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di Akane
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Introduzione ***
Capitolo 2: *** Chiarimenti ***



Capitolo 1
*** Introduzione ***


similarità1

NOTE: inizia una nuova serie di fic su Zoro e, questa volta, un altro partner. Non so se lo sanno già tutti, ma io adoro la ZoLu, tuttavia nell’alleanza con Law mi sono presa molto da lui ed ho iniziato poi a vederlo benissimo con Zoro. A quel punto ho deciso di creare qualcosa su di loro cambiando dal solito filone di cui ho sempre scritto. 
Qua Zoro e Rufy non stanno insieme, ma Zoro lo ama solo che ritiene non sia il caso di mescolare i ruoli e soprattutto non vuole distrarre il proprio Capitano dalla sua missione personale che è più importante di chiunque altro. Così in questa fase delicata della sua vita, Zoro si intreccia con Law il quale è a sua volta in un complicato momento di cambiamento profondo e sarà grazie a lui che riuscirà a scoprire il nuovo sé stesso e liberarsi, così come Corazon desiderava tanto salvandogli la vita al costo della sua. Questa però è la trama generale della serie che conta 8 fanfic, alcune più lunghe, altre più corte, qualcuna con qualche capitolo (tutte già scritte). Diciamo che vedrete tante scene di sesso perché non riuscivo proprio a farne a meno, ma c’è anche la trama al di là del sesso (favoloso) fra Zoro e Law. Ognuno insomma ha la sua maturazione, il suo percorso da compiere, un processo di liberazione da eseguire e loro, così simili, si aiuteranno a vicenda. 
In questa prima fic partiamo dall’inizio, da Punk Hazard, da quando si sono incontrati sull’isola e si sono alleati. Prime impressioni uno dell’altro, primi approcci, presentazione della situazione. Oltretutto anche se Rufy è inserito fra i personaggi protagonisti, devo specificare che in realtà non è un triangolo e non lo sarà mai, tuttavia ha un ruolo abbastanza importante soprattutto per Zoro.
A me piace poi usare le fan art (che trovo in rete e non sono mie) per arricchire i miei capitoli e talvolta anche per scrivere certe scene, perciò le troverete di volta in volta. Altra cosa che volevo dire: io ho sempre usato nomi della traduzione italiana e continuo a farlo, perciò Luffy è Rufy, Wano è Wa e via dicendo. 
Questa fic ha 2 parti e potete seguire la mia pagina su FB per sapere quando pubblico. In media metto un capitolo/fic ogni 4 giorni circa.
Spero di incuriosire e che anche se non siete appassionati della coppia, mi darete il beneficio del dubbio e leggerete lo stesso. 
Buona lettura. Baci Akane
CREDITS: I personaggi non sono miei ma di Oda, il suo creatore. Così come l’ambientazione e la situazione principale, io ho aggiunto le mie parti e le mie visioni assurde per puro divertimento e non a scopo di lucro.
INCIPT: Zoro e Law, molto simili fra loro, sono in una fase delicata di cambiamento delle loro vite e dopo l'alleanza a Punk Hazard scoprono presto che possono aiutarsi a vicenda anche in altri modi. Law ha bisogno di liberarsi dalle proprie catene, nonostante prima debba vendicarsi di Doflamingo, mentre Zoro ha bisogno di distrarsi dall’amore emotivo e carnale che nutre per Rufy, prima di rovinare tutto. 

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zoro rufy law

1. INTRODUZIONE

Law si stupì che Zoro non dicesse nulla quando lo vide con loro, ma non se ne preoccupò realmente. 
Non era una sua competenza spiegare agli alleati il proprio ruolo e se il capitano non lo faceva, non era una cosa che gli interessava. 
Della ciurma solo un paio ne erano stati a conoscenza subito, ma quando il vice di Rufy realizzò che si sarebbe unito a loro anche oltre gli eventi di Punk Hazard e che quindi la loro alleanza non era rivolta solo a quell’immediata situazione d’emergenza, non fece una sola piega. 
“Miracolo!” pensò Law abituato a sentire lamentele a destra e sinistra per la loro alleanza sin dal primo momento che l’aveva stretta. “Su tutti pensavo che lui sarebbe stato il più ostico da convincere e l’unico in grado di far cambiare idea a Rufy mettendomi i bastoni fra le ruote!”
Non l’aveva progettato prima, nel momento in cui si era casualmente incontrato con Rufy a Punk Hazard aveva pensato che solo lui potesse essere così matto da accettare di far guerra a Kaido, del resto uno che solo due anni prima aveva mosso guerra alla marina intera senza paura, era sicuramente abbastanza fuori di testa da andare anche contro all’uomo più forte e pericoloso del mondo. 
Così in effetti era stato, ma aveva comunque pensato di incontrare qualche ostacolo all’interno della sua ciurma di cui sapeva poco se non le notizie riportate in giro dai giornali o da chi ne raccontava le gesta. 
Grazie a queste aveva capito che il braccio destro era Zoro il Cacciatore di Pirati, il membro più forte della sua ciurma dopo il capitano, nonché il suo vice. 
Non ne sapeva molto ma dalle foto e dalle descrizioni che non si sprecavano in giro, si capiva che doveva essere quello più rognoso ed astioso fra gli altri, infatti era l’unico ad avere una taglia che superava i cento milioni già due anni prima. 
Invece con gran sorpresa aveva subito accettato l’alleanza anche quando aveva realizzato che si sarebbe protratta oltre Punk Hazard, senza ancora nemmeno sapere i dettagli e di cosa si trattava. 
Solo perché Rufy aveva deciso così. 
“Dopotutto Cappello di Paglia sembra un’idiota senza sale in zucca, ma per quanto matto sia, ha così carisma da farsi seguire sempre dai suoi e trascurando quelli che non sono particolarmente forti, ce ne sono un paio che potrebbero tranquillamente contrastarlo. Se riesce e tenere sotto certa gente, significa che oltre a saper combattere bene, ha altre doti.”
Sapeva benissimo che doti doveva avere un capitano, lo era anche lui, ma aveva sempre visto Rufy come uno molto diverso da sé stesso. Non aveva mai pensato che fosse di polso, non ne dava l’idea, però non era sciocco e sapeva che uno che raggiungeva tanti risultati importanti compiendo certe imprese, doveva avere qualità al di là della forza fisica. 
In quel breve lasso di tempo comprese meglio di cosa si trattava. 
“Interessante!” si disse senza accorgersene e senza sapere a chi si riferiva. 
Dopo aver radunato tutti sul ponte principale della loro nave e quindi dopo la partenza da Punk Hazard e aver parlato con Doflamingo per lumacofono dettandogli le sue condizioni per il rilascio di Cesar, lui e Rufy passarono alle spiegazioni del piano nel dettaglio a tutti gli altri.
Di nuovo si preparò mentalmente alle polemiche e alle lamentele che come da lui immaginato arrivarono da quasi tutti procurandogli non poca irritazione. 
Erano indisciplinati come pochi ne aveva incontrati per mare. 
La prima impressione che aveva avuto era stata che allearsi con Rufy fosse la mossa più saggia per i propri scopi e che sarebbe comunque bastato convincere lui senza preoccuparsi degli altri; di fatto ci era riuscito in un nano secondo e con una facilità sconcertante. Sapeva che dietro alla sua immediata accettazione non c’entrava il dettaglio che non sapesse quanto forte era Kaido bensì a lui piaceva l’idea di andare contro uno degli Imperatori. 
Tuttavia dopo un po’ di manovre nell’isola da cui erano appena salpati, aveva capito che la sua ciurma sarebbe invece potuta essere un problema in quanto non sapevano stare sotto gli ordini diretti e specifici del loro capitano. O meglio. Non c’erano degli ordini su cui Rufy fosse irremovibile. Insomma era una persona volubile, per quel che aveva visto stando con lui a Punk Hazard,
Nonostante ci fosse stato un piano su cui era d’accordo, si era facilmente distratto e aveva deragliato spesso e volentieri o per voglie improvvise, o per richieste diverse della propria ciurma. Nonostante fosse in parola con lui, non aveva esitato a concedere spazio di manovra ad altri come la navigatrice, il suo medico di bordo ed il cuoco. 
Per poco non era saltato il piano stesso di catturare Cesar perché dopo essersi scontrato con lui Rufy aveva capito che era un gran stronzo e aveva cercato di ucciderlo. 
Alla fine per fortuna e con fatica era riuscito a portare a compimento quanto prefissato ed erano salpati con lo scienziato pazzo in manette, ma non era stato per niente facile, di conseguenza aveva capito che avrebbe fatto decisamente più fatica di quel che aveva preventivato inizialmente. 
Lo scoglio principale era sì Rufy, ma la sua ciurma non era tanto da meno. Avevano molta presa su di lui. Forse troppa. 
Quando aveva capito che il suo braccio destro nonché membro più forte fra gli altri non sapeva ancora niente, si era detto ‘eccone un altro che mi farà saltare tutto! Se lui gli dice che non è d’accordo ci scommetto che Rufy cambia di nuovo idea per l’ennesima volta ed io dovrò uccidere qualcuno!’
Era arrivato a pensare che non avesse realmente polso e che fosse un capitano per modo di dire, eppure si era ricreduto grazie a Zoro.
Quando lui venne a conoscenza delle questioni riguardanti il piano dove aveva messo ben chiaro che avrebbero fatto guerra al Signore delle Bestie, si aspettò opposizione, litigi e cambi di rotta. Invece no. 
Nemmeno mezza piega.
“Beh, se vieni a sapere nel mezzo di una fuga che ci siamo alleati è un conto, puoi pensare che sia un’alleanza momentanea. Ci sta che non dici nulla. Tuttavia se non ti opponi nemmeno quando capisci che io sarò dei vostri per più tempo, è di per sé una cosa interessante. Infine questo?”
Zoro, infatti, fu uno dei pochi a non opporsi all’idea di andare contro Kaido. 
L’altro fu il cuoco ma solo perché tanto ‘Rufy non cambierà mai idea perciò è inutile opporsi!’
“Ma davvero? Uno come lui non cambia idea?” pensò ironico Law. 
Avrebbe voluto ribattere che l’aveva visto cambiarla almeno cento volte dal momento della loro alleanza. 
A lasciarlo di stucco però fu il vice capitano che non si oppose perché era davvero contento all’idea di andare contro uno così forte. 
Non che l’avesse detto esplicitamente, ma in qualche modo l’aveva capito e non sapeva perché. 
Per quanto comunque strano gli sembrasse che qualcuno a parte quel matto di Rufy potesse essere sinceramente contento di fare guerra all’uomo più forte del mondo, si disse che era meglio così. Se l’unico in grado di contrastare Rufy era d’accordo con loro perché veramente convinto di quella mossa suicida, tanto meglio.
Sicuramente non avrebbe detto a nessuno quale era il suo reale obiettivo. 
Ovvero non Kaido, ma Doflamingo.
Chi puntava ad eliminare era infatti il suo vecchio capo, il clou dei suoi rancori. Colui di cui si doveva realmente vendicare. 
Kaido sarebbe stato uno specchietto per le allodole. E le allodole, ovviamente, erano Cappello di Paglia e la sua ciurma. 
Di Kaido non gli importava veramente, ma sicuramente si sarebbe indebolito combattendo contro Doflamingo che era molto forte, tuttavia avrebbe in ogni caso vinto uccidendolo. 
Era un piano che avrebbe potuto realizzare anche da solo, infatti originariamente non aveva messo in conto un’alleanza con un’altra ciurma, ma aveva agito un po’ d’istinto mettendo addirittura da parte la propria. 
“Dobbiamo solo distruggere una dannata fabbrica, ce la faremo, no? Per quanto siano indisciplinati, saranno in grado di farla saltare per aria. Il resto succederà da sé ed io starò lì nell’ombra a guardare come Kaido lo squarcia!”

Zoroaccettò di buon grado l’idea della guerra ad uno degli imperatori. Venendo in quel tratto di mare, il più pericoloso del mondo, sapeva che avrebbero affrontato avversari fortissimi e prima o poi si sarebbero imbattuti anche in Kaido. Sapere che sarebbe successo così presto non era un problema, anzi. Si esaltò, pur rimanendo serio e concentrato per capire non tanto il piano nei dettagli, che gli era di fatti sfuggito ampiamente, ma per capire quel tipo con cui si erano improvvisamente alleati.
Di lui non sapeva assolutamente niente, se non che era uno della peggiore delle generazioni, di cui lui e Rufy per inciso facevano parte, che due anni prima aveva già una taglia che superava i cento milioni e che non ci si poteva di certo fidare solo perché stringeva un’alleanza con Rufy. 
Si fidava del suo capitano, però sapeva che era non solo estremamente ingenuo, ma anche molto istintivo. Tuttavia una volta che dava la sua parola d’onore, non la scioglieva fino al compimento della stessa. 
Probabilmente aveva accettato attirato dalla promessa di sconfiggere un imperatore, ma c’era da mettere in conto che a proporglielo era stato un altro pirata. 
“Dove diavolo è la sua ciurma? Se si tratta solo di far saltare per aria una fabbrica perché cazzo non ci è andato coi suoi?”
Fu una delle tante domande che gli nacquero spontanee e che non espresse ad alta voce.
Ascoltò il piano senza scomporsi né spaventarsi come gli altri e nonostante ne capì solo una piccola parte, concordò con l’idea di sconfiggere l’imperatore, non senza un certo entusiasmo di base. Una bella guerra era più che ben accetta. 
Dopo, però, successe una cosa particolare. 
Percepì qualcosa, probabilmente con l’haki della percezione.
Il proprio maestro, Mihawk, gli aveva spiegato che il suo non era semplice istinto, ma era proprio l’haki che si adattava alle sue doti naturali. 
Zoro era molto istintivo, l’haki talvolta gli permetteva di percepire non solo l’anima delle cose o delle persone e capire dove fossero, com’era successo con alcuni avversari o con le spade, ma riusciva quasi a leggere nell’intimo degli altri. Non sempre, solo in certi casi.
Era come una sorta di frequenza radio che si attivava da sé al di fuori del proprio controllo. 
Allo stesso modo poteva capire se fidarsi o meno di qualcuno e lì con quel Trafalgar Law quella frequenza si era attivata. 
Suo malgrado non andò contro Rufy, in parte perché era il suo capitano e lo rispettava ciecamente finché non gli dava il motivo del contrario. In parte perché le sue scelte gli andavano a genio a prescindere. 
La guerra a Kaido era una mossa che condivideva realmente.
Sapeva di essere l’unico a parte Rufy a pensarlo, ma non gliene importava. 

- Sei sicuro di questa alleanza? - chiese Zoro a Rufy dopo aver concordato le mosse e saputo quanto necessario. Avevano sciolto, per così, dire, le righe ed 
erano andati a lavarsi e cambiarsi in coperta. Si erano sistemati in un’insenatura in una zona abbastanza sicura fuori dal raggio di Doflamingo e Punk Hazard. A quel punto ognuno aveva approfittato o per lavarsi o per rilassarsi un po’. 
Zoro approfittò per parlare con Rufy senza farsi sentire dagli altri, proponendogli una doccia ed un cambio d’abiti per mettersi comodi. Sicuramente avrebbero avuto almeno un giorno d’attesa prima della mossa successiva.
- Perché, non ti convince Traf? - chiese Rufy spogliandosi. Non si erano strapazzati molto sebbene avessero entrambi combattuto contro avversari di tutto rispetto. Avevano avuto in passato combattimenti ben peggiori, i due anni di allenamenti avevano fatto loro molto bene e col senno di poi erano contenti d’averli compiuti.
Zoro non si sorprese che gli avesse già dato un soprannome e senza farsi distrarre dal suo corpo nudo, si sfilò i vestiti a sua volta. 
- Sai che non mi fido mai di nessuno all’inizio. Comunque perché se si tratta solo di far saltare per aria una fabbrica ed aspettare che il resto succeda da sé, non lo fa coi suoi? Dove diavolo sono? Perché ha cercato te per un’alleanza che in realtà sì prevede di far fuori un imperatore, ma non in modo diretto? Insomma, non ho capito tutto al cento percento, ma credo sia così, no? 
Capitano e vice entrarono nel bagno degli uomini per lavarsi insieme com’erano abituati. Franky aveva costruito delle docce multiple in modo da facilitare l’uso per più di loro insieme. 
Si posero sotto un getto diverso ma vicini e continuarono a parlare mentre si lavavano beandosi dell’acqua calda decisamente piacevole dopo il freddo della neve sopportato a Punk Hazard. 
Rufy fece la sua tipica risata spensierata che lo trasformava in uno apparentemente senza preoccupazioni. Zoro rimase concentrato su di lui senza farsi distrarre. Era importante quella conversazione, erano ancora all’inizio, non era successo niente di irreparabile e doveva chiarire quella questione. Se si faceva distrarre da ciò che provava per lui, non ci sarebbe riuscito. 
Tuttavia non fu facile non tanto per il suo corpo nudo a cui ormai era abituato che in quei due anni si era irrobustito ed era maturato molto, bensì per il suo sorriso. Lui come gli altri della ciurma sapeva benissimo che non era così spensierato come appariva ed era proprio quella la sua vera forza. Essere così sereno nonostante le dure prove della sua vita, prime fra tutte la morte di suo fratello Ace.
Si era crocefisso a lungo quando aveva saputo in cosa l’aveva lasciato solo, proprio nel momento in cui aveva avuto maggiormente bisogno di lui. 
Non se l’era mai perdonato, né mai avrebbe potuto farlo. In seguito a quello si era convinto a implorare il suo acerrimo rivale Mihawk a fargli da maestro. Aveva ingoiato l’orgoglio e messo da parte il motivo per cui era diventato un pirata, ovvero diventare lo spadaccino più forte del mondo e sconfiggere proprio Occhi di Falco. Aveva soprasseduto alla sua sacra promessa a Kuina e solo per Rufy. 
In quel momento aveva avuto assoluta certezza che ciò che aveva già capito da qualche tempo era vero. Lui amava Rufy e non in modo spirituale o mentale, non nel senso che lo ammirava o che era fortemente legato a lui. 
L’amava in modo assoluto, forse platonico, ma sicuramente totale. 
Aveva iniziato a rendersene conto lentamente nel corso delle loro scorribande, quando si era sentito anche attratto da lui fisicamente. Poi era arrivato a dare la vita per Rufy senza esitare, con Orso Bartholomew, e lì non aveva avuto più dubbi. Non c’era solo attrazione, c’era amore. Tuttavia era stato quando si era separato da lui che aveva realizzato la vera grandezza e profondità dei propri sentimenti e al tempo stesso aveva capito che non gliene avrebbe mai parlato. 
Rufy aveva la sua missione, che era ben più grande del diventare il Re dei Pirati, obiettivo più che solenne ed importante anch’esso. Rufy andava in giro a compiere miracoli e questi erano la salvezza di tutta la gente che incontrava, per questo non lo poteva né fermare in alcun modo, né distrarre con le proprie sciocchezze. Non aveva idea se l’avrebbe mai ricambiato, forse se stimolato e guidato in quel percorso l’avrebbe potuto fare, ma sarebbe poi diventato più importante di chiunque altro e niente doveva mettersi sopra la sua missione reale. Rufy era intoccabile in tutti i sensi, perciò anche quando si erano ritrovati a Sabaody non gli aveva parlato di quel che provava, sebbene un discorso glielo aveva dovuto fare, in privato, appena c’era poi stata occasione. 
Si era scusato per non esserci stato al suo fianco nel momento più importante di tutti e che non se lo sarebbe mai perdonato. Rufy con quello stesso sorriso sereno e consapevole di chi non sembrava aver passare un’autentica tragedia, ma al tempo stesso con una maturità profonda che non gli aveva mai visto, gli aveva detto che non doveva pensaci e che sicuramente le cose erano state destinate ad andare in quel modo. Forse quella cosa l’aveva dovuta affrontare lui e basta. Non l’aveva capito, ma l’aveva accettato. 
- Sì, è così, ma non ho chiaro ogni dettaglio nemmeno io, ma mi fido del suo piano. È uno molto intelligente. Perché non glielo chiedi? Prima quando ci spiegava tutto potevi farlo... - rispose Rufy iniziando ad insaponarsi dopo essersi sciacquato. Non aveva una grande passione per l’acqua ma era importante lavarsi perciò lo faceva usandone meno possibile. 
Non aveva torto, Zoro sospirò scuotendo il capo e alzando le spalle.
- Ma sì, penso che lo farò. È solo che so che tu vuoi farlo e lo farai comunque. Allearti con lui, intendo. Comunque sai che ti seguirò sempre. - borbottò cercando di non apparire troppo sentimentale. 
Rufy a quello rise spruzzandogli il getto della doccia addosso. 
- Ben finché non ti deluderò! A quel punto sarai il primo ad andartene, o sbaglio? 
Zoro ricambiò lo spruzzo con un ghigno distendendo il proprio viso corrucciato e concentrato fino a quel momento. 
- Allora mi ascoltavi quando te l’ho detto! 
Era qualcosa che in realtà gli aveva sempre detto, ma gli aveva ribadito proprio a Park Hazard all’inizio della grande fuga nemmeno un giorno prima. 
Non pensava che l’avesse sentito o che avesse assimilato la sua frase, ma evidentemente aveva sortito effetto. Non sapeva quanto importante fosse quello che lui gli diceva e che potere esortativo avesse su di lui Zoro. Per Rufy era come una roccia.  
- Ti ascolto sempre, lo sai! - rispose infatti sciacquandosi dalla schiuma e ridendo come se scherzasse ancora. Non lo faceva, ma era il suo modo di fare. Passare dalla demenza alla serietà senza cambiare modalità d’approccio. Era unico in quello. Zoro fece altrettanto ma lui al contrario cambiò il ghigno in una specie di sorriso rassicurato. 
Lo sapeva che l’ascoltava sempre. Forse era uno di quelli che ascoltava di più e che aveva più ascendente su di lui perché sapeva come fare per ottenere le cose. 
- Comunque mi fido di Traf. Due anni fa poteva andarsene e piantarmi in asso, ma mi ha salvato e curato. Se non fosse stato per lui mi avrebbero catturato e probabilmente ucciso. 
Zoro annuì e si fece serio. 
- Se ti fidi tu, mi fido anche io. 
Non gli disse della strana percezione che aveva avuto, finì di farsi la doccia ed uscì dal bagno senza notare che qualcuno proprio fuori dalla porta era rimasto fino a quel momento in attesa ad ascoltarli e che poi se ne era andato in silenzio. 
Zoro non l’aveva percepito, troppo concentrato su Rufy. Quando era con lui tendeva ad essere come calamitato, era quasi come se avesse un’aura troppo forte, in certi momenti. Era l’haki del re conquistatore, il suo maestro glielo aveva spiegato e sapeva di cosa si trattava. 
Lui con il proprio della percezione aveva solo capito che quel chirurgo nascondeva qualcosa, ma era anche vero che tutti, specie se pirati, nascondevano qualcosa. 
L’avrebbe comunque tenuto d’occhio. 
 

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Capitolo 2
*** Chiarimenti ***


2. CHIARIMENTI

zolaw

Non voleva spiarli di proposito, era andato solo alla ricerca di un bagno, ma si era imbattuto nella loro conversazione e nella loro doccia, così si era messo ad ascoltarli.
Law rimase profondamente colpito nel realizzare che in realtà Zoro non si fidava e non era d’accordo con quella alleanza. Oltretutto le domande mosse non erano stupide. 
C’era stato un momento durante le sue solite elucubrazioni solitarie nel quale aveva pensato che semplicemente Zoro fosse il classico forte ma con la testa vuota. Quello che si limitava ad eseguire e combattere e basta. Un po’ un braccio destro ideale. 
Sentendo il suo discorso si era ricreduto rimanendo ancor più di stucco, mentre aveva faticato a rimanere concentrato nel guardarlo nudo incapace di staccargli gli occhi di dosso. 
Non si era mai concesso nessuna distrazione, ma era un ragazzo adulto e come tutti aveva istinti e desideri che però teneva ben controllati per non combinare qualche casino di cui si sarebbe potuto pentire. 
Il sesso così come le relazioni e tanto meno le feste, erano nella lista delle cose da evitare. 
In cima a quelle da fare, invece, c’era eliminare Doflamingo e vendicare Corazon. Il resto era un contorno. 
Tuttavia di tanto in tanto si imbatteva in persone che sapevano accendere i suoi bassi istinti. Di rado, in effetti, ma sufficienti a fargli capire quali erano le sue tendenze. 
Le donne non gli avevano mai procurato gli stessi impulsi dei ragazzi. Quelli mascolini, per la precisione.
“Perciò non gli piaccio ed ha dubbi, ma allora perché prima non si è opposto e non ha nemmeno fatto domande? È stato uno dei più fermi sostenitori di Rufy...”
Con quel dubbio amletico che aveva aperto un cratere dentro di sé trasformando Zoro in quello più interessante della ciurma, tornò nel ponte a sorvegliare Cesar rimuginando su quel tipo così strano ed improvvisamente incomprensibile. 

Pensava fossero simili, anzi, ne era certo. Avevano qualcosa in comune. Il modo in cui ignoravano gli altri, gli estranei in particolare. O l’entusiasmo con cui affrontavano la maggior parte delle cose, cioè quello di un morto.
Ovviamente c’erano delle differenze, era chiaro. A quel tipo infatti a quanto pareva piaceva combattere contro i forti, di quello non aveva dubbi anche se era stata più una sensazione. Se avesse dovuto spiegare come aveva capito certe cose, non avrebbe saputo dirlo.
“È tollerabile, uno dei pochi qua dentro che non mi irritano. Tuttavia perché se non gli piaccio e non vuole questa alleanza non ha posto resistenza? Sono sicuro che sa come far cambiare idea a Rufy, forse è il solo a saperlo fare!”
Ma anche quella, dopotutto, era solo una sensazione inspiegabile portata da non avrebbe mai saputo dire cosa. 
Così come la consapevolezza che erano simili. 
Non gli staccò gli occhi di dosso un istante durante l’assurda litigata fra lui e il samurai di Wa per una delle sue spade, niente che gli interessasse approfondire, ma lo guardava perché gli occhi gli si erano improvvisamente incollati addosso tanto da fargli venne un’assurda gola di tirare di spada con lui. Non erano voglie consuete per lui, non gli piaceva combattere e tirare di spada, era semplicemente il suo mezzo, la sua arma. Tutto lì. Combattere era necessario, non bello, ma con lui iniziò a cambiare qualcosa, se ne rese conto.  
Tuttavia rimase seduto per tutto il tempo lì nella panchina circolare costruita intorno all’albero maestro, vicino cui avevano legato Cesar. Abbracciato alla sua spada lunga, le gambe accavallate, il suo solito abbigliamento coi jeans e la camicia, il cappello. L’aria corrucciata e concentrata, la mente sempre attiva a rimuginare, pensare, ricordare, considerare, ipotizzare. 
Eppure su una cosa quel Zoro aveva ragione.
Perché se il suo piano prevedeva solo far saltare per aria una fabbrica e aspettare che Kaido e Doflamingo si facessero fuori a vicenda, si era alleato con loro seguendo quell’impulso apparentemente privo di senso? 
Per far quello la propria ciurma sarebbe stata più che sufficiente. 
Perché? 
Sapeva che aveva ragione, che non aveva senso. 
Specie perché il suo vero intento era appunto fare in modo che Doflamingo venisse ucciso da qualcuno in grado di farlo, sicuramente nessuno di loro ne aveva il potere. Lui non aveva mai fatto cose senza senso, né che non avevano possibilità di successo. Per questo non aveva mai ideato un piano che prevedesse di andare contro direttamente a Doflamingo, ma uno che prevedesse che lo facesse Kaido. 
Eppure ora si era alleato con Cappello di Paglia e i suoi. 
Perché?

Law aveva cenato con loro per poi tornare a sorvegliare Cesar seduto nella panca sull’albero maestro. Rispondeva alle domande che gli ponevano, ma non era un gran conversatore, sicuramente non era allegro e felice della vita. 
Zoro non sapeva niente di lui e non gli interessava, sapeva solo che nascondeva qualcosa e che probabilmente era tormentato da non aveva idea cosa. 
Era rimasto davanti a lui a fissarlo serio e concentrato tutto il tempo della cena, provando a leggergli dentro, ma non aveva veramente idea di come si usava l’haki della percezione in quel modo; in combattimento gli riusciva spontaneo, ma era più un localizzare l’avversario oppure capire l’anima delle spade, tuttalpiù riusciva a prevedere le mosse immediate degli avversari più facili, ma non andava oltre quello. 
Tuttavia il suo maestro gli aveva detto che affinandolo avrebbe potuto usarlo in modo molto efficace, come per esempio prevedendo le mosse dei nemici più forti. 
“Suppongo che potrei anche leggere negli altri e nelle loro intenzioni, se solo imparassi ad usarlo meglio. Oh, al diavolo! Adesso glielo chiedo e basta!”
Così stufo di intuirlo per non mettere sul tavolo una seccante conversazione che odiava a prescindere, più tardi e prima di andare a dormire, vedendo che gli altri se ne stavano andando alla spicciolata, propose di fare lui il primo turno di vedetta. 
- Se volete do io un’occhiata, tanto sto fuori perché lo sorveglio... - disse Law indifferente, non era per fare il gentile o per lo meno non lo sembrava. 
- Non lasceremmo mai la sorveglianza della nostra nave a qualcuno che non è della ciurma. - disse scorbutico Zoro. 
Law gli scoccò un’occhiata gelida del tutto identica alla sua, ma non commentò. Si limitò ad alzare le spalle e sistemarsi meglio contro l’albero maestro, abbracciato alla propria spada. Usava la sua stessa posa per dormire da seduto. Zoro lo fulminò con un’occhiata seccata. Come osava avere qualcosa in comune con lui? Non vedeva in realtà quante altre erano. 
- Fate come volete. - con questo si estraniò totalmente, come se non fosse più lì. 
- Svegliami dopo, farò il turno successivo! - disse Franky andando in camera sbadigliando. 
Zoro rimase così solo con Law e salì sul posto di vedetta in cima allo stesso albero sotto cui l’altro sedeva con le gambe accavallate. 
Lo guardò a lungo dall’alto senza rendersi conto di star sorvegliando lui piuttosto che il mare intorno a sé, come se il vero nemico fosse proprio lì con loro. 
Non era che non si fidasse di lui sul serio, solo che era infastidito dal fatto che non diceva tutto. D’altro canto capiva perfettamente la gente che non lo faceva, lui era il primo a non aver mai condiviso certe cose importanti del proprio passato con nessuno, nemmeno con Rufy. 
Nessuno sapeva di Kuina e della propria promessa di diventare lo spadaccino più forte del mondo. Solo Mihawk lo sapeva. 
Forse erano simili anche in quello. Nel non parlare, oltre che nel mostrare indifferenza e nelle reazioni di base prive di scarso entusiasmo. 
Ma non aveva importanza, lui non faceva parte della loro ciurma, era legittimo che non gli andasse a genio. Erano assurdi gli altri a fidarsi così. 
- Si può sapere perché non ti sei opposto se non eri d’accordo? 
La voce di Law lo raggiunse improvvisamente chiara e netta da sotto, anche se non così alta da permettergli di sentirlo perfettamente. 
Zoro si raddrizzò fissandolo meglio. 
- Parli con me? 
- No, con mia nonna! 
Quella risposta acida la sentì bene, invece. 
Zoro, con una vena subito gonfia nella fronte, scese giù dalla vedetta con un salto consapevole che avrebbe visto i nemici in arrivo anche da lì. 
Atterrò agilmente accanto al nuovo ospite, mentre Cesar dormiva sul ponte ancora legato come un salame. 
Si sedette accanto a lui nella panchina e abbracciando le sue tre spade come faceva già Law, disse secco: - Che hai detto? 

Law rimase sorpreso del suo arrivo repentino, aveva capito che lo voleva controllare, ma lì si rese conto che aveva in realtà voluto quella conversazione da tutta la sera e forse anche più. 
“Se vuole parlare che lo faccia, perché devono spingerlo a farlo? Che tipo assurdo!”
Ma non gli dava fastidio, lo divertiva perché lui in realtà era uguale. 
Non era veramente male, tutto sommato. Forse non lo irritava realmente proprio per quelle somiglianze. 
Law sapeva di poter sopportare solo pochissime persone nel mondo, quelli simili a sé stesso erano fra questi, solo che non ce n’erano molti. 
- Ho detto... perché non hai detto nulla prima quando Rufy ha detto che ci saremmo alleati? Penso che sai opporti e gestire il tuo capitano. Forse sei l’unico fra  tutti che ci riesce, sbaglio? 
Zoro lo guardò sorpreso mentre Law si rendeva conto di avergli appena scoccato un’occhiata con un fondo di malizia e provocazione che non aveva saputo controllare. Era divertito e non riusciva nemmeno a nasconderlo bene. 
Quel tipo gli piaceva. Ecco qual era la verità. 
Lo vide piegare le labbra all’ingiù in modo fin troppo marcato, lo guardava truce con le sue sopracciglia squadrate e accentuate da cattivo ragazzo costantemente arrabbiato per qualcosa.
Sapeva che non era così. Gli somigliava, del resto.
- Perché è il mio capitano ed ho troppo rispetto per oppormi. Anche se non sono d’accordo, lo seguo perché non me ne sono mai pentito. Nel momento in cui inizierà a fare scelte che mi deluderanno, lo abbandonerò senza esitare. Ma per ora non me ne sono mai pentito.
Law rimase colpito più dal fatto che gli avesse risposto, che dalla risposta in sé. Sebbene poi, registrandosela in mente, ne fu impressionato. 
- Fai sempre quello che ti dice solo perché è il tuo capitano ed è un bravo capitano? - disse riassumendo al massimo, provocandolo con un’aria un po’ più maliziosa di quel che aveva voluto. 
Zoro fece una breve smorfia soppesando chiaramente l’idea di litigarci oppure di ignorarlo. 
Alla fine alzò le spalle e decise di non dargli corda né soddisfazione, appoggiando la schiena all’albero dietro di sé in una posa inconsciamente simile alla sua. 
Non se ne rendeva conto di quanto erano simili. 
- Tu sei un capitano, non ne hai uno, non puoi capire. Oltretutto non sai niente di lui. - concluse seccamente.
Law si fece serio facendo svanire la vena maliziosa e provocatoria, di nuovo colpito da lui e dalle sue parole. Lo guardò seduto accanto a sé cercando di scrutarlo e leggere oltre quel po’ che gli diceva.
- Sei molto protettivo con lui. 
L’altro alzò le spalle fissando il mare buio e calmo oltre il parapetto di lato, come se cercasse davvero qualche nemico che sapevano non sarebbe arrivato quella notte. 
- È normale, è il mio capitano. Non avrei mai seguito uno che non meritava il mio rispetto e la mia fedeltà. Sono fatto così. 
“Un bel modo di essere fatti...” pensò ammaliato senza dirlo ad alta voce. Con eccellente controllo, non rivelò nulla dalla propria espressione che rimase seria ed imperturbabile a fissarlo, così cercò di essere meno provocatorio ed irritante possibile. 
- Se non sei d’accordo su qualcosa che ritieni importante, dovresti fargli cambiare idea visto che probabilmente sei l’unico in grado di riuscirci. Voglio dire... visto che lo vuoi proteggere tanto... 

Zoro non era stranamente irritato da lui. Si era aspettato una conversazione fastidiosa e magari un litigio, insomma, una degenerazione, invece si rese conto che dopotutto nonostante nascondesse qualcosa, era a posto. In qualche modo Rufy faceva bene a fidarsi di lui, sebbene sentisse ancora qualcosa da cui sapeva doveva stare attento. Qualcosa di particolare. 
Ma se doveva essere onesto, e lo era sempre, non pensava che ci fosse qualcosa che non andava in lui. Anzi. Non era male. Riusciva a tollerarlo e la sua compagnia era addirittura piacevole.
- Il mio concetto di protezione non è impedirgli di farsi male, ma esserci quando se ne farà ed aiutarlo ad uscirne vincitore e vivo. 
Per lui era molto ovvio, ma Law lo guardò ancora senza nascondere la sorpresa, infatti ricambiò il suo sguardo da vicino, in quella panca imbottita e sufficientemente comoda per passarvi la notte seduti.
Franky aveva pensato ad una bella postazione lì sul ponte principale, così come l’erba per terra dove aveva dormito spesso e gli alberi di mandarino di Nami. Una casa acquatica a cui ormai era affezionato quasi quanto lo era alla famiglia che vi abitava.  
- È ovvio che le imprese impossibili che gli riescono sono grazie ad una ciurma più utile di quel che sembra! 
Zoro lo fissò con un fulmine al posto degli occhi verdi e non ci fu bisogno di parlare, Law scoppiò a ridere e alzò le mani in segno di scuse. 
- Dai, era un complimento. Non ho mai stima per nessuno, però penso che potremo esserci utili a vicenda. 
A questa piccola apertura Zoro si diede pace e voltandosi meglio verso di lui per scrutare i suoi occhi grigi da vicino e leggervi dentro col suo haki, disse piano e penetrante: - Ricorda che a guardare le spalle di Rufy ci sono io. Se i tuoi scopi finiranno per danneggiarlo, non dovrai preoccuparti di Doflamingo, di Kaido o della Marina. 
Law ricambiò lo sguardo senza turbarsi né mostrarsi denigratorio. Rimase serio a guardarlo lì vicino senza fare espressioni specifiche pensando che avrebbe detto qualcosa di irritante, ma infine annuì senza nemmeno sorridere con mezzo ghigno come quello di prima. 
- Lo terrò a mente. - disse solamente.
Zoro lì ebbe conferma che aveva altro in mente oltre a ‘sconfiggere Kaido’, ma era sicuro che quell’avvertimento fosse andato a fondo. 
Tornò infine a guardare davanti decidendo di rimanere seduto accanto a lui invece di tornare nella vedetta in alto. 
Perché non riusciva ad usare l’haki come voleva? 
Cosa aveva quel tipo dentro di sé che lo metteva in allerta?
Era sicuro che in qualche modo poteva fidarsi eppure al tempo stesso no, non capiva come le due cose potessero convivere nella stessa persona, ma a pesare verso un lato della bilancia era sicuramente la fiducia che Rufy aveva riposto in quel tipo. 
Gli avrebbe dato altre occasioni, ma non avrebbe abbassato la guardia. 
O per lo meno così pensò prima di addormentarsi. 

Law se lo sentì appoggiare addosso lieve come se gli avessero staccato i fili uno per volta. Voltò il capo percependo il peso e realizzò che si era addormentato e che aveva lasciato scivolare la testa sulla propria spalla. 
Il chirurgo della morte sorrise istintivo senza muoversi né scrollarselo di dosso, così guardò di nuovo avanti per controllare al suo posto l’orizzonte del mare nero che li circondava. Gli aveva sempre messo pace quella visione, oltretutto era uno che soffriva di insonnia e non riusciva a dormire, perciò erano frequenti le notti passate ad osservare quell’immensa e spettacolare distesa oscura. Oscura come sentiva la propria anima.
“Meno male che non doveva fidarsi di me, Probabilmente una parte di sé ha capito che ho altri scopi personali, ma che non ho intenzioni cattive nei loro confronti e suppongo che questo per lui sia sufficiente. Rufy questo l’aveva capito al primo istante a Punk Hazard quando abbiamo stipulato l’accordo. Zoro ci ha messo di più ma ci è arrivato e suppongo che questo denoti che ha talento e che è davvero interessante.”
Non lo svegliò, lo lasciò dormirgli addosso pensando che fosse caldo e piacevole e che non provasse qualcosa del genere da molto tempo. 
In effetti, in modo così particolare e specifico, non l’aveva mai provato.
Gli tornò alla mente il suo corpo nudo che aveva intravisto sotto la doccia.
Forte, muscoloso, allenato e pieno di cicatrici. Una su tutte primeggiava sul petto, in diagonale. 
Si morse il labbro. Per quanto avesse avuto istinti e voglie nella sua vita, era sempre riuscito a tenerle a freno. Era la prima volta che si riaccendevano con tanta insistenza. 
“Ma non cambierà niente. Prima che quel bastardo crepi, non avrò distrazioni di nessun tipo!”
Così dicendo, piegò lieve la testa verso la sua, senza però toccarla del tutto. La sfiorò e basta. 
E immaginò come sarebbe potuto essere lasciarsi proteggere da una persona così risoluta e con tanta fede nel suo capitano. Sognando di essere il suo, un giorno. 

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