Dove la benedizione dell'amore vi proteggerà

di SatoSerelover
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Pioggia di buste ***
Capitolo 2: *** Celebriamo! ***
Capitolo 3: *** Un freddo rifugio ***



Capitolo 1
*** Pioggia di buste ***


Nota d'autrice: 

Sono tornata con una nuova fic e questa volta posso almeno garantire che sarà realizzata in breve tempo! La fic è scritta quasi completamente, con solo un capitolo rimasto nelle mie bozze e schizzi da realizzare!
Doveva essere un one-shot ma è diventata così lunga che era improprio pubblicarla intera... quindi l'ho divisa in capitoli.
Il motivo per cui ci sono così pochi schizzi è anche perché ho intenzione di realizzare, si spera, un fumetto completo a riguardo!

Il titolo è una traduzione dal testo originale del Treulich geführt o Coro nuziale scritto da Wagner. È una classica marcia nuziale suonata all'ingresso delle spose, impossibile non averla mai sentita ad un matrimonio o nei media!

 





Pila di fogli posati di fianco a lei sul tavolo, penna in mano e sguardo concentrato, Uta si preparò a prendere appunti.

Sembrava una scolaretta dedicata, ma il suo compito era ben più impegnativo di un’equazione matematica da risolvere, scrivere un tema estremamente lungo o studiare una nuova lingua.

Non era raro sentire persone senza esperienza in materia dire che organizzare un matrimonio era come bere un bicchier d’acqua. Mai tale affermazione fu più sbagliata, e avrebbe strangolato chiunque avesse avuto il coraggio di dirglielo in faccia.

Una sposa stressata può essere messa sullo stesso piano di un cinghiale con i suoi piccoli, un tasso del miele o un ippopotamo. 

Da piccola aveva sempre sognato un matrimonio sfarzoso per il suo futuro. Lei con un vestito da sogno che camminava verso l’altare, a braccetto con suo padre Shanks impegnato a nascondere le lacrime, sotto gli sguardi sorridenti della ciurma del Rosso e gli invitati. Il profumo dei fiori ad accoglierla insieme alla figura affascinante del suo sposo…

Non erano durati per molto, a soli nove anni i suoi sogni ad occhi aperti si erano capovolti, o forse erano proprio sfumati.
Come poteva immaginare il futuro con vestiti bianchi, festeggiamenti e l’amore della sua vita, se le prospettive di avere un futuro stesso erano così scarse?
Sola su un’isola, senza la possibilità di farsi degli amici, vivere la propria passione, solcare i mari…

Poi… I cappelli di paglia erano subentrati.

Rufy era subentrato.

Ed erano germogliate nuove speranze.
Certo, non era sicura Shanks l’avrebbe accompagnata all’altare dopo tutto quello che era successo tra loro, ci sarebbero state persone ben diverse dai composti invitati di cui si sarebbe circondata…
E Rufy era ben diverso dal principe azzurro dei suoi sogni.

Non poteva dire che sarebbe stato come se lo era immaginato anni prima, ma nemmeno se ne sarebbe lamentata.
Ormai non desiderava più le stesse cose, la felicità che le avevano dato i suoi compagni, il suo sogno e il suo partner valevano molto più di quelle fantasie superficiali. Sarebbe stata felice anche solo con una piccola celebrazione, ben consapevole che se Rufy non era tipo da matrimoni, il suo non avrebbe fatto tanta differenza.

“Voglio un banchetto enorme!”

Invece aveva saputo sorprenderla. Non tanto l’idea del banchetto, Uta sapeva bene la passione che il capitano aveva per i festeggiamenti, ma aveva cominciato a pensare alle vere implicazioni solo quando ormai le era stato detto in faccia.
“Enorme quanto?” Chiese Uta giusto per disperazione. Ormai sapeva che le proporzioni dell’evento sarebbero state di non poco conto.

“Il più che grande che ci sia! Sono il Re dei Pirati dopotutto, tutti i nostri amici devono venire!”

La ragazza appoggiò il palmo della mano alla propria fronte. “E’ proprio quello che mi preoccupa… sai quanti amici hai?”

“Hmmm”  

“Inclusi gli amici animali?”

“Ehi, i Dugonghi Kung-Fu sono degli alleati preziosi!”

“Ti sei preso in simpatia mezzo mondo! Bisognerà trovare un luogo in cui ci stiano tutti, spedire gli inviti a migliaia di persone e animali, che non sanno leggere, e cercare le scorte di cibo!”

“Non vedo il problema” piegò appena la testa Rufy. Cosa c’era di così preoccupante? 

Uta sospirò, massaggiandosi lo scalpo. Ovvio che il ragazzo non si sarebbe fatto tanti problemi, non era nella sua natura e alla fine sarebbe toccato a lei organizzare tutto. “Beh, per il luogo…. ti andrebbe di fare il matrimonio e la festa a Foosha? E’ dove ci siamo conosciuti, ci sono gli abitanti del villaggio che ci hanno supportati da bambini e con tutti quei prati non dovremmo avere problemi di spazio”

Rufy annuì “Per me un posto vale l’altro!”

Per Rufy, per quanto Foosha gli stesse a cuore come sua terra natia e fonte di alcuni dei suoi ricordi d’infanzia, il mondo intero era la sua abitazione.
Il cielo era il suo tetto, gli amici la sua famiglia e la Sunny nel suo solcare i mari la sua casa. 

“Ok… per il cibo invece-”

“Ci può pensare Sanji!”

“Sì,” Annuì Uta, annotando con un mezzo sorriso “E ci odierà per questo” Gli avrebbe solo dovuto chiedere di preparare un banchetto per migliaia di invitati, dei quali erano in gran parte pirati dallo stomaco senza fondo. “E per gli inviti invece ci sarà un gran bel da fare…”

Rufy incrociò le braccia dietro alla testa, lasciandosi dondolare sulla sedia serenamente “Fai un annuncio sul giornale, no?”

“Così rischiamo che vengano anche i nostri nemici, oltre che gli amici” rispose lei poco entusiasta. 

“Li possiamo prendere a calci se servirà!” 

“Sarà già caotico di suo, preferirei non trasformare il nostro matrimonio in un campo di battaglia. Ricorda che ci saranno anche tanti civili!” Non voleva che un giorno felice diventasse uno amaro per sua mano, specie se già c’era la possibilità per nulla remota che qualcuno sgradevole cercasse rovinare i festeggiamenti. “Chiederò a Nami di aiutarmi a fare gli inviti…”

“Fai come ti pare, basta che sia bello!” scrollò lui le spalle indifferente. “Perché non facciamo qualcosa di più divertente ora?” Domandò poi con tono infantile e giocoso. Preferiva una bella sfida piuttosto che stare seduti a discutere di cose come quelle. Uta sapeva bene cosa gli piaceva, non c’era motivo di dubitare che avrebbe fatto un buon lavoro. Specie se le sue esigenze erano così poche.

Anche se a detta della ragazza, non di piccole dimensioni…

Uta sospirò, rassegnandosi che per quella giornata, aveva ottenuto già la massima collaborazione possibile. Lasciò cadere la testa sulla spalla di Rufy “Sarà un travaglio…”


 

 

“Davvero ragazze, non so come ringraziarvi…” mormorò Uta chiudendo l’ennesima busta con l’ennesimo invito. Aveva perso il conto, ma ormai di sicuro avevano superato almeno tre centinaia. E prima di quelle, ne avevano già spedite mezza migliaia.

“Tu e Rufy siete nostri preziosi amici, è naturale” rispose Robin, rivolgendo uno sguardo comprensivo.

“Esatto, è il minimo!” minimizzò Nami, agitando la mano tra una risatina e l’altra. Improvvisamente però, il suo viso si fece scuro “Anche se vorrei prenderlo a bastonate…”

“Nami…”

“No, davvero! Lo so che non dovrei aspettarmi diversamente perché si tratta di Rufy, ma non mi da meno rabbia sapere che lo sposo non fa una cippa!”

Uta sospirò. Sapeva che Nami non avrebbe preso il suo promesso a mazzate solo per farle un piacere e perché a conoscenza che lamentarsi fosse inutile.
Non era piacevole, ma era così che stavano le cose e se ne era fatta una ragione già ben prima che iniziassero i preparativi. 

Per lo meno, Rufy aveva aiutato con la scelta degli invitati e aveva scritto parte del messaggio per gli inviti. Il suo piccolo, quel qualcosa che non avrebbe combinato un disastro, lo aveva fatto e ci sarebbe stato altro su cui avrebbe dovuto confrontarlo.

Comunque, non poteva che essere estremamente riconoscente del fatto che oltre alle due ragazze, anche tutto il resto della ciurma si era reso disponibile ad aiutarla. Con il loro aiuto, ben più grande di quello del suo sposo, era riuscita a non dare di matto.

 

 

“Non preoccuparti Uta-chan, ho già contattato Pudding e i ragazzi del Baratie. Se iniziamo subito riusciremo a combinare qualcosa” Disse Sanji, espirando del fumo dalla bocca. Era già la terza sigaretta di fila, ma era l’unico modo in cui riusciva a scaricare l’ansia senza che Uta riuscisse a percepire la reale quantità di stress.

“So che sei capace, ma parliamo comunque di migliaia di persone affamate. Già sfamare Rufy a sazietà è un’impresa-”

“Che porto a termine a livello giornaliero. Ho tutto sotto controllo! Questa sarà una festa memorabile e non solo tutti saranno sfamati, ma te e la tua dolce metà avrete la torta più bella e gustosa mai concepita.” Ignorò la smorfia di preoccupazione della ragazza “Ancor meglio di quella che abbiamo preparato per Big Mom”

“Se lo dici tu-”

“Uta!” la chiamò una voce prima che potesse finire. Subito Chopper apparve ai suoi piedi, con le zampe strette attorno a dei sacchetti “I digestivi per gli ospiti come li vuoi? Non penso la citrosodina basti in casi drastici”

La ragazza abbassò lo sguardo con un sorriso “Potenti, di qualunque tipo; endovena, supposte, pillole, solubili…” Un flash le passò per la mente “Ah! Per favore tieniti comunque preparato con l’occorrente per i casi di rissa. Sono sicura che si sarà qualche battibecco e conoscendo Rufy potrebbero scatenarsi degli incontri di lotta veri e propri.”

“Signorsì signora!”

Nemmeno fece in tempo ad appuntarsi tutto, che già si ritrovò circondata dagli altri compagni, tutti con l’espressione di chi voleva porre una marea di domande.
Non li biasimava, come sposa e principale organizzatrice non poteva che essere grata ai suoi amici per l’aiuto. Ciò però non rendeva la situazione meno stressante.

Doveva prendere in mano la situazione e spicciarsi “Franky? Come è la situazione con i tavoli e le sedie?”

“Saranno super pronti!”

“Perfetto! Servirà anche costruire un mini palco, pensi di potertene occupare?”

“Un palco? Gioco da ragazzi, ma cosa ne farai?”

La ragazza sorrise dolcemente “Se verrà gente da tutto il mondo, intraprendendo un lungo viaggio solo per dimostrarci il loro amore e supporto, vorrei esprimere la mia riconoscenza a modo mio…” 

Ripensò a tutti coloro che li avevano supportati, persino gli amici e conoscenti che lo avevano fatto con Rufy prima che i due si ritrovassero. Se erano arrivati fino a quel punto lo dovevano anche a loro. Quel giorno speciale era degli sposi, tanto quando le persone che li avevano aiutati a crescere

“Classico da parte della Principessa!” Commentò Brook, strofinandosi un fazzoletto attorno ai fori scheletrici dove sarebbero stati gli occhi “Condividere il suo giorno speciale con gli altri e trasmettere la sua felicità cantando! Se avessi degli occhi piangerei lacrime di commozione!”

“Avrò bisogno anche del tuo aiuto Brook, mi affido a te per la musica e gli strumentisti?”

“Sarà un onore scrivere un movimento così d’impatto della tua sinfonia”

La ragazza si limitò a ringraziare con un cenno della testa. “Jinbei e Usopp, potreste aiutare con l’organizzazione dell’intrattenimento?” Combinare la creatività di Usopp e la responsabilità e controllo di Jinbei avrebbe permesso di non fare un macello. “Inoltre Usopp, tu sei bravo con i discorsi, potresti occuparti della conduzione, mentre Jinbei potrebbe aiutare con le necessità degli invitati uomini-pesce”

“Puoi contare su di noi!”

“Perfetto… Zoro? Tu… cerca solo di non perderti.”

“Non assicuro nulla.”

“E infine…”


 


 

“Sono davvero grata a tutti voi. Non solo mi state aiutando con gli inviti, ma anche con le decorazioni, il vestito…”

“Compito delle damigelle aiutare la sposa! Tu sei la star dello show, quindi in cambio di quella piccola parte di riflettori che avremo mi sembra giusto ricambiare con un pò di lavoretti. Tipo per me di assicurarmi che le colossali spese di questo evento siano sostenibili!” Fece l’occhiolino l’amica dalla chioma arancione “Dovresti dedicarti unicamente a smaltire l’ansia pre-matrimonio!”

Uta appoggiò la testa sulle braccia, puntando lo sguardo verso l’alto, vagamente pensierosa “Hmm, onestamente non ho chissà quale ansia di sposarmi, o del matrimonio in sé. Sono solo stressata dal prepararlo.” 

Alla fine si trattava di Rufy, no? Il loro rapporto sarebbe cambiato ben poco e anzi, a riprova di quel fatto… se non fosse stato per renderla felice probabilmente il ragazzo non avrebbe neanche ritenuto necessario sposarsi per dimostrare il loro legame.

Inoltre sapeva stare al centro dell’attenzione, se la sua carriera fosse di qualche indicazione. Avere gli occhi puntati su di lei non pensava le avrebbe messo soggezione. 

Robin le appoggiò una mano sulla spalla, con fare gentile “Vedrai che tutto andrà bene. Ci sarà sicuramente scompiglio alla festa, ma la normale e prevista quantità” Quella che ci si aspettava al matrimonio del Re dei Pirati e dalla Regina della Musica.

“Inoltre ci saranno anche Yamato e Vivi ad aiutarci!” Ricordò Nami. “Piuttosto… posso capire alcune scelte stravaganti tipo Eustass Kidd tra gli invitati perché parliamo del compagno di merende di Rufy, ma sei sicura sia stata una buona idea invitare Boa Hancock?”

"Per quanto possa non starmi a genio, dopo quello che mi avete raccontato, Rufy la considera un'alleata e un'amica e suppongo sia giusto che anche lui possa dire la sua visto che il matrimonio è di entrambi…" sospirò Uta con un mezzo sorriso "E poi qualunque siano state le sue ragioni di fondo, lei ha aiutato Rufy nel momento del bisogno. Non posso ignorare una cosa del genere"

"L'invito per lei sarà più un dolore che un onore" ridacchiò Nami. 

Non provava particolare dispiacere per la donna, dopotutto anche se si era rivelata una potente alleata, era una persona alle volte molto deplorevole.

Allo stesso tempo poteva immaginare che se i suoi sentimenti per Rufy fossero anche solo parzialmente genuini, non doveva essere una situazione facile e fin lì poteva anche empatizzare.

"Mi immagino la sua faccia quando riceverà l'invito"

 

 

"Mia imperatrice, ha ricevuto una lettera"

"Una lettera?" La corvina alzò appena la testa dal palmo della sua mano, lanciando un'occhiata calcolatrice verso la povera domestica, che tremava come una foglia. "Deve essere qualcosa di importante, altrimenti devono avere una bella faccia tosta a disturbarmi"

"V-Viene dal sommo Re dei Pirati." Mormorò di nuovo la ragazza timorosa, sapendo che quando riguardava quell'uomo, Boa Hancock avrebbe reagito nelle più svariate e sorprendenti maniere. 

Di norma, sentire di lui rendeva sempre di buon umore la donna e una Hancock rallegrata voleva dire che tutte coloro che erano del suo popolo lo erano di conseguenza.

Tuttavia, era da tempo che le voci sulla possibile scintilla scoccata tra il Re dei Pirati e la Principessa della Musica erano spopolate in tutti i mari.

Mai era avvenuta una vera e propria conferma, ma sembrava palese e non era insolito sentire di scommesse su una futura unione o una prole in arrivo.

Loro, su Amazon Lily, quelle premesse le temevano. Per quanto la loro imperatrice si rifiutasse anche solo di prenderle in considerazione e per quanto fosse certa che nessuno potesse mettersi tra lei e il Capitano dei Cappelli di Paglia.

"RUFY MI HA SCRITTO?" Scattò in piedi la donna, correndo verso la domestica e afferrando prepotentemente la lettera, portandosela alla guancia come se fosse il tesoro più prezioso "POTREBBE ESSERE FORSE L'INIZIO DELLA NOSTRA STORIA D'AMORE A DISTANZA?"

"S-Sarebbe una grande gioia!" Annuì la ragazza, pronunciando però l'opposto di ciò che quella lettera così ben incartata le aveva trasmesso. "Vuole che le lascio un po' di privacy?"

"Ovviamente, su su via!" Scuoté la mano Hancock e la ragazza non se lo fece dire due volte. Approfittò per darsela a gambe levate, portandosi con sé quel brutto presentimento.

Le sorelle dell'imperatrice rimasero silenziose in disparte. Se da un lato erano le prime a dar sostegno alla sorella, dall'altro avrebbero tanto desiderato leggere al posto suo quella fantomatica lettera, perché tutto era che qualcosa di buono per Hancock. Il Re non si era mai sprecato a scrivere alla sorella, tantomeno loro erano riuscite ad ignorare le voci ormai popolari sulla sua vera scelta di partner.

Tuttavia non erano così folli da osare anche solo proporre di violare quello che per Hancock era un intimo gesto d'affetto.

Tuttalpiù persino l'anziana se ne stava in silenzio, forse speranzosa che quella lettera potesse mettere la parola fine alle illusioni dell'imperatrice corrente.

Hancock aprì con mani tremanti la busta ed estrasse un foglio con carta certamente superiore all'usuale qualità. 

 

"Ehilà!"

 

"Aw proprio da lui!"

 

"Se hai ricevuto questa lettera, questo è un invito!"

 

"Invitata!?" Portò una mano sul cuore "Mi ha invitata a qualcosa? Forse uno dei suoi regali banchetti?"

 

"Un invito per al matrimonio- "

 

Per un attimo Hancock si fermò, premendo ancora di più la mano sul petto che rimbombava. Si lasciò andare all'indietro, mentre le sue guance si tinsero di un rosso acceso. "M-Matrimonio!? P-Potrebbe davvero essere? Che sia giunto il momento?" Il fiato le pareva mancare dall'emozione.

"Mi sta forse chiedendo di sposarlo?!"

"Sorella…" osò mormorare Marigold, ma fu bellamente ignorata.

 

"-di Monkey D. Rufy, Re dei Pirati e-"

 

Aveva già organizzato senza neanche chiederle la mano? Che fosse davvero così convinto del loro amore? Al punto di saltare subito alla pratica?

Come suonava bene… il Re dei Pirati e la Principessa dei Serpenti-

"-la Principessa della Musica,-"

 

-Boa Hancock.

 

"-Uta."

 

Il fiato sembrò ancora mancare, ma stavolta per un'altra ragione.

Non poteva essere.

Quel nome di fianco a quello del suo amato, non era il suo. 

Le sue mani tremanti abbassarono appena la lettera, con bocca leggermente aperta. 

Impossibile.

Tornò a leggere da capo, maniacalmente quasi, per memorizzare ogni singola parola nel caso avesse letto male per via dell'eccitazione.
Doveva per forza essere così.

Il suo corpo come un sacco di patate lanciato dal più rude dei contadini cadde sul trono. L'impatto fu tale da farlo ribaltare insieme alla donna su di esso.

"Sorella!" Esclamarono le altre due giovani, correndo a supportarla, ma l'unica cosa che Hancock mormorò fu un confuso lamento.

Non poteva davvero concepire un tradimento simile.

"Non può tradirti se non sta con te…" rispose con semplicità l'anziana Gloriosa, prendendole dalle mani con una certa premura il foglio di carta. 

La vecchia riuscì a tradurre quel parlottare e non poté fare a meno di commentare stavolta.
Per quanto dura, per quanto amara… se voleva che Hancock regnasse con dignità e diligenza non poteva certo incoraggiarla. 
Doveva affrontare per poi guarire da quella terribile malattia che era l'amore.

Non c'era altro rimedio.

Si schiarì la voce e senza tanti complimento continuò a leggere ad alta voce.

"La cerimonia si svolgerà nel villaggio di Foosha, nell'East Blue."

"Magari è un invito falso per attentare alla salute della nostra imperatrice?" 

 "Ci sarà un banchetto da urlo… con musica, sfide e tanto cibo! Venite a stomaco vuoto!"

"Ok… quello è decisamente da parte sua…"

"P.S. 

Qui è Uta che parla! Niente scontri armati. I medici avranno già abbastanza da fare con le indigestioni. >:(
Foosha non è un campo da guerra, azzuffatevi con moderazione! Chi rompe paga. E vi assicuro che ve le faccio pagare :D!

Qui Rufy!
Fa sul serio, datele retta…

Uta: Ah! Se avete amici simpatici portateli, ma saranno accettati a nostra discrezione!

Rufy: E dal nostro buttafuori esperto!"

 

Una freccia partiva da "buttafuori" e portava ad uno schizzo di Bartolomeo, fatto abbastanza male…

 

"Siete pregati di esibire l'invito all'ingresso, sennò vi cacciamo a calci in culo :3

A presto!"


 


 

"Come procede?"

"A rilento" sospirò Kobi, appoggiando la penna sulla scrivania. Era un onore potersi dedicare al suo sogno e contribuire con una tale carica, ma avrebbe sempre preferito l'azione sul campo.

Lo avesse detto al codardo se stesso del passato, quando ancora lavorava come mozzo per Alvida, probabilmente non ci avrebbe mai creduto, ma poter salvare vite di persona era una sensazione indescrivibile, per quanto la sua vita fosse messa a repentaglio.

Inoltre… avrebbe dovuto compilare molte meno scartoffie.

"Hai un ruolo di rilievo, lamentati meno!" Lo canzonò Helmeppo, seduto a cavalcioni su sulla scrivania "Sei praticamente uno dei leader mondiali!”

“Sono solo uno fra tanti rappresentanti”

“Rappresentanti incaricati di rifondare la politica del nostro paese. Non sarai parte del nuovo consiglio, ma sei comunque la faccia della Marina.” Rammentò Helmeppo, stavolta afferrando una delle melle dalla scodella di frutta poco distante da lui. Diede un morso e con bocca ancora intenta a masticare continuò “E dovremo pur mantenere questo periodo di semi-pace”

Sì, era compito di tutti loro membri della marina, ma in particolare dell’Ammiraglio Capo Koby, assicurarsi che il cambio di riforma in atto dal nuovo governo funzionasse. 

Certo, forse tutto ciò era stato innestato in gran parte da Rufy, prima e dopo che diventasse Re dei Pirati e questo non portava grande orgoglio alla Marina…
Tuttavia, come rivale prima ancora che amico del ragazzo, doveva ammirare il frutto del suo lavoro, per quando anche altri avessero contribuito.

La pirateria ad oggi era mutata in qualcosa di più benevolo e meno illegale. Molte persone, sia pirati già affermati che aspiranti, si davano all'esplorazione più che alle crudeltà. 

E allo stesso modo, pure la Marina, ormai sotto controllo della nuova generazione, onorava il proprio dovere, utilizzando parametri più giusti e rendendosi più al servizio degli innocenti “Giusto, dopotutto dobbiamo assicurarci che questa volta il nostro potere non venga usato per commettere ingiustizie…”  

Parte anche di quel merito era anche di Uta, popolare simbolo di pace.
La sua influenza aveva aiutato a guarire i cuori dei pirati dalla loro crudeltà e i civili dalla loro sofferenza.
Non poteva far miracoli, ma i parametri di giudizio erano molto cambiati e una cosa tira l'altra… tutto il mondo era migliorato almeno un po'.

"E parlando di pace, ti è arrivata una lettera" replicò Helmeppo, prendendola dalla tasca e lanciandola tra le dita svelte dell'amico "Roba grossa si dice."

"Da parte di… Rufy?" L'ammiraglio lesse il retro della busta confuso "E Uta…"

"Strano eh? Non si fa problema a chiamarti per cose sceme al Den Den Mushi di solito"

"Significa che non è una cosa scema."

"Effettivamente è firmato pure da Uta…" un ghigno si formò sul viso del biondo "Che quei due stiano convogliando a nozze?" 

Koby trattenne una risata, mentre sfilò la lettera dalla busta e l'aprì. In verità per quanto strano suonasse, quell'argomento lo avevano toccato lui e Rufy.

 

 

"Dovresti restare per un banchetto! È da un pezzo che non mangiamo assieme!" Rufy scosse l'amico grazie alla presa salda attorno alle sue spalle. 

Si erano incontrati per caso, o almeno un caso era che fosse stato chiamato proprio colui che ai tempi era vice-ammiraglio. 

L'incidente in cui erano rimasti coinvolti due paesini della zona avevano finito per attirare l'attenzione di Rufy, che casualmente si era trovato lì e che non così casualmente aveva finito per incontrare il criminale con cui si era preso a botte.

Una bella fortuna trovarsi in zona per incontrarlo.

"Per forza, non è mai successo!"

"Dovremmo farlo allora!"

Koby rise, appoggiando la mano sulla spalla di Rufy "Purtroppo ho parecchie faccende da sbrigare alla base… sai, qualcuno deve pur ripulire i tuoi macelli." L'occhiata che lanciò al pirata fu ricambiata da un sorriso smagliante e noncurante.

"Sei bravo a farlo!"

"Ma certo che è bravo! Il migliore!" Si intromise Hibari, la quale si era avvicinata con gotee arrossato e finto sguardo noncurante.

"Grazie Hibari…" si grattò la guancia Koby, chiaramente imbarazzato. Era pure un eroe, ma ancora qualunque tipo di lusinga lo coglieva alla sprovvista.

Hibari tossì nella propria mano, schiarendosi la voce "Ehn, Kob-signore, a tal proposito… siamo già in ritardo con la tabella di marcia. Dobbiamo avviarci per il Reverie" 

"Oh, hai ragione. Dammi ancora un attimo e arrivo. Te intanto potresti per favore raggruppare gli altri e avviarti?"

"Certo, ma non farci aspettare troppo, eh?"

La ragazza si allontanò, lasciando dietro di sé il gruppo silenzioso di Rufy, Koby e alcuni Cappelli di Paglia.

Fu Robin la prima a non risparmiarsi dal commentare, in maniera quasi palese "Immagino che anche per una donna d'alto rango sia difficile non interessarsi ad un uomo del tuo calibro…"

Il viso di Koby esplose immediatamente in un forte rossore, scomponendolo del tutto "C-Che?"

"Beh prima o poi avrai una lunga lista tra cui scegliere" si unì Nami prostrando il proprio ghigno. "Non dirmi che non ti sei mai fatto qualche pensierino?"

"C-Certo che no! H-Ho sempre solo pensato a fare il Marine!" Non che avesse mai davvero creduto di poter piacere a qualcuno.

"E ci risiamo… eccone un altro" scosse la testa Usopp con delusione "Un altro come Rufy"

"Che vuol dire? E tu smettila di ridere!" Rimproverò di nuovo il vice ammiraglio al Capitano alla sua sinistra, il quale se la rideva di gusto, giusto per l'espressione dell'amico.

"Sei rosso come i capelli di Shanks!" 

"E-E sentiamo, te come saresti messo lo scusa??"

"Hm?"

Koby puntò il dito contro Rufy, senza però riuscire a sbollentarsi "Non hai nessuna compagna speciale con cui condividere il trono ?"

Rufy sembrò pensarci un attimo sù "Ho tante compagne!"

Abbastanza fraintendibile "No. Dai, qualcuno con cui andare ad appuntamenti? Magari da sposare?"

Il corvino continuò a fissarlo con la stessa espressione imperterrita; occhi strizzati e labbra assottigliate in una linea dritta. "Perché dovrebbe interessarmi quella roba?"

Il Marine si sentì come se qualcuno lo avesse schiaffeggiato con un merluzzo. 

"N-Non hai pensato che un giorno vorrai degli eredi?"

"Hm…" il corvino cacciò il mignolo nella narice, grattandosi in un misto di incertezza e confusione "Non proprio."

Non è che aveva escluso a priori di invadere il mondo con dei mini sé, semplicemente era troppo impegnativo pensarci attivamente.

"Non vorresti qualcuno con cui condividere il resto dei tuoi giorni? Qualcuno con cui creare un legame unico? Che ti rende felice e che puoi rendere felice a tua volta?"

"Tutti i miei-"

"Una persona specifica, che senti diversa."

Gli occhi di Rufy si illuminarono "Oh! Ma quella ce l'ho già. Per quello c'è Uta!" Uta era sempre stata diversa, lo faceva ridere e divertire.

Si sentiva forte quando c'era lei attorno.

"Uta…?"

"Hm!"

"Ah… punti in alto come sempre…" Nientemeno che una diva sulla quale sbavava quasi tutto il mondo. Alla faccia della modestia.

Il cipiglio di Rufy si alzò con aria fiera "Che intendi? È già mia"

"Uh…?!" Stavano parlando davvero della stessa cosa?

Non era sicuro che Rufy avesse capito il vero senso delle sue implicazioni, eppure pareva così sicuro e orgoglioso addirittura.

A quel punto non seppe più cosa dire. Sembrava un'esperienza mistica e a rafforzare la sensazione c'erano gli sguardi dei compagni del ragazzo che sorridevano con pietà.

Non si sarebbe dovuto fare domande e nessuno avrebbe chiarito per lui.

Lo avrebbero lasciato nel suo brodo.

 

 

Helmeppo rilasciò una grossa risata, dando poi un altro morso alla sua mela.

Era comico anche solo da pronunciare. Era risaputo che quel ragazzo non avesse niente in testa che non fosse l'avventura. "Già, sarebbe assurdo"

Pensiero comune, per chi non era uno sconosciuto totale e credeva alle voci della relazione segreta, ma non abbastanza intimo di Rufy per sapere della parte più privata della sua vita.

La verità era che…

"A quanto pare non è così assurdo" mormorò Koby incapace di scegliere tra un sorriso di genuina felicità e lo shock. Nella sua stessa voce, seppur non lo trovasse appunto così assurdo, c'era enorme incredulità.

Il momento in cui quelle parole entrarono nella mente di Helmeppo, i suoi occhi fuoriuscirono dalle orbitez sparandosi contro le lenti della visiera e passando attraverso. "CHE*KOFF KOFF*…?" tossì lui, sentendo la mela andargli di traverso. Si diede qualche colpo sul petto, senza però perdere di vista la faccia del collega. 

Non appena le sue vie respiratorie si liberarono, Helmeppo saltò giù dalla scrivania e si avvicinò freneticamente a Koby da dietro, sbirciando il contenuto della lettera.

Passò qualche secondo prima che la sua bocca si spalancò, liberandosi in volgarità "Mi prendi per il culo!?"

"Che mi venga un accidenti…" 

"Che MI venga un accidenti! Stavo per restarci secco!" E per qualcosa di valido, avrebbe voluto precisare. Chiunque al suo posto sarebbe rimasto travolto dallo shock.

Quelle bufale alla fine erano davvero la realtà.

Koby sorrise, ridacchiando completamente in preda alla sorpresa "Lo ha fatto davvero… che uomo pieno si sorprese! Ormai dovrei saperlo…"

Il biondo portò la mano alla fronte, ancora sconvolto "Brutto stronzo, anche la Principessa della Musica doveva mettere nel bottino!" 

La gelosia non la stava nemmeno nascondendo, dopotutto non era raro che persino i Marine avessero una celebrity crush per la ragazza. Non erano tanto bravi a negarlo, ma nemmeno era risultato necessario ad un certo punto. Persino la vecchia schiera al comando si era rassegnata.

"È da un pezzo che lei è membro della sua ciurma" ricordò l'ammiraglio capo.

"Lasciami qualche minuto per rosicare in pace!"

"Ahaha!" 

Koby continuò a leggere e rileggere, ignorando i commenti di Helmeppo.
Perché alla fine in un momento come quello, nonostante la rivalità, i loro ruoli ancora incertamente opposti… tutto ciò che poteva provare era una genuina felicità.

Sì, era davvero contento per il suo amico.


 


 

La notizia si era sparsa alla velocità di un Kizaru molto motivato.

In tutto il globo erano pian piano spuntati inviti per persone di ogni tipo. Umani, uomini-pesce, celestiali, giganti, visoni… reali e popolani, ricchi e poveri, umanoidi e animali.
Che Rufy avesse amici in ogni angolo del mondo era anche risaputo: si trattava dopotutto di una delle persone più amichevoli che esistessero.

Ma che le proporzioni dell'evento sarebbero diventate colossali divenne chiaro come il sole. Non c'era posto in cui la gente non sapesse, al punto che l'importanza era cresciuta fino a considerarlo l'avvenimento dell'anno.

Rufy aveva desiderato una festa degna del suo nome, che neanche il banchetto celebrativo a Wano per la sconfitta di Kaido avrebbe potuto imitare.
Ciò comportava i suoi pregi e i suoi difetti.

Invitare tutti non era stato un grosso problema, ma come Uta aveva previsto, l'organizzazione effettiva si era rivelata una vera impresa. 

Da un lato vi era la praticità del farci stare più di migliaia di persone in una piccola area sul promontorio, dove avevano deciso di piazzare la cerimonia.

Per ovviare il problema alla fine avevano deciso di limitare l'accesso alle persone a loro più intime, filmando invece in diretta per gli altri invitati già sistemati nel luogo dove si sarebbe svolta la festa.

Poi c'era anche un altro elemento fondamentale, ovvero mantenere tutti in buono spirito… e relativamente sotto controllo. Lo aveva sottolineato già negli inviti, ma conosceva i suoi polli, Rufy e il tipo di amici che si faceva, e sapeva che il rischio di scontri era molto alto.

Si trattava di mischiare gente con azioni deplorevoli alle spalle e Marines, pirati tra i quali vi erano già rivalità accese e civili, rappresentanti di regni con interessi contrastanti…

E sebbene Uta stessa volesse quelle persone presenti e ormai fosse tardi per tirarsi indietro, l'idea che dal suo matrimonio, un giorno in cui desiderava che tutti i presenti fossero il ritratto della gioia, potesse trasformarsi in qualcosa di spiacevole la metteva particolarmente in ansia.

Non era ansiosa delle nozze in sé. Sebbene molte spose avessero ansia all'idea che da un giorno all'altro sarebbero state legate per il resto della loro vita ad una persona o che il loro futuro consorte cambiasse idea all'ultimo, per lei non era nemmeno stato preso in considerazione.

Rufy non si tirava mai indietro una volta sicuro di qualcosa e sposarlo era forse la cosa più semplice e naturale che percepisse di tutta la faccenda. 
Era solo una formalità che avrebbe stipulato con il suo migliore amico.

Ciò che davvero temeva praticamente tutto il resto, quello che per forza di cose non poteva controllare.

Per fortuna, aveva delle formidabili damigelle a darle man forte, capaci di mettere a cuccia uomini dal temperamento apparentemente superiore a chiunque altri.

Tuttavia… era in un momento come quello che avrebbe desiderato un modello a cui fare riferimento. 
Non che i suoi amici non fossero grandiosi, ma nessuno di loro si era mai sposato e quel genere di supporto che cercava non era quello che veniva da quel tipo di famiglia…
Ma quello che veniva da un genitore.

E già quello costituiva un problema tutto suo per il matrimonio.
Si poteva anche fare a meno, ma era buon costume avere una figura a presenziare come madre e una come padre, sia per lo sposo che per la sposa.

La madre biologica di Rufy non era esattamente… nelle condizioni di partecipare, ma era abbastanza sicura di chi il ragazzo avrebbe scelto al suo posto.
Per quanto riguardava il padre, Dragon non era certamente una scelta ottima ma alla fine Rufy non aveva trovato necessario scegliere lui o nessun altro.

Uta però non era sulla stessa linea. Non aveva mai davvero sentito la mancanza di una figura materna finché aveva avuto suo padre nella sua vita, ma un consiglio come si suol dire "materno" lo avrebbe apprezzato in vista del matrimonio. Uno da parte di colei che probabilmente ci era passata prima di lei.

E se avesse anche potuto ignorare quel desiderio se il suo rapporto con Shanks fosse rimasto intatto, alla fine nemmeno era sicura di avere una figura paterna a presenziare.

O almeno, non era sicura avrebbe voluto LUI, sebbene fosse anche l'unico a cui potrebbe mai appartenere tale ruolo.

Motivo per cui in quel momento, lì a guardare il paese di Foosha che si avvicinava all'orizzonte, teneva ancora per mano quella lettera non spedita, indecisa se finalmente affidarla al gabbiano viaggiatore o semplicemente lasciare portare via dal vento, in modo da non farle mao raggiungere la destinazione.

Sarebbe stato meschino persino per lei, fare la finta tonta e pretendere fosse un incidente con la spedizione. 
Persino verso colui che l'aveva abbandonata e condannata all'oblio, se i Cappelli di Paglia non l'avessero trovata, ma che per anni era sempre stato il suo adorato padre.
Persino verso colui che sebbene non l'avesse lasciato, era probabilmente intenzionato a fare di tutto per rimediare ai suoi errori.
Persino verso colui che aveva commesso una delle azioni più ignobili per un padre, ma che a modo suo non aveva mai smesso di amarla come figlia sua.

Le sue dita si strinsero attorno alla busta, come a non volerla lasciare andare.

Poi si aprirono.





 




Nota d'autrice:

Spero che il primo capitolo vi sia piaciuto!

Non volevo essere troppo dura con Hancock e ho cercato sia di trasmettere un po' più di profondità alla sua situazione, sia di renderla comica. Dare più spazio all'empatia ma anche mantenerla coerente con il personaggio.
Non sono una grande fan di Hancock, e non è per ragioni di ship, ma non è un personaggio su cui posso sorvolare in questo contesto e ho sentito che meritava almeno un piccolo spazio. Lasciarla fuori da tutto, farebbe sembrare la storia incompleta, per quanto breve sia la parte che le ho dedicato.
Ho fatto del mio meglio per rispettare il personaggio e mantenere i temi della storia! Quindi spero di esserci riuscita!

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Capitolo 2
*** Celebriamo! ***


Una volta attraccata la Sunny e scesi dalla nave, la ciurma venne travolta da un'ondata di cittadini eccitati.

O per lo più Rufy e Uta, stretti ognuno in abbracci che seppur paragonabili a morse di ferro erano intrisi di affetto.

A nessuno dei due dispiaceva, quella era gente che li aveva conosciuti fin da bambini. Li avevano sopportati, incoraggiati e trattati con gentilezza prima ancora che diventassero così grandi influenze nel mondo.

Infatti li trattavano come se fossero ancora quei due bambini che quasi consideravano loro.

Era così ogni volta che venivano a trovarli, figuriamoci dopo che si era sparsa la notizia delle loro nozze.

"Sei sempre più bella ogni volta che torni Uta cara! Ma dovresti mettere qualche chilo in più su quelle ossa!"

"Aspetta che inizino a pensare agli eredi e vedrai con che facilità le si allargheranno i fianchi!"

"Ma se è già un miracolo che a Rufy sia saltato in mente di sposarsi!"

"Siete tutti molto gentili!" Alzò le mani Uta cercando di placarli, prima che il rossore sulle sue guance diventasse un colorito permanente. "E non vediamo l'ora di vedervi al ricevimento"

"Ma certo!" Appoggiò le mani sui fianchi il fruttivendolo "E aspetti delle decorazioni da far girare la testa! Questo villaggio e i dintorni saranno una meraviglia!"

Il sorriso di Rufy a quelle parole brillò "Perfetto! Faremo un banchetto enorme!"

"Ma certo! Ahaha!"

Tutti i villaggeri iniziano a ridere, condividendo quel buon umore. 

Lo avevano dato come per scontato, visto di cui si trattasse.

"Non sembra siano tanto intimoriti dall'idea di ospitare alcuni tra i pirati più forti della generazione" commentò Usopp.

"Beh, questo posto è sempre stato sotto il possesso di pirati per lo più dall'indole positiva" rispose Robin.

Quello era un paese che era sempre appartenuto ai pirati del Rosso, quindi di malcontenti contro i pirati in generale non ne avevano mai avuti, nemmeno il Sindaco che tanto ai tempi si trovava in disaccordo con il sogno di Rufy.

Nami non poté che ridacchiare dolcemente "E poi è la terra natia del Re dei Pirati. Penso che non abbiano nulla da temere se si tratta di Rufy" 

Dai loro sorrisi non c'era alcun dubbio, avrebbero tutti dato il loro contributo per rendere il tanto atteso evento il più gioioso possibile, ancor più di qualunque altra festività annuale. 

Uta sapeva che poteva contare anche su di loro.

"Non sarebbe meglio lasciarli respirare?" Una voce interruppe tutti, facendoli voltare. 

Uno dei cittadini la canzonò "Avanti Makino, sappiamo che sei solo gelosa dei tuoi marmocchi!"

La donna non si risparmiò dal dare al concittadino una leggera pacca sulla spalla, mentre passava per accogliere i due ragazzi "Certo che lo sono!" 

Rufy e Uta sorrisero vedendola e le andarono incontro "Ehi Makino!" 

La prima cosa che fece Makino fu avvolgere i due tra le sue braccia, stringendoli a sé come meglio poteva. I due contraccambiarono, ricambiando teneramente il gesto.

"Stento ancora a credere che da qui a due settimane vi sposerete! E pensare che sembra solo ieri che vi rincorrevate per i vostri battibecchi!"

"Non pensare che non lo facciano ancora!" Ricordò Usopp "È all'ordine del giorno"

Makino ridacchiò, lanciando ai falsi innocenti un'occhiata "Non si tratterebbe più di loro altrimenti."

"Ah ma una cosa è cambiata. Quando non era altro che un tappetto appena Rufy vedeva un bacio o si parlava di sposarsi era tutto un Bleah che schifo! Non mi interessano quelle cose!" Prese in giro un altro abitante del villaggio.

La risposta di Rufy non tardò ad arrivare, puntuale e imperterrita "Lo penso ancora" sorrise grattandosi l'interno della narice "Non fa proprio per me"

"Cos'è, Uta ti ha incastrato?"

"Mi ha sfidato e figuriamoci se gliela dò vinta!" Rivelò il pirata con orgoglio, come se fosse la cosa più normale del mondo. 

Il broncio di Uta fu talmente familiare ai presenti che parve identico a quello che assumeva da bambina.

Tuttavia, per quanto avrebbe voluto ribattere, si trovò costretta ad ammettere che sotto sotto lo aveva "incastrato".

Era solo alquanto imbarazzante come metodo di chiedere la mano.

Circondata dalle risate, ne ebbe la conferma

"Forza, venite con me, vi offro qualcosa alla locanda!" Incoraggiò Makino, con tanto di gioia di Rufy.

"Sì!!"

"Ha appena pranzato" bofonchiò Sanji "Ma immagino non faccia molta differenza…"

"Appunto." Confermò Nami.

Zoro scrollò le spalle "Beh, io una bevuta me la faccio volentieri" disse per poi seguire il gruppo in partenza per il bar.

A quel punto nessuno poté dissentire.

Camminarono per poco prima di entrare in un bar dalle dimensioni modeste ma anche l'aria confortevole.

Un forte profumo di carne invase i loro nasi, e già potevo sentire l'entusiasmo del capitano che faticava a contenersi.

Makino ovviamente notò subito la fame del giovane. "Aspettavamo il vostro arrivo e visto che sto sperimentando delle nuove ricette per rimodernare il menù, sapevo che sarebbe stata una buona idea invitarvi ad assaggiare!"

"Sei sicura di voler perdere così tanta carne per colpa dello stomaco di Rufy?" Domandò Uta, sedendosi al solito posto dove si metteva anni prima.

"Con tutto l'oro che c'era nella cassa che mi ha portato tempo fa potrei ritirarmi già adesso"

"Te l'avevo detto che ti avrei ripagato di tutto il cibo che mi hai dato con il mio bottino!" Una promessa era una promessa dopotutto. Non aveva mai dubitato che le avrebbe ridato i soldi che aveva perso per sfamarlo quando era un ragazzino. E la sua fame allora non era tanto più piccola di adesso.

Per la ristoratrice però era stato naturale. Quel bambino lo aveva conosciuto già dal momento in cui suo nonno glielo aveva presentato che era ancora in fasce.

Naturalmente qualche volta il nonno le lasciava qualcosa per rimediare alle perdite, però Makino mai gli aveva detto davvero a quanti pasti avesse provveduto per Rufy. Quel bambino non era un morto di fame, ma a volte poteva sembrarlo e la sua presenza aveva sempre portato molta allegria. "È infinitamente di più di quanto davvero valeva."

Rufy sorrise "Ti assicuro di no."

A parte sfamarlo, se Makino non lo avesse lasciato girare nella locanda a suo piacimento probabilmente non avrebbe avuto modo di legare con Shanks e i pirati del Rosso, dove spendeva gran parte del tempo quando passavano di lì e non porterebbe con sé molti di quei bei ricordi d'infanzia con Uta.

E la sua gentilezza non finiva lì. Aveva portato da vestire a lui e i suoi fratelli quando ancora vivevano tra i boschi, aveva aiutato Ace ad imparare le buone maniere… in qualche modo, li aveva intrattenuti e supportati.

Semmai, quel forziere non sembrava abbastanza.

E di fronte a quella risolutezza Makino non poté che sospirare e cercare di cambiare argomento. "Sapete, ho certo senso di deja vu nel vedervi tutti qui. Mi ricorda quando Shanks e gli altri venivano a trovarci."

"Era sempre tutto così allegro" concordò Rufy annuendo, mentre Uta scosse la testa.

"A volte forse fin troppo. Finivano per ubriacarsi e fare gli schemi"

"Pff, bassa tolleranza" criticò Zoro con un ghigno, sorseggiando dal grosso calice un Rum di qualità soddisfacente.

Sanji rise "Magari più della tua." 

Zoro non lo degnò d'uno sguardo, ma non mancò la sua risposta saccente "Stronzate"

"Mettiamolo alla prova al matrimonio allora"

"Con piacere."

Il piatto d'arrosto che fumava sul piatto di fronte a Uta rimase intatto, mentre la mano della ragazza esitava ad affondare la forchetta in esso.

"Sarà come mettere faccia a faccia passato e il presente!"

La mano di Uta si strinse attorno alla forchetta sempre più, tremando incessantemente.

"Il doppio del divertimento!"

"O il doppio del bordello…"

"Facciamo delle sfide per determinare il miglior cecchino, capitano e così via…"

"Non abbiamo un giudice"

"Uta faceva parte di entrambe le ciurme quindi-"

*Crack*

Un improvviso rumore colse tutti alla sprovvista. 

Si voltarono in direzione del bancone e videro Makino chinarsi a terra "Ahhh, sono proprio un disastro! Un altro piatto…"

"Tutto bene? Ti serve una mano?" Chiese Nami, facendo per alzarsi.

"No cara, non preoccuparti! Sono abituata"

Come uscita da un trance, Uta finalmente alzò lo sguardo in direzione della donna. 

In verità era una cosa così innaturale che poteva contare sulle dita delle mani quante volte fosse successo. E quasi tutte erano per via di altri che le erano venuti addosso o liquore rovesciato a terra dai clienti.

Stava per riflettere su quanto fosse strano che proprio in quel momento dietro al bancone, quando il suo sguardo incrociò quello di Makino, comprensivamente rivolto a lei.

Sì, un errore simile lo faceva solo se voleva farlo.

Oltre allo spreco di cibo, sarebbe stato uno spreco di un piatto, andare contro allo sforzo di Makino di divergere la situazione, quindi ignorò la mancanza di appetito e forzò i bocconi dentro alla sua bocca.

 

 

 

 

"Uta, ti dispiace se parliamo un momento?"

La giovane esitò un attimo, ma non trovando scuse per evitare l'imminente discorso annuì "...Non che abbia molta scelta"

"Non ti obbligo a dirmi nulla che ti renda a disagio" la tranquillizzò Makino, sedendosi di fianco a lei. "Ma se sei ancora almeno in parte come eri da bambina, allora so che cercherai di trattenere quello che ti turba davvero fino a che non scoppierai."

Da bambina Uta non si risparmiava dal lamentarsi se qualcosa non andava come voleva, quindi capire che qualcosa davvero non andava era difficile, perché tendeva a non parlare in quei casi.

Uta accennò ad un sorriso "Dipende… quando non ci posso fare nulla di norma per queste cose scrivo una canzone per stare meglio" 

"E ora non ci puoi fare qualcosa?" 

"... Penso non riesca a scegliere cosa fare"

"..."

"..."

"Riguarda Shanks?"

Invece di rispondere, Uta si limitò a giocherellare con il bicchiere.

"Non penso abbiamo mai avuto l’occasione di parlare di quello che è successo, vero?"

"..."

"Sai, quando si era sparsa quella terribile notizia di Elegia l'intero villaggio era in lutto." Ricordò Makino con tristezza, le sue labbra assottigliate in una linea sottile "Luffy in particolare era talmente devastato che rifiutava di crederci. Suo nonno era talmente preoccupato che ha deciso di presentarlo a Ace."

A quelle parole Uta rimase sorpresa. Non aveva effettivamente mai sentito di come avesse reagito la gente del villaggio dopo quell'incidente. Si era spesso chiesta se avesse mai rattristato qualcuno, perché di fatto non credeva di star così tanto a cuore a quelle persone, ma più di tutto aveva onestamente sperato che la gente non ci credesse.

Aveva sempre desiderato in cuor suo che Rufy venisse a cercarla un giorno e che non si fosse arreso. Per il bene di entrambi.

Sapeva bene che Rufy era estremamente legato a coloro che amava, specie se erano poche le persone che davvero facevano parte della sua vita. 

La solitudine era forse ciò che più al mondo poteva ferire il ragazzo e non avrebbe mai voluto saperlo sofferente, tanto meno per lei.

Era ancor più grata a Ace e Sabo per averlo salvato. "Lui non parla molto di questa cose, il passato è il passato dopotutto"

Makino annuì. Un pregio, o forse anche grande difetto di Rufy, che anche la ragazza di fronte a lei condivideva "Ma ignorarlo non fa sia che non sia successo. Sarà sempre lì a fissarci anche se noi non lo facciamo…" 

"E voltargli le spalle significa anche voltare le spalle al bello che si alterna al brutto" continuò Uta, ben consapevole che quello che era successo non lo avrebbe mai potuto ignorare.

Lo aveva già imparato e accettato, ma parlare apertamente di tutta la faccenda era ancora abbastanza difficile, come lo sarebbe sempre stato.

Per prendere una decisione doveva rievocare i ricordi… 

Forse per quello Makino voleva parlasse.

Aprì la bocca per farlo, ma le parole che fuoriuscirono furono ben diverse da ciò che forse avrebbe dovuto accingersi a dire “Possiamo riparlarne in un altro momento?”

Makino si era già chiarita sul non volerla obbligare a parlare e non l’avrebbe fatto, anche se non avesse dovuto vedere l’espressione urgente di Uta. “Ma certo.” le appoggiò dolcemente la mano sulla sua, confortandola. 

“Grazie.”

 

 

 

 

Passarono i giorni e le preparazioni scesero nel vivo. Il matrimonio diventava sempre più vicino e concreto, superato il tempo delle dicerie e delle fantasie.

Gran parte dell’ambientazione era stata preparata e non rimanevano che gli ultimi dettagli, per quanto fossero forse anche i più impegnativi sul cui decidersi…

“E questo? Secondo me il motivo a balze ti starebbe bene!” commentò Nami alzando un ritaglio di rivista e ponendolo davanti a Uta, cercando di immaginarsi il vestito ritratto sopra indosso all’amica. 

“Hm… te che ne pensi Robin?”

“Penso che ti starebbe bene come gran parte delle opzioni che abbiamo selezionato.” 

Uta mugugnò qualcosa sottovoce, per non sembrare una lamentosa incontentabile.

Entrambi le compagne riuscirono lo stesso a percepire il suo disappunto, scambiandosi un sorriso consapevole. “Uta, piacerai a tutti qualunque cosa tu ti metta. Il vero punto è che deve piacere a te.”

Prima che Uta potesse aprire bocca, Nami continuò “E sai bene che se cerchi di sorprendere Rufy perdi solo tempo”

A quelle parole la futura sposa assunse un broncio più che aspettato “Figuriamoci, non ci provo nemmeno. L’unica cosa che potrei indossare per attirarlo è un costume da coscia di pollo, e sono certa che non finirebbe bene”

“Puoi sempre tenerlo a mente per quando passerete allo step successivo” Ridacchiò maliziosamente Nami, pur essendo la prima a non trovare tale impresa facile o realistica. Ma oh, se avevano rotto il tabù del matrimonio a questo punto tutto era possibile, per quanto surreale.

Robin resse il gioco, con il suo solito fine e raffinato umorismo “Così però sarebbe lei ad entrare in lui e non lui a-”

“Ora vorrei pensare prima al grande momento da vestita, non quello da non vestita!!” Uta interruppe con le gote arrossate. “E non riesco a trovare niente di unico per l’occasione!”

“Troveremo qualcosa, ci sono migliaia di vestiti tra cui scegliere”

“E come faccio a sapere se è quello giusto?!” Sapeva di star alzando la voce, da cantante non poteva non aver la coscienza del tono che utilizzava. Tuttavia non riusciva proprio a controllarsi. 

La ragazza dai capelli color carota si alzò dal letto della loro stanza sospirando. Si avvicinò a Uta e le afferrò entrambe le spalle con gentilezza ma anche decisione “Ti serve una pausa. Vai a fare un giro sul viale dei ricordi, mangia qualcosa o fatti una dormita nei prati.” Suggerì con serietà. 

“Ma-”

“Noi continueremo a cercare abiti e poi faremo un’altra selezione. Possiamo fare una classifica e scartare i peggiori, fino a che non troveremo quello giusto! Se servirà, ne sceglieremo una manciata e andremo salperemo per provarli nella boutique più vicina.”

“Non possiamo neanche spendere una fortuna per una cosa del genere-”

“Lascia stare i soldi, sono la responsabile delle finanze della ciurma! Se dico che si può fare si può!” 

Uta si morse il labbro ma decise di non combattere una battaglia già persa. Anche lo sguardo di Robin la intimava di staccare e schiarire la mente. Con così tanta tensione non sarebbero andate da nessuna parte. “Ok…”

Nami annuì, sempre sorridendo gentilmente “Se hai bisogno sai dove trovarci”

“Sì, grazie…” Uta ricambiò il sorriso, senza però che le illuminasse il viso. 

Camminò poi in direzione dell’uscita e lasciò la stanza, lasciandosi anche alle spalle le due amiche, intente a guardarla con preoccupazione. 

Quando arrivò fuori dalla locanda, il sole era ancora alto nel cielo, sebbene in lontananza si potessero scorgere delle nuvole temporalesche. 

Doveva avere abbastanza tempo per andare a fare una passeggiata intorno ai vecchi mulini. 

Adorava quel luogo, per lei era un ricordo preziosissimo di come si era innamorata di Foosha. Al loro arrivo, sembrava un’isola come tante che aveva visto fin dall’infanzia, invece era riuscita a conquistarsi un grosso posto nel suo cuore. 

Tra i suoi mille battibecchi con Rufy aveva finito per parlare del suo sogno e lui l’aveva ascoltata e presa sul serio… al punto che l’aveva trascinata in un vecchio rudere come quello. 

Uta alzò la testa, ai piedi del vecchio mulino a vento e sorrise dolcemente. Entrò al suo interno, camminando con attenzione e facendosi largo tra la polvere e le ragnatele.

Una volta raggiunto il piano superiore, si avvicinò all’unica finestra nella stanza e accompagnata da qualche scricchiolio l’aprì. 

Il panorama era lo stesso, immutabile nella sua bellezza.

Quali perle si erano celate, quante cose si erano rivelate a lei in un solo luogo; lo scenario, la preziosità nascosta di quell’isola, l’animo di Rufy stesso.

Per uno con i gusti così discutibili in fatto di bellezza, aveva la sensibilità di scegliere degli scenari meravigliosi. 

Da quel momento le cose erano pian piano cambiate, in maniera così significativa che aveva seriamente considerato di svolgere la cerimonia in quella piccola stanzetta nel mulino, davanti alla finestra che dava sulla spiaggia. 

Purtroppo, sarebbe stato difficile farci stare persino tutti i membri della ciurma e per questo aveva dovuto accantonare l’idea. 

Non che sposarsi nel luogo dove avevano fatto il loro giuramento di una nuova era fosse da meno.

La ragazza si sdraiò sul pavimento di legno del mulino, riscaldato dai raggi del sole che filtravano dalla finestra. 

Chissà come avrebbero reagito i due bambini nel sapere che una volta cresciuti si sarebbero sposati. Certamente lei si sarebbe scandalizzata all’idea di sposare un “moccioso di due anni più giovane”.

Rufy invece avrebbe reagito in maniera simile al presente. 

Iniziò a canticchiare e tutti quei ricordi le allungarono il sorriso, facendola ridere tra una nota e l’altra. Erano davvero due cretini, lei e Rufy, sia nel passato che nel presente.

Le risate poi pian piano si calmarono, lasciando spazio a due lacrime silenziose. Non erano esattamente lacrime di tristezza, forse più di nostalgia. 

 

 

 

 

Era una cosa di cui era già cosciente, ma preparare una festa non era divertente quanto partecipare. 

Non lo entusiasmava, ma era abbastanza disposto ad aiutare a spostare cose se si trattava di garantire che il banchetto fosse il migliore possibile. 

Provare abiti eleganti per un gruppo di ragazze facilmente irritabili? Stressante.

Nami come damigella d’onore era spaventosa, più di quanto avesse mai immaginato. Già aveva teorizzato tempo addietro che chiunque se la sarebbe sposata sarebbe stato un vero uomo con i controcoglioni, ma se con un ruolo simile era così figuriamoci nelle vesti di una sposa. 

Terrificante. 

Motivo per cui se l’era filata nel primo frangente di tempo possibile e si era nascosto fino a che le ragazze non si erano rassegnate a cercare un vestito per Uta invece. 

Ah, Uta non era mai stata presente nelle sessioni dedicate a lui, per ragioni legate alla sorpresa del momento o cose simili… cosa che trovava personalmente inutile, ma forse era anche meglio così.

Seppur non ai livelli di Nami, Uta era più inquietante del solito in quei giorni e per quanto non potesse capire fino in fondo cosa significasse tutto quello stress, visto che se ne era lavato le mani, doveva ammettere che non era piacevole vederla così spossata.  

Non era bello vedere nessuno dei suoi amici in quello stato; tristi più che stanchi. E il fatto che Uta non potesse spendere tempo con lui peggiorava solo le cose! 

Non facevano una sfida da settimane e se fosse stato un dottore avrebbe certamente confermato che ciò non era salutare!

Si vedeva dopotutto, con l’amica così stressata. 

Eppure era stata lei a proporre il matrimonio! E sembrava così felice… lui stesso aveva accettato in particolar modo per quello. Come poteva renderla triste? Specie con un party così promettente ad attenderli?

“Ahhh! Che barba!” Esclamò Rufy, alzandosi di scatto dal ramo su cui aveva sonnecchiato fino a poco prima. 

Forse se avesse finito qualcuna di quelle faccende sulla lista di Uta avrebbe avuto più tempo per rilassarsi e giocare… e allora sarebbe stata meno noiosa!

Pensò attentamente a quello che ricordava di aver letto, di cui ormai restava poco da fare. 

Gli sembrava che a parte i vestiti tutto ciò che c’era da fare era il cibo, off-limits per lui fino al banchetto, e organizzare i ruoli dei parenti. 

Beh, sapeva già che Sabo gli avrebbe fatto da testimone e che non aveva bisogno di un padre… quindi gli serviva solo una madre!

E sapeva esattamente dove trovarla.

Saltò giù dal ramo e corse in direzione del Monte Colubo, lanciandosi in avanti grazie alle sue gambe elastiche. 

Quel sentiero gli rievocava un sacco di ricordi, molto dolci e altrettanto amari, ma cari al suo cuore. 

Si era perso non so quante volte per quei sentieri insieme ai suoi fratelli, tra giochi e sopravvivenza. A volte si domandava come fosse ancora vivo…

Probabilmente ai tempi il merito era in gran parte di Ace e Sabo che lo tiravano fuori da guai, ma cavoli quanto si erano divertiti. 

Si sarebbero divertiti tanto anche alla festa e probabilmente lui e Sabo avrebbero visitato la foresta appena ispirati dal farlo. 

Prima che i suoi potessero divagare oltre, i suoi piedi arrivarono nei pressi di una base familiare. Tutto era esattamente come lo aveva lasciato: gli stessi panni lavati ancora puzzolenti, lo stesso odore di selvaggina, gli spadini lasciati in giro qua e là…

Sorrise, mentre si avvicinò alla porta.

 

 

 

 

“Avanti Capo… non faccia così-!” La voce preoccupata dei banditi si moltiplicò quando la donna si rifiutò di voltarsi verso di loro. 

“Quel maledetto!” Dadan prese la decima sigaretta appena accesa e la infilò in bocca, insieme a tutte le altre, che più che utili a fumare erano ormai diventate uno snack di nicotina masticata e triturata. “Chi si crede di essere!?”

Lo sapevano tutti del matrimonio, non c’era angolo di mondo dove la notizia non si fosse diffusa. In primis la conferma era arrivata proprio dagli inviti che avevano ricevuto numerose persone…

Tra quelle persone lei non c’era. E così lo aveva scoperto… sulle pagine di un giornale.

Già lo shock le aveva quasi provocato un infarto, perché lei più di tutti conosceva quel moccioso. Lo aveva cresciuto, lo aveva sfamato e protetto insieme agli altri due marmocchi piantagrane che erano i suoi fratelli. Era l’anti-romanticismo fatto a persona, come gran parte di bambini, poi però costante fino all’età adulta. 

Come era possibile una cosa del genere?

E come si permetteva di non invitarla? “Dopo tutto quello che ho fatto per lui è questo il ringraziamento!!”

“Magari si sono dimenticati…”

“UN CAZZO!!”

*SBAM*

La porta si spalancò violentemente, mettendo tutti in allerta.

“Ciao gentaglia!” Salutò Rufy “Vi trovo bene!!”

I presenti, meno il loro Capo, ricambiarono quel sorrisone con shock, lacrime e commozione. 

Non vedevano quel ragazzo da parecchio e l’affetto per lui sovrastava la paura di come avrebbe reagito la riccia.

Si ergeva fiero, ma sempre in semplicità, mani appoggiate sui fianchi e petto in fuori.  

“VECCHIA BACUCCA!” Rufy guardò la figura voltata di Dadan, le sue spalle improvvisamente rigide.

Il pugno di sigarette ancora spente strette nella mano di Dadan non arrivarono alla sua bocca, tremanti nell’aria. 

Ok, no, la paura della riccia superò nuovamente la commozione dei poveri banditi. 

Gli avrebbe tirato un cazzotto? Lo avrebbe tirato a loro per evitare di fare violenza sulla creatura che aveva cresciuto?

“MI SPOSO!” Annunciò Rufy con orgoglio. “Quindi vieni a farmi da madre!"

Il silenzio che seguì quell’intimazione, servì solo a far crescere l’esplosione che si scatenò.

Un esplosione di pianto, moccio e singhiozzi violenti “BRUTTO BASTARDOOO!!”

La nicotina che fino a prima stava masticando finì nel fazzoletto con il quale Dadan cercò di fermare le lacrime a cascata. 

“Ehe” Rufy rise, avvicinandosi “Cos’è, piangi?”

“STAI ZITTO, SCEMO!” Urlò lei girandosi, afferrando il ragazzo con forza e stringendolo a sé con poderosità. 

Rufy le diede qualche piccola pacca sul braccio, nel tentativo di confortarla ma per lo più prenderla in giro. “Su, su, nonnetta, che poi ti disidrati”

Ciò non fece altro che aumentare il getto delle sue cascate e la stretta del suo abbraccio “STRONZOOOOO!!!”

“Ah, ovviamente siete tutti invitati!” Informò Rufy con gioia, riuscendo a girare solo la testa in direzione degli altri banditi. 

Tutti loro, similmente a Dadan, scoppiarono in un grosso pianto e corsero attorno ai due, avvolgendosi uno sopra l’altro con le braccia e formando un ammasso umano di risate, lacrime e muco. 

E durante tutta quell’imbarazzante scenata Rufy non riuscì a smettere di sorridere.

 

 

 

 

Ci volle quasi un’ora prima che finalmente le acque si placassero. Dopodiché, per celebrare l’occasione, con una Dadan molto più di buon umore del solito, per quanto cercasse inutilmente di nasconderlo, Rufy fu incastrato ad un brindisi con grigliata. 

Non che gli dispiacesse, era una bella sensazione mangiare così tutti assieme dopo tanto tempo. Specie sapendo che forse non ci sarebbero state molte altre occasioni simili da lì in avanti. 

Il mondo là fuori da scoprire era ancora così vasto, non poteva certo fermarsi lì, per quanto affezionato a quel posto e quelle persone.

“Hey Dadan…”

“Hm…?” grugnì lei, mascherando un pizzico di dolcezza.

“Sarà divertente, vero?”

“Hmm”

“Anche Ace si sarebbe divertito.” mormorò il corvino con un sorriso, che per Dadan però celava più di quanto volesse far trasparire. 

Avrebbe voluto che suo fratello fosse lì. 

Si era perso il coronamento del sogno di Rufy, e probabilmente anche un momento che mai avrebbe pensato succedesse ma in cui sarebbe stata gradita la sua presenza.

Mancare così proprio nei momenti in cui suo fratello lo avrebbe reso orgoglioso…

Ma chi lo sa, se invece in quel momento li stava guardando. . 

La donna sospirò, versando altro sakè nel suo bicchiere, per poi alzarlo in alto di scatto. “A Rufy! Che sta per compiere l’impensabile!”

Il chiacchiericcio che fino a poco prima dominava tutta la stanza scomparve, lasciando tutti in ascolto. 

“A Uta! Quella povera disgraziata che sta per accollarselo!”

“Hey!”

“E infine…” Pronunciò, riservando uno sguardo al soffitto, preparandosi a presentare con potenza “...al fratello dello sposo!”

Tutti i presenti dopo l’iniziale sorpresa si scambiarono dei sorrisi e la imitarono, alzando i propri bicchieri in trepidante attesa. 

Rufy la osservò stupito per un momento, incapace di reagire. 

Ah, ma certo. Cosa si piangeva addosso a fare? Proprio Dadan doveva ricordargli che quello era il tempo delle celebrazioni?

Dovevano festeggiare, tutti insieme.

Ridacchiando, Rufy prese il suo bicchiere e con energia ripeté “Hai sentito, Ace?!”

Dadan abbassò appena il capo, socchiudendo gli occhi con un sorriso, cercando di nascondere i suoi occhi lucidi “Al fratello dello sposo, che ora dovrà osservare come persino quel disastro di Rufy riuscirà a sposarsi prima di lui!”

“AHAHAHA!!” tutti scoppiarono a ridere, cacciando giù il l’alcol “AL FRATELLO DELLO SPOSO!”

 

 

 

 

La serata per Rufy e i suoi amici banditi filò liscia come l’olio… e grassa allo stesso modo. Sarebbe anche rimasto a sonnecchiare insieme a tutti gli altri, se non fosse stato per Nami che era entrata furiosamente nella base e lo aveva trascinato fuori per un orecchio. 

A quanto pare Uta era sparita nel nulla dopo che l’avevano incoraggiata a prendersi una pausa. Non era tornata per cena, cosa effettivamente strana, e combinando il fatto con Rufy che aveva saltato un pasto, si erano tutti fatti qualche domanda. 

Avevano pensato che forse si erano incontrati e persi assieme a zonzo, giusto per riassaporare i giorni della loro gioventù. 

Ma sapendo di quanto le ragazze fossero preoccupate per Uta, si sarebbero almeno aspettate qualche avviso da lei. 

Per fortuna grazie a Makino, alla quale si era rivolta la navigatrice, erano venuti a conoscenza di Dadan e trovare Rufy non era più stato tanto complicato. 

Anche se lui non aveva apprezzato l’improvvisa strigliata.

“Perché mi assilli tanto!? Sa cavarsela perfettamente da sola!” Si lamentò Rufy, cercando di liberarsi da quelle dita a pinza che gli stringevano l’orecchio, mentre i suoi piedi puntavano a terra per frenare.

“Se si trattasse solo di te ti lascerei volentieri in pasto alle zanzare, ma se si tratta di lei è diverso” ribatté Nami, senza però voltarsi o accennare a fermarsi, procedendo a passo svelto “So bene che è sa difendersi se necessario, ma sono sicura che avrai notato anche tu quanto sia stressata…”

Rufy si fece silenzioso a quell’affermazione, resistendo meno alla presa della rossa.

L’improvviso cambio di atteggiamento del ragazzo finalmente sembrò far placare Nami, portandola a rallentare. 

“Ascolta, abbiamo già cercato in gran parte dei posti che ci ha consigliato Makino e non l’abbiamo trovata, quindi sarà sicuramente in qualche luogo che le piace particolarmente. Tu conosci quest’isola come il palmo della tua mano e sono sicura che sai meglio di chiunque altro dove potrebbe trovarsi!” L’espressione di Rufy sembrò provare quell’affermazione “Voglio solo che ti assicuri che sta bene!”

“Ma va là!” sbuffò il corvino, poco disponibile. "Probabilmente sarà al-"

Subito Nami gli tappò la bocca con una manata "No! Devi andare tu!"

"Mpfa pfferchè pfropfriio pfio?"

“Prendilo come un allenamento da bravo marito!” 

La faccia di Rufy si fece perplessa, facendo solo innervosire sempre più Nami. “O come gesto da buon amico!”

“Ma anche voi siete suoi amici! E poi con tutte queste cose da ragazze che state facendo in questi giorni andrete meglio voi, no!?” 

“Non penso sia una cosa da ragazze…” mormorò la rossa, ripensando ai momenti in cui era apparso palese il malessere dell’amica. L’organizzazione, il vestito… probabilmente erano solo la punta dell’iceberg. 

Doveva essere per forza qualcosa di più profondo, qualcosa che c’entrava con il villaggio, altrimenti non sarebbe peggiorata così di punto in bianco una volta arrivati. 

Se la radice del problema risiedeva in quel luogo, la persona più competente per capirci qualcosa, per quanto assurdo suonasse, era proprio Rufy. 

Era con lui che Uta aveva condiviso gran parte dei suoi ricordi a Foosha, praticamente tutta la sua permanenza. Quindi non poteva che affidarsi a lui, che gli piacesse o meno. 

Poteva anche leggere negli occhi del ragazzo la consapevolezza di quel fatto, o almeno lasciava trasparire che avesse capito perché il suo contributo fosse più efficace. 

Eppure, Rufy sembrava sempre poco disposto. “Forse non vuole essere trovata!” Non gli faceva piacere sapere che l’amica fosse in difficoltà, ma se era andata dove non poteva essere trovata forse aveva i suoi buoni motivi. E perché doveva scomodarsi tanto se quello era il suo volere?

Nami si morse il labbro titubante. Sapeva bene che tutti avevano bisogno dei propri spazi, non faceva bene assillare una persona costantemente. Ma proprio lei, che aveva sacrificato anni della sua vita tenendo tutti gli affetti a distanza pur di liberare il suo paese, finendo per fallire, sapeva quanto potesse essere controproducente, oltre che sbagliato per se stessi.

“Non sempre isolarsi è la cosa migliore e lo sai bene quanto me”

“...” 

“Eddai…"

"Va bene, va bene!" Si arrese lui, infilando le mani nelle tasche poco entusiasta "Ma mi aspetto da mangiare al ritorno"

"Non hai già mangiato là dov'eri?"

"Sì, ma non era abbastanza…"

Nami acconsentì sospirando. Se il prezzo lo doveva pagare Sanji, tanto valeva dargli corda "Sì, ok."

"Ehe" gongolò lui, girandosi e facendo qualche stretch per prepararsi alla ricerca, come se stesse per iniziare un gioco "Pronta o no, vengo a cercarti, Uta" 

Prima che Nami potesse anche solo aggiungere altro, il ragazzo era già fuori dalla sua vista.

Che personaggio…

 




 



Nota d'autrice:
In questo capitolo c'era qualche parolaccia, detta da Dadan in uno stato molto... Emotivo.
Ho pensato rientrasse nel personaggio!

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Capitolo 3
*** Un freddo rifugio ***


Al contrario di quanto aveva previsto, trovarla non fu davvero un gioco per ragazzi…
Non era in nessuno dei luoghi che tendevano a frequentare da ragazzini e in nessuno di quei posti in cui andava a nascondersi quando voleva starsene per conto suo.
La conosceva bene! Sapeva quali erano le sue tendenze…

A quel punto, persino Rufy si ritrovò alquanto confuso. Non era ancora minimamente preoccupato, ma doveva ammettere che l'intera faccenda gli sembrava strana.
Era assai intrigante ma allo stesso irritante. 

Era la sua occasione di vincere a nascondino contro la sua migliore amica! Non poteva mica sprecare quell'occasione!

Lasciandosi cadere sull’erba umida, incrociò le gambe e le braccia, iniziando a pensare. 
Gli sembrava fosse successa una cosa simile in passato…

In una tarda serata di fine estate…


 



 

Quando era arrivato al Partys Bar aveva salutato con il suo solito entusiasmo.
L’indomani Shanks e la sua ciurma sarebbero ripartiti per un’altra avventura e non sapeva quanto tempo sarebbe passato prima di poterli rivedere, quindi aveva deciso di nascondere ogni traccia di tristezza e godere di quelle ultime ore. E poi ci sarebbe stata Uta a raccontargli tutto, quindi avrebbe potuto immaginare di essere stato lì con loro, in qualche modo…

Tuttavia, ad accoglierlo non vi era la solita baraonda piratesca, il sorriso rilassato di Shanks o la sua migliore amica.

Guardandosi in giro sembravano effettivamente tutti di cattivo umore. Persino Makino aveva l’aria preoccupata, intenta ad asciugare i bicchieri che aveva appena lavato.

“Perché il muso lungo?” Domandò Rufy, arrampicandosi sulla sedia di fianco a quella di Shanks per cercare di scorgere meglio la sua faccia. 

“Ehilà Rufy, ti sei svegliato tardi oggi.” Salutò Shanks, cercando di fingersi felice. 
Probabilmente era davvero contento di vederlo, ma non doveva essere dell’umore di giocare o chiacchierare con nessuno, da quanto sembrava. 

“Non me ne sono accorto…” rispose il bambino, senza però farsi efficacemente distrarre “Dov’è Uta?”

Shanks cacciò giù un sorso di rum dal suo bicchiere “E’ andata… a fare un giro. Perché non vai a cercarla e giocate un pò assieme?”

Per un istante sembrò che Rufy avesse qualcosa da ridire, ma eventualmente si limitò a sorridere, saltando giù dalla sedia e dirigendosi verso l’uscita “Ok, allora ci vediamo dopo!”

“A dopo…!” salutò Shanks con la mano, sempre poco energico, ma degnando il bambino di quel tanto entusiasmo che poteva.

Rufy a cercare Uta ci andò, ma se normalmente era solo questione di controllare in due o tre posti usuali, quella giornata sembrava essere introvabile.  L’aveva preso per un gioco in un primo momento, divertendosi a guardare persino sotto i sassi. Poi, la curiosità si era trasformata in irritazione, chiaramente stufo di dover girare in lungo e in largo da solo senza il minimo successo.
Infine, aveva fatto largo la perplessità. 

Era tornato al bar con le spalle cadenti, stanco e incerto sul da farsi. 

Per lo meno la ciurma sembrava un pò più rallegrata rispetto alla mattina stessa, anche se in quel momento poco gli importava.
Shanks fu il primo a salutarlo, notando subito la sua presenza “Oi, Rufy! Vi siete divertiti?”

Il bambino grugnì, appoggiando la testa contro la parete del bancone “Io certamente no! E’ tutto il giorno che la cerco…”
Le sue parole fecero calare il silenzio.

“Come?” Domandò Shanks, il suo tono prendendo una cadenza più serie. 

“Non l’ho trovata da nessuna parte!” 

Senza commentare, il Capitano prese in mano il cappello e se lo posò sulla testa, per poi alzarsi. Rufy notò subito il movimento, girandosi e fissandolo con aria sorpresa “Uh? Dove vai?”

“A cercarla, si sta facendo tardi”

Rufy aprì la bocca per dissentire. Non era così tardi e spesso lui e Uta si trattenevano fino all’ora di cena o oltre se avevano motivo di farlo, o qualcosa di particolarmente interessante a distrarli. Shanks non era mai stato particolarmente esigente sulla cosa, preferiva che dormissero ad orari decenti ma gli bastava sapere che stessero bene e avere qualcuno nei dintorni durante le loro scorribande notturne. 

Se Shanks era preoccupato, forse allora c’era motivo che lo fosse anche lui.

“Vengo anche io Shanks!” Dichiarò con determinazione, correndo dietro l’uomo “Se è colpa dei banditi gli darò una bella lezione!”

Lui e Uta avevano già incontrato i banditi e una volta li avevano sistemati per benino tutti da soli, ma c’erano state situazioni dove per quanto avrebbe voluto sostenere il contrario, l’avevano rischiata grossa. 

Se l’avevano rapita loro? Da un lato, probabilmente se ne sarebbero pentiti, Uta era una testa calda dopotutto. Però, per quanto ingegnosa nel difendersi, restava pur sempre una bambina come lui e contro un gruppo di uomini armati a cui già stavano antipatici poteva essere davvero rischioso. 

Sapeva però che per aiutare la sua amica li avrebbe affrontati tutti a viso aperto, non avrebbe risparmiato nessuno dai suoi pugni a pistola. 
In qualche modo, da quella strana aura che emanava Shanks, sentiva che era sulla stessa lunghezza d’onda. 

Tuttavia, la risposta dell’uomo lo deluse parecchio. 

“Mi dispiace Rufy, ma è meglio se resti qui. Se davvero fosse finita in qualche guaio non vorremmo che ci finissi anche te” Sorrise Shanks paziente.
Non era solo per quello, probabilmente senza un bambino a far rumore e a correre qua e là, avrebbero cercato più efficientemente. La vera ragione, tuttavia, sembrava essere ben diversa da quelle semplici giustificazioni. 

“Ma Shanks-”

“Rufy, ormai ho deciso.” Stavolta il tono di Shanks non fu molto accondiscendente, chiaramente fermo sulla sua posizione.
Persino Rufy non osò ribellarsi. 

Così rimase fermo in mezzo alla stanza, guardando il pirata, accompagnato da alcuni suoi amici, lasciare il bar alla ricerca dell’amica.

Lì passò ora in attesa insieme a Makino, sempre più preoccupata. Non avevano avuto notizie e nessuno si era fatto vivo fino al calar del sole.
La luna sorgeva alta nel cielo quando finalmente si decisero di fare ritorno.

Senza Uta. 

Tutto ciò che fece Shanks quando gli domandò di lei fu scuotere la testa in segno negativo. 

Da allora tutto ciò che si dissero gli adulti passò per lo più inosservato per le sue orecchie.
Sentì vagamente che sarebbero tornati a cercarla dopo qualche minuto e che erano tornati solo per avvisare Makino della situazione. Capì anche che la donna avrebbe tenuto aperta la locanda in attesa di buone notizie. 

Sentì davvero tante cose, di cui poco gli importava. 

Tra quelle, i richiami di Shanks, Makino e gli altri quando lasciò in corsa il bar sparì sulle colline, nel buio della notte. 

 

 

Anche lui, similmente, cercò per parecchio tempo, senza però avere fortuna.

Era esausto, dormiva praticamente in piedi e sentiva che se non fosse stato per la sua grande determinazione di assicurarsi che l’amica stesse bene, si sarebbe addormentato sotto il primo albero che capitava. 

Il che non sarebbe stato difficile visto che a forza di cercare senza meta aveva finito col perdersi nella foresta, probabile motivo per il quale gli adulti non erano ancora riusciti a rintracciarlo e trascinarlo a casa. 

Aveva girato a vuoto talmente tanto che per ritrovare l’orientamento aveva dovuto raggiungere la fine del bosco su una scogliera, fare tutto il tragitto in largo e finalmente raggiungere le spiagge che abitualmente frequentava.

Fu proprio lì che finalmente crollò, pronto a prendersi una pausa.
Sentiva la gola secca e rauca, a forza di strillare il nome di Uta in cerca di una risposta, e le sue gambe a malapena riuscivano a reggerlo in piedi. 

Osservò i mulini in vicinanza e il cielo dietro ad essi, dipinto da una soffice luce bianca, riflessa dalla luna piena. 
Notti come quella erano tra le più belle e magiche, tendenzialmente occupate da qualche spettacolino di Uta o cene all’aperto. 

Stanotte invece si sentiva solamente a terra. 

Per lo meno lo scenario era bello. 

“...”

Lo scenario.

“Ma certo!”

Con una capriola si ribaltò in piedi, fissando i mulini a vento sulle colline di fronte a lui. 

Se si era nascosta così bene non sarebbe mai andata in un posto dove Shanks l’avrebbe trovata facilmente, quindi che frequentava spesso.
Ma doveva essere un posto che per forza le aveva mostrato lui, quando erano soli. 
Tipo quando erano alla ricerca di scenari speciali per aiutare l’ispirazione di Uta. 

E il primo in assoluto dove l’aveva portata era…

“UTAAA!!” gridò di nuovo a squarciagola, correndo verso il mulino più in alto di tutti, percorrendo quella strada che bene conosceva. 

Ben presto, man mano che si avvicinava, il suo orecchio colse il canticchiare di una melodia, segno che aveva colto nel segno.
Una volta arrivato all’entrata, inalò quanta più aria possibile, gonfiando il petto, e rilasciò l’urlo più forte di tutti “TI HO TROVATA UTAAA!”
La sua voce rimbombò nella struttura e sebbene non ricevette una risposta chiara, l’altra voce smise di canticchiare, lasciandoli circondati solo dal frinire dei grilli. 

Salì di corsa al piano superiore e come si aspettava la trovò là, raggomitolata in un angolo oscurato dalla luce filtrante della luna. 
Non sembrava così sorpresa della sua presenza, ma se lo era di certo sapeva nasconderlo bene. 

Rufy si avvicinò con un sorriso stanco alla bambina, piazzandosi di fianco a lei e sedendosi pesantemente, senza importarsi dello spazio personale che probabilmente stava violando. 

“Finalmente ti ho trovata!”

“Cosa ci fai qui?” Domandò lei con voce soffocata. 

“Cosa ci faccio qui? Ti sto cercando da stamattina e anche gli altri ti cercano da ore!”

Si sentì tirare su con il naso appena “Non voglio tornare.”

Rufy la guardò perplesso, grattandosi il capo con indecisione. Una vocina nella testa gli diceva che se fosse stato un ragazzino responsabile, l’avrebbe convinta a tornare o in qualche modo avrebbe portato lì Shanks per risolvere la situazione…

Ma lui non era un ragazzino responsabile. 

“Ok, allora stiamo qui.”

Non si curò nemmeno dell’ipotesi che Uta non lo volesse lì con lei, appoggiando la schiena contro il muro e rilassandosi. Anche se si fosse lamentata, dopo tutta quella fatica di certo non se ne sarebbe andato.

Non che avesse dove rincasare.

“Perché sei sempre in mezzo ai piedi?” Criticò Uta, senza però davvero sembrare arrabbiata o disturbata dalla presenza dell’amico. 

“Ovvio, no? Perché ti devo proteggere!” Rispose lui senza esitazione. 

La smorfia della bambina non mutò di molto la sua espressione. “Tu, proteggermi? Sei solo un bambino di 7 anni! Al massimo sono io che non ti lascio andare a vagare durante la notte chissà dove!” Il suo orgoglio le impediva di starsene zitta a quell’affermazione, ma in quel momento, anche se non lo avrebbe ammesso, si sentì fortemente rincuorata. 

Tra loro era molto più facile vantarsi che dire ad alta voce quello che provavano l’uno per l’altra, di qualunque natura fosse. Ormai sotto sotto, sapevano come leggere l’affetto tra i loro battibecchi, se non erano troppo infervorati. 

“Sei tu quella che è scappata!”

“Non sono scappata!” Negò subito lei scandalizzata “Mi serviva solo del tempo da sola…”

Rufy sbuffò “Pff, te ne sei presa!”

Qualunque frecciatina Uta avesse intenzione di scagliargli, morì nella sua mocca. La bambina tornò a raggomitolarsi su se stessa, apparentemente intenta a tornare in quella bolla dalla quale era riuscito, anche se per poco, a farla uscire. 

“Perché l’hai fatto?” Domandò Rufy, cercando di capire cosa le passasse per la testa. Di norma dopo un giorno intero lontana da Shanks, non avrebbe veduto l’ora di tornare da lui. Invece quel giorno sembrava non volere che venisse mai. “Shanks è preoccupato per te, sai?”

“Non è vero…”

Le sopracciglia del corvino si aggrottarono “Certo che lo è, l’ho visto con i miei occhi!”

“Fa finta probabilmente…” disse lei con voce tremante “La verità è che non vede l’ora di liberarsi di me!”

Quelle parole suonarono così assurde. Soprattutto per uno che li aveva visti interagire per chissà quanto tempo “Non dire sciocchezze, si vede lontano un miglio che ti adora! E poi sei sua figlia!”

“Ha detto che mi vuole lasciare qui!” Rivelò Uta, ancora con tono incredulo sebbene fosse già a conoscenza della cosa da parecchio “Che andrà senza di me alla sua prossima avventura!”

Rufy piegò appena la testa. Era certamente sorpreso, perché una cosa simile non era mai capitata e non gli dispiaceva affatto. Anzi, lo trovava fantastico. “E allora? Se rimani qui ci divertiremo insieme! Possiamo fare un bordello di cose!!” incoraggiò lui con entusiasmo, guadagnando solo un minuscolo sorriso da parte dell’amica. “E poi dopo tornerà!”

“E se non lo fa?” domandò lei con voce tremante. 

“Ma certo che torna!” Era così ovvio per Rufy.”Starà via qualche settimana al massimo!”

Le dita di Uta sprofondarono nelle maniche del suo vestito, tirando con forza mentre cercava di non tremare “Magari questa volta! Potrebbe risuccedere e magari starà via di più! Settimane diventeranno mesi, mesi anni e-” 

“Woah! Non stai facendo troppo la drammatica?” Provò a interromperla Rufy, ma fu ignorato. 

Invece, si ritrovò faccia a faccia con due occhi tremanti, colmi di lacrime “E se mi lasciasse qui per sempre senza tornare più?” 

Era la prima volta che la vedeva piangere in quel modo, così apertamente e profondamente. Uta gli era parsa sempre come una persona dal forte carattere… 
In quel momento invece pareva incredibilmente fragile. 

Il corpo di Rufy si irrigidì, ma ben presto una sua mano si allungò e andò a posarsi sulla spalla di Uta, mentre il suo viso si fece serio “Shanks non lo farebbe mai.”

“Ci ha già provato in passato…” singhiozzò lei “I primi anni ha cercato spesso di lasciarmi ad altre famiglie! Io non volevo e dopo un pò si è arreso… ma se avesse cambiato idea?”

Rufy non seppe esattamente cosa rispondere. Come bambino che era cresciuto senza genitori e lasciato spesso solo dal nonno, unico suo familiare che a volte si faceva vivo, quelli erano discorsi a cui non era per nulla abituato.

Non avendo un padre o una madre, non aveva mai provato la paura di perdere il loro affetto, dopotutto non lo aveva avuto già di partenza. Ma dalla paura con cui parlava Uta, pensava di riconoscere un sentimento che invece ben conosceva.

Doveva temere davvero tanto… quella solitudine. 

L’unica consolazione che poté fare, fu anche quella più sincera e spontanea che il suo cuore riuscì a parlare. “In quel caso ci sarei io!” 

“Rufy…” La voce di Uta smise di tremare per un istante. 

“Non posso farti da papà, ma sarebbe così male se restassi qui? Ci sono un sacco di persone che ti vogliono bene, ci sono molti posti belli e cibo buono! E poi potremo divertirci ogni giorno e allenarci per quando finalmente salperemo come veri pirati!”

“Io sono già una vera piratessa…”

“Ascolta” le afferrò entrambe le spalle e la voltò di forza verso di lui, solo pochi centimetri a separare i loro nasi “Benn mi ha detto che i pirati quando non sanno decidere da che parte andare per una nuova avventura semplicemente seguono il vento. Beh, qui ci sono tanti mulini che girano ogni giorno quindi vuol dire che il vento arriva, no?”

Uta annuì con esitazione “Hm-hm.”

“Quindi, vuol dire che Shanks tornerà sicuramente! E se non sarà lui a farlo, saremo noi ad andare controvento per incontrarlo per strada!” Incoraggiò il corvino, i suoi occhi pieni di convinzione.
Erano così vicini che Uta poteva chiaramente leggerli, la determinazione e sincerità che emanavano non poteva essere falsata. 

Improvvisamente il cuore della bambina si sentì colmo di gratitudine e riconoscenza. Provò una pace che non aveva provato da tempo. 

Un lieve sorriso, ma estremamente dolce e sincero, si formò sulle labbra della ragazzina “Grazie…” 

E Rufy, ricambiò similmente con un grosso sorrisone a trentadue denti “Shishishi, figurati!”

 

 

Nonostante gran parte del malumore si fosse risolto, i due bambini non lasciarono il mulino, finendo per soccombere alla stanchezza e addormentarsi sul posto. A tenerli comodi e caldi, in qualche modo, furono i loro corpi che nel sonno si erano accoccolati l’uno addosso all’altra. 

La mattina dopo, al loro risveglio, subito si affrettarono in direzione del bar, aspettandosi di trovare un gruppo di adulti molto arrabbiati al loro arrivo. 

A trovarli invece, a metà strada, furono le braccia di Shanks che li abbracciò, dopo una ricerca che fino a quel momento, non aveva trovato pace. 

Anni dopo, Uta attese che quel vento di cui Rufy le aveva tanto parlato, le riportasse i pirati che tanto amava, ma che da tempo l’avevano lasciata. 
Purtroppo non arrivarono mai, ma qualcun altro decise di seguirlo al loro posto… e finalmente Uta si sentì di nuovo a casa.

 

 



 

 

“Ma certo!” Rufy sbatté un pugno nel proprio palmo, risolvendo l’arcano “Sarà sicuramente là!”

Uta amava gli scenari e durante la sua permanenza a Foosha gliene aveva mostrati parecchi, ma quel posto in particolare era il primissimo dove l’aveva portata! 
Così abbandonato, praticamente un rudere pieno di polvere e ragnatele… nessuno penserebbe che lei andrebbe lì.
Era il motivo per cui Shanks non l’aveva trovata ai tempi e per cui nemmeno i suoi amici ci erano riusciti.

Avevano ragione a dire che lui la conosceva meglio di chiunque altro. 

Orgogliosamente si alzò in piedi di scatto e corse in direzione del mulino.
Si fermò ai piedi della struttura, portando la mano alle orecchie e come anni prima, una leggera melodia, forse un pò malinconica, gli arrivò alle orecchie.

Ah, gli sembrava davvero di essere tornato indietro nel tempo.

Con un sorrisone trionfante allungo le braccia e afferrò con le mani i lati della finestra. Fece qualche passo indietro, lasciando che il suo corpo elastico si tirasse, per poi sollevare i piedi da terra e venire scaraventato come una palla di cannone verso l’entrata improvvisata. 

Fu talmente veloce che il momento in cui Uta lo vide fu quando se lo trovò davanti agli occhi, piombato come una creatura selvaggia in cerca di una preda.

“TROVATAAA!!”

“AHHHHH!!!” 

Colta dal terrore e dall’adrenalina, la prima reazione della ragazza oltre ad urlare fu tirare un ganascione in avanti, colpendo in pieno viso l’amico. Rufy volò all’indietro, perdendo la presa e cadendo fino a terra, schiantandosi rovinosamente. 

“AHH!”

Ci volle qualche secondo affinché Uta capisse cos’era appena successo, mentre respirava affannosamente con la mano sul cuore. Appena realizzò corse alla finestra con espressione stravolta  “RUFY!?” 

Lanciando lo sguardo al piano di sotto vide il ragazzo sdraiato di schiena, con le mani giunte attorno al suo naso, mentre grugniva addolorato “Ahhhhhh…”

Uta non esitò a scendere da lui, inginocchiandosi subito vicino al suo corpo e aiutandolo a rialzarsi. “Stai bene?”

“Eh, ci vuole ben di più a mettere fuori gioco il Re dei Pirati…” canzonò lui, mantenendo però un’espressione semi-addolorata. Non voleva ammetterlo, ma anche il pungo di Uta probabilmente era forte come il colpo di un proiettile di una pistola. “Però era proprio necessario?”

“Mi dispiace… ma diamine, mi hai fatto venire un infarto!”

“Ehe, ti ho colta alla sprovvista con la mia trionfante vittoria?” ghignò lui, gongolando. 

L’amica lo guardò con confusione “Ma di che parli?”

“A questo nascondino! Ammetto che hai avuto una bella trovata, ma nulla si nasconde dal mio naso!” Dichiarò, ben sapendo ma ignorando che le sue parole si sposavano bene con il colpo appena preso.

“Non ricordavo che avessimo iniziato una sfida a nascondino…” borbottò la ragazza ancora perplessa. Non le piaceva perdere senza nemmeno aver avuto modo di partecipare come si doveva. 

Si sentì un improvviso tuono nel cielo e i due alzarono la testa, le gocce di pioggia in caduta dalle nuvole nere sopra di loro non attesero a rigare i loro visi. 
La pioggia per loro non era un grosso problema, in alcun modo, ma preferendo evitare di bagnarsi inutilmente 

I due rientrarono nel mulino e una volta tornati al piano superiore si sedettero sul pavimento, sperando che fosse solo un’acquazzone passeggero.
Inizialmente nessuno dei due osò fiatare, troppo colti da quella sensazione di pace che il rumore delle gocce e del vento provocava. 

Il silenzio però non poteva durare per sempre e fu Rufy il primo a stufarsi.
Voltò lo sguardo in direzione della ragazza seduta vicina al suo fianco e commentò “Certo che oggi sei proprio con la testa a Skypiea”

“Hmm, ero distratta…” ammise lei, non potendo negando “Ti hanno mandato gli altri a cercarmi?” 

Era ovvio che qualcuno lo avesse spinto a farlo, dopotutto Rufy non si inventava una sfida di sana pianta senza annunciarla prima e non si sarebbe mai dimenticata di una cosa del genere. 

“Nami mi ha chiesto di farlo”

“Ti ha minacciato.”

“Sì.”

Uta sospirò, scuotendo la testa “Comunque non hai vinto niente, perché non ne sapevo nulla.” Chiarì lei con finta indifferenza. 

Rufy ridacchiò, non esitando a usare la sua stessa arma contro di lei, mimando una finta presa “Ah, guardala, non sa perdere!”

“Certo, certo.” 

“...” Alla risposta il ragazzo, subito perse il sorriso. Stava cercando di reggere il gioco, ma era ovvio che Uta non fosse proprio dell’umore. In casi normali l’atteggiamento da finta tonta le sarebbe venuto molto peggio e il battibecco si sarebbe prolungato per molto tempo. 

Forse Nami aveva ragione. 

“Da cosa scappi?” Subito chiese il corvino, andando dritto al punto. 

Era sicuro non si trattasse del matrimonio in sé. Uta non si tirava indietro in quel modo, soprattutto se era qualcosa che voleva davvero.

La fidanzata fu colta alla sprovvista dalla domanda, ma non si scompose, rimanendo leggermente incurvata in avanti, con la testa appoggiata sulle ginocchia e le braccia incrociate. “Non sto scappando. Da cosa dovrei scappare?” Rufy era maledettamente bravo a leggere le persone… fin troppo a volte per i suoi gusti. 

“L’ultima volta che sei venuta qui? Da Shanks.”

Alla menzione di Shanks le spalle di Uta si irrigidirono e la reazione non sfuggì all’attenzione di Rufy. 

“Si tratta di Shanks?”

Non riuscì a scorgere il viso di Uta, né a sentire una risposta verbale, ma il cenno con la testa che fece bastò a confermare.

Ah, si faceva tutto complicato.
Rufy odiava le cose complicate.

Il ragazzo si coprì il viso con il cappello, lasciandosi cadere all’indietro, mani dietro la testa e gambe accavallate. 

Non disse nulla, perché sapeva bene che non si trattava di una semplice diatriba come quella avvenuta anni orsono, per quanto avrebbe voluto trattarla come tale.
Le acque non erano più torbide come quando l’aveva ritrovata ad Elegia, ma non voleva dire che si fossero schiarite del tutto. 

Era una situazione difficile, perché seppur si era ripromesso di non intromettersi fino ad un certo punto, lo frustrava che non potesse farci nulla.
Shanks per lui era importante, ma altrettanto lo era Uta e per quanto duro da ammettere, aveva accettato già da tempo che fosse il suo idolo quello nel torto e che ciò che aveva fatto non poteva essere perdonato facilmente. 

Aveva fatto esattamente ciò che di cui anni prima, in quell’esatto posto, aveva convinto se stesso e Uta fosse impossibile.

Dal momento in cui era venuto a conoscenza di tutto, aveva provato un grande sentimento contrastante verso Shanks; rabbia mischiata ad affetto, rammarico e ammirazione.
Aveva imparato a convivere con tutte quelle sfaccettature. 

Ciò che però non riusciva a sopportare, per quanto lo potesse capire, era vederla affetta dalla cosa nonostante in gran parte l’avesse accettata.
Era chiedere tanto, forse da egoisti sotto un certo punto di vista, ma non voleva che fosse condizionata tutta la vita da questa cosa. 

“Se non vuoi vedere Shanks non sei obbligata ad invitarlo.” disse lui, con voce imparziale. 

“Non è che non lo voglio…” Subito negò lei.

“Allora invitalo.” 

Una smorfia. La ragazza si trovò in seria difficoltà. “Io non-...” Provò di nuovo a rispondere, ma stavolta perse la voglia di finire. Sapeva lei stessa quanto fosse assurdo quello che stava dicendo, contraddicendosi in qualche secondo. 

Il problema era che voleva vederlo. Voleva avere lì lui e tutto il resto della sua ciurma.
Ma non sapeva se fosse la cosa giusta. “Tu vuoi invitarlo?”

“Hm?” Lui alzò appena lo sguardo, osservandola con quell’occhio appena scoperto dall’ombra del cappello. 

“E’ anche il tuo matrimonio, hai il diritto di scegliere quanto me.” Dovette ricordare Uta. Non era giusto che Rufy non avesse parola in merito, soprattutto quando lei non sapeva fare altro che essere indecisa. 

Sapeva che da Rufy poteva sperare una risposta onesta, dopotutto era incapace di mentire quanto nascondere i suoi veri sentimenti. 

La risposta del fidanzato però riuscì lo stesso a mancare di utilità “Non conta cosa ti dica, tanto non cambierebbe davvero nulla.”

Uta sembrò turbata da quell’affermazione. “Certo che cambia qualcosa!” Forse non aveva tenuto in considerazione il volere di Rufy su quella faccenda in passato, ma ora che aveva realizzato non avrebbe di certo ignorato così il suo desiderio. Lo avrebbe assecondato, qualunque cosa avrebbe deciso. 

Ma forse, era proprio quello che Rufy non voleva facesse. A chi voleva mentire? Era ovvio che gli sarebbe piaciuto se Shanks e i Pirati del Rosso fossero venuti al matrimonio; erano persone importanti a cui voleva bene e di fatto sarebbero diventati la sua famiglia a tutti gli effetti.

Allo stesso tempo però non era una cosa di cui sentiva l’assoluta necessità. Voleva un grande banchetto a cui tutti potessero partecipare, ma non si sarebbe depresso se non fossero venuti. 

La vita andava avanti.

“Beh, non sembra voler smettere e ho una cena di Sanji che mi aspetta, quindi mi avvio.” 

Vedendo l’indifferenza del ragazzo Uta cominciò ad innervosirsi sempre di più “Non mi aiuti così!”

“Stavolta dovrai cavartela da sola.” Rispose lui, alzandosi in piedi nuovamente, probabilmente stufo di quella discussione. 

Con la coda dell’occhio notò l’espressione quasi ferita dell’amica e sebbene non sembrò intenzionato a cambiare idea. 

Non sapeva cosa Uta volesse sentirsi dire e probabilmente nemmeno lei. Avrebbe potuto dirle di sì e non sarebbe stata convinta, così come non lo sarebbe stata nemmeno se le avesse detto di no.
Finché non avrebbe deciso da sé, non sarebbe cambiato nulla. 

“L’unica cosa che voglio è che tutti si divertano! E con tutti intendo anche te.” Rufy abbozzò un sorriso.

Non serviva invitare Shanks se non voleva, né il contrario. Tutto ciò che però contava era che Uta fosse serena e felice.
Era il motivo principale per cui aveva accettato di sposarla, non avrebbe lasciato una cosa simile rovinasse il loro buon umore. 

Aspettò a scendere le scale, lanciando un ultimo sguardo a Uta “Vuoi favorire?” domandò, riferendosi al pasto preparato da Sanji che lo aspettava.
Se ne aveva preparato tanto, avrebbe anche chiuso un occhio e condiviso. 

Con un piccolo sorriso Uta scosse la testa “No grazie, rimarrò qui ancora un pò. Goditelo per me, ok?”

“Hmm” Un piccolo mugugno scappò dalle labbra di Rufy, ma ritrovò poi il sorriso “Con piacere!”

Finalmente il corvino se ne andò e con lui anche tutta la compagnia che le aveva portato. I suoi passi finirono per confondersi con il rumore della pioggia. 
La ragazza tornò così a rannicchiarsi, cercando di conservare quel calore che pian piano andava a svanire. 


 



 

Improvvisamente si ritrovò sul ponte della Red Force, a correre in direzione del rosso, intento a guardare l’orizzonte. Uta indossava un lungo lenzuolo bianco a coprire la testa ed era un miracolo non fosse inciampata lungo la strada “Shanks! Indovina chi sono?”

“Hm…?” Il giovane padre si girò con sorriso “Oh, un fantasma?”

“Nup!” Scosse la testa la bambina, cercando di tenere il tessuto lontano dagli occhi. “Riprova!”

“Oh, allora sei sicuramente una suora!”

Con un gasp di shock subito si sentì travolto dal dissenso “NO! E’ l’esatto opposto”

La prima cosa che la mente adulta di Shanks riuscì a pensare non fu qualcosa di molto adatto ad una bambina, quindi decise di continuare a prenderla in giro “Un lenzuolo?”

“NOOOO!! Dai, fai il serio!”

“Ma sono serissimo! Che altro potresti essere?”

Le guanciotte di Uta si gonfiarono con permalosità prima di lasciarsi andare con orgoglio ed eccitazione “Una sposa!”

Shanks sbatté le palpebre, per poi lasciarsi andare “Ahah, ma certo! Come ho fatto a non notarlo?” Annuì, prendendola in braccio, lasciando che il lenzuolo mostrasse tutta la sua lunghezza, ancora per metà a terra “Una sposa così bella poi”

“Davvero?” Domandò la bambina con la speranza nei suoi occhioni. E se fosse arrivata una sposa più bella?

“Sicuro, la più splendente delle spose! E lo sarai anche quando il tuo grande giorno verrà!” Iniziò a farla girare in tondo lentamente, come se stesse danzando con lei come un padre fa con la figlia durante le celebrazioni di un matrimonio. “Perché per me sarai sempre la più bella di tutte e nessuno oserà metterlo in dubbio!” 

Il viso della bambina si illuminò “E me lo dirai?”

“Ma certo, dovrò assicurarmi che sposi un uomo per bene dopotutto! Mica poco darti via a qualcun altro così facilmente!”

“Ehehe, ma mi puoi condividere! Io sarò sempre tua figlia!” disse Uta, cercando di tenersi il telo stretto alla testa. 

Shanks sorrise con dolcezza “Certo, lo sarai sempre”.


 



 

Quando Uta si risvegliò infreddolita si trovava ancora sul pavimento del mulino.
A quanto pare si era addormentata e di quel sonnellino ne aveva davvero avuto bisogno. 

Il mal di schiena non era ideale, ma forse era stato per il meglio che si fosse appisolata lì e non su un prato a caso, altrimenti a svegliarla sarebbe stato il diluvio che si stava riversando all’esterno.
Il vento spingeva violentemente le ante della finestra a sbattere contro le pareti e poteva sentire fin lì il forte rumore dell’agitarsi delle onde.

Forse sarebbe dovuta tornare con Rufy…
Con quel tempaccio non le conveniva e per quanto il mulino fosse incapace di trattenere calore con un tempo come quello, era meglio che prendersi una polmonite. 

Eppure pareva di soffocare, mentre il suo cuore scalpitava come quella burrasca. In quel momento la sua priorità non era cercare il riparo dal freddo, ma uscire. Si sentiva così attratta da quelle gocce violente di pioggia, come sicura che fossero meno gelide dell’aria che respirava in quel momento. 

Aveva freddo.

Tanto freddo.


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