In debito

di elenabastet
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 8: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


IN DEBITO

 

Rating: what if, amore, malinconia, passione, OOC

Fandom: Lady Oscar.

Note: La confessione di André ha sconvolto Oscar, già provata dalla sua perdita dell’occhio. E forse inizia a vederlo in modo diverso, in una possibilità alternativa di vita. Un what if sulla vacanza in Normandia vista in maniera diversa.

 

Prologo

Oscar non si dava pace per una cosa, di non essersi accorta che André la amasse così tanto. Oh certo, sapeva quanto lui tenesse a lei, e la cosa era reciproca, perché per Oscar André non era mai stato un servo, ma la persona a cui era più legata da sempre, da quando da bambini le loro vite si erano unite..

Ma André la amava, con una passione e un desiderio che lei non aveva mai nemmeno intuito. E di colpo lei rileggeva tutti i suoi comportamenti di quegli anni, quando aveva lasciato che si sfogasse prendendolo a pugni perché non voleva seguire gli ordini di suo padre, quando l’aveva consigliata in diverse occasioni, quando l’aveva bloccata dall’aggredire il duca di Germaine per strada, quando aveva accettato di occuparsi di Rosalie con lei. Erano stati i comportamenti non di un fratello, non di un confidente, non di uu amico del cuore, ma di un uomo innamorato, che la supportava e la stimava. Ed Oscar sapeva quanto si soffriva a non essere contraccambiati, un amore che era una lenta e triste agonia, e che quello capitasse ad André le sembrava inaccettabile. André che aveva perso un occhio per lei, e a questo punto lei sapeva che era venuto a cercarla al Palais Royal perché la amava e non tollerava che fosse in pericolo.

Del resto, lei avrebbe fatto lo stesso per lui, non avrebbe avuto problemi a mettere a repentaglio la sua vita, sarebbe morta sul patibolo al posto suo, come aveva detto al re Luigi XV tanti anni prima.

E allora, perché non riusciva ad accettare i sentimenti di André? Perché la sconvolgevano così tanto? Non doveva lasciare che finisse tutto così, doveva affrontarlo, per il bene di lui, per giustizia, perché non soffrisse inutilmente.

Si vestì in fretta e furia, nascondendo la camicia strappata simbolo del misfatto e scese verso la camera di André.

La porta era aperta e lei entrò: eccolo lì, l’amico di una vita, colui che le era stato vicino più di ogni altro, abbandonato sul letto con gli occhi chiusi, il petto che si alzava ed abbassava respirando.

Quel petto… era stata una strana sensazione essere premuta lì contro, sentire la sua forza senza freni, i suoi muscoli, il suo cuore che palpitava e anche qualcos’altro più in basso… Oscar scosse la testa, meglio non pensarci, voleva dimenticare tutto.

“André!” lo chiamò forte.

Lui trasalì svegliandosi, sempre che stesse dormendo e la guardò, con dolore e rassegnazione. Sei venuta ancora a farmi del male? Sembrava che dicesse e del resto sentiva di meritarselo dopo il male che le aveva fatto.

“André, non ti odio e non ti odierò mai per quello che è successo, ho sempre tenuto a te e lo sai. Io voglio solo che tu sia felice e libero di farti una vita come meglio credi, te lo meriti, hai sacrificato troppo...”

“Oscar, sei troppo generosa con me dopo quello che ti ho fatto. Occuparmi di te per me è sempre stata e sarà sempre una gioia. Solo che a questo punto capisco che tu non mi voglia più nella tua vita, non ti chiederò mai abbastanza perdono per quello...”

“Basta, non parliamone più, preferisco dimenticare. Hai perso un occhio, mi sento responsabile e in debito con te, voglio che tu possa avere una vita tua… meriti di trovare qualcuno che ti ami davvero...”

André deglutì e guardò Oscar con aria contrita:

“Io amo te”.

“André, checché tu ne dica io voglio vivere come un uomo e non sentire mai più dolore e debolezza. Tu devi trovare una donna che ti ami davvero...”

“Oscar, essere un uomo non ti mette al riparo da soffrire e dal sentirti fragile. Guarda me.”

Oscar scosse la testa, voleva scacciare quel pensiero, la sua umiliazione, la paura che aveva avuto per un attimo di quell’uomo che l’aveva soggiogata con la sua forza, uno sconosciuto di cui non aveva mai intuito l’esistenza. Ma nello stesso momento sentiva il dolore di André come intollerabile, sapendo che era lei a causarlo, pur non volendolo.

“André, io non posso darti quello che meriti, non posso essere una donna. Cercati una donna che ti ami, che ti dia affetto, che ti permetta di soddisfarti...”

“Oscar… ora mi odierai ancora di più per quello che ti dico, ma tanto ormai è mio destino. Ho provato ad andare con altre donne, per avere l’unica cosa che non avevo da te. Non ha funzionato, era piacevole, certo, noi uomini siamo più faciloni di voi donne, ma non c’era amore, non per me, solo un mero bisogno fisico, come mangiare e dormire”.

Oscar restò in silenzio e si sentì stringere il cuore da una morsa che sembrava gelosia. Ma non poteva certo biasimare André per aver cercato altrove la felicità o anche solo un po’ di soddisfazione.

“André, tu hai tante buone qualità, ci sarà qualche donna disposta ad amarti davvero, che tu possa stringere tra le braccia...”

“Oscar, non posso ingannare me stesso e gli altri. Le donne con cui sono stato… una era una prostituta, ma le altre due no, cercavano quello che io non potevo dare loro… comunque odiami anche per questo, ma non riesco a vivere senza di te, io devo occuparmi di te, perché sei parte di me. Ma capisco che tu mi odi e sia disgustata da me...”

“Piantala André! Non sopporto che tu soffri, so come si sta male, e voglio solo che almeno tu trovi la felicità”.

“Solo occupandomi di te posso essere felice, e tu giustamente non mi vuoi più nella tua vita. Sono stato ignobile, c’erano altri modi di dimostrarti il mio amore e io ho scelto quello più schifoso, invece che mostrarti affetto, cura, dolcezza e donarti il mio corpo e il mio cuore”.

Oscar si rese conto di colpo dell’assurdità della situazione, era piombata in camera di quello che era stato il suo migliore amico e l’aveva inondato di parole, calpestando la sua intimità, dopo come si erano lasciati. L’aveva solo fatto soffrire ancora di più e non lo sopportava.

“Scusa André, ti lascio riposare. Ti prego, abbi cura di te...” e distolse lo sguardo, pensando per un attimo a quanto fosse bello. Ma quelle donne con cui era andato chi erano? Non lo avevano convinto a rimanere con loro? Si allontanò da lui pensando che doveva fare qualcosa perché almeno lui non soffrisse più, perché era in debito con André, per l’occhio e per una vita di totale dedizione. Non poteva lasciare che tutto finisse così.

 

Oscar si svegliò al mattino presto e decise che sarebbe andata a fare una cavalcata, c’era tensione e tristezza da scaricare. Una cavalcata da sola, perché non poteva andare da André e chiedergli di venire con lei, non dopo quello che era successo.

Lui… il suo migliore amico, che aveva osato su di lei quelle cose...

Da piccolissimi andavano a fare il bagno insieme al lago, poi, dopo che avevano rischiato di annegare, era stato loro vietato. Ma ora Oscar capiva il perché, non certo per quello o non solo per quello. Perché cambiavano, diventavano diversi, ci si arrotonda se donne e ci si irrobustisce se uomini, e ci sono cose che è bene non vedere e dimenticarsi che ci sono.

Lei si era sentita un uomo anche se sapeva di essere una donna, una donna fuori dagli schemi, e adesso voleva tornare a vivere così, senza più soffrire per amore. Ma il pensiero che qualcuno soffrisse per lei, e che questo qualcuno fosse André le stringeva il cuore e non riusciva a farne a meno.

“André, tu meriti il meglio”, disse a se stessa salendo a cavallo, girandosi d’istinto a vedere se lui c’era. No, non c’era, non poteva più esserci.

Oscar lanciò il cavallo al galoppo, cercando di scaricare i pensieri. L’umiliazione, le lacrime, la paura perché André non era più il bambino e ragazzo che lei adorava da una vita, ma un uomo, un uomo sconosciuto, con quei desideri di cui le dame, a cominciare dalla regina, parlavano un po’ sottovoce, con imbarazzo. Non era cieca, aveva visto come certe ragazze, non solo le cameriere, lo guardavano. Perché André era bello, anche adesso che aveva perso l’occhio per colpa sua, tra l’altro, per la sua ostinazione di voler catturare il Cavaliere nero, alto, muscoloso, con un petto ampio, capelli folti color dell’ebano, occhi verdi, mascella decisa ma dolce. E poi era buono, dolce, generoso, affettuoso, intelligente… e adesso sapeva anche passionale.

Quelle labbra che la invadevano, sulla bocca e sul volto, quella lingua che la esplorava, quelle mani che la toccavano.. Oscar non ci voleva pensare, non ci doveva pensare, nella sua vita non c’era spazio per quello.

Scese da Cesar e si fermò sulla riva del lago, buttandosi dell’acqua in volto, sentiva caldo ed era confusa. Fersen le aveva detto che non l’aveva potuta vedere come donna da subito, che conoscendola come un uomo per lui quello era, nemmeno quando era arrivata davanti a lui vestita da dama, sentendo la sua ammirazione. André la desiderava per come era, e per un attimo Oscar pensò a quel corpo caldo, a quei muscoli, a quel cuore che aveva sentito palpitare, a quell’ardore che si era appoggiato vicino al suo ventre.

“Cosa vorresti farmi, cosa vuoi provare?”, gli aveva detto così, piangendo, ma sapeva che André non poteva farle del male. Del male… lui la voleva, ma lei non poteva contraccambiarlo, non doveva.

Stizzita, risalì a cavallo, con un vago languore che la perseguitava.

 

“André, ho saputo che Oscar vuole lasciare la Guardia reale, tu cosa hai da dirmi a questo proposito?”.

La voce del generale Jarjayes fece trasalire André, se avesse saputo cosa lui aveva fatto a sua figlia Oscar la sera prima per lui non ci sarebbe stato scampo...

“Niente, signore, è una scelta di Oscar, a me ha detto che non devo più occuparmi di lei”.

“André, ti ho messo vicino a Oscar perché la proteggessi e le impedissi di fare delle sciocchezze, non esiste che tu smetta di farlo! Tu rimarrai con lei”.

Vero, aveva ragione, André non poteva uscire dalla vita di Oscar, ma doveva farlo, perché non doveva più correre il rischio che succedessero cose come quelle della sera precedente. Aveva giurato su Dio e sul suo onore di non toccarla più, ma la amava troppo e non si fidava di se stesso.

Intanto, doveva accompagnarla ancora una volta a Versailles, dove avrebbe saputo il suo prossimo incarico e assistito per un’ultima volta ad una parata delle Guardie reali e non sarebbe stato un compito facile.

André vide Oscar arrivare da lontano a cavallo e le andò incontro per occuparsi di Cesar. Lei cercò di evitare il suo sguardo, era turbata e ne aveva ben motivo, pensò André.

Affidò il suo cavallo alle cure di André, di solito quelle cose le facevano insieme, scherzando e stando insieme ai loro due amati animali. Come le mancavano, come le mancava tutto, il pensiero che non ci sarebbero stati più quei momenti le faceva davvero male.

Doveva dirgli qualcosa:

“André, ora potrai fare tutto quello che vorrai...”

Quello che voglio è stare con te, avrebbe voluto dirle André.

“Io… so come si sta quando chi ami non ti ama e vorrei che tu fossi felice”. Quelle parole le erano uscite tutte di colpo, André la guardò a bocca aperta, toccato da cosa lei stava provando per lui.

 

Oscar ebbe la conferma di quello che le era arrivato all’orecchio come voce ufficiosa: sarebbe diventata il Comandante dei Soldati della Guardia di Parigi dal 15 aprile prossimo: tutto andava bene, pur di dimenticare il tormento di quell’ultimo periodo. Ma restava il problema di André, lei non poteva accettare che fosse infelice. Quanto avrebbe voluto riavere il suo amico di una vita! Del resto, non si sarebbe allontanata tanto da casa e avrebbero potuto frequentarsi, in una vita perfetta dove lui non fosse condannato a soffrire per amore per colpa di lei...

La parata della Guardia reale fu davvero partecipata e commossa, erano dispiaciuti di salutare il loro comandante, Girodelle in testa, e Oscar sapeva che aveva un debole per lei.

Di colpo, le venne in mente una frase che André aveva detto tanto tempo prima, quando Fersen era venuto a casa sua:

“C’è gente che ama una persona tutta la vita senza che questa lo sappia!”

Era riferito a lei, ora lo sapeva, e questo rendeva tutto più difficile per lei.

 

André la attendeva fuori dalla reggia, vicino a Cesar e ad Alexander: ora doveva affrontarlo e parlargli della sera prima.

“André, come ti ho già detto non dovrai più occuparti di me, tra un mese prenderò il comando dei Soldati della Guardia e in attesa andrò in Normandia”.

“Va bene”.

“Riguardo a quello che è successo ieri sera non ce l’ho con te ma preferisco dimenticare”.

No, non riusciva a dimenticare, non poteva dimenticare. Avrebbe dato il mondo intero perché André fosse felice e non soffrisse più per amore…

“Perdonami ancora”.

“Ma io ti ho perdonato, non potrei fare altrimenti”.

“Ti ringrazio, io ho fatto una cosa gravissima… ti ho spaventata e umiliata, e stavo per farti una cosa orrenda”.

Oscar lo guardò perplessa.

“No, André, guarda, voglio partire al più presto...”

“Oscar, c’è un problema. Tuo padre vuole che io continui ad occuparmi di te, e sai che non posso contraddirlo”.

Oscar si sentì per un attimo adirata. Ma poi si sentì sollevata, non vedere più André sarebbe stato doloroso. Se solo avesse potuto dimenticare quella sera e non pensare più a cosa provava André per lei…

“André, decido io e tu sei libero. Te lo devo, hai sacrificato già abbastanza per me, hai sofferto già fin troppo, so cosa vuol dire struggersi dal dolore con un amore che è una lenta e triste agonia. Tu meriti di essere felice”.

“Ma io sono stato felice a vivere con te per tutti questi anni, stare con te, occuparmi di te, vivere la mia vita con te per me è stata ed è felicità completa. L’amore è questo, è condivisione, è stare insieme, è parlarsi, è vivere la propria vita.”

Oscar pensava di poter partire e andarsene, ma sentiva che non poteva farlo, non subito. Sapeva abbastanza dai discorsi delle dame per sapere che c’erano anche altri aspetti dell’amore, di solito molto graditi agli uomini, almeno agli uomini come André. Da quello che era successo, quegli aspetti lo dovevano interessare eccome. Possibile che se lo negasse?

“André, io voglio vivere come un uomo, io voglio essere un uomo, non posso darti quello che vuoi, a te e a nessun altro, te l’ho già detto e te lo ripeto. Tu meriti un’altra vita, dopo tutti questi anni te lo devo… Non ce l’ho con te, ma voglio solo dimenticare.”

Si allontanò a cavallo, ma poi pensò che André avrebbe dovuto affrontare l'ira di suo padre se non stava con lei. Ma non poteva accettare che continuasse a essere il suo servo, non dopo quella dichiarazione e nello stesso tempo non voleva metterlo nei guai, non glielo doveva.

Fece girare Cesar e tornò indietro.

André era girato verso la colonna, con la testa appoggiata al marmo e stava piangendo in silenzio e non certo per la punizione che gli avrebbe dato il conte e generale de Jarjayes e nemmeno sua nonna.

Oscar si schiarì la voce, toccata dentro di fronte a quella prova d'amore. Allontanarsi sarebbe stata la cosa migliore, dimenticare tutto. Ma l'idea di lasciare André solo la faceva soffrire terribilmente.

André si girò e la vide. Abbassò il volto, contrito.

“Allora, André, d'accordo. Non voglio che tu abbia guai con mio padre, gli parlerò io. Se vuoi venire con me in Normandia fai pure.”

Oscar non aggiunse:

“Vorrei che tornasse tutto come prima, che andassimo in giro a bere e mangiare nelle osterie, facessimo cavalcate sulla spiaggia, guardassimo la luna, ascoltassimo i musicisti che cantano melodie sul molo e leggessimo insieme le storie dei pirati!” ma lo pensò, anche se ormai era impossibile e le era doloroso anche solo pensarlo.

André si ricompose e le fece un leggero sorriso.

Poi le disse:

“Ai tuoi ordini!”

Oscar stranamente si sentì sollevata. In fondo, poteva essere una bella idea dimenticare il tutto e lei si fidava di André, perché sapeva che era un uomo di parola.

 

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***


IN DEBITO

 

Rating: what if, amore, malinconia, passione, OOC

Fandom: Lady Oscar.

Note: La confessione di André ha sconvolto Oscar, già provata dalla sua perdita dell’occhio. E forse inizia a vederlo in modo diverso, in una possibilità alternativa di vita. Un what if sulla vacanza in Normandia vista in maniera diversa.

 

Capitolo 1

L’indomani mattina, Oscar e André partirono di buon ora a cavallo alla volta della Normandia: si sarebbero fermati a Bernay per dormire, prima di raggiungere la villa nei dintorni di Bayeu, sul mare.

Era una bella giornata di inizio primavera, anche se faceva ancora un po’ freddo: Oscar e André erano silenziosi, non era la prima volta che capitava, bisognava badare alla strada, ma a tratti era un po’ pesante data la situazione.

Oscar avrebbe voluto dimenticare tutto quello che era successo: il sole brillava, l’aria era stimolante, e pian piano intorno a loro stavano iniziando a sbocciare i fiori nei prati e sugli alberi, i prugni selvatici e anche qualche ciliegio, uno spettacolo meraviglioso.

Per un attimo, Oscar pensò a quel giorno di primavera di tanti anni prima, quando aveva deciso di vestire l’uniforme da guardia di palazzo: anche allora, i fiori di ciliegio brillavano in quella primavera, lei aveva fatto quella scelta non per l’onore della sua famiglia, non per far piacere a suo padre, ma perché aveva capito che era l’unico modo per essere libera, per non dover stare alle regole in cui erano imprigionate le donne. E poi c’era André… lei allora non voleva perderlo, voleva rimanere con lui, la persona che conosceva meglio di tutte. Se non avesse scelto la carriera militare li avrebbero separati e da ragazzina non poteva sopportare di perderlo.

Ma era stata la scelta giusta, a distanza di anni? Per il suo senso del dovere e per il suo non voler essere vittima delle fragilità delle donne senz’altro sì. Ma Fersen le aveva detto che se lei non avesse indossato quell’uniforme lui avrebbe capito che donna era, peccato che lei fosse così e non poteva cambiare. André… lui aveva sofferto per un amore non corrisposto e solo ora lei capiva quanto. Ma in fondo, lei quella scelta l’aveva fatta anche per lui, soprattutto per lui, per restare insieme.

Per fortuna, le strade erano tranquille, man mano che ci si allontanava da Parigi sparivano o diventavano meno evidenti i problemi e i disordini presenti nella città. La situazione era tranquilla, certo, bisognava tenere gli occhi aperti per ladri e briganti, ma se si percorrevano le strade maestre non c’erano particolari problemi.

La mattinata passò tranquilla, Cesar ed Alexander erano meravigliosi destrieri e li portarono in un ridente villaggio, Bizy, dominato da un antico castello, dove era in corso il mercato.

Oscar e André scesero da cavallo e iniziarono a girare tenendo i loro compagni equini per le briglie: il mercato era piccolo ma ben fornito e un buon profumo di pane li guidò ad un banco dove da una parte troneggiavano delle pagnotte e dall’altra delle forme di formaggio molto appetitose.

Erano diverse ore che erano in viaggio e la buona colazione che avevano fatto a casa era ormai digerita: un po’ di acquolina in bocca venne ad entrambi, come era capitato tante volte negli anni, quando erano impegnati nelle loro varie avventure. Questa poteva essere un’altra avventura insieme, forse l’ultima o forse no. Oscar voleva lasciare André libero di provare ad essere felice, per quanto fosse possibile.

“Bei giovanotti, posso sfamarvi?”

Da dietro il banco era comparsa la venditrice, una donna forse di una manciata d’anni più vecchia di Oscar e André, ma ancora piacente. Sui suoi capelli color oro rosso aveva una cuffietta messa in maniera sbarazzina, il vestito, sul blu con sotto una camicetta bianca, fasciava un corpo con una leggera pinguedine sui fianchi che non guastava certo, anzi rendeva tutto più attraente, e la scollatura metteva in mostra dei seni non certo da anziana, prosperosi e quasi insolenti nella loro dimensione.

“Certo, se potreste darci per favore un po’ del vostro pane e del vostro formaggio ve ne saremmo molto grati”, disse Oscar, con tono gentile.

“Tutto, per dei baldi giovani come voi!”, rispose la donna, “anzi, vi metterò il formaggio nel pane, vedrete che squisitezza… del resto, andate salvaguardati!”

E con queste parole, la venditrice lanciò uno sguardo molto audace ad André, come a soppesarlo, scorrendo sopra tutto il suo corpo con gli occhi, sul volto, ma anche sulle spalle, sul petto, sul ventre, sull’inguine, sulle gambe. Il suo sguardo era decisamente sfrontato, non aggressivo, ma di un’audacia incredibile, e mentre faceva quest’esame si leccava quasi le labbra, apprezzando molto cosa stava guardando.

André si rese conto di questo esame visivo molto sfacciato ma non ci fece caso, non era la prima volta che una donna lo osservava in quel modo, e cercò di mantenere un contegno. Anni prima, avrebbe dato soddisfazione a una donna come quella, per dimenticare per un attimo il suo tormento, dandole cosa voleva. Ma ora aveva deciso che non era più il caso.

Oscar era esterrefatta. Sapeva di che pasta erano fatte certe donne, ben prima dei deliri di Jeanne de La Motte su orge, amori saffici e altre amenità. Tra l’altro, la venditrice troppo sfacciata non era in fondo perversa e offensiva, si limitava ad apprezzare un po’ troppo con gli occhi André e, quando lui tirò fuori dal borsello i soldi per pagare il cibo, lei incontrò volutamente la sua mano e indugiò a lungo, mentre lui sembrava indifferente.

“Fa sempre piacere vedere dei giovani che amano la buona tavola, partendo dalle cose semplici!” disse la donna, guardando insistentemente verso le cosce e l’inguine di André e poi rialzando lo sguardo. Effettivamente, ultimamente la moda maschile imponeva dei pantaloni leggermente troppo attillati e ci poteva essere qualcuno o qualcuna che dimostrava troppo apprezzamento per quello.

Poi, lanciò uno sguardo ad Oscar, di cui aveva intuito il sesso e le strizzò un occhio, come a considerarla fortunata ad essere in compagnia di qualcuno di così appetibile. L’imbarazzo di Oscar, mescolato a un po’ di rabbia, era ormai al culmine e si allontanò insieme ad André, mentre la donna rimirava il posteriore del suo amico in maniera decisamente golosa.

André era bello, sapeva che c’erano dame e cameriere che ammiravano il suo attendente, decisamente diverso e ben più prestante della media dei valletti, spesso solo molto efficienti e fedeli. Aveva avuto sentore della sua bellezza in maniera distratta nel corso degli anni, una volta a cavallo sulla spiaggia della Normandia, un’altra volta entrando con lui e Rosalie nella Galleria degli Specchi e poi la volta in cui lui si era vestito da Cavaliere nero per la prima volta.

Oscar voleva che André fosse felice e non soffrisse, non voleva che rischiasse più altre volte la sua incolumità fisica e avrebbe dovuto volere che trovasse consolazione da qualche parte. Ma il modo in cui quella donna l’aveva guardato e concupito la faceva infuriare. Eppure, non aveva mai considerato André una sua proprietà, non era di quei nobili per cui la servitù erano oggetti di cui disporre. Sapeva anche cosa facevano certi nobili con i loro servi, gli uomini, certo, con le ragazze e i ragazzi, ma anche certe aristocratiche.

No, lei non avrebbe mai osato trattare André come un oggetto, meno che mai per un piacere bestiale. E non poteva negargli la felicità o anche solo il godimento che lei non poteva dargli. Ma allora, perché stava così male?

Pane e formaggio erano comunque ottimi e André e Oscar proseguirono il loro viaggio senza altri intoppi ed arrivarono a Bernay. Lì, la situazione era diversa, non animata come a Bizy e nemmeno pericolosa come nei dintorni di Parigi. Sembrava tutto abbandonato e triste, come se in tanti avessero lasciato la cittadina spinti da altri stimoli.

Il curato, che stava sulla porta della chiesa, svelò l’arcano ai due giovani.

“La gente preferisce fare l’altra strada, quella che passa da Lisieux, si sono abituati così e qui si sta spopolando. Però abbiamo ancora una locanda aperta per la notte, la Lune des Faunes, è l’unica rimasta.”

André ed Oscar andarono alla locanda che era stata loro indicata, trovandola comunque affollata: non aveva tante stanze e tutti i viaggiatori che passavano di lì non avevano altra scelta che stare lì.

Il padrone disse loro:

“Ho solo una stanza, con due letti, purtroppo non posso fare di più. Comunque c’è una tenda all’interno, se volete dividerla.”

Oscar accettò, cominciava ad essere tardi. André le disse:

“Io vado a dormire nella stalla con i cavalli...”

“Ma non dirlo nemmeno per scherzo!”, rispose Oscar.

Mangiarono e poi si ritirarono nella stanza: la tenda c’era, ma non divideva del tutto la stanza, lasciava solo un po’ di intimità per eventuali funzioni di igiene e simili e per non vedere del tutto i letti.

Oscar non fece commenti, André era imbarazzato. Erano comunque entrambi stanchi.

“Porto su dal pozzo un po’ di acqua per lavarti? Poi esco.”

Oscar annuì, avrebbe voluto replicare, ma apprezzò la correttezza e la premura di André. Certo, pensava ancora alla venditrice del mercato e a come lo aveva guardato e provava uno strano fastidio. Per fortuna, nella locanda non c’erano elementi del genere.

Si rinfrescò con l’acqua mentre André uscì nel corridoio, a fare la guardia alla porta. Poi si accomodò a letto e mentre lui entrava, pensando che doveva rendergli lo stesso favore. Ma era troppo piena di sonno e poi le piaceva sapere di essere lì, con André oltre alla tenda, che si preparava per andare a letto.

Dal letto si vedeva poco verso la bacinella d’acqua e il letto di André, ma intuì che si era liberato della camicia per rinfrescarsi. Notò un’ombra, un busto muscoloso, due spalle possenti… e pensò di nuovo alla donna del mercato, a come l’aveva guardato, e in fondo aveva ragione ad ammirarlo…

Oscar cercò di distogliere lo sguardo da quel poco, quasi niente che riusciva a vedere, ma che la ipnotizzava. Quello era André, il suo migliore amico, inseparabile da lei da una vita… ma era anche qualcuno che non riconosceva più, qualcuno che le stava creando degli strani sentimenti.

“Buona notte, Oscar”, disse André dall’altra parte della stanza mentre si metteva a letto, il cuore da un lato tormentato per il suo amore infelice, ma dall’altro contento di vegliare su Oscar ancora una volta.

“Buona notte André”, disse lei. Quante volte gli aveva augurato buona notte dai giorni ormai lontani della loro infanzia? Erano sempre stati vicini, lo sentiva ormai lontano, ma nello stesso tempo lui era lì, a poca distanza da lei, e questo la faceva sentire bene, ma turbata.

“Non ti serberò mai rancore”, mormorò tra sé e sé prima di cadere nel sonno. L’indomani sarebbero ripartiti presto, era meglio dormire e provare a riposarsi.

 

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Capitolo 3
*** Capitolo 2 ***


IN DEBITO

 

Rating: what if, amore, malinconia, passione, OOC

Fandom: Lady Oscar.

Note: La confessione di André ha sconvolto Oscar, già provata dalla sua perdita dell’occhio. E forse inizia a vederlo in modo diverso, in una possibilità alternativa di vita. Un what if sulla vacanza in Normandia vista in maniera diversa.

 

Capitolo 2

La seconda giornata di viaggio passò veloce e tranquilla, mentre la Normandia si avvicinava. Ad un tratto, mentre non mancava molto a Bayeux, Oscar ed André incrociarono a cavallo alcune giovani contadine che stavano guidando una mandria di pecore. Erano uno spettacolo piacevole e pacifico, a cui si poteva assistere in quella zona.

Le ragazze non avrebbero sfigurato all’Hameau della Regina, erano carine e pulite, e ridevano mentre guidavano le loro bestie. Fecero un cenno di saluto, come era buona regola, ai due cavalieri, ed Oscar ebbe una strana impressione. Le sembrò che quelle ragazze, alcune particolarmente avvenenti, con gli abiti caratteristici della Normandia che mettevano in luce le loro forme, guardassero André, proprio come la donna del mercato.

Certo, erano indaffarate con le pecore, certo era una cosa veloce quello sguardo, ma le sembrò davvero che lo guardassero. Del resto, André si faceva guardare, possente, con quei lineamenti da statua antica e quel ciuffo sull’occhio che accresceva il suo fascino.

Di colpo, Oscar si accorgeva di questi particolari, ma cosa le stava succedendo? André era da anni il suo compagno fedele, era affezionata a lui in una maniera che non avrebbe saputo spiegarlo. Ma l’aveva sempre percepito come una parte di lei, una parte che se veniva offesa o ferita la faceva stare male.

Ma André aveva una sua personalità, del resto lei ricordava le risate che si facevano insieme da ragazzi, le storie che si raccontavano, in cui lui dimostrava acume, ironia e fantasia, senza contare poi tutto il capitolo delle riunioni segrete a cui aveva partecipato. Oscar ricordava anche come insegnava bene a Rosalie, già, avrebbe potuto nascere qualcosa tra di loro e invece non era andata così, non poteva andare così.

Ma, di colpo, Oscar lo vedeva come un uomo fatto e finito, un uomo che suscitava interesse nelle altre donne, interesse carnale e sentimentale, anche se lui era umile e non si metteva in mostra. Il mondo era pieno di donne che volevano André e questa cosa disturbava Oscar, anche se non voleva ammetterlo. Ma in fondo era giusto, doveva essere così, André doveva poter avere una vita sua, magari meno rischiosa, in cui trovare serenità… ma ora, sentiva che quelle parole che aveva pronunciato, Non dovrai più occuparti di me, non avrò più bisogno né di te né di nessun altro, le pesavano sull’anima, e non solo per la sua dichiarazione d’amore, ma come atto di tradimento verso una persona che le aveva fatto solo del bene.

Arrivarono nella villa della famiglia Jarjayes e André si mise subito in contatto con il guardiano, Colin, per le provviste e l’organizzazione della loro permanenza. Oscar uscì a guardare il mare, oltre la spiaggia, e si sentì stringere il cuore, pensando alle volte che era venuta lì con Rosalie e André, prima che tutto precipitasse. Il sole stava per calare e lei iniziò a camminare sulla sabbia, in preda alla malinconia.

Oscar pensava ai tanti tipi di amore che ci sono, a quelli felici, che durano per tutta la vita, a quelli che sono contrastati da problemi e ostacoli, come il sentimento che univa Maria Antonietta a Fersen, a quelli non corrisposti, come quello che l’aveva unita a Fersen. Ma André… André si era pazzamente innamorato di lei, anzi l’aveva sempre amata e lei non se ne era mai accorta.

Eppure… ora pensava a tutto quello che lui aveva fatto per lei fin da quando erano bambini, quando la consolava durante un temporale, quando le stava vicino quando era stanca morta dopo gli allenamenti a cui la sottoponeva suo padre, quando era depressa per le punizioni che riceveva dal suo severo genitore, quando aveva cercato di lasciarla libera se scegliere o meno di indossare l’uniforme. E poi, le avventure insieme, quando l’aveva salvata dalle grinfie omicide di Nicholas de La Motte, quando l’aveva riportata a casa dopo le risse in osteria, quando le era stato vicino durante il duello con il duca de Germaine e soprattutto quando si era buttato a capofitto nella caccia al Cavaliere nero, trascinato da lei, rimettendoci un occhio.

Quello di André era amore, amore totale. Ma dimostrava amore anche quando curava il suo cavallo Cesar, quando scherzava con lei, quando aveva accolto anche lui a braccia aperte Rosalie e aveva sofferto quando se ne era andata, quando aveva supportato ogni suo progetto e soddisfatto ogni sua esigenza. Le andava a cercare i libri più recenti usciti in Francia perché sapeva quanto amasse la cultura, le procurava gli spartiti di musica dei compositori più ricercati, a cominciare da quelli rarissimi in Francia di Bach e dei suoi figli, aveva cura di lei e della sua persona e non con l’atteggiamento del servo, e ora lei lo capiva. Le porgeva le spade e le pistole per gli allenamenti, di colpo Oscar ricordò un dettaglio, quando si esercitavano con le armi da fuoco, André le armava con lo stoppino e gliele porgeva in ginocchio, come se la stesse venerando e si stesse dichiarando a lei.

André la amava e lei sentiva che non avrebbe mai potuto contraccambiarlo… ma di colpo ricordò una sera di tanti anni prima, quando lei era andata da Fersen per avvisarlo che la regina non poteva incontrarlo, e si era persa in giro, disperata per quell’amore impossibile e per il sentimento che provava per il conte svedese. Ad un tratto, aveva iniziato a piovere, pioveva già quando era arrivata da Fersen, e sotto quel diluvio era spuntato André che l’aveva avvolta in un mantello per proteggerla da quel diluvio gelido.

Un mantello come un abbraccio… no, lei doveva vivere come un uomo, era la sua ostinazione e il suo orgoglio. Ma nello stesso tempo, soffriva a pensare a quelle donne che guardavano ad André, a lui che le aveva nascosto delle cose, cose peraltro legittime, perché era sacrosanto che volesse avere degli amici e delle relazioni, degli affetti e delle soddisfazioni anche ai desideri che gli suggeriva il suo corpo.

Oscar incrociò un cane e cercò di attirare la sua attenzione per accarezzarlo. Ma il cane si ritrasse e la lasciò sola. Il sole ormai era quasi calato e un soffio di vento freddo le congelò un cuore spezzato. Ora era tutto buio, intorno a lei, e si sentiva sola, ma quello in fondo era il suo destino e doveva accettarlo.

Si girò verso la villa, si era allontanata parecchio, e la casa era là sull’altura, con qualche luce di candela dietro alle finestre principali. Uno spruzzo di un’onda le arrivò sui capelli, era vicina al mare, la marea stava salendo.

Poi lo vide: André stava venendo verso di lei, con vicino il cane che gli stava facendo le feste.

“Oscar, è buio, è il caso di rientrare!”, disse lui.

Oscar capì che l’aveva seguita da lontano, vegliando su di lei, aspettando che il tempo passasse, in modo che non fosse sola ma rispettando i suoi spazi. In mano, André aveva un mantello e si avvicinò a lei porgendoglielo. Non osava avvolgerla direttamente come l’altra volta, ed Oscar capì perché, non voleva toccarla dopo quello che era successo.

“Va bene, André, hai ragione. Il cane?”

“Colin mi ha detto che è il cane di un pescatore anziano che è morto di recente, se ne occuperà lui adesso!”

Oscar si sentì rinfrancata anche per quel povero animale che le aveva fatto pena.

Tornò in casa, la stanchezza del viaggio si faceva sentire. A tavola, c’erano uno stufato, del pane e formaggio, mele e cioccolata calda. Era André che si era incaricato di tutto.

Oscar cenò in silenzio, con lui dall’altra parte del tavolo, che si alzava per servirla.

“Colin ha chiamato una ragazza che metta in ordine”, disse André.

Oscar era stanchissima, ma pensò per un attimo alla ragazza, magari era giovane come le pastorelle o provocante come la donna del mercato. Quella ragazza avrebbe visto e parlato con André e chissà cosa sarebbe successo.

“Sono stanco anch’io, mi ritiro in camera”, disse André. La seguì nel corridoio con in mano il candelabro, stando a dovuta distanza, ed Oscar pensò ad altre serate in comune a casa, quando ridevano e scherzavano da bambini o quando continuavano a parlare vicini di tante cose fino in camera, salutandosi solo quando cascavano dal sonno, dopo che era stato loro vietato di dormire insieme una volta finita l’infanzia.

Si era spezzato qualcosa, il giuramento che le aveva fatto André era qualcosa di enorme. Avrebbe continuato ad occuparsi di lei, ma senza avere più quella confidenza che avevano prima. Voleva allontanare da lui ogni tentazione e questo rendeva Oscar tristissima.

Si buttò a letto, pensando e sperando che André facesse lo stesso e non cercasse la ragazza che veniva a mettere a posto. Ma non aveva nessun diritto di negarglielo, anche se le faceva male, non dopo come si era comportata con lui.

Sprofondò in un sonno improvviso e confuso, dove camminava di nuovo sulla spiaggia, ma c’era nebbia ed era sola, sempre più sola.

André si mise a dormire, nulla e nessuno al mondo gli avrebbero impedito di occuparsi di Oscar. Avrebbe voluto scendere a bere, ma era meglio rimanere lucidi. Tutto, pur di non separarsi da Oscar, anche a costo di rimanere per sempre in un angolo, presente ma fuori dalla sua vista, a proteggerla.

 

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Capitolo 4
*** Capitolo 3 ***


IN DEBITO

 

Rating: what if, amore, malinconia, passione, OOC

Fandom: Lady Oscar.

Note: La confessione di André ha sconvolto Oscar, già provata dalla sua perdita dell’occhio. E forse inizia a vederlo in modo diverso, in una possibilità alternativa di vita. Un what if sulla vacanza in Normandia vista in maniera diversa.

 

Capitolo 3

Oscar aprì gli occhi nel letto della sua casa in Normandia, capendo dalla fioca luce che filtrava dalla finestra che era ormai giorno.

Come passare quel periodo di vacanza era un pensiero che la attanagliava… non voleva coinvolgere André più di tanto, voleva lasciarlo libero. Le passeggiate sulla spiaggia, se faceva bello, potevano essere anche rilassanti, anche se forse un po’ monotone. Con la luce del sole e non con la notte che incombeva era anche meno deprimente che la sera prima.

Ricordò le premure di André, era una vita che aveva quelle premure da lui e ora capiva il perché. Ma lei voleva essere un soldato, un uomo, non essere più debole, non soffrire più..

Si alzò dal letto e scese. Sotto, il tavolo era apparecchiato per la colazione e vide anche chi li serviva, una donna di una quindicina d’anni più giovane di Marie Grandier, corpulenta e simpatica, che disse di chiamare Madelaine detta Madò e di essere la cugina di Colin.

Forse lei non era interessata ad André, non in quel modo, come le pastorelle o la commerciante del mercato, ma Oscar provò una strana fitta. Lei, in tutti quegli anni, non si era mai chiesta se André avesse una vita sua, degli amori, delle donne che lo volevano. Lui le aveva confessato degli sfoghi fisici senza futuro, giusti, sacrosanti data la situazione ed Oscar non lo giudicava. Ma sentiva uno strano sentimento di rivalsa per chi aveva tenuto tra le sue braccia André, aveva baciato la sua bocca e chissà cosa altro, aveva lasciato che lui desse sfogo alla sua passione senza respingerlo, senza mettersi a gridare e piangere come aveva fatto lei.

La colazione era ottima, con i gustosi biscotti del Nord della Francia a farla da padroni: André la raggiunse dopo poco, salutando sia lei che Madò.

“Squisiti questi biscotti”, disse André.

“Vero”, rispose Oscar.

André faceva sempre onore a tavola, con sua nonna, e sapeva anche cercare ottime pietanze e vini per lei e la sua famiglia. Aveva buon gusto in tutto… ma i suoi appetiti di altro tipo lei non li aveva mai considerati. Era giusto che André si facesse la sua vita, lei gliel’aveva detto. Ma ora, pensarlo altrove, con un’altra, era un qualcosa che le faceva troppo male, anche se sapeva che era sbagliato.

Oscar era sicura di non poterlo rendere felice e non solo per come si era scagliata contro André. Ma di colpo le pesava ammetterlo.

“André, vado a fare un giro sulla spiaggia, tu ritieniti libero per oggi.”

André annuì. Oscar sapeva che l’avrebbe comunque vegliata da lontano e questo pensiero la rese felice.

Effettivamente, il sole faceva brillare il mare in maniera meravigliosa. Oscar ricordò le vacanze che avevano fatto negli anni lì, anche con Rosalie più volte. André c’era stato sempre. Si sentiva vuota, sola, stanca. Doveva cambiare, voleva cambiare, ma bruciarsi tutto dietro come voleva fare le dava troppo dolore.

Lei doveva essere un uomo, un soldato perfetto e non soffrire mai più.

Guardò il mare, pensando che forse sarebbe stato meglio essere stata destinata in marina, partire lontano, a caccia di pirati, in mezzo ad altri uomini, ad annullarsi con il rum, in attesa di una morte magari improvvisa.

Per mare… come nelle storie di pirati che lei ed André avevano divorato da ragazzini. Sempre André… ora non poteva più contare su di lui, non doveva, l’avrebbe solo fatto soffrire, dopo aver causato la sua menomazione e averlo respinto come uomo.

Ma lei non poteva essere la donna che lui voleva… non poteva o non voleva?

Oscar si coprì il volto con le mani e cadde in ginocchio di fronte al mare, singhiozzando sull’amore non corrisposto per Fersen, che però le sembrava ormai una cosa andata, sul suo non riuscire a non soffrire, su quello che era successo ad André, sulla felicità che non avrebbe mai raggiunto, perché sapeva che le era preclusa, che in fondo non se la meritava, come osava pensare di essere altro che un soldato?

André non l’aveva persa di vista, il sole lo aiutava a tenerla d’occhio e quando la vide cadere in ginocchio e piangere dovette dominarsi per non correre da lei, abbracciarla, consolarla, farle capire che era bello essere amati, che lei meritava quello, che ci poteva anche essere altro, e non solo perché c’era il sole ed il mare era bellissimo.

Ma non poteva osare niente, non più, solo vegliare su di lei senza pretendere altro, senza poter essere altro.

Il cane che dal giorno prima era stato raccolto da Colin passò vicino ad André scodinzolando e poi si diresse da Oscar. André vide che le si avvicinava e che le metteva le zampe sulle spalle, come a farle le feste, magari aveva solo fame, o magari no.

Benedetto cane…

 

Oscar si scosse, sentendo il cane che le veniva addosso. Almeno lui adesso era felice. Sì, il mare era bellissimo, ma non le dava felicità, c’erano ricordi dolorosi lì, di un tempo in cui era soddisfatta della sua vita, si sentiva forte ed invincibile, faceva del bene agli altri e mai avrebbe pensato a che pena stava causando ad André.

Tornò verso la villa.

“Magari vado a fare un giro in paese”, disse, sentendosi in dovere di avvisare André che la seguì, a dovuta distanza di modo che lei sapesse che c’era, ma che non fosse disturbata dalla sua presenza.

La villa dei Jarjayes era poco fuori dal centro di Bayeux: in poco tempo Oscar arrivò nella piazza centrale, pittoresca nel suo stile medievale, come se il tempo si fosse fermato. Notò che c’erano alcune bancarelle con frutta e verdura, uno dei tanti mercati spontanei che c’erano in tanti borghi, ma lì non c’erano commercianti che guardavano André in maniera lasciva…

Ma c’era altro, qualcosa di peggiore, un qualcosa che la colpì al cuore.

Su un banchetto improvvisato, c’erano una pila di volumi familiari… le Memorie di Jeanne de La Motte. Credeva che quella porcheria fosse sparita, ma emergevano ancora degli esemplari in giro. Avevano infangato la Regina… e anche lei. C’erano dei passi in cui quella pazza criminale raccontava di nottate mai successe a Versailles, di sconcezze, di perversioni… e Oscar era presente in questi deliri, Jeanne non le aveva perdonato per come aveva respinto il suo tentativo di corruzione e l’aveva coperta di fango.

André era arrivato dietro ad Oscar e capì la situazione.

“Come osano vendere questo schifo?”, tuonò lei.

Da dietro un portone venne fuori un ometto tarchiato che disse:

“Questo libro vende e mi permette di dare soldi ai miei figli e nipoti per farli mangiare e poi racconta la verità su cosa succede a Versailles”, disse lui.

“Come osate?”, disse Oscar. Avrebbe voluto gettarsi addosso a quell’uomo, ma la frase per farli mangiare risuonava nelle sue orecchie.

“Oscar...” André si era avvicinato a lei, conosceva molto bene il contenuto di quei volumi, che aveva letto, trattenendo conati di vomito e indignazione, vedendo raccontate nero su bianco nefandezze e perversioni in cui era coinvolta anche la sua amata, smarrita in realtà di fronte a passioni e abbandono dei sensi, come lui ben sapeva.

Oscar si allontanò stizzita, mentre André lanciava un’occhiataccia scuotendo la testa al venditore, che nascose i volumi, e poi la seguì, mentre entrava nell’osteria.

Oscar si sentiva impotente e indignata, non era riuscita a salvare Maria Antonietta dalle maldicenze e quei libri avrebbero continuato a danneggiarla, anche se ormai la loro autrice era morta. Non aveva scoperto chi c’era dietro all’evasione di Jeanne, né chi aveva diffuso quelle pubblicazioni.

Si fece servire del vino ed iniziò a bere, voleva dimenticare tutto.

André si sedette accanto a lei, cercando di non disturbarla. Non aveva l’autorità di dirle niente, anche lui si era ubriacato per settimane, per dimenticare i suoi problemi di vista e anche il suo strazio di vedere Oscar soffrire. Era sotto l’effetto di qualche bicchiere di troppo quando l’aveva aggredita in quel modo vergognoso e ignobile. Ma ora doveva vegliare su di lei, per evitare che le succedesse qualcosa di male.

Oscar bevve e bevve, stordendosi, mentre André stava in silenzio. Per fortuna, le osterie di provincia non erano turbolente come quelle di Versailles e Parigi, c’erano pochi avventori e nessuno fece caso a quella bionda avventrice che si stava ubriacando.

Oscar non urlava né cantava, ad un tratto abbassò il capo ed iniziò a piangere silenziosamente. André non poteva sopportare di vederla piangere, come quella sera vicino al fuoco mentre raccoglieva i cocci del bicchiere e poi distesa sul letto alla sua mercé. Maledisse quel venditore di libri, poteva trafficare in romanzetti porno, tipo quelli del famigerato De Sade, avrebbe dato certo meno fastidio ad Oscar.

Ma ora doveva portarla a casa, stava diventando buio, non poteva lasciare che si autodistruggesse, anche l’oste aveva preso a guardarli con un po’ di costernazione, anche se erano sempre soldi che entravano nelle sue tasche.

Oscar era come svenuta distesa tra sedia e tavolo. André aveva giurato su Dio e sul suo onore che non l’avrebbe più toccata, ma ora doveva soccorrerla.

Delicatamente, le cinse le spalle e poi le infilò un braccio sotto le gambe, sollevandola. Era dimagrita, era leggera come un fuscello, così forte e fragile allo stesso tempo. La strinse a sé ed uscì, salendo poi insieme a lei su Alexander e trascinandosi dietro Cesar per quel poco tragitto che c’era verso casa. Con un gesto quasi d’istinto Oscar si serrò ad André, come ci si serra ad un’ancora, o ad una roccia che non si vuole lasciare. André sentì contro il suo petto l’umido delle sue lacrime e sperò di poterlo tutto assorbire e cancellare.

Ed André volle per un attimo che quel momento non finisse mai, che il tempo si fermasse, per rimanere per sempre lì con Oscar, abbracciato a lei.

 

 

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Capitolo 5
*** Capitolo 4 ***


IN DEBITO

 

Rating: what if, amore, malinconia, passione, OOC

Fandom: Lady Oscar.

Note: La confessione di André ha sconvolto Oscar, già provata dalla sua perdita dell’occhio. E forse inizia a vederlo in modo diverso, in una possibilità alternativa di vita. Un what if sulla vacanza in Normandia vista in maniera diversa.

 

Capitolo 4

Oscar aveva iniziato a bere,per stordirsi, per non sentire dolore, indignazione e impotenza, tre cose che la assalivano sempre quando vedeva le Memorie di Jeanne de La Motte o qualche libello sconcio che attaccava la regina.

Bevendo e bevendo era ormai intorpidita, sapeva vagamente dove era, ma non se ne interessava più di tanto. Fu allora che sentì che c’era come una roccia vicino a lei: qualcuno di caldo, di possente, la sollevò dall’abisso in cui stava cadendo, confortandola con il suo tocco gentile ma deciso e portandola via con sé.

Le venne da piangere e trovò un posto da inumidire con le sue lacrime, senza trovare nessuno che la giudicasse, ma potendo dare libero sfogo. Sentì che saliva a cavallo, sempre stretta in quello che era un abbraccio che la ritemprava, la faceva sentire viva, la consolava, la sorreggeva. Avrebbe voluto che quel momento durasse per sempre, perché non si era mai sentita così bene.

 

André smontò da Cesar nella scuderia, rimanendo sempre allacciato ad Oscar: Cesar ed Alexander restarono tranquilli, come a volerlo aiutare nel suo compito.

Tenendo Oscar in braccio, André entrò nella villa e salì la scala per portarla nella camera da letto: era costretto a metterla a dormire vestita, non poteva alleggerirla di niente, sperò che durante la notte lei ad un certo punto riprendesse conoscenza e si mettesse più comoda.

Con delicatezza, la sdraiò sul letto e fece per scioglierla dal suo abbraccio, pensando poi di recuperare uno scialle e una coperta su una poltrona lì vicino per coprirla dal fresco della notte, che c’era ancora, era primavera ma la Normandia era a Nord. Doveva anche riattizzare il camino, spesso un effetto dopo sbornia era sentire brividi di freddo, lui lo sapeva bene.

Ma Oscar, ancora incosciente, lo trattenne con una forza che lo stupì. Non lo lasciava andare, non voleva che lui se ne andasse. André si sentì combattuto: doveva lasciarla in pace, soprattutto dopo quello che era successo, ma non poteva lasciarla, non di fronte a questo attaccamento inconscio ma potente.

Con dolcezza, André si sdraiò accanto ad Oscar, tenendola sempre stretta tra le braccia, stando attento a non sgualcire le lenzuola e il cuscino. Lei non si muoveva, ma stava abbracciata a lui ed André ricambiò la stretta, cercando di non toccarla in luoghi che avrebbero potuto essere compromettenti, imbarazzanti e sgradevoli per lei.

La desiderava con tutto se stesso, amava aver passato tutti quegli anni insieme, tra avventure, progetti e condivisione reciproca, ma il voler amare Oscar fisicamente, dandole quello che altri le avevano negato, era un qualcosa che lo soverchiava, tanto da temere di farle male, di non riuscire a controllarsi e distruggere tutto.

Oscar però non lo evitava, lo teneva stretto, non voleva lasciarlo andare: André ricordava quella sera, le lacrime di lei, il suo sgomento di fronte al gesto che lui aveva compiuto, un gesto scellerato e infame, per cui si sarebbe tagliato le mani. Ma stavolta era tutto diverso, stavolta non c’era prevaricazione, c’era richiesta di sostegno e appartenenza.

In fondo, era come essere tornati da bambini, anche se era tutto diverso.

André si godette quei momenti, che presto diventarono ore, dove poteva fare in fondo la cosa che desiderava di più, oltre a quell’altra che si vergognava ad ammettere: stare vicino ad Oscar, confortarla, farla stare meglio.

“Non ti farò niente che tu non voglia, ma tu lasciami stare con te”, morrmorò André, cullando dolcemente Oscar.

 

Aveva sentito sconforto, amarezza e freddo, tanto freddo dentro. Ma ora stava bene, era protetta e rassicurata, sentiva un piacevole calore che si irradiava in tutto il suo corpo, provocato dalla presenza che sentiva accanto a sé, un cuore che batteva vicino al suo orecchio, un respiro gentile che le accarezzava i capelli. Poteva essere se stessa in pieno, senza nascondersi, era come essere tornata bambina, quando si addormentava abbracciata ad André dopo una giornata di marachelle e scorribande, ma era anche diverso, quello a cui si era aggrappata era un uomo, un uomo buono, gentile, nobile, che non l’avrebbe mai lasciata. Era lei che voleva lasciarlo, ma non adesso, non in quel momento che avrebbe voluto che durasse per sempre.

Durò ore che sembrarono eterne e fugaci allo stesso momento.

Poi, ad un tratto, sentì che il suo corpo, ristorato da quell’abbraccio, si stava ridestando e allora Oscar si mosse e aprì gli occhi.

Era davvero tra le braccia di André, lui non si era mosso per tutta la notte, tenendola stretta come facevano da bambini ed affrontando possibili scomodità ed imbarazzi. Oscar doveva staccarsi da lui, voleva staccarsi e lasciarlo libero, ma non ci riusciva, perché era troppo bello stare così uniti, senza malizia ma con tanta dolcezza. Erano di nuovo quei due bambini uniti e cresciuti insieme, quei due amici inseparabili, ma non erano più solo quello.

André percepì Oscar che si muoveva nel dormiveglia e capì che quel momento magico era finito, non avrebbe più potuto esserci niente del genere. Anche lui aprì gli occhi… e si trovò a guardare Oscar sveglia, che lo guardava con stupore, simpatia e non con fastidio.

“Oscar, perdonami, non doveva succedere questo”, fece André, cercando di staccarsi e dovendo fare i conti con dei crampi ad una gamba.

“André, è tutto a posto, grazie per avemi riportata a casa!”, disse Oscar.

Quelle parole toccarono André dentro al cuore, di colpo sentì l’impulso di stringere Oscar a sé, coprirle il volto di baci e poi pian piano iniziare ad assaporare amore e piacere con lei, pensando a come avrebbe reagito… Ma si trattenne.

“Oscar… non potevo certo lasciarti sola” e con un enorme sforzo si allontanò da lei.

Oscar si sentì di colpo sola e smarrita, e prese la mano ad André.

“Tu fai sempre tanto per me, da una vita. Ti sono riconoscente”, disse con sincerità, guardandolo in volto.

Era stato bellissimo dormire tra le sua braccia, sentire il suo respiro e il suo cuore, venire confortata e accudita. Una sensazione unica, che le mancava da anni e che ora era ancora più completa.

“Ti ringrazio, Oscar, ma è meglio che non succeda più. Non siamo più bambini, tu non sai cosa potrei farti, o meglio lo sai...”

“Ma non mi hai fatto nulla di male, né questa notte né quell’altra volta. Mi hai riportata a casa, accudita, protetta, hai vegliato su di me. No, André, non ce l’ho con te per niente, meno che mai per stanotte, ma come potrei?”

“Sono stato impertinente e invadente...”

“Ma sono stata io a tenerti con me..”, rispose Oscar.

“Sono in debito con te”, continuò Oscar. Era vero, cosa avrebbe potuto fare per il suo compagno di una vita? Il fatto che soffrisse così tanto a causa sua le fu di colpo intollerabile e di nuovo notò quanto era bello. Lei si era aggrappata a quel corpo che sembrava uno degli dei classici raffigurati nel parco di Versailles, si era lasciata avvolgere, ne aveva assaporato il calore, aveva trovato conforto in lui. Una sensazione meravigliosa.

André sorrise ad Oscar, il fatto che lei gli fosse riconoscente gli faceva piacere, il fatto che lei lo ammettesse ancora di più.

Ma poi si sentì in dovere di dirle:

“Da una vita, il mio dovere è prendermi cura di te. Non mi devi riconoscenza, l’ho sempre fatto per dovere e perché lo trovavo giusto.”

“Ma sei stato il miglior compagno e amico che potessi avere”, disse Oscar, riflettendo su cosa aveva detto dopo e sul fatto che aveva voluto allontanarlo. Ma come poteva pensare di vivere senza André, senza quell’abbraccio, senza quel calore?

“Grazie per averlo detto”, disse André, “ma non merito tanto.”

“Perché? Sei sempre stato buono con me, sin da quando eravamo bambini fino a stanotte.”

“Dimentichi cosa ti ho fatto? Cosa stavo per farti?”

“Ma non mi hai fatto nulla di male, né quella sera, né tanto meno stanotte. Mi sei stato di conforto, mi hai fatto sentire bene...”, disse Oscar e per un attimo pensò alle donne che avevano assaporato oltre agli abbracci di André molto altro, e provò una fitta di vera gelosia. Sì era gelosa per quello che avevano provato tra le sue braccia, per aver appartenuto fino in fondo a lui, per aver provato un qualcosa che a lei era stato negato.

André guardò Oscar con tutto l’amore che sentiva. Aveva sempre saputo quanto Oscar tenesse a lui, ma sapeva anche cosa si era negata in tutti quegli anni, cosa non aveva cercato e cosa le era mancato.

Oscar amava stare con lui, ne era certo, ma non aveva mai esplorato altre possibilità di frequentazione. Era fuoco e ghiaccio, un’anima e un corpo da amare.

“Non voglio che tu ti tormenti con giuramenti e altro, non ce l’ho e non ce l’avrò mai con te, come potrei?”, aggiunse Oscar, che si era avvicinata a lui, intimidita e come se lo vedesse per la prima volta. Forse era proprio così.

André percepì la sua gratitudine, ma anche un’altra cosa, qualcosa che Oscar aveva sempre represso, ma di cui forse aveva bisogno, anche solo ricordando come l’aveva stretto quella notte. Capì che doveva chiederglielo.

“Oscar, non sei mica attratta da me in qualche modo?”

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Capitolo 6
*** Capitolo 5 ***


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Fandom: Lady Oscar.

Note: La confessione di André ha sconvolto Oscar, già provata dalla sua perdita dell’occhio. E forse inizia a vederlo in modo diverso, in una possibilità alternativa di vita. Un what if sulla vacanza in Normandia vista in maniera diversa.

 

Capitolo 5

Oscar restò a guardare André in silenzio: quello che aveva provato tra le sue braccia era incredibile. André era buono, nobile, dolce, simpatico, divertente, di compagnia… ma era anche bello, quella stretta e il calore del suo corpo l’avevano riempita di un qualcosa che non sapeva esprimere, tanto era grande ed emozionante.

“Io mi sono sempre trovata bene a stare con te, André, e sono in debito con te per tutto quello che hai fatto per me e mi hai dato”, disse, cercando di dominare il suo imbarazzo.

“Oscar….” André percepì che Oscar era confusa, lei sempre così sicura di sé e si odiò per averle creato disagio e sofferenza.

“Perdonami per la mia insolenza...”, aggiunse.

Oscar lo guardò, con il volto in fiamme.

“André, tu sei l’uomo migliore che io conosco. Mi spiace che tu soffra così tanto a causa mia, non avrei mai voluto che succedesse...”

“Oscar, non si sceglie di chi innamorarsi. Tu mi hai colpito fin dal nostro primo incontro da bambini, mi sono legato a te e poi crescendo ho capito cosa era il mio sentimento...”

Oscar stette zitta, anche lei si era legata a quel bambino adorabile che era arrivato in casa sua, l’unico che la trattava alla pari, senza prevaricarla come suo padre o ignorarla come la madre e le sorelle. E ora, di colpo, si chiese che sentimento provava per André, perché non era solo amicizia, non più e non era mai stato solo questo.

“Tu… non ha senso che ami una donna come me.”

“Pensi di non meritarti l’amore? No, Oscar, non dire così. Sei coraggiosa, leale, piena di senso di giustizia, decisa, ammirevole, spavalda… e bella, bella più di ogni altra cosa. Una rosa non potrà mai essere un lillà e io non potrò mai smettere di amarti, in questa e in qualsiasi altra vita che ci sarà.”, disse André. Aveva la voce rotta per l’emozione: da un lato avrebbe voluto non aver mai detto niente e che fosse rimasto tutto come era prima, ma dall’altro sapeva che ormai doveva parlare e far capire ad Oscar tante cose, a cominciare dal fatto che aveva tutto il diritto di essere felice.

Oscar sentì le lacrime salirle agli occhi. Lo vide bellissimo, vicino a lei, che non osava toccarla.

“André, non pensavo di ispirarti un simile amore...”

“E invece è successo e devo chiederti perdono, perché pur stimandoti, ammirandoti, amando la tua compagnia, io ti vedo anche come una donna da amare e non solo in maniera platonica… hai capito come posso offenderti con i miei pensieri...”

Oscar scossse il capo:

“Ma tu non mi offendi, non puoi offendermi. E non sei capace di farmi del male...”

“Ma stavo per...”

“Oh, basta. Non hai fatto nulla per cui tu debba chiedermi scusa o per cui tu debba tormentarti. Te lo ripeterò per sempre, tu non meriti questo. Sei l’uomo migliore che io conosca al mondo. Con te mi sento sicura e protetta, come stanotte” e Oscar capì che aveva detto qualcosa di veramente potente.

André la guardò sorridendo. Era molto di più di quello che avrebbe mai potuto immaginare, ma in fondo sapeva quanto Oscar tenesse a lui.

Poi abbassò il capo:

“Ma io non ti vedrò mai come l’uomo che vuoi essere, ma come la donna meravigliosa che sei, desiderandoti, e per questo ti chiedo perdono.”

Oscar capì cosa aveva vissuto André la notte precedente, con lei tra le braccia, da un lato la gioia di averla accanto e dall’altra il tormento di non poter esternare i suoi sentimenti. Ma tutto questo era profondamente ingiusto e lei non riusciva a sopportarlo.

“André, io vorrei solo che tu fossi felice, vorrei poterti rendere felice” e dicendo questo Oscar capì che forse quello non era così lontano.

“Io non cambierei niente dei giorni passati con te. Chiederei soltanto di poterti restare accanto, essere il tuo compagno d’armi, il tuo confidente e il tuo amico fraterno. Ma questo non è più possibile, tu non vuoi più avermi intorno e lo capisco...”

Oscar si sentì stringere il cuore, no, non era così, non poteva essere così.

“In un primo tempo avevo pensato che sarei stata destinata a un incarico lontano da casa, ma io rimarrò qui in Francia, i Soldati della Guardia non sono lontani, continuerò a venire a casa, potremo vederci ma tu sarai libero di farti una vita tua...”

“La mia vita è solo dove ci sei tu, anche nella tua ombra, senza chiedere niente perché non ho il diritto di chiederti niente.”

“Ma non è giusto, André!”

“Sì, perché ti amo e non desidero altro dalla vita che sapere che ci sei e vegliare su di te...”

Oscar si avvicinò ad André, quasi titubante. Quanto era bello… conosceva il calore di quel corpo, la forza di quelle braccia, la tenerezza di quelle mani… ma cosa le stava succedendo?

“Non hai risposto alla mia domanda, Oscar. Sei attratta da me?”, chiese André, trattenendo l’impulso di abbracciarla, coprirla di baci, farle capire che meritava tutto l’amore di questo mondo.

“André...”, disse Oscar. Non riusciva ad aggiungere altro. Lei adorava stare con André da sempre, adorava ascoltarlo, parlare con lui…

“Io ti ho sempre voluto bene”, aggiunse Oscar, “e per questo soffro per te.”

“Anch’io soffro per te, perché non sopporto di vederti infelice. Ti ho detto che una rosa non può essere un lillà, non devi rinnegare di essere donna. Ma sei libera di essere ciò che vuoi, se essere un soldato è la tua strada devi farlo. Non devi essere diversa da cosa sei, io ti amo sempre e comunque, io amo e amerò sempre ogni cosa di te.”, disse André.

“Ma anche se io mi sono negata a te e ti ho respinto?”, chiese Oscar, cercando di nascondere la sua emozione. No, come poteva fronteggiare un amore simile?

“Oscar… io ti desidero più di ogni cosa al mondo, vorrei averti tra le mie braccia e darti tutto quello che ti è stato negato, amore, tenerezza, passione, desiderio, piacere. Ma con te ho avuto comunque tanto...”

Oscar vacillò. André pensò che c’era una cosa audace che poteva fare, che non violava il suo giuramento. Prese con delicatezza una mano di Oscar e se la portò al petto, mettendola sopra il suo cuore, in modo che Oscar lo sentisse.

“Questo cuore batte solo per te, Oscar, da sempre e per sempre, in ogni vita che ci sarà per noi.”

Oscar si appoggiò ad André, ritrovando il calore della notte precedente. Poi si riscosse:

“Io non voglio essere come quei nobili che approfittano dei loro sottoposti, trattandoli come degli oggetti per la loro lussuria...”

“Io non mi sono mai sentito un tuo servo e ti assicuro che tenerti tra le mie braccia non sarebbe per me solo lussuria. Se tu provassi per me desiderio e lussuria… beh, non ne sarei offeso, perché è importante anche quello, oltre che lusinghiero.”

Oscar si rilassò, sentendosi di colpo a suo agio. Poi si ricordò di un particolare:

“André, sei libero da ogni giuramento che hai fatto…”

André guardò Oscar con dolcezza, ma anche con desiderio e poi le disse:

“Se vorrai, ti darò tutto quello che ti è mancato, ma non voglio farti del male e nemmeno sono sicuro di poter tenere a bada la mia passione, Oscar.”, disse, accarezzandole lievemente una guancia. Oscar chiuse gli occhi: la mano di André le dava sensazioni indescrivibili. Il suo miglior amico… ma lui era molto di più di quello.

Oscar appoggiò le sue mani sul petto di André, non per scuoterlo come quella sera e lui gliele accarezzò. Si sentiva in debito con André e avrebbe fatto qualunque cosa per saldare questo Ma era anche curiosa di provare un qualcosa per lei di nuovo, ma di antico per tutti, per mano di qualcuno con cui aveva condiviso tutto.

Aveva letto romanzi, come tutti, dove si parlava di cose proibite. Sapeva tanto, anche troppo forse, di sconcezze, arditezze e audace. Ma in quel momento, voleva solo stare con André, l’uomo che la conosceva meglio di ogni altro e a cui era più legata, il bambino con cui aveva giocato che ora le stava davanti in tutta la sua bellezza.

André le accarezzò le mani e poi pensò che poteva ripartire da una cosa della sera dello strappo, ma fatta in maniera diversa. Si chinò e la baciò sulle labbra. Oscar non restò stupita e pian piano rispose a quel bacio tenero ed appassionato, poi via via più esigente.

Ad un tratto, le loro labbra si staccarono e ma rimasero vicini.

“Io voglio solo la tua felicità”, disse André.

“Ed io la tua”, rispose Oscar, sapendo che lui era felice in quel momento. Quel bacio era un qualcosa che gli doveva, ma non era certo solo questo, era molto di più.

“Voglio fare le cose per bene, voglio che sia tutto perfetto, Oscar”, disse André, cullandola tra le braccia. E Oscar si sentì emozionata e anche un po’ eccitata, mentre stringeva… ma come poteva chiamare adesso André? Amico o qualcos’altro?

 

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Capitolo 7
*** Capitolo 6 ***


IN DEBITO

 

Rating: what if, amore, malinconia, passione, OOC

Fandom: Lady Oscar.

Note: La confessione di André ha sconvolto Oscar, già provata dalla sua perdita dell’occhio. E forse inizia a vederlo in modo diverso, in una possibilità alternativa di vita. Un what if sulla vacanza in Normandia vista in maniera diversa.

 

Capitolo 6

André ricordava ancora, e lo avrebbe ricordato per sempre, quel giorno di primavera in cui doveva convincere Oscar a indossare l’uniforme, la loro cavalcata al lago, le frasi casuali, ma che avevano rivelato che lei sapeva tutto e non voleva, e poi lo scontro fisico con lei frustrata che lo colpiva come estremo atto di ribellione. Quando erano a terra ansimanti, lui le aveva preso la mano per rassicurarla e farle capire che le sarebbe rimasto per sempre vicino.

Di colpo, la situazione in cui si trovavano gli ricordò quel giorno: erano di nuovo vicini, di nuovo sdraiati, certo c’erano delle differenze importanti e non solo per la loro età: ormai non erano più due ragazzi, erano un uomo e una donna, che avevano sofferto, erano maturati, erano andati avanti nelle loro vite ma anche in quello che li legava.

Le loro mani erano vicine e fu Oscar a prendergli la mano e stringerla con affetto, riconoscenza e anche altro, un qualcosa che non aveva ancora detto apertamente ma che c’era.

André aveva da sempre paura un giorno di fare del male ad Oscar cedendo al suo desiderio per lei ogni giorno più forte e qualche sera prima ci era andato vicino. Quando lei, lì in Normandia, si era avvicinata così a lui, spinta dalla riconoscenza, dall’amicizia, dal bisogno di conforto e dall’attrazione, era tutto precipitato. La sua paura era stata sopraffatta dal desiderio e dalla passione, rimandando i quasi inevitabili rimorsi per dopo, perché André dava per scontato che ci sarebbero stati.

Ma quella sera c’era stato spazio per i baci che sognava di darle da anni, anche quelli più audaci e sconvenienti, le carezze, il corpo di Oscar che si scopriva davanti a lui, non più con uno strappo brusco, ma con la volontà di lei di stare insieme a lui, una cosa che aveva fatto per anni in mille altri modi, ma non in quel modo così intenso, per molti banale e scontato, ma per André importantissimo.

La sua mano portata da lei sul suo cuore, poi pronta a stimolare i suoi seni, i suoi gemiti, il capire che andare con altre donne almeno era servito a fargli capire cosa doveva fare e cosa succedeva se lei era soddisfatta ed appagata.

Le remore che aveva avuto quando, senza più veli, si era unito ad Oscar, sentendo il disagio momentaneo di lei mentre lo accoglieva in sé, umida e tiepida, poi sostituito da appagamento, dal capire che si stava donando a lui con tutto il cuore, come suo uomo e non più solo un amico fraterno. La passione era stata sostituita in André dalla volontà di essere uno con lei, per godere al massimo di quegli attimi insieme. Poi, erano rimasti vicini, mentre gli affanni di quel periodo sembravano svaniti. No, non poteva più lasciarla, ma sapeva che doveva lasciarla libera di fare le sue scelte, come sempre, ma l’idea di non essere più parte della sua vita sociale e militare lo distruggeva dentro. Quello che era successo non poteva essere la fine di tutto.

Oscar gli prese la mano e la attirò verso la guancia, lasciando che le trasmettesse calore. Quella mano era stata delicata e indiscreta, l’aveva fatta sentire amata e desiderata, aveva esplorato la sua pelle e i suoi anfratti, sentendola fremere e abbandonarsi.

Oscar sorrise ad André, come lui aveva sorriso a lei quel giorno.

“André...” E in quel momento, André capì che tutto era davvero cambiato tra di loro, che niente sarebbe più stato come prima.

 

La sera dello strappo c’era stato un momento che aveva toccato Oscar nell’animo, oltre alla disperazione di André: era stato quando l’aveva coperta con il lenzuolo, per nascondere quello che per lui era un misfatto senza perdono, ma anche per dimostrarle la volontà di proteggerla, di metterla al sicuro anche da se stesso.

Adesso, dopo essersi amati, perché non sapeva come chiamare quello se non amore, André l’aveva avvolta in una coperta insieme a lui, cullandola, e lei gli aveva preso la mano, quella mano che la amava, come ogni parte del corpo di André.

Oscar chiuse leggermente le cosce, quasi a proteggere il luogo della loro unione, per poi dischiuderle con un pizzico di audacia. André non poteva farle del male e lei si era ormai abbandonata a lui. Ma era stato tutto reciproco, le sue mani nei capelli di André mentre diventava sempre più indiscreto con i suoi baci, il modo in cui aveva lasciato che lui la liberasse dai vestiti, come aveva goduto di lui, del suo cuore che palpitava contro il suo petto, della sua pelle che fremeva con la sua, delle sue dita, delle sue labbra, di come si erano uniti, del suo ardore che l’aveva colmata, facendola sentire completa…

Gli era riconoscente e lo sarebbe stata sempre, ma lo desiderava come uomo, lui era sempre il suo migliore amico e anche molto di più.

“Sto bene, André”. Era vero, c’era stato pochissimo dolore, poi erano stati solo loro due uniti, sopraffatti da calore e passione.

“Beh”, aggiunse Oscar, “non è proprio come in quel libro là, Fanny, di quell’autore inglese, non è stato così, ma molto meglio. Lì all’inizio era proprio scomodo...”

André scoppiò a ridere:

“Belle cose che leggi, Oscar!”

“Nel senso che non è stato penoso, ma diverso...”, disse lei, stringendosi ad André.

“Ed è stato diverso anche da cosa dicono le dame, niente disagio e nemmeno tu che ti allontani dopo… spero che tu non abbia sentito male come Sua Maestà...”

“Oh no”, disse André stringendola. Sapeva che avevano provato le stesse sensazioni e no, lui non aveva certi problemi di cui si dibatteva a bassa voce a corte, problemi che erano poi monopolio dei pettegolezzi dei valletti sui loro padroni.

“Non sentirti più in debito con me, Oscar”, disse André.

“Mi sentirò per sempre in debito con te. Io voglio continuare ad essere un soldato...”

“Certo che puoi continuare ad esserlo. Io ti amo così come sei. Tu puoi essere la migliore lama di Francia, la comandante degli eserciti… e nello stesso tempo la donna che io amo e che mi ha scelto come suo compagno.”

Oscar pensò a cosa le aveva detto André sulle difficoltà che avrebbero avuto i nobili presto in Francia.

“Non voglio che tu abbia problemi restando legato a noi nobili per quello che potrebbe succedere in futuro.”

“Oscar, non potrei mai lasciarti, adesso più che mai. Staremo sempre insieme, dopo tanti anni non è più possibile.”

Oscar abbassò lo sguardo, pensando a come aveva congedato André e a quanto questo le sembrasse ormai insopportabile.

Poi lo guardò: era bello stare con lui, parlare insieme, stare abbracciati, riposarsi, condividere momenti importanti o anche più divertenti… e lasciarsi trascinare da una passione che non era stata solo lussuria, ma l’unione definitiva tra di loro.

“André, ma come è possibile? Tu sei il mio migliore amico, il mio confidente, il mio compagno d’armi e ora… anche questo, credevo non fosse possibile.”

“Ti stupisci?”, rispose lui ed Oscar capì che quello che c’era tra di loro era sempre stato unico. Ma che futuro avrebbero avuto? Come poter essere il soldato che voleva e nello stesso tempo non rinunciare ad André.

Ma poi decise che doveva provarci, anche solo per lui, per ricompensarlo e perché era la cosa giusta da fare. Ma quello rendeva felice anche se stessa.

Come se le avesse letto nella mente André disse:

“Io voglio il tuo bene e la tua felicità e permettimi di occuparmene io. Hai pensato per troppo tempo solo al dovere e a servire ed aiutare gli altri, ora è giusto che qualcuno pensi a darti quello a cui hai dovuto rinunciare. Lasciami questo onore, ti renderò felice.”

E quelle parole la fecero capitolare definitivamente. Baciò dolcemente il volto di André, come faceva da bambina, e poi si abbandonò a lui, ritrovando l’amico di una vita e l’amore da quel momento in poi.

 

Gli altri giorni in Normandia passarono veloci, tra passeggiate sulla spiaggia insieme, discorsi, dove Oscar volle sapere quante più cose possibili sugli incontri di André nella chiesa, allenamenti... e poi c’erano le notti insieme, ad amarsi e a rinforzare il loro legame.

“André, io ti ho sempre voluto bene”, disse Oscar ad un tratto, sempre toccata dalle attenzioni del suo compagno inseparabile.

“Pensi che io non lo sappia?”, le rispose André, commosso da quanto fosse difficile per Oscar mostrare i suoi sentimenti, anche a quel punto, e quanto avesse bisogno di sentirsi amata e protetta.

Lei sarebbe sempre stata splendida e coraggiosa, con lui sempre pronto a supportarla ed amarla, non più in silenzio, anche se tante cose non gliele aveva dette, come i suoi problemi di vista. Sperava che Oscar non se ne accorgesse mai, durante quei giorni avevano tra le altre cose commentato articoli sulle gazzette e sugli almanacchi e parlato di libri, oltre che del famigerato Fanny, che aveva loro fornito tema per lazzi e risate, soprattutto per certi passi, davvero sconvenienti ma forse anche leggermente assurdi.

Camminarono insieme sulla spiaggia, ormai il sole era sempre più caldo: André aveva comunicato ad Oscar la sua intenzione di arruolarsi nei Soldati della Guardia.

“Ho conosciuto Alain, uno dei militari di quella compagnia e ho deciso di prendere servizio anch’io lì.”, le aveva detto quella mattina, quando erano ancora abbracciati a letto, sotto le coltri con cui André aveva rimboccato entrambi.

“Ma André, non è necessario, tu devi essere libero di farti la tua vita. Sarai sempre mio subordinato e non è giusto, tu non sei proprietà di nessuno.”

“Io voglio stare con te, non mi dà fastidio che tu sia la mia comandante, anzi, la cosa può essere molto intrigante...”, aveva detto lui.

Il mare in quel momento era splendido, brillava sotto il cielo azzurro, ormai che annunciava la bella stagione.

Oscar sentì un forte dolore dentro di sé al pensiero di lasciare quel mare, quel cielo, quel sole, quei colori così belli, come parte di un sogno destinato a finire.

“André, dobbiamo tornare a casa...”

“Tu hai il tuo dovere da compiere e io il mio. Ma casa sarà dove saremo insieme...”

Oscar disse a quel punto la frase fatidica:

“Io ti amo André, ti amo qui e ti amerò ovunque, qualunque cosa succederà.”

Quei giorni in Normandia erano stati unici: Oscar sentiva di dovere ancora molto ad André, ma stare insieme a lui non più solo come amica, ma come la sua amata, l’aveva cambiata, l’aveva resa più forte. E dire che aveva fuggito per tutta la vita dai sentimenti, aveva pensato di averli cancellati dal suo cuore, mentre ora c’erano.

“Noi torneremo qui”, disse Oscar ad André, “faremo in modo di tornarci, un giorno o l’altro, appena potremo.”

“Hai ragione, Oscar e nell’attesa rimarremo insieme, niente può più dividerci ormai”, rispose André, che aveva capito il perché della sua angoscia. Non era tanto il nuovo incarico, ma la situazione generale: sapeva che tutto stava per precipitare, ma quel luogo era troppo bello, era loro e amarsi era meraviglioso, ma non poteva bastare a salvarli, a salvare il mondo intorno a loro, a non soffrire.

Per tante volte, ripensarono a quel torneremo, mentre intorno a loro tutto cambiava, per tante e tante volte...

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Capitolo 8
*** Epilogo ***


IN DEBITO

 

Rating: what if, amore, malinconia, passione, OOC

Fandom: Lady Oscar.

Note: La confessione di André ha sconvolto Oscar, già provata dalla sua perdita dell’occhio. E forse inizia a vederlo in modo diverso, in una possibilità alternativa di vita. Un what if sulla vacanza in Normandia vista in maniera diversa.

 

Epilogo

Il mare e il cielo avevano un azzurro ancora più profondo di quello che ricordava: alla fine, il tempo del ritorno era giunto, dopo tanto tempo, forse troppo, perché tutto era cambiato in Francia e ogni cosa era stata sconvolta.

Camminò sulla sabbia, risentendola sotto i suoi piedi, pensando ad ogni passo agli anni passati, un turbinio di eventi che avevano travolto ogni cosa che conosceva. Ma lì era sempre stupendo, lì era rimasto uguale, e anche se la vita e il destino avevano portato altri dolori immensi, disillusioni cocenti e cambiamenti sconvolgenti, stravolgimenti devastanti, sentiva ancora di amare quel posto, il loro posto.

Gli schizzi di acqua salmastra arrivarono sul suo viso, mescolandosi con qualche lacrima che scorreva: con gli anni, i dolori e i lutti a cui aveva assistito avevano portato maggiore emotività.

Oscar si guardò attorno: da un lato era felice di essere di nuovo su quella spiaggia in Normandia, sulla loro spiaggia in Normandia, dall’altro non poteva dimenticare il peso di tutti quegli anni e di cosa era successo.

Ma il sole continuava a splendere, il mare a scrosciare contro la terra, il vento a soffiare e il suo animo trovò un attimo di pace. Ma come dimenticare tutto il resto? Come non essere consapevoli che niente sarebbe mai più stato come prima, come quella volta che era venuta lì per fuggire e iniziare una nuova vita e aveva trovato un amore per sempre?

“Oscar...”

Lei si girò verso la voce che l’aveva accompagnata per tutti quegli anni, dolorosi per lo più, ma non solo, non sempre, perché nella vita non c’era solo dolore, c’era anche altro.

“Oscar, sei sicura di voler rimanere qui? Se partiamo subito potremmo essere domanii a Parigi per assistere al ritorno di Sua Maestà, che ti ha mandato quell’invito.”

“No, preferisco rimanere qui, per tanti motivi...”, rispose lei.

“Lo so e condivido il tuo pensiero. Il comportamento di Sua Maestà non è stato il massimo, del resto era un opportunista anche da giovane e alla fine gli ha fatto comodo cosa è successo a suo fratello e a suo nipote, si è trovato la strada spianata verso il trono, anche se è stata un po’ lunga. Il suo è stato un comportamento atroce in quegli anni… Avrebbe potuto fare molto e non l’ha fatto, poteva salvare il nipote, ma voleva che facesse quella fine. Comunque, ci sarà Madame Royale, ormai è una donna, non devi sentirti in colpa, tu hai fatto il possibile per lei e so che ti rivedrebbe volentieri.”

Oscar restò in silenzio: il re Luigi XVI, la regina Maria Antonietta e il loro bambino Louis Charles… tutti morti in maniera orrenda, travolti dalla Rivoluzione, e lei si sentiva ancora in colpa per le loro fini, causate da mille altri motivi, ma che lei non era riuscita ad evitare loro. Maria Teresa, madame Royale, l’unica sopravvissuta, era andata in esilio, scambiata con alcuni ostaggi dai rivoluzionari. Qualche anno prima, le aveva scritto una lettera non di recriminazioni e rimproveri, ma piena di rimpianti, in cui ricordava i giorni del Trianon, quando Oscar la faceva giocare e le insegnava ad andare a cavallo. C’era sempre qualcuno con cui sentirsi in debito, vivo o morto che fosse.

“Ma capisco che ti causi sofferenza rivederla.”

Oscar si scosse:

“Io preferisco stare qui. Basta fazioni, basta intrighi, basta malintesi che causano tragedie come quella che è capitata a Fersen in Svezia. Io voglio stare qui con te, André. Tu sei l’unico con cui io mi sento appagata e con cui non mi sento in colpa, l’unico che non mi ha delusa o ferita, l’unico che mi ha davvero salvata.”

André abbracciò la donna della sua vita: non aveva mai smesso di amarla, malgrado tutto quello che era successo, o forse proprio perché era successo quello.

I capelli di Oscar brillavano al sole, il biondo era diventato simile all’oro bianco ed era ancora più bello. I suoi avevano il colore della cenere mescolata alla neve, ma Oscar continuava a baciarglieli e a cacciarci dentro le dita quando si amavano, quei momenti intensi e travolgenti solo loro, che non bastavano mai, ma che li univano ogni volta. I loro figli ne erano felici, ma anche imbarazzati.

“André, ora siamo davvero tornati a casa ed è dove sarò sempre con te”, disse Oscar.

“Non abbiamo potere sullo svolgersi degli eventi, tutto avrebbe dovuto essere diverso, ma per fortuna abbiamo potuto rimanere insieme”, rispose André. Continuava a pregare di potersene andare una manciata di secondi prima della sua amata, sopravviverle gli era ancora insopportabile e avevano continuato a rischiare le loro vite. Ma forse, le loro avventure erano finite, lì davanti a quel mare.

“Ma almeno abbiamo questo, il mare e noi due”, rispose Oscar, stringendosi a lui. Un cane prese a seguirli, forse un discendente di quello che avevano salvato tanti anni prima.

Il mare, il sole e il vento furono i loro compagni da quel momento in poi, in quell’angolo di mondo solo per loro. Anche gli eroi devono riposarsi, anche gli eroi non devono più essere in debito con il resto del mondo e trovare pace.

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