Slayers Creatures

di Tye Menkauhor
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 7: *** capitolo 6 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 13 ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Prologo

 

Lina guardò per l’ennesima volta fuori dalla finestra. La pioggia non sembrava voler cessare di cadere dal cielo, nero come la pece. Nessuno avrebbe detto che era solamente pomeriggio tardo, e il Sole doveva trovarsi da qualche parte oltre quell’oscurità innaturale. Pioveva ininterrottamente da quattro giorni; a volte era solo una pioggerella, altre diveniva più violenta e pesante. -Non mi piace. Sento guai nell’aria, ed è un brutto presentimento.- disse Lina continuando a fissare le gocce che sul vetro si univano o spuntavano nuove appena cadute. Si voltò indietro. Gourry dormiva su una sedia, appoggiato per metà al muro. Sembrava dovesse scivolare in avanti da un momento all’altro. Questa volta avevano dovuto condividere la stessa stanza perché la pioggia aveva costretto tutti i viaggiatori a trovare riparo nelle osterie. Erano stati fortunati già a trovarne una libera. Era una bella seccatura: sarebbero arrivati tutti con giorni di ritardo alla grande festa che si sarebbe celebrata fra una settimana a Sailoon. La prima festa dell’unione: ce ne sarebbero state molte altre, ma non si poteva perdere la prima. Ora che la barriera era svanita, e anche la colonna di luce che aveva preoccupato maghi e monarchi si era dissolta, i commerci e gli scambi con l’altra parte del mondo, da cui erano stati per lungo tempo isolati, avevano raggiunto grandissima intensità. Si festeggiava l’unione delle due terre: era un avvenimento mondiale. Anche Lina e Gourry erano diretti là, ma lei aveva il presentimento che non ci sarebbero mai arrivati, e la pioggia, che li costringeva in quell’osteria di villaggio, le sembrò potesse proteggerla da quello che sentiva imminente. Gourry cominciò a russare, e Lina fu richiamata dal fastidioso rumore alla realtà, interrompendo il flusso dei suoi pensieri. Stava ancora fissando il giovane che, dal canto suo, russava sempre più forte. Ecco cosa non sopportava di lui! Prese un cuscino e glielo scagliò in viso. Gourry smise di russare, ma non si svegliò: afferrò il cuscino e lo strinse appoggiandovi di lato la testa. Era un po’ tonto, ma aveva un grande cuore quel ragazzone dal bel viso. E poi era un vero cavaliere: aveva insistito a tal punto che Lina era stata costretta a dormire sul letto lasciando lui sulla sedia o sul tappeto (come la notte prima). Non le piaceva dover usufruire di qualcosa a scapito dell’amico, ma quando Gourry s’impuntava non c’era nulla da fare. Tornò ad osservare la pioggia: -Domani ci sarà sicuramente il Sole- disse con un tono amareggiato. -Sei in vena di premonizioni?- sussurrò una voce alle sue spalle. Per la sorpresa, Lina balzò in avanti, e andò a sbattere con la fronte sulla finestra. Conosceva benissimo quella voce. E sapeva che i guai erano già cominciati. Si voltò lentamente, con un grosso sorriso tirato sulle labbra -Xellos!-, poi in un attimo gli fu addosso e lo afferrò per il collo come un lottatore. -Prova di nuovo a comparire così dal nulla e te la faccio pagare cara!- gridò con la sua caratteristica voce da “isterica”. -Huha, hoha hahihahi...[Scusa, ora lasciami]- cercò di dire Xellos, quasi paonazzo in viso. -Okay, ti lascio, ma non farlo mai più!- esclamò allentando la presa al collo del demone.

Camminare sotto la pioggia in mezzo al fango di una stradina poco agevole non era certo il massimo per lei. Fortunatamente ora le gocce erano piccole e leggere, una pioggerella fastidiosa, ma più sopportabile di quella che cadeva due ore prima. Ameria era inzuppata fino all’osso, affamata e stanca, con l’abito da cerimonia lacero e incredibilmente sporco. Si aggirava in quel regno da quattro giorni, e non aveva ancora trovato nessuna traccia del principe. In quella situazione pensava al padre, che l’aveva cacciata in un bel guaio. Ricordava benissimo che, appena un mese fa, Filionel El di Sailoon le aveva annunciato che era stata da lui promessa in sposa al principe William del regno di Lanthas. Suo padre le aveva fatto una cosa del genere! Le spiegazioni non l’avevano convinta un granché: sarebbe dovuto essere un matrimonio di facciata, con l’unico scopo di aiutare il regno di Lanthas, il cui governatore (lo zio del principe) non era più in grado di garantire benessere e sicurezza. A Filionel era stato chiesto aiuto da Umbert stesso: non sapeva gestire il regno, e il principe era troppo giovane e senza alcuna intenzione di accollarsi tale responsabilità. Il principe del ricco regno di Seiloon avrebbe dovuto prendere in mano le redini di quella biga lanciata verso un burrone, e salvarla in tempo prima della completa caduta. Il modo più semplice era quello dell’unione dei due regni tramite un matrimonio: ecco dove veniva chiamata in causa lei. Ameria però non era come tutte le altre principesse, con la puzza sotto il naso o la bramosia di oro e potere riflesso negli occhi. Certo, ce n’erano anche di raffinate, gentili e generose, ma lei ne aveva conosciute ben poche di quella specie. Lei aveva vissuto troppe avventure insieme alla grande Lina, sua amica e potentissima maga, che più volte aveva salvato il mondo dalla distruzione; il suo spirito era inquieto, voleva diventare paladina della giustizia e combattere contro i malvagi. Ripensò a Garv, poi a Wargarv e infine alla Stella Nera. Un brivido le corse lungo la schiena, e, nonostante le fosse amica, si augurò di non incontrare Lina molto presto. Ogni volta incappando in lei si cacciava nei guai, e non bazzecole da umani: c’erano sempre di mezzo demoni, draghi e altre creature potentissime. Non era però la sua indole ad averla spinta nel regno di Lanthas, ma il desiderio di incontrare il principe e mettere le cose in chiaro con lui. Non aveva la benché minima intenzione di sposarlo: doveva essere lei a scegliersi l’uomo con cui avrebbe vissuto il resto della sua vita. Pensò a Zelgadiss. Da molto tempo non vedeva neanche il ragazzo-chimera dal carattere a volte scontroso, ma in fondo buono e generoso. Non li vedeva tutti da quando si erano lasciati quasi un anno prima. Si passò una mano sul viso, bagnandosi più di quello che già non fosse. Si fermò un secondo, strizzò la gonna che non sembrava nemmeno più azzurra, e riprese a camminare lentamente. Passò di fianco ad un cartello, che diceva “Benvenuti al villaggio di Altersen”. -Dubito che il rapitore possa aver portato il principe in un villaggio, ma io ho bisogno di asciugarmi e mangiare qualcosa; William dovrà aspettare.-. Il suo “promesso sposo” infatti era scomparso. Il reggente, suo zio Umbert era disperato, e Ameria era giunta al castello proprio quando tutte le guardie erano state mobilitate. Voci sussurravano che un individuo misterioso avesse rapito il principino (a sentire principino, Ameria si era chiesta se suo padre si fosse informato sull’età di William) durante la notte, e che gli inservienti se ne fossero accorti solo il mattino seguente. La corte era piombata nel panico, e lo zio sembrava in preda ad una vera e propria crisi isterica quando Ameria lo aveva incontrato. La situazione le era stata spiegata in fretta da Umbert, che aveva poi lasciato la principessa per dare disposizioni ai soldati. Così nessuno si era accorto della sua “fuga” da palazzo: era intenzionata a trovare quel principino, non voleva lasciare impunito un rapitore di bambini! Un tuono lontano la distrasse, e Ameria guardò verso l’alto, sperando che la pioggia potesse per un po' darle tregua.

-Che giornataccia!- disse fra sé e sé Zelgadiss, stringendosi ancora di più il cappuccio sulla testa. Aveva il volto coperto fin sopra il naso, e questa volta non per nascondersi agli occhi delle altre persone, ma per proteggersi dalla pioggia. Camminava a passi svelti per le vie di un paesino; gli sembrava di aver letto Altersen all’entrata, sul cartello di legno ormai divenuto marcio per la troppa acqua ricevuta dal cielo. L’individuo che stava cercando si era diretto da quella parte, così almeno gli avevano indicato alcuni avventori di una locanda nella vicina città di Landar. Era giunto fino in quel piccolo regno seguendo le voci dietro alla persona che forse aveva il potere di restituirgli la sua forma normale. In alcuni posti era chiamato “Fantasma”, in altri era definito la morte in persona, oppure veniva considerato un demone dei peggiori, ma nessuno in realtà sapeva chi era quello strano e terribile personaggio. Tutti coloro ai quali aveva chiesto informazioni, gli avevano dato la stessa risposta: meglio stargli alla larga. Molti infatti lo avevano visto all’opera, e potevano assicurare che fosse un demonio scatenato. Un lungo mantello nero lo copriva interamente, il cappuccio perennemente calato sul capo non permetteva di guardarlo in viso (si sosteneva che potesse pietrificare alla sola vista); solo le mani erano scoperte. Ed erano il particolare che gli aveva procurato il soprannome di Fantasma, infatti erano bianche come quelle di un cadavere. Zelgadiss si chiedeva se fosse tutto vero, se veramente questa persona potesse comandare la magia come un cagnolino scodinzolante al guinzaglio, e utilizzare indifferentemente quella bianca e quella nera. Era una cosa quasi impossibile. Come poteva essere in grado di gestire la magia bianca se era un demone? In questo caso non lo era. Possibile che fosse un essere umano? No, nemmeno le creature superiori, come potevano essere Xellos (al solo pensiero di quel demone che aveva sempre portato guai, la sua rabbia salì, ma la dimenticò subito, seguendo la scia dei suoi pensieri) o Philia, il drago dorato, erano in grado di padroneggiare entrambi i tipi di magia con successo. E allora cosa diavolo poteva essere? Zelgadiss aveva tutta l’intenzione di scoprirlo, e sperava con tutte le sue forze di riuscire ad incontrare il “Fantasma” in quel piccolo villaggio.

-Allora? Fuori il rospo, demone dei miei stivali! Lo so che non sei qui per una visita di cortesia!- disse Lina mentre si sedeva sul letto, e infilava gli stivali. Già sapeva che il riposo per lei era finito. -Il tuo intuito è come sempre infallibile, eh Lina?- Xellos sorrise, e le si avvicinò con il dito puntato sulla sua fronte. Lina lo guardò, sospirò e infine, dopo una breve pausa disse -Perché hai bisogno di me questa volta? Non hai intenzione di fare come tuo solito? In altre parole sfruttarmi senza farmi sapere a cosa ti servo.- -No, mia cara, questa volta ho ordini precisi dai superiori. Anche se in realtà non vedo motivo per scomodarti. Vedi... il problema non dovrebbe avere il minimo interesse per gli esseri umani. A meno che mi sia stata raccontata solo mezza verità...- Xellos si sedette sul letto accanto a lei e guardò verso l’alto, come se potesse trovare nel soffitto di quella stanzetta la risposta al suo dubbio. -Ma come, ora vi nascondete le cose anche fra voi demoni? E poi i tuoi superiori dovrebbero sapere che io non intendo passare dalla vostra parte, o lo hanno già scordato?- chiese lei guardandolo con sarcasmo. -Direi di no; dopo quello che hai combinato a Fibrizio direi proprio di no. Il fatto è, o potente maga Lina- disse in tono ironico, accennando una reverenza e sorridendo, -che hanno intenzione di assumerti. Dalle alte sfere mi è stato ordinato di offrirti tutto ciò che vuoi.- Xellos la fissava compiaciuto, con i suoi occhi a fessura aperti e misteriosi come quelli di un felino. Lina era allibita: i demoni la volevano assumere? Ma erano impazziti? E poi perché avrebbe dovuto accettare se veramente gli umani non avevano il benché minimo interesse in quello che stava per accadere? Era lì pietrificata come se il mondo avesse cominciato a girare al contrario. E in parte era vero: solitamente erano gli esseri umani, come ad esempio Rezo, il monaco rosso, a chiedere l’aiuto dei demoni, non il contrario. Anche se più volte l’avevano sfruttata, ciò non significava che avevano veramente bisogno di lei. O almeno così aveva sempre creduto. Invece ora erano pronti ad offrirle qualsiasi cosa. -Allora? Quale è la tua risposta?- domandò con un sussurro il demone. Lina si alzò di scatto e si volse verso di lui, in modo da poterlo guardare in faccia. Sperava che Gourry si svegliasse e le fosse accanto: non poteva sapere come Xellos avrebbe preso il rifiuto. Era pur sempre una creatura dell’oscurità, e dalle “alte sfere” avrebbero potuto ordinargli di non accettare affatto una risposta negativa. -Xellos, ciò che mi stai dicendo è fuori dal comune! I demoni che mi vogliono assumere?! Ma non diciamo stupidaggini! E poi, se anche fosse, tu conosci benissimo la mia risposta.- mentre così rispondeva, cercava di sorridergli e rimanere calma. Si aspettava lo scatto veloce, di cui era capace Xellos, da un momento all’altro, ed era pronta a combattere. Non avrebbe voluto affrontarlo; lo considerava un amico e, dopo tutte le avventure che avevano passato insieme (anche se lui spariva spesso sul più bello...), non sapeva se era in grado di battersi con lui. Per Xellos era tutto più semplice: un demone non si pone di questi problemi, che sono frutto solamente di sentimenti umani. Il demone dagli occhi di Agata la osservò: sembrava valutare la situazione. -No. La tua risposta è no, lo sapevo. Ma cosa vuoi, bisogna obbedire agli ordini.- socchiuse gli occhi e sorrise. La sua espressione era quella di sempre: sembrava un ragazzo (si portava bene i suoi 1000 e più anni) felice, pronto a divertirsi in qualsiasi occasione. Si alzò dal letto, si stirò le braccia portandole verso l’alto, sempre reggendo il suo magico bastone, e le abbassò lentamente. Gourry aveva ripreso a russare, ma Lina questa volta non ci badò. -Comunque, tanto per fartelo sapere, il tuo compito sarebbe stato quello di eliminare un certo ragazzo con la sua...- fece una pausa per trovare le parole adatte, -... guardia del corpo. Sono molto pericolosi, per noi demoni. Il tizio che protegge il ragazzo ha eliminato quattro tra i demoni più capaci a me sottoposti. E temiamo che sia in grado di eliminare anche quelli molto più potenti. Me, per esempio. Non oso nemmeno pensare cosa sia in grado di combinare il ragazzino.- parlava con serietà questa volta, e rifletteva sulle sue stesse dichiarazioni. -E io dovevo riuscire ad eliminare due tipi del genere? D’accordo che sono una grande maga, ma non vi sembra di esagerare? Come è possibile che quei due siano in grado di tenere testa a te o ai demoni superiori? Sono esseri umani?- chiese Lina incuriosita dalle parole di Xellos. Ma lui voltò veloce il capo da un lato, come se avesse udito qualcosa, e scomparve in un istante prima che lei potesse tentare di trattenerlo. Non le sembrò di poter trarre un grande beneficio dalla scomparsa del demone, e rimase in attesa nella speranza che ricomparisse da un momento all’altro. Tutta la faccenda non quadrava: i demoni chiedevano il suo aiuto per eliminare due personaggi per lei misteriosi, e che nemmeno loro sembravano in grado di poter fermare. -Se veramente quei due possiedono un potere così immenso, potrebbero essere pericolosi... Però Xellos ha detto che gli esseri umani non hanno motivo di interessarsi a loro. Forse non hanno intenzioni cattive... Se solo tornasse indietro! Quello sciagurato sparisce sempre sul più bello!- rifletteva Lina ad alta voce. Non si era nemmeno accorta che Gourry si era svegliato, e, con il cuscino fra le braccia, la ascoltava e guardava incuriosito. Lei fece qualche passo indietro e si appoggiò alla parete, persa in chissà quali congetture, e continuò a fissare il punto dove poco prima era svanito Xellos. Gourry si alzò, si stirò, e avanzò verso di lei. Solo quando le fu vicino, Lina si accorse che l’amico si era svegliato, e gli rivolse un sorriso poco convinto, tornando poi ai suoi pensieri. Gourry aspettò paziente che lei si preparasse a raccontargli cosa frullava nella sua chioma rossa, e si appoggiò alla parete accanto a lei, guardando la pioggia attraverso la finestra sulla parete opposta. Aveva capito che la compagna era preoccupata, ed era pronto a cacciarsi nei guai con lei.

Sulla via principale di Altersen non era praticamente passata anima viva per tutto il pomeriggio. Ma ora una voce riempiva la strada insieme a rumori di piedi in corsa sulla fanghiglia. -Fermati, ladruncolo da strapazzo! Torna indietro o ti do una lezione con i fiocchi!-. Era un voce di uomo, profonda e rude. Una figura ammantata completamente, che si distingueva a fatica nell’oscurità, correva veloce in mezzo alla pioggerella. Un ragazzo la seguiva pochi passi dietro, e ogni tanto si voltava per vedere se il suo “cacciatore” si fosse avvicinato. Si stava divertendo un mondo, ma sperava di riuscire a sfuggire a quell’uomo grande come un armadio: comunque non era solo muscoli, poiché parte della sua massa era costituita da una trippa ballonzolante nella corsa. Le braccia però sembravano in grado di poter prendere un toro per le corna. -Se mi acchiappa, mi stritola!- pensò il giovane, e osservò la figura agile che correva davanti a lui. L’avrebbe protetto anche questa volta. Sapeva con certezza che se il terreno non fosse stato bagnato, non si sarebbe sentito nemmeno il rumore dei suoi passi. E forse, se si allenava a dovere, nemmeno dei propri. -Ragazzaccio! Restituiscimi subito quel bracciale!-, l’uomo-armadio continuava ad inseguirli, e nonostante la “zavorra” di chili in più, non sembrava molto stanco. Davanti a lui, la sua guida si mise a correre più forte, e il ragazzo fece lo stesso. Aveva perso la sua posizione affiancata alla figura nera, e ora riusciva a seguirla a stento. Da un viottolo laterale Ameria sbucò fuori all’improvviso, con l’intento di sorprendere il ladro e fermarlo. Aveva sentito le grida dell’uomo, e anche se era impacciata dall’abito scomodo e pesante d’acqua, voleva compiere un atto degno di una paladina della giustizia. Ma non aveva pensato che oltre al ladro e all’uomo derubato vi fosse una terza persona. Così, non appena si fermò in mezzo alla strada, venne scaraventata a terra da una figura quasi invisibile nel buio. Sconcertata si mise a sedere, senza capire cosa l’aveva colpita, e vide un giovane uscire dall’oscurità davanti a lei. Un ragazzo alto, dai capelli molto lunghi appiccicati un po’ sulle braccia e sulla schiena. Notandola per terra, il giovane si fermò, le tese una mano sorridendole. Ameria rimase a fissarlo un istante, poi accettò l’aiuto e si alzò, senza pensare minimamente a fermarlo. Non ricordava più di dover catturare il ladro. Non fece nemmeno in tempo a ringraziarlo, che il ragazzo riprese la sua corsa, nel tentativo di raggiungere il complice, e sfuggire al tipo grande e grosso. -Un momento, ma quello era il ladro!- disse Ameria, che ora veniva superata anche dall’uomo derubato, che continuava a gridare improperi verso il giovane. -Che stupida! Mi sono scordata che dovevo fermarlo! Devo stare più attenta! Non ho pensato che ci potesse essere una terza persona...- Ameria si mise a correre dietro l’uomo, nel tentativo di raggiungere il ragazzo e catturarlo. -Accipicchia, se avessi un abito meno scomodo e asciutto, l’avrei già raggiunto!- disse mentre a fatica si portava di fianco all’uomo. -Però non aveva l’aria del ladro... piuttosto questo tipo ha un aspetto losco...- squadrò il personaggio un passo davanti a lei. Era immenso, un po’ grasso a dir la verità, ma sembrava anche piuttosto muscoloso. Completamente calvo, o almeno, non le sembrava di vederne i capelli da nessuna parte. -Comunque, se quei due stanno scappando, significa che un motivo ci deve essere!-. Ora non riusciva più a notare movimento davanti a lei. Si chiedeva se l’uomo li vedesse. Il Sole doveva essere già basso ad ovest, e di conseguenza l’oscurità era aumentata, e le ombre si erano fatte più fitte. I suoi occhi si erano abituati al buio in quei quattro giorni, ma i fuggitivi dovevano aver accelerato la corsa per uscire dalla capacità visiva dell’inseguitore. Purtroppo per loro, il terreno li tradiva, e i passi veloci sul bagnato continuavano a rimbombare nelle vie vuote.

Zelgadiss camminava tranquillo sulla via principale, cercando una locanda o un’osteria dove poter trascorrere la notte. Con un po’ di fortuna, avrebbe anche potuto trovarvi il Fantasma. Nel sentire un rumore in lontananza drizzò le orecchie e si fermò: veniva dalla via, davanti a lui. -Due persone che corrono..., no sono in tre.- disse sottovoce, rimanendo immobile e aspettando. -Si avvicinano velocemente. Sono in quattro!-. All’improvviso sbucò dal nulla una figura ricoperta da un mantello nero, e passò veloce di fianco a Zelgadiss. -Ma quello...- Zelgadiss non si aspettava certo di trovare così facilmente il Fantasma, e rimase un attimo stupito: giusto il tempo di notare che un ragazzo usciva dall’oscurità correndo poco dietro ... -Stanno scappando, ma da chi o cosa?- Zelgadiss stava per mettersi all’inseguimento dei due quando udì una voce. -Torna qui immediatamente! Se ti prendo ti spenno, ladro da quattro soldi!- l’uomo emerse dal buio: sembrava un gigante, ed era molto arrabbiato. Di fianco a lui c’era...-Ameria?!- disse incredulo. -Ciao Zel! Scusa, ma ora non posso fermarmi, sto inseguendo un ladro!- disse lei passandogli accanto e proseguendo la corsa. Zelgadiss non perse altro tempo, e si unì all’amica. Nell’inseguimento, una sola cosa li differenziava: lei voleva catturare un ladro; lui voleva fermare il Fantasma. -Ma cosa ci fai da queste parti e ridotta a quel modo?- chiese Zelgadiss. -E’ una storia un po’ lunga da raccontare... Ti spiegherò tutto più tardi! AUCH!- Ameria si era voltata per rispondere all’amico, e non si era accorta che l’uomo davanti a lei si era fermato. Si era scontrata con la schiena del gigante, ed aveva fatto qualche passo indietro tenendosi il naso con le mani. Era riuscita a mantenersi in equilibrio, e osservava la scena con stupore. Di fronte a lei, il gigante aveva sguainato la spada, e si poteva intuire che il suo sguardo era minaccioso (a malapena si notavano i tratti caratteristici delle tre sagome). Il ragazzo stava in piedi, immobile, davanti all’uomo che lo aveva insultato e inseguito per tutto il villaggio. Non sembrava volesse attaccare, non sembrava nemmeno esistere. Il suo complice se ne stava pochi passi dietro di lui, e lo si poteva notare solamente perché era più scuro e nero dell’oscurità in cui erano immersi. -Fatti avanti, mezza calzetta! Mi restituirai quel bracciale, che tu lo voglia o no!- tuonò l’uomo. -Questo bracciale è mio! Tu l’hai rubato a me, e io me lo sono ripreso!- disse il giovane. Aveva una voce fine e dolce. Non poteva certo competere con il suo avversario tramite essa: l’uomo aveva la potenza di un ruggito, il ragazzo sembrava non aver mai alzato di più la voce in vita sua! Era ancora fermo, e la calma traspariva dalla sua posizione, e dalla voce stessa. -Torna indietro se ci tieni alla salute, è un consiglio!-. -Brutto marmocchio, combatti! Te lo faccio vedere io il consiglio!-. L’uomo doveva ormai essere al limite della sopportazione: quel ragazzo non reagiva! -Mammoletta!- gli gridò. Ameria non sapeva più che pesci pigliare: chi era il ladro? Il capellone aveva detto la verità? -Ora vado e do una lezione a tutti e due! - disse facendo un passo avanti. -Fermati!- Zelgadiss la trattenne prendendole un braccio. Ameria si voltò a guardarlo per chiedere spiegazioni, ma lo sguardo di lui era fisso e concentrato sulla figura nera. “Per quale motivo non interviene? Sicuramente quello strano ragazzo è un suo compagno... Potrebbe essere lui stesso un demone o qualcosa di simile...” pensò Zelgadiss mentre non perdeva d’occhio quell’enigmatica presenza. Ad un tratto, il giovane piegò la testa verso destra, come se avesse sentito qualcosa. Tornò a guardare il gigante: sorridendo, piantò i piedi per terra, sguainò la spada e si lanciò veloce all’attacco. L’uomo fu colto di sorpresa, ma riuscì comunque ad evitare il fendente del giovane. Poi non capì più nulla: l’attacco del ragazzo aveva provocato qualcosa, lui non sapeva cosa, ma vedeva brillare la spada in tutti i suoi spostamenti. “Come quando sono ubriaco” pensò stupito. Anche Zelgadiss e Ameria osservavano rapiti lo strano fenomeno. Non c’era luce, eppure quella spada sembrava brillare. Emanava luce da sola, e tutte le mosse dell’arma erano fermate e immortalate. Il ragazzo però si spostava velocemente, e l’uomo faticava in una maniera inaudita a parare i colpi. Non pensava nemmeno di poterlo attaccare. -Sei sleale ragazzo! Non si usa la magia in un combattimento di spada!-, voleva essere un rimprovero, ma la sua voce era palesemente quella di una persona terrorizzata. -Tu sei più sleale di me! Mi hai rubato il bracciale mentre dormivo, non ti sembra un’azione degna solo di un vigliacco?- sparito il tono dolce, era stato sostituito da uno più sarcastico. Si stava divertendo, si stava divertendo molto, Ameria e Zelgadiss lo capirono benissimo. Il giovane affondò un’altra volta, ma l’uomo riuscì ad evitare il colpo per l’ennesima volta. Tentò l’attacco, chiuse gli occhi per non vedere quella miriade di spade che si muovevano al rallentatore, e corse verso il punto in cui sentiva muovere i passi veloci. Il giovane non riuscì a fermare quella mole, colpì di rovescio il braccio dell’aggressore, ma finì per essere trascinato a terra. La spada gli scivolò di mano, e finì alla sua destra, ma troppo lontana per recuperarla da quella posizione. L’uomo era sopra di lui, in piedi: le braccia alzate reggevano la pesante spada, e il sangue scendeva dalla spalla sinistra. -Zel!!!- gridò Ameria per essere lasciata andare. -Ameria, andiamo!- disse lui liberandole il braccio. Non fecero in tempo a fare il primo passo, che videro di nuovo la figura nera. Era comparsa dietro all’uomo, e aveva un incantesimo nelle mani. Sembrava una palla di fuoco. La scagliò velocemente, ed essa colpì in pieno il bersaglio senza dargli nemmeno il tempo di accorgersene. Il gigante cadde sbruciacchiato all’altro lato della strada. Il giovane si sollevò svelto, recuperò la sua strana arma e si voltò verso Ameria e Zelgadiss, che erano rimasti a guardare la scena senza fiatare. La pioggia aveva smesso di cadere da qualche minuto, ma non se ne erano nemmeno accorti. Alcuni nuvoloni avevano cominciato a schiarirsi, e da ovest proveniva una luce debolissima. In poco tempo era tutto finito, era l’inizio della fine del tempo orribile che aveva imperversato per quattro giorni. Ma loro non se ne resero conto. Fissavano ammutoliti il giovane, mentre, dietro di lui, il tizio in nero si era già allontanato verso i boschi. Il ragazzo sorrise loro, fece un accenno di inchino e corse a raggiungere il compagno. Ameria e Zelgadiss rimasero ancora per qualche tempo a guardare il punto in cui erano scomparsi quegli strani personaggi. Erano stupiti e nello stesso tempo un po’ spaventati, anche se nessuno dei due lo avrebbe mai ammesso. -Non piove più- disse Ameria con voce atona, come se la notizia non avesse la benché minima importanza. Zelgadiss fece scendere il cappuccio sulle spalle, scoprendo così il suo viso di roccia, pensieroso e cupo. Il Sole era ormai tramontato, ma la luce rossa del crepuscolo ad ovest era persino troppa dopo giorni di oscurità totale. Ameria, guardando in quella direzione, socchiuse appena gli occhi, e improvvisamente, come se si fosse appena svegliata da un lungo sonno, sentì tutto il peso della sua veste fradicia e zuppa di fanghiglia. Prese fra le mani l’orlo della gonna e lo strizzò: un rivolo d’acqua sporca colò sul terreno aggiungendosi a quella che non era stata assorbita. Si guardò le mani: probabilmente in viso non era ridotta meglio, e sentiva i capelli appiccicati alla nuca e lerci. -Io devo lavarmi e cambiarmi. E ho anche fame!- disse voltandosi verso Zelgadiss. L’amico però non sembrava averla udita, e rimaneva con lo sguardo sulle ombre del bosco in cui la sua speranza era svanita. Ma l’avrebbe ritrovato, quel Fantasma non poteva scomparire nel nulla, e lui non aveva alcuna intenzione di farselo sfuggire. Le sue condizioni erano però solo di poco migliori di quelle della principessa accanto a lui. Aveva bisogno di un bagno e di un pasto caldo, Ameria glielo aveva ricordato. -Andiamo, cerchiamo un’osteria dove cucinino bene- disse sorridendo alla giovane maga. Lentamente s’incamminarono percorrendo a ritroso la via che avevano distrattamente solcato correndo. Da una parte e dall’altra della strada le finestre cominciavano a spalancarsi, e qualche bambino correva fuori di casa seguito dai rimproveri delle madri. Si sarebbero sporcati velocemente nella fanghiglia. Ad est, alla loro sinistra, si vedevano già le stelle, e sembravano più splendenti del solito, come se la pioggia avesse lavato via dal loro manto l’opacità del tempo.

La prima osteria che trovarono aveva un nome molto promettente: “Il boccabuona”, così si intrufolarono dentro facendosi spazio tra tutti gli avventori che invece erano pronti ad uscire. Nella confusione trovarono l’oste e si fecero sistemare in due camerette appena liberate. Dopo un bel bagno caldo scesero per mangiare un boccone. Una gentile cameriera aveva procurato ad Ameria un abito più comodo e pulito: pantaloni di un bianco candido e una lunga maglietta di un verde chiarissimo. Indossava un paio di soffici pantofole, e i suoi piedi sembravano in paradiso dopo aver portato per quattro giorni scarpe alte e scomodissime per correre in mezzo al fango. Zelgadiss aveva già lavato ed asciugato il suo abito color sabbia: la magia non è utile solo nei combattimenti, ma svolge tantissime altre funzioni! Si sentiva molto meglio, ma non poteva fare a meno di pensare alla piccola dimostrazione di potere del Fantasma e del suo strano compagno. -Là c’è un posto libero Zel!- disse Ameria indicando un tavolo alla loro destra, poco distante dall’ingresso. Non fecero nemmeno in tempo a terminare il primo passo quando sentirono una voce ben nota gridare: -Zel! Ameria! Cosa fate da queste parti?-. Lina aveva un grande sorriso dipinto sul volto, e avanzava pericolosamente verso di loro. Ad ogni suo passo Ameria sentiva una vocina che rimbombava nella sua mente: guai, catastrofe, scappa! Ma ormai era troppo tardi lo sapeva. Dal canto suo, Lina non si aspettava certo di vedere in quel paesino la principessa di Sailoon. Dopotutto la festa era vicina, e lei avrebbe dovuto presenziarvi assieme a tutti gli altri sovrani. Ancora di più era stupita di incontrare Zelgadiss in un regno in cui la magia non era molto diffusa. Era evidente che non aveva ancora trovato un rimedio al suo problema, e non credeva possibile che il ragazzo chimera si fosse arreso e stesse semplicemente girovagando senza meta. -Siete venuti a gustarvi un buon pranzetto? Qui si mangia benissimo! E mentre ci rimpinziamo, mi direte cosa state cercando in un villaggio come Altersen, okay?- disse allegramente allargando le braccia e prendendoli per le spalle. Lina era come un tornado, ogni volta che Zelgadiss la incontrava cominciava qualche strana avventura. A volte aveva tentato di opporsi, di andarsene per la sua strada, ma Lina lo coinvolgeva sempre, e non era mai intenzionata a lasciarlo andare. Era l’ultima cosa che voleva in questo momento: lui doveva inseguire il Fantasma, non aveva tempo per cominciare un lungo e pericoloso viaggio insieme a loro. In fondo al cuore però Zelgadiss sentiva che sarebbe stato felice di cacciarsi in una nuova avventura, e aveva l’impressione che, anche seguendo quella maga dal carattere tutto pepe, avrebbe incontrato di nuovo il suo uomo...o demone, o qualunque cosa fosse. -Ciao Lina! Dov’è Gourry? Non mi dirai che se n’è andato per la sua strada, vero?- chiese cercando dietro di loro il biondo ragazzo che da sempre seguiva a ruota Lina. -No. E’ di sopra che raccoglie le sue cose...-disse lei distrattamente. -Ecco sediamoci qui!- e si sedette felice, pronta a far venire un infarto al cuoco, costretto a cucinare per lei come se fosse per dieci persone. -Ameria, come mai non dici niente? E’ una nuova usanza di palazzo quella di non salutare?- chiese incuriosita. -N-no. Ciao Lina. E’ solo che non volev...ehm, non pensavo di trovarti da queste parti...- disse Ameria impacciata. Sembrò pensare un momento a qualcosa poi disse: -E’ bello rivederti dopo tutto questo tempo!-, ora sorrideva, sembrava più rilassata. “Al diavolo! Forse questa volta non mi caccerà in nessun guaio, e poi posso sempre dirle che non ho tempo, che devo cercare un principe! Mi ascolterà; deve ascoltarmi!” pensava. -Salve ragazzi! Qual buon vento? E’ una gioia rivedervi!- disse Gourry avvicinandosi al tavolo. Diede un’amichevole pacca sulle spalle a Zelgadiss e si avvicinò ad Ameria posandole una mano su una spalla: -Come sei cresciuta! Sei diventata più alta di Lina?- le chiese. -Cosa vorresti insinuare?-disse la maga storcendo il naso e guardando il giovane in un modo non molto rassicurante. -No, non sono cresciuta molto!- si affrettò a dire Ameria per evitare una punizione a Gourry. Si sedette nel posto libero accanto a Lina e la osservò per un momento. Non le aveva ancora rivelato cosa la turbava, ma forse stava solo cercando di fare ordine nei suoi pensieri. Presto gli avrebbe detto tutto, ma ora no. Ora la vedeva sollevata, come se la presenza dei due amici le avesse fatto dimenticare i suoi problemi. Gourry ricordava benissimo l’espressione che era balenata sul suo volto nel momento in cui la pioggia aveva smesso di cadere: sembrava spaventata, per un veloce istante aveva letto la grande preoccupazione che covava dentro, sul suo viso. Le sarebbe stato vicino anche questa volta.

I quattro amici parlarono di tutto ciò che avevano fatto durante l’anno, dopo la distruzione della Stella Nera, l’ultima occasione in cui si erano visti. O meglio, Lina parlava senza fermarsi un attimo: sembrava più eccitata del solito. “Nasconde qualcosa...” pensò Zelgadiss, che cominciava veramente a preoccuparsi, e si chiedeva se non era meglio dileguarsi subito per evitare guai. “Ma cos’ha Lina? Non mi sembrava a questi livelli l’ultima volta che l’ho vista...o forse mi sono semplicemente dimenticata che non è possibile conoscere il silenzio quando c’è lei nei paraggi...”, Ameria la guardava nascondendo i suoi pensieri in un sorriso. Gourry invece se ne stava zitto, continuava a mangiare voracemente (era al quattordicesimo piatto di portata), e guardava di sottecchi la compagna preoccupandosi sempre più. Stava parlando troppo, anche di cose insignificanti, quindi ciò che la turbava era più grave del previsto. -Su Ameria, dicci cosa ci fai da queste parti quando in qualità di principessa dovresti essere a Sailoon ad organizzare la festa dell’unione! Non mi dirai che sei scappata perché non vuoi più vivere tra gli agi di corte!- Lina si era sporta verso di lei con aria sorniona e cospiratrice. -Io? Ehm...ehm... se dico gita di piacere non mi credete, vero?- si sentiva terribilmente in imbarazzo a rivelare che suo padre la aveva promessa in sposa ad un principino, ma sapeva che non valeva la pena mentire con loro: erano i migliori amici che avesse mai avuto. -Ecco, veramente...cerco un principe...-, Lina la interruppe, -Cosa? Ma non ti sembra troppo presto per pensare al matrimonio? E in ogni modo ne avresti trovati di più alla festa di Sailoon!-. Ameria arrossì -Ma cosa dici? Non è affatto come pensi tu!-, si volse per un istante verso Zelgadiss, per notarne l’espressione, ma il giovane sembrava solo divertito dalla discussione delle due ragazze, e sul volto aveva un lieve sorriso. Guardò di nuovo Lina, con l’intento di spiegarle tutto. -Mio padre mi ha promessa al principino William, erede di questo regno, perché il regnante, Umbert, non è in grado di condurlo, ed ha perciò chiesto aiuto a noi di Sailoon. Per evitare che sembrasse un’invasione, o una coalizione, mettendo all’erta i regni vicini, mio padre ha pensato di unire le corone tramite un matrimonio, così da poter assumere il comando senza destare rancori.- Ameria fece una pausa. Lina stranamente non aveva commenti, mentre qualche istante dopo Gourry ne uscì con: -Allora ti sposi! Che bello! Congratulazioni! Ci inviterai al matrimonio, vero?-, poi, sottovoce a Lina: -Ai banchetti nuziali reali si mangia molta carne, vero?-. Ricevette come risposta un pugno nel centro della testa da Lina, e un’occhiataccia da parte di Ameria. Zelgadiss sembrava stupito dalla notizia, ma Ameria si sbrigò a fornire ulteriori informazioni -Io non ho alcuna intenzione di sposarmi, e sono venuta fin qui per parlarne con il piccolo William, e trovare una soluzione alternativa. Purtroppo però quando sono arrivata, il castello era in confusione totale, a sono venuta a sapere dal regnante che il principino è stato rapito. Sono partita subito alla ricerca del rapitore: non intendo lasciarlo impunito! Non può rapire un bambino erede al trono e farla franca. La cosa che più mi preoccupa è che non è stato chiesto alcun riscatto, quindi il piccolo può essere in serio pericolo!-. Ora la ascoltavano tutti con attenzione. Ci fu una lunga pausa, durante la quale Gourry sospirò, probabilmente dicendo addio al banchetto nuziale, Zelgadiss si concentrò, perso in chissà quali pensieri, e Lina cercò le parole sulla parete dell’osteria, fissandola senza vederla realmente. -Così Fil ti ha promessa in sposa? Tu continui a parlare di William come se fosse un bambino, ma non mi sembra che sia poi così piccolo. Ho sentito dire che è un giovanotto, credo che abbia la tua età, ma pare che non sia mai uscito dal castello. Lo zio lo tiene sotto una campana di vetro. Lo sai perché, vero Ameria?- domando con il volto cupo. Zelgadiss tornò a prestare attenzione alle parole scambiate al tavolo, interrompendo i suoi pensieri. -N-no...è successo qualcosa?- chiese timorosa. -Bè, è ovvio che non sia una cosa eccessivamente risaputa al di fuori di questo regno...E’ molto triste. Sembra che anni fa, quando il principe era solo un bambino, alcuni demoni provenienti dalla loro dimensione, abbiano trovato un varco per questa parte del mondo, e inspiegabilmente trucidato i genitori e la sorella maggiore del piccolo William-, Lina rimase in silenzio. -E’...è orribile! Ma perché i demoni hanno fatto una cosa del genere? In questa parte del mondo la magia è quasi sconosciuta, e non ci sono pericoli per loro!- Ameria era sconvolta -Allora potrebbe essere stato un demone a rapire William...-. -Nessuno sa perché i demoni se la presero con la famiglia reale. Il principe si salvò solo per un colpo di fortuna: stranamente non sapevano dell’esistenza di un altro figlio. Questa è la storia che raccontano gli anziani di Landar, la capitale-. Gourry sentì il bisogno di cambiare discorso: l’aria si era fatta troppo cupa e pensierosa. -E tu Zel? Cosa ci fai ad Altersen?- chiese al giovane, sperando di non trovare un racconto altrettanto triste. -Sono sulle tracce di un essere che forse può restituirmi il mio vero aspetto.- I tre amici sgranarono gli occhi e cominciarono a parlare tutti insieme -Davvero? Che bella notizia!- (Gourry) -E chi è questo personaggio potente? Un mago? Un monaco?- (Lina) -Ma Zel, lo sai che tu stai bene anche così, credimi!- (Ameria). -Calmi, calmi! Non sono sicuro che ne sia davvero in grado, e non so se è un essere umano o no. Veramente di umano...-, si interruppe, pensando di non rivelare che lo aveva incontrato poco prima, - mi hanno detto che ha ben poco!-. Non voleva spaventare Ameria, che era già abbastanza turbata dalla storia che Lina le aveva raccontato riguardo alla famiglia del “suo” principe. “Non è ancora il momento. Sta raccogliendo informazioni, e sta costruendo un puzzle di eventi senza chiedere il nostro aiuto” pensava Gourry guardando Lina. Non avrebbe raccontato cosa la turbava molto presto, ma tutti e quattro avevano capito che stava per iniziare una nuova avventura, anche se nessuno di loro conosceva il comune obiettivo, e ognuno pensava alla propria singola ricerca. -Bene ragazzi! Si è fatto tardi! Ordiniamo l’ultimo dolce, e poi andiamo tutti a nanna! Dobbiamo cercare un principe domani!- disse sbadigliando. Il cameriere, con due enormi calamari sotto gli occhi, si stupì di sentire che la minuta ragazza voleva ordinare ancora qualcosa. Guardò la pila di piatti alta quasi due metri, traballante, posta sul tavolo accanto perché sul loro non c’era più posto. “Per fortuna domani se ne vanno” tirò un sospiro di sollievo, e servì il dessert alla ragazzina e al guerriero biondo. Zelgadiss sapeva che sarebbe andata a finire così, ma Lina non aveva accennato all’obbligo da parte sua di sospendere le ricerche del “Fantasma”. “Che ragazza eccezionale! Anche lei ha il mio stesso presentimento: che non devo cercarlo io, perché sarà lui a trovare noi!” pensò sorridendo fra sé. Per la prima volta partecipava ad una caccia che lo avrebbe aiutato nel suo scopo. Ameria invece era rimasta assorta nei suoi pensieri, e sperava ardentemente di trovare il principe prima che fosse troppo tardi.

Ognuno si era recato nella sua stanza, poiché la mattina dopo si sarebbero messi in marcia molto presto. Lina però era sveglia, guardava la finestra immergendo nel buio i propri pensieri “Razza di un demone scansafatiche! Xel, potresti anche tornare a spiegarmi come stanno le cose! Questa faccenda non mi convince, chi è così potente da eliminare i demoni sottoposti a Xellos come se fossero bimbetti incapaci? E il giovane dovrebbe essere in grado di eliminare persino Xel? Ma da dove sbucano? Non ho mai sentito parlare di maghi o chierici così potenti. E io a cosa servivo? Come avrei potuto eliminarli?”. Continuò a rimuginare sulla questione finché non sentì bussare alla porta. Si voltò di scatto e si avvicinò alla spada appoggiata al muro. -Lina? Sei sveglia? Sono io, Gourry!- disse la voce al di là della porta. -Razza di stupido! Mi hai fatto prendere un colpo! Cosa vuoi?- rispose arrabbiata.-Potresti aprirmi? posso entrare?- chiese lui. “Cosa? Cosa vuole a quest’ora della notte? E’ impazzito? Ce l’ha la sua stanza ora!” pensava Lina non comprendendo quella visita in piena notte. Aprì la porta piano e fece entrare l’alto ragazzo che indossava un pigiama azzurro come i suoi occhi. -Senti Lina... dobbiamo parlare.- disse Gourry con fare molto serio. “Ma cosa gli prende? Non vorrà dirmi...” non finì il pensiero ed arrossì completamente. -Che ti prende, hai la febbre?- chiese lui vedendola rossa come un peperone. -No! Non è niente! Di cosa mi vuoi parlare?- cercò di calmarsi e si sedette sul letto. -Vedi, non riesco a dormire, perché sono preoccupato. Non mi hai ancora detto cosa ti passa per quella testolina, e io lo so che c’è qualcosa che tiene sveglia anche te.- disse con grande calma e sicurezza. Lina rimase un attimo stupita, non era quello che pensava “per fortuna!”, ma Gourry la aveva veramente colpita. -Sì, in effetti c’è una cosa che mi preoccupa, ma non so ancora dare una spiegazione precisa, dopotutto non ci riguarda. Eppure ho uno strano presentimento.- confermò. -Mentre tu dormivi, questo pomeriggio, è comparso Xellos, e mi ha detto che c’è qualcuno che sta eliminando i demoni in circolazione con estrema facilità. Ha chiesto il mio aiuto, ma ha anche detto che per gli esseri umani non c’è motivo di interessarsi a questa faccenda.- -Mmmm, capisco, tu hai rifiutato, e ora lui ti ha dichiarato guerra, è questo che ti rende così nervosa?- chiese Gourry pensieroso. -Sbagliato, se ne è andato subito, non mi ha attaccato o promesso battaglia, ma- Gourry la interruppe -ma tu sei curiosa di sapere perché hanno chiesto prorprio il tuo aiuto, e di incontrare questo fantomatico stermina-demoni, giusto?- -Ehi, da quando sei diventato così intelligente?- chiese Lina stupita dell’amico -Bè, ormai ci conosciamo bene noi due, no? Non è poi così difficile per me capire cosa ti passa per la testa una volta che mi hai spiegato come stanno i fatti- disse il giovane sorridendo. -Forse, una volta ogni tanto dici qualcosa di giusto, Gourry! Anche io non faccio fatica a capire cosa penserai se ti dico: ESCI SUBITO DALLA MIA STANZA CHE VOGLIO DORMIRE!!!!!!!- gridò alzandosi in piedi e puntando il dito verso la porta. -Va bene, ma non svegliare tutti gli avventori! Grazie per avermi detto cosa ti turba- disse chiudendosi la porta alle spalle. “Ma cosa mi prende? Sono così nervosa!” Il cuore le batteva forte, e come dal nulla affiorò il ricordo della volta in cui Fibrizio aveva rapito e fatto il lavaggio del cervello a Gourry. Quella volta aveva detto che era stato come separarsi dal prorprio cagnolino, ma era stata completamente sincera? E ora Gourry le dava prova di capirla benissimo, di preoccuparsi per lei. “Ma che cosa mi sta succedendo? Forse è meglio dormirci su.” pensò.

Il mattino seguente si ritrovarono tutti a fare colazione nella locanda, con un certo sollievo del gestore, felice che quello fosse l’ultimo pasto consumato da quei due “divoratori instancabili” presso il suo locale. -Bene, cominceremo da qui le ricerche- disse Lina puntando il dito a sud del villaggio di Altersen su una vecchia carta un poco sbiadita. Zelgadis notò che si trattava della zona poco distante dal fitto bosco in cui il Fantasma e il suo giovane aiutante erano spariti la sera precedente, e se ne rallegrò. Gourry non sembrava interessato: era impegnato con tutte le sue forze a mangiare un pollo appena arrostito dall’oste solo per lui. - Chissà quando avremo l’occasione di mangiare di nuovo qualcosa di così buono!- aveva detto per giustificare la scelta della sua “colazione”. Ameria stava seduta in silenzio, continuando a guardare il suo bicchiere di latte grande come un boccale per la birra. Ad un tratto parlò, rivolgendosi a Lina: - Siamo sicuri che ci siano possibilità di ritrovarlo? Io ho una strana sensazione... Da quando ieri sera abbiamo incontrato quel ladro, e quello strano tipo...-. Lina la guardò incuriosita - Di chi stai parlando? e cosa è successo ieri sera? Perché non me lo hai detto subito?- sembrava molto intressata, e chiedeva risposte con concitazione. Era turbata “non saranno state le due persone che cercava Xel?”, pensava, ormai credendo di essere entrata all’interno di un gioco di coincidenze troppo particolari per essere solo coincidenze. Zel tornò a guardare le amiche, già sapeva che non era possibile tenere qualcosa nascosto a Lina, in fondo non era nemmeno giusto. E poi se qualcosa la preoccupava poteva essere legato all’esistenza di quella strana figura: il Fantasma, un essere misterioso che se ne andava tranquillamente a zonzo combinando guai, senza una meta precisa. -Niente di particolare Lina... Era un givane ladruncolo, accompagnato da una strana figura nera come la notte, uno stregone molto potente, credo... hanno utilizzato una stranissima magia con la spada. Eppure, mi danno da pensare... non so per quale motivo...- abbassò lo sguardo, tornando al bicchiere di latte mezzo pieno. -Due tipi strani...una strana magia... una figura nera dalla grande potenza...- mormorava Lina “potrebbero proprio essere loro!”. - Era il Fantasma.- disse Zel con calma, come se fosse la cosa più semplice di questo mondo. -Come?!- esclamarono Ameria e Lina contemporaneamente. - Io sono convinto che quell’essere sia stato il Fantasma. Ne aveva tutte le caratteristiche.- -Bene ragazzi! Ora ce ne andiamo, e in fretta. non mi va di parlare di certe cose in una osteria!- disse Lina alzandosi precipitosamente e prendendo per un braccio Gourry che stava ancora mangiando. Dopo aver pagato il salatissimo conto, uscirono all’aperto, e si diressero lungo la strada principale verso sud. Camminavano velocemente e in silenzio, anche se in parte erano rallentati dalla folla che si era riversata in strada per godersi la bella giornata, nonostante fosse ancora molto presto.

 

 

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Capitolo 2
*** capitolo 1 ***


Capitolo 1

 

 

 

Si addentrarono nel bosco a Sud del villaggio senza badare al sentiero quasi irriconoscibile: la pioggia aveva fatto spuntare numerose erbacce tra la fanghiglia che si appiccicava fastidiosamente agli stivali rallentando il passo.

Nessuno parlava, assorti come erano ognuno nei propri pensieri... Persino Gourry sembrava impegnato in una profonda riflessione, tanto che Lina non poté fare a meno di domandargli:

-Qualcosa di questa vicenda ti turba particolarmente, Gourry?- in effetti era rimasta stupita delle sue affermazioni della sera precedente. -Come? Bè, veramente stavo pensando a quando ci fermeremo per il pranzo. Credo che sarebbe meglio trovare un posticino un poco più asciutto di questa zona, così potremmo accendere un fuoco, no?- disse voltandosi verso di lei con un largo sorriso stampato in faccia. Lina lo guardò un momento interdetta, chiedendosi cosa si era aspettata di sentire, poi sospirò, e lasciò cadere il discorso.

Zel apriva la strada, e ne era felice, perché si dirigeva consapevolmente verso la direzione che sembravano aver preso le due figure della sera prima. Dietro di lui Ameria procedeva quasi senza fiatare, e ad ogni minimo fruscio d’erba attorno a loro sobbalzava lievemente. Poi fu lei a rompere il silenzio per prima: - Zel, pensi che il Fantasma potrebbe aver ucciso il principe?- Zelgadiss si fermò, e così fecero gli altri due compagni che venivano dietro. Guardarono tutti Ameria, con uno sguardo che lasciava poche speranze di consolazione. Zelgadiss si affrettò a risponderle: - Ameria, devi cercare di avere fiducia, può darsi che il Fantasma non c’entri con il rapimento del principe,...ma se così fosse, ieri sera erano solo in due, non c’era nessun principe con loro. Se il Fantasma davvero fosse l’artefice del rapimento, credo che ci sarebbero poche speranze di ritrovarlo vivo. Mi dispiace.- Così dicendo appoggiò una mano sulla spalla dell’amica, cercando di rincuorarla un poco, mentre lacrime sottili rigavano silenziose il volto della principessa. “Non ho mai visto Ameria così fragile, deve averlo notato anche Zel” pensò Lina, avvicinandosi e abbracciando Ameria, mentre Gourry faceva lo stesso. Ameria si asciugò le lacrime nella manica e allontanò gli amici, facendo cenno che ora stava bene. Riprese a parlare con voce un po’ tremante:

-Io... io non so perché questa faccenda mi sta così a cuore...non ho mai visto William in vita mia... non è giusto rapire un principino, e nemmeno un bimbo normale, certo...eppure ho la spiacevolissima sensazione che la storia sia molto più triste di quel che conosciamo. E’ una sensazione così forte e intensa che non ho potuto fare a meno di piangere. Scusatemi.- si fermò un attimo, - Ma ora non accadrà più: William DEVE essere vivo, e con il vostro aiuto lo ritroverò, lo riporterò a palazzo, e sistemeremo tutto quanto!- concluse con un sorriso. -Questa è l’Ameria che conosciamo! Positiva e ottimista!- disse Gourry, dandole una pacca sulla spalla che quasi la fece cadere.

Il sole era già alto, e riscaldava gli alberi e le foglie verdissime e lucide. Non faceva caldo, ma non era nemmeno freddo, e la lieve brezza che riusciva a penetrare tra tronchi e arbusti era piacevole. Il sentiero si era fatto sempre meno evidente, ma ancora lo si riusciva a distinguere per via dei due solchi laterali fatti durante tanti anni dai carretti che attraversavano abitualmente il bosco. Nel mezzo invece spiccavano alte erbacce, cresciute enormemente grazie alla pioggia.

Era passato il mezzogiorno da poco, quando trovarono una piccola radura, riparata verso est da un’enorme quercia che stendeva i rami e le grosse e vecchie braccia ricoprendo gran parte del cielo. La copertura era stata tale, che il terreno ai suoi piedi era meno pregno d’acqua, e così decisero di fermarsi e accendere un fuocherello con qualche rametto relativamente asciutto. Non fu cosa facile, ma alla fine Lina riuscì con una fiammella magica a far ardere i rametti. Zelgadiss si era allontanato, ed era tornato con il pranzo: una lepre che sembrava avere ormai qualche anno di troppo, ma si accontentarono. Ameria tirò fuori dalla sua piccola bisaccia quattro pagnotte di pane che aveva preso all’osteria prima di uscire, mentre Gourry si era occupato dell’acqua.

Avevano ormai finito di pranzare, facendo tutte le congetture possibili sul cammino da seguire (dato che il terreno era troppo bagnato per poter trovare delle tracce), quando qualcosa turbò la chiacchierata. Infatti un grande uccello scuro saettò nella radura, disegnò volando un cerchio sopra di loro, e si precipitò velocemente sul pezzo di pane che Lina teneva in mano. Rallentò, si posò a terra e spiccò di nuovo il volo in un istante.

-Brutto uccellaccio! Ma guarda tu! Torna indietro e restituiscimi il pane!- gridò Lina seguendo il volo dell’uccello con gli occhi e cominciando ad inseguirlo di corsa. Infine il corvo si posò su un ramo basso, quasi per sbeffeggiarla, e inghiottì in un boccone il pane. Lina, ferma sotto l’albero, sorrise malignamente: -Credi di prendermi in giro? Non lo sai che le maghe sanno volare?!-. I compagni la guardavano divertita. -Levit...- il suo incantesimo rimase impronunciato perché fu distratta da un ragazzo sbucato nella radura da ovest, che correva a gran velocità dirigendosi proprio verso di lei. Il problema stava nel fatto che aveva un freccia incoccata sul grande arco, pronto a scagliarla in qualsiasi momento.

Zelgadiss e Ameria scattarono in piedi, riconoscendo subito il ragazzo della sera prima.

-Lina!- Gourry si avvicinò all’amica con la spada in pugno. Osservò incuriosito il giovane che se ne stava ora immobile, quasi una statua. Guardò con fare interrogativo la maga, non riuscendo a capire la strana reazione del “nemico”, che non sembrava meno stupito di loro. Lina dal canto suo, era rimasta per un momento sorpresa da quell’apparizione improvvisa, ma si era ripresa immediatamente, e un incantesimo era comparso tra le sue mani. “Che strano tipo” pensò: qualora ci fosse stato il segno di una minaccia, non avrebbe esitato a colpire.

Zel si avvicinò, guardingo, aspettandosi la comparsa del Fantasma da un momento all’altro. -Fai attenzione Lina. E’ il ragazzo di ieri sera.- disse la chimera a bassa voce, mettendo in guardia l’amica: ricordava fin troppo bene lo strano potere della spada maneggiata dal giovane.

-L’avevo capito.- rispose la maga seria e concentrata. -Voi lo conoscete? Di che ragazzo parlate?- intervenne Gourry. Lina evitò di scaldarsi e non fece commenti sulla memoria (assente) dello spadaccino.

Ameria lentamente si avvicinò al giovane, che pareva quasi non esistere, fondersi con la natura circostante, tanta era la sua immobilità. Lina osservò gli amici: non sembrava che considerassero il ragazzo un pericolo, erano abbastanza tranquilli, nonostante lo avessero visto in azione solo la sera precedente. L’incantesimo svanì, forse imprudentemente, dalle sue mani, e le spalle si allentarono un poco dalla tensione che sentiva premuta addosso.

-Chi sei? Yuuu? Ma ti sei incantato?- chiese allo strano tipo. “Ma che ha? E’ scemo? Sembra in trance!” pensò, guardandolo con curiosità. -Ehi, vuoi rispondere?- gridò spazientita. Stava cominciando a stancarsi: dopotutto, era lì a farsi prendere di mira da un bambinetto che non sembrava arrivare al chilo! Chi glielo faceva fare?

-Lina, forse è rimasto pietrificato solo a guardarti!- commentò Gourry con un mezzo sorrisetto stampato sul bel viso. Ricevette un calcio in uno stinco, e una risposta rabbiosa: -Cosa vorresti dire?-. Lo spadaccino cercò di difendersi: -Non fraintendere! Intendevo per la tua potenza, non per il tuo aspetto!- non si rese però conto di aver peggiorato la sua già precaria situazione. Infatti, nelle mani della maga si stava materializzando un altro incantesimo, ma questa volta non era per lo straniero, bensì per lui!

In quel momento il giovane sembrò riprendersi: puntò la freccia, assieme ad uno sguardo che raggelò il sangue ad Ameria, che aveva direttamente incrociato i suoi occhi, verso l’uccello. Il volatile se ne stava ancora appollaiato sul ramo sopra la testa di Lina: distratto dagli schiamazzi del gruppetto, si accorse del pericolo troppo tardi.

-Attenta Lina!- gridò Gourry, mentre la freccia sibilò nell’aria verso la loro direzione. Il giovane buttò a terra l’amica, alla quale sfuggì la freccia di fuoco che ancora non aveva lanciato. Zelgadiss la evitò per un pelo, gettandosi al suolo qualche metro distante dagli compagni. -Lina! Accidenti! Fai attenzione!- la rimproverò il ragazzo di pietra risollevandosi.

Lo straniero si decise a parlare: -Oh no! L’ho mancato!- l’uccello, infatti, era riuscito a fuggire. Il giovane sembrava però più triste che arrabbiato -Il mio pranzo!- aggiunse abbattuto. Abbassò l’arco, e guardò Lina ancora a terra. Solo allora la maga si rese conto di dove si trovava: era sotto Gourry, in una posizione alquanto equivoca. -Ah! Gourry! Spostati immediatamente!- disse senza lasciargli il tempo materiale per farlo, e colpendolo con un pugno diretto sul mento, così violento che Gourry si trovò di nuovo con il sedere nella polvere, poco distante da lei. -Ohi ohi...- si lamentò lo spadaccino, massaggiandosi il mento.

Lina si alzò veloce, e si ricompose spazzando via la terra dall’abito. Il giovane si avvicinava lentamente, con un’andatura leggera. La maga ne osservò l’aspetto: capelli castani, lunghi fin sotto le ginocchia; dalla nuca spuntava una ciocca di capelli ancora più lunga, che arrivava alle caviglie, strettamente legata in una treccia. Gli occhi erano blu come il cielo, i lineamenti dolci. “E’ proprio carino...” pensò mentre esaminava anche il modo in cui era vestito: stivali color camoscio, pantaloni neri, e un gilet blu aperto sul petto nudo (la muscolatura, ben sviluppata, faceva però capire che era ancora molto giovane.). Al collo portava un catenina con una strana pietra bianca come ciondolo, e alla cintola era appesa una spada, dall’elsa riccamente elaborata.

Accanto a lei si erano portati anche Ameria e Zel che, sempre sospettoso e attento, lanciava all’intorno occhiate circospette. Gourry si era rialzato, e con una mano sull’impugnatura della spada, si era affiancato a Lina. -Sei pazzo? Che cosa volevi fare con quella freccia?! Hai la mira di una talpa!- scattò la maga inviperita contro il giovane che le stava di fronte.

-Tu... sei davvero Lina Inverse? La grande maga? La sterminatrice di ladri?...-cominciò.

“Non aggiungere gli altri soprannomi, o saranno guai!” pensava Zelgadiss, temendo la reazione non troppo tranquilla dell’amica, che era chiaramente già sull’orlo di una crisi. -...colei che ha sconfitto la Stella Nera salvando il mondo?- chiese il ragazzo con gli occhioni che brillavano.

-Io so chi sono! Ma voglio sapere chi sei TU!- sbottò Lina spazientita. Quel giovane era strano, possibile che fosse colui che Xel le aveva chiesto di uccidere?

-Lo sai che sei molto carina?- disse lui senza risponderle, e sorridendo dolcemente. -EH?- si stupì la maga (e non furono meno sorpresi anche gli altri). Il suo viso si fece serio,e prese a parlare velocemente: -Io... ho bisogno del vostro aiuto! Vi assumo tutti! Posso pagarvi profumatamente! Purtroppo ultimamente incontro parecchi demoni sulla mia strada...- dal tono sembrava essere un po’ agitato. Tutti lo guardarono sorpresi: non si sarebbero mai aspettati una richiesta del genere.

-Ehi, Lina, hai sentito? Ha detto che paga bene!- sussurrò Gourry, ma la maga non ci badò, e continuò a fissare il giovane. Senza distogliere gli occhi, il ragazzo ricambiava sicuro lo sguardo. La tensione era palpabile; Ameria spostava gli occhi dall’una all’altro, in apprensione. Zel continuava a guardarsi attorno, mentre Gourry non capiva che cosa stava succedendo.

E poi lo strano tipo se ne uscì con: -Sono così bello che continui a fissarmi?-. Finirono tutti a terra a gambe all’aria. Lina si alzò velocemente, un pugno stretto all’altezza del viso, una goccia di sudore sulla guancia: -Ma era un duello psicologico, no? Sei scemo?- urlò inviperita.

Il ragazzo non capì perché gli altri erano finiti a terra, ma si avvicinò ad Ameria e le porse una mano per aiutarla (una scena già vista, no?). La principessa accettò l’aiuto, arrossendo un poco, e rispondendo imbarazzata -G-grazie...-. “Sembra un ragazzo gentile... possibile che sia un nemico?” pensò afferrando la mano salda del giovane. -Oh, figurati! E’ dovere di un cavaliere aiutare una fanciulla!- disse lui, sorridendo dolcemente. Gourry annuiva con espressione saggia, le braccia incrociate sul petto. “Oh, no...” pensò Zel abbattuto. “Non sarà un altro spadaccino scemo? Non potrei sopportarlo!” si chiedeva Lina, passando lo sguardo da lui a Gourry.

-INSOMMA! Si può sapere chi sei?- gridò ormai del tutto spazientita dallo strano ed assurdo comportamento del ragazzo. -Lina è un po’ brusca, ma ha ragione... un bravo cavaliere deve presentarsi!- disse Gourry, come per voler spiegare una lezione. Un pugno nello stomaco tolse allo spadaccino l’aria da insegnante che aveva assunto -Gourry, finiscila!- ringhiò Lina.

Il giovane li guardò: -Oh! Sono stato scortese! Voliate perdonarmi! Il mio nome è Will...- fece una pausa, - e sono un viaggiatore!- terminò accennando un inchino.

-Bene, Will! Prima di tutto, anche se mi sembri un po’ lento di comprendonio (e questo mi ricorda qualcuno...) - aggiunse sottovoce guardando Gourry, che si grattava indifferente il naso,

-... dovresti spiegarmi, gentilmente, per quale strano motivo dobbiamo aiutarti... se è vero che sei un viaggiatore, quale garanzia di pagamento puoi darci?- Lina si stava trattenendo molto: la pazienza aveva raggiunto il suo limite, ma concentrandosi sulla questione “pagamento” riusciva a controllarsi. Will sollevò il braccio, per mostrare un bracciale largo almeno 10 centimetri, completamente d’oro, adorno di grosse pietre blu. “Zaffiri!” li riconobbe subito Lina, con gli occhi che riflettevano la luce delle gemme preziose. Il ragazzo stava per parlare, ma all’improvviso si voltò: dall’altra parte della radura era comparsa una figura nera. Zel non se ne era neppure accorto, nonostante fosse rimasto attento, aspettando e sperando per il suo arrivo.

-No! Non farò come vuoi tu! Lo sai che ho ragione!- cominciò a gridare Will, nella direzione del Fantasma. Si avvicinava minaccioso, ma non si sentivano risposte. Gourry sguainò la spada, e si portò davanti a Lina, con fare protettivo -Quell’uomo nero è pericoloso!- aveva detto, preparandosi a combattere. Lina aveva sentito uno spiacevole brivido lungo la schiena alla sua apparizione. Zel aveva sfoderato la spada: tutti e tre avevano percepito chiaramente la minaccia, l’enorme potere che si muoveva in quell’individuo oscuro. Ameria invece guardò Will un po’ preoccupata, facendo un passo avanti. -Non avvicinarti.- la trattenne Zelgadiss, con una mano sulla spalla, tirandola indietro.

-Smettila! Non puoi continuare così, lo sai!- la sua voce era stranamente triste e dolce ad un tempo. Il Fantasma era ora di fronte a Will: sembrava impegnato in una discussione accesa, le mani, bianchissime, si muovevano a sottolineare parole che non si udivano.

-Ehi, Lina! Ma con chi sta parlando? Io non sento nessuno rispondergli!- chiese Gourry confuso. Lina non rispose, rimanendo attenta e concentrata. “Sono senza dubbio i due personaggi a cui sta dando la caccia Xel... ma perché doveva venire a rompere le scatole proprio a me quello sfruttatore?” pensò maledicendo il demone.

-Lina, dobbiamo stare molto attenti-. -Si Zel. Può rivelarsi pericoloso.- rispose seria, senza guardare la chimera.

-No...- disse triste Will, sempre rivolto al Fantasma, e senza ottenere apparentemente una risposta. Poi il suo tono cambiò radicalmente: -Te lo ordino!-. Le braccia del Fantasma ricaddero quasi inerti lungo i fianchi, come se a quelle parole non potesse (o non volesse) ribattere. Will stringeva i pugni, quasi che si sentisse in colpa per le parole pronunciate. Lina fissò il Fantasma, cercando di capire che cosa stava succedendo tra quei due personaggi così misteriosi.

Il silenzio durò pochi istanti: un colpo proveniente dall’alto si schiantò dritto sopra la nera figura.

Tutti furono sbalzati lontano qualche metro dall’esplosione. Lina si ritrovò di nuovo sotto Gourry, che questa volta si rialzò in fretta: -Tutto bene Lina?- chiese preoccupato. -BENE? No che non va bene! Chi è stato quel pazzo? Se lo prendo gli faccio il pelo e contropelo!- disse furibonda, mentre si curava una leggera contusione alla gamba.

Ameria stava aiutando Zel a staccare i capelli appuntiti dall’albero contro cui era andato a sbattere a causa del colpo. -Ehm... Zel, ti faccio male?- chiese imbarazzata la principessa, premendo la testa della chimera con una mano sulla fronte rocciosa. -No! Mettici un po’ più di forza!- le rispose il ragazzo, non avvezzo a partacce simili, cercando di liberarsi velocemente.

-No! No ti prego!- Will cominciò a correre verso il polverone sollevato dall’esplosione, convinto probabilmente che il suo compagno di viaggio non si fosse salvato da quel colpo scagliato a tradimento.

Una risata famigliare risuonò nell’aria: -Sembra che sia stato più facile del previsto... oh, mi sbagliavo! In effetti era impossibile che il Fantasma si facesse sorprendere così!- si corresse notando una figura nera che si alzava nell’aria. -Xellos!- gridò Lina dal basso. -Se riesco a metterti le mani addosso..- lo minacciò. Assieme ad Ameria, Zel si avvicinò ai compagni: -Maledetto guastafeste!- strinse i denti, per nulla felice di vedere il demone, che tanto odiava, proprio in quel momento.

-Lina, che facciamo?- chiese Ameria preoccupata. -Noi? Nulla, che dovremmo fare?- rispose semplicemente Lina, guardando in alto verso le due figure. -Come sarebbe a dire? Dobbiamo combattere affinché la giustizia trionfi! Quel ragazzo ha chiesto il nostro aiuto...- -Rifletti Ameria- la interruppe Lina, - non sappiamo chi sia quel “Fantasma”. E’ molto probabile che sia lui stesso un demone. Dovremmo intervenire per salvare un demone? Che se la sbrighino tra loro!- concluse, scuotendo la mano con noncuranza. -Non intendo lasciare che Xel elimini il Fantasma!- esclamò Zel arrabbiato. -Calmo Zel. Credi davvero che Xel possa vincere?- chiese seria Lina. Il ragazzo chimera si zittì pensieroso. Sebbene il Fantasma avesse un grande potere, Xellos era un demone tra i più pericolosi, inferiore solo ai Signori dei demoni. Non voleva certo veder sfumare davanti agli occhi la sua speranza di tornare normale! Fece un passo avanti, determinato a dar man forte. “L’ho trovato prima io, maledetto demone, e non lo eliminerai prima che io lo interroghi!” pensò furioso.

Will si avvicinò a loro: -Statene fuori.- il suo sguardo deciso puntato su Zelgadiss, -Ha detto che è una questione personale, non intervenite.- disse col tono di chi dà un ordine. –Allontanatevi. Non vorrei che foste feriti- aggiunse sorridendo tristemente.

La battaglia aerea era già cominciata. I poteri dei due rivali sembravano uguagliarsi, ma Xellos era più veloce. Lina ed i suoi amici seguivano con qualche difficoltà i due combattenti, che sparivano e riapparivano senza interruzione. Presto il Fantasma fu atterrato, un ginocchio appoggiato a terra, il respiro faticoso. “Ha il fiatone!” si accorse Lina stupita “Che razza di demone è?”.

Una sfera d’energia nera si creò nella mano di Xellos, e fu velocemente scagliata verso l’oscura figura. Il Fantasma si sollevò in tempo, e innalzò uno scudo protettivo. -Ma è...- esclamarono in coro Lina e Ameria stupite, -...uno scudo di magia bianca!- terminò Zelgadiss per loro.

Il colpo del demone fu però fortissimo, tale che quasi strappò il mantello al Fantasma. Il cappuccio ricadde indietro sulle spalle, scoprendo un volto completamente bianco, incorniciato da capelli altrettanto bianchi, che scendevano di poco sotto le scapole.

-E’ una ragazza!- Zel era stupefatto. -E’ davvero un fantasma... uno spettro! Ma dove sono catene e lenzuolo?- chiese Gourry guardandosi attorno con una mano a far da schermo alla luce del sole a picco sulla radura, cercando gli oggetti menzionati. -Non dire stupidaggini Gourry!- lo rimproverò Lina, piantandogli dolorosamente un gomito nel fianco.

Xellos la vide solo quando il polverone alzato dal suo colpo si fu posato. Il sorriso eterno si dileguò in un istante: gli occhi del demone si fissarono colmi di meraviglia e orrore sulla figura nera e bianca. Le parole faticarono ad uscirgli, la gola stretta in una morsa che quasi lo lasciò senza fiato: -No...non può essere...-. Il Fantasma non perse l’occasione, approfittò immediatamente del momento di smarrimento del demone: scomparve da terra e ricomparve in alto, alle sue spalle. Passò il braccio sinistro attorno al collo di Xellos, che non fece in tempo a reagire in alcun modo, ancora pietrificato dallo shock, e con l’altro immobilizzò la destra del demone, che ancora reggeva il bastone.

-L’ha preso!- il tono di Zelgadiss era un misto tra stupore, e piena approvazione.

Trattenendo saldamente il demone, la bianca ragazza parlò, e questa volta tutti la sentirono:

-Xellos... quanto tempo è passato? Non mi sembra vero di averti infine trovato! Questi anni di vita li ho trascorsi nell’odio più profondo, con l’unica speranza di potermi un giorno vendicare! Ed eccoti qui, terrorizzato... ah, ah, ah... come è amara le sorte, eh maestro? Bloccato in questa dimensione senza poter salvare la pelle, e proprio grazie ad un trucchetto che tu stesso mi hai insegnato con tanto impegno!- la sua voce era sì quella di una ragazza, ma paurosamente sfigurata dall’odio, fredda come il ghiaccio. Xellos volse lentamente lo sguardo verso quel volto eburneo: cercò di non tremare nel vedere gli occhi completamente bianchi, in cui a mala pena si distingueva la pupilla, una linea verticale strettissima. Tentò quasi disperatamente di non deglutire, per non dare a vedere fino a che punto era spaventato. -Preferirei che una bella ragazza mi abbracciasse diversamente!- cercò di ironizzare, con un sorriso molto tirato e innaturale sulle labbra.

-Lina, mi sembra che Xel abbia veramente paura...- sussurrò Ameria, col fiato sospeso. -Non dovremmo fare qualcosa?- cercò di accennare. Ma i suoi compagni se ne stavano immobili con gli occhi sbarrati: sembrava l’unica a non percepire quale forza sprigionasse il Fantasma.

-No! Lascialo andare!- Will, con voce disperata, si era messo a correre verso di loro (nel frattempo il Fantasma era sceso a terra, sempre stringendo il demone con forza, quasi soffocandolo). -Non puoi farlo! Liberalo!- lacrime rigavano il suo giovane e triste viso.

-Ma perché piange? La sua amica sta vincendo...- chiese Ameria senza capire, ma nessuno le rispose.

-Tu non sei cattiva...- continuò il ragazzo singhiozzando. -Non sono affari che ti riguardano!- rispose lei con voce piena di collera. “ Ma perché quel ragazzo così sicuro di sé, ora piange? Che sta succedendo?” si chiese Lina, continuando a tenere d’occhio il Fantasma, e preparandosi ad ogni evenienza, anche alla fuga se le cose si fossero messe troppo male.

-Non voglio perderti... non un’altra volta... non così...- le parole di Will, incomprensibili per gli altri che osservavano silenziosi, sembravano aver sortito un qualche effetto: la presa attorno al collo di Xellos si fece più lenta. Il demone non tentò comunque di divincolarsi, sapeva benissimo che era in grado di incenerirlo in qualsiasi momento: dopotutto le aveva insegnato bene! Guardò Will, che di fronte a loro se ne stava fermo, scosso solo dai sussulti delle lacrime silenziose.“E così sarebbe questo il ragazzo?... strano, non sento alcun tipo di energia...” pensò. Decise di tentare il tutto per tutto: -Avanti Zirna... dai retta al tuo amichetto! Dopotutto abbiamo passato tanto tempo insieme! Eri la mia allieva migliore, ricordi? Perché adesso mi odi così tanto?- le chiese con voce melliflua. Dopo molti anni trascorsi insieme, conosceva bene i suoi punti deboli: e il punto debole del Fantasma era quello di avere un cuore, dei sentimenti umani. Aveva sempre creduto che fosse nata dall’incrocio tra un demone e un essere umano, ma l’aveva ugualmente accolta come allieva date le sue grandi capacità. In caso contrario, non si sarebbe scomodato per una “mista”.

-Zirna... da quanto tempo non sento questo nome...-. Xellos la sentì insicura, la presa al collo si allentò, la voce acquistò qualcosa di umano. Will si avvicinò e posò una mano sul braccio della ragazza. -Lascialo... non sei cattiva... non sei un’assassina...- ma il Fantasma non rispose,e non fece cenno di liberare il demone. -Non costringermi, per favore...- continuò Will triste. -Te lo ordino!- aggiunse serio, ma senza guardarla in faccia. Xellos notò che gli occhi della ragazza cambiarono colore, divennero blu come il cielo, mentre la pupilla tornava ad essere tonda. Zirna lo lasciò andare, indietreggiando lentamente, con passo incerto. -Ti devo un favore ragazzo!- disse sorridendo a Will. Poi si voltò verso la ragazza: -Ci rivedremo cara!- disse allegro (e moooolto sollevato), chinandosi per baciarla in fronte. Scomparve. Zirna rimase in piedi, immobile, senza la minima reazione, con lo sguardo perso di un bambino che non trova più la mamma.

Zelgadiss era furibondo. Si avvicinò a grandi passi verso la bianca ragazza :- Come hai potuto lasciarlo andare così!-gridò. -Su Zel, calmati. Pregustavi già l’eliminazione di Xellos, eh?- commentò Lina sorridendo sorniona. Non appena fu di fronte a lei, pronto a rimproverarla, si accorse che lacrime scendevano lentamente sul pallido viso. Imbarazzato cercò di scusarsi:

-Ehi...io non volevo...- ma Zirna lo interruppe, sorridendo con tristezza: -Mi stavo perdendo... ho rischiato di non tornare indietro...-. Zel la guardò senza comprendere di cosa stesse parlando, e arrossì lievemente, notando quel volto così bianco, ma ciononostante... così bello.

Anche gli altri si erano avvicinati. Lina rimase sulla difensiva: era pur sempre un’allieva di Xellos, e quindi non dovevano sottovalutarla. Gourry però non le sembrò ugualmente preoccupato, dato che aprì bocca solo per farne uscire una delle sue solite cavolate: -Ma sei davvero uno spettro? Dove hai messo le catene?-. Lina guardò l’amico, ma non reagì, sospirando e tenendosi la fronte con la mano. -Perché hai attaccato il tuo maestro? Non sai che bisogna portare rispetto agli insegnanti?! Bè... è vero che Xel è un demone...ma...- Ameria aveva cominciato carica, puntando il dito verso Zirna, ma poi il suo discorso si era perso, riflettendo tra sé se era giusto o meno attaccare un demone sebbene fosse il proprio maestro.

-Qualcuno vuole spiegarmi che diavolo sta succedendo qui?- sbraitò Lina, che era già esausta di quei due. Con le mani sui fianchi, lo sguardo minaccioso, aspettò una risposta, che non venne.

Will invece si mise tra loro e la ragazza: - State lontani da lei! Lasciatela in pace! Non è un fenomeno da baraccone! - disse arrabbiato, con le braccia aperte in atteggiamento difensivo.

-Ma sei completamente impazzito!- Lina non ne poteva più degli sbalzi di umore del giovane:

-Prima vuoi il nostro aiuto per combattere i demoni, poi dici che sei un viaggiatore, come vorresti pagarci, mi chiedo? E ora salta fuori che viaggi col Fantasma, che elimina demoni a destra e a manca senza troppi problemi! Non ti basta lei? E ti metti pure a minacciarci? Guarda che ne ho abbastanza!- Lina, esasperata, aveva afferrato Will per il collo, in un tentativo di strangolarlo.

-Calma Lina!- cercò di fermarla Gourry, trattenendola per il mantello. -Lasciami Gourry! Io questo lo strozzo! Mi sta facendo diventare matta!- gridò isterica.

Zirna allontanò il ragazzo, frapponendo il suo braccio tra i due: -Non toccarlo.-. La voce fredda e lo sguardo terribile fecero venire i brividi a Lina.

Gourry si avvicinò a Will, che si massaggiava il collo: -Tutto bene? Lina ha un caratterino non facile, eh?- chiese sorridente. -Già- commentò il giovane con semplicità, guardando la maga e la bianca ragazza.

Lina e Zirna si fissarono senza batter ciglio. Nessuna delle due voleva cedere all’altra. Poi il Fantasma sorrise, socchiudendo gli occhi: -Penso proprio che Will abbia ragione: abbiamo bisogno di voi.-.

“Ma come sono lunatici questi due!” pensò Zel, guardando scoraggiato quei due personaggi che sembravano davvero aver perso qualche rotella.

-Sono pronta a spiegarvi ogni cosa, ma davanti ad un pasto caldo, non qui.- la voce tranquilla della ragazza era completamente differente da quella che, solo qualche istante prima, avevano sentito nelle parole rivolte al demone.

Senza dire una parola, Lina si incamminò dietro i due nuovi compagni, in direzione del villaggio più vicino.

 

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Capitolo 3
*** capitolo 2 ***


Capitolo 2

 

 

Erano arrivati nel villaggio di Minter solo da un’ora, e avevano preso alloggio nella prima locanda che avevano trovato. Durante il viaggio, nessuno dei sei aveva chiacchierato molto, (anche se Gourry continuava ad insistere con la storia dello spettro), ognuno perso nei suoi pensieri.

Lina, nella sua camera, rifletteva su quel colossale casino in cui era stata cacciata, nel vano tentativo di raccapezzarsi. Finalmente avrebbe avuto qualche informazione su ciò che stava succedendo, doveva solo aspettare qualche minuto, e davanti ad una cenetta abbondante, tutto sarebbe stato chiarito. “Sarebbe ora!” commentò seccamente tra se e se. “Scommetto che è tutta colpa di Xel! Quel demone è un combinaguai patentato! Vorrei tanto sapere perché mi deve sempre coinvolgere! Ma non hanno altro da fare i Demoni, che venirmi a rompere le scatole? Uffa, io volevo solo arrivare tranquilla e beata alla Festa dell’Unione!”. Si sentiva parecchio abbattuta: non aveva voglia di andarsi a cacciare in questioni più grandi di lei... ogni volta rischiavano tutti quanti di rimetterci la pelle, e non era una cosa piacevole. Sospirò. “Dato che ormai ci sono dentro, vediamo di capirci qualcosa! Allora, Will e Zirna sono sicuramente le due persone che Xellos voleva farmi eliminare... non c’è dubbio. Dato che ho rifiutato, ci ha provato lui. Bè, fin qui la cosa non è così complessa. Ma dal momento che i demoni non fanno mai nulla allo scoperto, devo pensare che il mio coinvolgimento non sia così marginale come possa sembrare a prima vista. Però, se ora è Xel che ha il compito di toglierli dai piedi, io che c’entro? Questo punto rimane oscuro...” sospirò di nuovo, costatando che gli stava per venire una terribile emicrania. “La cosa che veramente vorrei capire è: chi sono quei due? Oltre ad essere terribilmente soggetti a sbalzi d’umore, Xel mi ha detto che hanno poteri inimmaginabili... Mmh... Il Fantasma sembra davvero molto potente, ma per essere un demone, ha il fiatone un po’ troppo presto. Possibile che con l’energia distruttiva che si ritrova, abbia una resistenza così scarsa? E Will? Non mi pare poi così pericoloso...”.

Qualcuno bussò alla porta, distogliendola dai suoi pensieri. Si ritrovò a fissarsi allo specchio, la spazzola in mano, sollevata sui rossi capelli ribelli. -Chi è?- chiese semplicemente.

-Lina! Sono io! Gourry! Posso entrare?- chiese lo spadaccino. “Uf!” pensò Lina, stanca. -Dai, entra pure.- rispose. Gourry entrò nella stanza, richiudendo la porta alle sue spalle. Si diresse verso il letto, e vi si sedette tranquillamente, fissando Lina che continuava a pettinarsi.

-Che c’è Gourry? Guarda che non sono in vena di sentire sciocchezze...- cominciò la maga.

-No, niente stupidaggini, o almeno spero!- disse il ragazzone sorridendo. Povero Gourry! Quando si sentiva esausta non gli dava nemmeno la possibilità di sparare le sue solite scemenze! “Cerca di capire...” pensò, poggiando la spazzola sulla specchiera, e voltandosi a guardare l’amico.

-Lina, prima di andare a cena, mi spiegheresti qualcosa di questa storia? Ehm... io non ci ho capito un gran che...- disse abbattuto. Lina si stupì della richiesta: strano che non dovesse spiegarglielo lei con la forza! -Bè Gourry... questa volta non è tutta colpa tua... puoi consolarti! Sappiamo poco, e quel poco è molto confuso. E’ normale che sia difficile raccapezzarsi.- rispose calma.

-A me pare che Xellos voglia uccidere quei due. Visto che, se non ricordo male, Xel è un demone, loro dovrebbero essere i buoni, no?-.

-Ci sei quasi Gourry, bravo! Il problema è che la ragazza, Zirna, il Fantasma, o come diavolo si fa chiamare, è un demone (o qualcosa di simile). Ci sono voci di stragi orribili compiute da lei.- concluse la maga.

-Mmh... io spero che siano buoni!- commentò Gourry triste.

-E perché mai?-.

-Sai, quei due sorridono sempre, ma i loro sorrisi sono tristi. Io credo che ne abbiano passate di tutti i colori.- rispose con sincerità lo spadaccino. Lina rimase per un momento a fissare l’amico, meravigliandosi ogni volta della sua grande sensibilità. Arrossì lievemente, ma nella penombra della camera non illuminata da luci artificiali Gourry non lo notò. Comunque, distolse lo sguardo, e chiese incuriosita: -Perché volevi arrivare a tavola preparato?-. Gourry la guardò, imbarazzato: -Bè, non volevo fare la parte dello stupido...sai, quel ragazzino mi interessa...- rispose lui serio.

-CHEEEEE???? GOURRY, COSA STAI CERCANDO DI DIRE?- chiese Lina, terribilmente (e stranamente...) preoccupata per quell’ambigua dichiarazione.

-Perché ti scaldi tanto Lina? Ho notato che quel ragazzino è uno spadaccino, ma visto come tira con l’arco, dubito che abbia una buona tecnica. Vorrei insegnargli qualcosa, se dovessimo viaggiare insieme.- Lina tirò un enorme sospiro di sollievo “Che vado a pensare?” si chiese.

In quel momento qualcuno bussò violentemente alla porta: -Lina! Sono Ameria!-, e senza aspettare una risposta si precipitò con foga nella stanza. -Non trovo Zel da nessuna parte! E anche gli altri due sono scomparsi!- disse allarmata.

-Ameria? Prima di entrare si attende una risposta, altrimenti non ha senso bussare, non ti pare? E non preoccuparti per Zel: è vaccinato e maggiorenne, e sicuramente in grado di cavarsela da solo!- la tranquillizzò Lina. -Vedrai che saranno qui tra poco!- aggiunse Gourry, sempre con la sua calma contagiosa. -Su, non fare quella faccia! Sicuramente Zel avrà chiesto al Fantasma se è in grado di aiutarlo. Forse questa volta il nostro amico ha fatto centro!- le sorrise la maga.

-Ragazze! Io ho fame! Che ne dite di andare di sotto ad aspettarli?- Gourry si alzò, e si diresse verso la porta, sorridendo felice alle amiche.

Zelgadiss camminava a passi svelti per le vie di Minter. Zirna si muoveva silenziosa, nera ombra, dietro di lui, mentre Will in coda si guardava attorno incuriosito e tranquillo. Voleva allontanarsi un po’ dalla zona abitata, per evitare di coinvolgere degli innocenti se qualcosa fosse andato storto. Gettò un’occhiata alle sue spalle, e notò che Will se ne andava in giro beato con le braccia dietro la testa, e un sorriso ebete stampato in volto. Un goccia di sudore comparve sulla guancia di pietra. -Deve proprio venire anche il ragazzino?- chiese seccato, tornando a guardare davanti a sé. -Sarà meglio che te lo faccia piacere, il ragazzino, se vuoi che t’aiuti.- Zirna gli rispose scostante e gelida. Zel rimase per un istante interdetto “Come sa cosa voglio?”.

Pochi passi fuori del villaggio, Zirna si fermò: -Per quello che dobbiamo fare, qui va bene- disse abbassandosi il cappuccio e scuotendo la testa per far tornare a posto i capelli. Will si era seduto poco distante, sereno come non mai, appoggiato ad un grosso albero.

-Come fai a sapere cosa devo chiederti?- chiese Zel stupito, calando a sua volta il cappuccio.

-Ho una certa sensibilità per le situazioni simili alla tua... anche se sei solo la seconda persona che conosco ad avere questo tipo di problema. Vuoi riacquistare il tuo aspetto umano, vero?- spiegò, sorridendo con dolcezza. La chimera sentì un tuffo al cuore: “Ma questi due non sanno fare altro che sorridere? Cominciano a darmi sui nervi!”. Iniziava ad essere irrequieto: se sapeva quale era la sua richiesta, e lo aveva seguito fin lì, forse poteva davvero fare qualcosa per lui! Il cuore cominciò a battere, agitato. Controllandosi, riuscì a formulare la domanda: -Puoi farlo?-. Gli sembrava di scoppiare, sentiva la soluzione di tutto così vicina, ma non voleva crederci troppo.

-Posso tentare. Non ho mai assistito ad un incantesimo di questo tipo, ma ne conosco uno che forse può funzionare. Non ti posso garantire di riuscirci.-. Zirna gli si avvicinò lentamente, sollevando una bianca mano, fino a sfiorargli una delle pietre sul viso: -Povero ragazzo!- disse triste. Il suo sguardo... Pietà? Compassione? Non le avrebbe sopportate! No... era qualcos’altro. Dolore! Era dolore per una sorte che sembrava condividere! “E’ lei! Lei l’altra persona con il mio stesso problema!” comprese all’istante Zelgadiss. “Ma cosa significa?” si chiese stupito, continuando a fissare quegli occhi blu, tentando di carpirne il segreto. Zirna fece un passo indietro e chiamò Will, che subito si avvicinò ubbidiente.

La luna era sorta da poco, una falce sottile che era in grado di illuminare di una luce leggera la terra. Il Fantasma era una figura scura, col volto ancor più pallido sotto quella luce.

-Se fallirò, non te la prenderai con me, vero?- chiese la ragazza. Zelgadiss intendeva andare fino in fondo: -Se non sei in grado tu di risolvere il mio problema, credo proprio che non ci sia nessun altro cui io possa rivolgermi. Mi sembra quasi impossibile che tu possa fallire, dato che comandi ogni tipo di magia a tuo piacimento. Comunque, se ti fa lavorare più tranquilla, non me la prenderò con te.- rispose il ragazzo di pietra. “O almeno cercherò di contenermi!” aggiunse tra sé, non indovinando come l’avrebbe presa.

Zirna non perse tempo: -Will, se l’incantesimo mi sfugge di mano, o qualcosa va storto, richiamami all’ordine!-. Il ragazzo annuì deciso, e Zel non fece in tempo a chiedersi di cosa stessero parlando, perché la ragazza cominciò a recitare una formula a lui sconosciuta, come lo era la lingua che stava utilizzando. Prima di essere sopraffatto dal calore, scorse il ciondolo bianco al collo della ragazza, sollevarsi e stare sospeso a mezz’aria, circondato da una miriade di puntini luminosi. Il calore si fece insopportabile, chiuse gli occhi, e si accorse di non riuscire più a muoversi. “Sono bloccato! Non riesco neanche a gridare! Che stupido! Come ho potuto fidarmi di lei? E’ un demone, e per di più appena conosciuto!”. Ma cosa c’entrava?! Dei demoni non ci si poteva fidare neanche dopo una vita! Fiducia... cosa gli era preso? Aveva messo la sua vita nelle mani di un demone! Lui, che sospettava puntualmente di tutti, e si fidava completamente solo dei suoi amici! “Mi eliminerà facilmente!”. Poi tutto cessò all’improvviso. Il calore svanì completamente, e aprendo gli occhi si ritrovò nel punto esatto in cui era prima. Con timore si guardò la punta delle dita: -Niente...- disse tristemente.

-Che fai lì? Vieni ad aiutarmi!- Will stava chino sulla ragazza, a terra senza conoscenza. La chimera si avvicinò lentamente: -Cosa è successo?- chiese. Il giovane gli piantò in viso uno sguardo impaurito, una solitaria lacrima scendeva percorrendo la guancia sinistra, fino al mento. -Ha cercato di resistere... a tutte e due le forze... stavo per perderla... non mi dava più ascolto...- riuscì a dire tra un singhiozzo e l’altro. -Per favore... non chiedere più di farlo!-. Zel lo fissò, senza comprendere:

-Non capisco cosa vuoi dire.-.

-Torniamo alla locanda. Devo delle spiegazioni a tutti quanti.- Zirna si era ripresa, e parlò con voce fioca, palesemente sfinita. Accettò l’aiuto di Will per rialzarsi, ma non quello di Zelgadiss, che offeso non aprì bocca finché non raggiunsero gli altri.

Lina Ameria e Gourry avevano già occupato un tavolo, ma avevano aspettato gli altri prima di ordinare. Gourry si era concesso il lusso di una bottiglia di sidro, e se ne era già scolato metà.

-Finalmente! Ho una fame che non ci vedo! Non va bene far aspettare così tanto una signorina come me! Ho bisogno di nutrirmi IO!- disse Lina non troppo arrabbiata. Zel non era cambiato di una virgola: non volle peggiorare la sua situazione con una delle sue sfuriate. -Bene! Possiamo ordinare! Cameriera!- chiamò Gourry vispo.

Ameria si era alzata, ed era corsa incontro all’amico: -Zel! Ti ha...- non terminò la frase, un po’ imbarazzata. Zelgadiss si fermò di fronte a lei, sospirò, e le sorrise: -Non preoccuparti Ameria. Il Fantasma non è in grado di aiutarmi, ma qualcuno mi ha insegnato di non affrontare mai un problema con la convinzione di fallire.- disse guardando Lina, che ricambiò un sorriso, un po’ triste per l’ennesimo tentativo fallito dell’amico.

Che Lina e Gourry ordinassero per 10, non era una novità, ma Zel e Ameria si stupirono della quantità di piatti che ordinò Will! Poteva benissimo gareggiare con Lina!

All’improvviso Lina piantò la sua forchetta nella coscia di pollo nel piatto di Gourry. Lo spadaccino si difese a colpi di coltello -Lina! Hai il tuo pollo nel piatto! Perché vuoi mangiarti il mio?- esclamò senza abbassare la guardia. -Volevo sentire se il tuo è ben cotto!- se la rise la maga, ingoiando la coscia. Cominciò una battaglia a suon di forchetta, il cui obbiettivo era qualsiasi cosa si trovasse nel piatto dell’altro/a. Zirna li fissava sbalordita, mentre Zelgadiss e Ameria, avvezzi a quelle dispute da tavola, erano piuttosto stupiti della velocità e voracità di Will, che aveva già spazzolato tutte le ordinazioni!

Al termine della battaglia “del pollo ben cotto”, Lina si schiarì la voce, e tornò a farsi seria:

-Aah! Bene! E ora le tanto attese spiegazioni! Forza Zirna, parti dall’inizio!- disse poggiando un gomito al tavolo e fissando la candida ragazza. Will tornò ad interessarsi alla discussione, dopo essersi distratto guardando un’affascinante cameriera che si muoveva leggera tra i tavoli.

-Dall’inizio? D’accordo. Ma purtroppo manca anche a me qualche elemento, e forse in due riusciremo a capirci qualcosa.- le rispose Zirna. -Come avrete capito, io sono stata allieva di Xellos.- cominciò.

-Devo dire che l’allieva ha superato il maestro.- commentò Lina con lo sguardo furbo. -Dove hai imparato ad usare anche la magia bianca?- chiese impaziente.

-Cerca di non interrompermi- le rispose glaciale il Fantasma. “Ma chi si crede di essere questa?” pensò Lina, ripromettendosi però di non intervenire di nuovo.

-Per sette anni ho studiato la magia dei demoni sotto la sua guida. Ero ancora piccola quando i miei genitori morirono. Non fecero in tempo a spiegarmi per quale motivo avevo queste particolari doti magiche: la capacità di imitare qualsiasi tipo di magia, vedendole anche solo una volta.- Will la guardò preoccupato. -Mi dissero solamente che era un’eredità dei nonni. Furono i demoni a portarmi via da quello che rimaneva della mia casa.-

-Aspetta, stai forse dicendo...- Lina non riuscì a trattenersi. -Io non sono un demone, come voi avrete sicuramente pensato. Non lo sono, almeno per ora!-

-Che vuol dire “per ora”?- chiese stupita Ameria.

-Io... pensavo che tu fossi una mezzosangue! Un demone normale non ha poca resistenza come te, ma non ha neanche i poteri che hai tu!- esclamò Lina.

-Sono un essere umano Lina. Come voi.- spiegò calma. Zel era shokkato: “Pensavo che avesse un problema simile al mio, non identico! Ma chi può averla...” temeva nel pronunciare quel nome:

-Il monaco rosso!- disse agitato. -No, non fu colui che tu chiami monaco rosso a ridurmi all’ombra di me stessa... o meglio, al fantasma che sarò un giorno... i demoni fecero numerosi esperimenti su di me. Non ricordo con precisione quei giorni, ma quando mi affidarono agli insegnamenti di Xellos, ero già così.- terminò Zirna. Poiché al tavolo il silenzio si era fatto pesante, decise di offrire altre spiegazioni: -Ameria, mi hai chiesto per quale motivo ho detto “per ora”, vero? Vedi, gli esperimenti cui fui sottoposta, avevano lo scopo di trasformarmi in un demone, mantenendo però intatte le mie capacità magiche. Qualcosa andò storto, fu un fallimento. Il mio aspetto ne porta i segni evidenti, ma purtroppo da qualche tempo, anche il mio animo comincia a risentirne, a distanza di quasi 11 anni. Ultimamente sto combattendo contro parecchi demoni per proteggere Will, che è stato preso di mira, e utilizzando le loro stesse armi, nutrendomi nell’odio profondo che provo nei loro confronti, rischio ogni volta di diventare veramente un demone. Se perdessi il controllo dei miei poteri, tutti i miei ricordi sarebbero annullati, e diventerei pericolosa. Molto pericolosa per qualunque essere vivente, demone o umano che sia.-

-Addirittura!- commentò Gourry, che voleva dar a intendere che aveva capito qualcosa.

-Caspita, non ho mai sentito una storia come questa! E non posso certo crederci senza prove. A ben pensarci, oggi avevi il fiatone perché cercavi di controllarti, di non farti sopraffare dall’odio. Se non avessi questo limite, il tuo potere sarebbe distruttivo. Mmh... Ma se davvero sei un essere umano, perché sei rimasta con i demoni? E dato che sei allieva di Xellos, perché lo hai attaccato e elimini demoni andandotene tranquillamente in giro? Potrebbe essere tutta una loro messa in scena... però Xel non mi pare il tipo da prendervi parte, facendo la ruolo del fesso...e sembrava pure terrorizzato... Quale è l’altra spiegazione? Li hai traditi?- chiese Lina mentre rifletteva a voce alta.

-Cavoli Lina! Hai già capito tutte queste cose!- esclamò Gourry sorridente.

Zirna fissò la maga, ammirata dal suo intuito. -Si. Me ne sono andata, e ho giurato di vendicarmi di Xellos, e di chiunque abbia preso parte agli esperimenti. Sono rimasta con loro per 7 lunghi anni, convinta che per me, così ridotta, non ci fosse ormai altra soluzione... Ammiravo il mio maestro, ma quando venni a sapere che era il diretto responsabile di tutti i miei problemi, abbandonai ogni cosa. Solo ricominciando a vivere tra gli uomini, anche se isolata, ho compreso di quali atti orribili mi fossi macchiata.- la sua voce tremò. Will le toccò delicatamente il braccio, come era solito fare per darle un conforto: -Zirna, non devi...- -No Will, è giusto che sappiano cosa ho fatto in passato, nonostante fossi solo una bambina. Devono poter decidere se aiutarci o no, e devono comprendere che razza di persona sono.- rispose decisa, allontanando la mano del ragazzo.

-Stop! Calma! Non me ne importa nulla di quello che hai combinato... qualcosa sappiamo già dalle voci che circolano su di te, ma non è rilevante. Se hai vissuto per 7 anni con i demoni, è normale che tu ti sia comportata come tale. La cosa importante è che ora non sei più dalla loro parte. Anzi, vi vedono come un pericolo, dato che stanno cercando in tutti i modi di eliminarvi.- le disse Lina, che mai si era preoccupata del passato dei suoi compagni di viaggio, preferendo affidarsi alle proprie sensazioni, e alle prove di lealtà che spesso le venivano offerte.

-Come “eliminarvi”?- chiese Zirna stupita.

-Già, tutti e due. Xellos mi aveva chiesto di occuparmi di voi, senza differenze. Ma naturalmente non ho accettato. Non sono il tipo da accettare patti con i demoni!- spiegò Lina, agitando la mano con noncuranza.

-No, non è vero! Io sono solo un ostacolo ai loro scopi, ma Will, lo vogliono vivo!- riprese Zirna, però si zittì immediatamente, perché la cameriera si era avvicinata al loro tavolo. -Ehi, avevate una bella fame, eh? Avete mangiato bene?- chiese affabile. -Volete qualcos’altro?-.

-A me basteresti tu!- le disse Will, con un sorriso smagliante, e palpandole il sedere. -Will!- lo rimproverò Zirna-. -Razza di monello!- gridò la cameriera allontanandosi offesa. Lo sconcerto si era impadronito del tavolo, ma Ameria reagì pronta: -Tu! Razza di abominevole porco! Come osi trattare in questo modo una ragazza! E per di più con Zirna qui presente, che si batte con coraggio per proteggerti! La giustizia non ammette un comportamento così meschino! Ti punirò, in nome della luna!- Ameria, esaltata dalla giustizia, si era alzata in piedi sulla sedia.

-Ameria... non sei Sailor Moon... scendi di lì, su...- Zelgadiss cercò di riportarla a sedere, tirandola per una manica.

-No... io...- cercò di farsi ascoltare Zirna, senza ottenere attenzione. Gourry guardò arrabbiato il ragazzo: -Sono azioni che un cavaliere non deve commettere!- mentre la chimera, dopo aver tranquillizzato la principessa, lo rimproverò così: -Anche se la tua ragazza ha qualche problema, non dovresti comportarti in questo modo! Non credi che soffra già abbastanza?-. Era convinto di poter comprendere lo stato d’animo di Zirna, dopotutto si assomigliavano molto. Zirna osservò la chimera, arrossendo, e distogliendo immediatamente lo sguardo.

-BASTAAAA! Fatela finita! Silenzio! Ma siete tutti ciechi? Cosa avete al posto degli occhi? Fette di prosciutto? Di bresaola e grana? E anche tu Zel! Mi meraviglio che tu non te ne sia accorto!- urlò Lina furibonda. -Avanti Zirna. Spiega a questi imbecilli chi è Will.- la maga sorrideva compiaciuta, certissima di aver colpito nel segno con il suo infallibile ed eccezionale intuito. Gli sguardi passarono da lei alla bianca ragazza, incuriositi.

-Ehm... io ho cercato di dirvelo... ma facevate una tale baraonda...- si giustificò a bassa voce. -I demoni stanno cercando Will per sottoporlo agli stessi esperimenti che hanno fatto su di me, perché ha le mie stesse doti magiche... per il semplice motivo... che è mio fratello!-.

Lina osservava compiaciuta le facce stupite degli amici, sorridendo vittoriosa. Ma il suo sorriso scomparve non appena si accorse che anche Will era stupito tanto quanto gli altri. “Forse non sapeva che è sua sorella?” si chiese cercando una risposta per la strana reazione del ragazzo.

Scoppiò il putiferio. Il volto deformato dalla rabbia, i pugni stretti fino a far sbiancare le nocche, le lacrime che esitavano a scendere, trattenendosi tra le ciglia, e i sussulti delle spalle di Will, valsero a far temere il peggio. Si era alzato in piedi, facendo rumorosamente cadere la sedia dietro di lui.

-Tu... tu non mi avevi detto che mi volevano per fare degli esperimenti... non... - le parole faticavano ad uscire tra un singulto e l’altro, -...non mi avevi detto che ho dei poteri... sei una stupida! ... dovevo starmene... con le mani in mano... guardandoti rischiare... la vita... senza poter... far nulla! Perché?... perché non mi hai... dato l’opportunità... di aiutarti...? Mi ritieni un incapace?-.

Gli avventori si erano tutti voltati verso di loro, e li guardavano con preoccupazione. L’oste si avvicinò a Lina, e le chiese di evitare di attirare troppo l’attenzione, e di ritirarsi nelle camere. La maga annuì silenziosa. Avrebbero potuto parlare con più libertà nella sua stanza. Si accertò che gli altri la seguissero. Nessuno di loro osò fiatare, e cominciarono a salire le scale in fila. Dietro di lei, sentiva i sommessi singhiozzi di Will, che cercava di trattenersi. “Poverino... non è stata molto gentile a non dirle una cosa così importante. E’ normale che sia sconvolto.” pensò.

Quando furono tutti entrati, chiuse la porta alle spalle di Zirna. Si sedette sul letto assieme a Gourry, mentre Zelgadiss tirava la tenda e si piantava davanti alla finestra, le braccia incrociate. Ameria era dietro a Will, e guardava preoccupata le spalle del giovane, che sussultavano a causa dei singhiozzi. Di fronte a lui Zirna rimase immobile, con lo sguardo abbassato, per paura di affrontare quello distrutto del fratello. Sospirò e prese coraggio, ma le parole sembravano uscire a fatica, quasi che non volesse rivelare nulla. -Will, l’ho fatto solo per proteggerti. Se tu avessi saputo che hai un enorme potenziale magico, sicuramente ti saresti messo in testa di imparare a domare le tue capacità. Non puoi rischiare così tanto, la tua magia è di molto più potente della mia: se in qualche modo riuscissi a governarla, non solo i demoni, ma forze molto superiori comincerebbero a darti la caccia. Draghi, e forse anche i Signori dei demoni di altri mondi, tutti vorrebbero usufruire delle tue capacità. Averti dalla loro parte sarebbe una vittoria assicurata, ma in questo modo l’equilibrio che governa i mondi esistenti crollerebbe, e tu diventeresti la causa di un completo disastro. Non posso prevedere cosa potrebbe accadere, ma sicuramente, da un potere così grande, non ne verrebbe fuori nulla di buono. Capisci ora perché non te l’ho detto? Volevo solo... proteggerti.- terminò con un’espressione triste.

-Che cosa? I Signori dei demoni... di altri mondi?- Lina non si sarebbe mai aspettata di scoprire che quel ragazzo era COSI’ potente. -Merda!- si lasciò sfuggire Zelgadiss.

Will non piangeva più, il suo sguardo trapassava Zirna e la parete, sembrava contemplare qualcosa di lontano. Ameria si avvicinò a lui, allungando una mano per toccargli una spalla.

-Sono un mostro...-disse piano il ragazzo. -No! Non devi dire queste cose!- cercò di rincuorarlo la principessa. Ma all’improvviso Will scoppiò a ridere, lasciando tutti di sasso: -Ehi! Wow! Sono una forza della natura! Bello! Draghi, eh? E quei Signori di cui parlate... Mi va di vedere un drago!- disse allegro ed eccitato.

-Ehi... perché fa così caldo qui?- chiese Gourry. Poi notò che Lina fumava, in escandescenza, pronta a scoppiare da un momento all’altro. -Ragazzi, attenzione!- cercò di avvisare lo spadaccino. Ma Lina si fiondò su Will, e lo attirò alla sua altezza (era alto quasi quanto Gourry) prendendolo per il gilet. -Draghi?... vuoi vedere i draghi?...- chiese trattenendosi a stento, con la vena sulla fronte che pulsava velocemente. -Non fare così Lina... io non ho mai visto i draghi...- cercò di giustificarsi Will, peggiorando notevolmente la sua già precaria situazione.

-Brutto incosciente che non sei altro! Ti hanno appena detto che i cattivi di turno, e per di più i più cattivi che esistono, ce l’hanno con te, e che sei una specie di mina vagante...e tu fai i capricci perché vuoi vedere i draghi? Te lo do io il drago adesso!- Lina era a dir poco inviperita. -Mono...- cominciò. Zel buttò a terra Ameria: -Tutti giù!- gridò. -Vo...- ma la maga non finì di pronunciare l’incantesimo, e lasciò andare il ragazzo. Qualcuno l’aveva baciata su una guancia! Si voltò di scatto, affondando il pugno, che mancò il demone. Xellos ricomparve qualche centimetro più indietro. -Come sei permalosa!- commentò ironico, con il suo terribile sorriso sulle labbra.

-Accidenti!- la chimera si era portata al fianco di Lina, con la spada sguainata. Gourry con un balzo fu davanti all’amica, l’arma salda nel forte pugno: -Non avvicinarti a lei!- tuonò rabbioso.

-Ragazzi, non possiamo combattere qui dentro!- si preoccupò Ameria, temendo di coinvolgere gli ospiti della locanda.

-Ehi, perché vi scaldate tanto... E’ così che si saluta un vecchio amico? E poi, cosa vorresti fare con quella spada, eh Gourry? Lo sai anche tu che un’arma normale non mi fa nemmeno il solletico!- disse Xellos scuotendo il dito.

-Che ci fai qui Xel?- chiese Lina portandosi in prima linea, e tranquillizzando Gourry con un cenno del capo.

-Oh, sono venuto a vedere come stai procedendo, e se hai scoperto qualcosa di nuovo.- rispose semplicemente il demone.

-E da quando ti interessa se riesco a capire qualche cosa di quello che combinate voi demoni?- lo interrogò con fare indagatore.

-Ecco, veramente...- Lina si aspettava di sentirsi dire “E’ un segreto!”, ma -... ho qualche problemino con i superiori. Non mi sogno certo di chiedere spiegazioni a Xellas, ma dato che in questa storia c’è qualcosa che mi riguarda personalmente, ho pensato bene di venire da te a sentire che c’è di nuovo!- disse un po’ imbarazzato, grattandosi la testa.

-Che cosa? No, no: non dirmelo! Non sai un tubo di quello che sta succedendo, e ne so più io di te! Non mi sembra vero!- Lina era euforica, e tremendamente malefica.

-Su Lina... non infierire...- disse Xellos abbattuto. La maga si schiarì la voce: -Ebbene caro Xellos...non posso dirti nulla: è un segreto!- disse solenne, ridendosela sotto i baffi. Anche Zel sorrise divertito da quel colpo mandato a segno a scapito del demone, mentre Gourry chiese ingenuamente: -Dove è che ho già sentito questa frase?-.

-Lina, se fossi in te non riderei... sta per scoppiare- Xellos le indicò Zirna, che era circondata da un’aurea rossa, e respirava profondamente nel tentativo di calmarsi. Lina le si avvicinò: non ne poteva più di quei due, che davano in escandescenza quasi più velocemente di lei. Senza aprire bocca, mollò un sonoro ceffone alla ragazza, che finì a terra.

Zirna si rialzò in piedi, stupita, tenendo con la mano la guancia dolorante e arrossata. Si accorse che tutti la stavano fissando, e passò lo sguardo su ognuno, finché incrociando quello del demone, non arrossì.

-Bene! Ora che siamo tutti calmi e tranquilli, proviamo a ricostruire questa storia ingarbugliata!- disse Lina, comodamente seduta sul letto. Nella camera non c’era un tavolo, e si erano dovuti accontentare di due sedie (su cui si erano seduti Ameria e Gourry),e del tappeto sul pavimento (occupato da Xellos e Will, che stavano buoni buoni a gambe incrociate), mentre Zirna e Zelgadiss erano rimasti in piedi ai lati della finestra.

Lina accese altre tre candele sul comodino per illuminare meglio la stanza: Xellos era pur sempre un demone, e come si suol dire: fidarsi è bene, non fidarsi è meglio! -Allora Xellos! Punto primo: se sono meglio informata di te, per quale motivo dovrei raccontarti ciò che so? Potrei anche rifiutarmi, e non a torto. Punto secondo: perché sono stata chiamata in gioco? Che parte ho in questa vicenda? Terzo: perché i tuoi superiori non ti hanno detto tutto, e tu non vuoi limitarti ad ubbidire senza fare storie?- lo interrogò andando al sodo.

-Vedi Lina, questa volta ne so davvero poco. Non mi è stato spiegato quale è la tua parte. Avevo solo il compito di farti quella richiesta. Dato che ti sei rifiutata, mi hanno ordinato di occuparmi personalmente di loro. Appellandosi a te volevano solo rendere il Fantasma e il ragazzo meno sospettosi, dopo tanti attacchi di demoni. Questa era la scusa ufficiale, ma ovviamente non è la verità. Se non avessi scoperto che l’obbiettivo è Zirna, non mi sarei posto troppi problemi... credo che qualcuno volesse farci scontrare appositamente, perché fosse eliminata lei... o io!- concluse il demone serio.

Lina sospirò: -Uf! Vi state di nuovo punzecchiando tra di voi, eh? Ma siete incorreggibili! Comunque, riassumendo: Zirna viene catturata da piccola da voi demoni, gli esperimenti per farla diventare come voi falliscono. Poi lei viene educata da te. Scappa, e ritrova il fratello, a cui avete pensato bene di dare la caccia. Qui però le nostre informazioni non combaciano: tu mi hai detto che li volete eliminare entrambi, mentre Zirna sostiene che volete catturare Will per ripetere gli esperimenti.-. Lina aveva soppesato le informazioni, in modo da dire solo cose generali che Xellos probabilmente già conosceva. Ma aveva fatto male i suoi calcoli! Xellos infatti non aveva smesso di fissare Zirna per un istante, gli occhi violetti stupiti. -E’ vero quello che ha detto Lina?- chiese alla bianca ragazza. -Non sei un demone, o un mezzo demone come mi era stato detto? Figlia di un umano e un demone?-. Zirna fece un passo avanti minacciosa, sovrastandolo dall’alto in basso:

-Bastardo! Fai finta di non sapere nulla? E per quale motivo? Vuoi forse spacciarti per innocente davanti a questi ragazzi?- si stava di nuovo innervosendo. Xellos si alzò, fronteggiandola. -Io non ne sapevo nulla. Davvero! Ti affidarono a me dicendomi che eri una “mista”, ma con grandi doti! Non ero a conoscenza di esperimenti fatti su di te... mio dio... eri solo una bambina...-

-Non mentire Xellos Metallium! In molti mi hanno detto che fu tutta opera tua! Per questo me ne sono andata: l’unico demone che ammiravo, il mio maestro... tu eri la causa di tutti i miei problemi!- gridò tremando per la tensione.

-Io non ho fatto nulla di simile! Chi è stato a dirti una cosa del genere? Dovresti sapere che ho un mio codice anche se sono un demone, e non ho mai approvato quegli stolti che si ostinano a fare esperimenti sugli esseri umani!- Xellos sembrava stranamente arrabbiato: era raro vedere il demone perdere il controllo, il pugno stretto così forte attorno all’inseparabile bastone, che il legno emise un debole scricchiolio.

-Ho detto che siamo tutti calmi, no? Volete un ceffone per uno voi due?- disse minacciosa Lina frapponendosi tra di loro. Xellos ritrovò immediatamente la sua calma, mentre Zirna tornò accanto alla finestra. -In questi anni non ho fatto che pensare alla mia vendetta... e adesso salta fuori che tu non c’entri...dovrò andare a cercare quel bugiardo di Ren! Che fregatura!- commentò seccata incrociando le braccia. “Così è stato lui!” pensò Xellos.

-Non immaginavo neanche lontanamente che il ragazzino qui fosse tuo fratello. A me hanno detto di toglierlo di mezzo, non mi hanno parlato di esperimenti. Forse proprio perché non li approvo. Comunque, non mi pare che abbia un qualche potere... non percepisco nulla!- disse osservando incuriosito Will, che lo guardava nello stesso modo ancora seduto sul tappeto.

-Per forza non senti nulla. Il ciondolo che indossa è un sigillo! Ma se mi sono resa conto io del suo potenziale, stai sicuro che se ne sono accorti anche Xellas e compagnia bella!- disse con una certa noncuranza il Fantasma.

-Un sigillo?- chiese Lina avvicinandosi ad osservare la pietra.

-Questo gingillo che mi hai dato quando sei venuta a prendermi?- chiese Will tenendo la catenina tra due dita, e facendo oscillare il ciondolo. Zelgadiss si accorse solo allora che era identico a quello che aveva visto al collo di Zirna, nel momento in cui aveva recitato l’incantesimo.

-Ne ho uno anche io, ma ormai è troppo debole.- disse Zirna, senza tuttavia mostrare l’oggettino, che era sotto la maglia, a contatto con la pelle.

-E a te a che serve un sigillo?- chiese Xellos incuriosito.

-Gli esperimenti che ho subìto stanno mostrando effetti indesiderati. Se non avessi questo ciondolo e l’aiuto di Will, sarei già diventata un demone.- spiegò senza troppi giri di parole.

Il silenzio si fece totale. Sulla strada si sentì una porta sbattere, poi si alzò il canto incerto di un ubriaco, che si spense in lontananza. Ognuno rifletteva sulle notizie apprese in quella lunga serata. Lina cominciava a far quadrare meglio la situazione: le sembrava di avere tutti i pezzi di quel puzzle, ma non comprendeva la figura che ne usciva fuori. E i demoni, eccezion fatta di Xellos per questa volta, erano come sempre un passo abbondante davanti a loro. Doveva spremersi sempre le meningi per capire che cosa diavolo stavano progettando: era sempre colpa loro! “Maledetti rompiscatole!” pensò.

Gourry sbadigliò rumorosamente: ormai aveva perso il filo del discorso, ne era certa. -Ok! Tutti a nanna! Abbiamo fatto tardi, e c’è bisogno di una bella dormita! Domattina saremo più lucidi, decideremo se aiutare questi due ragazzi sfortunati o abbandonarli al loro destino!- disse strizzando l’occhio a Will, mentre spingeva fuori dalla stanza Ameria e Zelgadiss, senza curarsi delle loro lamentele. -Niente “ma”!-

Zirna uscì silenziosa, Will la seguì. -Che situazione assurda!- disse Lina sbuffando. -E lo dici a me! Demoni, draghi, sigilli! Bo!- commentò Will sorridendole. Lina richiuse la porta, e fece per tornarsene a letto, quando si accorse che Xellos e Gourry erano ancora nella stanza.

-Che ci fate ancora qui? Uscite immediatamente!- gridò arrabbiata.

-Non c’è bisogno di scaldarsi tanto... me ne vado!- disse il demone scomparendo. Lo spadaccino si diresse alla porta, prima di chiuderla alle sue spalle sbirciò con la testa, e sorridendo disse all’amica: -Lina, qualunque cosa tu scelga di fare, ti seguirò! Buonanotte!-. Lina rimase un attimo immobile, fissando il punto in cui era scomparso Gourry. “Grazie” pensò con un leggero sorriso sulle labbra.

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Capitolo 4
*** Capitolo 3 ***


Capitolo 3

Capitolo 3

 

 

     Il sole che entrava dalla finestra lo svegliò dolcemente. Si mise a sedere sul letto, immobile per un attimo a pensare a tutte quelle rivelazioni della sera precedente. Si accorse di sentire un lieve dolore al fianco destro, ma non vi diede peso. Si alzò stirandosi; era molto presto, ma anche gli altri si sarebbero svegliati di lì a poco. Si diresse lentamente verso la piccola bacinella con l’acqua, proprio accanto allo specchio. Lo specchio... quel vetro che malediceva ogni giorno, perché gli restituiva nel riflesso il mostro che era.

     Si lavò il viso, si asciugò, e guardò quell’uomo di roccia che lo fissava, rinchiuso in quel grigio rettangolo. “Che tristezza!” pensò. Neanche il Fantasma era riuscito a risolvere il suo problema. Decise finalmente di dare un’occhiata a quel dolore fastidioso. Tolse la maglia del pigiama e si tastò il fianco. “Possibile che senza combattere mi sia già ferito? Come ho fatto?”, poi trovò il punto esatto. Lo esaminò attentamente: una piccola porzione di pelle aveva un colore leggermente più chiaro, e se ne stava tranquilla sopra le tre pietre che da molto tempo ormai era abituato a vedere in quella posizione. -Un momento! Tre?- si chiese, mentre il cuore cominciava a battere con agitazione. Si mise a ricontarle -Uno, due, tre...-. Alzò lo sguardo verso la figura allo specchio, poi controllò il fianco sinistro: -Uno, due, tre... e Quattro!-. Ne aveva sempre avute quattro di pietre, anche sull’altro fianco! “Ma come...?” pensò. Subito il dubbio venne dissipato da una certezza inaffondabile: -Ci stava riuscendo!- disse al suo riflesso, con un sorriso immenso. Corse fuori della stanza con le sole braghe del pigiama ancora indosso, e con l’intenzione di rendere partecipe della sua gioia chiunque avesse trovato sul pianerottolo, anche Xellos. “No, Xellos proprio no!” pensò continuando a ridere.

     All’angolo andò a sbattere contro qualcuno, che con ogni probabilità si stava dirigendo ai bagni. Lina riuscì a mantenere l’equilibrio, nonostante fosse ancora assonnata. Scosse la testa per ottenere una visione nitida dopo la botta: -Zel! Ma che ti salta in mente?-.

     -Oh Lina! Lina! Non sono mai stato così felice di vederti!- disse lui, avvicinandosi e abbracciandola. Lina arrossì clamorosamente: -Zel...? Ehm... che ti prende...?- disse con un filo di voce, molto imbarazzata. Dopotutto poteva sembrare una situazione equivoca: lei era in pigiama, lui addirittura a petto nudo, in un corridoio buio, abbracciati a quel modo... -Questo è il giorno più bello della mia vita!- continuò la chimera, senza lasciarla. Se qualcuno li avesse visti... Ma Lina, anche se era in una situazione che preferiva evitare, non se la sentì di allontanare l’amico: si faceva già troppi problemi per il suo aspetto, temeva di offenderlo in qualche modo. “Povero Zel... hai l’aspetto di una roccia, e vuoi dare a vedere che anche il tuo cuore è duro, ma in realtà sei generoso, e il tuo corpo è caldo come quello di un essere umano...”pensò Lina chiudendo gli occhi.

     -Lina! Che cosa stai facendo?- Ameria era sbucata dall’altra parte del corridoio, e per la sorpresa aveva lasciato cadere la bottiglia di vetro, che teneva in mano.

     -No Ameria! Non è come pensi tu!- cercò di giustificarsi l’amica. Ma Zel fu più veloce: lasciò Lina, e voltandosi si diresse verso Ameria, con un sorriso allarmante. La principessa arrossì lievemente e fece un passo indietro. Il ragazzo le si fermò di fronte, posò le mani sulle spalle dell’amica, e la attirò a sé. -Sono felice di vedere anche te Ameria! Oggi la mia speranza ha trovato una briciola di realtà, e la cosa più bella è che posso condividere questo momento con tutti voi!- le disse felice, stringendola. Data la sua agitazione, non si era accorto che Ameria era diventata rossa come un peperone, e la sua testa aveva cominciato a fumare. La principessa, con il viso appoggiato al petto del ragazzo, sperava che nessuno si accorgesse del battito del suo cuore: le martellava paurosamente nel petto e nelle orecchie, e le pareva impossibile che no lo si sentisse.

     All’improvviso Gourry uscì dalla sua stanza, in boxer (con gli orsacchiotti!) e la spada in pugno: -Che cosa è successo? Ho sentito...- cominciò, poi si accorse degli amici -oh-oh... scusatemi!- disse imbarazzato, grattandosi la testa e distogliendo lo sguardo.

     Zelgadiss lasciò la ragazza, che scivolò a terra in ginocchio, e si diresse verso lo spadaccino. Gli assestò una pacca sulle spalle, e trionfante disse: -Venite! Devo farvi vedere una cosa!-.

     Lina e Ameria, dopo essersi riprese, si avvicinarono. La chimera indicò loro il fianco destro, la piccola porzione chiara, e poi il fianco sinistro.

     -Zel! Ma è stupendo! Questo vuol dire che Zirna è in grado di fare qualcosa per te!- disse Lina sorridendo felice alla chimera. Ameria lasciò da parte l’imbarazzo e, una lacrimuccia di gioia sul viso, si lanciò al collo del ragazzo: -E’ una cosa magnifica Zel!- disse semplicemente.

     -Ehi... si può sapere perché siete tutti così felici?- chiese Gourry ingenuo. Lina lo guardò, e il suo calcio-che-non-perdona lo colpì direttamente sul mento. -Razza di testa vuota! Non hai visto che a Zel manca una pietra sul fianco, e che lì la sua pelle ha quasi un colore normale?- sbraitò la maga. Lo spadaccino, finito a terra per il colpo ricevuto, con la mascella in una posizione innaturale, e uno sguardo tra l’offeso e il ridicolo, disse: -Bastava dirlo...-. Lina stava per saltargli addosso inviperita, ma Zel la trattenne: -Dai Lina! Lascialo in pace per oggi! Andiamo a fare colazione! Offro io!-.

 

     Quando scesero di sotto, trovarono Will e Zirna già seduti a tavola. Non appena presero posto, comparve anche Xellos. Ameria se ne stava stranamente silenziosa, mentre Zelgadiss guardava Will e Lina che chiacchieravano del compenso e divoravano ogni cosa con voracità. Gourry, giacché Lina era distratta dalla questione “soldi”, cercò di approfittarne per sottrarre qualche pietanza all’amica. Xellos contemplava la scenetta sorridendo, e sorseggiando il the; Zirna, non ancora avvezza a quei modi sconclusionati di mangiare, osservava fingendosi indifferente.

     -Ah! Davvero sei in grado di pagarci così tanto! Ma dove li trovi tutti quei soldi? Bè, è anche vero che è un compenso adeguato, dato che forse dovremmo affrontare pure draghi, signori di altri mondi, ecc...- rifletteva Lina. -E poi, ho la netta sensazione che i demoni mi abbiano chiamata in causa proprio perché mi mettessi in viaggio con voi! Hanno giocato sulla mia curiosità, e vogliono di nuovo usarmi come pedina per i loro giochetti! Bene, se è questo che vogliono, lo avranno! Ma mi troveranno pronta a combattere, come sempre del resto! E voi ragazzi, che ne dite?- chiese infine agli amici.

     Gourry, continuando a mangiare una fetta di dolce (che era in realtà metà ciambella!) annuì e disse deglutendo: -Io sono con te Lina! Anche se vuoi andare in capo al mondo!-. Come dubitarne? Zelgadiss sorrise all’amica: -Non posso certo rifiutarmi ora, no?- disse facendo l’occhiolino.

     -Bè, io non posso assicurarvi di essere sempre presente, ma vi seguirò! Voglio capirci qualcosa in questa storia!- Xellos mantenne la sua aria imperturbabile, e il sorriso.

     -Non mi piace che lui venga con noi... anche se per ora non ho intenzione di ucciderlo, non mi fido!- commentò Zirna seccamente. A Lina non sfuggì che sotto la frangetta di Xel, una vena si mise a pulsare, ma il demone non diede segni di rabbia. -Su Zirna, ci siamo noi a proteggerti da questo losco figuro!- le disse la maga sorridendo sorniona.

     -Ameriuccia? Ci devi pensare a lungo? Yuuu?- chiese alla principessa. Ameria se ne stava silenziosa, con gli occhi abbassati a guardarsi le mani in grembo. Sembrava triste. Infine si risolse a parlare: -Io... vorrei venire con voi... davvero... ma la giustizia mi chiama...Lina! Non posso lasciare il principino William al suo destino! Chissà dove l’avrà portato a quest’ora il rapitore!- disse infervorata. Una goccia di sudore comparve sulla guancia di Lina: se ne era completamente dimenticata.

     Alle parole di Ameria, Will reagì in modo del tutto incomprensibile. Sputò il the che stava bevendo, e Lina, che era seduta di fronte a lui, lo evitò per poco.

     –Ma ti è dato di volta il cervello? Ho detto che vengo con voi e che ti proteggerò dai demoni, ma ciò non toglie che io ti possa strangolare con le mie mani se mi fai un altro scherzo del genere!- la ragazza era furibonda, e aveva allungato le mani sul collo di Will.

     -Calmati Lina! Se lo uccidi chi pagherà il conto?- la trattenne Gourry, tenendola per la vita. -Lo sai che siamo momentaneamente al verde- aggiunse sussurrando. Lina si tranquillizzò lentamente, sempre guardando torvo Will, che appena si era sentito al sicuro si era messo a fissare Ameria.

     -Tu...tu sei la principessa Ameria di Sailoon?- chiese balbettando un poco.

     -Sì. Ma che c’entra! Non mi dire che voi sapete qualcosa di questa storia?! Non avrete rapito voi il principe?!- Ameria si alzò in piedi, battendo i pugni sul tavolo, agitata. Zelgadiss la ammonì:

-Ameria, non vorrai attirare l’attenzione! Questa volta ci sbattono fuori!-.

     -Oh, hai ragione Zel, scusa.- la principessa tornò a sedersi. -Sputa il rospo! Che ne avete fatto di William?- chiese al giovane. Will sembrava non ascoltarla: -Ma in che pasticcio mi sono andato a cacciare! Ma guarda tu! Con tutte le persone che ci sono, proprio lei dovevo incontrare? Se metto le mani su mio zio! Prendere una decisione così stupida!- rifletteva ad alta voce. Sguardi incuriositi (Xellos però era sparito appena si era accorto dell’aria di tempesta) si posarono su di lui, e poi sconcertati su Zirna, che non riusciva più a trattenere le risate sotto i baffi.

     -Senti! Non starmi appiccicata per tutto il viaggio, ok? Sappi che non approvo la decisione che mio zio ha preso sul mio futuro!- disse deciso rivolto ad Ameria. La principessa si infuriò: -Io? Appiccicata a te? Ma se sei un cafone? Razza di maleducato! Di che cosa stai parlando?-.

     -Un momento... stai forse dicendo...-cominciò Lina, comprendendo quello che stava accadendo. Will sospirò e terminò: -Che io sono il principe William del regno di Lanthas!-.

     -CHE COSA!!!!!!!! TU! Tu non puoi essere un principe! Sei un maleducato, e un ragazzino capriccioso!- gli gridò Ameria puntandogli contro il dito. -Quella che offende sei TU, mi pare! E non l’ho chiesto io di nascere principe!-. I due cominciarono a litigare.

     -In effetti, fisicamente risponde di sicuro più all’ideale di principe, che Filiberto...- sussurrò maliziosa Lina. -Allora tu saresti un principessa!- affermò Zel, guardando Zirna che ancora rideva del fratello.

     -Quindi, la sorella del principe non era stata uccisa dai demoni assieme ai genitori, ma era stata portata via! La storia che abbiamo sentito a Landar non è corretta! Ehi... che avete da guardare in quel modo?- Lina e Zel lo stavano fissando, stupiti. -Bravo Gourry! Fai progressi! Ti sei ricordato di quella storia!- gli sorrise l’amica, ma per una volta senza ironia.

     -Will, vuoi sposartela subito?- chiese Zirna rincarando la dose, e sorridendo maliziosamente.

     -Io? Sposare LEI? Ma se è una fissata con la giustizia! Non ho la minima intenzione di sposarmi, e se non basta nemmeno di diventare principe!- rispose arrabbiato.

     -Come sarebbe a dire? Sono io che non intendo assolutamente sposare te! E se sono venuta fino in questo regno sperduto era proprio per dirtelo! E inoltre, come puoi dire che non intendi diventare principe? Lo sai che hai dei doveri?- sbottò Ameria minacciosa.

     -Litigano già come due sposini!- commentò Zirna, e alla sua risata si unirono Lina e Gourry, mentre Zel guardava serio i due “promessi sposi”.

 

     -Aaaahhh! Che mangiata, eh Gourry?- chiese Lina massaggiandosi la pancia.

     -Già! Era tutto squisito! Soprattutto perché ha pagato Zel!- rispose lo spadaccino sorridendo.

     -Shh! E’ meglio non ricordarglielo... credo che se ne sia pentito!- sussurrò in risposta la maga, con un dito davanti alle labbra. La chimera camminava dietro di loro, e non gli erano certo sfuggiti i loro commenti: -Ero così euforico che mi sono completamente scordato quanto riuscite ad ingurgitare anche di prima mattina.- disse un po’ giù di corda, controllando il portamonete. Ameria era accanto a lui, tenendosi accuratamente alla larga da Will. Il principe camminava un passo dietro a Zirna, che conduceva la marcia della combriccola per la via principale di Minter. Si guardava in giro, come se volesse registrare ogni cosa e non avesse mai visto un villaggio.

     Uscirono dal paese attraverso la porta che conduceva a Sud. Lina si fermò un momento: -Di un po’ Zirna. Andando verso Est saresti uscita dal regno di Lanthas molto più velocemente, e non avresti corso il rischio di incappare in guardie alla ricerca di William. Ma mi sembra proprio che tu non stia seguendo una direzione casuale. Procedi sempre verso sud.-.

     Zirna abbassò il cappuccio, dato che ormai erano fuori paese. -Sì, hai indovinato. Ho una meta da raggiungere. Dei miei genitori ricordo poco, ma non ho dimenticato i racconti di magia ed incantesimi che mi narravano prima di dormire. Sono certamente leggende, però in una di queste si narra che in un regno a Sud, pressoché disabitato, ci sia un giacimento di cristalli molto particolari, in grado di imprigionare la magia. Io credo che le nostre pietre bianche vengano da là.- spiegò la ragazza.

     -Mmh... e cosa vorresti fare?- chiese Lina annuendo e riprendendo a camminare accanto al Fantasma. -Semplice! Voglio tentare di costruire due talismani che siano in grado di sigillare per sempre i poteri di mio fratello e i miei!-. Lina inchiodò: -CHE COSA?- la guardò stupita. Non era certo facile rinunciare a poteri così grandi, una volta conosciuti. Si voltò a scrutare la reazione di Will: -E tu non dici nulla?-. Ma il ragazzo la stupì per l’ennesima volta: -Volevo imparare ad usare la magia per salvare le persone a cui voglio bene... ma è molto meglio che mi alleni con armi normali! Rischierei di mettere in guai molto più seri chi mi circonda, solo per il mio egoistico desiderio di provare la magia.- disse sorridendo, con quel suo tono dolce e tranquillo. Si era fermato in un punto in cui l’ombra dei rami giocava con piccole chiazze di sole. Immobile, tanto che non sembrava nemmeno respirare, parve a Lina un essere soprannaturale, fuso con la natura circostante.

     -Non sei poi così immaturo come pensavo! Mica male il tuo principino qui, eh Ameria?- disse Lina, con un sorriso malizioso. Ameria si scoprì incantata a guardare il giovane, ma appena l’amica pronunciò il suo nome, si riprese: -Tsè- disse girando il capo. “Anche se il suo discorso è nobile, rimane pur sempre un cafone! Non intendo sposarlo, fosse l’ultimo uomo sulla terra... e non importa se è così bello!” arrossì lievemente “Ma che sto dicendo? La bellezza non è assolutamente rilevante!”. Guardò di sottecchi Zelgadiss, e le tornò alla mente il suo abbraccio. Arrossì completamente di colpo, e cercò di coprirsi il viso con le mani, in modo che gli altri non la notassero: troppo tardi! “Non lui!” pensò. Ma Will si stava avvicinando: -Tutto bene Ameria? Per questa mattina... mi dispiace averti parlato in quel modo, ma mi manda in bestia quando Umbert prende delle decisioni su di me senza nemmeno interrogarmi!- disse un po’ triste e imbarazzato. “Nooo! Era molto meglio se mi prendeva in giro!” pensò Ameria, sentendosi arrossire di nuovo.

     -Non preoccuparti... anche a me non sta bene che mio padre prenda questo tipo di iniziative senza chiedere il mio parere. Quando questa storia sarà finita, cercheremo di risolvere la questione... in modo diverso.- affermò convinta.

     -Ehi, piccioncini! Vi lasciamo qui!- disse Lina agitando un mano, sorridendo divertita. Si erano già allontanati da loro, senza che questi se ne accorgessero.

     -Non pensarci nemmeno!- le gridò di rimando Ameria, mettendosi a correre senza guardare il ragazzo accanto a lei.

 

     -Bingo! Vieni Gourry!- disse Lina afferrandolo per una manica e tirandoselo dietro.

     -Ehi, dove andate?- chiese Will, ma i due erano già spariti avanti lungo il sentiero, e del loro passaggio solo un alto polverone era la traccia.

     -Non preoccuparti. Credo che Lina abbia fiutato un covo di banditi. Torneranno presto, vedrai.- gli spiegò Zelgadiss, con un’alzata di spalle. -Sono sempre i soliti!-

     -Ne approfitteremo per riposare qualche minuto. Il villaggio di Feran è lontano, ma dovremmo raggiungerlo prima di sera.- affermò Zirna, lasciandosi andare stancamente su una roccia. Ameria si sedette di fianco a lei. Sentiva male dappertutto... non era abituata ad un clima così umido. Sperava di non dover passare la notte all’aperto: oltre che scomodo, sarebbe stato pericoloso, e avrebbero dovuto organizzare dei turni di guardia.

     -Ameria, credi che impiegheranno molto?- chiese Will, seduto per terra lì vicino. Stava disperatamente cercando di risistemare le cose con lei. “Sono stato veramente scortese!”. Non era da lui trattare male una ragazza, e tanto meno offenderla. Si sentiva parecchio in colpa, ed era dispiaciuto che Ameria facesse di tutto per evitarlo. -No. Lina è un’esperta, sistemerà i ladri in quattro e quattr’otto, e tornerà carica di refurtiva. In una decina di minuti sarà di ritorno- rispose la principessa. “Ma che vuole da me? Non può starsene vicino a sua sorella?” si chiese. Non le andavano a genio quelle piccole attenzioni, quel sorriso, quello strano carattere. Non si sentiva a suo agio con Will vicino, ma non riusciva a capire per quale motivo.

     Zelgadiss si parò davanti al Fantasma, oscurando il sole che la scaldava, e la faceva sembrare addirittura più pallida di quello che era. -Posso parlarti?- si decise a chiederle. Zirna lo fissò silenziosa. Ameria lo squadrò con aria interrogativa, mentre Will sembrava un po’ ostile. A notare come lo guardavano, una goccia di sudore comparve sulla sua guancia di pietra. Si schiarì la voce:

-In privato- sottolineò. Zirna si alzò e si diresse tra gli alberi, ad una ventina di metri dagli altri. Zel la seguì, ma lanciò un’occhiata sopra le spalle, constatando che Will lo stava ancora fissando. “Credo proprio di non piacergli...” pensò. “La cosa è reciproca!”.

     -Cosa vuoi?- chiese la bianca ragazza senza perdere tempo. Non si poteva certo dire che, fornite le spiegazioni necessarie, fosse una ragazza loquace! Zelgadiss rimase per un attimo in silenzio, non sapendo da dove cominciare.

     -Ecco, io...- cominciò. Poi, agitato aggiunse: -Il tuo incantesimo stava riuscendo!-.

     Lo guardò stupita -Stai scherzando?-.

     -No!- rispose deciso la chimera, che non amava essere preso per bugiardo. Esitò per un momento: -Guarda tu stessa!- e cominciò a togliersi il mantello e la casacca. Zirna, non comprendendo all’inizio che cosa stesse combinando il giovane, arrossì. Poi si avvicinò, per guardare il punto sul fianco che gli veniva indicato. Sollevò una mano incerta e, sfiorando la pelle più chiara chiese titubante: -Ti fa male?-.

     -No, un leggero fastidio... non direi dolore.- rispose il ragazzo. “Non lo direi proprio...” pensò fissando la giovane china ad esaminare quel piccolo miracolo. Si sentì arrossire, e volse subito la testa altrove. Zirna gli passò gli abiti, e Zelgadiss si rivestì velocemente.

     Senza aspettare oltre le chiese: -Puoi riprovare?-.

     La ragazza sospirò: -Sapevo che me lo avresti chiesto. Mi dispiace, ma non posso... non ce la farei a tornare indietro... è da troppo tempo ormai che utilizzo la magia, e la mia capacità di controllo è drasticamente diminuita. Il sigillo e Will non possono fare più niente per me.-. Zelgadiss la guardò per un momento; poi, senza aprir bocca, si girò e si incamminò per tornare dagli altri. L’aveva presa maluccio... -Zelgadiss!- la chimera si fermò senza voltarsi. -Se non ci fosse mio fratello di mezzo, ti aiuterei con tutte le mie forze... almeno tu potresti vivere una vita normale.- la sua voce era triste. “Non ti biasimo” pensò il giovane, ma non disse nulla, e riprese a camminare.

 

     -Flare Arrows!- formulò Lina lanciando l’incantesimo in mezzo al gruppo di banditi, che tentavano, invano, di proteggere il loro capo. Un enorme boato scosse il bosco. Lina guardò soddisfatta il mucchietto di ladri: -Hai visto che bel lavoretto, eh Gourry? Gourry? Ma dove sei finito?- chiese guardandosi intorno, in cerca dello spadaccino.

     -Lina! Quando scagli i tuoi incantesimi, potresti fare attenzione?!- disse il giovane, uscendo da sotto la montagnola di banditi mezzo sbruciacchiati.

     -Oh, scusa! Eri lì? Non ti avevo visto!- rispose lei sorridendo imbarazzata e facendogli la lingua.

-Queste mezzecalzette non hanno molto... comunque sono stati un ottimo esercizio! Era da un po’ di tempo che non attaccavo un gruppo di briganti!-. Passò lo sguardo attorno: -Gourry! Tu raccogli quell’oro, io do un’occhiata qui se mi riesce di trovare qualcosa di interessante!- disse cominciando ad aprire un vecchio baule. -Agli ordini!- rispose Gourry sull’attenti.

     Dopo qualche minuto tornò dalla maga, con l’oro raccattato: -Trovato niente?- chiese sbirciando il baule. -Bah! Questi qui sono addirittura più poveri di noi! Non c’è nulla di utile qui dentro! Tranne queste piccole pietre preziose... Bè, basteranno a pagarci una bella cenetta! E’ il minimo, dato che mi hanno fatto lavorare per una miseria!- gli rispose, mostrando un piccolo mucchietto di pietruzze verdi.

     -Bene! Allora possiamo tornare dagli altri!- le sorrise lo spadaccino, socchiudendo gli occhi azzurri. -Sì!- rispose Lina ancora seduta, ricambiando il sorriso.

 

     -Come “si sono allontanati”?- chiese Gourry. -Si, poco fa, in quella direzione!- spiegò Ameria con un cenno del capo verso la boscaglia fitta.. Lina era furibonda: ma erano impazziti a lasciare l’obbiettivo dei demoni lì da solo? Ameria non poteva certo essere sufficiente a respingerne l’attacco! -Adesso doveva chiedergli quella cosa?- gridò isterica.

     -Cosa? Quale cosa?- chiese Gourry.

     -Gourry, non ti ci mettere anche tu! Secondo te perché stamattina Zel ci ha offerto la colazione?- rispose pestandogli un piede. Gliene avrebbe dette quattro a quello sconsiderato di Zelgadiss! Proprio ora doveva pensare al suo problema! Li avevano lasciati soli per dieci minuti, e il gruppo si era disperso immediatamente! E per di più lei era stanca, affamata, aveva un caldo pazzesco, e quei banditi erano talmente poveri che avrebbe dovuto far loro l’elemosina! Stava davvero per scoppiare.

     -Eccoli!- esclamò Ameria, alzandosi e puntando il dito verso i due compagni che tornavano. “Zel, perché mi hai lasciata sola con questo tipo?” si chiese triste, guardando di sottecchi il principe ancora seduto sull’erba accanto a lei.

     Lina letteralmente volò incontro a Zelgadiss, che soprappensiero non se ne accorse. La craniata che ricevette dalla maga fu così violenta che la chimera finì a terra stupita. Lina lo sovrastò, con aria assassina: -Che cosa ti è saltato in mente Zel?- chiese con un ghigno che gli fece venire i brividi. Beccato! -Scusami Lina- disse semplicemente.

     La maga guardò Zirna, che si era fermata un poco più indietro. -Ce n’è anche per te!- disse lanciandosi sulla bianca ragazza, stritolandole il collo con un braccio da dietro la schiena, e urlandole nell’orecchio: -Se era per te, facevano in tempo ad arrostirtelo il fratellino! Non hai pensato che avrebbe potuto essere attaccato? Credi che Ameria sia in grado di fare tutto da sola? D’accordo che hai chiesto aiuto a noi perché tu sei “una minaccia”, ma non siamo baby-sitter! Quindi, dato che la mina vagante è parente tuo, e non nostro, vedi di partecipare!-.

     -Lasciala andare! La soffochi!- intervenne Will, preoccupato per la sorella.

     -Oh, non preoccuparti, la ragazza è piuttosto coriacea!- gli rispose, lasciando comunque la presa.

     Zirna tossì, e si fece seria: - Se Will fosse stato in pericolo, me lo avrebbe comunicato. Sarei arrivata in tempo passando attraverso le dimensioni, quindi non correva il rischio di rimanere indifeso.- spiegò. Il sorriso che si dipinse sulle labbra di Lina la spaventò: -Ah! E così vorresti farmi credere che dopo averci scomodati perché tu non puoi più usare i poteri dei demoni, rischieresti di diventare una di loro per un errore così stupido... mi risulta che per passare attraverso le dimensioni ci sia bisogno di parecchia capacità e concentrazione, non è così?- disse guardandola crudele.

-Ehm... beccata!- disse il Fantasma, mettendosi a ridere.

 

     -UFFA! Sono stanca! Ho fame! Ma quando arriviamo?! Questo bosco non finisce mai!- Lina continuava a lamentarsi, strascicando il passo.

     -Su Lina, tieni duro! Vedrai che presto arriveremo... da qualche parte!- le disse Gourry, nel tentativo di risollevarle il morale. “Si vede che non è affamato come me!” pensò abbattuta.

     Era pomeriggio inoltrato, e camminavano quasi senza interruzione dal mattino. Il caldo terribile, e la pesante umidità, non avevano dato tregua, e li aveva spossati enormemente, come se viaggiassero da giorni e giorni.

     -Zirna, ma quanto è lontano il villaggio di cui parlavi prima? Questo posto sembra dimenticato dagli uomini, non c’è nemmeno una piccola casettina, o una minuscola fattoria!-.

     -Siamo tutti stanchi Lina. Purtroppo però non raggiungeremo Feran se non questa notte. La cosa che mi preoccupa, è riuscire a venir fuori da questo bosco prima possibile. Si dice che vi siano dei mostri che attaccano chiunque si attardi fin dopo il tramonto.- rispose Zirna pensierosa.

     -M...mostri? Brrr... ragazzi, sbrighiamoci! Non ho nessuna intenzione di fare la loro conoscenza! Non ne ho le forze!- Ameria, spaventata, aveva velocizzato il passo portandosi davanti a Zirna.

     -Se fossi in voi io le darei retta! In questo posto c’è qualcosa di pericoloso!- Xellos era comparso all’improvviso di fianco a Lina, che spaventata era finita con un balzo tra le braccia di Gourry. Il demone la guardò, con il suo solito sorriso: -Non mi sembra il momento di mettersi a tubare!- disse malizioso. Lina spinse Gourry allontanandolo.

     -Tubare? Io non ho nessun tubo? Ma cosa vuol dire?- si chiese lo spadaccino grattandosi la testa. -Gourry smettila di dire sciocchezze! E tu Xel... se non vuoi che mi vendichi sul tuo bel faccino, non comparire più vicino a me in quel modo!- sbraitò inviperita. –E poi, vi viene in mente solo ora di avvisarci che ci sono dei mostri? Zirna, mi meraviglio di te! Anzi, c’è poco da meravigliarsi, sei proprio sua allieva!- gridò esasperata. Il sole stava calando molto velocemente a Ovest.

     -Troppo tardi!- avvisò Zelgadiss, estraendo la spada e guardandosi attorno. Dagli alberi scesero creature alquanto bizzarre. Potevano sembrare delle scimmie troppo cresciute, ma avevano il muso allungato, gli occhi grandi e sporgenti, e artigli simili a quelli dei rapaci.

     -Aahh! Ma sono disgustosi!- gridò Ameria, mettendosi dietro a Zirna per cercare di non vederli.

     -In effetti sono proprio brutti... che cattivo gusto!- le diede ragione Lina. Gourry aveva estratto la spada, e si era portato davanti a Lina, sulla difensiva. Will, con la sua particolare arma saldamente in pugno, si era lentamente portato al suo fianco.

     -Mul!- esclamarono Zirna e Xellos all’unisono.

     -Che cosa?- chiese Lina.

     -Si tratta di mostri deviati e mutati, nati dall’incrocio tra lupi mannari e avvoltoi. Hanno una notevole agilità e forza fisica. Non credevo che ne esistessero ancora!- spiegò Xellos un po’ sorpreso, stringendo il bastone, pronto a difendersi.

     -E cosa vorrebbero da noi? Non gli abbiamo fatto niente!- insisté Ameria, tremando e stringendo il mantello nero del Fantasma.

     -Dovranno pur mangiare anche loro, no?- le rispose tranquillo Will, lo sguardo imperturbabile puntato sui mostri minacciosi.

-Cheee? Ci vorrebbero mangiare? Quei cosi orribili vorrebbero fare scempio del mio splendido corpicino? Non ho intenzione di perdere altro tempo... Zel, Gourry! Attaccate!- ordinò Lina. Senza badare alle spacconate dell’amica, i due si lanciarono all’attacco.

     Gli occhi rossi dei Mul scintillarono, e dalle gole emisero dei gutturali gorgoglii. Erano una ventina, alti tutti quasi due metri, ricoperti di un folto pelame, e di piume attorno al collo. Purtroppo erano davvero agili come aveva detto Xellos, e nonostante la mole, riuscivano ad evitare i colpi dei due spadaccini. Will, immobile fino ad un momento prima, caricò all’improvviso. La spada che stringeva tra le mani cominciò a creare quel fenomeno che Zel e Ameria avevano già visto. I movimenti al rallentatore, le centinaia di spade vorticanti davanti ai loro occhi, confusero un paio di Mul, che caddero sotto i colpi del principe. -E’ straordinaria!- commentò Lina, con un luccichio di brama negli occhi.

     -Ehi... non è giusto! Lui ha una spada magica!- disse Gourry, che nonostante fosse impegnato con un mostro, aveva notato l’azione del ragazzo.

     Troppo pochi erano i Mul che giacevano a terra, mentre gli altri, inferociti, cominciavano ad accerchiarli. -Lina, dobbiamo fare qualcosa!- dichiarò Ameria, facendosi coraggio e abbandonando la postazione difensiva. -Hai ragione. Sta diventando una cosa troppo lunga, e io ho fame! Bene ragazzi! Toglietevi! Levitation!- si sollevò sopra i mostri, e attese che gli amici si fossero allontanati a sufficienza. Guardò i Mul, che la fissavano affamati, con espressione crudele: -Mega...- cominciò.

-E’ impazzita! Ragazzi, gambe! O va a finire che colpisce anche noi!- gridò Zelgadiss mettendosi a correre trascinando Ameria per un braccio. -...Brand!-. L’esplosione fu tremenda, e la potenza li scagliò tra gli alberi.

     -Che botto!- commentò Xellos, scendendo dall’albero su cui si era rifugiato. Gli altri erano tutti un po’ ammaccati, e lentamente si rialzarono in piedi, controllando le ferite. Una volta posatosi il polverone, Lina ricomparve ancora in volo, che si dirigeva verso di loro con un largo sorriso.

     -Lina! Stai bene?- chiese Gourry, notando che la maga era tutta impolverata.

     -Oh, non è niente!- disse lei scrollandosi.

     -Ma ti sembra il modo? Sei la solita esagerata! Non puoi contenerti ogni tanto? Rischiavi di spedirci tutti all’altro mondo!- la rimproverò Ameria arrabbiata, fissando l’amica con sguardo truce.

     -Su, calma Ameria... Così ho fatto più in fretta, no? E poi state tutti bene!- disse grattandosi la testa, e sorridendo imbarazzata.

–Noi si, ma guarda dietro di te!- la avvisò Zelgadiss. Lina si voltò: sulla sua nuca comparvero tante piccole gocce di sudore. Gran parte del bosco non c’era più! Aveva lasciato una voragine tremenda e deserta. -Ehm... si sta facendo tardi!- disse cambiando discorso.

     -Ti do un consiglio: cerca di non farla mai arrabbiare, quella ragazzina è una forza della natura!- disse Xellos a Zirna, serio in volto e con gli occhi d’Agata puntati sulla maga.

     -Sembra che tu la conosca bene.- gli rispose Zirna con una punta di stizza nella voce.

     Lina si avvicinò lentamente a Will, sfoderando un grande sorriso. Il ragazzo se ne era rimasto in disparte, a guardare divertito la scena.

     -Tutto bene?- chiese lei dolcemente. Will arrossì, e rispose un po’ imbarazzato, abbassando gli occhi: -S-si...-. -Non si è rovinata, vero?-. -Come?- rispose risollevando lo sguardo senza capire.

     -Lina! Non avrai intenzione di rubargli la spada, vero?- la rimproverò Gourry, che di queste cose se ne intendeva parecchio. A sentire così, Will mise le mani sull’elsa, con fare protettivo.

     -Taci! Io non sono una ladra!- gridò Lina. -Ma sentila...- commentò Zelgadiss. Will, spaventato dallo sguardo di Lina, che come una calamita andava a cadere sulla sua arma, cercò aiuto nella sorella. Ma Zirna lo guardava divertita: “Cerca di cavartela da solo! Non sono questi i problemi seri da affrontare insieme!” risuonò nella sua testa la voce familiare.

     Will prese fiato e strinse i denti: -Non guardarmi a quel modo. Non posso darti questa spada...-fece una pausa, -... e nemmeno vendertela- aggiunse prevedendo la richiesta. -Si tratta di un’arma tramandata nella mia famiglia da generazioni, lavorata con le tecniche ormai perdute da tempo nel mio regno. E non è magica, nonostante sono convinto che tu la creda tale!- spiegò.

     -Come non è magica?- chiese Lina delusa.

     -Lina Lina! Ma non mi dire che non te ne sei accorta! Non hai notato il taglio particolare di quell’arma?- le disse Xellos scuotendo la testa, con aria da saputello. Da sotto il mantello tirò fuori un libro: - “La spada leggendaria del regno di Lanthas fu costruita secoli fa con l’antichissima tecnica del lax: si tratta di una tecnica perdutasi nel tempo, tramite la quale sulla lama vengono realizzate migliaia di piccole sfaccettature in grado di catturare anche la più piccola particella di luce. In questo modo l’arma è in grado di creare un effetto luminoso che genera confusione nell’avversario. A causa della peculiare lavorazione, la lama non è troppo affilata, mentre la punta risulta molto più pericolosa rispetto a quella delle altre spade. Ottima per la difesa, difficile da utilizzare nell’attacco, in cui l’unico colpo davvero letale è l’affondo. Enciclopedia delle armi leggendarie.”-. Xellos sollevò il viso dal libro, e trovò gli altri seduti a gambe incrociate di fronte a lui: Will prendeva appunti, Lina sbadigliava, e Gourry agitava la mano per chiedere il permesso di parlare. Una grossa goccia di sudore si formò sulla guancia del demone. Incredibile, anche Zirna aveva preso parte a quella buffonata! Trattato così da una sua ex-allieva! Sospirò: -Sì? Vuoi chiedere qualcosa Gourry?- disse rivolto allo spadaccino. -Posso andare in bagno signor maestro?- chiese il ragazzo. Il demone finì a gambe all’aria, mentre Lina e gli altri si mettevano a ridere di gusto.

 

     La luna era già sorta a rischiarare un poco la notte, ma Zirna li aveva convinti a proseguire senza fermarsi. Lina continuava a lamentarsi, ma nessuno più badava a lei, mentre ora anche Gourry, in preda allo sconforto, si era lasciato andare ad un elenco infinito delle cose che voleva mangiarsi non appena avessero trovato un paesino.

     Will rallentò un po’, affiancandosi a Xellos. -Ma davvero sei stato il maestro di mia sorella?- chiese all’improvviso, piantandogli in volto uno sguardo indagatore e curioso come quello di un gatto. Xellos ricambiò lo sguardo, sospettoso. Quel ragazzino lo metteva a disagio. Possibile che fosse davvero così potente? Che il sigillo che portava al collo fosse così efficace da non fargli sentire nulla? O il problema era suo? Forse doveva farsi visitare... -Già. Ed era tra le migliori, te lo posso assicurare! Se te lo dico io, che in mille anni ho avuto migliaia di studenti, puoi crederci!- rispose sempre sorridendo affabile, senza esternare minimamente i propri pensieri. Gli occhioni blu di Will scintillavano per lo stupore “E’ proprio vero che sono fratello e sorella... hanno la stessa espressione!” pensò il demone. -Ma davvero tu hai più di mille anni? Cavoli come te li porti bene! Ma ora non hai più dei discepoli?- chiese sempre più curioso il giovane. -No. Da qualche tempo ho cose più importanti da fare!- rispose Xellos senza approfondire. “E Lina mi dà davvero parecchio da fare!”.

     Zirna guardò dietro di sé, per cercare il fratello. Si accorse che stava chiacchierando allegramente con Xellos: il suo primo impulso fu quello di andare ad allontanarlo, ma dato che stavano ridendo tranquilli, decise di non fare la guastafeste. Rimase però attenta e percettiva, pronta a scattare al minimo segno di pericolo proveniente dal demone.

     Zelgadiss e Ameria chiudevano la fila, silenziosi e pensierosi. La principessa lanciava spesso delle occhiate di sottecchi all’amico, pensando al suo caldo abbraccio, e cullandone il ricordo.

     -Una luce!- gridò Lina fermandosi all’improvviso. -Il villaggio!- le fece eco Gourry. I due si guardarono complici: -SI MANGIA!-, e cominciarono a correre veloci come il vento. Zelgadiss sospirò con un’alzata di spalle, e sorrise: -Forza Ameria! O si mangeranno tutto loro!- disse mettendosi a correre, subito seguito dalla principessa: -Aspettateci!-.

     -Quando si tratta di cibo, quei due ritrovano subito le energie!- commentò divertito Xellos. -Dai Will! Andiamo anche noi!- disse afferrando il ragazzo per un braccio. Nel momento in cui toccò il giovane, sentì un guizzo di energia pungergli le dita. “Molto interessante!” pensò continuando a correre.

     Zirna guardò stupita quel gruppo di pazzi che correva lungo il sentiero buio, con l’unico scopo di rimpinzarsi fino a scoppiare. Sembrava che non ci fosse nulla in grado di controllarli. -Senti chi parla!- commentò ironica verso se stessa. “Lina... comincio a pensare che non abbiamo sbagliato a unirci a voi... siete davvero in grado di insegnarci qualcosa di profondo. E’ da tanto tempo che non vivo veramente!” pensò mentre cominciava a rincorrerli felice.

 

 

 

    

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Capitolo 5
*** Capitolo 4 ***


Capitolo 4

Capitolo 4

 

 

E

rano arrivati nel minuscolo villaggio di Feran appena in tempo: l’unica locanda stava per chiudere. Lina, con le sue buone maniere (consistenti in minacce di pestaggi e distruzioni tramite i suoi incantesimi), era riuscita a convincere l’oste a cucinare per loro, anche se la cucina era ormai chiusa da un paio d’ore. -Non ha resistito al mio fascino!- aveva commentato con un sorriso ed una strizzata d’occhi.

     L’oste-cuoco era tornato in cucina con la coda tra le gambe, dopo aver segnato tutte le ordinazioni. Doveva sbrigare un lavoro non indifferente, e tutto da solo! Alcuni di quegli stranieri (la ragazzina con i capelli rossi, e i due giovani dai capelli lunghi) avevano ordinato un vero e proprio banchetto, ma non si era potuto rifiutare, giacché la ragazzina dal seno piatto lo aveva minacciato con un incantesimo. “Mi sono ritirato in questo posto per evitare le persone strambe... che sfortuna!” pensò mentre si dava da fare ai fornelli.

     Quando la cena fu servita, Lina Gourry e Will rimasero in adorazione per una frazione di secondo, con gli occhi lucidi, poi si gettarono all’attacco dei piatti più succulenti. Zelgadiss, Ameria e Zirna li osservavano divertiti, mentre Xellos si era seduto un po’ in disparte, le gambe accavallate, sorseggiando il suo the verde, e sorridendo.

     Il combattimento gastronomico era già cominciato, e questa volta Will aveva preso parte attiva agli assalti. Nella locanda deserta e silenziosa, l’unico rumore era il tintinnio delle forchette che cozzavano tra loro.

     -Ehi Will! Non è giusto che ti allei con Lina!- disse Gourry, nel tentativo di difendere l’arrosto di cinghiale che si era appena guadagnato. Il principe e la maga, infatti, lo avevano attaccato contemporaneamente, mirando al prelibato pezzo di carne. -Mi dispiace Gourry!- rispose divertito il giovane. Attaccò i denti nell’arrosto nello stesso momento in cui lo fece Lina. Si guardarono con aria di sfida, e cominciarono a tirare, senza staccare i denti dalla carne.

     -Stiamo degenerando...- commentò Zelgadiss tristemente.

     -Mi domando che razza di principe si comporta così a tavola!- Ameria sembrava abbattuta quanto la chimera.

     La carne si ruppe nel mezzo: -Uno a uno!- disse felice Will, deglutendo il suo boccone. Aveva il viso completamente unto, e Lina non era messa meglio. Si guardarono e scoppiarono a ridere. Gourry ne approfittò, e cercò di rubare una grossa patata dal piatto dell’amica. Purtroppo il tubero scivolò, e schizzando via dal piatto finì dritto in fronte ad Ameria, che sbilanciata cadde all’indietro.

     -Ameria! Stai bene?- chiese Zelgadiss, cercando di rimanere serio. Ma non appena la ragazza si risollevò non si trattenne più e scoppiò a ridere: sulla fronte della principessa era comparso un grosso bernoccolo rosso. Quando al tavolo si smise di ridere, Will si accorse che la sorella, seduta di fianco a lui, si era addormentata sulla sedia, appoggiata allo schienale. -Shh!- fece agli altri, che fissarono la bianca ragazza.

     -Doveva proprio essere stanca per addormentarsi con il casino che abbiamo fatto!- sussurrò Gourry. Will si alzò, con l’intenzione di portarla di sopra, ma Xellos gli si avvicinò: -Non preoccuparti, la metto io a nanna. Voi finite pure di mangiare.-. Will lo squadrò un momento, incerto se fidarsi o meno, poi annuì col capo.

     -Will, sei sicuro di quello che fai? Xellos è un demone, potrebbe non esitare ad eliminarla!- disse Lina seria. Zelgadiss si era alzato in piedi, e guardava torvo il demone, che aveva sollevato la ragazza tra le braccia. Will fissò Lina con espressione serena: -Non c’è da preoccuparsi. Non le farà del male.-. Quando parlava a quel modo era difficile capire se la dolcezza che trapelava dalla voce fosse stupidità, o conoscenza di verità per gli altri nascoste. Lina annuì. -Ma Lina!- si preoccupò Zel.

     -State tranquilli. Il ragazzo è saggio.- disse semplicemente Xellos. Si girò, e si avviò verso le camere.

     -Perché avete lasciato che ci pensasse lui? Ha già provato ad ucciderla!- Zelgadiss non era per niente tranquillo. -Calma Zel. Will ha ragione, Xellos non le torcerà un capello. Se vuole capirci di più in questa storia non può permettersi di perdere una pedina importante come lei!- spiegò Lina.

     -Tu piuttosto- disse rivolta a Will, -non riesco a capire se sei tanto stupido, o tanto intelligente! Non ce la racconti giusta!- lo fissò seria. Will sorrise e socchiuse gli occhi. Portò un dito davanti alla bocca e sussurrò: -E’ un segreto!-.

 

     Xellos adagiò Zirna sul letto, prestando attenzione a non svegliarla. Scostò una ciocca di capelli che le si era fermata sul viso. Rimase per qualche tempo a guardare la giovane, il respiro regolare non gli faceva dubitare che stesse dormendo. “Oggi non mi avrebbe certo permesso di prenderla in braccio, come facevo quando era una bambina...”.

     -A vederti così, sembri quasi buona...- disse pensieroso. -Sei la mia più grande delusione Zirna... e sei stata la mia più grande speranza. Avevi ragione, la sorte è amara.-. Fece per andarsene, ma la ragazza si mosse nel sonno -Papà- bofonchiò. Il demone fece un passo verso di lei, allungando una mano per carezzarle la testa, ma si fermò. Ritrasse velocemente il braccio, si voltò, e scomparve.

 

     -Credo che Xellos non sia una presenza positiva per te...- commentò Lina, guardandolo con un sopracciglio alzato. -Oh andiamo Lina, stavo scherzando!- sorrise Will, grattandosi la testa.

     -Lina, secondo te perché oggi i demoni non hanno attaccato?- chiese Ameria, che si aspettava di trovare uno stuolo di creature infernali sulle loro tracce. -Ci ho pensato anch’io. L’unica spiegazione è che siano davvero intenzionati a catturare Will, non ad ucciderlo. Aspettano solo il momento più opportuno... capito Zel?- la maga non si era scordata perché il principe era rimasto solo per qualche minuto quel giorno. Zelgadiss fece finta di niente e continuò a sorseggiare il caffè.

     -Che si mostrino questi demoni!- disse fiero Will, -Ho delle guardie del corpo da far impallidire Whitnei Huston!-. Una goccia di sudore comparve sulle guance dei compagni.

     Xellos si materializzò dal nulla, di fianco al ragazzo in piedi: -Ecco fatto! Come direste voi umani: “dorme come un angioletto”!-.

     -Grazie.- gli sorrise Will.

     -Ehi... evita di fare il carino con me, mi infastidisci!- rispose il demone.

     -E perché? Ho solo cercato di fare la persona educata.- disse il ragazzo.

     -Ma come, non lo sai? I demoni si nutrono di odio e di sentimenti negativi! Se ti rivolgi a lui con gentilezza, affetto e amore, ne risente!- spiegò Ameria.

     -Ah, davvero?- il ghigno di Will non lasciava presagire nulla di buono, e Xellos cominciò a preoccuparsi. -Caaaro il mio demonietto! Vieni qui che ti abbraccio!- il principe cominciò a rincorrere il demone per tutta la locanda.

     -Noooo! Lasciami in paceee!- gridava Xellos tenendosi la testa.

     -Ehm... Ameria? Credo che il tuo promesso sposo abbia gusti... un po’ ambigui...- Lina seguiva con lo sguardo i due che continuavano a correre a destra e a sinistra. Ameria faceva lo stesso, totalmente sconcertata.

     Xellos, stanco di quel gioco, scomparve, e Will tornò dagli amici, ridendo come un matto.

-Che bello! Sembra proprio un’arma efficace contro i demoni! Dovrò allenarmi di più!-.

     Lina sbatté la testa sul tavolo: -Sei senza speranza!-.

     -Sarebbe stato molto più facile, se Xellos fosse stato una bella ragazza! Magari come te Lina!- aggiunse sorridendo allegramente. Lina sollevò la testa e arrossì completamente: ma volevano farla impazzire? Zel che l’abbracciava, Will che continuava a dirle che era carina, Gourry... ecco, Gourry poteva dire qualcosa, no? Insomma, un principe, un BEL principe, le faceva i complimenti, e lui se ne stava zitto? Ma cosa si aspettava da lui?

     -Sei impazzito?- disse lo spadaccino all’improvviso. Lina lo guardò “Oh, Gourry...”.

     -Come fai a dire che Lina è bella? Non vedi come è piatta?- disse poggiando una mano sul suo seno.

     -Oh-oh... fuori di qui!- gridò Ameria correndo via.

     -GOURRY...?- Lina si ergeva minacciosa. Zel afferrò Will per la treccia, e lo trascinò dietro il bancone della locanda, dove Ameria si era rifugiata, tenendosi le dita nelle orecchie.

     -GOURRY?????- stava per scoppiare. -L-Lina...?- disse l’amico con un filo di voce, facendosi piccolo piccolo.

     -Aaaarghhh!- l’urlo straziante dello spadaccino fece tremare i vetri della locanda. Da dietro il bancone videro Lina sbattersi le mani soddisfatta, mentre si dirigeva verso la sua camera. I tre misero fuori la testa: non sapevano cosa aspettarsi, dato che la maga non aveva scagliato incantesimi, e non si era sentito alcun botto.

     -V-vi p-prego... tiratemi giù....- chiese Gourry, tutto un livido, attaccato al soffitto per mezzo di forchette e coltelli.

     -Oh poverino!- disse Ameria volando ad aiutarlo, seguita da Zelgadiss. Non appena lo spadaccino fu a terra, sostenuto dalla chimera, Will con aria da saputello, gli fece il verso: -Un cavaliere non fa certe cose!-.

 

     “Quando fa così mi fa andare su tutte le furie! Ma come si permette di toccarmi? E di lamentarsi del mio seno!” si fissò il petto, mentre si infilava la camicia da notte, lunga fino ai piedi, ma sbracciata. Sospirò. “Cosa devo farci se il mio seno è piccolo?” pensò triste.

     Si mise a letto, sotto le lenzuola. -In questa zona fa un caldo assurdo... e pensare che la pioggia avrebbe dovuto rinfrescare l’aria-. Si rigirò nel letto, cercando la posizione più comoda per dormire. Qualcosa però continuava a ronzargli in testa, non capiva cosa. “C’è un elemento che mi sfugge...”. Infine si decise a pensare ad altro per potersi addormentare: una situazione rilassante come un bagno caldo alle terme l’aiutò, e cadde in un sonno profondo.

     Cominciò a sognare.

     Si trovava in un palazzo, assieme a lei c’erano i suoi tre amici. Ridevano allegri, ma non sentiva quello che stavano dicendo. Poi Gourry le cinse la vita con un braccio, avvicinandola a sé. “Ehi, ma che fa?”. Il suo io era esterno alla Lina che vedeva, era come un’ombra che assisteva ad una scena della sua vita. Non era il passato. Non ricordava quel palazzo... e nemmeno che Gourry la stringesse a quel modo con tale naturalezza! E lei non si era arrabbiata, anzi, aveva fatto lo stesso, stringendo lo spadaccino, e inclinando il capo di lato, appoggiandolo al petto dell’amico!

     Comparve dal nulla un uomo. Sembrava un religioso, ma il suo abbigliamento non le fece capire a che ordine appartenesse. All’improvviso tutto si oscurò. Il palazzo divenne un’immensa distesa di rovina in fiamme. Era sola, i suoi amici erano scomparsi.

     -Succederà questo se non combatterai sul serio... con tutte le armi in tuo possesso!-. L’uomo le era di fronte: corti capelli biondi, occhi nerissimi, un viso che non sembrava avere età. Un lampo di luce le fece chiudere gli occhi, e all’improvviso si senti gridare: -Noooooooo!-. Cominciò a piangere disperata. Lina cercò di capire il perché del comportamento della sua immagine, poi li vide. I suoi amici. Ameria aveva il ventre squarciato, infilzata su una stalattite di roccia, il sangue che colava fino a terra. Zelgadiss era piantato ad un albero, trafitto da decine di frecce magiche. Il suo abito era impregnato del suo sangue, dalla bocca dischiusa ne usciva un rivolo, mescolato alla saliva; i suoi occhi erano spalancati, ma vuoti.

     Si guardò intorno, tentando di trovare Gourry, ma  terrorizzata per ciò che poteva vedere, mentre la Lina del sogno era in ginocchio, e ancora gridava. Si avvicinò a se stessa. Per terra, di fronte a lei, la testa del biondo ragazzo era ricoperta di sangue. Il corpo giaceva lontano qualche metro. Il volto contratto, bocca e occhi spalancati... -Gourry! Gourry! Nooooooooooo!- le gambe cedettero, e finì in ginocchio, a fissare piangendo il capo dell’amico.

     -Succederà questo... ricorda!- di nuovo la voce di quell’uomo.

     Si svegliò di soprassalto, con il viso completamente bagnato dalle lacrime. Senza riflettere minimamente, si precipitò fuori della sua stanza, e bussò con violenza alla camera dell’amico.

     Gourry aprì la porta dopo qualche istante, con la spada in pugno. -Lina!... ma cosa...- si accorse che la maga stava ancora piangendo. -Che ti è successo? Stai male? Sei ferita?- lasciò andare la spada a terra, e cominciò a scuoterla leggermente per le spalle, cercando di ottenere una risposta. La sua voce e la sua espressione mostravano chiaramente la sua preoccupazione.

     Lei si portò lentamente le mani alla bocca, mettendo a fuoco l’amico tra le lacrime.

     -Lina!- Gourry continuava a guardarla, sempre più spaventato.

     Deglutì, e per quanto sapeva di fare un gesto stupido, allungò le mani sul collo del compagno:

-Sei tutto intero!- disse con un filo di voce.

     -Ma certo! Sei tu che mi sembri sconvolta! Cosa è successo?-.

     Lina scivolò piano a terra, in ginocchio. Prese a fare lunghi respiri, intramezzati di tanto in tanto da qualche singulto. Aveva smesso di piangere, rendendosi conto che si era trattato solo di un brutto, bruttissimo incubo. Gourry si inginocchiò di fronte a lei, la fissò preoccupato. Vedendo i grandi occhi dell’amica sbarrati dal terrore, cercò di rassicurarla: -Va tutto bene Lina...-. La abbracciò, stringendole forte le spalle. -Lina, è tutto ok... non preoccuparti.- sentì che l’amica ricambiava l’abbraccio, e affondava il viso nella sua spalla, ricominciando a piangere.

     Dopo qualche istante, scostò l’amico. -Ora sto meglio Gourry...- disse, ma non sembrò troppo convinta. Il giovane l’aiutò ad alzarsi: -Raccontami tutto, vieni dentro, sei congelata-. In effetti era vero: le sue braccia sembravano cubetti di ghiaccio, nonostante ci fosse un caldo pazzesco. Gourry infatti aveva indosso solo i pantaloni del pigiama, e la finestra della sua camera era spalancata. Non che entrasse molta aria... non c’era neanche una minuscola bava di vento. Si sedette sul letto, e Gourry la avvolse in una coperta. La fissò, attendendo una spiegazione.

     -Ho fatto un incubo terribile...- si interruppe, pensando di non farcela a raccontare ciò che aveva visto.

     -Non sei il tipo da spaventarsi per un incubo... non era normale, vero?- chiese Gourry, che da qualche giorno sembrava più intelligente del solito. Lo guardò: nel vedere il suo viso, incorniciato dalla lunga frangetta bionda, con gli occhi azzurri puntati su di lei, la colpì un flash della sua testa mozza. Fu percorsa da un brivido, che la fece tremare violentemente.

     -Se è troppo difficile riportare ciò che hai visto, spiegami almeno perché un incubo ti ha sconvolta così tanto. Non è da te piangere a quel modo Lina... mi stai facendo preoccupare.-.

     “Oh, Gourry, se tu sapessi...”. Sospirò profondamente. -Non era un sogno normale... credo che qualcuno abbia cercato di avvisarmi. Un chierico, o forse un monaco... non ho capito chi fosse, non l’avevo mai visto prima. Mi ha detto che se non combatterò con tutte le armi a mia disposizione, voi... voi...-, -No, non c’è bisogno che tu lo dica, ho capito.- la interruppe l’amico.

     -Era così reale, così vero...!- cominciò, con la voce che tremava.

     -Ora pensa a dormire. E’ ancora notte, sei sconvolta, e devi riposare.- disse sorridendole. Lina si alzò, con l’intenzione di tornare nelle sua camera. Appena fu in piedi, sentì di nuovo le gambe cedergli, e un altro flash degli amici massacrati le attraversò la mente. Gourry non la lasciò cadere, e in un attimo la sollevò tra le braccia: -Sicura di voler dormire da sola?- chiese, ma senza la più pallida ombra di malizia. La guardava ancora preoccupato. Se non si fosse sentita così impaurita e confusa, gli avrebbe lanciato qualche incantesimo mooolto doloroso, ma si limitò a guardarlo e ad annuire, senza lamentarsi di essere ricondotta in camera in braccio.

     -Lina, se dovessi avere ancora quell’incubo, o non ti sentissi tranquilla, non esitare a venire in camera mia. Non chiuderò la porta a chiave.- disse lo spadaccino, esitando per un momento, prima di posarla sul letto.

     La maga scostò il viso dalla spalla dell’amico, sorridendo incerta. -Va meglio ora... grazie Gourry. Spero di non rifare quell’incubo.-. Gourry la stese sul letto disfatto. Lina non accennò nemmeno a muoversi. A vederla in quello stato di shock, sentì una morsa intorno al cuore -Lina, non mi piace lasciarti in questo stato...- iniziò.

     -Smettila di preoccuparti per me! Io nel sogno ero viva e vegeta!- il suo tono aveva ripreso un poco della sua solita collera.

     Gourry la coprì, e le rimboccò il lenzuolo, aggiungendo una coperta, poiché non sembrava essersi ancora scaldata. Lina arrossì lievemente per quelle piccole attenzioni.

     -Cerca di dormire...- le disse dolcemente. Poi si chinò su di lei, e le diede un bacio in fronte. Lina si sentì arrossire violentemente, e rimase per un momento stordita e stupita. Gourry la guardò: non sembrava minimamente imbarazzato per ciò che aveva fatto!

     -Gourry! Ma che ti salta in mente?- tentò di gridare, esterrefatta, a bocca aperta. Non aveva la forza di reagire.

     -Bè, quando ero piccolo, e facevo incubi spaventosi, la mia mamma mi rimetteva a letto dandomi un bacio sulla fronte dicendo: ‘Il bacio ti proteggerà dai mostri degli incubi, ora non devi più aver paura!’- le sorrise. “Gourry, ma perché fai tutto senza riflettere? Come se ogni cosa fosse lecita?” si chiese la maga sospirando. Evitò di arrabbiarsi, anzi, in quel momento era davvero riuscito a tranquillizzarla. -Allora puoi stare tranquillo... non farò altri incubi. Torna a dormire anche tu, ci siamo stancati parecchio oggi.- ricambiò il sorriso.

     L’amico si avvicinò alla porta: -Buonanotte Lina. Se qualcosa ti turba, non farti scrupoli... ma non buttarmi giù la porta, intesi?- disse sorridendole e strizzandole l’occhio.

     -Cercherò di limitarmi!- rispose lei con un sogghigno.

     “Ne ho fatti tanti di incubi, ma questo non era sicuramente frutto del mio subconscio... era di sicuro il messaggio di qualcuno... ma di chi?” mentre ancora rimuginava sul nuovo sviluppo, e pensava che avrebbe ripreso sonno con molta fatica, si addormentò.

 

     Qualcosa lo aveva svegliato, ma tendendo le orecchie, non aveva sentito rumori sospetti. Rimase a fissare il soffitto per qualche tempo, poi, dato che il caldo non gli dava pace, decise di andare a fare un giro per quel ridicolo paesino. Zelgadiss si rivestì, e uscì dalla camera facendo pianissimo.

     Non appena ebbe fatto un passo fuori della porta della locanda, si accorse che una figura era seduta appoggiata al muro, alla sua destra. La fissò per un momento. Il Fantasma teneva le ginocchia abbracciate, e il viso nascosto, con la fronte appoggiata alle ginocchia. Una commistione di bianco e nero, di luce e tenebre: l’abito scuro, la pelle candida. Una creatura del bene e del male.

     Zirna volse di poco il viso, giusto per riuscire a vedere chi la sovrastava, poi tornò a nascondersi completamente. La chimera notò che l’occhio della ragazza era terribilmente arrossato: doveva avere pianto. Era stufo dei piagnistei di quei due strambi personaggi. Decise di andare a fare il suo giro, ma non riuscì a muovere un passo. Si sentiva stranamente in colpa. “Sembra così triste...” pensò, senza smettere di fissarla.

     La strada era deserta, non si sentiva nessun rumore, se non un lontano cicalìo. All’aperto l’aria sembrava meno pesante, ma una brezza fresca non avrebbe guastato. La luna era ormai troppo bassa all’orizzonte, ma le stelle erano così luminose che spandevano sulla terra una luce soffusa.

      La ragazza non si mosse nemmeno di un millimetro. “Perché non riusciamo a capirci? Eppure siamo così simili...” pensò triste Zel. Poi si sedette accanto a Zirna, senza fiatare. Forse un po’ di compagnia avrebbe potuto consolarla in qualche modo.

     -Non riesci a dormire?- domandò senza guardarlo. Zel sussultò lievemente: non si aspettava che la ragazza si mettesse a far conversazione. -No.- rispose semplicemente.

     -Per me è diventato molto difficile. Sogno sempre la morte dei miei genitori.-. Zel la fissò, un po’ incredulo. Si stava aprendo con lui! La ragazza continuava a tenere il viso nascosto. Le sue spalle però presero a sussultare: doveva aver ripreso a piangere. “Deve essere stato terribile assistere all’assassinio dei suoi genitori... e i demoni non devono avere avuto troppo tatto, non è nella loro natura.” pensò Zelgadiss, vergognandosi di aver pensato che fossero simili. No, non  lo erano... il suo scopo gli sembrava enormemente sminuito di fronte a quella ragazza, che si era vista trucidare i genitori sotto gli occhi, aveva dovuto trascorrere da bambina sette anni in mezzo ai demoni, e ora vedeva perfino il fratello minacciato. “Cosa posso fare io per lei?” si chiese.

     Volle tentare di tranquillizzarla, ponendole una mano sul braccio, ma nel preciso istante in cui lo fece, fu invaso da una girandola di terribili visioni: stragi, cadaveri, demoni... ed infine quelli che potevano sembrare i suoi genitori. Ritrasse la mano in fretta, e la guardò inorridito. Erano le sue vittime: aveva visto i massacri di cui era stata l’artefice. La luce e le tenebre...

     Zirna lo guardò di nuovo, con l’occhio sempre più arrossato. Il ragazzo di pietra fece appena in tempo a cambiare espressione: non sarebbe stato gentile continuare a fissarla a quel modo, quasi terrorizzato, tanto più che lei non sembrava essersi accorta di ciò che era successo. Si sentì lievemente in imbarazzo, e non poté dissipare una sensazione di inquietudine che gli cresceva dentro: essere fissato a quel modo non gli piaceva per niente.

     -Ti fa schifo toccare una come me?- chiese triste la ragazza. Zelgadiss rimase interdetto. -No, ma che vai a pensare?- rispose incredulo.

     -Hai allontanato la mano come se fossi un mostro...- fece una pausa, -...ma in fondo hai ragione: sono un mostro.-. “Ah! La mano!”. Inventò la prima scusa plausibile: -No! Pensavo che potesse infastidirti...- disse tutto d’un fiato.

     Sembrò funzionare: -Mmh- sollevò la testa per guardare le stelle. Zelgadiss fece lo stesso.

     -E’ tutta colpa mia.- La chimera non fiatò, la guardò incuriosito. -E’ colpa mia se i miei genitori sono morti. Volevano me. E ora vogliono Will... e io non sono in grado di proteggerlo.-. Un’ultima lacrima percorse il pallido volto, che non mutò espressione, perso in ricordi lontani e tristi.

     -No! Non devi nemmeno pensarlo! Non è tua la colpa di ciò che i demoni hanno fatto ai tuoi genitori. Sono loro i veri colpevoli! Giocano con le vite degli uomini come se non avessero alcun valore! Non devi assolutamente ritenerti la causa di tutto, ma devi lottare, e difendere tuo fratello per come ti è possibile!-. Si stupì da solo per quello che aveva detto: di solito era pessimista e negativo. Questo era tutto merito di Lina, della sua energia e della sua determinazione. Era riuscita ad intaccare la sua grigia visione del mondo.

     Zirna lo fissò. -Suppongo che tu abbia ragione. Vorrei poterti credere senza dubbi, ma non è così semplice. Comunque ti ringrazio per il tentativo. Tu e i tuoi amici siete davvero speciali... sono felice di avervi conosciuto.- sorrise alla chimera socchiudendo gli occhi. Zelgadiss rimase per un momento smarrito, poi le sorrise a sua volta.

     Rimasero seduti a fissare silenziosi le stelle ancora per qualche tempo, ma non si accorsero dell’ombra che si muoveva furtiva sui tetti, e sogghignava tra sé e sé.

 

     -Ma dove sarà il bagno? E dove si è cacciata Zirna? Ho un mal di testa incredibile... forse ho bevuto un po’ troppo questa sera- Will procedeva lentamente per il corridoio buio, con una mano premuta per metà sul volto e sulla testa, nel vano tentativo di evitare che pulsasse dolorosamente.

     -Eppure quando sono andato a dormire era nel suo letto... auch... se la testa non mi facesse così male, tenterei di contattarla, ma temo proprio che il cervello mi scoppierebbe all’istante!-.

     -Che fai tutto ssssssolo ragazzo?- disse una voce sibilante di fronte a lui.

     -Oh, mi scusi, sa dov’è il ba... oh-oh- terminò, guardando la figura attraverso le dita della mano. Era un’ombra scura, con occhi e denti bianchi e molto meno trasparenti del resto del corpo. Aveva un forma vagamente umanoide, con lame al posto delle dita. “Ma chi è? Jack lo Squartatore?” pensò il ragazzo con un brivido, togliendosi la mano dalla faccia, e cercando l’elsa della spada. Una miriade di goccioline comparvero sulla sua nuca “Merda! Ho lasciato la spada in camera!”.

     -Ti va di venire a fare un giro con me?- chiese il demone.

     -Mmh...- Will si puntò un dito in fronte, come per riflettere meglio, -... mi dispiace, ma mi è stato insegnato a non parlare con gli sconosciuti, a non accettare caramelle, a non seguirli se lo chiedono, e...-

     -Bassssta cossssssì! Insssssolente! Credi di prendermi in giro?- il demone era già infuriato “Come? Per così poco?”.

     Attaccò veloce, con le lunghe lame, ma Will riuscì ad evitarle, e fece un balzo indietro. O meglio, più di uno! Prima sulle braccia, poi sulle gambe, le braccia, le gambe, e... SDENG! IL MURO!!!!!! -Ohi ohi... ho calcolato male la distanza...- disse a terra, in una posizione alquanto innaturale. Si sedette, molto finemente, a gambe aperte, tenendosi la testa tra le mani: questa volta sembrava davvero scoppiare. Il demone si avvicinava minaccioso. Cosa poteva fare? Non aveva armi, la testa gli girava ancora per la botta, non sarebbe riuscito a fuggire. L’unica era usare la magia. Una mano si strinse attorno alla pietra bianca: sentì una scarica di energia muoversi inquieta tra le dita. Non poteva mettere tutti in pericolo... come doveva fare? Gridare! Sicuramente Lina o gli altri si sarebbero svegliati! Ma in effetti, perché non erano ancora arrivati? Il suo schianto contro il muro aveva fatto un fracasso pauroso. Mentre continuava a perder tempo pensando a tutte queste cose, non si accorse che il demone si era fermato. Quando lo notò, lo fissò con volto interrogativo, e poi ne seguì lo sguardo (se quelle due palle bianche potevano definirsi sguardo...): Xellos era accanto a lui! Non si era nemmeno reso conto della sua comparsa!

     -Che ci fai qui, Xellosssssss? Ti ssssssstanno cercando!- sibilò il demone.

     -Piuttosto, tu cosa sei venuto a fare qui?- chiese gelido Xellos, con uno sguardo agghiacciate.

     L’ombra sembrò esitare. -Lo ssssai benisssssimo! Devo fare il lavoro che tu non hai portato a termine! Devo uccidere il ragazzo!- disse arrabbiato.

     Il ghigno di Xellos fece accapponare la pelle a Will: -Risposta sbagliata!- il demone dall’aspetto umano si scagliò veloce contro l’altro, scomparendo e riapparendo ripetutamente.

     -Traditoreee!- riuscì a pronunciare l’ombra, prima di dissolversi, distrutta da Xellos con un solo colpo di bastone.

     -Va tutto bene ragazzo? Non ti ha fatto del male, vero?- il demone si era voltato, e si stava avvicinando a Will.

     -No, niente di rotto...- rispose mentre si alzava, con una mano sulla fronte, e l’altra appoggiata al muro. -Non dovresti preoccuparti per me, dopotutto hai appena tradito i demoni, e la tua situazione non penso che sia felice a questo punto.- gli disse, cercando di lasciare andare la testa, ma accorgendosi che ancora gli girava spaventosamente.

     -Oh, non c’è problema! Non intendo tradire il mio superiore, ed eliminando quell’infimo demone, ho solo tolto di mezzo un ostacolo!- gli sorrise in risposta Xellos.

     -Ah-ah, no caro! Non ti avvicinare!- Will riuscì a fare un paio di passi indietro.

     -Che ti prende, volevo solo farti passare il mal di testa!- rispose innocente, con un viso tutto acqua e sapone.

     -Non credermi così stupido Xel- lo sguardo di Will si fece serio e penetrante. -Non mi toccherai con la tua magia. Ricordati che sono un vulcano pronto ad eruttare, e risvegliarmi potrebbe costare la vita anche a te!-.

     Perché quella sensazione terribile? Nemmeno di fronte a creature potenti provenienti da altri mondi Xellos si era mai sentito così in pericolo... A quegli stupidi seguaci di Volfeed aveva persino sottratto l’arco di luce. Invece quel ragazzo rimaneva per lui un mistero...

     -Ma bene! Non ti facevo così istruito! Bravo! Sai perfettamente che se io usassi su di te la mia magia, il precario equilibrio che il sigillo mantiene si spezzerebbe, e non potresti più tenerti a freno... Complimenti!- disse compiaciuto e sorridente.

     -Modestamente, ho studiato parecchio!- Will gli fece l’occhiolino. -Ohi ohi... se solo mi facesse meno male... chiamerei Zirna... ma dove può essere finita?- sempre tenendosi la testa, il principe si incamminò nel corridoio, alla ricerca del bagno.

     “Mmh... telepatia...” rifletté Xellos, e scomparve.

 

     Il mattino seguente Lina si svegliò stranamente stanca. Le sembrava di avere dormito poco, o male. “Che strano... pensavo di non riuscire proprio a dormire dopo quell’incubo...” rabbrividì. Aveva ormai finito di rivestirsi. “Ora che ci penso, mi sono addormentata mentre cercavo di darmi delle risposte! Possibile? Non è da me appisolarmi nel mezzo delle mie riflessioni!” pensò, mentre si legava la sua inseparabile fascia attorno alla testa, e cingeva la spada.

     -Ne parlerò con gli altri. Ora che è passato un po’ di tempo, non dovrei avere problemi- la testa di Gourry rotolò straziata davanti agli occhi della sua mente. Scacciò l’immagine scuotendo il capo. -Basta! Una bella colazione mi rimetterà a nuovo!- gridò con un dito puntato al soffitto. Si mise a correre per raggiungere la sala da pranzo.

     I suoi amici erano già a tavola, ma tutti quanti, eccetto Will, avevano un’espressione allucinata, degli enormi calamari sotto gli occhi, e continuavano a sbadigliare. Perfino Zel non riusciva a contenersi!

     -Ehi... che avete?- chiese, mentre contagiata da loro, emetteva un sonoro sbadiglio.

     -Lina, non ho mai dormito così male! Certo, come un sasso, ma mi sento più stanca di prima!- disse Ameria, che aveva addirittura i lacrimoni agli occhi.

     -Già... io riesco a dormire ovunque, che strano...- commentò Gourry, lanciando un’occhiata un poco preoccupata all’amica. Lina annuì senza aprire bocca. “C’è qualcosa che non va...”.

     -Dato che avete dormito male, potevate almeno venirmi ad aiutare stanotte, no? Che razza di guardie del corpo siete?- Will sembrava davvero contrariato.

     -Aiutarti?- chiese Lina senza capire.

     -E tu Zirna, si può sapere dove eri?- rimproverò la sorella. Zirna, ingoiando uno sbadiglio, guardò di sottecchi Zelgadiss, arrossì, e a bassa voce cercò di giustificarsi: -Ehm... ero andata a fare un giro... ma non so perché, mi sono seduta un attimo qui fuori, e mi ci sono risvegliata questa mattina...-.

-Ti sei addormentata fuori dici... Will, sei stato attaccato?- chiese Lina preoccupata, dopo aver capito cosa era successo.

     -Già, e se era per voi, o ero fritto io, o mi scatenavo e facevo un macello!- le rispose il ragazzo, col muso lungo e le braccia incrociate.

     -Ma per fortuna c’ero io!- Xellos era comparso dal nulla, incautamente proprio dietro Lina. La maga fu svelta: lo afferrò per il collo e lo immobilizzò. -Ti ho già detto mille volte di non comparirmi alle spalle Xel! Ora mi hai proprio stancato!- scaraventò il demone dalla parte opposta della sala. -Flare arrow!- gridò Lina. Un’esplosione scosse l’intero edificio. Ameria, Zelgadiss e Zirna avevano sollevato uno scudo protettivo, temendo il peggio. Invece la potenza dell’incantesimo non era stata disastrosa, e nonostante i danni fossero notevoli, la locanda era ancora in piedi.

     -E’ impazzita?- chiese Ameria a Zel, a bassa voce per non farsi sentire dall’amica.

     -Ragazzi, temo che sia un po’ nervosa!- li avvisò lo spadaccino.

     -Xel, lo so che non ti ho colpito, vieni fuori immediatamente! E non ti azzardare a comparirmi alle spalle!- sbraitò la maga, agitando il pugno nell’aria.

     -Mi vedrò ben dal farlo da questo momento!- il demone era seduto nell’aria, sopra il punto in cui si era abbattuto l’incantesimo. -Non credi di avere esagerato?- le disse mentre scendeva, e la guardava. Lina si era seduta al tavolo, e aveva lanciato un’occhiata interrogativa agli amici, che tenevano ancora attivo lo scudo. Nessuno di loro badava al gestore, che piangeva disperato in un angolo, senza aver il coraggio di chiedere alla ragazzina un risarcimento per il disastro combinato.

     Mentre gli altri si riportavano cautamente a tavola, Lina fissò il demone: -Ci hanno addormentato.- era un’affermazione.

     -Sì Lina. E’ stato un demone ombra... anche se è un demone di basso livello, può utilizzare incantesimi subdoli. E’ per questo che nessuno si è accorto del casino che abbiamo fatto stanotte- sorrise a Will.

     -Allora, se ho ben capito, TU avresti salvato il nostro bell’addormentato?- chiese Lina incuriosita.

     -Che cosa avrei dovuto fare? Russavate come ghiri, e non potevo certo permettere che mi portassero via questa potenza della natura da sotto il naso, no?- sorrise Xellos con un’alzata di spalle.

     -Mi pareva strano che non ci fosse una spiegazione materiale al tuo gesto altruista- sogghignò Lina.

     -Non mi piace che continui a ronzare attorno a mio fratello, ma devo ammettere che sei stato provvidenziale.- sbuffò Zirna, palesemente poco felice che Will dovesse qualcosa a quel demone.

     -Su Zirna, non farne una questione...- Xellos si grattò la testa. -A proposito! Non mi avevi mai detto di essere telepatica!- l’affermazione del demone la colse di sorpresa. Ammutolì per un attimo: -Non credo che la cosa ti riguardi- disse seccata.

     -Oh, invece “la cosa” mi interessa molto!-.

     -Perché la fai così lunga Xel? Se ha doti particolari, credo che sia normale che sappia usare la telepatia.- disse Lina ingoiando una frittella strabordante di miele.

     -La telepatia può essere appresa con grande studio dagli esseri umani... bisogna avere una certa predisposizione, ed essere imbevuti di conoscenze di magia bianca. Le più portate sono le sacerdotesse. Ciò non toglie che solo pochissime siano in grado di utilizzarla a piacimento. Ma sembra che la nostra Zirna la usi come se fosse una cosa normale, o mi sbaglio?- chiese Xellos con un sopracciglio alzato.

     -Sì. Li abbiamo visti litigare, anche se lei non apriva bocca, Will le rispondeva come se sentisse le sue parole.- rifletté Lina per tutti. Zel e Ameria annuirono pensierosi, mentre Gourry si grattò il naso, e con una scrollata di spalle riprese a mangiare tranquillamente. -Continuo a non vedere dove stia il problema- commentò, rigirando distrattamente sulla forchetta un’altra frittella, in modo che il miele si spandesse su tutta la superficie.

     -Il problema sta nel fatto che anche Will è in grado di usarla. E ti posso assicurare che non è una cosa normale, dato che i suoi poteri sono fortemente sigillati da quel ciondolo.- terminò Xellos.

     Lina smise di far roteare la frittella. Per un istante fissò il vuoto. -Zirna... hai detto che i vostri poteri sono un’eredità dei nonni?- chiese lentamente, con gli occhi spalancati.

     -Bè, così mi avevano detto i miei genitori... ma cosa vi prende... è così importante che sappiamo usare la telepatia?-. Will fissava incuriosito la maga e il demone, apparentemente senza comprendere.

     -Hai già capito cosa significa, eh Lina?- chiese il demone sorridendo con viso sornione.

     -Vorreste spiegare anche a noi di cosa state parlando?- sbottò la chimera, seccato di saperne meno degli amici, e di non ricevere le dovute delucidazioni.

     -Se si tratta di una cosa genetica...- Lina fece una pausa e guardò i due fratelli come se li vedesse per la prima volta, -... significa che hanno sangue di elfo nelle vene!- rivelò.

     -Come? Sangue di ufo? Cos’è?- chiese Gourry ingenuo. Un calcio nello stinco da sotto il tavolo lo zittì all’istante.

     Sei paia di occhi si fissarono sul principe e la sorella. SEI? -Mi scusi signore... non credo che questo discorso la riguardi... le spiacerebbe portare altre frittelle e togliersi momentaneamente dai piedi?- le labbra di Lina erano tirate in un ghigno, una piccola palla di fuoco era comparsa tra le sue mani. Una grande goccia di sudore scese lungo la guancia del gestore. Tossicchiò -Con permesso... volevo solo portare via i piatti vuoti...- si allontanò indietreggiando con un sorriso imbarazzato, lo sguardo fisso sull’incantesimo che si contorceva pericoloso tra le mani della ragazza.

     -Vorresti dire che discendono da elfi? Elfi veri? Insomma, quelli con le orecchie a punta, grandi conoscitori della magia ancestrale?- sussurrò Ameria incredula. Zelgadiss era assorto in chissà quali pensieri: forse stava cercando di collegare l’incantesimo usato su di lui, alle reminiscenze dell’elfico studiato con Rezo.

     -Non diciamo assurdità! Per quel che ne so, gli elfi se ne sono andati da queste regioni, da questo mondo secoli e secoli fa! Prima quasi della lotta al gran demone!- Zirna era più sconcertata di loro. Will stranamente non aveva commenti: sul suo volto non c’era più il solito sorriso.

     -Bè, sostanzialmente è vero. I pochissimi elfi rimasti hanno pressoché dimenticato l’uso della magia, si sono isolati, hanno cercato di vivere in pace. Credo che fino ad un paio di generazioni umane fa, ne esistessero ancora piccole comunità, ma in luoghi difficilmente raggiunti dagli uomini.- spiegò Xellos. Lina annuì. -Ciò non toglie che uno di quegli elfi possa per un qualche strano motivo, aver sposato un essere umano... forse era un vostro nonno, o un vostro bisnonno. Potrebbe essere il motivo per cui tu, Zirna, sei in grado di usare magia bianca e magia nera senza problemi. Le tue capacità attingerebbero alla magia ancestrale elfica, che non aveva di queste distinzioni.- disse pensierosa, cominciando a mettere a fuoco la natura dei due compagni di viaggio. Gourry la fissava con espressione interrogativa. “Forse è meglio che non le dica ora che non ho capito molto di quello che ha detto...” pensò scuotendo il capo.

     -Quello che dici è incredibile... eppure, potresti avere ragione...- Zirna sembrava stupita, e soppesava le parole una ad una. Tutti la fissavano, ugualmente concentrati. Solo a Xellos non sfuggì l’impercettibile sorriso che si dipinse per un istante sulle labbra di Will: il sorriso di chi pensa che il suo segreto sia stato infine scoperto.

     -D’accordo!- Lina interruppe il silenzio, attirando su di sé l’attenzione. L’ombra di una nuvola oscurò per un momento il cielo, e i raggi del sole che entravano dalla finestra scomparvero dal tavolo. -Ora ne sappiamo un po’ di più su voi due, e se QUALCUNO non farà la spia,- guardò minacciosamente Xellos, - abbiamo un minuscolo vantaggio sui demoni che vi danno la caccia. E’ un’informazione che può tornare utile.- disse annuendo tra sé.

     -Bene!... ehm... che si fa?- chiese Gourry titubante.

     -Oh, Gourry, semplice: continuiamo ad andare a sud, alla ricerca del giacimento di pietre. E’ chissà che non scopriamo qualcosa anche su di esse! Devono in qualche modo essere collegate agli elfi, non vi pare?-.

     -Sì, a questo punto non c’è dubbio.- annuì pensieroso Zelgadiss.

     -Ma ora devo io chiedere qualcosa a voi- affermò Lina, fissando seria Zirna e il demone. Tornò a sedersi, per un momento rimase in silenzio, poi inspirò profondamente. -Questa notte, ho fatto un incubo. Sono certa che si sia trattato del messaggio di qualcuno. Un uomo, dai biondi capelli corti, gli occhi di un nero profondo, e lo sguardo di una persona senza età. Indossava vesti da religioso, ma non mi sembrava un monaco, né un chierico... Vi ricorda qualcuno?- chiese.

     Zirna rifletté per un momento, nel tentativo di mettere a fuoco la persona descritta: infine negò scuotendo la testa. Xellos sembrava pensare intensamente, il viso concentrato, le labbra tese. Il nome uscì carico di odio: -Ren!-.

     -Come?- domandò Zirna meravigliata.

     -Chi sarebbe questo Ren? Non ne ho mai sentito parlare!- intervenne Lina.

     Xellos, gli occhi a fessura aperti fissavano il vuoto, parlò come se stesse trovando una spiegazione per se stesso: -Il tirapiedi di Dolphin. E’ un demone ambizioso, non si accontenta di stare al suo posto, e le prova sempre tutte per guadagnare punti davanti ai Signori dei demoni. Non stento a credere che ci sia lui dietro tutto questo. Molto probabilmente fu lui a sottoporre Zirna agli esperimenti, e ora riesco anche a comprendere per quale motivo io non sia stato avvisato del fatto che lei e il Fantasma erano la stessa persona. Ren non mi sopporta, di sicuro ci ha messi l’uno contro l’altra affinché almeno uno di noi venisse eliminato: sarebbe stato un ostacolo in meno per lui!-.

     -Io... non avrei mai pensato a Ren! Mi trattava sempre con un certo riguardo...- la bianca ragazza scuoteva la testa, incredula.

     -Certo! Eri la sua creatura! Inoltre il fallimento deve essere stato per lui un duro colpo... per non parlare del fatto che i superiori ti affidarono alle mie cure, quando probabilmente avrebbe voluto occuparsi di te di persona!- Xellos la fissò, riflettendo.

     -Fermi tutti! E cosa c’entra questo Ren con il mio sogno? Cioè, perché mai un demone mi viene a dire che, se non utilizzerò tutte le armi in mio possesso, i miei amici faranno una brutta fine?- ragionò Lina, con una mano alzata per fermare il demone e la sua allieva. 

     -Una brutta fine?- chiese Ameria, mezzo spaventata e mezzo incuriosita.

     -Avrei dovuto immaginarlo... le raccapriccianti immagini che ho visto potevano essere opera solo di un demone...Ameria infilzata come su uno spiedino, Zel inchiodato ad un albero, Gourry...- esitò un momento, ricacciando il brivido, -... senza testa! Tipico gusto splatter da demoni!- si accorse che i tre amici la guardavano spaventati.

     -Mmh... è molto strano che Ren ti abbia inviato un sogno di questo tipo... Vuole che tu usi tutte le tue armi...- Xellos rifletteva grattandosi distrattamente il mento.

     -Non ha molto senso... se è un sottoposto di Dolphin, una volta chiamata a me la Laguna Blade, o addirittura il Giga Slave, sarebbe spazzato via... salverei i miei amici, come ha detto lui... ma perché dirmelo? Aaaahhhhh! Io non ci capisco più niente!- si scompigliò i capelli con le mani, in un gesto di isterismo.

     -Calmati Lina! Magari è un demone pentito, e ti ha voluto dire come eliminarlo!- suggerì Gourry.

     -O magari potremmo diventare amici!- sbraitò esasperata. -Non dire sciocchezze Gourry!-.

     -Forse è tutto un trucco, e vuole spingerti ad usare i tuoi incantesimi più potenti per qualcosa...-tentò Zelgadiss.

     -E cosa?- domandò Lina, sperando in una risposta. Una goccia di sudore scese lungo la guancia della chimera: -Non lo so...- sussurrò.

     -Visto che non stiamo facendo progressi, che ne dite di avviarci? Sono curioso di sapere qualcosa di più sulla mia natura elfica!- sorrise allegro Will alzandosi. Lo imitarono, e uscirono in strada mentre Zirna si attardava a pagare il conto.

     Xellos fissò per un momento Will, chiedendosi se non aveva male interpretato quel suo sorriso poco prima. In tutta risposta, il ragazzo lo guardò e strizzò, complice, l’occhio.

       

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Capitolo 6
*** Capitolo 5 ***


Capitolo 5

Capitolo 5

I

n cielo non si vedeva nemmeno una piccola nuvoletta passeggera, mentre l’aria era quasi soffocante, e i vestiti sembravano a tutti quanti pesanti, come se fossero delle vere e proprie armature. Procedevano camminando lentamente, con le spalle afflosciate per il peso dell’umidità, seguendo una stradina di campagna, la quale partiva dal nulla dietro di loro, per disperdersi fin dove arrivava lo sguardo, nel nulla davanti a loro.

-Comincio a pensare che Feran sia stato l’ultimo luogo abitato in questa landa desolata...- sussurrò Lina, accaldata e stanca.

-L’avevo detto che il regno di Gerni è quasi disabitato, no?- Zirna apriva sempre la strada, ma anche lei cominciava a risentire del clima ostile.

-Non si vede un albero per chilometri!- disse Ameria scendendo lentamente. Si era alzata in volo per cercare tracce d’ombra, o di un qualche segno di civiltà. -Nemmeno un minuscolo boschetto, neanche un cespuglio! Questo posto sembra un deserto!- commentò abbattuta, rimettendosi a camminare.

-UFFA! Zirna, ma perché mai ho accettato di seguirvi? Mi rimangio tutto, maledizione! Voglio un po’ d’acqua fresca... qualcosa da mettere sotto i denti!-.

-Lina, cerca di non agitarti, o ti verrà ancora più caldo.- le disse Gourry, nel tentativo di calmarla, con un grande sorriso stampato sul volto. Anche lo spadaccino non doveva sentirsi troppo comodo, con l’armatura pesante, e sotto il sole cocente. Aveva la punta del naso arrossata, ma non intendeva farsi sconfiggere dai 40° di temperatura. Lina lo guardò, ansimando senza fiato:

-Gourry... sto già morendo di caldo... e tu ti stai bruciando il naso- aggiunse con un sogghigno.

-Oh, mi sembrava di sentire prurito!- rispose il ragazzo, incrociando gli occhi per tentare di vedersi la punta del naso. Lina scoppiò a ridere, nel vedere l’espressione ridicola che aveva assunto l’amico.

-Come fate ad avere il coraggio di ridere?- chiese Will, con voce che a mala pena si sentiva. Si voltarono tutti a fissarlo: il principe procedeva quasi strisciando, tanto era abbacchiato dal caldo terribile. La lingua penzolava fin quasi a sfiorare il suolo, il volto arrossato, lo sguardo allucinato.

-Ragazzo mio... sei un po’ deboluccio mi pare?- chiese Lina con sarcasmo.

-Almeno non mi lamento come fai tu!- rispose lui, alzando lo sguardo sulla maga.

-Forse è meglio fermarsi per un po’... non credo che Will possa andare molto lontano in queste condizioni...- accennò Ameria, rivolta a Lina. Anche la principessa aveva le guance arrossate dal sole.

-Bè, direi che non può certo farci male fermarci qualche minuto...ma questa volta si rimane tutti assieme, intesi?- disse minacciosa la maga, lasciandosi cadere a terra. Will le strisciò lentamente accanto, poi non si mosse più, respirando profondamente nel tentativo di recuperare una temperatura corporea normale.

-Non è prudente fermarsi in mezzo alla strada, Lina- la avvisò Zelgadiss.

-Zel, sei tanto caro a preoccuparti di queste cose... ma guardati attorno: credi davvero che possa passare qualcuno da qui? Insomma, non si vede altro che terra ed erba tutt’intorno, non c’è un posto dove fermarsi al sicuro nel raggio di almeno cinque miglia!- gli rispose l’amica sconsolata. La chimera si guardò attorno, e probabilmente considerando che, in effetti, le cose stavano proprio così, con un’alzata di spalle lasciò correre l’argomento e si sedette.

Zirna non fece storie: si avvicinò al fratello, e si sedette senza fiatare. La sua pelle bianchissima non aveva segni di scottature. Girò lo sguardo all’intorno, e si accorse che Xellos era scomparso. “Da quanto se ne è andato?” si chiese, un po’ preoccupata.

-Come è possibile che qui faccia così caldo? Dove siamo finiti, all’inferno?- Lina era davvero depressa. Si tolse il mantello, tentando di migliorare la sua situazione, ma non cambiò nulla. Il sole era così forte che avrebbe dovuto strapparsi la pelle per trovare un po’ di sollievo. Chiuse gli occhi.

Sentì all’improvviso che il suo volto si oscurava. “Una nuvola!” pensò spalancando gli occhi: Gourry la sovrastava. Il biondo ragazzo non si era seduto accanto agli altri, ma si era andato a mettere tra lei e il sole, facendole ombra.

-Mi sembra che tu sia più rossa del mio naso!- si giustificò con un sorriso. Lina lo fissò interdetta, poi ricambiò il sorriso: -Ma tu non hai caldo?- chiese.

-Bah! Sono abituato a sopportare qualunque situazione climatica!- fece una pausa, grattandosi la testa, -Tranne una carestia!- aggiunse ridendo.

Will si era ripreso, e fissava con uno sguardo indecifrabile lo spadaccino e la maga. Si alzò in piedi d’un tratto, e puntò gli occhi a sud. Immobile, estraniato quasi dal gruppo: un tutt’uno con la terra.

-Avrei dovuto capirlo che ha sangue di elfo nelle vene... gli elfi sono creature che vivono in totale armonia con la natura, e sono in grado di fondersi con essa.- disse Lina guardando il giovane. Al suo commento, anche gli altri fissarono il ragazzo, che continuava a osservare intensamente qualcosa che loro non vedevano.

“Will, qualcosa non va?” “Laggiù... possibile che io veda dei monti?”. Zirna si alzò in piedi all’improvviso, guardando nella stessa direzione del fratello.

-Ma che gli è preso a tutti e due?- domandò Zelgadiss. -Ah, non saprei proprio... io non li capisco...-commentò Ameria fissandoli incuriosita.

-Sembra che abbiano visto qualcosa...- accennò Gourry, perplesso. Lina si alzò, e cercò di trovare l’oggetto che i due stavano scrutando con ostinazione, ma non vide nulla. Anche Zelgadiss si era avvicinato. -Io non vedo nulla... tu Zel?- -No- rispose la chimera con un’alzata di spalle.

-Intendono fare le belle statuine per un po’?- chiese Lina con un cenno nella loro direzione. -Non dovremmo riportarli alla realtà? Ho giusto voglia di sgranchirmi le mani...- sorrise malignamente, pensando di usare qualche bell’incantesimo per svegliare i due fratelli dalla pseudo-trance in cui sembravano essere caduti.

-Se fossi in te non lo farei... e poi ti sentono, non sono sordi, anche se tutti i loro sensi sono mobilitati per vedere.- Xellos era tornato, comparendo questa volta lontano dal gruppetto, e avvicinandosi camminando, per evitare una sfuriata della maga. -Gli elfi avevano i sensi molto più sviluppati di voi umani... ma loro sono pur sempre un incrocio, quindi risulta più difficile adoperarli come si deve.- il demone sorrise compiaciuto.

-Oh, anche io la sapevo questa cosa!- intervenne Gourry. -Gli elfi vedono più lontano e sentono meglio di noi!- disse trionfalmente battendo un pugno sul palmo dell’altra mano.

-Sì Gourry, hai ragione, vedono più lontano... speriamo che abbiano visto qualcosa di buono... una casetta... una foresta... mi accontento di poco- Lina sospirò, probabilmente non troppo convinta delle possibilità elencate.

Will sbatté le palpebre, tornando alla realtà, si girò, e rivolse agli amici uno dei suoi più teneri sorrisi: -Le montagne!- disse sognante.

-Montagne? Ma quanto sono distanti? Da qui io non vedo un bel niente!- commentò scettica Lina, ficcando di nuovo lo sguardo verso sud.

-Sono i monti che stiamo cercando. Ma sono ancora parecchio lontani, non potete vederli da qui. Abbiamo faticato tantissimo ad avvistarli. Devo ammettere che Will ha la vista più acuta della mia!- ammise Zirna, che si era seduta di nuovo, fiaccata dalla concentrazione mantenuta fino a quel momento.

-Non ho mai visto le montagne... sono così felice di essere qui, anche se fa un caldo insopportabile!- Will sembrava raggiante, e rideva spensierato guardandosi attorno. -Anche un paesaggio così scarno può essere piacevole, dopo aver trascorso 17 anni rinchiuso in un castello!-

-Non sei mai uscito?- domandò sorpresa Ameria.

-No, zio Umbert non me lo permetteva. In giardino mi facevano andare, ma solo con le guardie al seguito. Non mi ha mai fatto adoperare armi, per timore che mi ferissi da solo... e non mi ha mai detto che i miei nonni avevano qualcosa di elfico. E’ per questo motivo che non so tirare con l’arco, sono poco ferrato con la spada, e non ero a conoscenza di avere poteri magici nascosti dentro di me.- spiegò il giovane, sorridendo alla principessa.

-Mi dispiace...- disse Ameria triste -sembra impossibile che tu non abbia potuto mettere piede fuori del castello... deve essere stata un’infanzia molto solitaria la tua...-.

Will la guardò, per un istante incredulo che la ragazza si preoccupasse per lui. -Non ero solo... Zirna era vicino a me, nel mio cuore. Mi disse che sarebbe tornata, e io ero sicuro che l’avrebbe fatto. Non ho esitato quando mi è venuta a prendere.- sorrise dolcemente, guardando prima Ameria, poi la sorella.

Zirna era sorpresa delle parole del fratello: lo guardava dal basso in alto, chiedendosi se davvero Will l’aveva sempre aspettata. Si sentiva un verme, aveva atteso che le cose precipitassero prima di tornare da lui. Dopo aver abbandonato Xellos e i demoni, era rimasta sola per sei lunghi anni, non osando tornare a casa, temendo la reazione del fratello nel vederla così diversa. Si era torturata, ragione e sentimento avevano lottato fino ad esaurirla: alla fine l’aveva portato con sé, sperando di proteggerlo al meglio, poiché era venuta a conoscenza delle mire che i demoni avevano su di lui.

Il principe tornò a guardare Ameria. -Ti va di sapere come è andata?- chiese allegro. -Eh?-

-Ma si, dai, racconta! Poi ci rimetteremo in cammino!- disse Lina sedendosi a gambe incrociate. Zelgadiss e Gourry la imitarono. Formarono un cerchio attorno a Will, in piedi nel centro. Xellos se ne stava tranquillamente seduto sospeso nell’aria.

-L’ultima volta che vidi mia sorella, avevo quattro anni. Ero solo un bambino, ma ricordo bene la sua voce: “Rimani qui, al sicuro. E’ uno scudo che ti rende invisibile, quando sarà tutto finito si dissolverà da solo!”. A palazzo era scoppiato il caos, io non capivo cosa stava succedendo, so solo che Zirna mi portò via di peso, e mi nascose all’interno di quello scudo. Però vedevo cosa accadeva intorno a me, e alcuni orribili mostri... ops scusa Xel... demoni, correvano avanti e indietro come dei pazzi. Poi catturarono mia sorella, e nella mia testa udii chiara la sua voce “Tornerò Willy, non smettere di crederlo!”. Così io non ho smesso.- guardò la sorella, e cominciò a parlare rivolgendosi quasi solo a lei. -Avrei voluto che mi trovassi forte, abile, in grado di proteggerti se fosse accaduta un’altra cosa del genere... ma purtroppo non è stato così, e tu mi hai protetto, a scapito di te stessa... un’altra volta.- la sua voce era dolce, ma profondamente triste.

Ameria tirò su col naso, un poco commossa dalla storia, con gli occhioni lucidi. -Mi viene voglia di rivedere mia sorella- disse parlando a se stessa. -Tu Lina, non vorresti rivedere la tua?- domandò alla maga accanto a lei.

Ripensando a Luna, un brivido percorse gelido la schiena di Lina. -Bè... non saprei... prima o poi... meglio poi forse...- rispose timorosa.

Will continuò il racconto, tornando a sorridere, prima che la sorella potesse dire qualcosa: -Ho continuato a sperare, e alla fine, sette giorni fa, nel cuore della notte... fuori pioveva a dirotto, tuoni e lampi rischiaravano il cielo, e l’atmosfera era da brivido. La mia camera al castello è immensa, fredda, troppo grande per me. Fuori della stanza c’erano le due guardie che avevano l’ordine tassativo di non far passare nessuno. Stavo osservando la pioggia fuori dell’enorme finestra, non riuscivo a prendere sonno, nonostante fosse notte fonda.- Will raccontava girando fra i compagni, con una gestualità degna dei migliori narrastorie di paese.

-Ad un tratto! Un tuono assordante percorre il cielo, e dall’altro capo della mia stanza compare una figura di nero ammantata. Si avvicina a me leggera, sembra quasi non camminare, ma spostarsi nell’aria...-.

All’improvviso Zirna si alzò, e si portò di fianco al fratello, sbarazzandosi del mantello: -Il ragazzo era spaventato, come non comprenderlo? Non dovevo ispirare troppa fiducia! Eppure non dava segno di voler fuggire...- la pallida ragazza aveva preso a raccontare la sua versione, sorridendo allegra assieme al giovane.

-Non volevo fuggire, volevo essere coraggioso, ma mi tremavano le gambe. Eppure, sapevo di conoscere quella figura...-

-Ero stupita dal fatto che fosse diventato così grande... volevo vederlo meglio, mi avvicinai a lui e alla finestra...-

-Affrontai la figura di fronte a me... abbassò il cappuccio... un altro lampo rischiarò il cielo, e rese visibile i contorni del volto...-

-Temevo che avrebbe gridato, non potevo farmi scoprire... ma speravo che mi potesse riconoscere in qualche modo...-

-Ne ero certo che sarebbe tornata!-

-Non mi aspettavo che si aggrappasse al mio collo a quel modo!-

-Non fiatai neppure, mi bastava sapere che era lei, che potevo di nuovo abbracciarla, anche se non poteva più tenermi in braccio come quando ero piccolo.-

-Dovevamo andarcene, e in fretta! I demoni lo stavano cercando, dovevo proteggerlo!-

-Presi il ciondolo che mi allungò, la pietra bianca brillava nell’oscurità. Sentii di nuovo la sua voce nelle mia mente “Willy, io...”-

-Non potei finire: nella mia testa mi rispose la voce di un uomo “Anche tu mi sei mancata!”-.

-E alla fine potei fuggire da quella prigione dorata che era diventato il mio palazzo! Quella notte ho ritrovato due cose magnifiche: mia sorella, e la libertà!- terminò Will, sorridendo compiaciuto e facendo un inchino, mentre Zirna lo imitava.

Gourry si mise ad applaudire, e gli altri lo seguirono dopo un attimo di sconcerto totale.

-Ma guarda... non hai perso la passione per il raccontare storie, eh Zirna? Con le tue favolette eri in grado di incantare quegli stupidi demoni inferiori...- Xellos sorrideva maligno, gli occhi aperti fissi sul Fantasma.

La ragazza ricambiò lo sguardo senza batter ciglio: -Ti sbagli, li incantavo con il mio fascino! E poi sei solo geloso, perché sono meno noiosa e pedante di te!- strizzò l’occhio agli amici, e si mise a ridere.

-Siete davvero bravi! Sembrava di ascoltare quei narrastorie di paese che si incontrano alle fiere popolari!- si complimentò Ameria. Zelgadiss annuì sorridendo.

-A me piaceva moltissimo ascoltarli quando ero un bambino. Al mio paese se ne vedevano parecchi! Però ho dimenticato le storie che raccontavano- disse felice Gourry, non notando l’occhiata ironica di Lina, che si era posata su di lui nell’istante in cui aveva detto di non ricordare le favole sentite da piccolo.

-Bravi, bravi! Siete un ottimo passatempo quando non si possono vedere i cartoni in tv! Ora sarà meglio ripartire, o non arriveremo mai da nessuna parte! Inoltre, comincio ad assumere un colorito troppo rosso a star qui sotto il sole, e voglio assolutamente trovare un po’ d’ombra, o rischio di rovinare la mia pelle perfetta con screpolature e spellacchiature!- disse Lina alzandosi, e cominciando a riprendere la strada verso sud.

I raggi del sole avevano assunto il caratteristico colore arancio del tramonto, e l’aria si era fatta meno opprimente. Non avevano incontrato anima viva tutto il giorno, e avevano oramai la certezza di doversi accampare per la notte lì, in mezzo al nulla.

Lina sentì un brivido familiare lungo la schiena. Si voltò indietro a guardare la reazione di Zelgadiss: la chimera si era fermata e si guardava attorno circospetta e attenta. Davanti a lei, anche Zirna si era fermata, e Xellos era scomparso. Gourry aveva portato la mano all’elsa della spada.

-Ci siamo. State pronti!- disse agli altri, preparandosi a combattere.

Nella splendida luce di quell’ora del giorno, un essere comparve a turbare la quiete della loro marcia. Un demone: di umano aveva ben poco, solo il fatto di avere una testa, due gambe e due braccia, ma nulla di più. La pelle squamosa aveva gradazioni di verde e marrone, il corpo sottile, ma molto alto, la testa ricoperta di orribili occhi gialli che si aprivano e chiudevano ognuno per proprio conto.

-Ragazzi! Che piacere incontrarvi da queste parti!- parlò il mostro. Fece un passo avanti, mentre gli amici si stringevano a semicerchio attorno a Will.

-Non posso dire che sia lo stesso per noi! Se magari ti fossi sforzato di assumere un aspetto un po’ più carino, avrei potuto avere un occhio di riguardo per te...- commentò sarcastica Lina, rimanendo sulla difensiva.

-Lina, che se ne fa di un occhio, non vedi quanti ne ha?- le sussurrò Gourry -Io ho una gran voglia di strappargliene qualcuno!- estrasse la spada, pronto ad attaccare.

-Gourry, fai attenzione... qui ci vorrebbe la spada di luce, non quello stuzzicadenti che ti ritrovi come arma!- lo avvisò l’amica, formulando mentalmente le parole per l’Elmekia Lance. Sperava di cogliere di sorpresa il demone, ma non appena lanciò l’incantesimo, il mostro lo schivò con una velocità impressionante.

-Bene Lina Inverse! Non mi dai neppure il tempo di dire cosa sono venuto a cercare da voi!- commentò sarcastico, socchiudendo gli occhi viperini.

-Non mi sembra il caso di chiacchierare! Siamo affamati, e intendo chiudere in fretta questo combattimento! Sappiamo già che stai cercando Will, ma mi dispiace per te: ci siamo noi a proteggerlo!- rispose Lina con un sorriso ironico sulle labbra.

-Si, ho proprio bisogno di quel ragazzo... ma ho anche un altro compito... dovete morire: TUTTI QUANTI!- il demone si lanciò all’attacco velocissimo, e si scagliò contro Ameria, colpendola con un urto così forte, da farla volare lontano dagli altri.

-Ameria!- gridarono in coro gli amici, preoccupati per la principessa, che era rimasta stesa al suolo senza muoversi.

Zelgadiss e William si precipitarono per difendere la ragazza esanime, finendo, per l’impeto, con l’inzuccarsi l’uno contro la testa dell’altro.

-Ragazzino, guarda dove vai!- lo rimproverò la chimera, mentre si teneva la testa. Un rivoletto di sangue scese lungo un taglio dalla fronte di Will, ma il principe non rispose, mordendosi il labbro inferiore, e gettando un’occhiata preoccupata ad Ameria.

Non si accorsero che il demone li aveva presi di mira, e velocemente aveva scagliato un incantesimo oscuro quanto letale contro di loro. I due ragazzi ancora inginocchiati si voltarono all’unisono, ma Zirna si era già parata davanti a loro, chiamando uno scudo di magia bianca, che resse il colpo del demone nonostante fosse molto potente.

-Pensa a rimetterla in sesto, vi copro io!- gridò il Fantasma rivolta a Zelgadiss. Will nel frattempo si era portato al capezzale della ragazza svenuta: -Ah!- esclamò. Aveva notato una piccola chiazza di sangue che si allargava sotto la schiena di Ameria. La sua mano tremò avvicinandosi alla ferita, e rivolse al ragazzo chimera uno sguardo speranzoso. Solo allora Zelgadiss si accorse che uno spuntone di roccia si era conficcato in profondità nella schiena della principessa.

-Maledetto bastardo! Gourry Zel, portate via Ameria! Zirna, tieni lontano Will! A te, brutto rettile troppo cresciuto, ci penso io!- Lina aveva compreso la situazione quantunque non potesse vedere le reali condizioni dell’amica, ed era furibonda: non avrebbe dovuto toccare Ameria!

Scattò in avanti, correndo incontro al demone. Aveva pensato di bombardarlo con l’incantesimo del Burst Rondò, fino a stordirlo un poco, per poter avere il tempo di recitare l’incantesimo del Dragon Slave.

Gourry aveva compreso l’intenzione dell’amica, ma aveva anche visto che quel demone era molto veloce, e difficilmente la maga avrebbe potuto guadagnare il tempo necessario. Mentre Zelgadiss si piegava su Ameria attuando un incantesimo di guarigione, lo spadaccino corse incontro a Will, che era trattenuto a stento per un braccio dalla sorella poiché, accecato dalla rabbia, voleva scagliarsi con la sua arma contro il mostro. Gourry afferrò dalla mano del giovane la leggendaria spada di Lanthas, e si lanciò dietro Lina, che aveva già scagliato Burst Rondò a raffica.

-Lina!- gridò alla maga, che comprese al volo, notando quale spada avesse in pugno il biondo amico. Seppure con grande rischio, voltò le spalle al demone, che era intento a schivare rapidamente le sfere di energia scagliate dalla maga, e lanciò di nuovo l’incantesimo verso Gourry. Lo spadaccino lo ricevette con la spada, e la lama sfaccettata moltiplicò le sfere facendole schizzare in tutte le direzioni, a 360 gradi.

-Levitation!- Lina si alzò in volo, con Gourry aggrappato precariamente alle sue gambe: -Tu che sei più oscuro del crepuscolo, Tu che sei più rosso del flusso del sangue, Tu il cui potere è sepolto sotto la marea del tempo...- una sfera scarlatta e pulsante si dibatteva nelle sue mani,-…nel Tuo grande nome mi impegno verso le tenebre affinchè tutti i nemici tanto folli da mettersi contro di me vengano sconfitti dal dono concesso a queste mie immeritevoli mani, per il potere che Tu ed io possediamo…DRAGON SLAVE!-

L’incantesimo pericolosissimo, fu scagliato mentre il demone ancora cercava di scansare le sfere energetiche, divenute miliardi grazie all’ausilio della spada di William. Il boato fece tremare la terra; Zelgadiss e Zirna, che portavano tra le braccia Ameria e Will, furono scagliati lontano, nonostante stessero volando velocemente nel tentativo di allontanarsi il più possibile.

Nell’enorme cratere a terra non si vedeva più alcuna traccia del demone.

-Uf! Questo esercizio prima di cena mi ha messo un appetito!- commentò Lina, sorridendo compiaciuta.

-Lina... non vorrei disturbarti mentre contempli il buco che hai fatto... ma potremmo tornare a terra?- Gourry era ancora saldamente aggrappato alle sue gambe, e non intendeva mollare la presa: la sua posizione non gli avrebbe permesso di salvarsi se fosse caduto da quell’altezza. Poteva essere forte e agile, ma a differenza dell’amica non poteva volare, e quindi nemmeno atterrare, senza rischiare grosso!

Lina scese lentamente verso il suolo, attendendo che Gourry fosse abbastanza basso da saltare a terra, poi rimase a controllare che nulla più si muovesse in mezzo alle macerie… già una volta avevano creduto di eliminare un demone, per ritrovarlo di nuovo pronto a combattere pochi istanti dopo…

-Mmh…- mugugnò poco convinta, non notando movimenti sospetti.

-Su, Lina, torna giù, lo hai disintegrato… non vedi che razza di voragine hai aperto? Non può essersi salvato…- mentre Gourry le rivolgeva queste parole, gli amici si avvicinarono, e tra di loro Ameria si era ripresa e si reggeva sulle sue gambe.

-Ameria!Tutto bene?- Lina scese velocemente a terra, e si diresse verso l’amica.

-Si… grazie a Zelgadiss…- la principessa arrossì lievemente nel pronunciare le parole, e guardò di sottecchi il ragazzo, che dal canto suo, rimase indifferente.

-Accidenti! Non capisco per quale motivo abbiano ora anche l’intenzione di eliminarci! Vabbè che stiamo un tantino intralciando i loro piani, ma non mi sembra il caso di fare i drastici!- rifletté Lina ad alta voce, prendendo in considerazione ciò che le aveva detto il demone.

Purtroppo non poté continuare a ragionare sull’argomento, perché tutti si misero a fissare un po’ spaventati William. Il principe tremava violentemente, i pugni stretti nel tentativo di calmarsi, lo sguardo sofferente di chi sta combattendo una dura lotta. Il sigillo che portava al collo brillava di una luce molto intensa, ed era circondato da minuscole ma frequenti scariche elettriche. I lunghi capelli castani del ragazzo cominciarono ad elettrizzarsi a causa delle cariche emesse dalla bianca pietra, e piccole ciocche si alzavano lentamente sollevate da invisibili dita di flussi energetici.

Nessuno osò aprire bocca, persino Lina era ammutolita: la potenza che il giovane sprigionava era qualcosa di incredibilmente fuori degli schemi, e se la sua capacità di controllo fosse stata di poco minore, non sarebbe riuscita a non tremare davanti a quello spettacolo. Ameria era pietrificata, accanto a lei il ragazzo chimera guardava la scena con occhi sbarrati, incapace di intervenire in qualsiasi modo. Gourry aveva incondizionatamente estratto la spada, avvertendo il pericolo, mentre Zirna fissava terrorizzata e impotente il fratello.

Il sole si trovava ora sotto l’orizzonte, e la luce della sera rendeva quella situazione ancor più spaventosa: Will sembrava in procinto di perdere ogni controllo, un fulmine di proporzioni gigantesche poteva abbattersi su di loro da un momento all’altro. Lina si aspettava ormai il peggio: “Cosa è successo? Cosa ha attivato la sua potenza magica?”. Nonostante avesse deciso di proteggere quello strano ragazzo, così semplice, ma così misterioso, non gli avrebbe permesso in alcun modo di fare anche involontariamente del male ai suoi amici. Si preparò a combatterlo.

Ma il giovane distese lentamente i nervi, dischiuse i pugni, si rasserenò in volto. La carica terribile che lo circondava, che lo impregnava completamente, scomparve, e il ciondolo tornò a sembrare una normale pietruzza bianca.

Lo fissarono sbigottiti: Lina si sentì in cuor suo molto sollevata, e sapeva bene che anche i compagni provavano la sua stessa sensazione. Will continuò a tenere gli occhi bassi, il viso serio a tal punto da essere quasi irriconoscibile per un giovane pieno di gioia come era di solito. Non fiatò: chiuse gli occhi, e una singola lacrima scese sulla sua guancia arrossata per lo sforzo appena subito. Non era una lacrima di dolore, ma un concentrato di amarezza e delusione: una piccola goccia che rifletteva la luce splendida della sera, ma conteneva una rabbia enorme. Non alzò lo sguardo sugli amici che lo stavano attorniando, e nemmeno sulla sorella, che gli aveva preso amorevolmente le spalle.

Tacitamente i suoi compagni decisero di non interrogarlo, guardandosi e annuendo vicendevolmente, attendendo che fosse lui a spiegare cosa era successo.

-Per questa notte ci accamperemo qui- Lina ruppe il silenzio, e la sua voce le sembrò tremendamente strana e fuori luogo. Qualcuno doveva pure decidere cosa fare, no? Anche se in quel momento erano tutti turbati da quell’avvenimento, non potevano certo rimanersene lì, rigirandosi i pollici nell’attesa che Will fornisse qualche spiegazione… se mai avesse compreso qualcosa di quello che era successo. Perché era possibilissimo che il ragazzo fosse rimasto del tutto spaesato come loro per quello che gli era capitato. Dopotutto non sapeva cosa fosse di preciso la magia, e sentire un tale flusso cercare una via di uscita dal suo corpo, poteva averlo gettato nella confusione più totale!

-Ameria, tu e Zirna farete il primo turno di guardia. Poi sveglierete me e Gourry per il cambio, e infine toccherà a Zel e Will… ci sono obiezioni?- chiese mentre stendeva a terra il suo mantello per coricarvisi sopra.

-Nessuna- rispose Ameria un poco incerta, gettando un’occhiata al principe che era rimasto apatico con gli occhi fissi al suolo. Zirna adagiò sul terreno il suo mantello nero, prese Will per mano e lo fece stendere lentamente. Una morsa le strinse il cuore, e si chiese se il fratello si sarebbe ripreso da quello stato in cui si era rinchiuso. Sollevò lo sguardo verso i compagni: li stavano guardando tristemente, probabilmente chiedendosi la stessa identica cosa. “Sono bravi ragazzi… ti vogliono bene, cerca di tornare in te…” cercò di comunicare al fratello. Non ottenne nessuna risposta: sospirò, e si portò alla sua postazione di guardia dalla parte opposta di Ameria.

Gourry si coricò poco distante da Lina: per un attimo rimase a fissare i suoi lineamenti nella penombra, con una strana stretta allo stomaco. Quell’energia che Will aveva sprigionato… lo aveva messo parecchio all’erta… sentiva dentro di se che Lina era in grave pericolo, ma non capiva per quale motivo avesse una simile sensazione. Possibile che William potesse davvero rappresentare una minaccia per loro?

-Gourry… che hai da fissarmi?- Lina si era accorta del suo sguardo nonostante fosse ormai buio. Rimase sdraiata, non si mosse, aspettò semplicemente la risposta.

-Scusami… Lina, ho una spiacevolissima sensazione, temo che potrebbe accaderti qualcosa di orribile… io… non capisco…- disse un po’ confuso. Lina restò un momento in silenzio, pensierosa. -Non preoccuparti Gourry, ti sei solo spaventato un po’ troppo per quello che è accaduto a Will… non c’è nulla da temere… bè, eccezion fatta per i demoni che gli danno la caccia, ma questa per noi e routine ormai, no?- cercò di dare un tono divertito alla sua voce, volendo rassicurare lo spadaccino. In realtà anche lei era spaventata, e aveva la medesima brutta impressione dell’amico. Nonostante tutto, era preferibile non farsi prendere dal panico e dallo sconforto, ed andare avanti. Con ogni probabilità prima o poi sarebbero venuti a capo di tutto quell’enorme caos dovuto proprio ai due giovani principi del regno di Lanthas. “Xellos, quando ho bisogno di parlarti non ci sei mai!” pensò Lina amareggiata, voltandosi sul fianco. -Dormi, fra un paio di ore tocca a noi fare la guardia- disse rivolta all’amico.

-Buonanotte Lina, e sogni d’oro- le rispose dolcemente Gourry. “Speriamo…” pensò rabbrividendo Lina. Non aveva più avuto il tempo di pensare al suo incubo da quella mattina, e ora aveva troppo bisogno di qualche ora di tranquillo riposo non turbato da catastrofici sogni demoniaci… “Ci mancherebbe solo un altro incubo…” chiuse gli occhi e si addormentò.

Will si era addormentato quasi subito, e Zirna lo controllava spesso, rimanendo contemporaneamente all’erta per ogni piccolo rumore. Ameria si guardava attorno cercando di distinguere nell’oscurità qualche ombra sospetta, ma la notte sembrava tranquillissima. Il suo sguardo si posò prima sul ragazzo di pietra che si era steso poco lontano da lei, e poi su William. Era rimasta impressionata dall’enorme potere che il giovane stava per liberare poco tempo prima. “Possibile che sia questo il potere di un elfo? Aveva qualcosa di maligno, di molto distruttivo, e gli elfi non dovrebbero essere creature negative… e per quale motivo… perché gli è capitato proprio ora? Che sia stata colpa di quel demone? Forse.. forse gli ha lanciato un incantesimo… qualcosa per disturbare il sigillo, per farlo vacillare… oppure il demone non ha fatto nulla, e Will si è semplicemente spaventato al punto che per un momento è stato lì lì per cedere… non so che pensare” Ameria rifletteva intensamente, cercando una spiegazione ragionevole per lo strano comportamento del ragazzo. Era anche vero che il demone la aveva colpita con tale violenza, che cadendo a terra si era gravemente ferita, ed era perciò svenuta. Poteva essere successo qualcosa di rilevante in quei suoi pochi minuti di incoscienza? Una strana idea fece capolino nella sua testa: poteva Will essere rimasto sconvolto dal fatto che lei era stata ferita? “Ma che cosa vado a pensare! Sa benissimo che con la magia siamo in grado di curarci, e poi non vedo il motivo per cui avrebbe dovuto preoccuparsi così per me…”. Le sue conclusioni non la convincevano però un gran che. Incrociò le braccia al petto, e decise di non pensarci più. Il giovane avrebbe offerto delle spiegazioni, prima o poi, quindi non valeva la pena tormentarsi a quel modo.

-Ti sei spaventata?- la voce sussurrata di Zirna la colpì alla sprovvista, e la principessa sussultò leggermente. Guardò la bianca ragazza che si stava avvicinando a lei nell’oscurità. Non l’aveva nemmeno sentita alzarsi! Che razza di guardia poteva fare se non si accorgeva neppure dei movimenti dei compagni?

Zirna si sedette accanto a lei, senza fare il minimo rumore: sembrava sul serio un fantasma che si spostava fluttuando nell’aria. -Abbiamo avuto paura tutti quanti, lo sentivo bene. Per un momento, ho temuto il peggio… tutto quel terrore… mi riempiva, mi saziava all’inverosimile. Forse, se non fossi stata spaventata quanto voi, avrei perso anche io il controllo…- lasciò in sospeso la frase.

-Avevo molta paura, sì.- ammise Ameria senza problemi. -Avevo paura per Will, che non riuscisse più a tornare indietro, che si perdesse a causa di quella terribile magia… avevo paura di doverlo affrontare. Non perché sicuramente ci avrei rimesso la pelle, ma perché nonostante non abbia tatto, e sia poco educato, è pur sempre un bravo ragazzo. Deve avere sofferto molto, e non è giusto che tutto questo stia accadendo a lui, come non è giusto quello che è successo a te. Mi dispiace davvero moltissimo…- Ameria abbassò lo sguardo, che si era fatto triste.

Zirna la guardò sorridendo dolcemente: - Sei gentile a preoccuparti così per il nostro terribile passato… ma se dovesse accadere l’irreparabile, non farti troppi scrupoli a combatterci.- Ameria alzò il capo, fissando con aria interrogativa la ragazza. -Nessuno di noi due vorrebbe farvi del male, ma non possiamo essere sicuri di quello che faremo, se dovessimo perdere il controllo… -.

-Non devi sempre pensare al peggio… se c’è una cosa di cui vado fiera, è il mio ottimismo. Vedrai che convertirò anche te! Will dopotutto mi sembra sulla buona strada!- Ameria sorrise alla compagna, cercando di infonderle un po’ di speranza. -E poi, una volta trovate quelle strane pietre bianche, i vostri problemi saranno risolti, no? I poteri che si muovono senza controllo dentro di voi saranno sigillati per sempre…- continuò fiduciosa. Il Fantasma fissò la principessa con un’espressione indecifrabile: “Chissà se sarà davvero così? Se tutto finirà bene… o male…”.

-Manca parecchia strada ancora. Dovremmo anche chiedere informazioni, non conosco questo regno, e vorrei evitare il più possibile pericoli non calcolati.- rispose semplicemente, guardando oltre il buio di fronte a lei.

La principessa di Sailoon tacque, riflettendo sulle parole di Zirna: “…non farti troppi scrupoli…”.

-Mmm…- bofonchiò Lina mezza assonnata mentre Ameria la scuoteva leggermente per svegliarla.

-Che c’è, è già mattina?- chiese socchiudendo gli occhi.

-No Lina… tocca a voi fare il turno di guardia… Zirna si è già coricata. Ora chiamo anche Gourry, e poi mi metto a dormire… sono stanchissima! E’ stata davvero una giornataccia, e non abbiamo neppure cenato: comincio a sentire la pancia più vuota di una caverna disabitata…- in quel momento il suo stomaco emise un sonoro lamento, come se volesse confermare le parole della padrona. Una goccia di sudore comparve sulla guancia della principessa assieme ad un sorriso imbarazzato. Si allontanò mentre Lina si sedeva cercando di svegliarsi e di adattare la vista al buio, e si avvicinò allo spadaccino. -Va’ a riposare Ameria, ci penso io a svegliarlo- le sorrise la maga. La ragazza annuì sorridendo, e in fretta si portò al suo giaciglio.

-Coraggio poltrone, torna dal mondo dei sogni, che dobbiamo tenere d’occhio la situazione!- sussurrò Lina all’amico, dandogli un pizzicotto sul braccio. Gourry sussultò lievemente, e aprì gli occhioni azzurri, per un attimo disorientato, senza capire cosa lo aveva svegliato. Poi vide Lina che lo sovrastava, con un ghigno da orecchio ad orecchio: -Ben svegliato bello addormentato nella pianura!- commentò sardonica.

-Potresti svegliarmi con più delicatezza, non ti pare?- rispose imbronciato il biondo ragazzo, mentre si sedeva massaggiandosi il braccio.

-Oh, non fare la donnicciola Gourry! Era solamente un pizzicotto!- sogghignò Lina, piantandosi seduta accanto a lui.

-Già, ma tu hai la forza di cento uomini, potevi staccarmi un brandello di carne con quel pizzico!- disse il giovane, ma il tono della sua voce era mutato da seccato a quasi divertito. L’amica non gli rispose, rimanendo assorta nei propri pensieri. La fissò nell’oscurità, e di nuovo sentì una gelida morsa allo stomaco, come solo qualche ora prima.

-Senti, Lina… ti va di provare a spiegarmi cosa è successo a Will, stasera? Io so solo che era spaventoso, e in un certo modo, molto pericoloso…- chiese Gourry un po’ titubante, a bassa voce per non svegliare i compagni che dormivano tranquillamente.

Lina tornò a prestare orecchio alle sue parole: stava giusto cercando di capire cosa diavolo era accaduto, e magari, ragionandoci con l’amico, avrebbe trovato una spiegazione. “Ma cosa vado a pensare… Gourry non ne capisce nulla di magia!” rifletté poi sconsolata. Trasse un profondo sospiro: probabilmente sarebbe stata una luuunga spiegazione!

-Ok Gourry, vediamo di dirtelo in modo che tu possa comprendere senza problemi: Will non è un essere umano comune, ha in sé sangue elfico, e probabilmente anche qualche altra strana discendenza… Gli elfi li hai presenti pure tu, no?- chiese inarcando un sopracciglio con fare interrogativo in direzione dello spadaccino.

-So che sono creature magiche dai grandi poteri, praticamente immortali, e ormai quasi estinti… sbaglio?- domandò perplesso il ragazzo, grattandosi con indifferenza il naso.

-No, hai detto bene. Il problema sta nel fatto che un elfo puro, è in grado di controllare tranquillamente i propri poteri magici. E si tratta di magia ancestrale nel caso degli elfi di più antica stirpe.-

-Ma questa magia… canestrale, cosa ha di diverso dalla tua?- la interruppe il ragazzo.

- A-N-C-E-S-T-R-A-L-E!!!! E’ tra le più antiche forme di magia conosciute… contiene in sé quella bianca e quella nera contemporaneamente. Prova a pensarla così: da questa magia sono scaturiti i due rami che ora sono praticamente incompatibili l’uno all’altro. Puoi quindi capire che si tratta di una magia superiore, molto potente, e che necessita di grandi capacità di controllo.- Lina fece una pausa, per notare l’espressione dell’amico: non era sicura di essere stata abbastanza chiara per lui, ma Gourry rimase silenzioso, ed annuì semplicemente.

-Will ha questo grande potenziale dentro di lui, rimasto…- fece una pausa, - … addormentato fino ad ora. Tutto anche grazie al sigillo, quella strana pietruzza che porta al collo.-.

Gourry la fissò con aria interrogativa: -Ma perché fino ad ora la magia è rimasta, come hai detto tu, addormentata?-

-Posso dedurre da ciò che ha detto oggi, che non è mai entrato in contatto con nessun tipo d’arte occulta fino ad ora: forse la strage dei suoi genitori è troppo lontana nel tempo perché lui possa ricordare le sensazioni provate da quel punto di vista. Da quando viaggia con Zirna e con noi invece, ha incontrato parecchi demoni, e la magia che risiede in lui si è svegliata. Sembrava che il sigillo potesse essere efficace, ma ora non possiamo più contarci troppo.- sospirò, prendendo in considerazione la possibilità non più tanto vana, di uno scontro diretto con il ragazzo.

-Quindi, d’ora in poi, ogni volta che affronteremo un demone, o che voi userete la magia, Will andrà in crisi, come oggi?-chiese lo spadaccino, riflettendo concentrato.

-In realtà credo che ci sia stato anche un altro elemento scatenante, ma non so quale. Per essere così sconvolto, così in bilico, penso che si sia trovato per un istante molto fragile, e in quel momento la magia ha preso il sopravvento, cercando di liberarsi in qualche modo. Il problema principale, è che una volta libera, il che potrebbe avvenire in modo molto violento, questa magia può subire delle costrizioni direzionali. Non essendo Will un elfo al cento per cento, se subisse incantesimi da parte di un demone, la sua magia assimilerebbe le caratteristiche di magia nera. Al contrario, toccato dall’incantesimo di un drago, si avvicinerebbe alla magia bianca. Inoltre non sappiamo se sarà in grado di mantenere la propria coscienza, o se la sua anima sarà annullata da quella enorme potenza. In questo modo non possiamo neppure minimamente prevedere quale sarà il suo comportamento.-

I due compagni rimasero in silenzio, guardando l’oscura pianura che si estendeva ovunque giungesse lo sguardo. Lina sbirciò di sottecchi l’amico: era quasi certa che si fosse addormentato dopo quel lungo e per lui incomprensibile discorso. Invece il giovane era ben sveglio: seduto con le gambe incrociate, sembrava avere un’espressione triste sul bel viso mentre gli occhi fissavano un punto imprecisato davanti a sé. “Povero Gourry… lo caccio sempre in situazioni difficili. Se dovessimo combattere contro quei due, per lui sarà una prova durissima. Chissà se stiamo facendo la cosa giusta…” pensò, fissando l’amico.

Gourry si volse verso di lei, e si accorse che lo stava guardando: le fece un sorriso imbarazzato. Lina notò solo allora d’avere ancora gli occhi puntati su di lui, e al suo sorriso, arrossì lievemente e voltò il capo in fretta.

-Lina, non devi preoccuparti per me- disse con disinvoltura lo spadaccino, lasciandola per un momento confusa. -Farò tutto quello che sarà necessario, per proteggere te, Ameria e Zelgadiss…-

Le guance della maga divennero ancora più rosse: -Lo so Gourry… ma mi dispiace che tu ne debba comunque soffrire… so che ti affezioni in fretta alle persone, e per te sarà dura combattere contro di loro se dovesse avverarsi ciò che Zirna teme.- disse guardando in basso, tristemente.

Gourry posò la sua mano sopra di quella che l’amica aveva appoggiato a terra. Lina ebbe un sobbalzo, avvampò completamente e guardò il ragazzo. Le sorrise: -Abbi fiducia: faremo in modo che ciò non accada, ma se dovesse succedere, non permetterò mai che possano farti del male.-

Lina aprì la bocca per dire qualcosa, ma Gourry la interruppe: -Ehm, Lina, perché non abbiamo cenato questa sera? Io ho una fame che mangerei un bufalo…-. Non fu in grado di continuare la frase, perché fu letteralmente centrato in volto dalla ciabatta che la maga teneva nella tasca del mantello, pronta per ogni evenienza. La ragazza sbuffò, alzandosi per recuperare l’arma impropria che era caduta lontano da loro.

-Ma cosa ho fatto questa volta?- chiese ingenuo il giovane, massaggiandosi il naso e guardandola tornare a sedersi.

-Se ci tieni a non prenderne ancora, non fare domande stupide, cervello di medusa!- lo rimproverò lei. “Devo averla combinata più grossa del solito…” pensò Gourry, senza capire però in che cosa aveva sbagliato.

Aveva notato che da qualche minuto Lina si agitava nel sonno, più del solito. Pensò di non darvi troppo peso, e tornò a fissare i dintorni. Era solo per quel turno di guardia, poiché aveva preferito lasciare dormire Will. Anche Lina glielo aveva suggerito, al momento di chiedere il cambio. Meglio così, si era detto: tra loro due non sembrava esserci un buon rapporto, e il ragazzo sembrava un ficcanaso patentato, cosa che Zel detestava con tutto il cuore. E poi… forse aveva anche paura… quel giovane dall’aspetto così vivace, ma innocuo, aveva invece dimostrato di possedere un’energia spaventosa. Se per un malaugurato caso, avesse di nuovo perso il controllo, cosa poteva fare? Era rimasto paralizzato una volta, e non poteva sapere se sarebbe rimasto paralizzato una seconda volta, davanti ai poteri scatenati del principe di Lanthas.

Se al contrario, Will fosse rimasto calmo e mogio mogio al suo posto, non avrebbe trovato nulla con cui confortarlo, e si sarebbe sentito in imbarazzo. Così andava molto meglio.

Tornò a guardare Lina. La ragazza aveva picchiato violentemente il suolo con la mano. Zelgadiss si chiese se di nuovo l’amica non fosse in preda agli incubi inviati dal loro nemico, il demone Ren. Si guardò attorno, ma nulla si mosse, nessun rumore turbò i suoni della natura notturna.

-Apri gli occhi… osserva e disperati- la voce di Ren risuonava con una strana eco. Non voleva aprire gli occhi, non voleva disperarsi, non voleva vedere. Era un sogno, lo sapeva già, ma il suo cuore batteva ugualmente all’impazzata, terrorizzato. Un grido lacerò il silenzio che era sceso. Il ragazzo chimera…non aveva la forza di aprire gli occhi.

-Osserva…- più che un’esortazione, era un incantesimo. I suoi occhi si aprirono lentamente, nonostante vi opponesse tutte le sue forze.

-Guarda…-. La testa si girò verso destra, ubbidiente alla forza del demone.

-Zeeeellllll!- avrebbe voluto gridare, ma la voce non le uscì. L’amico di mille avventure, il ragazzo cocciuto e riservato che conosceva, era legato ad un palo, immerso in un fiore di fiamme scarlatte e nere. Le sue grida strazianti giungevano fino al cielo, tinto di rosso sangue: non era in grado di reagire, si dimenava sempre più debolmente, fino a rimanere del tutto immobile, mentre il fuoco magico divorava senza problemi la sua carne di pietra.

Lina sentì che il suo viso si rigava di calde lacrime. “No! Non voglio vedere tutto ciò! Non voglio!” con quanta disperazione cercò di chiudere gli occhi, e cancellare la visione che la circondava, tanta più forza le faceva il demone.

Se lo ritrovò di fronte, le braccia tese verso di lei in un silenzioso invito. Pallidissimo, gli occhi sembravano due profondi pozzi di tenebra. -Non farmi forza… guarda-.

Ancora il suo corpo si mosse senza il suo consenso. Alla sua sinistra era pronta una forca: vi fu condotta una figura a lei conosciuta. Ameria era spinta verso il cappio da numerose lance puntate dietro la sua schiena. La corda fu passata attorno al collo, il nodo che legava le mani dietro la schiena venne stretto fino a far sanguinare i polsi della ragazza. La principessa di Sailoon appariva sconvolta, gli occhi gonfi e rossi, l’abito lacero e sporco.

Il boia si avvicinò alla leva, con la quale sarebbe scattata la botola lasciando il vuoto sotto i piedi di Ameria. Il meccanismo venne azionato velocemente. –Noooooooo!- anche questa volta dalla sua gola non uscì alcun suono. Annichilita rimase a fissare il corpo esanime dell’amica che dondolava leggermente appeso alla forca: gli arti inerti, il viso fermato nell’ultima espressione della ragazza, un lieve sorriso.

“Ameria…”. Ren ricomparve davanti a lei. Immobile la fissava, quasi a volerla sfidare, di ribellarsi a lui se ne era in grado. Non poteva, non ci riusciva… non più, non ora… mancava solo lui. Il demone sembrava lasciarlo sempre per ultimo apposta.

-Ora osserva… osserva chi sarà la causa di ogni cosa… chi è la distruzione!- la sua voce profonda e vellutata la costrinse di nuovo a fare ciò che ordinava.

Un’ombra veloce le passò accanto. Colpì con violenza qualcuno dietro di lei. Un singolo lamento, sommesso, e poi di nuovo il silenzio. Ma quel lamento era bastato a farle spalancare gli occhi. Si girò d’istinto, senza nemmeno la costrizione del demone: Gourry era in ginocchio, il respiro ridotto ad un rantolo. -Gourry!- ora la voce uscì con violenza dal suo petto, e si gettò in ginocchio di fronte all’amico. Senza pensare, allungò le mani per tentare di strappare la spada che era stata conficcata nel torace del compagno. Le sue mani passarono trasparenti sull’elsa. Non aveva la capacità di fare alcunché. Non poteva aiutarlo. Poteva solo guardarlo morire. Dalla ferita sgorgava una pozza di sangue. La spada aveva spaccato il cuore del giovane, il cui respiro diveniva sempre più raro e faticoso. -Gourry… sono qui…- sussurrò Lina tra le lacrime. Ma lo spadaccino non la vedeva: una patina bianca cominciò a ricoprire i suoi occhi azzurri. In un solo istante Gourry esalò l’ultimo respiro, e cadde riverso su un fianco.

Lina fissò il corpo dell’amico, sdraiato sul terreno rosso del suo sangue. La spada che lo aveva ucciso le sembrava terribilmente familiare, ma non riusciva a pensare. La sua mente era annebbiata, le sembrava di impazzire, voleva andarsene, correre lontano, ma non riusciva nemmeno ad alzarsi.

-…chi è la distruzione!- le parole di Ren echeggiarono nella sua testa. Alzò lo sguardo. Una figura nera si avvicinava lentamente, gli occhi scintillanti di odio puro. Solo quando fu a due passi da lei, Lina riuscì a riconoscerla. Zirna era completamente ricoperta di sangue, il volto e le mani bianche erano chiazzati di rosso acceso. Fiera e terribile, una furia omicida dagli occhi di male e il sorriso da brivido.

-Lei è la distruzione! Lei è il tuo nemico! Devi usare ogni arma in tuo possesso!- il demone non si mostrò, ma la sua voce era sempre presente.

“Forse ha ragione… forse è lei il pericolo..”pensò dubbiosa la maga. Comprese però che con ogni probabilità la voce suadente di Ren la stava plagiando. Zirna si avvicinò minacciosa, le mani alzate per recitare un incantesimo. Non appena lo riconobbe, Lina fu percorsa da un brivido violentissimo: era un Giga Slave! –Nooooooooooooooooooooooooooooo!!!!!!!!!!!-

Sussultò violentemente, e si svegliò di colpo. Si mise seduta, e tentò di calmare il respiro, che era velocissimo. Con le gote ancora umide di lacrime, si guardò attorno per controllare che fosse tutto regolare, e notò che Zelgadiss la stava fissando poco distante. Respirò profondamente, scossa da un tremito incontrollato.

L’amico si avvicinò lentamente a lei: -Lina, ti senti male?- chiese preoccupato. La ragazza lo fissò dal basso in alto, e di nuovo tremò con violenza.

Zelgadiss si inginocchiò accanto a lei. -Di nuovo quell’incubo?- domandò fissandola. Lina annuì. La chimera non chiese altro, ma prese la mano dell’amica: -Sei molto pallida, e fredda…- affermò con fare medico. Con il dorso della mano cercò di sentire la temperatura della sua fronte. Emise qualcosa come uno sbuffo, o un grugnito, si alzò, si tolse il mantello, e vi avvolse per bene l’amica.

-Lina, non so come diavolo faccia quel demone a ridurti in questo stato attraverso un sogno, ma fai proprio paura!- commentò sincero.

-Vorresti dire che ho una cera orribile?- rispose lei, cercando di rilassarsi un poco.

-Credimi, orribile è quasi un complimento! Dovresti solo vederti!- ghignò la chimera. In realtà era molto preoccupato per l’amica: sembrava davvero un’altra persona, fragile, debole… si domandò se non fosse il caso di trovare un rimedio per quegli incubi, prima di spingersi troppo oltre.

Era quasi l’alba: ancora un paio d’ore e si sarebbero rimessi in marcia. Ma ad est, lontano nella pianura, si vedeva la debole luce del sole che cominciava a svegliarsi per rischiarare un altro giorno. Lina si coricò di nuovo, senza una parola, ma rimase per qualche tempo con gli occhi spalancati sul cielo stellato. Zelgadiss, che era rimasto seduto accanto a lei, se ne accorse: non gli piaceva per nulla vederla così turbata. Le posò delicatamente la mano sulla testa, e prese a massaggiargliela, descrivendo piccoli cerchi, secondo una tecnica di rilassamento appresa molto tempo prima. Lina lo guardò e gli sorrise, per addormentarsi sotto quel massaggio pochi istanti dopo.

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Capitolo 7
*** capitolo 6 ***


Capitolo 6

Capitolo 6

L

a colazione di quella mattina fu consumata nel più rigoroso silenzio. Nessuno osava cominciare a parlare per primo, nemmeno evitando l’argomento che più assillava tutti quanti.

Sembravano fare a turno a sbirciare di sfuggita Will, nel tentativo di cogliere qualsiasi sua reazione, ma il giovane rimaneva apatico con lo sguardo basso e scuro.

Lina continuava anche a ripensare all’incubo avuto quella notte: Zirna avrebbe davvero eliminato tutti quanti? Sarebbe stata in grado di evocare un Giga Slave, mettendo in pericolo il mondo intero? Sapeva che non si doveva fidare di quei messaggi notturni, dopotutto era un demone della peggior specie a causarglieli. Era molto adirata anche con se stessa, poiché nonostante sapesse che si trattava di un sogno, si faceva soffocare e sconvolgere dalle emozioni. Cominciò a pensare che si trattasse di un incantesimo molto potente, capace di controllare le sue reazioni emotive. “Come posso liberarmene?” si chiese sconsolata, mentre masticava lentamente un boccone di galletta secca.

“Will… come ti senti?” Zirna tentò di comunicare con il fratello tramite la telepatia: poteva imbarazzarlo parlarne davanti ai compagni. Il ragazzo non le rispose, ma sollevò lo sguardo nella sua direzione. Il lieve movimento fu però percepito da tutti, che puntarono gli occhi su di lui. Will si guardò attorno, triste e imbarazzato, e tornò a fissare il terreno.

-Oooohhhh! Ora basta ragazzo! Non ho intenzione di continuare il viaggio con te che hai la faccia da funerale! Cerca di scuoterti, o ti lascio qui e me ne vado per i miei interessi!- sbraitò Lina, mettendo in atto una delle sue tattiche preferite: stimolare una reazione con una punzecchiatura. La fissarono tutti sbalorditi, addirittura Will levò la testa verso di lei.

-Lina, ma come puoi parlare così…- cominciò Ameria, ma fu interrotta da un movimento inaspettato. Will si era alzato in piedi, e si dirigeva verso la maga, che in tutta sincerità non sapeva cosa aspettarsi da quel giovane lunatico. Il principe si fermò di fronte a lei, lo sguardo serio e concentrato: allungò il braccio, e posò la mano sinistra sulla spalla della ragazza, avvicinandola un poco a sé. Poi si chinò per giungere al suo orecchio, e le sussurrò: -Ti prego, se succede di nuovo, uccidimi! Io… temo quello che potrei farvi…- la sua voce era dura, determinata, per nulla simile a quella del ragazzo dolce e vitale che era sempre stato fino a quel momento. Lina comprese che il pessimismo si stava impossessando della comitiva, e soprattutto di quei due elementi mezzo elfici. Non poteva permetterlo, né per loro, né per lei. Con la destra afferrò l’orecchio di Will che era ancora alla sua portata: -Brutto imbecille che non sei altro! Credi che ti darò l’occasione di perdere di nuovo il controllo? Non dovrò uccidere nessuno che non sia un demone che ostacola i miei progetti di ricchezza, quindi non farmi perdere inutilmente le energie riportandoti alla calma! INTESI?- la sua voce era altamente minacciosa.

-Ahi ahi ahi!- si lamentò Will, con l’orecchio ancora stretto tra le dita della maga. I compagni si guardavano perplessi tra loro, avendo compreso l’intento di Lina, ma forse non approvandone appieno i metodi violenti.

-Ora ripeti che non farai più la faccia da cane bastonato! RIPETILO!- comandò la ragazza, tirando ancora di più il padiglione auricolare che era ormai violaceo.

–N-no… non lo farò più! Lasciami!-disse Will. Lina lasciò la presa, soddisfatta del risultato ottenuto. In quell’istante di distrazione però, il ragazzo reagì: prendendola per le spalle la buttò a terra, e si sedette sopra di lei con le ginocchia appoggiate a suolo ai lati dei suoi fianchi. Con le mani teneva premute a terra le braccia della ragazza, in modo che non si potesse divincolare, e la fissò con aria di sfida: -Tu non osare andartene prima che questa storia sia finita, capito? E’ una promessa!-. Il tono della sua voce era quello di uno scherzo, ma a Lina non sfuggì la serietà che c’era negli occhi blu del giovane: con quale senso aveva inteso quell’ “andartene”?

Ma la cosa più importante in quel momento, era la posizione molto imbarazzante in cui si trovava: al resto avrebbe pensato dopo. Non poteva muovere le mani, perché la stretta del giovane sopra di lei era molto forte, ma era comunque capace di utilizzare un bell’incantesimo per punire la sua sfrontatezza. –Palla di fuoco!- recitò velocemente, e una sfera incandescente comparve nella sua mano aperta. La scagliò immediatamente verso il giovane, ma questo, avendone avuto il sentore, si scostò in fretta, evitandola per un pelo. Non appena Lina fu di nuovo in piedi, si diresse lenta e minacciosa verso il principe di Lanthas. Will comprese che lo sguardo infuocato della maga non significava certo nulla di buono, e corse ai ripari dietro Xellos.

-Xel! Ma quando sei ricomparso?- chiese Lina stupita, notando solo in quel momento il demone, ed esprimendo la domanda che si stavano tutti ponendo.

-Mentre voi due facevate i vostri comodi stesi a terra!- rispose il demone con malizia, sogghignando.

Lina divenne completamente rossa in viso: -Noi non stavamo facendo nulla! Questo moccioso impertinente ha solo cercato di scherzare con il fuoco, e ho intenzione di dargli la punizione che merita, quindi scostati e lasciami concludere!-.

-Che bisogno c’è di scaldarsi così tanto? E’ giovane, ha solo voglia di giocare!- sorrise con innocenza Xellos.

–GIOCARE?!- sbottò la maga adirata, tirandosi su le maniche. –Anche io ho voglia di giocare ora!- batté le mani davanti al petto, e una sfera color rubino comparve tra le palme semiaperte.

–Palla…-. In quel momento Xellos si spostò rapidamente di lato, lasciando senza scudo Will. Il ragazzo si guardò in giro velocemente, cercando una via di fuga. I compagni lo fissavano, senza però muovere un dito in suo soccorso: forse che dovevano tutti prima o poi essere pestati da quel peperino di Lina Inverse?

Nell’istante in cui la sfera infuocata venne scagliata, Will si gettò a terra, evitando per la seconda volta in pochi minuti di finire abbrustolito.

–I riflessi non gli mancano!- commentò divertito Gourry, annuendo in direzione del giovane.

–In compenso pecca di buon senso! Mai mettersi contro Lina dopo una colazione così misera!- sogghignò la chimera.

-Io ancora non riesco a capire… sembrava così demoralizzato fino a qualche istante fa, e ora gioca e scherza come un bambino…- Ameria scosse la testa, nel vano tentativo di trovare una spiegazione che si adattasse al tipo di comportamento così mutevole del principe.

-Ma cosa avrebbe dovuto demoralizzare Will?- Xellos si era avvicinato a Zirna, e le aveva sussurrato la domanda in modo tale che gli altri non potessero sentirla. Era di nuovo rimasto indietro sugli avvenimenti, e non poteva certo venirne a conoscenza tramite i servizi demoniaci solitamente sfruttati: si trovava proprio in una situazione imbarazzante, e in fondo in fondo, era tutta colpa di Zirna.

-La prossima volta vedi di non sparire sul più bello, e non avrai bisogno di chiedere spiegazioni!- rispose acida la bianca ragazza, senza guardarlo, e mantenendo gli occhi fissi sul fratello.

Nel frattempo Will si era risollevato in piedi, e molto cautamente stava cercando di allontanarsi da Lina, che ben lungi dall’essersi acquietata, aveva già preparato un altro incantesimo da scagliargli contro.

Ad interrompere il diverbio che pareva non voler finire, fu un rumore lontano.

La pianura era rimasta fino a quel momento silenziosa: a causa dei loro schiamazzi anche gli uccelli avevano smesso di cantare e si erano allontanati. I compagni si guardarono attorno attenti, cercando di comprendere l’origine di quel rumore ritmico che sembrava anche molto familiare. Will rimase fermo immobile, le orecchie tese. Lentamente volse il capo verso ovest, facendo comprendere anche agli altri che qualcuno si avvicinava da quella direzione.

-Attenzione- sussurrò Lina. Zelgadiss e Gourry posero mano all’elsa della spada, mentre Ameria cercava di vedere se da quella parte si scorgessero figure in movimento. In un primo momento si distinse un piccolo polverone, mentre lo scalpiccio degli zoccoli si avvicinava nella loro direzione. Poi si stagliarono nettamente contro l’orizzonte due figure a cavallo. Senza una parola, i compagni di viaggio si strinsero a semicerchio, mantenendosi sulla difensiva, anche se potevasi trattare di innocui viaggiatori.

Aspettarono per un tempo che parve interminabile che i due cavalieri li raggiungessero, poiché sembravano non avvicinarsi minimamente. Infine, gli uomini li raggiunsero, e si fermarono davanti a loro con un’espressione a mezzo tra il sorpreso e il felice.

Tra i due fu il più alto a parlare, un uomo sulla quarantina, con folta barba nera e capelli dello stesso colore cortissimi. -Bene bene bene! Da quanto tempo non si vede gente da queste parti!- disse con un ampio sorriso, squadrando i sette forestieri.

-Mi scusi buon uomo, sa dirci per cortesia, dove si trova il villaggio o la città più vicina?- chiese educatamente Ameria, facendo un passo avanti verso il cavallo.

-Ameria, non credo che questo tipo ci darà delle informazioni così facilmente!- sogghignò Lina, facendo un cenno con la testa verso l’uomo.

Il cavallo baio scalpicciò sul posto, irrequieto, e l’uomo lo tranquillizzò con una carezza sul collo. L’altro cavaliere, poco più che un ragazzino, si avvicinò con aria timida, e rivolse uno sguardo interrogativo al compagno, che annuì in risposta. Dalla bisaccia del cavallo fulvo, il giovinetto estrasse un foglio ed una penna, e si preparò a scrivere qualcosa.

-Allora, vediamo vediamo…- cominciò l’uomo dalla barba nera, fissando i viaggiatori uno ad uno. -Direi che ci troviamo di fronte ad un religioso… dico bene?- chiese rivolgendosi a Xellos.

Il demone sorrise, grattandosi imbarazzato la testa: -Un prete, sì…- confermò.

-Kees, segna un prete. Poi, un moccioso come te, due bimbette, un guerriero, un… ehm, e questo come lo segniamo?- si domandò grattandosi la barba e continuando a fissare Zelgadiss. Una goccia di sudore comparve sulla tempia della chimera, che si trattene a stento dal rispondere malamente all’uomo. -Bo! Metti golem, o mostro, fai un po’ tu! Infine… ahi, un’altra cosa strana… scrivi ragazza tutta bianca. Dubito che il capo possa capire, ma se non ci fornisce la lista completa delle creature che si possono incontrare, io non so cosa farci!- concluse in tono polemico.

Kees segnò tutto con cura, poi partì veloce al galoppo tornando sui propri passi.

-Io credo di avere capito male… non mi hai contata come bimbetta, vero?- chiese Lina stringendo il pugno.

L’uomo rispose gioviale: - Certo che sì: avrai si e no dodici anni, non potevo certo indicarti come ragazza! Poi gli altri si aspettano chissà cosa…-.

Ameria puntò il dito verso il barbuto, imbronciatissima: -Tu hai creduto che anche io fossi una bimbetta di dodici anni?! Ma è imperdonabile!-.

-Ameria, mi sono arrabbiata prima io, lascia che gli dia la dimostrazione di cosa è in grado di fare questa bimbetta!- ghignò crudelmente Lina.

–Aspetta Lina!- Zelgadiss aveva fermato la maga, ugualmente adirato per essere stato elencato come “mostro” o “golem”. “Tsè, golem… quegli stupidi pupazzi di fango…” pensò stizzito. –Prima di farne un arrosto, potremmo estorcergli qualche informazione… magari in modo molto doloroso!- aggiunse con un sogghigno.

-Zel, non è da te!- gli sorrise in risposta Lina.

L’uomo ascoltava la discussione senza comprendere nulla, e se ne rimaneva tranquillo sul suo cavallo, ritenendo con ogni probabilità di essersi imbattuto in un manipolo di pazzi, o di cabarettisti di un circo.

A lui si avvicinò Gourry, con aria socievole e divertita. –Io se fossi in lei non rimarrei così calmo… vede, non solo ha offeso Lina, il che è già un biglietto di sola andata per l’ospedale, ma addiritura Ameria, ed è riuscito a fare arrabbiare anche Zel… le giuro che non vorrei essere nei suoi panni.-

-Tu mi sembri il più capace qui in mezzo, guerriero: spiegami in cosa ho sbagliato! Mi secca avere spedito un rapporto scorretto al mio capo.- gli rispose l’uomo.

Lina e Zel avevano smesso di ghignare tra loro pensando a come punire l’uomo, e si erano messi ad ascoltare il suo discorso a Gourry. Lina rimase seria per un istante, poi scoppiò a ridere a crepapelle, tenendosi la pancia e finendo quasi in ginocchio. -Lui… il più capace?- riuscì a dire tra una risata e l’altra.

La chimera se la rideva sotto i baffi, mentre Gourry fissava imbronciato la maga, ancora piegata in due dalle risate. -Non è carino da parte tua, Lina!- disse risentito.

-Scusa… scusa Gourry… ma lo ha detto così seriamente…!- si giustificò la ragazza continuando a ghignare.

-Voi non mi sembrate tutti normali… si può sapere cosa fate in questi territori, e chi siete?- chiese l’uomo, senza scomporsi minimamente.

Will fece un balzo in avanti, e con volto fiero, puntando il dito verso Lina, disse: -Lei è la terribile Lina Inverse, sterminatrice di ladri!-.

Calò un silenzio imbarazzato. -Uh? E chi sarebbe? Mai sentita nominare prima!- rispose l’uomo.

Lina e Will finirono a gambe all’aria. Non la conosceva? Non sapeva chi era Lina? Ma viveva fuori dal mondo?

-Su, Lina… devi lavorare ancora per far giungere la tua fama in territori così lontani…- sogghignò Zelgadiss sarcastico.

-MA COME? Io salvo il mondo da Shabranigdoo… lo salvo ancora da Fibrizio… e poi di nuovo da Dark Star… e ancora non mi si conosce?- gridò esasperata la maga. –Ma cosa devo fare? Devo distruggerlo il mondo per ottenere un qualche riconoscimento? Quanta ingratitudine!- continuò a lamentarsi.

-Viva la modestia…- sussurrò Zirna tra sé.

-Sentite, ora mi state davvero stancando. Se non volete finire già da ora legati come salami, ditemi cosa state cercando qui!- li minacciò l’uomo, riportando su di sé l’attenzione. Il suo viso aveva assunto un’espressione dura e ostile, e la mano si era avvicinata alla spada portata al fianco.

Lo fissarono tutti con aria di sufficienza, ma fu Zirna a parlare. -Cosa vorresti fare tu? Credi davvero di poterci sconfiggere?- si avvicinava lentamente all’uomo, con uno sguardo agghiacciante.

Il baio scalpicciò di nuovo, irrequieto e spaventato. L’uomo si armò di coraggio, e scese dalla cavalcatura per affrontare la ragazza.

-Sono Toner, prima sentinella dello squadrone dei Predoni di Marto. Mi dispiace ragazza, caschi male, sono un guerriero imbattuto!- disse spavaldo impugnando l’arma e disponendosi al combattimento.

Zirna si voltò a fissare divertita Lina. –D’accordo Zirna, è tutto tuo!- approvò la maga.

-Grazie Lina! Gli sbruffoni maschilisti non li sopporto proprio!- tornò a guardare Toner, facendo schioccare le ossa delle dita.

-Vorresti affrontarmi a mani nude? Ti consiglio di farti prestare una spada, ragazzina!- la derise l’uomo.

-Ma si, rendiamo tutto più divertente… Zelgadiss, dà la tua spada a Zirna.- sogghignò Xellos con gli occhi socchiusi, e un sorriso crudele sulle labbra.

-Io non accetto ordini da te! Hai capito?!- rispose arrabbiata la chimera, mentre Lina guardava Xellos con aria interrogativa: -Senti un po’, ma ti sembra che abbiamo tempo da perdere?-.

Il demone non rispose, e si limitò a sorridere come era solito.

Zelgadiss con una scrollata di spalle e una sbuffata, si rassegnò a stare al gioco, e porse la spada al Fantasma.

-Bene, Toner… ora sei contento? Possiamo cominciare?- lo fissò ironica, inarcando un sopracciglio.

-Non avrò pietà per te anche se sei una donna. Ti atteggi troppo a superiore per i miei gusti. Preparati, non avrò alcun riguardo!- l’uomo attaccò per primo, correndo verso Zirna.

La bianca ragazza schivò l’assalto, ma non tentò di colpire l’avversario. Si trovarono di nuovo l’uno di fronte all’altra, squadrandosi rispettivamente con attenzione.

-Speriamo che non sia una cosa lunga!- bofonchiò Lina, lasciandosi cadere pesantemente a terra. -Avrei voluto conciarlo io per le feste, quel barbone pidocchioso… ma è giusto che anche lei si diverta ogni tanto.- sospirò, e si rassegnò a guardare lo scontro da semplice spettatrice. Per un momento rimase a fissare Zirna, sovrapponendo la ragazza in movimento all’immagine del sogno. Poteva essere la Distruzione? Scosse la testa, e tornò a prestare attenzione al combattimento.

-Guarda Zel, non ti sembra lo stesso atteggiamento di Will?- domandò Ameria alla chimera, seguendo con lo sguardo Zirna, che continuava a schivare velocemente, evitando di portare attacchi diretti all’avversario.

-Come?- chiese Zelgadiss, senza staccare gli occhi di dosso alla sua spada. Perché non la usava? Aveva timore di danneggiarla? Era un’ottima arma, non temeva alcun combattimento, e lo si poteva comprendere subito dalla sua fattura. E allora per quale motivo non attaccava? Non riusciva a comprenderlo. Gli sembrava di percepire nei movimenti di Zirna una certa esitazione: era qualcosa di diverso dal modo di combattere, seppure ancora immaturo, di Will. Infatti, per quanto non avesse una gran tecnica, il giovane principe di Lanthas non mostrava esitazioni di nessun tipo, era anzi perfettamente coerente durante la battaglia, e sembrava volerla evitare finchè possibile, per poi impegnarsi a fondo qualora non ci fosse altra scelta. Ora Zirna se l’era andata a cercare di proposito, eppure non attaccava… uno strano comportamento… possibile che non sapesse utilizzare una spada?

Gourry osservava con occhio esperto il combattimento, e ad ogni minuto si faceva sempre più teso, finchè non si decise a parlare: -Lina, quell’uomo ha davvero una buona, anzi, buonissima tecnica… non credo che Zirna possa batterlo usando la spada…- disse preoccupato.

-Gourry, non dimenticare chi è Zirna. Se dovesse vedersela troppo brutta userà un incantesimo per togliersi dai guai!- terminò con uno sbadiglio, stirandosi le braccia verso l’alto.

Quella seccatura di un demone la aveva cacciata in quello che sembrava un vicolo cieco: un duello di spada. La conosceva fin troppo bene: nelle sfide rispettava tutte le regole, anche se ciò poteva voler significare non usare la magia, come in questo caso. “Accidenti a te Xellos! Mi vuoi mettere in cattiva luce con gli altri…”. Cosa doveva fare? Non poteva continuare a schivare in eterno. Inoltre, più stringeva nel pugno la spada, più le sembrava di sentire un’eco lontana che rimbombava nella sua testa, avvicinandosi, e divenendo sempre più distinta. Un incantesimo. Lo pronunciava una voce familiare. Il padrone della spada?… Zelgadiss…? Quali erano le parole? Non doveva ascoltarle, rischiava di fare partire l’incantesimo stesso, involontariamente. E allora sarebbe stata la fine. Sette anni vissuti in mezzo ai demoni avevano segnato tante cose nella sua vita. La sua tecnica di spada era fatta per uccidere… al primo colpo. Per questo non attaccava. Voleva trovare una scappatoia, un modo per sconfiggere l’uomo senza doverlo barbaramente massacrare sotto gli occhi dei compagni. Ma l’eco di quell’incantesimo si faceva sempre più forte.

Un istante solo di distrazione, il breve momento di trattenere in gola l’Astral Vein che ne voleva uscire, e fu atterrata da Toner.

-Mi dispiace ragazza. Te lo avevo detto che non ti avrei concesso riguardi di sorta!- l’uomo puntò l’arma alla gola di Zirna, ancora seduta a terra.

Lina balzò in piedi, pronta ad intervenire, mentre i compagni fecero assieme un passo in avanti. Xellos però li fermò, avanzò attirando l’attenzione anche di Toner, e si rivolse a Zirna: -Che razza di incapace! Ti fai atterrare così facilmente da un comune essere umano! Stupida!- la fissò con disprezzo. La ragazza ricambiò lo sguardo del demone, e cominciò a sentire una rabbia incontrollabile salirle dal profondo dello stomaco, mentre la mente le si annebbiava. Con grande agilità si liberò dalla pericolosa posizione in cui si trovava, e impugnò la spada, con l’intenzione di attaccare. Un sorriso maligno si dipinse sulle sue labbra, mentre la nera pupilla verticale si stagliava in un’iride sempre più chiara, da divenire quasi bianca.

-Oh no!- fu il commento preoccupato di Will, nel vedere che la sorella stava pericolosamente liberando la parte demoniaca sopita in lei.

-Bene!- esclamò divertito Xellos, compiaciuto che in qualche modo il suo piano avesse funzionato. Si sarebbero accorti tutti di cosa era capace quella ragazza.

Zirna attaccava con sempre maggiore frequenza e foga, e Toner era decisamente in difficoltà, quando a peggiorare la situazione: -Astral Vein!- gridò la ragazza, scagliandosi verso di lui, con la spada illuminata di magia.

-Se va avanti così, lo ammazzerà!- gridò Ameria preoccupata. Gourry estrasse la spada e avanzò verso i due, con lo scopo di separarli, e mettere fuori gioco il predone, senza però ucciderlo. Avevano bisogno di indicazioni e informazioni, e dubitavano tutti quanti di poter trovare in poco tempo un altro essere vivente in quel territorio deserto.

L’arma, potenziata dall’incantesimo, e dalla furia stessa del Fantasma, calò velocemente sulla testa di Toner, ma si arrestò prima di colpire.

Toner seguì, con sguardo spaventato, la spada sospesa pericolosamente sul suo capo. La mano di Zirna era stata bloccata: la chimera si era mossa con rapidità, e aveva fermato il colpo immobilizzando il polso del boia.

-Cosa stai facendo?- le domandò Zelgadiss arrabbiato.

-Togliti dai piedi!- rispose glaciale il Fantasma.

I due si fissarono con freddezza negli occhi. Il silenzio era totale: anche il malcapitato Toner aveva trattenuto il respiro affannato, tenendo sotto controllo, con la coda dell’occhio, l’arma che pendeva sulla sua testa come una vera spada di Damocle.

Ameria preoccupata, era rimasta con il fiato sospeso, mentre fissava il ragazzo che stava sfidando il Fantasma. Lina le si avvicinò lentamente, e posò una mano sul braccio della principessa, facendola sussultare leggermente. Ameria guardò la maga, che senza voltarsi a osservare l’amica, annuì in segno di conforto.

-Lascia la mia spada!- ringhiò la chimera, stringendo con la forte mano il polso della ragazza, sentendo la pressione delle sue ossa nel palmo.

-Sciocco! Ti stai mettendo nei guai, ne sei cosciente?- rispose sprezzante il Fantasma, con voce che non aveva più nulla di umano. Non cercò di liberare il polso bloccato, ma alzò la mano libera, pienamente intenzionata a scagliare un incantesimo a distanza ravvicinata contro Zelgadiss. Il ragazzo però non distolse gli occhi da quello che ormai riconosceva come un demone, e quasi involontariamente le mollò un sonoro ceffone in viso. –Maledizione! Torna in te!- gridò mentre il Fantasma, sconcertato, si portava la mano alla guancia arrossata, e fissava con odio colui che aveva osato colpirla.

Nessuno si era accorto che Toner si stava allontanando furtivamente, nella direzione del baio che scalpicciava nervoso. O meglio, QUASI nessuno! Gourry gli aveva permesso di fare qualche passo, in modo tale che l’uomo si allontanasse dalla portata di Zirna; poi fingendo di indietreggiare si era avvicinato a lui abbastanza da metterlo fuori gioco con un semplice lancio della spada. La sua mira era stata invidiabile anche questa volta: con l’elsa della sua arma aveva colpito la testa dell’uomo, che si era accasciato a terra privo di sensi con un sordo PUNF. Lina gli aveva rivolto un veloce sguardo di assenso, ed era tornata a fissare Zelgadiss. “Cosa sta cercando di fare? Temo che sarà necessario intervenire, se voglio evitare il peggio!” si decise a muoversi, avanzando determinata. Non riusciva però a cancellare dalla sua mente un’insistente voce che continuava a ripetere “La Distruzione! La Distruzione!”.

-Non avvicinarti ragazza!- l’ammonì Zirna, scagliandola direttamente su Will, che finì a terra sotto il peso della maga. –E’ diventata una questione personale, non è vero, sassolino?- sorrise maligna a Zelgadiss, sollevandogli il mento con l’indice della mano ancora libera.

Il ragazzo ricambiò lo sguardo di sfida, stringendo i denti.

-Dannazione! Ma come si è permessa di colpirmi! Essere uscita dai gangheri non le consente di allontanarmi in questo modo! Adesso farà i conti con me!- ora anche Lina stava perdendo la pazienza, e si agitava scalciando ancora a terra. –Lasciami andare!- gridò furibonda.

-Lina! Se continui ad agitarti così mi spezzerai un braccio!- disse Will, ingarbugliato al corpo della ragazza.

-Ma cosa…?-

-Il mio braccialetto! Si è incastrato nella tua cintura durante la caduta, e se ti agiti non riesco a liberarmi!-

-Anche questa!- la maga si alzò in piedi, senza prestare troppa attenzione ai lamenti di dolore del giovane principe, il cui polso penzolava al fianco di Lina.

-Oh! Avanti, muoviti!- lo incalzò.

-Faccio quello che posso! Ma tu stai ferma!- rispose risentito Will, armeggiando con il bracciale e la cintura.

Nel frattempo la situazione era peggiorata: Zirna aveva lasciato la spada, e la mano bloccata da Zelgadiss si era stretta attorno al braccio del giovane, contemporaneamente scagliando un incantesimo che lo aveva tramortito. La chimera aveva mollato la presa, e fatto alcuni passi indietro, scuotendo la testa come per schiarire la visuale annebbiata dopo il colpo ricevuto. Velocemente aveva recuperato la spada con un balzo laterale, e schivato una sorta di fireball, che si era schiantata a terra provocando una piccola voragine fumante.

Si lanciò al contrattacco, gridando l’incantesimo dell’Astral Vein, e brandendo la spada. Il Fantasma si mise a ridere sprezzante, e attese il colpo senza muoversi. Fermò l’arma con le bianche mani, fissando negli occhi l’avversario, e sussurrando un incantesimo incomprensibile con voce melliflua. Zelgadiss cercò di recuperare la spada, ma la ragazza non lasciava la lama. Poi, si accorse del freddo… saliva dal basso, stringeva le sue membra in una morsa avvolgente, lo privava di qualsiasi sensibilità. Sconcertato guardò verso terra: il ghiaccio avvolgeva già le sue gambe! E continuava a salire rapidamente. Ma l’incantesimo non si fermava alla paralisi del suo corpo: non riusciva più a ragionare con chiarezza, la sua mente era annebbiata, si rifiutava di aiutarlo in quella situazione di pericolo. Fece appena in tempo a comprendere che le parole sussurrate da Zirna avevano come reale obiettivo l’ottenebrazione della mente, e perse i sensi, rimanendo imprigionato nel ghiaccio. Ridotto in quello stato non si era potuto accorgere del tentativo dei suoi amici di accorrere in suo soccorso.

Ameria si era scagliata contro il Fantasma, usando la levitazione per intervenire più velocemente, e lanciando flare arrows a raffica, senza però riuscire a colpire la ragazza. Zirna senza scomporsi aveva lanciato una fireball contro la principessa di Sailoon, che fu in grado di elevare una barriera per proteggersi, finendo per indietreggiare trattenendo il colpo. A quel punto era stato Gourry a farsi avanti, senza però l’intenzione di ferire la ragazza, nonostante avesse attaccato i suoi compagni. Ma anche contro di lui Zirna scagliò un incantesimo, sbalzandolo a distanza di sicurezza.

-Ora basta!- gridò Lina, facendo la sua comparsa di fronte al Fantasma… con Will ancora agganciato alla sua cintura…

-Lina… vorrei ricordarti che io sono ancora qui…- le sussurrò il principe, mezzo ricurvo, al suo fianco.

-Tu! Cosa vorresti fare? Siete ridicoli!- Zirna li fissò divertita, scostandosi appena dalla scultura di ghiaccio che era diventato Zelgadiss.

“Ecco, brava… così, allontanati!” –Will, stammi dietro!- gli ordinò Lina, facendo un balzo di lato e recitando sommessamente la formula per un semplice Dire Brand. Quando Zirna si spostò di lato per seguirla, scagliò l’incantesimo, moderandone la potenza, per evitare di colpire anche solo di striscio Zelgadiss. Rinchiuso in una sorta di bara di ghiaccio, rischiava di andare in mille pezzi per qualsiasi colpo subito.

-Wind Shield!- recitò il Fantasma.

-Zirna! Cerca di opporti! Torna in te stessa!- gridò il fratello, tentando di riportarla alla ragione.

-E’ inutile Will, non ti ascolta! Siamo costretti a farla ragionare con maniere poco ortodosse! Tieniti saldo!- lo ammonì. Si sollevò in volo con il giovane aggrappato in vita. Come previsto Zirna la seguì.

-Palla di fuoco!- dal basso Ameria tentò di cogliere il Fantasma di sorpresa, e per poco non riuscì a colpirla.

-Lina… ho scoperto una cosa…-le disse Will, cercando di nascondere il viso in qualsiasi piega dell’abito della maga.

-Cosa?- gli domandò la ragazza, continuando ad allontanarsi, inseguita da Zirna.

-Soffro di vertigini! E sto per vomitare!-

-E ME LO DICI SOLO ORA?- gridò di rimando, esasperata. Controllò che la distanza dai compagni fosse sufficiente, e scese di nuovo a terra. –Va meglio adesso?-

Will era pallidissimo, tremava come una foglia, e per qualche strano motivo, il suo ciondolo stava emettendo una debole luce. Deglutì, calmandosi un poco, e con uno strattone si liberò del braccialetto, rompendone la chiusura incastrata nella cintura di Lina.

-Ma cosa devo vedere? Un ometto terrorizzato dalle altitudini…- disse beffarda Zirna, fermandosi di fronte ai due.

-Will, allontanati da qui… io e la tua cara sorellina abbiamo da fare!- Lina sembrava determinata; sospinse William dietro di sé, e si preparò a fare sul serio.

-No! No Lina!- la supplicò il giovane.

Una mano lo afferrò per la spalla, tirandolo indietro. –Xellos! Ti prego! Fermale!- Will era più spaventato che preoccupato. Afferrò il demone per il collo della maglia, e lo fissò negli occhi con tale intensità, che Xellos rimase senza parole.

Le due ragazze avevano cominciato a combattere a suon di incantesimi, ma il Fantasma, sebbene ne avesse la possibilità, non aveva ancora scagliato nulla di veramente pericoloso. Lina aveva compreso che qualcosa la frenava: non aveva ucciso nessuno, nemmeno Zelgadiss, quindi non era ancora del tutto perduta.

-Will, ragiona: mi odia! Come posso fermarla?!- cercò di schermarsi Xellos, sorridendo imbarazzato al giovane. Ma Will non lasciò la presa, e continuò rabbioso: -Tu lo sapevi, tu l’hai provocata! TU ORA LA FARAI TORNARE COME PRIMA!- era un ordine. Quella voce dura, sprezzante, che non temeva di confrontarsi con lui, il priest forse più potente in circolazione… perché tutto ciò non gli era nuovo? Sentì una sensazione a lui poco consona, attraversargli la spina dorsale: un brivido. Scomparve, lasciando nelle mani strette di Will solo aria impalpabile.

Ricomparve nel mezzo del campo di battaglia.

-Maestro!- esclamò il Fantasma.

-Xel, che intendi fare?- domandò Lina, senza perdere la concentrazione.

-Zirna, ora basta!… Ma tu guarda che mi tocca fare…- aggiunse tra sé. Si portò di fronte alla discepola, cercando di mantenere un certo contegno.

-Umpf! Stavo quasi dimenticando che ormai non sei più il mio maestro… non ho l’obbligo di eseguire i tuoi ordini! Fatti da parte! O preferisci prendere il posto di questa streghetta?- ribattè la bianca ragazza, facendo un cenno con la testa verso Lina.

-Streghetta?! Ma come ti permetti?!- brontolò la maga.

-Beh, non mi lasci altra scelta!- sbuffò Xellos, scomparendo e riapparendo alle spalle del Fantasma. La ragazza si voltò in fretta, aspettandosi un attacco magico. Invece il demone calò il suo inseparabile bastone sulla sua spalla, facendola crollare a terra priva di sensi.

-Xel! Le hai quasi staccato un braccio! Sei impazzito?- gridò Lina, accorrendo verso la ragazza a terra, raggiunta anche da Will.

-Oh, andiamo Lina, tu non volevi trattarla molto meglio!- si giustificò sorridendo. –Vedrai che quando si risveglierà, a mala pena si ricorderà di quello che ha combinato!- concluse.

-Torniamo dagli altri- Lina si alzò, sollevando Zirna facendo passare il braccio sano attorno alle sue spalle. –Ho bisogno dell’aiuto di Ameria per curare una frattura di questo tipo… non riesci ad andare leggero nemmeno con la tua allieva, eh Xellos?- rivolse un’occhiataccia al demone, che si avviò senza preoccuparsene, con lo sguardo pensieroso.

-Lina! Tutto bene? Cos’è successo?- Gourry sembrava un po’ preoccupato, ma si accorse subito che l’amica non era ferita, e lo stesso valeva per Will, mentre Zirna era trascinata dalla maga, e un braccio le penzolava in modo innaturale lungo il fianco. Lo spadaccino si era prodigato nel legare saldamente Toner, di cui più nessuno si era occupato, e aveva recuperato anche il cavallo, lasciando ovviamente ad Ameria il compito di tentare un contro-incantesimo per liberare Zelgadiss dalla morsa del ghiaccio. L’angoscia della principessa però continuava a crescere ad ogni momento: nessuno degli incantesimi da lei provati per liberare l’amico aveva sortito un qualche effetto, ed era passato già troppo tempo da che il ragazzo era in uno stato di ibernazione totale.

-Si Gourry. Stiamo bene. Ameria, ho bisogno del tuo aiuto, Zirna ha una spalla e il braccio fratturati.- rispose posando svelta sul terreno la bianca ragazza.

Ameria le si avvicinò: -Lina, io non sono riuscita a sbloccare Zel…- cominciò.

-Non ti preoccupare. Ora rimettiamo in sesto Zirna, e poi ci penserà lei a restituirci il nostro amico.- non era però troppo sicura della sua affermazione, e lanciò un’occhiata preoccupata verso il grande blocco di ghiaccio.

Mentre le due ragazze curavano la ferita del Fantasma, Will rimase un po’ in disparte, giocherellando nervosamente con il bracciale rotto, e fissando ora Zirna stesa a terra, ora Zelgadiss intrappolato. Gourry notò la tensione del giovane, e si avvicinò: -Non preoccuparti, loro sistemeranno ogni cosa. Tua sorella è in buone mani. Anche se bisogna ammettere che non si è comportata molto bene.-

-Non è come pensate. Lei non vuole questo! Non vuole farci del male!- cercò di giustificarla.

-Lo credi davvero, o stai cercando di convincere te stesso?- replicò candidamente lo spadaccino.

Will rimase per un attimo in silenzio: lo credeva davvero? Zirna non voleva far loro del male, era colpa dei demoni… anche questa volta… aveva la certezza che fosse stato Xellos ad indurla a comportarsi così. Perché lo aveva fatto? Perché Xellos non lo spaventava? Aveva come la sensazione di conoscerlo da molto tempo, di essergli superiore… E SAPEVA con assoluta sicurezza che sua sorella non intendeva ucciderli, nemmeno trasformata in demone!

-Non ti crucciare! Non volevo farti dubitare di lei! Se ci rifletti bene, avrebbe potuto eliminarci in qualsiasi momento, ma non lo ha fatto. Hai ragione: non vuole farci del male.- Gourry gli rivolse un sorriso di incoraggiamento, ottenendone in risposta un altro appena accennato.

-Fai attenzione Ameria, potrebbe essere ancora il Fantasma…- la principessa annuì in risposta, e si allontanò.

Lina sogghignò maliziosa “Streghetta, eh?”, e calò con uno schiaffo sul volto di Zirna.

-Ora ti sveglio io! Su, non abbiamo tempo da perdere! Riprenditi! Devi rimediare al guaio che hai combinato!- sbraitò mentre continuava a colpire la ragazza.

-Ehi…ohi ohi…- si lamentò Zirna, tentando di parare i ceffoni della maga. –Cosa è successo?- chiese quando infine cessò la gragnola di colpi. Non fece in tempo a sedersi, che il fratello le si attaccò al collo: -Zirna!-. La abbracciò forte, togliendole quasi il fiato, ringraziando dentro di sé qualsiasi dio in ascolto che la sorella fosse tornata normale.

-Will, risparmia per dopo le tue effusioni, ora Zirna ha qualcosa da sistemare- Lina allontanò il giovane, che non fece storie, e aiutò la candida ragazza ad alzarsi in piedi.

Non appena si accorse del grosso blocco di ghiaccio, e di cosa stava al suo interno, non poté fare a meno di trattenere il fiato e domandare: -Sono…stata io?-.

-Già, e ora lo tirerai fuori di lì! Su, al lavoro!- Lina la spinse verso Zelgadiss. Tutti si avvicinarono, con volti insieme preoccupati e speranzosi.

-Io non so se…- cominciò la ragazza, ma fu subito interrotta: -No mia cara! Tu lo devi sapere eccome!- lo sguardo di Lina non ammetteva più alcuna replica.

Zirna si spostò di fronte al giovane imprigionato, chiuse gli occhi, e cominciò a pronunciare parole in una lingua sconosciuta. Quello strano linguaggio aveva qualcosa di melodioso, di tranquillizzante… il ciondolo che portava al collo si illuminò, e attorno ad esso comparvero numerose piccole luci. Temendo che potesse di nuovo accadere qualcosa alla sorella, Will le si portò accanto, e invece di fermarla come era solito fare, si tolse il sigillo, e lo avvicinò alla pietra di Zirna. Tutti si misero a fissarlo, un po’ timorosi, ma il principe non dava alcun segno di cedimento. Piuttosto Xellos, poco distante dal gruppetto, era stato investito da un’ondata di paura non appena Will si era sfilato il ciondolo. Spalancò gli occhi violetti “Chi…chi è quel ragazzo?”.

I due ciondoli vicini presero a brillare. Zirna continuò l’incantesimo senza interrompersi, sembrando però meno in tensione, come se la vicinanza dell’altro sigillo l’aiutasse e sopportare la pressione della magia che stava liberando. Davanti a lei, il ghiaccio cominciò ad evaporare, passando dallo stato solido direttamente al gassoso.

La nebbia cominciò lentamente a dissiparsi. Una musica lontana lo guidava attraverso essa, orientandolo nella direzione della salvezza. La sua mente si risvegliò dal torpore in cui era caduta, e comprese che quella che sentiva non era una musica, ma una sorta di canto dolcissimo, dalle parole a lui incomprensibili. Davanti a lui, confusa nella foschia, si stagliava una sagoma. Cercò di guardare meglio. Ciò che vide lo lasciò senza fiato; non voleva crederci; non poteva crederci. All’improvviso cominciò a girargli la testa, e quando riaprì gli occhi vide solo il cielo azzurro, e le teste dei suoi compagni che lo guardavano preoccupati.

-Zel… va tutto bene?- domandò con esitazione Ameria, gli occhioni celesti in procinto di scoppiare in lacrime. Il ragazzo tentò di sedersi, e subito Will e Gourry offrirono il loro aiuto. Si prese la testa con le mani: la sentiva pesante, ma non faceva male.

-Scusatemi… non mi sento molto in forma…- si giustificò con gli altri, senza guardarli. Aveva la nausea, e faticava a sollevare il capo. Lina posò una mano sulla sua spalla: -Non preoccuparti Zel… se vuoi riposare ancora un po’ fai pure.- Era stranamente dolce. Deglutì. Voleva delle spiegazioni, quindi si impose di ritrovare un contegno. –Che cosa…?- cominciò.

-Perdonami! Non era mia intenzione farti del male!- Sollevò lo sguardo, e vide davanti a sé il volto bianco e serio di Zirna, che lo fissava turbata. In un lampo ricordò cosa era accaduto: lo scontro con il Fantasma, l’incantesimo sconosciuto lanciato su di lui, il freddo, e poi più nulla, se non un limbo ovattato in cui fluttuava inconscio di se stesso…

-Tu…!- esclamò sorpreso. –Sei stata tu a liberarmi?- chiese dopo una breve pausa, con tono un poco incerto.

-Bè.. si! Era il minimo dopo ciò che ti ho fatto. Davvero, io non so come scusarmi, con tutti voi…- rivolse uno sguardo all’intorno, fissando nel volto i compagni ad uno ad uno, e soffermandosi su Ameria.

-No! Non eri tu! Mi ha chiamato…era…era…- cominciò concitato il ragazzo chimera.

-Oh no! Ricomincia a vaneggiare!- Lina chiuse gli occhi, sconsolata.

-Vaneggiare?- chiese Zelgadiss senza comprendere.

-Sì Zel… quando ti abbiamo tirato fuori da quel blocco di ghiaccio, hai cominciato a dire cose senza senso…e ogni tanto le ripetevi anche nello stato di incoscienza in cui sei caduto- spiegò Ameria, lanciandogli delle occhiate imbarazzate.

-Cosa ripetevo?- il ragazzo era titubante, come se la risposta potesse offrirgli una conferma a qualcosa di cui lui solo era a conoscenza.

-Chiedevi con insistenza che si fermasse, che si mostrasse meglio, che ti aiutasse…- svelò Will, fissandolo con diffidenza. –Chi stavi chiamando, Zelgadiss?- il giovane gli rivolse la domanda con asprezza, calcando esageratamente sul nome.

La chimera ricambiò lo sguardo: -Di certo non te!- rispose brusco. –Voi non avete visto nessuno? Una creatura con le ali…- fissò Lina, sperando che almeno lei potesse confermare i suoi dubbi.

-No Zel. A parte Toner, nessun’altro si è fatto vivo. Sei certo di stare bene?- la maga sembrava stranamente ansiosa. Non era un comportamento così usuale per Lina: doveva credere che fosse davvero impazzito! Infine comprese, ritrovando di colpo la lucidità. –Tu credi che Ren mi abbia provocato un incubo!- Lina abbassò lo sguardo, e si morse il labbro: -Spero di essermi sbagliata…- sussurrò.

-Non era un incubo… piuttosto una visone, o un sogno. Molto probabilmente dovuto a quello strano incantesimo- cercò di rassicurarla il ragazzo. Non gli era però sfuggito lo sguardo spaventato di Lina, scomparso non appena aveva negato l’implicazione del demone.

-Bene! Dato che è tutto a posto, possiamo rimetterci in marcia!- esclamò la ragazza, palesemente risollevata, puntando un dito al cielo terso, e prendendo a camminare lungo la strada battuta, in direzione sud.

-Lina! Devi fare qualcosa per quegli incubi! Non puoi andare avanti così!- Zelgadiss si era alzato in piedi, con l’ausilio del forte braccio di Gourry, che lo aiutò a sostenersi (barcollava ancora, sentendosi come un ubriaco dopo una sbronza colossale).

Lo spadaccino fissò Zelgadiss, e poi l’amica, che si era girata verso di loro. –Hai fatto un altro incubo?- le domandò con tono duro. Il silenzio della ragazza era una conferma. –Perché non me lo hai detto? Perché non mi hai svegliato?-

-Gourry, era solo un incubo… visto uno, visti tutti, no?- mentì a se stessa.

-Io non ne capisco molto di magia, e non so come si possa entrare nei sogni delle persone e trasformarli in incubi, ma so quello che ho visto! Eri terrorizzata, tremavi come una foglia, ed eri freddissima nonostante ci fosse molto caldo! Non è una cosa normale. Non lo è: soprattutto per te!- terminò il biondo ragazzo, avanzando verso di lei.

Zelgadiss, ora sostenuto da Ameria, gli diede man forte: -Gourry ha ragione Lina. Non devi sottovalutare quel demone! Ti sta facendo del male in qualche modo, che neanche io riesco a comprendere. Dobbiamo trovare un sistema per proteggerti.-

Lina osservò gli amici: “Un modo… per sfuggire agli incubi…” pensò sconsolata, non vedendone la soluzione. –Vi prometto che se accadrà di nuovo, chiederò il vostro aiuto. Ma scommetto che Ren non si farà più sentire! Ormai ho compreso il suo messaggio! Sarebbe uno spreco di energie per lui continuare questo gioco, non vi pare?- insieme agli altri, cercò di convincere anche se stessa.

Gli amici annuirono dubbiosi, ma non ribatterono. Lina non sembrava troppo felice di affrontare quel problema, e non vollero in quel momento costringerla oltre.

-Ehi… scusate…- una voce timorosa ma ben nota ruppe il silenzio. Toner, seduto a terra con mani e piedi legati, si era ripreso e cercava di strisciare scompostamente nella loro direzione.

-Vedo che ve ne state andando… potreste liberarmi ora? Non vorrete lasciarmi qui a marcire, vero?-

Lo fissarono quasi come se lo vedessero per la prima volta: si erano completamente dimenticati di lui. Lentamente, sul volto di Lina si dipinse un sorriso non del tutto rassicurante, e la maga si indirizzò verso il predone, lenta e minacciosa.

Qualche tempo dopo Gourry diede una pacca sul gallone del baio, che partì veloce con il suo cavaliere fissato in groppa come un sacco di patate. Lina lo aveva conciato per le feste, e su di lui aveva scaricato la tensione accumulata quella mattina, ricavandone addirittura delle informazioni! Seguendo la strada verso sud, e deviando leggermente a est, entro sera sarebbero giunti in una piccola cittadina, una delle tante del regno di Gerni. Rinfrancati dall’idea di un pasto caldo e di un letto comodo, viaggiarono spediti nonostante la pesante cappa di umidità, e ben presto giunsero a Dun’amth.

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Capitolo 8
*** Capitolo 7 ***


Capitolo 7

Capitolo 7

 

 

 

L

a cittadina era circondata da una cinta di mura alta tre metri, dalla quale sporgevano foglie di palme e di altri alberi tropicali. Attorno ad essa era presente un minimo di vegetazione rigogliosa, che lottava disperatamente con l’ambiente desertico circostante. Entrarono senza problemi dalla porta aperta nelle mura est, senza trovare guardie a presidiarla. Era da poco passata l’ora di pranzo, il caldo si era fatto soffocante, ma già per le strade c’erano donne affaccendate che rassettavano i loro banconi da mercato.

      Lina si guardava intorno dubbiosa: qualcosa di quella città non la convinceva per nulla. Prestò più attenzione ai volti che le sfilavano davanti: tutte quelle donne fissavano il gruppo un po’ stupite, sorprese e tristi; soprattutto squadravano i giovani del gruppo, Gourry Will Zelgadiss e Xellos. Perché? Poi notò con sorpresa che non si vedevano uomini in giro. Per un istante si chiese se non erano finiti in un regno simile a quello di Feminia, dove non erano ammessi uomini… in quel caso avrebbero dovuto affrontare un altro grosso problema. Con enorme sollievo, le corse davanti un bambino, seguito con grande fatica da un vecchio che si aiutava con un bastone. “Gli uomini non sono illegali allora! Ma dove sono tutti?” si chiese seguendo con lo sguardo il vecchio.

      -Lina…- Zelgadiss le si affiancò, stringendosi ancor più il cappuccio sulla testa –Non mi piace, mi sento troppo osservato!- sussurrò. La chimera lanciava occhiate a destra e a manca, solo per trovare ovunque donne giovani e meno giovani osservarlo con estrema insistenza.

      -Bè, Zel, questa volta devo darti pienamente ragione… la tua impressione non è frutto delle tue consuete manie di persecuzione, qui vi stanno davvero squadrando all’inverosimile, tutti e quattro!- rispose la maga, guardando in tralice una anziana signora che a pochi passi da loro non staccava gli occhi di dosso al biondo spadaccino accanto a lei. –Sembra che non vedano un uomo che non sia in fasce o con il bastone da secoli!- commentò.

      -Figlio mio!- esclamò la vecchia gettandosi incespicando incontro a Gourry. Il giovane fissò la donna dai lunghi capelli bianchi e la pelle raggrinzita attorno agli occhi. Si grattò dubbioso la testa, mentre osservava l’anziana donna di fronte a lui, che gli tendeva le esili braccia, a richiedere un abbraccio che si aspettava naturale.

      -Ehm… mi dispiace signora, ma io non sono suo figlio…- affermò abbassandosi a livello della piccola vecchietta. Lina lo fossò incredula: per un brevissimo istante aveva ritenuto possibile che quella fosse davvero la madre di Gourry! Ma sapeva benissimo che l’amico era originario di Elmekia, non di un regno lontano e sperduto oltre la barriera come Gerni.

      Gli occhi dell’anziana signora si riempirono di lacrime: -Dove sei figlio mio! Figlio mio!- si lamentò allontanandosi dai giovani. La seguirono con sguardi un poco sorpresi.

      -Deve essere una pazza- commentò freddamente Zirna, riprendendo a camminare, senza aspettare i compagni.

      -Questa città mi convince sempre meno… speriamo almeno che ci siano manicaretti speciali da mangiare!- Lina sollevò le spalle, e seguì il Fantasma. –Possibile che tu non riesca a pensare altro che al cibo?- le domandò Zelgadiss, affiancandosi di nuovo a lei, e rivolgendole un’occhiata di rimprovero. –Dove pensi che possano essere tutti gli uomini? C’è qualcosa di strano!-

      -Su Zelgy! Se riempiamo lo stomaco, poi ragioneremo meglio, non ti pare?- William lo superò, dandogli una confidenziale pacca sulla spalla. “ZELGY?” una goccia di sudore scese lungo la sua guancia di pietra.

      -Potremo chiedere spiegazioni in una locanda… a dire il vero anche io sono piuttosto affamata Zelgadiss…- ammise la principessa di Sailoon. La chimera la fissò, e sospirò, arrendendosi all’evidenza. Anche lui era affamato. Controllò che lo spadaccino li stesse seguendo, e si gettò un’occhiata alle spalle. Non c’era. –Lina, credo che Gourry si sia perso…- disse sconsolato. La ragazza accanto a lui si fermò, e volse indietro lo sguardo, cercando di individuare il biondo ragazzo. Sbuffò. –Ehi, là c’è UN CHIOSCO di gelati!- gridò con quanto fiato aveva in corpo. La vita attorno a lei si bloccò di colpo: tutte le donne la fissarono stupite. Una voce emerse nel silenzio creatosi: -Gelati? Dove?- lo spadaccino sbucò da un gruppo di banchi da mercato più fissi, correndo nella loro direzione.

      -Ma guarda, cervello di medusa ha l’udito di un’aquila!- ironizzò Lina con le mani sui fianchi, attendendo che l’amico la raggiungesse.

      -Dove sono i gelati Lina?- chiese ancora il giovane, guardandosi attorno.

      Lina si portò una mano a massagiarsi la tempia, la vena sulla fronte aveva preso a pulsare velocemente. –Zucca vuota! Dove ti eri cacciato?! Non ci sono gelati, ho solo trovato il modo più veloce per rintracciarti!-

      Gourry sembrò deluso… probabilmente dall’assenza dei gelati. –Lina, di cosa ti preoccupi? Mi sono fermato un momento per comperare queste!- mostrò soddisfatto all’amica due vaschette ricolme di datteri dolci. Il volto della maga cambiò subito espressione, e si gettò sulla vaschetta che lo spadaccino le porgeva, addentando uno di quei piccoli frutti. Sorrise compiaciuta, e riprese a camminare seguendo i compagni. Zelgadiss li fissò e scosse la testa: “Non cambieranno proprio mai!” commentò.

 

      Trovare una locanda a Dun’amth non fu impresa da poco. Non doveva essere un posto per turisti, e nemmeno scalo di mercanti e viaggiatori. Forse era troppo spostato da rotte di comunicazione, forse degli stranieri se ne fregavano, ma dopo tre ore di vagabondaggio senza meta in quella città, trovarono solo una piccola locanda in periferia. La padrona li aveva accolti con una certa sorpresa, e, come sembravano fare tutte a Dun’amth, aveva squadrato i quattro giovani uomini con occhi colmi di tristezza. Purtroppo però si era eclissata appena prima che Lina potesse finalmente chiedere spiegazioni. Erano rimasti soli. Si scambiarono occhiate pensierose, e si volsero tutti verso la porta della cucina, quando una giovane cameriera dai lunghi capelli neri entrò nella sala. Bassa e filiforme, camminava svelta nella loro direzione. –I signori intendono mangiare qualcosa? Non è orario di apertura della cucina, ma faremo il possibile- rivolse loro un sorriso quasi radioso, se non fosse stato per la malinconia dei suoi occhi.

      -Che cosa sta succedendo in questa città?- chiese Zelgadiss.

      -Già. Dove sono tutti gli uomini?- domandò Lina, fissando la ragazza. Il labbro della giovane cominciò a tremare.

      -Ehi, di noi ti puoi fidare… raccontaci cosa c’è che non va- le sussurrò Will, sfoggiando uno dei suoi immancabili dolci sorrisi. “Dongiovanni!” lo canzonò la sorella nella sua testa.

      La cameriera scoppiò in lacrime. Ameria si fece strada, scostando Will, e abbracciando la giovane per rassicurarla. Come se non aspettasse altro che sfogarsi con qualcuno, la fanciulla cominciò a parlare: -Tutti… sono stati tutti portati via dai predoni… tutti gli uomini, e anche i bambini dagli undici anni in su…- singhiozzò.

      -Portati via dai predoni? Ti riferisci forse ai predoni di Marto?- chiese Lina. La ragazza le rivolse uno sguardo impaurito, e  annuì.

      -Ma per quale motivo?- intervenne la chimera.

      -Il terribile Marto… sta cercando il suo degno sostituto… e ha fatto rapire tutti gli uomini delle tre cittadine che riesce a controllare.- spiegò la cameriera.

      -Ma non si può obbligare un uomo a diventare un predone! Gli uomini devono vivere seguendo i basilari principi della GIUSTIZIA!- si infervorò Ameria.

      -Non si possono obbligare… a meno che non vengano minacciati- affermò Lina.

      -Minacciati in che modo?- le chiese Gourry.

      -Probabilmente li tengono in pugno minacciando di uccidere donne e bambini- ragionò la maga.

      -Ma è orribile!- William sembrava veramente disgustato; la ragazza dai lunghi capelli color dell’ebano annuì timidamente, mordendosi il labbro e trattenendo le lacrime.

      -Lina!- Ameria la fissò con uno strano scintillio negli occhi. Chissà per quale motivo, ma sapeva già cosa voleva chiederle l’amica…

      -Dobbiamo fare qualcosa!- disse risoluta. Lina scosse la testa: -Cosa vorresti fare Ameria? Non sappiamo dove li tengono prigionieri, non sappiamo in quanti sono, abbiamo demoni alle calcagna, e la nostra meta è ancora lontana… Non abbiamo tempo- la maga venne interrotta –Lina, non possiamo lasciarli in queste condizioni!- la principessa di Sailoon non intendeva cedere.

      -Ameria, ragiona: in che modo vorresti affrontare un’orda di predoni che si nasconde nel deserto?- intervenne la chimera.

      La giovane lo fissò con aria di rimprovero: -La giustizia ci guiderà nella giusta direzione, e con il suo aiuto sconfiggeremo i nemici!- esclamò serissima. –Sì, ma COME?- la incalzò Zelgadiss.

      -Con la forza di volontà che ci deriva dall’onestà e dalla verità!- la ragazza era sempre più esaltata. Zelgadiss si massaggiò una tempia, deciso a lasciar perdere.

      -Verranno qui…- disse timidamente la cameriera. La fissarono, facendola arrossire imbarazzata. –Verranno a prendere i ragazzi… loro… catturano anche gli stranieri- continuò, fissando i giovani della compagnia.

      Nella sala rientrò all’improvviso la oste, che con un gesto del capo indusse la cameriera a tornare in cucina. –I bagni sono pronti, se volete accomodarvi- La corpulenta donna sembrava ostile… se questa era l’ospitalità del luogo, non c’era da stupirsi se non si vedevano turisti!

      -Ragazze, perché non andate a farvi un bel bagno rilassante?- Xellos ruppe il silenzio, sfoderando alle tre uno dei suoi immancabili sorrisi. L’oste si allontanò per fare strada, senza aspettare che qualcuno la seguisse.

      -Mmh…sarà meglio riparlarne quando saremo davanti ad una abbondante cena… Ci vediamo dopo!- salutò Lina, incamminandosi dietro alla padrona della locanda. Ameria la seguì a ruota, sentendo all’improvviso il peso della polvere accumulata sugli abiti e sulla pelle arrossata dal sole. Zirna sembrò titubante per un momento: lanciò un’occhiata in tralice al demone, e raggiunse le due maghe.

      Will le osservò sparire nei corridoi, poi si infilò in cucina, e chiamò la cameriera con cui stavano parlando poco prima. –Potresti indicarmi la mia stanza?- le chiese affabile. La ragazza fece cenno di seguirla. –Vado a riposare un po’- si congedò dai compagni, e si affiancò alla giovane.

      Gourry sospirò. Si sedette ad uno sgabello presso il banco, e non appena la cameriera tornò, le chiese la lista dei cocktail. Ne scelse uno di quelli tipici del luogo, e ne fece portare un altro, offrendolo a Zelgadiss, che si era accomodato accanto a lui. La chimera notò che il volto dell’amico rifletteva una profonda preoccupazione.

      Xellos sedeva da solo ad un tavolo, dall’altra parte della sala. Con le gambe incrociate, sorseggiava un the fumante che la giovane inserviente gli aveva appena consegnato. Era intento a leggere un foglio di notizie del luogo, che aveva egli stesso richiesto alla ragazza. Non faceva caso a loro. E comunque, fosse presente o meno, non avrebbe avuto problemi a venire a conoscenza delle parole che lui avrebbe scambiato con lo spadaccino. Decise di non farsi troppi problemi: -Gourry, qualcosa non va?- chiese sollevando il bicchiere, fissando con indifferenza il liquido vagamente biancastro-verde.

      Il biondo ragazzo lo guardò con intensità, e dopo un silenzio che gli parve durare più del dovuto: -Sono molto preoccupato- ammise serio.  

 

 

      “William!”

      Will si guardò sorpreso alle spalle: nessuno. Chi lo aveva chiamato?

      “William… William”. Di nuovo! Con orrore scoprì che sentiva quella profonda voce maschile nella sua testa!Un altro telepatico?

      -Chi sei?- chiese titubante, sempre guardandosi attorno. La stanza era illuminata, nessuno vi si poteva nascondere senza essere visto…tranne un demone. Era solo. Le ragazze erano ai bagni, i due uomini chiaccheravano soli al banco della locanda.

      “Dovresti saperlo…” di nuovo.

      -No che non lo so!- rispose agitato. O forse si?

      “Non essere così spaventato William. Sono il tuo bisavolo” disse la voce, come se fosse la cosa più naturale del mondo.

      -Bis…bisavolo?!- esclamò stupito il principe.

      “Smettila di guardarti in giro! Sono dentro di te, sono il sangue che scorre nelle tue vene!” il tono di quella voce lo infastidiva…

      -Dentro di me?! Tu sei il mio sangue?! Sei… sei…- fece una pausa -…l’elfo?!- domandò incredulo.

      “Vedi che ci arrivi?” lo canzonò il parente.

      -Ma che ci fai nel mio corpo? Insomma, dovresti essere morto… che vuoi da me?- non gli piaceva: bisnonno o non bisnonno, che non fosse morto e sepoloto completamente e vagasse nella sua circolazione sanguigna non gli pareva un buon segno.

 

      Ameria era uscita prima delle altre dai bagni. A differenza delle compagne aveva voluto lavare i capelli, così si stava dirigendo nella sua camera dove avrebbe potuto asciugarli indisturbata. L’accappatoio che le avevano consegnato era un po’ troppo corto, terminava appena sopra il ginocchio, e le spalle erano così strette che non era riuscita a chiuderlo del tutto, lasciando sensualmente scoperto il decoltè sopra il seno. Camminava a passi rapidi per i corridoi, ma quando passò davanti alla camera di Will si fermò: la voce del principe l’aveva incuriosita. Con chi parlava? Perché quel tono preoccupato? Si accostò alla porta socchiusa, dalla quale riusciva a scorgere il giovane che le dava le spalle. “Non è giusto origliare Ameria!” si disse. Però non si mosse.

 

      “Liberami William!” il suo avo voleva sembrare calmo, ma Will lesse una supplica in quelle parole.

      -Liberarti…?- chiese incerto.

      “Getta quel maledetto sigillo! Fammi scorrere liberamente in te!” chiese il vecchio elfo con concitazione.

      Una luce illuminò il buio di quell’episodio che voleva cancellare dalla sua mente: il sangue? Aveva lottato contro il suo sangue! Era stata una sensazione stranissima, con fatica era riuscito a mantenere il controllo del suo corpo, mentre il sangue minacciava di far scoppiare le sue vene, e il ciondolo che aveva al collo stava per ridursi in mille frammenti. –Sei tu che volevi uscire…?- sussurrò.

      “Già! Visto che non ti decidevi a lasciarmi andare, ho tentato di approfittare di un tuo momento di debolezza”

      -Ma come ti sei permesso?! Se non voglio usare la magia c’è un buon motivo!- esclamò irato.

Ameria sussultò.

      “Un buon motivo? Sei solo uno sciocco! Getta via quel ciondolo e lasciami libero!” la voce dell’elfo scricchiolò rabbiosa nella sua mente.

      -Non ho intenzione di farlo! Né di ascoltarti! Lasciami in pace!-. Per qualche secondo Will pensò che il bisnonno se ne fosse veramente andato.

      “Se mi liberi, guadagnerai molto William. La mia esperienza ragazzo, la mia immensa esperienza” ricominciò tranquillo il parente.

      -Cosa dovrei farmene della tua esperienza? Ho la mia vita, e intendo viverla con ciò che ho imparato e imparerò dalle MIE esperienze!- anche Will si era calmato, ma il suo tono era comunque deciso e risoluto.

      “Tu credi tante cose William. Sono tutte bugie. Grazie alla mia esperienza capirai qual è la verità. Ascoltami ragazzo: tu hai messo la tua vita nelle mani di esseri umani. Ma gli esseri umani sono falsi! Credi che lo facciano per te? Pensi davvero che abbiano anche un minimo interesse per la tua persona?”

      Will ristette, stupito da quelle parole che riteneva così cattive. –Loro…- cominciò.

      “Ti fidi soprattutto di quelle donne! Come puoi? Una principessa che vuole mantenerti in vita solo per risolvere le questioni legate al suo regno…”

      -Ameria?!- domandò incredulo. Che fosse la verità? –No! Non Ameria!- esclamò.

      A sentire il suo nome, la ragazza si avvicinò ancora di più alla porta.

      “E l’altra? La maga! Tsè, una ragazzina che non sa fare altro che gridare come un’isterica! Pensi che voglia salvare TE? O la RICOMPENSA che le hai promesso?”

      -Lina…- sussurrò il giovane. –Stai mentendo! Noi siamo amici!- cercò di convincersi, stringendo i pugni per la rabbia che gli stava montando in corpo.

      “Amici? Quanti amici credi di avere avuto nella tua breve vita?” sibilò l’elfo.

      Will pensò a quando era ancora un bambino… le balie e i famigli lo coccolavano come se fosse il loro fratellino, lo facevano giocare, e con loro aveva instaurato un bel rapporto. Non li aveva mai trattati come servi, spesso si confidava con loro, e da ragazzino si era pure preso una cotta per la figlia della cuoca! Se ne era fregato dell’etichetta, anche quando era diventato abbastanza grande da comprendere che per un principe era importante. Suo zio Umbert gli voleva bene: era molto protettivo nei suoi confronti… troppo a dire la verità!

      “Tuo zio ti proteggeva solo per proteggere se stesso! I tuoi servi giocavano ed erano carini con te perché così si devono comportare verso il loro principe!” la voce nella sua mente fu come una lama piantata nel fianco, e rigirata dolorosamente nella piaga aperta. Si morse il labbro, cacciando indietro una lacrima. Non diceva la verità, tutte quelle persone gli avevano voluto bene per COME era, non per CHI era…

      “Non ne sei più tanto sicuro, vero?” insinuò il bisavolo.

      Non voleva più ascoltarlo. Strinse i pugni: -Vattene! Non ti credo! Non voglio più sentire le tue parole velenose!- gli gridò. Rimase immobile per un momento, e quando fu certo che l’elfo avesse deciso di non continuare il discorso, si buttò esausto sul letto.

 

      -Ameria?!- esclamò Zelgadiss. I suoi occhi si erano incollati stupefatti sulla figura della principessa, ferma in quel corridoio, avvolta in un candido accappatoio, per lei evidentemente troppo piccolo. Si sentì arrossire lievemente.

      -Zelgadiss!- lo salutò la ragazza. Poi ricordò cosa stava indossando… e diventò rossa come un peperone, cercando di coprire la scollatura esagerata con la mano.

      La chimera si ricompose. Era stata una sorpresa vederla così… una piacevola sorpresa. Quel suo comportamento così naturale, e poi l’imbarazzo della giovane per il modo succinto in cui era vestita, lo fecero sorridere. Ritrovò la calma, ma solo qualche momento prima il cuore gli era balzato in gola… perché mai?

      -Una principessa non dovrebbe origliare!- la punzecchiò avvicinandosi. Poi notò che la porta era quella della camera di William. Lo notò con un certo inspiegabile FASTIDIO… Quel ragazzo strano, lunatico e capriccioso sembrava sempre essere al centro dell’attenzione di tutti. Con quel suo comportamento irresponsabile, la sua irritante curiosità, i suoi sguardi dolci rivolti un po’ a tutti (meno che a lui… ci mancava solo quella!), la sua superficiale debolezza, e la sua spaventosa pericolosità… quel moccioso… quel… quel… IL PROMESSO SPOSO DI AMERIA. E ora perché gli era tornata alla mente questa cosa?

      In una frazione di secondo questi erano stati i pensieri del giovane, mentre camminando aveva sorpassato Ameria e si era rifugiato nella sua camera. Andò alla finestra e scostò la tenda. “Promesso sposo… umpf!” sbuffò. Decise di pensare ad altro. Zirna. Ed ecco che di nuovo tornava Will in primo piano! Se non ci fosse stato lui, il Fantasma avrebbe ritentato quell’incantesimo… inconsciamente portò la mano al fianco, tastando sopra la maglia quel posticino senza pietra. Ma quale era il rischio per lei? Diventare completamente demone? Poteva chiederle un sacrificio tale solo per il suo egoistico desiderio? Sbuffò di nuovo.

      Lentamente si sedette sul letto, e ripensò alle parole appena scambiate con Gourry al banco, mentre sorseggiavano un bicchiere di squisito liquore di palma. Anche il biondo spadaccino gli aveva parlato di William. Gli aveva spiegato di come avesse stranamente temuto per la vita di Lina quando il giovane aveva minacciato di scatenarsi, appena il giorno prima. Di come in fondo voleva avere fiducia nelle sue capacità, e volesse insegnargli ad usare bene la spada, in modo che non dovesse ricorrere alla magia. Gourry gli aveva proposto di aiutarlo, di insegnare a Will a tirare con l’arco. Lo spadaccino gli era parso preoccupato, forse più del solito. Ma nonostante le congetture che la chimera poteva fare, non avrebbe mai capito quale fosse il vero motivo della sua inquietudine.

 

      Aveva sentito delle voci in corridoio, e voleva un po’ di compagnia. Da solo si stava angustiando troppo per le parole dell’elfo. Spalancò la porta, e si trovò Ameria davanti. La fissò sorpreso: la ragazza era rimasta di stucco, a bocca spalancata, rossa come un pomodoro, una mano a coprire la scollatura. La squadrò da capo a piedi, risalendo per incontrare il suo sguardo. Le fece un sorriso malizioso: -Ameria… non siamo ancora sposati!- commentò con ironia.

      La ragazza si scosse. Pietrificata fino a quel momento per essere stata colta ad origliare da Zelgadiss e ora anche dal principe, non sapeva più quale scusa inventarsi… forse era meglio dire la verità. Però quella battuta fuori luogo l’aveva irritata. Grugnì, mise il broncio, e senza una parola mosse un passo verso il corridoio.

      -Aspetta!- il principe la fermò, afferrandole un braccio e costringendola a voltarsi. Bè, ora distoglieva lo sguardo e arrossiva? –Non andare… ti va… di parlare un po’?- chiese imbarazzato, continuando a guardare a terra.

      -Will, non mi pare il caso…- cominciò lei, tentando di liberarsi dalla stretta del giovane. Il principe lasciò il braccio della ragazza.

      -Già… forse ti sembrerò uno stupido… un’immaturo… e forse… anche uno sfigato…- Che voleva dirle? -…ma tu…- il cuore le balzò in gola… cosa stava dicendo?! Si sentì arrossire.

-…tu non vedi in me solo una soluzione per i problemi del regno, vero?- EH? -Noi siamo… siamo… amici?- chiese titubante, guardandola ora negli occhi.

      Quegli occhi blu sembravano sondarla. Si sentì ipnotizzata e non riuscì a distogliere lo sguardo, sebbene a disagio. L’intensità e la profondità con cui la fissava sembravano chiedere con disperazione una risposta affermativa, un conforto.

      -Certo che siamo amici Will- rispose infine, sorridendogli.

      Il giovane le sorrise dolcemente in risposta, con le labbra e con gli occhi. –Grazie Ameria- disse semplicemente, e distolse gli occhi dai suoi.

      Calò un silenzio imbarazzato. La principessa rifletteva se chiedergli o meno spiegazioni per quelle poche parole che aveva sentito, e si stava ancora domandando quale fosse in questo caso la cosa più GIUSTA da fare, quando Will si mise di nuovo a fissarla in viso: -Ti ammalerai se non ti asciughi i capelli- disse a bassa voce, quasi che si sentisse in colpa per qualcosa. Poi sollevò la mano in segno di saluto, tornò nella sua stanza e chiuse la porta alle sue spalle. A chiave.

      Ameria rimase per un momento a fissare il portone di legno scuro. Sospirò e si avviò verso la sua camera, decidendo senza più alcun dubbio di affrontare l’argomento con Lina.

 

      Fissava il soffitto, sdraiato sul letto con le braccia incrociate dietro la testa. Era stanco di pensare. Ad Ameria… a Zirna… a WILL… a Gourry… e Lina? Sorrise immaginando la rossa maga che lo scherniva con qualche battutina maliziosa. Se avesse saputo cosa pensava lui di quella storia dei PROMESSI SPOSI, non avrebbe finito mai più di sfotterlo. Si alzò a sedere. Accidenti a lui, aveva lasciato solo Gourry, in preda alle sue preoccupazioni. La richiesta che gli aveva fatto lo spadaccino lo aveva irritato. Lui, Zelgadiss Graywords, avrebbe dovuto insegnare a quel… PRINCIPE… a tirare con l’arco? L’idea non lo allettava. Per niente! “Forse Gourry ha ragione… non sarà tentato ad usare la magia se sarà in grado di difendersi…” si disse pensieroso.

      Si diresse verso la porta, e si incamminò per il corridoio fiocamente illuminato. Davanti a lui, a passi svelti, la cameriera portava una pila di asciugamani bianchi. La ragazza fece scorrere la porta dei bagni con un piede, avendo entrambe le mani occupate. Entrò nell’antibagno, dove due figure erano avvolte nei candidi accappatoi a disposizione. La cameriera non aveva chiuso la porta. Zelgadiss passò davanti alla stanza, e senza pensarci gettò un’occhiata all’interno. Non aveva avuto  l’intenzione di fermarsi, di fissarla a quel modo. Ma non aveva potuto farne a meno.

      Zirna era di spalle, l’asciugamano lasciato molle fino ai fianchi, e sorretto sopra il seno sul davanti. Lina, chinata appena, esaminava da vicino due profonde cicatrici che correvano sulla schiena della candida ragazza, dalle scapole in giù. Larghe due dita ognuna, lunghe almeno una ventina di centimetri, increspavano, cauterizzate molto malamente, la pelle lattea della giovane.

      La maga dai capelli rossi sfiorò con un dito una delle cicatrici, e rabbrividì: -Sono stati loro, vero?- chiese. Più che una domanda era un’affermazione. Zirna non rispose, annuì solo con il capo, e con la coda dell’occhio scorse Zelgadiss bloccato sulla soglia. Velocemente si coprì con l’asciugamano.

      Lina si voltò verso di lui. Era avvolta in un accappatoio lungo fino ai piedi… decisamente era troppo grande! Sembrava che in quella locanda non avessero le mezze misure! Lo fissò sbalordita:  -Zel! Come ti permetti di spiare due fanciulle in dejabillè?!- lanciò alla chimera una pantofola, che lo colpì direttamente sul naso. Non aveva fatto in tempo a schivarla. –Scusate…- arrossì lievemente, e riprese la sua strada.

      Trovò Gourry ancora seduto al banco, lo sguardo perso di chi è afflitto da tormenti che non hanno spiegazione precisa. Il bicchiere era sollevato davanti a lui, vuoto, e i suoi occhi attraversavano il vetro opaco senza veramente vederlo.

      -Gourry- lo chiamò avvicinandosi.

      Lo spadaccino si volse a guardarlo. Per un brevissimo istante si preoccupò per il suo sguardo spento, poi quegli occhi azzurri lo riconobbero, e l’espressione cambiò all’istante. –Già di ritorno?- gli sorrise.

      La chimera sospirò. –D’accordo. Insegnerò al ragazzino ad usare arco e frecce in modo decente, affinchè non corra il rischio di insfilzare uno di noi…- accennò un mezzo sorriso. Fare qualcosa che non era nel suo interesse personale era strano per lui, ma forse avrebbe potuto accattivarsi le grazie di Zirna, e quindi un nuovo tentativo di attuare su di lui quell’incantesimo. Aveva dovuto pensarci un po’ per trovare una giustificazione a quel lavoro di insegnante che stava per cominciare, per di più con un allievo che non gli piaceva per niente… e alla fine si era autoconvinto che la sorella avrebbe potuto essere riconoscente, e premiarlo in quel modo… una giustificazione campata in aria, lo sapeva, ma preferì non pensarci.

      -Ne sono felice… vedrai che imparerà in fretta!- rispose convinto l’amico.

 

      Lina si era appena infilata nelle sua stanza, e stava indossando i pantaloni, quando qualcuno bussò piano. Svelta prese in mano la maglietta: -Avanti- boffonchiò facendo passare la testa attraverso il collo della maglietta.

      Ameria entrò, chiudendosi la porta alle spalle. Si avvicinò a Lina, che ne notò immediatamente lo sguardo ansioso. –Che c’è Ameria? Stai ancora pensando alla faccenda degli uomini rapiti da Marto? Ora andiamo di sotto, e vedremo cosa è possibile fare- dichiarò la maga, calzando gli stivali.

      La principessa sgranò gli occhi: -Hai deciso di fare qualcosa per loro? Senza secondi scopi! Lina, ma allora anche tu stai cominciando a seguire la via della giustizia!- sorrise incantata.

      -Frena Ameria! Intendo sentire come stanno le cose dall’oste… e naturalmente chiedere cosa possono offrirci in cambio di un salvataggio in grande stile! Stiamo viaggiando in un paese straniero, e non sappiamo quando arriveremo a quei maledetti monti! Abbiamo bisogno di liquidi, o non andremo lontano!- sogghignò la maga.

      Ameria sospirò sconsolata: -Mi sembrava strano… ma non ero qui per questo Lina. Volevo… parlarti di Will- abbassò lo sguardo, sendendosi accanto all’amica sul letto.

      -Will? Intendi per ciò che gli è successo ieri sera?- domandò la maga, legandosi distrattamente l’inseparabile fascia nera sulla fronte.

      -Bè, certo vorrei delle spiegazioni anche per quello… ma prima, mentre tornavo nella mia stanza, l’ho sentito parlare.- la osservò con serietà.

      Lina alzò un sopracciglio. –Parlare? Ameria, non è mica muto, non dovrebbe essere così strano che si metta a chiaccherare!- disse guardando perplessa la principessa.

      -Lo so perfettamente Lina! Ma parlava da solo! Questo non mi sembra poi così normale!-

      -Da… solo? Forse parlava nel sonno… ehi, ma tu hai origliato quello che diceva?- chiese Lina non tradendo lo stupore per il gesto poco consueto per una paladina della giustizia.

      Ameria arrossì immediatamente, ma continuò a sostenere lo sguardo della ragazza accanto a lei. –Lina! Io non mi fido molto di lui! E’ strano! E ho la sensazione che non ci dica tutto ciò che sa!- esclamò per giustificarsi. La maga sogghignava: -Si si… dì pure che non ti fidi…- il suo sorriso si fece più grande, e più malizioso…

      -A cosa stai pensando Lina?! Smettila subito di guardarmi a quel modo!- la rimproverò la principessa, diventando ancora più rossa sulle gote. –Lina, dobbiamo scoprire cosa nasconde! Ha fatto i nostri nomi! E non stava parlando tranquillamente del più e del meno, ma era agitato, parlava del suo sangue, della magia che non vuole usare, di qualcuno… o QUALCOSA da liberare!- la giovane era davvero molto agitata, e ciò riportò Lina alla serietà.

      -Del sangue… di liberare qualcuno…- ripetè sottovoce, fissando la pavimentazione in legno della piccola stanza che le avevano assegnato. –Ameria, hai fatto bene a parlarmene… se devo essere sincera anche io ho parecchi dubbi su Will… non capisco per quale motivo io non riesca a fidarmi di lui. C’è qualcosa che me lo impedisce, eppure non mi sembra un bugiardo…- annuì tra sè e sè. Sollevò lo sguardo sull’amica. –Ora ho fame! Vedremo di risolvere anche questo piccolo intoppo. Will non può nasconderci per molto tempo quello che sta combinando, ma proviamo a dargli la possibilità di parlarne spontaneamente.- suggerì, alzandosi e dirigendosi verso la porta. La principessa di Sailoon annuì, poco convinta, con molti dubbi, ma decisa a non forzare quello strano ragazzo.

 

      Tutti con la testa immersa nei grandi menù della locanda, scorrevano la lista bofonchiando di non capire che razza di pietanze servissero in quel posto dimenticato dagli dei. Gourry sollevò lo sguardo dal suo listino: -Ehi, Lina…- sussurrò, -… che cosa è questa roba?- chiese dubbioso. La ragazza al suo fianco continuò a scorrere i nomi incomprensibili sul menù, e alzò le spalle in risposta. –Non ne ho idea Gourry! Ma non mi tirerò certo indietro!-. Si mise ad agitare la mano:

-Cameriera!- chiamò.

      La ragazza dai capelli corvini si avvicinò, in mano un blocchetto e una matita: –Cosa desiderate?-

      -Mm… questo, questo, e questo… per 5!- sorrise la maga, indicando nomi sconosciuti sulle prime pagine del menù.

      La ragazza annuì senza batter ciglio. –Chi rimane fuori?- domandò fissandoli uno ad uno. La chimera sogghignò, avendo compreso che la povera cameriera si era trovata una bella gatta da pelare con l’appetito di Lina e dello spadaccino… era convinta che Lina avesse ordinato per 5 di loro, non 5 porzioni tutte per sé!

      -Io voglio le pietanze di queste due pagine!- ordinò lo spadaccino.

      Ameria Zelgadiss e Zirna ordinarono semplicemente una zuppa fredda e un trancio di capra arrostita con aromi ( a differenza dei compagni si fecero indicare gli ingredienti dei diversi piatti), mentre Will per un momento esitò, e si decise infine ad ordinare solo un primo a caso.

      Ancora allibita per il quantitativo di ordinazioni, la giovane cameriera si allontanò in direzione della cucina.

      Al tavolo scese un silenzio pesante, che Ameria si decise a rompere sentendosi troppo a disagio. –Lina, che vuoi fare allora per gli uomini del villaggio?-

      Gli occhi dell’amica ritrovarono la messa a fuoco della scena che stava vivendo, dimenticando i pensieri in cui la sua mente si era messa a vagare. –Semplice! Se offriranno abbastanza, andrò ad arrostire qualche predone! Se questo fantomatico Marto è così potente, magari è anche pieno di tesori!-

      Zelgadiss protestò: -Lina, possibile che tu non faccia altro che pensare a tesori e ricchezze? Se tu te ne stai qui a gozzovigliare, quei benedetti monti non ti busseranno alla porta un bel mattino!-

      -Ha ragione- commentò secca Zirna. Ma contrariamente a quanto ci si potesse aspettare, non stava dando ragione a Zelgadiss, bensì a Lina. Il ragazzo chimera la fissò con stupore.

      -Non sappiamo quanto sia vasto il regno di Gerni, non sappiamo neanche la direzione precisa per quei monti… non conosciamo nemmeno il nome di quei monti. Dobbiamo documentarci, rifornirci, e per fare tutto questo ci servono soldi. Non credo che possediate molto contante…- insinuò, arricciando il bianco labbro in un sorriso ironico.

      La padrona del locale arrivò con le prime portate ( uno degli antipasti inconsciamente ordinato da Gourry, e quattro dei primi ordinati da Lina), posando i piatti con pochissima grazia sul loro tavolo.

      -LINA! Lascia! Questo… coso… è mio!- gridò il biondo ragazzo mentre la maga gli sottraeva quello che sembrava del formaggio affumicato.

      L’oste si bloccò di colpo. –Avete detto… Lina?- chiese socchiudendo gli occhi in direzione della ragazza, che in quel momento deglutì il formaggio con una smorfia. La corpulenta donna la fissò negli occhi, poi osservò i capelli, e infine… Lina si accorse che stava guardando il suo seno!

–Senta…- si stava già scaldando.

      –Lina… Inverse? Già…- annuì tra sé la donna, -…avrei dovuto immaginarlo. Corrisponde. Ma credevo che viaggiasse da sola-. Mise le grandi mani sulla spalliera di una sedia del tavolo a fianco, e la trascinò accanto alla maga. Si sedette, e continuò a squadrarla.

      -Come fa a conoscere il mio nome? E chi le avrebbe detto che viaggio da sola?- si informò.

      -Tu salverai i nostri uomini- disse la donna senza risponderle.

      Lina scoppiò a ridere. –Per quale motivo dovrei farlo? Perché me lo chiede lei? Dopo il pessimo trattamento ricevuto?- agitò la mano, per dire di lasciar perdere.

      -Mi ha avvisato che sarebbe stata un osso duro. Ma ha detto che ha un debole per le trattative. Quanto vuole?- la donna arrivò subito al sodo. Gli occhi di Lina si illuminarono: per la prospettiva di guadagnare davvero un bel gruzzoletto, ma anche per la curiosità… CHI aveva parlato di lei a quella donna?

      -Chi è stato ad informarla così bene su di me?-

      L’oste soppesò l’idea di rivelare o meno chi fosse il suo informatore, ma dato che non doveva lui nulla, e che aveva bisogno di quella ragazzina, decise di non nasconderlo: -Un giovane di bell’aspetto, dai capelli dorati e ribelli, e gli occhi verdi come il mare. Era un tipo strano. Si è fermato da noi ieri e se ne è andato stamattina. Mi ha rivelato che presto sarebbe giunta a Dun’amth una ragazza dai capelli rossi, con poco seno, uno spiccato senso degli affari e la testa dura. Quando gli ho chiesto chi dovevo cercare, mi ha risposto con un  sorriso “Lina Inverse vi riporterà gli uomini”-

      “Poco seno… poco seno…” le parole pulsavano brucianti nelle sue orecchie. Prese lunghi respiri per trattenersi dall’incenerire la padrona del locale, bevve un sorso d’acqua, e sfoggiò il suo migliore sorriso da mercante che era da generazioni nel sangue degli Inverse. –Dieci mila monete d’oro- disse tranquilla, fissando negli occhi la donna.

      -Lina! Ma sei impazzita! E’ una cifra assurda!- sbottò la principessa di Sailoon.

      -Queste donne non potranno mai permettersi tanto danaro!- aggiunse Zelgadiss.

      L’oste non distolse lo sguardo da quello della maga: -Affare fatto- le allungò la mano per sancire l’avvenuto accordo, e Lina gliela strinse con vigore.

      -Che…?- fu l’unico commento che uscì dalla bocca di Ameria.

      -Ma siete davvero in grado di pagare? Signora, rifletta bene prima di affermare una cosa simile… Vede, se non riuscirete a pagare, questa monella potrebbe distruggere la città intera!- Gourry posò una mano sulla testa di Lina, fissando con preoccupazione la donna.

      -Siamo perfettamente in grado di pagare quella cifra, o non avrei accettato. A differenza di ciò che possa sembrare, Dun’amth è una fra le città più ricche del regno- fece una pausa, -Mi chiamo Omeltia, venite da me a chiedere il pagamento- disse alzandosi e risistemando la sedia all’altro tavolo. –Partirai stanotte. Non voglio sapere quale sarà il tuo piano, ma la velocità è determinante. Gli uomini scartati… vengono uccisi.- si allontanò lasciando tutti a bocca aperta.

      -Bene! Che vogliamo fare? Come agiremo?- chiese Will, rianimatosi di colpo, dopo non aver fiatato per tutta la serata.

      -Tu non agirai. Andremo solo io e Gourry, siamo più che sufficienti per un branco di briganti del deserto. Voi cercherete informazioni sulle pietre bianche, sui monti, e sul regno che stiamo attraversando. Mi è sembrato di vedere una biblioteca oggi pomeriggio nella piazza principale…- disse Lina predisponendo l’azione e i compiti.

      -Sulla strada c’erano anche un paio di templi piuttosto grandi- propose Zelgadiss.

      La maga annuì. Riflettè per un istante: -Zel, tu e Will farete il giro dei templi. Zirna e Ameria si rinchiuderanno in biblioteca, e non ne usciranno finchè non avranno trovato tutte le informazioni di cui abbiamo bisogno… e naturalmente una mappa!-

      -Ma… Lina!- protestò la chimera, guardando di sbieco Will, che dal canto suo aveva messo il broncio. –Io voglio venire con voi! Non gironzolare tra templi ammuffiti!- brontolò invece il principe di Lanthas.

      -No Will. Tu te ne starai buono e tranquillo in città. Non possiamo rischiare che ti accada qualcosa… QUALSIASI COSA… in una spedizione dove ci saresti solo di intralcio- lo zittì Lina.

      Il giovane parve contrariato. –Will, non prendertela. Appena sarai diventato un abile spadaccino ti porteremo a menare qualche banda di banditi. Tanto Lina ha i radar, e li trova ovunque!- sorrise Gourry.

      -Si? E come divento un “abile spadaccino”? Andando in giro per templi?- domandò sbuffando.

      -Appena avremo sistemato questa cosa, mi offro personalmente di darti lezioni! E Zel ti insegnerà a tirare con l’arco!- rivelò felice lo spadaccino.

      Will fissò la chimera con sorpresa. –Credevo di non andarti a genio!- commentò.

      -Nessuno ha sostenuto il contrario mi sembra- rispose seccato il ragazzo. Sul volto di Will comparve una patina fuggevole, qualcosa che poteva sembrare… delusine? …tristezza?

 

      Si era rigirata nel letto cercando di prendere sonno, ma tutto era stato vano… nemmeno contare le pecore era servito a qualcosa. Avevano stabilito di partire a notte inoltrata, quando ancora mancavano 3 o 4 ore all’alba. Dovevano spingersi nel deserto in direzione sud-est, e sicuramente si sarebbero imbattuti in sentinelle di uno dei distaccamenti maggiori dei predoni. Omeltia non aveva potuto offrire altre indicazioni: il campo dei prigionieri doveva trovarsi tra le rocce in un punto indeterminato tra Dun’amth e la cittadina di Tiris, colpita dalla loro stessa piaga.

      Si sedette sul letto, prendendosi la testa tra le mani: -Ren, hai intenzione di rubarmi il sonno, eh?- chiese sconsolata in un sussurro. Non ce la faceva… non voleva più fare quegli incubi. Non avrebbe retto un altro massacro dei suoi compagni. Si massaggiò le tempie. Aveva male alla testa per la stanchezza, e fra poco più di 4 ore sarebbe dovuta partire con Gourry. Se non fossero stati avvistati dalle sentinelle, sarebbe stato un bel guaio: dovevano farsi catturare, trovare i prigionieri, liberarli, bruciare qualche predone, appropiarsi dei tesori, e tornare dagli amici contenti e soddisfatti. Ma se nessuno li avesse catturati… si sarebbero semplicemente persi nel deserto! Non era una prospettiva molto allettante.

      Sentì un rumore di passi lenti nel corridoio: qualcuno che non voleva far rumore, ma a cui la cosa non riusciva molto bene. Socchiuse gli occhi verso la porta: i passi si erano fermati davanti alla sua camera. Lentamente si alzò e pose mano alla daga, avvicinandosi all’uscio.

      -Lina…- sussurrò una voce titubante, senza essere accompagnata da colpi alla porta. Era Will. La maga inarcò un sopracciglio, non comprendendo il significato di quella visita. Poi si chiese se non volesse rivelargli ciò di cui l’aveva messa al corrente Ameria. Aprì la porta e strattonò dentro il giovane per un braccio.

      Will si stupì che Lina avesse in mano la corta spada, e comprese che doveva essere stata sveglia, e averlo sentito nel corridoio. Si accorse che lo stava fissando. –Non riesci a dormire?- chiese seriamente preoccupato.

      Il suo sguardo era disarmante, la destra che reggava la spada ebbe un tremito. Perché non si fidava di lui? Perché era così spiazzante? Potevano essere sensazioni che provava solo lei, o Will faceva quell’effetto su tutti? Ameria le aveva rivelato che si sentiva a disagio con quel ragazzo. Forse tutto era dovuto alla sua discendenza elfica? Non era una spiegazione convincente.

      -No- rispose semplicemente, riponendo la daga accanto al comodino. –Se sei qui per chiedermi di portarti con noi, puoi scordartelo Will- disse decisa.

      Il principe sembrò rattristarsi: pareva che il suo scopo fosse davvero quello.

      -C’è qualcosa che vuoi dirmi?- azzardò Lina.

      Will la fissò negli occhi e sorrise: -No. Volevo sapere se stavi bene. E come immaginavo, non riesci a prendere sonno perché hai paura degli incubi che ti tormentano da qualche giorno- si avvicinò.

      Lina rimase immobile, a fissarlo stupita, mentre lui le posava una mano sulla spalla, spingendola con delicatezza a sedersi sul letto. Arrossì, ma non se ne rese conto, i suoi occhi ipnotizzati da quelli del giovane.

      Will si sedette accanto a lei: -Voglio aiutarti- le sussurrò con dolcezza, passandole un braccio sulle spalle, facendole posare la testa sulla sua spalla. Poi cominciò. A cantare. In una lingua armoniosa, che si fondeva con il buio e con la poca luce che filtrava dalla finestra, che sembrava costituita di magia, dipanantesi come un gioco di colori e luci irriconoscibili davanti ai suoi occhi… che diventavano sempre più pesanti. Le parve di essere cullata come una bambina tra le braccia della madre, sentiva una piacevole sensazione di calore, e tutto si mescolava e scioglieva, togliendole la capacità di pensare, di preoccuparsi per ciò che le stava accadendo.

      Una ninna nanna gli era sembrata la cosa migliore: scaturiva dal suo cuore, nemmeno si rese conto di non conoscere la lingua di quella canzone, non si accorse di una voce che gridava di rabbia nelle sua testa. Completamente perso nella melodia, incantato dal suo stesso e inconsapevole incantesimo, stava quasi per addormentarsi, come Lina accanto a lui aveva già fatto da un pezzo. Improvvisamente interruppe le parole, e tornò con lo spirito nella stanza. Che cosa aveva fatto? Non cercò la spiegazione; quando notò che la maga dormiva tranquilla, la sistemò stesa sul letto, e si allontanò. Per un istante rimase a fissarla, sperando di non averla combinata grossa. Sospirò: “Credo che non la passerò liscia la prossima volta…” pensò scuotendo la testa, e chiudendo la stanza.

 

 

      Quella notte aveva dormito meravigliosamente… un sonno profondo, tranquillo, come immerso in morbida ovatta, adagiata su una comoda nuvola, circondata da un’atmosfera bianca come il latte. Nessun incubo, nessun demone, nessun pensiero… in effetti era la prima volta da molto tempo che dormiva in modo così pacifico e beato. Neppure l’ombra di un sogno, niente di niente. Il bianco di una pagina pulita, il vuoto del nulla, il riposo più totale… l’unico rammarico era non essersi potuta svegliare con i primi raggi di sole e il cinguettio degli uccellini.

      Era ancora notte. Dovevano mettersi in marcia presto se volevano essere sorpresi dai predoni con l’oscurità.

      Guardò il mantello del Fantasma poggiato su una sedia: glielo aveva prestato per coprirsi e non essere riconosciuta dai predoni. Non avrebbero catturato una ragazza per arruolarla tra i possibili successori di Marto, ma forse non l’avrebbero nemmeno lasciata andare facilmente. Inoltre era più che probabile che la brutta figura di Toner fosse già risaputa, e avessero una sorta di identikit di chi lo aveva pestato a sangue… se avesse saputo prima quello che stavano combinando, avrebbe seguito Toner e risolto la questione immediatamente! Ma con il senno di poi non si combina nulla di buono.

      Come poteva mettersi il cappuccio? Seduta alla specchiera stava tentando di domare la folta chioma rossa che continuava a ribellarsi. Provò con una coda di cavallo, con due codini, tentò uno chignon… pensò seriamente all’unica soluzione rimastale: tagliarli. Mentre li carezzava, non trovando altro modo, qualcuno bussò piano alla porta. Gourry doveva già essere pronto.

      Si alzò e socchiuse la porta, lasciando entrare lo spadaccino.

      -Lina…- cominciò, poi la guardò sorpreso mentre lei avvicinava le forbici ad una ciocca –MA CHE FAI?!- si trattenne per non gridare. Con uno scatto veloce le strappò l’arnese dalle mani.

      -Gourry! Cosa combini?! Siamo già in ritardo, non dobbiamo perdere altro tempo! Restituiscimi le forbici!- lo rimproverò lei.

      -Ma si può sapere per quale motivo vuoi tagliarti i capelli?- chiese lui, nascondendo le forbici dietro la schiena.

      -Uf! Ma bisogna sempre spiegarti tutto? Mi dici come faccio a nascondermi sotto il cappuccio con questa massa di capelli in testa?! – sbuffò spazientita. Gourry rimase un momento pensieroso: cosa poteva passare nella sua testa, dalla sua espressione non si poteva comprendere in alcun modo. Poi sorrise con dolcezza: -Lina, siediti. Vedrai che ora trovo la soluzione- affermò deciso.

      La maga si accomodò ubbidiente alla specchiera. Cosa diavolo voleva combinare il suo amico? Non glielo aveva chiesto: quando vestiva un’espressione così decisa era difficile farlo desistere. Per evitare di dilungarsi in discussioni, Lina aveva preferito fidarsi di lui.

      Gourry prese la spazzola, e cominciò a passarla con delicatezza sui capelli rossi dell’amica. Lina chiuse gli occhi e si stupì della sensazione di completo relax che la investì. Non si era mai accorta che farsi pettinare fosse così piacevole… arrossì lievemente, e riaprì gli occhi quando Gourry posò la spazzola. Divise i capelli in tre grandi ciocche, lisciandole per bene.

      -La forza…- disse scostando la ciocca destra, -… l’astuzia…- fece con la sinistra, -…e la spregiudicatezza!- ghignò prendendo quella centrale. Cominciò a intrecciare i capelli: -Un bel mix di questi ingredienti, e si ottiene Lina Inverse pronta per l’uso!- sorrise terminando la treccia e appuntandola attorcigliata sulla nuca. Senza aggiungere nient’altro, prese il mantello nero e lo lanciò a Lina.

      La ragazza guardò il mantello in grembo, e poi la sua immagine allo specchio. I capelli erano tutti raccolti dietro la nuca, solo i ciuffi della frangetta avevano deciso di non partecipare a quell’acconciatura semplice, ma funzionale.

      Sorrise. –Gourry, dopo quattro anni che viaggiamo insieme, non avevo mai capito che la tua aspirazione fosse fare il parrucchiere!- ghignò guardando l’amico. Solo in quel momento si accorse che anche Gourry aveva preso delle precauzioni per non farsi riconoscere immediatamente: con un lungo nastro di cuoio aveva stretto i biondi capelli in una coda alta, e non indossava la sua inseparabile armatura. La spada era appesa dietro la schiena, e al fianco portava un pugnale. Conciato a quel modo sembrava uno di quei predoni che si stavano preparando ad affrontare!

      -Ti sbagli- le sorrise complice l’amico, strizzando l’occhio. –sono un protettore, non un parrucchiere!-

 

      Si erano lasciati Dun’amth alle spalle, ancora immerso nel sonno profondo. Non avevano nemmeno salutato gli amici, erano rimasti d’accordo così. Non volevano lottare di nuovo con Will per convincerlo a starsene buono buono in città.

      L’aria della notte che precede di poco l’alba era fresca, piacevole, e faceva quasi scordare che una volta sorto il sole quella terra si sarebbe trasformata in un forno. La poca vegetazione presente se l’erano lasciata dietro la schiena, nei pressi della cittadina. La zona che stavano attraversando era brulla, ma piena di grossi massi e spuntoni di roccia che sorgevano dal suolo. La luce della luna, bassissima all’orizzonte, tingeva ogni cosa di un pallido argento soffuso, e le stelle ammiccavano palpitavano e occhieggiavano dalle profondità blu del cielo come piccole candele in festa.

      -Lina…- sussurrò il giovane al suo fianco.

      -Mmh…- mugugnò in risposta senza voltarsi a guardarlo, terminando uno sbadiglio.

      -Lina…- ripetè.

      -Che c’è?- chiese la maga.

      -Non so se te ne sei accorta, ma credo che qualcuno ci stia seguendo- sussurrò preoccupato, chinandosi verso l’orecchio dell’amica.

      -Lo so Gourry- rispose semplicemente.

      -Ah. E non dovremmo fare qualcosa?- domandò lo spadaccino dubbioso, grattandosi il naso.

      -Gourry, se è uno dei predoni dobbiamo lasciare che ci catturi, no? Meglio non metterlo in agitazione. Si deciderà a fare la prima mossa!- spiegò.

      -Se lo dici tu Lina… però io credo che non ci attaccherà!- sentenziò il ragazzo.

      Lina si fermò e si voltò a guardarlo in viso: -E perché mai Gourry?- chiese un po’ spazientita. Non aveva davvero voglia di mettersi far ragionare l’amico: non erano riusciti a fare colazione prima di uscire dalla locanda, ed era affamatissima e con una voglia matta di sbrigare la faccenda nel minor tempo possibile per tornare dagli altri, e mettere qualche buon piatto esotico sotto i denti.

      Gourry sembrò riflettere un istante, con la mano che grattava distrattamente il mento: -Bè, se io cercassi il degno successore di un grande capo-banda, non perderei tempo con due stranieri che nemmeno si accorgono di essere seguiti in modo tanto evidente- concluse, guardando la ragazza che nascondeva il viso sotto il cappuccio nero. Da Lina non venne nessuna reazione. Dalla posizione della testa capiva che lo stava fissando, e guardando meglio nel buio vide che gli occhi dell’amica riflettevano un’espressione stupita.

      -Gourry…tu…TU hai ragione!-esclamò.

      -Non so per quale motivo, ma credo di dovermi sentire molto offeso dal tono della tua voce…-

      -No, no! E’ vero! Se non siamo all’altezza di ciò che cercano, potrebbero non volerci catturare! E non possiamo prenderci il lusso di perder tempo a cercare in questo deserto il loro campo-prigionieri!- guardò dietro di sé per tentare di localizzare l’individuo che li seguiva maldestramente da un po’ di tempo. Notò un leggerissimo movimento dietro una roccia, ad una decina di metri da loro. “Che imbranato! Si fa becchare anche con l’oscurità! Comincio a capire per quale motivo Marto non cerchi un successore tra i suoi uomini!” pensò portando una mano a massaggiare la tempia.

      -Esci fuori! Sappiamo che sei lì!- gridò in direzione della roccia. Dal lieve movimento che riuscì a scorgere, capì che l’uomo si era irrigidito per la comprensione di essere stato scoperto.

      -Su non farti pregare!- sbuffò spazientita. Ma quello non si muoveva.

      -Gourry, cambio di programma! Lo andiamo a prendere noi e ci porterà al campo che lo voglia o no!- Lina balzò in avanti, seguita dallo spadaccino. Aggirarono la roccia dai due lati e inchiodarono la figura alla parete, puntandogli la spada alla gola, e la piccola daga di Lina al fianco.

 

 

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Capitolo 9
*** Capitolo 8 ***


Capitolo 8

Capitolo 8

 

 

 

 

  -S

alve ragazzi…- pronunciò una voce esitante, scostando con un dito la lama che minacciava la sua giugulare.

      -Will...?- chiese Gourry incerto.

      Lina era incappucciata, ma da come stringeva convulsamente la daga, si poteva ben comprendere che la comparsa del ragazzo non era di suo gradimento. Solo lei sentiva la vena sulla sua fronte pulsare alla velocità di una lepre che fugge un cacciatore.

      -Lina...- accennò il principe.

      “uno... due... tre... quattro... cinque...”

      -Ehm...Lina...?- Will cominciava a preoccuparsi per il silenzio della maga, e si allontanò di qualche centimentro dall’arma che minacciava il suo fianco.

      “... sei... sette... otto... nove... dieci...”

      -Va tutto bene?- le chiese Gourry preoccupato (con ogni probabilità più per la sorte di Will, che per il mutismo dell’amica...).

      -MALEDIZIONE!- scattò lei, -Ma chi è che ha detto che a contare ci si calma! Will, sei uno sciocco incoscente! Cosa diavolo ti è saltato in mente di seguirci?! Te l’ho spiegato chiaramente che ci sarai solo di peso, e non potremo proteggierti!- la ragazza era infuriata, e agitando la daga avanzava verso il giovane.

      Will si scostò dalla roccia, e prese ad indietreggiare davanti alla rabbia di Lina: -Lina... i-io

v-volevo...- balbettò spaventato.

      -TU NON DEVI VOLERE! TU DEVI SOLO OBBEDIRE!- sbottò. Lo fìssò negli occhi, poi si voltò di scatto, sospirando rumorosamente. –Gourry, abbiamo perso già abbastanza tempo, andiamo. E TU- volse la testa verso il principe –TU TE NE TORNI IMMEDIATAMENTE IN CITTA’, HAI CAPITO? O PREFERISCI CHE TI CI SPEDISCA IO CON UNA PALLA DI FUOCO BEN PIAZZATA?- il suo sguardo era minaccioso, e Will lo intuì senza bisogno di distinguerlo chiaramente da sotto il nero cappuccio della sorella.

      -Non credo che potrà tornare indietro...- le sussurrò Gourry a denti stretti, guardandosi attorno con aria di cane braccato. –Siamo circondati- spiegò senza attendere la domanda dell’amica.

      Lina tese le orecchie e aguzzò lo sguardo: presa dalla rabbia per il componente indisciplinato del gruppo, non si era accorta dell’arrivo dei predoni. Si immobilizzarono tutti e tre, senza nemmeno fiatare, quando si fecero avanti tre uomini, di cui uno era a cavallo. Fortunatamente non si trattava nè di Toner, nè di Kees.

      -Ma bene! Altri uomini per le selezioni del nostro grande Marto!- li squadrò sogghignando crudele. I lunghi capelli corvini cadevano scompigliati sulle spalle, l’armatura in cotta di maglia e i paramenti di cuoio lo indicavano come guerriero esperto, mentre i due predoni a piedi avevano solo un pettorale in cuoio rinforzato, e dipinto con un teschio fiammeggiante (simbolo che, notò Lina, era riportato anche su un piccolo lembo di stoffa che decorava la fronte del grande stallone bruno).

      -Catturateli!- ordinò, e altri uomini sbucarono come funghi dopo un intenso periodo di pioggia dalle rocce circostanti.

      -Gourry, combatti, ma senza impegnarti troppo... devono vincere loro, ma non facilmente! Hai capito anche tu Will?- Lina aveva abbassato la voce, in modo che solo i compagni la sentissero. I due giovani annuirono all’unisono, snudando le spade. Circa quindici predoni li accerchiarono, con le più disparate armi tra le mani, da pugnali rozzi, a pregiate sciabole ricurve, e qualcuno aveva anche una spada a due mani di bella fattura.

      Lina li sfidò, cominciando a recitare la sua parte “maschile”: -Venite, branco di sbandati! Vedremo se riuscirete ad affrontare l’ira del potente Lion!-. Gourry alzò un sopracciglio, pensando che l’amica avesse ben contraffatto la sua voce, sembrando un ragazzo (non certo un uomo), e chiedendosi se al suo fianco c’era davvero Lina. “E chi avrebbe potuto scegliere un altro nome così modesto come Lion?” sospirò, sollevando la spada per parare il colpo che un predone gli aveva vibrato diretto allo stomaco.

      -Non uccideteli! Ci servono vivi!- ricordò loro il comandante dal suo cavallo.

      -Tsè- disse sprezzante Lion, ficcando la lama nella spalla di un uomo che l’aveva caricato a testa bassa per atterrarlo. Per un momento si ritrovò schiena a schiena con Gourry, e insieme riuscirono ad atterrare quattro predoni che si erano lanciati su di loro.

      -Will... dov’è Will?- chiese Lion, respingendo la sciabola di un altro aggressore, e voltando il capo a destra e a manca per individuare il principe. Di fianco a lei, Gourry vibrò con forza un fendente che venne però parato dal predone che maneggiava con abilità la spada a due mani. Lion, per un attimo libero, schizzò come una freccia verso il luogo in cui si svolgeva un altro combattimiento singolo. Giunse in tempo per vedere la disfatta del principe: la spada gli fu strappata di mano e volò lontano, una lama venne puntata al suo collo, e un altro predone gli fermò le mani dietro la schiena con uno stretto nodo, contemporaneamente minacciandogli la gola con un pugnale.

      -Non vuoi che il tuo amico sperimenti quanto è affilata la mia lama, vero?- chiese con malizia l’uomo. Lion abbassò l’arma. –Gourry... abbandona il combattimento- ordinò all’amico. Gourry si volse verso di lei con aria interrogativa, poi notò la situazione in cui si trovava Will, e lasciò cadere la spada senza fiatare.

      -Bravi! Sarebbe stato seccante dover portare solo due di voi al campo... non possiamo permetterci di perdere elementi così combattivi...- rise sprezzante il comandante del gruppo.

–Sapete, la gente di qui non sa nemmeno tenere in mano una spada! Voi potreste davvero avere qualche possibilità alle selezioni.- tirò le redini, e si allontanò, facendo un cenno col capo, al quale risposero tre predoni che subito legarono le mani a Gourry e Lion. Infine bendarono tutti e tre, e li spinsero a camminare con la punta delle armi leggermente poggiata all’altezza delle scapole dei prigionieri. 

 

      Camminarono fino a sentire la giornata farsi tiepida, e poi calda. Stavano marciando alla cieca almeno da tre ore, e ancora non si erano fermati un momento. Accanto a loro i predoni scherzavano, battibeccavano, facevano progetti di ricchezza, e si burlavano dei tre prigionieri, facendo loro lo sgambetto di quando in quando, e tirandoli di nuovo in piedi con degli strattoni alla corda che li teneva legati.

      Poi d’improvviso si arrestarono. Un rumore di combattimento, ordini urlati a squarciagola, risa e gridi di dolore si mescolavano allo scalpiccio di cavalli in corsa, non molto lontani. Un predone si avvicinò loro, e con poca grazia tolse le bende. Lo spettacolo visivo che si offrì loro, li lasciò di stucco: il campo era immenso. Alla loro sinistra si ergeva un’alta rete, all’interno della quale uomini impauriti combattevano tra loro senza possibilità di scappare, controllati a vista da alcuni predoni con in mano frustini e fruste lunghe terminanti in tre affilate punte. Davanti a loro l’accampamento vero e proprio, con tende più o meno ampie, davanti alle quali alcuni uomini palesemente appena svegliatisi, si stiravano, sbadigliavano, e bevevano chissà quale intruglio. Una delle tende spiccava per la ricchezza delle decorazioni, e per il vessilo con il teschio fiammeggiante che sventolava molle alla brezza leggera. Lion comprese che quella doveva essere la tenda del comandante. Discosto dal campo si intravvedeva una sorta di percoso ad ostacoli da effettuarsi coi cavalli, e in quel momento alcuni erano fatti correre, con in sella uomini che si aggrappavano con forza al collo degli animali, lasciando fare tutto a loro. Molti cadevano dopo le prime falcate, altri resistevano più a lungo, o venivano sbalzati di groppa al primo salto di ostacolo.

      -E’ una specie di palestra...- bisbigliò Lion.

      -Si... ma chi non è all’altezza fa una brutta fine...- commentò macabro Gourry, accennando col capo verso un punto che Lion non aveva notato. Una fossa si apriva tra alcune dune, dietro i campi circondati dalla rete. Due predoni si stavano dirigendo verso di essa, trascinando per i piedi il cadavere di quello che doveva essere un ragazzino di non più di 13 anni. –Mio dio...- sussurrò Lion, mordendosi il labbro inferiore, e distogliendo lo sguardo.

      -Avanti! Conduceteli al recinto!- ordinò il comandante. Un predone si avvicinò a lui sorridendo con cattiveria: -Majot, li faccio combattere subito?- chiese sfregandosi le mani.

      Il comandante, Majot, ci pensò su un momento: -Preparali. Verrò a vedere personalmente cosa sono in grado di fare.- detto questo voltò il cavallo e si allontanò.

      -Hi hi hi! Venite! Avrete l’onore di morire sotto gli occhi del comandante!- sghignazzò l’uomo, prendendo la corda e tirandola con poco riguardo. 

      I tre compagni non aprirono bocca durante il breve tragitto verso il recinto. Lion esaminò meglio il campo, cercando quale fosse la via migliore per la fuga, e comprendendo ben presto che sarebbe stato molto complicato svignarsela con i prigionieri senza scatenare una lotta feroce. Il campo era circondato da una rete metallica dalla quale spuntavano spine aguzze; alla distanza di circa due metri l’uno dall’altro si notavano i resti dei fuochi che venivano accesi di notte, e le postazioni delle sentinelle. I predoni all’interno del campo dovevano essere almeno trecento. I prigionieri nel recinto erano minimo un centinaio, e ai cavalli erano non più di venti. Centoventi uomini, tra cui anche ragazzini, e loro tre, contro trecento predoni armati fino ai denti, preparati e comandati da un uomo che sembrava sapere il fatto suo, e cosa che più contava in quelle bande, sapeva farsi rispettare e temere.

      Will camminava al suo fianco, guardando con orrore la fossa in cui sicuramente si stipavano parecchi cadaveri di innocenti. Lion notò che il ragazzo aveva un braccio incrostato di sangue: doveva essersi ferito nella battaglia. Il labbro era gonfio e rotto, e il sangue su di esso si era seccato diventando scuro. “Accidenti... se fosse rimasto al sicuro in città non gli sarebbe accaduto nulla...” pensò Lion, continuando a fissare il principe.

      Si voltò alla sua sinistra: Gourry non era ferito, tranne per un piccolo graffio al ginocchio, che si intravvedeva attraverso lo strappo nei pantaloni. Probabilmente se lo era procurato cadendo per lo sgambetto che uno dei predoni gli aveva fatto durante il tragitto.

      -Ecco, state qui buoni buoni! Fra un po’ tocca a voi!- l’uomo aprì una porticina nella rete chiusa da un pesante lucchetto. Li spinse dentro con forza, e richiuse la porta alle loro spalle. Li fissò socchiudendo gli occhi e sorridendo malignamente, poi si diresse verso l’accampamento. In quella parte del recinto c’era un telone posto a protezione dal sole e di un’eventuale quanto improbabile pioggia. Alcuni uomini li fissarono con occhi colmi di tristezza, paura, rassegnazione, pietà. In quello spazio angusto ombreggiato, si stipavano stretti almeno la metà degli uomini, mentre altri erano seduti al sole, e circa una decina stava combattendo nei campi d’allenamento poco distanti.

      -Bene. Gourry, la serratura è una bazzecola, ma questi predoni sono molto numerosi, e hanno un ottimo sistema di controllo. Gli uomini- fece una pausa e fissò i prigionieri, -non ci saranno troppo utili. Sono sfiniti e disperati, ma saranno all’altezza.- annuì tra sè, pensando già a quale tattica adottare per liberarli.

      -Lin... Lion, siamo disarmati, come possiamo fare ad affrontare tutti quei predoni? Io non credevo che fossero così tanti!- le fece notare lo spadaccino. La maga rimase pensierosa, annuendo di nuovo.

      Will si avvicinò ad un ragazzino, che doveva avere a mala pena 11 anni. Lui si ritrasse spaventato. Il principe non si scoraggiò, gli sorrise, si inginocchiò e posò una mano sulla sua esile e magra spalla: -Vi tireremo fuori di qui. Tutti quanti- gli sussurrò con tono rassicurante. Il ragazzino lo fissò negli occhi, e istinitvamente credette alla sua determinazione e decisione, annuendo col capo, e ricambiando coraggioso lo sguardo.

      -Lion, dobbiamo sbrigarci!- disse rialzandosi, con urgenza nella voce e nell’espressione.

      -Lo so Will...-

      -Shh!- fece Gourry. Un “carceriere” si stava avvicinando ai prigionieri. Si ammutolirono all’istante, osservando l’uomo che si dirigeva verso di loro a passi svelti.

      -I tre stranieri?- chiese rudemente. –Majot aspetta di vedere il vostro spettacolo- raccolse la corda che ancora li teneva legati assieme per le mani, e li condusse ad un campo libero. Il comandante stava in piedi al suo centro, con le braccia incrociate e lo sguardo impassibile. “C’è un’altra entrata” pensò Lion, mentre il predone tagliava le corde che avevano legate ai polsi.

      -Eccovi qui.- constatò Majot. Si portò al limite del campo, e prese a camminare avanti ed indietro, con una mano sotto il mento, in atteggiamento pensieroso. Doveva essersi fatto un bagno, perchè ora sembrava aver perso quel colore scuro dovuto probabilmente alla polvere del deserto incrostata sul volto, e i capelli erano lucidi e accuratamente legati. Gli occhi neri vivaci e intelligenti li fissavano e distoglievano alternativamente lo sguardo. Poi si arrestò: -Con gli stranieri è più difficile. Non abbaimo elementi per minacciarli a fare ciò che vogliamo... donne, bambini, case, a voi non importa che fine fanno gli abitanti di queste città... Si vede ad occhio che venite da lontano.- li squadrò, -Sarebbe impossibile ordinarvi di combattere tra di voi... non c’è altro modo quindi. Nan, Gorren, Farmo, tirate fuori il meglio da questi tre!- ordinò a tre predoni che si erano avvicinati. Erano tre colossi muscolosi, abbronzati, e pressochè identici. –I gemelli sono tra i migliori- sorrise Majot compiaciuto alle espressioni di stupore degli stranieri (anche se non potè essere certo di quella dell’incappucciato).

      Il comandante si recò personalmente ad un angolo del campo, raccolse tre armi, e le lanciò a Gourry. Lo spadaccino le afferrò al volo: erano le loro spade. Le distribuì a Lion e Will, fissando con preoccupazione il ragazzo. Lui e Lina potevano farcela, ma il ragazzo? Doveva aiutarlo in qualche modo! Notò che la mano del giovane tremava impercettibilmente per la tensione.

      -Gourry, cercherò di non usare la magia... dobbiamo tenerla come ultima risorsa, per coglierli di sorpresa stanotte- bisbigliò la maga. L’amico annuì, non staccando gli occhi di dosso ai tre giganti. Si strinsero schiena contro schiena, le armi protese in avanti.

      -Will, non agitarti, e non stringere con troppa forza la spada, renderà meno fluidi i movimenti!- Il ragazzo ascoltò i suggerimenti dello spadaccino, e cercò di allentare le spalle dalla tensione, stringendo con più naturalezza possibile l’arma. Ringraziò silenziosamente dentro di sè Gourry, e prese un profondo respiro per prepararsi ad affrontare i giganti, che lenti e minacciosi si avvicinavano sogghignando. Uno di essi stringeva una mazza chiodata, il secondo era disarmato, il terzo aveva una spada dalle dimensioni spropositate. Lo spadaccino e la maga decisero di comune accordo di lasciare quello disarmato a Will, mentre si sarebbero occupati rispettivamente di quello con la spada, e di quello con la mazza.

      -Prima noi di loro!- ruggì all’improvviso Lion, e mentre Gourry comprese al volo e si lanciò all’attacco, Will rimase un istante sorpreso. Davanti a lui solo il gigante disarmato, che colto anch’egli di sopresa, guardava i fratelli combattere contro quei due omuncoli microscopici. Poi fissò il giovane. Will deglutì, ma evitò di stringere convulsamente la spada, respirando a pieni polmoni nel tentativo di dare una calmata al suo cuore impazzito dal terrore. Da un lato del campo sentì Gourry gridargli: -Non scoprire mai i punti vitali!- poi la sua spada cozzò con fragore contro quella enorme di Gorren.

      Lina si destreggiava con l’agilità di un gatto per evitare i colpi di mazza di Farmo, e riusciva solo occasionalmente a provocargli qualche piccolo graffio con la sua daga. All’angolo del campo Majot annuiva soddisfatto. Le gambe di Will tremarono. Gli tornò alla mente il ragazzino di poco prima: aveva creduto alle sue parole, ora doveva dimostrare che anche lui ci credeva.

      “Liberami! Ti aiuterò io!” sentì nella sua testa. –Nooooo!- gridò, gettandosi all’attacco del gigante, con la spada alzata sopra la testa. Ricordò all’improvviso le parole di Gourry, e riabbassò le braccia, tenendo la spada laterale. Il gigante scoppiò a ridere, ma subito si zittì, notando che dietro i movimenti di quella spada ne rimanevano altrettanti, come se invece di una lama ne dovesse affrontare centinaia. Si stropicciò gli occhi con le grosse mani, li riaprì, e si accorse appena in tempo che il suo avversario aveva spiccato un salto per poterlo colpire alla testa. Agitò una mano, e lo scagliò con violenza a terra.

      La testa gli girò vorticosamente, rotolò nella polvere, e si trovò sbattuto contro la rete. Dal dolore che sentì alla schiena, comprese che anche quella rete era arrichita da acuminate spine metalliche. Cercò di rialzarsi in piedi in fretta. Il gigante, veloce come non avrebbe mai creduto, era già su di lui, e gli sferrò con violenza un calcio nell’addome. Will si piegò in due dal dolore, e sputò sangue. Da lontano sentì gridare il suo nome. –Mira alle gambe!- era Gourry. Non potevano aiutarlo, erano impossibilitati a raggiungerlo dagli altri giganti. “Volevo essere utile... volevo combattere per questa gente... volevo avventura...” pensò risollevandosi senza lamentarsi per il dolore. Riuscì a raddrizzarsi, tossendo violentemente, mentre un rivolo di sangue gli scendeva all’angolo della bocca. Fissò Nan con uno sguardo che ghiacciò il sangue all’avversario. I suoi occhi sembravano poter sprigionare fiamme da un momento all’altro. Il gigante indietreggiò impercettibilmente. Will sorrise divertito “Mira alle gambe!” si ripetè. Spiccò un balzo laterale, si mise a correre inseguito da Nan, poi saltò. Il gigante era pronto ad afferrarlo al volo, ma il salto si interruppe a metà, Will atterrò, rotolando di lato, sotto la gamba del gigante, e affondò l’arma nel ginocchio del nemico. Nan ululò di dolore, scalciando per estrarre la lama. “Il miglior attacco di quest’arma è l’affondo” Will aveva ricordato le parole di Xellos in merito alla sua leggendaria spada. Estrasse la lama, e schizzò lontano dal gigante, per riprendere fiato. Fu scosso di nuovo da un violento colpo di tosse... quel calcio doveva avergli rotto qualcosa dentro, perchè continuava a sentire il sapore del sangue in bocca. Si asciugò le labbra con il braccio, osservando il sangue da cui si era ripulito. Respirava faticosamente, ma non si permise di pensarci, e tornò all’attacco, balzando contro il petto del gigante, che era caduto su un ginocchio a causa della ferita che gli aveva procurato. Nan non aveva intenzione di arrendersi al ragazzo, e questa volta riuscì ad afferrarlo con un movimento fulmineo. Strinse nella mano il corpo snello di Will, fin quasi a sentirlo scricchiolare. Il principe gridò dal dolore, la spada scivolò dalla sua mano e cadde pesantemente a terra, lasciando dietro di sè i fotogrammi della sua immmagine. Il gigante rise sprezzante, e rimanendo in ginocchio cominciò a scuotere il giovane imprigionato nella sua mano, come se fosse una bambola di pezza.

      -Will!- Lion si era sottratta a Farmo, e stava correndo nella sua direzione per aiutarlo. Il gigante si lanciò all’insegumento: -Dove scappi moscerino?-. Gourry si frappose tra lui e la maga, e con movimento deciso calò la spada all’altezza della coscia del colosso. Farmo si infuriò, sbuffò dal naso, e cercò di colpire lo spadaccino con la sua mazza, mentre sopraggiungeva a dargli man forte  anche Gorren. Ora Gourry doveva afrontare da solo due giganti. Aveva già potuto notare che Gorren era lento negli attacchi, perchè quell’arma immensa doveva sbilanciarlo molto, nonostante lui fosse un armadio ambulante. Ma non sapeva quale fosse il punto debole di Farmo. Lina era piccola e veloce, si era intrufolata con agilità nelle sue difese, ed era riuscita a procurare qualche lieve ferita al suo avversario. Ma nulla di grave purtroppo. Al contrario, lui era riuscito a colpire Gorren alla gamba e alla testa, e il gigante ora non riusciva più a correre e a muoversi con disinvoltura. Inoltre doveva aver colpito con forza la tempia, poichè il suo nemico batteva spesso le palpebre come per schiarirsi la vista.

      Lion cercò di fare il più in fretta possibile: per quanto abile fosse, due giganti erano troppi per Gourry. Si scagliò contro Nan, piantando la lama della sua piccola daga nel suo stomaco, prima che lui si potesse accorgere di ciò che stava accadendo. Il gigante, stupito, fissò incredulo il moscerino nero e incappucciato che estraeva lo spadino dal suo ventre, venendo schizzato di sangue che sgorgò dalla ferita. Lasciò il suo prigioniero, che scivolò a terra svenuto, e si portò la mano a frenare il sangue. Lion non gli badò, e corse a soccorrere il principe di Lanthas.

      -Dannazione Will! Svegliati!- c’era paura nella sua voce: il giovane respirava a fatica, e un insolito pallore gli ricopriva il viso. Sentì Gourry urlare dietro di lei, e si volse a guardarlo: lo spadaccino aveva atterrato Gorren, ma Farmo era riuscito a prenderlo di striscio con la sua mazza, e gli aveva strisciato il braccio con un chiodo lasciando una traccia di rosso sangue ad indicarne il passaggio.

      All’improvviso Majot si portò nel campo di battaglia. –Farmo, Nan, portate Gorren da Jeki.- fece una pausa, aspettando che i due giganti (Nan con molta fatica a dire la verità) si caricassero il gemello sulle spalle. –Bravi- si complimentò. Li seguì con lo sguardo, mentre uscivano dal recinto attraverso una porta molto ampia che venne aperta e poi richiusa da due predoni che erano rimasti per tutto il tempo al di là della rete.

      Senza capire cosa stava accadendo, Gourry si strinse nelle spalle, e si avvicinò a Lion e Will, inginocchiandosi di fianco al principe, accanto alla maga. –Come sta?- chiese preoccupato. Lion lo fissò, e sperò che l’amico non notasse la sua preoccupazione celata sotto il cappuccio. –Non troppo bene Gourry...- disse con un filo di voce, tornando a guardare il ragazzo steso a terra.

      Majot camminò lentamente verso di loro. –Bene. Come pensavo, non siete tre persone qualsiasi. Un guerriero dalla tecnica impeccabbile, un ragazzo agile e astuto come una volpe, e un giovane dal grande coraggio- li fissò sorridendo. –Siete tra i migliori elementi che io abbia mai visto in questo campo. Forse tra di voi potrebbe esserci il nostro nuovo capo-

      -Se non fate qualcosa per lui, il ragazzo coraggioso non potrà più partecipare alle selezioni per mister predone dell’anno!- sbottò Lion con aggressività.

      -Calma calma piccola volpe del deserto. Ora Jeki arriverà e rimetterà in sesto il vostro amico. Devo ammettere che Nan ci è andato un po’ pesante con lui. Dei gemelli, è quello che si fa maggiormente prendere la mano, per questo combatte a mani nude. Se gli avessimo fornito un’arma, vi avrebbe spaccato in quattro in poco tempo!- sorrise Majot, tentando di scorgere qualcosa all’interno delle pieghe del nero cappuccio che Lina teneva saldamente calato sul viso. Poi si chinò su Will, esaminando il viso pallido e ascoltandone il respiro. –Credo che una costola rotta abbia danneggiato un polmone. Jeki è esperto di questo tipo di ferite, non preoccupatevi per il vostro compagno.- si alzò, e se ne andò, uscendo dal recinto, e lasciando passare quello che doveva essere il medico dell’accampamento: un uomo di mezz’età con capelli brizzolati e un’ombra di barba. –Chi di voi ha ridotto a quel modo Gorren? Non ho mai visto un colpo così ben piazzato alla tempia di un gigante!- commentò avvicinandosi. Quando notò il ragazzo steso a terra, affrettò il passo. Allontanò Gourry e Lion, e si inginocchiò accanto al ferito. Estrasse uno specchietto da una tasca, e lo resse appena sopra la bocca di Will: contò il tempo intercorso tra un respiro e l’altro, calcolando i battiti del cuore stringendogli il polso tra pollice e indice, e ascoltando il caratteristico sibilo nel respiro che in una persona sana non dovrebbe esserci. Dalla borsa di pelle che aveva poggiato a terra accanto a sè, estrasse una fialetta trasparente, in cui oscillava un liquido vagamente rossastro. Stappò la fiala, ne annusò il contenuto, e annuì col capo. Sollevò con delicatezza la testa di Will, e gli fece ingurgitare il liquido. Anche nell’incoscenza, il giovane fece una smorfia.

      Jeki slacciò il gillet blu, e tastò il petto nudo del ragazzo. Nel punto in cui aveva ricevuto il calcio spiccava un grande ematoma violaceo. Il medico annuì di nuovo, prese dalla borsa una lunga fascia bianca, e si voltò a guardare lo spadaccino: -Tu, aiutami a fasciarlo- ordinò senza tanti mezzi termini. Gourry scattò immediatamnete: sorresse il corpo di Will mentre Jeki stringeva la fascia attorno al petto, all’altezza del livido. Fece cenno a Gourry che poteva riadagiarlo a terra, e il ragazzo obbedì. L’uomo esaminò le condizioni di Will ancora per qualche tempo, massaggiando una pomata sulle ferite e sulle escoriazioni, comprese quelle che si era procurato nella lotta contro i predoni nel deserto. Passò poi ad esaminare le ferite di Gourry, e di nuovo massaggiò la pomata sopra il suo ginocchio, e una crema diversa (e dall’odore più nauseabondo, constatò lo spadaccino) sul suo braccio. –La mazza chiodata di Farmo è piena di ruggine- spiegò semplicemente. Infine fissò Lion. Il mantello sembrava integro, lo straniero sembrava non essere ferito. Fece per avvicinarsi ed esaminarlo meglio, ma Lion lo tenne lontano: -Io non sono tanto sciocco da farmi colpire come questi due!- disse spavaldo. Jeki annuì pensieroso, raccolse la borsa e si alzò. –Il ragazzo ha bisogno di riposo. Per fortuna il polmone non è grave, il rimedio che gli ho fatto bere guarirà la ferita dall’interno. Penserò io ad avvertire Majot che non deve combattere per un po’-. Invece di indirizzarsi verso la porta da cui era entrato, si diresse verso i prigionieri, all’altro lato del recinto e, una volta raggiunti, si mise ad esaminare le loro condizioni di salute.

      Gourry fissò Lina con un sopracciglio alzato: tanta “gentilezza” in un gruppo di feroci predoni non era normale. Lion si guardò attorno: -Se aiuto la medicina di quell’uomo con un piccolo recovery, non dirà niente nessuno, vero?- sorrise nell’ombra del cappuccio. Gourry si spostò a coprirla alla vista dei predoni di guardia alla porta, mentre Lina si chinava su Will, con le palme aperte all’altezza della ferita. Velocemente il ragazzo riprese colore, tossicchiò piano e socchiuse gli occhi, deglutendo con la bocca impastata. –Che schifo!- commentò sedendosi con l’aiuto di Gourry.

      -Chissà che razza di medicina ti ha fatto bere quell’uomo- gli sorrise lo spadaccino.

      Fortunatamente Lina era ancora coperta dal cappuccio... non le sarebbe piaciuto mostrare il suo sollievo per la guarigione di quello scapestrato. E infatti non perse l’occasione di rimproverarlo:

-Razza di zuccone! Hai visto che per poco non ci rimettevi la pelle! Così impari a non darmi retta! La prossima volta te ne rimarrai tranquillo dove dirò io!-

      -Vuole dire che era preoccupata per te, e che nonostante tutto sei stato in gamba- tradusse Gourry con un sorriso complice al ragazzo. Lina gli piantò un gomito nel fianco: -PreoccupatO? Io? Non sia mai! Lion non ha di queste debolezze!- si alzò, e senza attenderli si diresse verso l’ombra offerta dal telone in fondo al recinto.

 

      I prigionieri erano già a conoscenza della loro prodezza contro i tre gemelli, e li fissavano ora con insistente ammirazione, e anche con timore. Lina attese che fossero tutti riuniti, mentre i predoni di guardia al recinto, e quelli che gironzolavano là attorno come curiosi turisti ad uno zoo, si fossero allontanati. Erano rimasti solo gli addetti a tenere sotto controllo le porte. Era il momento per parlare di fuga, senza essere ascoltata da gente indiscreta. Si portò al centro del gruppo di uomini, e cominciò a bassa voce: -Siamo venuti a liberarvi. So che farsi catturare forse non è stata una mossa felice, ma non sappiamo muoverci nel vostro deserto, e non sapevamo come trovare il campo. Ora, io sono un potente mago, e loro sono guerrieri formidabili- indicò Gourry e Will, che a dispetto di ogni previsione, in poche ore era tornato come nuovo. Aveva volontariamente esagerato: quegli uomini avevano bisogno di leader aggressivi e sicuri di sè, non poteva fare la modesta. Cosa che comunque non era sua abitudine fare! –Non appena ci si presenterà l’occasione propizia, abbatterò questo recinto, e correremo a recuperare le armi. Ho notato che le tengono nella tenda poco distante dalla grande porta sul fondo- indicò con la testa i campi di battaglia e la porta da cui era entrato e uscito Majot. Le loro armi erano infatti state ritirate di nuovo, dopo il combattimento con Nan, Gorren e Farmo.

      -Ma cosa dovremmo fare? Abbiamo anche le mani legate- commentò con amarezza un uomo.

      Lion annuì: -Prima di fare saltare tutto quanto, scioglieremo i nodi. Ci vorrà un po’ di tempo perchè siamo in molti, ma aiutandoci a vicenda renderemo tutto più veloce. Bisogna usare molta discrezione, i nostri aguzzini non si devono accorgere di nulla-. Gli uomini, e anche i ragazzini, annuirono decisi. Erano visibilmente spossati, chissà da quanto tempo erano lì dentro, costretti a combattere tra loro, malnutriti e cotti dal sole. Chissà quanti ne erano morti per quelle condizioni misere in cui erano tenuti, come bestie per il macello... Lina scosse la testa. Will le toccò la spalla. Lo stesso predone che li aveva condotti al campo di battaglia quel mattino, ora si avvicinava alla porta e di nuovo chiedeva dei tre stranieri.

      L’uomo entrò, fece cenno a loro di seguirlo, e li condusse fuori. Scortati da uno stuolo di brutte facce, avanzarono attraverso l’accampamento, con le mani sempre legate, come erano stati lasciati dopo il combattimento con i giganti. Si fermarono davanti alla pista ad ostacoli per i cavalli. Tre magnifici purosangue battevano con gli zoccoli il terreno polveroso, eccitati all’idea di lanciarsi in una corsa veloce. Lion rimase impassibile, mentre Will guardava con ammirazione quei possenti animali, e Gourry li fissava incuriosito. –Lion, secondo te che ci faranno fare ora?- chiese abbassandosi all’altezza della testa della maga. –Cavalcare! Cervello di medusa che non sei altro!- lo rimproverò Lion.

      Per la seconda volta, il predone tagliò le corde che tenevano legate le loro mani, e fece un cenno verso i cavalli. –Un uomo di poche parole, eh?- ironizzò Lion passandogli accanto. Il predone digrignò i denti in risposta.

      Si avvicinò ad uno dei cavalli, e gli carezzò il collo con delicatezza: sentì l’animale fremere di agitazione. Erano nervosi ed eccitati... una miscela pericolosa per chi li doveva cavalcare. Vide Will montare agilmente in sella a quello che tra tutti sembrava il più alto, anche se di poco. Si chiese per un momento dove avesse imparato il principe a cavalcare, se era vero che Umbert non gli staccava le guardie reali di dosso...

      Gourry le si avvicinò: -Ti serve aiuto?- In effetti quegli stalloni erano molto alti, e senza sella: i predoni cavalcavano a pelo, ma usavano le redini. Senza staffe avrebbe potuto sembrare impresa difficile per una alta (o bassa?) come lei montare in groppa. Scosse con veemenza la testa, e si aggrappò alla criniera. Spiccò un balzo, e con qualche difficoltà si issò sul maestoso animale. Si mosse sul suo dorso, per assestarsi meglio, e si voltò a fissare Gourry che le sorrideva. Lo spadaccino si avviò all’unico cavallo rimasto, e con grande destrezza gli saltò in groppa.

      -Tenetevi forte. Sono nervosi ed agitati!- li avvisò Lion, solo poco prima che il predone fischiasse. Evidentemente il fischio era il segnale per i cavalli, che schizzarono in avanti al galoppo furioso, abbassando e tendendo alternativamente le orecchie sensibili per esaminare l’aria. Per poco tempo i tre cavalieri procedettero affiancati, poi Will si staccò dal gruppo, spronando il suo nero destriero ad andare più veloce, e affrontando con agilità il primo ostacolo. Il cavallo saltò sotto la guida del principe, e superò la sbarra atterrando molto distante da essa.

      Lina fissò la scena sbigottita. Strinse più forte le redini quando sentì sotto di lei l’animale tendersi e correre ancora più veloce, lanciandosi a sua volta sulla sbarra, e superandola per un pelo, mentre lei veniva sbalzata in avanti e si reggeva a fatica sul dorso tramite la stretta delle gambe attorno al corpo massiccio del purosangue. Dietro di lei sentì Gourry incitare la sua cavalcatura per farle superare l’ostacolo, e un attimo dopo si ritrovò il biondo ragazzo sorridente al suo fianco. E lui...? Dove aveva imparato? Non potè concentrarsi su questi interrogativi perchè, mentre davanti a lei Will offriva lo spettaccolo di un cavaliere espertissimo, e superava ogni ostacolo spingendo lo stallone sino al limite, lei faticava a tenersi in sella, con il suo animale compleatmente euforico che tentava di imitare l’altro. Procedendo sempre affiancato a lei, Gourry non sembrava minimamente in difficoltà. Tra uno scossone e l’altro, Lina si chiese per quale motivo l’amico non la superasse, dato che ne era evidentemente in grado.

      Il resto della corsa tentò di dimenticarlo appena mise di nuovo i piedi a terra. Aveva chiuso gli occhi contro il vento che si insinuava ululando nel cappuccio, e con tutte le sue forze si era aggrappata all’animale, finchè non si era fermato accaldato e ansimante. Lina aveva riaperto gli occhi, ed era scesa immediatamente e con una certa fretta. Gourry le fu subito al fianco,conducendo l’animale per le briglie, mentre Will si stava attardando a dare calorose pacche sul collo nero e arcuato del suo stallone. Con un balzo scese a terra, e si avvicinò ai compagni.

      -Devo dire che continuate a stupirmi- Majot battè le mani, rivolto soprattutto a Will.

-Complimenti- si piazzò davanti a Lion. –La volpe del deserto però preferisce andare a piedi, vero?- lo fissò con aria divertita. –Temevi che si facesse del male?- disse poi rivolto a Gourry.

–Forse non hai l’animo adatto per diventare un predone...- fece una pausa e lo squadrò, -...o forse si!-.

      Lina comprese il motivo per il quale Gourry non l’aveva mollata un attimo e arrossì impercettibilmente.

      Un ragazzo a cavallo si avvicinò a Majot. Sembrava esausto, e si mise a parlare in tono d’urgenza al comandante dell’accampamento. “Un messaggero” comprese Lina.

      -Bene! Marto sarà qui entro la fine della giornata! Sembra che voglia dare la caccia a chi ha pestato Toner, la sentinella migliore dell’accampamento di Peris- studiò le reazioni dei tre stranieri, chiedendosi se conoscessero già quella storia.

      -Riportateli nel recinto! Si mobilitino tutti gli uomini! Voglio che Marto abbia l’accoglienza degna di un  re!- Majot gridò ordini a destra e a manca, allontandosi senza più degnarli di uno sguardo.

      Le loro mani vennero per l’ennesima volta legate e rese inoffensive (o quasi, pensò Lina compiaciuta) e furono ricondotti in mezzo agli altri prigionieri.

 

      Mordicchiando l’estremità della matita, Zirna tentò ancora di contattare il fratello tramite la telepatia. E ancora non ottenne nessuna risposta. Poteva solo formulare delle ipotesi, e sebbene fossero tre le diverse possibilità, una la scartò scuotendo con decisione la testa. Suo fratello non era morto. Non poteva essere morto. O era troppo lontano, o non era sufficientemente concentrato per poterla sentire. MA NON ERA MORTO. E poi Lina e Gourry erano con lui... Sospirò, e si accorse che Ameria la stava fissando, il libro aperto tra i gomiti appoggiati sul consunto tavolo della biblioteca. La principessa si stava annoiando, non avevano trovato nulla di interessante in quei volumi vecchi e che puzzavano di polvere.

      La finestra era spalancata; nel raggio di sole che penetrava da essa si scorgevano strane danze di pulviscoli brillanti che salivano verso l’alto. La stanza era pressoché deserta, solo una ragazzina sedeva ad un tavolo distante, ed esaminava svogliatamente i registri segnando a parte su un foglietto i tomi che avrebbero dovuto essere restituiti in quella settimana.

      -Sei preoccupata?- le bisbigliò Ameria.

      Zirna abbassò gli occhi sul tomo che stava esaminando, e prima di rispondere sembrò riflettere a lungo. –Sì- disse infine.

      -Vedrai che Lina e Gourry non permetteranno che gli accada nulla...- cercò di consolarla.

      La pallida ragazza tornò a guardarla, annuì poco decisa, e si concentrò di nuovo sulle ricerche.

      Non ricordava che Will fosse una tale testa calda. A quattro anni era sì una piccola peste, ma aveva creduto che crescendo si sarebbe dato una regolata, e invece...

 

 

                                    Non arrabbiarti, e non cercarmi... vado con Lina e Gourry

                                   e finalmente farò qualcosa per aiutare qualcuno...

                                                            voglio sentirmi utile...

                                   cerca di capire... fidati di me come io mi fido di te. Tornerò!

J  Will    

 

      Aveva trovato il foglietto incastrato sotto la porta della sua stanza, e come era prevedibile, in un primo momento si era arrabbiata, poi aveva riflettuto sulle parole del fratello. “Voglio sentirmi utile”. Non era un solito capriccio? Non era quella voglia di emozioni forti? Oh, sì, in parte quella fuga era dovuta al suo spirito avventuroso, che per tanti anni era stato rinchiuso in un palazzo di cristallo, che forniva tutto tranne la libertà... ma Will non era solo un principe capriccioso e disobbediente, era in primo luogo un ragazzo che si lasciava trasportare dalle emozioni, che non le costringeva entro i limiti della razionalità, che le sentiva così forti da non poterle trattenere. E se ora voleva rendersi utile e aveva preso a cuore la situazione di quei poveri sventurati, era perché non poteva sopportare con tutta la sua persona che vi fosse della sofferenza sui volti di quelle donne sole; che uomini e ragazzi rischiassero la vita per le smanie di un predone; che lui non potesse fare nulla per loro. Testardo, impulsivo... e buono. Troppo buono. “Fidati di me come io mi fido di te”... “Si fida di me... come ci riesce? Neanche io mi riesco a fidare di me stessa...” pensò, lasciando cadere lo sguardo su un’altra mappa di Gerni. Poi le vide: le montagne su questa mappa erano segnate dettagliatamente, ogni passo aveva un nome, piccoli sentieri erano tratteggiati con un’incerta linea rossa, i picchi e le valli avevano nomi chiari e leggibili... –Eccola!- scattò in piedi felice, facendo cadere la sedia dietro di lei. Ameria sobbalzò, e si sporse a guardare la mappa. Il dito bianco della ragazza accanto a lei puntava su un nome: GROTTA DI IALIS.

      La principessa di Sailoon si precipitò allo scaffale, e scorrendo velocemente i titoli, prese tra le braccia tre grandi volumi, aprendoli sul tavolo. Le due ragazze si misero freneticamente a cercare indizi sullo Ialis: la pietra bianca che sigillava i poteri magici.

 

      Zelgadiss si era recato a controllare i templi da solo. D’altronde, non aveva bisogno di nessuno, era quasi routine per lui... Will aveva avuto la bella idea di sparire nella notte dietro ai loro compagni, così lui aveva evitato di passare la giornata con quel ragazzino viziato.

      Il primo dei due grandi templi era anche il più recente e frequentato. Appena vi aveva messo piede, era stato squadrato da due sacerdotesse e tre donne che confabulavano in un angolo poco distante dall’ingresso. Con indifferenza, la chimera era passata oltre e si era diretta al centro dell’edificio. Tutto sommato era una bella costruzione, con il soffitto a cupola molto alto, e le vetrate colorate che proiettavano sul pavimento di mosaico strane figure di esseri mitologici. E a dir la verità, un po’ grotteschi. Potevano sembrare dei draghi, ma erano quasi sformati, come se qualcuno avesse male interpretato il disegno di un drago fatto da mano poco felice.

      Di fronte a lui c’era l’altare: un lastrone in pietra spessa, sorretto da quelle che, si poteva immaginare con molta fantasia, erano zampe di drago in marmo screziato di verde.

      Zelgadiss si guardò attorno pensieroso, poi, laterale e quasi nascosto in una nicchia, scorse un dipinto sbiadito. Si avvicinò per esaminarlo meglio: era in realtà un arazzo, e sembrava anche essere molto antico. La rappresentazione non era chiara: un uomo in armatura d’argento piangeva su una montagna, e le lacrime scendevano lungo i pendii, quasi che fossero fiumi. Ovviamente le proporzioni tra l’uomo e la montagna erano ciò che di più lontano dalla realtà si può immaginare: ma quella era di sicuro una montagna e non un masso, perché sui fianchi erano stilizzati degli alberi, e Zelgadiss riconobbe addirittura la varietà di alcuni di essi: querce e pini. Esaminò l’arazzo centimetro per centimetro, sentendo che aveva grande importanza, ma non riuscendone a comprendere il significato.

      Velocemente controllò il resto del tempio, e a parte un dipinto con ancora draghi mal rappresentati, non c’era nient’altro di interessante.

      Il secondo tempio era più piccolo, in una posizione più periferica della città; sembrava che nessuno vi entrasse da tempo, anche se l’accesso era libero. Sulla soglia Zelgadiss trovò un cartello scritto a mano: EDIFICIO PERICOLANTE. Doveva essere stato appeso al portone, ma il fragile anello in fibra che lo teneva al pomello, si era rotto. La chimera gli passò sopra, pestandone un angolo senza preoccuparsi. L’edificio era in effetti vecchio e poco sicuro: calore e umidità lo saturavano, e un inconfondibile odore di muffa impregnava l’aria. Vi era un’unica finestra, sopra l’altare, rotta per metà. Frammenti di vetro erano sparsi sull’ara sacra, ricoperta da uno spesso strato di polvere. Zelgadiss procedette lentamente. Non c’erano colonne; il soffitto non era una bella cupola, ma sostenuto da una volta che partiva da una parete, e terminava sull’altra. Più che un tempio, sembrava un’enorme stanza dall’architettura insolita. “Un tempio molto antico... almeno sei, o sette secoli...” pensò il ragazzo. Era stupito che in un regno lontano quale Gerni, potesse trovarsi un tale edificio di culto ancora in piedi, per quanto malridotto.

      Giunto ai piedi dell’altare, notò un affresco posto sotto la finestra, che prima, con la luce di fronte, non aveva visto. Parte del dipinto era crollata, probabilmente da secoli. Ricopriva la parete intera, per una lunghezza di almeno sei metri, ed un’altezza di quattro. Anche nella penombra, nonostante i colori sbiaditi e le parti mancanti, Zelgadiss riuscì a riconoscere dei draghi. Erano di certo un gruppo di draghi in volo, e davanti a loro un uomo. Non ne era sicuro, ma gli sembrava che l’uomo fosse lo stesso dell’arazzo appeso nell’altro tempio. La scena rappresentata non era ben decifrabile, purtroppo mancava al dipinto quasi tutto il lato destro. Il ragazzo collegò comunque quei draghi alle rappresentazioni grottesche che aveva visto nel tempio più recente: per chi non conosceva l’aspetto di quegli esseri mitologici poteva risultare difficile interpretarli solo visionando quel dipinto. I colori erano sbiaditi, pochi erano gli animali integri, e questi pochi avevano il corpo snodato in furiose spirali che ne rendeva confuso il contorno. Giunse alla conclusione che l’artista avesse visto quel dipinto e fatto il possibile per ricostruire l’immagine della bestia mitica, purtroppo con scarsi risultati.

      Fece per tornare sui suoi passi, quando scorse una statua in ombra, proprio di fianco all’entrata. Si avvicinò e la squadrò con interesse. Pareva proprio quell’uomo: parte della testa mancava, anche un braccio era spezzato all’altezza della spalla. Ma l’armatura era finemente elaborata a basso rilievo, e uno stemma spiccava a chiusura della mantellina che flaccida cadeva sulle spalle. Lo stesso stemma era nell’arazzo, sul petto dell’uomo dall’armatura d’argento. Guardando meglio, si accorse che sul lembo di viso marmoreo rimasto (parte della mascella e della gota sinistra) scendeva una piccola goccia lavorata con maestria tale che sembrava veramente una lacrima. Si trattava senza alcun dubbio dello stesso uomo. Ma chi era? Quale battaglia aveva combattuto? E per quale motivo era rappresentato piangente? Con questi interrogativi, Zelgadiss uscì dal tempio e si diresse verso la biblioteca dove avrebbe trovato le altre, e avrebbe fatto ricerche su quell’uomo misterioso.

 

      Quel giorno stesso sarebbe arrivato Marto. Bisognava studiare un nuovo piano, non si poteva aspettare la notte, e anche se il capo-predone le aveva risparmiato la fatica di andarlo a cercare, aveva reso tutto più difficile: dal loro iniziale svantaggio 300 a 120, si passava come minimo ad uno svantaggio di 370 a 120... qualcosa le diceva che Marto non si muoveva senza una solida scorta, e se Majot perlustrava il deserto con una ventina di uomini, il minimo per il grande predone era di una settantina di farabutti ben armati. Se erano di più... scosse la testa con vigore, non voleva pensarci. Erano molti... troppi anche per lei e Gourry, senza parlare della protezione che dovevano offrire ai prigionieri.

      Si guardò attorno: non c’erano tante soluzioni, anche se il sole era ancora alto, dovevano approfittare della distrazione dei loro aguzzini in quel momento, recuperare quante più armi possibile e attaccare puntando tutto sull’effetto sorpresa. Più facile a dirsi che a farsi.

      Fece cenno agli uomini che era giunto il momento: erano tutti molto tesi, ma nonostante fossero debilitati, erano decisi a farla finita una volta per tutte. Sciolse i nodi che le impedivano di usare le mani, liberò poi Gourry e Will, ed i due giovani si prodigarono subito ad aiutare i prigionieri. Sciolsero e ricrearono i nodi, ma molto lenti, in modo tale che con un semplice movimento del polso ci si potesse liberare.

      Le guardie alla porta non li stavano controllando: con cura meticolosa lucidavano le sciabole e cercavano di ripulirsi dalla polvere. La tenda in cui stavano le armi era presieduta da un solo predone, che disegnava ghirigori sulla sabbia con il tacco dello stivale.

      Passeggiando con simulata indifferenza attraverso i campi da combattimento, Lion si diresse con Gourry e una decina di uomini robusti verso la porta sul fondo del recinto, dove altri due banditi, con poca solerzia, montavano la guardia.

      Un bisbiglio di Lion, e il lucchetto fece uno scatto quasi impercettibile, aprendosi. Un altro magico sussurro, e le due guardie si addormentarono sul posto, puntellate con la schiena alla rete. Sciolti i nodi provvisori la maga spalancò la porta e lasciò libero il passaggio a Gourry. Il giovane scattò in avanti piombando addosso all’uomo piazzato davanti alla tenda, che nemmeno si era accorto di quello che stava succedendo. Entrambi finirono a terra, sollevando la polvere che rimase per qualche secondo sospesa sui loro corpi. Il biondo guerriero gli sferrò un pugno alla mascella, tramortendolo nella colluttazione e lasciandolo esanime al suolo. Lion si avvicinò e lo sistemò in modo che sembrasse addormentato e non desse troppo nell’occhio. Gli uomini sgattaiolarono dentro e dall’esterno Lion udì distintamente il rumore delle armi sferraglianti strisciate a terra o sollevate in peculiari mazzi d’acciaio.

      In quel momento un suono di corno ruppe il vociare agitato dell’accampamento: -ARRIVA MARTO!- si sentì urlare. Lion cacciò la testa nella tenda: -Sbrigatevi!- li incitò. Tornata ad esaminare la situazione esterna, scorse con la coda dell’occhio un movimento fulmineo alla sua destra, verso il deserto. Sbattè le palpebre: era sparito.

      Gli uomini uscirono caricando quante più armi potevano. Lestamente risgattaiolarono nel recinto, e con grande fortuna nessuno li notò, perchè tutti si stavano affrettando al centro dell’accampamento per accogliere Marto.

      Le armi vennero ridistribuite, per lo più pugnali, spade corte e un paio di archi. “Una lotta impari... senza dubbio” pensò Lion amareggiato, fissando i volti dei prigionieri. Non se ne sarebbero salvati molti, ma forse l’effetto a sorpresa poteva dare la possibilità alla maggior parte di fuggire. Will si era proposto di guidare un gruppo fino alle stalle e far scappare i più deboli a cavallo, mentre Lion Gourry e la manciata di uomini in grado di maneggiare un’arma senza tagliarsi un piede avrebbero affrontato il grosso della banda.

      Il momento poteva essere quello giusto: tutti i banditi erano al centro dell’accampamento, davanti alla tenda di Majot. Il comandante aspettava tranquillamente con le braccia incrociate, fissando un punto tra le due dune che si aprivano per dare accesso al loro campo. La nube di polvere era appena distinguibile, ma si avvicinava veloce: dovevano fare in fretta.

      Un altro lucchetto scattò silenzioso, Gourry e Will si precipitarono fuori, atterrando le guardie con una piattonata in testa. Il marasma di prigionieri si riversò verso il gruppo compatto di predoni, urlando barbaricamente, levando le armi in alto per tentare di spaventare il nemico. Scioccati gli avversari li fissarono senza comprendere. Majot rimase un momento impassibile, poi cominciò ad urlare ordini che a stento si sentivano nella confusione che si era creata. Lion era in testa al gruppo: -Una bella sfoltita! Fire Ball!- gridò lasciando scaturire l’incantesimo infuocato dalle sue mani. Troppo lontano per averne colpiti un numero considerevole, ma almeno trenta giacevano ora al suolo doloranti e sbruciacchiati.

      -Will! Correte! Ora!- si voltò verso il principe, che annuì e si lanciò in una corsa veloce, seguito dalla maggior parte degli uomini. Pochi tentarono di fermare quella marea umana spaventata e impazzita, e quei pochi finirono per essere abbattuti dalla leggendaria spada di Lanthas, e calpestati dalla folla senza freni. I cavalli stessi fremevano nelle stalle per l’agitazione che sentivano nell’aria. Parole incomprensibili uscirono dalla bocca del principe, e gli animali si calmarono all’istante, seguendo docilmente i nuovi padroni.

      Lion, Gourry e circa una cinquantina degli uomini erano frattanto piombati nel bel mezzo dei predoni, e tante piccole battaglie erano iniziate. –Dire Brand!- il numero in questo modo calava velocemente. Il viso di Lion si illuminò sotto il cappuccio quando notò con soddisfazione che Will aveva fatto fuggire nel deserto il grosso dei prigionieri, e stava tornando nella mischia facendosi largo a suon di fendenti. Inoltre molti dei predoni se la stavano dando a gambe levate, e ora il combattimento era quasi equilibrato. Intravvide i tre giganti gemelli e scagliò loro contro una delle sue migliori Flare Arrow. Poi qualcuno le si piantò di fronte. Sentì un brivido lungo la schiena, era una figura terrificante: Majot era ricoperto di sangue (se fosse il suo, o quello di qualcun’altro, Lion non ci volle pensare...), gli occhi spalancati digrignava i denti con ferocia degna di una bestia e non di un essere umano. –Piccola volpe del deserto, avrei dovuto comprendere che mi avresti tirato uno scherzo simile! Sei solo una strega!- disse furioso, afferrandola per il collo del mantello e srappandole il cappuccio dal viso. –E pensare che per te avevo altri progetti...- con un dito insanguinato le carezzò la guancia. –Pensavi che non mi sarei accorto di nulla? Oh, sì, facciamo l’uomo, facciamo lo sbruffone! Chi vuoi che capisca che sono una donna? Hai fatto male i tuoi conti...- con uno scatto avvicinò il suo viso a quello di Lina, fino quasi a sfiorarne il naso. La mano che stringeva convulsamente il nero mantello era come una morsa di ferro, e Lina si sentiva soffocare. Cominciò a vedere chiazze nere davanti agli occhi, non riusciva più a respirare, e le grandi mani di Majot stavano ora stritolando con forza il suo collo. Non poteva finire così! Tentò di scalciare, di allontanare le braccia del predone, ma stava perdendo le forze.

      -Lina!- Gourry si precipitò sull’uomo che la stava strangolando, e il suo colpo fu così forte che Majot cadde riverso al suolo, senza più muoversi.

      -Va tutto bene?- le domandò preoccupato, aiutandola a rialzarsi. La maga battè le palpebre e riuscì a schiarirsi la vista. Tossicchiò massaggiandosi il collo, e con un grande sforzo rispose allo spadaccino: -Ora va molto meglio, grazie Gourry...-. Poi all’improvviso notò qualcosa che la preoccupò: un predone stava fuggendo a cavallo verso il sentiero per il quale presto Marto sarebbe giunto, quindi altri numerosi predoni sarebbero stati loro addosso in men che non si dica.

      -WILL!- chiamò. Il giovane principe fu subito al suo fianco, atterrando un nemico che gli sbarrava la strada con una forte piattonata non troppo elegante.

      -Segui quell’uomo!- gli ordinò la maga, mentre apriva le mani per invocare un altro incantesimo da scagliare sul gruppo di avversari rimasti. Will annuì, rinfoderò la spada, saltò veloce sul primo destriero che gli passò sotto il naso, e partì all’inseguimento.

      -Fire Ball! Meno altri dieci!- gridò soddisfatta del colpo. Molti predoni giacevano a terra sbruciacchiati, altri pieni di ferite gemevano sommessamente, altri ancora non si muovevano più.

      Gourry combatteva con grande abilità, schivando e attaccando senza tregua, atterrando tutti quelli che, per colpirlo o per fuggire, gli si paravano di fronte. Gli uomini di Dun’amth e degli altri villaggi si battevano con coraggio, ma non erano guerrieri, e la maggior parte erano feriti ed esausti.

      Will spronò il cavallo e si chinò sulla sua schiena per offrire minore resistenza all’aria. Aveva quasi raggiunto l’uomo quando, involontariamente, dalla sua bocca uscirono parole in una lingua sconosciuta. Davanti a sè vide il predone rallentare, fermarsi, voltare il cavallo e dirigersi verso di lui lentamente. Will notò però che l’uomo era contrariato: il cavallo aveva fatto tutto da solo! Giunto a quel punto, il malvivente poteva solo combattere, quindi sguainò la sciabola e attaccò il giovane.

      William di Lanthas pose mano all’elsa. Sentì per un istante il ciondolo bruciargli la pelle; estrasse la spada e parò il fendente. L’uomo oppose resistenza e allontanò l’arma nemica con uno spintone, per un breve attimo confuso dall’effetto di luce prodotto da quella particolare lama. Will sentì la ferita al braccio pulsare e bruciare, ma non mollò la presa sulla spada, e caricò di nuovo, spronando il cavallo. Il bandito si sbilanciò sotto il colpo e cadde dal destriero. Il giovane si avvicinò puntandogli la lama alla gola. Il predone lo fissò, tremando impaurito, quando un grido distrasse entrambi: -Chi siete?-un uomo dell’avanguardia appiedata di Marto li aveva raggiunti. Immediatamente il brigante a terra si imbaldanzì: -Un attacco al campo! Fate presto!-

      Il nuovo compagno li fissò un istante e corse via velocissimo. Will non fece in tempo a fermarlo, guardò indeciso l’uomo che teneva sotto tiro, poi l’accampamento non molto distante, e prese la sua decisione.

      Il cavallo sembrò volare sulla sabbia: -LINA! L’avanguardia è già qui! Sa dell’attacco!- gridò con tutto il fiato che aveva in corpo. La maga schivò la frustata di un uomo che voleva colpirla alle spalle, si scostò e lasciò che Gourry lo centrasse. Grazie ai suoi incantesimi il campo era distrutto e solo una decina di coraggiosi predoni cercava ancora di tenere loro testa.

      -Quanti sono?- domandò al ragazzo.

      Will si alzò sul cavallo e scrutò l’orizzonte. Impallidì, e non riuscì ad aprire bocca alla visione che gli stava di fronte.

      -Allora?- gridò la maga spazientita, mollando un calcio ad un uomo steso al suolo che le aveva afferrato la caviglia.

      -Lina... sono più di 100!- rispose deglutendo e smontando da cavallo.

      Uno degli abitanti di Dun’amth colpì l’ultimo predone rimasto in piedi, e si avvicinò a loro, col fiato corto e il corpo ferito: -Bè, una ragazza coraggiosa, non c’è che dire! Grazie!- le sorrise stancamente.

      -C’è poco da ringraziare. Fuggite, Marto e un centinaio di brutti ceffi saranno qui a minuti- rispose seria la maga.

      L’uomo la fissò interdetto: -Venite con noi- propose, pur aspettandosi una risposta negativa.

      -Lina Inverse non lascia mai un lavoro a metà! Ricordate a Omeltia le mie diecimila monete d’oro, mi raccomando!- sorrise e strizzò l’occhio all’uomo. Si rivolse poi a Will, senza guardarlo:

-Va’ con loro-. Il giovane la guardò stupito e tentò di protestare –Ma... Lina!- -Questa volta non ammetto trasgressioni Will. Fa’ quel che ti dico- lo rimproverò lei, tirandosi su le maniche e portandosi, seguita da Gourry, a ciò che restava dell’ingresso all’accampamento.

 

      I feriti a cavallo, chi era ancora in grado di camminare a piedi, si addentrarono nel deserto con l’intenzione aggirare il plotone di malviventi al seguito del loro capo. Will camminava a testa bassa, fissando la sabbia senza relamente vederla. “Perchè Lina mi ha cacciato via? Sono davvero una palla al piede?” si domandava sconsolato.

      -Ragazzo- uno degli uomini gli poggiò la grande mano sulla spalla. Will levò lo sguardo e incontrò quello di un quarantenne determinato e coraggioso. –Ragazzo, torna in città con i feriti. Noi andremo a liberare i prigionieri di Peris-

      Will si meravigliò di quell’affermazione: -Volete... liberare gli altri?! Ma siete feriti! Siete un pugno di uomini esausti contro un esercito!- esclamò senza poter credere alla risoluzione di quegli uomini. L’uomo chiuse gli occhi: -A volte bisogna saper rischiare, soprattutto quando la posta in gioco sono vite umane. Non possiamo chiedere aiuto di nuovo a voi tre, non è giusto. Il problema riguarda noi, e voi ci avete insegnato che non bisogna mai disperare e lottare sino in fondo. Uno di noi conosce una scorciatoia per l’altro accampamento- a quelle ultime parole, un uomo di mezz’età dal volto conosciuto si fece avanti: -Giovane guerriero! Avevo detto che non avresti dovuto combattere per un po’, ma suppongo che quella maga scatenata ti abbia aiutato a risanare la ferita- Jeki sorrideva compiaciuto nell’osservare il suo ex-paziente.

      -Jeki era il dottore dell’accampamento, ma prima di ogni cosa, era un cittadino di Tirsis. E’ stato costretto a prestare servizio presso i predoni perchè essi hanno minacciato di eliminare sua figlia- spiegò quello che sembrava essere diventato il leader dei fuggiaschi.      

      -Verrò con voi- il principe lo fissò intensamente, e prima che quello potesse replicare aggiunse: -Posso aiutarvi... con la magia-

 

      L’avanguardia appiedata era di fronte a loro. Quegli uomini dai volti terribili li scrutavano con sospetto, e lanciavano occhiate fugaci alla distruzione regnante nell’accampamento. Nessuno si muoveva, solo un’aria calda sollevava la polvere e faceva sventolare i vessilli con il teschio infiammato, e il fruscio del loro tessuto era l’unico suono che si udiva. Poi il vento cambiò direzione, e alle loro orecchie giunse il rumore di numerosi zoccoli sul terreno.

      -Dov’è il vostro capo?- Lina ruppe il silenzio, un sorriso beffardo le increspava le labbra sottili. Non ottenne risposta.

      La polvere sollevata dal corteo di Marto si avvicinava sempre più. Lina approfittò di quel momento di stasi per recuperare le forze: era stanca, aveva combattuto per tutto il giorno, era stata quasi strangolata, e quel che era peggio, non aveva ancora toccato cibo!

      Ci vollero una decina di minuti buoni prima che qualcosa si vedesse distintamente giungere dal sentiero. La maga e lo spadaccino la guardarono stupiti: una carrozza, trainata da due giganteschi stalloni neri come una notte di novilunio, si fermò all’entrata del campo passando attraverso l’avanguardia che si era aperta come un mare antico si era aperto al passaggio di un mitologico profeta.

      Simile più ad un mezzo da re che da predone, la carrozza era completamente nera, e miracolosamente lucida. Le tende nere nascondevano l’interno a chi cercava di scoprire chi l’occupasse; sul tettuccio un grande stendardo, naturalmente con il teschio infiammato.

      Lina sollevò un sopracciglio e gettò un’occhiata a Gourry, che pareva schifato quanto lei.

      -Che razza di esaltato!- sussurrò allo spadaccino.

      -Per essere un predone mi sembra troppo incline al lusso...- mormorò il giovane guardando obliquamente il cocchio.

      La maga mosse un passo avanti, ma i malviventi sembrarono svegliarsi tutti all’ improvviso, e come un unico uomo afferrarono le armi e le puntarono sulla ragazza. –Non ti avvicinare al Grande Marto!- gridò uno di loro.

      Gourry al suo fianco aveva velocemente estratto la spada e stava sulla difensiva, attento al più piccolo movimento.

      D’improvviso una voce profonda e tonante squassò l’aria: -Voglio esaminarli!- Un mormorio si levò tra gli uomini, che si scambiavano occhiate stupite e preoccupate. Uno di quelli che si era tenuto vicino alla carrozza avanzò con incedere maestoso verso i due stranieri, si schiarì la voce con un colpetto di tosse e parlò in tono altisonante: -Il GRANDE, IL POSSENTE, IL MERAVIGLIOSO, L’INVINCIBILE...-

      -Taglia corto Aner!- lo interruppe la voce nella carrozza.

      -Ehm... MARTO IL SOMMO... ha deciso di mettervi personalmente alla prova, stranieri! Dovete considerarlo un grande onore!- attese un istante, accennò una sorta di inchino, e si tirò da parte. Un centinaio di predoni circondarono loro e la lugubre vettura, creando idealmante le barriere di un campo di battaglia.

      Lina sbuffò: -Allora?! Cominciamo?- le sembrava una cosa assurda doversi battere contro di lui. Se anche avessero vinto, cosa che riteneva ALTAMENTE probabile, gli uomini della scorta sarebbero facilmente saltati loro addosso.

      La porticina della carrozza si aprì di scatto, e ne scesero quattro gradini dai quali si srotolò un tappeto nero. Lina esasperata si portò la mano alla fronte, massaggiandola, mentre la vena minacciava di esplodere.

      Un istante dopo Marto era lì, di fronte a loro. Un vecchio tappetto raggrinzito ed ingobbito, con radissimi capelli candidi e una barba altrettanto candida che scendeva sotto il mento. Indossava una sorta di camicia da notte nera, di nuovo con lo stemma del teschio infuocato.

      Lina e Gourry spalancarono la bocca increduli, e la mascella sfiorò il terreno mentre gli occhi schizzavano fuori dale orbite per lo stupore.

      -NO! NON PUO’ ESSERE UN VECCHIETTO DECREPITO!- gridò la maga, scuotendo la testa con forza. Gourry allibito fissava l’omuncolo che, zampettando ed inciampando nella veste, tentava di avvicinarsi. Alzò la spada senza convinzione e guardò Lina senza sapere cosa fare.

      -Che avete da fissare?- chiese Marto sollevando un pugno. Gourry spostò su di lui gli occhi, sempre più sbigottito, poi sentì una formula familiare mormorata dalla maga accanto a lui. Si ritrasse velocemente mentre un Dragon Slave attraversava l’aria polverizzando ogni cosa sulla sua strada. 

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Capitolo 10
*** Capitolo 9 ***


Capitolo 9

Capitolo 9

 

 

 

I

 suoi occhi sembravano avere riacquistato la luminosità e la scintilla che si era affievolita negli ultimi due giorni. Sorrideva felice, un sorriso che andava da un orecchio all’altro, mentre le braccia degli uomini di Dun’amth lo sollevavano e lo portavano in trionfo.

      Xellos fissò la vivacità di quegli occhi, e si sorprese a pensare quanto erano simili a quelli di Zirna... all’inizio. Si erano spenti lentamente, un anno dietro l’altro, un mese dopo l’altro, di giorno in giorno. E ora che l’aveva rincontrata gli sembravano quasi occhi di un’estranea. Per quanto sette anni fossero una bazzecola nella vita millenaria di un demone, Xellos si era in qualche modo legato alla sua allieva prediletta, e l’aveva da subito sentita come una sua “emanazione”, la dimostrazione che lui avrebbe creato una dei demoni migliori in circolazione, quello che avrebbe potuto prendere uno dei posti vacanti tra i demoni superiori. Di Garv. Forse addirittura di Fibrizio.Sempre su consenso degli altri tre Signori, si intende! Xellas le era sembrata d’accordo: le loro forze, con due pedine in meno, erano molto sbilanciate sulla scacchiera della lotta Bene-Male.

      Ci aveva riflettuto: la sua Signora non conosceva la verità sulla natura di Zirna. Altrimenti non avrebbe mai neppure permesso a Xellos di farle da maestro.

      Tornò a fissare il giovane sorridente, lanciato in aria come si fa con i bambini piccoli, e poi riafferrato al volo e sorretto con forza dagli uomini che cantavano allegri, dimentichi della stanchezza fisica e del pericolo corso.

      Seguì la figura con gli occhi d’Agata socchiusi ed interessati. Cosa voleva da lui Ren? Quale era il suo vero scopo? Possibile che volesse ritentare l’esperimento a cui aveva sottoposto Zirna? In pochi tra i demoni apprezzavano quei mutamenti e il tipo di studi che Ren si ostinava a condurre, e lui non era sinceramente tra quelli. I demoni “originali” erano già poco disciplinati e fedeli verso la loro causa maggiore, figurarsi un ibrido creato da un umano! Si potevano ottenere solo elementi instabili, in grado di complicare la vita ad un onesto demone già superimpegnato come lo era lui!

      Zirna era un fallimento: con tutto l’impegno che aveva profuso per farne la migliore, se ne era andata così, all’improvviso. Poteva Will essere diverso? Poteva l’esperimento di Ren funzionare su di lui? No, Xellos ne era convinto. Dentro quel ragazzo c’era una forza che, se liberata, non avrebbe obbedito a nessuno. Ripensando al momento in cui il giovane si era sfilato il ciondolo, Xellos perse l’eterno sorriso e il suo volto si fece insolitamente serio. Era certo di conoscere quel potere, ma non riusciva ad identificarlo. Scosse la testa. Ora doveva solo capire chi era il personaggio che aveva preceduto la compagnia, la cui presenza era quasi impercettibile, ma insistentemente presente. Annuì deciso, voltò a mezz’aria le spalle agli umani che marciavano nel deserto, e scomparve.

     

      -Come sarebbe a dire che non è tornato?!- Lina era stupita dall’affermazione che le aveva fatto la principessa di Sailoon. William non era a Dun’amth, e nella città erano giunti solo gli uomini fuggiti a cavallo all’inizio della battaglia.

      La maga impallidì, poi d’improvviso avvampò di rabbia: -NON E’ POSSIBILE! NON AVRA’ DI NUOVO AGITO DI TESTA SUA!- gridò furiosa, gettando a terra con gesto stizzito il nero mantello del Fantasma, che fino a quel momento aveva tenuto in mano.

      Gourry si grattò la testa perplesso; con l’altra mano teneva l’estremità di una corda, al cui altro capo era legato un predone, recuperato tra i sopravvissuti (pochi a dire il vero) al Dragon Slave di Lina. Si era “volontariamente” offerto di far loro da guida nel deserto.

      -Forse hanno dovuto prendere un’altra strada...- propose il giovane.

      -Lina... Zirna era molto preoccupata... per tutto il giorno non è riuscita a contattarlo...- spiegò Ameria, con espressione preoccupata sul giovane viso.

      Lina sospirò esausta. –Non so cosa dire...Gli ho raccomandato di tornare in città, mi aveva detto che lo avrebbe fatto...- Era stanca ed affamata. Il suo stomaco aveva brontolato sonoramente per tutto il tragitto nel deserto, ma ora che c’era questa novità, si era zittito di botto. Quel ragazzo sembrava avere lo scopo di farle perdere la salute! Non bastava il demone sadico a toglierle il sonno! Come spiegare a Zirna quello che era successo? Un flash le attraversò la mente, provata quanto il fisico: e se sulla strada un demone lo avesse attaccato? Presa come era dal pericolo che il giovane correva a stare in mezzo ai predoni, non aveva pensato che un tirapiedi di Ren avrebbe potuto catturarlo con semplicità una volta che non fosse stato protetto da chi, contro i demoni, se la sapeva cavare. Le si seccò la gola, e si fece pallidissima. Come... come aveva potuto essere così sciocca? Un errore simile... non era da lei...

      Un grido di gioia venne dalle donne affacciate alla porta della città, mentre il vento caldo portava tra i colori sfumati d’arancio del tramonto, un coro di voci maschili.

      Lina si voltò di scatto, e corse verso la porta spalancata nelle mura della città, facendosi largo tra la folla assiepata tramite spintoni, con un’energia che non credeva di avere dopo un giorno di combattimento e digiuno.

      Erano almeno duecento uomini, alcuni volti erano noti: i coraggiosi che avevano affrontato i predoni al suo fianco. Portato in spalla da un omaccione corpulento, dal torso nudo abbronzato e pieno di cicatrici, Will rideva spensierato, lasciando che il sole creasse sui suoi capelli castani splendidi riflessi di rame e di bronzo.

 

      Il giovane dalla vista lunga si accorse immediatamente della rossa amica tra la folla. Disse qualcosa all’uomo che lo teneva sulle spalle, e scese, cominciando a correre davanti a tutti.

      -Lina!- la chiamò, palesemente felice ed eccitato. La ragazza stava immobile e lo fissava stupita. William non pensò neanche per un istante che avrebbe potuto rimproverarlo, e con un sorriso enorme le arrivò di fronte e l’abbracciò sollevandola da terra. La maga non si era certo aspettata una cosa del genere: non fece nemmeno in tempo ad arrossire dal tanto che era meravigliata. Il ragazzo la riposò a terra: -Lina! Che gioia rivederti tutta intera! Ero così preoccupato per voi! Gourry, tutto bene?- aggiunse sorridendo allo spadaccino che si era nel frattempo avvicinato. Il biondo ragazzo annuì e sorrise, dandogli un’amichevole pacca sulla spalla. Infine Will notò Ameria farsi largo nel campanello di curiosi che si era assiepato attorno a loro. L’espressione della principessa era sollevata, e lo raggiunse sorridente. Stava per dire qualcosa, quando il principe la precedette: -Ame! Sei contenta? Li abbiamo salvati! Hai visto che anche questo incapace principe cafone è in grado di fare qualcosa per la tua dea Giustizia?!- le sorrise calorosamente, senza traccia di ironia nella voce dolce e vivace. Ameria arrossì per il soprannome con cui era stata chiamata, così, con tanta confidenza... poi arrossì per il ricordo delle offese che lei gli aveva scaricato addosso. E per ultimo arrossì perché il giovane aveva riservato un saluto molto più caloroso alla maga accanto a lei.

      -Tua sorella era preoccupata- riuscì finalmente a dire. Proprio in quel momento Zirna arrivò di corsa, e anche se tentò di mantenere un’espressione indifferente, fu visibile a tutti l’enorme sollievo che si dipinse sul suo pallido viso non appena vide il fratello.

      Di nuovo Will prese l’iniziativa: le gettò le braccia al collo, affondando il viso nei candidi capelli, stringendola forte. –Saresti fiera di me...- sussurrò in un soffio. –Hai visto che sono tornato?-

      La ragazza, immobile fino a quel momento, alzò le braccia e strinse la schiena del fratello, abbracciandolo con forza. Nascose il volto nella sua spalla e si lasciò sfuggire un sospiro.

      Ameria li guardò con tenerezza, pensando a quanto le sarebbe piaciuto avere un rapporto simile con la sorella, che non vedeva ormai da molti anni.

      Lina distolse lo sguardo quando il suo finissimo udito captò le parole di uno degli uomini, che raccontava tutto agitato il modo in cui avevano salvato i loro compagni prigionieri nel campo di Peris. Una cosa non le era piaciuta, una sola parola: MAGIA. Ascoltò meglio: -... quel giovane è un portento! Senza di lui non ci saremmo riusciti! E’ un mago, come la ragazza che ci ha fatto scappare da Majot!...-

      I suoi muscoli si irrigidirono irrazionalmente. Si voltò a fissare Will, che aveva sciolto dall’abbraccio Zirna, e stava salutando con allegria un Zelgadiss che aveva sul volto la solita aria di sufficienza nei suoi riguardi.

      A lunghe falcate si avvicinò a lui, e gli puntò negli occhi uno sguardo teso e serio: -Hai usato la magia?- gli domandò a bruciapelo.

      Il giovane sentì gli occhi di tutti su di sè, ma non ebbe il coraggio di guardarli in faccia. Impallidì e fissò il suolo. La sorella lo prese per le spalle e lo costrinse a guardarla: la sua lattea fronte era solcata da una ruga di preoccupazione. –Hai usato la magia?- ripeté lentamente.

      Il giovane cercò di giustificarsi: -E’ andato tutto bene...- mormorò. Ameria lanciò un’occhiata allarmata a Lina, che scosse la testa: non le aveva parlato di quel suo incongruente discorso sul sangue, sul liberare qualcuno...

      Zirna si allontanò di un passo dal fratello, guardandolo con rimprovero: -Non dovevi farlo. Non doveva nemmeno venirti in mente di fare una cosa simile!- Il giovane la fissò, il suo volto era una maschera di tristezza, come se temesse di perdere la sorella da un momento all’altro. –Non era...- si interruppe. Doveva dire agli altri di quella voce nella sua testa? NO. -... non era come l’altra volta... non ho perso il controllo... volevo solo salvare quegli uomini!-

      -Per salvarli hai rischiato la tua anima!- gridò Zirna.

      -Avrei rischiato anche la vita!- ribattè ora con rabbia il giovane.

      -William... perduta l’anima, nessuno potrebbe fermarti. Tu stesso avresti potuto cancellare le loro vite!-

      Will la guardò sorpreso, la bocca spalancata, muto per pochi secondi che gli parvero un’eternità.

      -Io... io non farei MAI una cosa simile!- ribattè indignato. –Non lascerei che ciò succedesse! Mi credi davvero così stupido?-

      La sorella lo osservava, triste: -Non puoi accorgerti del momento in cui perderai il controllo. Non puoi sapere cosa farai. Non sarai più tu. Non esisterà più William, ci sarà solo una forza distruttrice e incontrollabile al suo posto. Sarai solo l’involucro senza possibilità di fare nulla- la ragazza chiuse gli occhi per trattenere le lacrime. Quelle parole... potevano valere anche per lei? Quella parte demoniaca che aveva dentro, avrebbe vinto infine la sua coscienza? Era tutto così difficile...

      -No...- la voce di Will tremò, in un sussurro. –NO!- disse più deciso, puntando gli occhi lucidi in quelli di Zirna. –Non accadrà! Non accadrà mai! Fidati di me!-. La sorella sostenne lo sguardo, senza fare il minimo cenno.

      -Fidatevi di me!- ripetè guardando negli occhi i compagni, uno ad uno. Ameria distolse lo sguardo (non potè farne a meno, anche se sapeva benissimo di ferirlo più in quel modo che con  le parole), Zelgadiss ricambiò con diffidenza. Lina lo osservava, combattuta se fidarsi o meno, non riuscendo, per la prima volta da che ne avesse memoria, a distinguere quale fosse la soluzione. Gourry lasciò che i suoi occhi azzurri indugiassero in quelli blu di Will, infine sorrise ed annuì con decisione. –Io mi fido- disse semplicemente.

      Gourry... Gourry si fidava. Una delle persone più sensibili verso gli altri, si fidava di Will. Finalmente Lina prese la sua decisione: -Va bene. Ma niente più azioni di testa tua!- sospirò. La principessa accanto a lei la osservò sorpresa, ma la maga le fece un semplice cenno con la testa: non stava mentendo. Senza guardare Will, si unì ai compagni –D’accordo-, mentre Zelgadiss faceva spallucce ed annuiva poco convinto.

      Tutti gli sguardi si posarono sul pallido volto del Fantasma. Il viso duro e teso, gli occhi penetranti, i pugni chiusi, dopo qualche istante Zirna si decise a rispondere: -Se fidarmi di te significasse anche fidarmi di me, sarebbe tutto più facile...- sussurrò amaramente, voltando le spalle ed avviandosi per la strada, che da un po’ era ormai deserta (tutti erano rientrati nelle case per far riposare gli uomini sfiniti).

      -Zirna, non fare così!- Ameria le corse dietro per fermarla. Lina scuoteva la testa, e scambiò con Zelgadiss un’occhiata carica di significato. In quell’istante decise di parlare con loro dei sogni di Ren... della Distruzione...

      Gourry si preoccupò invece di registrare la reazione di Will. Il principe fissava la figura della sorella che si allontanava, con uno sguardo così impenetrabile, che lo spadaccino non riuscì a comprendere: di solito il giovane era un libro aperto. Gli si avvicinò preoccupato. Will volse la testa verso di lui e Gourry notò che i suoi occhi blu erano velati da un’ombra di tristezza  che ne offuscava la luce. “No” pensò covinto “Non è pericoloso. Non può esserlo... altrimenti anche io potrei...” ma non riuscì a concludere il pensiero, perchè una voce si rivolse a loro con prepotenza.

      -Ragazzi! Vi ho cercato ovunque! Venite! Dovete riposarvi per stasera!- gridò Omeltia procedendo a passo spedito verso di loro. –Cosa avete da guardare così? Non vi ha detto nessuno che questa sera si festeggerà in vostro onore? E ci sarà una grandiosa abbuffata!- strizzò l’occhio a Gourry, che dimentico delle sue preoccupazioni, aveva già l’acquolina in bocca.

 

      -Aahh!- esclamò Lina soddisfatta, allungando le braccia verso il soffitto, mentre percorreva il corridoio in penombra  della locanda. Il sole era ormai sceso sotto l’orizzonte, l’aria si era fatta un po’ meno umida e opprimente, e lei stava tornando da un bel bagno rigenerante. Ora mancava solo il tanto atteso banchetto!

      Spalancò la porta e prese la rincorsa per buttarsi sul letto, quando all’improvviso si accorse che c’era qualcosa sulle lenzuola. Si avvicinò, e capì che era un abito, per quanto strano. Sul comodino c’era un piatto con una sorta di grossa focaccia, e una busta (che naturalmente venne notata dopo...). Nonostante la fame, la maga fece uno sforzo e decise di vedere prima il contenuto della busta. Il messaggio era di Omeltia e conteneva due parole a Lina ignote, che però legò con sicurezza alla focaccia e all’abito. Chiara e diretta come il sole, la locandiera la invitava ad osservare la tradizione della sua città, cioè ad indossare l’abito per la festa, e a mangiare metà focaccia prima di metterlo, e l’altra metà una volta vestita ( a simboleggiare la fortuna, la fertilità e l’abbondanza che dovevano accompagnarla prima e dopo ogni svolta nella vita). Distrattamente la ragazza si chiese se quel trattamento era riservato solo a lei, o a tutti i compagni. Alzò le spalle e addentò la focaccia: era morbida e speziata, con un gusto intenso, ma non piccante. Ne lasciò metà nel piattino e si girò ad osservare l’abito: era di un verde smeraldo molto bello, un tessuto luminoso, arricchito da veli semitrasparenti, con fini applicazioni in oro. Era quasi sicura che il top fosse di seta, mentre i larghi pantaloni semi trasparenti potevano essere d’organza. Una fascia in seta andava legata attorno ai fianchi, assieme ad una sottile cinturina in anelli d’oro. Alla collanina dorata si incastravano piccoli anelli che reggevano veli trasparenti verdi terminanti con un altro anellino, da mettere al dito, mentre una sorta di velo romboidale andava agganciato alla cintura e legato con due sottili nastri dietro la schiena. Sulla fronte per la prima volta non mise la sua fascia nera, ma un grazioso diadema d’oro con incastonato uno smeraldo di forma ovale.

      Dopo aver completato la vestizione anche con le piccole calzature semiaperte, dello stesso colore dell’abito, Lina si guardò allo specchio. Comprese subito che non era un look a lei gradito: quell’abito era a dir poco sensuale! Si sarebbe vergognata tantissimo! Non aveva però la forza e la voglia di protestare, era troppo stanca, e ancora affamatissima. Socchiuse gli occhi nel fissare la metà invitante della focaccia, quindi si avvicinò e in due bocconi completò il rito.

 

      La festa, banchetto incluso, erano all’aperto, in strada di fronte alla locanda di Omeltia.

      Trovò i suoi amici nella sala; le ragazze indossavano un abito simile al suo, tranne che per i colori: Ameria vestiva un abito azzurro, Zirna giallo-dorato, entrambe con i gioielli in argento. I ragazzi invece erano tutti e tre vestiti in bianco con un gillet chiuso e larghi pantaloni legati alla caviglia, e avevano una specie di tovaglia in testa! Era un copricapo assurdo e Lina si mise immediatamente a ridere, indicandoli con il dito. La chimera arrossì di vergogna, Gourry sorrise a sua volta, sistemandosi meglio il copricapo dal quale spuntava la bionda frangetta, mentre Will le fece un inchino: -Tre dee non dovrebbero avere per cavalieri tre tovaglioli ambulanti!- scherzò, facendo contemporaneamente un complimento alle tre ragazze.

      -Cosa aspettate? Uscite! Là fuori sono tutti impazienti di ringraziarvi!- gridò allegra Omeltia, avvicinandosi e sospingendo Lina e Ameria verso la porta. –Su, andiamo!- chiamò gli altri, voltandosi indietro. I giovani si guardarono perplessi e imbarazzati, e Omeltia comprese: -Oh, state benissimo!- fece loro un ampio sorriso.

      La strada era stata addobbata con fazzoletti dai colori sgargianti e lanterne e piccole candele poste un po’ ovunque per fugare l’oscurità. C’era così tanta luce che a fatica si vedevano le stelle!

      I compagni si trovarono catapultati in una baraonda di corpi vestiti di bianco o di colori intensi, tutti riversatisi nella strada, e stretti gli uni agli altri per arrivare a salutarli e ringraziarli. Strinsero mani, risposero con innumerevoli “Prego!”, cercarono di evitare l’editore del giornale locale (ci mancava solo la pubblicità...) e riuscirono con enorme fatica a raggiungere il tavolo che era stato loro riservato.

      -Mi chiedo perchè stanno facendo le feste anche a voi...- domandò soprapensiero Lina, mentre addentava una coscia di pollo e ne teneva un’altra nella mano libera. La domanda era rivolta a chiunque dei tre fosse in grado di risponderle. Zirna e Ameria si scambiarono un’occhiata, poi fissarono la chimera: delegavano a lui la risposta.

      -Ho posto la stessa questione ad Omeltia- cominciò il ragazzo, -mi ha detto che il valore delle persone è dovuto in parte alla propria personalità, in parte al contributo degli amici e dei compagni che ne condividono le esperienze ed i momenti importanti della vita- concluse guardando negli occhi la maga, che aveva smesso di masticare.

      -Mi piace come la pensa questa gente- commentò seria, -anche voi avete mangiato la focaccia?- I suoi compagni annuirono con un sorriso.

      -Condividiamo qualcosa di importante...- mormorò, mentre nella sua testa si affacciavano ricordi di pericoli e gioie condivisi con loro.

      -Ora, in passato e in futuro Lina. Perchè siamo amici- disse Ameria, dando quasi vita ai suoi pensieri, posando la mano su quella dell’amica.

      -E saremo sempre amici!- aggiunse Gourry sorridente. Per una volta anche Zelgadiss si lasciò andare ad un sorriso di approvazione, ma non esageriamo, non fece commenti.

      Will li guardò, per un fugace momento si sentì escluso dal legame che univa i quattro ( si conoscevano da molto tempo, lui era entrato nelle loro vite da cinque giorni appena!), poi decise che anche lui ora era parte del gruppo, ne aveva bisogno, voleva che fosse così, si sentiva troppo solo ad affrontare qualcosa che non poteva comprendere appieno... nemmeno sua sorella gli dava fiducia... –Non vi tradirò mai.- sorrise. Le sue parole colpirono tutti quanti: Will era fermamente convinto di riuscire a vincere sulla magia intrappolata dentro di lui, e di poterla addirittura comandare se ce ne fosse stato il bisogno. La sicurezza che sprigionava in quel momento fu sufficiente a convincerli che aveva ragione: si sarebbero fidati di lui.

      Zirna trovava molto più interssante il contenuto del suo piatto; sentì che la osservavano. Doveva esserne lusingata? Aspettando la sua risposta la ammettevano completamente nel gruppo, senza riserve, fidandosi anche di lei. Poteva lasciarsi andare? Unirsi a loro senza pensieri, senza preoccupazioni, fidandosi ciecamente di Will, di quello che aveva dentro, e di lei stessa... Poteva permettere che mettessero le loro vite nelle sue mani? In quel modo, le stavano chiedendo uno sforzo immenso: doveva imparare a fidarsi di se stessa, dell’ibrido senza controllo che era diventata. No. La pallida ragazza non alzò gli occhi su di loro.

      Grida di gioia li distrassero: i cittadini di Dun’amth, e i vicini che da Tirsis erano riusciti ad unirsi a loro, stavano preparando uno spazio al centro della strada, spostando tavoli e sedie. Alcuni si avvicinavano reggendo strani zufoli, tamburelli, piccole tastiere metalliche e campanelli. Un momento dopo la musica era partita e numerose coppie si erano lanciate in pista danzando al ritmo di quella allegra ed esotica melodia.

      Rimasero in silenzio per qualche minuto, osservando i danzatori e ascoltando la musica fatta dei suoni acuti dei flauti e dei campanelli, e del ritmo basso e ossessivo dei tamburi. Zirna fu lieta che quell’evento avesse distratto l’attenzione dalla sua persona, e ringraziò mentalmente gli abitanti del villaggio.

      Lina notò oltre la pista un giovane uomo, abbigliato con le vesti bianche tipiche del villiaggio, e con lo strano copricapo sulla testa. Lo sconosciuto continuava a guardarla intensamente, sorridente, mantenendo i suoi limpidi occhi verdi fissi su quelli di lei.

      -Ti va di ballare?- le domandò all’improvviso Gourry. Si era alzato in piedi e la guardava sorridendo, con le gote arrossate per aver bevuto troppo di quell’ottimo vino locale. O forse il motivo era un altro?

      Per guardarlo si era distratta e fissando di nuovo quel punto si accorse  che colui che la osservava con insistenza era sparito. Poteva essersi sbagliata, poteva trattarsi semplicemente di un cittadino che la guardava con curiosità. Ma il suo sesto senso le diceva di no. Frugò la folla con lo sguardo, senza più incontrare quegli occhi verde mare.

      -No Gourry, sono a pezzi, non ce la farei a ballare come loro- con un cenno del capo indicò le coppie in pista che saltellavano allegre seguendo il ritmo. Il biondo spadaccino si oscurò in volto.

      -Ballo io!- Ameria gli si era portata al fianco; con una occhiata chiese l’approvazione di Lina, ma la maga era disinteressata alla cosa, e continuava a scandagliare la folla. Il ragazzo e la principessa si buttarono in pista, tentando di imitare i passi dei più esperti.

      Will non aveva compreso che Ameria si era offerta di ballare con lo spadaccino per evitare che la invitasse lui. In effetti la proposta di Gourry gli era piaciuta, e stava già pensando di invitare la giovane principessa a danzare con lui. Se Lina non voleva schiodarsi, rimaneva solo Zirna. Tanto insistette e tanto brigò, che contrariamente alle aspettative la bianca ragazza si alzò in piedi e prese a ballare con il fratello.

      Zelgadiss osservava tutto con un certo distacco. Si stava annoiando, non gli piacevano le feste chiassose, anche se doveva ammettere che quello era stato il suo miglior pasto da un bel po’ di tempo a quella parte.

      Come un’onda improvvisa gli passarono sotto il naso i due amici che ballavano. Gourry ce la metteva tutta, ma era un po’ impacciato nei movimenti; riusciva comunque a tenere il ritmo senza rompere le danze. Ameria si muoveva con grazia, con l’eleganza degna di una vera principessa, senza trovare difficoltà di alcun tipo in un ballo mai visto. La chimera li seguì con lo sguardo per un attimo, domandandosi se lui sarebbe stato meno impacciato dello spadaccino; poi il suo sguardo fu catturato da un’altra coppia. Will danzava con agilità, il suo corpo asciutto e meno imponente di quello di Gourry, era più aggraziato, ma non effemminato. Rideva felice stringendo gli occhi, celando nei movimenti una forza in potenza.

      Lei... quanto era diversa lei da tutti quanti! L’abito giallo-dorato la faceva rassomigliare ad una fiamma guizzante, i suoi movimenti non erano colmi di grazia come quelli della principessa di Sailoon, ma fluidi e scattanti, ricchi di una tensione che a Zelgadiss ricordarono quelli di un predatore. Per qualche strano motivo, quando gli occhi di Zirna si posarono per un secondo su di lui, gli sembrò di essere la preda...

      -Zel... tu ti fidi di lei?- una voce lo riportò alla realtà. La chimera sbattè le palpebre e si volse ad osservare l’amica. Lina fissava con intensità la coppia fratello-sorella, come se volesse metterne a nudo tutti i segreti.

      -Come?- domandò.

      -Di Zirna. Ti fidi? Hai messo la tua vita nelle sue mani subito, il primo giorno. Per quanto tu sia ossessionato dalla ricerca della tua cura, non credo che avresti riposto fiducia nel primo venuto.- Ora la maga lo stava guardando: non c’era alcun tipo di allusione maliziosa o di altro genere nella sua voce e nel suo aspetto. Zelgadiss notò che con quell’abito verde Lina sembrava una ragazza dolce e fragile, ma non lo espresse, e si limitò ad osservare che le occhiaie stonavano con il complesso. Doveva essere veramente esausta!

      -Già. La mia è veramente un’ossessione- fece una pausa, sfiorando, in un gesto che gli era diventato abituale, il fianco destro con le dita. Sospirò: -Me lo sono chiesto anche io per quale motivo mi sono fidato subito, su due piedi. E la risposta è che ancora non lo so. Ti sembrerà incredibile, ma non sono impazzito. Semplicemente non ci vedevo nulla di strano.- alzò le spalle e incrociò le braccia dietro la testa, fissando la notte sopra di loro.

      -Mi stai dicendo che ti sei fidato subito, senza riserve? Zelgadiss la chimera diffidente non ha avuto nessun dubbio?- gli chiese la ragazza, guardando a sua volta verso l’alto.

      -Strano, eh? Già, ma ora...-  non terminò la frase.

      -Non sapevi ancora come stavano le cose. Ora non ti fidi più?-

      -Non lo so Lina. E’ così strana. Sembra vestire mille maschere diverse. A volte è così sicura e sprezzante, altre volte così fragile...-

      Sentì che lo sguardo dell’amica si posava su di lui, e decise di affrontarlo. –Lina, la sera in cui il demone-ombra ha attaccato Will, io l’ho vista piangere. Mi ha rivelato lei stessa che sogna quasi ogni notte lo sterminio dei suoi genitori. Io...- il ragazzo arrossì lievemente, ma non distolse lo sguardo, -io ho visto le stragi che lei ha commesso quando era solo una ragazzina...-

      Lina lo guardò senza capire. –E’ bastato che le sfiorassi il braccio, e tutti i ricordi orribili che ha dentro mi sono sfilati davanti agli occhi- Zelgadiss deglutì: -Erano cose... cose che mi fanno rabbrividire solo al ricordo-

      Lina annuì, seria nel volto stanco. –Zel, l’ultimo sogno che ho fatto...- la chimera la guardò sorpresa. Sapeva che la maga preferiva evitare quell’argomento: gli incubi di Ren. La ragazza trasse un profondo respiro e riprese a parlare: -C’era anche lei. Ren ha detto che lei è la Distruzione- abbassò lo sguardo sulle mani, che tremavano impercettibilmente al ricordo dell’incubo.

      Zelgadiss ne notò il tremito e nonostante sapesse che per l’amica era difficile, la interrogò: -La Distruzione? La Distruzione di cosa? Cosa faceva lei nel sogno?-.

      L’amica era diventata mortalmente pallida e ora aveva sollevato gli occhi sul ragazzo. La chimera quasi si pentì di aver insistito, vedendo la sua espressione sofferente. Lina stava psicologicamente cedendo, quei sogni le torturavano la mente in ogni istante, anche se cercava di non darlo a vedere.

      -Non so cosa volesse dire quel bastardo, ma lei... lei ha ucciso Gourry davanti ai miei occhi!- rivelò tutto d’un fiato. Il giovane seduto accanto a lei sgranò gli occhi: -Ha ucciso...- lasciò in sospeso.

      -E ha tentato di lanciare un Giga Slave- aggiunse la ragazza in un sussurro impercettibile.

      Zelgadiss fu ancora più sorpreso: -UN GIGA SLAVE?! Ma non è possibile!- scattò.

      -Lo è Zel. Gli elfi ancestrali potevano attuare qualsiasi incantesimo- spiegò Lina tristemente.

      Zelgadiss tornò a guardare la ragazza che danzava. Will continuava a sorridere felice, cercando di tenere stretto con una mano il copricapo che voleva saltargli via ad ogni balzo.

      Volle cambiare soggetto del discorso: -Che mi dici di Will? Lui non c’è mai negli incubi?-

      -No. Ma forse, chissà, stanotte...- si interruppe di colpo. –Due incubi... tre notti... Ieri non ho sognato nulla!-

      -Come?-

      -Ieri notte, non ricordo nessun incubo! Anzi, ho dormito splendidamente!- i suoi occhi si rianimarono, poi si fecero pensierosi.

      -Che c’è Lina?- chiese l’amico.

      Un ricordo emerse sfocato, come riflesso in uno specchio d’acqua increspato dal vento: Will nella sua stanza, una canzone stranissima, quella sensazione di calore... Strinse le labbra e fissò il principe di Lanthas. –Will ha usato una sorta di incantesimo su di me. Ha protetto il mio sonno, ne sono certa!- spiegò a se stessa e alla chimera.

      -Un incantesimo? Ma ne sei sicura? Sai bene che non dovrebbe farlo! Perchè non lo hai fermato?-

      -Non ho potuto. Una specie di ipnosi involontaria: sei costretto ad ascoltare la melodia che canta. Io... io non credo che si tratti di un incantesimo elfico Zel- disse seria guardando l’amico.

      In lontananza si sentì lo scoppio di un fuoco d’artificio: urla di gioia si levarono tra la folla, le danze furono fermate, e tanti nasi furono puntati all’insù, dove fuochi di mille colori scoppiavano con botti e dipingevano nel blu profondo della notte stelle, fiori e forme scintillanti.

      -Non umano, non elfo... cos’è?- sussurrò Lina, mentre ancora lei e Zelgadiss si guardavano negli occhi cercando la risposta che però non voleva farsi trovare.

      I compagni si avvicinarono a loro; Will prendeva bonariamente in giro lo stile di ballo di Gourry, mentre Ameria guardava estasiata i fuochi, e Zirna avanzava con il viso illuminato, come se il movimento del ballo avesse risvegliato in lei chissà cosa. Zelgadiss non potè fare a meno di notare la sua espressione: sembrava quella di un animale che corre libero dopo un lungo periodo di prigionia.

      -Lina, hai visto che spettacolo?- Gourry si sedette accanto a lei, osservando i frammenti luminosi che scendevano dal cielo in una pioggia dorata. Era accaldato, e il copricapo a tovagliolo era di nuovo storto sulla sua testa. Lina glielo risistemò con pazienza: -Si Gourry, sono splendidi- rispose a bassa voce.

      Lo spadaccino la osservò distogliendo l’attenzione dai fuochi: il viso dell’amica era pallido alla luce delle lanterne, le occhiaie erano profonde, e gli occhi spenti. Un brivido corse lungo la sua schiena: non si era reso conto che Lina stesse così male. Sapeva quale era il motivo, e si ripromise di fare qualcosa.

      Lo spettacolo pirotecnico terminò con il gran finale: una luminosa scritta di ringraziamento comparve sopra la cittadina sullo sfondo scuro della notte. Gli uomini e le donne intonarono un canto nella loro lingua e a gruppetti, senza mai interrompere la canzone, si portarono davanti ai compagni facendo un’inchino provocando il loro imbarazzo.

      Per ultima si presentò Omeltia: accanto a lei c’era un ragazzo di almeno sedici anni. Il suo viso era familiare a tutti e sei, ma fu Ameria la prima a chiamarlo sorpresa: -Kees!- Il giovanotto arrossì.

      Velocemente appresero che era il figlio di Omeltia, e che data la sua abilità con i cavalli, era subito stato scelto dai predoni come spalla delle sentinelle. Finito nel campo di Peris, era stato costretto a seguire ovunque Toner, sotto la minaccia dell’assassinio della madre e della giovane fidanzata ( la cameriera dai capelli d’ebano della locanda).

      La corpulenta oste non disse parole scontate, non aprì proprio bocca, ma rivolse a Lina Gourry e Will uno sguardo così pieno di gratitudine, che valeva più di mille e mille discorsi.

      -Ora andate a dormire, ne avete bisogno- disse amorevolemente, osservando soprattutto la maga. I giovani annuirono e, mentre tutte le strade si spopolavano, entrarono nell’edificio per andarsi a godere il meritato riposo.

     

      Percorrendo il corridoio Lina salutò gli amici. Rimase sola nell’oscurità a fissare le ombre che si disegnavano sulla parete colpita dalla luce delle stelle che entrava da una piccola finestra.

      Avrebbe potuto chiederglielo... ci era riuscito una volta, poteva farlo ancora. Senza perdere il controllo. William sembrava essere certo di poter controllare la sua magia.

      La ragazza si voltò indietro, mosse un passo e poi si fermò. “No” pensò “non posso. Non devo ricorrere ai suoi strani poteri” strinse i pugni. Era esausta, non appena avesse toccato il letto si sarebbe addormentata di sasso. E lui non aspettava altro.

      Entrò nella sua stanza con il cuore in gola, come se Ren potesse essere là dentro in agguato. Con deliberata  lentezza si tolse lo splendido abito verde smeraldo e infilò il pigiama sbracciato color sabbia. Il cuore le martellava nel petto mentre fissava il comodo ed invitante letto, e le sue palpebre si facevano pesanti. Barcollò in avanti e affondò la testa nel cuscino. Il suo ultimo pensiero fu di sfida al demone “Vieni, maledetto!”, poi si addormentò profondamente.            

 

      Si guardò attorno… che posto era? No! No no no no NO! Ancora Ren…il demone era apparso davanti a lei. Perché mai il suo sorriso la spaventava addirittura più di quello di Xellos? La fissava con quegli occhi bui, le labbra leggermente socchiuse.

      -Inverse…-la sua voce profonda e suadente si perse nel vuoto e nell’oscurità che li circondava. Sentì tremare il suo corpo. Non voleva cedere, ormai aveva compreso che erano solo incubi, doveva mantenere la calma.

      Il priest sorrise ancora più apertamente. –Non ci puoi fare nulla- pareva in grado di leggere i suoi pensieri. Si mosse lentamente nella sua direzione.

      Inconsciamente Lina fece qualche passo indietro.

      -Sei forte- ammise freddamente Ren. Non staccava gli occhi dai suoi –Ma non potrai resistere a lungo-

      La ragazza strinse i denti e cercò di recuperare il coraggio che sembrava averla abbandonata. –Che cosa vuoi da me Ren?- chiese con tutto l’odio che provava verso di lui.

      Il demone socchiuse gli occhi fino a ridurli ad una fessura, mantenendo un ghigno terrificante sulle labbra. –Non è importante che tu sappia ogni cosa. Il tempo mi darà ragione, e presto farai ciò che voglio-

      -No!- si oppose la ragazza serrando i pugni. Ren rise, e la sua figura si fece evanescente, mentre attorno a loro compariva lentamente un paesaggio terrestre, all’apparenza una cumunissima radura.

      -Ren! Dove ti sei cacciato?!- urlò, agitata per ciò che poteva comparire davanti ai suoi occhi in qualsiasi momento.

      -Lina!- una voce la scosse profondamente. Si voltò di scatto e vide il ragazzo chimera lanciarsi verso di lei, gettandola a terra. Come era possibile? Non aveva potuto interagire con gli incubi fino a quel momento!

      -Tutto bene?- Zelgadiss la fissò preoccupato. Il suo respiro era veloce ed irregolare, sul viso e sul corpo si distinguevano nettamente macchie di sangue e ferite. Un occhio era chiuso e gonfio. Mentre ancora lo osservava, a bocca spalancata, il giovane le spinse di nuovo la testa a terra e si sentì un fischio sopra di loro, e un enorme schianto.

      Zelgadiss la trascinò in piedi, stringendola per un braccio obbligandola a correre verso gli alberi. Cosa stava succedendo? Era un incubo? Ma era tutto così dannatamente reale! Possibile che fosse la realtà? Si guardò alle spalle, ma non riuscì a distinguere il loro inseguitore.

      -Zel…- cominciò. Ma la chimera si era fermata all’improvviso, e lei non riuscì a frenare la corsa in tempo. Lo sorpassò di qualche metro, e si bloccò solo di fronte al loro nemico.

      -Zirna…- sussurrò affannata. Quando incontrò gli occhi della giovane comprese che Zirna non c’era più, ma davanti a lei si ergeva solo ed esclusivamente il Fantasma. “La Distruzione!” echeggiò la voce di Ren nella sua testa. Il bianco demone si preparò a colpirla, ma all’improvviso Lina vide rotolare il mondo davanti ai suoi occhi. Si raddrizzò senza capire cosa era accaduto. Il grido del suo amico le lacerò il cuore, e si volse istantaneamente nella direzione di quell’urlo straziante. Zelgadiss l’aveva salvata. L’aveva buttata di lato. Aveva preso il suo posto. LEI stava per essere uccisa. E invece ora il giovane giaceva ai piedi del Fantasma, accasciato come una bambola snodata, fumante da ogni centimetro della sua coriacea pelle. Senza più nemmeno l’ultimo rantolo di vita. Gli occhi le si velarono di lacrime incandescenti “No! E’ di nuovo un sogno! E’ solo un incubo!” si ripeteva, paralizzata dall’orrore.

      “Ne sei convinta?” le chiese la voce del demone.

      Stava per impazzire. Non poteva continuare così. Non avrebbe retto ancora. Ameria… e Gourry. Doveva trovarli e portarli in salvo. Il sacrificio di Zelagdiss sarebbe valso a qualcosa! Ricacciò indietro le lacrime e si mise a correre, allontanandosi dal Fantasma.

      -GOURRYYY!… AMERIAAA!- cominciò a gridare, cercando di scorgere movimenti tra gli alberi che circondavano la radura.

      -Ra Tilt!- sentì la principessa lanciare un incantesimo, e si diresse verso il luogo da cui proveniva la sua voce. Un demone stava attaccando la sua amica, senza darle un attimo di tregua.

      -Elmekia lance!-gridò, spazzando via il mostro e correndo incontro ad Ameria.

      -Lina! Sei salva! Dov’è Zelgadiss…?- chiese con agitazione. Lina guardò verso terra, lo sguardo cupo lasciava intendere quale era stata la sorte della chimera.

      -No…- sussurrò la principessa. –NOOOOOOOOO!!!!!- gridò disperata, scoppiando a piangere, portandosi le mani a coprire gli occhi inondati dalle lacrime.

      -Ameria, dobbiamo trovare Gourry. In tre potremo uscirne vivi- disse scuotendo l’amica per le spalle. La ragazza annuì, asciugandosi le lacrime con la manica lacera e sporca. Era piena di graffi ed escoriazioni, e una macchia di sangue sulla gamba continuava ad allargarsi.

      -Ce la fai a correre?- le domandò Lina, preoccupata per le sue condizioni.

      -Si- le rispose l’amica con un filo di voce.

      -E dove vorreste andare?- il gelo della voce del Fantasma le fece rabbrividire.

      Ameria prese a tremare violentemente: -Bastarda! Si era fidato di te! Tu l’hai ammazzato!-. Senza ragionare la principessa si lanciò all’attacco. –Ra Tilt!- gridò tra le lacrime.

      Il Fantasma rise. –Manah Romith- sibilò, dirigendo un fascio di luce grigia  e quasi materiale verso la ragazza.

      -Ameria!- ma Lina comprese subito di essersi mossa troppo tardi. L’amica venne investita in pieno, e crollò a terra senza nemmeno gridare. –A… Ameriaaaaaaa!- urlò Lina disperata. Si lasciò cadere in ginocchio al suo fianco, sollevandole delicatamente la testa, mentre le lacrime le solcavano le gote. Gli occhi celesti della principessa si mossero ad incontrare i suoi. Accennò un debole sorriso. Socchiuse le labbra, e assieme al suo ultimo respiro uscì un’unica parola: -Zel-.

      Lina si morse il labbro inferiore: -NOOO!- non riuscì a controllarsi, i singhiozzi le scuotevano con violenza il corpo. Si alzò in piedi. Non tentò di frenare le lacrime, ma il suo sguardo era determinato. –Ora basta! Stai distruggendo le vite di persone che ti hanno aiutato, non meriti che io ti conceda un’altra possibilità!- Lina avanzò minacciosa verso il Fantasma, che sorrideva maligno con occhi iniettati di sangue.

      -Signore delle tenebre e dei Quattro Mondi, io ti imploro... per il potere che possiedi, concedi alle mie mani l’ira divina; scatena la lama di oscuro, glaciale nulla... per il nostro potere, la nostra combinata potenza, fa sì che camminiamo come uno lungo il sentiero della distruzione...- una lama nera sprigionò una forza indicibile nelle sue mani, che faticarono a trattenerla. Le lacrime erano sempre più bollenti, pensò che potessero ustionarle la pelle, ma si concentrò sull’incantesimo oscuro che si contorceva davanti a lei. Non sentì la voce… non sentì chiamare il suo nome…non vide quel lento movimento lontano, dietro al suo nemico. Con tutto l’odio che poteva provare, gridò l’incantesimo e scattò all’attacco –LAGUNA BLADE!-. Poteva governare la lancia di tenebra. Poteva indirizzarla dove voleva, riusciva a controllarla: diversamente dalle altre volte era lei a comandarla. Il Fantasma aspettava paziente. “Ora!” pensò la maga. Il demone non avrebbe schivato in tempo il colpo, abbassò la lancia sul suo nemico, con tutte le sue forze. Ma era scomparso con una risata. La lama incontrò un ostacolo. Lina lasciò la presa dal fascio di luce nera, sconvolta da ciò che lei stessa aveva fatto.

      L’incantesimo si dissipò, ma ormai aveva compiuto il suo compito: aveva ucciso… però la persona sbagliata.

      -Lina…- sussurrò con un colpo di tosse, accucciandosi a terra senza forze.

      -Gourry…- Lina si avvicinò all’amico, come se fosse in trance. Si inginocchiò accanto a lui, che perdeva fiotti di rosso sangue. Non ebbe il coraggio di osservare la ferita che lei stessa gli aveva provocato.

      Il giovane sollevò con fatica gli occhi per guardarla, e sorprendentemente trovò la forza di sorriderle. Le si strinse il cuore, sentì lo stomaco ribaltarsi, le forze abbandonarla, le lacrime cessare di scorrere. Lo guardò, cercando di imprimersi negli occhi della mente ogni più piccola caratteristica della sua figura; i suoi lineamenti, le sfumature dei suoi lunghi capelli dorati; i suoi occhi azzurri, specchio di un’anima pura. Le sue labbra tremarono.

      Il giovane si stese a terra supino, non riusciendo più a sostenere il proprio peso. Chiuse gli occhi nell’ultimo disperato tentativo di trattenere la vita che lo abbandonava.

       Senza parlare Lina posò una mano sul cuore dell’amico, e con l’altra scostò delicatamente la frangetta dalla fronte. Lo spadaccino la guardò: il respiro sempre più lento, gli occhi sempre più incerti. Sollevò una mano con lentezza… una di quelle mani che con forza l’avevano spesso tolta dai guai… e le carezzò una guancia. Sorrise debolmente: -Lina… perdonami se puoi-. La mano gli ricadde pesantemente al suolo, gli occhi si spensero pur rimanendo spalancati su di lei.

      Deglutì. –Non puoi lasciarmi qui Gourry…- sussurrò carezzandogli la testa. –Io… io non posso… andare avanti… se tu… se tu non ci sei più!- lacrime si ripresentarono con violenza nei suoi occhi già arrossati. Si chinò, con dolcezza chiuse gli occhi dell’amico, e lo baciò sulla fronte che perdeva velocemente il calore di un corpo vivo.

      Qualcuno la chiama forza della disperazione… altri la ritengono violento desiderio di vendetta… ma per Lina, ciò che la spinse ad alzarsi ed a fronteggiare il Fantasma era la FOLLIA. Follia pura e semplice. Cosa aveva da perdere? Ormai più nulla… tutto era finito così. Zelgadiss era morto per salvare LEI. Ameria era morta perché LEI non era stata abbastanza rapida. Gourry… Gourry era morto per colpa SUA. Alla fine, la causa di tutto era LEI, solo LEI. Ma prima di lasciarsi andare avrebbe eliminato il Fantasma. Non importava in quale modo. Non importava se lei si sarebbe annullata con l’incantesimo… se il mondo stesso sarebbe scomparso. Richiamò alla mente la formula del Giga Slave. Scorse con la coda dell’occhio Ren che sorrideva compiaciuto, ma non gli diede importanza.

 

      Gourry si era appisolato sulla sedia accanto al letto dell’amica. Lina non aveva chiuso la porta e, sebbene sapesse benissimo di incorrere in una punizione a dir poco esemplare, si era introdotto nella sua stanza. Voleva vegliare sul suo sonno, vedere se quel demone… come si chiamava?… avrebbe di nuovo tentato di entrare nei suoi sogni. La stava consumando in fretta: non l’aveva mai vista così sciupata.

      Si svegliò all’improvviso, e subito controllò che Lina fosse tranquilla. Così non era: la maga tremava, e piangeva nel sonno. La chiamò a bassa voce, cercando di svegliarla; provò a scuoterla con delicatezza, ma la ragazza nemmeno se ne accorgeva.

      -Lina… calmati- le sussurrò triste. Prese una delle minute mani della giovane tra le sue: era fredda. La strinse dolcemente: -Sono qui-. Si inginocchiò di lato al letto, continuando a stringerle la mano.

 

      Un calore improvviso la avvolse… cos’era? Così familiare?

      Interruppe la formula. Vide che l’espressione di Ren era ora contrariata e seccata. L’immagine del Fantasma tremolò come se fosse di vapore. –La Distruzione!- le ringhiò il demone.

      “No. Non ti ascolterò più Ren!” pensò. Quel calore le saliva in tutto il corpo, diffondendosi dalla sua mano. Quel calore… sembrava… era certa che fosse Gourry! Le parve di sentire la voce dell’amico. “Sono qui” le ripeteva cercando di rassicurarla.

      Ritrovò la ragione e cacciò la follia che l’aveva dominata.

      -Maledetto impiccione!-il demone sembrava seriamente adirato.

      -E’ un incubo! Ma devo complimentarmi con te: ho creduto quasi che fosse la realtà! Perché non mi mandi qualcun’altra delle tue orribili visioni? Non cederò più, vuoi mettermi alla prova?!- ironizzò la maga, fissandolo con aria di sfida. Il demone strinse i denti e sparì.

 

      Lina si svegliò, spalancando gli occhi. Nel silenzio della sua camera debolmente illuminata dalla luce lunare che entrava dalla finestra socchiusa, sentì un respiro pesante ed un sussurro –Sono qui-.

      Una sola delle sue mani era libera di muoversi, e si spostò sicura a stringere quelle dello spadaccino. Gourry sorpreso sollevò lo sguardo sul viso dell’amica. La fronte corrugata da una ruga di preoccupazione si distese lentamente, mentre un sorriso si dipinse sul suo volto.

      -Grazie Gourry-

      Non… non l’aveva mai vista sorridere in quel modo così dolce…  

 

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Capitolo 11
*** Capitolo 10 ***


Capitolo 10

Capitolo 10

 

S

i era girata e rigirata nel letto, senza riuscire a prendere sonno. Sognare di nuovo la loro morte la spaventava così tanto? Dopo tutto quello che aveva combinato, poteva la morte dei suoi genitori essere ritenuta un valido motivo, maggiore dei sensi di colpa, per non riuscire a dormire? Certo, erano sua madre e suo padre, non degli sconosciuti... ma erano passati 13 anni ormai. E non aveva visto i loro occhi implorare pietà mentre la sua mano calava a staccar loro la testa o a finire le loro vite in modi molto più atroci...

   La migliore...

   ...quante volte Xellos glielo aveva ripetuto. Lei era la migliore di tutti quelli che aveva addestrato. In soli sette anni aveva appreso praticamente tutto quello che c’era da apprendere sugli incantesimi dei demoni. Forse sarebbe bastato un unico anno in più, e sarebbe stata al suo livello... al livello del maestro. Xellos... dove era finito? Non si era fatto vivo per tutto il giorno. Ma in fondo, che gliene importava? Che andasse al diavolo, e si togliesse dai piedi! ... Era ciò che pensava davvero? In sette lunghi anni, per lei quel demone era stato padre, fratello, maestro... e... NO! Scosse la testa, allontanando quel pensiero. Non doveva nemmeno pensare ad una cosa del genere! Era innaturale, era solo una ragazzina allora, pronta ad affezionarsi a chiunque le dava sostegno e le faceva i complimenti. E di sostegno, Xellos gliene dava parecchio... aveva un progetto ambizioso, che non le aveva mai rivelato. Sapeva solo che riguardava lei, il suo futuro in mezzo ai demoni... forse voleva farla diventare un priest come lui? Nonostante fosse un essere umano? “Già, dimenticavo che lui non lo sapeva... una “mista”... un ibrido... peccato che lo sia, ma non di un umano e un demone...” pensò, portandosi alla finestra, e sbirciando il piccolo cortile interno della locanda,  zeppo di barili e assi di legno per le riparazioni. Quella presunta, e quasi certa, eredità elfica, cominciava a pesarle. Era più di quello che aveva sempre creduto. Cos’era? Mezza umana? Mezza elfa? Mezza demone?

   Il suo sguardo si indurì. E suo fratello? Povero Will... chiedeva disperatamente la sua fiducia, ma come poteva fidarsi di lui? Forse non capiva quanto simili, e quanto differenti fossero in fondo. Lei era potente, aveva anche quella parte demoniaca da tenere a bada... si sarebbe pensato che tra i due fosse la più pericolosa. Ma non era così. William aveva un potere di molto superiore. Perchè? Non discendevano entrambi dagli stessi nonni o bisnonni elfi? Per quale motivo la differenza tra loro era così enorme? Era anche il secondo genito! Forse, perchè è il figlio maschio? Come se l’eredità magica potesse scegliere il proprio erede... possibile? “E’ assurdo!”

   Non bastava doversi subire lo sguardo deluso di Will, a cui aveva negato l’appoggio, ma doveva anche fare i conti con gli altri quattro. Perchè fidarsi di lei, quando invece sentiva benissimo che avevano dubbi enormi sul suo ruolo, sulla sua natura? Era tutto sempre più difficile... solo tre giorni prima, quando ancora quel viscido demone con 100 occhi non li aveva attaccati, era tutto diverso. Tutto sarebbe stato diverso se Will non avesse dato dimostrazione di quello che celava in lui, spaventandoli tutti quanti. Prima che lei...

   Affondò il viso tra le mani, mordendosi il labbro. Come aveva fatto a perdere il controllo a quel modo? Erano bastate due parole di Xellos, uno sguardo di disprezzo, ed era esplosa! Avrebbe potuto ucciderli... anche Will... non ricordava nulla di preciso. Solo un’energia violenta che la percorreva, che la nutriva... le immagini erano sfuocate, veloci. Come aveva fatto a ridurre Zelgadiss a quel modo? Quale incantesimo aveva usato? Non lo ricordava... e come aveva fatto a liberarlo? Non conosceva un contro-incantesimo... aveva solo chiuso gli occhi, e chiesto aiuto. Il resto era venuto da sè. Non era la magia appresa da Xellos. Non era magia bianca o nera. Forse... forse era l’erdità elfica che si manifestava con antichi incantesimi sconosciuti?

   Aveva paura. Paura di se stessa, di quello che poteva fare agli altri... a suo fratello... “Potrei andarmene...” pensò sollevando il volto dalle mani. Non aveva pianto. Non lo avrebbe più fatto. Scosse la testa. Era davvero così vile da lasciarli per paura? Perchè non poteva fidarsi di se stessa quando loro erano pronti a farlo nonostante mille dubbi? “Perchè è così difficile?”.

   No, non sarebbe scappata con la coda tra le gambe. Avrebbe mostrato loro che poteva farcela. A patto che non le affidassero le loro vite. Li avrebbe aiutati e difesi, fin dove poteva arrivare, non oltre. Non voleva diventare un demone, non voleva rimanere un demone. Così poteva andare, no?

   Toccò distrattamente il ciondolo attorno al collo... una pietruzza liscia e levigata, fredda al tatto, bianca come la sua pelle. Fino a poche settimane prima era molto più ingombrante... aveva dovuto dividerla per poter ricavare il sigillo da dare a Will, per questo ora il suo potere era diminuito tantissimo e bastava a mala pena a sigillare in lei i poteri più forti. Ma non si era pentita di quello che aveva fatto. Sapeva che a Will il sigillo sarebbe bastato per un po’ di tempo: è più semplice sigillare qualcosa che non è mai uscito, rispetto a qualcosa che è in esercizio da anni. Se non avesse dato quel ciondolo a suo fratello, chissà a quest’ora dove sarebbero stati... “Sempre se a quest’ora ci sarebbe stato un posto dove essere...” pensò sconsolata.

   Pietra di Ialis. Così si chiamava. Non ricordava quel nome, ma era sicura che la grotta segnata su quella mappa, si riferisse alle pietre bianche, anche se non avevano trovato altre notizie in biblioteca. Chissà perchè, associava quella strana parola, con il significato di dolore. Riminescenze dell’elfico degli antenati? Mah!

    Quella che aveva se l’era procurata da un ciarlatano che si spacciava per esperto di pietre ed erbe magiche, e gliela aveva venduta come pietra in grado di aumentare gli incantesimi di guarigione. Inutile dire che aveva compreso quasi subito quali erano le sue vere caratteristiche! E da quel momento aveva cercato ogni possibile notizia su dove torvare altre pietre simili, ma aveva risentito solo antiche leggende, del tutto simili a quelle che le narravano i suoi genitori. “Potenti sigilli, sorti dal passaggio di un cieco in una caverna...”, una storia dal significato ormai perduto nei turbini del tempo e dell’oblio, troppo difficile da comprendere.

   Si sdraiò di nuovo sul letto, girandosi su un fianco. “Arriverò fino in fondo. Non mi tirerò indietro, questo almeno lo devo promettere a me, e a Will”. Strinse gli occhi con forza, e si tirò il lenzuolo fin sopra la testa.

 

   -Gourry?! Che ti è successo?- domandò Ameria, sorpresa di vedere che il ragazzo aveva un enorme bernoccolo al centro della testa. Lo spadaccino si grattò la nuca imbarazzato, con un mezzo sorriso. “Questo è per esserti intrufolato in camera di una fanciulla indifesa!” gli aveva gridato Lina dandogli una gomitata in testa, poco dopo essersi ripresa dall’incubo. Se voleva scaricare la tensione a quel modo, a Gourry poteva anche andare bene... senza esagerare!

   In quell’istante arrivò anche Lina al tavolo, e non degnò di nessun interesse il bitorzolo dell’amico. Segno che sapeva come se l’era procurato. Che sapeva CHI glielo aveva procurato... Ameria guardò prima l’uno, poi l’altra, infine sospirò, comprendendo che dovevano aver battibeccato come al solito.

   Al termine della colazione, gentilmente offerta loro da Omeltia stessa, Zirna si alzò, frugò nella sua sacca, e ne estrasse una copia della mappa. Non avevano avuto molto tempo la sera precedente per discorrere delle loro scoperte, e non era più il caso di perder tempo.

   Spostò i piatti che ingombravano il tavolo, e vi srotolò la mappa. Tre teste si sporsero per vedere meglio.

   -Noi tre ne abbiamo già discusso- cominciò la ragazza, riferendosi a Zelgadiss e Ameria.

   -Non ci sono molte soluzioni per raggiungere i Monti Kurgan. A sud il deserto è troppo profondo, rischieremmo solo di perderci e morire di sete. Bisogna aggirare il deserto procedendo verso est. Lo so’ in questo modo la strada è molto più lunga, ma a meno che voi non abbiate un modo comodo e sicuro per passare incolumi il deserto, non c’è altro sistema.- concluse sedendosi, e fissando Lina in volto. La maga esaminò la mappa: seguì con gli occhi la rotta che Zirna aveva tracciato muovendo il dito sul foglio, e si soffermò su una particolare valle. –La Valle della Nebbia?- chiese inarcando un sopracciglio.

   -Sembra che la situazione geologica sotterranea di quella zona sia instabile. Da quello che abbiamo potuto ricavare dai testi esaminati, è ricca di falde sotterranee calde, che però non affiorano, ma si manifestano con nebbie intense- spiegò Zelgadiss.

   -Temi che sia pericoloso?- domandò Ameria.

   -Mmh... dovremo stare molto attenti, per tutta la durata del viaggio- sussurrò seria Lina.

   -Ma noi come superiamo questa parte desertica?- domandò Gourry, grattandosi il mento con perplessità. Tra Dun’amth e la prima appendice della vegetazione, verso est, c’era ancora il deserto.

   -C’è una via carovaniera che giunge sino a Mahal, possiamo seguire quella. Il tragitto non è molto lungo, in una giornata dovremmo riuscire a superarlo- spiegò Ameria fissando gli occhi sulla mappa. –Certo che la allunghiamo di molto...- sussurrò.

   -Saranno minimo dieci giorni di viaggio- affermò Zirna incrociando le braccia.

   -Dieci se non troviamo ostacoli. Ma dubito che la cosa possa avverarsi- Lina si era alzata in piedi ed aveva afferrato la mappa per esaminarla più da vicino. –Zirna, hai copiato tutti i minimi particolari?- domandò osservando con curiosità uno strano simbolo posto a cavallo di uno dei passi montani che avrebbero dovuto attraversare.

   -Si. Ho cercato di riportare ogni cosa fedelmente- ammise la ragazza, con tono un po’ incerto.

   -Cos’è questo?- chiese la maga riposando la mappa e indicando il simbolo.

   -Mm... non lo so. Sul volume in cui ho trovato la mappa non c’era alcuna spiegazione per quel simbolo...- la bianca principessa corrugò la fronte.

   Zelgadiss si avvicinò per guardare meglio: -Forse è il simbolo di una tribù che si trova in quella zona. E’ probabile che i monti siano abitati, nessuno può escluderlo, no?- suggerì.

   -Eppure non mi piace...- commentò Lina tornando a sedersi pensierosa.

   -Lina, dov’è Xellos?- chiese Will cambiando discorso.

   La maga si guardò attorno sbattendo le palpebre. Il fatto che il demone non fosse presente le diede la spiegazione per il rilassamento della sua spina dorsale: in presenza di quelle creature era sempre tesa, come una sorta di rilevatore di demoni!

   -Sarà in giro a ficcare il naso e a prepararci qualche brutto scherzo- disse seccata.

   -Magari lui sapeva come dare una spiegazione per quel... coso!- sorrise il giovane, sperando che il demone comparisse dal nulla per dargli delle risposte.

   -Will, non fare affidamento su di lui. E’ un demone, c’è quando non lo vuoi tra i piedi, e quando ne hai bisogno non c’è mai!- si rivolse poi a Zirna, -Piuttosto, parlatemi di questa grotta: cosa avete scoperto? Che strano nome... Ialis-

   Il volto del Fantasma si era indurito: che diritto aveva lei di parlare a quel modo del suo maestro?

   -Non abbiamo scoperto niente!- rispose fredda. La fissarono tutti sorpresi per quel cambiamento repentino. La ragazza abbassò gli occhi e si calmò: -Purtroppo non c’erano informazioni da nessuna parte. Abbiamo rivoltato l’intera biblioteca, ma è stato inutile. Per il nome... io credo sia elfico...- propose in tono più pacato.

   Lina annuì e passò a fissare la chimera: -Che mi dici dei templi Zel?-

   -Una cosa molto interessante Lina. Il più piccolo deve avere almeno sette secoli-

   -Ne sei sicuro?! E’ vecchissimo! E... c’erano oggetti di valore?- domandò la maga sorridendo avidamente. Una goccia di sudore si materializzò sulle guance dei compagni.

   -Per un antiquario certamente, ma non c’è nulla in buono stato. Però una figura ricorre in entrambi i templi: un guerriero al comando di un gruppo di draghi. E’ raffigurato anche nel tempio più recente, ma qui piange seduto su un monte. Purtroppo le ricerche non hanno portato a nulla. Sembra... sembra quasi che abbiano fatto contro di lui una DAMNATIO MEMORIAE...- disse perplesso.

   -Una DAMA dello ZIO di chi?!- spalancò gli occhi lo spadaccino.

   -Ma te le lavi le orecchie al mattino?!- gridò Lina assestandogli una gomitata in testa, cosicchè un secondo bernoccolo fece capolino sulla testa bionda del giovane. –Una DAMNATIO MEMORIAE! Ciò vuol dire che hanno cancellato ogni traccia di questo personaggio, e hanno cercato di dimenticarlo. Ne hanno “danneggiato la memoria” Gourry- spiegò la maga.

   -Oh. E allora perchè Zel lo ha trovato raffigurato in due templi?- chiese con il suo fare ingenuo il ragazzo. Lina fissò la chimera attendendo una spiegazione. Zelgadiss parve pensieroso per un momento: -In effetti, il dipinto e la statua sono in pessime condizioni, ma certamente dovute al tempo. L’arazzo che si trova nel tempio più grande è in condizioni migliori, e sembra più antico della struttura... Potrebbe essere stato trasportato dal tempio minore, e restaurato. Forse... forse si è voluto lasciare qualcosa di questo personaggio. Magari ha fatto qualcosa di buono, oppure ciò che è rimasto aveva un qualche significato religioso troppo importante per essere toccato-

   -Niente di certo però. Da quello che hai visto, potresti pensare che si sia trattato di un sacerdote o qualcosa di simile?-

   -No Lina. E’ un guerriero, è impossibile sbagliarsi. L’armatura è resa molto bene sia nell’arazzo che nella scultura. Sembra che fosse d’argento, con un grosso medaglione sul petto a tener chiuso il mantello. In testa ha un piccolo elmo molto decorato- la informò la chimera.

   -Bè, non è detto che quel tizio abbia qualcosa a che fare con la grotta e le pietre bianche, no? Allora perchè ne state facendo una questione?- sbuffò Will spazientito. –Quando partiamo?- continuò.

   -Non prima che io vi abbia consegnato la vostra ricompensa spero!- tuonò allegramente Omeltia, avvicinandosi al tavolo con un sacchetto tintinnante. Lo posò al centro del tavolo, sulla mappa, e si sedette tra Lina e Will. Scese un silenzio imbarazzato; perfino Lina era stupita che per una volta la pagassero...

   La corpulenta oste tirò su con il naso e in uno slancio abbracciò la maga, battendole la mano sulla schiena: -Fate attenzione- la strinse lasciandola quasi senza fiato.

   -O... Omeltia...- sussurrò Lina. Quando la donna la scostò, tenendole le mani sulle spalle, Lina notò che aveva gli occhi lucidi. –Lo so che vi andrete a cacciare in qualche guaio, ma siate prudenti- sorrise alla maga, trattenendo una lacrima.

   -Omeltia, non devi preoccuparti. Sappiamo badare a noi stessi- disse allegramente Lina, che non sopportava gli addii e cercava sempre di distendere il morale durante il congedo. La locandiera sorrise più apertamente a quella sua maschera spavalda. –Mi raccomando, tienimi a bada questa testa calda!- aggiunse prendendo la testa di Will, spettinandogli il ciuffo con la grande mano segnata dal tempo e dal lavoro di una vita tra i fornelli.

   -Ehi!- protestò il ragazzo sorridendo.

   -Tutti noi siamo qui per tenerlo al sicuro- rispose Lina lanciando un’occhiataccia a Will.

   -Tu giovincello, dai sempre retta a Lina e agli altri!- Omeltia fece una pausa, sorpresa dalle sue stesse parole. –Santi Dei! Parlo come se fossi mio figlio! Scusami ragazzo, ma mi viene spontaneo...- cercò di giustificarsi.

   -Nessun problema Omeltia. Mi fa piacere... e farebbe piacere anche a mia madre che ora è nel regno degli spiriti- sorrise con dolcezza il principe.

   -Io non...- cominciò la donna che non sapeva di avere sotto gli occhi un orfano.

   -Shh- la zittì Will, abbracciandola con tenerezza. 

 

   C’era voluto un grande sforzo per non mettersi a piangere come una ragazzina... Lina, il terrore dei  ladri, la maga-genio... si era commossa. L’affetto che le aveva dimostrato Omeltia, e il fatto che tutta Dun’amth si fosse presentata al portone delle mura per salutare la loro partenza, le aveva scaldato il cuore.

   Will aveva promesso che sarebbe tornato a trovarli. Lina si chiedeva se il giovane lo pensava veramente, o lo avesse detto come da circostanza. Lo aveva osservato a lungo per capirlo e aveva concluso che il principe ci credeva. Forse non si rendeva conto della gravità della situazione. C’era la possibilità che da quel viaggio non sarebbero più tornati. “Oh, maledizione! Da quando la grande Lina Inverse è così pessimista?!” si rimproverò mentre camminava seguendo i passi di Ameria e Zirna davanti a lei. Il suo volto si incupì: “Da quando la notte non ho pace...” si rispose. Nella sua testa si affacciarono di nuovo le immagini del sogno di quella notte. Era sempre peggiore...

   Con fatica aveva raccontato tutto a Gourry. L’amico l’aveva ascoltata annuendo di tanto in tanto, continuando a stringerle la mano che a volte, nonostante la sua calda stretta, si metteva a tremare.

   Ne era consapevole: Gourry l’aveva salvata. Ma salvata da cosa? Dal fare cosa? L’azione di un incubo non poteva avere ripercussioni sulla realtà. Se anche avesse lanciato il Giga Slave, esso non avrebbe avuto conseguenze nella vita reale. Cosa voleva veramente Ren? L’evocazione del Giga Slave era il suo obbiettivo? E per farne cosa? Sapeva troppo poco ancora... Inoltre, perché voleva Will? E perché continuava a ripeterle che Zirna era la Distruzione?

   Sospirò: le stava per venire un gran mal di testa. Osservò lo spadaccino al suo fianco: aveva due profonde occhiaie, ma il suo passo era sicuro e spedito. Aveva vegliato su di lei per tutto il resto della notte, dopo l’incubo... non aveva praticamente chiuso occhio.

   -Sono preoccupato Lina. Quel demone ti sta portando via...- le aveva detto serio. Poi all’improvviso aveva assunto un’espressione più determinata: -Non lascerò che ti porti via da me... non lasciare che ti porti via da me-. A queste parole Lina era arrossita completamente. Negli occhi dell’amico aveva letto risolutezza e speranza: l’avrebbe aiutata in quella battaglia psicologica, anche se era fuori dalla sua portata.

   Sorrise allo spadaccino al suo fianco; Gourry se ne accorse e sorrise a sua volta.

   -Lina!- la chiamò con urgenza la chimera dietro di lei. Si voltarono tutti di scatto, in tempo per vedere un essere mezzo spettrale scagliarsi con velocità su Will, che era rimasto dietro assieme a Zelgadiss. Il giovane portò una mano davanti al volto per proteggersi dall’attacco, e con l’altra cercò la spada. Il demone lo afferrò per il collo e lo sollevò da terra, sogghignando compiaciuto:

-Ho il ragazzo! Pensate agli altri!- ordinò facendo un gesto con la mano libera. D’improvviso il deserto fu affollatissimo: più di una dozzina di mostri si materializzarono dal nulla, avanzando minacciosi.

   -Will!- gridò Zirna lanciandosi contro il demone che lo aveva preso. La ragazza fu scagliata lontano con una risata di scherno. Will cercava freneticamente di liberare il collo dalla mano grigia e affusolata del nemico, scalciando con foga.

   I mostri si avventarono sul gruppo: grandi troll brandivano clave enormi, guerrieri scheletrici erano armati di spade, piccoli e puzzolenti goblin schizzavano da una parte all’altra lanciando grida acute. Gourry si lanciò sul troll più vicino e riuscì a trapassarlo da parte a parte, mentre Zelgadiss gli copriva le spalle scomponendo con un colpo uno scheletro e schiacciandone il teschio sotto la scarpa. –Ameria, distruggi le teste!- avvertì l’amica, che lanciava incantesimi all’impazzata, senza riuscire ad eliminare gli scheletri che continuavano a ricomporsi.

   -Flare arrow!- formulò Lina, togliendo di mezzo un altro troll.

   Con un urlo di rabbia Zirna si avventò su un goblin che le era sfrecciato accanto. Dal mantello estrasse un’arma, e la maneggiò velocemente uccidendo il mostriciattolo all’istante. Se l’era procurata in città, nel negozio di un antiquario: “artiglio” l’aveva chiamata l’uomo. Una strana arma, poco maneggevole, ma il nome era appropiato: l’impugnatura corta fasciata di strisce di cuoio nero si inmanicava in un artiglio tridente di lucidissimo acciaio. I tre denti erano ricurvi all’estremità, e tutta l’arma non superava i trenta centimetri di lunghezza. Difficilmente poteva risultare micidiale, ma il goblin era stato centrato in pieno in gola.

   Con un tonfo un altro troll cadde sotto l’abile tecnica di Gourry, poi lo spadaccino si avventò su tre guerrieri scheletrici, scompose i loro corpi, e si gettò sulle teste, che cercavano di scappare calciate dai propri piedi scheletrici... Lo spadaccino li inseguì brandendo la spada. –Gourry! Ma che fai?- lo rimproverò Lina, mentre scagliava una palla di fuoco contro due goblin che ridevano della scena ridicola.

   -Sta scomparendo!- avvertì Zirna, correndo verso il demone e Will. Il principe aprì gli occhi, e vide che il suo nemico stava cercando di portarlo con sé nell’altra dimensione. Si dimenò con più forza, e morse la mano che lo teneva saldamente. Il demone digrignò i denti, e allentò un po’ la presa. –Scimmietta impertinente!- disse indignato, riprendendo il controllo. Il giovane smise di dimenarsi, le braccia lasciate penzolare lungo i fianchi. –Bene, hai capito che è inutile- sorrise compiaciuto. All’improvviso Will alzò le braccia e prese la testa del demone tra le mani: tirò con forza e fece cozzare la sua testa contro quella scura del nemico. Il demone schokkato lasciò il collo del ragazzo e arretrò portandosi la mano alla fronte.

   -Will, stà indietro!- Zirna si piazzò tra lui e il demone, con l’artiglio ancora stretto saldamente in mano.

 

-DYNAST BRASS!-

 

   Un’esplosione spostò l’aria nel raggio di 500 metri. Zirna e Will si guardarono alle spalle, perfino il demone osservò sconcertato. Dei goblin, troll e scheletri era rimasto poco più che mucchiettini di cenere fumante. Davanti a quel disastro Zelgadiss si ergeva soddisfatto e sorridente, le mani sui fianchi, mentre gli altri tre compagni si erano rifugiati dietro una barriera protettiva velocemente alzata da Lina e Ameria. La maga dissolse l’incantesimo di difesa, e avanzò verso la chimera: -Zel! Piuttosto precipitoso da parte tua!- commentò affiancandosi alla chimera. Il ragazzo sollevò le spalle: -Mi sono lasciato prendere la mano...- ammise sogghignando. –Dopotutto, il demone si stava portando via la nostra calamita di guai...- aggiunse con un cenno verso Will.

   Il giovane principe sbuffò mettendo il broncio e incrociando le braccia.

   -Oh! Ma è ancora qui!- esclamò Ameria facendosi avanti. Zirna si voltò ad osservare il nemico, che era rimasto a bocca spalancata.

   -Accidenti...- sussurrò mordendosi il vellutato labbro grigio pallido. –Ren non mi aveva detto che avrei dovuto affrontare umani così pericolosi...- indietreggiò osservandoli con un misto di terrore e minaccia sul volto scuro. –Quel pazzo...-

Ora i sei compagni avanzavano verso di lui, lentamente, ma inesorabilmente.

   -Ehi... non fate così... avanti... io sono solo un povero demone di infima categoria... volevo solo guadagnare qualcosa... non pensavo... n-non sapevo...- balbettò allarmato.

   -Lina, sembra davvero un poveraccio...- Gourry parve perplesso.

   -Ma questo stramaledetto Ren fa sul serio o cerca di prendersi gioco di noi?! Ci manda dei mercenari fifoni! Ma con chi si crede di avere a che fare!- sbottò la maga.

   -Magari è al verde...- suggerì Will inarcando un sopracciglio.

   -O forse lui sta bluffando per salvare la pelle- Zelgadiss lo fissò con aria truce.

   -Potremo interrogarlo- la pallida ragazza fece un passo avanti verso il demone.

   -Su ragazzi... lasciatelo andare tranquillo... ha detto la verità, non sa nulla. E’ solo un demone di bassa categoria- un voce tranquilla e conosciuta li bloccò sul posto. Xellos comparve accanto all’altro esemplare della sua specie, sorridente come al solito.

   -Xellos!- gridò con voce strozzata il demone.

   Il priest si voltò ad osservarlo, con espressione seria sul volto senza età: -Il solo fatto che tu ti sia messo al servizio di quel pazzo sarebbe un motivo sufficiente per eliminarti all’istante...- il sorriso tornò ad increspare ironico le sue labbra sottili, -... ma sei solo un poveraccio che non sa nulla di questa storia. Per questa volta ti lascio andare, ma non commettere più questo errore. E ricorda che mi devi un favore!-

   Il demone dalla pelle grigio rilucente indietreggiò guardando inorridito Xellos, poi azzardò un inchino, fissò gli umani con espressione spaventata, e si affrettò a scomparire tremolando nell’aria calda.

   Lina avanzò a passi pesanti verso il millenario giovane che di fronte a lei sorrideva pacifico.

–Xel! Per quale motivo lo hai lasciato andare?- gridò piantandoglisi davanti e incrociando le braccia al petto in attesa di una risposta... e doveva essere una BUONA risposta!

   -Lina!Allora, com’è andata la tua missione contro i predoni?- il demone non si prese la briga di dare spiegazioni per il suo comportamento. Lina non si scompose e continuò a fissarlo con sguardo cupo. –Non so dove sei stato e cosa stai combinando Xellos Metallium, ma sai che non mi fido di te. Ora dimmi perché non ci hai permesso di interrogarlo! Lo so che non ti prenderesti la briga di togliere dai guai nemmeno tua madre... se ne avessi una!- aggiunse facendo un gesto secco con la mano.

   Il demone la fissò pensieroso per un istante, poi il suo volto si rischiarò di nuovo. Sollevò un dito fino alle labbra e fece per dire qualcosa.

   -Parla. O quel dito te lo spezzo!- Zirna si era portata al fianco della maga, e la sua espressione era torva. L’ex-maestro rimase immobile, i misteriosi occhi violetti luccicanti puntati in quelli blu dell’ex-allieva. Abbassò la mano lentamente: -Quell’incapace tornerà utile a tutti noi. Non posso dirvi altro-

   Lina fissò con stupore Xellos, e poi Zirna. Si avvicinò alla ragazza, e le sussurrò: -Dato che a te dà ascolto, chiedigli un po’ dove è stato...-

   Il demone sospirò, e assunse un’espressione falsamente ferita: -Lina, non sono sordo. Non c’è bisogno che tu ricorra a lei per farmi delle domande...-

   -Ma sembra che lei funzioni meglio di me!- esclamò la maga sorridendo maliziosamente. –Che c’è Xel, la tua allieva- fu interrotta da un colpo di tosse di Zirna, -pardon, ex-allieva, ti spaventa?-

   Xellos ignorò la domanda: -Stavo cercando il personaggio misterioso che invece di seguirvi vi precede, come se sapesse dove siete diretti. E’ vicino anche ora, lo posso sentire, ma è molto abile, e non sono riuscito a scovarlo...-

   -Non sei riuscito a scovarlo?- ripeté Zirna.

   -Credi che sia un sottoposto di Ren?- domandò Lina facendosi ad un tratto seria.

   -Lina, pensi davvero che sappia dove stiamo andando? Se così fosse, significa che sa cosa rappresentano le pietre di Ialis, e non ci permetterà in alcun modo di avvicinare Will a quella zona- intervenne Zelgadiss.

   -No, io non penso che sia un demone. Almeno, non del nostro mondo... Non possiamo escludere che arrivi da qualche altro piano cosmico!- sorrise Xellos scuotendo un dito.

   -Un...un... signore dei demoni di un altro mondo?- esclamò Ameria spaventata. L’immagine di Dark Star comparve nelle menti dei quattro compagni (sì, anche di Gourry!) e un brivido percorse le loro spine dorsali come se fossero un’unica persona.

   -Ci manca solo questo! E perché non invitiamo alla festa il re dei draghi di fuoco, o addirittura Sabranighdoo e Oceano???- sbottò Lina stizzita. –Io non ci ho ancora capito nulla! Perché Ren vuole Will? Perché vuole da me un Giga Slave? Perché Zirna è la Distruzione? E’ perché vuole eliminare tutti gli altri? Maledizione!- esausta, e con il mal di testa che prima la minacciava, e che ora era una pulsante realtà, Lina si prese il capo tra le mani.

   -Giga Slave?- domandò Xellos interessato.

   -Io... io sarei la Distruzione...?- chiese Zirna con un filo di voce, gli occhi spalancati per lo stupore.

   -Mi dispiace avertelo detto così... Sono già due notti che tu compari nell’incubo Zirna, ma non sei uccisa come gli altri... Sei tu ad uccidere gli altri...- mormorò Lina, fissando tristemente la ragazza.

   Zirna scosse lentamente la testa, le sue labbra si mossero a sillabare un silenzioso “no”. Dopo qualche istante tornò a guardare Lina: -Il Fantasma- bisbigliò. Lina non riuscì a rispondere, annuì solo con il capo.

   -Cosa significa Lina? Perché lei dovrebbe essere la Distruzione?- chiese preoccupato Will, osservando di sfuggita la sorella, che aveva lo sguardo basso e teso.

   -Non lo so... non lo so, e solo gli dei sanno quanto vorrei capirci qualcosa di più Will, ma più ci penso, e meno il piano di Ren mi sembra chiaro...- mormorò scuotendo la testa, senza sapere che altro dire.

   Un vento fresco si levò da est, dove il cielo aveva già assunto un colore indaco, mentre l’ovest era una striscia di rosso brillante sull’orizzonte di sabbia e roccia. Il nero mantello del Fantasma frusciò attorno al suo corpo immobile, e scompigliò i capelli bianchi, ma la ragazza non parve accorgersene. Lina si strinse di più nel mantello: qualcosa stava cambiando nel tempo, erano quasi fuori dal deserto, e poteva sentire nell’aria odore di pioggia.

   Gourry sollevò il viso, osservando il cielo verso la direzione in cui erano diretti: già parecchie stelle erano visibili, che scintillavano tranquille appese all’immensità sopra le loro teste. –La tempesta è lontana... forse è meglio rimanere qui questa notte...- azzardò con voce cupa.

   -Gourry ha ragione. Probabilmente colui che ci precede sa che ci stiamo dirigendo a Mahal. Dobbiamo decidere cosa fare Lina: se continuare secondo i nostri piani, o tagliare per il deserto- la chimera si sedette su una roccia poco distante, predisponendo rametti spezzati di cespugli scheletrici del deserto per accendere un fuoco. Dalla sua borsa estrasse un pentolino, lo riempì con l’acqua della borraccia, e lo pose sulla fiammella bassa e guizzante.

   Una goccia scese lungo la tempia della maga. –Come fai ad essere così impassibile, Zel? A volte mi chiedo se non stai cominciando a ragionare davvero come una roccia!- sbuffò stancamente, raccogliendo alcuni rametti di quei secchi cespugli, e aggiungendoli al fuoco. –Non possiamo attraversare il deserto, lo sai benissimo! Non resisteremmo due giorni in quell’inferno! Non abbiamo acqua sufficiente, non sappiamo cosa ci sia là in mezzo al nulla, e non è detto che questo fantomatico mister x non ci preceda ugualmente!- si sedette accanto alla chimera, mettendosi a sgranocchiare una delle focacce che le aveva dato Omeltia.

   Gourry la imitò, cingendo con un braccio Will per portarlo accanto al misero fuocherello che scoppiettava sfidando la brezza che soffiava ora incessante. Il principe lanciò un’occhiata preoccupata alla sorella, poi si fece condurre dallo spadaccino vicino agli altri. Zirna se ne stava silenziosa e tetra fuori dal minuscolo alone di luce che la fiamma coraggiosa produceva, lontana da loro. Anche Ameria la osservò per qualche istante, prima di chiudere il cerchio attorno al fuoco: avrebbe voluto dire qualcosa... confortarla in qualche modo, ma sapeva che non sarebbe stata ascoltata, così come lo aveva capito anche Will. Era chiaro che voleva rimanere sola per un po’.

   -Lina... cosa... cosa hai visto negli incubi? Insomma... perché un Giga Slave?- domandò Ameria a bassa voce, allungando le mani verso il fuoco, tentando di scaldarle. Sapeva che nel deserto lo sbalzo termico dal giorno alla notte era notevole, ma stava cominciando a fare davvero troppo freddo.

   Lina continuò a fissare davanti a lei, masticando con calma. Dopo avere ingoiato il boccone, rimase ancora silenziosa, conscia degli occhi puntati su di lei. Sentiva con chiarezza che anche Xellos la osservava con intensità.

   -Forse per scoprirlo... dovrei arrivare fino in fondo all’incubo...- mormorò.

   -Non puoi Lina-

   Gli occhi della maga si spostarono a fissare il demone. Due ametiste illuminate dal rosso della fiamma, sottili e intelligenti, si restrinsero in una fessura contemplando con odio qualcosa, o qualcuno, che non era presente. –Non puoi arrivare in fondo, perché faresti il suo gioco. Ho capito cosa ti sta facendo... Vuole schiacciare la tua mente per comandarla come si comanda un burattino. Vuole farla impazzire, terrorizzarti a tal punto da spezzare il legame tra il sogno e la realtà. Se distruggerai l’ambiente del sogno in preda alla follia che lui ti ha generato, potrà usarti come vuole: e se lui avrà bisogno del Giga Slave, tu lo lancerai, convinta di vivere l’incubo che hai già vissuto.-

   Zelgadiss per poco non si strozzò con il caffè che stava sorseggiando; Lina lasciò cadere il pezzo di focaccia che ancora aveva in mano, mentre Ameria era così schokkata da rimanere a bocca aperta. Gourry si grattò perplesso la testa, e accanto a lui Will si concentrò nel tentativo di zittire una voce nella sua mente che rideva e faceva commenti ammirati di come fosse una punizione adatta ad un essere falso come una femmina umana.

   La maga si schiarì la gola, ma nonostante cercasse di non dare a vedere quanto fosse tesa, era sbiancata a tal punto da poter quasi gareggiare per il pallore con Zirna. Ora comprese che Gourry era arrivato appena in tempo... appena in tempo...

   -Solitamente non si impiega molto ad ottenere il proprio scopo: bastano al massimo due notti da incubo, e il gioco è fatto- continuò il demone, concedendosi un sorriso ironico, -Ma Ren non poteva immaginare che tu sei un osso duro, e credo che sia per questo che non si è ancora impegnato a fondo a catturare Will. Probabilmente sperava che in qualche modo glielo consegnassi tu su un piatto d’argento-

   Nessuno si mosse, nessuno fiatò. Lina deglutì: -Come... come posso farlo smettere?- bisbigliò con voce tremante. Sapeva quale sarebbe stata la risposta di Xellos, lo sapeva così bene che le venne voglia di piangere per la disperazione e la frustrazione.

   -Non puoi- ammise il demone.

   -No! Non è possibile che non ci sia nessun modo! Insomma, è... deve essere una sorta di incantesimo, no? Ci sarà pure qualcosa per annullarlo!- balzò in piedi Ameria. –Non possiamo lasciare che faccia di Lina quello che vuole! Lina... non puoi continuare così... lo abbiamo capito tutti che ti sta massacrando. Non ti ho mai vista così provata...- terminò in un sussurro, guardando la maga con preoccupazione.

   Zelgadiss si voltò verso l’amica, che stringeva le labbra, corrugando la fronte nello sforzo di trovare una soluzione. Sapeva contro quale domanda stava lottando. –Lina, solo Will può aiutarti, lo sai- disse a bassa voce, spostando lo sguardo sul principe. Anche Lina fissò il giovane, il quale aveva assunto una espressione più che stupita. Tra la sua, e quella di Gourry accanto a lui, che oltre ad essere perplesso, ora sembrava navigare nel buio più totale dell’incomprensione, non si poteva scegliere a chi dare il premio per la migliore espressione da ebete...

   -Io?- domandò il ragazzo. 

   Lina lo fissò combattuta. Come chiedergli di usare i suoi poteri? I poteri che potevano essere pericolosi per tutti quanti? I poteri che si era ripromesso di non adoperare?

   Poi Will sembrò illuminarsi di comprensione, come se la risposta fosse scesa su di lui da chissà quale benedizione divina. Sorrise dolcemente, inclinando appena la testa: -Ne sarei felice ed orgoglioso Lina- disse semplicemente.

   -Tu la fai facile, Will, ma non è così...- cominciò la maga stancamente.

   -Non ti preoccupare. Non è... ehm... la stessa cosa. Posso cantare quella ninna nanna in qualsiasi momento, senza alcun pericolo- tentò di spiegare Will.

   -Non credo che...- cominciò di nuovo la maga.

   -Avevi detto che ti saresti fidata- continuò a bassa voce il principe.

   -Si ma...- Ameria fu interrotta dalla mano di Zelgadiss, che le strinse appena il braccio.

   -Maledizione Will! Lo sai che vorrei anche io dormire senza vedere i miei amici morire! Senza rischiare di mettere in pericolo tutti voi e il mondo intero!- sbottò la maga.

   -Lina... se lui può aiutarti, lascialo provare...- sussurrò Gourry, posandole una mano sulla testa con gentilezza. –Guardati: sei pallida, tesa, spesso hai uno sguardo triste e cupo... Non permettergli di rubarti la tua vita-

“Non permettere che ti porti via da me”

   Lina arrossì. Glielo aveva promesso. E aveva anche detto che avrebbe avuto fiducia in Will. Poteva rimangiarsi tutto in una sola volta? Sospirò. –D’accordo- disse semplicemente. –E Zirna cosa ne pensa?- alzò la voce, per farsi sentire dalla ragazza che doveva trovarsi da qualche parte di fronte a lei. Ma Zirna non c’era. Corrugò la fronte perplessa: -Dov’è andata?- chiese, mentre gli altri si guardavano attorno per individuarla.

   -Oh, tornerà, non vi preoccupate. A volte ha bisogno di restare completamente sola- li informò Xellos, osservando il deserto che appariva grigio-blu vellutato sotto il cielo fiorito di stelle e illuminato dalla falce crescente della luna. 

   -Io sono curioso di sapere che farai ragazzo. Come intendi aiutare Lina?- domandò rivolgendo a Will un’occhiata astuta e curiosa.

   -Con una canzone- rispose William, alzandosi e avvicinandosi a Lina. –Consiglierei agli altri di tapparsi le orecchie... non vorrei combinare un altro macello...- disse arrossendo al ricordo di quello che aveva causato.

   -Macello? Vorresti spiegarti?- Lina inarcò un sopracciglio.

   -Ehm... i predoni di Peris...- sussurrò imbarazzatissimo.

   -Tu... tu li hai addormentati?!- esclamò stupita.

   -Già... e poi abbiamo impiegato tantissimo tempo a svegliare i prigionieri...- continuò grattandosi la nuca, osservando il suolo.

   -E’... è da non credere!- fissò il principe con gli occhi spalancati per la sorpresa. –Ma come ci sei riuscito? Insomma, quanti saranno stati? Almeno duecento uomini, no?-

   -Quasi trecento in verità... un uomo mi ha fornito un corno attraverso il quale cantare, per farmi sentire da tutti...- spiegò mentre si inginocchiava di fronte a lei, sedendosi sui talloni.

   -Non c’è che dire, sei pieno di risorse- Zelgadiss si concesse un sorriso, mentre si portava le mani alle orecchie per tapparle. Ameria lo fissò esterrefatta: la chimera aveva davvero intenzione di lasciare che Will facesse un incantesimo a Lina! Poi guardò l’amica: pallida, il viso teso sembrava dimagrito, gli occhi erano cerchiati di scuro, e lo sguardo era spento ed esausto. Aveva senza dubbio bisogno di dormire tranquillamente, e di ritrovare un po’ di serenità. “Devo fidarmi” si costrinse, tappandosi le orecchie, mentre anche Gourry faceva lo stesso, mantenendo lo sguardo preoccupato su Lina.

   Will si accertò che solo la maga di fronte a lei potesse sentirlo: -Xellos, non vorrai perdere la faccia cadendo addormentato come un ghiro davanti a questi umani, vero?- accennò sarcastico nella direzione del demone, che osservava senza prendere le “dovute precauzioni”.  Qualcosa nello sguardo del principe turbò il demone, che senza ribattere coprì le orecchie con una cuffia sbucata da una tasca del suo mantello.

   -Lina, non avere paura- sussurrò alla ragazza, prendendo la mano guantata tra le sue, e incatenando la sua anima con la luce dei suoi occhi blu. La mente ricettiva di Lina fece in tempo a registrare “Contatto fisico, contatto visivo...” i passi per operare l’incantesimo. Ma era ancora abbastanza sveglia da pensare che non aveva certo potuto farlo con tutti i predoni al campo di Peris! “Razza di Casanova che non sei altro! Te la farò paga...” non terminò il pensiero, poiché l’aria fresca e pungente si trasformò in splendida e tranquillizzante brezza tiepida. Poteva vedere il principe davanti a lei che muoveva la bocca, ma non sentiva parole, solo una melodia confusa, che diventava sempre più luminosa e calda, mentre davanti ai suoi occhi assumeva tutte le sfumature dei colori del sole. Il suo corpo intorpidito fu avvolto da una coperta di pace, l’ultima cosa che distinse furono gli occhi del principe che si socchiudevano davanti a lei.

   Gourry vide Lina scivolare nell’incoscienza lentamente, accasciandosi indietro sulla sabbia, mentre Will dimentico ormai di ogni cosa continuava a muovere la bocca seguendo il canto.

   All’improvviso il principe si scosse, e si azzittì. “Smettila! Falla finita!” continuava a gridare il bisnonno nella sua mente. Will sentì finalmente quella voce adirata, e tornò a vedere chiaramente, senza più essere offuscato dal calore e dalla luce. Lina era profondamente addormentata davanti a lui, mentre gli altri lo osservavano incuriositi, allontanando con cautela le mani dalle orecchie. –Per questa notte dormirà pacifica- disse rivolto a Gourry. Lo spadaccino gli sorrise in risposta.

   -Spero proprio che tu abbia ragione. Quello che ha detto Xellos mi ha davvero inquietata...- mormorò Ameria, cacciando indietro uno sbadiglio.

   -Sarà meglio riposare un po’, riprenderemo la marcia all’alba. Dobbiamo cominciare a muoverci, non vorrei che Ren giungesse in qualche modo prima di noi a quella grotta- disse la chimera, riattizzando il fuoco che si era abbassato. –Faccio io il primo turno, voi dormite tranquilli-

   -Io vorrei aspettare mia sorella...- cominciò il principe, osservando il deserto attorno a loro.

   -Potresti aspettare per ore- lo avvisò Xellos.

   -Va a dormire Will. Lina avrà ancora bisogno di te, e le servirai pieno di energie- Gourry si spostò avvicinandosi di più a Lina, e sdraiandosi accanto a lei, preparandosi a dormire.

 

   Qualche tempo dopo, Zelgadiss si mise ad ascoltare il profondo silenzio che regnava in quello spazio vasto e vuoto. Il vento era calato, assieme alla temperatura. Poteva vedere Will che rabbrividiva nel sonno, mentre Ameria si spostò, appallottolandosi come un gatto, e stringendosi addosso il mantello chiaro. Lina dormiva tranquilla come un sasso: da quando era piombata nel sonno incantato di Will, non si era spostata di un solo millimetro. Gourry al fianco della maga, si rigirava spesso, ed ogni tanto apriva gli occhi per controllare se l’amica si agitasse in preda ai soliti incubi. La chimera sbadigliò. Alzò gli occhi al cielo e controllò la posizione degli astri: era ora di chiedere il cambio allo spadaccino. Si alzò in piedi, gettando un’occhiata all’intorno, senza scorgere nessun movimento. Sussultò vistosamente quando udì uno starnuto, e si girò velocemente ad osservare Will. Il giovane infreddolito starnutì di nuovo, e si  mise a sedere con occhi assonnati, poi portò una mano al viso e si massaggiò le palpebre.

   -Zelgadiss, faccio io la guardia ora- annunciò senza guardarlo, continuando a sfregarsi gli occhi.

–Lascia dormire Gourry, la notte scorsa non deve avere chiuso occhio...-

   Il ragazzo-chimera annuì stancamente, e si sdraiò, addormentandosi quasi subito.

 

   Il fuoco scoppiettò con un leggero crepitio. Era quasi spento, ma Zirna non si alzò a ravvivarlo.

   Zelgadiss si era svegliato; dalla sua posizione poteva vederla, ce l’aveva praticamente di fronte. Osservò il fuoco che si spegneva, poi spostò lo sguardo su di lei. Spalancò gli occhi quando vide che i suoi erano luminosi come quelli di un felino: un giallo intenso rifrangeva la luce debole delle braci. Gli elfi potevano “vedere i corpi caldi” al buio, certo... ma dubitava che l’effetto fosse quello. E poi lei non era un’elfa, poteva essere al massimo una mezza elfa.

   Continuò a squadrarla per un po’, senza muoversi. Gli sembrava quasi che non respirasse data la sua immobilità. “Una statua di marmo... come quella del tempio” pensò. Ma perché la incuriosiva così tanto? La sua ragione gli venne in soccorso con la risposta che voleva sentire: “E’ potente, è in grado di ridarti la tua forma umana, è normale che ti incuriosisca”. Si accontentò di quella spiegazione, e non si indagò oltre. Pensò di avvicinarsi e scambiare due parole, così, tanto per fare... non aveva più fiatato da quando Lina le aveva rivelato che negli incubi lei li aveva uccisi tutti quanti. 

   Fece un lievissimo movimento, impercettibile, non si era nemmeno ancora seduto. Lo sguardo che colse negli occhi di Zirna fu terribile: un brivido lungo la schiena gli fece comprendere che, se la sua pelle avesse potuto accaponarsi, l’avrebbe fatto. Era stato più chiaro delle parole stesse: “Fai un passo verso di me e ti distruggo!”, come se fosse scritto nero su bianco a caratteri giganti.

   Dopotutto, perché disturbarla? Anche lui spesso preferiva starsene da solo. Eppure... non ubbidì al suo buon senso, e si sentì di agire come era solita Lina: un cartello con scritto “GUAI” sopra? Seguiamolo!

   Lo sguardo di Zirna era ora perso nel vuoto, non badava più a lui... probabilmente cercava delle risposte: sembrava ovvio che Ren ora aveva un piano che riguardava anche lei.

   Senza che lei se ne accorgesse, giunse al suo fianco. Guardava lontano, il viso aveva un’espressione dura, gli occhi erano freddi e determinati.

   -Ehi- sussurrò accompagnando la parola con la mano, posandola sulla sua spalla.

   La ragazza sussultò, e in un istante Zelgadiss si ritrovò sbattuto a terra con tale forza da fargli espellere tutta l’aria che aveva nei polmoni. La fissò terrorizzato: Zirna si scostò e lasciò la presa sul suo collo: -Chimera ficcanaso!- sibilò gelida –Ti avevo detto di non muoverti!-

   Zelgadiss si mise a sedere, tossicchiando, riprendendo fiato e cercando di ricomporsi: -Tu non mi hai detto niente- mormorò massaggiandosi il collo. Non credeva che potesse avere una forza simile: il punto in cui le dita si erano serrate attorno al suo collo gli doleva.

   -Davvero non ho detto nulla?- chiese tagliente e ironica la giovane, sedendosi di nuovo al suo posto di guardia.

   -Non hai aperto bocca- affermò il giovane, affiancandosi a lei, prendendo posto sullo stesso masso.

   Zirna lo fissò: -Sei uno sciamano ragazzo, tu puoi sentire le mie parole!- spiegò, spostando lo sguardo sul falò ormai del tutto spento.

   Il giovane sbatté le palpebre sorpreso. –Posso sentire...- mormorò cercando di comprendere. Lui aveva solo pensato che quello sguardo significasse quelle parole... o le aveva sentite? Non poté interrogarsi molto a lungo, perché lei riprese a parlare.

   -E puoi vedere...- aggiunse triste. Zelgadiss deglutì: sì, poteva vedere, aveva visto e non voleva più farlo. Ma la pallida ragazza lo colse di sorpresa: posò la sua mano su quella di pietra di lui, e Zelgadiss sentì il dolore del ricordo, vide gli occhi di una famiglia pieni di lacrime, sentì chiedere pietà con voce rotta dal pianto e dalla disperazione. Il cuore gli balzò in petto, era una scena straziante: cercò di togliere la mano da quella del Fantasma, ma la ragazza non lo permise. Una morte orribile e dolorosa fu procurata a quell’intera famiglia, e il cuore piangeva ad ogni colpo inferto. L’immagine della carneficina era immota, vivida. Poi il suo volto eterno che sorrideva: Xellos avanzava verso di lei battendo le mani –Sei la migliore-. Il suo cuore si alleggeriva e il ricordo del massacro svaniva in quel giovane sorriso.

   Zirna lasciò la mano del ragazzo. Zelgadiss spalancò gli occhi, respirando a pieni polmoni come se avesse affrontato una lunga apnea. La sua espressione era terrorizzata, con l’altra mano si teneva quella toccata dalla ragazza, come se la sentisse ghiacciata.

   Zirna lo fissò tristemente: -Avevo ragione: puoi vedere- disse soltanto, continuando a tenere gli occhi fissi in quelli sbarrati della chimera.

   Non c’erano molte cose in grado di impressionarlo, ma decisamente questa era una di quelle. Era come se fosse stato lui a fare tutto: ad uccidere quegli sventurati, ad andare felice verso Xellos (rabbrividì quasi di più a quel pensiero...). Come era possibile tutto ciò?

   -Perchè lo hai fatto?- chiese quando riuscì a respirare regolarmente e sentì di nuovo la vita scorrere nella mano.

   -Perchè li ho uccisi? Perché sono rimasta con lui? Perché ti ho fatto vedere quello che ho fatto? Cosa vuoi sapere chimera?- quel suo tono cinico era irritante!

   -Innanzi tutto, perché cerchi di allontanare tutti quelli che ti porgono una mano?- Zelgadiss cambiò discorso. Quel modo di comportarsi era terribilmente familiare...

   Zirna strinse le labbra e non rispose. Scostò lo sguardo, fissando ora un punto indefinito di fronte a lei. –Li ho uccisi perché era un esame del mio addestramento. Sono rimasta con lui perché credevo di amarlo. Ti ho fatto vedere i miei ricordi perché così la finisci di compatirmi- rispose da sola alle sue domande. Tre risposte che avrebbero potuto sconvolgere chiunque, ma non Zelgadiss. Che provasse qualcosa per quel demone era disgustoso, ma lui non era stupido, e lo aveva già capito. E già una volta aveva visto sangue innocente da lei versato per compiacere Xellos... perché non aveva più dubbi che fosse quello il reale motivo che l’aveva spinta a compiere quei terribili massacri... Ma compatirla? Scosse la testa, silenzioso. Compassione e pietà erano l’ultima cosa che intendeva concederle. Sapeva con certezza, con terribile certezza che sarebbero state disprezzate, perché anche lui le avrebbe disprezzate.

   -Ti sbagli, io non ti compatisco. Tu stessa provi pietà per te, e ti punisci con i ricordi peggiori del tuo passato. Vorrei solo evitare che tu possa compiere questo errore- disse osservandola senza battere ciglio. Ma se Zirna lo aveva sentito, non ne diede la prova: continuò a tenere lo sguardo davanti a sé, nel buio.

   Zelgadiss sospirò: non avrebbe ottenuto nulla. Cosa sperava? Di riuscire ad alleviare i suoi tormenti? Dopotutto era giusto che se la sbrigasse da sola, no? “No, è arrivata ad un punto troppo lontano per potere tornare indietro. L’odio e il timore che prova verso se stessa saranno insormontabili se nessuno cercherà di tirarla fuori dai suoi pensieri. Quando ho incontrato Lina e Gourry, io ero a pochi passi da quel punto...”. Erano simili. All’inizio aveva pensato che fosse una somiglianza dovuta a problemi “fisici”, ora sapeva che era una cosa completamente differente.

   “Ma ho il sospetto che sia più cocciuta di me... non sarà semplice farla ragionare” lo sciamano scosse la testa, incerto sul da farsi. Una persona avrebbe potuto aiutarla molto più di lui: spostò lo sguardo su Will, e si stupì di trovarlo addormentato sotto un pesante mantello nero dai bordi decorati con rune d’argento.

 

  

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Capitolo 12
*** Capitolo 11 ***


Capitolo 11

Capitolo 11

 

C

os’era quel rumore fastidioso? Stava così bene in quel momento, perchè dovevano disturbarla?

Scostò la testa di poco e socchiuse un occhio velato di sonno. La luce colpì la sua iride senza pietà, e Lina richiuse immediatamente l’occhio, mugugnando una protesta.

   Ancora quel rumore... clang clang clang

   Ritmico e costante... lo aveva già sentito altre volte, ma non voleva pensare, voleva solo continuare a dormire... stava riposando così bene... clang clang clang

   Sospirò, e smise di tentare di ordinare alle sue orecchie di non sentirlo.

   Clang clang clang

   ? Come sarebbe a dire?” aprire gli occhi, balzare in piedi e afferrare la sua piccola daga furono una cosa sola. Non appena mise a fuoco la scena allentò la presa sulla spada: non erano attaccati. Zelgadiss stava esaminando l’arco di Will, tendendolo per saggiarne la resistenza. Ameria seduta accanto a quello che rimaneva del fuoco, sbadigliava e sgranocchiava qualcosa con malavoglia. Zirna era intenta a fissare la fonte del rumore... clang clang clang

   Gourry e Will si stavano allenando con la spada. Lo spadaccino non voleva dare tregua al suo allievo, e nonostante i numerosi errori, e l’affaticamento fisico a cui non era particolarmente abituato, il principe non mollava.

   -Stai meno rigido con il polso, i movimenti devono essere più naturali!- gridò Gourry mentre sferrava un attacco dall’alto. –La prossima volta para questo tipo di attacco con il forte della lama, non con il medio, ti sbilancerai di meno!- Will annuì in risposta, senza parlare per non sprecare fiato inutilmente.

   Lina rinfoderò la daga e si avvicinò a Zirna, sedendosi accanto a lei.

   -Come ti senti?- domandò la pallida ragazza.

   -Bè, direi che non c’è paragone... una dormita da favola! Niente incubi orribili. E’ un sollievo... veramente...- terminò in un sussurro. –Suppongo che Will ti abbia detto...- -Sì- la interruppe la giovane, -E anche se non sono particolarmente d’accordo, sono felice che tu ti senta meglio. Io ho riflettuto tutta la notte, e non sono riuscita ad arrivare ad una conclusione soddisfacente. Non capisco perchè io dovrei rimanere il Fantasma ed uccidervi, ne per quale motivo Ren abbia bisogno di un incantesimo potente come un Giga Slave... ma so che è un personaggio infido, disposto a qualunque cosa per raggiungere i suoi scopi. Sinceramente, credo solo in parte alla spiegazione che ha dato Xellos di quegli incubi... Lina, se non mi sbaglio, e a questo punto non credo proprio, Ren ti ha voluto fare vedere il modo in cui otterrà ciò di cui ha bisogno anche senza conseguirlo attraverso il sogno.- concluse continuando ad osservare il fratello che tentava invano di attaccare l’esperto spadaccino.

   Lina rimase in silenzio, osservando i ragazzi combattere fra loro, senza prestarvi troppa attenzione. –Tu credi che Ren sarebbe in grado di metterti contro di noi... fino a quel punto... Forse... forse potrebbe farlo se avesse Will nelle sue mani. Saresti disposta a tutto pur di salvarlo, non è vero?- domandò spostando lo sguardo sulla ragazza al suo finaco. Notò che lei strinse le labbra con forza prima di voltarsi ad affrontarla.

   -Ho pensato anche io che sia l’unico suo modo... ma il fatto che Will non sia mai comparso nei tuoi incubi mi fa sorgere dei sospetti. Avrebbe potuto aggiungere a tutto l’orrore che ti ha fatto vedere, anche le torture che intende fare a mio fratello... e invece non l’ha fatto... Può darsi che non significhi nulla, ma può anche darsi che in realtà non abbia intenzione di sottoporlo agli esperimenti che ha testato su di me. Dopotutto con me ha fallito...-

   Lina riflettè un istante, annuendo lentamente. –Se non vuole torturarlo... e di sicuro non vuole ucciderlo... in che sistema potrebbe convincerti ad attaccarci invece di collaborare con noi nel tentativo di salvarlo?- sapeva benissimo che quella era la stessa domanda che la pallida ragazza si era posta tutta la notte, senza trovare la risposta.

   -Non lo so Lina... non lo so...- rispose Zirna tristemente.

   La maga si alzò di scatto, stringendo i pugni: -Quel bastardo di Ren non avrà Will, non avrà me e non avrà nemmeno te Zirna! Comincio a stancarmi di tutti questi misteri... se sapessi dove trovarlo non ci penserei due volte a raggiungerlo e a dargliele di santa ragione!- si volse verso Zirna, che la osservava un po’ sorpresa, e le strizzò l’occhio.

   -Ma…- cominciò la pallida ragazza. –Niente ma! Ren sarà pure un priest potente, ma non devi dimenticare chi hai davanti a te! Dopotutto, IO ho sconfitto Shabranigdoo, IO ho eliminato Fibrizio… bè, con un piccolo aiuto…- aggiunse a bassa voce.

   -Si Lina,- la principessa di Lanthas si alzò per fronteggiare la maga, -non ho dubbi, voi ce la farete…- -No Zirna. NOI ce la faremo. Siamo un gruppo, non essere così pessimis…- Lina si ritrovò d’improvviso a terra, senza il tempo di finire ciò che stava dicendo, e capire cosa fosse successo.

   -MA COSA…?!- sbraitò rizzandosi a sedere, e trovandosi faccia a faccia col viso madido di sudore e sporco di polvere di Will.

   -Scusa…- rantolò il giovane, rialzandosi barcollando. Si puntellò sulla spada e cercò di recuperare l’equilibrio, offrendo una mano alla maga. –Naaa, lascia Will… semmai sei tu che hai bisogno di aiuto!- ghignò Lina tirandosi in piedi. 

   Il giovane principe le rivolse un sorriso, e poi con un sospiro le diede le spalle per tornare all’allenamento.

   -Will, non essere precipitoso nell’indietreggiare. Hai visto, basta un sasso per inciampare e cadere.- Gourry riassunse la posizione di guardia, ma per un istante rimase fermo immobile squadrando l’allievo. Will ansimava vistosamente, era completamente ricoperto di polvere, appiccicatasi addosso nella caduta in cui aveva coinvolto anche Lina. I lunghi capelli castani erano spettinati, i suoi occhi blu arrossati dalla fatica erano però determinati e puntati su di lui, come se volessero bloccarlo in quel luogo. Nonostante fosse evidentemente sfinito dopo quasi due ore di allenamento serrato, la sua posizione di guardia era perfetta, e le mani stringevano saldamente la spada, senza più alcuna esitazione o alcun timore. Gourry sorrise: “Fa progressi stupefacenti”, poi abbassò l’arma, pensando così di terminare l’allenamento.

   Will si slanciò all’attacco, cogliendo lo spadaccino quasi di sorpresa: -Mai abbassare la guardia!- ironizzò, premendo la lama contro quella di Gourry, con una fermezza che il biondo ragazzo non si era aspettato.

   -E’ molto cocciuto…- commentò la chimera avvicinandosi alle tre ragazze che osservavano in silenzio.

   -Io lo dicevo che ha la testaccia dura come una pietra… senza offesa Zel- disse Lina dopo qualche istante.

   -Mph!- fu il commento della chimera. –Piuttosto, credo che sia ora di andare. Abbiamo voluto lasciarti riposare Lina, ma non possiamo perdere altro tempo-

   -Riposare?- ripetè Lina arrossendo lievemente, -bè… grazie… Ma avete ragione! Da questo momento in poi non si perderà più tempo, e si marcerà diritti e spediti verso i Monti Kurgan!- la maga puntò un dito al cielo, e poi si rivolse agli spadaccini: -Gourry! Will! Andiamo!-

   I quattro si voltarono, avviandosi lungo la via carovaniera. Lina sbirciò dietro di sé, per vedere se gli altri due l’avevano seguita, ma quelli continuavano a combattere. –GOURRYYYY!!! WILLLLL!!!- li chiamò… niente… Si avvicinò, e li chiamò di nuovo… ma l’unica risposta che ottenne fu un fendente di Will diretto al fianco di Gourry che le passò a 3 cm dal naso...

   -PALLA DI FUOCO!-

 

   -Ehi, che avete da guardare così? Non mi stavano ad ascoltare!- cercò di giustificarsi Lina sotto le occhiate di accusa dei compagni. Si grattò il naso imbarazzata, e si avvicinò ad Ameria, che stava curando le scottature di Will grazie alla magia.

   -Non ce n’era bisogno Lina... insomma, io ormai ci ho fatto il callo alle tue palle di fuoco, ma mettere in mezzo pure lui...- Gourry si sfregò il braccio appena risanato da Zelgadiss.

   -Come sarebbe a dire ci hai fatto il callo?-  sbottò Lina fissandolo furente.

   -Su Lina, non prendertela con Gourry... dopotutto non mi sono fatto nulla...- Will si alzò in piedi un po’ incerto, ripulendosi dalla fuliggine sul viso. –Grazie Ameria- sorrise alla principessa di Sailoon.

   -Niente più interruzioni, eh Lina?- disse la chimera, le braccia incrociate nel solito atteggiamento seccato. –Vogliamo muoverci? Non vorrei sembrare insistente, ma qualcuno di non ben definito ci PRECEDE...- aggiunse.

   -Zel, non ti ci mettere anche tu, eh? Non è colpa mia se ci siamo fermati ancor prima di partire! LORO non stavano seguendo!-

   -E ti è sembrato normale scagliare una palla di fuoco per richiamare la loro attenzione, eh? Già che c’eri, potevi spedirli direttamente a Mahal, almeno potevamo guadagnare tempo!-

   -Ehi! Lina, Zelgadiss! Vi decidete a venire?- li chiamò Ameria in coda agli altri, davanti a loro, lungo la via che passava nel deserto.

   -EH???- esclamarono in coro lo sciamano e la maga. Tante storie, e alla fine erano rimasti indietro loro... si guardarono stupiti,e si concessero un ghigno, prima di seguire gli amici.

 

   Mahal, città fiorente e di intensi scambi, si trovava proprio al confine tra il deserto roccioso, che nell’ultimo breve tratto aveva preso il posto di quello molto più sabbioso della zona di Dun’amth, e una fertile valle lussureggiante. La ricchezza della città era palese: nella periferia si trovavano ville lussuosissime con enormi giardini, e avvicinandosi al suo cuore pulsante si vedevano lungo le strade negozi di tutti i tipi e per tutti i gusti, locande, osterie, ristoranti di classe ed edifici pubblici maestosi e con ogni probabilità di qualche rilevanza storica. Le facce che si incontravano per la strada erano le più disparate: mercanti frettolosi di correre al lavoro, donne ciarliere ricche di borse e pacchi, ma anche mendicanti, che venivano allontanati dalle guardie cittadine.

   -Sembra enorme...- sussurrò Will, guardandosi attorno allibito.

   -In effetti è più spettacolare di Landar, ma non credo che sia molto più grande- affermò Zirna, osservando ogni cosa con attenzione da sotto il nero cappuccio, calato fin sugli occhi.

   -Non avrei mai immaginato che in questo posto sperduto ci potesse essere una città come questa... chissà quali ricchi affari sarei in grado di concludere...- Lina notò un’occhiataccia da parte della chimera, -... se avessimo tempo, ovviamente!- terminò.

   -Lina, il tempo per mangiare lo abbiamo, vero? Il mio stomaco dice che è quasi ora di pranzo...- Gourry sorrise allegramente, massaggiandosi la pancia che brontolava per ora in modo decentemente sommesso.

   -Ehm... sentite, io proporrei di trovare un posto in cui Will possa darsi una ripulita...- suggerrì Ameria, fissando obliquamente il principe.William osservò le sue condizioni, e sorrise imbarazzato: era ancora pieno di polvere, e i passanti lo notavano, scambiandosi sguardi di mutua comprensione pieni di sospetto.

   -Hai ragione Ameria, non può andare in giro conciato a questo modo. Vada per una locanda allora!- Lina velocizzò il passo, osservando tutte le insegne che incontrava sulla sua strada.

   Non appena ne trovò una, vi si infilò, seguita a ruota dagli altri.

   -Io vado a darmi una ripulita e a rendermi presentabile... Lina, ordina per me per favore, quello che prendi tu andrà benissimo... ho una fame da lupi!- Will le strizzò l’occhio e si diresse al banco per chiedere dove fosse il bagno.

   -Bene! Vediamo un po’ quali sono i piatti tipici della zona!- disse allegra la maga, ispezionando il menù.

   -Ma è mai possibile che qui ogni cosa abbia un nome così strano?- Gourry si arrese e posò il menù sul tavolo, con una scrollata di spalle.

   -Basta chiedere spiegazioni Gourry, non è poi così difficile. Ma io preferisco affidarmi all’intuito! E poi, è un’emozione scoprire piatti sempre nuovi, no?- Lina sogghignò in direzione dello spadaccino, e alzò la mano per richiamare l’attenzione di una cameriera.

   -Lina...-

   -Più tardi Zel... Bene, noi vorremmo ordinare questo questo questo....- cominciò la maga indicando i nomi delle pietanze.

   -Lina...-

   -Sh! Non interrompermi Zel! O perdo il conto! Ah, e faccia anche doppia porzione di questo, e poi quest’altro...-

   Zelgadiss alzò le spalle rassegnato. –Se ne accorgerà... e non ne sarà molto felice...- mugugnò tra sè.

   -Che cosa Zelgadiss?- domandò Ameria mentre attendeva che la lunga lista delle ordinazioni di Lina fosse terminata.

   -Non ti preoccupare Ameria... quando sarà ora di pagare, Lina se ne accorgerà!- rispose la chimera, con una grossa goccia di sudore spuntata sulla tempia nel constatare che Lina stava ancora ordinando per lei... –Oh, se se ne accorgerà!-

 

   -Così va molto meglio!- commentò Will guardandosi allo specchio, e rassettandosi anche i capelli scompigliati. –Bè, non sembrerò un principe... ma almeno non mi guarderanno più in quel modo!- sorrise alla sua immagine riflessa, e scoppiò in una risata quando il suo stomaco brontolò sonoramente.

   “William...”

   -Ah, no nonnino! Non rompere proprio ora! Ho fame, e non ho voglia di sentire le tue stupidaggini! Mi dispiace, ma sarà per un’altra volta!- il principe chiuse il laccio del gillet blu, e si diresse verso la porta.

   “Lo specchio...” lo indirizzò il bisavolo.

   Will si fermò, e si girò lentamente. Di fronte a lui non c’era più il suo riflesso, ma quello di un’altra persona. Dopo un primo momento di smarrimento, osservò l’uomo che gli stava di fronte: fiero, completamente vestito di bianco, con un’armatura argentata e un lungo mantello che aveva i riflessi di un cristallo al sole. I capelli biondissimi erano corti e spettinati; lo sguardo deciso e impassibile, gli occhi grigi e penetranti. A chiudere il mantello, sul petto, spiccava una sorta di amuleto, una medaglia di lucente oro con un grande zaffiro ovale al centro e quattro piccoli diamanti attorno, legati tra loro da un fine ricamo in oro sbalzato. Quell’oggetto era stranamente familiare... Will spostò la mano, come per volerlo toccare, e l’immagine allo specchio riflettè il suo movimento.

   -Chi... cosa...?- non riusciva a staccare gli occhi da quell’uomo, ma non aveva paura...

   “Lo vedi il suo coraggio? La sua forza? Senti che è invincibile?” sussurrò con tono ammirato il parente. Will sussultò: aveva scordato la sua presenza. Poi all’improvviso notò le orecchie della figura: erano a punta! Un’elfo! L’ELFO!

   -Sei tu!- esclamò incredulo spalancando gli occhi per lo stupore. –Come hai fatto...?-

   “Anche tu puoi diventare forte e invincibile William! Liberami...ora!” l’elfo era eccitiato. Aveva trovato il punto debole del nipote? Voleva diventare forte? Con il suo aiuto, la sua magia, sarebbe stato imbattibile!

   William ammirò ancora per qualche istante il guerriero elfico allo specchio. Quello era il suo bisnonno? Lentamente si accorse della somiglianza: la forma del viso, la corporatura, erano le stesse...

   “Liberami e sarai tu...” ricominciò insistente la voce.

   -NO!- lo interruppe Will. –Io... io voglio rimanere me stesso! Non... non voglio i tuoi poteri, non voglio cambiare! Diventerò forte per conto mio! Io sono William Brightwood di Lanthas, non sono...- all’improvviso si accorse di non conoscere il nome del bisavolo.

   “Leniars” suggerì la voce.

   -Len...- non terminò di ripeterlo, scioccato da quella rivelazione. Il sangue gli si raggelò nelle vene, il suo volto sbiancò completamente, e gli sembrò che il cuore avesse perso qualche battito. Sgranò gli occhi e tornò a fissare l’immagine allo specchio. –No...- disse con un filo di voce. Leniars. Perchè da piccolo doveva amare così tanto le leggende e le storie sulla Guerra al Gran Demone? Quel nome gli era familiare. Leniars. L’elfo guerriero. Primo cavaliere scelto da Oceano, colui che aveva ricevuto il Dono. L’elfo dai poteri così immensi, da arrivare fin quasi a distruggere Shabranigdoo e tutto quello che li circondava. L’unico elfo che aveva fama di essere un sanguinario... che era impazzito e si era suicidato. Leniars: tutto il potere e la follia del più terribile elfo ancestrale, era dentro di lui.

   Will indietreggiò terrorizzato, fissando, senza essere in grado di distogliere lo sguardo, l’immagine nello specchio. Scosse la testa: “No... non può essere...” Con uno scatto mosso più dalla paura che dalla determinazione afferrò la maniglia della porta, si catapultò fuori e la chiuse in fretta. Respirando con fatica appoggiò la schiena alla porta, cercando di recuperare il controllo, imponendosi di rimanere calmo.

   “E’ inutile William, non puoi fuggire da me... Non puoi fuggire da te stesso!” lo schernì ironica la voce di Leniars.

 

   -Will! Ce ne hai messo di tempo, eh? Dai, siediti e vieni a mangiare! Guarda quanto ben di dio!- lo chiamò allegramente Lina, facendogli segno con una coscia di pollo stretta nella destra.

   -Ehi, che hai? Mi sembri un po’ palliduccio...- aggiunse preoccupata, staccando con un morso un brano di carne.

   -Will, va tutto bene?- domandò allora sua sorella, allontanando il suo piatto, e sporgendosi per osservare meglio il ragazzo di fronte a lei.

   -Sembra quasi che tu abbia visto un fantasma...- Zelgadiss non aveva dato troppo peso alla sua affermazione, e non comprese lo sguardo smarrito e terrorizzato che il giovane principe alzò su di lui.

   Lina smise di mangiare, posando ciò che rimaneva della coscia di pollo. Al tavolo calò il silenzio: ecco, era giunto il momento di quella rivelazione. Lina lo sapeva, Ameria lo intuiva, William stava per parlare...

   -Ehi Will... lo mangi l’arrosto? No? Bè, non ti secca se lo prendo io, vero?-

   -GOURRY!!!- Lina lo colpì diritto sulla nuca con una sberla, e il volto dell’amico finì spiaccicato sul tavolo.

   -Ma che ho fatto ora di male?- si lamentò il ragazzo, massagginadosi il naso schiacciato.

   -E’ mai possibile che... oh, lasciamo perdere!- sospirò la maga osservando lo spadaccino che sembrava avere un grosso punto interrogativo lampegginate proprio sul viso. –E’ troppo lunga da spiegare...-

   -Will...- sussurrò Zirna, prendendo la mano al fratello. Tremava... confuso, spaventato, non più tanto sicuro di poter fermare il bisnonno, ora che conosceva la sua identità, la forza determinata del ragazzo si stava piegando. Il sigillo che portava al collo cominciò ad illuminarsi fiocamente. Ameria fu la prima ad accorgersene: -Il ciondolo!- strillò col fiato mozzo e gli occhi sgranati per la paura. Di nuovo pietrificati da quell’aura potente che emanava dal giovane, trattennero il respiro senza riuscire a muovere un solo muscolo.

   Will strinse i pugni, sentendo dentro di sè la forza di Leniars cercare un varco, fargli ribollire il sangue, lottare disperatamente contro quel minuscolo ma potente sigillo. 

   Il ragazzo alzò implorante lo sguardo sulla sorella, chiedendo con gli occhi il suo aiuto. Zirna lentamente allungò l’altra mano verso di lui, e strinse con vigore le sue. –Puoi farcela Will...- bisbigliò con voce tremante.

   Paura... paura ed insicurezza accendevano la miccia, rendevano debole Will e forte qualsiasi cosa si celasse in lui. “Rifletti Lina... cosa si può fare?” pensò la ragazza respirando profondamente. Doveva evitare il peggio, non poteva permettere che Will perdesse il controllo proprio lì in mezzo ad una città così affollata. Fiducia...

   Nonostante non gliela avesse accordata, Zirna gliela aveva dimostrata con coraggio, mentre loro erano lì immobili. Lina posò lentamente le sue mani su quelle dei fratelli: -Ho fiducia in te...- mormorò fissando il giovane negli occhi. Ameria sembrò riprendersi, e imitò l’amica; ben presto anche Gourry e Zelgadiss si unirono a loro. La sua forza era la fiducia che riponevano in lui: il valore di una persona è dovuto in parte all’aiuto dei compagni... Le parole di Omeltia le erano tornate in mente nel medesimo istante in cui aveva stretto le mani tremanti di Will, e aveva avuto la certezza che quella era la soluzione giusta nel momento in cui gli amici avevano fatto lo stesso: il giovane si era calmato, e il sigillo aveva smesso di brillare tetramente.

   Con un profondo respiro Will riassunse il controllo e chiuse gli occhi, lasciandosi andare contro lo schienale della sedia.

   -Will...- cominciò Lina decisa, -... credo che sia ora che tu ci dica qualcosa. Sbaglio?- disse fissandolo con serietà. Il ragazzo aprì gli occhi, sospirò e deglutì, preparandosi a parlare.

   -Lina...- Gourry richiamò la sua attenzione mettendole una mano sulla spalla.

   -Non ora Gourry!- protestò lei, continuando ad osservare il giovane principe.

   -Lina... credo che tu debba dare un’occhiata...- continuò lo spadaccino.

   -OH INSOMMA! Perchè tutti oggi mi devono interrompere! Cosa c’è Gourry?!- sbottò voltandosi ad osservare l’amico che stringeva in mano un foglio che aveva l’aria di essere una ricevuta.

   -Bè, chi ha chiesto il conto? Io non ho ancora finito di mangiare!- domandò seccata.

   -Io Lina. Non volevo che spendessi tutti i nostri soldi in cibo- disse beatamente la chimera, sorseggiando il caffè da una piccola tazza rossa.

   -Come sarebbe a dire?- chiese incuriosita la maga, strappando la ricevuta dalle mani del biondo ragazzo. La sua fronte cominciò a riempirsi di tante goccie di sudore mano a mano che scorreva la lunga lista di ciò che avevano consumato. Nel momento in cui il volto di Lina si fece cinereo, Zelgadiss seppe che aveva scoperto a quanto ammontasse il conto totale.

   -CHE COOOOSA?????? MA STIAMO SCHERZANDO???? 7260 MONETE D’ORO? E’ UN FURTO!- escalmò infuriata. –Ora vado a chiarire la cosa con l’oste! Ci deve essere stato un errore!- Lina si alzò in piedi sbattendo il conto sul tavolo.

   -Lina... nessun errore. Se tu avessi guardato anche i prezzi sul menù ti saresti accorta che in questa città probabilmente l’inflazione è molto alta...- spiegò la chimera, senza scomporsi minimamente.

   -ALTA?! ALTA dici? Questa non è inflazione! E’ una RAPINA bella e buona!- gridò.

   -Chi sta parlando di rapina?- domandò una voce profonda da un tavolo in un angolo della locanda. Lina, con gli occhi inniettati di rabbia, si volse in quella direzione. Un uomo alto e muscoloso si avvicinò loro: abiti in resistente cuoio, lucida cotta di maglia, schinieri e paraspalle, un’enorme spada al fianco... e lo stemma della città cucito sul mantello: una guardia cittadina!

   -Oh-oh...- bisbigliò Gourry, temendo il peggio.

   -Allora, chi vi ha rapinato signorina?- chiese ancora la guardia avvicinandosi a Lina. La maga assunse l’espressione più innocente del mondo, sbattendo le palpebre come una cerbiatta inebetita. –Oh, nessuno signora guardia... si è trattato di un  malinteso...- rise agitando la mano.

   -Un malinteso, eh?- rispose l’uomo sollevando un sopracciglio e squadrando i compagni seduti al tavolo. Molto probabilemente qualcuno tra loro non ispirò particolarmente fiducia, poichè la guardia tornò ad osservare Lina con espressione truce: -Pagate il conto ed andatevene da questa città. Non ci piacciono mercenari ed avventurieri-

   L’espressione indifesa così splendidamente interpretata da Lina scomparve in un istante dal suo viso.

   -State pronti...- Gourry ammonì i compagni.

   -Ma non possiamo farlo!- sussurrò Ameria.

   -Che c’è, non le piacciono i miei compagni?- sorrise ironica la maga. –Oh, so che sono strani, rompiscatole, esaltati e rincitrulliti, ma nessuno può dirci dove possiamo o non possiamo andare!- concluse scattando in avanti, assestando alla guardia un poderoso Inverse-Kick nelle parti basse. L’uomo si piegò in preda al dolore gridando, mentre Lina fuggiva via infilando la porta alla velocità della luce assieme ai compagni. Dietro di loro sentirono la voce della guardia sbraitare l’ordine di catturarli, e l’oste della locanda che strillava di essere stato derubato.

   -Lina! Di questo passo mi farai diventare una criminale! Io, la paladina della Giustizia!- piagnucolò la principessa di Sailoon.

   -Zitta Ameria, e pensa a correre!- Stavano sfrecciando per una delle strade principali di Mahal, e dietro di loro cominciavano a sentirsi i passi di corsa di diversi stivali ferrati: le guardie non intendevano mollarli. –Ma come sono pignoli in questa città!- brontolò Zelgadiss, lanciandosi un’occhiata alle spalle, con un mezzo ghigno sulle labbra.

   -Sulla mia fedina penale mancava solo il furto! Ora posso dire di avere quasi completato la lista!- disse ironicamente Zirna, correndo veloce come il vento, sorpassando tutti.

   -Di qua!- li indirizzò Gourry, svoltando a sinistra in una stradina stretta che si snodava in tortuose curve, fiancheggiata da vecchi edifici cadenti.

   -Gourry, se ci conduci in un vicolo cieco giuro che ti scortico a mani nude!- lo minacciò Lina.

   -Seguitemi, da questa parte!- lo spadaccino infilò un’ulteriore vicolo. Le voci degli inseguitori si facevano sempre più lontane, ormai non si distinguevano più le loro parole.

   -Qua dentro!- li guidò Gourry, aprendo senza problemi una porta che fino a qualche istante prima era stata probabilmente sprangata, dato che conduceva all’interno di un fatiscente e pericolante teatro. Entrato per ultimo, Zelgadiss chiuse la porta mettendovi anche il catenaccio che aveva notato per terra lì vicino. Poi si avvicinò incuriosito a Gourry: -Come sapevi di questo posto?- domandò. Anche Lina si avvicinò allo spadaccino: -Come hai fatto a condurci fino a qui, e come sapevi che la porta era aperta?- chiese osservando l’amico come se lo vedesse per la prima volta.

   Gourry si grattò imbarazzato la nuca, sorridendo e arrossendo allo stesso tempo: -Bè... io ho seguito la mano...-

   I compagni si guardarono interdetti. –QUALE mano Gourry?- domandò Lina respirando a grandi boccate, per mantenere il controllo. Con ogni probabilità Gourry intuì che forse non aveva fatto una cosa poi tanto giusta, e fece qualche passo indietro, allontanandosi dalla maga per evitare qualsiasi colpo troppo ravvicinato. Si preparò a fornire la sua spiegazione: -Ehm... la mano che mi chiamava all’angolo da svoltare... io presumo che si sia trattato di qualcuno che volesse aiutarci... ma... uh... io... non l’ho visto... era troppo veloce, e scorgevo solo la sua indicazione dietro ogni angolo...-

   Lina si puntò un dito in fronte, riflettendo a denti stretti: -Fammi capire... stiamo scappando dalle guardie cittadine ed un emerito sconosciuto dovrebbe aiutarci a fuggire... quanto altruismo, eh Gourry?-

   -Ci sono anche persone buone in giro, Lina...- cercò di giustificarsi l’amico.

   -BUONE un corno! Ma come ti è saltato in mente? Cos’hai in quella testa, segatura? Siamo bersaglio di demoni, e di un altro tizio che si diverte a precederci, e tu... tu testa di rapa! Ti metti a seguire LE MANI???!!!!- la maga saltò addosso al ragazzo, buttandolo a terra, e afferrandolo poi per le gambe, facendolo roteare in aria.

   -Lina! Fermati! Rischi di fare crollare l’intero edificio!- l’avvisò Zelgadiss prima che lei potesse lasciare andare lo spadaccino a schiantarsi contro qualche parete non troppo resistente. La ragazza lasciò la presa sullo sventurato amico, che finì a terra ai suoi piedi.

   -Che caratteraccio! Non c’è bisogno di reagire sempre in questo modo!- la rimproverò Gourry rimettendosi in piedi, e mantenendo una certa distanza di sicurezza dall’amica.

   -CHI ha un caratteraccio Gourry?! Ma lo capisci o no che ci hai guidati in una trappola?!- sbraitò la ragazza, con la vena sulla fronte che pulsava così velocemente da dare l’impressione che potesse scoppiare da un momento all’altro.

   -Credete che durerà a lungo?- domandò Will avvilito, osservando i due compagni che litigavano.

   -No. Loro sono sempre così... certo, Lina è un po’ più nervosa del solito...- rispose Ameria, sedendosi accanto al principe e a Zirna.

   La chimera sospirò scrollando le spalle: -Ci conviene rimanere qui finchè le acque non si saranno calmate. Potremmo scappare stanotte...- propose pensieroso. Incrociò le braccia al petto, e si appoggiò con attenzione ad una parete.

   -Io non sento la presenza di un demone...- Zirna sembrava un po’ sorpresa della cosa.

   -Già, nemmeno io. E credo neanche Lina, altrimenti non sprecherebbe energia a litigare a quel modo con lui- Zelgadiss si concesse un mezzo sorriso osservando i due amici. “Possibile che non riescano ad essere seri nemmeno nei momenti peggiori?” si domandò scrollando la testa.

   -Will... che hai?- chiese Ameria al ragazzo, constatando che gli occhioni blu del principe si erano riempiti di lacrime, e tratteneva pittorescamente i singhiozzi mordendosi il labbro inferiore. Il giovane tirò su col naso: -Possibile che la scena mi sia stata rubata per una sciocchezza come una ricevuta da ristorante?!- si lamentò con i lacrimoni che scendevano sulle guance.

   -Eh?- Ameria inarcò un sopracciglio, fissando Will come se fosse uno scemo completo.

   -Sì, insomma... io sono lì afflitto che sto per rivelare una sconcertante verità, e –puff- l’atmosfera sparisce in un secondo! Così non va, come diavolo faccio ad essere un personaggio serio? Me lo spieghi?- il ragazzo fissò con cipiglio e concentrazione Ameria, dando grande peso alle sue parole, facendo risultare il tutto ancora più ridicolo.

   La ragazza si cacciò a ridere: -Tu devi avere bevuto troppo! E’ impossibile ottenere più di 5 minuti di serietà con loro due...-. Tornò a guardare Will: non stava ridendo. –Quello che hai da dire deve essere molto importante, eh? E’ difficile tenersi tutto dentro e lottare da soli, vero? Bè, ora vedo se riesco a farli smettere, così hai la possibilità di continuare da dove sei stato interrotto- si alzò in piedi, ma Will la trattenne prendedole la mano nelle sue. Ameria si voltò ad osservarlo, arrossendo lievemente.

   -Grazie... è terribile affrontarlo da solo- sussurrò Will, sorridendole dolcemente.

   -CERVELLO DI MEDUSA CHE NON SEI ALTRO! SE FINIREMO MALE SARA’ COLPA TUA!- gridò Lina infuriata e paonazza in volto.

   -Non finiremo male Lina! Non siamo dei completi sprovveduti! Io ti proteggerò a qualsiasi costo e...-

   -Ssssshhhhh!-

   Gourry venne interrotto.

   -Che cos’è stato?- chiese Lina subito allertata da quel rumore.

   -Qualcuno ha cercato di azzittirti... finalmente- aggiunse Gourry sottovoce.

   -GOURRY! TI HO SENTITO, SAI?-

   -Sssssshhhh!-

   -Ancora?- Lina cominciò a guardarsi attorno sospetta. Zirna era schizzata in piedi, e teneva una mano vicino alla tasca in cui era nascosto l’artiglio. Zelgadiss aveva posto mano all’elsa, mentre Will si era alzato affiancandosi ad Ameria e snudando la spada di Lanthas.

   -Lighting- mormorò la maga, facendo comparire una piccola sfera di luce bianca nelle sue mani. La spostò attorno a loro, per fugare le ombre del decadente teatro pieno di vecchi attrezzi di scena. –Vieni fuori!- tentò Lina senza ottenere nessun rumore in risposta.

   -Lina, non è un demone...- affermò Zelgadiss, concentrato a scrutare gli angoli illuminati dalla sfera magica.

   -No... ma se fosse un demone di un’altra dimensione, forse non saremmo in grado di percepirlo...- annuì seria la ragazza.

   -Tu credi che sia...- cominciò Zirna.

   -Ne ho praticamente la certezza. E QUESTO imbecille ci ha condotti diritti nelle sue mani!- scoccò un’occhiata in tralice a Gourry, che aveva sfoderato la spada, mettendosi in guardia.

   -Ti ho già detto che...-

   -Sssshhhh!-

   -Se continua così me la faccio addosso...- mugugnò Ameria, tenendo pronto nella memoria uno dei suoi incantesimi.

   -Zitti!- disse ad un certo punto Will, drizzando le orecchie e fissando allarmato la porta. -Arrivano!-

   Nel vicolo su cui dava la porta di retro del teatro si udì uno sferragliare di armature e un battere di stivali sulla pavimentazione. –Credete che si siano nascosti da qualche parte in questi edifici?- -E’ una possibilità... - -Frugate ovunque! Sono dei ladri e hanno anche osato offendere il capitano! Dobbiamo catturarli in modo che non arrechino altro danno alla nostra città!- -Separiamoci! Provate ogni porta!-

   -Oh oh Lina... addirittura il capitano!- le strizzò l’occhio lo spadaccino.

   -Sono tenaci queste guardie...- mormorò Zelgadiss.

   -Controllate il vecchio teatro! Potrebbero essere là dentro!- -Si signore!- risposero in coro due uomini.

   -Eccoli!- disse Ameria allarmata.

   -State pronti!- avvertì Lina, richiamando un incantesimo tra le mani e piazzandosi silenziosamente davanti alla porta.

   -Rob, è chiusa dall’esterno con la solita combinazione di lucchetti e catene, è impossibile che siano entrati qui dentro!- Una guardia si avvicinò alla porta e spinse. –Già, hai ragione. E c’è ancora polvere sui lucchetti... è impossibile che siano riusciti ad entrare.- -E l’ingresso principale?- -No Felso. E’ crollato qualche anno fa, ed è praticamente ostruito. Solo un topo riuscirebbe a passare da quella parte. Non ci sono finestre... direi che sarà meglio non perdere tempo e cercare altrove- I passi dei due uomini si allontanarono.

   I sei compagni si scambiarono occhiate interrogative. –Polvere...- cominciò Will, -... sui lucchetti?- terminò Lina.

   -Che cosa sta succedendo?- chiese Zirna, allontanando la mano dall’artiglio.

   -Le risposte sono due: o siamo in trappola, o chiunque abbia condotto Gourry da questa parte ci ha salvato da uno scomodo scontro con le guardie cittadine- rispose Zelgadiss avvicinandosi alla porta e cercando di aprirla senza successo. La fissò pensieroso: -Bè, di sicuro non vuole che ce ne andiamo ora: c’è un incantesimo che trattiene la porta- affermò con sicurezza.

   Lina si rimboccò le maniche e avanzò decisa verso l’unica via d’uscita: -Non sarà certo un insulso incantesimo a fermarmi!-

   -No Lina! Aspetta!- la bloccò Will. Tutti si voltarono ad osservare il principe: il giovane aveva lo sguardo fisso nel vuoto e truce, segni che allarmarono non poco i compagni. Come se fosse una calamita, i loro sguardi furono attirati sulla piccola pietra di Ialis appesa al collo... non brillava. Ameria tirò un sospiro di sollievo.

   -Se ne è andato...- mormorò, -Chiunque –o qualunque cosa- fosse, non è più qui- disse riponendo la spada nel fodero.

   -E tu come lo sai?- domandò Lina incuriosita, portandosi di fronte a lui.

   -Me lo ha detto... il mio bisnonno- rispose il ragazzo preoccupato. Scoccò un’occhiata alla sorella, che si portò al suo fianco, fissandolo senza comprendere.

   -Oh. Il tuo bisnonno?- Lina inarcò un sopracciglio, scettica.

   -Lui... lui parla nella mia testa...- Will scrollò il capo. –Io non so come farlo smettere! Non ne posso più! Vuole uscire, vuole che io mi liberi del sigillo... ma non posso farlo! E’ un pazzo esaltato, un pericolo... un... un mostro!- terminò serrando i pugni con rabbia.

   “William William... non sei molto gentile nei miei confronti...” ghignò Leniars nella sua testa.

   -Will... sei sicuro di sentirti bene?- chiese preoccupata la sorella.

   -Tu stai cercando di dirci... che il tuo bisnonno... è dentro di te Will?- domandò stupita Lina.

   -Com’è possibile una cosa simile?- chiese Ameria angosciata.

   -In effetti... è possibile. Una volta Zeno mi parlò di una particolare razza di elfi in grado di perpetrare la propria esperienza per generazioni liberando il loro spirito nei discendenti. Ovviamente tra elfi non soffrivano di personalità multipla, era una cosa piuttosto naturale... forse non essendo un elfo puro per lui risulta tutto differente...- suppose Zelgadiss fissando Will come se fosse una cavia da laboratorio.

   -Tu sei davvero in grado di parlare con il bisnonno Will? E... e perchè io no?- chiese Zirna con gli occhi illuminati di aspettativa. Il fratello la osservò tristemente, sapendo di darle una terribile delusione... come poteva rivelare che il loro illustre parente altri non era che un pazzo assassino? Un elfo che aveva violato il credo più sacro agli elfi: la vita stessa. Quella degli altri, e la sua...

   -Perchè fai quella faccia Will? C’è qualcosa che non ci hai detto?- la bianca fronte solcata da una ruga di preoccupazione, Zirna perse il sorriso e fissò il ragazzo.

   -Non è una bella persona Zirna... odia gli esseri umani, sopratutto le donne...- sussurrò senza avere il coraggio di guardarla in volto.

   -Come? Come sarebbe a dire che odia gli esseri umani?- chiese Ameria stupita.

   -Bè, gli elfi sono abituati a sentirsi superiori... ma non credevo che anche da defunti e ridotti a mera voce nella testa di un ragazzino potessero continuare a snobbarci! E per di più misogino! Non ci bastava la chimera per questa categoria?- si lamentò Lina, gettando un’occhiata sarcastica a Zelgadiss. Lo sciamano incrociò le braccia al petto, rivolgendo un’occhiataccia alla maga, e riportando poi l’attenzione su Will: -E quale sarebbe il nome di questo gentile antenato?-

   -Leniars...- sussurrò Will, trovando difficile perfino pronunciare il suo nome.

   Il rumore di un oggetto urtato e fatto cadere li fece voltare tutti di scatto, pronti a difendersi.

   -XELLOS?- Zirna era stupita, non aveva percepito la sua presenza. Osservando meglio il demone si accorse con stupore ancora maggiore che Xellos aveva gli occhi sbarrati dalla paura, e aveva fatto cadere un oggetto da scenografia indietreggiando inconsciamente.

   Gli occhi color agata erano fissi su Will, la bocca una linea sottile quasi cinerea... senza il suo solito sorriso Xellos sembrava un’altra persona. –Leniars...- bisbigliò con un terrore reverenziale.

   “Eh eh eh... è bello vedere che anche solo il mio nome fa un certo effetto, e che qualcuno mi ricorda ancora!” ghignò compiaciuto l’elfo nella testa di William. 

   -Se Xellos lo conosce doveva essere qualcuno di famoso...- Gourry guardò in direzione dell’amica, aspettando una spiegazione.

   Lina scrollò le spalle: -Questo nome non mi è del tutto nuovo, ma non ricordo chi sia...- ammise. –Will, tu e Xellos sembrate sapere molte più cose su questo Leniars. Perchè non ce ne parlate?-

   -Io mi sono scontrato con lui molti secoli fa...- disse Xellos glaciale, una volta recuperato il controllo.

   “Già... e hai passato un brutto quarto d’ora!” gongolò fiero l’elfo. –Sembra che ti abbia dato del filo da torcere...- sorrise Will rivolto al demone.

   -Già... devo ammettere che in pochi mi fanno quell’effetto. Avrei dovuto capirlo che quello che mi spaventava in te era lui- ammise Xellos senza batter ciglio. –Ma ormai, è solo un vecchio elfo morto e rinchiuso in un guscio umano senza protezione... come ci si sente ad essere impotenti, eh Leniars?- sorrise malignamente.

   “Maledetto bastardo! Aspetta che io mi liberi di questo impiccio di nipote e te la farò vedere chi è l’impotente tra noi due!” sbraitò Leniars. Una grossa goccia di sudore apparve sulla tempia del principe: -Guarda che ti posso sentire solo io... è inutile che ti scaldi tanto! E poi, se permetti, qui l’impiccio sei tu, e non io! Hai avuto la tua vita, e l’hai gettata! Ora ti permetti di rivendicare diritti sul mio corpo?-

   -Ma sentilo! Anche un moccioso è in grado di tenerti testa!- continuò a provocarlo Xellos.

   -Xellos! Finiscila immediatamente! Non riuscirai a far perdere il controllo a lui come fai con me!- intervenne Zirna interponendosi tra i due. Il demone la osservò come se solo in quel momento si fosse ricordato della sua esistenza. –Zirna... ora capisco molte cose...- mormorò mentre i suoi occhi violetti si socchiudevano a fissarla, e un sorriso poco rassicurante si dipingeva sulle sue labbra.

   -Quindi questo Leniars è stato un nemico dei demoni... e anche molto potente a quanto pare- ragionò Zelgadiss.

   -Troppo potente, e troppo impetuoso. Non aveva freni, e l’unica fortuna fu quella di essersi votato alla “giusta causa”- continuò il principe.

   -Giusta causa?- ripetè Ameria accennando un debole sorriso.

   Will annuì senza troppo entusiasmo: -Nella Guerra al Gran Demone fu al fianco dei draghi. Leniars è stato Primo Cavaliere di Oceano- rivelò sospirando.

   -Ecco dove avevo già sentito quel nome! Deve averlo nominato mia sorella mentre studiava la storia della Guerra dalle fonti antiche dei draghi! Ma per quale motivo se è così potente il suo nome non fu tramandato?- chiese Lina pensierosa.

   -Io... io so perchè non è ricordato, e la nostra famiglia ha preferito cambiare nome...- spiegò triste Will. –Un antico testo, nella mia biblioteca, parlava del Primo Cavaliere di Oceano: Leniars l’elfo che ricevette il Dono da Oceano stesso. Un oggetto che moltiplicava le sue energie in combattimento, e l’immortalità... –

   -Oh oh! Si scoprono gli altarini, eh? Leniars lo sbruffone aveva bisogno di un talismano- sghignazzò Xellos, che cominciava a sentirsi sempre più sicuro di sè.

   -Il mio valore in battaglia era superiore a 1000 di voi anche senza talismano!- Will spalancò gli occhi dalla sorpresa: la voce uscita dalla sua bocca non era la sua! Lo fissarono stupiti, mentre Xellos perdeva l’espressione ilare e tornava a farsi serio.

   -Will...- Zirna era allarmata.

   -E’... è stato lui...- disse stupito il ragazzo.

   -Ehm... Lina, non è un buon segno, vero?- chiese Gourry osservando di sottecchi il ragazzo.

   -Io temo proprio di no. Will, ce la fai a tenerlo sotto controllo? Come possiamo aiutarti?- domandò seria.

   -Sì Lina. Posso farcela. In questo momento non può tentare di sfuggirmi... come prima. Però non aveva mai parlato attraverso di me! Credo che sia alquanto alterato con Xellos-

   -E’ morto giovane, vero?- chiese Zirna infelicemente. –La sua voce... è quella di un uomo giovane e fiero...- spiegò.

   Will notò che il bisnonno si azzittì dal brontolio di fondo perenne, e rimase attento, come se fosse stato colpito dalle parole della nipote. –Sì... non si sa per quale motivo, aveva richiesto ad Oceano di tornare ad essere un mortale. La sua furia era inestinguibile, e una volta terminata la guerra al Gran Demone, non sopportò di rimanere in eterno ozio, senza combattere. Sembra che anche le piccole scarramuccie vittoriose che lo resero famoso non gli bastassero più. Impazzì... distrusse un villaggio intero, uccidendone tutti gli abitanti. Infine si suicidò- terminò il ragazzo fissando il suolo.

   -Non è certo stato uno stinco di santo!- commentò Zelgadiss con un mezzo sorriso sarcastico.

   -Zel! Ma ti sembrano cose da dirsi?- Ameria gli scoccò un’occhiataccia, avvicinandosi poi a Will afferrandogli il braccio. –Will, non pensarci, ok? Tu sei diverso. Le colpe degli antenati non possono ricadere sui nipoti, tanto più che sono passati parecchi secoli!- cercò di rincuorarlo. La chimera osservò cupo il tentativo della principessa di Sailoon, e con un grugnito si voltò dall’altra parte.

   -Ameria, io credo che il problema stia tutto nell’evitare che questo Leniars assuma il controllo. Se è vero che odia gli umani, e soprattutto le donne -nonostante io non riesca a capire come si può odiare una creatura splendida come me-, GOURRY ti vedo, non fiatare! Dove ero riamsta? Ah, sì, dobbiamo evitare che ciò accada, dal momento che è un elfo un tantino collerico... insomma, non vogliamo che l’umanità venga spazzata via da un elfo già morto, no?-

   -Dobbiamo sbrigarci. Andiamocene subito da questa città- Zirna si diresse senza indecisioni verso la porta, fermandovisi di fronte. Chiuse gli occhi, bisbigliò un incantesimo incomprensibile e una lama di energia azzurra comparve nelle sue mani.

   -Ehi ehi! Che fai! Ferma! Ci stanno ancora cercando là fuori! Pensi di passare inosservata? Hai visto che razza di gente c’è per strada?- la bloccò Lina.

   Zirna si voltò a fissarla, lo sguardo determinato fece rabbrividire la maga. –Zirna, so che vuoi arrivare alle grotte il più velocemente possibile, ma non è gettandosi in pasto alle guardie che risolveremo il problema-

   -Che perla di saggezza! Inusuale tutta questa cautela da parte di una che è riuscita ad attirare l’attenzione del capitano delle guardie cacciandoci in questa situazione- intervenne Zelgadiss.

   -Zel...- Lina si girò nella direzione del ragazzo con sguardo minaccioso. –FLARE ARROW!- l’incantesimo colpì lo sciamano, che impassibile rimase in piedi nella stessa posizione, solo bruciacchiato e fumante. –Che caratteraccio!- commentò con una grossa goccia spuntata sulla nuca.

   -Non ne hai avuto abbastanza Zel?- ghignò la maga.

Un fruscio proveniente dal fondo della stanza li distrasse e li mise in allerta.

   -Maledizione, è lui!- Xellos strinse i denti impugnando il bastone e fissando il punto da cui era giunto il rumore.

   -E’ quello che ci ha salvato?- chiese Gourry avanzando tranquillamnte in quella direzione.

   -Gourry, fai attenzione- Ameria avanzò di un passo, essendo la più vicina allo spadaccino.

   -Ehi...- disse il biondo ragazzo chinandosi a raccogliere qualcosa. –Questi non c’erano prima!-

   Stringendosi a cerchio i compagni esaminarono ciò che era stato depositato sul pavimento dal personaggio che li aveva aiutati. Erano abiti, ma non costumi di scena, bensì abiti che potevano benissimo essere appartenuti a qualcuno degli abitanti di Mahal! Tre vesti femminili semplici semplici, uno dei quali completato con un cappello a tesa larga arrichito di un nastro; due uniformi da guardia cittadina, un abito da sacerdote, e un insieme di stracci da mendicante.

   -Che cosa dobbiamo farcene di queste cose?- chiese Zelgadiss con più di una punta di preoccupazione nella voce.

   -La nostra via di fuga!- sorrise Lina.

   -Perchè qualcosa mi diceva che sarebbe stata questa la risposta?- si lamentò la chimera con sguardo rassegnato e un po’ schifato: odiava doversi travestire!

 

   -Wa! Gourry! Quella divisa da guardia ti sta benissimo! Se un giorno decidessi di arruolarti, a Sailoon saresti il benvenuto!- sorrise Ameria zampettando attorno al ragazzo, sistemandogli la mantellina rossa che aveva il simbolo della città di Mahal (un grande cerbiatto) cucito al centro. Gli schinieri e i paraspalle di acciaio erano lucidi, anche se ammaccati in qualche punto; la cotta di maglia gli andava appena giusta, e la tunica in cuoio che arrivava qualche centimetro sopra le ginocchia lasciava scoperta la muscolatura perfetta del ragazzo.-Peccato che il nostro benefattore non abbia pensato a procurarmi anche una spada migliore...- sorrise lo spadaccino. –Anche tu Ameria stai molto bene-. La principessa aveva indossato una semplice tunica rosa pastello, che andava giù diritta fino ai piedi, stretta in vita da una sottile cintura di perle.

   -No! Ma perchè devo farlo io?- sbottò Zelgadiss.

   -Fermo Zel! Come pretendi che riesca a sporcarti se ti agiti in continuazione? Non fare la chimera capricciosa!- disse Lina divertita strizzandogli l’occhio. –E poi tu sei quello con la faccia meno raccomandabile, è quasi istantaneo che lo faccia tu il mendicante!- concluse spalmando la cenere sul viso roccioso dell’amico, che sospirò rassegnato, incrociando le braccia e rimanendo tranquillo sotto la seduta di “trucco”.

   -Eh eh eh... mi sento strano vestito da sacerdote...- disse Xellos grattandosi imbarazzato la nuca. L’abito lungo e bianco, con una sorta di lungo sutra color oro sulle spalle, Xellos sembrava quasi un vero sacerdote. Si avvicinò a Zelgadiss: -Non preoccuparti figliolo... chi non possiede nulla su questa terra avrà molto di più nel regno dei cieli...- ghignò il demone scuotendo il dito.

   -Sparisci Xellos prima che io perda quel briciolo di pazienza che mi è rimasta!- lo minacciò il ragazzo.

   -Giusto Xellos... perchè semplicemente non ti defili, invece di partecipare a questa pagliacciata?- domandò Zirna uscendo dall’angolo adibito a “spogliatoio donne”. Anche il suo abito era una semplice tunica di un bianco luminoso, uguale a quella di Lina, ma avevano deciso che fosse lei ad indossare il cappello... e l’avevano convinta solo dopo molta insistenza. –Io odio questi abiti!- sbuffò incrociando le braccia al petto. Lina la fissò stupita, poi guardò Zelgadiss, seduto a braccia incrociate, che con il broncio aspettava che lei terminasse il lavoro. -Dì un po’ Zel, siamo sicuri che questa qui è sorella di Will e non tua?- domandò sorridendo.

   La chimera ristette per un momento, e osservò la pallida giovane seduta a terra poco distante. “Puoi sentire... e puoi vedere” : sorrise nella sua direzione.

   -Ehm... qualcuno mi può aiutare?- giunse la voce di Will dall’angolo in cui era stato creato un paravento per consentire anche ai ragazzi di cambiarsi. Zirna si alzò in piedi, pronta ad aiutare il fratello, ma Gourry la sorpassò: -Lascia lascia, faccio io!Se non si è pratici, è un po’ difficile infilare una cotta di maglia- spiegò alla pallida giovane che lo fissava interdetta.

   -Grazie Gourry- Will rimase buono mentre il ragazzo più esperto sollevava la pesante cotta e gliela infilava dalla testa.

   -Ecco fatto!- sorrise lo spadaccino. –Direi che siamo pronti!-

   -Wow Will! Non so a chi dona di più questo tipo di divisa! Davvero!- commentò Ameria osservando il principe, che in quanto a fisico non aveva l’imponenza di Gourry, ma si difendeva molto bene.

   -Ma che domande! A me! Dopotutto io ho il portamento di un nobiluomo, no?- Will si mise a ridere di cuore, mentre il mendicante del gruppo lo osservava stranamente seccato.

   Ameria si avvicinò alla chimera: -Che peccato che non ci sia una divisa da guardia anche per te Zel!- commentò osservando l’impiastricciamento che Lina aveva creato sul viso del ragazzo. Una goccia di sudore era apparsa sulla sua fronte, mentre Zelgadiss era arrossito lievemente. –Ehm... Lina, non ti pare di avere esagerato? Così sembra uno spazzacamino!- commentò la ragazza. Anche Lina si mise a guardare: -Tu dici?-

   La vena (invisibile ad occhio umano) sulla fronte della chimera prese a pulsare: -Lina, che hai combinato?- chiese il giovane a denti stretti.

   -Su Zel... non arrabbiarti. Pensa che così difficilmente si accorgeranno che hai il viso coperto di rocce- sorrise sorniona la maga.

   -Giusto... perchè con questa camicia a brandelli non si vede che la mia pelle è di pietra, vero Lina?- commentò seccato il ragazzo.

   -Non aggrapparti sempre ai dettagli Zel!- commentò divertita. –Andiamo! E’ ora di fare il nostro ingresso in città!-

 

   Dieci minuti a passo spedito lungo una delle arterie di Mahal, e ancora nessun intoppo. Il problema principale era trovare la via più veloce per uscire dalla città, possibilmente evitando di incrociare anche una sola guardia. Le tre ragazze camminavano sulla sinistra della strada, più avanti rispetto ai tre giovani sull’altro lato. Xellos veniva poco più indietro, guardandosi in giro sorridente, mentre molte anziane signore lo salutavano con l’appellativo di “padre”. Will e Gourry avevano legato Zelgadiss per i polsi, e lo conducevano come se fosse un prigioniero.

   -Ehi voi!- li chiamò una voce. Gourry si accorse che si trattava di una guardia che si dirigeva nella loro direzione, e si fermò attendendola. –Siete quelli nuovi, vero? Avete catturato un mendicante?-

   -Si signore. Stava molestando alcune passanti- inventò Will. Zelgadiss gli lanciò un’occhiataccia.

   -Bene. Portatelo al blocco centrale e poi cacciatelo fuori. Appena avete terminato unitevi agli altri. Stiamo cercando un gruppo di feroci ladri e assassini che hanno quasi ucciso il capitano!- l’uomo fece un segno di saluto e proseguì per la sua strada.

   -Accidenti! Addirittura in fin di vita! Hanno ingigantito un po’ la storia!- sorrise Gourry riprendendo a camminare.

   -Non vedo l’ora di togliere questo orribile cappello!- si lamentò Zirna.

   -Preferivi forse far notare a tutti che sei bianca come un cadavere?- la rimproverò Lina senza osservarla. Ad un tratto le si parò davanti un vecchietto ingobbito e completamente incapucciato e coperto da un vecchio mantello maleodorante. La ragazza si fermò, e tentò di aggirarlo, ma il vecchietto non lo permise: dal cesto che portava in mano prese una pagnotta di pane. –Bella signorina, vuole del buon pane fatto a mano?- Lina sgranò gli occhi: la voce era quella di un giovane! E anche la mano che le porgeva il pane! Guardò nelle pieghe del cappuccio, e le riuscì di distinguere solo due luminosi e limpidi occhi verdi. –Girate a destra alla prossima, è una scorciatoia per uscire dalla città- sussurrò.

   -Chi sei?- domandò Lina. Purtroppo però un passante la urtò, e in quel brevissimo istante di distrazione, in meno di una frazione di secondo, il personaggio misterioso era scomparso... e con lui quelle succulente pagnotte di pane! –No maledizione! Torna qui!- disse cercandolo in mezzo alle persone per strada. Sbuffò, e si rivolse a Zirna: -Comunica a tuo fratello di girare a destra alla prossima- . La pallida ragazza annuì, e mandò il messaggio a Will, che dall’altra parte della strada la guardò e fece un cenno d’assenso.

   Lina fissò seria le due ragazze che l’affiancavano e tirò un profondo respiro: -Se si tratta di un’altra trappola, almeno forse avremo l’onore di conoscere questo burlone...-. Le principesse annuirono, e seguirono la maga nella strada di destra.

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Capitolo 13
*** Capitolo 12 ***


Capitolo 12

Capitolo 12

 

-L

ina, per quale motivo ce la stiamo prendendo così comoda? Mi sembrava di aver capito avessimo una certa fretta...- Gourry si avvicinò all’amica, mentre con  facilità stringeva la cinghia del pettorale dietro la vita. Lina continuò a guardarsi intorno, attenta, folgorando con lo sguardo ogni minimo movimento tra le fronde e i cespugli.

   -Ero convinta che fosse una trappola... e invece quell’individuo ci ha davvero dato l’informazione giusta per uscire da Mahal... E’ esasperante Gourry! Non posso credere che qualcuno ci preceda, sappia dove stiamo andando, e ci stia aiutando a portare a termine il nostro scopo. Mi sembra impossibile!- la ragazza sospirò e si affiancò allo spadaccino. –Non ha senso rimanere ad aspettare che si faccia vivo... anche se avrei voluto che lo facesse. Comincio a stancarmi di tutti questi misteri...-

   -Su, Lina. Non devi preoccuparti...- Gourry le mise delicatamente la mano sulla testa –Vedrai che di sicuro riuscirai a venire a capo di tutta questa storia, e che quel tizio si rifarà vivo... ho come il presentimento che in qualche modo ci aiuterà ancora...- lo spadaccino le sorrise cercando di incoraggiarla. Lina lo fissò un momento e gli sorrise in risposta: -Si, ma la prossima volta non me lo lascerò sfuggire da sotto il naso così facilmente!- il sorriso divenne un ghigno e strizzò l’occhio all’amico. Gourry le scompigliò un poco i capelli: -Ecco, va meglio, non trovi? Non lasciarti abbattere da nulla!- quindi si allontanò in direzione di Zelgadiss.

   “E’ ancora molto preoccupato per me...” riflettè la maga tenendo lo sguardo fisso su di lui. “Già... di sicuro ha capito che temo sia tutta una trappola complessa studiata da Ren, per quanto assurda possa sembrare a primo acchito. Non so cosa aspettarmi da quel demone: non so cosa vuole... o meglio, vuole da me un Giga Slave, ma non so per quale motivo. Un Giga Slave...” il suo volto si fece serio e cupo al ricordo. “Ciò che mi fece vedere Aqua... le conseguenze di un Giga Slave fuori controllo... non posso in alcun modo rischiare una cosa del genere. Non posso rischiare di far precipitare il mondo nel Caos, offrendo la possibilità a L.O.N. di fare quello che solo per pigrizia non ha ancora fatto... non sarò io a distruggere il mondo. Distruggere? La Distruzione...”. Lina spostò lo sguardo su Zirna. La pallida ragazza, di nuovo a suo agio con i suoi abiti neri bordati d’argento, stava studiando la cartina, cercando di tracciare la via più breve da seguire per arrivare alla meta. “Zirna... Zirna in uno dei sogni stava lanciando un Giga Slave... che cosa vorrà dire?”. Il flusso dei suoi pensieri venne bruscamente interrotto. –Lina... Lina, come mai quella faccia scura?- Ameria si era avvicinata all’amica, -Stavi pensando a quello che ci ha detto Will? A... a quel suo bisnonno... Leniars?- domandò con preoccupazione.

   -No Ameria... in realtà stavo pensando agli incubi di Ren...-

   -Oh Lina, non devi più preoccuparti... Will può fare in modo che quel demone non ti raggiunga nel sonno, no?- la principessa accennò un sorriso.

   -Non credo di poter chiedere a Will di aiutarmi di nuovo. Vedi Ameria, questo Leniars è molto più pericoloso di quanto possiamo immaginare. Persino Xellos lo teme, hai visto? Io mi fido di quel ragazzo, ma ciò non toglie che se anche ti fidi della mano del medico, se qualcuno lo spinge, involontariamente quel medico potrebbe farti del male invece che guarirti. E io non voglio dare a quel’elfo l’occasione di spingere Will...-

   -Ma Lina...- cercò di protestare Ameria, stupita dalle parole dell’amica.

   -Niente ma... In fondo Zirna aveva intuito meglio di noi che ciò che si nascondeva in lui era molto più pericoloso di quanto potessimo immaginare... non fare quella faccia Ameria, non intendo lasciare a Ren la possibilità di manovrarmi quando sono praticamente indifesa. Chiederò a Zirna se è in grado di eseguire lo stesso tipo di incantesimo. Dopotutto, sembra che questo elfo pazzo non abbia lasciato una coscienza propria in lei... è un misogino, no?- Lina le strizzò l’occhio, per rassicurare la principessa.  Ameria annuì senza troppa convinzione, e spostò lo sguardo su Zirna, che si stava avvicinando.

   -Lina, se entriamo nella Valle della Nebbia da questo lato, guadagneremo quasi 2 giorni...- cominciò la pallida ragazza, mostrando la cartina.

   -Mmh... in questo modo però percorreremo una distanza maggiore all’interno di quella valle... la cosa non mi sembra particolarmente razionale. Di sicuro sarà un luogo ideale per un agguato. Non credo che i demoni trovino particolarmente difficile muoversi in mezzo alla nebbia... almeno non quanto lo possa essere per noi...- cercò di argomentare Lina. Sussultò quando Zirna le strinse il braccio, fissandola con determinazione, con quello sguardo che era in grado di far rabbrividire anche lei :-Io non voglio che Leniars si impossessi di Will. Non mi importa un bel niente di chi sia stato, cavaliere d’Oceano, assassino, o persino Signore dei demoni: voglio che mio fratello torni alla sua vita normale, ad essere un ragazzo come tutti gli altri. Che ritorni a Lanthas e viva sereno senza il peso di un bisnonno che gli sussurra nel cervello, senza la sua magia che rischia di farlo impazzire... E se voi, Lina, non avete intenzione di accompagnarci, andremo da soli. E’ mio fratello, e lo proteggerò io!- la ragazza lasciò la presa sul braccio della maga, ma continuò a fissarla con occhi incandescenti.

   -Zirna, come puoi credere che non abbiamo intenzione di aiutarvi? In effetti, il tuo comportamento scontroso e insopportabile non è un buon incentivo, ma ora non c’è più solo Will nelle mire di Ren- fece una pausa. -Sei fortunata ad avere un fratello come lui: se non fossi coinvolta ormai personalmente quanto voi due, lo farei per lui, perché è un bravo ragazzo, e non merita di essere perseguitato da un demone e da un parente così invadente!- Lina ricambiò lo sguardo rabbioso della ragazza di fronte a lei, mentre Ameria guardava alternativamente l’una e l’altra con preoccupazione.

   -Oh, andiamo Zelgy! Stavo solo recitando!- Will scoppiò a ridere, dando calorosamente una pacca sulla spalla della chimera, e ritraendo la mano con una smorfia di dolore. –Ahio... dimenticavo che sei di pietra- commentò ridacchiando divertito. Zelgadiss gli scoccò un’occhiata, seccato: -Si, ma non c’era bisogno di darmi del molestatore...- si lamentò tra i denti.

   Lina aveva ascoltato i due ragazzi, senza distogliere gli occhi da quelli di Zirna. Sospirò: -Così non possiamo andare avanti. Se continui a comportarti così, sarà difficile questa convivenza in viaggio, non ti pare?-

   La ragazza non rispose subito. Abbassò lo sguardo: -Voglio solo che questa storia finisca in fretta- sussurrò.

   -Lo vogliamo tutti, non credi?- ammise Lina pacatamente.

   -Vedrai che andrà tutto bene Zirna, non permetteremo che accada qualcosa a Will. Devi fidarti di noi...- cercò di confortarla Ameria, avvicinandosi a lei.

   La principessa di Lanthas sollevò lo sguardo, le labbra serrate in una linea sottile, in procinto di parlare, venne però interrotta da Lina: -Non vuoi che noi riponiamo fiducia in te, e questo posso capirlo. Sei spaventata da quello che ti può succedere nei momenti meno opportuni, e non vuoi una tale responsabilità. Tu pensi che Will sia come te, ma ti sbagli. Anche il tuo cuore l’ha capito, ed è inutile che ti sforzi di negarlo: la sua forza è la certezza che ha nella fiducia che nutriamo nei suoi confronti. Se crediamo in lui, anche lui crederà in se stesso, e questo può solo giovargli. Ora Zirna, se intendi davvero aiutare tuo fratello, devi credere anche tu in lui, e devi credere in noi, perché lo proteggeremo ad ogni costo-

   Zirna annuì lentamente. Lo sapeva, sapeva che quella era l’unica vera soluzione. Ma aveva paura: come non averne, quando anche Xellos aveva indietreggiato terrorizzato davanti al solo nome di Leniars? Suo fratello racchiudeva non solo la potenza magica di quell’elfo ancestrale, ma anche la sua coscienza... poteva un diciassettenne cresciuto negli agi di una corte, lontano dal mondo, contrastare una forza di quel tipo? Anche quei ragazzi probabilmente si chiedevano la stessa cosa... e avevano deciso di credere in lui, nonostante non lo conoscessero. E lei? Lei era sua sorella... lontana da 13 anni, ma pur sempre sua sorella... “Che codarda!” si rimproverò. “Non voglio concedergli la mia fiducia, solo perché non sono in grado di fidarmi di me stessa. Ma siamo due persone diverse, e lui merita molto di più”. –Io... io credo in Will...- mormorò decisa.

   -Anche io credo in me stesso!- esclamò Will sorridente, che si era avvicinato abbastanza da sentirla. –Grazie... non hai idea di quanto sia importante per me...- disse chinandosi a baciare la sorella sulla guancia, che di botto divenne rossa. Stupita la ragazza sollevò lo sguardo su Will: quel dolce sorriso, gli occhi socchiusi appena... era il sorriso della loro madre... –Allora? Che stiamo aspettando? Io non ho mai visto la nebbia, e sono curioso di sapere com’è fatta!- riprese allegramente il giovane, rivolgendosi agli altri.

   Lo sciamano sospirò facendo spallucce: -E’ incredibile quanto entusiasmo possa dimostrare nonostantetutto...-

   -Forse è meglio così, non trovi Zel?- Gourry osservava sorridente il ragazzo che trotterellava davanti a loro lungo il sentiero, canticchiando filastrocche senza senso.

   -Xellos...- Lina si affiancò al demone, camminando a passo spedito dietro i compagni, -Raccontami del tuo incontro con Leniars-

   Il Priest socchiuse gli occhi violetti, fissandoli sulla schiena del giovane discendente del Cavaliere d’Oceano. –Fu durante i primi tempi della guerra al Gran Demone. Oceano l’aveva arruolato per organizzare al meglio i draghi che combattevano al suo fianco. Era una sorta di supremo generale, che eseguiva alla lettera gli ordini del suo superiore. In poco tempo divenne famoso, e sopratutto temuto: guidava i draghi in modo impeccabile, a causa sua subimmo grosse perdite. Da solo eliminò il sottoposto di Dolphin. Sì Lina, a quell’epoca Ren non era ancora nessuno. Basra era molto più abile di lui, e ovviamente Ren lo odiava, perché voleva il suo posto. Anche se gli diede del filo da torcere, Basra non riuscì ad eliminare Leniars, e fu distrutto da quel maledetto elfo- Xellos rimase silenzioso per qualche istante, continuando a fissare Will con intensità. –Era molto potente Lina. Molto più di quanto anche io potessi immaginare. Mi conciò piuttosto male, devo ammetterlo- il demone sorrise, senza avere però quel sorriso negli occhi, -Impiegai più del previsto a riprendermi. E nel frattempo venni a sapere che quello sbruffone aveva sfidato direttamente Shabranigdoo, e poco c’era mancato che non lo eliminasse sul serio, cancellando però ogni cosa... Sai che significa, vero Lina?- ora il millenario demone spostò lo sguardo intelligente e sarcastico sulla maga. Lina spalancò gli occhi, sbalordita: se quello che pensava era vero, allora... allora Leniars aveva fatto ricorso a... –Un Giga Slave?- sussurrò con il fiato mozzo.

   -Io credo proprio di sì... non ne posso essere certo. Nessuno sopravvisse, tranne lui e Shabrabigdoo. Sono gli unici a sapere di quale incantesimo si trattò, e in quale modo fu arginato per evitare che tutto scomparisse nel Caos...-

   -Quell’elfo... ha utilizzato un incantesimo pericoloso come un Giga Slave? Ma come è possibile?- rifletté la maga scuotendo la testa.

   -Vedi Lina, gli elfi ancestrali erano diversi da quelli che conoscete voi umani oggi. Certo, la vita per loro era importantissima, in ogni momento si sforzavano di proteggerla. Ma non si facevano troppe remore quando si trattava di combattere, soprattutto se i nemici eravamo noi, capisci?- il demone socchiuse gli occhi, e tornò a guardare davanti a sé. –In realtà, quelli che parteciparono alla guerra furono pochissimi... li potresti contare sulle dite di una mano. Non amavano battaglie e scontri, ma quei pochi che avevano il coraggio di affrontarle, erano implacabili. Gli altri per lo più si limitavano a difendere le loro comunità, e quelle degli uomini, grazie ai loro poteri che attingevano alla stessa fonte dei poteri dei draghi. Un elfo ancestrale poteva fare ricorso a piacimento a quella che voi considerate magia bianca e magia nera, allo stesso livello dei draghi e dei demoni. La separazione al loro interno fu successiva alla guerra al Gran Demone: alcuni cominciarono a temere ogni fonte di magia oscura, e allontanarono per timore chiunque ne facesse ricorso. Gli elfi che decisero di continuare ad usarla, vennero bollati come elfi oscuri, come sono ancora conosciuti dopo secoli- Xellos rimase in silenzio. Lina annuì concentrata, riflettendo sulle parole del demone.

 

   -Eccola, deve essere quella!- Zelgadiss si era fermato appena alle spalle di Will, che con il fiato mozzo guardava verso il basso, dove si stendeva un’enorme valle solcata da un piccolo torrente luccicante.

   -E’ una depressione!- esclamò Ameria.

   Lina si arrestò, osservando la vallata sottostante. Ampia, si stendeva a perdita d’occhio davanti a lei: il torrente che la attraversava era poco più di un serpeggiante nastro verde scintillante, e al momento la nebbia non era che una patina opaca così bassa da essere appena visibile. Sicuramente il nome che le era stato dato, Valle della Nebbia, doveva riferirsi a fenomeni molto più intensi di quello... la presenza di falde sotterranee e l’umidità che formava una cappa in quel bassopiano, dovevano dare adito a nebbie soprattutto la mattina e la sera, quando la temperatura si abbassava, e il terreno rilasciava calore intriso di vapore.

   Lentamente la vena sulla sua fronte si mise a pulsare... –Zirna?- chiamò a denti stretti. La ragazza si avvicinò a Lina. La maga con uno scatto fulmineo l’afferrò per il collo del mantello: -‘Passiamo di qua per risparmiare due giorni’... dove ho sentito queste parole?- cercò di mantenere una certa calma, anche se i suoi occhi fiammeggiavano. Con totale indifferenza Zirna si fece sballottare da Lina: -Cosa c’è che non va?- chiese atona.

   -Cosa... cosa c’è...? Ora voglio spiegarti una cosa... siamo almeno 10 metri sopra il livello della valle... sai che vuol dire? Che dovremo scendere da qui usando la levitazione...-

   -Embè?- fu l’unica risposta della poco loquace ragazza.

   Lina mollò la presa sul suo mantello, fissandola stupita: -Come sarebbe a dire ‘embè’? Probabilmente l’entrata della Valle che avevamo scelto prima dei tuoi cambiamenti di programma era un pendio, non uno strapiombo! E 10 metri non sono pochi, soprattutto per chi soffre di vertigini!- gridò esasperata. –Ma tu non ci hai pensato, vero? Comincio a chiedermi se per caso tu non abbia parentele con Gourry...-           

   -Lina... credo di dovermi sentire offeso...- disse lo spadaccino, un’enorme goccia di sudore sulla tempia.

   La pallida ragazza la fissò con serietà: -Lina... Lina tu... soffri di vertigini?-.

   La maga con un tonfo cadde al suolo gambe all’aria, ma fu lestissima a scagliarsi di nuovo contro Zirna: -Ma lo fai apposta? Non sono io che ho problemi con le altezze, è tuo fratello!-

   -Lina! Così la strozzi!- Ameria si precipitò a fermare la maga, facendole lasciare la presa sul colletto del Fantasma. Zirna si ricompose, tossicchiando e guardando il fratello poco convinta di ciò che aveva detto la maga. –Will...?- chiese, un sopracciglio alzato.

   -Ehm... l’altezza e il mio stomaco non sembrano andare un granché d’accordo...- affermò il principe con imbarazzo.

   -Lina, è normale che l’abbia dimenticato... in quel momento lei era il Fantasma. Probabilmente ciò che accade mentre è in versione demoniaca non se lo ricorda...- tentò di spiegare Ameria.

   -V... versione demoniaca...?- sulla pallida guancia della ragazza interessata comparve una goccia di sudore.

   -Ok, ok... Ora dobbiamo pensare a come portarlo di sotto...- Lina prese a camminare avanti e indietro, fissando la valle, poi Will, e lo strapiombo su cui si trovavano. –Will, tu non guardare di sotto...- cominciò la maga.

   -T... troppo tardi!- bofonchiò il ragazzo, distogliendo lo sguardo dall’alta parete di roccia. Prese a tremare, allontanandosi, per quanto gli era possibile, dal margine del dirupo.

   -Ecco... appunto- Lina sospirò, reggendosi la fronte con la mano, mentre una goccia di sudore scendeva lungo la sua guancia.

   -Will... vieni, siediti qui- Ameria lo prese per un braccio, aiutandolo a mettere più distanza possibile tra il suo corpo e il volo di 10 metri giù dal precipizio.

   -Eh eh eh... sto per vomitare...- mormorò con un filo di voce e un sorriso forzato sulle labbra, mentre si sedeva con gambe tremanti e sudore freddo in fronte.

   -Non avevo idea che...- cominciò Zirna, accorrendo accanto al fratello.

   -Oh... passerà. Lasciatemi qui un momen...-  Will trattenne un conato.

   -Ma tu guarda la dignità di un principe dove va a finire...- commentò Zelgadiss sarcastico, le braccia al petto, fissando divertito il ragazzo che era diventato pallido come un cencio.

   -Zel, non infierire. Tutti hanno le proprie debolezze, no?- Gourry cercò di essere accondiscendente, ma fissava il principe con preoccupazione.

   -Non agitarti, calmati, o darai spazio a quel tuo fastidioso antenato, ok?- Lina si era inginocchiata accanto al ragazzo, controllando che il ciondolo non brillasse. Fortunatamente, nonostante il momento di debolezza, Will sembrava resistente, e la pietra non brillava. Per il momento non dovevano preoccuparsi di Leniars.

   -Mi dispiace... io non sapevo...- cercò di giustificarsi Zirna, passando un fazzoletto (rigorosamente nero) sulla fronte del ragazzo.

   -Bha, ormai siamo qui, dobbiamo cercare un modo di farlo arrivare fin laggiù...- Zelgadiss si spostò ad osservare il dirupo. –Potrebbe tentare con il free climbing...- sghignazzò.

   -Zel, non sei per niente divertente. Hai così tanta voglia di affrontare un elfo ancestrale impazzito che odia gli esseri umani? Sai, io non ci tengo particolarmente...- Lina si avvicinò allo sciamano, che con un mezzo sorriso stampato in faccia commentò: -Ma come è possibile Lina? Pensavo ti piacessero le sfide! O preferisci continuare a vedertela con demoni e affini? A me sembrava un’ottima variazione di programma, una volta tanto-

   -Risparmia il tuo sarcasmo Zel... ora abbiamo un problema da risolvere, e non possiamo stare qui tutto il giorno a rifletterci sopra- Lina incrociò le braccia, pensierosa. –Potrei fargli uno Sleeping... così dovremmo riuscire a portarlo di sotto più facilmente...- rifletté.

   -Posso sempre portarlo io...- si propose Xellos. –Per quanto debole, uno Sleeping lo farebbe dormire per un paio di ore, e vorrei sapere chi di voi intende portarselo in spalla...- il demone la fissò sorridendo furbescamente.

   -Xellos, fammi il piacere di non dire baggianate! Non ti affiderei nemmeno la vita di un’ameba, figuriamoci quella di Will!-

   -Ame...che?- domandò Gourry, grattandosi il capo.

   -Non ti sforzare Gourry, dopo te lo spiego- sospirò la maga. –E poi per chi mi hai preso? Per una stupida incompetente? E’ rischioso fare qualsiasi tipo di incantesimo su di lui... anche un semplice Sleeping potrebbe avere qualche effetto su Leniars. Se tu lo trasportassi là sotto tramite i tuoi metodi da demone, rischieresti di plasmare la magia che possiede in direzione della magia demoniaca. E non sono sicura di voler fronteggiare un elfo oscuro così potente...- il sorriso astuto di Lina si fece più ampio quando vide che Xellos continuava a sorridere: -Non ti si può gabbare in alcun modo, eh Lina? Beh, io ci ho provato...- disse grattandosi la nuca.

   -Ma Lina... se non possiamo nemmeno con uno Sleeping...- cominciò Ameria.

   -Non importa... chiuderò gli occhi e proverò a pensare ad altro...- William si era rialzato, reggendosi ora meglio sulle gambe, anche se i suoi occhi correvano con preoccupazione al precipizio. –Non voglio rischiare di rendere più potente il mio bisnonno... piuttosto vedrò di non avere paura, e cercherò di non dare ascolto al mio stomaco- sorrise poco convinto il principe.

   -D’accordo Will. So che puoi riuscirci. Pensa a qualsiasi altra cosa e tieni gli occhi chiusi. Zirna, lo porti tu di sotto? Zel, io e te portiamo Gourry- senza aspettare altro, la maga afferrò lo spadaccino per un braccio, mentre la chimera lo reggeva per l’altro.

   -Ehi... andateci pianooooo!- gridò Gourry. In quattro anni di incredibili viaggi con Lina e gli altri due compagni, era stato trasportato in volo molte volte, ma ciò non toglieva che preferisse stare con i piedi bene a terra. I tre amici scomparvero oltre l’orlo del burrone, cominciando a scendere lentamente verso la sterminata valle.

   -Ti serve una mano?- chiese Ameria, avvicinandosi alla pallida ragazza che stava cercando di sostenere Will: ogni passo verso il vuoto rendeva le sue gambe più molli di un budino. –No, ce la faccio da sola- rispose un po’ scorbutica Zirna. “Almeno se cadremo eviterò che qualcun’altro si faccia del male...” pensò in realtà. Quando guardò la principessa, si accorse che la risposta in qualche modo l’aveva ferita, e cercò di rimediare: -Grazie comunque. Will non è pesante per me. Tu raggiungi pure gli altri, noi ci metteremo un po’, temo- concluse lanciando un’occhiata al volto di Will, cinereo e concentrato. Ameria annuì: -Levitation- si accinse a scendere verso terra.

   -Bene fratellino. Ora vedremo quanto il tuo stomaco può reggere!- sorrise a Will, nel tentativo di distrarlo, ma il ragazzo quasi batteva i denti. “Avremo dovuto non lasciargli il tempo di pensarci su troppo... la paura cresce con l’attesa” pensò, preoccupata. –Allora, aggrappati bene a me, tieniti saldo, chiudi gli occhi e pensa a qualsiasi altra cosa. Andiamo!-

   Will si aggrappò alla sorella stringendola convulsamente, piantando le unghie nella carne e mozzandole quasi il respiro. –Appoggia la testa sulla mia spalla... bravo, così, altrimenti con la criniera che ti ritrovi non vedo niente- Lentamente si alzò in volo, e prese a discendere vicino alla parete rocciosa. –Pensa ad altro, tieni gli occhi chiusi...- continuava a sussurrare all’orecchio del ragazzo spaventato.

   “Pensa ad altro... un pollo... arrostito con gli aromi di Lanthas, e rosmarino in abbondanza... un contorno di insalata e pomodori rossi e maturi... pomodori...” pensava Will, stringendo gli occhi a tal punto da sentire quasi dolore. –Aaaahhh!- si mise a gridare, agitandosi convulsamente, mentre Zirna lo circondava con le braccia nel tentativo di calmarlo. –Will... stai buono... non riesco se fai così...- la ragazza cominciò a perdere la concentrazione, la discesa si fece più veloce.

   -Aaaahhhh!- il principe continuava a gridare, cercando di divincolarsi dalla stretta che voleva salvargli la pelle. –Non voglio spiaccicarmi come un pomodoro!- urlò in preda al panico.

   -Maledizione Will! Sei impazzito? Se continui ad agitarti finiremo entrambi spiaccicati!-

   -Ma che combinano quei due?- Zelgadiss indicò i due fratelli, guardando in su, con un gocciolone di sudore lungo la tempia.

   -Bè, Zirna aveva fretta, avrà accelerato...- suppose Lina, terminando il Recovery sulla testa di Gourry... che ehm... aveva accidentalmente fatto sbattere a terra durante l’atterraggio...

   A pochi metri dal suolo, Zirna perse del tutto il controllo sull’incantesimo, e finirono con un tonfo col sedere a terra. Will sconvolto si guardò in giro, e tastò il terreno sotto di lui, abbandonandosi ad un sospiro di sollievo. La sorella lo guardò arrabbiata: -Razza di zuccone! Ti avevo detto di non avere paura, che avrei sistemato tutto io!- si alzò in piedi con fatica, massaggiandosi la schiena dolorante per la caduta.

 

   -Zuccone! Di cosa hai paura ancora? Ci penso io Willy- sua sorella lo affiancò, la piccola spada di legno che usava per giocare protesa in avanti. Aveva appena compiuto 8 anni sua sorella, ed era brava in ogni cosa, lui l’adorava come un fratellino minore può adorare la sorella maggiore che lo copriva sempre nelle marachelle e lo proteggeva da ogni insignificante pericolo che poteva spaventare un bimbo di 3 anni e mezzo.

   -Zinna Zinna! Ho paua de seppente!!! Mi vole moddee!- singhiozzò William rifugiandosi dietro di lei, aggrappandosi alla sua sottana.

   -Willy, ma quando imparerai a pronunciare bene il mio nome? Uf, dov’è il serpente?- chiese la bambina, squadrando il prato alla ricerca del rettile.

   -E’ lì... lìììì!- gridò il bimbo spaventato.

   Zirna vide il serpente, e si avvicinò furtiva. –Tu volevi fare male al mio fratellino?- un sorriso sarcastico si dipinse sulle sue labbra rosate, -Ora ti sistemo io!-. La biscia, notando il movimento, tentò di scattare in avanti per affondare i denti nell’avversario, ma la piccola spada in legno della bambina la colpì con tale forza, che la testa schizzò via, lasciando il resto del corpo del rettile a contorcersi negli ultimi spasmi muscolari. –Visto Willy? Non devi avere paura, ci sono io che ti proteggo! E quando sarai più grande, sarai coraggioso e forte anche tu!- Zirna si volse verso il fratellino spaventato. Il sorriso dolce che gli rivolse, gli occhi blu come i suoi, erano doni della loro splendida madre, Ester, la regina del regno di Lanthas.

 

   -Che hai da sorridere a quel modo? Non l’avrai fatto apposta, vero?- Zirna lo fissò dall’alto in basso con uno sguardo poco rassicurante.

   -No, no assolutamente... stavo pensando ad una cosa... accaduta molto tempo fa...-

   -Uh?- la bianca ragazza vestì un’espressione incuriosita.

   -Voi due, avete finito? Siete interi? Abbiamo potuto constatare che Will non riesce proprio ad andare d’accordo con la levitazione, eh?- ridacchiò Lina avvicinandosi. –Complimenti Zirna! Hai avuto la costanza di tenerlo stretto... io lo avrei scaraventato giù!- la maga le strizzò l’occhio, e le diede una pacca sulla spalla.

   -Ah!- si lamentò Zirna con una smorfia di dolore.

   -Bè, che ti prende ora?- chiese Lina ritraendo la mano in fretta.

   -Credo che Will sia riuscito a scorticarmi dalla paura- disse Zirna stringendo i denti.

   -Oddio... non volevo...- Will si alzò e si avvicinò preoccupato alla sorella.

   -Lascia stare... abbiamo già perso fin troppo tempo!- la pallida ragazza ammantata di nero si voltò, facendo frusciare le vesti, e si mise in testa alla comitiva inoltrandosi nella valle.

 

   La nebbia si alzava dal terreno come un mostruoso essere di vapore. Macchiava la terra a chiazze chiare, e sollevava le sue spirali come tentacoli, avviluppando le gambe di chi, silenzioso e timoroso, attraversava il suo territorio. Giocava con le pieghe degli abiti, sfruttando gli incavi dei tessuti per risalire fino al ginocchio, scomponendosi ad ogni passo.

   Nel cuore della valle il sole era ormai un ricordo lontano. Tutto quanto era della stessa tonalità grigiastra, e la nebbia che prima era bassa e localizzata in prossimità del suolo, ora era una sorta di muro impenetrabile.

   Fino a pochi istanti prima Zirna era stata davanti a lei, a guidare la marcia in quell’opaco mondo, ma ora Lina non la vedeva più e se ne accorse così all’improvviso che si bloccò all’istante. Dietro di lei, Ameria investì la sua schiena, gemendo per l’urto inatteso. –Lina... cosa c’è?- chiese allungando una mano incerta verso le sue spalle, per capire se l’amica era ancora davanti a lei.

   -Ci siamo tutti?- chiese allarmata la maga.

   -Eh?- domandò senza capire la principessa, che agitava la mano davanti a sé per tentare di allontanare la nebbia e mettere a fuoco l’amica.

   -Gourry? Zel?- chiamò Lina, cercando invano di guardarsi intorno.

   -Io ci sono Lina- rispose la chimera dalla sua sinistra.

   -Gourry?-  chiamò di nuovo.

   Dal muro grigio emerse una mano che tastava l’aria: -Lina, dove sei?- chiese lo spadaccino. La sua mano toccò qualcosa di solido, e comprese di aver trovato i suoi amici. Non gli fu mai rivelato per quale motivo Lina lo avesse colpito con un incantesimo e avesse gridato il suo nome indignata.

   “Così impari a toccarmi il seno! Cervello di medusa!” pensò, completamente arrossita, mentre recuperava lo spadaccino nella nebbia, e cercava di legare una corda alla vita di tutti e quattro.

   -Zirna! Will!- ricominciò a chiamare. Zelgadiss, Ameria e Gourry la imitarono, e tutti invocarono i due fratelli a squarciagola, senza muoversi di un millimetro.

   Solo una voce rispose, impaurita: -Lina! Non vi vedo! Dove siete?- il principe di Lanthas gridava da un punto imprecisato dietro di loro.

   -Continua a parlare Will! Ti veniamo a prendere!- gli urlò la ragazza. “Maledizione... avrei dovuto avere l’accortezza di pensarci prima ad una eventualità simile... Non immaginavo che la nebbia potesse davvero essere così fitta... sembra quasi innaturale” si rimproverò la maga.

   Con cautela si mossero in direzione della voce, continuando a chiamare Zirna di tanto in tanto, ma senza ottenere risposta.

   -Cosa dico? Di cosa ti parlo? Scusa Lina... ma mi sento un po’ stupido a parlare a vanvera!- gridò Will.

   -Come se non lo facesse mai...- mormorò la maga, con una goccia di sudore lungo la guancia. –Se non ti fai sentire come dovremmo fare a trovarti? Dì qualsiasi cosa! Canta! Che vuoi che me ne importi!-sbuffò, deviando leggermente a sinistra da dove era giunta la voce.

   D’improvviso si ritrovò con un volto cadaverico a un centimetro dal suo naso... Lina cacciò un urlo acutissimo e balzò indietro, finendo tra le braccia dello spadaccino e tremando come una foglia. Una risata si levò dal cadavere: -Ah ah ah! Dovevi vedere la tua faccia! Eri terrorizzata!- Zirna stentava a trattenere le risate.

   Non appena comprese cosa era accaduto, sentendo la voce del Fantasma che la canzonava a quel modo, Lina si scostò da Gourry e tentò di individuare la bianca ragazza: -Tu! Ma ti sembrano scherzi da fare? Sei... sei degna allieva di quell’idiota di Xellos!- le gridò minacciandola (sempre se si trovava ancora di fronte a lei...) col pugno serrato.

   -Ehm... Lina, dobbiamo cercare Will- la avvisò Ameria: la voce del giovane non si sentiva più.

 

   Lina aveva detto di parlare per guidarli, e lui si era messo a canticchiare la canzone della Festa dell’Autunno a Lanthas, la stagione che preferiva... nel castello tutti erano sempre presi dai preparativi per questa grande festa, e immaginava che anche nella capitale, Landar, le persone si muovessero allegre per le strade intonando quello stesso canto che lui si era fatto insegnare da Irene... Irene, la figlia della cuoca... splendida, con i suoi capelli rossi corti e scompigliati, le lentiggini che spruzzavano interamente le sue gote, passando per il naso, e i suoi occhi verdi così intensi... quanti bei ricordi aveva legato a quella canzone... Ma ora... con quella mano premuta sulla bocca, e l’altra che gli afferrava le braccia e stringeva la vita, da toglierli persino il fiato, non riusciva a cantare... non riusciva a guidare i suoi amici fino a lui... La sua mente in confusione totale cercò di capire cosa fosse successo: chiunque lo stesse stritolando a quel modo, si era avvicinato senza il minimo rumore. Per quanto inesperto, il suo udito fine lo avrebbe senza dubbio sentito.

   -Non voglio farti del male- gli sussurrò all’orecchio, così sottovoce che Will per sentirlo dovette trattenere il respiro. Chi era? Cosa voleva? Il principe si concentrò, cercando di ricavare tutte le informazioni possibili dai sensi che era in grado di adoperare. La vista era fuori discussione: la nebbia era troppo fitta, e quell’individuo era dietro di lui, stringendolo con tale forza da non permettergli il minimo movimento. Il tatto... contro la sua schiena e le sue braccia sentiva una muscolatura sviluppata, in tensione... la mano che gli copriva la bocca dava la sensazione di poter portargli via la pelle del viso se solo lo avesse voluto. Aveva un guanto... di pelle... a mezze dita però, perché sulla gota sentiva il contatto con la pelle dell’uomo. L’olfatto... attorno a loro sentiva uno strano miscuglio di odori: di sale, e di vento fresco... Se Will avesse mai visto il mare, avrebbe saputo che quello era il suo odore. L’udito... anche se lo stava stringendo con grande forza, il respiro del suo assalitore era regolare... La sua voce era bassa e giovanile, gli aveva parlato con tono di chi vuole rassicurare, ma nello stesso tempo ottenere timore.

   Will si mosse tentando di divincolarsi, e come si era aspettato, la stretta sul suo corpo si fece maggiore.

   -Sta’ fermo. Ti cercano. Stai immobile e non fiatare- sussurrò di nuovo l’uomo.

   “Mi cercano? Certo che mi cercano, maledizione! Zirna... sarà preoccupata... devo contattarla!” pensò convulsamente, cominciando a temere davvero per la sua vita.

   -Niente telepatia... e non chiedere l’aiuto di Leniars- tornò a parlare l’uomo.

   Will sgranò gli occhi dallo stupore. Come sapeva della telepatia? E soprattutto, come sapeva di Leniars? Fino a qualche giorno prima non ne era a conoscenza nemmeno lui! Oh, certo, il fatto di averlo a far compagnia al suo cervello doveva avergli fornito qualche informazione anche inconsciamente. Nel momento in cui avevano scoperto di avere probabili parentele elfiche, si era accorto di averlo sempre saputo in qualche modo... anche se mai avrebbe sospettato (e mai voluto) che fosse proprio Leniars il suo antenato. E ora? Ora quel ficcanaso del bisnonno se ne stava zitto! Magari lui sapeva con chi aveva ora a che fare... eppure si faceva sentire solo quando voleva lui, e non c’era modo di interrogarlo.

   -Non voglio farti del male- cercò di rassicurarlo l’uomo.

   “Facile parlare quando si sta dall’altra parte, eh?” pensò con sarcasmo Will.

   Un’ombra passò a pochissima distanza da loro: anche se non riuscì a distinguere nulla, Will si sentì raggelare. Ma l’ombra proseguì senza nemmeno fermarsi, come se non li avesse per nulla percepiti.

   -Demoni... non agitarti e non ti individueranno-

   “Ah... questo tizio... si riferiva ai demoni? I demoni mi stanno cercando? Ma Zirna... Lina e gli altri... devo fare qualcosa per avvisarli!” rassicurato in qualche modo dal fatto che quel personaggio misterioso lo stesse in realtà aiutando, Will cominciò a preoccuparsi per i compagni.

   “Will... dove sei?” la voce di sua sorella squillò chiaramente nella sua testa. Non poteva risponderle, ma come se conoscesse i suoi pensieri, l’uomo prese ad avanzare lentamente, allentando un po’ la presa. Il principe percepì altre fredde ombre muoversi furtive nella nebbia, senza notarli. Doveva trattarsi di magia... un incantesimo che li schermava in qualche modo, rendendoli inindividuabili alle capacità dei demoni? Ma se le cose stavano così... quell’incantesimo su di lui, non poteva avere qualche pericoloso effetto su Leniars?

   Sentì dei passi... lenti, cauti... si erano accorti anche loro dei demoni... si preparavano forse a combattere? Come potevano, se non erano in grado di vedere ad un palmo dal loro naso?

 

   -LUCE!- gridò Gourry muovendosi un po’ incerto nella nebbia.

   -GOURRY! Ma sei impazzito?! Non hai più la spada di luce, e siamo legati dalla corda, se ti muovi così...- Lina venne interrotta da uno strattone improvviso alla fune che li univa dalla vita.

   -Lina! Ameria è inciampata!- l’avvisò la chimera, quasi cadendo sulla principessa che si lamentava per il poco delicato impatto con il suolo.

   -Accidenti, state fermi!- Gourry brandiva a vuoto la spada davanti a lui.

   -Idiota! Sono demoni, non l’hai capito? Con la tua spada non puoi fare nulla!- Lina strattonò lo spadaccino, nel tentativo di mettersi davanti ai compagni.

   -Lina! Non tirare!-

   -Ameria, alzati in piedi invece di lamentarti!- la rimbeccò la maga.

   -Un momento, mi sono storta una caviglia!- spiegò la principessa, che stava applicando un Recovery più velocemente possibile.

   -Non abbiamo tempo!- Zelgadiss si chinò dove presumibilmente si trovava Ameria, e dopo averle quasi infilato un dito in un occhio, riuscì a sollevare la principessa passandole un braccio sotto le spalle, e aiutandola a reggersi in piedi.

   -WIIILLLLLL?! Ragazzi, la voce prima veniva da questa parte! Corriamo! Non possiamo sperare di batterli, non si vede nulla in questa nebbia! Dannazione, avrei dovuto capire che era troppo fitta per essere normale! Ci hanno messo lo zampino!- Lina si mise a correre, trascinando i compagni.

   -Accidenti!- lo sciamano strinse i denti, non riuscendo a correre assieme agli altri, poiché Ameria ancora zoppicava. Sbuffando, la prese tra le braccia (e per fortuna la nebbia nascose il rossore imbarazzante che ricoprì il volto della ragazza...) e accelerò il passo, onde evitare di cadere anche lui, trascinato come era dalla corda che li teneva tutti quanti uniti.

   -Zirna, tu ci vedi?- chiese Lina proseguendo alla cieca: sapeva che la ragazza era accanto a lei, anche se era così silenziosa nella corsa quasi da non sentirsi.

   -No Lina! Non vedo nulla purtroppo! E Will continua a non rispondere!- replicò l’interpellata.

   Attorno a loro cominciarono a sentire risatine di scherno... i demoni si stavano divertendo!

   -Maledizione! Vi state prendendo gioco di me! Ora vi sistemo!- gridò Lina infuriata, decisa a scagliare un incantesimo ovunque, purché la smettessero di ridere. Si arrestò all’improvviso, e i suoi compagni le finirono sopra, trascinandola a terra in un groviglio di gambe e braccia.

   -Ma cosa ti è saltato in mente Lina!- la rimproverò la chimera, mentre cercava di rialzarsi scostando una gamba della principessa dalla sua spalla.

   -Vorrei ricordarti che potresti colpire anche mio fratello lanciando incantesimi all’impazzata!- aggiunse Zirna, mettendo le mani nell’ammasso di corpi, tentando di aiutare qualcuno ad alzarsi. Afferrò la caviglia di qualcuno e tentò di sollevarlo: -Lina, non sarai tu che pesi così tanto, vero?- chiese stupita.

   -Mettimi giù!- protestò Gourry, con la testa che sfiorava il terreno e le gambe in alto.

   -Che? Sei riuscita a sollevare Gourry? Ma come diavolo hai fatto? Sei un mostro!- commentò ammirata Ameria.

   -Non bastava la “versione demoniaca”... ora sono anche un mostro?- Zirna lasciò lo spadaccino, mentre una goccia di sudore (invisibile agli altri) compariva sulla sua tempia.

   -Ahio!- si lamentò la principessa di Sailoon massaggiandosi la testa dopo aver ricevuto un pugno dalla chimera che la sovrastava. –Ti sembrano cose da dire Ameria?- la rimproverò.

   -Zel! Lascia perdere le offese e togli i piedi dal mio mantello!- urlò Lina esasperata, tentando di rialzarsi.

 

   Poco distante, silenziosi come spiriti, Will e il tizio che lo tratteneva, ascoltavano allibiti l’assurda conversazione di un gruppo di umani che, circondati dalla nebbia e dai demoni, trovavano la forza di perdere tempo e rimbeccarsi a vicenda. Nonostante non  potesse vederlo, Will ebbe la sensazione che l’uomo dietro di lui cominciasse a sorridere...

   Improvvisamente quell’uomo lo spinse con forza verso le voci dei suoi compagni, e Will piombò addosso a Lina, facendola di nuovo a cadere a terra dopo che si era appena rialzata.

   -MA INSOMMA! CHI E’ STATO?- la maga era a dir poco furibonda... sopra di lei, Will si rialzò in fretta, evitando il pugno partito dalla ragazza per punire chi l’aveva fatta cadere per l’ennesima volta.

   -Lina, calma! Sono io!- si schermì Will, afferrandola per un braccio e strattonandola in piedi.

   -WILL??????- un coro di voci si levò dallo schermo grigio che aveva davanti agli occhi.

   -Ma dov’eri? Perché non rispondevi?- Zirna allungò una mano, trovando la spalla del fratello.

   -Poi ve lo spiego... adesso, se non vi dispiace... SCAPPIAMO!!!- il principe si lanciò in una corsa, trascinando Zirna e Lina, e quindi tutti gli altri.

   -Come fai a sapere da che parte dobbiamo andare Will?!- gridò Ameria, che era riuscita a curare la caviglia, e ora correva sulle sue gambe.

   Il principe rallentò... sempre di più... sempre di più... fece due passi camminando e poi si fermò.

   -E adesso che ti prende?- chiese Lina il cui braccio era ancora stretto nella mano del ragazzo.

   -Ehm... io non lo so dove devo andare...- mormorò imbarazzato.

   La nebbia coprì la scena, ma dal tonfo che udì, Will comprese che i suoi compagni erano finiti a terra gambe all’aria.

   -Il ragazzo... dobbiamo prendere il ragazzo...- voci nell’aria sembravano dense come la nebbia. Non ridevano più, ma si avvicinavano, li circondavano. Ed erano numerosi. Troppo numerosi, anche se senza dubbio solo uno era quello che aveva intensificato la nebbia, mentre gli altri erano forse dei mostri al suo servizio, capaci di muoversi senza problemi grazie probabilmente a qualche incantesimo effettuato su di loro dal demone.

   Lina strinse i denti: -L’unico modo per uscirne... è dall’alto!-

   -COSA? Di nuovo la levitazione? No Lina! Io non ce la posso fare!- Will sembrava più terrorizzato dalla levitazione che dai demoni che lo circondavano. –Possiamo combattere!- cercò di convincerla.

   -Oh oh oh... ma cosa vedo qui? Lina e compagnia bella in difficoltà?- la voce di Xellos lasciava intuire un probabile largo sorriso sul suo viso senza età.

   -Xel! Tu vedi, vero? Dove sono? Indicaceli, potremo sconfiggerli!- Will si voltò speranzoso nella direzione della voce del Priest.

   -Non dire assurdità Will!- lo redarguì Zirna, portandosi davanti al fratello, sperando di schermarlo alla vista del demone.

   -Oh... Zirna, ma che dici? Potrei aiutarvi... anzi, potrei pensarci io! Beh, ovviamente in cambio di qualcosa...- disse Xellos sornione, fissando i due fratelli con malignità. Un rumore insolito lo distrasse. Una campanella... tintinnava dalla nebbia... il demone non riusciva a percepire la presenza di nessun’altro oltre ai demoni attorno a loro.

   Inutilmente i compagni fissarono gli occhi nel punto da cui il tintinnio sembrava provenire.

   “Ti prego, fa che sia lui!” pregò Will, poi tirò il mantello della sorella davanti a lui: -Zirna, scaglia qualsiasi cosa in direzione di quel rumore!- le ordinò.

   -Che? Ma cosa...- protestò lei.

   -Fai come ti dico! E anche voi!- disse rivolgendosi agli amici dietro di lui. –Non fate domande! Presto!- li incitò.

   Quattro formule vennero recitate contemporaneamente...

   -Elmekia lance!- gridò Lina, subito seguita da Ameria, Zelgadiss e Zirna che avevano scagliato lo stesso incantesimo: -Ra Tilt!-

   -Bastardo lasciami!- sentirono il demone gridare, appena prima di essere colpito dall’incantesimo di Lina, e da quello di elevatissima potenza degli altri tre fruitori di magia messi assieme.

   La nebbia attorno a loro cominciò a farsi meno compatta, e finalmente riuscirono a distinguersi, anche se ancora tutto era sbiadito e opaco. Ora potevano anche scorgere le ombre dei mostri che li circondavano, e che dai movimenti incerti sembravano spaesati.

   -Ma certo! Eliminato il demone che li aveva resi in grado di vedere chiaramente, anche loro adesso sono nelle nostre condizioni!- comprese Lina, facendosi avanti.

   -Dov’è finito Xellos?- domandò Zirna guardandosi attorno con circospezione.

   -Abbiamo altro a cui pensare ora, che ad un demone guastafeste ed inopportuno come lui!- ruggì Zelgadiss lanciandosi verso il mostro più vicino: -Dire Brand!-

   -Non ho intenzione di perdere tempo! Ameria, con me!- ordinò Lina, mentre assieme gridavano l’incantesimo del Burst Rondò. Una miriade di sfere energetiche si propagarono dalle due maghe tutt’attorno a loro, andando a colpire i mostri che non riuscivano ad evitarle in tempo a causa della scarsa visibilità.

   -Bene!- esclamò Lina soddisfatta, non notando più alcun movimento tra i vapori. –E ora Will, dicci un po’ da dove è derivata la tua fulminante intuizione! Il suono di quel campanello, cos’era?- Lina fronteggiò il ragazzo, le mani sui fianchi, attendendo una spiegazione che doveva essere per lo meno realistica.

   -Beh, io ho sperato che fosse quell’uomo che mi ha protetto...- cominciò il ragazzo. Una manina si strinse attorno al suo polso. Will guardò verso il basso, e nell’atmosfera grigia non riuscì a comprendere COSA lo avesse afferrato.

   -Prendi il ragazzo... ho preso il ragazzo...ora non mi potranno più dire che sono uno stupido...- parlò la cosa. I compagni, eccetto Will, fissarono il ridicolo nemico con tanto di goccia sulle tempie.

   Will si accovacciò per arrivare circa all’altezza di due grossi e acquosi occhi, allungò una mano, e toccò l’essere sulla “fronte”. –E’ viscido!- disse a mezzo tra l’affascinato e il disgustato.

   -Certo che è viscido! Che cosa ti aspettavi da un uomo-pesce?- sbraitò Lina.

   -Uomo... pesce? Wow! Che bello! Lina, posso tenerlo?-chiese il principe puntando gli occhioni speranzosi sulla maga.

   -Ehi... ehi, io  ti ho catturato, intesi?- disse l’uomo-pesce stringendo il braccio del ragazzo.

   Sguardi di sufficienza di cinque persone si posarono sull’unico superstite del manipolo di mostri che fino a poco prima li aveva quasi in pugno. Lina sospirò, portandosi un dito alla tempia: -Uff! Palla di fuoco!- L’incantesimo colpì in pieno l’uomo-pesce, lasciando Will totalmente annerito per l’esplosione. Il principe spostò lentamente lo sguardo sul nemico... e fu Gourry a dare vita ai suoi pensieri: -Che splendido profumino!-

  

   Mentre osservava i suoi amici, e anche sua sorella, mangiare quello che rimaneva dell’uomo-pesce, Will si domandava se in realtà non si trattasse di una sorta di atto di cannibalismo... –Non potete...- aveva cercato di fermarli, solo per sentirsi rispondere da Zirna: -Will... ricordi tutti quei bei conigli che mastro Tan allevava, e ci faceva vedere appena nati? Ricordi quanto ti piaceva quell’arrosto che ti feci assaggiare anche se eri troppo piccolo?- senza aggiungere altre spiegazioni, la ragazza aveva passato al fratello un  trancio del pasto pseudo-ittico. Il principe l’aveva afferrato, e morso... Era buono! Dopotutto, voleva catturarlo...

   -Bè, un po’ brutale, ma il tuo metodo sembra averlo convinto!- Gourry strizzò l’occhio a Zirna, che lo fissò per un momento e tornò poi ad interessarsi al suo pasto.

   -Io penso che sia sempre lui... quello che arriva ovunque prima di noi. Comincio a credere che sia una specie di “angelo custode”... insomma, ci ha aiutato più volte. Mi ha salvato la vita mentre ero rimasto solo nella nebbia...- riprese Will non appena ebbe terminato senza più alcun ritegno la terza porzione di uomo-pesce...

   -Quindi tu hai pensato che fosse lui a suonare quella campanella- affermò Lina.

   -In fondo abbiamo sentito tutti che qualcuno stava trattenendo il demone, no? Sì, sono sicuro che è stata opera sua!- annuì convinto.

   -Io non mi fiderei troppo di questo fantomatico angelo custode Will. Con ogni probabilità ha qualche interesse personale ad agire come sta facendo... inoltre mi piacerebbe molto sapere come ha fatto a salvarti la vita...- Lina corrugò la fronte.

   -Mi ha bloccato tappandomi la bocca e dicendomi di non usare la telepatia. I demoni passavano oltre come se non percepissero la nostra presenza...-spiegò Will con incertezza.

   Zirna annuì e prese la parola: -Ha azzerato il potenziale. Anche i demoni possono farlo, e chi è potente a sufficienza, può tramite controllo fisico e mentale azzerare anche il potenziale di un’altra persona.-

   -Quindi tu ritieni che possa essersi trattato di un demone?- chiese Zelgadiss mentre si rialzavano e si rimettevano in cammino.

   -Non ho detto questo. Anche se potrebbe esserlo. Molto abile a dire il vero, se Xellos non è in grado di comprendere di chi si tratta. No, forse non è un demone... il mio maestro- fece una pausa, arrossendo, -il mio EX-maestro non avrebbe tutte queste difficoltà se si trattasse davvero di un demone...-

   -Vorrei non sentire quella nota di ammirazione nella tua voce quando parli di Xellos... per quello che mi riguarda, può anche togliersi dai piedi. In questa occasione si sta mostrando solamente un parassita! Altre volte, in qualche modo poteva tornarci utile, ma qui chi capisce qualcosa è bravo! Temo che Ren stia agendo all’oscuro di tutti...- rifletté Lina.

   -Forse è proprio per questo motivo che manda dei sottoposti così scarsi... che ne pensi Lina? Se nessuno deve sapere le sue intenzioni, gli unici che può assoldare sono mercenari, che svolgono il lavoro senza chiedere nulla...- suggerì Zelgadiss.

   -Potrebbe essere vero...- Lina corrugò la fronte, pensando che doveva essere così. Xellos non sapeva nulla. E questo voleva dire che Xellas non sapeva nulla. Per quanto tra i signori dei demoni non esistesse un eccessivo cameratismo, se c’era in ballo qualcosa di così grande da richiedere un Giga Slave, un elfo ancestrale, e una ragazza semi-demone, senza dubbio Xellas lo avrebbe saputo. Quindi la spiegazione poteva essere solo una: Ren aveva uno scopo conosciuto solo a lui, e non rivelato nemmeno a Dolphin. Facendo credere a tutti di voler eliminare il pericolo che Zirna rappresentava per loro, e voler catturare Will per i suoi esperimenti, Ren si era creato un alibi, e Xellos viaggiava con loro per scoprire a cosa mirava in realtà. Lina poteva immaginare che il Priest voleva ottenere informazioni da passare alla sua padrona, ma doveva avere certezze: Xellas di sicuro non doveva essere molto accomodante con chi non le portava prove concrete. In fondo, un altro scontro tra signori dei demoni non sarebbe stato utile... e accusare il Priest di Dolphin non era una mossa saggia per evitare uno scontro simile... –Zirna, presto. Voglio uscire da questa valle nel minor tempo possibile!- Lina si affiancò alla pallida ragazza, che controllò la carta, la posizione del sole, e poi annuì, mettendosi alla testa della comitiva.

    

 

            

         

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Capitolo 14
*** Capitolo 13 ***


Capitolo 13

Capitolo 13

 

 

 

-Q

uesto regno... questo regno è insopportabile!- gridò Lina esasperata, strigando con uno strattone il suo mantello che per l’ennesima volta si era incastrato nei rovi del sottobosco. -Ricordatemi che non sceglierò MAI Gerni per una villeggiatura! Prima quei cosi orribili, poi il deserto, la Valle della Nebbia, e ora questa foresta impenetrabile!-

   -Calmati Lina...- lo spadaccino si avvicinò all’amica, aiutandola con gentilezza a recuperare il brandello di tessuto che era rimasto impigliato nel cespuglio ricco di spine.

   A tutta prima quello sembrava un bosco normalissimo: alberi, cespugli, qualche piccolo fiore, insetti e animaletti serpeggianti sul terreno, e il canto degli uccelli fra i rami più alti. Però la spessa coltre delle chiome non lasciava al sole nemmeno un minimo spiraglio, e la situazione si rispecchiava sul terreno, con sottobosco così fitto da rendere quasi impossibile un’andatura che superasse il passo di lumaca.

   -Vuoi fare silenzio? Sto cercando di capire perchè siamo sbucati da questa parte!- la rimproverò Zirna con in mano la cartina. Secondo i suoi calcoli sarebbero dovuti uscire dalla Valle lasciandosi il bosco alle spalle, e invece c’erano finiti in mezzo senza quasi accorgersene.

   Ameria si picchiò una mano in fronte: -Questo posto è pieno di zanzare... uscita da qui avrò bisogno di una trasfusione...- commentò abbacchiata.

   In retroguardia come al solito, Zelgadiss chiudeva la fila, mentre Will era di pochi passi avanti a lui, e lo ascoltava con attenzione. -... prendi la mira con entrambi gli occhi. Ti devi concentrare sul bersaglio, il resto deve sparire...-

   -AHIO!-

   -Che cosa c’è Lina?- chiese Gourry preoccupato.

   -Qualcosa mi ha punto! Maledizionemaledizionemaledizione!- urlò Lina zoppicando vicino al tronco di un albero per appoggiarvisi.

   -Fammi vedere... non sembra grave Lina, non è il morso di un serpente- Ameria tastò il polpaccio dell’amica, recitando sommessamente un Recovery.

   -Vedete di sbrigarvi!- sbuffò Zirna.

   -Ehi bella, datti una calmata, ok? Se ci troviamo in questa situazione è solo colpa tua e delle tue “scorciatoie”!- disse la maga inviperita.

   -Tsè!- la pallida ragazza voltò le spalle allontanandosi un poco, e ricominciando a studiare la mappa.

   -Grrr... è insopportabile!- esclamò Lina fra i denti.

   Lo sciamano affiancò il suo allievo, con l’intento di continuare la “lezione”. Osservando il volto del giovane, non potè fare a meno di seguirne lo sguardo triste. Era preoccupato per la sorella, senza ombra di dubbio. Zelgadiss fissò la nera figura di schiena, i cui capelli bianchi creavano elevato contrasto con il mantello. Lui, in quanto esperto di magia sciamana, era in grado di percepire, quando lei lo voleva, i suoi pensieri. Doveva essere quella la spiegazione: il profondo legame creato da uno sciamano con la natura si avvicinava probabilmente a quello che doveva essere stato il legame tra elfo ancestrale e natura. In qualche modo Zirna doveva aver trovato il sistema di trasmettere i suoi pensieri agli elementi, che quindi li rendevano percepibili anche da lui. Ma le visioni? I suoi agghiaccianti ricordi? Perchè lui “poteva vedere”? Perchè lei glieli aveva fatti vedere? Lui... sapeva benissimo quello che stava provando... rabbia... immensa rabbia... e paura per quello che era diventata. La condizione di diversità diventava un peso insostenibile nel momento in cui eri circondato da amici normali... bè, quasi normali trattandosi di quei tre... Ma Zelgadiss aveva superato tutto ciò. Loro, anche se mai l’avrebbe ammesso pubblicamente, avevano salvato il suo spirito dall’autodistruzione. Perchè su di lei non avevano lo stesso effetto? Era forse troppo tardi? Avrebbe continuato ad odiarsi per sempre? Un sempre relativamente breve... una persona capace solo di odiare se stessa a quel modo non avrebbe mai potuto amare ed apprezzare nulla... e il suicidio non sembrava essere nuovo nella sua famiglia. Però suo fratello forse... A volte, quando si rapportava con Will, il suo spirito sembrava calmo. Quel ragazzo era forse l’ultimo legame che Zirna aveva con l’umanità: quando si trattava di lui, era in grado di cambiare totalmente atteggiamento. Era strano... anche i suoi compagni erano molto protettivi e sempre preoccupati per il principe, anche se ne combinava di tutti i colori e non dava mai ascolto. Eppure non era uno stupido: nelle ultime due ore di marcia nella fitta boscaglia, aveva cominciato a parlargli della fisica dei corpi per fargli comprendere le leggi di gravità e tutto ciò che regola il moto di una freccia. Con suo stupore aveva scoperto che Will conosceva la fisica molto bene, e supponeva che fosse dovuto ai suoi studi, molto più intensi dal momento che non gli era consentito passare il tempo ad allenarsi con nessuna arma.

   Mentre Zelgadiss rifletteva, Will d’improvviso tese l’arco e velocissimo incoccò e scoccò una freccia verso un punto imprecisato del bosco. La chimera fece un balzo indietro nell’istante in cui, sibilando, le freccia passò a meno di cinque centimetri dal suo naso.

   -Ma cosa combini?- lo rimproverò.

   Will si girò ad osservare lo sciamano, mettendolo a fuoco solo in quel momento. –Mi dispiace, mi è scappato... ho notato un movimento e ho pensato che potesse essere qualcosa di commestibile...- disse un po’ deluso per il tiro andato a vuoto.

   -Accidenti Will! Se tu non fossi un principe saresti costretto a pignorare la tua vita e quella dei tuoi discendenti per cinque generazioni per potermi ripagare di tutto ciò!- lo apostrofò Lina, cercando di reggersi sulla gamba.

   -Stai ferma Lina! E’ solo liquido urticante, fra poco il gonfiore passerà. Io non posso fare di meglio- Ameria la spinse di nuovo a sedere, mentre la maga emetteva un grugnito di insofferenza.

   Scomparsa la goccia di sudore dalla tempia, Zelgadiss si voltò verso il principe: -Non devi sprecare frecce in questo modo, o presto rimarrai senza-

   -Oh, non c’è da preoccuparsi! Ho visto dove è piantata! Vado a recuperarla!- sorrise il ragazzo zompando oltre un cespuglio di rovi e correndo via.

   -No Will! Aspetta!- cercò di fermarlo lo sciamano, senza successo.

   -Proprio non ci riesce a stare calmo, eh?- sospirò la principessa di Sailoon, rialzandosi e grattandosi distrattamente la puntura in fronte.

   Un fruscio violento fra i rovi, dove Will si era addentrato, li zittì all’istante. Tesi e preoccupati si guardarono in faccia, con le orecchie allertate al minimo rumore, ma non si udiva più nulla, anche gli uccelli spaventati avevano smesso di cantare.

   Zirna mosse un passo: -Vado a cercarlo-, ma la stessa freccia scoccata dal fratello sibilò nuovamente nell’aria e si conficcò nel tronco appena sopra la testa di Lina.

   -No... non ditemelo... c’è un messaggio, vero?- chiese la maga con rassegnazione, senza nemmeno guardare il dardo. Lo sciamano si avvicinò ed estrasse la punta dalla corteccia. Srotolò il foglietto di carta e si mise a leggere il messaggio:

 

Abbiamo il vostro principe

Dateci tanto o morirà

 

   -... “dateci... tanto”...?- ripetè la chimera con una grande goccia di sudore sulla tempia.

   -Non molto ortodossi, ma non credo che siano dei pivellini. Non li abbiamo nemmeno sentiti, mentre con ogni probabilità ci spiavano- disse Lina tentando di alzarsi in piedi aiutata dallo spadaccino.

   -Tu credi... –cominciò Zelgadiss.

   -La sua vista è migliore della nostra Zel. Forse ha visto il movimento di uno di loro...-

   -... e gli si è buttato in bocca come un allocco!- terminò la chimera.

   -Se qualcuno non spifferasse ai quattro venti che mio fratello è un principe, forse non l’avrebbero preso!- Zirna lanciò un’occhiataccia a Lina.

   -SE TUO FRATELLO fosse anche solo un PO’ meno avventato...- cominciò a risponderle la maga.

   -Volete farla finita? Possibile che non facciate altro che litigare? Non mi pare il momento di discutere su chi ha colpa e chi no! Andiamo a recuperarlo?- Gourry si interpose con decisione fra le due ragazze, guardandole entrambe con rimprovero. Zirna si azzittì e scostò lo sguardo. Lina rimase per un istante senza parole, fissando il ragazzo a bocca aperta: Gourry... Gourry l’aveva appena rimproverata SERIAMENTE... ma aveva ragione. Cosa stava facendo? Perchè stava perdendo tempo a litigare con Zirna invece di studiare un piano per liberare Will? “La Distruzione...” ... il suo timore nei confronti di quella ragazza stava facendo degenerare il loro rapporto. Certo, non era facile sopportarla, ma accanirsi contro di lei solo perchè un demone ti dice che sarà l’assassina dei tuoi migliori amici, non era giusto... no? Ren... che in realtà volesse questo? Cercava forse di evitare che lei e Zirna potessero andare d’accordo? Aveva paura di loro due assieme?

   -Hai ragione Gourry... non è il momento. Ora dobbiamo trovare le loro tracce e liberare Will prima che accada l’irreparabile- Lina mosse qualche passo, constatando che la gamba stava già meglio. Sentiva la testa un po’ pesante, e ritenne che fosse la stanchezza... da quando erano scappati da Mahal non si erano ancora fermati un momento, e avevano forzato le marce per uscire dalla Valle nel minor tempo possibile... per ritrovarsi di nuovo dove non volevano essere...

   -Lina, tu credi... credi che Leniars potrebbe...- cominciò Ameria preoccupata. Lina annuì seria, accettando il braccio che Gourry le porgeva per aiutarla a sostenersi.

   -Che ragazzo impegnativo...- sospirò Zelgadiss.

   Zirna si concentrò: i suoi sensi meno sviluppati di quelli di un elfo, superavano però i limiti di quelli umani. Non sentiva nulla, non vedeva movimenti sospetti, e soprattutto non percepiva altre presenze al di fuori di loro. –Non c’è più nessuno qui- disse incamminandosi silenziosa come un’ombra nella direzione che aveva preso il fratello.

   -Aspetta! Ti aiuto a trovare le sue tracce!- Gourry affidò Lina al braccio dello sciamano e affiancò la bianca ragazza.

   -Grazie Zel!- la maga strizzò l’occhio alla chimera, che la osservò con attenzione.

   -Lina... sicura di stare bene? Mi sembri un po’ pallida...- cominciò lui.

   -No, e tutto a posto... e la gamba va molto meglio... probabilmente quel dannato insetto aveva un urticante molto potente, ma sta passando- spiegò la maga sorridendo un po’ forzata. “Almeno spero...”

 

   Gourry e Zirna, lavorando in perfetto silenzio, comunicando tra loro solo tramite segni o movimenti del capo come due esperti cacciatori, li condussero nella foresta fino nelle vicinanze del covo di banditi. Si trattava di una piccola radura, all’estremità della quale c’era una rozza capanna costruita con tronchi di diverse misure e rattopata alla bell’è meglio con una mistura di foglie e fango.

   -Sono dei poveracci...- bisbigliò Lina, sorpresa che un gruppo così male assortito fosse stato in grado di gabbarli. Erano solo una decina di uomini, probabilmente rinnegati e ricercati che si erano riuniti e rifugiati in quell’angolo sperduto e poco ospitale del mondo, sporchi e miseri, che in quel momento affilavano le spade e sembravano particolarmente eccitati. Non doveva accadere spesso che riuscissero ad avere un ostaggio.

   -Lina, guarda là!- la avvisò Gourry con una punta di urgenza nella voce. Proprio sopra la capanna, agghindato come un selvaggio, acquattato come un animale, stava un uomo che di umano aveva ormai ben poco.

 

   -Lo so, lo so... ma cosa potevo fare? Non è facile da trattenere! Sì, l’ho legato e ho provato a svegliarlo per interrogarlo, ma non si è ancora ripreso!- un uomo con la barba incolta e una grossa pancia uscì dalla capanna parlando con qualcuno che stava dietro di lui.

   -Sei fortunato che la Bestia conosce il linguaggio umano! Se non fosse stato per lui non ci sarebbe mai capitata l’occasione di avere tra le mani un principe! Non certo grazie a te! L’hai perquisito?- ora sulla porta si fermò un uomo alto e magro come uno spaghetto: i capelli corti e brizzolati erano spettinati, ma tutto sommato sembrava essere il più dignitoso di quel gruppo di sbandati.

   Dal tetto della capanna la “Bestia” ringhiò ai due di sotto. –Aspetta, non è ancora ora del tuo pasto!- tuonò quello che doveva essere il capo.

 

   -E’ così che ci spiavano allora! Era quello strano individuo... direi che si tratta di uomo. Forse è cresciuto nella foresta...- riflettè Lina dando voce ai suoi pensieri.

   -Che intendi fare Lina?- domadò Gourry.

   -Eccolo!- esclamò ad un tratto Zirna indicando un punto lontano dalla capanna. Will era sdraiato su un fianco, mani e piedi legati assieme, non muoveva nemmeno un muscolo, ed era evidentemente svenuto. –Ora capisco perchè non rispondeva...- mormorò la sorella con angoscia. In un solo giorno Will si era trovato nei guai per ben due volte... doveva avere una certa predisposizione! Ma la cosa che non riusciva a mandare giù era che lei, lei che voleva proteggerlo ad ogni costo, non era in grado di fargli evitare quei guai. Avere le capacità di trarlo in salvo non la consolava molto: lei voleva evitare che ci fossero occasioni in cui suo fratello dovesse essere salvato! Come si era sentita inutile solo qualche ora prima, non riusciendo a ritrovarlo nella nebbia così densa che nemmeno una lama sarebbe stata in grado di tagliare! Se almeno avesse potuto proteggerlo con la magia... ma non la si poteva usare su di lui... per colpa di Leniars... “Perchè diavolo non ha scelto me quel dannatissimo elfo! Tanto, entità più, entità meno... qua dentro ormai c’è posto per tutti!” pensò amareggiata. Così almeno suo fratello non avrebbe avuto tutti quei problemi...

   -Credete sia ferito?- si informò Ameria, cercando di sbirciare nella direzione che gli altri indicavano.

   -Probabilmente non l’hanno trattato con i guanti di velluto, ma non penso che l’abbiano picchiato a sangue- Lina osservò intensamente il ragazzo, e si accorse di non riuscire a metterlo completamente a fuoco.

   -Di qui sembra che abbia solo qualche ammaccatura- annunciò Gourry.

  

   -Dovrei perquisirlo? Hai ragione Jeoffry! Perchè non ci avevo pensato?- domandò con un sorriso ebete il bandito grasso.

   -Perchè sei un idiota Kroch!- sospirò con gli occhi al cielo il capo.

 

   -Quella “Bestia”... mi preoccupa un po’... Facciamo così: Zel, tu Ameria e Zirna aggirerete la radura da sinistra. Io e Gourry da destra ci avvicineremo a Will. Quel selvaggio, se è intellignete, cercherà di difendere il loro ostaggio, e si scaglierà contro di noi. Voi tre tenete lontani quei banditi. Contate fino a trenta non appena siete in posizione, poi attaccate. Noi sbucheremo da quei cespugli laggiù- Lina indicò un punto fitto di arbusti a breve distanza dal corpo esanime di Will.

   -Lina... – cominciò la chimera osservandola con un sopracciglio alzato.

   -Lo so Zel. Sarebbe più facile buttare tutto all’aria... ma preferirei riuscire a portare via Will prima che riprenda conoscenza. Non vorrei che si svegliasse spaventato... e poi, per una volta, evitare di attirare l’attenzione no fa male, no?- la maga gli strizzò l’occhio.

   -Non me ne importa un fico secco del modo, basta che lo andiamo a riprendere ORA!- gli occhi di Zirna fiammeggiarono nell’osservarli, e non ammettevano altre discussioni. Si voltò e cominciò ad aggirare la radura seguita dalla principessa di Sailoon e dallo sciamano. Lina sospirò, deglutì, si sfregò gli occhi annebbiati e cercò di mettere a fuoco lo spiazzo. Poi si mosse verso destra, mentre Gourry l’affiancava gettando su di lei occhiate preoccupate.

 

   -Zirna... io vado un po’più avanti...- Ameria cercò di avanzare nella boscaglia il più silenziosamente possibile, mentre la pallida ragazza si era feramata acquattandosi nella macchia al limitare della radura. Zelgadiss era qualche metro più indietro: volevano sorprendere i banditi con un raggio d’intervento ampio, per confonderli ed attirare la loro attenzione, mentre Lina e Gourry toglievano di mezzo la Bestia e portavano via di peso Will.

 

   Ma qualcosa andò storto...

  

   Uno schiocco secco. Ameria aveva malauguratamente spezzato un rametto, pestandolo. Immobile, senza quasi respirare, la principessa ristette. Non sentì alcun movimento, pensò che il rumore fosse stato troppo debole per essere percepito, e tirò un profondo sospiro di sollievo, portandosi la mano al petto.

   -Dove vai bella?-silenzioso come fumo, un brigante era spuntato di fronte a lei, con la spada sguainata. La ragazza si paralizzò, e cercò di pensare ad una formula, cominciando a recitarla sommessamente, le mani congiunte all’altezza del petto, ma l’uomo non aveva perso tempo: con un’incredibile slancio si era gettato verso di lei con la lama protesa in avanti.

   Con uno scatto veloce, Zirna si interpose tra la principessa, scagliandola a terra, e l’arma. La lama penetrò a fondo nel suo fianco. Poteva sentire il freddo acciaio nel punto in cui era entrato nella sua bianca carne, mentre all’interno del suo corpo era percorsa da ondate di bollente dolore. Con gli occhi sgranati per la sofferenza, la bianca ragazza notò che l’assalitore stava ghignando: certo era convinto di averla già sistemata! Ma si sbagliava, glielo avrebbe dimostrato! Le candide mani si serrarono attorno alla lama, con tale forza che presero a sanguinare. Lentamente estrasse l’arma dal suo fianco, mentre sentiva rombare il sangue in testa, e il dolore minacciava di farla svenire. L’uomo passava lo sguardo stupefatto dal suo volto all’arma, ora completamente estratta e grondante sangue.

   Zirna tossì, trattenendo il fianco con la mano per rallentare l’emorragia. Le sue labbra si chiazzarono di rosso, mentre una furia cieca la costringeva a respirare sempre più velocemente, peggiorando la situazione. Ameria le urlava qualcosa, ma non riusciva a sentirla.

   “Oh, si... continua... il tuo terrore è squisito!” pensò leccando il sangue sul labbro, ed osservando l’uomo con la sottile pupilla verticale che si stagliava nettamente in un occhio bianco.

   Il brigante indietreggiò e se la diede a gambe. Una ragazza dai capelli corvini e gli occhi celesti pieni di preoccupazione si piazzò davanti a lei. Si sforzò di ascoltarla, cancellando il ronzare nella sua testa. –Zirna, sei ferita gravemente! Non puoi combattere! Lascia che ti curi!- c’era disperazione nella sua voce.

   -Al diavolo! Solo una seccatrice!- rispose sprezzante il Fantasma, preparandosi a togliere di mezzo anche lei, alzando la sinistra per scagliarle contro un’incantesimo. Di nuovo fu interrotta: a proteggere quella ragazza un giovane dall’aspetto strano. Gli ricordava qualcuno...

   -Zirna. Lo so che sei ancora presente... combattilo! Dobbiamo curarti, ma non possiamo farlo se tu non lo vuoi!- le disse il giovane dalla pelle rocciosa.

   Qualcosa eslpose nella sua testa, e si prese il capo tra le mani gridando per il dolore insopportabile. Quando risollevò lo sguardo lo riconobbe “Zelgadiss...”, ma era debole, troppo debole per mantenere il controllo su quello che era il suo corpo. Poteva fare solo una cosa: scappare. In quel modo avrebbe evitato di fare loro del male.

   Zelgadiss notò che qualcosa non andava: iridi di un azzurro pallidissimo incorniciavano una scura pupilla rombolidale! Come se fosse in bilico tra l’uomo e il demone... Trattenne il fiato, nella speranza che la giovane riuscisse a tornare alla normalità, ma vide che sul niveo volto si disegnava l’espressione di un animale selvaggio ferito. Troppo tardi intuì cosa voleva fare. Zirna si voltò di scatto e fuggì veloce nella direzione opposta alla loro.

   -Ameria! Vai a chiamare Lina! Io la inseguo- le ordinò lo sciamano senza nemmeno voltarsi.

   La principessa lo osservò inseguire veloce la figura ammantata di nero, dai capelli bianchi che sbattevano scomposti sulle spalle. In pochi istanti scomparvero in mezzo alla macchia. –Zel...- mormorò, osservando ancora per qualche istante il punto in cui il giovane era sparito. Poteva essere semplicemente una sua impressione, ma il suo amico pareva particolarmente interessato a Zirna. La cosa non le piaceva molto... sentiva confusione dentro di lei. Zelgadiss non era il tipo da preoccuparsi troppo per qualcuno che conosceva appena... eppure Ameria sentiva che c’era qualcosa... qualcosa di profondo che legava quei due... Scrollò la testa, allontanando quei pensieri: -Ameria! Non è il momento di stupidi sentimentalismi o gelosie! Lei ha bisogno di aiuto!- strinse le labbra, -E spero che non sia Zelgadiss a dover pagare le conseguenze per il mio errore- aggiunse correndo via. Senza alcun dubbio Zel l’aveva mandata a chiamare Lina perchè temeva di dover affrontare il Fantasma. Ameria non poteva essergli molto utile contro la furia scatenata che la ragazza poteva diventare, e lui stesso aveva rischiato di rimetterci la pelle già una volta. La principessa accelerò il passo, saltando rovi, senza badare ai graffi che le procuravano sulle braccia e sul viso... doveva fare in fretta.

 

   Stremata dal dolore, Zirna interruppe la fuga e si accasciò senza forze contro un albero, piegandosi sul finaco che continuava a stillare sangue. Zelgadiss la raggiunse e si fermò a pochi passi da lei, senza avvicinarsi di più. “Avanti... chiedi aiuto...” pregava in silenzio la chimera, fissandola con un misto di rimprovero e aspettativa.

   Il Fantasma sollevò lo sguardo su di lui, guardandolo dapprima con rabbia, poi il dolore pulsante trasformò il suo delicato viso in una maschera di sofferenza, abbassò la testa sul petto e tentò di respirare mentre teneva la mano rossa del suo sangue premuta sulla ferita. Tuttavia non recitava alcun incantesimo per curarsi... il demone voleva alzarsi, attaccare, distruggere, e lei era troppo impegnata a trattenerlo per tentare di fare qualsiasi altra cosa. Nella sua testa il ronzio non le dava pace... i suoi occhi vedevano tutto attraverso una cortina rossa... questa volta avrebbe ricordato... era cosciente, era maledettamente cosciente, ed era orribile... Fino a qualche giorno prima, fino allo scontro con il suo maestro, aveva un minimo di controllo sul Fantasma: sapeva quello che faceva, e anche se a guidarla era la sua furia distruttiva, sapeva indirizzarla dove voleva. Ora non c’era più controllo... più nessun controllo... Era quello che aveva temuto per tanto tempo... e aveva capito che c’era molto vicina nel momento in cui Will non era più in grado di richiamarla all’ordine. Già... onde evitare di scatenare del tutto il Fantasma, aveva effettuato su se stessa un’incantesimo... una parola d’ordine, pronunciata da una sola persona, in quel caso suo fratello, poteva riportarla alla normalità. Ora quell’incantesimo non aveva più alcun effetto, il demone era diventato troppo potente, qualcosa lo aveva reso molto più forte...

   Zelgadiss non si muoveva, la fissava solamente. “Chiedi aiuto... dimostra che sei umana” strinse i pugni. E se non l’avesse fatto? L’avrebbe semplicemente guardata morire? “Ma cosa mi salta in mente? Proprio ora devo darle una lezione di buon senso?” pensò, decidendo in quell’istante di muoversi. Un mormorio sommesso lo bloccò... –A...iu...tami...- Zirna respirava a fatica, sempre più debole fisicamente e psicologicamente, era riuscita a malapena a trovare la forza di parlare. Si era resa conto che da sola non sarebbe sopravissuta, e l’istinto di conservazione era riuscito a vincere quella parte demoniaca che si agitava per mantenere la supremazia su di lei.

   Lo sciamano si inginocchiò veloce accanto a lei, e con delicatezza la stese a terra. Concentrato pose le mani sulla ferita, formulando a bassa voce la formula di guarigione. Aveva perso molto sangue, sarebbe stata debole per un po’, ma non era più in pericolo di vita. Vide il respiro della ragazza farsi più regolare, e il suo viso abbandonò l’espressione di sofferenza e tormento mentre il dolore diminuiva. Ad incantesimo concluso, l’espressione era ormai serena. Allontanò le mani dalla piaga chiusa, la osservò per un istante, e credendola addormentata, si sedette al suo fianco per riposare un attimo.

   Zirna però non dormiva. Aprì gli occhi, vedendo sopra di lei i rami ricoperti di foglie di un verde cupo, e con la testa ancora pesante si mise a sedere.

   -Dovresti rimanere tranquilla per un po’. Hai perso molto sangue- la ammonì la chimera. Non ottenne risposta, e si voltò a guardarla, con il timore che fosse ritornata ad essere demone. Decisamente non si aspettava che quegli occhi blu lo fissassero con rabbia, e che voltasse stizzita lo sguardo dall’altra parte. Notò però che stringeva gli occhi e si mordeva il labbro, come se volesse evitare di piangere...

   -Stupido! Perchè mi hai seguita?!- se non si fosse sentita così debole avrebbe urlato.

   -Saresti morta- rispose semplicemente Zelgadiss.

   -Sono scappata per salvare la pelle a voi due!- Zirna si voltò e lo fissò negli occhi, mentre i suoi erano lucidi di collera.

   -Saresti morta- ripetè la chimera con disarmante indifferenza.

   -Io potevo...- cominciò la ragazza, agitandosi.

   -No. Non potevi. Lo sai benissimo anche tu, altrimenti non avresti chiesto il mio aiuto- la interruppe con tranquillità lo sciamano. Zirna lo guardò furiosa, come se volesse fulminarlo all’istante. Zelgadiss sentì il suo cuore accelerare i battiti, spaventato, ma non fece trasparire nulla dalla sua espressione impassibile. Aveva notato che anche Lina rabbrividiva sotto quello sguardo... sembrava squarciarti l’anima senza pietà spargendo all’aria tutti i brandelli di te che tenevi nascosti nelle profondità più recondite del tuo essere... stava davvero giocando col fuoco? La pallida ragazza, con sua sorpresa, abbassò lo sguardo, troppo debole per vincere quella battaglia. –Grazie- sussurrò con amarezza, la voce che le tremava.

   Il ragazzo la studiò con attenzione: sporca di sangue, esausta, combatteva ancora una lotta contro se stessa... ma non contro il demone. La barriera di ghiaccio che si era eretta attorno in quei giorni, che l’aveva portata ad essere più schiva e irascibile di quanto non lo fosse quando l’avevano incontrata, stava crollando, e lei cercava con tutte le forze residue di tenerla in piedi. Quale fosse il reale motivo per cui stava cercando l’isolamento, non poteva saperlo...

   Zelgadiss non poteva sapere che il Fantasma non era mai stato così fuori controllo come in quegli ultimi tempi... che sapere di non essere in realtà umana anche al di fuori delle apparenze, l’angosciava molto di più che l’essere “diversa”... un’eredità elfica che non aveva voluto. La certezza di essere un’umano l’aveva aiutata in qualche modo, ma ora... ora qual’era il suo posto? Nel momento in cui tutta quella storia fosse finita, quando Will fosse stato al sicuro, lei cosa avrebbe fatto?

   Lo sciamano abbassò lo sguardo, prendendo in quel momento la sua decisione. Non poteva lasciarla scivolare oltre, non poteva guardarla mentre si autodistruggeva nella commiserazione. Sapeva bene quanto fosse inutile, quanto fosse necessario reagire, guardare avanti senza mai arrendersi. Lo aveva capito quando aveva incontrato i suoi amici... era perfettamente inutile piangersi addosso, bisognava affrontare a testa alta le difficoltà. E lui da quel momento l’aveva fatto... certo, Lina spesso gli ribadiva che la ricerca della sua cura era diventata peggio di una ossessione, ma lui non si sarebbe arreso, non si sarebbe mai arreso pur di tornare ad essere umano, ad essere come gli altri... Si inginocchiò accanto alla ragazza, fissandola con determinazione negli occhi: -Devi smetterla di rinchiuderti nel tuo mondo, così non fai altro che peggiorare la situazione. Zirna tu sei un’essere umano, non devi dubitarne mai- gli faceva uno strano effetto dire quelle parole che sembravano poter essere rivolte anche a lui...

   Zirna lo osservò spaesata... sentì la barriera frantumarsi e scivolare via assieme alle lacrime che le sgorgarono dagli occhi. Era bastato così poco... era così debole? Le sue intenzioni crollavano non appena qualcuno le parlava a quel modo? Sapeva che Zelgadiss era pericoloso... l’aveva inutito, in ritardo forse. Aveva cercato di tenerlo lontano, ma la chimera si era dimostrata cocciuta. Anche se gli aveva mostrato i suoi delitti... perchè si interessava così tanto a lei? La infastidiva! Lui... lui era ciò che lei non poteva essere! Sicuro di trovare una soluzione al suo probelma... da dove gli veniva quella sicurezza? Era impossibile! Impossibile!

   E continuava a fissarla anche mentre piangeva silenziosa? Voleva una risposta? Voleva sentirle dire che lo sapeva? Che era umana? Che con il loro aiuto poteva farcela? Non potevano fare un bel niente per lei! Zirna si sentì improvvisamente disperata, sola, persa in un mondo che la rifuitava...  bisognosa di aiuto... odiava chiedere aiuto...

   -Non sei più sola...- sussurrò lo sciamano.

   Singhiozzando ora vistosamente, Zirna abbracciò le spalle del ragazzo, affondando la testa nel suo petto. La chimera si irrigidì all’istante, aspettandosi di ricevere immagini terribili del suo passato... invece non accadde nulla. Solo una profonda, profondissima sensazione di disperazione, così intensa che ne rimase quasi paralizzato, ma che svanì appena lei si addormentò. Con un certo sollievo, e con imbarazzo, ricambiò l’abbraccio accarezzandole i morbidi capelli. –Un tempo ero proprio come te... orgoglioso e stupido- mormorò. Poi alzò gli occhi al cielo: -Santi dei! Che gatta da pelare mi avete dato con questi due?!-

 

   -Ma perchè... ci mettono così tanto?- chiese Lina con un filo di voce, ansimando e deglutendo troppo di frequente.

   -Lina, tu stai male!- affermò Gourry preoccupato, prendendole il viso con entrambe le mani e voltandolo verso di lui. Lina cercò di divincolarsi: -Non è nulla!- protestò.

   -Stai scherzando?- Gourry le pose una mano sulla fronte: la fascia nera era intrisa di sudore, e la fronte bruciava al tatto. –Lina, scotti! Devi avere la febbre alta!- fece una pausa, -Quell’insetto... non era semplice liquido urticante.. era veleno!- allarmato lo spadaccino prese per le spalle l’amica, fissandola nei castani occhi lucidi per la febbre. Era passata almeno un’ora da quando era stata punta, l’effetto del veleno era stato molto lento...

   -Gourry... mi fai male se stringi così forte...- tentò di lamentarsi la maga, senza la forza di liberarsi. Lui la osservò stupito: -... non sto affatto stringendo Lina... dimmi cosa devo fare? Vado a chimare gli altri? Loro sapranno come curarti, vero?- il viso teso, gli occhi colmi di qualcosa che sembrava troppo avvicinarsi alla disperazione, Gourry stentava a lasciarla andare. Anche perchè era lui a sostenerla: se avesse lasciato la presa, l’amica si sarebbe semplicemente accasciata al suolo. –Perchè non hai detto che stavi male?- la rimproverò.

   -Perchè non c’è niente da fare Gourry... non si può curare l’avvelenamento con la magia quando esso è in circolo, e comunque non è un veleno potente... credevo che in poco tempo l’effetto sarebbe scomparso...- -E invece è peggiorato! Sei una testona Lina!- -... al massimo domani starò meglio...- continuò Lina passandosi una mano sugli occhi annebbiati. La testa le doleva, anche le mani con cui Gourry la stava stringendo, seppure sapesse che il suo tocco era delicato, le provocavano dolore, come se tutto il suo corpo fosse così debole da sentire ogni cosa amplificata di cento volte. La voce dell’amico le giungeva attutita, aveva freddo, ma sudava... che razza di insetto poteva procurare quei sintomi? Cercò di riflettere, ma la sua mente si rifiutava di aprirle i cancelli, lasciandola fuori nel buio dell’ignoranza... ancora un po’, e avrebbe perso conoscenza...

  

   -Perquisiscilo dice... non mi pare che abbia molti posti dove nascondere tesori...- Kroch si avvicinò all’ostaggio, studiandolo con attenzione, una mano sotto il mento. “Bè, un bel ragazzo, non c’è che dire... ha proprio il faccino di chi è nato negli agi, beato lui! Certo, la Bestia poteva trattarlo un po’ meglio dato quello che vale, anche se è già tanto che non gli abbia staccato un braccio a morsi!”.

   Will giaceva ancora incosciente, con le catene che gli stringevano polsi e caviglie così strettamente che quasi sanguinavano. Un braccio era completamente graffiato, sul volto spiccavano alcuni grossi ematomi, mentre sulla fronte si era seccato un rivolo di sangue che scendeva dalla testa.

   Kroch si accovacciò accanto a lui, e prese a frugare nelle tasche dei pantaloni neri del giovane.

   -Mmmh...- mugugnò Will, con la bocca impastata di qualcosa che era forse il suo sangue. Tossì, sputò, e un dolore lancinante alla testa gli ricordò ciò che era accaduto: quel selvaggio gli era piombato addosso dall’alto, mentre cercava di divellere la freccia dal tronco in cui si era piantata. La zuffa era durata solo pochissimi istanti, fino a quando si era accorto del dolore al braccio: poi tutto era diventato nero. Il dolore alla testa gli fece comprendere che quella specie di uomo doveva averlo colpito con tale forza da avergli fatto perdere conoscenza. Ed ora si trovava legato come un animale, steso sulla nuda terra... con un uomo che gli frugava nelle tasche...

   -Cosa c’è qui?- si chiese Kroch, mentre dalla tasca estraeva un piccolo gancio metallico ed un bracialetto in oro con un grosso zaffiro luccicante. Lo sollevò all’altezza degli occhi e lo osservò con bramosia, emettendo un fischio sommesso.

   Will spostò lentamente la testa verso il brigante, e appena realizzò cosa teneva fra le mani, sgranò gli occhi. –Lascialo subito!- cercò di gridare, interrompendosi per tossire di nuovo.

   -Oh, Sua Altezza si è svegliato?- domandò Kroch spostando su di lui la sua brutta faccia barbuta.

   -Restituiscimi il bracciale!- riuscì finalmente a dire in tono chiaro e deciso.

   -Non sei nella posizione per dare ordini mi sembra...- sogghignò il bandito, mostrando un dente marcio.

   -Ridammi il bracciale di mio padre!- ruggì Will con disperazione, cercando di liberare le mani, ottenendo solo di tagliarsi ancora più profondamente la pelle.

   -Mh? Cos’hai attorno al collo? Come fa quella pietra a brillare?- Kroch avvicinò la mano sporca al ciondolo, che emetteva un piccolo bagliore soffuso.

   -DAMMI QUEL BRACCIALE!- Will spalancò gli occhi nel sentire di nuovo la voce profonda di Leniars uscire dalla sua bocca. E anche Kroch era rimasto schokkato da quel cambiamento nella voce del principe: lo fissava con sospetto, grandemente impressionato. –Quella voce... sei stato tu? Sei... sei un ventriloquo?-

   “Che stupido!” Leniars sbeffeggiò l’uomo. –Ti prego... prima che accada... prima che succeda l’irreparabile, restituiscimi il bracciale...- Will cominciava ad avere paura. Era Leniars... lo sentiva inqueito, follemente felice, pronto a tentare di nuovo a prendere il controllo su di lui. Non poteva evitarlo, era spaventato, non capiva cosa era successo, dove erano i suoi amici... e il ciondolo cominciava a brillare sempre più intensamente, bruciandogli la pelle...

   -Ma che vai cianciando, moccioso?- Kroch si alzò in piedi, il bracciale stretto nella sinistra. –Questo lo teniamo noi! E’ un ottimo inizio!- commentò con un mezzo sorriso, agitando la sinistra per enfatizzare le sue parole.

   -NOOOO!- Will gridò e si divincolò, nel tentativo di fermare il bandito.

   -Salve- una voce giunse alle spalle di Kroch.

   -Ma chi...- furono le uniche parole che il bandito riuscì a pronunciare prima di essere raggiunto da un pugno in pieno volto che lo fece finire a terra svenuto.

   -Chi è quello? Da dove è sbucato?- -Ehi, tu! Fermo!- -Bestia! Fatelo attaccare dalla Bestia!-

   Alto, biondo, e circondato, l’uomo sfoggiò uno dei suoi migliori sorrisi. –Calma ragazzi!- li ammonì con aria affabile.

   Quattro malviventi gli saltarono addosso all’unisono. L’uomo sferrò una gomitata nello stomaco ad uno di essi, contemporaneamente colpendone due con una strana arma che aveva fatto roteare con la destra. Il quarto fu raggiunto da un calcio ben piazzato nello stinco, che lo fece sbilanciare e cadere all’indietro.

   In quel preciso momento arrivò correndo in mezzo alla radura il bandito che aveva sorpreso Ameria. Quando si accorse di quello che stava succedendo si fermò inchiodando, e si guardò attorno indeciso sul da farsi. Poi notò che uno dei suoi compagni a terra si stava rialzando alle spalle dell’aggressore biondo, e caricò con la spada ancora sporca di sangue.

   Un sorriso beffardo si dipinse sul bel viso del biondo, mentre gli occhi di un limpido verde si stringevano fissando con sfida il brigante. Velocemente fece roteare di nuovo la sua strana arma, colpendo al mento l’uomo che cercava di sorprenderlo alle spalle, e si era mosso silenziosamente. Poi afferrò entrambe le parti dell’arma, due pesanti manubri neri uniti da una catena di resistenti anelli di ferro, e aspettò l’impatto col bandito che puntava su di lui. L’uomo saltò, alzando la spada e abbassandola velocemente per colpire l’intruso alla testa, ma il biondo afferrò i manubri con le due mani, e la spessa catena trattenne la lama poco sopra la sua testa. Il malvivente si avvicinò per tentare di forzare maggiormente la lama, mentre il biondo continuava a sorridere. Improvvisamente fece scendere la catena sino all’elsa della spada, spostandosi di lato, facendo sbilanciare in avanti il suo avversario, e colpendolo con una poderosa ginocchiata nell’addome.

   Sei erano i banditi privi di conoscenza, ammucchiati a terra attorno a quell’uomo comparso all’improvviso come un colpo di vento inaspettato. Will lo osservava dalla sua posizione poco comoda... la sorpresa gli aveva fatto dimenticare la paura, Leniars e tutto il resto. Il ciondolo era tornato ad essere una semplice pietra bianca, e non si accorgeva nemmeno dei sommessi brontolii che il bisnonno emetteva da qualche parte nelle profondità del suo essere. Quell’odore... di sale, e di aria fresca... quell’uomo lo aveva salvato di nuovo... Il principe lo fissava con ammirazione, mentre l’uomo si metteva in posizione per affrontare altri due briganti che si stavano lanciando su di lui. Uno finì a terra con la sagoma dello stivale in cuoio stampata sul viso, e una traccia rossa sul mento provocata dalla stella in metallo che decorava gli stivali; l’altro volò sopra Will andando a sbattere contro un albero.

 

   Quando in mezzo allo spiazzo cominciò ad esserci più movimento di quello che avrebbe dovuto esserci, Gourry si sporse per guardare, pensando che fossero i suoi compagni, finalmente entrati in azione. Se così fosse stato, avrebbe fatto la sua parte, ma Lina non poteva muoversi. Appoggiata al suo corpo, la maga teneva gli occhi chiusi... si sentiva uno straccio, ma almeno era riuscita a tranquilizzare un poco Gourry. E comunque, prima dovevano recuperare Will, poi avrebbe chiesto a Zelgadiss di andarle a cercare qualche erba utile per rimetterla in piedi. Di sicuro la chimera sapeva cosa sarebbe stato efficace per eliminare gli effetti di quel veleno... Socchiuse gli occhi quando sentì il corpo di Gourry irrigidirsi.

   -Lina... quello non è Zel...- sussurrò lo spadaccino, prendendola da sotto le spalle per sollevarla oltre il groviglio di cespugli. La maga rimase in silenzio, fissando l’azione, per un tempo che parve all’amico interminabile. Non era ridotta così male da non accorgersi che quello davvero NON era Zelgadiss, o una delle principesse! Anche se le servì un certo tempo per capire cosa stava succedendo a causa della patina bianca che aveva davanti agli occhi...

   Dietro di loro, ansimante e graffiata, sbucò Ameria, che si fermò a riprendere fiato e poi prese a parlare con urgenza: -Il Fantasma! E’ ferita! Zel può essere in pericolo!- infine si accorse delle condizioni di Lina, -Lina, cos’hai?- e da ultimo vide che i due compagni stavano osservando la radura, e spostò il suo sguardo oltre i rovi. –EH? Chi è quello??- esclamò sorpresa, puntando il dito verso il giovane uomo che stava scaraventando un bandito nella loro direzione.

   -E’ quello che vorrei sapere anche io...- le parole di Lina erano a malapena udibili. Fece un cenno con la testa allo spadaccino che la stava ancora sorreggendo per offrirle la possibilità di tenere d’occhio quello che accadeva, e l’amico la riposò delicatamente a terra. Ameria corse al suo fianco, inginocchiandosi e sostenendo la maga che stava dondolando il capo e ricadendo all’indietro.

   -Ma cosa ti è successo?- le domandò con aria preoccupata, constatando che non aveva ferite per lo meno visibili.

   -E’ il veleno...- le spiegò Gourry, lanciando un’occhiata preoccuapata all’amica.

   -Ho bisogno di Zel... ma posso resistere ancora un po’... piuttosto, che cosa stavi dicendo? Chi è in pericolo?- Lina cercò di sostenersi con le sue forze, allontanando le braccia dell’amica.

 

   -Bene straniero! Siamo rimasti solo noi due!- Jeoffry si posizionò di fronte al biondo, ad una decina di passi da lui, la mano sull’elsa della spada bastarda.

   -A quanto pare...- l’uomo allontanò una corta ciocca di capelli biondi spettinati dagli occhi. In fronte aveva legata una lunga fascia blu scuro, le cui estremità pendevano sul lato sinistro della nuca, fin quasi a toccare la spalla. Vestiva una stretta maglietta di un azzurro chiarissimo, tendente al verde acqua, che poteva ricordare la sfumatura del colore dei mari tropicali; il collo alto e abbondante, le maniche arrotolate sulle spalle lasciavano scoperto sul bicipite sinistro un tatuaggio: la forma stilizzata e piena di inchiostro nero era quella di un drago dalle ali aperte. I pantaloni in pelle nera dovevano essere probabilmente lucidi, se non fosse stato per la polvere che era stata sollevata nello scontro con gli altri banditi. Una grosso cinturone nero, con tre file di borchie di metallo lucente, scendeva dal fianco destro fino a metà della coscia sinistra. E la sua strana arma era fissata proprio sul lato destro del cinturone... L’uomo aprì la mano, tenendola all’altezza del doppio manubrio assicurato alla cinghia della cintura.

   Jeoffry percepì che il pericolo era maggiore di quanto non sembrasse a prima vista. Spostò il peso da una gamba all’altra, a disagio, senza però estrarre la spada che portava al fianco. Intuiva, con il suo fiuto di ladro, che non appena avesse sguainato la sua arma, il giovane di fronte a lui lo avrebbe raggiunto con una velocità impressionante. Il suo corpo era quello di una persona molto allenata, era comprensibile anche ad occhio nudo... Poteva sembrare il combattenete perfetto: forza e agilità sviluppate a pari livello. Al suo occhio critico non sfuggiva il guizzare dei muscoli delle gambe... era senz’altro un corridore portentoso, mentre lui... lui aveva solo la furbizia dalla sua, e una appena discreta tecnica di spada. Si rendeva perfettamente conto che non aveva possibilità a livello di forza fisica. Lanciò una rapida occhiata ai suoi uomini inermi a terra... dei pezzenti, era vero, ma non tutti degli incapaci. Riportò lo sguardo sul nemico. I suoi occhi verdi lo fissavano ridenti... era un uomo che adorava le sfide... tutte e soprattutto quelle impossibili. Ma lui... piccolo ladruncolo, non era un pericolo, e nonstante fosse solo un fastidio, l’uomo non lo osservava come se fosse semplicemente annoiato. Gli concedeva l’onore di ritenersi comunque al suo livello, di non prenderlo in nessun caso sottogamba. “Un uomo che dà soddisfazione in qualsiasi tipo di duello...” pensò Jeoffry. “Bè, io non sono come lui!”. –Bestia!- gridò all’improvviso con quanto fiato aveva in gola. L’uomo selvaggio, balzando su tutti e quattro gli arti, si lanciò sullo straniero, con la bocca spalancata in un ringhio. Il giovane si voltò velocissimo ad affrontare il nemico che non si aspettava, mentre sentì che Jeoffry aveva sguainato la spada e caricava alle sue spalle. –Non sei leale!- esclamò, frenando l’impeto della Bestia con un braccio solo.

   Jeoffry indietreggiò... lo straniero lo stava fissando con occhi di ghiaccio verde scintillante, lo sguardo duro e particolarmente incavolato. Il braccio sinistro teso in avanti, la mano stretta sul collo della Bestia, che si divincolava selvaggiamente, graffiando con le mani sporche il braccio saldo che lo tratteneva, cercando di ringhiare, ma non riusciendo ad emettere alcun suono tanto era forte la pressione sul suo collo. Terrorizzato Jeoffry lasciò cadere la spada e scappò di corsa infilandosi nel bosco.

   Lo straniero riportò la sua attenzione sulla Bestia, che aveva smesso di divincolarsi, ma lo guardava con un odio così profondo da essere quasi palpabile. La morsa sul suo collo si accentuò, e l’uomo selvatico strinse i denti, boccheggiando. Il biondo lo fissò negli occhi senza alcun timore, stringendolo senza fatica, nonostante la Bestia fosse un uomo dalla muscolatura talmente sviluppata da renderlo pesante, anche se non era particolarmente imponente.

   Will, ancora a terra, poco distante, osservava la scena trattenendo il fiato. La Bestia avrebbe approfittato di ogni più piccola possibilità: l’allentarsi della stretta sul collo, la distrazione momentanea di quell’uomo, il più piccolo movimento... Era cresciuto come un’animale, come un predatore, e messo alle strette come in quel momento diventava ancor più pericoloso. Ma il suo salvatore... non sembrava per nulla preoccupato, anzi, fronteggiava quell’uomo selvatico come se fosse un nemico qualunque, ne più ne meno.

   -Non meriti che io ti faccia del male solo perchè hai obbedito a chi ti sfama- parlò con voce chiara, in tono di chi vuole calmare, ma nello stesso tempo intimorire... –Non avvicinarti più al ragazzo e ai suoi compagni. Presto lasceranno il tuo territorio- fissò la Bestia con maggiore intensità, schiacciando le sue vie respiratorie con forza sempre maggiore. Ciondolando senza poter toccare la terra coi piedi, il selvaggio cercò di allontanare il braccio e con la forza della disperazione strinse le sue mani ruvide e sporche attorno al polso del giovane uomo.

   -Hai capito quello che ti ho detto?!- escalmò il biondo senza batter ciglio.

   Gli occhi scuri della Bestia si colmarono di paura: lasciò il polso e tentò senza successo di fare un cenno di assenso con la testa, mentre ormai sentiva le forze venirgli meno, e l’ultima aria residua nei polmoni uscirsene portando via la sua vita. L’uomo annuì soddisfatto, percependo il lieve movimento del capo del suo antagonista, e lo scaraventò a terra con forza tale che la Bestia rotolò su se stessa per quattro-cinque volte. Non appena si fu fermato, si alzò sui quattro arti e tossì, recuperando l’uso delle vie respiratorie.

   Lo straniero si avvicinò ad alcuni dei banditi a terra, senza prestare attenzione a Will, che lo osservava ancora muto come un pesce. Si chinò, raccolse qualcosa da sotto il corpo di uno di loro, e poi si diresse verso il principe con passo sicuro.

 

   -Che cosa possiamo fare?- domandò Ameria angosciata. Lei era corsa fin lì per portare Lina ad aiutare Zelgadiss, ma Lina non riusciva nemmeno a stare in piedi... Inoltre quel tizio che aveva fatto irruzione tra i banditi, e che nell’istante in cui aveva parlato la principessa, era alle prese con la Bestia, poteva avere cattive intenzioni verso Will. Cosa doveva fare? Perchè aveva lasciato Zelgadiss? Lei non aveva grandi possibilità contro il Fantasma, lo sapeva, ma se univa le sue forze a quelle dello sciamano potevano superare l’ostacolo... Qualche sera prima Zirna le aveva detto di non farsi scrupoli, di combattere contro di lei se ce ne fosse stato il bisogno... In quel momento Ameria si chiese se poteva veramente farlo... se avesse fatto del male ai suoi amici... se avesse fatto del male a Zelgadiss... non l’avrebbe perdonata...

   -Non ti preoccupare Ameria...- Lina le parlò senza aprire gli occhi, respirando profondamente e cercando di farsi sentire. –Zel sa quello che fa... non è uno sprovveduto. Dobbiamo fidarci di lui. E dobbiamo riuscire anche a fidarci di lei. Hai detto che è fuggita, no? Probabilmente era cosciente e ha cercato di fermarsi da sola. In più era ferita... Non accadrà nulla di grave alla tua chimera!-

   Ameria arrossì all’istante, e aprì la bocca per replicare qualcosa, ma in quel preciso momento Gourry, che stava osservando le azioni dello straniero, uscì dai cespugli di corsa, senza nemmeno avvisarle, e si piazzò davanti a Will, mentre il biondo si stava avvicinando.

   -Che cosa vuoi da lui?- ruggì lo spadaccino, con la spada in posizione davanti a sè.

   Il giovane uomo si fermò di fronte a lui, sorridendo furbescamente. Alzò la mano destra, aprendo il palmo e mostrando quello che aveva raccolto: -Devo restituirgli questo- disse semplicemente. Gourry parve indeciso, ma non allentò la guardia.

   -Ehi... qualcuno di voi due sarebbe così gentile da togliermi le catene? Sapete, comincio a stancarmi di stare in questa posizione...- disse Will, con una goccia di sudore sulla nuca. I due ragazzi biondi però si stavano studiando con attenzione, e sembravano non accorgersi nemmeno della sua presenza.

   -Ma che cosa è successo qui?- Zelgadiss uscì dai cespugli facendo attenzione a non fare impigliare il mantello di Zirna nei rovi. La ragazza non aveva più ripreso conoscenza, ed era stato costretto a riportarla indietro in braccio. Aveva incrociato un bandito, gli era sembrato il capo, che fuggiva nella foresta senza nemmeno guardarsi indietro, e aveva allungato il passo, ipotizzando che fosse accaduto qualcosa. E in effetti, i briganti erano tutti al tappeto, la Bestia era ranicchiata su se stessa, immobile, ma non ostile, uno sconosciuto se ne stava piantato di fronte a Gourry, mostrando qualcosa che teneva in mano, mentre Will era ancora legato, e la testa di Ameria sbucava appena dai cespugli sull’altro lato della radura.

   Il principe voltò la testa nella sua direzione, e quando vide la sorella si rivolse a lui angosciato: -Che le hai fatto?-

   -Come? Io non le ho fatto proprio un bel niente!- Zelgadiss gli lanciò un’occhiataccia, mentre si avvicinava ai due biondi. Lo sconosciuto non fece alcun movimento, continuò a guardare Gourry negli occhi, senza distrarsi. Lo spadaccino sosteneva lo sguardo dai limpidi occhi verdi senza batter ciglio, ugualmente determinato e concentrato. Infine abbassò la guardia della spada, e fece al giovane uomo un sorriso cordiale: -Direi che dobbiamo ringraziarti-

   Lo sconosciuto dagli occhi verdi sorrise a sua volta: -Direi che non ce n’è bisogno- abbassò la mano, e si avvicinò.

   -Chi è questo tizio?- Zelgadiss si rivolse all’amico, squadrando con scetticismo l’alto uomo.

   -Zel! Sono felice di vedere che stai bene! Ameria era così preoccupata!- Gourry sorrise, poi tornò serio in un lampo. –Lina ha bisogno delle tue conoscenze. Devi trovare delle foglie particolari e fare un decotto per combattere i sintomi dell’avvelenamento- c’era urgenza nella sua voce, ma prima che potesse tornare ad accudire l’amica, lo spadaccino venne fermato.

   -Aspetta!- lo sconosciuto gli mise in mano una manciata di piccole foglie lunghe. –Falle masticare queste. Basteranno per la puntura di quello scorpione- disse calmo, per rassicurare anche il ragazzo.

   -Scorpione?- Gourry fissò le foglie sul suo palmo.

   -E tu come lo sapevi?- domandò la chimera diffidente, mentre Gourry correva nel posto in cui aveva lasciato le due amiche.

   Il ragazzo dagli occhi verdi lo osservò con aria divertita. –Non sei così diffidente nei suoi confronti, eh, chimera?- sorrise furbescamente, indicando la ragazza che ancora teneva tra le braccia. Lo sciamano arrossì immediatamente, gettando un’occhiata verso il luogo in cui aveva scorto la principessa di Sailoon poco prima, e tirando un interno sospiro di sollievo nel constatare che stava aiutando Gourry a dare le foglie a Lina.

   -Non eravate venuti a salvare me? Vorrei ricordarvi che sono ancora qui, legato... incatenato... impossibilitato a muovermi...- Will sospirò con rassegnazione. Di nuovo nessuno gli stava prestando attenzione... –VOLETE LIBERARMI SI O NO?- gridò esasperato.

   Lo sconosciuto si avvicinò al principe, posando un ginocchio a terra accanto a lui. –Mi dispiace di averti fatto attendere- il sorriso a trentadue denti sembrava quello dello sponsor di un dentifricio... Will si ritrovò a pensare che di sicuro avrebbe scintillato anche in una stanza completamente priva di luce... –Sì sì, ora sbrigati- lo incalzò, porgendogli polsi e caviglie incatenate.

   Il giovane uomo posò una mano sopra le catene, e senza pronunciare una sola parola, una piccola scintilla luminosa si scaricò dal suo palmo, facendo completamente scomparire, come se non fossero mai esistite, le catene e le taglienti chiusure che gli ferivano la pelle.

   Non più costretto nella posizione del capretto pronto al macello, Will si mise a sedere, massaggiandosi i polsi graffiati ed escoriati, e le caviglie piagate e insanguinate, fissando con curiosità mista ad ammirazione il suo salvatore.

   -Ehi Will... tutto ok?- Lina si avvicinò sorridendo con fatica, sostenuta da Gourry e da Ameria. Quelle foglie erano state miracolose, Lina non si era certo aspettata un effetto così rapido, e non aveva nemmeno compreso di che foglie potesse trattarsi... questa era un’altra delle numerose cose da chiedere a quello strano personaggio.

   Il principe la fissò un momento, poi si alzò: -Lina, stai bene? Cosa è accaduto? Vi lascio per qualche minuto, e già vi cacciate nei guai?- sorrise ironicamente, ben sapendo che il guaio questa volta lo aveva procurato lui.

   -Fai poco lo spiritoso ragazzo... non posso darti quello che ti meriti solo perchè non sono in grado di stare in piedi da sola...- gli strizzò l’occhio, accompagnando il gesto con un sogghigno. –Ameria, vedi di sistemargli quel braccio... anche se ha la mira di una talpa, può esserci utile!-

   La principessa di Sailoon si staccò dall’amica, avvicinandosi a Will per curarlo, e lanciando un’occhiata verso lo sciamano, che stava delicatamente posando a terra il suo nero fardello.

   Lo sconosciuto si era rialzato, ergendosi in tutta la sua alta statura, superando addirittura Gourry: fissava Lina con uno sguardo indecifrabile nei limpidi occhi color dell’acqua marina, con un sorriso luminoso sulle labbra. –Miss Inverse, è per me un onore fare la vostra conoscenza- disse dopo qualche istante di silenzio. S’inchinò, le prese la mano guantata, e le fece elegantemente il baciamano, osservandola di sottecchi con occhi ridenti. Lina divenne rossa come un peperone, ritirando lesta la mano, quasi sbilanciandosi troppo all’indietro (e sarebbe caduta se non fosse stata aggrappata a Gourry con l’altro braccio...). Impegnata com’era a cancellare l’imbarazzo dal suo volto, non colse l’occhiataccia che il suo amico spadaccino lanciò allo sconosciuto. Quel ragazzo stava giocando con lei... non gli avrebbe più permesso di cogliera di sorpresa... e OVVIAMENTE la prossima volta che avesse azzardato una mossa simile niente gli avrebbe risparmiato una palla di fuoco ben piazzata! Ma in quel momento era troppo debole... e comunque, gli doveva la salute... il fatto di non punirlo per la sua sfrontatezza, lo ritenne sufficiente a ripagarlo del debito che aveva con lui, per avergli fornito quelle strane foglie...

   Recuperato il contegno, gli sorrise sfacciatamente: -Penso che sia ora che tu ci dica chi sei-

   -Io?- domadò con aria di falsa innocenza il giovane uomo. –Io... sono Beelurd. E...- sorrise divertito, -...sono un “angelo custode”!-

                               

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