Vite Spezzate

di KushinaKurosaki
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Solo io...stavolta per sempre ***
Capitolo 2: *** Assenza ***
Capitolo 3: *** Passato ***
Capitolo 4: *** Come te ***



Capitolo 1
*** Solo io...stavolta per sempre ***


Shuichi dove sei? Mi manchi, ti prego torna a casa…io mi sto preoccupando.
« Jodie lo conosci, quell'idiota non si farà ammazzare facilmente. » affermò la sua migliore amica.
Shiho alla fine aveva deciso di abbandonare il Giappone, la terra natia che le aveva causato solo sofferenze, però la ramata non aveva parlato di un “ Addio ”. Aveva solo sentito la necessità di fuggire da ciò che Ai Haibara e Sherry avevano significato per trovare la vera sé stessa.
Il volto di Shiho in quei mesi era provato dalle sue decisioni, ed era un po’ buffo quando si trovava a chiedere un consiglio sul modo di relazionarsi.
« Jodie? » chiese lei mentre distrasse l'ex agente dell'FBI dai suoi pensieri.
Era stata una vera e propria sorpresa quando aveva dato le dimissioni, lei che perseguiva la giustizia aveva fatto un sacrificio che comprendeva perfettamente.  
« Scusami è che Shu, mi avrebbe avvisato. Vado a lavarmi, così magari mi distraggo. » affermò la donna mentre Shiho annuì con un sorriso triste.
Era preoccupata anche lei in verità, suo cugino non si era mai comportato così! Aveva sempre avvisato quando doveva restare qualche giorno
in più per ultimare una missione, doveva essergli accaduto qualcosa. Quella mattina aveva rotto una tazza.
Non era superstiziosa ma la ceramica si era frantumata quando l'aveva sfiorata e un brivido freddo le aveva attraversato la spina dorsale. 

Il campanello attirò la sua attenzione, James era in anticipo. Quando aprì la porta si ritrovò davanti il padre della sua amica cupo in viso.
Se lo aspettava, era lì in veste anche di agente. I suoi occhi avevano incrociato il suo sguardo ghiacciato e il sorriso falso e triste, gli aveva
fatto comprendere la situazione. Ricordava bene la sensazione avvertita quel giorno, quello in cui si erano dovuti salutare a causa di una
missione importante e pericoloso. Jodie era già uscita per recarsi a scuola, perciò erano rimasti solo lei e Shuichi in casa;
poco prima che lui varcasse la porta di casa l’ istinto l'aveva spinta ad abbracciare suo cugino, che si voltò sorpreso verso di lei.
«  Ti voglio bene. » ammise lasciando l'uomo impietrito. « Shiho ma...»
« Dimenticati quello che ti ho detto e vedi di tornare altrimenti ti ammazzo con le mie mani, intesi? » aveva borbottato imbarazzata
mentre lui le aveva sorriso scompigli i capelli. « Tranquilla tornerò. » Allora perché aveva la sensazione che quella sarebbe stata l'ultima volta?
« Shiho chi era? » esclamò Jodie facendo la sua comparsa per le scale di casa.




 Jodie si lasciò cadere sulla sedia, portando le mani ora tremanti al volto. Non era possibile. Shuichi, il suo Shuichi l'aveva abbandonata per sempre.
Tutti i suoi sogni erano appena andati in frantumi. Non avrebbe mai potuto indossare l'abito bianco che aveva visto nella vetrina.
Non avrebbe mai potuto vedere il suo amato prendere in braccio il suo bambino, lui non avrebbe mai visto suo figlio nascere.
Era ancora presto per scoprirne il genere ma Shu voleva così tanto un maschietto che aveva convinto anche lei.
Si immaginava già loro due che vagavano per le vie di Washington D.C. alla ricerca dell’occorrente necessario per la sua nascita, e il nome?
Avrebbe dovuto pensare a tutto lei, il nome, i primi giorni di scuola, le prime parole…
Ci sarebbe stata solo lei…lui non avrebbe potuto godersi nulla... 
Quei pensieri la laceravano e man mano che passavano i secondi, i ricordi di lei e Shu le scorrevano dinanzi agli occhi creando dentro di lei
una gigantesca e profonda voragine nera. Le lacrime amare scorrevano veloci e lo straziante grido ruppe il silenzio.

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Capitolo 2
*** Assenza ***


Shiho sospirò guardando la sua migliore amica dormire serenamente sul letto. Finalmente si era addormentata, aveva pianto per tutta la notte e consolarla, era stata dura.
Da un lato la comprendeva, sulle sue spalle c'era un macigno e lei non poteva alleggerire Jodie da quel peso se non si confidava.
Forse avrebbe dovuto intavolare lei il discorso? Si affacciò alla finestra della sua camera, alzò lo sguardo verso la luna mentre una lacrima luccicò sul suo volto.

 

  Shuichi, questa non te la perdono 

Sei un bugiardo.

 

Perché doveva vedere gli stessi eventi del suo passato avvenire sulle spalle della sua amica?
Certo, lui non era morto ma era come se lo fosse. Si era ritrovata da sola in una situazione abbastanza spinosa,
aveva voluto rimuovere quel trauma dalla sua mente ma lui era intervenuto. Era come il Mercoledì, sempre in mezzo.

 

«Lo sai che Akemi l'ha affidata a me? » ammise Akai  varcando la porta della camera buia.
 « Lo avevo intuito. Sta bene? » ebbe la forza di chiedere incontrando le sue iridi verdi. 
« Si, sta bene. Tu vorresti incontrarla? » lo aveva chiesto senza malizia… lui.. lui non la stava giudicando.

« Non ne ho il diritto. Come posso presentarmi a lei dopo otto anni e sconvolgere  la sua vita?» domandò con un triste sorriso.

 

Perché? Perché le ritornava adesso in mente quella conversazione? Scosse la testa cercando di scacciare quel ricordo, non voleva piangere.
Lui quella sera l'aveva abbracciata lasciandola sfogare sul suo petto, era un argomento che odiava riprendere ma lui l'aveva poi convinta a
mettersi in contatto con i suoi genitori adottivi. Aveva scritto loro una lettera a cui aveva ricevuto risposta ma non aveva avuto il coraggio di
incontrarsi direttamente con loro. Ma era merito suo se aveva visto le foto della sua bambina. Era stata dura darla in adozione ma per lei,
nella sua vita all'interno dell'organizzazione, non ci sarebbe stato posto. Non sarebbe stata condannata come lo erano state lei e Akemi.

 

Il mattino successivo Jodie si svegliò portando la mano all'altra metà del letto.
Il materasso era freddo e non vi era neanche una piega. Doveva mettersi il cuore in pace ma non ci riusciva.
Aveva persino rinunciato al suo lavoro, voleva che il suo bambino potesse essere al sicuro da eventuali rischi e pericoli.
Shuichi aveva compreso la sua scelta, promettendogli di restare al suo fianco e proteggerli, non avrebbe più partecipato alle missioni sotto copertura.

« Sei riuscita a riposare un po’ ? »  le chiese gentilmente la voce del vecchio James. 
« Un po’. » ammise la bionda stropicciandosi gli occhi. « Shiho è andata a fare due passi. » spiegò James notando che la donna continuava a guardarsi intorno.
Le faceva tenerezza. Jodie, la sua bambina si era sempre preoccupata per gli altri trascurando anche se stessa. Era merito suo se Shiho e Akai avevano legato nuovamente
nonostante il capitolo “Akemi”, ed era così abile nell'allacciare rapporti che aveva sciolto persino il cuore della ramata.
Già, neanche lei aveva preso bene la morte di Akai, certo il loro rapporto era pieno di alti e bassi ma erano comunque molto legati.

 

« Regina di Ghiaccio scommetto che tu non verseresti una lacrima se io morissi.» esclamò l'uomo dai capelli lunghi mentre le scompigliò i capelli
sotto le allegre risate di sua sorella. «  Oh, si nota così tanto Rye? Beh in quel caso, si avresti vinto la scommessa.» fiatò acida lei mentre l'uomo sorrise divertito.

 

Guardò il parco spoglio, era il mese di ottobre e gli alberi erano già belli colorati. Aveva approfittato del fatto che James si era ripresentato di buon'ora per uscire,
con lui non aveva un legame profondo ma in parte gli ricordava il dottor Agasa. Anche lui, nonostante avesse notato gli occhi rossi, non le aveva posto alcuna domanda,
né le aveva detto parole di conforto e, seppur a qualche esterno potesse sembrare una sua mancanza, lei l'aveva apprezzato.  Il rapporto con suo cugino, non sapeva proprio
come definirlo ma era contenta. Di lutti ne aveva affrontati ben tre, sebbene dei genitori ricordasse poco o nulla le loro mancanza l'aveva sempre avvertita.
Non aveva avuto modo di ringraziare né i suoi genitori, né Akemi ma ad Akai  aveva detto ciò che pensava e lo aveva ringraziato quindi non aveva alcun rimpianto.
Si sedette sul bordo della fontana rotonda guardando il cielo. Il funerale si sarebbe svolto fra una settimana, per permettere ai parenti in Giappone di arrivare in America e per la fine dell'autopsia. Fu sorpresa nell'udire la voce fredda di sua zia, sembrava che la notizia non l'avesse minimamente scalfita ma sapeva che non era così.
«  Shiho, non devi preoccuparti sto bene. » esclamò la donna. 
« Non penso, Masumi? »  chiese la giovane.
« Si è da poco addormentata, invece la fidanzata come l'ha presa? Io l'avevo avvisato che sarebbe finito come suo padre.» la voce era acida come al solito eppure era
certa che stesse piangendo. C'era una velata nota di dolore nella sua voce. Aveva perso suo marito ed ora aveva perso anche suo figlio.

Odiava ammetterlo ma lei era una donna forte, molto più di lei.

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Capitolo 3
*** Passato ***


« Io resterò in America. Al tuo fianco Jodie. »
Così le aveva detto la sua migliore amica, e la ringraziava. Se non fosse stata così abbattuta forse avrebbe scosso le mani
provando almeno a distoglierla dall'intenzione per farla tornare a casa. Dubitava però che ci sarebbe riuscita.
« Jodie, lo so. So che ti senti persa. » affermò la ragazza ramata mentre accarezzava i suoi capelli biondi sparsi fra le sue gambe.
 « Avrei voluto che fosse al mio fianco. » esclamò con voce flebile mentre Shiho sorrise. « So anche questo. » spiegò lei mentre Jodie fece un sorriso tirato.
« Io non so se ce la faccio da sola. » Quella situazione le sembrava strana. Se qualcuno le avesse detto che avrebbe rivissuto il momento a parti invertite,
lei gli avrebbe sicuramente riso in faccia.
.« Ma tu tesoro non sei sola. Ci sono io e c'è anche James. » affermò Shiho in un tono stranamente dolce, non che non lo fosse ma era strano per lei.
« Sai Shiho è tutto così strano, continuo a credere che lui possa varcare quella porta da un momento all'altro.» ammise la bionda.
« Lo so. Ma forse ciò che ti sto per raccontare potrebbe farti ritrovare la forza. James non te l'ha ancora chiesto ma sono certa che tu abbia avuto l'idea di…»

« Come fai a sapere che ci ho pensato? » esclamò sorpresa la sua amica guardandola negli occhi tristi e vuoti
« Perché ci pensai anche io. » Quella confessione l'aveva sorpresa molto.
«  Tu? » ebbe la forza di chiedere mentre la ramata la osservò asciugandosi una lacrima.
Era doloroso ma nonostante questo glielo doveva, per lei avrebbe volentieri sofferto e rivelato l'unica scelta che, a quei tempi, per lei fosse la più giusta.
« Già, all'epoca avevo tredici anni quando rimasi incinta. Ero da sola, non avevo nessuno e non riuscivo a vedere oltre quel dannato muro.
Avevo iniziato a chiedermi chi me l'avesse fatto fare, perché fossi stata così stupida da fidarmi di lui che mi aveva portato a letto per una scommessa…
Avevo pensato di interrompere la gravidanza, ma Akemi mi ha ridato la speranza. Alla fine scelsi di consegnarla a lei e Shuichi, le avevano trovato una famiglia. »
esclamò malinconica mentre con la mano accarezzava dolcemente il suo viso. 

« Shiho io non…» « Tranquilla, se non avessi voluto non te l'avrei raccontato no? Però sai credo che parlarne abbia fatto bene a me e anche a te.
Volevo dirti che in parte riesco a comprenderti, per questo ci tengo a starti il più vicino possibile. » esclamò lei mentre
Jodie la guardò interdetta ma in parte contenta per quella inaspettata confessione. « Il padre lo sa? » chiese lei a quel punto incuriosito mentre Shiho rise.
«  C'è un motivo se Gin non è morto. Diciamo che Akai ha provato particolarmente piacere nel vederlo piangere. » affermò divertita. « Quel mostro ha.. » 
« Già ha sorpreso anche me, non sono certa di ciò che mi ha detto poco prima che lo portassero via. “Perché non me lo hai detto” o qualcosa così,
ma per come si è comportato nei miei confronti non l'ho degnato neanche di una risposta. » affermò facendo ridere la donna bionda.

Effettivamente quella risposta era molto da Shiho, e adorava quando veniva fuori quella ragazzaccia che teneva chiusa in sé. 
Le faceva piacere che lei si fosse confidata, significava avere la sua piena fiducia. Le dispiaceva che avesse dovuto affrontare una simile
avventura ma in fin dei conti non poteva certo darle indietro la sua adolescenza. A volte si chiedeva fin dove lei e sua sorella si sarebbero dovute
spingere per sopravvivere in quell'ambiente. Dopo la morte di suo padre, era stato James a prenderla in custodia e l'aveva aiutata a crescere mentre lei…
lei era stata cresciuta da un Akemi dodicenne. Non poteva neanche immaginare quanti sacrifici aveva dovuto fare per veder felice la sua sorellina,
ma nel momento in cui aveva deciso di tirar fuori da lì Shiho aveva compreso il motivo per il quale Akai aveva iniziato seriamente a provare qualcosa per lei.
 

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Capitolo 4
*** Come te ***


Lo sai papà?
Mamma mi ha raccontato tutto di te, anche se io e te non
ci siamo mai incontrati siamo molto simili. La zia Shiho
non perde occasione per dirmi che sono una testa di coccio
come te, è ingiusta. Io le ho solo detto che vorrei diventare
un agente segreto come te, mamma o miei nonni.
Ma un po' comprendo che abbia paura.
Paura di sentirsi dire che anche io non ce l'ho fatta, che sono caduto in battaglia proprio come te ma tu e Camel avete combinato molti disastri...
Come sei venuto a patti con quella dittatrice?

So che non ti sei ancora perdonato per aver condannato me
a restare orfano, per aver abbandonato la mamma e la zia.
Nessuno si aspettava quella gelida notizia, può seriamente un
proiettile vagante aver sradicato la vita di un padre che stava tornando al nido ? Sono ancora indeciso se entrare nell’FBI o semplicemente in polizia,
ma so che voglio evitare che altre donne vivano l'ingiustizia che mamma
ha sopportato. Non voglio che altri bambini possano ritrovarsi orfani.
La mamma ha indossato l'abito da sposa il giorno del tuo funerale
, il suo volto pieno di lacrime e ciò che mi torna in mente ogni qualvolta si parli di te. Lo vedo sai il suo sguardo diventa cupo al tuo nome,
quello di zia si spezza e nonna Mary continua a ripetermi di accantonare le malsane idee che mi ha trasmesso il gene della nostra famiglia.
« Subaru! » 
Il giovane adolescente dai lunghi capelli biondi guardò ancora
l’epitafio della lapide per poi salutare il suo amato papà e raggiungere la donna che l'aveva accudito con ogni premura. « Zia tu credi seriamente che la mia scelta sia dettata dall’immaturità?» chiese il giovane mentre Shiho
sospirò le parole di James erano state dure, temeva che potesse morire
perché Jodie non l'avrebbe superato quel lutto.
« No anzi. So che sei una testa di coccio ma io ti sosterrò nei tuoi sogni. Sicuro di non voler prendere Medicina Legale? » chiese la ramata mentre il ragazzo scosse il capo.
« Davanti a te mio piccolo Subaru, vi è una Strada che solo tu puoi decidere dove ti condurrà. Nessuno può scrivere le pagine del tuo destino. » affermò Shiho ricordando ciò che Akemi aveva detto a Shuichi affidandole la sua amata bambina. 
 

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