Il ritorno

di Buckette
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 16 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Capitolo 1
Rock Creek maggio 1861
Finalmente era arrivata, era stato un viaggio davvero estenuante: il treno, la nave, il treno di nuovo ed ora la diligenza. Incominciava a capire perché lo chiamavano wild west. Non c’era una giuntura del suo corpo che non le facesse male. Quando era partita dall’Italia sapeva che il viaggio sarebbe stato lungo e difficile, ma non si aspettava così tanto.
Scese dalla diligenza aiutata da un gentile signore sulla cinquantina che la aiutò a prendere anche i suoi bagagli e che ringraziò di cuore.
Si spolverò la gonna, si aggiustò il corpino del vestito e si diresse dalla signora Robinson. Quando aveva trascorso la notte a Seneca, aveva chiesto all’hotel se per caso fosse possibile avere il recapito di chi si occupava a Rock Creek della vendita delle case ed il proprietario dell’hotel le aveva detto di rivolgersi al maresciallo: di sicuro avrebbe saputo aiutarla.
Joy, così si chiamava la ragazza arrivata a Rock Creek quella mattina, non aveva perso tempo e si era recata dal maresciallo.
“Buonasera signorina, come posso esserti utile?”
“Buonasera maresciallo, il signor Rowling dell’hotel mi ha detto che potresti indicarmi chi si occupa della vendita delle case a Rock Creek”
“Certo, si tratta della signora Robinson, una mia vecchia amica. Appena arriverai in città troverai l’emporio del signor Tompkins e lì accanto il negozio di armi della signora Robinson. E’ rimasta vedova l’anno scorso e si occupa sia del negozio del marito sia della vendita delle case. E’ una vera forza della natura”
“Grazie maresciallo, è stato davvero gentile”
“Ma figurati, non mi rifiuto mai di aiutare una bella ragazza. Quando arriverai a Rock Creek, salutami il vecchio Teaspoon Hunter, è maresciallo lì e gestisce anche la stazione del Pony Express”
“Certo, non mancherò. Buona notte maresciallo”
Così era venuta a conoscenza della signora Robinson. Voleva andare subito da lei per acquistare una casa in città se fosse stato possibile, non voleva sistemarsi in hotel. Non aveva molte pretese, si sarebbe accontentata di una casa molto semplice, purchè non molto fuori dal centro.
Si portò dietro i suoi bagagli e raggiunse subito il negozio. Come gli aveva detto il maresciallo di Seneca, era proprio accanto all’emporio principale della città, presso al luogo di arrivo della diligenza.
“E’ permesso? Signora Robinson?”
“Sì? Chi mi cerca?”
“Buongiorno signora, mi chiamo Joy, sono appena arrivata in città e sono in cerca di una casa da acquistare. Il maresciallo di Seneca mi ha fatto il suo nome”
“Oh quel vecchio farabutto! Entra, vieni pure. “
“Grazie”
“Allora, che tipo di abitazione cerchi?”
“Oh, qualcosa di semplice, purchè qui in città. Sa, sono sola e preferirei evitare di vivere troppo fuori…”
“Certo, capisco. Ma da dove vieni? Il tuo accento non è di qui”
“No, sono italiana ed ho affrontato un lungo viaggio, sono appena arrivata”
“Caspita! Da così lontano! Sarai esausta”
“Sì, infatti spero di trovare una sistemazione al più presto”
“Beh, avrei due proposte: una proprio qui vicino alla Chiesa ed una però verso la prateria, ma da quello che mi dici, forse è meglio che ti mostri la prima”
“Oh sì, se fosse possibile!”
“Certo. John, puoi venire un momento? John è mio nipote, mi aiuta da quando è morto mio marito. Oh eccoti. Occupati tu del negozio, io accompagno la signorina Joy a vedere una casa”
“Certo zia, stai tranquilla. Buongiorno signorina, piacere di conoscerti”
“Piacere mio John” ed i due si strinsero la mano.
Mentre si incamminavano verso la casa, la signora Robinson fece il terzo grado a Joy: “Come mai qui tutta sola dall’Italia?”
“Beh, ecco, i miei genitori purtroppo non ci sono più e così ho deciso di tentare la fortuna in America. Mio papà era un appassionato di storia americana e questo giustifica anche il mio nome che non ha nulla a che fare con l’Italia”
“Bene, buona fortuna allora. Eccoci arrivate. Ci sarà un po’ di polvere.”
La signora Robinson mostrò la casa a Joy: davanti c’era un piccolissimo cortile che immetteva sulla veranda. La casa era disposta su due piani: al primo c’era un salotto con un caminetto, un divano, due poltrone ed un grande tavolo al centro, una cucina abbastanza spaziosa ed un ripostiglio; al secondo due stanze, una più grande arredata con un comò ed un grande mobile contro la parete di fronte al letto, una scrivania sul lato opposto al comò e due comodini, ed un altro locale che poteva essere adibito a biblioteca o vi si poteva ricavare un’altra stanza da letto. Era molto impolverata ma nel complesso era in buono stato.
“I proprietari precedenti si sono trasferiti tre mesi fa in California e da allora la casa è rimasta vuota. Sai, non viene molta gente nuova qui a Rock Creek. Se ti piace, è tua da oggi”
Joy si informò sul prezzo e, trovandolo adatto, seguì la donna in negozio per firmare le carte e pagare la cifra pattuita.
Nel giro di poche ore era arrivata in una nuova città ed aveva acquistato una bella casa: l’inizio era  molto promettente.
Si fermò velocemente all’emporio per comprare qualche provvista e si diresse verso la sua nuova casa.
Quando entrò provò una forte emozione: aveva fatto il primo passo verso la sua nuova vita. La stanchezza del viaggio si faceva sentire, ma non si lasciò sopraffare: si cambiò rapidamente d’abito, indossò i suoi comodi pantaloni ed una semplice camicia, si rimboccò le maniche e diede una bella pulita alla casa.
Come aveva detto la signora Robinson, era tenuta molto bene, non c’erano lavori da fare se non qualche miglioria che Joy aveva già in mente, ma ci sarebbe stato tempo.
Sistemò i suoi bagagli, si diede una rinfrescata ed uscì per fare un giro in città. Esplorò i vari negozi, si fece un’idea di dove potesse comprare le cose che le sarebbero servite e visitò la Chiesa dove si sarebbe recata la domenica per la funzione.
Nel pomeriggio si riposò dal lungo viaggio e la sera decise di cenare all’hotel, non aveva proprio voglia di cucinare dopo l’intensa giornata che aveva trascorso.
Mentre cenava, notò che stava attirando l’attenzione di molti giovani, ma finse di non accorgersene: non voleva problemi, aveva altro a cui pensare, primo fra tutti doveva procurarsi una lavoro. I suoi genitori le avevano lasciato in eredità del denaro e la vendita della casa in Italia le aveva fruttato molto, ma l’acquisto della sua nuova dimora, per quanto conveniente, le aveva prosciugato una buona parte delle sue finanze.
Si ripromise che il giorno dopo avrebbe iniziato la ricerca. Dopo aver cenato tornò a casa e finalmente si abbandonò ad un lungo sonno rilassante.
Il mattino dopo, fece colazione e poi si sedette alla scrivania della sua stanza: stese un elenco di tutto ciò che le sarebbe servito per sistemare l’abitazione e sentirla più sua. Innanzitutto voleva trasformare la stanza in più al piano di sopra in una libreria ed in uno studio. Aveva sempre sognato una stanza tutta per sé piena di libri; se ne era portati alcuni dall’Italia, soprattutto sulla storia americana e le varie tribù indiane: suo padre le aveva trasmesso questa passione e divorava letteralmente tutti i libri che riguardavano quell’argomento. Era molto attratta da quella cultura tanto diversa dalla sua ma in cui riusciva a riconoscere degli elementi che sentiva suoi. Era una credente praticante, ma a volte non riusciva proprio a capire alcuni atteggiamenti della Chiesa e si sentiva uno spirito libero. Quando leggeva della religiosità dei nativi, per quel poco che si trovava nei libri, si sentiva molto in sintonia con alcune delle loro idee e sperava di poterle conoscere più approfonditamente ora che si trovava così vicino a loro.
Si preoccupò anche di scrivere qualche lettera da indirizzare a delle amiche in Italia, ma si disse che non c’era poi così tanta fretta di spedirle.
Uscì di casa con l’elenco delle cose da acquistare e per prima cosa si recò all’emporio. Il giorno prima, quando era entrata per le provviste, aveva notato che c’erano molte cose carine che avrebbero potuto servirle.
“Buongiorno signorina, come posso aiutarti?”, le chiese il proprietario del negozio, il signor Tompkins.
Joy gli diede l’elenco di ciò che le serviva e mentre Tompkins raccoglieva il necessario, diede un’occhiata intorno. Si accorse che vicino al bancone c’era un cartello che recitava: “Cercasi aiuto per l’emporio. Astenersi perditempo”. Subito il viso le si illuminò: poteva offrirsi lei per il lavoro.
Quando Tompkins la raggiunse per comunicarle il conto, Joy gli chiese: “Signor Tompkins, ho letto l’annuncio al bancone. Cerca qualcuno con qualche caratteristica particolare?”
“Beh, no, cerca una persona seria di cui fidarmi che mi aiuti a servire in negozio. Divento anziano e fatico sempre di più a seguire tutto da solo”
“Mi chiedevo se potessi propormi io. Sono appena arrivata in città ed ho bisogno di un lavoro stabile. Ti assicuro che sono una ragazza affidabile e che il lavoro non mi spaventa. Inoltre abito proprio qui vicino e potrei essere presente in qualunque momento ne avessi bisogno”
“Oh beh, potremmo provare. Non mi aspettavo certo di assumere una ragazza, ma perché no? Sai come gestire i conti?”
“Oh, sì, in Italia ho frequentato la scuola, so leggere, scrivere e far di conto”
“Bene, allora diciamo che da domani ti prendo in prova e vediamo come andrà”
“Oh grazie signor Thompkins, non se ne pentirà. Ecco i soldi che le devo ed a domani allora. Buona giornata”
Non poteva crederci: in due giorni aveva trovato casa e lavoro. Incominciava ad amare veramente quella piccola cittadina.
Mentre usciva dall’emporio con uno splendido sorriso stampato sul viso, fece cadere un pacco e mentre si chinava per raccoglierlo, venne aiutata gentilmente da un signore dai capelli grigi con un cappello portato in maniera obliqua.
Lo ringraziò e lui le rispose: “Prego signorina, maresciallo Teaspoon Hunter al tuo servizio”
“Oh sei tu il maresciallo Hunter!”
“Beh, sì…”, rispose stupito l’uomo.
“Ti porto i saluti del maresciallo di Seneca. Ho trascorso lì la notte due giorni fa e mi ha pregato di porgerti i suoi saluti se ti avessi incontrato”
“Oh, quella vecchia canaglia! Lo conosco da secoli, abbiamo servito l’esercito insieme da giovani. Dunque sei appena arrivata in città?”
“Sì, il mio nome è Joy, piacere di conoscerti. Vengo dall’Italia e da domani aiuterò il signor Thompkins nel suo negozio. Ora devo andare. A presto maresciallo”
“Bene, allora ci vedremo spesso, i miei ragazzi del Pony Express si riforniscono sempre all’emporio. Credo che presto farai la loro conoscenza. Piacere di averti conosciuta. Buona giornata”
“Buona giornata a te” e tornò a casa per sistemare le cose che aveva comprato.
La mattina dopo era molto eccitata: il suo primo giorno di lavoro. Si alzò presto, fece colazione, indossò un semplice vestito azzurro e si recò all’emporio: per paura di fare tardi, arrivò addirittura prima di Tompkins.
“Buongiorno! Bene, la puntualità non ti manca. Entriamo!”
Tompkins le fece fare un giro del negozio e le spiegò come comportarsi, poi le assegnò la sua postazione. Joy era molto tesa e quando entrò la prima cliente, fece del suo meglio per mettere in pratica i consigli di Tompkins. Quando uscì, lui le fece i complimenti, era stata proprio brava. Joy si rilassò e la mattinata trascorse veloce.
Tornò a casa per pranzo e decise che nel pomeriggio avrebbe portato con sé un buon libro. C’erano dei tempi morti in negozio e Tompkins stesso le aveva consigliato di portarsi qualcosa da fare.
Verso sera, entrò una donna bionda che salutò confidenzialmente Thompkins.
“Buongiorno Rachel! Come mai sola oggi?”
“I ragazzi sono fuori per comprare dei cavalli e così sono venuta da sola. Ecco la lista di ciò che mi serve”
Mentre affidava il foglio a Tompkins, la donna notò la presenza di Joy.
“Buongiorno, sei tu allora la nuova aiutante? Ho notato che non c’è più il cartello”
“Sì, oggi è il mio primo giorno, ma sono solo in prova. Mi chiamo Joy, piacere di conoscerti”
“Piacere mio Joy, sono Rachel. Sei nuova in città? Non ti ho mai vista”
“Sì, sono arrivata qualche giorno fa dall’Italia ed abito qui vicino”
“Caspita, dall’Italia. E cosa ti porta in questa cittadina sperduta?”
“Sono rimasta orfana e non c’era più nulla che mi trattenesse lì. Mio padre mi ha trasmesso la passione per la storia americana e la cultura nativa e quando sono rimasta sola, ho deciso di intraprendere questa nuova avventura”
“E’ molto eccitante! Qualsiasi cosa tu abbia bisogno, chiedi pure, sarei lieta di esserti utile. Mi trovi alla stazione del Pony Express, accudisco i ragazzi”
“Grazie, sei molto gentile. Ne approfitterò”
Rachel notò la collana e gli orecchini che portava Joy: rappresentavano un acchiappasogni e le piume erano dei tre colori dell’oro.
“E’ molto bella quella collana”
“Oh, questa. Grazie. E’ un regalo di mio padre. Sapeva la mia passione per la cultura indiana e me l’ha regalata al mio compleanno qualche anno fa. La porto quasi sempre, ci sono molto affezionata”
“Dovresti parlare con uno dei miei ragazzi allora, Buck Cross. Lui è un mezzosangue kiowa e potrebbe raccontarti qualcosa delle sue tradizioni”
“Oh sarebbe bello!”
“Vieni al ballo di sabato sera alla parrocchia, ti presenterò tutti i miei ragazzi ed il maresciallo Teaspoon”
“Oh ho già conosciuto il signor Hunter, ci siamo incontrati ieri proprio qui”
Nel frattempo entrò una cliente.
“Ora devo lasciarti Rachel, se vuoi scusarmi, devo servire la signora. Mi ha fatto piacere conoscerti”
“Anche a me, ci vediamo sabato allora e ricordati del mio invito a venire a trovarmi”
“Non mancherò, grazie”
Joy si dedicò alla signora e Rachel raggiunse Tompkins che nel frattempo aveva preparato tutto quello che era segnato nella lista.
“E’ proprio carina quella ragazza, hai fatto bene ad assumerla”
“Già, oggi è il suo primo giorno ma è già molto disinvolta. Credo di essere stato molto fortunato. A proposito, ho sentito che parlavate di Buck. Rachel, per favore, è una ragazza sola, non so se è il caso che tu le metta in testa strane idee”
“Quali idee? Mi ha detto di essere appassionata di storia americana e della cultura dei nativi e le ho detto che Buck potrebbe raccontarle qualcosa, tutto qui. Non essere il solito prevenuto verso di lui, sai che è un bravo ragazzo che ha sofferto molto”
“Sì, ma è una ragazza sola e va protetta dalle malelingue”
“Tue e delle bigotte con cui spesso ti attardi a chiacchierare. Non cambierai mai”
Prese le sue cose e se ne andò sdegnata.
Thompkins scosse la testa prevedendo guai.
 

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Capitolo 2 La prima giornata di lavoro andò molto bene, Joy era davvero soddisfatta ed anche Thomkins sembrava contento. “Sei stata brava oggi, ci sai fare con i clienti. Se continui così non ti lascerò più andare” “Grazie mille signor Thomkins, a domani” Joy tornò a casa, si fece un bel bagno caldo per scaricare la tensione, si cucinò una lauta cena e poi si mise a letto a leggere uno dei suoi libri. I giorni successivi furono molto tranquilli ed ordinari: si stava ambientando bene ed era anche riuscita ad apportare qualche miglioria alla casa: aveva cambiato le tende, aveva messo qualche centrino ricamato da lei ( la nonna materna le aveva insegnato a cucire e ricamare, cose che una brava moglie deve saper fare, diceva sempre ) ed aveva comprato degli scaffali per arredare la biblioteca. Per montarli aveva però bisogno dell’aiuto di qualcuno ed un giorno, in pausa pranzo, decise di provare a chiederlo al maresciallo. Era l’unico uomo che conoscesse oltre a Thompkins e non voleva approfittare del suo datore di lavoro. “Buongiorno maresciallo” “Oh, buongiorno signorina Joy, posso esserti utile? Come va la tua permanenza a Rock Creek? So che hai conosciuto Rachel” “Sì, ci siamo incontrate all’emporio. Le ho promesso che sarei andata a trovarla ma non ne ho ancora avuto l’occasione, sono imperdonabile. Mi trovo bene in città, ma avrei bisogno del tuo aiuto” “Certo, cosa posso fare per te? E circa Rachel, potremmo risolvere così: vieni a cena da noi questa sera, così conoscerai anche i miei ragazzi” “Oh ma non voglio disturbare troppo maresciallo” “Nessun disturbo, Rachel ne sarà felice ed è un’ottima cuoca” “Va bene allora, grazie. Sono venuta qui per chiederti un aiuto: sto sistemando la mia casa ed ho bisogno di montare degli scaffali per costruire una libreria, ma non riesco a farlo da sola. Potresti darmi una mano? Non oso disturbare il signor Thompkins che è già stato così gentile ad offrirmi un lavoro” “Ma certo, anzi, farò di più, ti manderò qualcuno dei miei ragazzi che sono più giovani e forti di me. Ti aspettiamo stasera per le 18.30, così ne parleremo” “Grazie, sei davvero gentile” “Ma ti pare, per così poco” “A stasera allora, buon lavoro” “A te. Buona giornata” Joy era molto emozionata, stava forse per farsi degli amici in città ed aveva anche risolto il problema della sua libreria nuova. Dopo il lavoro, andò a casa a lavarsi, si profumò, raccolse i capelli in una coda mezza su e mezza giù ed indossò una camicetta bianca con degli inserti di pizzo ed una gonna verdone. Al collo ed alle orecchie sempre i suoi gioielli portafortuna. Decise anche di approfittarne per affidare le lettere per l’Italia ai ragazzi così da spedirle una buona volta. Quando arrivò alla stazione, trovò vicino al recinto dei cavalli un giovane di colore. “Scusa, è questa la stazione del Pony Express?” Il ragazzo si voltò e le rispose: “Sì, è questa. Tu devi essere Joy, benvenuta, io sono Noah Dixon , uno dei corrieri” “Ciao, sì sono Joy, piacere di conoscerti Noah” ed i due si strinsero la mano. “Vieni, ti stavamo aspettando. Rachel e Teaspoon ci hanno parlato di te. Lavori da Thompkins allora?”, le chiese Noah mentre si avviavano verso la bunkhouse. “Sì, per ora sono solo in prova, ma spero che sia contento di me e che mi confermi la prossima settimana” “Sarebbe folle a non farlo, Rachel dice che sei molto brava” Joy ringraziò ed arrossì. “Rachel, è arrivata la nostra ospite”, annunciò Noah entrando. Rachel si asciugò le mani e le andò incontro accogliendola con un abbraccio. “Benvenuta! Sono stata molto felice quando Teaspoon mi ha detto che saresti venuta a cena” “Grazie di avermi invitata, non vorrei disturbare però. Ti ho portato dei biscotti” “Grazie, ma non dovevi disturbarti tu, per noi è un piacere averti qui” Joy ringraziò timidamente e nel frattempo si aprì la porta ed entrarono dei ragazzi quasi di corsa: Noah era andato ad avvisare che l’ospite misteriosa era arrivata” “Joy, ti presento i miei ragazzi: Noah lo hai già conosciuto, poi Jimmy, Cody, Kid e Lou. Buck, di cui ti ho parlato, è fuori per la sua corsa, lo conoscerai domani al ballo, e questo giovanotto è Jesse” “Piacere di conoscervi ragazzi e grazie anche a voi dell’invito” I ragazzi la salutarono e le strinsero la mano. “Allora, come fai a sopportare quel brontolone di Thompkins?”, chiese subito Jesse per rompere il ghiaccio mentre si sedevano in attesa di Teaspoon. “Jesse! Devi sempre farti riconoscere!”, lo rimproverò Rachel. Joy sorrise e rispose: “Beh, in realtà con me è molto gentile, lo vedo un po’ come un padre” “Buon per te”, intervenne Cody, “ con noi non è sempre così gentile” “Forse perché tutte le volte che andiamo nel suo negozio gli combiniamo qualcosa?”, commentò Jimmy e tutti si misero a ridere e raccontarono a Joy alcuni episodi del loro rapporto con Thompkins. Joy incominciava a sentirsi a suo agio e quando arrivò Teaspoon Rachel iniziò a servire la cena. I ragazzi chiesero a Joy di raccontare loro qualcosa della sua vita in Italia e lei si limitò a raccontare quello che aveva già detto a Teaspoon e Rachel. La serata fu allietata dalle chiacchiere dei ragazzi che le raccontarono alcuni aneddoti sul loro lavoro e sulla loro convivenza e Joy si divertì molto. Ad un tratto, Teaspoon portò l’argomento sulla casa di Joy, non aveva dimenticato la richiesta che lei gli aveva fatto. “Sapete che Joy ha intenzione di creare una stanza tutta dedicata ai libri? Mi sono offerto come volontario per aiutarla a montare gli scaffali”, disse Teaspoon per vedere la reazione dei suoi ragazzi e per non affrontare direttamente la questione. “Ma come Teaspoon, hai al tuo fianco dei baldi giovani e ti sei offerto tu? Così ci offendi!”, disse infatti Cody con atteggiamento sornione. “Beh, sì, in effetti hai ragione Cody, potreste aiutarla voi ragazzi, cosa ne dite?”, ribattè Teaspoon. “Non voglio essere così di disturbo, ma mi farebbe davvero comodo un aiuto”, chiarì Joy. “Non ti preoccupare, Cody farebbe di tutto per mettersi in mostra, sono sicuro che vorrà svolgere tutto il lavoro lui”, disse ridendo Jesse e gli altri si unirono a lui nel prendere in giro l’amico. “Ridete, ridete, so il fatto mio. Allora, quando posso venire a montare gli scaffali?” “Oh, quando vuoi, posso anche lasciarti le chiavi mentre sono in negozio se vuoi”, rispose Joy. “Beh, preferirei venire quando sei in casa…” “E ti accompagnerò io Cody”, disse Noah vedendo l’imbarazzo di Joy. Cody ingoiò il rospo e si accordarono per il lunedì successivo. Quando si fece un po’ tardi, Joy si congedò: “Grazie di cuore per la bellissima serata ed anche per l’aiuto che mi avete offerto. Ora si è fatto tardi e devo proprio andare. Ci vediamo domani al ballo” “Andrai con qualcuno?”, chiese Cody. “In realtà no, andrò sola ma sono sicura che una volta lì, troverò un po’ di compagnia. Adesso devo proprio andare”, disse Joy in fretta prima che Cody si proponesse come suo cavaliere. Non che non apprezzasse la compagnia dei ragazzi, anzi, al contrario, era felice della nuova amicizia che stava nascendo, ma voleva che rimanesse un’amicizia… Teaspoon capì le sue intenzioni e prima che qualcuno si offrisse di scortarla a casa, le propose: “Devo tornare anch’io alla prigione, ti scorterò io fino a casa” “Grazie signor Hunter, sei davvero gentile” “Ma basta con questo signor Hunter, ormai siamo entrati in confidenza e se sei d’accordo anche tu, salterei le formalità d’ora in poi” “Molto volentieri”, rispose lei e si appese al braccio che l’uomo le aveva offerto. “Un’ultima cosa, posso lasciarvi qualche lettera da spedire in Italia?”, chiese prima di uscire. “Certo, Kid le porterà con sé lunedì”, rispose Teaspoon e Joy ringraziò di nuovo. Tornata a casa, rinnovò i ringraziamenti a Teaspoon ed andò a dormire. Era eccitata per il ballo della sera ed anche ansiosa di conoscere anche l’ultimo corriere, quel Buck Cross che Rachel le aveva nominato, per conoscere qualcosa della sua cultura kiowa. Immersa in questi pensieri, si addormentò facilmente. Il giorno dopo, al mattino andò al negozio e nel pomeriggio il signor Thompkins chiuse prima l’emporio per avere anche lui la possibilità di prepararsi per il ballo. Joy decise di indossare un vestito color pesca, con la scollatura che scendeva sulle spalle, orlata di un pizzo avorio che impreziosiva il vestito. Lasciò i capelli biondi quasi tutti sciolti e li raccolse solo in prossimità delle tempie, lasciando libero tutto il viso. Indossò la sua immancabile parure che il padre le aveva regalato: era ormai diventata un suo portafortuna. Quando arrivò, Rachel, Teaspoon ed i ragazzi erano già in sala. Appena la vide, Rachel andò a chiamarla: “Eccoti! Vieni che ti presento Buck!” Joy la seguì senza avere il tempo di pronunciare parola. Raggiunse un ragazzo di spalle, alto, dalla corporatura solida, con lunghi capelli neri raccolti in una coda, che indossava un paio di pantaloni di daino, una camicia chiara ed un giubbetto di pelle nera. Rachel lo prese per un braccio per richiamare la sua attenzione e gli disse: “Buck, ti presento Joy, la ragazza di cui ti ho parlato e che gli altri hanno conosciuto ieri sera” Il ragazzo si girò e Joy rimase senza fiato. Incontrò due profondi occhi scuri dal potere magnetico, dai quali faticava a staccarsi. Fu richiamata alla realtà dalla sua voce dolce che la salutava mentre le tendeva la mano: “Ciao, sono Buck Cross, piacere di conoscerti” “Piacere mio”, rispose Joy meccanicamente, cercando di riprendersi. “Allora, sei tu la ragazza di cui Cody stamattina non smetteva di parlare” Joy arrossì e Rachel intervenne per trarla d’impiccio: “Non farci caso, Cody fa sempre lo sbruffone ma è un caro ragazzo. Buck, Joy è una grande appassionata di storia americana e della cultura nativa, magari puoi raccontarle qualcosa delle tue tradizioni” Al sentire queste parole, Buck si rabbuiò e si irrigidì e la cosa non sfuggì a Joy che provò ad intervenire: “Oh in realtà non ho nessuna pretesa, seguo solo la passione che mi ha trasmesso mio padre” e d’istinto si toccò la collana. Buck la notò ed aggrottò ancora di più le ciglia: “Immagino cosa tu possa aver letto sulla mia gente”, disse con tono sprezzante. Joy sentì il bisogno di difendersi: “Ti sbagli, ho cercato dei libri che raccontassero le vostre vere abitudini, non mi piacciono i testi che raccontano le cose solo dalla prospettiva degli occidentali”. Buck alzò un sopracciglio ma non controbattè. Si era creata un po’ di tensione fra i due, ma per fortuna i ragazzi l’avevano vista parlare con Buck e si erano avvicinati per salutarla. “Non prendertela se è un po’ burbero, fa sempre così con le persone che non conosce”, disse Jimmy colpendo Buck sulla spalla, forse captando la tensione che si era creata fra i due. Jimmy la invitò a ballare per evitare qualsiasi problema e Joy accettò volentieri: voleva uscire da quella situazione pesante ed un po’ imbarazzante. Si aspettava una reazione diversa da quel ragazzo visto come gliene aveva parlato Rachel. Quest’ultima si era allontanata un momento dai due ragazzi perché era stata chiamata da una signora, ma aveva notato la tensione dai gesti di Buck e si era accorta dell’intervento di Jimmy. Liberatasi della signora che l’aveva chiamata, andò da Buck e gli chiese: “Cosa succede?” “Cosa intendi?”, gli rispose lui. “Ho notato un po’ di tensione con Joy, qualcosa non va?” “No, no, è solo che sono sempre molto diffidente nei confronti di chi si schiera così apertamente dalla parte della mia gente, non so, mi sembrano persone false” “Ti assicuro che Joy non è così” “Non mi sembra che tu la conosca da molto” “No, ma sicuramente ci ho avuto a che fare più di te e poi il mio istinto non sbaglia mai. Non essere duro con lei, d’altronde è appena arrivata ed è un po’ spaesata” “Sarà come dici tu, ma per ora preferisco non darle troppa confidenza” “Come vuoi Buck” e sospirò. Non riusciva proprio a capire perché lui dovesse essere sempre così sulla difensiva. Per fortuna gli altri ragazzi avevano preso la ragazza in simpatia e l’avrebbero aiutata ad integrarsi. Joy fu impegnata a ballare con i ragazzi quasi tutta la sera ma aveva notato che Lou non ballava con nessuno. L’aveva scrutato più attentamente ed aveva capito.. Si avvicinò e provò ad iniziare una conversazione: “Bella festa vero?” Lou annuì, si sentiva in imbarazzo. Joy lo notò e decise di essere franca: “Deve essere difficile per te” Lou la guardò con gli occhi sgranati ed un po’ impauriti: “Cosa vuoi dire?” “Rimanere qui in disparte e vedere tutte le ragazze che ballano. Deve essere dura non poterlo fare anche tu” “Chi ti ha detto che sono una ragazza?” “Me l’hai confermato tu adesso. Ti ammiro sai, io non so se ne sarei capace” “Ti prego, non dire niente, perderei il lavoro” “Stai tranquilla, puoi fidarti di me” Lou le sorrise e Joy le strinse il braccio. “Allora, hai ballato con tutti i corrieri vedo!” “Beh, non tutti, sembra che Buck non mi sopporti…” “No, ti sta solo studiando, è diffidente verso le persone nuove, soprattutto se sono interessate alla sua cultura, è come se volesse difendersi e costruisce un muro, si è comportato così anche con noi all’inizio. Dagli tempo. E’ una persona dolcissima” Joy annuì. Rachel la chiamò per presentarle alcune persone e quando si liberò, andò a prendere un bicchier d’acqua al tavolo del buffet. Venne raggiunta da un giovane che le chiese di ballare, ma Joy non ne aveva proprio voglia. Il ragazzo insistette e Joy declinò di nuovo l’invito educatamente. “Perché non vuoi ballare con me? Hai ballato con tutti i corrieri ed ora è giunto il mio turno” Joy si ritrasse spaventata e quando il giovane la prese per il braccio, provò un brivido di paura ma sentì una voce alle sue spalle: “Ti ha detto che non ha voglia di ballare con te, qual è il problema, non ci senti bene?” “Come ti permetti di parlarmi così, sporco mezzosangue?” Joy aveva riconosciuto la voce di Buck che nel frattempo si era interposto tra lei ed il giovane. “Non voglio litigare con te, ti chiedo solo di lasciarla stare” “E perché, per poterle mettere le tue luride mani addosso?” Buck fece per reagire ma Joy lo trattenne: “Buck, no, non ne vale la pena, andiamo” e lo tirò per un braccio. Buck guardò in malo modo il giovane ma si lasciò trascinare via da lei. La gente intorno a loro aveva smesso di ballare e Teaspoon aveva raggiunto l’uomo: “Se ti vedo un’altra volta infastidire la ragazza o il mio corriere, ti pentirai di essere nato, ci siamo intesi?” Il giovane sputò per terra e se ne andò. “Non è successo niente signori, sembra che questo giovane abbia dimenticato le buone maniere, tornate pure a divertirvi”. La gente tornò a ballare ed a mangiare come se niente fosse successo: non era la prima volta che si vedeva una scena simile ad un ballo. Joy accompagnò Buck fuori dal salone e gli disse: “Grazie di avermi difesa, mi dispiace per quanto è successo” “Non sopporto che una donna venga maltrattata” “Ti fa onore e mi fa capire che quanto Rachel e Lou mi hanno detto su di te è vero, nonostante tu sia un po’ scostante” “Non sono scostante, non amo la gente che si impiccia dei miei affari” “Non mi sembra di averlo fatto, comunque grazie ancora, non ti disturberò più” e se ne andò. Buck ebbe l’istinto di fermarla ma si trattenne. Joy era dispiaciuta per il modo in cui lui la trattava, ma aveva apprezzato molto il suo gesto. Si disse che in un modo o nell’altro avrebbe creato una breccia nel muro che lui stava costruendo, ne valeva proprio la pena. Andò a salutare i ragazzi, Teaspoon, Rachel e Lou e si diresse a casa; approfittò di alcune persone che si stavano dirigendo dalla sua parte per non rimanere troppo sola. Non voleva disturbare oltre i suoi nuovi amici. Si cambiò ed andò a dormire. Sognò tutta notte il viso di Buck: l’aveva lasciata senza fiato.

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Capitolo 3 La mattina dopo Joy si svegliò per andare alla funzione in Chiesa. Incontrò Thompkins che all’uscita le disse: “Dato che ti ho incontrata, sono lieto di annunciarti che sei ufficialmente la mia aiutante in negozio! Hai superato brillantemente il periodo di prova” “Oh grazie mille Mr. Thompkins, non so come ringraziarti!” e lo abbracciò. Lui un po’ imbarazzato perché non abituato a tanto affetto, le rispose: “Te lo sei meritato. A proposito, domani puoi prenderti la mattinata libera e raggiungermi il pomeriggio, il lunedì mattina non c’è mai troppa gente” “Grazie ancora, ti sarò riconoscente per sempre “ e lo abbracciò di nuovo. Thompkins la salutò e nel frattempo fu raggiunta da Rachel che l’aveva vista in Chiesa ed aveva assistito alla scena. “Congratulazioni! Ho sentito non volendo la bella notizia!” “Grazie Rachel, sono così felice” “Posso immaginarlo! Allora domani mattina, visto che sei libera, ti mando Cody e Noah per gli scaffali” “Oh sarebbe fantastico, grazie” “Ma ti pare. Hai programmi per oggi?” “Veramente no, penso che mi riposerò e leggerò un buon libro” “Puoi venire da noi!” “Oh no, Rachel, non voglio disturbare, siete già stati così gentili” “Ormai ti considero un’amica e mi farebbe piacere, ma capisco anche che tu ti voglia riposare” “Voglio anche evitare di essere troppo invadente e di infastidire qualcuno…” “Ho capito a cosa ti riferisci….dagli tempo e vedrai che poi ti accetterà come tutti gli altri” “Non mi piace essere giudicata per quello che non sono, è una questione di principio” “E la cosa è reciproca per lui. Non siete poi così diversi” “Sarà, ma io non sono così scostante” “Questo è vero! Comunque, davvero, noi ti aspettiamo a braccia aperte in qualunque momento, soprattutto Cody a quanto pare” e si mise a ridere. Joy scoppiò a ridere con lei. “Gli passerà presto, quando capirà che è un interesse a senso unico” “Ha fatto così anche quando sono arrivata io, poi siamo diventati amici” Le due donne si salutarono. Joy trascorse il pomeriggio a sistemare la casa ed a leggere un buon libro sui nativi americani: era diventata una questione di principio: voleva dimostrare a Buck che era davvero interessata alla sua cultura, senza pregiudizi. Il lunedì mattina, non troppo presto, sentì bussare alla sua porta. Andò ad aprire e vide Cody che con sua sorpresa non era accompagnato da Noah ma da Buck. “Buongiorno Joy, hai passato una buona domenica?” “Buongiorno Cody. Sì, grazie e voi?” “Ci siamo annoiati un po’. Certo che se tu ci avessi raggiunti sarebbe stata tutta un’altra cosa” “Non volevo essere invadente. Avremo modo di frequentarci. Buongiorno anche a te Buck. Non doveva venire Noah?” “Buongiorno. Noah ha dovuto svolgere una commissione per Rachel che ha mandato me al suo posto” Joy sorrise tra sé e sé e si disse che quella donna ne sapeva una più del diavolo. Li invitò ad entrare e quando Buck le fu vicino, gli disse: “Ah, Buck, grazie ancora per sabato” Lui le rispose con un sorriso appena accennato. Li guidò al piano di sopra e mostrò loro la stanza con gli scaffali da sistemare. “Grazie ragazzi, mi state facendo un grosso favore. Non vedo l’ora di riempire questa stanza di libri” “Anche a me piace molto leggere, sai? Ho anche scritto un racconto su noi ragazzi”, disse Cody vantandosi. “Spazzatura! Se non ricordo male non l’abbiamo presa molto bene…” “Perché, cos’ha scritto?” “Ha accentuato tutti i nostri difetti facendoci sembrare dei derelitti. Lo abbiamo minacciato di fare lo stesso con lui e ha smesso di scrivere”, spiegò Buck. Joy si mise a ridere. I ragazzi incominciarono a montare gli scaffali mentre Joy apriva gli scatoloni contenenti i libri. Dopo un po’, sentì Cody esclamare: “Che caldo! Credo che starei meglio senza questa” e si tolse la camicia restando a torso nudo. Joy fece finta di non accorgersi di nulla ma incrociò lo sguardo di Buck e stranamente si sorrisero. Disse: “Vado a prepararvi qualcosa di fresco da bere e qualche spuntino” e scese in cucina. Quando salì, uno scaffale era già montato e mentre i due ragazzi prendevano un bicchiere di limonata ed un tramezzino, lei incominciò a disporre i libri che aveva tolto dallo scatolone. Cody vide le scatole ed esclamò: “Ma sono tutti libri? Te li sei portata dall’Italia?” “Sì, in effetti il mio bagaglio era molto pesante. Un bel po’ li ho però comprati qui e presto i miei amici me ne spediranno altri” Buck si avvicinò ai libri, li scrutò e poi disse: “Non scherzavi quando dicevi di essere appassionata della nostra storia e della mia cultura” “Non vedo perché dovrei scherzare sulle mie passioni”, rispose con cipiglio. Si guardarono dritti negli occhi come per sfidarsi, poi Buck distolse per primo lo sguardo. I due ragazzi finirono appena prima di pranzo e Joy chiese loro se volessero restare. Cody stava per accettare ma Buck lo precedette e disse: “Credo che Rachel ci stia aspettando, sarà per un’altra volta, grazie” Cody sbuffò e si adeguò. “D’accordo, vi inviterò tutti qualche domenica magari. Grazie dell’aiuto e salutatemi Rachel. A presto e … Cody…. Non dimenticare la tua camicia….” A Buck scappò un sorriso e Cody arrossì. Salutarono e tornarono alla stazione. Joy rientrò in casa e continuò a sistemare i suoi libri, ripensando alla conversazione avuta con Buck. Quel ragazzo le piaceva, non poteva negarlo, fin da quando l’aveva guardato negli occhi la prima volta, era rimasta catturata dal suo sguardo profondo e malinconico ed inoltre era anche un bel ragazzo. Era molto incuriosita da lui, dalla sua cultura, ma allo stesso tempo era infastidita per l’opinione che lui si era fatto di lei. Si ripromise di fargli cambiare idea in un modo o nell’altro, rispettando i suoi spazi ed i suoi tempi. Il pomeriggio si recò al lavoro, molto contenta che da quel giorno sarebbe stata ufficialmente assunta all’emporio. Lavorando lì conosceva molti cittadini di Rock Creek e le sue giornate non erano mai noiose. Aveva inoltre l’opportunità di acquistare i libri appena arrivavano in città. Thompkins aveva notato la tipologia di testi che acquistava e leggeva e le disse: “Come mai questo interesse per gli indiani? C’entra forse qualcuno di nostra conoscenza?” “No, no”, si affrettò a rispondere, “ è una passione che mi ha trasmesso mio padre”. Thompkins però non sembrava molto convinto. Qualche giorno dopo il ballo, Rachel andò all’emporio con i ragazzi; mancava solo Lou che aveva la sua corsa. “Buongiorno Joy, come stai? Non ti ho più vista dal ballo”, le disse Rachel “ Ciao Rachel, hai ragione, ma sono stata impegnata con la sistemazione della mia biblioteca. A proposito, grazie per avermi mandato Cody e…Buck” e le fece un sorriso che Rachel ricambiò con complicità. Joy poi si ricordò di aver detto ai due ragazzi che avrebbe invitato tutti a pranzo per ringraziarli ed approfittò della loro presenza lì: “ A proposito, cosa ne dite di venire a cena da me sabato sera? Volevo ringraziarvi per l’aiuto che mi avete dato” Cody si affrettò a risponder prima che Buck o chiunque altro intervenisse di nuovo per rifiutare: “Oh grazie, ne saremmo felici, vero ragazzi?” I ragazzi e Rachel sorrisero e Joy disse che li avrebbe aspettati per le 18.30. Joy aiutò Rachel nei suoi acquisti mentre i ragazzi gironzolavano per il negozio, chi acquistando una cosa e chi un’altra. Quando dovette fare i conti, notò che Buck aveva acquistato un paio di libri sulle erbe medicinali e sulla medicina in generale e ne fu sorpresa, ma preferì non chiedergli nulla per evitare di irritarlo. Voleva andarci cauta con lui. La settimana trascorse piacevolmente ed il sabato mezzogiorno Joy portò a casa dall’emporio tutto il necessario per preparare la cena ai suoi amici. Aveva deciso di cucinare del pollo con patate, delle verdure lessate, alcune focacce ed una torta di mele come quella che le aveva insegnato a cucinare sua nonna. Sperava di non fare pasticci perché non amava molto cucinare e non era affatto una brava cuoca. Alle 18.30 in punto, sentì un vociare provenire dalla strada. Si tolse il grembiule, si sistemò i capelli e fu pronta ad accogliere i suoi amici. “Benvenuti, accomodatevi”, disse loro aprendo la porta. Teaspoon, Rachel, Lou ed i ragazzi entrarono e dopo essersi guardati attorno le fecero i complimenti per la casa. Rachel notò i centri e le tende ricamate a mano e le chiese: “Che belli questi ricami, dove hai comprato queste tende e centri?” “Beh, in realtà i ricami sono opera mia. Mia nonna mi ha insegnato a ricamare ed a lavorare a maglia. Diceva che una buona moglie deve saper fare tutte queste cose”, rispose Joy. “Caspita, complimenti! Fortunato chi ti sposa”, esclamò Rachel. Joy arrossì e si affrettò a rispondere: “Oh no, per ora non penso a queste cose, ho ancora molto da fare e da imparare. Prima cosa fra tutte, spero che vi piacerà la mia cucina perché questa è una delle cose che ancora devo perfezionare…” “Ahi ahi Cody, qui caschi male”, scherzò Kid e Lou gli diede una gomitata. “Beh, non c’è solo il cibo…”, rispose Cody malizioso. “Ok, forse è meglio se ci mettiamo a tavola e tocchiamo con mano la cucina di Joy, cosa ne dite?”, intervenne Noah per trarre tutti dall’imbarazzo. Buck sorrise come gli altri ma si teneva sempre un po’ in disparte e si guardava intorno incuriosito. Joy servì la cena un po’ tesa per il verdetto dei suoi ospiti. Quando ebbero assaggiato, Teaspoon esclamò: “Beh, non è affatto vero che non sai cucinare, io direi che hai superato la prova” Tutti acconsentirono. Rachel e Lou avevano fatto in modo che Buck e Joy fossero seduti vicini ma a parte pochi convenevoli, non ebbero molta occasione per parlare. La conversazione spaziò su vari argomenti e la serata fu molto piacevole. Si accordarono di ritrovarsi insieme almeno una volta alla settimana, o per una cena o per un pranzo o magari per un pic nic al fiume. Rachel insistette per aiutare Joy a sistemare la cucina mentre i ragazzi chiacchieravano in salotto. “Allora, cosa ne pensi dei miei ragazzi?”, chiese Rachel prendendo il discorso alla larga. “Sono molto simpatici, sono felice di averli conosciuti e di avere due amiche come te e Lou” “Oh, te l’ha detto” “In realtà l’ho capito al ballo. Ma Teaspoon lo sa vero?” “Sì sì, anche se l’ha scoperto per caso.” “Deve essere molto difficile per lei” “A volte sì, ma la vicinanza di Kid la aiuta molto” “Sì, ho notato che si guardano in modo particolare ma non ho osato parlarne, non siamo ancora così in confidenza” “A proposito. E tu? Hai messo gli occhi su qualcuno dei miei ragazzi in particolare?” Joy non rispose ed arrossì. Rachel le si avvicinò e le disse. “Ho capito che vorresti che Buck si sciogliesse un po’ di più con te. Ti piace vero?” Joy decise di aprirsi con lei: “Non lo so Rachel, ti confesso che la prima volta che l’ho visto ho sentito un tuffo al cuore e mi piacerebbe conoscerlo meglio ed avere la possibilità di parlare un po’ con lui delle sue tradizioni, ma sembra che lui mi eviti appositamente. Non so cosa pensare. E’ quasi certo che non gli piaccio in tutti i sensi” “Non sarei così drastica. Lui ha sempre un atteggiamento circoscritto e non dà confidenza a chi non conosce. Se ti piace non arrenderti, vedrai che conoscendoti meglio si scioglierà un po’ e…come si dice….se son rose…” “Mah, non lo so, vedremo”, tagliò corto Joy. “Certo, ma mi impegnerò a creare qualche situazione favorevole…” “Rachel, purchè tu non mi metta in imbarazzo….in fondo in fondo sono una ragazza timida” “Non ti preoccupare, sono brava in questo, chiedilo a Lou” e le strizzò l’occhio. Joy sorrise e le due donne finirono di sistemare chiacchierando di altri argomenti. Mentre stavano per uscire dalla cucina, vennero raggiunte da Cody che disse: “Oh, avete già finito, ero venuto a vedere se avevate bisogno di aiuto…” “E da quando ti proponi per le faccende domestiche?”, chiese Rachel con aria curiosa “Beh, da quando mi fa piacere aiutare chi è stato così gentile da invitarci e da offrirci una buona cena” Joy e Rachel si guardarono, poi Joy si rivolse a Cody e gli disse: “Cody, posso parlarti un momento in privato?” Rachel capì e disse: “Vi aspetto di là” Joy la ringraziò con un cenno della testa. Rachel raggiunse gli altri e Kid chiese: “ Ma Cody? Che cosa sta facendo in cucina?” Rachel rispose: “Credo che si sia prendendo il ben servito…” I ragazzi sorrisero e Buck guardò d’istinto verso la cucina, dove intravide Cody che si muoveva agitato ma non riuscì a sentire nulla. Intanto, Joy, quando Rachel fu uscita, prese la parola: “Cody, ho bisogno di essere franca con te. Se sto sbagliando ed ho capito male ti chiedo scusa, ma voglio mettere le cose bene in chiaro” Joy non voleva problemi con i ragazzi e soprattutto non voleva creare situazioni ambigue. Cody, agitandosi, le rispose: “ A cosa ti riferisci?” “Ti prego di non interrompermi perché è difficile per me fare questo discorso e ti ripeto che se sto sbagliando ti chiedo scusa. Io ti ringrazio per le attenzioni che mi rivolgi e per la tua gentilezza e come amica lo apprezzo molto. Mi piacerebbe che con te e gli altri nascesse una bella amicizia, ma questo è tutto. Se sei solito comportarti così con tutte le ragazze, va bene, ne prendo atto e ti chiedo scusa di nuovo, ma se invece ti comporti così perché speri che… sì, insomma… che tra di noi nasca qualcosa, voglio essere chiara fin da subito: per me sei un amico e vorrei che anche tu mi vedessi così” Cody rimase sbalordito dalla franchezza di Joy ed un po’ arrossì. Si muoveva in continuazione spostandosi da una gamba all’altra ( e questo fu quello che vide Buck dal salotto) e dovette raccogliere tutto il suo orgoglio per rispondere senza mostrare di esserci rimasto male: “Beh, non si può dire che tu non vada dritto al punto. In tutta sincerità sì, questo è un po’ il mio modo di fare con le ragazze, ma in modo particolare con quelle che mi piacciono e devo dire che mi avrebbe fatto piacere essere qualcosa di più di un semplice amico, ma apprezzo la tua sensibilità ed onestà e ti ringrazio” “Mi dispiace Cody, ma non mi piace giocare con i sentimenti delle persone e preferisco essere chiara fin da subito. Amici?” e gli tese la mano. “Amici”, ricambiò Cody. Raggiunsero gli altri in salotto e Cody decise di mettere subito a tacere ogni possibile illazione: “Prima che diciate qualunque cosa o iniziate a fantasticare, ho appena incassato il colpo e questo è quanto. Il primo che ride è morto” “Non c’è niente da ridere vero ragazzi? Vi sto conoscendo a poco a poco e mi piacerebbe che mi consideraste tutti un’amica, di cui potersi fidare” e guardò Buck, “ e con cui potersi confidare” e guardò Lou. “Siamo felici di averti conosciuta ed anche a noi fa piacere essere tuoi amici”, rispose Jimmy, “ e ti ringraziamo anche tutti per avere una volta tanto frenato i bollenti spiriti di Cody” e tutti risero, Cody compreso. “Va bene, va bene, me lo merito, prima o poi troverò la donna giusta per me” “Ne sono sicura, come tutti noi troveremo la nostra anima gemella”, ribattè Joy, evitando di guardare verso Buck per paura di far trasparire le sue emozioni. Rimasero ancora un po’ in salotto a chiacchierare e quando fu l’ora di congedarsi, Rachel fece una proposta: “ Perché domani dopo la funzione non andiamo a fare un pic nic giù al fiume? Le giornate si stanno scaldando ed un po’ di fresco ci farà bene. I ragazzi e Teaspoon accolsero favorevolmente la proposta e Lou sottolineò: “Ovviamente ci sari anche tu, vero Joy?” Lei confermò la sua presenza. Si salutarono e si diedero appuntamento per le 10 del giorno dopo. Rachel e Joy sarebbero andate alla funzione, mentre i ragazzi, che non amavano molto assistere alle lunghe prediche del reverendo Albert, dissero che nel frattempo avrebbero preparato i cestini. Quella notte Joy non riuscì a dormire, non riusciva a smettere di pensare a Buck ma non capiva se quel ragazzo le piaceva davvero o se era solo una questione di principio. Alla fine cercò di riposare un po’ pensando fra sé e sé che non sarebbero mancate le occasioni per scoprirlo.

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Capitolo 4 La mattina successiva Joy si alzò molto nervosa: era contenta della giornata che avrebbe passato con i nuovi amici, ma aveva anche timore di fare qualcosa di sbagliato con Buck. Indossò un semplice vestito nocciola, raccolse i capelli in una mezza coda e dopo aver preparato dei biscotti e delle focacce, andò alla funzione. Lì incontrò Rachel, Teaspoon e Jesse che era stato costretto dalla donna a presenziare al sermone. Quando uscirono, trovarono i ragazzi con i cavalli ed il calesse pronti. Lou prese il cestino di Joy e lo aggiunse agli altri e dopo che quest’ultima salì con Rachel sul calesse, partirono alla volta del fiume. Durante il tragitto chiacchierarono animatamente e presero in giro Jesse che si era addormentato in Chiesa e Rachel lo aveva bonariamente rimproverato. Una volta arrivati al fiume, le ragazze stesero le coperte e sistemarono i cesti con i viveri e le bevande, mentre i ragazzi si rilassavano chi al sole e chi all’ombra degli alberi. Cody e Jimmy si avventurarono nel fiume sfidandosi a chi lanciava i sassi più lontano, mentre Jesse addirittura fece un bagno nelle fresche acque. La mattinata trascorse piacevolmente ed all’ora del pranzo si radunarono tutti sulle coperte. Buck fu lasciato di nuovo vicino a Joy. Come la sera prima, si scambiarono solo dei convenevoli. Joy era molto frustrata ed ormai pensava che non sarebbe più riuscita a far cambiare a Buck opinione su di lei. Dopo pranzo, i ragazzi e Teaspoon si misero a riposare, Lou e Rachel andarono a fare una passeggiata, mentre Joy, che non era un’amante delle camminate, decise di dedicarsi alla lettura di un libro che aveva appena acquistato da Thompkins: parlava delle cerimonie religiose dei nativi e mentre leggeva il rituale della danza del sole, con la spiegazione dettagliata delle sofferenze che i volontari si infliggevano in questo rito, fece delle facce buffe ed a volte incredule, tanto che Buck, che fingeva di dormire ma che la stava scrutando attentamente, non resistette dall’avvicinarsi. Buck era ancora diffidente nei confronti di questa ragazza straniera che si diceva appassionata della sua cultura. Aveva già avuto brutte esperienze con persone che avevano pregiudizi sulla sua gente e non era disposto a soffrire ancora. C’era però in quella ragazza qualcosa che lo attirava e che lo spingeva a passare sopra alle sue difese. Cercava di non darle molta confidenza come facevano gli altri, ma incominciava a pensare che magari questa volta era lui a sbagliarsi e che Joy era davvero una brava ed onesta ragazza come spesso gli ripeteva Rachel. Decise di mantenere per ora le sue posizioni ma si convinse a provare a conoscerla un po’ di più a poco a poco. Aveva notato che Joy non si era unita alla passeggiata di Rachel e Lou e che si era appoggiata ad un albero a leggere un libro ed era incuriosito sia circa l’argomento sia circa le facce strane che la ragazza stava facendo mentre leggeva. Decise di tentare un timido approccio, senza lasciarsi troppo andare. La raggiunse sulla coperta e le chiese: “Cosa c’è in questo libro che ti fa fare queste facce così strane?” Joy, che con la coda dell’occhio lo aveva visto avvicinarsi a lei, molto tesa ed imbarazzata, arrossì e rispose: “Beh, sto leggendo la descrizione del rituale della danza del sole e sono sbalordita apprendendo delle sofferenze che questi uomini si infliggono volontariamente. Non so se ammirarli o compatirli” Buck la guardò con curiosità ma anche tenerezza e si sentì quasi obbligato a darle una spiegazione. Si sedette accanto a lei e provò a spiegarle le motivazioni che spingevano questi uomini a sottoporsi al rito, sottolineando le loro usanze e le loro credenze. Joy lo ascoltava affascinata ed a volte lo interrompeva con delle domande su questioni che faticava a capire. Buck gliele spiegava con pazienza e passione. “Grazie Buck, le tue spiegazioni mi sono state molto utili. E’ questo che mi piacerebbe fare, comprendere a fondo il pensiero di questi grandi uomini del passato e di oggi e magari con il tuo aiuto sarebbe molto più semplice”. Joy aveva deciso di approfittare di quel momento sereno per tentare un approccio amichevole con Buck. “Non capisco davvero perché ti interessi tanto” “Te l’ho detto, è una passione che mi ha trasmesso mio padre e coltivarla mi fa sentire più vicino a lui adesso che non c’è più” Buck la guardò negli occhi ed annuì, poi continuò a spiegarle alcuni passaggi del libro. Sembrava che la tensione fra di loro fosse svanita almeno in quel momento. Dopo un po’ Lou e Rachel tornarono dalla loro passeggiata e quando da lontano videro Buck e Joy seduti l’uno accanto all’altra a parlare tranquillamente, Lou si rivolse a Rachel dicendo: “Forse ce l’abbiamo fatta a creare un po’ di intimità tra quei due. Lui è un bel testone e lei non vuole cedere” “Sai com’è fatto Buck, non vuole soffrire, soprattutto dopo la morte di Ike e lei a mio parere gli piace, ma ha paura di farsi male come con quella ragazza di cui mi avete parlato” “Ah sì, Kathleen…” “Sì, lei. Joy è molto attratta da lui, me l’ha confessato ieri, ma è scoraggiata dal suo comportamento” “Se Ike fosse qui, forse Buck lo ascolterebbe più di quanto faccia con tutti noi” Ike era il migliore amico di Buck, quasi un fratello, ma era morto qualche tempo prima per difendere da un fuorilegge e giocatore incallito la sua donna amata. Buck ne aveva sofferto molto e si era chiuso ancora di più in se stesso da allora. Decisero di lasciare ai due ragazzi ancora un po’ di tempo e si fermarono sulla riva del fiume. Buck nel frattempo si era dilungato a spiegare la storia della sua tribù a Joy ed aveva menzionato suo fratello Orso Rosso. “Tuo fratello da parte di madre o di padre?”, chiese innocentemente Joy ma purtroppo, senza saperlo, aveva toccato il tasto sbagliato… “Non so nulla di mio padre, per me è morto, come se non fosse mai esistito” e tornò ad essere scorbutico come prima. Joy ne fu molto dispiaciuta e provò a scusarsi: “Scusa Buck, non volevo farmi gli affari tuoi, mi è venuto naturale farti questa domanda dato che sei kiowa solo per metà. Mi dispiace se ti ho infastidito” Lui rispose in maniera scocciata: “Mio padre ha violentato mia madre, ora che lo sai fammi il favore di non nominarlo più” e si alzò per tornare sulla sua coperta. Pronunciò queste parole con voce alterata ed un po’ alta, tanto che si svegliarono Teaspoon ed i ragazzi. Joy ci rimase molto male e si rimproverava tra sé e sé di non saper mai trattenere la sua linguaccia. Anche Lou e Rachel, avendo assistito alla scena, si avvicinarono. Rachel fece un cenno a Joy che distolse lo sguardo e Rachel capì che non aveva voglia ora di parlarne. Si affrettò a proporre: “Chi ha voglia di un po’ di torta prima di rientrare in città?”. Jesse fu il primo ad approfittarne, seguito da tutti gli altri, ad eccezione di Joy e Buck che avevano perso l’appetito. Quando si fu fatto un po’ tardi, le donne raccolsero i cesti e le coperte e si incamminarono per tornare a casa. I ragazzi erano corsi un po’ avanti per far sgranchire le zampe ai cavalli e così Rachel ebbe modo di parlare un po’ con Joy. Anche Lou preferì rimanere con loro. “Cos’è successo tesoro? Vi ho visti così affiatati ma ad un certo punto lui se n’è andato bruscamente”. Joy raccontò alle due amiche l’accaduto e Lou provò a spiegarle le motivazioni di Buck: “ Da quello che abbiamo saputo da Ike” e le spiegò chi fosse e come li avesse lasciati, “il padre di Buck era un medico che lavorava nella città vicina al villaggio di sua madre. Era solito frequentare l’accampamento kiowa per aiutare gli indiani in difficoltà e trascorreva spesso del tempo con la madre di Buck, tanto che si iniziava a vociferare che i due fossero innamorati. Una sera, mentre la donna era in riva al fiume, lo vide arrivare ubriaco fradicio. Lui cercò di baciarla e lei, spaventata, tentò di fuggire ma in un momento lui le fu addosso e la violentò, abbandonandola sull’erba. Da quel giorno di lui non si seppe più nulla. La donna scoprì di essere incinta e 9 mesi dopo partorì Buck che venne accolto dal padre di Orso Rosso come un figlio, ma gli altri membri della tribù lo guardavano sempre in malo modo ed a mano a mano che cresceva, si fidavano sempre meno di lui. Buck, esasperato da quella situazione, quando la madre morì, poco tempo dopo lasciò l’accampamento per andare in una missione di suore dove conobbe Ike e da quel momento furono inseparabili. Arrivarono insieme a Sweetwater, dove era prima la nostra stazione. Alla morte di Ike Buck si è rinchiuso in se stesso ancora più di prima.” “Adesso capisco la sua reazione, sono stata proprio una stupida” “Non potevi saperlo Joy”, la rincuorò Rachel “E Buck non ha mai cercato suo padre, non ha idea di chi sia?” “A detta di Ike no, non ha nemmeno voluto sapere il suo nome” “Povero ragazzo, chissà quanto ha sofferto”, esclamò Joy. Quando arrivarono in città, si salutarono e Joy volle provare a ristabilire un contatto con Buck. Gli si avvicinò e gli disse: “Grazie per oggi e scusa ancora”, poi senza spettare la sua risposta, si voltò e tornò a casa. “Cos’hai fatto oggi?”, gli chiese Cody avvicinandosi a lui. “Cosa vuoi dire?” “Alludo alle parole di Joy” “Oh, quello. Stava leggendo un libro sulla danza del sole e le ho spiegato alcune cose del rituale, tutto qui” “E perché si è scusata?” “Cody, chiedilo a lei se proprio ci tieni” e se ne andò senza aspettare la replica dell’amico. Cody incominciava a capire perché la ragazza avesse messo le cose in chiaro con lui, forse il suo cuore era già impegnato… La settimana successiva fu tranquilla: Joy alternava il suo lavoro con le faccende domestiche e la lettura ( le erano nel frattempo arrivati anche i libri dall’Italia, accompagnati da una lettera delle amiche che si congratulavano con lei per la sua nuova vita) ed ogni tanto, quando in pausa pranzo Rachel era libera, le due donne ne approfittavano per chiacchierare un po’. La vita scorreva piacevole e, come da accordi, una volta la settimana Joy si univa per pranzo o cena con i suoi amici. La situazione con Buck rimaneva in uno stato di stallo, a volte cordiale, altre più scontroso, ma non avevano avuto più occasione di stare un po’ da soli come al fiume, anche se Joy aveva tante cose da chiedergli. Un giorno, andarono all’emporio Jimmy e Jesse con la lista di acquisti che Rachel aveva lasciato loro. Dopo che se ne furono andati, Joy si accorse che si erano dimenticati un sacco di zucchero e disse a Thompkins che lo avrebbe portato alla stazione appena chiuso il negozio. Quando arrivò, trovò sia Rachel che i ragazzi intenti a lavorare al recinto, mentre Teaspoon era ancora nel suo ufficio. “Mi sembrava che mancasse qualcosa ma quei due smemorati mi hanno assicurato che non avevano dimenticato niente. Grazie tesoro per avermelo portato”, le disse Rachel vedendola arrivare con il sacco di zucchero sotto il braccio. “Non ti preoccupare, così ne approfitto per farvi un saluto e per confermarvi la cena di sabato da me”, rispose Joy. Si avvicinarono i ragazzi per salutarla e Lou, notando che Joy indossava sempre la stessa collana, le disse: “Non te ne separi proprio mai eh?” Joy la prese tra le dita e disse: “No, è molto preziosa per me ed ha un significato particolare” Buck intervenne e le disse in tono un po’ sprezzante: “Sai almeno che significato ha?” “Certo che lo so, non la indosso a caso o senza dare un significato ad un simbolo così importante per il vostro popolo” “Come se a voi europei importasse davvero della nostra cultura” “Buck, non essere scortese”, lo rimproverò Rachel. “Non preoccuparti Rachel, mi sto abituando al suo caratteraccio. Anzi, sai cosa ti dico Buck? Mi hai un po’ stancata. Non ho niente da rimproverarmi o di cui vergognarmi e se le mie azioni e le mie passioni non ti stanno bene, sai che c’è? Me ne farò una ragione” “Adesso chi è la scortese?” I ragazzi assistevano increduli a questo battibecco. “Ma posso sapere cosa ti ho fatto? Posso capire che non devo per forza essere simpatica a tutti, ma credo sinceramente di non meritarmi questo tuo comportamento” “E cosa credi di meritarti allora?” “Rispetto per le mie idee, come io rispetto le tue e quelle di tutti” “Oh ecco che è arrivata miss perfettina” “Accidenti ma perché devi essere così irritante? E pensare che se solo non fossi così antipatico io…bah, lasciamo stare” “No no, vai avanti. Tu cosa?” Joy era talmente arrabbiata ma si sentiva così attratta da lui che non riuscì a frenare il suo impulso e, dato che durante questo scambio di battute si erano avvicinati parecchio l’uno all’altra, quasi a tal punto che sentiva il suo respiro affannato sul suo viso, premette le sue labbra sulle sue e lo baciò. Se ne pentì immediatamente, ma ormai non poteva più tirarsi indietro e sperò solo che lui ricambiasse il bacio, ma così non fu. I ragazzi e Rachel erano rimasti col fiato sospeso per tutto il tempo. Joy si staccò dalle labbra di Buck, lo guardò con le lacrime agli occhi e disse: “Ed ancora una volta ho sbagliato. Scusa” e senza guardare né tanto meno salutare nessuno se ne tornò a casa. Buck la seguì con lo sguardo ma non mosse un muscolo, incredulo per quanto era accaduto. Il primo a rompere il silenzio fu Jimmy: “Fiu”, fischiò, “non si può dire che non abbia carattere amico”, disse rivolto a Buck. Cody rientrò nella bunkhouse senza proferire parola ed anche gli altri ritornarono alle loro attività in silenzio. Rimasero lì solo Buck, Rachel e Lou, a cui la donna fece cenno di lasciarla sola con il ragazzo. “Perché non l’hai fermata?” “Perché avrei dovuto farlo?” “Perché se ancora non ti fosse chiaro, prova qualcosa per te e le piacerebbe conoscere meglio sia te che le tue tradizioni, ma tu sei troppo testone per capirlo ed hai eretto un muro” “Non sono obbligato a ricambiare i suoi sentimenti” “Assolutamente no, ma se ti conosco anche solo un po’, stai mentendo ed in fondo in fondo lei ti piace, ma sei troppo orgoglioso per ammetterlo con te stesso. Non fare lo sciocco Buck, fai chiarezza al più presto nel tuo cuore. Se aspetti troppo rischierai di perderla. Se invece mi sbaglio, allora ti chiedo scusa” Buck la guardò ma non le rispose. Prese il suo cavallo dalla stalla e si diresse al galoppo verso la prateria. Rachel sperò che le sue parole avessero avuto qualche effetto su di lui. Quella notte Buck non rientrò. Cavalcò verso la prateria e si accampò sulle rive del fiume. Aveva bisogno di fare chiarezza nel suo cuore ed ascoltare le prediche ed i commenti dei ragazzi non lo avrebbe affatto aiutato. Joy corse a casa con gli occhi lucidi ed appena entrata in salotto, crollò sul divano e scoppiò in un pianto a dirotto. Ma cosa le era saltato in mente? Perché lo aveva baciato. Aveva rovinato tutto. Come avrebbe fatto d’ora in poi a guardarlo in faccia? Come avrebbe fatto a frequentare ancora anche gli altri? Si sentiva morire per la vergogna. Decise di non farsi più vedere alla stazione e di limitare gli incontri con i corrieri all’emporio. Aveva il cuore spezzato perché aveva imparato a voler bene a tutti loro, ma non avrebbe potuto sostenere la vergogna del rifiuto di Buck. Si addormentò sul divano senza cenare e si risvegliò solo il mattino dopo.

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


Capitolo 5 Joy si svegliò riversa sul divano con indosso ancora i vestiti del giorno prima. Si fece forza per alzarsi, andò a lavarsi il volto ed a darsi una sistemata e senza far colazione perché aveva ancora lo stomaco chiuso, si recò all’emporio. Thompkins, quando la vide, le chiese: “Cosa ti è successo? Sembri devastata” “Oh non è nulla, ieri sera non ho digerito la cena, sono stata male tutta notte e non ho chiuso occhio. Mi passerà presto” “Potevi rimanere a casa a curarti se volevi” “Non è necessario, grazie, starò bene” Thompkins scosse la testa: non aveva creduto ad una parola di quello che la ragazza le aveva detto. Buck rientrò in tarda mattinata e non fece colazione. Si diresse subito alla stalla ed iniziò a prendersi cura dei cavalli. Rachel aveva notato che era tornato e con un po’ di caffè in una tazza lo aveva raggiunto: “Come stai Buck? Ci hai fatto preoccupare. Tieni, ti ho portato un po’ di caffè caldo” “Grazie Rachel. Avevo molto a cui pensare e dovevo stare da solo” “E?” “E cosa?” “Cos’hai deciso?” “Non mi va di parlarne” “Buck, ti prego, non buttare via qualcosa di bello a causa delle tue paure e della tua prevenzione. Joy è davvero una brava ragazza, non merita che tu la tratti così. Davvero non provi niente per lei?” Buck decise di essere sincero. Sorseggiò un po’ di caffè e poi disse: “ Non lo so Rachel, non lo so davvero. Mi sento attratto da lei ma non riesco a lasciarmi andare, ho paura di sbagliare ancora” “Segui il tuo cuore Buck, non può andare sempre male, là fuori c’è la donna giusta per te, ma se mai ti lasci andare, non la riconoscerai”. Gli voltò le spalle ed andò da Joy in emporio. “Ciao Joy” Lei le rispose con un timido sorriso. Rachel approfittò del fatto che Thompkins fosse impegnato con una cliente per parlare apertamente con l’amica: “Non disperare, dagli tempo e verrà lui a cercarti” “Dopo ieri? Non credo proprio Rachel. Ho deciso di stare per conto mio, non ce la faccio a sostenere lo sguardo ed il giudizio dei ragazzi, mi vergogno troppo” “Non bisogna mai vergognarsi dei propri sentimenti, soprattutto quando sono puri e sinceri. Vedrai che presto le cose si risolveranno. Capisco le tue ragioni, ma spero che resteremo amiche comunque” “Ma certo Rachel, ti voglio bene, è solo che non ce la faccio a venire alla stazione come prima” “Lo capisco. Io sono qui se hai bisogno, verrò io da te” “Grazie, sei un’amica” “Anche tu. Mi raccomando, abbi fede” e comprò un vasetto di marmellata per mettere a tacere Thompkins. Buck fu silenzioso e sfuggente tutto il giorno ed a pranzo c’era molta tensione tra i ragazzi. Nessuno osava far riferimento a quanto accaduto la sera prima e nessuno se la sentiva di parlare. Per fortuna c’era Jesse che, capendo la situazione, provava a fare delle battute come suo solito. Nel pomeriggio, Lou si avvicinò a Buck che stava preparandole il cavallo per la sua corsa. “Come stai Buck?” Buck alzò le spalle e non le rispose. “Non voglio farmi i fatti tuoi, ma un chiarimento con lei devi averlo, per dirle qualsiasi cosa, anche solo che non provi niente per lei, ma non puoi ignorarla così” Buck la guardò e di nuovo non disse nulla. Lou gli diede una pacca sulla spalla e rientrò. Buck capì che l’amica aveva ragione: doveva avere un confronto con Joy. Finì di preparare il cavallo e poi si recò da Thompkins poco prima della chiusura del negozio. Entrò e si diresse da lei. Joy sobbalzò quando lo vide ma fece finta di nulla. “Ciao”, le disse. “Hai bisogno qualcosa?”, si limitò a chiedere lei. “Devo parlarti” “Sto lavorando e poi non vedo cos’ altro ci sia da dire” “Per favore, ti aspetto qui fuori dopo la chiusura” Joy sospirò ed annuì. Buck uscì. Joy aveva il cuore in tumulto e Thompkins se ne accorse: “Cosa diavolo sta succedendo tra voi due?” “Niente signor Thompkins, assolutamente niente” “Joy, stai attenta a non farti male. Buck è un caro ragazzo, ma è una persona difficile e problematica” Joy annuì. Sistemò le cose in negozio, salutò Thompkins ed uscì. Buck la aspettava dall’altra parte della strada appoggiato ad un palo. Joy lo raggiunse. “Allora? Cosa devi dirmi?” Buck esitò un attimo ed a lei parve un secolo, poi con un filo di voce le disse: “Scusa” “Non devi scusarti, sono stata io a sbagliare, non avrei dovuto….”, non riusciva a dire quello che aveva fatto. “Io, ecco…vedi….”. Non riusciva ad articolare parola. D’istinto la attirò a sé e la baciò. Joy per un momento rimase esterrefatta, ma poi ricambiò il bacio con passione. Quando si staccarono, lui le sorrise e le disse: “Capito il concetto?” “Veramente no”, rispose lei rossa in volto. “Mi dispiace di aver reagito così ieri. Ho riversato su di te tutte le mie paure e con quel bacio mi hai preso così alla sprovvista che non sono riuscito a dire e fare nulla, anche perché non sapevo cosa volessi fare” “E adesso lo sai?” “Sì, voglio provare” “Buck, tu mi piaci molto e credo che questo tu l’abbia capito, però non scherzare con me. Se decidi di provare, devi farlo seriamente. Non voglio un rapporto indefinito, voglio stare con te, voglio essere la tua donna e se tu non sei pronto, allora lasciamo stare” “Joy anche tu mi piaci, è che faccio fatica a credere che qualcuno possa davvero interessarsi a me ed alla mia cultura” “Ma perché? Prova a fidarti delle persone” “Perché in passato ho avuto delle brutte esperienze che mi hanno fatto soffrire” “Ma io non voglio farti soffrire, io voglio amarti, conoscerti, condividere con te le mie passioni e capire le tue tradizioni. E’ così difficile da credere?” Lui la guardò con i suoi immensi occhi scuri carichi di emozione e di sofferenza, fece un mezzo sorriso e le rispose: “Forse no” “Quindi?” “Quindi voglio provare, voglio essere il tuo ragazzo e vedere dove ci porta questa cosa” Lei gli sorrise e si baciarono di nuovo. Thompkins mentre usciva dal negozio li vide e scosse la testa. “Vieni a cena alla stazione stasera” “Così senza preavviso?” “Credo che nessuno se ne lamenterà, sicuramente non Rachel” “Chissà cosa ti avrà detto eh?” “Beh, mi ha fatto una bella lavata di capo, ma mi ci voleva e me lo sono meritato” Joy gli sorrise, lo prese sotto braccio e si avviarono verso la stazione. Joy era così emozionata, non riusciva a credere a quello che stava capitando. Solo qualche ora prima era così disperata ed ora era la donna più felice del mondo. Quando arrivarono, i ragazzi erano già tutti a tavola. Buck aprì un poco la porta, senza rivelare la presenza di Joy, e disse: “Sono venuto con un’ospite, è un problema?” ed aprì la porta all’improvviso. Rachel urlò dalla gioia: “Joy! Che bello vederti qui, ma quindi voi due…” Joy arrossì e Buck le prese la mano, poi disse: “Abbiamo deciso di provarci” “Halleluja!”, esclamò Jimmy. Si alzarono tutti da tavola ed andarono incontro alla coppia. Noah e Kid abbracciarono Joy e diedero una pacca sulla spalla a Buck, poi fu il turno di Cody che tese la mano a Buck e gli disse: “Se la farai soffrire dovrai vedertela con me”. Buck fece un signorsì con la mano e Joy gli diede un bacio sulla guancia. Mentre c’era questa confusione, entrò Teaspoon che esclamò: “Ehi, c’è una festa qui?” “Joy e Buck sono ufficialmente una coppia”, lo informò Rachel entusiasta. “Halleluja! Finalmente hai incominciato a ragionare figliolo” e lo prese affettuosamente per le spalle. Si misero a tavola e cenarono con appetito. “Beh, direi che d’ora in avanti ceneremo sempre tutti insieme”, propose Rachel. “Ma non vorrei essere di troppo e disturbare”, ribattè Joy. “Tesoro, ormai sei una di famiglia, quindi non discutere con me, anche perché non l’avresti vinta” “Confermo”, intervenne Buck sorridendo. Era così bello vederlo finalmente sereno. “D’accordo, ma visto che sono una di famiglia”, ed intanto si alzò, ” non potrai impedirmi di aiutarti con i piatti e le pentole” Rachel sorrise e l’abbracciò. Noah intervenne rivolgendosi a Buck: “ E tu testa dura stavi per lasciartela scappare…” “Noah…”, lo toccò sul braccio Kid, “ non sono affari tuoi” “No Kid, ha ragione. Sono stato un perfetto idiota, ma poi per fortuna Rachel mi ha aperto gli occhi, ho guardato nel mio cuore ed ho capito che valeva la pena provarci” e nel frattempo strinse a sé Joy che stava distribuendo i piatti per le patate. Alla ragazza diventarono gli occhi lucidi. Teaspoon se ne accorse e disse: “ Bene bene, allora dove sono queste patate?” e la serata continuò tranquilla. Quando ebbero finito di cenare, i ragazzi si misero a giocare a carte mentre Rachel e Joy sistemarono i fornelli ed i piatti. Rachel ne approfittò per congratularsi con Joy: “ Hai visto che avevo ragione? Sono così felice per voi” “Devo ringraziarti Rachel, credo proprio che il tuo contributo sia stato determinante” “Ho solo dovuto aprirgli gli occhi, i sentimenti per te erano lì e dovevano solo trovare il modo di uscire” Quando ebbero finito, Joy raggiunse Buck al tavolo e gli chiese a cosa stessero giocando. Lui glielo spiegò e siccome Joy non conosceva quel gioco, le mostrò come fare. Quando ebbero una mano vincente, Buck esclamò:” Sì! Mi hai portato fortuna” e lei d’istinto lo baciò. Era la prima volta che si baciavano seriamente davanti agli altri e Joy notò l’imbarazzo di Buck. I ragazzi non commentarono ma lei sperò di non aver sbagliato di nuovo. Quando si fece tardi, Buck disse che l’avrebbe accompagnata a casa. “Ci vediamo domani Joy!”, le disse Rachel. “Va bene, grazie, devo ancora abituarmi a tutto questo” Si salutarono e poi Joy e Buck uscirono. Lei lo prese sotto braccio e mentre camminavano, Joy doveva togliersi un dubbio: “ Mi dispiace se ti ho messo in imbarazzo prima quando ti ho baciato, scusa” “Non devi scusarti, ormai stiamo insieme, è solo che per me è stata la prima volta. Non ho mai portato nessuna ragazza alla stazione ed è stato strano manifestare i miei sentimenti di fronte agli altri. Non dobbiamo vergognarci o nasconderci però” Joy ne fu felice e si baciarono di nuovo. Quando arrivarono a casa, si fermarono nel vialetto davanti alla porta. Si augurarono la buonanotte e si scambiarono un bacio appassionato che diventò sempre più profondo ed esigente, tanto che Buck dovette staccarsi prima di perdere il controllo. “Cosa c’è?”, gli chiese. “E’ meglio che vada, prima che non riesca più a staccarmi da te” “E perché dovresti staccarti?”, gli rispose lei piena di desiderio. Buck la attirò di nuovo a sé e riprese a baciarla. Joy aprì la porta e lui la spinse dentro senza staccare le labbra dalle sue, poi chiuse con un calcio l’uscio ed incominciò a far scivolare le sue mani sempre più giù. Joy lo lasciava fare, assaporando ogni attimo di quel momento idilliaco. Ad un tratto Buck si fermò e le disse ansimante: “Non possiamo” “Perché?” “Perché voglio fare le cose per bene Joy, voglio corteggiarti, voglio rispettare i tempi delle altre coppie, non voglio correre, tengo troppo a te e me ne rendo conto solo ora” Joy si illuminò quando sentì queste parole, ma gli disse: “A me non importa nulla delle convenzioni, io ti desidero ora, ma se tu non sei pronto, lo capisco” “Non è questo Joy, davvero, voglio seguire le regole” Joy annuì molto delusa. “ Va bene, buonanotte allora” Lui le diede un bacio sulla guancia, le augurò la buonanotte a sua volta e si diresse verso la porta. Messa la mano sulla maniglia si fermò, prese fiato e disse: “Al diavolo le convenzioni” e si precipitò verso di lei, baciandola con passione. “Dov’è la tua stanza?”, le chiese tra un bacio e l’altro. “Di sopra”, sussurrò lei. Lui la prese in braccio e la portò al piano di sopra, aprì la porta socchiusa con un piede e la depose davanti al letto. Si guardarono, annuirono e ripresero a baciarsi. Lui iniziò a slacciarle il vestito lentamente, assaporando ogni attimo. Quando ebbe finito, mentre le baciava il collo la liberò dal vestito e lei rimase solo con la biancheria intima. A sua volta Joy gli tolse il giubbetto in pelle ed iniziò a sbottonargli la camicia. Essendo intralciata dalla sua borsa della medicina gli disse: “ E questa?”. Lui se la tolse e l’appese al pomello del letto lì vicino dicendole: “Questa è un’altra cosa che ti dovrò spiegare, ma non ora…” e riprese a baciarla. Joy finì di sbottonargli la camicia e gliela tolse, poi passò le sue mani sul suo petto nudo, godendo di quel tatto. Passò ai suoi pantaloni e quando glieli ebbe slacciati ed abbassati, si chinò per togliergli gli stivali e per far scivolare fuori i pantaloni. Buck incominciò ad armeggiare con il suo intimo finchè lei fu completamente nuda. Lei gli tolse i mutandoni e poi lui la sdraiò sul letto. Si posizionò sopra di lei e mentre la baciava continuava ad accarezzarla, stimolandole i capezzoli e facendola gemere dal piacere. Scese con la bocca sempre più già fino ad arrivare tra i suoi seni. Fece scendere le mani una sul ventre ed un’altra lungo le gambe fino a raggiungere la sua intimità. La accarezzò mentre con l’altra mano le massaggiava ora un capezzolo ora l’altro, guidandola verso il piacere. Joy si teneva stretta ai suoi capelli e si sentiva in paradiso. Buck fece entrare lentamente il dito nella sua intimità e Joy emise un gemito. Quando capì che era pronta, si posizionò tra le sue gambe e la penetrò dolcemente, avendo intuito che lui era il suo primo uomo. Joy provò una piccola fitta, ma poi incominciò a seguire il ritmo di Buck che la portò piano piano ad esplodere di piacere, proprio mentre anche lui toccava l’apice dell’orgasmo. Ricadde su di lei sfinito e lei lo strinse a sé come se non volesse lasciarlo più andare. Dopo essersi ripreso, rotolò accanto a lei e le disse: “Stai bene?” Lei lo guardò con occhi pieni d’amore e gli rispose: “Meravigliosamente. Grazie Buck”. Rimasero per un po’ abbracciati senza parlare, poi lei ruppe il silenzio e gli chiese: “Ti sei pentito? Sii sincerò, lo capirò” Lui si voltò verso di lei stupito e le disse: “No, affatto, perché dovrei?” “Perché tu sei così speciale, dolce, sensibile ed io non sono nulla, non ho alcuna qualità, sono una ragazza anonima e mi sembra quasi impossibile che un ragazzo talentuoso come te si possa davvero interessare a me” “Ma cosa dici? Tu non sei affatto una ragazza anonima, sei forte, decisa, determinata ed io sono fortunato a non averti persa con la mia stupidità Non voglio più sentire questi discorsi, d’accordo?” Lei annuì e gli disse: “Ti amo Buck”. Lui la guardò negli occhi, sorrise e la strinse a sé. Non si sentiva ancora pronto a dirglielo e sapeva che le stava dando un dispiacere, ma per lui erano parole molto forti e voleva pronunciarle al momento giusto. Joy ebbe una fitta di delusione ma si disse che forse era lei troppo precipitosa, doveva già sentirsi fortunata così. “Vorrei non dover andare via” “Non farlo, resta qui stanotte, potresti andartene domani mattina presto e rientrare senza che nessuno se ne accorga” “Non mi tentare…” “Sarebbe davvero bello” “Forse hai ragione, se me ne andrò prima dell’alba non se ne accorgerà nessuno” Si sorrisero, si baciarono e rimasero abbracciati stretti l’uno all’altra. Quando credette che Joy stesse dormendo, Buck sussurrò: “Ti amo anch’io Joy, ma non sono pronto a dirtelo, faccio sempre molta fatica ad esternare i miei sentimenti, spero che tu senta comunque quello che provo per te” e la strinse a sé ancora di più. Joy non mosse un muscolo ma il suo cuore si gonfiò di gioia. Ora sapeva cosa lui provasse per lei e non le importava che non riuscisse ancora a dirglielo, l’importante era che l’amava davvero.

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


Capitolo 6 Joy dormì poco, era troppo emozionata per quanto era accaduto il giorno e la sera precedente. Sentiva Buck muoversi nel letto e non si stancava di guardarlo mentre dormiva beatamente. Lo abbracciò forte ed attese così l’alba. Quando fu l’ora di svegliarlo, lo scosse dolcemente e gli sussurrò nell’orecchio: “Buck, è quasi l’alba, è ora che tu vada se vuoi rientrare prima che gli altri si sveglino” Buck mugugnò qualcosa di incomprensibile, poi aprì piano i suoi meravigliosi occhi scuri e Joy si perse in essi. “Buongiorno”, le disse assonnato, “è già ora?” “Sì purtroppo” Lui la baciò e le disse: “Sono stato benissimo stanotte, non dormivo così sereno da molto tempo” Lei gli sorrise e disse: “E’ bello vedere il tuo volto accanto a me alla mattina” e lo baciò. Buck la attirò a sé e finirono per fare di nuovo l’amore. “Come vorrei non dover sgattaiolare via” “Sono già stata fortunata ad averti avuto tutto per me fino ad ora” “Ci vediamo per pranzo?” “Va bene” “Domani avrò la mia corsa e non potremo stare insieme, ma potremo stare da soli per cena se ti va” “Assolutamente sì, vieni a cena qui da me” “Perfetto” e la baciò di nuovo prima di scendere dal letto. Joy lo ammirò mentre si rivestiva e non potè fare a meno di notare il suo meraviglioso corpo muscoloso. Quando fu pronto la baciò e le disse: “Stai tranquilla a letto, riposati ancora un po’, conosco la strada. A dopo” e la baciò teneramente. “A dopo” e lo accompagnò con lo sguardo mentre usciva dalla stanza. Si rotolò tra le lenzuola assaporando il suo profumo e strinse forte il cuscino su cui Buck aveva dormito. Si sentiva la donna più fortunata del mondo. Buck tornò alla stazione felice come non si sentiva da non sapeva più quando. Aveva capito che Joy era la donna giusta per lui, che di lei si poteva fidare e che era davvero pronta ad accettare le sue tradizioni e la sua doppia anima. Entrò di soppiatto nella bunkhouse cercando di non fare rumore, si infilò sotto le coperte e si svestì nel letto per evitare di fare rumore. Si riappisolò per una mezzora, finchè non sentì la voce dei suoi amici che si stavano svegliando e soprattutto quella di Kid che gridava : “Corriere in arrivo”; Lou stava tornando dalla sua corsa e toccava a lui il prossimo turno. Si alzò dalla branda ed incontrò lo sguardo indagatore dei ragazzi: “Allora, siamo tornati tardi stanotte eh?” lo prese in giro Jimmy. “In effetti sì, abbiamo chiacchierato un po’ per conoscerci meglio ed abbiamo perso la cognizione del tempo”, rispose Buck evasivo ed evitando di guardarli negli occhi. “Sì è? Immagino…”, lo prese di nuovo in giro Jimmy. Nel frattempo entrò Lou, ancora ignara degli sviluppi. “Ho una fame da lupi, quando è pronta la colazione?”, chiese. “Fossi in te mi darei una mossa a lavarmi, ci sono pettegolezzi freschi freschi per colazione”, insinuò Cody. “Di cosa parli?” e vide che tutti guardavano Buck. “Forza, non lasciatemi sulle spine”, scongiurò. Intervenne allora Buck che le disse: “Io e Joy stiamo insieme” Lou si precipitò ad abbracciarlo e gli disse: “Sono felicissima per voi, vedrai che starete bene” e Buck annuì. A colazione Buck informò Rachel e gli altri che a pranzo avrebbe raggiunto Joy ed ovviamente fu oggetto di battute da parte di tutti. Joy si era appisolata un po’ dopo la partenza di Buck e quasi rischiò di arrivare in ritardo in negozio. “Buongiorno signor Thompkins”, lo salutò con un meraviglioso sorriso sul volto. “Buongiorno Joy, vedo che oggi stai meglio” “Decisamente, grazie, e sono piena di forze. Diamoci da fare”. Thompkins sorrise e scosse la testa. Quando arrivò la pausa pranzo, Buck entrò nel negozio e si recò da Joy: “Ciao, com’è andata stamattina?” “Bene, abbiamo avuto molti clienti. Sono arrivati dei nuovi libri, io ne ho già scelto qualcuno. Ti interessa vederli?” “Sì, grazie” e se li fece mostrare. Di nuovo acquistò qualcosa sulla medicina e Joy si ripromise di chiedergli prima o poi la natura del suo interesse. “Ci vediamo dopo signor Thompkins”, lo salutò Joy. “Aspettate un momento voi due, venite qui” Buck divenne teso, guardò Joy che ricambiò il suo sguardo facendogli capire che non sapeva cosa volesse dir loro. “Senti Buck, so che non sono affari miei, ma considero Joy quasi come una figlia e non voglio vederla soffrire. Ho capito che sta succedendo qualcosa tra voi due. Mi raccomando, se farai qualcosa di male dovrai rendere conto a me, chiaro?” Buck annuì senza osare proferire parola. Fu Joy a rispondere: “Grazie signor Thompkins per l’affetto che mi dimostra ed anch’io ti considero come un padre. Io e Buck ci volgiamo bene, ci stiamo conoscendo e vogliamo solo vivere le nostre emozioni” “Sei consapevole delle difficoltà che potrete incontrare?” “Sì, ma ne vale la pena” “Bene, allora congratulazioni e godetevi il tempo insieme” Joy lo abbracciò e lo ringraziò. Andarono a pranzo al saloon e Joy disse a Buck: “E’ stato carino il signor Thompkins ad interessarsi a noi vero?” “Sì, devo dire che mi ha lasciato senza parole. All’inizio non andavamo molto d’accordo, ma a poco a poco abbiamo incominciato a conoscerci ed è nato un reciproco rispetto” “Ne sono felice”. Mentre pranzavano, chiacchieravano animatamente e Joy chiese a Buck spiegazioni sulla sua borsa della medicina. Buck le spiegò il significato di quello che conteneva e che se la portava sempre al collo come un segno di protezione. Joy gli fece altre domande sulle sue tradizioni e Buck soddisfece a tutte le sue curiosità. Il tempo scorse velocemente, Buck la riaccompagnò al negozio e le disse che sarebbe andato a prenderla all’uscita per andare insieme alla stazione. Quando arrivarono, Lou corse loro incontro. Voleva congratularsi con Joy dato che non ne aveva ancora avuto l’occasione. “Sono davvero felice per voi, Joy, siete una bella coppia e vi meritate di essere felici” “Grazie Lou, sei un’amica” Joy aiutò Rachel ad apparecchiare e la cena fu piacevole come la sera precedente. Teaspoon raccontò la sua giornata animata da alcuni ubriaconi che nel pomeriggio avevano creato scompiglio al saloon e Joy raccontò dell’incontro con una strana signora che le aveva fatto tirare fuori tutte le stoffe per poi non comprare nulla. Rachel e Joy sistemarono poi la cucina e quando ebbero finito, Joy raggiunse Buck che stava leggendo sulla sua branda un libro che aveva acquistato la mattina all’emporio. Si sedette accanto a lui, si scambiarono un tenero bacio e poi lei gli chiese: “Cosa leggi?” “Un saggio sulle erbe medicinali” “Ti interessi di medicina?” “Sì, al campo mi piaceva osservare l’uomo della medicina e come si prendeva cura delle persone malate. Ho incominciato a leggere dei libri e mi piacerebbe imparare a curare le persone” “Un nobile proposito” “Una follia più che altro” “Perché?” “Perché non ho né il tempo né i mezzi per seguire gli studi” “Mai dire mai Buck” e lo baciò di nuovo. A poco a poco Buck si sentiva sempre meno imbarazzato con i suoi amici e gli veniva naturale scambiarsi coccole con Joy. Quando fu ora di andare, Rachel le disse:” Ci vediamo domani sera Joy?” “Ehm, in realtà no, ho chiesto a Buck di venire a cena da me visto che domani mezzogiorno non ci vedremo dato che sarà fuori per la sua corsa” “Bravi, fate bene a ritagliarvi un po’ di tempo per voi. Ci vediamo dopodomani allora” “Certo, buonanotte” “Buonanotte” le dissero tutti. Buck la accompagnò ed una volta arrivati, lei gli chiese se volesse entrare. “Me lo stai chiedendo davvero?” “Sì, perché?” “Perché la risposta mi sembra più che scontata” e la baciò appassionatamente. Quando si staccarono, lei gli disse: “Beh, dato che domani mattina presto dovrai partire, pensavo che non volessi tornare tardi” “Sacrificherei tutte le ore di sonno pur di stare con te”, gli disse lui abbracciandola. Joy aprì la porta ed entrarono. Non appena richiuso l’uscio, Buck la spinse verso il divano ed incominciò ad armeggiare con la sua camicetta. In un momento furono distesi sul divano a fare l’amore. Rimasero abbracciati per un po’ e poi Buck le disse: “Sai Joy, non avrei mai creduto di star così bene con una persona. Dopo la morte di Ike…non ti ho mai parlato di lui vero?” “No, ma lo hanno fatto Rachel e Lou e mi hanno spiegato il vostro rapporto e la sofferenza che ti ha provocato la sua morte. Se vuoi parlarmene, ti ascolto” Buck si sfogò con lei ed arrivò a confidarle sentimenti ed emozioni che non aveva mai tirato fuori con nessuno. Parlare con lei era naturale, era come se non dovesse aver paura di essere giudicato, esattamente il contrario di quello che aveva creduto quando l’aveva conosciuta. Dopo più di un’ora, Buck le disse che forse era meglio che tornasse alla stazione, non voleva che qualcuno vedendolo uscire la sera tardi da casa sua, parlasse male di lei. “Beh, troppo tardi Buck Cross, ti ricordo che ieri te ne sei andato all’alba…” “Sì, ma a quell’ora confido che anche i ficcanaso stiano dormendo” e si misero a ridere. “Ci vediamo domani sera a cena qui allora?” “Non vedo l’ora” “Cavalca sicuro” e lo baciò teneramente. Buck la salutò e se ne andò. Joy salì nella sua camera da letto, si cambiò e si addormentò facilmente: sognò di stare avvolta tra le braccia di Buck. La mattina dopo Buck partì per la sua corsa e Joy andò all’emporio. In tarda mattinata, entrò la signora Swanson, una delle sue vicine. Mentre si faceva mostrare qualche cappellino, disse a Joy: “Ho notato che ieri sera ti ha riaccompagnato a casa quel corriere mezzo indiano” “Sì signora, qualcosa non va?” “Beh, non per farmi gli affari tuoi, ma non sta bene che una signorina accolga in casa un uomo senza la compagnia di qualcuno…” “Vede signora Swanson, io e Buck siamo consapevoli che ci sono delle regole nel corteggiamento e… sì, io e lui stiamo insieme, ci siamo innamorati. Il fatto è che né io né lui abbiamo famiglia, quindi è naturale che ai nostri incontri non ci sia nessuno. Semplicemente mi ha riaccompagnata a casa dopo che abbiamo cenato alla stazione con gli altri nostri amici, è entrato a fare una chiacchierata e sono sicura che avrà notato che se ne è andato in un orario decoroso. Non è colpa nostra se siamo orfani” “Oh, capisco, ma state attenti, sapete, le malelingue…” “E lei ne sa qualcosa, vero signora?”, disse alquanto seccata Joy. La signora comprò frettolosamente un cappellino e se ne andò. “Tutto bene?”, le chiese Thompkins che la vide un po’ alterata. “Sì, è solo che la signora Swanson non sa farsi gli affari suoi…” “Joy è naturale che qualcuno sparli del vostro rapporto, ma se vi volete bene non dovete farvi influenzare” “A me non sembra proprio naturale, comunque… cercherò di essere il più cordiale possibile…”. Thompkins annuì. Buck tornò poco prima dell’ora di cena e venne accolto da Noah che doveva prendere il suo posto e da Lou che sapeva che lui non vedeva l’ora di andare da Joy. Gli disse: “Buck, lascia stare il tuo cavallo, me ne occupo io, corri a lavarti e vai da lei” “Grazie Lou, sei un’amica. Saluta gli altri. A stasera” e dopo averla baciata sulla guancia, corse come un fulmine a lavarsi ed a cambiarsi. Joy, una volta tornata dal lavoro, si era fatta un bagno caldo, si era preparata ed aveva incominciato a cucinare: aveva preparato lo spezzatino con le patate e la sua torta di mele, oltre ad alcune focacce. Quando sentì bussare alla porta, si tolse il grembiule, si diede un’aggiustata ai capelli ed andò ad aprire. Trovò Buck sorridente con in mano un mazzolino di fiori di campo che aveva raccolto nel prato dietro alla stazione prima di andare da lei. “Buonasera! Questi sono per te”, le disse. “Grazie Buck, vieni, entra” e lo prese per mano per farlo entrare. Appena ebbe chiuso la porta, gli gettò le braccia al collo e lo baciò con passione. “Wow, se questo è il benvenuto tute le volte che torno da una corsa, chiederò a Teaspoon di farmi fare più turni” ed entrambi sorrisero. “Vieni, siediti. Com’è stata la cavalcata? Tutto bene?” e nel frattempo sistemò i fiori in un vaso. “Sì, nessun problema. Ho solo incontrato un gruppo di indiani ma quando mi hanno riconosciuto, mi hanno lasciato passare senza problemi, sono gente pacifica” “Bene, meno male che non sei stato attaccato” “No, non sono una tribù bellicosa, ho avuto a che fare con loro più volte con Teaspoon per acquistare dei cavalli. E a te com’è andata la giornata?” “Tutto bene, salvo la signora Swanson che stamattina è venuta a ficcare il naso nei nostri affari” “E chi è la signora Swanson?” “La mia vicina. Ti ha visto ieri sera quando mi hai riaccompagnata a casa e ci ha tenuto a dirmi che non sta bene che una fanciulla sola accolga in casa un uomo. Le ho risposto che essendo noi 2 orfani non possiamo fare altrimenti e le ho dato il ben servito. Dobbiamo stare un po’ attenti con lei” “Ecco il motivo per cui volevo fare le cose secondo le regole” “Quindi ti sei pentito?” “Assolutamente no ed ora non potrei più fare a meno di te” “E allora credo che gusterai il dessert….”, gli disse maliziosa. Joy servì poi la cena e mentre stavano per incominciare a mangiare, sentì bussare alla porta. “Chi è?”, chiese guardando Buck con aria interrogativa. “Sono la signora Swanson, ho bisogno un favore” Joy alzò gli occhi al cielo ed andò ad aprire. “Buonasera signora Swanson, come posso aiutarla?” “Oh cara, vedo che hai compagnia. Mi dispiace disturbarti ma avrei bisogno di un po’ di zucchero. Sono rimasta senza e non posso fare a meno la sera di bere la mia tisana, altrimenti non dormo proprio. Saresti così gentile da prestarmene un po’? Domani verrò all’emporio a rifornirmi” “Certo signora, attenda qui” Joy andò in cucina, mentre la signora si avvicinò alla tavola ed a Buck. “Mi dispiace ragazzo di aver fatto irruzione così all’improvviso, spero di non aver interrotto nulla” “Mi chiamo Buck signora e non si preoccupi, non abbiamo ancora iniziato a cenare, non ci ha interrotti affatto” Joy tornò con un sacchetto di zucchero e lo diede alla signora dicendole: “Le avrei prestato una zuccheriera ma sa, sono appena arrivata e ne ho una sola, mi dispiace” “Oh non preoccuparti cara, ti ho già disturbata abbastanza, e poi così non dovrò tornare a riportartela” “Già. Ci vediamo domani allora. Buonanotte signora” “Buonanotte a voi cari, siete proprio carini” “Grazie signora” ed intanto la accompagnò alla porta. Una volta chiuso l’uscio, Joy disse a Buck: “Visto? E’ venuta a controllare che non facessimo nulla di sconveniente…” Buck sorrise. Finalmente iniziarono a mangiare e nel frattempo si raccontarono un po’ delle loro vite passate. In fondo sapevano davvero poco l’una dell’altro. Joy era curiosa di sapere se Buck avesse avuto tante altre donne e decise di chiederglielo senza mezzi termini: “Allora bel ragazzo, quante donne hai avuto nella tua vita?” Buck arrossì e rispose. “Ma che domande mi fai?” “Beh se non ti va di rispondere non devi”, gli rispose Joy un po’ delusa. Buck la guardò e capì: Joy era ancora molto insicura, aveva paura di non essere abbastanza per lui e non riusciva davvero a capire perché. Aveva notato che non gli aveva più detto che lo amava, forse perché aveva pensato di aver sbagliato quando glielo aveva detto la prima volta. Pensò che in fondo era colpa sua perché all’inizio era stato così duro e scostante con lei e volle rimediare, perciò le disse: “Hai ragione, dobbiamo dirci tutto se volgiamo avere un rapporto solido ed io lo voglio davvero” e vide i suoi occhi illuminarsi al suono di queste parole. “Sono stato innamorato una sola volta e non è finita bene: era venuta a Sweetwater, dove avevamo prima la stazione, una ragazza di buona famiglia, figlia di un banchiere che aveva rilevato la banca della città. Sono rimasto affascinato da lei appena l’ho vista ed incredibilmente sembrava che anch’io le piacessi. Ci siamo frequentati un po’ ma ovviamente né suo padre né i suoi scagnozzi erano d’accordo. Uno di loro ha finito per ricattare suo padre e per ferirlo e lei ha scelto di stare con lui e di lasciare la città” “Mi dispiace Buck” “In fondo ho sempre saputo che una donna così non avrebbe potuto stare con me” “Ed è per questo che ti sei convinto che non avessi nulla da offrire ad una donna?” “Sì, finchè tu mi hai fatto cambiare idea” “E avete…sì, insomma, hai capito…..” “No, tu sei stata la prima” “Davvero?” Buck annuì e lei lo baciò. “E’ stata l’unica?” “Sì. In realtà quando ero al campo indiano ero promesso ad una ragazza, ma avevamo dodici anni e non credo che abbia valore” “E che fine ha fatto?” “Un giorno, mentre noi uomini eravamo fuori per una battuta di caccia, dei bianchi hanno attaccato il nostro accampamento, facendo strage di donne e bambini. Lei si è salvata perché era una bianca allevata dai kiowa, ma non ho più saputo nulla di lei, è stata portata via” “Mi dispiace Buck, ora capisco la tua diffidenza verso le relazioni amorose” “Ma basta parlare di me. E tu? Non dirmi che non hai mai avuto dei corteggiatori perché non ci credo” “Beh, in realtà quando ero in Italia avevo un ragazzo. Frequentava già la mia casa ed aveva conosciuto i miei genitori. All’inizio era gentile e premuroso, mi riempiva di complimenti e di belle parole, poi a poco a poco il nostro rapporto è diventato un’abitudine per lui, dava per scontato me ed il mio amore ed è una cosa che non sopporto. Era forse più legato all’idea di farsi una famiglia che a me, così l’ho lasciato prima che mi facesse la proposta. Io voglio un uomo che mi dimostri il suo amore, che mi consideri importante, che mi emozioni e se già prima del matrimonio tutto questo viene meno, io non ci sto” “E non ti sei mai più innamorata?” “I miei genitori hanno tentato più volte di farmi fidanzare, ma il mio cuore non batteva per nessuno dei pretendenti presentatimi da loro. Poi i miei mi hanno lasciata, prima l’uno e poi l‘altra a causa di una brutta epidemia e così ho deciso di partire, volevo una vita diversa. Alcuni miei parenti hanno cercato subito di accasarmi, ma io ho fatto i bagagli, ho raccolto la mia eredità, ho venduto la mia casa e sono venuta qui. Ed ho conosciuto te. La prima volta che ti ho visto al ballo il mio cuore ha saltato un battito. Ero incuriosita da quello che Rachel mi aveva detto di te ed a poco a poco mi sono innamorata” Buck la attirò a sé e la baciò teneramente. Continuarono a raccontarsi un po’ della loro vita passata ed alla fine della cena Joy si alzò da tavola per sistemare. Buck si offrì di aiutarla e lei, dopo aver protestato inutilmente, glielo permise. Quando ebbero finito di sistemare, Buck la prese tra le braccia e le disse: “E adesso vorrei il mio dessert preferito….” “Ma come, non ti è piaciuta la mia torta?”, chiese lei innocentemente. “Assolutamente sì, ma preferisco un altro tipo di dolce…” e la prese in braccio dirigendosi al piano di sopra. Fecero l’amore teneramente, esplorando i loro corpi e conoscendosi sempre meglio, esplorando nuovi piaceri ed osando sempre di più. Al culmine del piacere, Buck aprì gli occhi, la guardò dritto nei suoi e le disse: “Ti amo Joy”. Finalmente era riuscito a dirglielo, voleva farle capire che la amava veramente. Gli occhi di Joy si inumidirono e gli rispose: “Anch’io ti amo Buck, da morire” e si distesero l’una accanto all’altro. “Pensa se venisse a bussare ora la signora Swanson”, le disse Buck ridendo. “Oh mio Dio, non dirlo nemmeno per scherzo” e si misero a ridere entrambi. Buck emise qualche sbadiglio e Joy capì che doveva essere molto stanco. Avrebbe voluto che restasse di più ma sapeva che doveva permettergli di riposare. “Credo che sia meglio che tu vada tesoro”, era la prima volta che lo chiamava così, “ sei molto stanco. Ci vediamo domani per pranzo?” “Vuoi già liberarti di me?” “No, sciocco, se fosse per me non ti lascerei mai andare, ma hai avuto una giornata pesante ed è meglio che ti riposi un po’. Abbiamo tutto il tempo per stare insieme” Buck la baciò e si rivestì. Joy fece altrettanto e lo accompagnò di sotto. Lo seguì fino al vialetto e gli diede un bacio. Con la coda dell’occhio vide la signora Swanson affacciata alla finestra e scosse la testa. Salutò Buck senza dirgli nulla e quando stava per rientrare in casa, non resistette: si girò verso la finestra della vicina e le fece un saluto. Immediatamente lei scomparve dietro la tenda della finestra da cui li stava spiando. Joy sorrise per quella piccola rivincita ed andò a dormire felice: finalmente Buck si era aperto completamente con lei e le aveva detto che la amava: non poteva desiderare nulla di più.

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


Capitolo 7 Le settimane successive passarono senza nessuna particolare novità. Buck e Joy avevano la loro routine quotidiana: lui andava in negozio in pausa pranzo e la sera cenavano tutti insieme. Lui la riaccompagnava a casa e stavano un po’ per conto loro. Quando Buck aveva le sue corse, la sera cenavano da soli o da Joy o al saloon ed a volte la domenica organizzavano dei pic nic con gli altri, da soli o talvolta con Lou e Kid che stavano diventando sempre più vicini. Un giorno videro appeso sopra l’edificio del saloon uno striscione che annunciava un ballo di beneficienza per il sabato successivo. Quando Buck lo vide, disse a Joy: “Sarà il primo ballo a cui andremo come coppia e così tutti sapranno che stiamo insieme ufficialmente” “Già, il nostro debutto ufficiale in società. Te la senti?” “Possibile che tu abbia ancora dei dubbi circa i miei sentimenti per te?” “No, so che mi ami, ma mi sembra sempre troppo bello per essere vero. Non sono mai stata così felice in tutta la mia vita” e lo baciò affettuosamente. In giro preferivano non ostentare troppo i loro sentimenti, volevano evitare le malelingue. La sera a cena l’argomento principale fu proprio il ballo. Rachel confabulava con Joy circa i preparativi ed i ragazzi prendevano un po’ in giro Buck perché sapevano che non amava molto le feste ma sarebbe stata l’occasione di ufficializzare il suo rapporto con Joy e questo lo metteva tremendamente in agitazione: non perché non fosse sicuro del loro amore, ma perché non amava essere al centro dell’attenzione. Joy disse a Rachel: “Mi dispiace davvero per Lou, chissà come soffrirà, soprattutto adesso che lei e Kid sono così vicini “. Lou quella sera non era presente, era fuori per la sua corsa per un paio di giorni. “Già! Dovrò pensare ad una soluzione” “Sì, ma quale?” “Non lo so ancora ma qualcosa mi verrà in mente” Dopo cena Joy e Buck andarono un po’ fuori sul portico a leggere un libro: Buck continuava ad interessarsi alla medicina e Joy cercava di spronarlo a non tralasciare questa passione, ma lui non si sentiva all’altezza. La settimana trascorse velocemente ed il sabato mattina, Thompkins disse a Joy: “Prenditi pure il pomeriggio libero Joy, preparati con calma per questa sera, so che per te e Buck è un’occasione importante” “Grazie signor Thompkins, ma sei sicuro di farcela da solo?” “Prima del tuo arrivo me la sono sempre cavata, un sabato pomeriggio da solo cosa sarà mai?” “Grazie” e lo abbracciò prima di uscire ed andare incontro a Buck. “Il signor Thompkins mi ha lasciato il pomeriggio libero per prepararmi con più calma per stasera. E’ molto gentile, davvero lo considero come un padre” “Bene, allora saprò a chi rivolgermi quando deciderò di chiedere la tua mano” Joy sgranò gli occhi di fronte alla parole di Buck: non aveva mai osato nemmeno pensare al matrimonio con lui ed il fatto che lui facesse questa battuta la lasciò sbalordita. Decise di essere il più naturale possibile e rispose: “Buona idea!”. Si guardarono e si sorrisero, consapevoli che prima o poi sarebbe arrivato il momento di costruirsi una vita insieme, ma per ora lasciarono cadere l’argomento, dovevano pensare prima a rendere ufficiale il loro rapporto. Dopo aver pranzato insieme, si separarono ed andarono a prepararsi per la serata. Buck sarebbe passato a prenderla per le 6.30 p.m. Joy si fece un bel bagno rilassante, si acconciò i capelli con un semiraccolto e provò decine di vestiti prima di scegliere quello adatto: un vestito azzurro pallido con un nastro in vita che scendeva sul retro della gonna, le maniche a ¾ che terminavano con degli inserti di seta bianca ed un paio di stivaletti bianchi. In mano aveva una piccola borsetta dello stesso colore del vestito. Al collo ed alle orecchie la consueta parure del padre. Buck bussò alle 18.30 precise e si presentò con uno stupendo mazzo di rose bianche. “Mademoiselle”, le disse porgendole i fiori. “Grazie tesoro, entra mentre li metto nel vaso” e chiuse la porta alle sue spalle. Buck indossava i suoi pantaloni di daino, una camicia bianca fermata al collo da un laccetto nero ed una giacca nera. Aveva i lunghi capelli sciolti ed a lei sembrava bellissimo. Si vedeva che era nervoso, ma cercava di non darlo a vedere. Quando lei ebbe posizionato il vaso di fiori sul tavolo del salotto, le disse: “Pronta? Andiamo” “No Buck, aspetta un momento” e gli prese le mani. “Cosa succede?” “Sei davvero sicuro di volerlo fare? Non mi devi niente, se non ti senti pronto o hai qualche ripensamento, lo capirei. Non farlo solo per accontentarmi” Buck le prese il viso tra le mani e le diede un tenerissimo bacio, poi le disse: “Joy, non dubitare mai del mio amore. Forse non sono bravo a dimostrartelo, ma ti amo tantissimo e voglio che tutti conoscano i miei sentimenti per te. E’ vero, sono un po’ nervoso, ma non perché sia insicuro, è solo che non amo avere gli occhi puntati addosso e stasera succederà proprio questo. Devi smetterla di essere insicura sui miei sentimenti” Joy aveva le lacrime agli occhi e rispose: “So che mi ami Buck, davvero, ma non riesco a fare a meno di essere incredula di fronte a tutta la felicità che provo. Ti prometto che non ti farò più questi discorsi. Andiamo!”. Lo prese sotto braccio ed uscirono emozionati entrambi. Quando entrarono, Joy si strinse al suo braccio e lui le fece capire che niente poteva andare storto. Notarono che Teaspoon, Rachel ed i ragazzi erano in fondo al salone e si diressero verso di loro. Si imbatterono nel signor Thompkins che baciò Joy sulla guancia e disse a Buck: “Mi raccomando, ti tengo d’occhio” e poi sorridendo continuò: “Divertitevi ragazzi, ve lo meritate”. Joy e Buck lo ringraziarono e proseguirono verso gli amici. “Ecco qui i due colombi”, scherzò Teaspoon. “Allora, come vi sentite?” “Io non so se sono più emozionata o felice, mentre Buck scapperebbe all’istante se potesse, vero tesoro?” e si strinse ancora di più a lui. “In effetti non vedo l’ora che la serata finisca e che torni tutto tranquillo, ma so che prima mi aspetta una serie infinita di balli” “Sicuro! Devi recuperare quelli che non mi hai concesso l’altra volta perché non mi sopportavi” “Non è vero, è solo che ero un po’ diffidente…” “Un po’ diffidente?”, lo prese in giro Jimmy, “ diciamo che sembravi di più un cane rabbioso!” “Non esagerare adesso! Però hai ragione, me lo merito” e queste risate aiutarono Buck a smorzare un po’ la tensione. “Ma dove sono Lou e Kid?”, chiese Joy. “Ci raggiungeranno tra poco con una sorpresa…”, disse Rachel misteriosa. Joy cercò di carpirle qualche informazione ma Rachel fu irremovibile. Qualche minuto dopo, videro entrare nel salone Kid che accompagnava una splendida ragazza in abito blu scuro. Quando si furono avvicinati tra gli sguardi ammirati di molti giovani, Rachel annunciò: “Vi presento la signorina Louise, cugina del nostro corriere Lou. Essendo lui fuori per una corsa speciale, Kid si è offerto volontario per accompagnarla al ballo. Ripartirà domani mattina per incontrare Lou a Seneca” Joy guardò male Buck che, come tutti gli altri ragazzi, aveva la bocca aperta dallo stupore e poi disse a Lou all’orecchio: “ Sei bellissima, complimenti. Avete avuto un’idea brillante” “Il merito è di Rachel”, rispose Lou emozionata. Le coppie iniziarono a ballare e Joy e Buck, Lou e Kid monopolizzavano le attenzioni di quasi tutti i presenti. Buck si sentiva molto a disagio, ma poi decise di godersi la serata pensando solo all’amore che provava per Joy e riuscì a rilassarsi un po’. Lou e Joy ballarono con tutti i corrieri e con Teaspoon e rifiutarono molti inviti di giovanotti che ci rimasero molto male. Naturalmente c’era qualcuno che non vedeva di buon occhio il rapporto tra Joy e Buck e che provava a far nascere qualche pettegolezzo, ma Teaspoon, Rachel e Thompkins si trovavano sempre al posto giusto nel momento giusto per evitare spiacevoli episodi. La serata procedette bene per un po’, tutti si divertivano, mangiavano e ballavano, ma ad un tratto, mentre Buck e Joy erano in pista impegnati in un ballo, si sentì un improvviso trambusto ed una giovane cadde a terra svenuta. Si sentì urlare un giovane che cercava il dottor Stevenson, ma gli fu risposto che non era presente perchè era impegnato in una casa lì vicino a far nascere un bambino. Senza pensarci due volte, Buck seguì il suo istinto e si precipitò verso la giovane. Joy capì che intenzioni avesse e fece creare dello spazio intorno alla ragazza ed a Buck. Quest’ultimo provò a sentire il polso della ragazza, la esaminò ed incominciò ad urlare: “Presto, qualcuno le slacci il corpetto e la faccia respirare! E’ incinta ed il corsetto troppo stretto l’ha fatta svenire. Presto, non c’è tempo da perdere”, urlò mentre il volto della ragazza incominciava a diventare blu. Joy si precipitò a fare quello che aveva detto Buck, aiutata da altre due signore, mentre all’improvviso si sentì un uomo gridare: “Come osi screditare così mia figlia maledetto mezzosangue, la mia Abigail è una ragazza onesta e non può essere incinta! Dovrai rispondere di questa calunnia!”. Teaspoon e Thompkins si precipitarono a trattenere l’uomo che stava per scagliarsi contro Buck e nel frattempo, la giovane, liberata dall’oppressione del corsetto, riprese a respirare ed il suo colorito stava tornando a poco a poco normale. Entrò subito dopo il dottor Stevenson, che era stato chiamato da alcuni uomini e si avvicinò alla ragazza. Confermò che Abigail Johnson, questo il nome della ragazza, molto probabilmente era incinta e che se Buck non fosse intervenuto a farla respirare, sarebbe morta asfissiata. “Non può essere, non è vero!”, continuava ad urlare il padre che venne scortato fuori da Noah e Jimmy mentre il dottore, Abigail e sua madre, in lacrime e rossa per la vergogna si recavano nello studio medico. Nessuno aveva notato un giovane che era rimasto impietrito di fronte all’accaduto e che appena la famiglia ed il medico furono usciti, guardò Buck, gli tese una mano e gli disse: “Grazie!”. Era il fidanzato della giovane, in evidente stato di shock, ma non tanto da non capire l’importanza dell’intervento di Buck. Uscì subito anche lui per raggiungere la fidanzata e Teaspoon prese la parola: “Bene signori, per fortuna l’intervento di Buck ha evitato una tragedia. Lo ringraziamo tutti e possiamo riprendere la festa. La ragazza starà bene e ricordiamoci tutti che siamo qui per una nobile causa: raccogliere soldi per i bambini dell’orfanatrofio. Si riaprano le danze” La gente faticò a riprendere il ballo, ma a poco a poco il caos si smorzò. Joy abbracciò Buck e gli chiese: “Come stai tesoro?” “Sono solo felice di essere stato utile, ma capisci perché è inutile che io coltivi la mia passione? Sarò considerato sempre meno di un bianco” “Non dire così, il padre di Abigail era sotto shock e si è scagliato contro di te, ma vedi che tutti, a partire dal dottore e dal suo fidanzato, ti hanno ringraziato. Piuttosto, come hai capito che è incinta?” “Quando ero alla missione ho visto tante ragazze in quelle condizioni rifugiarsi dalle suore fino al parto. Tentavano di nascondere il loro stato stringendo sempre di più il corsetto e spesso svenivano come Abigail” “Al diavolo le stupide convenzioni! La nascita di un bambino dovrebbe essere sempre qualcosa di gioioso” Buck la strinse a sé. Rimasero lì ancora per un po’ e Buck venne avvicinato da molti curiosi che volevano capire come sapesse delle condizioni della ragazza e lui dava a tutti la stessa spiegazione. Dopo un po’, Joy notò che era stanco di quelle attenzioni e gli disse: “Tesoro, incomincio ad essere un po’ stanca, ti va di riaccompagnarmi a casa?” “Certo amore mio e grazie” e gli strizzò l’occhio. Aveva capito che lo stava facendo per lui. Salutarono ed uscirono e mentre stavano andando a casa di Joy, incontrarono il dottore di ritorno dal suo studio. “Oh Buck, il tuo intervento è stato davvero provvidenziale. Grazie. Senti, non è la prima volta che noto la tua competenza in materia, cosa ne diresti di aiutarmi qualche volta nello studio?” “Oh davvero dottore, non mi sembra proprio il caso” “ Non rispondermi subito, pensaci su. Buona serata ragazzi” “Buona serata dottore”, rispose Joy, e poi si rivolse a Buck: “Visto? Non voglio farti pressioni, ma secondo me dovresti accettare” “Non lo so Joy, adesso non mi va di pensarci, ne riparleremo in un altro momento. Ora voglio solo riaccompagnarti a casa e stare con te” e la baciò con passione. Joy non se lo fece ripetere due volte. Arrivati a casa, salirono al piano di sopra e fecero l’amore. Buck decise di restare fino a prima dell’alba, come la prima volta che erano stati insieme e disse a Joy che non voleva sentirsi in difetto: se i ragazzi il mattino dopo se ne fossero accorti, non avrebbe smentito né confermato nulla, sempre che lei fosse d’accordo. “Non abbiamo nulla da nascondere con i nostri amici, sono la nostra famiglia e non ci giudicheranno certo. Per me non ci sono problemi” Si addormentarono abbracciati e di nuovo fu Joy a svegliarsi per prima: l’emozione le impediva di dormire molto ma svegliarsi accanto all’uomo che amava era la cosa più emozionante del mondo. Buck si svegliò e prima di andarsene fecero di nuovo l’amore. Quando tornò alla stazione, non sgattaiolò come la volta precedente, ma con tutta calma si svestì e si mise a letto. Noah se ne accorse e si limitò a dirgli: “Ben tornato piccioncino” e sorrise. Buck ricambiò il sorriso e gli augurò la buonanotte. In quell’istante si sentì il canto del gallo. “Buongiorno direi amico” e si girò dall’altra parte per una mezzora ancora. La vita riprese regolare dopo il ballo e Buck aveva preso in considerazione la proposta del dottore: aveva deciso di andare da lui qualche volta per assisterlo ed il medico gli aveva prestato anche alcuni libri da leggere. Joy ne era felice. Qualche giorno dopo, mentre erano a pranzo al saloon come spesso facevano, entrò Teaspoon e si diresse verso di loro. “Eh Teaspoon, come mai qui? Non c’è niente da fare in ufficio? Vuoi unirti a noi per un panino?”, chiese Buck. “Vorrei essere venuto qui per mettere qualcosa sotto i denti figliuolo, ma purtroppo sono qui per una questione molto grave”, rispose il maresciallo. “Cos’è successo Teaspoon? Sembra tutto tranquillo oggi, non ci sono stati problemi, almeno da quando siamo entrati” “No, non è successo niente qui. Dannazione, non vorrei farlo ma è la prassi e non so davvero come evitarlo” “Teaspoon, mi stai facendo preoccupare. E’ successo qualcosa ad uno dei ragazzi?”, chiese Joy ansiosa. “No, sono qui per te Buck” “ Per me? Cosa intendi dire?” “Ricordi la ragazza che hai salvato al ballo?” “Sì, come sta?” “Sta bene grazie a te ma il padre non è d’accordo” “Cosa vuoi dire Teaspoon? Non tenerci sulle spine, mi sto seriamente preoccupando”, chiese Joy. “Il fatto è che ti ha accusato di aver stuprato la figlia, quindi sono qui per arrestarti per stupro” “Cosa?”, pronunciarono all’unisono Buck e Joy. “Purtroppo sì e finchè non troveremo le prove che ti scagionano, dovrai restare in cella. Mi dispiace figliuolo, non posso evitarlo. Ho provato a garantire io per te ma il signor Johnson è stato irremovibile” “Non può averlo fatto davvero dannazione! Buck l’ha salvata, non c’entra niente!”, urlò Joy in lacrime. “Joy stai calma, non peggiorare le cose, vedrai che andrà tutto bene e che dimostreremo che sono innocente. Mi credi vero?”, le disse Buck. “Ma certo che ti credo, tu sei un uomo meraviglioso e non faresti mai del male ad una donna!”, urlò di nuovo Joy. La gente intanto si era zittita per ascoltare la conversazione animata e capire cosa stesse succedendo. “Teaspoon andiamo, non rendiamo le cose più difficili, mi fido di te e so che dimostrerai la mia innocenza”. Teaspoon annuì e fece per mettere le manette a Buck. “Non lo permetterò, dovete passare sul mio cadavere”, provò ad ostacolarlo Joy. “Non rendere tutto più difficile Joy, ho bisogno che tu sia lucida per aiutare Teaspoon ed i ragazzi a tirarmi fuori. Qualsiasi cosa facciano o dicano, ricordati sempre che io ti amo” ed offrì i polsi a Teaspoon. Dovettero trattenerla per impedirle di scagliarsi contro Teaspoon stesso. Quest’ultimo condusse Buck in prigione e Joy ebbe un mancamento: le stavano portando via la cosa più bella che avesse mai avuto al mondo.

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


Capitolo 8 Quando si riprese, trovò Lou e Rachel accanto a lei. “Dove sono? Dov’è Buck?”, chiese alle amiche. “Tesoro sei svenuta e gli uomini sono venuti a chiamarmi”, le disse Rachel accarezzandole i capelli. “Oh no, quanto tempo sono stata priva di sensi? Devo andare da lui, non può essere accaduto davvero, è assurdo il suo arresto” “Tesoro stai calma. Abbiamo saputo e vedrai che Teaspoon lo aiuterà a scagionarsi” “Devo andare da lui” e dopo essersi alzata scappò via sottraendosi alle due donne che cercavano di trattenerla. Arrivò come una furia nell’ufficio di Teaspoon. “Buck” urlò entrando. Teaspoon la raggiunse e le impedì di avvicinarsi alla prigione. “Joy stai calma”, provò a dirle. “Come posso stare calma? Buck è in prigione come un criminale!” “Adesso ti faccio parlare con lui però non puoi entrare, non chiedermelo nemmeno” “Joy, ti prego calmati”, sentì dire dalla prigione. Lo vide appeso alle sbarre per parlare con lei ed il suo cuore si spezzò. Come potevano solo pensare che un uomo così buono potesse commettere una simile atrocità? Si precipitò da lui: “Amore mio come stai? Ti tireremo fuori di qui” e lo baciò attraverso le inferriate. “Lo so, devi solo avere fiducia e stare tranquilla. Non smettere mai di credere al mio amore per te” “Non potrei mai farlo”. Si volse poi verso Teaspoon continuando a tenere le mani di Buck. Nel frattempo erano arrivati anche i ragazzi, Lou e Rachel. “Teaspoon, cosa sappiamo della denuncia?” “In realtà ancora poco, sto aspettando il signor Johnson e la figlia per la loro deposizione. Vi prego di lasciarci soli quando arriveranno, non dobbiamo commettere sciocchezze” “Vorrei proprio ascoltare cos’hanno da dire quei due. Bel ringraziamento nei confronti di Buck”, inveì Joy. “Il problema è che il padre sostiene che Buck sapesse della gravidanza di Abigail proprio perché è stato lui ad abusare di lei” “Ma è assurdo” “Lo so Joy, ma queste sono le accuse e finchè non proveremo il contrario non possiamo farci un bel niente” “E quando sarebbe accaduto e come?” ”Questo lo devono ancora spiegare. Per favore, andate a casa, vi raggiungerò appena ne saprò di più. Rachel forse è meglio che Joy stia da te per qualche giorno” “Certo, vieni tesoro”, disse la donna. “Devo andare da Thompkins, devo giustificare la mia assenza” “Andrò io da lui Joy, vai con Rachel ora ed aspettiamo a casa Teaspoon”, le disse Lou abbracciandola. “Grazie Lou”, rispose Joy. Poco dopo, nell’ufficio di Teaspoon entrò la famiglia Johnson. “Buongiorno maresciallo, cerchiamo di fare presto, non intendo tollerare a lungo la vista di questo maledetto animale”, disse il padre rivolgendosi a Buck. “Cerchiamo di moderare i toni signor Johnson, siamo d’accordo? Allora signorina, raccontami la tua versione dei fatti” “Questo animale l’ha attirata dietro il saloon e l’ha violentata, rovinandole la vita e la reputazione e mettendola anche incinta! Deve essere messo alla forca!”, intervenne di nuovo il signor Johnson. “Signore, ti ripeto di moderare i toni. Lascia parlare tua figlia. Allora signorina?” “Ecco, sì, un tardo pomeriggio ho incontrato Buck fuori dal saloon. Ero sola e lui era ubriaco e mi ha trascinata dietro il saloon. Io ho cercato di oppormi ma non ce l’ho fatta e lui ha …… abusato di me”, disse Abigail tra le lacrime, con un filo di voce e con lo sguardo fisso a terra. “Sta mentendo Teaspoon, io non mi sono mai ubriacato in vita mia, nemmeno quando è morto Ike”, urlò Buck dalla cella. “Sta zitto bastardo!”, inveì il signor Johnson. “Signor Johnson, un’altra parola e sarò costretto a cacciarti. Signorina, quando sarebbe successo?” “Poco più di un mese fa, circa il 13 dello scorso mese” “Circa o il 13?” “Il 13, sì” “A che ora?” “Oh non ricordo, verso le 4.30 p.m. credo, non ricordo, sono sconvolta” “Posso capire, ma devi ricordare” “Sì, mi sembra proprio che fossero le 4.30” “ E dici che Buck è uscito ubriaco dal saloon. Alle 4.30 del pomeriggio? “ “Sì”, rispose con un filo di voce. “Perché mi fai questo Abigail? Ti ho salvato la vita. Non ti ho mai vista prima, cosa ti ho fatto di male?”, chiese Buck sconvolto. “Non osare parlare con mia figlia!” “Ora basta. Ho raccolto la testimonianza, ci sarà un processo ed il giudice deciderà” “Voglio vederlo appeso alla corda!” “Fuori! E non tornate più fino al giorno del processo” La famiglia uscì. “Cosa ne pensi Teaspoon?”, chiese Buck con ansia. “E’ ovviamente una montatura, ma dobbiamo trovare le prove. La prima cosa da fare è verificare se il 13 del mese scorso eri a Rock Creek e cosa stavi facendo. Vado subito alla stazione a controllare” Uscì dopo aver raccomandato al suo vice di non perdere di vista Buck e di non allontanarsi. Quando arrivò alla stazione, raccontò tutto ai ragazzi ed alle donne e chiese a Rachel il registro delle corse. “Il 13 Buck era fuori, ne sono sicura. La sera stessa è venuto a cena da me. Me lo ricordo perché è stata la prima volta che abbiamo cenato soli a casa mia”, disse Joy. “ Se è davvero così dobbiamo solo dimostrare che Buck quel giorno non era al saloon” “Ecco il registro, Joy ha ragione, era fuori dal giorno prima ed è rientrato proprio il 13 pomeriggio”, confermò Rachel. “A che ora?” “Non è scritto. Joy a che ora doveva venire da te?” “Alle 6.30 p.m.” “Dobbiamo dimostrare che alle 4.30 o non era ancora tornato o non era al saloon. “ “Posso testimoniare io”, disse Lou. “Ricordo di essermi presa cura io del suo cavallo per poter permettergli di arrivare in tempo da Joy. Saranno state le 5.30 p.m. circa” “La tua testimonianza non avrebbe valore perché lavori con lui e sei sua amica e poi comunque avrebbe avuto il tempo di andare al saloon e di fare quello per cui è accusato” “Dobbiamo andare a Seneca e vedere se è registrata la sua presenza da qualche parte. Vado io”, disse Jimmy. ”Bene Jimmy, io intanto vado dal giudice per organizzare il processo”. “Quando vai da Buck digli che lo amo e che domani andrò da lui”, chiese Joy. “Stai tranquilla, lo farò. Lo tireremo fuori di lì”. Il processo venne fissato due giorni dopo. Jimmy era stato a Seneca ed aveva avuto la conferma che alle 3 p.m. Buck era passato di lì. Era stato all’ufficio postale alle 3 p.m. Il tragitto da Seneca a Rock Creek non gli poteva permettere di arrivare al saloon, ubriacarsi ed abusare di Abigail. Il giorno del processo, l’avvocato della famiglia Johnson interrogò Abigail che ripetè la versione data a Teaspoon. Buck venne rappresentato dal signor Thomas, un vecchio amico di Teaspoon che faceva l’avvocato. “Signorina Johnson, sostieni che il 13 del mese scorso verso le 4.30 il signor Cross è uscito dal saloon ubriaco e che ti ha trascinata in un vicolo per abusare di te” “Sì”, si sentì appena “Bene. Sei sicura del giorno e dell’ora?” “Sì” “Signori della giuria, Vostro Onore, questo è impossibile e ne ho le prove. Il signor Cross in quel giorno non era a Rock Creek, o meglio, era fuori per la sua corsa ed è tornato verso le 5.30 p.m. Non solo ho la testimonianza del suo collega Lou McCloud, ma sapendo che mi sarebbe stata contestata a causa dell’amicizia e del rapporto di lavoro tra i due, ho portato sia il registro delle corse che testimonia quanto da me affermato, sia il registro postale di Seneca che attesta che alle 3 p.m. il signor Cross è passato di lì. Pertanto, calcolando i tempi di percorrenza, alle 4.30 non poteva essere dove la signorina afferma che fosse” “Obiezione Vostro Onore” “Per quale motivo?” “La signorina può essersi confusa sull’orario” “Obiezione respinta, la signorina ha affermato di esserne sicura” “Beh, ecco….”, intervenne Abigail, “forse era più tardi… sono così sconvolta che potrei aver confuso l’orario…” “Vuoi dirci allora quando sarebbe successo?”, incalzò l’avvocato difensore di Buck. “Può essere che fossero le 6 p.m. o le 6. 30…” “Può essere o è?” “Ecco, adesso che ci penso stava facendosi buio, quindi è più probabile che fossero le 6.30…” “Quindi due ore più tardi rispetto a quanto hai affermato prima” “Sì, l’ho già detto, sono ancora sconvolta” “Bene, può bastare signorina. Chiamo a testimoniare la signorina Joy” Joy sobbalzò ma si affrettò a salire sul banco dei testimoni. “Signorina, tu ed il signor Cross avete una relazione giusto?” “Sì, ma non vedo cosa…” “Non mi interrompere per favore. Dunque, quella sera tu ed il signor Cross vi siete incontrati?” “Beh, sì, è venuto a cena da me quando è tornato dalla sua corsa” e mentre pronunciava queste parole Joy capì le intenzioni dell’avvocato. “A che ora avevate appuntamento?” “Alle 6.30 p.m”. Si alzò un brusio nell’aula e l’avvocato della famiglia Johnson intervenne: “Obiezione Vostro Onore, la signorina è la fidanzata del signor Cross, quindi la sua deposizione non è attendibile” “Ma io ho le prove!”, urlò Joy: all’improvviso si ricordò della signora Swanson, del fatto che fosse alla finestra all’arrivo di Buck e che avesse bussato alla sua porta per chiedere lo zucchero. “Di che prove parli signorina?”, chiese il giudice. “Un testimone può confermare che dico la verità: il signor Cross era da me puntuale alle 6.30 p.m.” “E chi sarebbe questo testimone?”, chiese di nuovo il giudice. “La signora Swanson, la mia vicina” “La signora Swanson è qui presente?” “No Vostro Onore, non la vedo”, rispose Joy. “Qualcuno vada a chiamarla per favore”, disse il giudice. Rachel si offrì volontaria e l’udienza fu sospesa per il tempo necessario all’arrivo della signora. Rachel corse con tutto il fiato che aveva a bussare alla porta della signora Swanson, la quale, quando ebbe sentito il motivo della visita di Rachel, protestò: “No assolutamente, non ho alcuna intenzione di entrare in questa brutta faccenda. Ecco come va a finire a fidarsi degli indiani” “Signora Swanson, mi meraviglio di te! A che scopo andare in Chiesa tutte le mattine se poi quando c’è da compiere un atto di giustizia ti tiri indietro? Quel povero ragazzo non ha commesso nessun reato e tu lo sai benissimo perché hai spiato dalla finestra il suo arrivo e ti sei presentata a casa di Joy per controllarli. Possibile che la tua coscienza non ti spinga ad aiutare quei due poveri ragazzi? Joy è rimasta orfana di entrambi i genitori ed ora vuoi privarla anche del suo grande amore? Non hai un po’ di cuore?” La signora Swanson rimase molto colpita dalle parole di Rachel e dall’enfasi con cui le aveva pronunciate. Rimase in silenzio per un momento e poi acconsentì ma volle precisare: “Non ho però intenzione di passare per una ficcanaso!” “Non succederà se userai le giuste parole. Andiamo!” Le due donne entrarono nell’aula e la signora Swanson fu chiamata a deporre. Venne interrogata dapprima dall’avvocato dei Johnson: “Signora Swanson, conosci Buck Cross?” “Ci ho parlato solo una volta” “In quale occasione?” “Ecco, era lo scorso mese, il 13 precisamente. Mi ricordo perché è il compleanno della mia povera sorella Anne, che Dio la abbia in gloria. Sa, ogni anno preparo una torta alle mele perché….” “Signora, per favore, attieniti alle domande”, la interruppe l’avvocato. “Oh sì, mi scuso. Dicevo, era il 13 del mese scorso e mentre facevo la torta, ho visto passare questo giovanotto. Incuriosita, ho guardato dalla finestra e l’ho visto bussare alla porta della signorina Joy” “E che ora era? “ “Le 6.30 p.m. ed è rimasto a cena dalla signorina Joy, infatti più tardi, avendo usato tutto lo zucchero per la torta, non ne avevo più per la mia tisana e sono andata dalla signorina a chiedere se me ne poteva prestare un po’. Quando sono entrata, i due stavano cenando” “E quando se n’è andato?” “Oh, non l’ho proprio visto uscire, credo che abbiano fatto molto tardi” “Grazie signora Swanson, non ho altre domande” “Avvocato, vuole controinterrogare la testimone?”, chiese il giudice. “Solo una domanda. Signora, sei proprio sicura del giorno e dell’ora che ci hai comunicato?” “Come sono sicura che tu stai indossando una giacca nera, sono vecchia ma non rimbambita!” “Certo, cerro signora, non lo metto in dubbio. Vostro Onore, alla luce di questa testimonianza, chiedo che tutte le accuse contro il mio cliente cadano” “Forse ho sbagliato l’orario, ripeto che sono ancora sconvolta”, provò a ripetere Abigail, ma prima che il giudice potesse intervenire, il fidanzato della giovane, quello che la sera del ballo aveva stretto la mano a Buck, affermò: “ Abigail, basta, di’ la verità per favore. Quel figlio è mio e lo sappiamo bene entrambi. Non è giusto accusare un innocente per coprire quello che abbiamo fatto. Ci siamo amati e questo bambino è il frutto del nostro amore” Ci fu un grande clamore in aula ed il giudice si rivolse alla ragazza: “E’ vero signorina quello che dice questo giovane?” Abigail scoppiò in lacrime e quando riuscì a parlare, si alzò, si avvicinò a Buck e gli disse: “Mi dispiace, io non volevo ma mio padre mi ha obbligata a mentire per non subire il disonore di una figlia svergognata, io non volevo” Buck le prese le mani e le disse: “Non è colpa tua, l’importante è che tu sia riuscita a dire la verità” Lei si volse al giudice e disse: “Vostro Onore, il padre del mio bambino è Arold Smith, l’uomo che ha appena parlato. Il signor Cross non mi ha mai sfiorata” Il signor Johnson intervenne urlando: “Cosa diavolo stai dicendo? Sei forse impazzita?” “Signor Johnson”, lo fermò il giudice. “Papà, basta, è finita. Non posso accusare un uomo innocente solo perché tu e la mamma vi vergognate del fatto che sono incinta. Buck è un bravo ragazzo e non ha niente a che fare con tutto questo”, disse Abigail in lacrime. Il signor Johnson se ne andò sbattendo la porta e continuando ad inveire contro la figlia ed il fidanzato. “Bene, alla luce di quanto è stato affermato, prosciolgo il signor Cross da ogni accusa. Signor Cross, se vuole può sporgere denuncia contro la famiglia Johnson per calunnia” “No Vostro Onore, voglio solo tornare dalla donna che amo ed alla mia vita” “Bene allora, sgomberate l’aula” Joy si precipitò ad abbracciare Buck e lo baciò con passione, non curandosi degli altri lì presenti, “Torniamo a casa tesoro!” Lui la strinse a sé e prima di uscire, si avvicinò al fidanzato di Abigail e gli disse: “Grazie” e si strinsero la mano. Andarono quindi a ringraziare la signora Swanson che ci tenne a dare loro la sua benedizione e poi uscirono. I ragazzi, Lou, Rachel e Teaspoon abbracciarono Buck e si recarono tutti alla stazione per festeggiare. Dopo che ebbero mangiato qualche focaccia che Rachel aveva preparato la mattina prima di andare al processo e dopo aver bevuto un po’ di limonata, Buck prese la parola e disse: “Grazie per tutto il sostegno che mi avete dato in questi terribili giorni. Adesso voglio solo tornare alla mia vita. Joy, oggi voglio stare tutto il giorno con te. Andiamocene al fiume, facciamo un pic nic e poi ceniamo insieme. E voi ragazzi, stanotte non aspettatemi. Ci vediamo domani e vi prometto che recupererò tutte le mie corse” Prese Joy per mano e le disse: “Andiamo”. Tutti sorrisero ai due innamorati ed evitarono di fare battutine sul fatto che Buck quella notte non sarebbe tornato. Joy chiese a Rachel: “Puoi per favore avvisare il signor Thompkins che tornerò domani al lavoro e che recupererò i giorni persi?” Grazie” “Ma certo tesoro, stai tranquilla. Andate e rilassatevi. Ne avete tutto il diritto. A domani” e le diede qualche sandwich e da bere per il pic nic. Buck e Joy uscirono ed andarono alla stalla. Buck prese il suo cavallo e fece salire Joy davanti a lui. Lei si appoggiò a lui e cavalcarono verso il fiume. Si sdraiarono sulla coperta e parlarono un po’ dell’accaduto. “Ti amo Joy, voglio che tu lo sappia e che non ne dubiti mai. Ho temuto di perderti in questi giorni ed il pensiero era insopportabile. Non posso più fare a meno di te, sei il mio tutto” “Non mi perderai mai Buck, io non posso pensare ad una vita senza di te e se ti fosse successo qualcosa, se ti avessero condannato ne sarei morta. Voglio trascorrere ogni attimo della mia vita con te” “So che ci frequentiamo da poco più di un mese e che il nostro è stato un rapporto difficile all’inizio, ma ho capito che tu sei la donna della mia vita. Voglio stare con te ogni istante della mia giornata, voglio svegliarmi con te alla mattina, voglio addormentarmi tra le tue braccia. Non è una proposta ufficiale, te ne meriti una speciale, ma vuoi prendere in considerazione in un futuro prossimo di costruirti una famiglia con me?” “E’ la cosa che desidero di più al mondo Buck, io voglio una vita ed una famiglia con te” Si baciarono con passione e fecero l’amore. Si amarono incondizionatamente e le loro anime si fusero insieme con non mai. Trascorsero una giornata rilassante, fecero il bagno nel fiume, mangiarono i panini che avevano portato e chiacchierarono piacevolmente. “Non scherzavo prima Joy, voglio sposarti ed al momento opportuno ti farò una proposta come si deve con tanto di anello. Purtroppo in questi giorni non ho avuto il tempo di organizzarmi…” “Buck a me non servono proposte ufficiali o anelli, mi basta sapere che mi ami e che vuoi che sia tua moglie” “Lo so ma ti meriti il meglio, lasciami fare per favore e per ora non dire nulla a nessuno, va bene?” “D’accordo” e lo baciò teneramente. Recuperarono le loro cose ed andarono a casa di Joy. Lei preparò un bagno caldo per entrambi e fecero di nuovo l’amore. Non riuscivano a staccarsi, volevano unirsi per dimostrarsi vicendevolmente quanto si amassero. Quando uscirono dalla vasca, Joy indossò la camicia di Buck e lui si mise solo i pantaloni. Joy preparò una cena veloce e poi andarono in camera da letto. “Spero che non ti abbia dato fastidio che ho detto agli altri di non aspettarmi stanotte” “No, sono la nostra famiglia e non dobbiamo vergognarci di nulla” Andarono a letto e fecero di nuovo l’amore. Si addormentarono esausti per gli avvenimenti degli ultimi giorni e si risvegliarono all’alba. Si prepararono, fecero colazione e stando attenti a non farsi vedere da nessuno, uscirono di casa. Prima di salutarsi, Buck le ricordò: “Voglio chiederti in moglie Joy, voglio farlo secondo le regole. Per me siamo già ufficialmente fidanzati, ma voglio farti la proposta come si deve, aspetterò il tempo necessario secondo le norme di una corte alla luce del sole e poi ti farò la proposta” “Ti ripeto che a me non servono tutte queste formalità, io mi considero già fidanzata con te, ma se ti fa stare meglio con te stesso, aspetterò con ansia la tua proposta ufficiale”. Si baciarono e poi Joy tornò all’emporio e Buck alla stazione. Erano consapevoli che il loro destino d’ora in poi sarebbe stato insieme.

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


Capitolo 9 Quando Joy entrò da Thompkins, lui le andò incontro per abbracciarla: “Che bello ricederti qui Joy, sono felice che tutte le accuse contro Buck siano cadute. Non ho creduto nemmeno per un attimo a quello che si è detto contro di lui” “Grazie signor Thompkins e mi dispiace di aver perso dei giorni di lavoro. Sono pronta a recuperare tutte le ore perse” “Ma non scherzare Joy, se ti fossi presentata qui, ti avrei cacciata via io. Dovevi occuparti di Buck. Al lavoro ora, vedrai quanta gente verrà solo per fare pettegolezzi. Se hai bisogno di cacciare qualche persona invadente, chiamami!” “Ti sono infinitamente grata”. Thompkins le sorrise. In effetti quella mattina vennero molti curiosi a chiedere a Joy spiegazioni circa l’accaduto ma lei non ebbe bisogno dell’aiuto di Thompkins: sapeva rimettere al loro posto tutti i curiosi e Thompkins era molto orgoglioso di lei. Quando Buck arrivò alla stazione, trovò tutti che lo aspettavano, tranne Kid che era fuori per il suo turno. “Buongiorno ragazzi, vi prometto che coprirò molti dei vostri turni per recuperare il lavoro che avete svolto per me” “Non dirlo nemmeno Buck”, rispose Lou, “siamo una famiglia e ci aiutiamo nel momento del bisogno. Tutto bene?” “Sì, sto bene, grazie. Voglio solo lasciarmi tutto alle spalle” “Magari proprio tutto no…sono convinto che non vorrai dimenticare questa notte…”, scherzò Cody. Buck se lo aspettava, ma non si arrabbiò, anzi, parlò con franchezza: “No Cody, questa notte no, non la dimenticherò mai” e fece capire che la conversazione era finita lì. Uscì con i ragazzi e riprese il suo lavoro alla stazione. All’ora di pranzo andò a prendere Joy e con una scusa rimase per un momento da solo con Thompkins. “Volevo ringraziarti per quello che fai per Joy. Lei ti considera come un padre ed è per questo che voglio chiederti la sua mano. So che è presto, che ci conosciamo da poco, ma questa esperienza ci ha fatto capire che vogliamo una vita insieme. Aspetterò il momento opportuno e le chiederò ufficialmente di diventare mia moglie, ma voglio la tua benedizione” Thompkins quasi si commosse, si schiarì la voce e rispose: “Ma certo Buck. Nonostante le nostre passate incomprensioni, ho imparato ad apprezzarti e Joy è fortunata a diventare tua moglie, con tutte le difficoltà che avrete, perché sai che ne avrete, ma le supererete insieme. Buona fortuna ragazzo” e gli strinse la mano. Joy rientrò proprio in quel momento e chiese: “Cosa succede?” “Oh niente, stavo solo ringraziando Thompkins per averti permesso di starmi vicino”, rispose Buck. “Sì, è vero, grazie signor Thompkins, non smetterò mai di esserti grata” “Su su, andate a pranzo e smettiamola con tutte queste smancerie” e li congedò. Quando furono usciti, si asciugò una lacrima che era riuscito a trattenere fino ad allora. La vita riprese per tutti tranquilla e Buck ricominciò a frequentare lo studio del dottore ed a leggere i libri che gli prestava. Capitava sempre più spesso che la gente gli chiedesse dei consigli e lui era molto bravo. Joy a volte tornava sull’argomento cercando di convincerlo a studiare medicina, ma Buck era contrario, stava bene così. Il giorno dopo il processo, era andato in un negozio a comprare l’anello per Joy: ora aspettava solo il momento adatto per farle ufficialmente la proposta. Come spesso accade, però, l’uomo propone e Dio dispone, anzi, nel caso di Buck il passato…. Un giorno, mentre erano tutti a cena alla stazione, Noah al suo rientro dalla corsa portò con sé una lettera per Buck. “Per me? Sei sicuro? Non conosco nessuno, a meno che sia Jenny, la figlia di Thompkins, ma non mi ha mai scritto” “Thompkins ha una figlia?”. Chiese Joy stupita. “Sì, strano, non te ne abbiamo mai parlato. Lo farò più tardi, ora fammi vedere chi mi scrive, sono curioso” Aprì la busta e rimase a bocca aperta quando vide la firma. Esclamò incredulo: “Camille!” “Chi è Camille?”, chiese Noah interpretando il pensiero di tutti. Buck si volse verso Joy e le disse: “Ti ricordi quella ragazza di cui ti ho parlato? Quella che è stata portata via dal nostro accampamento?” “Sì, la ragazza destinata a diventare tua moglie. E’ lei?”, chiese Joy mentre provava una brutta sensazione. Gli altri si guardarono senza parlare. Buck nel frattempo scorse velocemente la lettera e poi rispose: “Sì, scrive che ha letto del processo contro di me, così mi ha scritto per avvisarmi che verrà qui a trovarmi tra qualche settimana…..oh, di passaggio verso Saint Joseph dove si sposerà. Dalla data dovrebbe essere qui a giorni” Quando Joy sentì del matrimonio di Camille tirò tra sé e sé un sospiro di sollievo ma non riuscì a tranquillizzarsi del tutto. “Credo che tu debba ad un po’ di persone delle spiegazioni Buck Cross”, dichiarò Jimmy. “Già”, rispose lui ed incominciò prima a raccontare di Camille e poi informò Joy circa la figlia di Thompkins. Joy fu molto addolorata per la perdita che lui aveva subito e capì la sua avversione per gli indiani. La moglie era stata fatta prigioniera dei Lakota e quando fu liberata, Thompkins la ripudiò perché era stata la moglie del capo tribù. Quando se ne pentì fu troppo tardi: lei era morta nel tentativo di proteggere la figlia Jenny da Lupo Nero, il guerriero a lei promesso che però aveva ucciso dei suoi amici. Buck si scusò ed andò sulla veranda per leggere con calma la lettera di Camille. Joy aveva il cuore agitato e Rachel se ne accorse. Mentre sistemavano le stoviglie, le disse: “Stai tranquilla Joy, è solo una vecchia amica” “Con cui si sarebbe sposato se non fosse stata rapita. Ho visto come si è illuminato il suo sguardo…” “Buck ti ama, non devi temere nulla e poi sta per sposarsi” “E teoricamente anch’io…” “Cosa? Ti ha fatto la proposta?”, chiese Rachel stupita. Joy si pentì subito di esserselo fatta scappare e si affrettò a zittire Rachel: “Schhhh! Non lo sa nessuno e non dovresti saperlo nemmeno tu! Non è ancora ufficiale, Buck vuole farmi la proposta come si deve, ma il giorno del processo, quando siamo andati a fare il pic nic, mi ha detto che vuole sposarmi al più presto, sta solo aspettando i tempi canonici previsti dal corteggiamento, vuole fare le cose per bene” “Ma è fantastico, sono così felice per voi. Vedi? Non devi preoccuparti per questa Camille” Joy annuì poco convinta. Quando ebbe finito in cucina, raggiunse Buck in veranda. “Tutto bene?”, gli chiese. “Sì, è solo che sono ancora stordito, una lettera di Camille è l’ultima cosa che mi sarei aspettato” “Sei felice di rivederla?” “Sì, ho tante cose da chiederle ed un peso sulla coscienza da togliermi” “Ma non è stata colpa tua quello che è successo” “Ma se fossi stato lì…” “Forse ti avrebbero ucciso e non ci saremmo mai incontrati” “O forse…bah, hai ragione, inutile chiederselo. Ti accompagno a casa o vuoi restare ancora un po’?” “No, andiamo a casa”. Quel forse di Buck le era penetrato dentro come un coltello. Buck si comportò come al solito con lei. La riaccompagnò a casa e fecero l’amore, ma Joy si accorse che qualcosa era diverso, Buck sembrava distratto e sapeva benissimo perché… Una settimana dopo circa, arrivò in città Camille con il fidanzato Billy. Arrivarono verso sera, all’ora di cena, quando Joy era alla stazione come suo solito. “Camille, che piacere rivederti”, le andò incontro Buck. “Buck, che bello!” e si abbracciarono. Una fitta penetrò nel cuore di Joy. Lou le strinse il braccio. “Come stai? Credevo che non ci saremmo più rivisti! Ma cos’hai qui sulla testa?” “Oh niente, è solo un graffio, ieri sera sono caduta. Ti presento Billy, il mio fidanzato” “Piacere Billy, sono Buck Cross” “So chi sei” e gli strinse la mano guardingo. Buck alzò un sopracciglio sorpreso ma non disse nulla. “Buck, forse i tuoi amici hanno bisogno di un posto dove stare”, suggerì Rachel. “Staremo bene in hotel, grazie”, precisò Billy. “Potete almeno restare per cena, così conoscerete i miei amici e Joy, la mia ragazza” Joy ne fu felice, temeva che Buck si scordasse di lei ora che Camille era arrivata. “Che bello, hai una ragazza! E chi è?” Buck si voltò verso Joy e le fece cenno di avanzare: “Lei è Joy, la mia ragione di vita”. Joy si illuminò e contemporaneamente si vide il sollievo negli occhi di Billy. Buck presentò anche tutti gli altri e poi entrarono per cenare. Camille e Buck ricordarono gli anni trascorsi insieme, Buck le raccontò di come avesse conosciuto Joy e Billy espose i loro piani per il futuro. Buck chiese a Camille come mai volesse vivere in città, dato che aveva sempre amato gli spazi aperti e Billy sottolineò che le persone cambiano. All’improvviso Camille svenne e Buck e Billy si precipitarono a sostenerla. Kid andò a chiamare il dottore mentre Buck tentò di esaminarla, ma Billy lo fermò. “Buck aiuta spesso il dottore, è molto bravo”, intervenne Joy ma Billy fu irremovibile: “Voglio aspettare il dottore”. Buck si fece da parte. All’arrivo del medico, Camille fu portata nello studio. Dopo averla visitata, il dottore invitò Buck ad entrare perché Camille pronunciava delle strane parole. Buck disse che era un’ antica lingua indiana ma che non capiva cosa volesse dire. Billy trascorse la notte al suo capezzale e Joy decise di restare alla stazione a far compagnia a Buck che non riuscì a chiudere occhio. “Non posso perderla adesso che l’ho ritrovata, non di nuovo”, disse Buck a Joy. “Vedrai che non la perderai, abbi fiducia” e cercava di consolarlo come meglio poteva. Nel suo cuore sentiva che si stava allontanando da lei. La mattina dopo Buck si recò dal dottore dove Billy gli disse non molto garbatamente di non mettersi in mezzo. “Non voglio creare problemi Billy, voglio solo sapere come sta ed aiutare” “Stai lontano da lei, non mi piacciono i tuoi metodi indiani” Buck si allontanò amareggiato. Incontrò casualmente un vecchio indiano che gli chiese se volesse aiutare veramente Camille. “E tu che ne sai?”, gli chiese stupito. “Sta pronunciando queste parole?” e disse delle cose in lingua indiana. “Come lo sai?” “La tua amica è in grave pericolo, la sua anima sta per essere rubata da uno spirito malvagio. Per 50 dollari posso portarti da un vecchio saggio che può aiutarti” Buck all’inizio fu scettico, ma ragionando su come quel vecchio potesse sapere le parole pronunciate da Camille, decise di accettare l’aiuto. Si accordarono per la sera stessa: avrebbero preso Camille e l’avrebbero portata da capo Penna Bianca. A cena, Joy disse che sarebbe rimasta anche quella notte con Buck ma lui cercò di allontanarla dicendo che non era necessario, che stava bene. Joy notò il suo strano atteggiamento e dopo che lui la ebbe riaccompagnata a casa, uscì per seguirlo. Vide che si incontrò con un vecchio indiano, che entrarono nell’ufficio del dottore ed uscirono con Camille. Si precipitò a prendere un cavallo dalla stalla della stazione e seguì il trio da lontano. Dopo un percorso molto complicato, arrivarono presso un cimitero indiano e Buck si fermò di colpo. Il vecchio gli rivelò che era lui Penna Bianca e che doveva decidere se proseguire o no. “Non so se ne sono degno e capace, sono kiowa solo per metà” “Cosa provi per lei? Hai una forte motivazione? Se sì potresti farcela” “La amo” ed in quel moneto sentì alle sue spalle: “Buck no!” Si voltò e vide Joy con le lacrime agli occhi. “Joy, cosa ci fai qui? Perchè ci hai seguiti?” “Ragazzo non c’è tempo, devi scegliere!” “Vai, non preoccuparti per me, salvala”, gli disse Joy. “Joy….” Lei girò il cavallo e corse via. Buck potè sentire il suo dolore. Sapeva di averle spezzato il cuore e che doveva spiegarle quelle parole, ma ora doveva salvare Camille. Sperò che non fosse troppo tardi per entrambe le donne che amava, anche se in modo diverso. Proseguì con Penna Bianca e fece tutto il rito necessario per salvare Camille. Fu una dura lotta contro forze oscure, ma il mattino dopo Camille era sana e salva e Penna Bianca era tornato nel suo mondo. Nel frattempo, alla stazione al mattino era arrivato Billy che non aveva trovato Camille dal medico e la figlia del dottore gli aveva parlato di un vecchio indiano che era entrato nell’ufficio. Noah, Lou e Kid accompagnarono Billy alla ricerca di Buck e Camille, per evitare che Billy facesse qualche sciocchezza. Lou era andata da Joy per avvisarla ma non l’aveva trovata e temeva che fosse successo qualcosa di grave. Buck e Camille parlarono dell’accaduto e Buck le aprì il suo cuore. “Non devi sentirti in colpa per quanto è accaduto anni fa Buck, era il nostro destino. Sono convinta che se anche mi avessi salvata, non saremmo finiti insieme, eravamo destinati a luoghi diversi con persone diverse. Torna da Joy e sii felice con lei. Già, Joy. Le aveva spezzato il cuore e non sapeva se le cose sarebbero state più uguali. In quel momento capì che non poteva perderla, che doveva spiegarle i suoi sentimenti e che doveva scusarsi con lei. Joy, dopo essere corsa via da Buck, non riusciva a fermarsi. Le parole di Buck le risuonavano nelle orecchie e nell’anima. Cos’era stata lei per lui? Cos’era il loro rapporto? Non si fermò finchè il cavallo stremato non cadde a terra. Lo aiutò a rialzarsi, lo legò e si addormentò sull’erba tra le lacrime. Il mattino dopo riprese la sua corsa, decisa a tornare a casa, a prendere le sue cose, a scrivere una lettera agli amici ed una a Thompkins e ad andarsene via. Era lunedì mattina, il negozio sarebbe stato chiuso e si sarebbero accorti della sua assenza solo il pomeriggio. Aveva tutto il tempo per andarsene senza che nessuno lo notasse. Sulla strada vide da lontano il gruppo formato da Billy, Lou, Kid e Noah. Cambiò sentiero per non farsi vedere. Quando arrivò a casa, raccolse le sue cose, scrisse le due lettere che lasciò sul tavolo della sala, riprese il cavallo e si diresse verso Seneca. La signora Swanson la vide cavalcare veloce con la borse e scosse la testa. Il suo cuore sanguinava mentre galoppava verso non sapeva quale vita. Non aveva più senso nulla senza di lui. I ricordi le invadevano la testa ed il cuore e non riusciva a respirare. Voleva solo andare il più lontano possibile da quel dolore. Buck e Camille incontrarono sulla strada del ritorno gli altri. Spiegarono l’accaduto e Billy chiese scusa a Buck. “Buck, Joy non era casa stamattina”, disse Lou. “Lo so, mi ha seguito. Devo trovarla Lou” “Vai Buck, corri e trovala”, gli disse Camille. Si salutarono e dopo essersi augurati reciprocamente buona fortuna, Buck partì come una furia verso Rock Creek. Gli altri andarono a seppellire, su richiesta di Billy, l’indiano che lui e Camille avevano inavvertitamente ucciso e che aveva scatenato tutto l’accaduto. Era Penna Bianca. Buck corse prima da Rachel: “Rachel hai visto Joy questa mattina?” “No Buck, non la vedo dall’altra sera e sono molto preoccupata. Cosa è successo?” “Non c’è tempo ora per spiegare, devo trovarla. Se dovesse venire qui, trattienila in ogni modo” Rachel annuì e Buck volò a casa di Joy. Bussò ma non ricevette risposta. Prese la chiave che la donna nascondeva all’ingresso ed entrò. La chiamò con insistenza ma lei non rispose. Fu allora che notò le due lettere sul tavolo. Prese quella indirizzata ai corrieri ed a Rachel e la lesse: diceva che il suo posto non era più lì, che non poteva restare ora che lo aveva perso. Non sapeva dove sarebbe andata, li pregava di non cercarla ma di ricordare sempre l’amore che aveva avuto per loro. Buck si sentì scivolare la lettera dalle mani ed il suo cuore fu trafitto da un immenso dolore. Non poteva finire così, doveva trovarla, doveva spiegarle quelle parole dette frettolosamente. Si riprese ed uscì come una furia. Si trovò davanti la signora Swanson che gli disse: “Ha preso le sue cose ed è corsa via, è andata in quella direzione. Non ti ho tirato fuori dai guai per vederti spezzarle il cuore, corri veloce ragazzo” Buck la ringraziò e si precipitò nella direzione indicatagli dalla donna. Sperava che Joy si stesse dirigendo verso Seneca, era l’unico posto che conoscesse da quando era arrivata in America. Sperava di fare in tempo, di raggiungerla e di fermarla. Non poteva immaginare di restare senza di lei. Joy spronava il cavallo più che poteva, ma gli chiese troppo e si accorse che l’animale incominciava a cedere. Non voleva fermarsi, non poteva, doveva andarsene ed allontanarsi prima che qualcuno la raggiungesse. Decise comunque di fermarsi per far prendere fiato all’animale. Si sedette vicino ad un albero e ripensò alla sua storia con Buck. Come aveva fatto a non accorgersi che i suoi sentimenti non erano profondi come i suoi? Diceva di amarla, le aveva detto che voleva una famiglia con lei ma appena arrivata la donna che avrebbe dovuto sposare nell’accampamento l’aveva dimenticata. Non l’amava davvero probabilmente, non si possono cancellare così in fretta dei sentimenti profondi e sinceri. Quelle parole rimbombavano nelle sue orecchie e sembravano un macigno sul cuore. Pianse accoratamente finchè non ebbe più lacrime. Quando pensò che il cavallo si fosse riposato a sufficienza, risalì e continuò la sua corsa. Questa pausa permise a Buck di accorciare le distanze. Galoppava veloce come un fulmine, stremando anche lui il suo cavallo. Ad un certo punto vide da lontano della polvere che segnalava un cavaliere. Pregò gli dei che fosse lei. Spronò ancora di più il cavallo per accorciare la distanza. Si avvicinò di più e capì che era lei. Incominciò ad urlare il suo nome, all’inizio inutilmente, ma poi la vide voltarsi. “Joy, fermati per favore, dobbiamo parlare, ti prego, lasciami almeno spiegare”. Joy aveva sentito arrivare qualcuno alle sue spalle e si maledì per essersi fermata. Sentì dapprima una voce lontana, che poi si fece sempre più vicina e più chiara. Sentì Buck che urlava il suo nome. Si voltò d’istinto e lo vide. Il suo cuore saltò un battito. Non si fermò, non gli rispose, ma lui continuava a guadagnare terreno. Ad un tratto, nel tentativo di far andare più veloce il suo cavallo, lo fece urtare contro un ramo per terra e caddero entrambi. Buck la vide cadere e provò un brivido di paura. Spronò il suo cavallo e riuscì a raggiungerla ed a calmare e fermare l’animale. “Joy, tesoro, stai bene? Rispondimi” La prese tra le braccai priva di sensi: la guardò in volto e gli si gelò il sangue. Vide il volto sporco di terra e lacrime, gli occhi gonfi per il pianto e si maledì. Come poteva averla fatta soffrire così tanto? La accarezzò, prese la borraccia e le tamponò il viso con l’acqua. Piano piano la vide aprire gli occhi. “Come stai tesoro? Come ti senti?” Lei tossì un po’, mise a fuoco gli occhi e quando si rese conto che era tra le sue braccia cercò di svicolare via. “Ferma Joy, non muoverti, sei caduta e dobbiamo capire se ti sei rotta qualcosa” Lei non rispose ma voltò lo sguardo dall’altra parte. Buck la depose a terra, prese la sua coperta e gliela mise sotto la testa. “Ora stai ferma e lasciami vedere se va tutto bene”. Joy non si mosse e non rispose. Buck la esaminò con cura e finalmente comparve un sorriso sulle sue labbra. “Sei una ragazza forte, hai solo qualche graffio ma per fortuna non c’è nulla di rotto. Anche il tuo viso non ha sbattuto, non avrai lividi visibili” Joy non rispose. Buck le fece bere un po’ d’acqua, poi la prese fra le braccia e le disse: “Dobbiamo parlare Joy” Per la prima volta lei decise di parlare: “Vattene via Buck, non abbiamo più niente da dirci. Vai da lei” “Non voglio andare da lei, io voglio te” Lei girò gli occhi altrove. “Lasciami spiegare Joy, lo so che le mie parole ti hanno profondamente ferita, ma voglio spiegartene il significato, non è come credi” “Quelle parole sono inequivocabili Buck, non c’è nulla da spiegare” “Ed invece sì. Ti chiedo solo di ascoltare e poi prenderai la tua decisione” Lei non rispose e non si mosse. Buck lo prese come un invito a parlare. “Camille era in grave pericolo, quell’uomo mi ha detto che il suo corpo era stato rapito da uno spirito malvagio e che era necessario celebrare velocemente un rito per salvarla”. Prese un po’ di fiato e poi proseguì. Siamo arrivati al cimitero indiano e mi sono bloccato, temevo che essendo un mezzosangue non sarei stato in grado di aiutarla e salvarla. Penna Bianca mi ha chiesto cosa provassi per lei per capire se i miei sentimenti potessero colmare la mia mancanza. Ho usato le parole sbagliate, avrei dovuto spiegare meglio i miei sentimenti, ma ho usato le parole più veloci per non perdere tempo. Se avessi saputo della tua presenza, mi sarei spiegato diversamente”. Joy si voltò verso di lui, ma non parlò. Buck si rassicurò quando vide i suoi occhi puntati nei suoi e continuò: “ Quelle parole volevano dire che amo Camille come una vecchia amica, come una donna con cui ho condiviso la mia infanzia e molti momenti felici, come una sorella. E’ un amore profondo ma che potrei provare anche per mio fratello Orso Rosso o per Jimmy o per Lou. Non è l’amore che provo per te. E’ vero, sono stato vicino a sposarla e mi sono chiesto cosa sarebbe successo se non fosse stata portata via, ma entrambi ora abbiamo capito che eravamo destinati ad altre persone, lei a Billy ed io a te. Quelle parole volevano dire tutto questo, ma non avevo tempo, dovevo salvarla”. Tacque e la guardò intensamente. Joy sostenne lo sguardo per un po’ senza parlare, poi emise un sospiro e disse: “Sei sincero? Devo crederti? Vorrei farlo, ma ho troppa paura di soffrire” “Devi credermi. Dimmi cosa posso fare per dimostrarti che sono sincero e lo farò. Non c’è nessuno di più importante di te nel mio mondo. Ti prego, non buttiamo via tutto, continuiamo a pianificare la nostra vita insieme” Joy guardò gli occhi di Buck, lesse la sua anima e gli disse: “Giurami che non mi farai più sentire così, giurami che non mi spezzerai più il cuore” Buck baciò le sue mani e le rispose: “Te lo giuro Joy, non ti terrò più fuori dalla mia vita, ti coinvolgerò anche nelle cose più banali e decideremo sempre insieme cosa e come fare” “Me lo giuri?” “Sì tesoro, sui miei dei e sull’amore che provavo per Ike” Joy gli credette e gli sorrise. Quel sorriso fu come un balsamo per il cuore di Buck che la strinse a sé e la baciò con passione. “Andiamo a casa Joy” Lei annuì e si fece aiutare ad alzarsi. Buck la fece montare sul suo cavallo, legò quello di Joy e si diressero verso casa. Lei si appoggiò al petto di Buck e si addormentò esausta ma tranquilla. Buck la baciava e le accarezzava i capelli e si ripromise di non trovarsi mai più in una simile situazione. Quando arrivò a casa di Joy, lei era ancora addormentata. La prese in braccio e la portò nella sua stanza. Rimase a vegliarla finchè si svegliò, erano quasi le due del pomeriggio. “Come stai tesoro?”, le chiese amorevolmente. “Un po’ dolorante ma bene. Che ore sono?” “Quasi le due” “Devo alzarmi, alle 3 devo essere all’emporio” “Ma scherzi? Dopo tutto quello che hai passato non ti permetterò di andare al negozio” “Devo andare Buck, ho già perso molti giorni a causa del tuo processo, non voglio che Thompkins pensi che me ne approfitti” “Gli spiegherò io l’accaduto” “No, per favore Buck, ho bisogno di riprendere la normalità” “Ne sei sicura?” Lei annuì. Buck le fece promettere di non stancarsi troppo e le disse: “Però stasera ti lascerai coccolare. Ti preparerò la cena e ti servirò come una regina” “Va bene” e gli sorrise. “Buck…” “Dimmi tesoro” “Me lo prometti vero? Non mi escluderai più dalla tua vita” “Te lo giuro, non voglio rischiare di perderti di nuovo” e la baciò sulla fronte. “Ora preparati se proprio vuoi andare al lavoro. Mentre ti vesti preparo qualche panino da mettere sotto i denti” Joy lo ringraziò e lo accompagnò con lo sguardo mentre usciva dalla stanza. Voleva fortemente credere alle parole che Buck le aveva detto e sperava in cuor suo di non aver commesso un errore. Solo il tempo le avrebbe dato ragione. Quando scese in cucina, Buck aveva preparato dei panini ed una limonata. Mangiarono e poi Buck la accompagnò all’emporio. La baciò e le disse che l’avrebbe aspettata alla chiusura per accompagnarla a casa. Joy ricambiò il suo bacio ed entrò. Buck si diresse alla stazione. Si rese conto solo in quel momento che tutti gli altri non avevano la minima idea di dove fossero e di cosa stesse accadendo. Quando arrivò, gli corsero tutti incontro e lo assediarono di domande. Rachel intervenne a calmare gli animi: “Piano, lo soffocate, fatelo respirare e ci racconterà tutto” Buck la ringraziò e si diressero nella bunkhouse. Spiegò cosa fosse accaduto con Camille e della fuga di Joy. Assicurò che stava bene e che le cose si erano risolte per il meglio. “Ho veramente temuto di perderle entrambe, una a causa di un evento soprannaturale e l’altra per la mia stupidità” “Hai fatto tutto il possibile per entrambe Buck, sei un uomo meraviglioso”, gli disse Rachel. Buck arrossì e disse: “Voglio solo che Joy capisca che la amo più della mia vita” “Nel suo cuore lo sa”, gli rispose Lou. Buck si lavò e si sdraiò a riposarsi un po’, tutta la tensione e la stanchezza lo assalirono. Dopo essersi ripreso, si recò a casa di Joy per preparare tutto il necessario per la cena. Voleva che fosse una serata speciale. Si fermò a prendere dei fiori e preparò la tavola. Andò poi a prendere Joy. “Come stai tesoro? Hai qualche dolore?” “Sto bene Buck, grazie. Andiamo a casa” Lui la prese sotto braccio e si diressero a casa. Buck la fermò sulla soglia e le disse di aspettare un momento fuori. Joy lo guardò con aria interrogativa e lui le rispose: “Fidati”. Dopo qualche istante, le aprì la porta e le disse: “Prego madame” Joy entrò e restò senza fiato: Buck aveva posizionato sulla credenza delle candele profumate ed in mezzo al tavolo c’erano i fiori ed un lume acceso. “Accomodati tesoro, stasera è tutta per te” Joy entrò e lo baciò. Riuscì solo a dire: “ Grazie”. Buck la fece sedere ed incominciò a servire la cena. Aveva cucinato dei piatti kiowa a base di verdure oltre a del pollo con patate. Joy voleva aiutarlo ma lui fu irremovibile. Quando furono entrambi a tavola, Buck le disse: “ Voglio che tutto torni come prima fra di noi, Joy, anzi, meglio di prima. Vorrei che tu non mi portassi rancore e che riuscissi di nuovo a fidarti di me come prima. Abbiamo fatto tanta strada per arrivare qui e questo deve essere un nuovo inizio” “Ti credo Buck, percepisco tutto l’amore e la devozione che provi nei miei confronti e so di essere molto fortunata ad averti nella mia vita. Davvero voglio che questo sia un nuovo inizio” Buck fece un enorme sorriso, si alzò, le si avvicinò e le disse: “Speravo di sentirti pronunciare queste parole”. Poi si inginocchiò, prese dalla tasca un piccolo sacchetto di velluto rosso, estrasse un anello e lo avvicinò al dito di Joy chiedendole: “Joy, vuoi diventare mia moglie?” Joy lo guardò incredula e con gli occhi velati dalle lacrime. Rimase in silenzio qualche istante, un silenzio che pesò nel cuore di Buck come un macigno, poi gli rispose: “Sì, con tutto il cuore” Buck emise un sospiro di sollievo e con le lacrime agli occhi le mise l’anello al dito. Si rialzò ed i due si baciarono appassionatamente. “Aspettavo il momento giusto e nessuno mi sembra più appropriato di questo”, le disse. Joy lo attirò di nuovo a sé, lo baciò e lo guidò al piano di sopra. Si spogliarono a vicenda e godettero del loro amore. Quando si distesero l’uno accanto all’altra, lui le disse: “Vorrei vederti tutti i giorni così, con indosso solo il mio anello” “E così sarà tutte le notti! Adesso però ho fame, voglio assaporare quello che hai preparato per me” “Hai ragione, abbiamo lasciato tutto in tavola…” “Beh, ne valeva la pena”, disse lei sorridendo. Scesero al piano di sotto e cenarono pianificando la loro vita futura. Quando ebbero terminato, risalirono in camera e fecero l’amore tutta la notte. Nessuno alla stazione si aspettava di vedere tornare Buck quella notte.

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Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***


Capitolo 10 La mattina dopo Joy si svegliò appena un raggio di luce filtrò attraverso la finestra. Si voltò e vide Buck che dormiva sereno accanto a lei, il viso rilassato ed i suoi morbidi capelli sparsi sul cuscino. Si fermò a guardarlo: lo aveva quasi perso ma lui le aveva manifestato tutto il suo amore e lei aveva voluto fidarsi. Guardò il suo dito e vide l’anello. Le vennero le lacrime agli occhi: davvero stava per sposare quell’uomo meraviglioso. Si sentiva tremendamente fortunata. Guardò l’orologio e vide che era ora di alzarsi, altrimenti avrebbe fatto tardi al negozio. Decise di non svegliarlo: la vicenda di Camille e la corsa per cercare lei dovevano averlo sfinito. Indossò la sua camicia e scese al piano di sotto. Preparò un’abbondante colazione e quando fu pronta, con il vassoio tornò in camera da letto. Mentre appoggiava il vassoio sulla scrivania, si accorse che Buck si stava muovendo e subito dopo sentì: “Buongiorno tesoro” Si voltò e con uno splendente sorriso gli rispose: “Buongiorno a te. Ho preferito lasciarti dormire un po’ di più, devi essere stremato dopo gli ultimi giorni” ed intanto si avvicinò al letto. “In effetti sono un po’ stanco ma estremamente felice e non vedo l’ora di gridare a tutti che siamo fidanzati!” Joy lo baciò con passione e lui la attirò a sé: “Questa stava meglio dov’era…” le disse togliendole la sua camicia ed in un momento fu sopra di lei. Joy non si sottrasse e fecero l’amore per inaugurare bene la giornata. Quando si rilassarono abbracciati, Joy si ricordò della colazione e gli disse: “Che ne dici di fare colazione insieme a letto?” “Non chiedo di meglio ma mi ci potrei abituare” “E perché no? Non ci sarebbe nulla di male” e gli strizzò l’occhio. Si alzò senza indossare nulla ed andò a prendere il vassoio. Buck non le staccava gli occhi di dosso. Fecero colazione con calma e poi si rivestirono. Buck la accompagnò al negozio e si accordarono per dare la notizia a cena. Joy si tolse l’anello perché non voleva che nessuno lo venisse a sapere prima della sua famiglia. “Da stasera non lo toglierò più, te lo prometto”. Lo baciò ed entrò. Buck si recò alla stazione e quando gli chiesero come fosse andata la serata si limitò a rispondere: “Stiamo bene, tutto è tornato come prima, se non meglio”. Si congratularono tutti con lui ed ognuno riprese il suo lavoro. La sera, Buck andò a prendere Joy e le disse: “Ora puoi indossarlo di nuovo e per sempre” e lei se lo fece rimettere al dito. Concordarono che non avrebbero detto nulla al momento, volevano vedere quanto tempo ci avrebbero messo i ragazzi e le donne ad accorgersene. Li stuzzicava questo piccolo gioco. Entrarono nella bunkhouse come al solito e Lou e Rachel la abbracciarono: “Siamo felici che tu sia tornata e che tutto si sia risolto per il meglio” Joy ricambiò l‘abbraccio. Proprio in quel momento si aprì la porta ed entrò Teaspoon ed un raggio del sole che stava ormai volgendo al tramonto fece capolino nella stanza andando a colpire proprio l’anello di Joy. Il luccichio non sfuggì a Lou che, seguendolo, vide l’anello sul dito di Joy. Invasa dalla felicità, urlò: “Joy! Ma è fantastico! Quando avevate intenzione di dircelo?” Tutti si voltarono con aria interrogativa verso di loro e Joy e Buck arrossirono un po’ per l’imbarazzo. Joy, per smorzare l’emozione, rispose: “Volevamo vedere quanto ci avreste messo a notarlo” e mostrò a tutti il dito. La stanza si riempì di grida di gioia e di festeggiamenti e ad uno ad uno andarono ad abbracciare la coppia. “Raccontaci tutto Joy”, la incalzò Rachel. Si sedettero a tavola e dopo che Rachel ebbe servito lo stufato, Buck e Joy comunicarono ufficialmente la notizia, raccontando come Buck le avesse fatto la proposta la sera prima. Joy spiegò che in realtà lo avevano deciso subito dopo il processo ma la cosa era diventata ufficiale solo la sera precedente. I due ragazzi furono travolti da mille domande, alla maggior parte delle quali non sapevano ancora rispondere. Buck precisò: “Non abbiamo ancora avuto il tempo di definire la data e tantomeno i dettagli. L’unica cosa che sappiamo è che vogliamo farlo al più presto”. “Chi ti accompagnerà all’altare, Joy?”, chiese Lou. “Beh, ecco, non ne abbiamo ancora parlato, ma vorrei che fosse il signor Thompkins. Con me si è comportato come un padre” “Ed infatti ho chiesto la sua benedizione prima di farti la proposta”, precisò Buck. “Davvero?”, chiese Joy sbalordita. “Sì. Subito dopo il processo, quando ne abbiamo parlato, ho parlato con lui ed ho chiesto la tua mano. Oserei dire che si è commosso anche se non ha voluto darlo a vedere” “Buck Cross, hai in serbo qualche altra sorpresa?”, gli chiese Joy con aria scherzosa. “Per ora no, poi vedremo…”, rispose misterioso ma ironico e tutti scoppiarono in una sonora risata. Buck e Joy si guardarono e senza aver bisogno di dire altro, Buck si rivolse a Teaspoon: “Ed ovviamente saremmo onorati se tu celebrassi la cerimonia” Teaspoon fu sorpreso ed imbarazzato: “Beh ecco, uh, credo di poterlo fare” e Joy si precipitò ad abbracciarlo ed a ringraziarlo. “Bene, adesso manca una data”, esclamò Rachel. “Su quello decideremo a breve”, precisò Joy. Il giorno dopo informarono Thompkins del loro fidanzamento e Joy gli chiese di accompagnarla all’altare: per la prima volta lo videro commuoversi sinceramente e disse: “Sono molto onorato di farlo, ti voglio bene come ad una figlia”. Joy lo abbracciò senza bisogno di altre parole. Trascorsero settimane in cui Joy e Buck definirono con calma tutti i dettagli del loro matrimonio. La data fu stabilita per il primo sabato di settembre, quando le giornate sarebbero state ancora belle ma non troppo calde. La casa di Joy sarebbe stata solo in parte risistemata per fare spazio alle cose di Buck, il quale avrebbe continuato a lavorare per il Pony Express regolarmente: quando avrebbe avuto le sue corse si sarebbe fatto trovare alla stazione in tempo per ricevere la sacca. Lou e Rachel aiutavano Joy nei preparativi e la accompagnarono anche a comprare il vestito. Quando la proprietaria del negozio si stupì di vedere al suo fianco anche un ragazzo, Lou, Joy si giustificò dicendo che voleva anche un parere maschile, così potè coinvolgere anche l’amica senza che nessuno avesse sospetti. Mancavano poche settimane al matrimonio, quando un mattino entrò in negozio un signore distinto, ben vestito, con una bombetta in testa ed una borsa da medico. Joy era impegnata nel servire una signora e l’uomo si rivolse a Thompkins. “Come posso aiutarti?”, gli chiese. “Sto cercando Buck Cross, mi hanno detto che lavora alla stazione del Pony Express. Sai dove posso trovarlo?”, chiese l’uomo. “Oh, sei fortunato. Questa ragazza è la sua fidanzata e viene a prenderla tutti i giorni in pausa pranzo. Tra poco dovrebbe arrivare” “Oh, bene, allora se non ti dispiace do un’occhiata in giro mentre lo aspetto” Thompkins gli fece un cenno di assenso. Quando ebbe congedato la signora, Joy si avvicinò a Thompkins e gli chiese: “Chi è quel signore che si aggira qui da un po’?” “Cerca Buck. Gli ho detto che sta per venire a prenderti” Joy, incuriosita, gli si avvicinò. “Buongiorno signore, mi hanno detto che cerchi Buck Cross” “Buongiorno signorina, sì, e mi è stato detto che tu sei la sua fidanzata. Non volevo disturbarti mentre servivi la tua cliente” Si strinsero la mano. “Allora, cerchi Buck per un motivo particolare?” “Sì, ecco, io sono Robert Jefferson e sono….suo padre”. Joy dovette appoggiarsi ad uno scaffale per non cadere. “Suo…suo padre?” “Sì” “Oh santo cielo. Scusa se mi permetto, ma credo che non sia una buona idea presentarsi così all’improvviso a Buck” “Lo so che lui mi odia, ho parlato con suo fratello Orso Rosso e per poco non ci ho rimesso la vita, ma devo vederlo, devo spiegargli…Immagino che tu sappia tutto” “Sì ed è esattamente per questo che sarebbe meglio prepararlo alla notizia” “Devo affrontarlo, non posso più scappare o aspettare” “Mah…” Mentre Joy stava per controbattere, Buck entrò nel negozio. “Tesoro sei pronta? Oh scusa, stai ancora servendo un cliente. Ti aspetto qui” Joy guardò il signor Jefferson che le fece capire di essere irremovibile. “Buck, tesoro, c’è una cosa importante che devi sapere…” “Cosa c’è Joy, sembra quasi che tu abbia visto un fantasma” “Più o meno. Ecco, vedi, questo signore è…” “Ciao Buck, sono il dottor Robert Jefferson, tuo padre” Lo sguardo di Buck si pietrificò ed in meno di mezzo secondo avanzò con aria minacciosa verso di lui urlandogli contro: “Come osi presentarti qui, vattene maledetto schifoso” e mise istintivamente la mano sulla pistola. Joy gli corse incontro e lo fermò mentre Thompkins, che aveva assistito alla scena, intervenne dicendo: “Ehi, non voglio problemi qui! Se dovete regolare dei conti andate fuori” Joy accompagnò Buck fuori dal negozio e cercò di calmarlo, mente Thompkins fece uscire il dottore dal retro e gli vietò di avvicinarsi ai due ragazzi. Il dottore provò a protestare ma lui lo invitò ad andare in albergo promettendogli che avrebbe detto ai ragazzi che alloggiava lì. Egli si convinse ad andarsene. “Buck, devi calmarti” “Come faccio a calmarmi! Come ha osato venire a cercarmi quell’animale” “Buck,lo so che ti fa male e che vorresti ucciderlo per quello che ha fatto a tua madre, ma..” “Non c’è nessun ma, non deve più osare farsi vedere” “Va bene, ma adesso cerca di calmarti” Vennero raggiunti da Thompkins che portò loro il messaggio del dottore: sarebbe rimasto a Rock Creek una settimana. Alloggiava all’albergo e sperava di poter parlare con Buck. “Non accadrà mai!” Joy lo prese per mano e lo portò alla stazione dove cercò di nuovo di calmarlo. Spiegò agli altri l’accaduto, nel caso si fossero imbattuti nel dottore. Buck rimase inquieto tutto il giorno e Joy cercò di farlo sentire meglio ma i ragazzi le dissero il giorno dopo che non aveva chiuso occhio. Era partito come una furia per la sua corsa che lo avrebbe tenuto lontano per due giorni. Gli sarebbero serviti per riflettere e pregare, pensò Joy. Sapeva che Buck non avrebbe approvato, ma approfittò della sua assenza per far visita al signor Jefferson. Dopo la chiusura dell’emporio, si recò all’albergo e lo fece chiamare. “Joy, è così che ti chiami vero? Sono felice di vederti” “Buonasera signor Jefferson. Non dovrei essere qui, ma voglio aiutare Buck” “Ti ringrazio. Vieni, sediamoci” e la accompagnò nella sala ristorante. “Sono tornato perché devo spiegare a Buck cosa è accaduto, deve sapere tutto da me. Non nego quello che ho fatto, ma gli devo delle spiegazioni” “Perché ora?” “Non lo so, ma da qualche mese sento sempre più forte questo peso che mi divora dentro” “Sono qui se vuoi parlare” “Non sapevo dell’esistenza di Buck fino allo scorso mese. Il peso che mi portavo dentro, mi ha spinto a tornare a Sweetwater per cercare sua madre e per chiederle scusa. Quando sono arrivato, mi sono diretto subito all’accampamento. Orso Rosso, il fratellastro di Buck, mi ha riconosciuto e stava per uccidermi, quando sua moglie lo ha fermato ed ha detto che tutti hanno il diritto di difendersi. Orso Rosso non voleva ascoltarla, ma lei ha tanto insistito ed implorato che lo ha convinto. Ci siamo seduti fuori dalla sua tenda e gli ho raccontato tutto. Non so se Buck te lo ha raccontato, ma io all’epoca ero il dottore di Sweetwater ed andavo spesso al campo ad aiutare gli indiani ammalati. E’ lì che ho conosciuto Spirito Gentile, la madre di Buck ed Orso Rosso. Lei mi aiutava a curare le persone, era interessata alla medicina ed alle erbe curative e trascorrevamo molto tempo insieme. Lei imparava molto ed era felice di poter aiutare la sua gente quando io non c’ero” “Sì, Buck me ne ha parlato ed ora capisco da chi ha preso il suo interesse per la medicina” “Davvero, è interessato anche lui alla medicina?” “Sì, ma non vuole saperne di andare all’Università” “E’ un vero peccato se ha lo stesso talento della madre. Io mi stavo innamorando di lei e credevo che anche lei ricambiasse i miei sentimenti. Un giorno, un terribile giorno, un uomo mi chiamò perché la moglie era entrata in travaglio. Io ero al saloon ed avevo alzato troppo il gomito durante una partita a poker. Non diedi importanza alla cosa e seguii l’uomo. La donna necessitava di un parto cesareo: aspettava due gemelli ed il cordone ombelicale era avvolto alle loro teste. Dovetti intervenire in fretta ma la mia mano non era ferma a causa del whisky che avevo in corpo e sbagliai ad operare: morirono sia la madre e che i due bambini. Uscii sconvolto da quella casa, tornai al saloon ed annegai il mio dispiacere nella bottiglia. Ad un tratto sentii il bisogno di vedere Spirito Gentile. Andai all’accampamento e la trovai in riva al fiume. Quando mi vide così ubriaco, cercò di allontanarmi e mi disse di tornare quando fossi stato sobrio. Io ardevo dal desiderio, la volevo disperatamente e volevo soffocare il mio dolore facendo l’amore con lei. Capì le mie intenzioni e provò a fuggire ma io fui più veloce e forte di lei e la presi con la forza. Quando mi resi conto di quello che avevo fatto, la lasciai lì sulla riva e scappai via. Tornai alla mia stanza, recuperai tutte le mie cose e fuggii il più lontano possibile portandomi quel doppio peso nel cuore. Non ebbi più il coraggio di tornare. Qualche mese fa ho incontrato una donna che le somigliava molto e forse questo ha risvegliato in me quei ricordi. Ho sentito il bisogno di ritrovarla e di chiederle scusa. Orso Rosso mi ascoltò in silenzio, stringendo i pugni ma riuscendo a mantenere l’autocontrollo come conviene ad un capo. Quando ebbi finito il mio racconto, mi disse che da quella notte era nato un bambino, Running Buck Cross. Io rimasi sbalordito, mai mi aveva sfiorato il pensiero che da quella violenza potesse essere derivato qualcosa di buono. Chiesi ad Orso Rosso di parlarmi di lui ma all’inizio non volle. Fu di nuovo l’intervento della moglie, che gli era stata accanto per tutto il tempo, che lo convinse a parlarmi di Buck. E’ così che sono venuto a sapere della sua esistenza e che lavorava per il Pony Express qui a Rock Creek. Voglio solo dirgli quanto mi dispiace e quanto sono pentito e che amavo davvero sua madre, anche se è difficile crederlo”. Abbassò la testa quando ebbe finito il suo racconto. Joy aveva le lacrime agli occhi e non sapeva cosa dire. Rimase per un po’ in silenzio, poi gli rispose: “Non credo che Buck riuscirà mai a perdonarti per quello che hai fatto a sua madre, ma posso provare a raccontargli io l’accaduto. So che si arrabbierà moltissimo con me per essermi messa in mezzo e spero che questo non incrini il nostro rapporto, ci dobbiamo sposare tra poche settimane, ma credo che sia giusto che lui sappia tutta la verità” “Grazie Joy, sei davvero una donna speciale, sono felice che mio figlio abbia te nella sua vita e spero davvero di non causarvi dei problemi” “Ti chiedo solo di non provare ad avvicinarlo, lascia fare a me” “Va bene. Grazie infinite” e le strinse le mani. Joy era molto scossa dal racconto del padre di Buck e non sapeva come fare per affrontare l’argomento con lui. Poi decise che sarebbe stata franca con il suo futuro marito, si erano ripromessi di non avere più segreti dopo la storia con Camille. Al suo ritorno gli avrebbe detto immediatamente di aver parlato con suo padre e pregò che lui capisse che voleva solo aiutarlo. Decise di chiedere il supporto di Teaspoon e lo raggiunse nel suo ufficio proprio mentre stava uscendo per tornare a casa. “Joy, che bella sorpresa, facciamo la strada insieme? Sei a cena alla stazione vero stasera?” “Sì Teaspoon, ma prima ho bisogno di parlarti da sola” “Vieni, entra, è successo qualcosa?” Joy gli raccontò della conversazione avuta con il padre di Buck e Teaspoon la ascoltò molto attentamente. “Pensi che abbia sbagliato a mettermi in mezzo Teaspoon?” “No, almeno sappiamo come sono andate davvero le cose, ma sono sicuro che Buck non la prenderà bene” “Lo so, ma non posso nasconderglielo e non voglio farlo. Gliene parlerò al suo ritorno” “Devi farlo e lasciagli il tempo di accettarlo. All’inizio si infurierà con te e cercherà di allontanarti, ma ti ama moltissimo ed alla fine capirà le tue intenzioni. Sono invece scettico sul fatto che perdoni il padre e che voglia un rapporto con lui” “Credo anch’io che non lo vorrà nella sua vita, ma credo anche che sia giusto che sappia tutta la storia” “Hai tutto il mio appoggio tesoro, hai fatto la cosa giusta” Uscirono dall’ufficio per raggiungere gli altri alla stazione e Joy sperò in cuor suo che Teaspoon avesse ragione.

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Capitolo 11
*** Capitolo 11 ***


Capitolo 11 Buck tornò il giorno dopo verso l’ora di cena. Aveva cercato di fare ordine nel suo cuore ma non ci era riuscito. Non sapeva cosa pensare e cosa provasse. Voleva solo stare con Joy. “Rider coming”, urlò Noah per avvisare Cody dell’arrivo di Buck. Il ragazzo uscì subito pronto a ricevere la sacca dal compagno. “Come va amico?”, gli chiese Noah. “Non lo so davvero Noah, non lo so. Ora voglio solo andare da Joy”. Noah non rispose, sapendo che la serata sarebbe stata difficile per entrambi. La sera prima Joy aveva raccontato dell’incontro con il padre di Buck e tutti erano consapevoli del fatto che lui non l’avrebbe affatto presa bene. Noah si offrì di sistemare il cavallo dell’amico. Buck entrò a salutare e disse che voleva raggiungere subito Joy. Si lavò, si cambiò e si diresse da lei. Appena fu uscito, Noah comunicò agli altri quanto si erano appena detti. Tutti si augurarono che andasse a finire bene. Joy era molto nervosa. Sapeva che Buck sarebbe arrivato da un momento all’altro e voleva trovare il modo più appropriato di affrontare la conversazione. La cena era pronta e stava sistemando le ultime cose in cucina quando sentì bussare. “Chi è?”, chiese. “Buck” si sentì rispondere. “E’ aperto tesoro, entra, quante volte ti ho già detto che non devi bussare, questa casa tra poco sarà anche la tua” ed uscì dalla cucina per andargli incontro. “Hai ragione, devo ancora abituarmi all’idea”, le rispose mentre la prendeva tra le braccia. “Mi sei mancata tantissimo, non vedevo l’ora di correre da te” e la baciò. “Anche tu mi sei mancato molto. Come stai?” ed intanto lo fece sedere al tavolo. “Non lo so Joy, non so se sono più sbalordito o furioso”. Joy intanto era andata in cucina a prendere i piatti già caldi. “Hai preso una decisione?”, gli chiese sedendosi a tavola. “Non c’è nessuna decisione da prendere. Non voglio più rivedere quell’uomo” . “Ma Buck...” “Niente ma Joy, te l’ho già detto” “Ti capisco, ma non vorresti sapere tutta la storia?” “A che scopo? Per far riaffiorare ricordi dolorosi e far esplodere tutto l’odio che provo per lui?” “No, ma per avere un quadro completo della vicenda” “Ho già la versione di mia madre e mi basta” “Sì, ma potresti sapere qualcosa di più che ti aiuterebbe a capire” “Non c’è niente da capire, è la solita storia di un maledetto uomo bianco che si prende con la forza tutto quello che vuole non pensando alle conseguenze delle sue azioni” “E se non fosse così?” “Joy ma tu da che parte stai?”, disse Buck sbattendo la forchetta sul piatto. Joy decise che non poteva più rimandare, doveva dirgli del colloquio con il padre. “Sto dalla tua parte ed è per questo che in tua assenza sono andata a parlare con tuo padre”, disse tutto d’un fiato aspettando l’esplosione di rabbia di Bcuk. “Cos’hai fatto? Ma sei impazzita?” “Non sono impazzita, voglio solo aiutarti e mi sono fatta raccontare la sua versione della storia” “Come ti sei permessa? Sai che non voglio avere nessun rapporto con quell’essere disgustoso” “Voglio solo aiutarti a capire e ad elaborare l’accaduto” Buck si alzò in piedi furioso. “Non dovevi permetterti di immischiarti in questa storia! Non ne hai il diritto” Ora era Joy ad essere furiosa. “Non ne ho il diritto? Certo che ce l’ho! Tra qualche settimana sarai mio marito e le tue scelte ricadranno sulla nostra famiglia!” “Dovevi prima parlarne con me!” “E tu mi avresti impedito di farlo” “Assolutamente sì!” “Ecco perché l’ho fatto in tua assenza” “Non dovevi fare una simile cosa a mia insaputa. Sai cosa provo per quell’uomo. Mi hai pugnalato alle spalle!” “No che non l’ho fatto! Fammi parlare per favore” “Non credo che ci sia più niente da dire” “Buck!” “Non posso più fidarmi di te, non dopo quello che hai fatto” “Ascoltami per favore” “No, non mi cercare” e si diresse verso la porta. Joy lo precedette e corse a mettersi davanti all’uscio. “Non ti permetterò di uscire finchè non mi avrai ascoltata” “Togliti di lì Joy, non voglio ascoltarti” “Oh e invece lo farai. Ricordi quando mi hai inseguita dopo l’episodio con Camille? Anch’io non volevo ascoltarti, ma tu mi hai convinto a farlo. Mi hai chiesto di lasciarti parlare e poi io avrei preso la mia decisione. Ora ti chiedo di fare lo stesso” Buck si calmò un momento. Quello che Joy gli aveva detto era vero. Lei gli aveva dato la possibilità di spiegarsi e quindi anche lui glielo doveva. “E va bene, sentiamo cos’hai da dirmi” “Sediamoci per favore” e lo guidò sul divano. Joy gli raccontò dell’incontro con il padre e gli riassunse il suo racconto. Buck stringeva i pugni mentre sentiva quella storia ed il suo dolore gli esplose di nuovo dentro” “Tutto questo dimostra che essere spregevole sia quell’uomo” “Sì, ma così hai la visone completa dell’accaduto” “E cosa dovrei farmene? Dovrei perdonarlo solo perché si è pentito e si giustifica con l’alcool?” “Non sto dicendo questo Buck, ma credo che tu debba avere un confronto con lui per risolvere definitivamente le cose. Urlagli pure in faccia tutto il tuo disprezzo, ma non ignorare il tuo dolore” “Questo non accadrà mai” “Per favore Buck, cerca di capire perché l’ho fatto, volevo solo aiutarti a mettere insieme i pezzi” “Nessuno te l’ha chiesto” “Lo so, ma ho seguito il mio cuore” “Ed hai sbagliato questa volta, hai profondamente sbagliato” e si alzò dal divano dirigendosi verso la porta. “Dove vai ora?” “Ho bisogno di andarmene di qui, ho bisogno di pensare” “ A cosa?” “A tutto, a noi, alla mia delusione” “A noi?” “Sì. Mi hai profondamente deluso con questa tua azione” “Ma…” “Buonanotte Joy” ed uscì sbattendo la porta. Joy rimase impietrita davanti all’uscio che si chiudeva. Buck non capiva perché l’aveva fatto. Gli occhi si bagnarono di lacrime. Ritirò i due piatti che non erano stati quasi nemmeno toccati. Conservò il cibo ed andò nella sua stanza. Si mise a letto e pregò che il suo matrimonio non fosse stato messo in pericolo. Sapeva di avere fatto la cosa giusta, ma toccava a Buck capirlo. Non chiuse occhio tutta notte. Buck tornò alla stazione ma non entrò nella bunkhouse, non voleva parlare con nessuno ed era troppo stanco per cavalcare di nuovo. Si ritirò nella stalla ma poco dopo venne raggiunto da Teaspoon. “Vattene Teaspoon, voglio restare solo” “A volte sfogarsi fa bene” “Non a me” “So perché stai così, Joy è venuta subito da me a raccontarmi dell’incontro con tuo padre” “Non chiamarlo così per favore” “Come vuoi figliolo ma non è questo il punto” “Infatti il punto è che mi ha tradito” “Joy?” “Sì” “E perché diamine dovrebbe averlo fatto?” “E’ andata da lui a mia insaputa e pur conoscendo la mia opinione in proposito” “Figliolo, quella ragazza ti ama da morire e non può vederti soffrire” “Strano modo di dimostrarlo. Non mi va di parlarne Teaspoon” “Va bene, allora resterò qui con te in silenzio” Teaspoon si appoggiò alla balla di fieno accanto a Buck ed entrambi rimasero in silenzio per un po’. Fu Buck a parlare per primo: “Dici che mi ama, ma allora perché non capisce che non voglio avere nessuna relazione con quell’uomo?” “Lo capisce, ma ha anche capito che la storia di tua madre è ancora sospesa nel tuo cuore ed ha creduto che conoscere tutta la verità ti avrebbe aiutato ad elaborare la sofferenza” “Doveva chiedermelo” “ E tu glielo avresti impedito” “E’ la stessa cosa che mi ha risposto lei” “Ho sempre pensato che è una ragazza intelligente”. A Buck scappò un sorriso. “Perché fai sembrare tutto così maledettamente giusto ed al suo posto?” “Perché sono molto più vecchio di te e ne ho passate tante ed avrei pagato oro per trovare una donna come Joy. Mi sono sposato 6 volte ma non ho mai avuto quello che avete voi. Non guastare tutto per la tua testa dura” “Non lo so Teaspoon” “Ascolta il tuo cuore, lì troverai la tua risposta” “Grazie” “Non c’è di che. Sai che sono sempre pronto ad ascoltare. Ed ora, se fossi in te, verrei dentro a mangiare qualcosa perché hai bisogno di forze e non credo che tu e Joy abbiate messo qualcosa sotto i denti o mi sbaglio?” “In effetti no” “Andiamo ragazzo” “No, preferisco stare qui, non ho voglia di affrontare gli altri” “ E non lo farai, me ne occuperò io. Forza” e gli porse la sua mano. Buck la prese e si rialzò. Teaspoon gli diede una pacca sulla spalla ed andarono insieme nella bunkhouse. “Buck”, lo chiamò Rachel. “Rachel, ragazzi, lasciatelo stare, ha solo bisogno di mettere qualcosa sotto i denti e di riposarsi. Ci sarà poi tutto il tempo per le spiegazioni”. Tutti annuirono e Buck ringraziò. Mangiò un po’ di stufato e poi si stese sulla sua branda. Anche lui non chiuse occhio. Pensò tutta notte allo scontro con Joy e capì che Teaspoon aveva ragione: lo aveva fatto per lui. Decise che la mattina dopo sarebbe andato a chiederle scusa ed avrebbero affrontato insieme la questione, come si erano promessi dopo la rottura a causa di Camille. L’indomani mattina, Buck spiegò le cose agli altri e disse che sarebbe andato da Joy a risolvere la situazione. Quest’ultima, si trascinò all’emporio con un’immensa tristezza nel cuore, ma anche rabbia per come l’aveva trattata Buck. Lui non si fece vedere tutta mattina ma all’ora di pranzo entrò come faceva di solito. Quando lo vide entrare, lei fece finta di nulla. Buck le si avvicinò, si tolse il cappello e le disse: “Ciao” “Ciao”, ripose lei in modo secco. Lui la guardò di sottecchi e le disse: “Mi dispiace per ieri sera, sono stato troppo precipitoso ed impulsivo” “Come sempre del resto” “Mi dispiace Joy. Possiamo parlare?” “Abbiamo ancora qualcosa da dirci?” “Io sì e vorrei che tu mi ascoltassi” Lei lo guardò negli occhi e vide che era sinceramente pentito. “Andiamo a pranzo, per colpa tua ieri sera non ho toccato cibo” Salutarono Thompkins ed andarono al saloon. Non volevano rischiare di incontrare il padre di Buck all’hotel. “Mi dispiace Joy ma cerca di capirmi, mi sono sentito tradito dalla donna che amo” “Ho solo cercato di aiutarti, non volevo impicciarmi di ciò che non mi riguarda” “Tutto quello che riguarda me riguarda anche te” “Beh, ieri sera non la pensavi così” Lo so, ero furioso, ma ci ho pensato su tutta la notte ed ho capito perché l’hai fatto e….” “E?” “E ti ringrazio” “Ah davvero? Adesso mi ringrazi?” “Sì. In effetti avevo bisogno di conoscere tutta la storia. Puoi perdonarmi?” Joy lo guardò con un sorriso pieno di amore e gli disse: “Ma certo che ti perdono, tesoro, so che è una situazione molto difficile per te, ma devi imparare a condividere le tue emozioni e le tue paure se vogliamo essere una famiglia. Non devi affrontare tutto da solo” “Lo so e ti ringrazio” “Cosa pensi di fare con quell’uomo?” “Non voglio vederlo ed avere nulla a che fare con lui” “Nemmeno un unico confronto?” “No ma ti chiedo un favore se te la senti.” “Dimmi” “Potresti andare da lui e dirgli che voglio che se ne vada? Non lo perdonerò mai per quello che ha fatto a mia madre” “Se è questo che vuoi davvero, va bene” “Grazie. Ti amo e non vedo l’ora di sposarti” “Anch’io ti amo Buck” e si baciarono teneramente, incuranti di chi li circondava. Joy disse che sarebbe andata da Jefferson immediatamente dopo pranzo e prima di rientrare in negozio. Buck la ringraziò ancora e si diedero appuntamento per la sera. Joy andò all’hotel e si fece chiamare il signor Jefferson. “Ciao Joy, sono contento che tu sia tornata. Notizie di mio figlio?” “Vengo per questo. Non ho molto tempo, ma Buck mi ha pregato di dirti di andartene e di non cercarlo più. Gli ho raccontato la tua storia ma non riesce a perdonarti e non vuole avere nemmeno con confronto con te. Mi dispiace. Ho fatto tutto quello che ho potuto” “Ti ringrazio Joy. Speravo di poter parlare almeno una volta con mio figlio e di parlargli guardandolo negli occhi. Ti chiedo un’ultima cosa. Rispetto la sua decisione e non lo cercherò più, ma digli che rimarrò in città ancora per un po’ e se dovesse cambiare idea col tempo, sa dove trovarmi” “Lo farò, ma non credo che ti cercherà” “Chi può dire cosa ha in serbo la vita? Grazie Joy, vi auguro ogni bene e vi do la mia benedizione. Addio” “Addio signor Jefferson” e si strinsero la mano. La sera, Joy riferì a Buck del dialogo con il padre e lui le rispose: “Faccia quello che vuole, l’importante è che non si faccia vedere da me e che non si metta più in mezzo tra noi due” Trascorsero una piacevole serata a casa di Joy, definendo gli ultimi dettagli delle nozze. Quella notte fecero l’amore più di una volta, felici per aver superato anche questa prova e consapevoli che il loro amore diventava sempre più forte.

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Capitolo 12
*** Capitolo 12 ***


Capitolo 12 Le cose fra Buck e Joy si erano sistemate ed i due sembravano più uniti di prima. Il dottor Jefferson continuava a risiedere in hotel nella speranza che Buck cercasse un contatto con lui, ma le sue aspettative venivano deluse ogni giorno che passava. Joy non insisteva più con Buck, per lei contava che il suo futuro marito fosse sereno e che finalmente conoscesse tutta la verità circa la violenza subita da sua madre. Circa una settimana dopo l’arrivo del padre di Buck, un altro episodio sconvolse le vite dei due promessi sposi e dei loro amici. Era un lunedì mattina ed il negozio di Thompkins era chiuso. Buck era andato con Jimmy a trattare l’acquisto di alcuni cavalli e si sarebbe incontrato con Joy all’ora di pranzo al saloon. Joy aveva approfittato della mattinata libera per fare degli acquisti e stava per andare in banca a depositare del denaro che le era avanzato e che non voleva tenere in casa per paura di qualche malintenzionato. Era quasi mezzogiorno e di lì a qualche minuto Buck la avrebbe raggiunta. Mentre stava per entrare in banca, sentì un’improvvisa confusione e degli spari ed in un attimo fu travolta da alcuni uomini che uscirono correndo. Uno di loro la afferrò e si fece scudo con lei. “Lasciateci passare o uccideremo la ragazza”, si sentì urlare. Le donne in strada iniziarono a gridare mentre gli uomini cercavano di tenere la situazione sotto controllo. Uno di loro andò a chiamare Teaspoon che era già uscito dal suo ufficio perché aveva sentito il trambusto. Quando il maresciallo arrivò alla banca gli si gelò il sangue vedendo Joy nelle mani di quei fuorilegge. “Non fate sciocchezze, lasciate andare la ragazza”, urlò loro. “Neanche per sogno, la lasceremo andare solo quando saremo al sicuro”, rispose quello che sembrava essere il capo. “Non peggiorate la situazione, ormai non avete scampo, tutta la città si sta schierando contro di voi”, intimò Teaspoon. In quell’istante arrivò Buck che quando vide Joy in ostaggio ringhiò: “Lasciala andare immediatamente maledetto” “Se no cosa fai mezzosangue? M i fai lo scalpo?”, sghignazzò l’uomo. Buck stava per mettere la mano sulla sua pistola ma capì che non poteva mettere a rischio la vita di Joy. “D’accordo, vi lasciamo andare, ma la ragazza non deve farsi male”, urlò Teaspoon. “Se nessuno fa nulla di stupido, saremo tutti contenti” La gente creò un varco per far passare i banditi ma mentre stavano per allontanarsi, un uomo puntò la pistola verso uno di loro, attirando l’attenzione del capo che fece partire un colpo. Buck e Teaspoon videro cadere Joy a terra con una macchia di sangue che si stava allargando sul suo petto. I fuorilegge approfittarono della confusione creatasi per fuggire e subito Teaspoon e gli uomini li inseguirono mentre si sentì urlare un “No” disperato da parte di Buck che corse subito accanto a Joy. Buck capì che la ferita era molto grave e che Joy doveva essere subito curata. Bisognava estrarre la pallottola e suturare la ferita prima che fosse troppo tardi. “Presto, chiamate il dottore” urlò mentre la stringeva a sé. “Resisti tesoro, ce la farai e presto ci sposeremo. Fallo per me, fallo per noi, non lasciarmi solo amore mio” Nel frattempo erano accorsi anche Jimmy, Lou, Noah, Cody e Rachel e Lou era andata dal medico ma le avevano detto che non era in città. “No no! Io non ho i mezzi per aiutarla, so cosa devo fare ma non ho gli strumenti adatti! Non può lasciarmi!” A Rachel balenò un’idea e subito si avvicinò a Buck ed all’amica e disse: “Buck, tuo padre!” Buck la guardò come se stesse dicendo una follia, ma poi si rese conto che se voleva salvare la donna che amava doveva dimenticare il suo dolore ed il suo rancore. Non si sarebbe mai perdonato se il suo fottuto orgoglio avrebbe causato la morte di Joy. Senza parlare la prese in braccio e si diresse all’hotel. Incrociò il padre all’ingresso che stava uscendo per capire se qualcuno avesse bisogno di lui. Lo guardò negli occhi e gli disse: “Salvala per favore, è tutto quello che ho”. Il dottor Jefferson non si lasciò travolgere dall’emozione ma rispose immediatamente: “Portala a casa sua, il tempo di prendere la borsa e sono da lei. Lascia qualcuno dei tuoi amici per indicarmi la strada” Buck annuì e fece segno a Noah di restare. Portò a casa Joy e la adagiò sul suo letto. Cercava di tamponare la ferita come meglio poteva e le tolse la camicetta ed il corpino per permettere al padre di lavorare più agilmente. Le lasciò coperto solo il seno. Qualche minuto dopo, arrivò il dottor Jefferson che allontanò tutti dalla stanza ma disse a Buck: “So che ti intendi un po’ di medicina, se vuoi puoi restare ad aiutarmi” Buck si limitò ad annuire. Uscirono tutti dalla stanza e lasciarono lavorare padre e figlio gomito a gomito per salvare Joy. Il dottore disse al figlio cosa aveva bisogno e Buck preparò tutto il necessario. Insieme estrassero la pallottola, tamponarono e pulirono la ferita e la medicarono. Mentre il dottor Jefferson si asciugava il sudore sulla fronte, Buck gli disse: “Si salverà vero?” “Ha perso molto sangue ma dovremmo essere intervenuti in tempo. Se supererà la notte dovrebbe essere fuori pericolo. Prega gli dei tuoi e di tua madre che la preservino per te. Tornerò in serata a vedere come sta, se invece vuoi che la curi il vostro dottore quando tornerà, capirò”. Si alzò e si diresse verso la porta. Buck senza voltarsi gli disse: “Grazie”. “Te lo dovevo”, rispose suo padre ed uscì. Buck si piegò sul letto dove riposava Joy e pianse come un bambino. Aveva davanti agli occhi la stessa scena che aveva vissuto con Ike e non voleva rivivere di nuovo quel dolore. “Ike ti prego, proteggila da lassù. Non permettere che perda la mia unica ragione di vita, ti prego amico” e continuò a singhiozzare. Entrò Rachel che cercò di consolarlo, ma Buck non sembrava riuscire a smettere di piangere. Dopo qualche ora, arrivò Teaspoon che comunicò che i banditi erano stati catturati e che presto sarebbero stati processati e condannati. “Come sta?”, chiese a Jimmy. “Ha perso molto sangue. Buck e suo padre hanno fatto il possibile. Se supererà la notte abbiamo buone speranze che ce la faccia”. “Buck e suo padre?”, chiese Teaspoon sbalordito. “Sì, il nostro dottore non era in città e Rachel si è ricordata che il padre di Buck alloggia ancora in albergo, così Buck si è rivolto a lui ed insieme le hanno estratto la pallottola”, spiegò Jimmy. “Da non credere! Con questa tragedia Buck potrebbe aver ritrovato suo padre”, notò Teaspoon. “E’ ancora troppo presto per dirlo ora”, puntualizzò Noah. Buck si rifiutò di lasciare il capezzale di Joy nonostante Rachel gli raccomandasse di andare a riposarsi un po’. “Tesoro resterò io con lei. Scendi almeno al piano di sotto, mangia qualcosa e stenditi sul divano. Siamo qui tutti per lei. Se dovesse cambiare qualcosa ti verrò a chiamare” “No, il mio posto è qui. Non voglio lasciarla mai più” “Va bene, come vuoi, ma ti porto un po’ di brodo caldo e non me ne andrò di qui senza che tu ne abbia ingerito un po’. Rachel scese e dopo aver preparato qualcosa per tutti, portò il brodo a Buck che, seppur un po’ recalcitrante, alla fine lo bevve. Dopo cena, sentirono bussare alla porta ed entrò il medico: “Mi dispiace di non essere stato qui oggi, per fortuna che c’erano il dottor Jefferson e Buck”. Nel frattempo arrivò anche il padre di Buck: “Oh, visto che c’è il vostro medico, allora tolgo il disturbo” “No signor Jefferson, entra pure. Ti siamo molto grati per aver salvato la vita a Joy” “Ho fatto solo il mio dovere di medico e….di padre” “Vogliamo salire a visitare la paziente?”, disse il dottore e Jefferson annuì un po’ in imbarazzo. I due medici salirono le scale e bussarono alla stanza di Joy. Buck rispose: “Avanti”. Quando vide suo padre insieme al medico, si irrigidì. Lui lo notò e gli disse: “Se è un problema la mia presenza qui, me ne vado, Joy è in buone mani” “No, va bene, in fondo è merito tuo se non l’ho ancora persa” “E non la perderai”, gli rispose. I due medici visitarono la ragazza e dissero che per ora non c’erano novità. Buck li ringraziò ed i due uomini scesero a riferire l’esito della visita agli altri. Il dottor Jefferson salutò tutti e disse: “Il mio compito termina qui. Se avete bisogno di me sapete dove trovarmi. Se volete, fatemi sapere le novità” e si congedò dopo aver stretto la mano al suo collega che lo ringraziò per il suo prezioso intervento. “Mi ha fatto molta pena”, disse Rachel. “Non dimenticare cos’ha fatto alla madre di Buck”, ricordò Cody. “Sì, ma se oggi lui non ci fosse stato, Joy sarebbe morta. Gli dobbiamo la sua vita”, rispose Rachel. Nel frattempo era arrivato Kid, di ritorno dalla sua corsa, che era stato informato dell’accaduto da Jimmy, che lo aspettava alla stazione per partire a sua volta. “Come sta?”, chiese Kid. Il medico spiegò che Joy doveva superare la notte e poi se ne andò dicendo che sarebbe tornato l’indomani. Si sistemarono tutti a casa di Joy per la notte, nessuno se la sentiva di tornare alla stazione. Joy trascorse una notte tranquilla, senza febbre. Buck ogni tanto le bagnava le labbra per tenerle umide, come gli aveva detto il dottore. La mattina dopo, Lou entrò e lo trovò addormentato sulle gambe di Joy. Appena sentì il rumore dei passi, si svegliò. “Buck vai a stenderti un po’!” “No, voglio essere qui quando si sveglierà” Poco dopo arrivò il dottore che confermò la diagnosi della sera prima. La notte era stata superata senza problemi ma ora era necessario che Joy si svegliasse. Buck le accarezzava i capelli ed il viso e le teneva la mano amorevolmente. Decise di parlarle del loro matrimonio, della loro vita insieme e dei figli che avrebbero avuto. “Avremo tanti bei bambini, dei maschietti con la pelle scura come me e delle femminucce con i tuoi occhi verdi e la tua carnagione candida e la nostra casa sarà sempre avvolta dall’allegria delle loro vocine. Devi però svegliarti tesoro, ho bisogno di te per realizzare questo nostro sogno” Buck sentì un impercettibile movimento sotto la sua mano. Guardò con attenzione e vide prima il dito e poi le palpebre di Joy muoversi. “Joy, tesoro, torna da me, sono qui!” La ragazza con lentezza aprì gli occhi e volse la testa verso Buck. “Buck, cosa…” “Non sforzarti tesoro, sono qui, va tutto bene, stai tranquilla” “Rachel, Lou, presto” Le due donne salirono immediatamente e piombarono preoccupate nella stanza. “Cosa succede Buck?” e poi videro Joy sveglia. “Dio sia lodato”, esclamò Rachel. “Vado subito a chiamare il dottore!” “Cos’è successo?”, chiese Joy. “Tesoro ricordi qualcosa?” “La banca…. La rapina...” “Sì, uno dei rapinatori ti ha sparato. Ho avuto così paura di perderti come è successo con Ike” Joy alzò una mano per accarezzarlo e gli disse: “Non posso andarmene, dobbiamo riempire questa casa di vocine di bambini, ricordi?” “Allora mi hai sentito?” “Ogni parola. Grazie Buck. Oh Lou, ciao” “Ciao tesoro, non volevo disturbarti” “Non mi disturba mai la mia famiglia” Entrò il dottore e dopo averla visitata, disse: “Come vedi anche tu, Buck, è fuori pericolo. Ora ha solo bisogno di riposare visto che tra poche settimane vi sposerete. Vedrai che sarai in forze il giorno del tuo matrimonio” “Grazie dottore”, disse Buck e Joy gli sorrise. “Buck, hai un aspetto orribile, vai a riposare un po’, sono in buone mani” “Non voglio lasciarti tesoro” “Ma non mi lasci, sei solo al piano di sotto, quel divano deve pur servire anche al suo scopo…” Buck arrossì e Lou sorrise imbarazzata. “ Va bene, ma se hai bisogno di qualcosa sono qui!” “Lo so” Buck la baciò sulla fronte e lasciò la stanza. “Vuoi riposare un po’? Ti lascio sola?”, chiese Lou. “No, mi fa piacere averti qui. Siediti e spiegami bene cos’è successo” Lou le raccontò tutto, compreso l’intervento del dottor Jefferson. “Buck si è davvero rivolto a suo padre?” “Sì, pur di non perderti ha calpestato il suo orgoglio ed il suo dolore” “Chissà se sarà l’inizio di qualcosa…” “Vedremo. Ora ti lascio, credo che anche gli altri siano desiderosi di vederti” “Grazie Lou, a dopo” Uno per uno andarono a salutare Joy ed a congratularsi con lei per avercela fatta. La lasciarono poi riposare e Rachel decise di andare ad informare il dottor Jefferson del risveglio di Joy. “Grazie Rachel di avermelo detto. Buck?” “Sta riposando, è stato accanto a lei finchè non si è svegliata” “La ama così tanto vero?” “Sì” “Sono felice per lui” “Abbi pazienza, magari col tempo…” “Non lo so Rachel, temo che non mi perdonerà mai. Ho deciso che tra un paio di giorni lascerò la città” “Mi dispiace” “Grazie” Rachel uscì dispiaciuta per quell’uomo. Doveva dire a Buck che suo padre stava per andarsene per sempre. Appena svegliatosi, Buck tornò in camera di Joy. “Come stai tesoro?” “Meglio, solo un po’ dolorante e stanca” “Hai perso molto sangue, ci vorrà un po’ di tempo per rimetterti” “Vedi, mi hai preso in giro perché ho preparato tutto con largo anticipo, ma se non lo avessi fatto, ora sarei in ansia perché non potrei occuparmi del nostro matrimonio” “Hai ragione” e si misero a ridere. “Mi manca solo la cosa più importante: il tuo regalo” “Sei tu il mio regalo tesoro, non ho bisogno di altro” “Sei sicuro?”, chiese Joy tornando seria. “Cosa intendi?” “Lou mi ha raccontato di come tu e tuo padre mi avete salvato” “Non ora Joy” “Sì ora, Buck”, intervenne Rachel che era entrata nella stanza per portare un po’ di limonata fresca. “Ma Rachel” “Buck, mentre riposavi sono stata da tuo padre per dirgli che Joy si è svegliata. Era molto felice e mi ha detto che tra qualche giorno se ne andrà. Per sempre. Pensa bene a cosa vuoi davvero”. Rachel depositò il vassoio sulla scrivania e se ne andò. “Buck, so che odi profondamente quell’uomo, ma mi ha salvata. Non pensi di dovergli qualcosa nonostante tutto?” “Non volevo parlartene ora, ma dato che è uscito l’argomento lo farò. Sono molto combattuto nel mio cuore. Innanzi tutto mi sono maledetto per non averti mai ascoltato. Eri lì davanti a me moribonda, io sapevo come salvarti ma non ne avevo gli strumenti. Se solo avessi iniziato gli studi come mi avevi detto tu. Diavolo Joy, ho rischiato di perderti a causa del mio stupido carattere. Se non ci fosse stato lui, io….io ti avrei persa e sarebbe stata solo colpa della mia stupidità” e scoppiò in lacrime. “Tesoro, no, non sarebbe stata colpa tua ma di quel bandito. Non devi colpevolizzarti” “Dovevo ascoltarti ed ora lo farò. Ho deciso che mi iscriverò alla scuola di medicina del Nebraska” “Sul serio?” “Sì, voglio aiutare le persone, voglio curarle e non voglio più trovarmi in una simile situazione di impotenza” “Hai fatto la scelta giusta amore, sono felice per te” “Dovrò organizzarmi con Teaspoon perché non voglio lasciare il Pony Express, ma cercherò di fare del mio meglio” “E per quanto riguarda tuo padre?” “Non lo so davvero Joy. Sono così combattuto. Lo odio per quello che ha fatto a mia madre ma gli sarò per sempre debitore per averti salvata” “E allora diglielo” “Non lo so” “Ascoltami. Vai da lui, digli tutto quello che provi e vedrai che dopo esserti sfogato troverai la giusta strada dentro di te” “Voglio che tu sia presente” “Dovresti farlo da solo” “No, tu sei parte di me ormai, quello che riguarda me riguarda anche te” “E allora vai a chiamarlo e fallo venire qui” “Non voglio lasciarti sola” “Non sono sola, sono tutti qui per me” “Manderò qualcuno a chiamarlo, non ti lascio” “D’accordo, ma fallo subito prima che cambi idea” Buck scese a chiedere a Rachel se poteva andare a chiamare suo padre. Rachel ne fu felice. Poco dopo tornò con il signor Jefferson. “Permesso?” “Vieni”, rispose Buck. “Come stai Joy? Sono felice di vederti sveglia” “Sto meglio, grazie, solo un po’ debole.” “Devi avere pazienza e poi hai un ottimo medico che si prende cura di te meglio di quanto potrebbe fare chiunque altro” e guardò Buck. “Lo so. Voglio ringraziarti per avermi salvato la vita” “Ho fatto il mio dovere” Calò il silenzio e Joy fece un cenno a Buck che prese la parola. “Siediti per favore, dobbiamo parlare” Jefferson si sedette alla sedia della scrivania, Buck era seduto accanto a Joy sul letto. “E’ difficile per me dirti quello che provo, non sono una persona che ama esternare i propri sentimenti, pertanto ti prego di non interrompermi” Il padre annuì. “Ti ho odiato profondamente per quello che hai fatto a mia madre e ti odio ancora. Anche se conosco tutta la versione dei fatti, non per questo provo meno rancore nei tuoi confronti. Non volevo avere nessun tipo di rapporto con te” Buck fece una pausa. “Però poi hai salvato Joy, la mia sola ragione di vita, la donna che mi ha fatto capire che vale la pena amare qualcuno e lottare per la propria felicità. Se la avessi persa non me lo sarei mai perdonato. E’ da tempo che mi spinge a seguire la mia passione per la medicina ma avevo paura di non essere all’altezza perché sono un mezzosangue. Se l’avessi ascoltata, non avrei avuto bisogno del tuo aiuto. Mi è costato molto venire a chiamarti ieri, ma non potevo perdere anche lei dopo il mio amico e fratello Ike. Non ho dimenticato quello che hai fatto, non ci sarà un rapporto padre e figlio tra di noi, almeno non per ora. Però ti sono debitore e non dimenticherò mai che hai salvato la mia donna. Ora non posso offrirti altro” Buck tacque ed anche suo padre per il momento non parlò. Quando capì che Buck aveva finito, allora prese la parola: “So di avere fatto un grosso torto a tua madre ed a te di cui non conoscevo l’esistenza. Forse se lo avessi saputo…non lo so…magari le cose sarebbero andate diversamente. Riconosco tutti i miei errori e capisco la tua posizione. Per ora mi basta la tua gratitudine. Se vuoi posso aiutarti nel tuo progetto di studi, ho degli agganci qui in Nebraska. Sarei partito tra qualche giorno, ma se me lo chiedi posso restare. Ormai sono in pensione, non ho più uno studio da seguire, perciò posso trasferirmi qui ed aiutare il vostro dottore. Potrei aiutarti negli studi se vuoi” “Non lo so, ho ancora troppa confusione dentro di me, ma se vuoi restare, non te lo impedirò” “Grazie, è più di quanto osassi sperare. Adesso vi lascio, avete bisogno di riposo e di stare da soli. Sapete dove trovarmi” Li salutò ed uscì. Buck appoggiò la sua testa sul petto di Joy e lei gli disse: “Sono orgogliosa di te, so quanto ti sia costato. Accetta la sua proposta, pensaci. Anche se non avrete un rapporto idilliaco, potreste sempre avere un rapporto civile, da mentore ed allievo” “Ci penserò. Ora voglio solo concentrarmi sulla tua guarigione e sul nostro matrimonio. Il resto verrà da sé” “Sicuro. Ed io voglio solo guarire il prima possibile per tornare a fare l’amore con te e sciogliermi tra le tue braccia” Buck sorrise e la baciò teneramente. Joy si mise a riposare e Buck rimase a guardarla e ad accarezzarla per tutto il tempo.

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Capitolo 13
*** Capitolo 13 ***


Capitolo 13 Buck rimase accanto a Joy tutta la notte. I ragazzi tornarono alla stazione per riprendere regolarmente il loro lavoro ora che Joy era fuori pericolo. Rimase solo Rachel per preparare loro i pasti. Joy volle che Buck si sdraiasse con lei nel letto quella notte. Buck era recalcitrante, non voleva farle del male muovendosi inavvertitamente, ma lei fu irremovibile. Buck la vegliò tutta notte e si addormentò solo verso mattina. Aveva ancora paura che chiudendo gli occhi, si sarebbe risvegliato senza di lei. L’indomani venne a trovarla il signor Thompkins. “Cosa mi combini Joy! Voglio avere l’onore di accompagnarti all’altare, mi raccomando, non fare altri scherzi”, disse. “Grazie signor Thompkins e mi dispiace di dover assentarmi ancora dal lavoro. Non so se hai fatto un grande affare ad assumermi. Prima il processo di Buck ed ora questo” “Oh, dal momento in cui ti ho visto frequentare questo ragazzo ed i suoi amici sapevo che mi avresti dato del filo da torcere, loro sono sempre stati fonte di problemi per me!” e rise. “A parte gli scherzi, ho fatto la cosa più giusta che potessi fare assumendoti, ho trovato una nuova figlia” e le prese la mano. Joy si commosse e riuscì a dire solo: “Grazie”. Joy si ristabiliva in fretta, grazie alle amorevoli cure di Buck e di tutti i suoi amici. Dopo qualche giorno chiese a Buck di riprendere le sue corse. “Non voglio lasciarti sola tesoro”, protestò lui. “Non sono mai sola, c’è sempre qualcuno con me. Non puoi approfittare ancora della gentilezza degli altri, stanno facendo doppi turni per coprirti. Tra due settimane dovremo anche assentarci per la nostra luna di miele”. “D’accordo. Ma mi devi promettere che ascolterai i consigli del dottore e che non farai di testa tua” “Lo prometto. Senti, a proposito della luna di miele…” “Ti è venuta qualche idea?” “Sì veramente. Voglio andare a conoscere tuo fratello” “Davvero? E’ molto che non lo vedo” “E non ti sembra il caso di colmare questa lacuna e di informarlo del nostro matrimonio?” “Già, forse hai ragione” “Potremmo trascorrere qualche giorno da lui ed il resto del tempo potremmo andare ad iscriverti alla scuola di medicina e cogliere l’occasione per visitare i dintorni. Quando dovrai sostenere gli esami dovremo passare la notte lì” “Certo che la tua testolina è sempre in movimento anche quando stai male eh? Hai pensato proprio a tutto” “Dai Buck, a che scopo intraprendere un viaggio chi sa dove quando abbiamo delle priorità. L’importante è trascorrere del tempo insieme per godere del nostro matrimonio, ed ho intenzione di recuperare il tempo perso a causa di questo infortunio, ti avverto. Usciremo veramente poco dal tepee e dalla stanza d’albergo. Se nel frattempo possiamo fare anche qualcosa di utile, che male c’è? Ti piace l’idea?” “Direi di sì, soprattutto la parte in cui mi rinchiuderai nel tepee o nella stanza d’albergo…” e si chinò per baciarla. Si baciarono avidamente e Joy cercò di attirarlo a sé. “Joy, mi piacerebbe molto, ma sei ancora convalescente. Non vorrai compromettere la tua guarigione vero? Dobbiamo sposarci tra due settimane!” “Uffa, va bene, stavolta, ma solo stavolta, hai ragione tu” “Oh, ma che gentile concessione” ed i due scoppiarono a ridere. Qualche giorno dopo Joy fu in grado di alzarsi ed incominciò a scendere al piano di sotto per i pasti. Il medico era molto felice dei suoi progressi e Rachel teneva aggiornato anche il dottor Jefferson con il consenso di Buck. Un giorno Joy gli disse: “Sai vero che devi prendere una decisione circa tuo padre?” “Non ho voglia di parlarne Joy” “E invece dobbiamo. Non puoi tenerlo in sospeso. Gli hai permesso di restare e va bene, ma se ricordi lui ti ha proposto di aiutarti negli studi e di lavorare qui come aiuto del nostro medico. Gli devi una risposta. Cosa vuoi fare?” “Tu cosa faresti al mio posto?” “Devi decidere tu tesoro, devi seguire il tuo cuore” “Il mio cuore sanguina ancora per mia madre. Dopo la violenza non si è più ripresa. Jefferson non era certo il suo primo uomo, aveva già avuto mio fratello ed era vedova, ma il modo in cui è stata presa da lui l’ha segnata profondamente. Orso Rosso mi ha raccontato che il suo bel sorriso è svanito dal suo volto ed infatti io ricordo un sorriso velato di tristezza quando mi guardava. Credo che la sua morte sia stata causata anche da questo dolore” “Non mi hai mai detto di cosa è morta” “Si è semplicemente lasciata morire. Con me e mio fratello era molto amorevole, ma mangiava poco e non appena io sono stato abbastanza grande per sopravvivere da solo, si è abbandonata alla morte” “Mi dispiace Buck” “Capisci perché odio quell’uomo?” “Sì, lo capisco, ma gli devi anche la mia vita” “Già….” Calò il silenzio e dopo un po’ di tempo Buck riprese: “D’accordo, gli dirò che per me può anche lavorare qui, ma circa la scuola di medicina, voglio farcela da solo” “E circa il nostro matrimonio?” “Cosa vuoi dire?” “Non pensi che dovrebbe partecipare?” “Ma Joy” “Non nel ruolo di tuo padre, solo come ospite, ma sarebbe un modo per permettergli di starti vicino” “Possibile che tu riesca sempre a trovare il modo di convincermi a fare come vuoi tu?” “Beh, è il ruolo della moglie…” “Non nel mondo kiowa….” “Sei sicuro? Ricorda cos’ha detto tuo padre circa la moglie di Orso Rosso...” “In effetti… Scherzi a parte Joy. Va bene, mi hai convinto” “Perfetto! Andiamo a dirglielo” “Cosa? Non puoi uscire tu!” “Oh andiamo Buck, tra una settimana ci sposiamo e devo riprendere in mano la mia vita. Se non esco di qui entrerò in Chiesa pallida come un cadavere. Ho bisogno di prendere un po’ di sole. Dobbiamo andare qui vicino e ti ricordo che andiamo comunque a trovare un dottore” “E va bene, non ho speranze con te!” e la baciò. Joy si vestì ed i due uscirono. Arrivati all’hotel, trovarono Jefferson nella hall che stava leggendo il giornale. “Buck, Joy, sono davvero sorpreso di vedervi qui. Come stai?” “Sto molto meglio, grazie, sono quasi tornata completamente in forma” “A cosa devo la vostra gradita visita? Venite, sedetevi” Joy diede una gomitata a Buck. “Ehm, ecco, siamo venuti a dirti che abbiamo….ho preso una decisione. Puoi restare a lavorare qui se vuoi, ma non voglio nessun aiuto circa i miei studi. Voglio farcela da solo” “Lo apprezzo molto Buck e ti ringrazio e sono orgoglioso di te circa i tuoi studi” “Su Buck, continua”, lo spinse Joy. “C’è un’altra cosa…. Joy vorrebbe che presenziassi al nostro matrimonio e voglio accontentarla. Non aspettarti niente, non farai la parte del padre e non ti presenterò come tale, sarai solo uno dei tanti invitati” “ Grazie ragazzi, è più di quello che mi aspettassi. Vi sono debitore” e porse la mano a Buck. Lui esitò, guardò Joy che gli fece cenno di sì con la testa e Buck strinse la mano del padre ma con una forza tale che poteva stritolarla. Lui capì il significato di quella stretta. Quando uscirono, Joy gli disse: “Non ti senti meglio ora?” “Meglio non lo so, ma di sicuro più leggero” “Bene. Andiamo a fare una passeggiata, ti va?” “Non ti stancherai troppo?” “No, non ti preoccupare. Ti prometto che al ritorno passeremo dal medico per un controllo. Va bene?” “Va bene” Si presero per mano e passeggiarono appena fuori città verso un campo di fiori. Joy intrecciò delle ghirlande e ne mise una al suo collo ed una a quello di Buck. Si sedettero abbracciati e si coccolarono un po’. “Non vedo l’ora di essere tua moglie Buck, ti amo così tanto” “Ti amo anch’io Joy” “Quando ci siamo conosciuti non avrei mai pensato che finissimo così. Mi sentivo indesiderata da te ed anche quando ci siamo messi insieme avevo paura di non essere abbastanza per te” “Come potevi pensarlo? Ricordo la prima volta che abbiamo fatto l’amore. Ho dovuto convincerti che volevo davvero stare con te. Caso mai ero io a non essere abbastanza” “Per fortuna abbiamo smesso di fare questi discorsi ed abbiamo capito che il nostro destino è insieme”. Buck annuì e la baciò. Quando tornarono, si fermarono allo studio del dottore come aveva promesso Joy. “Posso affermare con sicurezza che ti sei completamente ripresa Joy. Ti devo fare i complimenti. Con la ferita che hai ricevuto poteva andare peggio. Hai avuto un recupero impressionante” “Avevo una buona ragione per farlo, il mio matrimonio!” “Giusto. Manca poco ormai” “Già. E… ehm… a proposito di questo, ecco…volevo farti una domanda…” “Ho capito cosa vuoi chiedermi Joy. Stai tranquilla, è tutto a posto, non ci sono più pericoli” “Oh grazie dottore!” e lo baciò sulla guancia. “Ma prego! Se questa è la ricompensa, ti darò più belle notizie d’ora in poi”. Sorrisero entrambi. “E posso anche tornare al lavoro?” “Beh, direi di sì, ma senza stancarti” “Promesso e grazie ancora” Uscirono e comunicarono a Buck che Joy si era completamente ripresa. Buck volle comunicare al dottore la sua decisione circa gli studi di medicina. “Ho deciso di iscrivermi alla suola di medicina del Nebraska” “Ma bene, congratulazioni! Sono proprio contento ragazzo, hai del talento e lo dimostri ogni volta che mi aiuti. Sono a tua completa disposizione se dovessi aver bisogno di qualcosa. Ma hai già tuo padre” “No, lui non c’entra. So che lavorerà qui, ma io non voglio che si intrometta nei miei studi. Spero di poter contare su di te se ne avessi la necessità” “Assolutamente sì, ne sarei orgoglioso” e si strinsero la mano. Quando tornarono a casa, trovarono Rachel che li stava aspettando. “Come stai Joy? Siete stati fuori tanto, ero preoccupata” “Sto bene Rachel, sono appena stata dal dottore per un controllo e mi ha confermato che sono completamente guarita. Posso anche tornare al lavoro” “Oh che sollievo” e la abbracciò. “Grazie per tutto il tuo sostegno ed aiuto Rachel, ti voglio bene” “Ti voglio bene anch’io tesoro, a tutti e due. Venite qui” e li abbracciò entrambi. “Se vuoi puoi tornare alla stazione, starò bene d’ora in poi” “Sicura?” “Sì, e poi ho qui Buck” “Giusto….” e le fece l’occhiolino. Rachel salutò e Joy, non appena la porta si fu richiusa, disse a Buck: “Allora, signor Cross, cosa ne dici di recuperare un po’ di tempo perso?” ed iniziò ad armeggiare con i bottoni della sua camicia. “Joy, non so se dovremmo, tu…” “Abbiamo il permesso del dottore” “Cosa? Gli hai chiesto…” “Beh, non direttamente, gli ho fatto capire che ero preoccupata per la nostra prima notte di nozze e lui mi ha assicurato che non c’è più nessuna controindicazione….” “Sei sicura?” “Basta parlare tesoro, usa la bocca per qualcosa di meglio” e gli tolse la camicia mentre lo baciava con passione. Buck non si fece pregare, la prese in braccio e la portò nella stanza da letto. Le tolse lentamente il vestito e la biancheria intima mentre lei gli sfilò gli stivali ed i pantaloni, diventati stretti a causa della sua eccitazione. “Mi sei mancato” gli sussurrò all’orecchio e gli baciò il collo, mentre lui prese i suoi seni tra le mani ed iniziò a giocherellare con i suoi capezzoli. La stese sul letto e le accarezzò il ventre scendendo fino alla sua intimità, mentre le mordeva ora uno ora l’altro capezzolo. Joy teneva strette le lenzuola e gemette finchè Buck non affondò le dita dentro di lei facendole provare l’estremo piacere. Urlò il suo nome mentre lui si posizionò tra le sue gambe e la penetrò con desiderio. Il loro ritmo si uniformò e raggiunsero insieme il piacere. Quando Buck uscì da lei, Joy vide che era ancora duro e si posizionò a cavalcioni su di lui. Con una mano gli accarezzava il petto e con l’altra gli massaggiava la sua virilità. Quando si accorse che Buck stava per esplodere, si posizionò su di lui e lo cavalcò con tutta la forza che aveva finchè entrambi urlarono i loro nomi in preda all’estasi. Si stesero l’uno accanto all’altra esausti ma felici di poter di nuovo godere del loro reciproco amore. Si addormentarono poco dopo e sognarono la loro vita e la loro famiglia: potevano sentire le voci di tanti piccoli bambini che correvano in un immenso giardino, al di fuori di una casa costruita nella prateria ai limiti della città, molto più grande di quella attuale, per andare incontro alle esigenze di una famiglia numerosa. Si svegliarono molto più tardi con il sorriso sui loro volti.

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Capitolo 14
*** Capitolo 14 ***


Capitolo 14 La settimana trascorse velocemente, occupata dagli ultimi preparativi. Joy comprò a Buck come regalo di nozze un nuovo cinturone con incise le loro iniziali. Glielo avrebbe dato la sera del matrimonio. Un paio di giorni prima della cerimonia, a cena alla stazione, Lou e Kid attirarono l’attenzione degli amici. “Ehm, io e Lou dobbiamo dirvi una cosa”, esordì Kid. “Oh oh, qui c’è aria di cambiamenti…”, suggerì Jimmy sorridendo. “Ecco, Kid mi ha fatto la proposta, tra circa un mese ci sposeremo anche noi”, annunciò Lou. “Evviva! Era ora ragazzi”, gridarono Cody e Teaspoon. Tutti si alzarono per abbracciare i due futuri sposi. “Sono così contenta per voi, Lou! Appena tornata dal viaggio di nozze ti aiuterò nei preparativi”, disse Joy eccitata e Rachel si unì a lei. “Teaspoon, dovrai cercare un nuovo corriere ora”, puntualizzò Noah. “Sì, ma vi confesso che ho già incontrato un paio di persone adatte. Sentivo che c’era qualcosa nell’aria tra questi due e sapendo che Buck si assenterà per la luna di miele, ho fatto le mie mosse. Dopo il matrimonio Jimmy, Noah e Cody mi aiuterete a fare la scelta giusta”, disse l’uomo. “Ne sai sempre una più del diavolo eh Teaspoon?”, commentò Cody. “C’è un’altra cosa”, aggiunse Lou. Tutti la guardarono curiosi. “Lou, non sarai….”, osò chiedere Rachel. “Oh, no, no, non scherzare, c’è tempo per quello. Volevo solo comunicarvi che il giorno del matrimonio di Buck e Joy mi presenterò vestita da ragazza. Prima o poi lo verranno a sapere tutti e così ho deciso di stare al tuo fianco Joy, se non ti dispiace”. Joy si alzò per abbracciarla e rispose: “Mi rendi immensamente felice. Avrò due damigelle bellissime!” e Lou si commosse. “A proposito di ruoli…”, intervenne Buck, “Jimmy, Kid, mi fareste l’onore di essere miei testimoni?” I due ragazzi erano molto emozionati e risposero di sì. La sera prima delle nozze, Rachel e Lou si trasferirono a casa di Joy, dove Buck aveva già portato tutte le sue cose. Fu difficile per i ragazzi e Teaspoon tenere Buck tranquillo. “Su Buck, non essere così agitato, prendi esempio da Teaspoon, l’ha fatto sei volte!”, scherzò Cody. “Ecco, forse non è l’esempio migliore da seguire, con tutto il rispetto Teaspoon, ma sarebbe meglio che questo matrimonio durasse per sempre”, puntualizzò Noah. “E se qualcosa andasse storto? E se qualcuno interrompesse la cerimonia?”, disse Buck mentre camminava avanti ed indietro per la stanza. “Perche diamine dovrebbero farlo?”, chiese Teaspoon cercando di calmarlo. “Perché io sono mezzo kiowa e lei è troppo per me, qualcuno potrebbe impedirle di sposarmi”, rispose Buck. “Non essere ridicolo ragazzo, se qualcuno avesse avuto qualcosa da ridire lo avrebbe già fatto e smettila di dire che lei è troppo per te. Siete due anime gemelle, tutti lo possono vedere”, lo rassicurò Teaspoon. “Beh, che lei è troppo per lui è vero, non ho ancora digerito del tutto il suo rifiuto”, scherzò Cody. Lo guardarono tutti male, Buck per primo. “Ehi, stavo solo scherzando! Buck, se non posso essere io il suo uomo, non avrei potuto sceglierne uno migliore, amico. Siete una potenza insieme e se qualcuno dovesse dire il contrario, se la vedrà con me”, disse Cody. Buck lo ringraziò ma poi disse: “ E se mio padre dovesse darmi problemi? Joy ha voluto invitarlo ma io non sono così sicuro che sia stata una buona idea” “Buck! Basta, se continui così ci sfinirai. Andiamo a dormire e goditi la tua ultima notte da scapolo. Da domani dovrai dire sempre Signorsì”, disse Noah e tutti scoppiarono a ridere. Buck si rilassò un po’ ed andarono a letto. Buck si rigirò nel letto tutta la notte e quando si addormentò sognò che sua madre gli dava la sua benedizione. A quel punto dormì sereno fino alla mattina. Nel frattempo, da Joy, le ragazze si facevano una bella chiacchierata rilassante davanti ad una buona tisana ed invitarono anche la signora Swanson che era stata molto gentile con loro nonostante gli inizi burrascosi. Joy era molto emozionata ed eccitata allo stesso tempo: “Vi rendete conto signore che domani sposerò quel bellissimo ragazzo? Non posso ancora credere che sia vero” “Siete bellissimi insieme”, disse la signora Swanson. “Grazie signora, sei davvero gentile”, rispose Joy. “Rachel, lo avresti mai detto dopo il nostro primo incontro?”, chiese Joy. “Ecco, veramente no! Lo speravo, perché avevo capito che eravate due anime gemelle, ma Buck ci ha dato davvero un bel filo da torcere. Così testardo come un mulo! Meno male che ha capito che eri quella giusta”, disse Rachel. Dopo un po’ la signora Swanson si ritirò a casa sua e si diedero appuntamento al giorno dopo. “Adesso che siamo solo tra noi…”, disse Rachel., “ com’è Buck a letto? Me lo sono sempre chiesta” “Rachel!” esclamarono insieme imbarazzate ed arrossendo Lou e Joy. “Beh, che c’è? Siamo amiche no? Le amiche si dicono tutto. Non possiamo negare che sia davvero un bel ragazzo, molto forte e vigoroso, quindi mi chiedevo… beh, come me lo chiedo anche di Jimmy e Noah, senza sminuire gli altri ovviamente”, spiegò Rachel. “Oh mamma, non avrei mai pensato di dover rispondere a questa domanda…”, disse Joy evidentemente in imbarazzo. “Se sei troppo imbarazzata non devi rispondere per forza, tranquilla!”, precisò Rachel. Joy ci pensò un attimo, poi disse: “Hai ragione, siamo amiche e tra di noi non devono esserci segreti. Ecco, è proprio come pensi, meraviglioso. E’ dolce e possente allo stesso tempo, vigoroso ed avido e sa decisamente come farmi stare bene. Spero solo di essere alla sua altezza” “Wow”, dissero le due donne. “Beh, si vede che deve essere molto piacevole… e non dire stupidaggini tu. Perché non dovresti essere all’altezza?”, disse Rachel. “Beh, perché io sono inesperta… ma del resto anch’io sono stata la sua prima donna…”, precisò Joy. “Davvero? Che bello, avete scoperto insieme le gioie dell’amore!”, esclamò Lou. “Sì ed è stato bellissimo. La prima volta è stato davvero dolce, spero di non averlo deluso” “Ti sembra che lui sia deluso da te?”, chiese Lou. “Beh, no, in realtà mi sembra che gli piaccia, però, non so” “Non farti problemi stupidi Joy. Siete perfetti insieme. Ma qui c’è un’altra signorina che deve raccontarci qualcosa…”, disse Rachel rivolgendosi a Lou. “Oh, beh, ecco…Kid è molto dolce ma va molto stimolato. E’ un tradizionalista, penso sia dovuto alla sua impostazione cattolica”, disse Lou. “Beh, adesso non crediate che io e Buck facciamo chissà che cosa eh? Però ci piace esplorare. Diciamo che si capisce che è un guerriero!” “Joy!”, esclamò Rachel. “Beh, cosa? Me lo avete chiesto voi!” e scoppiarono tutte a ridere. Andarono poi a dormire e Joy trascorse una notte serena. La mattina dopo Rachel e Lou aiutarono Joy a prepararsi e prima di andare in Chiesa, Rachel fece un salto alla stazione per vedere se Buck fosse a posto. Non si fidava troppo del tocco degli uomini. Portò con sé un fiore di campo che mise all’occhiello di Buck. “Sei bellissimo tesoro! Sono così orgogliosa di te” “Grazie Rachel. Come sta Joy?” “E’ raggiante e non vede l’ora di diventare tua moglie”, gli rispose. Buck si tranquillizzò un po’ e poi le chiese: “Rachel, ecco, mi chiedevo se mi volessi accompagnare all’altare…” “Oh Buck, ne sarei così onorata” e lo abbracciò forte. Il signor Thompkins si presentò in perfetto orario a casa di Joy e quando la vide le disse. “Sei bellissima!”, poi si volse verso Lou, la riconobbe e le dise: “Era ora che anche tu ti mostrassi in tutto il tuo splendore” “Lo sapevi?”, chiese lou incredula. “Certo, pensi forse che sia uno sciocco? Quindi smetterai di correre per il Pony Express?” “Sì, tra un mese ci sposeremo anche io e Kid…” “Ho sempre pensato che tra voi due ci fosse del tenero! Congratulazioni! Andiamo ora!” Lou lo ringraziò, stupita che Thompkins avesse capito tutto da tempo, Joy gli prese il braccio e si diressero verso la Chiesa. Si fermò un momento e chiese a Lou: “ Ma Rachel? E’ andata da Buck e non è più tornata? Non è che magari lui ha cambiato idea?” “ Ma ti senti Joy? Non potrebbe mai farlo, ti ama così tanto!” “ E allora perché non torna?” Beh, non hai pensato che Buck non ha chi lo accompagni all’altare? Magari lo ha chiesto a lei” Joy non ci aveva pensato e si tranquillizzò. Quando arrivarono alla Chiesa, infatti, videro che Rachel aveva appena fatto entrare Buck per condurlo all’altare. Mentre Joy si avvicinava alla Chiesa, molti degli invitati furono stupiti di vedere Lou e non tutti la riconobbero. Rachel uscì e si posizionò al fianco di Lou per precedere con lei l’ingresso della sposa. Venne suonata la marcia nuziale, Rachel e Lou entrarono e seguì Joy al braccio di Thompkins. Jimmy e Kid erano già al fianco di Buck. Joy sentiva il suo cuore battere all’impazzata e quando Buck la vide ebbe quasi un mancamento. Thompkins gliela consegnò e gli disse: “Mi raccomando ragazzo, altrimenti dovrai vedertela con me” Buck annuì incapace di parlare. Aveva occhi solo per lei e dopo essersi ripreso le disse: “Sei stupenda” Joy abbassò lo sguardo e poi gli rispose: “Anche tu non sei niente male”. Mano nella mano presenziarono davanti a Teaspoon che iniziò la cerimonia. Allo scambio delle promesse, fu Buck a parlare per primo: “Joy, essere qui oggi è un onore ed un sogno per me. Non avrei mai pensato di poter aspirare ad una donna così meravigliosa. Prometto di amarti ogni giorno di più, se è possibile, per tutto il resto della mia vita ed oltre e di proteggerti sempre da ogni male” Joy, con le lacrime agli occhi, pronunciò a sua volta la sua promessa: “Buck, amore mio, quando sono arrivata qui speravo di ricostruirmi una nuova vita dopo la perdita dei miei genitori e di trovare una nuova famiglia e così è stato. Ho conosciuto i nostri meravigliosi amici ed ho incontrato te. La prima volta che ti ho visto il mio cuore ha saltato un battito. Credevo di non essere abbastanza per un uomo meraviglioso come te ed infatti non mi hai reso la vita facile all’inizio, ma poi, per non so quale miracolo, mi hai offerto il tuo amore e da allora lo conservo nel mio cuore come il più prezioso dei doni. Prometto di ricambiare con tutto il mio cuore la gioia e l’amore che mi hai donato e di trascorrere il resto della mia vita ad onorarti, rispettarti ed amarti. Sull’obbedirti c’è tutto un discorso da fare…” e tutti scoppiarono a ridere, compreso il padre di Buck che aveva le lacrime agli occhi. Teaspoon fece portare gli anelli a Noah ed i due innamorati se li scambiarono. “Joy, con questo anello ti dono me stesso e ti prendo come mia moglie”. “Buck, con questo anello ti dono la mia anima e ti accolgo come mio marito”. Prima di proclamarli marito e moglie, Teaspoon disse: “ Figliuoli, sono così orgoglioso ed onorato di unirvi in matrimonio. Siete una coppia meravigliosa, so che vi supporterete a vicenda e che vi amerete l’un l’altra per tutto il resto della vostra vita. Buck, ho sempre sperato che tu incontrassi una donna come Joy, che ti apprezzi per la nobile e meravigliosa persona che sei e tu Joy, sei stato un raggio di sole nella nostra vita e sei riuscita a sciogliere il cuore di Buck, cosa che nessun altro dopo Ike era mai riuscito a fare. Sono pieno di gioia nel dichiararvi marito e moglie. Buck, puoi baciare la sposa”. Buck non se lo fece ripetere due volte e baciò sua moglie con le lacrime agli occhi per l’emozione e le parole di Teaspoon che aveva fatto commuovere non solo gli sposi ma tutti gli invitati. Uscirono di Chiesa tra l’applauso degli invitati e si misero tutti in fila per baciare la sposa e fare gli auguri allo sposo. Quando fu il turno del dottor Jefferson, Joy lo abbracciò, mentre Buck si limitò a stringergli la mano. Si spostarono al salone del ricevimento e si divertirono per tutto il giorno ballando, cantando e mangiando ogni ben di Dio. Lou si presentò ufficialmente come Louise McCloud ed annunciò ai conoscenti il suo matrimonio con Kid tra la gioia e lo stupore di tutti. Quando fu sera, gli sposi salutarono gli ospiti e si ritirarono nella loro casa. Buck prese in braccio Joy sulla soglia secondo la tradizione e salirono in camera da letto. Si spogliarono e fecero l’amore fondendo anime e corpi per tutta la notte. Si addormentarono verso mattina abbracciati e felici. La mattina dopo, quando il primo raggio di sole entrò nella stanza, aprirono gli occhi insieme. Si guardarono e sorrisero. “Buongiorno signora Cross” “Buongiorno maritino” “Che bello vedere i tuoi occhi assonnati appena mi sveglio. Credo che non mi abituerò mai a tanta bellezza” “Ed io potrei perdermi nei tuoi per sempre. Ce l’abbiamo fatta Buck, siamo sposati. Ieri è stato il giorno più bello di tutta la mia vita ed è solo l’inizio di una meravigliosa avventura insieme” Si baciarono e fecero di nuovo l’amore. “C’è qualcosa che devo darti”, gli disse Joy. Aveva deciso di dargli il suo regalo la mattina al loro risveglio invece della sera proma. Aprì il comodino accanto a lei e prese un pacco che consegnò a Buck dicendogli: “Auguri amore mio, spero che ti piaccia” “Grazie tesoro” e lo aprì. “Ma è bellissimo e ci sono anche le nostre iniziali! Grazie Joy, ti amo così tanto! Ma ora è il tuo turno”. Anche lui prese un sacchetto di velluto dal suo comodino e glielo porse. “Cos’è?”, chiese Joy curiosa. “Aprilo e lo scoprirai” Joy aprì curiosa il sacchetto e vi estrasse un bracciale di perline con un ciondolo a forma di acchiappasogni. “Buck, ma è bellissimo, dove l’hai preso?” “Beh, ho degli amici indiani nei dintorni ed ho chiesto loro di farlo realizzare dalle loro donne. Ho pensato che si abbinasse alla collana ed agli orecchini di tuo padre, così porterai sempre con te le tue due famiglie: i tuoi genitori e me” Joy aveva le lacrime agli occhi e gli disse: “Buck è un pensiero dolcissimo, ti amo così tanto” e lo baciò appassionatamente. “Che ne dici di fare colazione ora?”, le chiese. “Dopo la nottata che abbiamo avuto sono un po’ affamato…” “Scendo subito a preparare qualcosa, anche perché poi ci aspetta il secondo round…” e gli strizzò l’occhio. “Non vedo l’ora, ma circa la colazione, non ti muovere dal letto, questa mattina ti voglio viziare, vado io a prepararla” “Sei un marito meraviglioso” Buck si alzò e si diresse verso la porta senza vestiti. “Hai intenzione di scendere così?” “Sì, perché? Non vedo il motivo per cui dovrei fare la fatica di rivestirmi quando tra non molto non mi serviranno più” e gli fece lui l’occhiolino. “Mi fai esplodere a vederti così, sei così bello e sexy” Buck arrossì e le sorrise. Joy si rotolò nel letto ed odorò il profumo di suo marito ancora impresso nelle lenzuola e sul cuscino. Si sentiva così fortunata e felice. Poco dopo tornò Buck con un’abbondante colazione ed i due mangiarono comodamente seduti a letto. Quando ebbero finito, tornarono a fare l’amore. Nel tardo pomeriggio si vestirono ed andarono a trovare i loro amici alla stazione. Trascorsero un po’ di tempo con loro e poi tornarono a casa a preparare i bagagli perché l’indomani sarebbero partiti per la loro luna di miele: come deciso, avrebbero trascorso qualche giorno nell’accampamento kiowa da Orso Rosso e poi sarebbero andati ad iscrivere Buck alla scuola di medicina del Nebraska ed avrebbero passato lì il resto del tempo. Trascorsero anche quella notte a godere del loro amore.

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Capitolo 15
*** Capitolo 15 ***


Capitolo 15 La mattina seguente, si trovarono tutti a casa di Buck e Joy per salutarli. Si sarebbero diretti a Sweetwater e da lì avrebbero raggiunto l’accampamento di Orso Rosso. Il padre di Buck gli aveva detto che era rimasto dove Buck lo aveva incontrato l’ultima volta che lo aveva visto. Prima di partire Joy era voluta andare a salutarlo e Buck aveva acconsentito. “Rivolgi ancora a tuo fratello le mie scuse Buck” “Non le accetterà”, gli rispose irrigidito. “Lo so, ma sento di doverlo fare di nuovo. Divertitevi, riposatevi ed in bocca al lupo per la tua iscrizione” Buck pronunciò solo un freddo: “Grazie”, mentre Joy lo abbracciò. Buck non amava queste manifestazioni di affetto di Joy verso suo padre, ma sapeva che la moglie era un’anima buona e le lasciava fare quello che si sentiva. Una volta partiti, Joy chiese a Buck di spiegargli qualcosa di più di quello che già le aveva detto sul modo di vivere kiowa e Buck le illustrò alcune delle loro tradizioni, cosa che Joy ascoltava avidamente. “Adoro il tuo interesse per la mia cultura”, le disse. “Ah davvero eh? Adesso lo adori. Ricordi che non lo sopportavi all’inizio e che credevi che fingessi?”, gli fece notare lei. “Joy, sai che sono davvero mortificato per il mio comportamento, non continuare a rinfacciarmelo, ti prego” “Solo se mi dai un bacio all’stante”, scherzò lei. “Eccoti accontentata” e la baciò teneramente. I due sorrisero e Buck continuò ad istruirla sulla sua cultura. “Promettimi che racconterai ed insegnerai tutto questo ai nostri figli”, gli chiese. “Lo farò con estremo piacere se tu sarai d’accordo. Vorrei che conoscessero anche il mio passato e la mia cultura” “Devono conoscerla, è parte di te e sarà parte di loro” Buck le sorrise. “Sai cos’altro mi piacerebbe imparare?” “Cosa tesoro?” “La lingua dei segni che usavi con Ike e che spesso usi con le altre tribù” “Va bene, posso incominciare ad insegnartela anche ora”. Joy ne fu felice e mentre viaggiarono Buck le trasmise i primi insegnamenti. Joy voleva provare a farsi capire dai kiowa quando sarebbero stati nell’accampamento. Se la presero con molta calma ed arrivarono a Sweetwater in quattro giorni di viaggio, alloggiando in comodi hotel durante la notte. Quando furono lì, Buck andò a salutare alcune vecchie conoscenze e presentò loro Joy. Buck le raccontò alcune avventure che li avevano visti come protagonisti e le raccontò dettagliatamente anche di Sam ed Emma che purtroppo non aveva più visto ma che forse sarebbero venuti per il matrimonio di Lou e Kid. Il giorno dopo lasciarono il carro all’hotel, presero solo il necessario e si volsero al galoppo verso l’accampamento di Orso Rosso. Passarono dalla vecchia stazione del Pony Express che ora era abbandonata e Joy volle visitarla. Era tutto in disordine, ma si potevano ancora vedere le loro cuccette, il tavolo dove mangiavano e la casa di Emma, anch’essa ormai abbandonata. “Emma sarebbe dispiaciuta di vedere questo degrado e credo anche Rachel che ci ha abitato dopo di lei” “E’ un vero peccato che abbiano lasciato questo posto decadere così” “D’altra parte questa stazione non serviva più ed abitare qui non è molto comodo per andare in città, noi ne sappiamo qualcosa” Quando furono nella bunkhouse, Joy volle sapere quale fosse la cuccetta di Buck. Lui gliela indicò e lei lo attirò lì. “Voglio fare l’amore con te qui” “Perché? E’ tutto in disordine” “Perché è parte della tua storia ed avrei voluto conoscerti anche quando stavi qui. E’ un modo per colmare le distanze…” Buck la accontentò e rimasero lì per circa un’ora. Arrivarono nei pressi dell’accampamento di Orso Rosso verso il tramonto. Buck si tolse la camicia e rimase solo con il suo gilet di pelle nera. Avanzarono lentamente e con cautela, finchè non gli venne incontro un guerriero. Buck gli parlò in kiowa, gli spiegò chi fosse e l’uomo li guidò da Orso Rosso dopo essersi fatto consegnare la pistola ed il coltello di Buck. Furono lasciati in attesa al centro del’accampamento e poco dopo, dal tepee centrale, uscì un uomo alto, dai lunghi capelli corvini intrecciati solo su un lato e sciolti sull’altro, con una veste di daino e delle piume tra i capelli. Il suo incedere rivelava che era un capo. Joy riconobbe nel suo sguardo gli occhi di Buck. “Fratellino! Che gioia rivederti dopo così tanto tempo!” ed andò incontro a Buck a braccia aperte, lasciando Joy stupita perché questo gesto contrastava con l’aria austera che aveva mostrato quando era uscito dalla sua tenda. Buck scese da cavallo ed andò ad abbracciarlo, poi gli disse: “Non ero sicuro di essere accolto bene dopo l’ultima volta” “Le cose sono cambiate da allora fratello, tu ti sei trasferito e non sono più in guerra con i tuoi amici. Ma vedo che hai compagnia”. Buck fece cenno a Joy di scendere da cavallo e di avvicinarsi. “Ti presento mia moglie Joy, ci siamo appena sposati e siamo qui per la nostra luna di miele, ci teneva molto a conoscerti” Joy avanzò timidamente e lo salutò: “Sono molto felice di conoscerti” e gli tese la mano. Orso Rosso la stupì abbracciandola e dicendole: “Benvenuta sorella e grazie” “Di cosa?” “Perché fai brillare gli occhi del mio fratellino” Joy arrossì ed abbassò lo sguardo. “Andiamo, venite nella mia tenda, abbiamo molto da raccontarci. Intanto vi farò preparare il vostro tepee. Quanto pensate di fermarvi? Perché vi fermate qualche giorno vero?” “Certo, se per te va bene l’intenzione sarebbe questa” “Certo che va bene, ne sono felice fratello” e si abbracciarono ancora. Buck raccontò ad Orso Rosso come si fossero conosciuti lui e Joy e la loro storia ed inevitabilmente si arrivò a parlare del dottor Jeffferson. “Quell’essere spregevole si è presentato qui a cercare nostra madre come se nulla fosse e se non fosse intervenuta Aquila danzante, mia moglie, non sarebbe uscito vivo da questo accampamento” “Ha raccontato anche a te la sua versione dei fatti?”, chiese Buck. Orso Rosso annuì. “Gli credi?” “Non lo so, suppongo di sì, non avrebbe senso tornare dopo tutti questi anni se non fosse vero. Avresti dovuto vedere la sua faccia quando gli ho detto di te” Buck rimase pensieroso e suo fratello gli chiese: “Cosa provi per lui?” “Non lo so. Lo odio per quello che ha fatto a nostra madre, ma ha salvato Joy, quindi gli ho permesso di restare a Rock Creek ma ho chiarito che non sarà mai un padre per me, Teaspoon è mio padre, ed ho rifiutato il suo aiuto per la scuola di medicina che frequenterò” “Tu cosa?”, chiese Orso Rosso sorpreso. “E’ una lunga storia”, spiegò Buck che raccontò anche questa parte. Orso Rosso si rivolse a Joy che era rimasta in silenzio per tutto il tempo e le disse: “Certo che hai portato dei bei cambiamenti nella vita di mio fratello” “Spero che non ti dispiaccia”, rispose lei timorosa. Buck era divertito nel vederla così remissiva. “Se Buck è felice posso solo ringraziarti di nuovo, d’ora in poi per me sarai come una sorella” Joy ringraziò, poi guardò Buck e disse: “Tesoro, sposiamoci anche secondo il rito kiowa” Buck la guardò, si volse a Orso Rosso e chiese: “Vuoi?” “Assolutamente sì, lasciatemi organizzare tutto e domani avrete la vostra cerimonia” I due si guardarono sorridenti e ringraziarono. Furono poi accompagnati nel loro tepee e Buck, una volta dentro, spiegò a Joy che in quei giorni avrebbero seguito le tradizioni kiowa: lei sarebbe stata con le donne e lui con gli altri guerrieri. Si sarebbero riuniti durante i pasti e la sera. Lui sarebbe andato a caccia e lei avrebbe aiutato le donne nei loro lavori. Tutto dopo la loro cerimonia. Joy ascoltò con interesse ed attenzione e ne fu felice. Provò ad imparare qualche altro segno per potere comunicare almeno un po’ con le persone con cui avrebbe avuto a che fare. Quando fu l’ora della cena, uscirono dalla tenda e si unirono agli altri. Orso Rosso presentò Joy alla tribù come la moglie di suo fratello ed annunciò che il giorno dopo avrebbero celebrato il matrimonio secondo il loro rito. Fecero festa fino a tardi e poi Buck e Joy tornarono al loro tepee dove fecero l’amore e poi si addormentarono emozionati per la cerimonia del giorno dopo. All’alba Orso Rosso chiamò Buck fuori dalla tenda: era ora di iniziare i preparativi. Affidò Joy alle donne e lui andò via con Buck. Joy provò a comunicare con le donne a cui era stata affidata e loro furono contente di vedere che aveva imparato qualche segno. Riuscirono ad intendersi sul da farsi. Joy venne preparata e vestita con una veste di pelle di daino ricoperta nella parte alta da perline e che terminava con delle frange. La gonna era divisa su tre strati da fasce e perline e terminava anch’essa con delle frange. Le fecero indossare dei mocassini anch’essi ornati di perline e le acconciarono i capelli con da un lato una treccia e dall’altro i capelli sciolti. Quando fu pronta , venne accompagnata fuori per raggiungere Buck davanti allo sciamano che pose per terra davanti alla coppia un bastone. Venne impartita la benedizione e l’aspersione del sacro fumo. Venne poi portata da Orso Rosso una bevanda che gli sposi si scambiarono tra loro ed in seguito Buck e Joy vennero invitati a saltare oltre il bastone che segnava il passaggio dalla vita da single a quella da sposati. Anche Buck indossava dei pantaloni di daino, un pettorale di perline ed i suoi capelli erano stati legati in una lunga treccia. Il rituale prevedeva che i due sposi venissero accompagnati al loro nuovo tepee, ma in questo caso parteciparono anche loro al banchetto fino a tarda serata, dato che i due avevano già condiviso il tepee ed erano già legalmente marito e moglie. Alla sera, vennero comunque accompagnati alla loro tenda e gli altri membri della tribù continuarono a festeggiare. Quando furono soli, Joy chiese a Buck: “Ed ora, cosa dovrebbe fare una perfetta moglie kiowa?” Buck la guardò con i suoi meravigliosi occhi scuri e con il labbro inarcato in un mezzo sorriso, le rispose: “Oh, beh, vediamo, dovrebbe iniziare a togliersi i vestiti ed adempiere ai suoi doveri coniugali…” Con un rapido gesto, Joy si tolse il suo abito nuziale e rimase nuda in piedi davanti a Buck che rimase senza fiato. “Ed ora?”, gli chiese maliziosa mentre gli si avvicinava. “Ed ora fai l’amore con me” e la prese in braccio. La adagiò sulle pelli del loro giaciglio e la baciò avidamente. Joy gli sfilò il pettorale e gli slacciò i pantaloni, di cui Buck si liberò in un istante. Fece per sciogliersi la treccia ma lei lo fermò: “No, resta così, sei bellissimo” Lui le sorrise ed iniziò ad accarezzarla scendendo fin verso la sua intimità e quando lei raggiunse il piacere, la penetrò con ardore fino a farla esplodere ed esplodendo insieme a lei. Si accasciarono abbracciati e lui le disse: “Eri bellissima con quell’abito” “Anche tu, dovresti portare più spesso i capelli legati in una treccia, ti dà un’aria selvaggia” “E’ proprio quello che devo evitare di sembrare in città…” “Ma non con me! Facciamo un compromesso: te la farò quando siamo soli, mi piaci davvero tanto così” e lo baciò. Buck sorrise e le rispose: “Va bene tesoro, tutto quello che vuoi” Trascorsero una notte serena e la mattina dopo, come aveva anticipato Buck, si separarono. Lui andò a caccia con gli uomini, mente Joy aiutò le donne nella faccende dell’accampamento. Le insegnarono a trattare le pelli, a cucire perline e le aiutò a cucinare. Trascorsero altri due giorni nell’accampamento e poi salutarono tutti per dirigersi alla scuola di medicina. “Spero di rivederti presto fratello”, disse Orso Rosso a Buck per salutarlo. “Lo spero anch’io, anche se sarà un po’ difficile” “Già, sarai molto impegnato tra il tuo lavoro al Pony Express ed i tuoi studi” “Sì, ma ti prometto che troverò il modo. Tu fammi sapere tramite uomini fidati se dovessi cambiare la posizione dell’accampamento” “Non mancherò. Mi raccomando, prenditi cura di Joy e stai in guardia con quell’uomo” “Non mi farà più del male, lo prometto. Per quanto riguarda Joy, ho tutte le intenzioni di renderla il più felice possibile” Orso Rosso gli strinse la mano e poi si volse a salutarla: “Grazie di ave riportato qui mio fratello e di renderlo così felice. Vi do la mia benedizione sorella” “Grazie Orso Rosso, sono onorata di essere entrata a far parte della tua famiglia e ti prometto che non ti disonorerò. Appoggerò Buck nel trasmettere la vostra cultura ai nostri figli”. I due si abbracciarono e poi Buck e Joy partirono per Sweetwater per recuperare il carro. Affrontarono un viaggio di 3 giorni per arrivare a Lincoln, dove era situata la scuola di medicina a cui Buck doveva iscriversi. Arrivarono in mattinata e cercarono un hotel dove lasciare i loro bagagli. “Vuoi riposarti un po’ Joy?”, le chiese Buck. “No tesoro, andiamo a fare questa iscrizione, così poi avremo tutto il tempo per riposarci e visitare la città e per…..goderci l’ultima parte della nostra luna di miele…” e gli strizzò l’occhio. “Possiamo anche fare domani l’iscrizione, non c’è fretta”, rispose Buck nervoso. “Buck Cross, hai forse paura?” “No….sono solo preoccupato che non mi accettino” “Ragione di più per togliersi subito il pensiero. Vedrai che andrà tutto bene amore” Buck non era così sicuro ma sapeva che non l’avrebbe spuntata con Joy e quindi preferì cedere. Chiesero alla reception informazioni su dove fosse la scuola e vi si recarono. “Pronto?”, chiese Joy sistemando la giacca a Buck. “Non credo, ma forza, così non mi darai più il tormento” e prendendola per mano entrarono. Vennero portati dal direttore della scuola e vennero accolti nel suo ufficio. “Buongiorno signori, cosa posso fare per voi?”, chiese il signor Benson. “Buongiorno, sono qui per iscrivermi alla vostra scuola”, rispose Buck nervoso. “Tu?”, rispose Benson alzando un sopracciglio. “Sì signore, c’è qualche problema?”, rispose Buck irrigidendosi. Joy gli strinse la mano per dargli coraggio. “Beh, no, è solo strano vedere un mezzosangue, con tutto il rispetto, s’intende, che vuole iscriversi alla nostra scuola” “Mia madre era appassionata di medicina e mi ha trasmesso questa passione. Collaboro da qualche tempo con il medico di Rock Creek” Joy notò come Buck non avesse fatto il minimo accenno al padre. “Oh, bene, hai quindi le sue referenze?”, chiese Benson. Buck si irrigidì di nuovo e balbettò: “Beh, ecco…” Joy intervenne e porgendo una lettera al direttore disse: “Certo, eccole” Buck la guardò con gli occhi spalancati e lei gli fece l’occhiolino. Benson le lesse e poi esclamò: “Bene, non vedo perché non dovremmo accettarti. Compila questi moduli e ti daremo tutte le informazioni necessarie per sostenere gli esami. Immagino che tu sia un lavoratore, quindi non potrai seguire le lezioni, giusto?” Buck, con il volto pieno di stupore, rispose: “Sì, ecco, io lavoro per il Pony Express ma il dottore mi ha garantito che mi aiuterà con gli esami e mi darà qualche lezione” “Benissimo. Benvenuto a bordo figliuolo, seguimi” Buck stentava a credere alle sue orecchie e Joy dovette strattonarlo per farlo alzare dalla sedia e seguire Benson. Il direttore gli diede tutte le informazioni e gli disse: “Ci vediamo al primo esame. Buona fortuna!” e gli tese la mano. “Grazie signore, a presto” e rimase lì fermo mentre Benson si allontanava. “Ehi, sei dei nostri? Signor Cross!” Joy dovette ricondurlo alla realtà. Era divertita dall’espressione di Buck. “Sì, scusa Joy, è che non posso ancora crederci, sono stordito” “E lo vedo! Forza, andiamo a festeggiare!” “Sì, sì, ehm, cosa vuoi fare?” “Secondo te?????” Buck sembrò riprendersi e le disse: “Forza allora, festeggiamo! Una cosa…come avevi le referenze del dottore?” “Beh, ho pensato che, non volermene tesoro, vista la tua natura indiana, ti sarebbero servite e così gliele ho chieste e lui è stato felicissimo di prepararle” “Hai fatto bene, avrei dovuto pensarci io” “Non ti sei arrabbiato?” “Perché?” “ Per quello che ho detto, insomma, sulla tua natura indiana, per aver pensato che ti servissero delle referenze…” “No tesoro, io sono così e questa è la mia condizione e sai benissimo che mi considerano tutti meno di un bianco. Devo solo ringraziarti per averci pensato” “Non tutti ti considerano meno di un bianco!” “No, è vero, chi mi ama no” e la baciò. Uscirono e raggiunsero la loro stanza d’albergo dove passarono il resto della giornata, godendo del servizio in camera. Restarono ancora un paio di giorni a Lincoln, passando la maggior parte del tempo nella loro stanza ma esplorando anche i dintorni per quando sarebbero venuti per gli esami di Buck. Il giorno della partenza, Joy gli chiese: “Allora, un bilancio della nostra luna di miele?” “Meravigliosa, come mi immaginavo. La vita con te in realtà è meravigliosa” “Ti amo Buck Cross, non dimenticarlo mai” “Anch’io ti amo Joy. Ed ora via verso casa, inizia ufficialmente la nostra nuova avventura insieme” Si baciarono e si incamminarono verso Rock Creek.

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Capitolo 16
*** Capitolo 16 ***


Capitolo 16 Arrivarono a Rock Creek che era già tarda serata. Non avevano voluto passare fuori un’altra notte ma avevano preferito viaggiare fino a casa. Scaricarono i bagagli e poi andarono a dormire esausti. La mattina dopo Joy si svegliò per prima e senza disturbare Buck, esausto per aver guidato i cavalli per tutte quelle ore il giorno prima, scese al piano di sotto ed incominciò a disfare i bagagli ed a fare il bucato. Quando ebbe steso i panni, andò a preparare la colazione. Quando salì in camera, Buck stava ancora dormendo. Avrebbe voluto rimanere a contemplarlo ancora per un po’, ma era già tardi e dovevano ancora fare molte cose, prima fra tutte andare a salutare i loro amici che non sapevano che erano tornati. Si sdraiò accanto a lui, gli accarezzò i capelli e gli disse: “Buongiorno dormiglione, è già molto tardi, sveglia. La colazione è pronta” “Mmmm, ancora 5 minuti, ti prego”, borbottò Buck nascondendo la testa sotto il cuscino. Joy non rispose nulla e Buck, incuriosito dal suo silenzio, tirò fuori la testa dal cuscino, si stropicciò gli occhi e si guardò intorno. Joy stava seduta accanto a lui a guardarlo divertita. “Stavo dormendo così bene, ti sognavo”, le disse. “Beh, non hai bisogno di sognarmi, sono qui e non andrò da nessuna parte. Forza, facciamo colazione ed andiamo a salutare Rachel, Lou e gli altri. “Mmmm, dopo colazione devo prima fare una cosa” “Cosa? I bagagli sono disfati ed il bucato è già steso. Cosa dovrai mai fare?” “Quello che non abbiamo fatto stanotte perché eravamo sfiniti….” “Oh, quello! Beh, su questo punto mi trovi perfettamente d’accordo! Forza però, mangiamo prima che si raffreddi tutto” Buck divorò letteralmente la colazione, poi prese il vassoio, lo appoggiò sul comodino e si volse a Joy che stava bevendo l’ultimo sorso di caffè: “Ti voglio Joy, ti voglio ora” e fecero l’amore felici. Si alzarono, si prepararono e mano nella mano andarono alla stazione. Trovarono Noah e Cody che stavano cercando di domare un cavallo selvaggio. Quando li videro arrivare, Cody urlò: “Ehi gente, gli sposini sono tornati”, dirigendosi verso di loro per abbracciarli, seguito da Noah. Si aprì la porta di casa ed uscirono di corsa Lou e Rachel che raggiunsero gli altri: “Bentornati ragazzi, come state? Com’è andata?” “Piano, piano, vi racconteremo tutto. Kid? E Jimmy?”, chiese Buck. “Ehi, chi ha fatto il mio nome?”, si sentì la voce di Jimmy che stava uscendo dalla stalla. “Oh, bentornato fratello” e lo abbracciò, poi si volse a Joy: “Ciao sorella, come stai? Kid è fuori per la sua corsa” “Stiamo benone, grazie” “Su, entrate, non fatevi pregare. Noah, vai a chiamare Teaspoon e digli di lasciare il suo vice in ufficio. Digli che ho bisogno di lui ma non informarlo del loro ritorno, voglio che sia una sorpresa!” “Agli ordini capo!”, disse Noah ridendo. “Andiamo ragazzi, ovviamente vi fermate a pranzo, vero?” “D’accordo Rachel. Dove possiamo mettere questi?”. Avevano portato con loro un sacco con i regali per i loro amici. “Cosa sono?”, chiese Lou. “Regali per voi ovviamente”, rispose Joy. “Siete stati molto gentili”, commentò Lou. Mentre aspettavano l’arrivo di Teaspoon per raccontare della loro luna di miele, Joy chiese a Lou: “Allora, come vanno i preparativi? Tra poco toccherà a te” “E’ quasi tutto pronto: Teaspoon officerà, tu e Rachel sarete le mie damigelle e Jimmy mi accompagnerà all’altare. Tu Buck e Noah sarete i testimoni di Kid” “E l’abito?”, chiese Joy curiosa. “Beh, per quello aspettavo te” e la abbracciò forte. “Dove vivrete?”, chiese Buck. “Per ora qui e dormiremo nel fienile, poi cercheremo di costruirci con calma una casa tutta nostra” “Teaspoon ha già scelto il tuo sostituto?”, chiese di nuovo Buck. “Sì, ha scelto un certo Matt”, ripose Cody. “Vivrà qui?” “No, ha una casa qui vicino e vuole continuare ad abitare lì, non ci saranno problemi”, precisò Cody. Da fuori casa si sentirono le urla di Teaspoon: “Rachel, cosa diavolo succede? Noah mi ha letteralmente trascinato qui!” ed aprì la porta. “Dannazione ragazzi, siete tornati! Era una trappola allora! Venite qui a farvi salutare per bene” e li abbracciò entrambi. Quando tutti furono seduti al tavolo, Buck e Joy raccontarono del loro viaggio e dell’iscrizione di Buck alla scuola di medicina, poi distribuirono i regali e lasciarono a Lou quello di Kid che sarebbe tornato con Matt a tarda serata. Joy, Lou e Rachel presero accordi per andare in pausa pranzo il giorno dopo a vedere il vestito di Lou e poi i due sposi si congedarono. Volevano passare da Thompkins per comunicargli che il giorno dopo Joy sarebbe tornata al negozio e poi avevano intenzione di godersi il loro ultimo giorno di vacanza. “Joy, Buck, siete tornati”, li salutò Thompkins quando li vide entrare. “E’ andato tutto bene?”, chiese. “Sì signor Thompkins, grazie. Domani potrò riprendere il mio lavoro”, gli comunicò Joy. “Benone! E tu Buck, ti sei poi iscritto a medicina?” “Sì, inizierò a studiare subito con l’aiuto del dottore” “Bene ragazzi, sono molto felice per voi”. Joy corse ad abbracciarlo mentre Buck gli strinse la mano. Mente tornavano a casa si fermarono dal dottore per informarlo dell’iscrizione di Buck e lui, molto felice che le sue referenze fossero state d’aiuto, disse che avrebbe aiutato fin da subito Buck a studiare per il primo esame. Joy volle anche andare a salutare il padre di Buck ma lui le disse di andarci da sola, la avrebbe aspettata a casa. Joy non insistette, sapeva che doveva rispettare i sentimenti di suo marito. Il dottor Jefferson fu felice di avere loro notizie e disse a Joy di portare i suoi saluti a Buck. Quando tornò a casa, Joy entrò dalla porta chiamando il marito: “ Buck, tesoro, sono tornata, dove sei?” Non ricevette risposta, ma vide dei petali di rosa seminati dalla porta alle scale e che continuavano verso il piano di sopra. Joy intuì i piani di Buck e senza più parlare, appoggiò la borsa sul divano e salì verso la stanza da letto. Quando entrò, lo trovò disteso nudo che l’aspettava. “Sapevo che avresti seguito le tracce e che avresti capito” “Sto diventando brava a tracciare, ho un ottimo maestro” ed intanto si spogliava. “Certo che rientrare a casa e trovare il mio sexy e vigoroso marito nudo nel letto che mi aspetta è il mio sogno più segreto che si avvera. Dovresti farlo più spesso. E vedo che ti sei fatto anche la treccia…” Nel frattempo aveva finito di spogliarsi e lo raggiunse nel letto. In un attimo gli fu sopra e lo cavalcò mentre lui giocava con i suoi capezzoli finchè non esplose in lei raggiungendo insieme l’orgasmo. Quando Joy si sdraiò accanto a lui, Buck era ancora eccitato e si posizionò tra le sue gambe penetrandola di nuovo con una foga che la portò in paradiso. “Mio Dio Buck, sei una forza della natura. Non avrei mai pensato di raggiungere il paradiso. Sei semplicemente meraviglioso” “Anche tu tesoro non sei da meno. Direi che non possiamo affatto lamentarci della nostra intesa, o sbaglio?” “Beh, io no di sicuro” “ E nemmeno io amore mio” e la baciò teneramente. Rimasero a letto fino all’ora di cena, poi Joy preparò qualcosa da mangiare e tornarono di sopra a celebrare l’ultimo giorno di luna di miele. La vita riprese immediatamente in modo abitudinario. Buck tornò alle sue corse e conobbe Matt, un ragazzo davvero simpatico e gentile che si integrò molto bene nel gruppo. Quando aveva del tempo libero, andava ad aiutare il dottore che gli spiegava tutto quello che gli serviva per sostenere i primi esami e la sera, dopo cena, mentre Joy leggeva, lui studiava e poi di rilassavano facendo l’amore appena potevano. Conducevano una vita davvero piena e felice. Joy e Rachel accompagnarono Lou a comprare l’abito da sposa e comprarono anche un abito nuovo per loro. Qualche giorno prima delle nozze, arrivarono in città Sam ed Emma con i loro due figli, John e Margaret. La diligenza arrivò in città il lunedì mattina e Lou e Kid si sarebbero sposati il sabato successivo, il primo di ottobre. “Lou, Kid, che gioia che ci avete dato con la vostra notizia”, disse Emma precipitandosi ad abbracciare i due ragazzi appena scesa dalla diligenza. Subito dopo scese Sam che teneva per mano John, un bellissimo bambino di 1 anno, ed in braccio Margaret, di appena 2 mesi. Si salutarono tutti calorosamente e Joy rimase un po’ in disparte insieme a Rachel, la quale aveva sempre sentito parlare di loro ma non li aveva mai conosciuti di persona, per permettere ai ragazzi e Teaspoon di salutare calorosamente i loro amici. Buck fu subito da loro e disse a Joy: “Cosa fai qui in disparte? E anche tu Rachel, venite! Sam, Emma, vi presento mia moglie Joy e Rachel che è entrata nella nostra famiglia dopo la vostra partenza” e le spinse avanti entrambe. “Joy, la donna meravigliosa che ha irretito il cuore del nostro Buck! Sono così felice di conoscerti! Ed anche tu Rachel, Lou mi ha scritto cose bellissime su di te”, disse Emma andando loro incontro. Joy e Rachel erano un po’ in imbarazzo. “Allora Joy, devi essere una ragazza davvero speciale se il nostro Buck ha bruciato tutti sul tempo e si è sposato. Quando l’ho lasciato era così sfiduciato circa l’amore”, continuò Emma. “Beh, in realtà sono io la fortunata, Buck è un uomo ed un marito meraviglioso”, disse Joy. “Non ho mai avuto dubbi su questo” affermò Emma e la abbracciò. “Piacere di conoscerti Emma ed anche tu Sam”, disse Rachel. Si diressero tutti alla stazione e si raccontarono le loro rispettive vite. Joy, Rachel ed Emma fecero subito amicizia ed in un batter d’occhio giunse il giorno delle nozze di Lou e Kid. La cerimonia fu molto emozionante e Teaspoon fece commuovere tutti con il suo discorso. Al banchetto si divertirono a ballare ed a mangiare i manicaretti che erano stati preparati. Sam ed Emma ripartirono due giorni dopo con la promessa che sarebbero tornati presto a trovarli. Lou e Kid non andarono via per la luna di miele, preferirono mettere da parte i soldi per costruire la loro nuova casa. Lou aiutava Rachel ad accudire i ragazzi e spesso le donne si ritrovavano per chiacchierare quando potevano. Il giorno del primo esame di Buck arrivò fin troppo presto per lui. Partirono per Lincoln due giorni prima per essere sicuri che non ci fossero intoppi. Buck aveva comprato un vestito elegante per l’occasione e Joy gli disse che sarebbe stato il suo portafortuna. Buck era teso come una corda di violino prima di entrare ma Joy cercava di farlo stare tranquillo. Quando fu il suo turno, Joy entrò con lui. Buck rispose brillantemente a tutte le domande che gli furono rivolte, lasciando i due professori esaminandi sbalorditi, tanto che gli fecero i complimenti: “ Siamo davvero sorpresi dalla tua bravura ragazzo, sappiamo che lavori e che hai famiglia, quindi non deve essere semplice per te. Congratulazioni, continua così” Buck ringraziò e quando uscì sollevò Joy da terra facendole fare una giravolta per la contentezza. Tutte le volte che Buck aveva un esame stavano fuori per un paio di giorni, avevano ormai preso il ritmo e sapevano cosa fare e dove andare. Arrivò la primavera del 1861 e la guerra si faceva sempre più vicina anche a Rock Creek. Cody decise di arruolarsi nell’esercito e ben presto il Pony Express soffrì per l’avvento del telegrafo. Un giorno di settembre, Teaspoon arrivò alla stazione con il terribile annuncio purtroppo atteso: “Ragazzi, Russel, Major and Wadell hanno deciso di porre fine al servizio di Pony Express, dalla fine della settimana saremo tutti senza lavoro” I ragazzi caddero sulle loro sedie perché speravano che quell’annuncio non arrivasse mai. Sapevano che la loro esperienza stava per finire ed infatti tutti si erano già guardati in giro ed avevano deciso di intraprendere un’attività tutti insieme. Avevano saputo che il terreno retrostante la stazione era in vendita ed avevano deciso di comprarlo mettendo insieme i loro risparmi per avviare un ranch con una fattoria, ma non pensavano che sarebbe accaduto così presto. Lou e Kid stavano costruendo lì la loro casa. Lou era incinta del suo primo figlio e Kid era molto preoccupato, nonostante lei cercasse di tranquillizzarlo. Buck e Joy avevano voluto contribuire anche loro con i loro risparmi, nonostante Buck avesse intenzione di lavorare come medico insieme al dottore ed aveva anche aperto una piccola porta verso suo padre. A volte lavoravano insieme ma lui voleva farcela da solo con gli esami. Anche Joy rimase incinta poco dopo. Lou mise al mondo una bella bambina di nome Elizabeth, mentre Joy un bambino che aveva gli occhi di sua madre e la carnagione dorata come il padre. Lo chiamarono Ike come il fratello perduto. Buck riuscì a laurearsi in medicina nei tempi e divenne ufficialmente il medico di Rock Creek non appena il suo mentore si ritirò. Lui e Joy ebbero ancora due figli, una bambina di nome Emily ed un altro maschietto di nome Brandon. Erano davvero felici e benedivano ogni giorno che trascorrevano insieme. Jimmy se ne andò presto schiacciato dalla sua fama di Wild Bill ed il ranch e la fattoria presero piede con successo. Rachel e Teaspoon guidavano sempre i ragazzi e presto anche Noah trovò una brava ragazza e si costruì una famiglia tutta sua. Trascorsero gli anni della guerra lavorando sodo ed aiutandosi l’un l’altro come una vera famiglia e Joy ringraziava Dio ogni giorno per averle donato una vita così felice e piena di soddisfazioni e soprattutto un uomo che la rendeva immensamente felice ogni giorno di più.

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