Spider versione 2

di Slane999new
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Ancora frutta ***
Capitolo 2: *** Sono belli. ***
Capitolo 3: *** Un ragazzo con talento ***
Capitolo 4: *** Non oggi ***
Capitolo 5: *** Abito ***
Capitolo 6: *** Un posto a casa ***
Capitolo 7: *** Solitudine ***
Capitolo 8: *** Non si sentirà solo. ***



Capitolo 1
*** Ancora frutta ***


 “Spazio dell’autore” Cosa dovrei a parte ho perso l’account e adesso deve ricaricare tutta la storia di Spid… Piccolo momento dove una pensa di mandare al diavolo l’universo ma poi si calma e fa: Meglio pubblicare di nuovo, quindi questa è la storia di Spid, se siete venuti da un mio vecchio account questo non è un aggiustamento, ma la stessa storia che però è sul mio vecchio account… Detto questo, ecco il capitolo. E poi uscirà il capitolo bonus. Quindi quella che è su Slane999 non riceverete risposta e vi invito a leggerla qui sul mio nuovo account, proprio per questo motivo.



 
Raccogli la frutta, potrai tessere più tardi. Certo come se potessi tessere o fare altro rispetto a quello che mi dice lei, non importa quanto sono bravo per lei i complimenti non sono cosa comune. Non ricordo neanche un singolo complimento da parte sua, e invece di farmi fare ciò in cui sono bravo, devo per forza, raccogliere la frutta. Ma noi mangiamo mucche a cena… I miei peli si rizzano, rivolgo la testa in avanti, un essere niente coda o ali… Sarà un umano? Meglio non farmi vedere così, un ragno gigante non farà una buona impressione. Rientro il ventre, le zampe rientrano. Mi avvicino, si è decisamente un umano, peloso anche.
<< Che guardi? >> l’uomo ha una barba grigia che gli copre meta della faccia, peli sulle braccia e sul petto, senza di quelli non saranno tanto diversi da dei bambini. Tiene le braccia incrociate.
<< Niente di importante, mi chiedevo perché guardasse l’albero, anche lei cerca frutti? >> incrocia le braccia.
<< Non proprio. >> indica su nell’altro dei rami. C’è una sciarpa rossa impigliata in mezzo ai rami. Il vento non la smuove. Ma potrebbe essere un’occasione per dare una mano, sorriderà e mi ringrazierà una volta recuperata.
<< Posso dargli una mano, mi sono arrampicare. >>
<< No grazie, non ho bisogno di una mano. >> non può rifiutare il mio aiuto.  Non sono robusto come lui, oppure o suoi peli, per cui sarò un bambino per lui. Ma posso aiutarlo e arrampicarmi, so rendermi utile in queste cose, non può dubitare del mio aiuto. Gli metto una mano sulla spalla.
<< Invece posso aiutarla non ne dubiti. >> inarca le sopracciglia e si toglie la mano della spalla.
<< Ragazzo, senti sei gentile. Ma non voglio accettare, so come risolvere il problema, penso avrai altro da fare. >> mi dà le spalle e se ne va. Do un pugno all’albero, la sciarpa rimane la sopra, mi guarda come per provocarmi di non essere venuta a prenderla e ad aiutare l’uomo. Salto sull’albero, i miei palmi mi danno presa nella corteccia, salgo raggiungendo la sciarpa. Preso salto giù. L’uomo non è più nelle vicinanze, lo aspetto qui per dargli la sciarpa. La sua faccia sarà piena di stupore e felicità una volta che riavrà la sciarpa, mi ringrazierà. Mi dirà che sono stato utile. Cammino avanti e indietro davanti l’albero, il sole cambia posizione arrivando all’orizzonte e l’uomo arriva, portando nella mani una lunga scala. Metto la sciarpa dietro la schiena e sfoggio un sorriso.
<< Ragazzo sei ancora qui? >> sorrido. Gli mostro la sciarpa.
<< Visto che l’ho recuperata? >> l’uomo l’afferra delle mie mani, stringendola a lui. Metto le mani dietro la schiena e chiudo gli occhi, aspettando il mio grazie.
<< Ti avevo detto di non farlo. >> apro gli occhi. Ha la fronte corrugata, gli angoli della bocca verso il basso.
<< Ma io volevo solo aiutare. >>
<< E io ti avevo detto di no. Solo fatica sprecata. >> riprende la scala in mano e mi dà le spalle. Non mi vuole neanche dire grazie, nonostante l’ho aiutato. Gli afferro la spalla.
<< Ma io sono stato utile, l’ho aiutata perché non le piace? >> molla la scala, si gira verso di me.
<< Non tutti vogliono essere aiutati, soprattutto quando l’aiuto non è richiesto. >> sparisce insieme all’orizzonte. Non solo l’ho aiutato ma non voleva neanche dirlo, non sono stato abbastanza utile, dovevo cercarlo invece di rimanere ad aspettare che tornasse. Sospiro, sapendo di aver fallito ad aiutare. Il sole mi colpisce il volto. Mi ricordo della frutta, scatto verso gli alberi intorno cercando qualche frutto, ne trovo due attaccati a un albero, lo scalo e li prendo, faccio così con gli altri tornando a casa. All’entrata ci sono i ragni rossi, mamma sta aspettando il mio ritorno, mi faccio strada tra le rocce al buio. Mamma è di fronte a me, ha tutti gli occhi schiusi, il dorso esteso e le zampe che lo reggono, incrocia le braccia.
<< Dov’è il tuo addome? >> schiudo tutti i miei occhi, le gambe si separano diventando zampe. Da dietro di me l’addome fa la sua comparsa, il busto si alza da lì. Le mostro la frutta dalle mani, non è altro che qualche mela. Il suo sguardo sta sopra di me, lei resta immobile e braccia conserte.  Rimango in silenzio, preferendo una sua reazione. Si gira, facendomi vedere il suo dorso a strisce gialle e nere.
<< Andiamo a mangiare. >> tengo la testa china. Muovo le zampe tenendo la distanza da lei. Arriviamo nella parte più interna. Il banchetto è in tavola, una mucca è sdraiata sul tavolo con la pancia aperta, papà è seduto al lato destro con una delle cosce sulla sua parte di tavolo, mamma prende il posto accanto a lui. Poso la frutta al centro del tavolo e mi metto al posto di fronte a loro. Lo sguardo di mamma continua a essere su di me. Cerco la faccia di papà, aspettandomi il suo sorriso.
<< Hai avuto problemi a trovare la frutta? >> mi sorride. Prendo un respiro, le zampe smettono scendono fino a toccare terra, l’addome poggiato sopra di loro.
<< Io… Ci ho provato. >> papà si alza e mi mette una mano sulla spalla. Con l’altra mano prende una delle mani e la posa in mezzo alle fauci, facendola sparire.
<< Buona, mi piace, a volte è meglio la qualità che quantità. >> mamma rimane impassibile. Stringo la mano di papà a me. Sento il suo calore avvolgermi come un calda coperta che mi ripara nella notti di inverno, mamma continua a guardarmi, il freddo mi assale. La calda stretta di papà combatte al mio interno, contro gli sguardi ghiaccio di mamma. Non riesco ad alzare lo sguardo, le gambe rifiutano di alzarsi.
<< Ho aiutato un umano ecco perché sono in ritardo. >>
Papà stringe la mia spalla, mamma rimane a braccia conserte. Non risponde.
<< Aveva perso la sciarpa, io l’ho avvicinato e… >>
<< Ti ho detto di non farlo, più e più volte. Non sai che pericoli possono nascondere. >>
<< Ma ero in forma umana e… >>
<< Non importa in quale forma eri, devi smetterla. >>
<< Ma aveva bisogno d’aiuto. >>
<< No, gli umani possono cavarsela da soli. Non devi aiutarli o avvicinarti a loro in nessun modo. >>
<< Non è successo niente pero. >>
<< La prossima volta potresti non esserci. Ti aiuti sempre chiunque, ma pensi davvero che è la cosa migliore da fare? >> mi giro verso papà. Mi tiene le mani sulle spalle, la sua testa accanto la mia.
<< Ma questa c’è stato, ha solamente aiutato qualcuno. >> indietreggio stando più vicino che posso nella stretta di mio padre. Lo sguardo di ghiaccio di mia madre penetra attraverso quella difesa.
<< Lo sai benissimo che non dovrebbe fare così, sbaglierà e in quel momento chi lo aiuterà? >> mio padre mi guarda dritto negli occhi. Poi verso mamma.
<< Io ho fiducia in nostro figlio, se la caverà. >> il sangue mi si gela scambiando lo sguardo con mamma. Le zampe la sollevano più in alto. Troneggia su me e papà. Papà si alza pure lui, non raggiunge l’altezza di mamma, ma è comune per quelli come noi.
<< Non capisce il pericolo in cui si mette. Domani starà in casa. >> gira l’addome verso di noi. Lascia la stanza, il tutto intorno a me gela, neanche l’abbraccia di mio padre scalda, torno nella mia parte di casa, lo stomaco brontola ma non riuscirei a mettere nulla nelle fauci.
 
Una mano mi muove avanti e indietro, schiudo i primi due occhi vedendo papà davanti a me, le zampe mi sollevano l’addome. Schiudo tutti gli occhi. Papà mi porge una coscia bruna a macchie, potrebbe essere mucca. Il mio stomaco brontola, reclamando cibo. Metto nelle fauci la coscia, il grasso si scoglie all’interno scivolando dritto nello stomaco. Faceva così ogni volta che c’era un litigio con mamma, ma ogni volta lei era con lui. Esco e vado nella parte centrale, il tavolo di roccia ha la mucca di ieri sera con le mosche che gli ronzano. Crea una tela usando le mie dita come sostegno per i due capi, ha la forma di un quadrato, apro le mani, Richiudo la tela Dall’alto della roccia arrivano i miei ragni di colore giallo. Gli offro la tela. Mamma arriva al tavolo, ha tutti gli occhi aperti, si siede di fronte a me. Papà la segue sedendosi a capo tavola.
<< Sveglio vedo. Oggi rimani in casa e occupati dei ragnetti. >>
<< Allora chi si occupa del cibo? >>
<< Questa non è una tua preoccupazione. >>
<< Invece sì, io sono capace di rendermi utile. >>
<< Eppure ieri non ci sono sei riuscito. >> papà le mette una mano sulla spalla, si deve alzare in punta in di piedi. Mamma scuote la testa e lascia la tavola, i ragnetti vengono da me. Iniziano a tessere una piccola tela sul tavolo di roccia. Altri si mettono accanto a me salendomi addosso, le loro zampette si muovano facendomi il solletico. Gli altri finiscono la tela, hanno intrecciato un sorriso. Ricambio il sorriso, ma penso ancora alle parole di mamma, mi crede un bambino, ma lei può contare su di me.  Vedo la mamma passare per il corridoio, diretta verso la parte più profonda della grotta.  Andando lì ci passa mezza giornata.
<< Se volete aiutarmi, copritemi ho un idea, se mamma chiede dove sono ditele che sto dando da mangiare ad altri ragnetti. >> scatto verso l’uscita della grotta, le prime luci dell’alba vengono vicine ai miei occhi, li chiudo e nascondo l’addome. La foresta è sempre la stessa. Giro e giro, dando un occhiata negli alberi. Niente frutta, continuo a camminare. Davanti a me c’è l’uomo di ieri sta portando diversi tronchi di legno, tiene bassa la schiena e si muove un passo alla volta. Sembrava aver bisogno d’aiuto, prenderò la frutta dopo, ho tempo. Gli vado accanto.
<< Ehi, buongiorno signore. >> si ferma.
<< Buongiorno ragazzo, che ci fai qui? >>
<< Niente, stavo cercando della frutta e ho trovato lei. La aiuto? >> non mi risponde. Non mi avrà sentito.
<< LE SERVE UNA MANO? >> continua a non rispondermi e ad avanzare. Avrà qualche problema all’udito, ma non posso lasciarlo così. Afferro i tronchi davanti a lui, i miei piedi si muovono indietro, come le mie zampe. La mia gamba colpisce un ramo per terra, cado sbattendo la schiena. I tronchi volano di fronte a me, schiacciandomi la faccia. Vedo solo marrone davanti ai miei occhi. Le mie braccia strano sdraiate per lungo ai miei lati, la schiena poggio contro il tronco. Il chiocchi si muovono a destra e sinistra venendo tolti da me, l’uomo mi offre la mano, l’afferro stringendola per non perdere l’equilibrio.
<< Tutto apposto? >> chino la testa e comincio ad afferrare i tronchi.
<< Ragazzo, perché stai cercando ancora di aiutarmi? >>
<< Voglio rendermi utile per qualcuno, quindi mi lasci aiutarla. >> torno a raccogliere i tronchi. Presi tutti mi alzo, l’uomo sta seduto con un sacco di tronchi accanto a lui.
<< Vuoi essere utile quindi? >> sorrido.
<< Faremmo a metà ragazzo, non posso di certo lasciarti fare tutto. >> poggia una mano sopra un albero. Si dà la spinta per alzarsi. Mette la mano dietra la schiena la raddrizza. Afferra i tronchi dal basso, alzandoli. Un passo alla volta mi viene accanto.
<< Come ti chiami ragazzo? >>
<< Il nome completo? >> annuisce. Rimango in silenzio, rivelare il nome completo lo si fa solo con persone intime, per gli umani non sarà così.
<< Mi chiami Spid. >> ride nascosto da i tronchi. Evito di guardalo. Non è più accanto a me, mi giro. Sta fermo. E riparte verso di me.
<< Io mi chiamo Bald. >> arriviamo davanti a un altro uomo. Dietro di loro ci sono diverse strutture di legno. Poggio i tronchi ai loro piedi lo stesso fa Bald. Ha dei peli neri in faccia e sulle braccia, il petto è coperto da una camicia chiusa completamente.
<< Chi è il tuo amico Bald? >> Bald si gira.
<< Questo è il mio villaggio Spid. >>
 


“Spazio dell’autore” Così di conclude il primo capitolo, spero sia stata una piacevole lettura e vi invito di nuovo a lasciare un commento su qualsiasi aspetto della storia. Ci vediamo al prossimo capitolo. E vi dico solamente questo, i capitoli cerco di non editarli e cambiarli per quel che posso, proprio perché ha già scritto tutto e a parte qualche cosa che voglio limare non farò altro nei capitoli, detto ciò alla prossima. E scusate se ci sono errori di grammatica, sto veramente cercando di aggiustare tutto.
 
 

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Capitolo 2
*** Sono belli. ***


<< Angolo dell'autore >> Dopo una lunga assenza eccomi qua, lo so un poco tardi ma ho avuto un attimo alcuni progetti a cui lavorare, per Spider ho voluto lavorarci un poco di più e sistemare meglio i capitoli. Penso comunque di poter pubblicare e finire tutti i capitoli questo mese. E poi avrò da lavorare un progetto che pubblicherò qui verso dicembre. Detto ciò vi lascia alla lettura, se alcune cose non sono chiare o per voi non funzionano ditemelo, anche alcune errori che potrei aver fatto. In fondo per diventare un bravo scrittore, uno deve imparare dai propri errori, con lo scopo di migliorare i testi che poi propone al pubblico, mi scuso se potrebbero esserci errori di grammatica oppure ortografia, ho controllato ma se ci fossero ancora non fatevi problemi a dirmelo. Finito vi auguro una buona e piacevole lettura.




Passiamo attorno a un grosso albero, arriva al cielo. Ci giriamo intorno, diversi umani, stanno parlando tra di loro, dei bambini mi girano per le gambe. Papà aveva detto che gli umani vivono insieme in grandi gruppi, anche se non sono tutti della stessa famiglia.  Non hanno caverne, ma posti fatti con il legno dove entrano ed escono di continuo, delle case. Arriviamo davanti una casa di legno. Un orso sì para davanti a me. I ciocchi mi scivolano dalle mani. La risata di Bald mi entra nelle orecchie.
<< È una scultura di legno Spid. >> mi rialzo. In effetti l’orso sta fermo. Che strani gusti hanno gli umani.  Bald si siede, tra di noi un un tavolo, ma è fatta di legno. Due sedie stanno ai capi, molto più comode delle rocce, potremmo usarle a casa, ma pensando a mamma… Meglio di no.
<< Posa i ciocchi nell’angolo. >> sopra gli altri chiocchi di legno c’è un apertura sulla parete, divisa in mezzo dal legno che da fuori. Il mio dito viene fermato, gli umani usano la magia?
<< Osservi qualche bella ragazza del villaggio per caso? >> scuoto la testa.
<< Io devo andare, devo ancora trovare della frutta e… >>
<< Almeno un poco d’acqua ti farebbe bene. >> Bald esce portando una ciotola in mano. Giro per la stanza, trovo una porta, di sopra la scritta “Bald e Luisa” L’altra stanza ha un letto, ma coperto con un tovaglia di sopra, la mano affondo dentro il letto. La paglia accarezza la mia mano, fa il solletico, è più comodo delle mie ragnatele. Tolgo la mano, dall’altro lato ci sono altri animali in legno, lupi, cervi e ci sono pure dei ragni.
<< Belle? >>.
<< Scusami ma non riuscivo a stare fermo. E questi, sono belli. >> sollevo il ragno di legno, ha la forma di papà.
<< Tienilo, consideralo una sorta di ricompensa. >>
<< Non potrei mai, mia madre non lo accetterebbe. >> lo rimetto a posto.
Lo seguo nell’altra stanza, in una delle due ciotole c’è l’acqua nell’altra, dell’acqua di colore giallo. Afferro la ciotola con due mani, Bald prende la sua ciotola e mando tutto giù in un sorso, lo replico. L’acqua mi finisce contro il corpo, come fanno gli umani a bere da qui? Perché non bevono da quello che mangiano?
<< Non ti piace l’acqua per caso? >> poso la ciotola.
<< Certo che mi piace, ma…  Sul serio ho fatto, mia madre mi stacca la testa se non mi sbrigo. >>
<< Grazie per l’aiuto, quei ciocchi erano pesanti per me. >> Quelle parole mi rimangono in testa, gli umani sono molto gentili e apprezzano, sfoggio il mio sorriso più largo.
<< Aiutare è sempre un piacere.  >> svuoto la ciotola fino a mostrare il fondo.
<< Scusa ma devo andare, mia madre si arrabbierà se non portò la frutta a casa. >>
<< Devi riprendere la sciarpa. Renditi utile una volta tanto! >> l’urlo mi sfonda le orecchie, hanno un tono di voce davvero alto. Giro la testa a destra e sinistra, un uomo sta rivolto con la testa verso un albero. Mi avvicino, una sciarpa è messa in mezzo ai rami, hanno un problema di sciarpe in questo villaggio. L’uomo tiene la testa alzata, la scuote. Scatto verso l’albero, prendo la sciarpa. Salto giù.
<< Questa è tua? >> l’uomo si gira, ha i capelli gialli, come i miei e una linea di peli in mezzo alla faccia.
<< Chi sei tu? >> rivolge la testa verso la sciarpa. << Grazie, mia moglie mi avrebbe ammazzato se non avessi ripreso la sua sciarpa. >> avvicina la testa. << Aspetta ma tu eri con Bald. Sei un garzone? >>
<< No, in realtà non lo conosco ma volevo aiutarlo.  >>
<< Aiutare gli sconosciuti, avremmo bisogno di più persone come te. >> l’uomo abbassa le ginocchia, messe le mani sulla scatola si ferma. Si rialza, la schiena gli preme indietro.
<< È pesante?  >> si gira. Posso perdere un altro poco, tanto i ragni mi stanno coprendo.
<< Si è la mia schiena non è più quella di una volta. >>
<< Vorrei darle una mano… Ma mi scusi sono di fretta.  >> l’uomo si abbassa, le mani gli tremano, la cassa non si sposta da terra.
<< Sarà un duro compito. >> Posso perdere un altro poco, tanto i ragni mi stanno coprendo.
<< Dov’è casa sua? >> Sollevo la cassa, il peso mi porta la schiena indietro. L’uomo indica una casa accanto a quella di Bald, ha una porta gialla. Arriviamo, una donna sta con le braccia sui fianchi.
<< Chi sei? E cosa ci fai con quella cassa?  >> l’uomo si mette davanti a me.
<< Dovevo immaginarlo… Entra e posa la cassa lì nell’angolo. >> il tavolo è molto più lungo della casa di Bald. Poso la scatola per terra.
<< Tieni per il disturbo. >> sul tavolo mette della frutta, mele, pere.  << Mio marito non le merita. >>
<< Ehi, io ho fatto un sacco di cose è… >> la donna rivolge lo sguardo verso di lui, smette di parlare. Penso di aver visto mamma per un attimo.
<< Sicura che posso prenderle? Non sono importanti? >>
<< Te le meriti ragazzo, e non si discute con mia moglie. >> aiutare gli altri è proprio una cosa bella. Saluto e lascio il villaggio. Lontano riprendo la mia forma di ragno. Mi muovo verso la caverna. Le zampe, schiacciano tutti gli arbusti che trovano di davanti, speriamo i ragnetti mi hanno coperto tutto il tempo.
<< Eri qui allora. >> i miei peli si drizzano tutti.  Mamma troneggia da sopra di me, tiene l’addome in alto, tutti i suoi occhi sono schiusi, le sue fauci sono larghe. Tiene le nostre facce a poca distanza.
<< Dove ti eri andato a cacciare? Ti sei per caso dimenticato della punizione? >> metto la frutta davanti a me, da uno sguardo ravvicinato al tutto.
<< Io stavo raccogliendo della frutta, per scusarmi da ieri. >> la prende tra le mani.
<< Dov’è l’hai presa? >>
<< Alberi, sono andato di mattina presto e ne ho trovato un sacco, in alberi poco vicini casa… Scusami.>> chino la testa verso il basso.
<< Ne parliamo davanti a tuo padre. >> la seguo mettendomi dietro di lei. Papà sta davanti la grotta, tiene una mucca al fianco. La molla muovendo le zampe verso di me. Mi stringe tra le braccia, i suoi occhi si muovono da parte, angolo dall’angolo del mio corpo.
<< Sta così bene da poter portare la frutta. >> papà prende una mela, la fa sparire nella sua bocca.
<< Fresca. >> mamma afferra la mucca per la zampa, papà afferra metà della mia frutta e la porta dentro. Possiamo tutto al centro della roccia, pensare che gli umani usano il legno per il tavolo, è poco resistente. I miei ragnetti corrono su di me, le loro zampette mi si muovono addosso.
<< Grazie dell’aiuto. >> catturo qualche mosca, i ragnetti mi scalano sulla ragnatela, prendendo ognuno il loro pasto, sono teneri mangiando così. Prendo la frutta, la mela rimane succosa all’interno della mia bocca, la sciolgo e bevo tutto il contenuto. Aiutare è proprio una bella cosa.
<< Questa sì che è frutta. >> dice papà.
<< Non ha ascoltato niente di quello che gli ho detto, se ne è andato. È incapace di ascoltare. >>
<< Ma lo ha fatto per farsi perdonare, dovremmo dargli una possibilità. Inoltre osserva la frutta, assaggiala. >> mamma prende una mela.
<< Lo ha fatto… E non posso negare che questa frutta è buona. >> papà sta più vicino possibile a mamma. La frutta ha un sapore dolce che riempie la mia bocca.
<< Ma resta il fatto che ha deciso di ignorarmi. >> papà sorride verso di me. Sta accanto alla mamma, le tiene il braccio e le offre della frutta. Mamma gira la testa, papà gira con lei tenendo la frutta in mano. La frutta è più buona.
 
 
Mamma sta cibando i suoi ragnetti usando le mosche presenti, dolci per la colazione. Ne raccolgo un poco e le do ai mie ragnetti. Mamma rivolge la testa su di me. Papà le arriva accanto.
<< Sveglio di buon mattino? Non riuscivi a dormire per caso? >>
<< No, ma oggi volevo fare qualcosa in più per i miei ragnetti. >> ritorno a mettere la tela e finisco di raccogliere le mosche.
<< Suvvia possiamo dirglielo. >> mamma smette di raccogliere le mosche.
<< Siediti Spid. >>
<< Ho avuto occasione di parlarne con tuo padre. Devi tornare prima che il sole salga su nel cielo. Gli umani si avventurano molto spesso a quell’ora. Inoltre se non tornerai prima di quel momento, non ti permetterò di uscire più da solo, o di uscire completamente. Sono stata chiara? >> scuoto la testa.  Papà mi mette la mano sulla spalla.
<< Non preoccuparti papà. >> Esco dalla caverna, il sole si spinge attraverso i miei occhi, copro i due superiori. Gli alberi del bosco, sono spogli, mi arrampico, trovandoli vuoti. Salto giù, dove è finita la frutta? Proprio oggi che mamma mi ha dato questa occasione, devo trovare un modo per farcela.
<< Una buona raccolta oggi. >> mi nascondo dietro gli alberi. Degli umani portano delle ceste piena di frutta. Ieri al villaggio mi hanno dato la frutta per aver portato le casse, forse l’uomo di ieri può darmene altra? Ritorno al villaggio, rientro le zampe. Arrivo ai margini del villaggio
<< Ehi ragazzo! >> mi giro, un umano dai peli gialli sta davanti a me.
<< Sono io quello che ha aiutato con le scatole. >>
<< Scusami, non ho una buona vista. >> mi sorride, mette la mano sulla spalla.
<< E io non ho più una buona schiena. >> si metta ridere. << Che ci fai di nuovo qui? Sei venuto ad aiutare Bald? >>
<< No in realtà mi chiedevo se avesse di nuovo bisogno d’aiuto. >> il suo sorriso si allarga, raggiunge gli angoli della sua bocca.
<< Sei un bravo ragazzo. Allora aiutami, ho divere casse portare. >> mi chino e porto la casse una ad una sul. L’uomo sale sul carro, rimango con la schiena dritta, sorridente.
<< Ti puoi spostare? >> cosa non mi dà della frutta? Forse sua moglie la dava.
<< Non mi dà della frutta? >> alza il mento verso di me, tiene le braccia incrociate.
<< Ah è così quindi, per questo ti sei offerto? Devi ritirare la tua nomea di bravo ragazzo, che stupido che sono stato. Ma va bene, ecco la tua ricompensa. Anche se non dovrei più chiedere aiuto a te. >>
<< Io… No mi lasci aiutarla di più per la frutta. >>
<< Se vuoi solo guadagnarci… >> chino la testa.
<< Ma sono un uomo buono. Avrei un sacco di cose da portare, e ho anche un sacco di cose da sistemare. Quindi forza, seguimi. Sali sul carro e dammi una mano, ragazzo, forza. >> salto sul retro del carro, varie casse intorno a me. Il carro si muove, da qui il villaggio diventa sempre più lontano.
<< Dobbiamo andare un poco in giro, da alcuni che rifiutano di vivere nel nostro villaggio. Gli abbiamo offerto una casa, ma no. A quanto pare non vogliono. Non vogliono rendersi utili. >>
<< Non sono come te. Viene da una famiglia di lavoratori per caso? >>
<< Papà lavora un sacco, di solito si occupa della grotta. >>
<< Grotta? Strano modo per chiamare casa. >>
<< Certo, invece mamma è quella che va a cacciare. >>
<< Quindi la donna porta i pantaloni in casa. E vivete in un villaggio? Casa solitaria?
<< Una casa solitaria a mamma vorrebbe non gli piacciono gli… >> balzo in aria, il carro salta spostando le scatole verso il di fuori del carro.
<< Scusami, ho preso per errore una roccia. Stavi dicendo con tu madre? >>
<< Non gli piacciono… Troppo le persone, forse non gli piaccio nemmeno io. >>
<< Sembra parli di mia moglie, parlando di lei gli hai fatto persino una buona impressione. >> il carro si ferma.
<< Prendi due casse. >> ci troviamo di fronte una casa, la cima è un triangolo. Le casse mi cadono sul busto. L’umano bussa alla porta.  Porto le due casse davanti la porta, sposto la testa verso il lato delle casse. Un altro umano con tutti i peli bianchi ci apre, ha la camicia scoperta esponendo una parte di peli.
<< Il tuo nuovo aiutante? >> gli dà un sacchettino, ho visto spesso gli umani che lo portano a lato un sacchetto del genere, ma a che gli servirà? L’uomo lo prende in mano e mi fa cenno di lasciare le casse per terra.
<< No, non fa neanche parte del villaggio, a solo deciso di farmi una mano dal suo buon cuore. >>
<< Dal suo buon cuore? Chissà perché non ci credo. >> l’uomo rivolge la testa verso di me, mi dà una lunga occhiata, da capo a piedi. Posate le casse, noto che ha un anello sul dito, non capisco perché devono portale, le sue braccia sono spesse e pelose.
<< Ti ha trattato bene? >>
<< Sua moglie mi ha dato della frutta ieri e mi ha detto che me la darà se lo aiuto a fare le consegne. >>  
<< Barad, hai per caso iniziare a praticare la magia? >> la mano di Barad scivola sulle mie spalle, mi tiene vicino a lui.
<< Certo che no, semplicemente ho trovato un ragazzo, buono e ben disposto negli altri. A differenza di persone come voi. >>
<< Persone con un poco di intelligenza, vorrai dire. >> do un’ultima occhiata all’uomo.
<< Stai attento. >>
<< Ragazzo, andiamo! >> riprendiamo la marcia sul carro, il sole si sta alzando.
<< Signor, Barad io dovrei tornare prima che il sole, stia nel punto più alto.  >>
<< Intendi mezzogiorno? >> scuoto la testa-
<< Tranquillo, torneremmo prima, e una bella cesta di frutta ti aspetta. Che ne pensi? >> un intera cesta? Mamma sarà fiera di me a vedere tutta quella frutta, potrebbe persino farmi i complimenti.
<< Certo che sì, le porterò tutte quante, una per una. >> Barad ride.
<< Questo è lo spirito che mi piace, ora andiamo alla prossima casa. >> gli alberi si ripetano tra loro, portandoci in un'altra casa, tutta quadrata. Prendo tre casse e scendo, Barad sta alla porta.
<< Prendi l’ultima cassa. >> una donna apre la porta
<< Eccoti. >> si sporge verso di me. << Un nuovo ragazzo? >> si avvicina a me. << Entrate e lasciate le casse. >> entriamo dentro la sua casa, l’interno è pieno di facce di persone appese al soffitto. Sul serio, gli umani non smettono di essere strani, tra orsi e questa roba nelle casse.
<< Ti piacciono i quadri ragazzo? >> lascio le casse per terra. Ci sono altri quadri, stavolta hanno il disegno di una montagna. Con un buco, potrebbe essere una caverna? Sopra la montagna ci sono degli alberi. In un altro un umano con una barba bianca e una donna al suo fianco, questo umano ricorda molto Bald.
<< Belli veri? >>
<< Sono stupendi. >> Barad mi prende per le spalle.
<< Sono sempre stati stupendi. Ma ora dobbiamo andare. >> in un attimo lasciamo la casa.

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Capitolo 3
*** Un ragazzo con talento ***


"Angolo dell'autore" Scusate il ritardo, ma ho avuto problemi e ritardi. Gli ultimi capitoli potrebbero arrivare verso inizio novembre. Per il resto indicatemi se ci sono errori di grammatica o altro, ho problemi a risolverli, anche dopo un sacco di lettore, inoltre il tema della storia si sta capendo, oppure no? Sarei curioso di capire cosa ne state pensando, per il resto, grazie a chiunque legge e commenta, vi lascio alla lettura. Inoltre non so perchè ma le prime righe di questo capitolo, me le da attaccate, cercherò di risolvere
 


 
<< Ma perché quelle persone non vivono al villaggio? >>

<< Vivevano al villaggio, ma poi hanno deciso di andarsene. >>

<< Perchè? >> Barad sta in silenzio. Mi giro, quei quadri erano belli, perchè andarsene? Forse non le piacciono le persone come mamma. Vengo spinto in avanti, le mie mani si aggrappano ai lati del carro. Barad si gira verso di me, il villaggio. Siamo tornati finalmente. Scendo e andiamo a casa sua. Sua moglie tiene un abito rosso, è strappato nella parte superiore.

<< Ora dovremmo prendere un'altra, dovresti stare più attenta con queste cose. >> la moglie gira la testa, Barad balza.

<< Posso aggiustarlo. >> Barad mi rivolge la testa. Sorride.

<< Ho una stanza dove posso mettermi? >> mi porta in una piccola stanza, il letto è messo al nell’angolo, al centro un tavolo con una sedia. Mi siedo. Chiude la porta. Lo strappo ha distrutto i fili che collegano il tutto. Dalla punta delle dita creo la tela, abito rosso quindi… La tela prende il colore rosso. Piazzo le dita uno sul lato superiore uno su quello più basso. Unisco le tele, il filo si allaccia e chiudo il tutto. Lo alzo.

Barad entra nella stanza. Gli do il vestito.

<< Una stretta di mano? >> gli stringo la mano. Si stacca dopo un poco.

<< Abbastanza appiccicosa? Il lavoro con l’ago fa sudare? >> gli do le spalle e raggiungo la porta.

<< Non dimenticare la frutta. >>  corro  via dal villaggio. Lontano dal villaggio faccio uscire le zampe, getto la cesta. Ora devo essere naturale. Davanti la grotta mamma sta con le braccia incrociate.

<< Frutta fresca, di nuovo. >> le rivolgo un sorriso. La prende è ritorna dentro la grotta, mai una parola di ringraziamento. Una mano mi stringe la spalla, papà tiene un intera mucca dietro di se, bloccata nella sua tela.

<< Mamma è dentro. >> solleva la mucca.


<< Anche oggi frutta fresca? >>

<< Mamma non ne era contenta. >>

<< Lei lo è, ma è fatta anche così. Vedi che è fiera di te.>> allora lo dovrebbe dimostrare.
 
******
Esco fuori dalla grotta, il sole si sta alzando nel cielo.

<< Torna prima che il sole raggiunga il punto più alto. >> mi richiama mamma.

<< Si dice mezzogiorno. >> esco dalla caverna. Allontanato mi trasformo in forma umana. Arrivo al villaggio, devo trovare Barad. Nessuno fuori dalle case, sono arrivato troppo presto?

<< Spid. >> Bald sta davanti la porta di casa, tiene un ciocco di legno in mano.

<< Bald! Fai le tue sculture?  >> ferma il coltello a metà del ciocco.

<< Non mi sento ispirato oggi. >>

<< Sono sicuro che lo farai, quelle che hai fatto erano stupende. Ne farai delle altre. >> gli sorrido, tiene il ciocco in mano e si lascia in una risata.

<< Ragazzo! Giusto a te stavo pensando. >> Barad attorciglia la mano intorno al mio collo.

<< Ho un lavoro per le tue capacità da sarto, e ho delle frutta se vuoi.  >> rivolge la testa verso Bald.

<< E per te, il sindaco vuole vedere le tue sculture più tardi. >> saluto Barad con la mano.

 Sorride e mi porta nella stanza di ieri, dei vestiti riempiono il tavolo.

<< Ho raccontato di come hai riparato il vestito di mia moglie, e gli abitanti mi chiedevano se potevi fare lo stesso con i loro. Posso contare su di te, giusto? >>

Afferro una delle camicie hanno vari strappi per tutta  la sua lunghezza. Sorrido e scuoto la testa, Barad lascia la stanza.  Mi siedo, posso farcela. Prendo una camicia, gli strappi sono sul lato sinistro, li ricucio, per quanti vestiti faccio il resto sembra non diminuire, devo sbrigarmi prima di mezzogiorno. Giro la testa a destra e sinistra, metto la sedia davanti la porta, se mi sbrigo non succederà niente.  Esco le due zampe superiori e modello, uno degli abiti lo cuccio con un altro, no ho sbagliato. Bussano alla porta, Barad entra, nasconde le zampe sotto il tavolo, gli punto davanti la camicia.

<< Scusami ho sbagliato. >> inclina la testa gli mostro la camicia, rimodernata. La prende, rientro la zampa.

<< Sai anche cucire nuovi vestiti quindi? >> non è arrabbiato?

<< Hai un talento per questo. >> un talento, sorrido. Io ho un talento, qualcuno lo riconosce finalmente.

<< Grazie, grazie mille! >> i miei occhi si inumidiscono

<< Ragazzo era solo un complimento. >>

<< Mia madre, non me lo dice mai. >>

<< Io te le l’ho dirò sempre dopo un buon lavoro come questo. >> mi poggia la mano sulla spalla. << Te li meriti, se tua madre non vuole riconoscere il tuo talento ci penso io. >> potrei iniziare a piangere, non qui. Vado nella stanza, una cesta di frutta mi aspetta sul tavolo, la afferro e scappo. Bald sta con un altro umano, non ho tempo per avvicinarmi meglio lasciarlo in pace.
Tornato dopo la frutta sul tavolo, mamma si siede davanti a me, papà gli sta accanto.

<< Un buon lavoro, figliolo. >> dice papà. Mamma troneggia da sopra di me, dando un rapido sguardo alla frutta.

<< Entriamo. >> un’altra volta, sorrido. Ma se Barad ha riconosciuto che ho un talento anche lei lo vedrà. Devo solo aspettare. I miei ragnetti stanno con le zampe alzate. Meglio che gli dia da mangiare, raccolgo le mosche, le poso sul tavolo. Mosche extra oggi.
*****
 Barad sta al limite del villaggio. Porta la camicia che ho finito ieri.

<< Ragazzo, sei arrivato! >> Barad mi mette la mano attorno al collo.

<< Certo che sì ! >>

<< Oggi niente lavoro, visitiamo la città c’è un sacco di gente che vorrebbe ringraziarti per l’aiuto. Anche alcune ragazze dopo la cucitura con le tue mani magiche. >> ringraziarmi? Impressionante. Mi metto a correre, le persone del villaggio. Mi salutano con la mano, sorridono. Arriviamo davanti una casa dalla porta rossa. La apre una donna sta girando attorno con un abito rosso. Ha i capelli gialli come i miei, l’abito sta abbassato verso il petto.

<< Tu devi essere il sarto che mi ha cucito ieri l’abito. >> mostra il dorso della mano. La prendo e la stringo, Barad e la donna si scambiano un occhiata.

<< Vorrei ringraziarti personalmente, per questo bellissimo lavoro, sembra come nuovo. Dove hai imparato a fare il sarto? >> il suo odore mi brucia il naso, tossico, questa è lavanda. Lontano da lei, le mie zampe spingono per uscire fuori, gli occhi si schiudono, li nascondo con le mani, scatto fuori dalla casa. Barad mi arriva da dietro e mi mette una mano sulla spalla.

<< Scusami, odio la lavanda. >> la donna esce di casa, devo essere sembrato pazzo. O peggio, sono un idiota.

<< Scusami, non mi piace la lavanda. Mi dà… Brutte sensazioni ecco. >> mi sorride. Un sorriso caldo piacevole, diverso da quella di mamma, gocce di sudore mi scivolano dalla faccia. Nella mia spalla sbatte una mano.

<< Andiamo, lei non l’unica ragazza che deve ringraziarti. >> vengo portato in altre case del villaggio.

<< Grazie per i vestiti dei miei figli, stanno sempre fuori e li strappano come se fosse niente. Avremmo proprio bisogno di una persona come te. >>

<< Come ho detto, potrei venire al villaggio ogni giorno. >> Barad mi prende e mi porta in un posto dove ci sono radunati altri uomini. Mi siedo con loro.

<< Prendi un boccale e bevi con noi, vogliamo ringraziarti a modo nostro. >> mi passano un boccale c’è l’acqua gialla dell’altra volta.

<< Forza, bevi con me. Hanno fatto bella figura con le loro mogli con i vestiti riparati. Vogliono dirti grazie. >> sollevano i boccali in aria. Li sbattono contro di loro.

<< Alla tua ragazzo! >> l’acqua scivola, ha un sapore aspro, la schiuma rimane attaccata nella mia bocca. Sputo piccole parti d’acqua.

<< Non il mio tipo di acqua. >> si mettono a ridere. Vengono portati dei piatti.

<< Suvvia, mangia un poco. Dobbiamo ringraziarti per tutto l’aiuto fatto. >> mangio e mangio. Il sole arriva nel suo punto massimo, mangio l’ennesima coscia.

<< Sindaco! Venga a conoscere questo giovane sarto. >> dice Barad. La mano del sindaco si mette sulla mia spalla, è calda e mi stringe la spalla.

<< Hai talento giovane. Barad mi ha parlato della tua famiglia, loro potreste venire a vivere qui .  >>

<< Non penso sia possibile. >>

<< Sicuro le tua abilità, tornano utile a tutti qui. >> utile a tutti? Non utile alla mia famiglia però. Non posso accettare questa offerta, non credo neanche mamma accetterebbe. Il sindaco sta dietro il sole dietro di lui, sta calando, sta calando. Scatto via verso la grotta, il sole si abbassa sempre di più scomparendo mamma troneggia davanti a me.

<< Spid! >> chino il capo. La testa non ha la forza di rialzarsi, le mie gambe vorrebbero cedere a terra.

<< Spid! >> degli umani urlano il mio nome.

<< Loro ti conoscono? >> avvicina lo sguardo su di me, tutti i miei peli si rizzano.

<< Da loro prendevi la frutta è così? >> annuisco.

<< Andiamocene, parleremo a casa della tua punizione. Mi hai deluso. >> no, non stavolta. Tanto è sempre delusa da me. 

<> Non voglio vederla, non voglio vederla ora. Mi guarda sempre in quel modo, e io l’ho delusa.  Scappo, mi riparo dietro un albero, devo smetterla, lei non mi apprezza, non conta ciò che faccio per lei… Ma è mia madre, forse mi sbaglio dovrei tornare. Tornare per essere punito, avere lei che dubita di me, ma avrei papà. Che devo fare? Cosa devo fare?

<< Ragazzo? >> alzo lo sguardo. Barad?

<< Io… Non so dove andare. >>

<< Ragazzo, potresti stare al villaggio. Magari bere qualcosa di caldo no. >> mi rannicchio nelle mie gambe, neanche mi conosce e mi tratta bene.

<< E se non avessi ancora dove andare, al villaggio ci serve qualcuno come te. Potresti vivere con noi. >> gli umani sono gentili, mamma si è sempre sbagliato su di loro. Mi alzo. Questa è la cosa giusta, andare da persone che mi apprezzano.

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Capitolo 4
*** Non oggi ***


"Angolo dell'autore" Un nuovo capitolo così presto? Si, è stata più semplice la revisione e l'edit, visto che è più corto, rimane relativamente poco di questa storia da pubblicare, ma come al solito lasciate un commento, segnalate se c'è qualche errore, così potrò migliorare e ringrazio chiunque legga e commenti, sempre gli errori di grammatica se ci sono segnalate, ho difficoltà a trovarli tutti ogni volta. E vi lascio alla lettura.
Inoltre la quantità di dialoghi mi scuso, ma questo capitolo è più denso di dialoghi, proprio per come è strutturata la storia. Capisco che non ha tutti possa piacere, ma prima della revisione, c'erano il triplo di dialloghi, ho tagliato l'inutile e lasciato solo quello che potesse essere utile.
 
Barad mi porta dentro una casa. Accende una candela regalando la sua luce tutta intorno.
<< Per stasera riposati qui. >> esce dalla casa. MI siedo, prendo la candela, questa casa l’ho già vista da qualche parte, alzo la candela. Una scritta sta sopra una porta. “Bald e Luisa” cosa?  Non posso essere a casa di Bald, giro la candela, non c’è l’orso, sono troppo stanco , mi starò immaginando le cose.
La testa cadde sulla sedia, è molto più scomoda della tela, forse dovrei dirlo a papà… No, non posso farlo, di certo se dovessi tornare indietro mamma non mi farebbe più uscire, e non importa quanto papà parlerebbe con lei. Di sicuro mi chiuderebbe da qualche parte, e non mi farebbe più fare niente, ma ora forse lo merito, dovrei torna a casa. Ma non credo verrei apprezzato, la gente mi vuole intorno. Devo solo pensare, di sicuro riuscirò a scegliere la cosa giusta. Gli occhi si chiudono, il rumore dei gufi da fuori si fa sempre più lieve.
*****
Il sole mi sbatte contro gli occhi, alzo la mano per pararmi. La luce entra dalla finestra, dividendosi contro di me. Come fanno gli umani a dormire così?
<< Giovane! >> dalla porta proviene un urlo. Mi alzo, il sindaco ha della frutta in mano.
<< Buongiorno! Barad mi ha informato che hai accettato la nostra offerta. Sono venuto a portare la colazione.  >> posa il tutto sul tavolo.
<< Non ho accettato, Barad mi ha dato la casa per la notte. >> il sorriso del sindaco scema, sono stati gentili, non devo comportarmi così.
<< Ma voglio ripagare la casa, ditemi se posso fare qualcosa per voi. >> il sorriso del sindaco torna.
<< In questo caso abbiamo qualcosa. >> il sindaco esce, inclino la testa, torna con una casetta di vestiti strappati.
<< Potresti cucirli? >> Annuisco e il sindaco lascia la casa. Prendo  parte di quei vestiti e li metto dentro. Tolgo tutta dal tavolo, posando tutti i vestiti la sopra. Prendo una della camice, ha uno strappo nella parte superiore. Nella mani creo la tela, riattacco vestito dopo vestito, non lasciando segni della mia tela, dalle camicie a abiti più lunghi, pantaloni e altri vestiti, almeno non odorano di lavanda, metto la schiena contro la sedia, la scritta sopra la porta “Bald e Luisa” non avevo letto ma… Non può essere casa di Bald. Nelle mie orecchie, qualcosa viene sbattuto, salto in aria, arriva alle mie spalle. Barad entra dentro.  Da un occhiata ai vestiti e sorride.
<< Ragazzo, un bel lavoro. Sei bravo in questo. >> Barad mi rivolge un sorriso. Dovrei chiederlo.
<< Perché mi hai messo in casa di Bald? >> si gira, il braccio me lo attorciglia attorno al collo.
<< Bald si è trasferito. Ha deciso di non volerci più attorno. Ma non preoccuparti, avrà sempre bisogno di noi. >> Bald… Non era il più simpatico, ma andarsene…
<< Ma lasciando Bald a parte, che farai? Torni a casa? >> rivolga la testa verso le mani, mamma che mi urlerà contro e non uscirò più. Devo pensare.
<< Vorrei rimanere qui un altro giorno, vi ripagherò per il vostro aiuto. >> si alza, ci stringiamo la mano. Le braccia mi tremano, non riesco a portarle sopra, una giornata stancante, gli occhi si chiudono.
*****
Una mano mi sbatte contro il volto. Apro gli occhi, Barad tiene un sorriso.
<< Buongiorno ragazzo, hai dormito bene? >> mi rialzo, la schiena mi scricchiola, le tele sono più comode di queste sedie.
<< Ho dormito meglio. >> gli stringo la mano.
<< Ehm… Barad, c’è gente per il nostro sarto. >> mi alzo. Fuori dalla porta, una coppia è al centro delle attenzioni del villaggio, una donna dai capelli gialli e un uomo più basso di lei con i capelli gialli, rivolgono la testa verso di me. Non può essere.
<< Ciao, figliolo. >> dice l’uomo.
<< Mamma, papà. >> li porto nella mia casa. La chiude alle mie spalle.
<< Spid, devi tornare a casa, ti pare normale… >> papà mette una mano sulla spalla di mamma.
<< Lascialo parlare prima. >> grazie papà.
<< Qua, io posso essere utile, hanno apprezzato il mio talento. >>
<< Sono umani, quella che portano è solo una facciata. Presto finiranno di indossarla. Cosa pensi succederà se scopriranno chi sei? >> stringo i pugni.
<< Invece loro mi hanno ringraziato per il lavoro che ho svolto per loro, quando abbiamo litigato mi hanno dato dove stare.  >> 
<< Spid, rimangono sempre umani. E noi siamo la tua famiglia. >> la prima volta, che mostra un poco di tenerezza e lo fa solo quando me ne vado... Non sono uno stupido non è un vero segno d’affetto, se non ci fosse papà non direbbe mai queste cose.
<< Eppure se non ci fosse stato papà non avresti mostrato un singolo segno d’affetto. >> mamma si alza.
<< Figliolo… >>
<< Ora basta, smetti di comportarti come un bambino. Noi ti abbiamo protetto è cresciuto, ti vogliamo bene. Non possiamo solo darti complimenti ogni volta che vuoi, volevi renderti utile il minimo e ricevere lodi per questo. Io non ho cresciuto un bambino così, ti voglio bene e so di cosa sei capace, non ho bisogno di dirtelo ogni giorno. >> certo, come se le importasse, non ogni giorno ma qualche volta, poteva mostrare di volvermi bene. Si mette davanti la porta, tiene le braccia incrociate. E dovrei tornare con lei che fa così? Gli apro la porta. La gente del villaggio sta dietro la porta. Barad si mette davanti come un capo.
<< Ragazzo, vogliono portarti via? >> hanno ascoltato tutto per caso? Barad mi stringe a lui.
<< Un ragazzo d’oro, bravo a cucire come lui, non possiamo di certo lasciarlo, non merita di stare in una casa dove non si apprezza questo. >> Barad si che capisce, e se perfino uno conosciuto pochi giorni può riconoscere le mie capacità, come fai a non farlo tu mamma?
<< Osate mettervi contro di me? >> Barad alza il petto fiero contro mamma.
<< So che è lei a portare i pantaloni in casa, ma io non ho paura di lei. >> dalla schiena di mamma delle parti si rigonfiano, papà le copre con la mano, rivolge la testa su di me. Mi dispiace papà ma non posso tornare.
<< Spid, seguimi! >> le mie gambe non si muovono, non può continuare così per sempre, non esiste che io la segua, con questo suo comportamento. Non esiste che seguo una madre che non vuole bene ai suoi figli. Incrocio le braccia.
<< Non vengo papà, lei non mi apprezza, non mi vuole intorno. Non voglio tornare a casa. >> mamma si inclina vista da tutti del villaggio. Papà mi mette una mano sulla spalla, la stringe.
<< Tua madre è una donna forte, ha vissuto tanto, questa l’ha resa ciò che è adesso, ma tu lo sai com’è realmente, ha faticato a trovarti qui, e stata la prima a iniziare le ricerche all’istante. >>
<< E allora perché non me lo ha detto, perché si comporta così? Voglio sentirlo dire da lei che ci tiene.  >> qui vengo apprezzato, questo villaggio mi sta difendendo.
<< Figliolo, sono sicuro risolveremo tutto. >>
<< Ma non oggi papà. >>

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Capitolo 5
*** Abito ***


“Angolo dell’autore”
Eccoci qua, prima vorrei ringraziare chiunque legga e commenta, in particolar modo Alcor, Anchestral e Feris, spero di non averli scritti sbagliati, ho problemi con i nomi. Ma per il resto, il prossimo dovrebbe essere l’ultimo capitolo, ma non ne sono ancora certo, perché vorrei un attimo rivederlo, per il resto vi invito a commentare. Perché il feedback è importante, sempre per capire qual è la differenza tra ciò che pensi di aver scritto e ciò che realmente le persone hanno capito, e migliorare, dando sempre testi migliori ai lettori.  Per il resto, godetevi il capitolo.



 
Do un abbraccio a mio padre. Le sue braccia si stringono attorno alla mia schiena, un calore mi pervade, sto piangendo, tra le braccia di mio padre, un lusso che non ho mai potuto avere con mia madre. Mi stacco dall’abbraccio, papà prende mamma per la spalla. Barad si avvicina a me.
<< Cavolo, tua madre fa paura. >> paura? Forse si. Mamma si gira verso di me, pianto i piedi per terra, non me ne andrò finché lei si comporta così.
 
*****
La luna sta nel cielo. I gufi riecheggiano in casa e per tutto il villaggio. Esco le case hanno le porte chiuse, le finestra non vengono illuminate da dentro, il fruscio del vento pizzica le mie orecchie insieme al gufare notturno. Mi siedo sulla panchina. Mamma ha sempre fatto così, però si rifiuta di riconoscere qualsiasi errore, perché non vuole che si accettato qui? Pensa sicuramente che non c’è la farei, forse ha ragione. Forse mi sono sbagliato io, e lei avrà ragione. Mi sono comportato come un bambino però io sono utile per queste persone, vedesse tutti i sorrisi e i grazie che mi hanno rivolto, lei non lo ha mai fatto. Riposo la schiena contro la panca.  Sono troppo stanco.
*****
Balzo dalla sedia, un suono mi costringe a coprire le mie orecchie, alzo la testa il sole mi colpisce negli occhi. Le mani si sporcano di terra.
<< Paesani. Golbi terzo, della casata dei Voklar, richiede il vostro sarto. >> la gente del villaggio si raduna davanti a me, faccio leva con le braccia tornando in piedi. Un uomo piccolino senza capelli sta ai piedi di un carro. Barad mi schiaccia contro di sé, tiene la camicia che gli ho fatto. Sfoggia la camicia davanti a Golbi.
Dal carro di cavalli scende un uomo, non ha un singolo pelo sul volto, se non i capelli neri. << Impressionante. >> rivolge la testa contro di me
<< Sarto, devi farmi un abito. >> porta un abito che gli arriva fino agli stivali, aperto in mezzo, è completamente rosso tranne la parte alla fine, con una parte bianca piena di piccoli pezzi di vario colore.
<< Non so se posso farcela. >> esce una sacchettino, troppo grande per la sua mano. Il sindaco lo afferra, viene vicino a me.
<< Il nostro sarto lo farà per lei, glielo faremmo avere il prima possibile, non si deve preoccupare per niente. >> gli sguardi del villaggio sono su di me, mi sorridono. Non posso fallire.
<< C’è la posso fare. >> Entro in casa, un abito come il suo, creo la tela necessaria, la cambia di colore e la metto sul tavolo, mi toccherà faticare. Taglio e sistemo la tela… Niente, un abito troppo lungo e orribile, riprovo creando una camicia simile a quella che portava mamma…. Mamma, mamma che rabbia. Perché penso sempre a lei, sarà per ieri sera, non riesco a concentrami. Lo scricchiolio della parte dietro di me. Barad entra in casa.
<< Come sta andando ragazzo? >>.
<< Scusami, ma non posso. >> mi prende per la spalla.
<< Invece si. L’intero villaggio conta su di me, e potresti mostrare a tua madre di cosa sei capace.  >>
<< Io… Forse sono stato un bambino con lei, ho sbagliato e… >>
<< Sbagliato? Per avere tenuto la posizione contro tua madre? Sei stato un uomo .  E noi abbiamo bisogno di un uomo con le tue capacità, sei indispensabile per noi. >> Mi conoscono da poco eppure, mi ritengono indispensabile, gli umani sono grandiosi. Delle lacrime gocciolano fuori dai miei occhi. Lo abbraccio.
<< Grazie Barad. >> mi dà una pacca sulla spalla.
<< Su, vai a lavoro ora, contiamo su di te. >> Nelle mie mani creo altra tela, stavolta di colore blu si estende su tutto il tavolo, prendo i bordi e la riduco a filo. Lo teso portandolo ai lati, lo allargo poi gli do forma mettendolo in una distesa, lo allargo raggiungendo entrambi i bordi del tavolo, creo altra tela, mi sfugge il filo, si spezza a metà. Esco le mie zampe posteriori, gli occhi si schiudono tutti. Afferro il filo usando le zampe, lo creo e lo modello sul tavolo, allargo e taglio dove è possibile, il filo si esaurisce, ne creo altro aggiungendolo alla matassa blu, fatto questo lo allaccio e taglio, creando una lunga tunica blu. Ne faccio uscire altro, lo attacco ai bordi finendolo, un paio di occhi si chiude, lo riapro, creo altra tela, stavolta di colore bianco la svolto e la attacco ai lati inferiori della giacca. Gli altri miei occhi si chiudono, dovrei fare altre modifiche. Devo fare del mio meglio. Faccio uscire altra tela, la modello e taglio, modello e taglio. Gli occhi si chiudono l’uno dietro l’altro, una zampa cadde a ogni nuova mossa del tessuto. Le rialzo, spingendo l’addome in alto L’abito è finito, le mie zampe rifiutano di alzarsi, gli ultimi due occhi si aprono e chiudo, mollo l’abito sopra il tavolo. Rientro l’addome e zampe, meglio riposare.
*****
 
Il sole mi sbatte contro, mi smuovo. Il legno scivola sotto le mie mani, alzo la testa. Il legno scivola… Senza toccare il tessuto, l’abito è scomparso. Li avrò delusi, qualcuno deve avere rubato l’abito, scatto fuori di casa. Il villaggio è riunito da una parte, devo… Dirò che ho bisogni di più tempo.
<< Ragazzo! >> la voce di Barad mi arriva da dietro. Mi sorride e mi mette una mano sulla spalla.
<< Il nobile voleva avere una parole con te. >> mi porta verso la folla. Mi vorrà punire quando saprà che non ho il suo abito. Golbi, porta un abito blu, con delle rifiniture bianche agli angoli dell’abito con un risvolto blu e bianco alla fine. Ma quello è il mio abito.
<< Sarto! >> scende dalla sua carrozza.
<< Il tuo abito, è perfetto. Un poco stretto ma confido che lo sistemerai nei prossimi giorni a palazzo. >>
<< A… Palazzo? >>
<< Ho deciso che ti voglio come mio sarto personale, un utilizzo migliore delle tue abilità, piuttosto che usarle in questo… Letamaio. >> letamaio? Il sindaco si mette in mezzo in noi. Barad mi sta nella spalla destra.
<< Mi spiace signore, ma il nostro ragazzo è parte di questa comunità. Non possiamo di certo lasciarlo andare, noi ci teniamo a lui. >> e gli umani sarebbero pericolosi? E allora perché mi stanno salvando mamma? Sapeva che sbagliava, lo sapevo con tutto me stesso, e ora ne ho la prova, non dovrò temerla, ne ora nè mai più, ho questi umani dalla mia parte.
<< In realtà, vorrei rimanere qui in questo villaggio. >> gli altri del villaggio mi portano in casa, avevo bisogno di riposare. Chiudo la porta e mi rilasso sulla sedia, questa sarà una grande vita, non pensavo di poter trovare degli amici così. Dovrò presto mostrarlo a mamma si ricrederà per ogni singola parola che ha detto. Bussano alla porta. Barad ha un largo sorriso sul volto, devono aver vinto contro quel tizio.
<< Il nobile, non ha voluto sentire ragioni. >> non mi dire che ne devo andare. << ma noi ci siamo opposti contro di lui, il sindaco è stato il primo a difenderti. Vista la nostra foga ha deciso di lasciarti qui, ma è un nobile quindi vuole fare veramente qualcosa per questo ci siamo incontrati a metà strada. Tu da oggi non solo sarai il nostro sarto, ma rimarrai qui e ti affideranno dei lavori. Questo aiuterà il nostro villaggio. Che ne dici? >>
<< Sarà un sacco di lavoro. >>
<< Potrebbe però, noi tutti abbiamo fiducia in te. Inoltre sarai ovviamente pagato, e poi questa diventerà la tua casa per sempre. Conoscerai tutto il villaggio e credimi, ci sono tante belle ragazze per te. >> la mia nuova vita, è giusto, lavorare per vivere.
<< Non posso di certo deludere la gente che conta su di me, gente che mi trova utile. >>
 
-------
Quel ragazzo, basta poco per convincerlo. Semplice da manipolare, poco importa che sia un ragno gigante. Busso davanti la porta del sindaco, mi apre tenendo in mano una bottiglia di vino. Melicore, interessante. Mi fa accomodare, la tavola è imbandita, montone, patate, pane è soprattutto il vino.
<< Suppongo ogni giorno sarà così d’ora in poi sindaco? >> mi sorride.
<< Se il giovane continua a fare capolavori certo. >>
<< Basta dirgli che è speciale, utile, talentuoso e i suoi occhi brillano. >> dico. Io e il sindaco scoppiamo in una risata.
<< Appena gli ho detto che è indispensabile, si è messo a piangere e mi ha abbracciato. >>
<< E non scapperà come l’altro? >>
<< Basta tenerlo buono sindaco. >> mi versa nel vino in un calice d’orato. A te, ragazzo.



“Spazio dell’autore”
Si Barad è uno stronzo, ma cosa intenderà come l’altro? Che cosa succederà ora? Come ha fatto a capire che è un ragno gigante, restate con noi.

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Capitolo 6
*** Un posto a casa ***


“Angolo dell’autore”
Posso dire una cosa riguardo, tutta questa storia. Non so se Spid, vi ha fatto tenerezza per ciò che è, per ciò che vuole. Per come si comporta con gli altri, o è rimasto anonimo, credo la seconda perché non ho presentato chissà quanto di Spid, una cosa di cui mi pento, e su cui ragionerò per le prossime storie, ragionare su quanto si debba sapere del personaggio, e generare un empatia più efficace, qui ci ho provato, creando una persona ingenua che sotto la ricerca di grazie, ci sta un lato qualcos’altro. Non so quanto sia riuscita, ma di certo ho capito che scrivere il Pov si Spid è complicato, semplicemente per le conoscenze di Spid, penso sia notato parecchio. Ma detto questo godetevi il capitolo, e mi raccomando lasciate del feedback. Non è l’ultimo capitolo, state tranquilli.



 
Spiego la tela sopra il tavolo, messa al centro, preso le mie mani la allargandola fino agli angoli superiori del tavolo.  Il sole di mezzogiorno illumina la stanza, giro la testa e sinistra, dalla finestra nessuno. Esco due zampe superiori, allargano la tela, i filamenti si chiudono tra di loro. Apro la tela nel mezzo, due zampe inferiori escono dalla mia schiena, creo altra tela nelle mani. Le zampe tirano la tela sui bordi, la abbassano e la modellano, aprendo un poco sulla parte del petto, ma non troppo Barad dice che solo le donne di strada usano quell’apertura sul petto. Mi scappa una risata, che termine buffo, chissà che vorrà dire. Le zampe tirano la tela da sinistra e destra, allargandola. La posso sul tavolo, un lungo abito, coloriamo. Striscio le dita, sulle maniche cambiando il colore in rosso, lo stesso faccio sul centro, tutto rosso però… Passo il dito sul centro dell’abito creando una striscia bianca al passaggio. Molto meglio, rientro le zampe all’interno, meglio non farle vedere. Riposo la schiena contro la sedia, che giornata. Un rumore sbatte contro il muro. Barad sta alla soglia della porta, ha un sorriso sul volto, aspetta che vedi l’abito. Gli passo l’abito tra le mani.
<< Un buon lavoro ragazzo, per oggi hai finito. >> stendo le braccia verso l’alto, lo scricchiolio della schiena, riempie le mie orecchie. Barad lascia la casa, dalla finestra lo vedo allontanarsi, momento perfetto. Chiudo la porta alle mie spalle, vado fuori dal villaggio. Scatto via in mezzo al bosco, gli alberi mi circondano. Che bello, aria fresca. E c’è così tanta calma qui intorno. Mi sdraio su un albero, potrei addormentarmi. Perché Barad non vuole che esco da solo, c’è tanta calma qua fuori.
<< Spid. >> conosco questa voce fin troppo bene.
<< Mamma. Vediamo sei venuta per dirmi, che gli umani sono cattivi e che devo tornare a casa? >> mamma incrocia le braccia.
<< Non devi tornare a casa. >> rivolgo la testa verso di lei. Non rivuole suo figlio a casa?
<< Magari non ti vedrò mai più, ma non importa. Sono tua madre, la cosa più importante è che tu non finisca nelle mani di gente come gli umani. >> li giudica sempre che problema hanno gli umani?
<< Spid, ha 16 anni. Per loro è l’età di un bambino, per gli umani i bambini sono solo tela da formare e fargli prendere una forma precisa, che convenga a loro. Ecco cosa sei tu per loro. >> stringo i pugni, non è vero. Non è vero, loro mi fanno i complimenti, mi danno da mangiare e… Mi vogliono bene, si è questo.
<< Non vuoi tornare a casa? Va bene, ma almeno apri gli occhi. Guarda quello che sono quegli umani. >> mamma si sbaglia. Questa gente mi vuole, non posso sentire un’altra parola. Le do le spalle. Un bel tentativo mamma, ma io non me ne vado.
*****
 
<< Ragazzo! >> Barad viene vicino a me. Mamma ha proprio sbagliato non c’è verso che questi umani vogliono qualcosa da me.  Mi mette una mano sulla spalla. Mamma quanto ti sbagli, questi umani mi vogliono bene. <> saluto Barad e mi dirigo verso casa. Mamma io sto bene qui, non devi temere questi umani non hanno nulla di cattivo.
 
βββββ
 
Stanco? Per lui è uno scherzo cucire, e ora mi viene a dire che è stanco? Qui qualcosa puzza, meglio andare a parlarne con il sindaco. Prima che ci scappi. Busso tre volte, quel vecchio mi apre la porta.
<< Barad, non avevamo cena insieme stasera… >> entro nella stanza.
<< Si tratta del ragazzo, ho paura ci possa essere qualcosa che non va. >> prendo un respiro. << Per prima cosa sono stato a casa sua e non l’ho trovato, a quanto pare esce dal villaggio da solo. >>
<< Mi sembra una cosa normale. >> stai perdendo colpi vecchio.
<< No, c’è altro. Aveva una strana espressione in viso, sembravo troppo pensieroso.  >> si siede.
<< Sindaco, non vorrei che il ragazzo avesse nostalgia di casa, e facesse qualcosa di stupido. Dobbiamo tenerlo qui. >>
<< Tenere un ragazzo giovane in un villaggio pieno di ragazze? Difficile. >> a quanto pare mi sbagliavo sul perdere colpi.
 
*****
 
Qualcosa mi scuote, la faccia di un uomo. Papà? Si avvicina, no è Barad. Lascio un lungo sbadiglio.
<< Forza ragazzo, devi prepararti. Oggi ho una sorpresa per te. >> che cosa? Mi stropiccio gli occhi. Un altro sbadiglio mi esce dalla bocca. Metto una delle camicie che mi hanno regalato, regalato, e gli umani dovrebbero essere cattivi? Barad mi afferra per la manica.  Mi porta al tavolo.
<< Ragazzo, oggi è un giorno importante, una delle ragazze ha detto di volerti conoscere, conoscere veramente? >> conoscere? Non sarà la stessa cosa di cui mi ha parlato papà? Non no ho preparato nessun ballo per questa ragazza.
<< Come conoscere? >> Barad mi sorride.
<< Si solo naturale, e andrà bene, non vuoi conoscerla? >>
<< Proviamo no? >> usciamo da casa mia, casa mia è bello pensarci. Ci fermiamo davanti una casa.  La porta si apre, una ragazza dalla chioma bionda, l’abito nero e rosso, uno dei miei abiti.
<< Matilda, questo è il nostro sarto. >> la donna mi sorride, un sorriso caldo e accogliente, gocce di sudore scendono dalla mie mani.
<< Vai è tutta tua. >> mi fa entrare dentro la sua casa. Il tavolo sta al centro, niente odore di lavanda, almeno questa ragazza non usa lavanda. Mi siedo sul tavolo, tutto intorno ci sono i miei abiti.
<< Lavori grandiosi i tuoi. >> si siede di fronte a me. Rivolge la testa contro di me, un sorriso che spinge le labbra fino agli angoli della faccia. Che carina.
<< Si, però mi spiace non ho preparato un ballo per te. >> inclina la testa. Reclina la faccia, ho detto qualcosa di sbagliato?
<< Non sapevo potessi ballare, interessante. Perché non mi parli di te? >> papà ha detto che è una cosa buona quando una possibile compagna vuole sapere di me. Sto andando per il verso giusto.
 
*****
Esco dalla casa.
<< Una bella conversazione. Mi sono divertita. >>
<< Si scusami, forse ho parlato troppo di me. >>
<< Non farti problemi, anzi torna domani, va bene? >> mi sorride un’altra volta. Le ragazze sono carine, lascio la casa, questa ragazza è stata proprio gentile. Il sole arriva ha assunto un colore arancione.
<< Vattene! il ragazzo non c’è. >> una folla è messa davanti al villaggio. Vado lì. Mamma sta di fronte all’entrata. Ora basta, non può pensare di avere sempre ragione, qui mi vogliono bene, una cosa che lei non capisce.
<< Non tornò mamma, ormai ho deciso starò qui al villaggio. >> alza lo sguardo nella mia direzione.
<< Questo villaggio mi vuole bene, mi trattano con rispetto. Qui mi sento a casa, hai detto che potevo scegliere cosa fare. Io scelgo di rimanere qui con loro. >> mamma scuote la testa.
<< Ti ho detto di aprire gli occhi, Spid. >>
<< Li ho aperti e ho preso la mia decisione mamma. >> li ho aperti e questo villaggio ha mostrato che mi vuole bene.
<< Io starò qui, nel mio villaggio. >> mamma abbassa la testa.
<< Avrai sempre un posto a casa se volessi tornare. >> non ne avrò bisogno. In un attimo mamma sparisce tra gli alberi.

 

 
“Spazio dell’autore”
Per la cosa del ballo, alcune specie di ragno per conquistare la femmina, ballano, e si è così che si sono conosciuti i genitori di Spid. Ma visto che questo capitolo, l’ho sto editando ad Hallowen ecco un piccolo fatto inquietante riguardo a questo. Se la danza non funziona, la femmina che rifiuta questo corteggiamento finisce per mangiarsi il ragno. Com’è bella la natura.
 

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Capitolo 7
*** Solitudine ***


“Angolo dell’autore” Questo non è l’ultimo capitolo di Spid, uscirà poi un capitolo bonus. Per questo capitolo ho provato una cosa diversa, invece di schematizzarla fino in fondo, ho voluto semplicemente scrivere cosa volessi dire questo ultimo capitolo. Per me tutto ciò è un modo di migliorare, fare una gavetta per dare sempre testi migliori. Quindi spero vi piaccia. Ma ringrazio chiunque abbia letto, commentato e non temete, arriveranno nuove storie, e dirò grazie a tutti voi, mentre scrivevo avevo sempre e solo in mente i lettori, molto spesso mi sono chiesto quanto si capiva, quanto gente che avesse letto avrebbe capito. Le descrizioni, i termini usate, il modo in cui le cose sono state presentate. Ho sempre avuto in mente chi leggesse, ma mi accorgo che ancora ho strada da fare per poter colpire al meglio chi legge le mie storie, per questo vi ringrazio. Ogni singola volta che scriverò, avrò sempre in mente chi dovrà leggere, e cercherò portare testi sempre migliori, grazie di cuore.



 
 
Salto giù dal letto. L’armadio è pieno di vestito, camicie e pantaloni, certo che deve essere faticoso per gli umani dovessi comprare vestiti, non per questo villaggio. Metto la camicia, mi calza a pennello, una nuova sensazione, prima.  I mercanti hanno preso posizione, spezie. Meglio non avvicinarmi, sarebbe un problema trasformarmi in un ragno davanti a tutti. Un bambino mi passa accanto, si dirige verso il grande albero, ricoperto di doni, stracci e decorazioni. Certo che l’albero è cambiato, mi giro. Le case sono più alte, grosse, coprono il doppio dello spazio di prima, c’è pure una casa enorme, con letti e due piani, locanda si chiama se non erro. Il tetto è fatto in tegole di diverso colore, gli umani cambiano in fretta, e quando lo fanno cambiano tutto intorno a loro, li invidio.
<< Chi fatto questo abito? >> un umano. Tiene in mano uno dei miei vestiti.
<< Io. >> si gira verso di me. Porta dei capelli simili a un cespuglio e dei baffi che gli corrono sopra le labbra. Porta un abito rosso, una striscia nero sul centro, il tutto unito da dei bottoni.
<< Torq Redstain, scrittore. >>
<< Che cosa è uno scrittore? >> rivolge la testa al suo libro, lo afferra tra le mani.
<< Alcuni direbbero un educatore, altri qualcuno che scrive per diletto. >>
<< Ma credo che sia qualcos’altro. Uno scrittore è una persona con la voglia di comunicare, farsi capire dagli altri. Ma lasciando perdere, tu sei il sarto che ha fatto questo capolavoro? >> annuisco.
<< Come ti chiami? >>
<< Spid. >> mi sorride.
<< Chi è il tuo maestro Spid? >> chi mi ha insegnato a fare gli abiti? Nella gola le parole si bloccano, come se non volessero uscire.
<< Mia… Mamma. >>
<< Una buona maestra. >> mi ha insegnato bene.
<< Signore dobbiamo andare. >> Torq si gira. Un uomo più alto di lui, gli sta accanto, porta una barba grigia.
<< Stavo iniziando una conversazione interessante. >> sospira << Spid, devo andare. Ma non mi piace, spezzare una conversazione, uno di questi giorni vieni nella mia casa. Abito nella città centrale. >> l’uomo sparisce, certo che era strano però simpatico, potrei anche andarci. Meglio dirlo a Barad, potrebbe accompagnarmi.
Barad sta insieme a sua moglie, anelli al dito, un lungo abito che gli corre sul corpo. Stivali di pelle, oggi si è vestito per impressionare?
<< Ragazzo, che piacere vederti. Oggi niente lavoro, ma non diventare pigro ok? >> scoppia in una grande risata.
<< No, Barad volevo chiederti una cosa. Sono stato invitato nella città centrale, mi chiedevo se potessi accompagnarmi. >>
<< Non credo, e poi credimi. La città ha la puzza sotto il naso. Molti di quelli sono solo criminali, e poi chi ti ha invitato? >>
<< Torq Redstain. >> gli occhi di Barad si schiudono.
<< Ragazzo, quell’uomo è… Pessimo, ha gusti particolari ed è uno strambo, non ti permetterò di metterti in pericolo. >> che pericolo?
<< Io tengo a te e questo villaggio, e credimi, quell’uomo porta solo guai. E io voglio proteggerti. >> Barad non mentirebbe mai, quello scrittore, menomale che ho chi mi protegge.
****
La luce della luna entra dalla finestra, tempo di andare a dormire. Mi sdraio sul letto, la paglia mi accarezza la schiena. Mi giro nel tempo di dormire, accarezzo il cuscino accanto a me, strano, noto solo ora che manca la buonanotte, eppure ormai sono qui da tempo… Devo essere lento ad accorgermi delle cose. Ma perché la buonanotte, forse perché papà me la dava sempre. Mi giro, non ha senso guardarmi indietro ho perso la mia scelta. In questo villaggio di umani che mi vogliono bene, rivolgo la testa al soffitto, un villaggio che mi vuole bene e mi protegge. Mi metto in fondo al letto, me lo avevano dato più grande peccato che Matilda sia dovuta andare a lavorare lontano. Ma che vado a pensare? Barad ha detto che era necessario per il villaggio, tutti dobbiamo fare la nostra parte, e nella mia parte il villaggio conta su di me, tutti mi vogliono bene. Eppure perché mi sento solo?



 
“Spazio dell’autore” Che dire? La storia di Spid, non si conclude bene. Il voler cercare l’approvazione degli altri, non lo ha portato altro che essere un burattino, un semplice schiavo. Ma da dove è nata questa idea? Mi è piaciuto un ragno intrappolato in una tela, e quindi mi è venuto in mente è la tela fosse umana? Qualcosa che non lasci scappare? E mi è venuta l’idea di creare Spid, so bene che potrebbe non essere piaciuti a tutti, forse il tema non tocca troppe persone. E Spid come personaggio ha avuto alti e bassi, ma sono felice di aver fatto progressi. Sono felice di aver potuto portare Spid, fino a qui. I conflitti costruiti sono stati buoni, ma sono ancora lontano dal livello che voglio raggiungere, per questo vi rinnovo l’idea che tutto ciò continuerà, avrete altri testi miei. Fatti meglio di questo, ovviamente, con più attenzioni e più maturità, ma fino ad allora ringrazio chiunque sia arrivato fino a qui, abbia letto e commentato in caso. Noi ci vedremo presto.

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Capitolo 8
*** Non si sentirà solo. ***


“Angolo dell’autore”
Ed eccoci qui al capitolo bonus, tranquilli arriveranno altre storie, belle lunghe. Di vario genere, la prossima vi spoiler sarà introspettiva, già pronta da un poco. Però una cosa da dover dire, sto cercando di formare un gruppo di scrittura, con gente che magari voglia far leggere le proprie storie prima pubblicarle, e farsi dare qualche parere prima. Anche così da poter creare un gruppo che ti segue nelle tue storie, se volete saperne di più, nessun problema per scrivermi in dm. Ma detto questo godetevi il capitolo.



 
Fidati di me, posso farcela. Almeno questo è quello che mi dico nella mia testa, mia madre e mio padre stanno davanti a me, mamma con le braccia incrociate. La mucca che ho preso si muoveva un poco, di certo non ha reso felice mamma sentire quelle urla, ma che ci posso fare? Sono complicate da prendere. Mamma sta con la testa rivolta verso di me, braccia incrociate, dorso tutti fuori, zampe che la portano più alto di quello che non è, decisamente mi sta per arrivare una predica. Da qui si vedono i suoi capelli biondi, non le arrivano alle spalle come i miei.
<< Nashalia, come hai… >> eccola che parte, sempre la predica, stai attenta, ci sono gli umani, le mucche non vanno cacciate di giorni, e di certo non vanno prese dalle stalle, ma li è più facile prenderle. Se stanno tutti il giorno ferme, a produrre latte per gli umani. E poi loro non ne hanno così tanto. Apre e chiude la bocca, blah blah, potrebbe persino smettere di alzarsi con le zampe, sappiamo io e lei che non è così alta, lo fa solo per farmi piccola. Rivolgo lo sguardo su di lei, le gambe vengono attraversate da un tremito, forse è un poco efficace.
<< Capisci ora il problema di attirare l’attenzione su di noi? Potrebbe arrivare un ammazzamostri, e tuo padre di certo non si può fare carico di mangiare un altro. >>
<< Sono insipidi. >> mi scoppia una risata davanti a mamma, sono sicura i suoi occhi possano prendere fuoco.
<< Scusami mamma, farò più attenzione. >> solleva la mucca e se ne va in un’altra stanza, papà mi rivolge un sorriso. Un bacio sulla fronte.
<< Hai fatto un buon lavoro, però lo sai che non puoi agire così con tua madre, dovresti scusarti con lei. >> mi brucia la gola, ma papà ha ragione, va bene vado. Mamma sta prendendo la mucca, zampe e corpo separato, come piace a me, metti i pezzi sulla tela.
<< Scusami… >> mamma tese e posa la mucca.
<< Scusami per essere stata irresponsabile. >> il silenzio, certo che sa tenere il broncio a lungo, come se me lo meritassi, io ho lavorato bene e mi devo beccare una spalla fredda da lei? Non serve che serba rancore. Una delle zampe cade dalla tela, la raccolgo. La tela ha un centro che si estende, assomiglia a un fiocco di neve. Fragile e carino.
<< Mi piace, è carina la tela. >> rivolge la testa verso di me. Accenna un sorriso, non lo fai quasi mai.
<< Ma più che carine, sono meglio delle mie. Anche se non sono così brutte dai. >> accenna un altro sorriso. Perfetto ecco la direzione in cui bisogna colpire.
<< Mi spiace però. Non sono brava come te. >>
<< Non è questione di essere bravi. Bisogna metterci impegno e farlo ogni giorno. >> finisce una tela.
<< Cosa che tu ti rifiuti di fare. >>
<< Io faccio altro nelle giornate, non posso essere costante. >>
<< Non puoi o non vuoi farlo? >> alza un braccio, un’altra tela finita. Trattengo le parole, si rifiutano di venire fuori. Certo che io non ho tempo, devo occuparmi di altro.
<>
<< Adesso però non hai altro da fare, forza esci la tela e aiutami. >> esco la tela dalla dita. Replico i fiocchi di ragnatela con mamma, sempre se posso chiamare così i miei. Niente simmetria, nulla di centrale o altro, il tutto parte dal centro per non diramarsi da nessuna parte, posso la testa della mucca. La tela si spezza facendo ruzzolare la testa a terra.
<< Devi mettere meglio la tela, osserva. >> mamma fa uscire la tela dalle dita, un collegamento tra le due. La allarga, portando piccoli ponti di collegamento nella tela. Avvolge la testa, rimane incastra al suo interno, non si muove. Mamma la posa sulla roccia.
<< Tu ti concentri troppo su ciò che c’è al centro, ma un tela ha diversi fili che la collegano. >>
<< Troppo strano, troppo lavoro. Ma ci posso provare. >> spingo fuori della tela, la allaccio con dei ponti al centro. I ponti si attaccano tra di loro, riunendosi tutti nel punto principale della tela. Quasi fatto, metto una coscia di mucca. Spezza la tela e cadde a terra, che razza di roba era? Io posso farcela, ma a quanto pare la tela non vuole stare bene. Una mano sulla spalla.
<< Devi fare attenzione. Osservami. >> tese la tela dal centro, i miei stessi ponti, i miei stessi collegamenti, non c’è nulla di differente eppure non va.
<< La devi tirare e fatto. >>
<< Ma i ponti ho fatto gli stessi e non vanno. Che trucco usi che non mi stai dicendo? >>
<< Io non uso nessun trucco. Devi solo concentrarti. >> mamma mi prende le mani. Tesiamo la tela insieme.
<< Dovrebbe essere abbastanza resistente. >> mettiamo sopra l’ultimo pezzo della mucca. Regge, la stringe a sé.
<< Forse avevi ragione. Ma solo con te ho potuto, quindi ci deve essere per forza il trucco. >> alzo gli occhi al cielo.
<< Devi lo stesso imparare. Le dovrai insegnare ai tuoi figli. >>
<< Li manderò dà te a imparare. >> le scappa una risata.
<< Va bene, ma prima devi promettermi che starai attenta la prossima volta. >> io sto già abbastanza attenta. I suoi occhi su di me, ma se la fa stare più tranquilla.
<< Prometto che starò attenta. >> mi porge una tela, anche se non sarà brava come lei.
 
*****
Ancora a caccia, per non fidarsi di me di certo mi mandano a caccia spesso. Ma… Stavolta ho promesso che non avrei rubato dagli umani, quindi vediamo qualche cervo suppongo. Un rumore da dietro, mi giro. Un umano di fronte a me, capelli biondi e una camicia. Vuole forse uccidermi? Esco le unghie. L’uomo sorride, il busto si alza, zampe gli escono da dietro la schiena. Un addome giallo, carino… Che vado a pensare sono a caccia. Inoltre come si permette di spaventarmi?
<< Ti sembra modo di presentati? Che ci fai qui? Non mi sembra di averti mai visto in questa zona. >>
<< Io sono qui da due settimane. >> ho rubato per così tanto tempo agli umani?  
<< Ora sono tornata. >>
<< Non troverai molto, gli umani hanno preso parecchi cervi negli ultimi giorni. >> si vendicano delle mucche? Che ladri, rubano alle nostre foreste. Dovrai andare da loro… Ma ho promesso a mamma di stare attenta.
<< Stai ragionando dove andare a cacciare? >> certo, io devo stare attenta e in due si può stare attenti.
<< Nashalia. >>
<< Carius. >>
<< C’è un villaggio qui vicino. >> ci avviciniamo al villaggio. Gli umani fuori come al solito. Rientro il busto all’interno.
<< Lo fai davanti a me? >> arrossisce, tenero. Finisco di rientrare il mio addome.
<< Facciamo piano, tu mi avverti quando arrivano e io prendo la mucca. >> annuisce, collaborativo. Entriamo nel villaggio, gli umani stanno tutti attorno a uno di loro che parla, che ha di tanto speciale? Vabbè basta che non mi vedano. Gli tocco la spalla, indico la stalla, non sarà difficile. Gli umani sono attratti da quello che dice l’uomo, entro piano piano nella stalla. Mucche, maiali, cavalli tutte per me? Devo essere veloce, nella mia mano una tela, tranquilla non succederà niente. Esco fuori una zampa, un colpo secco al collo, la rientro. Prendo. Una miriade di tele circonda il corpo dell’animale, meglio andare. La prendo sopra le spalle.
<< E tu chi saresti? >> sporgo la testa dal fienile. Carius sta indietreggiando, gli umani di questo villaggio gli stanno addosso. Non posso lasciarlo così, e poi sono abbastanza capace da poterlo aiutare.
******
Uno, due, tre. Apro le porte della stalla.
<< Libertà! >> i cavalli corrono contro il villaggio. Con me a guidarli, afferro la mano di Carius.
<< Andiamo. >> lo lancio sul retro del mio cavallo. Lasciandoci il villaggio alle nostre spalle.
<< Questo era il tuo piano? >>
<< Tu sai cavalcare? >> niente risposte lo sapevo. Arrivati, scendiamo. Poggio la mucca per terra.
<< Grazie della compagnia Carius, e poi prenderti il cavallo se vuoi. Sono buoni. >>
<< Ma ci ha aiutato… >>
<< Si ma anche tu devi mangiare, e la tua famiglia. >> abbassa il capo. Potevo essere più delicata, ma mi chiedo sarà stato un ammazzamostri? No, non devo chiedere.
<< Oppure possiamo condividere questa mucca, in fondo noi arachneei dobbiamo stare uniti. >> libera il cavallo, sarebbe stato gustoso, ma ha il cuore tenero a quanto pare. Arriviamo a casa mia. Papà sta sulla soglia.
<< Un ragazzo… Entra pure. Raccontami subito come vi siete incontrati. >> sarà una lunga serata. Papà non la smette mai con gli ospiti.
******
La luna ci illumina. Rivolgo il mio sguardo su Carius, parti di cervo al banchetto. Esce completamente l’addome, lo alza, le sue zampe lo seguono. Si muove in orizzontale da un lato all’altro. Che sta facendo? Una risata mi scappa dalla bocca, devo chiudere gli occhi. Continuo a far uscire risate.
<< Che fai? >> china il capo.
<< Una danza e questo che si fa. >> se fossimo secoli indietro Carius.
<< Non hai bisogno di danze, basta che stai con me. >> lo stringo tra le mie braccia, fa strano vedere che mi arriva solo al petto. Meglio passare così in silenzio. I miei peli si rizzano, ci risvegliamo dall’abbraccio. Umani al di sotto della collina, aspetta solo che… Carius mi prende la mano.
<< Che hai? Perché stai uscendo l’addome? >> stacco il braccio.
<< Sono umani, e lo faranno presto e solo giusto che io me la prendo con loro. >> mi allontano.
<< Loro hanno preso qualcuno da me, è solo giusto che faccio lo stesso colore. >> Carius mi stringe la spalla a sé.
<< Ma non prenderanno me, io sarò qui. >> a quanto pare sa come farmi sorridere.
 
******
<< Come sarebbe a dire che Spid è in un’altra stanza? Non è da nessuna parte >> ragnetti, lo state coprendo non è vero? Mi metto all’inizio della grotta. Carius mi mette una mano sulla spalla.
<< Tornerà è un bravo ragazzo. >> lo voglio qui e ora. Non può andare a caso, non il mio bambino.
<< Lo aspetto nel caso non torna lo andrò a prendere io. >> Carius se ne va a caccia. Ti conviene essere qui presto Spid, per favore dimmi che non ti sei cacciato nei guai. Non posso permetterlo, non posso perderti. Una lacrima mi scende, dal viso. No, se dovesse tornare non vorrebbe vedere sua madre piangere, devo essere forte.
******
Solo frutta, quanto ci mette? Sarò stata dura con lui? Forse sto esagerando… Però non posso rischiare, ci sono molti umani in zona, non è sicuro per lui. Dove è finito è quasi notte… Esco dalla caverna, eccolo. In forma umana, degli umani lo chiamano per nome. No, Spid non dirmi che ti fidi di loro? Le lacrime vogliono scapparmi dal viso, no devo rimanere forte.
******
L’ho perso, ha preferito stare con degli umani piuttosto che con me. Sono terribile, come madre. No lo sono gli umani, prima prendono la vita di mio nonno, ora mio figlio, quei maledetti dovrebbero affogare nel loro stesso sangue. Carius mi mette una mano sulla spalla.
<< Spid starà bene. >>
<< Ma gli umani me lo hanno portato via, spero almeno non si sentirà solo. >>
<< Non lo sarà, non si sentirà solo. >> mi scende una lacrima dagli occhi, che dico una lacrima? I miei stanno facendo uscire un fiume. La mia faccia diventa umida, io rivoglio solo il mio bambino.
 
 


“Spazio dell’autore”
Allora, questo capitolo bonus ha una struttura diversa dagli altri, ma vi anticipo doveva essere la struttura di Spid originale che doveva seguire la storia di Nashalia, ma creando mi sono accorto che Spid per me sarebbe stato più interessante da presentare, piuttosto che Nashalia. Ma comunque volevo sempre pubblicarlo, quindi ho voluto mantenere la stessa struttura e liminare e mettere insieme quello che doveva essere nella storia. Ma mi pento, perché sembra rapido, ma magari preferite questa impostazioni e vi piace di più ricostruire la storia da piccole parti e dettaglia. Ma ci saranno altre storie, altre strutture che proverò, non si finisce mai di spingere i propri limiti verso l’alto. Detto questo, vi ringrazio di essere arrivati fino a qui, significa tanto per me, e spero ci vedremmo ancora sotto altre mie storie.
 

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