La mia mano nella tua

di Nami89
(/viewuser.php?uid=1260950)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Capitolo 1 – “Lui tornerà”
 
 
La battaglia contro Kaido era ormai conclusa da giorni. Il paese di Wano aveva riconquistato la propria libertà. I festeggiamenti del Festival del Fuoco proseguirono ad oltranza su ordine del nuovo Shogun Momonosuke, in onore di tutti coloro che avevano contribuito alla salvezza di Wano.

Centinaia i feriti e numerosi i caduti che avevano combattuto strenuamente quella lunga notte.
Tra i feriti gravi Rufy e Zoro. Dopo i feroci combattimenti, entrambi avevano riportato profonde ferite. Erano sprofondati in un lungo sonno. Dopo alcuni giorni Rufy si risvegliò ma lo stesso non accadde per Zoro. Continuava a dormire, per così dire, nonostante le sue condizioni fossero ormai migliorate secondo Chopper.

Rufy era sicuro che Zoro si sarebbe svegliato da un momento all’altro.
“Ho fiducia in lui. Tornerà” – diceva ogni giorno ai propri compagni, dopo aver passato del tempo con lui a raccontargli dei grandi banchetti a base di carne e di sakè e dei festeggiamenti in corso che lo attendevano.

Chopper lo visitava quotidianamente.
“Le sue condizioni sono ormai stabili. Clinicamente non individuo ulteriori problemi. Credo abbia bisogno di un lungo riposo dopo aver portato così al limite il suo corpo. Diamogli del tempo.” – disse Chopper ai propri compagni, cercando di trasmettere speranza ma visibilmente preoccupato.
Non c’erano valide ragioni per cui Zoro non riprendesse conoscenza.
Chopper attribuiva quello stato di coma agli effetti collaterali del farmaco di fortuna assunto durante i combattimenti, dopo aver riportato più di venti fratture in tutto il corpo. Non ne sapeva abbastanza per stabilire se quella fosse la causa.

 
Passarono lentamente alcuni giorni.
Tutti i suoi compagni gli facevano visita, perfino Sanji.
Tutti, ad eccezione di un membro della ciurma. Nami non era mai entrata nella stanza in cui si trovava Zoro. Restava in fondo al corridoio, aspettando Chopper per chiedere nuovi aggiornamenti. Tutti si erano accorti di questo ma nessuno osava chiederne il motivo.
Ognuno esprimeva e gestiva la propria preoccupazione in diverso modo ma serpeggiava tra tutti un ostinato ottimismo, più evidente in alcuni, meno manifesto in altri. Eppure tutti pensavano che si trattasse di una questione di giorni e che di lì a poco Zoro si sarebbe ripreso come sempre.

L’unica a pensarla diversamente era Nami.
Un pomeriggio, lontana da occhi indiscreti, decise di avvicinarsi all’ingresso della stanza di Zoro e vi si affacciò.
I raggi del sole colpivano il viso dello spadaccino, irradiando la sua pelle e donandogli un’espressione così serena. Dormiva su un futon al centro della stanza. Sulla parete laterale giacevano le sue tre katane. Immobili e solenni. Proprio come Zoro.
Si fermò a fissarlo per lunghi secondi. Poi un profondo sospiro. Cercava di pensare in positivo. Doveva fidarsi dei suoi compagni. Zoro si sarebbe risvegliato e avrebbero ricominciato la loro avventura insieme.

Eppure una forte inquietudine prendeva spesso il sopravvento. I giorni cominciavano a passare inesorabili e la situazione sembrava immutabile. Per lei Zoro era indistruttibile. Non si capacitava di come avesse potuto spingersi così oltre i suoi limiti. Comprendeva il forte desiderio di diventare lo spadaccino più forte del mondo e di mantenere la promessa fatta a Kuina a qualsiasi costo ma non al punto di mettere in gioco la propria vita.

“Hei Nami” – sentì una voce alle sue spalle. Sussultò. Era Rufy, appoggiato di schiena lungo una parete del corridoio con le braccia conserte e il capo chino. Non si era accorta della sua presenza. Non ne vedeva l’espressione, al di sotto del suo cappello.
“Lui tornerà.” – disse Rufy, tirando su il capo e sorridendo come suo solito, quasi come se avesse letto i suoi pensieri.
Nami annuì, sorridendo. Rufy riusciva sempre a capirla al volo, senza aver bisogno di troppe parole. Il suo entusiasmo e la sua convinzione erano contagiosi. Quelle semplici parole la rincuorano. Lo raggiunse e insieme si avviarono verso la sala centrale del palazzo dove li attendevano i loro compagni, Momonosuke, Yamato e i Foderi Rossi per un tè preparato da Sanji.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Capitolo 2 - “Devi esserci”
 
“Chopper, Chopper vieni subito!!!” – Brook urlava a squarciagola, chiedendo aiuto dalla stanza di Zoro.

Chopper corse immediatamente, seguito da Robin e Franky. La scena che si palesò loro davanti era davvero critica. Zoro tremava e sudava. Sembrava in preda a delle convulsioni. Brook urlava disperato che aveva iniziato a star male all’improvviso.

Inginocchiata accanto a Zoro c’era Hiyori. La principessa non aveva mai lasciato lo spadaccino, assistendolo giorno e notte e prodigandosi in amorevoli cure. Fissava disperatamente il viso contratto e sofferente di Zoro, implorando Chopper di intervenire al più presto
.
Chopper si adoperò per visitarlo. La sua espressione era seriamente preoccupata.
“Non capisco cosa stia succedendo. Era tutto sotto controllo!” – ansimava Chopper mentre armeggiava con diversi strumenti medici.

Ritrovando rapidamente lucidità e autocontrollo, la giovane renna somministrò dei farmaci a Zoro, con l’aiuto di Franky che lo teneva fermo. Robin cercava febbrilmente di dargli sollievo con panni imbevuti di acqua fredda, facendo apparire numerose mani lungo il corpo di Zoro.

Nel frattempo accorsero gli altri compagni. Tutti tranne Nami.

“Cosa succede?” – urlò Sanji, fermandosi di colpo e sgranando gli occhi di fronte alla situazione che gli si presentò. La sigaretta fumante, serrata tra le labbra, gli scivolò via non appena si rese conto delle condizioni di Zoro.

“Chopper ti prego! Fai qualcosa!” – lo implorava Usop mentre Brook guardava impietrito la scena davanti a sé. Franky e Robin continuavano ad assistere instancabili Chopper.

Zoro continuava a star male, alternando tremori e brevi ma frequenti contrazioni muscolari. La fronte imperlata di sudore. La sua temperatura corporea saliva ancora. Il battito cardiaco sempre più accelerato.

Chopper continuava disperato a soccorrere lo spadaccino.

Intanto Usop si guardò intorno e si rese conto che Nami non era lì con loro.
“Dov’è finita Nami?” – chiese Usop a Brook di fianco a lui.
“Ora che ci penso non la vedo da ieri.” – rispose dubbioso Brook, rendendosi conto solo in quel momento dell’assenza della navigatrice.

Un’espressione accigliata apparve sul volto del cecchino.
“Hei Usop… a che stai pensando?” – chiese Brook. Usop non rispose, assorto nei suoi pensieri.        
Non era possibile che Nami non sapesse ciò che stava accadendo. Ogni giorno aspettava Chopper fuori dalla stanza di Zoro per chiedere aggiornamenti. Era ben consapevole che stava evitando da giorni di far visita a Zoro. Ne erano tutti consapevoli.
Usop conosceva a fondo Nami. Era la sua più cara amica. Pur non avendo affrontato l’argomento con lei, era certo che la paura che Zoro morisse le ricordava la morte di sua madre, a cui aveva dovuto assistere impotente. Non avrebbe sopportato di veder morire un suo compagno, senza poter far nulla per aiutarlo.
Comprendeva sinceramente la sua sofferenza e l’aveva rispettata fino al quel momento, non facendole domande né invitandola a far visitare allo spadaccino.                                                
Tuttavia la situazione diventava minuto dopo minuto più allarmante. La preoccupazione negli occhi di Chopper era più eloquente di mille parole.

Di colpo Usop corse via, uscendo dalla stanza mentre Brook gli chiedeva sorpreso dove stesse andando.

Intanto le condizioni dello spadaccino peggioravano visibilmente. Il respiro si faceva sempre più affannoso.

“Zoro.” – sussurrò Rufy, paralizzato dallo shock. Lui, che più di tutti, aveva confidato fino a quel momento in un esito ben più positivo. Sorretto dall’incrollabile convinzione che Zoro sarebbe ritornato.

Erano increduli. Zoro era sempre stato per tutti loro l’emblema della forza e della potenza. Lui che aveva affrontato le più ardue battaglie, uscendone sempre vittorioso. Lui che aveva abituato tutti a farcela sempre e comunque, come se fosse scontato che non avrebbe mai perso. E invece ora erano tutti lì riuniti ad assistere impotenti alla più definitiva tra le sconfitte.

Di colpo il corpo di Zoro smise di contorcersi.

Chopper prontamente si avvicinò per testare il battito cardiaco.

Dopo un lasso di tempo che era sembrato a tutti un’eternità, Chopper si fermò, inginocchiandosi accanto a Zoro e posando per terra i suoi strumenti. Chinò il capo e con voce greve e tremante sussurrò delle parole che sembravano lontane ed estranee, come se non uscissero davvero dalla sua bocca.

“Ho fatto tutto ciò che è nelle mie conoscenze.  Mi dispiace ma io…” – provò a terminare la frase ma un pianto sommesso gli impedì di continuare.

Calò immediatamente il silenzio. Una sensazione di immobilità pervase tutti i presenti. L’aria divenne di colpo pesante, irrespirabile. Le voci chiassose e convulse dei mugiwara che avevano animato quella stanza si spensero, lasciando il posto ad un vuoto sordo e profondo.

“Non c’è battito.” – aggiunse mestamente Robin, dopo aver poggiato le dita sul collo dello spadaccino.

Rufy si lanciò accanto a Zoro, iniziando a scuoterlo e urlando che mai gli avrebbe permesso di lasciarlo.

“Zoro mi hai fatto una promessa. Fino alla fine insieme. Non puoi arrenderti. Ho bisogno di te.” – urlava Rufy disperato, mentre scuoteva il suo compagno nell’illusione di poterlo risvegliare da un momento all’altro.

Jinbe provò a fermarlo ma Rufy era irrefrenabile. Le sue urla disperate riecheggiarono in tutto il palazzo.

Tutti gli altri si avvicinarono a Rufy e Zoro, quasi a stringersi in un abbraccio immaginario.
 
                                                                       *
 
Le voci concitate raggiunsero Nami che si trovava nella sua stanza, in fondo al corridoio.
Aveva sentito urlare prima Brook e poi erano sopraggiunte le voci dei compagni che si erano mescolate, fino a diventare una matassa indistinguibile pregna di agitazione e paura.

Aveva subito capito. La situazione era peggiorata.

Era in piedi, di spalle contro la porta. Il capo chino tra le mani. Non aveva il coraggio di uscire. Non aveva il coraggio di affrontare la verità.

Restare lì immobile mentre tutto fuori mutava le dava l’illusione di potersi staccare dalla realtà e proteggersi in una bolla temporanea. Era consapevole di quanto fosse inutile ma, per quanto ci provasse, sentiva il corpo privo di forza vitale, come se all’improvviso le fosse stata risucchiata via.

In tutte le loro battaglie non aveva mai dubitato del valore di Zoro. Conosceva la sua determinazione, a volte così estrema da portare pericolosamente al limite le sue forze e le sue abilità ma, al tempo stesso, riconosceva che quell’audacia e temerarietà così sfrontate erano frutto di una solida consapevolezza di sé. Mentre Rufy era spesso spinto da istinto e impulsività, Zoro non lasciava nulla al caso. Era certamente spinto da un forte spirito combattivo, selvaggio e brutale ma sostenuto da una fondata cognizione. Per questo nutriva una profonda fiducia nello spadaccino. Con lui si era sempre sentita completamente al sicuro, perfino nelle situazioni più critiche e rischiose. Con lui non si era mai sentita in pericolo.

Invece adesso ad essere in pericolo era proprio lui.

Negli ultimi giorni aveva respinto con tutte le sue forze il pensiero che Zoro potesse non farcela. Si era ripetuta ogni giorno che le cose si sarebbero risolte, che tutto sarebbe tornato alla loro stramba normalità.

Eppure non era mai riuscita ad entrare nella sua stanza, né ad avvinarsi a Zoro. Vederlo così inerme la rendeva impotente, mandando in frantumi quella fragile speranza che si era sforzata di costruire.

Adesso le urla strazianti del suo capitano e dei suoi compagni avevano distrutto ogni flebile speranza, rivelandone la totale e scellerata inconsistenza.

Si sentiva paralizzata. Le gambe tremanti a sorreggerla appena.

Di colpo soprassalì. Qualcuno bussava alla sua porta.

“Hei Nami, Nami… ci sei? Nami apri la porta!” – Era Usop.

Nami non riusciva a rispondere. Era come se non avesse fiato per parlare. Sentiva una fitta così forte nel petto che a malapena riusciva a respirare.

“Hei… lo so che sei dentro e mi stai ascoltando. Ascolta! La situazione è critica. Siamo tutti da Zoro.” – Usop cominciò a parlare, con la voce rotta dal pianto. Nami lo aveva sentito spesso piangere, per rabbia o per paura. Ma quel giorno la sua voce era diversa. Sentiva in quelle parole la preoccupazione di perdere un fratello.

“Lo so che stai evitando ogni giorno di affrontare la situazione ma questo non cambierà le cose. Anzi, le cose stanno già cambiando da sole e nel verso sbagliato. Non c’è tempo per aspettare ancora.” Seguì qualche secondo di silenzio.

“Potrebbero essere gli ultimi istanti di vita di Zoro.”  - continuò Usop con un filo di voce, spezzato dal pianto, ancora ignaro di quello che stava accadendo realmente.

A quelle parole, Nami sentì la gola stringersi quasi a soffocare.

“Io adesso andrò via…ma sappi che è importante che tu ci sia. Devi esserci.” – Usop concluse con risolutezza il suo discorso. Le sue parole erano intrise di disperazione e coraggio.

Sentì Usop andare via. I passi si facevano sempre più lontani.

Quelle parole, quella frase - “Devi esserci” - l’avevano trafitta in modo inaspettato. Fino a quel momento si era concentrata su di sé e sulle sue paure. Aveva lasciato che prendessero il sopravvento, immobilizzandola al punto da sottrarsi ad un momento così delicato. I suoi compagni avevano bisogno del suo supporto. Zoro più di tutti.

Si sentì di colpo egoista. Per lei Zoro c’era sempre stato. Immancabile tutte le volte che aveva avuto bisogno del suo aiuto, senza che lei glielo chiedesse. Realizzò in quel momento di quanto avesse dato per scontato la lealtà e la dedizione dello spadaccino alla sua ciurma. Pensò a cosa avrebbe fatto Zoro al suo posto. Non avrebbe mai abbandonato i suoi compagni. Sarebbe certamente rimasto a distanza e in silenzio ma indubbiamente presente e vigile.

Le urla che l’avevano raggiunta poco prima erano diventate via via più rade, fino a sparire. Adesso sentiva solo silenzio.

Tutto quel vuoto intorno a lei sembrò risvegliarla, come una spinta improvvisa dall’abisso in cui stava precipitando.

Nami si asciugò le lacrime. Aprì la porta. Davanti a lei le flebili lanterne ad illuminare il corridoio buio. Esitò per qualche secondo. Poi si fece coraggio. Strinse i pugni e si incamminò.

Intanto un fragoroso tuono squarciò il silenzio irreale che regnava quella notte, accompagnato da un accecante bagliore che illuminò dirompente il cielo oscuro.
 

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Capitolo 3 – “Una lunga notte”
 
 
Nami si incamminò lungo il corridoio. I passi si facevano sempre più svelti. Lo scricchiolio del legno sotto il peso dei suoi passi accompagnava ritmicamente quella corsa silenziosa.

Un violento temporale imperversava al di fuori.

Man mano che avanzava, sentiva crescere lo strepitio battente della pioggia. Bagliori improvvisi illuminavano il lungo corridoio, imprimendo ombre deformi sulle pareti. Il fruscio degli alberi sempre più intenso.

Alta nel cielo una luna rossa che troneggiava sanguigna e maestosa nel cielo livido.

Nami aveva l’impressione che la natura stessa percepisse il tormento di quella notte, come richiamata dalla lotta di Zoro contro la morte.

Era sicura che Zoro non si sarebbe arreso così facilmente.
“Combatti Zoro, combatti ancora.” – sussurrava tra sè, iniziando a correre sempre più velocemente.
Arrivò all’ingresso della stanza di Zoro.

La porta era socchiusa.
Esitò qualche secondo.  Non sentiva né voci né rumori.
Questa volta impedì all’angoscia di prendere il sopravvento. Senza indugiare ancora, scostò completamente la porta a pannello ed entrò.

Restò sulla soglia. Era la prima volta che entrava davvero in quella stanza.
Nessuno sembrò accorgersi del suo arrivo.

Erano tutti lì, intorno a Zoro.  La sua espressione appariva così serena. Sembrava dormisse.

Usop le aveva detto che le condizioni di Zoro erano critiche. Non si rese subito conto di quello che era accaduto.

Regnava uno strano silenzio. Perfino Rufy non parlava. Era inginocchiato accanto allo spadaccino, con il capo chino. Intravedeva il suo volto rigato dalle lacrime mentre Jinbe teneva la sua mano sulla spalla del capitano, in una presa ferma quanto benevola.

Pian piano la navigatrice iniziò a guardarsi intorno.

Accasciato lungo una parete, vide prima Chopper stremato che piangeva sommessamente mentre Robin lo accarezza premurosamente.

Di fronte allo spadaccino, Brook e Franky. Le loro espressioni indecifrabili. Lo fissavano, completamente ammutoliti. Il loro silenzio era per Nami qualcosa di nuovo. Loro che si distinguevano per loquacità e teatralità. Ora invece apparivano spenti e tramortiti.

Seduto in un angolo Sanji. I suoi occhi completamente apatici, senza vita. Fissava un punto indefinito sul pavimento mentre teneva una sigaretta penzolante tra le mani.

Nami tornò a guardare Zoro.
Ad un tratto si rese conto. Tutti gli elementi si erano velocemente ricomposti, definendo la reale situazione nella sua interezza.

Nami si portò le mani sulla bocca, soffocando un gemito pieno di dolore. Non poteva crederci. Non voleva crederci.

Sentì una mano sulla sua spalla. Si voltò appena. Era Usop. Accarezzandole dolcemente un braccio, le sussurrò: “Mi dispiace”. Il cecchino provò ad aggiungere altro ma scoppiò in un pianto singhiozzante, a cui ben presto seguirono le lacrime di Brook e Franky.

Si susseguivano tuoni impetuosi mentre lo scroscio della pioggia diveniva sempre più insistente. Tutti quei rumori sembravano alla navigatrice sempre più ovattati, come se non si trovasse fisicamente lì. Come se si stesse allontanando progressivamente da quella stanza e da tutto quel dolore.

Le lacrime scendevano copiose sul suo viso. Gli occhi spalancati fissi sullo spadaccino.
Le sue gambe vacillarono. Si lasciò cadere sulle sue ginocchia.

“Zoro…” - riuscì solo a pronunciare il suo nome, con un filo di voce quasi impercettibile.

Pian piano la pioggia, i tuoni e il pianto sommesso dei suoi compagni tornarono a farsi prepotenti alle orecchie di Nami. Era tutto reale. Le sue paure si erano trasformate in realtà.

In un primo momento l’espressione di Zoro era sembrata a Nami serena. Adesso più lo fissava e più ne intravedeva il pallore e i segni della sua agonia. Era come se un velo invisibile fosse stato improvvisamente sfilato, rivalendo la straziante realtà.

Ad un tratto Rufy si alzò. Jinbe lo seguì con lo sguardo. Con passo deciso il capitano andò a raccogliere le katane di Zoro. Le guardò per qualche secondo, stringendole con vigore tra le mani. Poi si fece forza e le posò accanto allo spadaccino.
“Ovunque tu andrai, loro saranno sempre con te. Addio amico mio.” – disse solenne Rufy, tirando giù il suo cappello e stringendolo al petto.

Dopo ci fu solo silenzio.

All’improvviso un violento tuono rimbombò in quel terribile vuoto.
Di colpo le vetrate che costeggiavano la stanza andarono in frantumi.

Rufy e i suoi compagni riuscirono frettolosamente a proteggersi dalle schegge impazzite dei vetri.
Sanji corse davanti al corpo di Zoro per proteggere il suo corpo inerme.

Raffiche di vento si abbatterono sul palazzo, provocando sibili acuti e rimbombi sinistri.

“Cosa succede?” – urlò Usop, cercando di sovrastare tutto quel rumore.

“Dobbiamo uscire al più presto!” – rispose Brook mentre cercava di schivare i colpi degli oggetti sollevati dalle raffiche di vento.

Intanto Rufy colpiva ferocemente qualsiasi oggetto, sfogando tutta la sua rabbia mentre Jinbe cercava di raggiungerlo per fermarlo.


Il vento diveniva sempre più impetuoso. Raffiche sempre più rapide e violente si abbattevano sui mugiwara, in un crescendo incontrollabile.
Oggetti e parte dell’arrendo volteggiavano per aria, per poi andarsi a schiantare gli uni contro gli altri, cadendo in frantumi.

Nami era ancora lì ferma. Schegge di vetro avevano graffiato le sue braccia. Eppure non riusciva a muoversi. Continuava a fissare Zoro, così indifeso in mezzo a quel trambusto.

All’improvviso il vento si placò così come il temporale. Tutto finito. In un solo colpo.

I mugiwara si guardarono intorno perplessi e in allerta, pronti ad affrontare nuove raffiche.

Poi un rantolo rauco e ansimante.

“Zo… Zoro…” – sussurrò Nami che continuava a fissare lo spadaccino.

“Zoro!” – urlò stavolta Nami.

“Sta respirando!”- aggiunse la navigatrice, correndo verso di lui.

Tutti si voltarono a guardare lo spadaccino.

Il suo petto, dapprima immobile, aveva ripreso a gonfiarsi ad un ritmo sempre più incalzante.
 
 
 
 
 

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Capitolo 4 – “Ci penserò io”
 
 
Zoro era stato trasportato in una nuova stanza. Adagiato su un futon al centro dell’ampia camera, continuava a dormire profondamente. Di fianco al corpo dello spadaccino, un basso tavolino di legno su cui si trovava un piccolo vaso di ceramica con un coperchio traforato dal quale fuoriusciva lentamente dell’incenso profumato.

Si trovavano in un'altra ala del palazzo. Dopo la tempesta, Kinemon e Momonosuke avevano accompagnato i mugiwara nei nuovi alloggi, dati gli ingenti danni provocati dalle raffiche di vento.
La stanza di Zoro si affacciava sul vasto giardino interno del palazzo reale. Una grande vetrata costeggiava un lato della stanza, mostrando in tutta la sua magnificenza un brulicante paesaggio fitto di vegetazione, attraversato da ruscelli e ponti di legno che disegnavano un gioco di archi e riflessi.
Disseminate lungo i viottoli di ghiaia, si ergevano lanterne accese che emanavano aloni di colore rossastro, puntellinati da piccoli insetti in volo, attratti dalla fonte di calore.
Al centro un maestoso albero di ciliegio che si innalzava di centinaia di metri tanto da non poterne scorgere la cima, osservandolo dal basso. Possenti rami si snodavano lateralmente, sovrastando gran parte del giardino.
Una leggera brezza scuoteva i suoi rami, lasciando cadere petali rosa che volteggiavano sotto i placidi riflessi della luna, per poi posarsi lungo le acque cullanti dei ruscelli.

Aveva ormai smesso di piovere. Silenzio e oscurità si amalgamavano in uno stato di profonda quiete. Eppure il profumo di terra bagnata rendeva l'aria elettrica, tramutandosi in un fitto senso di allerta.

Nami fissava Zoro per accertarsi che respirasse ancora. Il ritmo del suo respiro accompagnava incalzante i suoi pensieri. Continuava a rivivere quei momenti terribili, cercando invano una spiegazione. Provava ad analizzare minuziosamente ogni singolo istante, cercando qualsiasi piccolo dettaglio che potesse aiutarla a capire.
Rivedeva il corpo inerme di Zoro tra le urla dei compagni e il frastuono provocato dagli oggetti distrutti dalle raffiche di vento. Poi il silenzio improvviso e il corpo di Zoro riprendere vita.
I suoi sensi sembravano anestetizzati. Tutto il dolore provato in quegli orribili istanti l'aveva completamente svuotata. Era come se non riuscisse a sentire nulla, se non vuoto.
Si ripeteva che Zoro era vivo e provava a convincersi che poteva sentirsi sollevata ma non ci riusciva. Non avere una spiegazione razionale di quello che era accaduto la faceva sentire impotente. Non avere informazioni significava non poter prevenire un nuovo peggioramento, se non l'inevitabile epilogo. Quello stato di incertezza rendeva la situazione estremamente imprevedibile e pericolosa.
Continuava a fissare ipnotica il petto dello spadaccino gonfiarsi e sgonfiarsi, a cadenza regolare, dettando simultaneamente quell’ossessivo flusso di riflessioni.

Intanto i suoi compagni discutevano animatamente di quello che era accaduto.

"Cosa è successo?" - chiese sbigottito Kinemon, che aveva accompagnato i mugiwara nella nuova ala dopo la tempesta.

"Ci stiamo facendo la stessa domanda." - rispose esausto Usop.

"Non ne abbiamo idea." - aggiunse sconsolato Chopper. “Vorrei potervi dare una spiegazione medica ma al momento non ne sono in grado.” – aggiunse la piccola renna con aria affranta.

"Chi se ne importa! Zoro è vivo!" - esclamò entusiasta Rufy.

"Speriamo lo rimanga questa volta." - disse impassibile Robin, osservando perplessa lo spadaccino.

"Diretta come sempre" - aggiunse Franky, sogghignando in direzione dell’archeologa.

"Già" - sbuffò rassegnato Usop, indeciso se rimproverare Robin per la schiettezza o concordare con lei per la sincerità.

"La situazione sembra stabile adesso ma, date le circostanze, non darei nulla per scontato." - disse Chopper con risolutezza.

"Non vi sembra tutto così strano? - domandò Sanji all'improvviso. Era rimasto tutto il tempo in silenzio dopo la fine della tempesta.
Era poggiato di schiena contro lo stipite laterale della porta che dava sul giardino interno. Tirò fuori dalla tasca un accendino con il quale si accesel’ennesima sigaretta. Tirò una lunga boccata di fumo mentre osservava assorto il giardino avvolto dall'oscurità della notte.

Alcune gocce di pioggia cadevano ancora dalle grondaie superiori, picchiettando sul porticato che circondava il giardino interno.
Approfittò del silenzio dei compagni per continuare.
"Insomma...prima quella tempesta improvvisa e poi quella testa d'alga che resuscita." - aggiunse velocemente Sanji, voltandosi verso i compagni.

Nessuno rispose prontamente. In fin dei conti il cuoco espresse a voce alta le considerazioni della maggior parte dei presenti.

"In effetti c'è un altro elemento di stranezza che abbiamo notato." - aggiunse Kinemon.

"La tempesta ha colpito violentemente solo l'ala in cui vi trovavate voi." - concluse il samurai.

"Come è possibile?" - chiese stupito Usop.

"Beh…anche la tempesta è stata insolita. " - aggiunse Jinbe, quasi riflettendo tra sé e sé.

"Cosa ne pensi Nami?" - chiese rivolgendosi alla navigatrice.

Nami era seduta accanto a Zoro.
Ascoltava preoccupata le riflessioni dei compagni. Aveva notato da subito la stranezza di quella tempesta. Non l'aveva prevista. Si chiedeva se quell’errore non fosse dovuto alla mancanza di lucidità e giudizio, data la concitazione dei quei momenti o se davvero la natura di quella tempesta fosse a lei sconosciuta.

"Non ne ho idea." - rispose lentamente, quasi ridestandosi dai suoi pensieri.

"Beh, mi sembra di capire che tutto ciò che è successo questa notte non sia facilmente spiegabile. Davvero inquietante! - aggiunse Brook con una nota di divertimento nella voce, smorzando la forte tensione che aleggiava nell’aria.

"Da che pulpito!" - aggiunse Usop irrequieto.

Rufy scoppiò a ridere.

"Qualsiasi cosa sia successa questa notte non importa! Zoro sta bene! - esclamò eccitato il capitano.

"Devi solo svegliarti adesso!" - fece per lanciarsi addosso a Zoro ma fu fermato rapidamente da Franky!

"Hey hey frena l'entusiasmo capitano! Vedi di non farlo fuori proprio adesso!!! - aggiunse Franky divertito.

Nami osservava la scena sollevata. L'aria era intrisa di tensione e felicità al tempo stesso, sfociando in un senso di eccitazione che accomunava tutti i suoi compagni. L’entusiasmo del capitano riusciva a stemperare la ferma inquietudine che Nami provava ogni volta che guardava Zoro e ripensava alla sua morte.

"Lasciami andare Franky! - borbottava scalciante Rufy.

"Ha bisogno di riposo." - urlava invano Chopper.

"Perché non ascolti mai Rufy" - si lamentava disperato Usop.

"Riflettendoci, non sono più l'unico ad essere morto e tornato in vita oh oh oh!! - rifletteva Brook ridendo da solo della sua battuta.

"Nemmeno la morte ha voluto quella testa d'alga bacata!" - disse ironicamente il cuoco, aspirando una lunga boccata di fumo.

"In effetti potrebbe essere una spiegazione."

Si fermarono tutti, voltandosi verso la porta d'ingresso. Era arrivato Kozuki Sukiaky, padre di Oden e nonno di Momonosuke, attuale shogun del regno di Wano.
Varcò la soglia della stanza, avanzando lentamente con le mani incrociate dietro la schiena. Al suo fianco sua nipote, la principessa Hyiori, che intanto reggeva un vassoio con del tè fumante. Il vecchio si avvicinò allo spadaccino e si fermò ad osservarlo. Lo squadrò a lungo con aria corrucciata.

"Cosa intendi dire?" - chiese incuriosita Nico Robin.

L’aria corrucciata del vecchio non presagiva nulla di positivo, pensò Nami.

“Sapete, gli eventi di questa notte mi hanno ricordato una vecchia storia. Si racconta di un'antica leggenda. La notte della luna rossa. La notte in cui un samurai sfuggì al dio della morte, la cui ira tinse il cielo di rosso e scatenò una violenta tempesta.". - raccontò il vecchio shogun, alzando lo sguardo dallo spadaccino ai presenti.

Calò il silenzio. Quella rivelazione fu sorprendente.

Nami fissò il vecchio con attenzione, cercando di scrutare la sua espressione. Nonostante avesse sfoggiato un sorriso disteso e confortante, non gli era sfuggito il suo turbamento mentre osservava Zoro.

"Ne ho sentito parlare. Davvero interessante." - rispose affascinata l'archeologa.

"Davvero spaventoso!" - aggiunse con voce tremante Usop mentre Chopper gli si era attaccato al polpaccio terrorizzato.

"E poi? Cos' è successo?" Hanno combattuto?"- chiese Rufy visibilmente emozionato.

"Perché ci racconti questa storia?" - chiese Brook con sospetto.

"Calmi, calmi! Mi è venuta in mente questa notte. Vecchi ricordi di un vecchio uomo. Perdonate la scarsa memoria di un anziano. Non ricordo bene tutti i dettagli. Magari mi torneranno in mente!" - rispose sornione Kozuky.

Quel racconto riportò un senso di cupezza tra i mugiwara. Nami si chiedeva come mai avesse deciso di raccontare quella storia o meglio di accennarla soltanto senza rivelare ulteriori dettagli. Doveva esserci un motivo. Era sicura che ricordasse tutto. Si domandava se davvero quella storia potesse avere un qualche legame con gli eventi di quella notte.

Scambiò uno sguardo furtivo con Nico Robin che contraccambiò annuendo discretamente. L’aveva capita al volo senza aver bisogno di parole. Dovevano saperne di più e in qualche modo Nico Robin avrebbe reperito informazioni e conoscenze a riguardo.

"Chi sconfisse il dio della morte?" - chiese Sanji mentre una folata di fumo usciva dalla sua bocca.

"È solo una vecchia legenda. Voci popolane senza alcun fondamento" - aggiunse Kozuki sorridendo e concludendo frettolosamente il discorso.

Robin lo guardò perplessa. Era sicura che il vecchio shogun ci credesse e che sapesse molto più di quanto non stesse raccontando. Il vecchio si accorse del suo sguardo indagatore e le diresse un sorriso mesto per poi rivolgersi a sua nipote.

"Cara Hyiori, servi pure il te per i nostri ospiti. La notte è ancora lunga."

"Con piacere." - rispose la principessa, osservando fugacemente Zoro con espressione tesa.

Il vecchio Kozuki andò via, seguito da Kinemon e Momonosuke.

Hiyori versò il tè, offrendo una tazza a tutti i presenti.

“Mia dolce principessa, questo tè è delizioso!” – esclamò il cuoco, iniziando ad elogiare zelantemente la principessa.

“Sei fin troppo gentile!” – rispose timidamente Hyiori mentre Sanji baciava delicatamente la sua mano.

“Avrei preferito della Cola!” – disse deluso Franky! – “Devo ricaricare le energie!” – proseguì, bloccando un lungo sbadiglio.

“Sii più gentile e apprezza il tè offerto dalla bellissima principessa.” – ringhiò Sanji.

“Oh no Sanji! Franky ha ragione! Sono state ore estenuanti! Dovreste andare a riposare!” – concluse Hyiori, sorridendo dolcemente al cuoco.

“Beh adesso Zoro è stabile ma sarà necessario monitorare la situazione tutta la notte.” – disse Chopper, rimettendosi in piedi.

“In effetti abbiamo bisogno di riposare!” – aggiunse Usop, stiracchiandosi rumorosamente.

“Ma io ho fame!” – esclamò Rufy mentre massaggiava il suo stomaco brontolante.

“Chiederò di prepararvi cibo e letti caldi!” – lo tranquillizzò la principessa.

Intanto si avvicinò a Zoro, inginocchiandosi accanto a lui e prendendogli la mano.

 “Ci penserò io. Voi tutti andate a riposare. Passerò io la notte qui a vegliare su di lui.” – concluse la principessa.

Nel frattempo guardava tutti sorridendo amorevolmente. Le sue gote arrossate mentre accarezzava la mano di Zoro. Sanji, pazzo di gelosia, disperatamente la supplicava di accarezzarlo amorevolmente proprio come faceva con lo spadaccino.

Nami era esattamente di fronte a lei, sul lato opposto del corpo di Zoro. Vederla accarezzare la mano dello spadaccino con tale familiarità le provocò un viscerale senso di fastidio.

Per giorni Hiyori era rimasta al fianco di Zoro. Sapeva bene che non si trattava di semplice riconoscenza verso colui che l’aveva salvata. Era ben consapevole dei sentimenti di Hyori. Eppure in quel momento provò fastidio e, senza nemmeno rendersi conto, pronunciò delle parole che nemmeno lei si sarebbe aspettata mai di dire.

“Non ci serve il tuo aiuto! Ci penserò io!” – disse Nami con tono fermo, fissando stizzita Hiyori che, a sua volta, ricambiò con uno sguardo di palese perplessità.
Tutti si voltarono a guardare Nami.

“Nami-san, la principessa ha offerto solo il suo aiuto…” – si azzardò a spiegare con cautela il cuoco, cercando di placare l’evidente imbarazzo generale.

Nami sapeva di essere stata troppo impulsiva. Si pentì subito del tono e delle parole che aveva usato.

“Mi dispiace, intendevo dire che non è necessario che rimanga tu ma ti ringrazio per la disponibilità ad aiutarci.” – cercò di rimediare la navigatrice.

Si sforzò di pronunciare quelle scuse. Non sentiva davvero quelle parole. La vista della principessa accanto a Zoro e quel suo continuo e affannoso prodigarsi ad accudirlo la infastidivano tremendamente. Si chiedeva cosa scatenasse quella sensazione di fastidio. Un fugace pensiero balenò nella sua mente. Che fosse gelosia? No, non poteva essere. Si ripeteva che era solo scossa e poco lucida. Si affrettò rapidamente a reprimere pensieri del genere.

“Vi chiamerò se ci saranno problemi!” – aggiunse Nami, sperando che qualcuno intervenisse per appoggiarla e uscire da quella impasse.

Robin e Franky si scambiarono uno sguardo d’intesa, sorridendo.

“D’accordo Nami! Siamo nelle stanze accanto! Chiamaci per qualsiasi evenienza” – esclamò Usop, tirandosi su e stiracchiandosi nuovamente.

La principessa si limitò ad annuire in silenzio.

“Nami swannnnnnn resterò io a vegliare su di teeeee!” – cominciò ad urlare Sanji, ronzandole intorno come una trottola impazzita.

“Oh oh oh posso restare anche io questa notte e guardare le tue mutandine???” – sibilò Brook.

Finirono entrambi per terra con due bernoccoli in testa. Rufy rideva a crepapelle.

“Scordatevelo!!!” – urlò furiosa Nami.

“Hei smettetela di fare baccano! Zoro ha bisogno di riposo!” – urlava Chopper, ignorato però da tutti.

 “Ciboooo!” – implorava nel frattempo il capitano disperato.

“Sempre i soliti!” – rise di gusto Jinbe.

Nami, dapprima furiosa e con i pugni ancora per aria, scoppiò a ridere. Finalmente di nuovo quella sensazione di calore che non sentiva da giorni. Finalmente un momento per lei familiare e rassicurante.

Guardava Zoro e ripensava alle parole di Usop. Era importante che lei ci fosse. Doveva esserci.
 
 

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


Capitolo 5 - “Non è finita qui”
 
 
Andarono via tutti. Le luci furono spente. Solo alcune flebili candele a rischiare quella grande stanza. L’incenso bruciato continuava ad espandere la sua fragranza legnosa attraverso uno strato sottile di fumo, che andava disgregandosi lentamente nell’aria fino a sparire.

Accanto a Zoro era stato preparato un futon per Nami. Ancora sorrideva nel ripensare a Sanji che protestava per quella stretta vicinanza allo spadaccino.

Chopper si era premurato di fornirle una serie di indicazioni per mantenere la temperatura corporea di Zoro stabile. Si era raccomandato di rinfrescarlo con bende imbevute di acqua e uno strano composto curativo preparato da Sanji.

L’ultima a lasciare la stanza era stata Hiyori. Nonostante l’evidente disappunto nel lasciarle il suo posto, aveva accettato di andare via. Si era voltata un’ultima volta a guardare Zoro, prima di incamminarsi lungo il corridoio, escludendo completamente Nami dal suo campo visivo. Aveva un’espressione rammaricata. Non pronunciò alcuna parola.

Nami sapeva di aver agito con eccessivo impeto e iniziava a sentirsi in colpa per il modo in cui l’aveva trattata. Eppure una piccola parte di lei aveva esultato nel vederla allontanarsi da Zoro. Tuttavia ogni volta che questo intimo senso di rivalsa faceva capolino, lei si affrettava a reprimerlo.

Continuava ad attribuire quelle nuove e inaspettate sensazioni al vortice di emozioni di quella notte, cercando una ragione nella stanchezza e nello spavento. Eppure si rendeva conto che quella era una spiegazione parziale. Forse poteva ricondurre quella inspiegata gelosia al senso di protezione verso il suo compagno e al bisogno di mantenere un certo controllo su una situazione tanto imprevedibile.

Lo avrebbe fatto anche per gli altri. Il riposo e soprattutto il risveglio di Zoro avrebbero messo fine alla confusione e riportato la situazione alla normalità. Ecco, era questo che continuava a ripetersi in un disperato tentativo di autoconvincimento.

Aveva bisogno di respirare aria fresca. Si avvicinò alla grande vetrata semiaperta. Emise un lungo e liberatorio sospiro mentre contemplava il vasto giardino che si estendeva davanti ai suoi occhi.

Provò a rilassarsi lasciandosi trasportare dal profondo silenzio intorno a lei, interrotto solo dal cicalio di animali notturni in lontananza. Tra i rami intrecciati del grande ciliegio si intravedeva la luna, adesso così luminosa e chiara. Ogni tanto si levava una calda brezza a ricordarle l’illusione di quella calma apparente.

Oltre il ciliegio, intravedeva un imponente gazebo di legno, incorniciato dai rami fioriti degli arbusti circostanti. Su ogni angolo pendevano delle lanterne accese, riflettendo la flebile luce nelle lievi increspature di un ruscello sottostante.

Nami restò per un po’ ad ammirare la bellezza di quel meraviglioso paesaggio intorno a lei. Eppure la quiete e il silenzio non furono sufficienti a placare la sua inquietudine.

Si voltò a guardare Zoro. Dormiva sereno, come se nulla fosse accaduto. Come se nulla potesse ancora accadere.

Nami lo fissava chiedendosi se riuscisse a sentire le loro voci e domandandosi se non fosse il caso di parlare o lasciarlo riposare in silenzio. D’altronde cosa avrebbe potuto dirgli? I suoi pensieri erano talmente in disordine che le parole si intrecciavano fino a bloccarsi.

Ripensò alla storia del vecchio Kozuki. Non era solita credere a leggende o superstizioni ma durante le loro peripezie aveva imparato a non dubitare mai di nulla. Aveva subito avvertito uno strano presentimento. Mille dubbi e interrogativi si avvicendavano vorticosamente nella sua mente.

Che ci fosse un legame con quella storia? Che Zoro ne fosse in qualche modo coinvolto? Nami continuava ad arrovellarsi con quelle domande che le procuravano solo ansia e tormento.

Si portò le mani alla testa, massaggiandosi le tempie. Rimuginare continuamente non le sarebbe servito a nulla. Non avrebbe comunque ottenuto le risposte quella notte.

Rientrò, richiudendo la vetrata dietro di lei.

Si diresse verso un pesante braciere di ferro collocato in un angolo della stanza. Nami gettò alcuni pezzi di legna, ravvivando il fuoco con un robusto attizzatoio. Brillanti frammenti infuocati saltellavano man mano che Nami spostava la legna ardente, alimentando un piacevole scoppiettio.

Accanto al braciere erano state posizionate le katane di Zoro. Il fuoco rifletteva nelle rifiniture metalliche delle sue spade, producendo vividi scintillii in movimento. Tra tutte spiccava Enma, con la sua elsa a forma di trifoglio e i motivi floreali incastonati lungo il fodero. Nami non resistette all’impulso di toccarla. Sfiorò con cautela la sua impugnatura. Pensò alle mani di Zoro che la tenevano stretta, domandola con fermezza. Ebbe come la sensazione di poterne sentire il calore ma nel momento in cui se ne rese conto allontanò la mano di colpo e con essa qualsiasi increscioso pensiero.

Che sto facendo? Pensò imbarazzata Nami.

Quelle sensazioni la disorientavano, aumentando progressivamente uno stato di ansia e stordimento. A quel punto preferì rendersi operativa e adoperarsi per mettere in pratica le indicazioni mediche di Chopper, sperando di rilassare la mente e riordinare i pensieri e le emozioni confuse di quella notte.

Avvicinò così una ciotola piena di acqua accanto a Zoro, imbevendo le bende preparate dalla piccola renna. Si inginocchiò accanto a lui. Con delicatezza scostò parte del lenzuolo che ricopriva lo spadaccino, lasciando scoprire il suo petto nudo.

Nami si ritrovò a fissare per qualche secondo i pettorali definiti e scultorei dello spadaccino, messi ancor più in risalto dalla luce tremante delle candele intorno a lei.

Si rese conto di quello che stava facendo. Sobbalzò in preda all’imbarazzo, sentendosi avvampare, come se fosse stata colta in flagrante. Spostò velocemente lo sguardo verso le bende lasciate ancora nella ciotola d’acqua.

Si ripeté nuovamente che quelle sensazioni erano sicuramente il frutto della stanchezza. Ancora una volta si impose di reprimere qualsiasi pensiero indesiderato e occupare la mente con altro.

Strizzò con decisione le bende e iniziò a passarle lungo il petto dello spadaccino.

Per quanto ci provasse non riusciva a non provare un’impetuosa attrazione verso il corpo di Zoro. La luce calda e tremolante delle candele si distribuiva generosamente sulla pelle tersa e levigata dello spadaccino, delineando in modo ancora più marcato i suoi muscoli definiti.

Provò per l’ennesima volta a non pensarci e a concentrarsi sul compito datole dal medico. Proseguì passando poi le bende lungo le braccia possenti fino a raggiungere le sue mani. Si ritrovò a sfiorare le sue dita, pensando a quanto fossero vigorose e agili. Sentì l’impulso di stringere la mano di Zoro nella sua. Era così grande rispetto alla sua che non riusciva a stringerla completamente.

Una profonda sensazione di calore la avvolse. Questa volta non potè ignorare questa sensazione. Era come se il groviglio di pensieri e preoccupazioni che la tormentavano di colpo fossero spariti, lasciando il posto ad uno stato di profonda quiete. Il tempo sembrava essersi fermato. Solo stringendo la sua mano si sentiva al sicuro da ogni pericolo.

Sospirò pensando a quanto quella situazione fosse paradossale. Si sentiva al sicuro toccando la mano di un uomo bloccato in uno stato profondo di coma. D’altronde dovette ammettere che accanto allo spadaccino si era sempre sentita protetta da qualunque pericolo. Era per lei una sensazione familiare.

Non poteva più ingannarsi, come aveva fatto poco prima. Poteva sorvolare sull’attrazione fisica, illudendosi di riuscire ad ignorarla ma queste erano emozioni ben più forti che semplice interesse per un corpo piacevole e prestante.

Era come se all’improvviso i pensieri e le emozioni di quella notte avessero cominciato a prendere forma, ricomponendosi in un quadro decisamente più chiaro. Più osservava Zoro, più iniziava a vederlo diversamente, come se ad un tratto si fosse resa conto di cosa rappresentasse per lei. Si chiedeva quando fosse iniziato tutto. Forse i loro battibecchi e le loro discussioni erano sempre servite per nascondere qualcosa di incidibile per lei o forse per entrambi.

Zoro non era interessato ad alcun tipo di sentimento né relazione amorosa, concentrato come era nel realizzare il suo sogno, pensò Nami. Ancora una volta si sentì patetica e imbarazzata nell’aver formulato questo tipo di riflessioni.

Riconosceva la forza del loro legame e la solida fiducia reciproca ma fino a quel momento non aveva mai compreso la reale natura del suo sentimento.

Avrebbe sofferto per la perdita di ogni suo compagno in uguale misura ma era consapevole che gli eventi di quella notte avevano svelato dei sentimenti che probabilmente aveva sempre preferito reprimere. Il terrore di perderlo, la disperazione lacerante per la sua morte e banalmente la gelosia verso un’altra donna affondavano le radici in qualcosa di più profondo e complesso.

Adesso Nami lo capiva. Più acquisiva consapevolezza del suo sentimento, più si sentiva vulnerabile e spaventata.
Cosa sarebbe successo quando Zoro si sarebbe risvegliato? Come si sarebbe dovuta comportare? Temeva di non riuscire a gestire la situazione.

E se invece Zoro stesse provando qualcosa per Hyiori? In fondo avevano condiviso molto durante la permanenza a Wano, pensò Nami in ansia, per poi sbuffare irritata. Come poteva formulare pensieri tanto infantili in quella situazione? Si sentiva sempre più stupida.

Aveva bisogno di riposarsi. Sperava che l’indomani a mente lucida quei pensieri sarebbero scomparsi in via definitiva e tutto si sarebbe risolto facilmente.

Esausta da quel turbinio di domande e preoccupazioni si stese sul suo futon accanto a Zoro.

Le fiamme delle candele ravvivano le sfumature dorate dei suoi occhi mentre fissava con apprensione lo spadaccino.

Nami gli si avvicinò maggiormente. Osservava con attenzione i suoi lineamenti così decisi e spigolosi che donavano al suo volto un’aurea fiera e minacciosa anche mentre dormiva.

Qualunque cosa provasse, in quel momento non importava. La priorità era che Zoro si risvegliasse.

“Sono sicura che tornerai. Non è finita qui.  Devi solo trovare un modo.” – sussurrò con voce flebile, per poi addormentarsi accanto a lui, con la mano di Zoro stretta nella sua.
 
 

Note
Ciao a tutti!
Ringrazio sia coloro che hanno letto questi primi capitoli sia chi ha voluto lasciarmi un commento o un feedback!
Mi fa davvero piacere!
Questa è la mia prima fanfiction, anzi la prima volta in assoluto che provo a scrivere una storia e mi sto divertendo tantissimo!
Spero continuerà a piacervi!

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


Capitolo 6 – “Risveglio”
 
 
Era ormai mattina. Il cielo riluceva di tenui sfumature rosa e oro. La luce soffusa dell’alba si insinuava tra i rami e le foglie degli alberi, creando un intricato quanto incantevole reticolo di luci e di ombre.

Fuori dalla grande vetrata piccoli uccelli variopinti zampettavano sul pavimento in legno mentre una leggera brezza scuoteva appena le leggere tende colorate che correvano lungo il bordo superiore del porticato.

La lunga e terribile notte era ormai finita. Di certo i mugiwara non si aspettavano di assistere alla scena che si presentava adesso davanti ai loro occhi.

“Secondo me Chopper non intendeva questo per mantenere la temperatura corporea stabile! - disse Brook sogghignando.

“Suuuuuuuper Nami!!!” – ridacchiava Franky.

“Nami swannnnn nooooooo!!!!” - piagnucolava Sanji, inginocchiato ai piedi del futon di Nami.

“Smettetela di urlare!” – sbraitò Chopper, con il volto paonazzo per l’imbarazzo.

“Mi sembra che stiano entrambi bene! Torniamo più tardi!” – propose Robin con maggiore discrezione dei suoi compagni.

I mugiwara avevano raggiunto Nami e Zoro alle prime luci dell’alba. La notte era stata lunga per tutti. Nessuno era riuscito davvero a dormire. Erano rimasti in allerta, temendo che Zoro potesse stare di nuovo male, se non peggio.

A differenza dei propri compagni, Nami si era addormentata profondamente. Era finita sul futon di Zoro, avvinghiata al suo braccio e con la mano ancora stretta nella sua.

A quel punto arrivarono anche Rufy e Jinbe.

“Hei perché io non posso mai toccare Zoro e Nami sì?” - protestò il capitano, pensando a tutte le volte che gli avevano impedito di lanciarsi addosso al suo compagno.

“Mmm… beh…te lo spiegherò un’altra volta!” - rispose Jinbe con evidente sorpresa, dando una pacca sulla spalla del capitano.

“Forse dovremmo svegliare Nami, non credete?” – disse Usop agli altri.

In quel frangente, le dita di Zoro cominciarono a muoversi.

“Avete visto?” - disse Usop meravigliato, indicando la mano di Zoro.

“Che stia per svegliarsi!” - esclamò emozionato Brook.

Solleticata dalle dita di Zoro e disturbata da un crescente vociare intorno a lei, Nami iniziò a risvegliarsi. Impiegò qualche secondo per mettere a fuoco la scena davanti a sé. Vide prima Brook, Franky e Robin e poi Chopper e Sanji particolarmente disperato. Di colpo si sollevò.

“Cosa succede? Zoro?!?” – si voltò a guardarlo ma lui dormiva ancora.

Poi si rese conto del movimento delle dita di Zoro. Solo in quel momento guardò verso la sua mano e realizzò che si era addormentata accanto al lui, con la sua mano ancora stretta nella sua. La ritirò immediatamente, lanciando uno sguardo fulmineo ai suoi compagni.

“Non dite una parola!” – disse perentoria, portandosi velocemente la mano sul petto e voltandosi dall’altra parte con fare stizzito.

Ricordava di essersi avvicinata a Zoro e di essersi stesa per riposarsi ma non credeva di essersi addormentata e di essere rimasta in quella posizione per tutta la notte. Si sentì profondamente in imbarazzo. Inoltre si era offerta di vegliare su di lui per lasciar riposare i compagni e invece si era addormentata profondamente.

Intanto pareva che Zoro stesse iniziando davvero a svegliarsi. Lenti movimenti delle mani e delle gambe sembravano preannunciare un imminente risveglio.

Nami tornò a fissarlo ansimante. Era così agitata che le sembrava di udire le pulsazioni nelle sue vene.

“Zoro!” - riuscì appena a pronunciare con la voce spezzata.

“Dai svegliatiii!!!” - Rufy corse come un razzo, provando a saltargli addosso. 

Sanji lo trattenne con forza.

“Rischi di fargli male! Solo io posso fare fuori quel marimo fastidioso! Stagli alla larga! Mi vendicherò per quello che hai fatto a Nami!” – disse il cuoco rabbioso.

“Non dirmi che le ha guardato le sue mutandine mentre dormiva? Grande Zoro! Maestro conquistatore! Sapevo che le donne hanno un debole per i valorosi spadaccini! Oh oh oh!!!” – sghignazzava Brook mentre con una fazzoletto asciugava le lacrime di commozione per il tanto auspicato risveglio del suo compagno.

“Amico miooo!!!! Pensavo di perderti!” – urlava Usop piangendo e abbracciando Franky che intanto versava in una valle di lacrime.

“Fatemi spazio! Ci penso io!” - disse Chopper mentre trotterellava da una parte all’altra recuperando dalla sua borsa strumenti e composti, visibilmente agitato.

Intanto Zoro si svegliò definitivamente. Impiegò qualche istante per aprire completamente gli occhi, istanti che sembrarono a tutti lunghissimi.

Nessuno osò parlare. Fissavano tutti lo spadaccino, scrutando minuziosamente ogni suo piccolo movimento con il fiato sospeso.

Si udiva solo il cinguettio degli uccelli che avevano ripopolato il giardino con il sorgere del sole.

“Sono tornato!” – disse Zoro, con una voce affaticata e rauca ma con il suo solito sorriso beffardo.

“Ridicolo sopracciglio, chi dovrebbe farmi fuori?” – disse ironico, rivolgendosi al cuoco

“Ti concedo il tempo di riprenderti e poi ne riparliamo!” - rispose beffardo Sanji mentre si accendeva una sigaretta.

“Zoro non affaticarti!” – sopraggiunse Chopper in lacrime.

“Zoroooo c’è del sakè buonissimo qui!!!” – urlava Rufy mentre questa volta veniva trattenuto da Jinbe.

“Sei indistruttibile ragazzo!” - disse compiaciuto Jinbe mentre teneva fermo Rufy per la maglietta.

“Cos’è successo?” - chiese Zoro, provando a sedersi ma una forte fitta alla testa gli impedì di farlo.

“Zoro, non muoverti!” - gli ordinò Chopper.

“Dove siamo? Kaido?” – Zoro iniziò a ricordare tutto velocemente ma non capiva come mai si trovassero lì. Di nuovo un’improvvisa fitta alla testa. Si portò una mano alla fronte, respirando profondamente nella speranza di farla passare il più fretta possibile.

“Sei ancora troppo debole!” - continuò il medico mentre gli controllava il battito cardiaco.

“Mi dite cosa è successo?” - insisté Zoro, fissando teso i suoi compagni.

“Beh abbiamo sconfitto Kaido e Big Mom! Wano è di nuovo libera!” – iniziò a spiegare Usop.

“Hai sconfitto King ma hai riportato numerose ferite. Quando Franky ti ha ritrovato eri svenuto. Hai dormito per molti giorni e…”– continuò il cecchino ma si bloccò, incerto se continuare a raccontare gli eventi di quella notte.

“E…?” – chiese Zoro impaziente.

 “È una storia complicata.” - proseguì Robin mentre rifletteva sulle parole da scegliere.

“Forse è il caso di riparlarne dopo che Chopper ti avrà visitato!” - aggiunse l’archeologa, scambiando uno sguardo con la giovane renna, che annuì.

“Cosa nascondete?” - iniziò ad insospettirsi Zoro.

Nessuno rispose.

“Rufy cos'è successo?” - chiese direttamente al suo capitano. Lui non gli avrebbe mentito né nascosto nulla.

“Ieri notte sei morto. Poi è scoppiata una tempesta assurda. E poi sei tornato in vita! Ah e poi una leggenda di due tizi che combattono che ci ha raccontato il vecchio ma non ci ho capito niente!” - rivelò Rufy senza mezzi termini.

“Cavolo Rufy! Non sai proprio regolarti!” – lo rimproverò Usop.

“Mi prendi in giro?” - rispose incredulo Zoro.

“No!!! Ma che importa! Sei vivo!” - esclamò entusiasta Rufy.

Zoro guardò i suoi compagni, uno per uno, in cerca di risposte.
Provò di nuovo a sedersi ma non aveva forze. Dovette constatare suo malgrado di sentirsi molto debole.

“Zoro adesso calmati! Sforzarti non ti aiuterà a riprenderti!” - gli suggerì Jinbe.

Zoro si chiedeva cosa fosse successo perché non ricordava nulla dopo lo scontro con King. Più si sforzava, più la testa sembrava esplodergli.

Si voltò lentamente verso la sua sinistra. Vide Nami. Era inginocchiata accanto a lui ma in silenzio e con aria cupa. Aveva il capo chino, per cui non riusciva a scorgere completamente i suoi occhi ma capì subito che qualcosa non andasse bene. Le sue mani serrate in due pugni stretti per contenere una forte tensione che percepiva indistintamente.

“Nami!” - la chiamò Zoro, chiedendole implicitamente spiegazioni.

Lei si alzò di scatto, allontanandosi di qualche passo da Zoro. Non lo guardò direttamente. Continuava a tenere lo sguardo basso.

“È tutto vero.” - si limitò a sussurrare Nami con voce flebile.

Non riusciva a guardarlo davvero. Stava cercando di trattenere le lacrime dal momento in cui Zoro aveva riaperto gli occhi. Aspettando che si risvegliasse, le era sembrato di sprofondare in un abisso fino a sentirsi mancare il respiro. In quel momento tutta la tensione accumulata in quelle ore era sul punto di esplodere. Non voleva che gli altri la vedessero così, tanto meno Zoro.

“Ci sarà tempo per discuterne. Ora lascia che Chopper ti visiti” - aggiunse con voce greve, per poi andare via velocemente.

“Hei Nami, dove vai?” – urlò Brook ma non ricevette alcuna risposta.

Nami si allontanò correndo da quella stanza, da Zoro. Si sentiva talmente sopraffatta da aver bisogno di mettere delle distanze. Aveva bisogno di tempo e calma per riflettere.

Correndo più veloce che poteva, urtò di colpo qualcuno. Era Hiyori. Si fermò di colpo.

“Scusami, non ti ho vista.”  - si scusò velocemente Nami.

Hiyori guardò il volto di Nami segnato dalle lacrime e si paralizzò all’istante. Un’espressione disperata iniziò ad apparire sul viso della principessa.

“No, non è come pensi. Si è svegliato.” – esclamò subito Nami, rendendosi conto della reazione di Hiyori vedendola scappare in lacrime.

Si allontanò di corsa. Hiyori non capì cosa fosse successo a Nami ma in quel momento la sua mente e il suo cuore le parlavano solo di Zoro. La sua espressione di angoscia si trasformò ben presto in pura felicità. Zoro si era finalmente svegliato.

 
*
 
 
Nami si allontanò il più possibile. Si fermò ad un certo punto del corridoio, rendendosi conto che non sapeva dove andare. In effetti non aveva una stanza né sapeva dove alloggiasse Robin. Dopo la tempesta si erano trasferiti nella nuova ala ma lei era rimasta con Zoro.

Sbuffò amareggiata. Rimase immobile in un punto del corridoio. Si guardò intorno, cercando di orientarsi. Quando si voltò, si vide riflessa in uno specchio che decorava una delle pareti di una stanza lasciata aperta. Aveva il volto arrossato, ancora segnato dalle lacrime.

Che sto facendo? Si chiese Nami, accarezzandosi il viso.

Si voltò dalla parte opposta. Scostò appena il pannello ed uscì sotto il porticato. Decise di fare una passeggiata nel giardino, cercando di calmarsi.

Imboccò un vialetto che diveniva sempre più stretto, fiancheggiato da alti arbusti dagli esili rami che pendevano sotto il peso delle foglie e dei fiori.

L’aria era impregnata di un profumo dolcissimo. Lì sotto non filtravano i raggi del sole, per cui la temperatura era leggermente più fresca. Nami ebbe un brivido di freddo. Provò a riscaldarsi, stringendosi tra le braccia.

Più avanti intravide la fine del vialetto, segnata da un piccolo arco di legno, intorno al quale si intrecciavano delicati gigli lilla. Oltre vide una superficie d'acqua. Si avvicinò, scoprendo un piccolo laghetto dalle acque cristalline, rischiarate appena dalla luce filtrante del sole.

Nami si sedette lungo la riva, immergendo le mani nell'acqua e rinfrescandosi il viso.
Una piccola farfalla si posò delicatamente sulla sua spalla. Se ne accorse riflettendosi nello specchio d'acqua. Sorrise ammirando quell’essere così delicato e fragile. Rimase lì ferma a contemplare il paesaggio davanti a lei, sentendosi per un breve lasso di tempo parte di qualcosa di grande e meraviglioso.

Tuttavia quello spettacolo di pacifica bellezza le mosse una profonda malinconia che sembrò risalire dalle viscere talmente veloce che si ritrovò improvvisamente a piangere.

Quando Zoro si era risvegliato, emozioni contrastanti erano implose dentro di lei. Aveva provato a gestire l’ansia e la tensione ma adesso non ne era più in grado. Sentita di aver perso ogni forma di controllo.

All’improvviso una mano le fioccò davanti in un minuscolo vortice di petali rosa. Quella mano le asciugò con gentilezza il volto. L’aveva subito riconosciuta.
Nami si girò e vide Robin che le sorrideva affettuosamente. La vista dell’amica scatenò un pianto a dirotto. Sentiva di non potersi trattenere oltre.

Robin le si avvicinò, si sedette accanto a lei e la abbracciò.

“Piangi pure! E’ stata una notte tremenda!” - disse Robin mentre accarezza Nami tra le sue braccia.

“Pensi che Zoro sia fuori pericolo?” - le chiese Nami.

Robin esitò per qualche secondo. Stava riflettendo. Nami la conosceva fin troppo bene. L’archeologa non era solita dare risposte affrettate di cui non fosse convinta a pieno. Parlava poco e quando parlava era certa di quello che diceva. In questo assomigliava molto allo spadaccino.

“Quello che è successo a Zoro è in apparenza inspiegabile. Chopper non sa trovare una valida motivazione medica così come gli altri medici di corte. Ciò che per me è ancora più misterioso è il vecchio Kozuki.” - aggiunse Robin. Fissava un punto indefinito di fronte a lei, completamente assorta nel suo ragionamento.

Nami aspettava in silenzio, sicura che Robin avrebbe condiviso con lei le sue considerazioni.

“Stanotte non me ne sono stata con le mani in mano. Io e Brook siamo andati nella biblioteca reale. Abbiamo cercato ovunque ma non abbiamo trovato niente, se non un testo antico che accenna soltanto alla leggenda della luna rossa. Rimanda ad un manoscritto contenente tutta la storia. Ovviamente non ce n’è traccia.” - spiegò Robin.

“Cosa?” - esclamò sconcertata Nami, tirandosi su a sedere e guardando in faccia l’archeologa.

“Non credo proprio che sia un caso. Comunque la leggenda recita così: sotto la luna fiammeggiante il valoroso samurai brandì la sua antica lama.  Perì il nemico ma il samurai cadde a terra ferito. Discese in terra il dio della morte decretando la terribile sorte. Si oppose il samurai all'ineluttabile destino e ripercorse a ritroso il cammino dalla morte alla vita, guidato da un’anima ardita.” - concluse Robin.

“Sembrano esserci davvero delle affinità con quello che è successo a Zoro. Ma cosa significa? Gli altri lo sanno?” - chiese impaziente Nami.

“Per il momento solo io, Brook e Franky. Dobbiamo scoprire di più. Il vecchio non ci dirà nient’altro oltre a quello che ci ha già raccontato.” - riflettè Robin.

“Credi davvero ci sia un nesso?” - domandò incerta Nami.

“Non lo so ancora ma al momento non abbiamo altre strade. Controllerò anche nelle biblioteche locali. Tra due giorni ci sarà una grande festa nella capitale. Tutta la famiglia reale sarà impegnata nei festeggiamenti in giro per il paese. Potrebbe essere l'occasione giusta per fare una capatina negli alloggi di Kozuki. Chissà che non abbia nascosto il manoscritto.” - disse Robin, spiegando il suo piano.

“Perché accennare una storia e poi nasconderci i dettagli? Il vecchio è cambiato nei nostri confronti. È sempre stato disponibile e adesso sembra trattarci con diffidenza.” - disse Nami pensierosa.

“Proveremo a scoprirlo.” - la rassicurò Robin.

Nami restò in silenzio, provando ad elaborare tutte quelle informazioni ed ipotesi. Non poteva fare a meno di pensare alle parole di Zoro una volta risvegliatosi.

“A che stai pensando?” - chiese Robin.

“Quando Zoro si è svegliato ha detto: sono tornato. Cosa intendeva? Dice di non ricordare nulla dallo scontro con King.” - disse pensierosa Nami.

“Forse non ricorda ancora. Adesso però ciò che conta è che si riprenda e soprattutto che elabori quanto è successo. Non lo farà mai vedere ma ha bisogno di noi.” - disse Robin.

Nami si sentì finalmente rincuorata. Parlare con Robin le trasmetteva sempre sicurezza e coraggio. Nonostante il suo umorismo a volte alquanto sinistro, riusciva sempre a farle vedere il lato positivo nelle situazioni più critiche. Adorava la sua lucidità di pensiero e la sua vivida intelligenza.

“Comunque adesso va meglio?” - chiese Robin, guardandola con tenerezza.

“Sì, avevo bisogno di sfogarmi un po’.” – disse imbarazzata Nami.

“Mi ha chiesto di venirti a cercare, sai?” - le disse Robin, scrutando con attenzione la reazione della navigatrice.

“Eh? Chi?” - domandò Nami, fingendo ingenuamente di non aver capito mentre giocherellava con un sassolino tra le mani.

Robin non rispose. Si limitò ad incrociare le braccia e guardarla fissa.

“Pensi davvero di poter mentire con me?” - chiese Robin, scoppiando a ridere.

“Comunque ha detto che eri strana e voleva essere sicuro che stessi bene. Beh, ti avrei comunque cercata visto il modo in cui sei scappata ma Zoro mi ha anticipata.” - le spiegò Robin, con un pizzico di ironia nella voce.

Nami non se lo aspettava. Si sentì subito avvampare. Sentiva di nuovo quella forte sensazione crescerle nel petto. Ripensava alla notte passata accanto a lui, alle sue domande e ai suoi turbamenti. Si era addormentata sperando che al risveglio queste sensazioni potessero sparire Invece le sembravano sempre più intense e difficili da gestire.

“Ha detto altro?” – chiese Nami con un filo di voce, fissando il sassolino che teneva tra le mani.

“No, non mi sembra. Quando sono andata via Usop gli stava spiegando per filo e per segno tutto ciò che è successo. Sai com’è? Lo nasconde bene ma credo che sia rimasto molto turbato. D’altronde il nostro capitano non spicca per le mezze misure!” – aggiunse Robin sorridendo.

“Già! Esattamente il motivo per cui Zoro ha chiesto direttamente a lui! - disse Nami con aria rassegnata, pensando alla schiettezza ingenua di Rufy.

“Forse è meglio così. Almeno Zoro sa cosa è successo e sarà preparato se dovesse sentire che qualcosa non va.” - disse Robin seria.

“Chopper lo ha visitato?” – chiese Nami.

“Sì, ritiene che Zoro stia tutto sommato bene. È estremamente debole e questo gli causa delle fitte alla testa tutte le volte che prova a muoversi ma pensa che sia assolutamente normale e nelle prossime ore andrà sempre meglio.” – disse Robin.

“Ho incontrato la principessa mentre andavo via.” – disse Nami, senza aggiungere altro e sperando che Robin le desse dettagli.

“Sì, ci ha raggiunti. Beh puoi immaginare quanto fosse felice. Non credo che Zoro se ne libererà tanto facilmente!” – disse pungente Robin, sperando di provocare una reazione nella navigatrice.

Invece Nami non disse nulla. Rimase in silenzio, fissando una leggera increspatura nell’acqua provocata dal volo di una libellula.
Robin sembrò capire perfettamente il significato del suo silenzio. Aveva certamente toccato un tasto dolente.

“Prenditi tutto il tempo che ti serve. Per il momento possiamo tirare un bel sospiro di sollievo.” - disse Robin.

Chiuse gli occhi, inspirando a pieni polmoni il profumo delicato dei fiori e lasciandosi scaldare dai flebili raggi di sole che attraversano le folte chiome degli alberi circostanti.

Nami la guardò con ammirazione. Robin sembrava una dea. La sua bellezza eterea e il suo spirito saggio si incastonavano perfettamente in quel luogo così quieto e taciturno, quasi ne fosse la sua naturale estensione.

“Posso dormire da te questa notte?” - chiese ironicamente Nami.

“Mmm…ci penso!” - scoppiò a ridere Robin, continuando a lasciarsi scaldare dal dolce tepore dei primi raggi di sole.

La navigatrice seguì il suo esempio. Lasciò cadere il sassolino tra le mani. Chiuse gli occhi e si rivolse al sole, inebriandosi del suo calore. Per un momento la sua mente fu sgombera da paure e dubbi.
 
 
 
 
 

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


Capitolo 7 - In pericolo
 
 
Erano trascorse alcune ore dal risveglio di Zoro.
Nami aveva preferito non vederlo. Si era assicurata che le sue condizioni fossero stabili ma aveva scelto di ritagliarsi uno spazio per sé.
Il turbinio caotico di panico e disperazione di quella notte sembrava essersi temporaneamente cristallizzato. L’ansia e la paura non erano sparite ma era come se fossero rimaste in sospeso, pronte a riemergere in tutta la loro forza al primo segnale di pericolo.
Sentiva addosso un fardello pesante quanto un macigno ma fragile come un vetro scheggiato, pronto a frantumarsi al minimo urto.
 
Le sembrava di essere tornata al punto di partenza. Aveva ricominciato ad evitare Zoro ma questa volta per ragioni differenti. Se prima il rifiuto era dettato dalla paura di perderlo, adesso era spaventata da cosa avrebbe provato standogli troppo vicino.
Aveva bisogno di tempo per provare a ritrovare un minimo equilibrio che le consentisse di affrontare tutto con maggiore razionalità.
 
Per questo si era limitata a raggiungere Chopper per chiedere aggiornamenti. Lo spadaccino sembrava stesse recuperando lentamente le forze. Era perlomeno riuscito a tirarsi su e a riprendere a camminare. Chopper lo aveva visitato a fondo ed era rimasto con lui per monitorare la situazione, per poi lasciarlo alle cure di Hyiori.
 
Un motivo in più per evitare di incontrarli, pensò Nami.
Si sentiva già schiacciare dal peso di quella notte. A questo si aggiungeva il fastidio di sapere Zoro e Hyiori così vicini. Ogni volta che ci pensava, sentiva una stretta allo stomaco.
Aveva quindi deciso di assecondare un deciso bisogno di distanza. Distanza dalla consapevolezza che quello che provava era un suo problema e che avrebbe dovuto trovare un modo per affrontarlo e gestirlo.
Per il momento le sembrava che il modo migliore fosse evitare qualsiasi contatto.
 
Nel frattempo si era sistemata nella stanza di Robin. Si era concessa un bagno rilassante ma non aveva sortito gli effetti sperati.
Allora aveva provato a dormire ma altrettanto inutilmente. Era stesa sul suo futon, fissando in alto un punto indefinito del soffitto.
Intorno a lei un cauto silenzio, interrotto solo dal lieve fruscio della penna usata da Robin per annotare appunti su un libro di antiche leggende.

Nami provava a concentrarsi su Kozuki e sulla leggenda, illudendosi così di mettere a tacere altri pensieri. Ripensava a tutto ciò che era accaduto, tentando continuamente di incastrare i pezzi di un puzzle che sembrava sempre più complicato. Eppure ciò che restava era solo un vuoto. Più cercava di dare ordine ai suoi pensieri, più la mente vagava nel caos. Ogni sforzo di fare chiarezza lasciava il posto ad uno stato di confusione al cui centro riemergeva prepotentemente Zoro.
 
“Interessante il soffitto. Rifiniture antiche degne di note!” - esclamò Robin, sghignazzando mentre richiudeva il libro.
 
Nami si voltò verso di lei ridendo. Si tirò su, stiracchiandosi il collo e le braccia.
 
“Non riesco a non pensare. Hai trovato qualcosa di interessante?” - sospirò esausta la navigatrice mentre raccoglieva i capelli in una coda.
 
“Per il momento niente di rilevante!” - asserì l’archeologa.
 
D’un tratto qualcuno bussò alla porta, per poi scostare direttamente il pannello senza aspettare una risposta.
 
“È ora di pranzo!” - disse Usop.
 
“Hai bussato per divertimento?!?” - disse esasperata Nami.
 
“Non essere acida! Ci aspettano!” - brontolò Usop.
 
“Chi?” - chiese Robin sorpresa.
 
“La famiglia reale, i foderi rossi e gente in vista del posto.” - spiegò Usop.
 
“Un pranzo in grande stile.” - commentò dubbiosa Nami.
 
Usop fece spallucce. Ne sapeva poco quanto loro.
Nami non aveva molta voglia di partecipare ad un evento così formale. Non in quel momento dopotutto. Si chiedeva come mai fosse stato organizzato in tutta fretta un pranzo di quella portata e senza alcun preavviso. Tuttavia, nonostante la riluttanza, si alzò dal suo futon. Un fugace sospiro tradì la sua mancanza di entusiasmo prima di lasciare la stanza, per poi lasciare il posto ad un sorriso forzato.
 
Accompagnata da Robin e Usop, si avviò verso la grande sala da pranzo.
 
Una lunga tavolata era stata imbandita con prelibatezze di ogni tipo.
Ad accoglierli Momonosuke e Kinemon.
 
“Benvenuti ragazzi! Accomodatevi pure!” - disse il samurai invitandoli ad entrare.
 
La sala era gremita di gente che Nami non conosceva. Non si aspettava un pranzo così affollato. Tra la folla vide alcuni componenti dei foderi rossi che si erano già accomodati e ridevano e parlavano animatamente tra loro.
In un angolo più appartato il vecchio Kozuki che osservava tutti.
Nami lo guardò, chinando il capo in segno di saluto. Il vecchio ricambiò con gentilezza.
 
“Hei ragazzi venite! Siamo qui!!” - li chiamò Brook, facendo cenno di avvicinarsi.
 
I tre lo raggiunsero e presero posto.
 
“Hei Rufy non iniziare a mangiare!” - lo rimproverò Usop, bacchettandogli la mano.
 
“Uffa” - brontolò indispettito Rufy.
 
“Siamo davvero in tanti.” - commentò Robin man mano che si guardava intorno.
 
“Già, a quanto pare molti rappresentanti politici ed esponenti di Wano ci tenevano a festeggiare la fine di Kaido. Aspettavano solo la ripresa di Zoro.” - spiegò Jinbe.
 
“Avrebbero potuto aspettare qualche giorno.” - disse stranita Nami.
 
“Beh a quanto pare ad affrettare i festeggiamenti è stato il vecchio Kozuki. Credo non veda l'ora che spieghiamo le vele.” - disse Jinbe.
 
“A proposito…Zoro dov'è?” - chiese Franky guardandosi intorno.
 
“Non penserete che parteciperà davvero già ad una festa dopo quello che è successo?” - chiese stupita Nami.
 
“Ha detto che sarebbe venuto e si è arrabbiato quando gli ho detto che lo avrei accompagnato.” - disse amareggiato Chopper.
 
“Il solito orgoglioso.” - rispose stizzita Nami.
 
Nami non aveva previsto che lo avrebbe incontrato così presto. Si era convinta che avrebbe riposato nella sua stanza per tutto il giorno. L’imminente arrivo di Zoro la colse di sorpresa, facendola sentire disarmata. Per un momento pensò di inventare una scusa e andare via. Tuttavia non poteva nemmeno accettare che partecipasse a quel pranzo, affaticandosi inutilmente. La paura di incontrarlo sembrava aver lasciato il posto all’istinto di proteggerlo e prendersi cura di lui.
Fece per alzarsi, pronta a raggiungerlo per impedirgli di partecipare, quando lo vide apparire sulla soglia.
Si accorse chiaramente dello stupore di Zoro quando vide davanti a sé tutta quella gente sconosciuta ma altrettanto velocemente nascose la sorpresa nel momento in cui Kinemon gli si avvicinò per salutarlo. Poi vide il samurai voltarsi verso di loro per indicare a Zoro il punto in cui erano seduti i suoi compagni.
 
Fu in quel momento che Zoro vide Nami. Lei lo fissava attentamente. Zoro le accennò un sorriso e iniziò ad avvicinarsi.
 
Zoro avanzava attraverso la grande sala, con la mano salda sulle sue katane. 
Nami non poté fare a meno di notare il passo incerto di Zoro. Un’ombra di debolezza si celava dietro un’apparente risolutezza. Per quanto Zoro si sforzasse di nasconderlo, Nami e gli altri presenti si erano accorti di quanto fosse ancora debole.
 
Più si avvicinava, più Nami sentiva di perdere la calma. Quel bisogno di distanza che aveva provato fino a poco prima si era improvvisamente dissolto. Non importava più quanto si sentisse vulnerabile in quel momento. Era solo felice di vederlo, di avere Zoro ancora al suo fianco.
 
“Hei Zoro, eccoti! Vieni a sederti qui! - disse emozionato Usop, facendogli posto.
 
Zoro posizionò con cura le katane accanto alla sua sedia e prese posto proprio di fronte a Nami. La salutò con un cenno del capo.
 
“Finalmente del sakè!” - disse divertito Zoro.
 
“Non dovresti bere!” - gli intimò infuriato Chopper.
 
“Concedimi qualche piccola gioia! Non sai mai quanto potrebbe durare.” - disse Zoro con tono tagliente.
 
“Meglio non sprecare un’altra opportunità.” - intervenne secca Nami.
 
Non era disposta a cedere alla sua ostinazione. Prese il suo bicchiere e glielo riempì.
 
“Questo è il massimo che potrai bere oggi.” - disse decisa.
 
Zoro prese il bicchiere dalle sue mani, sfiorandole le dita. Fu un attimo ma Nami ebbe la sensazione che Zoro avesse indugiato prima di lasciarla andare.
 
“D’accordo capitano.” - disse beffardo Zoro.
 
“Hei il capitano sono io.” - intervenne Rufy.
 
“Si si lo sappiamo!” - lo rassicurò Usop.
 
In altre condizioni, se Nami gli avesse imposto un limite alla quantità di alcol da bere, probabilmente avrebbero litigato senza una fine. Questa volta sapeva che aveva accettato solo perché era consapevole di non stare bene. Nami glielo leggeva negli occhi.
 
Aveva notato che indossava un kimono molto pesante, nonostante le temperature miti. Era insolito per Zoro, dato che tollerava temperature estremamente basse senza alcuno sforzo.
 
Ciò che la preoccupava maggiormente era la cupezza che emanava, nonostante lo scambio di battute e le risate con i suoi compagni.
Aveva ragione Robin. Era evidente che Zoro fosse turbato ma non lo avrebbe mai mostrato apertamente. Si chiedeva come potesse aiutarlo.
 
Intanto alle sue spalle sopraggiunse Kozuki. Si avvicinò pacatamente. Le mani dietro la schiena e un sorriso apparentemente benevolo.
 
“Salve ragazzi.” - disse, accennando un breve sorriso a tutti i membri della ciurma.
 
Kozuki si era avvicinato ai mugiwara e si era fermato proprio alle spalle della navigatrice. Nami si voltò per guardarlo. Il vecchio fissava Zoro.
 
“Sono felice di vedere che stai bene.” - gli disse il vecchio, scrutando con attenzione lo spadaccino.
 
Zoro annuì in segno di ringraziamento.
 
“Immagino che finalmente potrete riprendere il vostro viaggio.” - continuò il vecchio, rivolgendosi questa volta a Rufy.
 
“Non vedo l’ora!” - disse Rufy mentre ingurgitava intere portate di manicaretti.
 
Nami era sul punto di esprimere tutto il suo disappunto, nauseata da quella finta gentilezza. Non sopportava l'idea di non sapere cosa nascondesse quell’atteggiamento amichevole.
In quel momento sentì la mano di Robin sfiorarle la gamba, facendole segno di non parlare.
 
Nami dovette fare uno sforzo per trattenersi. Respirò profondamente, trattenendo l’irritazione. Robin aveva ragione. Non dovevano insospettire il vecchio.
Zoro si accorse dell’espressione contrariata di Nami. Si chiese cosa stesse succedendo esattamente. C'erano molte cose su cui aveva bisogno di essere aggiornato.
 
“Vi auguro un pranzo piacevole e soddisfacente.” - augurò loro Zozuki.
 
“Lo sarà sicuramente! Ha cucinato Sanji!” - esclamò Rufy con l’acquolina in bocca.
 
“Sempre in mezzo quel pervertito.” - disse sarcastico Zoro.
 
Sanji entrò spingendo un carrello ricco di piatti. Era seguito da uno stuolo di servitori che spingevano altrettanti carrelli carichi di prelibatezze dall'aspetto invitante.
 
Iniziarono a servire mentre Sanji spiegava le diverse portate.
 
Il cuoco si avvicinò ai mugiwara. Servì per prime Nami e Robin.
 
“Ecco a voi mie adorate.” - esclamò languido il cuoco. Le due gli sorrireso entusiaste. Il profumo era delizioso.
 
Poi si protese verso lo spadaccino piazzandogli una ciotola fumante sotto il naso.
 
“Testa d’alga questo ti servirà!” - disse Sanji.
 
Zoro si limitò ad osservarlo interrogativo.
 
“Zuppa rigenerante e rinvigorente, indicata per i morti viventi!” - disse il cuoco ridendo.
 
“Vuoi morire anche tu?” - disse minaccioso Zoro.
 
“Hei hei calmi!” - rise Jinbe.
 
“Zoro san!” - una voce femminile attirò l'attenzione dei mugiwara.
 
Era Hyiori. Avanzava verso lo spadaccino con eleganza. Un meraviglioso kimono dai colori sgargianti avvolgeva il suo corpo voluttuoso.
Nami constatò con una dose non indifferente di fastidio quanto fosse radiosa.
 
“Zoro san eccoti! Ti ho cercato nella tua stanza” - riferì la principessa.
 
“Perché?” - chiese asciutto Zoro.
 
“Ti ho lasciato delle coperte e ho già acceso il fuoco nel braciere. Vedrai che riuscirai a riscaldarti. E se non sarà abbastanza, ti scalderò io Zoro san.” - disse vispa la principessa, afferrando saldamente il braccio dello spadaccino.
 
Zoro la guardò sorpreso. Era evidente che non sapesse bene cosa fare.
Nami osservò con crescente frustrazione il modo incerto con cui Zoro aveva reagito alla premura della principessa.
Non riusciva davvero a tollerare quella vista. Zoro odiava farsi toccare. Eppure lasciava che Hyiori gli fosse così vicino.
 
Sentiva una forte collera ribollire dentro di lei. Questa volta affrontò con decisione la verità. Ammise a sé stessa di essere gelosa. Più insopportabile di quella vicinanza, era il fatto che Zoro glielo permettesse senza riserve.
 
“Zoro tu sì che sei fortunato!” - lo canzonò Brook.
 
“Cosa ci troverai in quel marimo bacato?!?” - disse disgustato il cuoco.
 
“Credo che ti abbiano riservato un posto al tavolo della famiglia reale?” - osservò Nami. La crescente gelosia si stava trasformando velocemente in rabbia ma ostentò un’apparente calma.
 
“Oh tranquilla. Ho già avvisato mio fratello. Siederò qui con voi.” - disse arguta la principessa, cogliendo in pieno il fastidio di Nami.
 
Le sue si guardarono per qualche secondo.
 
“Ooook ragazzi! C’è posto per tutti! Diamo inizio a questo meraviglioso pranzo! - disse Usop, provando a stemperare la tensione tra le due.
 
Zoro sembrò non cogliere l’aria tesa generata dalle due donne. Fissò la ciotola servita dal cuoco con espressione dubbiosa.
 
“Cos' è questo intruglio?” - domando a sé stesso.
 
“Ho raccolto personalmente le erbe medicinali che ha usato Sanji per prepararti questa zuppa.” - disse la principessa, guardando amorevolmente Zoro.
 
“Ah…beh grazie.” - disse Zoro, provando a svincolarsi ma invano. La principessa gli si avvinghio ancora di più finché Zoro non cedette, arrendendosi a quella stretta vicinanza.
 
“Wow quali erbe sono?” - chiese curioso Chopper.
 
“Sono piante speciali che crescono solo nel giardino reale.” - spiegò Hyiori.
 
“Fantastico! Che donna premurosa!” - disse Brook guardandola con adorazione.
 
Nami non sopportava il modo in cui i suoi compagni ammiravano la principessa. Ad ogni sua parola, sentiva lo stomaco contorcersi sempre di più.
 
Perse appetito. Continuava a rigirare il cibo nel suo piatto. Intorno a lei le voci si mischiarono in un fastidioso chiacchiericcio. Avrebbe voluto solo dileguarsi e sfuggire da quella situazione.
 
“Non ti piace?” - chiese Zoro.
 
“No…non è quello. È che non ho molta fame.” - disse Nami con voce poco convinta e poi si portò alla bocca un bicchiere pieno di sake.
 
“Con calma ragazza!” - le suggerì preoccupato Jinbe.
 
“Tranquillo! Ha un talento naturale nel reggere l’alcol.” - disse divertito lo spadaccino.
 
“Puoi dirlo tranquillamente che sono più brava di te!” - disse fiera la navigatrice.
 
“Contaci!” - rispose beffardo Zoro.
 
Hyiori notò l’espressione compiaciuta con cui Zoro guardava Nami. Si avvicino ancora di più allo spadaccino.
 
Nami non ne poteva più. Aveva bisogno di una tregua. Non capiva perché Zoro non l’allontanasse.
 
“Scusate ma non ho appetito. Forse non sto molto bene. Ho bisogno di aria.” - disse Nami.
 
“No dai Nami. Resta!” - le disse Usop.
 
“Mi dispiace ma temo di avere un problema allo stomaco. Scusate.” - si giustifico Nami.
 
Si alzo e si stava per allontanare, quando sopraggiunse Sanji, offrendole il suo braccio.
 
“Hei ti faccio compagnia.” - disse Sanji galante.
 
“Volentieri “- rispose Nami, scoccando un’occhiata feroce a Zoro.
 
Zoro non capì perché lo avesse guardato così ma non poté ignorare il fastidio nel vedere Sanji e Nami andare via insieme.
 
Fu una questione di secondi. Nami non fece in tempo a voltarsi del tutto che qualcosa di rapido e sottile le sfiorò una guancia, seguito dal suono di una spada sguainata dietro di lei. Non ebbe modo di capire cosa fosse successo nell’immediato.
 
Quando si girò, vide Zoro in piedi con Enma stretta in un mano e una freccia tagliata in due sul tavolo.
 
Seguì un forte boato provocato dai commensali che urlavano e scappavano in preda al panico, rovesciando per terra sedie e stoviglie nella foga di allontanarsi.
 
La freccia proveniva dall’esterno. Aveva perforato uno dei pannelli laterali che circondava la grande sala.
 
“Che diavolo succede?” - disse il cuoco allarmato.
 
I mugiwara si avvicinarono a Zoro e alla freccia.
 
“Hei non toccatela!” - li ammonì Chopper mentre annusava da vicino quella freccia.
 
“È avvelenata” - disse la piccola renna terrorizzata.
 
“Proveniva dal giardino. Guardate il foro nel pannello.” - urlò concitatamente Usop indicando il punto di entrata della freccia.
 
“Qualcuno voleva uccidere Nami?” - chiese scioccato Brook.
 
“No, era destinata a me.” - disse Zoro cupo.
 
La prontezza con cui aveva usato Enma gli stava costando cara. Era ancora troppo debole. Si accasciò sulle sue gambe. Provo a reggersi ma invano. Ricadde sulle ginocchia, provando a tenersi alla sua spada.
 
Nami guardò la freccia e poi Zoro incredula.
 
“Questo posto inizia a diventare inquietante!” - commentò Franky.
 
“Adesso basta. Tuo nonno sa qualcosa e dovrà dirci tutto.” - disse infuriata Nami rivolgendosi a Hyiori.
 
“Non so di cosa stai parlando.” - disse spaventata la principessa.
 
“Hei Nami calma!” - intervenne pacatamente Sanji.
 
“Ma si può sapere che succede in questo posto?” - si domandò Rufy perplesso.
 
“State bene?” - chiese Momonosuke dopo averli raggiunti.
 
“Per un pelo!” - disse Rufy.
 
“Andate a controllare le uscite e il giardino.” - ordinò Kinemon alle guardie reali.
 
“Potete dirci dove si trova vostro nonno?” - chiese Robin.
 
Momonosuke e Hyiori si guardarono perplessi.
 
“Crediamo che sappia qualcosa e che potrà aiutarci.” - spiego Jinbe, rassicurando i due fratelli.
 
“Era qui fino ad un momento fa.” - disse Momonosuke cercando tra i commensali rimasti.
 
“Lo andrò a cercare.” - disse la principessa visibilmente preoccupata. Corse via, uscendo dalla sala mentre alcuni Foderi rossi la seguivano.
 
“Hei Zoro come fai a dire che era destinata a te?” - chiese Brook.
 
“Era esattamente sulla mia traiettoria. L’ho percepita in ritardo maledizione. I miei sensi sono intorpiditi.” - disse Zoro irritato.
 
“Come stai?” - chiese Chopper.
 
“Potrei stare meglio merda. Solo brandire Enma mi ha tolto quella poca energia che avevo.” - disse amareggiato lo spadaccino.
 
Provo ad alzarsi ma fu inutile. Di nuovo la fitta alla testa.
 
“Ok, è il caso di uscire di qui.” - disse Franky.
 
Rufy era già corso via insieme ad una squadra di perlustrazione.
 
“Hei aspettaci!” - urlò Jinbe mentre inseguiva Rufy.
 
Franky e Brook si unirono alle guardie reali inviate a perlustrare il giardino. La freccia era stata scoccata attraverso uno dei pannelli che costeggiava la sala, proprio sul lato del grande giardino reale.
 
Sanji e Usop si offrirono di controllare le uscite del palazzo insieme a Kinemon e Momonosuke.
 
“Vado anche io.” - disse deciso Zoro.
 
“Scordatelo. È stato un azzardo già venire qui.” - disse furiosa Nami.
 
“Non me ne starò con le mani in mano.” - protestò Zoro.
 
“Non riesci a reggerti in piedi solo per aver sguainato una spada.” - urlò Nami.
 
“Non c'è bisogno di ricordarmelo.” - disse Zoro, chiaramente colpito nell'orgoglio.
 
“Invece te lo ricordo. Ti abbiamo già perso una volta. Come puoi rischiare così con la tua vita?” - sbraito Nami.
 
“Saranno affari miei!” - disse Zoro furioso.
 
Nami lo fissò intensamente. Era stracolma di rabbia. Si era avvicinata a lui senza nemmeno rendersi conto. 
 
“Pensi che siano solo affari tuoi? Allora la prossima volta non morire davanti a me” - gli rispose Nami.
 
Zoro stava per rispondergli a tono. Distolse lo sguardo da Nami, guardando oltre la sua spalla.
 
“Hei ti sto parlando!” - urlò Nami.
 
Zoro non rispondeva. Continuava a fissare un punto dritto davanti a sé.
 
All'improvviso Zoro sguainò velocemente Enma. Una seconda freccia squarciò il pannello rapida e fugace. Ebbe appena il tempo di spingere Nami per terra e schivare il colpo. La freccia fu deviata finendo per colpire una parete.
 
Calò un silenzio glaciale. La tensione era palpabile.
 
Chopper si avvicinò velocemente alla freccia per controllarla.
 
“Anche questa è avvelenata. Ne sento l’odore.” - disse Chopper sconcertato dopo averla annusata.
 
“Che diavolo sta succedendo?” - chiese Nami, ancora per terra.
 
Nami guardava incredula Zoro. Lui le tese una mano aiutandola a rialzarsi.
 
“Sei in pericolo Zoro.” - disse Robin.
 
“Siamo in pericolo.” - disse Zoro, fissando Nami.
 
“Questa freccia era diretta a te.” - disse Zoro, rivolto a Nami.
 
 
        

 
 
 

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


Capitolo 8 - Ricordi
 
 
Nami e Zoro si trovavano nuovamente nella stanza dello spadaccino.
Era ormai sopraggiunta la sera.
Nami osservava pensierosa il grande giardino reale attraverso l’ampia vetrata.
Le folte chiome erano animate dolcemente dai riflessi lunari mentre una tiepida brezza primaverile le scuoteva lentamente.
Lungo i viottoli si alternavano ordinati esili arbusti da cui pendevano piccole lanterne accese. In lontananza faceva capolino un ponticello che si ergeva solitario tra la fitta vegetazione.
Ancora una volta la quiete mesta del paesaggio davanti a lei strideva con il suo stato di inquietudine.
 
Le perlustrazioni non avevano portato a nulla fino a quel momento. Chiunque avesse scoccato quelle frecce sembrava essere sparito nel nulla. Rufy e gli altri si erano uniti prontamente alle ricerche ma dopo diverse ore erano state sospese.
 
Zoro era convinto che le frecce fossero destinate a lui e a Nami. Non aveva alcun dubbio a riguardo e nessuno dei suoi compagni esitò nel credergli.
Data la situazione di pericolo, gli altri avevano deciso che sarebbe stato meglio che Nami e Zoro si trovassero nello stesso posto. In questo modo sarebbe stato più facile proteggerli da un nuovo attacco e catturare il sicario. Si erano così organizzati per fare di guardia a turno.
 
Né Zoro né Nami furono contenti di quella decisione.
Zoro avrebbe voluto passare all'azione ma sapeva di non essere ancora pronto. Gli sembrava di essere riuscito a controllare meglio l'haki della percezione con la seconda freccia ma sentiva che i suoi livelli di concentrazione erano ancora troppo bassi e i suoi riflessi intorpiditi. Inoltre domare Enma richiedeva troppa energia e lui in quel momento ne aveva appena per respirare.
Si sentiva intrappolato in un corpo inerme.  Non era abituato a sentirsi così debole e limitato. Lui che aveva spinto il suo corpo e la sua mente oltre ogni limite possibile, questa volta doveva accettare di non poter agire. La sola forza di volontà non sarebbe stata sufficiente. Eppure non voleva che la rabbia e la frustrazione prendessero il sopravvento. Si sforzò di mantenere la calma, provando ad adattarsi con pazienza a quell’insolita condizione e convincendosi che non sarebbe durata per sempre.
 
D’altro canto Nami si sentiva particolarmente a disagio nel ritrovarsi di nuovo in quella stanza con lui. Solo la sera prima era in quello stesso punto, ferma ad osservare la maestosa bellezza della natura davanti a sé, schiacciata dall’angoscia per le sorti dello spadaccino e alle prese con sentimenti ed emozioni inaspettati.
Nell’arco di poche ore tutto era radicalmente cambiato. Zoro si era risvegliato ma nuovi pericoli minacciavano la vita di entrambi.
 
Si voltò verso Zoro, certa di non essere vista. Lo fissò con preoccupazione. Si chiedeva cosa il destino avesse in serbo per loro ma le uniche risposte che le venivano in mente erano cariche di angoscia e inquietudine.
 
“Cosa hai da guardare?" - chiese bruscamente Zoro, senza nemmeno voltarsi.
 
"Gentile eh?" - rispose Nami, infastidita per essere stata beccata.
 
Zoro era seduto di fronte al braciere. Era tornato di nuovo ad avere dei brividi che non accennavano a diminuire. Non si spiegava come mai sentisse ancora quel freddo. Per quanto cercasse di mantenere un certo autocontrollo, iniziava a sentirsi esausto. Pensò all’unica soluzione possibile in quel momento. Versò velocemente del sakè in un boccale, riempiendolo fino all’orlo e tracannandolo con voracità.
 
Nami avanzò con decisione verso Zoro, pronta a bacchettarlo per quel comportamento scellerato. Non fece in tempo a dire nulla che Zoro la interruppe immediatamente, intuendo le sue intenzioni.
 
"Non ho voglia di sentire altre prediche!" - l’avverti diretto Zoro, continuando a versarsi del sakè, boccale dopo boccale.
 
Non degnò Nami nemmeno di uno sguardo. Istintivamente la freddezza di Zoro la fece infuriare. Non sopportava che continuasse a bere nelle sue condizioni già precarie. Stava per urlargli di non trattarla in quel modo ma si fermò all’istante. Proprio come la sera prima, ad un tratto vide Zoro in tutta la sua fragilità. Era troppo orgoglioso per tollerare di dover rimanere in disparte a guardare gli altri in azione, per giunta in una situazione che lo coinvolgeva direttamente. Poteva solo immaginare quanto si sentisse impotente e inutile.
 
"D’accordo. Voglio solo sapere come stai.” - disse Nami con voce arrendevole, provando a mettere da parte la sua preoccupazione.
 
Zoro si pentì subito del tono brusco utilizzato verso Nami. Nonostante fosse in gioco la sua stessa vita, continuava a preoccuparsi per lui e la sua salute.
 
"Mmm... Tutto sommato bene. In fondo sono solo morto e chissà chi ha provato ad ucciderci!” - esclamò Zoro con sarcasmo, cercando di alleggerire l’atmosfera.
 
Nami accennò un sorriso, apprezzando il tentativo di rimediare al tono usato poco prima. L’ironia era l’unico modo che conosceva per scusarsi per quella reazione troppo severa.
 
"La verità è che non so cosa risponderti. Lo vedi, no? Me ne sto qui seduto e infreddolito in una giornata di primavera." - disse Zoro con tono serio, rivelando per la prima volta la sua preoccupazione.
 
"Ci vuole tempo. Ti riprenderai." - rispose Nami, dopo un attimo di esitazione.
 
"Non sei convinta nemmeno tu." - le disse lo spadaccino, voltandosi per la prima volta verso di lei con un’espressione tagliente.
 
Nami restò in silenzio. Si limitò ad abbassare appena il capo. Zoro aveva ragione. Sospettava che ci fosse qualcosa di strano dietro quei brividi improvvisi e la temperatura costantemente bassa ma non aveva una spiegazione razionale da offrire allo spadaccino.
 
"C’è qualcosa che non va in me. Da quando mi sono svegliato, non riesco a riscaldarmi. Tremo all’improvviso e ho continue fitte alla testa ogni volta che provo a ricordare." – proseguì Zoro, tornando a fissare il braciere.
 
Nami si stupì nel vedere quanto Zoro fosse propenso a parlarle apertamente di come si sentisse, senza alcuna resistenza. Perfino in condizioni critiche si era sempre mostrato schivo e restio a condividere con gli altri informazioni così personali. Era solito trincerarsi dietro il silenzio, assicurando a tutti di star bene.
 
“Cosa dovresti ricordare? Hai perso conoscenza dopo aver sconfitto King." - disse Nami incuriosita.
 
Zoro esitò, maturando in quel momento la consapevolezza di essersi lasciato sfuggire qualcosa che avrebbe preferito tenere per sé. Si stupiva di quanto si sentisse libero in presenza di Nami e di come ogni forma di autocontrollo crollasse rapidamente.
Si voltò di nuovo a guardarla. Lei lo fissava intensamente, in attesa di ascoltare la sua risposta. Per la navigatrice era palese la sua espressione di incertezza. Non poté più aspettare.
 
"Mi stai nascondendo qualcosa! Quando ti sei svegliato hai pronunciato queste parole: sono tornato…. Cosa significa?" -chiese Nami impaziente, rivelando quello che pensava davvero.
 
"Non ti sfugge niente." - disse Zoro sorridendo. Non avrebbe potuto mentirle. Nami era troppo scaltra e sveglia per provare a rimangiarsi quanto detto. Non avrebbe mai rinunciato a saperne di più.
 
Nami continuò a guardarlo restando in attesa, sempre più spazientita e preoccupata.
 
"Quando mi sono svegliato ho avuto come la sensazione di essere stato ...beh altrove. Non so spiegartelo ma c'è qualcosa che non riesco a ricordare. Ogni volta che mi sforzo, sto male." - confessò teso Zoro.
 
Temeva che Nami potesse non credergli o pensare che stesse addirittura impazzendo. Era la prima volta che dava voce ai suoi pensieri e alle sue sensazioni, tanto da sentirsi ridicolo nel momento stesso in cui aveva pronunciato quelle parole.
 
Nami si fermò un attimo a riflettere. Le parole di Zoro, le sue sensazioni, gli attacchi di quel giorno. Più cercava un nesso tra tutti quegli elementi, più cresceva la sensazione di incertezza e confusione. Non aveva motivi per dubitare delle sensazioni di Zoro ma l’impossibilità di dare un senso a tutto quello che stava succedendo la faceva sentire impotente e frustrata.
 
“Cosa ne pensi della leggenda della luna rossa?" - chiese Nami, desiderosa di conoscere il suo punto di vita.
 
"Combatto con una spada maledetta. Perché non credere ad una leggenda?" - rispose pacato Zoro. Era sollevato che Nami lo avesse ascoltato senza giudicarlo.
 
"Credo che ci possa essere un legame tra quello che ti è successo e la leggenda ma ancora non capisco in che modo." - disse Nami, sbuffando rassegnata di fronte all’ennesimo fallimento dei suoi ragionamenti.
 
Era visibilmente stanca. Osservava pensierosa le fiamme consumare la legna nel braciere.
Zoro la guardava con attenzione, scrutando lentamente i lineamenti del suo viso, rischiato flebilmente dal fuoco ardente. Sapeva esattamente quanto fosse spaventata. Cercava di nasconderlo e di tenere tutto sotto controllo. La conosceva talmente bene da cogliere la sua preoccupazione dietro ogni piccola espressione.
 
“Sei al sicuro qui.” - le disse Zoro.
 
Quelle parole inaspettate sembrarono risvegliare improvvisamente Nami da uno stato di torpore, presa com’era dalle sue riflessioni.  Zoro aveva colto nel segno. Non si sentiva più sicura in quel posto pieno di ombre e pericoli.
 
“Scusami ma non riesco a stare tranquilla. Hanno provato ad ucciderci e non sappiamo perché. Questo posto inizia ad inquietarmi!” - disse Nami irrequieta.
Posò esausta il mento sulla ginocchia, tenute strette tra le braccia mentre fissava ipnotizzata il fuoco.
 
“Lo so…intendevo dire che qui con me sei al sicuro.” - disse Zoro, schiarendosi la voce. Non poteva credere alle sue stesse orecchie. Quelle parole erano uscite dalla sua bocca con una tale spontaneità che stentava a credere di averle pronunciate lui stesso. Era già la seconda volta nell’arco di pochi minuti che aveva sentito l’impulso di parlare liberamente, senza alcun filtro, esprimendo ad alta voce pensieri che fino ad allora sembravano sconosciuti.
 
Nami lo guardò con sorpresa ma Zoro distolse subito lo sguardo in evidente imbarazzo. Non si aspettava che potesse preoccuparsi per lei al punto da rassicurarla. Quelle parole ebbero il potere di infonderle più tranquillità all’instante.
Nami gli sorrise, grata per la rassicurazione e al tempo stesso chiaramente divertita per l’evidente goffaggine e imbarazzo dello spadaccino. Poi, senza esitazione, si protese di scatto verso di lui, sgraffignandogli il boccale di sakè che teneva tra le mani.
 
“La solita ladra.” - disse sprezzante Zoro.
 
Nami bevve tutto d’un fiato mentre rivoli di sakè scorrevano lungo il suo viso. Posò con vigore il boccale sul pavimento, ostentando un’espressione spavalda e trionfante.
 
Zoro scoppiò a ridere, contagiato dalla sua allegria quando all'improvviso forti brividi lo scossero febbrilmente, interrompendo quell’atmosfera così serena.
 
"Forse dovresti andare a risposare." - gli consigliò Nami, scattando prontamente verso di lui.
 
"Non ne posso più di quel letto." - rispose Zoro mentre provava a scaldarsi stringendosi tra le sue stesse braccia.
 
Nami si avvicinò a lui e provò a posare la mano sulla sua fronte per controllare la temperatura. Istintivamente Zoro indietreggiò, evitando il contatto.
 
“È così difficile farsi aiutare?” - domandò Nami con evidente disappunto.
 
Senza aspettare una risposta, si avvicinò imperterrita e gli toccò la fronte con determinazione. Questa volta Zoro rimase fermo e lasciò che Nami si prendesse cura di lui. Era una sensazione nuova per lo spadaccino. Lui che si era sempre prodigato per difendere e proteggere gli altri, si ritrovava ora a dover essere aiutato e supportato. Inaspettatamente non provò disagio o fastidio ma sollievo mentre lasciava che Nami lo toccasse. Per la prima volta sentì un forte senso di liberazione, come se qualcuno gli avesse tolto dalla spalle un grosso peso. Ne fu così sorpreso da guardare Nami con aria stranita, stupito dall’effetto che lei riusciva a provocare.
 
"Non hai la febbre. Sei gelido maledizione! Non vuoi prediche ma te lo devo ricordare. Chopper è stato chiarissimo. Riposo assoluto!" - gli intimò Nami contrariata, puntandogli un dito contro.
 
“Torni alla carica!” - disse Zoro, sorridendo nel constatare che per la prima volta apprezzò il piglio deciso e la determinazione con cui lei gli impartiva degli ordini, a differenza di tutte le altre volte in cui era successo e avevano finito per litigare animatamente.
 
“Sei insopportabile ma non è il caso di morire!” - controbattè ironica Nami.
 
Si alzò e si avvicinò al braciere. Con un attizzatoio ravvivò le fiamme che si fecero all’istante più voluminose e brillanti. Un’ondata di calore si sprigionò velocemente nell’area circostante.
Zoro seguì con attenzione ogni movimento di Nami, osservandone la delicatezza e al tempo stesso la decisione. Le fiamme illuminavano parzialmente il suo volto, rivelando nuovi dettagli che lo spadaccino era certo di non aver mai notato prima.
Solo in quel momento si accorse delle sfumature dorate che ravvivano gli occhi nocciola di Nami, amplificandone ancora di più la profondità. Si chiese come mai non ci avesse mai fatto caso prima. Colto da quel pensiero, si sentì in imbarazzo. Pensò fossero stupidaggini dettate dalla stanchezza e dalla confusione di quei giorni.
Distolse velocemente lo sguardo, tornando a fissare le fiamme.
 
Di striscio notò Nami allontanarsi. Si impose di non guardarla, provando a concentrarsi con fermezza sul fuoco. Doveva restare vigile e lucido e non lasciare che la mente gli giocasse brutti scherzi.
 
Dopo qualche istante il rumore dei passi lo avvertì che Nami si stava riavvicinando. D’improvviso sentì una pesante coperta ricadere sulle spalle. Si voltò verso Nami, ferma dietro di lui. La fissò in silenzio, colto di sorpresa per quel gesto inaspettato. Sorpresa che Nami riconobbe rapidamente.
 
“Non ho intenzione di condividere la stanza con uno zombie congelato!” - si affrettò a dire Nami, rimettendosi a sedere davanti al braciere.
 
Zoro accennò un sorriso. Non c’era bisogno di molte parole tra loro perché potessero capirsi. Aveva sempre saputo di quanta generosità e altruismo potesse essere capace Nami verso le persone più deboli e bisognose, al di là della sua avidità e bramosia per il denaro. Lo aveva dimostrato innumerevoli volte. Tuttavia ciò che lo stupiva era quanto quelle premure e attenzioni verso di lui fossero in grado di calmarlo, nonostante la criticità della situazione.
I suoi turbamenti sembravano placarsi solo standole accanto.  La sua mente così annebbiata iniziava progressivamente a rischiararsi, liberando la strada a sensazioni e pensieri taciuti fino ad allora.
Ripensò alla notte del risveglio. Ancora non poteva credere di essere morto e poi ritornato in vita. Doveva assolutamente capire cosa fosse successo perché era consapevole che dagli eventi di quella notte dipendesse la sua condizione attuale. Fissava il braciere con aria assorta.
 
“Ho la sensazione di dover ricordare qualcosa. Lo sento. Devo solo riuscire a concentrarmi.” - disse inaspettatamente Zoro.
 
Chiuse gli occhi, cercando di isolarsi dal mondo esterno. Il suo respiro si faceva sempre più lento e profondo.
Nami lo osservava con preoccupazione. Restò in silenzio, lasciando che Zoro trovasse la concentrazione necessaria. Era lì immobile, seduto a gambe incrociate, proprio davanti a lei.  Intorno a loro solo silenzio, interrotto regolarmente dai respiri lenti e controllati dello spadaccino.
Nami restò ferma, temendo che anche piccoli movimenti potessero disturbare la concentrazione di Zoro. Non poté fare altro che restargli accanto, sperando che riuscisse a ricordare qualcosa che potesse aiutarli a capire.
L’espressione di Zoro, dapprima concentrata e serena, si fece velocemente sempre più affaticata e corrucciata finché emise un gemito improvviso. Di nuovo una fitta. Questa volta sembrò durare più a lungo.
 
“Zoro …che succede?” - urlò Nami, avvicinandosi repentinamente a lui.
 
Zoro non rispose. Continuava a dimenarsi in preda ad un dolore lancinante. La coperta sulle sue spalle cadde all’indietro. I suoi occhi ancora chiusi. Le labbra serrate in un’espressione di pena e angoscia, proprio come la notte precedente.
Nami non sapeva come aiutarlo. Provò a scuoterlo, chiamandolo ripetutamente ma Zoro sembrava non sentirla. Teneva la testa tra le mani, stringendola sempre più violentemente e continuando a dimenarsi con ferocia.
 
In preda alla disperazione, Nami gli afferrò una delle due mani con cui si teneva la fronte e gliela strinse più che poté.
 
“Sono qui. Torna…ti prego” - gli sussurrò Nami ad un orecchio.
 
Pian piano Zoro iniziò a calmarsi. La presa delle mani si fece più debole; i movimenti del corpo divennero meno concitati. Molto lentamente riaprì gli occhi. Sollevò piano la testa e iniziò a guardare Nami con un’aria confusa e disorientata.
 
“Come stai? Cos’è successo?” - chiese allarmata Nami, continuando a stringere la mano di Zoro sempre più intensamente.
 
Zoro spostò lo sguardo da Nami alla sua mano. La fissò con attenzione, restando in silenzio. Strinse la mano di Nami nella sua, sfiorandola con delicatezza ma mantenendo la presa salda. Nami non capiva cosa stesse facendo. Lo guardava con estremo stupore.
 
“Io…beh…ho ricordato qualcosa.” - disse Zoro, provando a ritrovare la concentrazione e la lucidità, man mano che il suo respiro tornava regolare. Spostò nuovamente lo sguardo dalla sua mano al viso di Nami, ora così vicino. I suoi occhi erano pieni di inquietudine.
 
“Cosa?” - chiese Nami in trepidante attesa.
 
“Ho visto una mano tesa verso di me. Poi una voce…sì una voce femminile. Intorno un paesaggio tetro e deserto.” - raccontò Zoro, provando a ripercorrere mentalmente i frammenti che gli erano tornati in mente.
 
“E poi questa sensazione di calore. La conosco già. È la stessa che ho provato quando mi sono svegliato.” - disse Zoro ancora disorientato.
 
Zoro non le lasciava la mano, preso dal provare a ricordare quello che gli era apparso in quei brevi istanti.
 
“Zoro è solo suggestione…ero io a tenerti la mano e a chiamarti.” - disse Nami dubbiosa.
 
“No, quei ricordi mi appartengono. Lo so.” - disse Zoro con decisione. Ne era certo. Quei ricordi sembravano essere stati sempre lì nella sua mente. Era come se improvvisamente gli fossero diventati visibili, riemergendo nitidamente da una massa nebulosa e indefinita. Non ne comprendeva il significato. Sapeva che doveva ricordare ancora altro ma essere riuscito a recuperare quei pochi ricordi bastò a farlo sentire più propositivo.
 
Nami non sapeva cosa pensare. Percepì determinazione e sicurezza nelle parole di Zoro ma dubitava che quelli potessero essere davvero dei ricordi. Era convinta che la mente di Zoro avesse creato delle false memorie, in preda alla stanchezza e al dolore derivante dalle fitte alla testa. Tuttavia, nonostante i suoi dubbi, provò a dar credito alle sensazioni di Zoro, cercando di capire cosa fosse successo davvero.
 
“Cosa diceva quella voce?” - chiese Nami con pazienza.
 
“Non ricordo esattamente ma potrei riprovarci.” - disse Zoro, chiudendo subito gli occhi, pronto ad immergersi di nuovo in un profondo stato di meditazione.
 
“Basta così per stasera.” - intervenne Nami furiosa, strattonandolo bruscamente. Non gli avrebbe permesso di rischiare di nuovo di stare male. Non quella sera.
 
Zoro stava per controbattere. Riaprì gli occhi e si accorse solo allora che il viso di Nami gli era ancora più vicino. Troppo vicino, pensò.
Non avvertiva più né brividi né freddo. Solo una sensazione di calore. Un calore che sembrava così familiare e rassicurante. Lo stesso della notte precedente e dei suoi ricordi. D’istinto strinse con più forza la sua mano. Per Zoro era incredibile quanto sentisse il bisogno di un contatto con Nami, lui che normalmente detestava farsi toccare da chiunque.
Il dolore delle fitte, la confusione e il disorientamento che ne erano seguiti sembravano spariti, annientati in fretta. Sentiva solo il bisogno di avere Nami sempre più vicina. La pelle della sua mano così morbida. Il respiro caldo e concitato. Il suo sguardo deciso e tagliente.
 
Nessuno dei due parlava. Erano fermi e immobili, seduti l’uno di fronte all’altra. Si guardavano come non si erano mai guardati prima. Questa volta non c’era spazio per imbarazzo o disagio. Sembrava che il tempo si fosse fermato, sospeso in quel silenzio così assordante.
 
Zoro accarezzò la mano di Nami, ancora stretta nella sua e con un movimento delicato e deciso la avvicinò ancora di più a sé. Nami si ritrovò a pochi centimetri dal suo volto. Con una mano poggiata sul suo petto, cercava di mantenersi in equilibrio mentre Zoro la teneva stretta, cingendole la vita con l’altra mano.
Quella vicinanza improvvisa restituiva un’intimità così spontanea e naturale che Nami si stupiva di non provare alcun imbarazzo. Era come se ci fosse sempre stata. Il tocco di Zoro su di lei si faceva sempre più intenso e profondo. Sentiva che quella distanza, fatta di pochi centimetri, sarebbe crollata da un momento all’altro. Serviva solo a prendere coscienza di ciò che stava cambiando tra di loro o forse di ciò che era sempre stato.
 
Zoro non riuscì a trattenersi oltre. Spostò la mano di Nami dal suo petto, avvicinandola con vigore a sé e cancellando quell’inutile distanza.
Adesso erano talmente vicini che i loro respiri si mescolavano in un unico sussurro carico di desiderio. Per la prima volta Nami vide dolcezza negli occhi di Zoro, sempre così fieri e decisi. Con una naturalezza di cui non si credeva capace, accarezzò Zoro, avvicinando lentamente il suo volto al suo.
Nami guardò le labbra di Zoro, sfiorandole appena. La mano di Zoro risalì prepotentemente dalla schiena di Nami alla sua nuca, stringendola con vigore. Non sentivano nulla intorno a loro, se non il tepore della loro pelle e il calore dei loro respiri quando all’improvviso il pannello di ingresso fu aperto bruscamente.
 
Nami e Zoro ebbero un sussulto, separandosi immediatamente e balzando il più possibile lontano l’uno dall’altra.
 
“Ragazzi, abbiamo un pro…blema!” - disse Usop, interrompendosi di colpo dopo aver visto Zoro e Nami allontanarsi così rapidamente. Era certo di averli visti particolarmente vicini ma era successo tutto così velocemente che non era sicuro di quello che era successo. Eppure sia Nami che Zoro sembravano imbarazzati tanto da non guardarlo nemmeno in faccia.
 
Dietro di lui Hyiori. Si mostrò lentamente.
 
“Che succede?” - chiese Zoro, cercando di nascondere l'imbarazzo.
 
Usop era sbalordito. Restò a bocca aperta, continuando a guardare i suoi compagni con aria interrogativa.
 
“Allora che succede?” - lo incalzò spazientita Nami di fronte allo sgomento del cecchino.
 
“Abbiamo catturato l’uomo che ha provato ad uccidervi. O meglio l'ha catturato mio nonno.” - disse la principessa, visibilmente triste e delusa. Anche lei come Usop aveva visto quanto Zoro e Nami fossero insolitamente vicini, prima di allontanarsi di colpo.
 
“Coooosa?” - chiesero all’unisono Zoro e Nami.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=4076699