to the moon and beyond di cyra (/viewuser.php?uid=1061412)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** senza te ***
Capitolo 2: *** 2. ***
Capitolo 3: *** 3 ***
Capitolo 1 *** senza te ***
ok
1.
Scomparso...
intorno a lei il buio la
inghiottì, mentre le parole di Jaeha risuonavano nella mente
della ragazza trafiggendola senza pietà. Sentì il
respiro
strozzarsi, i battiti del suo cuore aumentare.
Alzò lo sguardo verso i suoi
fidati compagni scrutandoli a lungo uno per un uno. i volti segnati,
stanchi, arrabbiati e... terribilmente dispiaciuti.
Continuò a guardarli con
intensità, non battendo un ciglio. Come se, chiudere anche
per
un secondo gli occhi, le avrebbe fatto decretare la realtà.
Le iridi sfrecciavano veloci da un
volto all' altro, cercando un barlume di qualcosa. Qualsiasi cosa che
le avesse fatto intendere che quella notizia era falsa. Che si trattava
di un errore, di uno scherzo. Ma quando infine, i suoi occhi si
posarono su quelli tristi e gonfi di Yun, la sua espressione addolarata
e la faccia segnata dal pianto, non lasciarono spazio ad altre mere
fantasie.
Il respiro le si mozzò.
Yona non riusciva a muoversi. Il
silenzio intorno e dentro di lei si face tangibile, mentre immagini
sempre più nitide le invasero la mente, facendola vorticare
assieme a loro. Immagini che le stavano togliendo il respiro per la
loro intensità. Fotogrammi di felicità
sfrecciavano
veloci davanti agli occhi della rubina.
Riusciva a distinguere una risata, - da lei così agoniata e
talvolta talmente rara da udire, - ed intravedeva una
possente
schiena davanti a lei, camminare ritmicamente, le spalle tese e la
solita e familiare alabarda posata su esse.
Immagini di lui.
La figura si voltò
piano e due iridi blu cobalto la investirono. Un mezzo
sorriso
sghembo ed una fossetta fecero capolinea all'angolo delle labbra dell'
uomo. Quell'aria insolente e sicura di se che la facevano sentire
protetta. Quello sguardo che sapeva esser di ghiaccio davanti un
nemico, senza la minima pietà... ma che si scioglieva come
neve
al sole quando guardava lei.
Quando parlava con lei, quando scherzava con lei, quando lui era
lì con lei...
Era piena. La sua testa era piena di lui. Vedeva solo lui, voleva solo
lui. Immagini di anni prima, immagini recenti. I suoi capelli, i suoi
occhi, le sue mani, la sua bocca...
Hak.
Hak, Hak, Hak...
"Hak..."
Non sapeva come respirare. Sentiva il cuore scoppiare.
Era sicura che a momenti sarebbe
entrato dalla porta - o anche dalla finestra, - malandato e ferito
magari, ma si sarebbe inginocchiato davanti a lei. Col capo chino e la
mano sul cuore...
E lei adorava vederlo prostrato ed inginocchiato per lei.
L'espressione solenne di chi si trova innanzi alla persona a cui ha
giurato fedeltà.
Poi si sarebbe alzato, atteggiandosi a duro, prendendola in giro per la
sua totale assenza di femminilità. Facendola ridere per
farle
dimenticare in fretta il dolore di averlo avuto del tempo lontano da
lei.
E allora dove sei?
si chiese. Perché
ancora non fai la tua
comparsa?
Si portò una mano al cuore e fu strano sentirlo battere
ancora.
"E' rimasto vittima dell'inondazione e non sono riuscito a portarlo in
salvo. Abbiamo ritrovato solo la sua alabarda."
Le parole di Jaeha riecheggiarono vuote. Sembravano distanti e
ovattate. Erano reali?
Yona strinse ancora di più
il pugno all'altezza del cuore quasi a ferirsi i palmi e si
meravigliò quando udì la propria
voce pronunciare
con tono atono:
"Si tratta di Hak. Scommetto che in questo momento sta facendo un
pisolino da qualche parte!" esitò. Guardò Yun,
che dopo
le sue parole sembrava non riuscire più a trattenere le
lacrime,
ed infine il suo sguardo si posò su Kija, cercando senza
fortuna
almeno un pò di conforto dal drago bianco che invece
singhiozzava senza ritegno.
***
Nel buio della propria
stanza piangeva, scossa da tremiti, con grandi lacrime che le solcavano
lo scarno viso.
Dieci giorni. Dieci giorni senza notizie. Dieci giorni senza uno
straccio d'informazione, senza una pista... solo con l'ingannevole
speranza a farle compagnia.
Dieci giorni dove si sforzava di sorridere, di essere forte, di non
cedere ai pensieri negativi o alle voci che sentiva quando camminava
per i corridoi. Dieci giorni senza la sua luce. Senza di lui. Il suo
punto fermo. L'unico.
Si sentiva mancare la terra sotto i piedi, si sentiva annegare un pezzo
alla volta. Si sentiva incompleta, indifesa. Non dormiva, non mangiava,
non sorrideva. Tutto aveva perso significato.
Yona aveva il terrore d'addormentarsi. Appena socchiudeva gli occhi
immagini di lui le assalivano la mente. Lui che la guardava, lui che le
sorrideva, lui che combatteva per lei.
Lui che la salvava, lui,
che avrebbe voluto proteggerla dal mondo, con quel suo modo di fare
presente ma mai troppo invadente. Lui che per farla contenta, sarebbe
riuscito a portarle giù la luna, caricandosela sulle spalle.
Come tutti i fardelli orribili che l'opprimevano, ma che mai aveva
lasciato prendessero il sopravvento.
Hak che dormiva con lei. Che la stringeva a se.
Un leggero vento soffiò dalla finestra accostata.
L'inesistente
vestaglia da notte che la copriva non bastò a proteggerla
dal
freddo e rabbrividì. Le gambe nude furono percorse da
brividi e
piano si abbracciò, strofinandosi le spalle con le minute
mani.
Il suo sguardo si fece vitreo e i ricordi riaffiorarono più
intrusivi che mai.
*Sentì le labbra di
Hak premere
con forza contro le sue, in un desiderio primitivo di averla sempre
più vicino. Le uscì un gemito quando la mano di
lui le
percorse la schiena nuda con movimenti lenti, surriscaldandole la
pelle. Hak si staccò lentamente, puntando i suoi occhi blu
in
quelli di lei offuscati dalla lussuria. Le scansò una ciocca
di
capelli dal viso ed il pollice le carezzò il labbro
inferiore, -
gonfio e leggermente livido, per la dolce tortura inflitta dai morsi di
lui. La mano si soffermò dietro la sua nuca e le
tirò
leggermente i capelli facendola inclinare di lato, ammirandola in tutto
il suo splendore.
"Sei bellissima"
sussurrò, prima di piegarsi leggermente e
leccarle la curva della mascella.
"H- Hak..."
Yona sentiva il cuore
martellare, le
gambe tremare e la voglia di lui aumentare a dismisura. Era sempre
così con Hak. La razionalità andava a farsi un
giro e la
lasciava impotente ed inerme - e la maggior parte delle volte nuda,-
davanti a lui.
La bestia del tuono le
fece scivolare
via una spallina e le lasciò il seno sinistro scoperto
mentre si
chivana a mordicchiarle l'incavo del collo.
"Hak!"
sussultò lei. Di rimando, Hak ridacchiò,
portando una mano a coprirle il seno, stringendolo.
"Devi urlarlo,
principessa" sussurrò rauco.*
Yona strinse tra i denti un lembo del cuscino per non urlare. Piangeva
e sussultava sdraiata sul suo letto, mentre i ricordi le tornavano
prepotenti.
Era sola. Di nuovo.
E, senza di lui, lo era davvero,
per la prima volta in vita sua.
NOTE AUTRICE:
Salve gente! Allora questa FanFic da me partorita è
ambientata alla fine del volume 37
di Akatsuki no Yona. Manga che avevo cominciato a leggere anni fa ma
che ho ripreso solo ultimamente e l' ho divorato. Penso sia diventato
uno dei miei manga preferiti. Lo amo. E amo proprio tutto di
quest'opera. Specie come tutti i personaggi mi siano entrati dentro e
mi facciano compagnia ogni giorno. (sono per l'appunto al volume 37,
oggi mi arrivano il 38 e il 39 e non sto più nella pelle.)
Che dire, il mio amore numero uno è Hak. Si era capito?
Comunque, oltre il fatto che in Italia quest'opera non ha affatto il
successo che merita chiunque voglia sclerare con me di questo manga
è il benvenuto.
Questa storia è stata scritta e partorita di getto,
perché avevop un assoluto bisogno di ricominciare a scrivere
e
sopratutto di scrivere di loro. Prevedo siano tre capitolini, non di
più e molto incentrati su Hak e Yona. Ma avrei piacere in
futuro
di fare una long e approfondire tutti questi personaggi che amo dal
profondo.
Detto questo è stato un piacere, fatemi sapere cosa ne
pensate.
cyra.
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Capitolo 2 *** 2. ***
2
2.
"Ti prego,
dimmi dov'è Hak..." una supplica.
La ragazza guardava implorante il suo ex amico d'infanzia, gli occhi
rubino spalancati, striati di paure inespresse, per lei troppo grandi
da poter
gestire.
Si era ripetuta di non crollare, - davanti
a lui
- di perseverare, di lasciare acceso un piccolo barlume di speranza. Ma
più i giorni passavano più la speranza si
affievoliva e
la realtà che le si parava davanti la prendeva a schiaffi.
Singhiozzò e si portò una mano al cuore, quasi a
sorreggerlo per il tremendo vuoto che provava. Sentiva che le mancava
qualcosa. L' attanagliava un tremendo peso all'altezza del petto e uno
strano
dolore ogni qualvolta respirasse. Le lacrime prepotenti le
rigarono le guance e si ritrovò a stringere tra i
denti il labbro inferiore per cercare di tenere a freno l'ennesimo
singulto.
Lui che la mordeva mentre le carezzava il viso, in un gesto
così
delicato che ogni dannata volta si ritrovava a chiedersi chi fosse la
persona che aveva davanti, e che fine avesse fatto il rude guerriero
che in realtà era...
Sentì un sospiro di fronte a lei ed alzò lo
sguardo,
trovandosi SuWon a fissarla con gli occhi spalancati quasi pieni di...
preoccupazione(?).
La rossa
aveva fallito. Fino a quel momento era riuscita a far credere di essere
calma ed avere il controllo della situazione, ma la sua finta maschera
si era sgretolata.
Proprio dinanzi l'unica persona che non sarebbe dovuto venire
a
conoscenza dell'enorme diga di emozioni che si annidava in lei.
Il suo aspetto non doveva essere dei migliori.
Aveva lottato tanto per non far trasparire la sua debolezza, negli
ultimi giorni, specie davanti ai quattro Draghi.
Ma quando quella mattina si era recata nell'ufficio del Re per trovare
informazioni sull'Impero del Kai e le loro strategie belliche, - tra
scartoffie, mappe e antiche leggende, - tutto le era piombato
pesantemente addosso e si era ritrovata a singhiozzare nelle braccia
dell'ultima persona che avrebbe voluto la vedesse così.
La guerra contro il Kai del Sud era imminente ormai. Lo scontro era
alle porte. I guerrieri si stavano schierando; di lì a poco
tutto sarebbe cambiato e le sorti del regno, ora, si ritrovavano in
mano a
quello che un tempo era un ragazzino timido e riservato, - ma scaltro
ed
intelligente -, che in quel momento la fissava incerto su cosa dirle.
Nella situazione attuale non c'era il tempo materiale per disperarsi ma
solo per contrattaccare.
Yona si schiarì la voce e la presa che stringeva sul cuore
diventò presto un tocco leggero e auto confortante per
risistemarsi la veste. Si alzò.
"SuWon. Verrò sul campo di battaglia insieme a te. "
Proferì.
La principessa incatenò i profondi occhi rubino
nei suoi, di un chiaro ceruleo, (non
blu cobalto).
Lo vide scostarsi, con un gesto deciso del capo, i capelli
color grano dalla fronte, (non
neri come la notte) imprigionandola in uno sguardo freddo
e calcolatore.
Voleva controbattere.
Il biondo aprì la bocca per parlare ma la decisione negli
occhi di lei lo zittirono.
"Se mai ti accadesse qualcosa, ci sarò io a darti
supporto...
Finiamo questa guerra al più presto." Yona si
alzò,
radunando le poche forze rimaste, con un'aria stoica che la fece
sembrare, agli occhi del Re, molto più grande della sua
età.
La vide fermarsi, lo sguardo le si oscurò, come se in quel
momento non si trovasse più di fronte a lui, ma
molto
più lontano. In un posto dove nessuno potesse raggiungela.
O forse... solo una persona.
"Quando tutto sarà concluso-" iniziò, la voce
determinata, ma le parole le morirono in gola.
Quando? ... Quando tutto sarà concluso? Quando finirà tutta
questa sofferenza? Quando
finirà tutta questa morte?
Tremolante, sospirò. "Terminerà anche la nostra
alleanza..." alzò lo sguardo e Suwon non vi trovò
più traccia della ragazzina che correva spensierata tra i
corridoi del castello anni prima, ma al suo posto, poteva ammirare una
giovane
donna. Una donna decisa e conscia delle proprie possibilità.
"Ed io... andrò a cercare Hak."
Yona si richiuse la grande porta alle spalle, la testa dritta che
puntava di fronte a se.
"Io ti troverò"
sussurrò a se stessa. Una tacita promessa. Una promessa che
sapeva avrebbe rispettato a costo della morte.
Si incamminò verso la stanza dei quattro Draghi, -
sicuramente
la stavano aspettando,- ma qualcosa la gelò sul posto. Un
rumore
sordo e netto... Continuo.
Una vibrazione che sembrò entrare e posarsi nella stanza,
sui mobili... intorno a lei.
Un suono di corno da battaglia.
La guerra era iniziata.
***
C'era rumore d'acqua ovunque intorno a lui.
Tutto era buio e privo d'essenza.
Respira...
La prima sensazione che avvertì fu un freddo gelido
risalirgli
dalla punta dei piedi sino a quella del naso e, cercando di fare mente
locale per far riaffiorare i ricordi degli ultimi istanti di coscienza,
cercò di aprire un occhio. Si sentiva pesante, ogni parte di
lui
gridava al dolore. Non aveva più la sensibilità
al
braccio destro...
Anzi, ragionandoci bene, non sapeva neanche se possedeva più
un braccio destro.
Respira...
Hak riuscì a stendere meglio le gambe e cercò di
schiarirsi la gola. La sentiva secca ed irritata.
Cosa alquanto strana,
riflettendoci.
Con l'enorme quantità d'acqua che Raiju doveva aver
ingerito si sarebbe dovuto sentire idratato a sufficienza.
Provò a muovere un braccio e riuscì piano a
portarselo
davanti gli occhi, coprendoli da quella luce fastidiosa. Non seppe con
esattezza quanto tempo rimase in quella posizione. Disteso a terra, in
un posto da lui non ben definito, con il sole puntato in faccia ed un
braccio a coprire le iridi doloranti.
Non mosse un muscolo.
Il rumore dell'acqua era assordante. Nella sua
testa risuonava lo scroscio implacabile delle onde agitate e d'un
tratto
la distesa di terra sul quale era sdraiato diventò una
superficie galleggiante che lo cullava.
Lasciati andare...
Poi, un lampo cremisi gli sfrecciò davanti e lui
aprì di scatto gli occhi.
"Principessa!" il guerriero si guardò attorno prendendo
finalmente coscienza dall'alquanto improbabile situazione in cui era
stato catapultato.
Sono vivo?
Era sopravvissuto.
Con un gesto pesante si sbattè la mano sugli occhi e la
trascinò stanco su tutto il viso cercando di memorizzare i
propri tratti. Poi passò ad ispezionarsi il corpo
constatando
che effettivamente non era messo poi così bene.
Hak riportava gravi ferite in più punti vitali e il dolore
che
provava gli mandava regolari fitte lancinanti al cervello ogni
qual volta lui provasse a muoversi.
Ma era vivo, lui ce l'aveva fatta!
Sorrise e alzò di scatto la
testa come a volerlo urlare, che non era stato sconfitto neanche da
madre Natura, ma il suo entusiasmo smorzò non appena si rese
davvero
conto della situazione.
Dove diavolo sono?
Ovunque voltasse la testa o si girasse, a circondarlo solo
il... nulla. Un'enorme deserto
desolato ed una quantità indefinita di corpi di guerrieri
rimasti vittima della battaglia o periti dalla forza dell'impatto con
'La grande inondazione'.
Fece mente locale e dopo pochi istanti capì di trovarsi
ancora
sul campo di battaglia.
Per quanto tempo era rimasto steso a terra
privo di sensi? Doveva muoversi. Doveva assolutamente trovare un modo
per tornare al castello e avvertire tutti... Voleva rivedere tutti.
Rivederla.
Si alzò con non poca fatica e la sua mente cercò
di formulare
un qualche pensiero di senso compiuto, ma la testa gli
vorticò e
le gambe cedettero facendo si che ruzzolasse nuovamente a
terra
inghiottito dal suo stesso buio.
Hak guardava fuori dalla piccola finestra in legno, lo sguardo vuoto e
gli occhi vitrei. Un'altro giorno era passato. Un'altra alba era sorta
e lui era ancora fermo immobile come quando, tre giorni prima, si era
risvegliato in quella piccola capanna medicato e fasciato da
un'affabile signora e la sua invadente figlia.
Certo aveva tentato la fuga più volte ma,
constatando lui
stesso le sue pessime condizioni, decise di rimanere ancora del tempo
in convalescenza.
In quei tre giorni interminabili aveva riflettuto a lungo.
Pensava
spesso ai suoi compagni. Chissà cosa stavano combinando...
Come
se la passavano al castello di Hiryu.
Cosa pensavano gli fosse successo? Come avevano preso la sua scomparsa?
Avrà pianto? pensò sospirando. Non
seppe perché, ma l'ovvia risposta lo fece sorridere.
Rammentò con nostalgia le molteplici espressioni della
principessa
del regno di Koga, poggiando il mento sul proprio ginocchio coperto da
una spessa tunica color ocra leggermente logora.
La verità era soltanto una, l'unica.
L'unica che ormai era
più che nota a tutti. Gli mancava. Eccome se gli mancava.
Lei,
la sua buffa faccia. Lei, la sua pelle e il suo sorriso. Il suo modo di
chiamarlo al mattino, la sua espressione preoccupata quando il ragazzo
veniva ferito.
Le sue
piccole, ma allo stesso tempo, forti mani. Quelle stesse mani che lo
accarezzavano incerte, con un tocco che lo faceva letteralmente uscir
fuori di senno.
Le sue risate le sue
grida... Gli mancava tutto.
Dio, effettivamente non credeva ci fosse
una singola cosa di lei che non gli mancasse.
A pensarci bene, in quel preciso momento, anche di occhi spioventi, del
serpente bianco e di tutta l'allegra combriccola, sentiva la mancanza.
Ghignò a quel pensiero.
Aspettatemi. Tornerò
da voi a qualunque costo.
***
I rumori della battaglia erano lontani, ma sembravano avvicinarsi
implacabili sempre di più.
La principessa era ferma e rigida sul suo cavallo, affiancata da SuWon,
Keishuk
e le personali guardie del Re. Tutte le tribù erano state
schierate e chiamate alla guerra, l'odore di disperazione e morte si
posava leggiadro su ogni essere umano presente a quel massacro.
Yona sussultava ad ogni esplosione e provava una fitta al cuore ad ogni
urlo che le arrivava alle orecchie. I quattro Draghi si erano
allontanati da lei per buttarsi nella mischia e senza più la
loro presenza e la sua,
si sentiva impotente e indifesa.
Accanto a lei, SuWon tossì e all'improvviso si
accasciò, rischiando seriamente di cadere dal cavallo, se la
rossa non avesse
prontalmente allungato una mano per sorreggerlo.
Questo è il
mio compito adesso... Aspetta
ancora un pò... E sarò libera di
venire a cercarti!
Puntò lo sguardo risoluto davanti a lei mentre gli occhi
stanchi
e malati del Re la scrutavano in un silenzioso ringraziamento.
"Vostra maestà le truppe dell'impero del Kai si stanno
ritirando! Abbiamo vinto!" Le urla arrivarono nitide alle orecchie
della rubina che sorrise grata portandosi una mano al cuore.
"Qualcuno ha guidato i soldati ed è riuscito a portarli alla
vittoria! L'esercito del regno di Koga ha vinto!" L'esultanza dei
soldati aleggiò in tutto il continente e piano, i rumori
della
battaglia cessarono, lasciando il posto al fruscio del vento ed un
forte
odore di sangue.
Chissà dove sono finiti Kija e gli altri...
Si guardò intorno incerta, scendendo da cavallo, impugnando
il suo fedele
arco lungo. Compagno di numerose battaglie.
Sarebbero dovuti già essere di ritorno.
Il suo
sguardo vagò all'orizzonte cercando di scorgere almeno
una delle quattro figure a lei ormai così famigliari.
All'improvviso una strana sensazione la gelò.
Poco lontano sentì un rumore di zoccoli avvicinarsi
a gran
velocità ed una scossa elettrica le percorse la spina
dorsale.
Sgranò gli occhi e si parò davanti a quello che
una volta
era suo amico d'infanzia, - ora suo Re,- mettendosi in
posizione
d'attacco con una freccia già posizionata che puntava dritta
davanti a lei.
"SuWon allontanati! Sta arrivando un soldato del Kai del Sud!.."
Le parole le morirono in gola. Come aveva fatto quell'unico soldato ad
avvicinarsi così tanto ed in maniera così
plateale al
corpo di guardia di sua maestà?
Doveva essere un demone!
Sentì il respiro farsi pesante, il cuore aumentare i battiti
e riuscì a percepire il
tremolio della mano con cui aveva incoccato la freccia,
nell'esatto instante in cui i suoi occhi incontrarono i suoi.
***
Hak corse radunando tutte le forze rimaste.
Corse dritto davanti a lui guidato dal richiamo di quella
fortissima attrazione.
Sbaragliò ogni
nemico gli si parasse davanti e continuò a
correre anche
senza riuscire a vedere bene. Il sangue gli colava dalla fronte fino a
gocciolargli sugli occhi, e le gambe erano diventate di piombo. Aveva
combattuto fino allo sfinimento, non aveva più forze neanche
per
scagliare un ultimo fendente. Ma lui non si arrese e
continuò ad
avanzare.
Un filo invisibile lo stava attirando lontano e, l'unica cosa per lui
importante in quel momento, era raggiungere la fonte di quel dolce e
allo stesso tempo malinconico, richiamo.
Lui sapeva dove il suo cuore lo stava portando. Sapeva chi avrebbe
trovato alla fine della sua corsa.
Sapeva che si trattava di lei.
Il suo corpo gli stava permettendo di compiacere un ultimo desiderio.
Dopodiché, non avrebbe avuto più rimpianti ma
sarebbe
potuto morire in pace e nell'unico modo per lui rispettabile.
Morire ai suoi piedi.
NOTE DELL'AUTRICE:
Salve a tutti e buona domenica! :)
Allora come penso abbiate capito diciamo che questa è una
mia rivisitazione dei volumi 37, 38 e 39. Perché?
Perché mi sono piaciuti tantissimo ma si poteva osare di
più! XD
Questo manga sarà la mia rovina, sto in fissa. Anzi sono
davvero dispiaciuta che qui in italia non sia apprezzato come dovrebbe
perché, davvero,
credo che sia una delle opere più belle che ho mai letto.
Non mi delude mai. E poi mi ha fatto tornare la voglia di scrivere ed
erano minimo due anni che non ne vedevo neanche l'ombra.
Credo che il prossimo capitolo sia l'ultimo, (praticamente
sarà incentrato solo su questi due capoccioni) come
già spiegato non penso sarà molto lunga.
Ho notato che questo fandom è morto. Eheh pazienza, spero
solo che chi legge si prenda un momento rilassante per se e se lo goda.
Il prossimo è già in lavorazione e se il lavoro
non mi porta via troppo tempo penso aggiornerò a breve.
Io vi saluto, alla prossima puntata! :)
cyra.
|
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Capitolo 3 *** 3 ***
3
3.
Yona urlò.
In un attimo l'arco lungo fu lanciato lontano e la rubina
iniziò a correre in direzione della sua figura.
Era lui. Era lui ed era lì, difronte a lei. Era vivo. Era
tornato.
Per lei.
Cercò di non annaspare mentre i propri occhi vagavano
frenetici su quel corpo.
Quel corpo così malandato. Pieno di graffi, lividi,
contusioni...
Il cuore le perse un battito quando vide il braccio destro di Raiju a
penzoloni che, nonostante le condizioni, trascinava
dietro di se la pesante spada lunga, facendola strusciare con non poca
fatica sul terreno.
Il
ragazzo ormai così esausto da non riuscire neanche a
sollevarla.
Il viso di lui era una maschera di sangue. La rossa intravide delle
spesse bende fasciargli la testa. Si erano allentate e gli cascavano
leggermente
sugli occhi, logore. La sua tunica era sporca di terra, fango e sangue
ma quando si accorse che finalmente solo pochi metri li sepavano, la
ragazza trattenne lo stesso il respiro.
Era lui e le potenti vibrazioni che emanava erano inconfondibili.
E' Hak.
Mentalmente se lo ripetè più volte, come un
mantra, e si diede finalmente il permesso di tornare a respirare.
Lo vide arrancare verso di lei... Quel giovane uomo per lei
così importante.
L'unico della sua vita a non averla mai abbandonata ad
esserle
rimasto fedele. L'unica spalla su cui sapeva di poter contare, su cui
poteva piangere e appoggiarsi senza aver paura di essere tradita.
Sentì le proprie mani tremanti sollevarsi verso di lui.
Ancora pochi
passi e l'avrebbe stretto tra le sue braccia e non l'avrebbe lasciato mai più.
L'eccitazione però, durò poco.
Gli occhi rubino della principessa del Regno di Koga si puntarono in
quelli cobalto di Raiju e quello che a malapena intravide la fece
arrestare di colpo.
Scosse il capo incredula.
Non c'era traccia di Hak dentro quegli occhi.
Yona si portò tremante una mano alle labbra e
cercò invano di dire qualcosa mettendo meglio a fuoco la sua figura che si
trascinava in una camminata lenta e altalenante che sembrava sfiancarlo
ad ogni incerto passo che compiva.
Si gelò e non riuscì a proferire parola,
protraendo
invece, con dolcezza e trepidazione, una mano verso quell'uomo a lei
sconosciuto, - ma allo stesso tempo dannatamente familiare, - dall'aria
stanca e sconfitta.
Una scossa le percorse la schiena. Una scossa carica di aspettativa e
desiderio che la rossa non riuscì a reprimere, al pensiero
di quel
contatto da lei così bramato.
Un contatto che mai arrivò...
Yona sgranò gli occhi cremisi quando Raiju la
superò affaticato.
il mondo si spense intorno a lei e un freddo gelido la
circondò, facendola rabbrividire. Facendola sentire sola.
Si girò meccanicamente, quasi a fatica, intravedendo con gli
occhi pieni di lacrime - a cui non dava ancora il permesso di cadere
liberamente -, la figura sfocata di Hak accasciarsi sulla spalla di
quello che un tempo era il terzo elemento del loro trio. Il loro caro
amico d'infanzia, ora loro Sovrano. Vide il Re sgranare gli occhi,
incerto su come muoversi.
Il volto del biondo era segnato dalla
stanchezza e dalla sofferenza che la malattia gli stava procurando.
Lo
vide abbassare poco e lentamente lo
sguardo, accettando la presenza inspiegabile e scioccante, - per lui,-
del
ritrovato ex-amico.
Gli occhi cerulei tremolanti, mentre ne constatava
le condizioni.
Alla principessa non sfuggì un'importante particolare...
Nella
presa ben salda della mano del moro v'era un sacchetto logoro, di un
marrone scuro.
"E' l'erba Senju..." il sussurrò di Raiju le
arrivò
chiaro alle orecchie e la vista di lui che piano scivolava nelle
braccia di SuWon le fece venire alla gola un conato di vomito.
"HAK!" Gli corse incontro, anche se il suo cuore era titubante.
Si diede della stupida mentalmente.
In quel momento, la principessa,
valutava il valoroso e altruistico gesto della Bestia del Tuono come
un'oltragio, un tradimento, e si sentiva tremendamente in colpa per
questo.
La verità era solo una. L'unica.
(*)
Voleva esserci lei.
Lì, in quel momento, voleva essere lei ad abbracciare,
sostenere e ricomporre,
Hak.
Ma, la cosa che le faceva stringere il cuore, era il pensiero che
lui, invece, non la pensasse così. Che non la valutasse
degna.
Che non avesse pensato a lei ogni secondo in quella forzata lontananza
come invece la principessa aveva fatto. Ogni minuto, ogni istante, si
era ricordata di lui. Si era impegnata ad imprimere a fuoco l'immagine
del ragazzo nella mente, agoniando il momento del tanto desiderato
incontro.
Quei pensieri la schiacciarono con una forza inaspettata mentre si
avvicinava cauta all'uomo, - accasciato e privo di forza,-
fonte
della sua fissazione.
Allungò una mano verso di lui e gli toccò piano
una
spalla ricopera dalla leggera veste in lino, sporca di sangue.
Quel leggero e breve contatto la fece scoppiare in lacrime mentre,
bramosa, fece scivolare la mano sulla schiena di lui, avvicinandosi.
"Hak..." le fuoriuscì in un sussurro. "Hak, Hak... HAK!" la
voce
le si alzò di un'ottava, mentre lo sguardo ancora sconvolto
di
SuWon cercò il suo, di un disperato rubino.
"Yona... Sta respirando. E' vivo!"
La principessa si immobilizzò.
Avrebbe voluto urlare, in quel momento.
Lascialo! E' mio! Sono io a doverlo medicare!
Lascialo andare!
Lascialo a me!
Nella sua mente, i suoi veri pensieri lottavano per uscire. Pensieri di
una principessa viziata e malavezza. Pensieri di una natura
così
lontana da lei. Pensieri che la fecero vergognare e sbottare in
lacrime, afflosciandosi a terra.
Pensieri di una donna innamorata.
***
L'acqua era ovunque intorno a lui.
Ancora...
La sentiva schiacciante, in ogni parte del corpo, ed il rumore che gli
risuonava nelle orecchie era assordante.
Sono ancora fermo qui?
Hak
pensò che sicuramente, quella era la fine. Pensò
di
ritrovarsi in un vortice che mai avrebbe smesso di girargli intorno.
Pensò che mai sarebbe riuscito a salvarsi e tornare da loro.
A
quei giorni spensierati. Quando tutti insieme vagabondavano per la
contea, felici anche solo di essersi svegliati salvi, affamati e uniti.
Quanto gli mancavano quei momenti. Erano l'unica luce che, nel buio di
quegli istanti interminabili, gli avevano donato la forza per non
crollare...
Ancora.
Aprì un occhio. Poi un altro.
Era notte. Lo intuì dal fatto che non cercò
subito di
coprirsi le iridi. Si schiarì la gola e si guardò
intorno
spaesato, tirandosi su a sedere con fatica. Appurò di
trovarsi in
una tenda ed abbassando lo sguardo sul suo corpo si accorse di essere
stato medicato.
Dove sono?
Cercò invano di far riaffiorare i ricordi, ma era tutto
così sfocato, nella mente del guerriero, che non
potè
dire con certezza di essere finalmente al sicuro.
Al sicuro?
L'attenzione dell'uomo venne catturata da un leggero ticchettio.
Inizialmente era flebile e proveniva al di sopra di lui. La
Bestia del Tuono alzò lo sguardo ed il fastidioso rumore si
estese insistente intorno a lui... Lo circondò. Pesante.
Assordante. Ritmico.
Acqua.
Raiju schizzò a sedere. Ignorò le vertigini che
prepotenti lo annebbiarono e cercò di trascinarsi fuori da
quel
momentaneo rifugio.
"Devo... Devo riferirlo a Yun!" I pensieri gli vorticavano in testa
insistenti e malevoli.
Immagini di distruzione e dolore gli si presentarono davanti agli
occhi. Il villaggio non sarebbe stato distrutto e gli abitanti non
avrebbero sofferto se solo lui fosse riuscito ad avvisarli. Se solo lui
avesse avuto più forza. Se solo lui fosse riuscito ad
arrivare
in tempo.
Uscì dalla tenda e, mentre il rumore dell'acqua si faceva
sempre
più nitido alle sue orecchie, sentirla cadere e posarsi su
di
lui gli fece pian piano perdere quel poco di senno che gli era rimasto.
***
Yona sollevò di lato il leggero ombrello rosso rubino e lo
sguardo si posò curioso sul paesaggio intorno a lei.
Immobile.
Sembrò che il tempo si fosse fermato mentre i contorni delle
capanne si facevano nitide ai suoi occhi ed il rumore dell'acqua
diventò un sottofondo piacevole e continuo. Si era presa
solo
quell'unico momento per lei, da quando tutti insieme si erano recati
all'accampamento per medicare i feriti, riposarsi e rimpiangere i
morti.
La scarlatta aveva aiutato in giro a preparare letti, assistendo i
soldati ridotti in condizioni più o meno critiche. Tuttavia,
in
molti avevano riportato ferite. Fisiche e non.
Passando tempo nelle tende, - nella realtà della guerra,
così nuda e cruda, - aveva provato e percepito molto dolore,
riconoscendo paura e lealtà nel viso di chi aveva medicato.
La principessa si ritrovò a perdersi e ritrovarsi in
quell'unico
istante. Si rivedeva lì, in piedi sotto la pioggia, con il
frenetico mondo che le scorreva intorno.
Stava facendo di tutto per non fermarsi a pensare, (a lui).
Sta bene.
Inspirò.
E' vivo.
Espirò.
Uno spostamento. Un rumore di passi pesanti poco distanti la lei...
E lei, si girò.
Vide una grande figura. Familiare. Zoppicava... allontanandosi. (da lei)
Sgranò gli occhi quando mise finalmente a fuoco.
Era grondante d'acqua. Le bende, la tunica, i piedi... Tutto di lui era
fradicio. I capelli gli si erano attaccati alla fronte. Molto
più lunghi di come lei li ricordasse.
Cosa stava facendo? Il ragazzo era malridotto e pieno di ferite. E,
dallo sguardo vitreo, Yona capì che quell'uomo che arrancava
davanti a lei, non era lui.
"H-...Hak?" un sussurrro.
Lo udì, ma non si voltò.
Yona scattò in avanti, parandosi davanti il ragazzo,
cercando di
afferrargli un braccio. "Hak! Cosa stai facendo?!" la voce
risultò allarmata anche alle proprie orecchie.
"Sei ferito, non dovresti essere qui fuori!" Lo scosse, cercando di
riportare l'attenzione dell'uomo su di lei.
Lo sentì tremare e lo vide alzare il possente braccio,
scostando
malamente il suo, - al confronto esile e fragile - e l'ombrellino della
rossa cadde sul terreno con un tonfo ovattato dalla pioggia.
"Hak! Dobbiamo tornare dentro, devi riposare! Hai riportato gravi
ferite..."
"Devo avvertire Yun! Devo avvertire le persone del villaggio...
Scappate!" Gli occhi dell'uomo erano fissi davanti a lei, la
oltrepassavano, ma non guardavano nessun punto in particolare.
Fu in quel momento che Yona capì che il suo fedele compagno
e
amico, era sì, lì davanti a lei, ma allo stesso
tempo non
era più lì con
lei.
Lo sguardo di Hak trasudava di tristezza e d'impotenza e... di paura.
Una paura quasi tangibile.
Yona posò gli occhi sul volto dell'uomo, scansionandolo.
Comprese solo allora, guardando i grandi cerchi viola intorno agli
occhi e le rughe intorno ad essi che Hak non si era mai mosso dal
villaggio dov'era avvenuta la 'Grande
Inondazione'. Il ragazzo si trovava ancora lì, intento a
combattere e a difendere gli innocenti anche a costo della propria
vita.
La principessa si chiese solo per un secondo se mai l'avesse
ritrovato e, a quel pensiero, scosse freneticamente il capo.
"Hak, guardami!"
Vuoto. I suoi occhi erano vuoti.
"Hak... perfavore..." sussurrò.
Lo vide fermarsi e voltarsi, con lo sguardo perso, nel suo.
Finalmente.
"P...Principessa?" Un sussurrò di lui, che
risuonò come
un grido nelle orecchie di lei. Si avvicinò, entrando piano
tra
lesue braccia.
Si posizionò al centro del
suo petto e lo vide alzarasi e abbassarsi, ritmicamente, affannato.
I lineamenti duri di lui si ammorbidirno un poco e negli occhi atoni
passò una breve scintilla di consapevolezza.
Chinò il
capo, guardandola. Come se la rivedesse per la prima volta, dopo un
lungo, interminabile, periodo.
"Voi siete... Davvero la principessa?" Hak chinò il capo
mentre,
incessante, la pioggia cadeva senza pietà su i due giovani.
Yona puntò gli occhi nei suoi, carichi d'emozione.
"Sono io. Ora... Puoi riposare, ci sono io." Alzò tremante
una
mano e la posò leggera sui capelli fradici di lui,
accarezzandoli.
Di risposta Hak afferrò saldamente la mano della rubina,
trascinandosela a coprire l'orecchio. Chinò il capo e scese
lentamente ad appoggiare la fronte su quella di lei, chiudendo gli
occhi.
"Salvami." un mormorio.
Yona scoppiò in lacrime mentre portava anche l'altra mano a
coprire l'orecchio del guerriero e rimaneva così, a fissarlo
tra
i singhiozzi, volendo cancellarne tutte le sofferenze.
Yona pianse a dirotto, scossa da potenti singhiozzi, sotto la pioggia.
Pianse per tutte le battaglie passate fino a quel momento. Pianse per
tutti i morti, i feriti e i dispersi... Pianse per il suo regno, e per
tutta la cattiveria che la circondava. Pianse per la malattia del Re
che si aggravava ogni secondo che lei passava lì fuori;
pianse
per il destino dei quattro Draghi e allo stesso tempo per la
felicità di averli conosciuti.
Pianse per lei stessa. Pianse per l'orrenda fine che era
inesorabilmente toccata al suo povero padre, cercando invano di
scacciare gli agghiaccianti flash di quella notte che, a tratti,
sembrava
rivivere senza una fine.
E, alzando gli occhi e guardando il ragazzo davanti a lei, pianse per lui.
Che aveva sacrificato la sua intera esistenza per servire lei, per
accompagnarla, sostenerla e guidarla.
E alla fine tra i due era stato il primo a perdersi.
Entrarono nella capanna abbandonata uno alla volta, infreddoliti e
gocciolanti.
Erano così distanti, - non solo fisicamente,- che a Yona
sembrò di non riconoscere affatto la persona davanti a lei.
Vide le spalle grandi di lui precederla ed entrare nell'abitazione.
Tutto era distrutto ed abbandonato. Le travi sopra il soffitto erano
marce e perdevano acqua, mentre il rumore della pioggia era scemato
quasi
del tutto.
Intorno a loro c'erano solo pochi mobili ammuffiti e coperte logore
buttate a terra, ricoperte di fango e terriglia.
La principessa si girò verso il muro, dando le spalle
all'uomo, con l'amaro in bocca ed un nodo allo stomaco.
Aveva passato le ultime notti prima dello scontro con il Kai del Sud a
porsi domande su dove potesse essere la Bestia del Tuono... Se fosse
vivo e nascosto da qualche parte. Se la stesse aspettando e pensando
come faceva lei tutti i giorni dalla sua scomparsa. Ma ora che l'aveva
nuovamente davanti agli occhi era ferma al suo posto, impotente.
Si sentiva bloccata.
Bloccata dalle proprie emozioni. Non riusciva a reprimerle ma
sopratutto a dimostrarlgiele.
Come se in quel momento, anche un semplice
abbraccio di bentornato, oltre all'affetto e alla
familiarità che da sempre legava i due giovani, sapesse ora
anche di un'altro sentimento.
Consapevolezza.
"Aspettiamo che la pioggia cessi del tutto poi tornerem-!" Yona si
bloccò sul colpo, mentre due braccia possenti la
circondarono da
dietro, facendola immobilizzare.
"H-Hak..?" Sentiva il torace scolpito dell'uomo premere dietro
la
sua schiena e deglutì alla sensazione di sicurezza
che la
invase. Raiju la fece girare, chinandosi su di lei, afferrandole il
viso con una stretta delicata, ma allo stesso tempo ferrea.
"Credevo..." Puntò gli occhi cobalto nei suoi, di quel
rubino
così intenso che sarebbe potuto rimanere a fissarli per ore.
"Che non ti avrei più rivista."
Un brivido corse lungo la schiena della ragazza che coprì le
grandi mani del guerriero con le proprie, così minute a
differenza
dell'uomo, e guardandolo si emozionò.
Lei stava toccando quelle mani... Mani ruvide piene di calli, schegge
e tagli. Mani forti che ricoprivano interamente le proprie. Mani calde
come il fuoco che lasciavano scie bollenti sul suo corpo. Mani che
avevano salvato così tante vite.
Le sue mani.
E lei, non avrebbe mai voluto altre mani a toccarla.
"E invece siamo qui... Insieme." sussurrò. Alzò
gli occhi
quando il viso di lui si abbassò alla propria altezza e
rimase
estasiata dal colore acceso e dall' urgenza di come la guardava. Come
se non esistesse nient'altro che loro due, in quel momento.
In quella
bettola abbandonata.
Raiju la fissò intensamente, chinandosi fino a sfiorarle la
fronte. I propri occhi seguirono la curva dritta del nasino di lei e si
incatenarono a quelle labbra piene e rosee che aveva sognato senza
tregua, in quei giorni.
"Principessa..." un sussurro appena percettibile sul suo labbro
inferiore e Yona deglutì, aspettando con ansia il momento
del
contatto. Le palpebre le si abbassarono poco, socchiudendosi,
protraendo il viso verso quello di lui.
Hak sghignazzò intuendo l'urgenza di lei. "Vi sono mancato?"
quando solo pochi millimetri li separavano, lei annullò del
tutto la distanza, fiondandosi sulle sue labbra,
assaporandole in un timido ma fremente bacio.
La testa di Yona vorticava mentre i due erano un non ben identificato
intreccio di labbra e mani. Raiju le teneva la testa china, tirandole
leggermente i capelli, non staccandosi nemmeno per un secondo da quelle
labbra così perfette. I leggeri gemiti che si susseguivano
languidi da lei gli facevano perdere quel poco di lucidità
rimasta. La mano lasciata libera corse alla veste della principessa,
cercando invano un modo per toglierla.
Yona si era completamente sciolta alle effusioni di lui. Effusioni che
celavano un desiderio ed una fretta che la lasciarono senza fiato.
Certo, non era la prima volta che si lasciavano andare a quelle
dimostrazioni, ma stavolta tutto era diverso. Sentiva le mani di lui
ovunque, le percorrevano il corpo magro che fremeva ad ogni tocco.
Voleva di più. Molto di più.
Avvicinò il corpo minuto a quello di lui, molto
più
grande. La sovrastava e la cosa le piaceva da morire. La eccitava. Si
schiacciò su quel petto scolpito ed alzò una mano
sul
tessuto di lino, infilandola dentro. Era caldo. Di un caldo bollente
che la fece sospirare mentre i baci di lui si spostavano sulla linea
dritta e delicata della sua mascella, scendendo in una scia infuocata
verso il
collo dove alternava morsi e leccate che la fecero sussultare dal
piacere.
Gli aprì poco la veste di lino e accarezzò quei
pettorali
scolpiti, attenta a non toccargli le bende che spuntavano prepotenti a
mezzo busto.
Toccarlo la fece sentire finalmente viva e al sicuro.
Lui
era lì con lei.
"Mh... cazzo?!" Hak cercò nuovamente
un'apertura nella veste della donna e, non trovandola,
mugugnò
sul suo collo.
"Al diavolo!" imprecò e, con un gesto rapido e preciso,
afferrando l'estremità di una spalla, gliela
trascinò via
lungo i seni, finalmente scoperti.
Alla sua vista, con il volto
arrossato, le labbra gonfie e la veste raggomitolata lungo i fianchi...
Con il seno scoperto e i capezzoli turgidi all'aria fresca, il cervello
di lui ebbe un black-out totale.
Si tuffò su quella vista, chinando il volto sui seni di lei,
che
gemette, inarcando la schiena, permettendogli il pieno accesso. Hak li
leccava, li mordeva e non poteva più aspettare. La sua pelle
morbida era un richiamo davvero periocoloso per lui ed in quel momento
capì che c'era un solo posto dove voleva essere. Dentro di
lei.
Yona si ritrovò a stringere le mani intorno ai capelli
corvini
dell'uomo, mentre sussurrava il suo nome misto a dei gemiti che nessuno
le aveva ancora mai fatto emettere.
Con lui, la sua timidezza andava a farsi un giro e rimaneva solo la
voglia che la ragazza sentiva in sua presenza. La voglia di toccarlo,
di stargli accanto. Di supportarlo. Di passare la vita con
lui. E
con gli altri. Magari viaggiando, alla ricerca di avventure... Non
importa, lei non voleva la vita di palazzo.
Ma ormai solo di una cosa era certa... Aveva capito. Le loro vite erano
legate.
Solo con lui si sentiva viva e libera di esprimersi appieno. Senza
pregiudizi. Ma con la costante consapevolezza di sapere che per lui
sarebbe rimasta sempre la principessa del Regno di Koga.
Solo per lui.
Hak fece scivolare le mani al di sotto della tunica, vicino alle cosce
di lei, ed ebbe un brivido quando non vi trovò nessun
tessuto a sbarrargli la strada.
Si arrestò e la guardò, bramoso.
"Io davvero..." Cominciò. La voce rauca e piena di lussuria.
Aveva bisogno di dirglielo. Voleva che lei capisse.
"Voi non potete capire cosa significhi per me vedervi ora. In questo
esatto istante. Ed iniziare a comprendere davvero che siete reale...
Che io non sono morto."
E Yona si ruppe.
Era sicura di essersi rotta a quelle parole.
La donna era ansante e carica di eccitazione. Gli piaceva la piega che
stava prendendo la situazione ma quelle parole la riportarono
bruscamente alla realtà.
Lo guardò e gli prese il viso tra le mani.
Le sue dita così piccole si posavano delicate sulla
spigolosità della mascella di lui, in un gesto
così dannatamente tenero che sciolse il cuore già
malridotto di Raiju.
Yona cercò di caricare il suo sguardo con tutta l'emozione
che provava in quel momento e di trasmetterglielo.
Uno sguardo carico di passione, di nostalgia, e di tutti i sentimenti
che aveva provato quando aveva saputo della sua scomparsa. La
lacerazione che aveva subito il suo spirito a quella perdita.
"Hak. Io sono qui e tu sei qui. E io non ti lascerò andare
di nuovo." L'affermò, convinta e sicura.
"Non lascerò nuovamente che il mio mondo vada in frantumi."
sussurrò.
Hak sgranò gli occhi a quelle parole. Il cuore che batteva
frenetico nel petto. Le prese una mano e se la portò proprio
su quell'organo che ora, sotto lo strato di pelle, batteva solo per
lei.
La guardò, suggellando una tacita promessa.
"Lo senti?"
Yona chiuse gli occhi, sorridendo al suono regolare e ritmico.
"E' tuo. Io sono tuo, per
sempre."
Le labbra di lui trovarono con foga quelle della rubina, alternando
baci infuocati a carezze ed effusioni che mandarono tutti e due in
estasi, estraniandoli dalla realtà e da tutto ciò
che questa comportava.
Quel giorno, in una capanna abbandonata, due giovani si amarono in
silenzio.
In quella giornata di pioggia battente, da dietro le spesse nuvole
cariche d'acqua, uscì il primo raggio di sole.
NOTE DELL'AUTRICE:
(*: se avete notato i due hanno pensato la stessa frase. Ho voluto
fargli esprimere lo stesso concetto per far intendere che anche se non
l'ammettono apertamente hanno preso coscienza dei sentimenti per
l'altro.)
Dio mio che fatica!
Salve e buona domenica! :) Credevo che non sarei mai riuscita a
pubblicare, sembrava che questo capitolo non avesse mai una fine per me.
Continuavo a scrivere e aggiungere cose inutili che poi mi portavano ad
aggiungerne altre e insomma... Sarebbe durato altri quattro. XD
In definitiva mi dispiace per due cose: la fine forse un pò
frettolosa (ma davvero, sennò non sarei mai riuscita a
concludere) ed il fatto che attenendomi ai capitoli del manga, cercando
di far prendere la piega che volevo io, ho potuto giocare poco di
fantasia. Ma alla fine era solo una revisione dei capitoli quindi...
vabbuone cusì.
Potevo spingermi più in la nelle scene hot? Bhè
si ovvio, ma avrei dovuto cambiare il genere e ho preferito rimanere
sul leggero...
Alla fine sono comunque molto contenta di aver scritto questa breve
storia! Spero che anche a voi sia piaciuta e di esser riuscita a
regalarvi qualche emozione!
Vorrei - almeno nella mia testolina - prima o poi scrivere un'originale
con personaggi ambientazione etc tutto creato da me... Staremo a vedere
e spero la seguirete!
Mando a tutti un abbraccio e di nuovo, buona domenica!
cyra.
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