Next Melody: l'ascesa dei Cavalieri Ritmici

di stardust94
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** di prismi e brutti incontri ***
Capitolo 3: *** notti di passione, domande (quasi) senza risposta e nuove e vecchie amicizie ***
Capitolo 4: *** di professori super star e smistamento delle classi ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Prologo: i Cavalieri Ritmici e la Cometa Millenium

Senri, si passa la mano tra i capelli bianchi come neve candida, mentre cammina nella distesa, riparandosi il volto dal vento con una semplice mantella che copre la casacca militare. aveva lo sguardo stanco visto che lui e il giovane Kaneki, non avevano fatto altro se non camminare ininterrottamente per mesi alla ricerca delle antiche rovine.

Il Reame Ritmico il luogo dove erano nati, cresciuti e si erano innamorati profondamente l'uno nel altro, combattendo numerose battaglie al fianco della famiglia imperiale come Cavalieri Ritmici, non era più un florido e magnifico regno dove la musica la faceva da padrone e dove tutto a partire dalla scienza fino alla cultura e la magia erano legati a essa. Ora era profondamente cambiato diventando quasi irriconoscibile.

A governarlo con onore e giustizia era sempre stato l'antico e nobile casato degli Harmonia. Ma purtroppo la famiglia in questione era stata decimata anni or sono a causa di una potente quanto misteriosa maledizione e da li a poco il regno era caduto nel caos. Non aiutava nemmeno che fosse rimasto vivo il principe, troppo giovane e inesperto secondo il consiglio per prendere il comando in vece dei genitori.

Per questa ragione, gli era stato affiancato il fratello del imperatore Lux, unico sopravvissuto alla maledizione insieme alla figlia Sonata. Ma purtroppo Negret a differenza del defunto imperatore, aveva intenti decisamente meno nobili e in poco tempo aveva ridotto in miseria il Reame Ritmico scatenando una guerra dietro l'altra e sfruttando il potere della musica per causare morte e distruzione.

Da tempo ormai, una coltre oscura aleggiava su l'intero mondo bloccandolo in un perpetuo silenzio. E così del regno di musica, armonia e pace che l'imperatore Lux e l'imperatrice Neleria avevano fondato, non era rimasto che una distesa arida.

Si fermò, osservò il cielo nero di nuvole che presagivano un temporale imminente.

Quando era stata l'ultima volta che aveva goduto della luce del sole? Non se lo ricordava più, ma una cosa non la dimenticava mai.

Dalle sue labbra sfuggì un sospiro nel vedere il compagno alle sue spalle, distratto e agitato. Sembrava un cucciolo scodinzolante e incuriosito da ogni cosa. Ed era questo il problema con lui. Kaneki aveva questa pessima abitudine di essere impulsivo e molto confusionario al punto che Senri suo autoproclamato secondo in comando si prendeva la briga costantemente di occuparsi di ogni sua necessità da quelle enormi come coprirgli le spalle in battaglia a quelle più piccole che a persone normali, potevano sembrare inezie. Più di un secondo in comando o un amante, questo suo atteggiamento lo faceva somigliare a una mamma chioccia preoccupata per il proprio pulcino.

Il pulcino in questione mosse la zazzera di capelli grigi nei quali sopravvivevano alcune ciocche nere verso il compagno e gli mostrò un luminoso e allegro sorriso. Kaneki, li aveva tinti per avvicinarsi al color bianco candido del amante, purtroppo con scarso risultato. Quel nero era tornato dopo nemmeno qualche settimana e alla fine per noia e pigrizia non li aveva più sistemati decidendo di lasciarli così.

“Su Senri! Non c'è bisogno di arrabbiarsi e poi la tempesta è ancora lontana. Riusciremo a trovare le rovine in un battito di ciglia!”

Disse Kaneki ridacchiando con le mani dietro la testa e l'aria spensierata di un ragazzino ingenuo tutt'altro che un cavaliere o un guerriero. Senri si scompigliò la chioma esasperato, avrebbe tanto voluto che il suo compagno facesse più attenzione a quello che lo circondava e sopratutto, al pericolo che li stava inseguendo.

“ Le Rovine di Luxem dovrebbero essere vicine. Dobbiamo muoverci e recuperare la cometa”

Senri indirizzò il compagno verso delle formazioni di pietra che tagliavano l'orizzonte sollevandosi in torri altissime circondando un edificio simile a un enorme cupola. Kaneki annuì e trotterellando, seguì il compagno ha rotta di collo camminando nella sabbia che ricopriva ormai tutta la zona orientale del Reame Ritmico.

“Mi domando...sarà davvero una cometa? Quelle non dovrebbero essere lassù nello spazio Senri? “ Domandò Kaneki con aria decisamente curiosa.

“Secondo le leggende, il fulcro del potere della famiglia reale Harmonia, era l'antica luce di una cometa caduta dai cieli di Exian. Un frammento del isola celestiale che secondo altre leggende diede origine al potere stesso che permane questo mondo”

Ascoltare Senri metteva sempre Kaneki di buon umore. L'amico aveva un tono così calmo da riuscire a suscitare calma anche in chi lo ascoltava. Lui era freddo non a caso si era guadagnato il titolo di Lupo dei Ghiacci, eppure nonostante questo era capace di spiegare molti concetti che per Kaneki erano difficili con una semplicità devastante. Non era un professore non era acculturato, era cresciuto tra militari e guerrieri eppure non solo aveva un aspetto delicato e affascinante anche il suo tono era caldo, gentile e comprensivo, come se spiegare continuamente le stesse cose a un Kaneki chiaramente distratto non era chissà che problema. Kaneki si era sempre sentito stupido, in ritardo rispetto alla maggior parte delle persone. Non comprendeva cose che agli altri sembravano naturali come respirare.
Quando stava al villaggio e viveva in quel piccolo orfanotrofio circondato da bambini che giocavano e scherzavano, si era sempre sentito un pesciolino rosso in mezzo a squali affamati.

A salvarlo da quella sensazione di soffocamento e a quel disagio nel rendersi conto di vedere il mondo in modo diverso forse più lento, era stato un bambino silenzioso e cordiale dallo sguardo freddo e calmo. Erano bastate quelle poche parole che gli aveva rivolto seduto su l'altalena in un giorno di pioggia a ribaltare per sempre il suo mondo, nel più magnifico dei modi.

“Se il mondo per te va troppo veloce e vuoi rallentare, allora io resterò indietro con te, sarò la tua ombra.”

Da quel giorno Kaneki aveva ricominciato a respirare. Lui e Senri erano stati inseparabili, avevano finito le scuole insieme ed erano entrati in accademia insieme, alla fine con il passare degli anni si erano dati l'uno al altro. E infine avevano deciso di cambiare le sorti di quel mondo in rovina, da soli erano fuggiti ribellandosi al nuovo regnante e sempre insieme stavano cercando la Cometa Millenium.

“Senri ti voglio bene!”

Il pensiero di tutti quegli anni passati l'uno accanto al altro, fece sorridere Kaneki che con uno scatto per il compagno inaspettato, lo abbracciò sorridendo sfregandogli la testa contro la spalla con la dolcezza di un gattino.

“Mi sembra logico. Su ora fai il bravo siamo quasi arrivati. Da qui le cose si faranno complicate. Cerca di starmi vicino”

Lo rimproverò bonariamente il bianco, mentre entravano nel edificio a cupola sfondandone la porta con un calcio ben assestato. Stando attento ai vari calcinacci e macerie della cupola stessa che in un punto era parzialmente crollata, l'uomo entrò nel fatiscente edificio e tenendo tra i denti un pugnale, accese una torcia improvvisata con un ramo bruciandone la sommità con l'ausilio di un accendino.

“Prendila tu e vai avanti. Io resterò nelle retrovie. Questo ci darà modo di reagire meglio a un eventuale pericolo”

Aggiunse Senri porgendo la torcia a Kaneki che subito cominciò a destreggiarsi attraverso i corridoi alla ricerca della stanza principale. Era molto buio in quel luogo non si riusciva a vedere molto nemmeno con le torce accese, l'umidità che i due sentivano si appiccicava alle loro ossa sotto i vestiti e il forte e nauseante odore di muffa che impregnava l'aria infastidiva le loro narici. Camminarono per ore fino a raggiungere un tunnel che li portò in una grotta collegata alla cupola da un tunnel che li condusse successivamente in una gigantesca stanza sotterranea.

Rettangolare e ampia era ricoperta sia sulle pareti che dal soffitto da gemme colorante delle più preziose, intorno a loro scrigni con oggetti e tesori preziosi la facevano da padrone e al centro di fronte alla statua della Sacra Musa la divinità della musica con le mani giunte in preghiera, un altare sul quale troneggiava illuminando con bagliori di luce, una grossa pietra di materiale simile a cristallo trasparente.

“ L'abbiamo trovata! Senri, Senri è la Cometa Millenium!”

Del pulviscolo scivolò giù dal soffitto della stanza che tremò leggermente quando Kaneki alzò la voce. Senri rimase in ascolto, si udiva unicamente l'acqua che filtrando dalle pareti e dal soffitto picchiettava a terra. Nonostante questo era palese quanto a causa del passare del tempo quelle pareti erano diventate deboli e pronte a cedere in qualsiasi momento.

L'uomo si avvicinò alla pietra lentamente sentendo un crepitio sotto i suoi stessi piedi. Quando abbassò lo sguardo si rese conto che l'intero pavimento della stanza era in realtà una lastra nera con delle increspature bianche. L'aveva già vista in alcuni libri e la sola presenza di quel tipo di minerale, l'aveva mandato in panico. Cercò di mantenere la calma rivolgendosi al compagno sollevando le mani per intimarlo di non muoversi

“Kaneki resta lì. Non fare movimenti bruschi. A terra c'è un tappeto di Muscovite”
“Musco-che?” Domandò confuso l'altro inclinando la testa
“ è una lastra molto, molto, molto fragile di una formazione rocciosa che si forma solitamente vicino a grosse cavità vulcaniche. Ripeto è molto fragile può infrangersi al minimo cambiamento di pressione”

Lentamente molto lentamente il bianco si abbassò, sentendo i crepitii nelle sue orecchie cercò di mantenersi il più calmo possibile. Con la mano andò a tastare delicatamente il pavimento per avere la certezza che fosse abbastanza resistente per passarci comunque sopra. Osservò la formazione rocciosa facendo mente locale sul sistema utilizzato dagli speleologi del regno per arginarne la pericolosità.

“Adesso ascoltami e fai esattamente quello che ti dico. Vieni lentamente verso di me cerca di fare piano, un passo alla volta senza correre”

Kaneki deglutì al solo pensiero di vedere quel pavimento crepitante infrangersi condannandolo a finire in un abisso senza fondo. Strinse gli occhi e serrò i pugni cercando con un profondo respiro di fare qualche passo ma le gambe erano bloccate come fossero fatte di piombo.

Un passo alla volta, Kaneki mise i piedi uno davanti al altro ma fu costretto a fermarsi più volte a causa dell'adrenalina che provava e della paura che lo assaliva al pensiero di precipitare in un baratro senza fondo e possibilità di salvezza. Ma ogni volta incoraggiato dalla voce calma di Senri, riprendeva a camminare e si avvicinava al altare sempre di più.

“Ci sei quasi...ancora qualche passo e ci sei. Avanti Kaneki”

Stava per raggiungerlo, quando un crepitio molto più forte scosse la stanza che cominciò a tremare e il terreno sotto i piedi del ragazzo iniziò a frantumarsi come fosse polistirolo. Preso dal panico Kaneki cominciò a correre disperatamente verso Senri che protese avanti le braccia gli gridò di saltare. Kaneki spiccò allora il balzo più lungo che poteva e riuscì per il rotto della cuffia ad aggrapparsi alle mani del compagno tenendole strette. Sentiva i piedi sospesi su un abisso oscuro e senza fondo, fece l'errore di abbassare lo sguardo sbiancando di conseguenza cominciando a urlare terrorizzato.

“ Calmati! Ci sono io stai tranquillo non ti lascerò cadere! “

Urlò di rimando Senri e con uno sforzo non indifferente, sollevò l'amico per le braccia e lo strinse forte sentendolo tremare come una foglia scosso da singhiozzi. Appoggiò le labbra sul collo del altro e vi lasciò un bacio per tranquillizzarlo, gli spostò i capelli sudato con una mano e con la dolcezza che solo Senri era capace di riservargli, lo baciò dolcemente.

“ Sei stato bravissimo. È passato, adesso sei al sicuro tra le mie braccia. Va meglio Kaneki? “ Domandò

L'altro deglutì forzandosi a calmarsi e annuendo si passò il braccio su gli occhi. Una risata per smorzare la tensione e Kaneki si riprese guardando finalmente l'oggetto della loro estenuante ricerca durata ben sette lunghi anni. La Cometa Millenium che altri non era, se non una gigantesca pietra scintillante, ora era lì sotto i loro occhi.

“ Con questa possiamo salvare il Reame?” Domandò quasi esitante

Senri annuì ma proprio in quel momento, una serie di fili sottili saettò verso di loro bloccando i suoi polsi e caviglie, un filo era attorcigliato al suo collo e sfregando lo aveva leggermente tagliato, facendo scorrere qualche goccia di sangue su di esso e tingendolo di un rosso scarlatto inquietante. Kaneki nel vedere l'amico in difficoltà, cercò subito di liberarsi dei fili tirandoli finendo con il lacerarsi la pelle delle mani soffocando il dolore e strizzando gli occhi lucidi per guardare i responsabili.

“Pensavate di potervi ritirare così? Voi mi appartenete! Come del resto, mi appartiene questo regno e tutti i suoi abitanti”

La voce delicata ma derisoria, appartiene a una fanciulla che porta subito la mano indietro e stringe di più i fili sul corpo di Senri facendogli sfuggire un gemito dalle labbra. I capelli della ragazza sono per metà rosa e per metà scuri si agitano al suo muoversi e tirare i fili che sembrano uscire da dei manicotti posti sulle sue braccia.

“ Siete caduti nella mia tela, non vi lascerò scappare! A costo di staccarvi la testa vi riporterò a palazzo con le mie mani! “ Grida la ragazza con gli occhi azzurri dallo sguardo tagliente e pieno di un odio raggelante.

Kaneki preso dal panico portò una mano al fianco e strinse il cubo che portava attaccato alla cintura con una catenella. Sganciò l'anello di metallo e portò l'oggetto di fronte a se stringendolo con la mano.

“Lascialo andare, Sonata!”

Gridò alla ragazza mentre una luce immensa di colore argento vivo lo avvolse completamente. Ora teneva uno spadone con il manico dorato con entrambe le mani ed era pronto a scaraventarlo addosso alla ragazza.


“Allora è vero che le avete rubate! La pagherete per esservi ribellati alla giustizia del nostro sovrano! “Lo minacciò Sonata

“Una giustizia incapace di proteggere gli altri, non è ne sarà mai vera giustizia! Fatti sotto!”

Le risponde subito Kaneki per le rime sferrando un fendente che fa vibrare l'aria intorno a loro e taglia i fili che tengono Senri prigioniero. Poi scattando avanti, compie un fendente orizzontale lento ma abbastanza potente da costringere Sonata a indietreggiare con un ringhio.
La ragazza avvolge il braccio nei fili che si tramutano in un letale e gigantesco artiglio con il quale sferra un pugno verso Kaneki, ma quest'ultimo non si lascia prendere di sorpresa e sollevando la lama dello spadone, respinge l'attacco. Scintille vengono emesse dal metallo e il ferro che cozzano l'uno su l'altro mentre Sonata colpisce la lama dello spadone a gambe unite e sferra una capriola rialzandosi pronta a sferrare un secondo colpo modellando i fili perché prendano l'aspetto a loro volta di una spada.
Le due lame si colpiscono ripetutamente e mentre Kaneki protegge il compagno attutendo i colpi della spada di Sonata, Senri prende il suo bastone lo stringe e avvolto da una luce dorata, impugna un arco elegante e decorato con rifiniture d'argento.
L'uomo con calma si scosta i capelli dal volo legandoli con un elastico, si tocca il collo ferito e sporco di sangue e poi con un movimento fluido ed elegante Incocca subito una freccia di luce e la spara scoccandola generando un colpo dorato che prende in pieno la spalla della ragazza.

Dalle labbra delicate della ragazza sfugge un gemito, si tocca la freccia nella spalla cercando di estrarla ma Senri compiendo un elegante passo avanti la fissa con i suoi occhi di ghiaccio.

“Non la estrarrei fossi in te. Le mie frecce di luce distruggono la materia una volta che vengono estratte” le ricorda

Sonata è costretta a battere in ritirata ma decide di rischiare il tutto e per tutto. Non può tornare a casa a mani vuote. Solleva la spada verso il soffitto e i fili si districano di nuovo in una gigantesca trivella con la quale colpisce con forza il soffitto per scatenare una frana e seppellire i due.

Ma improvvisamente, la Cometa Millenium inizia a pulsare e la luce a propagarsi, un portale risucchia Kaneki e Senri e la cometa ormai diventata luminosa come una stella si frantuma in mille pezzi. Da essa fasci di luce escono zampillando come da una fontana luminosa e attraversano il portale prima che esso si chiuda. Sonata è costretta a darsi alla fuga per evitare di finire schiacciata, può solo ringhiare la sua insoddisfazione mentre le antiche rovine che hanno vegliato sulla luce della cometa, vanno in pezzi crollando.
- - - -

Il Tokyo Dome è strapieno, la calca di persone è incredibile. Per quel concerto è già andato tutto sold out. Un puntino in mezzo alla folla corre avanti entusiasta dal alto degli spalti si vede solo una zazzera di capelli neri sfumati di blu. La ragazzina si aggrappa alla ringhiera, gli occhi pieni di stupore mentre i due idol si esibiscono cantando con le loro voci decise e limpide. Il ballo dinamico e lo stile impareggiabile che li contraddistingue, le luci che si sovrappongono creando effetti colorati e l'atmosfera spettacolare sono una visione per lei indimenticabile.
La mano del padre, calda e grande le si poggia sul capo mentre comincia l'ultima canzone. Lei sorride e proprio in quel momento nel cielo privo di stelle di quella notte indimenticabile, passano dei fasci dei colori del arcobaleno.

 
- - - -
 
Dentro un ufficio molto elegante, un giovane ragazzo dai capelli argento con qualche ciocca nera sopravvissuta alla tinta e intensi occhi viola, stava osservando alcune schede sulla sua scrivania. Con il dito tamburellava una penna a sfera sul legno mentre nelle cuffiette che aveva alle orecchie, partiva una canzone.

“Kinō no jibun wa tōrisugita Dis one.
Fumikoete tsukuridase mata atarashī This one.
Mirai kara nagametemitara , sou "ima" wa kibou da
Are you alright? mada akiramenai
Over! Over! sā ... kowase Dis one! “


Canticchiò il ragazzo con una bella voce decisa ma parecchio allegra. E in effetti era particolarmente di buon umore. Finalmente cominciava il nuovo anno il terzo da quando era in carica come preside della Millenium Star la scuola nota praticamente in tutto il mondo perché unica nel suo genere, era in grado di formare ottimi idol capaci nella danza, nel canto e nella recitazione.

Ma nessuno oltre a lui e il suo assistente conoscevano il vero segreto dietro quel progetto e dietro perfino alla creazione della scuola. Proprio quest'ultimo fece il suo ingresso nell'ufficio del compagno. Senri aveva la stanchezza dipinta sul volto affilato e dallo sguardo severo ma calmo. Era incorniciato da lunghi capelli color del angora che Kaneki non esitò ad arrotolare con fare divertito su un dito.

“Buongiorno Senri! Non sei entusiasta? Stanno per arrivare gli studenti del corso speciale!”
“Buongiorno Kaneki. Lo so, finalmente è giunto il tempo. Spero solo che siano al altezza delle nostre aspettative. Sono passati cinque anni...finalmente possiamo fare qualcosa di concreto per tutti quanti” disse l'uomo osservando una gigantesca scatola e quando la aprì al suo interno, furono ben visibili alcuni prismi colorati divisi a coppie di due.

“Stavolta ci riusciremo, vero? Li salveremo tutti Senri?” Domandò la voce di Kaneki seduto ancora alla scrivania.

Senri si soffermò qualche secondo ad ammirare l'amato poi deciso gli prese il viso accarezzandogli le guance e lo baciò con dolcezza. Sentendo le loro labbra a contatto e il calore dei loro corpi, tutta la paura e la tensione scomparirono.


“ Si. Non vi è dubbio. Stavolta salveremo tutti Kaneki.”

Disse rispondendo al amato che con un sorriso ricambiò nuovamente il suo bacio abbracciandolo. Nella scatola i prismi rilucevano di luce, la luce di un nuovo inizio, una magnifica avventura e una nuova speranza per i due mondi.



Angolo della melodia

Finito! Benvenuti in Next Melody. Questo capitolo è il prologo di una storia che nei prossimi giorni e mesi andrà a delinearsi. Vorrei innanzitutto ringraziare due speciali persone che mi hanno aiutata e che hanno prestato alcuni dei loro pg a questa invenzione. Parlo di Diaspro e dragun95 miei cari amici, autori eccezionali e persone alle quali voglio dedicare questa storia.
Non ho intenzione di dilungarmi ulteriormente visto che i ringraziamenti sono stati fatti. Ma vorrei solo dire che questa storia unisce tre delle cose che amo di più. E spero che vi piacerà. Non ho molto altro da dire se non...alla prossima melodia!

piccolo Extra: la canzone cantata da Kaneki è quella del suo pv vi lascio inoltre i pv di tutti i pg apparsi in questo capitolo e la canzone stessa a chi interessa. è cantata dai pv di Kaneki e Senri. se qualcuno volesse cimentarsi nel impresa di disegnarli è ben accetto XD

la canzone di Kaneki: https://youtu.be/B58R-K_4KUs?si=ljsxagU9XxMNwhVK

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Capitolo 2
*** di prismi e brutti incontri ***


cap. 1 di prismi e brutti incontri


Il panorama che poteva vedere dalla finestra della sua stanza, cambiava continuamente al passare dei mesi che lei, trascorreva bloccata in quel posto che sapeva di disinfettante e nel quale, era suo malgrado costretta a sottoporsi a diversi esami e cure che spesso la lasciavano senza forze e sonnolenta.

Nessuno poteva biasimare la noia perenne che accompagnava ogni giorno da quando era stata ricoverata. Da quando aveva memoria era sempre passata da un ospedale al altro a causa della sua malattia e tutti presentavano lo stesso identico schema.

Molti medici, alcuni gentili e che si fermavano ogni tanto a chiacchierare con lei. Altri un sacco impegnati e di fretta che si fermavano i minuti necessari per la solita sfilza di domande su come si sentisse quei giorni, se avesse bisogno di una dose di questo o l’altro farmaco per il dolore, se la flebo…

Insomma era quella la sua solita routine. Svegliarsi, cambiare la flebo poi mangiare qualcosa ed essere visitata. Spesso a venire a trovarla, era la zia materna. La donna, le portava il cambio di vestiti la aiutava a lavarsi e cambiarsi e naturalmente la rimproverava quando la ragazza tentava di imbastire un interessante discorso sul suo argomento preferito: la musica.

Erika Kurokami cantava fin da quando ne aveva memoria. Non ricordava più con esattezza quando aveva cominciato. Forse era stato alle medie o forse ancora prima quando suo padre, un famoso compositore, le aveva trasmesso la sua stessa passione portandola a numerosi concerti.

Se solo non fosse improvvisamente sparito nel nulla forse le cose non sarebbero state così tragiche.

Tutto era successo all’improvviso. Nessuna notizia, nessun segno che le cose sarebbero da lì a pochi giorni precipitate o che qualcosa effettivamente non andasse bene.
L’uomo semplicemente, aveva preso i suoi pochi averi ed era sparito nel cuore della notte senza lasciare traccia, l’unica cosa che Erika ricordava di quel giorno, era la mano calda del padre che le scompigliava amorevolmente i capelli mentre ammirava i Kings esibirsi in un mare di luce, il suono della sua voce quasi spezzata dalle lacrime che gli rigavano le guance pallide dal dolore e da una strana paura che la bimba non capiva.

“Custodiscilo per me. Va bene?”

Erano state le sue ultime parole e da quel giorno la zia della ragazza non aveva più voluto saperne della musica e dell’uomo. Aveva chiuso il suo lavoro di una vita nella polverosa soffitta proibendo ad Erika di entrare ovviamente.

Dopodiché si era rimboccata le maniche per crescere una nipote che dal canto suo, era confusa e curiosa di sapere che fine avesse fatto il padre e perché, ogni volta che la zia sentiva l’argomento musica i suoi occhi diventavano freddi e velati dal cupo risentimento per l’uomo e per la sorella che le aveva scaricato una bambina malata, un ennesimo fastidio da accollarsi. Era stata una vera impresa ma alla fine era riuscita a crescerla come poteva.

Tuttavia nonostante per la zia di Erika la musica aveva portato via tutto quello che amava, la sorella e una vita tranquilla, la ragazza era di tutt’altro avviso.

Lei respirava la musica lei viveva per trasmettere i propri sentimenti agli altri tramite la musica. Il suo sogno infatti, era quello di debuttare come Idol, girare il mondo cantando e un giorno forse o almeno così sperava, incontrare il padre che nei suoi ricordi sfocati era sempre su un palco illuminato da una calda luce.

Benché non ricordasse il suo volto lui nei suoi sogni le tendeva la mano perché la raggiungesse ed era illuminato da una calda luce come quella di un tramonto abbagliante.

Una vita sul palco
Questa era la vita che desiderava avere Erika.
Una eterna diva
Questo voleva essere la ragazza.

 

Per questo motivo solo per questo obiettivo si impegnava per non rischiare mai la sua salute di per sé cagionevole. Ma nonostante si impegnasse con le varie cure e ad avere un buon rendimento studiando a più non posso, la ragazza non sembrava affatto migliorare al contrario sembrava che il suo cancro alle corde vocali la indebolisse ogni giorno di più. C’erano giorni dove se le andava bene riusciva almeno a parlare altri invece nei quali solo deglutire le faceva così male che scoppiava a piangere.

Ma nonostante questo Erika era determinata a realizzare il suo sogno. Cercava di nascondere le sue debolezze dietro a un sorriso, scherzare, essere auto ironica, ridere anche quando voleva solo piangere.

Anche quando le sembrava inutile…ma più si sforzava più sentiva di crollare da un momento all’altro e che quella irreale felicità che si era costruita in quattro mura bianche, era destinata a scomparire.

Quel giorno come ogni giorno era sdraiata sul letto, stava osservando le gocce di pioggia che scivolando lentamente rigavano il vetro della finestra della camera d’ospedale. Era abbattuta, finalmente era riuscita a uscire e ora era di nuovo chiusa lì dentro.

Si voltò per smettere di deprimersi guardandosi riflessa nello specchio attaccato al muro. Spostò la coperta e tenendo il sostegno della flebo si trascinò svogliatamente verso il vetro. Con un movimento deciso della mano spanno il vetro e si osservò con attenzione.

I capelli le erano cresciuti davvero parecchio, ora poteva fare la coda di cavallo se ce ne fosse stato bisogno. Gli occhi erano di un color ambra che alla luce del sole sembravano scintillare come oro fuso, i suoi capelli al contrario erano scuri come quelli di suo padre come le aveva spesso ripetuto la madre con affetto mentre accarezzava quelli della figlia.

Velluto Nero che sfuma nel blu cobalto come una notte senza stelle tinta di blu.

Portò la mano tra i capelli e ne carezzò una ciocca facendola scorrere tra le dita sottili.

“ Ti racconterò
della speranza,
come fossi un poeta senza nome
in preda alla passione
Quando ti senti sprofondare
nelle lacrime,
se invece di consolarti,
io ti raccontassi
del cielo che albeggerà fra un po?”


Ripeté quasi intonando quelle parole come fossero i versi di una canzone, cosa che alla fine erano. L’aveva scritta un po’ per gioco e un po’ perché si annoiava. Le visite ormai sempre più rare dei pochi compagni di classe con i quali andava d’accordo erano per lei una speranza seppur piccola di non essere abbandonata o dimenticata.

Improvvisamente bussarono alla porta e la ragazza fu abbastanza svelta da raggiungere il letto mettendosi sotto le coperte.

A entrare fu per prima la zia Nadeshiko Hikami era una donna davvero molto bella nonostante le pesanti occhiaie che nascose sotto gli occhiali da sole neri. Si sforzò di piegare le labbra in un sorriso dolce e si avvicinò al letto accarezzando i capelli della nipote con tenerezza.

“ Come ti senti oggi tesoro? Va meglio? Vuoi che ti sistemo il cuscino o ti porto una rivista?”

Erika sospirò leggermente. La donna stava usando di nuovo il suo finto tono calmo e accondiscendente che usava ogni volta che doveva trovare le parole per dirle che sarebbe rimasta in osservazione ancora per un'altra settimana.

Il secondo a entrare fu il suo amico Mark una visita decisamente più gradita. Erano praticamente cresciuti insieme nonostante lui fosse molto più grande di lei. Condividendo la stessa passione, avevano sempre fatto grandi progetti insieme.
Scappare e andare a Tokyo, debuttare come cantanti realizzando il loro sogno. Eppure dei due, l’unico a esserci riuscito era stato Mark. Ora il ragazzo era un Idol piuttosto famoso aveva un gruppo con un altro ragazzo di nome Yuro, venivano spesso intervistati in programmi radiofonici, avevano fatto una marea di film e telefilm e inciso parecchie canzoni.

Mark non stava semplicemente vivendo un sogno…stava vivendo il sogno di Erika e questo le causava un tumulto di emozioni non indifferente.

Felicità per l'amico ma anche tanta invidia e tristezza. Lei dopo tutto non avrebbe mai realizzato il suo sogno, era come guardare le stelle senza mai riuscire a toccarle.

Il ragazzo si avvicinò con delle rose bianche i fiori preferiti di Erika. Da quando un giorno parlando lei gli aveva detto di preferire le rose bianche a quelle rosse lui le aveva portato interi mazzi.

Era il ragazzo perfetto, un principe angelico dal volto delicato gli occhi ametista che sembravano pietre preziose intense e brillanti e i capelli d'angora. Ma non era solo per il suo aspetto se a scuola si era guadagnato il titolo di “principe“ il merito era del suo carattere gentile e disponibile per tutti coloro che erano in difficoltà.

 

Un sorriso dolce e delicato e un atteggiamento maturo…sebbene questo fosse quello che traspariva al esterno, Erika che lo conosceva bene fin da bambini, sapeva che il ragazzo, nascondeva un carattere piuttosto insicuro e capriccioso a volte. Per lei averlo accanto in quei giorni di solitudine, era stato come svegliarsi da un mondo grigio e cupo scoprendone uno luminoso e colorato fatto di musica e divertimento.

Conosceva anche gli altri lati del ragazzo, come il suo essere un bel po’ goffo e impacciato con le persone o il suo arrabbiarsi moltissimo quando qualcuno la trattava male o prendeva in giro.

Per lei Mark era speciale e non solo perché era il suo migliore amico.

Era il ragazzo del quale era innamorata anche se il tutto era sempre rimasto un segreto. Erika aveva una paura incredibile di perdere il suo migliore amico per cui non aveva mai fatto il passo successivo nel mostrare i suoi reali sentimenti.

“ Come ti senti principessa?”

Le chiese il giovane con un sorriso mettendo il mazzo di fiori in bella vista, ne stava curando perfino la perfetta posizione cosa che la fece ridacchiare.

“ Primo non sono una principessa. Secondo guarda che i fiori stanno su anche se non li tieni” scherzò la ragazza

Mark si fece sfuggire una risata calorosa per poi abbracciare Erika. La ragazza lo strinse beandosi del suo calore piacevole poi staccandosi sorrise di rimando.

“ Ogni ragazza è una principessa e tu sei la più speciale. Lasciati viziare un po’ ho avuto da fare con il tour, non poterti vedere per un mese è stato terribile! “

Tu sei la più speciale, non poterti vedere è stato terribile

Il cuore di Erika perse un battito a quelle parole, le sue guance da prima pallide si colorarono del roseo imbarazzo che cercò di nascondere con una risata.

" senti senti e io che pensavo mi avessi già scordata...ma cosa volevi chiedermi? Per messaggio hai detto che dovevi chiedermi una cosa importante. Devo preoccuparmi?" Scherzò la ragazza cercando di girare intorno a quella domanda.

Il giorno prima si erano messaggiati molto più del solito. Mark sembrava avere però la testa da un altra parte e alla fine prima di salutarsi le aveva detto di doverle chiedere un consiglio. Erika aveva pensato tutto il tempo a che cosa l'amico le avrebbe domandato e sperava in cuor suo di poterlo aiutare.

" Si tratta..." Cominciò il ragazzo assicurandosi che fossero rimasti soli nella stanza prima di continuare a parlare.
"Si tratta di una ragazza. È una persona davvero importante per me e vorrei farglielo capire. Lei è sempre al mio fianco...sai è complicato perché ci sono molte cose in gioco...i miei non capirebbero lo so già. "

A quelle parole il cuore di Erika mancò più di un battito e le sue guance si colorarono di imbarazzo.

Lui, Mark il suo Mark stava dicendo di provare qualcosa per una ragazza che era sempre rimasta al suo fianco. Cercò di calmarsi di abbassare l'asticella delle aspettative ma il suo cuore e il cervello dicevano le cose opposte.
Più ci ragionava con logica più il suo cuore desiderava e sperava di sentire dire a Mark che quella ragazza era lei.

Il ragazzo la stava osservando e sorrideva, quel suo sorriso buono da bravo ragazzo gentile da perfetto principe che mai avrebbe potuto dire una cattiveria verso qualcuno.

" Fuka è una ragazza incredibilmente bella! Sai come sono fatto, non riesco a dirle ciò che provo il fatto poi che sia la sorella del mio Partner, lui è decisamente protettivo mi guarda sempre di traverso quando accenno a sua sorella! "

Aveva un nodo alla bocca dello stomaco, Fuka? Chi era questa Fuka? Erika aveva gli occhi sgranati e lentamente il sorriso che stava facendo era diventato più sfocato. Il suo cuore in quel momento, era come vetro e si infranse, come un costoso calice di cristallo che cadendo andava in frantumi.

"Va tutto bene Eri? Scusami lo so che sembro stupido ma tu sei la mia migliore amica e sei una ragazza...ho pensato potessi aiutarmi. Vedi io e Yuro abbiamo debuttato insieme ma Yuro non sa come ci si comporta a volte, non vorrei fraintendesse pensando che ho secondi fini verso Fuka"

Sopporta. Sorridi, devi essere felice per lui. Sorridi, anche se fa male, sorridi. Non puoi essere egoista non puoi essere avida.

" ...dovresti regalarle dei fiori, sicuramente così anche Yuro non avrà da ridire" si sforzò a dire la ragazza quasi obbligandosi a mostrare a Mark un sorriso

sorridi, anche se andrai in pezzi, sorridi

" Fiori? Che bella idea! Sei un genio. Si! Allora quando starai meglio potresti aiutarmi a sceglierli? Ho sentito che settimana prossima ti dimettono. Potremmo andare da qualche parte io tu e Yuro. Sei pur sempre una fan degli Strays vero? Tu dici sempre che ami le nostre canzoni no?" Domandò

Gli Strays erano il duo di cantanti che Erika aveva sempre considerato come i suoi idoli. Yuro Raiko e Mark appunto. Si vociferava che tra i due bei ragazzi talentuosi ci fosse una relazione intima, ma era solo una diceria e ora ne aveva la certezza.

"Certo che le amo! Bisognerebbe essere stupidi per non riconoscere il talento di due stelle come voi. Ecco...vedremo, non so se mi faranno uscire solo per un po" cercò di tagliare corto Erika

Mark la osservò con attenzione poi le accarezzò dolcemente i capelli. Quel suo tocco quasi fraterno la fece sentire una perfetta idiota. Stava facendo i capricci come una bambina in cerca di attenzioni, aveva paura. Si sentiva sempre più lontana da tutti i suoi sogni e da Mark stesso, lì chiusa in quella stanza sentiva di stare perdendo ogni cosa che le era cara.

" Mark...tu sei...sei felice?" Sussurrò la ragazza abbassando lo sguardo.
Il giovane stupito le fece un caloroso e luminoso sorriso. Annuì con la gioia negli occhi.

" Si! Sono felice come mai prima d'ora Eri. E poi tu guarirai sicuramente e festeggeremo al prossimo concerto! Io tu e Fuka ovviamente. Voglio fartela conoscere sai ha detto che le nostre canzoni sono la sua forza! "

Disse il giovane con quel entusiasmo quasi infantile che però aveva conquistato Erika al primo sguardo. Da fuori era affascinante e posato, un sorriso genuino uno sguardo accattivante, eppure lei conosceva alcune parti di Mark che una fan solo sognava di vedere.

" ...va bene. Scusami mi sento un po stanca deve essere per le medicine. Vorrei parlare di più con te ma mi si chiudono gli occhi"

Mentì la ragazza con una risatina. Il ragazzo annuì e sorridendole le diede un piccolo bacio sulla fronte prima di andare verso la porta salutandola con la promessa di vedersi il giorno seguente.

Una volta lasciata sola, Erika sprofondò sotto le coperte e raggomitolata in posizione fetale, cercò di non pensare a quanto l'idea di perdere Mark fosse davvero terribile.

La delusione e la bruciante sensazione di essere lasciata indietro però dovettero aspettare. Quando sentì la finestra aprirsi di colpo, la ragazza si asciugò velocemente le lacrime e sbucò con la testa fuori dal suo "riparo" per vedere cosa fosse successo. Quasi urlò quando vide una sagoma nera davanti alla finestra. Lo sconosciuto fu più veloce e le afferrò la vita attirandola vicino a se, una mano le teneva tappata la bocca mentre l'altra venne avvicinata al suo viso. La persona intrusa sollevò un dito accostandolo alle labbra per dirle di fare silenzio.

“ Adesso ti libero non urlare per favore”

la voce del individuo era maschile così come la sua corporatura slanciata e longilinea. Indossava abiti molto semplici e sportivi e portava un berretto nero e un paio di occhiali da sole.
Erika si limitò a un cenno d'assenso e quando lo sconosciuto la liberò la ragazza cominciò a urlare a squarciagola.

“Aiuto aiutatemi c'è un maniaco aiuto!”

Il giovane le tappò nuovamente la bocca facendo pressione con la mano mentre la tirava fuori dalla finestra, contro il volere di Erika che continuava a dimenarsi e scalciare il ragazzo la fermò contro la ringhiera e sbuffò levandosi il berretto, aveva i capelli di un nero con riflessi grigi che saltava immediatamente al occhio , non aveva ancora tolto gli occhiali scuri e si era lasciato sfuggire un sospiro tirato e innervosito forse dalla mancanza di giudizio di Erika.

“Stavolta non urlare o giuro che voli giù dal tetto. Fidati è meglio non farmi arrabbiare Usignolo”

Le disse lo sconosciuto con un tono che non ammetteva repliche. Peccato solo che il ragazzo non avesse fatto i conti con la testardaggine di Erika. Quando le lasciò finalmente la possibilità di respirare, la ragazza lo spinse indietro per allontanarlo da se e incrociando le braccia al petto ringhiò come un gattino che per dimostrare di essere più temibile, si limita a soffiare e gonfiare il pelo.

“ Mi chiamo Erika non Usignolo! E che cosa pensi di fare?! Credi che mi spaventi solo perché hai un tono tagliente e occhiali da sole?!”

Il ragazzo sembrò meravigliarsi di una simile sfuriata e rise, ma non era una risata di scherno o superiorità, era genuinamente divertito da Erika e dalla sua grinta. Erano in poche le persone che osavano contraddirlo e le donne erano anche meno. Eppure quella ragazzina incosciente gli stava rispondendo per le rime. Era piacevolmente sorpreso e colpito.

 

Stava per risponderle quando una luce nera e una bianca avvolsero i due ragazzi quasi accecandoli. Lo sconosciuto si coprì il volto con il braccio e sentendo l'urlo di Erika si levò immediatamente gli occhiali, le pupille viola dalla strana forma a croce si dilatarono sconvolte quando si rese conto di dove si trovavano. Fece scivolare una mano a terra raccogliendo sabbia nera. Tutto intorno a loro i colori sembravano essere stati rubati, il cielo era grigio, la sabbia ricopriva ogni cosa e intorno a loro il deserto si estendeva a vista d'occhio risparmiando soltanto poche strutture che avevano l'aria di essere antiche colonne.

“ Di nuovo qui...allora tu sei davvero in possesso di una Prism... Accidenti!”

Sbottò il ragazzo tirando un pugno al terreno. Erika si guardò attorno spaesata un attimo prima era nella sua stanza d'ospedale e un attimo dopo si ritrovava in un deserto di strana sabbia nera, forse vulcanica? Non che la cosa avesse importanza, aveva sentito le parole del ragazzo chiaramente e guardandolo di colpo si era resa conto che sembrava irritato da lei per qualche strano motivo.

“ Una...Prism? Intendi una cosa simile a un prisma?”
“ Non simile. Un prisma come questo”

Le rispose lui mostrandole un oggetto simile a un cubo che sembrava contenere qualcosa. Erika se lo rigirò tra le mani sotto lo sguardo del ragazzo e improvvisamente il cubo si aprì rivelando al suo interno, quello che sembrava alla prima occhiata, semplicemente un pezzo di vetro nero. In realtà era un prisma nero e quando Erika provò a prenderlo il ragazzo si riprese il cubo, ci passò la mano sopra e lo chiuse rimettendolo apposto.

“ Non fare la finta tonta! Tu possiedi una Prism! La reazione di prima e la tua presenza qui dal “altra” parte lo testimoniano”
ringhiò quasi il ragazzo anticipandola prima che potesse anche solo pensare di rispondergli.
“Non che una gattina spocchiosa come te, possa essere di qualche utilità alla mia missione” aggiunse velenoso
“come prego? Gattina spocchiosa come ti permetti?! Senti pensala come vuoi io non ho nulla a che fare con te, con la tua stupida missione o questa altra parte”


Sbraitò la ragazza. Ma in quel momento quasi fosse una punizione per aver urlato a quel modo contro il ragazzo, si sentì la gola andare a fuoco. Si afferrò il collo ansimando sapendo di stare per avere un attacco e così fu. Il dolore atroce si diffuse dalla gola in tutto il corpo, si piegò crollando a terra e iniziò a tossire senza alcun controllo fino a farsi lacrimare gli occhi per il dolore che provava e che la lasciava quasi senza respiro.

Il ragazzo si inginocchiò al fianco di Erika, prese qualcosa dalla giacca, una piccola scatolina con delle sferette nere. Le mise una tra i denti tenendo pronta una borraccia e poi in una mossa tanto inaspettata dalla ragazza quanto quasi imbarazzante, il ragazzo la spinse a ingoiare la sfera dalla sua bocca. Quel bacio sempre che così si potesse definire, era davvero strano. Le mani di lui le stavano sfiorando i lati del collo, le teneva la testa piegata indietro mentre la sua bocca era ferma a contatto con quella di lei, non stava approfondendo il bacio e nonostante l'iniziale rifiuto di Erika e il suo cercare di opporsi, le spinse la sferetta con la lingua e lasciò che la ragazza la facesse scendere in gola prima di staccarsi tossicchiando. Quella medicina, subito le trasmise un saporaccio amaro. Si tappò la bocca schifata stringendo gli occhi.


“ Se mi vuoi picchiare fai pure ma il tuo tossire a quel modo...era fastidioso. La medicina ora dovrebbe fare effetto ti consiglio di bere un po d'acqua”

Le disse lui allungandole la borraccia passando il braccio sulla bocca quasi come a volersi pulire, in realtà nessuno lo avrebbe mai immaginato ma il ragazzo era piuttosto a disagio.

 

Era intervenuto perché generalmente non tollerava di vedere sofferenza se poteva evitarlo, ma dopo tutto anche lui era un uomo sebbene alle prime armi non era di certo indifferente al sapore delle labbra di una ragazza anche se questa ora voleva letteralmente ucciderlo e il suo sguardo ne era testimone.
Ma si rilassò quando la ragazza si rese conto che la medicina stava facendo effetto. Dopo un attacco simile era senza energie non aveva di certo la forza per picchiarlo, non che le andasse particolarmente.

“ Per questa volta sei scampato alla tua punizione. Ti ringrazio il dolore è passato...quindi dove siamo?” Domandò solo per alleggerire l'atmosfera imbarazzante.

“Il Reame Ritmico l'altra parte...come dire un mondo speculare alla Terra” le spiegò. “Non che l'ultimo posto dove volevo tornare” aggiunse poi sconfortato

“Hai detto che è stato quel prisma a portarci qui? Parlavi di una reazione...”

Disse la ragazza guardandosi attorno per poi prendere qualcosa da sotto la maglietta rivelando un ciondolo a forma di stella con al centro qualcosa di simile a un cristallo.

“Una Prism! Allora avevo ragione!” Disse lui sgranando gli occhi
“ credi che questa potrebbe riportarci indietro?” Domandò Erika

Proprio in quel momento, il ragazzo si gettò su Erika facendola scivolare a terra. Qualcosa simile a un onda sonora si propagò nel aria e colpì una colonna mandandola in frantumi.

“ Ci hanno trovato! Maledetti Darking Noise! Devi alzarti, su muoviti dobbiamo andare via, qui siamo scoperti! ”

Quando Erika un po dolorante per la caduta sul sedere, guardò in alto vide uno stormo di pipistrelli ma il loro corpo era rosso le loro ali due volte quelle di un pipistrello normale e avevano degli inquietanti occhi rossi. Inoltre la parte posteriore del corpo presentava due filamenti simili a code. Il Darking spalancò l'enorme bocca e sparò l'ennesima onda d'urto sonora, il ragazzo afferrò Erika per il cappuccio della felpa e la tirò accanto a se prima che la ragazza, facesse la fine della pietra dove aveva tentato di nascondersi che in pochi secondi si frantumò in mille pezzi.

Erika aveva il cuore a mille, sentiva sarebbe potuto uscirle dal petto per la paura mentre immaginava il suo corpo fare la stessa fine di quella roccia. Si sforzò di alzarsi era ancora debilitata dal attacco avuto poco prima e anche se il dolore era scomparso il panico di quella situazione le stava causando una situazione di stress che non era l'ideale per la sua salute.

I due cominciarono a correre a perdifiato lungo le dune di sabbia nera, cercando un riparo da quel inferno di onde soniche che distruggeva tutto quello che incontrava sul suo cammino. Una delle onde soniche, colpì il ragazzo alle spalle, dovette reprimere un gemito mentre cadeva sulle ginocchia ansimando.

Erika si fermò e quando vide sulla giacca del giovane allungarsi una macchia color cremisi, corse subito al suo fianco tentando di farlo alzare da terra.

“Alzati stanno arrivando!” Gridò la ragazza incitandolo.

Un altro colpo li prese in pieno e li lanciò verso una roccia. Il ragazzo la afferrò di colpo in modo da stringersela al petto e ferirsi ulteriormente andando a sbattere contro una colonna che per la potenza del colpo si disintegrò.

Il giovane tossì mentre una striscia di sangue gli sporcava la fronte scendendo dalla testa sui capelli di Erika e scivolò sul bordo della sua guancia. Aveva il fiato corto, un attacco di panico la stava per assalire quando sentì la stretta del ragazzo più forte e una luce bianca e nera scaturita da entrambi li avvolse completamente.

Quando Erika riprese la calma necessaria per forzarsi ad aprire gli occhi, si rese conto di essere davanti alla torre di Tokyo. Il panico la assalì rendendosi conto di essere mille mila chilometri lontana da casa. Osservò un instante il ragazzo che pareva essere svenuto e poggiando una mano al suo collo, tirò un sospiro di sollievo.

“È ancora vivo per fortuna” si disse alzandosi per poi guardarsi attorno.

Non era mai stata a Tokyo prima d'ora quindi non la conosceva per nulla bene. Ma sapeva che dalle parti della torre, viveva una amica di sua zia. Certo a giudicare dal ora sembrava essere davvero tardi, ma non aveva molte altre possibilità in quel momento e sopratutto, il ragazzo misterioso si era ferito per lei per proteggerla, almeno delle cure decenti gliele doveva.

Cercò sul cellulare l'indirizzo del locale era un piccolo caffè vicino alla Tokyo Tower, con circospezione tenendo un profilo il più basso possibile, la ragazza sgusciò nel vicolo sul retro. Fece poggiare il giovane sconosciuto con la schiena alla parete e osservò la porta. Era ovviamente chiusa a chiave ma lei sapeva come aprire le serrature, a insegnarle a farlo era stato Yuro. Prese una forcina girandola dentro la serratura più volte fino a quando non sentì un click. La porta si aprì e lei sgusciò dentro andando subito al panello per disattivare il sistema di allarme. Una volta tranquilla anche se non qualche fatica, trascinò il giovane fino a uno dei divanetti e riprendendo un instante fiato pensò alla sua prossima mossa.

“ Va bene. Per prima cosa devo darti una mano, dove sarà il kit di pronto-soccorso?”

Si chiese la ragazza iniziando ad aprire scaffali e cassetti fino a trovare una scatola con una croce verde disegnata. La aprì e prese garze e bende varie. Per prima cosa avrebbe dovuto medicare le ferite di lui, si avvicinò poggiando la mano sulla sua fronte costatando quanto fosse caldo a causa della febbre.

“Mi senti? Ehi...tieni duro.”

Disse la ragazza imbevendo in acqua fredda una garza piegata che poggiò poi sulla fronte di lui. Si sedette accanto al giovane e prendendo la mano di lui nella sua stringendola, vegliò su di lui in attesa che si riprendesse e le desse qualche risposta sulle mille mila domande che aveva ma alla fine vuoi per lo sforzo di trascinarlo per Tokyo vuoi per la tensione accumulata che andava sciamando, la ragazza crollò tra le braccia di Morfeo finendo per sdraiarsi accanto al ragazzo e chiudendo gli occhi sprofondare in un sonno calmo.

 

***

 

Quella mattina non si aspettava di certo che sarebbe andata così. Era uscito tardi trovando sua madre occupata a dipingere qualcosa e naturalmente nulla sarebbe sembrato strano, se non fosse stato per l'abbigliamento della madre, un succinto abito bianco molto lezioso e un paio di orecchie da coniglietta appiccicate a un cerchietto.

Mikhail aveva strabuzzato gli occhi a quella vista, se li era stropicciato più volte credendo fosse un sogno o per meglio dire un brutto incubo. Alla fine quasi anestetizzato dal abitudine di vedere la madre in tali vesti e perfino nuda mentre dipingeva, decise di lasciar perdere, prese il bento che si era cucinato, visto che la madre era abbastanza negata a cucinare e lui si occupava molto spesso di farlo al suo posto, dopodiché cercando di non interromperla visto che sembrava molto presa, il ragazzo sgattaiolò fuori dalla porta diretto verso la sua scuola, quello era il primo giorno a Tokyo, si erano trasferiti per il lavoro della madre prendendo una piccola casa in affitto vicino alla stazione di Shibuya.

Col senno di poi, se non si fosse fermato a rendere omaggio alla statua di Hachiko mentre aspettava l'amico Logan, forse non sarebbe successo nulla. Era di spalle le mani giunte in preghiera, era intento in quello che stava facendo, non vide quindi alle sue spalle delle figure avvicinarsi, una di esse, brandiva una sbarra di ferro ed era più alta e massiccia delle altre.

“ Ehi Questo è il nostro territorio che cosa ci fa un moccioso come te qui?”

La voce forte e volgare apparteneva come suo malgrado scoprì presto Mik, a un gigantesco energumeno. Il ragazzo lo osservò attentamente, aveva una carnagione parecchio abbronzata, occhi neri che lo fissavano malefici come quelli di un predatore pronto a sbranarlo. Indossava abiti larghi aveva i capelli anch'essi scuri sembravano quasi unti, ci passò la mano per poi battere la sbarra di ferro a terra.

Mikhail era paralizzato, stringeva i pugni con forza mentre il delinquente che aveva chiaramente capito lo stato di confusione e terrore del ragazzo non si fece problemi a colpirlo allo stomaco svuotandogli in un sol colpo i polmoni facendogli sputare saliva. Il ragazzo si strinse il ventre con le braccia crollando in ginocchio tossendo.

“Ti ho fatto male MERDA?! Non lo sai che questo è il territorio degli SkullReapers!?”
“ i-io...io non lo sa-sapevo...e comunque è un nome un po pacchiano il vostro. ” tossì il ragazzo dai capelli biondi.

Una ginocchiata gli tolse il fiato per l'ennesima volta e lo fece crollare con il volto contro il terreno. Sentiva le risate degli uomini alle sue spalle chiedendosi perché fosse stato scelto lui come bersaglio, quando improvvisamente qualcosa saettò verso di lui a una velocità incredibile e finì per prendere in pieno il delinquente in faccia facendogli lasciare la sbarra di metallo. Mik alzò la testa e vide quella sorta di ombra a forma sferica che sembrava ricoperta di elettricità, colpire la parete alle sue spalle e rimbalzando più volte prendere in pieno tutti i delinquenti folgorandoli per poi rotolare ai piedi di una figura. Questa la fece saltare sul ginocchio e cominciò a paleggiare con quella che ora Mikhail vedeva bene. Era una palla da basket logora e rovinata.

Il ragazzo si forzò stringendosi ancora il ventre dolorante e alzò lo sguardo mentre il vento smuovendo indietro il cappuccio della felpa nera indossato dal suo misterioso salvatore, ne mise in luce l'identità.

Una ragazza dalla carnagione color caffè osservava il giovane con occhi color cervone. I capelli molto lunghi erano sciolti su spalle esili. Ma nonostante il fisico delicato la ragazza faceva giochi con la palla da basket con una facilità incredibile facendola rimbalzare con la punta del piede.

“Ohi stai bene?”
“s-si tu chi...chi...sei?”

A quella domanda un estasiato e sorpreso Mikhail, non poté che annuire senza parole, fino a quando il forte dolore causato dai colpi subito non lo fece svenire. La ragazza lo raccolse da terra e cercò con qualche difficoltà di trascinarlo via passandogli una mano sotto il ventre per aiutarlo a camminare.

“ Mi chiamo Peony...sei fortunato che passavo da queste parti”





angolo della melodia (2)

Eccoci al secondo capitolo ma andiamo con ordine. Voglio ringraziare la creatrice dei tre pg che sono apparsi in questo capitolo. Ovvero Mark, la madre di Mik che scoprirete più avanti meglio e Mikhail il suo colore di occhi è particolare vi invito a cercarlo si chiama proprio color Cervone e non sapevo nemmeno esistesse. La persona che ringrazio è Diaspro che come al solito crea pg stupendi e meravigliosi. Grazie per il prestito e spero di riuscire a far brillare loro e anche gli altri allo stesso modo. In questo capitolo iniziamo a vedere i vari pg, cominciando da Erika che non se la passa per niente bene e addirittura visita per prima una delle zone del Reame Ritmico insieme a uno strano ragazzo misterioso che conoscerete presto. Poi è il turno di Mikhail il poverino viene attaccato da strani individui e salvato a l'ultimo da una ragazza che si chiama Peony molti di voi la conoscerete per la Oneshot di Natale ma anche lei si svelerà più avanti. Che dire? Questo capitolo è finito ci vediamo al prossimo che non so quando arriverà ma presto promesso.

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Capitolo 3
*** notti di passione, domande (quasi) senza risposta e nuove e vecchie amicizie ***


cap 3 notti di passione, domande (quasi) senza risposta e nuove e vecchie amicizie
 


In un comodo letto matrimoniale con lenzuola pregiate e bianche, il profumo inebriante di una notte di passione appena trascorsa, la risvegliò dal suo sonno. Una cascata di capelli color menta scivolò fuori dalla calda stretta protettiva delle lenzuola, Giselle si aggiustò immediatamente i capelli con la mano, ancora assonnata. La passò sul collo ove faceva capolino un visibile segno lasciato dal suo amante. La ragazza meditò di doverlo coprire prima di recarsi al suo dormitorio e scostando la coperta si alzò.

Il corpo sinuoso e nudo recava ancora il passaggio di quel uomo mentre la ragazza, andava dritta verso il bagno aprendo subito l'acqua facendosi così una calda doccia sospirando al pensiero che il profumo di lui sarebbe svanito come quella ennesima notte cullata tra le sue braccia, assaggiando i suoi baci roventi. Si toccò il collo e le spalle e quella sensazione si fece via via più vivida nella sua mente. Una goccia scivolò lungo la sua fronte scendendo sulla guancia e picchiettando sul pavimento della doccia. La ragazza si scrollò indietro la chioma aggiustandosi le ciocche ribelli. Sollevò il capo e lasciò che l'acqua le scendesse sul viso come a risvegliarla dal suo torpore.

Chiuse l'acqua interrompendo lo sciamare dei pensieri che le assillavano la mente e dopo essersi asciugata per bene, si fece una sorta di turbante con uno degli asciugamani e l'altro lo legò in vita. Fu allora che sul comodino notò un biglietto. Lo prese aprendolo delicatamente e il profumo del dopo barba di quella persona le solleticò le narici, portò il biglietto vicino alle labbra e chiuse gli occhi. In qualche modo era come averlo vicino a lei, sorrise e finalmente lesse quelle poche righe.

“ Ci vediamo stasera, non fare tardi, al solito posto.
Ps: ti ho lasciato una cosa nel mini frigo”


Come al solito non si firmava ma aveva una calligrafia che avrebbe riconosciuto ovunque.

La ragazza poggiò il biglietto e a passo lento si diresse al comodo e piccolo frigorifero. Quando lo aprì, dentro ci trovò un budino al caramello. Si leccò le labbra e prendendolo lo aprì mangiandolo sedendosi sul letto e accendendo la televisione. Le solite notizie, l'uscita dell'ultimo singolo degli Stray's, qualcosa su un incidente avvenuto a Shibuya e consigli per lo shopping. La ragazza posò sul comodino la scatolina vuota del budino al caramello e raggiunto l'armadio lo aprì cercando la sua uniforme scolastica. Lisciò la gonna blu e la camicia bianca con il logo della scuola una stella con al suo interno la scritta Star, la trovava elegante e carina soprattutto i colori bianco e blu e la S che era in realtà una chiave di violino. Si vestì controllandosi allo specchio, si spazzolò i capelli indossando un cerchietto bianco e calzando le ballerine nere, prese la giacca e la borsa uscendo.

Il vento di Dicembre decise di rovinare tutti i piani che si era fatta quel giorno. Le scompigliò l'inusuale chioma verde ereditata dal padre, cosa che la fece sbuffare e mentre cercava di aggiustarsi i capelli, la ragazza ricevette un messaggio. Prese il cellulare fermandosi alla fermata del autobus, non aveva voglia di chiedere al autista e nonostante fosse giunta a Tokyo da nemmeno una settimana, voleva evitare che si sapesse troppo in giro della sua famiglia. Certo sarebbe stato inevitabile ma più lo poteva tenere nascosto meglio era per lei.

Da Serena - sono in ritardo lo so! Giuro che arrivo! Tanto è il primo giorno no? Figurati se i prof rompono il cazzo di prima mattina il primo giorno. Vero? Comunque mi devi prestare lo smalto mi si è sbeccata un unghia

Giselle controllò l'orario sul cellulare era perfettamente in ritardo una cosa non da lei. Sospirò per poi prendere con una mano il cellulare mentre l'altra stringeva il palo della fermata, la panchina era piena di persone, alcune erano in piedi come lei e aspettavano alcuni nervosi altri assonnati il bus. Decise di rispondere al amica anche se ne aveva poca voglia. Lei e Serena Parker erano le cosiddette amiche a mesi alterni, cerano volte dove proprio non la poteva reggere e altre dove si divertiva abbastanza.

Da Giselle – io sto aspettando l'autobus sarò lì in venti minuti. Comunque non siamo in ritardo, non tanto. Quindi non farti venire un attacco di isteria. Come hai fatto a sbeccarti l'unghia?

La vibrazione del cellulare attirò nuovamente lo sguardo di Giselle che per un istante aveva vagato verso le persone sedute e la strada sulla quale passavano freneticamente le automobili.

Da Serena - colpa di mio padre mi ha lanciato la palla da basket in faccia. Ancora non accetta che voglia seguire la carriera di mamma e non parliamo poi delle lamentele sul sesso, non bere, non fumare non scopare, se non la smette mi verrà un esaurimento nervoso Gisy!

Da Giselle - se lo fai preoccupare ci credo che ti tiene sotto sorveglianza. Mostrati matura, non fargli il verso e mostrati piena di entusiasmo per la tua vita scolastica. Se fai così sicuramente ti vedrà sotto una luce diversa. Come sono andate le vacanze comunque?

Da Serena - da sballo! Siamo andati a Los Angeles e abbiamo visitato anche Hollywod. Tu invece? Solito resort? O quest'anno i tuoi ti hanno dato buca?

Giselle si lasciò sfuggire un sorriso prima di rispondere digitando con velocità il messaggio mentre finalmente con grande sollievo di tutti arrivò il suo autobus sul quale si apprestò immediatamente a salire

da Giselle – solito andazzo. Siamo arrivati al resort e il tempo di stare insieme come una famiglia normale che già avevano da fare. Mia madre è stata chiamata a girare delle scene aggiuntive per il nuovo film, mentre mio padre è dovuto tornare in ufficio per dei documenti. Alla fine ho passato il compleanno sola, come sempre.

sola come sempre

in realtà non era così. Inizialmente era stata sola come tutto gli anni, ma qualcosa era cambiato quando aveva conosciuto lui...

poggiò le sue valige sul letto in malo modo. La madre le aveva chiesto scusa dicendole che avrebbero potuto festeggiare il compleanno il giorno seguente. Lei sospirando le aveva fatto notare che il compleanno di una persona, andava festeggiato il giorno nel quale quella data persona compieva gli anni. ma poi vedendo l'espressione seria e severa del padre, si era limitata ad annuire.

Era rimasta sola, la notte del suo sedicesimo compleanno
Una parte di lei non aveva così voglia di uscire dalla stanza d'albergo, ma l'altra quella che nascondeva bene ovvero quella ribelle, era seccata e desiderosa di svagarsi.

Aprì di corsa l'armadio e indossò subito un corto abito verde smeraldo seducente e senza spalline con uno scollo a cuore, si truccò con attenzione e sistemò i capelli in una coda alta di cavallo poi abbassandosi aggiustò il cinturino dei tacchi prima di prendere giacca e borsa e uscire andando verso il bar del hotel. Avrebbe festeggiato a modo suo mandando metaforicamente al diavolo i genitori che sembravano pensare solo a loro stessi e al loro lavoro.

Nella hall del hotel non cerano molte persone, qualche ragazzo e ragazza che chiacchierava animatamente, un uomo al bancone che beveva e una coppia che si scambiava effusioni su un divano. Giselle portò una mano tra i capelli e se li sciolse mettendo in borsa l'elastico quando improvvisamente lo vide e sembrò quasi che tutti i muscoli del suo corpo tesi si rilassassero al istante.

Un ragazzo di qualche anno più grande di lei forse, era in piedi poggiato alla porta della terrazza. Controllava nervosamente un cellulare ma ciò che colpì in pieno Giselle fu l'aspetto del ragazzo in questione. Non tanto gli abiti da punk o delinquente poco di buono come avrebbe detto suo padre, no a colpirla furono i capelli scompigliati di un verde fluo assurdo, come se volessero dire: sono qui mi vedete?

Si toccò una ciocca dei suoi, anch'essi verdi, quelli che la conoscevano ci scherzavano parecchio su, cera chi non credeva che fossero naturali e alle medie alcune ragazze l'avevano emarginata affermando che Giselle li avesse tinti per attirare l'attenzione su di se, come se già il lavoro e prestigio dei suoi non la attirasse. Ma quel ragazzo era così disinvolto come se nulla potesse turbarlo come se fosse libero. L'altra cosa che attirò Giselle fu il tatuaggio sul suo braccio destro che riprendeva il muso di una tigre. Si sporse leggermente dal angolo del muro notando che ne aveva altri sul collo e sul altro braccio. Alla fine decise di avvicinarsi, anche ammesso che avesse fatto una figuraccia la curiosità era fin troppa per resistere.

Con passo deciso ma portamento elegante la ragazza raggiunse il giovane e gli rivolse la sua attenzione schiarendosi appena la voce.

“ i tuoi tatuaggi sono molto belli.” disse Giselle

il ragazzo sentendo la sua voce sollevò lo sguardo, aveva degli occhi pazzeschi, erano verdi fluo come i capelli. La ragazza si fece sfuggire un sorriso delicato che le increspò le labbra rosse per il rossetto.

“ anche il tuo vestito corto. ti fa un bel culo” rispose lui con un ghigno.

La ragazza portò la mano chiusa a pugno contro la bocca, non riuscì a non farsi sfuggire una risata per tutta questa schietta sincerità da parte del verde che a sua volta, fece un ghigno per poi farle segno di sedersi con lui, cosa che Giselle fece immediatamente, curiosa di conoscere di più di quel giovane misterioso, affascinante e in un certo senso...pericoloso.

“ quindi che cosa rappresentano? Perchè proprio un falco è un lupo?”

domandò poi sfiorando con audacia il braccio del giovane, con il dito seguì i contorni del tatuaggio facendogli venire lievi brividi al contatto con la sua unghia. Lui la osservò da capo a piedi prima di incrociare le braccia non certo seccato più per mettere ancora in evidenza il tatuaggio.

“è un avvoltoio. Sono tutti animali pericolosi per incutere terrore. Ma perchè ad una brava ragazza interessano i tatuaggi di un delinquente?” le domandò calmo

Giselle che a quel “brava ragazza” detto come se fosse qualcosa di noioso o un modo carino per dire una “perfettina guasta feste” aveva a sua volta incrociato le braccia, lo guardò dritto negli occhi mentre le labbra si increspavano in un sensuale e malizioso sorriso.

“cosa ti fa pensare che sono una brava ragazza?” domandò a sua volta

“lo sei. Qui ci sono solo figli e figlie di papà. Perchè tu dovresti essere diversa?” domandò con tono sarcastico

“ perchè io...non sono una figlia di papà. Chi mi dice al contrario che non sia tu a fingerti un delinquente?” domandò lei a sua volta

Il ragazzo poggiò il pugno contro la guancia mentre con l'altra mano, accarezzò lentamente il braccio e la spalla di Giselle beandosi di quel contatto tanto veloce ma in grado di farle venire piccoli brividi che lo rese alquanto soddisfatto. Quella ragazza dallo strano colore di capelli lo stava incuriosendo, forse sarebbe stato un passatempo piacevole prima del colpo.

“Allora che ne dici di provarmelo? O sei buona solo a dare fiato a quella bocca?” Le domandò quasi con sfida.

Giselle punta sul vivo si lasciò sfuggire un ghigno e avvicinandosi con grande audacia strappò al ragazzo un bacio languido facendo sfiorare le loro lingue. Quello che la giovane non poteva aspettarsi era che il ragazzo non solo ricambiasse con malizia e foga quel bacio fino a quasi lasciarla senza fiato, ma anche che facesse scendere la sua mano dalla schiena di lei fino al suo posteriore accarezzandolo e palpandolo, facendole sfuggire un piccolo cinguettio.

“Ma che bei cinguetti che fa questa bocca, fai anche altro? “

Le sussurrò mordendole l'orecchio mentre la mano scivolava sulla sua gamba accarezzandola. Giselle rabbrividì per l'eccitazione del momento e iniziò ad accarezzare i muscoli del giovane, le braccia forti e il collo poi il volto, lui fece incontrare ripetutamente le loro bocche impastandole con la saliva ma quando, con la coda del occhio vide i pochi presenti e il concierge guardarli con aria di rimprovero, la sollevò tenendola in braccio e si alzò con un ghigno.

“ Andiamo in un posto più...appartato.” Le disse

Giselle con il fiato corto e i capelli un po scompigliati, annuì stringendosi a lui. Gli lasciò un bacio sul collo mentre il ragazzo fulminava con sguardo gelido e rude i presenti andando verso le stanze e verso quella che aveva prenotato quella sera in tutta fretta.

Il resto dei ricordi della ragazza, erano sfumati. Ricordava i loro corpi avvinghiati in un amplesso quasi senza fine. Il dolore era durato pochi minuti e il resto era stato solo puro piacere e passione bruciante. Due corpi su un letto in una stanza buia, sudati e accaldati, baci roventi che le percorrevano il corpo, morsi lievi che le davano scosse di piacere mentre lui si insinuava sempre di più dentro di lei sempre più fino a esplodere in un piacere tale da farla gemere e ansimare.
Nemmeno si riconosceva mentre lo cavalcava con la lingua di fuori mentre le sue unghie affondavano nel petto di lui quanto lui affondava in lei senza smettere nemmeno un secondo, senza darle tregua, scatenato come una belva, come quel lupo, quella tigre, quel condor, animali selvaggi e pericolosi come pericolosa era l'attrazione che li aveva portati a unirsi più e più volte in una aspirale di passione che era culminata solo quando entrambi esausti si erano lasciati scivolare sul letto sdraiati. Corpi sudati e accaldati, capelli scompigliati, ansimi dovuti allo sforzo ed estasi sui loro volti. Niente parole, nessuna avrebbe mai potuto sostituire il piacere che avevano provato. A parlare per prima fu Giselle, anche se controllare la voce incrinata dal piacere era un po difficile. La ragazza scivolò sopra il giovane e baciandogli il petto lo osservò. Lui sorrise e le carezzò i capelli e il collo.

“ Giselle...mi chiamo Giselle” sussurrò
“Mido. Io sono Mido, Giselle, ma lascerò che a ricordarlo sia il tuo corpo. “

Le disse con un ghigno per poi lasciarle sul collo un visibile succhiotto beandosi della voce gemente della fanciulla. La ragazza poggiò la fronte contro la sua spalla e sorrise, un genuino felice e probabilmente il primo della sua vita, sorriso.

“ Oggi...è il mio compleanno. Il sedicesimo” sussurrò

Mido fece un ghigno, le poggiò la mano tra i capelli accarezzandoli e la scese, le carezzò la schiena e il sedere sentendola inarcare la schiena si lasciò sfuggire un ghigno. La mise sdraiata divaricandole le gambe e le leccò una coscia baciandola lentamente.

“Allora...devo farti un regalo”

Le disse per poi anticiparla dal parlare dandole piacere con la lingua, infilandosi in lei mentre la ragazza, con un fremito riprendeva ad ansimare e gemere eccitata fino a raggiungere di nuovo il massimo del piacere. Mido si leccò sensuale le labbra e portando un dito alla bocca leccò anche quello prima di lasciare libera la ragazza portandola con i seni contro la sua bocca. Cominciò a leccarli e torturarne i capezzoli mentre la ragazza con le braccia dietro il suo collo, tirava indietro la testa completamente rilassata, godendo della sensazione che la bocca di lui le dava.

“M-Mido...è davvero un compleanno fantastico”

Ridacchiò andando poi a mettersi seduta sopra le sue gambe rivolta verso di lui, baciandolo dolcemente. Lui le ricambiò il bacio e le carezzò i capelli per poi sdraiarsi e far sdraiare lei sopra di lui. Le carezzò i capelli e la schiena fino a farla addormentare e in quel momento, si ricordò del appuntamento con Raito e del colpo. Allungò il braccio e prese il cellulare ma quando vide che erano quasi le due, decise di mandare in malora il piano. Poggiò il telefono e crollò dal sonno stringendo Giselle tra le braccia.



Il telefono vibrò nuovamente distraendo Giselle da quei meravigliosi ricordi. Lo osservò aprendo l'app di messaggistica

Da Serena - quindi alla fine hai passato un compleanno di merda? Dobbiamo assolutamente rifarci! Discoteca?

Da Giselle - meglio di no. Ho gli impegni del Consiglio Studentesco e i Club. Facciamo un altra volta okay?

Da Serena – si, si dimenticavo che tu sei miss. Sempre impegnata. Comunque ho sentito che arriva un nuovo prof? Speriamo sia affascinante, ti immagini? Una relazione proibita con un bel insegnante

Giselle roteò gli occhi guardando fuori dal finestrino, mancava ancora un po alla sua fermata. Si aggiustò i capelli rispondendo nuovamente a Serena.

Da Giselle – tu leggi troppi Shoujo Manga. Vedi di tenere la testa sullo studio. Almeno il necessario per non finire come l'anno scorso. E poi non volevi superarmi miss Numero due?

Allegò al messaggio una faccina con l'occhiolino e sorridendo guardò nuovamente fuori il cielo che stava diventando plumbeo. La risposta piccata di Serena non tardò ad arrivare condita da l'emoji di un dito medio

Da Serena – Sonral, vaffanculo. Quest'anno sarò la migliore sia nella lista degli studenti più meritevoli che al corso di teatro. Preparati!

Da Giselle – va bene. Vedremo. Ora vado ho il cellulare scarico, lo attacco per sicurezza. Ci vediamo tra poco.


Le scrisse quel ultimo messaggio e Serena rispose con lo sticker di un cane che faceva il pollice su. Giselle sorrise e chiuse gli occhi un instante per poi restare ad aspettare l'arrivo del autobus alla sua destinazione la Millenium Star la scuola conosciuta come l' Eden dei Talenti. La scuola che da quel anno avrebbe frequentato anche lei.

 

***


Sentiva i suoni lontani, un piacevole fresco sulla fronte che non gli faceva pesare il pesante mal di testa. Due voci, qualcuno stava parlando? Fece un grande sforzo ma quando aprì gli occhi, ciò che vide era sfocato. Il volto di qualcuno, di una ragazza che a poco a poco si mise a fuoco.

“ Che sollievo ti sei svegliato! Cominciavo a non sperarci più. Come ti senti?”

Era quella ragazza, quella con la Prism trasparente. Scosse il capo e cercò faticosamente di mettersi seduto. Un martellante dolore che non lo voleva lasciare gli faceva girare la testa. Abbassandola la pezza bagnata che aveva sulla fronte cadde davanti a lui.

“Sei stata tu a...mettermela? “ Domandò guardando la ragazza
“ si. Per abbassare la febbre. Ora come ti senti, hai voglia di mangiare qualcosa? “ Chiese lei
“ non molta. Dove siamo?” Domandò lui guardandosi attorno
“ nel caffè di una amica di mia zia. Le ho detto che soffri di pressione bassa e che ti serviva un po di riposo. Ho cercato di nascondere il resto, tipo la ferita alla schiena” gli rispose Erika

Il ragazzo si toccò e tastò schiena e petto trovandosi bendato. Il dolore non era passato ma si sentì un po meglio vedendo che quella ragazza non aveva parlato troppo.

“ Immagino che ti aspetti un ringraziamento. Beh, grazie.” Le disse lui
“ figurati, tu mi hai protetta in quel posto strano. Siamo pari. Piuttosto io sono Erika Kurokami” si presentò lei con un sorriso allegro e gentile
“ Ulrich...Nyx Ulrich. Ma va bene anche Ulrich” le rispose lui voltando lo sguardo di lato guardando il cielo grigio spento fuori dalla finestra
“ ...Ulrich che cos'era quel mondo? E quelle creature che ci hanno attaccato?”

Il ragazzo esitò. Strinse appena il lenzuolo e abbassò lo sguardo. Lei aveva visto quel mondo era addirittura stata attaccata da quelle creature. Forse non era un caso che avesse una Prism magari era davvero lei la persona che cercava. Lui non aveva mai creduto a cose come il destino, ma ora la sensazione di essere legato a quello di quella umana si faceva più vivida. La guardò dritta negli occhi prima di risponderle.

“Se vuoi conoscere la verità su quello che hai visto, ti consiglio di iscriverti alla accademia Millenium Star. Il preside che la gestisce ti darà molte delle risposte che cerchi.” Iniziò spostando la coperta e alzandosi

“ Inoltre ti consiglio di tenere quella pietra trasparente sempre con te. Grazie per avermi aiutato ma...non credo che tu debba starmi vicino. Lo dico per il tuo bene!”

Aggiunse usando la sua Prism che lo avvolse con una luce nera facendolo sparire davanti agli occhi stupefatti di Erika che nuovamente, si ritrovò senza le risposte alle sue domande ma con un obbiettivo, la Millenium Star.

 

***


Peony pigiò il tasto sul distributore, una bottiglietta d'acqua scese subito insieme a una confezione di tè alla pesca. La ragazza prese entrambe e raggiunse Mikhail seduto sulle scalinate della stazione accanto alla statua di Hachiko.

“ Tè o acqua? Non sapevo che cosa volessi, così ho preso entrambe”

Domandò scuotendo entrambe davanti al biondo. Il ragazzo annuì e prese l'acqua aprendola e bevendo qualche sorso per poi poggiarla al suo fianco e far scivolare la testa contro le ginocchia.

“ Grazie. E anche per prima, grazie di avermi salvato. Ma che avevano quelle persone?” Deglutì il ragazzo

Peony si sedette accanto a lui bevendo qualche sorso di tè in silenzio. Nemmeno lei sapeva cosa fosse capitato esattamente ne cosa fare per calmare quel ragazzo dal aspetto di un cucciolo ferito e smarrito. Sulla sua cavigliera brillava ancora la Prism gialla che attirò lo sguardo di Mik.

“Quel potere...sei stata tu a elettrificare il pallone! Come ci sei riuscita?” Domandò a quel punto

Proprio in quel momento, una scheggia impazzita saltò ad abbracciare Peony. Era una ragazza leggermente più bassa di lei. Aveva una folta e scompigliata chioma rosso fuoco e lucenti e vispi occhi dorati che passarono dalla bionda al ragazzo e viceversa mentre sulle sue labbra, si dipingeva un sorriso innocente, genuino e allegro. Indossava degli abiti comodi un paio di pantaloni sportivi e un top nero a maniche lunghe che lasciava scoperto l'ombelico. Ai piedi calzava semplici scarpe da ginnastica.

“Peo-chan! Sono riuscita a trovarti nya!” Disse mettendo le mani come fossero zampe di gatto, ridacchiando divertita.

Peony tirò un occhiata veloce alla rossa e la fece calmare e staccare da se. Incrociò le braccia al petto e tirò un sospiro tirato senza ovviamente rispondere a Mikhail.

“Ne parliamo più tardi, siamo in ritardo per la scuola noi due. Tu vai alla...?”

La ragazza lasciò la frase in sospeso osservando Mik. Quel giorno per motivi abbastanza imbarazzanti, il ragazzo non aveva indossato la sua uniforme scolastica. Non poteva certo dire che la madre sonnambula l'aveva scambiata per una delle sue tele e l'aveva imbrattata con la pittura.

“ Millenium Star. Sono al primo anno, mi chiamo Mikhail. Voi invece siete Peony e...”
“ Taiga! Taiga Cooper! Ma va bene anche Taiga Mi-kun” disse la rossa sorridendo allegra.
“Mi-kun? Oh o-okay” rispose Mik con un piccolo sorriso
“quindi andiamo alla stessa scuola. In questo caso facciamo la strada insieme! Su forza, altrimenti vi lascio qui!” Disse Peony correndo avanti

Taiga e Mikhail si guardarono l'un l'altro prima di correrle dietro con il ragazzo ancora un po dolorante per le botte di poco prima cosa che lo fece mentalmente rimpiangere quella corsa. Ma in qualche modo i tre riuscirono a raggiungere l'edificio scolastico.

Il cancello gigantesco e aperto stava già accogliendo diversi studenti nelle loro uniformi bianche e blu. Mik aveva fatto caso al abbigliamento delle ragazze solo in quel momento. Nessuna delle due indossava la sua uniforme, si chiese perché ma decise di non chiedere a nessuna delle due il motivo mentre controllava la bacheca per capire in quale classe fosse finito. In quel momento una voce attirò la sua attenzione e quando il ragazzo si voltò, vide tre giovani nelle loro uniformi osservarlo.

“ Non avevamo detto di arrivare a scuola prima per prenotare l'aula per le prove?”

A parlare, era stato un ragazzo dagli scompigliati probabilmente tatticamente capelli rossi e occhi verdi. Sembrava visibilmente annoiato e indossava la sua uniforme con la camicia fuori dai pantaloni e la cravatta allentata. Aveva dei lineamenti affascinanti e un sorriso carismatico che riservò a due studentesse che lo stavano guardando solo per tornare serio guardando Mikhail

“Dai Logan non esagerare. Mik piuttosto perché non hai l'uniforme?”

A parlare era stato il secondo ragazzo, un po più basso del primo con dei capelli azzurri abbastanza scomposti come se si fosse svegliato tardi senza la possibilità di dargli nemmeno una sistemata.

“ Non ne voglio parlare. E si Logan lo so che dovevo arrivare prima, ma...è successa una cosa che non avrei potuto evitare nemmeno volendo. Potresti non starmi con il fiato sul collo? Basta già mia madre a farlo...” Replicò Mikhail

Logan cacciò al compare un occhiataccia sembrava parecchio di cattivo umore. Incrociò le braccia quando qualcun altro si avvicinò al gruppetto. Sembrava una bellissima ragazza dai lunghi e vaporosi capelli rosa ma quando aprì bocca la sua voce era mascolina così come i suoi modi di fare. Aveva poggiato il braccio sulla spalla di Mik con un sorrisetto malizioso.

“ Ti hanno visto con una ragazza, il nostro Mik ha finalmente smesso di essere vergine? Sono quasi commosso” disse il ragazzo asciugandosi fintamente gli occhi.

“Smettila Zane! E poi che...che ragazza?! Non c'è nessuna ragazza”

Arrossì vistosamente Mikhail a quelle parole. Alla fine il gruppetto raggiunse l'entrata della scuola, la campanella era appena suonata a richiamare gli studenti per il loro primo giorno. Mentre passava per entrare Logan si scontrò con qualcuno, una ragazza dai lunghi capelli biondi con delle ciocche azzurre che cadde a terra spargendo per il pavimento dei disegni.

“Logan fai più attenzione! “Lo rimproverò bonariamente Keith apprestandosi a raccogliere i foglia a terra
“...scusami non volevo ti sei fatta male?” Chiese a quel punto Logan

La ragazza a terra alzò lo sguardo e cominciò a balbettare frasi sconnesse con le guance tutte arrossate nel completo panico e imbarazzo. Keith le si avvicinò porgendole i fogli con un sorriso e la ragazza li prese dalle sue mani poi fece a entrambi un piccolo inchino e corse verso la sua classe.

Le lezioni stavano per cominciare per tutti, il primo giorno verso una magnifica avventura che avrebbe cambiato per sempre le loro vite



angolo della melodia (3)

Ed è finito anche questo capitolo! Questo era necessario per inserire il nuovo capitolo dello speciale anche, purtroppo non credo di riuscire a finire in tempo quello speciale ho avuto dei problemi. Mi scuso in anticipo proverò comunque a terminare almeno il secondo
ma ora vorrei ringraziare Diaspro creatrice di Logan, Keith, Mido, Zane e Mik. Con loro quasi tutti i pg principali sono apparsi. E con questo si conclude il prologo ora si fa sul serio dal prossimo capitolo comincerà la vita nel dormitorio e la conseguente avventura
vi auguro buone feste ^^

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Capitolo 4
*** di professori super star e smistamento delle classi ***


cap 4 di professori super star e smistamento delle classi
 

Nonostante la Millenium, fosse nota sopratutto nel ambito del mondo dello spettacolo e in particolare nel panorama idol, non mancava di forgiare talenti anche in altri settori. Quando il preside con un sorriso allegro e vivace varcò l'ingresso dell'aula, un vociare si diffuse nel aria.

“Salve a tutti! In qualità di preside è mio compito darvi il benvenuto alla Millenium Star. “ Sorrise Kaneki. Saltellò per un po a destra e sinistra ridacchiando per poi rivolgersi con un grosso sorriso furbino alla classe.

“Quest'anno abbiamo deciso insieme al corpo docenti di inserire un nuovo sistema di smistamento delle classi come sapete solo alcuni studenti riescono a superare la prima selezione quindi coloro che riusciranno ad accedere saranno divisi in sezioni ognuna delle quali sarà capitanata da un professore. Seguirete comunque anche le altre lezioni ma ovviamente i prof di riferimento saranno diversi” esordì Kaneki

“Come in Harry Potter?” Chiese una voce tra gli studenti.

Era una ragazzina dai lunghi e lisci capelli biondi con qualche ciocca azzurra. Sembrava molto timida visto che tentava di evitare gli sguardi di tutti, studenti e professori che fossero. Aveva gli occhi di un bel blu profondi e intimoriti e stringeva al petto un album da disegno.

“Si esatto! Verrete divisi a seconda di alcuni criteri specifici e ogni classe avrà un suo docente esperto in una determinata competenza. Come sapete questa scuola era partita come tempio di talenti grezzi che volevano spiccare nel mondo dello spettacolo” spiegò l'uomo

“Ma da quest'anno si è deciso di ampliare il catalogo di corsi e di scelte che i vari studenti possono percorrere. Per cui oltre a recitazione, canto, danza, composizione musicale e suonare strumenti musicali, nel corso speciale si terranno lezioni di letteratura, arte visiva e culinaria e naturalmente sport” aggiunse poi.

A sentire la parola sport, la testa di Peony appoggiata sul tavolo si raddrizzò immediatamente facendo ridacchiare alcuni dei suoi compagni di classe che a un occhiataccia della ragazza, si ammutolirono subito.

“Quindi verremo divisi in micro-sezioni?”

La voce di Giselle attirò l'attenzione di tutta la classe. Lei era la presidentessa del consiglio studentesco e per tutti quanti, era un po una sorta di ragazza modello che faceva rispettare le regole. La ragazza aveva un espressione calma e risoluta al tempo stesso.

“Esattamente signorina Sonral! Per l'occasione ho chiamato numerosi insegnanti. Li conoscerete meglio dopo, finita la pausa pranzo andate tutti in palestra dove avverrà lo smistamento delle classi! “ Disse l'uomo sorridendo tornando poi dritto nel suo ufficio.

“Sei impazzito Kaneki!? ”


Poco dopo a fare irruzione nel ufficio di Kaneki, fu l'uomo dai capelli bianchi, il segretario sembrava davvero furioso. Lo guardava arrabbiato e sopratutto, quando lo chiamava per nome completo cera sempre aria di tempesta? Peccato che nonostante l'espressione da Dobermann feroce Seri non riuscisse a far nemmeno impensierire Kaneki.

“Seri cerca di stare calmo, che ti sale la pressione, l'ho deciso al ultimo momento ma gli altri mi hanno appoggiato”

Kaneki ridacchiò attorcigliando su un dito, una ciocca dei capelli del altro con una espressione furbina, Seri avrebbe dovuto tagliarli ma si era rifiutato più volte, dicendo che quella lunghezza gli andava benissimo.

“Kaneki...cosè questa storia delle classi? Credevo ci saremmo occupati soltanto noi del addestramento e ora coinvolgi tutti?”

Il giovane sussultò mentre i due venivano interrotti improvvisamente da una chiamata alla quale Kaneki rispose subito, ringraziò il telefono perché la discussione stava prendendo una brutta piega.

Seri si alzò sospirando, lisciandosi con una mano l'elegante completo scuro, fece scontrare i suoi occhi con quelli di Kaneki.

“Quanti ne hai scelti? Chi hai scelto?”

Sussurrò appena, quasi titubante o spaventato dalla sua risposta. Che arrivò come un fulmine a ciel sereno, sconvolgendolo e facendo sorridere il giovane quasi divertito.

“Loro. Sono gli unici che possono tirare fuori il potenziale di quei ragazzi, stanno già venendo sulla Terra. Ormai è tutto deciso, avrei dovuto dirtelo ma non mi avresti dato il permesso”

Esclamò con una mano, puntata verso il volto esterrefatto e pallido di Seri

“Ti ha dato di volte il cervello? Certo che non ti avrei dato il permesso!”

Kaneki sorrise sornione ghignando divertito mentre già pregustava di incontrare questi boccioli, che sarebbero diventati dei bellissimi fiori grazie al aiuto dei migliori insegnanti che conosceva non che dei migliori maghi del Reame Ritmico, coloro che aveva a loro tempo ricevuto il prestigioso titolo di Cavalieri Ritmici non che i suoi amici più cari.

***

Mentre percorreva la via che conduceva al padiglione centrale della Millenium, Erika si chiedeva ancora se quello fosse davvero il luogo dove avrebbe rivisto Ulrich e scoperto di più su se stessa e sul luogo che i due avevano visitato qualche giorno prima. Dopo la scomparsa del ragazzo, lei si era ritrovata a dover spiegare alla sua zia apprensiva come fosse arrivata a Tokyo. Era stata dura ma era riuscita a farle credere di stare frequentando una scuola prestigiosa che ovviamente non aveva nulla a che fare con la musica. Forse perchè indaffarata con il suo lavoro, la donna le aveva creduto, anche perchè Erika aveva chiesto l'aiuto di una vecchia conoscenza della donna dalla quale sarebbe stata per un paio di giorni prima di trasferirsi nel dormitorio.

Per le matricole che ancora non erano state smistate nelle classi, l'uniforme era di uno spento beige con le scarpe marroni, mentre gli studenti già ammessi ne indossavano una bianca e blu. La ragazza era del primo tipo come ovviamente tutti quelli del primo anno. La scuola si divideva in due corsi uno detto “corso regolare” che poteva frequentare chiunque e dove si insegnavano materie normali come nelle altre scuole e il “corso speciale” anche chiamato dagli studenti “il corso dei sogni”

Chi frequentava il primo avrebbe indossato per tutto l'anno scolastico la divisa regolare mentre per i pochi che sarebbero stati scelti durante lo smistamento speciale, avrebbero indossato l'uniforme del corso speciale e frequentato lezioni uniche per sviluppare i loro talenti, a differenza del corso regolare, questo era per tutti i tipi di talenti, chiunque fosse in grado di passare lo smistamento e venisse scelto poteva scegliere uno tra i corsi in una lunga lista e frequentare lezioni incentrata solo su quella branca di studi.

La ragazza dai capelli blu notte, continuava a guardarsi intorno, meravigliata e felice di essere in quel luogo, dove da li a poco, avrebbe preso parte alle lezioni, cercando in tutti i modi di coronare il suo sogno: diventare una cantante

Era così distratta da non accorgersi delle scale, perse l'equilibrio e scivolò.
Un cinguettio seguito da un tonfo attirarono subito la folla di studenti "regolari" che guardandola dopo la caduta, si misero a ridere indicandola.
La ragazza, portò una mano dolorante dietro la nuca e rossa come un peperone, si apprestò a riprendere di corsa le sue cose maledicendo la sua goffaggine. Quando improvvisamente, una mano sfiorò la sua e alzando la testa gli occhi dorati di Erika, incrociarono quelli di un giovane che le stava sorridendo gentilmente.

“Non ti sei fatta male vero?” Domandò il ragazzo.

Erika presa in contropiede ridacchiò ancora un po dolorante e scosse il capo imbarazzata alzandosi. Notò subito che anche il ragazzo di fronte a lei indossava la divisa regolare e aveva un colore di capelli famigliare. Quando poi abbassando gli occhiali lui le fece un occhiolino, Erika lo riconobbe, era Ulrich.


“Ci rivediamo eh? E io che pensavo che le brave bambine non tentassero di scoprire troppo di cose che non le riguardavano” scherzò a modo suo ma mantenendo uno sguardo gelido
“perchè mi hai detto di venire in questa scuola? Sei davvero sfuggente io non ti capisco” sbottò Erika
“fai bene. Non devi capire vedi solo di starmi alla larga. Tu non sarai mai...lascia perdere non importa. Bella caduta comunque” la sbeffeggiò e senza darle il tempo di rispondere o replicare se ne andò nuovamente.

Erika sbuffò, raccolse il ciondolo che le era caduto mettendoselo al collo, la gemma trasparente emise un lieve bagliore ma lei non se ne accorse, dentro di se era determinata, nulla e nessuno le avrebbe impedito di realizzare il suo sogno. L'avrebbe fatta vedere perfino a Ulrich, lei era pronta ora l'unica cosa che la preoccupava davvero era passare la selezione.

***

Un ragazzo correva per i corridoi del padiglione principale, aveva il fiatone e i suoi capelli biondi, erano sudati per il caldo. Era in ritardo per la selezione, cercava inutilmente di farsi il nodo alla cravatta sperando che i professori non fossero severi già a inizio anno.

“Accidenti! Di questo passo...!”

Di colpo suddetto biondo, sbatte violentemente contro un altro individuo, senza accorgersi che esso era una ragazza intenta come lui a correre per la strada, tentò di fermarsi in corsa allungando le mani ma finì per schiantarsi contro la bionda. Si rialzò prontamente quando si accorse di aver posato le mani sul seno della ragazza e avvampo impacciato.

“Ah scusa non volevo è stato un inciden...”

Lei non lo fece terminare la frase, perchè subito gli tirò un sonoro schiaffone facendogli voltare di lato il volto e toccarsi dolorante la guancia, pensando che forse la tipa oltre ad avere una mano bella forte era anche piuttosto precipitosa.

“Hey placcati! Non l'ho fatto apposta” disse il biondo, portando le mani in avanti, come in segno di resa.

Non si era ancora accorto del rossore, presente sul viso della ragazza. Era un po più bassa di lui, con i capelli biondi e lunghi che risaltavano sulla sua carnagione scura e occhi dorati in quel momento furiosi. La riconobbe, era la ragazza che lo aveva salvato dal essere malamente pestato a sangue il giorno prima di fronte alla stazione

“Guarda dove vai idiota pervertito!” Sbottò la bionda con un ringhio

Il giovane, rimase basito da quelle parole e tentò di scusarsi ma di nuovo fu interrotto dalla ragazza che portando le mani sui fianchi lo squadrò malamente

“Se mi fossi slogata la caviglia o se si fosse rotta?! Hai la più pallida idea, di quanto siano importanti le gambe, per una giocatrice di basket come me?!”

Ringhiò di nuovo la ragazza, lui abbassava lo sguardo sulle gambe di lei, facendola arrossire ancora di più.
“Sembri decisamente a posto, niente di rotto al momento! Ah io sono Mikhail grazie per avermi aiutato l'altra volta” disse forzando un sorriso.
“Oh...sei quello della stazione. Peony Wright comunque...dove stai andando?” Chiese la ragazza confusa.
“Come dove? C'è lo smistamento delle classi...comunque ci andiamo assieme? Tanto facciamo la stessa strada, prometto che non ti tocco più!”
“Lo smistamento...ah già quella cosa della selezione per i corsi. Ci stavo andando, beh va bene ma guarda che se mi tocchi ancora ti tirò un cazzotto!” Lo minacciò Peony

Alla fine dopo una breve chiacchierata, la ragazza accettando l'invito decise di seguire Mik lungo la strada che portava alla palestra. Il ragazzo si lasciò sfuggire una risata lieve alla minaccia di morte ma era certo che Peony non sarebbe arrivata a tanto, dopo tutto se l'aveva salvato non poteva essere una cattiva persona. Giusto?

***

Nel suo ufficio, Kaneki osservava i moduli dei partecipanti al suo progetto. Sorrideva, mentre scorreva i nomi sul PC, facendo comparire le loro schede.
Bofonchiò qualcosa, mentre passava a un altra scheda facendo apparire il volto di una ragazza dai capelli verdi e occhi viola, poi un ragazzo dai capelli rossi e così via
Fece scorrere ancora il cursore e, aprì la scheda di un ragazzo dai capelli viola con occhi anch'essi viola, vestiva con una tuta sportiva nera e il cappuccio sollevato.

“Hai cominciato già a fare la tua mossa...eh? Significa che hai trovato una ragione per ribellarti ed è tutto quello che mi serve”

Improvvisamente Seri entrò nello studio posando dei documenti sulla scrivania. Sembrava ancora un po seccato dal comportamento del suo socio. Aveva deciso tutto senza interpellarlo e aveva perfino coinvolto la vecchia squadra. Kaneki era fin troppo impulsivo e spericolato.

“I ragazzi, sono tutti nel padiglione centrale. I professori?” Chiese il segretario.
“Arriveranno, li conosci amano fare delle vere entrate in scena.” Sorrise Kaneki accarezzandogli il viso e baciandolo con dolcezza.
“Sei certo di quello che sta succedendo? Se notassero questi movimenti potrebbero attaccarci“ disse dubbioso l'altro.

Il preside si spostò un ciuffo di capelli dal volto e ghignò divertito.
Guardò i volti degli altri ragazzi che apparivano con la loro scheda, gettò sul tavolo i documenti e alzandosi, andò verso la finestra.

“Non possiamo che affidarci a loro, noi dobbiamo crederci fino in fondo Seri. Non oseranno attaccare questo luogo. È protetto dalla barriera e poi metterebbero in pericolo la segretezza del nostro mondo”
Disse il giovane uomo con un sorriso sibilino, mentre guardava il cielo terso dalla finestra.

“Quando arriveranno anche gli altri potremo finalmente cominciare. Andrà bene, questa volta andrà bene...fidati di me Seri”

----

Taiga Cooper si guardava intorno con aria un po confusa, era riuscita con molte difficoltà a trovare la strada e sperava di essere nel posto giusto. Durante l'annuncio stava dormendo ma Peony le aveva dato le indicazioni e si era premurata di disegnarle una brutta cartina che in quel momento, la ragazza si stava rigirando. Dopo qualche minuto raggiunse finalmente la meta, il padiglione centrale entrando poi in una stanza piena di ragazzi e ragazze diversi.

Era intenta a osservarli, in particolare una ragazza dai capelli blu notte che raccontava a un ragazzo dai capelli biondi chissà che di divertente. O almeno doveva esserlo, visto la sua espressione.

Improvvisamente, una ragazza le si avvicinò, facendola voltare.
Era una bella ragazza con un fisico atletico che avrebbe fatto girare la testa a un bel po di maschietti.
Bionda con i capelli lunghi in quel momento legati in una coda alta, che ben si risaltavano insieme agli occhi sulla pelle color caffè.
“Peo-chan! Visto sono riuscita in qualche modo a trovare la strada!” Cominciò a dire Taiga allegra

L'altra ragazza si appoggiò con la schiena al muro annuendo piano. Aveva le mani nelle tasche dei pantaloni e lo sguardo non era rivolto a Taiga ma bensì alla tipa che stava parlando con Mikhail

“Mi stupisce tu ci sia riuscita da sola. Ma meglio se ci sei riuscita perchè io non venivo a raccattarti micia“ disse senza pochi problemi, mentre si guardava intorno.
“Chissà come saranno le lezioni e i prof! Sono super entusiasta e curiosa tu no?” Disse l'altra sorridendo

Come poteva essere così allegra e vivace il primo giorno? E sopratutto...come riusciva a sopportare tanti ragazzi e ragazze fighette che si credevano tutto loro e con i quali avrebbero finito per dividere la stanza nel bene e nel male? Proprio Peony non riusciva a capirla.

“C- cosa...cosa scrivi di bello?”

Sentendo la voce di una ragazza, Keith alzò timidamente lo sguardo sorridendo.
Era un ragazzo dalla corporatura minuta ma non per questo esile, i suoi capelli di un intenso azzurro che era difficile credere fossero naturali, erano arruffati come una criniera, sembravano ancora più scompigliati quando il ragazzo, passandoci la mano, si spostò da gli occhi una ciocca.

Indossava anche lui l'uniforme beige anche se era tutta bagnata, questo sorprese molto Yume che, inclinando di lato la testa sembrava curiosa e un po preoccupata per lui. Quel giorno non aveva piovuto allora perchè l'uniforme di quel ragazzo era così bagnata e in disordine? Prese un asciugamano dalla borsa porgendoglielo con gentilezza.

“Se vuoi puoi usarlo, rischi di ammalarti se non ti asciughi b-bene.”
“Non ti preoccupare. Sul serio non è nulla.”

Cercò inutilmente di rassicurarla con un sorriso ma rimase sorpreso, non tutti erano gentili e quella ragazza si stava preoccupando per lui. Non gli capitava spesso ma sentì un piacevole calore diffondersi in tutto il corpo, l'asciugamano che lei gli aveva teso aveva un buon profumo ed era molto caldo. La guardò sedersi in disparte e iniziare a disegnare e la trovò in un certo senso...carina.

“Chi abbiamo quì? Fate largo alla grande e favolosa Zane e al leader e center dei Lustful colours Logan! Gli autografi a parte ragazzi”

Ad aprire di colpo la porta facendo scappare un trillo spaventato alla povera ragazza e attirando l'attenzione della classe, era stato un giovane che a prima vista sembrava una ragazza da quanto era bello e dal fisico esile e longilineo. Era fin troppo sorridente e accompagnava un rosso dal aria un po cupa. Keith fischiò per attirare l'attenzione di Mik occupato a parlare con Erika. Il biondo disse qualche parola alla ragazza per poi riunirsi con gli amici proprio mentre il preside e il vice preside entravano nella palestra.

Kaneki si sistemò i capelli si lisciò la giacca bianca ed elegante e si avvicinò alla folla di ragazzi che si era seduta davanti a lui. Alcuni stavano in piedi altri appoggiati alla parete altri ancora seduti sulla trave e sui tappetini. Tutti diversi e tutti perfetti per il suo progetto. A quel pensiero, un ghigno comparve sul volto del giovane uomo, mentre prendendo una cartellina, si apprestava a parlare agli studenti.

“Miei brillanti e promettenti studenti, voi siete stati scelti da dio!” Disse.

I ragazzi restarono ammutoliti, mentre lo ascoltavano in silenzio. Certo era noto che Kaneki fosse stravagante, ma addirittura definirsi un dio, forse stava esagerando.

“Durante questi tre anni scolastici, affronterete prove, che metteranno in discussione il vostro talento. Conoscerete persone e, farete nuove esperienze. Imparerete ad andare oltre ogni limite e al termine di questo percorso alcuni soltanto di voi otterranno l'ambito premio!”

Ci fu una pausa e di colpo, sullo schermo venne proiettata la scritta: Millennium Star
Con in sovrappressione, una stella color arcobaleno.

"Soltanto chi si dimostrerà zelante e mostrerà di possedere il vero talento di una stella potrà partecipare al...Millennium Dream Star! E con esso ottenere la borsa di studio e la possibilità di un contratto nel campo dei suoi sogni”

Calò un silenzio quasi spaventoso, mentre apparivano una marea di gemme colorate, con le foto dei ragazzi e i loro nomi.

“ Queste sono le classi gestite dalle persone che vi alleneranno e i relativi studenti che hanno passato la selezione. Per iscrivervi avete mandato tutti un video dove ognuno di voi mostrava il proprio talento ma solo queste persone riceveranno la divisa e la possibilità di studiare nel corso speciale.”

Disse il preside mentre i ragazzi, si voltavano a guardare il tabellone, ognuno con le proprie aspettative.

“Classe Zaffiro, sarà Odette Locout la vostra professoressa di riferimento. Si tratta di una grandissima esperta di danza classica il cigno bianco che primeggia su ogni palcoscenico”

La foto di una bella donna dal viso angelico, capelli lunghi color panna e occhi rosa, apparve in sovrappressione, mentre sotto di essa, comparvero le foto degli allievi che avevano superato la selezione.

“Peony, Yume, Fuka, Moeka e Serena”

Le ragazze, si guardarono negli occhi e subito tra Serena e Peony, sembrarono volare scintille.
Serena, era una ragazza dai lunghi capelli biondi mossi e intensi e quasi penetranti occhi azzurri. Era una ragazza formosa ma anche graziosa ed elegante a suo modo. Solo che aveva sempre avuto l'atteggiamento di chi pensa di essere migliore e lo deve dimostrare a tutti i costi. Era la rivale e amica di Giselle ma con il resto delle altre ragazze, tendeva a essere esageratamente antipatica. Squadrò con i suoi occhi blu, le altre due ragazze con un sorrisetto. Aveva un bel fisico che la valorizzava e un trucco molto particolare e acceso, quel giorno un bel rosa shocking sulle labbra.

Moeka seduta praticamente in fondo alla palestra, era una ragazza più bassa delle altre, se ne stava in un angolo a suonare il basso ma al annuncio un sorriso le si dipinse sul volto. Finalmente era riuscita a passare quella infernale audizione, certo non pensava che la capoclasse responsabile sarebbe stata una ballerina ma poco importava, la ragazza dai capelli scalati e bianchi e gli intensi occhi verdi aveva fatto il primo passo verso il suo sogno.

“ Classe Smeraldo sarà seguita dal professore Daisuke Genki un attore incredibile che ha recitato in varie produzioni molto famose è un tipo un po severo ma ha un grande cuore”

La foto di un uomo alto e dai capelli ordinati di un semplice castano molto scuro quasi nero, con un apparve in sovrappressione e sotto di essa, apparvero come sempre i nomi dei suoi studenti. Giselle arrossì, lo avrebbe riconosciuto anche se avesse tinto i capelli di un colore improponibile, certo al inizio le era sembrato strano che si fosse presentato così in quelle vesti da professore ma era lui non aveva alcun dubbio.

“Giselle, Cinderella, Mikhail, Keith e Taiga congratulazioni ragazzi”

I ragazzi si guardarono.
Mik era fermo con la schiena contro il muro, tirò finalmente un sospiro di sollievo notando che era finito con Keith. Era felice almeno non era solo con le ragazze. Giselle continuava a guardare la foto di Daisuke, era certa che fosse lui e si chiedeva se anche l'uomo l'avesse riconosciuta. Taiga sorridendo contenta andò ad abbracciare Peony saltellando mentre una ragazza dai capelli azzurri come gli occhi, continuava a osservare Keith accanto a Mik. Si chiamava Cinderella o Ella per gli amici ed era rimasta folgorata, attirata dai capelli blu di quel giovane. Avrebbe voluto chiedergli diverse cose ma per il momento doveva sopportare.

Di nuovo le gemme con le foto scomparvero, stesso accadde alla foto di Daisuke, mentre compariva un altra foto, quella del terzo insegnante probabilmente.

“Classe Rubino il noto strettdancer conosciuto ovunque, ha un carattere focoso attenti a non bruciarvi o a farlo arrabbiare Edwin Harllen detto Shark”

La foto di un giovane uomo dai capelli corti e scompigliati rossi con ardenti occhi arancioni, comparve sul monitor seguito dalle gemme con le foto corrispondenti ai suoi alunni.

“Zane, Ulrich e Logan”

I tre ragazzi si guardarono e, sebbene Ulrich stesse squadrando Erika con parecchia insistenza quasi seccato che anche lei fosse lì, si concentrò su altro mentre Logan e Zane contenti festeggiavano il primo sorridendo affabile e ringraziando chi gli faceva le sue congratulazioni il secondo con fischi e schiamazzi, manco avesse vinto chissà che concorso ma sempre mantenendo il suo sorriso allegro e vivace.

“Infine classe Ametista sarà capitanata dal glaciale lupo maledetto il compositore tanto freddo quanto geniale Sebastian Verlac”

La foto di un uomo apparve e tutti restarono folgorati dalla sua bellezza. Era un uomo alto e magro un volto affilato, e dei lisci capelli bianchi candidi come la neve che teneva pettinati in modo molto ordinato. I suoi occhi, emanavano una profonda tristezza, ma erano anche freddi e seri, come se non sorridesse da parecchio tempo.

Odette guardò il volto del uomo e un lieve sospirò, le sfuggì dalle labbra rosee, mentre gli altri insegnanti poco distanti sembravano osservare con interesse i relativi studenti, ma di colpo fecero silenzio, mentre si udivano ancora, le parole del preside.

“Mark, Erika e Yuro”

Erika si sentì sfiorare da Mik una spalla e quando alzò lo sguardo, gli mostrò un sorriso solare e determinato che tradiva ben poco le insicurezze e preoccupazioni della ragazza.
Il ragazzo sembrò più tranquillo e alzò di più la testa, ma, incontrando lo sguardo gelido di Sebastian
la abbassò di nuovo, cominciando a sentirsi decisamente inadeguato. Al contrario Mark e Yuro festeggiavano e se il primo era il ritratto di un angelo o di un principe perfetto, con i suoi ordinati capelli bianchi e occhi viola, il secondo sembrava uscito da un concerto rock con la sua giacca di pelle e i capelli neri scompigliati ma sopratutto gli occhi color sangue.

 

“Ci siamo riusciti! Aspetta che lo dico a Fuka, sarà felicissima! E poi è passata anche lei. Mark me lo sento, questo sarà...”
“Il nostro anno Yuro? Lo ripeti da stamattina. Però forse...forse inizio a crederci di più anch'io. E anche che questo possa aiutare Fuka”

Rispose Mark notando poi Erika e i dubbi sulla salute della ragazza affollarono la su mente. Che fosse guarita? Nelle sue condizioni non era probabile, allora cosa ci faceva lì? E nel corso speciale era chiaro che la ragazza nascondesse qualcosa.
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Peony era alla sbarra e quando Taiga la vide, restò meravigliata dal fisico elegante della bionda quanto dalla sua totale incapacità di ballare danza classica. Al contrario Serena dalle forme del suo corpo, era magra ma con le curve al punto giusto, o almeno questo pensava Taiga che ancora con il fiatone, si stava togliendo la giacca.

“In ritardo il primo giorno?”

Domandò una voce di donna alle sue spalle. Aveva un forte accento Francese e apparteneva alla loro insegnante di danza.

Odette indossava un maglione rosa a collo alto e una gonna nera ed elegante ai piedi, calzava un aio di tacchi neri. La donna, aveva legato i lunghi capelli color panna in un elegante chigon. Con due ciocche di capelli a sbordare lateralmente, sia a destra che sinistra.

“Mi scusi prof, mi sono svegliata tardi e non sono molto brava a orientarmi l'Hokkaido è un po diverso da Tokyo e non avevo mai preso prima d'ora la metropolitana”

Disse abbassando dispiaciuta la testa, mentre il suo sguardo, era caduto su Serena che appoggiata con il corpo flessuoso alla sbarra stava ghignando sfrontata e arrogante.

Odette, addolcendo lo sguardo le aveva poggiato una mano sulla spalla, facendole di conseguenza, alzare la testa.


“Su mon petit, vai a cambiarti e poi fai il riscaldamento”

Taiga sollevata che la prof non si fosse arrabbiata troppo con lei, annuì e corse a togliersi le scarpe, mentre le altre ragazze la osservavano.

“Molto bene, oggi metterò alla prova le vostre conoscenza, cominciamo dalla nostra ritardataria”

Esordì con la voce delicata l'insegnante, ogni suo movimento mentre eseguiva alcune pose, era eleganza e armonia allo stato puro.

“Sono pronta!” Rispose Taiga, mentre si legava i capelli in una semplice coda e guardava la donna.

La ballerina di Break dance esperta culinaria dal fiuto infallibile, come l'aveva sempre chiamata Peony, indossava una maglietta nera aderente e in paio di jeans strappati con delle logore scarpe da ginnastica, che sostituivano i soliti anfibi.

Odette la fece posizionare al centro della sala, mentre le altre stavano sedute osservandola, tutte tranne Serena, ancora in piedi.

“Cominciamo da un Attitude croisée, devi eseguirlo in avanti” disse Odette.

Taiga andò nel panico più completo, Attitude croisée?
Ignorava cosa fosse, anche se non saperlo le metteva ansia, doveva riparare a questa sua mancanza. Fece un movimento e Odette batte le mani.

“No, no! Cosa stai facendo cara?”

Domandò la donna rivolgendosi poi a un altra ragazza e a un altra dopo di lei, ma tutte vennero severamente fermate, per un piede messo male o un movimento impreciso.

“Signorina Serena, ora tocca a voi” disse infine con il suo accento Francese.

Serena si staccò dal gruppo e si mise davanti a Odette che esattamente come prima, riprese la richiesta.

“Un Attitude croisée, eseguirlo in avanti”

La bionda molto sicura di se annuì e alzò la gamba piegandola verso destra con le braccia sollevate e il volto di profilo, esibendo un lieve sorriso, senza però muoversi.

“Arabesque in terza posizione e poi passa a un Ecarté indietro”

La voce di Odette era fredda, severa e priva di quella delicata dolcezza, che mostrava quando non impartiva comandi.

Serena però, non parve intimorita e alzò la gamba tenendola tesa, mentre allungava le braccia, quella della gamba di terra, indietro quello della gamba sollevata, in avanti.
La testa si rivolse verso il braccio in avanti, mentre sorrideva ma senza alcuna emozione. Come una bambola che di colpo, cambiò la sua posizione. La gamba venne alzata rimanendo comunque tesa, mentre il corpo assecondava quella elevazione compensando con una leggera inclinazione rispetto alla gamba di terra, il braccio era parallelo alla gamba sollevata.
La testa era stata rivolta verso il lato opposto, mentre Serena, stavolta guardava il grande specchio, senza spostarsi di un millimetro.

“Ottima postura, elegante e posizioni perfette. Ma...Non ci siamo. Manca qualcosa”

A quelle parole e al sospiro deluso della donna, Serena ritornò nella sua posizione normale, un po delusa sospirò appena sbuffando, tornando al suo posto.

La lezione passò con le ragazze che si impegnavano e Odette che le fermava, spiegando loro dove sbagliassero, come tenere le gambe, i piedi e spostare il baricentro, in modo da non cadere.

Terminata le lezione, tutte le ragazze andarono alle docce per rinfrescarsi un po.

Tutte, tranne Peony.
La bionda aveva messo un cd e stava provando le pose della lezione, nonostante fosse fuori tempo e sbagliasse, la ragazza continuava a riprovare fino a quasi ansimare dalla fatica.
Improvvisamente, venne travolta da dietro, da un abbraccio e sussultò.

“Peo-chan! Eccoti qui!”

Ridacchiò trillando una voce alle sue spalle, mentre la proprietaria della voce e presunta scocciatrice, le prendeva le guance forzandole in un sorriso.
Peony si liberò dalla stretta e voltandosi, riprese fiato, guardando la rossa.

“Taiga...cosa ci fai tu qui? Ugh...mi stai stritolando!”

Non fece in tempo a continuare la frase, perché si ritrovò il dito della ragazza davanti al viso e il suo sguardo, cadde sul sorriso della rossa.

“Non dovresti sovraffaticarti! Andiamo a mangiare?” Domandò lei sorridendo.

Peony alzò un sopracciglio, mentre la ragazza dai vivaci occhi dorati, le sventolava un volantino blu e rosso, con il disegno di una crepès sullo sfondo davanti al viso.

“Cosa dovrei farci?” Domandò la bionda incrociando le braccia sotto al seno, dubbiosa.
“Vieni con me in centro dai! Siamo compagne di stanza, dopo tutto”

Sorrise Taiga per poi guardarla, mostrandole un espressione da cucciolo bastonato, come se i suoi occhi stessero disperatamente chiedendo a Peony, di accontentarla. A quello sguardo implorante di amicizia, la povera ballerina non seppe resistere. Così dopo aver promesso alla ragazza di accontentarla, si diresse in bagno per farsi una doccia.

Così passò la prima di una serie di lezioni e finalmente gli studenti riunitisi tutti in sala mensa videro con chi avrebbero dovuto stare in dormitorio senza poche sorprese Taiga e Peony erano finite in stanza insieme. Sul tabellone erano scritti i nomi per stanza

Peony, Moeka, Taiga
Mark, Yuro, Ulrich, Keith
Erika, Ella, Fuka
Giselle, Yume, Serena
Mikhail, Zane, Logan.

Così la prima giornata di scuola si era conclusa. I ragazzi avevano raggiunto le rispettive stanze, conosciuto i loro compagni di stanza e quando si era fatto l'orario ognuno era andato a dormire, tutti tranne Erika. La ragazza era sgattaiolata fuori dalla sua stanza dove praticamente dormivano solo lei ed Ella visto che Fuka non si era presentata in classe nemmeno per lo smistamento. La ragazza era entrata nella sala musica, aveva sfiorato con le dita il pianoforte quando una voce aveva attirato la sua completa attenzione.

“perchè non stai a sentire le persone quando parlano? Ti ho detto che non devi stare qui. Faresti meglio a rinunciare”

La figura di Ulrich era longilinea ma aveva un nonché di inquietante bagnata dai raggi di luna che penetravano dalla finestra aperta. Osservava seccato Erika giocherellando con una gemma nera che teneva tra le mani.

 

“ Sei stato tu a dirmi di venire qui che mi avresti detto la verità! Cos'era quel mondo, cosa sono quei mostri perchè queste Prism sono così simili?! Esigo risposte!” Sbottò la ragazza.

Ulrich ringhiò stringendo la prism e davanti agli occhi di Erika, si dissolse in una nebbia scura ricomponendosi a un soffio dal volto di lei. La osservò lasciando cadere gli occhiali e le prese il mento con due dita spingendola con la schiena contro la parete.

“Ultimo avvertimento...non ti immischiare in questa faccenda. Lo dico per te, rischi di farti male”

Sibilò a due centimetri dalle sue labbra prima di scomparire al improvviso, lasciando la ragazza con l'amaro in bocca, le guance arrossate di imbarazzo e i brividi lungo la schiena per la vicinanza tra i loro corpi e le loro labbra, Erika ne era sicura, non si sarebbe arresa così facilmente e avrebbe scoperto la verità a qualsiasi costo.

Ma da tutt'altra parte anche altre due persone stavano per rivedersi dopo tanto tempo. Fuori sulla spiaggia Daisuke osservava il cielo stellato, quando si accorse di una presenza alle sue spalle. Non era certo di essere pronto ad affrontarla ma non aveva tante alternative.

“ Sapevo che eri tu. L'ho capito subito appena ti ho visto in quella foto...Mido” sussurrò Giselle
L'uomo si voltò lentamente e osservò la verde prima di affondare nelle tasche dei pantaloni del completo scuro le mani.

Angolo della melodia (4)

Ecco il nuovo capitolo! Meglio tardi che mai dico io. Questo capitolo inizia con lo smistamento delle classi e un po di spiegazioni su come funziona la scuola. Kaneki ne pensa sempre una peggio del diavolo eh? E abbiamo conosciuto finalmente tutti gli studenti meno Fuka che si conoscerà meglio nel prossimo capitolo. Vorrei anche rassicurare tutti quelli che seguono questa storia, non verrà abbandonata ma per un po mi concentrerò su altre storie e quindi questa avrà una piccola pausa temporanea ci tenevo a farlo sapere.
Che dire? Le lezioni e i misteri sono appena cominciati vi aspetto prossimamente in questa e nelle altre mie storie

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