L'ombra del silenzio

di Mai Valentine
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Incontri ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


PROLOGO 
 
Passi svelti e decisi rimbombavano tra i corridoi silenziosi della reggia. Un cielo plumbeo si rifletteva sui vetri delle grandi finestre minacciando tempesta. Solo poche ore prima era nel suo ufficio della guardia cittadina per prepararsi alla ronda quando un messo reale si era precipitato, senza bussare, nella sua stanza e le aveva consegnato una missiva urgente da parte della regina che richiedeva con delicata impazienza il suo ritorno a corte. Oscar in un primo momento aveva rifiutato ma il messo aveva insistito: era una richiesta esplicita della sovrana di Francia. Il comandante a malincuore aveva dovuto lasciare i suoi uomini per dirigersi a Versailles in una giornata in cui si minacciavano tumulti per tutte le vie di Parigi. Tuttavia, per l’affetto che provava ancora per Maria Antonietta aveva deciso di presenziare a corte. Prima di entrare nelle stanze privata della sovrana si annunciò e subito fu fatta accomodare. Maria Antonietta sorrise nel vedere il comandante. Oscar notò quanto il volto della sua sovrana fosse diverso dalla bambina spensierata che aveva conosciuto, portava sul viso i segni di profonde inquietudini. Il comandante si inginocchiò. La sovrana le fece segno di alzarsi, tra loro non c’era necessità di tale formalità. «Maestà per quale motivo avete richiesto la mia presenza a corte?» chiese Oscar ignorando il protocollo. Maria Antonietta sospirò e le porse una missiva. Il comandante lesse tutto d’un fiato. Era incredula. «A quanto pare dalle prigioni del regno di Napoli è fuggito un pericoloso bandito, sobillatore di masse e assassino. È in Francia da qualche tempo» disse Maria Antonietta. «Chiedono la nostra collaborazione per la cattura e domani giungerà a Parigi un famoso comandante da Napoli che coordinerà l’operazione» concluse Girodelle giunto nella stanza. Oscar sospirò affranta, di tutte le preoccupazioni che avevano pensò che fare da balia a un condottiero straniero sarebbe stata la peggiore. «Girodelle perché non ve ne occupate voi?» domandò Oscar. Girodelle ridacchiò «perché questo bandito si nasconde tra le strade di Parigi che sono sotto la vostra autorità, comandante». Oscar annuì rassegnata, chiedendo di congedarsi per poter tornare dai suoi uomini. La regina acconsentì a malincuore, si guardarono per un attimo, poi Oscar lasciò la reggia.
***

Nel tardo pomeriggio il comandante radunò i suoi uomini, alcuni soldati erano bagnati per la pioggia, altri erano appena arrivati per il cambio e André la scrutava da lontano. Sì sentì al sicuro sotto il suo sguardo vigile. Facendosi forza comunicò che l’indomani mattina sarebbe arrivato un capitano dal regno di Napoli per catturare un pericoloso criminale, fuggito dalle coste italiche per arrivare in Francia, con l’aiuto e il supporto della guardia cittadina di Parigi. Spiegò anche che non ci sarebbe stata nessuna variazione nelle ronde ma avrebbero dovuto tenere gli occhi ben aperti. Si elevarono brusii e mormorii. Alain si fece avanti «ma comandante quei damerini della guardia reale non potevano occuparsene loro? Qui siamo già carichi di lavoro e il salario è sempre lo stesso». Si sollevarono applausi di consenso e approvazione. Oscar fu costretta a tacere i suoi soldati, anche se ne condivideva il pensiero. «Domani accoglieremo il capitano straniero, chiedo ordine e disciplina. Potete andare». Gli uomini ruppero le righe borbottando, rimase solo André che accorciò la distanza tra loro. Oscar con lo sguardo rivolto verso la finestra osservava la pioggia battere costantemente sul selciato. André le sfiorò la mano. Il capitano ricambiò il gesto, lasciandosi cullare da quel tocco caldo e gentile. «Andrà tutto bene, Oscar» disse l’uomo. Il comandante annuì trovando conforto nelle iridi verdi di André «sì, andrà tutto bene».

*** Il capitano Ferdinando Giuseppe Maria Soriano accompagnato da due attendenti e una cameriera studiava sul suo destriero le strade di campagna di Parigi. La carrozza aveva dovuto fermarsi prima di entrare in città per far bere i cavalli ormai stanchi. Il capitano pensò che potevano perdere un po’ di tempo, il loro arrivo era previsto per domani in tarda mattinata. Diede ordine ai suoi attendenti di trovare un albergo per la notte, avevano bisogno tutti di riposare dopo il lungo viaggio. Rimasto solo si avvicinò alla finestra della carrozza rivolgendosi alla cameriera dai capelli neri e dagli occhi celesti. Le sfiorò il viso. «Siamo arrivati a Parigi, presto potrai riposare Angelica» disse con parole dolci.
Angelica sorrise abbassando lo sguardo. Furono costretti a separarsi di scatto: i due attendenti non ci avevano messo molto a trovare un piccolo alberghetto nelle vicinanze che ospitasse tre uomini e una donna. Il capitano diede l’ordine di ripartire. Domani mattina avrebbe incontrato Oscar François de Jarjayes, finalmente conosceva la donna soldato di cui tutta Europa parlava e sperò di non rimanerne deluso. 
***

Nel cuore di Parigi, tra i vicoli stretti, una candela illuminava per un quarto una stanza in penombra. Bussarono alla porta tre volte. Guardingo l’uomo si alzò dalla sedia e sbirciò dall’occhiolino, di fretta girò la chiave nella serratura e tirò all’interno la figura incappucciata. La persona misteriosa entrò in casa, abbandonando il pastrano zuppo d’acqua sulla cappelliera sotto i brontolii dell’altro, prendendo posto vicino al camino. L’uomo si sfregò le mani ansioso. «E’ appena arrivato a Parigi, per questa notte sono alloggiati presso una locanda sulla strada per Versailles» disse chiedendo da bere. «Bene, bene» disse l’uomo versando vino al suo ospite. «Io non sarei così contento. Collaborerà con la guardia metropolitana e il comandante Oscar non è uno sbarbatello alla prima esperienza. Bisognerà agire con cautela» rispose sorseggiando. «Non ti preoccupare, so come trattare con i mezzi uomini». L’altro alzò le spalle attendendo con ansia l’incontro tra il comandate francese e il capitano italiano, come un abile burattinaio avrebbe tirato i fili della storia. Non le importava di Oscar ma se si fosse messa troppo in mezzo non avrebbe esitato a ucciderla, il suo piano prima di tutto: infondo, aveva già ricevuto un lauto compenso e sarebbe stato disonorevole non rispettare gli accordi. Rise nel silenzio della casa e della notte facendo rabbrividire il suo compagno, pensava a un futuro meraviglioso, colmo di ricchezze. Nessuno poteva intromettersi sulla sua strada, neanche il comandante De Jarjayes.

Angolo Autrice: Buonasera e buon fine anno. Ho deciso di provare a pubblicare una long di qualche capitolo. La trama cercherà do seguire a larghe misure quella della storia originale ma ovviamente farò degli adattamenti e in più il rapporto tra Oscar e André sarà più esplicito già dai primi capitoli. Diamo una gioia ai nostri beniamini, no? Spero che questo prologo vi piaccia e a presto, Mai Valentine. P.S: tutti i personaggi nuovi sono inventati.

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Capitolo 2
*** Incontri ***


Capitolo.I

Incontri


 
Il sole splendeva sulla capitale dopo la terribile pioggia del giorno precedente. Il capitano Soriano all’alba era già sveglio, rileggeva e studiava il programma della mattinata che aveva stilato il giorno prima. Sorseggiava il caffè con calma godendosi la compagnia di Angelica che gli dormiva accanto. Bussarono alla porta. Il capitano infastidito andò ad aprire: un cameriere gli consegnò una lettera. Ferdinando la girò e rigirò tra le mani, non c’era scritto molto solo la via della sua nuova casa, dove avrebbe alloggiato con la servitù. Una seconda lettera cadde in terra, la raccolse, portava la firma di L.V. E. Il capitano ne lesse il contenuto, poi la stropicciò e gettò nel camino. La sua futura moglie si auto invitava a trascorrere qualche giorno a Parigi, come se lui non fosse impegnato in una importante missione. Angelica l’abbracciò cogliendolo di sorpresa, si rilassò sotto quel tocco gentile.
«Visto che sei sveglia è tempo che io mi prepari». «Non potresti dedicarmi ancora qualche minuto?» domandò Angelica con voce assonnata. Il capitano emise un lungo sospiro «è troppo pericoloso, sai bene che nessuno deve vederci neanche Fabio e Luigi, per quanto mi fidi di loro. Qui tutto può avere orecchie e occhi» disse voltandosi verso di lei e abbracciandola. La giovane annuì rassegnata separandosi dal capitano. Soriano lasciando a malincuore la donna si diresse nella sua stanza ma prima di aprire la porta si fermò. Due voci ben distinte parlavano tra loro, cercavano qualcosa e pensavano che fosse così stupido da lasciare un oggetto prezioso in una camera vuota, alla mercé di tutti. Sorrise, almeno erano più sciocchi di quanto pensasse. Girò il pomello convinto di beccarli sul fatto ma quando entrò non trovò nessuno, solo la camera a soqquadro. I due ladri avevano rovistato ovunque, senza successo. Meglio così, pensò e come se nulla lo tangesse decise di rispettare il programma prestabilito: per prima cosa si lavò con l’acqua fredda del catino, poi si vestì indossando la divisa, pettinandosi alla svelta passando le mani tra i capelli e si guardò allo specchio compiacendosi della sua figura. Non voleva presentarsi troppo in disordine dinnanzi al comandante, considerando il fatto che ella fosse pur sempre una donna, con indosso l’uniforme. Una vota esplicate le formalità come il pagamento dell’alloggio, lasciò solo il tempo di far terminare ai suoi domestici la colazione. Ripartirono secondo la tabella di marcia abbandonando la carrozza e i bagagli alla locanda.
 
 ***  

Oscar sobbalzò. Il cuore le batteva nel petto come un tamburo, madida di sudore. Un incubo. Era stato un incubo. La caserma bruciare, i suoi uomini fucilati e André condannato a morte, era stato solo un brutto incubo. Vide la porta della stanza aprirsi e André entrare in punta di piedi. Si guardarono per un istante e Oscar si coprì leggermente con le lenzuola. L’uomo prese posto accanto al comandante accarezzandole il viso baciandola. Oscar si lasciò andare scivolando nuovamente sul morbido materasso. André delicatamente scostò le lenzuola ammirando il corpo della donna che tanto amava, stringendola a sé. Oscar si rilassò nell’auscultare il cuore dell’uomo ma a rompere la pace fu il canto del gallo. André si allontanò di colpo per paura che qualcuno potesse vederli.
«Credo che sia tempo di prepararsi» disse sorridendo. Oscar viola per l’imbarazzo annuì coprendosi nuovamente. Il soldato le baciò la fronte «ti aspetto fuori, magari c’è la cioccolata calda per colazione» disse fischiettando lasciando il tempo e l’intimità al suo comandante di vestirsi. Oscar osservò l’uniforme posata sulla poltrona: era tempo di indossare la sua seconda pelle.
A colazione Oscar e André si scambiarono solo sguardi fugaci, sfiorandosi di tanto in tanto le mani. La nonna che servì la colazione li osservò bene, era quasi inusuale tra loro quel silenzio. Tossì richiamando l’attenzione «Quindi è vero che incontrerai il capitano italiano? Chissà se sarà un bel giovane, magari adatto alla mia Oscar» disse punzecchiando il nipote che per poco non si soffocò con la cioccolata, Oscar rise. «Cos’è quello sguardo André? Vuoi che la nostra Oscar non si sposi mai?». «Non preoccuparti Nanny cara, magari un giorno mi sposo davvero» disse Oscar portando alla bocca la tazza con lo sguardo fisso su André. L’uomo si alzò dal tavolo «e quando accadrà alla nonna verrà un colpo e noi saremo pronti a farle il miglior funerale di sempre». La nonna paonazza rincorse il nipote inveendo contro di lui. Oscar ringraziò l’anziana domestica per la colazione e seguì André che aveva già sellato e preparato i cavalli, partirono al galoppo sotto lo sguardo vigile e triste della nonna che pregò per loro.
 
***  

Il capitano Soriano si presentò al cancello della caserma puntuale. Il colonnello diede l’ordine ai suoi uomini di aprire l’inferriata dopo aver letto la lettera di presentazione. Accertatosi dell’identità dell’uomo D’Agoult lo condusse all’interno della caserma chiedendo al capitano di far attendere i suoi servitori fuori dalle mura dell’alloggiamento. Soriano fu costretto a obbedire all’ordine implicito. Durante il percorso incontrò diversi soldati della guardia metropolitana, dai volti rozzi e duri, che sputavano in terra al suo passaggio. Il colonello gli lasciò visitare gli alloggi: avevano deciso di accoglierlo nel peggiore dei modi possibili, con carte da gioco sparse sui letti in disordine e alcuni di loro erano nudi. Il colonello chiese i nomi dei responsabili dell’insubordinazione ma nessuno si presentò. «Non ho tempo da perdere qui, voglio vedere il vostro comandante». D’Agoult guardò torvo i suoi uomini e condusse il capitano dal comandante. Oscar era seduta alla scrivania, firmava i rapporti della sera precedente mentre Alain in compagnia di André gli faceva rapporto. Bussarono alla porta. Il colonnello annunciò Soriano. Il comandante diede l’ordine di farlo accomodare. Soriano si presentò col suo nome, il suo grado e l’ordine militare a cui apparteneva. Oscar rispose allo stesso modo porgendogli la mano. Si scrutarono. Oscar capì in un colpo d’occhio che quell’uomo non era un damerino come aveva creduto, dal modo in cui si muoveva e da come la fissava negli occhi senza distogliere lo sguardo neanche per un istante aveva capito che nulla lo intimoriva, neanche la sua fama. Soriano dall’altro lato osservava la donna e anche lui comprese che chi aveva di fronte non era un incapace. Era bastato uno sguardo per studiarsi e intendere le capacità dell’uno e dell’altra.
«Penso che sappiate già il motivo per cui io sia qui tuttavia – indicando i due uomini alle sue spalle – chiedo  un colloquio privato solo con voi, comandante».
Oscar rispose: «quello che mi dovete dire potete dirlo anche davanti ai miei uomini».
Il capitano replicò con un finto sorriso. «Bene, la caserma è vostra, regole vostre – si sedette incrociando le gambe – in realtà ciò che vi è stato detto non è tutto: l’uomo che cerchiamo fa parte di una pericolosa setta chiamata Rota Sacra che cerca di spodestare i sovrani di tutta Europa in modo molto particolare» prese fiato per suscitare interesse.
Oscar gli fece segno di proseguire.
Soriano guardò a destra e a sinistra come per accertarsi che nessuno lo stesse ascoltando a parte i presenti: «con riti esoterici e mistici».
«In che senso?» domandò il comandante.
Il capitano fece schioccare la lingua «nel senso che assassinano donne, vergini, per evocare dei demoni, convinti che con il loro aiuto possano così ristabilire l’ordine dell’uomo senza padroni» calò il silenzio. «Ovviamente, è tutto un piano per uccidere impunemente, per creare scompiglio e fare ciò che vogliono per mettere sul trono chi più gli aggrada per farlo puoi fuori allo stesso modo con cui l’hanno scelto ma – fece una seconda pausa - se qualcuno crede ai fantasmi magari troverà vera questa storia». Oscar era sempre più confusa. Dovevano mettere sotto sopra la capitale per  cercare degli uomini che agivano col favore delle tenebre, che ammazzavano donne per evocare entità soprannaturali con riti esoterici e Parigi era la città perfetta dove nascondersi e compiere i più atroci misfatti.
«Per questo hanno scelto Parigi» disse André. Soriano annuì «bravo il vostro soldato, ha fatto i compiti». Oscar ignorò l’offesa rivolta al suo uomo, seppur infastidita chiese: «hanno un segno distintivo?»
«Sì, una ruota a otto raggi, un marchio a fuoco impossibile da non riconoscere ma difficile da vedere: possono tatuarlo ovunque e si muovono solo di notte, meno siamo a conoscere questa faccenda è meglio è. Sarete costretta a mentire ai vostri soldati» rispose l’italiano. Oscar pensò per un attimo non gli piaceva per niente tutta quella assurda situazione. Mentire poi ai suoi uomini, che assurdità e come se Soriano le leggesse nel pensiero disse: «ne va della loro vita». Il comandante sospirò. «Inizieremo le ricerche questa notte. La prima ronda la faremo io e voi  e ci alterneremo con i soldati qui presenti». Soriano accettò. Oscar congedò Alain e André.
«Prima di andar via i miei servitori potranno entrare e uscire dalla caserma quando vorranno e tra loro c’è una donna, chiedo che i vostri uomini si comportino con un certo rispetto».
Oscar alzò le spalle « è una caserma non una sala da tè» rispose.
Soriano si leccò le labbra divertito «come mi aspettavo – ticchettò le mani sulla porta – un’ultima cosa: vi devo ringraziare per aver salvato la cugina della mia futura sposa qualche tempo fa». Oscar inarcò e sopracciglia non capendo. «Poiché siamo intimi amici da molti anni Adelaide mi ha scritto una lettera dicendo che un comandante gentile ha salvato la vita a lei e alla sua amica, Madelaine». Il comandante sgranò gli occhi «stanno bene?» chiese con sincerità ricordando l’accaduto.
«Sì, ho fatto in modo che giungessero in Italia sane e salve, ho dato loro una casa e dei sostentamenti per vivere visto che Adelaide è anche in dolce attesa» disse stimolando, come sperato, interesse nel capitano francese. «Due donne non possono mettere al mondo un figlio ma sembra che il maresciallo per accelerare i tempi del matrimonio abbia concesso prima del previsto la figlia al futuro sposo che mi ha poi sfidato a duello appena giunto a conoscenza di tutto. La cifra pattuita era molto alta e quindi l’onesto sposo la reclamava a gran voce, ovviamente il denaro non Adelaide. Lo sposo non è più un problema. A breve vi restituirò la cifra che avete generosamente prestato».
Oscar rimase senza parole. Soriano era davvero un uomo particolare che non perdeva tempo e agiva.
«Comandante io non ho remore nell’uccidere, spero che anche per voi sia lo stesso. Vi conviene riposare, ci vedremo alle 22 in punto».
Oscar rimase sola. Un colpo violento di tosse la sorprese. Sangue. Si gettò sulla sedia e chiamò il colonnello D’Agoult al quale raccontò ogni cosa. «Fate attenzione comandante, qui tutto è strano e anche gli amici possono diventare nemici. Vada a casa e si riposi, basto io per oggi qui».
Oscar ringraziò l’uomo ma rifiutò l’offerta. Aveva del lavoro da svolgere. Guardò l’ora sul grande orologio da parate mancavano circa 10 ore all’appuntamento.
 *** 

Nella casa nei vicoli ogni luce era spenta. Tutti dormivano. Tranne un uomo. Angelo Della Rovere Marturano che scriveva e segnava ogni luogo della città su una mappa con inchiostro fantasma. Su un altro foglio i nomi delle giovani ragazze delle famiglie nobiliari ancora nubili. Si affacciò alla finestra scostando leggermente le tende per guardare i passanti, si appiattì al muro aveva visto passare il capitano. Una voce lo fece sobbalzare «sembra che il bel Soriano abbia preso casa vicino alla nostra» disse. Angelo prese la bottiglia di vino e bevve l’ultimo goccio. «E’ finita» disse l’altro. «Benedict sei uno stronzo». Benedict gli fece segno di no con l’indice «mio caro io sono il migliore» e baciò Angelo sulle labbra che lo scostò spingendolo lontano. «Sei un noioso moralista. Esco, vado da Saint Just, sono più interessanti di te questi rivoluzionari. Ci vediamo alle 22, sii puntuale e non pensare troppo alla tua Angelica o sarai stanco per questa sera» uscì ridendo. Angelo batté il pugno sul tavolo. Odiava Benedict ma tra i francesi era davvero il migliore e conosceva bene ogni strada, vicolo e anfratto di Parigi. Prese l’orologio da taschino e lesse l’ora: mancavano solo 10 ore al primo  omicidio francese.

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