Il prezzo della verità

di Victoria73
(/viewuser.php?uid=867187)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** prologo ***
Capitolo 2: *** capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** capitolo 3 ***
Capitolo 5: *** Capitolo4 ***
Capitolo 6: *** capitolo 5 ***
Capitolo 7: *** capitolo6 ***
Capitolo 8: *** capitolo7 ***
Capitolo 9: *** capitolo 8 ***
Capitolo 10: *** capitolo 9 ***
Capitolo 11: *** capitolo 10 ***
Capitolo 12: *** capitolo 11 ***



Capitolo 1
*** prologo ***


il prezzo di una verità nascosta
Buona sera a tutte dopo tanto sono tornata con un altra storia spero vi piace vi
lascio alla storia


Prologo

Questa storia racconta di una vacanza in sicilia e di una storia d'amore molto appassionata, travolgente
  e molto breve che nascondeva un segreto.
Isabella nascondeva un segreto che non aveva mai detto a nessuno, nemmeno al ragazzo con il aveva
 condiviso  quella travolgente  storia d'amore.
Erano trascorsi  dieci  anni da quei  giorni meravigliosi appassionati, 
travolgenti  eppure cosi brevi .
Lei  non aveva mai dimenticato quel bellissimo ragazzo, i suoi  occhi stupendi, e di una bellezza da togliere il fiato;
le batteva ancora il cuore quando ripensava ai momenti che avevano
trascorsi insieme: le lunghe passeggiate sulla spiaggia con la sabbia che
scottava sotto i piedi.....
Ricordi che ben presto sarebbero tornati a bussare alla sua porta.
Il motivo?
Quel  bellissimo ragazzo sarebbe diventato il suo nuovo capo.
Egli , alto e bello come il sole, dopo averla rivista, aveva tutte le
intezioni di riconquistarla.
Gli era bastato uno sguardo e si era accesa di nuovo la passione
dell'amore .
quella che lui non sapeva, era che Isabella portava
con sè un segreto.
Un segreto che, se rivelato , avrebbe potuto distruggere il
futuro.
Chissà come reagirà il ragazzo , se Isabella avrà
il coraggio di rivelare il suo segreto.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** capitolo 1 ***


capitolo 1!
Buona sera ho buongiorno a chi legge ed eccomi qua con un altro capitolo
non so se la storia sia entusiasmante spero di si e che vi piace vi lascio il capitolo
vorrei ringraziare la mia amica loverrr che mi segue sempre e mi sprona a scrivere
grazie che ci sei


Capitolo 1

Aro, lo zio di Edward, era venuto a mancare a causa
di una brutta malattia, lasciando metà dell’agenzia
(una agenzia immobiliare in Sardegna) al nipote e
l'altra metà a sua figlia Rosalie.
Edward non avrebbe mai immaginato di ricevere
metà dell’agenzia immobile. Lui sapeva che suo zio
era un uomo molto spiritoso, ma ricevere in eredità
metà dell’agenzia immobiliare… era stato proprio un
bello scherzo, accidenti! Tuttavia, c’era una
condizione: Edward avrebbe dovuto dirigere
l’agenzia per un anno fianco a fianco con sua cugina,
di modo da poterle poi lasciare il comando. Egli
però, era certo che sotto quella condizione vi fosse
dell’altro; Rosalie era molto pratica e non aveva
alcun bisogno di essere affiancata. Edward era
arrivato a pensare perfino di essere vittima di un
matrimonio combinato, una delle tante usanze
tipiche di quel paese che a lui non piaceva affatto.
Infatti, aveva deciso che, dopo aver fatto le
condoglianze a sua cugina, avrebbe rinunciato alla
sua metà dell'azienda e avrebbe lasciato subito la
Sicilia. Edward non aveva bisogno di questi intrighi
per trovare una donna, aveva i suoi affari che lo
attendevano nella sua città, anche se per adesso
poteva stare tranquillo avendo lasciato tutto nelle
mani del suo fidato vice James.
Il capitano annunciò di allacciare le cinture di
sicurezze perché l'aereo si preparava all’atterraggio
a Cagliari. Si appoggiò allo schienale del sedile e
ammirò il panorama dal finestrino dell'aereo mentre
iniziava ad avvicinarsi alla pista di atterraggio,
godendosi la bellezza. Egli era cresciuto sentendo le
storie che gli raccontava sua madre, della fortuna
che suo fratello aveva fatto
in quella splendida isola. Sorrise volando con il
pensiero a lei: una bellissima ragazza conosciuta
durante una danza in Sicilia . Di lei ricordava
i suoi occhi colori cioccolato, il suo viso a forma di
cuore e pallido, che arrossiva per un niente, e i
capelli neri che le incorniciavano viso; era bellissima,
brillante, piena di vita e imprevedibile… fin troppo
osava dire Edward. Insieme avevano esplorato l'isola
e le sue meraviglie; una vacanza che per molti anni
era rimasta sepolta nella sua memoria, ed era lì che
voleva lasciarla.
Si stiracchiò e rilassò le spalle contratte dopo tutte
quelle ore di volo, mentre l'aereo toccò terra. Dopo
aver recuperato il bagaglio si diresse presso il
terminale di sbarco. «Forza Edward, solo qualche
giorno e poi tornerai a Los Angeles» pensò uscendo
dall’aeroporto

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** capitolo 2 ***


capitolo2!
Buon pomeriggio ho buona sera non so quando leggerete questo capitolo
vorrei ringraziare chi a letto , chi ha recensito ,e chi la mesa tra i preferiti,
spero che continuate a leggere e che vi piace
una chissa nei prossimi capitolo se ne vedrano delle belle.
Ringrazio la mia mai amica loverrr per il suo
sostegno che mi da sempre tvb.
vi lascio al capitolo cerchero di postare ogni giovedi se riesco.



Capitolo2

Isabella entrò in ufficio e in un attimo si trovo
catapultata in un passato che lei aveva chiuso nel
suo cuore. Edward era esterrefatto, non riusciva a
credere ai suoi occhi. Lei qui? Lui qui?

Cosa diavolo ci faceva quella ragazza a Cagliari,
nella sede immobiliare di suo zio?

Era uno scherzo, o cosa? Edward lì? Nella sede
immobiliare di Aro Volturi? Isabella si disse di stare
calma, non era quello il momento di chiedergli: «Co-
sa ci fai tu qui?»

La ragazza era in ritardo con le fatture degli affitti ed
era preoccupata per l’arrivo del nuovo capo. Da
alcuni colleghi si era sparsa la voce che era un
parente del proprietario e conoscendo Aro… il nuovo
capo doveva essere sicuramente un tipo tosto,
autoritario e di poche parole. Se fosse una
allucinazione? Iniziò a pensare Isabella. Chiuse gli
occhi, ma quando lì riaprì, lei era ancora davanti a
lui. Allora non stava sognando? Quella ragazza era
lì. Edward venne colto da un sacco di emozioni a cui
non era affatto preparato. La guardò. Accidenti, non
era cambiata di una virgola. Nemmeno Edward lo
era; a distanza di tanti anni, aveva mantenuto il suo
fascino. Per lei fu un tuffo al cuore, sentiva
l’adrenalina scorrerle nelle vene. Avrebbe voluto
svignarsela, ma come poteva? Quel lavoro era
importante per lei.

«Edward, cugino!» Rosalie apparve all’improvviso,
distogliendo l’attenzione di Edward da Isabella.

Egli sorrise alla cugina e le porse una mano, mentre
Isabella sospirò. «Rosalie, giusto?»
Rosalie annuì.
«Finalmente ci conosciamo! Papà mi ha sempre
parlato di te, della zia.»

«Anche la mamma mi ha sempre parlato di te, dello
zio. A proposito, io volevo… volevo farti le mie più
sentite condoglianze.»

Lo sguardo di Rosalie si rattristò, ma sorrise
ugualmente. «Grazie» disse, poi si rivolse a Isabella.

«Isabella, lui è mio cugino Edward e da oggi farà
parte della nostra squadra. Prenderà il posto di
papà.»

Isabella diventò di mille colori sul viso, mentre
Edward si sentì mancare il respiro. Lei lavorava lì? E
conosceva Rosalie? Il silenzio improvviso stava
iniziando a farsi molto imbarazzante. Fu lui a
spezzarlo, presentandosi a Isabella come se non
l’avesse mai conosciuta.

«Edward Cullen, molto piacere.»

Isabella schiarì la voce porgendogli una mano, e
disse: «Isabella, lieta.»

Edward la guardò da capo a piedi e poi tornò a
guardare il suo viso, le sue labbra, poi di nuovo le
sue labbra. Isabella arrossì sciogliendo la stretta di
mano. Erano passati dieci anni da quando si erano
visti l’ultima volta e mai avrebbe pensato di
rivederlo. E adesso? Cosa sarebbe successo?

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** capitolo 3 ***


capitolo3!
Buon pomeriggio come primo ringrazio chi legge chi la mesa tra le preferite e chi la segue
siete davero tante grazie vi lascio al capitolospero vi piace.
Capitolo 3!

Isabella non aveva mai immaginato di rivederlo, ma
ora che si trovavano faccia a faccia, non pensava
che egli le avrebbe detto una frase così banale: «Tu
qui? Proprio tu?»
«Chi ti aspettavi di vedere? Kristen Stewart, per
caso?» rispose lei in tono nervoso.
«Isabella?» Rosalie entrò nell’ufficio di Edward,
quello che un tempo era di suo padre, per chiamare
la collega ed ebbe la strana sensazione di aver
interrotto qualcosa.
«Sì?» Isabella si voltò verso Rosalie.
«Con la fretta di prima non vi ho presentati bene.
Lui è mio cugino e resterà qui un anno.»
Isabella non riuscì a dire niente, si era bloccata. Un
anno a lavorare fianco a fianco con Edward? Lo
sguardo di Edward era accusatorio, guardava
Isabella chiedendosi perché era sparita da un giorno
all’altro senza dare spiegazioni. Si rivolse alla cugina
con serietà. «Io e Isabella ci conosciamo da tempo,
non è così?» Il suo sguardo si posò nuovamente su
Isabella. La ragazza non sapeva cosa dire, aveva
paura di far cadere a terra delle cartelle che aveva in
mano; cerco di riprendersi e diventò seria.
«Sì, ma è stato tanto tempo fa» disse,
indietreggiando lentamente
Lui fecce una smorfia con le labbra.
«E ti è così difficile ricordarmi?» In quell’istante,
nella mente di Edward riaffiorarono tutti i ricordi di
quella meravigliosa vacanza passata con lei: le
risate, i baci, le carezze sotto la spiaggia, le notti
trascorse insieme… si pentì di essere stato così duro
con lei. «Scusami» disse, poi prese un lungo respiro.
Anche Isabella si pentì di essere stata dura con lei.
Per lei non era stato facile dimenticarlo e
guardandolo, non lo aveva affatto dimenticato.
Come poteva dimenticare quella splendida vacanza
trascorsa insieme in Sicilia?
«Scusami tu, Edward» disse Isabella.
Nel frattempo, Rosalie, imbarazzata più che mai,
cercò di allentare la tensione. «E come vi siete
conosciuti?»
Calò il silenzio.
Edward guardò Isabella, come se volesse che fosse
lei a raccontare il loro incontro. Isabella si voltò
verso Rosalie. «In Sicilia, circa…» e si fermò, poiché
non voleva essere troppo precisa né rivangare il
passato.
«Se non ricordo male» prese la parola Edward «eri
in vacanza con la tua famiglia e io lavoravo in un
sito archeologico e ci siamo conosciuti proprio al
museo archeologico Pietro Griffo.»
«Ma dai, che bello! Quindi tu sapevi che era mio
cugino?» rispose Rosalie.
Isabella arrossì. «A dire il vero, no. Io non avevo
idea che fosse tuo cugino.»
«Non trovate che sia carino il fatto di esservi
rivisti?» Rosalie, al contrario di Isabella e di Edward,
sembrava essere entusiasta del loro ritrovamento.
«Sì, dai» rispose Edward.
«Sì, vero» disse poi Isabella.
«Bene, allora sarà tutto più facile visto che vi
conoscete già.»
Isabella iniziò a pensare a tutti gli appartamenti che
avrebbe dovuto vedere insieme a Edward, a tutte
quelle volte che sarebbero dovuti rimanere insieme…
da soli… Oh mio Dio! Sentì squillare il suo telefono
dall’ufficio.
«Scusate, stavo aspettando una telefonata
importante e credo sia arrivata. Ci vediamo dopo»
sorrise e se ne andò.
Sospirò appena entrò in ufficio. Dopo un paio di ore,
Isabella non era ancora riuscita a chiamare alcuni
clienti che attendevano la sua telefonata. Nella sua
testa c’era solo una cosa: Edward e il suo fascino.
Quando si erano conosciuti, lui aveva 23 anni e
sembrava essere più maturo della sua età. Lei
stessa lo era, ma… rivederlo… si rese conto di
quanto fossero stati giovani e inesperti. Poi, un
sorriso spuntò sulle sue labbra. Edward aveva lo
stesso colore degli occhi di Robert, l’unica cosa che
gli restava della loro vacanza in Sicilia.

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Capitolo4 ***


capitolo4!
Buongiorno ho buona sera ringrazio a chi legge la storia ringrazio a chi recensito la mia storia
vi lascio una chicca in questa storia ne vedrete delle belle e chissa se il segreto di
bella vera a gala ringrazio loverr che mi in coraggia a continuare a
scrivere vi lascio alla storia.

Capitolo4

Bella alzò rapidamente lo sguardo dalla 
scrivania al sentir bussare alla porta;
prima che potesse rispondere, Edward varcò già la soglia del suo ufficio.
«Cosa vuoi?» chiese lei in tono nervoso, impedico.
Lui fece un passo avanti e, con il sopracciglio inarcato disse: «Non mi sembra
carino accogliere un vecchio amico in questo modo. Perché, se non ricordo
male, siamo stati amici.»
«Hai detto bene, Edward: siamo stati.»
Lui esito e la fisso per un istante.
«Non hai la minima idea di come mi sento, Isabella» il tono della sua voce
provocò un tuffo al cuore di Isabella.Un'emozione intensa, quasi impercettibile
rispetto a quanto lui si avvicinasse alla sua scrivania. Iniziò a sentirsi in panico.
Di punto in Edward si voltò e lei si senti sollevata; egli le disse di aspettare lì.
«Eccomi!»
Lei lo interruppe ancor prima che egli potesse tornare indietro nel tempo.
Sebbene egli fosse stato il suo primo amore, con quale coraggio avrebbe
potuto riprovarci? Non era più una ragazzina che andava al liceo, ma una
donna e una madre.
«Immagino che abbia bisogno di tutti i rendiconti passati per valutare la
situazione del gruppo, le dichiarazioni» disse con un’aria seria e professionale.
«Mi serviranno si, ma più avanti… io volevo…» Edward si voltò verso la porta
per assicurarsi che nessuno stesse ascoltando di nascosto, poi proseguì
girandosi verso Isabella. «Ti andrebbe di prendere un caffè?»
Isabella rimase pietrificata. Certo, sì, o meglio, no. Non avrebbe potuto
prendere un caffè insieme, per nessun motivo al mondo.
«Al momento io sarei molto impegnata» si giustificò.
Edward si voltò nuovamente, poi tornò a guardare Isabella. «A parte mia
cugina, tu sei l’unica persona che conosco qui, e vorrei capire bene la
situazione, ma preferirei farlo in un altro posto.»
Isabella non doveva dire di sì, ma non poteva rifiutare; era pur sempre il
successore di Aro, nonché il suo capo. Si alzò. «Possiamo andare anche ora, se
ti va?»
Si alzò anche Edward e annuì. Di fronte all’agenzia c’era un bar, si sedettero
fuori, Isabella andò a ordinare due caffè ristretti. Tornò e si sedette.
«Di cosa ti occupi, Isabella?»
Lei lo guardò un po’ stupita, in quanto credeva che sua cugina gli avesse
spiegato la situazione. «Sono l'amministratrice finanziaria
del gruppo immobiliare, e sono qua da due anni, ma
non ho cominciato con questo ruolo» spiegò.
«Sì, Rosalie mi ha accennato qualcosa su di te. Se non sbaglio prima eri alla
reception, giusto?»
Isabella annuì e, mentre arrivarono i loro caffè, spiegò come era diventata
amministratrice. «… Poi, i due precedenti contabili se sono andati… ed eccomi
qui.»
«Come mai, non erano bravi?» domandò con un tono chiaramente ironico.
«Non ti offendere, Edward, ma tuo zio non era
la persona più disponibile di questo mondo.
«Mio zio è partito dal nulla e ha costruito una
fortuna che vale milioni, è ovvio che si aspettasse
molto dai suoi dipendenti.»
«Sì, certo, ma ciò non toglie che fosse veramente difficile lavorare con lui. A
volte era impossibile: urlava in continuazione.»
I due contabili, Jacob e Seth, erano molto competenti, ma Aro non si fidava di
loro e trovava sempre un pretesto per contestare il loro lavoro. Alla fine, hanno
preso la decisione di licenziarsi. In seguito, Rosalie si offrì di stare alla
reception e Isabella, sapendo già di cosa si trattava, decise di prendere il posto
dei due ragazzi.
«Non pensavo ti intendessi di contabilità.»
«A forza di sentire le urla di tuo zio… scherzo, ho seguito dei corsi di
contabilità. Volevo tenermi aggiornata e avere maggiori possibilità lavorative»
spiegò Isabella.
Ella non lo disse, evitò di offendere Aro, ma l'affare era risultato vantaggioso
solo per lui, dato che lei veniva pagata come quando lavorava alla reception.
Aro adorava concludere affari economici e Isabella era stato uno di quegli affari
a cui non ha saputo rinunciare.
Edward arricciò il naso. «È strano. Non ricordavo che tu sognassi di diventare
una contabile.»
Isabella si irrigidì; si era rilassata troppo parlando di questo lavoro.
«Eh già. Vado un secondo al bagno» si alzò e, mentre andò in bagno, le squillò
il cellulare dentro la borsa. Quando tornò, Edward aveva già pagato il caffè,
l’aspettava davanti al bancone.
«Ti hanno telefonato» le disse.
«Oh, grazie.»
Isabella prese il cellulare e controllò.
«Torniamo in ufficio? Ho già fatto.»
«Grazie, ti devo un caffè.»
«Figurati, Isabella. Sai, lo zio è venuto a mancare da poco e non mi sembrava
il caso di parlare di certe cose davanti a Rosalie.»
Isabella ripose il cellulare con attenzione, assicurandosi che egli non potesse
vedere l'immagine di blocco schermo dell’iPhone. Rientrati in ufficio, ognuno
tornò al proprio lavoro.
Isabella accese il computer dallo stand-bye e un sorriso incorniciò il suo viso.
Le sembrò di vedere Edward davanti ai suoi occhi, invece era suo figlio, Robert.
Si assomigliavano così tanto…
Bussarono alla porta e alzò gli occhi tornando subito seria; Edward era davanti
a lei, con una carta in mano.
«Rosalie mi ha detto di chiedere a te» le disse avvicinandosi alla scrivania.
«Dimmi pure» disse con professionalità, ma non ottenne nessuna risposta.
Silenzio totale. Edward fissava lo schermo del computer come se fosse stato
ipnotizzato da un pendolo.
Isabella si sforzò di mantenere la calma e rifletté attentamente su cosa dire nel
caso in cui lui avesse fatto delle domande. Le passò per la mente l'opzione di
spiegare che lo sfondo era stato scaricato dalla sua ex collega. Oppure, pensò
di presentare il bimbo del wallpaper come il figlio di una grande amica, a cui lei
si sentiva affezionata come a un nipote.
La porta si aprì, attirando l'attenzione di Edward, mentre Isabella si lasciò
sfuggire un sospiro di sollievo. Era Rosalie.
«Ho risolto. Mi ha chiamato il signor Fuller e abbiamo chiarito.»
«Perfetto, grazie Rosalie.»
Edward seguì la cugina, girandosi prima di uscire. «Buon lavoro» disse a
Isabella prima di chiudere lentamente la porta.
Quest'ultima posò una mano sul petto ed emise un altro sospiro, ma questa
volta fu un sospiro di preoccupazione.

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** capitolo 5 ***


capitolo5!
Buon pomeriggio scusate il ritardo postero oggi
il nuovo capitolo non sono stata bene per questo
sono in ritardo con il capitolo ringrazio sempre
chi segue la storia chi la legge
e ringrazio raggio di luna che e loverr che recesciscono sempre
vi lascio al capitolo

Capitolo 5
Aro le aveva dato un'opportunità, e Isabella l'aveva colta al volo. Nonostante i
suoi difetti, quell'uomo le aveva permesso di mettersi alla prova e dimostrare il
proprio valore, un gesto di cui le sarebbe stata sempre grata.
Ora Aro era morto, e di fronte a lei si trovavano Edward e Rosalie. In mezzo
alla tristezza e alla perdita, Isabella si rese conto di non aver ancora espresso
le sue condoglianze. Si recò nell’ufficio di Edward.
«Devi essere stato uno shock anche per te sapere di tuo zio, volevo dirti che…»
Lui la guardò per un momento senza dire nulla, poi sbatté la penna sul tavolo,
si alzò e cominciò a camminare su e giù per l’ufficio.
«Il mio dolore è niente in confronto a quello che sta passando mia cugina.»
Dieci anni fa aveva perso sua madre per una brutta malattia, l’aveva colpita al
cervello e ora anche suo padre. Edward sospirò, si era perso nei suoi pensieri.
Isabella lo guardò ed ebbe la sensazione che in quelle parole ci fosse qualcosa
di più che una semplice compassione per la cugina.
«Edward, io non… mi dispiace.»
«Mia madre, Esme, era la sorellastra di Aro. Sei anni fa un brutto male l’ha
portata via e dopo pochi mesi, mio padre si è ammalato e… non ce l’ha fatta.»
Isabella si sentiva a disagio e ascoltando quelle parole, pensò al suo piccolo
Robert. Lui non avrebbe mai avuto l'occasione di conoscerli. Un senso di colpa
le attanagliò lo stomacò.
Quanto ancora avrebbe dovuto pagare per una decisione presa tanto tempo fa?
Chissà se era stata giusta…
«I tuoi genitori, io non ne sapevo…»
«E come avresti potuto saperlo?»
Per un istante, il pensiero si rivolò ai suoi genitori, e Isabella si chiese come si
sarebbe sentita se fosse stata al posto di Edward. Allontanò immediatamente
quei pensieri, i suoi genitori erano tutta la sua vita insieme a Robert e
perderli… scacciò via un’altra volta quei pensieri, e disse: «Mi dispiace davvero
tanto, Edward.»
Lui smise di camminare e si sedete di fronte di lei. «In un certo senso è stato
quasi un sollievo per mio padre. Credo che avesse smesso di vivere anni
prima, quando era morto mio fratello, Jacob.»
Nei suoi occhi si leggeva ancora il dolore della perdita di suo fratello, un dolore
che egli non avrebbe mai smesso di provare. Il cuore di Isabella batteva forte
mentre il ricordo di quella giornata dolorosa si insinuava nella sua mente. Ella
ricordava quel giorno perché era stato l’ultimo in cui si erano sentiti.
Dopo l’ultima notte di passione trascorsa insieme, Edward quella mattina si era
svegliato presto, aveva ricevuto una chiamata molto urgente e personale; sul
biglietto lasciato sopra il comodino del letto nella stanza di lei c’era scritto così:
«Devo andare, piccola. Un bacio, poi ti spiego.»
Poi, qualche ora dopo, lei provò a chiamarlo sul cellulare, ma rispose una
ragazza, piangendo. «È morto, Jacob è morto.» Mentre in sottofondo si
sentivano i singhiozzi violenti di Edward e di altre persone. E poi, nel giro di
poco, Isabella andò in bagno colta da un fortissimo senso di nausea, e il suo
sguardo si posò sul pacco di assorbenti. Il suo pensiero andò al ciclo. Si
affrettò a correre in farmacia, e quando tornò a casa, fece il test e… come
poteva chiamare Edward e dirgli che aspettavano un figlio?
Così, Isabella aveva scelto di sparire dalla sua vita definitivamente? Lo aveva
fatto per paura? Forse. O, forse, temeva un rifiuto da parte di Edward e dal
resto della sua famiglia.
«E ora anche lo zio. Mi sa che tra poco tocca a me» disse in tono sarcastico,
per allentare la tensione che sentiva stretta nell’aria.
«Non dire così» Isabella accennò un sorriso.
«Isabella, perché te ne sei andata via senza darmi tue notizie?»
«Non credo che sia il caso di tornare sopra l’argomento. Ero venuta qui solo
per farti le condoglianze, e scusami se non te lo ho fatte prima.»
«Io, invece, penso che almeno una spiegazione tu me la debba» si imputò.
Isabella si irrigidì. «Edward, per favore.»
«C’era un altro uomo?» Gli chiese lui lanciando una rapida occhiata alla sua
mano sinistra.
«Pensi veramente che sono quel tipo di ragazza che tradisce il proprio uomo
per un altro?»
«Non lo so, non so niente Isabella e questa cosa mi sta distruggendo l’anima.
Ho il cuore in frantumi per colpa tua.»
«Vuoi che ti dica la verità?»
«Certo che la voglio.»
«Mi dispiace, ma non posso. Non ora» disse indietreggiando.
«Non ora? Cosa significa non ora? Isabella, io ho bisogno di sapere.» Il suo
tono era accusatorio.
Isabella ne aveva abbastanza delle sue accuse. «Smettila ,Edward!»
«Pretendo di sapere cosa e successo. Io devo saperlo!»
Lei non gli rispose.
«Sei cambiata Isabella.»
«Anche, lo sei, Edward» disse e uscì dalla porta.
“Ma sei sempre bellissima” pensò lui, lasciandola andare.

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** capitolo6 ***


capitolo 6!
Buon pomeriggio ringrazio chi sta seguendo la mia storia e chi la mesa tra le preferite ringrazio la mia amica loverr che mi supporta sempre e a raggio di luna
vi lascio al capitolo.

Capitolo 6

Bella era a bordo campo e teneva stretta la macchina fotografica, in attesa che
l'allenatore finiva di dare gli ultimi consigli alla squadra. Robert era vicino al
suo migliore amico, Taylor. Quel giorno era uscita prima dal lavoro, Rosalie le
aveva dato un permesso mentre lei sarebbe andata a visitare alcune proprietà
con Edward. Per Bella era stata una giornata di lavoro estenuante e sentiva
proprio il bisogno di stare con il suo bambino.
Inspirò e inarcò le spalle per rilassare la tensione che aveva accumulato
durante la giornata.
Bella portava un grosso macigno sul petto, magari Edward non l’avrebbe presa
poi così tanto male, o magari… allontanò quel pensiero e si dedicò a scattare
qualche fotografia da aggiungere all’album dove raccoglieva ogni fase della
crescita di Robert, album che un giorno sarebbe dovuto andare al padre.
Chissà se avrebbe mai avuto il coraggio di parlare con Edward, chissà come
egli avrebbe preso la notizia di avere un figlio.
La squadra si sciolse, Robert si voltò e corse incontro alla mamma con un
grosso sorriso stampato in viso.
-Pizza!- urlo lui.
Lei rise e lo prese per mano e si incamminarono verso l'auto.
-Spero ti sia concentrato sul calcio e non solo sulla cena.-
-Si, certo- rispose lui.
Arrivati al ristorante, ordinarono due pizze enormi: Robert la sua preferita,
patatine e würstel, mentre Bella una margherita con burrata e prosciutto
crudo. Con un pezzo di pizza nel piatto Robert chiese alla madre.
-Sai pescare, mamma?-
Lei appoggio la sua fetta di pizza e per un attimo pensò di non aver sentito
bene.
-Vuoi dire con una canna e un'esca?-
Lui annuì. -Penso di si- e riprese a mangiare.
-Lo sapevo! Io gliel'ho detto a Mike e Ben che tu sai fare tutto, ma loro mi
hanno risposto che non passo andare con loro lo stesso- spiegò mentre il suo
volto si intristì.
-Ehi, che succede?- chiese lei.
-Mike e Ben vanno a pescare con i loro padri, volevano che andassi anche io,
ma non ci posso andare perché tu sei una ragazza e non sai pescare- disse
abbassando lo sguardo.-
-Sai perché non ci vogliono? Perché sanno che noi pescheremo tutti i pesci-
Bella gli sorrise, avrebbe fatto di tutto pur di tirargli su il morale. -E se ti va,
uno di questi sabati, possiamo andare noi a pescare. Certo, non sarà come con
i tuoi amici, ma…-
-Dici davvero mamma?- esclamò Robert con un sorriso che gli andava da un
orecchio a l’altro.
-Certo!-
-Lo sapevo! Infatti gli ho detto che non avrebbe fatto alcuna differenza anche
se avessi avuto un papà, perché tanto saremmo stati comunque noi i più
bravi.-
Gli occhi di Bella diventarono lucidi. Le parole di suo figlio avevano avuto
l’effetto di un pugnalata al cuore. Bella pensò che per quanti sforzi avesse fatto
con Robert assicurargli una vita serena ed equilibrata, ci sarebbero sempre
stati momenti, in cui non avrebbe potuto sostituire il padre.
***
Edward attribuì la sua mancanza di energie al jet-lag. Si sentiva debole e
esausto. Dopo aver percorso solo tre chilometri durante la corsa, si rese conto
che non sarebbe riuscito a completare il solito percorso di 10 chilometri. Gli
mancava il fiato, il ritmo e l'adrenalina che solitamente gli scorreva nelle vene
durante l'attività sportiva. La sua mente era annebbiata, forse a causa del
cambio di emisfero o a causa di una ragazza che avrebbe dovuto dimenticare
da molto tempo. Una ragazza? Lei era molto più di una semplice ragazza.
Al diavolo! pensò, affondando un calcio nella sabbia. Sentiva il fiato corto e
ansimava, desiderando ardentemente un lungo riposo. La notte precedente era
stata agitata, tormentata dalla visione di una ragazzina dalle gambe lunghe
seduta di fronte a lui, sorridente in mezzo a un campo di fiori con cappelli neri
mossi dalla brezza primaverile. Allontanò quel pensiero, lo spostò sulla
situazione che stava vivendo all’agenzia. Pensò anche al suo lavoro negli USA.
James era una persona affidabile e lo aveva rassicurato che a Los Angeles tutto
andava per il meglio, ma… e infine, c’era lei: Isabella. Edward sperava anche di
trovare qualcuno più qualificato nel settore amministrativo. Non poteva credere
che una ex addetta alla reception fosse la risposta a questa necessità, ma forse
le sorprese lo attendevano dietro l’angolo. Lui ne dubitava, e aveva intenzione
di trovare una persona qualificata e licenziare Isabella.
-È carino, non trovi?-
Isabella sollevò la testa dal pc.
-Chi?- domandò.
Rosalie non si rese conto dello sforzo di Isabella per fingere di non sapere di
chi stesse parlando, si sedette, era in vene di chiacchierare.
-Edward, no?- le rispose sorridendo. -Chi altro potrebbe essere?-
Bella sorrise di rimando, anche se "carino" non era la definizione che avrebbe
scelto lei.
-Oh si, non è male- rispose.
Era facile stare al gioco, Rosalie appariva felice come non l'aveva più vista
da quando suo padre era morto. Era un bene la presenza di Edward per lei le
impediva di pensare al vuoto che si era creato nella sua vita.
-Credo di piacergli- disse Rosalie.
Isabella rimase senza fiato, non voleva sentire parlare di queste cose
provò a sorridere ma non le riuscì molto.
-Certo che gli piaci, sei sua cugina, e sei una bella ragazza, perché non
dovresti piacergli?-
-Ma no, cosa hai capito. Intendo dire, che gli piaccio come donna.-
-Ah, bene.-
Isabella rifletté su cosa potesse dire in quelle circostanze, osservando la
ragazza seduta di fronte a lei con gli occhi azzurri scintillanti e pieni di
speranza. Era evidente che Rosalie non aveva mai avuto successo con i
ragazzi, e ciò non sorprendeva considerando la presenza ingombrante di suo
padre, capace di respingere qualsiasi pretendente con un solo sguardo.
Se solo il comportamento di Aro fosse stato mosso da un sincero interesse per
il bene della figlia. Invece, Aro sembrava sempre mirare al futuro del gruppo

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** capitolo7 ***


capitolo7
Buon pomeriggio a tutte voi scusate il ritardo ma ho avuto problemi ringrazio sempre chi legge
chi la segue e chi la recensita, adesso vi lascio al capitolo

Capitolo7
A Bella appariva una cosa improbabile, Rosalie e Edward insieme? Lei era sua
cugina, insomma, sarebbe stato… ma no dai, era assurdo.
-Mi stavo chiedendo se potevi aiutarmi a capire, fintanto che Edward è fuori a
parlare con alcuni amministratori- prosegui Rosalie. -Del resto, ho pensato che
tu e Edward siete vecchi amici...-
Bella scosse il capo con forza.
-Ti sbagli, è passato tanto tempo-
-Ma io non lo vedo da quando avevo sei anni, e lui allora non sapeva neanche
che io esistessi. Io l'ho sempre trovato stupendo, insomma ho pensato che tu
potessi sapere quello che gli piace... avrete parlato molto quando vi siete
conosciuti in Sicilia. Cosa facevate allora?- chiese Rosalie con curiosità.
Cosa avrebbe pensato Rosalie se lei avesse risposto raccontandoli la verità?
Isabella aveva lo stomaco chiuso, e non aveva senso entrare nei particolari e
poi in Sicilia aveva fatto molte altre cose che stare con Edward.
Cercò di prendere tempo.
-Le solite cose: abbiamo visitato i musei, le rovine. Edward allora studiava
archeologia, presumo sia ancora interessato all’argomento. Perché non chiedi a
lui di parlartene?-
Rosalie storse la bocca. -Non è proprio quello che avevo in mente- disse
mentre giocava con delle ciocche di cappelli.
-Non so, pensavo più a cose tipo il suo colore preferito, e simili...-
Isabella sorrise e si trovò a fare un tuffo nel passato, in una primavera
di tanti anni fa in Sicilia. Scosse il capo prima di ritrovarsi a pensare il bacio
che si erano scambiati.
-L’azzurro.-
-Bene!-esclamò Rosalie. -Ora vado a fare spese, mi ha invitata a cena questa
sera e ho bisogno di qualcosa che… che non… non sia nero.-
Fece una pausa, gli occhi gli diventarono lucidi. -E cosi difficile cercare di non
pensarci-
-Devi sforzarti, e mi pò di shopping è proprio quello che ci vuole. Posso
aiutarti?-
Rosalie si asciugo gli occhi e rispose. -No, va tutto bene, ora devo andare,
Edward e io dobbiamo organizzare molte cose, come sai.-
Si alzò e si diresse verso la porta; prima di uscire si voltò. -A dire il vero, lui mi
ha chiesto se ti univi a noi, ma gli ho spiegato che probamente non saresti
riuscita a trovare una babysitter con cosi poco preavviso. Però, mi ha dato
l’impressione che non sapesse che hai un figlio. Glielo hai detto?
Bella per poco non svenne. Schiarì la voce. -Ah no, non ancora. Non abbiamo
avuto modo di parlare molto.-
Un attimo dopo Rosalie se n'era andata e lei era rimasta immobile, a fissare il
vuoto. Edward sapeva, ma che cosa sapeva esattamente? Pensò.
Riapri il file che conteneva la lettera con le dimissioni, la rilesse un'ultima volta
e poi la stampò;
era la decisione giusta da fare, ne era certa. Doveva solo firmarla, un attimo
dopo aver chiuso la lettere doveva solo consegnarla a Edward nel suo ufficio.
Isabella aveva bisogno di un bicchiere acqua, cosi si alzò e andò verso la
saletta della pausa caffè portando con sé la busta. Aveva la schiena rivolta
verso la porta quando senti una sensazione che qualcosa non andasse: fu un
brivido lungo lungo la schiena e il cuore che le batteva all'impazzata, come
fosse in preda al panico si volto di scatto, conscia della presenza di Edward.
-Edward! mi hai spaventata!-
Lui era appoggiato allo stipite della porta, si spostò lentamente e le si avvicinò.
Il suo sguardo era impenetrabile, e dopo un paio di passi si fermò. Lei si sentì
alla sua mercé, incapace di alzare una qualunque barriera difensiva. Non
riusciva a stare a stretto contatto con lui, difesa solo da un bicchiere d'acqua
che teneva in mano, come fosse un'ancora di salvezza.
-Rosalie ieri mi ha portato a fare un giro delle nostre proprietà- disse lui.
-Me la detto.-
-Ci sono molti immobili, e di ottima qualità.-
-È vero.-
Bella sapeva che le risposte monosillabe non piacevano a lui, ma come poteva
concentrarsi cosi vicina a lui? Era già tanto che riuscisse a stare in piedi.
-Presumo ci vogliano delle buon azioni amministrative per gestire tutto
quando.-rispose lei.
-Una volta studiato un sistema.-
Cosa stava dicendo? Se voleva insinuare che lei non era in grado di fare quel
lavoro, era nel suo interesse mostrarsi d'accordo con lui.
-Con un sistema ben congegnato e ad hoc, la gestione non è impossibile, ma
hai ragione, è molto compli...- prosegui con una prontezza della quale si
sarebbe stupita se Edward non l'avesse interrotta.
Lei si rese conto allora che non aveva sollevato di scatto non solo il mento
quando gli aveva risposto, ma anche la mano, e di conseguenza, il bicchiere
d'acqua si rovesciò. Incapace di dire anche la più piccola banalità, Isabella si
limitò a posare il bicchiere d'acqua sul banco accanto alla lettera per lui.
-Sei nervosa, Isabella-
Lei lo guardò ed era pronta a rispondere quando Edward la prese per le spalle.
-Sono io a farti questo effetto?-
Bella inspirò profondamente e fu un errore, perché il suo profumo gli
penetrò nelle narici e le procuro una forte violenta ondata di calore in tutto il
corpo risvegliando disideri che credeva ormai sopiti da tempo. I seni le si erano
improvvisamente inturgiditi e premevano contro il reggiseno erano sensazioni
che non ricordava più sospirò, era inutile negare.
-Si, penso di si.-
Edward gli sorrise con dolcezza, e con un dito le sfioro il collo nel punto dove
appoggiava il colletto della sua camicia, ottenendo l'effetto di ipnotizzarla.
Bella rabbrividì e socchiuse gli occhi.
Lui sapeva ancora come farla impazzire, ma il problema era che lei non sapeva
come rispondere a quelle carezze.
-Perché ti rendo cosi nervosa? Dopotutto, sono solo un uomo, un uomo con il
quale hai avuto una relazione molto tempo fa.-
Qualcosa nel modo in cui parlò la costrinse a osservarlo attentamente, perché
si stava comportando in quel modo? Cercava di ignorare le sensazioni che gli
procurava ma era impossibile. Bella sognava notte dopo notte di essere con
Edward, abbandonarsi a lui stretta tra le sue braccia e sentire ancora le sue
mani sulla pelle. Ma doveva rifiutare, non aveva altra scelta.
-E stato tanto tempo, ormai fa parte del passato - mormoro infine lei.
- Forse, ma a volte il passato può portare al futuro. Una volta stavamo bene
insieme, e mi chiedevo se c'è una ragione per cui non potrebbe essere ancora
cosi, almeno finché sto qui-
-Cosa?-
Lei si allontanò di scatto, le sue parole le avevano provocato un piacere
inatteso, ma un secondo dopo, però, lui aveva infranto in un milione di pezzi le
sue illusioni.
-Cosa stai proponendo?-
Lui si strinse nelle spalle, e si appoggiò al muro, continuando a parlare.
-Sto solo dicendo che stiamo bene insieme, lo sai anche tu, perché non
dovremmo divertirci un pò? E un mondo talmente triste.-
-Ti aspetti che dorma con te mentre sei qui?-
Lui le studiò attentamente lo sguardo risoluto mentre faceva un paio di passi
verso di lui. Istintivamente Bella arretrò.
-No, Isabella non mi aspetto che tu dorma, mi aspetto che tu stia molto
sveglia, anzi… vorrei dormire il meno possibile.-
Bella voleva andare via, ma Edward si mise di fronte di lei.
-Dopotutto non sei una vergine, posso testimoniarlo, non sei sposata e a
quanto pare non hai un compagno. Rosalie mi ha detto di tuo figlio, e non
credo nell'Immacolata Concezione.-
Quelle parole la ferirono molto, anche se lui non sapeva che il figlio di cui
parlava era suo.
-E questo ti lascia credere che io sia una donna più che disponibile, giusto?-
Lui l'afferrò per i fianchi e lei trasali, sorpresa. Cerco di respingerlo, ma la sua
pressa era fortissima.
-So cosa provi quando ti tocco, e come sei capace di rispondere alle mie
carezze, vuoi forse negare che ti piacerebbe provare ancora quelle sensazioni?-
-Vuoi negare di aver voglia di venire a letto con me?-
Bella senti un braccio che le cingeva la vita per attirarla contro il suo corpo
possente. Edward aveva ragione, le provocava le stesse emozioni di allora e
una sola carezza non le bastava, non poteva negare il desiderarlo, era proprio
ciò che aveva sempre sognato in tutti questi anni, ma se avessero fatto
l'amore sarebbe stato solo sesso.
-Ti sbagli non ho alcuna voglia di venire a letto con te- gli rispose lei.
-Bugiarda!-replico lui.
-Non è quello che sta dicendo il tuo corpo, ti tradisce, lo sai?-
Prima che Edward avesse finito di parlare, aveva infilato una mano sotto la
giacca di lei e aveva appoggiato la sua mano sul seno, coperto solo dalla
camicetta di seta. Bella si senti mancare il respiro mentre lui le sfiorava il
capezzolo con un dito e con l’altra mano la premeva contro di sé.
-Ora dimmi che non mi vuoi.-
Bella non riusciva ad allontanarsi da lui e cercava di resistere.
-Non ti voglio, non cosi.-
Le tremava la voce; lui la guardò incredulo.
-Mai cosi -aggiunse lei.
Un secondo dopo lui la lasciò andare, ma era già pronto a ripartire all'attacco.
-Certo, ora le pensi cosi, ma non ti rendi conto di come sarà difficile per te
starmi accanto, giorno dopo giorno negando l'attrazione che c'è fra noi!-
Stava sorridendo con l'espressione sicura di un uomo che ha le carte vincenti.
Bella aveva bisogno d’aria.
-Non vedo perché dovrebbe essere un problema- sussurrò lei mentre gli
porgeva la busta con le sue dimissioni che aveva scritto. -Forse dovresti
leggere questa.-
Lui la guardò insospettito.
-Cos’è?- Chiese lui.
Per la prima volta da quando si erano rivisti, Bella ebbe la sensazione di essere
in vantaggio su di lui: era una bella novità, e le procurò un sorriso.
-Sono le mie dimissioni- gli rispose lei e continuò decisa: -Me ne vado,
Edward.-

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** capitolo 8 ***


capitolo8

Ciao a tutti eccomi di nuovo scusate per il ritardo ma non riuscivo ad andare avanti con il capitolo ma sono riuscita a finirlo ringrazio chi segue e chi legge e chia ha recensito la storia adesso vi lascio al capitolo spero vi piace

Capitolo8

Edward era rimasto in silenzio, mentre guardava quella busta chiusa che aveva
in mano. Isabella stava aspettando una risposta da lui quando, finalmente, lui
parlò. Le sue parole risuonavano come se fosse un ordine.
-Non puoi- disse.
-Aprila, leggila- ribatte lei.
-Tu non vuoi che resti, mi hai detto chiaramente che non mi ritieni qualificata
per questo impiego. Bè ti do ragione, troverai sicuramente qualcuno più
adatto.-
Lui la fissava scettico. -Non lo pensi veramente.-
Lei non era pronta a cedere. -Che importanza ha ciò che penso io? Ti rendo le
cose più semplici e mi dimetto, ora sei libero di trovare chi vuoi.-
Lui la squadrò pericolosamente, gelido, e calcolatore. Poi, senza distogliere lo
sguardo, prese la busta e la strappò in due pezzi con un gesto risoluto.
-Cosa stai facendo?- Esclamò lei incredula.
-Semplice, non accetto le tue dimissioni, tu resti.-
-Me ne vado, stamperò un'altra copia e un'altra ancora. Quante ce ne
vorranno?-
-Non è il caso, le straccerei tutte.-
-Non puoi costringermi a restare.-
-Non ne ho bisogno, tu hai firmato un contratto Bella; un contratto che vale
per sei anni, e ne sono trascorsi solo due, lo devi rispettare.-
Isabella inspirò profondamente. -Non ho un contratto con te.-
-Ce l'hai con il Gruppo Immobiliare e ciò significa che ce l'hai
con me.-
-Ma se non vuoi che resti, perché stai facendo tutto questo?-
-Perché tu conosci il Gruppo e anche se trovassimo un
contabile qualificato, senza dubbio saresti molto utile per
svolgere le mansioni da segretaria e…- La fissò con uno sguardo lascivo.
-E altre cose che ho in mente per te.-
Lei arrossi violentemente e senti il sangue pulsare nelle tempie quando capi il
senso delle sue parole. -Non puoi dire sul serio.- rispose lei.
-Isabella- disse lui con tono da bambino. -Dovresti sapere bene che io parlo
sempre seriamente.-
-Non ti illudere, se sarò costretta a restare qui, ciò non significa che farò più di
quello che chiede il contratto- puntualizzò.
L’espressione divertita sul volto di Edward non fece che accrescere la rabbia di
Bella, che avrebbe fatto qualunque cosa pur di cancellargli dalla faccia quel
espressione.
-Davvero?- chiese lui infine. -E come puoi essere cosi sicura di te?-
-Perché nel caso non te ne fossi ancora accorto, io non sono più
la diciassettenne ingenua che hai conosciuto in Sicilia.- ribatté lei.
Edward la stava scrutando come se volesse valutare quanto fosse cambiata in
questi anni, paragonando il ricordo di lei con quella che era diventata.
-Mi basta guadarti per sapere che non è possibile. Tuttavia, questa sfida mi
stuzzica- spiego lui con la faccia di chi aveva appena vinto una
battaglia e si stava preparando a un'altra schermaglia. Edward era sicuro che
fosse solo un problema di tempo, e che prima o poi sarebbe finita nel suo letto.
-Non ci sono sfide, Edward, è un dato di fatto: io non verrò a letto con te!-
Senza aspettare una risposta, Bella usci dalla stanza ma andò a sbattere su
Rosalie che era tornata da un lungo giro di shopping.
-Non vedo l'ora di farti vedere cosa ho comprato- disse euforica.
Bella sorrise e portò Rosalie nel suo ufficio. -Avanti , fammi vedere tutto!-
***
-Glielo devi dire- sentenziò Alice mentre apparecchiava per tre la piccola
tavola. Alzò lo sguardò su sua sorella con aria impaziente.
-Glielo dirai vero?-
Bella provò a ignorarla mentre preparava l’insalata. Era riuscita a superare una
settimana in ufficio con la presenza di Edward e si congratulò con se
stessa, e forse sarebbe riuscita a superare anche due settimane poi tre e
quattro; tutto il tempo che lui sarebbe rimasto li prima di tornare a Los
Angeles. Bella cominciava a rimpiangere di essersi confidata con lei, ma aveva
un bisogno disperato di parlare con qualcuno non poteva tenersi tutto dentro.
-Bella!- esclamo Alice
-Glielo dirai, lui ha il diritto di sapere. Tutti e due hanno il diritto di sapere!-
-Okay, ho sentito- rispose lei, dando un'occhiata fuori dalla finestra.
-Robert è ancora fuori? Deve lavarsi prima di cena.-
-Allora glielo dirai! E quando parlerai invece con Robert.-
La sorella sospirò. -Lo sai anche tu che Edward tornerà a Los Angeles,
potrebbe essere fra due mesi o fra due settimane…. Non è giusto mettere al
corrente Robert quando esiste i pericolo che Edward esca
dalla sua vita prima ancora di esserci entrato.-
-Non puoi saperlo, lui potrebbe decidere di restare , chi può dirlo? Magari vi
porterà tutte due a Los Angeles. Ricordo che era pazzo di te
quando eravamo in Sicilia, e anche tu stravedevi per lui.-
Bella rise forzatamente e ricordò le parole che usò lui riguardo al fatto che ci
sono pochi piaceri al mondo. Edward aveva usato un tono duro e sicuramente
dipendeva dal fatto che aveva visto morire i suoi famigliari uno a uno, prima
suo fratello, poi sua madre, suo padre ed infine Aron. In parte dipendeva
anche da lei che era scappata quando lui aveva bisogno di lei per non
procurare altro dolore a una famiglia in lutto.
-Comunque non ha importanza quello che deciderà di fare Edward quando
saprà di avere un figlio, l'importante è che tu ti renda conto che lui ha diritto di
conoscere la verità.-
-Io devo pensare a Robert prima di tutto, è lui la mia priorità.-
-E fallo! pensa a lui, pensa a come si sentirà quando scoprirà che suo padre e
stato in Sicilia e che tu non gli hai detto nulla di lui, non gliel'hai neanche
presentato! Non credi che avrà tutte le ragioni per sentirsi tradito?-
Bella fece per rispondere e difendersi, ma si rese conto che era inutile: sua
sorella aveva ragione. Era quello che aveva pensato anche lei, ed era proprio il
motivo per cui aveva sentito il bisogno di confidarsi con Alice.
Sapeva che sua sorella sarebbe stat imparziale sulla vicenda e che le avrebbe
dato la risposta più giusta. Ma Alice era fermamente convinta che bella
dovesse presentare Robert a suo padre, e Edward a suo figlio.
Come poteva fare?
Quale poteva essere il modo giusto visto e considerato che Edward sembrava
che le serbava rancore nei suoi confronti?
Ma tutto sommato sua sorella aveva ragione.
Bella sospirò forse il risentimento di Edward in un certo senso le rendeva più
facile dirgli la notizia. Non aveva proprio nulla da perdere, visto che lui
sembrava non aver gran stima di lei.
-Si hai ragione, dovrò dirlo a tutti e due.-
Alice rimase con il bicchiere in mano.
-Quando?-
Bella sospirò profondamente.
-Non lo so, non riesco a farmi venire in mente quale potrebbe essere
il momento adatto.-
-Posso darti un consiglio?
Fra due settimane è il compleanno di Robert,
perché non inviti Edward?
A quel punto sareste tutti insieme, come una vera famiglia.-
Sembrava una battuta, tra persone che nella realtà non avevano nessun
legame, trasformate da un giorno all'altro in una famiglia.
Bella era pensierosa.
-Non lo so, è cosi difficile…-
E se lui non piacesse a Robert?
E se Edward detestasse i bambini?-
Alice sfiorò il braccio di sua sorella con una carezza.
-Fai in modo che si conoscono, organizza una gita, un picnic o qualcosa del
genere, non può cero dipendere da te che loro due leghino, ma Edward deve
pur possedere qualche qualità, o no? Un tempo non la pensavi in questo
modo.-
Isabella ripensò alla Sicilia e ai giorni trascorsi con Edward giorni stupendi
ed ogni giorno trascorso con lui si innamorava sempre di più.
Lui era generoso, gentile, paziente, non si pavoneggiava perché era ricco e
le mostrava grande attenzione nei suoi confronti. Lei era rimasta incantata dal
suo magnetismo, dall'intesa fisica, che c'era fra loro.
E adesso come era diventato Edward?
Era un uomo duro, cinico, ma ciò nonostante continuava a essere capace di
farla vibrare con un semplice sguardo. Per il bene di Robert, Bella sperava che
lui possedesse ancora un pò della generosità di un tempo, e almeno un briciolo
di quello spirito che l'aveva affascinata anni prima. La porta sul retro sbatté e
quel tornado di suo figlio arrivò in cucina.
-E pronto da mangiare, mamma? sto morendo di fame!-
Lei sorrise, felice di poter cambiare argomento.
-Ci sono le lasagne e sono pronte quindi corri a lavarti le mani.-
Lo invitò scuotendo il capo e sorridendo come gliel'avrebbe detto?
Alice l'aveva seguita in cucina, e intuendo il suo stato d'animo l'aveva
rassicurata: -Puoi farcela, credimi.-
Bella lisciò con il palmo della mano delle vecchie lettere che aveva riposto in
una scatola e che aveva tirato fuori dal ripostiglio non appena Alice era andata
via. Lettere di Edward, lettere d’amore. Quando si era trasferita in quella casa
aveva riposto la scatola infondo all’armadio, rifiutandosi di pensare a ciò che
contenevano, ora non era più possibile ignorarle. Gettò un'occhio a Robert che
era nella sua stanza accanto e stava facendo i compiti. Bella sorrise quando
guardò le prime quelle erano arrivate subito dopo le vacanze, erano pieni di
discorsi ottimistici sugli scavi archeologici in Sicilia, poi le diceva quando le
mancava e faceva programmi sul giorno che si sarebbero rivisti.
Poi nei mesi successivi le lettere contenevano più accenni alla vita di famiglia,
alla sua preoccupazione per il divario che si era creato fra suo padre e suo
fratello per via del suo matrimonio infelice, alla rabbia nei confronti della donna
che aveva costretto suo fratello a quel passo.
Edward le ripeteva quando lei gli mancasse terribilmente e quanto fosse
preoccupato perché nelle sue lettere lei gli appariva sempre distante.
A quell'epoca lei aveva scoperto di essere incinta e negli ultimi mesi di
gravidanza le era risultato sempre più difficile scrivere a Edward, non sapeva di
cosa raccontare quando gli stava tenendo segreto che avrebbe avuto un figlio
da lui. In un altra lettera Edward gli aveva scritto dopo il funerale di suo
fratello tutto il dolore che aveva per la perdita di suo fratello, e per la
lontananza da lei.
Edward aveva capito che si era allontanata e aveva deciso di lasciarla libera
aveva chiuso con lei. Poteva forse biasimarlo?
Aveva tradito la sua fiducia per non svelargli il suo segreto, che ora aveva otto
anni e che era tutto ciò che le restava di quella stagione d'amore.
Ogni volta che suo figlio aveva festeggiato il compleanno , lei si era chiesta se
quella che aveva preso era la decisione giusta ,o se al contrario non fosse
giunto il momento di parlare con Edward. Ma nella sua ultima lettera lui le
aveva scritto che non voleva più saperne di lei.
E lei si era detta che dopo tutto ciò che la sua famiglia aveva passato, nessuno
di loro sarebbe stato disposto a credere che Robert fosse il figlio di Edward.
Riprese a leggere la lettera stropicciata e provò un tale dolore che le lacrime
tornarono a rigarle le guance, accecandola.
-Mamma, cosa c'è che non va?- chiese Robert con apprensione.
-Cos'è quella roba?-
Bella si asciugò veloce gli occhi con il dorso della mano.
-Oh, solo vecchie lettere di un mio amico- disse lei affrettandosi a rimettere
tutto nella scatola.
-E allora perché piangi?-
-Perché mi è venuta un pò di nostalgia tutto qui- spiegò alzandosi in piedi
e congratulandosi con se stessa per il modo in cui era riuscita a cavarsela si
diresse poi verso la sua camera, la scatola piena di decine di lettere al sicuro,
sottobraccio.
-Mamma, chi è Edward?-
Chiese lui a bruciapelo.
Bella rimase pietrificata , ma riuscì a inventarsi un sorriso mentre si voltava
verso suo figlio.
-Perché me lo....?-
Il sorriso le mori in volto suo figlio era seduto a terra, e teneva in mano una
lettera che le era caduta dal mucchio e la stava guardando pieno di curiosità.
-Era il tuo ragazzo, o qualcosa di simile?-

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** capitolo 9 ***


capitolo 9
Buongiorno sono tornata con due capitolo veramente e uno ma lo diviso in due perche era troppo lungo ringrazio chi segue la storia chi la legge e chi la mese trai preferiti
vorrei dire che ci sarasno dei colpi di scena adesso vi lascio leggere

Capitolo 9

Il lunedi mattina Isabella entrò in ufficio sicura e risoluta, aveva trascorso la domenica
pianificando cosa avrebbe detto a Edward e il  modo in cui gli avrebbe
rivelato che aveva un figlio.
Aveva pensato a tutto, e immaginato ogni dialogo e ogni  possibile
risposta e ad una replica a tutto.
Era preparata a qualunque evenienza, ispirò profontamente mentre entrava in ufficio, non sarebbe
stato facile ma di sicuro gli avrebbe detto che aveva un figlio in Sardegna.
Alla prima occasione sarebbe andata nel suo ufficio e gli avrebbe raccontato tutto,
all'improviso però il pensiero di stare chiusa nel ufficio con Edward gli aveva
provacato un tuffo al cuore , forse non era una grande idea.
Forse era meglio se lo invitava a prendere un caffè nel locale al piano terra:
 si sarebbero saduti a un tavolo , in pubblico e lui non avrebbe avuto modo di farla arretrare in angolo.
Poi sarebbe dipeso da lui se avrebbe voluto conoscere Robert.
In que caso avrebbe parlato con suo figlio e avrebbe combinato al più presto un incontro.
E se lui invece si fosse rifiutato di conosce il bambino non sarebbe cambiato,
niente ma almeno lei avrebbe avuto la coscenza a posto.
Quando lei arrivò lui era seduto in quello che un tempo era lìufficio di Aro, le veneziane
sulle finestre erano aperte, e senza bisogno di alzare lo sguardo, lei seppe
che lui l'aveva vista gia arrivare .
-Isabella_ gli disse lui.
-Buongiorno-
Bella si fermò di fronte alla porta aperta e guardò dentro lìufficio , Edward era seduto
alla scrivania ed emanava un' aura  di potenza e sicurezza , era l'immagine dell'uomo che era
nato per guidare gli altri.
Era quello il momento giusto,penso, per quando sentisse lo stomacosotto sopra, ne era certa.
-Buongiorno-rispose lei brevemente pur sapendo che non c'era nella di buono in quella giotnata.
-Ho bisogno di parlarti, sei libero nei prossimi , minuti?-
-Entra- la invitò lui mentre terminava di formare dei documeniti.
-Anche 'io ho bisogno di parlarti, domani non ci sarò-
Se ne andava quel pensiero le procurò un ondata di emozioni contrastanti,
gioia , delusione, e sopratutto solievo, non avrebbe visto più in ufficio, non doveva più
ricordare i momenti felici passati con lui e non doveva dirgli di Robert.
-Te ne vai ? Tornia Los Angeles?-
Lui la guardò e gli sorrise.
-Ti piacerebbe ,eh? Non chiedi altro di rilegarmi nel passato- gli rispose lui .
Lei lo guardò e penso che quello che aveva detto era molto vicina aal verità.
-Mi dispiace deluderti, staro via  solo una settimana , è ora che veda il resto delle proprietà del gruppo
prima di prendere delle decisioni a lungo termine, quante ce ne sono in giro per la Sardegna, dodici, o tredici?-
-Quattordici in totale, se conti anche il centro commerciale che il Gruppo ha aperto da poco.-
Ah quattordici - commento lui e rimase in silenzio un secondo.
-Forse starò via più di una settimana  voglio trascorrere un pò di tempo con ognuno dei dirigenti,
delle proprietà e pensavo di portare anche Rosalie con me ,
ma lei preferisce restare qui, mi ha detto che ha un progetto al quale vuole lavorare con te-.
Lei annui resseganta, abituata com' era ad aiutare Rosalie nei suoi "progetti", e come  sempre
avrebbe fatto tutto lei.
-Un'ultima cosa ,Isabella- la chiamò ancora lui .
-Si?-
-Bada a lei durante la mia assenza, fa' in modo che non le manchi nulla-
-Certamente-sussurrò Bella
-Non devi preoccuparti-
-Bene -affermò lui annuendo.
-Cosa volevi dirmi?-
-ah...-
Da dove doveva cominciare?
Essendo che Edward si sarebbe assentato  per una settimana non era sufficiente tacergli la vertà riguardo suo figlio.
Anzi la separazione gli avrebbe fatto accettare di conoscere suo figlio e partecipare
al suo compleanno dal ritorno, cosi avrebbe avuto modo di conoscerersi.
Lei esitò ancora un attimo.
-Se si tratta di uan questione privata.-
Edward la fissava.
-Vuoi chiudere la porta?-
Lei scosse il capo, non voleva sentirsi intrappolata in quell'ufficio con lui .
-No, non qui che ne dici di scendere al bar qui sotto, in giardino, potremmo andare a prendere un caffè-
Lui la guardo per un minuto , e poi annui.
-Come vuoi , dammi solo un minuto per fare una telefonata.-
Bella andò nel suo ufficio, per cercare di calmarsi , facendo dei respiri profondi era
quasi fatta Alice aveva ragione c'è l'avrebbe fatta, poi presse il
portafoglio decisa a non farsi pagare nemeno un caffeè da lui,
stava per uscire dal suo ufficio quando entro Rosalie e chiuse la porta alle sue spalle.
-Bella , ho bisogno del tuo aiuto-
Lei si senti gelare
No,non ora,pensò
si stava preparando mentalmente per rivelare il suo segreto a Edward .
-Puoi aspettare qualche minuto?
Devo parlare con Edward, mi sta aspettando.-
Bella fece per passarle davanti ma Rosalie la bloccò.
-No,No.. Non posso aspettare, si tratta di una cosa troppo importante.-
-Ho una riunione- provò a replicare ,Bella e guardo l'orologio.
-Non noti niente?- La incalzò Rosalie ingnorando le sue proteste.
Bella cerco di rimanere calma mentre fissava per scoprire qualche cambiamento , finaomente se ne accorsè, il tuo vestito
blu, doveva essere quella la novità.
-Ma certo, il tuo vestito nuovo, e stupendo-
-No, schiocchina- rispose lei continuando ad agitare una mano davanti a lei.
-Non noti altro?-
Bella segui la sua mano.
-No...Io...-
In quel momento lo vide , un enorme diamante che risplendeva al suo anulare.
-E stupendo.-
Rosalie lasciò finalmente ricadere il suo braccio lungo il corpo con un gesto teatrale, ee fece in modo che
la mano era sempre in bella vista.
-Grazie ,Edward e io ci sposeremo, e vogliamo farlo il prima possibile.-
Bella ebbe un capogiro Edward?
La stanza cominciò a volteggiare in maniera preocupante e Bella si lascò cadere sulla sedia prima di collasare.
-Ecco perchè ho bisogno del tuo aiuto, ci sono cosi tante cose da fare , e io non posso
disturbare Edward, mi aiuterai a organizzare il matrimonio?-
Edward!
Edward si sposava!
Edward si sposava con Rosalie !
Rosalie la guardava appresiva, aveva lo sguardo illuminato di gioia.
-Congraturazione- gli rispose Bella.
Lei non poteva aiutare Rosalie a sceglier fiori, il vestito da favola, il rifresco, se aveva scelto di sposare
l'uomo che lei sognava di avere al suo fianco.
-Lo farai? Ti prego non so a chi altro rivolgermi...-
La implorò Rosalie .
-Non ho più nessuno ormai.-
Bella si rese conto che Rosalie era molto fragile in quel periodo, che la sua allegria era solo
una facciata e che poteva crollare da un momento altro per il peso del dolore per la perdita del padre.
-Mi piacerebbe , ma come posso fare con il lavoro?
organizzare un matrimonio richiede molto tempo.-
-Ma no , Edward ha pensato a tutto , ha detto che farà venire il suo contabile da Los Angeles, e cosi tu potrai
trascorrere tutto il tempo che vuoi con me.-

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** capitolo 10 ***


capitolo 10
Buongiorno eccomi di nuovo con un altro capitolo scusate il ritardo questo e diciamo il continuo del altro capito e stato diviso a metta ringrazio sempre chi segue e chi legge e chi recensisce la storia  forse mi ucciderete leggendo questi capitolo ma tranquilli ci sara una svolta vedrete e ringrazio la mia amica loverrr che mi supporta sempre

Capitolo10

Bella si sentì gelare. Che bastardo! Pensò. Edward la teneva impegnata,
costringendola ad aiutare Rosalie. -Bada a lei durante la mai assenza, fa' in
modo che non le manchi nulla.- Lui aveva deciso di sposare Rosalie, e a lei
aveva chiesto di essere la sua amante durante il soggiorno in Sicilia, e poi
aveva fatto un offerta di matrimonio a un’altra.
Ma che razza di uomo era diventato? Certamente, non l'uomo che Bella aveva
conosciuto tanti anni fa e non era questo l'uomo che voleva far conoscere a
suo figlio Bella pensò a quello che voleva fare, ma come poteva palargli di
Robert ora? Adesso tutto la situazione era cambiata, non c'erano solo Edward e
Robert, ma c'era anche Rosalie. Parlare a Edward di Robert avrebbe sollevato
un po di problemi, e non prevedibili legati al suo fidanzamento. -Devi dirglielo.-
Le parole di Alice le risuonavano nella mente, minacciose.
-Sara divertente, vedrai.-
Bella fissò Rosalie cosi piena di speranza, e cosi eccitata e al tempo stesso cosi
disperata che si senti malissimo. Era solo un'egoista, dopo la tragedia che
aveva dovuto affrontare solo poche settimane prima, Rosalie aveva il diritto di
essere felice.
-Mi farebbe tantissimo piacere, ma una cerimonia è una cosa seria e io
non credo di essere la persona più indicata- cominciò Bella.
-Ma conosco la donna che può aiutarci , vuoi che la chiam…?-
Rosalie si mise a battere la mani come una bambina.
-Fantastico ! Voglio cominciare subito, Adesso puoi fissarmi un appuntamento
per oggi? Va bene qualunque orario.-
-Certo, le telefono subito.-
Edward apri la porta in quel momento.
-Avevamo una riunione, ricordi?- fece Bella.
Edward era scuro in volto, come se lei lo avesse fatto apposta a farlo
attendere, poi vide Rosalie e Bella, e capì quale era stata la ragione del suo
ritardo.
-Non mi ero accorto, che eri tornata in ufficio, tutto a posto?-
Edward saluto Rosalie che aveva il volto pieno d'amore, di speranza, e di
ottimismo per il futuro. Bella non riusciva più a stare a guardare, loro due che
a momenti stavano per baciarsi li, davanti di lei e non riusciva a sopportarlo.
-Stavamo discutendo del mio progetto- spiego Rosalie.
-Bella ha accettato di aiutarmi, ma adesso è tutta tua, solo non trattenerla
troppo, ha molto da fare con me oggi- concluse con un gran sorriso prima di
lasciare l'ufficio.
Bella presse il portafoglio e cellulare ed evito di guardare Edward negli occhi.
-Andiamo?-
Si incamminarono verso il caffè al piano terra. Doveva fare le congratulazioni a
Edward, ma non riusciva nemmeno a pensarci. Tutto quello che c'era stato fra
loro era passato, e lui stava per sposarsi, e lei non poteva permettersi di
soffrire per lui. Ordinarono un caffè e scelsero un tavolo sotto il pergolato, in
un angolo riservato. Edward scostò la sedia di lei da perfetto gentiluomo, ma
così facendo le sfiorò le spalle e lei rabbrividì. Quella mattina lei aveva raccolto
i capelli sulla nuca con un fermaglio.
-Cosa succederebbe se si sfilasse?- mormorò lui.
Bella rimase immobile mentre lui giocava con il fermaglio.
-I miei capelli ricadrebbero sulle spalle.-
Istintivamente lei porto la mano sulla nuca per controllare se i capelli erano
sempre raccolti e lui le presse la mano nella sua, poi fece il giro del tavolo e si
accomodò, senza lasciare la sua mano. -Mi piacerebbe- ammise lui, facendole
provare un tuffo al cuore. A Bella le sarebbe piaciuto non sentirsi cosi a disagio
con lui, e sarebbe piaciuto ancor di più che non sposasse Rosalie.
Pazza, doveva smetterla di farsi venire idee del genere in testa, non erano
affari suoi con chi si sposava Edward. Fece scivolare via la mano da quella di
lui.
-Rosalie è molto eccitata oggi- affermò prima di fare una pausa per trovare le
parole giuste.
-Dovrei congratularmi con te, è bello vederla di nuovo felice dopo tutto quello
che ha passato.-
Lui la fissava intensamente.
-È una bellissima ragazza che merita il meglio, e desidero che sia felice-
confermò lui.
Arrivarono i loro caffè e Bella era sollevata da quella interruzione.
Sì, Rosalie era bellissima e meritava di essere felice, eppure sentirlo parlare
cosi di un 'altra ragazza, della sua fidanzata, le dava i nervi.
-Allora, di cosa volevi palarmi questa mattina appena sei arrivata?- le
domando Edward dopo aver bevuto un sorso di caffè.
Il cuore di Bella batteva all'impazzata e giocherellava con il cucchiaino mentre
cercava il coraggio di raccontargli tutto.
-Edward, lo so che io e te siamo partiti con il piede sbagliato, ma devo dirti una
cosa.-
Lui le sorrise e si mise più comodamente alla sedia.
-Ho bisogno di discutere con te di alcune cose mie personali, cose delle quali tu
dovresti essere al corrente.-
Lui sorrise di nuovo; non sembrava incuriosito o preoccupato, anzi sembrava
soddisfatto.
-Sapevo... ero cero che avresti cambiato idea...- la interruppe.
-Ma non ti preoccupare, lo avevo messo in conto. Hai fatto bene a chiedermi di
parlare qui, fuori è una situazione più discreta.-
Lei ora decisamente confusa.
-Non ti seguo.-
-Ho capito bene cosa vuoi dirmi, e ti comprendo… Immagino che non possiamo
vederci a casa tua per via di tuo figlio, e potrei suggerirti casa mia, ma temo
che Rosalie vorrà avere la libertà di andare e venire, e quindi rischiammo di
trovarci in una situazione imbarazzante. Ma non ti preoccupare, troverò
un'altra casa solo per noi.-
Bella lo fissò con occhi sgranati.
-No, niente casa!-lo interruppe.
Lui fece un cenno con la mano come per dissipare le sue proteste.
-È più discreto, faremo due mazzi di chiavi....-
-Forse non ci siamo capiti, non verrò a letto con te! Perché pensi che io abbia
cambiato idea?-
Che razza di uomo era quello che si sceglieva un'amante mentre progettava di
sposarsi? Povera Rosalie, non aveva idea di chi stesse per sposare.
-Vedrai che ne varrà la pena, non dovrai più accontentarti di quella miseria che
ti dava Aro.-
Lei spinse indietro la sedia e si alzò di scatto.
-Niente di ciò che puoi offrirmi mi farà cambiare idea, è bene che te lo ficchi in
testa, come puoi essere cosi insensibile, Edward?-
Si stava allontanando ma lui fu più veloce di lei, e la bloccò.
-Prima che te ne vada…- le disse avvicinandosi.
Poi, le sfiorò una spalla con una mano e la attirò a sé; aveva chinato il volto e,
per una frazione di secondo, lei temette che stesse per baciarla.
Lui le sfioro il labbro superiore con un dito.
-Ti ho tolto un pò di schiuma del cappuccino che ti era rimasto sul labbro-
spiegò lui, leccandosi il dito.
-Grazie- mormorò lei a denti stretti.
-È stato un piacere- rispose lui beffardo.
Quando Bella tornò nel suo ufficio il telefono stava squillando.
-Allora, com'è andata ?- chiese Alice
-Non c'è l'ho fatta.-
-Non gliel'hai detto?- esclamò.
-Non ho potuto.-
-Stai scherzando?-ripetè la sorella con un tono di voce più alto.
-Ho provato, ma lui non mi ha ascoltato, e poi la situazione è cambiata, Alice.-
-In che senso?-
-Lui sposerà Rosalie.-
Ci fu una pausa.
-Ne sei sicura?-
-Le ha comprato un diamante grande come una montagna e mi hanno chiesto
di aiutarli con i preparativi del matrimonio. Credi che possa bastare per essere
sicura?-
-Oh mio Dio! E tu come ti senti?-
Bella sbuffò. -Che razza di domanda! Edward non significa più nulla per me.-
Bugiarda! Pensò. Se non significava nulla, perché le sembrava di aver un
coltello piantato in mezzo al petto?
-Immagino che questa novità complichi tutto, ma lui...-
Bella la interruppe, sapendo esattamente cosa stava per dire sua sorella.
-Si, si lo so, ma oggi non c'è l'ho fatta, non mi è sembrato il momento adatto,
non dopo che lui mi aveva proposto di mettermi a disposizione un
appartamento per fare sesso con me quando capitava- prese una pausa da ciò
che stava per dire. -Senti, ho bisogno di te non posso organizzare questo
matrimonio, anche perché non so nemmeno da dove si cominciare; e
comunque ho troppo lavoro e non ho la pazienza per ascoltare e soddisfare
tutti i capricci di Rosalie. Ho fatto il tuo nome, puoi pensarci tu?-
Bella sospirò. Alice accettò e fissarono un appuntamento con Rosalie.
Nel frattanto Bella verifico se Rosalie avesse superato il limite della sua carta di
credito e notò che mancava una grossa somma. Considerando che era una
carta d'oro, voleva dire che il suo nuovo guardaroba nei toni dell'azzurro era
costato una fortuna. Bella, dunque, autorizzò un trasferimento di denaro per
assicurarsi che il credito coprisse le spese, poi andò in cerca della futura sposa.

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** capitolo 11 ***


capitolo 11
Buon pomerggio scusate il ritardo per il capitolo ma non riuscivo a finirlo vorei ringraziare chi segue questa storia e chi la recensita e mesa trai preferiti ringrazio raggio di luna che mi segue in questa aventura ringrazio la mia amica loverrr che mi segue e mi supporta sempre, vi lascio al capitolo

Capitolo 11
Il tempo correva rapido e Bella era sempre più inquieta, le ultime due
settimane erano trascorse in modo tranquillo anche perché Alice aveva tenuto
impegnata Rosalie nei preparativi del matrimonio, cosi da evitare che potesse
andare in ufficio.
Come previsto, Edward aveva prolungato il suo viaggio e rientrava il giorno
dopo per accogliere James che arrivava da Los Angeles. Era tutto pronto, lei
aveva lavorato alacremente: le fatture erano aggiornate e gli estratti conto
bancari registrati, le relazioni erano state preparate e tutto ciò che
sarebbe servito al nuovo amministratore per valutare le operazioni del gruppo
immobiliare.
Bella era riuscita a svolgere tutto il lavoro in pochissimo tempo, ma non era
soddisfatta del lavoro fatto e dell'obiettivo raggiunto, non riusciva a
entusiasmarsi all'idea di aver sistemato il caos che regnava in ufficio dopo la
morte di Aro.
Edward sarebbe rientrato il giorno seguente e il pensiero, e il timore che gli
suscitava sovrastava qualunque altra emozione.
Bella guardò l'orologio, era tardi doveva affrettarsi perché Robert l'aspettava al
doposcuola, e solo allora si era ricordata che Rosalie aveva lasciato una copia
dell'avviso del suo fidanzamento sulla scrivania; voleva che venisse spedito per
fax a ufficio stampa proprio quel giorno. Bella telefono alla redazione per
controllare non fosse troppo tardi e andò a preparare il fax, in quel momento
udì aprirsi la porta d'ingresso.
-Arrivo - disse pensando fosse un corriere.
Intanto compose il numero e spedi il fax.
Bella si voltò e andò a sbattere contro un uomo .
-Edward!- esclamo mentre lui stendeva le mani per evitarle di cadere .
-Non ti ho sentito.-
Lui la teneva per le spalle nonostante non esistesse più il pericolo che lei
cadesse a terra.
-Ti aspettavamo solo domani, Rosalie sarà felice di questa sorpresa.-
Lui esitò un attimo.
-E tu sei contenta, Isabella?-
Era vicino a lei, volto scurito dalla ricrescita della barba e odorava di caffè,
forse di Whisky, ma sopratutto, odorava di uomo.
Bella credette di soccombere sentendo il contatto della sua mano sulle spalle.
-Come è andato il viaggio?- gli domando.
-Non hai risposto alla mia domanda , sei contenta che sia tornato?-
Gli brillavano gli occhi, in una sfida aperta e crudele, e per tutta risposta, lei
sollevò con fierezza il mento.
-No, voglio dire, si insomma...-
-Si o no ? Un pò si e un pò no? Dimmi come è possibile? Spiegami perché
si e perché no , dove sta l'attenuante.-
Bella fece una pausa, non era nelle use intenzioni essere cosi sincera, e adesso
non sapeva come rispondere .
-Si, perché sei tornato sano e salvo.-
Che stupida!
Le parve una considerazione molto poco intelligente.
-No, perché a quanto pare ti diverti a rendermi la vita difficile.-
Almeno in quest'ultima affermazione c'era una parte di verità.
-Ti sbagli, non voglio renderti le cose difficili, sono convinto che sei bravissima
a farlo da sola.-
-Cosa?- domandò lei senza riuscire a liberarsi della stretta di lui.
-E perché mai pensi una cosa simile?-
-Perché so benissimo cosa significa in realtà la tua risposta.-
D'un tratto la sua presa si fece più gentile , e cominciò ad accarezzarle il collo,
dopo una giornata cosi stressante, un massaggio
era tutto ciò che Bella poteva mai disiderare , e involontariamente inclinò il
capo come ad accogliere quelle carezze.
-Hai paura di me , è questo il punto ... La tua mente ti dice che non
dovresti essere qui ma il tuo corpo mi vuole.-
Lei sollevò il capo di scatto.
-Sciocchezze!-
Lui non aveva smesso di massaggiarle il collo .
-Ed è cosi che ti complichi la vita, negandoti il piacere che sai che troveresti
con me.-
Aveva stretto le braccia intorno a lei e le si era avvicinato ancora di più.
-E non c'è alcun dubbio che proveresti piacere con me.-
Lei rimase a fissarlo, sapendo che aveva ragione.
Si era vero stare con lui le avrebbe dato piacere, ma quella si che era una
battaglia !
E lei doveva combattere e vincere!
Ma ormai le era impossibile combattere, avverti per primo il suo petto e si
lasciò andare all'abbraccio di lui .
Era come se tutto stesse accadendo a rallentatore: lui stava allungando il collo
verso di lei e le sue labbra erano già dischiuse, un istante dopo la sfioravano
delicatamente, e fu come una scossa violenta che suscitò in lui un gemito
profondo. Bella rispose a quel bacio lasciando che le sue labbra si fondessero
con quelle di lui, e assaporando la sua bocca mentre perdeva qualunque
cognizione della realtà. Per un attimo lui abbandonò la sua bocca per tracciare
una scia di baci lungo il suo collo, ma fu solo per un attimo, perché poi quelle
labbra calde e fameliche tornarono sulle sue con forze e con ardore.
Riconobbe in lui il ragazzo di un tempo, quello che aveva conosciuto, eppure
ora era diverso, era un uomo ed era ancora più affascinante e irresistibile...
I lunghi anni che li avevano separati evaporarono fra quei baci, liberando un
desiderio immutato e mai affievolito.
Poi, la mano di lui scivolò sotto la sua camicetta, percorse la vita e catturò il
suo fianco nel punto pronunciato, facendola trasalire.
-Isabella- mormorò lui, sfiorandole l'orecchio co la punta dei denti.
-Io ti desidero-
Quelle parole erano l'eco esatto del pensiero di lei, eppure qualcosa non
andava.
Quel bacio era eccessivo, non era più un bacio era un amplesso...
Lui la condusse verso la scrivania, la spinse contro di essa, le sollevò la gonna.
-No- sussurrò lei con voce roca.
Si ritrasse e cercò di allontanarsi, ma lui ne approfittò per afferrarle un seno.
-No! Non farlo, Edward, non è giusto.-
Allora lui si ritrasse, ma solo per un attimo.
-E giusto, invece e lo sappiamo tutti e due, ci siamo passati.-
Si chinò su di lei.
-E arrivata l'ora di smettere di opporsi.-
Lei strinse i denti.
-E sbagliato!-
Lui fece per baciarla, ma Bella voltò il capo di scatto.
-Smettila di giocare con me- la intimò lui brusco, infastidito.
-Lo vuoi quanto lo voglio io.-
Solo allora lei si girò per guardarlo nuovamente e cercò di ritrovare un tono di
voce normale.
-E Rosalie cosa vuole?-
-Non è una cosa che le riguardi, è fra me e te.-
La rabbia nella voce di lui le diede la forza che non era consapevole di
possedere. Riuscì a liberare una mano, la spinse indietro e la usò per colpire
Edward con forza in piena faccia. Lui trasalì, sembrava quasi divertito anche se
il suo sguardo era feroce. La guardò minaccioso perché era stato colto di
sorpresa, e questa era una cosa che non gli piaceva affatto.
-Come puoi dire una cosa del genere se fra due giorni ti fidanzi ufficialmente?-
Il fax emise un suono, attirando l'attenzione di Bella, gli arrivo la conferma
dell'annuncio che lei aveva mandato due minuti prima.
Di li a due giorni il fidanzamento tra Rosalie e Edward sarebbe stato ufficiale.
Per la prima volta Edward lasciò andare la presa e si spostò.
-Cosa hai detto?-
Si passò una mano nei capelli e lei ne approfittò per allontanarsi.
Doveva andarsene subito!
Si fermò giusto il tempo necessario per dare il suo annuncio
-Mi dispiace Edward , contratto o no io non resto un minuto di più in questo
posto.-

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=4075155