Embarrassing Moments

di Scintilla19
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L’Altro ***
Capitolo 2: *** Felicità ***
Capitolo 3: *** Noia ***
Capitolo 4: *** Imperfetto ***
Capitolo 5: *** Gelosia ***
Capitolo 6: *** Legati ***



Capitolo 1
*** L’Altro ***


Personaggi principali: Ryuk
Genere: generale, commedia
Rating: 💚 verde
Avvertimenti: nessuno
Note dell’autore: questo  è il capitolo introduttivo di una raccolta di OS che avrà come protagonisti indiscussi L e Light, anche se non mancheranno altri personaggi. 
La raccolta sarà comunque incentrata sulla relazione a mio parere più ambigua e controversa di Death Note, cioè quella tra L e Light, usando la maggior parte delle volte dei “momenti imbarazzanti” come pretesto per descrivere una nuova sfaccettatura del loro rapporto.
E dunque, chi meglio di Ryuk in un momento imbarazzante poteva introdurmi questa raccolta??
Buona lettura :)


Embarrassing Moment
#1: L’Altro

 


Da che mondo è mondo, gli Shinigami avevano vissuto nella loro dimensione, e gli umani nella loro. Non si organizzavano gemellaggi, gite o visite di piacere tra un mondo e l'altro: ognuno viveva per conto proprio, perché era giusto così.
Il mondo degli Shinigami era l'esatto opposto di quello degli umani, o meglio, ne era lo specchio, ma in negativo. Ad esempio, il cielo non era azzurro e luminoso, bensì grigiastro e cupo, le mele non erano dolci e succose, ma sapevano di sabbia, tutto ciò che era vivo nel mondo degli umani, lì invece era morto, e così via.
Ryuk questo lo sapeva bene, e sapeva anche molto bene che nel mondo degli umani c'erano un sacco di cose divertenti da fare. Per questo, assieme a pochi altri prima di lui, aveva cominciato ad interessarsi al mondo degli umani, ad osservarlo e comprenderlo. 
Gli altri Shinigami lo prendevano in giro per questa sua bizzarra abitudine: la vita dello Shinigami tipo, infatti, consisteva nello starsene in panciolle da qualche parte a tirare dadi di osso o giocare a carte, ricordandosi ogni dozzina di lustri di scrivere il nome di qualche umano sul proprio Death Note, per evitare di morire sul più bello durante una partita a rubamazzo, facendoci pure una magra figura da idiota davanti a tutti.
Un umano, probabilmente, avrebbe preferito mille volte far la vita dello Shinigami, ed anche lo Shinigami tipo avrebbe preferito fare la propria vita piuttosto che quella difficile e faticosa di un umano; ma per Ryuk la scelta non era affatto scontata.
Forse Ryuk, prima di diventare uno Shinigami, era stato un umano a sua volta, e perciò era affascinato dal loro mondo; tuttavia, non avrebbe saputo dirlo, perché non ricordava di aver avuto una vita precedente a quella che viveva da sempre. Perciò, a chiunque gli chiedesse il motivo di tanto interesse per quelle creature effimere e superficiali che erano gli umani, lui rispondeva semplicemente che lì, nel mondo degli Shinigami, si annoiava.
Il che era vero, ma la motivazione più forte non gli veniva né dalla noia, né dal bisogno spasmodico di divertimento, bensì dalla sua passione smisurata per le mele.
Ryuk avrebbe fatto carte false per avere un po’ di quelle mele anche nel suo mondo, ma procurarsele non era affatto un'operazione semplice e di poco conto: bisognava infatti trovare prima qualcuno che scendesse nel mondo degli umani, perché non a tutti era concesso di farlo, poi bisognava convincerlo a farsi fare questo favore, operazione altrettanto lunga e noiosa che spesso sfociava nella corruzione vera e propria, ma anche in questo caso la faccenda si complicava, perché gli Shinigami non avevano interessi di alcun tipo e quindi non si facevano comprare da niente e da nessuno... Insomma, era una vera seccatura, e quelle rare volte che riuscivi a fare tutto questo, le mele arrivavano lì che erano già quasi tutte mummificate.
Così Ryuk aveva elaborato un piano: si era procurato un permesso speciale per scendere nel mondo degli umani e aveva rubato un secondo quaderno da dare all'umano, cosicché una volta giunto a destinazione, avrebbe dovuto trattenersi per molto altro tempo; ma tutto questo non era abbastanza, perché Ryuk voleva fare le cose per bene: voleva le mele e voleva lo spasso. 
Ryuk non avrebbe mai rischiato di lasciare al caso il buon esito di quell’avventura progettata da tempo. Se avesse lasciato cadere il quaderno e l'avesse preso un umano noioso? O un idiota? O un timorato di Dio? Ryuk sapeva che gli umani erano creature assai strane e assai diverse tra loro, ma la maggior parte era di una stupidità incredibile, e mai e poi mai avrebbe voluto passare un numero imprecisato di anni accanto ad una creatura sciocca e noiosa.
Doveva quindi scegliere con cura l'umano a cui donare il prezioso quaderno.
A dire il vero, negli ultimi secoli, le carte erano venute un po’ a noia nel mondo degli Shinigami, e tra alcuni di essi si era diffusa la moda di osservare il mondo degli umani per passare il tempo, a mo’ di telenovela, e inevitabilmente alcuni umani diventavano “famosi” presso gli Shinigami, che li osservavano più volentieri perché più interessanti di tutti i restanti sette miliardi.
I loro nomi venivano segnati in una lista esposta a tutti, in modo tale che non finissero scritti per sbaglio nei Death Note di coloro che non seguivano le vicende degli umani, togliendo agli altri il loro passatempo. 
Ryuk, che voleva solo il meglio, lesse direttamente il primo nome della lista: un tale L Lawliet.
Gli Shinigami che seguivano le vicende degli umani ne erano assai informati e raccontavano un sacco di storie su di lui: la sua identità era sconosciuta agli altri umani, faceva il detective ed era un individuo assai singolare.
Ryuk aprì una finestra sul mondo degli umani e lo osservò per diversi giorni con curiosità: alla fine decise che quel ragazzo gli piaceva, era il soggetto ideale per i suoi piani, anche perché, cosa non meno importante, per procurarsi facilmente le mele nel mondo degli umani erano necessari i soldi, e il tizio in questione ne aveva un sacco, quindi Ryuk aveva ragione di pensare che gli avrebbe senz’altro comprato tutte le mele che voleva. 
Lo Shinigami era al settimo cielo: presto avrebbe consegnato il quaderno a quel tale Lawliet, e la sua avventura sarebbe cominciata! 
Mentre fantasticava sul suo viaggio imminente, si rigirava tra le dita affilate il Death Note rubato, osservando felice il mondo degli umani dalla sua finestrella. Adorava starsene così per ore, senza pensare a niente, col vento stellare che gli scompigliava il ciuffo di capelli sulla sommità della testa.
Era talmente assorto nella sua beatitudine, che non si accorse dell'arrivo di un altro Shinigami alle sue spalle...
«Ehi, Ryuk! Non è che hai visto il mio quaderno??»
Ryuk trasalì, e senza pensarci due volte scaraventò il quaderno più lontano possibile, pentendosi subito dopo di averlo fatto.
«Shidoh! Ma che ti salta in mente!» esclamò Ryuk voltandosi di scatto verso il suo interlocutore, «non ho visto proprio nessun quaderno!» mentì, simulando una smorfia offesa.
«Va bene, chiedevo soltanto. Ciao, Ryuk!» lo salutò l'altro Shinigami, dileguandosi subito dopo.
Potete immaginare l’imbarazzo quando Ryuk si rese conto di averlo davvero gettato nel vuoto, dopo essersi dato tanto da fare per pianificare tutto!
Lo Shinigami si sporse dalla finestra voltando la testa di qua e di là per cercare di rintracciare il quaderno, sperando che fosse ancora in tempo per recuperarlo, ma ormai era troppo tardi: il quaderno era caduto nel mondo degli umani e ad essi apparteneva.
Ryuk continuò a guardare con trepidazione, aspettando che qualcuno raccogliesse il quaderno. 
Fu un certo Light Yagami a raccoglierlo, un giovane studente dalla personalità carismatica, nonché leggermente instabile, brillante e pieno si sé. 
Non appena lo vide, Ryuk capì che non lo avrebbe mai riempito di mele come probabilmente avrebbe fatto quell'altro... Perciò decise che avrebbe preparato una meravigliosa entrata in scena con tanto di lampi, tuoni e fulmini per spaventarlo e intimorirlo: aveva scoperto, infatti, che gli umani sono facilmente suggestionabili dai fenomeni meteorologici e tendono a spaventarsi di più quando fuori imperversa un temporale. Pensava in questo modo di far colpo sull'umano.
Infatti, come previsto, al povero Light Yagami venne un colpo quando lo vide la prima volta, tanto che emise un gridolino imbarazzante, che mimetizzò subito dopo facendo la voce grossa.
«Ti stavo aspettando» gli aveva detto, riprendendo subito i suoi modi altezzosi. Ryuk rimase colpito da quel comportamento sfrontato: il ragazzo, ripresosi dallo spavento iniziale, lo trattava con molta sufficienza, per niente intimorito dal trovarsi di fronte uno Shinigami; poco mancava che cominciasse a darsi pure le arie da dio!
Queste furono, naturalmente, le ultime parole famose, perché il giovane ebbe subito il suo primo delirio di onnipotenza, il primo di una lunga serie. 
«Ryuk, forse non sai che sono uno studente modello, diciamo pure il migliore di tutto il Giappone! E presto... diventerò il Dio di un nuovo mondo!»
Ma anche se le cose non erano andate proprio come voleva, tutto sommato, Ryuk si divertiva lo stesso: certo, a volte i modi di Light lo infastidivano non poco. 
“Sta’ zitto”, “non parlarmi quando siamo in giro”, “se non trovi le telecamere e le cimici puoi scordarti le mele” erano soltanto alcuni esempi di quanto quel ragazzo fosse bisbetico e insopportabile, alle volte.
Ryuk, però, sapeva di essere stato molto fortunato a trovare un tipo come Light, e presto, se lo sentiva, ne avrebbe viste delle belle...


 

Next Moment
#2: Felicità

Ehm ehm...
 
Che dire... mi dispiace che Ryuk ed L non si siano mai incontrati in Death Note, penso che sarebbe stato spassoso vederli interagire insieme, me li sarei visti bene a sparlare di Light visto che entrambi hanno avuto l'onore (e l'onere) di conviverci XD Purtroppo sappiamo bene che nulla di ciò è mai successo, ma mi piace pensare che Ryuk ci abbia almeno provato XD
Le one-shot saranno collocate in ordine cronologico seguendo gli eventi dell’anime, o almeno ci proverò, visto che le scrivo in base all’ispirazione del momento, quindi potrebbe capitare che l’ordine in cui sono disposte cambi ad un nuovo aggiornamento. Il genere e il rating saranno variabili, provvederò a segnalare tutto all’inizio di ogni capitolo.
Credo di aver detto tutto... ci rileggiamo alla prossima shot!

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Capitolo 2
*** Felicità ***


Personaggi principali: Light, L, Ryuk
Genere: vagamente introspettivo, vagamente comico, vagamente malinconico, vagamente angst... insomma un po' di tutto XD
Rating: 💛 giallo
Avvertimenti: missing moment
Note dell’autore: buona lettura!


Embarrassing Moment
#2: Felicità

 

 

Se è vero che l’infelicità è generata dalla differenza tra talento personale ed aspettative, allora Light Yagami avrebbe dovuto essere la persona più felice del mondo, poiché egli aveva tante aspettative quanto talento.
Ciononostante, Light Yagami era sicuro di essere condannato all’infelicità, poiché sapeva che le persone come lui, essendo più uniche che rare, sono spesso destinate alla solitudine; ed essere straordinariamente dotati, soli e con grandi aspettative dalla vita equivale ad essere infelici.
Ma Light Yagami era anche un inguaribile ottimista, e fu forse proprio per questo motivo che, quando trovò il Death Note, decise abbandonare la sua rassegnazione all'infelicità per cimentarsi in una grandiosa opera di epurazione della razza umana.
A vederlo scrivere con tanta ferocia quella quantità di nomi sul quaderno, si sarebbe detto che il giovane avesse preso un po' troppo superficialmente il potere assassino di quel dono caduto dal cielo, ma in realtà, già prima di cominciare a scrivere, Light Yagami si era posto la questione se fosse giusto o sbagliato fare quello che faceva, e continuava a chiederselo ogni volta che scriveva un nome sul Death Note.
Una vocina nella sua testa gli ripeteva però che tutto quello sbattimento, interiore e non, era necessario per un fine superiore, e che no, non sarebbe uscito fuori di testa e che soprattutto, quella missione autoimposta lo faceva sentire finalmente felice e realizzato.
Così anche quel giorno Light Yagami scrisse con solenne soddisfazione l'ultimo nome della giornata prima di andare a letto. Grazie a lui, tra quaranta secondi, il mondo sarebbe stato un posto più sicuro per tutti, e questo lo gratificava immensamente.
E presto, sarebbe diventato il Dio di un nuov...
Pitupitumpaaaa! Bzzz bzzz bzzz!
Light trasalì. Gli era arrivato un messaggio sul cellulare.
Prese mentalmente nota di cambiare al più presto possibile l'orrenda suoneria, certamente opera di Sayu (perché quella benedetta ragazzina doveva sempre manomettere le sue cose?), considerando nel frattempo quanto fosse seccante che l'intensità di certi momenti altamente spirituali fosse interrotta da un inopportuno messaggino. 
A quell'ora della notte, poi. Per di più da un numero sconosciuto.
“Ancora sveglio, Yagami-kun?”
Light strabuzzò gli occhi: ma chi diavolo era? Fece subito mente locale sulle persone a cui aveva dato il suo numero ed eventuali conoscenti a cui avrebbero potuto divulgarlo. Dopo i criminali, questi maleducati divulgatori di numeri altrui sarebbero stati i prossimi a finire sul Death Note.
Non riuscì ad identificare nessuno nella sua personale lista di indiziati come possibile mittente del messaggio, ma Light non era certo un tipo che restava indifferente alle provocazioni, così decise ugualmente di rispondere, tanto per saperne di più.
“Non sono l'unico, a quanto pare” scrisse e inviò, per poi distendersi sul letto.
La risposta non tardò ad arrivare. 
“Troppi pensieri e troppe cose da fare, vero?”
“Non è il mio caso” rispose, mentre considerava un momento quel messaggio, cercando di capire chi potesse essere. Un'inquietante prospettiva si fece strada nella sua mente: possibile che fosse...?
“E cosa fai invece di dormire? Forse giustizi qualche criminale?”
Quel bastardo! Come accidenti aveva fatto ad avere il suo numero? Beh, dopotutto non era il miglior detective al mondo per niente. Cosa doveva rispondergli? Doveva comportarsi come se non avesse niente da nascondere, tenergli testa, ma mantenersi più calmo e naturale possibile.
“No, parlo con un detective petulante” rispose, chiedendosi subito dopo se aveva fatto bene a dargli del petulante. Ma certo che aveva fatto bene, che andava a pensare?
“Perdonami, non volevo annoiarti”
Light rimase sorpreso: non si aspettava una risposta così remissiva. Avrebbe fatto meglio ad approfittarne per spegnere il cellulare e ignorarlo, ma l'insano desiderio di scoprire qualcosa in più sul suo avversario lo spingeva a continuare.
“E tu perché non dormi?” scrisse quasi automaticamente Light, esitando però qualche secondo prima di inviare il messaggio.
“Lavoro” rispose semplicemente il detective.
“Il che implica mandarmi messaggi in piena notte per scoprire cosa sto facendo” rispose, sbuffando infastidito per aver assecondato il gioco del detective. Avrebbe fatto meglio ad ignorarlo da subito.
“Anche. Ma in realtà avevo voglia di parlare un po’ con te, se non ti dispiace”
La situazione stava diventando grottesca. Ma dove accidenti voleva andare a parare?
“Dimmi pure” scrisse, cominciando poi a scervellarsi su cosa diamine potesse volere quel rompiscatole di Ryuzaki in piena notte, invece di lasciarlo dormire. Quel tipo era assurdo e imprevedibile. 
Light scosse la testa. Ripensò a come lo aveva avvicinato solo qualche giorno prima. “Io sono L”, gli aveva detto semplicemente, nel bel mezzo della cerimonia delle matricole. Che razza di modo di presentarsi.
E quella maniera impossibile di sedersi? “Se mi siedo correttamente le mie capacità intellettive diminuiscono del quaranta per cento.”
Balle. Aveva ancora l'eco di quella voce monocorde che gli risuonava per la testa. Ma perché ancora non rispondeva?
Improvvisamente qualcuno bussò alla sua finestra. Alla finestra??
Light si alzò preoccupato e andò a sbirciare: poco mancava che gli venisse un colpo. Il petulante detective se ne stava sul suo balcone, appoggiato al muretto, facendogli segno di farlo entrare.
«Ryuzaki... cosa ci fai qui?» chiese aprendo la portafinestra, «come hai fatto a salire quassù?»
«Dalla grondaia» disse il detective entrando senza nemmeno degnarlo di uno sguardo.
Ma certo, dalla grondaia. Si era dimenticato di avere a che fare con l'anello mancante tra l'uomo e la scimmia.
«Così questa è la tua stanza» constatò il detective guardandosi intorno. 
“Come se non lo sapesse, dopo averci piazzato sessantaquattro telecamere...” pensò Light.
«Già» disse semplicemente, «posso offrirti qualcosa?» chiese poi educatamente, come si addice ad un giapponese per bene.
«Oh no, ti ringrazio Yagami-kun, non vorrei disturbare troppo» rispose il detective, «immagino che i tuoi stiano dormendo.»
«Veramente sì» rispose Light incrociando le braccia, mentre il detective faceva un giro per la sua stanza frugando qua e là; «ma prego, accomodati» disse rassegnato, vedendo che l'altro aveva intenzione di trattenersi.
«Spero di non aver interrotto qualcosa» disse il detective indicando il letto sfatto dove Light era stato fino a qualche minuto prima.
«Oh no, figurati» disse Light risistemando le coperte alla meno peggio, «tanto non riuscivo a dormire...»
Il detective si accucciò sulla sedia girevole della scrivania sotto lo sguardo preoccupato di Light, che avrebbe giurato sarebbe caduto entro venti secondi al massimo.
«Sono qui per farti qualche domanda» spiegò il detective, «ma cos'è quello?» chiese indicando un oggetto rosso che rotolava via da sotto il letto.
«Niente!» disse Light, rimandando indietro la mela con un calcio. Quell'idiota di Ryuk!
Il detective lo guardò scettico. «Insomma, visto che neanche tu riesci a dormire, ho pensato che avremmo potuto...» ma non finì la frase perché altre due mele fecero capolino da sotto al letto.
«Non farci caso...» disse Light rigettandole indietro, facendone così spuntare altre quattro. 
«Yagami, come mai nascondi le mele sotto al letto?» chiese incuriosito il detective, mentre Light prendeva le mele e le rilanciava da dove erano venute, maledicendo mentalmente quello scemo di Ryuk che non sistemava mai per bene le sue cose.
«Non le nascondo, le tengo qui in caso mi venga improvvisamente fame...» mentì Light, cercando di afferrare le otto mele che rotolavano per la stanza.
«Si direbbe che tu viva con uno Shinigami» fece il detective sospettoso.
Light simulò una risata palesemente falsa. «Ma cosa dici, Ryuzaki! Gli Shinigami non esistono...» disse caricandosi le braccia di mele impazzite.
Alla fine, riuscì a recuperarle tutte, e le sistemò al sicuro sulla scrivania. «Ne vuoi una?» chiese al detective, tanto per smorzare la tensione.
«No grazie» rispose il detective, e un istante dopo gli cadde in testa un giornalino. Un giornalino osé.
I due ragazzi alzarono la testa perplessi e vennero investiti da una valanga di giornaletti porno.
“Ma chi ce li ha messi lì?!” pensò Light, giungendo subito dopo all'ovvia conclusione che fosse tutta opera di Sayu che non stava mai ferma con le sue cose. “Ma quanti accidenti ne ho comprati?!” si chiese, cercando poi di rimetterli a posto, mentre il detective lo guardava con un'espressione indecifrabile.
«Forse sono passato in un brutto momento» esordì il detective, cominciando a sfogliare un giornalino rimasto in giro.
«Ma no, Ryuzaki, che dici» fece Light cercando di minimizzare, «allora, cos'è che volevi chiedermi?» disse sedendosi sul letto e cercando di distrarre il detective dalla sua nuova occupazione.
«Senti, non è che me lo presti?» chiese Ryuzaki reggendo il giornalino con due dita, «visto che ne hai tanti...»
«Se ti piace te lo regalo» disse Light, morendo interiormente dalla vergogna.
«Grazie, Yagami-kun» disse il detective voltandosi per poggiare il suo nuovo regalo sulla scrivania, «e questo cos'è?» chiese prendendo un quaderno nero sul tavolo.
Light sbiancò: come aveva potuto lasciarlo lì?!
«Interessante...» commentò il detective sfogliando il quaderno, «ci sono scritti tutti i nomi dei criminali uccisi da Kira...»
«Sono solo degli appunti!» mentì Light, pensando nel frattempo a come uscire da quella situazione che andava di male in peggio. 
Improvvisamente si ritrovò disteso sul letto, sovrastato dal detective.
«Ehi, fate piano voi due là sopra!» disse una voce sotto al letto.
«Vuoi vedere cosa succede alle mie capacità intellettive in questa posizione?» disse Ryuzaki con uno sguardo che fece raggelare Light.
Pitupitumpaaaa! Bzzz bzzz bzzz!
Light si svegliò di soprassalto, con la fronte imperlata di sudore, mentre qualcosa vibrava da qualche parte nel letto.
«Ma che...?»
Tastò qua e là e recuperò il cellulare. Doveva essersi addormentato mentre attendeva la risposta di Ryuzaki.
Light prese un profondo respiro e bevve un sorso d’acqua dal bicchiere sul comodino, ancora scosso da quello strano sogno.
«Ehi, Light!» lo chiamò Ryuk, «hai avuto un altro incubo?» chiese ridacchiando.
Light si alzò e andò ad affacciarsi alla finestra: fortunatamente, non c’era nessuno. «Sì, era solo un brutto sogno» rispose stancamente.
«Ne fai spesso di questi incubi, eh, Light?» chiese lo Shinigami affiancandosi al giovane.
«Qualche volta» rispose evasivo.
«Beh, sarai contento di svegliarti allora» disse lo Shinigami, «di solito, quanto più brutto è il sogno, tanto più è piacevole il risveglio» disse cercando evidentemente di farsi raccontare l’incubo.
«Già» disse semplicemente Light, continuando a guardare fuori, con la chiara intenzione di non volerne parlare, così Ryuk sbuffò annoiato e si dileguò.
Light prese il cellulare.
“Tu sei felice, Yagami-kun?”
Che razza di domanda. Certo che era felice. 
Si ricordò improvvisamente delle parole di suo padre: chiunque abbia un simile potere non può che essere infelice, dopo aver ucciso tanta gente. Anche Ryuk aveva detto la medesima cosa: colui che vive a contatto con uno Shinigami è condannato ad un’esistenza miserabile.
Ma la felicità non esiste, se non per gli sciocchi e gli illusi. La sua era comunque un’esistenza già votata all’infelicità. Perché doveva sempre cercare di minare le sue convinzioni con le sue stupide domande?
Light si sedette alla scrivania, tirando fuori il quaderno riposto al sicuro nel doppiofondo del cassetto. Quel quaderno avrebbe cambiato il suo triste destino. Nel suo nuovo mondo sarebbe stato senz'altro felice.



Next Moment
#3: Noia


 
 
 

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Capitolo 3
*** Noia ***


Personaggi principali: Light, Ryuk, Misa, L
Genere: commedia, introspettivo
Rating: 💛 giallo
Avvertimenti: vagamente shonen-ai, missing moment
Note dell'autore: buona lettura!

Embarrassing Moment
#3: Noia

 

La noia è il più sublime di tutti i sentimenti, poiché affligge soltanto coloro che sono dotati di un animo sensibile e raffinato.
 
Animo che inevitabilmente finisce per avvilirsi ed abbrutirsi: per noia, infatti, si possono commettere azioni turpi o pericolose, come lasciare in giro quaderni assassini o dimezzare la popolazione globale solo per sentire l'adrenalina scorrere nel sangue; se poi la noia è veramente eccessiva la situazione può degenerare in atti degradanti e poco sensati, come quelli che avevano luogo in casa Yagami...
 
Era un pomeriggio nuvoloso e fiacco.

Il Signor Yagami era a lavoro e probabilmente sarebbe rimasto lì a tempo indeterminato, mentre la Signora Yagami e figlia erano uscite a fare shopping e, conoscendo Sayu, non sarebbero rientrate prima della chiusura dell'ultimo negozio.

 
Light Yagami aveva già finito tutti i compiti e aveva giustiziato tutti i criminali stabiliti per quel giorno, ritrovandosi solo in casa con Ryuk ad annoiarsi.
 
I due non sapevano come passare il tempo: avevano terminato almeno due volte tutti i giochi della Nintendo, avevano letto tutti i fumetti e guardato tutti i dvd di Light e, in preda alla disperazione, si erano sorbiti pure tutte le cinque stagioni di Gossip Girl di Sayu, ma anche quelle erano finite in un batter d'occhio e i due non avevano più niente da fare.
 
Per un po' avevano ingannato il tempo giocando a carte, almeno fino a quando Light non aveva scoperto che Ryuk barava grazie al potere dei suoi occhi, così anche quel passatempo era andato a farsi benedire.
 
Non restava altro da fare che ingegnarsi e inventare nuovi giochi per ingannare il tempo.
 
Fu così che Light passò quel fiacco pomeriggio rimpinzando Ryuk di mele: si dilettava a farle rotolare per il corridoio e a guardare Ryuk inseguirle come un cagnolino da riporto. Contro ogni previsione, era riuscito a convincerlo che era un gioco spassosissimo che gli umani praticavano con alcune razze di cani, omettendo ovviamente la parte dei cani. 
 
Ryuk sembrava comunque divertirsi un mondo, suscitando diverse perplessità tra gli altri Shinigami che lo guardavano dal loro mondo. («Come mai ultimamente sono tutti così presi a guardare giù nel mondo degli umani? Che avranno mai da vedere?», «Sembra che Ryuk sia diventato l'animaletto da compagnia di un umano!», «Uhm, dici davvero? Chissà che gli passa per la testa!», «In effetti un po' d'orgoglio ad uno Shinigami non guasterebbe...», «Ma no! Io parlavo di quell'essere umano!...»)
 
Anche Light si era divertito parecchio, all'inizio, ma dopo due ore ne aveva più che abbastanza di quella pantomima, infatti se ne stava accasciato contro una parete del corridoio, palleggiandosi l'ennesima mela tra le mani.
 
«Dai Light, tira!» lo incitò Ryuk, gasato come non l'aveva mai visto, dimenandosi e ribaltandosi come un ossesso. 
 
Light cominciava a temere che, dopo la crisi d'astinenza, questa volta avrebbe rischiato invece l'overdose. Lanciò quindi con scarsa convinzione la mela, che rotolò verso le scale, precipitando lentamente giù, un gradino dopo l'altro. Plof, plof, plof, plof.
 
Ryuk, con un grido di gioia, si esibì in un tuffo di testa sulle scale, e scivolò anche lui dietro la mela, sbattendo il mento su ogni gradino. Tonf, tonf, tonf, tonf.
 
«Guarda Light! Senza mani!» sghignazzava divorando la mela senza l'ausilio delle dita.
 
Light scuoteva la testa incredulo: cominciava a pensare che Ryuk fosse ben più stupido di quanto immaginava e che tutte le arie da Shinigami importante che si dava fossero delle frottole belle e buone.
 
Mentre pensava a come rendere quel gioco ancora più umiliante, gli sembrò di scorgere un'ombra scura fuori dalla finestra.

Immediatamente si riscosse, temendo che fosse qualche nuovo agente di L intento a spiarlo.

Attraversò il salotto a luci spente e si avvicinò di soppiatto alle finestre per tirare meglio le tende, approfittandone per dare una sbirciatina fuori, ma non vide nessuno.

 
«Ehi Light!» lo chiamò Ryuk, «credo che ci sia qualcuno fuori, sul vialetto!»
 
«Cosa?» sbottò Light, «esci e va' a vedere» gli ordinò.
 
«Vacci tu! Sono stufo di farti da servetto! Sono uno Shinigami, io!» replicò Ryuk in un improvviso moto di orgoglio.
 
Light sbuffò dirigendosi verso la porta che spalancò con decisione.
 
Non gli ci volle molto per riconoscere una testolina bionda in cima ad un ammasso di pizzi e merletti neri di dubbio gusto.
 
«Misa!» sbiancò Light, «che diavolo ci fai qui?» chiese esterrefatto, guardando da una parte all'altra, preoccupato che qualcuno l'avesse seguita fin lì.
 
«Ciao Light! Mi fai entrare?» chiese la modella saltando al collo di Light in uno dei suoi tanto calorosi quanto indesiderati abbracci. 
 
Light stava seriamente pensando di mandarla via in malo modo per aver interrotto il suo pomeriggio indolente, quando Rem si palesò alle spalle di Misa, come se gli avesse letto nel pensiero, facendolo desistere.
 
«Certo, sbrigati» disse spingendola bruscamente dentro e sottoponendola subito dopo al solito interrogatorio per verificare se avesse preso tutte le precauzioni anti-pedinamento che le aveva insegnato.
 
«Hai usato lo specchietto per guardarti alle spalle come ti ho raccomandato di fare?» cominciò accigliandosi, pronto a criticare ogni minimo errore che la ragazza avesse commesso.
 
«Certo Light! E Rem ha volato in lungo e in largo per controllare anche lei che nessuno mi seguisse!» disse sorridendo alla Shinigami, che in tutta risposta guardò malissimo Light per confermare quanto asseriva la sua protetta.
 
«Va bene» approvò Light, «e hai fatto il giro di ogni isolato almeno tre volte lungo la strada?» chiese guardingo, pronto a coglierla in fallo.

«Sì!» esultò Misa, mentre Rem approvava col suo sguardo arcigno.

«Quanti travestimenti hai usato?» continuò Light in tono di sufficienza.

«Tre! E ne ho altri due da usare per tornare a casa!» spiegò mostrandogli il contenuto della sua enorme borsa.

«E come ti sei disfatta dei vestiti che hai cambiato?» chiese ancora Light alzando un sopracciglio.

«Li ho fatti mangiare a Rem!» disse la giovane addolorata. 

Light sollevò anche l'altro sopracciglio, guardando Misa con sincero stupore e vaga ammirazione: neppure lui, cinico e calcolatore com'era, aveva mai contemplato una simile soluzione.
 
Aprì la bocca per proseguire con le sue domande, ma non gli venne in mente altro da chiedere: Misa era una pedina perfetta, devota e malleabile come l'argilla, e per di più prendeva letteralmente per oro colato tutto ciò che proveniva dalla sua bocca, ragion per cui si affrettò a chiuderla a doppia mandata prima che alla tipa venissero strane idee.
 
Eppure l'avrebbe scelta volentieri come sua ragazza, se solo non fosse stata così... così...
 
...Misa.
 
Il blando interesse appena suscitato scemò infatti in pochi secondi quando Light indugiò con lo sguardo sugli abiti volgari e succinti, osservando poi con un certo ribrezzo i capelli tinti, il trucco esagerato e le rumorose moine che la ragazza faceva salutando Ryuk, il quale si sbracciava cercando di chiamarlo in suo soccorso.
 
«Allora, Misa, si può sapere che ci fai qui?» chiese brusco Light, riprendendo i suoi modi stizzosi.
 
«Sono qui per il nostro appuntamento settimanale, ricordi Light?» squillò Misa, «avevamo stabilito così, vero Rem?» chiese guardando la Shinigami, che diede la sua muta conferma, mettendo Light con le spalle al muro. 
 
«Misa si annoia troppo senza Light...» sussurrò la ragazza arpionandosi al braccio di Light e strusciandovi la guancia, gesto che solitamente la rendeva ancora più odiosa agli occhi del suo presunto ragazzo.
 
«Misa, cara» esordì Light, cercando di non perdere la pazienza, «ti ho già spiegato che non possiamo assolutamente rischiare di farci vedere in giro insieme» disse a denti stretti, «e poi devi avvertirmi quando vuoi venire a trovarmi. Non puoi fare queste improvvisate come se niente fosse!» la rimproverò freddamente.
 
«Ma Misa ha avvisato Light!» disse la ragazza con le lacrime agli occhi, «controlla il cellulare se non mi credi!» aggiunse in tono drammatico.
 
Light recuperò il cellulare abbandonato da ore sul tavolino, trovandovi una dozzina di messaggi e chiamate perse da parte di Misa, ma aprì e lesse soltanto l'ultimo messaggio in lista da parte di un numero che conosceva bene...
 
“Palace Hotel, ore 18.30, stanza 112. Puntuale.”
 
Light perse un battito: che diamine voleva adesso Ryuzaki? Naturalmente non gliel'avrebbe mai rivelato per telefono, quindi non gli restava che presentarsi all'appuntamento e scoprirlo da sé. Ignorarlo era fuori discussione: non si ignora un tipo pericoloso come L, punto e basta. Dunque aveva soltanto venti minuti per liberarsi di Misa e arrivare puntuale.  
 
Intanto la ragazza si era cimentata in un lungo racconto della sua giornata fino a quel momento, e quando Light si risintonizzò sulle sue acute frequenze captò fortuitamente le parole "incontrato", "tua sorellina" e "negozi", traendo immediatamente le opportune conclusioni su quella visita indesiderata. Un campanello d'allarme cominciò a suonare nella testa di Light.
 
«...E così ho saputo che eri solo in casa e ho pensato di venirti a trovare!» concluse Misa raggiante, «a Misa non importa di uscire, l'importante per lei è stare col suo Light» disse con un sorriso innocente, che di innocente aveva ben poco.
 
Light deglutì. Un qualsiasi ragazzo della sua età avrebbe fatto carte false pur di essere al suo posto, ma Light non era un ragazzo qualsiasi, e l'idea di essere solo con una Misa in assetto di guerra senza potersi difendere in alcun modo lo angosciava terribilmente.
 
«Voglio che ci comportiamo come due veri fidanzati» ordinò la ragazza, avvicinandosi con passo felino al ragazzo, che fu costretto ad indietreggiare, finché non incontrò il divano, sul quale finì spalmato in un batter d'occhio.
 
«Misa, ascolta...» cominciò cercando di farsi venire qualche idea. Passò lo sguardo da Ryuk, che se la rideva in un angolo, pronto a gustarsi la scena, a Rem, pronta a cancellarlo dalla faccia della terra se solo avesse osato deludere Misa, per tornare poi ad osservare la sua presunta fidanzata che gli si stava arrampicando addosso, cominciando a sbottonargli la camicia.
 
«Qui non ci vede nessuno!» sbottò irata la ragazza, incontrando le resistenze di Light.
 
«Ma... Ci sono... Ryuk... E Rem!» ansimò Light, cercando di tenersi addosso i vestiti il più a lungo possibile. 
 
«SPARITE!» ordinò la ragazza, e i due Shinigami si resero invisibili. «Visto? Adesso è tutto a posto» disse dolcemente, per poi appropriarsi delle sue labbra con la solita esuberanza, nonostante le proteste di Light.
 
I minuti passavano e Light, con sempre meno ossigeno al cervello, cercava disperatamente di trovare una scappatoia, un cavillo, qualunque cosa, pur di liberarsi da quella pazza molestatrice e raggiungere quell'altro pazzo di detective che di punto in bianco aveva deciso di convocarlo d'urgenza.
 
Dannazione, lui era Kira, non poteva starsene lì a subire le voglie della prima arrivata, anche se minacciato da una Shinigami impicciona e ruffiana.
 
Finalmente Misa si staccò da lui per guardarlo con aria sognante e Light si riebbe un pochino, giusto in tempo per avere l'idea geniale prima che Misa puntasse dritta alla sua cintura.
 
«Misa, non è così che si comportano due veri fidanzati!» sbottò arrabbiatissimo, fulminandola con lo sguardo.

Misa rimase di stucco, e Light ne approfittò per metterla a distanza di sicurezza dalle sue vie respiratorie e non solo, prima di parlare di nuovo.

 
«Tutto questo è molto disdicevole» spiegò severo, «due veri fidanzati aspettano, prima di fare certe cose, per onorare il loro impegno. Tu invece pensi solo a quello» alluse voltando offeso la testa dalla parte opposta.
 
La ragazza si allontanò da Light, rendendosi conto dell'immagine di sé che aveva appena dato, profondendosi in mille scuse e promesse di non ripetere mai più quel comportamento.
 
«Lo spettacolo è già finito!» borbottò Ryuk palesandosi di nuovo e ritornando a mangiare le mele sparse per casa, seguito subito dopo da Rem, che aprì bocca per prendere le difese di Misa, producendo però soltanto un rumore molesto: evidentemente gli abiti di Misa le erano indigesti, per questo era diventata così taciturna. 
 
«Adesso va' a casa» le ordinò dolcemente Light quando si fu calmata, accompagnandola alla porta, «e mi raccomando, sta' attenta.»
 
Finalmente chiuse la porta e guardò l'orologio: le 18:27.

Si rassettò camicia e capelli in fretta e furia e si precipitò fuori, correndo a rotta di collo verso la metro per raggiungere Palace Hotel.
 
Arrivò nel lussuoso atrio circa dieci minuti dopo, rendendosi conto di non sapere assolutamente dove andare per raggiungere la stanza di Ryuzaki.
 
«Sei in ritardo» disse una voce alla sua sinistra.

Light si voltò ritrovandosi di fronte a Ryuzaki, spuntato fuori dal nulla. 

 
«Di appena dieci minuti» protestò Light.
 
«Credevo non venissi più, stavo per andarmene» disse il detective, facendogli poi strada verso la camera prenotata. 
 
Light alzò non visto gli occhi al cielo: non era la prima volta che si incontrava con Ryuzaki nei ritagli di tempo di quest'ultimo, e la puntualità era una delle poche cose su cui andavano meravigliosamente d'accordo; naturalmente, Ryuzaki non poteva nè doveva sapere del tentativo di molestie perpetrato ai suoi danni, quindi accettò quel rimprovero senza controbattere.
 
«Quanto tempo abbiamo?» chiese Light, seguendo il detective dentro la stanza.
 
«Chiudi la porta» ordinò il detective, per poi avviare una telefonata dal suo cellulare. «Watari, mi tratterrò mezz'ora in più rispetto a quanto stabilito» disse al telefono, per poi lasciare ordini e direttive da seguire in sua assenza.
 
Nel frattempo Light osservava la stanza cercando di indovinare cosa il detective avesse in programma di fare con lui. Non che fosse deducibile dal contesto generale: in tutte le volte che lo aveva invitato, aveva sempre trovato tè e pasticcini ad attenderlo, quel che seguiva dopo era sempre un'incognita. Un modo per conoscersi meglio, diceva Ryuzaki: un eufemismo per indicare un modo come un altro per incastrarlo e mandarlo sulla forca. 
 
Ma il bello era proprio questo. 
 
Light trovava stimolanti quei brevi incontri con Ryuzaki e, benché saturi di finzione, spesso si ritrovava a pensare che se non fossero stati Kira ed L, sarebbero diventati buoni amici.
 
«Abbiamo un'ora e quindici minuti» rispose Ryuzaki, ridestando Light dai suoi pensieri. «Sempre se per te va bene» aggiunse, facendo segno all'altro di accomodarsi.
 
«Ma certo» disse amichevolmente Light, sedendosi su una poltrona. «Allora, di cosa volevi parlarmi?» disse, assumendo una posa rilassata, intrecciando le dita in grembo.
 
«Di nulla in particolare» ammise L, scrutandolo, «volevo soltanto fare una pausa, ma a dire il vero, senza la tua compagnia mi annoio.»
 
Light sorrise compiaciuto, benché avesse voluto strozzarlo per la banalità delle sue motivazioni. Ma ormai la recita era iniziata, quindi tanto valeva darsi da fare.

«Sì, anch'io ormai mi annoio senza di te» disse in tono fin troppo appassionato.

 
«Non mi pare» osservò L, mordicchiandosi un'unghia. «Eri con una ragazza prima di venire da me.»
 
Light sussultò impercettibilmente. Non era una domanda, ma una vera e propria accusa: evidentemente aveva fatto appostare davvero qualche agente vicino casa sua, come testimoniava l'ombra che aveva notato oltre la finestra poco prima, quindi negare avrebbe aggravato la sua situazione, facendolo passare per un bugiardo; ma, conoscendo L, era altamente probabile che stesse solo bluffando, quindi ammetterlo sarebbe equivalso non solo a dargliela vinta, ma avrebbe provocato tutta una serie di problemi a Misa e a lui di conseguenza.

«Se queste sono le tue conclusioni, spiegami il tuo ragionamento, e adduci almeno una prova» disse per prendere tempo, simulando una calma esasperante.
 
«Stavo per farlo» disse L, alzandosi dalla sua poltrona e avvicinandosi a Light per esporre il suo ragionamento. 

«È bastato un po' di spirito di osservazione» spiegò, chinandosi per guardare un po' troppo da vicino Light, «diciamo che ce l'hai scritto in faccia» disse, passando poi un dito sulle labbra del ragazzo.

Light si impose di restare calmo, afferrando saldamente i braccioli della poltrona per evitare di prendere a pugni il detective per quell'indesiderata, seconda invasione del proprio spazio vitale. Ma che gli prendeva a tutti?
 
Finalmente il detective si allontanò con aria trionfante. 

«Rossetto» disse strofinandosi le dita, per saggiare la consistenza cremosa della sostanza prelevata dal viso di Light.

 
Il ragazzo dovette fare un enorme sforzo di autocontrollo per non dare di matto: avrebbe voluto inveire contro quell'inopportuna di Misa per averlo molestato, maledire Ryuk per non averlo avvisato di come era conciato e prendersi a schiaffi da solo per essersi precipitato da Ryuzaki senza minimamente controllarsi allo specchio, facendosi tra l'altro vedere in pieno centro con la faccia impiastricciata a quel modo. Oh, ma l'avrebbero pagata tutti per quello scherzo, ci potevano giurare!
 
«Sì, effettivamente ero con una ragazza. Sono un tipo molto richiesto» ammise Light, buttandola sul ridere. «Non sarai mica geloso, Ryuzaki?»
 
«Geloso dici?» ripeté il detective, ponderando la questione. «Non direi, visto che ti sei precipitato da me in tutta fretta, a giudicare dal tuo stato» disse squadrandolo dalla testa ai piedi, «sono anzi portato a pensare che tu preferisca me alle ragazze» disse infine, sollevando appena gli angoli della bocca.
 
E con questo cosa voleva insinuare? 
 
Lui era Light Yagami, meglio noto come miglior studente di tutto il Giappone, altrimenti detto Kira, e se si era precipitato da lui era soltanto per non destare sospetti, mica per altro! Certo, passare un'ora e più a duellare verbalmente con L poteva avere i suoi lati divertenti, ma se avesse potuto, avrebbe scelto mille volte il suo pomeriggio di noia.
 
Forse. 
 
Light decise che in quel momento era troppo confuso per pensarci, sarebbe stato meglio fargli credere... quel che accidenti voleva credere.

«Ma certo» disse sorridendo a sua volta, «te l'ho detto che senza di te mi annoio» ripeté nuovamente, pensando che, a furia di ripetere sempre le stesse balle, prima o poi avrebbe finito per credere alla sua stessa truffa.


 

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#4: Imperfetto




 

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Capitolo 4
*** Imperfetto ***


Personaggi principali: L, Light
Genere: introspettivo, commedia, vagamente angst
Rating: 💛 giallo
Avvertimenti: shonen-ai, missing moment
Note dell'autore: ne approfitto per ringraziare di cuore tutti coloro che stanno seguendo questa raccolta, in particolar modo RamaDFZ e Loony Moony che hanno recensito l’ultimo capitolo. :)
Un grazie speciale a Kira 16 e ai suoi “sproloqui”, che hanno reso possibile questo rapido (considerati i miei tempi) aggiornamento. :D
Detto questo, sperando che il capitolo non deluda, vi auguro come sempre una buona lettura :)



Embarrassing Moment
#4: Imperfetto

 
 

Una delle caratteristiche peculiari di Light Yagami era senza dubbio la perfezione, o almeno questo avrebbe risposto chiunque lo conoscesse senza pensarci due volte, se mai qualcuno glielo avesse chiesto.

L Lawliet era famoso per essere un osservatore puntiglioso, infatti, mentre al resto del mondo bastava un’occhiata per stabilire se Light Yagami fosse perfetto o meno, a lui ci erano volute ben sessantaquattro diverse angolazioni per constatare questo punto, per giungere infine alla conclusione che la perfezione senza dubbio non era una caratteristica peculiare del promettente Yagami.

O meglio, Light Yagami era talmente perfetto da risultare una creatura assolutamente noiosa.

L ricordava ancora con frustrazione le notti che aveva passato ad osservarlo a sua insaputa: non succedeva niente di niente, tanto che aveva abusato più del solito di caffè e altre bevande eccitanti per non cedere al sonno, cosa più unica che rara per i suoi standard di dormiveglia.

C
era stato un solo, unico evento degno di nota: una sera, il sospettato aveva estratto un osceno giornalino, lo aveva sfogliato con scarso trasporto fisico ed emotivo, come se fosse stato un necrologio – le reazioni che aveva avuto erano pressoché le stesse, anzi L cominciava a pensare che si sarebbe entusiasmato di più con una simile lettura - e lo aveva rimesso a posto.

Era stato ben più interessante - e illuminante - osservare la reazione sconvolta del sovrintendente Yagami al suo fianco, neanche avesse visto suo figlio ingravidare una decina di innocenti donzelle tutte insieme.

Fu infatti in quel momento che si stupì di non averlo notato prima: guardando Yagami, l
idea del sesso balzava immediatamente agli occhi per la sua totale assenza.

E dunque quella perfezione e compostezza nei modi non erano altro che un continuo soffocamento dei suoi più normali istinti, sentimenti ed emozioni: se avesse dovuto scegliere una parola per esprimere l
essenza di Light Yagami, L avrebbe detto che Light Yagami era un represso.

Queste erano le ipotesi che L ponderava di verificare al più presto.

Difatti alle 18.30 precise l
oggetto delle sue elucubrazioni mentali bussò alla porta della sua camera dalbergo.

L si avvicinò con andatura scimmiesca e passo strascicato alla porta e lentamente la aprì, trovandosi di fronte un impeccabile Light Yagami.

«Sono puntuale?» lo salutò con un sorriso smagliante, finto come una moneta da due yen.

«Come la morte» fu la laconica e lugubre risposta dell
altro, che lo squadrò da capo a piedi.

L si premurò quindi di assumere la sua tipica espressione da maniaco sessuale - quando ci si metteva era un ottimo attore anche lui - facendo in modo che il giovane la notasse, mentre entrava nella stanza con passo elegante, guardandosi intorno incantato dall
opulenza del mobilio e dei paramenti extra lusso, celando abilmente quanto in realtà fosse preoccupato per quellinquietante atteggiamento del detective.

Dopo aver lodato il gusto di Ryuzaki in fatto di alberghi e aver espresso alcune interessanti considerazioni su cosa i soldi potessero o non potessero comprare, Light Yagami aveva già esaurito i futili argomenti di conversazione, anche perché il detective non sembrava molto propenso a quelli che la gente normale chiama convenevoli.

Così si ritrovarono a sorseggiare il loro tè in religioso silenzio, o meglio, Light se ne stava in silenzio, volgendo gli occhi da una parte all
altra della stanza in cerca di qualche nuovo oggetto di discussione che potesse attirare l’attenzione di Ryuzaki, visto che come al suo solito aveva preso a giocare col cibo, cosa che solitamente lo infastidiva a morte.

Era oltremodo irritante starsene indifesi davanti a Ryuzaki che mangiava quei dolci in maniera oscena, ma quella volta più di tutte le altre, poiché il detective, nel mentre, si rifiutava di distogliere lo sguardo dal suo ipotetico interlocutore.

Era la prima volta che trovava Ryuzaki di così poche parole - di solito lo assillava con domande trabocchetto non appena metteva piede nella stanza - e poi ad impensierirlo ulteriormente c
era quella strana espressione che aveva notato benissimo quando il detective lo aveva accolto, che tutto era, meno che rassicurante; e di nuovo, ecco che riprendeva a torturare lennesimo, malcapitato pasticcino, aprendolo, leccandone il ripieno, richiudendolo e infilandoselo poi interamente in bocca, il tutto senza smettere di fissarlo.

Forse era semplicemente immerso nei suoi oscuri pensieri, magari lo guardava senza realmente vederlo, sì, doveva essere per forza così, tuttavia Light non ce la faceva più, così si schiarì la voce e con maestria si giocò l
argomento che teneva come asso nella manica per le situazioni demergenza con Ryuzaki.

«Certo che è bello avere un amico come te. Sai, all
università non cè nessuno alla mia altezza con cui parlare seriamente...» disse con trasporto, complimentandosi con se stesso per la sua furbizia: in questo modo non solo avrebbe distratto L dai suoi dolci, ma avrebbe saldato ancora di più il loro affettuoso legame damicizia.

Continuò poi a ribadire quel concetto in un commovente e accorato discorso su quanto fosse entusiasmante che due menti eccelse come loro si fossero incontrate e avessero deciso di collaborare per stanare quel pericoloso criminale che andava sotto il nome di Kira.

Light riprese fiato, sperando che il detective cogliesse la palla al balzo per introdurre il solito argomento che li accomunava. Non che gli facesse poi tanto piacere parlare di Kira, ma a quel punto era sempre meglio di quel silenzio opprimente.

«È lo stesso anche per me» disse lapidario il detective, in risposta al suo lungo discorso, senza aggiungere altro, stroncando sul nascere l’iniziativa di Light.

Evidentemente era di tutt
altro avviso rispetto a Light, che si ostinava a voler fare conversazione, infatti il silenzioso detective prese una fragola da una coppa lì vicino e cominciò a giocarci in maniera assai irritante (aveva visto la foto di una modella emergente negli stessi atteggiamenti sul periodico Eighteen e pensò fosse utile imitarla, naturalmente continuando a fissare il ragazzo), la qual cosa urtò Light immensamente, anche se, da bravo attore qual era, non lo diede a vedere.

Tuttavia non si poteva continuare a quella maniera, quell
incontro non aveva alcun senso, bisognava affrontare quella situazione a viso aperto, per cui Light si fece coraggio, appoggiò la tazza sul tavolino in mezzo a loro e dopo un lungo sospiro, finalmente, chiese stremato: «Ryuzaki, mi dici perché mi stai fissando?»

Il detective posò la fragola – evidentemente aveva deciso che aveva torturato abbastanza il povero Light - e inclinò la testa di lato, guardandolo con occhi più vacui del solito.

«Trovo che tu sia perfetto, Yagami-kun» disse con una schiettezza disarmante, che avrebbe fatto arrossire chiunque, ma non certo Light Yagami, che tuttavia si sentì lusingato da tale complimento, tanto che a fatica si trattenne dal rispondere: “lo so”.

«Ma che dici, Ryuzaki» disse invece con falsa modestia, «nessuno è perfetto...»

Il cervello di Light si mise a lavorare freneticamente su quelle poche parole pronunciate dal detective, unite a quegli atteggiamenti ambigui e scostanti, cercandone i significati più reconditi, giungendo infine a conclusioni sempre più tragiche: possibile che anche Ryuzaki si fosse innamorato di lui? A stento riusciva a tenere a bada Misa, come avrebbe potuto fronteggiare anche Ryuzaki? E se ci avesse davvero provato con lui, come avrebbe dovuto reagire?

Prima che potesse darsi una risposta, fortunatamente, Ryuzaki parlò.

«Yagami, avevi mai notato che in inglese non puoi dire la frase: “sono perfetto”, senza affermare il suo esatto contrario?»

Light lo guardò genuinamente sorpreso, ponderando quella nuova informazione e chiedendosi dove volesse andare a parare con quel discorso.

«Non ci avevo mai fatto caso, Ryuzaki. È una coincidenza interessante» rispose, pensando a qualcosa di altrettanto sottile da ribattere, quando Ryuzaki, miracolosamente, parlò di nuovo.

«Sai, prima che tu arrivassi facevo alcune considerazioni su Kira...» esordì alzando lo sguardo, come rapito da un punto imprecisato sul soffitto.

Light si tranquillizzò: lo conosceva da tempo sufficiente da sapere che quella era la posa che assumeva quando un’improvvisa ispirazione lo coglieva, per cui, una volta che si fosse lanciato nel più torto dei ragionamenti, non avrebbe più smesso di parlare.

Non che ne fosse entusiasta, ma almeno non gli sarebbe saltato addosso, per il momento.

«...E pensavo: se fosse veramente un Dio come il suo operato ci induce a pensare, i nostri tentativi di catturarlo sarebbero inutili...» stava intanto dicendo il detective, quando Light si degnò di prestargli la dovuta attenzione.

«Però se Kira fosse davvero un Dio a quest
ora saresti già morto, non ti pare?» lo interruppe prontamente il giovane col suo spiccato acume, come cera da aspettarsi.

«Proprio così. Questo prova che Kira è certamente un essere umano, ma...» il detective fece una pausa, cercando le parole giuste.

«Ma...?» lo incalzò Light, temendo che la sua recente inclinazione al dialogo si stesse esaurendo.

«Un essere umano che cerchi di elevarsi allo stato di divinità dovrebbe essere perfetto, dico bene?» chiese il detective tornando a fissare Light.

«Direi di sì.»

«E per essere perfetto dovrebbe innanzitutto soffocare i suoi più naturali istinti... Mi stai seguendo?»

«Sì...» rispose tranquillo Light, pur chiedendosi ancora una volta dove diamine volesse andare a parare.

«Quindi è logico affermare che Kira abbia una personalità repressa, immagino tu sia d
accordo con me anche su questo.»

«Sì, mi sembra logico pensarlo.»

«Assodato questo, vengo al punto...»

Il detective sospirò, preparandosi a sganciare la bomba che aveva accuratamente preparato in tutto quel tempo e vedere come Light se la sarebbe cavata.

«Ti piace il sesso, Yagami-kun?»

Light sperò di aver capito male.

«Prego?» chiese accigliato, temendo però di aver capito benissimo.

Il detective proseguì il suo discorso ignorando palesemente le remore di Light.

«Mi chiedevo in particolare se indulgessi mai in atteggiamenti intimi con le ragazze, o anche da solo, se capisci cosa intendo...»

Light cominciò ad allarmarsi seriamente: questo era decisamente peggio dei suoi stupidi giochetti col cibo! Possibile che stesse cercando di capire le sue preferenze in modo da fare la sua mossa?

«Ryuzaki, dove vuoi andare a parare con questo?»

«Perdona la mia invadenza, ma capisci che se tu fossi Kira e ti atteggiassi a divinità i tuoi primordiali istinti sarebbero la prima cosa che un detective dovrebbe controllare.»

Light annuì. Effettivamente, il discorso era ragionevole e sensat- Ma cosa andava a pensare?? Non poteva approvare una simile follia!

«E come mai ti viene in mente proprio adesso di controllare?» chiese con una punta isterica nella voce.

«Perché il momento mi sembra propizio» disse il detective sporgendosi in avanti verso Light, in una posa assurda degna di un circense professionista, con i piedi saldamente ancorati al divano e le mani puntellate sul basso tavolino che ancora li divideva. Come facesse a restare in equilibrio senza rovesciare tutto l
arredamento, era un mistero.

«Allora?»

«Allora cosa?» chiese Light, smettendo di pensare alle improbabili contorsioni del detective e concentrandosi sulla domanda.

«Ti piace sì o no?» lo spronò Ryuzaki, portando una gamba in avanti sul tavolino e trapassandolo col suo sguardo insistente.

Light era come pietrificato. Cosa doveva rispondergli? Se avesse detto la pura verità, cioè che il sesso non lo interessava affatto, sarebbe sembrato disumano, e la cosa lo avrebbe avvicinato ancora di più al profilo di Kira; se invece avesse detto sì, molto probabilmente sarebbe stato il profilo di Ryuzaki ad avvicinarsi, in senso letterale, difatti il detective aveva portato anche l
altra gamba sul tavolino e lo stava osservando nuovamente con quel sorriso inquietante, il che forse era anche peggio. Cosa doveva dire? Qual era la risposta giusta?

«Ma certo che sì, sono un essere umano anche io...»

La risposta fuoriuscì con insperato charme dalle sue labbra, tanto che Light si stupì di se stesso.

«Abbiamo finito?» chiese poi, facendo per alzarsi. Non avrebbe resistito un minuto di più in quell'inferno.

«No.»

Come volevasi dimostrare, risposta più che prevedibile.

«Cosa c
è ancora?» chiese con una punta di stizza nella voce.

Il detective gli posò una mano sul ginocchio, avvicinandosi con fare confidenziale.

«Yagami, pensi mai a me quando...»

Ryuzaki non riuscì a finire la frase, poiché Light si era guadagnato l
uscita scandalizzato come non mai, ma sempre alla sua maniera impeccabile, premurandosi nonostante la fretta di tirar fuori una scusa credibile sullora tarda.

Il detective sorrise soddisfatto, rimaneggiando mentalmente le sue segrete percentuali alla luce di quel nuovo esperimento.

Light intanto camminava furente verso casa. Nessuno sulla faccia della terra era in grado di irritarlo quanto Ryuzaki: certe volte aveva il terribile sospetto di aver a che fare con uno sporco pervertito piuttosto che con un geniale detective.

Perché umiliarlo a quel modo? Cosa voleva dimostrare con quella stupida scenata? Che non era perfetto? Che era solo... un umano?

Light entrò in casa senza salutare i suoi genitori e si diresse direttamente in camera sua, chiudendo a chiave la porta.

«Hai finito di ridere?» sbottò furente contro Ryuk, che per tutto il tempo aveva svolazzato alle sue spalle rotolandosi dalle risate.

Ryuk, in preda alle convulsioni, pensò bene di dileguarsi per un po
, almeno finché Light non si fosse calmato. Così sparì oltre la finestra e non si fece vedere per tutta la notte.

Light si sedette rabbiosamente alla scrivania e batté i pugni sul tavolo, ormai incapace di trattenersi.

«Ma come si permette di farmi certe domande? Chi si crede di essere per umiliarmi così? E cosa diamine voleva dimostrare con quella stupida farsa?! Forse che non sono perfetto? Non sono un Dio? Forse che sono solo...»

Light abbassò lo sguardo, disgustato dalla propria debole umanità.

«Dannazione, non è possibile!» aggiunse con un filo di voce.

Se Ryuzaki avesse potuto vederlo in quel momento, l
avrebbe avuta vinta, perché lo stato in cui era Light era in piena contraddizione con limmagine di sé che si era costruito.

Da sempre perseguiva un illogico quanto irraggiungibile ideale di perfezione, reso più forte dall
ottenimento di un potere divino, che comportava quindi anche il reprimere ogni desiderio o pulsione umana, cosa che non sempre era possibile, tanto più quando ci si metteva pure Ryuzaki a risvegliare i suoi bisogni assopiti.

La strada che aveva scelto era ardua, e l
ideale di perfezione che si era prefissato di raggiungere appariva ancora molto lontano.

L
uomo e il Dio dovevano scendere a compromessi.

«B..bastardo...»

Ma perché non la smetteva di pensare a lui?



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#5: Gelosia


 

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Capitolo 5
*** Gelosia ***


Personaggi principali: L, Light, Misa
Genere: commedia, slice of life, introspettivo
Rating:  💛 giallo
Avvertimenti: shonen-ai, missing moment
Note dell'autore: dopo più di un anno dall’ultimo aggiornamento, me ne esco con questa nuova shot. Che dire, chi non muore si rivede! (in questo caso, rilegge).
Spero che la fiction sia di vostro gradimento. Buona lettura!



Embarrassing Moment
#5: Gelosia

 



Misa Amane era diventata in breve tempo la spina nel fianco di tutti al Quartier Generale; nessuno riusciva a sopportarla più di cinque minuti consecutivi, ma nel caso di Ryuzaki, il fastidio che la sua presenza gli arrecava si era trasformato in qualcosa di più profondo e viscerale di una mera antipatia.

Tutto era cambiato da quando la suddetta giovane era diventata la ragazza di Light Yagami, il suo migliore amico. Che poi lei non fosse davvero la sua fidanzata e Light non fosse affatto il suo migliore amico, era tutto un altro paio di maniche, ma lassurdità della situazione era proprio questa: benché ricoprissero ruoli fittizi e ne fossero chi più, chi meno coscienti, le dinamiche tra loro si svolgevano esattamente come tra una normale coppietta di innamorati e il classico terzo incomodo, con laggravante che spesso non si capiva chi fosse la coppia e chi il single di troppo...

La già intricata faccenda era naturalmente peggiorata dopo la geniale idea di Ryuzaki di legarsi al polso il suddetto migliore amico nonché fidanzato di Amane, come la ragazza ci teneva a sottolineare spesso, così, suo malgrado, si trovava a essere parte attiva anche lui in quegli insulsi appuntamenti a tre, a dispetto del suo ruolo di impassibile osservatore.

«Light, è sabato!» trillò la voce della ragazza, perennemente tre ottave al di sopra della media, da qualche parte alle sue spalle. «Io voglio uscire!»

Ryuzaki si riscosse così dai suoi pensieri, prestando attenzione a ciò che succedeva attorno a lui. Non si era accorto che la catena che lo legava a Light, brutalmente immobilizzato sul divano dalla modella, era rimasta tesa a mezz’aria da quando si era avvicinato alla finestra, lasciando il braccio di Light innaturalmente piegato allindietro per assecondare i suoi spostamenti.

«Perdonami, Light-kun» si scusò, accennando alla catena. «Ero sovrappensiero» disse, sedendosi sul divano di fronte allaltro per ripristinare la situazione iniziale.

Il ragazzo gli rispose con un gesto della mano di non preoccuparsi, per poi rivolgersi alla ragazza: «Misa, smettila di fare i capricci» mormorò, «e non strillare in quel modo, dai fastidio a Ryuzaki.»

«Oh, non preoccupatevi per me» disse il detective, sentendosi chiamato in causa. «Fate come se io non ci fossi» ripeté come ad ogni appuntamento tra i due in cui lui faceva da terzo incomodo.

«Come se fosse facile» ribatté acida Misa, «sei grande e grosso, Ryuzaki, non si può far finta di non vederti!» disse, soppesando con disprezzo la figura accucciata del detective. «Ho ragione, vero, Light?» chiese conferma al suo innamorato, che in tutta risposta riprese a sorseggiare il suo tè, cosicché alla ragazza non rimase altro da fare che guardare torva lunico spettatore indesiderato, sperando che se ne andasse.

Il detective lanciò uno sguardo fugace a Light per carpirne le intenzioni, trovandolo però assorto nella contemplazione delle calze a rete di Amane, la qual cosa lo infastidì alquanto: evidentemente, per il momento, non aveva alcuna intenzione di lasciare lappartamento. Così Misa continuava a fissare Ryuzaki, Ryuzaki cercava lo sguardo di Light, e Light condannava mentalmente il look fin troppo provocante di Misa...

«Beh, in tal caso...» disse il detective, interrompendo il silenzio imbarazzante che si era venuto a creare e scagliando un ultimo sguardo risentito su Light, «ne approfitterò per prendere un altro pezzo di torta.»

Intanto, Misa aveva ripreso a confabulare fitto fitto all’orecchio del suo ragazzo, protestando vivamente per la seccante presenza del detective.

Ryuzaki fece finta di non sentirla, benché non fosse affatto possibile, visto il volume perennemente al di sopra la media della sua voce. C’era qualcosa in Misa Amane che lo irritava particolarmente, quel giorno. Che fossero i suoi capelli troppo splendenti? I suoi occhi divenuti di un improbabile azzurro ceruleo? Il suo profumo dolce di fiori? I suoi bisbigli sempre più insistenti?

«Misa, adesso smettila. Ryuzaki non ci dà alcun fastidio.»

La voce di Light riportò alla realtà il detective, al quale il giovane rivolse un sorriso amichevole. Ryuzaki quasi si soffocò con la torta tentando di ricambiare il sorriso: la sua scarsa attitudine alle relazioni sociali rendeva assai mediocre la sua mimica facciale.

La sua inadeguatezza in quel contesto lo irritò ulteriormente.

«Perché non mangi un po’ di torta anche tu?» chiese Light alla modella, indicando la fetta di dolce ancora intatta nel piattino. «Non è così male, sai?»

«Light, caro, lo sai che Misa-Misa è sempre a dieta!» cinguettò la ragazza, rifiutando la fetta che Light le porgeva. «Non sarebbe così bella se si ingozzasse di dolci tutto il giorno!» disse, riavviandosi i capelli e occhieggiando Ryuzaki con malcelato risentimento.

«Beh, anche io curo la mia alimentazione, ma ogni tanto mi piace concedermi qualche sfizio. Inoltre, questa torta alle fragole merita davvero. Poi fai come vuoi...» concluse Light con un'alzata di spalle, dedicandosi poi al suo dolce.

«Io non rifiuterei un dolce offerto da Light-kun...» sintromise Ryuzaki, dando un consiglio non richiesto alla ragazza.

«Tu non rifiuteresti mai un dolce!» abbaiò Misa, con una smorfia di disgusto.

«A maggior ragione se me lo desse Light-kun. È risaputo che non li ami particolarmente, perciò se lui me lo proponesse, lo prenderei senza esitazioni.»

Misa non seppe cosa replicare. Dopotutto anche lei, come Ryuzaki, lavrebbe preso senza indugio, se solo Light glielavesse proposto: quindi perché contrariarlo con uno sciocco rifiuto?

«E va bene!» disse, afferrando il piattino con la torta. «Ma mangerò solo la fragola! Che poi, è il mio frutto preferito!»

«Anche a Ryuzaki piacciono molto le fragole» commentò Light, cui non era sfuggita la tensione aleggiante tra quei due, tentando così di trovare qualcosa su cui potessero andare daccordo.

«Ah sì? E scommetto che quelle che gli offre il mio Light gli piacciono anche di più!» lo canzonò Misa, parlando come se il detective non fosse lì presente.

«Ti sbagli, Amane-san» la riprese Ryuzaki, «è vero che ricevere un dono è piacevole, ma mai quanto prenderselo con le proprie mani.»

«Ryuzaki-san sta dicendo che prenderebbe con la forza la fragola del mio Light?!» chiese Misa, scandalizzata.

«Non mi farei alcuno scrupolo, se lo volessi.»

La ragazza ammutolì, palesemente turbata.

«Devono piacerti proprio tanto le fragole, Ryuzaki!» riprese Light, nel tentativo di ripristinare un clima disteso.

«Beh, direi che tra tutti i frutti aggregati è senza dubbio il mio preferito...»

Light sorrise e annuì compiaciuto, adducendo un flebile: «buona, questa!» tra le risa.

La ragazza lo guardò torva.

«Si può sapere che cè da ridere?» chiese in un moto di stizza.

«Beh, Misa, devi sapere che la fragola è un falso frutto. I frutti veri e propri sono gli acheni, cioè quei semini che vedi sulla superficie. Quindi la fragola è un insieme di più frutti, ed è per questo che è considerata un frutto aggregato...» le spiegò dolcemente Light. Poi continuò, rivolgendosi a Ryuzaki con ammirazione: «non credevo che ci fosse ancora qualcuno che conoscesse queste differenze. Il mio falso frutto preferito è la mela!» aggiunse, entusiasta.

Si lanciarono poi in un complicato discorso di botanica, elencando il loro frutto preferito per ogni categoria. Misa li guardava annoiata, puntellandosi sul bracciolo del divano e sbadigliando ad ogni sfilza di drupe, bacche o pomi che i due riuscivano a tirar fuori, per cedere quasi al sonno durante le conseguenti dissertazioni sulle caratteristiche e proprietà dei frutti citati. Era sicura di aver russato almeno due volte durante la discussione, ma nessuno dei due ragazzi sembrava essersi accorto di nulla.

Dopo aver decretato che, tra la pesca e lalbicocca, la drupa più gustosa era la pesca, ma la miglior marmellata si otteneva dallalbicocca, e concordi sul fatto che la pesca fosse più succosa della pesca noce, ma che questultima avesse un profumo migliore, stabilirono allunanimità che il loro frutto preferito in assoluto era la banana.

A quel punto tacquero, e Misa si svegliò trasalendo leggermente. Si rimise composta, ma ormai Light non badava più a lei. Il ragazzo infatti si stava versando dellaltro tè con aria soddisfatta; solo Ryuzaki, che stava ingollando lennesima fetta di torta, la fissava con unespressione piatta che per qualche motivo le parve di unimpertinenza inammissibile. Non sapeva nulla di botanica, e allora? Aveva ancora molte carte da giocare per accattivarsi Light e strapparlo dalle grinfie del detective.

«Ehi, Light, sai che laltro giorno Misa-Misa è andata al centro commerciale? E ti ha portato un bel regalo!» chiocciò, leziosa, alzandosi e andando a prendere un pacco regalo sulla madia.

«Grazie, non dovevi disturbarti» disse Light, quando lei gli posò in grembo il dono. «Oh, una camicia!» esultò Light aprendolo, «io adoro le camicie!»

«Ti piace?» domandò lei, raggiante. Light guardò limbarazzante camicia a strisce bianche e rosse e giurò a se stesso che non lavrebbe mai e poi mai indossata, ma non se la sentì di mortificare Misa, per cui mentì spudoratamente, dichiarando che non avrebbe potuto ricevere un dono più bello.

«Beh, ma adesso devi assolutamente indossarla, Light» intervenne Ryuzaki, «sono certo che Amane-san muore dalla voglia di vedere come ti sta. E ad essere sincero, sono curioso anche io» disse mettendosi comodo per godersi lo spettacolo.

«Ah, ma abbiamo queste» addusse Light come scusa, mostrando le manette. «Non credo sia il caso di...»

Subito qualcosa di metallico lo colpì dritto alla testa: Ryuzaki gli aveva tirato le chiavi per liberarsi. Non aveva scelta.

Sorridendo nervosamente e cercando di ignorare gli urletti gioiosi di Misa, Light si liberò e fece per avviarsi verso una stanza attigua per cambiarsi.

«Dove stai andando, Light-kun?» chiese Ryuzaki.

«A provare questa...» disse Light a denti stretti, implorando laltro con gli occhi di lasciarlo andare. Non aveva nessuna intenzione di indossare quel capo, avrebbe inventato un difetto qualsiasi e avrebbe chiesto a Misa di restituirlo, fine della storia. Ma Ryuzaki non era dello stesso avviso.

«Light, dimentichi che devo sempre tenerti docchio; verrei con te di là, ma non sarebbe carino lasciare Amane-san qui da sola. Temo che dovrai cambiarti qui davanti a noi.»

«Per me va bene!» ululò Misa, facendo i salti di gioia, e la decisione venne approvata all'unanimità o, perlomeno, lunanimità che contava qualcosa in quel salotto.

Light si sfilò la maglietta per mettere fine il prima possibile a quel supplizio, tra i commenti deliziati di Misa e sotto lattenta supervisione di L.

«Ecco, ti sta benissimo!» esultò Misa, sistemandogli lultimo bottone. «La taglia è perfetta, il colore ti dona, la fantasia è allegra e il modello alla moda... Non come quegli stracci informi che indossa il tuo amico!» bisbigliò infine, facendosi sentire lo stesso da Ryuzaki. «Guardati allo specchio, sei troppo fico!»

Light si voltò verso lo specchio alle sue spalle cercando di restare calmo. Nel riflesso, vide chiaramente lespressione di Ryuzaki apparentemente impassibile, ma sapeva benissimo che si stava divertendo un mondo a vederlo oggetto delle soffocanti attenzioni di Misa, per di più vestito in maniera ridicola.

«Hai ragione, Misa. Mi sta proprio bene...» si sforzò di dire. La ragazza, intanto, si premurava di lisciare tutte le pieghe del tessuto: una scusa per tastare in santa pace ogni muscolo di quelladone del suo ragazzo.

«Ryuzaki-san, non trovi che il mio Light stia benissimo con il mio regalo?» lo chiamò in causa Misa, con sguardo vittorioso.

«Benissimo, per un pagliaccio» rispose conciso Ryuzaki, suscitando il disappunto di Misa.

«Cosa ne capisci tu di moda e di buon gusto! Misa-Misa ha sempre avuto un gusto eccellente per la moda, ma soprattutto per i ragazzi!» giubilò, facendo scivolare impudentemente una mano sul sedere di Light.

«Misa!!» strillò Light, facendo un balzo per allontanarsi da quella ragazza troppo simile a una piovra.

«Scusami, Light, caro, Misa non ha proprio resistito!» si giustificò, facendo un lieve inchino. «Beh, ora sarà meglio toglierti questa meraviglia di dosso prima che si sgualcisca...» disse, sporgendosi per sbottonargli la camicia, ma un sonoro clanc rovinò i suoi piani.

Ryuzaki si era alzato e aveva rimesso le manette al povero Light, ormai arresosi a restare per sempre in balia di quei due psicopatici.

«Perché toglierla? Gli piace tanto, lasciamogliela tenere...»

Misa si convinse delle motivazioni di Ryuzaki. In fondo, la sua era solo una scusa balorda per vedere nuovamente il suo Light senza veli; cerano altri modi per raggiungere quello scopo, e potevano scommetterci che ci sarebbe riuscita! 

Sbuffando e borbottando, tutti e tre si risistemarono nuovamente sui divani. Il tè si era raffreddato e nessuno aveva più molta voglia di fare conversazione, eccetto Misa, che bisbigliava paroline dolci e promesse di futura felicità allorecchio del suo amato, che a sua volta, arrabbiato per avere ancora indosso lorribile camicia, fissava con rancore Ryuzaki, il quale non riusciva a togliere gli occhi di dosso a Misa che toccava e accarezzava senza sosta il suo Light. E quando diceva “suo”, non intendeva certo “di Misa Amane”.

La consapevolezza appena raggiunta fu come un pugno in pieno stomaco e la probabilità che le tre porzioni di torta non avessero nulla a che fare con quella sensazione era spaventosamente alta: Ryuzaki era un bambino viziato al pari di Misa Amane, che non voleva dividere i propri giocattoli con nessuno. Non era poi un concetto tanto difficile da indovinare: il suo se lera addirittura incatenato al polso! E quella stupida competizione era nata perché entrambi erano abituati ad ottenere tutto ciò che volevano. 

E il problema era proprio che volevano entrambi la stessa cosa.

Ma l’assurdità della situazione - adesso lo vedeva con chiarezza - era che fosse Light, apparentemente vittima dei loro capricci, ad averli entrambi in pugno.

Lo sguardo di Ryuzaki scivolò inevitabilmente sulle labbra di Light, alle quali anche Misa stava puntando da ormai troppo tempo senza ottenere risultati. Quante bugie erano passate, per quelle labbra? Cosa avevano fatto, quelle labbra, per circuire Amane a tale punto?

«Oh, Light, ti prego, fallo smettere!» la voce stridula di Misa ridestò per la seconda volta Ryuzaki dai suoi pensieri, «Ryuzaki-san mi sta facendo paura!» disse aggrappandosi al braccio di Light, «non è così che dovrebbe essere un appuntamento tra innamorati!» protestò irritata, guardando malissimo Ryuzaki, che evidentemente era rimasto imbambolato a guardarli morbosamente per un bel pezzo.

«Giusto, Ryuzaki, perché ci stavi guardando?» chiese Light, felice di poter dirigere le attenzioni di Misa su qualcun altro.

«Lo so io perché ci stava guardando!» fece Misa, piccata. «Light, davvero, mi dispiace, ma così non possiamo proprio frequentarci...»

«Misa, sei stata tu ad insistere per vederci...» disse Light, seccato per le continue lamentele della ragazza, «sapevi benissimo che Ryuzaki sarebbe stato qui tutto il tempo.»

«Lo so, ma potrebbe almeno guardare da un’altra parte mentre noi ci baciamo!» strillò Misa indispettita. «Lo dicevo io che era un pervertito...» sibilò tra i denti.

«Amane, tranquillizzati» prese finalmente parola Ryuzaki, «non stavo affatto guardando te.» 

Misa rimase un attimo interdetta: se non lei, cosa poteva mai guardare un pervertito del genere? Decise di ignorare quella domanda almeno finché avesse avuto Light vicino, che, piuttosto imbarazzato dallo strano comportamento di Ryuzaki, fu più bendisposto a sopportare le sue coccole ancora un po', finché Ryuzaki non decise che ne aveva avuto abbastanza. 

«Il tempo è scaduto» annunciò alzandosi in piedi, «Light, andiamo» gli ordinò, marciando dritto verso l’uscita, strappando il ragazzo dalle grinfie di una Misa scioccata, impedendo ai due di salutarsi come conviene tra due fidanzati.

«Ma come?!» protestò Misa, «Light, quando ci rivediamo?!»

Ryuzaki si chiuse la porta alle spalle e si avviò verso l’ascensore.

Quando entrarono, Light abbassò lo sguardo e Ryuzaki lo imitò, guardando da un'altra parte; il momento delle spiegazioni era arrivato, ma nessuno parlò.

Benché quel silenzio fosse carico di una certa tensione, però, entrambi apprezzarono quella parentesi di quiete, cadenzata solo dal ronzio dell’ascensore e dall’occasionale tintinnio della catena.

Dopo quelli che sembrarono minuti interminabili, durante i quali ebbero modo di pensare alla loro condotta, Light si schiarì la voce. «Bene... Cosa facciamo adesso?»

«Non saprei, ormai abbiamo la serata libera...»

L’ascensore si aprì con un dling davanti alle porte degli uffici.

«Potremmo rimetterci a lavorare, in fondo è ancora presto…» propose Light già che c’erano, senza particolare entusiasmo.

«Già…» acconsentì Ryuzaki, neanche lui troppo convinto. «Ma prima…»

Light trattenne il fiato, i sensi stranamente all’erta.

«Ma prima dovresti toglierti quella camicia» proseguì Ryuzaki con cautela. «È davvero terribile.» 

Light annuì sorridendo. «Sì, è una buona idea.»

«Torniamo in camera» disse Ryuzaki, facendo strada con un piccolo sorriso.

Ed entrambi seppero che non sarebbero tornati a lavoro prima dell’indomani.

 



Next Moment
#6: Legati


 


Scintilla19

 

 

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Capitolo 6
*** Legati ***


Personaggi principali: L, Light, Misa
Genere: generale, commedia, vagamente erotico (?)
Rating: 🧡 arancione
Avvertimenti: shonen-ai, yaoi, missing moment
Note dell’autore: non pensavo che avrei mai riesumato questa raccolta, ma tant’è. Ci tenevo molto a queste storie e a questa shot in particolare, iniziata davvero troppo tempo fa e mai conclusa. Sono felice che abbia finalmente il posto che le spetta tra le sue compagne. Avevo in mente molte altre shot da aggiungere, ma oggi penso che quest’ultima sia perfetta per darle una degna conclusione. Buona lettura!

 


 


Embarrassing Moment
#6: Legati

 

Light Yagami aveva ormai perso tutte le speranze che Ryuzaki desistesse da quella assurda idea di convivere. 

All’inizio lo aveva reputato uno sciocco capriccio del detective: insomma, ammanettarsi al proprio sospettato non era faccenda che potesse andare tanto per le lunghe senza che uno dei due si facesse seriamente male.

Dopo una serie di meditazioni e considerazioni, però, Light si era reso conto che il problema non era tanto nella convivenza in sé, quanto piuttosto nel metodo, sbagliato a priori.

Era quello il problema di Ryuzaki: non ciò che faceva ma come lo faceva. 

Emblema di quanto i metodi di Ryuzaki fossero sbagliati erano quelle manette indecenti e tutto ciò che esse rappresentavano, brillantemente sintetizzato da Misa Amane nella semplicità e schiettezza dei suoi concetti, vale a dire: «Ryuzaki, non è che sei dell’altra sponda??»

Ormai gli sguardi tra il curioso e il compassionevole che gli altri agenti gli rivolgevano parlavano chiaro su cosa sembrasse a tutti quell’improbabile accoppiata di ragazzi e catene decisamente troppo corte; e per quanto riguardava Misa, lei non si faceva il minimo scrupolo ad esprimere apertamente tutto ciò che le passava per la testa in merito alla questione “manette”, come stava giusto facendo durante il loro appuntamento, su cui tutto si poteva dire, meno che fosse un appuntamento.

Light, trascinato controvoglia nell’attico di Misa e parcheggiato con malagrazia sul divano, avrebbe voluto affondare completamente tra i cuscini, pur di non assistere a quella scena.

Misa infatti stava strillando da dieci minuti buoni contro Ryuzaki, intimandogli di recidere seduta stante la vergognosa catenella d’acciaio che lo vincolava al suo fidanzato, e Ryuzaki a sua volta le ripeteva ostinatamente la sua nuova frase preferita, cioè: «Amane, di certo non lo faccio perché mi va di farlo!»

Che bugiardo, pensava Light, alzando gli occhi al cielo. Ormai, quella era diventata la giustificazione più gettonata dopo l’inflazionata scusa della depressione. Giustificazione che propinava a sua discolpa in ogni circostanza per sentirsi autorizzato a fare ciò che comunque avrebbe fatto in ogni caso. 

Ryuzaki, dunque, sembrava quanto mai risoluto a perseverare in una simile condotta; anzi, checché ne dicesse, in tutta quella storia, sembrava essere l’unico che si divertisse.

Light lo vide ribattere qualcosa a Misa col suo tipico candore innocente, scartando smanioso un coloratissimo lecca-lecca delle dimensioni di una pala.

Volse imbronciato la testa dall’altra parte e si immerse nei suoi pensieri, viaggiando altrove con la mente, lontano da tutto quel baccano. Dopotutto, sapeva già per esperienza che piega avrebbe preso quella conversazione…

 

*

 

La catena tirava sempre in maniera fastidiosa, soprattutto quando erano a letto e Light stava per addormentarsi. Era come se l’universo ci tenesse a ricordargli dell’ingombrante presenza di Ryuzaki ogni volta che lui non ci faceva più caso.

In realtà, l’universo non si sarebbe mai scomodato tanto per infastidire Light Yagami, semplicemente era Ryuzaki che quando lo sentiva sprofondare nel sonno si girava dall’altra parte per stare più comodo.

Fatto sta che, la sera precedente, non appena Light era sul punto di prender sonno, il solito strattone lo fece sobbalzare.

«Ryuzaki...» si decise a chiamarlo una buona volta.

«Sì...» giunse la svogliata risposta del detective.

«Stai tirando la catena.»

Ryuzaki si rimise disteso sulla schiena con un sospiro e si coprì la fronte con l’avambraccio, intuendo già dove l’altro volesse andare a parare.

«Light, te l’ho già detto: non lo faccio perché mi va di farlo» lo anticipò, benché Light non avesse detto nulla.

«Certo, come no» rispose Light, sarcastico, facendo appello a tutto il suo spirito di sopportazione per trattenersi dall’impulso di tirargli un cazzotto.

«Pensi forse che mi piaccia?» continuò Ryuzaki, facendo tintinnare la catena.

Light sbuffò roteando gli occhi.

«Ma se non fai altro che renderlo ovvio, quanto ti piaccia…!»

Ryuzaki si voltò stranito verso di lui, riuscendo a malapena a distinguere il suo profilo nella penombra.

«Cosa?!»

 

*

 

«Possibile che non capisci, Ryuzaki?!» stava dicendo Misa, sbattendo le palpebre più volte, da una parte incredula del fatto che un presunto genio come lui non capisse un concetto così ovvio e al tempo stesso nauseata dagli inverosimili quantitativi di zucchero che Ryuzaki introduceva nel proprio corpo.

«Potresti essere più esplicita, Amane-san» la invitò Ryuzaki, producendo nel frattempo irritanti schiocchi rumorosi sul lecca-lecca, che disgustarono ulteriormente la ragazza.

«Le manette, brutto maniaco! Le manette!» sottolineò indicando il polso di Ryuzaki con una smorfia di ribrezzo.

«Le manette?» ripeté perplesso Ryuzaki.

Misa annuì sollevata: forse Ryuzaki stava iniziando a capire. 

«Siete sempre attaccati! È una cosa… da gay!»

«In che senso?» fece Ryuzaki, grattandosi la tempia, incapace di vedere quel nesso che per Misa era evidente.

«Nel senso che siete due maschi!» spiegò Misa, come se questo potesse chiarire tutto.

«Questo mi sembra evidente...» concordò Ryuzaki, indicando con un cenno le sue fattezze e quelle di Light.

Misa vide Light rannicchiarsi ancora di più nel suo angolo di sofà: immaginare cosa dovesse sopportare a causa di quel pervertito di un detective le diede ancora più forza per perseverare in quella estenuante battaglia…

 

*

 

«Ryuzaki, visto che fai finta di non capire, te lo dirò chiaro e tondo: quello che stai facendo è sleale…» disse Light, indignato. «Mi riferisco al modo in cui ogni volta ti servi di me per esasperare lei… senza il mio consenso.»

Ryuzaki rimase in silenzio per un lungo momento, imperscrutabile, giocherellando con le maglie della catena.

«Accidenti, mi hai scoperto» dichiarò come se fosse appena stato sorpreso a fare una marachella. «Eppure sono sicuro che, non molto tempo fa, giocare sporco non fosse un problema per te» aggiunse subito dopo.

«Non ricominciare» lo stroncò Light sul nascere.

«Sei infastidito perché sai che ciò che penso di te è vero» disse calmo Ryuzaki.

«Sai già come la penso su quello che pensi» si difese immediatamente Light.

«E adesso usi Amane come scusa perché ti infastidirebbe ancora di più scoprire che sia vero…» incalzò Ryuzaki, «ciò che tutti ormai pensano di noi

 

 *

 

Ryuzaki si sfilò lentamente il dolce dalle labbra per meglio affrontare Misa Amane. Mise su un cipiglio severo e scandì le parole come se stesse parlando con un bambino particolarmente ottuso.

«Amane, guarda che io non sono affatto gay!» disse, ondeggiando nel mentre il lecca-lecca a mo’ di bacchetta proprio sotto il naso di Misa.

Poco mancò che le venisse un aneurisma. Con l’ultimo rimasuglio di lucidità che le rimaneva, afferrò saldamente il polso di Ryuzaki e lo allontanò con decisione dal suo spazio vitale, per poi continuare con la solita, esuberante energia.

«Mi prendi in giro?!»

«Certo che no» affermò con orgoglio, liberandosi dalla presa della ragazza e riprendendo a gustarsi il suo enorme dolciume. «Io non sono affatto gay. E tu, Light?»

Light si limitò a sbottare uno stizzito «Ryuzaki!» per poi tornare guardare ostinatamente il muro alla sua destra, con la ferma intenzione di non farsi coinvolgere in quell’assurda conversazione…

 

*

 

Iniziare una conversazione con Ryuzaki non portava mai a nulla di buono, perché non c’era logica, né buon senso, in quello che Ryuzaki diceva. O perlomeno, Light non era ancora riuscito a trovarne un briciolo. 

Nemmeno avrebbe saputo dire come erano arrivati a fare quello che avevano fatto, sapeva solo che a un certo punto, insieme all’aria che respirava, c’erano le labbra di Ryuzaki perfettamente incastrate tra le sue.

Gli ultimi stralci di quella discussione sempre più serrata sfumavano nella sua memoria, lasciando il posto solo a quella bocca che si muoveva piano sulla sua, lambendo prima il labbro inferiore e poi quello superiore, un po’ incerta, come chi assapora un cibo che ancora non sa come gustare.

Avrebbe dovuto respingerlo. Di certo avrebbe potuto. Avrebbe giurato che stava per farlo.

Ma poi la mano di Ryuzaki gli aveva circondato la nuca, usando un tocco del tutto diverso da quello che solitamente adoperava col resto del mondo, e in qualche modo sentì che quel privilegio era riservato solo ed esclusivamente a lui.

E così, preda di una sconosciuta euforia, aveva aggrovigliando le dita tra quei capelli scuri e irrimediabilmente scompigliati. E poi lo aveva attirato di più a sé.

E in quel momento fu sicuro che né con Misa, né con altri all’infuori di Ryuzaki…

 

*

 

«Light non ama parlare di questi argomenti» stava spiegando Ryuzaki a Misa, «tuttavia, sarei felice se fosse meno riservato. Mi piacerebbe conoscerlo meglio.»

«Meglio dici, Ryuzaki?» lo aggredì Misa, «direi che lo conosci molto più di quanto sia concesso a me! Non dormite forse nello stesso letto?»

«Solo per praticità, la catena è corta per star comodi in due letti separati» ammise Ryuzaki.

«E scommetto che fate anche la doccia insieme!» tirò a indovinare Misa.

«Solo perché Light insiste nel volersi lavare ogni giorno...»

«Cosa?? Non dirai sul serio?! Light, è la verità?»

Il diretto interessato però non rispose: se ne stava ancora lì, a fissare il muro imbambolato e ad accarezzarsi stupidamente le labbra, mentre Misa lo guardava sconcertata, immaginando quali torture dovesse sopportare a causa di quel maniaco...

 

*

 

«Allora?» soffiò Ryuzaki sulle sue labbra, «ti è piaciuto, o no?»

Light rimase di stucco: sdraiati sotto le lenzuola scomposte, col viso di Ryuzaki a pochi centimetri dal suo e ancora avvinghiati l’uno all’altro, la risposta a quella domanda era fin troppo ovvia.

«Ryuzaki… non fare mai più una cosa del genere» disse con voce ferma, premendogli l’avambraccio sul petto per allontanarlo.

«Sei sicuro?» insisté Ryuzaki, senza spostarsi più di tanto, «vuoi dire che Amane bacia meglio di me? Possiamo riprovare, se vuoi...»

Light lo guardò esterrefatto, cercando di capire se stesse proprio dicendo sul serio.

«NO!» scandì con così tanta veemenza che Ryuzaki arretrò leggermente. 

Per qualche secondo si fissarono al buio, cercando di capire l’uno cosa passasse nella testa dell’altro, finché Ryuzaki non si sporse nuovamente verso di lui, recuperando in fretta la sua solita impertinenza…

«…No che non bacia meglio di me, o no che non vuoi riprovare?» 

 

*

 

Uno scossone strappò via Light dai suoi pensieri, riportandolo alla realtà: era Misa che, com’era prevedibile, si era scagliata contro Ryuzaki, il quale brandiva il variopinto lecca-lecca come unico deterrente per impedirle di picchiarlo. Così i due erano giunti ad uno stallo e si limitavano a guardarsi in cagnesco. 

Light avrebbe volentieri continuato a fingere di non esistere, ma Ryuzaki non era dello stesso avviso.

«Light, tu cosa ne pensi?» gli domandò cauto, chiamandolo in causa.

In quel momento, a dire il vero, Light aveva tutt’altro per la testa, ma non potendo ovviamente esternare i suoi reali pensieri, si limitò a sospirare e ad alzare gli occhi al cielo, domandando senza un vero interesse: «Su cosa, esattamente?», dato che ormai aveva perso il filo del discorso.

«La tua ragazza sostiene che trascorrendo così poco tempo con lei tu possa diventare gay da un giorno all’altro a causa mia.»

Light si premette un palmo sulla fronte con frustrazione, sentendo quelle assurdità per l’ennesima volta.

«Misa, non ti ci mettere anche tu, ora» disse seccato. «Solo perché ci siamo baciati una volta, non significa né che stiamo insieme, né che io sia gay, perciò gradirei che la smettessi con queste allusioni ad una nostra ipotetica, nonché immaginaria, relazione!»

Un silenzio tombale calò su quel trio mal assortito, interrotto solo dal tonfo sordo del lecca-lecca che sfuggì alla presa di Ryuzaki, appiccicandosi al tappeto.

Light guardò il lecca-lecca, e poi Ryuzaki, che lo fissava sconvolto come chi ha subito il più vile dei tradimenti; poi guardò Misa, che guardava Ryuzaki con la stessa espressione con cui Ryuzaki guardava lui.

Ma quando capì cosa quei due idioti avevano capito, era troppo tardi.

«RYUZAKI…»

Nessuno aveva mai visto Misa così furiosa.

Ryuzaki si voltò verso di lei, senza peraltro riuscire a staccare gli occhi da Light, e venne brutalmente colpito in faccia dal suo stesso lecca-lecca, che Misa aveva recuperato da terra e adesso usava come arma impropria per portare a compimento la sua vendetta…

 

*

 

Più tardi, quella sera, quando Ryuzaki si girò nel letto, la catena si tese di nuovo.

«Ahi…» si lamentò, rimettendosi sulla schiena. La guancia dove Misa lo aveva colpito gli doleva in quella posizione.

«Ben ti sta, Ryuzaki» rincarò Light, disteso immobile accanto a lui. «Ti avevo detto che prima o poi uno di noi si sarebbe fatto male.» 

«Mi ha colto alla sprovvista» si giustificò con una smorfia di dolore. «E poi non pensavo che Light-kun avrebbe spifferato tutto alla sua ragazza.»

«Spifferato cosa? Guarda che stavo parlando di me e lei. Sei stato tu a fraintendere» ribatté Light, che nonostante tutto aveva ancora la forza di battibeccare.

«…raccontalo a qualcun altro, Light» lo liquidò Ryuzaki.

Light strinse le labbra. Per tutto il giorno non aveva pensato ad altro e, per quanto si sforzasse di minimizzare quanto era successo tra loro, più ci pensava, meno riusciva a smettere di pensarci.

«Se non fosse stato per le tue… stupidaggini, Ryuzaki… non sarebbe successo nulla di tutto questo.»

Ryuzaki rimase zitto a fissare il soffitto, le dita che tamburellavano nervose sullo stomaco.

«…non l’ho fatto mica perché mi andava di farlo» disse poco dopo, voltandosi a guardarlo.

Light strinse i pugni e si girò a sua volta verso di lui.

«Il problema, Ryuzaki, non è quello che fai…. ma come lo fai.»

Ryuzaki abbassò lo sguardo, pensieroso, risucchiando le labbra all’interno della bocca.

«Quindi Light-kun non sarebbe contrario a certe stupidaggini, se fatte nel modo che reputa corretto?» disse poi, sporgendosi verso di lui.

Anche Light si avvicinò ancora, scivolando nella sua parte di letto.

In quel momento, erano davvero troppo vicini perché non succedesse di nuovo.

E poi, calamitate l’una dall’altra come due gocce di mercurio, le loro labbra si unirono di nuovo. 

E anche se presto il destino li avrebbe divisi per sempre, ormai non era più una catena a tenerli legati.





 

Saluti finali

E poi, in un folle momento di nostalgia, succede che mi viene voglia di riprendere questa shot iniziata e mai conclusa per questa raccolta che non speravo più di proseguire. E così, dopo un bel restauro, vi ripropongo oggi questa storiella che ormai è talmente vecchia che ha smesso pure di essere ridicola. È vintage! 😎
Per i nostalgici come me, purtroppo dubito seriamente che scriverò altri Embarrassing Moments, non credo nemmeno che sarei più capace di scrivere di loro in questo modo… quindi la raccolta può considerarsi conclusa.
Anche se… mai dire mai xD

Come sapete, il mio drive pullula di queste cazzate ed è una piccola soddisfazione vederle qui dove era previsto che fossero. Spero abbiate trascorso piacevoli quarti d’ora in compagnia di queste storielle, ma se non me lo dite in una recensione, io non posso saperlo, quindi… recensite! 🌺



Questa storia è candidata agli Oscar della Penna 2024 indetti sul forum Ferisce la penna

Note per chi non conosce il fandom:

La storia è ambientata nella prima parte dell’opera, quando Light perde i ricordi ed L decide di scagionare lui e Misa (accusati rispettivamente di essere Kira e il secondo Kira, i due serial killer che uccidono tramite un Quaderno della morte), a patto che Light resti incatenato a lui fino alla cattura del vero Kira.
Ma L in cuor suo è ancora convinto che Light sia Kira e non perde occasione di provocarlo, chiedendogli persino di diventare intimo con Misa, la sua sedicente fidanzata.
Light ha ricordi confusi su Misa, poiché la perdita di memoria cancella i ricordi relativi al Quaderno, e il suo incontro con Misa è avvenuto proprio per merito di esso, quando contestualmente si è trovato costretto ad inscenare un finto fidanzamento con lei (che per Misa, innamorata persa di lui invece, è reale eccome)

La frase che Light pronuncia alla fine della storia (“Solo perché ci siamo baciati una volta, non significa né che stiamo insieme, né che io sia gay, perciò gradirei che la smettessi con queste allusioni ad una nostra ipotetica, nonché immaginaria, relazione”) può essere letta sia riferita a Misa che ad L, cambiandone leggermente il senso: con Misa, infatti, c’è stato davvero un bacio canon prima della perdita dei ricordi, cosa che lei non manca di ricordargli (il bacio con L, invece, è solo frutto della mia mente malata, purtroppo!)
A voi decidere se Light si riferisse genuinamente a Misa o se si sia trattato di un vero e proprio lapsus :)





 

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