Soundtrack

di GoldenRing
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La vita continua ma il tuo ricordo mi tormenta ***
Capitolo 2: *** Non è tutto oro quel che luccica ***
Capitolo 3: *** Chiamata a mezzanotte ***
Capitolo 4: *** Cresciuti e maturati ma sempre gli stessi ***
Capitolo 5: *** Una famiglia ritrovata ma una perduta? ***
Capitolo 6: *** Ad un passo da te ***
Capitolo 7: *** Shh, nii-san ***
Capitolo 8: *** Consapevolezza da entrambe le parti (1) ***
Capitolo 9: *** Consapevolezza da entrambe le parti (2) ***



Capitolo 1
*** La vita continua ma il tuo ricordo mi tormenta ***


Eri non sarebbe tornata a casa in tempo. 
 

Lo sa e lo odia.
 

Fa caldo per essere fine aprile, l'aria è umida e tutto le sembra appiccicarsi sulla pelle, irritandola ancora di più. L'incontro con Inui-san è durato stupidamente a lungo, protraendosi per tutto il pomeriggio. 
 

"Puoi andare più veloce?" chiede a suo padre sulla via del ritorno."Voglio tornare a casa".
 

Aizawa le dà uno dei suoi sguardi esitanti "Non posso andare più veloce di così, Eri" risponde invece.
 

"Vuoi parlarne, biscottino?" 
 

Yamada, suo papà, si gira per guardarla. Il ciuffo biondo che gli offusca la vista viene tirato indietro con un gesto della mano.
 

La bambina scrolla le spalle, non incontrando i suoi occhi "Voglio tornare a casa". 
 

Cadendo pesantemente sullo schienale del sedile, incrocia le braccia mentre i suoi padri condividono uno sguardo preoccupato. Guarda brevemente fuori dal finestrino non concentrandosi su nulla in particolare. 
 

"Non vuoi passare da Tsukimi-san?" 

 

Eri gira la testa verso Hizashi. È venerdì, e come ogni fine settimana, Eri e i suoi genitori vanno da Tsukimi-san: una signora grassottella sui sessant'anni con occhi gentili e voce calda, che prepara i migliori gelati di tutta Musutafu e dintorni. 

 

"No, voglio tornare a casa" ripete spostando definitivamente lo sguardo verso gli alti alberi fuori dal finestrino.

 

Suo papà la fissa brevemente con i suoi brillanti occhi verdi; poi si gira verso suo marito che, però, è concentrato a guardare la strada. Ritrovandosi di fronte ad un doppio rifiuto, l’uomo si stringe nelle spalle cadendo sul sedile.

 

"Va bene, torniamo a casa."

 

Riconoscendo il tono dispiaciuto Eri si sgonfia subito, abbassando le spalle. La sua faccia si accartoccia in una strana smorfia mentre tutte le energie abbandonano il suo corpo. Sa quanto è difficile per suo papà trovare del tempo libero da trascorrere in famiglia. Ha tre lavori ed è costantemente impegnato tra la scuola, le pattuglie e i pomeriggi alla radio.

 

Dopo averci riflettuto ancora un po’ si convince a credere di aver fatto la cosa giusta. Ne aveva parlato tanto con Inui-san e ora riconosce che costringersi a fare qualcosa che non vuole non è sano. Più volte l’eroe cane le aveva ripetuto che i suoi genitori avrebbero capito e, oggi, Eri spera davvero che possano farlo.

 

Chiude momentaneamente gli occhi appoggiando la fronte sul freddo vetro. Prende un respiro profondo trattenendosi dallo scalciare i piedi a terra e urlare. Prova una strana sensazione alla bocca dello stomaco, vuole stringere i pugni e sbatterli sui sedili. Sembra rabbia, sembra frustrazione; semplicemente non sa cosa provi il settanta percento delle volte. Ora è solo un sentimento incredibilmente travolgente.

 

A peggiorare la situazione è un incidente sulla strada di casa. Un camion che trasportava liquido infiammabile si era ribaltato ed era andato a fuoco, colpendo cinque auto nel processo. Sembrava non ci fossero feriti gravi o morti e che gli eroi intervenuti avessero tutto sotto controllo. 

 

Tuttavia, suo padre accosta l'auto, sotto lo sguardo scrutatore degli altri due passeggeri.

 

"Scendo a dare un'occhiata" dice legandosi i lunghi capelli neri in una bassa coda "I civili sembrano essere nel panico. Tu rimani con Eri" 

 

Aizawa sposta lo sguardo da suo marito a sua figlia "Saró veloce, il tempo di controllare la situazione e vedere se hanno bisogno di un aiuto extra" rassicura.

 

Yamada annuisce dandogli un bacio sulla guancia e salutandolo con un "Fai attenzione" sussurrato. Non ricevendo risposta dalla figlia, Aizawa gira la testa verso i sedili posteriori.

 

"Non possiamo tornare semplicemente a casa?" Eri non incontra il suo sguardo, stropiccia con le dita le ciliegie ricamate sulla sua gonna bianca.

 

"Piccola, sai che non posso. Papà ed io siamo eroi, dobbiamo sempre intervenire".

 

"Lo so, ma non possiamo solo tornare a casa per una volta?" sospira Eri in un sussurro stanco.

 

"Piccola, è mio dovere andare lì e-"

 

La bambina geme, chiude le mani in due forti pugni "È vostro dovere anche badare a me. Siete i miei genitori e io voglio tornare a casa".

 

I due eroi la guardano sorpresi, allontanandosi leggermente. Due paia di sopracciglia la osservano sollevate, le bocche sono leggermente spalancate. Entrambi chiaramente non si aspettavano uno sfogo del genere. Eri li fissa di rimando, con le guance rosse e leggermente imbarazzata per aver urlato.

 

Shouta è il primo a riprendersi, seguito prontamente da suo marito. Addolcendo il suo viso, si avvicina alla figlia: "Certo che siamo i tuoi genitori, piccola, sarai sempre la nostra più alta priorità ma siamo anche eroi. Non possiamo semplicemente fingere di non vedere e passare avanti quando le persone hanno bisogno di noi." 

 

"Ha ragione Shouta, biscottino." interviene Yamada passandole una mano tra i capelli bianchi "Sei la cosa più importante per noi." Le ricorda con sincerità. "Resteró con te, aspetteremo tuo padre e poi correremo a casa".

 

La piccola si affloscia rassegnata, guarda prima suo papà e poi suo padre che scaccia con un gesto della mano "Va bene, ho capito. Solo fai presto".

 

Aizawa la guarda ancora per un istante prima di scendere dall'auto e correre con passo titubante verso gli altri eroi. Eri lo vede scambiare alcune parole con un poliziotto e poi dirigersi verso dei civili per allontanarli dal luogo dell'incidente. 

 

Passa un'ora prima che possano mettersi di nuovo in viaggio. Un'ora che Eri trascorre stesa sui sedili posteriori con la borsa a farle da cuscino e la giacca a coprirle le spalle.

 

"Sembra che si sia addormentata" dice Hizashi a Shouta, quando sale in auto. Ha un leggero fiatone e alcune gocce di sudore gli scendono dalla tempia. La bambina sente i loro occhi sulle spalle così finge più intensamente di dormire, stringendosi nella sua giacca. 

 

Mentre mette in moto l'auto e si allaccia la cintura, l'uomo grugnisce silenziosamente. "Sembra di sì".

 

A causa del traffico dell'incidente, tornano a casa con tre ore di ritardo, quando è già sera inoltrata. Eri finisce per addormentarsi per davvero non rendendosi conto quando i suoi genitori si fermano per prendere cibo da asporto.

 

"Abbiamo preso katsudon, il tuo preferito" la ferma Shouta dopo essere entrato dalla porta ed essersi tolto le scarpe.

 

"Non ho fame" gli risponde "posso andare in camera mia?" 

 

I due adulti si guardano brevemente, suo padre sembra contrario, sempre convinto che non debba andare a dormire senza aver mangiato qualcosa. Suo papà, invece, rimane in un silenzio contemplativo.

 

"Certo, biscottino" le bacia dolcemente la fronte "Non dimenticare di lavarti i denti, okay?".

 

La bambina si irrigidisce al gesto per poi sciogliersi ed annuire brevemente. Corre nella sua camera dopo aver chiuso la porta e prende il suo tablet. Il rosa della cover brilla nella penombra della stanza e gli adesivi a forma di unicorno riflettono la luce dell'abat jour.

 

Eri digita velocemente qualcosa sulla tastiera mentre i suoi genitori parlano nell'altra stanza. Non si ferma ad ascoltarli come fa di solito ma anzi, focalizza la sua attenzione sul cerchietto del caricamento della pagina, incitandolo a caricarsi più velocemente.

 

Dall'impazienza sbatte i piedi contro il longherone del letto. Clicca velocemente su un video e abbassa il volume affinché i suoi genitori non sentano nulla. Un sorriso dipinge le labbra quando il video parte.

 

"È un giovane, anzi giovanissimo cantante e stella emergente che da anni conquista tutte le classifiche americane. Dall'inizio della sua carriera ha venduto oltre 10 milioni di album, 215 milioni di tracce digitali di cui 100 milioni solo entro i confini statunitensi, che lo pongono tra gli artisti di maggior successo nel panorama discografico internazionale".

 

Eri guarda Yaorei Kiro, una delle intervistatrici più famose di tutta la nazione muoversi e gesticolare sullo schermo.

 

"Ha ottenuto riconoscimenti in Canada,Spagna, Italia, Cina, Giappone, Corea e tanti altri paesi. Ha scalato le classifiche Billboard 100 accaparrandosi il primo posto più velocemente di qualsiasi altro cantante e rimanendo nelle prime posizioni per ben due anni consecutivi.

 

Non basterebbero ore per descrivere la sua giovane ma ricca carriera di musicista, cantante e cantautore. Diamo un caloroso benvenuto e bentornato a Izuku Midoriya"

 

Nel video un giovane 20enne dai capelli verdi ed un sorriso smagliante entra nello studio di NippoNews, uno dei programmi pomeridiani più seguiti in Giappone. 

 

Un' inquadratura mostra il pubblico urlare incessantemente il suo nome ed applaudire fragorosamente. Con una lunga ripresa il giovane si avvicina alla conduttrice e si inchina leggermente in avanti, totalmente rigido come se non fosse più abituato a quel tipo di saluto. Eri ridacchia leggermente, non è l’unica ad aver notato quel particolare, per un istante anche il sorriso del cantante diventa autoironico.

 

"Buonasera e grazie per avermi qui oggi" recita alzandosi velocemente dal suo inchino.

 

"Come stai, Midoriya-san?" gli chiede la donna facendo sedere entrambi uno di fronte all'altro su morbide poltroncine blu.

 

"Benissimo, sono emozionato di essere stato invitato qui oggi" 

 

"E noi siamo felici che tu abbia accettato l'invito. Raccontaci, come ci si sente a ritornare in Giappone dopo quasi cinque anni?"

 

"Beh, è strano?" il giovane ride portandosi una mano ai capelli, imbarazzato. Eri si avvicina allo schermo del tablet, unisce le ginocchia e le porta al petto. "Tutto è familiare ma anche estraneo? È diverso ma anche nostalgico. Mi è davvero mancato il Giappone".

 

Il pubblico inizia ad applaudire e ad urlare il suo nome. Il video mostra anche alcune fan più accanite saltare sui propri piedi e intonare cori di apprezzamento.

 

"E dalle urla posso dire che anche al Giappone sei mancato" ridacchia la conduttrice, girandosi sulla sedia per incitare il pubblico. 

 

Il cantante si porta le mani alla faccia, imbarazzato, come a volersi nascondere ma le sue spalle sono rilassate e il suo sorriso luminoso, chiaramente abituato all'amore dei propri fan.

 

"Bene, Midoriya-san-"

 

"Oh, per favore, mi chiami Izuku, Midoriya-san mi fa sembrare vecchio. Sono così abituato ad essere chiamato per nome che fa strano il contrario" 

 

La donna lo guarda divertita, mentre con le mani calma gli ultimi "Izuku ti amo" e "Izuku ti adoro" urlati della folla.

 

"Bene, Izuku, questa è la tua prima intervista ufficiale in Giappone. Vuoi raccontarci come mai non hai mai pensato ad un tour al di fuori dell'America?".

 

"Sono diventato famoso davvero giovane; avevo 17 anni ed è stato un po' per caso. Volevo continuare a studiare e per quanto ami la musica e cantare, lo studio e la mia formazione sono una parte fondamentale per me. Non potevo e non volevo abbandonarli per alcuni anni". 

 

Eri scruta ogni piccola mossa del cantante, alla ricerca di piccole bugie.

 

"È stata una scelta inusuale. Non molti cantanti la pensano come te."

 

"Vero, sono stato fortunato ad avere fan che hanno compreso le mie scelte. Ancora oggi sono fortunato. Il loro amore e il loro sostegno sono una spinta a continuare".

 

"Hai detto che è stato un po' per caso l'inizio della tua carriera come cantante. Ti va di ricordarci come è successo?"

 

Il giovane si prende alcuni momenti per pensare. I fan tra il pubblico sono silenziosi mentre ascoltano, desiderosi di sapere di più sul loro idolo.

 

"Certo." incomincia "Non ne parlo molto, ma dopo l'incidente di mia madre ho avuto difficoltà ad andare avanti e a riprendere in mano la mia vita" il cantante si schiarisce la gola. "L'incendio, il trasferimento in America … mi sono ritrovato catapultato in una vita che non riconoscevo più come la mia".

 

Eri si accuccia in avanti come se fosse una piccola palla. Con una mano traccia le linee del volto di Izuku.

 

"Quindi ho fatto qualcosa che trovavo di conforto e che facevo spesso con mia madre: ho iniziato a cantare. Lo facevo ovunque, a casa, sulle scale, per strada, negli spogliatoi. Solo che, una volta, la mia agente Vanessa, che allora era la mia compagna di scuola, lo ha registrato e pubblicato sul suo TikGram ed è diventato virale".

 

Il giovane cantante sorride al ricordo, emozionato come se fosse la prima volta che lo racconta "Vanessa è stata punita per aver registrato negli spogliatoi maschili mentre io, invece, sono stato contattato da una casa discografica". 

 

"E il resto è storia" Yaorei appoggia la mano sulla sua coscia, piegandosi leggermente in avanti. Il pubblico ride con loro, partecipando attivamente con grida e cartelloni alla loro conversazione. "Abbiamo una foto di te e Vanessa, mostriamola al pubblico".

 

Grida calorosa e unanime salgono dal pubblico. È un selfie di due giovanissimi quindicenni, guancia a guancia. Izuku ha gli occhi chiusi e un sorriso tutti denti, Vanessa con le sue treccine afro fa la linguaccia. Entrambe le loro mani si sfiorano in segno di vittoria. 

 

Eri sorride malinconica. 

 

"Ricordo quella foto, Vanessa l'ha scattata quando siamo andati in gita all'American Hero Museum, quello dove è esposta la statua di All Might" commenta il giovane cantante con entusiasmo.

 

"Ah, sì, quella che è stata imbrattata dai vandali, giusto?"

 

Midoriya annuisce, poi torna a fissare la foto con una strana espressione sul volto. "Siamo stati fortunati a vederla prima, era davvero impressionante" aggiunge mentre Yaorei-san, con un'espressione di rammarico, concorda.

 

Eri ricorda bene quella faccenda. Era accaduto quasi quattro anni prima e i media ne avevano parlato senza sosta per giorni, rimarcando l'ira e lo sdegno che tutto il Giappone aveva provato alla notizia. Alcuni giovani, o almeno era quello che sospettavano, avevano rovinato con fori, martellate ed imbrattato di scritte, disegni, l'intera statua di All Might che era stata inaugurata dalla stessa Star and Stripes in occasione dei 30 anni di carriera del simbolo della pace.

 

Eri ricorda anche l'ansia che provarono i suoi genitori. Sa che sono amici intimi di All Might e anche se suo padre finge di non sopportarlo, in realtà si preoccupa per lui. Una sera li aveva sentiti parlare di cosa avrebbero dovuto fare per rassicurare la gente, di cosa avrebbero dovuto mostrare e di come quella fosse stata una chiara sfida al Giappone e soprattutto ad All Might in persona. Erano stati momenti difficili soprattutto quando tutti gli insegnanti e lo stesso preside si erano riuniti per discutere sull'accaduto. Quando Eri chiese spiegazioni, però, fu lo stesso All Might a tranquillizzarla regalandole uno dei suoi sorrisi splendenti. 

Eri ricambiò con uno altrettanto grande, non aveva capito bene perché tutti fossero così su di giri, ma si fidò di All Might, così come il giorno successivo fece la maggior parte del Giappone.

 

"Dio, ero così nerd per gli eroi in quel periodo" si sente metà in inglese e metà in giapponese dallo schermo. Eri abbassa lo sguardo su l'intervistatrice. 

 

"Eri?" la donna guarda con un sopracciglio alzato la sua giacca di Gang Orca.

 

"Potrei ancora, non dico nulla". Un sorriso malizioso dipinge il volto di Izuku mentre casualmente scrolla le spalle.

 

"Parlando di eroi" Yaorei-san cerca di cambiare argomento "raccontaci di più sui tuoi progetti qui. So che ha a che fare con un eroe in particolare" lo incoraggia mentre Eri si rianima al suggerimento.

 

"Sì, sono davvero elettrizzato. Ho collaborato alla stesura del soundtrack del prossimo film di HeroFilm: La storia di Present Mic che uscirà il prossimo 21 giugno".

 

"Manca poco più di un mese" continua dopo una breve pausa.

 

"Esatto, non è ancora uscito il trailer ma fate attenzione perché ci sarà la magia del nostro talento d'oro".

 

"Non mi metta in imbarazzo, Yaorei-san" 

 

"Ti si addice una sfumatura rossa sulle guance" sorride la conduttrice mentre il giovane nasconde il volto tra le mani per poi guardarla con un' espressione tradita.

 

"È il tuo primo debutto come musicista e compositore. Come è stato?" 

 

"Esattamente spaventoso come sembra" il ragazzo la guarda con occhi comicamente grandi "Scrivere per il film di Present Mic è stato un onore, il solo essere stato preso in considerazione dai produttori di HeroFilm per me è stato un onore immenso. Insieme ad All Might, Present Mic è uno degli eroi più importanti della mia infanzia. Sono cresciuto bevendo latte e ascoltando "Put Your Hands Up". Gli occhi del cantante si illuminano brevemente, poi una smorfia di nostalgia si dipinge sul viso.

 

"Ascoltavo ogni mercoledì la rubrica delle curiosità sugli eroi. Ancora oggi quando posso lo ascolto. Present Mic è fantastico ed un eroe eccezionale" continua con le stelle agli occhi. 

 

"Quindi, ho davvero sentito la pressione delle aspettative quando sono stato ingaggiato. È stata una bella sfida. Fortunatamente, sono stato accompagnato dalla squadra di Jirou-san." Sullo schermo appare una foto con alcune persone e Midoriya in una sala di registrazione. Alcuni di loro sono concentrati ad ascoltare un brano dalle cuffie, Midoriya con la lingua da fuori annota qualcosa su uno spartito sul tavolo.

 

"Mi hanno capito subito, hanno scherzato e alleggerito l'atmosfera quando il mio nervosismo tendeva a farmi avere più paranoie del dovuto". Yaorei mostra il suo genuino interesse, annuendo con la testa qua e là.

 

"Anche se abbiamo lavorato prettamente tramite Skype e scambi di email mi sono sentito accolto e vicino a loro. Sono davvero talentuosi, davvero fenomenali."

 

"Sembra fantastico ma in tutto questo tempo hai avuto la possibilità di conoscere Present Mic?"

 

Eri, dall'altro lato dello schermo, beve ogni goccia dell'intervista come se fosse acqua in un deserto. Prova una strana sensazione allo stomaco ascoltando Izuku parlare di suo padre.

 

"Purtroppo no" Izuku si sgonfia sulla sedia, le sue spalle cadono così come il suo sorriso "se non riesco prima, sono certo che alla prima potrò sicuramente chiedergli un selfie e forse riuscirò anche a strappargli un autografo. Sai per il me-bambino".

 

"Certo per il te-bambino" Yaorei-san nasconde una risata dietro il palmo della mano. 

 

"Per chi altro, sennò?" domanda retorico Izuku guardando alla telecamera in modo civettuolo.

 

"Dicono che potresti essere nominato- se non anche vincere- l'Oscar come miglior canzone. Cosa ne pensi?" 

 

"Come possono dirlo, non hanno ancora sentito la mia canzone?" geme Midoriya imbarazzato portandosi una mano sulla fronte.

 

"Beh, sanno chi hanno davanti. Dicono che la capacità di alcune persone di creare musica è unica e sebbene anche l'esperienza abbia molto a che fare con essa, la maggior parte è una questione di talento. E tu, Midoriya Izuku ne hai di talento o sbaglio?*" 

 

Il pubblico va in delirio e grida il nome di Midoriya, alcune ragazzine saltano come cavallette, altre piangono come fontane, altri ancora gli fanno i complimenti più osceni.

 

Eri stringe la mano a pugno. Una sensazione spiacevole le si annida nello stomaco, un senso di acidità le brucia la gola.

 

Quando il pubblico si placa un po', Yaorei-san riprende a parlare "Allora non ci vuoi svelare neanche il titolo della canzone principale?"

 

"Beh, forse potrei? In fondo non è una semplice intervista quella di oggi" dice Midoriya con un sorriso leggermente teso che Eri nota immediatamente. "Il titolo è “High Hopes” e parla dell’importanza di seguire i propri sogni e vederli realizzati contro ogni più rosea aspettativa. Penso sia perfetta per descrivere la storia di un eroe come Present Mic. Ovviamente non posso rivelarvi nulla ma capirete guardando il film". Midoriya fa un occhiolino alla telecamera.

 

"Si preannuncia una canzone fantastica solo già dal titolo. Non vediamo l'ora di ascoltarla, Izuku". 

 

"Avrei anche un'altra cosa da dire" aggiunge il ragazzo con un tono più serio. 

 

Eri, se possibile, si avvicina ancora di più al tablet. 

 

"Avete sentito, pubblico" Yaorei guarda il suo ospite con interesse "Izuku ha per noi una sorpresa, giusto?" 

 

"In realtà" il cantante diventa molto più timido " ho un annuncio da fare, molto più personale".

 

Yaorei si avvicina al ragazzo, con una mano ed un caldo sorriso lo invita a continuare.

 

"Non sono tornato in Giappone solo per la mia carriera e la mia collaborazione con HeroFilm, ma anche per una ragione molto speciale".

 

L'atmosfera dello studio si fa più densa, il pubblico silenzioso ora ascolta senza battere ciglio. "Sto cercando una persona".

 

Eri sente il cuore battere furiosamente. La saliva in bocca si è asciugata e per un attimo non riesce a deglutire.

 

Sullo schermo, il cipiglio di Midoriya si distende trasformandosi in un'espressione più dolce. "È una bambina, la amo come una sorella. L'ho incontrata anni fa in circostanze particolari e da allora non l'ho mai dimenticata".

 

"È a mia madre ma soprattutto a lei che dedico ogni mio traguardo perché più ho successo, più sono famoso, più ho speranza che mi veda e mi riconosca". 

 

"Wow, che storia, gente" la conduttrice sembra davvero sorpresa "Puoi dirci come si chiama? Magari possiamo aiutarti a trovarla".

 

"No, non voglio invadere la sua vita così all'improvviso. Voglio solo farle sapere che sono qui e che non ci è mai stato un giorno in cui non ho pensato a lei e non mi sia rimproverato di non aver fatto abbastanza".

 

Eri si alza di scatto dal letto e resta immobile, incredula. Deve essere sicura di quello che sente.

 

"Eravamo bambini quando ci siamo incontrati per la prima volta. Lei aveva 4 anni, io ne avevo 13. Viveva una situazione difficile ed io non ho potuto fare niente per aiutarla" il cantante si schiarisce la gola, mentre con una mano si aggiusta il colletto della maglia. 

 

"Semplicemente le cantavo quando potevo e a lei sembrava piacere. Si addormentava tra le mie braccia, dicendo di sentirsi al sicuro" Izuku si prende una pausa di alcuni secondi. Guarda le sue mani nel frattempo, chiudendole a pugno e cercando il coraggio di continuare. 

 

"So che è uscita da quella situazione ma vorrei sapere se sta bene. Non ho più tredici anni, ora potrei essere quella figura di cui aveva bisogno anni fa, potrei… Potrei fare molto di più"

 

"Sono sicuro che lei mi stia guardando ora quindi devo dirlo" mormora più a se stesso che a Yaorei o al pubblico. Con uno sguardo acceso rivolge la sua attenzione alla telecamera, ad Eri.

 

"Fiocco di neve ti ho promesso che ti avrei portata via, che ti avrei protetto e che quando lo avrei fatto nessuno avrebbe più potuto separarci. Per favore, per favore, se hai modo di contattarmi, fallo."

 

Eri mette in pausa il video e guarda con uno sguardo assente il suo tablet. Lo alza tremante e lo stringe forte al petto. Piange silenziosamente mentre un singhiozzo le squarcia il corpo. Non asciuga le lacrime che cadono lungo le guance e con un leggero tonfo e senza fare nessun altro rumore, si appoggia sul materasso e chiude gli occhi.

 

Stringe la presa sul suo tablet, fingendo sia il ragazzo dai capelli verdi. Suo fratello.

 

Che non l'ha dimenticata. 

 

Suo fratello che è diventato famoso per lei, per poterla ritrovare, che era andato via, così lontano ma che, anche dopo lui, dopo tutto quello che lui gli ha fatto, è tornato. 

 

Suo fratello, a cui non importa della sua maledizione o che sia una cattiva bambina. 

 

Eri schiaccia la guancia nel tentativo di asciugarsi le lacrime. Si alza e un nuovo pensiero le riscalda il corpo: lei e suo fratello si sarebbero rivisti, e sarebbero stati per sempre insieme e nessuno, nessuno, potrebbe più separarli. 

 

Né i suoi genitori, né l'ombra di Chisaki.

 

Non ha tempo, deve dirlo ad Aizawa e a Yamada. Apre la porta e si incammina per il corridoio buio.

 

***

 

"Sho, è normale per Eri fare i capricci, lo ha detto Inui-san" Yamada è sul divano mentre suo marito cammina nervosamente avanti e indietro per tutto il piccolo corridoio del soggiorno.

 

"Lo so, lo so, c'ero anche io quando lo ha detto ma c'è semplicemente qualcosa che non ci dice. È quasi da un anno che è più timida, ombrosa, insicura e non ne capisco il perché" gli confessa fermandosi solo brevemente prima di continuare a camminare.

 

"Anche il capriccio di prima, da dove è uscito? Sa che è la nostra più alta priorità. È nostra figlia, Hizashi, ma noi siamo anche eroi" sbotta silenziosamente ma aggressivo. "Dovrebbe saperlo meglio degli altri, no?"

 

"Beh, ha undici anni Shouta, ed ha una maturità che altri bambini non hanno. Una maturità causata da un trauma che sta cercando di superare". Yamada guarda suo marito mentre con una mano si massaggia la base del naso. Ultimamente le loro discussioni ruotavano sempre intorno ad Eri. 

 

"Lo so, cazzo, lo so. Eppure vorrei che capisse che la amiamo più di qualsiasi altra cosa" 

 

"Glielo abbiamo detto, Shouta e glielo ripetiamo ogni giorno"

 

"Beh, allora non è abbastanza" scatta quasi urlando. Aizawa spalanca gli occhi brevemente e si ferma sul posto.

 

"Shouta"

 

"Mi dispiace" lo interrompe con un gesto della mano "Ma è come se Eri avesse dubbi che la assillano ogni giorno e non capisco da dove provengano. È come se avesse paura che ci dimenticheremo di lei da un giorno all'altro o che la abbandoneremo. Come mai potremmo farlo?"

 

"Ha bisogno di certezze, tesoro. Conosci la sua storia". Hizashi gli fa segno con la mano di sedersi accanto a lui e apre le braccia. L'altro obbedisce all'istante affondando nell'incavo del suo collo. 

 

"Se inizia a fare capricci, significa che si sente al sicuro. Vuole metterci alla prova e sta iniziando a domandare cose specifiche, ad avere i propri desideri e sta iniziando a provare altri sentimenti, più complessi. Non è semplice felicità o tristezza. C'è paura, rabbia, frustrazione, invidia, gelosia, ma anche felicità, gioia, soddisfazione, desiderio, qualche accenno di autostima. Si sta permettendo di provare molte più emozioni, dobbiamo solo essere lì quando diventerà troppo oppure semplicemente aiutarla ad identificare ciò che prova" dice spostandosi più vicino al marito "ricordarle che va bene provare queste cose e che l'amore che nutriamo per lei non è così debole come le sue paure le fanno credere".

 

"Solo, sii paziente, Shouta" continua dopo una pausa. 

 

"Hai ragione, mi dispiace. Noi, le faremo capire che niente e nessuno potrà separarci".

I due genitori rimangono seduti sul salotto per ancora molto tempo non rendendosi conto della presenza semi-nascosta di Eri.

Quella notte, Eri si addormenta con una strana e vecchia sensazione di panico all'altezza dello stomaco; una, che non provava da tanto tempo.




CIAO A TUTTI!
Rieccomi ma con un progetto lungo. Ho in mente questa fic da davvero troppo tempo e non vedo l'ora di mostrarvela. Innanzitutto inzio col dire che gli aggiornamenti saranno lenti, perchè come Orazio sono una gran sostenitrice del labor lime. (Non è vero, sono solo estremamente insicura di quello che scrivo *slaay*). Fatemi sapere cosa ne pensate, grazie.
GoldenRing!

 

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Capitolo 2
*** Non è tutto oro quel che luccica ***


 

Prima di iniziare: tutto ciò che è scritto in corsivo, in un dialogo, è in detto in inglese. (Si suppone che normalmente si parli il giapponese). Grazie e buona lettura!

 

"Cosa diavolo ti è saltato in mente?" 

 

Vanessa si arrabbia facilmente, soprattutto con Izuku. Riprenderlo per le sue stronzate, dice, è il suo hobby preferito.

 

"Cosa?" Midoriya sprofonda sul divano del suo camerino.

 

"Hai idea di quanto sei stato stupido poco fa?" Vanessa si gira verso il suo migliore amico. Indossa un tailleur celeste che le fa risaltare la carnagione scura e i capelli marroni. Tra le mani agita una cartellina rosa. "Avremo le caselle email intasate da persone che si fingono Eri. Ci hai pensato?"

 

"Pensi che sia davvero così stupido?" sbotta l'altro, incrociando le braccia al petto. 

 

"Vuoi che ti risponda davvero?" C'è una piccola pausa prima dove Vanessa lo guardi con un sopracciglio alzato. "Allora?".

 

"Certo che ci ho pensato, per questo non ho detto il suo nome".

 

"Ah beh, menomale" Vanessa si tocca la fronte in una mossa sarcastica "Ora sicuramente non avremo migliaia di persone malate che ti chiameranno Izu-nii o oni-chan o come diavolo voi giapponesi chiamate i vostri fratelli".

 

Izuku sbuffa, massaggiandosi la punta del naso "Cosa altro avrei potuto fare, Vanessa? Abbiamo indagato, chiesto in giro e corrotto qualcuno con un bel po' di soldi, ma non abbiamo avuto risultati. Anche Elijah ha fatto il possibile".

 

"Sembra essere scomparsa. Se non l'avessi tenuta tra le braccia così tante volte e se non l'avessi pulita dal sangue incrostato, non sarei neanche io così sicuro della sua esistenza" dice senza fiato, fissando la ragazza con uno sguardo ardente. Batte i piedi sul pavimento e si sfrega il collo nervosamente. "Non hai idea di quanto ero fottuto in testa a tredici anni" continua più calmo.

 

Vanessa abbassa gli occhi verso le sue scarpe. Izuku la imita subito dopo, sentendo le lacrime bruciargli gli occhi. Si porta una mano alla fronte e si curva sulle sue ginocchia, cercando di abbracciarsi e nascondersi. L’amica si siede accanto a lui sul divano, gli accarezza dolcemente i capelli e lo attira verso di lei.

 

"Non aiuta nemmeno non conoscere il suo cognome. Se è stata adottata, lo avranno sicuramente cambiato. Ma se la famiglia che l'ha accolta fosse peggio?" 

 

"Non penso che possa esserci qualcuno peggio di quel mostro" sussurra Vanessa con tono sommesso.

 

"Lo so, credimi, ma se non fosse ancora al sicuro? Se fosse solo meno peggio e non stesse ancora bene? Se la stessero ancora sfruttando per il suo quirk? Si merita solo il meglio e io ora posso darglielo". Il giovane si irrigidisce, le mani chiuse in due stretti pugni. 

 

Vanessa fissa il suo volto teso e pallido. Capisce come si sente, lo sa da sempre. Percepisce la rabbia impotente verso chi le ha fatto del male, la volontà di salvarla ad ogni costo.

 

"Nené, se spulciare email per email, chiamata per chiamata, è quello che devo fare per trovarla, lo farò" le sussurra prendendo la sua mano. La voce è bassa e tremante, ma anche decisa e risoluta. Non vuole il suo permesso o il suo parere. Izuku è spinto dalla consapevolezza che l’unica e ultima arma a disposizione che ha per trovare Eri è quella di sfruttare la sua popolarità. "Ma ho bisogno del tuo aiuto".

 

"Okay, okay ho capito" gli risponde stringendolo più forte in risposta. La sua mano è calda contro la sua. "La troveremo, ora rilassati". 

 

"Grazie" le dice con un sospiro di sollievo e poggiando la testa sul suo grembo.

 

"Dio, non ringraziarmi. Sai che farei di tutto per vederti felice, Izuku".

 

***

 

Sono quasi le dieci quando Yamada rientra a casa, stanco e affamato.

 

Calpesta con impazienza lo zerbino fuori alla porta, fa cadere due volte le chiavi a terra e ne spezza quasi una pensando sia quella giusta.

 

Sono quelli, Yamada pensa, i momenti in cui l'Universo sembra voglia metterlo alla prova. Fa un profondo respiro e prende la chiave giusta.

 

Ma appena varca la soglia, la porta gli scivola dalle mani chiudendosi in un tonfo assordante. Si morde il labbro, sperando di non aver svegliato nessuno perché sa bene quanto alla sua famiglia piaccia dormire fino a tardi. Si toglie le scarpe, optando per camminare a piedi scalzi quando non trova le sue pantofole accanto alle scarpe di suo marito e di sua figlia.

 

Tanto per cambiare, pensa tra sé.

 

Apre e chiude tutti i mobili della cucina, rovista nella dispensa senza riuscire a trovare il pacco di riso da nessuna parte. Sente tutto il sangue affluire alla testa, colorandogli la faccia di un rosso intenso. 

 

L’ultimo cassetto che gli rimane da controllare è quello delle posate. Sa bene che il riso non è lì, ma è talmente frustrato da aprirlo lo stesso. E ovviamente, fa cadere tutto il contenuto per terra, provocando un fracasso infernale.

 

Yamada mormora un’imprecazione tra i denti. Va a prendere una ciotola da un ripiano in una marcia silenziosa, gemendo al pensiero di dover lavare tutte le posate a mano. La lavastoviglie, infatti, aveva deciso di abbandonarlo giorni fa e non aveva ancora chiamato l’idraulico.

 

Una figura alle sue spalle si avvicina silenziosa ed Hizashi ha a malapena il tempo di accorgersene prima che due braccia gli stringono la vita. "Buongiorno, 'Zashi" gli sussurra Shouta all'orecchio. 

 

Hizashi rabbrividisce, sciogliendosi nell'abbraccio. Appoggia la testa sulla spalla di suo marito crogiolandosi nel calore familiare. "Buongiorno" mormora, dandogli un bacio. "Ti ho svegliato?".

 

"Sì, ma va bene. Dovevo alzarmi comunque" gli risponde l’altro, aiutandolo a raccogliere le posate sparse per terra.

 

"Mi dispiace, so quanto hai avuto difficoltà a dormire in questi giorni".

 

"Non preoccuparti" lo rassicura, scuotendo la testa non affatto infastidito.

 

"Mi farò perdonare preparando una fantastica colazione. Eri è già sveglia?"

 

"Non lo so" Shouta lo guarda tra una forchetta e l'altra. "Perché non inizi a dirmi cosa ti turba? È chiaramente successo qualcosa".

 

Hizashi e Shouta si alzano in piedi. Hizashi sente le ossa scricchiolare e si dirige verso il lavandino. Shouta lo segue con lo sguardo, appoggiato alla porta.

 

"Non trovo il riso" dice, facendo spallucce. "Ho cercato ovunque, ma niente. Poi le posate hanno deciso di fare un volo".

 

"Hai guardato nella credenza dove sta la farina?" 

 

Shouta trattiene un sorriso quando suo marito lo guarda con aria cospiratrice.

 

"No, l’hai messo lì tu?" 

 

"No, ma le ultime volte l'ho trovato lì. Credo sia stata Eri". Hizashi annuisce e inizia a lavare le posate con il sapone.

 

Shouta si gira e pesca il pacco di riso dal mobile in legno, poi torna indietro da suo marito. Si appoggia al bancone, incrociando le braccia, e lo fissa.

 

"Perché mi guardi?"

 

"Non posso godermi la vista?" sorride, malizioso. "Perché non mi racconti cosa è successo davvero?"

 

Hizashi sospira mentre chiude con forza il rubinetto. Sa che non può nascondere nulla a Shouta. "Hanno scelto la versione del film che volevano".

 

"Che vuoi dire?" 

 

"Ricordi quando quasi un anno fa sono stato chiamato per visionare la sceneggiatura? Beh visionare, diciamo per essere avvisato che quella sarebbe stata la sceneggiatura definitiva. Ti ricordi?".

 

"Certo".

 

"Ricordi anche come hanno cambiato alcune cose perché considerate un po' "troppo" " Yamada fa le virgolette con le dita.

 

"Sì, non volevano mostrare scene troppo esplicite"

 

"Esatto" strilla il biondo, strofinando più forte le forchette innocenti. Shouta attiva il suo quirk per un istante.

 

"Puoi dirlo Shouta, non vogliono mostrare quando sono stato punito a causa del mio quirk. Quando, solo per il gusto malato di alcuni adulti, mi hanno fatto indossare una museruola. Una museruola, cazzo" Il tono di voce di Hizashi è acido. "Sai quanti bambini con un quirk vocale sono costretti al mutismo forzato? Migliaia, anzi decine di migliaia. Quasi tutti noi e quegli stronzi dei produttori pensano sia troppo esplicito da mostrare. Ma il mio non è un film di All Might. È biografico, cazzo". 

 

Shota lo guarda agitare le forchette in aria mentre ascolta in silenzio. Sa già tutto questo e anche Hizashi ma questo non gli impedisce di continuare ad inveire o a Shouta di ascoltarlo. Sanno entrambi che Hizashi ha bisogno di sfogarsi e suo marito sicuramente non lo fermerà.

 

"Parliamo della mia vita e potrei almeno scegliere di mostrare quello che ritengo importante?” chiede retorico “Perché ritengo estremamente importante questa cosa, per bambini come Shinsou, che sono stati maltrattati sotto gli occhi di tutti. E sappiamo quanto un film o i media in generale, possano avere un effetto sulle persone".

 

Shouta si avvicina, prende le poche forchette tra le mani di Hizashi e le lascia cadere nel lavandino. Dolcemente raccoglie le sue mani e le passa sotto al rubinetto, sciacquando via tutta la schiuma. Non incontra gli occhi di Hizashi ma sa che l'altro lo sta guardando.

 

"Non avevano cambiato idea?" 

 

"Sì ed infatti le scene sono state girate. Solo che sono state tagliate durante il montaggio. E per un capillo del contratto, ora non posso fare più nulla".

 

Shouta mormora la sua comprensione. Fa girare lentamente Hizashi verso di lui, gli raccoglie alcune lacrime che sono scivolate giù e lo avvicina per un abbraccio.

 

"Sono arrabbiato"

 

"Lo so" 

 

"Sono più che arrabbiato. Sono incazzato"

 

"Va bene esserlo".

 

"Non voglio che sia solo un film sul primo eroe top 30 giapponese ad essere apertamente gay" sussurra "Non sono solo questo".

 

"Lo so"

 

"Avrei voluto che si parlasse di più della discriminazione dei quirk. Ma ora non posso più fare nulla".

 

"Mi dispiace, Hizashi. Troveremo una soluzione".

 

Yamada guarda suo marito con gli occhi lucidi ed annuisce lentamente. Sa che Shouta era stato fin da subito contrario alla realizzazione del film. Non lo ha mai detto ma Hizashi conosce suo marito così bene che non aveva bisogno che glielo dicesse esplicitamente. Si conoscono ormai da quasi venti anni e sanno l'uno dell'altro praticamente tutto e nonostante la sua contrarietà, Shouta lo ha sempre sostenuto. È sempre stato solidale sapendo quanto per Yamada, invece, questo film fosse importante. 

 

Rendere il pubblico consapevole della discriminazione dei quirk, soprattutto quelli vocali è, per Hizashi, la battaglia più importante della sua vita. Sanno entrambi che il film sarebbe stato d'aiuto in quella lotta.

 

"Buongiorno" la voce di Eri li interrompe. La bambina entra in cucina nel suo pigiama bianco a cuori rossi. I suoi capelli sono una rete intricata e piena di nodi. Si stiracchia sull'uscio della porta per poi fermarsi ad osservare i suoi genitori. "È successo qualcosa?" chiede titubante.

 

"No, biscottino, non è successo nulla" Hizashi si asciuga le guance con la manica della sua camicia, rompendo l'abbraccio con suo marito. "Papà ha solo avuto una lunga giornata".

 

La bambina indugia sulla porta giocherellando con le maniche della maglia. Guarda l'orologio segnare solo le dieci e venti del mattino. 

 

"Cosa vuoi mangiare a colazione? Puoi scegliere qualsiasi cosa. Oggi è sabato" dice Shouta appoggiandosi al bancone.

 

"È successo qualcosa. Papà stava piangendo, l'ho visto. Pretendete che mi apra con voi con i miei sentimenti ma voi, invece, non lo fate mai. Inui-san dice che la fiducia non è una strada a senso unico" Eri incrocia le braccia al petto, nascondendo il suo tremolio. Gonfia le guance prendendo tutto il coraggio per affrontare i suoi genitori. 

 

"Hai ragione, biscottino" Hizashi rimane sorpreso per la seconda volta in meno di 24 ore. "Mi dispiace. Perché non ti siedi? Te lo racconto mentre preparo la colazione".

 

~~~

 

La settimana successiva trascorre velocemente e Hizashi è pronto ad attraversare le porte di HeroFilm Building a testa alta. Oggi è previsto un meeting d'emergenza, o almeno è così che lo ha chiamato la sua assistente, per revisionare alcuni dettagli sul film.

 

È in ansia? Totalmente impanicato.

 

Tuttavia, ha previsto tutti i peggiori scenari possibili. Continuerebbero a non inserire le scene? Hizashi aveva discusso con Nedzu le possibili risposte. È preparato a qualsiasi inconveniente e cavillo legale. È terrorizzato di sparare qualche stupidaggine e di essere messo in disparte ma era il suo film, diamine. È pronto per farsi rispettare e per essere preso in considerazione. 

 

Le bottiglie di shampoo della sua doccia stamattina hanno applaudito in standing ovation il suo discorso. Lo avrebbe fatto, e non avrebbe permesso a nessuno di mettergli i piedi in testa. 

 

No. No. Assolutamente no. È pronto.

 

Certamente non lo è quando una delle stagiste junior gli si getta addosso disperata.

 

"Present Mic, signore, per fortuna è arrivato. Ha sentito cosa è successo?" chiede la ragazza di cui sinceramente Hizashi non ricorda il nome. Farfuglia qualcos'altro così velocemente che l'eroe deve fermarla immediatamente.

 

"Rallenta, rallenta. Riparti dall'inizio: cosa è successo?" chiede, preoccupato.

 

"Izuku è arrivato stamattina. È entrato con il piede di guerra."

 

"Il cantante?" La stretta soffocante allo stomaco si allenta per dare spazio alla confusione.

 

"Si, lui" continua con sguardo infastidito, Yamada cerca di non rimanerci male. "Gli hanno detto dei tagli delle scene ed è come impazzito. Dice che la sua arte ora non ha senso e che non può più essere apprezzata".

 

"Kami, è così drammatico, lamentandosi di tutto e di tutti. Ci manca solo un litigio con Yamamoto-san” Yamada nota quasi delle lacrime negli occhi della donna “Ma se il capo ha deciso di tagliare quelle scene deve esserci un motivo, no? Vuol dire che non sono importanti". 

 

Hizashi a quel commento avrebbe qualcosa da ridire. Opta, però, di rimanere in silenzio.

 

"So solo che la stanno aspettando. Il capo spera che lei possa aiutarlo a far ragionare Midoriya-san perché non possiamo proprio permetterci di rimandare l'uscita del film. Siamo già in ritardo".

 

"Va bene. Indicami solo dove mi stanno aspettando" dice dopo un sospiro abbastanza lungo.

 

"Sala sette, quarto piano" gli dice, regalandogli un sorriso speranzoso.

 

"Grazie” Hizashi non può fare altro che ricambiare “Se puoi avvisa che sto salendo".

 

"Certo signore"

 

Bene. Benissimo. Hizashi non è affatto pronto ad un risvolto del genere. Non ha assolutamente e categoricamente messo in conto della presenza di Izuku Midoriya. 

 

Entra in ascensore a passo lento. Il suo volto non rispecchia il tumulto di emozioni che prova. Vorrebbe urlare, anzi fermare l'ascensore e sbattere la testa contro lo specchio alle sue spalle. Non sa che tipo di persona è questo Izuku Midoriya ma dalla descrizione della stagista, non sembra promettere nulla di buono. Forse è uno di quegli artisti che si credono sostanzialmente Dio e che pretendono di essere osannati e pregati. 

 

Hizashi scuote la testa freneticamente. Non può giudicare qualcuno che non ha ancora conosciuto.

 

Bussa alla porta ed entra quasi senza aspettare una risposta. Nella stanza ci sono una decina di persone sedute ad un tavolo ovale che si girano a fissarlo. 

 

"Present Mic! È un piacere vederla" lo accoglie Yamamoto-san, un uomo sulla cinquantina, alto ed in forma. Porta la barba è totalmente rasata ed un paio di occhiali sulla punta del naso storto. "Prego si accomodi" gli dice.

 

"Buongiorno" Yamada saluta con determinazione. Alla sua destra, alcuni posti più in là, è seduto l’uomo in questione. È giovane, ha una zazzera di capelli ricci verdi e indossa dei jeans e una felpa che Yamada riconosce come molto costosi e all'ultima moda. Ha lo sguardo infastidito ma quando incrocia il suo sguardo, Izuku gli sorride raggiante.

 

Forse, forse Hizashi ha una possibilità.

 

"Ora, ci sarebbero alcuni dettagli da discutere" inizia Yamamoto guardando alcuni fogli. "Innanzitutto, stasera alle 19 verrà pubblicato su tutte le piattaforme il trailer del film e in concomitanza il singolo principale dell'album della colonna sonora" L'uomo solleva gli occhi dai fogli per guardare prima Yamada e poi Midoriya, il quale, nota Hizashi, continua a guardare infastidito il produttore dell'HeroFilm. 

 

Yamamoto continua il suo discorso senza essere fermato, soffermandosi su alcuni aspetti del marketing del film: come pubblicità, teaser e interviste di routine che gli attori, Present Mic stesso e alcune volte anche Midoriya avrebbero dovuto sostenere per promuovere il film. 

 

Il discorso dura circa 15 minuti prima che uno sbuffo abbastanza rumoroso interrompa l'uomo. 

 

"Qualcosa non va, Midoriya-sama?"

 

"Staremo qui a discutere su cose che sinceramente già sappiamo quando abbiamo un problema più grande?" domanda il cantante incrociando le braccia. Hizashi lo fissa sbalordito per alcuni istanti, congelandosi quando due occhi verdi smeraldo si posano su di lui.

 

"Non vedo nessun grande problema"

 

"Oh, ma dai. Davvero?" sbuffa in un perfetto inglese. Hizashi si dà mentalmente dello stupido. Il ragazzo parla così bene giapponese che per un momento ha dimenticato che è una pop star americana. "Le scene tagliate sono il problema".

 

"Midoriya-sama" il ragazzo fa una smorfia all'onorificenza usata. "Il target a cui è destinato il film è quello di un pubblico di età compresa tra i 4 e i 15 anni. Non possiamo inserire scene che potrebbero disturb-"

 

"-urbarne la visione. Sì, questo è il suo ragionamento, l’ho capito, e penso che sia una grandissima stronzata," sussurra Midoriya con tono aspro. “Perché questo non è un film di All Might o Air Jet dove la cosa più importante da mostrare al pubblico, è quanto sono potenti i loro pugni o forti i loro getti d’aria. Quelle sono fiabe, l’eroe vince sui cattivi e si innamora della fanciulla in pericolo. Ottimo, ma la vita non è una fiaba, Yamamoto-san e il film di Present Mic mette in chiaro abbastanza bene questo concetto. Il pubblico sarà formato da persone assolutamente interessate a conoscere la storia dietro la faccia da eroe”.

 

“Quelle scene sono importanti per gli stessi bambini a cui lei sta cercando di privarne la visione” continua il cantante passandosi una mano sulla fronte “E non sono neanche così tanto esplicite. Yamamoto-san, le ha almeno lette o viste?".

 

"Certamente, ma devo pensare al pubbli-"

 

"Yamamoto-san, qual era il suo sogno da bambino?" lo interrompe il cantante, proprio quando Hizashi avrebbe voluto intervenire. Non ha il tempo di dire niente.

 

"Cosa?" L’uomo si blocca totalmente, preso in contropiede. Aleggia una certa confusione per la stanza, neanche Hizashi capisce dove la popstar voglia andare a parare con questa domanda.

 

"Mi assecondi, per un attimo". 

 

Midoriya si alza dalla sedia e comincia a camminare. Dieci paia di occhi non sembrano turbarlo minimamente. "A quattro anni il suo quirk non è ancora arrivato, le chiedono cosa vorrebbe fare da grande: cosa risponde?"

 

"Mh, risponderei di voler essere un eroe" 

 

"Certo, perché è un sogno molto comune quando si è piccoli. Le dicono che sono molto fieri di lei e che avrà sicuramente un quirk fantastico e che sarà il migliore eroe. Si rispecchia?"

 

"Sì, certo"

 

"Voi altri?" chiede il cantante guardando velocemente tutti gli altri.

 

Molti "sì" e altri "certo" vengono bisbigliati. Hizashi non risponde, non ha senso mentire quando tutti conoscono la verità.

 

"Bene. A cinque anni, il suo quirk si è sviluppato. Non è nulla di appariscente o forte come potenziamento della forza, pirocinesi, telecinesi, esplosioni. Se fosse stato così, non staremmo parlando in questa sala. È semplicemente un potenziamento della vista, dico bene?” 

 

Yamamoto balbetta suoni incoerenti mentre annuisce. “Riesce a vedere meglio di una persona normale, ma questo le provoca forti emicrania".

 

Midoriya si passa una matita tra le dita e con essa indica un barattolo di antidolorifici accanto all'uomo. Yamamoto si raddrizza sulla sedia mentre tutti i suoi sottoposti lo osservano a disagio. "Giusto" risponde.

 

"Continua a dire di voler diventare un eroe. I suoi genitori la guardano con leggera pietà ma non osano ancora dirle di smettere perché è ancora un bambino” continua "A sei anni gli altri bambini ridono quando dice di voler essere un eroe. Si sente a disagio quando a scuola le chiedono di specificare il suo quirk. Dicono che è per sicurezza, per conoscere il quirk di tutti e prevenire eventuali incidenti ma impara presto che non è così. Gli adulti vogliono sapere se è all'altezza, se nella loro classe ci sarà un futuro eroe. Sto sbagliando?".

 

Il silenzio è assordante nella sala, Hizashi vede il presidente della HeroFilm scuotere la testa. Il cantante mormora la sua comprensione, non è affatto sorpreso della risposta.

 

"Yamamoto-san, a sei anni le chiedono cosa vorrebbe fare da grande. Cosa risponde?" dopo alcuni attimi di pausa Izuku si ferma di fronte all'uomo dall'altra parte del tavolo.

 

"Rispondo ancora di voler essere un eroe".

 

"Bene. A nove anni gli adulti le dicono di essere più realista quando pensa al futuro. Essere un eroe non è più una scelta. La guardano e scuotono la testa. I ragazzini della sua classe non capiscono. Nessuno sembra capire mai, tutti la fanno sentire esattamente come "qualcosa" tranne che un eroe. Sbaglio?".

 

Midoriya guarda Yamamoto senza esitare, neanche una volta dubitoso che quello che sta dicendo sia falso. Hizashi non sa ancora come faccia Midoriya a conoscere il quirk dell'uomo.

 

"A quattordici anni non è cambiato nulla." Midoriya prende una piccola pausa e un leggero respiro. "Quanti in questa stanza sono stati presi di mira, bullizzati per il proprio quirk o per la mancanza di uno?”

 

C’è un leggero mormorio di voci e molte mani si alzano. 

 

“Non mi sorprende” ammette Midoriya “Il Giappone ha uno dei tassi di bullismo infantile più alti al mondo”.

 

Posa i suoi occhi brillanti sull’eroe. "Ok, Yamada-san, mi asseconda?" Hizashi non può tirarsi indietro, quindi sorride fiducioso, capendo finalmente cosa il cantante voglia fare.

 

"Certo".

 

"A quattro anni, il suo quirk non è ancora arrivato. I suoi genitori le dicono che ha una bella voce. Forte, squillante, potente. Un pomeriggio le chiedono cosa vorrebbe fare da grande. Cosa risponde?"

 

"Dico di voler fare il cantante" Midoriya gli rivolge un altro sorriso, uno che però non gli arriva agli occhi. Yamada non ha il tempo di chiedersi il perché.

 

"A quasi cinque anni, sta facendo i capricci perché non vuole mangiare i broccoli per cena. Si attiva per la prima volta il suo quirk. È un quirk vocale, può modulare il volume della sua voce, permettendogli di creare onde d'urto sonore. I suoi genitori sono leggermente allarmati, pensano sia pericoloso e la istruiscono di dover imparare al più presto a controllarlo".

 

"A sei anni, ha un grande controllo sul suo quirk per avere quell'età ma i suoi genitori non sono contenti" prosegue il cantante, riprendendo chiaramente una delle scene tagliate dal film. "Ci sono delle volte in cui le sue urla sono così forti da rompere le finestre di casa. Quattro volte in un mese. I suoi genitori si arrabbiano perché non possono permettersi altre riparazioni in casa".

 

"I suoi genitori non pensano più che abbia una bella voce. Non hanno avuto il tempo di chiederle cosa vorrebbe fare da grande, quindi glielo chiedo io: Yamada-san, cosa vorrebbe fare da grande?" 

 

"Il cantante" ripete l'eroe posizionandosi meglio sulla sedia.

 

"È passato un anno ma gli incidenti a casa continuano. Una volta è una finestra, la seconda un piatto, la terza dei bicchieri. A volte i vicini se ne lamentano. I suoi genitori le dicono che non ce la fanno più. Decidono che una museruola sia la soluzione più giusta. Niente voce, niente oggetti rotti. Niente oggetti rotti, niente riparazioni. Niente riparazioni, niente soldi sprecati".

 

L'atmosfera è tesa, il silenzio assordante. Alcuni degli attori siedono a disagio sulle proprie sedie. Anche lo sceneggiatore, che conosce quelle scene alla perfezione, trova difficoltà ad alzare lo sguardo. La presenza dell'eroe mette a disagio l'intera stanza.

 

"Inizia a non parlare molto quando è a casa. I suoi genitori ne sembrano felici. Non si domandano perché è più taciturno ma va bene così. Ha sette anni e inizia la scuola. Ma i bambini sono bambini e giocano, si divertono, urlano. Quindi, se non sono le finestre di casa allora sono quelle di scuola. I suoi genitori non reggono più la situazione. Dice loro che si sta impegnando ma le rispondono che chiaramente deve metterci più impegno perché non è abbastanza. La mettono in punizione per una cosa che non riesce ancora a controllare. Ha sette anni, chi bambino a sette anni ha un controllo perfetto della propria stranezza?".

 

Yamada osserva Izuku camminare da una parte all'altra della stanza. Chiaramente il ragazzo non si sta limitando a raccontare le scene tagliate, sta rendendo chiaro il significato dietro di esse.

 

"Dicono che la sua voce è assordante e può fare male. Il bambino al parco si è rotto i timpani. Sarà costretto ad indossare un impianto cocleare per alcuni mesi. Impianto che i suoi genitori saranno costretti a pagare. Ancora."

 

Yamada si schiarisce la voce. Il cantante lo guarda, incoraggiandolo in silenzio.

 

"Cresce ma la domanda è la stessa: cosa vuole fare da grande?"

 

"Non lo so"

 

"Ancora il cantante?"

 

"Non credo"

 

"A quasi nove anni cambia insegnante di giapponese. È anziana e scorbutica, ha superato l'età pensionabile ma nonostante ciò non smette di lavorare. Dice che lo fa perché ama i bambini e perché di suoi non ne ha mai avuti. Ha un controllo eccellente del suo quirk, ma i bambini ora sanno chi incolpare quando si rompe qualcosa. <È colpa di Yamada-kun> ripetono e l'insegnante ci crede, sempre, perché a lei il suo quirk non è mai piaciuto. Troppo spaventoso, troppo satanico, troppo malvagio. Allora decide che deve indossare una museruola, tutti i giorni per il resto delle elementari. Anche se lascia tagli profondi sulla faccia". 

 

"A dodici anni, inizia la scuola media ma non è cambiato molto, gli insulti sono più aggressivi, le botte lasciano lividi più scuri. Dicono che sarà un cattivo, perché il suo quirk distrugge tutto. Non ha amici, perché nessuno ha il coraggio di parlarle. Hanno tutti paura di perdere l'udito. Neanche i suoi genitori lo fanno. Diventano ogni giorno sempre più assenti. Le faccio la stessa domanda Yamada-san: cosa vuole fare da grande?"

 

"L'eroe"

 

"Perché?"

 

"Perché non voglio che mai nessuno si senta come mi sono sentito io per tutta la vita".

 

"Come si è sentito per tutta la vita?"

 

"Come se meritassi ogni cosa".

 

"Grazie Yamada-san" dice Midoriya con un gesto della mano ed un sorriso sincero sul volto. “Il film di Present Mic è la storia di Yamada Hizashi. La storia di un uomo qualsiasi, un uomo come noi, che ha dovuto lottare per veder riconosciuto anche solo il diritto di vivere una vita con il suo quirk e che ora lotta per vedere questo diritto riconosciuto anche agli altri”.

 

Nessuno si muove o dice niente. Il sorriso caldo e determinato scivola leggermente sul viso del cantante. Sospira prima di riprendere a parlare.

 

"C’è un bambino che conosco. Si chiama Eiji e ha cinque anni. A scuola viene deriso perché non ha un quirk eroico come quelli che si vedono in TV. Ma nonostante questo mi ha confessato di voler essere un eroe”. 

 

"Vive in una casa-famiglia" continua "I bambini più grandi gli dicono che è stato abbandonato dai suoi genitori a causa del suo quirk".

 

Izuku guarda brevemente fuori dalla grande vetrata della stanza. È una bella giornata, i pochi raggi di sole che non sono interrotti dalle tende, rendono i suoi capelli di un verde più chiaro. Sembra portare su di sé un carico di emozioni troppo vasto per avere solo venti anni. Hizashi si chiede se Midoriya conosca realmente il bambino di cui parla.

 

"Ha un quirk basato sull'attivazione vocale. Tramite una semplice domanda costringe le persone a confessare i loro desideri e segreti più profondi. E agli adulti spesso non piace, è invadente, immorale, porta guai".

 

Izuku riprende a camminare, incurante degli occhi fissi che lo guardano. Ha su di lui quell'aura speciale, quella lucentezza che non ti fa distogliere lo sguardo dal suo corpo, dalla sua bocca, che troppo spesso si distende in un sorriso accecante.

 

"Vedrà sullo schermo Present Mic aver vissuto un’infanzia simile alla sua. Si riconoscerà in lui e penserà ‘è  come me’ e questo gli darà coraggio perché Present Mic non si è arreso ed è diventato un eroe".

 

"E se lui ce l'ha fatta cosa ferma Enji?"



°°°°



Hizashi non avrebbe potuto prevedere una cosa del genere neanche in un milione di anni. Il discorso di Midoriya era stato a dir poco fenomenale. Se anche solo la metà delle persone che vedrà il film ne cogliesse il significato come ha fatto Midoriya, Hizashi ne sarebbe felice.

 

Ora aspetta il ragazzo su una delle poltrone di fronte l'ufficio di Yamamoto. Era entrato circa dieci minuti fa e ancora non era uscito. Dopo il suo monologo, la stanza era rimasta in silenzio. Qualcuno, poi, si è schiarito la gola e ha continuato a parlare del marketing del film come se niente fosse successo ma ovviamente il significato di quelle scene era arrivato a tutti. 

 

Yamada vorrebbe ringraziarlo perché senza di lui sarebbe stato davvero difficile farsi ascoltare anche per solo dieci minuti da Yamamoto-san.

 

Nulla è ancora certo, non ha ancora la conferma ufficiale che le scene sarebbero state  riaggiunte ma Hizashi si sente abbastanza fiducioso. Il rumore di uno scatto di serratura lo fa alzare l'eroe biondo dalla propria poltrona. 

 

"È stato un piacere parlare con lei, Yamamoto" dice il giovane lasciandosi la porta alle spalle.

 

"Yamada-san" Midoriya si avvicina all'eroe con passo svelto, salutando con un gesto della mano la giovane segretaria.

 

"Midoriya-san, la stavo aspettando" Hizashi ricambia il saluto, incontrando due occhi sorpresi "Volevo ringraziarla per quello che ha detto prima, durante la riunione. Avrei dovuto essere io quello che pretendeva il reinserimento delle scene tagliate"

 

"Aspetti, dovrei scusarmi per quello" lo interrompe il cantante imbarazzato "Ho agito d'impulso. È un mio difetto e lo ammetto. La mia manager tende a ricordarmelo troppo spesso" ride gettando una mano tra i riccioli. 

 

"Pensavo di poter fare cambiare idea ai produttori semplicemente facendo vedere loro l'importanza di quelle scelte ma non ci sono riuscito".

 

"Non ci è riuscito?" 

 

Yamada si sgonfia in un'espressione delusa leggermente pallido "Forse potrei insistere ...anche se ho le mani legate" dice in un sussurro.

 

"Si, ho saputo che ha firmato un accordo, giusto?”.

 

Yamada annuisce contemplativo, si porta una mano sul mento "Si, ma se avessi saputo che mi avrebbero tolto potere decisionale non lo avrei fatto".

 

"Oh, capisco. Mi dispiace" Izuku lo fissa per alcuni istanti. I suoi occhi sembrano sinceri e genuinamente dispiaciuti poi si riprende subito "Ma non c'è bisogno di preoccuparsi perché ho giocato la carta della rockstar internazionale capricciosa e ora riavremo quelle scene". Il cantante fa un occhiolino veloce mentre gli spara con le mani.

 

"Davvero?"

 

"Certo, so cosa dicono di me. Posso essere una vera drama queen quando voglio"

 

Izuku gli fa la linguaccia e un veloce simbolo della vittoria. Ride brillante e lo invita silenziosamente a camminare con lui. L'eroe lo segue con una calda sensazione di euforia allo stomaco.

 

"Che ne dice se le offro un caffè? Mi sento come se dovessi ringraziarla" dice Yamada guardandolo di sbieco mentre chiama l'ascensore.

 

"Certo ma diamoci del tu, va bene? Preferisco essere chiamato Izuku"

 

"Certo. Puoi chiamarmi Yamada".

 

"Nel frattempo, Yamada" Hizashi si gira verso il ragazzo. Tutta l'aria sicura e affascinante fa spazio ad un sorriso timido. "Mi puoi firmare questo taccuino? Sono un tuo grandissimo fan". 

 

L'eroe lo fissa incredulo per alcuni istanti prima di prendere il taccuino che Izuku gli sta offrendo. Nota solo ora quando è giovane il volto di Izuku. 

 

"Solo se me ne firmi uno anche tu. Mia figlia è letteralmente pazza di te".



I'm a carnivore, I eat broccoli🥦 @zukussong_official

Non riesco a crederci ho appena incontrato @PresentMic_official. He is the best man in Town. 

 

[Foto allegata]

[Selfie di Midoriya e Yamada seduti ad un tavolo del bar/caffetteria del HeroFilm Building. Izuku fa un segno di vittoria mentre beve da una tazza di cartone. Alla sua destra, Hizashi indossa degli occhiali gialli ed un maglione bianco. Entrambi sorridono calorosi].


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Capitolo 3
*** Chiamata a mezzanotte ***


Prima di iniziare: tutto ciò che è scritto in corsivo, in un dialogo e in messaggio, è in detto/scritto in inglese. (Si suppone che normalmente si parli il giapponese). Grazie e buona lettura! 
P.s. sono davvero emozionata per questo capitolo!! 

 

Eri è tutta orecchi mentre suo padre le racconta con entusiasmo dell'incontro con Yamamoto e Midoriya. Le dà l’autografo che ha ottenuto per lei e lei lo afferra quasi strappandoglielo dallle mani. Lo guarda con occhi lucidi per parecchi minuti, sotto lo sguardo divertito di Hizashi e il broncio di Shouta che non condivide la loro passione per la musica del cantante.

I suoi genitori sanno da più di un anno che è una fan di Izuku. L’avevano scoperto una notte, quando Hizashi la trovò ad ascoltare il suo nuovo album per tutta la notte, con le cuffie nelle orecchie e il viso illuminato dallo schermo del tablet. La mattina seguente, Eri venne presa dal panico quando suo padre le domandò come facesse a conoscere Izuku. Rimase sul vago non potendo raccontare la verità. Si limitò a dire che apprezzava la sua voce, e Hizashi fece tutto il resto: scambiando l’adorazione di Eri come una cotta preadolescenziale. Le fece una carezza sui capelli e le disse che era normale, che anche a lui piacevano le popstar da giovane.

Non lo smentì mai in tutti quei mesi: era meglio che pensassero che avesse una tenera cotta anziché venissero a conoscenza che durante il suo periodo con Chisaki, lei ed Izuku avevano trascorso del tempo insieme. I suoi genitori non accetterebbero, semplicemente la allontanerebbero da lui, considerandolo una minaccia per la sua sicurezza.

 

Ed Eri non desidera altro che proteggere Izuku di nuovo; soprattutto ora che ha la certezza che l’altro non l’ha dimenticata.

 

"Sai, è proprio un ragazzo in gamba, divertente e alla mano" le dice suo papà cercando di coinvolgerla nella conversazione. Eri si è distanziata per un minuto "Ho anche ascoltato tutto il soundtrack del film e penso sia davvero figo".

 

“Posso sentirlo anche io?” chiede Eri, speranzosa. Non trattiene un sorriso accecante quando suo padre alza una mano con una pennetta USB.

 

“Certo, privilegio di essere mia figlia” le risponde Hizashi gonfiando il petto come un pollo. Suo marito sbuffa dal naso non staccando gli occhi dai compiti che sta correggendo. Afferra una mela dal cesto del soggiorno per poi alzare la testa di scatto e fare una domanda. "Toglimi un dubbio: i suoi capelli sono verdi o neri?".

 

"Sono verdi con riflessi neri, papà. Come quelli di sua madre, anche se leggermente più chiari".

 

"Fangirl" ribatté infantilmente suo padre, dandole un bacio sulla testa e facendole il solletico.

 

Hizashi si ferma a pensarci, abbassando la fiamma sotto i fornelli. “Penso che Eri abbia ragione. Perché lo chiedi?”.

 

“Nessun motivo” Shouta fa spallucce addentando il frutto “Penso ci sia ancora una scommessa in corso tra Kaminari e Ashido. A quanto pare nessuno dei due ha vinto” continua tracciando una lunga linea rossa sul foglio. Geme mentre cambia pagina.

 

"Cosa ha detto più, papà" 

 

"Ti ho già raccontato tutto, biscottino. Abbiamo parlato della sua carriera, della mia, del film, dell’America, poi, però, è dovuto scappare via. Abbiamo parlato per circa mezz'ora. Non c'è più niente da dire".

 

"Perché è andato via?"

 

"Non lo so, la sua manager lo ha chiamato, sembrava una cosa urgente. Qualcosa a che fare con un fiocco di neve?” Yamada si gratta il mento con un'espressione pensierosa. Gli era sembrata alquanto strana la velocità con cui il ragazzo lo aveva salutato ed era corso via ma non gli aveva dato molto peso. 

 

"Cosa ha detto esattamente?" insiste Eri sporgendosi sul bancone. Hizashi deve afferrarla in tempo prima che cada in avanti.

 

"Che aveva ricevuto una mail? Non ne sono sicuro biscottino. Perché me lo chiedi?"

 

"Così" si accascia di nuovo sulla sedia "Vado in camera mia" dice poi.

 

“Ripensandoci, credo che Bakugou abbia vinto quella scommessa”.

 

Passano tre settimane ed Eri siede ora sul suo letto. È notte inoltrata, ha tra le mani l'autografo di Izuku e il cellulare di Shouta. Ha aspettato che tornasse dalla sua pattuglia e che crollasse sul divano prima di prenderlo di soppiatto. Ora, al sicuro nella penombra della sua stanza, l'inchiostro verde brilla.

Ha già deciso cosa fare stanotte anche se non ha un piano ben preciso. Sa che è sbagliato nascondere la verità ai suoi genitori e tentare di contattare Izuku da sola, ma non vede altre alternative. Il solo pensiero di confessare la verità la terrorizza, facendole tremare le gambe. Ha paura che la giudichino, che capiscano il loro legame che è per Eri speciale, unico ed irrinunciabile.

Eri ha semplicemente paura perché se avesse ancora la possibilità di poter esprimere un desiderio, esso sarebbe quello di trascorrere tutta la sua vita insieme ad Izuku. 

 

Così si fa coraggio e digita il numero che aveva trovato col tablet sulla pagina web del cantante, sperando sia quello giusto. Si porta il cellulare all'orecchio sentendo il suo cuore battere furiosamente nel petto. 

 

Stringe le lenzuola in un piccolo pugno, sentendo un nodo allo stomaco, come se la cena si fosse messa sullo stomaco, pronta per essere vomitata da un momento all'altro ma ha un’unica idea in testa: chiamare Izuku.

 

Tuttavia, sono molte le cose che potrebbero andare male.

 

Potrebbe non ricevere risposta. Il sito non diceva che il numero sarebbe stato disponibile 24/24h. Forse sarebbe partita la segreteria e tutto sarebbe andato in fumo. Izuku potrebbe non rispondere di persona, ma delegare a qualcun altro il compito di gestire le chiamate. Forse alla sua manager, o ad altri membri del suo staff. E in quel caso, cosa avrebbe detto Eri? 

 

Non ha ancora pensato a cosa dire, non ha preparato nessun discorso. Si fida del suo istinto, della sua voglia di sentire la sua voce.

 

Un suono robotico e prolungato si sente dall'altoparlante del cellulare. Eri si raddrizza, incrociando le gambe sul letto. Ci vogliono esattamente tre squilli prima che qualcuno risponda.

 

Eri lo riconosce subito, ancora prima che dica qualcosa. Lo riconosce dal piccolo respiro che fa prima di parlare.

 

"Pronto?" È una giovane voce maschile, assonnata, leggera e stanca.

 

Ma è lui. È Izuku.

 

***

 

"Perché non ti prendi una pausa?" 

 

Vanessa guarda il suo migliore amico dall'uscio della porta. È consapevole che, avendo molti impegni, Izuku non può rispondere alle chiamate o leggere le email in altri momenti della giornata. Vuole solamente vederlo riposare bene almeno per una notte ma il non aver trovato Eri insieme al rimorso di non averla salvata da Chisaki lo accompagnano ogni santo giorno. 

 

Da quando ha rivelato dell'esistenza di Fiocco di neve, i suoi fan sono letteralmente impazziti. Molti hanno iniziato a contattarlo scambiandosi per Eri, ma un'analisi più approfondita ha rivelato le loro bugie. 

 

Il caso più vicino è stato tre settimane fa: una ragazzina aveva inviato un’ email decisamente interessante. Quando una delle sue assistenti lo aveva riferito a Vanessa, la manager era letteralmente corsa da Izuku, trovando il ragazzo insieme a Present Mic.

 

Neanche la presenza dell'eroe e delle persone al bar avrebbero potuto nascondere la speranza e l'intensa emozione che inondarono Izuku. Aveva gli occhi lucidi e la sua voce balbettò mentre salutò frettolosamente l'eroe, che a suo discapito non capì cosa stesse succedendo. Corsero alcuni metri più avanti, in una sala vuota della struttura per leggere l'email.

 

"Potrebbe essere lei" aveva detto in un soffio di voce.

 

"Potrebbe essere lei" aveva risposto in un sorriso Vanessa "Stiamo controllando, alcune cose di routine, le domande che ci hai chiesto di chiedere" continuó stringendo l'amico in un abbraccio "Aspettiamo la sua risposta".

 

La delusione e il dolore che vide negli occhi di Izuku, quando scoprirono la verità, colpirono Vanessa peggio di un treno. Si rimproverò per aver alimentato la sua speranza ma a suo discapito, anche lei credeva realmente di aver trovato Eri. 

 

Era stata una stupida a credere che sarebbe stato così semplice e quando lo disse ad Izuku, il ragazzo la tranquillizzò, rassicurandola con ancora più determinazione di prima. 

 

Ma se entrambi pensavano sarebbe stato più facile si sbagliavano di grosso. Le domande che lo staff di Izuku aveva posto al fan che si era finto Eri, trapelarono su internet e per quanto i loro tentativi di eliminarle dal web funzionarono, il danno era già stato fatto.

 

"Dovresti chiamare Shouto, forse potrebbe darti una mano ad eliminarle totalmente?" aveva proposto Vanessa una sera. 

 

"No, no. È in missione, sarebbe stupido disturbarlo per una cosa del genere".

 

"Sai che non gli darebbe fastidio".

 

"Lo so. Non voglio che si distragga".

 

Da quella discussione, Izuku si ferma ogni notte senza sosta per leggere le email e rispondere alle chiamate. Rilegge e riascolta anche quelle che sono già state esaminate e scartate. “Riconoscerei la voce di Eri o almeno il suo modo di parlare” dice per poi abbassare lo sguardo quando negli occhi di Vanessa legge la sua esitazione.

 

Non è che la ragazza non creda ad Izuku, questo mai, ma ha solo paura che Eri sia cambiata, cresciuta in qualche modo e che semplicemente Izuku se lo sia perso.

 

"Ti dò altri dieci minuti Izuku, poi andrai a letto" gli ordina questa sera.

 

"Va bene mamma" La risposta di Izuku è giocosa mentre ruota gli occhi.

 

"Dico sul serio Izuku. Domani hai tantissime cose da fare: interviste, riunioni e prove" gli ricorda contando con le dita della mano tutti gli impegni. 

 

"Lo so, me lo ricordo. Non preoccuparti. Sono esausto e sono pronto a crollare se non andrò a dormire nei prossimi dieci minuti. Va bene?" 

 

"Va bene" Vanessa si avvicina per aggrapparsi alle spalle larghe del suo migliore amico che è seduto davanti al pc "La troveremo, ne sono sicura" sussurra strofinando la testa sulla sua spalla.

 

"Ne sono sicuro anche io" sorride con più calore Izuku.

 

Il telefono dell’ufficio squilla disturbando il calmo silenzio della stanza. I due si scambiano uno sguardo interrogativo prima che Izuku si allunghi per alzare la cornetta.

 

"Pronto?" dice, trattenendo uno sbadiglio. Non riesce a sentire nessuna risposta. "Pronto? Chi parla?" ripete.

 

Izuku capisce immediatamente che qualcosa non va. Un brivido gli percorre tutta la schiena; il suo cuore si agita tra le costole mentre una goccia di sudore gli scende dalla fronte. Vanessa lo fissa sorpresa, le sue sopracciglia lo invitano a dirgli di più.

 

"Fiocco di neve, sei tu?" Izuku si alza dalla sedia velocemente "Per favore, di’ qualcosa". 

 

Alcuni sospiri soffocati si sentono dal telefono. Vanessa gli mette una mano sulla spalla in una richiesta silenziosa di calmarsi e di respirare. 

 

"Nii-san" dice la voce in un sussurro.

 

È stato breve, piccolo e strozzato ma Izuku lo sente chiaro e forte. È lei, è Eri. 

 

"Eri, stai bene? Dove sei? Sei al sicuro?" Vanessa spalanca gli occhi quando Izuku le da un piccolo cenno di testa, corre verso la postazione computer opposta e inizia a battere qualcosa alla testiera. 

 

"Fiocco di neve, sei al sicuro?"  

 

Dall'altra parte della linea, Eri non riesce a dire niente. Una miriade di emozioni l'attraversano senza darle sosta. Vuole rispondere di si, dirgli che sta bene e che vorrebbe incontrarlo al più presto, che non lo ha dimenticato e che lo ama. Vorrebbe dirgli tante cose ma si blocca.

 

"Hey, hey, sono qui. Respira, okay? Dentro e fuori. So che ce la puoi fare, respira" Izuku cerca da lontano di coordinare i suoi respiri. "Dentro e fuori. Sei al sicuro, okay?"

 

Izuku sbatte la mano sulla scrivania facendo risuonare il rumore dell'anello che indossa. Vanessa sobbalza non staccando lo sguardo dal pc. "La sto cercando, la sto cercando" sussurra in un urlo.

 

"Sei con me, fiocco di neve? Riesci a respirare?" domanda Izuku al cellulare.

 

"Sì" piagnucola la bambina dopo alcuni minuti "Nii-san, mi sei mancato così tanto" 

 

"Anche tu, Eri-" Izuku si accascia leggermente sul tavolo, portandosi una mano al petto. Abbassa la testa, chiude gli occhi e stringe la cornetta del telefono. "Anche tu"

 

"Eri con chi stai parlando?" Una voce li interrompe. Izuku si alza di scatto rimanendo il più silenziosamente possibile. Vanessa ha uno sguardo confuso davanti al pc ma il cantante non le presta attenzione. "Eri dammi il cellulare. Ora"

 

"Eri, piccola?"

 

La voce dall'altro capo del telefono sembra appartenere ad un uomo adulto, forse il nuovo tutore di Eri. Il suo tono è abbastanza severo e profondo. Izuku chiude gli occhi e cerca di convincere se stesso che la voce non assomigli lontanamente a quella di Chisaki.

 

Sente Eri muoversi, il brusio di lenzuola che vengono spostate e un leggero respiro affannoso. C'è un rumore sordo prima che la telefonata si interrompa.

 

"Cazzo" grida Izuku "Cazzo, cazzo, cazzo" ripete in un mantra mentre getta la cornetta sul legno della scrivania.

 

"Cosa è successo?" dice Vanessa alzandosi dalla sua posizione.

 

"Era lei, ma la chiamata si è interrotta prima che potesse rispondermi. Dimmi che hai trovato qualcosa".

 

"Ha chiamato da un cellulare impossibile da rintracciare. Non penso sia un usa e getta ma più come se fosse un cellulare di tipo criptato. Tipo come quello governativo. Come quello tuo o di Elijah o Sh- ."

 

"Oppure come quello di un fottuto cattivo" la interrompe Izuku gettandosi sulla tastiera del computer. Vanessa non lo ha mai visto digitare così velocemente qualcosa. Clicca alcuni comandi e alcune schermate nere, di cui non conosce l’utilità, si aprono. È intenta ad osservare i movimenti dell’amico quando lo sente chiederle qualcosa.

 

"Chiama Elijah, dobbiamo eliminare il nostro numero dal cellulare di Eri".



****

 

Erano tre le cose che potevano andare male. La terza era che i suoi genitori avrebbero potuto beccarla durante la chiamata ed Eri non aveva assolutamente pensato ad una situazione del genere.

 

Era molto simile al suo papà sotto questo punto di vista.

 

Quando Shouta gli chiede chi è al cellulare Eri va completamente nel panico. L'attacco ritorna mille volte più pesante di prima colpendola in pieno. Si volta verso suo padre, terrorizzata, con gli occhi lucidi non lasciando la presa sul cellulare.

 

"Eri dammi il cellulare. Ora" insiste con un tono leggermente più alto. I suoi lineamenti diventano duri, la fronte si corruga.

 

Eri si alza dal letto, allontanandosi da suo padre.

 

"Eri, piccola?"

 

Shouta si blocca alla voce sussurrata nel silenzio della stanza. È la voce di un uomo, giovane, preoccupato. Un ragazzo che conosce il nome di sua figlia. Sposta lo sguardo da Eri al cellulare e infine ad Eri di nuovo, fissandola intensamente. 

 

Eri scambia la sua preoccupazione per rabbia. Indietreggia ancora di più, saltando fuori dal letto velocemente. "Eri, non lo ripeteró". 

 

La bambina si irrigidisce sul posto, alcuni flashback ritornano in mente. "Il cellulare, Eri". Chiude gli occhi ed armeggia con il dispositivo fino a farlo cadere a terra in un tonfo sordo.

 

Shouta si fionda verso il suo cellulare ma si ferma all'istante quando sua figlia urla in pieno terrore. 

 

"No, no, no, per favore" dice tre le lacrime. Ha difficoltà a respirare, annaspa e indietreggia da Shouta fino a toccare la parete alle sue spalle. Un leggero filo dorato colora il suo corno e Shouta attiva il suo quirk.

 

"Per favore non farmi del male" sussurra ritraendosi nell'angolo più lontano della stanza.

 

Shouta inorridisce alle parole. Eri è ovviamente spaventata e sembra non riconoscerlo più. Cerca di avvicinarsi, questa volta il più lentamente possibile ma gli occhi di Eri sono rosso fuoco e determinati a scappare il più lontano al minimo segnale.

 

"Cosa sta succedendo?" Hizashi entra in vestaglia, con i capelli in una mezza coda e gli occhiali storti sul naso. "Shouta?" chiede guardando il marito. 

 

"Biscottino, hey, sono io? Papà. Mi avvicino, va bene?" dice guardando sua figlia e abbassandosi alla sua altezza.  Sente Eri annuire alcuni secondi dopo, lentamente e titubante, con gli occhi ancora spalancati e il respiro affannoso.

 

La abbraccia per alcuni minuti mentre di sottecchi lancia uno sguardo verso suo marito che osserva impalato sull'uscio della porta. Sembra anche lui spaventato, ma il suo cipiglio scontroso lo nasconde bene.

 

"Cosa è successo?" domanda di nuovo, a nessuno in particolare e ad entrambi. 

 

"Stavo cercando il mio cellulare, quando ho notato che Eri lo aveva e che stava parlando con qualcuno" 

 

Hizashi nota sua figlia irrigidirsi di nuovo quindi le passa una mano sulla schiena in un tentativo invano di confortarla. 

 

"È mezzanotte passata, Eri. Con chi parlavi?" Shouta incrocia le braccia in una posizione d'attacco; posizione che scioglie subito notando l'espressione severa che Hizashi gli rivolge. 

 

"Eri puoi rispondere a tuo padre? Siamo solo preoccupati" incoraggia il biondo lisciando i capelli della figlia.

 

Eri scuote la testa e non dice niente. Abbassa lo sguardo e stringe il suo pigiama in due forti pugni. 

 

"Bene, allora richiamerò" Shouta prende il cellulare dal pavimento. Guarda la rubrica solo per vedere tra le ultime chiamate uno "Sconosciuto" di cui non può vedere il numero. Preme Chiama e mette in vivavoce.

 

Yamada lo guarda sorpreso. Solo la loro prima discussione riguardo Eri lo ferma dall'intervenire. Non vorrebbe di nuovo intaccare l'autorità genitoriale di Shouta. 

 

Eri urla divincolandosi nelle braccia di Hizashi. Solo quando colpisce più volte la sua mascella, l'uomo decide di lasciarla andare. 

 

"Il numero da lei chiamato risulta inesistente" afferma una voce robotica. Eri si blocca tra i due genitori. 

 

"Che?!!- " esclama Shouta "Eri, ora ci dici chi era quell'uomo che hai chiamato!" ripete severo in un tono che non ammette repliche. L’uomo al cellulare non deve avere buone intenzioni se aveva già disattivato il proprio numero, pensa Shouta.

 

Hizashi sussulta leggermente portandosi una mano alla bocca "Eri?"

 

Eri sposta lo sguardo tra i due uomini incrociando le braccia "No, non lo dirò".

 

"Quindi ammetti che era un uomo?" Sbraita suo padre gettando all'aria le braccia. 

 

Eri si stringe in un abbraccio e guarda a terra imbarazzata nell'essere cascata nell’inganno.

 

"È qualcuno che conosciamo Eri?"  La bambina guarda suo papà brevemente con occhi colpevoli senza rispondere.

 

"Lo hai conosciuto su internet? Eri quel posto è pericoloso, lo sai bene" suo padre si avvicina al suo tablet. 

 

Shouta sa che la "protezione bambini" è attiva ma il terrore che qualcuno potrebbe fare del male a sua figlia di nuovo lo logora dentro.

 

Prende il tablet rosa e lo sblocca rapidamente fermandosi quando sente la voce di Eri. "Fermati, non c'è niente lì".

 

"Mi dirai chi era, allora?" chiede suo padre con un sopracciglio alzato. Eri incrocia le braccia e distoglie lo sguardo rifiutandosi di rispondere.

 

"Bene, allora controllerò e questo ti sarà sequestrato" dice Shouta non perdendo un colpo.

 

"Shouta" Hizashi chiama. "Dovremmo calmarci tutti, va bene?"

 

Prende un respiro profondo, invitando tutti a seguire il suo esempio. Nel frattempo cerca di mitigare la situazione prima che precipiti nel caos. "Eri perché non vuoi dirci chi era al telefono?"

 

"Perché vi arrabbiereste se ve lo dicessi" bisbiglia la piccola tirando su con il naso. Non aveva mai smesso di piangere.

 

"Perché lo pens-" 

 

"Dio, Eri è notte fonda ed era un uomo, un adulto, con cui hai parlato. Questo non può essere-"

 

"Shouta, ora basta" lo interrompe Hizashi notando che Eri aveva iniziato a singhiozzare tra le sue braccia "Va di là, a calmarti".

 

L'eroe clandestino fissa suo marito con uno sguardo acido. Se Hizashi non lo conoscesse bene, direbbe che Shouta voglia ucciderlo. 

 

Dopo aver guardato un'ultima volta Eri piangere, Shouta decide di seguire il consiglio e di uscire fuori a prendere una boccata d'aria fresca.

 

"Va bene, Eri. Non siamo arrabbiati con te" rassicura Hizashi accarezzando sua figlia. "Siamo solo preoccupati".

 

"Papà sembra arrabbiato" 

 

"Non con te, biscottino. Shouta è preoccupato e ha paura che tu possa farti male" conclude abbracciandola. Le massaggia la schiena e con calma Eri si rilassa, fino ad appisolarsi tra le braccia d padre, sfinita dalle proprie emozioni.

 

"Ve lo dirò un giorno, te lo giuro" promette poco prima di addormentarsi, in un momento di lucidità.

 

Yamada le bacia la fronte e spostandole i capelli dalla faccia, la mette sul letto e le rimbocca le coperte. La guarda dormire per alcuni minuti accertandosi che non si svegli prima di socchiudere la porta. Non ha idea di cosa sia successo stanotte. Le urla di Eri l’avevano svegliato di soprassalto, facendogli pensare subito al peggio, soprattutto quando gli incubi di Eri non erano così frequenti come prima. Aveva ipotizzato di un cattivo che voleva vendicarsi di lui o di Shota o che avesse scoperto del quirk di Eri e volesse rapirla. Era rimasto alquanto confuso ma soprattutto sollevato quando non trovò nessuno se non la sua famiglia.

 

Cercando risposte, Hizashi si dirige in cucina dove trova suo marito appoggiato al bancone intento a fissare il vuoto.

 

"Shouta?" ripete più volte non ricevendo nessuna reazione.

 

"Era un uomo. A telefono. Passata mezzanotte" Shouta stringe i pugni sul bancone di legno. "Potrebbe essere un pedofilo, Hizashi".

 

"Lo so".

 

"Beh, non sembrava" scatta l'altro. I pugni premono così forte sul bancone che le nocche sono bianche e le mani tremano leggermente per lo sforzo eccessivo. La cucina è in penombra ma Hizashi può vederlo chiaramente.

 

"Che vuoi dire? Prima di stasera non lo sapevi neanche tu"

 

"Beh, almeno adesso lo so, mi sono accorto di qualcosa" 

 

"Sì e sei completamente impazzito mandando tua figlia in un cazzo di attacco di panico. Solo perché non riesci a controllare le tue emozioni" risponde a tono. Non capisce perché Shouta lo stia attaccando quando ovviamente è lì in cerca di risposte. 

 

Solo osservando la reazione di suo marito, che lo guarda con occhi spalancati, si rende conto di aver oltrepassato il limite. 

 

"Mi dispiace, scusami" dice con un tono di voce sommesso.

 

Tuttavia Shouta non sembra credergli. "Sembra proprio intendessi quello che hai detto" lo schernisce, mettendosi in una posizione difensiva.

 

"Non mi piace che mi accusi in questo modo, Shouta"

 

"E a me non piace fare sempre il poliziotto cattivo con Eri, ma è quello che è".

 

"E a me non dispiacerebbe passare per quello più duro se tu sapessi…"

 

"Sapessi cosa?"

 

"Sapessi ascoltarla, Shouta"

 

"Io la ascolto Hizashi ma cosa ne sapresti tu, raramente sei a casa".

 

"È questo il tuo problema? Sai che ho tr-"

 

"Sì, è questo il mio problema e sì, so anche che hai tre lavori, Hizashi" confessa esasperato l'eroe sotterraneo "ma ti vedo sempre più raramente e sai-" Shouta si interrompe per scuotere la testa "lascia stare".

 

Hizashi osserva suo marito incrociare le braccia al petto. Ha una smorfia dipinta sul viso e respira affannosamente. Sta chiaramente pensando a qualcosa, cercando di chiudersi in se stesso, bloccandosi e convincendosi che questo si risolverà da solo. Ma non è così, perché in momenti come questi, Hizashi ha bisogno di capire Shouta, di essere con lui una squadra, di essere uniti per affrontare i problemi che gli si presentano. Ha bisogno di uno Shouta forte e coraggioso con i suoi sentimenti, così come Eraserhead lo è sul campo quando combatte i cattivi.

 

Si avvicina lentamente, quindi, entrando nel suo spazio personale ma dandogli anche tutto il tempo di registrare i suoi movimenti. Gli accarezza la fronte dolcemente, spostandogli una ciocca di capelli neri pece dietro l'orecchio.

 

In risposta Shouta si allontana come folgorato, irrigidendosi totalmente sul posto. Guarda brevemente il dispiacere colorare di nero gli occhi di suo marito, prima che la necessità di respirare aria fresca lo spinga ad uscire.

 

La verità è che Shouta si sente inadeguato come padre, sempre confuso e insicuro di sé. Non ha mai avuto un modello paterno a cui ispirarsi, e teme di non essere all'altezza del compito. Ama Eri più di ogni altra cosa, ma la sua dipendenza da lui lo mette in crisi. Si chiede a giorni alterni se sia normale provare quella paura, o se sia solo una sua debolezza.

 

Ed è sicuro che Hizashi lo convincerebbe del contrario se gliene parlasse, rassicurandolo con dolci parole sussurrate all'orecchio. Gli direbbe che sta facendo un ottimo lavoro, che non è lontanamente come suo padre, uomo violento nella sua assenza, che è fiero di lui, e che Eri lo ama profondamente.

 

Può sentire il "Adora letteralmente la terra su cui cammini, Shouta" seguito da quella risata un po' sguaiata ma troppo Hizashi che Shouta ha imparato ad amare.

E avrebbe riso con lui e forse si sarebbe scusato per averlo accusato di non essere abbastanza presente. Gli avrebbe strappato un morbido bacio; poi avrebbero parlato di come affrontare il problema di Eri e avrebbero cercato insieme una soluzione.

 

Ma non è così perché, dopo anni di terapia, a Shouta risulta ancora difficile chiedere scusa, anche se riconoscere i propri sbagli non è mai stato un problema.

 

Shouta guarda le nuvole arricciarsi e giocare fra loro nel cielo notturno.




****



Midoriya guarda lo schermo del suo cellulare. Non riesce a chiudere occhio. Il solo pensiero che Eri sia lì fuori, con un uomo che possa farle del male lo rende irrequieto. Vanessa lo aveva mandato al letto dopo ore di ricerca invana. Gli aveva detto che avrebbero continuato la mattina successiva e Izuku si convinse solo dopo la terza minaccia di morte.

 

Sono le due del pomeriggio in America, Izuku non sa se Shouto gli risponderà, sa solo che lo farà appena gli sarà possibile, che potrebbe essere due giorni oppure due mesi dopo.



Hey

L'ho trovata.

[Inviato, 2.30 a.m]

 

Izuku nota la sua vista annebbiarsi leggermente, un nodo stretto alla gola gli rende difficile deglutire la saliva. Si passa una mano sulla faccia nel tentativo invano di fermare le lacrime. Con l'altra appoggia il cellulare sul petto. Respirare è di per sé difficile. Riprende a scrivere alcuni minuti dopo e tra un messaggio e l'altro tira su col naso, singhiozzando.



 Mi ha chiamato ma non è andata esattamente come avrei voluto. Ha staccato dopo aver avuto un attacco di panico.

[Inviato, 2.34 a.m]

 

Ha detto che le sono mancato ma non ha potuto dirmi altro. Un uomo è entrato e ha chiesto con chi stesse parlando.

[Inviato, 2.35 a.m]

 

Sembrava così spaventata.

 Non siamo riusciti a rintracciare il suo numero. Ho semplicemente cancellato il mio dal suo cellulare. Spero di non averla messa nei guai. 

[Inviato, 2.35 a.m]

 

Izuku si rigira nel letto, raggomitolandosi in posizione fetale. Si gira l'anello d'oro bianco al dito. Abbraccia il cuscino desiderando che Shouto fosse lì accanto a lui. Vorrebbe le sue forti braccia cingerlo dolcemente e le sue labbra baciare via quel dolore paralizzante. Decide, per quanto egoista sarà quel messaggio, scriverlo lo stesso. 

 

Vorrei tu fossi qui. Mi manchi.

[Inviato, 2.37 a.m]

 

Non volendo che fossero quelle le ultime parole, scrive un ultimo messaggio.

 

Stai attento, ti amo.

[Inviato, 2.37 a.m]



Prima di iniziare: tutto ciò che è scritto in corsivo, in un dialogo e in messaggio, è in detto/scritto in inglese. (Si suppone che normalmente si parli il giapponese). Grazie e buona lettura!

 

Eri è tutta orecchi mentre suo padre le racconta con entusiasmo dell'incontro con Yamamoto e Midoriya. Le dà l’autografo che ha ottenuto per lei e lei lo afferra quasi strappandoglielo dallle mani. Lo guarda con occhi lucidi per parecchi minuti, sotto lo sguardo divertito di Hizashi e il broncio di Shouta che non condivide la loro passione per la musica del cantante.

I suoi genitori sanno da più di un anno che è una fan di Izuku. L’avevano scoperto una notte, quando Hizashi la trovò ad ascoltare il suo nuovo album per tutta la notte, con le cuffie nelle orecchie e il viso illuminato dallo schermo del tablet. La mattina seguente, Eri venne presa dal panico quando suo padre le domandò come facesse a conoscere Izuku. Rimase sul vago non potendo raccontare la verità. Si limitò a dire che apprezzava la sua voce, e Hizashi fece tutto il resto: scambiando l’adorazione di Eri come una cotta preadolescenziale. Le fece una carezza sui capelli e le disse che era normale, che anche a lui piacevano le popstar da giovane.

Non lo smentì mai in tutti quei mesi: era meglio che pensassero che avesse una tenera cotta anziché venissero a conoscenza che durante il suo periodo con Chisaki, lei ed Izuku avevano trascorso del tempo insieme. I suoi genitori non accetterebbero, semplicemente la allontanerebbero da lui, considerandolo una minaccia per la sua sicurezza.

 

Ed Eri non desidera altro che proteggere Izuku di nuovo; soprattutto ora che ha la certezza che l’altro non l’ha dimenticata.

 

"Sai, è proprio un ragazzo in gamba, divertente e alla mano" le dice suo papà cercando di coinvolgerla nella conversazione. Eri si è distanziata per un minuto "Ho anche ascoltato tutto il soundtrack del film e penso sia davvero figo".

 

“Posso sentirlo anche io?” chiede Eri, speranzosa. Non trattiene un sorriso accecante quando suo padre alza una mano con una pennetta USB.

 

“Certo, privilegio di essere mia figlia” le risponde Hizashi gonfiando il petto come un pollo. Suo marito sbuffa dal naso non staccando gli occhi dai compiti che sta correggendo. Afferra una mela dal cesto del soggiorno per poi alzare la testa di scatto e fare una domanda. "Toglimi un dubbio: i suoi capelli sono verdi o neri?".

 

"Sono verdi con riflessi neri, papà. Come quelli di sua madre, anche se leggermente più chiari".

 

"Fangirl" ribatté infantilmente suo padre, dandole un bacio sulla testa e facendole il solletico.

 

Hizashi si ferma a pensarci, abbassando la fiamma sotto i fornelli. “Penso che Eri abbia ragione. Perché lo chiedi?”.

 

“Nessun motivo” Shouta fa spallucce addentando il frutto “Penso ci sia ancora una scommessa in corso tra Kaminari e Ashido. A quanto pare nessuno dei due ha vinto” continua tracciando una lunga linea rossa sul foglio. Geme mentre cambia pagina.

 

"Cosa ha detto più, papà" 

 

"Ti ho già raccontato tutto, biscottino. Abbiamo parlato della sua carriera, della mia, del film, dell’America, poi, però, è dovuto scappare via. Abbiamo parlato per circa mezz'ora. Non c'è più niente da dire".

 

"Perché è andato via?"

 

"Non lo so, la sua manager lo ha chiamato, sembrava una cosa urgente. Qualcosa a che fare con un fiocco di neve?” Yamada si gratta il mento con un'espressione pensierosa. Gli era sembrata alquanto strana la velocità con cui il ragazzo lo aveva salutato ed era corso via ma non gli aveva dato molto peso. 

 

"Cosa ha detto esattamente?" insiste Eri sporgendosi sul bancone. Hizashi deve afferrarla in tempo prima che cada in avanti.

 

"Che aveva ricevuto una mail? Non ne sono sicuro biscottino. Perché me lo chiedi?"

 

"Così" si accascia di nuovo sulla sedia "Vado in camera mia" dice poi.

 

“Ripensandoci, credo che Bakugou abbia vinto quella scommessa”.

 

Passano tre settimane ed Eri siede ora sul suo letto. È notte inoltrata, ha tra le mani l'autografo di Izuku e il cellulare di Shouta. Ha aspettato che tornasse dalla sua pattuglia e che crollasse sul divano prima di prenderlo di soppiatto. Ora, al sicuro nella penombra della sua stanza, l'inchiostro verde brilla.

Ha già deciso cosa fare stanotte anche se non ha un piano ben preciso. Sa che è sbagliato nascondere la verità ai suoi genitori e tentare di contattare Izuku da sola, ma non vede altre alternative. Il solo pensiero di confessare la verità la terrorizza, facendole tremare le gambe. Ha paura che la giudichino, che capiscano il loro legame che è per Eri speciale, unico ed irrinunciabile.

Eri ha semplicemente paura perché se avesse ancora la possibilità di poter esprimere un desiderio, esso sarebbe quello di trascorrere tutta la sua vita insieme ad Izuku. 

 

Così si fa coraggio e digita il numero che aveva trovato col tablet sulla pagina web del cantante, sperando sia quello giusto. Si porta il cellulare all'orecchio sentendo il suo cuore battere furiosamente nel petto. 

 

Stringe le lenzuola in un piccolo pugno, sentendo un nodo allo stomaco, come se la cena si fosse messa sullo stomaco, pronta per essere vomitata da un momento all'altro ma ha un’unica idea in testa: chiamare Izuku.

 

Tuttavia, sono molte le cose che potrebbero andare male.

 

Potrebbe non ricevere risposta. Il sito non diceva che il numero sarebbe stato disponibile 24/24h. Forse sarebbe partita la segreteria e tutto sarebbe andato in fumo. Izuku potrebbe non rispondere di persona, ma delegare a qualcun altro il compito di gestire le chiamate. Forse alla sua manager, o ad altri membri del suo staff. E in quel caso, cosa avrebbe detto Eri? 

 

Non ha ancora pensato a cosa dire, non ha preparato nessun discorso. Si fida del suo istinto, della sua voglia di sentire la sua voce.

 

Un suono robotico e prolungato si sente dall'altoparlante del cellulare. Eri si raddrizza, incrociando le gambe sul letto. Ci vogliono esattamente tre squilli prima che qualcuno risponda.

 

Eri lo riconosce subito, ancora prima che dica qualcosa. Lo riconosce dal piccolo respiro che fa prima di parlare.

 

"Pronto?" È una giovane voce maschile, assonnata, leggera e stanca.

 

Ma è lui. È Izuku.

 

***

 

"Perché non ti prendi una pausa?" 

 

Vanessa guarda il suo migliore amico dall'uscio della porta. È consapevole che, avendo molti impegni, Izuku non può rispondere alle chiamate o leggere le email in altri momenti della giornata. Vuole solamente vederlo riposare bene almeno per una notte ma il non aver trovato Eri insieme al rimorso di non averla salvata da Chisaki lo accompagnano ogni santo giorno. 

 

Da quando ha rivelato dell'esistenza di Fiocco di neve, i suoi fan sono letteralmente impazziti. Molti hanno iniziato a contattarlo scambiandosi per Eri, ma un'analisi più approfondita ha rivelato le loro bugie. 

 

Il caso più vicino è stato tre settimane fa: una ragazzina aveva inviato un’ email decisamente interessante. Quando una delle sue assistenti lo aveva riferito a Vanessa, la manager era letteralmente corsa da Izuku, trovando il ragazzo insieme a Present Mic.

 

Neanche la presenza dell'eroe e delle persone al bar avrebbero potuto nascondere la speranza e l'intensa emozione che inondarono Izuku. Aveva gli occhi lucidi e la sua voce balbettò mentre salutò frettolosamente l'eroe, che a suo discapito non capì cosa stesse succedendo. Corsero alcuni metri più avanti, in una sala vuota della struttura per leggere l'email.

 

"Potrebbe essere lei" aveva detto in un soffio di voce.

 

"Potrebbe essere lei" aveva risposto in un sorriso Vanessa "Stiamo controllando, alcune cose di routine, le domande che ci hai chiesto di chiedere" continuó stringendo l'amico in un abbraccio "Aspettiamo la sua risposta".

 

La delusione e il dolore che vide negli occhi di Izuku, quando scoprirono la verità, colpirono Vanessa peggio di un treno. Si rimproverò per aver alimentato la sua speranza ma a suo discapito, anche lei credeva realmente di aver trovato Eri. 

 

Era stata una stupida a credere che sarebbe stato così semplice e quando lo disse ad Izuku, il ragazzo la tranquillizzò, rassicurandola con ancora più determinazione di prima. 

 

Ma se entrambi pensavano sarebbe stato più facile si sbagliavano di grosso. Le domande che lo staff di Izuku aveva posto al fan che si era finto Eri, trapelarono su internet e per quanto i loro tentativi di eliminarle dal web funzionarono, il danno era già stato fatto.

 

"Dovresti chiamare Shouto, forse potrebbe darti una mano ad eliminarle totalmente?" aveva proposto Vanessa una sera. 

 

"No, no. È in missione, sarebbe stupido disturbarlo per una cosa del genere".

 

"Sai che non gli darebbe fastidio".

 

"Lo so. Non voglio che si distragga".

 

Da quella discussione, Izuku si ferma ogni notte senza sosta per leggere le email e rispondere alle chiamate. Rilegge e riascolta anche quelle che sono già state esaminate e scartate. “Riconoscerei la voce di Eri o almeno il suo modo di parlare” dice per poi abbassare lo sguardo quando negli occhi di Vanessa legge la sua esitazione.

 

Non è che la ragazza non creda ad Izuku, questo mai, ma ha solo paura che Eri sia cambiata, cresciuta in qualche modo e che semplicemente Izuku se lo sia perso.

 

"Ti dò altri dieci minuti Izuku, poi andrai a letto" gli ordina questa sera.

 

"Va bene mamma" La risposta di Izuku è giocosa mentre ruota gli occhi.

 

"Dico sul serio Izuku. Domani hai tantissime cose da fare: interviste, riunioni e prove" gli ricorda contando con le dita della mano tutti gli impegni. 

 

"Lo so, me lo ricordo. Non preoccuparti. Sono esausto e sono pronto a crollare se non andrò a dormire nei prossimi dieci minuti. Va bene?" 

 

"Va bene" Vanessa si avvicina per aggrapparsi alle spalle larghe del suo migliore amico che è seduto davanti al pc "La troveremo, ne sono sicura" sussurra strofinando la testa sulla sua spalla.

 

"Ne sono sicuro anche io" sorride con più calore Izuku.

 

Il telefono dell’ufficio squilla disturbando il calmo silenzio della stanza. I due si scambiano uno sguardo interrogativo prima che Izuku si allunghi per alzare la cornetta.

 

"Pronto?" dice, trattenendo uno sbadiglio. Non riesce a sentire nessuna risposta. "Pronto? Chi parla?" ripete.

 

Izuku capisce immediatamente che qualcosa non va. Un brivido gli percorre tutta la schiena; il suo cuore si agita tra le costole mentre una goccia di sudore gli scende dalla fronte. Vanessa lo fissa sorpresa, le sue sopracciglia lo invitano a dirgli di più.

 

"Fiocco di neve, sei tu?" Izuku si alza dalla sedia velocemente "Per favore, di’ qualcosa". 

 

Alcuni sospiri soffocati si sentono dal telefono. Vanessa gli mette una mano sulla spalla in una richiesta silenziosa di calmarsi e di respirare. 

 

"Nii-san" dice la voce in un sussurro.

 

È stato breve, piccolo e strozzato ma Izuku lo sente chiaro e forte. È lei, è Eri. 

 

"Eri, stai bene? Dove sei? Sei al sicuro?" Vanessa spalanca gli occhi quando Izuku le da un piccolo cenno di testa, corre verso la postazione computer opposta e inizia a battere qualcosa alla testiera. 

 

"Fiocco di neve, sei al sicuro?"  

 

Dall'altra parte della linea, Eri non riesce a dire niente. Una miriade di emozioni l'attraversano senza darle sosta. Vuole rispondere di si, dirgli che sta bene e che vorrebbe incontrarlo al più presto, che non lo ha dimenticato e che lo ama. Vorrebbe dirgli tante cose ma si blocca.

 

"Hey, hey, sono qui. Respira, okay? Dentro e fuori. So che ce la puoi fare, respira" Izuku cerca da lontano di coordinare i suoi respiri. "Dentro e fuori. Sei al sicuro, okay?"

 

Izuku sbatte la mano sulla scrivania facendo risuonare il rumore dell'anello che indossa. Vanessa sobbalza non staccando lo sguardo dal pc. "La sto cercando, la sto cercando" sussurra in un urlo.

 

"Sei con me, fiocco di neve? Riesci a respirare?" domanda Izuku al cellulare.

 

"Sì" piagnucola la bambina dopo alcuni minuti "Nii-san, mi sei mancato così tanto" 

 

"Anche tu, Eri-" Izuku si accascia leggermente sul tavolo, portandosi una mano al petto. Abbassa la testa, chiude gli occhi e stringe la cornetta del telefono. "Anche tu"

 

"Eri con chi stai parlando?" Una voce li interrompe. Izuku si alza di scatto rimanendo il più silenziosamente possibile. Vanessa ha uno sguardo confuso davanti al pc ma il cantante non le presta attenzione. "Eri dammi il cellulare. Ora"

 

"Eri, piccola?"

 

La voce dall'altro capo del telefono sembra appartenere ad un uomo adulto, forse il nuovo tutore di Eri. Il suo tono è abbastanza severo e profondo. Izuku chiude gli occhi e cerca di convincere se stesso che la voce non assomigli lontanamente a quella di Chisaki.

 

Sente Eri muoversi, il brusio di lenzuola che vengono spostate e un leggero respiro affannoso. C'è un rumore sordo prima che la telefonata si interrompa.

 

"Cazzo" grida Izuku "Cazzo, cazzo, cazzo" ripete in un mantra mentre getta la cornetta sul legno della scrivania.

 

"Cosa è successo?" dice Vanessa alzandosi dalla sua posizione.

 

"Era lei, ma la chiamata si è interrotta prima che potesse rispondermi. Dimmi che hai trovato qualcosa".

 

"Ha chiamato da un cellulare impossibile da rintracciare. Non penso sia un usa e getta ma più come se fosse un cellulare di tipo criptato. Tipo come quello governativo. Come quello tuo o di Elijah o Sh- ."

 

"Oppure come quello di un fottuto cattivo" la interrompe Izuku gettandosi sulla tastiera del computer. Vanessa non lo ha mai visto digitare così velocemente qualcosa. Clicca alcuni comandi e alcune schermate nere, di cui non conosce l’utilità, si aprono. È intenta ad osservare i movimenti dell’amico quando lo sente chiederle qualcosa.

 

"Chiama Elijah, dobbiamo eliminare il nostro numero dal cellulare di Eri".



****

 

Erano tre le cose che potevano andare male. La terza era che i suoi genitori avrebbero potuto beccarla durante la chiamata ed Eri non aveva assolutamente pensato ad una situazione del genere.

 

Era molto simile al suo papà sotto questo punto di vista.

 

Quando Shouta gli chiede chi è al cellulare Eri va completamente nel panico. L'attacco ritorna mille volte più pesante di prima colpendola in pieno. Si volta verso suo padre, terrorizzata, con gli occhi lucidi non lasciando la presa sul cellulare.

 

"Eri dammi il cellulare. Ora" insiste con un tono leggermente più alto. I suoi lineamenti diventano duri, la fronte si corruga.

 

Eri si alza dal letto, allontanandosi da suo padre.

 

"Eri, piccola?"

 

Shouta si blocca alla voce sussurrata nel silenzio della stanza. È la voce di un uomo, giovane, preoccupato. Un ragazzo che conosce il nome di sua figlia. Sposta lo sguardo da Eri al cellulare e infine ad Eri di nuovo, fissandola intensamente. 

 

Eri scambia la sua preoccupazione per rabbia. Indietreggia ancora di più, saltando fuori dal letto velocemente. "Eri, non lo ripeteró". 

 

La bambina si irrigidisce sul posto, alcuni flashback ritornano in mente. "Il cellulare, Eri". Chiude gli occhi ed armeggia con il dispositivo fino a farlo cadere a terra in un tonfo sordo.

 

Shouta si fionda verso il suo cellulare ma si ferma all'istante quando sua figlia urla in pieno terrore. 

 

"No, no, no, per favore" dice tre le lacrime. Ha difficoltà a respirare, annaspa e indietreggia da Shouta fino a toccare la parete alle sue spalle. Un leggero filo dorato colora il suo corno e Shouta attiva il suo quirk.

 

"Per favore non farmi del male" sussurra ritraendosi nell'angolo più lontano della stanza.

 

Shouta inorridisce alle parole. Eri è ovviamente spaventata e sembra non riconoscerlo più. Cerca di avvicinarsi, questa volta il più lentamente possibile ma gli occhi di Eri sono rosso fuoco e determinati a scappare il più lontano al minimo segnale.

 

"Cosa sta succedendo?" Hizashi entra in vestaglia, con i capelli in una mezza coda e gli occhiali storti sul naso. "Shouta?" chiede guardando il marito. 

 

"Biscottino, hey, sono io? Papà. Mi avvicino, va bene?" dice guardando sua figlia e abbassandosi alla sua altezza.  Sente Eri annuire alcuni secondi dopo, lentamente e titubante, con gli occhi ancora spalancati e il respiro affannoso.

 

La abbraccia per alcuni minuti mentre di sottecchi lancia uno sguardo verso suo marito che osserva impalato sull'uscio della porta. Sembra anche lui spaventato, ma il suo cipiglio scontroso lo nasconde bene.

 

"Cosa è successo?" domanda di nuovo, a nessuno in particolare e ad entrambi. 

 

"Stavo cercando il mio cellulare, quando ho notato che Eri lo aveva e che stava parlando con qualcuno" 

 

Hizashi nota sua figlia irrigidirsi di nuovo quindi le passa una mano sulla schiena in un tentativo invano di confortarla. 

 

"È mezzanotte passata, Eri. Con chi parlavi?" Shouta incrocia le braccia in una posizione d'attacco; posizione che scioglie subito notando l'espressione severa che Hizashi gli rivolge. 

 

"Eri puoi rispondere a tuo padre? Siamo solo preoccupati" incoraggia il biondo lisciando i capelli della figlia.

 

Eri scuote la testa e non dice niente. Abbassa lo sguardo e stringe il suo pigiama in due forti pugni. 

 

"Bene, allora richiamerò" Shouta prende il cellulare dal pavimento. Guarda la rubrica solo per vedere tra le ultime chiamate uno "Sconosciuto" di cui non può vedere il numero. Preme Chiama e mette in vivavoce.

 

Yamada lo guarda sorpreso. Solo la loro prima discussione riguardo Eri lo ferma dall'intervenire. Non vorrebbe di nuovo intaccare l'autorità genitoriale di Shouta. 

 

Eri urla divincolandosi nelle braccia di Hizashi. Solo quando colpisce più volte la sua mascella, l'uomo decide di lasciarla andare. 

 

"Il numero da lei chiamato risulta inesistente" afferma una voce robotica. Eri si blocca tra i due genitori. 

 

"Che?!!- " esclama Shouta "Eri, ora ci dici chi era quell'uomo che hai chiamato!" ripete severo in un tono che non ammette repliche. L’uomo al cellulare non deve avere buone intenzioni se aveva già disattivato il proprio numero, pensa Shouta.

 

Hizashi sussulta leggermente portandosi una mano alla bocca "Eri?"

 

Eri sposta lo sguardo tra i due uomini incrociando le braccia "No, non lo dirò".

 

"Quindi ammetti che era un uomo?" Sbraita suo padre gettando all'aria le braccia. 

 

Eri si stringe in un abbraccio e guarda a terra imbarazzata nell'essere cascata nell’inganno.

 

"È qualcuno che conosciamo Eri?"  La bambina guarda suo papà brevemente con occhi colpevoli senza rispondere.

 

"Lo hai conosciuto su internet? Eri quel posto è pericoloso, lo sai bene" suo padre si avvicina al suo tablet. 

 

Shouta sa che la "protezione bambini" è attiva ma il terrore che qualcuno potrebbe fare del male a sua figlia di nuovo lo logora dentro.

 

Prende il tablet rosa e lo sblocca rapidamente fermandosi quando sente la voce di Eri. "Fermati, non c'è niente lì".

 

"Mi dirai chi era, allora?" chiede suo padre con un sopracciglio alzato. Eri incrocia le braccia e distoglie lo sguardo rifiutandosi di rispondere.

 

"Bene, allora controllerò e questo ti sarà sequestrato" dice Shouta non perdendo un colpo.

 

"Shouta" Hizashi chiama. "Dovremmo calmarci tutti, va bene?"

 

Prende un respiro profondo, invitando tutti a seguire il suo esempio. Nel frattempo cerca di mitigare la situazione prima che precipiti nel caos. "Eri perché non vuoi dirci chi era al telefono?"

 

"Perché vi arrabbiereste se ve lo dicessi" bisbiglia la piccola tirando su con il naso. Non aveva mai smesso di piangere.

 

"Perché lo pens-" 

 

"Dio, Eri è notte fonda ed era un uomo, un adulto, con cui hai parlato. Questo non può essere-"

 

"Shouta, ora basta" lo interrompe Hizashi notando che Eri aveva iniziato a singhiozzare tra le sue braccia "Va di là, a calmarti".

 

L'eroe clandestino fissa suo marito con uno sguardo acido. Se Hizashi non lo conoscesse bene, direbbe che Shouta voglia ucciderlo. 

 

Dopo aver guardato un'ultima volta Eri piangere, Shouta decide di seguire il consiglio e di uscire fuori a prendere una boccata d'aria fresca.

 

"Va bene, Eri. Non siamo arrabbiati con te" rassicura Hizashi accarezzando sua figlia. "Siamo solo preoccupati".

 

"Papà sembra arrabbiato" 

 

"Non con te, biscottino. Shouta è preoccupato e ha paura che tu possa farti male" conclude abbracciandola. Le massaggia la schiena e con calma Eri si rilassa, fino ad appisolarsi tra le braccia d padre, sfinita dalle proprie emozioni.

 

"Ve lo dirò un giorno, te lo giuro" promette poco prima di addormentarsi, in un momento di lucidità.

 

Yamada le bacia la fronte e spostandole i capelli dalla faccia, la mette sul letto e le rimbocca le coperte. La guarda dormire per alcuni minuti accertandosi che non si svegli prima di socchiudere la porta. Non ha idea di cosa sia successo stanotte. Le urla di Eri l’avevano svegliato di soprassalto, facendogli pensare subito al peggio, soprattutto quando gli incubi di Eri non erano così frequenti come prima. Aveva ipotizzato di un cattivo che voleva vendicarsi di lui o di Shota o che avesse scoperto del quirk di Eri e volesse rapirla. Era rimasto alquanto confuso ma soprattutto sollevato quando non trovò nessuno se non la sua famiglia.

 

Cercando risposte, Hizashi si dirige in cucina dove trova suo marito appoggiato al bancone intento a fissare il vuoto.

 

"Shouta?" ripete più volte non ricevendo nessuna reazione.

 

"Era un uomo. A telefono. Passata mezzanotte" Shouta stringe i pugni sul bancone di legno. "Potrebbe essere un pedofilo, Hizashi".

 

"Lo so".

 

"Beh, non sembrava" scatta l'altro. I pugni premono così forte sul bancone che le nocche sono bianche e le mani tremano leggermente per lo sforzo eccessivo. La cucina è in penombra ma Hizashi può vederlo chiaramente.

 

"Che vuoi dire? Prima di stasera non lo sapevi neanche tu"

 

"Beh, almeno adesso lo so, mi sono accorto di qualcosa" 

 

"Sì e sei completamente impazzito mandando tua figlia in un cazzo di attacco di panico. Solo perché non riesci a controllare le tue emozioni" risponde a tono. Non capisce perché Shouta lo stia attaccando quando ovviamente è lì in cerca di risposte. 

 

Solo osservando la reazione di suo marito, che lo guarda con occhi spalancati, si rende conto di aver oltrepassato il limite. 

 

"Mi dispiace, scusami" dice con un tono di voce sommesso.

 

Tuttavia Shouta non sembra credergli. "Sembra proprio intendessi quello che hai detto" lo schernisce, mettendosi in una posizione difensiva.

 

"Non mi piace che mi accusi in questo modo, Shouta"

 

"E a me non piace fare sempre il poliziotto cattivo con Eri, ma è quello che è".

 

"E a me non dispiacerebbe passare per quello più duro se tu sapessi…"

 

"Sapessi cosa?"

 

"Sapessi ascoltarla, Shouta"

 

"Io la ascolto Hizashi ma cosa ne sapresti tu, raramente sei a casa".

 

"È questo il tuo problema? Sai che ho tr-"

 

"Sì, è questo il mio problema e sì, so anche che hai tre lavori, Hizashi" confessa esasperato l'eroe sotterraneo "ma ti vedo sempre più raramente e sai-" Shouta si interrompe per scuotere la testa "lascia stare".

 

Hizashi osserva suo marito incrociare le braccia al petto. Ha una smorfia dipinta sul viso e respira affannosamente. Sta chiaramente pensando a qualcosa, cercando di chiudersi in se stesso, bloccandosi e convincendosi che questo si risolverà da solo. Ma non è così, perché in momenti come questi, Hizashi ha bisogno di capire Shouta, di essere con lui una squadra, di essere uniti per affrontare i problemi che gli si presentano. Ha bisogno di uno Shouta forte e coraggioso con i suoi sentimenti, così come Eraserhead lo è sul campo quando combatte i cattivi.

 

Si avvicina lentamente, quindi, entrando nel suo spazio personale ma dandogli anche tutto il tempo di registrare i suoi movimenti. Gli accarezza la fronte dolcemente, spostandogli una ciocca di capelli neri pece dietro l'orecchio.

 

In risposta Shouta si allontana come folgorato, irrigidendosi totalmente sul posto. Guarda brevemente il dispiacere colorare di nero gli occhi di suo marito, prima che la necessità di respirare aria fresca lo spinga ad uscire.

 

La verità è che Shouta si sente inadeguato come padre, sempre confuso e insicuro di sé. Non ha mai avuto un modello paterno a cui ispirarsi, e teme di non essere all'altezza del compito. Ama Eri più di ogni altra cosa, ma la sua dipendenza da lui lo mette in crisi. Si chiede a giorni alterni se sia normale provare quella paura, o se sia solo una sua debolezza.

 

Ed è sicuro che Hizashi lo convincerebbe del contrario se gliene parlasse, rassicurandolo con dolci parole sussurrate all'orecchio. Gli direbbe che sta facendo un ottimo lavoro, che non è lontanamente come suo padre, uomo violento nella sua assenza, che è fiero di lui, e che Eri lo ama profondamente.

 

Può sentire il "Adora letteralmente la terra su cui cammini, Shouta" seguito da quella risata un po' sguaiata ma troppo Hizashi che Shouta ha imparato ad amare.

E avrebbe riso con lui e forse si sarebbe scusato per averlo accusato di non essere abbastanza presente. Gli avrebbe strappato un morbido bacio; poi avrebbero parlato di come affrontare il problema di Eri e avrebbero cercato insieme una soluzione.

 

Ma non è così perché, dopo anni di terapia, a Shouta risulta ancora difficile chiedere scusa, anche se riconoscere i propri sbagli non è mai stato un problema.

 

Shouta guarda le nuvole arricciarsi e giocare fra loro nel cielo notturno.




****



Midoriya guarda lo schermo del suo cellulare. Non riesce a chiudere occhio. Il solo pensiero che Eri sia lì fuori, con un uomo che possa farle del male lo rende irrequieto. Vanessa lo aveva mandato al letto dopo ore di ricerca invana. Gli aveva detto che avrebbero continuato la mattina successiva e Izuku si convinse solo dopo la terza minaccia di morte.

 

Sono le due del pomeriggio in America, Izuku non sa se Shouto gli risponderà, sa solo che lo farà appena gli sarà possibile, che potrebbe essere due giorni oppure due mesi dopo.



Hey

L'ho trovata.

[Inviato, 2.30 a.m]

 

Izuku nota la sua vista annebbiarsi leggermente, un nodo stretto alla gola gli rende difficile deglutire la saliva. Si passa una mano sulla faccia nel tentativo invano di fermare le lacrime. Con l'altra appoggia il cellulare sul petto. Respirare è di per sé difficile. Riprende a scrivere alcuni minuti dopo e tra un messaggio e l'altro tira su col naso, singhiozzando.



 Mi ha chiamato ma non è andata esattamente come avrei voluto. Ha staccato dopo aver avuto un attacco di panico.

[Inviato, 2.34 a.m]

 

Ha detto che le sono mancato ma non ha potuto dirmi altro. Un uomo è entrato e ha chiesto con chi stesse parlando.

[Inviato, 2.35 a.m]

 

Sembrava così spaventata. 
Non siamo riusciti a rintracciare il suo numero. Ho semplicemente cancellato il mio dal suo cellulare. Spero di non averla messa nei guai. 

[Inviato, 2.35 a.m]

 

Izuku si rigira nel letto, raggomitolandosi in posizione fetale. Si gira l'anello d'oro bianco al dito. Abbraccia il cuscino desiderando che Shouto fosse lì accanto a lui. Vorrebbe le sue forti braccia cingerlo dolcemente e le sue labbra baciare via quel dolore paralizzante. Decide, per quanto egoista sarà quel messaggio, scriverlo lo stesso. 

 

Vorrei tu fossi qui. Mi manchi.

[Inviato, 2.37 a.m]

 

Non volendo che fossero quelle le ultime parole, scrive un ultimo messaggio.

 

Stai attento, ti amo.

[Inviato, 2.37 a.m]

 

 

 

 

N.A.
E se vi dicessi che nel prossimo capitolo ci sarà l'incontro tra Bakugou e Midoriya??
Ricorda: i commenti alimentano il fuoco di ogni scrittore, quindi fatemi sapere cosa ne pensate, grazie⭐

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Capitolo 4
*** Cresciuti e maturati ma sempre gli stessi ***


Trascorrono quattro settimane da quella notte e ad Izuku il tempo sembra giocargli brutti scherzi. A volte è troppo lento, nessuna notizia o nuova pista su Eri. Ha chiamato tutte le persone che avrebbero potuto aiutare, riscosso favori da gente che aveva aiutato in precedenza senza però risultati. L'unica cosa che ha è un numero ormai disattivato, senza possibilità di essere rintracciato. L'uomo, che aveva sentito al cellulare, gli aveva giocato contro la sua stessa carta.

 

Altre volte, però, il tempo sembra passare troppo velocemente; le giornate troppo corte per continuare le ricerche e stare dietro ai numerosi impegni.

 

Si trova immerso in un limbo; vede il traguardo, ne è consapevole, soprattutto quando Eri è riuscita a contattarlo per la prima volta ma si sente come un cane che si morde la coda: gira in tondo, senza idea di come e per dove proseguire per poterla raggiungere.

 

Izuku è anche consapevole di sembrare una mummia vivente. Ha continuamente gli occhi impastati e occhiaie scure che la make-up artist ha difficoltà a coprire. Aveva notato gli sguardi persistenti di Vanessa e riconosciuto la sua preoccupazione, soprattutto quando era distratto, con la testa altrove ripetendo tutte le possibilità di dove Eri potesse trovarsi.

 

Si perde nei suoi pensieri, arrivando in ritardo alle riunioni, apparendo distante durante le interviste e insicuro quando chiede alla sua manager di rimandare gli impegni meno urgenti. 

 

È un pomeriggio di un sabato sera quando Vanessa esplode, offrendo ad Izuku una via di uscita ed essendo, ancora una volta, la sua ancora di salvezza.

 

"Mi fa innervosire vederti gettare la spugna" dice avvicinandosi al tavolo dove Izuku siede a bere una tazza di the.

 

"Non sto affatto gettando la spugna" le risponde mentre appoggia la tazza nel suo piattino. Guarda Vanessa con uno sguardo affilato. 

 

"Allora reagisci, Izuku. Cosa ci fai qui?"

 

"Beh, non è così semplice." sbuffa il ragazzo scuotendo la testa. "Non so esattamente come trovarla, Vanessa"

 

"Come non lo sapevi durante tutti questi anni ma adesso sei così vicino" ribadisce guardandolo negli occhi "Ritrova quella forza da quel tuo culo moscio e non fermarti."

 

"Non ti ho mai visto farlo, quindi non posso lasciartelo fare ora" continua.

 

Izuku gira completamente il suo corpo. Si sporge verso la sua manager. Vanessa nota per la prima volta un piccolo barlume di luce in quegli occhi verdi.

 

"Cosa? Cosa dovrei fare?" domanda in un sussurro.

 

"Fai quello che hai sempre fatto e quello che sai fare meglio: canta ed aiuta chi puoi. Eri non è l'unica persona, ci sono altri bambini che dipendono da te ora. Non puoi deluderli" Vanessa trascina Izuku all'impiedi poggiando le mani sulle sue spalle.

 

"Lo so, cazzo, lo so. Non li deluderò".

 

"Allora datti da fare perché abbiamo un concerto di beneficenza da organizzare, ospiti internazionali da invitare, una canzone da finire e riunioni urgenti a cui partecipare. Hanno bisogno di te" la manager sorride all'ultima frase.

 

I due si guardano brevemente, Vanessa può ancora leggere indecisione e paura negli occhi di Izuku, quindi decide di provarci ancora una volta.

 

"Devi pensare alle cose positive, dolcezza. Non puoi lasciare vincere quei pensieri oscuri, mi hai sentito? Solo cose positive"

 

"E quali sarebbero, Nenè? Non sono riuscito a trovarla. È ancora e sempre la mia mano che non riesce a raggiungerla".

 

"Izuku, dolcezza" Vanessa si prende una pausa prendendo un profondo respiro "Eri è viva, è cresciuta e ti ha chiamato. Sa cos'è un cellulare, avrà avuto la possibilità di poter leggere il numero dal tuo sito. Sa che sei un cantante e cosa più importante le sei mancato quindi non si è dimenticata di te."

 

"Queste sono le cose positive, Izuku. Non pensare a quanto fosse simile la voce di quell'uomo a quella di Chisaki. Può essere quella di un padre arrabbiato perché ha sentito sua figlia chiamare qualcuno, di nascosto, durante la notte. Eri è piccola, può essere ancora salvata senza portarsi quel carico di merda".

 

"Ed è forse quello che sta succedendo" Vanessa passa i pollici sulle guance morbide del suo migliore amico, asciugando una lacrima solitaria. Izuku si copre gli occhi con le mani e abbassa lo sguardo. 

 

Vanessa gli piazza un bacio sulla sommità dei capelli, poi lo costringe a guardarla negli occhi, spostando delicatamente le sue mani con le proprie.

 

"Ascoltami attentamente Zubabe" Izuku sorride leggermente al nomignolo "non addossarti colpe che non hai. Da quando ti conosco, tutto quello che fai è per rimediare a quell'errore. Tutto quello che fai è per lei, per tua madre e per tutti quei bambini che ti ostini a salvare… cosicché nessuno di loro passi quello che tu ed Eri avete passato".

 

"Tutto quello che fai, lo fai perché a modo tuo, tu possa essere quell'eroe che sognavi da bambino. Mi hai capito?"

 

Izuku muove la testa deciso, un forte singhiozzo attraversa il suo corpo mentre una ritrovata determinazione gli colora le sue guance. 

 

"Voglio sentirtelo dire" ordina Vanessa avvicinandosi "Mi hai capito?" 

 

"Ho capito"

 

"Bene. Ora muovi quel culo moscio che abbiamo delle cose da fare."

 

La manager raccoglie la mano del suo migliore amico nella sua e lo spinge a camminare accanto a lei.

 

"La smetti di chiamare il mio culo moscio? Non lo è" La voce di Izuku è per lo più un sussurro divertito. Un po' acquosa ma finalmente molto simile a quella di un mese prima.

 

"So che è tutt'altro tranne che moscio. Sono solo invidiosa" Vanessa scrolla le spalle in un gesto infantile.

 

"Se vuoi puoi toccarlo" 

 

"Certo così Shouto mi congela la mano". Vanessa alza gli occhi al cielo, "Dio, quel ragazzo ha un sesto senso per quel culo" mormora più a se stessa che ad Izuku.

 

"No, no" i capelli del cantante si muovono a destra e a sinistra. Vanessa vede quanto i suoi riccioli siano spenti e lisci. "Hai tutti i pass gratuiti per toccare il mio sedere" dice mettendo il culo un po’ in mostra.

 

"Buono a sapersi" sorride maliziosa mentre arrivati davanti all'ascensore preme il pulsante per farlo salire. 

 

Izuku guarda il grigio dell'ascensore riflettere sulla pelle abbronzata della sua migliore amica. Gli fa un piccolo sorriso quando si gira a guardarlo. Un senso di gratitudine riscalda il corpo di Izuku. Anni di cazzate, di sostegno, amicizia ed amore lo investono completamente. Stringe più forte la mano di Vanessa nella sua. La manager è più alta di lui quando indossa i tacchi, quindi Izuku appoggia la testa sulla sua spalla.

 

"Grazie mille, Nené" 

 

"Prego, Zubabe"

 

"Cosa abbiamo di così urgente da fare?" chiede dopo alcuni istanti. Il ticchettio dell'ascensore che sale risuona in tutta la suite.

 

"Oh beh, mh, nulla di così importante, sai. Tipo solo una riunione con HeroFilm per il prossimo film in lavorazione a cui dovrai scrivere il soundtrack che è prevista per le 18 di questo pomeriggio" sputa in un solo colpo di fiato la sua manager. Le sue labbra si aprono in un finto sorriso innocente.

 

"Cosa?! Sono le 17.26" urla Izuku girando il polso per vedere il suo orologio "quando avevi intenzione di dirmelo?"

 

"Lo sto facendo proprio ora, no?" 



****

 

Katsuki Bakugou non sa cosa pensare. È un eroe, a tutti gli effetti, da soli due anni, ma nonostante questo un’email di HeroFilm, che gli proponeva la realizzazione di un film, è aperta da giorni sul pc del suo ufficio.

 

È a conoscenza che il film di Yamada-sensei sarebbe uscito nelle sale la settimana prossima. Lo sa perché, insieme a tutta la famigerata classe A, avrebbe partecipato alla prima del film. C’era stato un casino esagerato per poter organizzare i turni per quella giornata: alcuni ce l’avrebbero fatta, altri no. Capelli di merda lo aveva pregato di andare con lui  e, anche se non avrebbe voluto, un deciso e secco ordine dalla sua PR lo aveva costretto a rivedere i suoi piani.

 

Erano ormai lontani i giorni in cui poteva fare quello che voleva.

 

Perché per quanto Bakugou Katsuki sia un eroe emergente, aveva ricevuto da subito grande popolarità, negativa o positiva che fosse. Ai conservatori e alle vecchiette non piace il suo atteggiamento arrogante e urlante; i giovani, invece, amano la sua attitudine alla vittoria e il suo cipiglio scontroso che lo rendono il mix perfetto tra Endeavour e All Might, nonostante questi ultimi non ne siano particolarmente entusiasti.

 

Coglioni, secondo l’umile parere di Katsuki.

 

Aveva notato, anzi, l’intero Giappone aveva notato quanto All Might facesse il tifo per il suo figlioccio LeMillion. Purtroppo per "Togata-senpai"- A Bakugou viene da vomitare solo pensando al nome- non ha riscosso la stessa notorietà di Dynamight.

 

Katsuki insiste nel dire che non vuole essere considerato il prossimo numero uno solo perché degli stupidi giornalisti lo vedono come il perfetto mix tra la potenza e la sete di vittoria di All Might e la forza, la caparbietà e l’ostinazione tipica di Endeavour. Katsuki Bakugou arriverà in cima e dimostrà a quegli extra quanto è lontanamente diverso da quei due stupidi e vecchi decrepiti. 

 

È sera quando il dubbio di Katsuki finalmente sale a galla. È una di quelle sere solo uomini, come piace chiamarle suo padre e durante le quali, padre e figlio discutono di tutto senza che ci siano conseguenze sul domani. 

 

Stanno preparando la cena, Masaru taglia le carote per lo stufato mentre Katsuki pela le patate. È la solita routine ma il ragazzo è particolarmente infastidito, più del solito, valuta il padre dopo una seconda occhiata.

 

Masaru non insiste col chiedere. Sa che Katsuki gli chiederà consiglio, o meglio un'opinione leggermente tollerata, quando sarà pronto. È per questo che canticchia fiducioso una canzone che aveva ascoltato quella stessa sera alla radio.

 

"Ho ricevuto una proposta" rompe il silenzio il giovane senza smettere di pelare le patate.

 

"Che proposta?" chiede Masaru guardandolo di sottecchi. Gira la carne che rosola nel vino.

 

"Da HeroFilm"

 

L'uomo mormora riflessivo: non vuole sbilanciarsi senza aver capito cosa frulli nella mente del figlio.

 

"La loro idea è quella di un film biografico"

 

"Capisco"

 

"Cosa dovrei raccontare? Ho venti anni, cazzo, come dovrei riempire centoventi minuti di film?" interroga Katsuki guardando finalmente suo padre negli occhi.

 

"Con quello che ritieni più significativo nella tua vita? Qualcosa della tua infanzia, un'amicizia particolare? O forse vogliono che parli del tuo rapimento" risponde incerto, non credendo al cento per cento a quello che stava dicendo. Katsuki se ne rende conto presto.

 

"Beh, bella merda"

 

Passano alcuni minuti in silenzio, ognuno assorto nei propri pensieri. Se mai accettasse la realizzazione del film, Katsuki non vorrebbe soffermarsi troppo sul rapimento. Era stato anni fa e ancora ora porta gli strascichi di quell'orribile esperienza. È cresciuto da allora, ovviamente. Ha riconosciuto i motivi per cui la Lega aveva creduto potesse essere un cattivo ma questo non significava avesse fatto meno male. Soprattutto non quando gli eroi lo salvarono una settimana dopo, poco prima che il lavaggio del cervello di quel coglione di Shigaraki potesse attecchire in profondità. 

 

Non fu peggio, però, di quando l'unica persona da cui meno se lo aspettava, gli aveva urlato in faccia le stesse cose, sette anni prima. Solo in quel momento Katsuki aveva dubitato seriamente delle sue azioni. 

 

Ma ritornando al film, Katsuki non ha avuto grandi amicizie prima di quelle ad UA. Non ha avuto particolari esperienze o illuminazioni di tipo spirituali o religiose che gli avessero fatto capire che la carriera giusta per lui fosse quella dell'eroe.

 

Nessuna nobile ragione o nessun background di eroe che deve lottare per il proprio sogno. Katsuki fa una smorfia al solo pensiero.

 

Aveva quattro anni quando capì che sarebbe diventato un eroe. Aveva un quirk fantastico e gli altri si sarebbero inchinati alla sua potenza mentre, crescendo, avrebbe collezionato vittoria dopo vittoria. Meglio di All Might, meglio di qualsiasi eroe mai esistito.

 

E per quanto fosse sbagliato, quella era stata l'unica ragione che lo avesse spinto ad entrare all'UA. 

 

Il giovane fa esplodere alcune scintille nel palmo della mano in un gesto stizzito. Masaru sposta lo sguardo titubante dallo stufato al figlio ed infine allo stufato di nuovo. Katsuki non avendo pazienza sbotta chiedendogli di farla finita.

 

"Sputa il rospo, vecchio"

 

"Potresti, sempre e solo se vuoi-" balbetta l'uomo mettendo le mani avanti, cercando di non fare arrabbiare suo figlio.

 

Katsuki ruota gli occhi al cielo all'insicurezza di suo padre apprezzando, tuttavia, lo sforzo.

 

"-potresti raccontare di te e del tuo rapporto con Izuku"

 

"Non dirò che sono gay tramite un cazzo di film, papà"

 

"Non intendo quella parte, Katsuki" chiarisce suo padre con un tono severo. Sospira sonoramente scuotendo la testa prima di riprendere a parlare "almeno non solo quella".

 

Il biondo incrocia le braccia al petto, il pelapatate ormai dimenticato sul bancone del tavolo. "Sappiamo entrambi quanto la vostra relazione, per quanto tossica fosse, ti ha colpito. L'essere entrato all'UA, dopo la sua partenza, ti ha fatto capire quanto avessi sbagliato e quanto fossi quirked".

 

"Potrebbe essere il modo in cui fai ammenda per i tuoi sbagli.." continua voltandosi verso il frigo per pescare due birre.

 

"In cui mostri che ora ci tieni, che ti sei reso conto dei tuoi errori e che hai dei progetti importanti per aiutare i quirkless" 

 

"Sono tutti ottimi motivi, Katsuki. Il tuo film può far seguito a quello di Present Mic, no? Come mi hai raccontato, entrambi parlereste di tematiche sulla discriminazione dei quirk".

 

Katsuki guarda brevemente suo padre scrollare le spalle e prendere un sorso di birra. 

 

"Questa è una stronzata" contesta. L'odore della carne che rosola gli dà la nausea.

 

"Perché?" 

 

"Perché si"

 

"Mh, wow replica esaustiva" 

 

Katsuki guarda stupito suo padre, con le sopracciglia alzate. Non smetterà mai di sorprenderlo quando suo padre diventa sarcastico e scrolla le spalle in quel modo assumendo un atteggiamento così diverso dal suo e quello di sua madre. Lo fa sembrare figo.

 

"Intendo dire" inizia dopo un respiro che dimostrava che ci stava provando "D-Izuku è ormai famoso e la gente sa che siamo andati a scuola insieme. Foto e merda di quel genere, circolano su internet. Farebbero due più due e capirebbero che è lui."

 

"Questo è quello che pensi?"

 

"Certo, cazzo"

 

"Bene" dice l'uomo non affatto credendo alle parole del figlio. "Potresti sempre discuterne con lui".

 

"Siete entrambi cresciuti e maturati, no?"

 

Masaru riprende a girare la carne nel tegame di rame. Aggiunge le sue carote ed un bicchiere di acqua che riempie dal rubinetto.

 

Non continueranno quella discussione, ma Katsuki ci penserà per tutta la settimana successiva, fino a quando arriva l'appuntamento con HeroFilm.

 

Non avrebbe mai pensato di trovare Izuku quello stesso pomeriggio davanti all’ascensore dell’HeroFilm Building. La voce di suo padre lo incoraggia a parlargli, a raccontargli del film; la sua coscienza, invece, gli urla di fare marcia indietro soprattutto quando ha la certezza che sarà tutto un fottuto disastro.



*****

 

Izuku nota Katsuki per primo.

 

È difficile non farlo quando per metà della sua vita ha cercato quei capelli biondo grano tra la folla. Se era per scappare da quella combinazione di capelli biondo e occhi rosso fuoco o era per andarci contro, Izuku avrebbe sempre notato Katsuki, perché per tutta la sua infanzia Katsuki era stato come il sole in una giornata estiva: caldo e piacevole in alcuni giorni, asfissiante e bruciante in altri.

 

Per la seconda volta in assoluto, Izuku fa finta di non vederlo. Continua a parlare, invece, con la segretaria di Yamamoto, Julienne, una ragazza di origini francesi che ha avuto modo di conoscere settimane prima. 

 

Lo aveva fermato nella hall alcuni minuti prima chiedendogli un selfie veloce. Izuku aveva notato i suoi capelli biondi; lunghi, setosi e con piccole onde verso la fine. 

 

Tuttavia, aveva anche notato alcune ciocche nere all'attaccatura. Cerca di ridere alle sue battute e aspettano insieme l'arrivo dell'ascensore, fino a quando la presenza di Bakugou alle sue spalle non diventa evidente.

 

"Dynamight" saluta con un mezzo inchino Julienne.

 

Izuku si gira lentamente, sentendo gli occhi del suo amico d'infanzia sul proprio corpo. Quando finalmente posa gli occhi su Katsuki, nota che il biondo lo scruta dall'alto verso il basso, soffermandosi leggermente su alcuni punti. 

 

Izuku incrocia le braccia, sentendosi esposto e aspetta che l'altro faccia la prima mossa.

 

Annuendo prima in direzione di Julienne, Katsuki lo fissa dritto negli occhi. Izuku distoglie subito lo sguardo, non sopportando l'intensità di quel rosso.

 

"Midoriya" lo saluta, il sapore del nome estraneo era amaro sulla sua lingua. 

 

"Bakugou" 

 

Indossa dei pantaloni e una felpa neri dalla quale esce una t-shirt bianca. Ai piedi indossa degli stivali da combattimento dello stesso nero. È uno stile minimal ma completamente efficace se vuole passare inosservato; se non per i capelli, Izuku nota, che sono spettinati ma evidenti.

 

Il biondo ha sempre fatto risaltare la sua carnagione bianca e lo fa ancora oggi. Infastidisce Izuku così tanto da voler urlare e sbattere i piedi a terra, perché per quanto lavori sotto la luce del sole, la pelle di Bakugou è sempre caratterizzata da un pallore così chiaro, così nobiliare che lo hanno reso e lo rendono estremamente attraente. 

 

È una delle cose prettamente "Bakugou" che fa prudere la pelle di Izuku tanto da volersela staccare con le unghie, perché Izuku, invece, si abbronza facilmente, al primo accenno di sole, facendo risaltare quelle milioni di lentiggini che lo rendono prettamente "Midoriya".

 

"Cosa ci fai qui?" chiede Izuku spezzando il silenzio imbarazzante.

 

"Cosa ci fai tu qui" sbotta rauco l'altro. Si fissano, si scrutano ma Izuku non riesce a capire cosa provi Katsuki in quel momento. Non sa se come lui, si ritrovi a far fronte a quell’insieme di emozioni che hanno caratterizzato in parte qualsiasi interazione con l’altro, quel senso di inadeguatezza, rabbia, affetto, invidia, sorpresa, curiosità che pizzicano il suo stomaco.

 

"È una delle case di produzione per cui lavoro, Bakugou. Ultimamente scrivo e canto le canzoni per i film. Non hai visto il cartellone con la mia faccia stampata fuori l'edificio?"

 

Bakugou ha la decenza di mostrarsi leggermente imbarazzato quando Julienne si porta una mano per nascondere una risata e anche quando Izuku lo guarda compiaciuto. 

 

Prima che possa rispondere con una delle sue più colorate repliche, la segretaria interviene.

"Siete entrambi attesi da Yamamoto-sama al decimo piano"

 

Izuku annuisce alla donna, dando di nuovo le spalle a Katsuki. "Nel suo ufficio?"

 

"Nel suo ufficio" conferma lei sorridendo. Guarda brevemente tra i due con leggera emozione e occhi lucidi. Izuku, avendo notato il suo stato fangirl, decide di congedarla. "So come arrivarci Julienne, grazie mille"

 

Julienne si sgonfia, rivolge un ultimo sguardo a Katsuki. Il biondo dall'altra parte non sembra affatto infastidito dall'attenzione indesiderata fino a quando non guarda la donna con un sopracciglio alzato. “Seguirò lui” dice con nonchalance. 

 

Julienne capendo, si inchina leggermente e scompare dandogli prima un sorriso malizioso.

 

Izuku sbuffa alzando gli occhi al cielo. Può già immaginare il perché di quel sorriso malizioso. È sicuro che solo la clausola del suo contratto fermi Julienne dal divulgare su Twitter, il primo e memorabile incontro tra Izuku Midoriya e Bakugou Katsuki dopo anni. Si trascina nell'ascensore e preme il tasto 10 aspettando in relativo silenzio. 

 

"Come te la passi?" domanda Katsuki appena le porte si chiudono. Non è imbarazzo quello che sente dalla voce di Katsuki. Non può esserlo. Il suo amico d'infanzia non conosceva un'emozione del genere.

 

Izuku scrolla spalle in un gesto del tutto casuale. Ha la sensazione che Katsuki appoggi il piede sulla parete laterale dell'ascensore mettendosi le mani nelle tasche dei suoi cargo. Cerca di sembrare indifferente ma per tutto il tempo non ha mai smesso di fissare Izuku.

 

"Bel nome da eroe che hai scelto" Izuku sente l'esigenza del tutto inappropriata di dire “Dynamight” scimmiotta con le braccia incrociate, ancora non degnando Katsuki di uno sguardo decente.

 

"Mh… brillante carriera, non sapevo che sapessi cantare" 

 

Izuku aggrotta la fronte. "Quando, sinceramente, avrei avuto modo di farti sentire come cantavo?" sbuffa mezzo sarcastico e mezzo sincero mentre un nodo amaro gli sale in gola.

 

Si gira a guardarlo inconsciamente e i loro occhi si incatenano subito. È una sensazione così strana: nostalgica ma anche nuova ed eccitante. È come vedere uno sconosciuto ma è anche come guardare direttamente al passato, alle loro versioni del passato.

 

Katsuki è il primo a distogliere lo sguardo per muoversi incerto sui piedi. Entrambi si spostano per osservare il bottone dell’ascensore illuminarsi e segnare il terzo piano. Ci sono alcuni secondi di silenzio riempiti solo dalla musica leggera che risuona dagli altoparlanti.

 

“Com'è l'America?”

 

"Stupenda" dice Izuku in un sussurro che si sente a malapena. Katsuki vede i suoi occhi allargarsi brevemente e le sue spalle assumere un aspetto vulnerabile "Enorme come credevamo fosse da bambini".

 

Katsuki annuisce più volte istintivamente non sapendo come rispondere. Ammira in silenzio i suoi stivali riflettere la luce bianca dell'ascensore. Verso il quarto piano sente Izuku cercare di portare avanti la conversazione. Si gira leggermente verso di lui flettendo le braccia.

 

"Ti hanno chiesto di fare un film? Perché?" 

 

"Diavolo se lo so" replica il biondo con una scrollata di spalle.

 

"È biografico?" Il suo sembra un tono leggermente accusatorio ma Katsuki potrebbe sbagliarsi.

 

"Non lo so, cazzo." sbotta seccato. Prende un respiro profondo e continua: “Questa è la loro proposta, però".

 

Izuku lo guarda con sospetto, gli occhi socchiusi mentre l'ascensore segna quasi il sesto piano. Nessuno aveva interrotto la sua salita quindi Katsuki decide di togliersi quel grillo parlante a forma di suo padre dall'orecchio.

 

"Stavo pensando di, sai, accettare. Parlare di noi e di come t-"

 

In un brusco movimento l'ascensore si blocca di colpo. Bakugou alza gli occhi allarmato alla ricerca della minaccia improvvisa. È confuso ma si calma quando nota la mano di Izuku sul tasto di arresto d'emergenza dell'ascensore. 

 

"Non accetterai la proposta di un film biografico, Bakugou" 

 

"Co- Perché?"

 

“Non parlerai di qualsiasi cosa strana ti ronzi in testa. Sicuramente non parlerai di me e te e della nostra relazione bullo e vittima” esplode alzando improvvisamente il tono di voce. Respira con affanno e guarda Katsuki con due occhi verdi acidi. 

 

“Passerebbe il messaggio sbagliato" conclude più calmo, quasi mezzo minuto dopo. Clicca di nuovo il pulsante rosso dell'ascensore. Katsuki lo fissa sbalordito per alcuni istanti, prima di ricordarsi che questo pezzo di merda gli sta dicendo cosa fare. Quindi è ritornato tredicenne in un secondo e tutte le sedute con la terapista sono state gettate dalla finestra.

 

"Messaggio sbagliato? Perché non dici la verità, eh?" 

 

Katsuki si avvicina ad Izuku entrando nella sua bolla personale. Dio, quanto lo fa incazzare. Lo schiaccia quasi su tutta la parete dell'ascensore con la sua corporatura imponente. Puó sentire il profumo costoso pizzicargli il naso e i ricci solleticargli le guance. L'ascensore si blocca di nuovo. 

 

"E quale sarebbe?" lo sfida Izuku senza paura. 

 

Forse la popolarità gli ha dato alla testa pensa Katsuki.

 

"Non vuoi che il mondo sappia che sei un inutile quirkless" dice l'eroe senza pensare.

 

Entrambi si bloccano, guardandosi negli occhi per alcuni minuti. Izuku registra gli occhi spalancati di Bakugou ma una strana sensazione di rabbia si impossessa di lui. Con una mano poggiata sugli addominali dell'altro, cerca e riesce ad allontanarlo.

 

"No” grida mentre le spalle si irrigidiscono “non voglio che la gente pensi che sia giusto bullizzare un ragazzino quirkless e farla franca diventando un eroe".

 

"Un ragazzino che, per altro, aveva chiaramente una cotta per te. Non penso che baciarlo e dirgli che è stato il suo risveglio gay, sia giusto” lo schernisce “Penso che sia solo bullismo estremo" 

 

"Non hai capito un cazzo" Katsuki si allontana di alcuni passi. Stringe le mani in due forti pugni cercando di non far scoppiare nessuna scintilla. 

 

"No? Non vedo questo miglioramento nel tuo atteggiamento, Bakugou. Non vedo un prima e un dopo. La gente non capirebbe". 

 

"Non lo sai, cazzo. Non sai niente" si difende Katsuki mentre la sua faccia si colora di un rosso acceso. Non ha bisogno di vedersi per sapere che le vene dei suoi occhi sono arrossate e la vena sulla sua testa pulsa forte rispecchiando il battito del suo cuore.

 

Izuku lo guarda con diffidenza e con una leggera emozione che Katsuki non sa definire. Quindi rimane a fissarlo, non sa che quello che Izuku prova non è né paura né delusione. È una linea sottile tra l'una e l'altra. Il cantante preme di nuovo il pulsante e l'ascensore riprende a salire.

 

“Ed è colpa mia, giusto?”

 

“Le cose sono cambiate”

 

"Davvero, lo sono? Perché cerchi di dimostrarmi che mi sbaglio" lo beffeggia Izuku scuotendo la testa.

 

"Non è così e lo sai bene" 

 

"Non riesco sempre a capire ciò che ti passa per la testa, Kacchan" 

 

Izuku guarda il biondo con leggero disgusto, arrabbiato per l'uso del soprannome.

 

Katsuki si avvicina veloce prendendo l'altro alla sprovvista. L'ascensore segna appena il nono piano quando il biondo preme di nuovo il pulsante rosso. Si fa sempre più vicino, questa volta lentamente, spalmando il suo corpo duro su quello più basso e compatto di Izuku. Sente il calore dell'altro attraversargli i vestiti, percorrergli le vene arrivando quasi a bruciare le sue interiora. 

 

Posiziona il ginocchio tra le gambe di Izuku senza spingersi più in alto. Gli prende il mento con le dita e lo alza guardando brevemente i suoi occhi verdi e poi le sue labbra. 

 

Con il pollice ne traccia il contorno, spingendo la punta nell'umidità della bocca. Lo aggancia, sporco di saliva ai denti e sorride pigro. Con l'altra mano, invece, gli accarezza la gamba lento e metodico, fino al fianco che massaggia con piccoli movimenti circolari. Cerca e infila la mano sotto ai tessuti, trovando una porzione di pelle lentigginosa da poter graffiare con le unghie. È calda e liscia come ricorda.

 

Prende l'immobilità di Izuku come un invito ad andare avanti, il suo aprirsi come un incitamento a toccarlo di più.

 

Non si aspetta di finire spinto di lato, il corpo di Izuku visibilmente teso e un dolore sordo alla guancia. Non è il pugno più forte che ha ricevuto ma sicuramente è uno dei meglio piazzati.

 

"Cazzo, non sei fottutamente cambiato" Izuku si aggiusta la camicia e il bomber che gli è scivolato dalla spalla mentre dà uno schiaffo ai pulsanti dell'ascensore facendolo ripartire. Le mani gli tremano mentre cerca di ricomporsi.

 

"Non potevi semplicemente dire che volevi fare il cantante invece dell'eroe?" sputa con rabbia Katsuki, mentre si massaggia la guancia.

 

Midoriya si avvicina, due occhi lucidi lo guardano increduli "Non potevi semplicemente supportarmi o per lo meno ignorarmi?" 

 

"Ovviamente no, perché sapevi che con un quirk o senza, ma soprattutto se ne avessi avuto l’occasione” sussurra Izuku puntandogli l’indice contro “sarei stato un eroe migliore di te, persino migliore dello stesso All Might".

 

Le porte dell'ascensore finalmente si aprono rivelando un corridoio per fortuna deserto.

 

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Capitolo 5
*** Una famiglia ritrovata ma una perduta? ***


“Shouta-kun, Hizashi-kun, accomodatevi per favore. Ci sono delle novità che devono essere discusse”.

 

I due eroi entrano nell’ampio ufficio di Nedzu. Il tono con cui li ha accolti il loro sensei sembra serio e grave. Yamada prende la mano del marito tra le sue e la stringe leggermente. 

 

Nedzu percepisce la loro agitazione, quindi decide di regalare loro un debole sorriso che non sembra fare granchè. Dalla sua poltrona girevole, osserva Aizawa indossare profonde occhiaie e occhi arrossati, solo una leggera stanchezza sembra essere nuova. Lo stesso discorso non sembra valere, però, per Yamada che, vestito con abiti da civili e capelli sciolti, non sembra neanche lontanamente il suo personaggio da eroe. Sembra più stanco del solito quindi Nedzu non lo riprende per il suo abbigliamento. 

 

Sono preoccupati per Eri, e Nedzu può comprenderlo; la piccola creatura non merita altro stress o male e il preside avrebbe fatto di tutto per aiutarla. È trascorso solo un giorno e mezzo da quando Shouta aveva chiesto il suo aiuto per rintracciare il numero dello sconosciuto dal suo cellulare e aveva delle notizie da comunicare.

“Cosa hai trovato?” chiede Hizashi alla sua destra.

“Il numero è un vicolo cieco. Letteralmente” inizia Nedzu con lentezza “non c’è stato nulla da fare, neanche sfruttando l'opportunità del cellulare di Shouta di aver lasciato una traccia sull'altro dispositivo. Sono riuscito a sapere solo che hanno risposto da un telefono fisso, nient'altro”. 

 

Il preside nota gli sguardi allarmati che i due genitori gli rivolgono quindi cerca di spiegarsi ulteriormente “Meglio dire, un modo di andare avanti c'era e l'ho già preso in considerazione. Senza però nessun risultato".

 

"È stata una notte davvero affascinante ma infruttuosa" rivela cadendo più comodo sulla sedia "la traccia del cellulare di Shouta si è collegata alla connessione internet dell'uomo per soli 0.089 secondi prima di essere completamente eliminata".

 

"Ho cercato di aggrapparmi a queste briciole ed entrare nel sistema ma è troppo complicato"

 

Nedzu vede confusione e dubbi sui loro volti quindi prosegue "Per intenderci, è un sistema a cui potrei anche accedervi” appoggia le zampe sulla scrivania dando loro uno sguardo d’intesa “ma ciò allerterebbe hacker e tecnici governativi da tutto il mondo”.

 

“In che senso?” chiede Shouta mentre Hizashi annuisce.

 

“In poche parole, l’uomo che avete sentito al telefono usa una linea protetta molto simile a quella utilizzata dai governi per scambiare file o contenuti ad estrema sensibilità. E non intendo semplici conti bancari, identità di presunti terroristi, file medici su quirk virali o quant’altro, ma file governativi che una nazione invia ad altre quando decidono di collaborare per casi internazionali non ancora risolti. E il nostro uomo si nasconde tra le centinaia di migliaia, e se non di più, scudi tra i più sicuri del mondo”.

 

C’è una pausa prima che Nedzu riprenda la spiegazione. Lo sguardo inorridito che Yamada rivolge al marito non passa inosservato. Sembra che entrambi capiscono la gravità della situazione. “Ogni volta che cerco di rintracciare la sua posizione, e l’ho fatto per tutta la notte, vengo gettato nei server di diverse parti del mondo dovendo ripartire ogni volta daccapo: prima quello cinese, poi francese, italiano, norvegese, inglese, indiano, africano e infine quello più problematico, quello russo”

“Ma non sono quelle, tutte nazioni…” inizia Yamada avvicinandosi alla scrivania. Shouta non capisce quindi sposta lo sguardo tra i due più volte.


“Esattamente” lo interrompe Nedzu “sono tutte nazioni la cui connessione è protetta da un gruppo di esperti con un quirk informatici”. 

 

“Ed è per questo che sarebbe letteralmente impossibile per me hackerarlo. Lascerei evidenti tracce.” 

 

“E come fa a navigare inosservato?” 

 

“Utilizza una rete simile a quella governativa non proprio la stessa. È come se si trovasse un gradino più in basso" ribadisce Nedzu alzandosi dalla sua poltrona. "Tè caldo?” chiede con un gesto mentre si avvicina alla teiera. Riceve in risposta due ‘no’ sommessi.

 

“Penso possa avere un quirk di tipo informatico che non è stato adeguatamente addestrato” Nedzu versa l’acqua bollente nella tazza. "O almeno qualcuno che lavori per lui".

 

"Oh beh, c'è anche la possibilità, -parliamo di una su un milione- che non abbia affatto un quirk informatico ma sia solamente estremamente bravo".

 

“Ma non è quello che mi preoccupa al momento” dice con nonchalance, come se non avesse appena fatto esplodere il cuore di Hizashi con quelle semplici parole.

 

“Cosa ti preoccupa?” 

 

Il preside mormora mentre da le spalle ai suoi dipendenti. “Ho cambiato direzione quando ho visto che non c’erano altre strade da prendere. Ho spostato la mia attenzione dall’uomo della telefonata, ad Eri”

Shouta sbatte leggermente le palpebre, maledicendosi per non averci pensato prima. “Ho chiesto in giro, chiamato qualcuno che non sentivo da tempo. Mi ha detto che c’è stata una persona in questi ultimi diciotto mesi che ha domandato di una bambina salvata dagli eroi circa cinque anni fa”.

 

“C’è qualcuno che cerca nostra figlia da quasi due anni?” lo interrompe Shouta alzandosi violentemente dalla sedia. Si porta le mani unite alla faccia prendendo un respiro profondo. “Perché lo sappiamo solo ora? Eri non è sotto la protezione di UA? Non è sotto la tua protezione?”

 

“Sì, lo è” dichiara semplicemente il preside, per niente intimorito dallo scatto di Shouta. “ed è questo che mi preoccupa”

“Se mi sono dovuto attivare in prima persona perché non mi è stato detto nulla, semplicemente significa che l’altra persona ha potere, e forse più permessi di quelle che attualmente UA possiede”. 

 

"Che tipo di permessi?" Hizashi trema sulla sedia. In tutta la sua vita non aveva mai conosciuto un uomo che avesse più conoscenze e potere del preside.

 

"Permessi di tipo internazionali"

 

Nessuno dei tre dice niente per alcuni minuti, mentre la rivelazione affonda nelle loro menti. Nedzu decide di sorseggiare il suo tè contemplando il liquido scuro in silenzio.

 

“Vi ho detto tutto quello che so” replica con uno sguardo senza emozioni. Entrambi gli eroi conoscono il preside da abbastanza tempo da dire che anche per lui questa situazione non è particolarmente piacevole “per ora”.

 

“Sto aspettando una mail che dovrebbe arrivare a momenti” comunica poggiando la tazza sul piattino e muovendo il mouse per attivare lo schermo del pc.

Yamada fissa le sue scarpe, passandosi una mano sul viso. Non si gira per guardare Shouta. Non ha voglia di vedere il suo sguardo accusatorio, ha già abbastanza nel suo piatto.

 

“Cosa possiamo fare per proteggerla?” domanda Hizashi avvicinandosi alla scrivania "Chiaramente è qualcuno di più di un semplice pedofilo" constata grattandosi il collo nervoso.

 

Nedzu fissa gli occhi verdi del suo ex-studente. “Mi sono già attivato personalmente, Hizashi-kun. Farò il possibile per scoprire se questo uomo può rivelarsi anche solo lontanamente una minaccia per Eri” lo rassicura.

 

Guarda brevemente tra i due eroi: Shouta non ha smesso di camminare avanti ed indietro per la stanza. Borbotta tra sé, in un tentativo di calmarsi e di valutare tutte le alternative, Hizashi gli è seduto di fronte, assimilando tutte le nuove informazioni. Nedzu è certo che anche se non sembra, entrambi hanno ascoltato attentamente le sue parole.

 

“La persona di cui sto aspettando l’e-mail è già una risorsa al limite del legale" prosegue cliccando qualche tasto sulla tastiera. “Se non avrò risposte, per lo meno sufficienti, passerò col riscuotere alcuni favori ai piani alti”.

 

Hizashi annuisce, mormorando un ringraziamento soffocato. Gioca con i fili della sua felpa con cappuccio, prima di irrigidirsi sulla poltrona. Nedzu sposta l'attenzione dal monitor del pc, al suo ex-studente. "A cosa stai pensando?" chiede l'animale. Vede Hizashi raddrizzarsi e guardarlo negli occhi prima di dire qualcosa.

 

"È solo una sensazione ma, penso che Eri conosca l'uomo della chiamata. " Hizashi alza le mani in segno di difesa ma Nedzu poteva vedere chiaramente la convinzione nei suoi occhi. "L'altra notte, dopo la telefonata, Eri… lei -come dire- non sembrava affatto spaventata, almeno non da lui. Aveva più paura della nostra reazione ed, infatti, è andata nel panico quando ha scambiato la preoccupazione di Shouta per rabbia" il biondo si gira, guardando il marito alle sue spalle "Poco prima che la mettessi a letto, mi ha giurato che un giorno mi avrebbe rivelato la sua identità. E se lo conoscesse da tempo?".

 

"Questa è una stupidaggine" sbuffa Shouta scuotendo la testa. Non può credere che suo marito pensi davvero ad una cosa del genere. In parte può essere anche vero, ma se Eri aveva paura di una loro reazione, sapeva che era qualcosa che i suoi genitori avrebbero disapprovato. Se la stessero costringendo a non dire niente?

 

"Perché? Eri è abbastanza consapevole di chi ha intenzioni cattive e chi no e soprattutto non si fida facilmente di estranei, Shouta"

 

Shouta ha il coraggio di ridere brevemente alle sue parole "Perché potrebbe essere sotto l'influenza di un quirk, Hizashi".

 

"Pensi che non ci abbia pensato? Nessun comportamento fuori dall'ordinario, nessun giramento di testa, febbre, nausea o segni visibili. Ho controllato, so riconoscere quando una persona è sotto l'influenza di un quirk" Hizashi incrocia le braccia perdendo la pazienza. Le parole della scorsa notte lo avevano colpito in profondità grattandogli le pareti della gola "sarei un eroe e un padre se te lo fossi dimenticato".

 

Shouta scuote la testa dopo aver fissato suo marito impalato al centro dell'ufficio. "Non è quello che intendevo e Nedzu ha appena detto che l'uomo ha potere e risorse tra cui, forse, un quirk informatico. Cosa impedisce dall'avere anche un quirk persuasivo?" 

 

"Un quirk persuasivo? Dio, Shouta, ti rendi conto di cosa stai dicendo? Quel tipo di quirk non funziona così, soprattutto non senza un contatto visivo o tattile da parte del possessore"

 

"Ha anche un quirk informatico. E se li avesse combinati?"

 

"Cosa?" Hizashi spalanca gli occhi sbalordito poi prende un respiro cercando di fare ragione suo marito "Sarebbe estremamente raro assumere persone con questi quirk specifici. E anche se fosse, ci vorrebbe tempo".

 

"Diciotto mesi è un tempo più che sufficiente"

 

Hizashi balbetta preso in contropiede "Eri va da un terapista da anni, chi meglio di Inui-san può capire se è-" 

 

"Fermatevi un attimo" li interrompe Nedzu. Nel frattempo aveva osservato in silenzio la discussione e per quanto fosse intelligente, sapendo che discutere quando non vi erano prove certe era inutile, non aveva voluto interrompere i due.

 

"Shouta potrebbe avere ragione" dice prendendo tra le zampe un cucchiaino per girare il tè "ma così anche Hizashi"

 

"Non abbiamo abbastanza informazioni da poter formulare un'ipotesi corretta" conclude prendendo un sorso del suo tè. "Dobbiamo solo aspettare. Non penso ci vorrà molto".

 

Lo sguardo di Shota si posa su suo marito che non ha smesso di tormentare il bracciolo della poltrona con le unghie. Hizashi è teso e inquieto, così come Shouta. 

 

Il caratteristico suono dell'arrivo di un messaggio risuona per la stanza attirando l'attenzione degli eroi. “È arrivata” dice il preside, fissando lo schermo. Non aspetta una risposta dai due genitori "Oh cielo,” dice girando il monitor verso di loro “Questo non lo avevo previsto”.

 

Le parole sullo schermo sono grandi e chiare:

 

Non posso dirti molto, solo per questa email rischio di essere fatto fuori dal giro.

È un ragazzo che la cerca, asiatico, penso giapponese, davvero giovane.  

Dice di essere suo fratello.

 

***

 

La paura più grande che assilla Hizashi per le settimane successive è quella di perdere Eri per sempre. Ogni volta che la guarda, sente un nodo in gola e un'angoscia al petto. Si chiede se sarebbero in grado di proteggerla dal dolore, di renderla felice o se sentirà mai la mancanza della sua famiglia biologica.

 

Shouta fa finta di nulla quando Hizashi lo cerca con lo sguardo, continuando a vivere come se quella notizia non avesse cambiato totalmente le loro vite. 

 

È la notte precedente alla prima del film, quando Hizashi si rigira una volta di troppo nel letto svegliando suo marito per la ventesima volta.

 

"A cosa stai pensando?" La voce di Shouta è bassa ma risuona per tutta la stanza, rimbalzando sui muri. 

 

"Ad Eri" risponde non riconoscendolo con lo sguardo. È intento a guardare distrattamente una macchia sul soffitto. "Domani sarò sotto tanti riflettori ed anche lei ne avrà la sua parte per la prima volta".

 

Shouta sospira e annuisce, stringendo le lenzuola in un pugno stretto. I due rimangono in silenzio per un po', poi l'eroe underground si avvicina al marito e gli parla a bassa voce.

 

"Quando abbiamo deciso di fare entrare Eri nelle nostre vite, sapevo che sua madre era ancora viva, ma il fatto che l'avesse abbandonata mi rassicurava in un certo senso" Hizashi si gira verso suo marito. È buio per vederlo bene ma i suoi lineamenti sono illuminati dalla luce dei lampioni fuori alla finestra. 

 

"Non avrebbe mai cercato di riprendersela, e anche se lo avesse fatto, non avrebbe avuto nessuna possibilità. Era logico ed era sicuro”. C’è una pausa prima che riprenda a parlare.

 

“Sai che ho sempre avuto paura di avere un figlio, di avere qualcuno che dipenda da me per tutta la vita ma la possibilità di farlo con te, di essere genitori insieme, di vivere questa avventura, superava di gran lunga tutto il resto".

 

Shouta passa una mano sulla schiena di Hizashi, afferra uno dei fianchi e gli stringe la vita. 

 

"Ed Eri è meravigliosa, un angelo. È gentile, buona, è perfetta. Quindi, quando mi hai confessato di volerla adottare, è stato facile dire di sì". Hizashi sorride nell'oscurità, appoggia la testa sul petto di Shouta lasciando un bacio sullo sterno. 

 

"C'è in me questa esigenza viscerale di proteggerla, di saperla sempre al sicuro ed ora la notizia di un fratello più grande che ha risorse, potere e soprattutto di cui Eri sembra avere memoria mi rende irrequieto."

 

Hizashi prende la mano di Shouta che è chiusa a pugno e cerca di rilassarla.

 

"Mi dispiace averti evitato e di non aver voluto parlare della cosa, soprattutto con Eri…ma ho avuto paura di scatenare delle reazioni che non avrei saputo gestire, di mettere in dubbio il nostro legame con Eri, di farla sentire confusa o in colpa".

 

"E soprattutto di rovinare la nostra piccola famiglia" conclude schiarendosi la gola subito dopo. Hizashi alza lo sguardo dal petto, non riesce a guardare i suoi occhi ma li sente ardere su di lui. Si avvicina per baciare le labbra secche di suo marito. Anche al buio ci riesce con facilità, troppo familiare per sbagliare.

 

I lunghi capelli biondi solleticano Shouta che ricambia il bacio con leggero entusiasmo staccandosi dal cuscino e mettendosi seduto. Respirano per alcuni secondi la stessa aria, fronte con fronte, prima che Hizashi possa dire qualcosa. 

 

"Anche io ho paura. Tu ed Eri siete il mio mondo e" deglutisce il nodo stretto alla gola più volte prima di continuare "non saprei cosa fare se uno di voi dovesse andare via".

 

"Siete la mia famiglia, Shouta. L'unica che ho sempre desiderato. Non voglio lasciarla andare." confessa con voce tremolante. "Non era mia intenzione far credere ad Eri di non volerla con me domani sera per qualche ragione stupida. Ho solo paura che possa attirare l'attenzione di suo fratello".

 

Shouta trascina su di sé il biondo prendendolo per i polsi. Lo avvicina e lo abbraccia, circondandolo come un'armatura. Hizashi non riesce più a trattenere le lacrime e piange nell'incavo della sua spalla. È uno sfogo breve ma liberatorio, lascia andare tutta la tensione di quei giorni e si lascia cullare dal calore di suo marito mentre gli sussurra rassicurazioni all'orecchio.

 

"Ti amo" dice avvicinandosi a Shouta  "vi amo".

 

"Anche io" gli risponde l'altro "davvero davvero davvero davvero...". Shouta gli bacia via tutte le lacrime mentre gli accarezza lo zigomo con il pollice. "davvero, davvero, davvero tanto".

 

Hizashi sorride mentre cerca, senza riuscirci, di allontanarsi. Shouta lo avvicina sempre di più verso di lui, muove la mano per tutta la schiena, sfiorando prima le spalle, poi le scapole, e tracciando una linea per tutto il solco della colonna vertebrale fino ad arrivare all'elastico dei suoi pantaloncini. 

 

Hizashi soffoca un singhiozzo e ad un tratto l'atmosfera cambia, caricandosi di una diversa tensione. Si muove aggrappandosi alle spalle del marito prima di mettersi a cavalcioni su di lui in un movimento fluido. Shouta lo spinge sempre più vicino infilando le mani nel pigiama e afferrando il suo sedere.

 

Il biondo in risposta spinge le dita fredde sotto la maglia, stuzzica i capezzoli con piccoli movimenti circolari ed osserva suo marito rabbrividire mentre si gode l'attenzione. Gli alza il mento tirandogli i capelli, per potergli baciare lungo la clavicola, il collo, il pomo d'Adamo succhiando piccole porzioni di pelle. Sorride compiaciuto quando sente un piccolo gemito soffocato. 

 

Si stuzzicano per alcuni minuti prima di baciarsi senza pudore, trasportati dal desiderio che li unisce da più di quindici anni. Le loro lingue si sfiorano, giocano e danzano senza pausa. Hizashi si muove leggermente in avanti, strisciando sul bacino e ricevendo una piacevole frizione.

 

Sentono i loro corpi prendere fuoco in un istante, un vortice di emozioni instabili gira nei loro stomaci mentre si spogliano frettolosamente. Continuano a baciarsi, a zittire i gemiti dell'altro con le loro bocche prima che Hizashi decida di tirarsi indietro. 

 

"Stai bene?" gli chiede Shouta mentre le sue mani vagano sul corpo dell'altro  massaggiando dolcemente i punti tesi. Non capisce perché Hizashi si sia allontanato ma rispetta la sua scelta.

 

"Sho?" 

 

"Si?" Passa una mano tra i lunghi capelli biondi sentendo il profumo di frutti del suo shampoo.

 

Hizashi appoggia la testa sul petto del marito cercando di nascondersi e geme sonoramente il suo nome. Shouta ride mentre suo marito strofina la testa su e giù sulla sua spalla ricordando teneramente un gatto. "Di cosa ti imbarazzi? Penso di aver visto abbastanza volte la sua modestia, messier"

 

"Shoutaaa" lo rimprovera il biondo, colpendolo di lato con un cuscino. Shota lo ferma appena in tempo. Ride apertamente prima di pizzicargli il fianco in risposta. "Non è questo".

 

"Cos'è allora?"

 

Hizashi si lamenta un'ultima volta prima di sussurrare qualcosa troppo basso per essere sentito.

 

"Deve essere serio se sussurri così a bassa voce ma Amore, non riesco a sentirti"

 

"Aaaah" gemita spazientito Hizashi. Si mette le mani sugli occhi scuotendo la testa a destra e sinistra. Sente le sue guance andare in fiamme e la risata bassa di Shouta non fa nulla per calmare il suo imbarazzo. "Sei tremendo"

 

"Dimmi qualcosa che non so" Hizashi è certo che Shouta stia sorridendo maliziosamente mentre gli morde la spalla.

 

"Aspetta" Hizashi lo ferma "è davvero serio"

 

"Va bene, ti ascolto"

 

"È imbarazzante" Hizashi decide di approfittare dell'atmosfera buia "Ma quelle cose che hai detto prima, sull'avere sempre voluto una famiglia con me" il biondo si sposta una ciocca di capelli dietro l'orecchio. "Anche io. Dal primo momento in cui ti ho visto al liceo, sapevo che eri quello giusto".

 

Shouta lo fissa con leggera sorpresa prima di sorridere insolente.

 

"Lo so, l'ho notato sai? Volevi sempre parlare con me, accompagnarmi a casa, essere nella mia stessa squadra, sederti vicino a me durante il pranzo. E lo capisco, ero un ragazzo molto affascinante, lo sono ancora. Quando ero piccolo, mia mamma mi avvertì di stare attento perché sono troppo dannatamente attraente per il mio bene" Shouta inverte le posizioni sul letto, inchiodando Hizashi tra il materasso e il suo corpo. Il biondo rimane sconvolto dalle parole del marito prima di ridere senza fiato.

 

"Ma va' a cagare Shouta. Sembravi un disadattato senzatetto. Lo sembri ancora, soprattutto un senzatetto"

 

"Ma ancora attraente"

 

"Purtroppo" ride il biondo per poi sorridere malizioso "Parlando di emozioni, quanto tempo ti ci è voluto per prendere coraggio e fare uscire quelle frasi da quel tuo culo emotivamente stitico?" 

 

Shouta incrocia le braccia al petto, si allontana leggermente appoggiandosi alla testata del letto che fa rumore al peso improvviso. La sua fronte si acciglia, e le sue labbra sporgono in un broncio, assumendo l'aria di qualcuno profondamente indignato e offeso.

 

Hizashi ride apertamente, appoggiando una mano sui pettorali dell'altro e decidendo di baciare via quel broncio. 

 

"Certo, certo, prendimi in giro mentre esprimo i miei sentimenti" dice leggermente affannato, poteva sentire il respiro caldo di Hizashi sul suo collo, le sue labbra solleticare leggermente la porzione di pelle sotto la mascella.

 

"Non fare così Shoutaaa" lo rimprovera "è stato davvero dolce, dolce, dolce. Sono molto fiero di te".

 

Si baciano ancora una volta ed ancora un'altra prima che Hizashi abbia la sua risposta.

 

"Allora?"

 

"Del tempo, va bene?"

 

"Mh, mh" annuisce il biondo avvicinando il naso a quello di suo marito. Shota ricambia il gesto, rubandogli un bacio profondo. Gli morde le labbra e gli afferra con forza i capelli mentre Hizashi continua a ridere.

 

"Fai l'amore con me, oppure no?" domanda esigente mentre le sue guance si colorano di rosso.

 

"Un uomo così affascinante mi chiede di fare l'amore con lui? Come potrei dirgli di no?" 

 

"Vaffanculo, Hizashi"

 

"Nooo" calcia le lenzuola per avvicinarsi al marito che si è alzato per andare via "Non andare via" si aggrappa alla schiena dell'altro prima di farli cadere entrambi sul letto.

 

"Come sei permaloso, avvicinati che mi faccio perdonare".



***

 

"Ho delle notizie"

 

Elijah entra nella stanza senza neanche bussare, o almeno se lo ha fatto, Izuku non lo ha sentito. Era troppo immerso a scrivere il documento sul suo pc e ad ascoltare la base per la nuova canzone per prestare attenzione a ciò che lo circondava. Chiuse velocemente tutte le cartelle, tra cui il video di due uomini che combattevano in un vicolo buio.

 

"Notizie?" chiede poi guardandolo con un cipiglio sul viso.

 

"Esatto" Elijah è guardingo, i suoi lineamenti felini si girano guardando attorno brevemente prima di sedersi allo stesso tavolo dell'amico. "Ci sono stati dei movimenti".

 

I due si guardano per alcuni istanti. Izuku fissa gli occhi blu, aspettando che continui. Lo invita anche con un gesto della testa ma il silenzio imbarazzante persiste. Salva il documento che stava scrivendo di togliere le cuffie dalle orecchie con un veloce gesto della mano.

 

"Sii più specifico, per favore, Elijah" gli chiede sospirando impercettibile. 

 

"Avevi ragione" rivela posizionandosi meglio sulla sedia "Qualcuno ha chiesto di te e una delle risorse ha vuotato il sacco".

 

Izuku guarda lo schermo del suo portatile, si concentra distrattamente sulle righe del file aperto. Circa due anni fa aveva rintracciato alcuni degli informatori più importanti del Giappone ed insieme a Elijah aveva lasciato briciole di informazioni, in modo tale che quando la notizia si sarebbe diffusa, perché Izuku era sicuro che sarebbe successo, sarebbe stato Izuku a conoscere chi per prima avesse parlato.

 

"Chi ha parlato?"

 

"Jōhō Teikyō"

 

Izuku mormora mentre si gratta il mento inconsciamente. "Con chi è solito lavorare?"

 

"Con tutti ma è solito stare dalla parte degli eroi" Izuku affonda le spalle sullo schienale della sedia. Alla notizia che Eri possa trovarsi sotto la custodia di alcuni eroi un peso sembra essersi alleggerito sul suo petto. Nonostante questo, l’esperienza di Shouto con Endeavour gli ricorda che non tutti gli eroi sono puri come era solito credere da bambino, soprattutto quando c’entra un quirk come quello di Eri.

 

"Hai già dei nomi?"

 

"Stiamo verificando ma abbiamo bisogno di tempo" conclude Elijah alzandosi e dirigendosi verso la porta. "Domani comportati normalmente alla premiere, al tuo ritorno avrai la lista".

 

Izuku annuisce anche se sa che l’altro non può vederlo. Lo guarda girare la maniglia prima di dire qualcosa che lo fa fermare e sorridere nella sua direzione. “Grazie mille, Elijah. Non eri tenuto a farlo soprattutto non per tutto questo tempo ma lo hai fatto lo stesso quindi… grazie”.

 

“Di nulla Izuku. Siamo colleghi e soprattutto amici. Tengo a te come del resto tutti qui e, soprattutto, so quanto sia importante per te ritrovare Eri”. Il muso di Elijah si apre mostrando le sue zanne bianche e aguzze. Izuku si perde nel blu intenso dei suoi occhi e nella sincerità di questi ultimi. Si gira senza dire niente e riprende a camminare uscendo completamente dalla stanza.

 

Mi stavo dimenticato: il Capo ha chiesto di te. Quando sarà pronto il file su cui stai lavorando?” Elijah sbuca dalla porta mostrando solo la testa.

“Oh, non ci vorrà molto. È stato difficile capire il quirk dei due uomini con a disposizione solo pochi secondi di video ma ce l’ho fatta. Puoi dirle che entro stasera riceverà tutto”.

 

Elijah annuisce, preme un pugno sulla porta di legno a mo’ di saluto prima di richiuderla ed andare via. Izuku si stiracchia sul sedile, si aggiusta gli occhiali sul naso e poi riprende a scrivere sentendosi stranamente fiducioso.

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Capitolo 6
*** Ad un passo da te ***


"Bakugou, sei pronto?" Kirishima lo fissa allo specchio mentre il biondo si aggiusta la giacca e cerca di nascondere il nervosismo.

 

“Pronto" risponde seccamente, senza guardarlo negli occhi. "Allora andiamo" gli dice l’altro con un sorriso. "Indossa il tuo miglior sorriso, ci sono un sacco di paparazzi".

 

"Non sorrido mai per quella merda, lo sai bene".

 

"Allora mostra alla gente il tuo miglior ghigno o qualcosa del genere e spera che questa serata finisca nei migliori dei modi". Kirishima alza gli occhi al cielo mentre esce dalla stanza per avvicinarsi all'ascensore dell'hotel in cui lui e Bakugou avevano deciso di trascorrere la notte. La premiere del film si sarebbe tenuta in una città troppo lontana dalle loro rispettive case.

 

Bakugou lo guarda per alcuni istanti, poi lo segue a malincuore, come un cane che si dirige dal veterinario consapevole di dover essere castrato.

 

L’ascensore arriva con un bip. I due entrano e scendono verso il piano terra. Kirishima si appoggia alla parete, guardando l'amico di sbieco. Lo vede respirare profondamente, cercando di calmarsi, rilassare le spalle e distendere la fronte.

 

Gli era sembrato strano in queste ultime settimane ma non aveva osato chiedere. Purtroppo il lavoro non permetteva ai due di trascorrere interi pomeriggi insieme come facevano al liceo, anche se a Kirishima piace ritrovarsi di tanto in tanto per una birra dopo la pattuglia.

 

"Perché sei nervoso?" gli chiede, rompendo il silenzio. Bakugou si gira verso di lui e lo fulmina con lo sguardo. 

 

"Perché, cazzo, sei vestito meglio di me?" sbotta il biondo indicando il suo outfit. Kirishima indossa dei pantaloni neri eleganti che gli scendono larghi, una camicia bianca con un ricamo floreale Jacquard e dei mocassini neri. Pensa di essere molto virile quella sera, ha anche degli accessori che gli danno un tocco di stile: un anello nero, delle catenine d’oro al braccio e al collo.

 

Si gira per poi scoppiare a ridere all’espressione irritata di Bakugou. "Perché non ho una PR che sceglie cosa devo mettere, quindi posso scegliere io" dice, divertito mentre porta una mano al petto.

 

"Non dovrebbe essere peggio?" Bakugou sposta gli occhi sullo specchio laterale e osserva il proprio outfit. Indossa un completo grigio chiaro, color marmo, con un fiocco laterale sul blazer, una t-shirt bianca sotto e delle stringate scarpe nere. Sembra un clown.

 

È un po' troppo contemplativo quando Kirishima decide di farlo uscire dai suoi stessi pensieri.

 

"Non capisco cosa ti prende. Anche tu stai benissimo” lo rassicura, avvicinandosi “E poi, dovresti essere felice. Sei il primo della nostra classe ad avere un film. Sei una star”. 

 

"Sì, certo” ripete Bakugou con automatica sicurezza “Chi altro avrebbero potuto scegliere? Quel bastardo di Mineta? È conosciuto tanto quanto me solo per i suoi scandali sessuali”.

 

Kirishima fa una smorfia. “Sì, hai ragione” dice, schifato. “Comunque, non cambiare discorso”. Bakugou aggrotta la fronte. 

 

“Che ti succede? Hai la faccia colpevole di aver fatto una cazzata”.

 

Bakugou sospira prima di rispondere. Maledice il giorno in cui ha deciso di essere amico di Kirishima. “Potrei aver fatto una cazzata” confessa, tranquillo mentre il suo corpo si tende come una corda.

 

"Di che tipo?" domanda Kirishima, esitante e con un sopracciglio alzato. "Cazzata di livello 'non ho salutato un bambino durante la pattuglia e ora ho la stampa che mi corre dietro’, cazzata livello più alto 'ho conosciuto un tipo che mi piace, ci ho fatto sesso ma non gli ho fatto firmare un contratto di non divulgazione e adesso potrebbero esserci delle foto del mio culo su internet, perchè sono Katsuki e mi piace strano" o cazzata del tipo" Kirishima fa un gesto con le mani per indicare una grande esplosione riprendendo fiato. Katsuki lo guarda con un'espressione mezza disgustata e mezza sconcertata "Ho preso a pugni un rappresentante dell'HPSC?".

 

"Ok," Bakugou inspira profondamente prima di scuotere la testa prima e rispondere. Alcune volte si chiede perché sia ancora amico di Kirishima, chiaramente sono troppo diversi. 

 

"Non ho la più pallida idea di dove ti siano venute in mente queste cose. E tra parentesi non mi piace strano. Ho solamente i miei gusti, va bene?” 

 

"Certo" biascica l’eroe della rivolta “qualsiasi cosa tu dica, fratello. Nessun giudizio”

 

Bakugou sospira al sorriso innocente dell’altro poi alza le braccia per mimare una delle esplosioni più grandi possibili “ma è una cazzata del tipo..." 

 

"...ho fottutamente molestato Deku in ascensore, tipo il mio ex amico d'infanzia, nonché la persona che ho bullizzato per la maggior parte della mia vita, nonché mia prima cotta, nonché la popstar internazionale Izuku Midoriya".

 

Kirishima si congela, come fulminato sul posto, e poi inizia a tossire. I suoi occhi si fanno grandi come due piattini. La saliva gli si blocca in gola e ci mette un po’ prima di riprendere le sue normali funzioni cerebrali, che secondo Katsuki sono sempre troppo scarse.

 

Fanculo Katsuki riflette Kirishima, so a cosa stai pensado.

 

"Fra, ma che cazzo" sbotta.

 

Una voragine si apre nello stomaco dei due eroi mentre il rumore dell'ascensore segna l'arrivo al piano terra. Prima di uscire dalla cabina, Kirishima gli si avvicina tirandogli il braccio per avvicinarlo e sussurrargli all'orecchio.

 

"Molestato in che senso?"

 

"L'ho baciato, l'ho toccato. Er- era davvero un casino" Bakugou si stringe nelle spalle, imbarazzato.

 

"E lui?" domanda l’altro con uno sguardo preoccupato ma curioso "Cosa ha fatto?"

 

"Mi ha dato un pugno in piena faccia" Kirishima fischia scioccato.

 

Katsuki, invece, si ferma impalato in mezzo al corridoio. Pesca dalla tasca un panno per asciugare il sudore dalle mani per poi schiaffeggiarsele sulle guance. Kirishima lo guarda in relativo silenzio, cercando di assimilare le nuove informazioni.

 

"Mi ha urlato contro di non essere cambiato, e io gli ho urlando altrettanto" sussurra esasperato da se stesso. 

 

"Cazzo, fra"

 

"Lo so"

 

"Non doveva essere così il vostro primo incontro dopo tanto tempo".

 

"Pensi che non lo sappia?" sbotta irritato. Entrambi riprendono a camminare, Kirishima lancia un’occhiata severa al suo migliore amico.

 

"È stato chiamato per scrivere il soundtrack del film".

 

"Bene, fin qui avrei potuto anche arrivarci da solo. Ma c’è dell’altro, vero?"

 

Katsuki lo guarda leggermente colpevole, l'uomo alla reception li saluta cordialmente augurando loro una piacevole serata. Entrambi ricambiano il saluto. Esitano qualche istante prima di attraversare la grande porta girevole dell'hotel.

 

"Volevo parlare di noi. Il film volevo basarlo su di noi".

 

"Oh mio Dio, Katsuki. Gli hai detto tutto questo senza nemmeno offrirgli un caffè e dimostrargli che sei cambiato o almeno chiedergli scusa. Cosa ti passa per la testa?” chiede Kirishima esasperato “Quando gli hai parlato?”

 

“Lunedì, in ascensore”

 

“In ascensore?” squittisce in un urlo. Si guarda attorno per vedere se qualcuno lo ha sentito poi si calma ispirando brevemente “In ascensore, in ascensore, ah” ripete ridendo isterico alla consapevolezza “È stato solo un viaggio in ascensore quanto può essere grave, no?”

 

"Gli ho anche detto: Non potevi semplicemente dire che volevi fare il cantante invece dell'eroe?"

 

Kirishima accascia le spalle in avanti "Per favore, Katsuki, ti scongiuro, smetti di parlare”.



****

 

Il primo red carpet su cui Izuku ha sfilato, lo ricorda con un insieme di emozioni contrastanti. Era il Met Gala di esattamente tre anni fa, uno degli eventi privati più in voga degli ultimi decenni. Izuku era un ancora un esordiente, entusiasta di partecipare quanto terrorizzato di rendersi ridicolo di fronte a migliaia di persone.

 

Ricorda di essersi sforzato di apparire elegante, ma che il risultato era stato pessimo. I suoi capelli erano un casco di gel e lacca che lo facevano apparire come un punto ad una festa di asterischi. Il suo viso era stato truccato con una tonalità troppo scura di fondotinta e i suoi vestiti erano stati la scelta più scadente del suo guardaroba. Per non parlare delle sue oscene scarpe rosso fuoco, che ancora oggi conserva gelosamente nell'angolo in basso del suo armadio a New York. Non appena scese dall’auto,poi, si trovò di fronte ad una folla di giornalisti, paparazzi, telecamere e flash che lo assalirono con domande e richieste. Si sentì perso e confuso per alcuni minuti, senza sapere dove guardare o cosa dire. Inutile dire quanto le foto di quella notte divennero materiale eccellente per i meme.

 

Ancora oggi non sa come ha fatto a superare quella sfida, a camminare lungo il tappeto rosso, a sorridere e salutare i fan, a posare per le foto, a raggiungere l’angolo dei fotografi dove centinaia di flash gli accecavano gli occhi e le urla degli addetti gli chiedevano di girarsi in tutte le direzioni. Una volta un po’ più a sinistra, l’altra un po’ più a destra. Era sembrato un manichino di un negozio di abbigliamento rigido come solo essere al centro dell’attenzione lo faceva sentire.

 

Forse era stato grazie al sostegno dei fan, che lo avevano incoraggiato con applausi e commenti, o forse grazie a Vanessa che lo aveva seguito con il suo solito tailleur e il suo pollice in su, che era riuscito ad arrivare a fine serata.

 

Tuttavia, stasera, aver fatto decine e decine di red carpet negli ultimi anni non lo rendono meno irrequieto. Il Red carpet della premiere del film di Present Mic è pieno zeppo di eroi che ammira da quando era bambino e che ora lo guardano con curiosità e considerazione.

 

Non è ancora sceso dall'auto quando l'attenzione dei fan e dei giornalisti si concentra su di lui trascinando con sé anche quella di tutti gli eroi sul tappeto. Tutto sembra bloccarsi per istante, fino a quando un boato di flash e urla lo investe completamente.

 

Si stringe nel suo blazer verde pastello che si abbina ai suoi pantaloni su misura, poi alza la mano per salutare. Indossa il più bel sorriso e aspetta che il clamore si plachi prima di avvicinarsi alla folla dei fan per firmare alcuni autografi e fare dei selfie.

 

La prima eroina che incontra appena si incammina sul tappeto, è Midnight. Indossa un lungo vestito blu notte con due spacchi laterali e uno scollo profondo sia sulla schiena che sul seno. È stupenda mentre parla con una giornalista. Izuku la guarda con ammirazione mentre le passa dietro.

 

Accanto, lungo una vasta fila di giornalisti, ci sono tantissimi eroi e VIP. Riconosce gli attori che hanno preso parte al film, altri invitati come ospiti e numerosi eroi. Dai più anziani come Bone Collector, Silent Queen, ma anche Vlad King, Snipe, Ingenium, MountLady e DeathArms.

 

Cerca di non andare in iperventilazione dall'eccitazione ricordando di avere con sé il suo taccuino per gli autografi. Si guarda intorno cercando di evitare una crisi interiore quando una giornalista ed un eroe biondo, che non riconosce, attirano la sua attenzione chiamandolo per nome.

 

Spinto dalla curiosità, si avvicina notando che quest'ultimo ha una saetta nera tra i capelli biondi e un paio di occhiali da sole gialli che gli dividono i capelli in due sinuose onde. Indossa un completo casual bianco con alcuni bottoni gialli sul blazer. 

 

Il ragazzo si avvicina "Izuku, amico, sono un tuo grandissimo fan" urla, eccitato. Alza il braccio per un saluto all'americana che Izuku ricambia con entusiasmo. "Grazie, amico".

 

"Izuku, Izuku" lo chiama la giornalista parlando alla minuscola cosa rosa che ha tra le mani. Il cantante è costretto a guardare due volte per capire che tra le mani ha un mini-microfono. Ride dell’assurdità della situazione mentre l'eroe gli dà una pacca amichevole sulle spalle. "Sei stupendo stasera, siamo tutti curiosi di sapere: cosa indossi?"

 

"Grazie, ovviamente indosso Versace" Izuku non aveva bisogno di mettere in evidenza il logo ricamato sulla camicia rosa o gli orecchini d'oro con la famosa Medusa. Si passa una mano tra i soffici ricci mentre scambia altri convenevoli con la giornalista. 

 

"Con Chargebolt -questo bell’eroe qui-” dice la giornalista indicando il biondo che ha la decenza di sorridere insolente “Stavamo giocando e ci è capitato di parlare proprio di te”.

 

"Ah, davvero?" domanda Izuku, incuriosito.

 

"Yuri-san" la voce dell'eroe è acuta."Non si mette un uomo in imbarazzo così. Te lo avevo confidato in privato".

 

"Davanti ad una telecamera?" risponde la donna con un sopracciglio alzato. 

 

Izuku osserva l'eroe gemere e nascondere il viso tra le mani. "A cosa stavate giocando?" sorride con leggerezza, divertito dall'imbarazzo dell'eroe.

 

"Chi baceresti questa sera".

 

"Yuuuri-saaaan". 

 

"Ci ha anche confessato di avere una cotta palese per te dal tuo debutto e quindi ci chiedevamo se avresti mai accettato?"

 

Il viso di Izuku si illumina di sorpresa alla proposta implicita dell'eroe. "Di baciarlo?" domanda non sapendo cosa dire. Apre e chiude la bocca senza emettere alcun suono, si limita ad osservare il biondo mordicchiandosi il labbro inferiore.

 

È alto quanto lui anche se ovviamente più costruito. I muscoli sono ben evidenziati dalle pieghe del blazer e i suoi occhi dorati sono illuminati da una scintilla di malizia. Il sorriso è estremamente provocante anche se nasconde una leggera dolcezza. Sembra leggermente imbarazzato, come dimostra il leggero rossore sulle guance, anche se stranamente a suo agio. Sembra che il flirt sia il suo campo. Izuku sorride, avrebbero potuto giocare in due a questo gioco.

 

"Beh, Chargebolt, giusto?" chiede con un leggero divertimento nella voce vedendo il biondo annuire. "Perché dovrei?" continua con un sopracciglio alzato.

 

"Beh, mio caro Izuku" Il biondo non sembra affatto intimorito dalla domanda del cantante."Mi hai visto?" L'eroe fa un giro su se stesso, lentamente, invitando a guardare meglio il suo corpo. Le lunghe e grosse gambe muscolose, il sedere tondo e sodo e la mascella pronunciata come solo Michelangelo riusciva a scolpire, le spalle larghe e il sorriso smagliante tra quelle due labbra carnose. 

 

Izuku beve ogni goccia di quello che gli viene mostrato.

 

“Sì, hai davvero un bel completo. Armani?” domanda Izuku, civettuolo. Si porta un dito al mento mentre finge di essere pensieroso. Il suo tono è scherzoso, ma non può negare che l’eroe sia attraente.

 

“Certo, solo il meglio per questo pezzo da novanta” dice lanciandogli un occhiolino.

 

"Sìì" biascica il cantante con tono lascivo “che ne dici di mettere me a novanta?” 

 

Izuku scoppia in una risata contagiosa, attirando l’attenzione anche delle persone vicine. Sente le sue guance diventare rosa per il divertimento mentre l'eroe fuma dalle orecchie. Dimentica sempre quanto possano essere pudici i giapponesi, anche quelli più sfacciati. Spera di non andare troppo oltre, quando si avvicina.

 

"Bene, Chargebolt" dice afferrandolo dal blazer. "Mi hai convinto". Lo tira verso di sé e lo bacia. Di per sé il bacio è veloce, un battito di ali morbido e caldo. L'eroe è preso alla sprovvista e non ha tempo neanche di chiudere gli occhi. Izuku sente un leggero pizzicore che lo spinge indietro. È una piccola scintilla di elettricità blu. 

 

ChargeBolt indietreggia subito, imbarazzato. Geme, raggomitolandosi sulle sue ginocchia e rannicchiandosi in una posizione ovale. Izuku gli appoggia una mano sulla spalla, scoppiando a ridere di nuovo.

 

"Mi dispiace, mi dispiace" ripete " Troppo?"

 

L'eroe si rialza di scatto e con un gesto drammatico della mano getta i capelli sulle spalle “Ugh, amico, non si fa così. È crudele, è durato troppo poco”.

 

"Magari dopo" Izuku restituisce l'occhiolino e sorride, vedendo l'eroe nascondere il viso tra le mani e ritornare nella sua posizione precedente.

 

"Penso… di averlo rotto?" chiede alla giornalista, restituendole il piccolo microfono rosa.

 

La giornalista sorride, divertita e sconcertata dalla scena. “Probabile” dice "sicuramente stasera ci saranno scintille".

 

L'intervista dura altri cinque minuti, nei quali sia Chargebolt che Izuku scambiato battute e commenti divertenti per poi allontanarsi e proseguire il percorso consigliato dagli addetti vestiti di nero.

 

"Penso che sia doveroso da parte mia presentarmi" Izuku viene fermato da una mano sul braccio "Sono Kaminari Denki, eroe Chargebolt al tuo servizio" si presenta mentre si inchina in un gesto galante. Entrambi sono illuminati dalle luci di alcuni flash.

 

"Izuku Midoriya" gli risponde "ma chiamami Izuku".



****

 

"Hai capito cosa ha detto Shouta, Eri?" 

 

Hizashi ripete la domanda per la seconda volta, guardando la figlia con ansia. Sono in ritardo per la premiere del film perché non riescono a trovare la corona di fiori che completa il vestito di Eri. La piccola aveva perso l’accessorio mentre si preparava, e ora i suoi genitori stanno cercando disperatamente di trovarlo.

 

“Si, papà, ho capito” ripete Eri apprensiva. È intenta a fissarsi allo specchio mentre i suoi genitori mettono a soqquadro la casa nella speranza di mettersi in viaggio il più presto possibile. Ha scelto di non raccogliere i capelli ma di lasciarli liberi sulle spalle. Per quanto suo padre le avesse ripetuto che sarebbe stata fantastica, non ha voluto legarli in una treccia laterale.


Arriccia il naso alla sua immagine riflessa mentre sente suo padre grugnire in salone. Non sa quanto è cambiata negli ultimi anni, non che si sia soffermata particolarmente ad ammirarsi. Guarda i suoi capelli bianchi, lunghi e leggermente arricciati alla fine, gli occhi rossi e il piccolo corno sulla fronte. Non deve essere cambiata molto, pensa.

 

“E allora, ripetilo, cosa ha detto?” insiste Hizashi sollevando il divano con una mano. I suoi capelli biondi sono tirati indietro in un tuppo disordinato ma elegante. Sospira quando vede suo marito ritornare a mani vuote. “Ehi, tu, non azzardarti a togliere il papillon” gli urla, con leggero fiatone.

“Ho impiegato un quarto d’ora a fare il nodo perfetto” gli ricorda “È parte del tuo outfit, devi indossarlo”-

 

“Ma è scomodo” protesta Shouta, alzando gli occhi al cielo. Incontra lo sguardo severo di Hizashi e capisce di non avere scampo. “Va bene, va bene, lo tengo”.

 

“Eri, allora?” sollecita Hizashi, tuffandosi dietro al divano. 

 

“Il red carpet prima della proiezione sarò con papà, mentre ti guardiamo sfilare e fare le foto. Poi deciderò se voglio ancora accompagnarti per il discorso che farai dopo il film. Se dovesse essere troppo e se dovessi sentirmi a disagio, in qualsiasi momento, dovrò solo dirlo a papà e annullerete tutto” recita Eri, a memoria. 

 

“Esatto” dice Shouta, avvicinandosi e dandole un bacio sulla testa “Essendo un eroe underground devo preservare la mia identità, okay? Possiamo farlo anche con te. Non dobbiamo dire loro che sei nostra figlia. No, se non vuoi, va bene?”

 

Shouta la guarda brevemente negli occhi e la vede annuire prima che un urlo spaventi entrambi. “Trovata!” esclama Hizashi, trionfante. 

 

“Finalmente!” gli risponde Shouta che prende la corona dalle sue mani e la mette sulla testa di Eri, sistemando i fiori.

 

“Siamo pronti, possiamo andiamo” annuncia, prendendo la bambina per mano.

 

“Andiamo. Sono così emozionato" strilla Hizashi agitando le mani "È infantile da parte mia?" chiede spostando lo sguardo tra Shouta ed Eri.

 

"No, papà", "No, Amore" gli rispondono allo stesso tempo i due, regalandogli un dolce sorriso.

 

****

 

È la terza intervista con Kaminari ed Izuku non si è mai divertito così tanto a fare doppie interviste su un red carpet. L’eroe è esilarante, ha sempre la battuta pronta ed è davvero genuino nel suo modo di porsi alle telecamere e soprattutto ad Izuku. Le intervistatrici giapponesi, dall'altra parte, non sono tutte maliziose come Yuri-san, ma ognuna di loro ha la sua dose di civetteria. È alla quarta intervista che le cose si complicano. 

 

“Izuku” inizia la ragazza rivolgendogli un microfono nero “se dovessi scegliere una canzone per descrivere Chargebolt quale sceglieresti?” 

 

“Questa è decisamente una domanda difficile” mormora Izuku. Nella sua testa girano migliaia di titoli di canzoni ed Izuku si perde in un mormorio indistinto. “Non conosco bene Chargebolt ma…-posso scegliere anche quelle che ho scritto?" chiede prima di dare la sua risposta.

 

"Certo"

 

“Spara, sono davvero curioso” l’eroe si dondola sui piedi, entusiasta. Izuku gli lancia un'occhiata di sbieco fermandosi a pensare. Incrocia le braccia mentre si porta un dito al mento.

 

"Non vorrei essere scontato ma…" il cantante alza un dito ripensandoci "...forse sceglier-"

 

Una serie di flash e mormorii distrae i due intervistati. Entrambi si girano verso la fonte del rumore e in un battito di palpebre, Izuku osserva Kaminari correre verso due figure che si avvicinano: Dynamight e Red Riot, di cui Izuku apprende il nome solo grazie all’intervento dell’intervistatrice, la quale dopo alcuni convenevoli li invita ad unirsi a loro.

 

"Buonasera a tutti" dice Red Riot, salutando la telecamera con un grande sorriso sulle labbra. Izuku lo osserva con interesse: nota i lunghi capelli rossi, la pelle leggermente abbronzata che fa risaltare alcune imperfezioni del volto e le fossette ai lati della bocca. Ha un’aria simpatica ed amichevole, come se fosse sempre pronto a scherzare e a divertirsi. 

 

Deve aver praticato molto spesso quel tipo di saluto per il pubblico, pensa Izuku.

 

L'eroe in questione deve accorgersi del suo sguardo, perché si gira verso di lui e, senza smettere di sorridere, si presenta. Nel frattempo, Kaminari ha preso il sopravvento con la giornalista insieme a Bakugou, quindi hanno tutta la privacy di poter scambiare qualche parola.

 

"Kirishima Eijirou, pro-hero Red Riot, piacere di conoscerti" l'uomo alza il pugno a saluto. Izuku ricambia il dap sfiorando le nocche con quelle secche dell'altro. 

 

"Riot come Crimson Riot?" chiede Izuku, ricordando il famoso eroe del passato.

 

"Lo conosci?" il volto dell'eroe si illumina alla domanda. Sembra un cucciolo di cane, un labrador. Izuku ride al suo stesso pensiero, Kirishima sembra Clifford. Ha anche gli occhi e i capelli rossi. Non sarà alto nove metri, ma ha sicuramente ben 10 centimetri in più rispetto Izuku e sembra anche amichevole come un cane.

 

"Sono pur sempre nato in Giappone. E lui era l'emblema della virilità" dice Izuku, sperando di non aver offeso l'eroe che ora lo guarda con uno sguardo strano e lacrimoso, quindi decide di cambiare argomento.

 

"Izuku Midoriya, piacere mio"

 

"Si, fratello, con Denki e Katsuki qui, è difficile non sapere chi sei, sai?" Kirishima sbuffa una risata dal naso, roteando leggermente gli occhi. "Denki è un tuo fan da anni" continua.

 

"Si" Izuku alza le sopracciglia all’affermazione. "E Katsuki?"

 

Non ha il tempo di lanciare uno sguardo al suo amico d'infanzia e di notare che l'altro lo sta già fissando intensamente che la giornalista interrompe la loro fugace gara di sguardi. Izuku rabbrividisce sul posto stringendo le spalle nel suo blazer.

 

"Prima Izuku stava associando una canzone per ogni eroe" dice spostando i lunghi capelli neri dietro l'orecchio. Izuku si sofferma sulla sua pelle blu prima di annuire. "Forse potresti farlo anche per Red Riot e Dynamight?"

 

"Perché no?" risponde Izuku, cercando di nascondere il suo nervosismo con un sorriso. 

 

"Hey, la mia qual era?" Kaminari si fa largo tra i corpi possenti dei suoi amici. Lo spazio per i quattro uomini è sempre più stretto, così i tre eroi si avvicinano l'uno sull'altro. 

 

Bakugou ha le mani in tasca ed un’aria rilassata. Le sue labbra sono serrate in una linea dritta mentre accanto a lui Kirishima è più rigido e offre un sorriso teso. 

 

"Mh, bene. Direi per Red Riot” inizia Izuku, tamburellando il piede a terra. Concentra la sua attenzione a nessuno in particolare, non guardando mai nessuno negli occhi ed evitando sicuramente lo sguardo di Katsuki.

 

"Non ricordo il titolo ma fa tipo". Izuku canta la prima strofa molto più velocemente del normale "I'm always ready for a war again. Go down that road again. It's all the same, I'm always ready to take a life again. You know I'll ride again. It's all the same. Tell me who's gon' save me from myself. When this life is all I know. Tell me who's gon' save me from this hell. Without you, I'm all alone"

 

"La conosci?" chiede poi, rivolgendosi all’eroe. Gli occhi di Kaminari sono due stelle luminose.

 

"Fratello," Kirishima gli afferra il braccio così forte che Izuku squittisce "La ascolto ogni dannato giorno" esclama con gli occhi spalancati. "Come hai fatto? Il testo, poi, è fantastico, da chef kiss." Kirishima mima un bacio con le mani che fa sorridere tutti, Izuku nota che anche Katsuki sbuffa divertito alle buffonate dell’amico.

 

"Non lo so, mi hai dato quella sensazione? Comunque ti ringrazio, ho scritto io quel pezzo".

 

"Non dici sul serio" 

 

Izuku scoppia a ridere scrollando le spalle mentre Kirishima agita le mani e le passa per i capelli, rendendoli più disordinati di quanto già non lo erano.

 

"E per Dynamight?" 

 

L’atmosfera cambia in un’istante. Izuku alza lo sguardo, vede Katsuki voltarsi e irrigidire le spalle, quindi si ritrae d'istinto. Non sa perché lo ha fatto ma sicuramente la sua è stata una reazione naturale che ha sviluppato solo a causa degli anni di convivenza forzata.

 

Ma non è l'unico che può leggere i movimenti dell'altro. Katsuki deve averlo notato e rilassa di nuovo le spalle, spostando una gamba in avanti in un gesto disinvolto. Alza finalmente lo sguardo, incontrando i suoi occhi. Izuku si perde nella familiarità del gesto. Tuttavia, non riesce a decifrare una singola emozione. Katsuki sembra troppo inespressivo per essere vero. Una certa irritazione dovrebbe ormai già essere visibile sul suo volto perché il Katsuki di Izuku, non si sarebbe prestato ad uno stupido gioco del cazzo su uno stupido red carpet del cazzo. 

 

Alza un sopracciglio quando inizia a parlare "Ne ho una ma non è la mia. E per quanto voglia lo sia, è una canzone dell'epoca pre-quirk" Izuku si avvicina alzando lo sguardo a mo' di sfida. Legge una certa sorpresa prima che lo sguardo di Katsuki si indurisca. 

 

Bene, pensa Izuku, è già qualcosa di più familiare. 

 

"These boots are made for walkin' di Nancy Sinatra" Izuku sorride all’espressione sempre più infastidita di Bakugou. Si avvicina all'eroe biondo fino a quando i loro petti si sfiorano. Sussurra la prossima frase così a bassa voce che solo i tre eroi la sentono.

 

"You keep samin' when you oughta be a'changin'. Now what's right is right but you ain't been right yet. These boots are made for walkin' and that's just what they'll do. One of these days these boots are gonna walk all over you".

 

La vena sulla fronte di Katsuki si gonfia e il suo respiro accelera. È pronto a rispondere quando una voce familiare interrompe il suo tentativo "Izuku". Vanessa chiama il cantante dall'angolo nascosto alle sue spalle. Katsuki si gira di scatto. "Vieni qui" fa gesto con la mano.

 

Izuku lancia un’occhiata alla figura della sua migliore amica. È lontana e senza occhiali, Izuku non sa se lo sguardo omicida sia rivolto a lui oppure al suo amico di infanzia. Le sorride, non volendo sfidare la fortuna.

 

Tutti sembrano riprendersi all'istante ed Izuku girandosi, fa un gesto ammiccante alla telecamera. "Il dovere chiama" dice malizioso mentre saluta la giornalista e gli altri due eroi con un rapido gesto della mano.

 

Lo sguardo di Bakugou incendia il collo del cantante prima che quest'ultimo inizi a camminare più velocemente sul tappeto. Prima di allontanarsi del tutto, Izuku chiama Denki. "Ovviamente la canzone per te è Ride" lo saluta con due dita sulla fronte ed un occhiolino.

 

"Non so cosa sia successo ma sono fregato" risponde Denki mentre tenta di nascondere il suo rossore con le mani.

 

"Che canzone è? Non la conosco" chiede Kirishima, pizzicando la manica del blazer di Kaminari. 

 

"Ehh" sospirano a coro, sia la donna che Kaminari. Bakugou si limita a sbuffare. Sembravano tutti aver dimenticato la presenza dell’intervistatrice accanto a loro.

 

Dall'altro lato del tappeto, Vanessa scoppia a ridere appena vede arrivare Izuku. "Are you ready, boots? Start walkin'" lo prende in giro.

 

"Sta zitta, sembrava figo nella mia mente*" dice arrossendo come un peperone mentre le dà una spinta giocosa e le passa il braccio intorno alle spalle.

 

****

 

Eri pensa che suo padre sia davvero carino sotto le luci abbaglianti del red carpet. Lo guarda da lontano, accanto a Shouta che le tiene la mano. Entrambi sono seminascosti da tutte le telecamere e l’attenzione. 

 

Sono riusciti ad arrivare in tempo, anche in largo anticipo, rispettando la tabella di marcia di suo padre. I suoi genitori le avevano detto che quella sera sarebbe stata una grande occasione, ma Eri non pensava ci fossero davvero così tante persone e soprattutto non credeva che la maggior parte di queste sarebbe stata composta da vip ed eroi famosi, anche internazionali.

 

Non avendo un posto riservato all’esterno dell’edificio, i due stavano all’impiedi leggermente schiacciati, dietro alcuni alti e potenti riflettori che emanavano anche un calore insopportabile.

 

“Mi sto sciogliendo” si lamenta Eri, asciugandosi una goccia di sudore dalla fronte. Si agita mentre scruta con lo sguardo tutte le persone che le passano davanti sul tappeto.

 

“Lo so, piccola. Tra poco entriamo in sala” la rassicura Shouta, mentre si slaccia il papillon e cerca di darsi un po’ d’aria con la mano. Eri non ha la forza di ricordargli che il papillon era parte del suo outfit, e che papà ci sarebbe rimasto male se lo avesse visto senza.

 

“Ma è normale che faccia così caldo qui?” chiede una voce familiare alle loro spalle. Eri si gira e vede Shinsou che li guarda con una smorfia. Indossa un completo nero molto simile a quello di Shouta ma senza cravatta o papillon. Anzi, alcuni bottoni della sua camicia sono aperti e lasciano intravedere il suo petto. Ha una mano in tasca e l’altra sventola un ventaglio.

 

“Sì, è normale su un red carpet” gli risponde Shouta mentre guarda con invidia il ventaglio. “Dove lo hai preso?” gli chiede. 

 

“Ho incontrato Yaomomo, prima di venire qui e gliene ho chiesto uno al volo” gli rivela l’altro, grattando leggermente la ricrescita della barba sulla guancia. 

 

“Dallo a me” Shouta glielo strappa dalle mani con un gesto violento. Lo agita e sospira dal sollievo quando l’aria fresca lo raggiunge. 

 

“Ehi, è mio!” protesta l’eroe più giovane, ma Shouta fa spallucce.

 

Eri gli tira la manica della giacca e Shouta lo gira un po’ nella sua direzione. Non è molto vento, ma è abbastanza per non soffocare quindi si accontenta.

 

“Perché sei qui?” domanda Eri, notando le occhiaie scure che contrastano con il suo viso pallido. Neanche i capelli tirati indietro con il gel bastano a dargli un aspetto ordinato, soprattutto non quando alcune ciocche gli cadono davanti agli occhi. Hitoshi diceva che era per dargli un aspetto misterioso e sexy, Eri pensava fosse solo più stupido.

 

“Oltre a farmi molestare e fregare il ventaglio da voi due?” risponde sarcastico, ma nessuno dei due si scompone. Tale padre tale figlia, pensa Hitoshi. Sospira e stringe la mascella.

 

“Non volevo assistere al tentativo di Denki di provarci spudoratamente con Izuku Midoriya, cazzo”.

 

“Linguaggio” lo rimprovera Shouta, senza troppa convinzione. “Hai visto Izuku?” chiede Eri contemporaneamente alle parole di suo padre. Hitoshi sbuffa e alza gli occhi al cielo mentre Shouta sorride compiaciuto girandosi verso la figlia.

 

“Puoi biasimarlo?” continua poi l'eroe più anziano. “L’ho trovato a cantare le sue canzoni agli orari più improbabili. Penso che mi sanguineranno a vita le orecchie per i suoi acuti in piena notte”.

 

“E sono sposato con Hizashi, quindi è tutto dire” aggiunge dopo alcuni secondi di silenzio.

 

“Non è così stonato”

 

Shouta lo guarda alzando un sopracciglio. Si lascia sfuggire uno sbuffo dal naso. “Certo e tu non sei sotto un treno per Kaminari”.

 

La bambina tira Hitoshi per la manica, cercando di attirare la sua attenzione. “Hitoshi” lo chiama, ma lui sembra ignorarla. “Rispondimi, per favore”.

 

"Cosa?"

 

"Hai visto Izuku?" 

 

Ah…” dice “È vicino alle insegne, dove ci sono i fan. Stava avendo qualche problema, urlavano e saltellavano come conigli” dice con accentuato disprezzo “È per questo che non entriamo ancora. Sono completamente impazzite”.

 

Neanche il tempo di dirlo che tutti e tre vengono travolti da un’orda di persone. Si sentono dei rumori e grida, ed Eri perde la presa sulla mano di suo padre.

 

Si guarda intorno brevemente, non vede nessuno che riconosce. Stringe le mani in due pugni mentre un pensiero balena nella sua mente.

 

È il momento giusto per andare a cercare Izuku.

 

 

 

 

Ciao, sul mio X (twitter) troverete le inspo per gli outfit. Se volete andate a dargli un'occhiata!

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Capitolo 7
*** Shh, nii-san ***


Stranamente a quanto credevo, questo è stato uno dei capitoli più difficili da scrivere. La scena del loro incontro girava nella mia testa da ancora prima che scrivessi il primo capitolo. Spero abbia saputo mantenere e rispettare le vostre aspettative. Buona lettura e se vi va fatemi sapere cosa ne pensate! GR!

 

Vanessa non è pagata abbastanza per questa merda. Stamattina lo aveva sentito nella pancia che sarebbe successo qualcosa di brutto ma non gli aveva dato peso. 

 

“Ascolta sempre ciò che ti dice la pancia” le ripeteva sua nonna dandole un bacio sulla fronte quando era piccola. Vanessa le rispondeva sempre con un sorriso teso pensando a quanto fosse uscita di brocca ed ora, invece, è costretta ad affrontare le conseguenze di non aver ascoltato il suo consiglio.

 

Stava passeggiando con Izuku sul red carpet, ricordandogli cosa avrebbe dovuto fare nelle prossime due ore quando la folla davanti all’entrata del cinema iniziò a chiamarlo a gran voce. 

 

Normalmente non sarebbe stato qualcosa fuori dall’ordinario, non è la prima volta che Izuku affronta folle di fan inferociti che esigono di ricevere la sua attenzione. Tuttavia, è il nome, o meglio, i nomi con cui lo chiamano che fanno appassire velocemente il sorriso sul suo volto. Centinaia di "Onii-chan" e “Izu-nii” sono urlati a pieni polmoni. 

 

Vanessa fa una smorfia disgustata alla scena davanti ai suoi occhi. È letteralmente un caos. La folla dietro le transenne di velluto spinge e salta per avvicinarsi a lei e ad Izuku. Le voci si alzano in un coro incessante, attirando l’attenzione di molti sul red carpet. Alcuni fan sventolano cartelli, bandiere con il coniglietto logo del primo album di Izuku e indossano magliette con scritte oscene cercando di ottenere lo sguardo del suo migliore amico.

 

Alcune voci sovrastano altre, Izuku le tira la manica del blazer e la guarda chiedendole con lo sguardo cosa fare. Tra la folla, alcuni si arrampicano sulle spalle dei compagni, agitando le braccia e scattando foto con i cellulari i cui flash le infastidiscono la vista.

 

Tuttavia, è una ragazza insieme ad alcune sue compagne ad attirare l’attenzione di entrambi. È asiatica, ha i capelli rosa con la frangia che le copre gli occhi. Indossa una giacca di pelle e dei jeans strappati con delle calze a rete e degli stivali alti. Geme incessantemente il nome di Izuku intervallando con alcuni “onii-san” davvero disgustosi e parole giapponesi che Vanessa non capisce.

 

Vorrebbe vomitare, non capisce perché per gli Asiatici è così eccitante farlo con i propri fratelli. Fa cenno a due ragazzi della sicurezza aggiuntiva che ha chiamato per l’occasione mentre rassicura gli altri sul red carpet. Quando decide di guardare Izuku, lo trova a fissare incessantemente la ragazza dai capelli rosa che nel frattempo gli ha lanciato dei baci nel tentativo di scatenare una sua reazione. Non sa cosa continua a dire ma vede Izuku indurire i lineamenti del volto e chiudere la bocca in una linea tesa. È chiaramente arrabbiato. 

 

“Bisogno di aiuto?” 

 

Vanessa si volta alla voce dietro di lei. Un’attraente giovane donna si avvicina con un sorriso amichevole. Indossa un lungo abito monospalla di seta nera con un generoso spacco. Sul corpetto una linea di brillanti a forma di foglie le cinge tutto il busto. “Sono un’eroina giapponese. Mi chiamo Creaty” continua in un perfetto inglese.

 

No, grazie” Vanessa gesticola le braccia in segno di diniego. “È routine. Non è nulla a cui non siamo preparati” dice Vanessa con un tono di voce troppo alto. Izuku si limita ad alzare un sopracciglio scettico ed annuire distratto.

 

Davver-”

 

“Signora” la interrompe una guardia che le fa segno di avvicinarsi. Vanessa si gira verso di lui. “Le transenne non reggeranno ancora per molto. Ci sarà un'orda di persone pronta a scavalcare se non si interviene ” le comunica indicando le corde di velluto rosso. 

 

In fondo, servivano solo come segnapercorso e non per contenere la calca di fanatici che minuto per minuto si avvicinano sempre di più. Vanessa sbuffa il suo fastidio e annuisce ringraziando l'uomo.

 

“Dobbiamo mettere in atto il nostro piano B” dice girandosi verso Izuku.

 

“Oh, va bene” gli risponde l'altro schiarendosi la gola. Vanessa gli rivolge un’occhiata veloce: vorrebbe chiedergli cosa ha detto quella ragazza da turbarlo così tanto ma si rende conto che non è né il luogo e soprattutto né il momento per farlo.

 

Bene” mormora invece, poi si gira di nuovo verso l’eroina. “Forse avremmo bisogno di quell’aiuto, dopotutto? Può distrarli il più possibile mentre ci allontaneremo?”

 

“Certo” risponde Creaty spostandosi leggermente sui suoi vertiginosi sandali. Crea alcuni oggetti che fa uscire dalle braccia che si illuminano brevemente di una luce luminosa. Entrambi la guardano meravigliati. Ad un urlo particolarmente forte entrambi si riprendono.

 

“Devi entrare da quella porta lì” sussurra Vanessa ad Izuku. Nota la sua confusione e maledice la testardaggine del suo migliore amico nel non voler indossare gli occhiali. Quindi, lo spinge nella direzione opposta a quella che stavano percorrendo cercando di farlo entrare da una delle uscite di emergenza del grande cinema.

 

Aveva già visto le planimetrie della struttura. Non si sarebbe fatta trovare impreparata, soprattutto non dopo l’ultima volta, a Houston dove ha potuto salvare Izuku dalle grinfie dei fan solo grazie all'intervento di alcuni eroi locali.

 

Si mettono in cammino a passo svelto. Vanessa non lo guarda ma controlla spesso dietro di loro, sperando che l’eroina giapponese riesca in qualche modo a gestire la situazione. Non che nessuno si aspettasse un episodio del genere. Sente alcuni giornalisti gridare nella loro direzione ma non permette ad Izuku di fermarsi, non che l'altro voglia rimanere lì un minuto di più anche se il quirk di Creaty sembra illuminare gli occhi per l'interesse.

 

Fortunatamente riescono a raggiungere una certa privacy, proprio accanto la porta di servizio. Vanessa afferra la maniglia ma anche se la serratura scatta, questa non si apre. 

 

“Lascia fare a me” le dice Izuku spingendola da parte. Vanessa ha solo il tempo di annuire e guardarsi intorno spostando il peso sui suoi tacchi quando la vede, proprio dietro le loro spalle.

 

Una bambina alta poco più di un metro con i capelli bianchi, gli occhi rossi ed un piccolo corno sulla fronte. Si bloccano entrambe, guardandosi impietrite.

 

La bambina ha un leggero affanno mentre alcune grosse lacrime le cadono dal volto pallido. Vanessa sbarra gli occhi e spalanca la bocca, cercando invano di colpire l’amico al suo fianco.

 

Dal rumore sembra che la porta si sia aperta. Izuku esulta mettendo un piede nel corridoio semi illuminato del cinema quando Vanessa lo afferra per la giacca.

 

“Izuku” lo chiama con così tanto shock nella voce che l’altro si volta verso di lei completamente confuso. “Cosa c’è?” 

 

Vanessa alza un dito proprio dietro le sue spalle. Segue la direzione dell’indice per poi girarsi completamente. È l’ultima persona che penserebbe di trovarsi davanti.

 

“Eri!?!”

 


***

 

“Eri! Eri! Dove sei?”

 

Tutto precipita in un istante e Shouta vorrebbe urlare. Ha perso la presa sulla mano di Eri per un solo istante ed ora non riesce più a trovarla. Sembra scomparsa tra la folla. Si guarda intorno più volte ma c’è confusione, le persone sono ammassate le une sulle altre. Non ha ancora capito cosa è successo ma la situazione deve essere sfuggita di mano perché nota alcuni ragazzi a terra ed altri urlare in lontananza. 

 

“Eri! Dove sei?” ripete senza fiato. Guarda in basso, ad altezza di bambino ma non vede nulla. Si fa spazio, spintonando qualsiasi persona che gli si pari davanti, non gli importa se è  troppo duro nello spingerle via, sente solo la preoccupazione inondargli le vene e impossessarsi del suo corpo.

 

Nessuno lo aiuta mentre grida il nome di Eri, nessuno lo degna di una seconda occhiata non interessandosi minimamente ad un padre che ha perso la propria figlia. Non lo farebbero normalmente, di sicuro non stasera su un red carpet.

 

Shouta non riesce a respirare, a concentrarsi e a pensare lucidamente. Sente il cuore battere forte tra le costole, il respiro affannoso e il viso sudato. Non gli passa neanche per la testa di star avendo un attacco di panico. La mente è bloccata solo ed incessantemente al pensiero di Eri da sola e alla minaccia di un ricco e potente fratello che approfittando della situazione, può prenderla e portarla via da lui per sempre. 

 

Si guarda intorno freneticamente, respirando aria a singhiozzi. Sono due forti braccia ed una voce familiare che lo riportano alla realtà.

 

“Aizawa, calmati, respira. Dentro e fuori” gli sussurra la voce. Shouta si concentra sulla figura alta davanti a lui. Riconosce inconsciamente che è Hitoshi, vede sempre più chiaramente i suoi occhi viola nonostante la familiare sensazione di offuscamento.

 

Hitoshi lo guarda con preoccupazione. Tra di sé pensa di non aver mai visto il suo insegnante avere un attacco di panico. Non dovrebbe essere così sorpreso come lo è soprattutto con il lavoro che fanno. Tuttavia, è stata una doccia fredda assistere al suo mentore scendere inesorabilmente in un gelido panico.

 

“Sensei, ascoltami” Hitoshi stringe le spalle del suo ex-insegnante sperando che il nome possa essere utile per riportarlo alla realtà. “È un evento privato. Una premiere di un film di un eroe. Tutte le persone qui sono state già ispezionate da cima a fondo. Conosciamo tutto: i nomi, i quirk e fedine penali di ogni persona presente sul tappeto e accanto". 

 

"Non c'è nessuno che non conosciamo o a cui non potremmo risalire con una ricerca" gli dice con voce calma sentendo l’altro rilassarsi nella presa. "È un evento blindato. Nessuno può uscire o entrare senza essere visto".

 

Shouta sente le parole di Hitoshi penetrare nella sua mente annebbiata. Sente la logica e la ragione tornare a farsi strada tra le sue paure. Il suo respiro torna ad essere regolare e il suo cuore tornare a battere normalmente. Fa un respiro profondo prima di sentire il quirk di Hitoshi lasciare completamente la sua mente.

 

“Hai ragione, grazie” gracchia mentre Hitoshi annuisce. Si passa una mano tra i capelli che nella fretta aveva sciolto. Li porta all’indietro quando il suo ex-allievo gli dice cosa fare.

 

“Io andrò ad Ovest tu ad Est, chi la trova per prima chiama l’altro. Va bene?”



 

****

“Eri!?!”


La sensazione di mille aghi che gli pungono il corpo rende Izuku incapace di qualsiasi movimento. “Oh mio Dio, Eri? Sei davvero tu?” dice avvicinandosi timoroso per poi rimane fermo, immobile con la paura persino di sbattere le palpebre. È come se nella sua testa Eri potesse scomparire al minimo gesto, alla minima esitazione, portando via con sé cinque anni di ricerche e di dolore.

 

“Nii-san” gli risponde Eri con un tono acquoso. Ansima leggermente, gli occhi le lacrimano copiosamente, il viso è leggermente arrossato e la corona che ha sulla testa pende leggermente verso sinistra. Sembra completamente distrutta mentre cerca di pulirsi il moccio con il dorso di una mano e di asciugarsi le lacrime con il palmo dell’altra.

 

Non ha mai visto Eri provare così tante emozioni come quelle che legge ora sul suo viso.

 

C'è sollievo, un pizzico di dolore che ancora la tormenta ma c’è anche e soprattutto gioia che le illuminano quegli occhi rossi che Izuku ricorda spenti e infossati. Le guance sono morbide e rotonde e non più scavate: c’è quel leggero grasso infantile che le rende molto più piene, vissute. Il corpo non è più denutrito ma molto più simile a quello di una ragazza in salute.  E anche le cicatrici sulle braccia sono solo dei segni quasi invisibili.

Izuku espira tutta l’aria che aveva trattenuto in quegli anni, sente le spalle rilassarsi e il suo cuore alleggerirsi. Non è più la piccola bambina che ricorda, spaventata e fragile e nonostante il rimpianto di non averla potuta vedere crescere e diventare quella ragazzina forte e coraggiosa che ora è, il sollievo di vederla così in salute è più forte di ogni altra cosa.

 

Ha immaginato tante volte questo momento che ora che sembra accadere, non gli sembra vero. Si schiarisce la gola, cercando le parole che aveva desiderato dirle dall’ultima volta che si sono visti. 

 

“nii-san” ripete Eri quasi in un urlo, le gambe le tremano leggermente mentre un singhiozzo le squarcia il corpo. Izuku le si fa vicino afferrandola all’istante, sorprendendo entrambi per la sua velocità. Cade sulle ginocchia mentre la circonda con le sue braccia in uno caldo scudo. Si abbracciano, forte, ognuno desideroso di sentire l’altro nelle proprie braccia dopo troppi anni lontani. 

 

A nessuno dei due interessano i fiori che cadono dalla corona, entrambi si soffermano solo ed esclusivamente sull’altro, respirando, per la prima volta dopo cinque anni, la stessa aria.

 

Izuku può sentire il caldo respiro di Eri pizzicargli l'orecchio mentre la tiene stretta per le spalle. Sente la frenesia di chiederle tutto della sua nuova vita, della sua sicurezza, dei suoi nuovi tutori ma decide di godersi la sensazione di avere finalmente il suo corpo al sicuro tra le sue braccia. I lunghi capelli bianchi gli solleticano il naso tanto da poterne sentire il dolce profumo di albicocca. Le accarezza la testa con la guancia nascondendola nell’incavo del suo collo. 

 

Una parte di lui sembra essere finalmente completa.

Dall’altra parte, Eri si stringe ad Izuku, sentendo il suo petto sollevarsi e abbassarsi. Si lascia cullare dal battito del suo cuore come se fosse una ninna nanna. È una sensazione che conosce bene, non è la prima volta che condividono questa posizione ed è così familiare che Eri inizia a calmare il suo pianto, rilassandosi al mormorio inconsapevole dell’altro. Non sono parole, solo una leggera melodia che deriva dal suo corpo, un fruscio delicato come un fiume che scorre o un piacevole vento freddo in un giorno di sole. 

 

Solo anni dopo, attraverso lo studio del proprio quirk, Eri ha scoperto che quello che percepisce è la vitalità di ogni persona che abbraccia. È letteralmente la vita di Izuku che ascolta, la prima che abbia mai sentito.

 

“Mi dispiace così tanto, mio piccolo fiocco di neve” sente dire mentre Izuku le massaggia i capelli e le spalle. Scuote leggermente la testa mentre riapre gli occhi. Si allontana sufficientemente per vedere quelli di suo fratello, notando con sollievo infantile che sono sempre della stessa tonalità di verde. Passa la mano sopra le stesse lentiggini sulle guance e ricambia quello stesso sorriso a cui cerca di ispirarsi ogni giorno. 


“Non scusarti” gli risponde mentre raccoglie una lacrima vagante dalla sua guancia. “Non hai bisogno di scusarti. È grazie a te che sono libera, quindi non dovrai mai scusarti con me” continua mentre osserva gli occhi di suo fratello prima allargarsi scioccati e poi riempirsi di lacrime. “Mai scusarti, nii-san. Per tutta la vita del mondo” conclude con tono infantile mentre le forti braccia di Izuku la circondano ancora una volta.

 

Izuku sorride alla frase sorpreso dalla giocosità della bambina. “Mi sei mancata Eri… così tanto” 

 

“Anche tu, nii-san”.

 

“Sei al sicuro?” sussurra, abbassando la voce e guardandola di nuovo negli occhi. Le mette una ciocca di capelli dietro l’orecchio mentre le pulisce una lacrima impigliata tra le ciglia bianche.

 

“Sì” annuisce stringendosi nelle spalle “Nessuno è più cattivo con me”.

 

“Sono contento”.

 

Le piazza un bacio sulla testa, le aggiusta la corona stringendo il fiocco per poi riabbracciarla ancora una volta. 

 

“Ma non pos-” Eri viene interrotta da alcuni passi e flash in lontananza. I tre si girano verso la fonte di rumore e Vanessa corre a controllare.

 

“Izuku, non voglio intromettermi ma sono i fotografi e i fan ad avvicinarsi. Perché non entrate mentre cerco di mandarli via?” Vanessa torna verso di loro, accovacciandosi sulle sue lunghe gambe. Ha gli occhi leggermenti rossi. Izuku condivide uno sguardo d’intesa e annuisce.

 

Sì, hai ragione” Si alza sulle proprie gambe e prende per mano Eri.


“Eri questa è Vanessa Anderson” dice passando il pollice sulle nocche di Eri in un gesto rassicurante. La bambina gira la testa tra i due adulti. “È la mia migliore amica nonché una delle persone migliori che abbia mai conosciuto”.

 

“Ciao Eri” Vanessa si abbassa alla stessa altezza della bambina e saluta con la mano. “Sono davvero felice di conoscerti finalmente. Izuku mi ha parlato tanto di te” continua regalandole il sorriso più luminoso che ha. 

 

Izuku le fissa non smettendo di sorridere. Vanessa non parla fluentemente giapponese, anzi quasi nulla ma ha sempre insistito a voler imparare quella frase, sempre convinta che avrebbe incontrato Eri.


“Anche io sono felice di conoscerti” le risponde timida Eri. “Grazie per esserti presa cura di Izuku” aggiunge poi, inchinandosi veloce sotto gli occhi sorpresi di Izuku.

“È stato un piacere.” le confessa condividendo un sorriso che sembrava dire molto di più. “Ora andate, veloci”.

 

Vanessa li spinge con forza attraverso la porta di emergenza del cinema e la chiude con un tonfo. 

 

Izuku guida Eri per mano e per tutto il corridoio del cinema. L’ambiente è di un rosso soffuso, illuminato leggermente da delle lampadine bianche sulla parte bassa dei muri laterali. È sufficiente per camminare senza cadere. Attraversano i poster incorniciati di alcuni dei film più famosi di tutti i tempi tra cui quello di Present Mic che ritrae l’attore principale in primo piano, intento a guardare fisso nell'obbiettivo. Indossa un bomber americano bianco e blu, un berretto al contrario, dal quale esce una lunga ciocca di capelli biondi. Indossa un espressione soffice, i tipici occhiali gialli dell’eroe e alcuni adesivi a forma di stella sul volto ideali per racchiudere lo spirito giapponese. Eri si ferma a guardarlo per un pochi istanti. Ha un’espressione indecifrabile mentre Izuku la guida verso la hall del cinema. È ancora chiusa al pubblico e solo alcuni addetti girovagano all’interno intenti negli ultimi preparativi. 

 

Sente subito una strana sensazione di disagio nello stomaco. La felicità di aver incontrato Izuku si scontra con il dovere di tenere Izuku nascosto dai suoi genitori. Non si sente ancora pronta a scegliere. Si fa più vicino alla gamba di suo fratello, ed Izuku non si fa trovare impreparato. Le passa una mano sulle spalle trasmettendole quella sicurezza e tranquillità che Eri sembra aver perso in un istante.
 

Si guarda intorno perdendosi nello spazio enorme. Un imponente lampadario pende dal soffitto. È composto da più livelli di piccole luci e sostenuto da una catena dorata. Dona all’ambiente un’atmosfera accogliente ma lussuosa. Si trovano al centro, racchiusi da grandi colonne di marmo e un pavimento a scacchi bianco e nero. È così grande che ha a malapena il tempo di osservare il secondo piano dove c’è un balcone che affaccia su di loro prima che Izuku la spinga accanto a delle poltrone marroni e inizi a parlare. 

 

“Eri, va tutto bene?” le chiede stringendole le mani tra le sue. “C’è qualcosa che ti turba?”

 

Eri getta un’ultima occhiata al poster del film di suo padre per poi abbassare lo sguardo, non notando come Izuku registri i suoi movimenti come un falco.

 

“C’è qualcosa che vuoi dirmi?” Eri aggrotta la fronte. “Vuoi dirmi che i tuoi nuovi tutori sono eroi?”

 

“No” urla irrigidendosi. Izuku la guarda con leggera sorpresa. “Come fai a saperlo?” continua poi con voce più bassa.

 

“Ho solo pensato che fosse così” Izuku le passa una mano sui capelli, Eri sente la tensione lasciare leggermente il suo stomaco sotto le sue carezze. “Sono bravi con te?”

 

“I migliori, ma non posso permetterti di conoscerli” Eri non smette di guardare le sue scarpe.

 

“Perchè?” 

 

“Sono eroi, nii-san. Non sanno di te”.

 

“Non sanno di me?” ripete Izuku. Sente una stretta al cuore, come se qualcuno glielo stesse schiacciando con una mano. Cerca di controllare il suo tono di voce, di non mostrare nessuna emozione ma qualcosa deve essergli sfuggito: ora due occhi rossi lo guardano colpevoli. 

 

“No, volevo proteggerti” 

 

Addolcisce lo sguardo mentre nota le lacrime scenderle di nuovo sul volto. “Eri, non spetta a te farlo. Sono io che avrei dovuto proteggerti” dice.

 

“No, non è così. Siamo una squadra, me lo hai detto tu” Eri lo guarda con gli occhi lucidi e con voce tremante. Izuku percepisce una certa urgenza nella sua voce. Soffre nel vederla così devastata. “Quindi io proteggo te e tu proteggi me, ricordi?”. 

 

“Certo che ricordo Eri, ma-” 

 

“Nii-san, per favore" lo interrompe “Potrebbero non farci incontrare mai più. Non capirebbero, mi porterebbero via”.

 

“Perché dici questo?” Eri osserva una ruga formarsi sulla fronte di Izuku “Quello che è successo è nel passato, lo sai vero?”

 

“Certo che lo so, nii-san ma…” lo rassicura cercando di eliminare quell’espressione di dolore dal suo viso. Non aveva intenzione di dire questo, sa che non è più come prima. Ha solo paura, perché non riesce a capirlo? 

 

Izuku la fissa per alcuni secondi in silenzio. Cerca di leggere tra le righe, in quel loro modo di comunicare fatto di silenzi e di sguardi. “Hai paura Eri? Hai paura di loro?” 

 

Izuku non riceve risposta e inizia ad agitarsi. La sua mente va in overdrive pensando alle numerose possibilità, ma ha bisogno almeno di domandarle questo. “Eri hanno mai sfruttano il tuo quirk?”. Non vuole metterla con le spalle al muro, ma inconsciamente e fisicamente lo fa, sopraffatto da una paura che lo accompagna da troppi anni.

 

“Cosa? No!” La presa si allenta mentre Izuku aggrotta le sopracciglia. Si ferma a pensare prima di continuare a parlare.

 

“Quindi non hai mai usato il tuo quirk perché te lo hanno chiesto?”

 

“No!” Eri sembra rifletterci un secondo in più, prima di contraddirsi "Sì, ma solo perché lo volevo anche io”.

 

“Eri” il tono di suo fratello si affila, cerca di alzarsi sulle proprie gambe ma Eri lo trattiene ed Izuku si lascia cullare dalle sue piccole braccia.

 

“Fidati di me, Izuku” lo prega “Lascia che prima parli con loro. Forse capiranno che non sei più come prima, che non sei mai stato come Chisaki”.

 

“Eri non devi preoccuparti di quello, ok? Ho risolto tutto. Hey, guardami, he-” Izuku cerca di sorridere ma invano, sua sorella non lo degna d'uno sguardo, ma anzi scuote la testa con insistenza. Entrambi si bloccano quando sentono una voce interrompere.

 

“Eri!” 

 

Izuku alza lo sguardo girandosi alle sue spalle. Dal balcone del secondo piano della hall intravede una figura alta con i capelli viola. “Non muoverti, scendo a prenderti” dice prima di appendersi al lampadario con una lunga corda bianca. Izuku lo scruta a distanza cercando di mettere a fuoco i dettagli che non vede. La corda che utilizza l’uomo sembra una versione più scadente e sicuramente meno tecnologica dell’arma di cattura di Leevi.

 

Accanto a lui Eri gli afferra la giacca verde tra le mani, tirandola per attirare la sua attenzione. “Fidati di me e non dire niente”.

 

“Perc-?”

 

Non ha il tempo di formulare la domanda quando si ritrova petto a petto con l’uomo. La sua espressione è acida, serra le labbra, aggrotta le sopracciglia e stringe la mascella. Si avvicina ancora di più ed Izuku sente l’esigenza di nascondere Eri dietro al suo corpo. Ha il tempo di leggere una certa sorpresa sul volto dell’uomo prima che questo gli faccia una domanda che non riesce a capire.

 

“Cosa?”

 

Una sensazione di offuscamento e nebbia gli pervade la mente.

 

****

 

Hitoshi aveva girovagato per tutto il red carpet ma non aveva trovato Eri da nessuna parte. Una folla di giornalisti gli aveva sbarrato la strada costringendolo a fare dietro front e ripercorrere i propri passi all’indietro per ritrovarsi poi di fronte ad un vicolo cieco.

Quindi, aveva deciso di arrampicarsi sul tetto e di entrare dall’altro. Due uomini della sicurezza gli si erano parati di fronte chiedendogli di identificarsi ma non hanno fatto ulteriori storie quando ha mostrato loro la sua licenza d’eroe. Entrato, aveva percorso alcuni corridoi deserti e poco illuminati fino a ritrovarsi al piano superiore della hall del cinema.

Nota Eri insieme al famoso cantante Izuku Midoriya, l’uomo del momento. Sbuffa silenzioso decidendo di scendere le scale quando nota qualcosa di strano: i due stanno parlando fitto, Eri sembra agitata con lo sguardo pieno di paura mentre il cantante le passa le mani sul volto. È di spalle, quindi Hitoshi non riesce a vederlo di faccia, sa solo che l’angoscia di Eri lo mette in agitazione.

 

“Eri!” urla cogliendo i due di sorpresa. Incrocia leggermente gli occhi spalancati di Eri prima di concentrare la sua attenzione su quelli di Midoriya. È certamente sorpreso ma corruga la fronte scrutandolo da testa a piedi. Hitoshi gonfia il petto non affatto intimorito dalla figura dell’altro.

 

“Non muoverti, scendo a prenderti” comunica non staccando gli occhi dal cantante che ha deciso di alzarsi all'impiedi. Si arrampica velocemente sull’immenso lampadario e in un baleno si ritrova davanti a lui.

Una furia di rabbia si accende nel suo petto quando nota il viso rosso di pianto di Eri. Spera solo che questo coglione non le abbia negato un autografo o sia stato minimamente deficiente con Eri. Decide quindi, per quanto stupido possa essere un gesto del genere, di attivare il suo quirk farfugliando qualcosa.

 

“Cosa?”

 

L’espressione di Midoriya cade all’istante, i suoi occhi vacui si annebbiano e la bocca si chiude in una linea tesa. Eri esce dalle gambe del cantante e si avvicina ad Hitoshi afferrando la sua giacca. “Hitoshi, no!” gli urla, ma l’eroe non le dà ascolto.

 

“Cosa ci facevi con mia sorella?”

 

Il corpo del cantante si tende, cerca di rispondere prima che un filo di elettricità blu gli percorre tutto il corpo. C’è un piccolo boato prima che una serie di imprecazioni escano dalla sua bocca.

Cazzo, cazzo, cazzo! Fanculo, porca puttana. Ha fatto male, cazzo!”  Inveisce mentre si gira su se stesso, scrolla le braccia cercando di eliminare i residui di elettricità dalle spalle. Hitoshi lo guarda con una certa sorpresa, con la bocca spalancata e gli occhi sbarrati, ma la sensazione dura poco. Indurisce la mascella e aggrotta la fronte mentre allontana Eri dal cantante. Non sa cosa sia appena successo ma sicuramente la scossa è stata abbastanza forte da sottrarlo al suo controllo mentale.

Il cantante si gira velocemente per guardarlo negli occhi. “Hai appena cercato di controllare la mia mente?” dice puntandogli un dito contro. Non sembra arrabbiato, nota l’eroe, semmai leggermente sconcertato.

 

“Come hai fatto a liberarti?”

 

“Sei impazzito!?!”

 

Hitoshi riattiva il suo quirk, ridendo mentalmente dell’ingenuità di Midoriya. Tuttavia, un altro filo blu percorre tutto il corpo del cantante facendolo rabbrividire.Quindi non era un caso pensa Hitoshi. 

“Cazzo, smettila. È davvero fastidioso” dice fissandolo, ricadendo ancora una volta sotto il controllo del suo quirk.

 

Alla terza scossa, Izuku decide di non dire niente guardando con sospetto l’altro. “Hitoshi, smettila” Eri urla cercando di inserirsi tra i corpi possenti dei due adulti, trattenendo con più forza quello dell’eroe. Il cantante apre e chiude la bocca un paio di volte prima di cacciare il cellulare dalla tasca. Apre l’app delle note e digita qualcosa mentre Hitoshi lo fissa con impazienza e agitazione. Sente il suo cuore battere forte nel petto, nessun civile aveva mai capito così in fretta come si attivasse il suo quirk. Hitoshi percepisce qualcosa di insolito che mette in allerta il suo sesto senso da eroe.

 

Non cadrò ancora sotto il tuo controllo” recita il messaggio sul cellulare Indosso un sistema di sicurezza che mi protegge”.

 

Hitoshi guarda il volto insistente del cantante prima di continuare a leggere. Potremmo continuare all’infinito ma io finirò per essere fritto e tu arrestato per uso illegale del quirk”.

 

“Sono un eroe” dice Hitoshi con una certa sfida nel tono di voce. Incrocia le braccia al petto mentre il cantante lo guarda sconcertato, corruga la fronte in una domanda silenziosa che sembra tanto un “Tu?!” Poi riprende il cellulare e scrive qualcos'altro prima di mostrarlo di nuovo ad Hitoshi.

 

Quindi mi lascerei parlare normalmente o devo segnalarti per abuso di potere?

 

La domanda coglie Hitoshi contropiede. Izuku lo guarda annuire prima di scuotere la testa e parlare per la prima volta. “Avresti potuto anche solo chiedere, ti avrei risposto dicendoti la verità” confessa, guardando tra lui ed Eri.

 

“Eri-chan si è persa e la stavo aiutando a ritrovare la sua famiglia quando siamo stati travolti dai giornalisti. Avevo intenzione di calmarla prima e poi continuare ancora con le ricerche” continua disinvolto e regalando ad entrambi un sorriso smagliante, un sorriso da copertina.
 

Hitoshi lo fissa senza sbattere le palpebre. Ha la sensazione che non sia tutto ma non ha niente da ribattere. Osserva Midoriya accarezzare dolcemente la testa di Eri e rivolgersi di nuovo a lui.

 

“Tu saresti suo fratello, giusto?” 

 

“Sì, esatto” 

 

“Ottimo, ottimo davvero. Tutto è bene quello che finisce bene” Midoriya applaude con un entusiasmo che non gli arriva agli occhi. Non ha mai smesso di sorridere ed Hitoshi ha la netta impressione che sia un po’ finto. 

 

“Grazie per esserti preso cura di Eri” dice, decidendo di fare un cenno con la testa un’ultima volta prima di voltarsi e andarsene. Eri è muta al suo fianco, gli stringe la mano senza opporsi. 

 

“Prima che tu vada” Midoriya li ferma “qual è il tuo nome da eroe?”
 

Eri alza la testa così velocemente che sembra abbia avuto un colpo di frusta. Guarda il cantante, rigida sul posto.

 

“Perché vuoi saperlo?”

 

“Considerami un fan del vostro lavoro”

 

“Psyche” 

 

“Bene, Psyche” Midoriya fa un passo solo in avanti, avvicinadosi. È un po’ più basso di Hitoshi ma i suoi occhi gli mandano un brivido gelato sulla schiena. È così vicino da percepirne il respiro quindi si costringe ad arretrare di un passo.  “Lo ricorderò”.


Hitoshi fa un cenno rigido per poi voltarsi verso Eri. I suoi lineamenti si addolciscono ed Eri sembra rilassarsi finalmente. “È stato un piacere incontrarti, fiocco di neve” la saluta il cantante. Eri fa un inchino ringraziandolo e i due condividono uno sguardo particolare.

Tuttavia, Hitoshi è troppo preso dal sorriso che Midoriya gli ha rivolto e dal suo essere stranamente familiare.

 

È solo quando è alla porta che capisce: il suo sorriso assomiglia stranamente a quello di All Might. 

 

Si gira indietro per guardarlo un’ ultima volta ma il cantante non c’è più.
 



 

****

 

“Stanco?”

Izuku non è sorpreso di trovare Elijah sulla sua poltrona preferita con un sorriso malizioso e gli occhi blu che brillano al buio. Izuku non si sorprende più di trovarlo lì, né si spaventa come le prime volte in cui il felino gli faceva degli scherzi aspettandolo nell’oscurità. 

 

“Sì” gli risponde sommesso mentre si toglie le scarpe e per poi lasciarsi cadere sul letto, sfinito. Per sua fortuna, l’hotel dove avrebbe passato la notte ha un’entrata secondaria, così è riuscito ad evitare la folla di fan e giornalisti che lo assediava da quando era arrivato.

 

“Stavo per venire da te” ammette dopo un lungo gemito girandosi a guardare l’uomo sulla poltrona. Odia dover chiedere aiuto soprattutto quando non c'è Shouto al suo fianco ma sa che può fidarsi di Elijah. Elijah è stato uno dei primi a conoscerlo quando è entrato a far parte della Light Society, ed è anche uno dei pochi che non lo giudica per il fatto che Izuku sia quirkless. 

 

Non che Izuku abbia bisogno di un quirk, visto che ha un’intelligenza fuori dal comune e delle capacità di analisi paragonabili a quelle di un esperto. (Almeno questo è quello che si ripete da anni).

 
“Ah sì?” ride Elijah sbuffando dal naso. Incrocia le gambe in un modo così distinto ed elegante che Izuku quasi dimentica che è di origini cinesi ma cresciuto in Inghilterra, raffinando così l’eleganza di quelle terre.


Izuku si alza dal letto per appendere la giacca sullo schienale della poltrona di fronte a quella di Elijah.

 

“Si, devo chiederti un favore” dice, sedendosi sul cuscino come se non avesse più forze. Guarda il soffitto, sentendo la tensione sciogliersi dalle sue spalle per la prima volta da quella sera, mentre Elijah lo guarda con leggera curiosità.

Gira la testa verso di lui e incontra i suoi occhi blu. “Ho bisogno di alcune informazioni su un eroe giapponese” dice, portandosi una mano a sistemarsi il ciuffo di ricci sulla fronte.

 

Elijah alza un sopracciglio, pizzicato da un nuovo interesse. “Immagino che sia qualcosa di importante se lo chiedi a me ma, soprattutto, che richieda un livello di accesso molto più alto di quello che tu attualmente possiedi” riflette.

 

“Si, ha un quirk di controllo mentale. Può prendere il controllo attraverso una domanda o semplicemente con una risposta ad una sua parola. Non ho avuto modo di capire come funzioni, ma penso che basti sapere il suo nome per avere più informazioni. Si chiama Psyche”.

 

Izuku sa che gli stati che non fanno parte della Light Society, come il Giappone, tendono a nascondere le identità di persone e soprattutto di eroi con quirk pericolosi nei loro database più segreti. Per questo motivo, Izuku ha bisogno dell’aiuto di Elijah: essendo un eroe di rango superiore, può ottenere quelle informazioni più facilmente.

 

Izuku si gratta il mento. Elijah lo osserva senza dire niente, sembra che stia riflettendo su qualcosa in particolare. “È giovane” aggiunge “Penso che abbia la mia stessa età e soprattutto, dal modo in cui muoveva, penso sia un eroe sotterraneo”. 

 

C’è una pausa abbastanza lunga. “So di chiederti molto, davvero, ma ho questo dubbio che Eri potrebbe essere ancora in pericolo senza che nemmeno se ne rendi conto. È suo fratello, o almeno così dice, e potrebbe averla convinta con il suo quirk? Vorrei più informazioni e lo farei da solo ma essendo un eroe sotterraneo…" balbetta a tutta velocità “impiegherei troppo tempo per avere delle notizie ed io…normalmente chiederei a Shouto ma… non sapere mi sta logorando. Ho solo bisogno di saperla al sicuro”.

 

Si accorge troppo tardi di aver detto troppo. Lo nota dalle sopracciglie alzate di Elijah e dal suo irrigidirsi sulla poltrona. Ripercorre brevemente quello che ha sputato fuori durante il suo mormorio e cerca inutilmente di riparare all’errore ma questo sembra solo far ridere l'altro.

 

“Midoriya” dice Elijah portandosi una mano al petto “Davvero lascia perdere. Tutti qui sanno che Shouto è debole per te. Sbatti quei tuoi begli occhioni verdi e potrebbe avvicinare la luna alla terra se lo volessi”. 

 

Le guance di Izuku si accendono dall’imbarazzo. È leggermente infastidito da quella frase ma sa che Elijah non lo intende negativamente. Lo spera, almeno.  “Non è affatto vero” protesta debolmente.

 

“Sai che non farò rapporto ma non lasciartelo sfuggire davanti a Denise. È ancora arrabbiata con Shouto da quando le ha rubato la promozione”.

 

“Va bene, grazie” dice Izuku portandosi le mani sulle guance e scuotendo la testa di lato. Cerca di far rifluire tutto il sangue che gli è andato alla testa ma la risata di Elijah non aiuta.

 

“Ma” chiede il felino molto più serio. Aspetta che Izuku sia sulla sua stessa lunghezza d’onda prima di continuare a parlare “Cosa c’entra questo Psyche con Eri?”


“Stasera alla Premiere ho incontrato Eri. Lei… deve essersi allontanata dal suo tutore e dopo poco il nostro incontro è arrivato quest’uomo. Si è avvicinato e ha usato il suo quirk su di me, dicendo che era suo fratello. Eri mi ha chiesto di non dire niente ma non posso… semplicemente non posso lasciare le cose così come sono”.

 

Izuku si spinge più avanti sulla poltrona, cercando di avvicinarsi ad Elijah. “C’è qualcosa che non va. Sembrava spaventata”. Si muove ancora sulla poltrona.

 

Si perdono nel silenzio dei loro pensieri fino a quando Izuku riprende nuovamente a parlare.  

 

“Tu” Elijah alza lo sguardo. “Non sei affatto sorpreso dal fatto che stasera abbia rivisto Eri”.

Izuku osserva l’eroe sollevare le spalle per sistemarsi meglio sulla poltrona. Non gli toglie gli occhi di dosso cercando di capire il motivo per cui non ha sbattuto una palpebra neanche mezza volta alla sua dichiarazione. Anche lui stenta a crederci, ha ancora la sensazione di aver immaginato tutto.

 

“Attento come sempre, vedo” Elijah mostra le sue zanne affilate in un sorriso storto. “È vero, non sono affatto sorpreso. Ti stavo aspettando perché ho indagato sulla lista dell'informatore”.

 

Izuku vede l’eroe passarsi la lingua sulle zanne “Cosa hai scoperto?”

 

“Eri è sotto la protezione dell’UA Academy, la migliore scuola di eroi del Giappone”.


 

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Capitolo 8
*** Consapevolezza da entrambe le parti (1) ***


Izuku non avrebbe mai accettato l’invito di Nedzu ad UA se non avesse saputo che c’era la possibilità concreta che uno degli insegnanti dell’UA fosse il tutore di Eri.
 

Ovviamente è quello che continua a ripetersi ma sa che sta mentendo a se stesso: avrebbe sicuramente accettato l'invito. Forse avrebbe messo in piedi la sua solita sceneggiata, Vanessa lo avrebbe ripreso per la sua drammaticità, lui avrebbe negato e infine si sarebbe presentato davanti ai cancelli di UA con già in mente tutti gli scenari possibili e immaginabili del motivo per cui, Nedzu, il preside di una delle scuole per eroi più famose al mondo, uno degli individui più potenti del Giappone, avrebbe voluto conoscerlo di persona.

 

Non sa il motivo preciso per cui è stato convocato lì questa mattina, ha solo qualche idea vaga ma sicuramente non si lamenta della possibilità che l’Universo gli ha dato. Ultimamente si sente abbastanza fortunato, ma forse è solo la mamma che lo guarda dall’alto. Prende la sua collana di quarzo rosa e se la porta alle labbra. La indossa ogni giorno da quando è morta essendo una delle poche cose che gli restano di lei, sopravvissute all'incendio.

 

Si stringe nel suo bomber estivo mentre attraversa per la prima volta i grandi cancelli. Si ripete di non essere eccitato ma anche questa volta mente a se stesso. Cerca di spegnere ogni barlume di emozione positiva mentre si guarda intorno. 

 

È a dir poco irrequieto quando l’addetto all'accoglienza gli chiede gentilmente di identificarsi. 

 

“Midoriya Izuku”

 

Toglie gli occhiali da sole e fa un veloce occhiolino alla giovane donna. È sui vent’anni massimo a giudicare dal trucco alla moda e dalla perfetta pelle liscia. Le guance le si colorano di rosso quando posa gli occhi sul documento del famoso cantante. 

 

“Sono qui per vedere Nedzu-san” continua con un sorriso smagliante.

 

“Certo” annuisce l’altra mentre digita rigidamente alcuni tasti sul computer. “Devo solo registrare i suoi dati nel sistema e poi potrà entrare, Midoriya-sama”. 

 

La sua voce trema mentre pronuncia il nome e Izuku addolcisce il sorriso, tuttavia divertito  al pensiero di metterla ancora più in difficoltà.

 

Se anche lei avesse avuto lo stesso incontro con la sua addetta alla pubbliche relazioni saprebbe bene come nascondere il nervosismo con occhiolini seducenti e parole allusive.

 

“È meglio mettere in difficoltà gli altri che se stessi, ricordalo Izuku!”


“Solo Midoriya va bene, Tanaka-kun” dice con disinvoltura, leggendo il nome sulla targhetta. La ragazza annuisce rigidamente prima di gettare del tè sui documenti. “Accidenti!” impreca, muovendosi meccanicamente, cercando almeno di salvare almeno la carta d’identità del cantante.

Izuku si gode lo spettacolo con un sorriso malizioso. Si gira verso Vanessa riconoscendo uno dei suoi avvertimenti silenziosi. Ha il tempo di farle una linguaccia veloce prima che una donna anziana arrivi prendendo posto accanto a Tanaka-kun.  

 

“Midoriya-sama” dice attirando l'attenzione del giovane “Prego da questa parte. Nedzu-sama la sta già aspettando”. Izuku annuisce mentre si avvicina. La donna prende il documento dalle mani tremanti della sua collega e glielo consegna. Lui lo accetta con esitazione, notando come l’atmosfera si sia fatta improvvisamente tesa. “Devo chiedere alla sua sicurezza di aspettare fuori”.

 

“Oh,” esclama sorpreso Izuku. “Non mi abbandonano mai. È davvero necessario?” 

 

“Siamo all'UA Midoriya-sama, uno dei luoghi più sicuri del Giappone. Potrà fare a meno dei suoi bodyguard all'interno di una scuola di eroi” gli dice in una specie di rassicurazione. Izuku ha più la sensazione che la donna lo stia deridendo.  

 

“La mia manager può venire con m-”

 

“Mi dispiace, Midoriya-sama ma mi è stato riferito di far entrare solo lei” lo interrompe l’anziana. Izuku resta in silenzio per un momento. Vanessa lo guarda storcere il naso prima di chiedergli cosa non va a bassa voce: “Che succede?”

 

“Non vogliono che la sicurezza mi accompagni o che tu mi segua. Non capisco, alla fine sono loro che hanno voluto questo incontro”.

 

Vanessa riflette per alcuni minuti prima di tranquillizzarlo “Tu va’ avanti, io cerco di entrare fra un po’” gli sussurra “Non più di un’ora, poi ti vengo a prendere. Farò così tanto casino che dovranno portarmi via con la forza”.

 

Izuku ride mentalmente alla scena, sentendo la rigidità scivolargli dalle spalle. 

 

“Va bene” dice tornando a sorridere come se nulla lo avesse turbato. “Mi faccia strada e per favore mi chiami Midoriya” continua soffermandosi sull’anziana che lo guida in alcuni grandi corridoi. 

 

Ha i capelli bianchi raccolti in uno chignon perfetto, il suo viso è segnato dal tempo, ma i suoi occhi azzurri conservano una luce intensa e penetrante. Il suo abbigliamento è sobrio ed elegante, in toni scuri e con pochi accessori in netto contrasto con la luminosità dei vestiti di Tanaka e dei suoi piercing. Izuku è leggermente nauseato dalla familiarità che sgorga da questa donna. È di una fredda eleganza tipica delle anziane donne del Giappone che lo mette a disagio. Ha anche la stessa forma degli occhi di sua nonna.

 

Non ha un buon rapporto con sua nonna. Cavolo, Izuku non sa neanche se è morta. Ingoia la saliva e con essa un po’ di disagio.

Camminano molto, in diversi corridoi e scorci di giardini immensi. Izuku non è affatto sorpreso. Mentirebbe, anzi qualsiasi adolescente giapponese tra gli otto e i tredici anni mentirebbe, se dicesse di non conoscere già quei giardini. Purtroppo i video presenti sul sito di accoglienza della scuola non mostrano la loro maestosità per intero. Sono immensi, curati al minimo dettaglio, di un verde che sembra finto. 


Non smettono di camminare neanche per un secondo e solo dopo cinque minuti a passo svelto, Izuku vede l’edificio principale in lontananza. Si ferma per un attimo sconcertato dall’altezza. Sapeva fosse immenso, ma ovviamente non pensava lo fosse così tanto. Non è neanche il più grande edificio del Giappone o degli Stati Uniti. È semplicemente il fatto che si trovasse nella sua città natale a meravigliarlo. Una creazione architettonica a specchio, che riflette la natura dei giardini rendendolo quasi un grande albero. 

 

Izuku è sicuro che ad Aprile, con la fioritura dei ciliegi, sarebbe stato semplicemente incantevole.

 

Si guarda intorno ancora per un po'. Vede alcuni pulmini parcheggiati per muoversi all’interno del campus. È leggermente deluso quando li attraversano senza fermarsi a prenderne uno. L’anziana non lo degna di uno sguardo e di una parola anzi sembra anche accelerare il passo sotto il caldo sole dei primi di luglio.


Non è vestito per stare troppo tempo sotto al sole. Slaccia tutto il suo bomber estivo, alzando la maglia per fare entrare un po’ di aria fresca, sperando nell’aria condizionata all’interno. 

 

“È molto grande qui, eh?” chiede cercando di rompere il ghiaccio, l’unico che non si scioglierebbe con questo caldo.

 

“Certo” gli risponde l’anziana con un sottile sbuffo. “L’UA consta di ben cinquanta ettari di terreno. Oltre all’edificio principale, vi sono ben altri trenta edifici adibiti a dormitori con cortili annessi. Trenta tipi di palestre per allenamenti di vario tipo e ben 150 strutture per gli studenti” continua assumendo un atteggiamento orgoglioso e irritato, come se stesse parlando con uno stupido ma anche come se fosse stata lei a costruire quella scuola, mattone dopo mattone.

 

“Ah, capisco...” Izuku nasconde a malapena la sua noia di fronte al comportamento di questa vecchia, ma ha bisogno di informazioni. “Koyama-san deve lavorare qui da molto tempo, giusto?”

 

“Da circa trent’anni”

 

Izuku mormora senza troppo impegno. “E tutti qui sono eroi?” 

 

“Certamente”

 

“Mmh” Izuku riflette alla risposta “Deve essere emozionante lavorare a stretto contatto con gli eroi. Persone che rischiano la propria vita per mantenere la pace, che combattono il crimine e ci proteggono”. 

 

L’anziana donna lo fissa mentre camminano. I suoi lineamenti si arricciano come se volesse fare una domanda ma poi ci ripensa. “È certamente emozionante” confessa in tono piatto. Izuku fa una smorfia ma poi la donna riprende a parlare distogliendolo dai suoi pensieri. “Tuttavia, il personale qui ha un rapporto strettamente professionale con gli eroi. Non lasciamo che la loro fama o il nostro… forte sostegno possano influire in qualche modo”.

 

Izuku alza un sopracciglio all’esitazione della donna. Ha la sensazione che qui le persone non incontrino mai realmente gli eroi. “Beh, certo ma seppur lei è una addetta all’accoglienza deve incontrare gli eroi ogni giorno, no? Devono pur sempre timbrare il cartellino o entrare dal cancello” Izuku ride allegro sperando che la sua domanda non risulti troppo esplicita nella sua ricerca di risposte.

 

La donna lo guarda di sbieco. “Intendo dire, per me sarebbe così eccitante. Anche solamente vederli per dieci secondi, non pensa?”

 

“L’UA non funziona esattamente così, o almeno non è più come una volta. Fatta eccezione per Lunch Rush e Recovery Girl, solo gli insegnanti sono eroi. La maggior parte sono eroi della ribalta come Present Mic, Midnight, All Might, altri, seppur pochi nel complesso, sono eroi sotterranei, la cui identità deve essere tenuta nascosta, anche agli stessi addetti della scuola”.

 

Izuku fissa la donna mentre le cammina accanto. “Oh, capisco” le risponde per poi perdersi nei suoi pensieri.

 

Aveva ragione, c’è una netta divisione tra il personale che lavora e gli insegnanti. Izuku non ne è sorpreso come dovrebbe essere. Le identità di quelli che sono e saranno eroi non possono essere messe a rischio così banalmente. La possibilità di vendere, scambiare informazioni con i cattivi è palesemente molto alta, anche il semplice orario delle lezioni è utile per un attacco. E questo l’UA lo sa bene. Anche la politica del Festival dello Sport è cambiata da anni. “Nonostante questo, deve essere gratificante lavorare per la formazione degli eroi del futuro”.

 

“Certamente, lo è di sicuro”.

 

Rimangono in silenzio dopo, Izuku sa che non può ricavare dall’anziana nessuna informazione su chi degli insegnanti possa essere il tutore di Eri, quindi non insiste. Quando finalmente entrano nell’edificio principale, l’anziana gli tiene la porta lasciandogli il tempo di guardare le pareti bianche e celesti che si alternano ai suoi lati, le grandi finestre che si affacciano sul cortile e, stranamente, i numerosi addetti che si aggirano per la scuola.

 

“La prego di aspettare qui. Devo farle alcune domande di sicurezza prima di lasciarla entrare nella struttura principale” dice, fermandosi davanti ad una enorme porta. Izuku annuisce leggendo la targhetta accanto: sala del personale. Riesce a sbirciare dentro alcune volte per le volte in cui la porta si apre per l’entrata o l’uscita delle persone. 

 

“Va bene” dice. Guarda l'orologio al polso e nota che sono già passati sette minuti da quando ha varcato il cancello all'esterno e ancora nessuna traccia di Nedzu. Entrano e Izuku si siede su una sedia girevole, di fronte alla donna. 

 

Aspetta la prima domanda e quando Koyama-san lo fissa negli occhi, Izuku prova un brivido lungo la schiena. Lei lo guarda senza battere ciglio, le sue iridi sembrano lampeggiare per un attimo ma potrebbe essere solo un riflesso della luce. Ha alcuni fogli ed una penna tra le mani.

 

“Sono solo domande di routine, non si preoccupi”.

 

“Ehm, va bene” le risponde con esitazione. C’è qualcosa che non va, qualcosa è cambiato. Izuku non sa se è il suo istinto o la sua paranoia a parlare, ma nel dubbio decide di seguire quella sensazione. Accavalla le gambe e sforza di rilassarsi.

 

“Midoriya-san, mi dica, è mai stato arrestato?”

 

Il volto di Izuku diventa più bianco di un lenzuolo. “Eh!?”

 

Be’, cazzo.

 

*****

 

Sono giorni che Shouta è turbato. Prima Hizashi che è stato troppo occupato tra il film e il lavoro, poi la telefonata di Eri con quello che sembrerebbe suo fratello, poi l'ansia della premiere e infine quell'orrendo episodio in cui ha perso di vista Eri sul tappeto rosso. 

 

Fortunatamente Hitoshi è riuscito a trovarla in tempo e secondo quanto gli ha raccontato, Eri era stata sotto le cure di quel cantante, Izuku Midoriya, che l'aveva vista piangere e aveva deciso di aiutarla a trovare i suoi familiari. Shouta è davvero grato che sia stato lui a trovarla e non qualcun altro. Tipo suo fratello. Ed era irrazionale, Shouta lo sa, ma aveva avuto una strana sensazione alla bocca dello stomaco quando aveva perso sua figlia. E lui è un eroe quindi sa che l’istinto viene prima di tutto.

 

Tuttavia, essersi persa è stato per Eri uno shock abbastanza grande da voler ritornare a casa subito dopo. Non aveva lasciato il braccio di Shouta neanche per un attimo tirandolo spesso verso l'uscita più vicina. Non volendo turbarla ancora di più, Shouta ha deciso di ritornare a casa dopo aver ringraziato Hitoshi e avvisato Hizashi.

 

Ora mentre le porte dei dormitori degli insegnanti si chiudono alle sue spalle, è diretto verso l'ufficio di Nedzu per fare firmare al topo alcuni documenti. È per la strada che incontra Hitoshi, o meglio lo trova seduto ad uno dei tanti tavoli da picnic che la scuola ha messo a disposizione nei giardini dei dormitori. 


Non sembra averlo ancora notato, troppo intento a leggere quelli che sembrano i test che Shouta gli aveva mollato addosso la scorsa settimana. Sorride quando lo vede farfugliare alcune imprecazioni sottovoce e scarabocchiare con la sua penna rossa.


Sbircia sui suoi fogli. Quello è un gran bel paragrafo che ha cancellato. Si avvicina alle spalle del suo ex-studente che a questo punto deve averlo già riconosciuto perché non si spaventa quando inizia a parlare. 

 

“È molto rosso anche per i miei standard” dice piatto, sedendosi sulla panchina opposta a quella di Hitoshi.

 

“Hey! Ci sto provando” dice lamentoso, sbarrando un'altra frase. “Sto facendo come mi hai detto: cerco di capire i loro diversi punti di vista soprattutto su argomenti come l’etica e la giustizia ma… non credo di riuscirci?”.

 

“Hitoshi” lo chiama, cercando di trattenere un sorriso. Dallo sguardo che riceve non deve esserci riuscito. “Sono saggi di ragazzi del primo anno. Avranno modo di imparare. Devi pensare che sono ancora ragazzini di quindici anni che pensano che gli eroi sono fighi perché combattono i cattivi e… non puoi cancellare tutta quella merda che hanno imparato guardando la tv in solo 4 mesi”.

 

“Ad alcuni basta una semplice e forte disciplina, man forte e paroli dure ad altri, invece, serve scontrarsi con la realtà per capire che il mondo non è bianco e nero. Poi c’è quella piccolissima percentuale che già lo sa ancora prima di entrare ad UA, come te.”

 

Shouta si ferma e lo guarda con un'espressione seria. "Ma non devi scoraggiarti se non vedi subito i risultati. Ci vuole tempo e pazienza per far maturare i tuoi studenti. Devi essere il loro guida, non il loro giudice. Devi incoraggiarli a pensare con la loro testa, non a ripetere quello che dici tu. Devi mostrare loro che l'eroismo non è solo una questione di poteri, ma di valori e principi".


Hitoshi lo fissa senza dire niente per alcuni istanti poi la sua faccia si accartoccia. Shouta lo precede. “Imparerai a gestirla, hai quella naturalezza nell’insegnamento che non avevo all’inizio. Sei portato, devi solo trovare la tua strada. Insegnare è difficile, il più delle volte metterai in dubbio le tue scelte di vita ma, alla fine, è gratificante”.

 

Legge una miriade di emozioni diverse sul volto del suo ex-studente prima che decida per un sorriso malizioso. Shouta si pente delle sue parole. “Aspetta, aspetta. Consigli e complimenti, entrambi in un’unica volta? WoW, chi sei e cosa hai fatto dello spaventoso Aizawa-sensei?”.

 

Shouta alza gli occhi al cielo mentre affonda il mento nella sua arma di cattura. Non è logico rispondere. Hitoshi è una piccola merda il più delle volte. “E poi, quando mai hai applicato il “Avranno tempo di imparare” perché non ti ho mai visto farlo prima d’ora”.

 

“Hitoshi”

 

“Aizawa-sensei, il demone/insegnante che espelle tutti il primo giorno di scuola” il tono di Hitoshi si incupisce drammaticamente. Alza le mani, solleticando l’aria come se parlasse di una fantasma. “Aizawa-sensei l’uomo che sussurrava agli stratagemmi logici”.

 

“Hitoshi”

 

“Tu, infondo, al penultimo banco. Chi? Io? Sì, tu, espulso! Perché? Perché lo dico io”. Hitoshi ride demoniaco, giocando con la sua attrezzatura da eroe per cambiare la voce nei momenti giusti. 

 

“Potere del pisolino istantaneo, vieni a me!”
 

“Hai finito?”

 

“Ci sono voluti otto secondi per prima che stesse zitti. Il tempo è limitato. Voi ragazzi non siete abbastanza razionali”. 

 

Hitoshi si stende su tutta la panchina, alzando le gambe, nella stessa posizione che usa Aizawa nel suo sacco a pelo. Shouta non lo degna neanche di uno sguardo. Non gli dà neanche la soddisfazione di vederlo sbuffare.

 

“Questo è il corso degli eroi... andate altrove se volete giocare a fare gli amici, tranne se siete gattini. Adoro i gattini, ma nessuno deve saperlo!”.

 

“Moccioso”

 

“Oh Dio, giusto” si dà un colpetto alla testa “Moccioso: l’upgrade per bambino problematico”.

 

Hitoshi si rimette a sedere per poi scoppiare a ridere, anche Shouta deve nascondere un sorriso. “Hai finito?”.

 

“Forse, qualcosa da ridire?”

 

Shouta avrebbe davvero qualcosa da ridire ma Hitoshi lo ferma, zittendolo all’istante. “Ah! Ah! Ah!” Alza in aria una mano “Non sono quelli, documenti per l’espulsione di qualcuno? Se sì, fa che sia uno studente di cui ancora devo correggere il saggio”

 

Shouta chiude la bocca e inarca un sopracciglio. Non pensa di essere così prevedibile, o lo è? 

 

Makoto Kino” dice e Hitoshi mormora la sua comprensione. Accartoccia il foglio che stava leggendo e lo getta nel cestino accanto al tavolo. "In fondo era troppo rosso anche per i miei standard”.
 

Shouta sbuffa una risata mentre Hitoshi, con gesti metodici, dispone i fogli sul tavolo e inizia a leggere il saggio successivo. Per alcuni minuti, regna il silenzio, rotto solo dai rumori della matita che cancella e dalla voce sommessa di Hitoshi che commenta quello che legge.
 

Shouta resta immobile, godendosi la frescura dell’ombra del gelso sotto cui sono seduti. Dalle fronde, pendono alcuni gelsi troppo maturi, dal colore violaceo e dal profumo dolce, pronti per essere mangiati. Shouta ne coglie un paio, ci soffia sopra e ne addenta uno. L’altro lo lancia verso la testa viola accanto a lui, che lo afferra al volo con una mano.
 

“Mh, sono ancora buoni” mormora Hitoshi, masticando con gusto. Shouta acconsente con un cenno di testa. “Allora …” riprende Hitoshi, fissandolo con intensità “mi dirai cosa è successo alla premiere oppure faremo finta di niente?”.
 

Sapeva che quella domanda sarebbe arrivata prima o poi, ma non era ancora pronto a rispondere. Ingoia l’ultimo boccone del gelso prima di incontrare lo sguardo del suo ex-studente.
 

“Logico, sono andato nel panico” ammette, vedendo Hitoshi incrociare le braccia sul tavolo e mettersi in posizione d’ascolto. Sa che sta trattenendo una risposta sarcastica.
 

“Questo l’ho visto, ma non è la prima volta che Eri si perde. Ricordo quel pomeriggio di alcuni mesi fa in quel centro commerciale a Kamino. E a differenza di Mic, non sei impazzito”.
 

Shouta stringe i denti. Ricorda anche lui quella volta, ma la situazione da allora è cambiata radicalmente. Si gratta il mento, cercando le parole giuste. Non sa come dirlo, quindi decide di andare diritto al punto. “Eri ha un fratello”.
 

Shouta vede Hitoshi strabuzzare gli occhi e rimanere in silenzio, troppo scioccato per dire qualcosa. Poi prende un respiro e gli racconta tutto.



 

*****

 

La caratteristica peggiore dell'insegnamento, secondo Nemuri, è quella di ritrovarsi ogni anno a ripetere le stesse cose a classi diverse di studenti che sembrano non apprezzare la sua materia.

 

Ed è triste, davvero, perché l'arte è una delle discipline più interessanti che esistano.

Aiuta a scoprire se stessi, le proprie radici, a interpretare la storia, la letteratura e perfino la matematica. L’arte serve a conoscere gli altri, a superare i limiti e pregiudizi, esprimere le emozioni. L’arte apre a nuove prospettive, fa notare quei dettagli che altrimenti trascureremmo, ma che sono così profondi e delicati da cambiare il modo di vedere il mondo.

 

Tuttavia, dover spiegare il perché Klimt, più di quattrocento anni fa, usò sfondi dorati nelle sue opere, linee sinuose e morbide e ritrasse donne nella loro maestosa sensualità crudele, è una rottura di palle, soprattutto quando non tutti colgono il valore di queste lezioni se messe in relazione con la possibilità di inglobarle nella costruzione della loro immagine da eroe. 

 

Come Giuditta, un’eroina europea capace di trasformare le proprie braccia in armi affilate e invisibili che usa come spade. Aveva preso ispirazione per il suo nome dalla storia di Giuditta ed Oloferne e per il suo aspetto dal quadro di Klimt, Giuditta I. Aveva fatto scalpore l’utilizzo di un nome del genere ma la sensualità e carisma che aveva caratterizzato la sua immagine avevano ben presto zittito qualsiasi critica. -Naturalmente questo se misurato alla bravura nel suo lavoro-.

 

Quindi, sfinita, ha deciso quella giornata di godersi l'ora libera tra una lezione e l'altra all’aperto invece di revisionare la montagna di scartoffie che ha sulla scrivania. Girovaga per il sentiero dell'Inferno, quello che collega l'area del personale a quello della scuola effettiva, quando nota un cespuglio verde muoversi e avvicinarsi e sente alcuni bisbigli malcelati.

 

Pensa subito al peggio, poi due occhi verde scuro la guardano fulminei. Lo osserva cambiare subito atteggiamento appena viene riconosciuta. Il giovane fa un piccolo sorriso e si passa la mano tra i capelli. “Ehm, salve?” la saluta con imbarazzo “Penso di essermi perso?”.

 

Nemuri lo osserva per un momento, poi il suo sguardo cade sulla targhetta del visitatore appuntata sulla camicia del ragazzo. Un sorriso si allarga sul suo volto mentre riconosce il nome: Izuku Midoriya. “Da dove sbuchi?” chiede, le braccia incrociate sul petto e un tono amichevole nella voce.

 

Izuku si rilassa un po’, anche se la confusione rimane. “Sinceramente? Non ho la più pallida idea. Ho solo seguito le indicazioni che Koyama-san mi ha dato” risponde scrollando le spalle. “Ma penso che qualcosa sia andato storto nel tragitto” continua grattando con le unghie una macchia di erba sulla sua maglia bianca. Nemuri lo guarda, trovando adorabile il broncio che si forma sul suo viso senza che lui se ne renda conto.

 

Ride, gettando la testa all’indietro. “Posso immaginarlo. Hai percorso il Sentiero dell’Inferno di UA, complimenti! Non tutti riescono a farlo la prima volta”.

 

“Uhm, grazie?” risponde il cantante, un po’ perplesso dal complimento inaspettato.

 

“E neanche una goccia di sudore, sei più in forma della metà degli alunni di eroismo del secondo anno. Essere un cantante porta anche a questo?” Nemuri si avvicina per osservare il giovane da vicino. Non appare subito ma il ragazzo ha un fisico statuario e armonioso, con le spalle larghe e una muscolatura asciutta e tonica. Ha davanti a sé un uomo che capisce come prendersi cura del proprio corpo.

 

Sbatte i suoi occhi, sfoggiando il suo look da predatrice ma il cantante non sembra essere colpito, anzi ricambia lo sguardo con un sorriso impertinente seppur nascosto dall’atteggiamento da bravo ragazzo.

 

“Certo, mi sono allenato duramente durante l’adolescenza. Tutto parte dall’avere un bel paio di polmoni” dice trasformando il suo sorriso in una risatina “Ma posso dire che l’aspetto da foglia al vento non mi si addiceva più, quindi ho optato per un cambio look”. 

 

Nemuri ascolta attentamente, poi si raddrizza. “Diretto dal preside, immagino”.

 

"Esatto-" conferma Izuku, prima di essere interrotta da un applauso.

 

“Sei fortunato ad avermi trovato durante la mia ora di buca. Ti accompagnerò io stesso” dice Nemuri, prendendolo sotto braccio e dirigendosi verso un alto edificio.

 

“Oh, non ce n’è bisogno?” risponde Izuku, titubante e grattandosi la guancia. “Ho solo bisogno di altre indicazioni”.

 

“Insisto, insisto. Sei un’ottima distrazione dai miei doveri di insegnante” dice l’eroina prendendolo sotto braccio e spingendoli verso un alto edificio. Izuku la asseconda stringendo la presa e facendo una risatina. “E poi hai presente il caos quando i miei alunni mi chiederanno se ho corretto i loro test e io risponderò con ‘mi dispiace, ero impegnata con Izuku Midoriya’ senza aggiungere nient’altro perché top secret. Meraviglioso”.

 

“Lieto di fornire succose voci di corridoio e gossip” ride l’altro guardandosi intorno e notando alcuni ragazzi correre nelle loro uniformi da palestra. Altri invece stremati, si appoggiano sulle proprie ginocchia riprendendo fiato. 

 

“Quindi, in vena di gossip” riprende Nemuri, accanto a lei si leva un mormorio. “Qualche idea sul perché uno dei cantanti più talentuosi e famosi del panorama musicale internazionale ha deciso di farci visita nella nostra piccola dimora chiamata UA?”

 

Izuku ride e scuote la testa. “Primo: ci sono sempre così tanti complimenti per gli ospiti o è una cosa riservata solo a me?” Nemuri gli sussurra ‘solo per te’ facendogli un occhiolino che fa ridere di più l’altro. “E secondo: chiamare UA una piccola dimora mi sembra un po’ riduttivo, soprattutto quando mi sono perso e ho un senso dell’orientamento abbastanza buono”.

 

“Be’, non hai tutti i torti”

 

“E terzo: non so perché sono qui. Ho solo accettato l’invito”.

 

Nemuri stringe un pugno e lo alza in aria. “Maledetto Nedzu. Nessuno sa mai cosa gli passi per la testa”. Mette il broncio al solo pensiero. Accanto a lei, il ragazzo si limita a sbuffare una risata, senza smettere di camminare. 

 

“Allora, raccontami un po’ di te” gli dice, spezzando quel silenzio breve che si era creato. “Si sa così poco della tua vita privata. Sei fidanzato?”.

 

“Perché, interessata?” replica lui in tono scherzoso. Le lancia un sorriso sfacciato che dura un istante prima che si trasformi in una risata piena. Nemuri rimane a bocca aperta per un secondo poi si unisce a lui. 

 

“Che ragazzino insolente, sei troppo piccolo per essere il mio tipo” gli fa notare, stringendo gli occhi in due fessure. 

 

“Forse mi piacciono le cougar?” replica lui, provocatorio.

 

“Hey, rimangiatelo, ho solo trentasei anni” protesta, agitandosi. L’altro fa spallucce in un gesto disinvolto. “Secondo Vogue rientri nella categoria”.

 

“Ve bene, va bene” ripete Nemuri alzando le mani in segno di resa. “Non ti piace rispondere a domande personali, ma quel tuo sorrisetto me la dice lunga: avrai sicuramente qualcuno. Scommetto che è davvero affascinante per aver rubato il tuo cuore”.

“No comment” si limita a rispondere, cercando di nasconderle il rossore che gli sale alle guance.
 

“Ah! Lo sapevo”. Nemuri alza un pugno in aria in segno di vittoria. 
 

Nessun segreto è così grande se Nemuri decide di sapere la verità. Ah, povero Kaminari-kun, pensa, era così eccitato dalla possibilità di provarci con la popstar dopo il loro bacio bollente sul red carpet. Per non pensare ad Eri, la piccolina sarà così distrutta quando scoprirà che non potrà sposare il suo idolo. Non che lo abbia mai espresso esplicitamente a differenza di Denki-kun, ma Nemuri ricorda bene le sue cotte per i personaggi famosi.
 

“Qualcosa non va?” chiede il cantante voltandosi verso di lei, notando il suo sguardo perso nel vuoto. Apparentemente Nemuri si è fermata sui propri passi. “Oh no, no. Stavo solo pensando”.
 

“Qualcosa di brutto?”
 

“La mia nipotina è tua fan e adesso non potrete più sposarvi: ora come glielo dico?” chiede drammatica mentre le spalle le cadono in avanti in un gesto sconsolato. Non nota che accanto, il cantante si è irrigidito. 
 

“Nipotina?” domanda, nel tentativo di mascherare la sua agitazione con eccessiva curiosità. I loro passi riprendono lentamente, mentre Nemuri cerca di recuperare il suo umore con il suo tono allegro. È ignara del tumulto di emozioni che Izuku sta provando in questo momento.
 

“Sì, è la figlia dei miei migliori amici. Io sono la sua madrina, quindi sono l’unica e, ovviamente vincitrice, candidata per la migliore zia del mondo. Quindi capirai che non posso dirle che Izuku Midoriya è fidanzato, le crollerebbe il mondo addosso.” spiega con un tono serio.
 

Izuku ride di nuovo. La sua testa è in overdrive, anche il suo respiro balbetta per un secondo. Tuttavia, si costringe a nascondere le sue emozioni.  “Mi dispiace ma la capisco, anche a me sarebbe crollato il mondo addosso se da piccolo avessi scoperto che Midnight era fidanzata” dice facendole un occhiolino. 
 

“Ruffiano” lo accusa Nemuri, divertita.
 

“Forse” le risponde, con un sorriso malizioso. “Come si chiama la tua nipotina? Potrei farle un autografo per farmi perdonare?” suggerisce, veloce, piegando la testa di lato e trasformando il suo sorriso di scuse in uno più tranquillo. 
 

Nemuri sbuffa la sua risata dal naso, apprezzando il gesto. “Oh, le hai già fatto un autografo. Non ha smesso di parlarne per giorni”.
 

Ah, davvero?”
 

“Sì, ma forse una foto con me? Mhh, no, ne sarebbe gelosa. Che ne pensi di un video in cui la saluti?” propone. 
 

“Certo. Come si chiama?” Izuku freme, bisognoso solo di un’ultima conferma.
 

Nemuri caccia il suo cellulare e ci smanetta un po’, aprendo la fotocamera.“Si chiama Eri” risponde con un sorriso dolce.
Inquadra il ragazzo dandogli il pollice in sù quando parte il video. Izuku impiega qualche attimo in più per iniziare a parlare ma Nemuri non gli dà molto peso, non dà neanche molto peso ai suoi occhi leggermente più ampi o al suo sorriso tremolante.
 

“Ciao Eri-chan, sono Izuku. Tua zia mi ha parlato di te e mi ha detto che sei una mia grande fan. Il tuo supporto significa il mondo per me. Ricorda sempre di inseguire i tuoi sogni, di essere coraggiosa e di credere in te stessa. Un grande abbraccio e spero di incontrarti presto!”. Alza una mano muovendola a mo’ di saluto, leggermente rigido nei movimenti. Invia anche un bacio con la mano prima che Nemuri stacchi la ripresa. 
 

“Grazie mille, ne sarà contentissima”.
 

“Di nulla. Adoro i piccoli-fan” risponde molto tempo dopo, schiarendosi la voce. La gola gli prude cercando di trattenere un urlo di euforia. Il formicolio alle mani raggiunge le sue spalle. Ha le vertigini per quanto in alto si sente e forse le sue emozioni devono leggersi sul volto, perché quando l’eroina lo guarda, gli domanda se sta bene. Ha bisogno di un diversivo.
 

Le sorride annuendo ma il suo tentativo di rassicurarla non deve essere servito a molto. C’è ancora quel senso di incertezza nei suoi occhi, quindi Izuku decide di dare la colpa al sole e all’umidità. “Non ricordavo fosse così calda l’estate in Giappone”. 
 

“Hai ragione, quindi muoviamoci: ti porto dal Topo” dice Nemuri, prendendolo per un braccio e trascinandolo verso l’edificio principale dell’UA. Decide di cogliere al volo l’opportunità.
 

“Topo? Sai, non penso sia un topo”.

 

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Capitolo 9
*** Consapevolezza da entrambe le parti (2) ***


Dopo aver rivelato tutto ad Hitoshi ed avergli chiesto di non dire nulla agli altri, Shouta decide di dirigersi finalmente verso l’ufficio del preside. Bussa alla porta e quando gli viene dato il permesso di entrare, lo fa con passo deciso trovando Nedzu ad osservare qualcosa al computer. È strano: sembra che stia bighellonando ma che allo stesso tempo stia riflettendo su qualcosa di vitale importanza, poi capisce.

 

“Aspetti qualcuno di importante?” gli chiede, notando il suo pelo lucido e la cravatta nuova di zecca.

 

“Sono così tanto prevedibile?” domanda l’altro, con un sorriso maniacale. Shouta è sorpreso dalla domanda ma risponde senza esitazione.

 

“Al contrario” poi ci ripensa, guardando il suo aspetto messo a lucido “Forse lo è solo quella parte che cerca di adattarsi ai manierismi degli umani” dice indicando la cravatta mentre Nedzu annuisce tra sé pensieroso. 

 

“Ho bisogno che firmi questi documen-”.

 

“Qualcuno ha suscitato il mio interesse” Nedzu lo interrompe, battendo le zampe. Shouta sbatte le palpebre, non aspettandosi una confessione del genere. Il preside sembra distratto, forse non ha neanche prestato attenzione a ciò che ha detto. “Mmh, il tuo interesse?”

 

Nedzu gli mormora il suo assenso prima di alzare una zampa nella sua direzione facendogli un gesto vago. “Sì, quindi ho deciso di invitarlo.” Aizawa scrolla le spalle e si avvicina per consegnargli i documenti. Non capisce cosa ci sia di sbagliato ma soprattutto dove il preside voglia arrivare dicendoglielo. Probabilmente non ha bisogno di sentire i nuovi passatempi di Nedzu ma il topo sembra essere pensieroso. “Non vedo qual è il problema? Non sembra che questa persona abbia rifiutato l’invito”.

 

“Oh, no, infatti, ha accettato, anche se ha dovuto posticipare l'incontro di alcune settimane”. 

 

“Non ne vedo il problema, sarà stato impegnato. Quindi cos’è che ti infastidisce?” Il preside lo guarda arricciando il naso mentre intreccia le mani sulla scrivania.

 

“Non è fastidio-”

 

“Oh, andiamo. Non ti ho mai visto stare seduto a rimuginare. Chi è questa persona?” ribatte Shouta alzando gli occhi al cielo, deve essere quanto meno intrigante per suscitare la curiosità di uno degli esseri più potenti del Giappone. C’è un breve momento di silenzio prima che il preside ribatta senza scomporsi di un millimetro.

 

“Izuku Midoriya”

 

Shouta lo fissa senza sbattere le palpebre. Aggrotta la fronte in un'espressione leggermente sconcertata. Eh?  “Il cantante?”.

 

Nedzu ricambia lo sguardo. “Lo conosci?”

 

“Sì, ha scritto la soundtrack per il film ed Eri è sua grande fan. Hizashi lo ha anche incontrato una volta, sostiene che è per merito suo che si è deciso per la versione lunga del film. Ma perché sei interessato ad un ragazzino?”

 

“Mah, per quello che dice, per quello che fa, per il modo in cui si pone quando gli fanno certe domande. È intelligente” gli risponde il preside vagamente. Shouta rimane sorpreso, un complimento del genere da parte del preside è ancora più raro di uno suo. Un bip risuona interrompendoli, una spia rossa si accende sul grande quadro elettrico che gestisce tutta la scuola. Inizia a lampeggiare e Shouta sa che qualcuno è diretto verso l’ufficio del preside.

 

“Ve bene, ma non mi hai ancora detto cosa ti infastidisce”.

 

“Nemuri ha incontrato il nostro ospite mentre percorreva il sentiero dell’Inferno nell’edificio del personale. ‘È leggermente irritato’ ha scritto nel messaggio”.

 

Shouta ha una strana sensazione, sembra che qualcosa gli manchi. È inusuale far passare gli ospiti per il sentiero dell’Inferno: impiegherebbero più tempo per arrivare nell’ufficio del preside.  A meno che… “Perché è entrato da lì?”

 

Nedzu scrolla le spalle senza una risposta, Shouta alza un sopracciglio. Lo vede armeggiare col cellulare con le sue piccole zampe “È stato indirizzato lì da Koyama-san”.

 

Shouta fa una smorfia al nome, non gli è mai piaciuta quella donna. “Davvero, Nedzu?” domanda, giudicante.

 

“Koyama-san è una risorsa utile per l’UA Academy”.

 

“Koyama-san è irragionevole e soprattutto illogica” interrompe il preside mentre rotea gli occhi “Lascia che le sue antipatie e simpatie abbiano la meglio sui suoi doveri”.

Indica il cellulare per darsi migliore enfasi. “Ma non lo farebbe se il preside non la incoraggiasse".

 

“Koyama-san è un buon- discreto giudice di carattere” Nedzu si corregge alzando una zampa all’aria. “Fornirà informazioni utili. Infondo è il suo quirk, no?” aggiunge dopo un breve silenzio. Shouta aggrotta la fronte all’insinuazione del preside. Sente l’irritazione calciare nello stomaco. A che gioco sta giocando?

 

"E da quando ci si basa su un quirk per giudicare qualcuno?” domanda Shouta, portandosi le braccia al petto ma sa che il preside non gli darà la risposta che cerca. “È per questo che ho bisogno di un tuo parere” dice, invece.

 

“Non giocare con persone di altre nazionalità, Nedzu. Non ho voglia di altri incontri formali in giacca e cravatta, soprattutto non all’ambasciata americana”.

 

Nedzu lo fissa per un istante prima di mostrare i denti in un sorriso predatorio. “Oh, non preoccuparti per quello ma più per il fatto che il ragazzo stia arrivando".

 

Shouta sospira. “E non ho scelta, giusto? Almeno dimmi perché!” 

 

Nedzu non lo degna neanche di una risposta mentre inizia a leggere i documenti riguardo l’espulsione del suo primo anno. Immagina che dovrà solo aspettare e vedere. Shouta ha il tempo di appoggiarsi su una delle librerie della stanza e di nascondere la faccia nella sua arma prima che due porti grandi si aprono rivelando Nemuri con un ragazzo dai vaporosi capelli verdi, trascinato dal polso. 

 

Hanno un leggero affanno come se avessero corso. Nemuri ha gli occhi lucidi, infuocati da una forza inarrestabile. Dietro di lei, il ragazzo sembra solo divertito dalla reazione dell’eroina. Non sono ancora entrati, Nemuri è sull’uscio mentre Midoriya è ancora fuori nel corridoio. Tuttavia, lo nota subito quando i loro occhi si incontrano brevemente.  

 

“Davvero?” domanda come prima cosa Nemuri. Ha una mano appoggiata alla porta, l’altra sul fianco e guarda fisso il preside che, dall’altro lato, non sembra scomporsi. Shouta alza un sopracciglio mentre incrocia le braccia al petto. Sembra sconvolta, come se avesse decifrato una delle tante verità nascoste. “Sei una chimera?”

 

Shouta allarga gli occhi incredulo, distogliendo lo sguardo dai due per fissare il preside che, per la prima volta da quando lo conosce, sembra colto di sorpresa. Be’ sono in due.Il momento di stupore è breve; presto sul volto del preside si disegna un sorriso soddisfatto.  “Da dove salta fuori questa teoria?” chiede in tono curioso.

 

“Non è importante. Sei un insieme di tre animali: Ermellino, zibellino e…” risponde lei, sicura di sé mentre entra nella stanza, seguita a ruota dal cantante. Nemuri si morde il labbro inferiore, concentrata nel tentativo di ricordare qualcosa. Shouta trattiene a stento una risata davanti alla sua espressione buffa, ma si astiene perché non ride mai di fronte a persone che non conosce.

 

“Martora giapponese,” sussurra una voce appena percettibile, ma le orecchie di Shouta e Nedzu sono fin troppo allenate. Nemmeno un improvviso colpo di tosse riesce a soffocare la voce del cantante.

 

“E martora giapponese!” esclama Nemuri, quasi urlando, l’agitazione la fa sembrare una bambina.

 

Il successivo colpo di tosse non basta a nascondere la risatina del cantante. Shouta non può biasimarlo; vedere Nemuri così agitata è uno spettacolo talmente insolito da risultare divertente. Nedzu si stacca dalla poltrona, gli occhi ridotti in due fessure. “Devi essere più precisa, Midnight, in che proporzioni?” chiede in tono serio.

 

C’è silenzio poi Nemuri sbuffa, frustrata. “Oh, che differenza fa? Ho vinto la scommessa, voglio anzi esigo il mio premio!”.

 

“Mi dispiace, ma ho bisogno della risposta nella sua interezza, per stabilire se è corretta o meno” le comunica il preside, mescolando il tè nella sua tazza. Nemuri si sgonfia visibilmente, girandosi verso il cantante che le fa spallucce. 

 

“Bene” dice puntando un indice nella sua direzione “Ma non finisce qui”. Si gira, calpestando il pavimento con tutta la forza dei suoi tacchi. Fa un occhiolino al cantante che le sorride di rimando. “Ci vediamo bellezza” lo saluta, uscendo e chiudendosi la porta alle spalle.

 

“Midoriya-san, la prego, si accomodi,” invita Nedzu con un gesto verso una delle poltrone di fronte alla sua scrivania. “Vedo che ha già fatto la conoscenza dell’esuberante Midnight. Desidera del tè?”. 

 

Il ragazzo scuote la testa, prendendo posto. Mantiene una postura rilassata ma per Shouta è evidente quanto sia vigile, in allerta, aspettando che qualcosa gli salti addosso. Lo vede guardarsi intorno brevemente, posando anche gli occhi su di lui. Lo fissa per un istante e poi solleva le sopracciglia in un muto interrogativo. Shouta ricambia lo sguardo, cercando di mantenere la sua espressione disinteressata, ma non può negare di essere incuriosito. Maledetto Nedzu.

 

“Allora, Midoriya-san, che impressione ha avuto dell’UA? Finora, le è piaciuta?” chiede il preside, interrompendo il silenzio mentre fa roteare il cucchiaino nella sua tazza. 

 

Con un sorriso che lambisce l’irriverenza, Midoriya replica: “Desidera sapere se mi è piaciuto il momento in cui durante la mia faticosa camminata, ho messo in discussione ogni scelta della mia vita che mi ha portato a questo preciso momento? Sì, molto, tante grazie.”

 

Shouta lotta per mantenere la compostezza. Midoriya intreccia le dita sul grembo, facendo roteare i pollici uno contro l’altro. Deve aver colto il minimo segno di divertimento di Shouta, perché il suo sorriso si allarga. “Ho goduto della vista di grandi edifici, giardini maestosi e profumati mentre camminavo. Quasi non mi sono accorto di quanto tempo fosse passato, perdendomi tra le domande di Koyama-san e inciampando sulle radici del sentiero. Quasi un’ora sotto al sole ammirando le meraviglie dell’istruzione giapponese, che fortuna”.

 

Nedzu osserva Midoriya con un sorriso che tradisce un sincero divertimento nonostante il sarcasmo palese di una persona che non ha mai avuto modo di conoscere. Al preside deve davvero piacere la ventata di freschezza che ha portato Midoriya, nota Shouta.

 

“Sì, ci scusiamo ma potrà ben capire che la sicurezza è essenziale”

 

Il giovane si lascia cadere sulla poltrona, inarcando un sopracciglio. I suoi lineamenti si fanno pensierosi, e i suoi occhi si restringono in uno sguardo affilato e scrutatore. “Certamente ma…la sicurezza è una questione singolare qui all’UA” commenta, accavallando le gambe. Nedzu lo incita con lo sguardo a proseguire. “Comprendo la necessità di una maggiore sicurezza, Dio non sa quanto l’UA ne abbia avuto bisogno in passato, e posso capire Il sentiero dell’Inferno ma le ventitré domande di Kayama-san?”.

 

Shouta si permette di provare una leggera irritazione alle parole del cantante. È seccato, ma non può negare la veridicità delle parole di Midoriya, quindi si limita a mordicchiarsi l’interno della guancia in silenzio.

 

“Soprattutto considerando che Koyama-san ha chiaramente usato il suo quirk per tutta la durata del nostro… incontro, se così si può chiamare un interrogatorio così invadente. Suppongo fosse per un’analisi del caratteriale, che avrebbe dovuto ricevere prima del nostro incontro, giusto Nedzu-san?”

 

L'atmosfera rilassata di poco prima svanisce all'istante. Shouta si stacca dalla libreria su cui era appoggiato, rizzandosi in tutta la sua alta figura. L’aria si fa pesante, stantia. 

Nedzu è l’unico a mantenere la compostezza, con un’espressione di sorpresa mista a un velato compiacimento.

 

Le probabilità che un civile potesse riconoscere l’uso del quirk di Koyama-san erano minime. Nedzu rischiava una denuncia, e l’intera scuola avrebbe potuto essere messa sotto accusa, con conseguenze mediatiche devastanti. La situazione sarebbe già grave con un civile qualunque, ma una celebrità come Midoriya, avrebbe scatenato un vero e proprio cataclisma, smuovendo l’opinione pubblica di intere nazioni.

 

Certo, Nedzu avrebbe potuto addossare tutta la colpa a Kayama-san e lavarsene le mani, ma non era nel suo stile. Tuttavia, se necessario, Shouta era certo che Nedzu avrebbe fatto ciò che riteneva giusto per preservare l’integrità di UA.

 

“Ripeto: capisco la necessità di più sicurezza, ma avrei potuto firmare un consenso informativo o, almeno, essere avvertito in anticipo. Ero davvero intenzionato ad alzarmi e andare via, poi ho capito” dice Midoriya, spostando il braccio sul bracciolo della poltrona e inclinando la testa per appoggiarla sulle nocche del suo pugno chiuso. Sembra calmo, riflette Shouta, fin troppo per una situazione del genere. “La mera consapevolezza di essere sotto l’effetto del quirk di Koyama-san porta alla sua disattivazione”.

 

Nedzu, non avendo avuto ancora modo di parlare sorride in modo quasi predatorio. “Midoriya-san, mi scuso per il malinteso–”

 

Midoriya alza una mano, interrompendo il preside: "Le scuse sono sempre ben accette, Nedzu-san. Non ho intenzione di sporgere denuncia o intraprendere qualche atto legale, lungi da me essere così stupido ma non voglio che una situazione simile si ripeta”.

 

Nedzu annuisce, mantenendo il sorriso. “Certamente”.

 

“Chiarito questo, arriviamo alle cose importanti perché sono ancora all’oscuro sul motivo per cui sono qui. Sono curioso, certo, ma non degnerò a questo incontro più della metà del tempo che ho già perso” afferma Midoriya con un tono che non ammette repliche.

 

Nedzu, con un battito leggero delle zampe nell’aria, sembra alleggerire l’atmosfera, e Shouta sente il proprio cuore tornare a un ritmo più normale. Osserva il preside cliccare qualcosa al computer mentre Midoriya si gira verso di lui, rivolgendogli un timido sorriso. È luminoso, diverso e destabilizzante rispetto a quello rivolto in precedenza al preside. È un sorriso a cui Shouta può solo che rilassarsi. Gli dà una sensazione strana ma confortevole, può capire perché ha un seguito così devoto se sono questi i sorrisi che rivolge ai suoi fan. 

 

Il fruscio di fogli che vengono sfogliati richiama l’attenzione di entrambi; Shouta nota che il preside non ha perso nulla del loro scambio di sguardi. Nedzu si schiarisce la voce e inizia:

“Per la prima volta, la Yuei Academy desidera invitare un artista che possa esibirsi durante il Festival dello Sport. Non so se ne è a conoscenza, ma il nostro Festival è uno degli eventi più seguiti in Giappone, se non nel mondo, secondo solo alle Olimpiadi.È un’iniziativa a cui ho lavorato personalmente, insieme al consiglio scolastico, e la nostra scelta è caduta su di lei, Midoriya-san. Saremmo onorati se accettasse il nostro invito.”

 

Il ragazzo risponde con una smorfia che non nasconde il suo palese scetticismo, e nemmeno le parole successive e le proposte allettanti del preside riescono ad eliminare quell’espressione dal suo viso.

 

Un’espressione che Shouta, in primis, condivide. Tutti sono a conoscenza di quello che è successo qualche tempo fa. Midoriya aveva organizzato un concerto live su una piattaforma streaming, senza modalità di replica o registrazione, che si era svolto in concomitanza con l’ultimo giorno del Festival dello Sport dell’UA, quello dedicato ai terzi anni.

 

La possibilità di streaming mondiale aveva raggiunto anche il Giappone, il cui pubblico, soprattutto quello giovanile, aveva preferito il concerto al Festival.

Nonostante non avesse influito significativamente sugli ascolti televisivi, l’evento di Midoriya aveva distolto l’attenzione dei media e del pubblico dal Festival dello Sport dell’UA, oscurando gli eroi che avrebbero dovuto guadagnare visibilità grazie alla competizione.

 

Shouta ricorda ancora i lamenti di Kaminari per non aver potuto prendere parte al concerto perché troppo impegnato a farsi prendere a pugni in diretta da Bakugou.

 

Tuttavia, ciò che fa storcere il naso a Shouta, e sicuramente anche al cantante, è  la formulazione della richiesta di Nedzu, come se esibirsi al Festival dello Sport di UA, sarebbe per Midoriya, uno dei più grandi obiettivi della sua carriera.

 

Il cantante sembra pensarci in silenzio. Mormora il suo riconoscimento e quando il preside continua con tutti i dettagli tecnici, sembra ascoltarlo attentamente. Tutto del suo atteggiamento sembra essere uscito da un libretto di “Come sopravvivere ad un incontro in cui vorresti mandare tutto a puttane”. È lo stesso libretto che Shouta si costringe a leggere quando non ha voglia di interagire con il prossimo, ma deve per forza. 

 

“E allora, Midoriya-san, cosa ne pensa? Ovviamente, sarà retribuito con il giusto compenso”.

 

“Penso che passerò”.

 

Il preside alza le sopracciglia, non troppo sorpreso dalla risposta secca di Midoriya. Shouta non può biasimarlo, anche lui non si aspettava una reazione diversa da parte del cantante. 

 

"Rifiuta? Ne è sicuro?" insiste Nedzu, mentre Midoriya annuisce con fermezza. "Posso chiederle il motivo di questa decisione?"

 

Con un’esitazione che tradisce un conflitto interno, Midoriya risponde: “Non è nulla di personale. Ho semplicemente altri impegni in quelle date. Apprezzo sinceramente l’offerta, ma non posso accettarla,” dice, il sorriso sulle labbra non del tutto convincente. Sì, sicuramento lo stesso libretto.

 

Nedzu lo fissa con uno sguardo acuto, come se cercasse di capire se nasconde qualcosa. Shouta nota Midoriya assumere un atteggiamento di sfida che però abbandona qualche istante dopo. C’è sicuramente qualcosa che Shouta non sa o che gli sfugge.

 

"Capisco" ammette Nedzu infine, con un sospiro di rassegnazione. "Tuttavia, potrebbe essere una decisione presa troppo in fretta. Non vuole rifletterci ancora un po’ e poi farci sapere?”

 

Midoriya stringe i pugni, ma mantiene la voce calma. “Nedzu-san, ho già espresso chiaramente la mia posizione. Ho altri impegni, impegni che non posso e non intendo cancellare”.

 

Nedzu, con un sorriso che non raggiunge gli occhi, inclina la testa. “Mi dispiace se la mia insistenza la disturba, Midoriya-san, ma temo che se declina ora, non ci sarà un’altra occasione."

 

Midoriya interrompe il preside con un gesto deciso della mano. Shouta, invece, aggrotta la fronte, stupito. Che diavolo sta succedendo?

 

“Nedzu-san, con tutto il rispetto, ma sta dando per scontato che accetterei un’eventuale seconda offerta”. 

 

Oh, wow. Shouta osserva sorpreso  il ragazzo sistemarsi meglio sulla poltrona. Sembra quasi voler schizzare fuori appena la discussione finisca. "Quindi, apprezzo l’invito ma sono costretto a rifiutare,”  ribadisce con calma, in netto contrasto con la tensione del suo corpo.

 

“Be’, non posso dire che mi faccia piacere il suo rifiuto, ma la rispetto” sospira il preside con un tono di voce che fa dubitare Shouta della sua sanità mentale. Si rifiuta categoricamente di picchiare gli animali, ma Nedzu lo sta tentando. Nonostante il ragazzo si sia reso conto del giochetto del preside, Nedzu continua a trattarlo come se fosse un idiota invece di rispettarlo in quanto ospite. Shouta, che fino a quel momento aveva mantenuto una certa distanza, si avvicina alla scrivania.

 

Deve aver pensato lo stesso anche il cantante, perché si alza di colpo sostituendo la sua espressione neutra in una orgogliosa. “C’è qualcos’altro che vuole dirmi o possiamo chiudere qui questa… qualsiasi cosa sia stata questo incontro?”

 

Nedzu annuisce mormorando qualche formalità che il ragazzo non si degna di ascoltare. 

 

“Ah, un'ultima cosa!” lo ferma il preside. Il ragazzo ha percorso tutta la distanza per arrivare alla porta prima di fermarsi e voltarsi verso l’animale. Cerca, questa volta fallendo miseramente, di trattenere il suo fastidio.

 

“Quel concerto che sta organizzando per raccogliere fondi a favore dell’associazione no-profit Sapphire, accetta anche donazioni private? UA sarebbe lieto di prodigarsi per una causa così nobile”.

 

“Nedzu-san, dovrebbe domandare direttamente ad una delle tante associazioni sul territorio legate a Sapphire. Questa non è mia competenza, mi dispiace”.

 

“Capisco, peccato” gli risponde Nedzu con un tono di voce falsissimo. Shouta socchiude gli occhi, cercando di capire il suo ragionamento e di anticiparne le parole, ma barcolla nel buio più totale. "Sapphire si pone l’obiettivo di aiutare bambini con stranezze tradizionalmente non convenzionali, da cattivi, se volessimo seguire il gergo comune, con l’intento di allontanarli dalla criminalità e dalla strada. Penso che sia un’aspirazione meravigliosa.”.

 

Dando le spalle alla porta, il cantante sorride caloroso stringendo i pugni in due forti morse. “Non è solo questo” dice “Sapphire non è solo per ragazzi con stranezze non convenzionali, ma è per tutti i ragazzi, indipendentemente dai loro quirk o dalla loro assenza. È ben diverso e non le permetto di sminuire il progetto di questa associazione con parole blande e banali come le sue. Sapphire offre protezione, guida, assistenza medica, 24h su 24h, 365 giorni all’anno ma soprattutto offre ai ragazzi una casa dove sentirsi protetti e al sicuro”.

 

“Ed è per questo che vorrei contribuire dando loro un generoso assegno” ribatte Nedzu con la sua offerta.

 

“Se è così interessato alla causa, non è solo con i soldi che potrebbe aiutare, Nedzu-san. Basti anche solo cambiare lo stupido esame di ammissione per entrare all’UA. È inconcepibile che la scuola di eroi migliore del Giappone favorisca solo le stranezze fisiche, con qualche piccola eccezione.” Midoriya si gira a fissare Shouta alla sua destra con due fuochi ardenti al posto degli occhi. Shouta inciampa quasi nei suoi stessi passi, sentendosi bloccato ed esposto in un modo che lo mette a disagio. “Come se volesse concederci qualche contentino con il Festival dello Sport”.

 

“UA, l’alma mater del grande All Might” schernisce Midoriya con voce beffarda “Ha più potere di cambiare le cose per i ragazzi dai villain quirk di quanto un’associazione come Sapphire possa mai sperare di fare”.

 

“Sembra sapere di questa associazione molto più di quanto dia a vedere, Midoriya-san".

 

“Non perdo il mio tempo in cause a cui non credo fermamente, Nedzu-san. Ora, deve scusarmi ma questo incontro si è già protratto più del dovuto”.

 

Se Shouta non fosse abituato al preside, e se Izuku non fosse abituato ad Elijah, si sarebbero spaventati entrambi per il sorriso che gli stava dando il preside. Largo, bianco ma soprattutto con quattro grandi canini affilati. “Certo, mi permetta solo di farla accompagnare da uno dei miei insegnanti. Aizawa, ti dispiace?” 

 

Al suono del suo nome, è come Shouta riprendesse le sue normali funzioni cerebrali. Mentirebbe se dicesse di non sentirsi frastornato, sia dalle parole del preside sia da quelle di Midoriya. Non era da tutti richiamare il preside per le sue sciocchezze, mai che ce ne fosse stata l’occasione, però. Nella sua carriera Shouta non aveva mai sentito Nedzu parlare in questo modo, attribuendo aggettivi come cattivo o eroico ai quirk. Sapeva che bolliva qualcosa in pentola, ma non poteva non ammettere di sentirsi leggermente infastidito e ferito dalle parole del suo ex insegnante. Annuisce ricambiando lo sguardo del giovane cantante.

 

“Non vorrei si perdesse di nuovo, godendosi i nostri profumatissimi giardini sotto il sole per un’altra ora”.

 

Midoriya ride ma è evidente che la sua risata sia forzata. Neanche i suoi occhi sono più illuminati dalla scintilla che aveva avuto mentre parlava di Sapphire. “Sono sicuro che mi perderei solo se lei volesse, Nedzu-san”.

 

La risata del preside, invece, Shouta può sicuramente dire, essere genuina.

 


Izuku non avrebbe mai creduto che l’incontro sarebbe stato così stressante. Non appena la porta si chiude dietro di lui, lascia andare tutta la tensione in un lungo sospiro.  Si rilassa, lasciando cadere le spalle e chiudendo gli occhi per un istante, ripercorrendo la conversazione appena avuta. Cerca di non gemere per la frustrazione quando si rende conto che è caduto nei giochi del preside con tutte le scarpe, rivelando più di quanto avesse dovuto e soprattutto voluto. E peggio ancora, ha perso di vista il vero motivo per cui è qui.

 

Apre gli occhi quando, accanto a lui, l'insegnante si schiarisce la voce, attirando la sua attenzione. Izuku si volta per incontrare lo sguardo dell'uomo che appare abbastanza imbarazzato, quasi nascondendo il mento all’interno della sua arma di cattura, stranamente familiare. “Non so cosa gli sia preso. Se può valere qualcosa, vorrei scusarmi per il suo comportamento”.

 

Izuku è scettico, non sa se fidarsi o meno; potrebbe essere ancora un trucco del preside. Così, alza un sopracciglio in silenzio, attendendo che l’altro continui.

 

“Inoltre, penso sia davvero lodevole ciò che Sapphire stia facendo per quei ragazzi, dando loro una seconda opportunità o, meglio ancora, facendo in modo che non ne abbiano mai bisogno” prosegue, incrociando il suo sguardo. Izuku ha la sensazione che l’eroe parli per esperienza.

 

“Da underground hero, vedo spesso le conseguenze che la società riserva a chi è considerato diverso, quindi… sono solo grato che ci sia finalmente un'associazione che possa offrire aiuto in un modo in cui un eroe come me non potrebbe mai”. 

 

Izuku mormora qualcosa, assorto nei suoi pensieri. L’eroe interpreta il suo mormorio come un invito a procedere e inizia a camminare. “Ma …” 

 

“Ma cosa?”

 

“C’è qualcosa che non mi sta dicendo Eraserhead”. L’eroe si ferma, e Izuku lo segue, posizionandosi meglio sui suoi piedi. Se Aizawa è sorpreso dall’essere riconosciuto non lo mostra, o almeno, Izuku non lo nota. 

 

“Avrei voluto che un’opportunità come questa fosse esistita prima, per un ragazzo che conoscevo da giovane,” dice l’uomo, con uno sguardo che si addolcisce e i lineamenti che si rilassano. “O per alcuni dei miei ex studenti o persone che salvato. Li ho aiutati tutti, nei modi che conoscevo, ma ci sono state situazioni… giovani che non sono riuscito a raggiungere. Vedere quanti ne ha aiutati Sapphire in meno di due anni mi lascia un retrogusto amaro, ma anche speranza e la certezza che molti altri possano essere salvati.”

 

I due rimangano in silenzio per qualche istante, entrambi sanno che non c’è bisogno di dire niente, ma c’è quella sensazione calda allo stomaco che ha tranquillizzato Izuku in un modo che la discussione con Nedzu non aveva fatto. Anche Aizawa sembra molto più tranquillo e meno a disagio.

 

Con un cenno del capo, Aizawa riprende a camminare con passo sicuro, e Izuku lo segue a breve distanza. 

 

Mentre cammina per i corridoi, Izuku pensa al vero motivo per cui aveva accettato di venire all’UA. È riuscito a scoprire quanto più poteva sul tutore di Eri: sapere che Midnight è sua zia stringe molto il cerchio e allo stesso tempo la elimina dalla lista di probabili tutori. Dovrà solo fare delle ricerche in più, niente di troppo difficile e niente che non abbia già fatto altre volte, purtroppo. 

 

Sono quasi arrivati all'uscita dell'edificio quando un urlo di un uomo li sorprende. “Izuku! Aizawa!”  

 

Il ragazzo si gira notando la distinta capigliatura bionda di Present Mic che li raggiunge con passo frettoloso. Stringe leggermente la spalla di Eraserhead scambiando con lui uno sguardo che ad un occhio meno attento, risulterebbe normale.

 

“Menomale che vi ho trovato” esclama leggermente in affanno. “C’è questa ragazza fuori, penso che sia la tua manager, - ma non ne sono sicuro - che ha iniziato ad urlare circa 5 minuti fa? Non sembra avere nessuna intenzione di smettere fino a quando non uscirai fuori”.

 

Izuku ride passandosi una mano tra i capelli. “Yeah, Vanessa può essere davvero insistente quando vuole, ma l’incontro è finito quindi sono diretto da lei”.

 

Oh, amico, avevo sentito da Nemuri che eri qui, volevo salutarti o almeno offrirti un caffè?”

 

“... Mi dispiace, Yamada” dice Izuku con un sorriso amareggiato e inclinando leggermente la testa di lato. “Magari la prossima volta?”.

 

“Solo se offro io” risponde alzando un pugno per suggellare l’offerta. Izuku ricambia il gesto non smettendo di sorridere ma si sente strano. “Mi sembra giusto”.

Per fortuna ha imparato da tempo a non mormorare più i suoi pensieri. Il ricordo del primo incontro con Yamada-san arriva veloce, nell'esatto momento in cui le loro pelli si scontrano l’una con l’altra. 

 

"Nel frattempo, Yamada. Mi puoi firmare questo taccuino? Sono un tuo grandissimo fan". 

 

"Solo se me ne firmi uno anche tu. Mia figlia è letteralmente pazza di te".

 

Izuku cerca di respirare normalmente mentre la sua faccia è imposta in un sorriso da copertina.

 

“Oh, a proposito Aizawa…”

 

Izuku osserva i due uomini parlare di questioni scolastiche, ma la sua mente è altrove. Analizza ogni loro movimento, ogni piccolo gesto. Il sorriso appena accennato di Eraserhead, le rughe intorno agli occhi di Yamada, il bagliore nei suoi occhi che rivela qualcosa di più di una semplice amicizia. C’è una familiarità tra loro che parla di un legame profondo.

 

Izuku si sente sopraffatto da sensazioni contrastanti, ma una realizzazione si fa strada nella sua mente. L’omosessualità di Present Mic, l’amicizia con Nemuri, i dettagli sui film, il discorso di Eraserhead e la sua arma di cattura… tutto converge in un’unica verità che lo colpisce con la forza di un treno.

 

Davanti a lui ci sono i tutori di Eri.

 


Trascorrere troppo tempo con Hizashi, aveva reso Hitoshi un perfetto idiota con le serrature delle porte. La maledizione di cui l’eroe vocale diceva di essere colpito, avrebbe, secondo Hitoshi, raggiunto anche lui che, in questo momento, non riesce a trovare la chiave di riserva sotto quel maledetto zerbino a forma di Pikachu. 

 

È quasi l’alba e per quanto il suo coinquilino capisca quanto sia faticoso essere un eroe, Hitoshi sa che svegliarlo perché è rimasto fuori casa, avrebbe significato formare la propria sentenza a morte. Eppure, non gli resta altra scelta se non quella di premere il campanello. Per sua fortuna, bastano trenta interminabili secondi di un rimbombo che echeggia nel corridoio prima che la porta si spalanchi.

 

“Per l’amor del cielo, Hitoshi! Sono le cinque del mattino, cosa diavolo –"

 

“Scusa, scusa, lo so, hai tutte le ragioni del mondo. Ho perso le chiavi e non trovo quella di riserva–”

 

“Oh mio Dio, Hitoshi, entra. Che diavolo ti è successo?” 

 

La vista di Denki in pigiama, con i capelli scompigliati e gli occhi ancora appannati dal sonno, fa sempre battere il cuore di Hitoshi un po’ più forte. È ridicolo e lo sa; dopo tutto sono coinquilini da anni, eppure ogni volta che lo vede il suo cuore salta un battito. Un solco profondo sulla sua fronte, però, lo risveglia dalle sue fantasie. Quanto è debole per quest’uomo?

 

“Cosa–? Oh, non è nulla, tranquillo. Dovresti vedere l’altro tizio. È messo molto peggio di me, e per giunta è in manette,” dice Hitoshi con un sorriso malizioso, sperando di alleggerire l’atmosfera e strappare un sorriso a Denki. Non sembra riuscirci dal tono sarcastico che ne segue.

 

“Ceerto, non ho dubbi, ma non è lui che ora vedo con un gigantesco occhio nero e un labbro spaccato. Dai, entra che ti pulisco la ferita”.

 

Denki si sposta, facendo strada a Hitoshi che, con movimenti stanchi e doloranti, si libera delle scarpe e dell’arma di cattura, appoggiandoli con cura sul genkan prima di chiudere la porta alle sue spalle. Lentamente, solleva la maglia, scoprendo un livido imponente che si sta formando sul suo fianco sinistro. SI dirige verso il divano, sperando di sprofondarci dentro.

 

“Siediti sullo sgabello in cucina. Non azzardarti a macchiare il divano” gli urla dal bagno Denki. Hitoshi si ferma sui suoi passi, decidendo se ascoltarlo oppure far finta di non averlo sentito e affondare sul divano chiudendo gli occhi per sempre.

 

“Sono serio, Hitoshi” 

 

Denki arriva con una cassetta gigante che posiziona sul marmo della penisola della cucina. È gigante, rossa e con tante piccole tasche con zip che Denki apre e chiude fastidiosamente. Hitoshi non può fare a meno di notare la disorganizzazione che regna sovrana. Tubetti di crema semi-spremuti, bende srotolate e una miriade di cerotti sparsi ovunque. Dio, quanto ama questo uomo.

 

“Denki, sei sicuro di non aver scambiato la borsa con quella di Hatsume?” dice con un tono stanco. Denki si volta, un tubetto di crema disinfettante tra le mani e un sorriso imbarazzato sul volto. “Ehi, stronzo almeno ho qualcosa invece dell'alcool etilico e bende.”

 

"Touchè, colpito e affondato, eh. Ma hai ragione, scusa”. Hitoshi sorride insolente ma sente la ferita al labbro provocargli un pizzico fastidioso. “Ouch”.

 

“Visto? A fare lo stronzo ti fai male. Smettila di sorridere”

 

Il biondo gli si avvicina e con un’abilità sorprendente che contrasta con il caos del suo cassetto dei medicinali, inizia a disinfettargli la ferita. I suoi movimenti non sono molto delicati, ma Hitoshi nota che si sta impegnando, con quella piccola lingua fuori la bocca che Hitoshi vorrebbe mordere.

 

“Stai fermo, Hitoshi. Non vorrai mica che ti faccia male, vero?” gli dice e Hitoshi non può fare a meno di sorridere, nonostante il bruciore della ferita. Denki gli colpisce la testa con un piccolo pugno. “Non muoverti!”. 

 

Il silenzio si stende tra loro come un velo, mentre Denki cambia crema e apre nuove bende. Hitoshi coglie l’occasione per osservare il suo viso, contando i tre piccoli nei sulle guance, soffermandosi sul colore ambra dei suoi occhi, che in quel momento gli sembrano liquidi come il miele, anche le labbra leggermente screpolate di Denki sono un richiamo irresistibile, un invito muto a essere baciate

 

“Sei bellissimo” sussurra, la voce carica di un’ammirazione silenziosa e profonda.

 

Denki si allontana quasi folgorato, con un movimento brusco che lascia Hitoshi con un senso di vuoto nel petto. La sua mente si affanna alla ricerca di una scusa, di un modo per rimediare a quella confessione inattesa. Evita di incrociare lo sguardo di Denki, sapendo che troverebbe in quegli occhi una domanda troppo difficile da affrontare.

 

“Hitoshi,” la voce di Denki è un filo teso di incertezza. 

 

“Penso che andrò a letto, io… io, sì, penso che sia meglio” balbetta Hitoshi, alzandosi di scatto dallo sgabello. “Grazie, Denki, davvero, per tutto”. 

 

Prima che possa fare un altro passo, un’ondata di nausea lo coglie di sorpresa. Barcolla, appoggiando una mano sull’isola della cucina per cercare stabilità nel freddo del marmo.

 

“Hitoshi!” Denki è al suo fianco in un istante, i riflessi pronti a sostenerlo prima che possa cadere.

 

“Mm,” mormora, cercando di zittire la preoccupazione dell’altro. “Hai sbattuto la testa? Perché non hai detto subito che hai un trauma cranico?”

 

“Ho preso un mattone in testa, mi sono distratto e non l’ho visto arrivare, ma non faceva così male prima, cazzo!” gli dice, facendo piccoli respiri uniformi sperando che la stanza smetta di girare. “Sono stanco”.

 

“Appoggiati a me, ti faccio stendere sul mio letto” insiste Denki.

 

“Mh, sono sporco… si sporcherà. Non ho ancora avuto tempo di fare la doccia” protesta Hitoshi debolmente.

 

"Non importa, voglio solo che ti sdrai. Ho avuto davvero paura che ti spiaccicassi a terra. Che cavolo!”

 

Hitoshi ride, mentre si lascia avvolgere dalla morbidezza delle lenzuola e dal profumo di colonia del suo coinquilino. Per quanto sia forte tanto da non riuscire a respirare, il fatto che sia quello muschiato di Denki lo calma all’istante. 

 

“Stai bene?” gli chiede Denki, allontanandosi il giusto per permettergli di stare più a suo agio. Il suo sguardo è pieno di una cura silenziosa. “Non penso dovresti dormire”.

 

“Sto bene, solo… rimani qui” sussurra Hitoshi.

 

“Hit-” 

 

“Non lasciarmi addormentare, tienimi sveglio. Il paramedico mi ha detto che andava bene dormire, ma non dovrei farlo per almeno un’altra ora”.

 

“Va bene” Denki si sistema meglio accanto a lui, coprendoli con un plaid a pois viola. “Di cosa vuoi che parli”

 

“Qualsiasi cosa” risponde Hitoshi, gli occhi chiusi ma consapevole delle mani di Denki che gli spostano i capelli dalla fronte. “Cosa hai fatto oggi?”

 

“Pattuglia lenta, un po’ noiosa, ma va bene così. Poi una doccia, sono tornato a casa e sono morto per il mondo”. Hitoshi ride sapendo quanto profondamente dormisse l’altro. “Mi sono svegliato, ho cenato, le solite cose”.

 

“E questo prevede anche sessione di stalkeraggio su Izuku Midoriya?”

 

“Certo che sì, che domande fai?”

 

“Giusto, che domande faccio” ribatte Hitoshi con un sorriso stanco.

 

C’è un breve silenzio prima che Denki riprenda a parlare. “Vuoi sapere cosa ho scoperto?”

 

“Ahh,”

 

“Dai, so che non ti piace però è per tenerti sveglio”

 

“E perché mai, secondo te, questo dovrebbe funzionare?”

 

“Bene, allora non ti dico niente” risponde Denki, offeso. Anche con gli occhi chiusi, Hitoshi può immaginare il broncio sul suo viso. Cazzo quanto vorrebbe baciarglielo via. 

 

“Allora? Cosa hai scoperto? Sto aspettando”

 

“Ti ricordi quando uscì quella intervista con Yaorei-san, su quel programma sul 5?”

 

“Come potrei, hai monopolizzato la tv in salotto per giorni”.

 

Denki fa un piccolo urlo soffocato, agitando le braccia in aria. Hitoshi resiste alla tentazione di aprire gli occhi, sapendo che la luce calda dell’abat-jour avrebbe reso Denki ancora più attraente, e non si fida del suo filtro mente-bocca con un trauma cranico. E ha già combinato un pasticcio.

 

“Ricordi la premiere di Present Mic, quando siamo stati travolti sul red carpet?” Hitoshi annuisce, facendo attenzione a non muovere troppo la testa. “Le fan impazzite che urlavano e spingevano…”

 

“E cercavano di accaparrarsi un pezzo di Midoriya, proprio come te?”

 

“Hey, io ho ottenuto il mio pezzo di Midoriya. Un bacio fugace, ma le sue labbra erano così morbide. Te l’ho mai detto? Dio, era come toccare il paradiso,” Denki gesticola, mormorando baci nell’aria.

 

“Mh, mh… Quindi, cosa hai scoperto?”

 

“Beh, dopo quell’incidente sgradevole, Midoriya è sparito per un po’. Ha rimandato o cancellato diverse interviste. Pensavo fosse turbato per l’accaduto, ma si mormora che potrebbe aver ritrovato sua sorella.”

 

“Sua sorella?”

 

“Sì, mi ascolti mai? La sua sorellina, il piccolo fiocco di neve. La bambina a cui cantava da piccoli. Diceva di non essere riuscito a salvarla da una situazione familiare difficile. Mi ha fatto pensare a Eri, sai? So che sono storie diverse, ma… forse è stupido, ma sono davvero felice per lui che l’abbia ritrovata… Hitoshi? Ehi, perché mi guardi così?”

 

“Hai detto fiocco di neve?” 

 

“Sì, è così che la chiamava. Non è dolcissimo?”




“È stato un piacere incontrarti, fiocco di neve.”



Hitoshi sente un malessere crescente. Si alza barcollando, alla ricerca del suo cellulare. Sedutosi sul letto, sente le forze abbandonarlo rapidamente. Dannata stanchezza. Denki, accanto a lui, gli prende le spalle, sorreggendolo.

 

“Cosa stai facendo? Non alzarti! Non vedi come tremi? Mi chiedo ancora come hai fatto a tornare a casa così”

 

“Denki,” la voce seria di Hitoshi ferma l’eroe biondo sul posto.

 

“Hitoshi sei troppo pallido, non mi piace. Forse dovresti stendert-”

 

“Denki! Non posso fare molto in queste condizioni e ho bisogno di un favore.”

 

“Qualsiasi cosa” Hitoshi non ha il tempo di vedere la leggera paura negli occhi del suo coinquilino. È troppo preso pensando alle cose che deve fare, all’epifania che ha appena avuto.

 

“Prendi il mio cellulare, manda un messaggio ad Aizawa e digli che devo parlargli” gli ordina debolmente, sentendo finalmente le forze abbandonarlo totalmente.

 

“Hitoshi?!?”

 

 

 

 

Allora, allora, cosa ne pensate?⭐

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