrà tutto bene. »

« Sta andando tutto per il verso sbagliato! » sbottò l'uomo dai lunghi capelli biondi mentre si ritrovò davanti le guardie dell'FBI che
gli puntavano contro una pistola. Non era molto bello essere circondati, pensava di riuscire a scappare in tempo ma evidentemente sbagliavano di grosso.
Shiho sospirò nascondendosi dietro al muro lasciando che i due uomini in nero salissero le scale per recarsi a proteggere il boss dell'organizzazione.
«Ma ciao Sherry aspetti qualcuno ? » chiese Vermouth puntandole la pistola alla nuca.
« Lascia che ti guardi in faccia, o hai paura che possa farti del male? » esclamò acida, aveva sentito il suono di tacchi ma il suo sesto senso era impazzito da
quando aveva messo piede in quella gabbia di pazzi. « Coraggiosa noto. » esclamò la donna ghignando, un colpo di pistola tuttavia fece voltare la donna dai capelli
biondi. Dinanzi a lei vi era un ragazzino di circa venti anni, la pelle completamente ustionata sulla maggior parte del viso e camminava zoppicando.
Lo riconobbe. Era lui.
Chronos!
Shiho ne approfittò per disarmare la bionda mentre vennero raggiunti da alcuni agenti che provvidero a portarla via.
« Shiho sono felice che tu sia viva. » « Devo ringraziarti Jack è solo merito tuo. Sai se c'è qualcuno nelle prigioni? E sai se la struttura è stata modificata? » chiese lei mentre l'uomo ci pensò.
« Gin, poi stamattina Bourbon è stato catturato, dovrebbe esserci anche lui se non è stato già ucciso. » esclamò mentre Shiho si raggelò.
« Devo portarlo via, dammi una mano. » esclamò scendendo di corsa le scale. « Gin ti ucciderà! E Bourbon ammazzerà me. »
«Non se gli dici che sei mio amico. » esclamò mentre si arrestò, c'era qualcuno che stava scendendo le scale, perciò si nascosero dietro ai muri che immettono le scale nel gran corridoio.
Strinse i pugni. Era Margarita. Non appena la donna dai capelli castani entrò nel corridoio il ragazzo dai capelli corvini la tramortì rompendole un vaso in testa.
« Muoviamoci. » Kir si guardò intorno, aveva detto alla squadra che era con lei di non uccidere Gin se lo trovavano a tiro tuttavia non capiva dov'era.
Aveva girato l'intera base, ma Vodka aveva detto di non averlo visto nelle prigioni. Era scomparso nel nulla. Sperava solo che non fosse stato ucciso.
Il suono sordo di uno sparo le fece sgranare gli occhi e un dolore lancinante si propagò dal fianco destro.
Si voltò notando lo sguardo assassino che Baileys le stava rivolgendo, Kir fece una faccia schifata facendo esplodere due colpi, ma lui riuscì a schivare e la colpì nuovamente.
La giovane si morse un labbro colpendo il giovane nelle articolazioni, per impedirgli di fare anche solo un passo. Si accasciò in terra, completamente esausta.
Forse avrebbe dovuto mettere un giubbotto anti proiettile più pesante.

Shiho si asciugò con il cuore in gola un rivolo di sangue mentre l'uomo che le stava dinanzi si alzò per l'ennesima volta.
Non credeva che avrebbe incontrato Zeus. Schivò il suo pugno per poi tirargli un calcio in pieno viso, facendolo barcollare per poi dargli un montante e farlo cadere in terra.
Prima che si alzasse si mise a cavalcioni sul suo stomaco iniziando a stringergli la gola con tutte le sue forze, per farlo svenire.
Era stata fortunata, aveva appreso le arti marziali dall'unica persona che Zeus non era mai riuscito a battere, il soprannome di Ade se l'era guadagnato per il suo
essere scrupoloso oltre al fatto che mai nessuno era sopravvissuto a un suo incontro.

La stanza buia era umida e sudicia, l'uomo biondo sbuffò. Le ferite, derivate dalla rissa che si era generata quando la sua copertura era saltata,
gli dolevano rendendo arduo il suo essere legato al soffitto. I piedi poggiavano solo di punta e non riusciva a reggere più a reggere in quella posizione.
Sospirò. Era stremato. La porta si aprì rivelando l'uomo dai lunghi capelli biondi avvicinarsi a lui con uno strano sorriso, che cosa voleva Gin da lui?
« Bourbon, sono qui per liberarti. » esclamò l'uomo facendogli vedere la chiave delle manette.
Era stato fortunato a incontrare Richard, aveva potuto lasciargli la sua bambina e proseguire per liberare il suo compagno.
« Mi manda Sherry e...» sbiancò alla vista di Gin con l'infiltrato. « Lei dove è? » chiese Bourbon mentre lui guardò l'assassino che,
senza nemmeno degnarlo di un'occhiata lo aveva sorpassato uscendo dalla camera.

Aveva il cuore in gola, non aveva la più pallida idea di quando o come l'edificio avesse iniziato a bruciare eppure correva fra le fiamme, era l'ala B dell'edificio, lì vi erano i laboratori.
Era preoccupato per l'incolumità di quella bambina. Guardò la porta dinanzi a sé. Chiusa a chiave. Tsk. Non lo avrebbe certamente fermato una porta chiusa.
Però era ironico. Molto. La vita di quella bambina dipendeva nuovamente da lui, e lei non sapeva neanche chi fosse il castano paladino che l'aveva nuovamente tratta in salvo.
Magari un giorno sarebbe diventato il suo principe azzurro oppure sarebbe stato suo fratello maggiore a prendere quel posto e si sarebbe accontentato del suo sorriso.

« Gin, chi è quella donna? » esclamò curioso guardando la ragazza in camice bianco che dava loro le spalle.
« Una che non conviene metterti contro, Cucciolo.. » era strano sentire il suo fratellone chiamarlo con l'appellativo che quella donna gli aveva affibbiato.
Però da un lato gli aveva fatto notare uno scomodo dettaglio, se la copertura di Gin fosse saltata si sarebbe ritrovato in una pessima posizione e non poteva permetterselo.
«Ho notato ma fra voi…» era bastato il suo sorriso a farglielo capire. Il suo fratellone si era innamorato. Della persona più sbagliata che potesse esistere.
Scosse il capo, da quel giorno non era riuscito a non litigare con il fratello.
Si era innamorato di una donna priva di scrupoli, di una tredicenne che passava le ore a inventare veleni mortali per il puro piacere di farlo.
Aveva un nome in codice e sapeva che tipo di lavoro avrebbe svolto in seguito alla sua entrata.


Non sapeva, a quei tempi, di aver preso un abbaglio.

«Shiho dobbiamo andarcene prima che entrino » urlò la ragazza dai lunghi capelli castani mentre la ramata scosse il capo.
« Se ora noi andiamo via, questa gente verrà uccisa. » erano state avvisate, l'organizzazione sapeva dov'erano ed era solo questione di tempo.
«Scap…» « Akemi, loro sono già qui. Mi chiedo solo perché l'organizzazione non è ancora venuta distruggere questo posto, Latte.» aveva parlato in giapponese guardando me,
se ne era accorta per quel motivo non gli aveva mai dato confidenza in quei due giorni. « Tu…»
La ramata sparì dalla sua vista per un attimo recandosi in una stanza.
Non sapevo cosa stesse facendo, ero disarmato e la sorella della ragazza, che non sapevo esistesse, mi aveva bloccato.
« Hai nascosto all'organizzazione di averci trovato nel rispetto di tuo fratello vero? Io so tutto, Rick. »
Non era il suo nome completo, ma era il soprannome che da sempre Dominic usava quando gli aveva rivolto la parola in passato.
« Sherry che cosa… »
« Permetti a mia sorella di scappare con la mia bambina ed io ti seguirò. Ti scongiuro, non voglio che cresca nell'ambiente che ci ha allevato. Non voglio che diventi un'assassina.»
Era caduta in ginocchio stringendo al petto la neonata che non avrebbe potuto avere più di qualche giorno.
Le lacrime bagnavano il suo viso che era rivolto alla dolce e innocente creatura che aveva fra le braccia.
« Shiho non puoi fidarti di lui. Ti ha sempre odiata, me l'hai detto tu stessa. » esclamò la giovane ringhiando.
« Lo so Akemi, so bene che mi odia…tuttavia questa bambina è nata dall'amore che mi lega a suo fratello.
Selene è sua nipote ed io, in cambio della vita di mia figlia, sono pronta anche a porre fine alla mia.»
Nei suoi occhi oltre alla disperazione, leggeva una strana determinazione che mai prima d'ora aveva trovato in nessuna delle sue imploranti vittime.
Solitamente rifiutava missioni in cui bisogna uccidere allegre famigliole, quelle per lui erano un tasto dolente.
"Sa anche di lei? Maledizione fratello, le hai seriamente fornito ogni singolo dettaglio?" Strinse i pugni.
Non aveva mai ucciso un bambino e non avrebbe iniziato ora.

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Capitolo 28
*** Ventisettesimo Capitolo ***


 
Era doloroso restare lì impalata ad osservare quella scena, si scambiò un'occhiata con il giovane dai capelli biondi e
gli occhi grigi solo per notare che anche lui era nella sua stessa condizione. Riportò lo sguardo sull'uomo che amava
ancora intento a stringere fra le sue braccia la scienziata dai capelli ramati. Non capiva.
Perché lei e il suo compagno di sventure erano lì?
Dovevano seriamente soffrire nel vedere quel quadro commovente in cui loro erano ospiti indesiderati?
Anche Bourbon…anzi Rei aveva lo sguardo affranto. L'organizzazione era stata sterminata,
la giustizia aveva vinto e lei avrebbe voluto rivedere suo fratello che aveva intravisto di sfuggita
tuttavia il suo fidanzato l'aveva trascinata in quel luogo per poi precipitarsi ad abbracciare la sua ex-fidanzata.
Non avrebbe mai potuto competere con il suo primo amore, lo sapeva bene.
 
L'uomo biondo tuttavia a dispetto di Hidemi era ancora più ferito.
Lui gli aveva dichiarato il suo amore e lei non solo non aveva risposto l'aveva obbligato anche ad assistere al loro
appuntamento. Era così frustrante la consapevolezza di aver perso in partenza. Akemi gli aveva accennato
alla loro relazione ma non credeva che l'avrebbe condotto al suo appuntamento.
Guardò uno strano luccichio sul viso della giovane, non era possibile che Shiho stesse piangendo.
 
L'uomo si allontanò lentamente da lei, era stato più forte di lui e l'unico modo che aveva per potergli esprimere
tutta la sua gratitudine. Quando si erano incontrati di sfuggita in quel campo di battaglia,
gli aveva chiesto di poter portare con sé una persona molto importante e Shiho aveva compreso immediatamente.
 Non era mai stata stupida al contrario suo. 
Aveva compreso da subito, forse complice anche la sua agitazione nell'aver ritrovato la sua amata priva
di sensi e ricoperta di sangue, quale fosse la verità. Però da un lato il fatto che anche lei quella sera non fosse sola,
gli aveva fatto trarre un sospiro di sollievo, entrambi avevano compreso una cosa molto importante.
Il loro amore non poteva avere alcun futuro e infatti non era durato. Si morse un labbro facendo cenno alla giornalista
di avvicinarsi, cosa che anche la donna non esitò a fare. Il poliziotto incuriosito dallo sguardo della ramata gli si avvicinò
lentamente.
 Shiho sospirò, avrebbe voluto restare da sola con l'uomo biondo ma alla fine dei conti era giusto così.
I loro compagni meritavano di avere una valida spiegazione, soprattutto Amuro al quale ancora non aveva dato risposta.
Guardò l'uomo biondo che si era intanto seduto per terra al centro della radura sperduta, era stato lì che lui le aveva chiesto di
diventare la sua fidanzata ed era sempre quel posto ad aver accolto i passati complotti sull'organizzazione.
Era il posto in cui Gin e Sherry così come Ade e Atena erano un ricordo lontano,
qualcosa di inesistente perciò quale luogo migliore per ritrovarsi a fare quattro chiacchiere? 
 
«Tesoro, ti ricordi la bambina dai capelli biondi? Quella che credevi avesse un legame con me? » chiese l'uomo guardando
la sua fidanzata che si sedette accanto a sé. Shiho sorrise grata, evidentemente lui aveva trovato il modo di rompere il ghiaccio,
come sempre. Guardò l'uomo seduto alla sua destra, Richard gli aveva confidato di aver lasciato Selene a lui per qualche minuto
e voleva accertarsi che anche il ragazzo che amava avesse compreso di chi si stesse parlando.
Era proprio quello il motivo per il quale non aveva voluto rispondergli, Rena non poteva prendersela con
Dom perché neanche lui sapeva dell'esistenza di sua figlia ma per lei la questione era completamente diversa e
nascondere l'esistenza di Selene era ciò che mai si sarebbe perdonata.
« È nostra figlia. » sospirò Shiho non appena notò il cenno positivo dei due.
« In che senso? » ebbe il coraggio di chiedere Bourbon mentre l'agente della CIA guardò la ramata.
Era stata un'illusa.
Si alzò, non sarebbe rimasta lì nemmeno un secondo di più.
Lui le aveva mentito e le bastava sapere questo.
La ramata si alzò senza dire nulla, ma fece chiaramente comprendere ai due di non dover schiodarsi da lì.
 
 
Era un'ingenua a credere che fosse sincero.
Si fidava di lui ma troppe cose le aveva nascosto.
Suo fratello, l'esistenza di una sorella che aveva sentito nominare per caso dal ragazzo chiamato William,
un'altro fratello ed ora persino una figlia! Lei gli aveva riferito tutto il giorno in cui si era tradita ma lui…
lui le aveva raccontato una mezza verità con abbondante contorno di menzogne.
Come poteva perdonarlo? Come?!
Forse se non avesse scoperto la maggior parte delle sue menzogne ora sarebbe rimasta lì,
con il pensiero idiota che magari lui non sapeva del suo essere genitore ma ora non sapeva più a cosa credere e soprattutto in chi.
« Immaginavo che sarebbe andata così, in verità io non volevo che voi due foste presenti. » sospirò Shiho sedendosi dall'altro lato del tronco.
 
« Quindi immagino che tu la ami? » fu una domanda rapida che lo sorprese, non era da lui quel tipo di domanda.
Tuttavia aveva bisogno di sapere la verità e voleva capire da sé.
Amuro era un detective e riusciva a comprendere semplicemente in parte quel bisogno di sentirsi dire la verità.
Non era idiota, se Shiho non aveva risposto molto probabilmente era perché lei era innamorata di lui
e ciò poteva spiegargli anche il perché avesse finto di dormire.
« Un tempo l'ho fatto, ma parliamo di due anni fa. » quella rivelazione sorprese il ragazzo, non si aspettava
una tale schiettezza eppure il fatto di sapere quella risposta non lo rendeva tranquillo.
« Posso comprendere i tuoi dubbi, ma fidati lei per me ora non è altro che…» si bloccò.
Seriamente stava per dire quella parola? 
Si era tanto tormentato per cercare una risposta a quel "Noi" che lui e Shiho erano stati in passato ed ora eccolo
che stava per pronunciare a quell'uomo il termine "Sorellina". Sospirò forse inconsciamente lo aveva sempre saputo,
semplicemente aveva bisogno di smettere di pensarci e di parlare con un estraneo.
 
« Lui ti ama, lo si nota dallo sguardo. » esclamò la ramata.
«Mi ha mentito, per tutto questo tempo.» affermò lei.
« Mi ha sempre detto di non avere nessuno oltre a me, ed invece…»
« Dal suo punto di vista aveva ragione. Lui è sempre stato solo, certo ha una famiglia ma con loro non ha il coraggio di parlare.
Come potrebbe d'altronde? Per tutti, la colpa della morte della sua gemella e dei loro genitori, è sempre ricaduta sulle sue spalle.» esclamò
abbassando il capo. Dom era fantastico, in ogni situazione riusciva a farsi carico di qualsiasi responsabilità senza restarne mai schiacciato.
« Tu lo ami, è normale difenderlo. Tuttavia io non credo che lui non sapesse di avere una figlia, dato che ogni notte ne chiama il nome.» sbottò Hidemi mentre Shiho si voltò sentendo il rumore del calpestio dell'erba e sorrise. 
Avrebbe parlato dopo con lui, e avrebbe potuto lasciare Hidemi nelle sue mani.
« Era mia sorella. » la ragazza sobbalzò a quella voce che protendeva una mano verso di lei. 
« Tua…sorella? Mi prendi in giro? » esclamò furiosa guardandolo negli occhi.
« No amore mio, non potrei. Di mia sorella detesto parlarne, così come odio parlare della mia famiglia. »
I suoi occhi erano sinceri, eppure perché la sua mano non la ascoltava? 
Perché non riusciva ad afferrare la sua gelida mano che le porgeva aiuto?
 
« Sapevamo entrambi che era sbagliato ma non ci importava. » esclamò di colpo la ragazza ormai lontana da quei due.
« Cosa intendi Shiho? » domandò l'uomo.
« Ti racconterò ciò che c'è stato fra me e Dominic.» 
«Guarda che non mi interessa. »
« Lo dici solo perché temi che ti possa ferire, lo sai vero?»
Elena non aveva una figlia normale, non comprendeva mai se le sue frecciatine erano spontanee o meno.
« Io e Dom non ci amavamo, o meglio il sentimento che ci legava non era certamente quello che lega il tuo cuore al mio.
Quel giorno ho finto di dormire perché non potevo…non potevo ancora dirti nulla ma ora.» 

Flashback 
Era asfissiante e non ne poteva più. In quel laboratorio non c'era nemmeno l'ombra di un rumore neanche
lontanamente di origine umana. L'unico rumore all'infuori delle sue rapide dita che digitavano furiose
i tasti del computer era il ticchettio dell'orologio. Guardò nuovamente la porta nella speranza che
qualcuno l'avrebbe trascinata via da quelle mura bianche che tanto odiava. Nessuno sarebbe venuto, nessuno. 
La mano tremava ogni volta che alla fine la porta si apriva, il mio mentore non era decisamente una persona che a me piaceva.
Aveva già provato più volte il terrore di avere il fiato sul collo e una pistola puntata costantemente alla tempia,
ma avrebbe tanto desiderato che fosse la sua a saltare in caso quel grilletto venisse premuto.
 

 

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Capitolo 29
*** Ventottesimo Capitolo ***


Come cancelleresti il passato? Ti sei illusa di poterlo fare ed ore eccoti qui a testa china in quel perco isolato a notte fonda. Non era riuscita a tornare a casa, James era ancora al lavoro fortunatamente. Tuttavia ora che era tutto finito non sapeva cosa fare. Nulla avrebbe trattenuto Akai dal restare in Giappone accanto alla sua amata Akemi. Aveva da sempre saputo che sarebbe finita così, certo con la sua morte sarebbe tornato in America ma sicuramente non avrebbe potuto scegliere di restare in Giappone. 
Era egoista e lo sapeva bene, forse anche troppo. 
Ma a lei bastava anche solo restare ad osservarlo dal suo angolino per sentirsi contenta. Sapeva di non poterlo trattenere, soprattutto ora che Akemi era viva.
« A…gente Jodie? » la sorprese una voce femminile che non si aspettava di udire. 
 « Miyano- san? » esclamò la diretta interessata. L'uomo castano guardò la sua fidanzata avvicinarsi alla panchina dove vi era seduta la giovane donna americana con una faccia tutta fuorché allegra.
Già, di cosa dovevano rallegrarsi? Si sarebbe tornati alla vita di sempre, semplicemente con alcune persone in meno anche se si sentiva meglio sapendo in galera gli assassini della sua famiglia. Alzò gli occhi dal cellulare, chissà alla ramata come stava andando.
 
 
« Sono stata un idiota, scusami. » esclamò la castana mentre si allontanò dal suo caldo e confortevole abbraccio.
« Va da lei » esclamò lei mentre l'uomo la guardò sorpresa forse coinvolgerla non era stata una buona idea.
« Resto qui. » affermò lui mentre lei scosse il capo spingendolo verso la ramata. « Dovete parlare da soli. » 
 
 
« Akemi? Come mai da queste parti? » tentò di abbozzare un sorriso ma a giudicare dall'espressione della castana, il finto sorriso si era trasformato in una strana smorfia.
« Ero uscita a fare due passi con il mio fidanzato. » assottigliò gli occhi guardando nella direzione indicata dalla giovane in cui vi era l'uomo che la aspettava.
Però non riuscì a riconoscere in quell'uomo i lineamenti dell'agente dell'FBI, Akai non era così alto ed era più robusto. Che si fosse preoccupata inutilmente?
«Oh allora è il caso che tu torni da lui.» 
« Tranquilla, Riky non si fa di certo alcun problema. Immagino che tu sia giù per un ragazzo. 
La butto lì, è Shu?» c'era qualcosa di tremendamente insopportabile nel nome Shu pronunciato dalla sua voce, tuttavia non poté fare a meno di annuire.
« Lo immaginavo, è uno scemo quando di tratta di sentimenti. » esclamò quasi allegra e per quanto non le piacesse quel velato insulto doveva ammettere che aveva ragione.
 
« È giusto che tu sappia che io non ti amo. » affermò l'uomo dai capelli rosa guardando il pavimento bianco di quella camera d'ospedale. La giovane insegnante distesa cercò di non ridere, quella situazione aveva un ché di strano. « Quindi ti sei deciso a tornare dalla donna che ami, non è forse così cugino? » era stato uno shock per lei scoprirlo e se non fosse stato per Richard forse non l'avrebbe mai saputo. « Cugino? » esclamò sorpreso lui.
« Le nostre madri erano sorelle, buffo vero? » esclamò Akemi cercando di nascondere un sorriso nostalgico.
Di sua madre ricordava poco e nulla ormai.
« Non ne avevo idea…» mormorò semplicemente lui.
« Comunque mi fa piacere il fatto che anche tu abbia deciso di chiudere questa storia. Anche io non provo più gli stessi sentimenti nei tuoi confronti. » affermò la giovane.
 
 
« So che ti devo molte spiegazioni, dopotutto ho tradito la tua fiducia. » esclamò guardando Hidemi e Rei conversare fra loro. « Si direi, ma comprendo che tu l'abbia fatto per proteggerla. » sospirò lui mentre Shiho lo guardò.
« In realtà non te l'ho detto perché sono una codarda. » 
ammise cercando di trattenere le lacrime. « Non è vero.» 
« Invece si. Avevo paura che tu ti saresti allontanato, che non avessi voluto sapere più nulla né di me, né della bambina che portavo in grembo. » esclamò stringendo i pugni mentre una lacrima solitaria sfuggì al suo autocontrollo. Lui fu rapido nell'asciugarla.
« Anche io ho le mie colpe Shiho. » dichiarò lui facendo sobbalzare la ramata. «Non stavolta Dom.»
«Dopo che ti hanno riportata fra noi tu sei diventata strana, ti sei completamente allontanata da me e si è iniziata a creare la frattura che ha portato alla fine del nostro rapporto. La verità è che io non ho mai cercato di comprendere cosa fosse accaduto, non sono stato lì per tè quando ne avevi seriamente il bisogno. » spiegò.
« Questo non significa nulla. » esclamò lei a quel punto.
« Forse per te no, ma per me sì. In quell'anno ho cercato di trovare una valida spiegazione senza mai riuscirci e mi sono detto : "Forse non l'ho mai compresa" poi però quando ho realizzato di non essermi mai sforzato, ho fatto un tentativo. Ho provato a riportare le cose com'erano, ma era troppo tardi. Era da un po' che volevo dirtelo. Ora io non so quale significato io abbia avuto per te, ma quel periodo per me è stato il più bello e…. » esclamò lui mentre la ragazza portò le mani al suo collo stringendolo a sé in un tenero abbraccio.
 
«Sei riuscita a calmarti Hidemi?» chiese l'uomo con lo sguardo fisso sui due ragazzi più avanti.
«Tu come fai a essere così calmo? » chiese la giovane mentre l'uomo la osservò di sottecchi.
« Sapevo che Shiho avesse una bambina ma non sapevo che fosse la figlia di Gin. » esclamò alzando le spalle.
Effettivamente era vero, Shiho gli aveva raccontato la maggior parte delle cose omettendo solo la relazione con l'assassino biondo tuttavia quando aveva menzionato la bambina non aveva fatto domande. Conosceva l'organizzazione, e sapere che quella bambina non fosse nata da uno stupro ma da un uomo che un tempo lei aveva amato, era un sollievo. « Comunque io non sono geloso del loro rapporto. » esclamò lui sorprendendola.
« Gin l'ha definita la sua "Sorellina" e Shiho mi ha fatto intendere che anche per lei è così. Ora io non saprei perché non lo conosco ma…»

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Capitolo 30
*** Ventinovesimo Capitolo ***


Era passato un mese dalla battaglia finale.
Shiho e Shinichi avevano rivelato a tutti la verità
e fra alti e bassi ormai gli ingranaggi stavano
lentamente tornando al loro posto. Shiho sospirò, mancavano solo tre mesi e poi gli agenti d'oltreoceano sarebbero tornati a casa e non poteva fare a meno di chiedersi se anche lui li avrebbe seguiti. Scosse il capo sospirando mentre fu notata dall'uomo dalla carnagione olivastra e gli occhi verdognoli.
« Ehilà cuginetta come mai da queste parti? » esclamò sorpreso l'agente dell'FBI Akai Shuichi.
« Zio Akai!» esclamò allegra la piccola Selene,
era molto euforica dato che avrebbe incontrato
sua cugina. Nell'arco di quel mese il dottore
aveva concluso la pratica ed ora la piccola
Hikari poteva tornare finalmente a casa con
il nonno. Sospirò quando il telefono squillò e ciò insospettì Akai.

 
«Stasera hai impegni? Organizziamo una festa di benvenuto, ci sono poche persone vicine al dottore.» chiese chiudendo la telefonata. Sua sorella aveva iniziato a giocare al piccolo cupido e lei non riusciva a distoglierla da quella idea. E portare anche Jodie non creava un'ottima situazione, 
 
Hidemi sospirò sommessamente rigirandosi
fra le mani la lettera in bianco e nero per poi guardare Eisuke.
« Hidemi, non preoccuparti. Io ti comprendo. » esclamò il suo fratellino abbracciandola calorosamente. Voleva piangere ma le lacrime
le aveva finite, era stata una nottata intensa.
Dato che il suo fidanzato aveva dormito con Selene, lei aveva avuto tutto il tempo di
pensare a cosa raccontare al suo capo.
Tuttavia ora che aveva visto suo fratello che comprensivo l'aveva condotta fin alla porta del direttore… si chiedeva se anche Dom avrebbe condiviso la sua decisione. Lo stava facendo
per loro, non voleva minare il rapporto
saldo che avevano. La distanza avrebbe
impedito loro di mantenere i contatti,
soprattutto con il lavoro svolto per la CIA. Lavorare come agente segreto non era
certamente facile e lo sapeva bene,
il rischio era allontanarsi.
E sapeva bene che lui l'avrebbe seguita.
Non voleva ma soprattutto non poteva
separare Dom da sua figlia, dai suoi affetti.
Non sarebbe stato giusto privarlo di suo padre e lei comprendeva perfettamente come avrebbe potuto sentirsi Selene. Aveva perso suo padre anche lei ma erano situazioni diverse, tuttavia la scena di Dom e Shiho che in lacrime abbracciavano Selene era ancora vivida nella sua testa. Non riusciva a dimenticarla. In quel momento si era sentita di troppo, una guastafeste per cui non vi era spazio.

Era stata Shiho ad avvicinarsi a lei con la piccola Selene, la giovane ramata l'aveva presentata come la compagna del padre e la piccola non aveva fatto neanche una piega ma anzi l'aveva abbracciata.
 Come poteva allontanarla da suo padre? Inoltre amava tanto il suo fidanzato, al punto che al solo pensiero di sottrargli il diritto di crescere sua figlia, privandolo di sentirsi chiamare “Papà” si sentiva colpevole.
 
« Akemi io non…» la ragazza roteò gli occhi al cielo.
« È mio cugino, è normale che gli devo dare una mano.» 
« Guarda che mi ritengo un idiota. La mia ragazza pensa solo a fare fidanzare il suo ex. Almeno coinvolgimi nei tuoi piani » esclamò seccato il ragazzo mentre Akemi rise, non si aspettava una mossa del genere da lui ma era vero che spesso anche i simili si attraggono. « Ma la tua amica?» 
chiese ad un certo il giovane ragazzo mentre le circondò le spalle. « Hidemi ?» chiese lei cercando di comprendere a chi si stesse riferendo. «Non mia cognata la ragazza col corno che ti somiglia…» esclamò lui mentre Akemi scoppiò a ridere. « Si, Ran sarà presente stasera. Shiho sembra molto legata a lei e so che le ha saltato una vita una volta.» «»Una principessa azzurra? Tralasciando gli scherzi non sapevo che Shiho le dovesse la vita » affermò lui mentre Akemi sorrise leggermente.
 
« Ma no. Dominic no!» esclamò Shinichi chiedendo al cielo che cosa potesse aver fatto di così tanto sbagliato al mondo.
L'uomo dai lunghi capelli biondi si era autoinvitato nel suo pomeriggio di shopping e si era trascinato dietro anche il cameriere del Poirot che rideva divertito sotto i baffi.
«Vuoi o non vuoi chiederle di fidanzarsi? Le nostre signore hanno già un bellissimo anello al dito. Forza Kudo. » era incredibile come Amuro si trasformasse stando con il biondo assassino dagli occhi smeraldi.« Suscettibili oggi » affermò l'assassino notando la faccia di Shinichi.
Forse avrebbe dovuto chiedere consiglio a Shiho, altro che quei due. « Kudo e questo? » chiese esasperato l'ex criminale indicando un anello intarsiato di piccole pietre preziose. « Lo prendo! » affermò entusiasmato il giovane detective mentre Amuro sorrise. « Ora come glielo chiederai? » affermò il giovan dai lunghi capelli dorati facendo scattare Shinichi che balbettando cercò di formulare una risposta.
 
 
« William? Adesso che tu hai risolto con tuo fratello non ti dispiace abbandonarlo qui con Selene? » affermò la donna dai corti capelli biondi e gli occhi color smeraldo.
« È complicato. Vorrei recuperare in qualche modo il tempo perso ma non so da dove iniziare. » ammise il giovane con un sospiro frustrato mentire finì di sistemare l'angolo torta. « Perché non chiedi aiuto a Shiho?» chiese Susan mentre la ragazza dai capelli corvini fece il suo ingresso. « Cosa dovete chiedere alla mamma? » chiese curiosa la bambina che ne aveva approfittato per salire in braccio a Hidemi. «. Riguarda Dominic cara, William non sa come riallacciare il rapporto con lui. »
« Siete fratelli, perché non andate a mangiare fuori solo voi tre? Così avrete occasione di parlare no? » affermò la giornalista esasperata togliendosi il camuffamento.
«Concordo con lei. » affermò Shiho salutando calorosamente la zia. Selene aveva sciolto molti cuori nell'arco di quel mese.
 

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Capitolo 31
*** Trentesimo Capitolo ***


 
Il secondo mese passò velocemente,
Shiho e Dom avevano trascorso la felicità di
Selene che ora dormiva tranquilla sulle gambe
di zio William. Era decisamente straziante il fatto
che dovesse tornare in America lasciando .Richard in Giappone e non sapeva
ancora cosa volesse fare Dom.
« Fra te e Rei come procedono le cose? » chiese per tentare di intavolare un discorso.
« Mi ha chiesto ufficialmente di essere la sua
fidanzata ed io ho accettato ma non è questo
ciò di cui volevo parlarti. Partirai? »
domandò lei con voce tremolante ed
il ragazzo la guardò sospirando.
« Hidemi si è licenziata… Restiamo in
Giappone anche se non ho ancora avuto
 modo di dirlo a William. » affermò lui
mentre la ragazza guardò il ragazzo biondo per comprendere esattamente cosa avesse detto.
 
« Hidemi hai rinunciato alla carriera?» esclamò
sorpreso il dottore Agasa che osservò Selene
dormire abbracciata alla piccola Hikari.
« Si, quella vita non fa più per me. La verità è che
non voglio che la creatura che mi porto in grembo
soffra ciò che io o Dominic abbiamo passato.
Il lavoro di agente segreto è pericoloso,
troppi nemici e raramente potrei essere
presente. Certo posso continuare a lavorare
fuori dal campo, ma non è ciò che voglio. » affermò Hidemi mentre scese lentamente le
scale fermandosi a guardare il dottore che
annuì comprensivo. Era come avere un
secondo padre, i suoi consigli erano
sempre giusti.
« Shiho questa sera vi va di andare al sushi? »
chiese un po' a disagio il ragazzo mentre la
ramata lo guardò incuriosita, fu William a
spiegare che l'appuntamento era a tre.
Shiho accettò incuriosita, tanto Rei
comunque sarebbe dovuto arrivare a
breve a quel punto la bastava avvisarlo
del cambio di programma.
 
 
Il dottore sospirò sedendosi sulla
poltrona del salotto.
 Ran e Shinichi non andavano
a trovarlo da un po', anche se da quel che aveva
capito erano a Nagano con la professoressa Jodie
e il signor Akai che avevano dovuto accompagnarli per l'ultima deposizione.
Era accaduto poco e nulla nell'arco di quel
mese, la vita aveva ripreso il suo lento corso
e i giovani detective venivano lì a giocare
con le nipotine. Shiho aveva cominciato finalmente a lavorare nella scientifica, i
servizi segreti le avevano convalidato le
lauree e ciò le aveva permesso di fare direttamente il tirocinio. 
 
 
Il ristorante dove erano andati a mangiare era elegante e raffinato, il loro tavolo era lontano da occhi indiscreti dato che nascondere una giornalista non era molto semplice.
« Di cosa volete parlarci? » chiese curiosamente la ragazza dai capelli morì mentre Shiho lancio un'occhiata a Susan che l'aveva anticipata. « Volete farci da testimoni?» chiese spiazzando tutti la giovane donna mentre Shiho li guardò contenta. Si sarebbero seriamente sposati? 
 
 
Un urlo li fece sobbalzare, era la voce stridula e acuta di una donna che Shiho e Amuro riconobbero subito. Qualcuno aveva appena avvistato un cadavere. 
« Andiamo a controllare. » esclamò William
seguito da Rei mentrea Dominic sospirò, quel
detective gli aveva attaccato addosso la sua
maledizione o non si spiegava. Hidemi si alzò
per rispondere al telefono mentre l'uomo biondo guardò sottecchi la giovane ramata.
« Devi dirmi altro ? Mi pare ovvio che Selene sarà una damigella se è ciò che vuoi chiedermi. » sospirò sorridendo la giovane mentre l'uomo puntò i suoi occhi in quelli di lei.
« Mi accompagneresti all'altare? » chiese un po' intimorito il ragazzo biondo mentre Shiho sgranò gli occhi. Aveva seriamente chiesto a lei di sostituire sua madre e sua sorella? Doveva aspettarselo però da lui. 
« Per me sarà un vero piacere accompagnarti fratellone. »
 
 
Akemi esultò abbracciando la donna bionda.
Era così felice che finalmente quel tonno si fosse dato una mossa. Jodie sorrise, aveva finalmente compreso cosa il suo ormai fidanzato aveva trovato in Akemi. Era una buona amica per lei, ed era sempre la Miyano che doveva ringraziare perché era merito suo se Akai si era fatto avanti. Seppur non amasse quando qualcuno si intrometteva nella sua sfera privata in tre mesi, grazie a lei, avevano fatto dei notevoli passi avanti.
 
Shiho sospirò guardando la donna che le stava di fronte, fortunatamente non si trattava di un cadavere ma dell'urlo di dolore della giovane ragazza dai capelli biondi che aveva semplicemente perso l'equilibrio per le scale del ristorante.
« Rotta decisamente. » Fiatò lasciando che la giovane rantolante per il dolore. Era stato quasi un sollievo vederla in terra con gli occhi pieni di lacrime, aveva circa sedici anni ma il fatto che non c'era Shinichi in giro le aveva salvato la vita.  
 
« Allora Mylove? » chiese Hidemi con un cipiglio curioso notando solo il suo futuro marito seduto al tavolo con Susan. « Ha accettato! » esclamò contento mentre la ragazza sorrise. Amava il suo sorriso. Il giorno in cui le si era avvicinato doveva assicurarsi che non fosse un'infiltrata. Tre mesi aveva dovuto recitare per avere la conferma ai suoi sospetti, poi aveva allontanato dall'organizzazione ogni dubbio portandola ad uccidere Akai. Insensibile era stato nel chiederle se fosse stata così sciocca e audace da sfidare i corvi da sola, era stato orribile il modo in cui aveva appreso la morte di suo padre.
 

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Capitolo 32
*** Trentunesimo Capitolo ***


 
Il sole non era ancora sorto e Dominic aveva
già lanciato sei o sette “Avada Kedavra” e
qualche “Crucio” alla madre di sua figlia che lo
aveva gettato giù dal letto alle quattro perché era tardissimo. Neanche dormire poteva.
Avrebbe dovuto aspettare Hidemi in una Chiesa Cattolica, dato che lei era Cristiana e lui aveva deciso di convertirsi, colpito dalla filosofia di quella religione, alle ore dieci.
Perché era costretto ad alzarsi alle tre?
Sbuffò sonoramente guardando Shiho prendere dall'armadio il suo smoking blu per poi poggiarlo sulla seconda anta dell'armadio e porgergli un pigiama bianco.
« Ora lo indossi. » il tono della ramata lo esortò a non fare storie. Non voleva immaginare come si sarebbe ridotto Rei a vivere con il piccolo dittatore.
 
« EISUKE FORZA! » sbottò la giovane ragazza tentando di buttare giù dal letto il suo fratellino, erano le cinque ed era in ritardo. La tavolata l'avevano preparata la sera prima, dovevano scattare i dolci, fra poco sarebbe arrivato il fotografo. Seguito da Akemi e Susan che dovevano assolutamente sistemare l'acconciatura e il trucco. 
Yoko e le altre dovevano assolutamente trovarla impeccabile non appena lei e suo marito avrebbero varcato la porta del ristorante. In chiesa per assistere alla funzione aveva invitato le poche persone che conosceva intimamente. Era comunque un momento di raccolta.
 
« Ti sei confessato ieri. » lo schernì William ridendo a crepapelle quando il fratello uscì col pigiama bianco e i capelli ancora legati in una cipolla. « Bombarda! » esclamò facendo verso di lui il segno che, stando ai libri, era collegato a quell'incantesimo. « Harry Potter non ti salverà e poi sono Corvonero, non mi puoi raggirare. » esclamò Shiho sistemando i dolci sul tavolo. 
 
 
Era ansioso. Si morse un labbro. 
Erano passate almeno due ore da quando Hidemi, Susan e Akemi erano entrate in camera da letto. Voleva vedere sua sorella indossare il vestito della loro amata madre. Inoltre al solo pensiero che fosse lui ad accompagnarla nelle braccia del suo amato… « Sta tranquillo Eisuke. » affermò Richard mentre gioca con il piccolo Ethan, che ha un mese ormai. Sua sorella aveva deciso di attendere che il bambino nascesse e poi avrebbe coronato il suo sogno.
 
Shiho sospirò abbracciando il ragazzo che stava comodamente seduto sulla poltrona. « Sai non mi aspettavo questo risvolto. » esclamò l'uomo alzando lo sguardo per incrociare gli occhi della ragazza.
« In che senso? » « Dato che siamo soli e abbiamo tempo…» 
 
 
« Aniki abbiamo un problema. » esclamò la voce agitata di Vodka dall'altro capo del telefono mentre lui sbuffò gettando nel cestino il mozzicone spento di sigaretta.
« Si tratta di Sherry. » esclamò lui mentre il suo cuore perse un battito. « È…» non riuscì a terminare la frase. 
La sua mente non riusciva ad accettare che lei fosse morta. Tutto a causa sua, tutto perché l'aveva voluta proteggere. « Scappata. » finì lui facendogli tirare un sospiro di sollievo mentre un sorriso amaro si dipinse sul suo volto. L'aveva abbandonato. Shiho era sparita.
 
E le successive notti aveva continuato a girarsi in quel letto matrimoniale che aveva perso ogni briciola di calore e con esso aveva abbandonato il suo buonumore. Svegliarsi rendendosi conto di non avere nessuno accanto a sé, era la peggiore cosa esistente al mondo soprattutto se avevi già precedentemente perso qualcuno.
 
« Mi dispiace Dom. » esclamò Shiho sentendosi leggermente in colpa. « Tranquilla, in realtà è stato un bene. » esclamò lui sorprendendola.
 
Dopo aver conosciuto Rena qualcosa in lui era cambiato, la giovane si era fin da subito accorta di una terza presenza fra loro. Quella di Sherry, perché nonostante tutto, lei per lui aveva rappresentato tutto ma Hidemi si era pian piano intrufolata nel suo cuore. Era stata lei a motivare il giovane biondo, lei gli aveva dato il fioco e debole barlume di speranza che Shiho aveva spento con la sua fuga, ed aveva sciolto la coltre di ghiaccio che avvolgeva il suo cuore dilaniato dalla colpa e dal dolore.
 
 
Shiho sospirò sommessamente, Hidemi sarebbe arrivata a momenti ed è per questo che loro erano già arrivati davanti all'altare. Porse il braccio all'uomo che sorridendo lo accettò volentieri incamminandosi verso le scalinate per raggiungere l'altare. Ad ogni passo l'altare era sempre più vicino e con esso la consapevolezza di essere felice.
Dominic restò in silenzio, martoriando le proprie mani mentre veniva divorato vivo dall'ansia.
 
 
La marcia nuziale risuonò nell'ambiente. Il suo viso rimase immobile. Lo sguardo fermo sulla sua donna che avvolta nel bianco abito ricamato d'oro camminava lentamente al braccetto di suo fratello che stava evidentemente tentando di non fare figuracce o scoppiare a piangere.
La funzione incominciò lentamente, forse troppo e lui non riusciva in alcun modo a essere paziente e Shiho seduta dietro di lui lo sapeva fin troppo bene. 
 
 
Avrebbe voluto interrompere quella cerimonia.
C'era qualcosa di stranamente sbagliato in quell'unione eppure non poteva fare altro che restare a guardare da quel maledetto bar l'uomo che le aveva rovinato la vita mentre si sposava. Peccato che anche salendo sul primo volo disponibile non poteva arrivare in Giappone in tempo anzi mettendo piede lì sarebbe stata sicuramente arrestata.
“Perché non trovi il tuo colore di Curacao?” Erano le parole che quello là aveva rivolto a sua sorella.
Quelle che l'avevano condotta alla morte.
Ed era stato Ade a portarla a quel punto.
Ma anche quell’ipocrita…Atena…. avrebbe dovuto salvarla e invece aveva dimenticato totalmente la sua esistenza.
 
 
Satoru sospirò guardando i suoi amici uscire dalle chiesa, fra le mni reggeva un epigrafe. Quello di una ragazza. Sia Dominic che Shiho conoscevano bene. La loro amata Eris, anche nota come Curacao. Era stata lei a farli incontrare tutti ed sda solo merito suo se la storia è andata come la conosciamo tutti.
 
 
 
The End
 
 

 

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