Storie di Casa Dragneel

di Peppe_97_Rinaldi
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Natsu - Mi sento felice ***
Capitolo 2: *** Lucy - Ballo a Casa Strauss ***
Capitolo 3: *** Lucy - I sentimenti di Gray ***
Capitolo 4: *** Natsu - Aspetto questo momento da una vita intera ***
Capitolo 5: *** Lucy - Solidarietà fra donne ***
Capitolo 6: *** Natsu - Natale ***



Capitolo 1
*** Natsu - Mi sento felice ***


 

CAPITOLO 1
NATSU – MI SENTO FELICE


La bambina stava piangendo.
Pioveva chicchi di amarezza persino il cielo, quel giorno. Non era insolito: la nostra Londra è sempre piovosa, del resto. Ma quel giorno l’acqua si accasciava in scrosci più perturbanti del solito.
Il sacerdote, quel tale di nome Richard Buchanan, stava declamando chissà cosa da quell'altare. In realtà non lo ascoltavo. E sapevo, in quel frangente, che nemmeno Lucy – anzi, soprattutto lei – lo stava ascoltando. Chi se ne importava delle parole di elogio che quel sacerdote aveva da dire?
Certo, vedevo mio fratello annuire con passione, mentre si asciugava delle lacrime, e le amiche di Lucy, come quella tale Cana Alberona, stringersi vicino a lei.
Ma a Lucy non interessava.
Era molto legata a suo padre, del resto. E aveva perso la mamma quando era molto piccola.
Era stato un tragico incidente. Quella maledetta corsa di cavalli, la cinghia non saldata, la caduta… Il padre di Lucy, Jude Heartphilia, era stato amato da tutti, a Londra.
Quel giorno tutti stavano piangendo al funerale.
Tutti cercavano gli occhi di tutti, in uno spasmodico e becero modo che hanno gli adulti di ostentare il loro peso sociale: persino in un’occasione del genere, la manifestazione del dolore diventava ostentazione sociale.
Non sapevo cosa fare.
E così feci l’unica cosa che mi venne in mente. Banale, forse, ma l’unica da fare.
Presi Lucy per mano.
Trasalì. Forse temeva che fosse un adulto, o qualcuno da cui non aveva – legittimamente, in quel momento – voglia di essere toccata. Ma poi i nostri occhi si agganciarono.
E Lucy lasciò che le mie dita si insinuassero fra le sue. Non si divincolò, ma accettò la mia presa.
Che strano. Ero io a volerle dare il mio supporto, eppure mi sentivo scaldato dalla sua mano.
Avevamo otto anni, all’epoca.
Sono passati dieci anni da allora.


 

 
I piedi inciampano l’uno sull’altro. Sto correndo a scavezzacollo, battendo la testa e le gambe non so nemmeno dove: su persone? Su vestiti? Su bancarelle? Credo di sentirmi agitato. Scorre sempre una certa amabile dose di adrenalina dentro di me, quando lo faccio. E questa sensazione se da una parte mi fa sentire euforico e gagliardo, dall’altra mi concede la lucidità di capire che devo sbrigarmi, o non ci riuscirò.
« Signor Dragneel, non osare…!  » Ecco, sapevo sarebbe arrivato. La voce di Gray si fa largo tra la folla.
Per un solo istante mi fermo, lo ammetto, forse irrigidito dall’entusiasmo di essere braccato. Così ghigno e mi fiotto in avanti.
Se mi ha chiamato "signor Dragneel" e non "Natsu", o il preferibile e più frequente "scemo di uno stupido", è davvero arrabbiato.
Il mercato della periferia è l’angolo più puzzolente e caotico e ruspante di tutta Londra. E per questo lo amo: dico, come si fa a non amare tutta quella calca?! La masnada di persone che camminano a fiotti, la luce della speranza – o della disperazione, insomma: quello scemo di Zeffi dice sempre che sono concetti dal confine molto labile. E che dire delle voci che si inanellano in una matassa di grida? Ah, quelle voci… C'è chiasso, d'accordo. Ma perlomeno è sincero. Son voci sincere, oneste. Spontanee. E negli ambienti dell'alta società la spontaneità è ciò che di più lontano si possa immaginare.
In quel dannato palazzo dove vivo c’è sempre un’atmosfera aulica, soave, come se dovessimo per forza essere i conti più altolocati dell’intera Inghilterra. Che noia. Mio fratello Zeffi ci sguazza, in quel contesto fatto di sapientoni studi di filosofia e di arte…
Ed ecco io, invece, dove sguazzo. In questo mercato.
Corro a scavezzacollo, mi infiltro nelle file di vestiti sghembi e per poco non finisco dentro una bancarella che vende pesce. Immagino la faccia che farebbe Gray se mi notasse tutto puzzolente di pesce!
Fiotto a sinistra, poi scarto di alto e corro in avanti… Sento che Gray sta correndo dietro, da qualche parte, destreggiandosi in un zelante inseguimento. Ah, quel poveretto: lo ammetto, lo faccio dannare. Non si può desiderare un maggiordomo più fidato e più leale di quel ragazzo. Ma proprio per questo è mio preciso compito farlo dannare: che divertimento ci sarebbe, altrimenti?
E finalmente intravedo la mia meta: qualche traversa oltre il mercato che ho tagliato per il mero piacere di assaporare l’odore e l’agitazione di una calca in piena. Il locale dove mi sto gettando ha la porta già aperta, e anche se si affaccia su una strada sporca e grigia, so che al suo interno ospita un modesto giardino – certo, in confronto al parco della mia residenza potrebbe assomigliare all’ombra di quel platano, quello sotto cui mi piace dormire, ma tralasciamo questo dettaglio. Mi fiondo dentro, oltrepasso la fila di casette di legno, inspiro l’odore della carne e mi getto nel giardino, in un inseguimento di colori, luci e ombre che fanno concorrenza alla mia velocità. E insomma, Gray dice sempre che sono un “malandrino lestofante”, quindi mi vanto di essere il nobile più veloce di tutta Londra!
 « Vecchio, eccomi! Ho portato della carne!  » esclamo. Nella furia della corsa, quasi mi ero dimenticato della busta di carne che avevo nascosto dentro la panciera. Zeref impallidirebbe nel vedermi estrarre quella confezione oleosa.
Il vecchio dirigente, un vecchio di nome Makarov, mi sorride non appena mi vede arrivare. Solleva la mano dalle erbe che sta raccogliendo, afferra la carne, la strappa e la getta alla nidiata di gatti che strillano ai nostri piedi, e – approfittando del fatto che io mi sia chinato sulle ginocchia per accarezzare gli animali – mi dà un buffetto sulla testa. Un angolo del mio cervello corre a Zeref, il quale impallidirebbe – ancora – nel notare come il tutto sia stato condotto con la stessa mano, e già correrebbe a lavarsi i vestiti. Bah. Che stupido, il mio altolocato fratellone.
Io sorrido.
I gatti stanno miagolando. C’è chi si bea la carne, chi si striscia alle mie gambe… e chi si lecca i genitali. Poetico.
 « Grazie davvero, ragazzo. Non so come farei se non ci fossi  » . Gli occhi del vecchio sono attraversati da un’ombra di rimpianto. Poi si addolcisce, scrutando i gatti. Sono una ventina. Lui è Makarov. Gestisce da solo questo gattile, ma il comune non dà i fondi: ovvio. Quei beoti pensano solo a noi nobili, e a quegli stupidissimi, inutili e vomitevoli balletti. Quelle cerimonie di danze, balli e musiche che sembrano essere il solo scopo della vita di tutti i nobili… Tutti tranne me e Lucy, ovviamente.
E così ogni giorno mi premuro di prelevare un po’ di carne dalle regali cucine del mio palazzo – ben accorto nel non farmi notare dalla nidiata dei miei camerieri, sgattaiolo fuori e corro in sella a una carrozza fino alla città. Vicino al mercato ecco il gattile.
Mi siedo a terra, le gambe divaricate e dei gatti che si insinuano lungo i miei arti.  « Ho paura che quegli idioti butterebbero il cibo, se a fine giornata non finisse… Quindi perché non darlo a questi gatti? Loro, perlomeno, non perdono tempo dietro balletti inutili  » .
Makarov ridacchia.  « Ragazzo, hai 18 anni ormai, se non sbaglio. Presto dovrai trovare una moglie. La tua nobile casata dovrà estendersi, e i visconti Dragneel avranno bisogno di eredi. È il tuo destino, non puoi sottrarti  » .
Picchietto delle dita sul muso di un gatto, che mi miagola e si abbandona sulla schiena.  « Per carità, non lo dire nemmeno  » . Poi caccio un sospiro.  « Certo, mia madre e mio padre dicono sempre che dovrei trovarmi una moglie… e vogliono che io inizi la stagione. Ma che incubo. Non ci penso nemmeno  » .
 « Signore, è arrivato un cliente  » annuncia Bisca, una delle ragazze che lavorano in quel gattile.
E ovviamente, non si tratta di nessun cliente. È Gray, il maggiordomo più zelante e ficcanaso del mondo. Mi rivolge un’occhiata di rimprovero, quando mi trova seduto su un terriccio bagnato con dei gatti che lasciano i peli sui miei regali pantaloni, un tessuto scomodissimo di forma tubolare e larghi alle regali caviglie. Sarà regale anche il mio cipiglio? Sento una smorfia altera che mi arriccia le labbra.
 « Che bella sorpresa! Anche tu qua, caro Gray?  » lo saluto con allegria.
 « Poco verosimile come sorpresa, mio signore. O vorresti farmi credere che non hai corso come un dannato solo perché io ti cercavo tra la folla?  »
 « Io? Ma che vai dicendo, non lo farei mai  » .
Gray sospira. Sa che non può vincere, contro la mia parlantina. E così si arrende, e  mi rivolge quel sorriso carico di affetto come solo lui sa fare.  « Sei il il visconte più manigoldo che Londra abbia mai conosciuto  » . Non ha una voce arrabbiata. Anzi, dopo un’inziale ostentazione di disappunto, è persino divertito. Come dargli torto: gli movimento decisamente la vita, io. Che noia sarebbe stata, per lui, essere il maggiordomo fidato di un conte rispettabile, ligio al dovere e austero? Perlomeno gli do del piccante ogni singolo giorno.
Ed è allora che me ne accorgo. Un gatto ha deciso che non mi lascerà mai andare.
È piccolo, ed è decisamente avvinghiato alla mia gamba. Makarov lo guarda con aria triste.  « Oggi un viaggiatore lo ha abbandonato qui. È un orfano, e quell’uomo non poteva tenerlo. Così lo ha dato  a noi… Ma abbiamo già venti gatti, e siamo molto poveri. Se non fosse per la carne che…  » Si blocca. Trasalisce. Forse pensa di aver detto troppo, e rivolge a Gray un’occhiata tesa.
Io scuoto la testa e faccio un gesto vago con la mano.  « Non preoccuparti per Gray. Quando sei con lui, fai conto che sei con me  » .
Il ragazzo acconsente con un sospiro melodrammatico.  « Tanto mi accorgo benissimo della carne che rubi in cucina, signorino  » .
Ah. Quindi sa tutto.
Comunque, il gatto mi sta osservando. Io ricambio lo sguardo.
Ed è così che ci ragiono su.  « Senti Gray… A palazzo abbiamo tutto  » .
 « Felice di sentirtelo dire  » .
 « Sul serio. Anche robe inutili, come quel pianoforte, o un violino. O la collezione di vasi antichi…  »
 « Collezione menomata tre anni fa da un certo quindicenne: aveva deciso di correre per tutto il corridoio da ubriaco, se ben ricordo…  »
 « Il punto è che ho trovato qualcosa che ci manca. Un gatto!  » Provo a prendere in braccio il piccolo felino, ma quello si aggrappa con gli artigli sulla mia coscia.
Gray intuisce finalmente la mia idea.  « Non se ne parla!  »
Makarov quasi piange per la gioia.  « Oh, ragazzo! Se fossero tutti come te, i nobili!  »
Studio il gatto. Lui mi guarda e miagola. Sorrido.
 
Se mi sono sentito felice in quel momento, nulla è in confronto a ciò che provo quando vedo Lucy.
Gray ed io, in sella alla regale carrozza in cui lui mi costringere ad abbarbicarmici dentro, arriviamo a palazzo. Saluto calorosamente la manciata di guardie che stanno ritte in piedi – statue inani – ad aspettarci, e sento qualcuno che mi saluta con riverenza.  « Il visconte!  »,  « Sua signoria, che sia un lieto giorno  » e altre sciocchezze sesquipedali del genere.
Un giardino sconfinato verdeggia tutto intorno al palazzo, come una corolla lussureggiante che omaggia come una cornice il quadro all’interno. Un’architettura neogotica si impernia ovunque, lungo quelle guglie e quelle palizzate sfarzose.
Quando entriamo dentro, ignoro il lungo corridoio a sinistra che mi porterebbe verso la sala dove – immagino bene – ci saranno mio fratello e mai madre: probabilmente staranno spettegolando sulle nuove coppiette di Londra. Imbocco invece la scalinata a destra, che mi porterebbe verso le camere… se solo non fosse per quella ragazza.
Una voce mi sta chiamando.  « Natsu!  »
Ora. Non che io sia una persona molto sensibile – o almeno, questo è quello che mi rimbrotta sempre mio fratello – ma quando si tratta di Lucy riesco sempre a decifrare l’intensità delle sfaccettate e dardeggianti emozioni che sta provando. C’è rimprovero, nella sua voce: non ne sono sorpreso, dopotutto questa mattina sono sgattaiolato per gettarmi dentro un mercato degno della plebe, cosa che non tutti i giovani rampolli fanno. E per di più sto custodendo un gattino sul mio petto, sporcando di terra, peli e sporcizia tutta la regale camicia bianca, che adesso bianca non è più di tanto.
Ma nella voce di Lucy c’è anche allegria. E infatti, quando mi volto per fissarla, incocco la sua occhiata: lo sguardo è luminescente, soave come al solito.
Cavolo, è bellissima.
I capelli biondi si inanellano in cascate fluide, dorate e intrecciate in armoniche articolazioni (chissà quanto tempo sarà stata alle prese con la nostra parrucchiera). Un corsetto e una sottogonna contribuiscono a imbellettare la sua già soave sagoma, resa ancora più angelica dai lineamenti sottili e vispi e freschi e meravigliosi. Ho già detto che è bellissima?
A proposito. È bellissima. Come sempre, d’altronde.
Così bella che quasi mi manca il fiato.
Ed è Gray a riportarmi alla realtà.  « Mia viscontessa, tuo fratello ha prelevato questo gatto. Mi rincresce, ho provato a fermarlo, ma…  »
 « Un gatto? Oh per l’amor della chiesa anglicana, è carinissimo!  » cinguetta lei.
Forse il mio maggiordomo si aspettava che Lucy sarebbe stata contraria a un animale in casa, a giudicare dal suo cipiglio esasperato quando lei si butta al mio petto e afferra il gatto in braccio.
La creatura miagola. Si starà chiedendo in quale casa di folli sia mai capitato. Poveretto. Me lo chiedo anche io, fidati mio caro gatto.
Io continuo a fissare Lucy. Il gatto strofina la testolina sul suo petto. Sento che le mie guance stanno andando a fuoco e stabilisco di distogliere lo sguardo.
 « Senti, tua madre deve dirti una cosa  » ammette Lucy. Indugia. Il tono diventa scherzoso.  « Non ti piacerà  » .
Se sta dicendo così… Oh, no. Significa solo una cosa. Ruoto gli occhi e sbuffo. Decido di cambiare argomento.  « Come lo chiamiamo?  »
 « Mi dovete raccontare cosa ci fa un gatto in questa casa  » si rende conto la ragazza, guardando amichevolmente sia me sia Gray.
E così lo diciamo: certo, da come lo spiega Gray sembra che la mia corsa sia stata più rocambolesca di quanto in effetti abbia pensato. E mi descrive come più sprovveduto e sciocco di quello che sono – spero, perlomeno. Però mi sorride, e anche lui mi guarda con dolcezza.
Ah, quei due. Gray e Lucy. Sono la mia famiglia, in pratica. Il mio maggiordomo da quando sono un ragazzino – anche se abbiamo la stessa età – e la mia amica di infanzia. Anche se in città ci definiscono “fratello” e “sorella”, adesso.
 « Lo so, so come chiamarlo!  » esclama Lucy.
La luce del sole batte poderosa, attraverso le enormi vetrate che circondano l’ingresso. Tutta quella cascata di luce la fa sembrare più bella e luminosa che mai.  « Happy!  » Gli occhi le ridono.  « Che ne pensate?  »
 « Happy? Felice?! Perché mai?  » Non mi dispiace, ma nemmeno mi entusiasma. Il gatto miagola il suo consenso.
Ma quello che risponde Lucy fa decisamente a pugni con le mie resistenze, e mi convince che “Happy" sia il nome più bello del mondo.  « Perché questo gatto… Natsu, lo hai portato tu  » . La ragazza prende un respiro. Si ferma. Mi studia, e io replico l’occhiata attenta. Percepisco i suoi occhi carichi di desiderio. E io? Io come starò apparendo? Di sicuro, so che il cuore sta martellando contro il mio petto. Le labbra le si increspano in una smorfia suadente.  « E quando ti vedo, ecco come mi sento. Felice  » .
 
 






Angolo dell'autore

Ciao a tutti e tutte!
Ed eccoci qui. Pubblicare fanfiction è sempre un'emozione, e il mese di dicembre e Natale per fortuna riescono a ispirarmi ^^
Spero che la lettura possa essere di vostro gradimento!
In particolare, questa storia vuole essere il mio "dono" come Secret Santa a AlexiaLil Efp ^^ Spero possa essere per te una lettura piacevole. Partecipare a questo contest è stato divertente e rilassante, mi ci voleva proprio.
Allora buon proseguimento della storia!

 

 

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Capitolo 2
*** Lucy - Ballo a Casa Strauss ***



CAPITOLO 2
LUCY – BALLO A CASA STRAUSS

 

D’accordo. Non è stato per nulla facile convincere la signora Dragneel ad accettare il gatto, ma Happy, francamente parlando, è troppo adorabile e così persino il cipiglio della signora si è addolcito dopo un po’.
Ben più complicato per la donna è stato parlare senza che il figlio la interrompesse. Non appena inizia a declamare parole come “ballo” o “dovere sociale”, ecco che Natsu comincia a starnazzare e a strabuzzare gli occhi come uno sciame intero di api lo avesse appena colto nel sonno.
Ma quando poi arriva alla parte di “prestigio sociale”, lo vedo coprirsi il volto con l’incavo delle mani.
 « Mamma adorata  » tenta, in un tono falsamente ruffiano,  « sai che non mi importa nemmeno lentamente del mio prestigio sociale. Se quegli avvoltoi dei Redfox o dei Conbolt penseranno male di me solo perché…  » Si blocca. Non vuole nemmeno pronunciarlo ad alta voce, e si limita ad arricciare le labbra in una smorfia di disgusto.  « In ogni caso, peggio per loro  » . Poi mi guarda e gli torna il sorriso. Ah, per tutti i santi. Questo ragazzo è un tale imbranato e sgangherato pasticcione, ma quando sorride… Il suo è il sorriso più bello del mondo. Sembra quello di un bambino. Lo penseresti ingenuo e puro, se solo quella stortura delle labbra no nascondesse un cipiglio sbilenco di uno che poi così ingenuo non è.
Ho già detto che adoro il suo sorriso sbilenco?
 « Se quelle stupide imitazioni di nobili parleranno male, tanto ci pensano gli Alberona a fare il tifo per me!  »
Già, Cana, la mia migliore amica. E poi c’è suo padre Gildarts: è un omone gentile con tutti, il nobile più generoso di tutta Londra. E ha un debole per Natsu, lo sanno tutti.
Gli sarò sempre debitore. Quando morì mio padre, Jude Heartphilia, fu lui a suggerire al signor Dragneel di prendermi sotto la sua ala. E così, da quando avevo otto anni, vivo qui, in questo palazzo sontuoso, come figlia adottata dei conti Dragneel. Sorella, si potrebbe dire, di Natsu. Anche se solo sulla carta. Già, perché nella vita, in realtà noi… “Noi” che cosa? Non lo so cosa siamo. Forse migliori amici. Di certo amici da quando siamo bambini. Mio padre e i suoi genitori ci lasciavano sempre giocare insieme.
Ma adesso che ho diciotto anni, a me va bene così? Essere considerata “famiglia” di Natsu in questo senso?
 « La tua pochezza pneumatica mi flagella, fratellino  » . Zeref si sposta i capelli all’indietro, di sicuro per accertarsi che il ciuffo sia perfetto. Questo bellimbusto è il fratello di Natsu (questa volta di sangue). E sì, adora parlare come se fosse il nonno del re, invece è solo un giovane rampollo qualsiasi nel bel mezzo del suo corteggiamento. Zeref è simpatico, anche se si diverte a stuzzicare il fratello con battute acide e di ogni tipo. Immagino sia il suo modo ruspante di dimostrare affetto. Ma quanto alla ragazza che sta corteggiando, una nobile di nome Mavis della casata dei duchi Vermillion… lei è adorabile. Siccome frequenta spesso casa nostra, siamo diventate grandi amiche ormai. Cana dice che muore dalla voglia di farla ubriacare.
 « Ormai hai diciotto anni. Se non ti impensierisce la tua reputazione, dovrebbe almeno interessarti quella della nostra famiglia  » imperversa Zeref. Senza un apparente perché si posiziona davanti al pianoforte, e comincia a ticchettare le mani sui tasti, seppur senza farli suonare.
 « Che stai dicendo, idiota? Che dovrei corteggiare una ragazza per cui non provo nulla e sposarmi, a caso, solo per il dannato “bene della famiglia”?!  »
 « Molto bene. Sintesi apprezzabile  » .
 « Tu sei tutto scemo  » .
 « Zeref ha ragione  » interviene la signora Dragneel.  « Natsu, devi sposarti. È importante  » . Continua con una serie molto lunga di raccomandazioni circa il matrimonio, sulla sua funzione, per il ruolo che gli offrirebbe nella scala gerarchica della società… Ma so che Natsu è concentrato su quella mosca che sta svolazzando intorno alla tenda.
 « Lucy, diglielo anche tu!  »
Sono presa così alla sprovvista che il commento più intelligente che riesco a formulare suona come un:  « Oh? Ah?  »
 « Questa testa dura non ascolterà mai suo fratello o me. Forse tu riuscirai a convincerlo  » .
Ah. Questa sì che è buona. Io convincere Natsu che dovrebbe sposarsi con una ragazza qualsiasi – che dunque non sarei io – e magari anche procreare – perché altrimenti chi porta avanti il nome della famiglia Dragneel?
Sarebbe una battuta divertente se la signora Dragneel non mi stesse fissando con intensità.
 « Ehm, ci posso provare  » .
 « Gray, per l’amore della nostra amata chiesa anglicana, convincilo anche tu  » interviene Zeref. Fa uno sbuffo, con la solita aria melodrammatica che indossa sia quando si tratta di concludere degli affari che porteranno fiumi di soldi in questa casa, ma anche quando ordina ai camerieri un’altra fetta di torta.  « In questa società, se non ti sposi sei un fallito. Ci rimetterebbe l’intero nostro casato…  » L’idea che i suoi affari possano andare in malora solo perché il fratellino si diverte di più a gozzovigliare in giro piuttosto che ad assumersi delle responsabilità non gli piace affatto.
Percepisco che non è un’ottima idea. Vedo le labbra di Gray tremolare e il suo viso ingrigirsi. Sta per mormorare qualcosa quando la signora Dragneel declama l’atteso annuncio.  « E corteggiare una ragazza, così da non essere più, finalmente, uno scapolo, sarà il tuo preciso compito, al ballo della settimana prossima  » .
Natsu si rende conto a fatica che sta parlando con lui.  « Prego?  »
 « Si dia il caso che la viscontessa Strauss e la sua famiglia hanno organizzato un ballo per celebrare l’inizio di dicembre…  »
 « Posso vomitare io per loro  » .
 « Dicembre… Il mese dei saturnalia. Magnifico  » . Zeref annusa l’aria e si tira indietro il ciuffo.
 « E noi siamo stati invitati, come ritengo anche le più illustri famiglie dell’alta società  » si vanta la signora Dragneel.  « Pertanto, sarà l’occasione perfetta per celebrare il tuo debutto  » .
 « Il mio cosa?  »
 « Il debutto nella società. È giunta ora che tu prenda il posto che ti spetti  » .
 « E lo devo fare sposando e facendo figli con una donna che nemmeno conosco  » .
La signora indugia. Zeref è meno diplomatico.  « Bè, sì  » .
A quel punto intervengo. Sì. Ma non come la signora Dragneel mi aveva chiesto di fare.  « Zeref, taci!  » sbotto.  « Parli così, eppure tu ami Mavis! Stai corteggiando una persona per cui provi dei sentimenti, quindi come puoi essere così cinico?  »
Il ragazzo non si aspettava che io me la prendessi con lui, e vedo le sue labbra inciampare in un’espressione sinceramente sorpresa: quell’osservazione su Mavis, e il mio fare leva sui suoi stessi sentimenti, era qualcosa che non si aspettava. Rimane in silenzio.
Per fortuna stabiliamo di uscire dalla sala. Ormai il dado è tratto, suppongo: il ballo degli Strauss ci sarà, e l’invito ci è stato recapitato. Di certo non potremo sottrarci. Natsu avrà alcuni giorni per abituarsi all’idea…
Ma io? Io mi abituerò all’idea?
No. Nemmeno per sogno.
 
La settimana procede pigramente.
L’umore di Natsu è decisamente calato alla prospettiva del ballo, e anche il mio. E per qualche motivo che non comprendo, anche quello di Gray. Forse empatizza così tanto con Natsu, essendo il suo migliore amico oltre che maggiordomo, che è abbattuto per lui.
Quanto a me… Bè, ne parlo con Cana, ovviamente.
Siamo in una taverna. Certo, due nobili non dovrebbero frequentare un luogo del genere, né tantomeno delle nobili giovani donne. Ma Cana ed io insistiamo nel ritenere che non è giusto che la società ponga freni a noi donne in quanto tali, e così per principio ecco che siamo clienti abituali. Io in realtà bevo ben poco, è Cana quella più esperta.
Le racconto la situazione. Lei tracanna un boccale di birra prima di dirmi.  « Orsù, che ne pensi?  »
 « Di che cosa? Del locale, intendi? Ci sono i soliti buzzurri, ma la scelta dei vini…  »
 « Non mi riferisco a questo, lo sai. Parlo di Natsu  » . Una smorfia scaltra balugina sul suo viso.
Ostento una compostezza che non provo.  « Mi dispiace per lui, ovvio. Non è interessato al matrimonio. Forse non si immagina al fianco di una donna, o forse non si sente pronto per questo passo. In ogni caso, so che non vorrebbe abbracciare queste costrizioni della società…  »
Noto che Cana sta roteando gli occhi e digrigna i denti. Chiama il cameriere e gli ordina due boccali di birra, premurandosi di definirli “grandi”.
E quando arrivano, scopro che se uno è per lei, l’altro è destinato a me.  « In questo modo magari riesci a scioglierti  » mi dice.
 « Cana  » la chiamo. Le sue intenzioni iniziano a rischiararsi dentro la mia mente. È la mia migliore amica, del resto. Riesco a comprendere quello che pensa. Non posso non notare il sorriso baldanzoso che mi rivolge quando mi chiede cosa pensi di Natsu. So cosa si aspetta che io le dica. Ma non posso. Non posso.  « Posso anche dirlo ad alta voce, ma non mi è consentito pensarlo  » ammetto in un sussurro cauto.
Lei ondeggia un po’ il viso. I capelli, una cascata riccamente ornata di gioielli, lumeggia al movimento.  « Di solito è il contrario. Una persona pensa cose sconce ma non le dice ad alta voce per pudore. Sono felice che con me non ti fai questi problemi  » scherza.
Sento di arrossire.  « Non penso niente di sconcio!  »
 « Come no. Guarda che Natsu è molto bello  » . Poi si allunga sul tavolo, poggiando i gomiti sul legno massiccio.  « E tu… tu sei uno splendore. La donna più bella di tutta Londra!  »
 « Cana…  »
 « E sei intelligente, sveglia. E sensibile. Natsu dovrebbe darsi una svegliata, o una come te verrà corteggiata da fiotti di nobili  » .
 « Io non voglio essere corteggiata!  »
 « Lo credo bene. Perché vuoi solo Natsu  » .
 « Io…  »
 « Dai, lo vedo come lo guardi. Ti si legge in faccia che vorresti solo sbatterlo contro un muro, iniziare a spogliarlo e…  »
 « SSH!  »
 « Dietro quella faccina dolce e innocente, si nasconde una belva. Lo so  » .
 « Cana, non è questo il punto  » .
 « Ovvio. Perché questo viene dopo. Prima vengono i tuoi sentimenti verso Natsu  » .
Mi rendo conto solo allora che con quella maestria oratoria Cana sta riuscendo a farmi confessare tutto. E allora decido di arrendermi. Dopotutto, perché mentirle? “Posso anche dirlo ad alta voce, ma non mi è consentito pensarlo” avevo detto poco prima. Ecco perché.
 « Cana, non mi è permesso amarlo. Viviamo nella stessa casa. È come se fossimo fratello e sorella  » . Certo, magari la birra che sto sorseggiando mi aiuta nello sbottonarmi, ma il risultato è che sentire la mia voce pronunciare quelle parole mi raggela e accalora insieme.
Da quando lo penso? Da quando provo quei sentimenti verso Natsu?
Eppure non posso provarli. Non posso nemmeno ammetterlo ad alta voce. Con chi potrei parlarne, del resto? In questa società, si fa presto a gridare allo scandalo.
Per fortuna c’è Cana con me.
La mia amica dice qualcosa che mi spiazza.  « Senti, la prossima settimana ci sarà un ballo a casa di quella viscontessa tutti ghirigori, Mirajane Strauss. Io e mio padre abbiamo ricevuto l’invito. Un ballo sarà l’occasione perfetta per dichiararti a Natsu  » .
 «  COSA? Non se ne parla, io…  »
 « Tu cosa? Dovresti aspettare che sia lui a fare il primo passo? Di questo non se ne parla. Se lui è così imbambolato da avere le tue stesse paure, allora serve che qualcosa rompa la gabbia. E se non lo fa lui, bè, qualcuno dovrà pur farlo  » .
 « Le mie stesse paure?  » ripeto. Aggrotto le sopracciglia.
Cana fa un vago gesto con la mano.  « Sai, tutte le scelleratezze che hai appena detto? Che non puoi amarlo, non puoi dichiararti perché siete fratello e sorella e bla bla. Se le pensasse anche lui? Non hai mai pensato che anche lui possa amarti ma si sente costretto a non dirtelo?  »
 « No, no. Lui ha detto chiaramente che non gli interessa il matrimonio. Non vuole sposare una donna. Non…  »
 « Non vuole sposare una donna che non sei tu! Non vuole un matrimonio con qualcuna che non è Lucy Heartphilia!  » Cana è esasperata.  « Certo che sei ottusa, amica mia…  »
 
 « Benvenuti!  »
I maggiordomi aprono le porte. Verso di noi accorre la proprietaria di quella residenza – una fortezza, la chiama Natsu: in effetti è enorme persino per essere la residenza di nobili. Imbellettata da uno stile neoclassico, è adornata di statue di satiri e ninfe da ogni parte.
Ed eccola. Mirajane Strauss. La viscontessa più amata di Londra.
Al suo fianco il fratello, un ragazzo enorme di nome Elfman, e la sorellina, Lisanna. Quei tre hanno perso entrambi i genitori quando erano giovani, ma hanno potuto sempre contare l’uno sull’altra. Lady Mirajane Strauss ha saputo tenere testa agli avvoltoi che avrebbero voluto razziare l’eredità, e ha ereditato il titolo di viscontessa. Certo, in quanto unico uomo, Elfman avrebbe dovuto diventare il signore della fortezza, ma Mirajane è la più grande dei tre e siccome sia ad Elfman sia a Lisanna andava più che bene l'idea, ecco che la ragazza è diventata il caposaldo di quella famiglia. E da orfani che avevano rischiato di perdere tutto, si ritrovano oggi ad essere tra i nobili più acclamati d’Inghilterra.
Questo non sarebbe accaduto se lady Mirajane non fosse stata così abile negli affari, così tenace e caparbia. L'ammiro davvero tanto.
Oltre che bellissima, è anche deliziosamente gentile. Mi saluta con calore appena mi vede. Dal modo soave in cui aleggia e svolazza di qua e di là non diresti mai che dietro quel faccino dolce si nasconde una perfetta macchina da guerra.
Ci siamo tutti. Io, Natsu, Zeref e la ragazza con cui si sta frequentando, Mavis della casata Vermillion. Il signore e la signora Dragneel. E anche Gray. Essendo un maggiordomo avrebbe dovuto rimanere a casa. Era già pronto per rifugiarsi in cucina, quando Natsu gli aveva mollato un pugno e gli aveva detto in un ghigno:  « Che fai ancora con quei vestiti? Muoviti a prepararti  » .
Gray aveva provato a rifiutare, e d’altronde non aveva mica vestiti adatti per una cerimonia del genere. Così Natsu gli aveva appioppato un suo completo, camicia e pantaloni di velluto, e gli aveva ordinato di divertirsi alla festa.
Ecco una cosa che amo di Natsu. La sua generosità. Gray è il suo maggiordomo, ma anche un migliore amico. Non avrebbe mai permesso che rimanesse a sbrigare faccende in casa mentre noi tutti ci trastullavamo alla festa.
 « Oh, signor Dragneel. È sempre un piacere vedere te e i tuoi figli  » . Gildarts, il padre di Cana, si fa avanti. Si saluta con i soliti convenevoli con il padre di Natsu e Zeref, ma noto che affermando “i tuoi figli” sta guardando anche me. Cana mi lancia un’occhiata esasperata.
Lasciamo i nostri pesanti cappotti – adatti all’inverno più rigido – negli spogliatoi, divisi tra uomini e donne, prima di rifluire verso la sala destinata al ballo. Noto che si tratta della sala più vasta dell’intesa casa, e che è priva di mobili. Lady Strauss deve averli spostati nelle altre sale per creare l’ampiezza giusta per il numero degli invitati.
Le pareti sono drappeggiate con tessuto, la stanza decorata con piante e fiori. Un colore chiaro e accogliente domina la scena, grazie anche a quelle tende così voluminose di colore giallo pallido.
A giudicare dalla fluidità del pavimento, intuisco che deve essere stato laccato da abbondanti dosi di cera d’api. Ah, già, anche la signora Dragneel tiene molto all’osservazione di alcune pratiche, prima di organizzare un ballo in casa nostra.
Ed eccole lì, tutte quelle coppie felici. Lei è un'altra mia cara amica: la viscontessa Erza, della casa Belserion. Andiamo spesso in pasticceria per provare tutte le torte alle fragole di cui dispongono. Erza le ama da impazzire. Credo che non esista una nobile più forte di lei. E fra lei e il duca Fernandez, un giovane di nome Gerard, è in atto un vero e proprio corteggiamento, anche se fatico a capire chi stia corteggiando chi.
So solo che a un certo punto Natsu, Gray, Cana ed io ci ritroviamo seduti attorno a un tavolino pieno di spumante, e cominciamo a spettegolare come le migliori vecchiette di Londra.
I ragazzi hanno grossi fiocchi sulle loro scarpe – so che Natsu odia quelle calzature, ritenendole troppo strette. Ma nulla in confronto a ciò che io provo per i tacchi che sto indossando. Insopportabili!
 « Cana, tuo padre ci sta provando con quelle duchesse!  » avvisa Gray, ridacchiando.
 « Guardate là. Acquarius e Scorpio. Quei nobili mi mettono i brividi  » . Natsu ostenta una smorfia che lo fa sembrare più buffo del solito. Lo studio, percepisco i miei occhi vagliati da un’espressione sognante… E per poco nemmeno mi rendo conto che Gray gli sta afferrando le guance in pizzicotti amichevoli.
 « Guarda quei due allora. Loki e Aries. Lei è adorabile, ma lui… Non so, non mi convince  » .
Seguo lo sguardo di Gray, eppure indugio sul mio amico ancora un po’. Quel ragazzo sta studiando Natsu con un’espressione difficile da comprendere: cosa covano i suoi occhi? Desiderio? Voglia? Amicizia? Tristezza? Perché mi sembra di leggere tutte queste informazioni?
Con sorpresa, capisco di leggere negli occhi di Gray ciò che Cana dice di leggere nei miei. Ed così che, finalmente, lo capisco.
Dico “finalmente” perché sono amica di Gray da quando siamo piccoli, in pratica. È sempre stato il maggiordomo di Natsu, persino da prima che io mi traferissi in casa Dragneel. L’ho sempre visto come un ragazzo di cui fidarsi.
Avrei dovuto capirlo prima.
 « Ma che piacevole vista, sono incantato  » . Persa nelle mie peregrinazioni mentali, non mi ero avveduta che Loki e Aries si sono avvicinati a noi. Loki si sta esibendo in quei soliti saluti formali da nobili, eppure la sua voce stride. Sembra guardare me e Cana con particolare desiderio.
 « S-scusatemi  » esordisce Aries. Non capisco di cosa si dovrebbe mai scusare.
Natsu sorride con calore alla contessa, ma quanto a Loki si limita a un’alzata di spalle. Vedo un broncio ombreggiargli il viso.
La musica risuona soave. Mirajane annuncia che è ora di danzare e che lei, in quanto padrona di casa, avrà l’onore di avviare le danze.
Una domanda non pronunciata ad alta voce sta legando – ne sono sicura – ogni singolo presente in questa sala. Oh, sì: Mirajane è così soave e brillante e dotata di un'anima meravigliosa che nessuno potrebbe esimersi dal chiederselo. Se lei danzerà… chi è il fortunato? Chi è la persona con la quale Mirajane accetterà di disegnare questo ballo?
Ed ecco che quel ragazzo bellissimo si fa avanti. Ha uno sguardo truce e spalle enormi, anche se dovrebbe essere solo di poco più grande di me o Natsu. Vedo persino una cicatrice folgorargli il volto, che stride ma insieme si armonizza con il complesso.
 « Chi è quello?  » dico.
Cana mi fissa come se acanto a lei fosse comparso un fantasma.  « Come fai a non saperlo?! È Luxus Dreyar, lo scapolo più ambito di… Ah bè, evidentemente non è più uno scapolo. Davvero non lo conosci?  » . È devastata dalla sorpresa. Ma poi sulle sue labbra si fa strada un sorriso che ondeggia fra lo scaltro e il sornione, e piegandosi verso di me mi sussurra all’orecchio:  « Se non hai occhi per gli altri uomini, devi proprio essere pazza di Natsu, allora  » .
Per fortuna la musica parte.
C’è da dire che lady Strauss è stata una padrona di casa impeccabile, perché grazie alla sua organizzazione rigorosa e perfetta so bene quali balli mi aspettano. Certo, stilare un programma che elenca tutti i balli è usanza comune, in queste – fastidiosissime – cerimonie, ma ricevere un programma dettagliato della serata scritto con matita su ampi ventagli di carta… Oh,  per la corona. Che idea geniale!
Zeref e Mavis si avvicinano al nostro gruppetto. Zeref ovviamente non perde tempo per rimproverare il fratello.  « Fratellino mio, hai finito di desinare? Bene. È giunta ora che tu vada a corteggiare qualche fanciulla  » .
Vedo Gray che sobbalza. È seduto. Le spalle gli si incurvano.
E anche io mi sento a disagio.
Natsu ha gli occhi persi nel vuoto.  « È giunta ora che tu vada a farti fottere  » .
L’idea di Natsu che ci prova con altre donne… Pensandoci, è bello. Scaltro. Divertente. E buono, soprattutto. Perché mai delle donne non dovrebbero desiderarlo?
 « Su, andiamo a ballare  » propone Cana. Scatta in piedi e, proprio quando penso che stia per prendere le mie mani, trascina Gray a sé.  « Io voglio ballare con te, bellezza  » gli dice. Gray ha uno sguardo triste, ma si sforza di sorriderle. Poi Cana mi guarda e strizza l’occhio.
Mavis e Zeref si allontanano. Mentre il centro della sala si sta riempendo di coppie, io e Natsu rimaniamo seduti ai nostri posti.
Prendo un respiro.  « Dovresti…  » provo a dirgli.
 « Danziamo?  »
 « Cosa?  »
 « Sì. Ecco. Noi, insomma…  » Natsu mi guarda. Le sue guance sono più colorate del solite.  « Danzano tutti, così mi chiedevo se… Lucy, ti va di…  »
Vederlo inciampare sulle parole, proprio lui che in genere è così impulsivo, è un'immagine che mi fa ridere. Scoppio a ridere e gli do la mano. Mi alzo.  « Visconte Dragneel, mi concede questo ballo?  »
 
Danzare con Natsu è la parte più divertente della giornata.
Sento il suo corpo sul mio. Percepisco il mio petto che sta premendo sul suo petto. Percepisco i suoi muscoli. Sento il suo alito.
La sala è diventata più chiassosa e più calda e più gelida e più silenziosa tutto d’un tratto.
 « Non dovresti chiedere ad altre fanciulle di danzare con te?  » gli dico mentre ci destreggiamo in quei passi intricati.  « Cana dice che Luxus è lo scapolo più ambito di Londra. Io non credo. Penso che sia tu lo scapolo più ambito  » .
Natsu fa una smorfia.  « Io non credo proprio. Semmai è vero il contrario: sono lo scapolo più imbranato e inaffidabile di…  »
 « Sei l’anima più bella che ci sia in questo palazzo  » lo zittisco. Lady Erza e il visconte Gerard stanno volteggiando accanto a noi.
 « Non è possibile  » . I piedi di Natsu si muovono a una velocità incredibile.
 « E perché no?  »
 « Perché sei tu l'anima più bella che ci sia in questo palazzo  » . La lingua di Natsu corre a umettarsi le labbra.  « Anzi, dell’intera Inghilterra  » .
“Natsu, siamo fratello e sorella” vorrei dirgli. O meglio, dovrei dirgli. Perché non ne ho il coraggio. Il suo sorriso è troppo bello per poterlo spezzare. E la mia felicità troppo grande affinché qualcosa possa riuscire a smorzarla.
 
 

 

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Capitolo 3
*** Lucy - I sentimenti di Gray ***


CAPITOLO 3
LUCY – I SENTIMENTI DI GRAY

 
 
È dopo il ballo che vado in giardino. Forse qualcuno sta ancora danzando, ma a me non interessa: voglio soltanto prendere un po’ d’aria. Mi sento stanca e sudata, ma la felicità che provo non è spiegabile.
Sono talmente persa nei mie pensieri che non vedo il visconte Loki arrivare se non prima di trovarmelo di fronte.
Forse sta chiacchierando con me, ma non ho voglia di sentirlo: sono troppo presa da ciò che mi ha detto Natsu per rimanere più di tanto concentrata su altro.
 « Bel ballo  »,  « begli affari  »,  « la mia "Compagnia del Sole" allargherà il suo giro di affari  », mi sta dicendo. Queste ed altre cose.
Io rispondo con cordialità e gentilezza. Sta andando tutto molto bene.  « Sei la donna più bella che abbia mai visto  » . È quando pronuncia queste parole che inizio a subodorare per quale motivo Loki sia in quel giardino.
Ed è solo adesso che mi rendo conto che è buio. Siamo nel giardino, in un angolo, nascosti da mura di siepi e dunque protetti dalla vista di chiunque. Se io ero uscita per prendere aria e per sventolarmi col ventaglio, lo stesso non si può dire per Loki. È in questo momento che capisco: se è in quell’angolo oscuro di giardino è solo per incontrare me.
Sento fitte di ansia che mi premono il petto.  « Io ora ritorno dentro  » provo a dire.
 « Aspetta, ti prego. Ti ho appena trovata  » mi dice.
 « È molto buio, visconte. Per una nobildonna non è appropriato…  »
 « Oh, per favore. Quando mai ti sei interessata cosa è appropriato o non lo è per una nobildonna? Ed è proprio questo che…  » Loki non trova la parola giusta.  « …che mi conquista, di te. La tua irriverenza  » .
 « Visconte, ti invito a non sentirti affatto “conquistato”  » .
 « Riesci ad essere nobile ma sfacciata. Un contrasto di sapori che si amalgano perfettamente!  »
D’accordo. Che il discorso prendesse la piega di sapori culinari non me lo aspettavo, e devo dire che mi inquieta. Così scarto di lato e faccio per andarmene… Quando il visconte Loki mi afferra per il polso.
Ed è in pochi secondi che accade.
Sento le sue dita sul mio polso. Ha la presa forte, non riuscirò a divincolarmi facilmente. Lo rimprovero. Provo a gridare, ma mi mette una mano sulla bocca per impedire alla mia voce di fuggire. Poi vedo il viso che si avvicina al mio, si avvicina ancora… Leva la mano solo per poi baciarmi.
Non ho nemmeno il tempo di gridare aiuto o di sottrarmi al contatto.
Le sue labbra sono bagnate e crespe.
Ed è in pochi secondi che accade. Ho gli occhi sgranati. Vedo solo il viso di Loki, gli occhi chiusi, mi sta baciando… E dietro la sua sagoma, scorgo Gray che compare dal nulla. Alza il pugno e colpisce il visconte. Le nostre labbra finalmente si staccano. Loki rovina a terra. Gray si siede su di lui, alza un altro braccio e lo colpisce ancora. Poi un’altra volta. Un’altra ancora.
 « Gray!  » grido. Gli afferro la mano prima che possa calare un’altra volta. Trasalisco al contatto del sangue. Suppongo sia di Loki, anche se le nocche del mio amico sono ormai sbucciate.
Il visconte si rialza in fretta. Lancia a entrambi uno sguardo malevolo.  « Voi, maledetti…!  »
 « Giuro che te la farò pagare  » abbaia Gray.
 « Tu! Sei solo un miserabile maggiordomo, uno schifoso servo. Non rivolgermi la parola, misero…  »
Zittisco Loki con uno schiaffo in pieno volto.
Quello lo convince a retrocedere.  « Ve la farò pagare cara, miserabili!  » serpeggia prima di andarsene.
 
Gray ed io ci affrettiamo a trovare un posto illuminato e visibile dalle finestre del palazzo prima di far crollare le nostre resistenze. Io lo abbraccio. Quando gli pulisco il sangue dalle mani con un fazzoletto di tela lui prova a ritrarsi ma io insisto.
Il tempo pare dilatarsi e restringersi, il buio e le luci che provengono dal ballo ondeggiano minacciosamente e confluiscono e si dilatano. Ho bisogno di camminare, di muovere dei passi avanti e indietro, di respirare ampie boccate d’ossigeno. Ammetto, mio malgrado, che se fossi da sola sarei terrorizzata al pensiero di fare avanti e indietro proprio dove è tutto è accaduto… Ma Gray si propone di restare con me, e io accetto di buon grado la sua compagnia. Per molto tempo – o sono solo pochi istanti? – rimango in silenzio, e necessito soltanto di ascoltare i battiti del mio cuore. Ma presto comincio a dardeggiare fumi di parole, sento che sto piangendo, voglio abbracciare Gray, ringraziarlo, ma non voglio abbracciarlo, voglio essere lasciata in pace. Necessito soltanto di respirare.
Mi prendo una pausa. Mi fermo. Letteralmente.
E dopo un tempo interminabile pronuncio magre parole in un soffio di voce:  « Grazie  » .
 « Non devi ringraziarmi. Anzi, scusami. Se solo fossi arrivato prima…  »
Continuiamo a camminare per un bel po’. Parliamo a lungo, adesso. Di quello che è accaduto, certo, ma ho bisogno di distarmi. Ho paura di ritornare dentro, di poter rivedere delle persone. E per fortuna Gray capisce al volo i miei sentimenti, e accetta di chiacchierare del più e del meno. Parliamo degli strambi vestiti di taluni invitati, di quella carne buonissima e speziata che la sorellina di Mirajane, Lisanna, ha tanto declamato. Le occhiate colme di desiderio che tale Lisanna ha lanciato a Natsu, e come questo mi abbia infastidito. Vedo Gray che arriccia le labbra in una smorfia.
Il vento soffia placido e sereno, malgrado la stagione e l’ora.
 « Gray. Siamo amici  » . Non che abbia senso ribadirlo ad alta voce, e adesso più che mai sono grata per la nostra amicizia. Ma lo dico comunque, per dare un contesto a ciò che sto per annunciare.  « Posso farti una domanda?  »
 « Ormai, dopo quello che ci è successo questa sera mi va bene tutto  » .
 « Tu lo ami, non è vero?  »
Ora. Gray ha di solito un’espressione sopita, le palpebre mai troppo sgranate, come invece fa Natsu. Ma adesso vedo le sue spalle trasalire e le sopracciglia divaricarsi e la fronte aggrottarsi. Capisco che vorrebbe fingere di non aver capito, ma sapremmo entrambi che sarebbe una bugia.
Passa un silenzio interminabile.
 « Come lo hai capito?  » Pronuncia quelle parole in un filo di voce, quasi nemmeno percettibile. So bene che se non fossi sua amica da quando siamo bambini molto piccoli non avrebbe mai ammesso ciò che sta dicendo. Avrebbe ostinatamente negato, per tutta l’eternità. Lo so, lo conosco bene. E capisco che trattandosi di me ha pensato che sarebbe stato inutile fingere una negazione. Di questa fiducia con cui mi sta ammantando non posso che essere grata.
Così gli prendo la mano.  « Perché proviamo la stessa cosa. So che lo hai capito  » .
 « Se ho capito che ami Natsu? Ovvio. Secondo me anche Happy lo avrà capito  » .
 « Io… mi dispiace. Tutti quei discorsi su Natsu che deve sposare una donna, procreare, contribuire alla linea ereditiera… Ascoltarli deve farti molto male  » .
Lui arriccia le labbra.  « Anche a te, immagino  » .
Delle prima lacrime ticchettano nelle mie palpebre. Ovvio. Sapevo che sarebbe successo. Dopo quello che è accaduto con Loki, aspettavo solo un pianto liberatorio. Ma adesso questo…
 « Non ho speranze con Natsu  » .
 « Sì, invece  » . Gray accetta la mia mano. Lasciamo che le nostre dita confluiscano fra di loro. « Io non ho speranze, perché sfortunatamente per me a Natsu non piacciono gli uomini. Non nel senso in cui lo vorrei io  » . Si sforza di sorridere, malgrado l’evidente tristezza.  « Ma… Lucy, non ti arrendere  » .
 « Oddio, adesso mi vedrai come una rivale in amore?  »
Lui ride.  « Ma quale rivale. Sei mia amica. E anche Natsu è mio amico. Voglio solo la vostra felicità, tutto qui  » .
 « Ma siamo fratello e sorella…  »
 « Sulla carta, sì. Così come sulla carta io, essendo un uomo, dovrei essere attratto dalle donne. Ma eccomi qua, ad essere innamorato del mio migliore amico che, guarda caso, e anche il mio signorino  » .
 « Per la società sarebbe uno scandalo se noi due…  »
 « Al diavolo la società  » .
 « Ecco perché sembravi così triste quando la signora Dragneel ti ha chiesto di convincere Natsu a corteggiare una donna  » .
 « Già  » .
 « Sai che ora sarà tutto un problema, vero? Se il visconte Loki andasse in giro a dire che io e lui ci siamo baciati, sarebbe un disonore per me. Questo porterebbe onta all’intera famiglia Dragneel. E nel peggiore dei casi, sarei perfino costretta a sposarlo, per lavare la macchia  » .
 « Calma! Lucy, calma. No, non lo permetteremo. Io non lo permetterò. Sono un testimone, posso…  » Persino Gray si frena. A bassa voce ammette:  « Ma sono un servo, non un nobile. La mia voce non conterebbe  » .
Pensandoci attentamente, posso concedermi di essere preoccupata per almeno un migliaio di motivi diversi. Ora, Gray è mio amico ed è una persona leale. È corretto e buono. Non farebbe mai nulla di sinistro nei miei confronti. Ma – stando perlomeno ai dettami della nostra società – se Gray rivelasse a Natsu che io mi sarei scambiata un bacio con un altro uomo, io non potrei più fidanzarmi con Natsu. Potrei persino essere costretta a sposare Loki, se questa storia venisse alla luce.
Ed ecco perché è necessario fare una cosa.
 « Nascondere la verità?  » propone ad alta voce Gray, quando gli dico che ho preso la mia decisione. Annuisce, grave.  « Sarà il nostro segreto, allora  » .
 « Al contrario. Se Loki pensa di potermi ricattare con questo segreto, si sbaglia di grosso  » . Prendo un respiro tremante. Ho paura, impossibile il contrario. Anche ansia. Ma non per questo non sarò determinata ad avanzare come una locomotiva, proprio come quelle che si trovano di tanto in tanto in Inghilterra.  « Sarò io a dirlo a Natsu  » .
 « Cosa?! Pessima idea, in quel caso tu…  » Gray scuote la testa.  « Rischi di non poterti più fidanzare con Natsu  » .
 « E pensi davvero che vorrei che un nostro ipotetico fidanzamento si basi su un segreto? E poi io sono la vittima in questa situazione. Non sono io che mi devo preoccupare  » .
A queste parole Gray abbandona ogni cautela. Prende un tremante respiro.  « Sia come vuoi. Sarò dalla tua parte, naturalmente » .
 « Grazie  » . Lo abbraccio. Poggio il viso sulla sua spalla.  « E grazie per il segreto che mi hai confessato  » .
Lui solleva le mani lungo la mia schiena. Percepisco il suo profumo sulla mia pelle. Sento che sta sorridendo.




 
 
 
 
 

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Capitolo 4
*** Natsu - Aspetto questo momento da una vita intera ***


CAPITOLO 4
NATSU – ASPETTO QUESTO MOMENTO DA UNA VITA INTERA
 

 
Quando torniamo al castello, sento Lucy che chiede alla sua domestica personale di prepararle un bel bagno caldo. In effetti, è stato impossibile non tornare a casa sudati e stanchi, dopo tutta quella danza e soprattutto la calca di gente. Per non parlare dei vestiti. Non vedevo l’ora di tornare a casa, slacciarmi la camicia – così stretta che sento di poter morire strangolato – e levarmi le scarpe, dei veri fardelli. L’abbigliamento di noi nobili è uno dei tanti motivi per cui avrei preferito essere un contadino qualsiasi, piuttosto che il “rampollo di casa Dragneel”. Altro motivo? Ovvio. Se fossi stato una persona qualunque, avrei potuto dichiararmi a Lucy già migliaia di anni fa.
E invece eccomi qua. Posso limitarmi a guardarla. Osservarla. Sperare nella sua felicità e, fra me e me, esserne felice. Ma non posso baciarla. Non posso dirle che la amo. Per la società sarebbe uno scandalo.
Sento la domestica di Lucy che le asserisce con zelo di preparare oli di mughetto, caprifoglio e di rosa. Cavolo, i capelli di Lucy saranno una cascata lucente di brillante profumo. Un profumo che mi inebrierebbe, se solo potessi sentirlo.
Mi fermo così bruscamente che mio fratello Zeref quasi mi crolla addosso.
 « Scioccherello, presta attenzione  » . Come sempre mi rivolge un sorriso imperscrutabile, che potrebbe essere affettuoso ma anche gelido. Chi lo capisce, quello.
Do una gomitata a Gray.  « Ora che ci penso, avrei voglia anche io di un bel bagno  » .
 « Preparo i saponi, allora. E anche dell’olio di semi di lino, se ti va  » .
Faccio un gesto vago con la mano.  « Fai quello che vuoi, sei tu l’esperto  » .
 
La vasca è un concentrato di bolle e profumo. Mi sto svestendo, ma ci impiego più tempo di quanto pensassi. Sfilare tutta quella carcassa di bottoni e imbottiture è un vero incubo. Così Gray accorre in mio soccorso. Le dita stirano esperte la cravatta, un fazzoletto scomodo che mi sta togliendo il respiro da quando quella serata è iniziata, e mi aiuta a sfilarlo.  « Si ruota il lembo da questa parte, quante volte te lo devo dire?  » scherza.
Siamo molto vicini. Siamo alti quasi in maniera uguale, così i nostri visi sono vicini.  « Queste robacce non fanno per me. E poi ho il maggiordomo migliore del mondo, può pensarci lui a svestirmi  » .
 « Sì…  » Gray poggia il fazzoletto sulla poltrona di fianco, poi ritorna da me e comincia a sbottonarmi la camicia. Poggia la mano sul mio petto.  « Questa settimana avrai la lezione di pugilato?  »
 « Certo! Gildarts è l’istruttore più severo del mondo, però dice che sto migliorando  » .
 « Lo vedo  » mormora quando mi sfilo la camicia a doppio petto e rimango a torso nudo.
Poco più tardi sono completamente nudo: mi immergo nella vasca e prendo un grosso respiro. Aspetto, penso e aspetto. Vorrei bearmi di quell’acqua e quei profumi, ma non riesco a non pensare a Lucy. Al fatto che anche lei adesso starà facendo il bagno. E sarà nuda. Qualche camera più in là.
È un pensiero sciocco, ma arrossisco.
Vedo Gray che sta cercando di sfilarsi il completo, ma è in evidente difficoltà. Non lo biasimo. Sono in iper difficoltà io, con quei gingilli, e purtroppo sono abituato a indossarli. Lui non è avvezzo a quell’abbigliamento – per sua fortuna. Così caccio il braccio fuori dall’acqua e gli faccio cenno di avvicinarsi. Si inginocchia accanto al bordo della vasca e lo aiuto a sfilarsi il fazzoletto.  « Si ruota il lembo da questa parte, quante volte te lo devo dire?  »
 « Che spiritoso  » .
Fare il bagno mi tedia terribilmente, vero, ma al contempo riesce a riposarmi. Assurdo, no? È piuttosto impegnativo per essere un appuntamento settimanale – certo, a meno che io non abbia fatto una cavalcata particolarmente stancante, e torno in camera sudato e pregno dell’odore dei cavalli, e ciò mi costringe a un bagno di eccellenza.
 « Stai pensando a Lucy, non è vero?  »
Osservo Gray con gli occhi spalancati. Non mi aspettavo di certo quell’esternazione.
 « Te lo si legge in faccia  » risponde al mio sguardo interrogativo.
 « Era bellissima al ballo, non credi?  »
 « Oh, eccome se lo credo. Eravate… entrambi bellissimi  » .
 « Entrambi?  »
 « Lucy e tu. Quando avete danzato, eravate la coppia più affiatata in tutta la sala. Persino lady Mirajane e il visconte Luxus scompaiono in confronto a voi due  » .
 « C-coppia…  » bofonchio. Nascondo il mento e le labbra sott’acqua. Quando riemergo, dopo quelle che potrebbero essere ore, borbotto:  « Coppia di fratello e sorella  » .
Per qualche motivo, Gray sembra esasperato.  « Natsu, te lo dico da amico. Non lasciare che la generosità dei tuoi genitori diventi la tua gabbia  » .
 « Che diavolo intendi?  »
 « Eravamo piccoli quando Jude Heartphilia morì. Accogliere Lucy nella propria casa e crescerla come se fosse la loro figlia fu molto gentile da parte loro. Ma questo non significa che dovete costringervi a porvi dei limiti  » .
 « Fosse così facile… Londra funziona così. Tutti si pongono limiti  » . Purtroppo. È uno degli aspetti che odio di più dell’essere un nobile. Devo fare questo o quello… Non devo comportarmi così o in quel modo… Che noia. Invidio molto le classi più povere per non essere così vincolate alle etichette. Sembra che i domestici, i servi e tutta la gente comune possa fare tutto ciò che vuole, dove desidera. Amare che vuole. Liberamente.
Se fossimo stati persone comuni, e non signor Dragneel e signorina Heartphilia, io e Lucy avremmo potuto amarci come e quanto volevamo.
 « Tu ti poni mai dei limiti, Gray?  » butto lì. Con le mani sto giocherellando con la superficie dell’acqua, schizzando tutte le bolle.
Lui si siede accanto a me. Si accoccola stancamente, abbraccia le ginocchia al petto e mi fissa. Mi sta studiando con lo sguardo.  « Limiti?  » ripete. Lo dice in tono incerto, come se si stesse concedendo del tempo per rispondere.
 « Sai. Qualcosa che vorresti fare ma non puoi?  »
 « Direi di sì, amico mio. Direi proprio di sì  » . Ancora una vota, ho l’impressione che mi stia studiando.
 
Quando finisco il bagno, è il suo turno. Fuoriesco dalla vasca e mi copro con dei teli che Gray mi porge, più che altro per evitare di sgocciolare in tutta la camera. Gray si spoglia lentamente e si inabissa nella vasca: certo, essendo stata acqua utilizzata da me, adesso non sarà più così calda come era quando ne ho beneficiato io, ma mi auspico sia almeno tiepida. Gray si insapona, e io mi siedo accanto alla vasca.
Lui ride.  « Che fai? Dovresti vestirti  » .
Essendomi appena lavato, sono ancora nudo. Indugio. Ci sono cose che vorrei confessargli. E così i vestiti possono aspettarmi.  « Ci sto pensando da un po’…  »
 « Uh. Quindi stai per confessare qualcosa  » .
Picchio le dita sul bordo della vasca, tanto per agitare un po’ le mani.  « Sto pensando di dichiararmi a Lucy  » .
Certo, non che mi aspettassi che cominciasse a gridare o squittire sorpresa, ma nemmeno che rimanesse impassibile. Non sembra affatto meravigliato.
 « Allora?  » gli dico.
Questo lo fa sorridere.  « Allora? Insomma… Non vedo l’ora. Era ora che smettessi di frenarti  » .
 « Dico. Non sei sorpreso?  »
 « Sorpreso perché ami Lucy? Natsu!  » mi rimprovera.  « Forse lo sanno già tutti. Credo che tu fossi l’unico a doverlo ancora capire  » .
 « Ah  » .
 « Ah  » .
 « Ma, Gray, non sarà uno scandalo? Insomma, noi…  »
 « Immagino di sì. Ma so che tu puoi affrontarlo. Perché so che sei forte. Sei in gamba. E sei tenace  » . Gray prende un respiro.  « E lo è anche Lucy. Riuscireste a superare lo scandalo  » .
Una parte di me ne è convinta, lo ammetto. Ma non posso che esserne anche dubbioso al contempo.  « Ci sono nobili che aspettano solo che noi Dragneel facciamo la mossa sbagliata. Sai, per spodestarci negli affari. Come i Redfox, per esempio. O gli Eucliffe?  » Rabbrividisco.
 « Verissimo  » ammette Gray. Ecco un suo lato che mi piace molto. È diretto e onesto. Se la situazione è disperata, non lo negherà per perbenismo, né minimizzerà. Lo ammette. Ma mi sostiene. E mi spalleggia. Lo studio con attenzione mentre riprende a parlare:  « Ma avrete anche molti dalla vostra parte. Gli Alberona, no? Anche la viscontessa Belserion, Erza… E gli Strauss. Sono brava gente, non perderanno tempo dietro simili sciocchezze  » .
 « Hai notato quell’inutile civettuolo, al ballo? Come si chiama…  » Cerco di associare un nome al viso laido di quel porco.  « Il visconte Loki  » .
Gray si irrigidisce. Smette persino di passarsi l’acqua sulle braccia. Nasconde il capo sott’acqua. Riemerge dopo un sacco di tempo. Continua a strofinarsi il corpo.  « Natsu, sono dalla tua parte  » mi dice infine. Lo sussurra in un filo di voce, dopo una lunga attesa, come se avesse soppesato le parole giste da usare milioni di volte.
 « Sei mio amico. Lo so  » . Ridacchio. Ma il viso di Gray è attraversato da un’ombra.  « Ehi. Tutto bene?  »
 « Sì, certo  » . Deglutisce e mi guarda con intensità.  « Tu e Lucy… Sappiate che io sono dalla vostra parte. Qualsiasi cosa succederà, qualsiasi scandalo si inventeranno i pettegolezzi, io sarò dalla vostra parte  » .
 
 
Passano due giorni quando succede.
Siamo in giardino. A Lucy piace prendersi cura delle piante, e malgrado le disperate insistenze della servitù –  « Mia signora, non è compito per una nobildonna!  » – lei si ostina a innaffiare e limare piante, roveti e cespugli. Il giardino del nostro palazzo è immenso, caotico ma armonioso insieme. So che a quei francesi non piacciono i nostri modelli di giardino, ma io li trovo adorabili. Almeno una cosa buona dell’essere un nobile: tutto quel verde e quella vegetazione.
 « Natsu, ti devo dire una cosa  » .
Io deglutisco. Ho deciso. Ho deciso che sarà oggi il giorno in cui dichiarerò i miei sentimenti alla ragazza che amo. No so come la prenderà, se corrisponde o meno il mio amore, se ne sarà felice o arrabbiata. Ho paura. Ma ho deciso di farmi forza e di smettere di indugiare. Aspetto questo momento da una vita intera, cavolo. Così il mio petto esplode.  « Anche io!  » Per l’agitazione, la mia voce viene fuori più disarticolata di quanto vorrei. Così tento di modulare il tono, tossisco per darmi un contegno e bofonchio:  « Anche io vorrei parlarti di una cosa  » .
 « Oh  » . Lucy è agitata.  « Ehm… Prima tu?  »
 « No, prima tu  » . Oh, per tutti i diamanti della corona, sono così felice! Cosa vorrà dirmi Lucy? E se… Cavolo! Se lei mi amasse? Se lei avesse avuto la mia stessa idea, e volesse dichiararsi a me?
La sola idea mi fa venire voglia di gridare per la gioia.
Ed è quando sono pronto per gridare tutta la forza dei mie sentimenti, ecco che arriva l’ultima persona che mi sarei aspettato: Mavis. La ragazza sta correndo come una pazza per tutto il giardino, e arranca verso di noi. Dalla sua agitazione, dalla ferocia con cui tenta di riprendere fiato e con la preoccupazione ricolma nei suoi occhi appena ci scruta, capiamo che stava correndo appositamente per cercare noi due.
 « Signorina Mavis, tutto bene?  » tento io.
Lei cerca di prendere fiato. I boccoli biondi le ricadono stanchi sul viso. Sta poggiando i palmi delle mani sulle ginocchia e il busto è piegato in avanti. Prende un grosso respiro.  « C’è una cosa che dovete sapere. È su tutti i giornali, e in questo momento tutta Londra ne starà parlando  » .
Noto che Lucy impallidisce. Prova spalancare la bocca più e più volte, ma il fiato non fuoriesce dalle labbra.
 « Gray è appena uscito insieme a Zeref. Andranno nelle edicole per richiedere l'eliminazione dei giornali che ne parlano. E Zeref ha già parlato con Gildarts. Ci darà tutto il suo supporto per fronteggiare lo scandalo  » . Gli occhi di Mavis ci studiano allarmati, ma vedo che si spostano su Lucy con timore, come se avesse paura.
 « Sono una donna anche io, Lucy. Quindi non ti preoccupare. Sono dalla tua parte. Appena lo abbiamo saputo dai pettegolezzi dei domestici, Gray ci ha spiegato bene cosa sia accaduto in realtà. Quindi sta tranquilla, non ti incolpiamo del bacio, né lasceremo che i pettegolezzi ti divorino  ». Mavis prende una pausa.  « Loki pagherà per quello che ha fatto  » .
È a quel punto che inizio a collegare i puntini dentro la mia testa. L’immagine di quell’oscenità comincia a formularsi dentro la mia mente. Lucy che voleva parlarmi di una cosa… Era visibilmente agitata. E io che pensavo fosse solo tesa perché voleva dichiarare i suoi sentimenti!
Ora che ci penso, dal giorno del ballo a casa Strauss ho notato Lucy un po’ distante. Non sapevo se fosse triste o stanca.
Ma…
“Gray ci ha spiegato bene cosa sia accaduto in realtà”. “Non ti incolpiamo del bacio”. “Loki pagherà per quello che ha fatto”.
La voce di Mavis rimbomba nella mia mente.
Sento le vene che mi stanno pulsando convulse. Le frenetiche corsie stanno per esplodere, lo sento.
Lucy piega lo sguardo verso di me. La sua espressione triste mi devasta.  « Ecco di cosa ti volevo parlare, Natsu. Perdonami, non volevo che lo scoprissi così  » .
 
 

 

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Capitolo 5
*** Lucy - Solidarietà fra donne ***


CAPITOLO 5
LUCY – SOLIDARIETÀ FRA DONNE

 
 
Un disastro. Ecco com’è la situazione. Poteva andare in mille modi diversi, ma che quel Loki si inventasse che io l’avevo baciato, sfacciatamente e in sfregio a ogni pudica decenza, di certo on me lo aspettavo.
Corro in sala: di solito è una stanza enorme e ampia, piena di finestre aperte che lasciano entrare grosse correnti di aria fredda. Adesso sembra calda e opprimente. Il signore e la signora Dragneel sono lì, ad aspettarci: Mavis ed io arranchiamo allarmante. Quanto a Natsu, quasi non ho il coraggio di guardarlo. Ma mi sforzo. Lo devo fare.
E il fatto che non riesco a decifrare la sua espressione mi raggela. Era sicura che avrei capito cosa gli passasse per la mente non appena ne avessi agganciato lo sguardo. Di solito funziona così, fra me e lui. Ma on adesso: non riesco proprio a capire cosa stia provando, né pensando.
 « Cara, Mavis avrà spiegato la situazione  » si affretta il signor Dragneel.
Solo adesso mi rendo conto di quanta paura stia provando. Se si arrabbiassero con me? Cavolo. Non voglio deluderli. Non voglio che si arrabbino con me, soprattutto pe runa cosa che non ho fatto. Cioè, sì, tecnicamente Loki ed io ci siamo baciati, ma…
 « Gray ci ha spiegato tutto. Ti proteggeremo, Lulu  » . La signora Dragneel accorre verso me, e affonda le sue mani piene di gioielli nelle mie. Sento le sue dita fresche, così piacevoli al tatto. Un tatto che conosco bene, grazie alle numerose carezze che mi ha sempre donato.
Alzo lo sguardo. La studio. Rivolgo a lei e al marito occhiate stralunate.
E mi rendo conto che, da quando sono piccola, sono i genitori migliori che potessi desiderare.
 « Ti proteggeremo. Ci proteggeremo insieme, come abbiamo sempre fatto  » asserisce il signor Dragneel.
 « E tanto per essere chiari, non c’era nemmeno bisogno che Gray ci spiegasse la situazione. Certo, il fatto che ci sia un testimone ti può senz’altro aiutare, ma in ogni caso… non avevamo dubbi. Sapevamo che non avresti mai fatto nulla di illogico  » .
Sto piangendo. Chissà da quanto tempo.
La signora Dragneel mi abbraccia. Nascondo il volto e le lacrime sulla sua spalla. La donna è calda e profumata. Mi concedo di bearmi di quell’abbraccio.
 
A pranzo ci siamo tutti. Abbiamo invitato Cana e il signor Gildarts a pranzo. E anche lady Erza, ovviamente. So che con la sua rete di conoscenze e la sua forza potrà esserci d’aiuto.
Gildarts, Natsu, i suoi genitori, Mavis e Zeref aspettano che i camerieri portino il cibo in tavola. Gray attende in piedi accanto a Natsu.
Erza mi abbraccia, e Cana propone una bella ubriacata per tirarmi su di morale.  « Birra e torta, mi piace come programma  » declama Erza. Zeref sbatte le palpebre giusto un poco, ma non ha nulla da ridire.
 « Facciamo il punto della situazione  » propone Erza. Si siede a tavola con compostezza, e alza il mento con aria di sfida.  « Quell’omuncolo la pagherà, sta tranquilla, lady Lucy  » .
Natsu borbotta qualche verso gutturale, ma non riesco a comprendere cosa abbia detto.
 « Il mio avvocato dice che potremmo provare un’azione legale  » osserva Gildarts. È enorme su quella sedia così confettata.
Scuoto la testa. So che hanno tutti voglia di aiutarmi, di sostenermi. Ma non c’è molto da fare.
Se fossi stata un uomo, sarebbe andata molto diversamente…
Ma sono una donna.
E Loki è un uomo. Che mi ha baciato.
Questo mi costringe a fare una cosa. A sposarlo.
Che io non desiderassi quel bacio poco importa. Sono una donna, non posso soltanto dire: “No, non voglio” e phuf! Ecco esaudita la mia richiesta.
 « La legge prevede soltanto una cosa. Che io lo sposi  » . Alzo lo sguardo, e penso di avere un tono più tetro di quanto io stessa mi aspettassi.
 « Non dire scemenze! Non lo permetteremo mai  » si scalda Cana. Brandisce una bottiglia di vino come se volesse gettarla a terra.
Erza fa passare il dito sul tovagliolo, assorta nelle sue riflessioni.  « Concordo. Questa ipotesi è totalmente da scartare  » .
 « Non è un’ipotesi. È la verità!  » sbotto. Cavolo. Non volevo alzare la voce. Né arrabbiarmi. Ma mi sento così frustrata. E la voce viene fuori più rabbiosa di quanto immaginassi.  « È così che funziona questa stupidissima Inghilterra!  »
Zeref impallidisce.
 « È giusto? No, ovvio che non lo è! Ma non posso farci niente!  » Non voglio. Davvero, con tutto il cuore non voglio. Ma sto gridando.
E a quel punto mi si gela il sangue. O ribolle in maniera effusiva, non saprei.  « È così, allora?  » La voce di Natsu è insolitamente trascinata e flebile. Lui non solleva lo sguardo. Non osa guardarmi. Gli occhi sono chini sul piatto pieno di cibo.  « Ti arrenderai così? Ti arrenderai a un matrimonio con quell’uomo?  »
 « IO…!  » Sono felice di essere seduta, perché altrimenti non so cosa farei. Gli darei uno schiaffo? Scapperei via piangendo? Non lo so. Ma nessuna delle due idee mi piace.  « Parli come se l’idea mi piacesse!  »
 « E allora non lo fare, dannazione!  » Questa volta, anche Natsu sta gridando. Solo allora si decide a guardarmi negli occhi. E sta piangendo.
Fino a quel momento aveva parlato molto poco. Le ultime parole che gli avevo sentito dire erano quasi state quelle pronunciate nel giardino. A proposito, chissà cosa stava per confessarmi. Ma che avesse delle lacrime custodite nelle palpebre non me lo aspettavo proprio.
 « Non ti sposare, dannazione!  » grida ancora. La voce è… implorante? Perché? E perché sta piangendo?
Vedo Gray che si strofina una mano sul viso. Erza perfino lascia il salmone che aveva agguantato con la forchetta.
 « Dobbiamo mantenere la calma  » prova la signora Dragneel. Fa scorrere uno sguardo preoccupato tra il figlio e me.
 « Forse è meglio se non ci facciamo vedere per un po’  » ipotizza Zeref, tentando di mantenere un’atmosfera calma.  « Probabilmente, se noi Dragneel non ci facciamo vedere in giro, tutti si dimenticheranno dello scandalo, e…  »
 « E invece dovrete fare il contrario  » . Erza si passa un tovagliolo sulle labbra, facendo strofinar ei lembi di tessuto con una grazia ineccepibile. Punta lo sguardo su di me, e poi su tutti gli altri componenti della famiglia.  « Che non vi facciate vedere è ciò che si aspettano le malelingue. Ma nessuno, qui, ha fatto qualcosa di sbagliato. Quindi non siete voi che dovete nascondervi. E anzi…  » Prende una pausa. Mi guarda. Annuisce. Una luce tronfia lumeggia sul suo viso scarlatto.  « Dovrete uscire, più spesso e più orgogliosi che mai. Dimostrate che siete fieri di voi  » .
 
È passata una settimana da quando è venuto tutto a galla. I primi giorni sono stati un disastro. Certo, ho deciso di seguire il consiglio della mia amica, lady Erza, ma… Se è facile pensare e architettare un piano, ben diverso è il sopportare gli sguardi di disapprovazione e di sospetto. Certo che i nobili londinesi non hanno di meglio da fare che giudicare, eh.
Ogni volta che sono uscita, in questi giorni, ho sentito sguardi di disapprovazione da parte di vecchi e megere che nemmeno conosco. Una volta ho perfino sentito due uomini adunchi borbottare:  « Che sfacciata, approcciarsi in quel modo impudico con un uomo quasi maritato  » .
Ed è così che mi ricordo di quella persona. Caspita. Come avevo fatto a non pensarci prima? Ero così occupata a sopravvivere in quella situazione che non ci avevo pensato. Natsu sta camminando al mio fianco, e lancia sguardi colmi di rimprovero a ogni vecchio che osa guardarmi male. Io gli strattono il braccio.  « Aries!  » esclamo.
 « Eh?  »
 « Ti ricordi, al ballo di casa Strauss? C’era una donna, con Loki. Lady Aries, si chiamava  » .
Natsu si ferma.  « Quel pervertito sta corteggiando una donna?  »
 « Natsu, ho bisogno di parlarle  » .
 
Un giro molto complesso di giri diplomatici mi porta nella giusta direzione. Per fortuna sono molto amica con lady Erza: lei a sua volta conosce bene lady Strauss, Mirajane, e siccome Aries era una dei suoi invitati le chiede i recapiti. Mirajane acconsente prontamente, e mi dice – Erza ed io siamo andate nel suo matronesco palazzo – che userà tutto il suo potere per risolvere la situazione.
È una donna. Noi tre possiamo contare le une sulle altre. Erza e Mirajane mi capiscono, e so che mi sosterranno.
Meno male che posso contare su questa complicità fra donne.
E così, non molto dopo mi ritrovo appollaiata su quel divano, lady Erza alla mia sinistra e lady Mirajane alla mia destra. Natsu sta occupando una sedia più scomoda di alto. Ha insistito lui per lasciare a noi tre i posti migliori. Tutte e tre occupiamo un divano molto largo e comodo, mentre lady Aries siede su una poltrona posta di fronte a noi. Fa cenno ai suoi domestici e chiede, con una gentilezza sopraffina, di portare del tè.
Non riesco a credere che una ragazza talmente gentile e delicata possa essere finita sotto il giogo di quel pervertito. Ma d’altronde, se Loki avrà saputo fingere di essere una brava persona, tutto può essere stato possibile.
 « Lady Aries, grazie di averci accolte nella sua casa  » . Procedo con i soliti convenevoli, ringraziando la nobildonna. Decido di non prendere l'argomento alla larga e di centrare subito il discorso.  « Che cosa pensi di me, lady Aries?  »
La ragazza mi guarda con candore. In quel momento arrivano i domestici, e porgono a ognuno di noi cinque una tazza di tè.
 « È questo, dunque, il motivo della visita, mia lady? Chiedere il mio punto di vista?  »
 « Certo. Per me è molto importante  » .
 « Cosa dovrei pensare? Che siamo, purtroppo, molto simili. Entrambe vittime di quell’uomo  » .
Un teso silenzio si capovolge nella sala.
 « Io mi fidavo del visconte Loki, e ho accettato con felicità, lo ammetto, con molta felicità il suo corteggiamento. Sapere che ha baciato un’altra donna… Mi perplime più di quanto si possa immaginare  » .
 « Quindi…  » Erza trattiene una smorfia.  « Quindi non credi che sia Lucy la colpevole?  »
 « Non potrei mai. In quanto donna, so bene come funziona questa società nei nostri confronti. E conosco Loki. Credere che lui sia innocente…  » Scuote la testa.   « Speravo che frequentando me potesse diventare una persona migliore… Speravo che il nostro amore potesse migliorarlo…  »
 « Tu hai confidato nel suo alto buono. Non darti colpe  » . Lady Mirajane come sempre, ha un tono vellutato e deliziosamente curato. Le sorride con affetto, come se fossero amiche di lunga data.  « Anzi, penso che sei una persona meravigliosa. Confidare nella bontà della gente è sempre più difficile… nonostante questo, tu lo hai fatto. non è mai sbagliato sperare nel lato buono delle persone  » .
 « Ha tradito te… E si è approfittato di Lucy… Non la passerà liscia  » . Con preoccupazione, vedo la mano di Natsu che si sta chiudendo a pugno.  « Non lo permetterò  » .
Lo guardo con intensità.
Pensandoci, stiamo parlando molto poco negli ultimi giorno. Non capsico cosa gli passi nella testa. Se sia arrabbiato, o triste, o altro. So solo che la comunicazione non è il nostro forte, in questo periodo.
 « Il buon costume vorrebbe che voi due vi sposaste, per “ripulire la macchia”  » continua Aries. Si morde il labbro inferiore.  « Eppure c’è un altor modo…  »
Sobbalzo. Esiste una soluzione? Esiste un modo che mi possa permettere di sottrarmi a  quella situazione?!
 « Q-quale intendi?  » si agita Natsu.
Aries prende un lungo respiro.  « Lady Lucy  » . Mi guarda con intensità.  « Se un uomo si proponesse di sposarti, ignorando la “macchia” di questa situazione: ecco come non saresti costretta a prendere il visconte Loki come tuo marito  » .
 « Ah!  » esclamo.
 « Ah  » . Natsu trascina i pugni lungo le braccia della sedia, e incrocia le braccia al petto.
 
È buio, quella sera. So che sta piovendo. Sono in camera mia. Guardo fuori dall’enorme finestra, per perdere lo sguardo lungo la pioggia che batte contro i vetri. Poi ritorno a concentrami sulla mia camera, come al solito ingombra di mobilio.
Le tappezzerie ai muri sono in stoffa, con decorazioni che attingono al mondo vegetale di colore vivido. È tutto monumentale, in quella stanza, contornato da una solennità che non mi si addice per nulla. Concordo con Natsu, quando si lamenta dell’inutile sfarzo di noi nobili; i cassettoni, il letto a baldacchino, i comodini e persino la toeletta: tutto è imponente, grande, e anche piuttosto scuro. Mi concedo un lungo sospiro, mentre levo gli occhi verso l’alto: il soffitto del letto a baldacchino è affrescato, e i tendaggi preziosi di colore pastello sono ispirati – con una forza che Zeref tanto adora – al barocco europeo.
Indugio sull’idea di coricarmi. Certo, la coltre di lenzuola è invitante, ma sono così tesa in questi giorni che sto faticando molto ad addormentarmi.
Ma accade qualcosa che non mi sarei mai aspettata. D’accordo, so che nella vita posso aspettarmi di tutto, specialmente negli ultimi tempi, con le cose assurde che si stanno avvicendando. Ma non che Erza e Cana piombino nella mia stanza in quel modo. Si scapicollano furiose, convulse, come se una mandria di cavalli fosse piombata nella mia residenza e le stesse inseguendo per tutti i corridoi.
 « Lucy, corri! Dobbiamo andare!  » mi grida Cana.
Allungo il collo verso il corridoio. Bè, nessuna mandria equina in vista.  « Ehm, ciao, anzitutto  » . Non mi sono ancora ripresa dalla sorpresa di saperle in casa mia. Con terrore, mi rendo conto che deve essere successo qualcosa di grave, se quelle due sono piombate in casa mia, senza avvisarmi, senza salutarmi, e mi stanno trascinando via.  « Che è successo?  » mi allarmo.
Erza mi getta addosso il cappotto e mi strattona per il polso.  « Non ci volevo credere. Forse, potrebbe non essere così… Li ha visti Cobra, l’amico di Racer, sai, il maggiordomo di Gerard  » .
 « Gerard sarebbe… Ah! Il visconte Fernandez, quello che ti sta corteggiando  » .
 « Comunque, questo Cobra sarebbe un ubriacone. È andato in una locanda, e… Li ha visti. Sotto il ponte  » .
 « Ha visto chi?  »
Cana si blocca.  « Erza, forse non è una buona idea. Dopotutto, avranno finito di… litigare, ormai  » .
 « D’accordo, ma conosciamo Lucy!  » Erza mi rivolge uno sguardo poreccipauto.  « Non accetterebbe che Natsu si macchi di crimini, o corra dei pericoli, per lei. Non è il tipo di donna a cui piace che degli uomini litighino per lei  » .
 « Già, dopotutto Erza ed io siamo concordi su quanto tu sia perdutamente innamorata di quel testone…  » mi avvisa Cana.
E a quel punto ho seriamente paura. Un tuffo al cuore mi paralizza. Pericolo? Crimini?!  « Che diavolo è successo a Natsu?  »
 « Lucy, lui… Ha incontrato Loki. Cobra dice che era furibondo, e…  »
Non c’è bisogno che finisca la frase. Conosco Natsu.
In realtà, avevo paura che accadesse sin dal primo istante.
E in questo momento capisco perché Erza e Cana mi stanno guardando con tutta questa preoccupazione, e perché vogliano trascinarmi lì.
Di sicuro, Natsu avrà già picchiato Loki quando sarò arrivata. Spero solo di arrivare in tempo per fermarlo prima che la situazione possa precipitare.



 

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Capitolo 6
*** Natsu - Natale ***


CAPITOLO 6
NATSU – NATALE
 

 
Adescare quel laido è stato piuttosto facile. È stato sufficiente pedinarlo per un po’ di giorni, capire i suoi orari, e appuntarmi mentalmente l’orario in cui ogni due giorni alterni va a sollazzarsi in quel bar. Attendere che uscisse fuori, mezzo ubriaco, minacciarlo con una daga e costringerlo a seguirmi in quel cunicolo buio, al riparo dall’ombra di quella lugubre palizzata, è stato rapido. Al che, ovviamente, non ho usato quella daga. No. L’ho riposta dentro la panciera. Ho sgranchito le dita.
Loki mi ha sbeffeggiato. Gli ho ordinato di ritirare la sua versione dei fatti. Di ammettere pubblicamente che non era accaduto così. Ho perfino provato a convincerlo con un bel gruzzolo di soldi. Ma a quanto pare non erano soldi sufficienti, anche se mi è sembrato attratto. Ma al suo ennesimo diniego… bè, io le ho provate tutte. Ho avviato la pratica oratoria più efficace di tutti: ho stretto e pugni, mi sono avventato e ho iniziato a picchiarlo.
Lo riconosco. La furia sta avendo la meglio su di me. Una furia bieca, ottusa: una tempesta obnubilante svuota la mia mente, e un vuoto pneumatico adesso regna sui miei impulsi. È una furia talmente efferata che riesco a percepire soltanto l’odore del sangue, quel puzzo inconfutabile, il calore del liquido che si espande sulle mie nocche, si raccoglie fra le mie dita e si sversa sul viso di Loki – oppure il processo avviene al contrario? Non so più niente. Non so come mi chiamo, in questo momento. No. So soltanto che devo farlo. Devo picchiarlo. Devo farlo soffrire.
Il pensiero del dolore che ha causato a Lucy mi muove e mi manipola, mi fa impazzire e poi mi fa esplodere.
Quanto tempo vado avanti così? Non lo so. Vedo Loki che prova a districarsi, ogni tanto mi colpisce anche lui con dei pugni, e qualche volta prova anche con dei calci ad allontanarmi; ma io sono più forte, e per essere un visconte sono un manigoldo piuttosto efferato… I miei pugni lo soverchiano, il mio accanimento ferale da predatore affamato non gli lascia scampo.
Lo sapevo.
Sapevo che sarei esploso.
Avevo tentato di controllarmi, di mantenere la calma, proprio perché sapevo che, altrimenti, la situazione sarebbe imbizzarrita fino a questo punto.
Ho provato a comportarmi per bene, fingere di essere un brava persona… Ma la verità viene sempre a galla. E il dolore non può che catalizzare ogni processo di decadimento.
Cosa è decaduto, in questo momento?
Il mio autocontrollo, ovvio.
E io?
Forse anche io…
Cosa penserebbe Lucy se mi vedesse in questo stato? Se vedesse con quale foga mi dimeno su un corpo inane…
Sono così concentrato sul sangue e sul dolore, e afflitto e addolorato, che a malapena mi accorgo che sto piangendo, mentre il sangue raggiunge il mio viso a spuzzi sempre più tracimati. E a malapena mi accorgo di Gray. Il mio amico mi afferra da dietro all’improvviso – quando diavolo è arrivato? – e mi trascina all'indietro. Io ruggisco; non mi do pace; con una gomitata violenta – perdonami, Gray – mi libero dalla presa, mi avvento di nuovo verso il basso e torno a tempestare il viso turgido di Loki. Solo allora vedo le mie mani piene di sangue, e la camicia che era di un bianco immacolato pezzata di macchie.
Delle braccia mi serrano da dietro. Non sono più le braccia muscolose di Gray, lo capisco al tatto. E sempre al tatto, capisco di chi è quella stretta: è Lucy. Deve essersi inginocchiata dietro di me, mi sta abbracciando da dietro, poggia il viso sul mio, sento il suo petto sulla mia schiena.
Mi immobilizzo all’istante.
 « Lu?  »
 « Sono io  » . La voce di Lucy è l’unico suono che riesce a fermarmi. Avverto la rabbia che mi sta pervadendo, uno tsunami che si è abbattuto e che è pronto di nuovo ad infrangersi su ogni cosa. Ma l’onda rimane in alto, ritta e fragile.  « Sono io. Con te  » .
Avviene tutto molto lentamente. Come se la vita stesse procedendo a rallentatore, capisco le cose in maniera offuscata, poi leggera, poi la verità arriva a galla e prendo un respiro tremante e chiassoso come se fossi stato sul punto di annegare. Lucy è lì. È lì, con me! E mi sta abbracciando, da dietro.
E non è sola. Gray è arrivato con lei. E c’è anche Cana, la lady degli Alberona, e… Lady Erza e lady Mirajane? Che diavolo sta succedendo?
Loki annaspa. È supino a terra, il respiro frammentato. Sangue copioso attornia la sua sagoma… Oh santo cielo, cosa…?
E a quel punto accade qualcosa che non comprendo. Mi potrei aspettare di tutto. Da lady Belserion che comincia a gridare, a Lucy che mi riempie di domande, a Loki che farfuglia. Ma non Gray che avanza e si china accanto a Loki. E gli dice quelle parole. 
 « Perdonami, Natsu. Avrei dovuto farlo tanto tempo fa. Perdonami, Lucy  » . I suoi occhi sono attraversati dal biasimo – verso se stesso, intuisco – prima di rivolgersi a Loki.  « Avevi intenzione sin dall’inizio di ritirare le accuse, non è vero?  » Dal tono in cui lo dice, non mi è chiaro se lo pensi davvero, oppure se il suo sia sarcasmo, il che dunque significherebbe una minaccia.
Loki tossisce. Si alza su gomiti. Fa un ghigno ofidico.  « Se ne avevo una mezza intenzione, adesso mi è solo passata la voglia. Io…  »
Le dita di Gray si calano verso il suo mento. Il mio amico stringe il viso di Loki, lo impugna per il mento e lo accosta a sé. Adesso i loro occhi sono costretti a puntarsi l’uno sull’altro.  « Hai una reputazione da cavaliere. Chissà come ne usciresti, se io raccontassi a tutti quanto tu abbia goduto nel mio letto  » .
La smorfia di sfida di Loki si pietrifica. Capisce che il suo interlocutore non sta vaneggiando.  « Tu… Tu…  »
 « Se pensi che io stia scherzando, chiedi a quel giornalista. Sai, Freed Justine  » .
Dove ho sentito quel nome…? Sento lady Strauss trattenere un respiro dietro di me. Ma certo, è un giornalista scandalistico famoso in tutta Londra, ed è un buono amico di Luxus Dreyar. È risaputo che gli piacciano gli uomini, e non le donne.
 « Freed non mi tradirebbe mai!  » vagheggia Loki.
 « Solo perché ti sei intrufolato nel suo letto? Non credo proprio. Al contrario, mio caro. Proprio per questo è lui che adesso si sente schifato da te. Non vede l’ora di scrivere pettegolezzi che sarebbero bene in grado, lo sappiamo, di distruggere ciò che rimane della tua falsa, buona, reputazione  » .
 « Ti rovineresti anche tu, se i nobili sapessero…  »
 « Sono pronto ad accettare qualsiasi conseguenza. Lucy e Natsu sono miei amici, questo è tutto ciò che mi interessa  » . Gray lascia, brusco, il viso di Loki e si rizza in piedi.
Con orrore capisco come Loki avrebbe continuato la frase. “Ti rovineresti anche tu, se i nobili sapessero che ti piacciono i maschi”. È questo ciò che quel bifolco pensa? Che a me possa interessare una cosa del genere?
Mi alzo in piedi, a fatica. Sento di dover replicare le stesse parole di Gray.  « Gray è mio amico, questo è tutto ciò che mi interessa  » .
 
 
È tutto finito.
Bè, meglio del previsto.
I giorni continuano a passare, ma questa volta non sono pigri e plumbei. Una scintilla sembra essersi finalmente posata sulle nostre vite.
A quanto pare, Loki ha davvero ritirato le accuse. Chi se lo immaginava che le minacce di Gray avrebbero sortito quell’effetto?
Sento l’esigenza di parlarne con lui. Mi presento personalmente nella cucina del palazzo. Orde di cuochi stanno preparando la cena per la sera, e Gray siede scomposto su una sedia all’angolo, si strofina le mani per il freddo e chiacchiera con uno dei camerieri. Quando mi vede arrivare sgrana gli occhi, assume la sua solita espressione severa – da perfetto maggiordomo del visconte – e si rizza in piedi.  « Signorino Dragneel, che ci fai in… in…  »
 « Non osare chiamare “un luogo del genere” la mia cucina  » . Fingo un’espressione offesa, poi gli butto una mano sulla spalla e scoppio a ridere. Finalmente vedo le sue spalle rilassarsi, e anche gli altri cuochi si rilassano.  « Ehi, gente, quante volte ve lo devo ripetere? Non voglio vedervi così composti e tesi con me  » .
 « Disse il visconte  » mi apostrofa Gray.
Io lo guardo. Strizzo l’occhio.  « Così dice il tuo amico  » . Poi gli faccio cenno di seguirmi e gli chiedo di poter parlare in privato.
Ci accoccoliamo in un angolo della cucina, accanto a una grossa bacinella piena di acqua. A quanto pare, qualcuno stava lavando delle patate. Le osservo.  « Allora…  » Indugio.
 « Ti chiedo scusa, Natsu  » .
 « Cosa?  » Di certo non me lo aspettavo. Sono andato lì per ringraziarlo. Delle scuse da parte sua non erano ciò che mi sarei aspettato.
 « Se solo lo avessi fatto prima, allora… Scusami. Non sapevo proprio come comportarmi. La mia inadeguatezza ha permesso a quell’uomo di portare avanti i suoi piani. Io… non ho il coraggio di guardare Lucy in faccia, dopo quello che le ho fatto  » .
Non mi piace parlare per mezzo di filtri. Così gli mollo direttamente un pugno sulla testa.
 « Ahio!  »
 « Meriteresti di più  » . Sbuffo e intreccio le braccia al petto.  « Gray, mi hai salvato. Ci hai salvato  » specifico, pensando a Lucy.  « Sono venuto qui per dirti grazie. E in realtà…  » Ok, non mi piace parlare con filtri. Ma non so come trovare le parole giuste. Non vorrei ferirlo, o essere indelicato.
Gray mi osserva.
Io svuoto il sacco.  « Sono io a doverti chiedere scusa. Sono tuo amico, e ho sempre dato per scontato che ti piacessero le donne  » .
Le guance di Gray si colorano.  « Oh, per il bene della corona, io…  »
 « Perché diavolo non me lo avevi detto?  » gli dico, in un tono scherzoso. Gli strizzo di nuovo l’occhio e gli do un pugno sul petto.  « Se ti piacciono gli uomini, farò in modo di far lavorare come camerieri in questo palazzo gli uomini più belli di tutta Londra. Oh, e ti posso lasciare la mia camera, se hai voglia di…  »
 « Brutto stupido  » si lascia andare lui. Mi tira un pugno. Scoppiamo tutti e due a ridere.
 
I giorni scivolano allegri. Lady Belserion e lady Strauss stanno diventando assidue frequentatrici di questa casa, e la loro presenza pare divertire molto Lucy. Ormai anche Gray ed io ci stiamo abituando a quelle due, oltre ovviamente a Cana, lady Alberona.
Ho sempre detestato andare ai balli e a queste cerimonie tipiche dell’alta società, ma se significa andare con tutti loro… Per la prima volta, quando lady Alberona organizza un ballo nella sua residenza, sento che non mi dispiace parteciparvi.
È Cana stessa a intimare a Gray di evitare di non presentarsi avanzando la scusa di “sono solo un maggiordomo”.
Gli sopiti sono la solita masnada di  nobili. I cibi sfiziosi e squisiti. Riconosco il visconte Luxus, che invita Mirajane al ballo, e il giornalista Freed Justine svolazzare fra i dolci.
 « Quei due? Secondo me finiranno insieme  » Lucy indica una giovane nobile, molto esile. Sta chiacchierando con un ragazzo che, al confronto, pare un omone, seppur giovane.
Sorseggio dello champagne, Gray e Lucy sono al mio fianco.  « Se non mi sbaglio è lady McGraden  » ragiona Gray, studiando la nobile.
 « Lady Levy. È una persona adorabile  » conferma Lucy. Indica il ragazzone con cui sta ridendo.  « Il signor Redfox… Non lo conosco bene, non so che tipo di persona sia  » .
 « Bello  » . Gray fa un sorriso. Si guarda intorno.  « Ah, ci sono un sacco di bei ragazzi in giro… Che gola  » .
Lucy ridacchia. Ed è allora che mi rendo conto che non è affatto stupita.  « Tu lo sapevi?  » Guardo Lucy con gli occhi sgranati.
Lei ridimensiona.  « Gray ed io siamo amici da quando siamo piccoli, perché questa sorpresa?  »
 « Allora l’unico idiota così ottuso da non capirlo ero io  » .
 « Vero, sei un idiota  » conferma Gray. Poi fa un sorriso dritto.  « Pensa che generosi, ti accettiamo anche così  » .
 « Oh, grandioso  » . Mi schiarisco la gola.  « Gray, sono davvero felice. Da quando hai ammesso che ti piacciono gli uomini ti vedo molto più… felice. Sereno, penso  » .
 « Già  » . Lui prende un grosso respiro. Sento che il suo fiato sta tremando. Non ne capisco il motivo, ma vedo che lui e Lucy si stanno guardando intensamente. Lucy fa un cenno caloroso con lo sguardo. Lo sta incitando. Sembra comunicargli con il sorriso: “Sono dalla tua parte”.
E Gray risponde al suo sorriso. Annuisce in risposta. E d’un tratto mi osserva.
 « Natsu  » .
 « Sì, bè, è così che mi chiamo  » .
 « È vero, mi piacciono gli uomini. Ma non solo  » .
Mi limito ad aggrottare la fronte.
 « Mi piaci tu. Tantissimo  » . 
Lascio andare il calice di vetro con cui stavo giocherellando. Lo poggio sul tavolo e così decido di concentrarmi solo su Gray.
Ci guardiamo a lungo.
 « Ed è per questo che amo la tua felicità. La vostra felicità  » si corregge, e oltre a guardare me, noto che sta studiando anche Lucy. Fra di loro intercorre un vivace gioco di sguardi. Cosa si staranno comunicando?
 « Gray, io…  » Deglutisco. Non so cosa dire. Non vorrei mai ferirlo.  « Cavolo. Grazie  » . Poi il significato delle sue parole mi raggiunge: “Amo la tua felicità, la vostra felicità” ha detto.
Sento le mie guance che arrossiscono.
Gray mi dà una pacca sulla spalla.  « È tempo per voi due che siate sinceri  » .
Il violino annuncia l’inizio di un nuovo ballo.
Conto quattro musicisti: uno geloso del suo pianoforte, uno suona la cornetta, poi ecco il violino e infine il violoncello.
Vedo il mio maggiordomo che si ritira in disparte. Mi sorride. Sta ondeggiando il mento, come se mi stesse spronando a prendere la mia decisione.
Sono ancora troppo sbalordito da ciò che mi ha appena detto, e so che dopo il ballo vorremo riprendere l’argomento. Per lo meno, voglio ringraziarlo per la sincerità. Per il momento, tuttavia, capisco cos’è che Gray sta cercando di indurmi a fare.
 « Ehm… Che ne pensi se accontentiamo questa massa di nobili e facciamo un ballo?  » Guardo Lucy e arrossisco. Bravo, Natsu. Era la tua occasione per dire qualcosa di romantico e l’hai sprecata.
Ma Lucy apprezza la mia schiettezza. Ridacchia, mi dà la mano e ci dirigiamo verso il centro della sala.
Gli archi intonano la melodia più bella che io abbia mai udito. O forse, è il fatto di condividere quell’ascolto con Lucy che la rende così preziosa. 
 « Sei bellissima, questa sera  » .
 « Grazie  » .
 « Cioè, non solo questa sera, ovviamente. Intendo, sei sempre…  »
 « Negli ultimi tempi ci siamo parlati poco  » .
Ahia. Avevo paura di quell’argomento.
 « Natsu, ho bisogno di sapere una cosa. Sei per caso arrabbiato con me, per quello che è successo con Loki?  »
 « COSA?  » Sono così orripilato dall’idea che mi blocco. Ma quell’idiota di signor Redfox mi sbatte addosso e grugnisce. Decido di riprendere la danza.  « Mia lady, ti ho dato questa impressione? Non credevo che…  »
 « Eppure sei stato mogio, in questi giorni  » .
 « Ero addolorato!  »
 « Prego?  »
 « Come avrei dovuto sentirmi, al pensiero del dolore che tu stavi provando?  »
 « Io pensavo che... Scusami, sono una tonta. Credevo fossi arrabbiato con me  » .
 « Come potrei mai? Sei… sei la luce più preziosa di tutta la mia vita. Ero terrorizzato al pensiero che quella luce potesse spegnersi, o affievolirsi…  »
 « Pensi questo di me?  »
Ancora una volta, la osservo a lungo. Non potrei mai stancarmi di farlo. Indossa guanti fini, di un rosa pallido e piccolissimi: sono di una taglia più piccola della sua in modo tale da adattarsi perfettamente alla mano, ma sottolineandone anche fragilità e grazia – questo è ciò che vuole la società, ma associare il concetto di “fragilità” a Lucy è talmente fuori luogo che mi fa ridere.
 « Penso che sei meravigliosa. Così meravigliosa che… Lucy, c’è una parte di me che vorrebbe che tu danzassi con qualche altro uomo. Magari un nobile molto ricco, molto gentile, una bravissima persona. Qualcuno che possa sposarti, e trattarti come una regina. Come meriti  » .
Lady Strauss e la sua famiglia hanno allestito un magnifico abete, in occasione del Natale. Un albero giganteggia nella sala, fornendo agli invitati giochi incessanti di luci e dardi sfavillanti di colore.
 « Io non voglio essere una regina. Voglio solo… essere sincera  » replica Lucy. I nostri petti premono l’uno sull'altro.  « Hai detto che “una parte di te” vuole questo. E l’altra parte di te?  »
 « Sono un poppante egoista  » .
 « Perché?  »
 « Perché voglio esserci io, con te. Vorrei essere io quell’uomo così fortunato che può danzare con te, passare il pomeriggio con te e alla fine sposarti  » .
Le nostre gambe si muovono frenetiche. La musica della danza ci trascina in mulinelli e ritmi armoniosi.
 « Perdonami. Ho esagerato. Siamo fratello e sorella, secondo la società. Noi…  »
 « Natsu, quando mai ti è interessato dell'opinione altrui?  » Le labbra di Lucy sono alzate nel sorriso più lucente e commosso del mondo. La sua voce è calda e irremovibile.  « A me di certo non interessa  » .
 « Bene  » . Sorrido. Assorbo con molta calma il significato ultimo delle sue parole.  « Cosa?  » dico dopo un sacco di rotazioni e volteggi.
 « Sei un caotico, e impulsivo, e testardo, bambino  » scherza Lucy.  « E la persona più gentile e generosa che io conosca. Il tuo amore mi ha salvata, Natsu  » .
Avverto con improvvisa nitidezza il mio braccio posarsi sul suo corpo.  « Sei tu che mi ha salvata, Lu. Senza di te, sarei solo un rampollo idiota  » . Deglutisco.  « Grazie per aver portato luce nella mia vita  » .
Bastava questo. Era sufficiente dire ad alta voce che non ci interessava. Sincerarsi a vicenda che a nessuno dei due importasse ciò che la società o gli atti pubblici pensassero di noi. Era sufficiente questo a spazzare via le nostre difese.
Avvicino il mio capo a Lucy. Aspetto, per darle tutto il tempo di allontanarsi. Le sto chiedendo il permesso.
Lei non allontana il capo. Permesso concordato.
Poggio le mie labbra sulle sue. Ed è in quel momento che ogni cosa scompare. La sala, il banchetto, la danza. Le persone. La società. Tutto. Ogni cosa diventa polvere. Ciò che conta, adesso, è soltanto Lucy. Ci baciamo a lungo.
 
Quando torniamo a casa, il flusso della magia sta ormai governando i nostri corpi.
È come se fosse esplosa tutta insieme, l’energia e l’adrenalina di un amore tropo a lungo sopito, troppo a lungo tenuto nascosto.
Non riusciamo a smettere di chiacchierare, Lucy ed io. Della festa, del banchetto, degli invitati. Non riusciamo a smettere di baciarci. Le sue labbra mi cercano, mi studiano, mi sorvolano. Io le accolgo, le bramo, le invito.
Un abete pieno di luci troneggia nella sala di ingresso, appena entrati in casa. Ci osserva mentre lasciamo che le nostre mani si incontrino e si strattonino a vicenda l’una sull'altra. Sgattaioliamo di sopra, per le scale. Ci rifugiamo in camera mia.
Non so quando accade. Non ho ho una ferma idea, perché sono troppo occupato a baciare Lucy. So solo che a un certo punto sto strattonando i lembi delle maia camicia, sto tirando via la mia dannata cravatta.
Sento le sue mani sulla mia pelle, mentre mi fa strofinare le dita lungo gli addominali. Le sue dite accorrono frenetiche sui bottoni della mia camicia e riescono finalmente a spezzare l’intreccio. Getto la camicia a terra, e rimango a torso nudo. Lucy mi osserva, studia il mio fisico, poi afferra le mie mani e con cautela le porta al suo petto. Lo fa lentamente, come per chiedermi il permesso. Glielo concedo. La ringrazio. E le mia dita si ritrovano ad assaporare il tatto del suo petto. Caccio un gemito. Non volevo. Io e Lucy ci guardiamo con gli occhi sgranati, e scoppiamo a ridere. Da qual momento i gemiti e gli affanni sono più frequenti, mentre lei mi cala i pantaloni o io l’aiuto a sfilarsi quegli immensi strati di gonna che la frenano.
È imbarazzante e frenetico allo stesso tempo rimanere nudi l’uno di fronte all’altro.
Ridiamo molto, e ci baciamo tantissimo. Il mio letto diventa la coltre di lenzuola più comoda del mondo, quando io mi sdraio da sopra, divaricando le gambe e tremante per l’ansia e felice per la febbrile attesa. Vedo gli occhi di Lucy rivolgermi uno sguardo carico di desiderio, colmo di attesa. Sta studiando le mie nudità, e io le sue, inevitabilmente. Poi la ragazza sguscia sopra di me, l’avverto così nuda e bellissima sopra di me. Si siede sul mio bacino. Ci osserviamo a lungo.
Poi si china su di me. Ci baciamo diverse volte.
È la notte più bella della mia vita. Finalmente entrambi possiamo comunicare a gran voce tutto l’amore che proviamo l’uno verso l’altro.
 
 
 
 





Angolo dell'autore

Ed eccoci arrivati all'ultimo capitolo. Si conclude così questa piccola fanfiction. 
Sono davvero contento di aver approfittato del Natale per concedermi questo momento con la scrittura, è stata una coccola che mi ha accompagnato in questo mese. 
Inoltre, sono estremamente affezionato ai personaggi di Fairy Tail, essendo un manga che mi ha accompagnato per tutta la mia adolescenza. Quindi immaginare trame con loro mi fa fare un tuffo nel passato. È un'emozione strana, di nostalgia e affetto. E gratitudine, verso Mashima sensei, per averci donato queste emozioni.
Grazie a chi ha voluto leggere questa storia! Ditemi pure, se volete, cosa ne pensate.
Vi ricordo che la genesi di questa fanfiction è stato un contest, sul gruppo Facebook "Fairy Tail & Edens Zero Italian Fan Group", e io ho avuto il piacere di essere il Secret Santa di AlexiaLil Efp. Spero davvero che ti sia piaciuta questa lettura. È stato un piacere pensare a un "dono" per te!
Buon Natale a tutti e tutte! <3 


 

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